C 3 7* 6
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI
SPECIAL JI ENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E PIÙ CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA* PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CILE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
SECONDO AIUTANTE DI CAMERA
DI SUA SANTITÀ PIO IX.
VOL. LXXIII.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCLV.
La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi
vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
1' Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STOIUCO-ECCLESI ASTICA
T A R
X ARUGI Francesco Maria, Cardi-
nale. Di IMoutePuIciano, nipote di Giu-
lio III per parte della sorella Giulia del
Monte, e di Gio. del Monte gran mae-
stro di Rodi, pronipote del cardinal An-
tonio del Monte, e attinente di sangue e
concittadino di Marcello II. Novaeslo di-
ce figlio del conte Tarugiode'Tarugi,che
Giulio III fece senatore di Roma, nel qua-
le articolo con altri dissi il conte nipote
del Papa. Uomo rispettabile non solo per
lo splendore della nascita, ma molto più.
per quello delle virtù e della sua mulle-
plice letteratura. Versato eccellentemen-
te nella scienza delle divine Scritture e dei
Padri, e nella cognizione delle lingue o-
ricalali, voltate le spalle al mondo si of-
fri compagno a s. Filippo Neri e a Cesa-
re Caronio per contribuire alla fondazio-
ne della congregazione dell' Oratorio o
Filippini (f^.), sotto la direzione de'qua-
li, arricchito da Dio di doni straordinari,
lece tali progressi nella cristiana perfezio-
ne,.ehe divenne modello di tutte le vir-
tù,alle quali seppe unire robusta eloquen-
za uel ragionare delle cose celesti e dei
T AR
misteri della religione, onde meritò dal
granBaronio il titolo dato dalla Scrittu-
ra all'apostolo s. Paolo, di duce della di-
vina parola. ììas. Pio V fu obbligalo con-
tro sua voglia a farsi ordinare sacerdote,
e l'assegnò per maestro di camera, con-
sigliere e compagno al suo nipote cardi-
nal Condii, nel viaggio che fece qualele-
gato a latere a diversi principi d'Euro-
pa per la lega contro i turchi. Frattan-
to avendo la città di Napoli richiesto a
grandi istanze la fondazione della congre-
gazione dell'oratorio, fu di comun con-
senso de'padri della congregazione di Ro-
ma eletto all'uopo il Tarugi,che ne'G an-
ni di trattenimento in Napoli die saggio
tale di saviezza e prudenza nelgovernodi
quella nuova casa, e mostrò un zelo co-
s'i ardente della salute delle anime, che
morto l'arcivescovo,i napoletani lo richie-
sero per loro pastore. Restituitosi a Ro-
ma, Clemente VI II si sentì mossodaistin
to superiore a destinarlo segretario del-
la congregazione de'vescovi e regolari, ed
a promuoverlo neh :hj3 all'arcivescovato
d'Aviguone, che non si potè indurre ad
4 T A R
accettatele non costretto da espresso pon-
tifìcio comando. Giunto appena alla sua
residenza, si die senza indugio all'aposto-
lico ministero, die accennai nel voi. Ili,
p. ?.88, alla predicazione del vangelo, al-
l'osservanza della clausura de'roonasteri
delle religiose. Il credilo e la riputazio-
ne che si acquistò eziandio presso gli e-
relici, mosse molli di questi ad abbrac-
ciare il callolicisi.no, e passando per Ido-
lo terre lo veneravano come un santo :
molti vescovi si recarono da lontane par-
ti in Avignone, per apprendere da lui la
maniera di adempiere l'episcopale mini-
stero. Espulsi dalla Francia (/".) i gesui-
ti, furono dall'arci vescovo accolti con pa-
terna carità, come ammiratore di loro
•virtù e innocenza; ed è perciò che a sov-
venirli vendè la propria argenteria e sup-
pellettile, quindi eccitò il Papa a persua-
dere Enrico IV al pronto richiamo nel
regno. Clemente Vili tratto dalla fama
del singolare merito e zelo del prelato, ai
5 giugno i 596 lo creò cardinale prete di
s. Cartolomeo all'Isola, e nel i 5gj lo tra-
sferì a Siena {V-)> dignità ch'eragli sla-
ta da mollo tempo predetta da s. Filip-
po; ma il cardinaleanzichè rallegrarsi, ne
accolse la notizia colle lagrime agli occhi.
Portatosi in Roma a ricevere le insegne
cardinalizie, nel viaggio s'interpose con
successo tra Vincenzo Gonzaga duca di
IManto va eRanuccio Farnese duca di Par-
ma, i quali stavano in procinto di veni-
re alle armi, non essendo riusciti a paci-
ficarli diversi principi e signori di ran-
go. In Roma fu deputato prefetto della
congregazione stabilita per la riforma del-
le chiese dell'alma città, ed intervenne
«'conclavi di Leone XI e di Paolo V. In
quello del i.°poco mancò che non restas-
se eletto Papa. Leone XI protestavasi di
credere, che non vi fosse alcuno in quel
tempo, a cui il Signore avesse compar-
titi maggiori talenti e doni più insigni,
quanto al Tarugi. NeliGoG rinunziò la
sede, per quanto dissi a Siena, e doman-
dò a Paolo V di fare altrettanto della por-
T A R
pora, lo che quantunque non gli fu ac-
cordato, egli dal canto suo nor mani" li
sequestrarsi dal mondo e dallo strepito
della corte, con rinchiudersi nuovamente
nolla casa dis. Maria in N'alliccila de'suoi
filippini di Roma, dove pieno di vi ri ìi e-
simie e cospicuo per fama di prodigi da
Dio operali per sua intercessione, se ne
volò alcieloa' iogiugnoi6o8, d'83 anni,
efusepollo nella chiesa omonima,con ma-
gnifico epitaffio poi coni u ne a lui e al car-
dinal Baronio, il quale celebrò la di lui
santità e dottrina, e lo slesso fecero Pe-
trameIlara,Gallonio, Tufo, Bacci e altri
scrittori. Tutti gareggiarono in vantar-
ne l'egregie qualità, nato fatto per trat-
tare cose grandi, nelle quali per diutur-
na sperienza era eccellentemente addot-
trinato, primeggiando nella solida scien-
za delle divine Scritture e de' Padri, in
cui era insignemente profondo. La Vita
del pio cardinal Tarugi, scritta da] p. Gia-
como R.icci procuratore generale de'do-
menicani, sta in fine della Vita di s. Fi-
lippo Neri, Roma 1 663.
TAbUGI Domenico, Cardinale. Sortì
inalali in Ferrara, ove il suo padre Fran-
cesco gentiluomo d'Orvieto era uditore
di rota, o meglio governatore. Apprese i
primi insegnamenti in Orvieto, la lette-
ratura nel collegio romano, e dal celebre
prof. Carpani la teoria delle leggi nell'u-
niversità romana, in cui riportò la laurea
dottorale, altri dicendo in Perugia ov'e-
rasi ritirato nel 1 656 per la peste di Ro-
ma. La pratica del foro l'acquistò nello
studio di Celsi uditore della romana ro-
ta e poi cardinale; il quale ravvisando in
lui un vivo e chiaro talento, e una ca-
pacità di mente alta ad apprendere qua-
lunque più ardua facoltà , lo scelse per
uno de'suoi aiutanti 0 segreti di studio.
Il credito che si acquistò nella curia, de-
terminò Clemente X nel 1670 a dichia-
rarlo uditore della nunziatura di Porto-
gallo. Tornalo a Roma, e tenuto indie-
tro dall'invidia,dopo essersi esercitatocou
gran lode nell'avvocatura, fu in concor-
T A S
renza di molti soggetti eletto uditore del
cardinal Chigi che particolarmente lo sti-
mava. Per di lui mezzo neli6S2 otten-
ne da Innocenzo XI un posto d'avvoca-
to concistoriale, e nel 1 68q quello di luo-
gotenente civile dell'uditore della canni-
la, da cui Del 1694 fu avanzato da Inno-
cenzo XII a uditore di rota. Indi dopo un
anno a' 1 2 dicembre i6g5 lo creò cardi-
nale diacono di s. Maria della Scala, e Io
ascrisse alle congregazioni del concilio,
de'vescovi e regolari, ed altre; inoltre lo
fece vescovo di Ferrara, dove sorpreso da
grave malattia, cagionatagli dalle sover-
chie fatiche da lui sostenute nella visita
della città e d^lla diocesi, dopo 12 mesi
di cardinalato, scese nella tomba in Fer-
rara nel 1 69G, di 58 anui. Fu sepolto nel-
la cattedrale, in luogo che il capitolo or-
nò di onorevole epitaffio. In Ferrara, nel
breve tempo che ne fu pastore, fondò e
apri il conservatorio di s. Matteo, poi tra-
sferito a s. Apollinare, pel rifugio e man-
tenimento di povere donzelle. La sua vi-
ta si legge tra quelle degli Arcadi illustri,
tra' boschi pastorali della quale applau-
dito avea trattato la poetica cetra.
TASO0TASSO0THASSO. Sede ve-
scovile della 1 /Macedonia e dell'esarcato
del suo nome, nell'isola omonima del ma-
re Egeo, sotto l'arcivescovato di Tessa-
lonica, eretta nel V secolo e chiamata pu-
re P/7<'.L'isola,già una delle più ragguar-
devoli dell'Arcipelago, fu pure denomi-
nata Aethria.Jcria . Chiyse, esorgesul-
la costa orientale della Turchia europea
inBulgaria, sangiacato di Gallipoli. Il suo-
lo è fertilissimo, con cave di marmo, e
forse anticamente avea miniere d'argen-
to. Ha buon porto, frequentato dal pic-
colo navile. Si conosce il solo vescovo O-
norato, che nel 4 > 1 intervenne al conci-
lio di Calcedonia. Oriens dir. t. 2, p. 87.
Taso 0 Tasso, Thassen, è uu titolo vesco-
vile in partìbus, dell'eguale arcivescova-
to di Tessaloaica, che conferisce la s. Sede.
TASSA DE'BENEFIZI ECCLESIA
STICK Discreta contribuzione che paga-
T A S 5
no i nuovi provvisti de' Benefizi eccle-
siastici (/".), originata per sovvenire i bi-
sogni della Chiesa Homi! na eia Came-
ra apostolicat pe' 'tanti dispendii che so-
stengono a vantaggio delle altre chiese e
di tutti i cattolici, e per quanto dichia-
rai uè' tanti relativi articoli, ed iu quelli
che andrò rammentando, per la spedi-
zione delle opportune Bolle e Brevi, ed
imposte a'beneficiali da'Papi, ad esem-
pio delle Decime che i Leviti pagavano
al sommo sacerdote della religione ciu-
daica,ed essi le riceveano dal popolo d'I-
sraele come ministri delle cose sante, e
per diritto divino siccome prescritte da
Dio: inoltre i leviti possederono campi,
case e città intere nella Palestina. Indi
nella religione cristiana i chierici non vi-
vendo che dell'Oblazioni (T7.) de'fedeli,
da queste volontarie offerte ebbero ori-
gine le Decime ecclesiastiche, le Spor-
tale, i Beni di chiesa, i Benefizi cecie-
siastici, le Pensioni ecclesiastiche, di che
riparlai a Spogli ecclesiastici, a Rega-
lia eaualoghi articoli, pel necessario man-
tenimento de'ministri sagri. Secondo i ss.
Padri devesi dare più alle chiese e loro
ministri, di quello che i giudei davano a'
levili. Alcune tasse i vescovi le ritraevano
da'ehierici, ed iPapi leattribuironoal/w-
sco o Tesoro pontifìcio, e talvolta appli-
candole a vantaggio delle chiese medesi-
me da cui derivavano,ad istauzadi quelli
che le pagavano. Anticamente erano assai
maggiori, quindi iu progresso di tempo
la benigna indulgenza de'Papi a poco a
poco andò diminuendole, anco ne'privi-
legi accordati ne' Concordali da lorocon-
clusi co'diversi stati della cristianilà,del-
la natura e carattere essenziale de'quali
riparlai a Pace, per amor della quale essi
convennero a generose e paterne condi-
scendenze. 1 sovrani non ponno imporre
tasse al Clero, ed a' Beni di chiesa, sen-
za il Beneplacito a pò sto lieo, Sostenendo'
si la causa della Chiesa, si sostiene quel-
la de'sovrani temporali, contro di cui in
realtà combattono i labi politici. 1 beni
6 T AS
ecclesiastici sono più degli altri di giova-
mento reale al principato, perei»» la loro
conservazione è per esso di vitale interes-
se. La storia luminosamente lo ha ripe-
tutamente provato, pe' grandissimi sus-
sulii ricevuti da'beni del clero edalla con-
discendenza de'Papi, per la podestà che
hanno sui medesimi. Delle tasse pe' be-
nefizi ecclesiastici concistoriali ragionai
a'Ioro articoli; quelle cioè per ogni mio-
\o patriarca, arcivescovo, vescovo, abba-
zia o monastero nulliùs dioecesis, a se-
conda delle rispettive proposizioni con-
cistoriali, le vailo riportando descriven-
do tali sedi e diocesi, e sono in proporzio-
ne della Rendita ecclesiastica delleloro
mense. 'Tulli questi benefizi concistoria-
li sono così chiamali perchè si conferi-
scono dai Papa ne\Concistoro,e nelle pio-
posi/ioni si usano le parole, scritti o tas-
sati ne'libri o registri della camera apo-
stolica, nel dichiarare la consueta som-
ma tassata. All'articolo Denari riportai
i diversi valori de' fiorini, de'ducati e di
altre Monete pontificie ^che secondo l'an-
tico stile della curia romana si usano nel
ragguagliare le tasse. Nominandosi ordi-
nariamente i fiorini di camera, qui dirò
che si valuta ciascuno pari a scudo uno
e bai. 79, decimi 8 e centesimi 2. Il sol-
do poi equivale a bai. 3 e decimi 6. Cle-
mente XI mandò al re di Portogallo il
decreto pontificio, diesi legge atM'Epist
et Brevia sclectiora t. 2, p. 763, sotto-
scritto l'i 1 gennaio 1 7 io da'cardinali Ac-
ciaioli,MarescolliePaniphilj,circa il va-
lore dello scudo d'oro a ragione di paoli
iGe mezzo, giusta ildecretode'5 settem-
bre 1 708, e pregò quel sovrano a farlo
osservare ne'suoi domimi, come tutti gli
altri principi cattolici l'aveano ricevuto,
affinchè a norma di questo restassero fis-
sale le tasse, che per la spedizione delle
bolle apostoliche si doveano pagare. Il p.
Pleltemberg gesuita, iYW/frV? Congreg. et
Trib.CuriaeRom.p. 366:Dcmonctarii/u
valore in Curia Romana, dice: » Curii,
ut vidimili capite praecedente in Cancel-
T AS
(aria apostolica non solimi annatae sint
solvendae de quibusdam benfficiis, Sfid
etiam pio Lileris apostolicis clauda sint
einolunienla quibusdam offieialibus,sub-
jieciemushiediversarum monelarum va-
iorem in Camera, Dataria, et Cancellarla
receptuin prò informatione exlerorum,
qui in Curia romana aut gratias impe-
trarunt,autalia negotiaexpediri cupiunt.
Reducitur veroomne monetaegenus Pio-
maea Dataria ad ducatos ami de Came-
ra. Quoti si ponatur simpliciter ducalus
non addendo de Camera atteudilur valor
currens in loco Beneficii". Quindi ripor-
ta il valore delle diverse monete papali
effettive e nominali, ragguagliandole a
quelle delle diverse nazioni cattoliche, e
de! le quali riporta il valore delle loro mo-
nete denominate ducati, fiorini, libra,
franchi, marche, marabatini, scudi e mi-
cie di diverse specie. Abbiamo il libro: Tu-
xae Cancellariae Apostolica^, et Ta-
xae s. Poenitentiariae Apostolicae ju-
xta exemplar Leonis X, Romae t5i4-
Accedi t valor monetarwn universiOrbis
in Camera, et Poenitentiaria romana
receptarum.SyU'ae Ducisi 706. A Sagro
Collegio dissi delle tasse devolute a'ear-
dinali da que'prelati, che per mezzo de'
loro voti ottengono in concistoro taluna
prelatura che in esso si propone dal Pa-
pa, come i vescovati e Ve abbazie o mo-
nasteri concistoriali; le quali tasse poi si
dividono a eguali porzioni tra il Papa e
i cardinali. Questa tassa, che dicesi de'ser-
vigi comuni, talvolta riceve una riduzio-
ne dalPapa e da'cardinali,ad istanza degli
Spedizionieri delle lettere apostoliche a
nome de'preconizzati a'benefizi concisto-
riali, e per mezzo del prelato Segreta-
rio della s. congregazione concistoriale e
del sagro collegio. Queste tasse sono per-
ciò riducibili, essendovene altre irridu-
cibili, comechè spettanti agli officiali del-
la curia romana e a'famigliari pontificii,
tranne qualche rarissima eccezione. Ad
evitar siffatte tasse, allorché il Papa de-
stina alcuno a mezzo della congregazione
T A S
di propaganda fide pei" vicario apostoli-
co, gli conferisce la dignità di vescovo in
pai tibus coll'autoritàd'un pontifìcio bre-
ve, senza promulgarlo in concistoro. Le
propine o tasse dovute al Papa per ogni
vescovo che propone in concistoro, an-
covchèinpartibus, non sono meno di scu-
di 69 e bai. 1 2 e mezzo. Rilevo dalla nota
de'coDCistori de'24 e 27 gennaio 1842,
le seguenti riduzioni a tali propine e tas-
se del Papa. L'arcivescovo di Fermo e il
vescovo di Ratisbona, ciascuno pagò sol-
tanto scudi 161; il vescovo di Lumini 34;
cjuello di Jesi e quello di Warmia, ognu-
no scudi 108 e bai. 5o ; quello di Monte
l'ia-cone 1 o5 e bai. 70; quelli d'Orvieto,
e ili Savona e Noli, e l'arcivescovo di Ca-
merino, per cadauno scudi 82 e bai. 25.
Delle suddette lasse denominate de'servi-
gi comuni o minuti servigi, e proprie an-
cora d'alcuni famigliari pontificii e di of-
ficiali della curia romana, ne parlai a Fa-
migliare, dicendo delle Sportale (/ .) ; a
Dataria, ragionando delle Anna le e de'
Quindennij ed a Denari, descrivendo le
già ricordate diverse qualità di monete,
indicate cou denominazioni ancora in uso
nella romana curia per le tasse. Leggo nel
cardinal Garampi, Saggi di osservazio-
ni sul valore dell'antiche monete ponti-
fìcie, p. 4e I2> crie 8'à Sl1' decadere del
secolo XI li e sul principio del seguente.,
la maggior parte delle tasse di cancelle-
ria e de'proventi camerali pontifìcii tro-
vavasi ridotta a fiorini d'oro, la più cele-
bre moneta battuta da' principi d'Italia
negli ultimi scorsi secoli,e quelli coniali nel
1 252 da Firenze oscurarono i precedenti,
ed eccitarono gli altri a batterne de'simili,
cornei Papi, incominciando da Giovanni
XXI 1 del 1 3 18 in Avignone. Le tasse de'
minuti o comuni servigi erano già fin dal
tempo di Bonifacio Vili deli2q4 ridot-
te nella più parte a fiorini d'oro; e seb-
bene molti de'prelati di Francia le rite-
n estero a lire tornesi, molti della Gran Bre-
tagna a marche di sterlini, e molti di Ger-
mania a marche d'aigeuto, pagavansi pc-
T A S 7
rò elFellivaniente a ragione di fiorini d'o-
ro, a'quali soli poi in appresso furono ri-
dotte. A Dataria apostolica ragionai del
Succollettore generale della medesima
per V Annate e Quidenni, tasse e porzioui
de'fi ulti delle rendite e benefizi ecclesia-
stiei;ed 3Ca:vcelleri\ apostolica delle tas-
se di questa. Le tasse furono e sono an-
che proprie de' Vacabili e Vacabilisti
(/ .). Perciò notai a Dataria, rilevando
le attribuzioni del revisore de'conti delle
spedizioni, chea lui spetta formare la tas-
sa spettante a' diversi collegi vacabilisti,
sopra qualunque materia beneficiale. A
Scrittori apostolici parlai de' loro tas-
satoli nella cancelleria apostolica. Aito-
ge il riportato dal p. Plettemberg, § 4:
Oido expeditionìs Literarum.»Huìl3kdi'
cto modo conscripta taxatur ad baneum
Scriptorumper rescribendarium,taxatae
suam appouit manumcomputator, et sol-
viti!!- scriploribus taxa. Deinde nùttitur
ad Abbreviatoresde parco minore,seu mi-
uoris praesidentiae, quorum unus perle-
clis literis nomen adscribit, et acceptaju-
xta laxam pecunia bullam ad Abbrevia-
tores majoris presidenliaeremittit. Ex bis
duo quoque ab hoc deputati nomen suuui
paulo infra subscriptionem Abbreviato-
iiIjus minoris praesidentiae supppnere so-
leut. Deinde deferuulur literae ad Solli-
cita tores literarum apostolicarum, quos
ianuizeros vocant, quibus solvuntur duo
ducati, totidemque caroleni de cancella-
rla si taxatae sint trigitita ducatis, si ve-
ro infra, solvitur unus tantum ducatus et
duo caroleni. " Quindi parla delle altre
consuete tasse clie vi appongono gli altri
officiali della cancelleria, secondo le rate
loro spettanti, finché la bolla passa all'e-
same del Reggente della Cancelleria.
«Deinde supplic.itiones tradii custodi,qui
eas partibus accepto a singulis uno julio
restituii et bullasadscripla primum rna-
nu sua in margine (itera majuscola A, a
lalere dextro, a sinistro vero I,etcircum-
duciis lineis circa taxjsscriptorum et al>
breviatoruin in bulla detenniuatas, finita
8 T A S
cancellarla tradit pluuabatori, a quo plum-
bantur et cordulis alligantur. Quo llicto
neino potest in illis aliquidaddere,aulex
illisdetrahere,vel minueresineincursuex-
r.ommunicationis latae \nBulla Codiar."
Si può vedere Registratori delle lette-
le apostoliche. Delle pene contro quelli
cliealteranoo falsificano le lettere, decre-
ti e Rescritti pontificii, ne tenni proposito
anche in quell'articolo, ed a Sigilli pon-
tificii. Asserisce il p. Plettemberg: »Ta-
xa haec statuta ereditili' a Joanne XXII,
Avinione cum Curia ibidem i esidei et, et
conlinetur in libro, qui asservatur iuCan-
celiarla apostolica, quem se vidisse testa-
tili- Corradus inprax. Disp. Ajxjst. I. 6,
e. 4>una cum alio libro, qui coutinet va-
Jorem beneficiorum consistorialium, ex
quibus aunataesolvendaesuut."Cenedel-
to XIV colla bolla Cum sicut, de'2 5 gen-
naio 1741» dichiarò che lutti i provvisti
de' benefizi ecclesiastici hanno I' obbligo
d' impetrare le lettere apostoliche dalla
cancelleria, e di pagare ad essa le tasse e al-
tri emolumenti. Inoltre il p. Plettemberg,
De reliquis qfficialibus Cancellariaej §
1 4, Qui ultra taxas nil exigere ani ac-
ciperepossunt, dichiara: « Ne vero exces-
sus fiat et abusus coni mitlalur iti exigendis
pecuuiis prò expedilione lilerarum apo-
stolicarum aliarumque gratiaruiu provi-
sum est a J Lilio II, per conslitutionem./ìV-
si Roma?iusPoiiliJ(\i[de'óo marzo 1 5 1 2),
et per Regulas Cancellariae. Julius II e-
nimPontifex ne olliciales Cancellariae to-
tiusq. Curiae romanae qtiicquam ultra
taxas aul postulent,aut accipiaut sub gra-
vissimispoenisinhibuitjiiimirumsubpoe-
na exeommunicationis latae senlentiae,
ci pio prima vice 100 ducatorumauri de
camera; prosecunda suspensionisesercitii
et perceptiouis emolumeutorum ad sex
menses Fabricae basilicae Principis apo-
slolorum Urbis applicandorum; prò ter-
tia vero vice, quibus contra fecerint pri-
\ationis ofiìciorun),poenis ipso facto iucur-
rendis. Iusuper declaravit contra facien-
tesudrestitueudumquidquid ultra taxam
TAS
perceperint foie obligatos. " I Papi per-
chè non fossero gravate le parti che ot-
tengono una qualche grazia ecclesiasl.„a,
soggetta a pagamento di tasse (non essen-
dolo tutte), prescrissero idonei provvedi-
menti. Gregorio XVI formò una congre-
gazione per stabilire che a pie di ciascu-
na grazia ecclesiastica si notasse la viva
spesa incontrata, e i diritti di spedizione
e di agenzia, che la dataria ne* suoi Ira-
sunti e brevi incominciò ad eseguire;e que-
sto savio sistema die norma alla segrete-
ria de'bre vi e ad altri dicasteri ecclesiasti-
ci. Laonde sui brevi stessi pontificii Gre-
gorio XVI volle che si ponesse l'importo
della tassa, compreso l'emolumento agli
officiali della segreteria de'brevi,e le spe-
se per la medesima; e ne' rescritti si di-
chiara , se gratis concessi , o quale lieve
tassa fu pagata, e quanto può darsi in com-
penso al procuratore o agente di affari che
domandò e ottenne il concesso. 11 p. Plet-
temberg parla ancora, cap. i3: De Se-
cretarla apostolica^ § 3 1 , Quae sit ta-
xa Brevium, dichiara.»» Quod attinet ad
taxas Brevium,sciendum indù Igentias, a-
liaque spiritualia gratis omnino conce-
di, adeo ut secretarla suppeditet expen-
sas membranorum et scriptorum,soIum
in casibns quibusdam extraordinariisda-
ri solet modicum aliquid forte in com-
pensalioneui expensarum. Caetera vero
Brevia suas habent determinatas taxas;
exempl. grat. prò dispensatane super in-
terstitiis solvuntur 4 ducati de camera ,
pio aliis dispensationibus oidinariis sol-
vuntur 5. At vero in gravioribus negotiis
taxa est varia, prò varietate et gravitate
negoliorum. "Dipoi in qualche modo au-
mentarono le tasse.e furono imposte a ma-
terie che prima n'erano esenti; ciò derivò
dal depauperamento del tesoro pontifi-
cio, colpa la triste iliade delle viceude po-
litiche de'tempi, l'indispensabile aumen-
to degli stipendi agli officiali e altri im-
piegati, ed ancora per una salutare remo-
ra e freno all' eccessiva e frequente faci-
lità delle doraaude di grazie spirituali e
T A S T A S 9
d'indulti, degenerate perciò in abusi; non e con discrete contribuzioni, in compen-
di* per la maggior venerazione alle cose so di quanto somministra la camera apo-
sagre, e pel mantenimento dell'osservali- Btolica pel mantenimento de' Tribunali
za della benigna disciplina ecclesiastica, ecclesiastici, delle Congregazioni cardi'
chedeludevasinell'agevoleconcessione.sia nalizie, delle Segreterie del hi s. Sede.
d'indulto, sia di dispensa, sia d'indnlgen- in servigio di tutto l'immenso cnttolici-
zc. Altrettanto si elica delle tasse e poten- smo di tutte le 5 parti del inondo. Allo
te freno di tali multe pecuniarie, delle Di- alzarono la voce validi e dotti propugna -
spense sui diversi gradi di parentela per tori contro i nemici della cbiesa romana,
contrarre il Matrimonio, che si ottengo- di siffatte calunnie ed esagerate accuse,
no perla Dataria secondo i gradi d'ina- fra 'quali qui mi piace ricordarne alcuni,
peilimcnto, onde porre un argine mora- per poi con loro dire qualche parola. Ma-
lissimo alle passioni, pel buon ordine del- macbi, Del diritto libero della Chiesa
la società, proclivein violareles. leggi della di acquistare e ili possedere beni te/u-
Chiesa, esigendo un'eccessiva indulgenza portili sì mobili che stabilì, i 769. Mar-
tasto pregiudizievole al buon costume. 11 chetti, Del denaro straniero die viene ti
vescovo Cecconi, Istituzione de' seminari Roma e che ne va per cause ecclesia sii.
vescovili, tratta di diverse specie di tas- clic, calcolo ragionato, 1800. Ferrini,
se ecclesiastiche, ed eziandio della tassa Calcolo ragionalo su le. ricchezze del
su'benefìzi ecclesiastici in favore de'semi- clero cattolico, Orvieto 1842. Allorché
nari diocesani, per l'erezione e manuten- gli apostoli percorrendo la terra co m po-
zione, per le scuole specialmente di gram- nevano le chiese, evi lasciavano pastori
;natiea e canto gregoriano. Questo diritto e ministri, subito cominciò il rapporto
è fondato su quello che hanno i Poveri e delle chiese ricche e delle povere, cioè di
le necessità della Chiesa su tulli i beni ec- quelle che potevano dar qualche soccor-
desiastici; è un sussidio dalo in mancati- so alle più bisognose, e del dovere che l'u-
za di altro modo per sopperire alle spese, ne accorressero al soccorso delle altre,
onde provvedere le chiese di huoni mini- Quell'apostolo, che avea fondatole chie-
stri, e non ne va esente neppure la tnen- se stesse e che ne riteneva il principal go-
sa vescovile. Pub imporsi ed esigersi pri- verno, avea la suprema ispezione sopra gli
ma dell'erezione del seminario. Il cardi- aiuti che si raccoglievano colla Colletta
Bai s. Carlo Borromeo arcivescovo di Mi- e le Oblazioni de'fedeli, e si distribuì va-
iano fissò la tassa al 10 perioo; Papa s, no poi nel modo che prescriveva. Il cele-
l'io V la ridusse al 5, e Benedetto XIII bre esempio di s. Paolo, che avea fonda-
ordinò che fosse non meno di 3, nò più to le chiese di Galazia e di Corinto, può
ilei "> per cento. Il vescovo può accrescer- servirne di luminosa idea, di quel Capo
la e diminuirla con giusta equità. Si de- stolocioc il quale conforme alle parole di
ve imporre senza parzialità, e secondo il Gesù Cristo fondatore della Chiesa, di-
preciso bisogno;esi deve stabilire su'frut- chiari» che quelli che annunziano I' evan-
ti liberi, detratti i pesi, che perciò se n'e- gelo devono vivere dell'evangelo. Mentre
sige nota giurata. Si deve pagare non o- gli spirituali di lui figli viveano in pace
stante qualunque ùubi/.ione,procedeudosi sotto la felice legge evangelica, In chiesa
cuti pene contro i negligenti. di Gerusalemme gemeva sotto l'oppres-
La Sede apostolica ed i Sommi Poti- sione dell'ostinata Sinagoga, e de cor-
lefici furono anche segno d' acri censii- rotti magistrali romani fanatici idolatri.
re e indegne contumelie, per le tasse che E sebbene ila altro vescovo fosse retta e
pe benefizi e materie ecclesiastiche si pa- da altri fosse stata fondata la chiesa diGe-
gauo in Roma, uello debile proporzioni rusnleiwnc, non ostante anche le chieso
io T A S TAS
dell'apostolato di s. Paolo pensavano a ncsse il decoro della suprema podestà ,
trasmettere soccorsi «'bisognosi fratelli, donò s'i in oriente e molto più in oeei-
e mandar denaro fuori di territorio rac- dente i Patrìmonii della s.SetSt. Le rea-
colto nelle collette della domenica. Tosto dite della romana chiesa a benefìcio del-
i successori del principe degli apostoli s. la cristianità vieppiù si aumentarono ne'
Pietro fecero in Roma altrettanto, e Pa- seguenti secoli, colla Sovranità de" /fo-
na s. Solerò del i j5, secondo il pio e gè- mani Pontefici e della s. Sede, coli' o-
nei'OSO costume da' suoi predecessori u- Nazione del Denaro di s. Pietro, e cogli
salo fin. dalla nascente Chiesa, fu largo Stati e regni tributari alla s. Sede, il
d'inviare soccorsi in riruotissimi luoghi, tutto originato per mirabile disposizione
massime a'perseguitati confessori della fé- della divina provvidenza, dalla spontanea
de, nel dare caritatevoie ospizio a'nume- volontà de'popoli e dalla pia munifìcen-
rosissimi stranieri accorrenti in Roma, ol- za de'principi.e ne derivarono sommi van-
tre il mantenimento della copiosa Ma- laggi alla diffusione del cristianesimo e
tricola fìssa de'poveri addetta alla chiesa all'indipendente esercizio del supremo a-
romana. Convien dunque credere, die s. postolico ministero,con immenso utile del
Solerò, e molto più i Papi predecessori, catolicismo e de'Sovrani, per quanto i
ritirassero dalle opulenti e roen persegui- Papi operarono indefessamente in loro
late chiese amorevole sussidio, per rif'on- vantaggio, e pe'giandiosi soccorsi ad essi
ilerlo ove più ne conoscevano il bisogno, elargiti in tutti i bisogni, siccome padri
Cessali gl'impedimenti al commercio del- comuni; ampio argomento che toccai ne'
le chiese tra loro, e acquistatosi da' cri- citati e altri corrispondenti articoli. Meo-
sliani il pacifico esercizio della divina re- tre le possessioni della Chiesa restarono
ligione, di sua natura e conforme al si- tutte in un corpo e sotto uno stesso go-
stema ecclesiastico, il romano Pontefice verno,sebbene le rendile erano divise, in
presiedette e vegliò al riparto degli op- seguito ciascun ministro incominciò a ri-
portimi soccorsi, siccome pastore stipre- tener per se le oblazioni die si facevano
ino di tutto il gregge di Cristo, e succes- alla sua chiesa, le quali già si solevano
soie ed erede di quello acuì tutti gli altri portare al vescovo, acciò le dividesse; ma
e gli stessi apostoli erano subordinati. La per ricognizione della superiorità episco-
sollecitudine che incombe al Papa senza pale,ciascuno dava la 3. parte al vescovo,
controversia di tutte le chiese, lo ponee- e qualche cosa di più per onore, che fu
gli solo fra lutti in grado di conoscere lo poi chiamalo il cattedratico, perchè era
stato di ciascuna, e quindi di vedere in dato per riverenza della cattedra episco-
un colpo d'occhio ove sia il bisogno e ove pale. Dunque con più di ragione dovea
il comodo di sovvenirlo. Dice il Marcliet- somministrarsi qualche cosa al Papa, che
ti, se le cose si dovessero oggi far da capo, sostene\a tante cure e dispendii per tutto
sarebbe impossibile trovare altra perso- il cristianesimo, e siede sulla i / cattedra
uà, che per gli oflìcii della sua rappresen- dell'episcopato. Molti vescovi intenti a
tanza fosse più adatta all'intento per l'au- ingrandirsi, riuscendo molesti alle ricche
torità della sede, più efficace per l'esecu- abbazie e a'pingui monasteri, gli abbati
zione,e pei l'eminente sua dignità più prò- e i monaci, anche per sottrarsi dalla loro
pria a riscuotere la fiducia comune. Quin- soggezione, trovarono il modo, ricorren-
di nel IV secolo già alla chiesa romana do al Papa, cheli pigliasse sotto l'imme-
da straniere provincie pervenivano soc- diala protezione di s. Pietro e li esentas-
corsi, continuando essa gli aiuti a quelle se dall'autorità de' vescovi, il che fu a pò-
chiese che ne abbisognavano; poco dopo co a poco consentito, pagando gli esenti
la pietà de' fedeli, acciò il Papa mante- un censo alla chiesa romana. Dato pi in-
TAS
cipìo a questa esenzione, in breve lem pò
talli i grandi monasteri restarono con-
giunti alla s. Sede. Intanto poco osser-
vandosi il divieto di non alieuare i beni
di chiesa, che per la romana avea fatto
Papa s. Simmaco nel "02, e gl'impera-
tori aveano esteso a tutte le chiese, tran-
ne per nutrire i poveri e riscattare schia-
vi e prigioni, rinnovatisi gli abusi di dis-
sipazione, molti concilii ne fecero la proi-
bizione. Vedendo i Papi I' inosservanza
delle leggi, non mancando pretesti a'pre-
lati [>cr deluderle, fecero diverse ordina-
zioni dal 1000 (ino al i a5o, prescriven-
do certe forinole di solennità, le quali ser-
vivano per freno o impedimento; tulta-
volta non riuscendo sufficienti, Innocen-
zo IV cominciò a dichiarare nulle le a-
lienazioni fatte senza quelle condizioni; e
Gregorio X nel concilio di Lione II, nel
1274 ordinò che non si potesse alienare,
se non nelle suddette necessità, colla li-
cenza ancora del Papa. Ad eliminare mol-
ti insorti abusi, Clemente IV del 126'j
decretò, che la plenaria disposizione di
tutti i benefizi ecclesiastici vacati in cu-
na, apparteneva al Papa, quindi di con-
ferirli e dispensarli come beni di chiesa,
di cui egli è sommo Gerarca, comandan-
do a quelli che li ricevevano la Residen-
za, e gli obblighi inerenti a quelli che ri-
ceveano benefìzi semplici. E siccome sa-
rebbero tutti i beneficiati obbligati alla
residenza; e perchè è volgarissimo il det-
to: Bcneficiiun datar propter officiami
acciò non restasse il beneficio semplice
senza un offizio e come una cosa vana, le
( ire canoniche che prima erano celebra-
te nella chiesa da tutto il clero, facendosi
poi alcuno lecito di recitarle privatamen-
te, acquistarono il nome di Offìt ium di-
vinimi, il quale essendo celebralo da tut-
ti o in comune o in privato, si salvò la
verità delh proposizione: Beneficiumda-
tiw propter ojfìcium divinum . cioè per
recitare 1* L ///zio divino senza risiedere
nelle chiese. Esercitando ormai 1 l'api pie-
ni autorità sulla materia beneficiaria, e
TAS , ,
avendodovuto istituire per regolai la nu-
merosi officiali, incominciarono a impor-
le delle tasse, mentre trovavausi più bi-
sognosi onde estendere la loro vigilanza
sul cristianesimo quasi dappertutto pro-
pagato, in servizio de'molteplici bisogni
spirituali di tanti milioni di cattolici, e per
sostentare i numerosi missionari che spe-
dirono nelle remote regioni d' Asia e di
Africa, per la conversione degl'idolatri,
degli scismatici e de' maomettani. Tra-
sportata da Clemente V la residenza pa-
pale in Francia e in Avignone, ne profit-
tarono della lontananza i prepotenti si-
gnorotti delle città e luoghi del dominio
temporale; diminuite perciò le rendite da
essi usurpate, come purequelledegli sla-
ti tributari e censuali, Clemente V si tro-
vò nella necessità peh.°a riservarsi una
piccola porzione sui frutti d'alcuni bene-
fìzi ecclesiastici, che anticipatamentesi pa-
ga dal nuovo provvisto, in luogo di quel
censo o pensione annua che moltissime
delle suddette chiese monastiche e altre
pagavano per l'innanzia quella di Roma,
e col nome di Annata fi ce tale riserva im-
posta sulla sola Inghilterra, ove probabil-
mente andava a mancare il pagamento
dell'antico denaro di s. Pietro, offerto da
essa e da altre nazioni ad Lìmina Ano-
stolorum (T ,). Il successore Giovanni
XX4I, che altri fecero istitutore dell'an-
nate, l'estese all' Irlanda e al principato
di Galles, e dipoi nel 1 3 r q coll'extrava-
gante Cum nonnulla, per gli urgenti bi-
sogni della s. Sede in que'torbidi tempi,
le riservò per 3 anni in tutto il mondo
cattolico; laonde quel Papa fu istitutore
dell'annate per tutto il cristianesimo, do-
po averne dato in piccola parte l'esempio
il predecessore; epoi impose ancora l'ob-
bligo di pagar l'annata ognii 5 anni a tut-
ti i benefizi ecclesiastici, che per essere u-
niti a'monasteri o luoghi pii mai non va-
cavano, la ijuale lassa fu chiamata Quia*
dennio, e poi da'successori regolata, co-
me dissi al suo articolo. Per ovviare ai
tumulti che insorgevano nell'elezioni dei
1 2 T A S
/ 'escovi, il diritto eia passato a' Capito-
li, e nelle differenze Ira essi provvedeva
il Papa. Ma Giovanni XXII per le fre-
quenti dissensioni che nascevano in Ita-
lia nell'elezioni, se ne riservò la maggior
parte, che poi i successori estesero a tut-
to il inondo, concedendone in seguito la
nomina o presentazione a sovrani, riser-
vandosi il diritto ili confermarle e preco-
nizzarle in concistoro, e così ehbero prin-
cipio le tasse de'benefizi concistoriali. Per
le regole di cancelleria, secondo il Mar-
chetti, sono riservali al Papa tutti i be-
nefizi, che si riservarono Giovanili XXII
e l'immediato successore Denedetto XII,
comequelli che eccedano il valore di 200
fiorini d'oro, e altri di specie diversa; e
aggiungerò, così quelli vacali per causa
d'Eresiai Simonia, pel decreto di s. Pio
Y.Tra le eccettuazioni vi souo i Padro-
nali, le Alternative, e il disposto ne'Co//-
cordati. Inoltre avvertirò, quanto alle ri-
serve, di avere altrove notato, che ciascun
Papa al principio del suo pontificalo se-
gna le Piegole di Cancelleria (prima si
stampavano, e ne riportai diversi esempi
nel voi. LXIX, p. 227, 228, 233 nelle
due colonne), in cui sono espresse tutte
le riserve apostoliche , sia confermando
quelle del predecessore, sia rinnovando-
le, ciò che fece Leone XII. Papa Bonifa-
cio IX nel 1 3g2 stabilì l'annata ir» perpe-
tuo sopra tutti i beuefizi di collazione pa-
pale, che nella sostanza è lo stile conti-
nualo sino a'nosln giorni. Alcuni scritto-
ri dichiararono Bonifacio IX istitutore
dell' annate, ciò deve intendersi il per-
petuo stabilimento di questa tassa. Dice
il Marchetti, l'annata che il Papa ritira
sui benefizi ecclesiastici maggiori, detti
concistoriali, come sono i vescovati e le
abbazie nullius, in istile di curia chiama-
si commune et minulum servìtium, e per
essa il Papa o la dataria non ritrae già
l'intero fruttato del beneficio, come altri
erroneamente scrissero, ma sibbene si ri-
serva la metà de'frutti annui, per regola
espressa di Bonifacio IX ; dal che avvie-
T A S
ne che nella curia romana inrcce di dirsi
annate,//^;;!- /////////(comunemente e più
propriamente si appellano. Di più avver-
te,che le tasse per determinare il quanti-
tativo di queste mezze annate, desumen-
dosi sugli antichi registri di dataria, nei
quali è segnata la rendita annua di cia-
scun benefizio, com'era a'tempi di Gio-
vanni XXII; in oggi che il fruttato dei
fondi è generalmente aumentato,!!! realtà
non si viene a pagare nemmeno la 3." par-
te dell'annua rendita. In Germania, per
confessione del canonista Wagnereck, le
replicate riduzioni aveano fino dai suoi
tempi ridotte le annate appena alla 5.a
parte dell'annuo frutto de'benefizi, ed al-
tre riduzioni si fecero dipoi , riportando
il Marchetti una nota delle riduzioni del-
le tasse d'alcune chiese della Germania
nel secolo passato, ribassate alla metà, a
un 3.° ed anche meno. L'ultima di esse
per la chiesa di Zagabria, cheavea 2000
fiorini di tassa, fu ribassata a loo.In Fran-
cia, pel concordato di Leone X, le anna-
te si ridussero alla metà della tassa, che
in istile di curia dicesi di patria ridotta.
Qui noterò, che sebbene la s. Sede avreb-
be il diritto sulle intere mezzeannate, pu-
re su queste sogliono accordarsi minora-
zioni sì forti, che talvolta non se ne pa-
ga che la 5/o 6. a porte, condonandosi an-
che interamente. Le mezze annate poi
0 la minorazione soltanto si percepisce
quando il certo frutto di ciascun bene-
fizio superi il valore di 24 ducati d'o-
ro. Aggiunge Marchetti, che per uso or-
inai introdotto da molli anni, si può di-
re che in dataria non si spediscono più
bolle senza il così detto mandato di di-
visione, vale a dire con un cousiderevole
ribasso, che sovente va al 3.° e più della
tassa fissata. Laonde è agevole l'argomen-
tarsi quanto sia discreta la contribuzione,
che il nuovo provvisto dà per una sola
volta alla s. Sede, che sarà spesso minore
della 3." o 4-* parte de'frutti ch'egli va a
ritirare in un anno dal beneficio. Vera-
mente non è esulto quanto il beneweri»
T A S
to Marchetti asserisce, clie in dataria or-
ma- non ispediscansi bolle senza il man-
dalo di divisione. La verità è questa, che
non ispedisconsi bolle senza accordarsi for-
ti ribassi ed anche coli' intera condona-
zione tlelle tasse, ciò che appellasi gra-
tis praèter exercìtìum. Se poi vuoisi per
somma indulgenza e in considerazione di
particolari cause, anche accordale un ri-
basso su questi esercizi, allora si accorda
un mandato di divisione, ripartendosi una
data somma per tutte e singole le spese
eziandio di loro natura irriducibili. Ra-
rissimo poi è il caso della spedizione ex
officio, ed allora il provvisto non incon-
tra alcuna spesa; e ciò avviene pure per
dispensare i poveri d'alcuni regni estati
lontani, come Baviera, Prussia , Russia.
ec. Riguardo a 'benefizi minori, dice ilMar-
chetti che per antica legge essi sono ec-
cettuati dal pagamento della mezza an-
nata, quando la loro rendila non oltre-
passi il valore ammodi 24 ducati d'oro
di camera, cioè a dire 4' scudi (meglio
4"2, valutandosi ciascun ducalo imo scu-
do e bai. 7 5); ed alcuni per non pagar la
lassa, contro le regole di cancelleria, che
prescrivono nelle suppliche doversi espri-
mere il vero valore de'benefìzi,diconoche
frutta ?-4 ducati d'oro. Alcuni trovarono
malechei provveduti fossero costretti an-
ticipare il pagamento d'una parte de'frut-
ti del loro benefizio, prima di ritirarli;
ma la s. Sede fu costretta dall'ingratitu-
dine de'provvistia ritirare anticipata que-
sta contribuzione, poiché dopo ricevute
le bolle non si curavano di pagar la ca-
mera apostolica. Chi poi veramente non
ha denaro, con un breve si abilita al pos-
sesso, e dopo 6 mesi ritirali i frutti paga
la mezza annata, e si prolunga bisognan-
do la proroga, indi soddisfatta la tassa si
spediscono le bolle. Quindi il Marchetti,
passa a trattare de' Qui nel emù. altre an-
nate sotto diverso titolo, ch'ebbero la ra-
gionevolissima origine nell'unione de'be-
Delizi ecclesiastici a'capitoli,nionasteri,ca-
»>e religiose, collegi e altri luoghi pii, che
T A S i3
non muoiono come il beneficiato, ne la-
sciano più luogo a vacanza, e si pagano
ogni 1 5 anni. Discorre pure del pagamen-
to di componenda nelle materie benefi-
ziali, in occasione di provvista nella qua-
le vi sia bisogno di dispensare da qualche
legge canonica, come per le componende
del le dispense matrimoniali; e questa spe-
cie di rendita torna ad avere il doppio
profitto dell'altre limosine ingiunte per
le dispense. In tali occasioni, comediCW-
diutorie, delle quali riparlai a Successo-
be, Rinunzie in favoremec, che sono co-
se contro jus e odiose, si risarcisce quel-
la specie della violazione della legge, e si
cerca dì rendei la più infrequente, con
imporre quella limosina o imposizione.
Si chiama in curia componenda, quella
tassa che dalla Dataria (nel quale arti-
colo parlai dell'officiale amministratore
generale delle componende) si esige, per
le nominate dispense matrimoniali e ma-
terie benefiziali, perchè si proporziona e
compone secondo le circostanze delle ra-
gioni più o meno urgenti d'accordar la
dispensa, per rendere meno frequenti le
ferite che si fumo alla legge del pubblico
ordine, ed il denaro è uno de' fieni più
capaci di tener l'uomo alle regole, e tale
tassa si eroga in piissimi usi, come affer-
ma il Marchetti , ed io rimarcai a' suoi
luoghi, nel ragionare di questo capo d'en-
trala ecclesiastica; dicendo puredi quella
degli Spogli ecclesiasticijb dell'altra tas-
sa che si paga in occasione d'alcuni bre-
vi, pe'quali militano le stesse ragioni ad-
dotte per le dispense matrimoniali. Im-
perocché le dispense da alcune leggi ca-
noniche, e specialmente dall'età e da'tem-
pi prescritti per ricevere gli Ordini sa-
gri, che con tali brevi si accordano, sono
della stessa natura delle matrimoniali, e
si regolano e si giustificano quasi cogli ar-
gomenti medesimi, del risarcimento pro-
poi zionato che si dà all'ordine pubblico,
e della difficoltà che si aggiunge all'esten-
sione della legge. Queste tasse sono i ge-
neri d'entrala straniera di Roma, per le
i4 T A S
quali si è sempre irragionevolmente me-
n.ito tanio rumore, sebbene in parie rim-
piazzarono i sussiclii, i censi, le oblazioni
straniere che aulicamente s'inviavano al-
la s. Sede, per ossequio alla chiesa ma-
trice, onde riconoscere e onorare anche
in tal guisa il Primato. Loda Marchetti
l'uso delle discorse tasse, poiché concilia-
no mirabilmente due utilità, cioè di man-
daralla i .chiesa la consueta contribuzio-
ne, e di farla nello slesso tempo servile
all'osservanza delle legyi canoniche. Il me-
todo poi di rivolgere quelle stesse contri-
buzioni di carila in una specie di salva-
guardia del sistema ecclesiastico, e di ri-
durle a un freno contro le trasgressioni
de' canoni, egli è un accorgimento tutto
pieno di sapienza, che lo spirilo di Dio,
che sempre regola la sua Chiesa, pare che
abbia riservalo a'tempi ue'quali il raffred-
damento della carità, il soverchio amore
dellecose terrene, e l'indebolimento delle
idee religiose, rendevano più necessaria u-
na giustificazione della chiesa romana su
questo delicato punto, e uno stimolo a quei
sussidicene la salute ecclesiastica esigeva
che non mancassero. Iti sostanza il dotto
Marchetti dimostra, essere conforme al-
la ragione, all'umanità naturale,e special-
mente al Vangelo, che dalle chiese ricche
si traggano aiuti per le chiese povere. Che
"vi sia uno che presieda a questo riparto,
è utile evidentemente alla cosa. E che que-
sti sia e debba essere il Papa, lo dimostra
la convenienza e la tradizione ecclesiasti-
ca. Prova, che in tutti i tempi la chiesa
romana ha ritratto delle rendite dalle al-
tre chiese. Descrivecon documenti in qua-
li modi venga a Roma in oggi il denaro
per salutari e giuste tasse. Riporta con
calcoli autentici qual somma in altri tem-
pi vi veniva, quale ne'nostri per le tasse.
Come la chiesa romana, sebbene si fosse
ritenuta e si ritenesse ne' propri usi tali
tasse sussidiarie straniere, nittno se ne po-
trebbe dolere ragionevolmente, né trovar-
vi ingiustizia. Come i Papi hanno impie-
gato e impiegano in aiuto delle chiese stia-
T A S
»iori di quelli
provenute d'altronde. Confuta che IJjm-
poverimento diRoma sia derivato al man-
care delle rendite straniere. Ragionai in
più luoghi, come i Papi per accorrere ge-
lici osamente a' bisogni della chiesa uni-
versale e difendere principi e popoli da for-
midabili nemici infedeli, si trovarono co-
stretti d'indebitare la camera apostolica,
quindi ad istituirei Vacabili ei Luoghi
ili Monti. .e in parte tuttora ne risentono le
gravanti conseguenze, anzi furono obbli-
gaticaricared'iuiposizioni e Dazi i propri
suddili;avendo rilevato a Rendita eccle-
siastica, uon solo quelle tenui del Papa
e de' cardinali, ma quanto la camera a-
postolica spende pe' cattolici di tutto il
mondo, ed iu moltissimi articoli riportai
le discrete provviste de' prelati, e gli ono-
rai iide'faniigliari pontificii. Il Ferrini e-
gregianieute nel suo opuscolo svolse due
disquisizioni. ÌVellai/dimostra la ricchezza
della tribù de'Leviti paragonata a quella
di ciascuna delle altre! i tribù israelitiche
edellei i complessivamente. Nella2.:'cal-
cola qual sia stato approssimativameute
per ciascun ecclesiastico cattolico l'annuo
reddito de'beni della chiesa nell'epoca più
ilorida,ftitlo eguale riparto. Quindi chia-
ro ne deriva il gran divario fra le ricchez-
ze del sacerdozio dell'antica e della nuo-
va legge;rimarcando vari articoli relati-
vi a'privilegi ed esenzioni accordate daDio
alla tribù di Levi, e la forma del gover-
no di tulio quel popolo. Egualmente ri-
marcò e impugnò alquante imputazioni
maligne contro il clero cattolico, dimo-
strando i vantassi recati dal medesimo
no
alla società, e che le ricchezze ecclesiasti-
che derivano da libere donazioni, da in-
dustriose fatiche e da commendevole e-
conomia del clero; soggette a'pesi comu-
ni, a imposte e sussidii straordinari, e più
de' secolari. In fine discorre sul denaro
straniero, che percepiva Roma per tasse e
imposizioni sui beni ecclesiastici prirnadei
noti sconvolgimenti d'Europa del decli-
nar del secolo passalo e de'primordi del
T A S
corrente, anche con l'autorità ili Marna*
chi. di Marchetti e altri. Riporta in pri-
ma i \ titoli trattati di sopra, sul denaro
che veniva a Roma pegli Spoglie per le
Tasse , ammontando il calcolo a scudi
263,900, che inesco a confronto di quan-
ta Roma somministrava ad alcuni vesco-
vi , ed a collegi e ospizi stranieri, e nel
mantenimento di quelli oltremonti in
scudi 1 32,1 7-, restava a disposizione di
Roma annui scudi 1 3 1,723. Fa peiò con-
siderare che dal 1 520 al 1 620 Roma som-
ministrò in donoa'soli imperatori di Ger-
mania sedici milioni di scudi, e alla re-
pubblica di Venezia circa sei milioni di
scodi, per sostenere le ragioni della cri-
stianità; per cui si empi di debili pagan-
do il frutto dell'8, del 1 o e del 1 2 peri 00.
ISondimenoconsiderato solo il 4 per 100,
Roma che dall'Europa cristiana riceveva
1 3 r ,7^3 scudi l'anno, pagava per frutti
800,000 scudi l'anno. Supponendo che
tuttora pervengano inRoma scudi i3i ,723
dall'estero, il Papa che non è solamente
il sovrano temporale del suo slato, ina il
pastore universale del gi*egge cristiano e
capo della Chiesa, siccome è giusto che
tragga da'suoi sudditi temporali quanto
bisogna a governo dello stato, altrettanto
è pur giusto che tragga da lutti i fedeli
quanto gli è d' uopo di spendere non già
come sovrano temporale, ma come sacer-
dote supremo della cristianità e della chie-
sa universale.»-- Nell'Europa sono 100 mi-
lioni di cattolici, e gli scudi 1 3 1,723 con-
tribuiti complessivamente perle lasse dal-
1 Europa alla Corte di Roma (del quale
vocabolo anche a Sede apostolica ne ten-
ni proposilo, siccome a quello di essa pre-
ferito malignamente), formano 66 milio-
ni circa di quattrini (ch'è il 5.° d'un ba-
iocco), sicché uno per l'altro i sudditi spi-
rituali del Papa pagano per annuo tri-
buto (cioè tasse per cose che richiedono
spese e mantenimento di numerosi impie-
gali, e di cui una parte è straniera) al lo-
ro padre e sovrano spirituale due terzi
..' un quattrino. Ecco l'ingoi digia iusazia-
T A S i5
bile della coite romana, ecco lo spianto
tanto deplorato del cristianesimo, ed ec-
co con quanta giustizia la capitale del
mondo cattolico viene soprannominata la
Lupa. Frattanto considerando da una par-
te, che mentre in tutti li governi civili i
sudditi l'uno per l'altro pagano da 8 a 10
scudi all'anno di tributo, pure non si ec-
citano tanti clamori; e considerando dal-
l'altra parte, che per due terzi di quat-
trino contribuito alla podestà ecclesiasti-
ca del Papa da ciascuno de'fedeli (e per
cose che domandano a loro vantaggio spi-
rituale e temporale), Roma vienechiama-
ta una Lupa , chi non dovrà ammirare
la logica di questi ragionamenti, e chi non
sarà edificato per la religiosa pietà e per
la buona fededell'odierna filosofia?'' Ter-
minerò con un brano dell'orazione del
celebre, facondo, erudito e doltocardinal
Aleandro, riguardante il denaro che in-
viasi dalle nazioni a Roma per tasse; por-
porato di vasto talento e di prodigiosa
memoria, poliglotto e benemerito nunzio
in Germania per l'estinzione della perni»
ciosa eresia di [Aiterò (onde poi fu ber-
saglio delie ridicole calunnie e vituperi!
de'suoi settari), e l'esecuzione della bolla
che condannò i suoi errori, ondenella fa-
mosa dieta di Worms lungamente pero-
rò in quell'augusta assemblea con robu-
sta eloquenza, e poi nella dieta di Ratisbo-
11 a contro gli attentali de'novatori valo-
rosamente difese la religione ortodossa.
Egli dunque quanto alle declamazioni
sulle tasse per la spedizione delle bolle e
hi evi per le dispense e provvisioni bene-
ficiali, e per altri bisogni spirituali e tem-
porali delle nazioni, ecco comesi esprime.
Questo non è uno svenar la cristianità per
ingrandimento di Roma, come incessan-
temente latrano i novatori avversari. O
consideriamo i benefizi ecclesiastici, e des-
si per lo più in qualsivoglia luogo soglio-
no godersi da'paesani, e di quelli de'qua-
li ciò non avviene, si fa la compensazio-
ne, godendone scambievolmente gli uni
nella patria degli altri (massime in [Ionia
16 T A U
pallia comuni); o consideriamo i denari
che ritrae il Papa dalle lasse per la spe-
dizione delle bolle e dalle altre grazie; e
questi computati secondo la verità, non
sono tali che bastino a mantenere un me-
diocre principe, vedendosi che molti non
grandissimi princìpi spendono quanto fa
il Papa nel mantenimento della sua cor-
te. E pur tali proventi sono una sola par-
ie di (pianto il Papa in ciò spende, essen-
dogliene un altra non tenue somministra-
ta dal suo dominio temporale. Or questi
proventi così mediocri si cavano da tutti
i regni del cristianesimo: fate ragione qua!
particella propriamente ne contribuisce
ciascun di loro. Oltre a ciò quella parti-
cella stessa da chi è goduta? Roma non è
coi tedi romani quivi abitanti per discen-
denza: è corte di ecclesiastici congregati-
vi per elezione da varie proviucie della
ciistianità;e però gli onori, le ricchezze e
i vantaggi di tale corte sono comuni a tut-
te le provincie della cristianità. E chi, se
non è sciocco o maligno, negherà essere
utile per incitamento della virtù, che vi
abbia una corte universale a tutti i cri-
stiani, in cui possa ognuno con la scala
del merito aspirare alle maggiori cime e
di dignità, e di ricchezza, e d'imperio?
TASSACURA o TASACORA. Secìe
vescovile della Mauritiana Cesariense.sot-
to la metropoli di Giulia Cesarea, il suo ve-
scovoPoeqnariofu esilialo nel 4$ jda 'Jn"
nerico re de' vandali, per aver rifiutalo di
sottoscrivere l'erronee proposizioni de'do-
natisti nella conferenza di Cartagiue.Mor-
celli, Afr. ehr. 1. 1.
TAUoTHALf. Figura della crocediGe-
su Cristo, e perciò segno di salute. L'an-
nalista Rinaldi all'anno 34>n.°g,2, nel ra-
gionare per qual cagione Pilato determi-
nò che Gesù Cristo condannato da' giu-
dei come bestemmiatore fosse Crocefisso
(/.), poiché secondo la loro legge chi be-
stemmia dovea essere lapidato, e secon-
do le romane la Croce era supplizio de'
famosi ladroni; riferisce che Luciano an-
cora testifica, che si solevano notare o se-
T A U
gnare rolla lettera T i ladri, perchè espri-
me la figura della croce; e presso i giu-
dei colla croce si punivano i ladri e i mi-
cidiali, cioè quelli che uccidono. Talché il
supplizio della croce, che per due ragioni
si dovea a Barabba ladro e omicida, fu in-
giustamente dato all'innocentissimoGesìi,
dagli ebrei preferito a Barabba che do-
vea essere crocefisso. Il vescovo Sa niel-
li, Lettere ecclesiastiche t. 8, leti. 1 8: Del
significato de' nomi e delle figure di al-
cune lettere dell'alfabeto, dice che il se-
gno del Tau, è segno di salute perchè de-
nota la croce di Gesù Cristo, riportando
il riferito da Ezechiele q, 3. «Et vocavit
vi rum, qui indutuseratlineis,etatramen-
tarium scriploris habebat in lumbis suis;
et dixit Dominus ad eum: transi per me-
diani civitatem in medio Jerusalem.et si-
gila Thau super fronles virorum gemen-
tium, et dolentium super cunctis abomi-
nationibus, quae fìunt in medio ejus. Et
illis dixit audiente me: Transite per civi-
tatem, et percutite, etc. Omnecu auteni,
super quem videretis Thau, ne occidalis
etc." Si legge \\e\\' Apocalisse 7, v. 3.»No-
lile nocere terrae, et mari, ueque arbo-
ribus, quoadusque signemus servos Dei
nostri in frontibus eorum. " Siccome il
Thau ultima lettera dell'alfabeto ebrai-
co si pretende che altre volte avesse la for-
ma d'un X o d'una croce, così i commen-
tatori d'Ezechiele, pel suo passo credono
doversi intendere, che stampa vasi sulla
fronte de'gementium tale lettera; altri di-
cono che Thau è lai." lettera della parola
ThorahÀa legge. Si rimprovera a'samari-
tani d'aver cambiato la figura del Thau.
che Origene ed i Padri assicurano aver a-
vuto la forma d'una croce. Questo segno
fu il T/u/u, eh' è il segno vitale della s. cro-
ce di Cristo. Coti il canone della s. messa
principia dalla lettera T, figura della cro-
ce di Cristo, ut statini Passio Christi o-
culis corclis ingcralur, scrisse luuocenzo
III, lib. 3, cap. ■}.. Il Tau o lettera T era
la croce che portava sul petto s. Antonio
abbate e patriarca degli auacoi eli 0 ceno-
TAO TAU 17
bili, del quale riparlai ne'vol.XX, p. 1 li in Coma villaggio d'Eraclea nell'alto-E-
ei 1 3, XLVI, p. 5a e altrove. Altri dico- gitto.
no che s. Antonio col suo bastone in fi TAUM YCOoTFlAUMACO. Sede ve-
gura di T, operò il miracolo di risusci- scovile della 1." Tessaglia nella Magnesia,
tare due morti, al quale bastone si vuole nell'esarcato di Macedonia, sotto la me-
che avesse attaccato un Campanello (f .\ tropolidi Larissa,erelta nel IX secolo. Al-
o almen con esso e il Tau viene rappre- coni pretendono che si chiamasse Domo-
sentato. Di più si suole effigiare col libro co o Domenico, altri dicono essere divar-
iti mano, perchè amò assai la lettura; col sa Taumaco e situata sopra una monta-
Fuoco, per aver liberato molti da'peri- gna. Si conoscono i seguenti vescovi. N.
coli di esso, 0 perchè divenne efficace pio- pel quale Gabriele vescovo di Plinario
lettore degli attaccati dilla micidiale re- nel 1 564 sottoscrisse la deposizione del pa-
sipola 0 malattia di siderazione contagio- triarca Joasaph; Cirillo, di cui Martino
sa, conosciuta sotto il nome di fuoco sa- Crusio fa menzione, TurgO*graec. li b. 7 ,
ero o fatico di s. Antonio; e col porco a p. 5o6; Ilarione sedeva nel 1722. Oriens
piedi, pel dominio ch'ebbe sui demoni i, i dir. t. 2, p. 127. Taumaco, Thautnacen,
quali in simile figura sovente a lui si pie- divenne un titolo vescovile in par tìbus dei
sentarono con astuzie e insidie, fugandoli simile arcivescovato di Larissa, che con-
coH'invocaril nome di Gesù e segnandosi ferisce la s. Sede. Notai a Seyna, che a
di croce (liberava gl'indemoniati con tale questa sede Leone XII nel 1825 vi tra-
ili vocazione e segno portentoso), laonde è sferì Nicola Manugiewicz vescovo di Tau-
erroneoil volgar detto:?. Antonio s'inna- maco; indi a'i5 dicembrei828 ne con-
tnoro d'un porco. IlTau con campanello cesse il titolo a fr. Giusto di s. Maria de
fu preso per insegna dell' ordine de'Ca- Oro di Cordova d'America, provinciale
nonici regolari ospitalarii di s. Antonio de'dotnenicani. Gregorio XVI conferì il
(/ .). usando ilTau di colore azzurro; dal- titolo a' 2 3 dicembre 1 836 a Vincenzo del
l'ordine equestre di s. Antonio d' Etio- Rosario filippino della congregazione di
pia (/•)," e dall'ordine militare di s. An~ Goa,e lo fece vicario apostolico del Cey-
lonio cCHainault (/"".). Colla figura del lan; e per sua morte lo attribuì a'22 lu-
Tau, venerata per croce,si formarono divo- glioi844 a Giorgio Mudller della diocesi
lionati d'oro, d'argento e di altro metallo, di T reveri, canonico di quella cattedrale
che si portano indosso o si appendono al- e vicario generale, dichiarandolo soffra-
le Corone divozionali, muniti di benedi- ganeodel vescovo. Il regnante Pio IX nel
zione.ln Roma le monache Camaldolesi concistoro de' 1 4 dicembre 1 847 vi nomi-
la ' .).dettedis. Antonio per abitare il luo- nò mg.1 Tommaso Mullock irlandese de'
goove fu il monastero e ospedale de'ricor- minori riformati, e coadiutore della sede
dati canonici regolarle ne custodiscono la di Terra Nuova, il quale fu consagrato dal
chiesa, dispensano i tau d'ottone benedetti cardinal Fra risoni prefetto di propagan-
particolarmente nella festa del santo.nella da nella chiesa di s. Isidorodi Roma.Suc-
quale si portano a benedire i cavalli e al- ceduto a tal vescovato, lo stesso Papa nel
tre bestie da tiro e da soma, innanzi alla concistoro de'3 ottobret85o preconizzò
stessa chiesa ch'è sotto la sua invocazio- mg.r Giorgio Claudio Lodovico Pio dia-
ne. Inoltre si chiama Tau, o croce a ma- laudon di Lione, canonico della cattedra-
nichi, uno strumento o geroglifico a for- le di Metz e vicario generale della dioce-
ma di T, che alcune figure egizie tengo- si, deputandolo coadiutore del vescovodi
no in mano, e lo si vede pure ne'momi- Belley, chiesa che governa da' 28 luglio
menti egiziaui,creduto emblema della for- 1 852.
za vivificante del sole. S. Antonio nacque T\UM\Tl] UGO ,Th(ittmat urgus.O-
vol. lxxiii. ^, >, 2
fdoSf/ionXM/.
1 8 T A U
peratore di meraviglie e miracoli, sebbe-
ne vivente, vocabolo composto dal greco
thauma, miracolo, e da ergon, opera. Fu
dato questo nome e quest'attributo nella
Chiesa a molti Santi, i quali si sono resi
celebri pel numero e per lo splendore de'
loro Miracoli, Con tale nome si cbiama
s. Gregorio vescovo di Neocesarea, pel-
le prodigiose azioni operate per virtù di-
vina, in confermazione delle verità evan-
gelicbe. Fu pure dato a s. Leone vescovo
di Catania, a s. Francesco di Paola fon-
datore de'minimi, a s. Francesco Saverio
gesuita, a s. Antonio di Padova, e ad altri
santi.
TAURACINA. Sede vescovile della
CartagineseProconsolare nell'Africa occi-
dentale, sotto la metropoli di Cartagine.
Il suo vescovo Chiarissimo o Ciprissimo
sottoscrisse la lettera del concilio Procon-
solare, mandata nel 646 a Paolo patriar-
ca di Costantinopoli contro i monoteliti.
Morcelli, Ajr. dir. t.i.
TAURIÀNA, Taurianum. Città ve-
scovile distrutta del regno di Napoli nella
Calabria Ulteriore prima, presso la città
di Palmi, già ricca e molto commercian-
te, rovinata dal terremoto nel 1 y83. Tau-
riana, Tauranium, Tauraentum,o Tau-
ricum secondo Plinio, città antica de'bru-
zii nel vicariato romano, eretta in sede ve-
scovile nel VI secolo sotto la metropoli di
Reggio,e parecb'ebbe anche i vescovi gre-
ci suffiaganei dell' arcivescovo greco di
Reggio. I vescovi latini sono i seguenti,
riportali Dell' Italia sacra t. io, p. 170.
Paolino che assistè al concilio di Roma del
590, a cui scrisse s. Gregorio 1 YEpist.
17, lib. 2, eumque praefecit Liparita-
nae ecclesìae loco deturpati Agathonis,
ila ut in Liparitana cathedra resideat,
Taurianesem vero opportuno tempore vi-
silet. Nel 599 il Papa gli scrisse VEpist.
47, e mori Paolino nel 6oo, onde fu fatto
visitatore della chiesa di Tauriana Ve-
nerio vescovo di Vibona. Il vescovo Lo-
renzo nel 64g intervenne al concilio diLa-
terano, e defunto in tale anno, subitogli
TAU
successe Giusto, indi Giorgio o Gregorio
che sottoscrisse nel G80 l'epistola sinodica
del concilio di Costantinopoli a s. Agato-
ne Papa. Nel Gg'J borì Pietro, nel 73o
trovasi Opportuno, Teodoro fu al conci-
lio diNicea nel jSyjindi il b Giovanni nel
secolo IX, poi il b. Gregorio, Paolo tro-
vossi al concilio diCostantinopoli nell'870.
1 saraceni la distrussero nel secolo XI, de-
predando gli abitanti. Priva la diocesi di
pastore, Ruggero Guiscardo duca di Ca-
labria e Sicilia implorò ed ottenne da s.
Gregorio VII il trasferimento della sede
vescovile a Mi le lo (/ .)nel 1073 o più tar-
di. Nel secolo seguente fu riedificata, ma
nuovamente restò abbattuta da'terremo-
li, e sulle sue rovine venne fabbricala la
città di Seminaia, sopra una collina in
buon'aria, con paese bello e fertile, con
chiesa collegiata e altre chiese parrocchia-
li. Diventò ducato della nobile famiglia
Spinelli, e fu patria de'letterati Antonio
Spinelli, Barlaamo, Benedetto di Leone,
Domenico Canciavese, del medico Fran-
cesco Sopì -avia,e del giureconsulto Fran-
cesco Antonio Grimaldi. Presso Semina-
ia il generale francese d' Aubigny vinse
nel 1 49^ il celebre Gonsalvo di Cordova,
e dipoi vi fu sconfìtto neli5o3.
TAUPiIiNO(s.), i.° vescovo di Evreux.
Non si hanno certe notizie del luogo in
cui nacque, e del tempo in cui visse; ma
l'opinione che sembra la più probabile è
ch'egli fiorisse nel IV secolo. Tutti però
si accordano nel riferire, ch'egli fu il pri-
mo che predicò la fede nel territorio di
Evreux; che vi fondò una chiesa nume-
rosa sulle rovine dell'idolalria;che la go-
vernò in uffizio di vescovo, e che mori
in pace in senoal suogregge. Varie chie-
se si gloriano di possedere una porzione
delle sue reliquie, e celebrasi la sua me-
moria il d'i 1 1 d'agosto.
TAU [US, Tauresium,Tebresium.Cìt-
tà vescovile di Persia,capoluogo della pro-
vincia d'Aderbaidjan e del distretto omo-
nimo, a 1 o leghe dallagod'Ornnah,ei 06
da Teheran. Non va confusa con Tauri-
T A U
cn del Clinsoneso o Taurtde, di cui pnr-
laia Cherso ed a Tartari a, né colla Tait-
ride governo di Russia in Europa. Giace
all'estremità d'una bella pianura fertilis-
sima a piedi del monte Schemi, sullespon-
de del fìumicello Suskheb, che scaricasi
nell'Agi e le cui acrpie amare sono ingrati
parte usale nell'irrigazione delle terre. Ha
5ooo pertiche di circonferenza, con mu-
ra alte eguernitedi torri, e le porte ador-
ne di mattoni verniciati di più colori. Con-
tiene molte rovine, e poche belle case, ri-
marcando visi soltanto il palazzo del prin-
cipe che n'è il governatore, parecchi ca-
ravanserragli e bazar, e tra le moschee
una sola si dislingue. La piazza d'armi è
grandissima, vastissime le caserme. Vi si
trovano parecchie manifatture di seta e
di cotone, ma ciò che la rende una delle
più importanti del regno è l'esteso com-
mercio che fa colle carovane di più paesi,
le quali vi recano le mercanzie d'Europa
e dell'Indie, e vi prendono in cambio mer-
ci diverse di Persia. Caldo e asciutto n'è
il clima, notandosi sugli alberi de' din tor-
nì una specie di crisalide che produce per
emissione sulle foglie una sorte di manna
più dolce del miele. Questa città è anti-
chissima, ma non si ha veruna certezza
intorno alla sua origine, e per un tem-
po si credè sostituita aEcbatana; d'An-
ville suppose che sia la Gaza o Ganzaca,
in cui Ciro depositò i tesori di Creso; al-
tri pretendono essere la Gabris di Tolo-
meo. Né gli autori persiani vanno meglio
d'accordo tra loro, e ciascuno leda un no-
me diverso, taluni chiamandola Tebris e
assicurando essere stata edificata nel 7G0
di nostra era da Zobeida, una delle ve-
dove d'Aaron-el-Rascid; appellandola tali
altri Kand-sag-Sciadasdan. Sia comun-
que, certo è che Tauris fu a diverse epo-
che la capitale dell'impero tartaro de'Mo-
goli, di cui ragionai a Tartaria, e della
Persila, ed ora come Hispàhan la 2/ cit-
tà del regno. Al tempo di Chardin anco-
ra conteneva 5oo,ooo abitanti e faceva
immenso commerciocoll'Iudie. La suasi-
T A V
•0
funzione sui confini del regno la rese sog-
getta a diverse rivoluzioni, e teatro delle
guerre disastrose tra' turchi, i lai tari e i
persiani; e presa e ripresa più volte, fu ro-
vinata e quasi distrutta intera mente: rial-
zatasi a poco a poco, risentì a'?. 9 aprile
1720 01722 un violento terremoto che
ne distrusse gran parte e fece perire circa
1 00,000 abitanti, altri scrissero 25o, 000.
Indi presa da'tiuchi a'persiani neh 725,
il massacro durò 5 giorni e vi furono tru-
cidate più di 200,000 persone. Venne re-
stituita a'persiani nel 1 736, e da quell'e-
poca restò sotto il loro dominio. Ad onta
di tante sventure , ancora è florida per
grandezza, magnificenza, commercio e
quasi 80,000 abitanti. I giacobiti vi ebbe-
ro vescovi particolari sotto il loro mafria-
no,esi conoscono Basilio motto nel 1272,
Severo che governava ancora nel 1277,
Dionigi del 1288, a cui Papa Nicolò IV
scrisse congratulazioni, per aver abbrac-
ciato la fede ortodossa. Orienschrist.\.iì
p. 1600. Inoltre il p. Le Quien nel t. 3, p.
1 382, riporta i segueuli vescovi latini. Gu-
glielmo de Cigiis domenicano, nominalo
da Giovanni XXII nelt32g, Papa tanto
benemerito della propagazione della fede
in oriente e nella Tartaria; indi Bartolo
meo Ahagliati domenicano e nobile sane-
se; nel 137 5 Giovanni pure domenicano;
Francesco Cinquino di Pisa dello stessoor-
dine, ne occupava la sede in principio del
secolo XV, e morì in patria in odore di
santità, amministrando i sagramene agli
appestati. Lo stesso p. Le Quieti nel t.i,
p. i44(b registra Isacco A rtar vescovo ar-
meno di Tauris e lodato; ma poi quegli
armeni passarono allo scisma. De' pochi
cattolici e della prefettura apostolica di
Tauris feci parola a Persia.
TAVA o SAVA. Sede vescovile della
1. 'provincia del Casso Egitto, nel patriar-
cato d'Alessandria, eretta nel V secolo. Ne
furono vescovi: Isacco partigiano di Dio-
scoro, col quale trovossi nel .\:\q a' '"'"
gantaggio o conciliabolo d'Efeso; ed Ar-
poetate che sot'oscrisse la lettera de* ve
20 T A V
scovi d'Egitto all'imperatoreLeone 1, reta-
li va all'assassinio di s. Protei-io nel 4/>7-
Oriens chr. t. i, p. 5oG.
TAVERA DE PARDO Giovanni,
Cardinale. Nato in Salamanca, fino dalla
puerizia fu collocato sotto la disciplina di
Diego Deza Tavera suo zio paterno, ar-
civescovo di Siviglia, che l'educò al san-
to timor di Dio. Egli dalla prima età ap-
plicatosi con gran fervore e fatica agli stu-
di nell'accademia di Salamanca, riuscì ec-
cellente in ogni genere di letteratura, e
divenuto dottore nel decreto , poco ap-
presso d'unanime consenso di tutti i pro-
fessori dell' università ne fu dichiarato
presidente o rettore. Riuscì accettissimo
al re Ferdinando V e al successore Car-
lo V, i quali informati del suo merito si
valsero di lui, non solo in cospicue lega-
zioni e altri gravissimi affari, ma l'ono-
rarono delle prime cariche del regno, e
alle maggiori dignità ecclesiastiche lo pro-
mossero; tra le quali, di consigliere del-
l'inquisizione, canonico di Siviglia e vi-
cario generale dello zio, nella quale oc-
casione lasciato il cognome di Pardo as-
sunse il suo di Tavera; indi presidente
del regio consiglio di Castiglia e inquisi-
tore, vescovo di Città Rodrigo, dove nel-
la cattedrale fondò la cappella maggio-
re , di Leon e d' Osma, arcivescovo di
Compostela e poi di Toledo. Carlo V lo
deputò a concludere il suo matrimonio
con Isabella di Portogallo, col carattere
d'ambasciatore a quella corte, e l'ebbe
in tale stima e concetto che nel condur-
si in Italia a ricevere da Clemente VII
la corona imperiale, lasciata al governo
delle Spagne la regina sua moglie, ordi-
nò che senza il consiglio e l'assistenza del
Tavera nulla s' intraprendesse. Quando
poi Carlo V si trasferì nelle Fiandre a do-
mare i ribelli, lo dichiarò governatore e
•viceré di tutta la Spagna, colla tutela del
figlio Filippo II. Essendo arcivescovo di
Compostela, ad istanza di Carlo V,a'22
marzoi 53 i Clemente VII lo creò cardi-
nale di s. Gio. a Porla Latina, titolo che
T A V
in appresso cambiò con quello de'ss. XII
Apostoli. Poco dopo il Papa gli scrisse let-
tere gravi e minaccevole perchè nellaSpa-
gna si erano cominciati a conculcare i di-
ritti pontifìcii in assenza diCarlo V. Quan-
tunque fosse occupato dalla mole del reg-
gimento della Spagna, da lui governata
con tale soavità e prudenza, che meritò
l'approvazione egli encomi universa li,sin-
golarmente di Carlo V, non mancò di a-
dempiere al tempo stesso le parti di sol-
lecito e zelante pastore, avendo più d'u-
na volta visitata la sua diocesi e celebra-
tovi il concilio provinciale con gran van-
taggio del clero e del popolo. Nella cari-
ca d'inquisitore della fede si portò con tal
zelo e fermezza, sino a negare allo sles-
so Carlo V le grazie che domandava. Nel-
la sua metropolitana di Toledo fondò u-
na magnifica cappella a s. Gio. Ranista,
enella stessa città restaurò da'fondamen-
ti un ospedale che divenne famoso in tut-
ta la Spagna , e dopo avergli assegnato
i5,ooo scudi di rendita, lo dichiarò ere-
de universale de' suoi beni, oltre diversi
considerabili legati che lasciò alla chiesa
di Compostella, nella quale stabilì 3 be-
nefizi coll'obbligo della messa quotidia-
na, e dispose pure rendite certe per dota-
re miserabili fanciulle,epel mantenimen-
to di poveri. Morto Clemente VII, non
potè intervenire al conclave di Paolo III.
Pieno finalraentedi meriti e di virtù, pas-
sòamiglior vita nel 1 545 in Vagliadolid,
di 74 anni non compiti, e trasferito a To-
ledo fu sepolto nella chiesa dell'ospeda-
le con magnifica iscrizione.
TAVERNA Ferdinando, Cardinale.
Nacque in Milano da nobili genitori, e
chiamato in Roma da Lodovico vescovo
di Lodi e governatore deìV d\ma città (del
quale riporta notizie il Garampi a p. 3i 5
de Saggi di osservaz. sulle monete pon-
tificie), dopo aver presieduto al governo
di parecchie città delio stalo ecclesiasti-
co, dovè trasferirsi in Portogallo per col-
lettore apostolico.Restituilosi aRoma, nel
1599 Clemente Vili lo dichiaiò Gover-
T A V
naiore di Roma (/'.), nella quale carica
esercitando severità e per le memorabili
giustizie che fece eseguire e narrate nel
voi. XIV, p. 5o e seg., massime contro
Beatrice Cenci (della (piale riparlo a Tea-
tro, descrivendo quello di Tor di No-
na, già luogo di sua prigione), ed Ono-
frio Santacroce, fu preso in odio dalla
nobiltàedal popolo.Clemente Vili, ad i-
stanza del proprio nipote, a\) giugno 1 6o4
lo creò cardinale, al cui avviso sopraffat-
to di gioia svenne di contentezza. Lo an-
noverò nell'ordine de'cardinali preti,e per
titolo gli conferì la chiesa di s. Eusebio.
Ma essendo morto il Papa a'3 marzo 1 60 5
prima di provvederlo del piallo cardina-
lizio, restato senza provvista fu un car-
dinale povero in proporzione di que'tem-
pi. Nel iGoT fu fatto legato della Marca
da Paolo V, la governò anche nel 1606,
e lo conferma il Leopardi, Series recto-
rum, p. 62. Vedendosi in Roma guarda-
to di mal occhio, presso Frascati alle radi-
ci di Mondi-agone fabbricò la villa che ne
prese il nome e descrissi nel voi. XX VII,
p.i 54. La formò magnifica e vasta, ma
per mancanza de' mezzi fu impedito di
decorarla e di fornirla di convenienti sup-
pellettili. Quindi vi fece quasi l'ordinaria
dimoia, menandovi vita assai parca e fru-
gale. Intervenne a'conclavi per l'elezione
di Leone XI e di Paolo V, il nipote del
quale acquistò la vdla dal principe Peiret-
ti, al quale il cardinale l'avea venduta nel
1614, e d'allora, in poi prese il nome di
Borghese, sebbene sia cumulativamente
chiamata anche Taverna. Nel 1 6 1 5 Pao-
lo V, che lo avea ascritto alla congrega-
zione del s. ofiizio, lo nominò vescovo di
Novara, e non di Lodi come prelese l'A-
midenio, dove usò la più sollecita cura
pastorale per ben dirigere la greggia a lui
affidata, encomiato ancora per pruden-
za e altre belle doti. Ivi sopraggiunto dal-
la morte nel 1 6 19, benché altri dicano nel
1620, cessò di vivere nell'età di 61 anni,
e nella cattedrale rimase onorevolmente
sepolto. In essa i canonici gli eressero 0-
T A V 21
notevolissima lapide, che riporta il Ciac-
conio, / ir. ('«//■</. t. 4> P- 3(32, per aver-
la restaurata e ornata, donandole pre-
ziose suppellettili sagre, aumentando il
capitolo e la sua mensa, ampliato e ab-
bellito magnificamente l'episcopio, essen-
dosi mostrato generoso anche colla città.
TAVOLA ROTONDA. Cavalieri del
preteso ordine equestre di tal nome, che
piuttosto fu dato ad una sorta di giostra
o combattimento singolare, e cosi appel-
lata perchè i cavalieri che vi aveano pre-
so parte, per turno si recavauo a mangia-
re presso l'autore della giostra, e assisi ad
una tavola rotonda. Alcuni scrittori attri-
buiscono verso il 5o6 al famoso Arturo
re di lìretagna la gloria d' avere inven-
tato i Tornei (/ .), le giostre cavalleresche
e la simile tavola rotonda. Altri narrano
che Arturo re d' Inghilterra promosse a
un eminente grado di nobiltà 24. valorosi
soldati, per leprodezzeda loro operate in
guerra;e acciocché niunodi essi si stimas-
se anteposto o posposto ad altri di grado
inferiore, dovendo sedere tutti alla men-
sa reale, ordinò una tavola rotonda capa
cedi tal numero, onde sedendovi formas-
sero la figura d'una corona senza princi-
pio né fine. L'invenzione fu lodata dagl'in-
glesi e scozzesi, e perciò in memoria col-
locarono tale tavola nel castello di Win-
chester Dell'Inghilterra, e in essa si vede-
vano i nomi di que'che vi aveano pranza-
to, scritti colla punta de'loro pugnali, ed
i quali assistevano non meno a'banchetti
cheall'impreseguerreschedi quel re.Cam-
den pone in dubbio l'asserto, ritenendo
l'invenzione più antica, perchè già costu-
mandosi i tornei militari, in essi si sole-
va sedere in tali sorta di mense per elimi-
nare emulazioni, invidie e contrasti; e A-
teneo soggiunge, che presso gli antichi
francesi erano usate silfatte mense, ove ce-
navano i cavalieri assistiti da'loro scudie-
ri. Il Walsiogham racconta che s. Edoar-
do III del 1042 re d'Inghilterra, fece fab-
bricare una ca«.a nel castello di Windsor,
alla quale die il uooiedi Tavola rotonda.
22 T A V
Checché ne sia, tra* tornei e i combatti-
menti della tavola rotonda eravi la difle-
ren/.a, elici primi si facevano in truppa, e
i secondi erano combattimenti singolari,
la cui propria arma eia la lancia; ma ne
agli uni, uè agli altri davano il litoiodi ca-
\ aliere, secondo alcuni. Si composero vari
romanzi sui cavalieri della Tavola Roton-
da, la quale in sostanza, lo ripeto, sembra
pili probabile che fosse una specie di gio-
stra o di esercizio militare tra diversi uo-
mini armali di lancia, e che così fosse no-
minata quella specie di giostra, perchè ler-
ru ina vasi d'ordinario in una cena, in cui i
cavalieri che vi aveauo preso parte erano
seduti intorno ad una tavola rotonda, a
line d'evitare il ccremoniale e le dispute
the sollevale potevansi sul grado di cia-
scuno e sui loro proprio posto di onore. Il
p. Boiiaiini,che nel Catalogo degli ordi-
ni ( questri e militari ne tratta a p. 79,
confessa d'ignorarsi le insegne equestri del
cavalieredella tavola rotonda, edice dub-
bioso questo'preteso ordine; ed io aggiun-
gerò, tanto più diesi prelese istituito in
un'epoca in cui non si parlava certamen-
te di ordini cavallereschi.
TAVOLETTA. V. Tabella.
TAZ1ANISTI. J . Ieratici.
TCI1ERN1GOW o CERNI GOW.
Città arcivescovile di Russia in Europa,
capoluogo del governo e del distretto del
suo nome, a 84 leghe da Minsk e 1 4o da
Mosca, sulla sponda destra della Desna,
con fortificazioni. Ha la cattedrale di pie-
tra costruita nel secolo XI, un'altra chie-
sa di legno, e un monastero di monaci, o-
ve trovasi il palazzo arcivescovile; possie-
de pure altre 8 chiese, due monasteri di
monache, il seminario e il ginnasio. Anti-
chissima u'èTorigine, poichèquando Oleg
trasportò la sede del governo a Rinvia, già
Cernigow avea i suoi principi particolari.
Disputata in varie epoche tra di versi prin-
cipi, soggiacque alle vicende guerresche.
Dopo la battaglia di Calca, incoi nel 1226
i russi furono battuti da'tarlari, il ramo
de" principi di Ceruigow rimase estinto,
T E A
e il principe Oleg, scampato dalla strage
s'impadronì del trono. Nel 1259 i tartari,
riportata sanguinosa vittoria sugli abi-
tanti, per l'ostinata loro dilésa li stermi-
narono tutti, appena espugnata la città.
Dipoi passò sotto il dominio lituano, e fu
ripopolata da'profughi ed emigrati russi,
scampati da tutte le parti dal ferro de'lar-
tari. Nel 1 5of) il gran principe di Mosca
Basilio IV, pel trattato concluso colla Li
tuania, la ricongiunse alla Russia; l'usur-
patore Oltrepiew se ne impadronì nel
1604, e presa poi da'polacchi nel 1617,
fu restituita alla Russia nell6io col trat-
tato di Deouline. La sede arci vescovile fu
unita a quella di Novgorod o Novogro-
dek (F .)- ed un medesimo prelato le go-
verna, sulTraganeo del metropolitano di
Mosca. Orìens chr, t. i,p. i320.
TEA (st), vergine e martire. Fu nel
numero di que'cristiani, che presi a Ga-
za mentre assistevano alla lettura de'li-
bri santi, furono condotti dinanzi al cru-
dele Firmiliano governatore della Pale-
slina. Minacciata da essodi farla espor-
re in un bordello, gli rimproverò le sue
ingiustizie e la corruttela del cuore; di che
Firmiliano sdegnato ordinò che fòsse for-
temente battuta, poi stesa sul cavallet-
to, ove le furono straziati i fianchi eoo
unghie di ferro.A questo spettacolo un'al-
tra vergine cristiana nomata Valentina,
ch'era in mezzo alla folla, gridò al gover-
natore; » E sino a quando tormenterete
la mia sorella?" Aneli! essa venne arre-
stala sul momento, e condotta avanti il
tribunale, ov'ella protestò che non sareb-
be mai per sagrificare; e volendo forza r-
nela, si dimenò con tanta forza, che ro-
vesciò 1' altare con quanto eravi sopra.
Firmiliano, montato in furore, le fece la-
cerare le coste con maggior crudeltà che
uon avea fallo con altri, e finalmente non
polendola vincere, comandò che fosse le-
gata con Tea, per bruciarle tutte due in-
sieme. La sentenza fu eseguita a'25 lu-
glio 3o8, nel qual giorno il martirologio
rumano ne fa menzione.
TEA TEA 23
TEANOoCIVITATE. F. s. Severo, ri de'francesi in singoiar battaglia, era in
TEANO o TIANO (Theanen). Cina piedi sino a tempi non lontani. La città è
con residenza vescovile del regno delle bella, ed il migliore de'suoi edilizi profani
due Sicilie, nella provincia di Terra di è il palazzo del principe di Teano, eretto
Lavoro, e capoluogo del suo distretto, a sotto i Cara fa principi di Stigliano. Il si-
7 leghe circa da Caserta e più di IO da lo in cui è edificata la città vedesi tutto
Napoli. E' posta parie in piano e parte circondato da valli e da colline, bastiate
in colle, non lungi dal Saune, sul destro da vari ruscelli che chiamano savoni. I
suo lato presso gli alti monti Auruuci,che monti Teanesi si considerano come for-
piìi s'innalzano dalla parte boreale. La mali da esplosioni vulcaniche in tempi
cattedrale sotto l'invocazione di s. Gio- ignoti; e tutte le colline sono piantate di
vanni apostolo ed evangelista, costruita olivi e quercia, come le pianure, per l'ab-
sopra disegno del Vaccaio, e sostenuta da bondanza dell'acque, riescono a hellissi-
16 colonne di granitola 3 navi ed or- me ortaglie. 1 prodotti principali e so-
nata con magnificenza, e vi si distingue prabbondanti,ondeservonoabuon traf-
la sontuosa cappella dedicata a s. Paride fico, sono l'olio e il grano. Il suolodi Tea-
i.° vescovo e patrono della città, oltre no fu sempre feracissimo, e sino dall'an-
molti e belli mausolei d' illustri teanesi. licitila le sue olive erano riputate eguali
L' Ughelli riporta il novero delle molte alle picene. Fu questa città fondata da-
reliquie e corpi santi, che in essa si vene- gli Ausoni o da' Sich'cini di progenie o-
rano, e riferisce che l'aulica basilica cat- sca,che sovrastarono a tutte le vicine «eu-
tedrale fu consagrata nel ioo6da Gio- ti, ed il dominio estesero sino al maree
vanni XVIII detto XIX. Incendialo tale a Fregelle, ora Ponte Corvo; e grande
tempio ne' primordi del secolo XVI, fu fu l'antica fama di Teanum Sidicinum
quindi fabbricato l'odierno. Vi è il bai- nella Campania Felice, diverso da Tea-
tisterio e la cura d'anime, amministrata no o Qivitate {P '.). Rimangono segni eh
da un canonico pel capitolo. Questo si sua grandezza, de'ponli per sostenere la
compone di 3 dignità, lai.' delle quali è via Latina, delle fabbriche come avanzi
il decano, di 2 ì canonici comprese le pie- del circo e dell'anfiteatro, di opere reti-
bende del teologo e del penitenziere, di colate e più altre anticaglie, certamente
mansionari, e di altri preti e chierici ad- opere de'tempi romani, e forse del foro
detti al servigio divino. Anticamente i ca- e di altri pubblici edilizi. Anni sono fu
uonici aveano il titolo di Cardinali. Pros- trovato un pavimento di musaico, con in
simo alla cattedrale è l'episcopio. Vi SO- mezzo un quadro che rappresenta alcu-
no altre chiese, 3 delle quali parrocchia- ni uccelli, lavoro di egregio artefice del-
ti e munite del s. fonte, ed una di esse è l'antichità. Soprattutto vi furono celebra-
collegiata; 3 conventi di religiosi, i ino- te le acque salutari, e si ha memoria di
nasteri di monache, diversi sodalizi, l'o- un antichissimo baguo pubblico dentro
spedale, il monte di pietà, il seminario le sue mura, oltre il celebre bagno CIo-
coinune all'unita diocesi di Calvi, e la ca- diauo ne'suoi dintorni, conservando tut-
sa di carità. Vi fiorirono uomini illustri, torà la contrada il nome di bagno nuovo,
massime tra le dignità ecclesiastiche, e Vi è ancora una sorgente d'acqua fer-
tra' guerrieri Antonio de Renzi e Luigi rata, detta delle Caudarelle, paragona-
Luonavoglia a tempo di Ferdinando V la pe'suoi effetti alle famose acque gei-
re di Spagna e di Napoli. La nobiltà con- maniche di Spa. Era vi un'altra fonte det-
tava Dell' epoca ilei feudalismo i due se- ta delle Creature, ma oggi chiamasi Sco-
dili dell'Olmo e de* Leoni. La casa di A- murdcataì perchè dopo ih 68 1 il vesco-
beuavolo, uno degli croi italiaui vincilo- vò Giherti ne interdisse l'uso, per ovvia
a4 TEA T E A
re alla superstizione, con che accompa- condizioni che gl'impose nel 787,6 nar-
gnavasi il bagno de'fanciulli nel 7.0 loro l'ale dal Borgia, Memorie storielle di Bc-
suino. Scaturisce quest'acqua presso l'esi- neve/ilo 1. 1 , p. 43, vi fu quella che do-
slenteconveniode'minori riformali. Tea- vesse cedere a Papa Adriano I alcune cit-
ilo in tempo de'romani riguardavasi co- là della Campania, per dono a s. Pietro
ine la più rispettabile fra le città campa- in partibus Beneventani*, le quali do-
jie dopoCapua, anzi comparata con essa, veansi staccare dal ducato, e sottoporsi
era la principale che s' incontrasse Ino- alla giurisdizione temporale della san-
to la via Latina, I Sanniti però avidi di ta Sede. Fra queste città Carlo Magno
ampliai' la loro potenza, nell'anno 412 ▼• comprese Teauo e Capua. Di que-
lli Roma impresero ad assalir Teano, e st'ultuna vi fu posto in possesso Adria -
fu questa l'origine della guerra campa- no I, ma di Teano e delle altre 4 città d i
na, onde ebbe motivo la capuana dedi- Sora, Arce, Aquino e Alpino, non è bea
zinne a'romaui. 1 sidicini però, aiutati da' certo che il Papa ne conseguisse il reale
Ialini, continuarono a combattere i san- possesso. Bensì dipoi tutte le medesime e
lutici attacchi, e si attirarono poi l'inde- coli 'intiere due Sicilie furono clonate al •
gnazione romana, entrando nella lega pò- li chiesa romana in sovranità perpetua,
sleriormente ordita contro di essi, e mol- Alla morte di Landolfo il Jeeehio, con-
to più colla guerra convenuta in unioue te di Capua, ebbe Teano per l'ultima di
degli ausoni agli auruuci, e coila distri! - lui disposizione, ili. "conte proprio in per-
nione eseguita di Aurunca, mentre i cit- sona del terzogeniloLaudenoiro,alla mor-
tadini aveano riparalo in Sessa (^.), e le del quale nella transazione fra Rico-
così evitato il primo scontro, I romani nulfo principe di Salerno (f.), e Badai-
sconfìssero in una sola battaglia i sidicini gKo I principe di Benevento, i quali dopo
e gli ausoni, e dopo aver occupato Calvi, l'848 si divisero il ducato Beneventano,
sede degli ultimi, posero a Teano l'asse- Teano rimase in potere del primo, e per-
dio, e l'ebbero in loro potere. Nella bat- ciò fece parte dell'istituito principato Sa-
taglia del Trasimeno pugnarono i sidi- lernilano,el'imperatoreLodovico II con-
cini contro il cartaginese Annibale, ed ac- fermò il trattato. Dipoi il contado di Ca-
rolerò una legione romana entro le loro pua si distaccò dal principato di Salei*-.
mura dopo la battaglia di Canne. Quivi no, e abbracciò diverse città della Cam-
il proconsole Fulvio Fiacco fece morire pania e Teano, I saraceni si accamparo-
sotlo la scure tutti i 3o2 senatori di Ca- no a Teano, nell'irruzione di Seodam per
pua, che aveano preso le parti d'Anni- saccheggiare i celebri monasteri del Vol-
gale. Poscia vi fu dedotta una colonia che turno e di Monte Cassino. Dopo la mor-
si disse Claudia, e sotto Augusto ebbe te del conte Landolfo (che alcuni dissero
luogo una nuova deduzione con l'onore- vescovo, ma noi fu per quanto poi rife-
\ole aggiunto di Firma, in contrassegno l'irò), nella divisione amichevole fra' ni-
della costante divozione al nome «orna- poti, a Pandolfo toccò in surte Teano,
no, fino all'occupazione gotica e longo- ma ne fu spossessato poi da Guaiferio
bardica. Anche ne'tempi di mezzo il suo principe di Salerno, che indossò la cocol-
stato continuò ad essere prosperoso; eb- la monastica e fu sepolto nella chiesa det-
be i suoi gaslaldi, e la famiglia de' Sa- la del Castello. Seguì poi Teano ad uh-
tlulti vi esercitò la preeminenza. Coen- bidire, ora a 'principi di Capua, ora a ta-
j>resa nel ducato di Benevento (di cui ri- luno della famiglia di essi preposto a quel-
parlai a Sicilia e a Sovranità' de'roma- la contea, ed ebbe frequenti molestie da'
$n Pontefici e Dallas. SEDK),vinto il prin- saraceni del Garigliauo. Dopo il 1062,
cipe di esso Arigiso da Carlo Magno, nelle Giordano figlio di Riccardo couled' A-
TEA TEA 2 >
versa, e quindi principe di Capua, vi fé- nia e dell' ingratitudine colla decapita-
ce rispettare il nome normanno, ed an- zione, e l'i i maggio i 487 subirono egua-
die dopo la fondazione della monarchia le castigo il padre e il conte di Sangro,
siciliana In Teano riguardato qual fèu« non restando dell. "che l'innocente Gio.
do. Il re Tancredi ne investì Gualtiero Battista ultimo figlio, die rimosso dal-
conte di Brenna suo genero, che segui le l'arcivescovato di Taranto e traslato in
pariidi Papa Innocenzo HI, e riporlo nel altre sedi, morì vescovo di Casella. Nel
principio del secolo Xlll le due vittorie ilo 7 il feudo ili Teano fu conceduto al
di Capua e di Barletta, dopo le quali per sunnominato Gpnsalvo di Cordova da
tutto il secolo fluttuò Teano in mezzo al- Ferdinando V re di Spagna, cui succes-
le guerresche vicende del regno, mas-i- se d. Elvira sua figlia maritata a d. Luigi
me di Federico II imperatore, Manfre- di Cordova suo congiunto, e d. Gonsalvo
di suo naturale, e Carlo 1 d'Angiò, che i figlio di essi a'i3 giugno 1570 ne fece la
Papi investirono delle due Sicilie, dopo vendita al suddetto d. Luigi Ca l'afa de'
aver deposto gli Hohenslaufen. Onorala principi di Stigliano. L'ultima superstite
più volte Teano dalla presenza de' Papi, Anna di questo doviziosissimo casato si
recandosi nel regno, lo fu pure da s. Ce- maritò per volere diFilippo I V a d. Ila mi-
Lesti no V. Nel voi. XV , p. 192 e altrove 10 de Gusman grande di Spagna e vice-
narrai, che nell'ottobre 1 2q| trovandosi rè di Napoli, indi ebbero luogo molte giu-
a cena in Teano, creò cardinale Castro- diziali vertenze tra la regia corte e le di-
<• //arcivescovo di Benevento, per la qua- scendenti femmine di questafamiglia.il
le stravaganza di tempo se ne lagnarono re Carlo arciduca d'Austria, poi impera-
i cardinali , onde Castroceli rinunziò la tore Carlo VI, ne investì il conte Dami
dignità, che pochi giorni dopo il Papa in suo generale, ed i dissidii che ne furono
pieno concistoro gli restituì. La regina conseguenza, terminarono con transazio-
Giovanna I a' 17 novembre i3Go dichia- ne d'indennità pecuniarie. Avendo Papa
io principe di Teano il duca d' Ambia Benedetto XIII ritenuto la sua chiesa ar-
Francesco del Balzo, che l'avea seguita civescovile di Benevento, vi si recò nel
nel suo ritiro in Provenza, ed avea spo- ) 727, nella quale circostanza a' 1 6 mag-
salo la sorella di Luigi d'Angiò, che fu gio si portò a Calvi, ricevuto dal vescovo
2,0 marito della sovrana. Fu quindi ven- mg.r Positano e dal capitolo, osservando
duto il feudo di Teano nel 1870 a Gof- il riedificato seminario e le suppellettili
fredo Marza no conte d'Alife, l'ultimo di- sagredi cui andava provvedendo la chie-
s -elidente de'quali fu imprigionato inCa- sa tale pastore. Alle ore 2 1 circa arrivò in
steluuovo per ribellione a Ferdinando I Teano, incontrato alla porla dal vesco-
d'Aragona, riè più riebbe i feudi, sebbe- vo mg.r Cirillo e dal capitolo, e passò al
ne venisse liberato da Ferdinando II, do- convento de' conventuali, nella cui chiesa
no I i anni di prigionia. I noltre sotto Fer- erasi già posata la ss. Eucaristia die pre-
dinauda I fiorì Antonello Pieli ucci di Vii- cede ne' viaggi i Papi, colle consuete ce-
bi lYtrnccia di Teano, d'oscura condi- remonie.BenedettoXill pernottò nel con-
zione, il quale pel suo ingegno consegni vento, distribuendosi l'alloggio del segni-
in Napoli nobiltà e feudi, cariche cospi- to e della prelatura in varie case, trattati
cne e l'uffizio di segretario regio. Maeu- lautamente dalla camera imperiale diCar-
tirando a parte della congiura de'baroni lo VI. II popolo accorse dalle vicine ter-
coulro il re, ordita da Francesco Coppo- re e castella nella città, che laserafece va-
ia conte di Sangro, fu imprigionalo in- rie illuminazioni di giòia. Nella seguente
sierue a'figli conti di Carinola e di Poli- mattina del sabato, il Papa si avviò per
castro, i quali furono puniti della fello- Munte Cassi uo, Dichiarai a Caserta, ed
a6 T E A TE A
;» Caf.tani famiglia, che i principi ili que- stitutac roman. vìrg. et mari, suojunge»
sia n vendo a'29 agosto 17*1 ceduto a Car- retar corpori, misìt. Però occorre tenere
lo di borbone re delle due Sicilie il du- presente il riferito a Sor». Nuovamente
cato e la città di Caserta, indi divenuta fu s. Urbano da tutti proclamato vesco-
splendida 1 egizia, ebbero in cambio in par- vo,enon ostante la sua virtuosa ripugnan-
te di prezzo il principato di Teano, di cui za gli convenne accettare. Fu assiduo nella
tuttora portano il titolo che soglionocon- predicazione, caritatevole nella cura de'
ferire a'Ioro primogeniti, restando ad essi poveri, difensore delle vedove e degli op-
eziandio quello di duchi di Caserta. Nel re- pressi, operatore di prodiga, visitando con
sto Teauo seguì le vicende politiche del zelo la diocesi, e fungendo le parti tutte
reame. di eccellente pastore. Morì santamente a'
La fede cristiana vi fu predicata ne'primi 6 dicembre, e si venera il corpo nella cat-
(empi del la Chiesa, e Papa s.Silvestrol eres- tediale. Essendo perito l'archivio per Tin-
se nel 333 la sede vescovile,cbe poi diven- cendio, dice l'Ughélli che s'ignorano i sue-
ne sulFraganea dell'arcivescovo di Capua, cessoli, sino a Lupo morto nell'elio Cir-
ene consagrò 1 .* vesco vos. Pari de d'Atene, ca, nel quale anno gli fu sostituito Ilario
che venuto in Italia durante la persecu- diacono e monaco di Monte Cassino; indi
zione de' cristiani, liberò i teanesi da uu nell'866 Stefano; nell'869 Leone, altro
tenibile drago chel'infestava.onde cuin- monaco cassi nese, il quale con l'abbate s.
inos^i dal prodigio, riceverono il battesi- BertariodissuaseroGiovanni Vili di eres-
ino gI'idolatri,e lo domandarono al Papa re vescovo di Teano il conte Landolfo di
per vescovo. Il santo fece innalzare chie- Capua. NeU'884 Angelario abbate cassi-
se,ed ordinò chierici pel culto divino, fra' nese di Teano, insigne per virtù, dalcle-
quali s. Urbano che poi gli successe. Oc- ro e popolo esaltato, morto nell'88c) e se •
cupo la sede sino al 346, e riposò nel Si- polto in cattedrale. Non si conoscono al-
gnore, chiaro per santità di vita e per mi- tri vescovi sino a Sandrariodel 1006, cbe
iaculi, venerandosi il corpo nella calte- ricevè un privilegio daGiovanni XIX.. Ar-
diate. Gli successe in detto anno s. Ama- duino sottoscrisse al sino lo romano del
«io greco, portatosi a rifugiare in Italia ' ^og; Guglielmo intervenne nel 107 lal-
per l'ariana persecuzione, cbe ben accolto la consagrazionedellachiesadiMonteCas-
da s. Giulio I Papa T avea inviato a pie- sino fitta da Alessandro II; Pan lolfo eas-
dicar T evangelo nelle principali città vi- sinese fu consagrato da Pasquale II, dot-
cine, e passato in Teano (come rimarcai to e propugnatore della libertà eeclesia-
nel voi. LXVII,p. 2(3) ne fu consagrato stica. Raul nel 1 i44s' trovòall'assemblea
■vescovo da detto Papa nel!a basilica di s. di Capua adunata dal re Ruggero I; Pie-
Pietro, siccome degno per zelo e miracoli ti o del 1171 ebbe un contrasto co'citta-
operali, in vece di s. Urbano leanese dal dini di Sessa e il vescovo Erveo,riportan-
clero e popolo acclamato per pastore, ed do l'Ughélli il giudicato del gran conte-
il quale per umiltà erasi ricusato accettar stabile Roberto; indi nel 1 (79 iuterven-
la dignità: s. Amasio, dotto e facondo, san- ne al concilio di Laterano III, e al cui tem-
lissira un e 11 te rese l'anima a Dio nel 3 5 5. poi! pio Giovanni Ferrari nel fondo di Rie-
L'Ughélli cbe nelP Italia sacra t. 6, p. cardo conte di Sangro eresse il monastero
548, riporta la serie de'vescovi di Teano, cisterciense in Bairauo nella diocesi, sotto
dice che nella cattedrale vi riposa ancora il titolo di s. Maria di Ferrarla, riprodu-
il corpo di s. Amasio, e di s. Reparala ver- cendo 1' Ugbelli il diploma pontificio di
gine e martire, della quale scrive; Sor./- Celestino III, e le notizie in cbe fiorì, e di
nis quoque epistolas (a s. Amasio), ciati diversi abbati. Morto Pietro nel 1 192, gli
somuis admonitus, ut caput sanctaeRe- successe con lode Teodiuo neli 193, cbe
T A R T E A a7
ottenne da Celestino III la conferma de' pulelano giureconsulto di gran fatua. Nel
privilegi di sua chiesa, con bolla presso 1 4 1- 3 Martino de Belinzo illustre cister-
l'Ughelii, iu uno a'di plorai d'Innocenzo dense e curo a Eugenio IV. Neli45gPio
111 del 1201, di Federico II del iao6 e 11 nominò il celebre suo parente Nicolò
1222, e di Gregorio IX del 1227, in cui Fortiguerri (/'.) poi cardinale: per sui
viveva ancora Teodiuo, a favore del aio- morte neh 474 Orso Orsini de' signori di
nastero di 8. Maria di Ferreria. Nel 1229 MonteRotondo,abbatecoinmendatariodi
fu eletto Roll'iedo arciprete di s. Genoa- s. Vincenzo di Volturno; nel ij*) 5 Fran-
ilo, morto esule presso Comete», per le per- Cesco Borgia (V.) figlio di Alfonso poi Ca-
sedizioni di Federico 11. Lgo fu l'atto con- li>to 111, indi traslato a Cosenza e cardi-
sagrare nel 1 2 T4 da Innocenzo IV. Gu- naie, ritenendo in commeiidaTeanoshioal
glielmo già decano della cattedrale, nel l5o3,in cui la rassegnò al paieuteFratice-
1274 si recò con s. Tommaso d'Aquino sco Borgia spagnuolo, il quale neh 73 1
al concilio di Lione li, e inori neh 295. cede la commenda al cardinal Giovanni
Bonifacio Vili vi trasferì da Sora Nicola, A'. /AvV^/f/''".), Essendosi dimesso nel 1 535,
ni (piale successe Adenolfo; nel 1 309 Gol- fu vescovo Antonio M.ade'conti Sertorio
fredoGalluzzi nobilUsimo leanese; Cene- modenese, abbate di Notiamola e di Vol-
dettoXII nel 1 338 gii surrogò Pietrosa*- turno; nel 1 7 j 7 fr. Girolamo Nichisolioo-
snido l'elezione di due canonici della cat- bile verouese,domenicauo e teologo egre-
tedrale fatta dal capitolo scisso ne'pare- gio, e con decoro fu al concilio di Trento.
11. Neh 343 Clemente VI nominò Omo- Neh 566 s. Pio V nominò il suo confes-
deo canonico della basilica Lateranense, sore ff. Arcangelo Bianchi (V.) domeni-
annullando l'elezione dal capitolo filladi cano e cardinale, come Fortiguerri deno-
uno di detti canonici; e neh 349 fr. Bar- minato il cardinal di Teano, Rinunziò
tolomeo Papazzurri nobile romano, dotto nel 1 jj5, e gli successe Gio. Paolo Marin-
doinenicano, Nel 1 353 traslato a Chieti da cola, dotto e scrittore delle gesta di Paolo
Innocenzo VI, questi elesse Marino del IV, che facendo altreltanloa Sisto V,non
G indice (/ .). poi di Amalfi e cardinale, volle accettare il dottissimo Lelio Laudi
Neh 363 motìGio vaimi Maritile gli sue- di Sessa da lui eletto, onde neh 588 gli
cesse fr. BVancesco di Messina domenica- sostituì Vincenzo Brancaleoni die visse 7
110; neh 369 Tommasodella Porta cano- mesi, e uell' islesso anno il Papa nominò
Dico e nobile di Salerno, dotto e probo Vincenzo Serafini d'Ascoli. Neh 61 5 An-
pastore. Dopo Alessandro, l'antipapa Cle- gelo Ciaia nobile sauese lodato; nel 1617
mente VII v' intruse Giovanni. Urbano Michelangelo5ergosaspagiiuolo;neli633
\ I per sua morte nel 1 388 dichiarò An- Ovidio Lupaii nobile bolognese, encomia-
Ionio, che Iraslato ad Atri e Penne, nel to per pietà e integrità. Neh 627 Giovan-
l3g3occupò la patria sedeNicoladeDiano nule Guevara nobile napoletano, geuera-
DODile leanese, chiarissimo per esperidi- le de' chierici minori, pi udente e sapien-
za e dottrina, consigliere di re Ladislao, ti>simo, autore deh' Orologio spirituale
e trasferì lo a Napoli, Neil 4oq fr, Gio vau- de'principi. Neh 642 Muzio de Rosi re-
ni di Teano francescano, contrastando- fereudario e abbreviatole di parco mag-
gliene il possesso Ladislao, perchè elet- gioie; neh 6 54 PaoloSquillanti napoleta-
loda Alessandro V. Nel 1 4 ' ^ Grego- no, insigne per pietà, carità e sapere, isti-
llo XII die la sede in commenda a Ga- luì una congregazione pel vantaggio spiri-
spare de Diano nipote di Nicola, ma noti tuale della diocesi. Neh 66 lOttavio Bol-
lii consagrato per lo scisma; si dimise nel doni nobile milanese, dottissimo e erudì-*
1 4 18 e Martino V lo trasferì a Couza , lissimo barnabita, modesto letterato e au->
surrogandogli Gio. Ci islofbroCrisponi uà- loie d'opere, facoudo predicatore ne'poa*
28 TEA
lilìcali, lasciò la sua insigne biblioteca ni
convento suburbano de'minori riforma tL
Neil 68 1 Ginse|)|)e Nicola Giberti nobile
gcnesino, di somma integrità, giustizia,
dottrina e zelo, rimosse coraggioso diver-
se superstizioni e abusi, riformò il clero,
ravvivò il culto, padre de' poveri, incaricò
la congregazione de'sacerdoti di spiegar la
dottrina cristiana; rovinata la cattedrale
da terremoti e da 'fulmini, la rifece e or-
nò, ampliò il seminario e ne aumentò le
rendite e gli alunni; caro a Innocenzo XI,
non volle accettare la sua rinunzia per
essere divenuto quasi cieco,e con difficol-
tà l'esaudì Innocenzo XII, clie neli68q
gli sostituì Domenico Pacifici patrizio
d'Aversa, benemerito e zelante, eòe ab-
bellì nobilmente e arriccili la cattedra-
le di suppellettili, aggiungendovi tre ca-
nonicati. Nel 1 7 1 8 Giuseppe del Pozzo
canonico di Salerno sua patria, curò l'e-
stirpazione de'rinuo va ti abusi,e nella cat-
tedrale edificò sontuosamente la eappella
di s. Paride; fu benemerito delì'iiicremeu-
lo del seminario e del sodalizio della Pie-
tà per l'associazione de'defunti, in die e
col sacco si esercitò anch'egli. Con questi
terminandosi la serie noli! Italia sacra, la
compirò colle Notizie di Roma. Nel i 724
Domenico AnlonioCirillo napoletano, già
diCarinola; nel 1 746 d. \ngeloLongocas-
siuesedi Benevento; nel 1749 Domenico
Giordani di Manfredonia, che avendo ri-
nunziato nel 1 7 55 fu fitto arcivescovo di
JN'icomedia in partibus e assistente al so-
glio pontificio, segretario della disciplina
regolare, ed esaminatore de' vescovi in s.
canoni; neh 755 Aniello Broya di Napoli;
nel 1 768 Gio. Giacomo Onorati di Lace-
dogna; nel 1777 Filippo d'Aprile di Gal-
lipoli; nel 1 792 Raffaele Pasca cassiuese di
Capaccio; nel 1797 Nicola Vecchi di Ca-
pii 1 traslato da Conversano.
A C\lvi essendomi proposto in questo
articolo parla re de'suoi vescovi, per l'unio-
ne segui ta delied ne diocesi di Cai vi e Tea •
no, mentre questa 2." vacava per morte
del vescovo Vecchi, procederò con Ughel-
TE A
li, Italia, sacra, t. 6, p. 477> e colle cor-
rezioni e molte gi unte del Coleti, t.i o, p.
23 1. Calvi tra Sessa e Capita, lungi 4 mi-
glia da Teano Si dici no, fu edificata circa
l'S^gda Atenulfo conte di Capua e prin-
cipe di Benevento, sulle rovine dell'an-
tichissima Calès, Caliamo Calenum dei
vetusti ausoni, celebrata da diversi scrit-
tori. Calvi per gì' immensi guasti patiti
nelle guerre tra Alfonso V d'Aragona e
Renato d'Angiò per la successione del re-
gno di Napoli, il figlio naturale deli. "e
suecessoreFerdinandofjCOii diploma pub-
blicato da Coleti, nel 1 4^o l'unì a Capua
con tutte le sue pertinenze. I suoi bagni
furono rinomatissimi nell'epoca romana,
ma non si trovano le vestigia. I francesi vi
sconfissero l'armata napoletana nel 1 798,
come riportai a Calvi sull'asserito da Uè
Chantal, Manuel des dates, e dall'avv.
C\ìUA\<\\ìo, Spere 'iiogcografico.S\ccoirìe
altra simile azione seguì presso Calvi nel -
la delegazione di Spoleto , e la descrissi
nel voi. LXIX, p. 5 1, temo che sia 0 una
singolar coincidenza, ovvero per la somi-
glianza de'nomi di uno furono creduti due
fatti d'anni diversi. Rovinata Calvi dal
terremoto, per l'inclemenza dell'aria, la
residenza del vescovo fu trasferita a Pi-
gnataro, borgo cospicuo e capoluogo di
circondario, dacché la miglior salubrità
dell'aria vi attirò buona parte degli abi-
tanti di Calvi, da cui non è molto distali -
te. La sede vescovile non ebbe origine nel
1070, come indicai eoa Commanvil le a
Calvi, né nel 1094 come vuole Ughelli,
il quale ignorò il nome del 1 .°vescovo; ina
bensì uell'anno 44 di nostra era, quand o
cioè l'apostolo s. Pietro vi predicò la fé •
dee vi costituì per 1. "vescovo s. Casto, poi
patrono della città e titolare della catte-
drale, secondo l'ultima proposizione con-
cistoriale. In seguito fu dichiarata su (fra -
ganea della metropoli di Capua. Il Co-
leti riferisce invece ch'è sotto l'iuvocazio-
ne dell'Assunzione di Maria Vergine, e la
descrive distinta in 3 navate con colonne
di grauilo orieulale , colla confessione e
TEA
aliare maggiore d'elegantissima struttu-
ra, ornata di colonne marmoree , simile
essendo la cattedra vescovile dal lato del-
l'epistola, ed il pulpito e il pavimento di
nobili musaici di marmo. Vi si venera
un'antichissima immagine della 13. Vergi-
ne, colle figure laterali di s. Gio. Battista
e di s. Casto, e questo distico: NatePatris
summi, deferto erìge Cales, - / irgofa-
ve, Baptiste fave, Tuaue Optime Caste.
Questo zelantissimo pastore converti in-
numerabili idolatri a Gesù Cristo e li bat-
tezzò, quindi ricevè la palma del marti-
rio nell'anno 66 e fu sepolto in Cales. Di
sue virtuose gesta trattano le lezioni del
suo uffizio, diesi recitano nella stia festa
a'?.?, maggio, e riprodotte da Coleti, con
altre notizie. Per l'eccidio fatto da 'sara-
ceni nell' b'4o di Minturno e Formia, il
corpo di s. Erasmo fu trasferito a Gaeta,
perciò con tale esempio i calesi o calvesi
vi portarono quello di s. Casio e tuttora
ivi si venera, nella cattedrale di Calvi es-
sendovi soltanto un suo braccio, tolto di
forza a Gaeta dal capitano Nicola Mon-
forleedagli uomini diPietramolara di cui
era barone, e perciò i calvesi fecero esen-
ti quegli abitanti da gabelle. Il 2.0 vesco-
vo che si conosca è Calepodio Cales epi-
scopus verso l'anno 807, che edificò un
altare in onore del predecessore s. Casto,
e vi ripose il suo corpo. 11 3." Liberio Ca-
les episcopus del 4°5 circa, lasciando la
sua memoria in benedizione. Indi Ruffo
Calenae episcopus, morto verso il 4 '4
e sepolto acornuemsto/oe dell'aitar mag.
gioie. Aurelio del 5o4, •' cui corpo dal
suburbano cimiterio ov'era slato deposto,
fu trasportato in cattedrale presso l'alta-
re maggiore. Aucupio di Sinuessa vesco-
vo Caleno di gran virtù e dono profeti-
co, morì nel 5i3 e fu sepolto presso la
sua sedia episcopale. Claudio da Roma re-
catosi a menare vita eremitica nel monte
di Morsico, per la sua rinomata santità da
tutto il popolo fu acclamato vescovo ri-
pugnante, e morì nel 556. Leone di Ca-
pita riparò la cattedrale, e dopo molle
T E A 29
buone opere cessò di vi vere nel 567. Ro-
dolfo fu carissimo a Papa s. Paolo I, e in-
tervenne al suo concilio del 761, lodato
per le sue qualità. Silvio siciliano liberò
la sede di Calena da Drocheo ingiusta-
mente occupata , e poi lo riconciliò con
Papa Stefano IV come seguace dell'anti-
papa Costantino, e morì nel 70)7. Gli suc-
cesse Nicela che rifece l'episcopio; Passi-
vo nell'823 riedificò l'episcopio e la ca-
nonica dirula, e intervenne nel concilio
romano dell'826; F. o Ferdinando per
essere Cales diroccala si recò in Roma, e
fu dispensato dalla residenza da Gregorio
IV iiell'829, niorendo in Capua; Valen-
tino dell'838 terminò i suoi giorni in Ro-
ma, e gli furono celebrate l'esequie nel-
la cattedrale di s. Casto in Cales. Andrea
episcopus Calvensis sottoscrisse neH'853
il sinodo romano; Alderico Calvensù c~
piscopus del 979; N. episcopus Calven-
sis del 1094, col quale l'IIghelli avea in-
cominciato la serie de'vescovi; Pietro di
Capua delio4i; Tancredi di Capua del
I 074; N. del 1 233, non conoscendosi gli
altri predecessori. Odoarde cisterciense
intervenne nel 1 245 al concilio di Lione
I , ove con mirabile zelo e ardore inveì
contro il persecutore Federico 11, che ivi
deposto, poi lo fece imprigionare. Da Bo-
ianoneli26o vi fu traslalo Palmeriojnel
1260 Isembardo capuano; Gregorio ca-
nonico di Calvi eletto dal capitolo e rac-
comandato a Gregorio X, fu conferma-
to nel 1272. Landolfo capuano Cales r-
pìscopus morì nel 1289; Roberto napo-
letano Cales episcopus morì nel 1291;
Enrico (piscopus ( 'alvensis nel 1 3o 1 unì
alla mensa il monastero benedettino di s.
Salvatore di monte Capranico. Federico
del 1 3 1 1 , Giovanni morì nel 1 324, fr. Pie-
tro francescano eletto da Giovanni XXII
nel 1 32.5,Taddeo vescovo di Cales capua-
no morì nel 1 332. Fr. Giovanni de Con -
(ivi francescano eletto vescovo d'Isernia
dal capitolo, invece Giovanni XXII nel
j 33?. lo dichiarò di Calvi. Persila rinun-
zia neh 34 3 Clemente VI elesse fr. Sle-
3o T E A T E A.
Dmo carmelitano; nel i 3 £5 fir. Giovanili co al concilio di Trento. Nel i 566 Paolo
d'Arpinio francescano d'esimia virtù; nel de Banco nobile diTerracina e ili Nane-
i 3 J.8 li-. Pietro de Brina francescano; nel li d'eccellenti doti; nel i 5n 5 Ascanio Mar-
^3C)■3. Rinaldodell'ordine di s. Spirito di chesini già vescovo Maiorense; neh 58o
Roma. Gli successe Antonio, indi Rober- Scipione Bozzato nobile n;ipoletano,chia-
to, poi Giovanni morto nel i 3rp, quin- io per dottrina, trasferito a Lucerà; nel
di Bartolomeo traslato a Sentali. Stefa- i'TiSs Fabio Maranta di Venosa, insigne
noGoberno o Gobenogià vescovo Nemo- nella giurisprudenza, virtuoso e indefès-
viense, poi arcivescovo di Corinto, inrli so nella cura dell'anime, visitò tutta la
d'Acerenza, e nel 1402 trasferitoa Calvi, diocesi, nel i 589 celebrò e stampò il si-
celebre giureconsulto e intimo consiglie- nodo, restaurò la cattedrale, edificò una
le di Ladislao: gli fu commessa co'vesco- cappella e rifabbricò magnificamente la
vi di Sessa e di Teano la vertenza de'con- torre campanaria, ricuperò Caupona alla
(ini tra le diocesi di Cales e Teano, nei mensa, e rifece la pianta de'suoi beni e
quali furono posti i debiti termini. JN'el di quelli ecclesiastici di tutta la diocesi.
14 1 3AntonioGalluzzicapuano;neli4i5 Nel 1 6 1 q Gregorio del Bufalo nobile 10-
f'r. Antonio del Fede carmelitano fioren- mano;uel 1623 Gennaro Filomariuo no-
tino, dotto oratore, intervenne al sinodo bile napoletano e teatino, encomiato pa-
oli Costanza, e fu lodalissimopastore.Nel store; nel i6to Francesco M." Falcucci
i443 Angelo Mazziotti canonico capua- nobile di Gubbio, restaurò e consagrò la
no, unì alla mensa l'abbazia di s. Vitalia- cattedrale; nel 1 66 1 Vincenzo Caraffa no-
no per la riparazione della cattedrale qua- bile napoletano, abbate generale de'cano-
si rovinata, la restaurò, e consagrò l'alta- nici Lateranensi, ed egregio predicatore.
re maggiore. Nel 1466 Antonio, nel 1 49 ^ Neli6y9 da Policaslro vi passò d\ Vin-
AngeloMarollicapnano,MaureIioGioan- cenzo de Silva napoletano, trovando l'e-
uotti morto nel 1 5o5, indiMalteo Magna- pi^copioquasi atterrato, l'archivio mano-
noOrsini romano traslatodaCittàDuca- messo da'napolelani, accomodò una de-
le fu lodato. Nel i5t 2 GabrieleOrsini no- cente casa in Pignataroe vi stabilì la sua
bile, nel 1019 rassegnò la sede con regres- residenza;donòalla cattedrale utensili sa-
so a Giovanni Galla arcidiacono di Ca- gii, fondò con sufficiente dote 3 canonica-
pua. Nel 1 543 fi . Bernardino Spada bo- ti e 4 ebdomadari di padronato de'vesco-
lognese generalede'conventuali,dottissi- vi, celebrò e stampò 4sinodi,e si studia-
mo e illustre per pietà, mentre sembra- va d'erigere il seminario quando lo sor-
■va destinalo al cardinalato morì e fu se- prese la morte. Nel 1703 Gio. Battista Ca-
potto in Roma nella cappella gentilizia racciolode'conti di s. Angelo somasco; nel
di s.Giiolamo della Carità. Neli544^1a" 1 7 1 9 Giovanni Carafa nobile napoleta-
vino Gennari nobile napoletano, chiaro no traslato da Neocastro, chela morte im-
per virtù e scienza, ma poco anch' egli pedi; Filippo Positano nobile di Napoli e
visse. Berengario Gusman nobile, vendi- canonico della metropolitana, pio e vir-
cò il feudo di Bocchette alla mensa; nel tuoso, chiaro per sapere ed eruditissimo
1 55 1 Belisario Camberà canonico di Va- nelle lingue, beneficò la cattedrale, istituì
lenza, morì nello stesso anno; fi". Gaspa- le prebende del teologo e del penitenzie-
re Fossa nobile calabrese, dottissimo mi- re,edue mansionari di padronato de'suc-
nimo e cospicuo per virtù, fu con molta cessori, l'economo sagrista, riordinò il con-
1 iputazione al concilio di Trento , e poi fuso archivio, ampliò il giardino delì'epi-
traslato a Reggio. Nel 1 56o fr.Ginlio Ma- scopio e questo restaurò, ornala cattedra-
guani generale de'conventuali, piacenti- le di arredi sagri e la migliori»; la men-
ilo di grau virtù, pietà e dottrina, si re- sa fu per lui aumentata, e fondò il semi-
T E A
Dario. Con esso nell'Italia sacra finisce
la serie de' vescovi eli Calvi, e la comple-
terò co'riporlali nelle Notìzie di Roma.
Nel 1733 Gennaro M.' Danza di Tram ti-
tola; nel 1 r42FrancescoAgnello Fregiali'
ni di Barletta, traslato da Venafro; nel
1 - ")(*> Giuseppe Capece /.urlo f I .) tea-
tino napoletano, Del 1 782 trasferito a Na-
poli e cardinale. Dopo 1 oanni di sede va-
cante, Del I7Q2 Andrea de Lucia di Mo-
gnano diocesi di Nola. \ acando come dis-
si la selle di Teano, Pio VII nella ci r co-
scrizione del legno delle due Sicilie, col-
la bolla De uditori dominicele . de'28 giu-
gno! 8 18, UDÌ in perpetuo le sedi vesco-
vili di Calvi e leanoaegue principaliter,
le confermò sullraganee dell'arcivescovo
di Capua, e dichiarò i.° vescovo di Calvi
e Teano il prelato de Lucia che ancora
governava la i.a Gli successero, Giuseppe
Pezzella di Teramo e poi di Zela in par-
tihus, cioè per coadiutoiia a*23 giugno
1828. Per sua morie, Gregorio XVI nel
concistoro de'20 gennaio 1 834- gli sosti-
tuì mg.' Giuseppe Trama di Napoli, par-
roco di quella metropoli, ed esaminatore
nuche pro-sinodale. A vendo poi rinunzia-
to i due vescovati, il medesimo Papa nel
concistoro de'?. 7 aprile 1840 vi preconiz-
zo l'attuale vescovo mg.' Nicola Stetti ti i
di Cogenti, mansionario di quella catte-
drale, professore del seminario, parroco
e predicatore, esaminatore sinodale. La
mensa ascende a circa 4°oo ducati, gra-
vati di 600 per pensioni. Le due diocesi
unite si estendono per quasi 5o miglia,
e comprendono 36 luoghi.
TEATINE DELLA SS. IMMACO-
LATA CONCEZIONE, Oblate e Romi-
te, l irgines Theatinae ss. Conceptio-
iiis, 1 irgines Solitariae ss. Conceptionis.
Congregazione religiosa di donne ohlate
e romite esistenti in Napoli e nella Sici-
lia, fondale dalla ven.suor Orsola Benui-
casa, che attribuì all'oblale la «ita attiva
di s. Marta, e alle romite la contempla-
tiva di s. Maddalena, ed ambedue con vo-
ti, cioè impose i semplici all'oblate, 1 so-
T E A 3 r
lenni alle romite. Il romitaggio è solo in
Napoli: la congregazione delle oblate può
esistere senza il romitaggio, non così vi-
ceversa. Questa congregazione è sogget-
ta all'ordine de' Teatini (V.) istituiti da
s. Gaetano patriarca àe* Chierici regola-
ri, patrono e apostolo della divina prov-
videnza. Nel 1 547 a'7 agosto, nello stesso
giorno in cui a Napoli era passato all'e-
terna gloria s. Gaetano, ivi nacque Orso-
la (nome battesimale impostole o per es-
sere venuta alla luce nella vigilia di s. Or-
sola, o perchè alla pia madre glielo insi-
nuarono i ss. Francesco di Paola e Luigi
IX in singolare apparizioDe)da Girolamo
e da Vincenza Genuina, esemplari goni-
tori, ambo nativi di Citara castello della
Cava sulla costa d'Amalfi; però il padre
ingegnere e architetto in Napoli, discen-
deva originariamente dalla nobile fami-
glia Benincasa di Siena. Sino dal suo na-
scere e dalla fanciullezza, Dio manifestò
chiari presagi della futura sua santità, e
la B. Vergine, a cui Girolamo l'avea of-
ferta e raccomandata appena nata, la pro-
tesse ne' suoi pericoli. Ancora fanciulla
di buon animo soggiacque a fatiche e di-
spregi per piacere a Dio, piangendo i pec-
cati altrui. Lavorava innanzi alle sagre
immagini di Gesù coronato di spine, della
ss. Vergine Immacolata e di s. Caterina
da Siena; tal volta esultando col canto d'in-
ni divoti e preghiere. Frequentando la
chiesa di s. Spirito in Napoli, si confessa-
va dal p. Marco Marzianesi domenicano
di non ordinaria pietà e gran pratica nel-
la direzione delle anime, il quale l'istrui-
va Dell'esercizio delle virtù, osservando-
ne disposto lo spirito. Il proprio ottimo
fratello Francesco, datosi «'buoni studi e
ad edificante vita, ridusse tutta la fami-
glia a forma d'un ben regolato monaste-
10. Orsola ne profittò più di tutti, abbrac-
ciò un tenore di vivere totalmente spiri-
tuale , e die quindi segni di commercio
col cielo; moshandod 'apprendere più per
hi me superiore, eh e per istruzione del Ca-
tello, persino Dell'intendere 1 atn^i di qua-
32 TEA TEA
lunque libro latino e della s. Scrittura; camp, coperto d'una veste di saia nera,
Cognizioni che più adulta die a conoscere onde sembrò fin d'allora d'imitar l'abito
con istupore de'più scienziati teologi. A- teatino. Intanto il cielo la dispose a rice-
vendola condotta la madre coll'altre so- vere il dono dell'estasi, venendo pel fuo-
rclle a diporto sul monte s. Elmo, ivi el* co dell' amor divino presa da agitazione
la ritiratasi in disparte, e raccoltasi qua- ebattimento di cuore, insieme a totalcon-
si estatica in orazione, riscossa dalla ma- cussioue esterna della persona. Per mor-
dre da sì dolce contemplazione, Orsola te del pio fratello e della degna sorella An-
rizzossiin piedi, e raccolte da terra 3 pie- tonia, fu costretta ritirarsi in casa dell'al-
tre,negiltò una dami lato, pronunziando tra sorella Cristina, il cui marito Fabri-
le parole che diconsi nella consagrazione zio Palmieri ne fu assai contento pel gri-
dellechiese: Locus istcj indi gettando la do che avea di singoiar bontà di vita. La
2/ pietraio altra parte, soggiunse: San- veemenza de'suoi commovimenti fu presa
ctus estj in fine rivolta a un 3.° luogo, per male epilettico, e persino si credè in-
geltòla 3.' pietra dicendo: in qùoordtScl' demoniata; però si conobbe provenire da
cerdos. Con ispi rito profetico così desi- Dio e da fi vori di spirilo. Penetrato il suo
gnò nel i ."luogo il sito ove fu poi eretto il cuore vieppiù dall' ai'dor divino e dalla
conservatorio e congregazione delle ver- più viva brama d'esser fatta una cosa stes-
gini teatine; nel i.° ove fu poi edificato sa con Dio, ottenne di ricevere la s. Co-
l'eremoo recinto per abitazione delle ver- munioneogni mattina, e nel riceverla ces-
gini romite; nel 3.° il sito incoi venne co- savano i violenti sbattimenti, riempiendo-
struito l'edifizio pe'sacerdoti destinati al- sidi calma edi singolari dolcezze, che du-
l'assistenza delle vergini teatine e romite, lavano per ben 5 ore. Questo fu un clo-
Di 7 anni perde i genitori, prestando lo- no caratteristico e particolare, di cui vol-
ro amorosa assistenza; indi patì infermi- le Dio fregiata Orsola fino alla morte, on-
ta, e calunnie da'parenli, da lei con gran de per antonomasia fu denominata l'Im-
pazienza sofferte. Ad insinuazionedel fra- statici/, e le deposizioni de'processi laeon-
tello divenuto sacerdote, e da cui Orsola fessano sempre vissuta in continua ora-
apprese i fondamenti della maggior per- zione e estasi, uel tempo delle quali di-
fezione cristiana , ad onta di sua debole veniva alfatto insensibile alle punture, e
compIessione,per l'ardentissima brama di fino a ricevere senza dolore leditacon-
consagrarsi a Dio chiusa in un chiostro di ficcate negli occhi. Bastava che movesse
rigida osservanza, divisò di ritirarsi nel parola, o udisse altri parlare di Dio,o del
monastero di s. Maria in Gerusalemme Crocefisso, o del divino amore, o mirasse
di Napoli, detto delle cappuccinelle, che una s. Immagine, ch'era tosto in estasi,
fioriva sotto la più austera regola di s. la quale prolungavasi or più ora meno,
Chiara in concetto di gran virtù. Ma seb- sentendosi bruciare e accendere nel mag-
bene le monache erano propense a lice- gior grado d'amor divino e perfetto. la-
veria, per la sua età dito anni e gracile di refrigerandosi con acqua gelata, que-
salute, e per essere compiuto il numero s'a diveuiva calda e fumante, udendosi
della comunità, non poterono ammetter- quel rumore e quel sibilo, che suol cagio-
la.Tra i pianti e il rammarico si rassegnò narsi da un ferro rovente quando si get-
al volerediDio, impegnandosi con più ar- ta nell'acqua. Ritornata dall'estasi, invo-
dorè a formarsi di sua casa un chiostro, cava i dolci nomi di Gesù e di Maria col-
e sì accrebbe tanto negli esercizi di mor- le parole di amore, e con sagri canti, no-
tificazione e di penitenza, che sembrò vo- graziando Dio delle spirituali delizie go-
ler emulare o superare le claustrali stes- dute, come se venisse dal paradiso e dal
se. Si vestì di ruvido panno sulla nuda consorzio degli angeli e de'santi. Escla-
TEA
mova: Amor mio, sposo mio; non più Si-
gnore, Don più; basta, perchè il mio cuor
fragile non è capace di tanta consolazio-
ne, essendo io ima vile femminella. Iddio
la condnceva alla pei lezione con queste
consolanti estasi; e talvolta anche alzata
da tetro, anco in chiesa alla presenza de-
gli astanti; onde tutta Napoli le ammira-
va come prodigiose e l'acclamava santa.
Indebolita da esse o da'rimedi presi quan-
do si credevano prodotte da fìsiche imper-
fezioni, fu sorpresa da mortale malattia,
e ne guarì istantaneamente con istupore
di tutti e de'domenicani che l'assisteva-
no al punto estremo. Bramando di vive-
re in solitudine, per liberarsi dagli applau-
si, dalle lodi e dalle persone che ricorre-
vano a lei, per divino impulso volle riti-
rarsi sul monte s. Elmo, ove il cognato
le procurò uno stanzino di tavole acciò
quietamente potesse applicare all'orazio-
ne e goder le sue estasi, senza esser tur-
bata dall'occorrente popolo. Ciò non fu
sufficiente, e neppure il cambiamento di
casa, laonde recossi dall'altro cognato De-
siato Fasano,il quale le ottenne dall'ar-
civescovo di Napoli Annibale di Capua di
erigere una cappelletta in casa, ove potes-
se udir la messa e comunicarsi senza an-
dar in chiesa, per evitar la folla del basso
popolo; ma nou potè minorare la molti-
tudine de'nobili d'ambo i sessi, che a lei
ricorrevano per conforto, per consiglio,
per edificarsi eper raccomandarsi alle sue
orazioni, procurando ella consolazione e
sollievo a tutti. Non potendo durare que-
sto stato di cose, la volontà di Dio si ma-
nifestò che dovesse abitare sul monte s.
Elmo, e così non essere più frastornata.
Ivi trovatasi una casa a pigione di Gio.
Tommaso de Magnati,con piccola cappel-
la (e questo è il luogo in cui oggi dimo-
rano le teatine), con l'assenso ponderato
dell'arcivescovo vi si recò ad abitarla, ad
onta di essere luogo alpestre, deserto ed
esposto per la sua remota situazione a'ia-
dronecci; ricusando tutte le olici te de'no-
bili sia de'loro palazzi, che di quanto vo-
vol. Lxxur.
TEA
33
levano donarle. Non si può ridire la sua
contentezza e gli elogi che fece al monte,
nel quale il Signore manifesterà la gloria
sua, ed ove verranno innumerahili ver-
gini a servirlo e lodarlo, e beato chi polla
aver luogo su questo monte; siccome e
sclamava con profetiche parole. Infitti da
orrido e sterile ch'era il monte, dopo che
vi si stabilì la venerabile, divenne popola-
lo e giocondo per le tante case religiose
e monasteri ivi aperti, per le chiese in o-
gni parte innalzate. Trovandosi colà se-
parata dal mondo e tutta raccolta in Dio,
da lui ottenne Orsola le grazie più segni-
late e l'estasi più sublimi, ornata altresì
di splendenti raggi econ occhi scintillan-
ti che sembravano stelle. Que'che la ve-
devano, attestarono averla udita parlare
co'celesti spiriti, cogli abitatori del para-
diso, con Gesù e con Maria. Non mancò
Dio di farle penetrare i segreti e occulti
pensieri altrui. Per la sua crescente san-
tità, l'arcivescovo le permise ritenere nel
suo oratorio il ss. Sagramento, nel triduo
della settimana in cui è tolto dalla pub-
blica venerazione. 11 sacerdote spaglino-
lo d. Gregorio Navarro abbate di Fran-
cavilla, che talvolta teneva seco spiritua-
li congressi e le celebrava la messa, fu
chiamato da Orsola, e da parte di Dio gli
comandò di edificare una chiesa alla ss.
Concezione eli Maria. Restò sorpreso l'ab-
bate pieno di meraviglia, poiché avea fat-
to voto di fabbricare una chiesa alla 15.
Vergine per grazia ricevuta nel giorno
appunto della ss. Concezione, eda taleef-
fetto preparata conveniente somma. Con
lagrime di tenerezza candidamente ma-
nifestò il suo occulto proponimento, si di-
chiarò pronto a effettuarlo, e intuonò il
Te Datììùn ringraziamento a Dio. L'ar-
civescovo ne fu contentissimo e si offrì al-
l'abbate di contribuirvi. Divisava d. Gre-
gorio innalzar la chiesa sul monte di Po-
silipo in una casa che vi possedeva, e re-
candosi a manifestare adOrsola il suo pen-
siero, questa se gli fece incontro e con pa-
role estatiche disse: che la ss. Trinità co-
3
34 TEA TEA
mandava, che in quell' istesso lungo del scali, per cui colla carrozza del cardinal
giardino ove dimorava, si dovesse erige- Santorio, acuil'avea raccomandata l'ab-
re la chiesa, ed il lilolo ne fosse della ss. bate Navarro, visitò con gran divozione
Concezione di Maria Vergine, in quella le sette cinese e la Scala santa; indi Gre-
lerra dove già l'avea designata secondo gorio XIII, che seppe la sua venuta e l'e-
ia volontà della ss. Trinila. Per tal mio- stasi avute anche in Roma, fece sapere al
xo portento, l'abbate conobbe la volontà cardinale che nel dì seguente l'inviasse a
di Dio, e senza più pose mano all'opera, Frascati. Pervenuta alla presenza del Pa-
malgrado le dicerie e gli ostacoli che in- pa,consua meravigliaede'famigliari pori-
sorsero, di già predetti dalla serva di Dio. tifici i, subito andò in estasi, dalla quale
Ih. "maggio 1 58 1, Orsola preso un Agnus ritornò a'sensi suoi chiamata da Ini, e idi
Dei, lo gettò ne'fundamenli, in uno alla baciò prostrata divotamente i piedi. Do-
i /pietra con l'abbate, e fattasi estatica la pò di che il Papa invitandola vicino a se,
benedì nel nomeeper ordine delia ss. Tri- vollebenignamenleascoltare l'ainbascia-
nità e della B. Vergine. Terminala l'està- la che voleva esporg'i; ed essa umiltnen-
si e la funzione, restò confusa e le dispiac- te da parte di Dio espose i flagelli che
que d'essersi arrogato un atto che solo slava per mandare, se il cristianesimo non
apparteneva al sacerdote, sebbene esegui- faceva penitenza, e nel suo discorso due
lo per impulso divino. Visitata poi dal- -volte riandò in estasi. 11 Papa le disse :
l'arcivescovo di Lanciano, e interpellata Prega il Signore che ci perdoni i castighi
quauti anni occorrevano pel compimen- themeritiamo,echeci minaccia pe'nostri
to e ufficiatura della chiesa in costruzio- peccati; e la licenziò colla sua benedizio-
ne; rispose Orsola, sarà fatta in mesi, co- ne, invitandola a restituirsi in Roma, ove
me seguì, e da dove la C. Vergine dispen- dal cardinal Santorio avrebbe saputo co-
serà le sue grazie nelle calamità e biso- sa dovea fare. Il cardinale fu incaricato
gni di Napoli. Terminata la chiesa con dal Papa di formare una scelta congre-
sua inesprimibile gioia per essere di con- gazione de'più riputali di Roma per dot-
linuo vicina al suo Gesù sagramentalo, ti ina, pietà e cognizioni nella direzione
tultavolla si trovò inaridita e fredda di delle anime, fra'quali vi comprendesse s.
spirito, e Dio espressamente le ordinò di Filippo Neri, per esaminare rigorosamen-
lasciarla e di condursi in Roma, poiché te lo spirito di Orsola, e riferirne i risnl-
adirato contro il cristianesimo dall'offese tati; perchè dubitavasi di sua semplicità,
enormi de'peccatoii d'ogni celo, minac- e che andasse soggetta a illusioni del ne-
ciasse su di essi imminenti e terribili ca- mico comune, da cui pure ne provenisse
stighi. Ad onta di sua ripugnanza, cleri- l'alienazione da'sensi. La congregazione
vata dalia sua umiltà, dal conoscersi nien- dopo averla interpellata, affidò intera-
te, semplice, ignorante, di nonessere ere- mente l'esame del suo spirilo a s. Filip-
duta , le convenne ubbidire e recarsi a pò, versatissimo anche in questo. Il san-
notificarlo a Papa Gregorio Nili, colla to eseguì l'incarico con tutta sagacità, e
benedizione dell'arcivescovo e del conles- per esperimentarla non poco la mortifì-
sore , avendo essi conosciuto che Dio lo co; e scorgendola umile e virtuosa, le dis-
voleva, ed avea dichiarato a Orsola: Se se poi: Quello che io ho detto a le, dillo
tu non vai, manderò al inondo i castighi, tu a me. Intanto i maldicenti sparsero le
e leverò a te le grazie che ti ho date, e piìi assurde calunnie, sì in Napoli che a
per segno che io li mando, ti manterrò R.oma.Posciacontiuuòasoggiacereagra-
il dono dell'estasi che li diedi, e giammai vi prove del suo spi i ito, ma essa die se-
l'abbandoneiò. Giunta a Roma a'3 mog- gni non equivoci di sua virtù. Nuovi e-
gio 1082, trovò che il Papa era in Fra- sperimenti fece s. Filippo, e si confermò
TEA TEA.
della sua verace virtù. Il cardinal Santo- considerarsi «sempre per niente,acciò il ne
rio la comunicò nella sua coppella, e pas- mico comune non la spogliasse d'ogni be
sale le 5 ore della consueta estasi, vestito ne, tutto dovendo riferire solo a glori.» di
pontificalmente l'esorcizzò come fosse in- Dio; le predisse che sarebbe stato protet-
demoniata , ma con risultato edificante, trice di Napoli, e passeggiando insieme le
Novelle prove si presero di Orsola, cuiel- disse che poi avrebbero ambedue ciò fatto
la egualmente superò con meraviglia dì inparadiso. Il santo nel licenziare Orsola,
tutti, con concetto di santità presso i ro- richiese per memoria la di lei corona, ed in
mani die facevano a gara per vederla e la ricambio levatasi la propria berretta dal
chiamavano santa.Continuandos. Filippo capo, gliela pose in segno di benevolenza
ad esercitarla quotidianamente con parole in testa, dicendole : Quando ti levi la io-
aspree scongiuri, laseparòda'suoi parenti vaglia dal capo, ti pollerai questa, acciò
che l'aveano accompagnata, collocandola non ti faccia male. Dipoi questa berretta
nella casa d'un prete spagnuolo adiacen- la venerabile la tenue sempre carissima
te alla chiesa di s. Michele arcangelo in nel suo Oratorio, e indi le suereligioseco-
Dorgo, in angustostanzolinocon fìnestrel- me una reliquia di quel gran santo. Al-
la rispondente alla chiesa, da cui era in l'articolo Berretta notai, che in memo-
continua adorazione del ss. Sagramento, ria della donata da s. Filippo, per i>pe-
sulla quale per memoria fu posta onori- ciale privilegio la superiora delle teatine
fica isciizione.il prete di quando in quali- ili Napoli, nel coro e ne' capitoli tuttora
do la scongiurava e comunicava, conti- usa la berretta clericale. Ad evitare il coll-
imando nelle sue estasi, le quali si ritmo- corso de'romani che l'acclamava per san-
varono quando s. Filippo la faceva con- ta, e alcuni volevano ritenerla in Roma
durre ins. Girolamo della Carità. A viep- per fondarvi monasteri, parti notte tem-
pio provarla, il santo la fece passare pres- pò. Tutta Napoli si commosse all'arrivo
so alcune sue penitenti, vicino a s. Maria di Orsola, che ritornava trionfante per le
in Vallicella, acciò fosse esercitata inser- vittorie riportate nelle provegloriosamen<
vigi umilianti e disturbata fino nelleora- te sofferte, e dell'approvazione fattasi in
zioni; ma tutte le prove riuscirono imiti- Roma del suo spirito e di sue estasi. Re-
li, ogni cosa solfrendocon giovialità e for- stituitasi presso la chiesa di monte s. El-
tezza d'animo. La minacciò s. Filippo di mo, riprese i suoi esercizi di pietà; ma o
farla trasportare all'inquisizione, ed ella pel gran concorso del popolo che anda-
serenamente si mostrò pronta asottomet- va asturbarla, o per le istanze dei cogna-
tervisi. Privata della s. comunione, eri- to Girolamo Tagliaferro onde averla net-
dotta perciò quasi a morire, fu ravviva- la propria casa nel borgo delle Vergini,
ta dalla ss. Eucaristia, e s'incominciò ad o perchè volle su di lei prenderne altra
approvare il suo spirilo ed a confessare prova Roma, da questa fu ordinato alla
la sua bontà, richiamandosi da Napoli i venerabile di ritirarsi col cognato, ed el-
suoi parenti per ricomlui vela. Conferma- la con ilarità proni unente ubbidì. Sospi-
lo il suo ottimo spirito con applauso u- rando poi il suo monte, inaspettatamea-
niversale, si recò a congedarsi dal Papa, te venne avviso da Roma che si lasciasse
vi restò in estasi e fu da lui benedetta. Al- tornare alla sua solitudine, con libertà di
treltanto fece il cardinal Santorio, che si adunarvi donzelle, e di (ormarvi istituti,
rallegrò con lei della felice riuscita degli quando a lei piacesse,
sperimenti fa tti con penose prò ve, risultali- Giubilante la ven. Orsola restituitasi
li per lei del maggiore onore. Anche s. Fi- in s. Elmo, ne rese affettuosi ringrazia-
lippo la confortò, dichiarando d'aver co- menti a Dio, aumentandosi sempre più
nusciuto che Dio ero cou lei, e l'esortò di nella santità di vita e odia lama che go-
36 TEA
deva. Die quindi opera a formare un'a-
dunanza o congregazione di donzelle, per
divina ispirazione, dando principio alla
fondazione nella sua casa con 6 nipoti e
3 sorelle sue, con permesso de'superiori.
Subito da Napoli si fecero istanze da di-
verse giovinette, per esservi ammesse a
partecipare delle sante istruzioni e de'
■virtuosi esempi. In breve le concorrenti
giunsero a 6o, e ricusando ella d'esserne
superiora, di cornuti consenso fu eletta la
sorella Cristina, ch'era stata la sua costan-
te compagna, di non minor pietà e pru-
denza; tutte però riguardando Orsola per
fondatrice, la chiamavano madre. Essa
prescrisse le costituzioni, molto conformi
a quelle de'teatini, tutte spiranti soavità
e dolcezza: elesse a protettori della con-
gregazione la C. Vergine, s. Michele ar-
cangelo, il patriarca s.Giuseppe, e s. Pie-
tro principe degli apostoli. Siccome la sua
chiesa era sotto l'invocazione della ss. Con-
cezione di Maria Immacolata, così chia-
mò la congregazione della ss. Immaco-
lata Concezione di Maria I ergine, sta-
bilendo che ogni sabato si cantasse la mes-
sa della ss. Concezione, ed ogni giorno in
privato ciascuna religiosa recitasse l' uf-
fizio della B. Vergine, se non si fosse re-
citato in coro coll'uilizio divino, poiché
sono obhhgate l'oblate di recitarli ambe-
due quotidianamente. Prescrisse l'abito
nero, senza professione solenne di voti,
ma una pubblica oblazione, e senza clau-
sura.Suor Orsola fu visitata ripetutamen-
te da'pp. Baronio e Tarugi filippini e poi
celebri cardinali] e l'abbate Navarro e-
difìcò presso la casa religiosa un' abita-
zione per se e sua famiglia, per accorrere
a 'bisogni spirituali di suor Orsola e go-
dere di sua santa conversazione, compia-
cendosi della scuola di virtù che ivi avea
aperta a tante figlie, senza legami forzo-
si, edel buon uso cui era impiegata la sua
chiesa. Vicino a morte, e volendo lasciar
la serva di Dio e la sua congregazione
sotto la perpetua cura d'alcun ordine re-
golare, che la guidasse nelle sue pratiche
TEA
spirituali, 1' affidò a' filippini di Napoli
della congregazionedell'< J/7//0/77) istitui-
ta da s. Filippo, lasciandoli perciò eredi
della chiesa, delle case e de' terreni adia-
centi, acciò venissero ad abitarvi, per po-
ter agevolmente accorrere a'bisogni spi-
rituali delle religiose. Suor Orsola restò
afllitta da tali disposizioni, vedendosi a-
ver perduta la chiesa; e siccome i filip-
pini dichiararonsi impotenti ad assume-
re la cura spirituale, la venerabile otten-
ne generose somme dal duca di s. Agata
Gio. Tommaso Coscia e da altre pie per-
sone, e con esse potè ricomprare tutte le
proprietà del defunto. Occupandosi suor
Orsola del buon regolamento della con-
gregazione, essa manifestamente venne
protetta dal cielo,ecolle sue orazioni più
volte sollevò Napoli da disastri. La con-
gregazione progredendo fioriva, in uno
allo stabilito educandato; dopo 32 anni
dalsuo principio, divenne confessore del-
la comunità il p. d. Lorenzo Santacro-
ce teatino, i cui correligiosi già praticava-
no il monastero cou confessare e piedi-
care, per cui maggiormente si era statui-
to dalle religiose di ritenere il loro abito
e imitarne l'esemplare istituto. Frequen-
tava il monastero auche il teatino p. d.
Matteo Santomagno, allora prepositodi
s. Paolo Maggiore di Napoli, e questi for-
se fu il i.° de'teatini, a cui per lume avu-
to dall'estasi suor Orsola mostrò di voler
essere colla sua congregazione diretta e
governata da'teatini. Oltre l'intelligenza
e unione di spirito che la venerabile avea
col vivente s.Audrea Avellino.ebberocon
lei colloqui altri ragguardevoli teatini ,
fra' quali il veti. d. Francesco Olimpio :
tutti questi talora le parlarono d'un luo-
go di ritiro, che si sarebbe potuto forma-
re vicino alla congregazione, onde la ser-
va di Dio promise di chiederlo al Signo-
re, il quale le dichiarò la sua volontà. Do-
po d'averla fatta fondatrice delle teatine,
volle che fosse altresì istitutiice d'un ro-
mitaggio, che dovea essere un ricetto d'a-
nime eielle, ed un ornamento, decoro e
TEA
sostegno di Napoli. Ella però non ebbe
il contento eli veder in vita eseguita que-
st'altra fondazione, ma avendone lasciate
tutte le disposizioni e il dettagliato dise-
gno, sì riguardo al materiale del sito, co-
me al formale delle regole e sante pra-
tiche diesi doveano osservare, ne ha tutta
la gloria di fondatrice. Nel giorno della
Purificazione di Maria del i6i 7, essendo
rapita in estasi dopo la comunione, eb-
be chiara rivelazione da Dio e dalla B.
Vergine, di doversi formare un nuovo
monastero contiguo a quello della con-
gregazione e claustrale; e che le abitatri-
ci dovranno chiamarsi Romite dell' Im-
macolata Conce-ione, in numero di 33
corrispondente agli anni cheGesù Cristo
dimoiò in terra, senza le sorelle che han-
no da servire. Prescrisse il Signore colla
sua Madre il santo loro tenore di vita ri-
tirato e austero, e che vestano di turchi-
no e di bianco, di panno non tanto gros-
so, né tanto sottile, cioè colla veste bian-
ca e col manto e scapolare turchino. Che
oltre i 3 solenni voti, facessero il 4-°di per-
fetta clausura, poiché doveano essere to-
talmente separate dal mondo, e perciò
dette eremite, senza aver più commercio
e contezza de'parenti e amici, e delle co-
se del secolo, e senza neppure comuni-
care colle religiose della congregazione,
se non con quella che sarà destinata a
provvederle del necessario alla vita per
mezzo d'una ruota. Nella suddetta rive-
lazione la B. Vergine con tra le braccia
il divin Figlio, comparve in atto di por-
gere a suor Orsola i sagri Scapolari tur-
chini della sua Immacolata Concezione,
per promuovere in tutt'i cristiani popoli
insieme colla divozione dell' Immacolato
suo Concepimento la riforma salutare al-
tresì de'pubblici costumi. L'origine del-
l'abitino ceruleo, neh' ultima vita della
'\eii. Orsola, ecco com'è narrato. Dopo-
ché Gesù Bambino nella visione ebbe ma-
infestati) alla venerabile l'istituzione che
volea del romitaggio, e promesso granili
grazie a quell'auiuie elette, la venerabile
TEA
37
il pregò perchè tali grazie non fossero cir-
coscritte alle religiose romite, ma estese
altresì alle persone del secolo. Ella vide
allora uua quantità di angeli andar per
tutto il mondo spargendo que'sagri sca-
polari cerulei. Comprese la venerabile il
significato, e cominciò a fare e distribui-
re gli scapolari simili a quelli veduti nel-
la visione. Nell'articolo Concezione Im-
macolata della B. Vergine Maria, nar-
rai che neh 671 Clemente X die il sin-
goiar privilegio e facoltà a' teatini di be-
nedire con proprie orazioni e distribui-
re a'fedeli gli Scapolari turchini, deno-
minati Abitini (de' quali divozionali ri-
parlai a Superstizione, siccome a questa
sostituiti) dell'Immacolata Concezione
di Milvia 1 ergine; e che Clemente XI
neh 7 10 concesse l'indulgenza plenaria,
anche in orticaio morti-i, a tutti quelli
che porteranno tali scapolari; indulgen-
za che pur accordò a chi visiterà nella fe-
sta della ss. Concezione una chiesa de'tea-
tini o delle teatiue, e di 7 anni e 7 qua-
rantene a quelli che le visiteranno nelle
altre feste della Madonna. Per la bene-
dizione di questi scapolari, gli ascritti par-
tecipando a'beni spirituali de'teatini, go-
dono d'un numero stragrande d'indul-
genze, fra le quali quella di 6 Pater, ève e
Gloria alla ss. Trinità in onore dell'Im-
macolata Concezione, per cui si lucrano
tutte l'indulgeuze delle visite delle basi-
liche di Roma, di s. Giacomo di Compo-
stela,della Porziuncola ede'Luoghi san-
ti di Palestina. Il regnante Pio IX ha con-
ceduto al p. generale de'teatini la facol-
tà di concedere ad altri del clero secola-
re e regolare di poter benedire e impor-
re i detti scapolari, con l'annesse indul-
genze, alle quali si acquista diritto nel'
l'atto dell'imposizione fatta da un teati-
no o da altro sacerdote che ne avesse ot-
tenuto facoltà dal p. generale de'teatini.
Sempre i teatini nelle missioni pontificie
loro allìdate, cogli scapolari diffusero la
divozione e il culto pratico del mistero di
Mjiia concepita senza di ueo di colpa
io TEA TEA
ed inogni tempo i teatini con zelo instati- de. Entrali i pp. teatini al governo spi-
cabile lo sostennero colle opere e cogli rituale e temporale delle teatine, si die-
scritti.Ebbe poi la venerabile il conforto rduo tutta la sollecitudine di promuove-
eli vedercalcuuedella congregazione pra- re il sollecito coni inda mento del ronìi-
ticare le regole formate per le romite, si- (aggio, e neh 633 a' io giugno si pose la
no al numero di 7, e doveano arrivare a i.'1 pietra per quel nuovo monastero, con
12, fra le quali 1 distinguevate d. Olita- tutta solennità ed esplosione di tuttelear-
pia e d. Chiara sue nipoti, e pili ancora tiglierie. Persone d'ogni sesso e condi-
d. Giovanna Àmodeo fervorosissima e cbe zione mirabilmente contribuirono all'e-
ne desiderò anche l'abito, onde suor Or- lezione, e Dio a intercessione della ve-
sola la citiamo ritratto delle future tomi- iterabile risuscitò uno scultore lavorante
le, capo e principio di esse. Eormate le caduto dal cornicione e morto. Dopo al-
regole pel romitaggio, le sottomise a'su- coni ostacoli e ritardi fu proseguito l'e-
perioti de' teatini se vi fosse d'uopo di difìzio, e la città dopo la pestilenza del
eoi lezione o moderazione, conformando- 1 656 volle sciogliere il voto, portando so-
si in tulio al loro giudizio. Nondimeno lennemente la statua della ss. Immacola-
l'ordine teatino mostrò ripugnanza d'as- ta Concezione, fatta per opera della ve-
>uuicrsi il [teso della direzione e gover- iterabile, in ringraziamento del cessato
no della congregazione già formata, e del- Jlagello, e nel 1G67 fu compito, collocan-
i'eremo cb'era per fondarsi, e per vari dosi sulla porta della cbiesa dell'eremo
anni si mantenne renitente malgrado le una lapide marmorea, ove si legge: Omini
suppliche ripetute da suor Orsola negli / irgini sin.' labe conceptae, sarwtimo-
(il timi suoi sospiri, dalla città di Napoli medium Heremum vai. Metter Ursula
e da vari suoi personaggi. Dopo la morte Beniiicasa delegit, instituit, oc Tee/lino
della venerabile la città clte l'avea eletta regimini addìxìt. Allora si elessero le re-
in protettrice e con volo erasi obbligala ligiose che doveano entrarvi per le pri-
fabbricar il monastero delle romite, nel me a dar principio all' eremo, e ne furo-
162 1 spedì a Pioma ilean. Montanari per no scelte 12 da'monasteri di clausura più
ottenere da Gregorio XV l'approvazio- rigida di Napoli, comprese 3 della con-
ile delle regole dell'eremo, e perchè tati- gregazione delle teatine, oltre una leati-
to questo che la congregazione si accet- na del monastero di Palermo fondato nel
tasse da'pp. teatini sotto la loro cura. Le 1 65 1 (dalla principessa Francesca d'A«
regole delle romite buono approvate a' ragotia, e ne prese l'abito come appren-
23giugnoi 623 da GregorioXV conbre- do dal p. Ilelyot), e fu dichiarata prepo-
ve apostolico, nel quale sono pure i rapii- sta e superiora delle romite d. Maddale-
cilamettte approvate le oblate; ma la ri- na Orsini figlia del duca di Gravina, trat-
pulsade'pp. teatini continuò sino ali 6331, ta dal monastero della ss. Trinità. JMa di
allorché eletto preposi to generale dell'or- poi e tuttora la superiora delle romite ha
dine il suddetto p. d. Matteo Santoma- il titolo di priora. Ritornando a suor Or-
gno, depositario delle ultime volontà e sola, granile fu la fama di santità che go-
desiderii della venerabile, indusse i pa- de in vita e dopo morte, d'altissimi per-
dria cedete all'istanze di tanti personag- sonaggi, cardinali, nunzi di Napoli, ve-
gi, alle preghiere e alle lagrime delle re- scovi e servi di Dio, nou che presso ogni
ligiose e della stessa città ili Napoli, ed genere di persone, sovrani, principi reali,
accettarono il governo della congregazio- viceré e viceregine, ed ancor vivente fu
ne delle teatine e dell' eremo, e l'aggre- eletta da Napoli per sua protettrice; mol-
garono al proprio online colla compar* ti furono i miracoli che [ter virtù divina
tecipazioue de'privilegi e grazie che go- operò in vita e dopo la beata sua morte,
TEA. TEA 39
il cui giorno essa indicò, dando contezza Gesù Bambino con libro die le insegna a
di sua vita al p. Santacroce suo confes- leggere; la?.. Testasi avanìiGregorioX.1 li;
sore per ubbidienza, e lasciando santi ri la 3.' il cardinal Santorio cbe la scongiu-
cordi alle sue figlie. Le ringraziò della ra; la ,\.' $. Filippo cbe le comanda far
compagnia a lei lenuta,cbiese loro perdo- comparile il sole, il (piale apparisce di-
rlo delle colpe commesse, e le pregò di tu- rodandosi le nuvole; la 5.' s. Gaetano cbe
mutarla nella sepoltura comune. Avvici- le presenta un libro aperto o le costilu-
nandosi suor Orsola agli esti end giorni, zioni de'leatiui; la 6.a Gesù Cristo e la B.
sì per l'acerbità maggiore de'doluri cbe Vergine cbe ricevono la sua anima ap-
di continuo solfi iva, sì per l'inappetenza pena spirata; la 7. ' Gesù cbe comparisce
del cibo, onde le produsse un totale sfi- alle teatiue con 3 triregni di diverse gran-
Dimenio di forze, ricevuti da lei i ss. Sa- dezze, e accennando altro stemma d" A-
gramenti con divozione e tenerezza, non lessa ndro VII. Dopo avere con l'autori-
cessando da'suoi estatici raccoglimentrohe tà dell'encomiata e copiosa Vìtat estrat-
vn'ppiìi raccendevauo,lìnaltuenteconse- ta da'processi apostolici e dal mss. del p.
reno ridente volto rese lo spirito a Dio Santacroce delle preclare azioni della veu.
la notte della vigilia di s. Orsola del t 6 1 8, suor Orsola, compendiosamente trattato
d'anni 71. 11 suo cadavere rimase tiessi- dell'origine delle teatine e romile.ora con
bile in tutte le membra, e movea a divo- altri aggiungerò altre nozioni sull'istitu-
zione in mirarla. Indi apparve a due ni- zione delle medesime. Il p. Flaminio da
poti e ad altre persone ; immenso fu il Latera minore osservante, nel Comperi"
concorso del popolo a venerarla soprat- dio della, storia degli ordini regolane'
terra e sepolta, molti i miracoli fatti. Fu sis tenti s nel t. 4,p- ' 2 ragiona: Delle tea-
deposta dopo 3 giorni nella chiesa della tino delV Immacolata Concezione luco-
ss. Concezione, ed apertosi dopo4 anni il tuincia a dichiarare le due diverse spe-
sepolcro, fu trovato il di lei corpo intero ciedi Teatine istituite dalla veu. suor Or-
e incorrotto. lrio VI con solenne decreto sola Benincasa, di oblate con voti sem-
pubblicato a'7 agosto I7q3 nella cbiesa plici, edi romitecon voti irrevocabili, tut-
eli s. Andrea della Valle de'tealini di Ro- te soggette a Teatini. Dato un lieve cen-
ino, approvò l'eroiche virtù della vene- no di sua portentosa vita, narra cbe nel
labile suor Orsola. Abbiamo: ì ita del- 1 583 die principio alla sua congregazio-
la ven. serva di Dio suor Orso/a Be- ne delle teatine, cbe la venerabile formò
rancata fondatrice delle monache tea- di 66 religiose in onore degli anni cbe se-
tinc. e del romitaggio della ss. Conce- condo alcuni visse la B. Vergine in terra
zione di Napoli, scritta da un chierico (nell'articolo Corona ni s. Brigida, con
regolare teatino, e dalle stesse teatine altri dissi recitarsi in onore de'63 anni cbe
dedicata a sua Maestà la regina delle diconsi vissuti dalla Madonna). Altrettan-
te Sicilie. Roma 1 796. Ne' voi. IV, p. to riferisce il p. Bonanni gesuita, nel Ca-
24» LUI, p-42> dissi che sono possessore talogo delle vergini dedicate a Dio, p.
d'una mirabile canna volgare gradita o 9 5, e riporta la figura come vestono le
incisa con figure, fogliami, grappoli d'u- teatine; osservando che non le obbligò la
va e arabe>chi, già donata al sanese A- fondatrice a'3 voti solenni, ma solamen-
lessandro VII, il cui stemma ha laterali tea pubblica oblazione, perchè volle che
le ligure della Chiesa e della Giustizia, vivessero per puro amore rinchiuse; esic-
euna gloria d'Angeli avvi da' lati del tri- come la ven. Orsola dubitò che la con-
regno,indi seguono 7 rappresentazioni ii- gregazione potesse mancare dopo la sua
guai danti la ven. suor Orsola Benincasa, morte, per rivelazione divina ordinò che
e loro iscrizioni. Esse esprimono: lai/ si assoggettasse all'ordine teatino. Dichia-
4o TEA TEA
railp.da Latera,che le loro principali re- le maniche larghe, e legata con un cingo-
gole sono le seguenti. La recita dell'uffizio lo di lana. Inoltre portano in capo un ve-
divino senz'alcun canto concertato, come lo bianco, senza soggolo, invece del qua-
si recita tla'pp. teatini, e di quello della le fanno uso del collare della veste, simi-
Madonna in privato. Un'ora d'orazione le a quello de'teatini. Rimarca il p. Do-
la mattina in comune, e un'altra dopo il Danni, essere 1' abito di saia nero quello
\espero, oltre la quotidiana recita del / e- usato dalle vergini della primitiva chie-
ui creator Spiritus. e del De profundis sa, secondo la testimonianza del Daronio.
dopo l'ora di noua. La superiora e le al- Non escono mai dal monastero, ed a lo-
tte sorelle fanno a vicenda un'ora d'ora- ro non si può parlare che per la grata, co-
zione avanti il ss. Sagramento, per l'ado- me suole praticarsi colle religiose obbli-
razione diurna e notturna, nella circostan- gate alla clausura. Quindi il p. da Late-
za dell'esposizione del medesimo; ed in o- ra passa a dire delle romite, tra le quali
gni venerdì nelle lorochiese si espone pub- ponno ritirarsi le teatine più inclinate al-
binamente, mentre molte di esse stanno la solitudine,non potendo con esse comu-
in coro a orare, ricevendolo poi nella s. idearle romite. Chele teatine passate tra
comunione nelle domeniche, uè' merco- le romite, (piando si ammalano ritornano
ledi e sabati, ed in tutte le leste. In ogni allacongregazioue,cguaritesi restituisco-
giovedì dopo il mezzodì cantano in coro noal romitaggio. Quest'asserzione del p.
il Pange lingua, il I cui creator Spiri- da Latera non è vera, poiché la ven.Orso-
tuSf e l'antifona dell'Immacolata Conce- la prescrisse che le oblate e le romite non
zione. E' loro permesso di cantare nelle si vedessero ne vive né morte. Tanto le
proprie cellealcune canzoni spirituali, ma religiose della congregazione, che quelle
è loro proibito sì in chiesa che in casa dell'eremo, tutte sono teatine; ma le ro-
1' uso degli organi e di qualunque stru- mite sono veramente monache per pro-
meuto musicale. Ogni 1 5 giorni, di vener- fessareda loro i voti solenni, le altre con-
dì, sono tenute ad accusarsi de'lorodifet- siderandosi oblate. Il p. Bonanni che e-
ti nel capitolo, e nell'avvento, nella qua- gualmente a p. 4-5 Iie riporta la figura e
resima, e in tutti i mercoledì e venerdì, ne parla, cou l'autorità del p. d.Gio.Bat-
a flagellarsi con discipline. A'digiuni del- tista Bagatta teatino , ed altro scrittore
la Chiesa aggiungono quelli delle vigilie della vita della ven. suor Orsola Beninca-
dellefeste delss. SagramentOjdeirimma- sa, ecco come ne racconta la sua fonda-
colataConcezioneédelIaPurificazionedel- zione. La ven. suor Orsola dopo aver i-
la Madonna, e sono esortate a portare il stitnita la congregazione della ss. Conce-
cilizione'venerdì. E loro prescritta altre- zione, designò di formare un eremodi ver-
si una certa corona- che debbono recita- gini per attendere alla vita contemplati-
re ogni giorno, insieme con una 3. par- va, e ciò per rivelazione divina, pe'doui
le di Rosario; la celebrazione d'uua mes- cheavea di estasi e di profezia, cioè quan-
ta, da cantarsi ogni sabato in onore del- do rapita fuori deseusi vide la ss. Vergi-
l'immacolata Concezione, e di celebrare ne vestita di bianco con manto ceruleo o
con molta pompa, anche con musica, la turchino, e il s. Bambino con una veste
di lei festa per 3 giorni continui, e colle- nera in mano, e molte vergini alla destra
sposizione del ss. Sagramento, al dire del di lui vestite come la Madre, ed altre al-
p. Bonanni. Si raccomanda loro il lavo- la sinistra vestite di nero. Le parve che
ro delle mani, la vita comune, la pover- il s. Bambino facesse passare alcune di
tìi e le altre virtìi; come ancora di porta- quelle vestite di nero nella classe delle
re l'abito de' tea tini, cioè una tonaca bian- bianche. Le disse allora la C. Vergine, che
ca ai di sotto, e sopra uua veste nera col- Dio voleva in quel luogo del monte s. El-
TEA
ino e vicino nlla casa della congregazio-
ne, die si erigesse un eremo nel e j 1 1 a I e vi-
vessero 33 vergiui,oltre 7 serventi, le qua-
li segreealed'ogni umano consorzio, s'im-
piegassero sempre in orazioni, penitenze
e altri esercizi spirituali. Narra il p. ila
Latera che il monastero o eremo è con-
tiguo alla casa della congregazione, ha la
Mia chiesa particolare, ed è separalo dal-
la stessa casa da una sala, in cui sono due
porte, una per entrale in questa, l'altra
nel monastero o romitaggio. Vicino alla
porta della congregazione vi è una scala
per cui s'introducono le provvisioni al-
l'una e all'altra comunità necessarie. Si
ricevono queste dalla superiora della con-
gregazione, la quale deve provvedere le
religiose romite di tulio il bisognevole,
onde non abbiano mai occasione d'affac-
ciarsi alla porla della sala comune d'am-
bo le case; imperocché la ven. istitutri-
ce, sebbene fondò leoblate e le romite sot-
to la medesima invocazione dell'Imma-
colata Concezione, incaricò le oblate del-
l' ullizio di Marta coli' amministrazione
delle cose temporali, le romite di quello
di Maddalena senza essere distratte dal-
la vita contemplativa e solitaria, in che
si obbligano cou solenne voto. Da detta
sala si passa in altra, di cui apre la por-
ta la superiora, allorché vi è urgentissimo
bisogno d'introdurre nell'eremo il con-
fessore, il medico, il chirurgo e altri, i qua-
li affinchè non s'internino nel monastero,
l'infermeria dev'essere vicino alla porta.
Nota ancora il p. da Latera, che quando
Gregorio XV confermò le costituzioni
dell'eremo, già scritte dalla ven. suor Or-
sola,soggeltòlereligiose alla giurisdizio-
ne e visita de' teatini, ma che l'arcivesco-
vo di Napoli le visitasse una sola volta, e
per quella le romite l'ubbidissero; e che
iieli(i>4 Libano Vili l'esentò dalla giu-
risdizione de'teatini, e le soggettò a quel'
la del nunzio apostolico di Napoli (questo
racconto mi sembra inesatto e non cor-
rispondente al surriferito, ove colla esat-
ta e critica / ita della vtn. suor Orto*
TEA 4 r
Li. rimarcai più tardi aver i teatini assun-
to il governo delle religiose, e posterior-
mente si fabbricò I' eremo), dal quale Cle-
mente IX con breve de'q luglio 1 668 le
tolse, riponendole nell'ubbidienza de'tea-
tini.' Per le proprie costituzioni le romi-
te sono tenute d' astenersi sempre dalla
carne, tranne nell'infermità; a digiunare
nelle vigilie delle feste della B. Versine,
e più rigorosamente in quelle dell'Imma-
colata Concezione, dell'Ascensione e del
ss. Sagramenlo; in tutti i sabati e nei due
ultimi giorni di carnevale, oltre i digiuni
della Chiesa. In lutti i venerdì debbono
tenere esposto il ss. Sagra mento per 5 ore,
e fargli continuamente orazione 5 religio-
se. Ne'venerdì sono pure tenute a porta-
re il cilizio per più ore, così in quei del-
l'avvento e della quaresima; ed ogni io
giorni ne' mercoledì si fanno la discipli-
na, oltre altre non interrotte mortifica-
zioni e penitenze. Quelle che si ricevono
nell'eremo devono aver 20 anni, e farne
due di noviziato. Quando sono ammesse
alla professione, pourio entrar nella chie-
sa e trattenervisi per un giorno intero coi
più stretti parenti, senza speranza di più
rivederli eparlarci, ed in questa circostan-
za pranzano nel refettorio delle sorelle
della congregazione; sebbene questo con-
cedesi solamente a quelle, che dalla vita
secolare passano immediatamente all'e-
remo, poiché quelle che vi passano dal-
l'oblate, potino nel detto giorno trattener-
si soltanto colle sorelle di esse. Rinnova-
no i loro voti due volte l'anno, cioè nel-
le feste della Purificazione e di s. Gaeta-
no. Quantunque il numero delle coriste
sia limitato, non lo é quello delle conver-
se. L'abito loro consiste in una veste di
panno bianco, serrata con cintura di cuo-
io, nello scapolare e manto turchino, por-
tando il velo nero e il soggolo come le altre
monache. Aggiungerò riferire il p. Bonari-
ni, che incedono scalze e comandali come
le cappuccine; ma veramente esse usano
calze e sandali. Il P. llelyot, Storia de-
gli ordini religiosi, ucl t. 4,cap. i3, tie-
4i T E A
ne proposito: Delle Teatine dell'lmmaco-
lata Concezione della ss. Vergine, delle
della Congregazione,con la vila della veti,
madie Orsola benincasa loro fondatrice.
Cap.i4: Delle religiose Teatine dell'Ini*
macolata Concezione della ss. Vergine,
dette dell'Eremo.
Cenni storici intorno al dogma dell'Im-
macolata Concezione di Maria l er-
gine Madre di Dio. Del suo antico
culto e festa. Definizione dogmatica
sopra V Immacolato Concepimento di
Diaria santissima. Dimostrazioni so-
lenni e universali di giubilo religioso
per sì eclatante avvenimento.
Mentre io terminava di leggere gli stam-
poni dell'articolo Subiago, fui compreso
d'inesprimibile e dolcissima religiosa con-
solazione, per avere il regnante sommo
Pontefice Pio IXj con infallibile oracolo,
finalmente definito il grande mistero del-
l' Immacolato Concepimento di Maria
(l '.) sempre T ergine e Madre di Dio.
Avendo dovuto parlare di esso in tanti
articoli di questo mio Dizionario, e ane-
lando con impaziente fervore di far pa-
rola del sublime atto con che fu autore-
volmente e con tanta maestà sanzionata
la nostra antica e pia credenza; ed insie-
me, ricordando i principali di tali artico-
li, rendere nel mio india un profondo o-
massio d'affettuosa venerazione alla Re-
DO
giua (V.) del Ciclone per far eco altresì
all'universale slancio di portentosa e i-
naudila esultanza, ho quindi riflettuto
che il primo articolo che potesse averne
relazione era questo delle Teatine, co-
niechè in un modo particolare e divino
istiUiite sotto la dolce invocazione della
ss. Immacolata. Concezione di Maria, e
per tuttociò che superiormente narrai di
loro; e così nel rammentato articolo Su-
biaco promisi che in questo ne avrei fat-
to parola. Ora dunque e sotto gli auspi-
cii del decretato dogma, qui con fervore
tcuteiò di effettuare il mio riverente pro-
TE A
ponimento, onde registrare anch'io nella
mia opera un solenne trionfo della chie-
sa cattolica, ed in breve dirò come splen-
didamente fu ovunque celebrata. Però so-
no assai dolente, perii laconismo che mi
è dura legge. Sarà dunque la mia narra-
zione quasi un povero nastro o lemnisco
(del (piai vocabolo resi ragione anche nel
voi. XXI li, p. 2 18), percongiungere pos-
sibilmente, con isproporzionate e deboli
forze, tutto quanto il so!ennizzato,forman-
do dalla riunione e complesso delle strepi-
tose e commoventi dimostrazioni di som-
ma e divota gioia, l'immortale corona
di gloria intrecciata e per general consen-
so olferta alla ss. Vergine, nel f insto e tan-
to ardentemente desideralo avvenimen-
to. Per questo l'età presente andrà super-
ba sopra tutti i secoli antipassati, e vivrà
in voce di benedizione e di laude imperi-
tura presso i secoli futuri. Imperocché, la
solenne definizione fu festeggiata con u-
niversale entusiasmo in ogni paese e na-
zione dell'orbe cattolico, dalle più mae-
stose basiliche alle più piccole chiese, cou
religiosa gara, onde onorare la Concezio-
ne Immacolata della gran Vergine, cui
tutte le genti chiamano Beata e. invoca-
no con viva fede e affettuoso amore, sic-
come lieta speranza e lusinghiero con-
forto di tutti. Ne' primordi di mia com-
pilazione fermò la mia attenzione il te-
nero argomento di raccogliere con filia-
le riverenza alcune erudizioni, per pro-
pugnare col buon volere di mia tenui-
tà una delle più eccelse e splendide pre-
rogative della 13. Vergine, nel suo Imma-
colato Concepimento. Non osando dichia-
rarle espressamente con apposito artico-
lo, le sparsi ne' relativi, e le maggiori le
collocai in quello intitolato: Concezione
Immacolata della B. I ergine Maria,
Festa, che stampai nel 1842. Dopo aver
accennato i fondamenti del sentimento co-
mune e favorevole de'teologi cattolici, e
dopo aver indicato il precipuo fine dell'i-
stituzione della festa, divisi l'articolo in 3
paragrafi. i.° Controversia e questione
TEA
della Concezione Immacolata della li.
I ergine Maria. •2.0 Festa dell'Immaco-
lata Concezione di Maria I ergine. 3.°
Altre notizie sulla controversia e festa
deli 'Immacolata Conce-ione. Dopoque-
st'articolo, scrissi e pubblicai immediata*
niente quelli del le città vescovi li, del le cor-
porazioni religiose e degli ordini equestri)
che portano il titolo della Concezione ss.
Immacolata, oltre quelli de' sodalizi a'
loro luoghi, ed oltre gli articoli di con-
gregazioni religiose che militano sotto il
medesimo patrocinio. Siffatti titoli impo-
sti a città e ad istituti, sono una delle lau-
te prove dell'antica, generale e ferma cre-
denza religiosa dell'Immacolato Concepi-
mento di Maria. Di sopra rilevai la mera-
vigliosa origine e l'antichità degli Scapo-
lari dell'Immacolata Concezione, che si
benedicono da' rrcalini. con indulgenze
accordate da Clemente X e da Clemen-
te XI, oda loro e dalle Teatine f\ dispen-
sano, per promuovere la divozione del-
l'Immacolato Concepimento, sempre va-
lidamente sostenuto da' teatini figli del pa-
triarca de'chierici regolari s. Gaetano. A.
Mkdaglie BENEDETTE narrai comene'pri-
mi anni del pontificato di Gregorio XVI,
e per l'indulgenze particolarmente da lui
concesse, si propagò prodigiosamente Ja
medaglia dell'Immacolata Concezione,
detta comunemente la Medaglia miraco-
losa, pe'portenti da Dio operati in virtù
«h tal divozione, e ne feci la descrizione.
Inoltre notai, che Gregorio XVI divotis-
simo della medaglia, oltreché portava sul
petto la medaglia miracolosa, ne teneva
l'immagine a capo del suo letto, e ad essa
rivolti isuoi occhi spirò soavemente la sua
candida anima. Che ili.°a far coniare e
conoscere in Roma la medaglia miraco-
loni ed esserne insigne propagatore, fu
il cardinal Agostino lììearola ( I j; altro
benemerito riconoscersi il cardinal Luigi
Lambruscbini, ben degno segretario di
stalo dell'encomialo Papa, e da ultimo
inolio vescovo di Porto (l .), grave per-
dita che ancora vifameiite si deplora. Dis-
t E a 43
si pure de'lihri perciò stampati, e della
prodigiosa e strepitosa conversione del-
l'ebreo Alfonsa Ratishonue, dopo I appa-
rizione dellaMadonna quale si rappresen-
ta sulla medaglia, avvenuta nella chièsa
di s. Andrea de' Minimi (I .) in Roma;
laonde divenne ferveutissirno cattolico e
si fece gesuita. Finalmente ricordai il dot-
tissimo libro composto con vasta erudi-
zione ecclesiastica e pubblicato dallostes-
so cardinal Lamhruscbini, co'tipi di Pro-
paganda fide: Dissertazione polemica
della Immacolata. Concezione di Murili,
Roma 1843.E siccome il cardinale era sta-
to eccitato a scrivere la dissertazione e poi
anche a stamparla dall'amplissimo car-
dinal Giacomo Filippo Fransoui. prefet-
to della s. congregazione di propaganda
fide, egli con onorifica dedicatoria a lui
la intitolò. Questa dissertazione, che me-
ritò rapidamente più edizioni e in diver-
se lingue, fu pure pubblicata con questi
stessi i\\\\: Sali' linmacolatoConcepiinen-
to di Maria. Dissertazione polemica del
cardinal Luigi Lambritsckini vescovo di
Sabìna,bibliotecario di s. Chiesa, ec. E-
dizione 1." veneta, riveduta e ritoccata
dall' eminentissimo autore, Venezia nella
tipografia Emiliana [844' L'editore cav.
Giuseppe Battaggia console pontificio in
Venezia e proprietario della tipografia,
vi premise una dichiarazione affettuosa e
divota, la quale onora non meno la sua
pietà verso l'Immacolata Concezione, che
i distinti pregi dell'opera di sì illustre e
sapiente porporato autore. 13 i questa bei-
Li produzione di sua dottrina e tenera di-
vozione, per più ragioni, e per essere la
1. "pubblicata negli ultimi anni sull'argo-
mento, trovo opportuno di giovarmi e
darne un generico estratto. Imperocché
con esso, col riferito ne'luoghi già citali
o indicati, sebbene sarà inevitabile pera-
nalogia alcuna ripetizione, a seconda ilei
mio proponimento, giudico bastare come
di preambolo al racconto della sanzione
del dogma e suoi festeggiamenti, cioè al-
la narrazione del più importante di quaof-
44
TEA
to precedette, accompagno e seguì il me-
morabile decreto. Alla concisione potrà
soppìi re alti-esile di verse aggiunte più op-
portune che andrò Tacendo alla disserta-
zione nelle cose principali ; le quali ed il
cennoche darò della bolla dogmatica, mi
dispensano pure dal molto che altrimen-
ti mi resterebbe a dire, anche se parlan-
do delle posteriori e classiche opere pub-
blicate sul vagheggiato subbielto da feli-
ci e robusti ingegni, dovessi renderne ra-
gione, il die non è dato alla mia pochez-
za, ed è ancora incompatibile alla natura
de' miei studi d' erudizione, onde dovrò
limitarmi a poche e vaghe indicazioni.
Premetterò, che fin d' allora che piacque
ni clemeutissimo Dio di rialzare l'uomo
caduto dalla speranza di salute, manife-
standogli il suo pietoso consiglio di risto-
rarne le perdite e la rovina, insieme colla
promessa d'un Redentore, il quale, secon-
do Adamo, rigenererebbe a vita i generati
a morte dal primo prevaricatore, gli an-
nunziò il nascimento d'un'allra Eva, che
nemica eterna d'ogni peccato riparereb-
be il fallo d'Eva sedotta, e sarebbe in ve-
rità madre di viventi. E se il Signore Id-
dio disse al serpente: Io metterò inimi-
cizia fra tee la donna, e fra la tua pro-
genie e la progenie di Lei: Ella schiac-
cerà il tao capo, e tu cercherai indar-
no di mordere la sua pia ntajmanì festa-
inente dalla divina sentenza si scorge l'o-
rigine immacolata di Maria Vergine Ma-
dre di Dio, significandosi pel serpente il
Demoino, e per la donna devesi intende-
re Maria. Quindi Colei di cui Iddio so-
lennemente predisse che sarà mortai ne-
mica al demonio,non poteva esserne giam-
mai e neppure per poco suddita e serva ;
come quella ch'era con immunità preser-
vata da ogni peccato, e dall'infezione del-
la colpa originale. Né l'arte cristiana tro-
vò miglior modo d'esprimere in figura
l'Immacolata Concezione, che rappresen-
tando la ss. Vergine in atto di conculca-
re col piede la testa del velenoso serpen-
te. Primieramente il cardinal Lumbru-
TE A
schini, con Benedetto XIV e il comune
dei teologi, Defestis Mariae Virginist
cap. 1 5, distinse e dichiarò, che cosa s'in-
tenda sotto il doppio senso della parola
Concezione o Concepimento. » La con-
cezione altra è attiva, e riguarda la ge-
nerazione del corpo e la sua organizzazio-
ne; altra è passiva, e si opera allorquan-
do Dio Signore infonde l'anima nel corpo
stesso già debitamente formato ed orga-
nizzato ". Dicendosi pertanto, che il con-
cepimento di Maria tu immacolato, non
s'intende già di parlare della concezione
attiva, ossia della generazione del bea-
to suo corpo ; imperocché V essere con-
cepito da donna senza il maritale con-
corso è un privilegio riservato solo a Cri-
sto, e non ad altri. S' intende perciò di
parlare unicamente della concezione pas-
siva, nella quale la benedetta anima di
Maria nell'unirsi al corpo per virtù del-
la grazia santificante, nella quale fu crea-
ta, immune divennedal contrarre la ben-
ché minima ombra dell'originale reato.
Non poteva mettersi in dubbio il bel pri-
vilegio concesso a Maria, non permetten-
do Dioche fosse macchiata dal peccato
Colei, che destinata era ad albergar nel
suo seno il Salvatore del mondo. Iddio
volle sottrarre da Ila legge comune del pec-
cato questa privilegiatissima creatura da
lui prediletta e distinta per modo da far-
la divenire l'istrumento di nostra felice
redenzione; avendo pure santificato uel-
l'utero materno il Profeta Geremia e s.
Gio. Battista. Maria andò esente dalla
legge comune, avendo concepito il divin
Figlio per opera dello Spirito Santo,e nel
divenir Madre di Dio restò Vergine, par-
torendo nel Presepio senza dolori, i quali
per legge generale di Dio patiscono tutte
le donne. Le divine Scritture esplicita-
mente non affermano il singoiar privile-
gio conceduto a Maria, ma sì nell'antico
che nel nuovo Testamento se ne dice
quanto basta per farlo chiaramente ar-
gomentare. La Chiesa nella Liturgia che
a lei sino da'prUni tempi consagrò, fece
TE A
intendere il privilegio di sua immunità
dall'originale reato, come rilevano con al-
tri s. Girolamo, Sertn. de 4ssumptione:
lthn Tmmaculata,auia in nullo corru-
pta. Nel i 2 i 5 Innocenzo III ordinò a've-
scovi di Francia che si festeggiasse la Con-
cezione diMaria;iudiiii subito con solenne
rito celebrata dalla chiesa di Reims, e in
breve tempo da tutte le chiese di Fran-
cia. Il dottore s. Bonaventura Fidanza
ministro generale de'francescani e poi car-
dinale, nel capitolo del i 263 ordinò che
per lutto l'ordine si dovesse solennizzare
la festa della Concezione diMaria,e quin-
di ebbe principio ne' francescani quella
parzialissima divozione all' Immacolato
Concepimento, e quel zelo fervidissimo
nel difenderlo, per cui fra tutti gli ordini
della Chiesa cotanto si segnalò. Riferisce
il p. Strozzi nella sua Controversia della
Concezione considerata ìstoricamente,
chei Papi Nicolò III del ì 277 in Roma, e
Clemente V del 1 3o5 in Avignoue, solen-
nizzarono la festa della ss. Concezione in-
sieme co'cardinali nelle cappelle pontifi-
cie. Il concilio di Basilea (dopo il matu-
ro esame di due anni, imponendo silen-
zio alla parte contraria e confermando la
festa) apertissimamente pronunziò la dot-
trina sul concepimento della B. Vergine
scevro da ogni macchia, né perciò essere
lecito il tenere e predicare in contrario.
Definizione che rinnovò e adottò il sino-
do à* Avignone (dell'operato da] Sinodo
di Basilea e da quello d'Avignone, a Con-
cezione notai qual conto ne fece la Chie-
sa'.dappoiché il decreto conciliare di Ba-
silea avrebbe dato termine alla questio-
ne, se la pai lenza de'ponlificii legati di
Eugenio IV non avesse reso il concilio
acefalo e scismatico), e fu abbracciala da
un grau numero di teologi di molte na-
zioni, come pure da molle accademie, e
quella allora fiorente di Parigi nel 1 /j()6
obbligò con giuramento i suoi membri a
difenderla, e professare come di fede la
dottrina, che asserisce la B. Vergine es-
sere sluta concepita senza ueo di colpa. 1
TEA 4~
Papi sempre favorirono e protessero la
sentenza dell' Immacolata Coi icezione.Es-
sendo stalo aperto il campo agli opposi-
tori della pia sentenza, Sisto IV france-
scano volendo porre un freno al trasmo-
dare d'alcuno, emanò 3 costituzioni, colla
I. delle quali concesse varie indulgenze
a quelli che recitano l'uffizio o interven-
gono alla messa in onore dell'Immaco-
lata Concezione, con I' orazione , Deus
qui per Immaculatam I irginis Conce'
ptionem .... ab omni labe praescrvasti :
orazione che si continuò sino a s. Pio V
domenicano, il quale la soppresse in uno
all'ulìiziostampato e pubblicato sotto Si-
sto IV, accordando la facoltà di poterlo
recitare al solo ordine Francescano j col-
la 2/ riprova le varie interposizioni insi-
nuale contro la pia sentenza, e scomu-
nica quelli che diranno l'una o l'altra e-
relica; colla 3.' in fine conferma le prece-
denti, riprova le novelle interpretazioni
sinistre, e scomunica quelli che nel pre-
dicare o in altra guisa avessero in ap-
presso combattuto il privilegio difeso del-
la pia sentenza. Queste costituzioni so-
pirono, non terminarono la controversia,
che durò a fronte delle medesime fino al
concilio di Trento, in cui fu di nuovo a-
gilata. Notai nel voi. XXVI, p. 228, che
verso il i464 ebbe origine in Roma la
confraternita naziouale de'fiancesi, sotto
il l'itolo di Maria Vergine concetta senza
peccato, che Sisto IV approvò e chiamò
congregazione. Nel l'articolo Fa ancesc a xo
online parlai del celebre fr.GiovanniZ?M/M
(J .) Scoto, di lai ordine, morto nel i3o8,
il quale poderosamente sostenne e difeso
trionfalmente la pia credenza della pie
servazione di Maria dal peccato origina-
le. Che Sislo IV alla propria presenza fece
da'suoi francescani sostenere alcune di-
spule in favore dell'Immacolata Conce-
zione, e poi impose silenzio ad essi e a'
domenicani sulla controversia. Che nel
capitolo del 1 7 1 f) fu decretato da'france-
SCani, che l'Immacolata Conce/ione fosse
venerata qual protettrice principale del-
46 TEA
l'ordine, e la sua lesta collocala tra le più
solenni. Alessandro VI,divotissiino della
B. Vergine, rinnovò con suo editto le 3
costituzioni eli .Sisto IV, comandandone
l'osservanza sotto le pili gravi pene, econ-
fermò I' ordine delle monache : Vergini
della ss. Concezione (f^.), véneratrici per-
petue dell'Immacolato Concepimento; le
quali portavano nello scapolare l'imma-
gine della ss. Vergine che colla lancia fe-
riva il serpente, ed un manto color ce-
leste per significare che la B. Vergine fu
cosa tutta celeste, e nulla ebbe in se del
v i 7 i o e della maledizione terrena. Quin-
di è che la chiesa metropolitana di Sivi-
glia in Ispagna, per antichissimo privi-
legio confermatole da' Papi, nella solen-
nità della ss. Concezione e per tutta l'8."
(e così pure que' paggi che in delta cat-
tedrale e nella stessa 8/ fanno quella sa-
gra danza di cui riparlai nel voi. LX Vili,
p. 53, ed altresì all'articolo Teatro dicen-
do delle danze sagre, di verse dal ballo pro-
fano) veste di color celeste i sacerdoti e
i chierici, confessando così sempre l'in-
contaminata purità e l'origine tutta san-
ta e celestiale di Maria, anche col l'este-
riore ornamento de'sagri ministri. Delle
monache della ss. Concezione, comechè
francescane, ne riparlai nel voi. XXVI, p.
192. IN'el concilio di Trento il piissimo
cardinal Paceccoft .).e i due teologi ge-
suiti mandali dal Papa, i pp. Lainez e
Salmerone, contribuirono perchè nel de-
cido de peccato originali, si aggiunges-
sero le parole: Intorno alla B. Vergine il
s. concilio nulla intende eli definire; ben-
ché piamente creda Lei essere stata con-
cella senza peccato originale .... Sebbe-
ne a questa sentenza avessero aderito due
terzi della congregnzione,perchè sembra-
va tacitamente definita la questione, que'
pochi della contraria opinione, con un ar-
dore corrispondente alla circostanza, e
pel riflesso che dovendosi combattere e
condannare tante eresie manifeste, e tan-
te bestemmie de'novalori, non era tem-
po opportuno di defluire questioni au-
TE A
cor controverse fra' dottori cattolici, fe-
cero accomodale il decreto con quest'al-
tre parole. •» Dichiara il s. concilio, non
essere di sua intenzione per questo decre-
to, ove parla del peccato originale, com-
prendere la B. e Immacolata Vergine Ma-
ria madrediDio,edoversi osservare quan-
to da Sisto IV fu decretato." Se il con-
cilio non emise una definizione solenne
sull'immunità della B. Vergine dal pec-
cato d'origine, per non dar occasioue a
discordie e per altri prudenziali riguar-
di, tuttavia con 1' esposta dichiarazione
venne a confermare tale immunità, chia-
mandola Immacolata, e con intenzione
di dire non essereE Ila stata concepita nel
peccato originale. Il Papa s. Pio V sop-
presse il suddetto uffizio non per censu-
rarlo, ma per preseli vere in tutta laChie-
sa una maniera uniforme di pubblica
preghiera, poiché in quel tempo vari e-
rano gli L/J/zi sulla Concezione della B.
Vergine. Tra di essi scelse quello dell'Hel-
sino, sostituendo alla voce Nativitatis
l'ai Ira Conceptìonisj oltreché s. Pio V
frenò gli oppositori della pia sentenza, e
condannò le proposizioni di Bajoche im-
pugnava direttamente il privilegio; rin-
novò le disposizioni delle costituzioni di
Sisto IV, vietando che si parlasse della
questione nelle prediche e ne'libri scrit-
ti in lingua volgare: ordinò chela messa
e 1' uffizio della Concezione avessero luo-
go nel nuovo ordinamento del Brevia-
rio e del Messale Romano, facendo in lai
guisa un precetto generale della recita di
ambedue; così stabilì di precetto quasi a
tutta la Chiesa la festa della Concezione
di Maria, e perciò ne aumentò il culto.
Il francescano Sisto V pubblicò l'indul-
genza plenaria nella festa della ss. Con-
cezione. Nel secolo XVII l'ordine eque-
stre di Calatrava aggiunse a' suoi voti
quello di difendere 1' Immacolata Con-
cezione. Paolo V adunò in Roma una con-
gregazione de'più dotti cardinali, e volle
conoscere che cosa sentissero intorno al-
l' obbietto della festa dell' Immacolata
TEA
Concezione, clie alcuni teologi dicevano
essere non il primo istante dell'esistenza
della Vergine, ossia la Concezione fìsica,
ma la Santificazione di lei fatta quando e
prima che uscisse dal seno materno. Una-
nimemente tutti risposero che la Chiesa
intendeva celebrare la santità del primo
Concepimento ili Maria, (piando l'anima
Bua benedetta fu da Dio spirata e unita
al corpo; quindi Paolo V proibì di parlare
contro l'esenzione di Maria dal peccato tì-
ngi naie, e della pia credenza fu assai be-
nemerito, per quanto altro dirò poi. Que-
sto decreto fu ampliato ed esteso anche
s'ori va li scritti e colloqui dal successore
Gregorio XV, eccettuandone i domeni-
cani inprivatis coi uni colloauiis seucon-
ferentiis. Comandò per altro, che tanto
nella recita dell'uffizio divino, quanto nel-
la celebrazione della messa, non si do-
vesse usare altro nome che quello della
Concezione^ e che la sentenza favorevo-
le al privilegio di Maria poteva esscre-so-
slenula sì in privato che in pubblico. Ur-
bano Vili ad istanza del duca di Man-
tova (1 .) creò l'ordine militare de'cava-
lieri dell'Immacolata Concezione^ in Ilo-
ma gì' impose il manto e la croce; e per
divozione all'Immacolato Concepimento
volle celebrare la messa nella chiesa edi-
ficata in onore della ss. Concezione dal
suo fratello cardinal Barberini a'suoi an-
tichi confratelli cappuccini. All' articolo
Tuccia, descrivendo il santuario diGallo-
ro, raccontai che fu eretto sotto Urbano
Vili e dedicato all'Immacolata Conce-
zione. A lessandro V 1 1 fece eco a'suoi pi e-
decessori, confermando le lorocostituzio-
dì in favole dell'Immacolata Concezione
(con quelle particolarità che riportai in
quell'articolo), spiegò il senso del conci-
lio di Trento nelle sue parole relative al-
la questione, e quello della chiesa roma-
n i sul vero oggetto di Ila lesta; ed aggiun-
se, the ad esempio de' predecessori vo-
leva favorire e difendere la pietà e divo-
zione di venerare e celebrare la B. \ er-
gine preservata dal peccato originale ;
TEA
47
commendò quindi i sostenitori della pia
sentenza, che disse ammessa da quasi tut-
ti i cattolici; e minacciò pene severissime
a chiunque avesse ardito contraddire al-
la medesima sia con parole, sia in iscritto.
Molai a Concezione, che propriamente fu
Clemente X 1 che decretò, essere compre-
sa la fesja dell'Immacolata Concezione tra
le feste di precetto, e da osservarsi da'fe-
deli di lutto il mondo, colla ivi ricorda-
la costituzione CommissiNobis, de'6 di-
cembre 1708, Bull, lii'in. t. io, par. i.',
p. 206. Dissi a Corona dell' Immacolata
Concezione, che il domenicano Benedet-
to XIII istituì nel convento francescano
de'minori osservanti d'Araceli la confra-
ternita della ss. Immacolata Concezione,
e ad istanza del loro p. generale facoltiz-
zò i religiosi a benedirne le coronecon in-
dulgenze, altre concedendone al sodalizio
e quali le godeva la nobile sin non fra-
ternità dell' Immacolata Concezione
( I . ) nel 1 465eretta nella Chioso di s. Lo-
renzo in Dama so (VX nella sua cappella
in fondo alla nave sinistra, le cui pitture
di cherubini nella «olla colorì a frescoPie-
tro da Cortona, architetto della elegan-
te cappella, che ornata di belli marmi.
Nell'altare si venera l'immagine della B.
Vergine, che vuoisi dipinta in legno da s.
Luca nel suo soggiorno in Roma, in una
grotta poi trasformata da'primi fedeli in
oratoi io,efabbricatavi in seguito una chie-
sa vi fu trasportala la s.l minatine, onde per
essa e per essere la grotta ornata di diverse
sagre pitture in denominata s. Mona ili
li i-ollapinla.e ne feci parola nel voi. LI, p.
2 ,■{.■{, e nell'articolo Teatro di PoMPEo,cioè
quando nel 1 343 si rifabbricò la chiesa sot-
to l'invocazione dell'Immacolata Conce-
zione. Rimasta però la s. Immagine di s.
Lina sotto l'arco della nuova chiesa, e fa-
cendo molli miracoli, neh 465 solenne-
mente fu trasportata nella chiesa matri-
ce dis. Lorenzo* in Damasoecollocata nel-
la eappella che fu perciò dedicata alla ss.
Concezione dal nominato sodalizio, indi
coronata con corona di finissimo oro dal
48 TEA
cnpitolo Vaticano. Per quanto poi dovrò
dire della rinnovata coronazione, non riu-
scirà discaro questo cenno. Altre notizie
sulla s. Immagine e sul sodalizio si potino
leggere nel Bovio a p. i 29 e 166, La pietà
trionfante nell'insigne basilici/ di s. Fio-
renzo in Dama so. Siccome Benedetto
IX III avea soppresso nel [726 l'qrcicou-
fraternità e applicate le rendite di scudi
2280 al capitolo, il Bovio vivamente de-
plorò 1' estinzione dell' illustre sodalizio,
causato da pretensioni e esigenze sui Be-
neficiati e rimanenti del clero. In seguito
l'arciconfraternita fu ristabilita neliy3o
dallo stesso Benedetto XI II, e tuttora fio-
risce e dispensa doti alle povere zitelle, o-
norando con particolar culto la ss. Con-
cezione. Le doli sonodi due specie,per ma-
ritarsi a 8 giovinette e di circa scudi 2 5
l'ima, e per monacazioni a 6 donzelle che
ne abbiano la vocazione e di scudi 1 00 l'u-
ria per benefica fondazione di Trucca. Il
liombelli, Raccolta delle immagini del-
la B. Vergine ornate di corona d' oro
dal capitolo di s. Pietro, riporti l'imma-
gine di questa, non la dice dipinta da s.
Luca, ma portata diGrecia nella persecu-
zione degli Iconoclasti, con iscrizione in-
torno che dichiara contenere nel foro che
ha in petto le reliquie di s. Felice Papa,
de'ss. Marco e Marcelliano, e de'ss. Qua-
ranta martiri. Asserisce che dalla chiesa
di Grottapinta fu trasportata ove si vene-
rava nel i4*>8 (il Bovio erroneamente di-
ceavvenutoil trasferimento nel i62 5,anzi
altri vogliono che il sodalizio sia stato isti-
tuito nella sua chiesa,e poi nel 1 465 passa-
toio quella di s. Lorenzo inDamaso),onde
■vi fu eretta a suo onore l'arciconfraler-
nita. Pe'coiracoli operati dalla s. Imma-
gine neh 635 fu coronata, vivendo anco-
ra il pio istitutore di tali corone, e venne
allora incisa in rame la sua effigie e de-
dicata al protettore cardinal Barberini vi-
ce cancelliere di s. Chiesa. Essendomi re-
cato a venerarla da vicino, ne ammirai la
grande antichità, rimarcando che nell'at-
teggiamento e in altre particolarità somi-
TE A
glia a quella di s. Maria in Via Lata che
ihcesi dipinta das. Luca che ivi dimorò,
e ad altre s. Immagini attribuite a quel-
l'Evangelista, flesso la sua particolare sa-
grestia lessi una lapide che attesta esse-
re stato consagrato l'altare nel 1 5o3. JNel
pontificato diClemeuteXII pressoché l'in-
tero episcopato de' regni di Spagna fece
fervide istanze, perchè il Papa si degnas-
se definir solennemente la verità della pia
sentenza, si che non si potesse più altri-
menti sentire.Gl'iuteressantissimi origina-
li contenenti il voto dique'prelati,nonche
de'loro popoli e accademie, ricuperati nel
1 801, il cardinal Gerdil li presentò a lJio
VII che ne mostrò gran compiacenza. Non
riuscirà inutile che rilevi, aver Pio VII
nel 1808 concesso indulgenze perpetue per
le novene dell' Immacolata Concezione,
Natività, Annunziazione, Purificazione
e Assunzione della. B. T' ergine; e che il
predecessorePio VI neh 7q3 a istanza del-
l'ordine francescano, per infervorare i fe-
deli a venerare il gran mistero dell'Im-
macolato Concepimento, avea già accor-
dato 1 00 giorni d'indulgenza a chi contrito
divotamente recitasse l'una o l'altra delle
giaculatorie: Sia benedetta la santa e Im-
macolata Concezione della B. T'ergine.
Diaria. Ovvero: In Conceptione tua, V ir-
goMaria,Immaculatafuistijora prò n>>-
bis Patrem,cujus Fili uni Jesum de Spi-
rita, sancto concepium peperisti. Di più
Pio VII nel 1 8 1 5 incominciò a introdur-
re nel prefazio della messa la forinola pre-
cisa : In Conceptione Immaculata. I ss.
Padri ne'due primisecoli dellaChiesa non
parlarono della questione, il che non la
pregiudicava, anzi favoriva, dovendosi ri-
tenere universalmente professata e credu-
ta.Peròdal documento pubblicato daMor-
celli nel Calendario eli Costantinopoli ',
risulta che la credenza dell'Immacolato
Concepimento si professava da'fedeli an-
che ne'due primi secoli, vantando in suo
favorele testimonianze di S.Andrea apo-
stolo, che chiaramente disse: Poiché della
terra immacolata era stalo formalo il 1.
TEA
uomo, era necessario che ila una Vergine
Immacolata nascesse un uomo perfetto e
figlio iliDio pei* ridonare agli uomini la vi-
ta eterna che per Adamoaveano perduta.
Quindi Origene ammise il privilegio;la Li-
turgia e i Mcnologì greci dellechiesed'oc-
cidente e d'oriente, con mirahile accordo
di sentimenti confermarono la dottrina;
così i Padri del secolo IV, come i ss. An-
filochiO) Ambrogio } Epifanio, particolar-
mente s. Girolamo e s. Agostino, che ci
dierono chiare e gravi testimonianze in
argomento. Più decisamente si espresse s.
Cirillo in favore del privilegio di Maria,
ed i ss. Massimo vescovo di Torino, Pro-
min. Fulgenzio, Ildefonso, Gio. Dama-
sceno, e poi s. Pier Damiani cardinale.
Piimarca il Lambruschini, ches. Bernar-
do tenerissimo della divozione a Maria, e
perciò detto il dottore mellifluo, sebbe-
ue di contraria sentenza (scrisse a 'cano-
nici di Lione contro la festa, perchè cre-
deva che l'avessero adottatasenza consul-
tar prima la s. Sede, e fosse stata stabili-
ta da altri e da loro seguita nella i. "metà
del secolo XII, e da tale lettera si attribui-
sce l'origine della controversia), se avesse
ulteriormente vissuto, istruito e illumina-
to dall' esempio della chiesa romana, la
direbbe pia e con noi canterebbe di voto
e spontaneo: Tota pulehra es. Maria, et
macula non est in TV. L'angelico dotto-
re s. Tommaso, una delle glorie de'dome-
uicani, con diversi passi favorisce l'Imma-
colato Concepimento, il che lo libera dal-
l'imputazione contraria basata su di altri;
i teologi lo difendono, spiegando chei suoi
libri posteriormente in alcuni luoghi fu-
rono alterati, come avverte il cardinal
Sfondrati nell'opera [nnoveidia v'indica'
ta. Una copiosa schiera di teologi dell'or-
dine Domenicano difesero la dottrina del-
l'Immacolata Concezione, fra 'quali il lo-
ro stesso fondatore s. Domenico x il lumi-
nare dell'ordine s. Vincenzo Ferreri, il
b. Alberto Magno precettore di s. Tom-
maso, s. Lodovico Bertrando, il b. Gia-
como da Voragine, Giovanni da Viter-
VOL. LXXIH.
TEA.
49
bo cìie da impugnatore divenne difenso-
re, Serafino da Porretta, Ambrogio Ca-
terino, Natale Alessandro, ed altri teolo-
gi domenicani riportali dal cardinal Lam-
bruschini, il quale aggiunge che eziandio
molti santi professarono la pia sentenza.
L'intero e cospicuo ordine Francescano
la difese con costante e particolare ardore;
cos'i s. Brunone fondatore de'certosini,8.
Lorenzo G insti nia ni, s. Tommaso di I il-
lanova, s. Alfonso de Liguori fondatore
de' redentoristi, s. Brigida di Svezia. [
teologi de'secoli XIII e XIV, ad eccezio-
nedi pochi, difesero vigorosamente la sen-
tenza. Principali oppugnatori furono Egi-
dio Colonna, Enrico di Gand, Duraudo
di s. Porziano, Alvaro Pelagio, e Grego-
rio di Rimini. Dal secolo XV sino a noi,
tranne pochi (come l'irreligioso e audace
Launoio, e di recente Giorgio Ermes, del-
le cui dottrine, condannate da Gregorio
XVI, parlai a Ermesuni), non si trova-
noteologi di qualche nome,i quali non ab-
biano sostenuto l' Immacolato Concepi-
mento di Maria, non dovendosi affatto va-
lutare le bestemmie degli eretici Calvino
e altrettali o novatori di dottrine religio-
se, o chiosatori delle opere pestifere e in-
terpreti della mente de'novatori. Tra gli
ordini religiosi che sempre la difesero con
particola!* fervore e pietà,dichiara il Lam-
bruschini, risplende la tanto benemerita
Società di Gesù, fra'religiosi della quale
precipuamente i celebri e dotti pp. Sua-
rez, Petavio, Cornelio a Lapide, e il rem
cardinal Bellarmino: iodi poi vi aggiun-
gerò due altri sommi teologi. Oltre que-
sti , anche il Sagro Collegio vanta altri
suoi porporati propugnatori, e fra'barna-
biti i due cardinali Gerdile Lambruschi-
ni. A' teologi fecero in ogni tempo eco le
università più celebri, poiché oltre la ri-
cordata di Parigi, abbracciarono e pro-
pugnarono la difesa della sentenza affer-
mativa, quelle di Germania, di Colonia
e di Ma gonza ; e quelle di Spagna, ù' Al-
enili, di Saragozza, di Compostella, di
Granata, di Toledo, oltre i vescovi e spe-
Se TEA
cialmente di Spagna; così praticarono al-
tre accademie di Spagna, Portogallo, Bel-
gio, Italia e allie nini te Per cui si può qua-
si dire, non esservi stato istituto teologico,
che non si proponesse il santissimo scopo.
Dottissimi vescovi, monarchi e popoli ma-
nifestarono in divèrse epoche il loro comu-
ne fervore in favore per l'opinione del-
l'Immacolata Concezione di Maria. Quan-
to a'vescovi già dissi che quasi tutto l'e-
piscopato delle Spagne inviò calorose e ri-
verenti suppliche a Clemente XII, perchè
definisse come verità di fede l'Immaco-
lato Concepimento. Il consenso comune
de'fedeli dimostrava vera la sentenza che
dichiara Maria esente dalla colpa origi-
nale, colla pratica introdotta nella Chie-
sa da tempo immemorabile, facendo a
gara d'onorarla con questo titolo, e im-
posto per nome nel battesimo alle bambi-
ne, invocandone il patrocinio, festeggiali -
dola con tridui e novene. In Roma nella
Chiesa de' ss. XII Apostoli de' conven-
tuali, intervengono da tempo antico nel-
l'ultimo giorno della novena i cardinali,
e il Papa, che vi comparte la benedizio-
ne col ss. Sagramento, di che riparlai nel
vol.IX,p. f)8. Questo unanime e univer-
sale consenso de'fedeli, diceva il cardinal
Lambruschini, preparava la formale de-
finizione intorno alla questione e opinio-
ne, perchè dal Vicario di Dio solennemen-
te si definisse qual ferma e solida verità
di fede, avvertendo, che il uon avere sino
allora la Chiesa definita la questione,niun
pregiudizio recava alla dottrina e tradi-
zione che la confessava. Sebbene nel pon-
tifìcatodi Alessandro VII si possano qua-
si dire terminate le contraddizioni e le
dispute onde fu combattuto persi lunghi
anni il dogma cattolico dell'Immacolata
Concezione di Maria, e cominciasse, do-
po il secondo stadio di lotta, il terzo di
pace riconquistata per la vittoria: »e non
fosse che al tempo di Clemente XII e di
Benedetto XIV si levò a combattere la sen-
tenza cattolica con finti nomi il celebreMu-
latori, che scrivendo De super* ti tione vi-
TE A
tanda, si argomentò dimostrare l'Imma-
colato Concepimento non potersi crede-
re verità rivelata, e perciò superstizioso il
tenerlo per Itnìa. Dolse a tutti i buoni che
quell'uomo sì benemerito della scienza, ed
anche della causa cattolica, facesse torlo
alla cristiana pietà, e fosse in ciò a' fedeli
occasione di scandalo. Ma Dio seppe trar-
re gran bene dall'errore di lui, facendo che
molti ilolti e santi uomia i ne prendessero
occasione di glorificare maggiormente la
ss. Vergine, dimostrandone con erudite e
salde scritture il Concepimento Immaco-
lato, e ispirandone la divozione a' fedeli
con ogni maniera di pii libri. In che fu
insigne il merito di s. Alfonso de Liguori,
del b. Leonardo da Porto Maurizio, e di
Benedetto Piazza, la cui dottissima ope-
ra, Causalmmaculatae Conceptìonisydi-
chiara la Civiltà cattolici/, ben potrà es-
sere superala in merito di perfezione, ma
oscurata nou mai. Ed eccoci pervenuti a
quel tempo in cui la comune sentenzade'
cristiani intorno all'Immacolato Conce-
pimento della ss. Vergine, percorrendo
1' ultimo stadio, che si può chiamare di
trionfo, dovea mostrarsi più manifesta-
mente che mai per indubitata credenza
di tutta la chiesa cattolica; e il popolo fe-
dele aspettar con giubilo ormai vicina
l'ora sospintissima che il privilegio sin-
golare d'essere stata concepita in grazia
sia riconosciuto in Maria e proclamato
solennemente dal Maestro supremo del-
la fede con irrefragabile definizione dog-
matica. Nel i834 il cardinal Cienfuegos
arcivescovo di Siviglia (al quale articolo
ne riportai la biografìa, per essere morto
quando era stampato già il volume che
poteva contenerla), col suo capitolo pre-
gò istantemente il Papa Gregorio XVI,
di voler concedere all'arcidiocesi che nel
dì solenne della ss. Concezione di Maria
potesse dirsi a Dio ne'sagri misteri: » E'
degno e giusto, o Signore, è convenevole
e salutare di lodarvi, di benedirvi, di glo-
rificarvi nella Concezione Immacolata di
Maria sempre Vergine. "II piissimo Gre-
TEA
gorio XVI, assicurato dalla fede, solleci-
talo dalla pietà, accordò quanto si doman-
dava. La Civiltà cattolica ne'suoi aurei
Cenni storici dell' ImmacolataConcezio'
ne, degnamente celebrò il Pontefice,!! de-
gnissimo pastore della chiesa di Siviglia,
il clero e il popolo esultanti. Fu dunque
Siviglia che per la prima volta udìrisuo-
nare ne'suoi templi negli augustissimi riti
quel canto lietissimo che nell'Immacola-
ta Concezione della Vergine dà gloria a
Dio. Il festoso suono echeggiò dappertut-
to, e ripercosso da fervoroso eco da mille
parli riempi in hreveora e rallegrò tutta
la lena. Appena divulgata la fama del-
l'indulto apostolico benignamente accor-
dato a Siviglia, d'ogni parte furono diret-
te alla s.Sede caldissimesuppliche pei* con-
seguire eguale privilegio. Quindi Grego-
rio XVI, come riportai nel voi. XX\ I,p.
107 e altrove, non dubitò per organo del-
la s. congregazione de' riti, di concedere
a' vescovi e particolarmente delle chiese
di Francia, precedendo iu ciò dopo Sivi-
glia tutte le allre chiese quella nobilissi-
ma di Lione, così alle chiese di Ameri-
ca, d'Inghilterra, di Germania, d' Italia
e d'altre parti che l'implorarono, l'in-
dulto speciale d'aggiungere nel Prefazio
della messa degli ci dicembre, festa della
SS. Immacolata Concezione, le parole:/'-'/.
Te in Conceptione Immaculata B. Ma-
riaesemper I irginis,cooae ve le aggi uo-
se tutto l'ordine francescano, facendole il
Papa pure inserire ne'calendari romani.
Di più Gregorio XVI egli stesso, siccome
tenerissimamente divoto della B. Vergi-
ne, le ripetè nella sua cappella segreta,
ed io ne lui il solo felice uditore, come quel-
lo che per 21 anni ebbi la ventura di as-
sisterlo solo nell'edificante e commoven-
te sua celebrazione del s. Sagrifizio; non
che fece cantare le aggiunte parole nel dì
solenne della festa nella cappella ponti"
dal cardinal protettore della cap-
pella Borghesia na della basilica Liberia-
na di s. Maria .Maggiore, cui incombe in
quel giorno cantar la messa, perchè De-
TEA 5i
ncdcltoXIV istiluì questa cappella pnpa-
leda tenersi nella borghesiana, onde Se ne
può leggere la sua disposizione ealtre no-
zioni relative nel vol.I\.p.<)7.l vi notai pu-
re,che prima del 1 3'5o,in tal giornocelc-
bravasi la festa con cappella cardinalizia
dall'antico ecospicuo ordine Carmelita-
7fO.il qualesi vanta pel 1. "d'aver propugna-
to l'Immacolato Concepimento. Anzi ag-
giungerò col dotto gesuita p.Francesc'An-
tonio Zaccaria, Disser. 5, Sulle feste di
Maiìa «.,§ 1 . Della festa dell'Immaco-
lata Concezione, che Alva.-o Pelagio, u
no de'più audaci impugnatoli del miste-
ro e morto nel 1 34o, testifica d'aver nella
basilica Liberiana di s.M. 'Maggiore diRo-
ma fatta nel giorno della Concezione la
predica, benchèegli usòil vocabolo tli-SV//z-
tificazione.Cb.enei 1 344percnutuma con-
sueludinenella chiesa de'carmelitani d'A-
vignone, oveallora risiedeva il Papa, que-
sta lesta si celebrava coli' intervento de'
cardinali; e nel precedente 1 3^2 in taleoc-
casioneUiccardollidolfo a rei vescovo d'Ar-
magli, via vea recita tomi sermone dell'Ini
macolato Concepimento di Nostra Signo
ra.l diportante e preziosa è la Dissertazio-
ne del p. Zaccaria, avendo trattato colla
sua vasta erudizione non meno della festa
che della questione, colla debita distinzio-
ne della concezione attiva e passiva. Anti-
chissima è poi la festa della ss. Concezio
ne tra'greci e gli orientali, e se ne ha ve
stigio nel secolo V e meglio ne'secoli VII
e Vili; non che Iva' normanni, e lo nar
rai a Concezione, con singolari festeggia-
menti e accademie poetiche e letterarie.
Anzi il eh. ab. Ani vitti nel Rogionamen'
to di cui poscia farò cenno, osservò, che
le più antiche accademie di lettere, dopo
quella di Carlo Magno, sono le due acca-
demie dell'Immacolato Concepimenlo di
Rouen e di Caen che le fu figlia, in Nor-
mandia ; cioè que' grandi concorsi ove
i generosi e pii normanni ad onore del-
l'Immacolata Concezione loro celeste pa-
trona, con oratorii e poetici arringhi, de-
nominati la festa de' Normanni, coll'in-
Si TEA
lervenlo d'oratori e poeti di tutte le na-
zioni e di tutte le lingue, ed ove loro si
davano premi di gran valore e si corona-
vano festosamenle chi meglio avesse ce-
lebralo il mistero; onde crede l'ab. Ani-
vitti che ciò contribuì all'incremento del-
la letteratura normanna, corue altrove, sia
il sostenere edifendere la piacredenza,che
nell'esaltare la sublime prerogativa della
Madre di Dio. Anche l'illustre ordine do-
menicano finalmente accedette alla sen-
tenza affermativa, e pel suo maestro ge-
nerale p. Angelo Ancorarli, supplicò e ot-
tenne da Gregorio XVI neh 843 di po-
ter celebrare la festa della ss. Immacola-
ta Concezione con ottava solenne,e d'ag-
giungere al prefazio l'epiteto Immacula-
ta, cosa che fu cagione per tutti i di voti
del mistero di somma allegrezza, e che
sembrò terminare ogni differenza, e reu-
dere esclusivamente dominante la pia sen-
tenza nella chiesa cattolica, laonde lieta-
mente lo registrai nel voi. XX V 1, p. 107.
Emularono gli ordini religiosi la pia sol-
lecitudine dellechiesecon nobilegara,per
cui in pochi anni e in tutto 1' orbe cat-
tolico si udì proclamare Immacolata la
Concezione della Vergine nel più sublime
e maestoso canto della liturgia. Gli Sco-
lopii o pp. delle Scuole pie, che profes-
sano peculiare divozione alla B. Vergine,
conseguirono da Gregorio XVI indul-
genze per la loro Corona dì dodici stelle
(P .), in onore di quella che fregia in cie-
lo la Deipara (cioè Madre di Dio, Colei
che ha partorito un Dio, vocabolo lati-
no corrispondente al greco Theotocos :
titolo decretato alla ss. Vergine nel 43 1
nel concilio di Roma tenuto da s. Cele-
stino I, e in quello d'Alessandria, ne'quali
ancora fu condannato Nestorio autore de-
gli ereticiiVtj.?fo/'7V/w,perchè mediante un
accento diverso nealteròilsensOjdicendo-
la generata daDio) Regina,coin posta dal
loro fondatore s. Giuseppe Calasanzio, e
nella quale espressamentesi ringrazia il di-
\inPadre che la preservò da ogni col panel-
la 6ua Concezione, come si legge nella/toc-
TEA
colta di orazioni e pie opere con indul-
genza, nella quale riportansi quelle con-
cesse da'Papi per onorare l'Immacolato
Concepimento di Maria; e quelle accor-
date a'divozionali benedetti da'Papi e da
Gregorio XVI, da lucrarsi anche nella fe-
sta della Concezione. Inoltre non bastò a
far contenta la pietà de'fedeli verso Maria
che ne cantasse Immacolato il Concepi-
mento la voce sola de'sacerdoti: voleva il
popolo cristiano levar alto anch'esso ne'
sagri templi la sonora sua voce a confes-
sar concepita senza peccato la suaSignora.
Laonde ad appagare le giuste brame del-
le divote popolazioni, convenne a'vescovi
inviare alla Sede apostolica nuove istan-
ze perchè agli encomii, co' quali la pie-
tà cristiana celebra nelle litanie la ss.
Vergine, vi si aggiungesse quello di sua
Immacolata Concezione. Ad esaudire le
pie brame. Gregorio XVI fervorosissimo
che vieppiù si consolidasse la pia creden-
za, fece introdurre nelle Litanie Laure'
lane, il versetto: Regina sine labe origi-
nali concepta, che a sfogo di divozione
sono andato qua e là ripetendo all'oppor-
tunità in questa mia opera, come già u-
savasi in molli ordini regolari e singolar-
mente dal francescano. Ciò fu concesso a
parecchie diocesi di Francia e di Spagna
che prime ne aveano fatto richiesta, de-
cretando il Papa che si accordasse senz'al-
tro a quanti il chiedessero, onde in tutte
le chiese della cristianità s'udisse risuona-
re il glorioso preconio, per cui innume-
rabili furono le istanze spedite a Roma e
prontamente ebbero i rescritti coli' apo-
stolico indulto. Il cardinal Lambruschi-
ni ricordò pure, che per rivelazione avu-
ta in Parigi da una semplice verginella,
la quale per umiltà volle celare il suo no-
me, ebbe origine la suddetta Medaglia
/7i7/'(7<o/oAYzdellaConcezionecoirimpron-
ta di Maria concepita senza peccato; e che
Gregorio XVI concedendo indulgenze e
proteggendone la propagazione, tosto di-
venne una generale divozione che fu fon-
te inesausta di prodigii, auch'egli uauan-
TEA
tlo la conversione dì Ratisbonne. Per ul-
timo il cardinale, espose gli ardenti voti
del suo bel cuore con queste esemplari pa-
role. » Cerio, se nel breve spazio di tem-
po die ancora ci rimane di vivere, la s.
romana Sede, guidata sempre da' lumi
dello Spirito santo, giudicasse di definire
l'importantissimo punto dell'Immacolato
Concepimento di Maria, noi allora chiu-
deremmo assai più volontieri i nostri oc-
chi in pace; e portiamo ferina fiducia che
un tal atto sarebbe foriero di moltiplica-
te grazie, di grandi misericordie, e di dol-
ci benedizioni , le quali ad intercessione
di Maria pioverebbero a dismisura sopra
di Roma e della Chiesa tutta (Utinam sic
(tati), che la riguarda come sua partico-
lare protettrice." Eguali voti ripetè il cav.
Battaggia, nell'elegante e nobile edizione
del discorso libro, e nella sua prefazione
riproducendo le seguenti belle parole deb
l'ab. Dassauce scritte nell'Ami de la Re-
tigion, nell'aununziare peli.0 alla Fran-
cia questo nuovo lavoro di sagra erudi-
zione del cardinal Lambruschiui. » Spe-
riamo che voti mossi da su alto luogo, sa-
ranno esauditi da Quello, a cui Gesù Cri-
sto ha confidato la sollecitudine di tutte
le chiese; e che Maria dal pie ilei di vin tro-
no verserà le più abbondanti benedizio-
ni sul Pontefice, che le avrà assicurato il
maggiore di tutti i privilegi, sul pio auto»
re, che avrà provocata questa gloriosa de-
cisione,e su tutti i fedeli, che godranno di
salutare a loro protettrice una Madre eon-
ceputa senza macelliti di colpa" Il car-
dinale essendo passato a miglior vita a' 1 2
maggio i854, se non vide del tutto com-
piti i suoi voti, certamente avrà avuto ia
morale certezza che quanto prima anda-
vano a esaudirsi, per quel tanto che già
Crasi fatto e che vado a riferire. Il cardi-
nal Lambruschini nellostesso 1 843, in cui
pubblicò la sua Dissertazione, trovò nel
dottissimo gesuita p. Giovanni Perrone,
un ben degno elogista del merito di sua
operetta, il quale ne dichiarò tutti quanti
i pregi che contiene, e magistralmente e
TEA 53
da par suo ne die conto con accurata a-
nalisi e importantissimo sunto, che può
leggersi negli Annali delle scienze reli-
giose 1. 16, p. 338. Inoltre egli dichiarò
avere il cardinale antivenute edisciolle le
diflìcoltà onde l'istitutore d'una scuola fi-
losofico-teologica, che dicesi cattolica, nel
centro dellaGermania,è inteso co'suoi di-
scepoli e seguaci Ermesiani ad oscurare
la verità di questa pia dottrina e l'illustre
pregio dell' Immacolato Concepimento
della Vergine: perchè sebbene l'istitutore
Ermes non ardi oppugnare apertamente
la comune dottrina, non lasciò di appa-
lesare abbastanza il suo sentire intorno a
tal subbietto, che il ch.p. Perrone col
suo acume non mancò di porre iu chia-
ro. Nel medesimo pontificato di Grego-
rio XVI anche altro degnissimo porpo-
rato si segnalò nella divozione all'Imma-
colato Concepimento, e nel propugnarne
in modo ingegnoso la pia credenza. Que-
sti fu il cardinal Castruccio Casti acane pe-
nitenziere maggiore e vescovo di Palesti-
na, il quale nella celebratissi ma accademia
di religione cattolica di Roma lesse il ra-
giona mento: Sulle testimonianze rese dal
Corano a Maria J'ergine.Fu. pubblicata
nel 1 845 dagli Annali delle scienze re-
ligiose t. 20, p. 32 i,ed il pio e eh. Ago-
stino Mauavit (di cui feci menzionenel voi.
LXIV, p. 32 1) di Tolosa, lo tradusse in
francese conquesto titolo: Des temoigna-
ges rendus à Marie, a son Immaculée
Gonception, et à la Materni le divine, per
Mahoniet,dans le Koran, Dissertation,
elc.,Tou!ouse 1 84^. I u questo zelante e bel
lavoro, non solamente provasi che tutte
le più eccelse prerogative che la chiesa cat-
tolica riconosce al presente e venera m Mi-
ria Vergine, e nominatamente la sua Im-
macolata Concezione come articolo di fe-
de e di ferma credenza, si trovano chia-
ramente registrate nel Corano o Alco-
rano (V.) di Maometto fondatore del
Maomettismo (/ .). avversario implaca-
bile della cristiana fède, la cui era in-
comincia nel 6aa; ma iuullre perciò ri-
54 T E A TEA
leva che quelle prerogative di Maria già utili, t. G, p. 3, il quale encomiando l'in-
erano ammesse e credute da' cristiani defesso propugnatore delle cattoliche ve-
d' Arabia e luoghi finitimi, e le tolse rilà, rimarcò aver egli nell'altra celeber-
Maometto dalle credenze ch'erano allo- rima sua opera, Praelectìones tlieolo-
ra diffuse fra' saraceni, agareni, ismaeli- gìcàe, evitato per lodevolissima pruden-
ti, inauri, etiopi, sehhene l'Alcorano con- za dal prendere seria parte e trattenersi
fuse Maria Vergine con Maria sorella di di proposito nelle questioni controverse
Mosè, facendo delle due una sola, onde tra' teologi cattolici; ma che la sua tenera
gli autori arabi e qualche cristiano ten- pietà verso la Madie comune de' redenti
lano di purgarlo di tale errore. Gloriosa non volle soffrire che lo stesso avvenisse
è dunque la testimonianza degl* infedeli, alla celebre questione sull'Immacolato
nel proclamare essere stata Maria conce- Concepimento ili Maria, ed a questo fine
pita senza originale peccato,e poscia in tut- scrisse il pregevolissimo libro di cui egli
ta la vita sua non aver mai commessa al- rendeconto.il lusinghiero pontifìcio gra-
dina colpa. dimenio attestato all'autore dal sommo
Mentre Gregorio XVI riceveva da o- Gerarca, cui volle intitolato il dotto suo
gui parte focosissime istanze perchè l'Ira- scritto, rileva il p. Mura, è un chiaro e
macola lo Concepimento di Maria si defi- luminoso argomento del merito del Die-
llisse come dogma di fetle, ed egli preoc- desimo, ed una speranza consolante per
cupa vasi a maturare il modo delicato e il line nobilissimo a cui mira. Aggiunge,
grave per condurre a felice effetto il gin- che la notissima e tenera pietà del Papa
rioso trionfo della B. Vergine, sotto i cui Pio IX, è pietà che non fu mai sterile d'o-
auspieii e nel dì della sua Purificazione pere generose; il che unito a tutti gli ai-
era stato sublimato alla cattedra di s. Pie- tri argomenti co'quali il eh. autore si stu-
tro , appena spirato il mese di maggio dio d'appianar la via alla soluzione del-
1846 a lei consacrato, fu sorpreso dalla le controversie di che tratta , fa sperare
motte. Quindi le medesime istanze furo- non lontano il giorno desiderato da tan-
no rinnovate al successore Pio IX che re- ti voti. Il nemico d'ogni bene, continua
gua, il quale anch'egli siuo da'teneri an- il p. Mura , potrà forse destare qualche
ni divotissimo della Madre di Dio, nel suo tempesta onde impedire il trionfo della
zelo apostolico e vedendo le cose così be- Donna celeste cui deve le maggiori sue
ne prosperosamente preparate, si deter- sconfitte; mala Vergine saprà rendere il
minò di compiere ciò che ormai era nel ciel sereno, ed avvalorare com'altre vol-
desideriodi tutta la Chiesa, perincremen- te la Chiesa e l'augusto suo Capo, per su-
lo d' onore alla ss. Vergine. Pertanto e pera re ogni ostacolo che si opponesse al
come notai nel voi. LUI, p. 193, con hre- trionfo suo proprio, ed intendesse a ri-
ve apostolico che leggesi nella 2/ seriede- tardarne il giorno felice. Il p. Mura fu pro-
gii Annali delle scienze religiose, t. 5, feta: la tempesta insorse, e la descrissi al-
p. 4o6, accettò dall'eucomiato p.Giovan- l'articolo Pio IX, a Roma e in altri luc-
ili Perruiie gesuita, e con isplendido elo- gin analoghi: il trionfo avvenne, e vado
gio all'insigne reIigioso,la dedica di sua o- a descriverlo compendiosamente. Osser-
pera, e spontaneamente composta per la va ancora il p. Mura, che dopo la Dis-
sua persuasione del privilegio: De Imma- seriazione del cardinal Lambruschini, e
ridato B. Mariae Conceptu an dogma- per tutto l'operato da Gregorio XVI, per
lieo decreto definiri possit, Disquisita) la credenza deU'ImmacolatoConcepimen-
tlienlogica, Piomae 1 84/- Ne fece label- to, nulla poteva venire più. a proposito
lissima analisi il dotto p. Boufìglio Mura dello scritto del p. Perroue, poiché seni •
de'servi di Maria, e riportata ne'cilati-i/i- bra sopraggiuugere la fede pratica per
TEA TEA 55
agevolarne la maniera e il modo, mo- denti vi dimostravano il profitto de'loro
girando ed abbattendo il dubbio, alla ve- studi con recitare vari compouimenti lat-
rila dogmatica. Il p. Mura, come quello ti ad onore per lostesso Immacolato Con-
che appartiene all'esemplare ordine dei cepitnento dell'alma divina Madre, cioè
Servi di Miriti (ì .). che nacque e vive elegie,sonelti, anaci eontichee odi, che ve-
sotlo il patrocinio della divina isti tu tri- nivatio ascoltati da'deputali e dagli altri
ce (come descrissi all'ordine Servi di Ma- che v intervenivano , oltre un ragiona-
ria, ove notai che il p. Lazzari generale mento latino sulla Madonna, e in detto
di esso nel i3_ii fu acerrimo difensore anno l'argomento fu sulla di lei patria
dell'Immacolata Concezione); ordine che Nazareth, sebbene i ss. Gioacchino e Ari'
nel i8o() ottenne con quello de'm inori os- //r/(ohe in nostra favella sigi i idea Grazia)
servanti da Pio VII, di adoperare nella genitori della genitrice tli Dio, avesseroa-
n'essa la parola Immacolata j termina bitato anche in Gerusalemme, in Cesa-
i -innovando la lusinghiera speranza che il rea e in Betlemme. Notai a Roma, che da
Papa l'io IX non perderà di vista quel ultimo eravi stata istituita 1' accademia
giorno m che noi non temiamo di chiama- dell' ImmacolataConcezionediMaria Ver-
re il piìi bello del suo glorioso pontifica- gine, che ora tiene temporaneamente le
lo, in che nou un sol popolo, ma finte- sue radunanze nelconvenlode'ss.XI IApo-
ro mondo cattolico griderà riconoscente stoli,ed il Giornale di Roma le pubblica.
benedizione ed Osanna al Vicario di Cri- Questa è l'unica fra le romane accademie
sto, il quale avrà detto solennemente, che scientifico-letterarie che espressamente
la Madre di Dio non fischiava un sol mo- vanta un titolo si pioedivotoaseconda del
mento del nemico di Dio'. Dovendo io suo scopo, di santificare cioècoll'ispirazio-
poi parlare dell'entusiasmo col quale an- ne della pietà i belli e utili sludi della gio-
co dall'accademie fu celebrata favventu- ventò, associata iu uno a sì illustri erudi-
rosa definizione dogmatica, e prima an- ti, ed a vantaggio della religione, gare™-
cora ili essa dell'accademia che in Roma giando gli accademici in lodar Maria, ed
si gloria procedere sotto il titolo e il pa- in ispecie l'Immacolata sua Concezione,
dronato dell' Immacolata Concezione, sotto la direzione d'alcuni ecclesiastici di-
conviene che ora ne faccia menzione, an- stinti per virtù e per cultura. Originata
che per ordine cronologico di narrativa, in tal foggia nel 1 83 5, venne tosto in pro-
quale ulteriore testimonianza della prò- gre>sodi tempo acquistando forma esco-
gredienle divozione verso il mistero, e vi pò all'intuito propri. Divisa in 4sessio-
premetta pure la notizia di altra. Leggo ni, che comprendono i 4 principali rami
nel n.°3 i 0 del Diario di /ionia del i 8o3, delle scienze e delle lettere, apre ogni set-
che Pio VI nella chiesa delle ss. Orsola limami una Libera discussione tra 'soci sui
e Caterina (della quale feci cenno nel voi. punti degni di richiamar l'attenzione de-
\LlX,p. 3o2), a Tor de" Specchi, stabi- gli studiosi. Per tal modo si proponete-
li la congregazione del sussidio ecclesia- cademia, secondo le sue leggi approvale
slieo (del quale riparlai nel voi. LV, p. 16, e slam paté, l'esercizio e il perfezionameli-
nel riferire che pi ima tu eretta in s. Ste- to de' giovani nelle scienze e nelle lette-
fino in Pescni')! i, indi trasferita da Pio re sulla via dell'ispirazione religiosa. Di
VI ins. Orsola, e poi restituita nella pre- quanto poi precipuamente si è fatto nelle
Ì Cedente chiesa ove sussiste) sotto l'invo- annuali private riunioni.vienc dato conto
r t/.ione dell' Immacolata Concezione di nelle pubbliche, la più solenne delle qua
Maria ede'ss. Pietro e Paolo, la quale te- li è quella che celebra il bel privilegio di
nevii annua accademia di belle lettere ad Maria dal quale prende nome l'accade
onore della ss. Concezione. I chierici stu- mia. Vaula a foudatore primaria il vii
56 TEA
luoso sacerdote d. Vincenzo Emili, e con-
fondatori due altri sacerdoti, il letterato
d. Domenico Santucci, ed. Pietro Roma-
ni illustre ecclesiastico. L'origine elo sco-
po dell'accademia lo dichiarò con bello
viticolo Pavv. Pietro Merolli. Si legge nel
t. i3 dell'Album dì Roma, p. 3G7, con
questo titolo: Accademia della ss. Con-
cezione. Ora l'accademia fiorisce e vanta
chiari ecospicui letterati, e l'encomiò più
volte il eh. prof. d. Giacomo Arrighi be-
nemerito e dotto compilatore della 2. se-
rie degli Annali delle scienze religiose,
iu questi ne't. 4, p- 4^6; 6, p. 222; 12,
p. 4<> Io quest'accademia il eh. ab. d. Vin-
cenzo Anivilli lesse uu ragionamento ai
2 1 dicembre i847per l'inaugurazione del
1 3.°annoaccademico, intitolato: De'van-
taggi che il cullo dell'Immacolato Con-
cepimento ha recato alla scienza, alla
letteratura, all'arte e alla civiltà pre-
cipuamente nel medio evo. Vasto ed eru-
dito tema che svolse con eloquenza, eru-
dizione e maestria, ragionando pure del-
le surricordate accademie normanne, e si
può ammirare nel citato t. 6, p. 222 de-
gli Annali, in cui si riporta. Ormai pro-
clamandosi ad alta voce per P universo
mondo l'Immacolato Concepimento nel-
l'azione augustissima dell'Eucaristico sa-
grifìzio e nella supplicazione quotidiana
più frequente del cristianesimo, e poten-
dosi perciò affermare con pienissima ve-
rità che la voce concorde di tutte le chie-
se lo confessava solennemente, pareva che
nulla mancasse a potersi adempiere il co-
mune voto de'cristiani di veder fiualmen-
teassicurato a Maria l'incontrastato pos-
sesso clelsingolarissimo privilegio. 11 dog-
ma dell'Immacolato Concepimento pro-
fessato adunque in esplicitissima forma da
tutta quanta la Chiesa, bramava l'ultima
sanzione che lo facesse inviolabile e sagro
alla dispulatrice curiosità dell'umano in-
gegno: e la pietà cristiana ancora atten-
deva con ardore che la voce del Vicario
di Cristo con definizione solenne il dichia-
rasse articolo di fede, da non potersi di-
TE A
scredere senza danno della salute eterna.
E ad imporre questa irrefragabile im-
pronta del suggello apostolico al dogma
dell'Immacolata Concezione sembrò che
si sentisse destinato da Dio fino da'primi
giorni del suo pontificato il Papa Pio IX,
il quale volse la. mente a prepararle vie
ad una definizione dogmatica. E prima
volle, che oltre il poter chiamare concet-
ta senza peccato Maria nel pref.izio e nelle
litanie, si estendesse a quanti bramassero
di goderne la facoltà della messa e dell'udi-
zio proprio dell'Immacolata Concezione.
Nelle Memorie storielle delr. p. Mariano
maggiore degli eremiti camaldolesi di
Monte Corona, scritte dal eh. Giuseppe
Condirli, tra'documenti vi sono quelli re-
lativi alla festa dell'Immacolato Concepi-
mento del pontificato di Gregorio XVF,
il quale nel 1 834 concesse a'detti eremiti
d' usar la parola Immaculata Conceptio
nella messa e uffizio proprio (i quali ivi
si dicono approvati dalla s. congregazio-
ne de' riti sino dal 1828) con 4 bini, e
P aggiungere ogni sera alle litanie, Re-
gina si ne labe originali. concepta, ora
prò jìoÌiÌs. Intanto verificandosi l'impedi-
mento temuto dal p. Mura, per la terri-
bile e deplorabile rivoluzione, accaduta
in Pioma a' 16 novembre 1 848, il Ponte-
fice fu indotto a rifugiarsi in Gaeta. Po-
co dopo, nel nuovo pacifico soggiorno, tra
le politiche tribolazioni e burrasche, im-
pavidoe pieno di confidenza inMaria Ver-
gine, con quell'enciclica che ricordai nel
voi. LUI, p. 207, a'2 febbraio 1849 in-
terrogò la chiesa universale, e per lei tut-
ti i vescovi cattolici, intorno alla questio-
ne dogmatica dell'Immacolata Concezio-
ne, ch'erasi incominciata a trattare dal
fervoroso zelo del predecessore Gregorio
XVI, quantunque per le ricevute suppli-
che per la sospirata definizione dell'Im-
macolato Concepimento, gli fosse noto il
concoide sentimento di moltissimi vesco-
vi. Con l'enciclica invitò l'episcopato a
ordinare preghiere pubbliche acciò Dio
l'illuminasse per la risoluzione di tanta ri-
TEA TEA 57
levanza, e che poi gli palesassero in iscrit- cepi mento di Maria. L'uno riguarda la
toijnal fosse la credenza, l'amore e il cui- di vota insistenza che si faceva allora dai
to de' popoli verso l'Immacolata Conce- cattolici alia s. Sede, affinché autenticas-
zione di Maria; quali desideri! essi vesco- se coll'autorità della dogmatica definizio-
vi insieme a'Ioro diocesani nudrissero, e ne l'universalecredcnzade'fedeli. L'altro
lilialmente che cosa opinassero sulla con- poi si è che tale sì hmgoe sì focoso dibatti-
venienza e opportunità della stessa dell- mento diConcezioni,'sia stato unoscialac-
nizione, per quindi proferire colla mag- quo d'ingegni, una vanità scolastica sen*
gior solennità che si potesse il suo supre- za prò per la società e per la Chiesa. Que-
ino pontifìcio giudizio. Inoltre notificò sti duesospetti sono vecchi e antichi, spar*
lorod'aver già istituito una speciale con- si come in opere così in libercoli. Dichia-
gregazione di cardinali, per religione, per ra la Civiltà, che il libro del p. Pacifico
.senno e per scienza teologica illustri; ed è una raccolta molto copiosa di quanto e-
un'altra di teologi distinti del clero seco- rasi fatto sopra 1' Immacolato Concepi-
bile e regolare, nello scopo d'esamina- mento, ed il lodevolissimo concettodi tut-
re con tutta ponderazione e accuratezza to il libro è disposto a sradicare il doppio
quanto riguardava il delicato e grave puu* pregiudizio ricordato, disti nguendo il cul-
to dell'Immacolata Concezione, e riferir- to dalla festa in due stadii diversi. Egli
gli il loro parere. Di più facoltizzò tutti i diceche sino al secolo V la credenza vi-
vescovi dell'orbe cattolico, d'accordare gea tra'fedeli certissima, basandosi anco-
a'Ioro cleri l'uffizio proprio della Conce- ra sugli atti del martirio di s. Andrea a-
xione, com'egli 1* avea ingiunto al clero postolo, sulle liturgie attribuite a s. Gia-
romano. Narrai neh' indicato voi. LUI, corno apostolo ed a s. Marco evangelista,
p. 216, 218, 225, che il Papa visitò le e su quanto s. Basilio scrisse delle chiese
religiose teatine e il romitaggio della ss. d'Alessandria e di Grecia. Da detto seco-
Concezionesul monte s.Elmo,ecou quan- lo incominciò la festa nelle chiese orien-
ta solennità celebrò in Napoli la festa del- tali, e forse introdotta allora nell'occiden-
l'Immacolata Concezione, protettrice del- tali da'basiliani. Certo è che avanti il se-
la reale famiglia de'Boi boni; e che ritor- colo IX celebra vasi in Napoli, e forse I un*
nato trionfante iu Roma, nel i.°concisto- go il X e l'XI essa si propagò per la Na-
ro de'20 maggio i85o, con commoven- varrà, Normandia e Inghilterra. L'origi-
te allocuzione rese grazie a Dioe alla Ver- ne della controversia insorse a' tempi di
gine Immacolata, per averlo ricondotto s. Bernardo, perchè il clero di Lione a-
dopo dolorose vicende alla propria sede, vea istituito la festa della ss. Concezione
11 cardinal Giuda Giuseppe Rumo arci- senza chiederne facoltà al Papa. Questa
vescovo di Siviglia, ivi neli85o pubbli- discussione però giovò grandemente alle
co colle stampe: Discorso subreVImma- arti e alle scienze, ed eziandio alla ci vii-
eidnda Concepcion de Maria. Neli8Ì2 tà. Non avrebbe forse la poesia avute le
in Napoli il francescano alcantarino fr. A- due antiche accademie nella patria stessa
gosiino Pacifico di M." Addolorata pub- de'meoestrelli (de'quali e de'trovatori ri-
blicò l'opera: La ChiesaCattolicanel fat- parlo a TEATRo),qual fu la Normandia, né
to lìdi {mmacolatissima Concezioni' (li i tanti e sì leggiadri componimenti di ver*
Mniti ss. lontra tutte l'eresie. Ne ren- si tenerissimi, quasi fiori della virgolai
de ragione e loda la Civiltà cattolica) 2." ghirlanda, quanti furono i dettati dalla
serie, 1. 1, p. 322, rilevando che il pio au- riverenza a quel privilegio: non la pitlu-
tore ebbe in mente di togliere dall' ani- ra que'capolavori di ss. Immagini della
mo d alcuni due pregiudizi intorno della B. Vergine uscite dalle mani di Rallàe-
giaude questione dell'lmuiaculuto Con* le, de'Laufraocbi, de 'Sassoferrati, e mas*
58
TEA
s'une la famosa Concezione ci i Murillo, per
non ricordarne altre*, non la scultura quel
gran novero d'opere di getto, scalpello o
IjuIìiio, d'ogni materia: non l'architettu-
ra i 7 nobilissimi obelischi e colonne,ope-
re monumentali che superbamente tor-
reggiano per aver sulle loro cime l'ina-
magine dell'Immacolata Concezione, in
Vienna e in Praga per Ferdinando 111,
in Lucca per decreto del senato, in Na-
poli per Carlo di Borbone, in Palermo
nella piazza di s. Domenico, perenne e
sontuoso monumento della pietà dome-
nicana (oltre la Colonna, di cui parlai a
quell'articolo nel voi. XXV, p. 171 e al-
ti ove, già del tannila della Pace, con ac-
corgimento elevala a rovescio, e da Pao-
lo V innalzata innanzi la basilica di s. Ma-
ria Maggiore colla statua di bronzo della
15. Vergine dellaConcezione: dell'altra vi-
cina colonna con altra iasmaginedi bron-
zo della ss. Vergine ne ragionai nel voi.
XXVII, p. 25); né quel grati numero di
templi innalzati in tutte le città alla ss.
Concezione, contandone q la città di Na-
poli. La controversia giovò eziandio alle
scienze, per l'aumento degli studi nell'an-
tichità ecclesiastiche, nell'opere de'ss. Pa-
dri, nelle tradizioni della Chiesa, e valsero
a chiarir meglio il dogma della caduta
dell'uomo, fondamento di tutto l'editìzio
cristiano. La Civiltà dnncjueencomiò,co-
nie l'autore confutò il pregiudizio di co-
loro, che biasimano sprecamento di tem-
po e danno della società la disputa acce-
sasi tra'caltolici, e da lui mostrato stori-
camente del tutto falso e calunnioso; es-
sendone ulteriore prova e confutazione
quanto vado raccogliendo in questi ceu-
ui storico-dogmatici di erudizione. Nello
stesso 1 8 5 2 in Prato si pubblicò la 3,' e-
dizione del Novenario e Panegirico del-
FlmmacolaiaConcezione di Maria t er-
gine, del /). Antonio da Rignano mino-
re osservante. Nel 1 85 i -53 il p. France-
sco Saverio Patrizi die alle stampe in Ilo
ma: De interpretatione Oraculorum ad
Chris tumpertìnet: De Immaculata Md-
TE A
riae origine a Deo predieta: De Scriptum
rìs divinisi /)<■ peccati originali^ propa'
gallone: De Christopane vitae. Questo
dotto gesuita è pure autore dell' opera :
DeEvangeliis,Fviburf'\-Jìv\seov'\ae 18 53.
Lavoro di gran lena, pieno di dottrina e
di erudizione, di cui resero ragione con
grandi lodi la Civiltà cattolica,'!? serie,
t. 4> P- 44°> e P- Pace, con bella anali-
si riportata negli Annali delle scienze re*
ligiose,^.3 serie, 1. 1 1, p. ig7,e 1. 12, p.3o.
Progredendosi da Ile su imo mi nate congre-
gazioni l'esame del dogma, giunto il me-
morabile aouoi854i il professore di teo-
logia dogmatica del collegio romano p.
Carlo Passaglia gesuita, a' 1 5 gennaio a-
prì il corso dell'annuali radunanze della
mentovata accademia dell' Immacolata
Concezione di Roma, con Orazione nel-
la quale lesse quella bellissima o Discor-
se) del nostro s. padre Pietro vescovo di
Argo sul concepimento dì s. Anna quan-
do concepì la Madre di Dio, da lui tra-
dotto dall'originale greco idioma in ita-
liano, che col testo inedito greco a fron-
te(soltanto avendone già pubblicato una
versione latina il Piazza) e illustrato con
alcune sue note, dirette a spiegar meglio
lo scopo cui mira principalmente l'ora-
zione (nella nota 1 3.' eruditamente ri-
ferisce, che della biografìa de'ss. Gioac-
chino ed Anna, non meno che dell'infan-
zia della ss. Vergine, oltre le orazioni del
Damasceno, di Giorgio di Nicomedia, di
Fozio e di altri assai, ponno consultarsi
gli E v angeli i apocrifi pubblicati da Fa-
bricio, Tilo e Tischendorf), si legge nel
1. 12, p. 49 degli Annali, 2. serie. Questo
pregevole monumento del secolo IX del
santissimo e dottissimo siciliano vescovo
d'Argo, in onore dell'Immacolato Conce-
pimento della Vergine Maria, è una bel-
la e mirabile testimonianza di conferma
del senso religioso di quel tempo, riuscen-
do di gran conforto l'intendere, che tan-
ti secoli addietro si parlava e ragionava
da' padri nostri della Concezione Imma-
colalissima della Vergiue (nel suocouce-
T E A
pimento proemio eli nostra redenzione e
paradiso di Dio, come espr intesi il vesco-
vo Pietro), (pie! medesimo che allora tut-
ta (pianta universalmente la Chiesa ne
parlava e ragionava con entusiasmo eli
pietà e di fede, attendendo il gran decre-
to.Mentre il Papa si consolava d'aver pro-
vocato dall'episcopato in favore dell' Im-
macolata Concezione una confessione ple-
naria ed esplicita, pensò di chiederne al-
la scienza cristiana quella maggior dimo-
strazione clic potesse darne facendo i 1 som-
mo d'ogni sua possa. L'onorato incarico
fu assunto da parecchi dotti teologi, e tra
gli altri dal p. Carlo Passaglia , il quale
nel Commentario che eternerà il suo no-
me, dimostrò chiaro l'Immacolato Con-
cepimento della Vergine creduto e inse-
rii ito nella chiesa di Cristo per tutti i se-
coli addietro lino all'età degli apostoli.
Non contento il p. Passaglia di quanto a-
vea scritto e pubblicato sull'Immacolato
Concepimento di Maria, col vigoroso suo
ingegno, colla profondità di sua dottrina
teologica, e colla pietà del suo cuore, com-
pose un quanto doviziosamente erudito,
altrettanto profondo e sotlilecommenta-
rio sul medesimo, impresso con isplendi-
da edizione: De Immaculato Deiparae
semper 1 irgirds Conccpttt, Caroli Pas-
soglia sur. e S.J. Gommentarius, .Uomae
lypis s. congr. de propaganda fide i <S 7 {.
Ne rese dottamente ragguaglio la Civiltà
cattolica, a." serie, t. 8, p. 6c) e 552; né
poteva giungere in miglior tempo questa
nobilissima lucubrazione, per l'ardore u-
ni versa le con cui tutto il popolo cristia-
no aspettava dalla voce del Vicario di
Cristo annoverata tra'dogmi di nostra fe-
de la pia e universale credenza: Che so-
la fra tutti i figli d'Adamo andasse la \ er-
gine esente da qualunque macchia d'ori-
gine. La virtuosa moderazione adopera»
tu dalla saggia e sapiente Civiltà catto li-
< a, nell'esposizione delle cose trattate nel-
l'aureo Commentario fix compensata dai
giornali piìi accreditati d'Italia, Germa-
nia e Frauda, i quali giustamente fregia-
T E A 5i)
rono de'meritati encomii il dottissimo p.
Passaglia, che tuttavia la Civiltà ben a
ragione paragonò all'altro illustre confra-
tello il [). Dionigio Petavio, il cui nome
è elogio. Però gli /annali delle scienze re-
ligiose, nel t.i2,p. ?. j.), pubblicarono gli
elogi e la disamina del sapiente prof. Pao-
li) Mazio, il quale con ampia erudizione,
dichiarale le sopreminenti prerogative di
Maria irraggiata dal sole di giustizia, l'an-
tico e costante suo culto, in varie (brine
e modi professato teneramente da'fede-
li, per quello del suo Concepimento ri-
cordala propensione devotissima verso di
essa di 34 Papi, e specialmente quella di
Gregorio XVI, nel cui pontificato eminen-
temente si aumentarono i suffragi a fa-
vore del pio mistero, per quella venerar
zione ch'egli ne professava, e pel culto che
aumentò notevolmente; imitato dal re-
gnante successore Pio IX, il quale noti
preterì sollecitudine operosa e acceso ze-
lo nel propugnar la causa dell'Immaco-
lato Concepimento della celestiale Madre,
che ha la potenza del comando pari alla
benignità dell'affetto. Rileva quindi, che
uno degli amplissimi frutti dell'operosa
sollecitudine di Pio IX è tra gli altri l'o-
pera del p. Passaglia, la cui dottrina sin-
golare ne'più riposti penetrali delle disci-
pline teologiche, pregiandosi degnamen-
te dal Papa, lo prescelse a far parie del-
la commissione istituita per l'Immacola-
ta Concezione, l'eccitò colla voce aposto-
lica a imprendere Tartina trattazione, gli
fornì gli aiuti opportuni 0 necessari alla
nobilissima impresa, ed a sue proprie spe-
se fecestampare la grande opera con car-
ta salda e durabile, con bellezza e novi-
tà di caratteri, anche siriaci, coptici e a-
rabici, con magnificenza veramente pon-
tificia, e ne ricevè la dedica. Crede inol-
tre, che la pubblicazione di quest'opera
segnali un avvenire notevole nella Chie-
sa, come un esempio vi votli progresso nel
metodo e nella severità a cui un intellet-
to profondo e .sicuro, educato alla scuola
delle Scritture, de' Padri e de'monumen-
Go TEA
ti ecclesiastici, pu?> pervenire nell'estrin-
seca dimostrazione del preziosissimo mi-
stero. Frattanto il Papa in dolce espetta-
ti va andavasi consolando per le risposte
cliegli giungevano da'vescovi dell'univer-
so cattolico, le quali con gioia non solo
ansiosamente confermarono di nuovo la
singoiar pietà e mente sì propria che del
cleroede'fedeli verso l'Immacolata Con-
cezione,ma gli domanda vanoancora qua-
si con voto unanime die l' Immacolato
Concepimento della Vergine col supremo
suo giudizio autorevolmente si definisse.
Nelle risposte venute da tutte le parti del
mondo, non vi fu lingua, popolo, tribù o
nazione die non vi fosse rappresentata, ed
in it. volumi furono stampate in Roma
dalla Stamperia della Civiltà cattolica.
Questa ne Cenni storici riferisce che al-
le pontifìcie domande risposero ben 54-0
vescovi, di quanti più o meno si compo-
ne in atto l'episcopato cattolico ; e le lo-
ro risposte resteranno a' posteri monu-
mento eteraodell'uoità di spirito che in-
forma e regge la Chiesa, ed alla Regina
del cielo immacolata non perituro serto di
gloria intrecciatole ad immortale orna-
mento dal più concorde ossequio di cui
possano i fedeli onorarla. Tutti i vesco-
vi risposero tenere essi co'loro cleri e ple-
bi unanime credenza l'Immacolato Con-
cepimento. Similmente quanto alla pos-
sibilità d'una definizione, tutti, tranne
pochissimi e forse 5, in un medesimo sen-
timento risposero credere essi per certo
che possa aver luogo un giudizio defini-
tivo dogmatico. Soli 3o o pochi altri più,
mostrarono di dubitare non forse tal de-
finizione possa venire inopportuna a'tern-
pi presenti, specialmente in que' paesi ove
i cattolici hanno guerra da presso «/pro-
testanti. Però 5oo e più risposero concor-
demente, che la definizione soleune del-
l' Immacolata Concezione era opporlu-
nissima iu tutti i tempi e specialmente in
quelliche corrono, e che le loro greggi la
chiedevano e aspettavano con impazien-
per ai
le desio. Niuu altro dogma peravventu
TEA
ra, prima che fosse definito in forma so-
lenne, fu mai confessato con sì unanime
accordo da tutta la Chiesa docente insie-
me e discente. Del pari il Papa si ralle-
grò quando le due sunnominate e specia-
li congregazioni de'cardinali e de'teologi,
aventi a presidente il cardinal Fornari, per
senno e dottrina chiarissimo, con eguale
ardente brama e premura, dopo un dili-
gente esame, richiese con mirabile unità
la definizione, e di non ritardare il tan-
to aspettato decreto più oltre dell'annua-
le festa dell'Immacolata Concezione nel
i8>4- Quindi il Papa implorò con pub-
bliche e private preghiere i lumi del Si-
gnore a favorire causa sì bella. A tale ef-
fetto nell'enciclica Aposlolicac nostrae
caritatis sollicitudine ,del r ."agosto 1 854,
pubblicata nel t. i3, p. 9 5 degli Annali
delle scienze religiose, nuovamente ec-
citò l'episcopato cattolico a fervorose o-
razioni, acciò lo Spirito santo illuminasse
la sua mente per procedere quanto pri-
ma alla definizionedeirinimacolata Con-
cezione, per maggior gloria di Dio e del-
la ss. Vergine, ludi disposte le cose per
l'effettuazione del grande atto, il Papa in-
vitò un copioso numero di cardinali, ar-
civescovi e vescovi a recarsi in Roma, an-
che dalle più rimote regioni, per assiste-
re e crescere pompa alla solennità della
proclamazione del decreto dogmatico ,
nella festività della stessalmmacolataCon-
cezione agli 8 dicembre. Indi, come avea
intimato a'cattolici di tutto il mondo, il
Papaa'^oltobre fece pubblicare dal car-
dinal Patrizi vicario di Roma, l'invito sa-
gro per pubbliche e fervide preghiere, ac-
ciò il divino Spirito illuminasse la sua
mente , per stabilire e decidere intorno
l'Immacolata Concezione della ss. Vergi-
ne, quello che tornar più potesse aila mag-
gior gloria di Dio; inlimando un giubileo
da durare 3 mesi e da incominciarsi in
Roma il 1 .Onovem bre,con indulgenza ple-
naria applicabile ancora alle anime del
purgatoria. Sull'invito e venuta in Roma
di detti prelati, si legge uel t. 8,p. 826
TE A
della Civiltà cai inlica de' i novembre,
che il Papa vernilo nella risoluzione di ac-
condiscendere finalmente ;il volo unani*
me de'paslori e de 'fedeli, col pronuncia-
re solennemente la sua apostolica senten-
za intorno all' Immacolata Concezione,
per dar maggior pompa espiendorea que-
sta tanto aspettata solennità, avea invitato
in lumia pel novembre non solo più ve-
scovi degli slati romani, ma più altri an-
cora di tutto l'orbe cattolico. Se la mal-
vagità de'lempi, e gli urgenti bisogni di
molte diocesi che troppo avrebbero soffer-
to dell'assenza de'loro pastori, non l'aves-
sero impedito, il Papa avrebbe certamente
fatto invito speciale a tutti e a ciascuno
de suoi venerabili fratelli nell'episcopato;
ma non potendo appagare di tanto i suoi
desiderii,egli volle che almeno s'invitas-
sero nominatamente per mezzo de'suoi
nunzi due otre vescovi di ciascuna nazio-
ne, i quali senza grave disagio potessero
unirsi intorno al suo trono, e rappresen-
tarla chiesa universale ossequiosa e plau-
dente all' oracolo cotanto desiderato del
supremo Gerarca. Erasi quindi certi, che
olirei vescovi invitati, gran numero d'al-
tri pastori cui la soverchia lontananza, o
le necessità delle loro chiese o altro grave
ostacolo non impedisse il viaggio, sarebbe-
ro venuti spontanei ad associarsi in que-
st'augusta solennità a'Ioro venerandi con-
fi atelli,secondando il pontificio desiderio,
a cui la loro venuta sarebbe riuscita di
sommo gradimento. » Anzi parecchi ve-
scovi già sono arrivati, e altri molti stanno
sul giungere. Roma esulta d'accogliere nel
suo seno questa non Conciliare né Sinoda-
le, ma però sempre augusta e veneranda
assemblea di sagripastori,ed in essa il fio-
re della virtù, della sapienza e del sacer-
dozio cattolico adunatosi da tutte le par-
ti del mondo per applaudire alla voce del
sommo Pontefice e rendere alla gran Ma-
dre di Dio a nome di tutta la chiesa mi-
litante in terra un nuovo e solennissimo
tributo d'amore e di gloria". Avvicinan-
dosi il gran giorno, i vescovi d'ogni par-
TEA 6 1
te recandosi all' alma Roma, non man-
carono giornalastri e libelli, i quali non
potendo frastornare la definizione del
dogma, si sforzarono almeno con sofismi
e con sarcasmi d' intorbidare e confon-
dere I' animo dogi' idioti e de' semplici.
Molti di tali scritti non meritarono se non
disprezzo, uno solo alla Civiltà cattoli-
ca sembrò richiedere diretta confutazio-
ne, perchè pretendeva di far simulata
mostra di procedere con calma e con ap-
parato di dottrina e di erudizione, reci-
molando di qua e di là quanto finora gli
oppugnatori dell' Immacolato Concepi-
mento di Maria scrissero ne'tempi anda-
ti. Tale anonimo scritto ha questo tito-
lo: Proposta d alcune difficoltà che si
oppongono alla definizione dogmatica
(IclT Immacolata Concezione della D.
tergine Diaria, Torino tipografia del
Progresso 1 854- La benemerita Civiltà,
colla solita sua robusta dottrina lo con-
futò nel t. 8, p. 533, e qualificò lavoro
d'un astuto giansenista, il quale si finge
cattolico per poter a fidanza uccellare i
semplici co'suoi sofismi; ma che alla fine
non sapendo più mantener la maschera
sul viso, venne contro sua voglia a mani-
festarsi per quel che è, ed anteponendo
il proprio giudizio al giudizio di tulio il
senno cattolicolGià perula zelante Civil-
tà cattolica nello slesso volume e nelle
precedenti p. 353 e 48 1, ci aveadato due
sapienti ed eruditi, pii e morali trattali.
Sono intitolati: il i.° Definizione doni/na-
tica sopra l'Immacolato Concepimento
di Maria ss.; il 2.° // Domina e la Ci-
viltà. Divise il primo in 3 capi: i . In che
consiste il dorema dell'Immacolato Con-
cepimento di Maria. i.° La Chiesa con
questa definizione non crea un nuovo
domrna, ma spiega e conferma un'antica,
credenza. 3. "Quali sensi si destino io un'a-
nima fedele. Divise il secondo in 4 c«i[ii;
i.° Dell'importanza e fecondità del dom-
ina dell'I m macola toCuncepi mento diMa-
ria. a.° Come per questo domina venga
t'istaurato il principio dell'autorità socia-
&i T E A
le. 3.° Come dal medesimo domma ven-
gano l'istaurati i principi? sovrani delle
scienze naturali e divine. 4-° Come per
questa medésima definizione si ravvivi o-
gli nomini il concetto e l'amore della giu-
stizia. Questo capo termina colla commo-
vente esclamazione. » A te mi rivolgo, o
Chiesa di Dio, madre de' popoli, tutela
della società, luce della scienza, custode
e vindice della morale. La tua sapienza è
come quella di Dio, e la provvidenza tua
sopravanza i nostri corti intendimenti.
La ragione dell'uomo agitata da insana
febbre d'orgoglio tentò riformare il mon-
do, ed il mondo ritorna al caos primiti-
vo. Si levò contio di tee usurpò le tue pre-
rogative; ma breve fu il suo trionfo e do-
loroso il disinganno. Le sue dottrine frut-
tarono il dubbio, e le sue legqi seminaro-
j no
no la discordia. Tu sola bai parole di vi-
ta ebalsamo alle ferite mortali. I tuoi de-
creti sono follie a'ciecbi superbi, ma l'u-
mile investigatore vi scuopre il flore del-
Iasapien?a.Suonidunqnela tua voce,suo-
ni alta, solenne, poderosissima: l'ascolti-
no i tuoi figli cometa voce del cielo. I pa-
sto) i la ripelino alle loro greggi, i padri
a'iigli, le presenti generazioni alle avve-
nire, e l'Immacolato Concepimento della
gran Madre di Dio per le sancito sia co-
me stella che dopo tempestosa notte an-
nunzia «'naviganti ornai vicinoil giorno".
Dipoi la Civiltà cattolica, costantemen-
te coerente al suo salutare e sublime pro-
ponimento , da taluni perciò avversato,
profittando opportunamente e con saga-
ce accorgimento d'ogni argomento per
trarne saggiamente veritiere morali rifles-
sioni e gravi avvertenze corrispondenti,
nel t.c), p. 279, vi comprese l'interessati-
te articolo: L'assemblea cattolica e leAs-
semblee eterodosse j ultimi cenni intorno
alla definizione del? Immacolata Con*
cezione. Dopo avere impugnato il Cimen-
to, giornale di Torino, per avere assun-
to il patrocinio d' un libercolo inteso a
combattere la vicina definizione di fede,
alla quale tosto 200 milioni di cattolici
T E à
s'inchinarono con giubilo e tripudio, ri-
leva il mirabile accordo dell' episcopato
cattolico, che ne' suddetti 12 volumi di
lettere manifestò il suo uniforme e pie-
no assenso, e nelle quali tutto è armonia
di pensieri, di all'etti, di tradizioni aposto-
liche, di divota ubbidien/a, di fede inte-
merata; spettacolo sovraumano, che non
si può a meno esclamare essere qui il di-
to di Dio. Ammirando i viaggi intrapre-
si da'vescovi, i quali si mossero fino dai
lidi estremi dell'Atlantico e del Pacifico,
da'ghiacci dell'Artico e da' caldi dell'E-
quatore , siccome avidi d'ascoltare dal
sommo Pontefice qual esser debba quin-
di innanzi la loro credenza. Che giunti iti
Roma i venerandi prelati,dierono stupen-
do saggio di senno cattolico, dopo alcune
prudenti dubbiezze e discussioni, di re-
pente ogni voce fu concorde e unanime,
e nell* unità de' loro concenti armonici,
dipoi maestosamente l'oracolo del succes-
sore di s. Pietro ripetè il dogma che da
18 secoli echeggia su tutte le generazio-
ni: Maria fu concepita senza- maccìua.
Termina col vitale confronto di quest'au-
la così tranquilla, sì veridica, sì libera, sì
venerabile, co clamori dei parlamenti e
dell'assemblee costituzionali; onde tra i
due consessi, facile è il comprendere do-
ve stia la vera fonte delle leggi, il vero
principiodeH'unilà e felicità sociale. 1 car-
dinali, gli arcivescovi, i vescovi da tutte
le parti venuti in Roma , uniti a quelli
che vi risiedono nel palazzo Vaticano, d'or-
dine del Papa tennero varie congregazio-
ni riguardanti la definizione dell'Imma-
colato Concepimento di Maria, presiedu-
ti nel ponti lìcio nome da'cardinali Dru-
nelli, Caterini e Santucci. Commovente
e edificante fu il concorde consentimen-
to, sigillato da spontanee e tenere lagri-
me di divozione, per vedere ormai la B.
Vergine rifulgere di quest'altra corona di
gloria. Leggo ne'lodali Cenni storici del-
la Civiltà cattolica: » Or mentre ne'sagri
templi di Roma con l'assidua predicazio-
ne della parola di Dio e col miuislera di
TEA
riconciliazione si disponeva il popolo fe-
tide a celebrar degnamente la solennità
Sospirata, piacqueal Santo Padre che lut-
ti i vescovi si adunassero a conferenza, e
si comunicasse ad essi il progetto del de-
creto apostolico, allineile ne (tendessero
conoscenza, e proponendo le loro osser-
vazioni o difficoltà ne udissero le conve-
nienti risposte. IV e 1 1 e quali adunanze si
mostrò ne'dottori del popolo cristiano ta-
le conformità di giudizio e tale unione di
spirito e d'affetto col supremo loro Capo
t: Pastore uni versale, che non potei ono es-
si medesimi non lag ri in a re di tenerezza
e di gioia al commovente spettacolo che
tutti ad ognunoiappresentavano". Il Pa-
pa di tuttociò lietissimo, il i.° dicembre
convocò il concistoro de'cardinali, e pro-
nunziò l'allocuzione: Inter grava multi-
plicesave angustiai, colla quale'dichiarò
al sagio collegio, che fra le angustie da
cui era afflitto, provava inespi imibile Itti-
zia per vedere avvicinarsi quel giorno in
cui avrebbedecretato l'Immacolato Con-
cepimento di Maria, per la quale defini-
zione tante domande erano state fatte ai
suoi predecessori, e per uUimo all' imme-
dialo Gregorio XVI, e quinti! a lui slesso;
il perchè avea indirizzato all' episcopato
l'enciclica de'2 febbraio 1849, e istituito
in Roma le due congregazioni per esami-
nare l'argomento, e da tutti avere ricevu-
ti voliesenlenze favorevoli alla definizio-
ne, e il tutto atl ogni cardinale comuni-
cato. Perciò rivolto a'cardinal i gl'interi o-
gù: Placet ne i gì tur i obis} ni dogmatì.-
ciimde Immaculata B >} irginis Marine
Conceptioneprofereamus e A crciu/u'/Ha-
bitis omnibus sulhagiis Ponfifex haeca-
dieci t. Contento Pio IX dell'uniiòime suf-
fragio eziandio del sagro collegio , dichia-
rò che nel venerdì del corrente 8 dicem-
bre! 8 'j.4. giorno in cui la chiesa univer-
sale celebra la festa della gloriosissima
Concezione della Vergine, avrebbe pro-
nunziatoli decreto con solenne 1 ito epom-
pa nella basilica Vaticana. Indi il cardi-
nal vicario ordinò per parie del Papa, che
T E A 63
incominciando da'3 dicembre successi \a-
nicnle si esponessero sugli altari, e vi re-
stassero per 3 giorni consecutivi alla pub-
blica adorazione le seguenti insigni reli-
quie. Nella basilica \ alicana quelle del
/ otto Minio, della s. Lanciti, e della ss.
Croce (della quale esposizione non si co-
nosce altro esempi o); nel hi Liberiana (pi el-
le della Ciilln del Presepio A\ Cesò Cri-
sto; nella Sessoriana quelle della ss. Cro-
ce e il suo Titolo, e contemporaneamen-
te nell'Eudossiana quelle delle Catene di
s. Pietro. Il Papa accorili) indulgenza ple-
naria a chiunque perlina volta l'avesse
visitate. Le consuete novene perla ss. Con-
cezione, per volere pontificio, in mollissi-
me chiese si celebrarono con prediche di
missioni e con istruzioni al popolo. Nello
stesso giorno 3 dicembre ricorrendo lai."
domenica dell' avvento, stante il numero
straordinario di cardinali, arcivescovi e
vescovi che trova vansi in Roma per assi-
stere alla straordinaria festività e defini-
zione dell'Immacolata Concezione, il Pa-
pa comandìiche la cappella papale si te-
nesse nella basilica Vaticana, ove sull'al-
tare pontificio si espose il ss. Sagramen-
to in forma di Oiuiniiil'orc. INel giorno
precedente il cardinal vicario avea pub-
blicato la notificazione, colla quale e con
religioso giubilo e splendide partile an-
nunziò a 'roma ni che l'universale piissimo,
credenza dell'Immacolato Concepimento
di Maria Vergine, finalmente era per de-
finirsi dal Papa Pio IX, dogma di fede,
nel prossimo venerdì sagro al suo singo-
iar privilegio. Che con l'angusto decreto
ci additerà laChiesa una preziosa gemma
che già ornava il diadema di Maria; e co-
me in altri tempi avea con infallibile au-
torità discoperte ed esposte al lume tli fé-
deelasua divina Maternità, e lo sua per-
petua e in violabile Verginità, e la sua Im-
peccabilità, così in quel giorno faustissi-
mo porrà in chiaro quello di sua Imma-
cola taConcezione,checoll'a ozi detto in ira-
bilmente collegasi e divinamente risplen-
de, Che il Vicario di Ciisto dopo lunghe
64 TEA
e generali preghiere, dopo mature con-
sultazioni, finalmente stabilirà sulla cat-
tedra di verità contenersi l'enuncialo pri-
vilegio dell' ImmacolatoConcepi mento nel
deposito della divina rivelazione. Che la
Chiesa nel proferire i suoi infallibili ora-
coli sopra alcuni punti, non istalli lisce a
suo piacimento o taluni nuovi articoli di
fede, ma solo dichiara contenersi quella
o quell'altra verità nella divina rivelazio-
ne.» La fede della Chiesa è stata sempre
una, ed una è stata sempre la sua dottri-
na, la quale tutta si appoggia in questa Ri-
velazione divina contenuta nella s. Scrit-
tura e nella divina Tradizione. Di que-
sto venerando deposito è stala sempre la
chiesa cattolica apostolica romana inte-
merata custode, fedele e infallibile inter-
prete. Quando dunque l'augusto Capo vi-
sibiledella Chiesa, in cui vive e vivrà sem-
pre il ministero di Pietro, si accinge a de-
cretare su qualche punto, non introduce
nuove dotti ine o estranee a quel sagro de-
posito, ma solo ne dichiara il senso legit-
timo e le verità contenutevi. Essendo poi
la Chiesa fornita e assistita da lumi cele-
stiali, e vivente sempredellospiritodelsuo
divin Fondatore, che giammai non l'ab-
bandona, come non ha potuto mai erra-
re in ammettere una verità che tale non
sia, così ha potuto e potrà sempre infal-
libilmente dichiarare ciò che veramente
si contiene nel deposito della rivelazione.
Quindi la decisione delllmmacolata Con-
cezione di Maria non solo non presenta
alcuna novità , ma solamente conferma
ciò che s'è sempre creduto dalla Chiesa.
Però un siffatto privilegio fino a questo
tempo non era certo per fede. Impercioc-
ché non ogni verità, ancorché chiaramen-
te contenuta nella rivelazione, è articolo
di fede: ma allora solo è tale quando l'ab-
bia espressamente definito la Chiesa, ed
allora è eretico e si mette fuori dell'ovi-
le di Gesù Cristo chi credesse o parlasse
diversamente. Ora ecco il gran punto, e
ne siano elei ne lodi al Signore. Dopo pro-
mulgalo il desiderato decreto, sarà fede
TE A
che Maria non ha peccato in Adamo: sa-
rà fede che questa gran Vergine non sia
stata mai neppure per un istante sotto il
potere del demonio: sarà fede che pe'me-
riti di Gesù Cristo la sua beli' anima fu
preservala dalla colpa di origine, e prima
che informasse il benedetto suo corpo fu
santificata da Dio, e ricolma di tutte le
grazie, di tutti i doni, di tutti i favori che
convenivano a quella eletta Signora, che
dovea essere la vera Madre di Dio. Do-
po ciò chi potrà ridirei beni ed i vantag-
gi che da questo avvenimento felicissimo
deriveranno, che già ha potuto richiama-
re i voti, l'attenzione ed il concorso d'u-
na gran parte dell'episcopato cattolico alla
cattedra dis. Pietro? Oh come infatti glo-
riosa ci si mostra la Chiesa augustissima!
Come risplende la sua unità, dote sua fon-
damentale! Come apparisce bella la sua
gerarchia stabilitavi divinamente daGesù
Cristo! Ah non può non essere che un fìt-
to tale non conforti i cuori de'fedeli, che
mirabilmente non li rassodi neprincipii
di sana, di unica, di divina credenza !"
Quindi il cardinal vicario apre ogni cuo-
re a fiduciose speranze che voglia Iddio
usare di sue particolari misericordie, con
ravvivare sempre più la fede e la santi-
tà ne'figli della Chiesa, e con illuminare
coloro che siedono nelle tenebre e nel-
l'ombra di morte, allineile umiliati e pen-
titi tornino al suo seno. E che la ss. Ver-
gine che riceve dalla chiesa militante sif-
fatto onore, darà solenni mostre di sua
potente intercessione, a vantaggio del po-
polo cristiano. Acciò ciascuno si dispones-
sero ogni culto di religione ad una festa
sì memoranda, notificò avere il Papa pre-
scritto, nel dì precedente di detto anno
soltanto, l'osservanza della vigilia con
digiuno e cibi di magro. Che nel giorno
poi della festa ilPapa permetteva in tal an-
no che si mangiasse la carne e qualunque
altro cibo, e dispensava dal digiuno che
doveasi osservare come venerdì dell'av-
vento. Che inoltre il Papa accordava in-
dulgenza pleuaria a tutti i fedeli, i quali
T E A
confessali e coruuuicati co» sentimenti di
pietà e religione assisteranno alla messa
solenne pontificale, clic avrebbe celebra-
to nella basilica Vaticana, nella quale si
promulgava il sospirato decreto. Prescris-
se, che appena pubblicato e al segnaletici
cannone diCaMel >.Angelo,si suonassero a
festa per un'ora tutte le campane diRoma;
ed invitò i romani a dar pure segni ester-
ni di gioia e luminarie, in dimostrazione
di divoto tripudio alla ss. Vergine. A'G
dicembre il Papa si recò a visitare le ss.
Reliquie nella basilica Vaticana, e cele-
brandovi la messa comunicò 4oo e più
membri della conferenza romana di s.
/ ìncenzo de Paoli (V.). fra 'quali il pre-
sidente e vice-presidente di quella di Pa-
rigi, oltre a moltissimi forestieri di varie
nazioni, e affidò alla medesima conferen-
za scudi ?.5oo di suo peculio, perchè di
pane e carne provvedessero i poveri di
Roma nel giorno della grande solennità
della Vergine Immacolata, che vado a de-
scrivere, anco col pubblicato dal Giorna-
li' di Roma, in caratteri turchini e rossi:
/.// Festa dell' Immacolata Concezione
ili Mariti 1 ergine in Roma li 8 dicembre
i854- Prima però,qui ad onore de' roma-
ni miei concittadini e della singolare loro
divozione verso la ss. Vergine, mi piace ri-
cordare quale attestato costante e solenne
della medesima il gran numero di chiese
che edificarono a! suo culto. Dappoiché G3
ne esistevano quando il Panciroli, che le
descrisse, pubblicò nel i 600 i Tesori na-
scost l'yeKibby ne noverò 7 1 nella descri-
zione di /(orna nel 1 838.compresequelle
della ss. Concezione delle benedettine di
Campo Marzo, le chiese di s. Maria iu Via
Lata, di s. Maria in Trivio, ora della con-
gregazione del preziosissimo Sangue, co-
me rimarcai nel voi. LXIX, p. 28, della
ss. Concezione àtì cappuccini, e della ss.
Concezione delle francescane sepolte vi-
ve, la qual chiesa e monastero situati nel
rione Monti, dierono il nome all'adiacen-
te via della ss. Concezione ; ed a Guardia
Svizzera pontificia, in fìue dell' arlico-
vul. ixxm
T E A 65
lo, riparlai dell'antichissima chiesa di s-
Maria in Campo santo de' teutonici, la
(piale è sagra al ss. Salvatore e all'Imma-
colata Concezione. Delle chiese in Roma
sagre alla R. Vergine, credo d'averne de-
scritte un numero maggiore all'indicato,
e Io si vedrà nell'indice, alle (piali si deb-
bono aggiungere le tante cappelle o ora-
torii in di lei onore innalzali, oltre le sa-
gre edicole erette nelle mura esterne de'
palazzi e altre fabbriche per le Strade di
Roma (T .).
Nella mattina del memorabile vener-
dì, giorno il più fausto e glorioso del no-
stro famoso secolo, epoca desiderala da se-
coli, e dalla gran Roma più ansiosamen-
te di qualunque altra città, siccome som-
mamente divota di Maria, fin dalle prime
ore mostrossi tutta quanta in movimen-
to, e cominciò a dar segni d'esultanza, [iel-
la nuova gloria colla quale era impaziente
di venerarla, occorrendo l'immensa mol-
titudine nella basilica di s. Pietro per as-
sistereal solenne avvenimento. Nella cap-
pella Sistina del Vaticano, a seconda del-
l'intimazione stampata e precedentemen-
te distribuita da'eursori pontificii, si adu-
narono i cardinali iu vesti rosse, dopo a-
ver assunto gli abiti sagri bianchi secon-
do l'ordine loro e colle mitre di dama-
sco,nella sala regia; ove si vestirono de'pi-
viali bianchi, e delle mitre semplici di li-
uo gli arcivescovi e vescovi; i prelati a cui
spetta indossarono le cotte sui rocchetti,
gli altri le cappe: in una parola v'iuter-
vennero tulli quelli che hanno luogo ne'
pontificali, colle loro vesti e insegne, in-
clusi vamenle agli abbati mitrati, a'peni-
tenzieri Vaticani, ed al suddiacono e dia-
cono greci. Il sommo Pontefice Pio 1 X nel-
la camera de'parameuti indossali gli abi-
ti pontificali, si recò nella cappella, e do-
po intuonata l'antifona Sancta Maria, i
pontificii cantori incominciarono il canto
delle litanie de'sanli,ed al versetto San-
cta Maria, incominciò a defilare la pro-
cessione per la sala e scala regia , e pel por-
tico della basilica Vaticana iu questa en-
5
66 TEA T E A
hò,la qualecon singoiar caso tosto si rtein* sommamente esulterà il mondo. ''A que>
pi ioleramenle. Il Papa incedendo in se- sic parole rispose il Papa, che volontieri
dia gestatoria sotto il baldacchino, dopo accoglieva la preghiera del sagro colle-
nver adoralo il ss. Sagramento. passi) nel- gio, dell'episcopato e de' fedeli , e die per
lo slesso modo all'altare papale, e dal Irò- esaudirla e prima di proferire 1' irreior-
no posto dalla parte dell'epistola ammise inabile giudi/io, era necessario invocare
g\\' ubbidienza i cardinali, gli arcivescovi l'aiuto dello Spirito santo: onde fu inluo-
e vescovi, i penitenzieri. Intuonata e detta nato il 1 eniCreator Spiritus .E quest'in-
l'ora di terza, il Papa deposti la mitra e no improvvisamente udissi cantare non
il piviale, prese gli abiti pontificali perla solo da' cantori della cappella pontificia,
inessa, ed a questa die principio. Dopo il ma da tot lo il popolo accorso in tanta mol-
cantodell'evangelo in latino e poi ingreco, liludine.Ognuno animato dalla fede la più
il cardinal Macchi decano del sagro col- ardente e dall'amore verso di NostraDon-
legio, unitamente a' decani degli arci ve- jia, cui tutte le genti chiamano beata e
scovi e de'vescovi presenti alla grande ce- benedetta, invocava da Dio lume al suo
remonia, cioè mg.' Luigi M.a Cardelli ar- A icario vicino a pronunziare dalla calle-
civescovo d'Acrida e mg/ Nicola Laudi- dia di s. Pietro una sentenza, a cui rive-
sto vescovo di Policastro presenti in cu- renli lutti i fedeli cattolici per quanto di-
ria, non che dell'arcivescovo di rito gre- stanti per luoghi, e diversi per leggi, per
eoe dell'arcivescovo di rito armeno quali lingua e per costumi, avrebbero imme-
rappi esentanti la chiesa orientale, vale a diatamente chinata la fi onte. Dopo il can-
dire mg/ Stefano Missir arcivescovo d'I- lo dell' inno Sua Salititi' in mezzo a un
l'enopoli e mg.' Eduardo Hurmuz arci- profondo e ossequioso silenzio lesse ad ai-
vescovo di Sirace, presentossi a 'piedi del ta voce il decreto, e con tale commozio-
trono e rivolse in lingua latina al supre- ne e ineffàbile alletto, che spesso ne do-
mo Gerarca queste parole." Ciò che da vette per istanti tenere sospesa la leltu-
lungo tempo, o Beatissimo Padre, arden- 1 a; e col Pontefice era commosso e pene-
lemente desidera e con pieni voti doman* tralo di tenera divozione chiunque 'assi-
da la Chiesa cattolica, cioè che sia deCi- steva a quel sublime atto. Nel decreto il
nilo dal vostro supremo e infallibile giù- SoinmoPonteficesolennemeuteeformal-
dizio V Immacolato Concepimento della mente definì: » Essere domina di fede.
ss. /ergine Maria, Madre di Dio, on- che la Beatissima J ergine Maria nel
de accrescerne la lode, la gloria e la vene- primo istante della sua Concezione, per
razione, noi a nome del sagro collegio de' singoiar privilegio e grazia di Dio, in
cardinali, de' vescovi dell'orbe cattolico virtù de' meriti di Gesù Cristo, Salea-
e di lutti i fedeli, umilmente e somma- torè delFuman genere, fupresérvataim-
mente chiediamo, che in questa solenni- jnune da ogni macchia della colpa ori-
tà della Concezione della Beatissima Ver- ginale." Letto il decreto, il cardinal de-
gine, siano compiuti i voli comuni. Per cano ritornò a'piedi del Irono co'suddet-
cui a mezzo l'augustaazione dell'incrudì* ti decani degli arcivescovi e vescovi lati-
to Sagrifìzio, in questo tempio sagro al ni, e degli arcivescovi greco e armeno, po-
pi incipe degli Apostoli, e in così solenne slulatori della nuova gloria eh Maria Ver-
adunauza dell'amplissimo senato, di ve- gine, ringraziando il Santo Padre di ave-
scovi e di popolo, degnatevi, o Bealissi- re colla sua apostolica autorità definito il
ino Padre, di alzaie la voce vostra apo- dogma dell' Immacolata Concezione, e
slolica e pronunciare il dogmatico decre- pregandolo a volersi degnare di rendere
lo dell'Immacolata Concezione di Ma- pubblica la bolla intorno a questa dog-
ria, pel quale saravvi gaudio in cielo, e malica definizione, con quelle parole ri*
TEA
prodotte in latino dalla Civiltà cattolica,
insieme alle alhe ili sopra riportate in i-
laliano e alla definizione pontifìcia egual-
mente nell'idioma latino, cioè nel I. <i-p
io.]. Indi presenlaroiisi perciò i piotono-
tari apostolici partecipanti, e il promo-
tore della fede fece istanza che fosse re-
datto l'istromenlo di questo solenne atto.
Il Papa die la sua annuenza, e il decano
di detti protonotari disse die si sarebbe
rogato. Intanto U cannone di Castel s. An-
gelo annunziò alla città la promulgazio-
ne del decreto, eco'suoi ripetuti colpi pa-
reva che volesse far giungere anche a lon-
tani un sì grande avvenimento. Tutte le
campane delle torri campanarie di Ro-
ma cominciarono a suonare a festa, ed
i cittadini inteneriti da pietà, e compre-
si di santa letizia, si dierono a ornare in
segno di affettuosa esultanza le finestre
e le loggie delle case con arazzi e dami
sdii, ed a preparare universali lumina-
rie e ogni altro seguo di pubblico giubi-
lo. Terminala la messa pontificale, al-
la «piale in distinte tribune assisterono la
reale principessa di Sassonia, il corpo di-
ploma lieo, l'uflìzialiià dell'armata france-
se,! n luogo apposito il segretarioei consul-
tori speciali della congregazione straordi-
naria dell'Immacolata Concezione, e in fi-
ne tale molliludine.il iipelo,che una mag-
giore e sterminata da molli lustrinoli fu
visti mai nel più vasto e più sontuoso tem-
pio del mondo, fu cantalo il Te /)cum in
rendimento di grazie alla ss. Trinità pel
novello splendore accresciuto alla gloria
diMaria;innoebefualternatocon univer-
sale edificante commozione dal Papa u-
nitamente in coro a 'cardinali, agli arci-
rescovi e vescovi, e dal popolo. 11 Santo
Padre poi in sedia gestatoria e preceduto
dalla maestosa schiera di circa 200 mi-
trati, portossi processionalmente alla cap-
pella de! coro del capitolo Vaticano (ebe
descrissi a Chiesa ni s. Pietro in Vati-
cano), ed assistito da due canonici del me-
desimo nel ministero di diacono e sud-
diacono,vi lece la solenne coronazione eou
T E \
,<;-
corona d'oro tempestata di pietre prezio-
se, e che aveo tolto dall'altare papale di
s. Pietro, dell'immagine in musaico rap-
presentante la ss. Concezione (con quel ri-
to che descrissi a Coronazione delle sa-
gre IMMAGINI, e ne' voi. MI, p. 1 3 ), XVII,
p. 23q, descrivendo ([nella fatta da Gre-
gorio XVI dell'insignee antichissima im-
magine di s. Maria Maggiore), il cui di-
pinto originale di Pietro Bianchi e com-
pito dal Mancini sta nella Certosa di s.
Maria degli Angeli. Imperocché, siccome
la chiesa cattolica amò sempre di dare cor-
po a'suoi dogmi ne'iiti venerabili del Min
culto, rendendoli accessibili a' sensi ne'
segni esteriori onde li riveste; piacque al
Papa che il glorioso serto ond'egli avea
ornato colla solenne definizione l'augusta
fronte dell'Immacolata Vergine .Ma ria, ve-
nisse significato ed espresso da una coro
na d'oro e di gemme, ed egli stesso volle
cingere il capo dell'immagine della ss. Con-
cezione che si venera nel pili gran tem
pio del mondo nella cappella a lei dedi-
cata, e nello stesso sito ove Sisto IV, tanto
benemerito e propugnatore dell'Immaco-
lato Concepimento, a veale costruito l'an-
tica. Siccome tale coronazione il Papa l'e-
seguì dopo il pontificale, editi questo non
intervenendo il Diacono e Sudili, 1.
( 1 .) della cappella pontificia, così gli fi-
cero da diacono esuddiaconoi prelati Sal-
vatore Nobili Vi tedeschi e Domenico Gi-
raud ambedue canonici Vaticani. Mentre
nella simile funzione eseguita da Grego-
rio XVI nella basilica Liberiana ebbe ad
assistenti il suddiacono della cappella pon-
tifìcia mg.' Pentini canonico della mede-
sima, eil un altro suo collega, giusta il
cosi urne ricordato a Suddiacono, e ciò
perchè alla coronazione non precedette il
pontificale delPapa. Indi ils. Padre recato-
si alla cappella della Pietà per deporre gli
abiti pontificali, accolse parole dì caldis-
simo ringraziamento dal p. Venanzio da
( lelano ministro generale de'minori osser-
vanti e de'rifortnati, per aver definito in-
torno alla Concezione della ss. Vergine,
G8 TEA
ciò clic i francescani lia uno sempre inse-
gnalo, e poscia si restituì nelle sue stan-
ze. Precedentemente il Papa avea dichia-
rato / escovi assistenti al pontificio so-
ì|//o,tutti gli arcivescovi e vescovi, inclusi-
vamente a'nominati de'riti greco e arme-
no, intervenuti alla sagra funzione. La di-
sposizione si contiene nella ricordata in-
timazione cursoraleoschedula.» Cuna au-
tem SanctissimusDominus Noster suis a-
postolicislitterisin fórma brevis die ag da-
tis vertentis mensis novembris onines sa-
crorum Antistites tantaesolemnitatiprae-
senles (qui nondum Pontificio Solioassi-
stenles i-enunciati fuere) in Collegium i-
dem cooptandos, et hujusmodi honorede-
corandos esse ceti sueri 1] tum ineademsup-
plicationc ipsi Antistites ita incedant, ut
servetur dumlaxat inter eos ordo digni-
latis Archiepiscopalis et Episcopalis,el ha-
bita temporis ratione propriae cujusque
promotionis. Ex bisce duodecim tantum
antiquiores Archiepiscopi eidem Sanctis-
simo Domino assistentiam praestent, re-
liqui vero in subselliis sibi paratis, serva-
to ut supra dignitatis et promotionis or-
dine,locum teneant." Fu veramente un
maestoso e imponente spettacolo, in ve-
dere il Sommo Pontefice circondato dal
numeroso sagro collegio de'cardinali, fra'
quali il patriarca di Lisbona, dagli arci-
vescovi di Malines, Lione, Praga, Tole-
do, Besancon, Reims, Westminsler e di
Strigonia, per non dire de' cardinali ar-
civescovi e vescovi italiani: tutti i cardi-
nali erano 54, ma il cardinal Simonelti
inférmo non v'intervenne. Gli arcivesco-
vi prelati furono l\i; i vescovi prelati i o i .
Non vi noverai mg.1 Foscolo patriarca d'A-
lessandria, e mg.1 Tevoli arcivescovo d'A-
tene siccome indisposti. Dalla stamperia
cameralesi pubblicarono: Elenchus Cor-
dinaliwn juxta ordinari suum,necnon
Patriarcharum , Archiepiscoporwn et
Episcoporum secundum tempus promo-
tionis in Urbe praesentiumdie xrmno-
i>embrisiS5^. etc. Cardinales S. E. R.,
Patriarcliae, Archiepiscopi et Episcopi
TEA
in basilica T aticana ad stante* Pio f\
Pont. /Max. dogmatica ni definitionemde
Conceptìone ImmaeulataDeiparùe T ir-
ginis Marine pronuncia/ili inter Missa-
riim. solcmnia die vili deccmhris an.
l854. Non solamente il Giornale di Ro~
ina e la Civiltà cattolica riferirono l'ar-
rivo progressivoin Roma de'cardmali, ar-
civescovi e vescovi, ma poi ne pubblicaro-
no gli elenchi secondo l'ordine di loro crea-
zione, cioè il i.° nel n.° de' 5 dicembre, la
2. "nel quaderno de' 1 6 dicembre. Cos'i tro-
varonsi riuniti nel centi o del callolicismo
ad onorare il singolare mistero della gran
Vergine che forma la nostra speranza e
il nostro rifugio nelle tempeste della vita,
non meno i cardinali e I' episcopato che
hanno abitualmente residenza in Roma,
che quasi tutti i cardinali e buona parte
dell'episcopato, provenienti da ogni par-
tedel mondo;im perocché vi accorsero dal-
le varie Provincie d'Italia, dalle provincie
dell'impero d'Austria,dalla Baviera,dalla
Prussia ed altri paesi dejla Gerniania,dal-
laGrecia,dallaSvizzera, dalla Francia, dal
Belgio, dall'Olanda, dalle Spagne e dal
Portogallo,dall'Inghil terra e dall'Irlanda;
e molti giuntiattraverso TOceanodellaCi-
na, dall'America e fmanco dall' Oceania
per udire dal successore di s. Pietro la for-
male definizione e con gioia annunziarla
poi a'Ioro fedeli nel far ritorno alle proprie
diocesi e vicariati apostolici; che la dot-
trina che insegna la B. Vergine essere pe'
meriti del divin Figlio preservata dalla
colpa originale dal 1 .° istante di sua Con-
cezione, è dottriua rivelata da Dio, e da
credersi fermamente per fede da tutti i fi-
gliuoli della chiesa cattolica. Inoltre que-
sio complesso imponente della gerarchia
ecclesiastica e di pastori di tutte le nazio-
ni, nel di sagro alla festa della venuta nel-
la Marca e in Loreto della s. Casa di Na-
zareth, accrebbe maestà alla solenne con-
sagrazione dell'augusto Tempio (F ■) di
s. Paolo, eseguita dal Papa colla coope-
razione d' alcuno di essi; e vi assistero-
no 5o cardinali, e 1^0 arcivescovi e ve-
TEA
scovi, olire gli altri prelati. 11 Pontefice
die decoroso e nobile ospizio a più di 40
sagri pastori ne' palazzi del Quirinale,
della Consulta, e della canonica di s. Pie-
tro. Uno de'quali fu monsignor Gio. Bat-
tista Douvier vescovo di Le Mans, che
invitato dal Pontefice di recarsi ad assi-
stere alla dogmatica definizione, giunto a
Lione e ammalatosi, fu confortato con he-
nignissiine lettere pontificie a non espor-
si a'pericoli ilei viaggio, ina egli nel suo
zelo volle progredirlo, e per intervenire
al solenne atto dal Quirinale si fececon-
durre in lettiga in s. Pietro. Tornato al-
l'appai tamentoassegnatoglidalPapa, peg-
giorò nell'infermità, e si recarono a con-
fortarlo vari cardinali,arcivescovi e vesco-
vi, e lo stessoPontefice lo consolò con visita
e paiole amorevoli. Soggiaciuto alla for-
za del male, il Papa volle fargli a sue spe-
se i funerali nella chiesa de'ss. XII Apo-
stoli, ne'quali pontificò mg.' Sibour ar-
civescovo di Parigi, assistendovi il cardi-
nal de Bonald arci vescovo di Lione,ovel'a-
•vea ospitato, ed il cardinal Gousset arci-
vescovo di Reims, gli arcivescovi e vescovi
assistenti al soglio, il conte di Rayneval
ambasciatore di Francia, i generali e gli
officiali dello stalo maggiore francese, e
moltissimi illustri personaggi. Tantoe me-
glio, insieme alla biografia del degnissi-
mo prelato, si può leggere nella Civiltà
cattolica t. g, p. 2 18, non che nel Gior>
naie di Roma del 1 854 a p. 1 2 1 6, e nel
11. ° 2 deli 855. Ritornando a! fausto gior-
no della definizione dogmatica, nella se-
ra disi gloriosa solennità Roma presentò
un incantevole spettacolo nella brillantis-
sima i 11 umi razione d'ogni casa, d'ogni
ordine ili cittadini, dal palazzo del ricco
al tugurio del povero. Quasi tutte le fac-
ciate dellechiese eseguirono bellissime lu-
minarie, distinguendosi quellede'france-
seani, specialmente la facciala d'Araceli de'
minori osservanti, e la chiesa del Gesù.
Per cura del municipio romano fu illu-
minata la cupola, piazza e colonnato Va-
ticano, ed i palazzi del Campidoglio, uve
TEA 6y
due orchestre suonarono fino ad ora tar-
da applaudili pezzi di musica di valenti
maestri, e nella sala de'conservatori per
opera del medesimo municipio fuwi ad
onore della ss. Concezione un'accademia
ossia solenne adunanza d'Arcadia, dove
il cardinal Wiseman lesse un eloquentis-
simo discorso, alla presenza d'un nume-
roso concorso di cardinali, arcivescovi, ve-
scovi, prelati e di altri distinti personag-
gi: seguì poscia la recita delle poesie de'
soci, accompagnate anch'esse dal plauso
universale, il perchè l'adunanza riuscì ol-
tremodo brillante e gradita, anche per la
munificenza municipale pe'splendidi ad-
dobbi e luminarie della sala. Laonde si
pubblicò l'opuscolo: Solenne adunanza
in onore dell' Immacolata Concezione
di Maria Vergine temila dirgli Area-
di nella grande aula de Conservatori
in Campidoglio ni '-dì 8 dicembre i854,
Roma 1 855. Quindi furono pure stam-
pate le auree Inscriptiones latinae, del
p. Antonio Angelini gesuita, prof, d'elo-
quenza nel collegio romano, ed anch'esse
con nitidissimi tipi. Roma in questo gior-
no sì avventuroso die non dubbie prove
di straordinaria esultanza, dimostrando
quanto sia generale e profonda la divo-
zione verso la ss. Vergine: ed i sagri pa-
stori nel far ritorno alle loro sedi, e nel
notificare a'ioro diocesani ciò che udiro-
no dall'Oracolo del Vaticano, potranno
far conoscere ancora quanto giustamente
si onori e veneri nella capitale eterna del
mondo cattolico, la Regina sine labe o-
riginali conceptaj potranno dire se Ro-
ma auclie questa volta, e per quanto pu-
re poi narrerò, realmente fu emula di E-
feso, quando nel concilio ecumenico, fat-
to celebrare dal Papa s. Celestino I, si di-
chiarò dalla Chiesa contro Ne-torio, la B.
Vergine vera Madre di Dio, per cui gli
abitanti per la gioia dopo avere reso con
inni e cantici spirituali le dovute grazie al
Signore, con luminarie e altre lesti ve di-
mostrazioni ilici tmo attestati vivissimi del
luio micino contento. Portatosi iuRoma
7o T E A
il decreto sinodale, vi lo ricevuto nel gior-
no di Natale dal clero e popolo romano
«oii imito gaudio e acclamazione, che nel
generale fervoroso clamore, alla Saluta-
zione Angelica (/ .)si aggiunsero le pa-
role: S,iinhi Maria Muta- Dei, ec. In-
di Papa s. .Sisto 111 per tal vittoria ripor-
tata conlroferesia, volendo erigere un tro-
feo d'onore alla lì. Vergine, nella Chic-
Mi di s. Mmiii Maggiore fece costrui-
re il gran arco trionfale con musaici, an-
cora esistente, ampliando la basilica che
arriccia di copiose rendite e di preziosi do-
ni: su di che si può vedere Francesco Bian-
chini, De ss. Imaginibus Musivi operis a
Sisto TIIPP. inbasilica Liberianacon-
flructis; Koinaei 727.Ne'(àsli ecclesiasti-
ci in lettere d'oro è stalo scolpito l'8 di-
cembre i854, come tra'più memorabili
alle glorie di Maria, perchè dalla catte-
dra di verità ricevè un nuovo trionfo la
gran Madre del Redentore di tutto l'u-
man genere. » O memorando di! La tua
memoria - Per varcar di età non verrà me-
no; - Ma ognor più bella borirà tua glo-
ria. "JNell'istesso giorno il Sommo Ponte-
fice Pio IX penetrato d'inenarrabile san-
ta allegrezza emanò dal palazzo aposto-
lico Vaticano presso s. Pietro la bolla /-
neff'abilis Deus, intorno alla dogmatica
definizione dell'Immacolata Concezione
da lui decretata. Questa fu stampata in la-
tino, come nel suo originale e tradotta in
italiano, eo'lipi della stamperia camerale;
dal Giornale ili Roma venne pubblicata
da'supplemenli de'n.1 16 e 28 deli 855
ne'due idiomi; ed in latino bidonata dalla
Civiltà cattolica a' suoi associati; al cui
esempio faccio altrettanto co' miei, delle
pagine che contengono questi cenni: dipoi
la Civiltà inserì la bolla in italiano nel t.
9, p. G78. Nella bolla apostolica, ulterio-
re e splendidissimo monumento di gloria
della 1). Vergine, il Ponteficeenumerò tut-
te quante l'eccelse e singolari sue prero-
gative, l'abbondanza delle celesti grazie
traile dal tesoro della divinità, colla (pia-
le fu unicamaule privilegiala da Dio fìu
TEA
dal principio del mondo, e dalla trasgres-
sione e caduta d'Adamo e d'Eva nostri
progenitori, per la salvezza del genere u-
manoda loro derivato, preparando al suo
divin Figlio unigenito una .Madre ben de-
gna, dalla (piale incarnato nascesse per la
redenzione uni versale. Perciò la fot ino per
sempre immune da ogni neo di colpa, scé-
vra ben anco dalla macchia del peccato o-
riginale, tutta bella e perfetla,con pienezza
di grazia, d'innocenza e di santità, che mag-
gior dopo Dio slesso non può compren-
dersi, con intero trionfo dell'antico insi-
diatore serpente a cui dovea schiacciare
il capo. Dichiarò poi il Papa nella bolla,
che la chiesa cattolica In quale sempre am-
maestrala dallo Spirito santo è colonna
e fondamento di veiità, possedendo qua!
dottrina divinamente ricevuta, e com-
presa nel deposito della celeste rivelazio-
ne siffatta origine della Vergine augusta
Madre di Dio, non cessò mai in ogni mo-
do e con luminosi fatti di spiegarla ogni
giorno più, di proporla edi favorirla. Che
questa dottrina da' più rimoti tempi esi-
stendo profondamente scolpita nell'ani-
mo de'fedeli, e mirabilmente diffusa nel-
l'orbe cattolico mercè Io zelo e le cure de'
vescovi, dalla Chiesa stessa fecesi ampia-
mente manifesta, allorché non dubitò di
esporre al culto pubblico e alla venerazio-
ne de'fedeli la Concezione di Maria. Pel
qual fitto dimostrò la Chiesa doversi ve-
nerare la Concezione stessa come singo-
lare, meravigliosa e lontanissima da'pri-
mordi del rimanente degli uomini, e lo»
talmente santa, dappoi eh è essa non celebra
festeggiando checose sante. Quindi il Pon-
tefice, per dimostrare quanto eziandio la
chiesa romana, madre e maestra di tutte,
secondasse la dottrina dell' Immacolata
Concezione della Vergine, ne ricordò no-
minatamente i suoi fatti insigni; imperoc-
ché la medesima ebbe sempre sopra tutto
0 cuore di tutelare, promuovere e difen-
dere l'Immacolata Concezione della Ver-
gine, il suo culto e la sua dottrina, me-
diante iuuumerevoli alti cospicui de'ro-
TEA
ninni Pontefici reggitori della chiesa li-
ni versale. Essi ebbero a somma gloria d'i-
stituire la Festa della Concezione, di ar-
ricchirla e onorai la con proprio uffizio e
con messa propria, ove manifestissiui i
mente si asseriva la prerogativa dall'im-
munità della macchia d'origine, di pro-
muovere o di estendere in ogni guisa il
culto già stabilito, sia col dispensare indul-
genze, sia col permettere alle provincie
e a'regni di scegliersi a protettrice la Ver-
gine sotto il titolo dell'Immacolata Con-
cezione, sia coli' approvare sodalizi, con-
gregazioni, ordini religiosi fondali ado-
rnile dell'Immacolata Concezione,siacol-
I encomiar la pietà di coloro che eresse-
ro monasteri, spedali, altari, chiese sotto
questo titolo, o con giuramento promi-
sero di difendere virilmente V Immacolata
Concezione della Madre di Diod indire de-
cretarono che la festa della Concezione
dovesse tenersi da tutta la Chiesa nello
.stesso onore e nella dignità slessa che la
fèsta della Natività; (li più che ila Ila chie-
sa universale dovesse celebrarsi tal festa
coll'oltava, e da tutti venerarsi come di
precedo, e in Moina con 'cappella papale.
Concessero pure i Pontefici, che nelle li-
tanie e nel prefàzio del la messa si procla-
masse l'Immacolato Concepimento della
Vergine, e perciò la legge del credere ve-
nisse stabilita per la legge stessa della pre-
ghiera. Pertanto il Papa, siili' orme de'
predecessori, soggiunge d'aver non sola-
mente approvato e ricevuto il da loro sta-
bilito, ma ricordevole della costituzione
di «Sisto IV, autorizzato l'uffizio proprio
dell'Immacolata Concezione, e averlo ac-
cordalo del miglior grado alla chiesa u-
m vei sale. Ricordò come i Papi condanna-
rono come falsa e alienissima dalla men-
te della Chiesa, I opinione (li quelli che ri-
putassero affermare venerarsi da essi non
la Concezione, ma laSantifìcazione.Come
«stiir, nono doversi adoperare con quelli,
che intesi a rovescia re la dottrini dell'Im-
macolata Concezione, immaginata una
differenza fra il primo e secondo istante
T E A 7 i
e momento della Concezione, asserivano
doversi senza dubbio celebrare la Conce
zione,ma non pel primo istante e momen-
to. Laonde i Papi si crederono obbligati
non meno a sostenere la lesta della Con
cezioue, chea difèndere la Concezione pel
primo istante come vero oggetto del cul-
to. Allora fu che Alessandro \ Il dichia-
rò la genuina mente della Chiesa nel i 66 i
colla bolla Sollicitudo omnium ecclesìa-
rum, essere antica la divozione e convin-
zione de'fedelijche l'anima della B. Ver-
gine nel primo istante della creazione e
infusione nel corpo, fu preservata immu-
ne dal peccato originale per special gra-
zia e privilegio di Dio in riguardo de'tne-
riti di Gesù Cristo suo figlio, redentore
dell uman genere, e che in questo senso
venerano e celebrano con solenne rito la
festa della Concezione. Ed è perciò che i
Papi si studiarono di mantenere con ogni
sforzo intatta la dottrina dell'Immaco-
lata Concezione della Madre di Dio, mai
permettendo che fosse censurata, e di-
chiarando ripetutamente, che la dottri-
na colla <piale si professa l' Immacola-
ta Concezione, è e deve ritenersi del tut-
to consentanea al culto ecclesiastico, an-
tica e pressoché universale, nonché de-
gna d'essere proclamata nella s. liturgia
e nelle pubbliche preci. Né paghi di ciò
per sei bare inviolala simile dottrina vie-
tarono severissimamente potersi difende-
re si in pubblico che in privato l'avversa
opinione, che vollero quasi con più colpi
abbattuta e conquisa. A tale effetto il Pon-
tefice riprodusse un notabile brano di det-
ta bolla, colla quale Alessandro VII ri-
conoscendo la festa e l' uffizio speciale e
proprio per istituzione di Sisto IV, e vo-
lendo vieppiù promuoverne il culto mai
alteralo nella chiesa romana dopo l'isti-
tu/ione di esso, e celebrare la L5. \ ergi-
ne come preservata dal [leccato originale
per virtù della preveniente grazia dello
Spirito santo; quindi per sedar le conlese
e conservare l'unità dello spirito nel vili
colo della pace, Alessandro VII a preghie-
TEA
in de' vescovi colle loro chiese e capitoli,
od istanza di Filippo IV re di Spagna e
de'suoi regni,rinnovò le costituzioni e de-
cieli de'predecessori, specialmente di Si-
sto IV, Paolo V e Gregorio XV in favo-
le della sentenza che sostiene essere sta-
la l'anima della B. Vergine nella sua crea-
zione e infusione nel corpo arricchita del-
la grazia dello Spirito santo e preserva-
la dalla colpa d'origine, ed altresì in fa-
vore della festa e del culto della Conce-
zione di Maria a seconda di tale pia sen-
tenza. Ordinò perciò Alessandro VII l'os-
servanza de' nominati decreti e costitu-
zioni sotto le censure e pene in essi con-
tenute; e decretò la privazione della fa-
coltà di predicare, leggere, insegnare, e in-
terpretare, contro quelli che ardissero
porre in discussione la stessa sentenza, fe-
sta o culto, sottoponendo alle pene ecen-
snre contenute ueW Indice de' libri proi-
biti, i libri ne'quali si ponesse in dubhio
la sentenza, festa o culto. Passa quindi il
Papa Pio IX a rammentare con quanta
premura la dottrina dell' Immacolata
Concezione di Maria fu insegnata, soste-
nuta e difesa da ragguardevolissimi or-
dini religiosi, dalle più celebri accademie
teologiche, e da valentissimi dottori in di-
vinità. Il professato pubblicamente da
lauti zelanti vescovi, anche ne'sinodi,che
la D. Vergine ne'preveduti meriti del Re-
dentore non soggiacque mai al peccato
originale, ma fu del tutto immune dalla
macchia d'origine,eperciò redenta in mo-
do più sublime. Dice ancora come il s.
concilio di Trento, nell'emettereil decre-
to dogmatico sul peccato originale, nello
stabilire e definire, nascere tutti gli uo-
mini macchiati della colpa originale, pur
tuttavia dichiarò solennemente, non es-
sere sua intenzione di comprendere nel
decreto, e in tanta ampiezza di definizio-
ne, lai», e Immacolata Vergine Madre di
Dio. Dappoiché con questa dichiarazio-
ne i padri del Tridentino indicarono ab-
bastanza essere stala la D. Vergine sce-
vra dalla macchia originale, e pei ciò chia-
TE A
ramente significarono, nulla potersi vali-
damente addurre che in qualsivoglia mo-
do si opponga a sì alta prerogativa della
Vergine. Poscia espone il Pontefice, sem-
pre con sagra ed eloquente erudizione, co-
me la dottrina sull'Immacolato Concepi-
mento di Maria ogni giorno più con auto-
revolissimo sentimento, magistero, zelo,
scienza e sapienza della Chiesa splendida-
mente spiegata, dichiarata, confermata,
e pressoi popoli e le nazioni tutte dell'or-
be cattolico quanto mai propagata, ab-
bia sempre esistito nella Chiesa, quasi ri-
cevuta da'maggiori, ed insignita del ca-
rattere di dottrina rivelata, il provava-
no validamente gì' illustri monumenti
della veneranda antichità della chiesa o-
rientaleeoccidentale,euumerando e spie-
gando i principali, in uno a'di versi sim-
boli co' quali fu riconosciuto il singoiar
trionfo della ss. Vergine e la preserva-
zione da ogni neo di colpa, l'originale sua
illibatezza e la riuuione in lei de' divini
doni, e con quali parole fu celebrata con
non meno che concorde seti ti mento,e col-
le figure e allegorie splendidissime della
s.Bibbia,da'Profeti,da'Padri e dagli scrit-
tori della Chiesa, interamente cara a Dio
e sempre Immacolata,sede di tutte le gra-
zie divine, ornata di tutti i doni dello Spi-
rito santo, e tesoro infinito de'medesimi,
ed insieme al Figlio partecipe dell'eterna
benedizione. Pùpetè altresì il Pontefice,
com'essi non cessarono mai di chiamar
la Vergine gloriosissima, illibata, imma-
colata, sempre benedetta, scevra da ogni
contagio di peccatola cui formossi il nuo-
vo Adamo, e con altre numerose, splen-
dide e onorificentissime denominazioni
ed epiteti; che fu immune d'ogni mac-
chia di corpo, d'anima, d'intelletto, sem-
pre in compagnia di Dio, e con eterna al-
leanza ad esso unita non giacque mai nel-
le tenebre, ma sempre dimorò nella lu-
ce e perciò fu manifestamente idoneo al-
bergo di Cristo non per natura del corpo,
ma per la grazia originale. Aggiunse il
Poutefiee i loro altissimi detti, co' quali
TEA TEA 73
parlando della Concezione della Vergi- mente considerandole,^ fu grandemen-
ue attestarono, che la natura avea ceda- te a cuore, per la somma sua venerazio-
to alla giazia e tremante erasi fermata ne e alletto fino da'leneri anni versola
non osando proseguir più oltre; imporne- li. V ergine, di compiere ciò ch'era anco-
chè dovea accadere, che la Vergine Ma- ra ue'desiderii della Chiesa; perciò isti—
die di Dio non venisse concepita da An- tuì le summentovate congregazioni per
na pi ima che la giazia producesse il f'rut- esaminar profóndamente 1' argomento ,
to; menile era d'uopo che si concepisse ingiunse preghiere a tutto l'orbe cattoli-
ci primogenita, da cui dovesse concepirsi co pe'ceiesti lumi, interrogò il sentimeli-
il primogenito d'ogni creatura. Attesta- to dell'episcopato onde proferire il poli-
rono, the la carne della Vergine presa tifìcio giudizio colla maggior solennità.
da Adamo non ammise la colpa di lui, e Confermata dalle risposte de' vescovi la
perciò essere la C. Vergine il tahernaco- brama universale perchè si definisse ii
lo crealo da Dio slesso e formato dallo gran mistero, con accrescimento di gau-
Spirito santo ; vera opera di Dio, che non dio altrettanto richiesero i cardinali; as-
ili mai esposta agl'infuocali dardi del ma- sicuralo pertanto nel Signore essere giun-
ligno; e bella per natura, e pura d'ogni la l'opportunità per la defìnizionedogma-
macchia come fulgida aurora venne al tica,esam inala ogni cosa e implorato nuo-
inondo immacolata nella sua Concezio- vamente il divino aiuto, non dubitò il
ne. Questo vaso d' elezione non subì il Sommo Pontefice l'io IX di sancire col
comune oltraggio, poiché a>sai diversa da supremo suo giudizio l'Immacolata Con-
tutti gli altri ebbe essa di comune la na- cezione di Maria, e così soddisfare a're-
tura, non la colpa; perciò gli antichi Pa- ligiosi desiderii dell'orbe cattolico e alla
dri e altri fedeli la distinsero parlando di propria divozione verso la ss. Vergine, e
Maria co' piìi distinti vocaboli d'imma- insieme onorare sempre pili il divinsuo
colala, illibata, tutta intemerata, pulissi- Figlio. «Implorato l'aiuto di tutta quart-
ina nell'anima e nel corpo; domicilio di ta la Corte celeste, e iuvocato con gemiti
tutte le grazie dello Spirito santo, onde a il diviu Paracielo, così da lui ispirati, col-
lodarla non bastarle lingue umane ean- l'autorità di Gesù. Cristo Signor Nostro,
geliche. Non è adunque a meravigliare de'ss. apostoli Pietro e Paolo, ad onore
sei vescovi e i fedeli ebbero progressiva- della ss. e indivisibile Triuità, a decoro
niente sempre pitta vanto di professare e ornamento della Vergine, ad esaltazio-
con gran pietà, religione e amore la dot- ne della fede cattolica, ad incremento dei-
trina dell'Immacolata Concezione della la religione cristiana, dichiariamo, prò-
\ ergine, venerando e invocando ovuu- nunziamo, e definiamo essere dottrina
que con fervidissimo trasporto la Vergi- rivelala da Dio (/nella clic ritiene pie-
ne concepita senza macchia d'origine. Per servata immune da ogni macchia di col-
lultociò lino dagli antichi tempi i vesco- pa originale fino dal primo istante del-
l'i, il clero, gli ordini regolari, e gli stessi /// sua Concezione la Beatissima / cr-
monarchi domandarono istantemente al- gim Maria per singoiar grazia e pri-
la s. Sede, the l'Immacolata Concezione vilegio di Dio onnipotente in riguardo
della ss. Madre di Dio si definisse come demeriti di Gesù Cristo Salvatore del-
dogma di [tóe, e specialmente a Grego- l'iana/i genere, e perciò doversi da tutti
no XVI, ed allo stesso Pio IX si preseu- ifedeli fermamente e costantemente ere-
tarooo tanto da' vescovi, che dal clero 6e- di-re. Laonde ove alcuni, che Oio non
colare e regolare, da'regnanli e dalle cat- \uglia,presumessero pensare diversamen-
toliche popolazioni. Laonde il Pontefice te da quanto si è da Xoi definito, cono-
cuuoscendo appieno quote cose e sciiu- scauu e sappiano essersi da se slessi con-
74 T E A TEA
dannati, eli aver naufragata in materia ze de'tempi, e alle sagre obbligazioni del
ili fede, di essersi separati .dall'unità del- loro pastorale ministero. 11 Giornale di
la Chiesa; ed inoltre per fatto loro pio- Roma la pubblicò in latino neln.°2q2,
prio soggiacere alle [iene dal diritto sta- in italiano nel n.° 293, nel cpiale idio-
bilite, se quel che pensano osassero dire o ma la riprodusse la Civiltà cattolica nel
scrivere, o in altro qualsiasi modo ester- t. 9, p. 97 e 218, insieme alla risposta
nare '. Ripieno di santo gaudio e di esul- che a nome del sagro collegio, e parli-
tazione, pel decretato onore di gloria al- colarmente di tutti gli arcivescovi e ve-
la ss. Vergine, potentissima mediatrice scovi, fece il cardinale de Bonald arci-
e consolatrice di tutto il mondo presso vescovo di Lione, dicendo che tutto l'e-
il suo Figlio Unigenito, che validissimo piscopalo venerava gli oracoli del Santo
sostegno della Chiesa sconfisse l'eresie Padre, e che ognuno avrebbe fatto in mo-
tulle, sottrasse popoli e nazioni dalle più do di corrispondere con l'aiuto di Dio a'
grandi calamità, e il Papa stesso da tanti di lui santi desiderii. Ma lesue degne pa-
imminenti pericoli; sperare il Pontefice role poi le riporterò premesso un picco-
che voglia col suo efficacissimo patroci- lo cenno della grave allocuzione. In tale
nio far sì che la s. madie Chiesa catto- circostanza per online del Papa, ad ogni
lica, rimosse le angustie, banditi gli er- cardinale, arcivescovoe vescovo fu di stri-
lo! i, in ogni luogo vieppiù. si avvivi, fio- buita una bellissima immagine della ss.
lisca e regni dall'uno all'altro mare, dal Concezione, unitamente a quella della
fiume fino a' confini del mondo, e goda medaglia d' oro che descrissi a Sidney,
d'una piena pace, tranquillità e libertà ; siccome metallo primizie dell' Australia,
che i rei ottengano perdono, gl'infermi a lui olFerto da' cattolici della 5." patte
rimedio, i timidi coraggio, gli afflitti con- del mondo, in uno all'epigrafe, che dice:
folto, i pericolanti aiuto, e tutti gl'illusi A Maria senza macchia concepita, Pio
tollo l'offuscamento della mente tornino TX delle primizie dell'oro dell' AuÈtra*
nel sentiero della verità e della giustizia, Ha; eziandio ivi rilevando che Alessnn-
e fia un solo l'ovile, un solo il pastore, ilio VI impiegò il primo oro dell'Ame-
Finalmeute colla minaccia terribile d' in- rica nel soffitto di s. Maria Maggiore. Per-
correre lo sdegno ili Dio e de'ss. Pietro che poi le medaglie di detto oro non ne
e Paolo, chi ardisse violare questa defi- avessero altre di egual metallo ma dil-
uizione e promulgazione, o temeraria- tra provenienza, ed acciò l'epigrafe esciti-
mente ppporvisi o contraddirla, termina sivamentesolo fosse propria di quelle bal-
la veneranda bolla mimila della sottoscri- tute con l'oro dell'Oceania, il Papa fece
zione Pio PP. IX. spezzare il conio dell'epigrafe. Nell'alto-
JNel dì seguente 9 dicembre nel conci- dizione il Papa dichiarò la straordina-
storo pubblico tenuto dal Papa in Va- ria gioia da cui era penetralo nel veder-
ti ca no, con l'intervento consueto del sa- si di frequente al suo latoi venerabili fra-
gro collegio, e degli arcivescovi e vesco- telli, suo gaudio e corona, per aver con
vi presenti in Roma per la definizione essi comuni le fatiche e le sollecitudini
dell'ImmacoluloConcepimenlo della Bea- nel pascere l'universa! gregge del Siguo-
ta Vergine, pronunziò l'allocuzione Sin,' re, nel difendere i diritti della religione
gulari quadam perfusi laetitia exul- cattolica e Dell'aggiungerle nuovi segua-
tamus in Domino, colla (piale, dopo a- ci. Profittare dell'occasione per rivolger
ver tutti ringraziato della loro solleci- loro la parola, non per ammonirli o ec-
tudine Dell'accorrere alla cattedra di Pie- citarli a'ioro doveri, sapendo lo zelo da
tro, diresse loro sante e affettuose paro- cui sono infiammati in propagar la gio-
ie, relative agli errori e alle circoslan- ria del eli via nome, ma allinchè neon-
TEA TEA 7~
fiatati dalla voce stessa di s. Pietro, che vi- celeste soccorso, massime sotto ^li auspi-
vene'successoii, riprendessero quasinuo- cii e per l'intercessione della B. Vergine,
va lena a cercar la salute delle pecorel- la cui esenzione dalla macchia della col-
le loro affidale, ed a sostenere con corag- pa originale avea definito alla loro giù-
gio e fortezza la causa della Chiesa ne* bilante presenza, la quale siccome dislrus-
tempi aspri checorrono. Dichiarò, che per se tulle l'eresie, svelli pure dalle radici il
ragionar loro con frullo, avea implorato perniciosissimo errore del razionalismo,
il lume e l'aiuto della ss. Vergine dalla che cotanto tormenta la civile società eia
Chiesa salutata sede di sapienza, per la Chiesa. Augurò ai vescovi, nel ritorno
quale essi eransi ridonati intorno a lui alle proprie sedi, ogni cumulo di felicità
n line d'unire concordemente gli studi e e salute, invocò loro da Dio sempre più lo
le cure per ampliarne le glorie. Osservati- spirito di saggezza e d'intelletto, allineile
do pm i mostri d'orrore e l'empia genia potessero preservare le loro pecorelle dal-
de'miscredenti che vanno menando stia- le nascoste insidie, le quali da ogni parte
ne pel momlo cattolico, l'indicò all'epi- l'assediano; implorò toro l'assistenza dei-
scopato perchè adoperasse sueforze a de- la ss. Vergine immacolata fino dall'ori -
hellarli, come i membri delle società se- gine, e per ultimo alzando le mani al cie-
grete, che vorrebbero sterminato ogni lo, coll'intimo del cuore, all'episcopato e
culto di religione. Consolandosi di quelli al suo g'egge compartì 1' apostolica be-
ne'quali si destano sensi d'ammirazione Dedizione. Terminatasi dal Papa I ai-
perla religione cattolica, deplorò fra' reg> locuzione, il cardinal de Donald arcive-
gitori delle cose pubbliche coloro che scovo di Lione, si alzò dal suo stallo e a
spacciandosi difensori della religione. pre- nome di tutto I' episcopato diresse a Sua
tendono di regolarne la disciplinagli fi ani- Santità queste parole: » Reabssimo Pa-
m ischi arsi nelle cose sagre e d'itnpor loro die. Permetta Vostra Santità che io la
dominio. Disapprovò que'dolti che teli- ringrazi della onorevole e munifica ospi-
gouo la ragione umana in sì gran pregio, talità, che si è degnata concedere a' ve-
sino con aperta follia a pareggiarla alla scovi accorsi a deporre a'Vostri piedi l o-
religione stessa. Inveì contro I' altro er- maggio del profondo loro rispetto e della
iure pernicioso che preoccupa alcune loro divozione. Ardisco dire, che di que-
menti, le quali pensano doversi sperar he- sto segno di benevolenza essi erano me-
ne della salute eterna di tutti coloro che li te voli per l'assoluta loro ubbidienza ai-
uoli sono nella vera chiesa di Cristo, inen- le Vostre decisioni. Sì, o Padre Santo,
tre devesì tener per fede che ni uno può noi nella Vostra autorità veneriamo I au-
sai vni si fuori della chiesa apostolica ro- torità medesima ili Gesù Cristo, e nelle
mana, unica arcadi sa lvezza, sebbene que' Vostre parole ascoltiamola parola della
che ignorano la vera religione non sono vita eterna; e dinanzi a'Vostri decreti di-
colpevoli dinanzi agli occhi del Signore; retti a tutto l'orbe cattolico, chiniamo la
dillicile poi essendo il poter determinare fronte,come innanzi all'oracolo di Colui,
i limiti di tale ignoranza. Lodando il zelo che ha promesso d'essere mai sempre col-
del clero cattolico, e quanto all'episcopa- la sua Chiesa. La nostra riconoscenza si
lo giovi il suo aiuto nel comb itlere gli e- manifesterà nelle preghiere, che faremo
nunciati errori, rimarcò che iu alcuni Ino- per la Vostra felicità, per la prosperila
ghi non si comporta in ogni cosa come delle Vostre fatiche apostoliche, e perla
l'esige il ministero di Cristo. Terminò il tranquillità de' Vostri Stali. A queste pa-
Papa con dire essere queste le cose che iole il Pontefice rispose con quella prou-
avea giudicato significare a' venerabili fra- tu eloquenza, che iu lui suole di frequen-
te! li che lo circondavano, confortato uè! le ammirarsi da chi l'udisce, mostrando
7G TEA
(piantogli erano grati tali sentimenti del-
l'episcopato cattolico. Si apprende da'
n. i e 53 del Giornale di Roma del 1 855,
e dalla Civiltà cattolica t. f), p. 172,217,
che l'atto solenne con cui per divino con-
siglio il Papa Pio IX definì qual dogma
di lède L'Immacolata Concezione di Ma-
ria, ispirò alla medesima Santità Sua il
ielice concetto che ne fosse eternata la
memoria in Roma con un pubblico e du-
revole monumento. Divisò quindi di fa-
re erigere come trofeo al nome e all'ef-
figie della Vergine Immacolata, dirim-
petto e di fronte al collegio Urbano dì
propaganda fide e nella piazza di Spa-
£//<7. precisa mente nel mezzo della via tra
la piazza Mignanelli e il palazzo dell'ani-
lisciatore di Spagna, senza recare per-
ciò nessun aggravio all' erario, una gi-
gantesca colonna marmorea, poggiata
su d'un piedistallo, ove sarà scolpita
analoga iscrizione, che ricorderà la pa-
cilica sua vittoria a tutte le generazioni
avvenire, ed il nome di Pio IX che di ti-
tolo sì splendido alla Vergine meritò di
esserne vindice e assertore. La colonna
avrà nella sommità una statua in bronzo
rappresentante la figura della ss. Vergi-
ne Immacolata, cui farà la colonna sga-
bello a quel piede invitto che schiacciò il
capo del serpente infernale. Il capitolo
^ aticano conosciuto appena questo di-
visamento, volle spontaneamente concor-
rere in parte a questo lavoro monumen-
tale offrendo 1 000 scudi. Tale offerta per
mezzo d'apposita deputazione capitolare,
presieduta dal cardinal Mattei arciprete
e sotto-decano del sagro collegio, nella se-
ra de'3 1 dicembre fu rassegnata al Pon-
telice, il quale gli manifestò il suo par-
ticolare gradimento. Poscia la s. congre-
gazione di propaganda fide, desiderosa
anch'essa di contribuire direttamente al-
le spese necessarie per perpetuare l'atto
della dogmatica definizione, offri al Pa-
pa scudi 2000. Per quanto dissi a Tar-
quinia, per lo stesso oggetto il comune di
Civitavecchia offrì scudi 5oo,e2 Jo lu cu-
TEA
mera di commercio, ed il municipio d'An-
cona colla camera di commercio 1000
scudi. Il senato e consiglio di Roma, fa-
cendo vieppiù plauso alla solenne procla-
mata definizione, decretò la somma di
scudiGooo.onde concorrere alla spesa per
l'erezione della colonna. Per questa i sa-
gri palazzi apostolici dierono scudi 2000;
e due offerte provenienti dagli Stati U-
niti ascesero a 1 70 scudi. Il sagro colle-
gio in ulteriore dimostrazione di pietà e
di giubilo religioso, pel monumento con-
tribuì scudi 4°o°- Al nobile e religioso
oggetto successivamente olfrirono, mg.'
Cullen arcivescovodiDublinoscudi 5o; il
capitolo dell'arcibasilica Lateranensescu-
dÌ22o;u 11 prelato del la cor tè pontificia scu-
di i42> u,li> colletta fatta nellostabilimen-
to di propaganda fide, senili 1 55; Cate-
rina Rotix scudi 3. 1 2; i fratelli Benedet-
to e Felice Guglielmi di Civitavecchia,
3 blocchi in marmo da scegliersi fra'più
belli e adatti nell'Isola Sagra di loro pro-
prietà; il conte Luigi Giusso di Napoli
scudi 3 00, secondo il pubblicato dal n.°
f)i del Giornale di Roma del 18 55, col
quale cronologicamente sono andato re-
gistrando i divoti e generosi oblatori. Il
capitolo e il collegio de' beneficiati del-
la patriarcale basilica di s. Maria Mag-
giore, con 200 scudi vollero contribui-
re all' innalzamento della colonna; e 5
scudi offrì un anonimo. Qui termino
le offerte, per esservi giunta la slampa.
La colonna designata per sì nobile desti-
nazione, che mutata sua sorte sorgerà
lieta e maestosa portando come in trion-
fo la Madre di Dio Immacolata, giaceva
presso la Curia Innocenziana,e fu ue'pri-
mi giorni del seguente gennaio trasferi-
ta per esservi lavorala vicino al luogo in
cui dovrà essere innalzata, cioè fu depo-
sta nella piazza Miguanelli che preude
nome dalla parte principale del palazzo
della nobile famiglia di tal nome. Di que-
sta colonna di marmo cipollino o cari-
slio, alla palmi 50 e di diametro 6 e mez^
zo, parlai uè' voi. XIV, p. 3 1 4> XIX, p.
TEA
4 i e altrove, misura elio riferirono! Dia-
ri di IUiiiiil del 1778 ne'n.1 3/|0 e 3/)2,
e ripetè Cancellieri. Il Corsi, Delle pietre
antiche, ediz. 3/,p. 97 e Zi 1 , soltanto la
chiama grandissima di cipollino e trova-
ta nel vicino giardino della Missione. Pri-
ma di lui il Cancellieri la descrisse nel-
la Lettera sulla Colonna rf 'Antonino, e
sitila Colonna giacente nel cortile del-
la Curia Innocenziana, Roma 1821, e
si legge pure ntSX Effemeridi di febbraio
18?. 1 . Egli dunque co' Diari di lioma,
da me riscontrati, con prove la dice sco-
perta nel 1777 ne' fondamenti d'una
casa o fàbbrica delle summenlovate be-
nedettine di Campo Marzo verso la piaz-
za omonima (e donata loro da l'io VI
per ampliare il monastero, sebbene il n.
286 del Diarioij'j'} l'avesse anche det-
ta proprietà spettante all' ai ciconfratcr-
nila della ss. Annunziata, e incontro al
palazzo di Firenze), la cui chiesa è sotto
l'invocazione della ss. Concezione, cocue
già notai; facendo Cancellieri la descri-
zione di sua estrazione da'foudamenti con
1 1 argani e 16 persone per ciascuno, fe-
licemente eseguita dal romano Alberti-
Mi d'anni 22, ingegnere della rev. fabbri-
ca di s. Pietro, colla direzione di Gio. Bat-
tista Visconti commissario dell'antichità.
Noterò eh' erasi cominciala ad estrarle
a'14 maggio 1 778 con 8 argani, e si so-
spese questa grande operazione per la rot-
tura d'un trave maestro. A' 21 maggio
si effettuò l'estrazione, ed a'?. 5 si recò Pio
VI a vederla da un coretto eretto nel por-
tone del monastero, regalando i lavoran-
ti. Vi fu il progetto di elevarla sul pie-
distallo della colonna d' Antonino nella
piazza di Monte Citorio, ove Pio VI in
vece eresse I' Obelisco, ed il piedistallo
trasferito nel giardino Vaticano, Grego-
rio XVI decorosamente lo trasporlo nel
giardino della Pigna, il the descrissi nel
voi. L, p. 288. In detto progetto si pro-
poneva di fare un modello della colon-
na di cipollino, con cerchi e tele dell' i
stessa altezza e grossezza, con una sla-
TE A 77
tua in cima esprimente la Giustizia, per
osservarne e considerarne 1' filetto che
avrebbe fatto; e s'ideò una macchina
per innalzarla, la quale si mostrava nel-
la casa d' Andrea Diasi scalpellino sul-
la piazza della Consolazione: I' architet-
to romano Vincenzo Brenna presentò a
Pio VI i prospelli in acquarello del ti-
ro degli argani impiegati per l'esitazio-
ne, e ricevè un donativo. Ma non rinscen-
d 0 di soddisfazione l'esperimento del pro-
getto, e prevalendo l'idea di restituire al
Campo Marzo il suo antico Obelisco, di
cui si trovarono altre cospicue parti, re-
stò la colonna ove nel giugno era stala
con due argani portala, nel cortile di det-
to palazzo. In seguilo si fecero altri pio-
geni per elevare la colossale colonna in
alcuna parte di Roma. A Gregorio XVI
il conte Clemente Lovatti presentò un
progetto da eseguirsi a tulle sue spese.
Questo consisteva: i.° nel costruire una
cavallerizza copertagli cui manca Roma,
col quartiere per la cavalleria de'drago-
ni, incontro al Triclinio Lateranense,
onde far simmetria in linea all' edifìcio
della Scala Santa: a.° nel fabbricare due
borghi con officine e abitazioni d'un solo
piano sotto la parrocchia di s. Croce in
Gerusalemme, cioè due ale di fabbricati
laterali dalla catena dello stradone di ta-
le chiesa, ed un 3.° dalla parte di detto
Tricliniojdovendosi obbligare ne'due pri-
mi a poi larvisi tutti i facocchi e ferra-
cocchi di Roma (tranne alcuni pochi pe
bisogni del momento), e nel 3.°i verni-
ciali, onde liberare la cittì» dal rumore e
dal puzzo, con discrete pigioni da stabi-
lirsi : 3.° dalia piazza che ne risultava l'im-
pello alla facciata principale dell'arciba-
silica Lateranense, di erigere nel centro
la colonna in discorso, e con sopravi la
statua in bronzo di s. Gregorio I Magno.
Cosi si sarebbe reso piìi decoroso l'ingres-
so della frequentata Porta s. Giovanni.
Inoltre fu progettato a Gregorio XVI,
d'innalzar la colonna e colla medesima
statua, sulla piazza della Chiesa de' ss.
78 T E A TEA
Andrea. e Gregorio /de'camaldolesi, da bo elio sovliene una figura alala pnrtan-
Iiii abbellita, perchè nel monastero abitò «lo un ramo d'olivo simbolo della Pace,
s. Gregorio I. Nel l.iZ<\e\V Album di Un- Neppure ninno de'narrali progetti essen-
ma del novembre i 846 a p. 3 17, l'avv. dosi effettuati, la colonna continuava a
Carlo Borgnana pubblicò con elogio il giacere inonorataaspeltando i! suo desìi-
progetto di Paolo Belloni. Ivi si dice, che no, che migliore non poteva attendersi;
il giovine artista, commiserando lo stalo poiché secondo alcuni pare cheglianli-
della superbissima colonna di marmo ca- chi romani non mai la ponessero in ope-
ristio, del tutto integra e mai posta ino- ra, non essendo stata del tutto fusata e
pera dagli antichi, poiché l'imoscapo de- polita. Questo monumento affidato alle
ve ancora portarsi a perfezione e poli- cine e all'impegno del savio mg.' Giu-
mento, giacente negletta e abbandonata seppe Milesi Pironi Ferretti, ministro del
nell'oscurità presso la Curia Innocenzia- commercio, belle arti, lavori pubblici,ec,
na; pel pregio de! marmoe per la sua ino- sarà dunque elevalo colle oblazioni de'
le, comechè nel diametro e nell'altezza fedeli, dinanzi l'istituto mirabile di pro-
supera quelle di egual specie di marmo, paganda fide, che ha l'ufficio di custodi-
che formano il pronao del Tempio d'Ari- i*e e spargere dovunque a benefizio del-
tonìno e Faustina, concepì l'idea di ri- l'umanità i dogmi cattolici. L'opera s'io-
vendicare al decoro e alle arti sì prezioso forma di due basamenti, di figura olla-
avanzo della romana antichità, e di eri- gona, l'uno soprapposto all'altro. Ne' 4
gerla nella vasta piazza e innanzi la fac- lati opposti deh." e inferiore, aggettano
data maggiore della patriarcale Latera- altrettanti piedistalli su'quali si elevano,
nense, i.a chiesa della città e del mondo in posizione sedente, le statue marmoree
(come augurio d'un più felice avvenne de' Patriarchi e Profeti, che parlarono
per l'area, come avvenne all' Obelisco in modo speciale della Beala Vergine
/ àticano, che vide poi costruire gli adia- Maria, cioè Mosè, Isaia, Ezechiele e Da-
cenli peristili]), quale colonna onoraria e vide. L' encomialo prelato, zelatore de'
monumento di gratitudine alle grazie pontificii desideri], allogò col l'ordine dei-
concesse dal Papa Pio IX a 'suoi sudditi, la sorte queste statue a' valenti sculto-
Questa dovea comporsi d'un piantalo o ri Salvatore ReveUi, Carlo Chelli, Igna-
zoccolo ottagono con 4 gradinate, come zio Jacometti e Adamo Tadolini. Ne-
si vede nel disegnoinciso che accompagna gli altri 4 lati dell'ottagono, che si alter-
V Albani stesso. Sopra del zoccolo riposa nano co'preeedenli, sono scolpiti in bas-
un basamento prolungalo nelle faccie mi- sorilievo i simboli della Madre di Dio.
nori, dando luogo a 4 figure sedenti, ed Nel 2.0 basamento, similmente di figura
esprimenti la Fede, la Fortezza, la Cari- ettagona, i 4 lati maggiori contengono in
tàe la Prudenza. Sorge nel centro del ba« bronzo gli stemmi del sommo Pontefice
samenlo un tamburo che nel suo dado e le iscrizioni che ricordano la solenne
circolare ha scolpilo in bassorilievo iiPon- definizione del dogma da esso promul-
tefice Pio IX colla sua corte in atto d'in- gaio. Gli altri 4 lati minori fanno fondo
viare la concordia e la pace alle provili- alle statue già nominate. Posa su questo
eie del suo stalo col decreto d'amnistia. 1" basamento, ed all'altezza di palmi ar-
Queslo tamburo viene coronalo nella sua chitettonici romani 3j (metri 8: 2.5), la
estremità da aquile soslenule dagli en- gr;m colonna di marino caristio dettoci-
carpi di abbondanza. Finalmente sopra pollino, del diametro di palmi romani
imo scaglione circolare riposa un plinto 6:6 (metri 1 : 45), e dell'altezza con ba-
e sopia di questo si posa la colonna con se e capitello di palmi 64 (metrii4: 27)-
suo capitello, su del quale havvi un glo- 11 suo fusto fino al terzo, sarà decorato.
TEA TEA 79
il'iin elegante ornamento ili bronzo, die nopoli ili ri to greco, llnrmuz arcivesco-
senza togliere I» vi>la della sua SU per fi- vo di Sirace di rito armeno, Burgent ve-
cie, collegherà la parie infima colla su- scovo di Montreal, e Brown véscovo di
prema. Il capitello, d'un vago composto, Newport. Durante la processione ven-
alliule alla Vergine Madre di Dio, colle ne cantato l'inno Ave Marìs Stella.
sigle iniziali, co' gigli segni ili purità, e Giunta la processione al luogo, ove de-
coll'olivo simbolo di pace. Su questo ca- v'essere innalzata la colonna, il cardina-
pilcllo, mediante un rotondo piedistallo, le lece, secondo le sagre ceremonie del
allo palmi la (metri 1:67), sorgono gli ridiale, la solenne benedizione della pri-
emblemi figurati de' \ Evangelisti, che ma pietra consistente in un masso di mar»
reggono il mondo, su cui si eleva con glo- ino. Una cassetta di piombo contenente
riosa corona di stelle *>La Vergine santa alcune monete pontifìcie in oro, argen-
immacolata e pura" in atto di ringra- lo e rame coniate nel corrente anno, fu
r.iare il cielo del gran dogma definito, per posta nel foro scavato entro il masso be-
la nuova gloria aggiunta al suo nome, e indetto, e con essa un tubo egualmente
d'unploi aie pace alla terra. La scultura di piombo, che racchiudeva scritta in per-
della slatua,dell'allezza di palmi i8(metri gamena l'epigrafe riportala dal Giorna-
4), è slata allogata all'esimio scultore prof, /e, che ricorda l'atto dal cardinale esegui-
Ginseppe Obici, e sarà gittata in bronzo to con autorità di Pio IX: Primum laute
in Homa. Il disegno dell'intera composi- auspicalem lapidem riteponeretinjun-
zione, veramente cattolici, variala inol- damentis Columnae Piae Deiparae sine
tre di scelti marmi colorati, è slato idea- labe Conpeptae dicatae. L'epigrafe fu
lo dal prof. Luigi commend. Polelti, vi- sottoscritta sulla faccia del luogo da mg.r
ce presidente e cattedratico di archilei- Bernabò, da mg.1 JNlilesieda persone ad-
tura teorica dell'accademia di s. Luca, e dette al suo ministero. Il foro della pietra
architetto direttore del nuovo e mera vi- angolare venne chiuso con una lapide, su
glioso Tempio (/ .) di s. Paolo o basilica cui era incisa l'alita epigrafe, sirnilmen-
Ostiense. Esso professore avendo anche te pubblicala dadetloperiodico, quasi del-
rniulolto in modello si decoroso e magni- lo stesso tenore dell'altra, e dove è ripe-
fico monumento, non solamente il Papa luto il nome della colonna , Calunnine
si compiacquedi approvarlo, ma diebia-" Piae, ebe tanto bene le si addice, per l'i-
rò l'egregio architetto direttore di tutta cordale il nome del Papa che l'innalza e
l'opera, della quale vidi già lavorarne i il pio scopo. Finita ia sagra funzione, af-
fondamenti. La descrìzionedell'idealodi- la quale in luoghi appositamente disposti
segno si legge nel n.°lo5 del Giornale di assistevano molte distinte persone, il car-
Roma deli 855, ove pure si riporta, che dinal Fransoni fece ritorno processionai-
domenica 6 maggio 1 855 fu gettata lai.' mente al collegio Urbano, sempre accom-
pietra di questo monumento. Il cardinal pagliato dagli alunni, ebe cantarono l'in-
Fransoni prefetto generale della congre- no 0 Gloriosa J irginum. Tutte le fine-
gazione di propaganda, assunti gli abiti sire delle case, che sorgono sulla piazza
pontificali nel vicino collegio Urbano del- di Spagna, erano ornate di damaschi, a
la medesima, ne usa processionalmente, segno di esultanza e per far decoro al sa-
preeedulo da'giovani alunni del collegio grò rito, e gran moltitudine di popolo ac-
Greco e dell'Urbano, seguiti da mg.1 bar- corse ad assistervi.
nabò segretario della stessa congrega/io- La dogmatica definizione dell Imma-
ne; e accompagnalo dai prelati Cullenar- colato Concepimento di Maria Vergine,
ci vescovo di Dublino, Potding Bl'CÌvesCO- fu celebrata con grandi feste e dimostra-
lo di Sidney, JMissii arcivescovo d'Ire- zioui di universale entusiasmo religioso,
«So TEA TEA
esaltando eziandio il Papa per aver con vorosc paiole a lode di Maria , e poscia
essa pienamente soddisfano i voti conni- compartì l'apostolica benedizione, di cui
ni, ed aggiunto allaChiesa un nuovo splen- era stalo facoltizzalo. Alla solenne eere-
dore e trionfo. I giornali cattolici, lasciali- monia intervennero informa solenne tut-
elo pei- uri momento la politica, quasi in- te le autorità civili e militari, i supeno-
teiamente si occuparono nella pubblica- ri degli ordini religiosi, i parrochi della
zione de' festeggiamenti fatti nelle città città ede'sobborghi. La sagra funzione eb-
ed altri luoghi, e persino nelle campagne, be termine col canto del Te Deum, in-
in onore della ss. Vergine, con islancio terrolto al versetto Salvimi facec. da \\n
spontaneo, meraviglioso e concorde. Di franco e animatodiscorsodel p. Ciuci dot-
questo vasto campo, dopo il tanto e de- lo gesuita. In questa solenne circostanza
corosa mente scritto sul subì ime a rgomen- il capitolo desti nò 5 doti ad altrettante po-
to da valorose penne, mi resta appena la vere zitelle, ma di specchiata condotta ,
spigolatura. Questa dunque raccoglierò, tratte a sorte dal cardinal vescovo. In Ac-
sfiorando principalmente il Giornale di quapendenle, il cui vescovo mg. Pellei
Roma e la Civiltà cattolica* e l'aggiun- recossi in Roma per tanta solennità, fu e-
go all'intessula trionfai corona di gloria, sposta alla pubblica venerazione l'imma-
a cui col mio abbietto dire intesi forma- gine della B. Vergine già coronata dal ca-
re un ossequioso lemnisco, per corrispou- pitolo Vaticano, e innanzi ad essa durari-
dere al plauso universale e in tributo al- te tutta la notte del 7 dicembre cantaro-
la Madre, alla Sposa, alla Figlia di Dio. no le lodi di Maria il capitolo della cnt-
La cattolicità impaziente di solennizzare tediale, pomposamente ornata e con va-
ia definizione dogmatica, non aspettò di rie epigrafi sulla facciala, il clero regola -
conoscere l'effettuazione del proclamato re e secolare, e le diverse confraternite
decreto: lo slancio generale de'popolipre- della città. Il giorno 8 fuvvi messa solen-
cedè e accompagno l'oracolo pronunzia- ne con musica a piena orchestra, a cui os-
to in Vaticano dal sommo Pontefice. In sisterono in forma pubblica la mngistra-
Smigaglia, fortunata patria del Papa, la tura, e le autorità civili e militari; e do-
celebrazione delle feste per l'Immacola- pò I' evangeio fu recitata l'orazione pa-
ta Concezione, incominciò dalla vigilia negirica. La festa ebbe termine co'secon-
della sua solennità, con I' inaugurazione di vesperi e il Te Deum. In Veroli i mi-
dei busto marmoreo dell'augusto concit- nori osservanti nella chiesa di s. Marti -
tadino Pio IX, per cura del capitolo scoi- no, dopo un novenario solenne, e il canto
pito maeslrevolmente dal valente sculto- de'primi vesperi con iscelta musica, so-
ie bolognese Gav.Baruzzi. Con questo mo- lennizzarono 1' 8 dicembre la festa con
numento i canonici della cattedrale han- molta pompa e messa solenne; e nella se-
no voluto tramandare a' posteri la memo- ra portaronoiu processione la statua del-
ria del grande avvenimento della dogma- la ss. Immacolata per la città, coll'inter-
tica definizione, come lo dimostra la la- vento de'3 capitoli, del numeroso seuii-
tina epigrafe collocata sotto il busto. In nario, del magistrato e di 3 sodalizi. Giù n-
ogni giorno dall'8 al i4 dicembre nella la nella cattedrale, vi fu recitato un dot-
cattedrale ornala con gran pompa, fu da to ed eloquente discorso dal p. Lombardi,
"vari distinti oratori predicata la parola di e ritornata la processione nella chiesa dei
Dio, alla presenza sempre di straordma- francescani, si chiuse la funzione colle li-
ria moltitudine. A' 1 5 il vescovo cardinal tanie in musica e la benedizione colla re-
Lucciardi,che sollecitò il ritorno da Ro- liquia della Madonna. In Napoli seguì P8
ma nella propria sede, pontificò la messa dicembre colla solita pompa la festa re-
soleune, dopo la quale disse acconcie e fer- ligiosae militare sul campo d'istruzione,
TEA
in onore della ss. Vergine Immacolata,
divina proteggitricedell'esercilo e dell'ar-
mata, non meno che di tutto il regno del-
le due Sicilie. Vi si condusse il monarca
Ferdinando 11 eia reale famiglia, assisten-
do alla messa pontificata dal coppellano
maggiore. Nel bel mezzo della funzione,
col Telegrafò ebbe il re la notizia della
definizione quasi contemporaneamente
pronunziata in Roma, e subitamente fe-
steggiala d'ordine del piissimo re con una
salva novella di tutte l'artiglierie, inoltre
stabilendo die alla pubblicazione solen-
ne della bolla si facesse una salva di io i
colpi di cannone da un furie delle reali
piazze di guerra. Non è poi possibile con
pocbe parole descrivere la grandiosa festa
celebrata in Napoli a'3o dicembre in o-
nore dell'Immacolata Concezione, la cui
immagine o statua che venerasi nella chie-
sa del Gesù vecchio fu portata insolen-
Dissima processione per la città pompo-
samente ornata, con archi trionfali, lumi-
narie, bandiere, fiori, epigrafi celebranti
la definizione, tra il suono di tutte le cam-
pane, e le salve reali d'artiglierie de'4 ca-
stelli. Lungo sarebbe il ricordare i perso-
naggi e le diverse corporazioni che v'in-
tervennero, i canonici della metropolita-
na, gli abbati mitrati, i vescovi e il cardi-
nal Riarmarci vescovo. Seguivano il vene-
ralo simulacro il re ed i reali principi, tut-
ti con torcie accese, oltre il loro corteg-
gio. Al ritorno in chiesa il cardinale in-
tuonò il Te Deum, e fu poi data la be-
nedizione del ss. Sagramento. La festa riu-
scì magnifica e splendida, tenera e com-
movente, degna del religiosissimo Ferdi-
nando 11. Inoltre nel giorno 8 dicembre,
in espeltaliva del bramato decreto pon-
tificio,si celebrarono a onore della ss. Con-
cezione straordinarie festività in Madrid;
ed in \ ienna fu pure doppiamente solen-
ne , nella certezza che simultaneamente
proclaraavasi dalla bocca apostolica, a cui
spella, per dogma ciò che finora fu pia cre-
denza. Tale immortale giorno in Francia
fu celebralo con grande entusiasmo. Lio-
VOL. LXXI1I.
TEA 8^
ne sebbene non conoscesse il pronunziato
oracolo supremo della chiesa cattolica,
colla sua magnificenza non espresse che
voti, ma gli espresse con ardore e l'entusia-
smo di sua l'ciìe a un dogma, la cui defi-
nizione non diveniva che un'augusta san-
zione data all'antica credenza de' padri
suoi. Le chiese non furono sufficienti a
contenere il popolo accorso, avido di re-
ligiose emozioni e desideroso di udire la
parola di Dio. Dire in qual tempio fu più
grande la folla, dove le ceremonie più so-
lermi, lo zelo più ardente, sarebbe qua-
si impossibile. I fiori, gli arbusti, gl'incen-
si, le fiammelle colorate, l'oro, l'argento,
damaschi, velluti, sagri canti, accenti di
sagra eloquenza si mescolarono in un'ab-
bagliante riunione, sia per colpir 1' ani-
mo d'ammirazione, sia per confondere lo
sguardo in un oceano di luce. Alla sera
l'illuminazione fu delle più sorprenden-
ti;dovunque fuochi e razzi, dovunquecap-
pelleimprovvisateentro le portedelleca-
se e riccamente ornate. Tutte le torri, le
facciate delle chiese parevano altrettanti
incendi. Sopra d'un vasto edifizio brillan-
temente illuminato stava scritto a lette-
re di straordinaria dimensione, Credo. E
questa parola si usò per significare: Al-
tri discutono o dubitano; ma Lione cre-
de, crede all'infallibilità della chiesa cat-
tolica, alla divina assistenza de'suoi Pon-
tefici; per cui senza muovere un dubbio,
si sottomette con giubilo alle di lei deci-
sioni:hacreduto,crede e crederà mai sem-
pre. Ben a ragione Lione si gloria, come
toccai di sopra, d'essere stata lai. "ad o-
norare ne' tempi antichi pubblicamente
d'un culto speciale il mistero della Con-
cezione Immacolata della Madre di Dio.
L'anniversario di sua festa è quello pu-
re dell'inaugurazione della statua di Ma-
ria che veglia sulla città dall'alto della
s. collina, ov'è innalzata l'arca di sue spe-
ranze. Quindi la città di Lione si unì a-
gli omaggi solenni che la chiesa cattoli-
ca rese a Colei, nelle cui mani la Fran-
cia ha affidata la sua sorte. Pare che Lio-
G
Sa TEA
ne nutrisse il progetto u" innalzare alla
ss. Vergine Immacolata una statua sulla
montagna di s. Bai ha. Marsiglia poi, la cit-
tà ove si trattano tanti affari numerosi e
importanti, ove si agitano interessi cos'i
vari e molteplici, ove più clie altrove il
tempo ha ungran pregio; spontaneamen-
te trasformò l'8 dicembre in giorno di so-
lennissima fesla,abbaudoiiando i suoi fon-
dachi di commercio, le fabbriche, la bor-
sa^ tribunali, i teatii Marsiglia non ebbe
in quel giorno che un pensiero, un pia-
cere comune a tutti, la festa di Maria. Eb-
be principio la festa colla processione in
cui fu portata in trionfo per le vie la sta-
tua della B. Vergine de la Garde; giun-
ta sulla soglia del tempio di s. Martino,
tutto il popolo per irresistibile commozio-
ne elettrica, rivolti al venerando simula-
cro gli occhi e distese le sue braccia, in
un medesimo punto gridò: Maria conce-
pita senza peccato pregate per noi. Nel-
la sera vi fu splendida e generale illumi-
nazione. I marsigliesi s'ispirarono perciò
a tutte le fonti per comporre l'inno di que-
sta festa eccezionale, l'inno di gloria pel
cielo e di speranza per la terra. Ad ave-
re un'idea delle luminarie di Marsiglia,
un solo fabbricante di vetri vendè 8o,òoo
bicchierini; e la società di s. Vincenzo de
Paoli distribuì a'poveri 20,000 lampio-
ni coll'immagine della B. Vergine. Gli o-
blati di Maria Immacolata, fondati dal ve-
scovo mg.r Mazenod, potentemente con-
tribuirono a rendere così grandiosa la fe-
sta. Per (ìnirla con Francia, quanto agli
8 dicembre, la città arcivescovile di Bour-
ges die un grande esempio, e con vero en-
tusiasmo celebrò la festa. Ed in Belley
la popolazione non mostrò minor slancio
ed entusiasmo; prostrata nella sua fede al
suolo, spontaneamente chinò la fronte al
solonomedeirimmacolataConcezione.il
vescovo di Belley mg. r Calandoli nella sua
pastorale pel giubileo avea eccitato i suoi
diocesani ad innalzare in ogni parrocchia
siatue all'Immacolata Concezione, e più
di 200 a della epoca erano pronle per es-
T E A
sere innalzate. Nella cattedrale fu collo-
cala la statua della ss. Vergine, alla qua-
le il vescovo e il clero sospesero un cuo-
re di bronzo, qual Tabella votiva, con
quest'epigrafe: B. Virgini Inimaculatae,
Georgius Chalandon episcopus Belli'
censisce suamque dioecesim vovet et con»
sacrai 8 decembris i854 Finirò l'8 di-
cembre con Chambery capitale di Savoia,
che nella generale illuminazione che fe-
cero le chiese, la comunità, le case par-
ticolari, dal casolare del bisognoso al pa-
lazzo del più dovizioso , gareggiarono e
dierono un incantevole aspetto, che niu-
uo ricordava d'aver veduto così splendi-
do. Con una profusione di ghirlande in-
fiammale, di trasparenti , di emblemi,
Chambery celebrò a gara il grande trion-
fo di Maria. Dopo il memorabile 8 dicem-
bre, Roma nella sua antica e grande di-
vozione all'Immacolata Concezione,conti-
nuòa festeggiare l'immortale avvenimen-
to della sua dogmatica definizione, e cpia-
si in ogni chiesa e oratorio vi fu edifican-
te emulazione nel dar segni di divota e-
sultanza. Altrettanto fecero le patriarcali
basiliche, le basiliche minori, le collegia-
te , le comunità religiose. Dal giorno in
cui il Papa dalla cattedra del Vaticano
pronunziò l'oracolo sì aspettato, i roma-
ni furono successivamente invitali a ral-
legrarsi del gran privilegio della ss. Ver-
gine in qualche chiesa tutta messa a festa
con quella sagra pompa d'arredi, di lu-
mi, di musiche, e di ogni foggia d'appa-
rato religioso, in cui la pietà e l'arte del-
la capitale del mondo cattolico non me-
no che del mondo artistico primeggiano
sì sovranamente. E siccome non vi è cit-
tà nel cristianesimo in cui le pompe re-
ligiosesicelebrino con tanto decoro, buon
gusto e magnificenza quanto in Roma, co-
sì non vi fu per avventura occasioue in
cui Roma facesse più che in questa sì bel-
la mostra di quanto possa l'arte ispira-
trice della divozione, laonde rammente-
rò le più cospicue dimostrazioni festive
cronologicamente. Pei òdi preferenza par-
TEA
lem prima della coronazione dell'antichis-
sima s. Immagine della Madonna descrit-
ta di sopra, diesi venera nella basilica di
s. Lorenzo in Damaso, nella bellissima e
decorosa cappella dell' nrciconf'ratcrnita
della ss. Concezione Immacolata di nobi-
li romani. Siccome nelle politiche vicen-
de che funestarono il declinare del secolo
passato molte ss. Immagini soggiacquero
a oltraggi callo spoglio de'loro ornamenti
preziosi, una fu questa ad essere dilapi-
data di sue ricchezze e derubata pure del-
la corona d'oro, onde un divoto gelosa-
mente custodi nella sua abitazione la s.
Immagine e poi la ridonò al pubblieocol-
to restituendola al sodalizio, il quale le
rinnovò la corona, ma di metallo dorato, e
ripose nel suo altare. In occasione della
solenne definizione dell'Immacolato Con-
cepimento della B. Vergine, un pio be-
nefattore fece eseguire una ricca e ben la-
vorata corona d'oro, e l'offri all'arcicon-
fraternita onde ne fregiasse la s. Imma-
gine. Pertanto il sodalizio invitò il capi-
tolo Vaticano a rinnovare la coronazio-
ne, ed esso deputò ad eseguirla il cano-
nico mg.' Lorenzo Lucidi assessore del s.
oflìzio. A tale effetto las. Immagine fu col-
locata nell'altare maggiore della basilica
ove si venera, e con grande pompa reli-
giosa seguì la nuova coronazione pernia-
no del prelato, il i 5 dicembre, cioè 8 gior-
ni dopo dacché il Papa avea coronato la
ss. Concezione della basilica Vaticana, in-
di dopo sagri festeggiamenti fu restituita
ni proprio altare. Se la solenne definizio-
ne dogmatica diffuse in tutti i fedeli sen-
timenti di grande esultanza, nulla di più.
naturale, che maggiormente ne giubilas-
se l'ordine francescano, i cui membri nei
tempi delle scolastiche controversie furo-
no di questo mistero i più zelanti e intre-
pidi difensori, non solo colla voce e con
dotte opere, ma anco eonuna speciale di-
vozione pratica. Onde tanto l'ordine dei
minori osservanti, quanto quello de'ini-
nori conventuali, con istraordinaria so-
lennità lo festeggiarono. I uiiuoii osser-
T E A 83
vanti nel giorno in che venne prona ul
gato il dogmatico decreto, nella loro chic
sa di s. Maria d'Araceli, riccamente ad-
dobbata e illuminata da mille ceri, inco
minciarono a festeggiare un tanto avve-
nimento con una processione, nella qua-
le venne portata in trionfo la bella sta-
tua della Vergine Immacolata. IN'e'3 se-
guenti giorni furono pontificali i vespe-
ri e la messa solenne con musica esegui-
ta da valenti maestii; ne'primi due gior-
ni recitarono il panegirico due religiosi,
nel 3.°mg.r Filippi vescovodell'Aquila e
minore riformato. In ogni sera del triduo
fu data la benedizione col ss. Sagraruen-
toda 3 cardinali. Nell'ultima sera fu can-
tato il TeDeum, col l'in ter vento della ma-
gistratura romana, la quale efìicacemen-
te adoprossi, perchè splendida e maesto-
sa fosse la grande solennità. I minori con-
ventuali nella loro chiesa de'ss. XII Apo-
stoli, ornata con tutta la magnificenza,
dopo aver compita la già ricordata no-
vena come negli anni passati, a' i 3 dicem-
bre incominciarono acelebrare un solen-
ne triduo in onore dell'Immacolata Con-
cezione, da loro sempre propugnata, or-
nando e illuminando sfarzosamente con
istraordinaria quantità di cera il vasto
tempio, oltre le splendide luminarie del
la facciala e portico, con corrispondenti
epigrafi. Ogni giorno un cardinale vi pon-
tificò la messa, ed altro cardinale vi pon-
tificò i vesperi, sempre con iscelte e va-
riate superbe musiche, pronunziando a-
vanti i vesperi un'orazione panegirica uu
religioso dell'ordine. Ne'giorni i 7, 1 8ei<)
dicembre ebbe luogo uri solenne triduo
nella chiesa di S.Francesca a Ripa de'mi-
nori riformati, e nella chiesa di s. Maria
sopra Minerva de'domenicani, con messa
pontificale e orazione panegirica in ono-
re dell'Immacolata Concezione, [riforma-
ti invitarono 3 arcivescovi a pontificar la
messa, e 3 cardinali a dar la benedizione
col ss. Sagi amento; il tuttocooiscelta mu-
sica gratuita da cantanti appartenenti la
piìi parte oila cappella pontificia; dissero
84 TEA
le lodi di Maria 3 religiosi riformali. Ed
nitro triduo solenne celebrarono nell'al-
tra chiesa di s. Pietro Molitorio, con se-
rali illuminazioni di gioia. I domenicani in
tale lieta congiuntura temporaneamente
Aprirono la i .'volta dopo alcuni anni la lo-
ro chiesa, benché non ancora finita di re-
staurare con gusto di gotica magnificen-
za,che in breve descrivo all'articolo Tem-
pio. 1 cappuccini celebrarono poi anch'es-
si la loro festa nella cbiesa della ss. Con-
cezione con solenne triduo , ornando il
tempio cou tutta la pompa, e illuminan-
dolo con gran quantità di ceri disposti con
eleganza, specialmeute intorno alla Ver-
giuelmmacolata.Lemesse furono con mu-
sica pontificate da un arcivescovo, e nel-
la sera fu compartila da un cardinale la
benedizione col ss. Sagramento. Nella not-
te s' illuminò la torre campanaria cou
grandi faci, e illuminate del pari furono
le case circostanti, armoniosi concerti al-
lietando la popolazione. Nel mentre che
tutte le chiese di Roma echeggiavano del
Nome ss. di Diaria, e che a lei si tri-
butavano onori, mg.' de Rauscher arci-
\escovo di Vienna non si potè trattene-
re di espandere la sua divozione nella chie-
sa teutonica di s. Maria dell'Anima sulla
comunità tedesca, facendo egli medesimo
la predica della 3/ domenica dell'Avven-
to, ove con eloquenza parlò del gran mi-
stero dell' Immacola taConcezione, restan-
done commossi gli uditori. Nella mede-
sima chiesa continuarono a predicare per
alcune consecutive domeniche i vescovi di
Germania, e peli.0 mg.r de Ketteler ve«
scovo di Magouza. Ne'giorni i3,i4e i5
nella chiesa di s. Luigi de'francesi fu ce-
lebratosolenne triduo, inciascunode'qua-
li l'eloquente mg.r Dupanloup vescovo di
Orleans ragionò sui grandi privilegi e la
materna tenerezza verso di noi della B.
Vergine. Compartirono la benedizione
col ss. Sagramento i summentovali arci-
vescovi di Parigi, Reims e Lione , e nel
3.° giorno dopo l'inno Ambrosiano. An-
che i portoghesi e gli spaguuoli festeggia*
TEA
rononelle loro chiese di Roma la dogma-
tica definizione. I primi nella chiesa di s.
Antonio con messa pontificata da mg/ Li-
gi Russi arcivescovo d'Iconio e vicegeren-
te, coll'ìn ter vento del cardinal de Carva-
lho patriarca di Lisbona, di tutti gli ad-
detti alla legazione di Portogallo, e del-
la congregazione nazionale: nelle ore po-
meridiane fu cantato il solenne TeDeum.
I secondi nella loro chiesa di s. Maria di
Monserrato, con messa egualmente solen-
ne pontificala da mg/ Garcia Cuesta ar-
civescovo di Compostella, e con il canto
dell'inno Ambrosiano nella sera, dopo il
quale il cardinal Bonnel-y-Orbe arcive-
scovo di Toledo die la benedizione col ss.
Sagramento. Il capitolo della patriarcale
basilica di s. Maria Maggiore a' 1 8, gior-
no sagro alla memoria dell'Espettazione
del Parto della ss. Vergine, con istraordi-
naria festa celebrò la definizione dogmà-
tica, pontificando i primi vesperi e la so-
lenne messa il cardinal Altieri, invitato
dal cardinal Patrizi arciprete, i secondi ve-
speri monsignor Reisach arcivescovo di
Monaco e Frisinga, coli' assistenza di 26
cardinali. Il capitolo fece decorosamente
illuminare tulla la basilica. Tranne d mat-
tutino e le ore cantate al coro papale, si
fecero le auguste ceremonie nella sontuo-
sa cappella Liorghesiana, con musica a due
cori grave e armonica. 11 principeRorghese
fece ornare magnificamente tale sua cap-
pella e illuminare con istraordinaria quan-
tità di lumi vagamentedisposti; e per sua
disposizione venne collocata sulla porta
esterna della cappella la seguente epigra-
fe del dotto gesuita p. Marchi. Mariae
Dominae Nostrae - Quam sine labe con-
ccptam-Pie hactenus credidimus-Post-
har ex decreto Pii IX Pont. Max-Fi-
de caiholìca credemus-Gens Burghesia
gratulabunda - xri kal. Jan. in Aede
suorum-Sollemnia.Neì giorno preceden-
te la congregazione primaria, madre e ca-
po di tutte le congregazioni sagre alla ss.
Vergine, esistente nel collegio romano,di-
inoslrò la sua esultanza con festa speciale.
TEA
Celebrò la messa della comunione, la qua-
le fu oltre ogni credere numerosa, il car-
dinal Vannicelli arcivescovo di Ferrara.
Nelle ore pomeridiane pronunziò il pa-
negirico il p. Nannerini gesuita, dopo il
quale con iscelta musica si cantarono le
litanie, e die la benedizione col ss. Sagra-
mento il cardinal de Donald, ascritto sin
dalla giovinezza a questa congregazione.
La pia congregazione dell' Immacolata
Concezione e di s. Ivo della Curia roma-
na a'22 dicembre nella chiesa di 8. Car-
lo a' Catinai'!, ne solennizzò la definizio-
ne con maestosa pompa , vi pontificò la
messa rog.r Vicegerente e recilovvi ana-
logo discorso il p. Gioia gesuita; assiste-
rono alla sagra funzione il cardinal Mac-
chi decano del sagro collegio e proletto-
re del sodalizio, con mg.1 prefetto, il p.
preposito de'barnabiti, i due collegi de-
gli avvocati concistoriali e de'proeuralo-
ri,ed oltre altri personaggi, i giudici eca-
pi cancellieri de'tribunali di Roma. Si di-
stribuì un'immaginedella ss. Vergine ap-
positamente impressa con relativa epigra-
fe, e corrispondente limosina a' poveri.
Nella chiesa del Gesù il triduo solenne
ebbe luogo per divozione de'gesuiti e in
modo degno di loro, sempre strenui pro-
pugnatori del definito dogma, negli ul-
timi 3 giorni dell'anno; di che il Potiteli-
ce solendo assistere in quella chiesa nel-
l'ultimo d'i dell'anno al Te Daini in ren-
dimento di grazie a Dio, rese piùcospi-
cuocollasua presenza il compimento del-
la sagra e maestosa funzione. Gli agosti-
niani in s. Agustino (possessori felici del
simulacro della B. Vergine del Parto, te-
nero oggetto dell' universale divozione
de' romani, e fonte inesausto di copiose
e divine grazie), il capitolo della collegia-
ta di s. Maria dil Martyres nella pro-
pria chiesa o Pantheon, le monache di s.
Silvestro iu Capite, il seminario Romano,
il seminario Pio, alla loro volta celebra-
rono la definizione dogmatica dell'Imma-
colata Concezione. Un triduo solenne eb-
be pur luogo per cura de'somaschi, nel-
TEA 85
la chiesa di s. Maria in Aquiro, compar-
tendo un cardinale la benedizione col ss.
Sagramentoogni giorno, e nel 3." un ar-
civescovo pontificò la messa. Il conserva-
torio delle Viperesche presso s. Vito, uno
di quelli dedicati all'Immacolata Conce-
zione,festeggiò il grande avvenimento con
solenne triduo. Similmente ciò fecero, la
congregazione del preziosissimo Sangue
nell' altra sua chiesa di s. Salvatore in
Campo; la chiesa parrocchiale di s. Roc-
co con maestosissimi addobbi e grandis-
sima quantità di candelabri, coll'imraa-
gine dell'Immacolata Vergine apposita-
mente dipinta, col genio ispirato dal sen-
timento religioso, dal valente pittore cav.
Gagliardi (concorrendovi i giovani della
6cuola di agrimensura diretta dall'ab. An-
tonio Marucchi, da lui aperta nel i852
per I' agrimensura teorico-pratica , con
prosperi successi, presso detta chiesa); i
minimi in s.AndreadeIleFratte,celebran-
do il i3.° anniversario dell'apparizione
della ss. Vergine Immacolata ivi avvenu-
ta a Ratisbonne, con solenne triduo; il col-
legio de'parrochi, nella chiesa della Mad-
dalena; l'arcicoufraternita della ss. Tri-
nità de'pellegi ini nella sua chiesa; i ser-
vi di Maria in s. Marcello; i filippiui nel-
la chiesa di s. Maria in Vallicella, e nel-
l'oratorio di s. Filippo col canto dell'afe
maris stella^ poi con dramma sagro con
musica vocale e istrumentale; la confra-
ternita dis. Maria dell'Orto,pure con bel-
lissima immaginecoloritadall'eucomiato
cav. Gagliardi ; gli agostiniani scalzi nella
loro chiesa di Gesù e Maria; i ministri
degl'infermi tanto in s.M.aMaddalena,che
nelle altre loro chiese dis. Giovanni della
Malva, e de'ss. Vincenzo e Anastasio, lìeu
si conveniva poi che nella basilica di s.
Maria in Trastevere, il 1. "tempio dedica-
to in Roma alla Vergine Madre di Dio,
ei.°ad essere edificato in Roma al pub-
blico culto cristiano, domiuante ancora il
paganesimo, si prendesse parte nella co-
mune esultanza di lutto Torbe cattolico,
perla dogmatica definizione del di lei lui-
8G TEA TEA
macolato Concepimento. A tal fine nel tificalmente nel dì seguente la messo, cou
giorno di sua Purificazione i canonici e !' intervento de' canonici della basilica
clero dell' antichissimo capitolo degna- di s. Lorenzo in Damaso, e degli alunni
mente vi diedero principio al triduo. Il dell' almo collegio Capranica. Nelle ore
cardioal Barberini titolare, zelando il de- pomeridiane il p. Impanio procuratore
coro della basilica, volle prendere parte generale de'teatiui recitò l'orazione pane-
nella solennità a renderla più splendida girica,eoon felice pensiero dimostrò qual-
e sontuosa. E perchè nulla mancasse al- mente il dogma dell'Immacolata Conce-
la maestà del culto, vi pontificò la messa zione di Maria fosse la più alta manife-
liella domenica, e in questo giorno come stazione della sapienza di Dio, che l'eb-
nel sabatoprecedentecantòi vesperi,dan- be compiuto, della sapienza della Chiesa
do poi al popolo la benedizione col ss. Sa- che lo ha promulgato; la sapienza di Dio
gramenio. Nel sontuoso apparato furono nel compierlo ne seppe ricavare la mag-
oggelto di speciale ammirazione i ricchi gior gloria di Ma ri a; la sapienza dellaChie-
tessuti in figuia, prezioso retaggio della sa nel promulgarlo ne seppe ricavare il
nobilissima famiglia Barberini, il cui prin- suo proprio esaltamento. Dopo il cauto
ciped. Enrico per sentimento religioso ne delle litanie e d'un cantico in lode della
lece ornare le pareti. II popolo con ma- Vergine Immacolata, intuonato dal car-
gnifieo fuoco d'artifizio die testimonial!- dinal Patrizi l'inno del ringraziamento in
za di giubilo e di divozione. I teatini, co- alterno coro cantato da'm usici e dal po-
mequellichecotanto propagarono ileul- polo, fu da lui datala benedizione colla
to dell'Immacolata Concezione e tuttora ss. Eucaristia. Il grandioso tempio fu va-
ciò praticano colla benedizione degli sca- gamente addobbato in ricchissima esim-
polari sagri al mistei'Ojil che narrai in prin- metrica paratura, con una sì copiosa mol-
cipio, ad applaudire pubblicamente alla titudine di brillantissimi lampadari, che
dogmatica definizione, la festeggiarono con ammirabile ordine disposti per tutta
nella loro magnifica chiesa di s. Andrea la chiesa venivano poi a formarecomeuna
della Valle. Perciòscelsero l'otta vario del- fiammeggiante corona cascante a doppio
la Purificazione, in cui la B. Vergine si giro per attorno al quadro, circondato
degnò rivelarsi alla veti. Orsola fondatrice da una gentilissima raggiera tutta di tra-
dell'oblate e romite teatine, tenendo tra spaienti veli e di color vario leggiadra-
le braccia il divin Figlio, in atto di por- mente intrecciata, che per tutta l'ampia
gerle i detti sagri scapolari per promuo- volta del cappellone si distendeva. Tutto
■vere nel cristianesimo la divozione del suo il popolo accorso si mostrò penetrato del
ImuiacolatoConcepimeuto. Essendo tan- sentimento di religiosa pietà in faccia alla
to ricordevole negli annali teatini così me- splendida pompa, al nobile apparato, ed
inorando avvenimento, questo appunto alla incantevole luminaria che faceva sì
vollero rappresentare sì nel gran quadro bene gustare il bello vero e sublime dei-
che fecero a bello studio eseguire e col- l'esterno culto cattolico. Tutte le case al-
locare in alto nel vasto sfondo del mag- la chiesa adiacenti e circonvicine presero
gior altare, che nell'elegante iscrizione parte alla festa, adornando di drappi e fe-
posla nella grande prospettiva del tem- stoni le finestre, nonché di lumi in con-
pio. Pertanto uel giorno sesto dell'otta- sonanza al maestoso prospetto della chie-
va della Purificazione, al divoto triduo sa eziandio in sì lieta occasione illumina*
di preparazione religiosa fu dato prin- to. Così solennizzò l'inclito ordine di s.
cipio alla festività co'solenni vesperi can- Gaetano, patriarca de'chierici regolari, il
tati in musica, colla pontificale assisten- più grande avvenimento, che fu compiu-
ta d' un vescovo, altro celebrando pou- to felicemente a'nostri giuiui e che iwpri-
TEA
me nell'odierno pontificato un carattere
immortale di gloria, il quale, come elo-
quentemente dimostrò l'oratore teatino,
volle accrescere col dogma dell'Immaco-
lata Concezione il trionfo di Maria, non
meno cliequello della Cliies;i, dischiuden-
do e incominciando, secondo le comuni
speranze, un'era novella ili prosperila edi
pace, di grazie e benedizioni all'intero u-
niverso. I redentoristi animati della par-
ticolare divozione al mistero del loro fon-
datore s. alfonso che lo propugnò, in ren-
dimento di grazie a Dio per la dogmati-
ca definizione, celebrarono divoto triduo
nella loro chiesa di s. Maria in Monterò-
ne magnificamente ornata, ed ove fu e-
6posta alla pubblica venerazione una bel-
lissima immagine dell'Immacolata, ve-
nendo ogni sera illuminata la facciata. Fra
i tanti oratorii e sodalizi che in Roma fe-
steggiarono con maggior pompa la festa
in discorso, devesi ricordare quella del so-
dalizio di s. Maria in Via (di cui nel voi,
LIV.p. 1 1 8), a piazza l'oli, consolennetri-
duo. luque'giorniivi si vide un saggio del-
le pitture, colle quali il celebrato cav. Ga-
gliardi in seguito dipingerà tutto l'orato-
rio, con allusioni al mistero dell'Imma-
colato Concepimento, e al fatto della so-
lenne dogmatica definizione. L'oratorio
di s. Francesco Saverio detto del Caravi-
ta, dopo il triduo delle quaranl'ore che
annualmente celebra nel carnevale, nece-
hbrò un altro assai sontuoso per I' Im-
macolata Concezione. L'arciconfraterni-
ta della B. Vergine del Carmine alle Tre
Cauntlle,nddobbato il tempio riccamente,
tributò la sua venerazionecon solenne tri-
duo, musiche, prediche, benedizioni com-
partite dai cardinali col Sanlissinio,e pon-
tificale nell'ultimo giorno di mg.' Yicege-
rente. Gli studenti dell'università romana
festeggiarono la dogmatica definizione,
in uno a'collegi e professori della mede-
sima. La chiesa fu adornata splendida-
mente, nel dì precedente alla fèsta fu can-
tili.i hi compieta da scelli professori,e nel-
la mattina seguente il cardinal Brunelli
TEA 87
prefetto della congregazione degli studi
comunicò buona parte della studiosa gio
ventò. Pontificò la messa mg.' Castellac-
ci vescovo di Listri,coU'assistenza dell'ar-
cicancelliere cardinal Riario e del rettore
mg. Campodonico, oltre i collegi e pro-
fessori dell' archiginnasio stesso, egual-
mente con bellissima musica. Nel pome-
riggio,dopoeloqueuteorazionedel p. Lui-
gi da Treuto cappuccino, ed il cantodelle
litanie e del Te Deum, il cardinal Bru-
nelli die la benedizione col Venerabile.
Neldìseguenlesi tenne un'accademia poe-
tica dagli stessi studenti alla presenza dei
nominati personaggi, di altri cardinali e
di altre distinte persone. Nella sera, dalla
loggia che sovrasta la porta dell'università,
si lece l'esperimento della luce elettrica,
diretto dal cav. Volpicelli professore nella
fisica sperimentale e segretario della pon-
tificia accademia de' lincei, con gradevo-
le e mirabile successo. Il concerto del i.°
reggimento di linea pontificia eseguiva
intanto sulla piazza di s. Eustachio alcu-
ni pezzi musicali de'piò distinti maestri.
La folla immensa di gente che riempiva
la piazza di s. Eustachio egli 8 sbocchi
delle vie, rischiarata dalla luce elettrica,
applaudì alla festa della romana univer-
sità. Nella chiesa de'ss. Gio. e Paolo i pas-
sionisti celebrarono di voto triduo con di-
gnitoso apparato. Ogni mattina pontifi-
carono i «escovi, e nella 3.' in rito caldai-
co, indi dal titolare cardinal Corsi in ri-
to Ialino coli 'assistenza di diversi vescovi.
Ogni gioruo un cardinale compartì la be-
nedizione colla ss. Eucaristia, e nell'ulti-
mo vi fu pure solenne vespero, orazione
panegirica, e TVZfcivmintuonato dalcar-
cimai Corsiche awea celebrato i vesperi.
lu tutti i giorni vi furono eccellenti mu-
siche, e nelle sere luminarie delle faccia-
te ecampanile della chiesa, I cattolici d'Ia-
lini tiira presenti in Roma presero par-
te all'universale pia gioia con triduo so-
lenne nella chiesa del Gesù, che fu addob-
bata colla maggior pompa e gran copia
di lumi. Ogni gioiuu pontificò un vesco-
88 TEA
vo, e ne'pomeriggi dissero le lodi di Ma-
ria valenti oratori, ne'primi due in italia-
no, nel 3.° in inglese. L'arciconfraternila
del ss. Nome di Maria nel suo tempio ab-
bellito da svariato disegno e riccamente
illuminato, celebrò decorosamente un tri-
duo, col canto degli alunni dell'ospizio a-
postolico di s. Michele. Ogni mattina si
cantò messa solenne, e nella 3. fu ponti-
ficata: nelle ore pomeridiane di ciascun
giorno, olirei panegirici, da 3 cardinali fu
data la benedizione col Santissimo. Nella
chiesa di s. Claudio de'borgognoni fu so-
lennizzato il dogma con triduo, ornatosi
il tempio colla maggior pompa: le pane-
giriche orazioni furono recitate nelle lin-
gue francese, polacca e italiana. A cura
ed a spese de' capitolari e de' confratelli
della congregazione Illirica, nella loro
chiesa di s. Girolamo degli schiavoni fu
celebrato un solenne triduo onde festeg-
giare il mistero dell'Immacolata Conce-
zione della Gran Madie, definito dal su-
premo Gerarca della Chiesa. Il tempio era
maestosamente ornato e splendidamente
illuminato, e sul maggiore altare fu col-
locata una bella statua della ss. Vergine
concetta senza peccato. Cantarono le so-
lenni messeli can.° Calleholte arciprete
del capitolo; mg.' Bagdanovich vescovo
di Europus e amministratore apostolico
di Scopia, e dopo l'evangelo lece un di-
scorso in lingua illirica; e mg.1 Rosani ve-
scovo d'Eritrea e vicario della basilica Va-
ticana. Recitarono le panegiriche orazio-
ni, il can. Giorgi vice rettore del semina-
rio Pio, il p. Gioia gesuita, ed il p. Luigi
da Trento cappuccino. Ogni sera la fun-
zione fu terminata colla benedizione del
ss. Sagramento, data da'cardinali Patrizi,
Schwartzenberg protettore della congre-
gazione illirica e arcivescovo di Piaga, e
della Genga-Sermaltei litolare della stes-
sa chiesa. In ogni giorno fuvvi la messa
anche in rito ruteno; e tutte le sagre fun-
zioni furono accompagnate da musica ec-
clesiastica. Gli armeni cattolici dimoran-
ti io Roma solenuizzarouo anch' essi un
TEA
tritino nella chi esa di s. Gregorio ILlumi-
natore presso il Vaticano, ove i monaci
antoniani hanno il loro monastero. Vi fu-
rono molte messe in rito nazionale e la-
tino, e la sera l'esposizione del ss. Sagra-
mento, con canti e solennità del medesi-
mo rito. L'ultimo giorno pontificò mg.
Hurmuz arcivescovo di Siracee mechita-
rista, rappresentante della nazionearme-
no-cattolica presso la s. Sede. Dopo l'evan-
gelo fece un di voto sermone in italiano il p.
ab. d. Arsenio Anqiaiakian de'inedesimi
monaci antoniani. Egli maestrevolmente
epilogando i passi de' Padri nazionali ana-
loghi alla dottrina dell'Immacolata Con-
cezione, manifestò il gaudio della chiesa
armena per la sanzione falla dal Vicario
di Gesù Cristo. Intervennero alle sagre
funzioni gli alunni armeni del collegio Ur-
bano di propaganda fide, e tutti gli altri
nazionali che si trovano in buon nume-
ro in Roma. Nella chiesa de'ss. Andrea e
Gregorio al Monte Celio, i monaci camal-
dolesi eredi nella tenerissima divozione
alla B. Vergine del dottore e cardinal s.
Pier Damiani, resero pubbliche e solenni
grazie a Dio per la dogmatica definizio-
ne dell'Immacolato Concepimentodi Lei.
11 tempio fu addobbato con elegante de-
coro, e splendidamente illuminato, e tut-
te le praticate sagre funzioni triduane fu-
ronoaccompagnateda scelta musica. Pon-
tificarono la messa, il p. ab. d. Raniero
Viola procuratore generale della congre-
gazione, mg.r Walsh arcivescovo d Hali-
fix, e mg/ Polding arcivescovo di Sidney
e benedettino, cui fece seguito un sermo-
ne in lingua inglese recitalo a scelto stuo-
lo de'suoi connazionali da me' Brown ve-
scovo ili NeAvport e benedettino. Le fun-
zioni delle ore pomeridiane furono termi-
nate colla trina benedizione dell'Augu-
stissimo Sagramento, impartita da'cardi-
nali Clarelli, Asquini e Corsi, dopo la re-
cita di dotta e profonda orazione del p.
d. Francesco Maria Cirino consultore ge-
nerale de'teatini, e il canto del Te Deum,
La facciata della chiesa rispleudè nelle 3
TEA
sere per la bella luminaria disposta secon-
do l'ordine di sua architelttira,sulla por-
ta maggiore annunziando tali solennità
l'iscrizione Ialina riportata dal Giornale
<li Roma, il quale pubblicò pare molle
di quelle delle altre chiese. L'arciconfra-
lernita di s. Anna de' palafrenieri festeg-
giò il definito dogma con solenne tri-
duo, maestosamente ornando e splendi-
damente illuminandola sua chiesa. Cia-
scuna serale e tndua'efunzione fu accom-
pagnala da bella musica, e terminata col-
la benedizione del Santissimo. Nell'ultimo
giorno pontificò la messa mg.r Giuseppe
Palermo vescovodi Porfirio esagrista del
Papa, pure accompagnata da scella mu-
sica: nelle ore pomeridiane recitò analo-
go panegirico il p. Zieggheri domenicano,
dopa il quale fu cantalo l'inno Ambro-
siano, compartendo la benedizione il car-
dinal Recanati cappuccino. A quest ulti-
nia sagra funzione intervenne il cardinal
Macchi decano del sagro collegio e pro-
tettoie del sodalizio. Non la finirei più,
se tutto dovessi ricordare quel >anto en-
tusiasmo di pietà e di fede, che si mani-
festò in Roma il dì memorando della de-
finizione, si mantenne pennesi nell'alma
città colla medesima intensità di divozio-
ne nell'animo de' romani, e resterà inde-
lebile nell'amore di tutti. Da quel giorno
bealo Roma fu una continua lesta, ogni
basilica, ogni chiesa, ogni oratorio, più o
o meno, volle solennizzarla colla maggior
pompa. Soltanto per ultimo rammente-
rò, che tra le chiese de'francescani si di-
stinse pine cpiella di s. Dorotea de'con-
ventilali, nell'eleganza degli addobbi, Del-
hi sfarzo de'lumi, nell'armonia delle mu-
siche; imperocché i conventuali per ben
sei secoli e mezzo mai sempre propaga-
rono, difesero, illustrarono e fecero pre-
valere ovunque la loro pia sentenza su
questo consolante mistero sì caro a 'popo-
li cattolici, e sì degno della ss. Vergine,
Madre del Redentore di tulli. Tra lechie-
se de' carmelitani , ordine che peculiar-
mente ouuiò sempre la divozione a .Maria
T E A &j
e in particola!' modo la sua Concezione
Immacolata, rammenterò quella di s. .Ma-
ria in Traspontina, per ricchezza d'orna-
li e splendidezza di lumi, prendendo par-
te nelle sere del solenne triduo gli abitan-
ti di Borgo con luminarie alla comune e-
sultanza, rallegrata dal concerto musica-
le degli artiglieri pontificii. Tra le chiese
de' trinitari scalzi, dirò che celebrarono
in s. Grisogono un solenne triduo di rin-
graziamento, con preziosi addobbi e ful-
gidezza di lumi, poiché il loro fondatore
s. Giovanni di Matha lasciò loro in pre-
ziosa eredità la dottrina dell'Immacola-
to Concepimento, da lui celebre dottore
e cattedratico dell a Sorbona sostenuto nel
secolo XII con pubbliche tesi contro gli
oppositori; e perciò i suoi figli giurarono
solennemente d'esser pronti a difender-
la, se fosse d' uopo, col proprio sangue
eziandio.
A Roma fece eclatante eco tutto il cai-
tolicismo, ed in particola!* modo le città
e le comuni dello stato pontificio. Si può
dire che in esso non vi fu città, comune,
borgo e villaggio, ove nelle chiese non
siasi festeggiato il solenne decreto del-
l'Immacolata Concezione, nel granile av-
venimento qui da me pure contemplato
e celebrato, essendo la voce del Pastore
de' pastori quella che forma la fede de'
popoli. I giornali delle città pontificie so-
no pieni delle relazioni delle solennissi-
me feste celebrate in ogni città, in ogni
terra del soave dominio temporale della
s. Sede: ne ricorderò alcune. Ben degna-
mente Bologna festeggiò il nuovo trion-
fo della cattolica religione, animandone
il religioso slancio l'arcivescovo cardinal
Opizzoni, onde i bolognesi lo celebraro-
no nella basilica di s. Petronio, con tale
solennità che valse ad attestare la loro
antica credenza edivozioneal dogma, non
che in omaggio riverente all'infallibilità
del Pontefice che proclamò al inondo il
gran mistero. Il vasto tempio appena ba-
stò alla folla del popolo esultante e com-
mosso, anzi talora riboccò nella grande
go TEA
esterna scalea e in parte della piazza, e
fu spettacolo dolcissimo a'c'uori cattolici,
chi udendo la festa con ispontanee lumi-
narie. Accrebbe maestà alle decorose sa-
gre funzioni l'intervento di mg.r Grassel-
1 ini coni m issa rio straordinario e prò lega-
to, del governatore civile e militare conte
Degenleldjdel marcheseGuidotti Magna-
ni senatore,de'magistrali de'lribunali,de'
membri dell'università edell'accademie,
cicali stati maggiori delle milizie au>tria-
cbe e pontifìcie; oltre il proprio capitolo,
il metropolitano, i parrochi ec.Egualmeu-
te Ravenna nella metropolitana decoro-
samente solennizzò l'Immacolata Conce-
zione, coll'assistenza di mg/ Ricci dele-
gato, alla testa delle autorità civili e mi-
litari,e di altre corporazioni. Ferrara che
lino dal secolo XI Vr stabiliva il pio soda-
lizio della Scala sotto l'invocazione della
Concezione Immacolata, celebrò gran fe-
sta nella metropolitana messa in magni-
fica pompa, ove era stato trasferito il si-
mulacro di Maria Vergine che si venera
nella chiesa de'conventuali; alle solenni
finzioni di chiesa, nella sera successero le
dimostrazioni popolari di giubilo, con ge-
nerali e vaghe illuminazioni. Velletri a
spese del municipio festeggiò l'avveni-
mento, con tutta maestà, pompa e vene-
razione. Dopo a ver celebrato solenne meli-
le la festa nella cattedrale, si associò a'
minori osservanti in fare eseguire nella
Joro chiesa di s. Lorenzo magnifico tri-
duo, con processione del simulacro del-
la ss. Concezione. ÌN'el i 47 ^ e '4°*3 im-
perversando la peste, Velletri fece voto
di celebrar ogni anno la festa dell'Imma-
colata Concezione, con digiuno nella vi-
gilia, ed eresse nella cattedrale una son-
tuosa cappella in suo onore con marmo-
rea memoria dell'ottenuta liberazione; la
quale si rinnovò nelle pestilenze del 1 655
e del 1837, '" cu' fi' preservata dal tre-
menilo flagello, cosi nel 18 54, per cui con
cuore fervente di gratitudine rinnovò il
volo per altri 100 anni. L'auspicatissimo
giorno del novello trionfo della chiesa cut-
TEA
tolica,che mise il sigillo della fede al dol-
cissimo mistero dell'illibatoConcepimen-
to della Regina del cielo, volle di nuovo
festeggiare Velletri, con ispirilo di sagra
esultanza. Non pagala città delle feste fat-
te in onore della sua principale padrona
Maria ss., volle pure eseguire altro tri-
duo nella chiesa di s. Croce de' cappuc-
cini maestosamente abbellita, edivi la bel-
la statua di Maria Immacolata mosse o-
gnicuorea riverenza peldistintissimo pri -
vilegioa Maria unicamente concesso. On -
de ebbero luogo messe solenni, panegi-
rici, benedizioni e scelte musiche. Di più
Velletri vide celebrare con bell'apparato
e gran divozione dall' arciconfraternita
delle ss. Stimate nella sua chiesa tridua -
ne funzioni sagre, in onore dell' Immaco -
lato Concepimento. Con musica sempre
varia si cantò la messa, e nelle ore pome -
ridiane vi furono i panegirici, e le bene-
dizioni col ss. Sagramento, nell'ultimo
giorno compartita dal concittadino e con-
fratello mg r Ales>andro Macioti arcive-
scovo di Colossi ed elemosiniere del Pa-
pa. Nel giorno precedente al triduo nella
medesima chiesa ebbe luogo un'accade-
mia Il can. Angeloni penitenziere della
cattedrale lesse un elegante e prof judo
ragionamento,al quale tennero dietro di-
versi poetici componimenti, tramezza ti da
scelta musica tratta dall' inno del mae-
stro Pacini e da altri. Viterbo non con -
tenta d'aver solennizzato con maggior
pompa la festa dell'8 dicembre, celebrò
il definito dogma al ritorno da Roma del
vescovo cardinal Pianetti, il quale nella
messa pontificale impartì la benedizione
apostolica con papale facoltà. Esultando
Camerino per la speciale divozione alla
pia credenza, di venula questa dogma, nel-
la metropolitana con triduo solenne con-
fermò la sua fede, esponendo sull'altare
maggiore l'antica statua di Maria di sti-
mato lavoro artistico, e venerata con cul-
lo particolare. Non maucarono popolari
dimostrazioni di gioia, e luminàrie not-
turne. Anche in Rieti fu festeggiato il de-
TE A
cielato dogma nella basilica ovesi vene-
ra l'antica immagine eli s. Maria del Po-
polo, con triduo solenne e pontificale del
vescovo mg.r Cai-letti, reduce da Roma,
il (piale recitò un'eloquente omelia. Il
municipio lo festeggiò nella propria cap-
pella del palazzo municipale; i domeni-
cani e i conventuali celebrarono tridui
nelle loro chiese. Distinguendosi anche
Frascati nella tenera divozione a Maria,
con più di magnificenza ne celebrò la le-
sta tli sua ss. Concezione; le cui glorie fe-
steggiarono i teatini nel santuario di Ca-
po Croce a lei consagrato, mediante so-
lenne triduo in cui il p. d. Francesco Ci-
rino teatino recitò de' sermoni panegiri-
co-morali dottamente composti, e ana-
loghi alla giuliva ricorrenza : nell'ultimo
giorno nella comunione generale mol-
tissimi vollero indossare il sagro scapo-
lare dell'Immacolata, che da gran tem-
po i teatini per impeciale privilegio apo-
stolico benedicono e dispensano. Il ve-
scovo cardinal Cagiano de Azevedo in-
timilo il /'<• l)t "ni. ed. è la benedizione
col ss. Sagramento. Sui colli Tusculani i
cappuccini celebrarono solenne triduo ,
con sagri discorsi e messa pontificata da
mg,1 Marongiù arcivescovo di Cagliari,
cui assistè il capitolo della cattedrale di
Fiascati. In Albano tra'festeggìamenli in
onore della ss. Concezione meritano ri-
cordo quelli fatti da'eappuccini con tri-
duana solennità, luminarie, apparato e
discorsi panegirici. Jesi clie distinguesi per
divozione singolare alla ss. Concezione,
Dicendo la sua vigilia con istrelto digiu-
no ili pane e acqua, in più modi festeg-
giò il definito dogma. I conventuali ce-
lebrarono nella chiesa di s. Floriano con
ispleudidezza solennicsimo triduo, innan-
zi al simulaci o delia ss. Immacolata, col-
l'interventodi buona parte della valente
cappella musicale di Loreto, che vi ese-
gui scelte musiche. Ne' primi due giorni
pontificò i vesperi e la messa mg. .Maz-
zuoli vescovo di s. Severino, nel 3.° canti)
la gruu messa il vescovo cardinal 51 ori-
TEA 91
chini, e nelle ore pomeridiane intuonò il
Ir Deum e die la benedizione col San-
tissimo, dopo aver mg. r Zangari vescovo
di Macerata e Tolentino recitatoeloquen-
liscino discorso in lode della ss. Conce-
zione. Singolare fu la luminaria nottur-
na della facciala del tempio. Del pari due
tridui celebratomi in Jesi, nella cattedra-
le e dalle Clarisse con pompa ecclesiasti-
ca. jVou solo in Ferentino si solennizzò il
gran mistero nella novena precedente la
lesta, e questa pure con più splendido cul-
to del consueto, indi a' io dicembre per
concessione pontifìcia si cantò nella cat-
tedrale e nelle chiese matrici della diocesi
la messa della ss. Concezione; ma il zelati-
le vescovo mg.' Bernardo Tirabassi, con
felice e edificante pensiero, avuta appro-
vata una professione di lede del dogma
definito, con sua pastorale la fece emet-
tere dal clero, dal magistrato e dal po-
polo di sua diocesi, pel quale atto il Papa
concesse benignamente l'indulgenza ple-
naria; professione di fede die si emise in
diverse chiese con generale commozione,
e l'esultante pastore poi l'umiliò a'piedi
del Pontefice in modo autentico, rice-
vendo manifestazioni di gradita soddisfa-
zione. Asisi, città serafica, non volle es-
sere seconda a verun'altra in dimostrare
la sua esultanza, siccome posseditrice ab
antico del s. velo della B. Vergine, e cul-
la dell' ordine francescano fecondissimo
"di santi e di teologi che difesero l'Imma-
colato Concepimento, ossia questa bellis-
sima fra le più belle gioie dei diadema
dell'Imperatrice del mondo; in prepara-
zione alla definizione solennizzando con
istraordinaria pompa la sua novena e fe-
sta. Il santo entusiasmo provò e mani-
festò pure Orvieto, Poggio Muteto, Pa-
liano per opera de 'cappuccini, Monte Fia-
scone, ove pure i conventuali celebraro-
no il triduo; Città di Castello e con trion-
fale processione dell'immagine di Maria;
Cori, ove i minori osservanti esposero l'an-
tico e veneralo simulacro della B. Ver-
gine; Tolfa e cou distribuzioni della ine-
yi TEA
doglia benedetta della ss. Concezione. A-
nagni poi si distinse come Ferentino, im-
perocché oltre particolari dimostrazioni
di onore, alla ss. Vergine Immacolata con
triduo, nella cattedrale fece pubblica pro-
fessione di questo articolo di fede, reci-
tando la foratola die gli trasmise da Ro-
ma il suo degno vescovo mg.r Trucchi,
indi eseguita nelle chiese principali della
diocesi: altri tridui celebrarono i conven-
tuali, i cappuccini, e i due monasteri di
monache. Civitavecchia dopo i festeggia-
menti, a render sempre durevole la ricor-
danza della gloriosa definizione dogma-
tica, spontaneamente destinò d'erigere
con pie oblazioni nella cattedrale una
cappella ricca di marmi, di dorature e
iscrizioni, intitolandola a Maria concepi-
ta senza la macchia d'origiue. Come Mar-
ni celebrò l'avvenimento, si legge nell'Ai-
ham di Roma t. 22, p. 1 3 : Breve rag'
guaglio delle feste in Narni pel dogma
stabilito sull'Immacolato Concepimen-
to di Maria. I! cardinale D'Andrea ab-
bate di Subiaco, dopo aver fatto dare le
missioni in quella città e in diversi luo-
ghi della diocesi abbaziale, con felice suc-
cesso e comunione generale nella colle-
giata di s. Andrea, ordinò che uella cit-
tà e diocesi si festeggiasse la solenne de-
finizione, e nella 1 / con triduo nella det-
ta chiesa con ecclesiastica pompa, messe
e vesperi solenni, orazioni di lode e be-
nedizioni coll'Augustissitno Sagramento.
Molti furono i segni dell'universale giubi-
lo, colle notturne luminarie, i suoni della
banda e l'elevazione di globo apostati-
co. Il seminario con particolare festa ono-
rò l'Immacolata Concezione, e tenne poi
un'accademia poetica. Le feste furono ter-
minate con solennissima processione del-
l'ini in agi ne dell'Immacolata, e l'in ter ven-
to del clero secolare e regolare, de'soda-
lizi e d'ogni classe di cittadini. L'esultan -
za religiosa dipoi la rinnovarono i fran-
cescani di Subiaco, con solenue triduo,
elegante musica a cappella, orazione pa-
negirica, e in più altri modi. Genazzauo
TEA
fece eco alla letizia di tutto il mondo cat-
tolico, con festeggiare ne'modi più giu-
livi il faustissimo avvenimento nel san-
tuario insigne della B. Vergine del Buon
Consiglio; quindi il municipio, a secon-
dare lo zelo del vescovo cardinal Amat,
esternò nuovamente la gioia con triduo
nelle 4 chiese parrocchiali, accompagna-
to da pompa conveniente e segni di ge-
nerale esultanza. Bagnorea,per invito del
suo vescovo mg.r Gaetano Brinciotti, ce-
lebrò con solenni riti un triduo nellacat-
tediale, dal capitolo magnificamente or-
nata, ed in essa con iscelta mugica, a di-
ligenza del municipio, pontificò il zelan-
te pastore; dopo aver benedetto un'ele-
gante corona, con essa coronò il capo al-
l'Immacolata Signora, rappresentata nel-
la pittura dell'ara maggiore, quindi com-
partì con autorità apostolica la papale be-
nedizione con indulgenza. Compiti i se-
condi vesperi, la dignità capitolare del
priore Ianni diresse affettuosa allocuzio-
ne al vescovo, perchè fosse promulgata
la bolla di definizione, che fu letta dal ca-
nonico teologo;poscia cantato il TeDeum,
si die la benedizione col Santissimo. Lieti
cantici e orazioni panegiriche accrebbe-
ro in ogni parte la divozione a Maria, al
cui onore si fece la comunione dal ve-
scovo.Questo prelato nel duomo aprì pur
anco brillante accademia letteraria e fi-
larmonica cou dotta prosa, seguita da 12
temi obbligati con argomento allusivo al-
le 12 mistiche stelle che coronauo la Re-
gina dell'universo, esauriti da'professori
e alunni del seminario, oltre altre poesie
de'cittadini. Vi fu poi una cantata in mu-
sica, e l'intera filarmonica riscosse plau-
so. Generali e spontanee illuminazioni
mostrarono la pubblica esultanza. Tutto
il mese di febbraio attirò i divoti bagno-
resi a frequentare l'esercizio del mese del-
la ss. Concezione nell'oratorio notturno;
ed altre feste ebbero luogo nella città e
diocesi, le quali dimostrarono, che la so-
la Chiesa ha la parola vitale, par destare
gli spiriti e indirizzarli allo scopo dell'alta
TEA
sua missione. Gita di Castello, dopo aver
solennizzato nella cattedrale l'Immaco-
lato Concepimento, vide fere altrettanto
decorosa festa da'filippini, che ne celebra-
rono le glorie con ragionamenti pieni di
unzione, mettendo nel cuor de'fedeli una
dolce speranza di vedere trionfante e glo-
riosa per mano della ss. Vergine la Chie-
sa. Benevento, città cospicua non meno
per antichità d'origine e d'imprese, che
per sincera fede e tenera divozione a Ma-
ria, non volle preterire dal tributarle i
pegni più commoventi di venerazione e
amore. Jl cardinal Domenico Cara fa di
Traetto suo arcivescovo, a destarevivain
cos'i bella occasione l'antica fiamma che
Maria stessa avea accesa in petto al suo
popolo,e cogli assidui favori alimentava,
l'invitò a celebrare in onore del di lei im-
macolato Concepimento solenne triduo
nella metropolitana. In questa fu porta-
ta dalla chiesa de' minori osservanti in
trionfo splendidissimo l'antichissima sta-
tua di Maria delle Grazie, in mezzo al-
l'universale commozione di divota tene-
rezza.Messe pontificali, l'ultima celebran-
do il delegato apostolico mg.r Gasparoli,
benedizioni, anche papale nel pontificio
nome, coni un ioni generali, lumina rie not-
turne, ealtre dimostrazioni di giubilo re-
ligioso, ebbero luogo nel triduauo festeg-
giamento, ch'ebbe termine con altra so-
lennissima processione, nel restituire al-
la delta chiesa de'francescani il simula-
cro venerato, al quale tutti gl'intervenuti
fecero omaggio del proprio cereo. Spo-
leto uni anch'essa la sua voce a quella di
tanti popoli che innalzarono inni di lode
al dichiarato dogma, per il zelo dell'ar-
civescovo mg/ Gio. Battista Arnaldi, con
triduo solenne nel duomo, che primeg-
gia tra le cattedrali dello stato papale. Ap-
parato colla maggior pompa, brillante di
luminarie e di preziose suppellettili che
il capitolo non cessa aumentare, fu col-
locata sull' altare principale la ss. Icone
fra ricchi candelabri. Il pastore pontifi-
cò soleuuemcule i vespeii e la messa, eoo
TEA
93
accompagnamento di musica 0 piena or-
chestra, e dopo il vangelo fu pubblicata
la bolla Fneffìabilis, e l'arcivescovo indi
recitò patetica omelia, in cui dimostrò al
popolo, qual gloria avesse la ss. Vergine,
quale letizia sentissero i divoti di lei per
l'ottenuta dogmatica definizione, e poi
comparii la benedizione papale. I secon-
di vesperi non furono meno solenni, ge-
nerali le notturne illuminazioni, e il de-
legato mg.' Bella fece dispensare a'povcri
abbondanti limosine, distinguendo gl'in-
fermi. Sassoferrato, udita con trasporto
di santa letizia la dogmatica definizione,
fece tenero e degno rendimento di gra-
zie a Dio nella chiesa collegiata, ove uf-
ficiarono i cappuccini/i minori osservan-
ti ed i silvestrini. Palestrina, d'ordine del
cardinal Amat suo vescovo, in ogni par-
rocchia celebrò divolo triduo, e la basili-
ca cattedrale si distinse con di vote e pub-
bliche dimostrazioni, trovando eco di vi-
va divozione e gioia generale nel magi-
strato e nel popolo. Il gonfaloniere Pan-
tanelli-Napulioni offrì nelle sue sale al
clero e al ceto distinto un letterario ac-
cademico trattenimento, nel quale lesse
dotta prosa il p. Giacobi lettore del col-
legio de'dottrinari; ed un'eletta di per-
sone e di seminaristi cantarono in poeti-
ci modi le glorie della gran Vergine Im-
macolata : le poesie furone intramezzale
da vari pezzi di classica musica sagra, tot
ti alla B. Vergine spellanti. Osimo ebbe
nella basilica di s. Giuseppe da Coperti-
no de'minori conventuali, nobilmente ad-
dobbata, un solenne triduo di ringrazia-
mento all' Altissimo, assistendovi i cap-
pucciuic un popoloimmenso.Nel 2. "gior-
no con solenne processione fu portata per
la città la s. Immagine di Maria Imma-
colata. Nel 3.° dopo un eloquente ragio-
namento del distinto oratore arciprete d.
Francesco Romiti, le preci e le litanie, fu
cantato a voce di popolo l'inno Ambro-
siano, che tenne luogo d'ogni più bella
armoniosa musica. Anche nella cattedra-
le fu solennemente festeggiata la dogma-
94
TEA
lica definÌ7Ìone,coH'assistcnza del vescovo
cardinal Soglia Ceroni. In Albano, tenero
di divozione versola singolaredi lei patro-
na Mona ss., anco dal magistrato fu solen-
nizzato, con decoroso triduo nella chiesa
della Rotonda (ove venerasi I' antichis-
sima sua immagine sottratta dalla pietà
cattolica alla fiera persecuzione degl'ico-
noclasti), il dogma dell'Immacolata Con-
cezione.precedntodagli esercizi spirituali
fatti eseguire dal vescovo cardinal Patri-
zi. Il suo vicario generale mg.' Sanniba-
le, eletto vescovo di Gubbio, celebrò la
messa cantala, e il vescovo mg/ Stilaci
della congregazionedel preziosissirnoSan-
sue, con dotto e forbito dire trattò l'Im-
macolato Concepimento di Maria. Lu-
minarie allusive alla festa, a quesla die-
rono termine. I minori osservanti rifor-
mati di Poggio Nativo in Sabina, con tut-
ta pompa religiosa con triduo festeggia-
rono la dogmatica definizione nella lo-
ro chiesa riccamente adorna. Si celebra-
rono messe cantate, si pronunziarono pa-
negiriche orazioni da 3 religiosi dell'ordi-
ne; e fu chiusa la festa con accademia let-
teraria, ove dopo un lodato discorso del
p. Antonio da Poggio Ginolfo, furono let-
te ad onore di Maria molte poesie. Con
triduo fecernaltrettanto i fi ancescani con-
ventuali diZagarolo nella chiesa di s. Ma-
ria delle Grazie, con isfarzosa eleganza
ornata e sfolgorante per lumi, tra innu-
merevoli rose e gigli venerandosi la di-
\otissima statua della Vergine Immaco-
lata. Pvesero festivi i 3 giorni e d'univer-
sale contento le solenni messe e vesperi,
le benedizioni col ss. Sacramento, le scel-
te musiche, le laudi della Madre di Dio,
inlessute da 3 religiosi conventuali. La
magistratura municipale di Malefica u-
miliò lettera a'piedi del Papa, dichiaran-
do i sentimenti di somma esultanza e di
riconoscenza, per la solenne definizione
dogmatica dell'Immacolata Concezione,
alla quale vanta profonda divozione.
Dallo slato pontificio passando al resto
d'Italia, diversi popoli e città dierouo le
T E A
più formali prove della loro divozione a
Maria,e del giubilo da cui furono compre-
si dopo l'oracolo pontificio. Ne ricorderò
alcuni, altrimenti occorrerebbe un elen-
co. Modena alla gran novella esultò per
quella speciale divozione che le meritò il
titolo di città di Maria. ereditata da'suoi
avi e nudrita di continuo con efficacissi-
me pratiche. Grandi dunque furono le
dimostrazioni di vivissima gioia,celebran-
dosi l'avvenimento dal vescovo nella cat-
tedrale con soleune pontificale, essendo
posta sull'altare sotto ricco baldacchino
l'immagine del l'I in macola la. V'in ter ven-
ne il sovrano duca Francesco V, la du-
chessa Aldegouda,e l'infinte Maria Bea-
trice, eredi della divozione professata al-
l' Immacolata Concezione dalle auguste
loro case d'Austria, di Borbone, di Ba-
viera e d'Este, e memori che aveano esse
più d'una volta implorato dalla s. Sede
fervidamente il decreto, palesarono il di-
voto loro giubilo a'piedi della celeste Re-
gina. Co'sovrani e la corte v'intervenne*-
ro pure i ministri, i professori dell'uni-
versità, i parrochi, i deputati delle con-
fraternite, e altri molti. Si cantò il Te
Deum, e si die la benedizione col Santis-
simo, nelle ore pomeridiane successe il
canto delle litanie, e nella sera splendi-
dissime luminarie per tutta la città. Per
Venezia la stella del mare, in seno di cui
i veneziani andarono a cercar sicurezza
e pace, e raggiunsero grandezza e gloria
immortale, è stata sempre Maria, per cui
dal mese e giorno di sua Annuuziazione
preselo a datar l'anno del governo loro,
né più calda cura si presero nella conqui-
sta di Costantinopoli, che di recar a Vene-
zia il simulacro della B. Vergine delle Vit-
torie, intorno al quale s'aggirano da tan-
ti secoli i voti e le giornaliere speranze
del popolo, incessantemente onorandola.
Laonde conosciutasi daVenezia la dogma-
tica definizione che accresceva gloria al-
la Madre di Dio, ne provò santa e viva
consolazione, iudi prese divota parte alle
solennità tutte colle quali mg.' Mutti pa-
TEA TEA 9 "
(riarca volle celebrare il déci'elato. Nel- (orila civili e militari, e de'parroch'uCan-
l,i si n penda basilica patriarcale, sopra uno talpsi l'evangeio fu promulgato il decreto
de'più ricchi e più preziosi altari del inon- definitivo del sommo Pontefice, e l'ar-
do tu esposta la s. Immagine, innanzi la civescovo recitò dotta ed eloquente ome-
quale ebbe luogo solenne triduo, colf in- lia, nella quale celebrò flmmacolatoCon-
ter vento delle sagre coi porazioni del «le- cepimento, soggiungendo in fine a modo
io secolare e regolare, e d'ogni ordine di di corona una commovente professione
cittadini, i quali col frequente e innume- tli fede, alla quale non è a dirsi qual fosse
rev ole concorso conici maiono l'avita pie- la grata sensazione degli uditori. Si can-
ta, e l'universale esulta/ione pel trionfo tò il Zìe Deum,e nel pomeriggio i vespe-
delia Vergine Immacolato. Al magnifico ri pontificalmente, e finì la lesta col can-
po ntificale del patriarca assisterono, oltre lo delle litanie. Nella sera nel seminario
l'inclito municipio, i prelati veneti, e do- vi fu scelta e applaudita accademia po-
pò l'ev angelo fu pubblicata la bolla pon- liglottain onore di Maria, colla declama-
tificia. Nelle ore pomeridiane, dopo i so- zione di molti componimenti in prosa e
lenni vesperi, si fece solennissima pio- in versi nelle lingue italiana, Ialina, gre-
cessione colla s. Immagine, e ricondot- ca, tedesca ed ebiaica, e vi si cantarono
la al suo aliare, colla recita delle ulti- dagli alunni, coli' accompagnamento di
me preci, il patriarca chiuse la memo- distintissima musica, due graziose can-
randa funzione. Seguirono le luminarie e zoncine. Intunto per la città, con copia di
i festeggiamenti nelle altre cinese, e se- lumi e novità di disegno, generale fu l'il-
gnatamenle in quelle de'fiancescani mi- bitumazione: fu un trionfo della religio-
nori osservanti, de'riformati e de'cappuc- ne, una manifestazione solenne dell'amo-
cini,con splendidissimi e di voti tridui. Ab- re de'friulani verso Maria. Piacenza pu-
ebe nel Friuli fu splendidamente celebra- re in Italia si distinse con solenne testi -
la la definizione dogmatica dell'Imma- vilà, in rendere grazie a Dio del segna»
colalo Concepimento, massime in Udine lato avvenimento per tulio l'orbe calto-
sua città principale e centro della vasta lieo. Milano col suo arcivescovo mg." Ro-
arc idiocesi, per cura dell'arcivescovo mg/ milli, reduce da Roma con piena l'ani-
Trevisanalo, in un al clero e al popò- ma di divozione a Maria, celebrarono
lo compreso di straordinaria esultanza, nella spleudida metropolitana la tanto a-
per vedere a Maria-assicurato un nuovo spettata pi oclamazione,la cui bulla fu let-
seilo d' incomparabile gloria, e al mon- ta Ira le solennità del pontificale, seguen-
do tanto tesoro tli letizia e di speranze, do l'omelia dell'arcivescovo, il quale pre-
Eccitati dal pastore, gli udinesi e i dio- se a dimostrareche quel giorno era gior-
cesani fecero a gara in rendere omaggi no di trionfo per Maria, per la Chiesa e
alla gran Vergine Immacolata, principal- per la fede. Trionfo per Maria, poiché la
niente in Fagagna, Cividale, Gemona, credenza dell'Immacolato Concepimen-
Moggio,s. Daniele eCodroipo. Udine pe- to, quasi gemma dapprima nascosta, ora
rò fu quella, che falla ragione de'luoglii brilla nel massimo suo splendore agli oc-
e delle circoslarize,a vetun'allia città nel- chi di tutti, in quella nobilissima corona
l'ossequio e nella divozione a Maria si è che già le cinge il capo: ti ionio per la
mostrata seconda. Parala la metropoli* Chiesa, poich'essa, ebe i suoi nemici di-
tana a festa d'una maniera brillante, sul- cono cada vere, fu risuonar la sua voce dal-
l' aitar maggiore e sotto ricco padiglio- l'uno all'altro polo, ed è ubbidite; Inoli-
ne fu collocala la slalua di Maria imma- fo per la fede, poiché ora nell'unità del-
colatamenie concetta. L'arcivescovo vi la fede, ossequiosi alla voce della Chiesa,
pontificò con l'intervento di tulle leau- 200 milioni di cattolici protestano con
c,fi T E A
gioia di credere questo insigne privilegio
di Moria. Dopo la messa l'arcivescovo be-
nedì l'immenso popolo, ed era la bene-
dizione che Pio IX. mandava a tutti i po-
poli della terra. Sul far della sera fu can-
tato l'inno Ambrosiano solennemente, e
l'arcivescovo die la benedizione col San-
tissimo. Palermo che fino doli 4"?- 5 inti-
tolò alla ss. Concezione la chiesa di s. Ma-
lia la Nuova, edificala ne|i33q, e pro-
mulgata dall'arcivescovo Ubertino de
Martines la fèsta di precetto, per volon-
1à del senato; indi nel i z^Z^ i vide sorgere
la sontuosa cappella della D. Vergine nel
tempio di s. Francesco, poi aggregata al-
la romana arciconfraternita della ss. Con-
cezione dal cardinal Alessandro Farnese,
ed in essa neh 4^2 si salmeggiava l'uf-
fizio proprio dell' Immacolato Concepi-
mento, laonde nel i 5j5 ebbe origine l'o-
monimo sodalizio: in seguito nel 162 1 il p.
Narbone gesuita proclamò proteggitrice e
patrona di Palermo, per decreto del sena-
tori Vergine Immacolata, con voto perpe-
tuo d'annua solennità diesi rinnova l'8
dicembre. Le quali memorie faran me-
glio giudicare la magnificenza della so-
lennità,con cui Palermo festeggiò il nuo-
vo universale culto verso la B. Vergine:
per 6 giorni interi fu dunque la città con-
vertita in un tempio, e poche parole non
ponno bastare a dare un'idea dell'opera-
to con entusiasmo religioso, ma ne ri-
marrà eterna nella storia la rimembran-
za, in cui la fede antica rifulse di nuo-
va luce, fra la generale letizia. Dillicile
sarebbe l'esprimere con quanta fede e
pietà sincera fu accolta in Toscana la so-
lenne definizione: le feste celebrate in tut-
te le chiese d'ogni città, d'ogni borgata
e d'ogni villaggio, in onore della Vergi-
neconcelta senza macchiarono state d'uà
numero incredibile, e da per tutto gran-
de la folla deTedeli accorsi con di vota e-
sultanza a celebrare il mistero. Anche in
molte provincie del regno di Sardegna si
festeggiò da' buoni cattolici così fausto
av veuimeuto, inclusi vamente alla capita-
TEA
le Torino ed al Piemonte. A tante pub-
bliche dimostrazioni fece eco la Germa-
nia, la Spagna, il Belgio e altre regioni,
in isplendidi modi. Nella Spagna un in-
sulso opuscolaccio avendo combattuto il
dogma, i cavalieri dell'ordine della Con-
cezione o Carlo III, avendo per voto di
difendere la purissima Concezione della
ss. Vergine, supplicarono fervorosamente
la regina di riparare tanto scandalo e di
punire l'autore. In Salisburgo uno sparla-
tore del venerato dogma fu gettato mi-
seramente dal cavallo sul piedistallo di
marmo d' una statua dell' Immacolata
Concezione, dove l'infelice si fracassò le
ossa e poco dopo mori, il fatto è narrato
dalla Civiltà cattolica 1. 1 o, serie 2.a, p.
237. Nel Belgio pel zelo del cardinale
Sterchx. arcivescovo di Malines, si di-
stinse colla sua arcidiocesi la capitale an-
cora del regno, con islancio di fede e
di pietà. Gand pure si associò con pub-
blica manifestazione al glorioso avveni-
mento dell' 8 dicembre : le illuminazio-
ni offrirono sorprendente spettacolo, con
un numero considerevole di religiosi em- I
blemi, frammisti a fiori e lumi, coli' im-
magine di Maria e le parole: Maria si-
ile labe concepta, Ave Maria, Alleili-
jaj e la cifra di Maria in caratteri tra-
sparenti brillava sopra gran quantità di
case. Sulle vie abitate dalla povera gente
si videro moltissime cappellette erette en-
tro le botteghe e le porte. A Londra la festa
dell'Immacolata Concezione fu celebrata
con gran solennità nella cappella francese.
In Francia vanno specialmente ricordate
Tolone per solenni teste, Lavai, Besan-
con, Beauue, Le Mans, Montpellier, Bi-
gnè, Tour non, Narbona^ Rhodez dove fu-
rono innalzati archi di trionfo, Nitues ed
in modo singolare, ed altre molte, ovun-
que echeggiando le glorie di Maria. An-
che Parigi si distinse, facendo eco all'in-
leraFrancia; primafu festeggiata con tut-
ta pompa e divozione la definizione dog-
malica nella metropolitana, e poi nelle
parrocchie, solennità annunziate al clero
T E A
e a' fedeli con eloquente e bellissima pa-
storale dell'arcivescovo mg.' Sibour. Era
ben giusto che al giubilo universale de'
cattolici pel nuovo splendore acquistato
da ITI m macola toConcepi ni ci ilo del la Ma-
dre di Dio unisse anche le sue feste l'E-
gitto, tenendo il vanto di averle dato un
dì sicuro rifugio nella sua fuga dallaGiu-
dea. In Alessandria i francescani celebra*
rono un solennetriduo di ringraziamen-
to, quale essendo accompagnato da illu-
mina/ioni, da concerti di musicali stru-
menti, da copiosi spari, da fuoco artifi-
ciale, musica e panegirico,fece brillar l'al-
legrezza sul volto di tutti i veri creden-
ti. L' ingegnoso cronogramma che con
lettere di numeri romani segnava l'anno
corrente i 855, dipinto a caratteri cubi-
tali sulla facciala del magnifico tempio di
s. Caterina, era del seguente tenore: Did-
ier DeCora ConCepta Labe pi ra. In
Costantinopoli ancora fu festeggiatoli de-
finito dogma, con triduo solenne, ponli-
ficalee pubblica processione,da mg.1 Ilas-
sim primate degli armeni, e dal popolo
armeno cattolico particolarmente sempre
in singolar modo divoto alla 13. Vergine,
il cui immacolato Concepimento fu ed è
costante credenza della chiesa armena.
La sapienza e le arti riconoscendosi an-
celle e figliuole della fede edella pietà, ispi-
randosi alle loro inesauste sorgenti, resero
anch'esse omaggio al la Chiesa nell'atto più
grande della divina sua autorità, ch'è il
promulgare i dogmi da credersi. La scien-
za e le arti venerano in Maria la sede della
sapienza, e la Madre di Quello ch'è la sa-
pienza del Padre. Quindi la scienza, ed e-
tiandio l'eloquenza e la poesia con acca-
demie fecero con questa a gara per ce-
lebrare e vieppiù immortalare la defini-
zione dogmatica dell'Immacolato Conce-
pimento di Maria. Similmente praticaro-
no le arti della musica, quelle del disegno
con medaglie, incisioni e altre sculture, e
in dipinture, non che con quanto altro di
architettonico e ornamentale già accen-
nai. La nobilissima gara della scienza,del-
VOL LXXIII.
TEA 97
le lellere e delle mi i forma tale comples
sodi svariate ma armoniche bellezze, for
se da non incontrarsene altro esempio nel-
l'epoche passa te. L'ingegno del l'uomo non
trovò modi abbastanza degni per tribu-
tare omaggi alla Madre di Dio. Quanto
alla scienza, oltre il narrato, la Civiltà
cattolica nella 2." serie, t. 8, p. 629,1.9,
p.36ei58,ci diede i dotti, completi ed e*
rudili: Cernii storici intorno al domina
dell' Immacolata Concezione della Ila
(Ire di Dio, de'quali già feci menzione ri-
portandone alcun brano. Inoltre nel I. e),
p. gr, rende conio con lodi di ammira-
zione dell'opera: De Immacidalo Deipa-
rae conceptu eiusque dogmatica definì-
tione in ordine praesertim ad scholani
tomisticam et Institutum FF. Praedica-
torum auctorc p. m. Francisco (lande
procuratore generali eiusdem ordinis ,
ac rectore pontificii Seminarli Pii, Ro-
maei854- Quindi osservò, che la defini-
zione del dogma dell' Immacolata Con-
ce/ione della Madre di Dio voglia esseie
una parola di pace, ed in luogo di ecci-
tare nuove lotte e dissensioni, come alcu-
ni timidamente ragionando opinavano,
non sia anzi per ricondurre gli animi ad
unità e concordia, il presente scritto del
p. 03. Gaude n'è primo e splendidissimo
argomento. Imperocché non appena era
uscila dal Vaticano la voce del Papa Pio
IXannunziatrice a'popoli credenti di que-
sta certissima verità, che spontanei; co-
me un cantico di pace e di letizia veni-
va a far plauso a nome di tutlo il suo ve-
nerando ordine domenicano. Splendidis-
sima testimonianza, perchè nella chiesa
di Dio non poteva acclamare in questa
circostanza alcun ordine religioso con pa-
ri autorità a quello de'pp. predicatori, i
quali non pur nobilissimi per la teologi-
ca scuola che ereditarono da s. Tomma-
so d'Aquino, ma per l'opinione in che fu-
rono di essere stati i più valenti impugna*
tori di questa verità, allorquando essa non
era ancora che una pia sentenza non an-
cora perfettamente chiarita, laloropre-
7
98 TEA
senio letizia ha un non so che di singolar-
tiienle generoso e puro da ogni terrestre
elemento. Il p.ro.Gaude,anomede'vene-
i abili suoi confratelli , espose le ragioni
per cui i lèdei i tutti, e fra questi principal-
mente la prole del patriarca s. Domeni-
co, vanno lieti e giulivi del giocondo av-
venimento. Il p. ni. Gaude determina il
suo discorso a provare che il suo ordine
per se medesimo non fu mai avverso al-
la pia sentenza dell'immacolato Concepi-
mento, bensì favorevole e divoto, essen-
do molto maggiore il numero degli scrit-
tori domenicani chela sostennero. Che se
dalla scuola tomistica uscirono non po-
chi che combatterono la singoiar prero-
gativa della Vergine, e fecero credere che
l'ordine fosse più generalmente con loro,
ciò deve ascriversi all'autorità di s. Tom-
maso, il quale tenevasi per contrario alla
pia sentenza; mentre dalle sue opere ri-
cavatisi testimonianze in favore dell'Im-
macolato Concepimento, e qualche oscura
e dubbiosa contro di esso. E' però più pro-
babile che s. Tommaso opinato avrebbe
per la pia sentenza, se si fosse proposta la
questione in que'leruiini in cui ne'secoli
posteriori fu agitala dalle scuole. Se l'o-
pinione volgare avea per lo passato i do-
menicani per sfavorevoli alla pia senten-
za, essi invece mostrarono a che alto se-
gno abbiano rivolte le loro mire, e quan-
to nobile sia la pietà che nutrono per l'Im-
macolata Concezione, poiché a mezzo dei
loro superiori generali implorarono e ot-
tennero da Gregorio XVI e da Pio IX il
privilegio di celebrar solennemente la fe-
sta di questo mistero e farne commemo-
razione nelle litanieLaurelane, incliecon
edificante gara precedettero a non pochi
di quegli ordini stessi, che per fervido ze-
lo nel propugnar l'Immacolato Concepi-
mento maggiormente eransi segnalati. Di
più la Civiltà cattolici! nel t. g, p. 206,
encomia l'opera in 6 volumi: De natura
et gralia admirabilis etpurissimàe Con-
eeptiohis Deiparae l'irginis Mariae, e-
lucidationes polemicae. Autore sac. hi-
TEA
spano d. Raymundo MartinezetFerrcr,
lutei amnae 1 S T \. A tutta l'opera segue
un volume di appendici, nelle quali 0 per
intero o per compendiosi recano moltis-
sime costituzioni pontificie riguardanti
questo mistero e la dilatazione del culto;
i decreti della s. congregazione de' riti in-
lornoal medesimo, i decreti de* sinodi pro-
vinciali, l'elenco de' vescovi che a' Papi
Gregorio XVI e Pio IX supplicarono per
ottenere la definizione; e finalmente la let-
tera del p. Leonardo da Porto Maurizio,
nella quale il servo diDio mostra con quan-
to desiderio egli all'iettasse questa defini-
zione, e quanto lieta speranza avesse in es-
sa riposta. In Roma nel dicembre i854 fu
pubblicata la Raccolta di prose e versi
in onore dell' Immacolata Canee- ione di
Maria 1 ergine.W sacerdote Stefano Cic-
colini con manifesto di associazione inse-
rito nel Giornale di Roma de'5 marzo
] 855, si è proposto di pubblicare il pe-
riodico : Cronaca delle feste celebrate
in Roma per solennizzare la definizio-
ne dommatica del Concepimento Imma-
colato di Diaria 1 ergine. L'autore in-
tende di riunire quanto in Roma successe
dal memorando giorno 8 dicembre 18 54
fino al momento ultimo della lesta, che
chiuderà il giro delle destinate solenni-
tà. Dichiara ancora che sta conducendo
un altro lavoro storico, ove l'ultimo pe-
riodo della definizione dell' Immacolato
Concepimento di Maria sarà ampiamen-
te descritto. Quindi {' 'Album de'3 1 marzo
1 855 ci die contezza della pubblicazione
incominciata iti Modena a' 10 dello stesso
mese, d'un' eletta di documenti e artico-
li che si riferiscono alla storia e alla dot-
trina dell'ineffabile privilegio, mediante
un periodico di circa 1 2 numeri e intito-
lalo: Il divoto della Immacolata Con-
cezione di Maria. Florilegio di notizie
relative alla dommatica definizione del
mistero, compilato dal dott. Luigi Mai-
ni. Lo stesso Album de' 1 \ aprile riporta
l'articolo de! eh. p. F. Lombardi, col qua-
le questi dà contezza del libro intitolato:
TEA TEA 99
l'Immacolata. Concezione di Maria, ed nel t. 2 i,p. 38 i e 3c) i dell' Àlbum pub
i francescani conventuali, dal 1210 al blicò te interessanti: Reminiscenze dell 'a
i854> Cenni vari per un sacerdote um- dunanza solenne jdelV tecademia del'
/'/■<>, Ruma 1 854- Ora io Roma si è pub- l'Immacolata Concezione^ tenuta, a', ss.
blicato: Sylloge monumentorumadmY' \ll (postoli li \ 1 dicembre 1 854- Nella
sterium Conceptiom's Immaculatae f . sala massima dell'edilìzio di s. Apollina-
Deiparae illustrandum, cura et studio re gli alunni del seminario Romano e del
Antonii Ballerini S.J. JVella faustissima seminario Pio celebrarono il grande a v-
occasione che radunava in Roma tanta venimento, con applauditi versi italiani,
parte dell'episcopato cattolico, il collegio latini e greci, e le loro composizioni furo-
romano produsse alcuni de'suoi allievi, i no alternate da una cantata eseguii. 1 da
quali difesero in vari giorni, aJla presenza valenti professori. V'intervennero gran
di parecchi cardinali,nrcivescovi e vescovi, numero di cardinali, di arcivescovi e ve-
sì italiani come stranieri, le dottrine filo- scovi e altri illustri personaggi. Gli acca-
sofiche e teologiche che vi aveano impa- demiciTiberinili 17 dicembre tennero so-
rato. Il p. Ambrogio Matignon gesuita lenne adunanza in onore della Natività
francese sostenne 3o 1 tesi di tutta leo- della ss. Vergine, sotto i cui auspicii suole
logia, l'ultima dellequali era quel dogma adunarsi l'accademia, ed il cardinalCagia-
che finora non si era difeso nelle scuole no de Azevedo lesse un eloquente discor-
die come pia sentenza. Le principali ac- sosulIagianVergineconcepita senza mac
cailemie letterarie fecero risuonare inRo- chia; e alle sue parole fecero plauso cuti
ma le loro sale d'inni e di cantici festivi, poesie Ialine e italiane gli accademici, ve-
di prose e di poesie, non che di musiche, nendo i componimenti frammezzati da
celebrando con istraordinarie solennità il concerti musicali. L'adunanza fu onora*
Concepimento Immacolatodi Maria dog- ta da 4 cardinali, da vari prelati e ila al-
ma di fede. Riporta il Giornale di Ho- tri distinti personaggi. L'accademia dei
uia , n.° a84» cheli 1 1 dicembre ebbe Ino- Quiriti (de'quali nel voi. LV1II, p.i 5i),
go lai. 'grande accademia poliglotta nel anch'essa volle celebrale la definizione
vasto tempiode'ss. XII Apostoli, data da- dogmatica in presenza di vari cardinali
gli accademici dell'Immacolata Concezio- e di uno sceltissimo uditorio, con svaria-
ne, i quali sentirono il dovere di solen- te poesie e cantici sagri. Egualmente nel -
ni zza re piìi di qualunque altra corpora- le loro accademie emisero segni d'esultao-
zione letteraria il grande avvenimento za i convittori del pontificio collegio Cie-
che si compì colla dogmatica definizione, nienlino, pubblicando i saggi del loro in-
Ai pronunziò un eloquente discorso il p. gegno; e gli alunni del seminario Vatica-
ni. Giacinto Gualerni ministro generale no con solenne esperimento de'loro poe-
deìninori conventuali;quindi valorosi va- tici sludi, in onore dell'intemerata Ma-
li celebrarono il dogma della Concezio- die di Dio, e vi assisterono vari cardina-
le in italiano, in greco, in latino,in ebrai- li, vescovi, prelati e altri ragguardevoli
co, in francese, in inglese, in tedesco, in personaggi. Gli alunni del collegio Liba-
ispagnuolo e in altre lingue. A rendere no con accademia poliglotta solennemen-
l' accademia più solenne si aggiunse un te festeggiarono non meno l'Epifania del
inno espressamente per siffatta circostan- Signore, chela dogmatica definizione.
za musicato dal valente maestro Pacini, con versi delle più distinte lingue non so-
pieno di snavi armonie, e tutto ispirato lo d'Europa, ma di tutto il mondo, che
da sentimenti di fede e di amore, e venne destò a ^n tempo ammirazione e com-
eseguito maestrevolmente da distinti cui- mozione nello sceltissima uditorio, uden-
tanli di Roma. Il eli. Vincenzo Pliuzivalli du celebrala in tulli gì' idiomi lasaulis-
ioo TEA
sima Concezione. Ad onore di questo
dogma nello stalo pontificio parecchi se-
minari vescovili celebrarono accademie
letterarie e poetiche, come in Corneto,
con elegante prosa del can. d. Domeni-
co Sensi, e componimenti di vario me-
tro, kitermediati da scelti pezzi di mu-
sico, e da un inno in lode della Vergine;
in Morite Fiascone, in Anagni, in Poggio
Mirteto. In Pupatransone si tenne solen-
ne accademia nella chiesa de'pp. dell'O-
ratorio, con eloquente orazione del prof,
d. Alessandro Atti, e pubblicata nell'Ai-
bum, t. 1 r, p. 349; il quale periodico let-
terario pubblicò pure moltissime compo-
sizioni poetiche fatte in onore della defi-
nizione dogmatica e del Pontefice che l'ha
decretata. Il genio delle arti ispirò l'im-
maginazione di diversi artisti percelebra-
re il dogma che dichiara immune da o-
gni colpa il Concepimento di Maria. Mol-
ti furono gli artisti qui in Roma, che per
pura divozione valsero ad olii ire dell'ar-
te loro tributo a Maria Vergine, nel fau-
stissimo avvenimento della sospirata de-
finizione della di lei Concezione Immaco-
lata. Il commendatore Giuseppe de Fa-
bris scultore direttore de' musei e delle
gallerie pontifìcie contasi tra'primi. Egli
si propose di non disgiungere la Nostra
Donna dal Pontefice Pio IX che tanto 0-
nore le accrebbe. Pertanto concepì un mo-
numento da erigersi quando che sia nel
mezzo della Piazza Rusticucci nella li-
nea delle croci della cupola e dell'obelisco
della basilica Vaticana, alla gran Madre
Maria immacolatamente concetta, in me-
moria del giorno 8 dicembre i854, in cui
il sommo Pontefice annoverò tra' dogmi
della fede cattolica quest' Immacolato
Concepimento in presenza de'vescovi di
tutta la chiesa cattolica. Il bozzetto del mo-
numento ebbe l'alto onore d'essere pre-
sentato al Papa il giorno precedente a det-
to memorando avvenimento. Esso è alto
circa 9 palmi romani. Sorge su d'un pie-
distallo di granito grigio orientale costi-
tuito da 4 scaglionijsu l'uno de'quali cani -
TEA
mina al di fuori una balaustrata che ser-
ve di guardia e difesa al monumento; gli
altri 3 che rimangono chiusi formano un
ripiano dal quale si solleva il monumento.
Consiste il monumento in un piedistallo
di granito rosso con sue cornici e plinti ar-
chitettonicamente combinali. Le 4 gran-
di l'accie del piedistallo hanno ciascuna un
bassorilievo di metallo dorato. Nella 1.
faccia mostratisi le profezie e la storia del-
la Vergine Immacolata nel vecchio Te-
slamento, che è l'epoca della sua espetta-
zione. Nella 3.' la dottrina e la pia cre-
denza sempre vicina al dogma della Chie-
sa intorno all'Immacolato Concepimen-
to. Nella 3. "faccia il Papa Pio IX defini-
sce questa dottrina essere dottrina di fe-
de cattolica; ed in ciascuna figura prin-
cipale rappresentala in detti bassirilievi
vi è scritto ne'rispettivi papiri e libri che
tengono in mano un motlo. Nella 4- fac-
cia evvi, oltre lo slemma di Pio IX, una
grande iscrizione che ricorda l'argomen-
to. Il piedistallo cosi com'è arricchito sor-
regge il globo della luna, che viene rap-
presentata di metallo argentato , su cui
trionfa la figura in metallo dorato e di
tutlo rilievo dell'Immacolata Vergi ne. In-
torno al di lei capo ha la corona di 1 2 stel-
le. Tiene le braccia e le mani composte
a preghiera in favore de'fedeli e non fe-
deli, gli occhi sono rivolti al cielo, e col
diritto piede stritola il capo al serpente
infernale ch'è l'autore di tutte l'eresie.Dai
4angoli del piedistallo traggono fuori sot-
to il globo della luna il loro capo e le brac-
cia 4 eresiarchi principalissimi. Tengon-
si afferrati rabbiosamente ai libri delle lo-
ro eresie sui quali vi sono scritti i propri
nemi, edivorati dalla disperazione si mor-
dono le mani e si lacerano compresi dal-
la sfolgorante luce che in loro riverbera
dell'Immacolata Concezione. In una pa-
rola, ilmonumentoabbracciain compen-
diotutta la tradizione del vecchio Testa-
mento rispetto a Maria, che ha nel nuo-
vo il suo adempimento, sino alla memo
randa definizione del dogma da Pio IX
TEA.
dato alla Chiesa. Meglio che queste poche
parole illustrano ed egregiamente. descri-
vono il monumento, ed onorano l'esimio
e religiosissimo artista che lo concepì ed
eseguì, i seguenti due opuscoli. Descri-
zione del progetto e bozzetto di un mo-
numenta alla gran Madre Maria lm*
macola I a.mcnte Conce tta,in memoria i lei
giorno 8 dicembre 1 85 ^presentato alla
Santità ili Papa Pio IXda Giuseppe de.
Fabrisil giovedì in eia cadde la vigilia
della memoranda festività, Roma 1 854-
Di un monumento idealo ed eseguilo in
modello dall'insigne scultore sig.rconu
memi. Giuseppe de Fabris direttore dei
musei e delle gallerie pontifìcie, ec. per
eternare la memoriti della solenne di-
chitirtizione dcldomma deli Immacola-
to Concepiménto di Maria sempre / 'er-
gine, reeeu temente f<it.t»t dall'immortale
e glorioso Pontefice Pio 1 \ supremo ret-
tore della Chiesti cattolica , parole di
Francesco Orioli, Roma 1 855 con 3 ra-
mi incisi rappresentanti il soggetto del
monumento. L'architetto ingegnere An-
drea Busiri immaginò e disegnile Io scul-
tore Roversi scolpì in metallo una picco-
la statua di getto a fuoco, rappresentan-
te nell'atteggiaoiento il più nobile e mo-
desto la ss. Vergine, e il sottoposto mon-
do che forma la sua base ha nella parte
inferiore una zona ov'è incisa l'epigrafe:
/ irgo si ne labe originali conceptaj e su
questa in bassorilievo Adamo giacente
nell'Eden che riceve il fatai pomo da E-
va, a cui viene somministrato dall'astuto
serpente, nell'atto stesso che la Vergine
riparatrice del fallo gli schiaccia gloriosa-
mente il capo. Oltre la detta statua ven-
ne eseguilo il medesimo soggetto in bas-
sorilievo gal vano-plastico,a (orma di qua-
dro contornato da decorazioni. Lo scul-
tore Salvatore Revelli sullodato , eseguì
in bassorilievo la definizione dell'Imma
colato Concepimento, rappresentando il
Papa l'io IX Dell'atto che seduto pressa
d proprio tavolino, sormontato (fi una
statuetta esprimente la N ergi uè Iiumaeu-
TEA ioi
lata, tiene in una mano un foglio e nel-
l'altra la penna per sottoscrivere il decre-
to del gran mistero. Mentre sta per scri-
vere la sentenza, gli si presenta l'arcan-
gelo Gabriele, e con una mano gli addi-
ta un sole di luce che brilla di lontano
sopra la statuetta della Vergine colle pa-
role: Sine labe originali concento. Quin-
di il Papa con intera sicurezza verga il
foglio. Diversi pittori e incisori dipinse-
ro e incisero in varie mauiere la ss. Ver-
gine Immacolata. Se la storia dell'arte
volesse rintracciare 1' origine di rappre-
sentare l'Immacolata Concezione sul ti-
po scritturale d'una Donna coronata di
stelle, vestita di sole, ossequiata dalla lu-
na, e premente col pie il rettile dell'in-
ferno, potrebbe assai giovarsi del nuovis-
simo monumento pubblicato dall' enco-
miato p. Ballerini gesuita, e contenuto in
una carta antica di Cremona delio jy. Il
pure sullodato Piazza parla della cam-
pana di s. Maria della Porta di Messina,
fusa nel i 1 04. In istius campa iute super-
fìcie existit anaglyptico opere ex ipskcs
aerefusum B. Vìrginis Mariae simula-
crum eoelnni suspicientis, et falcatam
lumini petle calcantis. Adunque l'idea di
rappresentare il privilegio di Maria Im-
macolata appartiene al genio italiano, e
non allo spagnuolo, come alcuni crede-
vano.
Riporta il n.° 84 del Giornale di Ro-
ma deh 855, che il Papa Pio IX giove-
dì 12 aprile appagò il suo pio desiderio dì
visitare la basilica Alessandrina e le ca-
tacombe che di recente furono scoperte
fuori di Porta Pia, l'antica Nomentana,
a circa 7 miglia dalla città, nel lenimento
di propaganda fìtte, lasciatogli dal cardi-
nal i'ork( I .), denominato di s. Agata in
Petra Aurea, e volgarmente Coazzo. Ivi
giunto colla sua nobile cimerà segreta,
fu ricevuto dal cardinale Marini prefetto
dell'economia di detta congregazione (e
promotore degli stavi, elie affidò a Gio.
Battista Guidi, poi decoralo dal Papa,
pel suo ielu indefesso), dal cardinale Pa-
io2 TEA
Irizi presidente della commissione d'ar-
cheologia sagra, e da'cardinali Schwart-
zenberg, Carvalho e Antonelli, corneali-
che da vari arcivescovi, vescovi, prelati
e distinti personaggi ecclesiastici e laici,
ch'ebbero l'onore d'esservi invitati. 11
i'apa si fermò a mirare il prospetto delle
scoperte catacombe e della basilica. En-
tralo nell'oratorio eli s. Alessandro 1 Pa-
pa del 121 e di s. Evenzio prete, n'esami-
nò ogni parte. Visitò l'antico presbiterio
dove sorgeva la marmorea sedia episco-
pale, e dov'era stata collocata con due pic-
cole altre l'epìgrafe, che si legge nel detto
Giornale, scritta dal commend.PietroEr-
cole Visconti, che insieme a mg. Tizzani
arcivescovo di Nisibi , al p. Marchi ge-
suita e al cav. De R.ossi , membri della
commissione d'archeologia sagra, ebbe in
tal circostanza 1' onore d' accompagnare
anch'egli il Santo Padre. Assiso il Papa su
quell'antica sedia, vi tenue commovente
discorso intorno alle sagre memorie di
quel luogo, e trasse argomento per incul-
care a un drappello di giovani alunni del
collegioUrbauo di propaganda d'inspirar-
si in quelle sagre rovine, onde poi essere
intrepidi banditori del vangelo. Visitato
lutto quel santuario, il Papa si condusse
nell'oratorio di s. Teodulo diacono, ove
rinvenuti molli vasi di vetro già collo-
cativi a semplice ornamento dagli anti-
chi cristiani, si piacque distribuirli a'ear-
dinali, vescovi e prelati, ed agli altri per-
sonaggi che gli faceano corona. Fatto a-
prire uno de'loculi antichi intatti, e pa-
recchi ancora colle ampolle del sangue, ne
baciò le rio venute reliquie, elesse varie i-
scrizioni a grafito falle sulla calce nell'at-
to die i primitivi cristiani davano sepol-
tura a coloro, ch'erano morti nel bacio
del Signore, e specialmente a'martiri. li-
scilo dalle catacombe, esaminò co'disegni
che saranno uniti all'illustrazione di quel-
l'opere sagre, anche il disegno della chie-
sa, che si ha in pensiero d'erigere (cioè
osservò le tavole che rappresentano il si-
lo e i vari monumenti che sono espressi
TEA
in accurati disegni dell'architetto Pietro
Uosa, i quali disegni saranno a suo tem-
po incisi per corredo dell'opera del com-
missario dtll'a ut idi ita coni memi. Vi scon-
ti, e che ha egli pronta per la stampa e
illustrazione di questa scoperta. Piacque
pure assai al Papa il disegno del nuovo
edilizio e della chiesa ideati dall'archi-
tetto cav. Boldrini per ampliare la ve-
nerazione del luogo). Di là mosse a visi-
tare l'altro scavo fatto, come quello della
basilica, sotto la direzione di Guidi, e si
compiacque osservare il bellissimo mu-
saico a colore, che di già offertogli dalla
congregazione di propaganda, ha dispo-
sto che sia collocalo in una delle sale del
palazzo Vaticano (dicesi in quella dopo
la stanza di Costantino, delle camere di
Il affa eie, poiché nella sala di Costantino
già era stalo collocato il musaico trovato
presso laScala santa). Portatosi quindi alla
basilica Costantiniana di S.Agnese, ricevu-
to dal cardinal D'Andrea, entrò in chie-
sa a venerare il ss. Sacramento e la san-
ta martire. Indi nel contiguo chiostro de'
canonici regolari Lateranensi degnossi
ammettere alla sua mensa, oltre i ricor-
dati cardinali, e le persone della sua no-
bile camera segreta, i vari personaggi che
con lui aveano visitato le catacombe, fra'
quali gli arcivescovi di Vienna e di Dubli-
no, i vescovi di Verona, INew-Port, e di
Burlington,ilgeneraleÀllouveaudiMont-
real comandante l'armata francese in Ro-
ma, e il generale Hoyos comandante la
guarnigione austriaca in Ancona. >;Dopo il
pranzo ilSanlo Padre si compiacque di ri-
cevereal bacio del piede tutti i giovani del
collegio di propaganda; e mentre circon-
dato daìla più parte di coloro, che avea-
no avuto l'onore di sedere alla stessa di
lui mensa, con la più grande compiacenza
(lieto per rammentare essere quel giorno
il 5. "anni versano del suo trionfale ritorno
in Romaiche descrissi all'articolo Pio IX),
come amoroso padre in mezzo a'suoi fi-
gli,lialtenevasi con quegli alunni, che prò-
vcmeuli da ogui parie del mondo, sono
X E A
destinati ad essere apostoli del Vangelo
nella patria loro, improvviiatuenlesi rup-
pe il trave maestro (iti mezzo) che regge-
va il pavimento della sala, ove si stava,
e tutti, non meno di i jo persone, preci*
pilarono nel piano inferiore (o antico ti-
nello, quasi sollocati dalla polvere, da'ce-
meoti e dallo spavento, tranne il cardi-
nal Schwai tzenberg, mg/ Turani e mg.r
lloheulohe coppiere e cameriere segreto,
questi per essere vicino alla porta vi bal-
zò per salvarsi, gli altri due restati sulle
sponde de'travicelli, poterono guadagna-
re la prossima porta e liberarsi dal comu-
ne infortunio; dal quale e per la stessa
porta evasero pure per essere restali so-
pra una striscia del pavimento precipi-
ta to,mg-r vescovo di New -Porte due a In li-
ni : i canonici regolari Lateraneusi di s. A-
gnese e di s. Pietro in Vincoli, nella cata-
strofe prestarono in ogni guisa l'opera loro
in aiolo dee aduli). Il caso fu spaventevole,
grande e terribile il pericolo; ma la di-
vina Provvidenza volle salve tante pre-
ziose vite, dappoiebè non si ebbe a deplo-
rare vittima di sorta: solo alcuni ebbero
qualche leggiera contusione, e taluno de-
gli alunni rimase alquanto malconcio.Sua
Sa u li là fu tratta fuori da Ile rovi ne del crol-
lato pavimento sana e salva (si perde solo
il berrettino e si screpolò il cristallo della
tabacchiera ornata dell' elììgie dell' Im-
macolata Concezione, che da lui invoca-
ta con fervore nello sprofondamento, in
principio si disse che voleva convertire
in suo onore quella camera e formarne
una cappella a memoria perenne del pro-
digio: aliri dicono,e con più positiva pro-
babilità, che piuttosto si eseguiranno no-
tabili restauri alla basilica stessa che ne
ha bisogno); e con essa anche gli etniuen-
[issimi cardinali e gli altri personaggi. E
I essere sui liti incolumi da lauto perìcolo
non potendosi attribuire che a miraco-
lo, d Sommo Pontefice tulli invitòad en-
trare nel vicino tempio, e lì* intuonòa vo-
ce alla e con grande calma l'inno di rin-
graziamento al Siguore (.Iella \ ila e della
TEA io3
morte, e ricevette la benedizione del ss.
Sagramenlo impartita (colla pisside e in
piviale) da mg.' Tizzani. Indi verso le J»
e mezza pomeridiane lece ritorno alla sua
residenza in Valicano, e ci gode l'animo
di annunciare die vi gode pei fetta salute.
Vari di quelli che stavano col Santo Pa-
dre, e multi romani e forestieri, che si tro-
varono in quelle parli, si fecero dovere di
accompagnare a casa ne'loro cocchi lutti
gli alunni del collegio di Propaganda, u-
sciti immuni da tanto disastro. Il senato
e consiglio di Roma riconoscendo il pro-
digioso beneficio della divina Provviden-
za compartito all'amatissimo Pontefice e
sovrano nell'accaduto del giorno i 2 cor-
rente, ha disposto che ne sieno renduto
grazie all'Immacolata ss. Concezione, me-
diante uu divolo triduo, che avrà luogo
alle 1 1 antimeridiane principiando dal
giorno ili lunedi prossimo nella ven. chie-
sa di s. Maria in Araceli de' minori os-
servanti, ove di presente sono le Quaran-
t'ore." Riporta il n.° 85 del Giornale ili
Ro/nacUe a' 1 4 aprile celebrandosi la cap-
pella del sabato in A Ibis, nella cappella
Sistina del Vaticano, sul finir della mes-
sa pontificata dal cardinal Corsi arcive-
scovo di Pisa, il Santo Padre intuonò l'in-
no Ambrosiano in rendimento di grazie
a Dio per averlo salvato dal gravissimo
pericolo del 12, e fu cantato a coro di cle-
ro e di popolo, colla recita delle pieci sta*
bi lite. Inoltre si narra, che non appena si
ebbe la notizia del gravissimo pericolo cor-
so dal Papa, che diversi cardinali e i suoi
ministri accorsero sollecitamente al Vati-
cano; e indi fecero altrettanto il corpo di-
plomatico, i principi romani, e tutti i di-
stinti personaggi di Roma, desiderosi o-
gnuno di esprimere al Pontefice la com-
piacenza di saperlo sano e salvo: simil-
mente praticarono nella mattina seguen-
te il s. collegio, la prelatura, la magistra-
tura romana e \ ai ir .dire distinte persone.
.Nelle ore pomeridiane il Papa si fece ve-
dere per la citta 111 pei fella salute, dopo
la catastrofe. Nello stesso subata il cardi-
i r>\ TEA
nnl l'ali izi vicario di Roma con invito sa-
gro notificò avergli ingiunto il Papa, al-
tamente commosso dallo scampato evi-
dente pericolo mediante la divina Prov-
videnza e la manifesta protezione di Ma-
ria ss., di prescrivere pubbliche preghie-
re in rendimento di grazie, con triduo in
tutte le chiese patriarcali e parrocchiali di
Roma, coll'esposizione del ss. Sagra mea-
to, la recita d'una 3. parte di Rosario al-
l'Immacolata Vergine, colle litanie Lau-
retaiie, e le orazioni Concede, Defende,
Deus omnium fidelium-, Pro gratiarum
actioiie, e in fine cantato il Tantum er-
go si dasse la benedizione. Nel n.° 87 del
Giornale di Roma §\ racconta la visita fat-
ta dal Papa il 16 aprile al collegio Urba-
no di propaganda, per vedere i giovani ri-
masti alquanto malconci a s. Agnese fuo-
ri le mura di Roma; ne trovò 6 ancora
in letto, essendo gli altri perfettamente
guariti, e benignamente si congratulò pei*
la progrediente guarigione; indi visitò li-
na delle nuove camerate, lodando molto
l'idea d'averla ridotta a celle. Dal colle-
gio, il Papa passò allo studio dello scul-
tore Jacometti per osservare il gruppo del
Bado di Giuda (di cui nel voi. LXV1I,
p. 1 06), ed il gruppo AtWEcce Homo, da
lui ordinati per collocarsi nell'atrio della
Scala santa, al qual santuario ha il Pa-
pa donato una muta di candellieri colle
tabelle dell' altare di metallo dorato, e
cesellati da Filippo Ghirlanda, facen-
done la descrizione il n.° io del t. 22
i\e\V si Untili. S\ dice ancora ch'erasi can-
tato solenne le Deum in s. Agnese fuori
le mura, e in tutte le ricordate e altre chie-
se della città, alle quali andavano facen-
do eco e altrettanto le città e luoghi dello
stato pontificio, tutti prendendo parte al-
l'avvenuto caso spaventevole e alla pale-
se protezione divina e dell' Immacolata
Concezione, sperimentata dal Pontefice e
dogli altri personaggi che ne uscirono pa-
rimenti incolumi. 11 u.° 8q del Giornale
di Roma descrive il solenne triduo cele-
brato in Araceli dal senato e consiglio di
TEA
Roma, che v'intervenne formalmente col
cardinal Roberti presidentediRoma e Co-
marca, avendo invitato a compartire la
benedizione cotantissimo i cardinali Car-
vallio, Sclnvartzenberg e Patrizi; e che
nell'ultimo giorno visi portò il Papa col
sagro collegio, e fu cantato a coro di cle-
ro e popolo l'inno della riconoscenza, as-
sistendovi eziandio molti arcivescovi, ve-
scovi e prelati, ed i suddetti generali AI-
louveau e Hoyos. I minori osservanti, che
come tutti gli altri francescani hanno il
vanto d'aver in ogui tempo propugnato
l'altissimo mistero, che sì grande onore
aggiunge all'Immacolata Madre di Dio,
avendo anch'essi attribuito al possente di
lei patrocinio la salvezza dell'augusto ca-
po dellaChiesa,ede'diversi principali per*
sonaggi della gerarchia ecclesiastica, ad e-
sternarne l'esultanza, allorché il Papa re-
cossi in sagrestia di delta chiesa d'Araceli,
il p. Venanzio da Celano ministro gene-
rale dell'ordine, gli diresse affettuoso, ri-
verente e acconcio discorso, esternando la
comune allegrezza nel vederlo sottratto
dalla divina Provvidenza dal caso fune-
sto accaduto, e quanto fervida sia stala la
prece di ringraziamento innalzata a quel-
la Vergine Immacolata, che dalla sua au-
torità apostolica avea ricevuto un nuovo
trionfo; ed il Papa con eloquenti parole
dichiarò il suo gradimento. Uu Te Deuni
di ringraziamento si cantò anche nella
chiesa del collegio Urbano, per la salvez-
za miracolosa di tante vitelli giovani a-
postoli, il cui eccidio avrebbe sparso il
lutto da per tutto. A' 17 aprile, terzo
giorno del triduo celebrato nella basili-
ca di s. Agnese fuori le mura in rendi-
mento di grazie all'Altissimo, per aver
preservato dal gravissimo pericolo il Pon-
tefice, i personaggi che gli facevano cor-
teggio, unitamente agli alunni di propa-
ganda, il cardiual D'Andrea titolare della
medesima, incolume auch'egli dalle fatali
conseguenze della caduta, vi si recò per
dar compimento alla sagra ceiemonia, e
iutuouare il Te Dcum, 1 cardinali Patn-
TE A
zi e Antnnelli, che tra gli altri trovarono
li luro salvezza in mezzo al disastro, as-
sisterono coti altre distinte persone alla di-
vola funzione. In tale lieta occasione sul-
la Riamiti porta d'ingresso al chiostro, o-
ve avvenne il caso deplorando, si legge-
va l'iscrizione che pubblicò il citato Gior-
naie, e meglio la ( 'iviltà cattolica, i.a se-
rie, t. io, p. 35o, e quanto prima sarà
scapita iu marino d'ordine del cardinal
])' Andrea per ricordare a' posteri l'av-
venimento memorabile, avendola egli
stesso composta. In questa si attribui-
sce a Dio ed al patrocinio dell' Imma-
colata Concezione, e dell'eroina ilei cri-
stianesimo s. Agnese vergine e marti-
re, lo scampato pericolo. Inoltre il del-
lo Giornale riprodusse la relazione del
medico e ehirurgocuranti gli alunni mal-
cunei dal disgraziato avvenimento. Dice
che 5y di essi rimasero piùo meno contusi
e feriti in varie parti del corpo, ma senza
pericolo di sorta alcuna, ad eccezione di
soli \: cioè un belga pati contusione alla
regione temporale destra, e commozione
cerebrale;un irlandese fu contuso alla par-
te anteriore del torace e fece degli sputi
Sanguigni; uno di Diarbekir soffri contu-
sione alla supei ior partedel torace con de-
liquii; ed altro irlandese ebbe una ferita
nell'interna parte della coscia sinistra piut-
tosto rilevante. Tutti però erano bene av-
viali alla guarigione; laonde una disgra-
zia che poteva avere funestissime conse-
guenze, non ebbe mercè 1' aiuto di Dio
aleuti seguito doloroso. Diversi numeri del
Giornali ili Roma hanno inoltre pubbli-
cato i solenni rendimenti di grazie a Dio
celebrati eia ile citili e luoghi dello stato
pontificio, pel prodigioso e felice salva-
mento del Papa e ih tante altre preziose
vile. In tutte le città e luoghi dello stato
papale si fecero debitamente dimostrazio-
ni solenni e di vote di riconoscenza all'on-
nipotente Dio, da cui solo, per interces-
sione della Vergine Immacolata, si deve
ripetere sì segnalato e straordinario favo-
re, cui quale visrbiltueute protesse e sai-
TEA io?
vò da ogni danno il Pontefice, nel peri-
colo da lui corso. Inoltre le magistrature
ed i cleri delle città e luoghi del medesi-
mo stato papale votarono indirizzi di fe-
licita/ioni al proprio Padre eSovrauo,ov-
vero nominarono e anche inviarono de-
putazioni, per esprimerei sentimenti del-
la viva esultanza da cui erano penetrati,
per aver felicemente scampato l'incorso
infortunio, da cui restò perfettamente il-
leso. A Roma ed allo stalo pontificio fe-
cero eco gli altri stati d'Italia e d'oltre-
monte, con atli solenni di religione, ren-
dendo pubbliche grazie all'Altissimo, per
aver salvato dal grande pericolo il comu-
ne Padre de'fedeli. Da per tutto dunque
si cantò il Te Daini, né mancarono poe*
sie e iscrizioni a celebrare l'avvenimento.
Questa catastrofe fu a un tempo argomen-
to di preghiera e di cantici per tutto l'or-
be cattolico, facendo eco a Roma, poiché
tutti i cattolici sono concittadini di Ro-
ma, ed ogni cattolico è romano. Il Gior-
nale di Roma, progressivamente e nomi-
natamente, lutto quanto ci notificò. Di-
poi a'3 maggio ricorrendo l'anniversario
elei la deposizione di Papa s. Alessandro!
e de'suoi compagni i ss. Evenzio e Teo-
dulo, il Papa permise che venisse celebra-
ta la messa nell'oratorio scoperto o basi-
lica A lessa nd rina a ZV/m Aurea, ove que-
gl'intrepidi confessori della fede sostenne-
ro il loro martirio, commutando per que-
st'anno il voto, che hanno gli alunni di
propaganda, della visita delle 7 chiese, col
loro intervento alla festa nel medesimo
oratorio. Pertanto innalzatosi un altare
provvisorio sulla tomba di s. Alessan-
dro I, vi celebrò il s. Sagrifizio il cardi-
nal Marini. Indi mg/ Bernabò ne celebrò
altro, circondato dagli alunni del collegio
Urbano e del Greco, e da molte distinte
persone accorse da Roma, fra quali l'ar-
civescovo Cullen, ad assistere a divini mi-
steri che per la 1 . ' volta si tornarono a ce-
lebrare nella basilica alessandrina.il pre-
lato dopo l'evangelo rivolse un eloquen-
te e commovente breve discorso agli u-
io6 TEA TEA
lunni, commentando le venerande paro- mila del Pontefice, non meno miracolosa
le pronunziate ivi dal Papa a' 1 1 aprile, fu quella degli altri, poiché dopo 6 gior-
allorchè visitò quelle catacombe; eccitan- ni dal disastro, de'tnalconci non restava
doli a inspirarsi in quel sagro luogo,segua- in letto che un alunno e in via di gua-
to dalle orme gloriose di tanti mai tiri, ed rigione. Gli altri alunni o erano già usciti
apprendervi quella fmtezza cristiana loro dalla sala o retrocederono a tempo sol-
necessaria come da Dio chiamati a bau- l'entrare. Seguì un silenzio mortale, e l'or-
ditori della fede in ogni parte del mondo, ribile spettacolo straziante addolorò i re-
onde sostenerla anche tra le privazioni d-G« stali illesi di crudeli angosce, spaventati
gni sorta e le persecuzioni, e perla medesi- in crederei caduti tutti morti, poiché es-
ma combattere e tvionfave.hu: Civiltà eat- si erano sbalorditi e impediti di parlare
tolica pubblicala a'5 maggio, nel 1. 1 o, p. dalla solfocante polvere, la quale perbuo-
33y,v\aovlalaRelazìonedeldisastroae- na ventura a poco a poco si dileguò per
caduto in S.Agnese il dì 11 aprile. Es- una finestra della camera superiore aper-
sa è con diligenza dettagliala, e perciò ta poco prima. Il terrore durò io minuti,
pili esatta e più interessante della pub- Apertasi la porta del tinello da mg/ Tiz-
blicatadal Giornale di Roma appena ac- zani,come più. pratico del luogo, essendo
caduto il clamoroso avvenimento, «piando già stato abbate di s. Aguese de'canonici
cioè non poteva in tolto essere informa- regolari Lateranensi (e nel dì seguente
lo con precisione. Siccome di sopra me ne al disastro mandò in dono alla santa la
giovai, così farò di quest'altra relazione sua pianeta di lama d'oro), da lui fu
sfiorando il più intrinseco con alcuni cen- tratto fuori il Papa sano e salvo: già e-
ni. Mentre il Papa nella summentovala rano usciti alcuni alunni arrampicando-
sala, sedente sopra una sedia a modo di si sopra un pezzo del caduto trave e mg/
trono, verso le 4 pomeridiane era circon- arcivescovo di Sidney; indi l'undopo fal-
dato dalla più parte di coloro che avea Irò furono estratti dalle ruine. Non si può
ammessi alla sua mensa, ricevendo al ba- esprimere a parole la gioia che tutti mo-
do del piede i r io alunni del collegio Ur- strarono intorno al Papa, quando esseu-
banOj insieme al rettore d. Filippo Tan- do egli uscito nel giardino e seduto sopra
doni, al vice -rettore d. Domenico Veglia, una sedia, fu potuto vedere del tutto inco-
e al sagrestano d. Giovanni M'avarici; do* lumeedi non avere riportatoche un qua I-
po aver ricevuto tale ossequio da forse 80 che sfregio alle vesti. Non solo il Papa non
di detti alunni, si udì uno scroscio ini- perde mai la tranquillità di spirito e la se-
provviso, e mentre lutti si guardarono in renila di mente, ma faceva anzi coraggio
viso atterriti, in un istante il pavimento adognuno,indirizzzandoliete parole a lut-
mancò sotto i piedi, e quasi più di 1 20 in- ti quelli che andavano a mano a mano u-
dividili si trovarono cadati dall'altezza di scendo dal tinello, informandosi dello sta-
piùcheiq paimijl'un sull'aItro,in un linei- lo di ciascuno e provvedendo che a'mal-
lo, al buio, Ira una foltissima poi vere che conci si somministrassero gli opportuni a-
loglieva il respiro, e in mezzo a rottami iuti. Grandissima fu poi la gioia e vivissi-
e macerie de'lravicelli e calcinacci die ca- mi gli atti di ringraziamento e benedizio*
devano sopra le persone. Il Papa sdruc- ni a Dio, alla ss. Vergine, ed a s. Agnese
ciolò colla sedia, pian piano seguendo il ancora, allorquando si vide che ninno de'
cadere d'uno de'due pezzi del trave rotto, malconci avea riportato ferita o .offesa pe-
il quale sosteneva il pavimento. Per mi- ri co Iòsa. Né quanto era vi nel tinello, né
l'abile provvidenza, la sedia si rovesciòsul le mobilia della caduta camera, uè un gran
Papa, senza affatto offenderlo, e gli servì pezzo di travertino spiccatosi dalla soglia
quasi di tetto. Se prodigiosa fu l'incoi u- d'una lìueslia, uon danneggiarono alcu-
TEA
no. Le spade che aveano a'fìanchi i due
generali francese e tedesco, ed i marchesi
Sacchetti e Serlupi, non recarono verini
male. La bella relazione enumera tutti
quanti i particolari, per celebrare il ini-
i acolo speciale della bontà di Dio; i soc-
cosi pronti ed efficaci, e ci dà i nomi di
lutti que' personaggi e altri che alfettuo-
sameute si prestarono nelle conseguenze
del tremendo disastro, non che quelli di
tulli gli alunni divisi per categoria se po-
co o più offesi, o non danneggiati. Così
Iddio tenne lontano dal supremo Pastoie
della Chiesa un infortunio doloroso e tri-
ste per tutto il mondo cattolico, ed insie-
me preservò tanti cardinali e prelati della
gerarchia ecclesiastica, un numeroso stuo-
lo di banditori del vangelo, e gli altri ri-
spettabili personaggi. Poscia d collegio Ur-
bano supplicò il Papa a voler permettere
che si stabilisca perpetuamente nel mede-
simo una pratica religiosa, la quale ricor-
di a' presenti e a'posleri la memoria dello
stupendo avvenimento, e la riconosceuza
dovuta a Dio e alla Vergine Immacola-
ta, pel gran beneficio d'essere tulli rima-
sti salvi in tanta ruina. Laondeil Papa di-
spose che il i 2 aprile d'ogni anno tutto ii
collegio si conduca processionalmente a s.
Agnese nel luogo della caduta; e che in det-
to "ionio ven"a cantata una messa a me-
moria del prodigio. Dopo il disastro tut-
te le volte che gli alunni entrano o esco-
no insieme dalla propria camerata pro-
nunziano l'invocazione, / ergine Imma-
colata aiutateci, a grata ricordanza di
quella benigna protezione da cui ricono-
scono lo scampo da tanto pericolo. Note-
rò per ultimo, che nella biografìa di S. /-
lessandro I ■ e in altri articoli ove ragio-
nai di sue gesta, come in quelli che ricor-
derò, narrai che per aver convertito alla
fede cristiana molti senatori e cittadini ro-
mani, colla sua eloquenza e fervoroso ze-
lo apostolico, si ecciti) contro l'odio e l'in-
vidia de'pontefici pagani. Perciò fu posto
in prigione presso la casa di s, Emù fc* pre-
fetto di Uumu (sccoudo il costume l'oina-
TEA 107
no d'assegnar per carcere le abitazioni de'
giudici, come asserisce il Piazza nel 1* E-
merologio ili Roma a p. agi, parlando
eruditamente di s. Alessandro 1 e degli al-
tri che vado nominando), nella (piale per
la sua fede e orazioni Dio operò molti mi-
racoli, e col solo tocco delle Catene (I .)
colle quali era legato. Perciò nel sabato
santo volle essere battezzalo s. Ermete con
tutta la sua famiglia composta d'i 1 a5oper-
sonejquindi pel i.°s. Ermete ricevè il mar-
tirio, e dalla sorella Teodora (alla quale
alcuni attribuiscono l'erezione della Chie-
sa di s. Pietro in 1 incoli, e che s. Ales-
sandro I la consagrò e vi pose* le catene di
s. Pietro) fu sepolto nel Cimiterio fuori
di pori// Salaria che prese il suo nome,
e sul quale Pelagio 11 0 Adriano 1 vi fab-
bricarono una sontuosa basilica. Inoltre
nel carcere s. Alessandro I convertì pure
il tribuno Quirino, colla figlia s. balbina
e tutta la famiglia: ambedue vennero mar-
tirizzati, ed i loro corpi furono trasferiti
nella Chiesa di s. Ballimi (/ .). Il Papa
fu decapitalo (dicesi di 3o anni e perciò
il Papa che morì più giovane, al dire di
Piazza, supplendo di gran lunga all'età la
prudenza, la pietà e lo zelo), co'ss. Even-
zio e Teodulo, e sepolti nel podere di Se-
velina moglie del giudice che li a vea con-
dannali, ed ivi essa edificò la chiesaepo-
se il sacerdote perla quotidiana celebra-
zione della messa. Queslo ella ottenne
dall'immediato successore s. Sisto I; e di-
ventilo il luogo sagro in molta venera-
zione, fu ornato di pregiatissimi marmi,
frequentato dalla pietà de'fedeli eda'pel-
legnili stranieri, come provano i super-
stiti monumenti, 1' epigrafi e gli epiteti
che si ledono, in uno alle notizie deidi
DO ' D
scavi, ne'n.i32,i 55, 289 e 29G del Gior-
nale ili lui/uà del i854, e nella Civiltà
cattolica, 1/ serie, t. 9, p. 238, insieme
alla descrizione de' monumenti trovati,
denominandosi queslo cimiterio, cata-
combe e oratorio, anche basilica A lessa n
driua. Dipoi Papa Eugenio II trasportò 1
loro corpi nella già sua titolare Chicca dis.
. io8 TEA
Sabina (ovée nella biografia del Papa tlis-
si quali sono le altre chiese diesi vanta*
no di possederne il corpo o parte di esso),
e Sisto V li ritrovò, come dichiarò nel-
l'iscrizione che fece scolpire. Altre eru-
dite notizie sulla traslazione e reliquie
de' corpi de' ss. Alessandro I, Evenzio e
Teodulo, ponno leggersi nelle Memorie
ili v. Nonnoso di Degli Effetti a p. i 5j e
i 58, riportando V iscrizione posta in s.
Lorenzo in Lucina quando nel i i3o vi
furono collocale parli de'loro corpi. No-
terò pure, che nelle biografie de' Papi
narrai le gravissime disgrazie cui diver-
si di essi soggiacquero, e qui solo ram-
mento, che Giovanni XXI morì per una
ferita che sei giorni prima si fece in Vi-
terbo, mentre dormiva in una camera
da lui fabbricata e che repentinamente
crollò, restando oppresso e quasi schiac-
ciato tra le travi e i sassi, onde ne fu estrat-
to semivivo. Clemente I' nella cavalca-
ta che fece in [Jone per la sua coronazio-
ne,essendosi rovesciato un muro a lui vi-
ciuo, cadde da cavallo, e la tiara andò per
terra: vi morirono i abaroniche marciava-
no al suo fianco, tra 'qua li il duca di Breta-
gna Giovanni Il,eGaillard fratello del Pa-
pa; restarono feriti il re di Francia Filip-
po IV il Bello, e il suo fratello Carlo di
Valois. Ale ssandro A/corsegran rischio
di restar morto per un* improvvisa di-
sgrazia; poiché insorto un Gerissimo tem-
porale nella festa di s.Pietro, cadde uu gran
cammino del palazzo apostolicoVaticano,
il quale sfracassò il tetto della camera,
in cui si trovava il Papa sotto al baldac-
chino, e ciò con tanta veemenza, che sot-
to le rovine, da questo tetto cagionate, ol-
tre a due altri che poco dopo morirono,
restò morto un cavaliere di casa Chigi; e
lo stesso sarebbe accaduto al Papa, se il
trave maestro della camera, rimasto dal-
la parte ch'era sopra di lui conficcato nel
inoro, non l'avesse opportunamente di-
feso da II imminente morte, sebbene restas-
se leggermente offeso; per lo che a'2 5 lu-
glio si portò con soleuue cavalcala alla
TEA
Chiesa ili t. Maria del Popolo, alfine di
rendere a Dio, ed alla lì. Vergine ili cui
era divotissirno, le dovute azioni di gra-
zie. Nel voi. Vili, p.i3o, descrivendole
pitture della cappella Sistina, rilevai che
nel giorno di Natale cadde il suo archi-
trave, menlre era allora passato Adriano
VI per celebrarvi la solenne messa, e che
vi rimasero uccisi due soldati della guar-
dia svizzera. Nello stesso volume a p.i 55,
dicendo dell'origine della cappella papa-
le di s. Filippo Neri, raccontai che Bene-
detto XI li riconoscendo da quel santo tre
volte la salvezza della vita, massime quan-
do era arcivescovo di Benevento, ove re-
stò illeso dalle rovi ne del terremoto, quan-
tunque avesse veduto morire sollo di es-
se e nella medesima sua camera il pro-
prio gentiluomo; divenuto Papa ordinò
per Roma e suo distretto festa di precet-
to quella di s. Filippo, e che nella chiesa
ove riposa il suo corpo si celebrasse an-
nua cappella papale. Terminerò con ri-
produrre il vaticinio del b. Leonardo da
Porto Maurizio, scritto in una sua lette-
ra, riportata nella collezione delle sue o-
pere stampata in R.oma nel 1 853, t. 2, p.
(5o. «Facciamo dunque orazione, acciò lo
Spirito Santo ispiri Nostro Signore ad ab-
bracciar con fervore un'opera di si gran
rilievo (la definizione di fede della Vergine
Immacolata), da cui dipende la quiete del
mondo: lenendo per certissimo che se si
farà un sì grande onore alla Sovrana Im-
peratrice si vedrà subito fattala pace uni-
versale. Oh che gran bene ! Oh che gran
bene!. . . Ma è necessario che scenda un
raggio di luce dall'alto; se questo non vie-
ne è segno che ancor non è arri vaio il tem-
po designato dalla Provvidenza, econver-
rà pazientare in vedere un mondo sì im-
brogliato." Voglia Iddio darci uu miglio-
re avvenire, e liberarci da que' mali e da
quella procella che gravissimamente de-
scrissero la Civiltà cattolica nel suo i.°
art. del ^intitolato 7/MZ>CCCZ,J ,ed il
cardinal vicario. nell'editto siili' osservan-
za della quaresima) tra liete speranze che
TEA
sembra annunziarci, iride dopo 11 diluvio,
Ja Vergine Immacolata. La nostra attuale
epoca è veramente deplorabile, si;» per le
persecuzioni le più aperte e ostinate con-
ila la Cbiesa; sia per l'orribile e sangui-
nosa guerra d'oriente die tiene in agita-
zione tutto il mondo, e le nazioni ondeg-
giano fra speranze etùnori; sia per lecon-
tinue trame de'seltari, per sollevare i po-
poli e manomettere quanto v'ha di più sa-
gro e ordinato pel bene della società; sia
in fine per le pestilenze e per l'infermità,
per la carestia e per tanti altri mali che
sommamente ci minacciano e spaventa-
no. l\Ia in mezzo a tempi sì lamentevo-
li e luttuosi, essendosi appunto verifica-
ta la sospirata decisione dogmatica del-
l'Immacolato Concepimento, i fedeli van-
no ragionevolmente nutricandole più dol-
ci speranze, a fronte dell'imponenza e col-
luvie de'mali che ci opprimono e di quelli
da cui siamo minacciati, senza iscemare
quella confidenza che il mondo cattolico
ha posto nella 1). Vergine. Imperocché es-
sa è capace d'operare qualunque istanta-
nea metamorfosi, e di sbaragliare quanti
sono i. nemici della Chiesa; e sedati i venti
burrascosi, rischiarato l'orizzonte politi-
co, dissipato il tremendo morbo che ser-
peggia, far tornare la serenità e la calma,
il ristoramene) della pace universale, ve-
race e durevole, che l'egro mondo ango-
sciosamente sospira, e l'Immacolata Ver-
ginecei pronunzia; come quella che quo-
tidianamente invochiamo, / irgn potens,
Causa nostrae letìtìae, Salus infirmo'
rum. Rejugium peccatorum, Consola-
trix afflii torum. Aiixilium Christiano-
rum, Regina tine labe origina li concento.
Roma <S maggio i S 5 7.
TEATINI o CHIERICI REGOLARI,
Clericorum Regularium orilo <jiti dìcun-
lur Theatini. Il critico e dotto p. Pietro
Ilelyot religioso del 3.° ordine di s. Fran-
cesco, per comun consenso è il compila-
tore più completo e diligentedella Storia
tli gli ordini monastici, religiosi e. mili-
tari. JN ci t. 4) cap.12, De chierici rego-
T E A 1 09
lari teatini, dichiara: Vi sono molle con-
gregazioni religiose, che hanno preso il no-
me di chierici regolari, di cui il principa-
le istituto è di richiamate il clero col lo-
ro esempio alla perfezione del suo stato.
Pretendono questi a somiglianza àe'Cano-
niciRegolari (} .). aver la precedenza so-
pra le altre congregazioni religiose, e so-
stengono che la loro origine deriva dagli
apostoli, cui a questo fine danno il nome
di chierici regolai:!, quantunque i teatini,
che prima degli altri hanno preso questo
nome, nel XVI secolo solamente ebbero
origine. Il p. Ilelyot allrovedimoslrail ve-
ro incominciamento delle prime comuni-
tà di chierici, che in progresso presero il
nome di canonici regolali, a 'quali non po-
tè loro accordare una maggiore antichità
del tempo in cui vivea s. Agostino, da cui
furono istituiti, fondati ch'egli ebbei reli-
giosi eremiti o romitani,i quali dipoi pre-
sero il suo nome di Agostiniani. Per veni-
re adunque a capo della vera origine de
chierici regolari, il p. Ilelyot non crede do-
versi avanzare piìi oltre del 1 $2/^, e se, co-
me pretendono, si vuole loro accordare
che derivino dagli apostoli, ciò non può
farsi, che riguardando tanto essi, chei ca-
nonici regolari, come membri dello stato
monastico in generale, il quale a gran ra-
gione riconosce il suo principio dagli apo-
stoli, e forma un corpo composto di più
congregazioni differenti, alle quali non
manca se non il nomedi canonici e di chie-
rici regolari, poiché i religiosi di tulteque*
sle differenti congregazioni s'impiegano
in esercizi comuni a quelli, i quali hanno
preso il nome di canonici e di chierici re-
golari. In questa maniera tutta I antichi-
tà pretesa da'eanonici e da'ehierici rego-
lari, secondo il p. Helyot.si riduce a pu-
ra questione di nome. Di questo sentimen
to è ancora un canonico regolare dell'or-
dine di s. Agostino, il quale libero da o-
gni particolare adozione, dopo aver anno
\ eiati tra'riiormatoi i dell'ordine canoni-
co s. Domenico, s. Francesco, s- Ignazio,
diee che i ministeri de'religiosi degli or-
no TEA
«lini istituiti dn questi santi, chiaramente
dimostrano che sono chierici per istituto,
che professano vita apostolica, e che loro
non manca che il nome di canonici; e che
siccome l'abito non fa il monaco, ma il
disprezzo di se medesimo e l'unione con
Dio, cos'i il nome non fa il canonico, ma
la vita regolare e canonica. Ripeterò poi
col dottissimo teatino p.d. Gioacchino Ven-
tura, autore di tante opere, quanto riferi-
sce nel Panegirico del b. Martino dePor-
res, nella notai. Fu s. Gaetano (J'.J Tie-
ne, avuto riguardo alle circostanze de' tem-
pi, che fece passar sopra al decreto del con-
cilio di Laterano I V, in cui vietasi lo sta-
bilimento di nuovi ordini regolari, e col-
la istituzione del suo ordine di chiericire-
golariapvì una nuova portaal geniodel-
le fondazioni, per la quale dietro il suoe-
sempio e sotto la tutela del nome di Chie-
rici Regolari (T'~.) dato da lui alla sua con-
gregazione, entrarono quindi nella chie-
sa i Barnabiti, i Somaschi, i Gesuiti, i
Chierici Minori, i Ministri degl'infermi,
i Chierici della Madre di Dio, e quelli
delle Scuole Pie, che sì gran bene hanno
recato alla religione e all'umanità. Ed è
perciò, che queste illustri corporazioni
portano tutte esse ancora il nome di chie-
rici regolari, ma con un'aggiunta per
distinguersi tra loro; dicendosi per esem-
pio: CC. RR. s. Pauli, i barnabiti; CC.
RR. Societatis Jesu, i gesuiti; CC. RR.
Scholarùm Piarumts\ì scolopi,ec. La so-
lo congregazione di s. Gaetano si chiama
de' Chierici Regolari, CC. RR., senza al-
cun'altra aggiunta, perchè fu la prima. E
come s. Paolo i.° eremila è il patriarca di
tutti gli anacoreti js. Benedetto de'di ver-
si istituti di monaci in occidente; s. Do-
menico e s. Francesco de'vari istituti de'
frati; così s. Gaetano è chiamato il pa-
triarca di tutti i chierici regolari, e si as-
socia a'eitati grandi nomi, che formano e-
poca nella Chiesa, avendovi ciascuno aper-
to un nuovo periodo religioso; e sono i pa-
triarchi tra 'fondatori, come i fondatori so-
no i patriarchi tra gli altri santi. I tea-
TE A
lini come chierici, al nome premettono il
])<>n(l !), il che fanno pure i monaci. An-
ticamente si appellavano d. Gaetano, d.
Gian Pietro, e si ha una lettera autogra-
fa di s. Gaetano, scritta alla madre, ove
si Urinò: 7 ostro ec. D. Gaetano. JI san-
to ritenne il Don, per far sempre meglio
conoscere che il suo ordine è di chierici.
Anco i gesuiti e altri chierici regolari u-
savano il Don; alcuni lo tolsero per un
principio d'umiltà, altri per uniformarsi
alla generalità. Nel 1024 adunque, dice
il p. Helyot, venne alla luce lai /congre-
gazione de' chierici regolari, fondata da s.
Gaetano Tiene, da Gio. Pietro Caraffa na-
poletano, allora arcivescovo di Brindisi
e vescovo di Chieti, poi gran Pontefice
Paolo IP (T .), da Paolo Consiglieri ro-
mano della nobile famiglia Ghislieri che
dièallaChiesas. Pio;V,eda Bonifacio Col-
le d'Alessandria. Dell'illustre città di Vi-
cenza era s. Gaetano de'conti Tiene,chia-
ri pe'personaggi che tra essi fiorirono nel-
la gloria dell' armi, e nello splendore del-
le dignità ecclesiastiche e civili, e Gaeta-
no suo zio, canonico di Padova, da taluni
fu chiamato principe de' teologi del suo
tempo, e per la celebrità gliene fu impo-
sto il nome. Consagrato dopo il battesi-
mo dalla pia madre a Dio sotto» il patro-
cinio della ss. Vergine, fu educato alle più
belle vtrtùj alle quali si sentiva natural-
mente inclinato sino dalla prodigiosa sua
nascita. Dotato di dolcezza e d' angelica
purità e modestia, sobrio e moderato in
ogni sua operazione, sin dall'infanzia si
mostrò amorevole con tutti e specialmen-
te co' poveri. Quantunque la sua princi-
pale occupazione fossero gli esercizi di pie-
tà, non per questo profittò meno nello stu-
dio dell'urna ne scienze, onde di venne buon
filosofo ed egregio teologo. Studiò ambo
le leggi in Padova, ove per la velocità del
suo ingegno fu insignito del dottorato, e
il suo sapere lo distinse tra' giureconsul-
ti. Nel corso de'suoi studi meritò d'essere
visitato dallo Spirito santo; indi vestì l'a-
bito clericale, e col fratello Ballista edi-
TEA TEA 1 1 1
fico da' fondamenti la chiesa di 3. Mad* verno della Chiesa, egli seppe ottenere di
rialena, di cui eradi voto, iuKampaezo vii- ritirarsi dalla coite. Intanto arrivato al-
leggio di sua casa, per vantaggio spiritua- l'età ili 33 anni, in quella cioè che il Sal-
le de'contadini. Mosso dallo Spinto santo valore offri sulla croce al divin Padre il
si recò a Iìouia, risoluto di menate vita gran sagrifìzio, si decise d'ordinarsi sacer-
ritìrata; ma hi fama di sua virili non ri- dote nella festa di s. Girolamo, e celebrò
inaie fra il silenzio di sua solitudine, poi- lai." messa nel s. Natale i 5l6 all'altare
che gli convenne abbandonarla quando del Presepio in s. Maria Maggiore'. Poco
Giulio II d'alti spinti volle conoscerlo, e dopo l'empio Lutero apostatò e pubblicò
scuoprendo in lui chiari segni d'eminen- i perniciosissimi suoi errori, di che ne re-
te santità, da cui la Chiesa e la corte che stòprofondarnenleaddoloratoilsanlo,che
intendeva riformare potè vano trarre gran Dio destinava a combatterlo. Deploran-
vantaggi, io [negò ad entrare nel novero do con alcuni primati della corte il peri-
de'suoi famigliari. Per obbligar velo, nel colo imminente da cui era minacciatala
i 5o8 gli conlerì il cospicuo grado di pio- religione cattolica, agitala dall'eresie de'
lonotario apostolico partecipante. Nella Luterani (7 .) e da'depravati costumi, li
corte divenne 1' ammirazione di lutti, e animò ad unii si seco nella chiesa de'ss. Sil-
co'suoi virtuosi esempi indusse molti a me- vesiro e Dorotea (di cui nel voi. XXVI,
naie un tenore di vita conforme alle mas- p. i 66), che gli offriva il rettore della me-
sime della cristiana pietà, e per essercele- riesima Giuliano Dazio, ed ivi con eser-
gni di avvicinare il Vicario di Cristo. Pel cizi di pietà e altre virtù, come pure di
singoiar concetto di santità in cui era per prediche, dispute e catechismi per soste-
tutta Italia, alcuni signori di Sicilia e di nere la fede, che vedevano vacillare, die-
Ti apani si procurarono il suo ritratto. Xon rono un grande esempio da imitarsi a lut-
i-dunque a meravigliare se l'avveduto ta Pioma. ed indi a tutto il mondo cristia-
Giulioll ne avesse tutta la slima e l'amo- no a confusione de' nuòvi miscredenti. Co-
re, e lo designasse a dignità più emiuen- sì ehhe principio sotto Leone X il cele-
te, provvedendolo intanto di benefìzi ec- bralissimo Oratorio del Divino Amore
chsiastici e della pingue rettoria di Malo nella detta chiesa, promosso da s. Gaeta-
rei \ icenlino, benché il santo facesse o- no per antidoto di quel veleno, che au-
gni Btorzo per ricusarla, comeavea pra* dava spargendo Lutero. Ebbero lalfor-
ticato per la prelatura. Afflitto per le fune- za le persuasive, e molto più gli esempi
sle conseguenze della formidabile lega di del santo prelato, che in pochi giorni si vi-
( iimbrny. formata per deprimere la pos- de cresciuta quella nobile e edificante a-
sanza della repubblicadi \ enezia,laqua- dunanza di 5o de'più. illustri personaggi
le soggiaceva alla grave pena ecclesiasti- di quel tempo, e di tanta stima per laucv
ca dell'interdetto, non è a dire quante fer- bilia, virtù e dottrina, che ne furono inni-
von.se preghiere innalzasse a Dio il san- ti promossi alle nunziature, a' vescovati,
to,e ipiantoesoi tassei patrizi venetia pia- al cardinalato e (ino al pontificato, e 4di
carne I' iia, ed efficacemente s'interpose essi ne uscirono fondatori del clero rego-
pure collo sdegnato Giulio 11 per la ri- lare, cioè il Tiene stessso, il Caraffa, il Col-
conciliazione, la quale non tardò a elTet- le e il Consiglieri. Questo oratoriodel Di-
siarsi coli' assoluzione dalle censure e il vinoAmoresomminixli ò dunqueque'san-
ritiro del Papa dalla lega. Neil 5i3 nioi- ti eroi che diedero I' essere alla religione
to Giulio II, sospirando s. Gaetano di con- teatina, che tanto bene operò nella clne-
sagrare i suoi alletti a Dio solo, sebbene sa di Dio e lo prosie^ue tuttora. Volle Id-
il successore Leone X lo chiamasse al suo dio prosperar lo zelo del suoservo Gae-
serv igio per valersi de'suui consigli nel go- tano, il quale intendeva cogli esempi di
ii2 TEA TEA
quell'oratorio eccitare ancora le altre cit- deva, con ansia mostrava non esser con-
t.i del cristianesimo alla riforma di loro tento di solo vederle, bramando e sospi-
nta sregolata, per smentire l'ardito eca- rendo ottenere qualche cosa di più, sen-
Innnioso straparlar degli eretici; men- za osare di chiederlo; quando s.Girolamo,
ti e alla forma dell'oratorio di Roma altri le cui ceneri riposano presso la cappella
ne furono eretti in molte città d'Italia a di del Presepio, comparve anch'egli con s.
Ini norma e con dipendenza dal medesi- Giuseppe in quella gloria, fecegJi animo
mo, riuscendo di potentissimo mezzo- e di ad avanzarsi più d'appresso, e a dislen-
grande aiuto a' secolari per vivere colle dere le sue braccia, accertandolo che . sa-
leggi dell' evangelo, e mantener viva la rebhe stato consolato; confidenzachegl'i-
loro lede, come l'oratorio di s. Girolamo spirò pure s. Giuseppe. Accostatosi il san-
istituito in Vicenza. Anzi per sifiàttoesem- to alla ss. Vergine, questa subito gli f>ice
pio originarono poi molti pii oratoriiedi- dono del divin Pargoletto, e colle sue stes-
vote congregazioni, e sodalizi di secolari, se mani glielo depositò in seno. Chi può
con gloria del promotore s. Gaetano: in mai esprimere la gioia da cui fu compre-
sili leggo nell'erudito Rngionamcnto so il cuore di Gaetano, i soavi piaceri che
della coltura scientifica di s.FìlippoNe- provò, l'affluenza delle grazie di cui s'in-
ri, del eh. mg/ Fabi-Montani, p. 1 8, che tese pieno, e i deliqui d'amore goduti in
questo santo istituì neh 558 V Oratorio que'dolci, rivereuti e alfettuosi amplessi
da cui prese nome la sua congregazione del suo Dio, non che i ricevuti vezzi a-
de filippini, in s. Girolamo della Carità morosi del santo Bambino per non breve
(come dirò, già offerto a' tea ti ni), ingran- tempo? Certo è che le dolcissime rimetta-
dendo forse il disegno della congregazio- branze di sì segnalato favore restarono
ne, accademia e oratorio di s. Gaetano, sì profondamente impresse nell'animo ilei
Che il santo ricevesse il Bambino Gesù, o santo, che nella quotidiana comunione
almeno che avesse la visione del mistero della messa, in cui scioglievasi in teneris-
dellaCirconcisione, dell'Epifania, ec.,si ri- sime lagrime pel fuoco di carità in chear-
levada una sua lettera alla b.LauraMigna- deva, finché visse aspettava sempre e gli
ni. Eccone il racconto. Egli frequentan- pareva in realtà di ricevere dalle mani di
do la suddetta basilica di s. Maria Mag- Maria, e velato sotto le specie sagrauien-
giore, per contemplare nella cappella del tali, quello stesso Bambino che in carne
Presepio l'adorata culla in cui il sommo visihi Unente gli porse nella sua basilica,
amore di Dio volle impiccolire la sua in- Quindi nell'annua ricorrenza del divin na-
finila grandezza, nel restringersi dentro pò- scimento faceva gran feste ed allegrezze,
vere fasce infintili; nel s. Natale del i5i 7 costruendo per quel giorno un divoto
assorto egli più del consueto da tenera Presepio colle figure rappresentanti il mi-
contemplazione del correnternistero,e tut- stero, onde a suo esempio il pio costume
to molle di lagrime per la commozione di vieppiù si dilatò; laonde tulio giubilante
divotoardore,segli presentò alla vista uno e quasi rapito fuori di se contemplava
spettacolo di Paradiso. Vide circondata di l'immensa boutadi Dio fatto e nato Barn-
luminosissimi raggi la B. Vergine col s. bino per nostro amore, predicando spes-
Bambino in seno, come nato allora, cor- se volte innanzi il suo Presepio con tanta
teggiandolo gran moltitudine d' angeli affluenza d'affetti, che le lagrime e i so-
che festeggiavano con armonia di dolci spiri faceangli interrompere i periodi del
canti la nascita del divino infante. Gae- discorso. Inoltre v'introduceva alcuni pa-
tauo rapito da quelle celestiali bellezzedel- stori o pifferali per onorarlo co'suoni pa-
la Madre e del Figlio, non poteva più so- storali delle zampogne, ch'egli udiva con
slenere la veemenza dell'amore di cui ur- indicibile piacere. Secondo alcuni scritto-
TEA
ri, sembra che il santo fosse favorito de'
divini amplessi del bambino Gesù ezian
di od ne a 11 re volte,nelle feste di suaCircon-
sisione ed Epifauia;o almeno pare ch'egli
sia stato ammesso a vedere sensibilmente
il mistero del laCirconcisionecon tutti cjue'
personaggi che v'intervennero, e ad ado-
rare co' ss. re Magi il nato Cambino. Af-
finchè il singolare privilegio ricevuto da
s. Gaetano nella cappella del Presepio si
perpetuasse nella memoria de'posteri, di-
poi il cardinale Savelli-Perelti protettore
della medesima, vi fece collocare la sua
Statua ili marmo tenendo tra le braccia
ils. Cambino, con analoga iscrizione. Per
tanti favori del cielo e per gli esercizi fer-
vorosi continuati nell'oratorio di s. Do-
rotea, Gaetano ripieno dello spirito di
Dio, venendogli a nausea le grandezze di
Coma e gli strepili della corte, per al-
lontanarsene si giovò della morte del
suddetto fratello e dell' infermità della
madre. Nel viaggio volle sfogare la sua
pietà nel santuario di Loreto e contem-
plarvi gli alti misteri operati nella s. Casa
ove celebrò la messa; e giunto a Vicen-
za, al proprio palazzo preferì per albergo
l'ospedale, indi assistè alla pia morte del-
la madre. Dimorando in patria, contri-
buì alla riforma delle benedettine, ed en-
trato tra'confrati dell'oratorio di s. Giro-
lamo, sebbene composto d'artigiani e di
gente volgare, v'introdusse le pratiche del-
l'oratorio del Divino Amore di Roma, e
di questo ne prese anche il nome, e di-
venne tosto un campo fecondo d' anime
grandi nella santità, ed un seminario di
molti religiosi, onde pel coucelto che si
acquistò e buon odore che si sparse per
tutto, molti oratorii d'altre città supplica-
rono di seco incorporarsi, per essere a par-
te de'suoi meriti e orazioni. Dopo aver s.
Gaetauo acceso in Vicenza il fuoco del-
l'amore verso Dio, amando di dilatarlo
pure verso il prossimo, come quello che
esercitavasi ne'miuisleri i più vili in soc-
corso degli ammalati nell'ospedale, ed os-
servando che in Vicetua molti languiva-
YOL. LXXIU.
TEA ut
no infermi di male incurabile, persuase i
suoi confratelli a fondare l'ospedale de-
gl'incurabili deltodella Misericordia, coo-
perandovi il santo, oltreché con la saggia
direzione, nella maggior parte della spesa
col suo patrimonio; lo fece unire all'arci-
spedale di s. Giacomo ili Coma per la com-
partecipazione de' privilegi e indulgenze,
e fu il i.° degli spedali fondati da s. Gae-
tano. Conoscendo egli ormai per esperien-
za essere le pie aduuanze e oratorii di se-
colari potentissimi mezzi a riformare le fa-
miglie private, e con queste il pubblico
del le città, indi tutto il cristianesimo, ch'e-
ra l'unico scopo de' suoi desiderii, essen-
dosi principiato in Verona l'oratorio de'
ss. Siro e Libera, ad esempio e norma di
quello del Divino Amore di Roma, volle
andarvi a riconoscerlo, a perfezionarlo, e
ad incorporarlo a quello di s. Girolamo
per parteciparsi vicendevolmente i beni
spirituali, e tutto conseguì. Altro più ga-
gliardo motivo condusse il santo a Vero-
na, e fu il gran zelo della purità della fe-
de che ardevagli in petto; poiché essen-
do Verona ne'suoi confini lai. aporta d'I-
talia agli esteri di Germania, dove nella
più parte delle provincieavea Lutero spar-
so il suo veleno, stimò necessario portar-
visi per impedire che penetrasse in Ita-
lia il contagio dell'eresia, raffermare nel-
la città vigorosamente la fede e riformar-
la ne'costumi. Grande quindi fu il bene
che fece nell'oratorio di s. Siro ed in tutta
Verona, con esito felicissimo alle sue sante
intenzioni. Ritornato in patria, per divino
comando e per consiglio del suo confessore
p. Giambattista da Crema domenicauo
dotto e virtuoso, nel i 5?.o passò in Vene-
zia per impiegare in quella vigna più gran-
de la sua coltura e le sue fatiche, e mi-
rabilmente vi operò da apostolo; dopo a-
ver dispensato a'poveri il ricavato dalle
suppellettili domestiche, t vendutola sua
copiosa e scelta libreria.dando così a di ve-
dere che il suo ubbidire non era per tempo
limilalOjUia indelìnito.depostoil pensiero
di ripatriai e. Precorsa la sua famaiuVeuc-
ji4 TEA
zia qua! uomo mandato dal cielo, o secon-
da di sua umiltà e carità prese alloggio
nell' ospedale, e subito si fece ammirate
nell'esemplarità e per istupende operazio-
ni co'poveri, malati e carcerati, essendo
largo di consigli e di documenti di spirito
co'nobili chea lui accorrevano; altresì con
fervore tutto intento a preservare i vene-
ziani dalle serpeggianti eresie, predican-
do contro di esse pubblicamente, e raffer-
mando il popolo nella fede e nell' ubbi-
dienza al Papa. Vi promosse la fondazio-
ne dell'ospedale degl'incurabili, onde ven-
ne considera to fonda lore.e con tale epigra-
fe i superiori vi fecero dipingere il suo ri-
tratto. Vi contribuì a proprie spese, ed in
esso fece prodigi di carità nell'assistenza
mirabile agl'infermi, sino a succhiarne le
piaghe più putride, tormentando poi l'af-
faticato suo corpo con austerità e con fla-
gelli a sangue. A di lui esempio molli pa-
trizi recaronsi a servire i poveri incura-
bili,! quali infervorò a istituire nell'ospe-
dale l'oratorio del Divino Amore, perchè
essendone egli tutto acceso, sperava d'ec-
citare le medesime fiamme nel cuore di
que'suoi allievi,col solo rammentarsi d'es-
sere chiamali fratelli del Divino Amore.
Ricordevoli questi della scuola di perfe-
zione ed'indefessa assistenza a'malati, che
il santo vi avea aperto col suo esempio e
operosità, collocarono nell'oratorio la sua
rlligie coli' epigrafe Oratorii fundator.
Per la contratta amicizia in Roma col vir-
tuoso Bartolomeo Stella nobile bresciano
(il quale poi secondo le idee apprese dal
santo fondò il celebre spedale degl'incu-
rabili di Brescia), venerando questi per
madre spirituale la b. Laura Mignani a-
gostiniana di Brescia acclamata per santa,
le fece prendere relazione epistolare col
santo, di confidenze di spirito e di perfe-
zione, relazione divota che tra 'due servi
di Dio si prolungò per lungo tempo con
reciproca consolazione. Bramando il san-
to di conoscete la sua madre in Cristo,
che l'avea accettato in figlio spirituale, es-
sa l'invitò a Brescia, ed egli si recò a vi-
TE A
sitarla nel suo monastero di s. Croce, ed
ebbe con essa lunghi discorsi delle cose ilei
cielo, e del modo vero e sicuro d'acqui-
star anime per quella beata ed eterna pa-
tria. Con tale occasione s. Gaetano le pa-
lesò l'intenzione e la divina ispirazione che
avea di fondare una congregazione di
chierici regolari, i quali alla maniera de-
gli apostoli e de' loro discepoli si doves-
sero impiegare con ogni ardore nell'acqui-
sto delle anime e nella conversione de'pec-
calori, e perciò la supplicò a manifestar-
gli il suo santo consiglio in così ardua im-
presa. Ciò inteso dalla beata, alzò gli oc-
chi al cielo, rese grazie infinite alla divi-
na Provvidenza, che avesse istillato nel-
l'anima santa del suo figlio spirituale un'
opera così utile e proficua alla cristiani-
tà, anzi purea tutto il mondo. Ritornato
S.Gaetano a Venezia, e vedendo la repub-
blica circondala e afflitta dalle guerre che
opprimevano tutta Italia, non che timo-
rosa de' turchi, che assediando Rodi, mi-
nacciavano i suoi possedimenti di Cipro
e di Candia; a placare lo sdegno divino
e invocarne il patrocinio, il santo dopo a-
re raddoppiato i digiuni e le flagellazioni,
v'istituì pubbliche penitenze e divozioni,
fra le quali d'esporre sugli altari scoper-
to negli Ostensorìi il ss. Sagramentocou
quantità di lumi e solenni apparati, per
eccitare i popoli ad un vero pentimento
di cuore, e per rendere più fervorose le
suppliche, animate dalla presenza visibi-
le e maestosa del loro Dio, come pure per
maggiormente inclinare al perdono l'e-
terno Padre in vedersi offrire pubblica-
mente lo stesso suo Unigenito per media-
tore. Alcuni scrittori attribuiscono a s.
Gaetano l'invenzione e fuso degli odierni
ostensorii, che poi in Italia e altrovesi di-
ramò in tutte le chiese. A queste esposi-
zioni delVenerabile diedes. Gaetano prin-
cipio prima del i 523 nel suo oratorio del
Divino Amore in Venezia, e poi in altre
chiese più ampie della città, nelle quali
affollandosi la gente, trattavi dalla novi-
tà di quel sagro e sì divolo spettacolo, vi
TEA
odorava Gesù con lauta divozione e con-
fidenza che le pareva da quel luminoso
trono di maestà stessero pendenti e co-
me sicure le grazie desiderate e richieste.
Di versi storici e la ste>sa congregazione de'
riti asseriscono, che per le pubbliche di-
vozioni islituited.il sanlo in Venezia, essa
fu preservata da gravi pericoli e riacqui-
stò le cillà e piazze per ('innanzi perdute.
Però mentre Venezia ammirava le pro-
digiose sue opere e godeva i copiosi frut-
ti del suo zelo, il p. Giambattista da Cre-
ma domenicauo,confessore e direttore spi-
rituale del santo, scorgendo con lume ce-
leste formarsi vaste idee nella sua mente,
e che il di lui gran talento non dovea te-
nersi ristretto in una sola città, sebbene
nobilissima e sede della possente repub-
blica, gli comandò di tornare a Roma; ed
egli all'ubbidienza sagri fico tutto quel be-
ne che operava in Venezia, la quale ri-
tenendolo per suo angelo tutelare e nuo-
vo apostolo, ne restò assai rammaricata.
Nel rimettere il santo prelato il piededen-
tro l'alma città, grandissima fu la conso-
lazione di molti, e particolarmente de'suoi
confratelli dell'oratorio del Divino Amo-
re, e servì al loro numero aumentato di
grande eccitamentoad avanzarsi nelle vir-
ili e nello zelo per la lede. Il santo si die
subito a sfogar la sua carila, a cercar pec-
catori per convertirli, poveri per soccor-
rerli, infermi per assistei li, massime quel-
li infetti dalla peste da cui era oppressaRo-
ma, come deplorai a Pestilenza, di con-
tinuo esponendo la sua vita nel servire gli
appestali econ istupore de' romani. Intan-
to nella sua mente andava ideando la nuo-
va congregazione per rinnovar nel mon-
do la vita apostolica e rialzare il clero de-
caduto nella disciplina ecclesiastica, colla
riforma del quale sperava pur quella del
cristianesimo; ma la sua umiltà io com-
batteva, riguardando per temeraria pre-
sunzione il pretendere d'aver quello spi*
rito che fu necessario a's*. Benedetto, Do-
menico e Francesco, per introdurre nella
chiesa di Dio uuo\i ordini icligiosi. Pro
TEA 1 1 5
gando di continuo Dio a manifestargli il
suo volere, finalmente l'esaudì, facendo-
gli intendere mediante visione che non so-
lo gradiva il suo disegno, ma lo voleva
senza indugio posto in opera, pronto egli
a prosperarlo colla sua divina assistenza.
Pertanto gli fece vedere, come modello
della nuova religione, un campo coperto
di vaghi gigli, attorno cui volavano vari
uccelletti, che con voce giuliva cantava-
no le lodi al loro Creatore, accennando poi
a Gaetano, che que' fiori andavano ben
vestiti senz'aversi tessute le sete, e quegli
uccelli ben pasciuti senz'aver seminato o
mietuto grani, aspettando gli uni e gli al-
tri dalla sola Provvidenza del cielo il lo-
ro cibo e vestito. Questa è la norma, gli
disse, del tuo istituto. Così assicurato il
santo del divino volere, e sentendosi gioi-
re il cuore per gran confidenza in Dio, s'ac-
cinse subilo a eseguire con animo gene-
roso la dilìicile impresa; e dovendo fon-
dar il nuovo ordine sul niente di terra,
volle peli.0 spogliarsi di tutti i beni ter-
reni. Fece perciò breve ritorno a Vene-
zia per stabilire legalmente la sua rinun-
zia de' possedimenti feudali e fìdecommis-
sari, in favore de'congiunli cui spettava
no,e il restante liberoall'unicanipotecon
tessa Elisabetta, riservandosi solo alcune
decime a vantaggio de'poveri.L'istromen-
to fu stipulato il i.° settembre i 523.
Spropriato dell'avite ricchezze, s. Gae-
tano si restituì a Roma, visitando di nuo-
vo nel viaggio la s. Casa di Loreto, ma
compreso di sagro terrore e riputandosi
indegno di celebrare in quella celeste stan-
za, giunto all'aliare lo bagnò di lagrime
e retrocedè in sagrestia a deporre i sagri
paramenti, senza aver potuto celebrare il
». Sacrifizio che anelava. Betta supplicò
fervidamente la ss. Annunziata a riceve-
re l'offerta ch'era in procinto di formare
h difesa della lede, accoppiando iniii'iiiij
il chiericato col monachismo, a prender-
lo sotto la sua protezione, e ad impetrar
gli la benedizione del suo S. Bambino, e
concepì lauta speranza d'essere esaudito,
n6 TEA
die se gli raddolcì l'amarezza e confusio-
ne prodottagli dell'essersi astenuto per u-
miltà di celebrare. Quattro gravissimi di-
sordini nel popolo fedele erano pianti da
s. Gaetano. Il vivere dissoluto de'secola-
ri, il costume rilassato de'chierici, il di-
sprezzo delle cose sagre, e il furore dell'e-
resia di Lutero, che oltre il Nord, la Ger-
mania, l'Inghilterra, la Francia, si sparse
in Italia e infiniti danni recò. Se l'inno-
cenza,l'ecclesiastica disciplina/il di vin cul-
to, la s. fede erano totalmente pregiudi-
cate, s. Gaetano però con tutto lo zelo si
adoperò per risarcirle; e da lui in poi e
per la fondazione a suo esempio d'altri
benemeriti ordini chiericati , si osservò
gran mutazione di costumi in Italia, es-
sendo col suo ordine principiata sì vasta
e generale riforma. A mezzodì essos. Gae-
tano sperava di fare rifiorire il clero nel-
la probità, dottrina, educazione, pover-
tà, modestia e santità; e che i secolari la-
sciando i vizi si dassero all'acquisto del-
le virtù. Né andò fallita la sua speranza,
e non passò molto che per gli esempi del
suo istituto, il clero si restituì all'antica
disciplina e tornò alla Chiesa il primiero
decoro. Per la qual cosa s. Gaetano ven-
ne riconosciuto per riformatore dell'ordi-
ne clericale, per combattere contro tutti
gli eretici del suo tempo, e particolarmen-
te Lutero capo e condottiero di tutti. A
Lutero difatti, che il i .°in quel secolo, inal-
berato lo stendardo dall'apostasia e del sa-
crilegio, aprì la porla a tutti gli errori,ed
incoraggiòtutti i vizi, ladivina Provviden-
za oppose il patriarca del regolare chie-
ricato s.Gaetano, il quale altresì fu ili.°
in quel secolo, che scosso come da un pro-
fondo letargo il cristianesimo, ed eccita-
tovi lo spirito di santità e di fede, pro-
mosse la pratica di tuttele virtù, e lo svi-
luppo di tutte le verità. Fu s. Gaetano
che col suo esempio richiamò il clero al-
l'esercizio della predicazione dicui arros-
siva;ed il i ."prete secolare di quel tempo,
cheiu Roma comparisse in pulpito in cot-
ta e berretta ad annunziare ladivina pa-
T E A
vola. Col suo ordine si prevalse pure per
ripristinare la decenza e decoro nelle chie-
se, l'osservanza de'sagri riti, ceremonie e
rubriche, la frequenza de'sagramenti, la
di vota salmodia equanto si spetta al cul-
to dell'Altissimo; non che per arrestare i
progressi dell'eresia e reprimere la sfre-
natezza luterana, fornendo alla Chiesa
valorosi campioni che la difesero da'ribel-
li eretici, ed è perciò che facevano solen-
ne professione di fede per propugnare la
credenza cattolica. Essendo solita la di-
vina Provvidenza, al dire di s. Agostino,
a far precedere l'antidoto al veleno, così
dispose che comparisse al mondo s. Gae-
tano prima di Lutero, sopravvivendo di
poco anche a quell'eresiarca persecutore
della fede. Questi bestemmiò e abbondi-
no las. Croce, invece il santo fondò il suo
istituto nella festa di suaEsaltazione, men-
tre in quella dell'Invenzione ne doman-
dò l'approvazione, e prese il salutifero se-
gno per insegna del suo ordine, ordinan-
do che se ne festeggiasse il giorno con ri-
to solenne. Assegnò per stemma al suo
ordine la Croce (che si eleva sopra 3 mon-
ti), anche pel dono fattogli da s. Pietro,
il quale comparsogli con s. Paolo gli die
in mano la croce, acciocché la sua reli-
gione con tal vessillo combattesse i nemi-
ci di s. Chiesa. Per cui il santo ordinò ai
suoi figli di far sempre a* vesperi e mat-
tutini la commemorazione della s. Croce^
come a titolare dell'ordine, e di celebra-
re la sua messa votiva in tutti i venerdì
non obbligati da'santi di rito doppio. Il
malvagio apostata non potè soffrire che
si celebrassero dalla chiesa le feste del Cor-
pus Domini, e dell'Immacolata Concezio-
ne di Maria; e s. Gaetano rintuzzò l'ere-
siarca con rinnovar ne'fedeli la venera-
zione al ss. Sagramento, e dell'Immaco-
lato Concepimento fu sì divoto, che nel
recitare il rosario v'intrecciava sempre u-
na dolce memoria della di lei purissima
Concezione, e fondò il suo istituto al qua-
le necomunicò la divozione, per cui i tea-
tini oltre l'avere sempre sostenuto e glo-
TEA
liticato questo niislero,come notai ne'pre-
cedenti Cenni sull'Immacolata Conce-
zione e a Teatine, colle prediche e colle
slampe (onde il p. Marracci, morto nel
1675, nella Biblìotheca Mariana enu-
merò più di 3o scrittori) propagarono
dappertutto con calore la tenera divozio-
ne dell'abitino o scapolare ceruleo del-
llnimacolata Concezione, da loro bene-
detto per particolare privilegio pontifìcio
e con indulgenze, a consolazione de'suoi
veneratori. Ed il teatino p. Meazza ci die-
de il Diario dell'Immacolata Concezio-
ne. Non contento Lutero di perseguitare
la chiesa militante, mosse guerra contro
la chiesa purgante, togliendole i suifragi
come inutili e peccaminosi, anzi negan-
do il purgatorio; e s. Gaetano infuse nei
suoi religiosi tanto spirito di compassio-
ne, e tanto zelo di carità verso i defunti,
ch'essi poi colle prediche e coll'esposizio-
ne de! ss. Sagramento, particolarmente
ne'lunedì, e con molti volumi stampati
hanno propagata e promossa quella di-
vozione, e que'molti suffragi che si appli-
cano alle anime del purgatorio. Lo stes-
so s. Gaetano oltre i rigorosi digiuni, le
aspre discipline e le ferventi orazioni, che
faceva o ordiuava a loro sollievo, fu l'in-
ventore per mezzodì Maria Lorenza Lon-
ga sua penitente in Napoli di quell'Ave
de'morti diesi suona all'ora prima della
notte , il qual pio costume si dilatò per
l'Italia e altrove. Pretese Lutero di scon-
volgere l'ordine gerarchico della Chiesa,
non potendo sopportare neppure il nome
di chierici, e fece di tutto per abbattere
la santissima dignità del Papa. Per con-
trapposto s. Gaetano accrebbe la gerar-
chia della Chiesa con nuovo ordiue, col
nome di chierici regolari, col quale po-
scia furouo a suo esempio istituiti i sun-
nominati e altri, e professando al Papa
profonda venerazione, soggettò il suo i-
stituto immediatamente alias. Sede, ob-
bligandosi co' suoi religiosi a perfetta
ubbidienza alla medesima. Altre virtuo-
se azioui contrapposte agli errori di Lu
TEA 117
tero, per la dovuta brevità tralascio di ri-
cordare. Grande poi fu la fortezza del san-
to contro l'eresiarca, in sostenere la divi-
na Provvidenza da lui impugnata , con
insultanti latrati di contumelie,ad oltrag-
gio di Dio togliendogli quel glorioso at-
tributo e del quale si mostra tanto gelo-
so. L'orribile bestemmia di Lutero, che
Dio lasciava agli uomini in terra il reg-
gersi da se stessi, fu una delle principali
cagioni per cui s. Gaetano introdusse nel
mondo la sua nuova religione teatina, e
co'falti e 1' esperienza volle confutarlo,
mettendo in faccia all'eresia una povera
e numerosa famiglia, che priva del tutto
di sostanze e fondata sul nulla di terra,
non tenesse possessioni 0 censi per sosten-
tarsi, né cercasse con questue da altri il
necessario per vivere, aspettandolo uni-
camente dal cielo. Questo 1. "riformatore
del clero secolare, sebbene a di lui esem-
pio furono istituiti altri ordini di chierici
regolari, quanto alla somma sua povertà
apostolica, sperando di vivere colle sole
spontanee olferte de'fedeli, restò senza i-
milatori,gli altri questuando o posseden-
do. Talcliègli eretici in vedere tante case
echiese teatinesparse per molte città seu-
za alcuna possessione, e senza propria in-
dustria provvedute per lungo tempod'a-
limeuti, di vesti e di sagre suppellettili,
furono costretti a confessare vivere esse
col solo soccorso della divina Provviden-
za, ed averne Dio immediatamente la cu-
ra. Di più s. Gaetano divenue l'apostolo
e padre della Provvidenza, e da'fedeli vie-
ne invocato a principale intercessore ef-
ficace di essa presso Dio. Sebbene la divi-
na Provvidenza e la povertà apostolica
sia la massima fondamentale dell' ordine
de'teatinijù falso ch'essi facciano il 4-°vo-
to di non possedere fondi o rendite, né
di poter chiedere limosina; benché il tut-
to osservino con esaltezza e gelosia, non
ne hanno altro che obbligazione di re-
gola, né il trasgredirla sarebbe peccato.
Accenniti i motivi che indussero il santo
a litui mare il clero, e ad istituire il suo
ri8 TEA TEA
ordine, dirò che per effettuarne la fonda- \ata ad arcivescovato), ohe pure medita-
«ione prese a compagni il Carafa, il Col- va una riforma del clero, questi corse dal
le e il Consiglieri, e altri ascritti all'ora- santo a congratularsi della nobile impre-
Iorio del Divino Amore di s.Dorolea, dei sa, dolendosi di non avergliela comunica-
(juali tutti scrissero i pp. del. Antonio Ca- ta, tuttavia lo pregava almeno accettarlo
iacciolo,SlefanoPepe,FrancescoM.'Mag- per compagno in un'opera tanto da se
gio, Tommaso Schiara, GinseppeSilos ed bramata. Ammirando s. Gaetano che un
altri teatini. Ma lo zelo del santo non es- personaggio de'più celebri de'suoi tempi
Bendo pienamente contento, per essere volesse ascondersi trai chiostri, gli disse
molti dique'suoi confratelli distratti dal- non averglielo significato per stimare dif-
la corte e da'propri interessi, pensò dun- fìcile che un arcivescovo e vescovo potes-
que d' eccitar col suo esempio alcuni di se abbandonar le sue chiese e tante ani-
que'prelati e chierici secolari a rinnovar • me alla sua cura affidate. Ma il prelato
si in chierici regolari, e con essi formare addusse l'esempio d'altri santi vescovi,
una congregazione stabile da propagarsi ritiratisi dalle loro chiese a vita privata,
per più provincie, la quale ravvivasse al Alle difficoltà che gli addusse s. Gaetano,
mondo la vita apostolica quasi del lutto che il Papa non avrebbe permesso pri-
eslinta,efosse uno specchio pubblico pei varsi d'un ministro così necessario agl'in-
chierici del secolo per correggersi. Inva- teressi pubblici della s. Sede, l'arci vesco-
ghitisi della bella idea i 3 nominati con- vo alquanto turbato inginocchiandosi ai
fratelli se gli offrirono con piena volontà suoi piedi, lo scongiurò a riceverlo nella
e generosamente compagni alla disegna- sua congregazione e di non lasciarlo nel
ta riforma del clero, soggetti tutti e 3 che inai e burrascoso della corte. Allora il santo
illustraronoinsommogradolaChiesa col- si diede per vinto a tanta costanza e fer-
ia singolarità della dottrina, col zelo per vore, e inginocchiatosi l'abbracciò tene-
la fede, colla santità della vita, come dififu- ramente. Non può esprimersi quanta fis-
samente espone il p. d. Giuseppe Silos tea- se la consolazione di s. Gaetano, in veder-
lino nell'eloquentissima storia dell'oidi- si mandato da Dio un collega di tanto me-
ne. Narra il Novaes nella Storia de Pon- rito, di sì rari talenti, e fornito d'insigni
tefìci, che Adriano VI, cui stava tanto a prerogative. Piansero ambedue d'alle-
tuore la riforma della corte romana, ne grezza, la quale si raddoppiò in loro con
incaricò s. Gaetano e il Carafa, siccome l'aggiuntad'unnuovo compagno in Pao-
uomini de'più stimali per bontà, zelo e lo Consiglieri, il quale amico del Carafa,
prudenza; come pure per la correzione né volendosi separare da lui, pregò il san-
de'costumi, e il ristabilimento della disci- lo ad ammetterlo nella compagnia che
plina del clero; ma non potè effettuarsi andava formando per abbattere il vizio
per la morte del Papa. Però il p. Harl- e l'eresia. Diversi altri confati deifora-
inann corregge l'abbaglio di quegli scrit- torio si disponevano all'unione, ma intesa
tori che riferiscono avereAdriano VI chia- la povertà dell'istituto essere la massima
inalo s. Gaetano per la riforma del eie- fondamentale, si ritrassero addietro. I 4
io, ma bensì Marcello da Gaeta o Gae- fondatori della nuova congregazione, de-
tano detto pure Tommaso Gazzella, e col liberando il modo e il tempo per princi-
Carafa. III." a cui s. Gaetano manifestò piarla, e premesse calde preghiere a Dio,
il suo diseguo fu Bonifacio Colle suo con- convennero di subito farne istanza a Papa
fidente e amico, ilquale esibendosi pron- Clemente VII, per l'opportuna facoltà.
lo a eseguirlo, poi avendolo partecipalo Volle s. Gaetano dar principio al suo or-
a Gio. Pietro Carafa arcivescovo di Brin- dinea'3 maggio i 524, giorno sagro all'In-
<X\i\ e vescovo di Chieti (poco dopo eie- veuzione della ss. Croce, per assicurarlo
TEA
solto l'ombra ci ì essa, e impegnar i suoi
compagni a una vita crocefissa. In tal
giorno co'suoi compagni si portò a'piecli
di Clemente VII, e manifestandogli il suo
proponimento lo supplicò del suo beni-
gno assensoa quella riforma del clero che
stavano per intraprendere, onde rinnovar
nella Chiesa la vita apostolica che fosse
sollecita a procurar la salute dell'anime,
e riducesse i chierici secolari a vivere in
comune, senza posseder entrate pel loro
sostentamento, uè mendicarlo dalla pietà
altrui ad esempio degli apostoli. Benché il
Papa ammirasse il gran coraggio diGaeta-
no per risoluzione sì ardua e magnanima,
tue lodasse lo zelo, scorgendovi peròdel-
le gravi difficoltà, deputò una congrega-
zione di cardinali e di prelati, i quali è-
sami nascerò la norma di questo nuovo i-
stillilo , per sentirne poi il loro parere.
Frattanto prevedendo il demonio il gra-
ve danno che poteva recargli il nuovo or-
dine se si fosse stabilito, tentò ogni mez-
zo per estinguei lo nel suo nascere. Sicché
sparsasi la nuova per Roma di tentarsi
la riforma del clero, il nemico inferna-
le accese ci i livore e sdegno l'animo d'al-
cuni malevoli di vita dissoluta , contro
gl'inventori di tal riforma, con maldicen-
ze, calunnie e derisioni, poi però castiga-
le terribilmenteda Dio. Chiaoiatos. Gae-
tano e i suoi compagni dal Papa, presen-
te U\ congregazione preposta all' esame
dell'istituto, Clemente V 11 cominciò a con-
dolersi col Carafi,con cui divideva le va-
ste cure del pontificato, per volersi riti-
rare in un chiostro, e far divorzio con due
chiese. Incoraggilo il prelato dallo spiri-
lo di Dio, rispettosamente difese la sua
risoluzione, e supplicò il Papa a non ne-
gargli il contento di passare co'suoi com-
pagni a formarla nuova congregazione.
La saldezza di sue ragioni e l'eloquenza
colla qualel espose, commossero Clemen-
te VII, onde slava per esaudirlo, quando
i cardinali esposero il loro contrario pa-
rere, dichiarando inoltre volere il prela-
to Gaetano introdurre nella Chiesa due
TEA ,i0
cose impossibili insieme, che sono il de-
licato e il monacato, essendo duestati fra
loro diversi nel nome enell'abito. Da que-
sta opposizione si difese il santo con gran
sapienza e dottrina, e dimostrando ch'e-
gli non intendeva d'innovare, ma di rin-
novare l'istituto dechierici regolari an-
tico sino dal i ."secolo della Chiesa, essen-
do stati gli apostoli i primi preti e chie-
rici regolari con vita atliva.predicando la
divina parola e amministrando i sagra-
menti, e vivendo in comune colf offerte
spontanee de'fedeli, e con attendere all'o-
razione, al cantodelledivine lodi, quest'e-
ra la vita contemplativa e regolare; la (ma-
le vita coll'andarde'tempi rilassata fu an-
che più volte ristorata, finché nel secolo
XIV si estinse. Convinto il Papa e i car-
dinali dal vigoroso ragionamento, inclina-
vano ad acconsentire alle sue istanze, ma
i cardinali nondimeno proposero una 3.'
difficoltà, contro il non possedere e il non
questuare, d che sarebbe una povertà pro-
digiosa e maggiore di quella cìe'fi ancesca-
ni che questuano, perciò temerario divi-
samento e un continuo tentar Dio a far
miracoli. Infervorato s. Gaetano nell'udi
re tante dillìdenze nella Provvidenza, ri-
cordò le promesse di Cristo, e come Dio
alimenta gli uccelli dell'aria e veste i gi-
gli del campo, molto più avrebbe cura di
provvederlo di pane e di panno senza ac-
cattarlo; dimostrando che gli apostoli e
tanti altri dopo di loro vissero a spesedel-
la divina Provvidenza, la quale certamen-
te avrebbe chiuso la bocca diLutero e suoi
settari che la negavano, rilegando Dio nel
solo giro de'cieli, assegnando il governo
della terra al caso, alla fortuna, all'indu-
stria. Concluse con pregare di approva-
re il suo istituto. Convinti i cardinali non
ebbero più cuore di contraddirlo, ed il Pa-
pa sopraffatto i\d tanta fede, e per gli ef-
ficaci uffizi del celebre mg.r Giberti vesco-
vo di Verona, si arresea'suoi desideiii. In-
tanto i presagi e i segni del cielo appro-
varono I istituto, che disapprovavano gli
uomini, con predizioni fatte da'servi di
1 1 o TEA
Dio o con visioni da loro avute. Dopo tan-
te opposizioni e difficoltà, persuaso Cle-
mente Vl^anzi invaghito d'un istituto sì
generoso e distaccato dal mondo, lo ap-
provò coll'onorifico breve Exponinobis,
de'24 giugno 1 5>a4» Bull. Rom. t. 4> pa|'-
1, p. 47) concedendogli tutte le grazie e
privilegi de'canonici regolari Lateranen-
si, dovendo vestire abito nero alla forma
clericale e chiamarsi col nome specifico di
Chierici Regolari, dichiarando il nuovo
ordine immediatamente soggetto alla s.
Sede, e non a'vescovi o cardinali protet-
tori. Il sommo giubilo di s. Gaetano fu
inesprimibile,recandosi co'suoi compagni
a ringraziar Dio ne' santuari di Roma, e
ripetutamente nella basilica Vaticana, ri-
guardando s. Pietro principe degli apo-
stoli cornei. 'fondatore di quel clero rego-
lare ch'egli stava per fare rifiorire e rimet-
tere nel suo primitivo vigore. Dovendo in
breve professare la vita apostolica, volle
spogliarsi subito de'provenli ch'erasi ri-
servati, rinunziando pure a'benefizi e uf-
fizi ecclesiastici, solo riservandosi porzio-
ne de! ritratto d'uu uffizio, il resto aven-
dolo dispensato a'poveri, per provvedere
e fornire del bisognevole l'abitazione e la
chiesa per la sua nuova famiglia religio-
sa. A' 1 4 settembre, festa dell'Esaltazione
della ss. Croce,diè s. Gaetano glorioso in-
cominciamento stabile al suo approvato
ordine de' chierici regolari, colla solenne
professione secondo la vita apostolica. Il
Papa per distinzione volle riceverla egli
stesso, deputando in sua vece mg.1 Bon-
ziani vescovo di Caserta e suo datario, di
portarsi con s. Gaetano egli altri 3 com-
pagni nella basilica di s. Pietro ad accet-
tarla. Nel detto giorno dunque dell'Esal-
la/ioue della ss. Croce, il delegato pon-
tificio con tutto il clero di Roma si recò
in s. Pietro, ove accorsero i prelati, la no-
biltà e popolo numerosissimo. Il vescovo
di Caserta celebrò la messa nell'altare di
s. Andrea apostolo, comunicò i 4 fonda-
tori, indi passò all'altare di s. Pietro e-
relto sulla sua tomba, secondo i desideri!
TEA
di s. Gaetano che voleva fondar il suo or-
dine innanzi il principe degli apostoli, ed i
4 candidati lessero ad alta vocei voti e pro-
fessione, a Dio, alla B. Vergi ne ed a s. Pie-
tro, di povertà, castità e ubbidienza; indi
spogliati degli abiti prelatizi, furono subi-
to rivestiti dallo stesso vescovo d'un abito
di lana nera intessuta, e formato all'uso
de' chierici regolari, di tonaca e manlel-
letla (per secondare il volere del Papa, es-
sendo essi tutti prelati; ma s. Gaetano nel-
la sua umiltà non potendo più tollerare
quella divisa prelatizia,col pontificio per-
messola tramutò nel mantello talare), col
cingolo simile di lana a'fianchi,e colla ber-
retta da preti in testa (fuori delle case u-
sano il cappello ecclesiastico, ed il p. Bo-
rianni ne riporta la figura a p. 56 del Ca-
la Ingo degli ordini religiosi, che il Cap-
paroni riprodusse a p. 3q della Raccol-
ta degli ordini religiosi). Quindi il ve-
scovo pubblicò essersi già istituita la nuo-
va religione de' chierici regolari canonica-
mente, colla piena autorità e approvazio-
ne della s. Sede. Quando l'ordine nella
crociata settentrionale della basilica col-
locò tra le statue de'fondalori quella di
s. Gaetano scolpita in marmo da Carlo
Monaldi, nell'iscrizione vi fece esprimere
le parole ad aram maxi/nani, per ricor-
dare che la solenne professione del suo i-
stituto I'avea fitta innanzi l'altare mag-
giore della stessa basilica. Dopo i solenni
voti, dovendosi subito eleggere un capo
che reggesse la nuova religione e ne pro-
muovesse l'avanzamento, sebbene spet-
tasse ad esserlo al santo, egli supplicò u-
milmente i compagni a non pensarea lui,
ed esaltando i grandi meliti del Carafa,
indusse i compagni ad eleggerlo preposi-
to, capo e padre del nascente istituto, il
quale fece inutilmente di tutto per esen-
tarsene. Per questa eroica umiltà de! san-
to, non molti scrittori affermarono che il
Carafa fu il fondatore de'chierici regola-
ri, il che è grave errore, appartenendo a
s. Gaetano la gloria di averne concepita
la istituzione e insieme effettuata al ino-
TEA
«lo descritto: il Carata, il Colle e il Con-
siglieri (mono i suoi compagni nella fon-
dazione e perciò confondatori dell'ordi-
ne. Segnila l'elezione del p. Carata nella
stessa basilica Vaticana, ne dierono par-
tecipazione al prelatoDonziani che ivi l'at-
tendeva, la confermò con autorità pon-
tifìcia, restando essi ed i numerosi circo-
stanti commossi e sorpresi della mirabile
umiltà di s. Gaetano, indi si resero le do-
lute grazie a Dio, e l'esemplare prima fa-
miglia del clero riformato, modestamen-
te e accompagnata dal popolo ammira-
tore, m condusse alla preparata abitazio-
ne tutti lieti e conlenti. Moltissimi scrit-
tori commendarono altamente la pover-
tà somma, apostolica e prodigiosa dell'i-
stituto di s. Gaetano, la sua fiducia sin-
golare sostenitrice della povertà profes-
sata^ quanto la divina Provvidenza soc-
corse e arricchì con islupendi prodigi la
povertà teatina. Questa si meritò pure
l' ammirazione de' Papi, e gli eminenti
loro encomii. Clemente Vili osservato-
re e pratico della povertà teatina, con
parzialità d'alletto e di confidenza anda-
va di sovente a sollevarsi co teatini, allo-
ra dimoranti nella casa di s. Silvestro sul
monte Quirinale, dove nella chiesa cele-
brava la messa, e studiava nella libreria
a tolto suo genio, anzi talvolta vi restò a
desinare co're!igiosi,senza voler nulla più
del parco loro cibo, che la povertà im-
bandiva nella mensa comune.Quando poi
discorreva co'cardinali e altri personag-
gi dell istituto di s. Gaetano, soleva dire
ammirandone la gran povertà: La reli-
gione de teatini è un vero e continuo mi-
racolo. Urbano Vili disse loro: L'isti-
tuto del vostro fondatore s. Gaetano è
una delle gemme più preziose che ador-
nano la bella sposa di Gesù Cristo santa
Chiesa. Egli è un prodigio della pover-
tà, ed è un miracolo quotidiano della di-
vina Provvidenza. Sappiate conservare
questo bel gioiello con grangelosia,accioc-
che non perda la Chiesa un sì vago Orna*
mento e decoro. Innocenzo XI I nella boi-
TEA 12.
la di canonizzazione , Rationi congrui tì
presso il Uni/. lìom. t. g, p. 1 08, che non
potè pubblicare Clemente X,chiamò que-
sto vivere sì rigidamente povero de'tea-
lini, ammirabile e più celeste che terre-
no, vedendosi per esperienza vivere tan-
te famiglie teatine, senza aver di che vi-
vere e non poterlo nemmeno ad altri do-
mandare, ed avere tante sontuose e ma-
gnifiche chiese , provvedute di decorose
suppellettili e di preziose argenterie. E pu-
re l'ordine si dilatò per tutta l'Europa,
e persino nelle Indie orientali; e formò
le meravigliedi molti scrittori, cometan-
to rigorosa povertà ebbe attrattive e fòr-
za di tirare a seguirla tanti personaggi no-
bili e doviziosi, preponendola a'Ioro do-
mestici comodi e ricche sostanze; e come
abbia potuto allevare tanti soggetti di
gran valore, celebri ne' pergami e nelle
cattedre, nelle scienze e nelle stampe di
dottissimeopere, a frontedell'insufìicien-
za d'una ristretta povertà. La congrega-
zione dei s. riti nella T ita compendiata
che pubblicò di s. Gaetano, grandemen-
te lodò la sua gratitudine verso que'be-
nefattori, che eleggeva la Provvidenza per
suoi ministri a soccorrere la povertà tea-
tina. Egli fu premuroso di pregar calda-
mente Dio e di farlo pregare da'suoi fi-
gli pe'benefattori di sua religione; ed isti •
tuì per legge che si descrivesse nomina-
tamente ciascun benefattore sopra d'un
libro da leggersi alla pubblica mensa, ac-
ciocché tutti i religiosi si ricordassero sem-
pre di loro nelle private e comuni ora-
zioni con Dio. Comandò inoltre il santo
a'suoi figli, che tutti unitamente si portas-
sero in chiesa, tanto dopo il pranzo, quan-
to dopo la cena, a pregare pe'loro bene-
fattori, poiché non eravi mezzo più op-
portuno ed efficace per obbligar la divi-
na beneficenza al sollievo di loro povertà,
quanto la gratitudine a chi la benefica-
va. Per tutto questo i teatini furono pur
chiamali i religiosi della Provvidenza.
Sebbene s. Gaetano ottenne per essi da
Clemente VII il nome di Chierici Rego-
i i-x TEA
lari, siccome antico nella Chiesa e appro-
prialo agli stessi ss.Apostoh,i quuli liirono
chierici di professione, e regolari di voti
<: vita comune, onde come notai in prin-
cipio gli altri ordini del clero regolare.che
dipoi ad esempio di s. Gaetano uscirono
\ a loi osamente in campo a difesa di s. Chie-
sa, furono costretti aggiungere a tal no-
me un vocaholo distintivo per chtìeren-
?iarsi da'leatini e dagli altri; tultavolta i
chierici regolari di s. Gaetano furono vol-
garmente dagli altri chiamali anco Tea-
tini, per abbreviatura di denominazione,
il che ebhe origine dall'essere stato ani-
messo da s. Gaetano nel suo istituto Gio.
Pietro Cara fa vescovo di Chieti, il quale
preso a compagno dal santo nella fonda-
zione e per lui eletto preposito, facendo
egli lai /figura e pel carattere episcopa-.
le che lo fregiava, die motivo al popolo
di chiamar Teatini lutti i nuovi religio-
si, che aveano a loro superiore il già ve-
scovo Theatìno, così detto da'lalini il ve-
scovo di Chieti, la qnal città dell'Abruz-
zo Citeriore in tale idioma dicesi Thea-
(e. Dirò con {'Italia .Mc/v7d'Ughe)li, che
il Carafa 1*8 agosto 1 5^4 rinunziò l'arci"
vescovato di Brindisi e a'24 il vescovato
di Chieti; indi il Papa colla bolla Super
universa s, de' 1 8 luglio 1 526,elevò Chieti
ad arcivescovato, e Paolo Ili dopo aver
creatocardinale Carafa a'20 giugno! 53y
lo dichiarò 3.° arcivescovo di Chieti. Non
mancano di quelli che rilevando l'incom-
parabile umiltà di s. Gaetano, rimarca-
no aver egli impedito che col proprio no-
me si chiamassero isuoi religiosi, ma sem-
plicemente chierici regolari, mentre gli
agostiniani, i benedettini, i domenicani,
i francescani presero la denominazione
dal loro fondatore; anzi vogliono alcuni
che il santo sia slato il promotore e divul-
gatore del nome di Teatini, pei far credere
al mondo che non egli, ma il vescovo Tea-
tino ne fosse il fondatore, e trovo in di-
versi scrittori che Clemente VII, accet-
tando ripugnante la rinunzia del vesco-
vato, volle che il p. Carafa ne ritenesse il
TEA
titolo di Chieti. Inoltre il nome Teatino
ha gloriosi significati , come d' illustre,
spettabile e contemplativo delle celesti
bellezze. A veudos. Gaetano formatoli suo
ordine sul modello della vita degli apo-
stoli e di quella di Gesù Cristo, volle ras-
somigliarli anche nel vestito, e prescris-
se l'abito nell'antica forma e suddescrit-
to, grave e modesto secoudo l'uso antico
de' ministri della primitiva chiesa. Però
nelle funzioni ecclesiastiche e ne'pulpiti,
invece del mantello talare, volle che sul-
la tonaca si rimettesse in uso la cotta di
candido lino, e la berretta in testa a for-
ma di croce, nel clero di que'tempi tal-
mente soppresse e disusate, che al pri -
ino vedersene in Roma indossati i nuo-
vi chierici di s. Gaetano, eccilossi nel po-
polo tale stupore e divozione, che dipoi
distinse i chierici regolari dagli ordini
religiosi, col nome volgare di Berrct-
tanti, in che si comprendono pure i ca-
nonici regolari e le congregazioni dei sa-
cerdoti che vivono in comunità istitui-
te dopo i chierici regolari e a loro esetn -
pio, siccome descrissi ne'loro articoli. Le
leggi prescritte da s. Gaetano al suo or-
dine sono del tutto apostoliche e di tal
perfezione, che servendo di modello ad
altre istituzioni di regolari, meritarono
I ammirazione di gravi personaggi e di
chiari scrittori, avendo accoppialo colla
povertà le due vile attiva e contemplati-
va, per cui molti Papi nelle loro bolle,
come specialmente Gregorio XI V e Pao-
lo V, attestarono nel lodare i copiosi frut -
ti e beni da'leatini recali alla Chiesa, e non
cessano di recarlo di continuo in vantag-
gio del bene pubblico e privato. Rinno-
vò s. Gaetano ue'suoi figli il canto sem-
plice nel coro, secondo l'uso antico della
Chiesa, senza varietà di note né figurato,
e senza l'accompagnamento dell' organo
(questo fu poi adottato nelle feste per ac-
compagnamento ove erano poche voci
o uou abbastanza sonore nella salmo-
dia, e per la necessaria pausa), a moti-
vo ancora di sostenerlo a fronte dei lu-
TEA
Urani nemici della fede, die dispregian-
dolo lo volevano dismesso, quasiché il lo-
dare Dio sia una perdita di tempo, ed eb-
be la gloria di essere imitato da molte al-
tre congregazioni istituite dopo la sua.
Grande fu il bene recato al mondo da s.
Gaetano colla istituzione del suo ordine,
colla mira die i suoi lìgli,come nuovi a-
postoli deli'evangelo, comunicassero dap-
pertutto i frutti dell'albero della Croce
assuntasi per loro insegna , ed in questo
pure die la mossa agli altri posteriori or-
dini regolari. Quindi i teatini fondarono
missioni pontifìcie in varie regioni rimo-
te, massime nell'Indie orientali, come in
Golgonda, Ava, Pegù, Mingrelia, nell'i-
sole della Sonda, di Borneo e di Suma-
tra; nella Giorgia, in Arabia, nella Persia,
in Armenia ed in molti altri luoghi incoi
ne feci menziouea'loroai ticolijed in quel-
lo del Collegio l rhano di Propaganda
fide, dichiarai ch'ebbe la primaria origi-
ne dalle missioni teatine, per lo zelo ope-
roso de'teatini che v'indussero a fondar-
lo il celebre spagnuolo mg.' Vives(del qua-
le riparlai ne'vol. XVI, p. 244> LXYIII,
p. 46)> che in principio n'ebbero la dire-
zione e anco l'insegnamento, anzi un tem-
po i^li alunni andarono alle loro scuole in
s. Silvestro. Delle grandi benemerenze dei
teatini e de'loro fervorosi missionari, me-
glio di lutti ne trailo il p. d. Bartolomeo
Ferro teatino di Ferrara, Istoria delle
missioni dei chierici regolari teatini
ne/I' /lidie orientali. Piouia i 704. 11 cele-
bre missionario teatino p. Galano pel suo
soggiorno in Armenia, è autore dell'ope-
ra erudita armeno-Ialina, che più volteci-
lai, epubblicala in Roma col titolo: Con-
ciliazione della chiesa armena eolla
chiesa romana. Inoltre il p.Galanofu isti-
tutore d'un celebre collegio di armeni in
Leopoli di Polonia, e trattò e operò la
conciliazione della chiesa armena colla la-
tina. In Goa i teatini formarono una con-
gregazione di missionari preti indiani.
Scorrendogli Annali deg\\ ordini de'ehie-
iici regolari, formati ud esempio e imila-
TEA )23
zionedi s.Gaelano.si ammirerà l'immen-
so bene che fecero nelle missioni aposto*
lidie, quanto operarono e patirono, pre-
dicarono e scrissero per la gloria di Dio,
per la propagazione della fede, per la
Chiesa e per il prossimo d'ogni nazione.
Inoltre la religione di s. Gaetano preser-
vò l'Italia dall'infezione dell'eresia che fe-
ce lutti gli sforzi per contaminarla, poi-
ché oltre quanto indefessamente operò
col suodegnocollega p.Carafa, ambedue
indussero Paolo III ad erigere la celebre
Congregazione cardinalizia dell'inqui-
sizione, che fu il propugnacolo e sostegno
della fede in Italia e Roma, e ne dichia-
rò il Carafa,già da lui creato cardinale,
capo e 1. "inquisitore, che divenuto il glo-
rioso e imperturbabile Paolo lì \ l'am-
pliò e più solidamente stabilì, rendendo-
la formidabile agli eretici e acattolici ti-
tubanti nella vera credenza.
Stabilita la fondazione de'chierici re-
golari, uscita la nuova e piccola famiglia
dalla basilica di s. Pietro co' voti solenni,
si portò direttamente a Campo Marzo nel-
la casa già posseduta dal confondatore p.
Colle, che nel rinunziare i suoi beni la
donò alla nascente religione, acciò avesse
un pronto ricovero. Quivi il santo e i suoi
compagni impiegarono le loro cure pel
divin cullo, assettaudodecenteineute una
chiesa per celebrarvi i divini uffizi, men-
tre la divina Provvidenza somministra-
va loro il bisognevole per mezzo di spon-
tanee limosine che ispirava ora agli uni,
ora agli altri de'pii benefattori; quanto
avanzava nella sera il santo faceva distri-
buire a'poveri, sicuro nella confidenza in
Dio che di giorno in giorno gli avrebbe
soccorsi. Il p. Carafa qual superiore go-
vernò colla direzione e consigli di s. Gae-
tano, che riguardava come un angelo
mandato da Dio in terra, ed il quale sen-
tendo le calamità che sovrastavano ai-
l' Italia e a Roma, per le guerre e baldan-
za de' luterani, si struggeva in lagrime,
supplicava il Signore a placare il suo sde-
gno/e soccorrere la minacciala sua Chie-
i a A TEA TEA
sa, macerandosi con flagelli e rigorose pe- che esemplarmente facevano vita divota,
nitenze. Indi intraprese con lena il mini- Vedendo il saulo che la loro casa posta in
stero apostolico, predicando la penitenza sito centrale e popoloso era troppo espo-
e la purità della lede, in un tempo in cui 6ta alle visite de' personaggi e alle lodi
la predicazione propria de'chierici, come de'convicini,ed anche sturbate le loro o-
coadiuton de' vescovi, era andata in dis- razioni, risolse di ritirarsi in luogo più so-
credito e disuso, soltanto salendo i per- ! ita rio, sembrandogli pure che vi inan-
gami monaci o frati; e questo riuscì di tenesse qualche poco di proprietà in pos-
forte stimolo a'chierici per riprendere ta- sederla, siccome donata dal collega p. Col-
le antico clericale uffizio. Frattanto ben le. Si raccomandò dunque al vescovo Gi-
b presero l'abito teatino, e pe'primi Gio. berti parzialissimo dell'ordine, il quale
Bernardino Scotti, che poi Paolo IV creò sospirando d'esservi ammesso, il Papa noi
cardinale, e Girolamo Consiglieri, il cui permise pe'suoi rari talenti troppo neces-
f'ralello pure da tal Papa fu creato car- sari al servigio della s. Sede, acciocché gli
dinaie (dunque lo era ancora di Paolo, procurasse altra abitazione remota. Beu
poiché con Cardella e Novaes dissi a Con- presto il prelato l'esaudì offrendogli una
siglieri Gio. Battista, che Paolo IV lo casa sul pendio del Monte Pincio presso
creò cardinale per non avere accettato s. Maria del Popolo, ma angusta e rozza-
per umiltà il teatino e suo maestro di mente fabbricata. Per essere tale incon-
camera Paolo, il quale avendolo seco ri- trò il genio del santo, e contentissimo vi
tenuto nel cardinalato e nel pontificato, si recò co'compagni, indi formatavi una
gliavea pure conferito un canonicato Va- piccola chiesa la dedicò alla B. Vergine,
ticano, e morì in Roma nel 1 537), tratti ponendovi in pratica tutte le osservanze
dallasantilàdeiristituto.SinoalIora i tea- ecclesiastiche e regolari, facendo prima
tinieraiiovissutiseuza legge seri Ita, preti- unritirodi più giorni in esercizi spiritua-
dendo per regola di loro operazioni gli li, in che fu imitato da'suoi figli ogni an-
siti apostolici, come aveano praticato i no. Ivi lieto attese alla vita contempla-
primi cristiani; ma vedendo s. Gaetano tiva, e accorrendo co'compagni ove il bi-
accrescere i suoi chierici regolari, stimò sogno lo richiedeva per la salvezza delle
bene di stabilire alcune costituzioni, e pie- anime. Come nella precedente casa, iu
vie calde orazioni aDio, formò i capi prin- questa v'introdusse gli studi di teologia,
cipali del vivere teatino, i quali poi diste- di s. Scrittura, de's. canoni, de'ss. Padri,
si dalla felice penna del p. Carafa, com- de'riti e delleceremonie ecclesiastiche. Ivi
pongono il corpo intero delie costituzioni s. Gaetano conobbe i primi fondatori de'
che osservano i teatini, e dalla s. congre- cappuccini, e li animò a compiere l'ineo-
gazione de'riti celebrate per sante. Nel- tninciata riforma, e il p.Carafa ottenne lo-
V Anno .santo iSi5 si presentarono oc- ro l'udienza dal Papa e l'indusse ad ap-
ca^ioni ubertose a s. Gaetano e compa- provarne l'ordine.Scoppiata la guerra tra
gin per giovare a'fedeli, anche forestieri Carlo V imperatore e Clemente VII, Ro-
pellegrini accorrenti al giubileo, ascoltali- ma fu presa ar6 raaggioi527 e orribil-
done le confessioni, predicando per le meutesaccheggiata,nel modo che descris-
piazze, visitando gl'infermi negli spedali, si e compiansi in tale articolo, per l'inau-
con meraviglia di tutta R.oraa per tante dite crudeltà e ladronecci che vi co mini-
laboriose fitiche, le quali si estendevano sero i furiosi luterani e altre inique ma-
pure ue'dintorui di Roma con missioni, snade dell'esercito del duca di Borbone,
Pel concetto che ne prese il popolo, in- non rispettando per insaziabile cupidigia
valse nel volgo il costume di chiamare neppure gì' inviolabili sepolcri per spo-
Tcatini o Chietini aucora que' secolari gliarli delle cose di valore, il che non fé-
T E A
ceroi Tondelli ei goti. Nel trambusto tulli
fuggendo o nascondendosi, intrepidi li-
sciamo dalla loro casa s. Gaetano e il p.
Carafà co'compagni,con un Crocelìsso si
pollarono nelle piazze a predicare e de-
clamare, per confortare gli afflitti e spa-
ventati cattolici, e per riprendere e mi-
nacciar dell'ira di Dio gli empi eretici,!
quali non contenti di spogliarli di tutto,
cercavano di trarli alla setta diLulero. Ri-
tiratisi nella loro casa a chiedere a Dio mi-
sericordia con fervide orazioni, penitenze
e flagelli, la Provvidenza nella generale
penuiia non mancò di curare il loro so-
stentameli lo,e con modi prodigiosi. Un te-
desco clieavea servito nella casa di s. Gae-
tano a Vicenza, avendo apostatato e uni-
tosi a 'soldati luterani, credendo che an-
cora possedesse ricchezze, co' suoi perfi-
di compagni corse al Pincio, ove sapeva
che dimoiava, e colle armi impugnate
domandarono i tesori che supponevano
nascosti. Oltraggiato e percosso il santo,
gl'intimarouoi più atroci tormenti se non
li svelava, ed alle mansuete sue risposte di
nulla più possedere, si avventarono su di
lui, lo strinsero in un'arca per schiacciar-
lo, e dierono la corda a quelle parli del
corpo che il pudore mi viela nominare;
diabolico torraeuloe martirio, che il santo
sostenne con manifesto e particolare aiu-
to divino, ed in tanta aceibilà di vergo-
gnose pene pregava caldamente Dio die
pei donasse i persecutori e gl'intenerisse a
penitenza, e tutto malconcio l'abbando-
narono. Accorsi i compagni per aiutarlo,
lo volevano portare a letto, ed egli di-
cendo essere tempo di penitenza die ma-
no a'flagelli battendosi a sangue per pla-
car Dio irritato dai peccali del popolo ro-
mano. Per lutto il patito, non pochi scrit-
tori lo celebrarono martire. A memoria
degli orrendi strazi e tormenti, con ani-
mo invitto sofferti dal santo nella casella
poi colla chiesa racchiusa nella Villa Me-
dici, Cosimo 111 nel i 704, dopo aver re-
staurata la chiesa, ad onore di chi (auto
vi pali fece porre una lapide, ed anuual-
TEA 1 2 j
mente vi si celebrò poi lasuafesla.il Ber-
nardini che nel 1 744 pubblicò la Descri-
zioni- de' Rioni di Roma, a p. <S?. ricorda
P esistenza della cappella di s. Gaetano
nella Villa Medici, ma i posteriori descrit-
tori della città non ne fanno menzione. Il
Cancellieri però nelle Compone descrit*
tVe pubblicate nel 1 806, riferisce che nel-
l'angolo della villa verso l'occidente esti-
vo si vedeva un casino, ove si ritirò s.Gae-
tano co'santi suoi discepoli nel sacco di
Roroa,e trovato da'soldati fu in varie gui-
se tormentato, supponendo die tenesse
denari nascosti. A'7 agosto vi si celebra-
va la sua festa, e sulla porta della cap-
pella si leggeva l'iscrizione del fallo. Pre-
vedendo con lume profetico altra scor-
reria di soldati predatori spagnuoli, ad-
dobbata la chiesa co'compagni, s. Gaeta-
no si fece inginocchioni innanzi l'altare e
tutti col collopiegatoattendendo la mor-
te, disposti a sagrifìcarsi vittime di ca-
rità, in soddisfazione de' peccati di Ro-
ma e in sollievo delle sue sciagure. Giun-
ti i furiosi soldati, avidi anch'essi di pre-
da, s'arrestarono stupidi presi da sagro
orrore, e poi sfrenatamente li percossero
e villaneggiarono, indi li fecero prigioni
tutti e 1 1 per obbligarli a confessare ove
tenevano il denaro, ed incatenati li me-
narono a piazza Navona, destando nel po-
polo tenera compassione. Chiusi in una
stanza del quartiere, s. Gaetano comin-
ciò a predicar loro le verità eterne, onde
annoiati d'udirlo, li portarono in came-
ra oscura sopra l'orologio del Vaticano,
per indurli a manifestare le cose preziose
che ritenevano possedere. Tra'disagi e l'i-
nedia, s. Gaetano co'compagni alternava-
no la salmodia e praticando le loro osser-
vanze per molti giorni sino a' 6 giugno.
Permise Dio che udite quelle voci divo-
te da un colonnello spagnuolo, inteneri-
tosi al sagro canto delle divine lodi, volle
vedere chi le pi onunziava,e vieppiù com-
mosso ottenne dal capitano che li custo-
diva, non senza difficoltà, la loro intera
liberazione. Fatti affettuosi ringraziameli-
i a6 T E A TEA
li ;il loro liberatore, il santo entrò nell'a- za dell'istituto e il loro ministero, con puh-
diacente basilica a renderli al Signore e blica edificazione e soddisfazione, onde
celebrando la messa. Indi tra loro si con- ben presto i primari patrizi e senatori voi-
sultarono sul parlilo da prendere, e rico- lero di pendere da'cenni del santo, fra'qua-
noscendosi impotenti di giovare a Roma, li consigliò e indusse s. Girolamo Emi-
di visarooo parti rne,privi di tulio ecol so- liani o Miani a fondare la congregazio-
lo Breviario, abbandonando la casa di ne somasca, ed a tale elfetto si ricusò di
Monte Pir.cio. Prodigiosamente illesi tra accettarlo fra'suoi teatini com'egli bra-
tanti feroci armati traversarono la città, mava. Nella carestia e nella peste che fu-
per condursi a Fiumicino, rimettendosi nestò Venezia nel i 5^8 e la quale si pro-
a Dio ove destinava condurli. Giunti alla trasse sino al i53o, prodigiosa fu la ca-
ripa del Tevere trovarono un benefutto- rità di s. Gaetano, privandosi di quanto
re che loro provvide d'un naviglio, e do- avea, lasciando la cura de'suoi fratelli al-
po essere stati dalla Provvidenza salvati la Provvidenza che mai loro mancò in si
da una scarica di fucilate tirate contro di terribile penuria. Nell"mfierire del uaor-
loro, giunsero ad Ostia, ove trovarono bo che spopolò la gran città, nella geoe-
1 ambasciatore veneto Venier, che abban- rate desolazione, il sauto co' suoi furono
donando Roma pe' gravi danni sofferti, tutto a tutti, prodigando gli aiuti spiri-
col senatore Amulio e buone navi reca- Inali e corporali a chi ne abbisognava,
vasi a Venezia. Ambedue invitarono il con mirabile coraggio sprezzando d cou-
santo e i compagni a seguirli, ed essi ac- tagio senza che uiuno lo contraesse; e per
celiando montarono sulla nave,e nel viag- tali esempi dipoi i teatini nelle pestilen-
gio non vollero nutrirsi che di biscotto ze si resero benemeriti in moltecittà dello
ed acqua. Approdato a Venezia s. Gaeta- stato veneto, de'dominii pontifìcii, de're-
no co'suoi vi fu accolto con distinzione gni di Napoli e Sicilia, ne'ducati di To-
pel gran bene che vi avea operato, e gli scana e Parma, ed in Genova ove mori-
furono destinate alcune casette contigue rono 4o teatini. Ad istanza del vescovo
as. Eufemia, donde poco dopo si trasferi- Giberti mandò a Verona ilp.Carafa per
rono in una casa presso la chiesa di s.Gre- la riforma del clero, personaggio che per
gorioodi s.Giorgio, subilo incomincian- la sua virtù e sapienza erasi acquistato
do le loro apostoliche fatiche. Così Ve- tanto creditorio Venezia, che spesse volte
nezia divide con Roma il vanto di esse- fu chiamato in pieno senato a consiglio
restata la culla del benemerito ordine de' sugli affari più importanti della repub-
chierici regolari. In questo tempo termi- blica. Il vescovo, dopo che ilCarafa aven-
nato il triennio del p. Carafa, a'i4 set- docorrisposlo a'suoi desideri] erasi da lui
tembi'e fu eletto superiore preposito s. partito, amando la convivenza de'teati-
Gaetano, malgrado la sua ripugnanza, e ni, fece premurose istanze a s.Gaetano di
non andò guari che una compagnia di pie mandarne alcuni a Verona per fondarvi
persone gli offrila propria chiesa di s. Ni- una casa, ed il santo vi destinò il p. Col-
cola da Tolentino con alcune case e prò- le cou altri 7 religiosi, e fu loro data la
mettendogli soccorsi. A' 29 novembre chiesa e casa di s. Maria di Nazareth; ma
1527 il santo co'compagni presero pos- siccome nell'adiacente vasta piazza si fa-
sesso della chiesa e casa, che poi la pietà cevano giuochi clamorosi e gozzoviglie
veneta ampliò e rese magnifica, e per es- che disturbavano i religiosi dalla vita at-
sa i teatini furono appellali in Venezia tiva e contemplativa, s. Gaetano la fece
anche Tolentim. Nella medesima chiesa abbandonare, lntautoegliin Venezia con
cominciò s. Gaetano ad esercitarvi il suo prediche e conferenze convertì non pochi
zelo, e co'compagni la perfetta osservali- eretici al cattolicisnio, ed accrebbe di sog-
TE A
gelti insigni il suo ordine; e con ponti-
fìcia autorità e l'aiuto del p. Ceraia ri-
chiamò l'esatta osservanza de'riti, e pro-
mosse la riforma del breviario, del mes-
sale, del pontificale e ceremoniale roma-
no, riordinando pure I' ecclesiastica sal-
modia, le quali coi lezioni e riforme di-
poi s. Pio V prescrisse a tolta la Chiesa.
Il ceremoniale composlo da s. Gaetano,
con buon metodo e nuove addizioni, lo
pubblicò il celebre teatino p. Castaldo.
Terminato il triennio della prepositura
di s. Gaetano, ad essa fu rieletto il p. Ca-
rafa, ed il santo andò a Verona per ri-
durre il clero e il popolo all'ubbidienza
del suo pastore, ricalcitranti alla riforma
ecclesiastica, riuscendovi felicemente con
reciproca soddisfazione. Passando per Vi-
cenza, volle albergare nel suo amalo spe-
dale. Dòpo aver il sanlo illustralo Vene-
ria colle sublimi sue virtù e prodigiose a-
zioni,nel i 533 ad istanza della ciltàdiNa-
poli si recò col b. Giovanni Marinoni ad
introdurvi i teatini, con facoltà di Cle-
mente VII di ricevere tutti i luoghi e
chiese che gli fossero offerii nel regno, e
nel passar per Roma il Papa li accolse con
paterna amorevolezza, benedicendoli af-
fettuosamente,consolato nel sentirei pro-
gressi dell'ordine, sul quale vedea ti aiti-
cele la speciale protezione della divina
Provvidenza. In Napoli il santo fu rice-
vuto con amore e venerazione, ed. Gio.
Antonio Caracciolo conte d' Oppido gli
donò la casa che avea fabbricalo e ben
provveduta fuori di porla s. Gennaio e
vicino alla chiesa di s. Maria della Mise-
ricordia per una congregazione di chie-
rici regolali. Tosto il p. Cara fa gli inan-
dò 6 altri soggetti per introdurvi la rego-
lare osservanza, e per faie maggior ac-
quisto d' anime a Dio, tutti illustri per
bontà e dottrina, venendo eletto nel ca-
pitolo geuerale di Venezia a preposito di
s. Maria della Misericordia. Il conte d'Op-
pido prendendo alleilo a'lealini, non solo
divisò trasferirli dentro la città ; ma te-
mendo che per la loro povertà andassero a
TEA 127
mancare, offri al santo grossa somma d'o-
ro per l'acquisto di rendile, assicurando-
lo the privodi successione avrebbe lascia-
ta la sua eredità all'ordine. Inorridito
s. Gaetano all'esibizioni contrarie all'isti-
tuto, con grato animo le ricusò, per cui
dovè sostenere una lotta col conte e con
quelli che trepidavano sulla futura esi-
stenza de'leatini, e 6 ni coll'abbandonare
eroicamente la casa a'24 maggio 1 534, ri-
covrandosi in alcune abitazioni vicino al-
l'ospedale degl'incurabili di Napoli per
invito d' una pia matrona sua peniten-
te Maria Lorenza Longa già ricordata,
la quale con Maria d' A verbo duchessa
di Termoli gareggiava nell'assistenza de-
gl'infermi. Nell'ospedale e nella sua chie-
sa di s. Maria del Popolo il santo co' suoi
si esercitarono nel sagro ministero e nel-
la carità, con edificazione e riforma di
quel clero. Le due virtuose dame veden-
do angusta l'abitazione teatina, neh' a-
diacenze acquistarono casa più ampia, 0-
ve portandosi il santo in breve vi cosimi
la chiesa di s. Maria della Slalletta, così no-
mata per esservi ivi stala una stalla, e per
ricordarsi dal santo quella del Presepio,
la cui divozione di farlo nelle feste Nata-
lizie sembra che ivi cominciasse, unito al
suono dei pifferali che lo sollevava alla
contemplazione de'di vini misteri d'unOio
fatto Bambino. In breve la chiesa fu as-
sai frequentata per la decorosa ufìiziatu-
ra, e per aver Dio anche qui glorificato
il suo diletto servo con operare prodigi.
Poscia promosse in Napoli col suo credi-
to la fondazione d' alcuni monasteri sia
per le donne meretrici convertite da cat-
tiva vita e per le donzelle pericolanti, e
per quest'esempio si dilatò I' istituzione
per altre città d'Italia; sia perle cappuc-
cine di s. Maria di Gerusalemme colla re-
gola di s. Chiara, e di questa nuova isti-
tuzione ne ottenne l'approvazione da Pao-
lo 111, tralasciandone poi la direzione, es-
sendo vietato dalle proprie costituzioni il
governo delle monache; sia per lo stabi-
I mento del monastero della Sapienza di
128 TEA
riformate domenicane, per opera dell'al-
tra sua penitente Maria Carata degna so-
rella del p. preposito generale, e già mo-
naca di tal ordine in «. Sebastiano di Na-
poli. Frattanto Paolo III neh 536 invitò
il p. Carata a Roma per ristabilirvi la re-
ligione teatina dove avea sortita la culla,
e per servirsene nel governo della Chiesa
ad onta di sua ripugnanza lo creò poi car-
dinale. Giunto il p. Carata in Roma con
5 religiosi, vi chiamò il santo per celebrar-
vi un capitolo generale, e tutti furono ge-
nerosamente ospitati da'domenicaui in s.
Maria sopra Minerva, e ricevuti lietamen-
te dal Papa, il quale Dell'elevare alla por-
pora il p. Carafa, essendoegli infermo, per
singolar distinzione gli maudòuel conven-
to la berretta cardinalizia (ò\ alcun raro
caso di siffatta distinzione parlai ancorauel
■voi. XLVII,p. 32), da un cameriere pon-
tificio, con rossore di s. Gaetano presente
cheabborriva le dignità per se e suoi fra-
telli, onde gli fece cenno che non l'accet-
tasse, ignorando il precetto d'ubbidienza
impostogli da Paolo III. Il cardinal Ca-
rata angustiato per vedersi impotente di
appagare i desiderii del santo e quelli del
proprio genio, ricevuta la berretta e con-
segnandola all'infermiere, gli disse: attac-
catela a quel chiodo fisso nel muro, il che
già ricordai a suo luogo; con ammirazio-
ne del delegato papale, in vederlo man-
canted'un tavolino onde collocar decoro-
saraentequell'insegna cardinalizia. Fu al-
lora che s. Gaetano con ispirilo profetico,
e ch'ebbe pieno effetto, soggiunse al no-
vello cardinale: Se voi ricevete questa ber-
retta, salirete più alto, ma sarà con dan-
no de' vostri parenti Carafa (T .). Risa-
nato il cardinale, s. Gaetano nel conven-
to de'domenicani convocò il capitolo ge-
nerale, a cui volle intervenire il cardina-
le, interessandosi conegual zelo di prima
ne'progressi e vantaggi dell'ordine, con
protestarsi che quella mutazione di stato
non gli avrebbe mai distaccato il cuore
dalla sua amata religione. Sciolta che fu
l'assemblea de'padri,iu luì si raccouiau-
TEA
dò all'amatissimo porporato fratello la cu-
ra di trovare un'abitazione opportuna per
l'ordine in Roma, s. Gaetano ritornò a
Napoli con giubilo di tutta la città, e su-
bito riassuuse le fatiche apostoliche in be-
nefizio dei prossimi. Venne ascritto alla
compagnia de' Ciancili per assistere e coa-
diuvare i condannati all'estremo suppli-
zio a ben morire, e come zelante e bene-
merito ne fu eletto superiore. Esseudo la
chiesa di s. Maria della Slalletta augusta
a' vasti disegni del santo e de'suoi compa-
gni, che desideravano di santificare tutta
Napoli, non potendo accogliere la molti-
tudine accorrente, si venne a risolvere di
trovarne altra più capace per soddisfare
a'desiderii del popolo,o di ritornare aVe-
nezia. A impedir questo i magistrati na-
poletani fecero tutte le diligenze possibi-
li, e tra quelle più centrali olferte al san-
to, egli stimò più opportuna la chiesa di
s. Paolo Maggiore, costruita nel 798, per
la gloriosa vittoria riportala sui saraceni
da' napoletani nel di della Conversione di
s. Paolo e a sua intercessione, sugli avan-
zi d'un tempio d'Apollo poi di Castore e
Polluce. Ma esseudo cura d'anime e in-
corporata a numeroso sodalizio, conven-
ne superare molte dillìcoltà per ottener-
la mediante l'autorità del viceré d. Pie-
tro di Toledo e l'approvazione dell'arci-
vescovo cardinal Vincenzo Carafa: i teati-
ui ne presero possesso a'28 maggio 1 53S,
lasciando alle cappuccine la casa e la chie-
sa di s. Maria della Stalletta, e perciò pre-
se il nome di s. Maria di Gerusalemme,
mentre la cura d'anime dis. Paolo fu poi
trasferita nella chiesa di s. Giorgicello.
L'antichità della chiesa di s. Paolo avea
ridotto l'edifizio minacciante rovina, per
cui s. Gaetano subito applicò tutto il suo
zelo per restaurarla solidamente, ed ab-
bellirla con opere insigni, con quel deco-
ro e lustro conveniente alla casa del Si-
gnore, mediante i consueti stupendi mi-
racoli della divina Provvidenza. Egli vi
pose tutta la sollecitudine di cui era ca-
pace per renderla maestosa, leggiadra e
TEA
nobile, occupandosi persino della nettez-
za che eseguiva da per se. Amava die le
chiese fossero dignitose e belle, non cu-
rando clic la cella fosse angusta, scarso il
vitto, e lacero il vestito. Costumandosi al-
lora la salmodia anche nel coro aperto e
negli stalli situati nel mezzo della chiesa
alla vista del popolo, e perciò tra le distra-
zioni e le irriverenze, s. Gaetano traspor-
tò il coro e gli stalli dietro l'altare mag-
giore per ehm inaregl'i neon venienti, e con
tirarvi ne'due lati laterali dell 'altare cor-
1 1 ne di»tese,clie impedissero a'salmeggian-
ti il vedere e l'essere veduti dal popolo.
Anche in questo il santo fu imitato da
molle chiese, eziandio de' religiosi, e fu
benemerito chele divine lodi si cantino
con piìi raccoglimento. Inoltre introdus-
se in s. Paolo, secondo l'antica disciplina
della Chiesa, la separazione degli uomini
dalle donne con isleccati di legno, il che
pure fu seguito da moltissimechiese. Per
tuttociò la chiesa di s. Paolo divenne un
santuario, e acquistò celebrità. Napoli pei
mandatarii che ovunque manteneva Lu-
tero, fu in pericolo di perdere la fede, in-
gannata dalla loro ipocrisia e scaltrezza:
tali furonoGio vanni Va ldesio,PietroI\Iar-
tire e Bernardino Occhino, zelanti pro-
motori dell'eresia. Insorse s. Gaetano a
smascherarli, ed a provocarne la riprova-
zione dalla s. Sede, la condanna de'loro
scritti alle fiamme, e la loro espulsione,
liberando cos'i la città dal pestifero vele-
no de'lalsi dogmi. Nel i 5 (OS. Gaetano fu
dichiarato preposito della casa de'Toìen-
tini in Venezia, e vi si portò tra il com-
pianto de' napoletani che lo veneravano
padre comune e angelo tutelare, e l'indici-
bile contentezza de' veneziani per averlo
ricuperalo, ed egli superò la loroespetla-
tiva per l'ardentissima e indefessa carità,
di cui era modello perfetto. Per le istan-
ze del vescovo Giberti il santo con alcuni
compagni ritornò in Verona, e gli fu as-
segnata la casa e chiesa che aveano labia-
ta, ma fu sul puuto di nuovamente ab-
bandonarla, se il vescovo non frenava le
\OL. 1 Wlll.
TEA lag
suesomministrazioni quotidiane, dal san-
to riguardate per eccessive, e gli pareva
che profittandone si venisse a sottrane
dalla cura immediata della divina Prov-
videnza. Ritornato il santo in Venezia
scnoprì la nuova perfidia d'Occhino, che
ivi pure colla sua eloquenza voleva per-
vertire le anime, laonde tanto disse e fe-
ce che gli fu interdetto il predicare dal
nunzio apostolico, e fu richiamato alloma
dal Papa a render conto de' suoi errori;
ma egli fuggì e apostatò, e si vuole che
per le orazioni di s. Gaetano prima di mo-
rire abiurasse l'eresia. Nel 1 543 termina-
ta la sua prepositura di Venezia, per le
suppliche de' napoletani si restituì nella
loro città e fu eletto superiore della casa
di s. Paolo, dopo aver nel viaggio. seda-
ta miracolosamente una tempesta di ma-
re, col gettito d'un Agnus Dei. Se i ve-
neziani restarono dolenti in riperderlo ,
Napoli lo accolse come un angelo venuto
dal cielo. Pel cumulo degli affari avendo
dovuto il cardinal Carata tralasciare la
celebrazione della messa quotidiana, per
mancargli quel tempo in cui santissima-
mente si preparava sin dalla sera, pro-
ti aendo i ringraziamenti per tutta la mat-
tina; saputosi ciò da s. Gaetano, nella sta-
gione più calda e pericolosa corse in Ro-
ma, onde eccitare l'esemplare cardinale
a riprendere la celebrazione giornaliera,
essendo fallace il credere di non poterlo
fare degnamente. 11 porporato confes-
sando umilmente il suo inganno, ripi-
gliò subito il santo costume e non l'in-
tralasciò inai , se non quando impedito
dall'infermità. Tornalo immediatamen-
te a Napoli, provvide miracolosamente di
pane i suoi religiosi, e poi chiese d'esse-
re sgravato dal peso di più governarli per
prepararsi a ben morire, e fu contentato
nel i544- Sollevato dal grave incarico,
mentre attendeva a santificar se slesso, e
ad unirsi più intimamente a Dio, i nipo-
ti e i cugini mossi dalla lama della sua san-
tilà,si condussero da Vicenza a Napoli per
ammirarla da vicino con queli'equipag
9
i3o TEA TEA
gioche loro conveniva. Detestandoli san- viaggio, e fu velluto un angelo aceompa-
lo quella pompa, come troppo contraria gnarlo con torcia accesa. A Iti a gloria di s.
alla sua umiltà, non volle affatto veder- Gaetano è l'avere immaginato, suggerito*
li con azione eroica: distaccato del tutto persuaso e promosso il gran concilio ili
da'parenti, però impetrava loro da Dio Trento per abbattere l'eresia e per la ri-
i beni eterni. Il santo si apparecchiò al forma generale del clero,alqnal uopo pro-
suofelicepassaggioin cielo, non meno con pose l'istituzione de' Seminari vescovili.
continue orazioni e penitenze, che col con- In una parola, s. Gaetano fu per la Chie-
vertire anime a Dio, continuando a pia- sa, ciò che Lutero fu contro la Chiesa. Fi-
ccarla vita attiva e contemplativa. Con- noia ho proceduto in compendiare pre-
tribuì all'erezione del monte di pietà in cipuamenteil molto che sull'origine e pri-
Napoli per frenare l'usura esercitata da- mi progressi dell'ordine de'tealini dotta-
gli ebrei che impoveriva molte famiglie, mente ne scrisse il chierico regolare del
secondoil concepimento del b. Marinoni, medesimo p. il. Bonaventura Hartmann,
cioè di prestanze di denaro e mediante nella / ita di s. Gaetano Tiene p.itriar-
pegni senza il minimo interesse, ed a que- ea dei chierici regolari .Roma i 84?, per
sto esempio furono istituiti altri simili Alessandro Monaldi, il quale bravissimo
monti. Inoltre il santo indusse il conte tipografo nel novembre) 846,che di nuo-
ti' Oppido a lasciare al luogo pio gran vo la pubblicò, si compiacque intitolar'
parte di que' beni ch'egli avea ricusato, mela per portare indegnamente il nome
e col suo esempio mos»e altri ad ai rie- del santo mio patrono, con due edizioni,
ciurlo. Dovendosi celebrare in Roma il una delle quali più nobile e ornata. Per
capitolo generale, volle il santo inlerve- comun consenso si loda il p. Hartmann,
nirvi, per stabilire con leggi permanenti ultimo agiografo di s. Gaetano, pe'pre-
prima di partire da questo mondo il suo gievolissimi meriti di esattezza storica, per
mirabile istituto, e si tenne nel palazzo del ordine, per erudizione e per pietà. Ora
cardinal Carafa, costante amatore tene- mi si aprirebbe allro vasìo campo colla
rissimo dell'ordine. In quest'adunanza le 2/ e 3/ parte dell'encomiata / ita, in cui
maggiori premure di s. Gaetano furono il p. Hartmann ragiona: De'favori segna-
d'armare di alcuni decreti la perseverali- lati fatti da Gesù a s. Gaetano; delle me-
za della povertà teatina, acciò si mante- raviglie del suo cuore; dell'amor di Dio
nesse dipendente dalla sola provvidenza e e voli del cuore del medesimo; degli effet-
nel sostenersi con limosine totalmente vo- ti dell' innamorato suo cuore; della sin-
lonlarie de'benefattori. Zelò col cardinal golar divozione verso il ss. Sagramento e
Carafa le istanze de' Somaschi per Tu- pel suo cullo esteriore; del zelo per le a-
nione co'teatini, venendo incorporati al- nime e amore pel prossimo; delle inven-
l'ordine; ma poi furono separali a'^3 di- zioni nuove del zeloe deli'amore;degliaf-
cembrei 555, per possedei e rendite e per felli reciproci colla ss. Vergine; dell'aiuo-
la cura degli orfani, che sebbene lodevo- re e favori di essa pel santo, e della di-
lissima, disturbava gli esercizi de'chierici vozione e ossequiodi questo a quella; dei-
regolari, restando tra loro eccellente ar- la divozione agli angeli e a'santi; del mar-
monia. In questo capitolo s. Gaetano fu tirio di s. Gaetano d' anima e di corpo;
rieletto preposilo della chiesa e casa di s. com'egli mortificasse la sua volontà e le
Paolo di Napoli, e accettò per ubbidien- passioni; di sua orazione prodigiosa e di
za nella quale venerava la volontà di Dio. sua umiltà. Della croce e passione di Cri-
Nel suo ritorno in Napoli, bramosodi Irò- sto comunicata al santo; delle duedisav-
■\arsi alla festa dell'Ascensione, a fronte venture grandissime che lo ridussero a
del cielo osenrissimo volle progredire il moi le; della sedizione e guerra sanguino-
TEA TEA 1 3 1
la in Napoli Ira' regi ei cittadini per l'in- nincasa fondatrice gloriosa delle Teatine,
traduzione dell' Inquisizione , (pianto vi predicendo pure la divozione de'popoli e
patì coperò; delle sue belle virtù mori- venerazione in ogni luogo pel santo), ed
bondo;coa>emorìconfbrtatodallaB.Vei'- ivi pure fu tumulato il b. Giovanni Ma
gine, e quant'alto volasse la sua anima io i inoni veneziano, ed alcuni antichi padri
cielo, ove ottenne da Dio la pace alla ci t- di santa memoria. Inoltre per disposizio
là di Napoli; di sue fattezze esterne; del- ne di Dio, quando i giudici delegali prò
le solenni beatificazione e canonizzazione; cederono alla ricognizione del sagro de-
della divozione e venerazione universale posito, per rispetto o per timore lasciaro-
B s. Gaetano, e destici miracoli. Ma indi- no intatta la sotterranea tomba, e per una
cali tali capi non è mio intendimento di rivelazionefalta dal Salvatore schierean
seguile l'egregio scrittore nel loro svolgi- geliehe custodiscono il beato corposi qua*
mento, né mi senio forze bastanti con pò- le si scoprirà miracolosamente in tempo
che parole a farlo in degna maniera. An- di grande calamità e travagli, a cui potei)
zi in ossequio a tutti gli ordini de'cliie- temente presterà soccorso, secondo la ri-
liei regolari di cui compilai articoli, e velazione fitta dal santo stesso a un ino
per essere s. Gaetano il primario palliar- ribondo in Palermo nel ridonargli la vi-
ca di tutti, alquanto sorpassai i consue- ta. Clemente Xclie lo canonizzò, conces-
ti limiti, ed anche per que>to e per quan- se l'indulgenza plenaria a tutti quelli che
to dovrò riferire dell' ordine teatino, e a'^ agosto, giorno della festa del santo, vi
pel già pubblicato articolo di s. Gaeta- sitassero una chiesa de teatini, precedu-
Nn, tralascio di seguire l'eccellente sto- ta la confessione e comunione. Fra' più
rico. Solo dirò che la strage di anime e possenti monarchi che domandarono i-
di corpi, avvenuta in Napoli nella del- stantemente alla s. Sede la canonizzazio-
la insurrezione ridusse il santo al ter- ne di s. Gaetano, ricorderò Luigi XIV il
mine della vita, la quale egli offrì a Dio Grande re di Francia. L'amabile s. Gae-
vittima di propiziazione e di perdono al- tano, che voleva la gaiezza non fosse dis-
ia città peccatrice e a lui diletta. Accettò il giunta dalla pietà, non piacendogli la me
Signore la generosa offerta, ed egli cadde lanconia e la tristezza, a fine di evitare
infermo di gravissima febbre, la quale s'i- il disgusto negli esercizi di religione, go-
nasprì allorché seppe interrotta la cele- de sempre e gode di universale divozio-
brazione del concilio di Tiento, da cui ne popolare, siccome padre della Piovvi-
sperava la riforma del mondo. Questo e (lenza e henefaltoredel cristianesimo. L'u-
i tumulti di Napoli trassero il santo nel niversalilà d'ella divozione a s. Gaetano
sepolcro, e invitato dalla ss. Vergine a se- ne fa celebrare la festa con solenne pom-
guirlo in paradiso, l'anima del santo soa- pa principalmente in Napoli, di cui è uno
vemen te spirò a ore 19 de' 7 agosto 1^47, dVprolettori e la cui statua o busto, con
d'anni 67 e •>. 3 di religione. Avendoli san- quella di s. Gennaro, fu eretta su tutte le
to domandato per grazia al Signore che porte della città, con l'epigrafe Oh Ur-
li suo corpo restasse occulto anche dopo bem a peste liberatami ed in Roma, ove
morto , permise che si seppellisse nella ni suo altare nella sontuosa chiesa de'tea-
chiesa di s. Paolo Maggiore sotterra e da tini accorrono a celebrate la messa car-
mi gran masso di terra coperto, sul qua- d'inali, vescovi, prelati ealtri primari del-
le poi fu eretto un altare con cappella ma- la gerarchia ecclesiastica , il che praticò
gnifica, la quale per gl'innumerabili mi- animalmente (demente Vili, comnnican-
racoli operati da s. Gaetano divenne o- do di sua mano numerosissimo popolo,
no de'piìi celebri santuari d'Italia (veri* Nell'articolo I'rotunotari apostolici dis-
oleandosi la profezia della ven. Orsola Be- si, che ogni anno assistono in s. Andrea
j32 TEA
della Valle alla solenne messa eanta la,con
l'offerta di 12 torcie elicerà; 4 di queste
con calice e patena d'argento, ogni 4 an-
ni il senato e popolo romano in tal gior-
no offre al santo formalmente. Ma della
divozione e venerazione udì versale a s.
Gaetano ne scrisse il p. d. Innocenzo Sa-
vonarola: Notizie gloriose di s. Gaetano,
Palermo 1772. Notai nel voi. LI 1 1, p. 2 r 8,
che il regnante Pio IX nel novembre 1 849
essendo in Napoli, si recò a venerare i cor-
pi de'ss. Gaetano e Andrea Avellino, e vi-
sitò la camera abitata dali.0 a s. Maria
della Misericordia. La vita di s. Gaetano,
scritta in latino dal p. d. Antonio Carac-
ciolo, unitamente a quelle de'confonda-
tori Gio. Pietro Carata poi Paolo IV, Bo-
nifacio Colle e Paolo Consiglieri, fu stam-
pala a Colonia nel 16 12, e si legge pure
colle note del p. Pini ne'Bollandisti, Ada
ss. Augusti, t. 2, p. 282. Altra ne scris-
se in francese Charpy di s. Croce e fu stam-
pala in Parigi nel 1637, dove nello stes-
so idioma nel 1 6c)8 ne fu pubblicala al-
tra del p. d. Bernardo du Moulin teatino,
ed altra nel 1 774 dal teatino di Parigi p.
Tracy, in un alla vita degli altri santi del-
l'ordine.In ispagnuolo la compilò Manoe-
lo Calascibetla , impressa a Madrid nel
1 653. In italiano l'abbiamo daEureleMo-
soscolo, Verona i645, eh' è piuttosto un
panegirico del santo;dal p.d.StefanoPepe,
Roma 1G57; dal p. d. Gi useppe Silos e di-
vulgata inRoma nel 1 67 1 in occasione del-
la canonizzazione, e ristampata nel 1 678;
dal p. d.Gio.Battista Castaldo,dicuifu fat-
ta la 2. edizione in Roma nel 16 iG; dal p.
d. Gio. Batlista Caracciolo, pubblicata in
Pisa nel 1 738; dal p. d. Gaetano de Maye-
liis, stampata in Napoli nel 1 7 1 6, e com-
pendiala dal p. Hartmann nel 1 776; e dal
p. d.GiuseppeM.'Zinelli, Venezia 1753.
Nel 1843 altra ì ita di s. Gaetano pub-
blicò in Verona il p. Bartolomeo Mo-
relli preposto di que' filippini (la cui ne-
crologia si legge negli Annali delle scien-
ze religiose. serie 2.', 1. 1 3^.299), il qua-
le dice nel proemio. «Entro a contare la
TEA
vita di un magnifico benefattor degli uo-
mini, di un grande riformatore, il qua-
le cogli efficacissimi esempi di sue virtù
e con le istituzioni d'un nuovo ordine
religioso riebbe da molti vizi 1' Italia, e
la cattolica fede mantenne contro ereti-
ci perfidiosi".
11 p. Ilelyot dopo aver in breve esat-
tamente raccontato il principio e l'incre-
mento dell' online de' chierici regolari ,
tranne brevissime differenze dal narrato
del p. Hartmann, riferisce come il cardi-
nal Carafcì, secondo il convenuto nel ri-
portato capitolo, procurò a' teatini una
nuova fondazione in Roma loro cullate-
ciò vi avessero stabile soggiorno, almeno
per quando loro fosse necessario portar vi -
si, per non vedersi obbligati a dover men-
dicare dall'altrui cortesia 1' albergo; ma
essendosi proposto di dare ad essi la chie-
sa di s. Girolamo della Carità, non pa-
rendo allora loro propria per i ministeri
dell' istituto, rimisero ad allro tempo il
ripristino della fondazione della casa di
B-oma. Il cardinale proposedi stabilir nel-
l'ordine una specie di governo, e si giu-
dicò il più conveniente fosse l'aristocra-
tico, vale a dire che tutla l'autorità risie-
desse presso coloro, che avrebbero voce
in capitolo, e quanto ordinassero col con-
senso della maggior parte de'padri capi-
tolari, servisse di legge e fosse osservato in
tutto l'ordine sino all'altro capitolo. Ciò
fu approvato a viva voce da Paolo III, ma
questo governo aristocratico non durò che
sino ali 588, in cui Sisto V ordinò a'pa-
dri nel capitolo tenuto in Genova, d'eleg-
gere un generale secondo l'uso delle al-
tre congregazioni, il quale con autorità
indipendente reggesse d governo dell'or-
dine, esigendo da lutti i religiosi ubbidien-
za e rispetto, per cui elessero a 1 . genera-
le preposito dell'ordine il p. d. Gio. Bat-
tista Milano. Il cardinal Carata costan-
temente amorevole e sollecito per l'an-
tico suo ordine, ottenne la conferma de'
privilegi pontificii da Giulio III, e nel bre-
ve pontificato di Marcello lidi uuovo prò-
TEA
curò la rinnovazione della casa de'teatini
iti Roma,ov'era nato l'ordine. La morte
del Papa ne impedì l'esecuzione, ma es-
sendogli succeduto neh 555 col glorioso
nome di Paolo IV\ effettuò il suo dise-
gno con ottenere a'i3 novembre la ces-
sione della casa di s. Silvestro sid Monte
Quirinale, padronato della famiglia Sfar-
za, per concessione del cardinal Guid'A-
scanio Sforzati '.), rimovendo i pochi do-
menicani che l'aveano in cura, e riunen-
do i diritti della parrocchia a quella de'ss.
XII Apostoli, come riportai nel voi. XLV,
p. 23tì,descrivendo la casa e la chiesa, e
quanto vioperarono d'accrescimento eab-
bellunento i teatini, dopo averne preso
possesso a' i8 dello stesso novembre. Il
Piazza, Eusevologìo Romano, trat i3,
Della libreriadis. Silvestro a MonteCa-
vallo, dice che Paolo IV allettato dall'a-
menità del si to,vi abitò e celebrò due con-
cistori nella casa de'teatini, lasciando lo-
ro in morte tulli i suoi libri da esso già
usati e postillati dal cardinal Caraf a suo
pronipote, il quale gli donò pure i molli
che possedeva, laonde si formò una scel-
ta e numerosa biblioteca, massime di ma-
terie legali, ed eziandio con mss. originali
del celebre giureconsulto Prospero Fari-
nacci sepolto nella chiesa. Accrebbe poi no-
tabilmente questa libreria Michele Ghi-
slieri ebreo convertito per opera di s. Pio
V, da cui ebbe il proprio nome e cogno-
me, e si fece teatino. Versato il p. Ghi-
slieri nelle lingue ebraica, caldea, greca
e latina, come apparisce nelle sue opere
date alla luce sopra la Cantica e altri li-
bri della s. Scrittura, per esso non solo
acquistò questa biblioteca de'teatini mol-
te sagre Bibbie di gran prezzo per la va-
rietà dell'edizioni, ma altresì un bel no-
vero d'opere erudite. Dipoi fu successiva-
mente accresciuta con libri moderni de'
migliori scrittori, e si formò un indice e-
saUissioiO e assai ordinato ehe servì d'e-
semplare a molte celebri librerie^ fu slam
palo a pubblico uso dal p. Fabiano gè-
Mrett lihppiuo. luoltre la libreria vcuuc
TEA i33
aumentata colle opere possedute dal cele-
bre teatino p. d. Antonino Diana e co'suoi
mss. di teologia morale e su altre mate-
rie. Nel celebrarla il Piazza tra le prima-
rie di Roma, osserva pure che molti libri
erano mss. antichi in pergamene con mi-
niature e caratteri d'oro, tra'quali alcu-
ne opere di s. Gregorio I, e alcuni trat-
tati del celebre matematico e pittore di
prospettiva p. d. Matteo Zoccolini teatino,
sia di prospettiva lineare, che de'colori e
altri disegni, insieme a'eommenti d'Eu-
clide, e la sfera del Sacrobosco di sua ma-
no scritti a rovescio, come usava Leonar-
do da Vinci. 1 1 celebre cardinal Sirleto fre-
quentò la biblioteca, dopo avere abitato
per 3 anni nella casa prima del cardina-
lato, facendo il maestro di lingua greca ed
ebraica a 'giovani, siccome amante de'tea-
tini. L'ordine conservò la casa e chiesa di
s. Silvestro, buche Pio VII mediante com-
pensi di 4 o 5ooo scudi che die ad essi,
con breve de' io aprile i So i, pubblicalo
a'i4)l'assegnòalfamosop./Wcrt/^//-/(F.)
istitutore della società della Fede diGesìi,
sciolta la quale lo stesso Papa assegnò la
casa e la chiesa neli8i4 «Ila congrega-
zione della Missione (7 .). che tuttora le
possiede. Aggiungerò con istorica verità,
che i teatini cederono solo per ubbidien-
za al Papa la casa e la chiesa di s. Silve-
stro, perchè a Pio VII le avea con fer-
vide istanze domandate 1' arciduchessa
Marianna d'Austria pel p. Paccanari; ed
i teatini esaurirono rispettosameute ogni
opera per non addivenire a tal cessione.
Paolo IV ebbe particolare cura e pro-
pensione per l'ordine, vietò di tenere ogni
anno il capitolo, elesse i superiori delle
case di Venezia, di Napoli e di Roma, ed
ordinò che il governo de' superiori fosse
prolungato a 5 anni invece di 3, con l'ob-
bligo di confermarsi ogni 3iino, ed ac-
cordò a'teatini altri privilegi, e di usare
nella messa due palle, di cui trattai a Pal-
i \. Ni II agosto i 55r morì in\ enezia il p.d.
Bonifacio Colle, e nell agosto i 5 Ì«ì il gran
Pontefice Paolo 1Y, del quale per amo
i 34 T E A
ie alla giustizia celebrai in tanti luoghi le
santissime virtù, la vasta mente e I' ani-
mo magnanimo, riprovando altamente
gli oltraggi tli cui iu indegnamente segno
dopo la sua morte, vendicandone la gloria
un s.Pio V e il tempo. Dopo il decesso drl
venerando Paolo IV, le cose dell'ordine fu-
rono ripristinate a seconda delle preceden-
ti costituzioni, e neh 56o i teatini tennero
capitolo in ^ enezia, in cui determinaro-
nodi radunarlo ogni anno, e fissarono indi-
ti regolamenti per !a regolare osservan-
za. Ottennero una nuova casa in Padova
nel i 5G5, altra in Piacenza nel i 569, fu-
ronocbiamali in Milano nel seguente dal-
l'arcivescovo cardinal s. Carlo Borromeo,
e nel 1572 vedendo tanto moltiplicare il
numero delle case, elessero de'visitatori
nel capitolo tenuto in Roma, e vi fecero
un'altra fondazione in Genova. Passaro-
no quindi a Capua nel 1074, indi otten-
nero delle case in Cremona, Ferrara, A-
quila, ed in molte altre città d'Italia; in
alcune delle quali fecero più fondazioni,
come in Napoli ove aprirono sino a 6 case,
1 icevendo in quelle di s. Paolo e de'ss. A-
postoli de' fanciulli nobili di tenera età,
vestiti coll'abito teatino e osservando <di
D
esercizi della comunità, per cui molti tra
essi professarono l'istituto. De la Lande
nel suo r ii/ggio d'Italia stampato nel
1 769, dice che la casa di s. Paolo era del-
le più segnalate per la quantità de'pi ela-
ti che ne uscirono, ed era l'asilo della più
alta nobiltà. In Roma ebbero le grandio-
se casa e chiesa di s. Andrea della Valle,
che tuttora posseggono e delle quali par-
lerò poi, solo qui aggiungendo, che leg-
go nel Costami, L' Osservatore di Roma
t. 2, p. 32, del supplemento, di avere i
teatini nel 1824 istituito in detta casa un
nuovo convitto, in cui ammettevano i gio-
vanetti di nobileo civil condizione con di-
screto mensile pagamento e vestiti col-
I abito teatino, per ricevervi l'istituzione
cristiana, l'insegnamento delle scienze tan-
to ili filosofia, che di teologia, da insigni
precettori dell'ordine, e ciò conforme allo
TEA
spirito di s. Gaetano, il quale avca som-
mamente a cuore l'educazione della gio-
ventù, e per cui specialmente nel regno
delle due Sicilie i teatini tengono nelle lo-
ro case aperti questi convitti. Altra casa
aprirono in Genova, altre ne fondarono
nella Spagna, in Portogallo, in Polonia e
inalili regni. Quantoal Portogallo fu Gio-
vanni IV che die a'teatini nel 1 G4B un o-
Spizio in Lisbona, donde nel 1 683 passa-
rono ad un'altra casa, e nel 1608 ad una
3.', aprendone anche in Goa nelle Indie
orientali ein altri luoghi di quella immen-
sa contrada. 11 celebre cardinalGiulioMaz-
zarini ad istanza del p. del Monaco sici-
liano l'inlrodusseaParigi nel 1 644>ecom'
prò loro la casa rirnpetto alle gallerie del
Louvre: ne presero possesso a' 27 luglio
1648, vigilia di s. Anna la Reale, titolare
della loro chiesa, così chiamata per An-
na d'Austria reggente del regno e prolet-
trice de'teatini. 11 medesimo cardinal la-
sciò per testamento 100,000 scudi da im-
piegarsi nella edificazione 0 ornamento di
lai chiesa, che al tempo del p. Helyot non
era finita, ponendovi in nomediLuigi XIV
lai/ pietra il principe di Conty, e si cu-
miticiò a uffizi a ria il i.° novembre 1669.
Questa casa di Parigi produsse vari tea-
tini illustri, cioè il ven. de la Croix, il
p. Pidou vescovo di Babilonia, il p. Bul-
teau, il p. Dubue celebre controversista,
il p. Boyer vescovo di Mirepoix, e il sud-
detto biografo p. de Tracy, come riporta
l'erudito annotatore dellab. Butler nella
/ ita eli s. Gaetano, iusieme ad altre in-
teressanti notizie sid sanlo e sui teatini.
Parlando il p. Helyot delle missioni stra-
niere da loro intraprese, dichiara che en-
trarono nel 1627 nelluMingrelia, ove fon-
darono una casa, altre avendone istituite
nel la Tarla ria, nel laCii cassia, nel la Giorgia
che in processo di tempo furono costretti
abbandonare. Successivamente si forma-
rono 4 provincie in Italia, cioè la provin-
cia diNapoii,quelIa di Sicilia,edue inLom-
bardia, una in Germania e altra in Ispa-
gna. Le suddette prime costituzioni del-
TEA
l'ordine sono nella loro brevità un mo-
numento di saggezza, e furono a poco a
poco accresciute da 'capitoli generali, e si
trovano nel p. Sdos istoriografo dell'or-
dine. Egli dice che le presenti costituzio-
ni sono l'opera della pietà di molti reli-
ligiosi che le compilarono d'ordine di det-
ti capitoli, e principalmente di quello del
iogSedi quello tenuto in Roma nel i6o{,
indi approvate da Clemente Vili nello
stesso 1604 con bolla de'28 luglio, e stam-
pale per la 1 .Dvolla nel 1 608. Le regole po-
steriori a questa approvazione si chiamano
decreta-3 e sono divise in 3 parti come le
costituzioni. Oltre i decreti in latino, ve
ne sono anche in italiano col titolo di or-
diniti quali sono divisi in 1 3 capitoli, stam-
pati più volte. Il p. Peregon pubblicòdel-
le note sulle costituzioni in forma di de-
cisioni morali, ed il p. Caracciolo delle os-
servazioni o Synopsisj le une e le altre
piacquero tanto al cardinal de Remile che
le fece stampare colle costituzioni in Pa-
rigi, prima che vi fossero introdotti i tea-
tini, benedetto XIV colla costituzione In-
signem, de'20 marzo ij^'j, suo Bull. t.
1 , p. 5o3, conferì in perpetuo a' teatini
un posto di consultore nella s. congrega-
zione de'rili,a cagionedel dotto Commen-
tario che avea composto il p. Merati so-
pra le Rubi ichc. e ch'è molto più esteso
di ([nello del p. Gavauto barnabita, facen-
do il Papa un glorioso e assai onorevole
elogio dell'ordine. Questo vanta un gran
numero di servi di Dio, di cardinali, di
vescovi e di dotti scrittori. Fiorirono tra'
tea tini ottres. Gaetano, s. Andrea A< /•
Un ■ il b. Giovanni Marinoni, il b. Pao-
lo cardinal Bucali. \\ b. Giuseppe M/car*
diluii Tornatasi. Altri cardinali, oltre il
Cara/a e Papa /Y/o/o // .sonoGio. Ber-
nardiuo.Vro///'.L^ a ncesco /'/:,' //,^/r///'.Do-
menìcQPignattelli,Giu&epoeCapeceZur-
■ . Francesco M.'Banditi vescovo di
te Fiascom e poi arcivescovo di Beneven-
' . ed il cu il inai Ferdinando M." Pignat-
lelli arcivescovo di Palermo, creala da
Gregorio XVI. Di tutti agl'indicali arlU
t E a 1 35
coli feci la biografia, tranne l'ultimo per-
chè morto a' 1 G maggio 1 853 dopo stam -
palala lettera /'.A 11'articoloREi.iGioso par-
lai delle vesti cardinalizie che usano i car-
dinali chierici regolari. L'encomialo an-
notatore del Butler, / ite de' principali
san/i, dice che i teatini hanno avuto si-
no al presente ir)4 vescovi. Aggiungerò
ch'ebbero pure de' vicari apostolici insi-
gniti della dignità episcopale, e di presen-
te hanno vescovi come quelli di Girgert-
ti mg.' Domenico Lo Jacono, e di Calta-
nisetta mg/ Antonio Stromillo,ainbo pre-
conizzati da Gregorio XVI. I vescovi del-
l' ordine sino al presente oltrepassano i
7.5o. Lungo sarebbe il novero degli altri
illustri e tlotti teatini, e degli autori di o-
pere, de'quali ne ricordai diversi. Di tutti
scrisse il teatino p. d. Antonio Francesco
Vezzosi(che Clemente XIII voleva crea-
re cardinale, ed in vece creò il p. Ganga-
nelli conventuale che gli successe col no-
me di Clemente XIV), Gli scrittori de'
chierici regolari detti Teatini, Roma
1780.' L' Effemeridi letterarie di Ro-
ma di tale anno, a p. 385 rendono ra-
gione dell' opera. Gli annali dell' ordine
sono stati scritti da'due seguenti teatini.
Gio. Raltista Tuffo, poi vescovo d'Acer-
ra, Storia delia religione ile' padri chie-
rici regolari, Roma 1610. Giuseppe Si-
los, Historiae clericorum rcgularium,
accessit theaiini ord. icriptorum cata-
logos, Romae 1 65o-66. Si ponno anche
vedere: Morigia, Storia, delle religioni,
cap. 5o; Auberto Mirco, Orig. clerico-
rum rcgularium, cap. 2; ed il p. Flami-
nio da Latera, Compendio della storni
degli ordini regolavi, par. 3, cap. 1 : Del-
l''ordine de 'chierici regolariTeatini.Nei-
l'articolo Teatine raccontai come l'am-
mirabile e ven. suor Orsola Renincasa,
ispirata da Dio e dall'Immacolata Conce-
zione di Maria, fondò le obi ite e le ro-
mite,sagre vergini che sottomise alla re-
gola e governo de' teatini e volle che si
chiamassero Teatine. Che i teatini, seb-
bene piti volte supplicali dalla .serva di
i36 TEA
r>io a prenderne la cura,. si opposero di
assumerla ad onta delle istanze e premu-
re di cardinali, di principi, di prelati e
della città di Napoli, finché furono co-
stretti ubbidire accettando l'incarico del-
la direzione neh 633, e presto sene re-
sero benemeriti. Merita sommamente
cb'io qui ricordi il dottissimo ed eloquen-
te Discorso sulle influenze dello zelo di
s. Gaetano Tiene fondatore dc'CC.RR.
Teatinijnell'universalerinnovazionere-
ligiosa Jd secolo V7 Ijrecitato in s. Pao-
lo dìNapoli dal p. d. Gioacchino yen-
tura procura/ore generale del medesi-
mo ordine, Napoli 1 824* La storia eccle-
siastica del secolo XV I presenta lo spet-
tacolo d'una lotta implacabile e ostinata
di tutti i vizi contro tutte le virtù, e di
tutte le verità contro tutti gli errori. Quin-
di quello strano contrasto, spaventevole
insieme e edificante, die videsi allora po-
sto in azione, di tutti gli eroismi dello ze-
lo,cou tulli i deliri! del fanatismo; di tut-
te le pratiche più nobili della pietà, eoa
tutti gli orrori della profanazione e del
sacrilegio; di esempi toccanti della cari-
tà p:ù sublime, co't ratti della più abbiet-
ta ferocia; di martini generosi e di per-
secuzioni spietate; di fondazioni prezio-
se e di lagrimevoli distruzioni; di luttuo-
se perdite per la Chiesa e di consolanti
conquiste; sicché non vi è secolo dell'era
volgare, sei secoli si eccettuino delle per-
secuzioni pagane, in cui il genio del be-
ne abbia praticato maggiori eroismi di
santità, e in cui il genio del male siasi se-
gnalalo per mezzo di più grandi e più mo-
struosi delitti. Ora il eh. autore del Di-
scorso è intento in esso a provare, che s.
Gaetano sia l'istrumento di cui Dio siasi
servito per operare tutto il bene che iu
quel secolo si operò, come Lutero è sta-
to l'istriunento di cui si è servito l'infer-
no per lare tutto il male che vi si fece;
che ili. die l' impulso allo zelo per le-
sosi alla difesa e allo sviluppo di tutte
le velila; come il 2." apri la porta alla pro-
pagarono di tulli «li cuori, e ciò uuu
TE A
tanto per mezzo degli attacchi che s. Gae-
tano presentò personalmente all'eresia,
quanto per lo spirilo di pietà e di fervo-
re che ridestò in lutto il cristianesimo, e
pel movimento che impresse a quel se-
colo col mezzo di una azione lenta e pa-
cifica, e perciò appunto nascosta. Consi-
derato sotto questo nuovo punto di vista,
1 Eroe della povertà, V Evangelista del-
la Provvidenza, il Modello dell' inno-
cenza,Gt\ il Mai-lire della carità, si pre-
senta allo sguardo osservatore come un
santo d'un'importanza e d'una grandez-
za che non appartiene se non a lui solo.
Ne'primi paragrafi del Discorso, l'enco-
mialo oratore fa rilevare certe relazio-
ni di somiglianza tra la maniera di esi-
stere e di governarsi della società religio-
sa e della società politica, e propone cer-
te sue idee sopra gli Ordita regolari ,
considerati nel loro rapporto colla chie-
sa cattolica; le quali servono ancora a pro-
vare la necessità degli ordini regolari nel-
la Chiesa, risultante da'principii stessi che
costituiscono la società cristiana. Dice poi
chela storia degli ordini religiosi presen-
ta 4 grandi epoche segnalate: quella degli
Anacoretica cui testa brilla $.Paoloi.a
eremita; quella de' Monaci, guidali dal
gran s. Benedetto j(\ue\\a degli ordini Ven-
dicanti, di cui s. Francesco éCAsisi è il
primo condottiero e modello; e quella fi-
nalmente de"lislituti diversi de' Chierì-
o
ci Regolari, de' quali s. Gaetano Tiene
è il comune istitutore e patriarca. Quin-
di l'autore produce tra' detti santi i rap-
porti di somigliauza,oltrechè nel carattere
proprio di loro santità e nella pratica del-
l' evangelica povertà, rapporti di somi-
glianza nell'essere stati tutti e 4'pati'iar-
ehi degli ordini regolari seguiti da altri
illustri eroi cristiani, e rapporti di somi-
glianza nella prodigiosa fecondila delle
loro fondazioni, e nell'estensione prodi-
giosa delle loro benefiche influenze. I tea-
tini diconsi semplicemente Clerici Regu-
lares, per antonomasia, perchè furono i
pruni, comechè s. Gaetano u' è il padre
TEA
e il fondatore comune. Tra' vantaggi se-
gnalatissitni che l'ordine teatino ha re-
cato alla Chiesa, f« rilevare il numero
grande di pastori che riceverono da esso
l'Italia, la Spagna, lu Francia, la Germa-
nia, la Polonia; i lumi sparsi e le ricer-
che lahoriose fatte dai teatini stille anti-
chità cristiane e sopra i sagri riti, poiché
gli autori classici in materia di riti sono
quasi tutti leatini;le tante eresie smasche-
rate, confu>e e fugale particolarmente
dall'Italia; e l'illustri conquiste l'atte alla
religione, nella chiesa armena riconcilia-
ta colla chiesa Ialina dal p. Galano; nel-
l'immensa isola di Corneo conquistata al-
l.i lede dal p. Ventimiglia; nella Giorgia,
la Mingreha,i regni di Cu rial, di Idclcan,
di Narsinga, di Golgonda, Goa, Malacca,
Coruorino,Giava e Sumatra, contraile in-
n. dliate da'sudori e dal sangue del p. Giu-
dice,del p. Stefano e di altri innumerabili
lìgli ili s. Gaetano,esistendo ancora in Goa
una numerosa casa teatina, i di cui indivi-
dui scorrono l'Indie orientali in missioni.
Dopo aver enumerato l'azione lenta e na-
scosta di s. Gaetano, ma prosperosa e fe-
conda, nella riforma di vari istituti e nel-
lo stabilimento di nuove fondazioni; e-
gualmente prosperosa e felice nella ri-
forma del cinto religioso; prosperosa e fe-
conda eziandio nello spirito di pietà, di
carità, di zelo risvegliatosi nella Chiesa;
lilialmente dell'azione di s. Gaetano len-
ta e nascosta, ma efficace e feconda nel*
1' a\er sollevato il cristianesimo contro
l'errore, esclama il facondo ed erudito p.
\ nitura: » Eccovi dunque un santo do-
tato da Dio d'un'anima, d'un cuore uni-
versale, le cui sollecitudini si estendono
a tutta (pianta la Chiesa, le cui influen-
ze, le cui riforme abbracciano tutto in-
tero il cristianesimo, il cui fervore, il cui
zelo da per tutto penetra, per avvivar
tutto, e da per tutto sì manifèsta,"
( luesa e casa di s. indrea della
t <illc di Roma de Teatini, nel rione s.
Eustachio. Sorge maestosa sulla mozza
della I <*//.■, dcnuuiiuuiiuue che prese iu
TEA i37
uno alla chiesa dal vicino palazzo del-
la / alle, nell'area dell'antica chiesa di
s. Sebastiano in l ia Papae, del (piai vo-
cabolo resi ragione a Strada, cioè per es-
sere quella per la quale i Papi dal La-
lerano si recavano al / liticano e vice-
versa, particolarmente nel solenne Pos-
sesso del Papa. Inoltre la chiesa e la ca-
sa occupano il sito ove fu il bel palazzo
de' Piccolo/nini (/'•), i quali essendo sa-
ne'si e restando verso I' ingresso dell' at-
tua le casa l'adiacente piazzasi disse di. fife-
na. e corrisponde verso la chiesa de' sa-
voiardi già di Francia, e il vicolo del-
l'abbateLuigi,così denominato per la de-
forme statua che ivi si vede, e della qua-
le come famosa per salire parlai descri-
vendo il contiguo Palazzo Stoppani,ora
Vidoni. 11 Panciroli, Tesori nascosti dì
ll< mia, dicendo qualche parola della chie-
sa di s. Andrea, perchè pubblicò l'opera
nel 1G00, racconta che dietro di essa e
nell'ultima sua parte esisteva a piazza di
Siena un palazzo che fu de'due cardinali
sanesi Piccolomini poi Papi Pio //(per
la cui elezione nel 14-58 fu saccheggiato
e rovinato dalla plebe, togliendovi anche
delle pietre, come rilevai nel voi. XI, p.
67), e Pio ///,• e quanto alla piccola chie-
sa di s. Sebastiano oCasliano, la sua piaz-
za si appellava Massima perchè eretta sul-
la cloaca di tal nome, in cui era stato get-
tato il corpo del santo dopo il martirio
e le battiture colle verghe d' ordine di
Domiziano nella vicina piazza di Cam-
po di Fiore; da dove e attaccato ad un
uncino lo levò la pia matrona Lucina, al-
la quale eragli apparso s. Sebastiano nel-
la notte, insegnandole ove giaceva il suo
Corpo nascosto, perchè lo trasportasse
nelle catacombe di Calisto, siccome ese-
gui, e dalla chiesa che su tale cimilerio
si eresse in onore di s. Sebastiano, anch'es-
so ne prese il nome. Altri credono confu
sala cloaca nella (piale gli alti del marti-
no di s. Sebastiano dicono che fu trova-
to il suo corpo, colla cloaca dove fu edi-
ficala la chiesa di s. Sebastiano in / ia
1 38 T E A
Panne, in I in I allensìum, in Platea
Maxima. Molti scrittori peiò sostengo-
no, che il santo corpo fu rinvenuto da Lu-
cina, nel luogodella cloaca sopra la qua-
le fu fabbricala la delta sua chiesa, ove
ne'tempi antichi era l'Euripod' Agrippa,
o secondo altri la scena del Teatro di
j'oinpeo,\e cui rovine si videro nell'eri-
gervi sopra l'odierna tribuna, e ne'bassi
tempi un portico in cui fecero clamorosa
rissa que'della famiglia della Valle, co'
potenti Colonna, come narra il Diario
dell'Infessura.Si può vedere il Martinelli,
Roma ex ethnica • sacra.che mollo ne par-
la a p. 58 e 393, provando eruditamen-
te che il venerabile corpo fu gettato nel-
la cloaca Massima presso il Circo Massi-
mo ed il Settizonio, dopo essere stato tra-
fitto con frecce; altrettanto fa il Cancel-
lieri a p. D2 delle Sette, cose fatali di Ro-
ma, rendendo ragionedell'equivoco, par-
lando della Chiesa di s. Sebastiano al-
la. Polveriera (/;.); ed il Bovio, La pie-
tà trionfante nella fondazione della ba-
silica di s. Lorenzo in Damaso. il qua-
le ne tiene proposilo a p. 1 82, come an-
tica cbiesa filiale di delta basilica, con par-
rocchia che comprendeva 48 famiglie e
rendeva i3o scudi l'anno: però Cancel-
lieri che ne' Possessi de' Pontefici, a p.
21 4, riporta alcune erudite notizie sul-
la chiesa e sopra quella che le fu sosti-
tuita, allerma che a quelP epoca la par-
rocchia di s. Sebastiano era soggetta alla
diaconia di s. Eustachio. Essendo per an-
tichità la chiesa rovinata, d. Gostanza/Ve -
colo/nini duchessa d'Amalfi donò a'tea-
tini il suo gran palazzo, acciocché diroc-
cata la chiesa altra ne costruissero in o-
noredi s. Andrea apostolo patrono di sua
famiglia, e vi formassero la loro casa. Leg-
go nel Venuti, Roma, moderna, p. 624,
nella descrizione della chiesa di s. Andrea
della Valle de'teatini, che a questi d. Co-
stanza nel 1 089 donò il suo palazzo, e per-
ciò i religiosi in un cantone della casa po-
sero questa iscrizione: Constantiae Pie-
culominac Arag. A mal plria duci opti/ne
TEA
meritae clerici regulares. Si vuole che d.
Costanza dopo donato il palazzo si ritiras-
se in Napoli, nel monastero delle domeni-
canedellaSapienza,soggettoa'leatini (col-
l'abito di quelle religiose è dipinto il suo
ritratto in grande quadro, esistente nel
piano terreno di detta casa di Roma). Con
autorità di Sisto V la chiesa fu spianata
del lutto, insieme colla sua casa, e la cura
(non però i diritti parrocchiali che furo-
no trasferiti nelle parrocchie vicine,secon-
do il Bovio, o meglio in quella di s. Lo-
renzo in Damaso, come vuole il Ratti, Del-
la famiglia Sforza, t. 2, p. 363), le cap-
pelle, le sepolture, le rendite furono tra-
sferite con suo breve de' 18 agosto i5qo
nella nuova, dimodoché l'aitar maggio-
re e i due laterali si doverono fare entra-
re per memoria nella chiesa di s. Andrea,
nellaquale si dovesse dipingere dalla par-
te destra l'immagine del s. A postolo e nel-
la sinistra quella di s. Sebastiano, e che
il rimanente restasse per uso della scali-
nata e piazza della medesima, uè ad al-
tri usi servisse la sua area. La tribuna e
l'altare principale della chiesa corrispon-
de all'attuale cappella Barberini, avendo-
la eretta il cardinal Maffeo Barberini poi
Urbano Vili, comesi legge dalla lapide
che vi pose nel i6i6e riprodotta da Mar*
tinelli. Assunse la magnanima impresa di
fabbricare la chiesa degua del s. Aposto-
lo Protoclelo (ossia primo chiamato, poi-
ché dopo essere sialo discepolo di s. Gio.
Battista, fu ili.°da Gesù Cristo chiamato
all'apostolato), fratello maggioredi s. Pie:
£/'o(uelquale articolo, ed in quelli di Pro-
cessione ; Russia, S\ nt Andrea e Tarta.
ria, meglio riparlai delle gloriose gesta
di s. Andrea e delle sue preziose reliquie:
di quelle che si venerano in Roma, e del-
le chiese ivi a lui dedicate, ne fece il no-
vero Piazza nell' Emerologio di Roma a
p. 709, dicendo che in quella de'teatini
si conserva un suo dito, forse donalo da
d. Costanza), e che partecipasse della sua
sontuosa basilica, il cardinal Alfonso Ge-
sualdo (/ .) arcivescovo di Napoli e de-
TE A
cnno del sagro collegio, che nel 1591 vi
gittò la 1 .'pietra, e nel 1 Goo disse il Pan-
ciroli che procedeva la fabbrica Della e
magnifica ; ma colpito dalla morte nel
ibo3 a' 14 febbraio, restò imperfetta la
grandiosa opera. Subentrò al prosegui-
mento della fabbrica l'animo splendido
del cardinal Alessandro l\rctti(f .)Mon-
talto, degno nipote del gran Sisto V, le
die forma più magnifica e quasi l'ultimò,
colla spesa di 160,000 scudi d'oro. Nar-
ra il Valeria nel Diario, che il cardinale
nel setlembreiGi 1 prima di partire per
Dagnaia fu a vedere la fabbrica che pro-
cedeva coll'anuuo assegno di 4ooo scudi
d'oro, ed ordinò che se ne dassero altri
3ooo acciò si finissero l'altre due cappel-
le, e che fosse terminata per quaresima
tutta la navata fino al principio della tri-
buna. Indi per aver Paolo V fatto demo-
lire la cappella di s. Andrea esistente nel-
la Chiesa di .v. Pietro in / atìcano (V.)
per l'ingrandimento della basilica, eretta
da Pio II ( J .) e dove fu sepolto col ni-
pote Pio IH (/ .), nella quale il 1 .°già a-
vea riposta la testa di s. Andrea, il car-
dinal Moolaltocol permesso del Papa nel
1610 trasportò nella sua chiesa di s. An-
drea i cadaveri de'due Papi (in quell'an-
no essendo morta d. Costanza, forse eb-
be d conforto di vedere tale traslazione),
e nel 1 6 1 4 li fece collocare in alto in luo-
ghi eminenti, uno incontro l'altro, nella
navata di mezzo sopra gl'ingressi latera-
li delle porte minori, insieme co' nobili
depositi di marmo scolpili da Nicolò del-
la Guardia e Pietro Paolo da Todi, di-
scepoli di Paolo Promano, e che stavano
nella memorata cappella, e dal cardinale
decorosamente e con magnificenza fatti
situare sulle pareti corrispondenti, ove a-
vea posto le spoglie mortali de'due Papi;
com questi vennero a riposare onorata -
niente in un tempio dedicato ;tl santa lo-
ro p;iti ono, ed ei etto nella loroantica ca-
sa pel donativodella pia loro parente, co-
me volle ricordare il cardinal l'erutti nel-
l'iscrizione che fece scolpile sotto il mo-
TEA 139
numento di Pio II. I bellissimi ed elegan-
ti disegni incisi de'monumenti di Pio II
e l'io III, sono riportati nel Ciacconio,
/ ihtf /'onli/ieia/i. t. 2, p. 1 028, e t. 3, p.
216. Il Ciacconio riporta ancora l'iscri-
zione fatta scolpire dal cardinal Alessan-
dro Peretti Montalto in s. Andrea della
Valle per Pio II, in cui si legge: Cimi
Pii III iiepotus ossibus summo transla-
tus ìionore hic honorifice tumulaturkal.
febr. An. 1623 (deve essere errore tipo-
grafico, meglio 161 3). Il p. Donarmi ge-
suita riprodusse 1' iscrizione, Nuniism.
Pont. t. r,p. 69. Inoltre il Ciacconio at-
tes'a parlando di Pio III: Huiusce Poh-
ti/icix ossa permìssu Pauli J , transla-
ta siuit ab Alexandro Peretta Montai'
to S. II. E. Vicecancellario ad cecie'
siam v. Andrene a se exstructam. Si
può vedere il Torrigio, Grotte Valica-
ne, col quale mi sono uniformato sull'e-
poca del trasporto de' due Papi, benché
comunemente si assegni al i6i4> for-
se indicandosi il compimento del collo-
camento nel sito ove sono. Inoltre egli
dice che l'istorie degli ornamenti di que-
sti sepolcri di marmo furono lavorate ila
Pasquino da Monte Pulciano (cioè vi la-
vorò cognominati scultori), e riporta l'i-
scrizione che rimarcai. Siccome nelle
Grotte Vaticane vi sono alcuni marmi
appartenenti a Pio II ed a Pio III, ed an-
che le loro urne che ne racchiusero i cor-
pi, leggendosi tuttora scolpiti i loro no»
ini, questi monumenti non più li conten-
gono dopo il trasferimento in s. Andrea
della Valle ove riposano,e restarono le ur-
ne nelle Grotte Valicane come cenotafì ,
e li riporta nelle tavole 4^ e 4o ia dotta
e critica opera di Filippo Dionisi, Sacra-
rum l'aticanae bosilicac Cryptarwn
monumenta. Il quale scrittore prova che
di fattoi corpi furono trasportati in s. An-
drea, ed altrettanto affermano gli altri il-
lustratori delle Grotte Vaticane. Nulla in
contrario si legge ned' ippendix u\ Dio-
nisi; de' non meno dotti Sarti e Settele.
Questa dichiarazione era troppa Decessa*
i4o TE A
i ia, per non indurre io sospetto chi vede
nelle Grotte le due urne marnioreedi Pio
Ile Pio III, che forse ancora contenessero
i loro avanzi mortali. Di più aggiungerò
che sull'urna di Pio II in s. Andrea, ol-
tre il suo corpo scolpito giacente sulla
medésima, nel davanti si legge: Pìiis II
P. P. Su quella del nipote similmente la
sua figura è scolpita distesa sull'urna, e
nel davanti è inciso : Pius III. Nelle ri-
cordate due iscrizioni fatte scolpire dal
cardinal Alessandro dopo il trasporto,
quella del sepolcro di Pio li dice: In Pi-
colonùnorum Domo .... Pii II P. M.
Montini, restituii et ornavit. A. S.l6 1 4-
L' iscrizione di Pio III parimenti incisa
sotto il di lui sepolcro dice: Alexander
Perettus S. R. E. Card. Sepulcru Pii
flfP. M. et Pii II adverso posila Paulo
ì l\ M. concedenti e 7 alicano transla-
tu magni ficentius reponendo curavit.A.
S. i 6 i 4. L'annalista Rinaldi riferisce,che
Pio 111 fu seppellito in un sepolcro di
marmo nella cappella di s. Andrea in s.
Pietro, accanto a quello dello zio Pio li,
i tpiali poi il cardinal Alessandro Peret-
ti Montai to trasportò nella chiesa di s.
Andrea della Valle. 11 Piazza neh' Effe -
ineridc I attenua a p. 4o3 dichiara che
1' elegante sepolcro insieme col corpo di
Pio 11, fu traslèrito nella chiesa di s. An-
drea della Valle. Anche il Novaes nella
Storia di Pio II e di Pio III all'erma,
che co'loro corpi furono trasportati i se-
polcri in s. Andrea. Il citalo Piatti nella sto-
na della famiglia Peretti, diceche il cardi-
nale Alessandro mori nel 1 6x3 senza aver
potuto vedere del tutto ultimata la super-
na e vasta mole da lui innalza ta,della qua-
le restarono patroni i di lui nipoti e di-
scendenti , il cardinal Francesco Peretti
(t Je d. Maria Felice, ultimi della stirpe
di Sisto /. Racconta il Bovio, che il car-
dinale Alessandro, presago di sua im-
matura morte, ottenne da Gregorio XV
Ja sopravvivenza di dieci anni Mille ren-
dile di sue abbazie di scudi 6000 e -più,
du impiegarsi pel termine della fubbri-
TE A
ca annualmente. Egli se fosse vissuto a-
vrebbe foderato tutte le pareti di la-
stre di marmo , volendo rendere la sua
chiesa una piccola basilica Vaticana. 11
cardinal Francesco consagrò con istraor
dinaria pompa e maestà la chiesa di s
Andrea, con intervento d' innumerabile
popolo, non neli04q come scrissero al
tri, ma nell'anno sautoiGjo, il che tro
vo confermato nel contemporaneo Ricci
De' gitt/iilei universali , p. 269; quind
errò Bovio nel dirla consagrata da Ales
Sandro VII. Siccome mancava d'una fac
ciata corrispondente all'interna sua ma
gnifìceuza.eol consenso di Alessandro VII
il cardinale Francesco le assegnò per i5
anni scudi 2000 sulle proprie reudite, che
lasciò in morte a tale oggetto, ed il Papa
volle che si mettessero a frutto per for-
mare 5o,ooo scudi, che tanti ne occor-
revano, e per tale annuenza fu posto sul-
la medesima anche lo stemma d'Alessan-
dro VII. Tanto riferisce il Ratti, citando
Ciacconio, e fu ripetuto da Cancellieri.
Io però notai nella sua biografia, che la
somma fu assegnata sui benefizi ecclesia-
stici goduti dal cardinale, che morì nel
i655. Prima ch'egli fosse cardinale e per
la sua cura pel termine dell'augusto tem-
pio vi è una C.'nzone per la real fab-
brica della chiesa di s. Andrea della
Falle all'Ill.mo e Rm° Sig. il Sig. ab.
d. Francesco Peretti, Roma 1627. Il ci-
tato p. Conanni, NumismataPontificum,
t. 2, p. 65o, riporta e descrive la meda-
glia coniata da Alessandro VII colla sua
effigie, e nel rovescio il disegno della fac-
ciata, con l'epigrafe s. Andreae Aposto-
lo Romae. ed il conio ancora esiste nel-
la zecca papale e lo apprendo dalla Se-
rie de'eonii. Anche il p. Bonanni dice che
la chiesa sorge ove fu già il teatro di Pom-
peo, con disegno e modello di Pietro Pao-
lo Olivieri romano scultore e architetto
(leggo in Milizia, Le vite depili celebri
arcfùtettifihe non potè vederla finita. per-
chè morto nel 1 5<)t) e sepolto in s. Maria
sopra Minerva, però la ridusse a qualche
TEA
buon termine secondo Bagliori: rieb-
be pure mano il p. d. FrancescoGrtmaldi
tentino),e direzione di CarloMaderao (.ni-
tore del coro e della cupola, die per es-
sere semplice il severo Milizia la dice buo-
na); essendo la facciata esterna composta
di travertini, e costruita co'proventi che
dopo la morte del cai di nal Francesco e-
rano devoluti alla s. vSede e da Alessan-
dro VII applicali all'edilìzio, ciò che si ac-
cenna nell'iscrizione che nel prospetto in-
terno vi fu dal Papa collocala neh 655,
in cui s'incominciò la costruzione con di-
segno del cav. Carlo Rainaidi. che l'ornò
colle statue colossali de'ss. Gaetano e Se-
bastiano, scolpite da Domenico Gnidi, dei
ss. Andrea apostolo e Andrea Avellino (al-
lora beato), scolpileda Ercole Ferrara (in
uno alla Fama); mentre gli angeli e altre
statue sulla porla sono sculture di Gia-
como Antouio Fancelli. Osserva Cancel-
lieri che questa facciata è delle più alle
di Roma, e forse la maggiore dopo la Va-
ticana, la Lateranense, la Liberiana e di
s. Croce in Gerusalemme; ch'è tutta d'or-
dine corintio sotto, e composito disopra.
Vi coniò 17 figure, tra quelle de'sanli che
sono nelle nicchie e gli angeli, 4 de'quali
in bassorilievo , rimarcando mancare il
grande angelo alla sinistra del prospetto;
nel fregio della cornice del 1. "ordine si
legge: Alexandri I 11 l'.M. s. Andrene
Apostolo Ah. Saluta MIH'IJ . 11 Mi-
lizia dice che la facciala è stimata la più
grandiosa dopo la Vaticana e quasi dello
slesso calibro di quella di s. Ignazio, ma
forse più grande: è a due ordini, ha co-
lonne accoppiate, ma ciascuna sopra pie-
distalli, ha risalti e frontoni sopra fron-
toni, e molti altri abusi. Il Bastioni, Le
vite de'mtlorifiicullori e architetti p.3og,
dichiara che la facciata è di Carlo Ma-
derno e fu incisa sulle stampe, oltre il co-
ro, la tribuna e la bellissima cupola, così
compiendo la chiesa. Tuttavia non deli-
bo tacere col Pascoli, / ite de pittoi i,
scultori e cu 1 hi tetti moderni 1. 1 ,p. 3ocj,
e col Venuti, che il disegno del Madei-
TEA i|r
no non fu esegnilo, onde la facciata è sui
disegni più nobili e maestosi di Rainaidi;
che sebbene rigurgiti di risalti e di fron-
tespizi, è però magnifica e ornata. L'in-
terno della chiesa è in forma di croce la-
tina, ha una gran navata con cappelle
sfondate e cupolette, proporzionata cro-
ciera e coro semicircolare: Cancellieripre-
tende che sia consimile al duomo di Fro-
sìiìonc , cioè quanto all'architettura. La
doppia cupola ha 74 palmi di diametro,
ed è perciò la più vasta di tutte le cupo-
le di Roma dopo la Vaticana : ultima
mente il governo vi fece delle riparazio-
ni, e ricoprì al di fuori di lastre di piom-
bo. I peducci o pennacchi furono dipinti
da Domenico Zampieri detto il Donieni-
chino, e si riguardano come una delle o-
pere più insigni di lui, che vi espresse i
4 Evangelisti, in figure di straordinaria
grossezza e alte palmi ai. Questi angoli
dipinti con istile sollevato e di gran ma-
niera, nella forza, nella proporzione e nel-
l'artifizio giovarono moltissimo al cav.
Giovanni Lanfranco che dipinse la volta
della cupola medesima, poiché le sue fi-
gure appariscono di minor grandezza e
più dolci. Lanfranco impiegò 4 anni nel
suo classico e laborioso lavoro, ed è sti-
malo una delle migliori sue opere. Egli
rappresentò la gloria celeste, esprimendo
la Regina degli Angeli sopra un Irono di
candide nubi, accompagnata da un coro
d'angeli e cherubini, rivolta al centro del
più luminoso abisso, nel quale ilsuodi-
vin Figlio l'attende in mezzo a uno stuo-
lo di santi ; a destra della ss. Vergine vi
sono s. Andrea e s. Gaetano e più vii ino
alla Madonna è s. Pietro con s. Andrea
Avellino. Nel termine dell'aria si vede il
seggio della gloria beata, ebe principia da
una sfera composta di vapori celestiali ,
che partecipa il colore come ili luminoso
e di aereo, sopra cui posano assisi quan-
tità d' angeli che formano concerto ar-
monioso, come per festeggiar l'arrivo dul-
ia Vergine. L'idea della gloria, la vaghez-
za e l'artificio de' colori nell'espressione
1 4^ TEA TEA
dello splendore, e l'armonia soavedel tilt- no del cav. Calabrese o Mattia Preti, e
lo, die gran lume a'piltori in silfàtoge- sono li maggiori d<i lui fatti in Iloma. E-
nere di lavoro. Del Domenicliino sono gli vi rappresentò i 3 principali fatti del-
pure le pitture della volta della tribuna, la crocefìssioue del santo titolare. Le al-
ed il riparto degli stucchi. Egli vi dipin- treduepitture minori e laterali sopra gli
*e nel vano di mezzo la vocazione di s. archi, sono de'bolognesi Cignaui eTaruf-
l'ietro e di s. Andrea : nella parte destra fi, una delle quali esprime quando la te-
la flagellazione del 2.°, pittura eseguita sta dell'apostolo fu portata in Ancona. Or
con partito diverso da quello da lui te- cominciando dalla j.* cappella a sinistra
nulo nella cappella adiacente alla chiesa del principale ingresso della chiesa, essa è
de'ss. Andrea e Gregorio 1 al monte Ce- la succennata eretta dall'architetto Mat-
lio; incontro a questa poi espre>se il san- teo da Città di Castello d'ordine del car-
to nel momento d'essere condotto al sup- dinal Barberini poi Urbano VII I, nobilis-
plizio. Nella parte acuta delle costule del- sima e ben ornata pel pavimento, per in-
la tribuna, ov'è il vano del semicircolo, è crostatura e per l'altare di marmi misti
dipinta la gloria del s. Apostolo. Termi- e bellissimi, oltre diversi ornamenti di
nate le costole è un riquadro colla cor- stucco messi a oro, con colonne di verde
nice di stucco, come tutti gli altri dora- antico. Nel mezzo è la pittura di Maria
to, in cui dipinse quando s. Andrea in- Assunta in cielo;dal latodrittoè lasuaPre-
sieme con s. Giovanni apostolo ed evange- sentazioneal tempio, e dal sinistro la Vi-
lista, passando presso il Precursore s.Gio. sitazione: di sopra nelle lunette altre due
Battista, questi addila il Salvatore di lon- storie, e ne'lriangoli sono effigiati i Pro-
tano. Sul cornicione che gira intorno la feti a olio sullo stucco, e sulla volta ai-
chiesa, ne' vani delle 3 finestre, il Dome- cimi angeli e putirai, tutte opere di Do-
nichino dipinse 6 Virtù: cominciando a menico Passignani, di cui è pure il dise-
sinistra la i.J è la Carità, seguono la Fé- gno degli ornati della cappella. A destra
de, la Religione, il Disprezzo del mon- sono le statue di s. Marta del Mochi, e di
do, la Fortezza, e la Contemplazione del- s. Gio. Evangelista del Buonvicino: a si-
le cose celesti. Le due finestre laterali nistra quelle di s. Gio. Battista di Pietro
sono a fjggia di conchiglia, e in mez- Bernini, e di s. M.a Maddalena di Cristo-
zo al fionJespizio di esse sono due figu- foro Stati di Bracciano, che scolpì pure
ve Terminali nude che legano un feslo- la statua di mg/FrancescoBarbei ini(pro-
ne di frulla che circonda la conchiglia, tonotario partecipante, fratello d'Urbano
ed alcuni pulti scherzanti che hanno tol- YIII e quivi sepolto), cioè sotto la porti-
to da quel festone varie pere, con allusio- cella a manca, ov'è un s. Sebastiano a o-
ne all'impresa della famiglia Peretti, cui lio dipintodal Passignani. Incontro all'ili-
app;n teneva il cardinal Alessandro oidi- lima statua e sotto l'altra porticella sono
ualore del lavoro. Sono stimati capi d'o- scolpiti in bassorilievo di porfido i ritrai-
pera di pittura gli affreschi della tribuna ti de'genitori d'Urbano Vili, eseguiti da
dal cornicione in su, come i ricordati E- Guglielmo della Porta. Il Torrigio a p.
vangelisti. Nella calcografia camerale vi 367 riporta diverse iscrizioni sepolcrali
èia collezione delle celebri pitture di- esistenti nella cappella, ed una riguardan-
pinte a fresco dal Domenicliino, cioè i 4 'e la memoria della precedente chiesa di
Evangelisti ne' pennacchi della cupola e s. Sebastiano, e precisamente perchè cor-
le pilline dell'abside, non che le pitture risponde al sito ove fu trovato il santo nel-
della cupola di Lanfranco: tulle sono in- la cloaca, secondo alcuni, e vi si eresse la
ci*e e riunite in libri; I 3 granili dipinti sua chiesa; ed aggiunge che Urbano Vili
pure a fresco da basso della tiibuua so- concesse indulgenze pe'suffiagi che ogni
TEA TEA 143
lunedì sera ivi facevansi per 1 anime del la, colla sua effigie insieme a quella del-
Purgatorio. Meglio ne traila il Piazza nel- la già vivente madre Pellegrina, ora an-
VEusevologio Romano, Irai, j deUeCon- ch'essa defunta: ninno di essi vi è tuinii-
fraternite, cap. i5: Del ss. Redentore a lato. Dopo la porla minóre, l'alture di
,v. Andrea della 1 alle. Riferisce che Ur- marmo con simile balaustra della crocie-
hano Vili l'arricchì di singolari privilegi, ra, ha il grande e bel quadro d'Andrea
dichiarando l'altare privilegiato, e la det- Caraassei di Revagna, che erroneamente
la indulgenza eoa esposizione del ss. Sa- disse Nibby, nella Roma nel 1 8 38 , rap-
gra mento ne* lunedì dalle ore 21 sino al- presentare s. Gaetano in atto di scrivere il
la sera, divozione che tuttora si eseguisce, più essenziale articolo delle costituzioni
Vi eresse il detto sodalizio,cui si die prin- dell'ordine de'chierici regolari daluifon-
cipio col consenso del suo fratello cardi- «lato: stando genuflesso il santo tiene gli
nal Antonio pio-vicario di Roma a' io occhi rivolli al cielo, ovegli apparisce Ge-
magqioi638, imponendosi a'eonfrati di su Cristo in candida veste, accompagua-
render conio delle rendite a'cardinali vi- to da un gruppo d'angeli; egli tiene col-
cari. Ne fu pio scopo di giovare alla con- la destra il globo, eda piedi sul paviraen-
versionede'peccatori e di suffragare i ile- to èun angelo sostenente una tavola, sul-
funtijO quanto altro descrive Piazza, che la quale il santo ha scritto: Respirile tro-
chee inoltre essere i confrati comparteci- latilia coeli et considerate Mìa agri, vo-
pi dell'opere buone della religione te;iti- lendo significare con questo la Pro v video-
na, e che fu a loro assegnata la nobile e za divina , per quanto narrai di sopra.
ben provvista eappella del ss. Crocefisso. Niente di lutto questo: essendomi porta-
Dnpo la cappella Rai berilli, segue quella to a esaminarloho trovato, diesi, rappre-
già de'Rucellai e ora padronato del mar- senta nel quadro, quando la R. Vergine
ebese Gio. Pietro Campana, architettata consegna il s. Bambino nelle braccia di s.
dallo stesso Matteo da Città di Castello, Gaetano nella basilica Liberiana, il che
ornala di due colonne di breccia paonaz- raccontai superici mente. Tutte e tre le
za e di alili stupendi marmi, rappreseti- immagini sono decorate ili corone argen-
tando il quadro dell'aliare il b. Giovali- tee , del qual metallo è il giglio a piedi
ni Marinoni teatino , ed i bb. Tommasi del santo, e d'argento sono le lettere e le
e Rurali cardinali teatini. Ivi è il sepol- filettature del libro aperto che si vede
ero del celebre ed elegantissimo letterato dappresso, e con queste parole: Quaeri-
mg.r Giovanni della Casa autore del Ga- teprimum regnum Z?ei, e riguardanti l'i*
lateo ed arcivescovo di Benevento, il cui stillilo della Provvidenza. I fiori intorno
epitaffio compose l'illustre letterato con- per ornamento al quadro sono di Laura
temporaneo Pietro Vittori. I freschi so- Bernasconi, discepola di Mario Nuzzi det-
no delcav. Roncalli, ed i putti ni negli an- lo Mario de'Fiori per la naturalezza con
go!i della cupola di Gio. Rattisla Crescen- cui gli eseguiva. Nelle pareti laterali in 4
zi romano. Il quadro di s. Sebastiano nel- grandi affreschi di mediocre merito, vi-
la cappella appresso, lo colorì Gio.de Vec- di espresse le principali gesta di s. Gaeta-
chi: i dipinti laterali, di buona scuola, rap- no. Passandola porta della sagrestia èia
presentano fatti de'>s. Lorenzo, Romano cappella della Madonna della Purità, già
e Sebastiano. In questa eappella vi sono gentilizia del cardinal Stopparti, edora
due cenotafi o monumenti di marmo del cardinal Pietro / idonit I J, ambedue
bianco, uno dell'avv.0 Vincenzo Giusep- ivi sepolti. Dice Nibby, che gli angeli li
pe Cini defunto e col suo ritratto insie- disegnò Lanfranco, e la s. Famiglia stil-
ine a quello del vivente figlio Raffaele; l'altare è d'Alessandro Francesi napoleta-
l'allro della figlia Luisa in Faccini defuu- no. Gli angeli non più esistono, gli odici-
.44
TEA
ni essendo mediocrissimi a tempera, né
vi Cu mai las. Famiglia, ma semplicemen-
te la di vola immagine della Madonna del-
la Purità col s. Bambino. Forse questo
quadro sarà stato circondato in alto dai
detti angeli e in basso da' ss. Giuseppe,
Gioacchino e Anna, come lo descrisse Ve-
nuti. Nel restauro della cappella esegui-
to dal cardinal Vidoni, morto ueli83o,
probabilmente furono coperti con im-
biancatura tali santi e angeli. Sotto l'al-
tare si venera il corpo di s. Fortunato
martire. Il HombeW'i, Raccolta dell'imma-
gini della B. Vergine ornate della co-
rona, d'oro, t.i, p. <j5 : Madonna delia-
Purità in s. Andrea della J alle, narra
che in Napoli la piissima famiglia Berna u-
da Mendoza possedeva e venerava un'an-
tica efligie di Maria col s. Bambino in
braccio, e il sacerdote d. Diego supersti-
te di essa, bramoso d'accrescerle il culto,
nel 1641 la donò alla chiesa di s. Paolo
de'teatmi in Napoli, e la traslazione segui
con magnifica pompa. Noterò, che l'im-
magine della lì. Vergine della Purità fu
chiesta e donata al servo di Dio p. d. Giu-
seppe Caracciolo teatino, il quale facen-
dola solennemente trasportare in delta
chiesa, ne ispirò e sempre più ne promos-
se la venerazione. Ciò destò una genera-
le divozione verso la s. Immagine, gareg-
giando i sodalizi e le case religiose a far-
ne eseguire delle copie, e la 1/ che uscì
dal regno è quella che si venera nella det-
ta cappella, ove appena esposta grande ne
fu la venerazione. Dopo aver la B. Ver-
ginedispensatomollegrazie,nel 1648 con-
solò il comune di Roma e dello stato pa-
pale nella carestia che l'affliggeva. Ne im-
plorò il patrocinio mg.' Lazzaro Pallavi-
cino che piesiedeva all'annona, con voto
di celebrarne solennemente la festa in ren-
dimento di grazie, qualora a'vesse soccor-
soRoma nell'urgente bisogno. Contro l'e-
spettazione di lutti, nel 1649 la raccolta
de cereali fu .Ci copiosa, che il prezzo del
giano diminuì più della metà. Innocen-
zo X volle che si adempisse il volo colla
TEA
più magnifica splendidezza, concedendo
pure indulgenza plenaria a chi visitava
nella festa della Purificazione la Madon-
na della Purità esposta negli altari delle
chiese teatine. 11 senato romano fece con
solenne messa pubblici ringraziamenti. Il
Pallavicino di venuto cardinale fece espri-
mere in rame il miracolo successo , con
ghirlanda di spighe e gigli intorno al ca-
po della Madonna, e lateralmente genu-
flessi i ss. Gaetano e Andrea Avellino, e
la città di Roma di fianco. Indi a'7 di-
cembre 1678 il capitolo Vaticano con co-
rone d'oro formalmente ne ornò il capo
della Madonna e del s. Bambino, e sotto
l'immagine per memoria furono espresse
le spighe legale in un mazzo, le quali non
più esistono. Del resto il Bombelli ripor-
tò la vera immagine della Madonna del-
la Purità. Nella parte l'impello a questa
cappella , ossia dell' epistola dell' altare
maggiore (il quale è isolalo, ed eretto con
disegno del Fontana in marmo con simi-
le balaustra e tabernacolo: questo a tem-
po del Venuti egli dice che non esisteva,
ed invece un gruppo d'angeli di marmo
che reggevano la ss. Croce; e qui rileve-
rò, che i teatini quando colla pisside co-
municano i fedeli, il chierico accompagna
il sacerdote con torcia accesa) a destra del-
la chiesa, vi è la cappella del ss. Croce-
fisso che venerasi sull'altare, ed è tutta
di bellissimi marmi con colonne di mar-
mo nero; non esiste affatto il quadro con
1* Assunta che il Nibby dice pittura del
messinese Antonio Ricci detto Barbalun-
ga. A dritta della cappella trovasi l'ora-
torioe l'altare del sodalizio del Divino A-
more, con quadro moderno esprimente
la B. Vergine, ed i ss. Gaetano e Andrea
Avellino, i cui confrati vestono sacchi ne-
ri con cinta e mozzetla paonazza, tutto di
lana. La confraternita vi fu introdotta
nel 1 75 1, quando il cardinal Guadagni
vicario di Roma trasferì in questa chie-
sa da quella di s. Dorotea l'oratorio del
Divino Amore. Ne approvò gli statuti e
l'eresse cun tal titolo in arciconfratemi-
TEA
Uj sotto l'invocazione dell' Immacolata
Concezione, e de' ss. Gaetano e Andrea
Avellino. Ne discorre il Piazza neìVEuse-
vologìo, irat. 7 delle Confraternite: D< l-
la Confraternita del Divino Amore a s.
Maria in f ia Lata. Siccome il da lui ri-
ferito si rannoda agli oratori! sotto tale in-
vocazione istituiti da s. Gaetano, e per-
ciò riguarda quello della chiesa di s. An-
drea, uè darò un cenno. I congregati del-
l' oratorio di s. Dorotea si chiamarono
generalmente Soldatesca del Divino A'
more, e furono dispersi dopo il tremendo
saccheggio di Roma del 1527. Iddio peto
nel H>r>4risvegliò nel cuore il ristabilimen-
lo nella chiesa di s. Maria in Via Lata, per
lo zelo del suo canonico Girolamo Bar-
berai fiorentino, eoo heneplacitc, privile-
gi e indulgenze d'Alessandro VII, stabi-
lendo 1' oratorio in quello sotterraneo e
celebre per le molte cose operatevi nella
loro dimora da'ss. Pietro, Paolo e Luca,
sotto il titolo delDivino Amoreedell'lm-
macolata Concezione di Maria, la cui fe-
sta fu statuito celebrare solennemente,
insieme a quella di s. Luca, e con regole
prese ancora da quelle di s. Francesco di
Sales nella sua vita divota, con quelle pie
pratiche descritte da Piazza, come di rac-
cogliere limosine per le persone bisogne-
voli e vergognose. Lo stesso Piazza nel
Irat. 1 1 Delle accademie Romane, nel
cap. 5 ragiona di quella del Divino A-
more. già istituita da s. Gaetano de'pre-
lati ecclesiastici a s. Dorotea in Tras-
tevere. Celebra il virtuoso e morale sco-
po dell'istituzione, e il suo fondatore s.
Gaetano gran maestro di spirito,nella cui
religione teatina rivive l'accademia e l'o-
ratorio del Divino Amore, quale scuola
di perfetto spirito ecclesiastico. Dopo l'o-
ratorio del Divino Amore, segue l'alta-
re di marmo con balaustra simile della
crociera, dedicato a s. Andrea Avellino,
il cui gran quadro eseguì Lanfranco iu 8
giorni, ed Antonio Amorosi vi dipinse so-
pra l'aggiunta della gloria d'angeli, colla
stessa maniera, essendo valente in 1 itoc-
vol. LXXin.
TEA i.;7
car le pitture guaste, ed in imitare e ac-
compagnare le mancanti. 11 quadro della
cappella che segue, dopo la porta mino-
re, fu dipinto dal viterbese Inuloloineo
Cavarozzi dello Crescenzi, per avere im-
parato la pittura dal suddetto Crescenzi,
e vi espresse egregiamente s. Carlo Borro-
meo orante innanzi la B. Vergine col di-
viri Figlio e con angeli. Da un lato esi-
ste il grandioso monumento sepolcrale e-
relto alla contessa Prassede Tornati Ro-
bilaut di Asti, con disegno e sculture del
commend. Giuseppe de Fabris. La cap-
pella contigua è padronato itegli Strozzi,
e dicesi con sicurezza fatta sopra un di-
segno di Michelangelo^ almeno ne ha lo
stile. Ricca di scelti marmi, cou 1 2 colon-
ne di raro marmo pidocchioso, che altri
dicono lumachella, sull'altare è una Pie-
tà copiata in bronzo dall'originale dello
stesso Michelangelo esistente in s. Pietro.
Le statue laterali, pure di bronzo, rap-
presentano Rachele e Lia, e sono copie
di quelle di Raffaele da Montelupo che
si vedono nel ceuolafio di Giulio li in s.
Pietro iu Vincoli. Inoltre vi sonodella no-
bile famiglia 4 monumenti sepolcrali o
urne di marmo nero, e sono degni di os-
servazioneiduebelli candelabri di bron-
zo per le loro forme, avendone simile la
cappella Barberini, e l'altare maggiore
con l'arme del cardinal Peretti. L' ulti-
ma cappella, dice Milizia, l'architetlòCar-
lo Fontana, pel cardinal Marzio Giuriti
che vi fu sepolto in un al nipote cardinal
Gio. Francesco Ginetti'xn nobili deposi-
li colle statue genuflesse, ed ora è padro-
nato de'loroeredi Lancellotti. Questa ma-
gnifica cappella è tutta incrostata di mar-
mi preziosi, e ornata d'3 colonne di ver-
de antico, 4 sull'altare e 4 ue'due nomi-
nati depositi. L'alto rilievo dell'altare e-
sprime oltre la B. Vergine col s. Bainhi-
110, e s. Gio. Battista, l'Angelo che invi-
ta s. Giuseppe a fuggire in Egitto, e lo
scolpì Antonio Raggi, autore dell'effigie
in profilo del cardinale edificatore della
cappella, oltre la Fama e lo stemma gen-
io
146 TEA
lilizio. Il paliotto dell' altare è lutto ili
pezzi di plasma di smeraldo. Le altre scul-
ture rappresentanti 4 Virtù e l'altra Fa-
ma coll'arma medesima sono di Alessan-
dro Rondone. Tra gli altri monumenti
sepolcrali esistenti in questa chiesa, ricor-
derò quello del conte Gaspare Tiene di
Vicenza col busto e due Virtù in figura,
architettalo e scolpito da Domenico Gui-
di, e si vede presso la porta minore del
sinistro Iato. Nella mela del secolo passa-
to i teatini rifecero il pavimento, con mat-
toni e grandi fascie di marmo. Nella de-
corosa sagrestia, con belli armadi di noce
con ornamenti intagliali, il quadro dell'al-
tare esprimente Gesù sulla croce colla B.
Vergine e s. Giovanni a'iati, è di buona
mano: l'altro cheNibby, seguendo Venuti,
dice esistere sulla porta, rappresentante la
Maddalena che unge i piedi del Reden-
tore, è copia d'altro di Paolo Veronese e-
seguila da Mattia Preti, però non lo tro-
vai. Questo vasto tempio situato nel cen-
tro di Roma è frequentatissimo, e nella
festa dell'Apostolotitolare alcuni sulle sue
scale vendono per divozione de'rami co'
frutti dell' albero detto legno santo, sul
quale vuoisi ches. Andrea abbia patito il
martirio della crocefissione sopra due
tronconi di legno obliquamente incrociati
nel mezzo, dopo aver predicato su di essa
per due giorni (contro la comune opinio-
ne, alcuni slimano che morisse sopra cro-
ce dritta, come la dipinse Raffaele nel pa-
lazzo Vaticano, e che fosse di legno d'o-
livo); croce che fu presa per insegna eque-
stre, ed in conclave si usada'cardinali nel-
le loro celle. Dopo che nel 1 848 fu rapi-
ta la testa di s. Andrea che Pio II avea ri-
posta nella basilica Vaticana, il suo felice
ìitrovamento dal regnante Pio IX fu ce-
lebrato colla esposizione solenne in que-
sta chiesa, e con quel magnifico trasferi-
mento in delta basilica, che descrissi nel
voi. LV , p. 265. Su questo apostolo si
ponuo vedere: C. Gir. Wegg, De mar-
tirio s. Andveae aposl. e graec. in hit.
versa, notisel dissert. illustrata, Lipsiae
TEA
1 7.49- Cancellieri, De Secretariis Chri-
stianorwn t. 3, p. 1 2 1 7 : Scriptores de re-
bus gestisci gloria posthumas.Andreae.
Ogni anno a' 7 agosto con istraordinaria
pompa visi celebra la festa di s. Gaetano, e
nel 1847 con maggior solennità per ricor-
rere il 3.° centenario'^! sua beata e invidia-
bile morte. Come i teatini celebrarono que-
sta preziosa rimembranza del santo fon-
datore e padre, dell'apostolo della Prov-
videnza, del patriarca di tutto il regolare
chiericato, si legge nel n.° 64 del Diario
di Roma del 1847. Non solo alla sua fe-
sta assistè i I cospicuo collegio de'protono-
tari apostolici partecipanti, che lo vene-
ra per patrono, ma eziandio il capitolo
della basilica di s. Lorenzo in Damaso, in
memoria de'22 anni che uffizio in questa
chiesa mentre si restaurava la sua bab-
bea, cioè dal 1 7QQ al 1 820, nel quale pe-
riodo vi trasferirono la loro parrocchia.
A Epifania, a Presepio, a Ottava nar-
rai come in questa chiesa il servo di Dio
d. Vincenzo Palloni (ov'egli avea ricevu-
to col battesimo il dono di quella fede e
di quella grazia santificante che i re Ma-
gi riceverono nella capanna di He/lem-
me), fondatore della congregazione della
Immacolata Regina degli Apostoli (f7-),
v'introdusse, e si prosiegue da' suoi figli,
la mirabile e sontuosa celebrazione del-
l'ottavario di tal solennità e con Presepio
co'ss.DIagij spettacolo della religione cat-
tolica edificante e grandioso, degno della
metropoli del cristianesimo. Imperocché
splendidi apparati, e copiose faci e lumi-
narie accrescono al magnifico tempio mae-
stà e bellezza: il mistero della vocazione
de'gentili espresso in tante maniere dal-
l'altee dalla sagra scienza, ricorda il pro-
digioso principio della chiesa cattolica. Al-
la loro volta oratori di varie lingue pre-
dicano la divina parola 3 volte il giorno,
e altrettali ministri della riconciliazione
stanno da mane a sera ne'confessionali :
religiosi d' ogni ordine, e chierici d' ogni
grado sono solleciti alla maestosa celebra-
zione de' divini uffizi, e fumano di con-
TEA
tirino i «agri altari d'incensi e di profumi
nella molteplice varietà de riti in cui ri-
splende l'unità cattolica; al sacerdote Ia-
lino che solennemente immola l'immaco-
lataOstia sull'ara massima, succede il gre-
co, il grcco-melchita, il Siro, il ruteno, il
caldeo, l'armeno, d maronita e ogni al-
tro che alla chiesa d'oriente appartiene.
Quindi è meraviglioso il vedere, nobili e
plebei, dotti e ignoranti, indigeni e fore-
6tieri}di tutte le lingue,di tutte lestirpi.che
ricovrati al medesimo tempio, adorano lo
stessoDio, professano il medesimo culloja
slessa credenza, ubbidiscono all'uniforme
legge; in una parola, solo Roma all'om-
bra della Sede apostolica può operare sif-
fatto portento della fusione e unificazio-
ne delle genti, istituzione al tultoeminen-
temeute cattolica, sotto il doppio rappor-
to della fede e della carità. Essendo que-
sto il precipuo scopo della pia e recente
istituzione, si comprova da tutti gli ordini
della gerarchia ecclesiastica, che ne pren-
dunoa vicenda parte attiva e zelante nelle
sagre funzioni, cardinali, vescovi, prelati,
clero secolare e regolare, alunni de'semi-
nari e collegi, terminandosi col TeDeum.
Ben conveniva che in un tempio teatino
con tanta splendidezza si celebrasseil mi-
stero del Presepio cotanto caro a s. Gae-
tano, i cui figli furono tra'primi a intro-
durre la Novena del suo s. Natale, e in
Bologna neli6i(>, come leggo nel vesco-
vo Compagnoni, Memorie della chiesa
e de vescovi (l Ostino, t. 4> p» 270. Co-
me degnamente poi i teatini celebrarono
la definizione dell'Immacolata Concezio-
ne, die sempre propugnarono e ne pro-
pagarono la divozione anche nelle remo-
te regioni, lo rimarcai ne' Cenni che pre-
cedono quest'articolo. La bella e propor-
zionata casa de'leatinijCOutigua alla chie-
sa, la devono pure alla munificenza did.
Costanza Piccolomiui, ed alle spese del lo-
ro ordine. Fu costruita con disello del
cav. Rainaldi insieme alla scala grande,
tranne la porteria 0 ingresso architettura
ilei Marruccelli ; uou é poi fero quanto
TEA i47
afferma il Melchiorri nella Guida di llo-
ìna, che decori l'interno oratorio il qua-
dro dell'Assunta del ricordato Barbalun»
ga: neppure esiste l'oratorio, ma ima sem-
plice cappella. Il Piazza ne\V Eusevologio
Hoiaano, nel trattato delle librerie roma-
ne,discorre nel cap. 1 7: Della libreria dis,
Andrea della I alle de padri'TcatiniAn
comincia col ripetere la sentenza di Sene-
ca: Che e un vero morire chi non sa far
altro che vivere, mentre do vrebbesi scol-
pire sul fontespizio di tutte le biblioteche,
a conforto di quelli che esercitano gli spi
riti della mente per lasciar memoria glo
riosa d'esser vissuti. Poiché non conoscen-
dosi altro vivere più da uomo, che allun-
gar la vita collo studio, che riesce sempre
più dolce e attraente quanto più cresco-
no gli anni, perché allora s'intende me-
glio il vivere, quando manchiamo alla vi-
ta; perciò il detto savio, laddove gli altri
cercavano il riposo nella vecchiezza, egli
con più alacrità applicò per rinvenire gli
occulti segreti della filosofia morale. Que
sto bel modo di vivere, anco secondo le
massime della filosofia cristiana, apprese
10 i saggi fondatori delle religioni e i lo-
ro seguaci, provvedendo con non minore
sollecitudine le librerie loro per istruii::
l'intelletto e farlo servirealla gloria di Dio
e a vantaggio de'fedeli. Quantunque i tea-
tini sieuo fondati principalmente sulle più
sublimi massime deH'evangelo,aoiarono
sempre di formare biblioteche, perchè fos
serodi patrimonio dell'ingegno, della pie-
tà e della sapienza. In una decorosa sala
pertanto di questa casa riunirono ogni sor-
te di scelti libri,che ascesero sopra a 5ooo,
olirei mss. di molli loro e altri illustri scrit-
tori.Mi sorprende che l'eruditissimo Piaz-
za abbia ignorato, che per ulteriore elar-
gizione di d. Costanza Piccolominì, i li-
bri greci e gli altri che formavano parte
della biblioteca domestica del dottissimo
Pio II, li donò a' teatini di questa casa.
Dipoi Clemente XI nel curare il magni-
fico incremento della biblioteca Vatica-
na, della quale riparlai a Staml1 \, otlcn-
148 TEA
ne di riunire ad essa il non piccolo nu-
mero de' voi nini greci di Pio li e posse-
duti da'leatini, grati a'beneficii ricevuti e
alla canonizzazione di s. Andrea Avellino,
da lui eseguita nel i 7 1 2 colla bolla jYu/ii-
quam. concedendo indulgenza plenaria al-
la loro chiesa nella sua festa. Urbano Vili
ne avea introdotta la causa, e Clemente
X lo avea beatificato: grande è la divo-
zione che i popoli hanno per sì gran san-
to,come protettore contro l'apoplessia, di
cui egli fu vittima nell'introito della mes-
sa. Ne pubblicarono la vita i teatini pp.
Bolvito, Castaidi, Magenis e Frangipani
Mirto.
TEATRI e ANFITEATRI DI RO-
MA. V. Teatro e Anfiteatro.
TEATRO e ANFITEATRO, Thea-
trum, Ampliitheatruin. 11 teatro è quel-
l'edificio a foggia di semicircolo, con pal-
chetti o loggie separate all'intorno, le cui
parti principali sono la platèa, l'orchestra,
la scena o il palco scenico, e dove si rap-
presentano per io più gli spettacoli dram-
matici, le tragedie, le commedie, le mu-
siche, i balli. L'anfiteatro è una fabbrica
di figura ovale o elittica, con più ordini
di scaglioni a cerchio, ed un'aia nel mez-
zo chiamata arena , dove anticamente
combattevano i gladiatori, e si facevano
altri giuochi pubblici, siccome è usanza
ancora d'oggidì. Gli antichi ebbero cir-
chi, stadi, anfiteatri; noi non abbiamo che
teatri equalche anfiteatro. Trovo nel Vo-
cabolario dell'arti del disegno, aver Le
Grand scritto un parallelo dell'architet-
tura antica e moderna, ed osservato che
noi abbiamo sostituito alla disposizione
semplice e grande de' teatri antichi le i-
dee più meschine e le più magre suddi-
visioni; di fdtto la forma prolungata dei
nostri teatri riesce al tempo stesso inco-
moda al maggior numero degli spettatori,
eforma spesso un effettospiacevole all'oc-
chio. Il Milizia nel Dizionario delle bel-
le arti del disegno, dichiarò che i nostri
teatri sono una specie d'alveari, dove si
ya non per vedere, uè per udire drammi,
TEA
ma per farvi un pispisglorio di cellula in
cellula. Se vogliamo teatro , facciamolo
come insegnano Vitruvio e Palladio, e
tanti altri, i quali dimostrarono che nel-
l'interno deve il teatro essere per gli spet-
tatori gradinato semicircolarmente, e al-
l'esterno decorato in modo che si ricono-
sca subito per teatro. I moderni architet-
ti non faranno mai alcuna cosa gran-
de in genere di teatri, se non tornan-
do alle forme degli antichi. Sembra che
da alcun tempo in qua si siano fatti al-
cuni passi per la riforma dell'architettu-
ra teatrale; molte verità e molte avver-
tenze importantissime si contengono nel-
le Osservazioni sui difetti prodotti nei
teatri dalla cattiva costruzione delpal-
coscenico, diP.Landriani, pubblicate in
Milano negli anni 18 1 5 ei8 18. Il teatro
moderno non ritiene che il nome degli an-
tichi, mentre questi aveano anfiteatri se-
micircolari, circondatida portici e forniti
di sedili di pietra, i quali circondavano
uno spazio detto orchestra, e davanti a
questa era il palco o pulpito, dove stava
la scena formata da una grande facciata
apiùordinidi colonne, e dietro era il pro-
scenio, ove gli attori si preparavano, con
altri grandi portici più in là. Noi non ab-
biamo all'incontro che sale, e talvolta me-
schine, alcune fatte a guisa di campana,
altre in forma di ferro da cavallo, e po-
che semicircolari. Si fanno teatri per le
dimostrazioni di anatomia edi fisica; que-
ste sono sale soveute circolari o semicir-
colari, disposte in anfiteatro, affinchè tut-
ti gli spettatori possano comodamente ve-
dere le operazioni d'esperienze diesi fau-
no nel mezzo della sala medesima, o al-
l'estremità del semicircolo. Col nome poi
d' anfiteatro si chiamarono dagli antichi
alcuni teatri, nome che indica bastante-
mente ch'erano composti di due semicer-
chi, in mezzo a'quali trovavasi l'arena pei
combattimenti e altri spettacoli. Crescen-
do il bisogno dello spazio, i semicerchi
alcuna volta si allontanarono, e ne risul-
tò la forma ovale invece della circolare.
TEA
Le precinzioni, i gradi, i cunei, erano par-
ti interne degli anfiteatri; le porte fotte
a volta dicevansi vomitorii. Anfiteatro di-
cesi ne'teatri moderni la parte del l'ondo
del teatro posta dirimpetto alla scena, nel-
la quale si dispongono gradi o sedili. Il
teatro Olimpico di Vicenza ha un gran-
dioso anfiteatro; molti se ne veggono an-
che ne'teatri diFrancia. Ne'giardini si fan-
no anfiteatri di verdura. Prima parlerò
de' tea tri, poi degli anfiteatri. Però ad e-
vitare ripetizioni, qui ricorderò i princi-
pali articoli in cui ragionai di quanto è
ad essi relativo; di altri ne farò in segui-
to menzione;indicazioni che potranno ser-
vire a schiarimento delle svariate cose che
accennerò senza diffondermi. A Maschera
o coperta della faccia per non essere co-
nosciuto, e maschera del capo fu detta la
Parrucca (f .), dissi che quella del tea-
tro deve la sua origine all'arte dell'imi-
tazione, e in quali modi lo fecero i primi
attori tragici o drammatici, per rappre-
sentare personaggi in diversi generi, età e
sesso; quindi e come si formarono le dif-
ferenti maschere sceniche, comiche, tra-
giche e satiriche , poiché la Satira (} .)
allora entrava nell' azione drammatica,
ricordando l'opera di Ficoroni. In quan-
te altre circostanze si usarono le masche-
re. I divieti contro l'uso della maschera,
della legge mosaica e della Chiesa, massi-
me a 'chierici. Come s'introdussero le ma-
schere nel Carnevale ( I .), e ne'balli in
maschera. AGiuoco parlai de'divertimen-
ti e sollazzi di varie specie ed epoche, pub-
blici e privati, ed in ispecie de'greci e ro-
mani, circensi, gladiatori! negli anfiteatri,
escenici di commedie, tragedie, drammi,
satire e mimi rappresentati ne'teatri, e ne
ragionai ancora nei tanti articoli che vi
hanno relazione, come a IMf.se per l'epo-
che in cui celebravansi. Degli spettacoli e
giuochi pubblici del Medio evo, e anche
militari come i Tornei (/'.). sostituiti ai
combattimenti degli anfiteatri ede'circhi.
Delle magnifiche Corti bandite della fa-
volaRolondax/aa l'intervento de' cantim-
TEA 149
banchi, saltimbanchi, buffoni, ballerini da
corda, musici, suonatori, istrioni, giulla-
ri, poeti popolari, trovatori, pantomimi,
recitandosi pure commedie estemporanee
da'mimi. Che nel secolo XV dagl'italia-
ni si cominciò a ripristinare l'arte comi-
ca e tragica, e poi si aggiunse la musica
alla tragedia: ne'precedenti secoli XIII e
XIV già face vansi rappresentazioni d'imi-
tazione e per lo più di sagro argomento,
il che ricordai in vari luoghi, e delle po-
steriori che si eseguivano nell'anfiteatro
del Colosseo feci menzione in quell'arti-
colo e altrove. Riparlai del Carnevale, e
del Carnevale di Roma anche a Senato
Romano. Che gli antichi magistrati de'ro-
mani in tempo della repubblica furono
avversi all'erezione de'teatri, temendola
corruzione del popolo, e che Ovidio con-
sigliò Augusto a sopprimerli. I saggi ro-
mani declamarono quando furono dalla
Grecia introdotti in Roma gl'istrioni, ri-
levando quali nazioni furono contrarie.
Riprodussi le opinioni d'alcuni avversi a-
gli spettacoli teatrali, in opposizione alla
perfezione cristiana e alla purità de' co-
stumi, per le licenze che talvolta si com-
mettono. A Spettacolo notai che con que-
sto vocabolo si qualificano pure le rap-
presentazioni del teatro, le opere in musi-
ca, commedie, tragedie, balli, festini e si-
mili. Quali spettacoli e Feste (f^-) si fe-
cero nell'antichità, e che dagli etruschi e
da'grecisi vogliono originati i giuochi sce-
nici e le rappresentanze teatrali. CheSpar-
ta ne fu contraria, e non ebbe ne circhi,
né anfiteatri. In che consistevano presso
i greci e i romani i giuochi del circo, ed i
combattimenti gladiatori!, de'quali trat-
tai eziandio a Sem avo. Quanto Roma spe-
se nella costruzione de'circhi, de'teatri e
degli anfiteatri, per la predominante pas-
sione del popolo agli spettacoli e alle fe-
ste; e che gli avanzi de'snperstiti li descris-
si ne'luoghi ove sono. Che i disordini ca-
gionati dagli spettacoli provocarono la ri-
provazione non meno de' pagani, che dei
l'api, de'Padri e desmodi, ed altresì dei
i5o TEA
teatri fomentatori di passioni e scuola di
corruzione,solo tollerandoli laChiesa e ve-
gliando a impedir mali maggiori. A Poe-
sia dichiarai essere un'arte che ha perfine
d'imitare co' versi e dilettare, essendo i
versi pel poeta una materia sua propria,
non altrimenti che ima tela e i colori pel
pittore, le note pel musico, il marmo per
lo statuario. Che la poesia altresì ha per
iscopo d'istruire dilettando, migliorare i
costumi e la condizione degli uomini. Di
sua origine, de'suoi diversi generi, in prin-
cipio eroico e satirico, ed in appresso dal
i. "derivò la tragedia, dal 2.0 la comme-
dia. Che i poeti furono ancora cantori, e
cantarono la storia e la morale; e qne'di
Provenza e altri le avventure e i roman-
zi. In Roma fu da principio la poesia po-
co stimata, indi eminentemente vi fiorì
nella lingua del Lazio; e nell'epoca del ri-
sorgimento delle Lettere, in Italia rinac-
que gloriosa nel nobile idioma. Indicai le
diverse specie di poesia , fra le quali la
drammatica che comprende la tragedia,
la commedia in prosa, la làrsa produzio-
ne comica d'un solo atto, la tragicomme-
dia e il melodramma o opera in musica.
Finsero filosoficamente i poeti nove sorel •
le dee delle scienze e delle arti, chiama-
te Muse e nate da Giove e da Mneino-
sine. Quando esse stavano sul favoloso O-
limpo, cantavano le meraviglie degli Dei,
conoscevano il pascalo, il presente e l'av-
venire, e nulla allegrava cotanto la coite
celeste, quanto le loro voci e i loro con-
centi, siccome istruite di tuttociò che ha
relazione colla Musica e per cui fu dato
loro ilnomedi Muse; dicendo i poeti che
fu data loro per madre Mnemosine, dea
della Memoria e figlia del Cielo e della
Terra, e quella che somministra la ma-
teria de'versi e de'poemi. Avendole par-
torite sul monte Piero, le Muse furono
anche dette Pieradi: in Roma pure ebbe-
10 Tempio, sotto il nome di Camene. Ma
non furono esse mai tanto onorate quan-
to da'pocti, che non tralasciano giammai
d'invocarle al principio de' loro poemi ,
TEA
siccome Dee capaci d'ispirar loro quel-
l'entusiasmo e quell'estro tanto all'arte
loro necessario. Clio presiede alla storia ,
l/<7/>r)/wm-,ossiala melodiosa, regna sul-
la tragedia, una delle cui parti essenziali
erano altre volte i canti e i cori: l'icono-
logia la rappresenta calzata di coturno,
tenendo in una mano scettri e corone, e
un pugnale insanguinato nell'altra: tal-
volta è seguita dal Terrore e dalla Pie-
tà. Talìa, ola fiorente, presiede alla com-
media e ai divertimenti, anche all'agri-
coltura: l'iconologia la rappresenta coro-
nata d'edera con maschera in mano e cal-
zata di stivaletti a mezza gamha, calzari
diversi da'eoturni tragici e pur chiamali
socco: talvolta le vien collocata a fianco
una scimmia, simbolo dell'imitazione. /*"'/-
terne, ossia la giocosa e rallegrante, pre-
siede al flauto e agli strumenti da fiato,
e la sua giurisdizione estendevi sulla mu-
sica strumentale; sono suoi attributi la co-
rona di fiori, il flauto e altri strumenti e
le carte di musica. Tersicore, ola sollaz-
zevole e gioconda, ha inventato l'arpa, e
presiede alla danza e ai giuochi; diverti-
va col ballo le sue sorelle muse, e d'ordi-
nario rappresentasi coronata d' alloro e
avente in mano unflauto o una cetra, ov-
vero un doppio flauto, dirigendo i suoi
passi in cadenza; talora ha in mano un
tamburello; le piume che sul capo le a-
gita il vento, il suo piede sostenuto per
aria dalla leggerezza, la gioia che brilla
negli occhi suoi, caratterizzano la danza
e i giuochi che debbono al genio di que-
sta musa. Erato, o l'amorosa, die vita
alla lira e al liuto, presiede alle galanti
appassionate o erotiche poesie, ossia alla
poesia lirica e all'anacreontica: coronata
di mirto e di rose, tieneuna lira e un ar-
co simbolo di quello d'Amore. Calliope ,
il cui nome annuncia la bella voce, è la
dea sovrana de'nobili e sublimi canti, e
presiede all'eloquenza e all'epica o eroica
poesia, perciòEsiodola chiama la più po-
tente delle sue sorelle e la fedele compa-
gna de're: si rappresenta cinta la fronte di
TEA.
corona d'oro, ed ornata di ghirlande d'al-
loro; tiene nella destra una tromba, e nel-
l'altra i 3 migliori poemi epici l'Iliade, l'O-
dissea e l'Eneide. L lutniii è la musa che
presiede all'astronomia. Poli/inia,cosi det-
ta dalla moltitudine dellecanzonuè la dea
della musica vocale e della rellorica; ri-
guardata come inveutrice dell'armonia,
perciò viene e spressa con una lira, e pre-
siede purealla memoria e alla storia. Co-
ronala di fiori, talvolta di pei le e pietre
preziose, con ghirlamle che le stanno in-
torno. In atto d'arringare tiene uno scet-
tro, orni rotolo colla parola sinulere, per-
chè lo scopo della rettorica consiste nel
persuadere; alcuni altri rotoli posti a'suoi
piedi portano i nomi di Cicerone e De-
mostene.Alla lesta delle Muse si suole rap-
presentare A pollo, coronato d'alloro, col-
la lira in mano, quale loro fratello, gui-
da e presidente a'Ioro concerti, perciòdel-
to Musagete. Sebbene a Canto, a Canto-
ri,a Musica, a Organo^ Prosa, a Ritmo
propriamenle tenui ragione della Musi-
ci! sagra, molte nozioni e l'origine sono
comuni al canto, al suono e alla musica
profana, così l'armonia e la melodia, ar-
ti tutte che si rilèriscouo a'secoli più li-
moli, anzi alla stessa origine dell'uomo e
degli uccelli. Del possente e mirabile do-
minio che esercita la musica sull'animo
umano, massimamente la sagra, impe-
rocché i maestri di essa alle ispirazioni del
genio loro uniscono quelle che provengo-
no dalla maestà veneranda de' misteri
di nostra s. Religione, che tutto sublima
e magnifica meravigliosamente. Ricor-
dai quauto fecero i Papi e i concili! per
impedire e rimuovere I' enorme abuso
della biasimevole introduzione del canto
e del suono profano nella casa del Signo-
re, e per ultimo Gregorio XVI per certi
motivi teatrali di cauli e suoni tanto ri-
provevoli e pregiudizievoli, siccome cau-
sa di grande distrazione e di dissipamen-
to, dal di volo raccoglimento col quale si
lieve stare nel Tempio | l .)di Dio e solo
intenti sAlàPreghiera. Siffatte liccuze pro-
TEA i5i
vocano l'indegnazioue de'buoni fedeli in
udire prostituito colla profana e strana
mescolanza d'armonia il santo luogo di
orazione, nel tempo altresì della celebra-
zione de'venerandi misteri, e del sagro-
santo e tremendo Sagrifizio, e persino sa-
crilegamente ae\[' Ostensione del Corpo
e Sangue di Gesù Cristo, e nella sua au-
gusta presenza. Laoude riportai i divieti
de'coucilii e de' vescovi, e le pene inflitte
dalla Chiesa, e nominatamente contro gli
organisti che più di frequente osano di
commettere sì gravi irriverenze; e facen-
dosi colpevoli di scandalo e di disubbi-
dienza alla Chiesa, si rendono responsa-
bili delle conseguenze prodotte da' loro
arbitrii irreligiosi. Chi spelta a sorve-
gliarli per impedire questo male, se non
10 fanno, dovranno anch' essi renderne
conto a Dio. E' noto come il grande mae-
stro e sommo genio del cav. Gioacchi-
no Rossini (gloria vivente di Pesaro e
di Lugo), ragionando sulla qualità di mu-
sica che meglio si conviene a' differenti
generi, disse più volte, che reputava do-
versi la musica sagra, affinchè ottenga il
suo scopo di sublimar 1' animo dei cre-
denti all'adorazione della Divinità, al-
la contemplazione de'sanli misteri di no-
stra religione, doversi, ripeto, far esegui-
re da sole voci umane, senza alcun soc-
corso d'alcun istrumento, formando nu-
merose masse armoniche, per le quali
comporre cauli solenni edignitosi, come
si èsemprepraticato nella CappellaPon-
tifìcia. I grandi maestri di sagre armonie
sanno eccitare nel popolo quelle soavi e-
mozioni, che ci vengono dalla grandez-
za e dalla sublimila di nostra s. religione.
11 grave, vasto e delicato argomeuto del
teatro, in breve lo svolgerò, discorrendo
in prima dell'origine e progressi de'tea-
tri antichi, oltre quauto vi si rappresen-
tava, e particolarmente delle vestigia e-
sisleuti ni Roma , giacche di quelli che
sussistono altrove, non mancai di farne
memoria. Come gli antichi cristiani era-
no contrari a iulervcuue a'leatri essen-
,52 TEA TEA
doloro vietato. Quanto inveirono la Ghie- vol.LVllI,p. 211. Siamo autori di com-
sa e i saggi sulle rappresentanze sceniche media nel teatro di questo mondo, scris-
di commedie, tragedie e balli, e come i se s. Paolo a' corinti. In tali sensi paila-
tealri s'introdussero nel cristianesimo e rono i pagani e filosofi Epitetto e Sene-
mila stessa Roma, anco con rappresen- ca. La vita nostra non solo è commedia,
tazioni sagre. Poi dirò dell'origine e pio- ma tragedia, anzi l'unae l'altra, cioè tra-
gresso de' teatri moderni e italiani, e de- gicommedi;i. Quando nasciamoentriamo
gli edilìzi odierni diPioma, poiché di quelli in iscena con lagrime, alle quali spesso
principali delle altre citlàe luoghi egual- succedono,come nella commedia, lieti av-
mente a'Ioro articoli ne feci menzione o li venimenti. Al contrario molti godono per
descrissi. Faròquindi eziandio nuovamen- qualche tempo i beni transitorii di questa
te cenno della primaria origine della tra- fugace vita, e poi finiscono miserabilmen-
gedia, della commedia, della musica, del te, onde per essi è tragedia e non com-
ballo e delle diverse rappresentanze tea- media. Altri vannoallernando, ed ora so-
trali. Indi con pena dirò l'attuale deplo- no giocondi e contenti, ora mesti e scon-
rabile condizione del teatro, poiché è ne- solali. Nella scena di questo mondo com-
cessarioche la morale sia la base di lut- parirono per attori i due filosofi Demo-
te l'opere teatrali, il biasimo e l'applauso crito ed Eraclito, uno de' quali sempre
sia ne' discreti limiti della moderazione, piangeva la miserabile condizione degli
singolarmente in un secolo che si vanta uomini, e l'altro si rideva di loro pazzie
civile e illuminato per eccellenza. Gli o- che vedeva ogni giorno. Due sono le prin-
dierni teatri hanno degeneralo strana- cipali cause per le quali convenientemen-
inente dalla loro primaria e onesta istitu- te si dice questo mondo essere un teatro,
zio ne di ammaestrare al bene, di solle- e la nostra vita una commedia. Lai/ è
vare l'animo, d'eccitare all'amore della la brevità della vita, perchè appena com-
"virlù e all'abbonimento del vizio. Ormai pariamo nella scena del mondo, che fini-
scilo per lo più divenuti impudentemen- ta la nostra parie ci ritiriamo e nascon-
te pubblica scuola d'immoralità e trion- diamo per non tornar mai più. Tali ap-
fodel vizio. Di che allarmati i governasi punto, secondo i precetti dell'arte, sono
sono trovati nella necessità di promette- le commedie e le tragedie, cioè opus ^i-
re premi a'savi autori di commendevoli niusdiei. hai.' causa puòessere la varie-
coraponimenti, s'i dal lato morale e socia- tà de'casi e degli avvenimenti, parte pro-
le, che da quello della buona arte dram- speri e parte avversi, che nella vita urna-
rnatica in prosa e in verso. Finalmente na si sperimentano, e nelle commedie e
terminerò con tenere laconico proposito tragedie soglionorappresentarsi.PeròDio
degli anfiteatri, per quanto già dichiarai humiliat et tjav/////^.conformeagl'imper-
ne'luoghi ove furono esonoancora. Molti scrutabili consigli della sua altissima sa-
scriltoriefìlosofisagrieprofani paragona- pienza. I tanti svariati argomenti conte-
rono la vita umana a una commedia, o nuli in quest'articolo, pel nesso che han-
rappi espilazione finta, nella quale chi so- no tra loro, preferii nel medesimo di riu-
sliene la persona del re,chi quella di filoso- ni ili, per occupare minor spazio e insieme
fo, chi di soldato, chi d'uomo d'altra pio- evitare indispensabili ripetizioni. Laon-
fessione,chi di giovane, chi di vecchio, chi de avendosi ragionevole riguardo alla
di povero,chi di ricco. Augusto rappresen- loro importanza e complesso, l'articolo
tòilsuoregnaresul mondoa unacomme- certamente non si troverà prolisso, co-
dia, e nell'agonia interpellò gli astanti, me potrebbe sembrare a chi limitando-
cheseavea bene recitatola partesual'ap- si a osservare il titolo e il fine.tale lo giù-
plaudissero, come fecero, il che narrai nel dicasse senza leggerlo. Dichiarazione che
TEA
può applicarsi agli altri consimili arti-
coli.
I persiani, gli assiri, gli egiziani e al-
tre antiche nazioni hanno avuto i loro
giuochi, le loro corse, le loro danze, in
una parola i loro diverti nienti e le loro
feste puhhliche: ma i greci pennini eb-
hero i teatri, e ad essi dohbiamo l'in-
venzione delle sceniche rappresentanze,
di cui comunemente si fissa I epoca ver-
so l'anno 534 o 5(>2, ovvero 5r)0 avan-
ti l'era nostra o volgare, per le più rego-
lari sue forme. Siffatti spettacoli non a-
veano luogo che io certi tempi dell'an-
no, e peculiarmente durante la celebra-
zione delle feste di Bacco. Tespi presso i
greci fu ili.0 che per le sue rappresenta-
zioni faceva girare di luogo in luogo i suoi
attori sur un teatro amhulaute,che altro
non era se non un carro. Eschilo in appres-
so immaginò di costruire un teatro sur un
palco, e di ornarlo nelle decorazioni con-
venevoli all'argomento. Il i.° teatro d'A-
tene fu fabbricato di tavole, ma avendo
un giorno rovinato per la troppa (pian-
tila degli spettatori, talea vveuiinenlu de-
terminò gli ateniesi a fabbricarne uno di
pietra. Questa fu la vera origine di lutti
i magnifici teatri che poscia sorsero in tut-
te le città della Grecia, ad eccezione pe-
rò di Lacedemone o Sparta, e di cui So-
focle avea latto nascere l'idea a'suoi con-
cittadini. Si attribuisce a Temistocle l'a-
ver fallo pel i.° erigere in Grecia il i.°
teatro di pietra, edilìzio che servi di tipo a
tulli gli altri costruiti in legno da'greci e
dai umani. I greci davano a'ioro teatri la
forma della navata delle nostre chiese :
il loro interno era circolare ad un'estre-
mità e quadrato dall'altra; il semicirco-
lo conteneva gli spettatori collocati sopra
gradi circolaci che innalzatosi in anfi-
teatro, e formavano molli piani, gli uni
sopì apposti agli altri insino alla cima del-
l'edilìzio, mentre il quadrato lungo ser-
viva agli attori e agli spettacoli. I teatri
dopo i templi riguardavano come gli e-
difizi più importanti : nell'età più remo-
TEA i53
ta i teatri della Grecia trovavansi nel re-
cinto de' templi di Bacco, e perciò forse
dicevansi anche inventati da quel nume.
Le città persino pili infime della Grecia
possedevano un teatro, perchè gli spet-
tacoli drammatici erano con passione a-
mati da quel popolo, e rappresentandosi
in onore degli Dei, una porzione forma-
vano del culto, e talvolta servivano anco-
ra all'assemblee popolari. I greci dunque
dierono i primi le regole per la costru-
zione de'teatri, e L'arte insegnarono di di-
pingere e di ornare in vari modi la scena;
i romani alla loro volta non fecero che
ingrandire questi edifizi, ed accrescere il
lusso degli ornamenti. I teatri si costrui-
vano, per quanto era possibile, sul pen-
dio d'un colle, perchè facilmente stabiii-
vansi in tal modo i gradini. Si cercava di
collocarli in luoghi ove l'aria fosse pura
e salubre, e non esposti a mezzogiorno,
pecche essendo questi edifizi scoperti, i
raggi del sole non offendessero gli spet-
tatori. La detta forma semicircolare avea
l'apertura chiusa per traverso da un edi-
lìzio, onde tutto il teatro divideasi in 3
parti principali : il semicircolo era occu-
pato da' sedili degli spettatori ; la scena
era posta nell'edilìzio che chiudeva il se-
micircolo; tra queste due parli era la 3.'
cioè l'orchestra. Né diversi erano i teatri
de'greci da quelli de'rocnani, se non per
alcune particolari disposizioni dell'orche-
stra medesima e della scena. I gradini e-
rano talvolta distribuiti in diversi piani,
cioè 3 ne'grandie 2 ne'piccoli. ed in que-
sti pure le separazioni venivano indica-
te col nome di precinzioni. Le riunioni
de'sedili posti tra due scale erano dette
cunei, dal che chiaro risulta essersi mo-
dellati i teatri egli anfiteatri sulla forma
forse molto più antica de'circhi. Il Circo,
Circus, era un genere di costruzione po-
co differente dall'anfiteatro, per il che si
sono alcuna volta confusi que'due nomi.
Più analogo per la sua forma allo stadio
de'grecifluogoove si esercitavano gli atle-
ti e che faceva parte degli antichi gin-
i54 TEA
nasi, de'quali parlai a Liceo: secondo Vi-
travio era più lungo che largo e circon-
dato di gradi, su'quali potevano collocar-
si numerosi spettatori. Stadio, Studi uni,
dicevasi ancora il luogo ove celebra vali-
si i giuochi solenni, especialmente le cor-
se. Lo stadio d'Olimpia era lungo 600
piedi: si distingueva in 3 parti, l'ingres-
so, la parte di mezzo, e il (lue o la meta),
il circo era oblungo, e terminava in li-
nea retta a quell' estremità ov' erano le
carceri, dalle quali uscivano i carri per
fare le corse intorno alla spina; e questa
costituiva la maggior differenza tra il cir-
co e l'anfiteatro. La spina consisteva in
un rialzo isolato posto in mezzo e lungo
l'arena: era abbellita da statue e obeli-
schi. L' interno non differiva da quello
degli anfiteatri. L'esterno consisteva in
due portici colonnati l'un sull'altro con
terrazzo sovrapposto, ed alcune torri al-
l'estremità e verso il mezzo, le di cui ci-
me, come «[nella pure del terrazzo, era-
no decorate di sculture. 1 teatri essendo
del tutto scoperti, s'immaginò di ripara-
re gli spettatori con un gran velo o con
molte tele, che furono dette Velario e
Tenda. Velarium o T eia, la cui dispo-
sizione è pur ancora un problema per gli
antiquari non meno che per gli artisti.
Si pretese ultimamente la scoperta nel-
1' anfiteatro di Verona della situazione
centrale, o v'era posta un'antenna, la qua-
le forse sosteneva le vele, giacché diver-
samente la curva catenaria troppo pro-
lungata, ne avrebbe impedita o renduta
incomoda e forse perniciosa l'applicazio-
ne. Parimenti a' tempi nostri l'architet-
to cav. Valadier costruì un velario sul-
l'anfiteatro d'Augusto o Correa, ma pre-
cipitò per l'improvvida economia dell'im-
presario che a'ferri volle frammezzati de-
gli assi di legno. Tornerò a farne parola
dicendo degli anfiteatri. Nondimeno di
questi sopra-cielo si può vedere il Tafuri,
Dell' invenzioni uscite dal regno di Nei'
poli, presso Calogeri, Opuscoli t. 12, p.
353, il quale oltre il parlarne riporta gli
TEA
autori che ne trattano. Alcuni teatri avea-
no un portico dietro !a scena, e altri an-
co un tempio unito al teatro medesimo.
Il carattere di tutti questi edilìzi era quel-
lo della solidità, della grandiosità, della
magnificenza, non disgiunta dalla consi-
derazione del comodo collocamento de-
gli spettatori. Neil' Effemeridi letterarie
di Roma del 1 823, t. 12, p. 1 4-4-» Vl è 'a
Lettera delle linee de' sedili de' circhi,
teatri e anfiteatri d\ Angelo Uggeri. I più
antichi e savi architetti preferirono la li-
nea protuberaute alla posteriore sempli-
cemente incisa per la divisione de'sedili,
per unoo due posti, non solo per la mag-
gior conservazione e solidità, ma per im-
pedire che l'acqua restassestagnante nel-
la linea d'avvicinamento, e per tal mo-
tivo dierono a' sedili un declivio per fa-
cilitarne lo scolo, innestando il grado d'un
sedile sopra il grado del sedile sottopo-
sto. Si ponno vedere Bulengero, De thea-
tro ludisque scenicis, Tricassibus i6o3.
Histoireuniverselle des thécitres de tou-
tes les nations, Paris 1 779. Storia e de~
scrizione de3 principali teatri antichi e
moderni corredata di tavole per cura
di Giulio Ferrari, con osservazioni ili
Paolo Landriani,Milano 1 83o.Cav. Lui-
gi Grifi, Ragionamento sulle iscrizioni
intorno a? teatri antichi e a' giuochi in
essi rappresenta ti. .nelle Dissert. delVac-
end. Rom. d'Archeologia 1. 12, p. 33. Il
Buonarroti, Osservazioni sopra meda-
glioni antichi, ne fa pure sugli ornati de'
teatri e circhi pubblici in occasione di
giuochi, di statue degli Dei e principi, e di
colonne preziose di marmo, che poi si le-
vavano; e che talvolta per tali festeggia-
menti si fecero templi di legname o al-
tra materia di poca durata, per ornameli-
tode'teatrie de'circhi, il tutto esprimen-
dosi nelle medaglie e medaglioni. Che i
luoghi pubblici destinati alle feste era-
no presi per un contrassegno della no-
biltà e gentilezza de'ciltadini, i più amo-
revoli de' quali facevano a gara di pro-
muovere que'soutuoM edilìzi, e far che la
TEA
loro patria avesse tutte quelle cose, ch'e-
rano nell'altre città, comesi cava da più
luoghi di Dione. Che nelle tragedie com-
parivano gli Dei e i personaggi tutti ve-
stiti di panno sino a'piedi. Quantunque
alcuni teatri ebbero la nobiltà della sce-
na ricercata da Vilruvio, nelle rappresen-
tazioni eroiche, ad ogni modo gli orna-
menti di colonne, frontespizi e altre fab-
briche reali fissi pigliavano tutta la fac-
ciala, nèaveano le vedute in prospettiva
e in dentro, ed erano privi delle nostre
scene messe in opera lai.' volta al rina-
scere di tutte le arti a tempo de' nostri
bisavoli; avendo avuto gli antichi sola-
mente certe poche macchine golfe e gros-
solane, per gli accidenti e comparse de-
gli Dei. L'Adami nella Storia dì l blse-
no antica metropoli della Toscana, ra-
gionando del suo teatro e di sua origine,
riferisce che dilatati i confini della città,
molti convicini popoli alla società loro i
volsencsi ammisero, co' quali passale le
diurne fatiche, allorché awicinavasi la
primavera in deliziosi boschi adunavansi.
Ivi con rozze e non eulte parole,servendosi
duna semplicetta musa, prenunziavano
col canto la prossima felicità della novella
stagione. Di questi intese parlare Cassio-
doro, allorché scrisse a Simmaco suocero
di Boezio Torquato, dicendo che la forma
del teatro, a cui l'ombra densissima del
bosco dette il nome di Scena, altra non
era che quella dove i pastori ne' primi
tempi con varie mutazioni di voce canta-
vano diversi soggetti di piacevoli cose. Cre-
sciuti poi in abbondanti dovizie i volse-
nesi, cambiarono i ristretti abituri in su-
perbi e magnifici edilìzi, sicché gareg-
giarono co' romani non solo ne' giuochi
scenici, ma eziandio ue'piii crudeli spet-
tacoli d'uomini e ili fiere. Ridotta in pode-
stà de' romani \ olseno, stabilitosi il com-
mercio fra l'etrusco e il popolo latino, in
breve comunicaronsi quanto aveano di
piii particolare, in uno al meravigliosoge-
nio [«egli spettacoli, e Volseno sopra ogni
altra città elrusca ne fu la ritrovali ice ,
TEA j55
secondo Adami. Già da' primi tempi di
Romoloaltri giuochi non ebbe Roma che
i circensi, (piando neh' anno 3()0 di sua
fondazione, essendo gravemente trava-
gliata da pestilenza,cui ogni medicina riu-
sciva inutile, chiamò dalla Toscana gl'i-
strioni o commedianti (erano gl'istrioni
figli de' Art'/, cheda giovinetti si applica-
vano a quell'esercizio, e ballando e scher-
zando con atli osceni rappresentavano or-
dinata mente sul teatro le favole), perchè
col canto, col suono, co'balli, co' gesti e
facezie loro, da lunga e profonda alUizio-
ne i romani sollevassero, il quale rime-
dio, sebbene vano riuscisse, fu tanto ap-
plaudito da'romani,che non ne obliaro-
no mai più la costumanza. Ma benché in
Roma il piaceredi tal divertimento si pro-
curasse ogni giornod'ingegnosamenle ac-
crescerlo con nuove invenzioni, la pom-
pa e il diletto non giunse a fusi spetta-
colo dell'umana fortezza, finché debella-
ta Volseno, fatto pacifico e più frequen-
te il passaggio de'romani e la dimora in
Etruria, sembrò gratissimo a quegli ani-
mi bellicosi il fiero e sanguinolento giuo-
co de'gladiatori. L'anno dunque di Ro-
ma 4o°j facendo Marco e Decio Giunii
Bruti con solenne pompa i funerali del
padre, fecero combattere per la i.« volta
alla presenza del popolo 3 coppie di gla-
diatori nel Foro Romano. L'introduzio-
ne dall'Etruria in Roma de'giuochi sce-
nici, dice l'Amati, si prova non solamen-
te coll'autorità di T. Livio, di Biondo da
Forlì chea'toscani dà il primo luogo nel-
l'invenzione de' teatri e degli spettacoli
scenici, e da Polidoro Virgilio nel trat-
tato degl'Inventori delle cosej ma ezian-
dio dall'etrusco origine della voce [di-io-
ne: cosi non può dubitarsi che i giuochi
de'gladiatori dalla regione medesima non
vi derivassero, poiché il nome di Lani-
sta, che (lavasi da' romani a coloro che
compravano, nudrivaooed esercitavano
i gladiatori, era etrusco affatto e signifi-
cando carnefice J ed i gladiatori denomi-
nali /c/iu\ provenivano dall'omonima
i56 TEA
città toscana. A (l'erma Vitruvioche gl'ita-
liani non da'greci oda altri popoli appre-
sero i gladiatori! spettacoli, ma da'loro
maggiori, vale a dire dagli etruschi, il die
comprova i monumenti per tutta Toscana
disolterrali, in cui sono scolpiti molli com-
battimenti di gladiatori e d'altri uomini,
che s' uccidono con arme usate e talora
strane, nonché l'asserto dal Mall'ei , che
tali spettacoli si facevano da'romani, pre-
sone dagli etruschi il costume, non solo
nel teatro, ma ancora ne'conviti. Il Nib-
by, Roma nell'anno i 838. par. 2.' Antica,
tratta a p. 5jS: De'Teatvi e de Portici
annessi, di loro origine presso i romani,
de'giuoehi che vi celebravano, e delle par-
ti che li costituivano. Ne darò un estrat-
to. Fino all'anno di Roma 3c) 1 i romani
furono contenti, quanto a' divertimenti,
de'giuoehi circensi; ma in quell'anno im-
perversando la peste, esauriti tutti gli al-
tri mezzi, si volle tentare l' introduzione
de'giuoehi teatrali che ludi scenici sì dis-
sero.Que'pritni giuochi nella loro rozzezza
consistevano in una danza informe pan-
tomimica a suon di tibie (strumento da
fiato usato nell'antiche commedie, forse
lo stesso che il flauto,o meglio il piffero che
lo somiglia, e di suono acuto), alla quale
gli astanti prendevano parte con motteg-
gi; ma siccome non trovarono nel circon-
dario di lioma chi sapesse eseguirla, per-
ciò chiamarono gli attori dall' Etr uria: e
perchè tali giuocalori dicevansi da' latini
ludioncs, nome derivato da ludus, giuo-
co, e dadi etrusci histered histrio, per-
ciò ne venne, che poscia histrio fu sino-
nimo dì attore teatrale. A poco a poco di-
poi presero una forma più regolare, e dai
motteggijda'versi che chiama vansi fescen-
nini perchè venivano àmFescennium città
etrusca non lungi da Falerii (di che par-
lai a Civita Castellana e negli articoli
analoghi), si passò alla satira regolare che
Livio chiama impletas modis saturasi
e finalmente circa l'anno 5i2 di Roma !\f.
Livio Andronico, liberto di RI. Livio Sa-
linatore e precettore de'suoi figli, compo-
T E A
se le prime commedie e tragedie latine
foggiandole sulle greche, e fondò così il
teatro latino. Ma non si potè così presto
togliere al popolo il gusto d'interloquire,
per così dire, cogli attori durante la rap-
presentazione, onde negl' intermezzi fra
un atto e l'altro i giovani presenti si di-
vertivano a rappresentare farse che deri-
vando da Atclla (città etrusca nel cui an-
fiteatro si rappresentavano quelle picco-
le commedieo farse satiriche e burlesche;
diversa da A Iella di Campania vicino ad
A versa) furono appellate atellane, e che
essendo estranee al componimento che si
recitava furono designate col nome di e-
xodia. Laonde i giuochi teatrali o sceni-
ci si composero di pantomime, satire a-
tellane, commedie e tragedie. In principio
a Roma si dierono questi spettacoli nel-
1' arena del circo e ne'fori , ed il popolo
assisteva in piedi, come oggidì dinanzi ai
saltimbanchi. L'incivilimento progressi-
vo e il commercio più attivo, che i roma-
ni ebbero co'greci stabiliti nell'Italia me-
ridionale e soprattutto colla Sicilia, li por-
tò a conoscere quanto più comodo fosse
l'assistere a quelle rappresentazioni sopra
sedili, come a'giuochi circensi, quindi fe-
cero de' teatri temporanei di legno, ma
neppure questi furono giudicati sufficien-
ti: quindi da tali teatri si volle passare ai
fissi, e se ne trasse motivo dall'annua ri-
correnza de'giuoehi megalesi che si cele-
bravano a onore di Cibele nel circo, e di-
nanzi al suo tempio nel Monte Palatino,
i quali erano principalmente teatrali e
presieduti dagli edili curuli (magistrati
che in uno agli altri descrissi a Roma, col-
le loro differenti specie, e altrove), e in lo-
ro mancanza dagli edili plebei. I censori
Messala e Cassio conoscendo la tendenza
popolare e volendo lusingarla, nel 5gcj di
Roma immaginarono di costruire un so-
lido teatro presso l'angolo boreale del Pa-
latino adiacente al Lupercale, luogo pros-
simo al tempio di Cibele e aderente ai Fo-
ro Romano, afBne di dare maggior como-
do al popolo ne'giuochi scenici della dea.
T E A
Questa innovazione fu riguardata perni-
ciosa e nocev olissi ma alla gravità de'co-
stumi dal console P. Cornelio Scipione
Nasica, onde dopo essere slato comincia-
to l'edilìzio, e dopo essere stati prepara-
ti molti materiali, fu demolito e dispersi
i materiali, per decreto del senato, il (pia-
le nel senatusconsulto aggiunse che niu-
no entro le mura e fuori di esse nel rag-
gio d'un miglio potesse metter sedie o go-
dere assiso di tali spettacoli. JVon descri-
vendo Mibby i teatri di legno eretti in Ro-
ma, ne darò un'idea con altri scrittori. I
romani non ebbero per lungo tempo se
non che teatri di legno: terminati i giuo-
chi si disgiungevano. Questi edifìzi in so-
stanza non consistevano che in una sce-
na senza gradi per gli spettatori, i quali
per conseguenza erano obbligali a tener-
si in piedi durante tutta la rappresenta-
zione.Il i.°che presso i romani fececostrui-
re un tealro di legno con sedili, fu M. E-
milio Lepido. In seguito i romani imitan-
do la magnificenza de' greci, M. Emilio
Scauro eresse un tealro composto di 3 or-
dini d'architettura, e sostenuto da 36o
colonne, di cui le più elevate erano di le-
gno doralo, quelle del mezzo di cristallo
di monte, e le ultime di marmo di Cre-
ta. Negl'intervalli vi eranocollocate 3ooo
statue di bronzo, e lutto l'edificio conte-
neva 80,000 persone. Scauro mori nel
666 di Roma. C. Scribonio Curionefece
parimenti edificare due grandi teatri in
legno, con tanto ingegno costruiti, che fa-
cendosi girare su de'perni,si faceva a pia-
cere cambiar di luogo alla scena e agli
spellatoli. Quanto però JNibby dice di
quelli di Curione, lo riferirò parlando de-
gli anfiteatri, perché fornì l'idea di tali
edilìzi. In questi edifìzi che contenevano
sino da 60,000 persone, si erano con in-
dicibde lusso praticati de'zampilli d'ac-
qua odorosa, che serpeggiando attraver-
so le statue, le quali ornavano le parti su-
periori, mentre servi vano a purgar l'aria
allenila da riunioni cotanto numerose,
cadevano da ogni parte a guisa di 1 ugia-
TEA i57
da sugli spettatori. Curione che l'innalzò
nel declinar ilei VII secolo di Roma, nel-
le sue prodigalità non ascoltò i consigli di
Cicerone già suo tutore: fu egli il princi-
pale strumento della guerra civile tra G.
Cesaree Pompeo, e morì nel 706. Quin-
di a'tempidi Cicerone (il quale parlò con
disprezzo di quesla specie di passatempo),
era già andato in disuso il costume di non
sedere a'giuochi scenici, poiché ne'famo-
si teatri temporanei eretti da Scauro e da
Curione nel fìnir del VII secolo di Roma,
e in quella stessa epoca nel 699 Roma vi-
de il 1 .'tea Irò solido per opera di Pompeo,
il quale volendo isfuggire malgrado la
sua possanza alle osservazioni che pote-
vansi fare circa tal novità, costruì sulla
sommità de'gradini un tempio di Vene-
re Vincitrice, e nell'invitare il popolo al-
la dedicazionelochiamo al tempio di Ve-
nere, al quale,aggiunse, hosoltoposlo dei
gradini per assistere a'giuochi: tanto ne-
cessaria era ancora la circospezione. In-
fatti la scena fu fatta di legno e mobile.
G. Cesare non volendo essere inferiore al
suo em ulo e genero Pompeo, poco prima
di sua morte cominciò a preparare l'area
d'un altro teatro, progetto che poi fu com-
pilo dal nipole Augusto l'anno di Roma
74', e lo chiamò di Marcello, per me-
moria di tenerezza e d' amore: lo slesso
anno pochi mesi innanzi un altro ne avea
ed ifìca lo e dedica toCornelioBalbo,e que-
sti 3 teatri furono isoli che avesse Roma
antica da'tempi d'Augusto fino al secolo
V di nostra era e alle prime invasioni dei
barbari, e colla continuazione degli spet-
tacoli scenici. Augusto punì la licenza di
Stefanione attore nelle togate, col farlo
battere colle verghe per trina theatra.
Tali giuochi JNibby crede cessati verso l'e-
poca della guerra gotica sollo Giustinia-
no 1, coruechè altamente micidiale a Ro-
ma. La descrizione ornamentale e splen-
didissima de' sontuosi teatri di Pompeo,
di balbo e di Marcello, si può leggere ne-
gli storici che citerò, limitandomi poi con
JN ibby a darne un'idea quanto alla costi u -
i 58 T E A T E A
zione, e ad alcune altre notizie. I romani davano spettacoli ne'tealri di natura da
mentre presero dagli etruschi i primi dover occupare questa parte, salirono co-
giuochi scenici, ebbero da'greci non solo me era naturale sui primi gradini che l'at
il loro miglioramento, Dia ancora la for- torniavano. La parte semicircolarecosti-
ma delle parti costituenti un teatro, me- tuente il posto degli spettatori fu da'ro-
110 leggiere modificazioni ch'esigevano gli mani designata col nome di cavea, alme-
usi. Adottarono il nome pure dell'edili- no finoa'tempi di Cicerone, perchè avea
lìOfChechiaxnàrootìTheatruni, e derivati- la forma concava, veduta dall'alto (cavea
te dal verbo, sto a vedere, e com'era na- fu pure delta quella specie di grotta sot-
turale eziandio quelli delle parti. La for- terranea a volta , nella quale tenevansi
ma era semicircolare e la disposizione dei chiuse le bestie feroci sotto i gradini del-
giadini fu greca, ma ne'particolari della l'anfiteatro): i greci per la ragione me-
pianta vi furono modificazioni, onde Vi- desima la dissero il concavo. Quella de-
truvio distinse i teatri latini da'greci, e stinata agli attori delle rappresentazioni
la differènza principale sembra che con- tragiche, comiche e satiriche fu appella-
sislesse Dell'allontanare più o menolnsce- ta scena da' romani, nome tratto da'gre-
na da'gradini, vale a dire, che nel teatro ci perchè originalmente coperta da ten-
greco lo spazio dell' area sotto i gradini, de5eche presentava l'apparenza d'un ta-
cile noi diremmo la platèa, supponendo- bernacolo. L'origine del nome di orche-
io un circolo, ne'tealri greci avea la for- stra della parte intermedia, è stata indi-
ma di 3 quarti di circolo, ne'romani quel- cata poc'anzi. Quindi le parti costituenti i
la d'un semicircolo perfetto: fatto che si teatri romani si riducevano a tre, cavea,
riconosce ne'tealri esistenti, poiché quel- orchestra e scena. E quanto alla i.a, la
li eretti da'greci non presentano pianta disposizione era la medesima di quella
semicircolare, ma d'un circolo troncato che descriverò parlando degli anfiteatri:
•verso la scena; mentre i romani sono se- coslituivasidi precinzioni,e di portico su-
micircoli perfetti, più o meno disgiunti perirne: i gradini da sedere venivano ta-
dalle decorazioni della scena. La difleren- gliati da scalette (scalarla) per la corno-
za nacque dall'uso: i greci che considera- dita d'accedervi, che partivano dalle por-
vano l'area ossia la platèa odierna, come te (vomitoria), che intromettevano nella
destinata agli spettatori, dovettero lascia- cavea: de'gradini i primi 1 4 più prossimi
re uno spazio intermedio fra il palco de- all' orchestra furono destinati a'eavalieri.
gli attori , e quelli che assistevano allo L'orchestra, come notai, fu il luogo de-
spettacoIo,spazio destinato principalmen- stinato a' senatori, quando lo spettacolo
te a'eori e alle danze, e denominato con non esigeva che la platèa rimanesse sgom-
■vocabolo significante danza. 1 romani ri- bra, ed allora passavano nei gradini più
tennero il nome d'orchestra che dierono prossimi. La scena finalmente veniva co-
a cièche noi chiamiamo platèa, madie stiluita da quella parte, dove gli attori
non fu destinata allo slesso uso,imperoc- recitavano, la più aderente all'area, e che
che era particolarmente propria de'sena- dall'essere circa 6 piedi innalzata sul pia-
tori, e pare che questa fosse l'origine del no di questa, ch\ama\a$\ piti pi tum o pro-
podio o piedistallo continuato, rialzo di scemimi: dietro di questa parte erano i
muro che circondava l'anfiteatro eforma- luoghi dove gli attori si vestivano e si ri-
va una specie di galleria odi corridoio posavano, che chiamavasi postscenium.
tutto all'intorno, il quale avea una lai- La scena era la parte più magnifica del
ghezza bastante per contenere diversi or- teatro, e costituiva una bella facciata or-
dini di sedili; dappoiché non potendoise- nata di colonne avari piani, e di statue,
natoli rimanere nell'orchestra, quando si che allcttava gli spettatori anche quando
TEA T E A i kj
non si davano rappresenlazioni: era un velario e come negli anfiteatri. 11 teatro
vero edilìzio magnifico, e non come dice reudevasi sonoro per mezzo di vaM di
Nibby una gabbia <li meschine decorazio- bronzo, disposti in modo particolare en-
ni, non dirò di Roma, diesi vuoi depri- tro vani esistenti fro'gradioi, ina parlau-
mere dagli stranieri, ma ancora di quelli done Vitruvio con poca chiarezza, die o-
tanto decantati di altre citlà dell'Euro- rigine a molti sistemi. Aggiunge che die-
pa. La scena era in parie fissa, in parte tro la scena doveano costruirsi Portici
mobile, che si adattava secondo le rap- (/ .),ne'quali il popolo potesse ritirarsi in
presentazioni. E quanto alla i. alle volte caso di pioggia improvvisa, e dove icori
era formata da due ovvero da tre ordini potessero fermarsi per entrare con bei-
di colonne, secondo l'altezza del teatro; l'ordine nella scena, e fra gli altri esem-
e la parte di mez70 designavasi col nome pi nomina in primo luogo i portici diPom-
di reggia, le laterali con quello di ospi- peo. Aggiungerò, che le azioni teatrali in
zù (hospitalia): vale a dire che i perso- uso presso gli antichi romani, e denomi-
naggi principali entravano per le porte di nate ludi scenici, si possono ridurreaque-
mezzo, i secondarli per le \aleva\\: jìodium ste 4 specie: salirti, mimi, commedia e
chiamavasi il muro di rialto della scena tragedia. Ne'suoi principi] la satira era
stessa ossia del palco verso l'orchestra: come una commedia ridicola, sparsa di
pulpitum il palco propriamente detto. La molta maldicenza e motteggi, accompa-
2.* O parte mobile detta versatilis e ductì- guata da musica e danza, e ben diversa
lis, era formata da trigoni o macchine da quelle lasciateda Orazio, Persio e Gio-
ti iangolarijle quali giravansi e secondo la venale, che non furono certamente com-
rappresentazione aiutavano l'immagina- poste pel teatro. I mimi erano poemi as-
zione degli spettatori coll'imitare il sito sai più. licenziosi e piccanti della cornine-
della scena che si rappresentava. Un ten- dia ordinaria: questi non si distingueva-
done chiudeva ciòche oggi suol chiamar- no in atti, ed erano recitati e cantali da
si bocca d'opera, e questo dicevasi auleum un solo attore chiamato panfonu'/iius.per-
e siparium.W quale nome die origine al che buffonescamente contralìaceva le a-
nomedel moderno sipario: esso però non zionidi tutti gli uomini, imitandoli in mil-
calavasi ma alzavasi per chiudere, e ciò le guise, e ponendosi in mille ridicole po-
facevasi col mezzo d'un meccanismo esi- si ture per fare ridere gli spettatori. I più
stente sotto il palco. Mentre i nostri siparii famosi autori de'mimi sonoLaberio e Pu-
o tende li usiamo come gli antichi, il movi- blioSiro, che fiorirono a tempo di G. Ce-
mento però è diverso: invece che l'odier- saie. La commedia si presso i romaniche
no sipario si alza al cominciar della rap- i greci si distingueva in antica e moder-
presentazioue e si abbassa al suo fine, la na; quella era più libera e più ripiena di
tela degli antichi abbassavasi per aprir maldicenze e di sale; questa era più civi-
la scena, e si alzava negl'intermezzi, af- le e modesta. Egli è però vero che quan-
fine di preparare lo spettacolosusseguen- tunque ella fosse più aggiustata, e di sti-
le; quindi alzare ed abbassare la tela si- le più terso,contutlociò a poco a poco visi
gnificava per essi precisamente l'opposto aggiunsero moltecose dell'antica comme-
di quello che noi intendiamo con tali vo- dia e singolarmente a quelle, che chiama-
caboli.Pare che anche il sipario degli an- te atellane, ebbero poi il nome di e.enr-
tichi fosse dipinto, e rappi esentasse per diumt valea dire conclusione o termine,
lo più fatti storici, come facciamo noi, ov- Differente è dalla commedia la tragedia,
vero si suole dipingere quadri di paesi', tantoa riguardo del soggetto, quanto del-
mchiteltuie e talvolta quadri allegorici, tostile. La commedia è una rappresenla-
Glsspellatori venivano copei ti dal solecol rione naturale, che si aggira intorno ad
160 TEA
nvventui'e,e comunemente a soggetti doz-
zinali e comuni: lo stile è semplice e pia-
no, conveniente a persone particolari, e
tale in somma che scuopre il rango e la
qualità di coloro che l'usano. Servivansi
altre volte i commedianti d'una tal sorta
di calzatura bassa, chiamata soccits, da
cui non solo venivano distinti, ma resi an-
cora più agili nell'uso e movimenti dei
piedi. Per lo contrario la tragedia è una
seria e grave rappresentazione di qualche
fatto funesto,seguito da personaggi dicon-
to e ragguardevoli o per la loro qualità
o per il loro merito. Quindi lo stile della
tragedia è più sostenuto e sublime, acciò
meglio si confacela alla grandezza e digni-
tà di chi parla. A fine poi di dare agli at-
tori nelle tragedie aria da eroi, e farli com-
parire più sostenuti e maestosi , fu loro
dato una specie di stivaletti, che uniti al-
la scarpa coprivano tutto il piede ed una
parte della gamba, detti cothurnì. Oltre
i teatri erano in Roma altresì 4 pubblici
edifìzi a foggia di piccoli teatri, cui dava-
no il nome di Odeum. Quivi si raduna-
va la gente per sentire i musici quando
cantavano per conseguire il premio pro-
posto a chi rimasto fosse vittorioso, e qui-
vi ancora si facevano le prove della mu-
sica, che doveasi poi cantare nel gran tea-
tro. Quando la disciplina della romana re-
pubblica fu alquanto più severa, si tene-
vano lontane le donne da'pubblici spet-
tacoli,a'quali non potevano andare, alme-
no senza licenza de'mariti loro, al senno
de'quali pare che fosse riservalo il giudi-
care, se que'giuochi e feste potessero riu-
scire uocevoli al decoro e onestà matro-
nale.Narra Valerio Massimo che Sempro-
nio Sopho o il Savio ripudiò la moglie,
per essere andata senza sua licenza a ve-
dere certi spettacoli. E pure dice Plutar-
co, ch'erano giuochi funerali (de'quali ri-
parlala Sepoltura), forse meno atti di lo-
ro natura a recar nocumento a' buoni co-
stumi. Scrive Svetonio, cheAugusto non
permetteva che le donne vedessero se non
da lontano i combattimenti che si face-
T E A
vano nel teatro da'gladi a tori, sebbene ta-
li spettacoli fossero assai comuni e ordi-
nari a ogni condizione di persone. Il di-
vieto alle donne d' intervenire alle lotte
degli atleti, pare che fosse pel pudore ,
perchè solevano combattere co'corpi nu-
di. Questo salutare rigore si rallentò, non
sempre osservandosi che alle donne fisse
interdetto l'ingresso alle feste e giuochi
teatrali, come si trae da Ovidio, De ar-
te amandi lib. i , che dichiarò i teatri fo-
menti all'amore. Stazio riferisce che noti
erano in Grecia ammesse le donne a'so-
lenni giuochi olimpici; e il citato Valerio
Massimo osserva che se ne fece eccezio-
ne a Berenice, per avere avuto padre e
fratelli vincitori ne' medesimi. Pausania
dichiara la legge greca che escludeva le
don ne da'giuochi olimpici, sotto pena d'es-
ser precipitate dal monte Tipco. Abbia-
mo da Varrone, che i padri di famiglia
di Pioma pel timore d'essere ritenuti trop-
po lungamente ne' teatri dall'attrattiva
delle rappresentazioni, portavano nel se-
no loro delle colombe domestiche, lequa-
li servivano per mandar notizie di se stes-
si alle loro case, per mezzo di biglietti che
attaccavano allezampedi que' volatili. Di
tale uso parlai ancora nel voi. LXX, p.
[ 58. Diversi autori scrissero sui teatri di
Roma e di altri luoghi. Gioacchino San-
drart, Theatrum Romae antiquaeet no-
\>ae, Norimbergae 1675. Chiaramonti,
Delle scene e de' tea tri,Cesea a 1 6 7 5. Ma f-
fei, De' teatri antichi e moderni, Verona
1753. Signorelli, Storia critica de tea-
tri antìcìd e moderni j Discorso da ser-
vire di lume alla detta storia , Napoli
1777-83-87 e 181 3. D'Apuzzo, Sopra
i teatri moderni e sopra gli archi di
trionfo degli antichi, Roma 1 8 1 7. Il Nib-
by ci lasciò la descrizione de'3 seguenti an-
tichi teatri di Roma, de'quali sussistono
pochi avanzi, di cui per ordine alfabeti-
co darò un cenno.
Teatri antichi di Roma.
Teatro e Critto-Portico di Balbo. Il
nipote del celebre L. Cornelio Balbo, Cor-
TEA
nello Balbo il G-aditano, si distinse pel va-
luce col quale soggiogòiGaramauli e n'eb-
be il trionfo nel 704 di Homi;), il 1 ." .1 ri-
portarlo d'origine straniera all'Italia, fu
come lo era stato lo zio uno de'piti ioli-
mi amici d'Augusto,a cui per far cosa gra-
ta coli immense ricchezze conquistate edi-
ficò inRoma un teatro con magnifico porti-
co coperto, chiamati Theatrwn e Crypta
Hi ///<!. e venne dedicato nel 74 mei ritor-
torno d'Augusto in Roma, capace di più
che 3o,ooo spettatori. L'eresse poco di-
scosto dal Tevere presso In sponda sini-
stra, in sito basso e perciò soggetto a i-
nondazioni, onde ne'giuochi ili sua dedi-
cazione Angusto vi accedette in barca. Si
crede che dallesue rovine si (orinasse quel-
la gibbosità di terreno detto Monte diCen-
ci {F'.), perchè la famiglia di tal nome vi
edificò il palazzo, ora de'conti Bolognetti
e de'marcbesi Sampieri, ed un piccolo a-
vanzo rimane lungo la via, che da tal pa-
lazzo conduce a quello de'Branca, al pre-
sente Palazzo Santacroce ( / .),e la piaz-
za della scuola degli Eh rei. Neil f 4^3 do-
vea esistere qualche avanzo notabile, ri-
cordandosi col nome di Tlieatrum Jnto-
nini, per la vicinanza del Ponte Sisto al-
lora chiamalo d' Antonino, dipoi per le
tante devastazioni cui soggiacque si cre-
dè essere esistito altrove, finché le ricer-
che archeologiche di Piranesi lo trovò
dove realmente surse. Si chiamò Crypta
in genere anche un poi lieo coperto il-
luminato dalle finestre in alto, o Critlo-
Portico. diverso perciò da un portico
aperto ossia peristilio formalo da colon-
ne e ila pilastri isolati. L'uso di tali Crit-
to-'Portici era di passeggiare più al co-
perto dall' intemperie, onde più freschi
erano nell' estate perchè meno acces«ibi-
li al sole, più asciutti e tepidi nell' in-
vernò come al coperto dalle pioggie e dal
freddo. Alle sue rovine si die dagli anti-
quari il nome ili l'artico di Filippo e di
Gneo Ottavio, ma era diverso come in-
dicai a quell' articolo. Di quello di Balbo
se ne vedono avanzi presso la chiesa di
VOL I.XXIII.
TEA 161
s. Maria in Cacabcris, della quale parlai
nel \ol. XXIII, p. i/i?.. Pnsso questo
teatro e quello di Marcello erano i Por*
tiri d'Ottavia e di Filippo; quello di Ot-
tavia ebbe origine da quello di Metello,
e racchiuse i templi di Giove Statore e di
GiunoneReginnda Curia, e la Schola del-
ta di Ottavia. La pianta del magnifico e
grandioso portico d'Ottavia si può vede-
re ioNibbyeinMelchiorri. Del portico di
Filippo che conteneva il tempio d'Ercole
Musege te, come d'altri portici, parlai an-
cora a TiìMPio,descrivendo i templi di Ro-
ma pagana; così di quello d'Ottavia e di
altri portici di templi romani.
Teatro di Marcello. Giulio Cesare vo-
lendo edificare un teatro come quello di
Pompeo, lo cominciò, ma noi potè finire
prevenuto dalla morte: Augusto lo com-
pì e Io appellò di Marcello dal nome di
Marco Claudio Marcello suo nipote come
figlio della sorella Ottavia, il quale accop-
piava in se tutti i pregi degli uomini subli-
mi, era la delizia dello zio, l'idolo devo-
niani ; dovea succedere nell' impero del
mondo, e chi sa qual sarebbe divenuto,
ma 20 anni avanti la nostra era morì di
18 anni. Il lutto per tale perdita fu uni-
versale e profondo; egli però nella memo-
ria de'colti resterà finché rimarranno vi-
vi gli aurei versi di Virgilio, che nel com-
piangerne l'acerba e fatale morte l'immor-
talò. G. Cesare nel volerlo edificare for-
mò l'area distruggendo le case e i templi
che ivi trovavansi, e n'ebbe taccia d'aver
abbattuto de'luoghi sagri e d'essersi ap-
propriato le grandi ricchezze trovale in
quelle demolizioni. Augusto lo terminò
nel 741 di Pioma, 1 o anni dopo la morte
dell'amato nipote (secondo Dione, o nel
743 come vuole Plinio), e a lui lo dedi-
cò con feste sontuose, e nelle caccie furo-
no uccise Goo bel ve africane. La statua d'o-
ro di Marcello fu coronata d'ordine d'Au-
gusto, e collocata in sedia curule in luo-
go disliuto nel teatro fra'mngistrati. Quel-
la in cui sedeva Augusto in tal giorno, es-
sendosi disunita, cadde supino. 11 teatro
1 1
iG?. TEA
soffrì nell'incendio di Nerone, e Vespasia-
no ne ìicdificò la scena, e con nuova de-
dicazione celebrò magnifici giuochi, fra'
quali spettacoli di musica, e regalò a'prin-
cipali attori somme di denaro e molle co-
roned'oro. Alessandro Severo volle rifar-
lo, avendo sofferto tanto ch'era divenuto
inservibile. Nel principio del V secolo ser-
viva ancora e capace di contenere 3 0,000
spettatori. Dopo la morte di s. Gregorio
VII, neh 086 fu ridotto a fortezza e chiu-
so entro le case del potente Pier Leone,
il quale vi riceverò Urbano 11 nel ìoqc),
e in esso morì; il successore Pasquale li
lasciando Roma per andar in Puglia lo fe-
ce Prefetto di Roma (/ .). e commise a
lui ed a Leone Frangipane il governo del-
la città. Neil 1 16 volendo Pietro far crea-
re prefetto di Roma il suo figlio, contro
la volontà del popolo, questo corse ad as-
salire il castello dalla pai \.e<\\Pi azza Mon-
tanara. La sua potenza giunse a tal se-
gno che sostenne Gelasio 11 e fece ricono-
scere Calisto II contro l'antipapa rifugia-
to a Sntri, e secondo qualche scrittore e-
ra tale l'annoi i3o, da voler imporre al-
la Chiesa per antipapa il suo figlio Ana-
cleto li, che altri con IS'ovaes dicono fi-
gliod'un ebreo; poiché Lodovico Agnello
Anastasio nell' Istoria degli Antipapi,
lo dice nato da Pietro figlio di Leone
giudeo battezzato da s. Leone IX, che a-
vea colle usure ammassate grandissime
somme d'oro, e rese possente Pietro. Que-
sti non contribuì all'intrusione del figlio,
poiché era già morto, come narra mg.1
Nicolai, Della basilica di s. Paolo p. 286,
essendo almeno morto un anno avanti
l'antipontificato del figlio, che se vivente
avrebbe impedito. Pier Leone fu tumu-
lalo a diritta del portico presso la porta
santa della chiesa di s. Paolo nella via
Ostiense, in un sarcofago scolpilo nella de-
cadenza delle ai ti. rappresentante Rlarsia
scorticata da Apollo, con iscrizione me-
tiica, che descrisse e illusilo mg. r Nicolai.
L'allro suo figlio Giordano si fece creare
Patrizio di Roma (fy.) nell 1 4 3, e si ri-
TE A
bello a Lucio II, onde il successore Eu-
genio III lo scomunicò, e poco dopo nella
sommissione de' romani perde la dignità
usurpala. In lutti questi avvenimenti è da
supporre che molto soffrisse il teatro di
Marcello ch'era il centrodel potere de'Pier
Leoni, 1 quali continuarono a figurare si-
no al principio del secolo seguente, e per
via di matrimoni è dubbiose si fusero nel-
la famiglia de' Savelli. Verso il declinar
del secolo XIII il teatro era ancora in pos-
sesso de'Pier Leoni, i quali sembrano già
estinti nel 1 280, ed a loro non più apparte-
neva il palazzo fabbricato sul teatro. Sicco-
me le costruzioni d'opera saracinesca, che
chiudono tulle le arcuazioni dell'ambu-
lacro esterno del teatro verso piazza Mon-
tanara e la via de'Sugherari appartengo-
no al 2.0 periodo del secolo XI li, come
quelledi Castel Savello presso Albano, che
descrissi Dell'indicato articolo, del palazzo
e castello de'Savelli sul Monte Aventino,
costruito nel 1 28G, sembra a Nibby poter
congetturare ebe una donna de'Pier Leo-
ni si maritò in casa Savelli circa il 1280,
e per l'esaltazione d'Onorio IV Savelli
nel 1 285 avendo la sua famiglia ricevuto
gran incremento nella possanza, può es-
sersi operata la nuova fortificazione del-
l'antica casa de'Pierleoni. E' però vero che
non si ha memoria diretta del possesso di
questo monumento per parte de'Savelli a-
vanti al secolo XV, e si vuole rinnovato
il palazzo con diseguo di BaldassarePe-
ruzzi, passando poi il palazzo per compe-
ra negli Orsini, onde ora si dice Palaz-
zo Orsini (T .). Dalle rovine del teatro si
formò il piccolo Monte Savelli, ne riman-
gono tuttavia visibili considerabili avanzi
e sono i più grandi de'3 teatri un dì esi-
stenti in Roma. Da questi si riconosce che
il teatro era costituito da due precinzioni
coronale da un portico superiore, the e-
Eternamente era composto di 3ordini,due
arcuati con mezzecolonne d'ordine dorico
sotto, d' ordine ionico sopra, i.° esempio
superstite della soprapposizione de^li or-
dini in Roma. A questi ordini succedeva
TEA
i! 3° senz'archi, probabilmente con fine-
stre rettilinee, ornato di pilastri corinti,
e questo è oggi interamente perduto. L'in-
terno è tutto sconvolto per le costruzioni
ilei palazzo e delle case che Io coprono :
di tratto in tratto però s'incontrano i nul-
li intermedi d'opera reticolata, mentre
lutto l'esterno e tutte l'arenazioni erano
di travertino. Della scena è ancora visi-
bile in via Savelli un piccolo tratto ap-
partenente all'angolo orientale del pro-
scenio. Perlustrando i sotterranei, le bot-
teghe, i cortili, le case e gli altri fabbri-
cali moderni che lo coprono, tante vesti-
gia si trovano da poter formare una pian-
ta completa di questo monumento insi-
gne. Una ne pubblicò Io stesso Nibby, e
il Melchiorri nella Giada di Roma, aven-
do egli già con un articolo pubblicatodal-
V Effemeridi di Roma del 1823, t. io, p.
348, reso conto del teatro, su quanto ne
scrisse 1' architetto Saponieri nella Rac-
colta delle più insigni fabbriche di Ro-
ma misurate e dichiarateteillustrate da
Filippo Aurelio / isconti. La scena era
verso la ripa del Tevere e si prolungava
dall'angolo del vicolo della Campana fi-
no appresso il pollone del Ghetto degli e-
brei per circa 4^o piedi : la cavea girava
attorno a questo spazio pel vicolo della
Campana,la via de'Sughera ri ,e traversan-
do le case e i cortili che sono fra la via del-
la Catena, e quella di Ponte Quattro Ca
pi, andava a raggiungere l'altra estremità
della scena, cioè l'occidentale. Il tratto su-
perstite della parte e>terna mentre si fa
ammirare per la purità dello stile degli or-
dini, e serve di modello, mostra traccie
evidenti de'replicali incendi, a'quali que-
sto celebre edificio andò soggetto sia ne'
DO
tempi antichi, sia nel medi*/ evo. Le pio-
porzioni sono così belle che'fecero credere
a molti, che Vitruvio ne fos>e l'architet-
to. La materia impiegatavi è di pietra ti-
burtina, gabbia e albana. Il teatrodi .Mar-
cello per la sua ragionata grandezza e
per lo stile di architettura così perfetto
beo a ragione fu preso e si ha sempre a
TEA i63
modello per determinare le proporzioni
de due ordini dorico e ionico sovrappo-
sti l'uno su l'altro.
Tendo, /'artico e Curi,/ di Pompeo,
Dissi già che questo fu il i .° teatro solido
costruito in Roma l'anno Gc)C) della città.
e come Gneo Pompeo Magno che ne fa
l'autore volle schermirsi dell' infrazione
del senatusconsulto non abolito, cotl'e-
dificare in mezzo alla cavea sulla sommi-
tà de'gradini un tempio a Venere Vin-
citrice, chealtri diconodella Vittoria,qua-
si che i gradini fossero una parte di quel-
lo, e perciò nell'invito che pubblicò per
la sua dedicazione chiamava il popolo non
al teatro, ma al tempio, al quale aggiun-
geva aver sottoposto de'gradini (serven-
do però per salire e per sedere), perchè
il popolo potesse con comodo assisterea'
giuochi, e perciò mobilee di legno fece la
scena. In magnificenza restò superiore a'
teatri dipoi edificati di Balbo e ili Mar-
cello. Vi die spettacoli di musica e di com-
battimenti atletici, e nel circo celebrò u-
ua gara di cavalli e stragi d'animali fero-
ci di tutte le specie, poiché 5oo leoni fu-
rono in 5 dì consumatici 8 elefanti com-
batterono contro legionari. Racconta Dio-
ne che il teatroni fabbricato co'denan di
Demetrio liberto di Pompeo, e a lui die
l'onore del nome, perchè gli erano stati
somministrati accompagnandolo Delle sue
spedizioni. Rimasto preda del fuoco nel-
la scena sotloTiberio, questi ne intrapre-
se il restauro, che compì Caligola, indi fu
di nuovo dedicalo da Claudio, il quale gli
restituì il nome di Pompeo che gli avea
tolto Caligola, e pose quello di Tiberio al-
la scena per averla riedificata, e vi cele-
brò gli spettacoli. Di più presso il teatro
eresse un arco di marmo a Tiberio, che
decretato dal senato non era stato mai e-
seguito; ed una statua colossale di Giove
nel campo Marzio, ebe per la vicinanza
ni teatro fu dellaJupiter Pompejanus.T$e~
ione lo fece indorare tutto nell'interno in
un sol giorno, onde mostrarlo nella festa
teatrale 1 'L'uniate re d'Armenia, e le ve-
i64 TLA
le distese nell'aria per difendere dal sole
erano di porpora, e nel centro di esse ve-
dovasi rappresentalo in ricamoNeroneche
guidava il carro, ed intorno splendevano
stelle d'oro. Andò soggetto a nuovo incen-
dio nell'anno 80 di nostra era a'tetnpi di
Tito, che lo restaurò magnificamente, al-
trettanto facendo Domiziano. Era in tut-
to il suo splendore negl'imperi di Traia-
no e di Alessandro Severo. JNel 249 sog-
giacile interamente ad altro incendio sot-
to Filippo, in un all' JScatonstilo o Cento
Colonne, cioè il portico dietro la scena,
che serviva a diporto puhhlico, ed a ri-
pararegli spettatori del teatro dalla piog-
gia improvvisa. Quella rovina fu ripetuta
poco dopo, e sotto Carino nel darsi una
rappresentazione spettacolosa andò a fuo-
co la scena, die poi da Diocleziano fu fat-
ta più magnifica. Esisteva nel principio del
V secolo, e capace di 27,580 spettatori
(Melchior-ri dice 80,000), e restauralo da
Arcadioeda Onorio per danni sofferti nel-
l'esterno da un terremoto. Si continuò ad
aver cura di questo teatro anche durante
il regno de'goti, poiché Teodorico incari-
cò Simmaco prefetto di Roma di risarcir-
lo. Avvenute le grandi rovine di Roma
poco dopo la morte di quel re, non si per-
de la memoria di quel teatro, anzi era suf-
ficientemente conservato nel principiodel
secolo IX, e si ricorda ancora nel 1 i43.
Sul declinar del secolo XIII annidaron-
si gli Orsini sulle sue rovine, i quali suc-
cessivamente andarono fabbricando case
addosso agli avanzi superstiti, a segno di
farne a poco a poco sparire ogni forma,
e fu una delle parti di Roma in cui essi si-
gnoreggiavatiOjCome notai nel vol.L V III,
p. 278, dicendo de'luoghi in cui ne bassi
tempi eransi fortificati i magnati romani,
mentre i Colonna dominavano il Mauso-
leo d' Augusto, i Pier Leoni il teatro di
Marcello, i Frangipani l'anfiteatro Fla-
vio. Nel i3oo la contrada avea il nome
adSeptemLaurum,forse perchè vi rima-
nevano lauri dell'antiche passeggiate pian-
tate du Pompeoconplalaniefonluue}nar-
T E A
rancio Svetonio che il dì innanzi gl'idi di
marzo, in che il dittatore Giulio Cesare fu
spento, notossi come un re d'uccelli (re-
galiolus) portando in bocca un ramoscel-
lo di lauro s'introdusse nella curia pom-
peiana , dove inseguito da uccelli di va-
rie specie usciti dal vicino boschetto, fu
messo a brani. Nel secolo XV vedovasi an-
cora una parte del teatro non lungi dalla
Piazza di Campo di Fiore, occupata però
da edilizi [nivali, si trovarono vari mo-
numenti epigrafici, uno de' quali presso
il cortile della Chiesa dis.Lorenzo uiDa-
maso, ricordava il genio del teatro, Ge-
1 ti ui n Theo tri Pompejamj e nel i52 5
dietro la chiesa di s. Maria di Grotta-
pinla (di cui riparlai ne Cenni storici in-
torno al dogma dell'Immacolata Con-
cezione, a p. 42 di questo volume), di pa-
dronato degli Orsini, si cavò un marmo
coll'epigrafe 1 eneris 1 ietrieis. ed ivi e-
ra il suo tempio, corrispondente pure al-
l'odierno e contiguo Palazzo Pio e allo-
ra degli Orsini. La pianta del tempio di
Venere e del portico dietro la scena detto
Hecatonstylon o delle 1 00 colonne fino al-
l'epoca di Carino, e poi rifatto da Diocle-
ziano appellato Portieus Jovia dal cogno-
me da lui assunto, si ha ne'frammenti del-
l'Icnografia di Roma a segno che questa
può servire di guida nella confusione de'
fabbricati moderni che neoccupano ilsito,
elevestigie non sono del tulio scomparse
sotto il palazzoPioenellecasedella Piazza
dis. Maria di Grottapinla, della via e piaz-
za delParadiso,e della via o vicolo di Grot-
tapinla. Il tempio di Venere dominante
la cavea, nel mezzo di questa sorgendo cor-
risponde ov"è oggi il palazzo Pio,occupan-
do di lunghezza quasi tutta la facciata del
palazzo ch'è sulla piazza del Biscione; a
desila e a sinistra la cavea da un lato rag-
giungeva l'imbocco della via de'Chiavari
quasi dirimpetto alla porticella di s. An-
drea della Valle de Teatini, e dall'altro
le case più oltre della piazzetta di s. Bar-
bara de' Librari: la scena poi occupava in
lunghezza 55o piedi parteudo dal risalto
TEA TEA i65
che forma la croccia occidentale della ed era una curia contigua al portico e al
chiesa di s. Andrea della Valle, andando teatro. Ivi era la sua statua alta 12 pal-
quasi a raggiungere la via de'Giubbona- mi, ma giacente come narra Plutarco, pro-
ri. Dietro la scena era il portico Ecaton- babihnente rovesciata dopo la sua cadu-
stilo quadrilungo, con giardini in mezzo ta, verso la quale il congiurato Cassio ri-
ed essedre intorno rettilinee e curvilinee, volse gli occhi (piasi per acquistarne co-
li quale approssimativamente veniva coni- raggio, e nel dibattimento dell'uccisione,
preso fra la croccia di detta chiesa, e le Cesaresia per céso,sia perchè da'eongiura-
vie del Sudario, Torre Argentina, s. An- ti vi fosse spin!o,portossi verso il piedistal-
na e de'Chiodaroli, e traversando la via lo chela reggeva in origine e ivi digoitosa-
de'Chiavari raggiungeva l'estremità me- mente cadde trafitto. Le turbe del popo-
ridionale della scena. Le strade indicate lo,eccitatea tumulto da M. Antonio, cor-
servono solo per dimostrare non i limili sero alla sala e l'incendiarono, ed in de-
e la estensione precisa del portico, ma fan- testazione della morte dello zio Cesare fu
(laineiitojessoaveayoo piedi di lunghezza, fatta chiudere da Augusto, che inoltre fe-
terminando nel palazzo Cesarmi, incon- ce trasportare la statua di Pompeo dalla
tro all'odierno teatro di Torre Argenti- curia sopra un arco ogiano, incontro alla
ria, e 55o di larghezza. A Cancelleria A- porta regia del teatro ossia riinpetto al-
rosTOLicA narrai, che verso il suo palazzo l'asse della scena. IVibby conviene sull'i-
innalzavasi la famosa curia di Pompeo a' denticità della statua di Pompeo esisten-
piedi della cui statua i congiurati uccisero te nel palazzo Spada di Roma; osserva poi
l'emulo e suocero G. Cesare, statua ora che forse l'invidia de'Cesari fece sparire
esistente nel Palazzo Spada,dì cui ripar- la corona di quercia che cingeva la testa,
lai nelle biografie Sr ad a. Appiano narrati- e sulle spalle appariscono l'estremità de'
do la morte di G. Cesare, cosi comincia. lemnisci: un braccio e due dita sono la-
» Eranvi spettacoli nel teatro di Pompeo, voro moderno. Nibhy.pubblicò la pianta
e dovea tenersi il senato in una delle sale del teatro e portico di Pompeo, tratta da
ivi dappresso, com'era costume in tali cir- quella del commend. Canina,
costanze : Bruto di buon mattino, come Ad onta della predominante passione
pretore, alzò il tribunale ch'è dinanzi al che i popoli d'ogui età ebbero pegli spet-
teatro, e rendeva tranquillamente giusti» tacoli e pe'teatri, oltre quanto già toccai
zia a coloro che la domanda vano. "Quin- sull'avversione di uon pochi saggi sì tra*
di si vede che lo storico alludeva a que- greci che tra' romani, che riprovarono
sto portico, che a guisa di basilica vastis- ancora le commedie, riferisce Plutarco,
sima dava campo alle udienze, e del qua- che Solone condannò le tragedie fino dal-
le profittò Bruto per esercitare il suo mi- la loro origine, e che gli ateniesi crede-
nistero senza dar ombra , e nello stesso vano, che i poemi drammatici fossero co-
tempo peresser pronto adognievenlodel- se sì indecenti e insopportabili, che vi eia
la congiura, essendo uno de'capi, benché una legge tra loro, la quale proibiva agli
favolilo e dicesi pur figlio di Cesare; la areopaghi di far le commedie o tragedie, e
cui tragica fine descrissi a Uoma: colla scu- che i lacedemoni non solfi ivano che nelle
sa de' giuochi i congiurali aveano prepa- lorocittàsi rappresentassero commedie o
rato un gran numero di gladiatori in lo- tragedie, per timore di non ascollare nel
10 soccorso entro il teatro. Pompeo nella divertirsi, coloroche rappresentavanoco-
curia, ueMintoi ni della moderna casa de' se contrarie alle patrie leggi. Platone a per
barnabiti a s. Carlo a'Catinari, avea edi- suasione di Socra te gettò le sue commedie
beato una sala perchè il senato nella crr- nel fuoco, onde poi lo stc->so filosofo potò
costanza de'giuochi potesse ivi adunarsi, scrivere nella sua Repubblica: Noi non ri «
i GG TEA TEA
leviamo nella nostra città uè la tragedia, religione cristiana, copiosamente esposte
uè la commedia, perchè sono contrarie con prove dall' autore del Trattato rie
alla semplicità de'eostumi,e ad altro non giuochi e de* divertimenti permessi oproi-
servonoche ad innaffiar l'erbecattive,cioè biti a' cristiani, Roma 1768. Tratta poi
a fomentar le passioni, le quali bisogue- nel cap.io: Gli spettacoli teatrali sono
rebbe interamente estirpare. Aristotile contrarialla professione cristiana, e ah
voleva che i legislatori non permettesse- la purità ri e' costumi. Unanime consen-
to a'giovani d' andare alle tragedie, af- so degli autori più gravi nel condannar-
(iucliè non s'imbevessero in quella tene- li. Il divertimento del teatro, siccome va-
ra età delle perniciose idee di stragi e di gheggiato in ogni epoca dalle nazioni, seni-
tradimenti. Le leggi romane non manca- pie trovò eloquenti apologisti, i quali cer-
rono di condannar le commedie, perchè carouo tutte le vie per giustificarlo non
avendo notato d'infamia i commedianti, solo, ma pure di altamente encomiarlo,
sembra che volessero distruggere da'fon- come un sollievo allo spirito e quale islru-
dawenti il teatro medesimo,vietandocon zione morale per evitare le passioni che vi
questa gravissima pena l'esercizio d' un sono rappresentate. Osserva però Tertul-
tale mestiere. Ovidio di Sulmona (T .). liana, che l'ignoranza delio spirilo urna-
benché non fosse certamente di rigida no none mai tanto prosontuosa, né pre-
morale, già dissi che chiedeva ad Au- tende mai di meglio filosofine e razioci-
gusto, che i teatri fossero distrutti come naie, che allorquando si vuole proibire
seminari d'iniquità, scogli della pudici- ad essa I' uso di qualche divertimento e
zia per radunarvisi uomini e donne per di qualche piacere, di cui è in possesso e
vedere ed essere veduti. Tacito racconta che crede poter legittimamente e inno-
ne'suoi annali, che i più savi de'romani eoamente godere. Allora è quando ella si
detestarono le commedie e i comici; e fi- mette in parala, e diviene sottile ed fi-
nalmente il ricordato Seneca gran ino- geguosa; s'immagina mille pretesti perso-
ràlista de'gentili, dice che non vi è cosa stenere il suo diritto, per timore di re-
più dannosa, che trattenersi in qualche star priva ili ciò che la lusinga, e giunge
spettacolo, poiché allora i vizi più facil- finalmente a segno di persuadersi, che ciò
mentes'insinuano per mezzo deìpiacere. ch'ella desiderava sia lecito come onesto
Trasentili medesimi vi fu pure chi ben e innocente. Da questo principio nascono
comprese quanto fosse nocivo alla gioven- ogni giorno i rilassameuti della morale cri-
lù non solamente il rappresentare, ma sliaua. In vece i difensori de'teatri sosten-
ancora l'essere spettatore de' teatrali di- gono che gli spettacoli teatrali sono di-
vertimenti. Riporta Plinio di Quadratil- letlevoli, autorizzati dall'opinione cumu-
la matrona romana, che per quanto ella ne, frequentati da persoue gravi, e forse
fosse trasportata pe'mimi e pantomimi, talvolta da ecclesiastici, sono permessi da'
fino a farne ben sovente il suo domestico principi, recanoulililà eguadagno agli ar-
di verlimento nella propria casa, non per- t'isti e ad altri, dunque sono leciti, onesti
mise mai per altro, che Quadrato suoni- e innocenti. Il dottores. Agostino nelle sue
potè, il quale con vivea insieme, visi tro- Confcssioìii . piange amaramente il tra-
vasse presente, né andasse a'pubhlici tea- sporto da lui avuto pe'teatri, ne'quali di-
ti'i, e quando ancora egli divenne d'età ceche vi trovava l'immagiuedellesue mi-
niatura e ammogliato. Tutte le autorità serie, e il fomite de'suoi sregolati amori,
de'ss. Padri sono conformi su questopun- E questo è appunto uno de' motivi, pet-
to, così i decreti de'concilii, e l'autorità cui tanto sono amati i teatri da'moderni
eziandio delle s. Scritture, sopra le qua- cristiani, perchè molti vi trovano rappig-
li si fondano tutte le altre verità della seutate le loro passioni, ed espressi al vivo
TEA
gl'intrighi de'loro profani amori, e quel-
lo che gli attori dicono e rappresentano
sulla scena molti spettatori lo eseguisco-
no in realtà nella loro viia domestica. Lat-
tanzio Firmiano detestò la libertà impu-
dica, colla quale le donne comparivano
nelle scene, e le parole licenziose e diso-
neste pronunziale da'comici.Gli argomen-
ti de'cotnmedianli non erano che osceni-
tà, e tanto più nocevoli, quanto maggiore
era 1' eleganza del dire e l'arte de' gesti.
Lattanzio sentenzia le commedieanliche,
ammaestramenti e introduzione a'veri a-
dulterii. Se ne'tealri moderni non si ve-
dono quelle sfacciate e disoneste licenze,
che si rappresentavano ne'teatri demen-
tili, per cui furono altamente riprovati da'
ss. Padri, vi hanno però luogo quegl'in-
segnameuti immorali e queglincitamen-
tial male, che deplorerò co'conlempora-
nei in fine, e perciò sono sempre perico-
losi. Il p. Mamachi, De costumi de' pri-
mitivi cristiani, dice che essi non amia-
vano al teatro, perchè erano impudichi i
gesti degl'istrioni, perchè visi rappresen-
tavano gli amori disonesti, e pei' evitare
lo scambievole vedere ed essere veduti.
Presso di essi non era buona scusa il di-
re, che per compiacere ad un amico era-
si lasciato condurre al teatro, perchè ivi
si rappresentavano le cose da burla, sen-
za potersi trarne vantaggio per l'anima.
Che si astenevano i primitivi cristiani
dall'andare al teatro, perchè non era lo-
ro lecito far ciò, che in esso vedevano,
perchè sono nella s. Scrittura proibiti, e
perchè gli uomini si travestivano e face-
vano le parti di donna. Quindi i cristia-
ni primitivi non aveano teatri, non rega-
lavano i recitanti o ballerini, ed in niun
tempo era loro lecito di andarvi. | pre-
sidi che concedevano i giuochi teatrali
non erano lodati da'ss. Padri, ma disap-
provati, onde non pochi lanciarono la di-
gnità piuttosto che permetterli. Gli eccle-
siastici non v'intervenivano, essendo lo-
ro proibito dalla Chiesa d'assistere alle
commedie, alle tragedie, a'balli e ad al-
TEA 167
tri spettacoli , e persino agli Sposalizi
(/'.). Giuliano 1' Apostata inve"i contro
i sacerdoti pagani che si recavano a'tea-
tri , ed ordinò che si allontanassero dal
ministero de'numi ; di più proibì loro il
commercio con gl'istrioni, i ballerini ei
condottieri di carrismi ponendo loro di non
riceverli nelle proprie case.LaChiesa tolle-
ra i teatri, ma coll'a ver condannato i com-
medianti e altri attori sceuici, venne a di-
sapprovare l'intervento nei teatri agli
spettatori, llconciliodi Cartagiuedel 1 qS
scomunicò quelli che in giorno di festa
solenne fossero intervenuti agli spettaco-
li, invece d'andare agli uffizi della chiesa.
Il concilio d'Elvii acelebrato dopo il 3oo
proibì alle cristiane di sposare i comme-
dianti, e l'esercizio dell'arte d'auriga e di
pantomimo. Quello di Cartagine ilei 3 1 4
separò dalla comunione de' fedeli quelli
che guidavano carri nel circo, e le altre
persoue da teatro; altrettanto nell'islesso
anno decretò il concilio d' Arles , ed iu
quello tenuto nel 3 1 7 esclusedallacomu-
nione cattolica gl'istrioni, i saltatori, i com-
medianti, finché esercitavano tal profes-
sione. Il 3.° concilio di Toledo dichiarò
doversi eliminare I' irreligiosa consuetu-
dine di quanto soleva praticare il popo-
lo nelle leste de'santi, invece d'attende-
re a 'divini uflìzi, abbandonandosi a'sol-
lazzi di balli, ed a turpi cantilene. Il con-
cilio di Costantinopoli del 6f) 1 privò del-
la comunione della chiesa gl'istrioni, ed
agli altri di travestirsi da commedianti.
Ne'secoli seguenti non mancarono divie-
ti pubblici, ma l'abuso prevalse, e si ri-
tenne l'uso de'teatri e moltiplicò, ad on-
ta dello zelo de'Papi e de'vescovi per im-
pedirlo. Se ne'giorni delle Feste ( I .) so-
no proibite le opere servili, mollo più lie-
ve esserlo il teatro, il che condannarono
i ss. Padri, i conciliai Papi, e gli slessi im-
peratori romani d'oriente e d'occidente
eolle leggi ci vili, come Graziano, Valen-
tuomo 1 e Teodosio I, proibirono gli spet-
tacoli teutrali e circensi nella Domenica
(7'.), per non confondere il culto divino
>>,; TEA
colle fai."* profanità , ed affinchè tutti i
fedeli fossero occupati nel culto di Dio.
Gl'imperatori Leone I ed Auteinio, per
la santificazione delia domenica, non so-
lamente vietarono le commedie, il circo
e gli spettacoli delle fiere, ma se in tal
giorno cadeva l'anniversario della nasci-
ta dell'imperatore, ordinarono che la so-
lermi tasi trasferisse ad altro giorno. In tal
minio gl'imperatori cristiani che aveano
a cuore il coito divino e la santificazione
delle feste, tolsero ai popolo l'occasione di
profanarle con assistere agli spettacoli. La
Chiesa non ha mai cessato d'impedire ta-
li disordini, condannando le commedie, i
balli , le maschere e altri spettacoli nei
gorni festivi. 1 Papi nel tollerare i teatri
ue'Joro temporali domimi nelle stagioni
del carnevale, di primavera e dell'autun-
no, non lo permettono nelle Feste e Vi-
gilie solenni, ne' ì '"e ne r dì, peli' Avvento,
nella Quaresima, nella Setti/nana san-
ti/, ncW'Anno santo o Giubileo, e in al-
tri sagri tempi, come nella novena pe'ss,
Pietro e Paolo. Gli antichi franchi non a-
veano alcun gusto pe'giuochi del teatro,
non intendendo le opere greche e latine
perciò composte, e niuna ne aveano nel-
la loro lingua. Per cui dopo eh' ehbero
conquistato Magonza, Treveri, Colonia,
Lione e altre città delle Gallie, essi ab-
batterono tutti i teatri. Ad esempio dei
.'ranchi, i visigoti gli abolirono nella Spa-
gna. Teodorico re de'goti non volle sof-
frirli in Italia, tuttavia poi li tollerò inal-
cune circostanze, ma suo malgrado. Luso
de'teatri sussistette neU'imperod'Oriente
-sino a' tempi della sua caduta, particolar-
mente in Antiochia e Costantinopoli, ma
lu sempre combattuto e condannato se-
veramente da'paslori zelanti del bene del-
leanime; non vifu però tollerato nelledo-
meniche e nelle feste. Non è meraviglia
che non si trovi alcuna legge fra quelle
della Francia, dell'Inghilterra e dellaSpar
gna, perchè tutti i giuochi pubblici era-
no banditi negli antichi tempi , tranne
quelle diChildcbcrloI re de'franchi, che
TEA
proibì severissimamente e con pene rigo-
rose, nelle vigilie de'giorni consagrati al
servizio divino, le pubbliche gozzoviglie,
il canto e la danza, ch'egli con itulegna-
zione chiama oltraggi fatti a Dio e sacri-
leghe empietà, come a'ballerini d'andare
iu truppa nelle domeniche. Carlo Magno
interdisse in questi giorni persino la cac-
cia e tutti i passatempi. Lodovico I suo
figlio vietò tutte le brigate vane e ozio-
se, le canzoni e le danze. Avendo la poe-
sia fatto rivivere in Francia sotto Carlo
Magno i compositori di canzoni e di a-
rie grottesche, introdussero successiva-
mente vari giuochi per rallegrare il po-
polo, nelle contrade e nelle case partico-
lari,ovvero giuochi di mano,gesti. smorfie
e a iti somiglianti da fai- ridere; da essi de-
rivarono i giullari e i buffoni, che nel se-
colo X furono introdotti uelle corti e qua-
si generalmente mantenuti, anche dadi-
versi vescovi. Si narra che Carlo Magno
nel 789 soppresse gl'istrioni indecenti, il
che die luogo ad un abuso infinitamente
più condannabile, cioè alle rappresenta-
zioni di farse conosciute sotto il nome di
feste c\e Pazzi (l .), le quali si eseguiva-
no nelle chiese, allorché vi si celebrava
la festa del santo e in altre solennità. Pro-
fanazione che la Chiesa abolì con perseve-
rante zelo. Il re di Francia Filippo Au-
gusto 11 deh 180 cacciò dalla sua corte i
commedianti e gl'istrioni; e s. Luigi IX
òdi i 26 non ritenne che un solo musico,
per farsi cantare cantici e salmi. I poeti
venuti d'Italia si accrebbero molto inPro-
venza e nel contado d'Avignone nel XIII
e nel XIV secolo, dove per altro aveano
fiorito anche da molto tempo i trovato-
ri. Alcuni di quelli rappresentarono sui
teatri o sopra palchi delle storie pie, trat-
te da'libri santi , il qual uso cominciò a
introdursi anco in Parigi sul cominciar
del secolo XIV. Boileau li chiama una tor*
ma di pellegrini rustici che alzarono il lo-
ro 1. "teatro in quella capitale. Era no sta-
ti pochi anni, quando neh 74 r sottoFran-
cesco I,il parlamento proibì tali rappre-
TEA
seriazioni, in cui sotto la maschera della
pietà le cose sante erano sovente piota-
nate, e oltraggiata la religione. Gli argo-
menti erano ancora la caduta d'Adamo,
l'Incarnazione, la Passione di Cristo, ec.
in uso pure in certi monasteri. Si addu-
Ceva per inolivi di queste rappresentazio-
ni l'istruzione degli astanti; ma come si
potevano acconciare le buffonerie con gli
adorabili misteri, senza una specie di pro-
fanazione? Dopo il regno di Francesco I,
le rappresentazioni [nolane cominciaro-
no a rinascere in Francia , ma soltanto
nella corte voluttuosa d' Enrico HI del
i574> ' commedianti formarono un cor-
po destinalo a lusingare e nudi irire le pas-
soni, come si può vedere in Le Bruti,
Trattalo de'giuochi del teatro. In quel*
lo del citato anonimo e pubblicato in Ro-
ma, si ragiona nel ca p. i 2: De' balli, del-
le maschere edaltri divertimenti carne-
valeschi. Egli dichiara, die i balli, i fe-
stini sono cattivi quanto le commedie, per
quanto i difensori di questi profani pia-
ceri portino in loro difesa l'autorità del
vescovo s. Francesco di Sales per giusti-
bearli; ma il santo concluse per ritenerli
pericolosi, il che dovrebbe bastare a'buo-
ni cristiani per evitarli: e poi sono tali e
tante le precauzioni e le circostanze che
richiede s. Francesco di Sales da coloro
che intervengono a questi divertimenti,
cb'è un caso mollo difficile il metterle in
reale esecuzione. Primamente egli vuole
che si vada al ballo per necessità, e non
per elezione e per piacere. Che per impe-
dire le cattive impressioni che sì perico-
losi divertimenti ponno fare nel nostro
spirito, si consideri che molti penano nel-
l'inferno pe' peccati commessi nelle dan-
ze, per non dir qui altro onde non sem-
bri che io voglia fare da predicatore o un
trattato ascetico; ma se si aprirà qualche
libro de'saggi e virtuosi che in bene pub-
blico, temporale e 6pirituale,scrissero im-
parzialmente sui teatri e loro rappi esen-
taziooi, di leggieri si vedrà aver io appe-
na dato vaghe, superficiali e semplici iu-
ipci
T E A 1 69
dicazioni, e proceduto con molta circo-
spezione e cautela sopra un punto che fe-
risce la sensibilità dell'universale inclina*
zione. Certamente la Chiesa fu più rigo-
rosa salutarmente ne'primi tempi del cri-
stianesimo, e tutta intenta ad allontanai'
le cause che potevano fare ricadere i pri-
mi fedeli nell'idolatria; sempre però cou
indefèsso zelo curò la cristiana perfezio-
ne, e se tollera l'umana debolezza e il di-
letto de'teatrali piaceri, non si deve pren-
dere per apparente connivenza, anzi non
lascia di declamarvi contro e di gravemen-
te avvertire i suoi figli della loro fallacia
e de'pel'icoli che contengono. Tale fu il
costante e uniforme sentimento de'ss. Pa-
dri e de'sinodi, sui balli ancora, che s. Ba-
silio chiamò pubblica scuola d'impurità;
s. Ambrogio dice che il ballo è il compa-
gno de' voluttuosi piaceri e della lussu-
ria, perciò vuole che le vergini cristiane
se ne allontanino; e s. Gio. Crisostomo
non parla con minor forza contro le dan-
ze, nelle quali i ministri delle tenebre in-
gannano e seducono gli uomini. Dice Ter-
tulliano, l'arte che regola i gesti e le dif-
ferenti positure del corpo, è consagrata
alla mollezza di Venere e di bacco, dei-
tà della dissolutezza. ISè giova il dire, che
si balla per divertimento lecito e onesto
e in presenza di molti, poiché se questa
circostanza impedisce i disordini esterni
e visibili, non impedisce quelli del fragile
cuore umano. 1 più savi e onesti tra'gre-
ci e tra' romani antichi ebbero estrema
avversione pel ballo. Demostene innanzi
agli ateniesi rimproverò le genti partigia-
ne di Filippo redi Macedonia, perchè do-
po aver molto bevuto, non a veano avu-
to rossore di ballare, e persino caccialo
dalla loro campagnia le persone oneste,
le quali non potevano solhir la danza.
Giammai si vide ballare alcuna dama ro-
mana, che fòsse in riputazione di casta.
Sallustio riferisce di Sempronia,che sape-
va ballai e e cauta re, meglio di quello die
convenisse ad una fémmina onesta. Cice-
rone pei 01 aiulo per Murena, dice che Cu-
i7o TEA TEA
Ione gli rimproverò d'aver ballato nel- pub mettere in dubbio, che ad essi è proi-
l'Asia; e questo rimprovero riuscì sì già- bito il ballo da'sagri canoni, ed eziandio
ve, che Cicerone non osò difenderlo in al« d'esserne spettatori, divieto che ripelero-
tra maniera, che negando assolutamente no diversi sinodi. Quello citato di Laudi-
questo fatto, e quindi soggiunse.»» IViun cea proibisce a'ehiericidi trovarsi presen-
uomo sobrio si è veduto mai ballare, né ti a qualunque spettacolo profano, sebbe*
iu privato, né in qualche convito mode- ne per nozze, ordinando di partir dal con-
rato e onesto, se pure non fosse pazzo", vito prima che vi entrino i suonatori. 11
Francesco Petrarca non dubitò di quali- concilio d'Agde prese la stessa detenni*
ficareil ballo per ammaestramento d'ini* nazione, e quello di Trento ne rinnovò le
pudicizia, per azione indegna di uomo o- leggi, come in appresso fecero molti sino-
nesto, e dalla quale non si può riportare di diocesani e provinciali co'loro decreti,
che vergogna. Egli è uno spettacolo egual- come può vedersi in benedetto XIV, De
mente inutile e intemperante, occasione Synodo dioeccsttnaWh. 7,cap. 7 1, 11. "i 1.
di dissolutezza, e la folla degli spettatori 1 1 Sesti ni nel trattato del Maestro di Ca-
scusa molte cose che in altri luoghi lave- mèra, dichiara nel cap. r t, che quando i
recondia non potrebbe soffrire." La mol- cardinali sono invitati agli sposalizi dei
titudine favorisce e seconda la sfrontate!- magnali, vi vanno in abito cardinalizio,
za de'più malvagi. La notte, che d'oidi- estannoaldar dell'anello e al pranzo con
nario si sceglie pe' halli, essendo nemica rocchetto scoperto; ma se dovessero resta-
dei pudore e protettrice de'delitti, anima re a vedere il ballo, vestiranno della sot-
i più timidi per eseguire arditamente! lo- tanaeferraiuolosolamen te.Interveneudo
10 più malvagi disegni. Così si dà nuovo a tragedie e produzioni simili ne'collegi
campo al libertinaggio, e si fa un di ver- e seminari non v'incedono in abito car-
timentodel peccato. Le fanciulle sono tra- dinalizio, ma coli' ordinario e coperti di
sportale dalla gioia nel vedere che la leg- cappello o almeno di berretta. Qui noterò,
gerezza de'loro corpi seconda quella dei che sei cardinali si trovano nelle grandi so-
loro spiriti, e si credono d'essere più per- cielà,aH'incominciardella danza 0 parto-
fette per saper ben ballare, che per saper no o si ritirano in altre stanze. Il più vol-
ben vivere. Alla fine die piacere si può te citato e rigido anonimo discorre nel
a vej-e per un divertimentocheaffatica più cap. 1 1: Delle commedie private de'col-
di quel che sollevi, e che non è meno ridi- legi e de* monasteri di religiosi e religio-
coloche vei"OHnoso?Veramenteselastra- se. Osserva che la commedia essendo di*
o O
vacanza non si fosse come naturalizzata venuta comune nelle città cristiane e fre-
o
co'nostri costumi, noi chiameremmo paz- quentata da ogni sorte di persone, non
zia quella che si chiama gentilezza. In- fu più a poco a poco riguardata come un
fatti con ragione s'invitano i suonatori, abuso; quindi alcune persone ecclesiasti-
afiìnchè l'animo essendo occupato nel che e regolari crederono esser lecito e o-
suono, gli occhi non restino tanto offesi nesto divertimento il farle rappresentare
da' movimenti irregolari e dalle licenze o rappresentarle essi medesimi nelorocol-
de'ballerini. Ciò vuol due, che una fol- legi e monasteri. In principio si couten-
lia ne cuopre un'altra". Il concilio diLao- tarono di fare qualche opera sagra, dipoi
di cea del 32o circa proibì a'fedeh il hai- le tragedie , e lilialmente le commedie
lare anche in occasioni ili sposalizi. Quel- qualche volta poco dissimili da quelle che
lo rammentato di Costantinopoli proibì si rappresentano ne'pubblici teatri. Egli
le pubbliche e le private danze, non so- pertanto ripiova l'uso introdotto ue'col-
lamente agli ecclesiastici, ma ancora a'se- legi di far rappresentare da'gicvani che
colali. Riguardo agli ecclesiastici non si ivi si trovano in educazione, tragedie e
TEA
commedie, enumerauilone le pregiudizie-
voli conseguenze, e destando in loro tra-
sporto per questi piaceri. Nel i.° concilio
provinciale di Milano s. Carlo Borromeo
proibì a'collegi e seminari a lui soggetti
le rappresentanze sceniche, benché ili sa-
grò argomento; decreto che appi ovòs. Fio
V, ed estese areligiosi, ed a quelli puree-
senti dalla giui isdizioneepiscopale.In Ro-
ma nel i 574 Gregorio XIII proibì siffat-
te rappresentazioni ne'collegi e seminari,
come cose molto pericolose, e di gran di -
slraziouea'giovani, ebiasimò in concisto-
ro i cardinali per la facilità colla quale
v'intervenivano. Daciòpreudeargomen-
to il severo anonimo, per disapprovare
le rappresentazioni che facevansi tra're-
ligiosi e religiose, essendo la vita mona-
stica vita di perfezione e di penitenza, per
cui 1 indiziarono al mondo per attendere
unicamente a Dio. Però l'introduzione di
tali rappresentanze ne'collegi e luoghi re-
ligiosi in tempo del Carnevale di Roma,
ebbero per iscopo di dare un innocente
trattenimento alla gioventù, e insieme di
1 ichia mare l'in ter vento degli estranei, on-
de allontanarli da'pericoli carnevaleschi,
e per altri morali riflessi. Il vescovo Sar-
nelli, Lettere ceri. t. 6,lett. i:Delle COTTI'
medie profane, dopo aver inveito contro
di esse, dice che gli ecclesiastici si devono
astenere dall'intervenirci e molto più dal
recitarle; e che la Chiesa proibisce di pro-
muovere agli ordini sagri i commedian-
ti. Imperocché l'antica Chiesa li dichia-
rava pubblicamente scomunicali, confor-
mea'decreli de'concilii, ed in tutte le do-
meniche dopo la spiegazione del vange-
lo delle messe parrocchiali ne rinnovava
la sentenza. Conviene però tenere presen-
te, che Deprimi secoli del cristianesimo,
tra gli avanzi del paganesimo, i comme-
dianti essendo tenuti per inferni, sentina
di vÌ7Ì, e maestri di scuola insidiosa d'ùu-
moralità, perciò quelli che si dedicava-
no alla recita di composizioni tragiche e
comiche, erano genie scapestrala, sciope-
rata, la leccia della società. Riprovati dal
TEA 171
pubblico pe' loro costumi, le persone di
qualche moralità ripugnavano di farne
parte. I n seguì toi loro costumi si modifica-
rono, non molti però essendo i morigera-
ti, nel generale disconoscendosi la digni-
tà di loro sociale missione, perchè il po-
polo abbia ne'suoi stessi divertimenti un
mezzo di più al savio progredimento di
sua civiltà. Scriveva di recente un saggio.
«Si potrebbe ridurre a vera pubblica u-
tilità le recite di drammatiche composi-
zioni, purché scritte queste conveniente-
mente a'pubblici bisogni, e conveniente-
mente rappresentale da costumati com-
medianti. Si pongan peri) questi al vero
loro posto nella società , si esiga da essi
pure, al par de'lelterati, come addetti a
professione impegnata alla buona riusci-
ta de'pubblici costumi, una garanzia di
onorato e leale esercizio, e quindi non sia
più lecito ad ognuno indistintamente ed
a capriccio il darsi ad essa; ed allora da-
ta opportuna importanza alla professione,
e conveniente regolamento all'esercizio ili
essa, pollassi pur anche aspettarsene ri-
sultati migliori. Una riforma provvida e
regolare in Italia allo stabilimento del-
l'arte comica d'ogni specie, eserciterebbe
una salutare influenza sul lesto d'Euro-
pa, con gloria degl'italiani e con felici con-
seguenze sociali". A Dottriva CRISTIANA
arcicosfraternita, parlando della cele-
bre disputa annuale, stabilita per eccita-
re i giovani a impararla a memoria, no-
tai che talvolta si dava a tali dispute una
rappresentanza sagra, simili a quelle del
secolo X VI,delIe quali la biblioteca Cor-
firn possiede una copiosa raccolta. A Mu-
sica sagra riparlai dell'origine de'dram-
mi sagri nella metà del secolo XV, e come
s. Filippo Neri fondatore de' Filippini o
congregazione dell' Oratorio (V-)s per al-
lontanare da'profàni divertimenti i seco-
lari, introdusse ne'suoi oratorii gli ora-
torii in musìea serali (furono così chia-
mati dal luogo dell' oratorio in cui so-
no cantati), per cui alcuni attribuisco-
no a lui l'origine de' drammi sagri cau-
t7a TEA
tali e aceompagoati da musica istromen-
lale, con composizioni de'pitt bravi mae-
stri della nobile arte, ed hanno luogo
lui loia. Alcune ei udizioni sui medesimi
si leggono a p. 20, Della col/uni scien-
ti) e : di s. Filippo Neri, ragionamento
di Francesco defunti Fabi Montimi. A
Sacerdozio parlai delle danze che alle di-
vinità del paganesimo si facevano nel cele-
brare le loro feste, e nel rèndergli il cul-
lo. All'articolo Pranzo ricordai i luoghi
o\e ragionai della cantata con istru men-
ti , che avea luogo nel palazzo del Papa
nella notte del s. Natale; ed in quello di
Siviglia, oltre il detto nel voi. LXV1II,
p. 53, descrissi la sagra danza che si fa nel-
la metropolitana in diversi tempi, a ono-
re ili Dio; e qui dirò che i paggi che l'e-
seguiscono, per l'8.adel Corpus Domini
vestono di bianco e rosso, per l 8. della
ss. Concezione di celeste e bianco. 11 Pa-
li,1 die ciò permise, avendolo prima ne-
gato, ne restò commosso quando il capi-
tolo di Siviglia mandò a Roma i giovani
danzatori colla loro musica, e vedendo-
li danzare disse ch'erano angeli. Gli stra-
nieri che vedono tali danze, essi pure dan-
no particolari segni di commozione. Inol-
tre rammentiamoci che il santo re David
danzando, suonando e cantando inni e
salmi per glorificare Iddio, precede l'Ar-
ca del Testamento nel trasportarla de-
corosamente dalla casa d'Obededon nel-
la sua re""ia di Gerusalemme. La dan-
za sagra fu esercitata in remoti tempi da-
gli egiziani, dagli ebrei, da greci e da ro-
mani nelle loro ceremonie religiose.
Nell'articolo Sicilia, col Petrarca e al-
tri, dichiarai che si attribuisce a'sicilia-
ni la lode tli aver i primi usato della ri-
ma italiana, poiché l'invenzione della ri-
ma è antichissima presso tutte le nazio-
ni. Ma il dottissimo modenese gesuita p.
Girolamo Tiraboschi, Storia della let-
tenitura italiana, t. 3, lib. 4>cap. 4> tu"
cencio de'principii eie! la poesia proven-
zale e dell'italiana, la quale sino al seco-
lo Ali non aveu usala in Italia ultra lin-
TEA
gua fuorché la latina, ma siccome questa
veniva oguor più corrompendosi e dalle
rovine di essa già cominciavasi a formar-
si un nuovo idioma (della cui origine ri-
feci cenno nel voi. LX.XI, p. 1 3 1 ), crede
die Guglielmo IX conte di Poitiers terso
la One del secolo XI e al principio del XI l
scrivesse poesie provenzali, onde a que-
sti concede il primato nella poesia vol-
gare, il che veramente è controverso pel
riferito nel citato articolo. Nel t. 4 poi,hb.
3,cap. 2, tratta della poesia provenzale,
punto storico che chiama intralcialissi-
nioepienodi favole. In un codice di poe-
sie provenzali scritte nel 1 2 j4, esistente
in Modena nella biblioteca Estense, i poe-
ti provenzali sono detti Giullari ossxaBuf-
foni, poiché sfidavansi Ira loro innanzi a'
principi e a'gran signori, porgendo colle
rime improvvise materia di trattenimen-
toedi riso agli spellatoli. Più spesso que-
sti poeti appella vansi Trovatori, dal tro-
vare inventare ch'essi facevano i concetti
e le rime per la poesia. Le loro poesie e-
rano comunemente d* amore, e proba-
bilmente le romanzesche vicende da al-
cuni raccontate nelle vite di questi poe-
ti, non ebbero altra esistenza che nella
poetica loro fantasia, per cui credeva-
no di superare i loro rivali fingendo lun-
ghi viaggi da essi per amore intrapresi,
duelli per amore sostenuti, erbe, beverag-
gi, veleni, e perfino demonii adoperati per
accendere amore; disperazioni e morti per
ullimocagionatedaamore:talchè pare che
costoro altra occupazione non avessero,
che amare e cantare, e amando e cantan-
do impazzire. Spesso però ad onta dell'e-
saltata fantasia, da vano saggio di sapere,
e nelle loro poesie trovatisi molti sentimen-
ti vivi e ingegnosi. I principi italiani ga-
reggiavano nel chiamarli alle loro corti e
onorarli, tra' quali gli Este marchesi di
Ferrara (!'.), ottenendo d'esser co'loro
versi celebrati. La Lombardia e il Piemon-
te erano fecondi di coltivatori della poe-
sia provenzale: i più rinomali furono Fol-
chetto detto di Marsiglia, ma genovese di
TEA
patria, e IVicoletto da Torino, ed italia-
no ancor sembra Pietro della Carovana,
Iìonifacio Calvi e Bartolomeo Giorgi ve-
neziani, e il famoso Sordello mantovano,
il piìi illustre fra tutti. Il Lichtentbal,/)/-
zionario e bibliografìa della mitsica, ne
discorre agli articoli Cantori provenza-
li e àe'Menesirieri, i quali originati pro-
babilmente dagli antichi Batdi( I .)o da
commedianti latini, errando colle loro fa-
miglie cantavano musica profana, cercan-
do dappertutto divertire i grandi e i ric-
chi cogli elogi, le donne vane colle adu-
lazioni, e la basse classe del popolo colle
bullonerie; oltre l'arpa aveauo vari stru-
menti, e tra le diverse denominazioni, se-
condo le varie loro occupazioni, ebbero
pur quella di Troubadours j dopo essere
stati .scomunicati e dichiarati infami, ma
nati da'menestrieri suonatori d'ogni spe-
cie e varie classi di poeti, tali corpi comin-
ciarono ne'secoli XIII e XIV sotto la pro-
tezione de' magistrati diveise unioni, la
i . delle quali fu l'ondata in Francia ver-
so d i33o sotto il nome di Confrérie de
s. Julien des Ménestrieres. Confermata
nel i 33 i. la società si elesse un capo o pie-
posto col titolo di re, e presero per protet-
tore s.GYnc.v/o commediante, che sostenne
il martirio a Roma nel 2860 nel 3o3,dopo
avere sul teatro innanziDiocleziano beffeg-
giato le ceremoniedel battesimo, per fare
ridere gli spettatori, chedisprezzavano la
religione cristiana e i suoi misteri, l'ero
Iddio avendolo nello stesso punto chia-
mato, seriamente domandò il battesimo,
ed esortò gli spettatori a l'are altrettan-
to, e in vere riceve glorioso martirio. Che
vi furono 3 omonimi santi, 1' indicai ne'
luoghi citati a San Gentsio. Quanto a'
cantori provenzali o trovatori o Trou-
badours, dice Lichlenthal, che vari auto-
ri sono di parere, che tutti i canti ih Ile
moderne lingue popolari abbiano avuto,
generalmente pai laudo, la loro origine ini-
bì Provenza, come i menestrieri, e dall'en-
tusiasmo per la cavalleria e per le Cro-
ciale, nelle quali poetizzando e can Iìhi-
TEA 173
do eccitavano coraggio, consolavano i-di-
sgraziati e gli aldini anelanti di riveder
l'amata patria, col potere del canto e del
suono. Avendo questi poeti molla inven-
zione, e trovando concetti felici, bei pen-
sieri e immagini ridenti, contribuirono
molto a dare alla poesia e al canto una
dii ezionepiù nobile de'meneslrieri erran-
ti. Aggiunge ch'eranvi fra1 trovatori ie,
principi, cavalieri e preti d'ogni specie, e
che brillarono inEuropa dal 1 1200 1 i3o
fino a Giovanna I regina di Sicilia e con-
tessa di Provenza morta nel 1 38?.. La lin-
eila di cui si servivano i ti ovaioli clua-
rnavàsi la romana, ed era un misto del-
l'antico romano con vari dialetti, e per-
ciò erano pure denominali poeti m/ua-
»i.OsservaTiraboschi,che nel secolo X 111
non essendo ancora ben formata la lin-
gua italiana, difficilmente poteva alletta-
re i poeti a usarne cantando: al contra-
rio la lingua de'provenzali, già da mollo
tempo usata, e per cos'i dire arbitra della
rima, sembrava al poetare più opportu-
na, e perciò anche in Italia molli l'ante-
ponevano alla Balìa .Ma dappoiché questa
venne successivamente acquistando nuo-
ve bellezze, gl'italiani presero più univer-
salmente ad 'usarla nella prosa e nel ver-
so, potendo essa gareggiar con ogni altra
lingua con sicurezza di non venir meno
nel paragone. Dopo l'invasione de'barba-
ri e singolarmente de'longobardi non si
trova per lungo tempo alcun indizio di
componimenti o di azioni drammatiche
lecitale sui teatri. Dramma si ilice un
componimento poetico rappresentativo;
ed i francesi lo definiscono, poema com-
posto per il teatro, e rappresentante un'a-
zione tanto comica che tragica. 1 più an-
tichi poemi drammatici, dice Tiraboschi,
sono le 6 commedie di Roswida badessa
di Gandersheim, scritte sulla line del se-
colo X . le quali, benché si pr< figgesse d'i-
mitar TerenziOjSono però scritte in prosa.
Do altro poema rappresentato in Germa-
nia nel secolo Xll è una tragedia o com-
media intitolala: Ludus Post halìsdead-
r74 TEA
ventu et interilu Anlichristi.Ognuu vede
qual sorta di dramma poteva a que'tem-
pi rappresentarsi, apparendo sulla scena
il Papa, I' imperatore, con altri sovrani
d'Europa e d'Asia, e l'Anticristo accom-
pagnalo dall'Eresia e dall'Ipocrisia, e per-
sino la sinagoga col gentilesimo. Narra-
no alcuni che Anselmo Faidit poeta pro-
venzale divenne buon comico, vendendo
anche a caro prezzo le commedie e le tra-
gedie che faceva, e venuto in Italia rap-
presentò una commedia nelle terre di Bo-
nifacio marchese di Monferrato verso la
flnedel secolo XII. Questo veramente sa-
rebbe il più antico monumento d'azione
drammatica rappresentata in Italia. Ti-
raboschi teme che il racconto sia favolo-
so, ritenendo che i poeti provenzali non
si dierono mai a tal sorta di poesie. In un
antico catalogo de'podestà di Padova si
legge al 1243: In quest' anno fu fatta la
rappresentazione della Passione e Risur-
rezione di Cristo nel Pia della Valle. Si-
mili altre rappresentazioni de'misteri del-
la Passione di Cristo si fecero nel Friuli
nel 1297; prima del qual tempo o dopo
praticava altrettanto il sodalizio delGon-
faloue(dicui riparlai nel vol.LIX,p. 1 3 1),
istituito in Roma nel 1263 comesi trae
dagli statuti. Si vuole che tali rappresen-
tazioni si facessero con dialoghi, o piut-
tosto non si contentassero di muti gesti
e di atteggiamenti studiali. Alcuni preten-
dono che in Italia nel secolo XI11 fossero
in uso le rappresentazioni teatrali, ma non
si conosce alcuna azione drammatica di
quell'epoca. Del secolo XIV di poesia tea-
trale italiana non si hanno componimen-
ti, bensì in latino due tragedie composte
da Albertino Mussato, ^Ezzelino q\'A~
chìllejìa commedia Philologia, scritta in
gioventù dal Petrarca; e la tragedia sulla
caduta di Antonio dalla Scala, di Gio.
Manzini dalla Motta di Lunigiana. Que-
sti componimenti non furono che abboz-
zi di poesie teatrali, ma in tal modo si a-
pn la via a' valorosi poeti che venne-
ro poi, e cosi l'Italia anche in questo, co-
T E A
me in ogni altro genere di letteratura,
fu la maestra di tutte le altre nazioni.
Tuttavia opina il Carli, che l'Italia non
solo fu la prima a gustare il diletto delle
tragiche rappresentazioni , ma sino dal
i3oosi videro tragedie non solamente in
Iatino,come pensa Crescùnbeni con altri,
ma in italiano ancora, come fu la rappre-
sentazione dell' Inferno fatta neh3o4 in
Firenze, dal che si vede che questo gene-
re di rappresentare in italiano ha avuto
Origine più lontana, e fors'anche nel se-
colo XIII; bensì il gusto di rappresenta-
re alla greca venne dipoi nel secolo XV.
Ne'primi anni del secolo XV si continuò
a usar della lingua latina per tali poesie,
come praticarono Pier Paolo Vergerio
con una commedia, Gregorio Corraro con
tragedia, Ugolino Pisani con commedia,
e altri. Bernardino Campagna scrisse li-
na tragedia sulla Passione di Cristo, e la
dedicò a Sisto IV. Di ninno de'mentovati
e altri componimenti drammatici si può
affermare che fossero pubblicamente rap-
presentati. I primi benché assai rozzi sag-
gi di poesia drammatica italiana sono le
rappresentazioni de'sagri misteri. Fra es-
si abbiamo: La rappresentazione del N.
S. Gesù Cristo, la quale si rappresenta
nelColliseo di Roma, il venerdì santo eol-
ia sua. ss. Risurrezione, stampata più vol-
te e opera di Giuliano Dati fiorentino ,
di Bernardo di Mastro Antonio romano,
e di Mariano Particappa./7y^/;/Y777?o e l'I-
sacco, farsa in ottava rima di FeoBelca-
l'ijper la involta fu recitata in Firenzenel
i449- Ma queste e altre successive e si-
mili rappresentazioni non pare che possa-
no dirsi veramente rappresentazioni tea-
trali. Nella Roma papale, dopo le ricor-
date rappresentanze sagre, dopo i Gino-
chi e le rappresentanze del Carnevale di
Ro/naàeì medio evo, derivato anche dal-
le Strenne (V.), trovo che il famoso Giu-
lio Pomponio Leto bastardo dell'illustre
casaSanseverinOjdotto celebre per la sua e-
rudizione e bizzarria, presso S.Andrea del-
la Valle di Roma, e forse nel luogo ove
TEA
poi fu edificato il Palazzo Stoppani( /'.),
restituì a Roma l'antico teatro, con eser-
citare i giovani suoi discepoli nella leci-
ta delle commedie de' latini comici Te-
renzio e Plauto, come apprendo da Can-
cellieri, Mercato p. 84- Aggiunge Ti-
raboscbi che le fece rappresentare an-
cora ne' cortili de' più illustri prelati, e
anche altre de' poeti moderni, e così eb-
he la gloria d' avere rinnovato il tea-
tro. Per la sua fama, solendo incominciar
le sue lezioni allo spuntar del giorno, al-
enili de' suoi uditori vi si recavano sino
dalla mezzanotte per procurarsi da sede-
re. Caduto in disgrazia di Papa Paolo II,
moi lo questi nel ' 4" ' > g°dè il favore de'
successori Sisto IV e Innocenzo Vili, e
morì in Roma nel '497- Caldo ammira-
tore di Roma antica ede'suoi monumen-
ti che illustrò, e alla cui conservazione fu
preposto e benemerito, s' inginocchiava
ogni giorno innanzi a un altare eretto al
sro fondatore Romolo, e solennizzò l'an-
ni versano del natale dell'eterna città, al
modo che riportai nel voi. LVI1I, p. 182,
e si continua dalla cospicua e pontifìcia
Accademia romana cP archeologia^} .)
da lui fondata. Ch'egli abitò col Platina
sul monte Quirinale o propinquo all'E-
squilino, lo dissi nel voi. L,p. 23 1. In
questo, ed a p. 1 5, descrivendo Vospìzio
de? Convertendo, notai 1 he nel palazzo di-
poi vi furono recitale da una scelta società
di giovani studiosi dell'idioma latino, le
commedie di Plauto e diTerenzi o, ad esem-
pio di Pomponio. Narra Cancellieri, No-
tizie storielle e bibliografiche p. 26q,ehe
il 1 .°a introdurre e fui mai e nuovamenle
il teatro in Roma fu il cardinal Raffaele
Ria rio camerlengo e nipote di Sisto IV,
celebrando nel 1 492 la presa di Grana-
ta fatta dal re di Spagna sui mori, in Piaz-
za ì avana, ludos equestres, quos hasti-
ludia appellant, fieri parabit. Avendo
Carlo Verardo cesena te, s^ià cameriere se-
greto di Paolo 11, descritta la storia della
i onqnìstfl in prosa Ialina, venne a forma-
re2j sLcneocompaiseche rappiesenlavn-
TEA 175
no l'azione d'un giorno solo, e volle dare
in sì lieta circostanza un nobile tratteni-
mento a Roma. Egli la dedicò al cardi-
nal Riaiio che la fece recitare nel Palaz-
zo dilla Cancelleria apostolica 1 1 .). da
lui riedificato ove già fu il teatro di Pom-
peo. Dell'opera di Verardo furono fatte
4 edizioni, che pure ricorda Cancellieri.
Questa fu la i.a prova del nuovo teatro di
Roma, per cui Gio. Sulpizio da Veroli,
nella dedicatoria che fece al cardinaledel-
l' Architettura del suo rarissimo Vilru-
vio, l'esortò d'innalzare nel suo palazzo,
à\cenàog\i:Innocentius / IIIverotad Si-
slum IT .et Paulina l I super andum ere*
etus} omnia praeclara, et popularia co-
gitat .... Quarca te quoque Theatrum
novum Iota Urbismagnis votis expectat.
Accinge, te ocius ad liane beneficentìam
alacriter exhibendam. Quid enimpopu-
larius? ciuid gloriosius ista tua actione
fodere possis? . . . illud unum igitur su-
jìerest.ut meliorem locum ex T itruviiin-
stituliones constituas, in quo Juventus ti-
l>i deditissima ad majorum se imitatio-
Tieni in recitandis Poema/is. Fabulìsque
actandis.iii Dcorum honorem, festis die
bus exerecat, honestisque spectaculis et
moveat pupulum, et exìàlaret. Lodan-
dolo poi, come ristauratore delle antiche
rappresentazioni, prosiegue : intra suos
Penates, tamquam in media Circi Ca-
vea, foto consessi/ umbraeulis (celo, ad-
mìssopopulo, et pluribus tuiordinisspe-
ctatoribus honori/ìce exceptis.ìnoUrencì
carnevale deli 4^4 dello stesso Verardo
fu rappresentato in Roma nel palazzo Pi-
glimi a piazza Farnese (poi di Francesco
Fusconi da Norcia archiatro d' Adriano
VI), la tragedia del Costantino , poscia
stampala con altre sue commedie e tra-
gedie Ialine e italiane egregiamente scrit-
te in prosa. Dice Tiraboschi, che prima
di questo tempo assai magnifiche dovet-
tero essere le rappresentazioni che il car-
dinal Pietro Riario, altro nipote di Sisto
1\ ,fece vedere a'ronia dì all'occasione del
passaggio d'Eleonora d'Aragona che au-
1 76 TEA
dava sposa nel Ercole I duca di Ferrara
nel i4?3. Si rappresentò la Storia di Su-
sanna, la Natività di Gesù Cristo, ed al-
tri argomenti sagri. Avverte nondime-
no, che non al cardinale Pietro, ma al
cardinale Raffaele Riario si attribuisce la
gloria d' aver rinnovata in Roma l'idea
delle vere rappresentazioni teatrali, fi-
gli pi ìi volte condusse gli accademici di
Pomponio Leto a far le loro rappresen-
tazioni, ora in Castel s. Angelo, ora in
mezzo del Foro Romano, ed ora in sua
propria casa, alle quali intervenne lo stes-
so Papa Innocenzo Vili. Narra pure Ti-
ra boschi, che non era però in R.oma an-
cora nel 1 492 nno stabile teatro,poichè fra
le molte feste per l'espugnazione di Gra-
nata fatte in Roma, il cardinal Raffaele
fece formare un teatro per rappresenta-
re l'opera delVerardi segretario de'brevì,
scritta in prosa latina, tranne l'argomen-
to e il prologo che sono in versi iambicì:
non ha divisione di alti, e si può anzi dire
più un'unione di dialoghi che un'azione
drammatica. Tra le più antiche opere
drammatiche, anzi come il i.° saggio di
Melodramma (specie di breve spettino-
lo, in cui la declamazione semplice, sia in
versi o in prosa, viene adattata e accom-
pagnata da musica strumentale, la quale
serve ad esprimere e rinforzarci senti men-
ti in esso contenuti. Chiamasi monodram-
ma se vi recita una sola persona ; duo-
di amma,sedue vi declamano. Lichtenlhal
crede inventore del melodramma motler-
noRousseau) viene annoverata la magnifi-
ca festa data daBergonzodiBotta inTorlo-
na nel 1 ^.8q, quando vi passò Isabella d'A-
ragona sposa di Giangaleazzo Sforza duca
di Milano; ma non sembra che questa pos-
sa chiamarsi azione teatrale, quando que-
sto nome non si voglia dare a qualunque
dialogo.. Anche quella solennissima Rap-
presentazione della Risurrezione diC ri-
sto, che un frate francescano fece dar nel
i47-5 in una radunanza d'8o,ooo uomi-
ni, non par certo che fosse cosa dramma-
tica. Le più auliche tra le azioni teatrali,
TEA
eccettuato V Orfeo d'Angelo Poliziano, fi 1-
rono quelle che con gran pompa die Et"
cole I duca di Ferrara. 11 i.°suo spettaco-
lo fu nel i486, in cui fu rappresentalo il
Menechmio di Flauto; poi nel 1 487 il Ce-
falò dello stesso Plauto, traduzione di Ni-
cola de'signori di Correggio. Nel 1 4o ' Pei'
le nozze di suo figlio Alfonso 1 con An-
na Sforza, fu fatta la commedia d' Ini-
fitrione di Pandolfo Collenuccio, e altre
commedie. Nell'agosto il duca colla cor-
te andò a Milano per far ivi certe comme-
die, e il duca Lodovico M.a Sforza vi le-
ce aprire un teatro. Ercole I inoltre nel
1499 fece rappresentar la commedia di
Sosio di Terenzio e un'altra di Plauto:
altre commedie si recitarono nel decor-
so dell'anno, e molti da Veoezia vi si re-
carono per godere tali spettacoli. Le com-
medie recitate nella corte ferrarese fu-
rono in lingua italiana: molti scrissero ap-
positamente per quel teatro, altri tradus-
sero le commedie di Plauto. Fu dunque
il teatroEstense inFerrara il più magnifi-
co di (pianti in quel secolo si vedessero in
Italia. Prima però erasi veduto in Manto-
va un magnifico teatro, ed eravisi rappre-
sentato il detto Orfeo, azione a cui devesi
il primato su tutti i componimenti dram-
matici in lingua italiana di quel secolo,
al dire di Tiraboschi: i cori che Polizia-
no v'introdusse somigliano cogli antichi
tragici greci e latini, poiché l'azione può
chiamarsi tragedia. Egli la compose in
due giorni a istanza del cardinal France-
sco Gonzaga, e riuscì la più antica azio-
ne drammatica italiana e lai." rappresen-
tazione teatrale scritta con eleganza e beu
regolata, dopo le Rappresentazioni de sa-
gri misteri. Il Carli, Dell'indole del tea-
tro tragico, discorso accademico, pres-
so Calogerà, Opuscoli t. 35, p. i52, dice
che il susto delle tragedie in Italia ven-
ne dopo il secolo XV e risvegliò gì inge-
gni italiani, e la musica già erasi insinua-
ta nelle pubbliche rappresentazioni ver-
so il 1480, anzi crede che essendo essa nel
bel paese antica quanto la poesia, le rap-
TEA
presentazioni in verso e in rima dal i 200
in poi non linciassero da essa disgiunte;
il Crescimbeni però attribuisce al secolo
XVI l'ingresso della musica nelle pubbli-
che rappresentazioni, ina perfettamente
nel suo line, come riferirò pure con Lich-
tenthal. Ben è vero, ripiglia il Carli, che
nel secolo XVI la musica fu compagna del-
le tragedie, e queste propriamente non
comparvero prima, ciò che non sussiste
pel narrato di Tiraboschi, se pure non vo-
glia intendersi la tragedia giunta alla sua
perfezione. Quindi si cantavano cori e in-
termedi!, prima però della Calandra, di
cui parlerò poi, magnificamente rappre-
sentata da'fiorentini a Lione nel 1 J48 a-
vanti Enrico 11 e Caterina de Medici: que-
sta fu la prima commedia ched'ltalia pas-
sò in Francia, ad onta che l'autore del-
l' Histoire de Li musique, Amsterdam
1 720, dia il primato alla Cassandra giun-
tavi dopo nel 1577. Dipoi Enrico ili die
in Parigi un fermostabilimentoalla com-
media italiana iu detto anno, già intro-
dotta in Baviera nel 1 56c). Intermedii sem-
brano potersi chiamare cpie' che nel bel
teatro artefatto si cantarono in Roma a'
i3 settembre i5i 3 pe'principi Medici fra
le sontuose rappresentanze fatte per l'è-
lezionedel loro parente LeoneX. Nota pu-
re Carioche secondo il ricordato autore
la 1 .' opera in musica erasi rappresentata
in \ enezia uel 1 485: La verità raminga,
il disinganno, l'inganno d'amore j ma
per verità 200 anni dopo, cioè verso la
metà del secolo XVII, essendone stato au-
tore Francesco Sbarra lucchese. Tutta vol-
ta afferma Lichtentha),chelai .a città che
dopo Firenze vide un'opera in musica fu
Venezia , e Claudio Monteverde cremo-
nese vi die pel i.° la sua Arianna, e quin-
di nel i G07 il suo Orfeo: dipoi gli spet-
tacoli e i teatri si moltiplicarono a Veue-
zia, e nel 1680 vi furono aperti 7 teatri
dell'opera, e per lo più i compositori e i
poeti furono veneziani o dello stato vene-
to. Tiraboschi dice che il i.'a fare rap-
preseutare in Venezia i drammi musica-
VOL. LXXUI.
TEA 177
li fu Benedetto Ferrari detto Tiorba, co-
me celebre suonatore ili tale strumento,
e di lui riparlerò. Dice inoltre Carli, che il
buon effetto ch'ebbe la musica sulle sce-
ne, e l'esito fortunato che sortì WPastor
fido e ['Aminta, bastò per lume a Otta-
vio Rinuccini fiorentino per abbandonar
le tragedie e per tentargli uomini con u-
na specie di composizioni, che si chiama-
rono Drammi, fatti sul gusto del Guarirli
e del Tasso, adattabili tutti interamente
alla musica, per incontrare colla doppia Li-
mone di questi incanti musica e poesia, un
doppio applauso e vantaggio, onde nel
principio del secolo XVI l comparì colli
Dafne, iodi cogli altri due suoi drammi.
DiceTiraboschi, parlando dell'introduzio-
ne de'drammi in musica nel teatro italia-
no, cheRinuccini ebbe la gloria, se non di
averli immaginati prima d'ogni altro, al-
meno pel 1 .° di scriverli felicemente : che
la Dafne fu posta iu musica dall'altro fio-
rentino Jacopo Peri, e rappresentata nel
i5q4 in casa di Jacopo Corsi con molto
applauso. Quando nel 1 600 con regal ma-
gnificenza si celebrarono inFirenze le noz-
ze di Maria de Medici con Eurico IV re di
Francia, si rappresentò colla musica del
Caccini e di Peri I' Euridice di Rinucci-
ni. Il Ferrari lo seguitò, ma crede Carli
che le loro opere non si cautaronocheper
occasione di nozze di principi nelle grati
sale. Finalmente ['Andromeda di que-
st'ultimo fu lai. "a comparire nel pubbli-
co teatro in Venezia nel 1 687, e fu la i.
pure ad introdurre l'uso del soldo iu cosi
fatti spettacoli. Questa talmente incontrò,
e talmente incontrarono tutte le teatrali
composi/ioni fatte a somiglianza di que-
sta, che a quella sola maniera di compor-
re tutte le muse che del teatrale concor-
so preudeansi cura immediatamente si de-
dicarono. La nascita de'drammi fu per al-
lora la morte delle tragedie, e questa fu
l'epoca di loro apoteosi tornando esse ad
abitare tra'Dei di Grecia,ad ecce/ione del-
le sale delle case private e de'convenii re-
ligiosi ove si ritirarono, e forse di miglior
12
if8 TEA TEA
t:onio delle passate. In una parola, le tra- fude ed Euripide. Indi fiorì il romano Pie-
gedie che prima si recitavano pubblica* tro Metaslasio figlio d'un artigiano e uno
niente, si rifugiarono esiliate nelle priva de' principi dell'italiana poesia. Così da'
te sale, e proscritte furono però godute drammi ebbero le tragedie una volta la
tra'pochi amanti di lettere, e le composi- morte, e un'altra il risorgimento. Ritor-
sioni di musica elicsi rappresentavano tra nandoa'primordii del secolo XVI,dichia-
privati in occasioni di nozze e simili, an- raTiraboschi,che lai. 'tragedia italiana de-
darono sui teatri. Ciò che perde l'Italia, gna veramente di questo nome, fu la Sofo-
sollecita acquistòFrancia,oveTodel cRon- nisba àe\ conteGio.GiorgioTrissino poeta
zard furono promotori di tragedie, finché epico, scritta secondo le leggi e il costume
neliG35 s'udì il Cid di Corneille, sotto greco, ond'egli ebbe il vanto d'essere il i.°
la protezione del cardinal Richelieu; indi a usar in tal genere di componimento il
venne il soavissimo Piacine, che sempre verso sciolto: fra'uiolti suoi pregi ha i suoi
risplendette tra gli altri che gli successe- difetti, mancando dello stile grave e su-
ro. Questi maestri del teatro francese, ac- blime proprio della tragedia, oltre l'esser
coitisi che l'austerità degli antichi non sa- troppo allettata imitazione delle maine-
rebbe stata applaudita dal mondo già rad- re greche. La Sofonìsba di Trissino e-
dolcitone'cost unii con quella sorte dicom- clissò Tal tra Sofonisba :di Galeotto delCa im-
posizione in musica; così videro benissi- retto, lai/ tragedia italiana regolare, se-
moi sommi pregiudizi ed errori in cui con condoalcuni. Indi verme la Rosmunda di
questi incorrevano gl'italiani. Scelsero pe- Giovanni Piucellai, il quale la superò col-
io la via di mezzo, ed intrecciando in tra- \' Oreste, e di esse si die il medesimo giu-
gico argomento degli episodii, alti a ri- dizio dato a Trissino. Dietro ad esse me-
svegliar più la tenerezza che lo spavento, ritano menzione la Tullia di Martelli, scel-
seppero farsi padroni del cuore di tutto il lerato argomento, e specialmente la cele-
mondOjdappertultoinlroducendosi le tra- bre Canove di Sperone Speroni medico
gedie di Corneille e di Raciue. In Italia archiatra di Leone X, Papa mecenate de5
particolarmente tal credito acquistarono, letterati, de'poeti e degli artisti; l'Orbec-
che il teatro non conobbe altre tragedie che di Giraldi, la migliore sua produzio-
ne le francesi, e così gl'italiani beverono ne; ['Edipo di Gio. Andrea dell'Anguil-
più saporita quell'acqua che zampillò nel lara di Sutrij le tragedie di Luigi Grot-
loro terreno: drammi dunque e tragedie to detto il Cieco d' Adria, perchè cieco
francesi furono in Italia per vario tempo quasi findalla nascita; ilTancredi dei coa-
ti trattenimento del carnevale. Riscossi te Federico Asinari d'Asti. Altri iu detto
finalmente dal lungo letargo gì' italiani, secolo si dierono a ravvivare la comme-
mercè il valore di alcuni ricovrali in llo« dia, prendendo a modello i comici latini
ma, si ricuperò il buon gusto dell'urna- Plauto e Terenzio, e le prime commedie
ne lettere, e fra gli altri generi di poesia non furono che loro traduzioni. Più fre-
moderò anche quella del teatro il vene- quente uondimeno fu l'uso di comporre
ziano Apostolo Zeno, che pel i .° intimò nuove commedie in versi o in prosa, e di
la fuga agl'impossibili della scena, ridu- farlepubblicamenterappresentare.Gran-
cendo l'azione a un verosimile grave, e- de fu il numerodi tali componimenti, ma
roico e istruttivo. 1 suoi drammi non so- ad esso noti corrispose il valore,poichè le
no che piccole tragedie, bensì insinuò pel commedie in ogni età e presso ogni na-
i. le tragedie intere, onde al suo esempio zioue furono assai più rare che le buone
molti valenti italiani s'ispirarono nel gu- tragedie, uè è difficile intenderne la ra-
slo teatrale, e in pochi anni si videro tari- gione. Nelle tragedie la gravità deterso-
le tragedie fedeli imitazioni de'tragici So- uaggi che vi s'introducono, e la graudez-
TEA.
7;i dell'azione che si prende a soggetto, la
solleva perse stessa non poco, e giova an-
cora talvolta a coprirne alcuni difètti. Ma
la commedia i cui personaggi sonocomu
Demente popolari o privati, e l'azione an-
cora suol essere domestica e familiare, pei"
sna natura è ordinariamente bassa e tri-
viale; e s'ella non è sostenuta da una cer-
ta eleganza di stile, eh' è tanto più diffi-
cile ad ottenersi, (pianto meno debl)' es-
sere ricercata, e <\t\ un ingegnoso, ma in-
sieme naturale e verosimile intreccio di
vicende e di piccole rivoluzioni, cade dei
tutto a terra. Questa difficoltà di ben riu-
scire nelle commedie fu quella per av-
ventura che indusse molti comici a pro-
curare iti quell'età alle loro azioni l'ap-
plauso che non ispiravano d'ottenere a-
gevolmente per altra via, con una sfac-
ciata impudenza nelle parole, ne' gesti,
nelle azioni, come esprimesi Tiraboschi.
l'oche dunque sono le commedie in que-
sto secolo sci ilie, che si possano proporre
a modello di tali componimenti. All'ac-
cademia senese de' bozzi devesi princi-
palmente il vanto d'aver promossa la co-
mica teatrale poesia. Leone X diedi tali
rappresentazioni si dilettava forse più che
al suo grado non convenisse, ogni anno
laccali venire in Roma, e nelle private sue
stanze godeva d'udire le scherzevoli loro
farse. Molte in fatti sono le commedie,
se pur con tal nome si ponno chiamare,
di quegli accademici. Lodovico Ariosto
fu il l.° B scriver commedie degne di que-
sto nome, secondo le leggi degli antichi
maestri, e Alfonso I duca di Ferrara, non
meno magnifico de'sooi antenali,fèce nel-
la sua corte alzare uno stallile teatro, se-
condo il disegno dato dall'illustre poeta,
perchè vi fossero rappresentate le sue
commedie, il che fecero più volte (pie*
gentiluorai, recitandovi lo stesso d. Fran-
cesco liglio del duca il prologo della Le-
na. Ercole Bentivoglio scrisse il Geloso,
i Fantasmi e i Romiti, e al verso sdruc-
ciolo usato dall' Ariosto, sostituì felice-
mente l'endecasillabo piano. 11 Trissino
TEA i 79
ancora al tragico coturno volle accoppia
re il socco comico, e il fece con prospero
successo nella commedia de' Simillimi'.
lo stesso deve dirsi dell'Alamanni autore
della Flora. Gio. Giorgio A ri goni in li"
gua astigiana compose delle farse,e Giani
mariaCecchi fiorentino fra gli scrittori di
commedie in verso, a niuno forse si può
paragonare. Maggiore ancora fu il nu-
mero delle commedie composte in prosa.
La conlesa che allora nacque tra gli eru-
diti italiani, se alla commedia convenga
la prosa o il verso, opina Tiraboschi, non
sarà forse decisa mai, dipendendo dalle
diverse maniere con cui si considerano
gli oggetti. L' Ariosto e il Macchia vello
verso il 1 498 furono probabilmente i pri
mi a scrivere commedie in prosa. Ma la
i.1 che fu accolta con plauso non ordi-
nario fu la Calandra del cardinal Bib-
biena,già maestro e segretario di Leone
X che lo elevò alla porpora, anco per a-
ver contribuito in conclave alla sua esal-
tazione, facendo credere che il suo padro-
ne di 37 anni avrebbe corta vita (in fatti
morì «li 46). Incaricato in difficili affari,
vi soddisfece con somma destrezza: d'in-
dole sollazzevole e inclinata a' piaceri, sep
pe accoppiare alle fatiche gli amori. Pro
tesse il gran Raffaele, e gli avea fidanza-
ta la nipote che avrebbe sposato, se l'im-
matura morte noi rapiva alla gloria del-
le arti, come di fresca età morì il cardi-
baie ambizioso del pontificato, e perciò
decadutodalla grazia di Leone X. Quan-
to alla Cali! mira, la lodai nella biografia
del cardinal Divizi da Bibbiena morto nel
1 52o, perchè al dir di molli e di Crescili! -
beni fu lai." commedia italiana pubbli-
cata in prosa, e gareggia con Plauto. Ven-
ne recitata nel carnevale da alcuni nobili
giovani romani per dare un divertimen-
to ad Isabella d'Esle marchesa di Man-
tova, indi stampata neh ">.>, \ 111 Roma,»:
ristampata molle volle ivi e altrove. Non
solo fu appiauditissima, come una delle
migliori cìie allora ammirasse l'Italia, ma
bccondo il Giovio v'intervenne lo stesso
180 TE A
Leone X, sebbene non fosse molto adat-
tata alla sua suprema dignità: fu poi rap-
presentata in Mantova, in Urbino e al-
trove. Altro ecclesiastico di questi tempi
censuralo fu il cardinal Ippolito de Me-
dici, nipote di Leone X e cugino di Cle-
mente VII, passando il suo tempo al tea-
tro a godersi le commedie, ed alla Cac-
cia. Molte commedie pubblicò in prosa
Pietro Aretino degne di lui, e famose per
l'impudenza mordace e oscena con cui so-
no scritte: fu dello il flagello de'prin-
C7D2J quali perisebivare i suoi ardili trat-
ti satirici gli facevano regali considera-
bili; ma in Venezia fu spaventalo da Pie-
tro Strozzi, colla minaccia dì farlo pu-
gnalare in letto, se non tacea di lui. Più
altre ne abbiamo di diversi autori, fra'
quali h Balie delRicci,e particolarmen-
te lodato il calzolaio fiorentino Celli pel-
le sue Sporta e l'Errore: tra gli scritto-
ri di mimieberappresentazioni nello stes-
so secolo XVI, due singolarmente ebbe-
ro gran nome, Calmo in dialetto veneto,
e Ruzzante in quello rustico padovano
precipuamente. Riguardo alle tragicom-
medie non si offre cosa degna di parti-
coiai- lode. Quanto a' drammi pastorali,
gl'italiani furono i primi a darne l'esem-
pio, poiché nulla di questo genere ci han-
no tramandato gli antichi : qualche sag-
gio solo erasi veduto nel secolo preceden-
te col ricordato Cefalo. La lode di que-
sta invenzione si deve ad Agostino Bec-
cali ferrarese, che neh 554 fece rappre-
sentare in Ferrara ad Ercole li il suo Sa-
grijìzio. Il suo esempio animò gli altri,
ma tutti si eclissarono nell' Annata di
TorqualoTasso: alcune donne vollero in
ciò segnalarsi, fra le quali l'Andreini pa-
dovana comica di professione e onestis-
sima, colla sua Mirtilla. A questo gene-
re appartengono i drammi pescatorii, o-
ve in vece de' pastori s'introdussero i pe-
scatori, di cui si ha dal padovano Onga-
ro V Alceo. Fra tutte però le azioni tea-
trali di questo secolo, niuna eccitò si gran
grido, quanto il Pastorjìdo del cav.Gua«
TEA
lini ferrarese, e per la prima volta fu rap-
presentato in Torino con magnifico ap-
paiato per le nozze di Carlo Emanuele f
duca di Savoia con Caterina d' Austria.
Per questa tragicommedia si accese gran
guerra tra gli eruditi italiani, ma il tem-
po giudicò in favore, sebbene seducente
in modo dannoso alla morale. Leggo in
Lichtenthal che nel finire del secolo XVI
vari uomini di particolare merito volle-
ro a Firenze ristabilireinltalia un dram-
ma simile a quello degli antichi, ed alla
loro adunanza si attribuisce 1' invenzio-
ne dell'odierna Opera in musica, voca-
bolo indicante le differenti composizioni
musicali, spettacolo drammatico e lirico,
in cui si riuniscono tutte le attrattive del-
le belle arti. La melodia trascurata da
tanto tempo, riprese nuovamente i suoi
diritti naturali, essendo la musica innata
nell'uomo e gli è tanto necessaria quanto
la lingua; restringendo l'armonia nesuoi
convenienti limiti,considerando con mag-
gior ragionevolezza e senno il testo nel
rapportod'unione colla musica, e svilup-
pando finalmente a poco a poco l'indole
della moderna musica. A tale epoca non
conoscevasi quasi altra musica vocale
fuorché la musica, sagra, cioè quella del-
le messe, de'salmi, de'mottetti e de'ma-
drigali. Le opere de'ricordati Peri e Cac-
cini erano interrotte di quando in quan-
do da un coro, non essendo ancora co-
nosciuta l'aria, che alcuni vollero altri -
buire allo stesso Peri, ma al più imper-
fetta, dovendosi riportare l'introduzione
al secolo seguente, in cui l'arie del cau-
to e la musica strumentale andarono mi-
gliorando con variate forme. La nuova
specie di musica altro non era che la i.
base del nostro recitativo, e chiamavasi
allora musica in islile rappresentatwo.
Siffatto difettoso recitativo veune assai
migliorato nel i65o, dal maestro della
cappella pontificia Giacomo Carissimi; e
di poi i celebrali Zeno e Metastasio die-
rono al testo dell'opera una riforma più
conveniente al buon gusto. Aggiungerò
TEA
qui eziandio con Lichtenthal, che lai.'o-
pera tedesca fu Dafne del poeta Marti-
no Opitz, messa in musica dal maestro
di cappella Enrico Schiitz, e rappresen-
tata con molto applauso in Dresda nel
1G27: nel i658 si rappresentò a Parigi
la 1 .'' opera francese Pontone, poesia del-
l'ab. Penili, con musica del Cambert: le
prime opere originali inglesi furono po-
ste sulle scene negli anni 16G0- 1669, e
quelle della Spagna nel 1719- Le parli
costituenti l'opera moderna sono in ge-
nerale la sinfonia, l'introduzione, la ca-
vatina,l'aria, il duetto, il terzetto, il quar-
tetto, il quintetto, il sestetto, il finale, il
coro, la marcia, l'aria di ballo. Gl'italiani
distinguono 4 sorta d'opere: la sagra, la se-
ria, la semiseria, la bulla. 1 francesi distin-
guono due generi di spettacoli lirici, la
grand'opera e il dramma. I tedeschi so-
no più ricchi di simili distinzioni d'ope-
ra : eglino hanno la grand'opera, I ope-
ra seria, la tragica, l'eroica, la romanti-
ca, l'allegorica, d melodramma militare
e l'opera comica. Rimarca Tiraboschi ,
che tali furono i felici progressi che nel
secolo XVI fece in Italia la teatrale poe-
sia, che tutto concorse a rendere il tea-
troitaliano oggetto d'ammirazioneed'in-
vidia. 1 colti poeti rinnovarono la scena
greca e la latina, e mostrarono che non
era impossibile agl'ingegni italiani di pa-
reggiarsi ad Euripide e Sofocle, a Flau-
to e a Terenzio. La magnificenza de pi in-
cipi e talvolta ancora de' privali innalzò
teatri che parvero gareggiare col lusso
degli antichi romani. Merita essere ricor-
dato nuovamente il teatro Olimpico di
Vicenza, fatto a spese della celebre ac-
cademia Olimpica, e ne fu architetto l'il-
lustre vicentino Andrea Palladio, mor-
to nel 1 78o prima che fusse compito :
non essendo forse ben riuscito di con-
durlo a fine il figlio Siila, ciò esegui il
celebre Vincenzo Scamozzi pur vicenti-
no. Questo teatro riscuote le meraviglie
di chiunque l'ammira. Lo Scamozzi poi
d'ordine del duca Vespasiano n'eresse un
TEA 181
altro a somiglianza in Sabbionetta. Ap-
prendo dal Milizia, Le vite de'pih cele
bri architetti, che Palladio avea fatto per
vari spettacoli temporanei due teatri di
legno all'antica, uno a Vicenza, l'altro a
Venezia. Quindi 1' accademia patria, di
cui era membro e confondatore, gli or-
dinò quello stabile; ed egli Io fece di sin-
golare struttura, e riuscì un beli' orna-
mento d'Italia, e lo descrive. Al Palladio
si attribuisce ancora il famoso teatro di
Parma, cui il Bernini die l'ultima mano,
come dicesi; ma veramente è di Lionello
Spada pittore, e di Gio. Ballista Magna-
ni architetto. Non mancarono allora at-
tori eccellenti, pel cui valore le azioni tea-
trali sembrarono acquistar maggior pre-
gio. Inoltre all'ingegno de' poeti, alla ma-
gnificenza de'principi, alla vaghezza de-
gli ornamenti, alla bravura degli attori
si aggiunse l'istituzione d'alcune accade-
OD
mie, per adoperarsi principalmente a far
fiorire sempre più felicemente la poe-
sia teatrale. In Firenze circa la metà del
secolo XVI furono fondate quelle de-
gl' Infuocati, degV Immobili, de'Sorgen*
ti, ciascuna delle quali aveva il proprio
teatro, e sforzavasi a gara di rendere il
suo illustree famoso: nobile idea che ces-
sò cogli speculatori impresari, de' quali
poche volte il pubblico è soddisfatto, al-
l'interesse spesso sagrificando il decoro e
i propri doveri. Tal era finalmente l'ar-
dore col quale tutta l'Italia nel porten-
toso secolo XVI era rivolta a'teatrali spet-
tacoli, che le stesse persone meno istrui-
te e di condizione servile vollero talvol-
taaver parte alla gloria che vedeano ren-
dersi a' più rinomati attori. Francesco
Maria Molza e Claudio Tolouiei fra gli
altri vollero farne prova, ed essendo in
corte del sunnominato cardinal Ippolito
de Medici, ecomposta avendo una com-
media, la dierono a imparare agli staf-
fieri, cuochi e famigli di stalla del cardi-
li ili', i quali s'i felicemente in ciò riusci-
rono che tutta Roma accorreva ad udir-
li (ciò avvenne negli ullimi del pontifica-
i8a TEA. TEA
lo di Clemente VII, o al più nel princi- lato per dimostrare l'inconveoienza ele-
nio di quello di Paolo 111). Il teatro co- gli spettacoli profani ne'giorni festivi, ed
mico italiano fìnodal secolo XV I cornili- in ispecie le danze, chiamandole offen-
ciù ad essere rinomato anche fuori d'I- sionum et peccatorum seminarla. Per
talia, come sono andato accennando, e in cui la città di Milano inviò ambasciatori
Germania singolarmente a'tempi di Fer- a Gregorio XIII, querelandosi contro la
dinando I deh 558 e di Massimiliano II proibizione. Il Papa fece esaminare la
che gli successe nell'impero nel i 564,sot- causa da una congregazione, e quantun-
to i quali la commedia veneziana riguar- que alcuni teologi si mostravano favorire
davasi come il divertimento e lo spelta- le pretensioni de'milanesi, tuttavia con-
colo più piacevole, anzi alla corte di Ba- fermò lo stabilito dal zelante pastore. Il
viera recitossi in taìi epoche da diversi Tiraboschi ragionando degli scrittori di
gentiluomini una commedia all'uso ve- poesie tragiche del secolo XVII, diceche
neziano e ne' soliti dialetti d'Arlecchino, se ne potrebbe dare un lungo catalogo,
Panlaleone, Dottore e Brighella. se si volesse avere riguardo più al nume-
In Roma nel secolo XVI, oltre il nar- roche alla sceltezza; per cui gl'italiani fu-
rato, m'istruisce Cancellieri a p.5o"i,Sto- rono allora segno agl'insulti degli stranie-
ra/ de' possessi di' Pontefici, della coni- ri, e rimproverando loro le irregolari tra-
media recitata in Campidoglionel i 55o, gedie e le scipite commedie italiane, ri-
e delle altre splendide feste celebrate dal petevano fastosamente i nomi francesi di
senato e popolo romano, per solennizza- Corneille, di Racine, e di Molière riguar-
re l'elezione di Giulio III. La brevità non dato il padre della loro commedia. Ma
permettendomi dare un saggio del ripor- se è vero che questi scrittori furono i pri-
tato da quel grande erudito, mi conttn- mi in Francia a confluire alla loro per-
terò riprodurre il titolo dell'opuscolo per- fezione la tragedia e la commedia, vero
ciò stampato. Triomphante festa fatta è però ancora che gì' italiani nel secolo
dalli signori romani per la crea liane di precedente aveano avuto scrittori di tra-
P. Giulio III con il significato delle fi- gedie e commedie molto pregievoli, men-
gurefattenelV apparare della scenadel- tre in Francia appena conoscevasi il no-
laComediaj dove particolarmente se in- me di tali componimenti, e le produzio-
tende il bel Prologo della Co/ncdia,ct ni italiane d'ogni genere e già descritte,
se dichiarano tutti ì giuochi de'cavalli, furono i primi esempi di siffatte poesie,
caccie di tori, el altri bellissimi conviti, che dopo il risorgimento delle lettere si
Roma. Abbiamo nella Storia dis. Pio 7 ., vedessero; ed i tre luminari francesi no-
di Novaes, che il Papa con rigorosa piani- minati non Sdegnarono di valersi più voi-
malica nel i 5y i riformò il lusso e Tabu- te delle loro fatiche, e di recare nella lo-
so degli ecclesiastici negli abiti, vietando io lingua diversi pezzi tragici e de'comici
loro d'intervenire a'giuochi,alle cornine- italiani. Sei francesi andarono innanzi, il
die, a'balli, a' teatri, alle giostre, a'ban- fecero seguendo le orme de'noslri mag«
chetti, ed altri disordini a'medesimi scon- giuri, i quali aveano spianato e agevolato
venevoli. Ilsuccessore Gregorio XIII, ol- il sentiero. Intorno a ciò è degno d'esser
tre quanto dissi di sopra, indignato per Ietto il Paragone della poesia tragica
essersi fatta in Roma una commedia as- d'Italia con quella di Franeia, del ber-
sai disonesta, vietò in Roma le commedie, garuasco conte Pietro Caleppio. Nondime-
e proibì agli allori di recitai le ancora nel- no tra le tragedie italiane del secolcXVII,
le case particolari, ne'giorni di festa e n<*i che anco al presente non meritano d'es-
venerdì. Al suo tempo l'arci vescovo di Mi- ser dimenticale, vanno nomi nate 4 di Mei -
Jano s, Carlo Borromeo compose uu Irai- chiorreZoppio bologuese fondatore del-
TEA
l\iccademiade'Gelati;l'^/T//^7/?<7<z di An-
tonio Decio; quelle di Giambattista An-
dreini comico di professione, e vuoisi che
dal suo Adamo prendesse occasione il ce-
lebre Milton che l'udì recitare in Milano,
per comporre il suo Paradiso perduto j
il Tancredi del conte Ridolfo Campeggi
bolognese; il Solimano del conte Prospe-
ro Uonarelli anconitano; le Gemelle Ca-
poanee 1' //< i/>/>n d'Ansaldo Ceba; le tra-
gedie sagre e profane del gesuita p. Or-
tensio Scamacca di Lentini; quelle di Gi-
rolamo Smeducci (ìorcntit)o, autore pure
di diversi drammi musicali; [' Erminigil'
do del celebre cardinal Sforza Pallavi-
cino gesuita; la Cleopatra, la Lucrezia,
il Medoro e il Cresodeì cardinal Giovan-
ni Delfino j X 'Aristodemo del conte Car-
lo Dottori; la Rosminda e la Belisa d'An-
tonio Musattola napoletano. Più infelice
ancora nel secolo \\ Il fu la sorte della
commedia in Italia, la quale venne tal-
mente degenerando, ch'essa non fu più
comunemente che un tessuto di bullone-
rie, e spesso ancora ripiena di oscenità e
di lordure. Quindi appena Tiraboschi fa
menzione della Tancia di Michelangelo
fiuonarroti il Giovine nipote del grande
di tal nome, e si mostrò felice imitatore
di Plauto e di Terenzio. Numerosi furo-
no gli scrittori de'ili animi pastorali, ma
quasi tutti difettosi; ebbe principalmen-
te plauso Filli di Sciro, di Guidubaldo
ì!. niaielli della Rovere, rappreseli tata da-
gli accademici Intrepidi di Ferrara. lu
mnn genere di poesia teatrale fu in que-
sto secolo l'Italia sì ardentemente rivolta
come a'drammi per musica; ma invece di
riceveredal generale entusiasmo maggior
perfezione, furono anzi condotti a una to-
tal decadenza,come dopo Zeno e Metasta-
si tornò a dee idere. Pareva in que' tem-
pi che tutto lo studio de'poeti dramma-
tici s'impiegasse nel sorprendere e riem-
pire di Stupore gli ascoltanti con solenni
meravigliose comparse. La magnificenza
de'principi e de'privati io queste decora-
zioni contribuì a fere eh e sero il
TEA i83
principaloggetto dell'attenzione de' poeti.
Celebre per questo genere fu singolarmen-
te il teatro eretto in Piazzola presso Pa
dova da Marco Contarmi, ove nel 1680
si videro girar sulla scena tirate da super-
bi cavalli sino a 5 ricchissime carrozze, e
carri trionfali e 100 amazzoni e 100 mo-
ri, e 5o altri a cavallo, e cacce e altri so-
lenni spettacoli. Le corti di Modena e di
Mantova fecero di ciò pompa verso la fi-
ne del secolo, quasi a gara d'un lusso ve-
ramente reale. La musica e quella parti-
colarmente de'teatri era salita in alto pre-
gio nel 1690, attendendosi dappertutto
a sontuose opere in musica, ed i musici e
le cantanti si decorarono del titolo di
virtuosi e virtuose. Specialmente Vene-
zia colla splendidezza delle sue opere in
musica e con altri divertimenti, attraeva
a se nel carnevale un incredibile numero
di stranieri, tutti vogliosi di piacere e di-
sposti a spendere. Poco dunque importa-
va che i drammi fossero regolari, verosi-
mili gli avvenimenti , purché magnifica
fosse la scena e ammirabili le comparse;
ed i poeti di altro non erano solleciti che
di piacere agli occhi degli spettatori. Que-
sto è il carattere di quasi tutti i drammi
di questo secolo. I più rinomati scrittori
di drammi, se non per l'eccellenza alme
no pel numero, furono Salvador'*, Tron-
Barelli,! suddetti Sbarra e Ferrari anche
compositori di musica, Fauslini, Cicogni
che dicesi il i.°a introdurre le ariette, u-
sandole lai. 'volta nel suo GiasonejCa-
storeo, Aureli, Derni, Corrado parmigia-
no che in Venezia sontuosamente rappre-
sentò la sua Divisione del mondo, Mor-
selli, Silvano, d'Averara, per tacer d'al-
tri. Al genere drammatico ridursi ponno
glioralorii per musica, genere di compo-
nimento cui Tiraboschi dà a questo seco-
lo la sua origine, Francesco Bald ucci mor-
to neli(>4> ne die i primi esempi, e Do-
menico Giborti stampò nel 1672 in Mo
luco I l rania con g ora t ori i per music 1.
I" R'J celebre pe'drammi clu;
compose il prelato Rospigliosi, poi Cle-
1 84 TEA
mente IX, i quali si recitavano nel teatro
della famiglia Barberini, e gli enumerai
nel voi. LIX, p. 161. Nell'articolo Sve-
zia con qualche diffusione celebrai la dot-
tissima regina Cristina e il suo soggiorno
in Roma ove inori, munifica protettrice
de' poeti, de' letterati e degli artisti. Ivi
narrai come fu divertita da un dramma
sagro nel palazzo apostolico, dopo aver
pranzato con Alessandro VII; che fu fe-
steggiata da'principi Barberini con tornei
e poetiche azioni rappresentate sulla sce-
na,colla melodia d'eccellenti cantori e col-
la vaghezza di meravigliose apparenze;
che il principe Pamphilj nel suo palazzo
le fece godere vari drammi in musica; che
la regina nel suo palazzo dava musiche
sagre, con sermoni de'più riputati predi-
catori; e che col profondo e vasto suo sa-
pere valse a migliorare l'italiana poesia
e letteratura , derivando dall'accademia
da lei istituita in sua casa quella celebre
d'Arcadia, che ritornò la Poesia (/'.) al-
le pure e belle sue forme. Non riuscirà del
tutto inutile che io riporti qui alcune pa-
iole del p. Luigi Albrizio gesuita, Predi'
i -a tare apos to lieo ( / . ) d ' U r ba n o V 1 1 1 , 1 n •
nocenzo X e Alessandro VII. Nella pre-
fazione delle Prediche fatte nel palazzo
rtpostolico^oma 1 652, Venezia 1 663, di-
chiara lo stato di sagra eloquenza in quel-
l'epoca, e pub il suo dire servire di lezio-
ne ad alcuno.» Io non ho mai fatta pace
con certe leggerezze, per non dire scurri-
lità, dal teatro alla chiesa, e dalla scena
trasportate sui pulpiti, non polendo sof-
frire, che l'officio apostolico per colpa di
alcuni si vegga degenerato nell'istrionico,
]\Ia non per questo ho creduto di dove-
re imitare altri, che sotto nome di pre-
dica fanno comparire in pergamo trave-
stila la satira. L'armano di denti per mor-
dere e la guerniscono di acutezza per pun-
gere, e mentre vogliono comparire ari-
starchi, non curanti la grazia de'grandi,
si mostrano adulatori vilissiini dileltican-
do le orecchie del popolazzo". A tempo
d'Alessandro Vili Oltoboni,o secondo al-
l' K A
tri InnocenzoXll, eletto a' i 2luglioi6() r,
e perciò meglio è ritenere sotto il prede-
cessore, fu edificato in Roma il pubblico
eslabile Teatro di Tordinona, ora d'./-
pollo , il che non si era mai in addietro
veduto nell'alma città sotto i Papi, poiché
quei à'Alibert, Pace, Capranica, I alle
e di Torre Argentina furono costruiti nei
primi anni del secolo seguente, £ poi gli
altri. I zelanti cardinali e prelati rappre-
sentarono al Papa Innocenzo XII lo scan-
dalo che si sarebbe dato alle altre città
dello stato, vedendo nella città santa un
teatro slabile; e benché molti altri si op-
ponessero a tali istanze.il Papa nel 1697
acquistò il teatro e lo fece chiudere, a fi-
ne d'impedir la recita delle commedie, co-
me narra Novaes,o pare certo, come vuo-
le l'autore del Trattato de'giuoehi, che
rimborsati i proprietari lo facesse demo-
lire; bensì riedificato poi, tornò ad agire
nel seguente pontificato. Equi col Mili-
zia farò cenno dell'erezione di quegli al-
tri teatri da italiani edificati, e da lui ri-
cordati. Giacomo Torelli nobile di Fano
ebbe singoiar talento per l'architettura
teatrale. Inventò nella sua patria alcune
macchine sceniche, che per la novità fu-
rono sì applaudite, che la fama lo trasse
a Venezia ove ne produsse delle nuove con
mirabili decorazioni. Ivi nel teatro de'ss.
Gio. e Paolo inventò la bella macchina da
mutar in un tratto tutte le scene per mez-
zo di leva o di argano mosso da un peso,
il che fu comunemente abbracciato da
tutti i teatri ben ordinati. In Francia si
fece ammirare da Luigi XIV colle sue
straordinarie macchine e fuochi di gioia,
e vi costruì il piccolo teatro di Borbone,
e sbalordì tulli colle sue rappresentazio-
ni. Ritornato ricco in patria nel 1662 a
sue spese e di 5 cavalieri fanesi fabbricò
il teatro della Fot luna, che per ampiez-
za di scene, vaghezza e bizzarria d'archi-
tettura divenne rinomato in Europa. Nel
1 669 incendiatosi il teatro diVienna, l'im-
peratore volle che si riedificasse sul mo-
dello di quello di Fauo. Mentre il re di
TEA
Francia desiderava che ne costruisse uno
a\ersailles,morì nel 1 f>7<S.l'YancescoGal-
li di Bibbiena, morto nel i r3<), in Vienna
fabbricò un gran teatro, altro superbo co-
struì in Lorena, altro in Verona per in-
carico del marcheseMaffei e di commissio-
ne dell'accademia filarmonica, e riuscì u-
node'più ben intesi d'Italia: inRoma v'in-
nalzò il teatro Albert. Ecco come Mili-
zia descrive il teatro di Verona. ''Portico
avanti, scale magnifiche a'4 angoli, sale,
comodi corridori. L'orchestra è divisa dal-
l'uditorio, non dovendo niuuo degli udi-
tori essere offeso dallo strepilo degli stra-
nienti; ed il palcoè in giusto silo, così che
gli attori non vengano mai veduti di fian-
co. Tra l'uditorio e la scena sono le por-
le d'ingresso nella platèa all'uso degii an-
tichi teatri romani e greci; non dovendo
mai la porta essere l'i m petto alla scena,
e perchè quello è il miglior luogo che non
va sbregato ad una porta, e perché in-
debolisce la voce'. In tal città nel 1782
il marchese Girolamo Theodoii romano
eresse il teatro di Torre Argentina. Do-
menico Antonio Vaccaio, nato nel 1680,
in Napoli sua patria costruì in pochissimo
silo il teatro Nuovo. Nicola Salvi romano,
morto nel 1 701, ebbe coni missione da Au-
gusto Il redi Polonia ed elettore di Sasso-
nia, di mandargli un disegno di tealroal-
l'antica per Dresda, con sale e stanze con-
venienti non solo per uso di esso, ina an-
che per giuoco, musica e hallo. Primeg-
giano in Italia i teatri di s. Carlo di Va-
poli, e della Scala di Milano^ i quali de-
scrissi a' loro articoli, come avverbi di
aver pi alleato co' principali degli altri
luoghi. Nel secolo XVIII e nel corrente,
non solo le piccole città, ma ancora le co-
muni di lene e castelli gareggiarono iu
ostentazione nell'erezione de' teatri, con
eccedenti ornati e lusso, in preferenza di
qualche necessario stabilimento o di mi-
gliorare la condizione de' sagri templi ,
spesso inferiori all'eleganza, profusione e
vastità de'teatri. Il Colucci nel t. 3o del-
le Antichità picene, pubblicalo nel 1 796,
TEA i85
descrivendo la sua patria Penna s. Gio-
vanni (di cui [tarlai nel voi. XL,p. 3 1 4 )»
parlando del teatro pubblico, dice que-
sle verilà." A'nostri giorni, ne'quali il lus-
so signoreggia per lutto con tanto danno
delle famiglie (che direbbe se vivesse nei
nostri memorabili tempi?), i castelli più
piccoli si studiano di sorpassare le prime
terre, e queste pazzamente cercano d'e-
mulare le più ricche città, e la erezione
d'un teatro stabile sembra una cosa del-
le più essenziali, laddove in addietro era
un distintivo delle sole città più cospicue.
Dal vortice di questo general fanatismo
trasportati anche i miei cittadini si deter-
minarono essi pure di formare uno sta-
bile teatro". Neh ."anno del secolo XVII l
l'u elettoil Papa Clemente XI, che pel ter-
ribile Terremoto^? ,)che afflisse Roma nel
1703, oltre il voto che fece d'osservarsi
la vigilia della ss. Purificazione e altre pri-
vazioni, ordinò che per 5 anni non si fa-
cessero pubblici divertimenti, spettaco-
li, teatri e commedie. Nel 1706 aven-
do saputo che in Aquila alcuni chieri-
ci eransi preparati a recitare una com-
media, egli tosto con uu breve, presso il
/ini/. ^Itigli, t. 8, p. 4°9> '° proibì sot-
to le pene già imposte da' sagri canoni,
essendo le recite teatrali indegne del ca-
rattere clericale, ancorché di sagro ar-
gomento. Leggo nel n.° i3o del Diario
di Roma del 17 18, che nel giovedì sera
di carnevale nel seminario Romano e in
tutti i collegi di Roma si die principio al-
le recite solite farsi ogni anno ne' giorni
carnevaleschi; e nel collegio dementino
si doveano recitare l' Alcibiade finto e il
Mitridate, opere francesi tradotte. Nel-
le rappresentanze particolari di qualche
dramma cantato, si solevano dispensare
da chi faceva 1' invito, i libretti di esso
e li cerini pel lume necessario a leggerli
contemporaneamente. Nd n.° 3i)0 del
l)i<tri<> di Romadeì 1 720 trovo che inRo-
ma agivano i teatri d'Ahbert, di Capra-
nica e di Pace, e si aprivano dopo l'Epi-
fania,!^ gennaio: ora incominciano a'20
i86 TEA
dicembre. Considerando ClemcnteXI che
le commedie e le tragedie inventate per
la correzione de' costumi e per I eccita-
mento alla virtù, a suo tempo erano di-
venute più atte alla corruzione di quelli
e al disprezzo di questa, per levarne gl'in-
trodotti abusi, con editto de' 5 gennaio
1721, cbe si legge nel Bull, cit., p. 293,
stabilì quanto per tale saggio fine crede-
va necessario, benedetto XIII per ottene-
re colle preci de'fedeli la sospensione dei
divini flagelli, minacciati con terremoti,
pioggie continue e altre calamità, colla
bolla('»///y'«vfr/.?.de'2gennaioi728,Z?»//.
Rom. 1. 12, p. iGq, pubblicò un giubileo
di due settimane per tutta l'Italia e isole
adiacenti, doveudosi perciò sospendere i
pubblici teatri, le commedie, la musica,
i balli. APampi.ona notai, come Benedet-
to XIII assolse la città dal voto di non
piùammeltere commedie e altre rappre-
sentanze teatrali, purché non fossero di-
soneste, e per non pregiudicare l'ospeda-
le de'bastardi proprietario del teatro. A-
hitando Clemente XII il palazzo Quiri-
nale, il maggiordomo mg.1 Acquaviva fe-
ce eseguire alla sua presenza una canta-
ta in musica intitolata, Il s. Andrea Cor-
tini, cb'era antenate del Papa, nella se-
ra del 2.0 mereoledì di quaresima. In que-
sto tempo talvolta in Roma e altrove si
sono permesse le cantate del salmo Mise-
rerà (/-"".) e dell'inno Stabat Metter (F .).
A' 1 8 genna'101735 morì in Roma la re-
gina Maria Clementina sposa di Giacomo
JII re cattolico d' Inghilterra. Clemen-
te XII allorché seppe ch'era in perico-
lo di vita, fece sospendere le rappresen-
tanze teatrali, sebbene fosse la stagione
ilei carnevale, e le illuminazioni pel nuo-
vo cardinal Spinelli, ordinando alle chie-
se la colletta Pro infirma, e dopo mor-
ta l'applicazione della messa conventuale.
Notai all'articolo Sede apostolica vacan-
te,che in Roma e in tutto tostato pon-
tificio, per tutta la sua durata, si sospen-
dono lutti i teatri, anzi l'interdizione in-
comincia dalla sera in cui il Papa è in pe-
TRA
ricolo di morire. Clemente XII permise
a Cesena l'uso del teatro, prima concesso
e poi negato. Caduto infermo e aggravan-
dosi il male, a'27 gennaio 1 740 subito se-
condo il consueto si sospesero i teatri, seb-
bene morì a'6 febbraio. Il Cancellieri nel
Mercato, p. 84 > narra che Francesco Lo-
renzini custode generale d' Arcadia nel
1 734 formò in Roma un teatrino in una
sala del palazzo Stoppani, e vi fece reci-
tare il Miles Qloriosus di Plauto, che ri-
scosse l'universale ammirazione. Ma poi
per proseguire queste rappresentazioni in
luogo più comodo, aprì un ben idealo
benché piccolo teatro nel vicolo Leutari
in una casa già del cardinal Di vizi. Che
nel carnevale 1 736 si fece la recita degli
Adelfi, di Terenzio nel teatro latino vici-
no a s. Lorenzo in Damaso, dagli acca-
demici latini, coli' intervento di cardina-
li, prelati, ambasciatori, cavalieri edame.
Clemente XII gli mandò per ogni recita
5o scudi in regalo; ed il marchese Mat-
teo Sacchetti nell'intima sera die agli at-
tori la generosa cena ch'era solito loro im-
bandire. Questo teatro era pure del Lo-
renzini,e vi furono recitate altre comme-
die dagli arcadi, ne'postei iori anni, e vi
fu il real principe di Sassonia. Narrai nel
voi. L, p. 72, cheil cardinal Ottoboni ver-
so questo tempo fece rappresentare i bu-
rattini mobili nel suo teatrino posto al
pianterreno del suo palazzo Fiano, i qua-
li si continuarono sino agli ultimi anni eli
nostra epoca. Esso serviva per rappresen-
tarvi graziosissime azioni di ballo, musi-
ca e commedie colle marionette o burat-
tini, dove precipuamente divertiva la fa-
ceta maschera romana del Cassandra. I
sali, le arguzie e i motti piacevoli di tal per-
sonaggio, vi attiravano ogni sera mime-
DO ' o
roso concorso di spettatori. Nel citato voi.
parlai de'burattini,de'quali tratta ancora
il p. Lupi, Dissertazioni, t. 2, p. I 7: Dis-
seri. 2, Sopra i burattini degli antichi,
ossicino statuine artificiosamente mobili,
i (piali si seppellivano con que' fanciulli
che morivano in tenera età; e questo uso
TE v
era comune si a'gentih chea'cristiani. Le
donzelle gentili solevano odi ire a Venere
ne* loro matrimoni le loro pupe o pupid-
di o bambole infantili, per cattivarsi 1 i
dea a prosperarle, facendo ad es»a il sa-
grilìzio de" trastulli già loro più gradili.
Il Doldetii aelV Osservazioni sopra ì sa-
gri cimiteri de' cristiani, racconta die
questi ad esempio de' gentili seppelliva-
no i loro figliuoli co'burattini e altri slru-
roenli dei loro innocenti divertimenti, e
ne trovò nei medesimi corridori ove e-
rano depositate le reliquie de' martiri.
Riporta i diversi vocaboli co' quali era-
no chiamati, e gli autori che di tali fi-
gurine leccio menzione. Nel precedente
secolo il divertimento de' burattini si fa-
ceva in piazza Savona, e formavano il di-
letto del dottissimo Leone Allazio che re-
cavasi o^ni giorno a goderli; eguale tra-
sporto ebbe il famoso Bayle,assai dilettan-
te delle marionette, e lo riferisce Cancel-
lieri. Sino agli ultimi anni, nel palazzo giù
de Cupise poi del marchese Ornani, dal-
la parte di piazza Navona, agi col nome
di Teatro OrnanijCOii qualche rinoman-
za nel basso popolo, il teatrino de'burat-
tini,a'qnali è succeduto un teatrino di uo-
mini, e ove si recitano commedie e trage-
die, quindi dal SUO proprietario fu deno-
miniìoTeatroEmiliani^che ora nel io5:>
lo ba abbellito e illuminato a gaz, col si-
stema introdotto in moltissimi teatri. Del-
l'illuminazione a gaz parlai nel voi. LXX,
p. i |S? in ano a quando cominciò in par-
te delle strade di Roma. Altro teatrino
di burattini era quello posto nel vicolo
del l'avene. Nella stagione del carneva-
le 1 854-5 5 presso la piazza di s. Andrea
della Valle', da un lato del palazzo del
marchese Caprauica e nel sito in cui fu
già una stamperia, si aprì un grazioso tea
trino di burattini, egualmente illumina-
to n gaz e pereti d' alcuni mesi innanzi
al precedente; laonde in Roma siffatte il-
luminazioni nei teatri incominciarono in
tali due teatrini. Contemporanea fu l'a-
pertura del teatrino di marionette deuo*
TEA 187
minato delle Muse al vicolo del Fico.
Ilo voluto qui far menzione di tali tea-
trini romani, per dispensarmi dal fune
poi appositi articoli. InRonia anche il con-
testabiled. Lorenzo Colonna ebbe un tea-
trino di burattini nel suo palazzo, ove il
cav. Filippo Aeriamoli, che si fece ammi-
rare in molti teatri d'Italia, per inventa-
re, disporre e perfezionare le macelline e
le trasformazioni, vi rappresentò pure la
Noce di Benevento (di chea Superstizio-
tve) ossia il Consiglio delle streghe, e fu
una delle sue più celebri rappresenta-
zioni. Di più espresse i Campi Elisi ne\
teatro di Tordinona, e in quello di Ca-
prauica l' Inferno. Ma ogni altra sua o-
perazione fu superata dal famoso teatri-
no in piccole figure di burattini, che do-
nò a Ferdinando gra.i principe di Tosca-
na. Era egli formato di ■?.[ mutazioni di
scene e di 124 figure, tulle con tal arte
fabbricate, ch'egli solo colle sue mani di-
rigeva tutta l'opera, non facendosi in al-
tro aiutare, che nel preparare le scene,
adattare a'Ioro canali le ligure, che a for-
za di contrappesi ne'delli canali mirabil-
mente si muovevano, e disporre le mac-
chine pel prologo e pegl'intennezzi da luì
inventale. 1 burattini, che i francesi chia-
mano Marionettes, da' greci furono ap-
pellati Neurospasta, parola che signifi-
ca oggetti messi in moto da nervi o da
piccole corde, con che sarebbe ben indi-
cata la natura stessa e il fine della cosa:
dice Aristotile, che se coloro 1 quali fanno
agire e muovere piccole figure o fantoc-
ci di legno, tirano il filo corrispondente
ad alcuno de'loro membri, quel membro
tosto ubbidisce, e si vedono quindi gira-
re il collo, piegarsi la testa, muoversi gli
occhi, e le mani prestarsi all'atto o al ino-
vìmento che si richiede, tutta insomma
la persona che sembra viva e annuita. I
burattini da' latini antichi si chiamaro-
no Tmagunculas Sigillària, Mobile ti-
; ■itimi, e per muoversi con fili sottili o di
nervi. Nervìs alieni mobilia lì^im. \
vis altractìlia, Calenationesmobiles,Lì-
1 88 TE A
gneolas Immillimi fìgurasj e dagl'Italia*
ni Burattini, figurine^fantoccinif stalla-
ne, bambole, di cenci, di legno e d'avo-
rio, con molli de'quali si rappresentano
le coni medie e i halli accompagnati da rn ti-
sica, dietro le scene parlando per essi, e
anche cantando uomini e donne. L'uso
giocoso di queste puerili figure mobili a
fòrza di fila, passò ben presto, insieme col-
le delizie dell'Asia e della Grecia, a'ialini
vincitori di quell'ingegnose nazioni; ond'è
che si trova negli sciittori i più colti me-
moria di queste figure mobili al tirarsi
de' cordoncini, a 'quali erano raccoman-
date le piccole vertebre, e le membra di
queste staluine. Oltreché servirono an-
che agli antichi di trastullo de' bambi-
ni, teneri oggetti dell'amor nostro, e per
premi alla tenera età, ed eccitamento a
operare virtuosamente e studiare; e-
ziandio furono impiegate da' giuocolie-
ri per rappresentare azioni comiche e
tragiche per trattenimento del minuto
popolo e degli slessi bambini; e non man-
carono talora persone oneste e qualifi-
cale, che se ne servirono a sollievo le-
cito delle loro conversazioni. Dichiara il
dotto p. Autonmaria Lupi, nella citata
dissertazione, pubblicata con altre dal non
meli dotto p. F. A.Zaccaria. » La cogni-
zione dell'antiche costumanze anche nel-
le cose più tenui e più minute, che me-
no curate vengono da quei a'quali dili-
genza superstiziosa ed inetta sembra il
tener conio di sì piccole erudizioni, non
è però sempre tanto inutile (mi scriveva
il sommo cav. Ricci l'i i dicembre i 844»
per quanto dissi a Rieti, parlando sulla
diffusione di qualche minuzia: Che nella
storia non è poi da sprezzarsi, poiché po-
ca favilla in alcuni punti di vista gran
fiamma seconda. Saggia sentenza, che for-
se niuno più di me sperimentò con suc-
cesso: l'erudizioni che riunii a Croce ed
a Scrittura, sullo spacco della croce, val-
sero a vincere nel tribunale della s. Pio-
ta una causa; e questo non è per me u«
uico esempio, e per nou farne vanto lac«
TEA
do di altri), quanto la coloriscono quei,
che o per genio di deridere ciò che non
sannojoper mancanzadiriflessioneed'ac-
corgimento ne favellano con poca stima.
Così non accadesse, come pur troppo fre-
quentemente succede, di trovarci arresta-
ti nella intelligenza degli antichi scritto-
ri, sagri egualmente e profani, o nell'e-
spressione propria ed elegante de' nostri
concetti, perchè privi di certe piccole, ed
all'apparenza disprezzevoli notizie, man-
chiamo di quel lume, che necessario sa-
rebbe aflin di procedere con ispeditezza
nello scuoprimento o nella sposizione del
vero(ch'è(|iianto dire benemerito chi la-
boriosamente e con pazientissime ricer-
che le raccoglie e pubblica). Che però, ac-
cademici eruditissimi, né impudenza dee
comparirvi l'assumere, che iohofittoper
argomento alle mie odierne ricerche, una
cosa che ameno accorti sembra re anzi po-
lla inetta e puerile; uè inutile fatica dee
credersi l'aver di cosa sì piccola intrapreso
a favellarvi... Argomento piccolo, egli è
vero, ma pure, se mal non ini lusingo, di
erudizione, di utilità, anzi anche di lustro
non affatto piccolo: in tenui labor, al te-
nuis non gloria". iNou mancano teatri
ambulanti di burattini, ed anni addietro
eranvene anche in Roma. Questi burattini
differiscono in ciò che non sono mossi per
di sopra da'fili, ma per di sotto dalla ma-
no di chi li fa agire. Il piccolo teatro am-
bulante esiste ancori nella Cina da tem-
po immemorabile. Differisce solo un po-
co nell'aspetto, ed è più semplice. In pie-
di sur uno sgabello l'uomo che mette in
movimento i fantocci o pupazzi è invilup-
pato dalle spalle sino a piedi in una tu-
nica, la quale chiusa alle caviglie delle
gambe e allargautesi in alto, lo fa rasso-
migliare alla guaina d'una statua. Sulle
spaile porta una larga scatola che s' in-
nalza fin sopra la testa e forma il teatro.
Le mani invisibili del ciarlatano portano
i personaggi di legno, e li fa mio agire con
destrezza e vivacità straordinaria, moven-
doli co'fili disposti sotto i loro piedi. Allor«
TEA
che ha finito racchiude la truppa comica
de'fniitoccini e la veste nella scatola che
sicuette comodamente sotto il braccio, co-
sa che certo non si potrebbe fare co' no-
stri casotti o baracche. Ma il vero van-
taggio che il teatro ambulante eh burat-
tini, di quella parte dell'Asia, ha sul no-
stro, dicesi consistere in questo, che le
piccole commedie rappresentate da cine-
si con figuline di legno sono molto più
svariate, e soprattutto più spiritose e mo-
rali delle nostre; poiché è noto, che nel-
la Cina anco le classi più povere hanno
un certo grado d'istruzione. Anche i tur-
chi hanno ciarlatani, saltimbanchie com-
medianti agitatori di burattini, assai più
destri ancora de'nostri.
Il Bernardini che d' ordine di Bene-
detto XIV nel i 7.44 pubblicò la Descri-
ttone de' Rioni di lumia, asserisce che
allora in essa esistevano i teatri di Ali-
bert, Argentina, Capranica, Pallaccor-
da ora Metastasio, Tor di Nona, Val-
le, ed inoltre Pace, e de' Granari, non
più esistenti, il qual ultimo era nel rio-
ne Parione nel vicolo de' Granari, così
detto da alcuni magazzini di grano ivi si-
tuati. Quanto al teatro Pace, minaccian-
do rovina, fu demolito dal proprietario
nello scorcio del i 853, ed in vece vi ha
fabbricato un casamento. Dalle descrizio-
ni che di esso ho letto, qui ne do questo
cenno. Il teatro Pace esisteva uel rione Pa-
rione e nella via di tal nome, il quale lo
ripete dalla vicina C/</<v,z dis. ìlari,; del-
l'i Pace (di cui riparlai nel voi. LXIV,
p. 1 7 e 1 8). Si vuole essere stato il i .° tea-
tro moderno eretto in Roma, dopo quel-
lo di Tardinone ; certo è che agiva nel
1720, come già dimostrai, e secondo la
sua forma fu fabbricato quello di Pallac-
corda, cui successe quello di Metastasio.
Non avea facciata esterna, ed il suo in-
terno era di forma quadrilunga, come i
teatri costruiti altrove nel secolo XV. Fu
più volte restauralo e abbellito, ma l'es-
sere dì legno, la sua piccolezza, quella
della platèa e de'palchelti, lo iècero ser-
TEA 189
viro per secondarie rappresentazioni di
commedie e fìnse, spesso colla maschera
del Pulcinella, e anticamente pine con
intermezzi di musica vocale accompagna-
ta dagl'istrumenti. Da alcuni anni resta-
to chiuso, finì coll'atterrarsi.
Benedetto XI V dopo aver in vari luo-
ghi delle dotte sue opere condannate le
commedie, come pure Della no ti finizione
37, pubblicata allorché era arcivescovo
di sua patria Bologna, e nel cap. 61 De
synodo dioecesana, colla bolla enciclica
Praeclara decoro, de' cj gennaio 1748,
Bull. Magn.l. 18, p. 3 14, diretta a tut-
to l'episcopato dello stato pontificio, di-
chiarando che con pena tollerava il car-
nevale e i suoi divertimenti, per evitare
mali maggiori, i cui disordini sono con-
trari alle massime del cristiano, vietò ol-
tre altri abusi di prolungare oltre la mez-
za notte dell'ultimo giorno del carneva-
le i teatri, i festini e le maschere, come
ancora l'uso di queste ne' giorni di ve-
nerdì e in quelli festivi; rinnovò inoltre
la proibizionedifareil teatro o altri spet-
tacoli ne'venerdi e nelle feste di precetto,
ina il decreto si osserva soltanto pel ve-
nerdì, essendo inosservato quello delle
feste, tranne le solenni. Clemente XIII
per la morte in Roma di Giacomo III re
d'Inghilterra, avvenuta il i.° gennaio
1 7G6, ordinò la sospensione dell'apertu-
ra de'teatri, chedovea seguire la sera del
?., e restarono chiusi siuo a quella degli
8 che principiarono ad agire, e da tutte
le basiliche, collegiate e chiese insigni gli
fece celebrare una messa solenne di re-
quie. Nel 1767 afflitto lo stato papale
da diverse calamità, Clemente XIII fe-
ce ordinare dal governatore di Roma,
che in questa città e nel suo distretto nel
raggio di 40 miglia, il carnevale si cele-
brasse senza le maschere, e senza i tea-
tri e i balli, permettendo le sole corse de'
cavalli. Morto repentinamente il Papa
nella notte venendo il 3 febbi aio, giusta
il costume si sospese interamente il car-
nevale, i teatri, i festini e ogni altro di-
i do T E A
ver li mento. Ne'/)iari di Roma de! i 71- j
apprendo, die nel teatro d'Argentina si
rappresentava un dramma in musica, con
intermezzi di ballo; in quello d' Alibert
tlelto delle Dame un dramma giocoso in
musica, con intermezzi di ballo; a Tordi-
nona si rappresentava la tragicommedia,
con intermezzi in musica; a Valle com-
medie, burlette e farsetta in musica a 5 vo-
ci; a Capranica la commedia con farsetta
in musica a 5 voci; e nel teatro della Pace
la commedia e intermezzi in musica a 4
voci. Diversi Papi nelle vicende politiche
de'tempi, come a'nostri, sospesero i tea-
tri e nel carnevale le maschere. Amareg-
gialo Pio VI per la decapitazione del vir-
tuoso Luigi XVI re di Francia e dagli
altri dolorosi avvenimenti, nel 1 7q3 pub-
blicò un giubileo straordinario per im-
plorare da Dio misericordia pe'mali che
ancora sovrastavano, proibendo il car-
nevale e qualunque rappresentanza tea-
trale per tutto l'anno; divieto che rinno-
vò nel i 7C)4)Pei'c'1t; i 1 epubblicani fran-
cesi minacciavano I' intera occupazione
dello slato pontifìcio, e ne procuravano
la democratizzazione. INel 1797 ripetu-
tosi il pericolo, Pio V I fece chiudere i tea-
tri per impedire l'unione di molta gen-
te, e proibì le maschere nei carnevale,
promulgando un giubileo, missioni, pre-
ghiere e digiuni. Mancando nel Tirabò-
sebi la Storia della letteratura italia-
na del secolo XVIII, vi supplirò per
l'Italia coll'altro dottissimo gesuita spa-
ginalo Giovanni A ndres, Dell' origine,
progressi è .stato attuale di ogni lette-
ratura t. 2. In questo tratta pure della
poesia in generale, dell' epica, della di-
dascalica, della drammatica, della lirica
d'ogni nazione. Quindi del teatro mo-
derno e cle'poeti italiani, spagnuoli, fran-
tesi e perciò di Crebillon e Voltaire, ol-
tre altri poeti drammatici, tragici, comi-
ci e di drammi seri. Del teatro inglese, del
tedesco, dell'olandese, del danese, del po-
lacco, dello svedese, del russo, dello spa-
glinolo e del teatro italiano; non che del
T E A
paragone de'grcci tragici co 'francesi; del
paragone de'comici francesi co'greci e co'
Ialini; dell'uso della religione nella tra-
gedia; dell'opera seria e della commedia.
A p. 35o ragionando del teatro italia-
no, deplora la sua condizione nel seco-
lo XVII e nel principio del XVIII, poi-
ché sbandito ogni legame di regolarità,
e lasciate le tragedie e le castigate com-
medie, altro non presentava che pasticci
drammatici, al dire del marchese Scipio-
ne Ma dei veronese. Questi dispiacente
della depravazione del teatro italiano,che
tanto pregiudizio recava al sano costu-
me e al buon nome nazionale, invitò il
Gravina e altri dotti poeti a comporre
drammi regolari e onesti, i quali però non
si meritarono tale accoglienza da poter
superare il cattivo gusto allora dominan-
te. Più felice successo ebbero i propri sfor-
zi dello slesso MalTei, il quale si propose
di dilettare senza far parola di matrimo-
nio e d'amore benché onestissimo. Allo-
ra fu ch'egli compose la sua famosa !/c
rope, nella quale non avvi alcun alleilo
molle ed effemminato, ma l'amore sol-
tantod'una madre fa tutto il giuoco della
favola, e 1' interesse il più tenero nasce
dalla più pura virtù: gli alletti naturali
d'una madre che piange per morto il pro-
prio figlio ancor vivo, e ch'ella stessa va
per errore a trucidare, fanno nell'animo
più profonda impressione che i trasporti
d'una passione non sempre ordinata dal-
la natura, ma accesa soltanto dalla cieca
e debole sensibilità. Questa tragedia per
la bellezza dell'argomento, per la felicità
della condotta, pel calore degli affetli, e
principalmente per 1' armonia e per la
nobiltà, benché non esente da imperfe-
zioni, incoutiò talmente il genio univer-
sale, che replicatamene si recitò ne* tea-
tri e si stampò,facendo in gran parte cam-
biare il gusto del teatro italiano. La Me-
rope, come il Oddi Corneille, meritò di
essere tradotta in (piasi tutte le lingue
europee, e forma l'epoca del ristoramen-
todel teatro italiano. Imperocché il Già-
TEA
\ ina recò maggior giovamento alla buo-
na poesia colle sue regole die colle sue
tragedie, e il Conti alquanto più dram-
matico levò maggior grido col suo Cesa-
re, col Giunto Hrulo e cogli altri tragici
drammi, ma non potè farla convenien-
te impressione nei popolo e ne' poeti, per
introdurre nelle scene italiane d neces-
sario cambiamento. Sola la ìlerope di
IMall'ei ottenne que' vanti the meritaro-
no l'attenzione di tutti i teatri, e d'essere
presi per esemplari: essa è l'unica tra-
gedia italiana classica e magistrale, loda-
ta e studiata da' nazionali e dagli stra-
li ieri. L'esempio del la. Merope eccitò gl'in-
gegni di molti a coltivare con lodevole
zelo la tragedia, studiandosi di tenersi
lontani dagli sregolali disordini del seco-
lo X VII, e d'elevarsi sugli slancili voli eie'
freddi drammatici del \\1. Fra' tanti
scrittori di tragediead imitazione delMaf-
fei,si fece nome alquanto distinto il fer-
rarese Alfonso Varano, col Giovanni di
Giscala e col Demetrio, tragedie lodate
per la forza e robustezza dello stile, più che
pel fuoco e calore degli affetti chedovreb-
beroeccitare.Inoltre il teatro veronese fu
arricchito dalle tragedie d'Ippolito l'in-
demonte. I gesuiti colle loro funzioni ac-
cademiche, per dare un utile esercizio
nell'azione teatrale a'giovani studiosi lo-
ro allievi, non poco contribuirono all'a-
vanzamento della tragedia italiaua; la
(piale per la gravità e per la forza dello
stile, e per l'armonia ed eleganza del ver-
so, uon poco deve a'celebn gesuiti Gra-
nelli e Bettinelli. Il conte Vittorio Alhe-
11 d'Asti, col nobile, sublime e ardito suo
genio, die all'Italia l'onore d' un teatro
tragico, di cui si credea mancare, e dal
i. apparir sulle scene riscosse generale
plauso in tutta l'Italia, e chiamò anche
I attenzione e lo studio dell'altre nazioni.
Egli in qualche modo fece cambiar d'a-
spetto il teatro tiau co; levò la freddezza
e il languore dell'auliche tragedie italia-
ne \i arrecò un fuoco e un ardore, the
ad alcuno sembra luii poche volte sovci
T E A 1 9 1
chio. Egli tolse episodii e lunghe parlate,
prese uno stile stretto e vibralo, e corre ra-
pidamente alloscioglimento,dove s'affret-
ta sempre l'animo dello spettatore. Eg'i
cacciò dal teatro le pedone non necessa-
rie all'azione, sbandì i subalterni amori,
che tanto luogo empiono nelle scene fran-
cesi, che distraggono e infastidiscono l'a-
nimo degli spettatori e de' lettori; ed al
contrario occupò il teatro di caratteri
grandi, di passioni veementi e atroci, di
scene terribili, di espressioni forti e ardi-
te, e di spirito tragico. Tutto questo pro-
dusse in quasi tutta 1 1 alia un entusiasmo
per le tragedie d'Alberi, che formarono
in qualche modo l'orgoglio nazionale, e
riconoscendo lui pel solo tragico.Non man-
carono nondimeno alcuni tra gli stessi i-
taliani, che non seppero pienamente ap-
provare il suo gusto drammatico, e far e-
co agli encomii che largamente gli si tri-
butavano, come Calsabigi, Cesarotti, e più
apertamente Bettinelli alzò la voce per le-
vare il fàscino prodotto dalla novità di sue
tragedie e scoprendone le sconcezze. Do-
po la sua morte si volle imparzialmente
esaminare il vero merito d' Alberi, con
ragionata critica, massime sulla morali-
tà delle composizioni , ridotta alla ven-
detta e al suicidio, insolenze de sudditi e
de'bgli contro i sovrani e i genitori, tutta
la virtù riposta nel dispregio della vita
propria e dell'altrui, e nell'amore alla li-
bertà,e quest'amore nell'odio e oltraggio
de' superiori, e nel furore di cacciar dal
inondo i li ranni. L'esame cri lieo del la com-
posizione drammatica risultò di molli di-
fetti. Collo stesso spirito vigoroso e forte
si presentò sul teatro il ferrarese Vincen-
zo Monti, e colle sue tragedie si fece pro-
clamare poeta tragico: ma quantunque il
suo Critico fosse più pieno di sentimen-
ti patriottici e democratici, e più adatta-
to all' idee e alle circostanze del tempo,
in cui fu pubblicato, non potè giungere
alla celebrità dell'Aristodemo, non com-
posto con quell'idee. Lo stile nobile e so-
stenuto cuu dignità, la vei sdicazioue flui-
192 TEA
da e armoniosa, il dialogo naturale e pu-
lito, conveniente alle persone che parla-
no, la sposizione della favola spontanea
e chiara, e soprattutto gli alfetti ben con-
dotti. Ad onta de'pochi suoi difetti, mal-
gradogli spettri e le tombe che poco piac-
ciono, e sono mezzi tragici divenuti or-
mai troppo comuni e volgari, innalzano
1' Aristodemo sulla maggior parte delle
tragedie italianee sopra le altre dello stes-
so Monti, ed è un tragico componimento
che onora il teatro italiano. La piacevole
amenità della lingua italiana eilgeniodel-
la nazione facilmente portata a tirar pia-
cere da tutto, ed a far risultare il ridico-
lo da'piccoli avvenimenti, dice l'Andres,
dovrehbono avere resa la commedia ita-
liana superiore a tutte le altre, se fosse na-
to un genio felice, che a' vantaggi della na-
tura avesse aggiunti que'sussidii che l'ar-
te fornisce a chi studiosamente la coltiva.
Ma sfortunatamente pel teatro questo fe-
lice genio non era nato ancora, o non
•vi si era applicato colla dovuta attenzio-
ne, e la commedia italiana nou avea fat-
to molto più lieti progressi che la tragedia.
Nella commedia italiana si provòMafìei,
ma non potè ottenere da Talia quella be-
nigna assistenza per la commedia, che sì
liberalmente gli avea dispensato 1' altra
musa Melpomene per la tragedia. Ven-
ne finalmente il celebre veneziano Carlo
Goldoni, l'unico poeta comico che possa
vantar 1' Italia, che abbia dato più gran
copia di commedie, ma lontane dall'ele-
ganza e dalla delicatezza di Terenzio, e
dalla maestrevole arte e dalle finezze di
Molière. Naturalezza e verità sono due
principalissime doti d'una commedia, e
comuni sono a quasi tutte quelle di Gol
doni, produceudo la vera illusionedratn-
matica,e sembra trovarci sul fattoche rap-
presentasi. I suoi diversi difetti furono e-
sposti da Andres, nondimeno uon gli ne-
ga un occhio critico per vedere le imper-
fezioni della società, un vasto genio per
trovare varietà di caratteri, una vivace
fantasia per presentarle co'veri loro colo-
TEA
ri, somma disinvoltura per cavarsi fuori
dagl'imbarazzi diffidi, e quell'umore pia-
cevole e quella graziosita amena, che fan-
no ridere i colti e gì' incolli spettatori e
che formano il maggior pregio d'un co-
mico poeta. Se avesse studiato attentamen-
te i buoni esemplari, se avesse ascoltato
il giusto sentimento delle persone dotte,
senza lasciarsi strascinare dagli applausi
del popolo, potrebbe forse l'Italia vanta-
re un poeta comico, che niente cedesse a'
migliori francesi, e forse eguagliato o su-
perato il gran Molière creduto da alcuni
impareggiabile. Il Curioso accidente, il
Mairi/nonio per concorso, il Burbero be-
nefico, composti nell'ultimo periodo del
suo comico corso, mostrano quanto si po-
teva aspettar da lui, se in età più oppor-
tuna avesse avuto il buon gusto della co-
mica poesia. E' indubitato però, che Gol-
doni viene riguardalo il padre della com-
media ilaliaua, che le sue commedie so-
uo grandemente benemerite del teatro i-
taliano, per averlo in gran parte purgato
dalle sconvenevoli farse, e dall'assurde e
scipite azioni che miseramente lo defor-
mavano, e per avergli aperta la strada del-
la vera comica piacevolezza. Dopo il Gol-
doni furono lodali il Chiari, 1' Albergali,
il Viili; ma non tolgono al Goldoni il glo-
rioso nome antonomastico di Comico ita-
liano. Il Goldoni, il Mallei e 1' Alfieri, 3
geni tanto diversi, hanno la gloria comu-
ne d'essere gli unici che abbiano trasmes-
so il nome italiano a'teatri oltramontani,
per la commedia il 1 ." e gli altri due per
la tragedia, secondo l'opinione di Andres.
Alle teatrali composizioni finora mento-
vate sono da aggiungersi due altri gene-
ri, ne'quali regnano senza contrasto gl'i-
taliani, e questi sono l'opera in musica, e
la pastorale, della quale già parlai. Dice
l'AIgnrotti, di tulli i modi che per reca-
re nell'anime gentili il diletto furono im-
maginali dall'uomo, forse il più ingegno-
so si è l'opera di musica. 1 poeti cesarei
italiani Stampiglia, Zeno e Metastasio so-
no i rifuroiatoii del lirico teatro; e però al-
TEA TEA i93
l'imperiai corte diVienna de vesi in parte i ri. Dove più luminosamente campeggia
progressi dell'opera italiana. lli.°a dare Metastasioècertamentenelmaneggiodel-
qualche giustezza e regolarità a' melo- le passioni , e nella finissima espressione
drammi fuSdvioStampiglia; ma Apostolo degli affetti; ma soprattutto l'amore etral-
Zeno li ridusse a forma molto migliore, e li tato da lui con tale destrezza e maestria,
recò a tanta maggior perfezione, che a lui die lo fa vedere in tulli i suoi atteggia-
si rende la lode di i ."riformatore e di vero menti, ne lascia profondo seno nel cuore
padre dell'opera italiana. Egli introdusse dove non penetri la sua filosofìa, né se-
soggetti grandi e reali , conobbe i nobili greta piega che non is volga la delicata sua
caratteri e i convenienti costumi, seppe eloquenza. La forza del ragionamento e
mettersi in situazioni interessanti , ed e- il nerbo dell'eloquenza sono sorprenden-
sprimersi con fuoco e calore. Lo Zeno por- ti, singolarmente in que'drammi che con-
tò maggiore perfezione e sublimità allo tengouo materie nuove e sublimi, e che
stile, e più sonorità e armonia alla versi- abbondano d'interessanti situazioni.! suoi
fìcazioneebe non erasi fino allora sentita; caratteri non cedono per l'esattezza e ve-
egli in somma die all'opera nuova forma, ri là a' migliori caratteri degli altri poeti.
e l'innalzò all'onore di vero dramma e di Chi mai come Metastasio ha avuto la s.i-
regolare poema. Tultavolta i suoi dram- gacità poetica e musicale di schivare tot-
mi restarono molto lontani dalla perfezio- te le parole meno acconce pel canto, di
ne, a cui doveano pervenire. Comparve studiare una felice combinazione di siila-
finalmenle Pietro Metastasio dopo Zeno, be per la soavità e armonia de'suoni, di
e fu il vero sole che portò il chiaro gior- frammischiare a tempo i versi ettasiliabi
no al melico emisfero, oscurando all'atto cogli endecasillabi, di variare adattata-
le altre stelle, che potevano solamente a- mente i metri nell'arie, d' applicare dap-
versplendore nelle tenebre e nell'oscurità pertutto quella cadenza, que'salti, que'ri-
della notte. A stimare giustamente il me- posi, quegli accenti che più lirica e can-
rito di Metastasio, farebbe d'uopo di ben tabile rendono la poesia? I suoi versi sono
conoscere la natura e l'indole del melo- d'una tal fluidità, sonorità e armonia, che
dramma, e fissare i confini che lo divido- sembra non si possano leggere che can-
no dalla tragedia, ciò che non è stato f»t- tando. La rapidità del recitativo dà mag-
io finora, ad eccezione dello spagnuoIoAr- gior forza alle cose che vi si dicono, mag-
teaga, autore dell'opera più compita sul- gior fuoco e calore all' azione, e serve
la musica,e ricevuta con universale appio- insieme di grande aiuto e facilità pel can-
vazione.HCalsabigi rilevò con lunga edot- to. Icori non messi inopportunamente
ta dissertazione le bellezze dell'opere di in tutti gli atti, ma introdottivi a tempo,
Metastasio, in un quadro esalto del genio dove l'azione stessa li richiede, sono d u-
e sapere di quel grand'uomo che non si na tal bellezza, che fanno amare non che
potrà mai lodare abbastanza, ed i suoi di- perdonare l'uso loro, venuto in fastidio
felli una savia critica dovrà facilmente per la inopportunità degli antichi e per
perdonargli per la natura stessa di sue la scipitezza de'moderni nelle tragedie de-
composizioni. Le azioni de' suoi drammi gl'italiani e nell'opere de'francesi. Mela-
sonosempre grandi ed eroiche.edegnedel stasio può gareggiare co' migliori tragici
canto della stessa Melpomene,ancor quan- ne'pregi drammatici, ed è senza contra-
<lo contengono amoreggiomenti e ma- slo superiore a tutti ne' lirici; ed entrò a
tri moni. La condotta poi è disposta con parte con Corneille, Racinc e Voltaire nel-
tale sviluppo d'accidenti, che non lascia l'alto onore d'esser proposto per uno de-
ntai languir la scena, e tiene sempre so- gli esemplari a' compositori di drammi
speso e impegnato l'animo degli spettato- tragici; quanto agli scrittori lirici, Mela-
voi.. lxxiii. i 3
i94 TEA
slasiosolo è l'unico modello. L'opera buf-
ili che cominciò al tempo medesimo che
la seria, non seppe poi lare sì gloriosi a-
vanzatnenti, eresiò una composizione im-
perfetta, in cui la musica è Iroppo supe-
riore olla poesia. Al sentir la musica del
Jesi DO Pergolcsi e d'altri eccellenti mae-
stri, applicala a simili poesie, si accende
nell'animo un giusto sdegno di vedere pro-
stituite le grazie d'una amena ed espres-
siva musica alle più irragionevoli impro-
prietà e alle scempiaggini più grossolane.
L'opera bulla a tempo dell'Andres, cioè nel
secolo XVIII, era ancora un nuovo cam-
po che rimaneva interamente da coltiva-
re a'moderni poeti. JNel i 800 divenutoPa-
pa l'io VII, narra l'annalista Coppi, che
temperò l'antica austerità di Roma, per-
mettendo maggior frequenza e ornamen-
to de'teatri, poiché giudicava essere più
conveniente alla morale i pubblici spet-
tacoli, ne'quali la moltitudine esige perse
stessa la decenza, che le privale conver-
sazioni in cui la ristretta famigliarità e il
giuoco hanno spesso conseguenze colpevo-
li (di tale avviso fu pure Gregorio XVI,
nel cui pontificato il pubblico con plauso
e soddisfazione godè magnifici teatri, con
Sceltissimi soggetti). Ricavo dalla costi-
tuzione di Pio VII, Post diuturnas, de'
3o ottobre 1 800, p. 3o, l'istituzione d'u-
na deputazione di 6 cavalieri romani per
la soprintendenza ad ogni sorte di pub-
blici spettacoli della città di Iioina, rima-
nendo presso il prelato Governatore di
Roma 1 ice-Camerlengo, l'emanazione
del permesso de'medesimi, tutto ciò che
appai Itene alle persone privilegiate (prin-
cipi reali.corpocliplomaticoealla nobiltà),
il diritto della legislazione da pubblicarsi
pel buon 01 dine e tranquillità degli stessi
spettacoli, e l'esercizio delle pene sui tra-
sgressori. Confermò al cardinal vicario la
giurisdizione sulla qualità morale degli
spettacoli, e al governatore quella sulla
loro qualità politica. Dichiari) appartene-
re alla deputazione la decenza degli spet-
coli che si rappresentano, la definizione
T E A
delle particolari differenze fra gli apoean-
ti o impresari e gli allocati de' palchi; di
tutto dovendo farne inteso il governato-
re, ad arbitrio del quale assegnò un Ino
go gratuito e conveniente in ciascuno spet-
tacolo alla deputazione, come loro re-i-
denza per esercitare la sorveglianza. Di
poi venne aggiunto alla deputazione de'
pubblici spettacoli, 1' assessore generale
di polizia, oltre il segretario della depu-
tazione, come notai Dell'indicato artico-
lo. Il prelato governatore nella sera del-
l'apertura del teatro regio, della stagio-
ne di carnevale, nel palco della deputa-
zione e decorosamente faceva servire di
rinfreschi gli apocati de' palchi del 2.° e
3. "ordine. Nelle provinole dello stato pon -
tificio i cardinali legali e i prelati delegati
ne'leatri e altri pubblici spettacoli hanno
il loro palco gratuito e sogliono interve-
nirvi. I governatori di Roma ned' editto
che pubblicavano pel permesso de'teatri
e pel buon ordine ricordavano, che seb-
bene i teatri moderni abbiano degenera-
to stranamente dal primario loro oggetto
di piacevole, utile e pubblica istruzione,
ciò nonostante potuto rendersi decenti,
onesti e dilettevoli, riunendo insieme l'e-
salto adempimento de'do\eri degl'impre-
sari, l'opera degli attori Dell'eseguire co-
me si conviene le loro obbligazioni, ed il
contegno degli spettatori, lenendosi lonta-
ni da ogni azione, che offenda la decenza o
turbi la pubblica tranquillità. L'antica ro-
mana istituzione òt? Pompieri [ I .'spegni-
toi''! d'incendii, fu rinnovata iti Pronta nel
1 8 1 o e poi meglio organizzata, e con suc-
cesso furono posti a vegliare anche sul-
l'incolumità de'teatri. Le società accade-
miche che nel secolo Mediceo chiamato
no il buon gusto sul nostro teatro, e che
prime accesero in que'tempi la bella scin-
tilla che in progresso tanto si propagò a
illustrare le nascenti scene d' Italia e di
Francia, sorsero ancora nel secolo XIX
a stringere le anime gentili ne'piìi dilet-
tevoli nodi, per l'esercizio e incremento
della musica e del dramma. Con quoto
TEA
intendimento in Roma furono quindi i-
stituile due accademie nel pontificato di
Leone XII, la Filarmonica e la Filodram-
matica romana. La i ."ebbe a principal sco-
po d' esercitarsi nobilmente tanto nella
musica vocale quanto nella strumentale,
e vi si ascrissero i primi e più chiari pro-
fessori di musica sì romani che stranieri,
non die degli accademici dilettanti del
canto e del suono. Eia iella ìÌ.ì un pre-
sidente e da un consiglio che si occupa-
va dell'occorrenze dell'accademia. Parec-
chie volle nel corso dell'anno soleva dare
pubblici e gratuiti saggi di musica slru-
mentalee vocale, eseguendo con esattezza
i migliori spartiti de'piùaccredilali mae-
stri. Avea le sue sale nei palazzo Lancel-
loti presso piazza Navona, in via della
Cuccagna, denominazione forse presa da
quella che fai evasi indetta piazza in tem-
po del Ingo; ma dopo l'ultime vicende po-
litiche I' accademia Filarmonica si sciol-
se. L'accademia Filodrammatica fu fon-
dato collo M-opo della precedente e poco
ad essa posteriore, ma per esercitarsi nel-
la declamazione italiana, e prese stanza
nel palazzo Sforza Cesarmi, ove ha un
piccolo, grazioso ed elegante teatro, il cui
ingresso è al vicolo del Pavone. I dilettan-
ti e colli soci accademici vi rappresenta-
no commedie e tragedie d'ogni specie, a
cui il pubblico può trovarsi presente a
mezzo di biglietti gratuitamente distri-
buiti. E' governata da un presidente, con
consiglio e segretario, che si occupa di
quanto appartiene all'accademia, la qua-
le fiorisce. L'accademia Filodrammatica
romana sa tenere da se lontani tutti (pie'
componimenti del moderno teatro che ol-
traggiano la morale, gettano lo scherno
sui doveri della famiglia e materializza-
no l'uomo, portando a cielo i suoi vizi e
le sue passioni riprovevoli. Spesso l'acca-
demia associa alla gentile Talia, la sedu-
cente Euterpe coU'incanlesimo delle pro-
prie attrattive, rendendo così più splendi
do e brillante il serale trattenimento. Mg.'
Beroetti governatore di Roma presidente
TEA i e) 7
della deputazione de'puhbliei spettacoli,
pubblicò un regolamento sui teatri e altre
rappresentanze di spettacoli; e mg." Gri-
maldi, uno de'suoi successori, emanò nel
i833l'edittocon quelle disposizioni di poli
zia sui teatri, chesi riportano nel t. 5»,p. O.j. 5
della Raccolta delle leggi del pontificato
diGregorioXVI.il Papa Pio IX neh. "otto-
bre i 847, nell'organizzazione del consiglio
e senato di Roma, attribuì alla magistra-
tura romana, e come riportai nel voi. LI \.
p. 77, i pubblici spettacoli ei teatri d'o
gni specie,per cui la magistratura dalsuo
seno adunò una deputazione pe' pubbli-
ci spettacoli. Il cav. Vincenzo Colonna fa-
cente funzione di senatore di Roma, pub
blicò nel n.° a58 del Ci ionia le di Roma
del 1 853, quest'avvisodell' « 1 novembre,
•«All'oggetto di procurare il miglioramen-
to delle produzioni teatrali, il superiore
governo ha divisato di distinguere con
premi quelle le quali si rinvenissero com-
mendevoli così dal lato della morale, co-
me da quello della buona arte dramma-
tica. Siffatta risoluzione essendo stata co-
municata al Comune col Tinca ri CO di coa-
diuvarne l'intento, la Magistratura invita
tutti coloro che dimoranti nella sua giu-
risdizione municipale componessero pro-
duzioni teatrali, in cui si rinvenissero le
sovraccennatedue condizioni, a volerglie-
le presentare. La consegna potrà eseguir-
si in nome dello stesso autore, quantoser-
vando l'incognito, mediante l'epigrafe con
un biglietto: e di ogni lavoro consegnato
si farà dal segretario analoga ricevuta. Es-
si componimenti poi verranno esaminali
dalla deputazione degli spettacoli per ef-
fettuarsene, giusta le norme comunicale,
la trasmissione alla superiorità." Nel D.
276 di detto Giornale si legge:» I tea-
tri, che 1' olile associando al dilettevole,
dovrebbero essere un continuo ammae-
stramento al bene, nell'atto che solleva-
no l'animo, e colle loro rappresentazioni
eccitare all'amore della virtù e all'abbor1
rimento del vizio, a'di nostri sembrano per
lo più divenuti una scuola d'immoralità
i96 TEA
per il mal vezzo introdótto eli continua -
mente presentare sulle scene italiane o-
peredove assai spesso trionfa il vizio e ri-
mane oppressa la virtù, e non sempre vie-
ne rispettata come si conviene la morale
<: la pudicizia. La qua! cosa nella sua sa-
pienza considerando la Santità di nostro
Signore, il regnante Pontefice, ordinava
al suo ministro dell'interno mg.1 Mertel,
di spedire a lutti i delegati delle provin-
ciedellostato pontificio una circolare, con
che tracciando Io scopo vero delle teatra-
li rappresentazioni, esortasse ad impedi-
re che sieno messe sulle scene azioni dram-
matiche contrarie anche in modo il più
remoto alla morale, al costume e al de-
coro. Esiccome una cattiva scuola ha sven-
turatamente educato la più parte degli
scrittori a seguire nelle loro opere una via
falsa a perniciosa, il sommo Pontefice, per
richiamare la drammatica al suo vero sco-
po.ha ordinato che i delega ti ecciti no gl'in-
gegni a colti varequesto genere importan-
te di letteratura, a scrivere opere teatrali
sia in prosa, sia in verso, ed a proporre
premi, tutte volte chele produzioni fos-
sero commendevoli e dal lato dramma-
tico, e dal Iato morale e sociale. Ond' è
che mg.' Mertel, interprete dell'oracolo
di sua Santità, incaricava i delegati ad in-
viare accompagnate da proprie osserva-
zioni le opere che fossero loro presentate,
o ad avvertire gli autori di spedirle di-
rettamente al ministro dell'interno, ove
da persone idonee appositamente desti-
nate verrehhero esaminate. Nutriamo la
maggior fiducia che tale sovrana dispo-
sizioneconseguisca il pienosuo effetto; che
sia di nohile eccitamento agli onesti in-
gegni, e serva a ricondurre al vero suo
fine la drammatica, considerala come di-
letto e come ammaestramento. "Nel 1 855
il prelato Antonio Matteucci vice camer-
lengo direttore generale di polizia diven-
ne presidente della mimici pale deputazio-
ne de' pubblici spettacoli, e il conserva-
tore di Roma, che prima fungeva tal ca-
rica, fu dichiarato vice-presidente. Quia-
TEA
di con notificazione de*2G marzo rinno-
vò il divieto delle clamorose disapprova-
zioni in teatro; e proilù l'ingresso in pla-
tèa coli' ombrello o col bastone, i quali
si potranno depositare nel prossimo loca-
le a tal uopo destinato, ove saranno cu-
stoditi gratuitamente.
I seguenti principali teatri attuali di
Roma agiscono tutti nel carnevale, con
isvariate sceniche rappresentanze, e al-
cuni anco nell'altre stagioni; però ne'cen-
ni descrittivi seguirò Y ordine d' alfabe-
to. Prima farò menzione dell' idea e del
progetto di tre teatri più decorosi da e-
rigersi in Roma. Neil' Effemeridi lette-
rarie di Roma del 1 82 i , nel t. 4i P- 7 '»
con encomii e biasimi si rende ragio-
ne dell' opuscolo con disegni e piante
di Sangiorgi : Idea d'un Teatro (adat-
talo al locale detto delle Convertite nel-
la strada del Corso di Roma ), Roma
182 1. Si loda e poi si critica il severo e
turgido architetto Milizia, che giovando-
si della felice restaurazione prodotta nella
Pittura e nella Scultura, alto tuonò con-
tro le licenze architettoniche de'suoi tem-
pi, e con robusto animo invocò i sempli-
ci e puri concelti de'greci ede'romani mo-
numenti; ma fatalmente l'architettura è
destinata a subordinarsi a'climi, agli usi
delle città, a'eomodi e a'eapricci che i pro-
prietari richiedono, per cui spesso le con-
viene agire in contraddizione coH'arle, il
che avviene pure ne'teatri moderni, sen-
za curarsi quella linea di convenienza,den-
tro di cui pur l'uso vuole che tali edifizi
si contengano. A ricordare, se non a sta-
bilire, una colai linea di convenienza ar-
chitettonica, furono rivolti i due opusco-
li pubblicati in Romae in Napoli nel 1 8 1 7
dall'autore dell'articolo dell' Effemeridi,
e intitolati : Cenni intorno i teatri ?no-
derni e sopra gli archi di trionfo de-
gli antichi, di Nicola D' Apuzzo, il qua-
le lodò l'opera laboriosa di Carlo Cecce-
ga : Saggio su l'architettura greca-ro-
mana, applicata alla costruzione del
teatro moderno italiano, e su le mac-
TEA
chine teatrali, Venezia 18 17. Sostiene il
Sangiorgi, che il moderno teatro, per gra-
vissime ragioni, non ha quasi nulla eli co-
mune col teatro antico. Fra 'di lui pregi,
che si t'aniio rilevare dall'autore dell'ar-
ticolo, vi è quello importante del rinno-
vamento d'aria nella sala degli spettato-
ri, poiché in Parigi nel 1 820 un certo nu-
mero di compositori, esecutori e spetta-
tori ricorsero al governo acciò si provve-
desse ad una maggior salubrità dell'aria
ne'tealri, perchè il celebre Howard e al-
tri chimici francesi fecero esperienza, che
soprattutto nell'estate, l'aria che si respi-
ra in teatro è più nocevole di quella degli
stessi spedali: a Londra, a Monaco, a Pie-
troburgo erasi trovato il modo per rime-
diare a sì gravi pericoli. Ciò che costituì
la novità è insieme il singoiar pregio ilei
Sangiorgi nell'Idea di Teatro, è la sala
degli spettatori di figura curvilinea, ove
non si trovano uè colonne, né gradina-
ta, ma palchetti e platèa, e la vaghezza
degli ornati e decorazioni de'palchetti, e-
spriinendo con maggior proprietà la leg-
gerezza della struttura di legname, che
deve formare l'interna parte de'modernt
teatri. 11 D' A puzzo propose un sistema di
decorazione sull'andare dell'architettura
gotica o cinese, con un piccolo rilievo sul-
le linee principali delle sagome, tenendo
per fermo che nulla ne patirebbe la so-
norità. Però disapprovò la figura dell'ar-
co scenico di Sangiorgi, come barbara-
meute gotica, e che forse l'idea d'una ric-
ca tenda raccomandata ad aste verticali
sarebbe riuscita più conveniente. Ricor-
da l'accordo che deve regnare tra l'inter-
na e l'esterna maniera dell'architettura ;
dice sciupato lo spazio nel distribuire la
serie folta di f.ibbricuccie tra il portico
esterno e l'ambulacro de'palchetti; nou
volle portare giudizio sulle due tacciate
e particolarmente verso la via del Corso,
che non gli sembi 'ò mollo commendevo-
le, pel suo lungo li ontespizio sopra un at-
tico rientrante, e forse ini isibile al giusto
| uutudi veduta. Neh 852 [' Album tkBiQ*
TEA 197
ma nel 1. 19, p. 25, pubblicò le dilucida-
zioni e piano economico dell' ingegnere
Luigi Fedeli sull'idea e suo progetto (il
quale colle pianlearchitettonicheavea re-
so di pubblico diritto colle stampe sino
dah5aprilei85o; le piante architettoni-
che si trovano nel citato Album a p. 43 e
69, cou tavole dimostrative incise, com-
prensiva mente alle piante archi tei toniche
de'teatri di Napoli e di Milano, pel con-
fronto al progettato di Pioma, onde pro-
vare che dovrebbe riuscire ili. "fra tutti
i teatri d'Italia) del nuovo stabilimento
teatrale da costruirsi in Roma uel mede-
simo silo già delle Convertite (nel quale
essendovi stata la fabbrica de' 'Tabacchi,
a questo articolo feci parola della locali-
tà), dovendo occupare 1' ampia area di
tutta l'isola non solo, fra le strade della
Mercedeedi s. Claudio, ma sinoalla chia-
vica del Bufolo, e perciò comprendere la
piazza di s. Silvestro e la grande e adia-
cente riunionedi fabbricali e formanti al-
tra isola. Che dovrebbe risultare il i.°fra
tutti i teatri d'Italia,comeall'idea del pub-
blicato disegno dell' architetto ingegne-
re, la cui principale e grandiosa facciata
esterna di 3 ordini e ognuno con 1 2 co-
lonne, olirei pianterreni e il loggiato, de-
corato di statue e nel cui mezzo è lo stem-
ma del senato e popolo romano; e nell'in-
terno con 6 ordini ciascuno di 4 ' palchet-
ti, compresi in mezzo del 1° ordine quel-
li del governatore diRoma (ora Vice-Ca-
merlengo direttore generale di polizia ,
per l'indicato uel voi. LUI, p. ig4, 229),
e del senatore di Roma (per cui il muni-
cipio dovea essere azionista e comprare 1 2
palchi del 2.0 ordine, ripartendo gli altri
1 oalla diplomazia per quarti). Chelosta-
biliuien lo dovrebbe essere eseguito da un
solido intraprendente, in forza di 656 a-
zioni, quante ne presentavano li primi 4
ordini del teatro divisi in quarti di pah
chetli (come sogliono dividersi gli affit-
ti di es^i, per soddisfare possibilmente al-
la diplomazia, alla nobiltà romana, ed
all'agiata popolazione), ciascuna di quelli
1 98 T E A
del 2.° ordine per la diplomazia e nobiltà
romana discucii 3ooo, di quelli del i.°
e 3.°di scudi 2 100, e di quelli del /{.0 or-
dine di scudi i 200: lulte le azioni frutti-
fere al 4 peri 00 e pagabili in 6 anni, epo-
ca stabilita per l'ultimazione dell'edilìzio,
al cui punto esso sarebbe consegnato al
municipio romano, il quale per acquistar-
ne la proprietà dovrebbe retribuire gli
azionisti del 5 peri 00 sino all'ammortiz-
zazione del debito, operazione da farsi in
j2 anni, restando gli azionisti in premio
proprietari de'loro quarti nella stagione
di carnevale, dovendo però pagare al me-
desimo municipio la consueta tassa. Tut-
te le azioni formerebbero un prestito di
scudi 1,377,600, tanti quanti ne occor-
rerebbero per la perfetta costruzione del
nuovostabilimento, a tenore del piano di
esecuzione dell'archi letto ingegnere, com-
preso l'acquisto e compensi de'fabbricati
da demolirsi. Oltre l'approvazione del go-
verno, esigersi da esso un fondo d'annui
.seudi36,ooo per l'ammortizzazione, tran-
nei 000 da erogarsi per le spese straordi-
narie d'impianto. Si calcolarono tutte le
rendile del teatro per l'impresario, colla
solita scorta del governo, in circa annui
scudi 4o,ooo perchè dar potesse un'ope-
ra regia conveniente al teatro e alla ca-
pitale; che terminata l'ammortizzazione
dopoi 02 anni, il municipio diverrebbe li-
bero padrone di tutte le rendile dello sta-
bilimento, compresi gli accessori! de'fab-
bricati fruttiferi, in quasi scudi 02,000,
e il governo rima ri ebbe esonera lo da qua-
lunque scorta. 1 fabbricati fruttiferi sono
questi. «II nuovo stabilimento, ove ver-
rebbe compreso il teatro, questo avrebbe
■j se d'intorno un gran loggiato coperto
e intelaialo da cortili, da piazzali coperti
e passeggi, ove si trovano ripartitamente
disposteli.'' 48 botteghe, ei 6 grandi ma-
gazzini d'affitto a forma di gran bazar. Ne'
diversi piani che compone l'intero stabili-
mentasi avrebbero i locali opportuni per
la loggia, borsa e camera di commercio;
si avrebbe pine uno stabilimeuto di ba-
TE A
gni con ogni accessorio combinato di i\8
hagnaruolee una vasca natatoria; indi u-
na gran trattoria capace di contenere a
mensa e dar sfogo a 4oo individui. Nei
diversi piani poi che compongono l'inte-
ro edilìzio, oltre tutti i locali che si addi-
cono ad un gran teatro, si avrebbe pure
l'accademia di s. Cecilia combinata da 3
\iiite sale e n. 1 8 vani ad u>o di scuole, ed
in fine n.° 84 appartamenti d'affitto da 6
a 1 o vani in ciascuno di essi". Altro pro-
getto artistico d'un nuovo teatro muni-
cipi le in Roma per gli spettacoli scenici
d'ogni maniera, fu ivi impresso e pub-
blicato fino dal giugno 1 853, con magni-
fica edizione nella tipografia Mengoni,
con questo titolo: Progetto d'un teatro
municipale del conte Antonio Lovatti,
pubblicato per cura di Romualdo Gerì'
tilucci. Ne darò un breve cenno. ET cor-
redato il progetto di 4 bellissime tavole
architettoniche, egregiamente incise, e
rappresentanti : la Pianta dell'area del
teatro; il Prospetto verso la nuova piaz-
za di s. Silvestro in Capite acquarellato;
il Prospetto rivolto nella via del Corso,
ov'è il Casino o luogo di ritrovo per la
socievole conversazione e leciti diverti-
menti ; la Sezione longitudinale o spac-
cato acquarellato, e dimostrante le diffe-
renti altezze interne delle gallerie, de'cor
ridori, de' palchi, delle gradinate, della
platèa e del palco scenico, come pure il
fianco della gran sala del Casino. Il ge-
nio per le opere di belle arti del eh. Gen-
lilucci, esperto fautore di esse (anco pel
dichiarato ne' voi. XXX VII, p. 2r)f), e
LXV, p.12), principalmente eccitò fini-
tore ad affidare alla sua fiduciosa amici-
zia il progetto artistico da esso concepi-
to e condotto con coraggio eguale all'in-
gegno, colla sua illustrazione, ch'egli per
soverchia modestia avea tenuto a lungo
quasi nascosto, per attendere il tempo op-
portuno per mostrarlo con profìtto. Quin-
di il Geiitiluccijdopo avere genei osamen-
te futo stampare e incidere le tavole del
grandioso progetto artistico, dottameli-
TEA TEA 199
te elaborato dall'eucomiato romano ar- Tra le aree acconcie all' elevazione del-
chitetto, die ben a ragione vantasi d'es« l'edifìzio, aoch'egli preferì all'ubicazione
sere slato ammaestralo dal celebre cav. del teatro Capranica da multi vagheggia-
Raffaeie Stein, nubilmente lo dedicò al la, la suddetta superficie che si denomi-!
municipio romano, come ([nello ebe [>e- n a l'isola delle Convertite, la ([naie oltre
netrato del desiderio universale e delia il presentare minore dispendio e minori
dignità di Roma, onde appagarlo nel con- ostacoli nell'acquisto delle case da demo-
siglio de'26 aprile i8;»3 avea richiama- tirsi, in confronto dell'area del teatro Ca-
lo il decreto consigliare de' 2 1 maggio pranica, è situata sulla nobile via del Cor-
I 8 7 2 , con cui erasi ammessa la propo- so, centro del commercio giornaliero, riu-
sta della costruzione d'un novello edili- nione del mondo elegante, luogo ebe nel
zio pe'pnbblici spettacoli nell'alma città, carnevale si fanno quegli eclatanti diver-
maggiore in ampiezza a'precsistenti. Per- timenti, ebe godono tanta rinomanza.
tanto il Genti lucci Io pregò, omle si de- L'isola delle Convertite ha da >\tì lato la
gnasse accordare la sua autorevole prò- via del Corso, lateralmente quelle delle
te?ioue all'interessante lavoro, ebe avea Convertite e di s. Claudio de'Dorgoguo-
merilaloil plauso e l'amrnirazionedi mol- ni, e di dietro la piazza della Chiesa di
lissimi fra quelli die in Roma primeg- s. Silvestro in Capite. L'editore Genti-
giano nel culto delle belle aiti. Comecliè lucci intende d'applicare le linee del pia-
rispondente per vastità, magnificenza, no in qualsivoglia locale o area ebe fosse
centralità e comodità,al l'esigenze de'tem- per iscegliere il municipio, promettendo
pi, al desiderio de'ciltadini, al convenieu- a tal uopo, se bisognasse, d'aggiungere
te decoro della capitale, cui difetta di si- una 5." tavola con pianta architettonica,
mile edilìzio; e perciò reclamalo da tutti in cui sieno delineati altri progetti, con
i romani, eziandio per non essere più in modificazioni adattabili ognuno al loca-
queslo inferiori alle città e comuni delle le prescelto. Osservando l'architetto che
provincie che posseggono teatri munici- i moderni teatri di Roma, tranne il Ca-
lia! i. Che se il progetto artistico avesse a- [iranica, sono privi di piazza innanzi al
voto la soi te d'essere prescelto, allora egli loro ingresso, si propose inoltre la demo-
si sarebbe fatto mi dovere di presentare lizioue delle case e delle casipole, ebe se-
ai medesimo municipio le due altre par- parauo le due piazze di s. Claudio de Bor-
ii integrali, cioè il Piano di esecuzione, ed gognoni e di s. Silvestro in Capite per
il Piano economico, che fanno seguilo al formare la piazza, ed anche per dare ai-
progetto stesso, e che apporteranno il rin- l'edilizio un aspetto maestoso ed elegan-
veuimen(ode'mezzipecuniari,coscienzio- te. Ideò paralleli alle ricordate vie di s.
semente presunti dall'autore nella sua il- Claudio e delle Convertite, l'erezione di
lustrazione, ed mi notevole risparmio dal due portici lungoognuno6o metri,ecom-
Gen li lucci procurato sulle cifre ivi nota- posti da 1 5 arcate; sia per comodità delle
te. <)ia laro parola del progetto arlisii- carrozze, che introdotte dal lato dell aur-
eo. A decorare Roma d'un nuovo teatro, [diala piazza di s.Sil veltro, uscirebbero sul
il conte Lovalti immaginò un piano va- (orso, mentre i pedoni hanno ingresso e
sto, in guisa d.j formare un grande e de- sortila di fronte alla piazza nel portico
coroso monumento dell'arte romana; nel- semicircolare, potendo da [lottici aver e-
I I sua illustrazione dando ragione dell 1 sito d\ ognuna delle due parti 1 2 carroz-
sceltadel luogo, degli s(-oinpartinieiiti,del- /e in fila al coperto. I portici si aprono
l'armonia, e della solidità di esso, non che ih j saloni, affinchè gli aspettanti le cor-
della spesa presunti va occorrenlealla fuh- rozze non sieno subitamente esposti al-
brica, spiegando parte a parie le tavole. l'aria. Sui saloni sboccano 6 larghe scale,
200 TEA
2 delle quali mettono alla piato;» é alla
gradinata; 2 altre che olire agi' indicali
luoghi, l'anno capo agli ordini de'palchi;
le ultime 2 semicircolari danno accesso
a'nominati punii, e servono a condurre
al Casi do annesso. 1 pianterreni si forma-
no di due stanze per la vendita de' bi-
glietti per la platèa e gradinala, e per le
chiavi de'palchi; da un locale di ricove-
ro alle carrozze privilegiate, dal quartie-
re de'vigili o pompieri, e contenente con-
serve d'acqua da servire in caso d'incen-
dio, e per uso delle rappresentanze sce-
niche; dal quartiere della guardia; dalle
officine, dal magazzino de' falegnami e
macchinisti; da due cordonale per tras-
portare facilmente sul palco scenico ca-
valli, macelline, e quanto vi occorra di
greve; e da 9 camere pel caffè e per la trat-
toria, cui dal canto del Corso si aggiun-
gono porticati ov'è dato godere del pub-
blico passeggio. La saia del teatro, oltre
la platèa, che hai Biliare di banchi e seg-
giole, coutiene le gradinale a 5 scaglio-
ni, le quali negli altri teatri di Roma at-
tuali non esistono, e fornite di sediolecon
line appositi ingressi. Di più s'innalzano
sulla slessa sala due loggie o palchetto-
ni laterali prossimi al palcoscenico; non
che 5 ordini di palchi, e il così delto lub-
bione. 1 palchi sono 4' per ordine, uè'
«piali potino godere la visuale da g ai 2
persone, e avendo ciascuno de' primi 3
ordini il camerino di società all'ingresso,
tranne il terzo che ne ha soli 3 1 . La pla-
tèa può contenere 5^20 persone, alle qua-
li aggiunti 3 5o delle gradinate, 45o del-
le loggie o palchettoni, 4^o del lubbio-
ue, 2,400 de'5 ordini, in tutto somme-
rebbero 4^3o spellatoli. La forma adot-
tala dall'autore è quella dell'anfiteatro,
per la ragione del diritto comune di udi-
re e di vedere, e per le leggi dell'acusti-
ca, delle quali l'architetto particolarmen-
te si preoccupò, per trarne lutti i vantag-
gi, onde rendere la sala armouiosa e con
.. omento di suono. A ciò si associa l'in-
cliuazione del soliìtto, l'abolizione delle
TEA
quinte e de'fesloni o panneggi pendenti
dall'alto; la composizione delle scene pro-
seguenti ne'lati con un soliìtto inclinalo.
Scelse a materia di costruzione, la sca-
gliola o solfato di calce per le pareti, l'a-
bete e il ferro per l'occorrente legno o me-
tallo, poiché stabilì le travature de' solai
e de'tetli in ferro, lauto a scansare il pe-
ricolo degl incèndi, quanto perchè se uè
ottiene spesa più mite. Compiono l'iusie-
me gii ornamenti de' palchi, di siile del
secolo XV, con colonnette di ferro fuso
a parapetti, e per le altre decorazioni co-
lonnine spirali e fiorami, pulti e altre so-
miglianti gaiezze dorate. Altre corrispon-
denti decorazioni l'architetto stabilì nel*
la bocca dell'opera, nel sol'tilto e nell'in-
teriore parie de' palchi. Formò egli an-
cora un terrazzo parallelo al lubbione ,
qual deliziosa passeggiata per l'estate, po-
nendo nello stesso lubbione 1 7 grandi fi-
nestre pronte a rinnovar 1' aria o a dal-
la luce agli spettacoli diurni. Dispose le
stanze pe'cuslodi e guardarobe, pe'sarti,
pegli attrezzisti, pe' coristi e corifei, per
le coriste e corifee; molti camerini per
gli attori, il palco, le gallerie coperte, le
n sale, il salone pel Casino, le quali al-
l'occorrenza potrebbero dare un nuovo
sfondoalla scena,essendole parallele,Iaon-
de da 3o metri di profondità salirebbero
a 5i; un salone superiore pe'scenografi,
donde potrebbero calare le tele al posto,
Gappartainenti perattori.una vasta guar-
daroba per custodia degli abiti o altro. 11
complesso di questi oggetti appena vado
nominando, non essendomi permesso ag-
giungere di più. Le ragioni esposte dal-
l'autore, per ciò ch'è forma rientrante e
piramidale all'interno della sala, sono ba-
sale sulla convinzione che la sala sia di-
sposta in guisa da scansare ogni azione
retrograda, acciò il suono si diifooda, me-
diante la forma convenevole delle pareti,
che non disperda la voce, che non renda
suoni confusi, che non geuei i l'eco, e che
ii suoiio primitivo si possa intendere do-
vunque e quasi nel medesimo islaute. La
TEA
nuova composizione della scena è delia-
la dall'architetto in modo di vedere eli-
minati pei sempre gì insulsi festoni 0 pan*
oeggi clic stanno indifferentemente nella
campagna, nella reggia, nella piazza, nel-
la prigione, deformità sopportata finora
daH'al)iUidine;e que' pezzi di camera, quel-
le colonne, quegli alberi che camminano
al volere del macchinista. 11 conte Lovat-
ti attenendosi presso a poco all'archi tet-
tura del suddescrito teatro di Marcello,si
valse della sua forma semicircolare in ar-
i nazioni dalla partedella piazza con por-
tici su d'una curva, sovrastati da'portici
superiori die tengono luogo di gallerie,
eie arcate di trapasso servono al transi-
to delle carrozze, tutto palesando che la
fabbrica contiene un teatro. Dal lato del
Corso il colonnato inferiore e il superio-
re danno l'idea d'appartenere a una gran
sala, e che vi sia uu Casino o luogo di riu-
nione per la conversazione, giuochi leci-
ti, mu>ica, ballo, e altri passatempi pro-
pri d'uomini civili e colli. lli.° ordinedel
prospetto esterno della via delCorso è do-
lieo, il 2.' jonico, il 3.° corintio: superior-
mente vi è un attico che corrisponde al
terrazzo. 1 1 concetto architettonico di que-
sto teatro ha l' impronta dell' unilà, del
comodo, dell' armonia nelle sue parti ; e
capace di servire non meno agli spettaco-
li scenici, ma pel Casino anche il centro
d'altri divertimenti e convegno della cit-
tadinanza istruita, e de' moltissimi fora-
slieri che recatisi in Roma ad ammirar-
ne le grandezze. Quanto a'due piani di e-
secuzione e di economia, promesssi nel-
la dedica del progetto artistico al muni-
cipio romano dall' ingegnoso e operoso
Cculilucci, affine di raggiungere la rag-
guardevole somma di scudi 55o,032, che
si richiedono ad eseguirlo, secondo il pre-
ventivo dell'architetto (però non compre-
sa la somma occorrente per l'acquisto e
demolizione de'fabbricati che ora forma-
no l isola delle Convertile, e delle case e
casipole che separano le due piazze, dal-
l'architello calcolala circa 200,000 scu-
T E A 201
di, somma ch'egli non pose nel preven-
tivo delle Spese occorrenti, avendo imma-
ginato che il teatro si dovesse edificare in
area già allatto libera), eccone una sem-
plice indicazione. Il piano di esecuzione
propone: i.° di emettere una quantità di
cartelle colorate al portatore al g4 peri r.o
rimborsabili con estrazione annua alla pa-
ri e col frutto del 5 per 100 pe'5 anni ne'
(piali si fabbricherà il teatro, e del 2 e mez-
zo per 100 negli anni susseguenti l'aper-
tura; i possessori delle quali cartelle acqui-
steranno diritto ad un 4-' di palco per tan-
te cartelle; 2. traccia uu'am ministrazio-
ne per vegliare all' annuo introito delle
cointeressenze pel soddisfacimento pro-
gressivo delle rendite, e pei l'annua am-
mortizzazione delle cartelle; 3." stabilisce
una dote presuntiva di circa scudi 5 j,ooo
all'impresario nelle 3 principali stagioni;
4-° prevede il caso della non piena riu-
scita della reudita totale delle mentova-
te cartelle colorate, e ve ne sostituisce al-
trettante bianche a eguali condizioni, me-
no il diritto a' quarti de' palchi, ma col
frullo annuo anche dopo 1' apertura del
5 per 100 ; 5.° coordina i prezzi da (is-
sarsi per la serale concorrenza ; 6.° sug-
gerisce vari mezzi di recare rendite ed
utilità per isvincolare il teatro comunale
dal debito contratto /quantunque coll'am-
11101 tizzazione prescritta, anche senz'altri
proventi, sarà affrancalo il teatro, colle
somme che si pagano ora per l'aflitto, nel
termine di f±o anni. Le dimostrazioni poi
del piano economico pongono in luce
l'amministrazione teatrale: 1. durante
gli anni della fabbricazione; 2.0 dopo il
i.°anno dell'apertura; 3." del definitivo
affrancamento del fondo in conseguenza
delle operazioni. L'interessante e nuovo
giornale \' Eptacordo d'i Roma, del quale
poi farò encomii, non solo di recente. e-
gregiailiente descrisse il progetto artisti-
co, e i piani di esecuzione e di economia,
e icsc i dovuti elogiagli autori, ma giu-
slamenle e con quella imparzialità di cui
già ha dato saggio, fece eco all'estere ac-
2oa TEA TEA
endemie che ben giudicarono dell'opera l'ordine Gerosolimitano, e di alcun e fa mi «
ai-chi tettonica del conte Lo vai ti con pub- glie coni proprietà rie per gli altri tre quin-
bliche dimostrazioni, ed applaudì al zelo ti, finché alcuni anni addietro l'acquistò
e criterio del Geo ti lucci, facendo voli per il prìncipe il. Alessandro Torlonia. Di>^i
I effettuazione sollecita del vasto proget- pure che venne denominato Teatro del-
to, cerio che frutterà gloria agli ordina- le Dame, perchè fu ih. "teatro di Roma
ter. i e al munifico magistrato romano, in cui si eseguirono spettacoli d'opere re-
ed aumento di decoro a Pioma. 11 padre gie ed eroiche, con drammi in musica e
dell'architetto, conte Clemente, anch'egli balli grandi , perciò un tempo proprio
contribuì all'ornamento della patria pel principalmente per la nobiltà e per la
palazzotto eretto per suo conto sulla Pìaz- classe doviziosa. E' il più vasto di Roma,
za del Popolo {}y -\ maestoso ingresso ma la sua forma quanto alla sala e pia-
primario di Roma, d'uniforme diseguo tèa è difettosa, poiché quasi è quadra. Ha
all'altro del principe Torlonia; e prò- 6 ordini con comodi palchi, platèa spa-
gettò di nobilitare l'altro principale in- ziosissima, palco scenico di sorprendente
gresso della città della Porta s. Giovati- estensione. La decorazione interna non è
ni, con proporre l'edificazione a sue spe- spregevole, ma va privo di prospetto e-
sed' una cavallerizza coperta di cui man- sterno. Meno i muri maestri e le scale, il
chiamo, della caserma de'dragoni, d'un resto dell'edilizio è tutto di legno che lo
borgo con 3 ale di fabbriche, e di erige- rende incomodo e pericoloso. Forse pe?
re in mezzo quella colonna che ora si sta tali cause decadde dal suo splendore, ser-
innalzando all'Immacolata Concezione in vendo al presente per rappresentazioni di
piazza di Spagna, e perciò pubblicai il 2.° ordine. Fino ah 84o nel carnevale vi
progetto in questo stesso voi. a p. 77. si davano splendide feste da ballo in ma-
Teatri moderni di Roma. schera e dette festini, al qual uso il luogo
/Gilbert, nel rione Campo Marzo, al è veramente assai acconci o;ma nel seguen-
pi incipiodella strada cheda piazza diSpa- te anno s'incominciarono a dare nel tea -
gna conduce alla fontana del Babuino,e tro di Torre Argentina, e poi anche in
trovasi a mano destra l'ingresso che ad quellod'Apolloo Tordinona.il crìticoMi-
esso conduce, quantunque l'edifìzio s'in- li zia ecco come giudicò quest'edilizio. ■> Il
nalzi aldi là della via dell'Orto di Napoli, Bibbiena fu a Roma, e vi fece il teatro
no me non preso da quello diesi dice pos- degli A liberti; ina perchèquivinon vi era
sedeva il re di Napoli ed ereditato da'Far- forse un Malfei (come in Verona), che ne
nesi, come crede alcuno, poiché i Farne- dirigesse la costruzione, l'unico pregio di
si soltanto erano proprietari della villa e questo teatro si riduce alla grandezza,
orti detti Farnesiani, e che descrissi nel Cattivo sito, meschini ingressi, «cale in-
•vol. XXII I, p. 209 e seg.; ma dall'avere felici, corridori scomodi; e quel ch'è peg-
presso l'orto ne'lempi antichi gii stadi e le gin figura impropria, e palchetti in fuo-
abitazioni diversi pittori di Napoli. Altro ri e centin iti. Se Roma antica ebbe i più
ingresso è nel vicolo Alibert, e fu cosi il grandiosi e magnifici teatri del mondo,
teatro chiamato dalla famiglia de' conti Roma moderna, benché ne abbia molti,
Alibert che lo fece erigere, dopo la demo- li ha tutti difettosi e per la forma e per
lizione del teatro di Tordi Nona da essi la politezza" (Milizia morì nel 1798, e
costruito ed aperto, nei primi del secolo l'opera fu stampata in Roma nel 1768).
XVIII da Francesco Galli da Bibbiena, Apólloo Tordinonà, nel rione Ponte
e già agiva neh 720 come notai disopra, presso Ponte s. Angelo, il più ricco e il
Poi divenne possesso per due quinti e de- più bello di Roma. Si chiama purecol ì.n
rivaligli dallo spoglio del cav. Vaini, del- nume pei che la strada e parte dell'area
TEA TEA ao3
in cui trovasi eretto, ebbe giti la denomi- ti dellagioventùcol prestigio d'un'imma-
nazione ti a un vasto edificio e da una tor- ginazione sbrigliata e d'un'ardentè paro*
re che ne'secoli di mezzo si appellava Tor la. E tanto è più malvagia, quando, per
di V'orza, e tanto quella che questa servi- distruggere le idee religiose e morali nei
rono ad uso di pubbliche Carceridi Ro- popoli, il racconto altera il vero, e semi-
ma ( f .), fino al pontificato d'Innocenzo na idee false e massime perverse. Tale o-
N,che nel 1 64" fece edificare il luogo per pera fece F. D. Guerrazzi col suo roman*
le pnbbliche prigioni lungo la via Giulia, zo la Beatrice Cenci (Storia del secolo
Era prefetto del carcere tli Tor di Nona, XI T), il quale dopo essere stato posto li-
e insieme della curia giudiceordinario di beramente in commercio anche tra noi,
Roma il Soldano(fr.). Nella torre fu rin- fu poscia proibito (dalla congregazione
chiusa Beatrice Cencijd'infelice fama,pri- dell'Indice con decreto de' i4 dicembre
ina di andare al patibolo, la quale avve- i 854)- Or bene, a scemate i tristissimi
nenie e nobile romana oggidì sipreten- ellelti di quel romanzo, il cav. FilippoSco-
de da alcuni far comparire vittima della lari di Venezia ha compilato sopra auten-
prepotenza umana, per vituperare il ve- liei documenti una storia della Cenci, il
iterando pontificato romano e oltraggia- quale libro utile e severo sarà tra breve
re il glorioso e giusto Clemente I f fi. co» pubblicato in Milano". Ne' Cenni storili
false e obbrobriose calunnie, mutilando- dellaven. Àrcìconfraternita della Ca-
si e alterandosi la storia secondocbè me ritàins. Girolamo, Roma 1 845, del (piai
glio tornò allo sfogo di loro passioni, per benemerito e illustre sodalizio riparlai a
infiammare i popoli con tinte seducenti s. Girolamo della Carità , si dice che o-
e romantiche alla simpatia e difesa d'u- riginònel i5i8anehepeldisbrigodei pro-
na parricida. Perchè l'inesorabile Ponte- cessi de'carcerali e loro liberazione. Quin-
fice ordinò al governatore di Roma Ta- di che assunse il pagamento al soldano
vi r/iit l'esecuzione della sentenza per Te- o capitano delle carceri del vitto de' de-
sernplare giustizia, lo narrai ne'vol. XIV, tenuti in segreta, per impotenza de'qua-
p. 5o, LlX,p. 3o, e ne'molti articoli re- Ji nel soddisfarlo ne veniva tardata la fi-
lativi, adterrorem e per frenare le con- beraziotie,edentrolecarcei'i stesse di Tor
simili e contemporanee atroci uccisioni di Nona eresse un ospedale con lutti i soo-
commesse in Roma tra' nobili. Beatrice corsi corporali e spirituali. Mosso Paolo
Cenci rinchiusa in delta torre, fu il sog- IV da tanta religiosa pietà del sodalizio,
getto d'un quadro del cav. De Vivo, che e sdegnato dell'angarie e soprusi del sol-
«lescrisse V Album nel t.i5, p. 344> ne'" dano di Tor di Nona, che comprava l'of-
l'atto che prega il Fai inaccio suo difen- ficio del soldanato per scudi 3730, alli-
sore (di cui nel voi. XLV, p. 238 e altro- dò al sodalizio il governo economico di
ve), di far pale»e al Papa la sua innocen* tale carcere,in vestendolo pure dell'oftìzio
za; mentre Guido Reni ne faceva quel ri- del soldanato e de'suoi emolumenti deri-
tratto cb'è nel Palazzo Barberini ', e con vanti in parte dalla giurisdizione del sol •
innumerabili copie sparse per Roma e dano in alcune cause ci vili e criminali, e
altrove, a motivo dell' acerbità de' casi in parte da alcune tas^e sui carcerali, ed
e di sua avvenenza. Di queste rigorose insieme all' obbligo di somministrare il
giustizie parlò Cancellieri nel Mercato vitto a'earcerati di segreta, previo il colli-
ri p. 18G. Nella Civiltà cattolica^ %* penso di bai. 1 5 al giorno per ciascuno in
sene, t. 10, p. 1 i"2, si legge: • Malva- rimborso, e di stipendiai e i ministri cu
già opera è certamente quella del rende- studi della prigione. Indis. l'io V nel 1 )(iS
re popolare la storia ili certi grandi de- effettuò l'investitura, premessa la cernie-
li tli, innestandola ne' cuori appassiona* grazione al soldano della somma pagala
ao4 TEA
nel l'acquisto dell'offizio, colle prerogative
inerenti, riunendo pure nel sodalizio gli
emolumenti dell' òlfizio del notaio e del
giudice del soldanalo, ed inoltre gh donò
l'edilizio di Tor di Nona colle case annes-
se, con facoltà di tenervi un'osteria esen-
te dalla gabella, ordinando altresì die la
camera apostolica reintegrasse l'areieou-
tra terni la del vitto da somministrarsi ai
carcerali condannali a pene afflittive. Di
piti s. Pio V decretò, che se le carceri di
Tor di Nona fossero demolite, il sodali-
zio avesse piena facoltà di domandare la
restituzione del prezzo sborsato per l'ac-
quato del soldanalo, e delle spese succes-
sivamente falle nell'edifizio. Prosperando
d sodalizio al governo economico e cari-
tativo delle carceri di Tor di Nona, (man-
do Alessandro VII compì leuuove car-
ceri del predecessore Innocenzo X (il cui
stemma con raro esempio vi eresse, con-
servandone il nome, il che a cagione di
lode rimarcai nel voi. LXVI, p. 77), nel
i(i"*S volle affidarne al sodalizio le vigi-
lanti cure e il governo economico, con-
fermandogli i privilegi ed emolumenti elio
godeva. Rimaste in tal guisa inoperose e
inutili le antiche e famose carceri di Tor
di Nona, tuttoché vi fossero buone ragio-
ni per ritenere, che lediGzio slato fosse
definitivamente e perpetuamente ceduto
in piena e libera proprietà all'arciconfra-
lemita, pur non ostante pretendendo la
camera apostolica, che la cessione doves-
se intendersi come precaria e soltanto du-
ratura finché realato fosse l'uso cui era
stalo destinato, piacerne ad Alessandro VII
conciliare con equo lemperameuto l'in-
sorta questione, concedendolo nel 1 66 r
con enfiteusi perpetua all'areicoulrater-
itila per l'annuo canone di scudi 100. Non
senza grave dispendio il ridusse essa da
prima in parte ad uso d'abitazione, ed in
parte ad uso di fienili; dovendo curare
l'aumento di sue rendile pel suo maggior
dispendio cui and') esposta, per le molte
innovazioni avvenute nell'ordine della
procedura, e la soppressione delle altre
TEA
carceri di Borgo , di Ripetta e di Coi te
Savella, per il che si era non poco accie"
sciuto il numero de'carcerati nella Pri-
gione Innocenziana (dal 169G al 1 702,se-
condo un calcolo medio, la cifra de'car-
cerati eia 65 per giorno da mantenersi,
e mentre il sodalizio perde la giurisdizione
giudiziaria del soldano, e l'esenzione del-
la gabella de'vini dell'osteria delle carce-
ri di Tor di Nona, e dopoaversostenuto
enormi spese per migliorarne il carcere,
di poi ebbe compensi). Àia non ritraen-
done che un frutto tenue e fallace, pen-
sò di convertirlo in teatro, di cui manca-
va Roma e o v'era tanto desideralo; ed ot-
tenutane col pontificio permesso anche la
privativa (probabilmente da Alessandro
Vili Oltoboui veneto e di benigno tem-
peramento), ricedè posteriormente il lo-
cale per la detta destinazione, ed in sub-
enfiteusi perpetua al conte d' Alibeit
per 1' annua prestazione di scudi 980 ,
quante volte il teatro agisse, riducibile a
scudi 4J0 ogniqualvolta restasse questo
inoperoso. Così Roma dopo tanti secoli ri -
vide un teatro stabile dentro le sue mura,
fu il [."teatro moderno in essa innalzato,
e per magnificenza e opere che rappresen-
ta in questo secolo diventò il teatro re-
gio, il 1. teatro dell'alma città sulla spon-
da del 7efere3 alle cui inondazioni è al-
quanto soggetto nell'ingresso. M'istruisce
Cancellieri nelle Dissertazioni epistola-
ri sopra Cristoforo Colombo, p. 1 8 1 ,che
questo grande scuopritore dell'America,
non senza meraviglia, non destò V estro
di qualche immaginoso poeta a farne mae-
stoso e interessante argomento d'una no-
bile tragedia su le nostre scene, che an-
che Melpomene non siasi impegnata ad
unirsi a Clio e con Calliope a celebrar l'e-
roe, che immensamente accrebbe i domi-
mi della Spagna e ingratamente fu cor-
risposto. Bensì con bella e virtuosa gara
fu dalle due muse sorelle Musica e Poesia
servito da un dramma per musica di Cra-
teo Pradelini, intitolato: fi Colòmboovve-
10 l'India scoperta, dedicalo all' III.""*
TEA
al Fcc ma principessa d. Maria Ottobo-
ni (pronipote d'Alessandro \ III morlo il
i ."febbraio 1 69 1 ),da rappresentarsi nel
(entro ili Tardinomi Vanno i(><>r, ad
istanza di Francesco Leoni libraro in
piazza Madama. In Roma per France-
sco Buagni 1 69 1 con licenza de'supei iori
e con figure. Questa notizia la sommini-
strò a Cancellieri il principe d. Pietro Ga-
brielli . il quale col suo finissimo gusto
seppe riunire una scelta biblioteca (e del-
la quale acquistai moltissimi e pregievo-
li libri), colla più rara e bella Raccolta
ili componimenti italiani d'ogni genere,
atti a rappresentarsi; indicandogli pure
altre produzioni posteriori di commedie,
di drammi in musica e di balli, compia-
li fu celebralo Colombo, anche ne' tea tri
di Roma, e riportatico'loro titoli da Can-
cellieri, sebbene Materia ila Coturni e
non da Sacelli, Dunque si può stabilire
ebe il 1 ."teatro pubblico in Roma non so-
lo fu questo di Tor di Nona, ma ebe agì
nel 1 6q 1 .Se non cliepocodopocnel 1697,
come già rilevai di sopra, Innocenzo XII
non credendo convenienti alla dignità di
Rotna papale e del centro del cristianesi-
mo le pubbliche teatrali rappresentanze,
fece demolire il teatro. Quindi fu, che a
compensare il conte Aliberl dell'enormi
spese sostenute per ridurre il locale a tea-
tro, il Papa gli cede in piena e assoluta
proprietà l'intiero edifizio, come afferma-
no i citati Cenni storici, e poscia l'A liberi
fabbricò il teatro che dal suo nome tut-
tora si chiama. Ad emendare poi il dan-
no, che l arcicotifraternila dì s. Girolamo
venne a risentire per la perdila dell'en-
fiteusi e della pattuita corrisposta. Inno-
cenzo XII la esonerò dal pagamento del-
la somma dovuta alla camera aposlolica.
Nel seguente pontificato di Clemente XI
il teatro di Tor di Nona fu riedificalodal-
l'archiletlo cav. Carlo Fontana, che es-
sendo morto come leggo in Milizia nel
J 7 1 4> perciò a quell'epoca già esisteva.
Pare che in seguito s< "giacesse a un in-
cendio ea cambiamenti, altro però e mag<
TEA ao5
giore furiosamente lo consunte nel 1 780
e ridusse in cenere. Divenuto preda del
le fiamme, l'infortunio acquistò qualche
rinomanza per Giuseppe Carlelti: Ina n
ilio di Tordinona, Poema giocoso ^o-
ma e Venezia 1781. Questa composizione
in bernesco è bizzarra e piacevole. Rie-
dificato nel 1 78 j furono pubblicali; Giu-
seppe Tarqui ni, Descrizione del teatro di
Tor di Nona, Roma 1 78 5. Notizie e do-
cumenti sulla nuova fabbrica d> l teatro
di Tor di Nona, Roma 1786. Ma per li
poca solidità de'fondamenti in riva a del
to fiume presto cadde, onde ne fu affida-
ta la cura di rifabbricarlo per intero in
materiale alì'imolese cav. Cosimo Morel-
li architetto favorito di Pio VI, autore del
palazzo Brasila e del seminario di Su-
biaco, fatti edificare dal Papa (e di quan
to P Alberghetti descrisse nella Storiati' I-
mola, t. 3, p.120, come de teatri d'Imo-
la e poi incendiato, di Macerata, Jesi, O-
simo, Fermo, Forlì, Ferrara ealtri, aven-
do dato i disegni pel nuovo teatro patrio
e per quello della Fenice di Venezia), e
riuscì fabbrica sontuosa, con ottimedeco-
razioni interne, specialmente di belle pit-
ture a chiaroscuro nel davanzale de' pai
cbetli, e rappresentanti fotti di stoiia ro-
mana; per cui 11,-1 1 ra Novaes, che invitalo
Pio \ 1 a vederlo vi si recò (e non pare
RenedelloXIV come altri pretesero), ed
il mordace e satirico Pasquino scrisse au
dacemenle sul teatro: Indulgenza piena
ria (dicesi per ina v vertenza di non aver
deposta Ìb stola nell'enlrarvi). Neli7g5
pubblicò in Roma con figure Felice Gior-
gi, Descrizione storica del teatro di Tot-
di Nona. Laonde il Giorgi descrisse, non
edificò il teatro, come pretende Mariano
Vasi, Itinerario istruttivo di Roma, ivi
stampatone! 1804, a p- 35y. Nel seguen-
te 1 7C)fì nuovamente in esso si recitarono
commedie e rappresentarono tragedie e
drammi in musica, balli decorosi e altri
spettacoli; pei ónci 1 707 testò Mi-peso con
lutti gli n Iti i teatri pei leti iste e rammen-
tate vicende. Nibby e Melchiorri, il 1 ."col-
206 TEA TEA
la RomanelVanno i 838.il 2. "colla Gui' prospetto esterno, somigliando il prece-
da metodica di /Ionia, descrissero i tea- dente a quello d' uu gran casamento, e
tri di Roma, e con essi segnatamente [irò- perchè questo non volevasi demolire, co-
cedeiò »i descrivere il veramente regio sì l'architetto, alquanto verso il ponte, vi
teatro d'Apollo, ridotto tale per gusto e aggiunse l'odierna facciata con 2 colonne
magnificenza del principe d. Alessandro e 2 pilastri di marmo carislio, oltre non
Torlonia, e gli ho pure presenti ne'cen- poche altre decorazioni di diverso gene-
ni sogli altri teatri. Ne' primi del corrènte re sì in istucco che in marmo, di que-
secolo il teatro fu comprato dal duca di sto essendo lo stemma gentilizio del pi in-
Bracciano d. Giovanni Torlonia, e dopo cipe proprietario e le due statue che so-
la sua morte diventò proprietà dell'eneo- vrastano l' edilizio. Questa facciata con-
miato figlio d. Alessandro. Questi nella tiene tre porte per cui si ha ingresso in
sua connaturale splendidezza e gran pio- ispazioso e ben adorno vestibolo, da dove
motore delle arti (come può vedersi ne- si passa ad una propinqua sala, e da que-
gli articoli Palazzi Torloiv] a eViLLAToR- sta si ascende per comoda e abbellita sca-
li onta), volle rifarlo quasi al lutto nuovo, la, con istatue e lavori di stucco, la quale
e però neli83o mandò ad effetto il suo conduce in altra sala che precede alla sala
iiobileconcepimetilo, servendosi all'uopo del teatro e serve di trattenimento al pò-
del concittadino valente e fecondo archi- polo, ed è pure abbellita da 8 statue di
tetto cav. Giuseppe Valadier romano. Fu plastica di bel lavoro, alcune delle qua-
fillora rifatto l'interno della sala o platèa li sono copie. In seguito poi, mirando il
tuttoin materiale, con ornamenti vaghis- principe d. Alessandro a sempre più ac-
simi di pitture a chiaroscuro, di dora tu- crescere i comodi e lo splendore del suo
re, di specchi, di marmi e di quanto al- magnifico teatro, fece di mano in mano
tro possa desiderarsi di decoro in un pri- aggiungervi altre sale per usi diversi, e
niario teatro di Roma : il palco scenico queste volle venissero dipinte da valenti
venne allungato di mollo per comodo e artefici, fra'quali Podesli, Coghelti, Pao-
ampiezza degli spettacoli coreografi dei letti, Capalti, Tojelli, lutti gareggiando
balli, e furonvi aggiunte tutte le comodi- nobilmente nel decorare que'luoghi con
là opportune pegli attori, non meno che opere pregevoli per invenzione, disegno
per le macchine. Leggo nelle_7\V)//r/V//,,/07-- e colorito. La sala del teatro è molto va-
110 alla vita delcav. G. 1 alarlier,àt\ eh. sta; la platèa ha banchi a seggiole, decenti
architetto cav. Gaspare Servi, che il Vaia- e comodissime; i palchetti o loggie de' G
dier a togliere di mezzo un gravissimo ordini son ampli edecorali;il luogo rima-
sconcio, percuilecoroparsede'melodram- ne illuminato da un grandissimo lampa-
mi ede'balli,non avendo prossimo locale dario di cristallo elegantissimo. Il princi-
incui vestirsi,e talvolta in mezzoalleopere pe proprietario annesso al suo palco vi ha
travestirsi, erano costrette di passare per un nobile appartamento per uso privato,
le scale del teatro a fine di recarsi nella ed in alcune circostanze vi die bellissime
guardaroba, immaginòefececoslruiresul feste. Il palco scenico è profondo assai, ma
Tevere un'arditissima scaia che ammira- non largo in proporzione, e ciò a causa che
si dagl'intelligenti. Né con brevi parole l'edificio ha da un lato la pubblica via e
può descriversi quanto egli operò per reo- dall'altro il fiume che ne lambisce le illu-
dere armonico il teatro, con fare \\\\ vuo- ra.Oggi il teatro d'Apollo suole essere de-
tosotloal palco, aprendo ochiudendo va- sii nato nella stagione del carnevale alle
ni,e trasportando altrove i camerini per rappresentazioni di drammi lirici di gra-
far sì che il raggio sonoro non ne venisse ve argomento e di balli spettacolosi, per
assorbito e stornato. Siccome mancava di lo che si suol dare il nome ùì opera regia
TEA TEA. 507
ni complesso tli quanto vi si rappresenta. Melastasio 0 Pallaccorda, nel rione
Talvolta ebbero in esso luogo i festini o CampoMarzo,e nella viadi ini nome pres-
ièste di ballo, cbe prijnn esclusivamente so e incontro al palazzo di Firenze. Ivi
si facevano nel teatro Alibei I, e con inag- esisteva una casa ili proprietà dell'arci-
giore splendidezza di quest'ultimo si ese- confraternita e / niversità dis. Giusen-
guirono. pe de'falcgnami (per cui tuttora ima la-
Augusto o Correa. Ne parlo in fine al pule ilice appartenerle il diretto domi-
paragrafo degli Anfiteatri. mo), dentro la quale essendovi un gran
Capranica, nel rione Colonna, ailia- editile, alcuni tirolesi venuti in Roma vi
tenie all'almo Collegio Capranica (di fecero de'gruoc/u a palla sulla corda, quin-
di i riparlai nel voi. LXX, p. 227), nella di i (rateili Rotati vi fabbricarono (Nib«
piazza omonima. In origine l'eressero i by e Melchiorri l'attribuiscono olla fami-
Ncgroni nobili romani oriundi di Geno- glia Corea o Correa) nel secolo passalo
va, nel principio del secolo decorso, indi un piccolo lealro(egià esisteva nel 1 "44)>
lo cedtTono a'marcbesi Capranica, la cui cbe prese il nome di Pallaccorda e lo
proprietà tuttora è loro interamente, es- comunicò alla sua via. Da principio vi si
sendovi però parecchie altre famiglie che fecero rappresentazioni d' ogni genere,
vi hanno diiilto su di alcuni palchetti, quindi anebe i burattini, e poscia com-
Non ba alcuna facciata esterna, e sino medie, e spesso colla faceta maschera del
da ultimo l'ingresso era indecoroso, la Pulcinella (di cui dissi alcuna parola nel
scala non buona, incomode le scalcile a voi. LXXI, |i. 28, parlando di Acerra).
palchetti, i quali suddividono in 6 ordini. Ridotto il teatro inservibile, fu acquista-
Quesli sconci gravi, oltreché il teatro eia lo da' detti proprietari, dal cav. Pietro
tullodileguo, furono motivoche un leni- Baracchini e da Felice Quadrarci quali
pò restò inoperoso, quantunque la sua lo demolirono, e comprati altri locali, nel
l'urina interna .sia buona quanto nella sa- i84« gettarono i fondamenti dell'attua*
la e platèa, che nel palco scenico. Già co- le,e di nuovo lo fabbricarono t-utto di ina-
ine notai esisteva nel 1720, e vi furono teiiale e più grande dell'antico ch'era di
rappresentate musiche e commedie, poi legno, con 5 ordini di palchetti, corredai*-
decadde introducendo visi volgari proilu- dolo di tutte le comodità ed erigendovi
zioni, e persino i burattini, ad onta cbe sopra £ convenienti appartamenti. Ne fu
per la sua centi ale situazione, e per la architetto Nicola Carnevali, il quale seb«
sua giusta grandezza potrebbe rendersi il bene giovane die bel saggio di se, perchè
più comodo leali o di Roma, essendo l'u- ha buona facciata, ben ornata, gl'ingres-
nico ili essa che abbia innanzi la piazza, si adattali e agevoli, le scale sono corno-
come notai ili sopra. Di recente fu rico- de: l'internoèsemplice,etultodiscagtio*
slruito di materiale nel 1 854) con dise- la, decorato con gusto di bellissimi stuc-
gno dell'architetto cav. Gaspare Servi, e chi di Fumagalli, e vi lavorarono i più
ornato con qualche eleganza, e migliora- riputati pittori e ornatisti. Il soffitto ba
la la convenienza dell'ingresso. Lo ridus- gentili pilline, il sipario è degno ili Io-
se a 5 ordininoti comodi corridori, in for- de. L'apertura ebbe luogo neli83g col
ma regolale, rimovendo gli ambulacri in- novello e onorevole nome del romano e
comodi e indecenti. Il teatro agisce, e vi sommo poeta Metastasio, i cui pregi ac-
si fanno commedie, musiche bulle, ese r- tennai superiormente, ludi il Quadrali
cizi ginnastici e altre rappresentazioni. Il vendè la sua porzione del teatro e labbri-
Cancellieri cita questo opuscolo; Disin*- cali annessi al cav. Baracchini, che nere*
ganno alt' 'amico Carissimo^ intorno al sia assoluto padrone. Al presente sogli o-
teatro Capranica, slamatilo in Genova, no rappresentarsi tragedie e commedie
208 TEA
da primarie compagnie comiche, e vi ha
luogo nuche la musica buffa, oltre altri lie-
ti tra ttenimenti. Nella corrente stagione
della primavera 1 855, vi agisce una com-
pagnia comica che recita le sue produ-
zioni in idioma francese.
/ alle, nel rione s. Eustachio, dietro il
palazzo de'marchesi Capranica, nella via
che prese nome dal vicino palazzo del-
la / alle. Ricavo dal Cancellieri, Cam-
pane p. i 56, per testimonianza de! dia-
rista Valesio. » Mercoledì 26 giugno 1726
si è dato principio alla fabbrica di un nuo-
vo teatro, nel palazzo già della famiglia
della Val le, dove per lungo tempo fu l'ac-
cademia di Francia (dal 1 665 in poi d'or-
dine di Luigi XIV, per insinuazione di
Colbert, sotto la direzione di Carlo Er-
rard), e la spesa la fa Camillo Caprani-
ca, avendolo preso in affitto per anni q
un certo Ottonaio di casa Valle, ivi vi-
cino, cioè sulla piazza di s. Andrea della
Valle." Il Venuti che pubblicò la Roma
moderna dopo la metà del secolo passa-
to, lo dice piccolo e ch'era stato ridotto
ultimamente in buona forma, per servi-
re ad ogni sorta di tragedie e commedie,
in versi e in prosa, anche con intermez-
zi in musica a 5 voci. Riferisce il cav. Ser-
vi, Notìzie del cav. T'aladier. che il mar-
chese Capranica venuto nella determina-
zione di rifabbricare il teatro, che minac-
ciava rovina, per la vecchiezza de'mate-
riali e cattiva costruzione, circa nel i.°
periodo della metà del corrente secolo ,
ne affidò I' impresa al cav. Valadier, u-
nita niente all'altro architetto cav. Giu-
seppe Cam pò rese, i quali si servirono del
medesimo non vasto locale, e seppero ca-
varvi tutti que'comodi che attualmente
vi si godono. Mentre si rifabbricava pre-
cipitò un arcone, onde il Valadier aven-
done sofferte del le critiche si difese stam-
pando un' eloquente giustificazione con
analoghi disegni. Il teatro riuscì armo-
nico, elegante, solido, con bellissime e a-
gevoli scale. Dipoi il marchese Caprani-
ca lo vendè al cav. Pietro Baracchini, e
TEA
con un canone perpetuo, restandone il
2. "proprietario. Nibby e Melchiorri qua-
lificarono il teatro Valle di giusta gran-
dezza, e lo crederono il 2.0 teatro in Ro-
ma tutto costruito di materiali. Che la
facciata non sarebbe sgradevole, ma non
si può godere per la strettezza della stra-
da. Per 3 portesi ha ingresso in un am-
bulacro, che lateralmente ha le scale che
mettono a'palchetti de'5 ordini, scale de-
gne d'ammirazione per la loro comodi-
tà e arditezza del disegno. L'interno ha
platèa di bella forma, ma con sala troppo
alta, ha pitture pregevoli per diligente e-
secuzione del Gianni, ma poco si godono
perchè soverchiamente minute. Il palco
scenico è bastantemente capace, e serve
benissimo alle rappresentanze de' melo-
drammi giocosi in musica, e diversi riu-
scirono applauditissimi. E qualche tem-
po che solo vi agiscono comiche compa-
gnie per la recita di tragedie, commedie
e farse, delle più accreditate nella decla-
mazione, tanto nel carnevale, che nelle
stagioni di primavera e autunno.
Torre Argentina, nel rione s. Eusta-
chio, ne'la strada del suo nome, che Io
prese dalla vicina torretta già nelle case
de'Cesarini.URatti, Della famiglia Sfor-
za t. 2, p. 2 56, 2 58, 26C) e 28 1 , parlan-
do della storia della famiglia Cesarmi ,
confutò l'Amydeno,chenel suo mss. sul-
le famiglie nobili di Roma erroneamen-
te riporta avere un Cesarmi vescovo di
Argentina fabbricato una casa di archi-
tettura tedesca, con una torre alta, sulla
quale sta scritto in 4 cantoni Argentina.
Anche Nibby e Melchiorri presero ab-
baglio nel riferire che il palazzo e la pic-
cola torre furono fabbricate da un car-
dinal vescovo d'Argentina, vocabolo ve-
ramente latino, poiché in italiano dicesi
Strasburgo. Niuno de'Cesarini fu vesco-
vo d'Argentina, ed il vero fondatore del-
l'edilizio fu il cardinal Francesco Argen-
tino o Argentina (figlio di un aleman-
no, ma nato a Venezia), cognome preso
dall'omonima città (di cui era il padre, e
TEA
lo afferma pure Cancellieri a p. 182 delle
Dìssert. epìst.), eresLlocavd'ioaìe neh >i i
da Giulio II. Fu il cardinal Giuliano Ce-
sarini il ginniore, che prima ili questo
tempoavea comprato il palazzo [nesso la
Torre Argentina, appartenuto ad un ve
scovo, come attesta il contemporaneo Al-
bei'tini (e l'Argentino era vescovo di Con-
cordia), e poi da lui amplialo e ornato di
portici sontuosi, con colonne preziose, e
con scala bellissima; indi morì nel 1 5 1 o.
In (|uel tempo era frequente l'uso che le
casede'cardiiiali dovessero avere una tor-
re, e questo palazzo era rimpelto all'altro
incominciato da mg. ""GiorgioCesarini, nel-
le case di sua prosapia, poscia dal cardi-
nale suo fratello terminato, e tuttora del-
la nobile famiglia Sforza-Cesarini. Con-
clude Ratti che il cardinale Argentino co-
struì il palazzo e la torre, e come oriundo
d'Argentina gli die il nome, che poi si co-
municò alla strada contigua e al magni-
fico teatro eretto in quel medesimo sito
uel vj 3 2 dal duca Giovanni Sforza, come
già a v cadetto nel 1. 1 , p. 3 56 e 363, con
disegno del marchese Girolamo Theodo-
li, del quale ecco l'opinione del rigorista
Milizia. »E passabile ancora la figura del
teatro Argentina, quantunque ella non
sia né circolare, né elittica.come dovreb-
be essere, ma a ferro di cavallo, che ver-
so il palco fa due lati quasi retti. Questo
teatro è d'una snllìciente grandezza; ma
poverello e per il sito e per gli accessorii
dell'ingresso, delle scale e degli anditi".
Indi Milizia combatte l'asserzione che il
disegno fosse ih Frediani, poiché il Theo-
doli era degno cavaliere da non usurpar-
si il vanto altrui, intelligente architetto
e capacissimo di cose migliori del teatro,
alla cui costruzione assistè. 11 Venuti l'en-
comiò per vastità e vaghezza, rappresen-
tandosi a suo tempo drammi musicali ; e
\ asi lo disse uno de' più belli e grandi
di Roma. Descrivono Nibby e Melchior-
ri, che il teatro fu costruito in legno, me-
no le scale, e la giusta misura della cur-
va, che costituisce la forma interna della
VOL. LXXIII.
TEA 209
sala e platèa rese celebre il teatro, in ispe"
eie per la sua armonia che vi risuona, e
perciò non mancarono scrittori di quel-
1' epoca che lo proposero a modello de'
buoni teatri. Ne'primi anni del corrente
secolo fu dato dal duca Sforza Cesarmi
in enfiteusi a Pietro Cai toni impresario
di teatri, il quale poco dopo vi fece fare
un prospetto con atrio dall'archi tettoPie-
tro Holl. Leggo la descrizione critica di
P. G. della decorazione esteriore, nelle
Memorie romane d'antichità <■ belle di'-
ti del 1826, t. 3, p. 3 16. Consiste la sua
fronte in " arenazioni d' opera bugnata
in doppio ordine: al di sopra de' secon-
di archi è un bassorilievo assai grande,
scolpito d'emblemi più guerreschi che tea-
trale sopra èilcornicione,cheoltreall'es-
sere meschino sostiene un falso attico col-
l'iscrizione: Alle arti diMelpomene}Ew
terne, e ili Terpsicore, la cui 2.'' riga è
coperta per metà dallo sporgere del cor-
nicione, con altre censure. Fra queste di-
rò dell'interno, che il vestibolo ornalo di
colonne doriche,! cui intercolunni apro-
no di fronte l'ingresso al teatro, si rimar-
ca perchè non fu mantenuto lo stesso nu-
mero de'gradini in ciascuna delle ascese
che conducono al piano superiore; e che
la sala grande e vestibolo d' ordine co-
rintio della 2.1 montata, poteva decorar-
si secondo Vilruvio, mancando di elegan-
za, e le pareti del4-°lafo affatto nude. Di
poi nel 1837 ilCartoni,co'disegni delcav.
Pietro Camporese, rinnovò il teatro per
intero nel suo interno, mutandolo in ma-
teriale. In sostanza il prospetto si coni
pone d'una loggia o portico terreno con
4 colonne di granito, e nel di sopra ha
la gran sala o loggia coperta; termina l'o-
pera una specie d'attico con due lame che
reggevano l'arme gentilizia degli Sfbrza-
Cesarini. L'interno ha 6 ordini di palchet-
ti molto comodi ; la platèa è vasta assai
con banchi a seggiole. L'ornato del Cam-
porese è ricco e gaio, e le pitture tanto
del sipario, che de'davanzali de'palchet-
ti sono debile di lode. Il palco sceuico è
14
2 i o TEA
nmplissimo, e però dà, luogo a rappre-
seti la re qualsivoglia spettacolo. Questo
teatro, fìncliè quello d'Apollo non fu ri-
dotto allo slato presente, servì all'opera
regia, e in esso si eseguivano le musiche
più rinomate e i balli più spettacolosi.
Oggi sogliono rappresentarvisi tragedie e
commedie, da ottime compagnie comi-
che; talvolta vi si tennero festini e feste da
ballo nel carnevale, che riuscirono mol-
to brillanti per l'acconcezza e vastità del
luogo. Di nuovo si sono rappresentate le
musiche, ed eseguito anche qualche bal-
lo. Finalmente sono circa io anni che il
teatro l'ha acquistato il principe d. A-
lessandro Torlonia, che vi operò muta-
menti, molti restauri e ornamenti, e vi
pose i suoi stemmi gentilizi.
Roma mancava d'un periodico teatra-
le. Mentre leg'gevo gli stamponi di que-
st'articolo, mi furono portati i primi 8
numeri di mia associazione a quello che
daho marzo 1 855 si pubblica nella me-
desima 3 volte ai mese. Esso ha per tito-
lo: IJ Eptacordo, Giornale Poligrafi-
co de Teatri, Belle Arti e Varietà. N'è
direttore responsabile il eh. V. Prinzival-
Ji, di cui feci onorevole menzione in al-
tri luoghi. Ora dunque e solamente per
annunziare il vuoto riempito, e per l'am-
mirazione che il suo complesso ini ha de-
stato, ad onta dell'incompleta lettura de-
gli 8 numeri, non permettendomi di più
onde meglio gustarli posatamente, il do-
vere di respingere gli stamponi alla tipo-
grafia,qui trovoopporluno e mi piace dar-
ne un fugacissimo cenno.Dappoichè ne os-
servai, oltre il diletto, l'utile che ne deri-
va per la sua importanza morale, la sag-
gezza, la moderazione, 1' amena lettera-
tura e la bella erudizione, col quale lo-
devolmente viene tonnato: tutto corri-
spondente al suo chiaro e semplice pro-
gramma contenuto nel n.° i. In questo si
dice: L' Eptacordo è la lira di 7 corde,
che dan ciascuua un suono diverso, e tut-
te insieme formano l'armonia piena. E' il
simbolo delle 7 arti liberali. Così con un
TEA
sol vocabolo si volle dichiarare il propo-
nimento della nuova periodica pubbli-
cazione, cui auguro prospero prosegui-
mento. Dichiarate propriamente le cose
che in esso si sarebbero trattate, a secon-
da del titolo, di lettere e arti belle, in i-
specie lutto quanto che riguarda i tea-
tri » Che son molta scuola, 0 dovrebbe-
ro essere, di vita, di bel costume e di mo-
ralità, se guardiamo diritto al fine a che
sono istituiti , comechè sì fatto lor fine ,
scrittoli, attori, uditori, spettatori paio-
noomai contai lo per nulla,e averloscam-
biato con un fine di ozioso e sovente per-
nicioso trastullo. Ciò è dire, che favellau-
po de'tealri avremo a occuparci di tutto
che vi si fa, vi si recita, vi si canta, vi si
suona, opere ed operanti, principale ed ac-
cessorio, commedia, tragedia, dramma
d'ogni forma, declamazione, musica, or-
chestra, coreografia. Né di qualche ammo-
nimento c'interdiremo il diritto versoque'
che vanno ad udire, a vedere, ad applau-
dire, a disapprovare, a giudicare,non sem-
pre secondo giustizia. Ma non la sola mu-
sica o letteratura de' teatri ci permette-
remo di citare al banco della ragione. Ci
arroghiamo di fare il medesimo dovun-
que l'uno o l'altra la si dimostri in pub-
blico sotto qualunque veste; ed'ogni spet-
tacolo o libro che sia bene sottoporre ad
esame, o per cercare d'illustrarne il me-
rito, o per notare quel che sembra me-
no degnod'approvazione o di lode, luche
ci studiereme, per quanto è da noi, d'a-
stenerci da modi inurbani e da censure
mcn che discrete; come nessuno dee te-
mere, aspettarsi o pretendere che proce-
diamo col turibolo in mano a incensare
vivi o morti, amici o potenti della città,
per favore, per mala condiscendenza, per
preghiera, o, che peggio è, per prezzo."
Quindi, ben a ragione, segue un articolo
in lode del celebre cav. Gioacchino Ros-
sini, inaugurando I' Eptac ordo del suo
gran nome. « Voi siete l'arte; e quando
si parla di musica, non si può a meno di
non consolidarvi con essa, come coli' Al-
TEA
lighieri si consolida la poesia, con Raffae-
le la pittura , la scultura con Michelan-
gelo. Voi, come Durante a'suoi giorni, sa-
peste uscire dalle pastoie, che la gravità
de pedanti applicava irremissibilmente a
tutti gl'ingegni in [scuola. Risaliste alla
virginità della natura; e col lampo d'un
genio perspicace ed operoso misuraste ad
un tratto quanto era da abolirsi, (pianto
da salvarsi, (pianto da aggiungersi alla fe-
lice pratica di un' ai te che Rousseau eb-
be la temerità di trasformar in numeri-
ca,col pretesto d'elevarla al grado di scien-
tn. Piaceste e piacerete incessantemente
sopra tutti, perchè attingeste alla natura,
imitandone, non contraflacendonel'indo-
le e le bellezze, perchè nelle vostre com-
posizioni sempre ben filate faceste uso del-
la logica non del calcolo, ma bensì del sen-
timento: perchè aveste la forza di trasfe-
rire voi stesso in mezzo a'personaggi, e a'
tempi delle vostre partiture, e non già la
pazza pretensioned'iucurvarequelli eque-
sti all' esigenze dell'età vostra. E quando
gl'impresari ei virtuosi vi si fecero innan-
zi per invitarvi ad essere un Borromiui in
musica, voi squadraste loro sul viso quel-
la franca e memorabile risposta: nudale
pel vostro viaggio che ci rivedremo airi-
torno, e taceste. Eloquente silenzio! che
per più di 20 anni ha risposto a tutti gl'im-
portuni che vi stimolavano a rientrare
nell' arringo delle scene. Voi chiudeste
gloriosamente col Teli, perchè quello e-
ra il sommo, a cui potesse spìngersi in ar-
te la forma pensata. Dopo di là, è l'ec-
cellenza dell'esempio, e non già l'artista,
che dee parlare. E relativamente a voi,
parla ancora, e più potentemente parie*
là quanto più sfolgorati saranno i travia-
menti, e più moltiplicato sarà il sensodel-
la sorpresa e dell' effetto. Si lavori pine
sugli estremi, dimenticando la voce uma-
na e le corde di mezzo; il frastuono, il di-
saccordo, lo sbancamento non potrà a me-
no di non soppraggiungere tanto più fa*
tale agli art isti, quanto meno schivato 0 te-
muto.... 11 Ricordi a Milano sia sull'eriger-
TEA air
vi come una piramide nell'edizione com-
pleta delle vostre ( Jpere.Noi andiamo qui
ripetendo sui teatri le vostre composizio-
ni; ed abbiamo un pubblico che le accoglie
con entusiasmo, ed è abbastanza discre-
to per ricusare i suoi applausi al canto de-
clamato, tortuoso, smozzicato, strillato,
abbaiato ec.,e aquella mania che ha fatto
della musica non già l'arte del diletto, ma
bensì quella del contristamento. Noi non
abbiamo in nostro potere una corona, ma
se l'avessimo noi v' inviteremmo a rice-
verla dalle mani d'Apollo in Campidoglio
per salute del naufragante principio mu-
sicale. Questoèil voto del nostro cuore....
Vivete lieto, quanto faceste e farete lieti
gli altri 1 » Interessanti poi e svariati so-
no gli articoli dell'Eptacordo, le riviste
drammatiche de'teatri eaccademiedi Piu-
ma, dello stato pontifìcio, non meno che
del resto d'Italia e d'Europa; la cronaca
teatrale interna ed esterna; le notizie del
la corrente stagione teatrale, e degli arti
sti teatrali, cantanti, comici, ballerini e
suonatori degli stessi teatri e dell'accade-
mie anche private; le novità musicali; la
cronaca di belle arti; le notizie biografiche
e necrologiche; le miscellanee, ed anche
gli annunzi bibliografici, tra'quali ricavili
quellodell'avv.Ciconelti,del cvàRagiona
mento poi farò parola, e quello di Luigi
Enrico Franceschi, Studi teorico-pratici
sull'arte di recitare e di declamare nel-
le sue corrispondenze coll'oralnria. col-
la drammatici/ e colla musica. Quest'o-
pera contiene luttociò eh' è necessario a
sapersi dall'oratore sagro e ci vile, dall'at-
tore comico e tragico, e toccando anche
dei legami tra'suoni della voce parlante
e quelli della musica, somministra utili
avvertimenti tanto a'maestri composito-
ri, che a'eantanti. E senza dubbio que-
sto libro il 1 ."in Italia che consideri farle
della recitazione e della declamazione in
tutti i suoi gradi e nelle vane sue forme.
Meglio se ne dà contezza da 11' Eptacordo
(arroga che io qui noti, anco pel toecuto
di sopra, che la Cicilia cattolica^ 1.' se-
a 1 2 TEA
rie, t. ro, p. G89, ci avverte, di proporsi
trattare dell'eloquenza sagra, ed intanto
giustissimamente lamenta la prostituzio-
ne che a'noslri giorni se uè fa da alcuni
ineloquenti oratori, profanatori del sagro
'pergamo)e frodanclodel suo scopo la no-
bilissima tra le arti). Nella rapida lettu-
ra de'memorali primi 8 numeri dell'E"-
ptacofdo,lra gli articoli che mi fecero più.
impressione, mi limiterò a nominare i se-
guenti : L'architettura del teatro. Una
necessaria prolesta. L'ultimo canto di
Pergo lesi, lo Si a ha tMa ter. commoven-
te,/^ musica sagra. Il bando alle prò-
finzioni straniere. L n teatro municipale
in Roma. Di questo più sopra ne diedi ra-
gione. Di tali articoli, importa che iodica
poche paiole su quelli àe\V architettura e
della /nasica sagra, in aggiunta e perchè
si rannoda al narrato e a quanto mi resta
ancora a dire. E incominciando dal l.°,
premesso il riconoscerei greci inventori
del dramma e del teatro, e che dal carro
di Tespi, si passò da loro all'erezione del
i ."teatro in pietra per opera di Temisto-
cle, edilizio che servì dì tipo a'posteriori,
dividendosi nella sala, orchestra e prosce-
nio; indicato degli storiografi degli antichi
teatri, e dello stile e magnificenza di que-
sti, e della questione se l'origine di essi
debbasi agli assiri e a'peruviani, passa a
narrare de'leatri moderni d'Italia dal se-
colo passato fino a noi. » I teatri che per
la loro forma e figura meglio seppero gua-
dagnarsi la comune approvazione, per la
sala d'uditorio, la foggia de' palchetti e
delle gallerie, per la comodità de'paichi
scenici adatti a'svariati generi degli spet-
tacoli, per la posizione dell'orchestra che
oggi è il luogo dove assidonsi coloro che
traggono la voce dagl'istrumenli, sono :
il teatro di Mantova del Galli Bibbiena,
quello di Verona del Maffei, l'altro di
Fano del Torelli, e quelli d' Imola del
Morelli. d'Argentina in Roma del 7Vo-
doli, della Fenice in Venezia del Selva,
del s. Carlo in Napoli del Vaccaro, del-
la Scala in Milano de\Piermarini}d\ quel-
TEA
lo di Savona del Bettoli, del Carlo Feli-
ce di Genova del Barabino, non che del
Carcano in Milano, e di que'di Cremona,
prescia e Mantova del Canonica. Per al-
tro anco questi, come si osserverà nell'ap-
plicazione de'precetti, onde a vere un tea-
tro ove il tutto sia ragionato e adatto al
bisogno, non possono dirsi perfetti. Il tea-
tro, perchè possa servire alla istituzione
sua. deve uniformarsi nella figura e nella
grandezza al genere degli spettacoli che
vi si rappresentano. Là dove si recita la
Commedia ivi è necessario raccoglimen-
to e limitata grandezza, essendoché la vo-
ce degli attori non dev'essere forzala, ma
deve escir naturale, e dovunque ha da u-
dirsi presso che nelle sue medesime infles-
sioni. 11 teatro per la Musica bufìa dev'es-
sere alquanto più spazioso, perchè il can-
to non è il parlar naturale, ma sì be-
ne un accentar spinto, ed i suoni degl'i-
struinenti , sebbene in non molta copia,
hanno ad avere un largo che ne tolga i
rimandi e ne tenga lontana la confusio-
ne. Il teatro per la grande Opera che ha
molteplici esecutori, e dove pur soglionsi
rappresentare i balli pantomimici e dan-
zanti, offrir deve vasto locale, sia per ciò
che appella a sala d' uditorio, sia per il
palco scenico nel quale si richiedono co-
modila tali da tener eliminati que'naovi-
menti continui di macchinee macchinisti
che ingombrano gli spazi laterali delle
scene ed impediscono spesso l'azione re-
golare degli spettacoli. La figura o forma
della sala che sopra le altre si giudicò mi-
gliore è quella della curva elittica. La me-
desima fa valere di ritorno la voce, e non
richiede altro per ottenere lutto l'effetto
possibile che di rivolgere 1' attenzione a
due cose. La t .è quella di rivestire il suo
circuito di materia sonora sì come il le-
gno od il mattone in foglio; e l'altra d'e-
vitare tuttociò che potrebbe contrariare
la libertà de'rimantli delle voci. L'altez-
za della sala deve proporzionarsi alla lar-
ghezza del palco scenico. Quanto più es-
so è stretto, lauto più dev'essere minore
TEA
la elevazione del soffitto; perchè in tutte
circostanze tirandosi de' raggi visuali dai
posti laterali superiori si possa o vedere
gii oggetti sotto al di sopra di 3o gradi, e
cioè che sian capaci di procurare ancora
qualche piacere all'aspetto degli oggetti
medesimi. Il palco e le loggie devono es-
servi disposte a modo che coloro i quali
si con vengono possano godere senza in-
comodo dello spettacolo, trovarsi in tea-
tro come in società, e non venga defrau-
dato d più piccolo angolo. I parapetti per-
ciò non denno tenersi tanto alti, ec." Nel-
YavlìcoloMusica sagra, principia VEpta-
cordo dall'ossei' vare, che allorquando in-
comincia la quaresima, in Roma sono si-
lenziosi e muti i teatri , non per questo
manca la musica di sollevare gli animi
colle sue armonie. Se tace ne' teatri la
musica profana, che l'animo ricrea nel
Barbiere e ne\Y Otello, che scuote e agi-
ta nel Guglielmo Teli, desta una soave
melanconia nella Norma, insinua religio-
so rispetto nel Nabucco, infonde un'ar-
cana dolcezza nella Lucia; se ne'teatri ta-
ce la musica de'rinomati maestri contem-
poranei, non è però Roma priva di quel-
le gradite impressioni che suole destare
l'arte ilei canto e del suono. » Alla musi-
ca profana viene sostituita la sagra; quel-
la che inspirata dalla grandezza della fe-
de, dall'amore delle cose superne, vale a
ridestare nell'anima de'credenti que'su-
blirai sentimenti, per cui dimenticando,
anzi disdegnando la terra. portiamo ilpen-
siero a vagheggiare il bello della secon-
O OD
da vita, a riposar l'anima agitata dalle il-
lusioni del inondo nella contemplazione
del sommo bene, ch'è Dio. Alla musica
profana, chespesso contamina l'anima in-
nocente, e fomenta le passioni creale dal
genio del male, viene sostituita la musi-
ca sagra, die tutta pure nobilita l'anima
e la rende migliore". Pertanto la gioven-
tù particolarmente, si reca ogni domeni-
ca all'oratorio de' filippini , dove viene
sempre eseguito uno spartito d'argomen-
to sagro, cantalo coll'accompaguamento
TEA 2i3
degli strumenti, edenominato Oratorio
sagro, o il canto dello Stabat Materdel
Rossini. Nelle chiese durante il corso qua-
resimale si eseguiscono musiche mirabi-
li per merito d'arte e pel sublime loro ef-
fetto. «La musica sagra in Italia è in non
poca decadenza: a mezzoleagitazioni del-
la vita, a mezzo una società, che sembra
non abbia altro pensiero che un'esisten-
za materiale, ne'cultori della musica sono
come venute meno le grandi inspirazio-
ni religiose. Onde nel bisogno di pur scri-
vere musica per religiose solennità, di ver-
si maestri portano nel tempio quella pom-
pa equel lussodi note, che ben sta se do-
mina nella musica de'teatri e dell'acca-
demie. Quindi , siffatti maestri allorché
presentano a'fedeli reminiscenze teatrali,
che distraggono dalle cose religiose, e por-
tano la mente al profano, allorché alla
musica di chiesa e per la troppa durata
e per il concertamenlo delle voci e degl'i-
stromenli. danno una forma, un caratte-
re allatto profano, tradiscono la loro mis
sione, mostrano di non essere penetrati
dell'olìizio, che viene loro affidato; e così
l'arte loro anziché innalzare I' animo al
dilellodelle cose religiose, serve a far pro-
fanare il tempio dove si accorre come ad
un teatro, desideroso ogni profano di es-
sere ricreato dalla musica. Per scrivere
armonie di chiesa, non basta essere va-
lente nel contrappunto, aver genio musi-
cale: ci vuole sentimento religioso, un'a-
nima che sappia ispirarsi alle grandezze
del bello religioso, il quale non è tanto
una teoria, quanto un alfetto. In Roma
però, nella città, in cui scrissero il Pa-
lestina, l'Allegri, il Jomeili e il Rasili,
nella città in cui tutto è religiosa ispira-
zione, non mancano a'dì nostri maestri
che ben si guardano dal profanare la mu-
sica sagra, e penetrati dal sagro loro do-
vere,cercano le ispirazioni non nella scuo-
la de' profani, ma di que'grandi, che por-
tarono la musica religiosa alla sua mag-
gior altezza. E se ciò sia vero ce ne ren-
dono testimonianza i maestri Meluzzi, Al-
2.4 TEA T E A
dega, Cnpocci e qualche altro: ce ne ren- no, perchè il cuore non invecchia: la mu-
dono testimonianza le cantate eseguite sica avrà i suoi capricci, le sue mode: ma
specialmente nella settimana santa, du- quella ch'è ispirata dal cuore e dalla fede
i aule il mattutino delle tenebre, o per le la più ardente, sarà sempre nuova e var-
3 ore d'Agonia e la Desolata. Di ciò al- là sempre a dominare l'anima nostra. E
tamente ce ne compiacciamo, e se le no- andiamo assai lieti nel vedere come un
stre parole fossero ascoltate, vorremmo giovane maestro della cappella pontifìcia
dire a que'maestri, che profanano la mu- abbia tentato di coraggiosamente segui-
sica sagra: cessate, che per noi la vostra re le orme di questi geni eletti della rim-
arle è una sventura: non abbiamo hi- sica. Egli è il sig.1 Domenico Mustaphà;
sogno di essere distratti in chiesa, ma ri- e il nuovo Miserere da lui scritto venne
concentrati; abbiamo bisogno di musi- la i .'volta eseguito dopo il mattutino del-
che brevi e gravi, non di musiche, che si le tenebre di venerdì: l'effetto fu mirahi-
fmno durare lunghe ore, di musiche eia- le e universale. Grande tentativo che de-
morose, che non sanno eccitare nessun ve ricolmare di contento il Mustaphà per
religioso sentimento. Non sono i moder- essere bene riuscito in esso. La cappella
ni maestri ili musica da teatro che vi pos- Vaticana pure, alla cui direzione quell'i!»
sono esser guida; ma que'grandi, le cui lustre capitolo ha sempre collocato gran-
opere anche di presente sono nuove, per- di maestri, merita speciale ricordanza,
che il bello e il buono non mutano mai. I cantori della medesima vi eseguiscono
E la musica di questi grandi viene a pie- anche con islrumenlazione musiche scril-
ferenza eseguita nelle basiliche di Roma te da'valenti loro direttori. Z ingarelli, Jo-
durante la settimana santa, e principal- melli e Basili sono nomi, che danno gran-
mente nella cappella pontifìcia, la quale de riputazione a questa cappella, e du-
liaun genere di musica tutto suo proprio, rante la settimana santa ii popolo, e spe-
lila ch'è "rande, maestoso, sublime, cli'è cialmente «li stranieri, accorronoad ascol-
il vero tipo della musica sagra, llsuoar- tare il Miserere di questri maestri, con
eluvio è ricco delle produzioni create dal somma abilità eseguilo da'eantanti di es-
genio beato del Palestrina, chea ragio- sa. E nessuno v'ha che assistendo alle sa-
ne viene ammiralo come il maestro più gre ceremonie alla Sistina o nella cappel-
grànde della musica sagra. I canloridella la ilei capitolo Vaticano, non porti seco
cappella pontificia nello eseguire la mu- la grande impressione che in lui ba desta-
sica de' maestri che hanno arricchito il to la musica ivi udita. Chiunque questa
loro archivio, hanno tale una valentìa musica antepone alla teatrale, perchè que-
tradizionale che non mai altrove si pò- stafa in lui una impressione momentanea
Irà dare alla musica del Palestrina e del- e vaga, ma quella una impressione dura-
)' Allégri quell'effetto mirabile, che viene tura e profonda. Onde se tacciono i lea-
da loro. Chiunque assiste alle ceremonie tri, ben altro compenso abbiamo nella inu-
della settimana santa, da quali sentimeli- sica sagra",
ti di tristezza non è penetrato assistendo Della Tragedia, della Commedia,
al canto delle Lamentazioni di Geremia della Musica, del Ballo.
eseguile sulle note quando del Palestri- Le principali produzioni dunque dei
na, quandodell'Allegri ? L'anima si com- teatri sono la Tragedia, la Commedia,
pone ad una involontaria melanconia, la la Musica, il Ballo. oltre altre rappresene
quale cresce, e anche ti strappa una lagri- lazioni sceniche. Di ciascuna farò ora cen-
ni a, quando odi il canto del Miserere scv'xi- no della primaria origine, per dir poi quat-
to dall'Allegri, dal Bai e dal Daini. Que- che parola, del molto che vi sarebbe a di-
sk- suno composizioui, che non invecchia- re, sullo stato attuale del teatro. Si cele-
TEA
bravano principalmente in tempo della
vendemmia da'greci delle feste in onore
di Bacco, se gì immolava un beccoo ma*
Schio della capra, per invocare la prospe-
rità delle vendemmie, e in odio delle ro-
vine che un animale di quella specie avea
fatto alle viti d'Icaro, che pel i.°avea isti-
tuito quelle feste: durante il sagrilìcio il
popolo e i sacerdoti , carolando intorno
l'altare, cantavano in coro a gloria di quel
nume degl' inni, che la qualità della vit-
tima fece nominare Tragedia o canto di
becco. Un uomo travestitodaSilenOjtnon-
tatosur un asino, seguito da altri uomini,
imbrattati di fango, tutti collocati sopra
carri, passeggiavano ne'borghi, cantando
le lodi del dio del vino, quindi si premia-
va colui che avea cantato con maggior
valore, con una pelle di becco colma di vi-
no. Da siffatta solennità mezzo burlesca e
mezzo licenziosa derivò la grave e seria
tragedia, vocabolo derivante dalle vo-
ci greche becco e canto, poema rappre-
sentativo ch'è imitazione di azione gran-
de fatta da personaggi illustri con parlar
grave. Dice il Carli, l'azione è quel tal fat-
to, che a pubblica vista sulla scena si e-
spone,eche ha il suo cominciameuto, mez-
zo e line. Nella l/ sua infanzia il poema
tragico non era che un' informe tela di
racconti buffoneschi , acconciati in istile
comico e frammisti a'eanti del coro che
intuonava la canzone delle lodi di Bacco.
A fine di rendere la festa più gradita e di-
minuir la noia che poteva provenire dal-
la monotonia de' cori del canto e del bal-
lo, s'imuiagiuòd'iutrodurre y\n altoreche
tramezzi) il cauto con qualche racconto,
cui si die il nome di episodio, e si fu de-
bitore di questa novità a Tespi d'Icaria
534 anni avanti la nostra era, il quale da
principio fece narrare le principali azio-
ni che si attribuì vano a Dicco, fatto ar-
dito dall'esito felice, egli mescolò alle lo-
tti di quel nume alcuni soggetti che gli e-
rano stranieri, e divise il suo r.icconto in
molte paraonde aumentare il piacere per
mezzo della varietà, lu breve si diede un
TEA 2 1 5
compagno a quel i.°atlore, quindi nacque
il dialogo: tatto questo passo, i cori non
servirono più che d'accompagnamento, e
il dramma eroico fu creato. Solone rim-
proverò Tespi di mentire pubblicamen-
te, ed egli rispose che non vi era male dir
qualche menzogna pei giuoco. Banditoda
Atene,Tespicorsepe'borghi vicini co'suoi
attori, e lo stesso carro che li trasportava
servi va loro per teatro e scena. Recitarono
da prima col voltoimbratlatodi fangoedi
biacca, finché Tespi immaginò la masche-
ra di semplice tela. Tutte le parti dell'arte
drammatica, di cui Tespi avea avuto ap-
pena un barlume, circa io anni dopo ven-
nero da Eschilo e da Sofocle perfeziona-
te. Eschiio introdusse due attori negli e-
pisodi, e diede loro delle maschere, degli
abiti convenevoli a' personaggi che rap-
presentavano, e per calzatura i coturni,
l'er tal modo fece intraprendere un'azio-
ne: con elevato stile e assai più pomposo
di quello del poema epico, Eschiio seppe
introdurvi l'esposizione, il nodo, la pas-
sione, l'interesse, lo sviluppo e lo sciogli-
mento; ma questo genere di tragedia di-
venne sotto la sua penna aspro, fragoro-
so, focoso, gigantesco; ed ecco la tragedia
nascente ben conformata in tutte le sue
parti, priva però di quella politezza che
l'arte e il tempo danno alle nuove inven-
zioni. Era riservato a Sofocle di portar la
tragedia al più alto punto di perfezione,
e di ridurla alle regole della decenza e del
vero. Euripide è forse più tenero e più
commovente di Sofocle, ma e"li è meno
elevato e meno nervoso di lui. A Sofocle
e ad Euripide la tragedia deve il suo per-
fezionamento, e ne formarono uno spet-
tacolo commovente pel modo con cui sep-
pero ingegnosamente far agire le più gran ■
di passioni e i più tenevi sentimenti che
ponno occupare il cuore umano. Sofocle
però intese meglio il linguaggio della na -
tura, il suo stile per la sua dolcezza seb-
bene gli meritasse il titolo di Ape del-
l' ittica, avea nondimeno sufficiente ele-
vatezza per dare alla tragedia un aspello
2 i G TEA
commovente e insieme maestoso. Egli
giunse a occupar le nienti durante tutta
l'azione, econ assai cura congegnò i versi:
s'innalzò col suo genio e col suo lavoro
siffattamente, die le sue opere sono dive-
nute l'esempio del hello e il tipo d'ogni
regola. Aristotile nell'arte poetica die le
regole generali sulla tragedia, tratte dai
greci, onde si possa divenir perfetti tra-
gici. La tragedia de'greci è semplice, na-
turale, di facile concepimento, poco com-
plicata. L'arlevisi nasconde, poiché l'a-
zione si prepara, si rannoda, si scioglie
senza sfòrzo; è il capolavoro del loro ge-
nio earte, perfezioni che non trovansi nei
poemi tragici de' romani pervenuti sino
a noi. La Grecia fece innalzare 3 statue
di rame a Esch ilo, Sofocle e Euripide: del-
la famosa statua di Sofocle da Gregorio
XVI posta nel suo Museo La leranense
(di cui riparlai nel voi. LX1V, p. i66e
altrove), si può vedere quell'articolo. La
tragedia o dramma eroico non fu da'ro-
mani conosciuta, che circa i 60 anni do-
po di Sofocle e Euripide. 1 primi poeti tra-
gici in principio si contentarono di tra-
durre l'opere de'greci, e il ricordato Li-
vio Andronico fu ili.°che espose tragedie
sul teatro a imitazione di Sofocle; quindi
fiorirono Pacuvio che si distinse, e Accio
pose sulla scena rappresentazioni più re-
golari e meglio scritte. Questi felici prin-
cipii infusero ne'romani nobile emulazio-
ne, e li condusse al perfezionamento del-
la tragediajma disgraziatamente non ci ri-
mangono che alcuni lavori del filosofo Se-
neca precettore di Nerone, ma non para-
gonabili alle tragedie greche. Dicesi Tra-
gicommedia il poema rappresentativo
misto di tragedia e commedia. Sembra
che gli antichi noi conoscessero, ma però
Aristotile rampognò gli ateniesi perchè
amavano le tragedie di lieto fine, e con-
dannavano Euripide perchè terminava le
sue catastrofi quasi sempre funestamen-
te. Gl'inglesi pretendono d'aver introdot-
to le tragicommedie; è certo però che in
Italia si conoscevano prima di loro. Sup-
T E A
pliranno a queste poche parole i seguenti
scrittori. Euripidis, Tragoediae graece,
Antuerpiae 1571. J. A. Starkii, De Mi-
schilo et ejus imprimis tragoedia quae
Prometheus vìnctus inscripta est, Got-
lingaei 763. Sofocle, Le tragedie recale
in versi italiani da Mass. Angelelli con
note. Bologna 1 824. L. A. Senecae, Ope-
ra integris J. Lipsii, J. F. Gronoviiet
selectis variòrum comment. illustrava-
st eloda mi 1 Qji'.Tragediaeciininotisva-
/■/wf/w.Lugdun.hat. 1 65 1 ,Delphis 1728.
Annibale Marchese, Tragedie cristiane,
Napoli 1 729. V. Gravina, Della trage~
dia, Napoli 1731. V. Alfieri, Tragedie,
Padova 1809, Brescia 1 8 1 o, Firenze 18 i4-
Raccolta di tragedie, Milano 1825. Ur-
bano PaganiCesa, Gì ^s7V/<77/r/o//7 pel tea-
tro tragico italiano, Venezia 1826. A.
Manzoni, Tragedie e poesìe varie, Orvie-
to 1 836. lJompeoCanqiello,7Yr/£YY/jV,Pe-
sarò 1827. Audres, Dell' origine della,
letteratura, t. 2, p. 212 : Della poesia
drammatica e origine della tragedia. Se
la tragedia è un poema rappresentativo
eh' è imitazione di azione grande e grave
d'illustri personaggi, la commedia è pu-
re un poema rappresentativo, ma rappre-
senta un'azione piacevole di private per-
sone, e che iuducentlo gli spettatori a ri-
dered'alcuni umani difetti, si propone di
purgare i costumi. Si fa derivare il vo-
cabolo dal greco villaggio e poema, co-
me canzone di villaggio, ovverocon altro
greco vocabolo significa girare masche-
rale pei- le vie cantando e danzando. ì&-
leva Magri, che il capo de'comici e sopra-
stante al teatro, i latini lochiamarono Ar-
chiteater e Archimimus. La coni media,
secondo la più parte degli scrittori, deve
la sua origine agl'informi poemi che si can-
tavano in Grecia e particolarmente nel-
l'Attica per le vendemmie. In que'giorni
consagrati a Bacco, una parte de' vendem-
mia tori si travestiva a foggia di Satiri o
diSileni.e quegli nomini rozzi, montati so-
pra i carri, nell'andare e nel venire dal
luogo ove si premevano le uve e si pie-
TEA TEA 217
parava il vino, ponendosi in ridicolo avi- quale conservava qualche cosa di sua o-
ceoda, caricavano talvolta ci ingiurie co- 1 igiue e della libertà in cui crasi mostra-
loro clieincontravano. Pare però cheque- la in principio, dicendo buffonerie e lan-
sla sarebbe piuttosto l'origine de'sollazzi ciando ingiurie contro i passeggici i dal»
e de'giuochi, come delle mascherate, che l'alio del carro dell'inventore della tra-
delle commedie; ed è perciò che occorre gedia. Divenula regolare e degna d' un
tener presente (pianto sull'origine delle gran teatro, per qualche tempo non sof-
tragedieedelle commedie dissi superior- fri molla riserva nella licenziosa Atene,
mente, e della parte che vi ebbero gli e- ove anche ghDei erano segno della bile sa-
trusci, almeno di quelle introdotte tra'ro- lirica de'poeti,e qualunque pungente friz-
mani, e della derivazione della cornine- zo era ben ricevuto, purché la commedia
dia dalla tragedia, come per la parte sa- l'osse giocosa e atta a rallegrare il popo-
tirica. I medesimi scrittori aggiungono, lo e condita con salealtico. Tre poeti prin-
che durante i sagrilizi in onore di bacco, cipalmente illustrarono la commedia an-
i conladini u ubriachi cantavano versi o tica. Aristofane, Eupoli più mordace di
strofe da loro composte. Le danze, i gesti, esso, e Cratino. Aristofane compose 54
gli atteggiamenti ridicoli e licenziosi ac- produzioni e sole 1 1 giunsero sino a noi.
compagna va no tali baccanali. Tuttavia In esse ammirasi quel sale e spirito a t-
quelle farse dierono a'poeli l'idea di seri- lieo, al quale la stessa lingua latina non
vere questa sorta di composizioni , e di ha mai potuto arrivare. Ninno meglio di
andare recitandole di villaggio in villag- lui seppe a (ferrare ed esporre i difetti e
gio, montali sopra carri o carretti, come le ridicolosità di quelli che voleva rappre-
il tragico l'espi. Ma per la loro sfrenala senlare. Lesue produzioni sono piened'a-
licenza non si permise l'ingresso nelle ci t- cuti motteggi e di tratti d'ingegno, ma è
tà, onde per lungo tempo la commedia imperdonabile per I' oscenità che vi ha
restò sconosciuta ad Atene, e perchè i suoi mescolato. Come Eschilo che introdusse
cambiamenlinoufuronoegualmentepro- la danza nella tragedia, fece altrettanto
gressi vi come quelli della tragedia, che or- Aristofane nella commedia. A questa com*
mai era giunta alla sua pei lezione, prima media successe la nii-ditt. meno satirica e
che si fosse cominciato a corti vai* la com- meno mordace de\V antica, senza nomi-
media. Finalmente verso l'anno 562 a- naie alcun individuo conforme alla legge
vanti l'era nostra o volgare, si cominciò proibitiva promulgata da' magistrali. Si
a rappresentar commedie 111 Atene, e si cominciarono allora a cercare i traili ridi-
proposero altresì premi a'poeli comici e coli nella società, e a delineare caratteri
agli attori, ed allora quel genere di poe- veri e riconoscibili, onde la commedia ot-
mi pigliò un aspetto totalmente diverso, tenne il vantaggio ili più finamente sod-
Gii autori comici disposero le loro favo- disfare la vanità de'poeti e la malizia de-
le coli' ordine medesimo delle tragedie; gli spettatori . A'prinii procurò il piacere
chiamarono in loro soccorso la musica, e di làr indovinare i loro sentimenti e allu-
ni 1 icchiiono le rappresentazioni loro di sioni, agli spettatori quello di colpire nel
vestiario, di decorazioni, di macchine, e segno, nominando chi rappresentavano
con tutto questo complesso formarono ti- le maschere e le caricature. La co 01 me-
no spettacolo ciie cominciò a presentare dia durò in questo stato sino ad Alessa n-
qualche regolarità. In Atene la cornine- dro il Grande, che frenò la licenza poe
dia pigliò 3 forme di verse, tanto per l'in- bea che troppo aumentavasi. Ciò diede
gegno de'poeti, che per le leggi de'magi- origine alla commedia che fu detta «Mo-
strati, che vi recarono diverse mutazioni. va,e poteva dirsi la più bella, essendo fede-
Prima comparve la commedia antica, la le imitazione della vita comune; perfezio*
a 1 8 TEA
uamento di cuiAteneandò debiti ice a Me-
nandro, il quale colla bellezzadelle siieo-
pere annientò la gloria de' poeti che l'a-
veano preceduto. Guadagnò gli animi de-
gli:spettatori col linguaggio più scelto, coi
versi più armoniosi, e collo stile o il mo-
do di scrivere più decente: egli si propo-
se a un tempo di divertire, istruire e cor-
reggere. Avendo condilo i suoi drammi
con sale attico, giammai si allontanò dal-
le leggi austere della decenza, e fu ili.0
per cui la grazia e l'acutezza comica ino-
strossi con tutte le sue attrattive. Si acqui-
stò una gloria immortale. Allorquando
avea compiuto il disegno d'un dramma,
benché non neavesse scritto ancora un sol
verso, si reputava giunto al termine del
suo lavoro. L'amore fu l'anima delle sue
opere; lo dipinse sotto tutte le forme, con
tulle le sue delizie e i suoi alfaimi, con
lutti i suoi vizi, per provocarne il biasimo
e ispirarne il disprezzo; ma tale morali-
tà è di rado il frutto che si ricava dagli
amori del teatro, imperocché la scena in-
fiamma più passioni, che non ne correg-
ge. Menandro ebbe ad emulo Filemone,
alti o celebre poeta comico. Presso i ro-
mani la commedia cominciò nel tempo
stesso della tragedia, con versi fescennini
e licenziosi,con danze indecenti, cui suc-
cessero i poemi o farse denominale sali-
le,non senza molleggi, ma più castigate
e piacevoli. Livio Andronieocominciò pel
i.°ad esporre commedie e tragedie lati-
ne, composte a imitazione delle greche e
conargomento purgreco. Queste comme-
die furono dette palliate, e togate quel-
le tolte da argomento romano, perchè la
Ioga era l'abito comune de 'romani, co-
me il pallio lo era de'greci. Le togate e-
rano però di di versa specie, le une essen-
do drammi serii, che partecipa vano del ca-
rattere della commedia, o semi-serie: in
queste gli allori rappresenta vano i prin-
cipali personaggi dello stato, e siccome ve-
stivano la pretesta o toga orlata di por-
pora, così quelle commedie furono dette
jHttfstateM^ìiO'^ avi erano le al tre e rap-
T E A
presentanti l'avventure de'ciltadini me-
no ragguardevoli, quindi chiamate toga-
te. Altre ne inventò il grammatico Melis-
so, e chiamate trabeate, figurandovi ma-
gistrati esacerdoli,che vestivano la Ira bea
o clamide. Le altre inferiori si appellaro-
no tabernariae, e rappresentavano i co-
stumi de' plebei. Le commedie o farse a»
tellane servivano d'intermezzi. Ai roma-
ni piacquero i mimi o imitatori, essendo la
mimica una specie di poesia drammatica.
Vi furono due specie di mimi, per gli uni
de'quali era onesto l'argomento come la
rappresentazione, la quale molto accosta-
va^ alla commedia, e perciò formò una
specie delle commedie de'romani; gli al-
ili mimi erano imitatori licenziosi di buf-
fonate e sovente ne formavano il caratte-
re le oscenità che rappresentavano. I mi-
mi compari vano sulle scene senza calza-
menu, il che fece talvolta nominare la lo-
ro com media scalza, mentre negli altri
generi gli attori portavano il socco o lo
stivaletto, come nella tragedia servivate
si del coturno. Avevano la testa rasa co-
me i buffoni de' bassi tempi, e come al-
cuni allori l'ebbero nelle farse. Gli abili
loro erano di pezzi di diversi colori cu-
citi insieme, come quelli de' nostri truf-
faldini. Talvolta per eccitar maggiormen-
te le risa del popolo comparivano sulla
scena con vesti magnifiche , senatorie e
anche di porpora, che facevano contrasto
col capo raso e i piedi scalzi o con sem-
plici pianelle. I mimi di Roma univano la
licenza de'motti ede'discorsi, ed ogni sor-
ta d'atteggiamenti ridicoli. Interveniva-
no ne'funerali avanti il feretro, contraffa-
cendo i costumi e le azioni del definito,
col portamento e coi gesti; e quello che
ciò faceva dicevasi archimi/no. Abbiamo
di Engel, Lettere sulla mimica, Milano
1820. La commedia latina rimase infor-
me sino a Plauto di Sarsina , che quasi
la portò alla sua perfezione: fu stimato
perla purezza, energia, abbondanza ed e-
leganza di sua elocuzione; gran conosci-
toredclmolteggiojfelicisouo i suoi schei-
T E A
zi; egli soprattutto ha quella comica for-
za, che forma il merito principale delle o-
pere ili questo genere. Egli non fu egua-
gliato, e fors'anche superato, che da Te-
renzio di Cartagine, il cui talento gran-
dioso consisteva neh' arte di dipingere i
costumi e d'imitar la Datura. Usuo Elt-
iiiK <i fece epoca in lutti i successi del tea-
tro; luminosa [uova dì quel trionfo è che
il componimento fu rappresentalo o\ne
volte in un giorno, nel mattino e alla se-
ra, la qual cosa non era mai ad altri av-
venuta. Egli è l'autore latino che più d'o-
gni aldo si avvicinò a quella delicatezza
e purità piena d'eleganza, che appellasi
atticismi). La maestà del popolo romano
non gli permise d'insultare il governo, con
quel genere di satira che Atene tanto ap-
plaudiva in Aristofane. Investigava egli i
costumi de'cittadini, non già le delibera-
lo ni del senato o l'amministrazione ile'
consoli: la commedia avvicinatasi al vero
6copodi correggerei costumi. Molte opere
abbiamo sulle commedie del teatro gre-
co, Ialino e italiano; ne rammenterò al-
cune. Aristophanis, Comoediae I X cimi
commentariis antiquis grucce, Floren-
tiaeiD2 5, Dasileae 1 527: Comoediae gr.
in lat. trànslatae ah A. Justìnopo tita-
no, Venetiis 1 538. MenandrietPJulemo-
ras reliquiae quotquot reperiri potile-
rimt. graece et latine, cimi notis II. Gro-
tti et ./. Clerici, qui etiamnovam omnium
tr rsionemadornavitt\msle\odatùì 1709.
Plauti, Comoediae cum comm. varior.ex
recens, Gronovii, Lug. Bat. 1669: Cimi
interpr, et notis in usu Delphi ni, Parisiis
1 679: Cu/71 notis LambinijLugduriì 1 622:
Exrecens.J. I. I ulpi cum notis select.,
Veueliis 1788. P. Terentii, Comoediae
cimi comment. /E. Donati et sciatile no-
tile curine.. Lugd. Bat. 1 64+: Recens. et
notis Farmi et Bentlei , Amslelodami
i" ■-. Terenzio, he commedie tradotte
ni lingua toscana, Roma 1 G 1 2: Trailo t-
te in verso sciolta n rincontro del fi sto
da Luisa Bar galli, Venezia 1735. Carlo
Goldoni, Opere complete contenenti le
TEA aio
memorie, commedie e drammi, Venezia
1 788: Collezione completa delle comme-
die colle memorie della siili cita. Piacen-
za 1827: Raccolta delle commedie e me-
morie. Firenze 1828. Gio. Battista Nasi,
Cinque lettere sulle cagioni dell'odier*
no decadimento del lenirò comico ita-
liano, Milano 1824. Biblioteca le, tirale,
Roma 1 8 1 5. Teatro contemporaneo ita-
liano e s tra m'ero ,Y enezìn 1837.Gio.Ghe-
rardo de Bossi, Del teatro moderno co-
mico italiano e del suo restauratore C.
Goldoni, Bassano [ 794. G. G. de Bossi,
Commedie, Bassauo 1790. Raccolta di
commedie, Milano l 827. Opere edile ed.
inedile del conte Gio. Giraud, Roma
1 8 fO.Nota, Teatro comico. Torino 1842.
La musica è l'arte d' esprimere senti-
menti determinati mercè i suoni rego-
lati, l'arte di combinare i suoni in modo
aggradevole all'orecchio, la scienza della
proporzione della voce e de'suoni, scien-
za che merita esser tenuta in altissimo pre-
gio, e definita da alcuno una trasforma*
zione gloriosa della parola, sia ohe si sen-
ta sotto la forma del canto umano, sia che
rimanga nello stato di musica istromen-
tale, e perfezionata artificiosamente colle
leggi misteriose dell'armonia e del ritmo.
La musica è una paiola vestita della mas-
sima forza, che parla colla voce di tutti
gli alleiti e si ratlempra ad ogni inclina-
zione dell'animo, e ne vince quelle resi-
stenze che con altri mezzi erano insupe-
rabili; per la qual cosa essa \a molto più
innanzi della poesia, della pittura, della
scultura e dell'eloquenza. La musici è in-
olile l'arte di formare con suoni la me-
lodia e l'armonia: l'armonia consiste nel-
l'espressione di più suoni in un tempo stes-
so; la melodia consiste in più suoni l'uno
dopo l'altro. Tutta voi la, dice Lichtenthal,
li parola Musica derivata dal greco odal-
la parola Musa, poiché si ci edeche le Mu-
se abbiano inventato quest'arte piacevo-
le, non fu ancora definita in modo sod-
disfacente. I greci attribuivano un senso
più ampio al vocabolo. Egli no vi compi cu-
iio 1 li A
(levano non solo l'arie che mediante il suo-
no eccita qualunque siasi sentimento, ma
ancora la poesia, l'arie del ballo, la rel-
torica, la grammatica, la filosofia, e quel-
le arti e scienze die gli antichi romani
chiamavano studia liunuinitatis. Soltan-
to in seguito coll'ampliarsi di queste ar-
ti e scienze, si videro costretti di separa-
re l'ima dall'altra. Non essendo possibile
che le facoltà intellettuali d'un uomo so-
lo le abbracciassero tutte, quindi si con-
servò al vocabolo Musica il suo vero si-
gnificalo. Ne'niù remoti tempi uuivansi
pine la poesia e la danza alla musica; in
appresso ne fu separata la danza, e la mu-
sica colla poesia rimasero compagne in-
separabili per una lunga epoca, serven-
do gli strumenti soloall'accompagnamen-
lo del canto. Bensì dicesi Musica da bal-
lo, la musica destinata ad animare i pas-
si e i movimenti del ballerino: vi èia mu-
sica da ballo di società o di sala, che ha
dell'ariette proprie d'un carattere deter-
minato, come la contraddanza; la musica
da ballo di teatro, appartenente al bal-
lo pantomimico. Dicesi Cantante a Can-
tore quello che esercita 1' arte musicale
mediante la voce umana. Si hanno can-
tanti di soprano , di mezzo soprano, di
alto, di tenore, di baritono e di basso. I
cantanti da teatro si dicono anche atto-
ri allorquando rappresentano fiuti perso-
naggi, unendo al canto l'azione. Le Can-
lattici o Cantanti donne, si dividono in
soprane econlralte. Dicesi Istrunienlisla
chi professa l'arte del suono d'uno o piìi
strumenti. Il suono è quella sensazione
prodotta sul nostro organo uditorio dalle
vibrazioni d'un corpo sonoro, comunica-
tegli mediante l'aria. Il suono è per l'udi-
to, ciò che la luce è per la vista. Dell'o-
rigine e progresso della musica, credo di
averne detto abbaslanza a Musica sagra,
nelle proporzioni relative a un Diziona-
rio di erudizione, e colle stesse e con car-
ta misurata aggiungerò qualche cenno
sulla musica teatrale. Questa però ha le
distinzioni da quella di chiesa che si leg-
T E A
gono in Lichlenthal ed in altri scrittori.
11 paralello dunque fra la musica da chie-
sa e la musica da teatro consiste: i .° 11
soggetto della prima è generalizzato: es-
sa esprime i sentimenti del mondo radu-
nato nel tempio, mentre quello della se-
conda è relativo soltanto a'seutimeuli di
alcuni individui sulla scena, i." L'ogget-
to della musica da chiesa è un ideale che
porta il carattere dell'infinito, la Divini-
tà; quello della musica da teatro è l'uomo,
secondo le sue qualità e azioni. 3.° La ten-
denza della musica da chiesa è di concen-
trare i sentimenti de'fedeli in un solo, la
divozione; quindi i tempi lenti, la musi-
ca artificiale per invitare alla meditazio-
ne; la musica teatrale consiste, all'oppo-
sto, nel produrre la varietà de'sentimen-
ti, per cui le si concede una maggior li-
bertà di melodie, di ritmi, ec. Perciò è
riprovabile il trasporto della musica di
teatro nella chiesa, e tanto più Io è nel
punto il più sagrosanto in cui dobbiamo
essere raccolti e assorti in Dio, e non mai
divagati da profanità. Essendo la musica
innata eoll'uomo, osserva Lichtenthal,chi
si vuole immaginare mi inventore della
musica, s'immagina cosa che non fu, né
poteva essere. La natura procede a tal ri-
guardo nella musica come in tutte le al-
tre arti e cognizioni nostre; essa ne spar-
se il seme dappertutto, e più o meno non
poteva fue, senza operare contro le sue
leggi immutabili. Ciò non vale solo circa
la musica generale, ma circa le sue sin-
gole parti ancora, come l'invenzione de-
gli strumenti. Tutte le arti e le scienze de-
vono, comegli uomini stessi, trovarsi per
un dato tempo nell'infanzia prima di svi-
lupparsi gradatamente alla maturità vi-
rile e allo stato di perfezione. iVou esiste
dunque propriamente nel senso volgare
un iuventore della musica, laonde non
si deve cercarne l'inventore fuori di noi:
la mimica vien dal cuore e va al cuore, ed
un immediato sentimento interno indus-
se necessariamente l'uomo a cantare come
a parlare. Molli però lavoiarouo al ini-
TEA
gliornmcnto oalla perfezione di qualche
parte della musica, t lo dissi a Musica ed
a tulli gli articoli the la riguardano, co-
me in quelli di Canto e Cantori. I popoli
dell' antichità che porta cono l'arte a un
grado di perfezione, furono successiva-
mente gli egizi, gli ehrei, gli etruschi gre-
ci ed i romani, sotto la favorevole influen-
za di loro costituzione di un dolce clima,
dimodoché non solo a'tempi loro sovra-
stavano alle altre nazioni della terra, ma
si attuarono altresì tutta l'attenzione del-
la posterità. Fiorì principalmente tra'gre-
cie i romani per lefeste puhhliche da lo-
ro introdotte, massime da'greci che in o-
noie della musica introdussero i famosi
giuochi pitici, i quali furono senza dub-
bio il precipuo motore de'maggiori pro-
gressi musicali di quella nazione a pre-
ferenza di tutti gli altri popoli dell'anti-
chità. 1 romani fecero uso della musica,
ma non ebbero una proprielà naziona-
le, anzi si servirono di quella de'greci, im-
piegando nelle solennità pubbliche perla
maggior parte artisti di tal nazione: non
poteva poi Ira essi tanto prosperare, aven-
do esclusiva predilezione per le virtù e-
roiche, e la musica era considerata qua-
si come un esercizio appartenente agli
schiavi. Ne'secoli del medio evo la musi-
ca si trovò rilegata ue'chioslri, cambian-
do adatto flsonomia, però facendo pro-
gressi importanti nella parte materiale e
meccanica, e nel suo rinascere se ne ca-
varono vantaggi essenziali pel migliora-
mento dell'arte, per quanto aveano ope-
rato nella notazione musicale amplifica-
ta nel VI secolo Papa s. Gregorio I, e nel
XI il monaco Guido d'Arezzo pel suo nuo-
vo metodo per imparare il canto con ar-
te: in quest'ultimo secolo Franco di Co-
lonia pose i fondamenti della musica fi-
gurata; l'invenzione dell'armonia fu cir-
ca in quel tempo notabilmente perfezio-
nata. Ma intanto che da vasi opera al per-
fczionnroenlo dell'armonia, si trascurò la
melodia, ignorandosene l'indole; di ma-
niera the il compone a più voci con ai-
TEA 221
moniche complicazioni fu L'unico vantag-
gio ricavato da siffatta scoperta. Frattan-
to era comparsa una nuova aurora sul-
l'orizzonte occidentale d'Europa, parti-
colarmente riguardo alla coltura della
poesia e della musica, riferibile verosimil-
mente al lusso sempre crescente de'lem-
pi cavallereschi, che favorirono special-
mente il canto de'poeti esuddescritto. Nel
secolo XV emigrando i greci in Italia vi
sparsero di nuovo gli scritti de'loro ante-
nati, ed eccitarono nuovamente l'amore
dell'arti e delle scienze, le quali già si tro-
vavano in felice progredimento. Quindi
fu ristabilito il dramma nel secolo XVI
al modo narrato, simile a quello della tra-
gedia degli antichi greci, e ne derivò l'in-
venzione dell'opera moderna dello spet-
tacolo drammatico e lirico posto in mu-
sica, successivamente migliorato, onde si
moltiplicarono per l'Italia e in Francia,
ed altrove, con quelle diverse sorta d'o-
pere che già riportai, e si giunse al secolo
XVI li e al corrente iu cui la musica salì
eminentemente al suo splendore, pel ge-
nio d'un bel numero di gran maestri be-
nemerentissimi della soave arte, e valga
per tutti il nominare unRossiui,Donizzet-
ti, Bellini, Pacini e un Giuseppe Verdi di
Dusseto nel Parmigiano, glorie italiane e
celebratissimi. A questi si può aggiunge-
re l'altro italiano cav. Pietro Raimondi
romano, il quale nell'agosto i 852 nel tea-
tro di Torre Argentina di Roma fece e-
seguire \\suoG-iuse.ppe,Ue ovatov'ù in una
poesia di Giuseppe Sapio, a benefizio dei
poveri inabili professori, appartenenti al-
la pontificia congregazione e accademia
di s. Cecilia di Roma, della «piale parlai
a Musica sagra. Imperocché quest'insi-
gne corporazione, la cui principal cura
è la diffusione in Roma della sana mu-
sica, ha ancora fra'suoi disegni quello di
sollevare dallo stato di miseria i profes-
sori che per infermità e per vecchiezza
sono resi inabili all'esercizio di loro ar-
te. Il i.° oratorio fu intitolato Pulijar,
il 2." Giuseppe t il ò.° Giacobbe ,che me-
222 TEA TEA
ritarono un trionfo il più luminoso, u- ne fece altissime lodi, narrò le grandi ova-
ni versali clamorosissimi applausi, evvi- zioni e i caldi festeggiamenti de'colli e in-
va fragorosi e interminabili, e la repli- telligenti suoi concittadini (i quali sono
ca di8 volte, ad onta del caldo della sta- que'giudici che indicai nel voi. LVIII, p.
gione. Furono 3 opere diverse eseguite si- i 55), le dimostrazioni falle" al maestro dal
multanea mente! A molli sembrava d'un- Papa, dal municipio romano e da altri,
possibile riuscita, ma l'uomo sommo sep- e lo rese pubblico e solenne nel Giorno,"
pe immaginare e condurre a termine ve- le di Roma i 8t>2, a p. 728, e nel Supple
intuente un'opera colossale. Gli eseculo- mento al n.°io.2. Giuseppe Boudini iu-
ri pòrtati al numero di pitiche 4-QO, serri- seri nel t. 19, p. 218 de\\' Album la Lei-
Lio avessero un animo solo, poiché come trivi a Silvio Pellico sull'armonia Triu-
il titolo del nuovo lavoro, ciascuno di es- na del maestro cav. Pietro Raimondi ro-
SÌ ora tori i ha diversa anche l'azione e par- mano.TLt\ il maestro di musica mg.r Pio-
ti tutte sue proprie, e si eseguirono eia- troAlfieri ne\G ior naie di Roma <\t\ 1 8)3,
scuno da se con uno special corpo di can- p. 999, ci diede una splendida necrolo-
tanti e suonatori egregiamente. Questo la- già del Raimondi, ragionò dottamente di
voro musicale in 3 sparliti, uno diverso sue opere,e nedeplorò la perdita, la qua-
dall'altro, fu ammirato per ardita inveii- le segui dopo essere stato scelto maestro
zione, e parto d'un sublime ingegno ita- di musica della basilica Vaticana: il ita-
liano, veramente grande opera, che cinse lo Album riprodusse la necrologia a p.
di mentala immortale corona l'illustre 2q6 e vi aggiunse il ritratto del Raimon-
maestro di contrappunto e composizione di. La scienza estetica abbozzata perlai/
nelconservatoriodi Palermo, il qualeap- volta circa la mela del secolo scorso dal
posilamente per farla rappresentare in filosofo alemanno A. G. Raumgarten, è
Roma ripatriò. Giammai compositore ve- ormai riconosciuta dal mondo letterario
rimo forse seppe mostrare uniti come in come parte e>senziale della filosofìa della
questi 3 drammi biblici il poelicodell'in- musica : essa si occupa col bello e subli-
venzione, la maestria della disposizione, me, col gusto, col giudizio del gusto sles-
l'eleganza delle forme, l'armonico risai- so, onde si chiama pure dottrina del
to delle gradazioni, e quel misto di dot- gusto e filosofia delle belle arti. Fu ap-
ti ina e di gusto in che si comprende l'in- plicata alla musica istrmnentale e voci-
canto dell'arte. La smania di perfezionar le^ alla comica, alla mimica, all'arte del
la scienza dell'armonia, de'graudi mae- ballo, agli esercizi ginnastici, all'arte poe-
stri della scuola tedesca, di voler cercare tica e rettorica , con grande vantaggio,
il sublime nel dillicile, di mettere in con- L'Aiuhes nel t. 4, cap. 7 tratta dell' ^"m-
tinua gara di sforzi e di stranezze la vo- stica, c\oè della dottrina e teoria del suo-
ce umana e l'orchestra, non sedusse Rai- no e dell' odilo in generale, ossia l'esa-
uiondi. 11 merito dell'inaudito prodigio me delle attinenze che ha la risonanza
da lui operato nella fusione di questi 3 de'corpi sonori coll'orecchio umano,a dif-
oratorii in uno solo, fu paragonato nell'ef- ferenza della musica che tratta del suo-
fétlo ollreogni due meraviglioso, essere nocomecapacedi produrre melodia ear-
nella musica ciò eli' è in pittura il Giù- monta. Della musica riposta fra le scien-
dizio Finale di Michelangelo. Sidisseche ze matematiche, di sua origine e scritto-
1 armonia di Raimondi può rappresenta- ri. Della scienza acustica de'greci, e de-
luse pursi vuol ragionare, l'armonia del- gli effetti della musica greca. Della mu-
l'in tei a società, che la somma delle al- sica de' romani, degli arabi e della Chie-
treequasil'unilicazioueloroin essa. L'en- sa. Dell'introduzione della musica nella
comiala accademia ne die dolio giudizio, poesia volgare, delle pubbliche scuole di
T E A
musici, del ristoramenlo ili essa e tle'snoi
scrittori. Di Pietro Metastasio, Opere
drammatiche, abbiamo molte edizioni,
comedi Firenze 1 --So, Avignone 1809,
Milano 1820. Majer, Discorso siili' ori-
gine, progressi e stato attuale della mu-
sica italiana. Padova 1 8?. 1 . Raccolta di
melodrammi scrii. Milano 1822. Rac-
colta di melodrammi giocosi. Milano
1822. Luigi Cuccetli, Biblioteca dram-
matici/ italiani] antica e moderna. Mi-
lano 189.9. Viollet, Drammatica. Mila-
no 1 833. Giuseppe Baini, [Attera sull'a-
io intitolato: Saggio sopra Uiden-
ti là de* ritmi musicale e poetico. Fi reo-
7018?. 1. D. Vaccolini, Della musica in
Italia. Bagnacavalloi844> Della musi-
ca, ragionamento dell'ade. Filippo Cic-
conetti, Roma 1 855. Il savio autore vor-
rebbe ripristinato il vero bello musicale,
principalmente sui teatri. A tale effetto
consiglia una storia della nobile arie, nel-
la cjuale sieno sviluppali i capi d'opera
che dall'antico al moderno si meritaro-
no la giusta generale approvazione. Inol-
tre lodevolmente deside 1 a, che non si ve-
stano più di note certi deplorabili argo-
menti che impunemente portano I' im-
pronta dell' immoralità. Finalmente fa
voti perchè contemporaneamente sulle
scene si alternassero le musiche ilei Jo-
melli, del Cimarosa, del Paesiello, del
Rossini e di altri che scrissero con intera
filosofìa, onde sono segno d'ammirazio-
ne a'veri dotti e intelligenti della soave
ri te. Pietro Lichtenthal, Dizionario e bi-
bliografia della musicai Milano 1 836,
ci diede tutta la parte 2.' riguardante la
letteratura generale e critica della m tisi-
ca antica e moderna, copiosissima ed e-
niditissima. La Coreografìa o Coi egra-
iia è l'arte di descrivere le figure delle
dante, e 1 passi da farsi sopra le note del -
l'aria. Il ballare si definisce muovere i
pedi, andando e saltando a tempo di SUO-
er diletto e pei festeggiare; e dicesi
anche danzare, saltare, tripudiare. Mo-
reaudi s.Merv in un librocbesulla Dan-
T LA 2 > 3
za pubblicò in Pai ma nel 1 8o3, dice che
non pub attribuirsi altra origine al bal-
lo, se non quella di tutti i grandi movi-
menti dell'animo, che appartengono al-
le passioni e che al corpo si comunica-
no : il buon gusto poi e l'ingegnò forma-
rono a poco a poco della danza un'arte,
la quale non si limita s'inolivi e alle rap-
presentanze naturali che nascono da un
sentimentod'allegrezza, masludiasi d'in-
trodurre, per quanto è possibile, le belle
positure, i bei gesti, ei più ordinali mo-
vimenti del corpo. Per ballo s' intende
generalmente uno spettacolo le cui parti
essenziali costituiscono la danza eseguita
da varie persone, e la rappresentazione
di qualche azione con gesli, il tutto ac-
compagnato dalla suddetta musica. Il bal-
lo è un divertimento antichissimo, e la
sua origine si perde nell'età più remote.
Si ballava sul principio per esprimere la
gioia, e tali moli regolari del corpo fece-
ro ben tosto immaginare un divertimen-
to più complicato. Chiamasi balletto una
piccola azione pantomimica con musica
e danza. Essa è per lo più molto sempli-
ce, e consiste solo in alcune scene panto-
mimiche, ili genere pastorale o comico,
ed il resto di vari generi di piccole dan-
ze. La Pantomimica è l'arie che insegna,
senza I' aiuto della favella, ma soltanto
co' movimenti, segni e gesti , esprime-
re le passioni, i caratteri, gli avvenimen-
ti, e qualunque rappresentazione; l'arte
dell'imitazione co'gesti. Perciò dicesi/V///-
tomimo l'imitatore d'ogni cosa e sorla di
teatrali componimenti. I greci e J roma-
ni ebbero commedianti pantomimi che
rappresentavano qualunque azione, e-
sprimendo il carattere e i costumi degli
uomini, con destrezza e versatilità mera-
vigliosa, sino a cambiar di volto ad ogni
movimento, a seconda delle passioni die
spiegavano; e spesso giungevano in uno
slesso tempo a simulare e conti aline due
caratteri opposti : ma in appresso forma-
10110 una corporazione separata, e si at-
tennero alla sola rappresentazione de'ge-
224 T E A TEA
sii, il sentimento e la tessitura d'un' a- rappresentando il corso degli astri ed i
zione regolare. In principio i pantomimi principali fenomeni dell'uni verso. I greci
erano accompagnati da un solo Cauto, al presero dagli egiziani le loro danze, le Io-
quale si aggiunsero poi altri strumenti, io scienze, e la loro mitologia comune,
ed anche le voci umane de'cori, e così di- Si sa 1' uso che ne fecero ne' loro spetta -
vennero le azioni drammatiche più re- coli pubblici, e particolarmente ne'cori e
colali. L'arte pantomimica dopo la mor- nella tragedia. Stesicoru, uno de'più an-
te d' Augusto fu in Roma spinta al più ticlii poeti della Grecia, nato a lmera o
allo grado di perfezione, rappresentan- IJyniera in Sicilia, circa due anni a va li-
do qualunque sorta di argomento tragi- ti la morte di Omero, fu dapprima chia-
co e comico. Abbiamo di N. Calliaco, De mato Tisiaj ma avendo aggiunto a'due
ludis scenici* mimovwn et pantomimo- movimenti de'cori delle danze religiose,
rum, Patavii i 7 1 3. La s. Scrittura e in- un tempo di stazione e di riposo, duran-
segna, clic il ballo formava una delle par- te il quale si cantava ['epodo, ebbe per-
ti principali delle grandi feste religiose ciò il nome di Stesicoro e in seguito fu
degli ebrei: i leviti intrecciavano danze dettoStesicore. Alcuni credono che ini me-
sagre per ringraziare e lodare Dio. In di- ra,oggi Termini, da Stesicoro sia stata re-
verse occasioni di pubblica allegrezza si citala la prima commedia. Plutarco fan-
eseguivano danze sagre,tanlo per mostra- noverò tra' primi musici ; Alessandro il
re la pubblica riconoscenza e per onora- Gra mie collocava tra' libri degni d'essere
re l'Essere Supremo, quanto per testili- letti da' re,quello da lui composto sulla/io-
care la pubblica gioia. Già ricordai che vina di Troia; e Quintiliano dice, che se
le danze sagre furono in uso presso molti Stesicoro avesse saputo moilerarsi,avreb-
popoli antichi; e che del cristianesimo se bequasieguagliatoOmero. Alcuni preten-
ne ha un avanzo nella Spagna, simboleg- donoche i greci colla loro ballata (ora can-
giando il beatissimo giubilare de'santi in zone del ballo, perchè solevasi cantar bai-
cielo fra' Cori degliAngeli. Il gesuita Me- lando,specie d'ode la più antica di tutte le
netrier, Trattato de'balli, che pubblicò canzoni italiane), usavano di cantar le lo-
nel 1682, dice aver veduto i canonici di ro odi e i loro inni nell'atto di danzare a-
alcune chiese, che nel giorno di Pasqua vanti gli altari delle loro divinità; quin-
pighavano per mano i giovanetti del co- di è che regolavano i loro canti col tem-
10, e danzando cantavano religiosi inni pò con cui reggevasi la danza. Il ballo ani-
di allegrezza. I galli, gli spaglinoli, i te- meltevasi nella filosofia di Platone, di A-
deschi, gl'inglesi conservavano ne' bassi ristotile, di Plutarco e di Luciano, e si
tempi le sagre danze, che voglionsi pure usava per ispirare le più lodevoli passio-
esercitate in cine Pranzi 'de'primilivi cri- ni. Pretendono alcuni, che l'arte di dan-
stiam chiamali Agapi. II ballo nelle In- zare sulla corda fosse inventata poco elo-
die orientali tuttora è una parte consi- pò que'giuochi, in cui i greci danzavano
derabile ilei culto religioso degl'idolatri, sulle otri di cuoio gonfiate, giuochi che
e si esercita ancora da'sacerdoti, il che si furono istituiti in onore di Bacco circa
praticò pure nell'antico paganesimo. Al- 1 345anui avanti la nostra era. Quelle o*
cimi abitanti dell'Africa hanno un ballo tri istradarono la pratica della equitazio-
superstiziosOjChe tengono come sagro, e ne, sulla quale è fondala l'arte de Balle-
che fa entrare il ballerino in una specie riràda corda. Girolamo Mercuriale nel-
di divino entusiasmo, durante il quale es- la sua Ginnastica espose 5 figure di bal-
so predice il futuro e annunzia oracoli, lerini da corda ricavate da antiche gein-
Gli egiziani sono stati i primi i quali del- me incise. Grodeck pubblicò nel 1 702 in
le loro danze fecero geroglifici d'azione, Danzica toma Dissertazione suquesti bai-
TEA
lei ini, e crede che comparissero la prima
volta in Roma nel 5oo dopo la sua fon-
dazione, e furouo allora denominati ^ù-
v(iml>oli o danzatoli sulla corda, delti
pure artisti di agilità, e più comune-
mente acrobati. Nata l'aite in Grecia e
propagata in Italia, s'introdusse in Fran-
cia, ove fu particolarmente coltivata sot-
to lai. "e 2.' dinastia di que're, poiché non
davansi feste solenni al popolo senza i
bulloni, i pantomimi ed i funamboli, che
rappresentarono i più antichi e frequen-
ti spettacoli di quella nazione. La storia
ci ha conservato i nomi de'due primi isti-
tutori dell'arte pantomimica. Datile d'A-
lessandria inventò il ballo comico, e Pi-
lade il ballo serio: ambedue fiorirono e
furono onorati in Roma. Le loro danze
erano un quadro fedele di tutti i movi-
menti del corpo, e di un'invenzione in-
gegnosa che serviva a regolarli, siccome
la tragedia, rappresentando le passioni,
serve a rettificare i moti dell'animo. Il
ballo passato da'greci a'romani, vi servì
all'istesso uopo sino ad Augusto. Traia-
no poi abolì siffatte rappresentazioni tea-
trali, le quali ricomparvero ancora lun-
go tempo dopo di lui, ma accompagna-
te con oscenità, onde i Papi, i vescovi, i
concilii procurarono di eliminarle, e fu-
rono succedute da que' giuochi e spetta-
coli de'secoli di mezzo summentovati. Il
già ricordato Rergonzodi Rotta, oltre il
i.° saggio del melodramma, fece rinasce-
re il ballo verso la fine del secolo XV in
una splendida festa, da lui data a Torto-
na pel passaggio d' Isabella d' Aragona,
nuova sposa del duca di Milano Gio. Ga-
leazzo, e trovò presto imitatori per tutta
l'Italia. Ma la decadenza delle piccole e
insieme splendide corti d'alcune poten-
ze d'Italia, fece andare un'altra volta in
essa in disuso la danza e i balli, e gl'ita-
liani per allora perderono il loro gusto
per questi spettacoli; ma in Francia vi ri-
presero tutto il loro splendore. 1 francesi
però lo devono all'italiano Raltasariui o
Baldassarini, più conosciuto sotto il no-
VOL. 1 XX III.
TEA 22 >
medi fica ojoyeux, che fece obliare la sua
origine, il quale pel i ." vestì d'una certa
regolarità i balli composti perla corte rea-
le. Pretendono i francesi d' avere avuto
pe' primi le danzatrici, ma non ebbero
donne ballerine avanti il secolo di Luigi
XIV, e da quell'epoca credono essi in-
cominciato l'uso di mescolare nel ballo i
due sessi. Ma siccome 1' uso delle balle-
rine è derivato dall'oriente, può credersi
quest'uso radicato da principio in Italia,
e molli esempi eziandio se ne vedono nel-
le rappresentazioni pantomimiche e nelle
feste date da' principi italiani ne' secoli
XVI e XVII. Se dunque una bellissima
e agilissima donzella comparve nel ballo
// trionfo dell' 'Amore9a s. Germano in
Laye a van(,i al re, e quindi sul teatro del-
la regia nccademia di musica e già del-
l'opera, egli è perchè tuttora si conser-
vava il goffo costume di fare rappresen-
tare da uomini i personaggi delle fem-
mine. A quel i.° ballo mescolato di uo-
mini e di donne pigliarono parte i prin-
cipi stessi e le primarie dame della corte,
e quella mescolanza tanto piacque agli
spettatori, che in tutti i teatri di Parigi
s' introdussero le ballerine. E qui note-
rò, che in Roma le cantanti s'introdus-
sero col secolo presente, nel passato can-
tando gli uomini vestili da donna. Ciò
non deve recar sorpresa, per quanto rac-
contai sul ritardato stabilimento del tea-
tro nella R.oma cristiana. Di mano in
mano che i balli divennero generali in
tutta I' Europa, le varie nazioni ne ab-
bellirono successivamente i loro teatri ,
impiegandoli ancora a celebrare i matri-
moni de' sovrani, le nascite de' principi,
i gloriosi avvenimenti nazionali, il carne-
vale principalmente; imperocché la dan-
za, come la musica per mezzo de'suoni,
colle attitudini della persona e coli' e-
spiessivo linguaggio del gesto denota l'in-
terne commozioni dell'animo, fu perciò
che il ballo, il suono, il canto, festeggia-
no sempre il carnevale, segni esterni del-
la gioia che infervora gli spiriti. 1 balli tea
i5
226 T E A TEA
tidli dividonsi in generale in seni, buffi e rappresentanze e spettacoli teatrali laure-
ili mezzo carattere; in particolare, in isto- nografia. Questa è l'arte die insegna a
liei, favolosi e poetici. Questi ultimi so- disegnare le cosecome appaiono alla vista,
no i più ingegnosi e tengono per la mag- parte essenzialissima della pit lutti die ha
gior parte della storia e della favola. Tra per base la prospettiva, senza In quale non
le classi del ballo alcuni assegnano per la si ponno disporre scene di buon efletto,
prima la grottesca, che gl'italiani porta- E l'arte di dipingere le scene e le deco-
rono in Francia, e richiede grandissimo razioni, ed anche per rappresentare un
vigore negli esecutori. Il ballo patitomi- edilizio, una città, un paese in prospetti-
niico, il quale nella Francia deve la sua va. Fu molto praticata dagli antichi, e-
gloria a Novene e Gardel, ed in Italia a sisteva a tempo d'Eschilo, come attesta
Salvatore Vigano, è la i. ''e la più im por- Vitruvio; e più o meno rozza o gentile
tante specie. In esso la danza, la patito- dovette esistere fino dal i.9 momento in
mima regnano sovranamente; il cotti pò-' cui si esposero rappresentazioni dramma-
sitore dell' azione è inventore e poeta, e tiche. Nella scenografia teatrale sempre
l'csecuzionedella musica è del lutto cou- si distinsero e si distinguono tuttora gli
fidata all'orchestra. Poiché questo spet- artisti italiani,! quali passarono a decora -
tacolo ha delle regole particolarie delle re i principali teatri d'Europa; ed inLorn-
parti essenziali, come il poema epico e bardia, massime in Milano, fece grandissi-
drammatico. Non v'ha nazione che non mi progressi. La scena da principio non fu
abbia la sua danza improntata dal carat- che una capanna, un viale, un portico cam-
tere originale, dall'indoIe,da'costunii che pestre; poi un carro a foggia di scena, acni
la distinguono, tramandata per genera- si sostituì un impalcato di tavole, ed in
zioni da epoche più o meno remote, con- processo di tempo venne applicata al tea-
servata alla condizione originaria presso tro, indicò il muro che ne formava il fon-
ie genti della campagna come una cara do, equindi tutto lo spaziosul qualecom-
tradizione, modificata nelle città special- parivano gli attori. Ebbero quindi gli an-
nidile dal passaggio dell'età successive, tichi scene tragiche grandiose di templi,
dalla squisitezza de'costumi edalla convi- di reggie, di piazze pubbliche, di città, di
venza con altre nazioni. E'un errore popò- eampi o alloggiamenti militari, e comi-
lare il credere che il morso della tarantola che di case private, e satiriche di monti
di Puglia e di Taranto [T .), produca l'è- e boscaglie. Il vocabolo scena o luogo fin-
sfrodi ball a re, e che si guarisca da tal cuor- to sul palco de' comici, servì altre vol-
so danzando colla musica. Negli Opuscoli te per indicare il teatro, la tragedia, la
del Calogerà vi sono nozioni sull'in ven- commedia rappresentata da'eomici. Il vo-
zione de' balli regolari, da chi praticali cabolo scena proviene da ombra e Ino-
anticamente, e quando usati; loro dille- goombreggiato,perchèavanti che lacom-
renze, sanazioni sagre, militari per ad- media si trasferisse in Atene da'villaggi,
deslraie i soldati alla guerra, de' conviti, ne'quali avea sortita la sua prima origi-
1 primi autori che scrissero sulla teoria ne, le rappresentazioni esponendosi all'a-
del ballo furono italiani. Rinaldo Corsi petto, si usava la precauzione di colloca-
pubblicò neli557 l'opera Del ballo j Fa re alberi o rami verdi di essi intorno al
brizio Garoso neli.582 il libro Del bai- luogo, in cui dovea fingersi la cosa rap-
lerìnoj poi Magri scrisse il Trattato teo- presentata, onde impedire agli attori che
retico-pratico del ballo; e Riveri sulla fossero incomodati dal sole.
Pantomima. Contribuisce e giova al tea- Arduo e grave sarebbe alla mia debo-
tro,ealle azioni della tragedia, della coni- lezza il dare un qualunque giudizio sul-
media, della musica, del ballo e ad altre l'odierno teatro, sia nella parte letteraria
TE A
enilistica, sia nella morale del complesso
delle rappresentanze teatrali. Laonde ap-
pena mi limiterò ad accennale alcuni de'
contemporanei die ne scrissero, e come i
governi riguardino l'attuale teatro, aven-
do già notato le provvidenze emanate dal
governo pontificio per Roma e sue pro-
vincie. Primamente ripeterò co'saggi e i
discreti, che gli applausi agli attori non
debbono eccedere dalla moderazione, e
convertirsi in fanatismo ed in entusiasmo
irragionevole, producendo disapprovazio-
ne ne'più, strapazzo agli artisti e perdi-
tempo. La disapprovazione e la critica non
debbono con bassezze umiliare e degra-
dare eccessivamente chi n'è segno, il «pia-
le vieppiù si avvilisce. Gli estremi della
lode e del biasimo sono sempre censura-
bili; peggio se l'ima o l'altra derivano da
partilo, nel quale caso non hanno alcun
valore, ed il saggio pubblico disprezza sif-
fatte ingiuste dimostrazioni, e le qualifica
eccesso di passione, o tatto o giudizio poco
rettoe derivante da prevenzione. Tutavolt
ta non debbo altresì tacere col Carli, che
circa il teatro, luogodi spettacolo stabilito
appunto pe'meno istruiti, il giudizio delle
donne, de'giovani e della plebe è più sti-
mabile, come avverte Aristotile. Imper-
ciochè siccome in queste pubbliche azio-
ni non si studia altro che risvegliare gli
nlTetti, così non essendo il popolo preve-
nuto e lasciando fare alla natura e al cuo-
re ciò ch'eglino vogliono, l'azione farà in
lui sempre piùcomruozione,chese si con-
siglierà colla natura medesima. Perchè le
passioni alia vista di teatrale rappresen-
tazione prendine in noi qualche direzio-
ne non vi è bisogno di scienza e di filo-
sofia, basta esser uomini. Lo stridere con-
tro i drammi e le tragedie, perchè non vi
si trova la perfezione, non serve a nulla;
perchè al popolo basta un sol tratto onde
si commuova, e molli snlTrono un'opera
intera per gustar solamente una scena. Al-
tri si pongono in contraddizione nell'ap-
plaudir tutta l'azione, mostrandosi severi
censori per lieve motivo, per una seni-
T E A. 2a7
plice stonatura, umiliando quello che a
veano onorato poc' anzi. Il cav. Ignazio
Cantìi nella Cronaca giornale di scien-
ze, lettere, arti, economia e industria,
che incominciò a pubblicare a' i 5 gennaio
i !S 7 7 in Milano, a p. 56 rendendoragio
ne del Manfredi, tragedia e notizie sto*
rie/te di Cariti Corrhetti, dichiara:» Ri-
teniamo che la tragedia sia il punto cul-
minante delle difficoltà, e che anche i più
grandi geni i abbiano dovuto durare fa-
tiche immense per avere il saluto di poe
ti drammatici. Bisogna possedere in emi
nente grado l'abilità di attrarre l'animo
degli spettatori, di eccitare la loro curio-
si là, di precipitare l'azione, di colpire l'u-
ditorio con un vero predominio di situa-
zioni audaci e di meraviglioso effetto; bi-
sogna essere appassionati, ardenti. senz'es-
sere esagerati. Che il dramma sia Bello al-
la lettura non basta, deve reggere altresì
alla rappresentazione, E se, a malgrado
di ciò, alcune gloriose tragedie formeran-
no sempre l'ammirazione della letteratu-
ra, la regola generale non recede dinanzi
a questa individualità. Guai se lo stile
manca di lucidezza e di splendore; se l'in-
treccio sente ola trascuranza dell'improv-
visazione ola fatica della figliazione! Mol-
le delle qualità necessarie di poeta dram-
matico saranno facilmente concesse al-
l' autore della tragedia di cui parliamo ;
quasi sempre egli rivela dell'attitudine
nella tessitura del suo dramma; qua e là si
scorgono belle scene, vi sono delle parti
così felici che fanno dimenticare agevol-
mente anche le meno fui tonate, quelle
cioè dove il poeta troppo sicuro di se cade
nella trascuranza della facilitalo quelle per
contrapposto, dove il poeta appare ane-
lante di soverchia fatica." D. Sacchi pub-
blicò nel t. 3 dell' Album di Roma a p.
i 87 e 3o3 un articolo intitolato: Notizie
sulla commedia in Italia. Dopo averne
tracciato I' indole e il genere della lette-
ratura, [lassa a ragionare di sua introdu-
zione in Italia, insieme alle tragedie e a'
drammi, delle qualità nazionali che deve
ai8 TEA
avere per correggere i costumi e i vizi ur-
bani, ond'essere una commedia civile, co-
me kce Goldoni, che riprese l'indole che
conveniva al suo secolo e al proprio mini-
siero, e grandemente lo loda. Aggiunge
che sebbene con minor genio e spontanei-
tà, s'attennero a 'giorni nostri l'Albergati,
che punse gentilmente le caricature de'
suoi bolognesi ; Gherardo de Rossi, che
morse quelle de'roruani; e meglio di loro
con un far più gaio e disinvoltura di con-
dotta, Giraud. Ma intanto Federici met-
tea di moda il sentimentalismo, vagheg-
giato da alcuni;ripullulò il romanticismo,
e si consigliarono nuove follie: solo fra tau-
to minacciato buio suise Alberto Nota ,
e seguendo Goldoni, studiò rappresenta-
re l'indole della società in cui vivea,con
opportune mezze tinte, perchè difficile il
carattere nazionale presente, pe'costumi
e pe' vizi. Dopo Nota, i cui pregi enume-
ra, nominò con distinzione Gaetano Bar-
bieri e Francesco Augusto Don. A que-
st'ultimo Gio. Battista Marinelli diresse
la lettera che pubblicò Y Albumi, io. p.
2 34,coIla quale chiamandolo suo maestro
e moderno Terenzio, favorito di Melpo-
meneediTalia,gli rende conto del ragio-
namento intorno allo stato presente del-
l'arte drammatica in Italia, dal sullodato
Vincenzo Prinzivalli letto nell'accademia
d'Arcadia nel 1 853. Ricordato il teatro de-
gli antichi, e coloro che elevarono la com-
media al dignitoso ufficio di censura, e co-
me da Plauto e Terenzio fu esercitato in
Roma antica, in cui si videro parodiati nel
teatro gli stessi difetti de' grandi, dopo i
quali degradandosi, Roma imperiale fu
costretta a bandir gl'istrioni. Esaminati
i pregi e i difetti dell'antico teatro, che
gli scrittori morali delle prime età nostre,
esecrando le rappresentanze sceniche, le
chiamarono pubblica scuola di seduzio-
ne e di errore, scese a parlare de'nostri
tempi,e sostenne che la gloria del teatro
moderno declinò, dacché s'incominciò in
Italia a far lieta accoglienza a'poeti d'ol-
tremolile, che trascelgouo quanto v' ha
TEA
di vile nella storia de'popoli, di crudele
nella loro immaginazione, e di lurido nel-
la società, per farlo argomento a' loro
drammi. Quindi col testimonio de'falti,
diceche il Prinzivalli prese ad esaminare
le varie opere, colle quali fra noi si fa stra-
zio ogni giorno della morale e dell'uma-
nità. Scelte le più applaudite, ne analizzò
le parti con ferro anatomico, e ne segna-
lò i difetti, l'immoralità, il ridicolo ver-
sato sulla pietà, il matrimonio colpito da
crudeli sarcasmi, l'orribili trame, i fred-
di suicidii, pretendendo alcuni dramma-
tici che la danza e la gioia sieno le sole fe-
licità della terra. Rammenta le colpe, i
terrori e le bestemmie cui s'ingemmano i
drammi; la maligna tendenza di blandi-
re, a preferenza de'grandi, gli uomini del
popolo, i facchini, e i celli da galera tra-
sformati in eroi. Rimarca gl'insegnamen-
ti tristi, che il denaro è cosa più santa del
giuramento, che la probità femminile è
menzogna; i quadri di ributtanti scanda-
li, d'immoralità vergognose, i fomenti a
viziose tendenze, il condannarci i dram-
mi ad assistere continuamente ad agonie
strazianti per veleni propinati. Così fu cor-
rotto il gusto, e si dimenticò, che la vera
e la miglior commedia è l'italiana, con
quell'arte che ridendo corregge i costu-
mi; e spregiandosi un Goldoni, si fa buon
viso alle produzioni straniere. Lodò l'il-
lustre veneto, l'Albergati, il de Rossi , il
Sografì, il Giraud, il Nota, il Bon e altri
che abboniscono dal sentimentalismo, e
da'costumi tanto diversi da quelli che po-
se in iscena Molière nel secolo d'oro fran-
cese. Rese poi omaggio di lode agli scrit-
tori napoletani, che producono sulla sce-
na lavori ricchi de' sali attici, delle gra-
zie e della gentilezza di cui fu squisito
maestro Menandro. Rammentò quin-
di i benemeriti nomi di Ventignano, di
Cosenza, di Riccio, di Lauziers e di altri.
Passati in rassegna i drammi di nuova e
criticabile fattura, massime que'di storie
falsate, onde il teatro moderno avvallato
ne' vizi, è pur contaminato dalla inenzo-
TEA TEA 22q
gna. Tn ultimo dice, che il Prinzivalli, a t'issimi, furono d'avviso chei Giornalisti-
migliorar le condizioni del nostro teatro, no memorie letterarie de'Ioro tempi. Quel-
invito l'accademie italiane, e l'Arcadia che lodi Lipsia si occupa principalmente del-
seppe nel secolo decorso colpir del ridi- l'estetica musicale,ramo scientifico di cui
colo i poeti leggieri e adulatori, a voler la maggior parte de'suoi contemporanei
con zelo, mente e cuore promuovere que- artisti musicali in Italia non sembrava-
sta bianca importante di letteratura ita- no ancora conoscerne la definizione. Flo-
liana, perchè l'arte drammatica sia de- riferisutapesinsaltibitsomnialibant —
gna de'tempi, la morale sia pura, la sto- Omnia nos itidem}Lucano lib. 3. Invei-
rla sincera; perchè infine la scelta de'sub- sce come eransi rappresentate in Napoli
bietli e la condotta ispiri nell'animo de- (con altri celebrai a Napoli, a Sicilie Due
gli spettatori sentimenti nobili e genero- e altrove, non solo che niuno osò centra-
si, palpiti di emulazione, lacrime di pen- stare b\\' Italia il primatodella musica su
timento. Per tutto questo, mi compiac- tutte lenazioni, ma quanto principalmeu-
cio di avere potuto di sopra aggiungere, te fiorì in Napoli) le celebri composizioni
dopo la compilaziouedel presente ai tico- di Haydn , Rossini, Paesiello, Generali,
lo, che il romano Eptacordo abbia nel eh. Weigl e altri, da chi le dirigeva; indi pas-
Prinzivalli un direttore responsabile cosi sa artisticamente a dare il giudizio sulle
illuminatOjSavioemorale.Nel t. 6 dell' Ef- medesime, rilevandone i meriti e i difetti,
fenici idi letterarie diRomaàe\i8ìì,ap. nonescluso [ÌMosè, di cui non tacelemol-
5o,si riporta di F.R. accademico filarmo- te bellezze e tratti sublimi di quel genio
nicodi Bologna, l'estrattodi sua lettera, o raro formatosi sui modelli patiti eesteri, e
riproduzione d'altra scritta a lui da un dot- qual ape industre colse il migliorsuceod'o-
to tedesco dell' arte musicale peritissimo, gni fiore. Lamenta inoltre la smania insa-
Sullo stato presente della musicain Na- ziabiledi no vita, degenerata iuistravagau-
;»)//.lncomincia il bolognesecol deplorare za: allontanandosi troppo dalla semplici-
la decadenza della musica italiana, offren- tà, si bandì la logica e si usò un lineuassio
do continui argomenti di corruzione, I ac- inintelligibile; la mozione degli affetti si
cademie, i teatri e perfino i nostri augu- perde, perchè in vece di parlare al cuo-
sti tempii, ed esclama col poeta: Italia, re si cercava di sbalordire, e l'immagina-
Italiath questo sonno, omor^Quest'ar- zione slanciandosi al di là della natura in-
te divina, destinata a innalzare e subii- frangeva tutte le leggi della ragione e del
mare gli umani alletti, divenuta vile tra- buonsenso. Cimarosa, Guglielmi, Paesiel-
stullo della moda (tiranna regolatrice de' lo, Zingarelli ealtri classici ottennero i più
cervelli leggieri), dal seggio di regina gloriosi trionfi colle opere loro, ma niu-
dorninaliice de' cuori, era ormai disce- nodi essiallontanossi da quelle regole, che
sa, divenuta povera ancella e negletta sono invariabili per natura. La brama di
giacente al suolo. Indi principia il tede- novità trascinava nel disordine, toglieva
sco a meni vigliare come la sola Germa- il carattere all'azione, e la distinzione al
nia avea allora appositi giornali per la drammatico o tragico, al serio e al bulfo;
censura de'componimenti, sì teorici, che l'istromentalespesso interrompeva il sen-
pi alici della musica; e che l'estetica mu- so della poesia, il ritmo non si osservava,
sicale era poco conosciuta dagli artisti la musica era una sola, e il capriccio for-
musicali in Italia; mentre cheè celebre la ma va tutte le regole. Alcuni dopo pochi
gazzetta musicale ili Lipsia, ila lui qua- mesi di studio pretendevano d'esser di-
lificata il più competente tribunaledi mu- venuti maestri in figura, come avessero
sica. Rammenta che Apostolo Zeno, Maf- l.i scienza infusa di Salomone; mentre il
lei, Lamv, Zaccaria, Fabroui e alln dot- famoso Jomelli esscudo nella più glorio-
23o TEA TEA
sn carriera teatrale andò a studiare in Bo- quégli autori degni piuttosto di amrno-
logna, per non trovarsi più imbarazzalo. Minienti, siccome fomite di pazzo orgoglio
Sulla musica della chiesa in Nàpoli : Or da cui presi i commendati con bugiarde
qui cominciali le dolenti note '.. declamò parole, si credono aver tocca la meta del-
ancorpiù, vedendola introdotta e domina- la perfezione, e restano nulli per se e per
i e sfacciatamente sullecantoriecolle lasci- l'arte o scienza che impresero a coltivare,
vie musicali della scena, o non cantala col- Ciò avviene quotidianamente, ed in impe-
la divozione dovuta al sagro tempio, con eie nella difficile arte della musica, e sin-
gesticolazioni e caricature indecenti, tran- golai mente nella sagra. Molti maestri trai-
ne le poche musiche della cappella reale lano siffatto genere di composizione, ma
e quelle dirette dall'illustreZingarelli, da pochi convenientemente, pochissimi lo-
per tu Ito essendosi perduto il senso e ilgu- ile voi mente, appunto perchè poco sanno,
ito pe»- quella musica sublime che santi- e credono d'essere maestri eli color che
fica gli animi, e provoca il renitente cuo- sanno. Introdusse la chiesa ad accompa-
re dell'uomo all'adorazione ili Dio. Ter- gnamento delle sue ispirate salmodie, e
minò col ripetere le parole del sommo Ar- degli altri sublimi suoi canti quella mu-
teaga spaglinolo e scrittore italiano di co- sica che oggi chiamasi alla Pales trina, da
se teatrali, morto nel 170)9. » Maestri e quel grande ch'ebbe tal città per patria,
musici del nostro tempo, che col fasto prò- che si distinse in ciò a preferenza d'ogni
prio dell'ignoranza vilipendete le gloriose altro, e vide vestire le sue funzioni eccle-
fatiche degli altri secoli, ditemi se alcun si Mastiche quella gravità, che ricordavano
trova fra voi che sappia tanto avanti ne* quel divino che talvolta si ravvisa anche
principii filosofici dell'arte propria, quan nelle umane cose. Allorché poi a quelle
to sapevano quegli uomini che voi ono- splendide maniere si sostituì il canto de-
rate coll'urbano titolo di seguaci deIran- nominato figurato o composto (quello cioè
cidume?" Gli fece eco G. G. nel 1. 1 5 del- in cui si praticano delle note di misto va-
V Album p. 2c5, poiché, premesso che l'i- loie, a dilferenza del canto corale, o fer-
storia della musica è semplicissima, nel ra- 11100 ecclesiastico, composto di note prin-
pido progresso sviluppato da' Palestrina, ci pali uniformi), subì la musica sagra per
Allegri, Morales, nel genere sagro,si rivolse cagione degl'imperiti maestri scadimenti,
al genere 'strumentale coli' Haydn, Mo- mentre per qualche raro valente compo-
zard, Beethoven, quindi ritornò in Italia sitore salì a nuovo lustro, laonde questo
al presente secolo nel genere melodram- canto ebbe in ogni età i fautori e i con-
matico con Rossini, Bellini e Donizetti, e trari. Per comporre musiche sagre cou-
poscia dichiara: » Una meraviglia è ila venienti, bisogna penetrarsi de' sublimi
osservarsi nella storia dell'arte, che meli- concetti del s. re David, perchè divenga-
le nel secolo XVIII tutto il mondo era no poesia sublime, i pensieri eminente-
invasodal gusto depravato brocco .-tnen- mente divini, elevato lo stile. Il maestro
tre la pittura, la scultura ed architettu- allo studio meccanico della musica deve
ra, uon che la letteratura erano nella più unir quello della lingua, della buona fi-
gran decadenza, la musica toccava all'api- losolìa, e della storia sagra per intendere
ce dell'ingegno umano per mezzo di uo- e penetrare, e sentir nell'anima i concetti
mini che vestivano le perocché e balla- del real Profeta, e gli altri canti che usa
vano il minuetto!" Circa alla musica sa- la chiesa, per adattarvi melodie idoneee
gra, arroge quanto disse P. G. nell'arti- tali da rendere più efficace l'impressione
colo ÙeW'jélbum t. 2 1, p. 227: Poche pa- delle parole e la forza de' sentimenti. E-
role sopra la musica sagra. Saviamen- gli è per questo che spesso si odono nel-
le biasima le profuse immeritevoli lodi a la casa di Dio cantilene da teatro leggio-
T E k
re ed emunte accompagnare i più gravi
pensieri, le più profonde sentenze, provo-
cando il risentimento de'più tolleranti, l'a-
gii è per questo che si sentono motivi af-
fettuosi e sdolcinati applicati a parole fi-
brate di minacce e di maledizioni, e wal-
zer adatta ti a sentimenti di doloreedisde-
gno! Se ciò udissero Galestrina, Gugliel-
mi, Allegri, Coirono, Mozart, Terziani,
Cienciarelli e Grazioli, l'esecuzione de'lo-
ro salmi o altro da loro con tanto studio
posti in musica con profondi sentimenti
sagri, inorridirebbero frementi per l'in-
giuria fatta alla santità del luogo, alla
dignità elei la musica e alla solennità del-
l'auguste funzioni. Fra'viventi maestri di
Roma nella musica sa»ra, particolarmen-
te encomiò Salvatore Meluzzi e Gaetano
Capocci, rilevando gl'individuali e distin-
ti loro pregi; desiderando che quali capi-
scuola dell'età nostra, vengano seguitati da
tutti quelli che vogliono dedicarsi alla mu-
sica sagra, e così non più udiremo nel luo-
go santo musiche ili aria più profana che
sagra e partecipanti delle teatrali. N.Cee-
chi nello stesso Album a p. 298, ci die-
de l'analisi della Messa di He qui eia con\-
posta dall'amore filiale del maestro Ba-
rocci, per la defunta sua madie, rilevan-
done i particolari pregi estetici, espressi-
vi e armoniosi, propri del mestissimo ri-
to funebre e del solenne canto cristiano.
Inoltre a p. i .{8 l'illustre prelato Stefano
Rossi, considerando che fra le arti nobili
e liberali eh' ebbero meno generosa sto-
na una era la musica, come fra'personag-
gi che subirono fatalmente il maggior o-
blio trovò quelli che professarono la scien-
za dell' armonia, così raccolse e pubblicò
le notizie del cav. Pietro Persichini roma-
no, la cui penna si occupò dell'armonie
de'teatri e .s'ispirò nelle musiche sagre, di
. ii ne sentì tutta la sublimità e la forza;
quindi le intitolò con lettera a Luigi Vec-
chiotti maestro della cappella della s. Ca-
m di Loreto, che siede in Italia Iri'pn-
mi scanni della musicale scienza, e che tro-
vò modo a riunire nell'armonie di clne-
TEÀ 2Ji
sa il brio e insieme il dignitoso, il grave
e il sublimissimo, colla fecondità più sva-
riata e più intelligente, senza che parte-
cipino del teatro; della musica del quale,
come della sagra, il prelato ragiona eru-
ditamente, per l'eccellenza di quest'arte
liberale. Perciò egli riguarda i maestri e
compositori di musica poeti per eccellenza
nella favella più gagliarda e più multifor-
me che l'uomo possa adoperare,oude il ve-
scovo Gerbet gran filosofo religioso fran-
cese,!:) definì una trasformazione glorio-
sa della parola; e che devesi saper gra-
do alla stampa e massime alla litografia,
che da parecchi anni ci salvarono e per
1' avvenire serberanno all' immortalità
tanti parti felici dell'armonica poesia, che
senza di quelle sarebbero iti perduti, come
sventuratamente accadde delle melodie
che uscirono dal genio di cento Orfei de
secoli scorsi, onde si dilettarono i nostri
padri e le genti civili dell'età più antiche.
A p. 78 del ripetuto Album dichiarò P.
P. che una delle felici innovazioni recale
al moderno teatro musicale, si è la gran-
de parte che occupa oggi la situazione
drammatica ; situazione che il composi-
tore cerca di mantenere, e che 1' artista
cantante cerca d'accrescere. La Germa-
nia per ciò che tiene all'espressione della
musicala Francia per ciò che tiene a quel
la dell'azione, sono le due nazioni che per
questa parte hanno maggiormente meri-
tato della musica moderna. LaFranciaso-
prattutlo, coll'educare i futuri artisti del
teatro melodrammatico non meno alla de-
clamazione che al canto, è quella che pi o-
ducein maggior copia egregi cantanti che
sono a un tempo attori eccellenti. Di F.
Orioli a p. 369 e 4.04 dell'. 7/Wu, sono
le Considerazioni sulle odierne condì-
zioui della musica in Italia. Dottamen-
te ragionando delle connaturali disposi-
amo i d'ogni popolo,e degl'italiani abitatili
meridionali d'Europa, nati sotto zona fe-
lice, dove il senso fisico è più svegliato e
più vivo, e risponde più presto all'impres-
sioni esterne, prima col corpo e indi pel
23ì TEA
corpo coll'animo: lo dice popolo a cui cie-
lo e terra diede e dà, colla maggior pron-
tezza e spontaneità del sentimento, in tut-
to die a sensazione appartiene, maggio-
re anche la spontaneità e la potenza del
diletto, il quale ne deriva. Or la musica
essendo cosa appunto di sensazione, e so-
pra l'altre dilettevole e produttrice d' ufi
piacere die s'innalza verso le regioni ete-
reedello spirito, e vi commuovono l'a (Fel-
lo in tutte le sue forme più solenni, se-
gue di qui che in noi gli organi musicali
(orecchio e gola), ed il giudizio interiore
ch'è ad essi collegalo, partecipano di ne-
cessità tra' primi de' già detti privilegi.
Perciò i suoni e canti uditi ci fanno im-
pressione più profonda, la quale va a di-
rittura appunto alla parte effettiva per
commuoverla fortemente e soavemente,
l'er tali e altre ragioni che adduce, fum-
mo (inora maestri e interpreti di musica
i più dilettevoli e i più moventi che il mon-
do abbia conosciuto, li piacere musicale
derivare dalla melodia, e dall' armonia
ch'è subordinata all'altra come principa-
le; per cui nella melodia precipuamente
sta la virtù del muovere l'aiFetto, aven-
do l'armonia quella di ornare. Laonde se
l'ornamento è troppo, la parte più digni-
tosa e nobile della musica, l'armonia, si
perde o diminuisce. Siccome noi italiani
per natura sentiamo molto, e nello squi-
sito sentir nostro più che in altro ci di-
lettiamo, giovati dal naturale istinto, sin
qui uou avevamo commesso l' errore di
sminuire l'effetto delle nostre musiche,op-
I ii unendo con fracassi dell' armonia le
spontanee melodie (egualepregiudizio re-
ca alle bellezze dello sviluppo della me-
lodia gì' intemperanti applausi anticipa-
ti, con isdeguo de'saggi e intendenti spet-
ta lori, e con pregiudizio eziandio degli
sforzi decantanti, i quali restano confusi
dal frastuono dell' inopportuno plauso ,
perdendosi cos'i le più soavi e delicate sue
pili li), che generavamo quasi senza sfor-
zo. La moda ci afferrò pe' capelli e stra-
scina irragionevolmente, e contro gli c-
TE A
sempi degli antichi maestri parchi negli
accompagnamenti, i quali soprattutto evi-
tarono il frastuono degli strumenti trop-
po sonori, che col rumore soverchio, se
non istordiscono il senso acustico, lo fan-
no almeno mauco delicato e quindi man-
co geutile, e meu fino apprezzatole di que*
minimi, in che sta la virtù principale del
commuovere. Questo pregiudizio viene
prodottodallostrepitoche assorda de'tim-
pani (specie di strumento militare come il
tamburo, che si suona a cavallo) dell'or-
chestra, de'tam-tam (o gon-gon o piccolo
tamburo, strumento orientale da percos-
sa, d' una vibrazione straordinaria , che
serve a dare i segnali, e producente un
suono grave e forte, accompagnato da un
eco sostenuto, ed esprime terrore e spa-
vento) e delle gran casse (o tamburoni di
grande dimensione,che si adoperano nelle
musiche militari e nella banda de'suona-
tori d'ogni specie di strumenti da (iato e da
percossa), dal muggito e dal tuono delle
nuove trombe di Sax. I nostri avi, cheo-
sano alcuni tacciar di poco intendimento,
comprendevano certamente che la prin-
cipal dignità della musica è la voce uma-
na, o di quegl'istrumenti che più ad es-
sa s'accostano. E fiuchè il cantare non fu
urlare, e finché alle nostre gole non si die
ufiicio di zuffoli (che hanno il suono acu-
to e stridulo), ma si lasciò quello più no-
bile d' esser organo specialmente espres-
sivo, noi fummo i migliori cantori d'Eu-
ropa e i più pregiati. Qui il grave scrit-
tore riparla delle particolari e naturali
prerogative degl'italiani nell'udito, nel-
1' espressione, nel discernimento, e nella
spontaneità d' ispirazione per trovar fe-
licemente la combinazione delle note, e
di quanto rende speciale la vera musica
italiana; per cui quando la musica era ne'
suoi limiti, cantavano meglio di tutti, e-
rano principi delle belle melodie, e nin-
no contrastava loro il predominio; onde
gli oltramontani per emularli si fecero di
loro scolari, sia compositori, come Mo-
zart, che cantanti e cantatici. Ora da
TEA TEA a33
questo primato di gloria e tli mogistero negli sbalzi, nelle bravure, o nella forza
ogni giorno più scendiamo, tra perchè il dell' urlo. Rileva 3 principali difetti nel-
secolo ci ha educati e ci viene educando la musica moderna. III.0 è quello che ha
agli eccessi, tra perchè i forestieri sono me- tutto perdere all'arte de' canti e suoni la
no sensitivi di noi, non possedendo una principal sua prerogativa d'arte popola-
delicatezza di tatto musicale pari alla no- re. 11 i.° è che seguitando il moderno an-
sila, venuta è prima tra essi e indi tra noi dazzo, ogni giorno più illanguidisce e di-
la consuetudine della musica moderna e viene ottusa la delicatezza del sentimen-
ti'ultimo modo: musica la quale ha or- to alfetlivo. Il 3." più specialmente ci ri-
mai bisogno per far effetto di chiedere guarda e nuoce in più modi. La musica
all'armonia, giacché la melodia non ha- italiana de'teatri era una volta quasi la
filerebbe a tanto, l'urlo, il tumulto, la per- sola desiderala in Europa; la compone-
tin bazione del senso, fatto ottuso a lutto vano maestri italiani, e cautavano ran-
che non è farle, che non è eccessivo. E tori italiani. Poiché la potenza della me-
questo chiamano esser più maschi, ^lii vi- lodia, nell'invenzione e nell'esecuzione fu
ri/i., .qualcuno direbbe più imbestiali* specialmente nostra. Oggi la concorren-
ti, e incamminati a ferità, e quindi a bar- za straniera ci ha guastato questa priva-
btuie, cerio non più italiani, noi che ci tiva,con parecchie pregiudizievoli conse-
^for^iamo divenire italianissimil Siffatto guenze. I cantori di forza e i compositori
oidine di cose nou deve durar sempre, né di bravura uccidono ogni giorno più la
durar più: bisogna rinsavire e riprende- musica italiana. La grazia è divenuta li-
re un po'd'amor proprio e del nostro ve- na superfluità, o un ornamento, al quale
io interesse. I progressi oggi fatti nell'ai'- poco si bada. In un'opera di tealro i mi-
ìnonia non si devono escludere da' teatri seri cantanti non han più i lunghi riposi
e dalle orchestre: le combinazioni armo- demeritativi, e non con fi uà n più il mas-
ini he accompagnino, ma non dominino, simo della loro potenza nelle parti vera-
Si provino pure nello sforzalo e lumul- inente cantate. Han bisogno d'aifaticar la
tuoso, dov'è il principal regno loro, ma voce per lunghe 3 o 4 ore, e le trachee
n'escano presto per tornare subordinate cosisi rovinano. I polmoni boreali sistan-
e secondarie. A questo patto l'Italia ripi- cano meno de'nostri polmoni meridiona-
glierà in ciò la dignità sua, e la vera mu- li. La dolcezza , la perfetta intonazione ,
sica italiana da cui ha fuorvialo. Loda Del- l'agilità lungamente serbata è impossibi-
Imi, che alcuni moderni diconopoveroar- le. La Civiltà cattolica, 2.a serie, t. 7, p.
monista, mentre non sanno però non ri- 537, encomia e rende conto del libro in-
inanere presi al visco delle sue ricchezze titolato; Sulle condizioni dell' odierna
melodiche, e all'insidia de' suoi cauti da musica italiana, ragionamento di Vin-
Sirene (delle quali parlai nel vol.LXVH, cenzo Petra, Napoli 1 854- L'autore dà u-
p. ìZ.\ ). Le antiche musiche lasciavano na giusta idea della musica, rimovendo
scoperte e dominanti le voci, come regi- prima quelle definizioni, che vorrebbero
ne che sono in ogni concerto quando in- soverchiamente o material la, riducendo-
tervengono. Con dottrina d'un'altra ma- la a puro diletto de' sensi, o «pirilualeg-
niera ora si fa dominar gli strumenti es'iu- gialla, trasformandola in puro calcolo o
troducono le voci umane come serve non ammaestramento. Egli dice che la mu-
comesignoie,costringendolea lottare con sica è commozione degli alletti per via
quelli, e ad uscire dalla loro condizione d'imitazione col canto e co'suoni, i qua*
naturale, più fatta per esprimere modu- li potino essere o successivi nella melo-
lazioni d'affetto, la cui significazione più dia o contemporanei nell'armonia. Dalle
spicca, u così dire, nelle mezze tinte, che quali premesse inferisce quanto sia pie-
?3i TEA
celiente la musica vocale alla strumen-
tale, la melodia all'armonia, e quanto sia
propria degl'italiani tale precedenza. Da
questa idea generale della musica, passa
]' autore a ragionare della sagra e della
profana: e intorno alla sagra, come ((nel-
lo cui il sentimento cristiano non la cede
per nulla alla perizia musicale, diligente e
coscienziosa, deplora altamente, come og-
gidì ogni uomo assennato, quella pt ori-
nazione del tramutare la /nagion di Dio.
luogo di penitenza e d'orazione, in ostel-
lo di bagordi e di danze, introducendo-
vi motivi teatrali; nel che, dice egli, non
isteltero sempre in guardia anche isom-
mi fra'moderni maestri, e dimostra che
a perennare com'altri il loro nome, molto
meglio si adoprerebbero ponendo profon-
do studio in qualche componimento sa-
gro, che nelle fuggevoli amenità teatra-
li. Poi toccando della manìa tedesca onde
sembra invasata l'Italia, mostra, senza
frodare della debita lode i tedeschi, stolto
essere il musico italiano, che obliando il
patrio vanto di melodia pretende sci miot-
taili pedantescamente nell'intralciatissi-
ma armonia. Dopo aver fatto voti perchè
tornino nelle nottre chiese i capila vori dei
secoli passati, tanto più esperti de'moder-
ni nell'esprimere il sentimento cattolico,
scende per ultimo a ragionare del teatro,
mostrando tanto essersi perduto dell'ani-
ma, quanto vi si è moltiplicata la mate-
ria strumentale; tanto perduto di com-
mozione, quanto accelerato colla rapidi-
tà delle volate, de'tnlli, delle ri (io ri lo re.
La musica in tal guisa è divenuta uno
sforzo di agilità di gareggiare co'giocolie-
li e saltatori: fa stordire per la celerità,
non intenerire pel sentimento: è rossigno-
lo che canta, non s,\ì\ uomo ragionevole
che par la ed esprime. Conclude encomian-
do i tre grandi moderni, paragonando il
Rossini a Colombo scopritore d'un mon-
do novello, il Donizetli all'Ovidio della
musica, il Bellini al Petrarca, del quale
come imitò la dolcezza, così riuscì talvol-
ta alla sazievole sdolcinatura. Il teatro isti-
TE A
tuito per sollevare lo spirito e nel mora-
le correggere i costumi, è divenuto scuo-
la di demoralizzazione e di crudeltà, e la
fonte donde si derivano i primi e più sen-
sibili insegnamenti d'incredulità edi cor-
ruzione, come lo sono i pestiferi romanzi.
Di questi ultimi ecco il saggio giudizio che
ora neha dato il cav. Ignazio Cantù, nel-
la sua Cronaca a p. 247- "^e finzioni di
molti romanzi hanno così stancatoli cuo-
re colla loro macchina mal ordinata, col-
le loro passioni fdse ed esagerate, colle
loro creazioni fantastiche e bizzarre, che
il cuore sente più che mai il bisogno di
tornar al vero, di togliersi dalle false la-
grime e dai falsi sorrisi, per venire abor-
risi e alle lagrime vere; di togliersi a que-
sta anarchia di lettere, di opinioni, di si-
stemi, a quest'indisciplina, per venire alla
regolarità degli studi positivi". Neil' Al-
bum si leggonodiversi articoli riguardan-
ti la danza di alcune nazioni; quelli pe-
rò relativi alle danzatrici nostrali del cor-
rente secolo, con alcune nozioni intorno
al dramma in musica posteriore alla dan-
za, la quale contribuì alla sua invenzio-
ne, sono nel 1. 1 3 , p. 4 ' 3, e nel t. i o, p.
333. Ivi si dice, che il ballo è un genere
di spettacolo più antico dell'opera, stan-
do anche all'opinione del doltoorieutali-
sla Morenas, che fa risalire l'esistenza del
dramma lirico nell'India molto al di là
della spedizione d'Alessandro il Grande,
e Morenas vide rappresentare in variecit-
tà di quel vasto impero drammi cantati
con cori e sinfonie; sebbene gl'indiani ora
non sieno più inventori, né imitatori, in-
differenti alle scienze e alle arti, già col-
tivate da loro con successo in epoca in
cui il velo dell'ignoranza copriva ancora
gran parte del resto del mondo. Adunque
il dramma cantato, la specie d'opera che
essi posseggouo,si vuole anteriore a tut-
to quello che in questo genere produsse-
ro lealtre nazioni. La danza regolare non
ha potuto esistere senza musica; la me-
lodia segnò la cadenza, ed i primi passi del
duuzatore furono foruiati filile canzoni.
TEA
I greci rappresentarono delle azioni in
pantomima, prima di recitare con melodia
Je loro tragedie. Al rinascere delle arti e
delle scienze si volle far risorgete il dram*
ina declamato da attori che regolavano
la loro intonazione sull'accompagnamen-
to della sinfonia: si volle fjr parlare una
quantità di personaggi con cori di diver-
si caratteri, cou)e altre volte aveano pra-
ticato Sofoclee Seneca. Aggiunge l'auto-
re dell'articolo, die dopo aver per lungo
tempo cercato qua! fosse la tragedia gre-
ca, verso il i 4r 5 si credè trovarla nell'o-
pera; ed applaudiamoci pure di questo er-
rore, giacché esso ci ha fatto conoscere un
nuovo spettacolo di molto superiore alla
tragedia in quanto alla forza dell'esecu-
zione, all'apparato e alla verità dramma-
tica. 1 gran halli con macchine e decora-
zioni, ne'quali le paiole, o declamate, o
cantate spiegavano quello che il hallo non
avrebbe potuto con bastantechiarezzae-
sprìmere agli spettatori, erano conosciu-
ti anche prima di quell'epoca. Questi hal-
li contribuirono all'invenzione dell'opera
molto più che non vi contribuì quello che
si sapeva della tragedia antica, e l'imita-
zione che se ne voleva fare. Poiché i gre-
ci, i romani, gl'italiani, i francesi balte-
rouo la medesima strada pel dramma re-
citato e cantato, è da presumersi che gl'in-
diani facessero altrettanto. Le baiadere o
danzatrici indiane, le quali si consacrava-
no a onorar gli Dei, seguendoli nelle pro-
cessioni ballando e cantando dinanzi al-
le loro immagini, rappresentavano pure
un'azione con de'gesti e con de'passi pri-
ma che l'opera seria o l'opera comica fos-
se nata a BenareS o a Calcutta: bacco era
stato il loro maestro. Vuole Platone che
prima di formare lo spirito, si ponga tut-
ta la cura a mettere ben in ordine il cor-
po. Si applaudono i nostri ballerini quan-
do girano sopra se stessi con una certa
lapidila. Le loro pirouettest dice I anoni-
mo, non sono nullameno che giuochi da
ragazzi, de'saggi di scolai uccio, se si pa-
ragonano alla prodigiosa agilità della ce-
TEA 23j
IebreEmpusa. Questa danzatrice avea li-
na tale mobilila di gesti, girava con tan-
ta velociti» che sovente le sue gambe e le
sue braccia involavansi alla vista degli
spettatori i piti attenti, che alla fine non
sapevano più ben distinguere la sua fi-
gura. A chi vide delle corse di carri, ciò
non deve recar meraviglia: i raggi delle
ruote girano con tanta prestezza ch'è im-
possibile di distinguerli, o veder persino
se vi sieno. Snida, Aristofane e Eustazio
per meglio descrivere la prodigiosa leg-
gerezza d'Empusa la paragonarono ad un
fantasma. Il perchè la mitologia fece di
Empusa uno spettro, che Ecateo Proser-
pina dea dell' inferno mandava agli uo-
mini per atterrii li. La mitologia la dice
un fantasma sotto la forma di femmina,
e di forme spaventevoli. Platone parlan-
do della danza dichiara esservi 3 parti do-
minanti nell'uomo: l'irascibile, il concupi*
scibile e il ragionevole; che il mimo le rap-
presenta tutte: l'irascibile nell'esprimere
il furore, il concupiseibilefacendo l'aman-
te appassionato, ed il ragionevole quan-
do la sua parte non eccede i limiti dei
sentimenti moderati. Il ballo classico e-
sige gioventù, vigore, bellezza di forme e
di artificio. Le più famose ballerine che
calcano i primi teatri europei conviene
pure che sovente si presentino al pubbli-
co colle loro mazurche, polke e stirienue,
perchè così vuole la moda, e guai ad una
danzante se ad essa non presentasse i suoi
sacrifizi. Si lamenta a' giorni nostri l'ec-
cessive ovazioni e i frenetici applausi, che
talvolta si prodigarono ad alcune balle-
rine, per mellifluità di smorfie mimiche,
e peragilità di danza; anche con modi de-
gradanti la dignità dell'uomo, per quel
cieco fanatismo che non conosce freno.
La stampa mora le con ti mia mente decla-
ma,che fra'numerosi agenti della pubblica
demoralizzazione, unoebe ha il suo centro
d'azione nellecitià, l'altro nellecampagne,
sono il teatro e lo spaccio ambulante dei
cattivi libri. Deplora eziandio la saggia
stampa, che fino agli estremi ha spinto la
a36 TEA
sfrenatezza il teatro moderno. Non havvi
passione perversa che un dramma non ab-
bia glorificala; come non havvi nobile e
santa virtù ch'egli non abbia esposta ai
suoi ascoltatori nell'atteggiamento più at-
to a renderla odiata e beffeggiata. Il tea-
tro ha prodigato a piene mani gl'insulti
a tuttodì) die è destinato alla venerazio-
ne, e l'apoteosi a ciò che merita l'abbo-
ininio. Ila oltraggiata la storia, alteran-
dola per piegarla alle sue combinazioni
drammatiche; ha oltraggiata la morale,
gettando lo scherno sui doveri della fa-
miglia; ha oltraggiata la fede, materializ-
zando l'uomo, col portare a cielo i suoi
vizi, col mostrare ognora in aspetto sedu-
cente le sue passioni. E a questa fonte che
si dissetano tutte quelle immaginazioni
alterate, cui le calme emozioni d'una e-
sisteuza onesta non giungono a render
paglie; e la cui sete non può spegnersi se
non bevendo alla fiala ardente delle pas-
sioni scatenate. A questa scuola appren-
dasi come s'inganni un genitore, come si
deluda una giovaue, comesi burli un ma-
rito e peggio. Riporta il Giornale di Ro-
ma deli 852 a p. 3g4> che nell'aprile il
ministro dell' interno di Parigi avendo
convocato i direttori de'26 teatri di quel-
la capitale, espresse loro le intenzioni del
governo, per ciò che riguarda le tendenze
spesso deplorabili della letteratura dram-
matica contemporanea. Il ministro con
poche parole nette e precise espose loro,
«piale egli f intendeva missione del teatro
e la sua influenza sui costumi, ed annun-
ziò a 'direi lori stessi la sua risoluzione beu
ferma, di non soffrire sulla scena nessuna
opera capace di eccitare le passioni e per-
'serlire lo spirito pubblico. Narra il Gior-
naledi /iV>//^deli853a p. 1 o3o, che nel-
la Spagna il governatore civile di Barcel-
lona a' 24 ottobre pubblicò la circolare
che ripi oduce,agli alcadi de' rispettivi go-
verni.» Gli scandalosi abusi che in alcu-
ni luoghi di questa provincia si sanno
commettendo, col permettere le rappre-
suuluzioui d'opere drammatiche di culti-
TEA
vogenere,in quanto che offendono la buo-
na morale ed i costumi, mettendo in de-
risione principii che si debbono rispetta-
re, e che intaccano in modo considerevo-
le questa s. religione che professiamo; sa-
pendo che esistono compagnie drammati-
che ambulanti, lequali dimentichede'pro-
pri doveri e dello scopo della missione tea-
trale, si occupano a presentare al pubbli-
co farse scritte incastiglianoe dialettoca-
talano, le cui produzioni altamente ripro-
va il grado di civiltà e di coltura, che van-
ta il nostro secolo, ci hanno indotto a or-
dinare quanto segue". Rinnovò quindi la
prescrizione che non si possa fare alcuna
rappresentanza,senza l'approvazione del-
la censura teatrale, ne stabili le multe e
penea'contravventori, proibendo di por-
re in iscena parodie che direttamente o
indirettamente oltraggino i principii re-
ligiosi, la sana morale ed i buoni costu-
mi; e chi si facesse ciò lecito, sarebbe car-
cerato e posto a disposizione de'tribuna-
li criminali. Lo stesso Giornale poi del
i854 riferisce a p. 283, che nel marzo in
Parigi fu con decreto de'ministri di stato
e dell' interno costituita la commissione
incaricata di premiare in concorso le mi-
gliori opere rappresentate nell'anno de-
corso sui teatri della stessa città, con 4
premi: uno di 5ooo franchi all'autore di
un'opera drammatica di 5 o in 4 alti, in
verso o in prosa, rappresentata sul teatro
francese, e giudicata d'aver soddisfatto a
tutte le condizioni di scopo morale e di
brillante esecuzione; uno di 3ooo franchi
all'autore d'un'opera simile, almeno di
4 alti, che in differente proporzione ab-
bia corrisposto sul detto teatro alle stes-
se condizioni; uno di 0000 franchi all'au-
tore d'un'opera simile di 5 o in 4 atti, rap-
presentata con buon successo in qualun-
que teatro eccettuato il suddetto, e ten-
dente all'educazione delle classi laborio-
se mediante la propagazione di sane idee
e lo spettacolo di buoni esempi; uno fi-
nalmente di 3ooo franchi all'autore ili
un'opera ahueuo di 4 alti, rappreseulutu
TEA
come sopra, che in qualsiasi genere nh-
bia raggiunto in modo vicino alla prece-
dente il medesimo scopo. Quindi il Gior-
nale a p. 5|i racconta che nella seduta
de'sr) maggio del corpo legislativo, nel
discutere il bilancio pel l855 si fecero al-
cune osservazioni critiche intorno a'sus-
sidii accordali sui fondi del ministero di
statoa molli teatri, dall'onorevole mem-
bro Belmontet. E per far apprezzare che
il sagriiìcio de*2C) milioni latto dal i <S3o
a vantaggio de'teatri sussidiati non ha im-
pedito la decadenza dell'arte drammati-
ca, l'oratore premise alcune considerazio-
ni primordiali , sul carattere e lo scopo
delleletterein generee dell'arte dramma-
tica in ispecie.Quest'arte, disse, dovei co-
stituire un corso di buona lingua e di al-
ta filosofia; che il teatro dev'essere scuo-
la pratica e vivente, i suoi insegnamenti
forti, e sane le moralitèi. In mancanza di
teatri secondari, che, secondo la sua opi-
nione, sono divenuti botteghed'immora-
lità, vorrebbe almeno che i grandi teatri,
quelli che sussidia lo stato, fossero scuola
di buon gusto e di alla morale; e disse al
contrario, ch'essi si prostituiscono troppo
spesso alle teorie del vizio piacevole. E
occupandosi specialmente di ciò che con-
cerne la tragedia, l'oratore ricorda il gu-
sto particolare che Napoleone I avea per
questo genere di letteratura; lodò questo
principe d'aver all'ombra della gloria fat-
ti rifiorire i capilavoi i dell'arte tragica, e
d'aver messi in onore i grandi maestri di
quest'arte; dice che Corneille ha insegna-
to alla Francia il grande, Piacine il bello
e il puro, e vorrebbe che gli studiosi fos-
sero chiamati alla contemplazione di la-
li capilavori drammatici, per la cui rap-
presentazione lo stato ha credulo prodi-
gar sussidii. L'oratore avendo chiesto per-
chè quest'alto protettorato fu sì mal com-
preso; rispose, perchè erasi perduta la tra-
dizione del grande a forza di mostrare spi-
rito; che ìldecadiniento morale derivò dal
decadimento politico: l'altra scuola fran-
cese essersi perduta col t'impero; la Lrage-
T E A 237
dia ebbe 1' ostracismo, e s' incominciò a
produrre drammi senza nomi, cui I im-
peratore ha assai bene definiti chiaman-
doli tragedie delle fantesche. L'oratore fe-
licitandosi di vedere istituito un premio
annuo per le opere d'alta portati dram-
matica, insistè perchè la tragedia ripren-
da il suo poslo di potenza intellettuale; ma
disse che per conseguire questo scopo bi-
sogna che i sussidii servano a ricostituire
la potenza dell'arte e i suoi prosperamen-
ti. E tlopo d'aver ricordata la ripugnanza
che Napoleone I manifestò pili d'una vol-
ta per certe teatrali produzioni, in cui l'in-
giuria era prodigata a'suoi nemici, l'ora-
tore fa le meraviglie, che la censura tea-
traleabbia negli ultimi tempi lasciato Ira-
durre sulla scena in modo grottesco le te-
ste più eminenti d'Europa. Vorrehbeche
fosse stabilita una grande commissione di
esame dell'operedraminatiche, e che fos-
se composta di membri tolti dal senato,
dal corpo legislativo e dalla magistratu-
ra. Sostenne per ultimo , che mediante
buoni sussidii si può far rifiorire la trage-
dia in Erancia. Nel medesimo i 853 la Ci -
viltà cattolica, 2/ serie, t. 3, p. 208, ci
disse quali furono i teatri del Piemon-
te in quest'ultimi anni, colle parole del
cav.Galvagno ministro degl'interni, in una
circolare del 1 852 agl'intendenti sopra la
revisione teatrale.» Le produzioni teatra-
li che ora godono d'un maggior credito,
sono generalmente informate da un per-
nicioso scetticismo intorno al principio
della domestica autorità, oda una mal'in-
lesa ammirazione per tulli gli alti delle
passioni più sfrenate ... Quindi le nostre
scene rigurgitano de'diammi che" tanno
l'apologia de' duelli, del suicidio, dell'a-
dulterio, e che in genere mostrano 1 uo-
mo soggetto alle proprie passioni come
ad una specie di fatalismo". Indi osserva,
che non visi pose in fatto riparo, solo il mi-
nistero prese lo spedienledi assegnar va-
ri premi agli autori di que'lre o quattro
drammi che ogni anno fossero giudicali
iniglioii sotto l'aspetto dell'arie e della
238 TEA TEA
buona morale; enei far questo il minisit'0 mimi, i quali snervavano la virtù del po-
si vide cosi retto di confessare che ne'lea- polo con loro baie invereconde, o ne of-
fri di Piemonte » ol vero si è sostituito lo fendevano le dignità colle satire imperti-
stra vagante, al buono il tornaconto di cer- nenti. Né solo vegliarono a castigare il
ti partiti sotto specie di alti intendimeli- teatro le leggi, ma a difesa di esse alto le-
ti sociali, al bello le lusinghe di smodale varono imperturbabili la voce i savi d'o-
passioni". L'attualee deploranda condi- gni tempo, indicando il pericolo che so-
zione e natura del teatro, conosciuta dai vrastava al buon senso e all'onestà pub-
governi e da'saggi, fu presa seriamente in blica, e distogliendo i buoni cittadini dal-
considerazione anco dalla Civiltà cottoli- la scuola di malvagità che sono i teatri
co, siccome coerente al suo lodevolissimo corrotti. Quest'ufficio cos'i geloso di pub-
istituto e tutta intenta a propugnare la blici censori, ne' tempi in cui viviamo,
vera civiltà e il catolicismo dell'umana l'hanno assunto in parte molti giornalisti,
società, nello stretto salutare loro senso; non pochi de'quali si dierono il vanto di
quindi la discusse nel t. 5,p. 257, della a." sentinelle avanzate della civiltà, per gri-
selle, con franco discorso che disvela le dare l'allarme nello scorgere d'insidie e
principali piaghe del moderno teatro, col di pericoli. Taluno con filosofica gravità
titolo ti i £ ii censore de teatri: nel Gusto rivelò all'Italia, Le piaghe del teatro i-
letterario, ne\\' Indole patria, nell'Idea toliono, per l'arte comica e drammatica
politica, nel Sentimento morale, nella dal i 847 circa in poi; ma le indagini di sì
Frequenza de' teatri con che si chiude gran malesi limitarono all'ignoranza let-
l'impoi tanteargomeiitoesi scioglie il pio- teraria, psicologica e fisiologica, in cheso-
blema, traendosene le conseguenze prati- no i comici e tragici attori che recitano
che nella conclusione, sotto la denomina- sulle scene. Nulla si dice, dissimulandosi
zione: Lacensura,i promotori.e gli spet- da molti, delle piaghe più purulenti ecan-
totori. Pel tanto sin qui detto in questo erniose degli scandali, inverecondie, ven-
ampio e complicato estesissimo a rgomen- dette e tradimenti che si mostra no al pub-
to, ormai appena mi è lecito dare un'i- blico sulle scene e ne'librelti diesi stam-
dea generale di questo scritto, con seni- pano; senza considerare l'erudizione let-
plici e fugaci estratti, con pena dovendo teraria e la morale, solo si prende in mi-
sagrificaie leprove de'fatti, tacendole per ra il buon gusto in letteratura. In gene-
brevità. Il teatro italiano è un gravissimo rate, quanto al gusto letterario del tea-
argomento e degno di tutta la considera- tro , le opere di prosa che vanno ora in
zione del filosofo e del politico cristiano, iscena, almeno in diversi slati, sono mi-
Sono i teatri quel sensibile linguaggio, col sere traduzioni di moderne commediole
quale s'introducono nelle varie classi del francesi, ove né il filo è semplice, né lo
popolo la verità o gli errori, si destano le scopo dell'azione è decoroso, né i senti -
passioni alla virtù o al vizio, si propongo- menti hanno leggiadrezza e candore, né
no aH'nmitazione buoni o malvagi esem- il linguaggio è nostro. Ivi non si svolgo-
pi: ne ciò con ordinaria efficacia. Impe- no tranquillamente le vicende d'un'azio-
rocchè, circondando di soavi attraimeli- ne, ma si rappresentano a salii alcuni fat-
ti le rappresentanze teatrali, si fa servire ti isolati d'una lunga serie d'anni e spes-
olla persuasione il più forte stimolo d'un so d'una vita intera, a'quali con ragione
animo volgare, qual è il diletto. Onde sa- si dà nome di quadri scenici: mancano
vio avvedimento degli antichi legislatori d'ogni verosimiglianza e probabililà.dau-
fu già di frenare con buone leggi la liceo- dosi a'personaggi temperamenti eccessi-
za de'commedianti e depoeli dramma- vi e bizzarri; non proprietà o naturalez-
tici; e spesso furono messi al bando quei za di modi, in una parola ogni ragione
T E A T E A 23g
«lei bello è cancellala, unicamente mirali • suoi costumi, dappoiché ogni dramma o
dosi a sbalordire gli spettatori con ina- corregge i vizi, o desta le passioni della
spettate stranezze. Si contamina in tal ino- moltitudine, ne la coi lezione, né l'eccita-
do il teatro, mentre nella contemporanea, mento seno utili o probabili , se non si
letteratura si hanno egregie commedie i- tocca quello che più da vicino e diretla-
I. diane, che attingono a' nostri costumi, mente riguarda il popolo a cui si (avella.
con lepore attico, gai ho di scene e vaghez- Allora solamente sarà consentito di tra-
za di stile. Le commedie transalpine e sportare gli spettatori lontani dalla loro
transmarine ci van corrompendo il gusto, terra e fuori delle loro costumanze, (pian-
to riducono grossolano. Più frequenti del- do fosseaperlissima la relazione che la fo-
le commedie sono i drammi lirici o ine- resliera azione si unisce al paino e dome*
lodrammi in musica, nella più parte del stico vantaggio. Sventuratamente non av-
Romani, del Camma rano, del Rossi, del viene cos'i ora nell'Italia, tranne i picco-
Giuliani, del Ferretti, del Mafiei, del Pia- li teatri del popolo più minuto, ove d'or-
te, e di qualche altro scrittore di minor dinario le rappresentanze sono cadute al
conto. Meno poche eccezioni, d'ordinario fonilo, per dipingersi costumi sconci eab-
nella favola o tessiluia, o alterazione sto- bietti, ovedel sentimento pai rio non por-
rica, più rivali anelano ad una mano; un gesi che la scorza più lorda, ove infine
genitore per orgoglio, o avarizia, o \en- si cerca di guastar vieppiù la genie voi-
tletta, o capriccio avversa le geniali indi- gare e abbassarne l'animo. Ad eccezione
nazioni della figlia; alcuni episodii,un pa- di questi perniciosi teatri, gli altri o me-
io di duelli in fine e un paio d'ammazza- no plebei o più nobili s'adornano di fa-
nienti, per lo meno, sono tutta lasuppel- \olefoi essere, prnpongouoeseinpi remo-
lettile de' vagheggiali drammi: l'indole ti dalla nostra civiltà, imitano una bar-
poi de'personaggi, comunemente, gli af- bara invasione, trasferendoci a secoli ere-
felli, i sentimenti sono diversi assai dalla gioni remoli, a rimembranze morte osca-
nostra. Dove un umore festoso e ci ude- dute, senza destare un sentimento. Vi so-
le, amoroso e scellerato; dove dissimula- no argomenti italiani e ricevuti con pia-
zione di donna a lungo protratta , odio cere dagli spettatori, ma sono i più rari
profondo ,desidei io pungente di vendetta, e i più viziosi. L'idea politica de'dram-
Guardatopoi il teatro moderno sotto la- mi presenti italiani non è solamente inen
spetlo letterario, esso è meschino, inele- buona, ma guasta ed enoimemente cor-
g:mle e vizioso, pieno di parole con falsi rotta, ancorché moderati da quali he di-
significati, con istrani e forestieri innesti, sciplina pubblica. Sembra che il fine se-
Nell'aspetto patrio de'uiodei ni teatri, so- greto della maggior pai te delie correnti
no essi remoli dal vero e giusto spirito e più volgari produzioni, quellosiadi scre-
ciltadino e nostrano, che dovrebbero le- dilare l'autorità, d'infamare i nobili, di
nei vivo nel popolo; mentre i drammi o- sollevare gl'irrequieti spiriti del popolo;
i iginati dal culto leligioso, s'ingrandirò- mettendo in vista i delitti di questo oquel
no coll'amor patrio. Ciascun popolo in o- pi incipe, le infamie di questo o di quel-
gni età ebbe ne 'teatri l'eco de'propri co- l'ottimate, le violenze sonerie da questo
stumi, tendente e vizi, perché quasi sem- o da quel popolano. Rarissimamente si
pie i poeti comici attesero a coi reggete rappresenta un principe con aspetto no-
i loio spettatori, o conduceudo sul palco bile, generoso, disinteressato, umano; ma
scenico i laidi e deformi loro vizi per pa- ordinai iamente adultero, sdegnoso, ven-
lesai ne la bruttura, o i buoni costumi per dicativo, ingiusto, crudele, malvagio. Ad
Confermarli nella comune usanza. Il tea- eccitar gli animi a rivoltarsi, di lieqiien-
tro d un popolo fuoguora il riscontro dei le si rappresentano congiure ordite per
a io TEA
riscattarsi dall'oppressione de'prtncipi e
grandi baroni, posti sulle scene in atto di
fareil thanno,con allegorie e allusioni ma-
nifestissime. Pascendo quotidianamente
le fantasie d'un popolo con simili imma-
gini, grandemente ci scapita la riveren-
za all'autorità, la soggezione alle leggi, la
pazienza nelle sventure, la virtù del sud-
dito fedele. Alle discorse piaghe del tea-
tro, la peggiore è il sentimento morale,
manifesta essendo nelle malvagie rappre-
sentanze l'immoralità che si propone al
popolo, sia negli esempi, sia ne'principii;
e ne corrompe non meno il cuore, che il
giudizio pratico e speculativo. Non solo
vi si dà l'esempio cattivo e lo scandalo
pericoloso, ma vi s'insegna altresì colle in-
sidie la maniera più accorta di fare il ma-
le, anzi puhblicandoloper bene e per van-
to. Quindi parricidii, seduzioni, adulterii,
avvelenamenti, suicidii, duelli, uccisioni,
tradimenlijodii e furiose vendette che fan-
no abbrividir il sanguee arricciare i peli,
dal ribrezzo e dall'orrore di tante fune-
ste e feroci azioni. Questi rei esempi si
producono per avvezzare gli spettatori al-
le iniquità rappresentate, nelle quali si
congiuugono la loro difesa e apologia, in-
vece di riprovaz/one. All'ira dunque das-
si nel teatro palestra amplissima ove trion-
fa negli eroi drammatici, scusata ed ezian-
dio encomiata, a dispetto della ragione e
della divina legge; e tutto questo ne'tea-
tri d'uu popolo cristiano, con insulto in-
verecondo continuo del sentimento reli-
gioso, il quale fu in ogni età e presso o-
gni popolo rispettato, con giusto fremito
de'sa v^che deplorano il complesso de'ma-
li che recano la frequenza de'teatri, e mos-
sero i governi a raddoppiare la loro vi-
gilanza su di essi con discipline morali e
politiche,acciò presentino ai sensi e all'im-
maginazione la virtù, perchè cosi le pas-
sioni sensibili aiutino la volontà ragione-
vole a praticare il bene. Se la censura non
potrà del tutto rendere morale il teatro,
poiché corrompe troppo visibilmente i
pubblici costumi e perciò non è lecito ab
TE A
bandonarlo ad una totale libertà , bensì
potrà sempre attenuarne la perniciosa in-
fluenza almeno nell'immediato suo edit-
to. Altra piaga del teatro è il Lusso (!".)
che vi si ostenta anche da chi non può
farlo, fomentando la vanità femminile i
teatri molto illuminati, esseudosi osser-
vato che prima che lo fossero il rovino-
so lusso era minore. Riprovò il lusso ai
nostri giorni anche il Belli, Sul digiu-
no, p. 88 e seg. Terminerò col ripetere un;»
grave esclamazione e deplorazione del
marchese Selvatico, pronunziata nel Di-
scorso letto nella distribuzione de'premi
nell'accademia delle belle arti a Venezia
a'20 agosto i854, cue l'encomiato cav.
Cantù ripetè a p. 18 1 di sua Cronaca, nel-
l'articolo Belle arti: Protezione agli ar-
tisti. » Povero artista! Quand'egli pensa,
che l'oro e gl'incensi un dì consecraligli
dalla patria, son gettati adesso a' mimi,
a'cantori e all'effimero lusso di fuggitive
pompe teatrali; quando egli rammenta,
che là dove un giorno la gloria lo avreb-
be coronato d'allori, la fortuna di ricchez-
ze e di gradi, ora si aggirano pochi ami-
ci ad attorniarlo". Degl'impugn.ilori del
teatro, oltre il detto in principio, si può
vedere il Zaccaria, Storia lette/aria d'I-
talia, t. 7, p. 44^j cne C1'a e P"'la di di-
verse opere, come Della cristiana mo-
derazione nel teatro, del p. Ottonelli. Ab-
biamo pure di mg/ Giovanni Marchetti:
Riflessioni sulla questione morale circa
ì teatri, Colle 1 82 1; e quelle opere del p.
Concilia e del p. Bianchi, che ricordai
nelle loro biografìe.
Degli anfiteatri e. particolarmente
di Roma.
Il nome di anfiteatro è di origine gre-
ca, sebbene i greci non fossero gl'inven-
tori della fabbrica che lo portava, poiché
fu questa tutta d'invenzione romana, co-
ma sostiene il Nibby, Roma nelV anno
1 838, par. 1 ." autica, Degli anfiteatri, p.
873. I greci chiamavano Spectaculum
una fabbrica o un luogo di forme e parti
determinale,uel quale davauo rappreseti-
T E A
Iasioni drammatiche, nome che venne a-
dottato da'i'omani, che lo tramandarono
a'popoli moderni, i eguali chiamano Tea-
tro l'ed.fizio dove si vanno a godere gli
spettacoli scenici. E come il nome, così
pine la forma fu seguita, la quale di na-
tura sua è semicircolare, piìi o meno geo-
metrica, forma procedente dall'uso, poi-
ché nella parte semicircolare o curvili-
nea siedono gli spettatori, e nella retta che
unisce l'estremità del semicircolo, gli at-
tori danno le loro rappresentazioni. Ma i
giunchi che davansi nell'anfiteatro esige-
vano uno spazio maggiore di quello del
teatro ordinario, e perciò rimanendo inu-
tile la parte rettilinea, e dall'altro canto
esigendo la natura de' giuochi uno spa-
zio piuttosto circoscritto, e non soverchia-
mente vasto, venne l'idea d'unire insie-
me due teatri. Da tale unione derivò un
edilìzio di forma eliltica ossia ovale, la cui
area interna fu destinata a piazza pegli
spettacoli, ed i sedili disposti intorno pegli
spettatori presentaronol'aspettod'un tea-
tro in giro, e perciò si die il nome di Ani-
phitheatrum a tutto l'edilìzio, nome che
i romani composero delle voci greche Cir-
cum, Spectaculum, cioè un luogo da ve-
dere da ogni parte. I greci facilmente a-
dotlarouo questo nome così direttamen-
te procedente dalla loro lingua; conside-
rando peiò ch'era particolarmente desti-
nato all'uso della caccia di helve, lo ap
pellarono ancora Teatro da caccia. Cir-
ca tale destinazione particolare degli an-
fiteatri, per la quale vennero inventati,
Nibby i icorda, che nel Ì02 di Roma L.
Cecilio Metello proconsole e pontefice, re-
duce dalla Sicilia, dove avea riportato la
vittoria segnalata di Palermo, condusse
in Roma l43 eh lauti presi in quella cir-
costanza a 'cartaginesi, i quali introdotti
nel Circo Massimo (ilei quale e di altri cir-
chi parlai a Roma e articoli relativi, e gli
spettacoli piìi antichi ch'ebbero i roma-
ni furono quelli del circo, poiché Romo-
lo stesso gl'introdusse quando celehrò le
leste consuali a onore ili Nettuno, uume
VOL. LXX1I1.
TEA 24t
protettore de'cavalli e che secondo l'an-
tica teogonia, ramo della teologia paga-
na che insegna la gencologia degli Dei,
fece sorgere quel quadrupede nel contra-
sto con Minerva; e ne trattai anco a Sa-
bina pel clamoroso rapimento di sue don-
zelle. Il i.° circo fu il Massimo stabilito da
Tarquinio Prisco, successivamente furo-
no edificali i circhi di Flaminio, di Flo-
ra, di Sallustio, di Caio Nerone, di Adria-
no, di Eliogabalo, di Alessandro Seve-
ro, di Romolo figlio di Massenzio e detto
di Caiacalla. Di questi e) circoli erano af-
fatto pubblici il Massimo, il Flaminio,
quello di Flora e quello di Alessandro:
gli altri erano dentro i giardini imperia-
li), solo edilìzio pegli spettacoli che allora
in Roma esistesse, furono uccisi a colpi
di strali. Quello spettacolo non fu una cac-
cia, ma un macello, perchè i romani vol-
lero sbarazzarsi di quel peso, che non po-
tevano mantenere, ed assuefare la vista
a qui Ile grandi moli, che doveano soven-
te combattere a campo aperto. Da tale
circostanza nondimeno cominciò a insi-
nuarsi negli animi del popolo il traspor-
lo per simili giuochi, che le guerre co'
cartaginesi alimentarono. Poichèquel po-
polo faceva divorar dalle fiere i ribelli,
e così puniva Amilcare i mercenari in-
sorti che faceva prigioni, esponendoli vi-
vi alle bestie feroci, crudele costume da'
cartaginesi portato dall'Asia, dond' era-
no originari e ove si usava in tempi re-
moti, come apparisce dal profeta Danie-
le esposto a'Ieoni. I greci ne presero il co-
Stume da' persiani, onde alcuni ad c>m at-
tribuirono l'invenzione di tali spettacoli.
Introdotti in Roma, essa nel suo anno 568
per M. Fulvio Nobiliore vide per la 1.'
volta lo spettacolo degli atleti, e la cac-
cia de'leoni e delle pantere. Allora, co-
me poi, si fecero venir dall'Africa, senza
badar alla specie e perciò denominate hel-
ve africane e lybicae. 1 romani ad esem-
pio de'cartaginesi, ad esse esposero i di-
sertori stranieri e i fuggiaschi : lale pena
fu poi eslesa a'eittadini romani nelle pio-
16
■>.'v>. TEA TEA
viride. Tania magnificenza di giuochi ari- insiemela comodila del teatro pegli spct-
dò crescendo, volendo chi li dava sorpas- talori alla vastità del circo pegli spetta -
sai- sempre qne'chegli aveano preceduti, coli, vaslilà che però doveasi aneli' essa
Scevola nella sua edilità die pel i ." la cac- ridurre in modo che più circoscritta fo.s
ria di molli leoni, eioo n'esihi Siila nel- se l'arena. L' idea della nuova fabbrica
le feste di sua pretura,, e fu allora che per fu fornita da'giuochi splendidi dati verso
lai." volla lasciati sciolti nell'arena del l'anno 69^ di Roma dal sunnominato C.
circo, furono dati da uccidere ad arcieri Scribonio Curione pe'fnnerali del padre,
spedili a ciò dall'Africa dal re Bocco. Sor- poiché non potendo sorpassare Scanio
passò questa splendide/za Scauro perla nella sontuosità de' giuochi, procurò vin-
sua edilità, mostrando i5o belve africa- cerio coli' artifizio ; laonde costruì due
ne, e per la i.a volta un ipopolamo e 5 grandissimi lentri di legno, uno all'altro
coccodrilli, pe'quali scavò un canale. Più addossati, perchè lo strepito di que'che
sontuose ancora furono le feste che die sedevano nell'uno non recasse fastidio a
Pompeo nel circo per festeggiarla dedi- que'che stavano nell'altro: e questi due
cazione del suddesciitto suo teatro, in 5 teatri giravano sopra un bilico, onde ter-
giorni essendosi uccisi 5oo leoni, e nell'ili- minatele rappresentazioni drammatiche
limo 18 elefanti attaccati da' legionari, e mimiche si disfacevano le scene, ed i
(ViulioCesare ne diede altre più grandi e due emicicli con tutti gli spettatori chiù-
magnifiche, allorché dedicò il suo Foro devansi insiemee formando un teatrocir-
e il suo tempio a Venere Genitrice: du- colare presentavano nell'arena un cam-
rarouo 5 giorni, si fece spettacolo d'una pò dove si potessero dare i giuochi gla-
girafla, e in fine tolte le mete ebbe Ino- diatorii. Meccanismo sorprendente, che
go un fìnto combattimento di 5oo fan- Plinio non sa dichiarare, se meritasse più
ti,3oo cavalli e 20 elefanti. 1 giuochi cir- ammirazione 1' inventore o il ritrovalo,
censi erano, come gli altri, parte della re- l'artista o chi l'eseguì, il coraggio di chi
ligione presso i romani, quindi venivano l'ordinò, o l'imperturbabilità del popolo
da ceremonie religiose preceduti, e par- romano, che si sottomise ad un esperi-
licolarmente da una specie di processo- mento così rischioso. La macchina agì per
ne detta pompa; quindi si facevano le cor- due giorni, ma nel 3.° non si osò di farla
se de'carri e de'cavalli, le oorse a piedi, girar di nuovo, e lasciati i due emicicli
poi il pugillato e la lotta, tutto con ispet- congiunti si costruirono in mezzo ad essi
tacolosa magnificenza. Ne'circhi si face- le scene temporanee che poi si disfecero,
•va pure lo spettacolo Ludiis Trojae, i- restando sempre fermi gli spettatori. Nel-
slituito da Enea, e consisteva in una spe- le indicatefestedate da G. Cesare nel 708
eie di cavalcala eseguita da garzoni di fu eretto ad esempio di Curione un an-
due eia diverse, che facevano vari eser- fìtealro di legno, e nel 724 Tito Statilio
cizi ed evoluzioni. Servì pure il circo pe' Tauro ne costruì uno di pietra nel Cam-
giuochi venalorii e gladiatori^ comuni pò Marzo, e successivamente ne venne-
iigli anfiteatri. Essendo giunta tan t'oli re ro fabbricati altri ne' municipii e nelle
la magnificenza di epiesti spettacoli, e di- colonie italiche, come pure nellealtre cit-
venendo ogni dì più comuni, siccome gli tà dell'impero. Ove fui 0110, ne'rispettivi
edilìzi destinali a'giuochi, come i circhi articoli li ricordai, così descrissi i gran-
ed i teatri non presentavano la comodi- diosi avanzi de'superstiti, ed altrettanto
là opportuna per darvi le caccie, e d'ai- praticai co'circhi e co'teatri. Degli anlì-
Ironde non offrivano la sicurezza neces- teatri specialmente a Poi.A,a Verona, a
saria pegli spettatori, perciò fu d'uopo Rimiri, a Capua, a Sutri. In quesl'ulti-
immaginare un edifìzio nuovo che unisse ino articolo descrivendo l'imponente suo
TEA
anfiteatro, lo dissi interamente scavato
dentro il colle tufaceo, riportando le o-
pi n ioni di quelli che l'attribuiscono agli
antichi etruschi, e di quelli che nedico-
tio edificatore lo stesso Statilio Tauro. A
sostenimento della prima opinione si ri-
porta la testimonianza di Milizia.» I pri-
mi anfiteatri romani non furono che va-
ste piazze sca vate nella terrario ve gli spet-
tatori sedevano intorno i gradini di ter-
ra erbosa. Più gradini vi si volean fare,
più si approfondava lo scavo. Si fecero
indi gli scalini di legno che si levavano fi-
nita la festa; ma per gl'incendii ed i fra»
cassamene, fra' quali fu terribile quello
clif idene, dove morirono migliaia di spet-
tatori, si fecero costruire di pietra". Da
ciò alcuni ne ritraggono la conseguenza,
che dove vi fosse stato comodo si scavas-
sero anfiteatri nel tufo anche da'romani
ad esempio degli etruschi. Anche Ancona
ebbe un rinomalo anfiteatro, e sul quale
abbiamo: Lettera dell' ab. Leoni istorio-
grafo anconitano risguardante V anfi~
teatro d,yincona,\v\iS i i, con tavole. Si
osserva ancora, che Vitruvio, quel grande
maestro dell'a rie archi tettonica, con tem-
poraneo d'Augusto, ci lasciò precetti per
costruire ogni sorta di edilizi, fra'quali i
teatri murati; ma nulla disse degli anfitea-
tri, sebbene li ricordasse incidentemente
parlando de'lempli d'Ercole, senza però
rimarcare se di pietra fossero o di legno.
Tutti gli anfiteatri che si conoscono so-
no posteriori a quell'epoca, non eccettua-
to l'anfiteatro Flavio o Colosseo di Ro-
ma, succeduto al Tauro, secondo il pa-
rere di molti. Narra Nibby,che Augusto,
alle cui insinuazioni Statilio edificò il suo
anfiteatro, ebbe il progetto di costruii ne
uno degno di Roma nel centro della cit-
tà, dove poi fu da Vespasiano eretto il
Flavio; quindi egli crede potersi stabili-
re la massima, che ninno degli anfiteatri
superstiti d'altrove sia anteriore alla dit-
tatura di G. Cesare. Immaginata questa
nuova specie di fabbrica per darvi spet-
tacoli, 1' uso ne fu esleso dalle caociedi
TEA 243
belve, a' giuochi gladiatori! ed alle finte
battaglie navali, e Roma ebbe pure due
naumachie. E quanto a' combattimenti
de'gladiatori, questi allorché furono in-
trodotti in Roma l'anno 4qo dopo la fon-
dazione della città da'due fratelli Bruti
Marco e Decimo o Decio, onde onorare la
memoria del padre, furono dati nel Foro
Romano, e poi sino all'epoca d'Augusto
solevano darsi ne'fori, a segno che Vitru-
vio dice che in Italia i foi i doveano farsi
non di forma quadrata, come nella Gre-
cia, ma quadrilunga, perchè per uso in-
veteralo vi si davano gli spettacoli gla-
diatori!. E in fatti quelle piazze circon-
date da portici a due piani, e da edifi/i
pubblici con portici anch'essi e gradini,
favorivano il concorso del popolo a quegli
spettacoli, che si davano gratuitamente;
ma dopo la costruzione degli anfiteatri
si riconobbe in questi edifìzi maggior con-
venienza e maggior comodità per tal uso,
e lungo sarebbe descrivere quali e quau-
to grandi spettacoli di tale specie si des-
sero nell'anfiteatro Flavio di Roma, dal
momento di sua dedicazione, fino a quel-
lo dell'abolizione definitiva di tali giuo-
chi sanguinari sul principio del secolo V
dell'era nostra. Anche finte battaglie na-
vali o naumachie furono date negli an-
fiteatri. Questi spettacoli furono per la 1 .'
volta introdotti daG. Cesare oe'gran giuo-
chi ricordati per la dedicazione del suo
foro; e poscia furono ripetuti dal nipote
Augusto, il quale non solo scavò presso
il Tevere nelle vicinanze del suo Mauso-
leo uno stagno temporaneo, .ma ancora
costruì appositamente un edilizio sulla
sponda transtiberina presso i giardini di
Cesare, e detto Stagnum Vavale. Li die-
rono poi Tito, e il fratello Domiziano nel-
l'anfiteatro Flavio, anzi il 2. ° imperatore
sembra che altamente li amasse, poiché
espressamente scavò un gran stagno pres-
to il Tevere, e edificò ancora una nau-
machia, che poscia fu demolita e fornì ma-
teriali pel 1 eslauro del Circo Massimo fat-
ui da Traiano. ^ eueudo a'pat liculuii di
244 TEA
questi giuochi diversi che (lavatisi nell'an-
fiteatro, / enatio appella vansi quelli pro-
priamente delle belve, perchè figurava
una Caccia: Munus il combattimento de'
gladiatori, perchè riguardavasi come un
officio a 'morti, ovvero perchè era un re-
galo che (lavasi al popolo: e Naumachia
quello delle navi. Come gli altri spetla-
coliformavanoquestipure parte della re-
ligione pagana, ed erano sagri, la caccia
a Diana, e il combattimento gladiatorio a
Marte. Questi giuochi durante la repub-
blica furono dati particolarmente da co-
loro eh' erano rivestili da magistrature,
specialmente dagli edili per accattivarsi
la benevolenza del popolo, e farsi così stra-
da alle magistrature supreme: in tempo
poi dell'imperodagl'imperatori eda quel-
li che venivano promossi al consolato. Le
occasioni iu che si davano i giuochi era-
no di due specie, altre di data determi-
nata, come lefeste, il natale de'Cesari, gli
anniversari di qualche avvenimento fau-
sto ec; ed altre di data incerta, come l'as-
sunzione all'imperooal consolalo, la de-
dicazioned'una fabbrica pubblica, la par-
tenza dell' imperatore per la guerra, la
vittoria, il trionfo, i Umerali di personag-
gi ragguardevoli ec.Soveute pur accade-
va che i ricchi lasciavano alle città in te-
stamento legati per la celebrazione di tali
giuochi. Varie provincie dell'impero, ed
anche i paesi stranieri fornivano le belve
pe'giuochi di Roma e di altre città poste
sottola dominazioneromana:gli orsi trae-
vansi da' boschi della Caledouia e della
Pannonia, i leoni e le pantere dall'Afri-
ca e particolarmente nella Tengi tana: dal-
la Persia venivano le tigri : dall'India il
crocola e il rinoceronte: dall'Egitto i coc-
codrilli e gl'ipopotami. Le cacciedi tali
belve facevansi fare da chi voleva dare i
giuochi, ed eranvi appositi cacciatori per
pigliarle senza danneggiarle e saperle con-
durre a Roma, con barche o carri, legate
o chiuse in gabbie rozze di legno, indi si
depositavano iu luogo sicuro, ed in Ro-
ma era vi perciò il recinto Vivarìum%Gn*
TEA
sì detto per contenere belve vive, ampio
edilìzio con celle pegli animali feroci ; e
campi e selve pel nutrimento de' cervi,
delle damme, delle lepri e altre bestie sel-
vatiche, che si esibivano ne'giuochi. Que-
sto gran vi vario stava verso le porte Pre-
neslina e Maggiore, e custodito era da'
soldati dellecoorti pretorie e urbane. Col-
le stesse gabbie si trasportavano le belve
dal vi vario all'anfiteatro o al circo, espo-
nendole nel dì precedente alla vista del
popolo nell'arena e quindi si ritiravano.
Questo spettacolo presentava punti mol-
to variati, voli, scene mitologiche, come
Orfeo attirante le belve colla melodia del-
la cetra e della voce; Prometeo che la
favola dice che pel primo formò l'uomo
di loto, e avendo irritato Giove, questi
da Mercurio lo fece condurre sul mon-
te Caucaso e 1' attaccò a una rupe in cui
un avoltoio dovea divorargli eternamen-
te il fegato. Sovente pure l'arena cam-
biavasi in selva, o aprivasi in una vo-
ragine dalla quale uscivano belve. Né
sempre i combattimenti erano cruenti,
poiché di frequente consistevano in lotte
fra bestie innocue a vari giuochi adde-
strate; talvolta con queste si univano fie-
re, ma ammaestrate a non nuocere. So-
vente però i giuochi erano cruenti con
combattimenti fra belve, o attaccaudole
gli uomini armati magnificamente a pie-
di e a cavallo, con aste e strali scaglian-
dosi sulle belve, mostrando insieme arte
e coraggio, comechè a ciò istruiti e non
condannati a morte. Bensì talvolta il com-
battimento non era volontario, ma obbli-
gatorio in pena a'servi colpevoli da'pa-
droni, o dall'autorità pubblica a' delin-
quenti. I rei poi di delitti gravissimi non
aveano scampo, ed erano inermi e iegali
esposti a tal pena, dandosi però allo spet-
tacolo l'apparenza meu triste. I cristiani
erano sovente condannati ad esser divo-
rati dalle fiere, colla gloria del martirio,
come lo fu s. Ignazio d'Antiochia nell'an-
fiteatro Flavio, le ss. Perpetua e Felicita
iu Africa, ed altri molli. Costantino 1 il
TEA TEA 245
Grande moderò i giuochi delle fiere, e e gentile. avverte clies. Telemaco è chia-
vi tolse il crudele, riduceiuloli a spetta- mato ancora col nome di s. Almachioo
colo apparente e di caccia sicura, e così Almacchìo ( I J.e ne parla ili.°gennaio,
fu continuato ne'secoli IV e V; finché ca- dicendo che il suo culto fu introdotto nel-
cluto l'impero d'occidente nel 4?6 non la piccola chiesa dell'anfiteatro dal servo
furono aboliti e si continuarono sotto i re di Dio p. d. Carlo Tommasi teatino, il qua-
goli, ma dopo il 5 1 q e 5s3 ili nostra era, le nell'ingresso dell'anfiteatro vi alzò lo
altri non ne ricorda la storia. I gladiatori stendardo della ss. Croce, per la cui dife-
dalla Campania introdotti in Roma, era- sa quivi si sparse tanto sangue innocen-
110 una chisse di gente che davasi a tal me- te da' più valorosi campioni della Chie-
stiere, ed i luoghi pubblici destinati in sa. Le naumachie si dierono di rado 11 e-
Roma pe' loro esercizi e abitazione, ap- gli anfiteatri, non presentando 1' arena
pellavansi Ludit a foggia di piccoli anlì- spazio sufficiente per l'ordinamento dei-
teatri, chiamandosi i loro maestri hard- le navi e le manovre. Le parti costi-
stae. Simili a'pubblici erano i Ludi pri- tuenli gli anfiteatri erano esterne e in-
vati de'grandi, e Cesare in uno di Capua terne: alle prime appartenevano le ar-
ila vea riunito 5ooo gladiatori, occorren- cuazioni che formavano portici a più
do spese enormi per mantenerli e stipen piani per la comoda comunicazione de*
diarli. Talvolta a tal mestiere erano dan- gradini interni, e per servir di ricovero
nati gli schiavi, i prigionieri, i delinquei!- agli spettatori in caso di pioggia. Queste
ti, e questi a tempo o a vita. La loro di- parti esterne erano costituite con corri -
sciplma teneva alla militare insieme alla doi per passeggiarvi che si chiamavano
servile, giurando i gladiatori allorché e- ambulacra: di accessi in piano alle scale,
ratio ingaggiati, dovendo prestar ubbi- che appellavansi itinera: e di scale, sea-
dienza cieca al loro signore: ve n'erano lae, onde salitegli scalini. Le parti inter-
a piedi, a cavallo, sopra i carri, più nu- ne principali erano l' drena e la cavea:
inerosa essendo la classe di quelli a pie- e quanto all'arena essa era di forma eli t-
di: speciali denominazioni li distingueva- tica ossia ovale, e nell'asse maggiore era-
no. Erano armati interamente quasi co- no le grandi porte per l'introduzione del-
nie i legionari, o come i galli, con reti e le fiere e delle macchine anfiteatrali: que-
tridente, o armati come i traci di spada sta ne' grandi anfiteatri era sostrutta, e
ricurva. Quelli a cavallo pugnavano a vi- ne'sotterranei, hypogaea, facevansi ma-
siera calata, con due spade, lanciavano novrare le macchine pegli spettacoli ini-
corde onde impacciare i loro antagoni- provvisi. La cavea ch'era la parte pegfi
sii e quindi li ferivano. I gladiatori che spettatori ebbe tal nome dalla sua forma
combattevano sui carri, usavano questi concava o ad imbuto: essa dividevasi in
della forma gallica e britannica. Costan- podijim, praeciiictiones, e portìcus, ne-
tino I proibì i giuochi sanguinari de'gla- gli anfiteatri maggiori: ne'minori in i><)-
diatori, e commutò pe'delinqaenti la pe- dium, e praecinctio o gradus. Podiurn
na in quella di lavorare alle miniere. Ca- appellavasi il terrazzo, che immediata-
duta in disuso la legge, il monaco Tele- mente circoscriveva l'arena, terrazzo, che
iliaco si recò in Pioma per farli cessare, e dislaccandosi dal pendio de'gradmi come
sceso nell'arena, restò vittima del suo ze« il piede, dava origine al suo nome: era
lo. poiché i pagani 1' uccisero a furia di la parie più distinta e più prossima allo
sa>M e fu ascritto tra'martiri, onde firn- spettacolo, quindi l'imperatore, la fimi-
peratore Onorio abolì per sempre l'imi- glia imperiale, i principali magistrali, le
mino spettacolo. Il Piazza noi I ' Emeró* vestali, il pretore e l'edile de'giuoclii vi
logìo di Roma cristiana, ecclesiastica aveano luogo, e perciò era la parte più
246 TEA
ornala. Praecinctiones chiamavano gli
ordini diversi de'gradini, come quelli che
venivano separati fra loro da gradini più
alti che formavano come tante cinte o fa-
scie^ che perciò dicevansi ancora battei :
queste praecinctiones a misura che slon-
tànavansi dal podio divenivano meno di-
stinte, poiché prima venivano i gradini
occupati dall'ordine equestre, da' magi-
strati minori, come pure da' diversi col-
legi o corporazioni secondo il loro rango,
poscia assideva nsi Esemplici cittadini, e in
ultimò luogo davasi posto a'proletari: av-
vertendo però che le donne erano sem-
pre separate dagli uomini. In ques'e p re-
cinzioni, balteus chiamavasi la fascia o
gradino più alto e che separava una pre-
ciuzioue dall'altra: iter il corridore, che
immediatamente andava dietro il balteo:
vnmitoria le porle per le quali il popolo
sboccava sui gradini o sedili: scalarla i
piccoli gradini corrispondenti a'vomitorii
onde poter comodamente salire e scende-
re per collocarsi sopra i sedili; e siccome
i vomitorii erano disposti a scacco, sicco-
me lo spazio fra 3 scalali costituiva un
cuneo, perciò questo veniva col nome di
cuneus designato, ed era una delle gron-
di sezioni della cavea : linea poi ne' sedi-
li stessi era una striscia che distingueva
tra loro i posti, locus il posto assegnato.
Ed a tale uopo perchè non nascesse con -
fusione, ciascuno avea una tessera d'in-
gresso, nella quale veniva indicato il cu-
neo, il gradino e il posto o i posti, come
gli odierni biglietti pe'posti della platèa;
ed a ciascun vomitorio stavano gli ulh-
ziali destinati a'posti, che dicevansi dissi-
gnatores, poi trìbunwn voluptatum, in-
caricati perciò al buon ordine degli spet-
tacoli. Finalmente «li anfiteatri grandi
venivano coronati da un portico di co-
lonne 0 di pilastri, che costituiva la parte
superiore dell'ultima precinzione.Nonera
lecito assistere agli spettacoli di qualun-
que sorte se non vestiti in abito di for-
malità, riguardo a'g rad uà ti, ed in toga i
Semplici cittadini. Gli spettatori veniva-
T E A
no riparati da'rnggi del sole e dalla piog-
gia per mezzo di tende, vela, di colori di •
versi, e queste costituivano il l elarium.
Neil' anfiteatro Flavio i 240 modiglioni
servivano a sostenere e i vani a contener
altrettante travi verticali fasciate di bron-
zo, dette inali, destinate a reggere il ve-
lario. Da ciascuna trave partiva una cor-
da che si annodava ad una dissi pensile
pur di canapa, e sopra questi 240 raggi
tendevansi le strisce triangolari di lino
per mezzo di carrucole, strisce che non
avendo più d'8 piedi alla base si andava-
no successivamente tendendo, secondo lo
stato del sole, rimanendo così coperti gli
spettatori e scoperta l'arena. Era neces-
sario coprire gli spettatori che stavano
fissi molte ore esposti a' raggi cocenti del
sole, causa che non esisteva pe'giuocato-
ri, i quali oltre a non istare fermi, si mu-
tavano continuamente. Nerone una vol-
ta coprì 1' anfiteatro con tende cerulee
stellate. All'articolo Roma ricordai vari
scrittoli de'tealri, degli anfiteatri e de'cir-
chi; altrettanto feci dove parlai delle su-
perstiti rovine di tali edilìzi, e Milizia lo
fece nel Dizionario delle belle arti del
disegno, e nelle Vite de' più, celebri ar-
chitetti d'ogni nazione e d' ogni tempo,
precedute da un saggio sopra l'architet-
tura. Si ponno inoltre vedere : I. C. Bu-
lengero, De I enatione, Circi et Amphi-
theatri,Parm'ìS i 5cjo. Ottavio Forsari,Z?e
balneis et de gladiatoribus , Helmsta-
dii 1 720. Gio. Poleni, Degli antichi tea-
tri e anfiteatri. Vicenza 1 y 3 5. Bianconi,
Descrizione de' circhi, particolarmente
di quello di Caracolla e de'giuochi in
essi celebrati, con note di Carlo Fea, Ro-
ma 1 789. Matteo Torelli, Dissertazione
storica sopra gli anfiteatri in geìiere ,
Roma 1 8 1 3. 1 romani antichi ebbero 3 an-
fiteatri solidi e stabili: Y anfiteatro di Sta-
tilio Tauro, V anfiteatro Castrense,}' 'an-
fiteatro Flavio volgarmente detto il Co-
losseo. Dell' anfiteatro di Sta tilio Tauro
di pietra eretto nel 724 di lioma,nelCam-
po Marzo, non rimangono avanzi visibi-
TEA.
li, ed il Monte Citorio f/'.Jsi formò dal-
lo sue rovine, ed al quale appartenevano
i sedili t'inventili Dell'edificare il Palaz-
zo della Curia Innocenzìana (} .), e nel
costruire la casa e chiesa de'pp. della Mis-
sione (/ .). Caligola vi celebrò degli spet-
tacoli, quantunque poi l'abbandonò per
la sua piccolezza: la costruzione del son-
tuoso anfiteatro Flavio lo fece dimenti-
caie, nondimeno esisteva ancora nel prin-
cipio del secolo V. Dell' a//// teatro Ca-
strense, eretto forse dopo Tiberio e cer-
tamente non dopo Nerone, con bella co-
struzione laterizia di mattoni sottili ben
collegali, di cui esistono avanzi preziosi fra
la Porta s. Giovanni e la Porta Mag-
giore, legati colle Mura di Roma dopo-
cbè Onorio nel 4o3 lo concatenò co! suo
recinto, ne parlai in quegli articoli, a Ro-
ma e in altri relativi. Usuo nome derivò
da! Ludi Castrense^ detti pure WunusCa-
streìise, giuochi cosi chiamati perchè ce-
lebrati da'soldati, probabilmente de'pre-
toriani e delle coorti urbane cui era af-
fidatala custodia del Vi vario delle belve,
prossimo all'anfiteatro. Fare che questo
avesse due precinzioni, oltre il podio. Del-
la l'orla Pretoria e del Castro Pretorio
parlai ne' voi. LlV,p.iG8e it>r),LV, p.
i 1 2. Dell'anfiteatro Flavio detto il Co-
los reo, portento della grandezza romana,
the nelle sue grandiose rovine torreg-
giando maestosamente arreca singoiar lu-
fctro alla moderna Roma, ne trattai a Co-
losseo, a Roma e negli altri analoghi ar-
ticoli.Fu paragonato colle meraviglie (che
enumerai Del voi. LWI1I, p. 127) del
mondo antico, e fra'tauti monumenti an-
tichi superstiti di Roma, è l'unico cui si
potè tracciare una storia quasi seguila, dai
tanti suoi insigni illustratori, affermando-
si che conteneva 87,000 spettatori. Egliè
questo forse l'edificio più grandioso ed de-
gan te che la mano ti' uomo abbia innalzato
per meravigliare il moudo;maguifìco mo-
numento che veramente impone venera-
zione per la classica antichità, il cui de-
perimento avvcuuc uou lauto per ferro
TEA. 2 \i
e per fuoco de'barbari, quanto ancora pel
mal governo che ne fecero chi l'occupò
e per l'incuria di custodirne l* integrità,
in che furono benemeriti principalmente
Pio l IL Lenta- XII e Gregorio \l /,
ed il successore regnante Pio IX pose lo-
ro per memoria dell'operato iscrizioni
marmoree, e vi operò da un lato qualche
restauro nel 1 8 j >. Imperciocché fu Teo-
dorico rede'goli il i.°ad accordare il per-
messo di prendere i materiali del Colos-
seo ad uso delle fabbriche moderne, e fòr-
s anche egli se ne servì per estendere i
sobborghi di Moina. Questo grandioso edi-
lizio, chiamato scheletro di gigante sbra
nato, più volle soggiacque alle rovine pro-
dotte dal Terremoto ( / '.). per cui buona
porzione delle parti cadute contribuirono
anche all'erezione del Palazzo apostoli-
co di s. Mino (V.), del Palazzo della
Cancelleria (F.),de\ Palazzo Farnese
(l J, e quegli altri palazzi e fabbriche che
ricordai a Colosseo. Nel principio del se-
coloX Visi cominciò a rappresentarvi con
drammi la storia della Passione di Gesù
Cristo, e nel declinar di esso si volle ridur-
re a stabilimento per l'arte della Lana
(/ )yiudi l'arena da Clemente X fu consa-
grata alla stessa Passione e in memoria
ilei ss. Martiri che ivi riceverono la palma
del martirio. Dipoi a suggerimento del b.
Leonardo da PortoMaurizio.nel 1749 Be-
nedetto XIV v'istituì VArciconfn /tenu-
ta degli amanti di Gesù e Maria, e vi
eresse la Pia Crucis ( I '.), vieppiù san-
tificando cosi un luogo sanguinario e di
strage, ed il servo di Dio si riunì a lui ai
26 novembrei75i. Diche nel Colosseo
e cou missioni (nella chiesa del ritiro ih
s. Bonaventura ove si venera il corpo, e
nell'oratorio del sodalizio con sagre pom-
pe), se ne celebrò ili.°e solenne centena-
rio nel 18 m , descritto dal o.°a5l del
(i/ornale di Roma, dalla Civiltà ratto-
li- , . t. 7«p. 5i 1 e 720, e dal eh. avv. Pie
troCastellano eoo l'opuscolo: Crocese Co-
losseo, Esegesi della festa secolare in-
diatila del b. Leonardo da Porto Man-
248 T E A TEA
vizio in Roma, e del previo straordina* detto marchese Vivaldi, e dedicata a Pio
rio giubileo e relativo numisma,Fo\igao VI. Rilevai pure nel citato luogo, e qui
l85l. Della chiesa e ospizio non più esi- più estesamente ripeterò, di aver letto nel
slenti,dis. Giacomo pe' pellegrini spaglino- n.°57o del Diario di Roma de'17 gin-
li con sodalizio, eretti presso e contiguo ^noi'/So. » Avendo alcune persone olle-
ai Colosseo, parlai nel voi. LXY III, p. 4o. nulo il permesso da'superiori di poter da-
A'ari modelli furono fatti del gran monu- re il divertimento della giostra o sia cac-
inenlo, di varie materie, e da ultimo con eia della bufala e del toro, hanno questi
una materia quasi lapidea, imitante i dif- scelto il sito nel palazzo Correa a strada
ferenti marmi co'quali era decorato il su- Pontefici (su tale nomenclatura della via
perbo colossale edilìzio, dal romano ar- esternò alcune congetture il Rufììni nel
chi tetto Francesco Pieroni, nella grandez- Diz. delle strade di Roma, nell'artico-
za d'un centesimo dal vero, con quella di- lo Pontefici via de'), luogo ameno e co-
ligenza e artifizio che encomiarono l'Ai" modo agli abitanti di questa metropoli,
bum nel t. 21, p. 347, ed il Supplemen- che vorranno concorrere a tale diverti-
to al n.° io del Giornale di Roma del mento, che però oltre l'essere il sito mol-
1 855. Quanto dK Anfiteatro Correa, o to spazioso e di una rotondità perfetta ,
</'. tugusto, nel rione Campo Marzo, eh- quasi tutta muragliata a guisa tì'Anfitea-
bequesto nome per occupare il Mausoleo tro, denominato il Mausoleo di Augu-
d' Augusto, che descrissi nel voi. LXIV, sto, si vede al presente tutto circondato
p. 1 4 1, e dalla famiglia de'marchesi Cor- da numerosi e comodi palchetti per la no-
rea che acquistò (era de'Soderini e già lo bilia sì romana che estera, ed altre per-
possedevauo neh55i) l'area, gli avanzi sone , oltre delle gradinate per gli altri
e il palazzo, e ridusse lai ."a giardino, co- spettatori, il tutto lavorato senza rispar-
nie neh y44 attestò Bernardini, De Rio mio di spesa, per sicurezza de'concorren-
ni di Roma : nel r 75 1 il palazzo era di ti. A detto divertimento si darà principio
mg.' Sebastiano M. Correa assessore del- dopo la festa de'ss. Pietro e Paolo, con
l'accademia degl'Infecondi. Alcuni dico- vaghe e armoniose sinfonie di strumenti
no che i marchesi Correa lo riducessero musicali, che verranno replicate di tanto
adanfileatro,erigendo una fabbrica circo- in tanto per maggior divertimento degli
lare, la quale corona le antiche sostruzio- astanti". Dal fin qui detto sembra poter-
li!, e fu questa disposta a contenere la- si stabilire, che non i Correa edificarono
rena, le gradinate,! palchi chiusi e una il silo che si chiama anfiteatro, e meglio
loggia scoperta io alto, potendovi com- il Viscardi o piuttosto que'che essendo lui
prendere più migliaia di persone. Tutta- proprietario dell'area e adiacente palaz-
\ia non avendone trovato memoria in Ve- zo, ne assunsero l'impresa e lo ridussero
unti, Roma moderna, stampata nel 1 7G7, a tal forma e uso;e che nel 1 780 incomin-
e per quanto riferisce Cancellieri nel Mer- ciò ad agire colle giostre, tuttavolta pre-
cato, che già citai nel voi. XXXI, p. 179, valendo volgarmente il supporlo forma -
sembra che l'anfiteatro attuale piuttosto to da'Correa e con tal nome anche deuo-
lo formasse sulle costruzioni circolari e so- minato, sebbene propria mente si chiami
lidissime il marchese Francesco Saverio Anfiteatro del Mausoleo d,Ajugusto.ì$o->
Vivaldi A rmentieri, e nel 1780 fu stani- tai nel voi. LXXI, p. 274, chea'24 di-
pata la descrizione del Nuovo Anfitea- ce rubre 1783 nel palazzo prese alloggio
tro edificali) nel Mausoleo cP Augusto, Gustavo III re di Svezia e vi restò nel
Piùfu incisala veduta di porzione del une- suo soggiorno in Roma, visitato da) l'i in -
desimo e il disegno di sue rovine che in peratore Giuseppe li. In seguito nail'an-
es£o si andavano scavando per opera di lìtealro alle giostre furono aggiunti ueb
TEA T E B a49
rincominciar di questo secolo i serali fno- chi di cavalli e di equitazione, e spesso su
chi artificiali detti Fuochetti o feste not« d'un teatro amovibile si rappi esentano
turne, che si facevano nelle feste d'esla- tragedie e comniedie.Deiranfiteatro e dei
te,, con due orchestre e gaia illuminazio- divertimenti pubblici che ivi si dierono,
ne. Ilcav. Servi nelle Notìzie intorno al e di quanto altro riguarda l'antico suo
cav. / aladier architetto^ dice che fu par* splendore e gli obelischi che ne furono
lodi sua irrequieta fantasia l'idea di cuo- tratti, oltre i citati articoli, ne parlai nei
prire il Mausoleo d'Augusto, in cuiavea- voi. LI V, p. qo, L\ lll,p. i 56, inclusi va-
no luogo le giostre, come già loaveaco- mente a un esperimento che ivi fece il he-
perlo nelle due feste notturne ivi date dal ncmcrilo corpo de'pompieri pontificii,
governo a Francesco I imperatore d'Au- TEIÌAIDE. / . Tebe.
stria (inventò magni6co palco, e fece e- TEBALDESCHI Francesco, Cardi-
Sfguire nel Mausoleo una pittoresca gi- naie. Ebbe Roma per patria e pare d'o-
randola, copiosa, bizzarra e ben distribuì- scura famiglia; essendo priore di s. Pie-
tà, onde poi lìnchè visse diresse quella o tro in Vincoli, o più veramente decano
il Fuoco artificiale di Castel s. Angelo) de'canonici di s. Pietro in Vaticano, ri-
e al re di Napoli. Il Valadier però pie- tenendo questo benefizio, Urbano V a'22
stillò il suo ben inteso e calcolalo proget- settembre 1 368 in Monte Fiascone, seb-
to all'impresario delle giostre Gio. Pater- bene assente, lo creò cardinale prete e poi
ni, ed in quello voleva che sul circo stes- gli conferì per titolo la chiesa di S. Sabi-
se stabilmente una gran gabbia di fèrro uà, onde fu denominato il cardinale di
fuso, sopra cui si sarebbero poste e a prò- s. Pietro. In seguito fu fatto canonico e
prio talento levale le cortine; ma la ini- tesoriere della chiesa di Langres. Urba-
provvida economia dell'impresario deci- uo V Io deputò con altri 3 cardinali a ri-
se che a' ferri fissero intramezzati degli cevere la solenne professione di fede da
assi di legno. L'acque e il sole produsse- Giovanni 1 Paleologo imperatored'orien-
10 un immancabile e fatale ellelto. La le nella chiesa di s. Spirilo di Roma nel
gabbia si sgavezzò, e frantumata precipi- 1 36c). Fondò una cappella e 3 beneficia-
lo nel circo. Benché la costruzione fosse ti nella basilica Vaticana, con copiose ren-
slata eseguita mentre l'architetto era ma- dite e l'obbligo del coro. Intervenne in
lato in letto, pure non lasciò questo tra- Avignone all'elezione di Gregorio X I, il
gicoepisodiodi acerbamente amareggiar- quale con amplissima autorità lo dichia-
lo; però furono udite le sue forti ragioni, rò legato di Roma, della Sabina , della
fu accolta e approvata la sua apologia, e provincia di Marittima e Campagna, del
si venne alla convinzione, che se la gab- Patrimonio e del ducalo di Spoleti, con-
bia si lu-^e lavorata sulle idee precise da Irò i ribelli e ti t'annetti prepotenti, che
lui esternate nel suo progetto, avrebbe re- abusavano dell'assenza de' Papi da Roma,
fistilo all'acqua, al sole e alle congiure i quali tutti ridusse al dovere e tolse lo-
de'venli. Il governo ('assolse dalla multa ro l'usurpalo. Avendo Gregorio XI re-
con l'impresario, il quale solamente fu ri- stituita la pontificia dimora in Roma, ivi
conosciuto reo del fallo. Leone XI 1 e l'io morì nel 1378. Temendo i romani che il
\ ì\\ pio buono le giostre, e il divieto si successore potesse nuovamente partirne,
estese alle provincic dello stalo pontificio, si presentarono al Conclave {!'.), minac-
per eliminare le disgrazie che vi accade- dando i cardinali se non eleggevano un
vano. Forse per timore dell'umidità noi- romano,essendo quasi tutti francesi, men-
turna, poco dopo cessarono ancora i fuo- tre romani ciano soltanto i cardinali Te-
diati; onde d'allora in poi I' anfiteatro baldeschi e Jacopo Orsini. Eletto in ve-
serve a diurni spettacoli ginnastici^ giuo- ce l'8 aprile Libano V I napoletano e ar-
2?o TEB
civescovo di Bari, raccontai ne'vol. Ili,
[>. 202, LVIII, p. 3o4 ed altrove, che i
romani per equivoco a vendo creduto fos-
se francese, assalirono il conclave, e per
fienaie la furia del popolo i cardinali ve-
stirono da Papa il decrepito cardinal Te-
baideschi. Calmali! romani, corsero a ve-
nerare il concittadino, ma egli non po-
lendo più resistere pel male che faceva-
no alle chiragrose sue mani in baciarle e
ribaciarle, dichiarò chi era il vero Papa,
onde il popolo sdegnato eoo impeto si sca-
gliò sul conclave, volendo uccidere gli e-
le tt ori. Per l'interposizione d'alcuni au-
torevoli si quietò e riconobbe Urbano VI.
li cardinale nel medesimo anno morì in
Roma, e fu sepolto nella basilica Vatica-
na con semplice epitaffio.
TEB ALDI Domenico o Tommaso, Car-
dinale. Inglese dell'ordine de'predicato-
ri, per la sua pietà e profonda dottrina
mosse Riccardo li re d'Inghilterra ad e-
leggerlo per suo confessore, e poco dopo
Urbano VI nel dicembre 1 38 s locreò car-
dinale prete di s. Pietro in Vincoli. Al-
cuni dubitano di questa creazione, la qua-
le è difesa con gran ardore dal Cavalie-
ri nel suo libro de Cardinali domenicani.
TEBALDO Jacopo, Cardinale. Nato
in Collescipoli, ma cittadino e nobile ro-
mano, altri dicendolo figlio d'uno di Col-
lescipoli venditore d'olio per Roma. Me-
diante ostinalo studio e seria applicazio-
ne, divenuto eccellente giurista e dotto-
re di gran fama, dopo aver esercitati con
lode i governi del ducato di Spoleti e del-
la città di Perugia, Nicolò V nel 1 4^0 lo
fece vescovo di Monte Feltro; pe'suoi me-
riti e pel favore di Simone suo fratello, in-
signe medico assai amato da Calisto 111, fu
da questi a'170 18 dicembre 1 4^6 crea-
to cardinale prete di s. Anastasia, e poi
eletto arcivescovo di Napoli non ne pre-
se possesso per averlo ceduto al cardinal
Oliviero Caraffa. Si trovò pi esente «'con-
clavi di Pio 11 e Paolo II, e soccombè al-
la morte iuRoma nel 1 466, universalmen-
te compianto per l'innata sua benignità
TEB
e piacevolezza di costumi. Fu sepolto nel-
la chiesa di s. Maria sopra Minerva, pres-
so alla porta laterale al manco latodi quel
tempio, in cui fu eretto un monumento
lavorato sul gusto antico, con iscrizione
in versi che ricorda persino l'ora del suo
decesso, senza dire l'età, negligenza assai
frequente ne'vetusti epitaffi.
TEBE. Sede arcivescovile di Grecia
nella Beozia, provincia di Livadia, capo-
luogo di distretto, distante più d'i 1 le-
ghe da Atene, e con meno antico, voca-
bolo chiamata pure Thivao Thivcà. Gia-
ceva la città alta o nuova sopra d' una
assai amena altura denominata Cadmea,
in mezzo a estesa valle incoìta, traversa-
ta da'fìumicelli Canavari e Israeno; ferti-
li però ne sono i dintorni di vino, olio,
tabacco e cotone. Ancora la cingevano le
mura antiche rozze e mezzo diroccate, e
prima d'entrare nella città eravi la cinema
di s. Luca, la sola delle 5 che prima sor-
gevano suburbane, e pare che fosse sta-
ta fabbricata sulle rovine del tempio d'A-
pollo lsmenio, il cui pavimento in musai-
co dicevasi appartenergli. 1 cristiani vi a-
veano le chiese di s. Nicola, di s. Cateri-
na, di s. Andrea, di s. Stefano, della Pre-
sentazione della B. Vergine al tempio, del
Salvatore, di s. Demetrio, rovinate nella
greca 1 ivoluzione contro i turchi, insieme
ad altre; la chiesa della il Catolicou perì
nell'incendio del 1 780. Essendo la città in
rovinoso stato, nel 1 840 venne tracciato
un piano regolare per riedificarla. Ma il
furioso terremoto de' 1 8 agosto 1 853 tut-
to interamente distrusse, crollando gli e-
difizi sagri e profilili, le due moschee dei
turchi, le case parie in pietra e parte in
legno. Il disastro si eslese a 17 villaggi
vicini, e altre città, con vittime sepolte e
feriti, restando la popolazione senza tet-
to, priva d'acqua che prima avea in ab-
bondanza, espogliata di tutto. Della rino-
mata città non rimasero tracce: così pe-
rì la celebre capitale della Beozia, la pa-
tria di Pelopitle, d'Epaminonda, di Pin-
daro e di Plutarco, divenuta uu mucchio
T E I) TEI! i~i
di rovine.L'orribile terremotocngionòde- secondaria, e poscia nuovamente prima-
plorabili guasti nell'Attica, e per la stia ria. Onde piena di forza, perchè fornita
veemenza ne risentirono le case più so- di cittadini forti e intrepidi, ruppe 1' al-
itele d'Atene. A Tebe si ripeterono le de- leanzacoutratla con Atene,e allora fu riat-
Bolanti scusse a'24 agosto, continuando a laccata dagli spartani eoa tanta violenza
crollar gli edifizi con gran fracasso: si rio- che tutti la giudicarono perduta. A sal-
novarouo a*2r) e 3o settembre, e ponen- varia surse Epaminonda gran politico ed
do l'orecchio io terra si sentiva vu\ con- eminente guerriero, il (piale vintoesba-
tinuo rombo come di lontano cannoneg- ragliato interamente il nemico, penetrò
giamento.il suolo essendo in continuo mo- nel Peloponneso, e attraversalo il fiume
viraento di tremore. L'antica Tebeavea Eurola , corse all' assedio di Spaila con
una cìnta considerabilissima, e la nuova proponimento di distruggerla, il che poi
o Cadmea appena occupa il sito della ve- non fece. Ma con Epaminonda perì an-
tu&ta fortezza o Acropolìs.Dovea il suo coni la gloria di Tebe; imperocché, tran-
principio a Cadmo i.°suo re, ma cresciu- ne la casa di Pindaro, fu distrutta coll'uc-
ta cotisiileiabilmenle,qnelia pai teche già- cisione di Gooo abitanti e col bando di
ceva sull'altura si ch\amòCadrneada\ no- 3o,ooo da Alessandro il Grande, e non
ine del fondatore, e fu considerata come più risorse fino a Cassandra figlio d'An-
la cittadella relativamente alla città bas- tipatro aiutato dagli ateniesi, messeni e
sa. Essendosi Anfione e Zeto impadronì- megalopolitani. Essendosi i tebaui ilichia-
ti del paese alla testa d'un esercito, con- rati per Mitridate nella guerra co'roma-
gi unsero la città alta colla bassa città, e ni, Siila li ridusse all'ultima miseria e pri-
le imposero il nome di Tebe. Omero di- vò di tutte le prerogative, le quali riacqui-
ce che la chiusero con 7 porte denomi- sta rono da altri romani. Al tempo di Pan-
nate Elettride, Pretide, Neitide, Creoea, saoia tutta la città bassa eia in rovina,
Altissimo, Ogigia e Omoloide^ e vi eres- eccettuati i templi, solo era popolata la cit-
sero torridi spazio in ispazio. Anfione fu ladella, cui chiamavano semplicemente
il s .°ad innalzare a Mercurio un altare, e Tebe, e la quale fiorì sotto gl'imperato-
il nume ne ricompensò lo zelo col dono ri greci, e sotto i Ialini dopo che i fran-
d'una lira meravigliosa, onde i poeti can- cesi e i veneti presero Costantinopoli nel
tarano che al suo suono portentoso il re 1 20/L Nel I 278 Nicolòcastellano di s. O-
trasse dietro di sei sassi e innalzò le mura uier vedovo di Maria d'Antiochia, aven-
ti bane; indi persuase gli abitanti della do impalmata Anna Comnena vedova del
compagna a stabilirsi dentro di esse. Venu- principe d'Acaia, andò a stabilirsi con lei
ta Tebe in rinomanza pel valore degli a- nella Morea. Colle sue grandi ricchezze
bitanti, sostenne lunghe e ostinate guer- potè far innalzare in Tebe un gran Castel-
re con felice e infelice successo: di essa fu- lo, che da lui prese il nome, facendovi ma-
rnilo re Edipo, Eleocle e Polinice; fu cin- gnifiche abitazioni in forma di reggia.
ta d'assedio prima di Troia, e impotente Questo grandioso edilìzio fu poi distrut-
ti reggersi da sola nella guerra del Pelo- lo da'catalani chea grande stento se n'e-
ponnesosi congiunse con Sparta. Dipoi es- rano impadrouiti,elo abbatterono teraen-
sendosi costituita con regime democrati- do che se ne impossessasse il duci d'Atene
co, fu assalita e quasi distrutta dagli spar- Goltierodi Brieune, laonde poi appena vi
lani, e in bando ne andarono la più par- restò una Ione Dell'estremità della Cad-
te de'ciltadini, fra cui Pelopide. Ma que- mea. Tebe fu conquistata dal francese La
slo prode potè ricuperare la sua patria, Roche,uoode,graodi vassalli del rediSa-
logliendola all'altrui dominio, e allora co- Ionico, Bonifacio di Monferrato, indi fi
miuciò Tebe a risorgere e a divenir città unita alla signoria d'Atene, e in essa fil
25a TEB
stabilita la zecca delle monete che dovea-
no servi re per quei nuovo principato. Con-
quistatada'turchi divenne capoluogo del
sangiacato di Negroponle, indi a' giorni
nostri diventò parte del nuovo regno di
Grecia. Avanti Tot libile terremoto pochi
vestigi rimanevano delle sue tante magni-
ficenze, ma facendosi degli scavi proba-
bilmente se ne otterrebbero feraci e im-
portanti risultati. Dappoiché presso la
porla Omoloide fu già il tempio d'Apollo
dal fiume detto lsmeiiio,cheavea lestatue
di Mercurio fatta da Fidia e la Minerva
da Scopa. Vicino alla porla Eletti ide mo-
stra valisi lerovinedella casa che abitò An-
fitrione «piando fu costretto a lasciar Mi-
cene. Avea Ercole Promaeo un tempio
presso la stessa porla, colla statua mar-
morea del nume. In quello d'Aminone, il
poeta Pindaro vi dedicò la statua scolpita
da Calamide. Presso a questa sorgeva il
tempio della Fortuna, la «piale dea tene-
va in braccio Pluto fanciullo.Credeasi che
il tempio di Cerere Tesmofora o legisla-
trice fosse un tempo la casa di Cadmo, e
della dea non mostravasi che il busto.ce-
lato il rimanente della statua. Stava il tea-
tro dalla parte di porta Pretide, e vicino
un tempio di bacco Lisio. Pur nello stesso
quartiere vedeasi il tempio di Diana Eu-
c!ea,eScopa ne avea fatto la statua. Il so-
prannome di Euclea equivalendo a buo~
na riputazione, in tutte le piazze di lieo-
zia era n vi aliali di delta dea, sui qua-
li le giovani fidanzate co' futuri sposi
facevano de' sagrifizi. Anfioue e Zelo
vi aveano comune il sepolcro sopra un
nioulicello, da cui gli abitanti di Tito-
rea nella Focide prendevano ogni anno
della terra per ispargerla sul sepolcro
d' Antiope, così sperando di render più.
fertili le loro terre e nuocere a quelle
de' tebani. Nella via Calcide era la tom-
ba di Meìenippo stato tra' massimi capi-
tani. Giuve Altissimo presso l'omonima
porta avea tempio. 11 sito loia ricordava
un luogo d'esercizio, e in mezzo allo sta-
dio della corsa de'cavalli sorgeva la lom-
T EB
ha di Pindaro: quello di Meneceo, diesi
die la morte per l'oracolo di Delfo, stava
presso la porta Neitide, e a lato ad esso
mostravasi il sito dove scambievolmen-
te si uccisero i figli d'Edipo, a perpetuar
la memoria del qual funesto com batti -
mento,eretta una colonna vi si appese uno
scudo di marmo. Oltre le rovine della ca-
sa di Pindaro, eranvi quelle della cappel-
la da lui edificata a Cibele, colla sua sta-
tua di marmo del monte Pentelico.e in
cui solo entravasi un giorno dell' anno.
Temi pure vi avea tempio, così Giove A-
goreo, le Parche ma senza statue, Erco-
le Riconoluste e altri. Il bosco sagro di
Cereree Proserpina era a2 5stadi da Te-
be, e solo gl'iniziati a'ioro misteri pote-
vano penetrarvi. Vedeasi a Tebe la sta-
tua di Venere Urania fitta cogli speroui
delle navi che avea dalla Fenicia condot-
to in Grecia Cadmo, ed era la più anti-
ca esistente in Grecia. La fede cristiana
fu predicata in Tebe neh. "suo secolo, e
insieme di vennesede vescovile, s. Rufo es-
sendone stato il i ."vescovo, di cui fa men-
zione s. Paolo nell'Epist. a'romaui, cap.
16, vers. i 3, ordinato da s. Pietro: i gre-
ci ne celebrano la festa l'8 aprile." Giulio
suo successore sottoscrisse la lettera del
concilio di Sardica alle chiese. Questa se-
de dellaa." provincia ecclesiastica d Achea
0 Eliade, nell'esarcato di Macedonia, pa-
triarcato di Costantinopoli, diventò me-
tropoli nel secolo IX, co' vescovati suffra-
gatici di Zaradouia, Castoria e Pelope, i
quali lo furono pure dell'arcivescovo la-
tino istituito nel 1207 da Innocenzo III,
ma s'ignora il nome di quello che lo fu
pel i.°, così del 2.° dell 2 io, del 3.° del
1 241 , e del 4-°del 1 26 1 , nella serie ripor-
tata d<d p. Le Quien, Oriens christianus,
t. 3, p. 1081. L'arcivescovo Nicola I nel
i3o8 fu deputato da Papa Clemente V
a portarsi in Cipro per pacificare il re En-
rico li col fratello Almanco principe di
Tiro, che si contrastavano 1'amminÌNtra-
zione del regno. Lostesso Papa nel 1 3o8
fece arcivescovo di Tebe fi". Isuardo Tac-
T E B
coni di Pavia penitenziere domenicano,
l'inviò a Roma suo vicario per riparare
all'incendiala basilica Laleraiiense, e gli
commise resamedellecaliinniecontro Bo-
nifacio Vili; indi gli affidò l'amministra-
zioue del patriarcato d' Antiochia e della
chiesa di Pavia. Accusato nel i 3 iq di ri-
bellione aGio vanni XX II, fu spoglia lo del-
le dignità. indi nel i 32 5fu reintegrato del-
la sede di Tebe, e deputato a Filippo prin-
cipe diTaranto eaGiovanni principe d'A-
caia, acciò si unissero con Roberto re di
Sicilia e co'veneli per guerreggiare i tur-
chi. Neh 344 sedeva N. mentovato nelle
lettere di Clemente VI e Innocenzo VI.
Questo Papa ne! 1 3 "io" da Smirne trasfe-
rì a Tebe Paolo I e pare francescano. Nel
l'òGG da Gerace vi fu traslato Simone o
Simeone basiliano, altri lo dicono dome-
nicano, il the non sembra, essendosi con-
fuso con altri, ed anco con un Simone la-
conico : Gregorio XI nel 1 3 7 4 1° inviò
nunzio al patriarca di Costantinopoli, per
reintegrare 1' unione della chiesa orien-
tale con l'occidentale. Paolo 11 romano
già vescovo dlsernia, essendo arcivesco-
vo di Monreale, nel 1 3i)(> Bonifacio IX
gli commendi) la chiesa di Tebe fura et
proventus : Gregorio Xll nel 1407 gli
coufeiì il priorato di s. Eusebio de' cele-
stini di Roma, e Martino V rieli4'8 lo
fece arcivescovo di Tessa Ionica. Lo slesso
Gregorio Xll in suo luogo provvide la
chiesa diTebe con fr. And rea Fornari pisa-
no e domenicano, morto in essa nel 1 4 or).
Alessandro V nel i4 io gli sostituì fi*. Ni-
cola Trevisani veneto domenicano e pro-
flessore di teologia; indi furono arcivesco-
vi Giacomo, poi fi. Giovanni di Pon tre-
moli francescano, eletto nel i4' 8 da Mar-
tino V. Nel 1 ì - 3 Sisto IV nominò IV. Za-
netti di Ldine francescano. Tebe, The-
binimi, divenne un titolo ai ci vescovile
/// partibus the conferisce la santa Se-
de, e ^li ultimi che ne buono insigni-
ti, dopo il celebre Lorenzo Litta cardi-
nale nel 1801, sono i seguenti. Pio \ II
a' 2(j marzo ib)02 lo die u Giuseppe Mu-
TED 2 73
rozzo poi cardinale. Leone XII a' 2 ot-
tobre 1826 al marchese monsignor Pic-
ei
tro Ugo Spinola genovese, quando lo fe-
ce nunzio di Vienna, poi creato cardina-
le e pro-datario da Gregorio XV I. Questo
Papa a' 1 8 febbraio 1 839 l'attribuì a mg.r
Pasquale TominasuGizzi diCeccano nun-
zio di Svizzera, che poi elevò al cardinala-
to. Pio IX nel concistoro de' 16 marzo
i8d2 lo conferì a mg." Gaetano Redini
patrizio di Sinigaglia,internunzio aposto-
lico del Brasile, e commissario apostolico
di Bologna e delle 4 legazioni, promuo-
vendolo a nunzio di tale impero: il car-
dinal Lodovico Altieri lo consagrò nel suo
titolo di s. Maria in Portico, assistito da-
gli arcivescovi di Cagliari e di Monaco.
TERE. Sede vescovile di Tessaglia, de-
nominala Phtiotìca e Zeiton, sotto l'ar-
civescovato di La rissa da cui è distante 4o
miglia, comechè situata sul golfo Matta-
no, presso il fiume Sperchio. Eretta nel
IV secolo, ebbe a vescovi greci Cleonio
che nel 325 intervenne al concilio di Ni-
cea; Mosca che sottoscrisse la lettera del
concilio di Sai dica alle chiese; Dione che
assistè nel43 1 al concilio generale d'Efeso;
Elpidio che fu al sinodo romano di Pa-
pa Bonifacio Il del 53 1, e Adriano che vis-
se a'tempi di s. Gregorio I Papa. Oriens
chrìstianus t. 2,p. i 22. In quest'opera nel
t. 3, p. c)()o si registrano i vescovi latini
ch'ebbe Tebe di Tessaglia, cioè Nicola nel
i334 trasferito ad Accia e morto in A-
vignone neh 348, e Giacomo di Firenze
francescano versò il suo sangue per Ge-
sù Cristo nell'impero de' medi coll'altro
suo correligioso fr. Guglielmo di Campa-
gna nel 1 3G2.
TEBE o DIOSPOLIS, Thebais Ma-
gna. Sede arcivescovileeciltàcelebredel-
la 2.' provincia di Tebaide dell'alto l'E-
gitto, nel patriarcato d'Alessandria, delta
Diospoli o città di Gioveo meglio del So-
le (poiché quella chiamala di Giove fu ve-
ramente Diospoli o Lidda di Palestina),
e in arabo I Imi. Le sue magnifiche rovi-
ne, 1 15 leghe dal Cairo, occupano lungo
■i 7 j. T E li
il Nilo uno spazio ili circa 3 teglie all'est
e all'ovest del fiume, sino alie montagne
d'Arabia e di Libia, cioè riempiono i due
lati della valle, che hanno insieme quasi
3 leghe di larghezza, che provano la sua
grandezza passata e l'opulenza ili sue rie-
che/ze, che a gara celebrarono i poeli e
storici. La gran Diosvolis che i greci no-
marono Tebe, dice Dìodoro di Sicilia, che
iivca 6 leghe di circuito 018 miglia ita-
liane, altri lo portarono a g leghe: pei*
lungo tempo fu riguardata come capitale
di tutto YEgìtto (/ .). poi soltanto dell'al-
to Egitto; ma quésta superba città sog-
giacque alla stessa sorte di Menfi e Ales-
sandria. Il suo fondatore Busi ride vi e-
resse sontuosi edilizi, che dotò di ricchi
presenti. La celebrità della sua potenza
e delle sue ricchezze riempi l'universo, e
meritarono gli encomii d'Omero. Questo
poeta per le sue ino porte, pe'numerosi
vestiboli de'siìoi templi, la chiamò Era-
tonpile o Città di Cento Porte. Forse nin-
na città ricevè mai tante offerte d'oro e
d'argento, d'avorio e di statue colossali,
e d'obelischi d'un sol pezzo. Soprattutto
«'ìnmiiravansi in essa 4 templi principali,
de quali il più antico era d'una grandez-
za e d'una sontuosità sorprendente, per
avere mezza lega di circuito; muri di 3o
piedi di grossezza, e di 8o d'elevazione,
ne facevano il recinto: a questa grandezza
conispondevano le ricchezze e i suoi innu-
merevoli ornamenti, e molti re contribui-
rono ad abbellirlo. Questo tempio ancora
sussiste, ma i suoi ornamenti perirono
quandoCambise incendiò i templi dell'E-
gitto: poscia fu privalo delle sue ricchezze
da Tolomeo Filopatore, in [iena d'aver ab-
bracciato il partito di sua madre; final-
mente sotto l'impero d'Augusto, Elio o
Cornelio Gallo governatore pe' romani
della provincia, per motivi di ribellione in-
crudelì contro Tebe e la distrusse dopo
la battaglia d'Azio. Da quell'epoca piom-
bò in uno stato di decadimento, dal qua-
le non potè più risorgere. Pomponio Me-
la, che più d'ogni altro u'esageiò la sua
T E D
popolazione, riferisce con enfasi, ch'essa
potea al bisogno far usci re da ciascuna del-
le sue porte ì 0,000 combattenti. S tra bo-
ne che accompagnò Gallo, al cui tempo
eragià rovinata e in decadenza, la descris-
se qual era a'suoi tempi, cioè 18 secoli e
più addietro, nel modo il più splendido,
i superstiti due colossi di pietra, i 1 40 se-
polcri de' re egizi della 18." e 1 g.' dina-
stia, famose caverne scavate a punta di
scalpello nella rupe e costrutti in una ma-
niera meravigliosa, gli obelischi con di-
verse iscrizioni denotanti le ricchezze, la
potenza e l'estensione dell'impero de'so-
vrani d'Egitto, il quale comprendeva la
Scizia, la Daltriana, I' India e la Jonia :
esse descrivevano ancora della grandezza
de'tributi che aveano imposto, e il nume-
ro di loro truppe, le quali montavano a
un milione di soldati. Tebe era la residenza
degli antichi re d'Egitto. Gli avanzi d'un
tempio quadrilungo di vasta estensione, e
delle sue enormi colonne, non che le sue
mura sonocopertedigeroglifìci.che dovet-
tero costare immenso lavorojquelli del pa-
lazzo e regia di. Meninone, magnifico edilì-
zio, ed altri monumenti storici sono della
massima importanza. Il cav. Alessandro
Smith, che viaggiò nell'alto e basso Egit-
to, dopo aver dimorato circa 3 mesi ne'
contorni di questa antichissima e celeber-
rima metropoli, scrisse la Lettera dello
stato attuate di Tebe al cav. Italinsty
ministro plenipotenziario di tutte le Rus-
sie presso la s. Sede, e la pubblicò nel-
Y Effemeridi letterarie dilioma del 1 820,
t.i, p. 243 e 323. L'antica Notizia gre*
ca fa menzione di Tebe come un vesco-
vato della 2/ Tebaide, eretto nel IV se-
colo sotto la metropoli di Tolemaide ,
mentre la 1.* Tebaide avea Antinoe pei*
metropoli con 8 vescovi suffragatici. La
sede vescovile di Tebe sembra dagli atti
de'concilii, che fosse in seguito innalzata
al rango di metropoli, in fatti nelsecoloIX.
godeva tal dignità, ed ebbe pure de'vesco-
vi copti. Fu Tebe che die il nome all'antica
Tebaide, gran paesedcll'Egilto verso l'È-
T E B
tiopin, il quale non ebbe sempre i mode-
Mini confini; quindi la Tebaide fu divisa
in due parti, l'ima alla destra del Nilo, e
l'altra alla sinistra. IS'ella i . ' divisione del-
l'impero la Tebaide fu compresa sotto l'E-
gitto: nel IV secolo la Tebaide contavasi
per una delle 3 provincie, dalle quali l'E-
gitto veniva composto, secondo A minia-
no Marcellino. Ma nella Notìzia di I. di-
ne ì I il Filosofo, è divisa in due pro-
vincie, l'ima chiamata Tebaide i. "e l'altra
Tebaide 2. ,con Antinoe e Tolemaide per
metropoli. La Notìzia di .ferocie nomi-
na dillerentemente queste due provincie,
chiamando I' una Provincia Thebaidis
proxima, e l'altra Provincia Thebaidis
.superiori.?. Cos'i non concorda colla No-
tizia di Leone J I nel numero de'vesco-
vati, essendo metropoli dcllaTebaide pros-
sima Ermopoli, e della Tebaide superio-
re Tolemaide e nella quale si compren-
de Diospolis Magna ossia Tebe. LaTebai-
de ne'lasti ecclesiastici non solo fu celebre
pe'suoi numerosi vescovati, ma eziandio
pe'suoi moltissimi Solitari, che l'illustra-
rono colla santa vita e colle penitenze, e
per la legione Tebea o Tel ana che die
tanti eroi martiri invitti. Nella Tebaide e-
ian\i un grandissimo numero di cristia-
ni, e la legione militare levata da essa e-
ra tutta composta di cristiani pieni ili fe-
de e di pietà; e s. Maurizio ( / .) che si cre-
de essei ne sialo il principale comandante,
non vi ammetteva probabilmente alcuno
die professasse diversa religione. Ubbidi-
va no essi all' imperatole con un rispello
senza limili, ma l'ubbidivano dopo Dio,
e in lultociò che non si opponeva alla sua
santa legge, l'iodi ne'combattimenti, a-
dempivano a'Ioro doveri con singolare e-
sattezza; ed in mezzo alle dissipazioni in-
separabili dalla vita militare, menavano
vita raccolta, modesta, umile e peniten-
te. L'impero non avea soldati migliori,
poiché quelli ebe hanno pei" noi ma mia
pietà solida, sono semprei pruni ne'ioro
obblighi, e i più aulenti a praticarli. Mau
rizio invecchialo sotto il peso delle armi,
T E B 2 5 7
e in cui l'amore e la fede per Gesù Cri-
sto andavano del pari col più gran co-
raggio, e colKi più provetta esperienza di
guerra, avea sotto i suoi ordini altri tif-
iìziali dixtinti per bontà e valore. La le-
gioneTebana era composta di i o,ooo uo-
mini, o come altri vogliono ili 66oo co-
me tutte le altre legioni, e al dire ili s. Eu-
cherio la legione Tebea era composta di
6666 prodissimi, convertiti alla fede dal
vescovo di Gerusalemme Zambda. Que-
sta legione fu nel numero di quelle che
l'imperatore Diocleziano fece passare da
oliente in occidente per distruggere i cri-
stiani che si moltiplicavano, col pretesto
di combattere gl'insorti tiranni Amando
e Eliano, secondo l'annalista Rinaldi.Que-
s'i nana all'anno 297 che Diocleziano a-
vendoli a taleelfetlo fatti venire in Roma,
l'apas. Marcellino fece loro una pia e di-
vota esortazione,colla quale vieppiù li con-
formò nella s. fede. Indi l'imperatore ordi-
nò afa legione di partire e di combattere
nel paese de'gauli al di là dalie Alpi i ba-
calili, popolo delleGallie insorto per ven-
dicar Carino ucciso daDiocleziano. Questi
si associò Massimiano egli all'ulù la spe-
dizione, il quale avendo ordinato all'eser-
cito unsagrifizio agli Dei del paganesimo
per ottenere buon successo alle armi im-
periali, la legione Tebana abbonendo l'i-
dolatria ricusò di onorare i filsi numi e
di distruggere i confratelli cristiani, quindi
si allontanò per andare ad accampai si ad
Agauno nel Vallese; e per tale disubbi-
dienza, Massimiano irritato, prima per in-
timorirla ordinò che replicatamentesi de-
cimasse, e poi vedendogli altri costatili nel
loro proponimento fece trucidare tutta la
beata legione, senza che facesse la meno-
ma 1 esistenza, e furono tutti martirizzati,
avendoli celebrali a Svizzera, pel loro e-
roismo religioso, facendosi uccidere co-
me agnelli senza muovere lamento. Di-
vi im martirologi notano la loro festa a
■ >. settembre, in cui si colebia quella di
s. Maurizio. Quanto a' vescovi di Tebe,
l' Óriens christìanus 1.2,0.61 i, riporta
2 56 T E B
pel r.'Melezio ariano, Erone,Stefano mei-
chi ta, e Kalta giacobita, i! quale trovossi
all'assemblea tenutasi al Cairn nelioSG
in presenza del visir. Tel)e, Thebarum,
divenne titolo arcivescovile in partibus
che conferiscono i l'api, e ne' registri con-
cistoriali sotto di esso vi sono i titoli ve-
scovili in partibus di Antinoe, Tespe e
Antinopoli, già sedi vescovili dell'Egitto.
TEBE o DIOSPOLIS, Thebais Par-
va. Sede vescovile della 2." provincia di
Tebaide, eretta nel V secolo sotto la me-
tropoli di Tolemaide,nel patriarcato d'A-
lessandria, al nord della precedente, e per
non confondersi con essa fu qualificata col
nome di Tebe la Piccola. Trovasi in al-
cune Notizie un' altra Tebe o Diospoli
(7 .)con litolodi vescovato della stessa pro-
vincia della 2/ Tebaide, distinguendosi
come 3 città diverse, ed in conseguenza
formavano esse 3 chiese differenti.
TEBEUTA.Sede vescovile,ciUào77*t;-
bertinus vico della Bizacena in Africa, sot-
to la metropoli di Adramito. Perseveran-
zio suo vescovo nel 383 si recò al conci-
lio di Cabarsussa, ma si unì co'donatisti
e sottoscrisse la lettera che i massi mia-
nisti mandarono a tutti i vescovi d'Afri-
ca. Morcelli, Afr. chr. t. r.
TEBESSA o TEBESTE. Sede vesco-
vile, ecittà ragguardevole della Numidia
e colonia detta pure Tkevesle s sotto la
metropoli di Cirta Giulia, che alcuni re-
gistri concistoriali dichiarano sullraganea
di Cartagine, Tebeslan. Ne furono ve-
scovi Lucio che trovossi nel 349 a'con-
cilio di Cartagine; Libico che fu alla sua
conferenza del 4' ' » ove ,iegò l'erronee
proposizioni de'donalisti; e Felice esiliato
come cattolico da Unnerico re demanda-
li nel 484. Morcelli, Afr. chr. t.i. Tebe-
ste, Tebesta //, è un titolo vescovile/^ /;<7r-
tibus, sotto il simile arcivescovato di Cir-
ta, che conferisce la s. Sede.
TECLA (s.), vergine e martire. Nac-
que nelFlsauriao nella Licaonia, e fu uno
de'più belli ornamenti del secolo degli a-
postoli. Riporta s. Metodio nel suo Con-
TE C
vito di 'vergini, ch'ella era assai versata
nella filosofìa profana, che possedeva ogni
sorla di belle lettere, e che parlava con
forza ed eloquenza del pari che con dol-
cezza e facilità. Aggiunge ch'essa fu con-
vertita al cristianesimo da s. Paolo, e di-
venne assai esperta nelle cose della reli-
gione. Secondo l'opinione più verosimile
la sua conversione avvenne in Iconio cir-
ca l'anno 4"J- ' discorsi dell'Apostolo le
fecero comprendere tutta l'eccellenza del-
lo stato verginale, sicché ella fece risolu-
zione di sceglierlo, e perciò rifiutò un ma-
ritaggio assai onorevole. I suoi parenti,
non conoscendo il motivo della condot-
ta ch'ella teneva, posero in opera minac-
ce e carezze per farla acconsentire al pro-
postole matrimonio, e il magistrato mi-
nacciolla della severità delle leggi. Tecla
trionfò di tutti questi assalti, e vedendosi
quindi un po'libera, fuggì da' suoi per-
secutori, e t-iti rossi presso s. Paolo per
trovarvi qualche conforto. Il giovane al
quale era stata promessa in isposa, la fe-
ce cercare da tutte le parti, sì per sod-
disfare la sua passione, come per vendi-
carsi del di lei rifiuto. Indi avendola ri-
trovata, né potendo trarla a'suoi voleri,
la denunziò a'magistrati come cristiana.
Ella fu esposta nuda nell'anfiteatro, do-
ve tranquilla in mezzo alle fiere, stava con
impazienza aspettando il momento in cui
fosse fatta in brani da que'terribili ani-
mali; ma i leoni e altre bestie, dimentichi
della loro naturale fierezza, si coricarono
a'suoi piedi e li lambirono (piasi in segno
di rispetto. Poi fu legata a'tori per esse-
re squarciata, e ne restò liberala da un
angelo, in sembianza di s. Paolo. Un'al-
tra volta, per visibile protezione del cie-
lo, uscì dalle fiamme senza averne rice«
vuto il menomo nocumento. S. Grego-
rio Nazianzetio, s. Metodio ed altri scrit-
tori , che narrano questo prodigio, ag-
giungono che la santa fu liberata da mol-
ti altri pericoli, a'quali la rabbia de'suoi
persecutori 1' aveva esposta. Tecla ac-
compaguòs. Paolo iu parecchi suoi viaggi
T E C
apostolici, onde informarsi alla perfezio-
ne cristiana. Passò il rimanente ile' suoi
giorni nel ritiro, morì nell'Isauria, e fu
sepolta a Seleucia capitale di quella pro-
vincia. Sotto i primi imperatori cristiani
fu fabbricata una chiesa stilla sua tona
La, ove accorrevano pellegrini da tutte
le parti, e vi si operarono un gran nume-
rodi miracoli. Queslacbiesa l'eresse l'im-
peratore Zenone, il quale professava di
aver avuto pe'suoi meriti l'impero; dap-
poiché dopo la sua apparizione lo ricu-
però. La cattedrale di Milano, per la
gran divozione che ne avea s. Ambrogio,
r dedicala in onore di s. Tecla, e vi fu per
lungo tempo conservata una parte delle
sue reliquie. S. Gio. Crisostomo, s. Gre-
gorio Nazianzeno, s. Agostino ed altri le
danno il titolo di vergine e di mai tire, a-
vendolelesue sofferenze giustamente me-
ritato questo secondo titolo, benché De-
da nel suo martirologio dice ch'ella morì
in pace, la quale sentenza è confermata
da molti gravi autori. La sua festa si ce-
lebra a'^3 di settembre. Come s. Prisca
romana e battezzata da s. Pietro, fu chia-
mata la protomartire delle donne nell'oc-
cidente, così s.Tecla fu denominata prò-
tomartire delle donne nell'oriente,ed an-
co primogenita di s. Paolo,non solamente
per averla essoconverlita, ma altresì per
averla consigliata esser meglio restar ver-
gine. Anche dal Menologio de' greci è
chiamata protomartire, per essere stata
fra le donne lai.* ad esporre la vita per
la fede, e lasciato lo sposo terreno per Ge-
sti Cristo, sostenne i martini per mante-
nergli la lede promessa e la fedeltà dello
stato verginale. Il Piazza nell'-E/nero/o-
gio dì Roma, ò\cè che s. Gregorio Nisse-
uo lasciò scritto, che ne'primi secoli per
mostrare la santità d'una gran donna, si
soleva paragonare a s. Tecla. Aggiunge,
eh è venerata in Tarragona in modo sin-
golare, per essere la metropolitana sotto
la sua invocazione, e per custodirvisi il
suo beato corpo. Molte città e luoghi la
vantano protettrice, come Trieste. La
VOt. LXX1II.
T E D 2~7
Chiesa fa tanta slima di s.Tecla, che nel-
le preci per gli agonizzanti, aggiunge l'in-
vocazione: Libera rum Domine sicut li
herasti Teclam (!<■ tribus atrocissimis
tormentis.Nelln via Ostiense si trovò me-
moria d'una chiesa a lei dedicata, ov'e-
rauo sepolti i ss. Felicissimo, Adauto ed
Bemesio. Di altra e con monastero pres-
so il Vaticano, là menzione l'Ughelli, la
cui memoria rinnovò Clemente Vili nel
Conservatorio delle Proiette (ì ./. edi-
ficandone la chiesa per le monache di s.
Tecla, ad istanza del cardinal Baronio,
che ne fu divotissimo. Di tali religiose ri
parlai nel voi. XL1X, p. 2rp. L'annali-
sta Rinaldi dichiara quali atti di s. Tecla
sieno veri e genuini, e quali apocrifi.
TECLA (s.), martire nella Palestina.
Sofferse vari tormenti per la fede, men-
tre regnando Diocleziano, infieriva la
persecuzione contro i cristiani, ed Urbano
preside della Palestina segnalava contro
di essi la sua rabbia e la sua crudeltà.
Condotta quindi a Cesarea, per essere e-
sposta alle belve, fu sbranata nell'anfi-
teatro l'anno òo.\. Tanto la chiesa gre-
ca, che la Ialina onorano la sua memo-
ria il giorno ir) di agosto.
TECLA (s.), abbadessa in Alemagna.
Inglese di nascita, prese il sagro velo a
Wimburn nella contea di Dorset, e pas-
sata poi in Alemagna a richiesta di s. Bo-
nifacio, divenne abbadessa di Kitzingen,
lungi 3 miglia da Wurtzburg. Ciò avven-
ne presso a poco nel 725, nel tempo in cui
molte sante donne d' Inghilterra gover-
naronocon molta edifìcazioue diversi mo-
nasteri fondati nella Baviera e nella Tu-
ringia. S. Tecla fioriva circa la metà del
secolo Vili, ed è onorata a' l5 di ottobre.
TE DEL"MLAUDAMUS,c;/v7//V//7//«
actio, Stn>p/ieati<> Eucharistica,Deo im-
mortales gratias riti' agere. Inno e can-
tico di ringraziamento e di lodi a Dio, per
pubblica esolenne allegrezza, e partedel-
l'uffizio divino, chiamato pure inno Im-
brogiario o Ambrosiano, perchè comu-
nemente si attribuisce a s. Ambrogio che
'7
2 >8 T E D TE D
l'incominciò, dopo avere amministrato rità di s. Dacio, osserva il p. Menochio,
il battesimo a s. Agostino cbe lo prose- è molto grave per la santità della vita e
gnì. L'inno incomincia colle parole Te per l'antichità, come riferisce S, Gregorio
Deum laudamus . si recita o canta per I, Dìalogh. lib. 3, cap. 4- Narra Magri
beneficii ricevuti da Dio, e straordinaria- e conferma Menochio, che in Milano vi-
mente con ceremonie più o menosolen- cino alla basilica Ambrosiana o Ambio-
ni per ringraziare pubblicamente Iddio siana è una piccola chiesetta, nella quale
d' un qualche felice avvenimento per lo si dice per antica tradizione, esservi stato
stato o per corporazioni, ed al termine battezzato s. Agostino, come si raccoglie
de' festeggiamenti di cristiana divozione, dalle sue pitture e iscrizione. E fama, che
In una parola è l'inno della riconoscen- da questa chiesetta alla basilica i due ss.
za, e qui fervorosamente lo canto anch'io dottori ispirati da Dio recitarono il cnn-
per esserci arrivato, col più intimo e prò- lieo Te Deum. che perciò venne poi re-
fondo sentimento dell'animo, ricolmo d'i- citato dallepersone di vote percorrendo lo
^esprimibile gratitudine verso il sommo spaziotra la chiesetta e la basilicali soli che
Datoredi tutto. Dicesi ordinariamente in in compagnia alternatamente. Dichiara
fine del mattutino, ne'giorni che non so- inoltreil p.Menochio,non dover recar me-
no semplici ferie, nelle domeniche di qua- raviglia, che i due santi improvvisamen-
resimae d'avvento, eccettuato l'ordine di te proruppero in questa divina lode, non
s. Benedetto, la cui regola vuolechesican- mancando poeti che si obbligano a can-
ti il Te Deum durante l'avvento e la qua- tare colle cadenze e corrispondenti rime
resima, non eccettuata neppure la setti- sopra qualsivoglia materia proporla, il che
roana santa. Il Magri nella Notizia de'vo- diciamo improvvisare, e riporta le tesli-
caboliecclesìastic^neìYarlicoloTeDeum moniauze del greco Teocrito e del latino
laudamus, Io dice cantico composto nel Virgilio. In conferma che può averlo a'
388 da'due splendidi luminarie dottori ss. Ambrogio e Agostino ispirato in quel
della chiesa latina s. Ambrogio e s. Ago- punto Iddio, il p. Menochio riproduce gli
stino, nel giorno che il 2.° rinacque a Cri- esempi dell'antico Testamento co'cantici
stocol battesimoche ricevè dal i.° chel'a- composti e improvvisati per divina ispi-
vea convertito, i ecitandolo essi subito a vi- razione, quindi recitati e cantati imme-
cenda dopo il s. lavacro, un versetto per diatamente, come ritiene quello de'3 fan-
ciascuno dal principio al fine, come after- ciulli nella fornace di Babilonia, ad onta
ma il p. Menochio nelle Stuore , centu- delle contrarie sentenze. Comunissima è
turiafi. , cap. 72: Se il cantico de 'dotto- dunque l'opinione che attribuisce l'inno
ri ss. Ambrosio e Agostino fu da essi ini- Ambrosiano a'ss. Ambrogio e Agostino,su
provvìsamente composto. Sebbene alcuni di che può vedersi ancora il Durando, Ra-
autori attribuiscano tutto il cantico al so- lion.\\b. 5, e. 3,n/ 3 r,eMenardo, Sacra-
lo S.Ambrogio, nondimeno non dobbia- mentarium Greg. Magni p. 3qq. Non è
mo scostarci dalla comune tradizione del- però l'opinione del tutto sicura, dubitan-
la Chiesa, come nota il p. Lorino sopra il dosi da alcuno sulla geriuità della Crona-
salmo 27, e lo conferma s. Dacio vesco- ca di s. Dacio; non mancando poi chi at-
vo di Milano fiorito nella prima metà del tribuisce l'inno a s. Ilario di Poitiers; chi
secolo VI, nel lib. 1 , cap. 1 o della Crona- a Sisebuto monaco, Hymnus Sisebutimo-
ca che porta il suo nomee pubblicata nel- naelii, esiste in un codice della Vaticana
la storia delLandulfodalMara tori, iScrn??. riferito dal cardinal Bona, De divÌTuPsal-
ItaÌA. io, indi citato dal cardinal Bellar- mod. e. 26, e in uno di Parigi presso Du
mino in questo proposito, Debonìs operi- Cange, e l'autore del Discorso siili* esi-
bus in par tìcularihb.1, cap. i'4< L'auto- stenza del corpo di s. Bartolomeo io Be-
T E n
noverilo, a p. 47> dimostra cliV: compo-
nimento del monaco Sisebnzio, e dice pro-
var» dal vecchio Breviarìum del mona-
stero di Monte Cassino. Usserio nel lil>.
De symbolìSf rammenta un codice Gal-
licano in cui al Te Deum si premette il
titolo. Ifyiiìints s. Vicctii. Il vescovo Sar-
néìììyLett eccl. 1. 1 o. leti. "7: Chi sia V au-
tore dell' inno Te Deum, di lodi a Dio,
ch'è molto frequente negli uffizi ecclesia-
stici e io altre occorrenze;e!iehiara,che seb-
bene avesse egli altro ve detto che l'inno di-
cesi composto da s. Ambrogio e da s. A-
goslino quando fu battezzato, come scrive
s. Dacio, avverte che la sua Cronaca vie-
ne posta in dubbio da' moderni scrittori
milanesi, i quali cou miglior giudizio, co-
me pensa Gavanlo, affermano tutto l'in-
no essere di s. Ambrogio (arroge il dirsi
comunemente per sinonimo del TeDeum,
Inno Ambrosiano), perchè non contiene
forma di dialogo. L'opinione poi del Sar-
nelli è quella di seguire il Breviario roma-
no che dice: Hymnus ss. And>rosii.etAu-
gustini. Ma con questa riserva, che l'in-
no, d'allora non era tutto lo stesso che il
presente, al quale egli crede fu fatta qual-
che aggiunta, come in somiglianti cose è
intervenuto. Egli congettura che allora
il Te Deum fosse composto de' seguenti
versi. Te Deum laudamus, Te Dominum
confi temur. Indi om messi 9 de'successi-
vi versi dell'odierno, seguire: Patreniim-
mensaemafestatis,e<\uanla vieneappres-
so, che óixe ponno dire un verso per cia-
scuno senza dimicliare il senso. Tutto poi
il principio dal 2. verso, Teaeternum l'a-
In in. e 1 . deV) ORimessi, gli pare compo-
sizioned'un altro, e fatta non all'improv-
viso, ma studiosamente, forse per render-
lo più lungone non avendo potuto aggiun-
gere al (ine, aggiunse al principio, e ciò ri-
cava da più motivi che adduce. Solo qui
importa che io ripeta con lui, essere cre-
dibile che s. Abundio, dotto vescovo di Co-
mo e di grande erudizione, intervenuto
al sinodo di Milano del Ritenuto dal ve-
scovo s. Eusebio (rammento che s. Am-
T E D 2.T9
bl'Ogio era morto nel 3c)l), è credibile 1j
cesse l'aggiunta e fosse autore de'q memo-
rati versi; quale giunta è diversa dallo sti-
le della 1/ composizione, senza badare a
mettere ogni verso da se, ma legarne tre
in uno di detti 9 versi, cioè da Te aeter-
nnin Palrem. inclusivamente al verso Te
martyrum, tutti versi presi da s. Cipria-
no nel hb. De mortalitate (Brev. Rom,
lect. 6,in die octava omnium Sanctorum),
scritto nel 256, dove dice: ////<■ ApostO'
lorum gloriosus Chorus. Illìc Provile-
tarumexultantium niunerus.Illic Mar-
tyrum innumerabilis populusele. Dipoi
per attaccare i versi de'ss. Ambrogio e A-
gostino, soggiunse s. Abundio: Te per or-
bem terrarum sanctaconfitetur Ecclesia
Patrem immensae majestatis etc. In se-
guito Papa s. Gelasio 1 del 4q2 decretò che
si cantasse nAV Uffizio divino. Con que-
ste opinioni, ritiene Sarnelli potersi sal-
vare la tradizione antica, d'avere l'inno
nel più composto i ss. Ambrogio e Ago-
stino, donde furono presi i versetti: Di-
gitare Domine, per le ore canoniche di
prima e di compieta, e non lo furono a-
vanli Cassiano fiorito nel 434> come vuo-
le Radulfopropos.i 4- Indi Sarnelli ripor-
ta il già riferito dal Magri, e cita il p. Me-
nochio. Conclude, checon questa sua spe-
culazione si salva ia tradizione antica, la
Cronaca di s. Dacio, il Breviario mss. del
collegio Aniciano antichissimo di Roma,
e sopra tutto il Breviario romano: sedvi-
deant peritiores, a'quali si rimette, do-
vendo ancor noi lodare sempre Dio che
mi aperto, ed in operto, sempre ci colma
di benefizi, come dice s. Agostino. Il mi-
lanese eruditissimo Piazza , Emerologio
di lìoma p. 299, parlando a' 5 maggio
della memorabile conversione e battesi-
mo di s. Agostino, fi la digressione 27:
Te Deum laudamus e sin; origine. Chia-
ma troppo grave ingiuria quella che pa-
re farsi alla venerabile tradizione della
Chiesa,il mettersi in controversia che l'in-
no Te Deum laudamus da e**a frequen-
temente, e cou molta consolazione de'lè-
o.Go T E D
deli us.'ilo non solamente nel coro e nel
divino uffizio, ma in tulle le occorrenze
di rendere pubbliche e private grazie a
Dio de'benefizi ricevuti, non sia stato con
celeste avvenimento, e miracolosa im-
provvisa concordia e alternativa vicenda
incominciato prima da s. Ambrogio, poi
proseguito da s. Agostino colle parole Te
Domi/ami/ onf/lemur.ìn occasione del se-
gnalato acquisto fatto allaChiesa per mez-
zo del battesimo ricevuto dui medesimo
s. Agostino, celebralo con grande solen-
nità e pubblica allegrezza di tutto il po-
polo di Milano. Ne merita piena fede ciò
clie scrisse il Puricelli, confutato con eru-
dite riflessioni dal Bosca nel suo Marty-
rol. Mediolan. bac die; cioè essere stato
questo meraviglioso inno composto pri-
ma da s. Ambrogio e da esso pubblica-
lo nella Chiesa, poi ritenuto a memoria
e cantalo nella celebre funzione da lui
fatta del battesimo di s. Agostino; come
poi altrove, mutando opinione con 1' ir-
refragabile autorità delle tradizioni anti-
chissime, tiene essere stata l'intenzione di
quest' inno pieno di concento e melodia
celeste, miracoloso ritrovamento del cie-
lo per canonizzare l'eloquente santità e
spirilo del s. dottore battezzante, e il go-
dimento spirituale e felicità del sublime
ingegno e anima grande del battezzato,
ambedue poi stelle di prima grandezza
del firmamento ecclesiastico. Costante-
mente approva il comun consenso della
Chiesa l'eruditissimo cardinal Bona, ap-
poggialo all'autorità del dottissimo Lo-
lino, a cui fu grande scorta l'antichissi-
ma salmodia del Breviario ambrosiano in
cui a quest'inno quotidiano viene posto
in frontespizio: Hymnus ss. Ambrosia et
Augusti ni. Si aggiunge il Breviario del
celebre ordine di s. Agostino, in cui nella
2/ lezione del 6. "notturno si legge: T'irne
Ambrosius, ut seribit s. Datius, ob lau-
ti viri convèrsionem Deo gratin s aetu-
rus. Te Deum laudamus praeee/iuil .
Angustino vìcìssim respondente, Te Do-
minimi eonjilemur. Alque ita faeerc il-
TED
le bymmts. quo assidue Eeelesiam tem-
pi// resonant, a viris sanctìssimis ad fi-
ntili usque contextus est. Il dolio gesui-
ta Zaccaria, Storia letteraria //' Italia
t. 3, p. 1 64, rendendo conto della disser-
tazione d'un suo confratello, e riportata
in quelle del p. Azevedo altro gesuita: De
e/i 11 lieo Te Dcum, a n auctores cantiei
Te Deum sintss. Ambrosius, et Augu-
stìnus.W quale dopo avere riportato le va-
rie sentenze degli scrittori, dopo avere per
ordine cronologico disposti gli autori, i
quali parlano di quest'inno dal 5o4 al se-
colo XV, dopo avere recati i -diversi ti-
toli che ne' mss. si danno al Te Deum,
viene a propone le sue congetture sopra
l'autore di esso, e crede: i.° Essere questo
di s. Ambrogio, e fatto innanzi che s. A-
goslino fosse battezzato: 2.0 Che proba-
bilmente avealo nel suo battesimo can-
talo s. Agostino, il quale da catecumeno
l'avea appreso, modulante etiam Ambro-
sio solemniter eum totopopulo. Non solo
s. Gelasio 1 introdusse il Te Deum. nel-
l'uffizio divino, ma ordinò che si cantasse
dopo il 3.° notturno, che significa il tempo
della grazia, come se in questo avendo tro-
vato Ci isto, esclamassimo Te Deum lai/'
rftfWM.v.coojeosserva Ugone,Z)rO/?/'r. lib.
2,cap. q. Riferisce Radulfo Glaber, Sist.
lib. 3, cap. 3, che sul terminar del secolo
X nelle Gallie si tennero vari concilii sul-
la questione, perchè i monaci anche ne'
tempi dell'avvento e della quaresima re-
citassero il Te Deum, e ciò eonlra Ec-
clesiae romanae morem. Dal che rileva-
si, e l'uso già introdotto generalmente, e
il rito che ancor si osserva di ommelte-
re il Te Deum ne'delti (lue tempi, per
mantener le vestigia del rito antico. Ag-
giunge Magri, che i monaci benedettini
cantandolo in tulle le domeniche dell'an-
no, nella controversia perciò nata tra gli
abbati ed i vescovi, risposero gli abbati che
ciò facevano per ordine del fondatore lo-
ro s. Benedetto, le cui regole erano state
approvate da s. Gregorio I, onde i ve-
scovi si quietarono. Inoltre dice,che si que-
T E D
slionò fra gli autori, se il Te Deum ap-
partenga al Mattutino ovvero alle Lau-
di 3 perchè Innocenzo III, e. Consilium de
celebrai. Miss., pare che all'ermi essere
parte delle laudi. Però il comune de'dot-
tori insegna essere parte del mattutino,
e la pratica lo conferma nella notte di
Natale, nella quale si termina il mattu-
tino col le Dittili. Quando dunque In-
nocenzo III dice essere il TeDeurh par-
te delle laudi mattutine, per queste in-
tese il mattutino colle laudi. Il Saltel-
li tratta nel t. 4, IcLt . 8: Quando non au-
cora si recitava nelU uffizio l'inno Te
Deum, che cosa si cantava per segno di
ringraziamento a Dio. Osserva che non
mancano Sitimi d'allegrezza registrati
nel Rituale romano, dove tratta delle pre-
ci Pro graliarum actione. Come il sal-
mo 65, Jubilate Deo omnis tcrraj e il
salmo 8o, Exultate Deo adjutori nostro.
Crede quindi equivalente al Te Deum,
seuza dire d'altri Inni e Cantici (J ".), si
cantasse 1' inno angelico Gloria in ex-
celsis Deo, cantalo dagli angeli nel Vo-
tale di Cristo al Presepio, a cui aggiun-
sero il restante gli apostoli. Il «piale inno
è anche d'allegrezza e corrisponde al Te
Deum, perchè regolarmente quando nel-
l'uffizio si dice il Te Deum. nella messa
si dice il Gloria in excelsis Deo. Si può
•vedere Deo gbatias, Alleluia, Rosan-
na, Laudi. L' ab. Diclich, Dizionario
sacro- liturgico, riferisce all'articolo Te
Deum, che si dice in tutte le feste fra
l'anno, tanto di 3 quanto di e) lezioni, e
per tulle le ili loro ottave, eccettuala la
lesta de'ss. Innocenti, purché non venga
in domenica; si dirà però nel giorno 8.°
Si dice eziandio in tutte le domeniche dal-
la Pasqua di Risurrezione inclusive sino
all'Avventò exclusivet e in tutte le ferie
del tempo pasquale, cioè dalla domeni-
ca in Albis sino all'Ascensione, eccettua-
la la feria 2.a delle Rogazioni, nella qua-
le non si dice. Non si ilice poi nelle do-
meniche dell'Avvento, uè della Settua-
gesima sino alla domenica delle Palme
TED 261
inclusive, e nemmeno nelle ferie fuori del
tempo pasquale. Quando si dice, si ora-
mette sempre il q.°o il 3.° responsorio, e
si dice subito dopo l'ultima lezione. Quan-
do poi non si .dice, si porrà in suo luogo
il <i.° o il 3.° responsorio ; detto il quale,
tosto s'iucomincieranuo le laudi; ciò che
si fa pure quando si dice il Te Deum,
fuorché nella notte del s. Natale, in cui
dopo si dice subito l'orazione, e poi si ce-
lebra la messa. Neil' articolo Cappelle
pontificie notai quando si canta in esse
il Te Deum ordinariamente, come nella
notte di Natale, edopo la messa della Pu-
rificazione per essere stata Roma preser-
vata dal Terremoto (/ .); e che nella vigi-
lia dell'Immacolata Concezione il Papa
co' cardinali si reca nella Chiesa de' ss.
\ Il {postoli, ove intuona il Te Deum e
poi com parte la benedizione col ss. Sagra -
mento; indi e dopo il vespero della vigilia
della Circoncisioue, o ultimo giorno del-
l'anno, il Papa e i cardinali si portano
nella chiesa del Gesù, ed il decano del
sagro collegio intuona il Te Deum e poi
dà la benedizione colla ss. Eucaristia. E
qui noterò, che nello stesso gioruo, do-
po il sermone e la compieta, si canta lo
stesso inno nella chiesa di s. Maria d\ /-
raceli di Roma, per uso introdotto fin
dal principio del secolo XVII, in ringra-
ziamento de'benefizi riportati da Dio in
tutto il decorso dell'anno, e questo per
opera d'un religioso minor osservante, il
quale però voleva che fosse onorato il ss.
Sagrameulo esposto ila 3G j lumi, quan-
ti appunto sono i giorni dell'anno, come
in fatti a suo tempo fu sempre praticato,
il che apprendo dal p. Casimiro da Ro-
ma, Memorie della chiesa di s. Maria
in Araceli p. 32 1. Dissi aucora a Cap-
pelle pontificie, cioè nel voi. V 1 1 1, p. 1 60,
che dopo avere il cardinal decano reso
al novello l'apa la 3. 3 adorazione, intuo-
n 1 il Te Ditim, che si prosiegue mentre
fumo altrettantoal medesimo nuovo Pa-
pa nella basilica Vaticana, per la segui-
la elesione. Questo rito è aniichissimoj
a63 T E D T E G
imperocché leggo nel Rinaldi all'anno divoto giubilo, compresi di religiosa le-
i i 24, n.° 7, che eletto il Papa si cantò con tizia, in coro ringraziamo solennemente
molta allegrezza il Te Deum laudamus, Diode'grandi benefizi ricevuti : lo lodia-
e pare clic fosse già antica consuetudine, mocon tutta la Chiesa, lo celebriamo nel-
Di più notai nel citato voi. p. 214, che la sua eternità, nella sua immensa mae-
nella cappella pontificia si cantava solen- sta, nella sua gloria che riempie il paca-
nemenle il Te Deum, per l'elezione del- diso e la terra. Riconosciamo che tutta
l'imperatore del s. romano impero, e per quanta la terra, le gerarchie celesti,! co-
ijuella del re di Polonia; e riportai di%er- ri degli angeli l'adorano e lodano inces-
si esempi dell'inno cantato per consegui- santemente col trisagio. Veneriamo l'e-
te vittorie contro i turchi e gli eretici, per terno Padre, l'unigenito e sempiterno Fi-
la liberazione dalla peste e per altre lie- glio, il paracielo Spirito Sauto. Rendia-
te circostanze, che non mancai registra- ino grazie a Cristo che per l'umana re-
re a'iuoghi loro. Il Papa si recava in cap- denzione si rinchiuse neh' illibato seno
nella insedia gestatoria con manto bìau- della ss. Immacolata Vergine; poiché
co e mitra di lama d'oro, ed i cardinali trionfatore della morte ci aprì il regno de'
111 vesti e cappe rosse, sebbene in tempi cieli, ove siede gloriosamente alla pater-
in cui talecolore viene escluso, e così ve- na destra, e da dove verrà a giudicarci,
stiti si recavano ad assistere a'simili Te Perciò lo supplichiamo, pel suo Sangue
Deum, che si cantavano nelle cinese na- prezioso, a benedirci colla sua eredità (il
zionali, In queste si canta pure il Te clero), questa pure reggere ed esaltare,
Deum per la ricuperata salute de'sovra- e salvarci lutti nel dì tremendo, annove-
ri, per l'assunzione al trono d'alcuno, pe' randoci tra'suoi santi per benedirlo quo-
loio sponsali, per la nascita de'loro figli, lidianamente in nostra vita, e laudarlo
Talvolta v'intervenne pure, oltre i cardi- persemprene'secoli. A tale effetto noi mi-
nali,la Camera segreta del Pr//,Y/.Quan- seri invochiamo a degnarsi d'esserci pro-
do i cardinali Protettori (l J prendono pizio del suo aiuto per non offenderlo,
possesso di loro chiese si canta WTeDeum, implorando pietà, e dieci diffonda la sua
Come Pio VII nel i8i5 solennemente inesauribile misericordia; e confidando
lidia basilica Vaticana rese grazie a Dio, tutte le nostre speranze in essa, ci lusin-
pel ricupero de'dominii della s. Sede, con ghiaino di non restar confusi eterna men-
famoso Te Deum, appositamente coni- te nelle tenebre. 11 Te Deum cantato in
posto sulla cantilena del canto Gregoria- coro a voce di clero e di popolo, tiene so-
no, e col mottetto Oremus prò Ponti fi- venie luogo d'ogni più bella armoniosa
«e, dal celebre mg.' Giuseppe Raini mae- ed espressiva musica. Questo maestoso e
stro della cappella pontificia, lo rilevai commovente cantico, complesso di bel-
nei voi. Vili, p. 42j kX, P- 87. Rimar- lezze, fu da molti tradotto in volgare e
cai a Sassonia, e qui in parie ripeterò,che commentato. Tra quelli che lo volsero
alla morte del valoroso Maurizio di Sas- in versi ricorderò il biava, Melodie sa-
sonia maresciallo di Francia, la regina di gre p. 34: // Te Deum. Abbiamo di Giti-
questa disse; Essere ben ti usta cosa di non seppe Ger. Semenzi,// cauto del rìngra-
poter cantare un De profundis per un zìamento a. Dio Creatore e Redentore
uomo, le cui brillanti vittorie avevano del mondo, parafrasi mistica dell'inno
fatto cantare tanti Te Deum, per aver de'ss.Andìrogio e dgosti/io,M\lai\o 1 6Sj.
professato il luteranismo. Che nella sola Francesco Giuseppe Mona, Hymni lati'
chiesa cattolica può ottenersi la salute e- ni medii aevi, Carlsruhiii853.
terna, ne riparlai nel voi. LXXI, p. 1 83 TEFLIS. V. Tiflis.
e 184. Nell'inno Te Deum noi pieni di TEGEA. Sede vescovile d'Arcadia 0
TE G
«lei Peloponneso, della 3." provincia d'A-
chea o Eliade, neh' esarcato di Macedo-
nia, sotlo la metropoli di Corinto, nella
diocesi dell'Illiria orientale, eretta nel V
secolo. Il suo vescovo Ofel imo nel 45 1 as-
sistè al concilio di Calcedonia. ( ìrien s dir.
t. 2, p.1 55. Tegea, Tegean, è un titolo
vescovile in juirtibus, dell'eguale arci ve-
scovato di Cori nto,che con ferisce la s.Sede.
TEGERNSEE. Monasterodella dioce-
si di Frisinga in Baviera, sulla sponda del-
l'oraotiimo lago, dove fu tenuto un con-
cilio iieH'8o4, per leruiinare alcune dif-
ferenze tra 'monaci e A Itone loro vescovo,
al quale furono condannati a restituire
molle chiese parrocchiali, ch'essi ritene-
vano senza titolo di possesso legale. Man-
si, Supplem., t. 2, p. 747- Quest'antica
e ricca abbazia fu secolarizzata nel 1802,
i vastissimi edilìzi furono da Massimilia-
no I re di baviera convertili in castello da
caccia, per l'ahhondaule selvaggina del-
le vicine montagne. Circondato il luogo
e il lagoTegernseedi selvesuperhe, e per-
ciò assai pittoresco, nel circolo presidiale
dell' Isar, divenne sede d' un cantone di
boschi e saline, come ancora d'un tribu-
nale , rinomate essendo le sue saline di
Reichenhall e di Rosenheim.
TEGLA, TEGLATA, TEGULA. Se-
de vescovile dell'Africa occidentale nella
Numidia, sotto la metropoli di Cirta. Si
conoscono i vescovi Donato che trovossi
co'donalisti alla conferenza di Cartagine
nel ) 1 1, e Donaziano vescovo cattolico e-
siliato da EJnnerico re de' vandali, per a-
vere ricu>alo sottoscrivere l'erronee pro-
posizioni ile' donatisti alla conferenza di
Cartagine del 4^4- Morcelli,. ///•. chr. 1. 1 .
TEGULA. Sede vescovileanlica diSar-
degna, di cui none rimasto che il nome,
eretta nel \ Il secolo sotlo la metropoli di
Cagliari. Vedasi il p. M. ilici , Sardinia
sacra.
TEHERAN. Cita capitale della Per-
sia 1 1 .). nell'Irac Ad jeoii, capoluogo ilei
Beglei heglik del suo nume, a 1 "1 leghe dal
mai' Caspio, a 4o circa da Hispahan ( J '.)
T E H a63
ch'era l'antica capitale del regno, e 4 5o
ila Costantinopoli. Giace sul fiume Jage
ran in una bassa pianura arenosa poco
fertile sebbene innaffiata, malsana nell'e-
state ed esposta a calori ardenti. Forma
Teheran un quadrilungo di circa una le-
ga e un terzo di ci r conferenza ,ed è cinta da
grosse mura rinfrancate da torri e prece-
dute da una larga fossa. Vi si entra per
6 grandi porte adorne in cima di figure
di tigri e altri animali feroci. Nell'inter-
no sonovi molti siti vuoti e giardini, ed
orti piantati d'alberi fruttiferi: del resto
le case di terra diseccate al sole come uel
resto della Persia, le moschee, i bazar, il
palazzo del re o sciali e tutti gli altri e-
difizi presentano l'aspetto d'una gran cit-
tà nuova e rifabbricata da tempo poco
lontano. Il palazzo regio, situato al nord
della città, ne occupa più d'un 4°' è di
forma quadrala e inunilissimo, serve di
fortezza, né lascia cosa a desiderare perla
bellezza e grandezza de'fabbricati, il lus-
so de' giardini e la copia d'acque, in uno
de'quali giardini trovasi il serraglio cir-
condato da alte mura e da guardia vigi-
lante difeso, ed il solo sciali vi può pene-
trare. Tra gli edilizi della città non si fan-
no rimarcare che una sola tra le 7 mo-
schee, colla cupola rivestita di lamine d'o-
ro, e da 1 5o caravauserrai. e quasi altret-
tanti bagni pubblici obezestein. La situa-
zione di Teheran, lontana dalle strade
maestre, vi paralizza l'industria e il com-
mercio che riduconsi a ocelli di consu-
uio: vi si fabbricano tappeti di lana fel-
trala d'uso generale tra 'persiani, e qual-
che utensile di ferro. Nell'inverno la po-
polazione ondeggia tra'jo e 60,000 abi-
tanti; nell'estate più di 7 decimi vanno a
vivere soLlo tende nelle pianure di Sul-
tania {!'.) o Sultanich o Multameli, che
lo sciali Khoda -Bend avea fatto la capi-
tale del suo impero, onde divenne estesis-
sima e floridissima; ma le discordie civili
ne cominciarono la rovina, che Tamer-
lano compi, e i suoi avanzi occupano im-
menso spazio, suasislcudo accora la ma-
264 TEH
gnifica moschea del fondatore, oltre due
altre. Lo sciali di Persia da parecchi an-
ni suole in tale stagione stabilire il suo
campo soggiacente a tal città, per guar-
darsi dall'insalubrità del clima di Tehe
ìan, e lo è pure nell'autunno. L'impuri
là del clima è grande ostacolo all'accre
scimento della popolazione di Teheran
Presso di questa lo sciali e sopra una col
lina ha un palazzo e giardini magnifici
rinfrescati da buon numero di correnti
d'acque. Teheran era sotto i sufi una cit-
tà poco importante, indi nel passato se-
colo gli afgani dopo la battaglia di Sal-
tnan-abad la pigliarono e distrussero qua-
si interamente. Poscia dal reggenteKerim-
Kan fu rifabbricata, ed il fondatore della
regnante dinastia Aga-Mohammed-Kan
nel i 704 vi trasportò la sededel governo,
perchè Ilispahau sempre più progrediva
nella decadenza, l'ampliò e la fortificò, e
abbellì il successore Felh-Ali, in che fu
imitato notabilmente da IMohammed fi-
gliod'Abbas Mirza. Sotto il deltosuo pre-
decessore, nel febbraio 1829 la plebaglia
ii ritata portossi all'ambasciata russa, e vi
uccise l'ambasciatore ed una parte delle
persone addette all'ambasceria; pi ima che
1' autorità avesse tempo di disperderla.
Questo ammutinamento fu conseguenza
della guerra colla Russia, e della cessio-
ne ad essa della provincia d' Erivan. Il
trasporto della residenza sovrana in Te-
heran si attribuisce alla prossimità sua al-
la frontiera russa, ch'è leu tana 100 leghe,
e da questa città può meglio venire os-
servata; non che alla centralità della con-
trada pòsta in mezzo alle orde nomadi,
delle quali lo sciali compone la sua ar-
mata in gran parte. In quello stesso an-
noi 829 vi apparì il cholera, disparendo-
ne l'inverno dopo, per fare strage altro-
ve e tuttora ci flagella e tiene in appren-
sione, poiché in Koina, ove sembrava a-
Ver avuto la tomba nel 1807, meno mi-
cidiale ricomparve nellaa/ metà del 1 854
e protrasse la sua durata con diverse vit-
time. Notai a Persia; che iu Teheran vi
TEL
è qualche ministro europeo con famiglie
cattoliche , e da ultimo 1' ambasciatore
francese eresse nel suo palazzo una cap-
pella pel eulto cattolico. Si desideravano
missionari, appartenendo la giurisdizioue
spirituale al vescovo dTlispahan.
TEI o TEO.S. / . Susos.
TELA o TAL. Sede vescovile delle
proviucia d' Adiabenn, nella diocesi de'
caldei sul Tigri. Ne furono vescovi Si-
meone che nel 1 266 assistè all'elezione del
cattolico Denha II, poi a quella di Jabal-
laha IV; e Jesuiab che intervenne al con-
cilio del cattolico Timoteo II : questi due
prelati sono altresì qualificati come ve-
scovi di Berbera o Burbera o Barbaria,
perchè in quel tempo la detta chiesa era
unita a quella di Tal oTela. Oriens chr.
t. 2, p. 1 33.
TELA 0 TELA-MAUZALAT. Sede
vescovile giacobita, della diocesi d' An-
tiochia, nella Mesopotamia presso l'Eu-
frate, la cui città fu ristabilita dall'impe-
ratore Costanzo nel 35o,che le die il no-
me di Costantina. Ebbe a vescovi, Gio-
na nominato da Cosroe II re di Persia, e
ordinato dal mafriano o primate d'orien-
te verso il 616; Paolo autore duna ver-
sione dell'antico Testamento in siriaco;
Giovanni morto nel 769,011! successe Sa-
bino. Oriens chr. t. 2, p. i5ai.
TELA D" ARSAKIA. Sede vescovile
giacobita della diocesi d'Antiochia, così
chiamata come situata sull'omonimo fiu-
me dell'Armenia, fra Tigranocei ta e Ar-
tassata.Ignaziosuo vescovo fiorì nel 1264.
Oriens chr. t. 2, p. i523.
TEL-APHAR. Sede vescovile giaco-
bita dipendente dal mafriano, situata tra
Singara eMosul nella Mesopotamia. Nel
1 167 il monaco Abujaser fu stabilito ve-
scovo dal mafriano (.iiovanui di Sarug.
Oriens dir. t. 2, p. 1G01.
TEL-BASEPi. Sede vescovile nella
diocesi d'Antiochia presso Aleppo nella
Siria, e ne fu vescovo neh 129 Bar-Tur-
ca, poi trasferito a Sinnada, a Mabug, a
Chabora; deposto per la sua scandalosa
TEL
vita e divenuto odioso a tatti, fu assassi-
nato da alcuni armeni. Orienschr. t. 2,
p. 15^4.
TEL-BESME 0 TELA-DBESME o
TEL-BESMAI.Sede vescovile della dio-
cesi d'Anliocliia, situata presso Marda
nella Mesopotamia. Giovanni vescovo di
Alarda nel 1 1 25 governava contempora-
nea mente le chiese diTel-Besme, diCba-
phartut, di Darà, di Nisibi, d'Haraa e ili
Cbabora, e morì nel 1 iG5. (ìncus citi-.
t. 2, p. 1 525.
TELEPTE 0 TELLA. Sede vescovi-
le della BÌ7aceua nell'Africa occidentale,
sotto la metropoli d Aditimelo, la cui cit-
tà fu pure colonia. Si trovano i vescovi
Giuliano intervenuto nel 255 al concilio
ili Cartagine, pel battesimo dato agli e-
retici; Donaziano ebe fu alla conferenza
di Cartagine del 4 '' '> Frumenzio esilia-
to nel 4^4 ""a Unnerico re de vandali co-
gli altri vescovi cattolici ebe trovaronsi
olla conferenza di Cartagine. JMorcelli ,
AJr.chr. Li. Il Rinaldi all'anno 4 18, n.°
3 1, chiama Teleptai. "sede della provin-
cia Bizacena,e ebe in tale anno ivi si ce-
lebrò un sinodo presieduto dal nominato
Donaziano , per definire la causa ebe si
disputava de'pelagiani, e fu ordinato di
leggersi l'epistola decretale di Papa s. Si-
licio a'vescovi africani; donde rilevasi l'os-
servanza della chiesa d'Africa verso i de-
creti de' Papi. Teleple, Telepten,è ora un
titolo vescovile in partibus, sotto l'egua-
le arcivescovato d'Adrumeto, o secondo
altri registri concistoriali di Cartagine,
che si conferisce dal Papa,
TELEGRAFO. / . Strada,
TELESE i Thelesin). Città con resi-
denza vescovile in Cerreto, della provin-
cia di Terra ili Lavoro, nel regno delle
due Sicilie, distretto di Piedimonte, a 5
da Caserta e a da Solopaca borgo
il< Ila valle del monte 'laburno, il quale
e in progressivo aumento di prosperità,
pe'moderni edilìzi che vanno accrescen-
! industrialo rende interessante.Im-
perocchè Telese, situata in una pianura
TEL 265
insalubre, è oggi quasi deserta, enon rap-
presenta ebe un meschino villaggio; tut-
lavolta vi si tengono due bere nell'ulti-
ma domenica di seltenibreel' [ 1 novem-
bre, ma il miglior traffico si fa a Solopa-
ca. Appena vi resta in piedi la cattedra-
le antica dedicata alla ss. Croce e lungi
5oo passi dalla città, cioè a'tempi del Sa r-
nelli.cbe l'afferma nelle Memorie crono-
logiche de'vescovi e arcivescovi di Bene»
vento, p. 2^3, aggiungendo ebe vi pren-
devano possesso i vescovi, e visi celebrava
messa ne'dì festivi per alcuni coloni abi-
tanti, i quali ultimamente non arrivava-
no a 1 5o. E fama ebe dalle rovine di Te-
lese fu fabbricato a 4 legheda Piedimon-
te il castello di Cerreto, dove fino dal 1 G 1 2
risiede il vescovo, benché esso pure sog-
giacque a gravi disastri, nel 1 656 per la
peste ebe vi fece perire la metà circa del-
la popolazione, la quale ora è più di 5ooo;
indi restò alfatto spianato dal terremoto
del 5 giugno 1688, ma poi fu assai ben ri-
fabbricato, e trovasi di bella appariscen-
za con magnifica cattedrale e quale ne
parlai a Ceureto stesso, con diverse fab-
briche di panni comuni, e vi si tengono
5 annue fiere, raccogliendosi nel suo ter-
ritorio vini eccellenti. L'ultima proposi-
zione concistoriale , ecco come descrivo
Cerreto, vicino a Telese. La città di Cer-
reto contiene 1 000 case, la cattedrale buo-
no edifizio è consagrata alla ss. Trinità,
e vi è l'unico battisterio della città, essen-
do affidata la cura d'anime all'arciprete
2/ dignità del capitolo. Questo si compo-
ne dell'arcidiacono 1 .'dignità, le altre so-
no il primicerio maggiore e il primicerio
minore, con 1 1 canonici comprese le pre-
bende del teologo e del penitenziere, 4
beneficiati mansionari , ed altri preti e
chierici addetti al servizio divino. L'epi-
scopio è prossimo alla cattedrale e trova-
si in buono stato. Non vi sono altre par-
rocchie in Cerreto, bensì diverse cinese,
un convento di religiosi, un monastero di
monache, alcuni sodili zi, l'ospedale, il
munte di pietà e il seminario. L'Ughelii
266 TEL
die ne\Y Italia sacra riporta i vescovi eli
Telese, t. 8, p. 3G7, riferisce che in Cer-
reto eravi la collegiata di s. Marti no, con
arciprete e 1 1 canonici, ed essa tuttora e-
siste colla pari occhia e s. fonte. Telese,ce-
lebre e antica, al tempo della repubblica
romana era potentissima e una delle 7 ri-
nomate del Sa n aio ; ed Annibale dopo
l'occupazione di Benevento, rivolse le sue
armi contro Telese, e facendosene padro-
ne apri alle sue truppe V ingresso nella
Campania. Dipoi fu distrutta da'romani
sotto il consolalo diSillajin seguito i trium-
viri vi stabilirono una colonia, e il suo di-
stretto fu assegnato a'soldati di Augusto,
divenendo importante. Fili volte fu pre-
sa e abbattuta, e ancora si vedono gli a-
vanzi delle mura di cinta e dell'anfitea-
tro. Ad un miglio da questa cinta trovati-
si poi le rovine della Nuova Telese, stata
edificata verso la metà del secolo XI, e
distrutta dal terremoto del 1 688. Colà
[nesso sorge il villaggio attuale, e si tro-
va una sorgente Solforosa usata nelle ma-
lattie croniche. Il Biondo e l'Alberti di-
cono, che in Telese nasca un fiume di ac-
que tanto fredde, che non genera pesce
alcuno. Telese è lontana da Benevento per
la via di Ponte e s. Maria della Strada ! 4
miglia. Nota il Coleti che nel sinodo ro-
mano del 487 v'intervenne Agnello Tc-
lesìnus, Tolesinus o Torcélinus secondo
le varianti de'codici, e l'Arduino lo chia-
ma Torcellanus. lli.°vescovo conosciu-
to è Menna episcopus Telèsinus, che fu
al sinodo romano tenuto da s. Gregorio
o
1 nel novembre del 600; il 2.° è Giberto
del 1075, secondo l'emendazione di Co-
leti, sulfraganeo della metropoli di Bene-
vento, imperocché nel sinodo romano del
C)0q, Papa Giovanni XIII elevando ad ar-
civescovato la sede di Benevento, tra le
suffraganee che gli attribuì vi comprese
Telese e lo è tuttora. Indi fiorì Tomma-
so verso il 1 1 oo, ed è sepolto nella catte-
drale in sepolcro marmoreo con iscrizio-
ne di versi leonini. Pietro intervenne nel
t 1 79 al concilio generale di Lateranolll.
TE L
R. arcidiacono dell. 1 cattedrale fu eletto
dal discordante capitolo e confermali) da
Gregorio IX nel 1 240. Rao o Raone cir-
ca il 1 286, nel (piai anno essendo mor-
to, il capitoloelesse Salerno e Onorio IV
l'approvò. Pel suo decesso nel i'Ì25 pel
suffragio de' canonici gli fu sostituito il
primicerio loro Francesco Pellegrini, ma
non si trova confermato dal Papa, anzi nel
1 326GiovanniXXl I fececonsagrareRiso.
Nel 1 32f) Tommaso, morto in Avignone
nel 1 34o,incui Benedetto XII gli surrogò
altroToramaso. Nel 1 34^ fr. Matteo d'Ac-
quaputrida francescano; nel 1 3 4B l'altro
francescano fr. Domenico nominato da
Clemente VI. Neh 353 Innocenzo VI da
Vulturara vi trasferì Giacomo di (.erre-
Io, di cui è memoria nella lapide che ri-
corda avere Gio. Bartolomeo edificato il
tabernacolo e contribuito all'erezione del
campanile. Altro Giacomo nel 1 387 era
vicario di Sabina e neh3q8 fu traslato
a Neocastro. Nel 1 4^ 1 3 IMarcuzio Angeli
napoletano e canonico di Sorrento, ed eb-
be lungo vescovato. Nel 1 4^4 &'1 s"ccesse
Fernando Gimel Gorre aragonese; nel
1 4^9 Meolo Mascabruni canonicodi Be-
nevento, traslato a Muro. Matteo de Giu-
dici di Fiano e arciprete dis. Stefano nel-
la diocesi di Nepi nel i464'> ''idi Troilo
Agnesi nobile napoletano, poi di Lavello
e di Guardia Alferia. Da Lavello invece
vi fu trasferito nel 1487 fr. Pietro Pala-
gario di Traili dottore e teologo france-
scano, indi sulfraganeo di Ferrara: scrisse,
Deingemds ddolescentium moribus. An-
drea Ricci nobile napoletano morì nel
l5i 5, onde a'2? maggio Leone X die in
commenda la chiesa al cardiualLuigi d'A-
ragona (T •)> il quale poco dopo la ras-
segnò a Biagio Caropipe di Cerreto nel
1. "giugno, già primicerio di s. Maria «al
Martyrese canonico Liberiano ili Roma,
di angeliche qualità e limosiniero. Nel
1 vì4 da Massa e Populonia vi fu trasla-
toGregorio Perusci rouiano;avendoabdi-
cato neh 5i j gli successe Mauro de Pie-
tis mantovano, acculilo pontificio. Nel
T E L
i 533 Sebastiano Ronfigli anconilnno,che
riounziando neh *> io, Paolo III nominò
vescovo Alberico Giacqui nto nobile diCa-
serla dottissimo ed eloquente. Neh 548
Giovanni Reroaldo palermitano, chiaro
nelle lettere e negli studi eruditi, stimato
da 1 Tu ni versa le,t rasili to <i s.Agataneli556.
JNel seguente anno l'aolo IV elesse il suo
segretario, come lo era stato de'predeces-
6ori, Angelo Massarelli di s. Severino nel
Piceno e priore della patria collegiata, il-
lustre e glorioso per vasta dottrina, insi-
gne per pietà e altre virtù, da Pio IV fit-
to segretario del concilio di Trento, i cui
atti con nobile e facondo stile descrisse:
inori nel i 55G in Roma e fu sepolto in s.
Maria d'Araceli con onorevole epitallio
riportato da Ughelli, indi corretto dal p,
Casimiro da Roma, Memorie della elite-
sa di s. Maria in Inree/i, p. 283, il (pia-
le ne celebra le distinte doti e il profon-
do sapere, e riporta il titolo di sue ope-
re. L'illustre concittadino, ora degno ve-
scovo diPesaro,dottameute nel 1 837pub-
blicòin Macerala: Elogio storico di mg.1'
. (rigelo Massarelli dis, Severino vesco-
vo di li-lese e segretario del concìlio di
Trento. Gli successe fr. Cherubino La-
vorio di Cascia, dotto e probo agostinia-
no, e Sagrista pontifìcio. Nel i5y? l'otti-
mo Annibale Cattaneo patiizio napole-
tano, sepolto nella chiesa della ss. Trini-
tà di Cerreto. Neil 584 ir- Gìq. Stefano
de Orbita spaglinolo domenicano, indi ri-
nunziò,enei i 58y gli successe Cesare Rel-
lochi di Fano. Neil 5q6 Eugenio Sa vini
nobile di Ferino, eletto da CietnenteVIII
che a lui diresse la bella lettera Cwnnos,
presso l'I gbelli; lodato per somma dot-
ti ina e prudenza. Nel 1 6<>4 da Castro d'O-
tranto vi fu traslato d. Placido Faba bo-
lognese oli tetano; nel 1606 Eugenio Ca-
lanco di lui tona barnabita d'esimia dot-
trina e di «ingoiai probità; neli6o8Gio.
Francesco Leo della diocesi d'Ivrea, ec-
cellente giureconsulto, protonotario e già
vice vescovo di Bologna; neli6i3 Sigi*
sm.uui.lo Gambacorta patrizio napoletano
TEL 267
e abbate de'canénici regolari Lateranen*
si, morto nell'ottobre 1 G3G e sepolto nel-
la chiesa della ss. Trinità presso i suoi pre-
decessori. Libano Vili neh G37 elesse il
parente Pietro l'aolo de Rustici nobile
fiorentino cassinese, e poi lo trasferì ad 1-
sernia nel 1 643; io (piolo <;li surrogò Pie-
tro Ma rioni nobile di Gubbio,celebre av-
vocato della romana curia, «lotto e chia-
ro per virtù. Neh 661 Fabrizio Mu ac-
clùdi Pontremoli, già vicario di Beneven-
to e Perugia, lodato pastore. Nel 1 65q Pie-
tro Francesco Moja somasco milanese, e-
gregio oratore; nel 167J fr. Domenico Ci-
to domenicano, traslalo daLicia; nel 1 G8 \
Gio. Raltista de Rellis salernitano; nel
i6q3 Riagio Gamb.iro di Napoli e par-
roco della metropolitana. Qui finisce la
serie de' vescovi nell' Italia saciui, e la
compiròcolleiVbftzie di Roma. Nel 1722
Francesco Raccari di Ca precotta diocesi
di Tri vento; nel 1 73G Antonino Falango-
la di Sorrento; neh-47 Filippo Gentile
di Riscari diocesi di Troia; nel 1771 Fi-
liberto Pascali di s. Vito diocesi d'Ostu-
ni. \ acala la sede nel 1 788, nel 1 792 Vin-
cenzo Lupoli di Fratta Maggiore dioce-
si d'Aversa. Vacò la sede nel 1800 circa,
e Pio VII a'21 dicembre 18 1 8 preconiz-
zò Ralfaele Longobardi napoletano dei
pii operai, e fu l'ultimo vescovo di Tele-
se, ed ih .°di Alifee Telese unite. Poiché
colla bolla Adorandi Servatoris nostri,
deh. "gennaio 1820, Pio VII unì Telese
al vescovato d ' Ali fé , colla residenza del
vescovoinCerreto. Laonde innanzi di pro-
seguire la cronologia de* vescovi d'Aide e
Telese, riporterò quelli d'Alife, avendo-
li serbati per questo articolo onde si ef-
fettuasse la nuova sperata divisione, che
poi ebbe luogo come dirò.
„ ////«-città [iure antichissima dellaTer-
ra di Lavoro a due leghe da Piedimon-
te, e da Benevento 3o miglia per la via
di Guardia e Cerreto, nella a.' regione
degl'irpim e già celebre come la descrissi
al suo articolo, possedendo un considere-
\ulc busco che si estende nelle campagne
368 . TEL
meridionali sulle rive del Volturno, ma
però appena enumera i5oo abitanti cir-
ca. Notai in detto articolo che la sua cat-
tedrale è sotto l'invocazione di s. Sisto I
Papa e martire. Quanto alla questione
sull'identicità del corpo di tal santo, che
Aliti; ritiene possedere nella cattedrale, pia
credenza che hanno altre 3 chiese, ne trat-
tai alla sua biografìa. Àlife tra'suoi illu-
stri vanta Giovanni Magno protonotario
sotto Manfredi, JNicola Alunno gran can-
cellieredel regno di Giovanna 1, il patrio
vescovo Giovanni Alfìero consigliere del
famoso re Ladislao, e il cardinal France-
sco Renzio ( I .). Pe'patiti disastri e per
l'aria malsana, il vescovo d'Alife trasferì
la sua residenza a Piedimonte, città posta
alle falde del monte Matese a i 6 leghe da
Napoli, bagnala da un torrente che me-
diante il Torà no influisce nel vicino Vol-
turno. Acquistò celebrità ancor prima che
divenisse capoluogo di distretto, pe'suoi
squisiti vini bianchi e rossi chiamati pai-
làrelli. Vi si tengono fiere, e compren-
de nel suo distretto oltre il proprio cir-
condario, quello di Cerreto, in tutti 8. Ha
un grande palazzo, parecchi belli edilìzi,
2 collegiate e 8 altre chiese, conventi dì
irati, monasteri di monache, ospedali e il
seminario. Conta più di 6ooo abitanti ,
che hanno manifatture e cartiera, fabbri-
che d'ognisorta di cotone e principalmen-
te di filatura, producendo lavori bellissi-
mi. Nelle vicinanze di Piedimonte si sca-
vano delle miniere di rame. Nondimeno
in Alife pure il vescovo ha l'episcopio, ma
l'ordinaria residenza la fa iu Piedimon-
te. Ughelli celebra l'antica Alife, le sue
amenità e abbondanza d'acque, ma poi
il eorso dell'acque essendosi interrotto, l'a-
ria si corruppe, e della sua passata opu-
lenza e grandezza non vi resta che la me-
moria e qualche avanzo; e nello stesso t.
8, p. 206, riporta la serie de'vescovi d'A-
life , incominciando da Chro che sotto-
scrisse al sinodo romano di Papa s. Sim-
maco uel 49g ° "e^ 5oo.Dopo di lui non
trovatisi altri sino a JN. che ueliojQ iu*
T E L
tervenne al sinodo romano di Papa Ni-
colò li. Già nel 0)69 Papa Giovanni XIII
avea assegnato Alile tra le suffragante del-
l'arcivescovo di Benevento, e lo è anco-
ra. Jl 3.° vescovo che si conosca è Baldui-
no,che nel 1 1 79 fu al concilio generale di
Laterano HI; indi N. a cui scrisse Inno-
cenzo 111, di spettare a lui lo scomunica-
re que'chierici che nelle cause ecclesiasti-
che presumevano anteporre il giudizio
secolare: vivea ancora nel 1 200, e fors'an-
che sotto Onorio 111. Nel pontificato del
cui successore Gregorio IX, il vescovo N.
o lui divolo e ubbidiente, perciò incorse
l'odio dell'imperatole Federico II nemi-
co della Chiesa, il quale prima l'esiliò e
poi lo pose in carcere, ove miseramente
terminò di vivere, sfogando quel principe
la sua fierezza auco su d'Alife. Neli25i
Innocenzo IV creò vescovo Alferio cano-
nico della cattedrale, e nel 1254 trasfe-
rendolo a Viterbo, nominò in sua vece
fr. Romano vice-priore del convento dei
suoi domenicani di Roma. Nel i3o5 fiorì
Pietro, nel 1 346 morì Nicola, e Clemen-
te VI gli sostituì Tommaso de Fontibus
canonico di Teano. Neli35o Bertrando,
nel 1 356 Andrea salernitano, che suppli-
cò col popolo Innocenzo VI onde edifi-
care il convento di s. Francesco, ed alla
sua epoca fiorì il celebre alifano Alunno
ricordato, e questi fu sepolto in s. Maria
dell'Ascensione coli' epitaffio riprodotto
da Ughelli, nella nobile tomba che viven-
te erasi fabbricata. II vescovo Guglielmo
sedeva solto Urbano VI, e dopo di lui e
verso il 1389 è registratoli rammentato
Giovanni Alferio nobile alifano, il quale
nel 1 390 eresse e dotò la chiesa di s. Ma-
ria Maddalena, e dichiarò padronato di
sua famiglia: perla sua prudenza, virtù
e pietà fu caro a re Ladislao che Io dichia-
rò suo consigliere. Morì neii412) e nel
1 4 1 3 gli successe Angelo di s. Felice ar-
cidiacono d'Alife; quindi neh458 Anto-
nio Moretti,che rovinando l'antica catte-
drale, la demolì e costruì la nuova, e fu
sepolto iuuauzi la porta maggiore cou i-
TEL
scrizione, sua effigie e stemma. Neh483
Giovanni Bartolo, nel i486 Giovanni ile
Zefra toletano, poi nel i 5o4 Angelo Sac-
ro di Oliveto morto nel 1 52f). In questo
fu vescovo Bernardino Fumarelli tosca-
no di s. Geminiano, eletto «li Minervino,
in seguito traslato a Sulmona. Neh 532
Michele Torelli poid'Anagni,nel 1 T4 1 Ip-
polito Marsigli di Latino, nel i54<3 Seba-
stiano Pighinil} .) udiloredi rota,lrasla-
toa Ferentino ed a Siponto, e cardinale.
Nel 1 548 Filippo Sarngli nobile fiorenti-
no.abbate olivetano illustre per virtù; nel
1 )56 Antonio Agostini di Saragozza e-
gregiogiureconsulloe uditore di rota, poi
traslato a Lerida ed aTarragona. Nel 1 566
Giacomo Giberti de Noguera spagnuolo;
nel 1567 Angelo Bossi di Terni, ov'è se-
pollo nella (attediale con epitaffio. Nel
1 568Gio.BatlistaSanlorio tarentino,con«
sagrato nella cappella pontificia dal car-
dinal Santorio, indi Maggiordomo di Si-
sto V e traslato a Tricarico colla nunzia-
tura di Svizzera. Neh 586 fr. Enrico Ci-
ni conventuale siracusano e consagrato in
ss. XII Apostoli dal cardinal Santorio,dot-
to e versatissimo negli studi astrologici.
Neh5c)8 fr. Modesto Gavazzi conventua-
le ferrarese; nel 1 G08 fr. Valerio Seta ve-
ronese de'servi di Maria, sommo teologo,
encomiato pastore. Nel 1 625fr. Girolamo
Zambeccari nobile bolognese domenica-
no, poi di Minervino, da dove neh 633
invece passò a questa sede il carmelitano
fr. Giovanni Bossi di Nola. Neh 63() Pie*
tro Paolo Medici nobile fiorentino, vit-
tima della pestilenza del 1 656, nella qua «
le intrepido con edificazione provò che il
pastore deve dare la vita pel gregge. Nel
i658 Ir. Enrico Burgensis generale dei
servi di Maria, morto dopo 8 giorni dal
suo ingresso in A lite. Neh (in) Sebastia-
no Dosseua nobile milanese, barnabita e
oratore esimio; nel 1 66\ DomenieoCarac-
ciolo di Gaeta lodato; nel i(>"6 C.iuscppe
de Lazara chierico regolare minore; nel
iyo3 Angelo M." Pollili nobile cameri-
ucsc, giù vicelegato di Bologna. Con esso
T E L 26^
terminandosi la serie de' vescovi AliTmi
nel!' Italia sacra, la completerò colle/Vo-
tizie di Roma. Neh 7.30 Gaetano Ivone
di Filetto diocesi di Capaccio; nel iy33
Pietro Abbondio Battiloro d'Ai pino, tra-
slato da Guardia Aliena; nel 17 35 Egi-
dio Antonio Isabelli di Potenza; nel 1 y53
Innocenzo Sanseverino di Nocera de' Pa-
gani, traslato da Monte Marano; neh 757
Filippo Sanseverino parente e concitta-
dino del precedente; nel 1770 Francesco
Sanse verino de'pii operai, di Maralea dio-
cesi di Cassano; nel 1 776 Emidio Genti-
le di Biccheri diocesi di Troia: ebbe lun-
ghissimo vescovato, ed a suo tempo nel
1 820 seguì l'unione di Telese ad Alife, ma
credo che le Notizie di Roma non sieno
esatte continuandolo a registrare per ve-
scovo ài Alife nel 1821, insieme a mg.r
Longobardi come vescovo di Telese, ma
con l'aggiunta di Cerreto unite; però in
quelle del 1 822 ad Alife si dice vedi Te-
lese, ed a Telese e Alife unite si dice ve-
scovo mg.r Longobardi. Neh 824 Leone
XII dichiarò vescovo di Alife eTelese mg.r
Gio. Battista de Martino napoletano dei
pii operai; indi neh 826 alle due chiese
trasferì da Bossano mg.' Carlo Puoti na-
poletano. A suo tempo il can. Giovanni
Bossi pubblicò: Cu te/Ingo de' vescovi di
Telese, Napoli 1 826. Il regnante Pio IX
nel concistoro di Gaeta de'22 dicembre
1848, preconizzò vescovo d'Alile e Te-
lese mg.' Gennaro di Giacomo napoleta-
no, della metropolitana vicario curato e
canonico, dicendo la proposizione conci-
storiale che le due diocesi unite si esten-
devano per più di [\v> miglia, e la men-
sa ascendeva a 3ooo ducali liberi. Dipoi
lo slesso Papa colla bolla, Compertum
Nobis exploratumque est. i\e 6 luglio
i852, separò e disgiunse la sede d'i Zie-
lese ossia Cerreto àa quella d' ////ce nuo-
vamente l'eresse e reintegrò in sede ve-
scovile separata, restando mg.' di Giaco-
mo soltanto vescovo d'Alile; e nel conci-
sloro de'27 giugno 1 853 dichiarò vesco-
vo di Telese ossia Cencio, Episcopali*
270 TEL TEL
lui lesine Thetesìnae seu Cerretdriae , mente a'') gennaio ilei i r)\, nel qnnl gior-
mg.' Luigi Sodo napoletano,lrasferendo- no se ne celebra In festa. Fu sepolto nel
lo da Cotrone. Oltre il già riferito, si leg- Vaticano presso il corpo di s. Pietro, ed
gè nella proposizione concistoriale, chela in quella basilica tuttora si venerano le
stabilito per mensa 33oo ducati , e per sue ossa. Vacò la s. Sede 7 giorni,
tasse 100 fiorini, e la diocesi per circa 25 TELIAO o TELIOO (s.), vescovo di
miglia di territorio. Landaff. Nacque nel paese di Galles, vi-
TELESFORO (s.), Papa IX. Preledi cino a Monmouth, ed era fratello di A-
nazione greco, che altri dicono nato in naumede, la quale nel 490 si maritò a Bu-
Terra Muova, cioè Turio (1 .) nella Ca- die re de'bretoni armoricani. Fu educato
labt'ia chiamata Magna Grecia, figlio di sotto la custodia di s. Diibrido vescovo di
anacoreta, ovvero egli stesso anacoreta, o LandalF, e qualche tempo dopo l'anno
secondo altri canonico regolare, mentre 5oo andò in pellegrinaggio a Gerusalem-
ancora si vuole annoverato tra' religiosi me con s. Davidde e s. Paterno, suoi con-
carmelitani, fu creato Papa |'8 aprile del discepoli. Rifiutò il vescovato di Dol, che
142. Ebbe il rammarico di vederle stra- il clero e il re Budic volevano ch'egli ac-
gi che portò alla Chiesa la persecuzione cettasse; ma poi ritornato in Inghilterra
accesa dall'imperatore Adriano. Dicesi, vennesuo malgrado innalzato a quello di
però non senza contraddizione dei cri- Landa fi. Col suo sapere, colla sua pietà
liei, ch'egli abbia confermato con decre- e col suo zelo egli fece fiorire quella cine-
to l'uso introdotto dagli apostoli del di- sa, e dimostrò la sua magnanima carità
giuno della Quaresima (F.). Si vuole pu- durante un contagioso morbo che deso-
re da molli, ch'egli comandasse a ciascun |ò il paese di Galles. Morì santamente ver-
Sacerdote la celebrazione di tre Messe so il 58o, in una solitudine ov'erasi ri-
(P.) nella notte di Natale; e che però tirato per apparecchiarsi al gran passa g*
ninno fuori di tale solennità potesse ce- gio dell'eternità. La sua festa si celebra il
Jebrare il s. Sacrifizio prima dell'ora di g febbraio.
Terza: ma 1' una e l'altra disposizione TELMESSO, Telmissus. Sedevesco-
\iene supposta da una sua decretale ri- Vile della provincia di Licia, nell'esarca»
tenuta apocrifa, e che anzi neppur con- lo d'Asia, sotto la metropoli di Mira, e-
tiene siffatti ordinamenti, come può ve- reità nel V secolo, situata ne'confìni del-
dersi nel Bona, Rerum liturg. I. i,cap. la Caria e della Licia, presso il fiume Xan-
2i,n. 5. Altri voglionoaver egli aggiunto to. Ne furono vescovi Ilario di cui fi meo*
nella prima messa di Natale all'innoange- zione s. Basilio nella lettera n.° 4o3,eZe-
lico Gloria in excelsis Deo (P .), le altre nodoto che intervenne al concilio di Cai-
seguenti parole. IlCasanata fa questo Pa- cedonia nel fól. Oriens chrA.l, p. 972.
pa autore d'un libro di Profezie, che mss. Telmesso, Tehnessen, divenne un titolo
si conservava in una biblioteca di Vene- vescovile in partibus, del simile arcive-
zia; ma esso fu riconosciuto opera d'un scovato di Mira, che conferisce la s. Sé-
altro Telesforo romitodel 1 386, come at- de. Per ultimo ne furono insigniti Fgna-
testano Wion nel Ligno Crucis,* il Pos- zio Bourget, e nel concistoro de' 19 giù-
sevino ntW Apparato. La lettera decre- gno 1 843 Gregorio XVI l'attribuì a mg. r
tale diletta a tutti i fedeli, e attribuita al MatliaPollitzerd'Oblasdiocesi di Bruno,
medesimo Pontefice, porta seco il carat- canonico della metropolitana di Vienna,
tere d'apocrifa. In 4 ordinazioni nel di- quando lo dichiarò ausiliare di quell'ai"
cembre creò 12 ovvero i3 vescovi, i5 civescovo mg.r Milde.
preti e 8 diaconi. Governò n anni, 8 me- TELMO o ELMO (s.).r. Pietro Gon-
si e 18 giorni. Patì il martirio gloriosa- zales (s.).
T E L
TEL-PATRICIA. Sede vescovile già-
cobi la presso Melitene nell'Armenia mi-
nore, ch'ebbe a vescovi Dionigi neho?.r),
e Timoteo neh 191. Oriens chr. t. 2, p.
TEMENOTIRA, Temenotyra. Sede
vescovile della 1 .' provincia della Frigia
Pacaziana, nella diocesi d' Asia, solto la
metropoli di Laodicea, eretta nel V seco-
lo. Ne furono vescovi Mattia, pel quale
Nunecbio suo metropolitano sottoscrisse
al concilio di Calcedonio nel 4-5', e Gre-
gorio che sottoscrisse il VII concilio ge-
nerale. Oriens chr. t.r, p. 808.
TE MESA. / . Tempsa.
TEMESWAR (Temesvarien). Città
con residenza del vescovo di Chonad o
C>tinnd, nel quale articolo descrissi pu-
re Temesivar nel banato d'Ungheria, ap-
partenuta già all'antica Bulgaria, sede
della corte superiore tli giustizia pel voi-
vodato di Serbia e il banato di Temes-
"vvar; laonde aggiungerò le notizie poste-
riori alla pubblicazione dell'articolo. Gre*
goi io XVI donò alla cattedrale il corpo
di s. Marciano marlire,ivi tenuto in gran
venerazione. Per la rinunzia del vesco-
vo mg. r Lenovicz di Mi^kolcz aicidiocesi
d'Agria, il regnante Pio IX nel concisto-
ro i\e'5 settembre 1 85 r gli sostitiù l'at-
tuale mg/ Alessandro Csajàghi di Bacs
arcidiocesi di Colocza, già canonico di
quella metropolitana, professore di sto-
ria ecclesiastica e gius canonico nel suo
liceo, e arcidiacono di Bacs. L'ultima pro-
posizione concistoriale dice che la diocesi
si estende in 6 comitati e in 3 distretti con-
finiari, per 448 miglia ordinarie. Per l'in-
surrezione e ultima guerra d' / ngheria
(/ .),la fortezza diTemeswar eroicamente
si difese 107 giorni, indi la sua liberazione
fu propugnala nella memorabile battaglia
dn'c) ;»gosto 1 !">((), e il regnante imperato-
re d'Austria Francesco Giuseppe decre-
tò l'erezione nella città d'un imperituro
monumento, eziandio in grata ricogni-
zione delle gioì iose gesta ili sua ai mata.
A tale eliello egli a' r 5 gùignoi 8J2 con
T E M 27 r
tutta solennità collocò sulla piazza di [ta-
rala la pietra fondamentale pel monu-
mento chiusa in una capsula, altre aven-
done posto l'arciduca Alberto e i generali
presenti. L'attuale vescovo alla testa del
clero esegui la benedizione e il ceremo-
niale di rilo,tulto riportandosi co'partico-
lari nel Giornale 'li Roma \ 85a a p. 583;
quindi a p. 83 del 1 853 si legge a' 1 7 gen-
naio essersi eseguita l'inaugurazione del
monumento dedicato dall'imperatore a'
valorosi difensori della fortezza. Poi a p.
743 si riporta la scoperta archeologica
di glande importanza fatta nella Bulga-
ria, imperocché si rinvennero due iscri-
zioni greche: l'una in Analdolkios fa co-
noscere la situazione dell'antica Tomi o
Tomes, celebre per l'esilio e rilegazione
d'Ovidio; l'altra in Vania stabilisce l'i-
dentità di questa città di Odessus. Prima
d'ora, parlandosi di Tomes, veniva cre-
duta TemesAvar o all' imboccatura del
Dnieper, ed in quest'ultimi paesi erede-
vasi pure situata l'antica Odessus. Per
siffatte scoperte laliulgaria rientra in pos-
sesso delle sue più illustri città, quindi è
inammissibile l'annunziata identificazio-
ne di Va ina e diDionisiopoli. Laonde avea
detto il Novaescbe Papa Coitone del 686
era nato in Temeswar, città famosa del-
la bassa Misia nella Bulgaria per l'esilio
d'Ovidio, ed educato in Sicilia. Seguen-
dolo, nella biografia di Conone, lo dissi
soltanto oriundo di Tracia, nato in To-
mis/ma educato inCìlicia; ìndi all'artico-
lo Patria, riportando quelle de'Papi, di-
chiarai Conone di Tracia, per evitare
questioni. IS'cl declinar del 1 S 7 t la Por-
ta ottomana approvò il progetto d una
società inglese per la costruzione d una
strada ferrata: la Turchia farà costruire
a proprie spese il tratto fino ad Alexinac,
presso Nissa, e gl'inglesi da Alexinac fi-
no a Semendria. La Servio vi si asso, ie-
rà nella costruzione del trailo da Alexi-
nac lino a Belgrado. Nello scorcio poi del
1 S 5 1 il governo austriaco stipulò un con-
tratto colla società di capitalisti austro-
272 T E M
francesi. Poi-ciò In società acquistò per un
periodo di 90 anni l'esercizio delle ferro-
vie da Bodeubacb a l'i iinn e Olmiilz, del-
la ferrovia orientale (ino a Szoluolf eSze-
gedin (la quale prima di Temeswar sino
al 1 y 3 1 fu la residenza del vescovo di
Chonad o Csanad); di quelle da Orawie-
71 fino a Basciaschi, da Szegedin fino a
Temeswar, ora in corso di costruzione.
La società si obbligò di costruire una fer-
rovia che congiunga Temeswar col Da-
nubio, e di pagare 65,5oo,ooo fiorini in
oro o argento, ed il governo garanti l'in-
teresse del 5 per 100.
TEM ISCHIA. Sede vescovile dell'e-
sarcato di Ponto, nella provincia d'EIe-
noponto della metropoli flAniasia, nella
Cappadocia. Sotto questo nome i diversi
geografi sagri che ho esaminati non ne
parlano, tranne il Baudrand, Novum le-
xicon geographicum, all'articolo Themi-
scyra.cìie dice chiamata pureLirio,Fa-
nagoria, Temir, Temisera. Temiscira la
chiama città di Cappadocia e marittima,
presso Ostia Iridis fluvii, in Ponti Gei-
latici et Polemoniaci confinio,olim epi-
scopalis sub archiepiscopo Amaseno.Te-
miscira, Themiscyren, divenne un tito-
lo vescovile in partibus .sotto il simile ar-
civescovato d'Amasia, che conferisce la s.
Sede. Dissi a Gnesna, che Gregorio XVi
nel ) 841 dichiarando sutTraganeodi quel-
la metropoli il vivente mg.1 Brodziszew-
ski, canonico e vicario generale della me-
desima, gli attribuì il titolo di Temisci-
ra. Leggo poi nella sua proposizione con-
cistoriale, che prima di lui il titolo di Te-
miscira era stato conferito al defunto Gi-
rolamo Sarroch, e che Theiniscyra ci-
vitas episcopalis Cappadociae in ora Ut-
/orali Ponti Euxini j'acens, sub infide'
lium potcstate.
TEMISTOCLE (s.), martire. Pastore,
nato nel territorio di Mira nella Licia, e
fiorito circa la metà del III secolo. Un cri-
stiano perseguitato da'pagani venne a na-
scondersi sul monte dov' egli pasceva la
sua greggia. Sopravvennero i persecuto-
TE M
ri per arrestarlo; ma Temistocle ricusò di
palesare il luogo del di lui ritiro, e dichiarò
loro ch'egli pure professa va la religione cri-
stiana. Perciò fu preso sul momento e con-
dotto al governatore della Licia. Avendo
egli confessata costantemente la fede, fu'
lacerato a colpi di sferza e disteso sopra
l'eculeo; indi strascinato nudo sopra ciot-
toli e punte di ferro, spirò in mezzo a'tor-
menti. I greci e i latini l'onorano a'ai di-
cembre.
TEMJVO, Tenie?ius.Sede vescovile del-
la provincia e diocesi d' Asia, chiamata
puveTliemnos, e per corruzione Tymbra,
Tyiìinus. Ti/non, eretta nel V secolo. Ne
furono vescovi, Eustachio pel quale Ste-
fano suo metropolitano fece sottoscrive-
re nel 4^t al concilio di Calcedonia da
Esperio di Pitane; Teofilo assistè e sot-
toscrisse 1* VI II concilio generale. Oriens
dir. 1. 1, p. 708.
TEMONI A o TEM UNI A. Sede ve-
scovile d'Africa nella provincia Bizacena,
sotto la metropoli d' Adrumeto. Ebbe a
vescovi Cresconio I che nel 4* [ fLl a"a
conferenza di Cartagine; Cresconio lì nel
484 esiliato da Unnerico re de' vandali
per contrariare i donatisti; Vittorino che
sottoscrisse la lettera dal concilio Bizace-
no nel 64 1 mandata a Costantino Augu-
sto figlio d'Eraclio contro i mouoteliti.
Mor celli, Ajr. clir. t. i.
TEMO. Sede vescovile della Sarde-
gna, eretta nel VI secolo sotto la metro-
poli d'Arborea o Oristano, alla quale fa
riunita nel secolo XII, dopo la rovina del-
la città. Ma t tei, Sardinia sacra.
TEMPE. Sede vescovile della i,a pro-
vincia di Tessaglia, sotto la metropoli di
Larissa. Tempe, Tenipen. divenuta tito-
lo vescovile/» partibus, sotto l'eguale ar-
civescovato di Larissa, lo conferisce la s.
Sede. Pio VII vi nominò Francesco Car-
lode'principi d'Hohenlohe Waldemburg
Schillingsfurt, che poi a' 6 aprile 18 18
trasferì ad Augusta; indi nel 1 82 1 lo con»
ferì a Giacomo Lodovico Brue de Saint-
Buzzille di Tulle.
T E M
TEMPI Luca Melchior, Cardinale.
Patrizio fiorentino, clic dopo aver appli-
calo nel 1' università di Pisa allo studio
delie leggi, recatosi in Roma si die ad ap-
prendere la pratica della curia sotto la di-
rezione dell'avvocato poi cardinal Lan-
fredini suo concittadino. Aggregato tra i
protonotari apostolici , fu deputato nel
i 7 if)daClementeXI al governodi Faen-
za. Innocenzo XI 11 dopo 3 anni lo desti-
nò alla vicelegazione di Ferrara, donde
pas>ù di nuovo al governo di parecchie
città dello stato pontificio. Clemente XII
nel 1736 lo destinò alla nunziatura di
Ri usselles, e dopo 2 anni a quella di Co-
lonia. Benedetto XIV lo trasferì all'altra
di Portogallo, indi a'26 novembre 1 753
lo creò cardinale prete de' ss. Quirico e
Giulitta,e l'ascrisse alle congregazioni dei
■vescovi e regolari, della consulta, immu-
nità e propaganda. Contribuì col suo suf-
fragio all'elezione di Clemente XIII, do-
po la quale incontrò in Roma il line del
Viver suo nel 1 762, d'anni 74, e fu sepol-
to in mezzo alla chiesa di s. Croce in Ge-
rusalemme, altra titolare a cui era pas-
sato, sotto ben adorna lapide, sulla qua-
le leggesi il nobile epitaffio, postovi dal
marchese Luigi suo nipote. Fu lodato co-
me pieno d'umanità e di beneficenza, d'in-
tegri e moderati costumi, e di un carat-
tere sì placido e tranquillo, che non l'a-
vrebbe alterato qualsivoglia sinistro in-
tonilo.
TEMPIO (Tempio,). Città con resi-
denza vescovile di Sardegna, divisionedel
Capo Sassari, capoluogo di provincia edi
distretto, 0 9 leghe da Ozieri e 12 da Sas-
sari, sede di prefettura. Giace sopra una
montagna presso e al nordovest de'mon-
ti Limbara, ben edificata in salubre e bel-
lissimo clima, alquanto freddo. La catte-
drale è sotto l'invocazione dell' apostolo
s. Pietro, con capitolo composto di digni-
tà, canonici, fra '(piali il parroco, e le pre-
bende del teologo e penitenziere, di be-
neficiati, e di altri preti e chierici addetti
al di\ ino servigio. Possiedecouventi di re-
vol. l xx ni .
TEM 273
ligiosi, sodalizi,co]lcgio,ed episcopio in cui
il vescovoalterna la residenza con Castel-
laragonese (f .). Sono rinomati i pro-
sciutti e la carne salata di Tempio, ne'cui
dintorni si fa molto vino, vi si allevano
bestiami, ma vi si esercita il contrabbando
coli' isola di Corsica. La provincia omo-
nima che occupa il nord est dell'isola, ne'
primianni del corrente secolo si formò col'
la parte settentrionale di quella d'Ozieri,
e il distretto componesi di 9 comuni. Co-
me già accennai ad Ampurias, ora parle-
rò del suo vescovato, che unito a quello
di Civita, fu trasferito da Terranova ov'e-
ra stato trasportato, a Castellaragonc-
se e poi anche a T'empio, onde questo ve-
scovato nelle Notizie di /{orna si chiama
di Ampurias e Tempio, Ampurien et
Tempieri, ossia Castellar agonese. Pro-
cederò col p. Mattei, Sardinia sacra, p.
180, Ecclesia Ampuriensis,p.ij5, Ec-
clesia Civitatensis ; col can. Bima, Se-
rie cronologica de' vescovi di Sardegnaj
e colla bolla di Gregorio XVI, Quam-
vis aequam, de'26 agosto i83g. Ampu-
rias, Emporium Oppidum, sorgeva alla
sinistra del fiume Coghinas, i cui avanzi
sono nel villaggio di Sedini, posto in mez-
zo a montagne fertili di pascoli e giani.
Antichissima, vuoisi edificata da' focesi,
quindi nel principio del secolo XI divenne
sede vescovile, con cattedrale sotto l'in-
vocazione di s. Pietro dell'Immagine, suf-
fraganea della metropoli di Sassari, e lo è
tuttora. Ih. ° vescovo che si conosca è Bo-
no,che trovasi ricordato nell'allodi fon-
dazione del monastero di s. Nicolò segui-
la nel 1 1 1 3 ; indi nel 1 1 1 6 Nicolò che il
p. Mattei ignorando il predecessore ripor-
ta al 1 1 06; Comita de Martis nel t i 70, e
intervenne al concilio generale di Lale-
rano III; neh 187 Pietro de Martis; nel
1 23 1 Gennadio; poi Gavino; uel 1 3o 1 fv.
Bartolomeo di Malacria francescano di
Pisa, consagrato dall'arcivescovo di Sas-
sari con facoltà di Bonifacio VIII,chepri-
\ò il capitolo del gius di eleggere il pa-
store. Neh3o8 Giovanni; neh3o8 Già-
18
274 T E M
conio di Fara; nel i345 Bertrando ; nel
i 879 Pietro poi d'Aiaccio; nel i4oo Pie-
tro Benedetto Giovanni; nel 1 4 1 2 Tom-
maso; neh 4^8 Gavino già canonico del-
la cattedrale; nel i44^ Sisinnio traslato
da Sulci; nel i44<^ Gonnario gadulese ca-
nonicod'Ampurias;nel 1 4-4 f) GiUitooGe-
lasio; nel i454 Antonio eletto in grave e-
tà ; nel 14^0 Nicolò di Campo canonico
della cattedrale di Sassari; nel 1 4r'9 tr. Lo-
dovico Giovanni francescano, abbate di
s. Michele di Piano e priore di s. Marti-
no di Castellaragonese, dignità compati-
bili co'i egolari innanzi al concilio di Tren-
to. Nel 1487 fr. Diego agostiniano; nel
1 4q4 Francesco Manno canonico di Sas-
sari sua patria, sotto il quale la sede ve-
scovile con bolla diGiulio 11 deghS dicem-
bre 1 5o 3 fu trasferita a Castel Geuovese,
ossia Castellaragonese, detto pure Castel
SardOjChe elevasi sopra una rocca alla fo-
ce del Frisano, e forma una piazza fòr-
te per la naturale sua posizione in riva al
mare, che la circonda tranne un piccolo
istmo, con cattedrale di s. Antonio abba-
te già de'benedettini, ricca di pieziosi mar-
mi, donde si gode estesissimo orizzonte.
Quindi lo stesso Giulio 11 con bolla de'
5giugnoi5o6 unì la sede d'Ampuriasa
quella di Civita ch'era esente e sotto l'im-
mediata soggezione della s. Sede, aven-
dola sottratta Innocenzo III dalla dipen-
denza di Pisa, a cui l'avea attribuita Inno-
cenzo li. Civita fu già ove sorge il villag-
gio di Terranova, e sotto l'impero roma-
no chiamavasi Olbia. e nella sua decaden-
za Fausìana, nome che all'epoca dè'giu-
dici di Sardegna cambiossi in Civita. De-
gli antichi vescovi di Fausiana 0 Plani-
s iana, riportati dal p.Mattei a p. 1 17 col-
le sue notizie, serbaronsi solamente i no-
mi eli s. Simplico martire nel 3o4,al qua-
la fu intitolata la chiesa cattedrale della
diocesi, e di Vittore fiorito nel pontifica-
to di s. Gregorio I. Le mcmoiie poi de'
vescovi di Civita, che chiamaronsi anche
di Terranova ne'tempi posteriori sotto il
governo de're d'Aragona, risalgono al se-
T E M
colo XII. Tale diocesi compresa nel giu-
dicalo Gallurese, in quanto alle relazioni
coll'arcivescovo di Pisa e alla dipendenza
dalla s. Sede, corse le stesse sorti di quel-
la di Gallelly, e quali le indicai. Quan-
to a Terranova, nella divisione del Capo
Sassari, provincia e distretto di Tempio,
in fondo al golfo del suo nome, è non lun-
gi dal Capo Ceraso in pianura malsana.
Evvi una bella chiesa antica, già catte-
drale di s. Simplicio del vescovo di Civi-
ta che vi risiedeva. Il porto è riparato da
tutti i venti, ma non praticabile che da
bastimenti sottili, comecliè quasi colmato
aU'ingresso;Uiltavia offre opportuno sboc-
co agli abitanti delle contrade montuose
ond'è cinto, e se ne esportano grani e be-
stiami. Ne' dintorni sono delle saline, la
vicina costa è deserta, con buone rade o-
ve si fa contrabbando considerabile. A-
dunque a Pausiana o Fausiana successe
Civita, ed a questa Terranova, vedendosi
avanzi dell'antica città. III.0 vescovo co-
nosciuto di Civita è Bernardo del 1 173;
indi Filippone deli 223, che sottoscrisse
la lettera sinodica del concilio nazionale
con 3 vescovi liguri, ed Oherto vescovo
d'Asti a Papa Gregorio IX; neh 3 29 fr.
Lorenzo da Viterbo domenicano, insigne
teologo; nel 1 344n*-B<?inardoR.ubeo fran-
cescano; Raimondo poi traslato a Maria-
na morì neh 35 1 ; fr. Tommaso Sferra-
to francescano nel detto anno, indi pas-
sò a Cagli; nel 1 3 53 Gerardo francesca-
no trasferito da Caorle; neh4oo Simo-
ne Margens, e successivamente Andrea,
Sa nei 0 poi di Minervino, indi Agosti no. Nel
]443 f''. Antonio Fontanes francescano;
nel 1 460 fr. Roderico da Sessa francesca-
no, maestro in teologia, per cessione del
prccedente;nel 1 490 Pietro Stornello do-
menicano, al cui tempo si effettuò la ri-
cordata unionedi Civita ad Ampurias ae-
que principaliter, colla condizione che il
vescovo portasse il titolo di Castellara-
gonese, d'Ampurias e di Civita. Dopo il
vescovoManno successero, nel 1 5 1 5 Lodo-
vicoGonzales spagnuolo; nel 1 538 Giorgio
T E M
d'Afferà spngnuolo; nel 1 545 fr. Lodovico
de Coi tes agostiniano spagnuolo; nel i ) 58
Francesco Tliomn di Maiorca beneme-
l'ilo de' canonici, traslato a Lerida ; nel
i ìj% Pietra Narro abbate benedettino
spaglinolo, poi promosso a Oristano; nel
i "ì- 5 GaspareVincenzoNo velia spagnuo-
lo, ìndi arcivescovo di Cagliari; nel i 5y9
Michele Rubio cisterciense tli Saragozza;
nel i ÌSG Giovanni Sauna di s. Lussnr-
gin iliocesi di Bosa e decano della catte-
draled'Ales, gran limosiniere, ed estima-
tore della couipagniadiGesù,cui apn due
rase a Cagliari ed a Sassari. Nel i 608 Fi-
lippo di Marina spaglinolo dell'ordine ili
Monlesa; nel 1 6 i 3 Giacomo diPassamar
sassarese, che ritrovò il corpo di s. Sim-
plicio martire vescovo di Pausiana, indi
arcivescovo di Sassari. Nel 1622 Giovan-
ni dellaBronda sassarese canonico di Ca-
gliari; neh633 Andrea Manca di Sassa-
ri chepoi rinunziò; nel 1 644 Gavino Man-
ca Figo di Sassari cpnsanguineo del pre-
decessore; nel 16 "2 Gaspare Li lago di Ca-
gliali, già vescovo tli Bosa e poi promos-
so a Sassari. Nel 16 56 Lorenzo Sampero
canonico di Cagliari; nel 1 66c)Pietro d'A-
lagon di Cagliari canonico della cattedra-
le, poi arcivescovo d'Oristano; nel 1672
(Giuseppe vSanchiz maestro generale de'
mercedari spaglinolo, egregio predicato-
re, traslnto a Segovia e a Tarragona. Nel
i6-3 fr. Gio. Battista Sorribas carmeli-
tano di Valenza e regio predicatore; nel
1 679 GiiiseppeAccorrà Figo canonico de-
cano di Cagliari sua patria, elemosiniere
regio, traslato a Oristano; nel 1 685 Fran-
cesco Sampero arciprete di .Sassari ; nel
1 688 Michele Villa di Sassari, celehrò-il
sinodo deli6o5. Nel 1702 fr. Diego Po-
zulodi Cagliali domenicano; nel 1727 fr.
Angelo Cidcerino nobile di Cagliali, con-
ventuale dottissimo, e commissario gene-
rale del suo ordine. Nel 1 '36 Gio. Leonar-
do Sauna di Cagliari, e di essa canonico e
vicaria generale, giudice apostolico della
Sardegna per le appellazioni, traslato a
Busa. Nuli 737 Vincenzo Gio. Vico To-
TEM 17"
idi in di Cagliari de'marchesi di Solerai-
ni, arciprete di Civita, poi arcivescovo di
Oristano. Nel 1741 Salvatore Angelo Ca-
dello nobile di Cagliari e canonico della
medesima; nel 1764 Pietro Paolo Carta
di Silanus ; nel 1772 Francesco Ignazio
Guiso di Cagliari; nel 1779 Gio. Anto-
nio Arras Minutili di Nuoro; nel t 78 i Mi-
chele Pes di Tempio; nel 1808 Giusep-
pe Stanislao Paradiso di Cagliari ; nel
1823 StanislaoMossa di Sassari, morto nel
1827. Gregorio XVI nel concistoro de*
1 7 aprile 1 833 preconizzò l'odierno ve-
scovo mg.r Diego Capece nobile di Tem-
pio, canonico di Cagliari, e poi commen-
datore de'ss. Maurizio e Lazzaro. A que-
sto Papa il capitolo di Tempio avanzò
calde istanze, allineile soppressa la sede
vescovile di Civita esistente nella chiesa
di s. Simplicio vicino al villaggio di Ter-
ranova, si degnasse trasferire la cattedra -
lità alla loro collegiata di s. Pietro. Ira
perocché essendo distrutta Civita per le
vicende de'tempi e pel furore delle guer-
re, rimase solo la cattedrale, nellecui vi-
cinanze accorrendo il popolo si formòTer-
ranova,ma la cattedrale era priva di cano-
nici,con rendite appena bastanti pel par-
roco del villaggio di 1 3oo abitanti di luo-
go insalubre. Quelle doti che mancava-
no a Terranova e che sono convenienti al
decoro della sede vescovile, si trovavano
riunite nella cittàdi Tempio, popolala di
famiglie distintela cui collegiata eretta da
Gregorio XV, era ricca di sagresuppellet-
tili, col capitolo composto del decano di-
gnità,di 1 4 canonici, compresi il curato e
il teologo, e di 1 7 beneficiati, perciò degna
d'essere elevata a cattedrale. PertantoGre-
gorio XVI, mosso da queste e altre ragio-
ni, colla suddetta bolla soppresse la cat-
tedrale di Civita presso Terranova, ri-
ducendola a semplice parrocchia, dichia-
rando Tempio città vescovile, eia colle-
giata di s. Pietro cattedrale, unendola per
petuamente aeque principalitef a quel-
la d'Ampurìas, le cui due diocesi si do-
vessero governare dal vescovo d'Ampli-
27G T E M
riasediTempio.Così il vescovo attuale lo
divenne della propria patria, essendo pu-
re il pastore prò tempore abbate di s. Ma-
ria di Tergo , di s. Pancrazio di Nursi»,
di s. Nicolò di Silanos, e priore di s. Bo-
nifacio di Sassari e di s. Martino di Ca-
stel Sardo. La mensa ascende a scudi
3ooo, le due diocesi sono amplissime, e
si estendono per circa 3oo miglia, conte-
nendo molti luoghi.
TEMPIO o TÈMPLO, Templum,Ae-
des sacra, Basilica, Delubrum, Fammi,
Ecclesìa. Edilizio sagro destinato all' e-
sercizio pubblico di uu(TW/oreligioso,tan-
to per gì' 'Idolatri, che pe' 'Cristiani, sia
pel Sacrifizio, sia per la Preghiera, sia
per trattare delle cose di Religione j ed
in quello de' cristiani, chiamato più co-
munemente Chiesa, anche per ammini-
strare i Sacramenti, celebrare le Litur-
gie, ed i Funerali a' Defunti con pii Suf-
fragi,ed in alcuno per darloropure la Se-
polturaj dicendosi Duomo per eccellen-
za la Metropolitana, la Cattedrale, o la
chiesa principale o più magnifica de'luo-
ghi.Di tutto resi ragione a'ricordati artico-
li e ne'moltissimi che vi hanno relazione,
come de'loro diversi vocaboli; e le chiese
cristianefuronoe sono altresì denominate
Templi o Tempii, fìasiliche,Titolo, Dia-
conia, e con antichi vocaboli Memoria,
Tahernacolo (J '.) del Signore; poiché noi
riguardiamo i nostri templi per la casa
di Dio in terra, pel santuario suo, pel pa-
lazzo dell'Altissimo, per il luogo veneran-
do di orazione: in altro senso diciamo con
s. Paoloe con l'Apocalisse tempio la Chie-
sa (I .) di Gesù Cristo ossia la Catloli-
cajed insenso spirituale chiamiamolem-
pio di Dio, il corpo e l'anima del giusto,
come disse Io slesso apostolo in altre sue
epistole. Per Tempio s'intende ancora in
particolare e per antonomasia, il celebre
tempio degli ehi eiaGerusalemme, fabbri-
calo al vero Dio da Salomone, co'mate-
ria li preparati dal reDavid suo padre, che
la Chiesa onora come un santo penitente,
un patriaica e un profeta, l'autore della
TEM
più parte de' Salmi (/'.); poiché avendo
concepito l'idea di erigerlo lui, Dio gli fé*
ce sapere dal profeta Nathan che questo
onore era serbato al figlio, perchè quanto
a lui troppo sangue avea egli sparso nelle
guerre, per occuparsi d'un'opera così san-
ta, laonde si contentò di farne i prepara-
tivi. Poi ne riparlerò. 11 tempio de* Tur-
chi (P.) è la Mosrhea (J .). Il tempio de'
popoli della Cina, della Tartaria e del-
V Indie orientali [V.) è la Pagoda o Pa-
gode, nome pure dell'idolo loro adoralo
in tale tempio. Nell'India esiste il lempio
di IagguernatjOve tuttora continuano i sa-
grifizi umani, ed ogni anno il popolo su-
persliziososi reca a tingere col propriosan-
gue le arene dorale, sulle quali spirano
le vittime, per guadagnare una sognata
felicità, poiché anco que'rozzi popoli sel-
vaggi bramano l'immortalità, e credono
di giungervi per mezzo di quell'orribile
culto. Una favola bastò per indurre que'
barbari a fondare un tempio di 7 piani e
ordini, diventilo a poco a poco unode'più
ricchi dell'universo, e più famosi per le
migliaia di vittime umane ivi immolate,
per l'imposture audaci de Bramini (E.).
Pare impossibile che in quella regione,
ove da lungo tempo penetrarono gli eu-
ropei, vi sieno ancora innumerabili esseri
umani così eccessivamente creduli, che a-
dorino leoni con teste d'uomini, elefanti
con 7 proboscidi, cavalli con 7 teste, ser-
penti, scimmie, pietre, alberi , e altri ri-
dicoli simulacri ne'templi. A Sacerdozio,
ufficio e dignità del sacerdote, parlai di
quello degli ebrei, de'cristiani, e degl'ido-
latri oministero sagro del culto delle fal-
se divinità, oltre quanto di essi vado di-
cendo parlando delle nazioni e precipua-
mente antiche, come negli articoli Reli-
gione, Idolatria, Mani, Gentile o Gen-
tilesimo, Pagano o Paganesimo, Poli-
teismo, Superstizione, e Sagrifizio per
quello che si faceva ne'templi, oltre le Lu-
strazioni ed Espiazioni praticate pure
dagli ebrei. A Sacerdozio dissi pure delle
Sacerdotesse, dedicate come i sacerdoti
TEM
al servizio de'templi e al cullo degl'idoli,
pe'riti de'falsi numi. Ricordai i principa-
li Dei onorati da' romani e da altre na-
zioni, con molti de'templi esistenti nel-
l'antica Roma; gli auguri, gli aruspici e
altri collegi sacerdotali specialmente de'
romani, inclusivatuente alle loro / està*
li (/ .). Inoltre a Sacerdozio, a Pontefi-
ce, a Stola riparlai del Pontefice Mas-
amo de' romani, dignità riunita poi ne-
gl'imperatori,e ritenuta anco da alcuni di
quelli cristiani a vantaggio della propa-
gazione dell'evangelo, come dovrò poi ul-
teriormente dichiarare. Ora la Civiltà
cattolica! 2/ serie, t. 9, p. 265, col criti-
co, dotto ed erudito articolo: Del Ponte-
fice Massimo oresso i romani, e perchè
ì primi imperatori cristiani continuas-
sero a fregiarsi di questo titolo y li di-
fese giustamente da quegli scrittori che
considerando la questione da un solo la-
to, gravemente Spasimarono quegl'impe-
ratori cristiani che continuarono a por-
tare un titolo d'una religione ch'essi con-
dannaronocome falsa, superstiziosa eem-
pia. Inoltre confutò le false asserzioni di
Michele Amari (nella Storia de'Musul-
mani di Sicilia, il cuii.° voi. fu proibi-
to della s. congregazione dell'Indice con
decreto de' 2 2 marzo 1 855), per credere
che il potere pontificale fu continuato ad
esercitarsi dagl'imperatori greci (e che al-
la caduta del loro impero passò ne'Czar),
e col diritto d'entrare nelle pertinenze ec-
clasiastiche, e di dettare leggi dogmati-
che e disciplinari alla Chiesa, seguendo
l'errore comune nella sostanza agli storici
protestanti, e agli altri educali alla loro
scuola, i quali non trovarono altro modo
che questo per giustificare se slessi d'a-
ver prostrata la loro setta al pie de'troni,
e strettala co'ceppi del poterecivile. Quin-
di la Civiltà, con altri sapienti articoli,
mostrò e provò colla storia e col diritto
pubblico, i veri diritti della Chiesa e l'e-
stensione del suo potere, da cui chiara-
mente apparisce i limiti segnati al potere
civile A OR.vcoLOpai lai delle risposte che
TEM 277
davano ne'templi i falsi numi, cioè da'fur-
bi e impostori loro sacerdoti e dalle lo-
ro sacerdotesse; e famose per gli oracoli
furono le Sibille (V.)t chiamate profetes-
se da'gentili,nel qua le articolo ri parlai del-
l' Ara primogeniti Dei, che per l'oracolo
della sibilla Tiburtina vuoisi che Augu-
sto erigesse in Campidoglio, su di che fu-
rono pubblicate altre testimouianze negli
Annali delle scienze religiose, serie 2.a,
1. 1 1, p. 44 {• Molte erudizioni riguardan-
ti i templi di Roma sono negli articoliME-
se, Giorni, Feste, Giuocui perquelli che
si celebra vano a onore degli Dei,e negli al-
tri che vi hanno relazione. Gli antichi a si-
militudine de'templi fabbricarono de'pic-
coli tempietti, chiamati Aedicida, De-
labrum, Sacellum, e Lucus il bosco sa-
gro: ma di questi e altri vocaboli de'luo-
ghi consagrati al culto degli Dei, ne par-
lerò in progresso e particolarmente con
Nibby. Imperocché di molte e di varie
forme e grandezze furono i templi, di-
stinguendosi comunemente col vocabolo
Teinpluni quello di forma grande ; con
quello di Aedes e Fammi quelli di me-
diocre grandezza; Acdicula, Delubrum,
Sacellum si nominarono i piccoli templi,
equivalenti alle nostre cappelle o oralo-
rii; Lucus poi era propriamente una sel-
va cousagrata a qualche favolosa divini-
tà, il cui simulacro talvolta ergevasi in
alcuna edicola. Vi furono anche tempiet-
ti portatili, piccole macchiue dette pure
tabernacoli e edicole, che trasportavau-
si da un luogo all'altro co' patrii Dei e
con quelli domestici o penati, sopra car-
ri detti tlicche gestatorie. Altri tempietti
portatili fabbricarono gli antichi a simi-
litudine de' veri, per fomentar la divozio-
zione de'lontaui veneratori, come noi pra-
tichiamo col modello del s. Sepolcro, e
solevano farsi d'argento e altre materie,
quindi anche darsi iu premio de'vincito-
ri ne'famosi giuochi che con tanta pom-
pa si celebravano dagl'idolatri, massime
in Asia, e rappresentanti i templi più ce-
lebri della Ciccia. Tempietti lissi e un
278 T E M T E M
niol)ili ebbero pine gli etrusci, ed i Ialini Irò di lui la città, sotto pretesto di voler
chiamati edicole singolarmente nelle cam- difendere il culto di loro Dea. Poiché u-
pagne e nelle principali Strade (/*.), ol- sarono anche i gentili di far /7>//perot-
tre le edicole ch'erano negli stessi templi tener qualche cosa da'uumi, e di sospen-
di ardi, e delle celle interiori. Di più nel- dere ne'loro templi tavolette dipinte col-
li' case private eranvi edicole e tempietti la grazia die credevano avere ricevuta;
fi>si,come le nostre cappelle o oraloni do- e costumavano d'offrire somiglianti im-
tnestici, per le quali eranvi Dei e sagri- magini agli Dei, falle non di terra per non
iizi particolari, e per lo più erano situali oltraggiarli (ma pure come dirò vi sono
in quella parte dell'abitazione denomina- esempi contrari), ma di metallo o d" ar-
ia Penetrale, Laiaiiian, Sacrariiun, i genio, ed offrivano ancora le proprie im-
eni idoli dicevansi lari e penali proietto- magini o quelle de'loro figli enipoti. Ae-
n delle famiglie che loro prestavano quel des argentea* Dianae, si chiamavano le
culto che in tanti luoghi dichiarai. Avan- sue slatuine d'argento colle loro caselle
li questi piccoli Dei e tempietti facevansi o piccoli tabernacoli, ed il tempio di Dia-
que' pri vati sagrifizi che Cicerone deno- na abbondava di tali doni. Inoltre Huo-
minò Penetra Ha f bene spessocon fiori, vi- narroti discorre de' templi espressi nel ro-
llo, latte, unguenti, incensi e alcuna voi- vescio delle medaglie e rappresentanti le
ta con vittime. Dalla forma de'tempielti loro celle interiori dove stavano i simu-
originò quella del Tabernacolo, e perciò lacri; e que'falli per condurvi gl'idoli nel
in quell'articolo pine ne tratto. Abbia- le pompe sagre. Opina che le medaglie
model can. Filippo Venuti, Dissertaziò- ponuo ancora rappresentare templi picco-
rie sopra i tempietti digli antichi, Ro- li d'argento, che forse davansi in premio,
ma t y38. Il Buonarroti, Osservazioni so- ma per lo più esprimono i templi co'si-
pra alcuiti medaglioni antichi, parla de' mulacri degli Dei e imperatori, posticci
templi posticci temporanei per adornare e fatti a tempo per ornamento cle'circbi
i citelli ed i Teatri (/ .) in occasione de' e de'teatri ne'giuochi che vi si celebrava-
giuochi, per segno di quello a cui si cele- no. Di piùBuonarroli rimarca,cbe i templi
bravano e per fare i sagrifizi: de' templi antichi per lo più non erano molto gran-
piccoli pe'lari domestici e falti forse co- di e nella loro altezza aveano un ordine
megli sludioli pei conservare legioiee co solo, ed a proporzione aveano le porle ai-
se preziose: de'lempli che si douavanoe teassaie vicine al tetto. Nel vol.LXVHI,
«letti tesori e dattiioteehe, adornati col- p. 1 27, pai laudodelle mera vigliedel moli-
le statuine come i grandi: deìempielti co- do, vi enumerai il tempio di Diana in E-
me ciboriì o piccole celle posti dentro i feso, quello d'Adriano a Cizico, il tempio
grandi templi; e di quelli d'argento die di Gerusalemme, la chiesa di s. Pietro di
si distribuivano ne' giuochi, particola!- Roma. Dichiara il Vocabolario dell' ar-
inente a similitudine del famoso (empio di ti del disegno, che i tempii furono forse
Diana in Efeso, e fois'anclie per vendersi i primi monumenti della bella arcliitet-
a que' superstiziosi che lo visitavano con tura, ma si meraviglia della differenza che
fervore. L'annalista Rinaldi descrive la passa da quelli antichi a'moderni. Quin-
persecuzione patita da s. Paolo in Efeso, di osserva , che dopoché gli altari cessa-
derivata da Demetrio argentiere e dagli rono d'essere i luoghi aperti formali di
altri dell'arte sua a ciò da esso istigali, per- poca terra o di cenere, o eretti compen-
chè mancavano di guadagno nel vende- diosaruente nelle pi ivate abitazioni; si vi-
le l'immagini di Diana, predicando l'a- dero sorgere presso diversi popoli, e for-
poslolo non essere Dei i simulacri diesi se contemporaneamente, gli edilizi più
fuiuocollemaui.Laoudesollevarouocou- solidi, più maestosi, più magnifici, dedi-
T EM TE AI a79
enti sotio diversi nomi e diverse allego- segni, le antiche medaglie greche e roma
rie all'Essere supremo, al principio imi- ne. Il Pantlieon (/r.) ili Roma è ancora
versale della natura e del mondo. Una cel- il più bello tra tulli gli edifici che ila 'ori-
la colla statua del nume, contornata ili spa- stiani sono stati dedicati al culto relitto.-
ziosi portici, con magnifiche facciate, col so, edelsuo progrediente isolamento paiv
peribolo (cortile o recinto attorniato di lai nel voi. LXX, p. 141,1 .{<S. Maraii'o-
uiuro, che circondava molli tempii a 11 ti- ni ci diede la dotta opera, di cui assai mi
chi, e li separava così da' terreni circostan- giovai: Delle cose gentilesche e profeta
li: si collocavano in questo spazio statue, ne trasportate ad uso e ad ornamento
altari, monumenti e anche piccoli lem- delle chiese. Ivi tratta quando ebbero o-
j .ietti ; aleniti periboli erano vastissimi), rigine i templi e loro forme di fi Mira sfe-
con altri edilìzi attinenti, olii iva un aspet- rica e alcuni aperti nella cima,o quadran-
ti) dignitoso, un istradameulo alla vene- golare più comune, tutti con maestosis»
razione, un comodo grandissimo a'sacer- simi portici ornati con singolari colonne,
iloti, al popolo, a' sagriti», alle pubbli- dentro e fuori vestiti di marmi, nonché
che adunanze, talvolta ancora al ricove- de' loro titoli diversi; come si consacra-
lo, alla sicurezza de' cittadini, non meno vano con superstiziosi riti da' pontefici i
che fatti depositari delle ricchezze de'cit- templi, dopo che gli auguri ne aveano de-
tadini, siccome riguardali luoghi sagri e signato l'area col lituo o bastone non mol-
ili sicurezza. Dal numero delle colon- lo lungo ravvolto nella sommità, a somi-
ne della fronte e della facciata priucipa- glianza del pastorale de' vescovi; e che i
le, furono delti [tempii medesimi tetra- templi degl'idoli non furono mai dedica-
stili, esastili, ottastili, decastili. La for- li agli Dei Alani, ch'erano l'anime de'de-
ma ordinaria de'lempli antichi era un qua- fuuti pagani, sebbene li trattassero come
drilungo, alcuni però ne vengono acceu- divinità con titolo meramente onorario,
nati di forma circolare, e questi erano wo- giudicando i gentili nella loro morale
uopteri o peripteri. Questi furono i pri- ch'essi fossero una cosa sagra, perchè spi-
mi tempii coperti, e forse nacque da essi rituali e spogliati del corpo terreno; onde
il costume introdotto in epoca posterio- tutte le ceremonie che prestavano alle loro
le d'applicare a tutti 1 tempii una coper- ceneri o ossa, si riferivano alle loroauime
Ima e un tetto. Viiruvio distinse di ver- e come onore dovuto alla loro memoria.
se specie di tempii, cioè in antis, pieno- Con Tacitopoi,///.s7. lib. 4,c53, riporterò
stilo, anfiprostilo, peri/itero, pseudodi- le ceremonie usate nella riedificazione del
ptero, diptero, iptero, e monoptero, no- tempio di Giove Capitolino. La cura del
mi tratti da' frontespizi, dagli ordini del- lavoro fu allidata a Lucio Vestiuo di soni-
le colonne, e dal numero delle ali. Lecel- ma reputazione- Secondo l'uso e«*li coli-
le (o parti interne del tempio, ilsanlua- sullo gli aruspici, cheiu simili circostan-
rio, dove trovatasi la statua della divi- ze prescrivevano (pianto dovea farsi; e
pità: esseerano d'ordinario lunghe il dop- questi dichiararono doversi i ruderi del
pio della larghezza; alcune celle aveano tempio precedente e incendiato, alfine di
varie divisioni, ed alcuni tempii aveano non esporli a profanazione e perchè non
più celle) erano ornate di statue, e soven- venissero impiegali in altro uso, "ettaro
tedi pitture. Alcuni di quegli edilìzi era- dentro paludi ; doversi edificare il tem-
ilo circondati da un bosco sagro. Molli a- pio nuovo sulle vestigia stesse del prece-
vanzi d'antichi templi ancora si conser- deute,cioè strettamente conservarne l'am-
vano, e de' più rinomali ove esistono uou piezza tal quale era stata destinata in pi in-
maocodi fune menzione, di molti ci han- cipio, poiché gli Dei non volevano cani-
no trasmesso le forme e per così due idi- biar la forma primitiva diloro sede. Laou-
28o T E RI T E RI
tic a' 21 giugno dell'anno 70 di nostra lutto o in parte si diroccarono prodigio-
era, essendo il di sereno, tutto lo spazio samente. Giunse tant'oltre l'odio de'pri-
destinatoal tempio venne circondato con mi cristiani contro i tempii degl'idoli, che
bende e con corone, e vi entrarono i sol- alcuni non ebbero timore di abbatterli o
dati die aveano un nome di fausto au- incendiarli. Però la Chiesa non approvò
suriOjportandoramid'alberigratiagl'Id- mai tal fatto come lecito, mentre tale ze-
dii; poi le vergini vestali con garzoni e lo troppo violento era un incentivo a in-
douzelle, che aveano padre e madre vi- crudeiire la Persecuzione de'gentili. Né
venti, lavarono il sito designalo con ac- ciò lecitamente potè farsi anche sotto
qua pura tratta da sorgenti e da'fìumi. gl'imperatori cristiani senza l'autorità lo-
Allora Elvidio Prisco pretore, andando 10, i quali come pontefici massimi de'gen-
a lui dinanzi Plauzio Eiiano pontefice, tili 1' avevano amplissima. Fu il re Nu-
dopoaver purgata l'area col sagrifizio di ma che istituì presso i romani il ponti-
vena, pecora e toro, e dopo aver sull'a- fìcato massimo,eminente dignità in prin-
ra riposte l'interiora delle vittime, invo- cipio a'soli Patrizi riservata, ma in se-
cò Giove, Giunone, Rlinerva, e gl'Iddìi guito la plebe conquistò anche il diritto
prolettori dell'impero, onde le cose pi in- diasceudervi,eguagliandocosì la propria
cipiale facessero prospere, e coll'aiuto di- classe a quella del patriziato, anzi ollen-
vino le iorosedi cominciate dalla religio- ne per legge di sceglierlo ne' comizi po-
ne degli uomini portassero in allo, e toc- polari. Avendo Siila frenalo il potere del-
tò le bende dalle quali era avvinta la pie- la plebe e fatto trionfare 1' aristocrazia,
tra, ed alle quali erano connesse le funi: quel diritto fu conferito a'collegi de'sa-
cd insieme gli altri magistrati, sacerdoti, cerdoti. Tornò poi nelle mani del popolo,
senatori, cavalieri, ed una gran parte di a cui il ritolse RI. Antonio per restituii -
popolo unendo i loro sforzi con impegno lodi nuovo a'collegi, e Giulio Cesare scal-
e letizia tirarono giù il gran sasso: e con tramente se lo procacciò. Caduta la re-
questo furono gettati ne'fondamenti pez- pubblica, fu attribuito al suo nipote Au-
zi d'oro e d'argento, e primizie di me- gusto, dal quale lo ereditarono i suoi sue-
talli, che non aveano sentito il fuoco, co- cessori tiell' impero, conservandosi però
me sono prodotti. Ingiunsero gli aruspi- dal senato il diritto di conferir questa ca-
ci, che non venisse alterato il lavoro con rica agli eletti al trono, e dal collegio de'
pietre o con oro destinalo ad altro uso. Pontefici quello di recar loro la candida
Solo fu accresciuta l'altezza dell'edilìzio, stola, veste propria di quel supremo gra-
poichè in questo avea acconsentito la re- do sacerdotale. Il sommo pontificato at-
licione, e credevasi che mancasse alla ma- tribuito agi' imperatori romani, non fu
guifìcenza del tempio primitivo. Rilor- un semplice titolo d'onore, ma vera di-
ttando a RIarangoni, osserva che ne'prin- guilà con uffici importantissimi, princi-
cipii del cristianesimo essendo i tempii palmente appartenendo loro il potere su-
quasi in numero infinito cosi a Roma co- premo sopra le cose e sopra le persone sa-
nie per tutto il mondo, i primitivi fedeli gre, onde aveano giurisdizione su tutti i
concepirono sommo abbonimento a que- numerosi collegi de'Ponlefici, in Roma e
Mi asili della superstizione idolatrica, per per tutto l'impero, non che la soprinten-
tui l'entrarvi era giudicato lo slesso che denza delle ceremonie e de'sagrifizi. Sot-
Jàre ritorno al gentilesimo; onde sovente to pretesto di religione l'imperatore iu-
i persecutori idolatri forzavano i martiri fluiva sopra tutti gli affari dell' impero,
ad entrare ne'medesimi; ma non di rado regolava i fasti, oppone vasi a'disegni de'
per le loro orazioni al vero Dio, caddero supremi reggitori della cosa pubblica, di-
mirante le stallie degl'idoli, e i tempii iu rigeva i consigli de'magistrati, uè model-
T E M T E M 28 £
lava le sentenze e ne impedivo l'esecu- lo potenza delle tenebre, ed esortando i
eione. Né il pontefice massimo era pira- popoli colla persuasione al cristianesimo,
to obbligalo a rendei' conio del suo ope- tollerò pure per prudenza gli aruspici,
rare al senato o al popolo, neppure era ma li dichiarò rei di superstizione, ordi-
soggelto ad alcune pene, per l'immensa uando die ne' soli templi e luogbi pub-
venerazione cui era presso tutti. Tutta- filici potessero consultarsi dal popolo, vie-
volta gl'imperatori non solevano esercì- laudo rigorosamente loro e a lutti i sa-
lar l'uffizio comeebé impediti dalle gucr- cerdoti pagani l'ingressonelle case de'cit-
re, e obbligali a passare buona parte di ladini. Interdisse la Magia (della quale
loro vita fuori di Roma, tranne Claudio, riparlai a Strega e a Superstizione) qua-
Adriano e Alessandro Severo che lo fon- loia si adoperasse a dannodella vita e del-
sero. Cosi la potenza imperiale avellilo la pudicizia, dichiarandola superstizione
raccolto in se stessa lutti i titoli delle su- se impiegata a curar le infermità. Costan-
preme magistrature della cessata repub- tino I non forzò alcuno ad abbracciar il
blica, col pontificalo pose al eolmo la pie- cristianesimo, ma però decretò che i go-
ncz7a del potere, onde l'imperatore ve- vernatoli delle provincie e gli nfìiziuli dì
niva riguardalo come una Divinila, Per- maggior grado si astenessero ne 'templi e
ciò alcuni imperatori cristiani con più- altrove dalle gentilesche immolazioni, e
dentissìma economia ne ritennero il ti- si guardassero bene dal prender parte a
tolo a utilità del nascente cristianesimo; qualsivoglia ceremonia d'idolatria. Con-
che se l'avessero rinunziato, scemando il servò i privilegi de'pontefici, ma proibì
prestigio di loro suprema autorità, a vreb- si consagrassero nuovi idoli, spogliò ile'
bero dato un pretesto a'pagani di ribel- loro ricchi ornamenti i templi e i inonu-
larsi e ringagliardito il gentilesimo; poi- menti de'bugiardi numi, e fuse le loro sta-
dio quello che nel pontificato gli sareb- tue principali, impiegandone il metallo in
be successo, avrebbe procurato di rinvi- opere di beneficenza. Nelle pubbliche vie
gorire gli sforzi del patriziato e del pò- di Costantinopoli, da lui edificata, espo-
polo per sostenere la vacillante idolatria, se a'dileggi della moltitudine gl'idoli più
Rivestiti gl'imperatori cristiani della stola venerati dell'antichità, estritolò i più mo-
ponlificale poterono imbrigliare gli ani- struosi. Penetrò inoltre ne'misteriosi re-
biziosi e fanatici pontefici pagani, rom- cessi de'templi, e li dischiuse agli sgnar-
perne e dividerne gli sforzi, abolir le ce- di del popolo ingannato da secoli, soia-
renionie più vituperevoli e ignominiose, scherando l'imposture degli oracoli, e di-
e lastricar la via allo slancio della con- sperdendo i fantasmi spaventosi onde li
versione universale, e proleggendo il cri- aveano circondati le arti ingannevoli de'
stianesimo li rese potenti ad assicurare cupidi sacerdoti. Fece chiudere le porte
all'impero 1 assoluto trionfo della religio- di molli templi proibendone l'accesso, e
ne cristiana. Gl'imperatori cristiani pò- molti ne atterrò come postriboli d'infa-
lerono ritenere il litolodi Pontefice mas- mia e di vitupero, vietando pure in gè-
simo senza taccia di superstizione, poiché nerale l'uso de'sagrifìzi. Così profitti) qual
■on s'impacciarono mai di vitlimeed'im- pontefice massimo dell'assoluto arbitra-
molazioni ne'templi, né mai visitarono i lo sopra le cose dell'idolatria che gli con-
templi degl' ;duli, né incominciando da feriva la carica ond'era rivestito, per l'in-
Costanlino 1 il Grande, che fu ili, ini- elemento del cristianesimo, con zelo re-
peraloie cristiano a ritenere il pontifica- ligioso regolato dalla prudenza, onde e-
lo, permisero che in essisi tenessero le lo- vitare tumulti e sollevazioni. Giudicò e-
10 immagini. Se egli tollerò il gentilesi- ziaudio non doversi per allora commu-
tilo, chiamò però le sue leggi e il suo cui- tare i templi medesimi iu chiese, poiché
5S* T E M
gl'idolatri entrandovi, facendo mostra di
aderire alla nuova religione, avrebbero in
< isi continuala la loro antica superstizio-
ne. A tale elletto volle allontanarsi fino
dalla forma e dal titolo de'lempli idola-
tri, e nell'ei igei e da'fòndaineuti in Roma,
in Costantinopoli e altri luoghi 4° so"
tuosissime cinese usò la forma delle Ba-
silidie (/ .), edilìzi ove si trattavano le co-
se pubbliche e sedevano i giudici per le
cause, le quali non erano consagrate, non
considerandosi da' gentili per religiose,
ma d'uso pubblico; adottò pure tal for-
ma affinchè la maestà di tal sorte di fab-
briche riuscisse di maggior splendore al
culto distianole la loro meravigliosa am-
piezza fosse capace di contenere la molti-
tudine sempre crescente, per la progres-
siva e mirabilecon versione de' pagani. Co-
stantino I piatici) anco in oriente, ove nel-
la detta città avea trasferita la sede del-
l'impero, la medesima regola circa il proi-
bire i sagrifìzi tanto pubblici, che priva-
ti agl'idoli, e sulla chiusura de' templi ;
tuttavia tanto in Oliente quanto in occi-
dente e in Roma rimasero un grandissi-
mo numero di templi in piedi, solo di-
sti uggendo quelli di esecranda e abbomi-
nevole superstizione,efra'quali non pochi
famosi, onde eliminare le disonestà che
vi si commettevano, ed alcuni ne corn-
ili nlò inchiese e consagiò al culto del ve-
lo Dio, dopo essere stati purgati dalle pro-
fanità. Già gli anteriori cristiani, osserva
Marangoni, aveano giudicato non discon-
venire il servirsi de'lempli profani in os-
sequio di Dio, e tramutarli in chiese al
di lui culto dedicandoli, quantunque ciò
di rado avvenne per l'acerbità delle per-
secuzioni de'gentili. In prova riporta gli
esempi del tempio d' Apolline nel Vali-
cano, il quale essendo forse abbandona-
to servi a'discepoli di s. Pietro per dar-
gli sepoltura; e poco dopo l'altro disce-
polo del principe degli Apostoli, s. Ana-
cleto Papa del i o3, vi edificò sopra il bea-
lo corpo una memoria ocappella,che in-
sicuiecoH'allra eretta sul corpo di s. Pao-
T E M
lo nella via Ostiense, dal suo discepolo s.
Timoteo e da Lucina, appellate furono
Trofei degli Apostoli, venerali anche in
in que'pi imi tempi delle persecuzioni del-
la Chiesa da lutti i fedeli, che dalle più
lontane parli vi si trasferivano a venerar-
li, e sopra di esse poscia Costantino I e-
resse le loro insigni basiliche. Quanto a
quella di s. Paolo ne riparlerò in fine, di-
cendo della splendido compimento e con-
sagrazione della nuova basilica. Manda-
to da s. Pietro per vescovo di Pavia s. Si-
ro, questi presso Alessandria Irovò due
templi, uno dedicato a Nettuno e alle Nin-
fe, l'altro a Esculapio, e quest'ultimo con-
sagrò a Dio, dedicandolo al Salvatore del
mondo, dopo aver illuminato lutto il po-
polo e convertito alla fede. Poco dopo la
sua morie, l'altro tempio pure fu con-
vertilo in chiesa e dedicato a Dio, sotto
il titolo e invocazione del medesimo s. Si-
ro. Questi vivente consagrò in Asti alla
B. Vergine regina del cielo, il tempio di
Giunone ridotto a chiesa, ordinandovi i.
vescovo s. Giovenzio. Ciò dice Marango-
ni, poiché il can. Bima e teologo di quel-
la cattedrale, nella Serie de'vescovi del
regno di Sardegna, ritarda al 261 l'e-
rezione della sede, e riporta 1 ."vescovo s.
Evasio di Benevento. Il 1 .° vescovo di Pa-
dova s. Prosdocimo, inviato da s. Pietro,
convertì il tempio di Marte nella chiesa
di s. Sofia, cioè Io consagiò alla Divina
Sapienza; ed in Vicenza nel monte Su-
mano dedicò alla Madre di Dio il tempio
di Plutone deità infernale, distruggendo-
ne I' idolo. Altri simili esempi si ponno
vedere in Marangoni. I figli di Costan-
tino I, Costante 1 e Costanzo, allorché gli
successero nel 337 non Sl dilungarono
quanto a'templi degl'idoli da' sentimenti
patemi, pubblicando leggi contro di essi
e il loro culto, e ordinarono la chiusura
de'lempli fuori le mura di Roma e altro-
ve. Costanzo inoltre proibì con rigorose
pene gì' indovini, dichiarò gli operatori
di magia nemici dell'umanità e rei di le-
sa maestà; rinnovò la legge contro i sa-
T E M T E M 283
grifi/i, dando l'ultimo crollo al pagane- L'empio principe morì nel 363 e fu ae-
miiio, e ordinò che si rovinasse I aitare clamato successore Gioviano, che siceo-
della Vittoria del senato romano, prò- mezelante cristiano ricusò la dignità, prò*
muovendo in Roma la piena distinzione testando di non voler imperale sii inili-
dell' idolatria, già cominciata dal padre, ziecbe professavano il gentilesimo, per cui
quantunque seguace dell'eresia d'Ario, e tulio l'esercito ad una voce esci, uno di vo-
perciò molto si oppose a 'dogmi cattolici, ler essere distiano. Accettando la corona
IVel 36 1 divenuto imperatore Giuliano fece chiuderei templi idolatri e tolseisan*
I' Apos tata, abiurato il cristianesimo e girinosi sagrifizi; proibì la magia e di-
professando l'idolatria, volle esercitar l'uf- chiaro il cristianesimo essere la sola reli-
fizio di Pontefice massimo, rialzò l'alta- gione da venerarsi. Valenti niano Ichcnel
re della Vittoria, riaprì i templi degl'i- 364 o'' Sl,ccesse, tentò sulle prime prose-
doli d' oriente e occidente, obbligò i cri- guire l'opera da lui cominciala, proibeu-
stiani a riedificare o a sborsare il denaro do i sagrilizi notturni; ma atterrito da'
per i icostruire gli abbattuti, e restituì a' clamoi ide'superstiti gentili, non curò l'os-
sacerdoti de falsi numi i loro gradi, emo- servanza delle leggi contro di loro ema-
lumenti e onori; onde il gentilesimo rac- naie, anzi poi permise gli aruspici e i sa-
cnl.se gì' infiacchiti spirili tornando alla crilìzi cogli antichi riti, disponendo però
lotta per riacquistare il perduto dominio, che questi ultimi si facessero coll'incenso
ma invano e per breve tempo. L'astuto e non colle carni delle beslie, tollerando
Giuliano rammaricato del vivere virino- l'altare della Vittoria in Roma. Diehia-
so de' cristiani, e perciò assai diverso da rato per I' oriente suo collega il fratello
entello degl'idolatri, dubitando cheadon- Valente, questi abbracciò la setta ariana,
la ilei suo fervore le cose de'crisliaui su- apostatò dalla fede, e die libertà ad ogni
pelassero tutti i suoi sforzi, pensò di or- setla in materia ih religione, ed a'gentili
naie e ridurre i templi degl'idoli al ino- d'esercitare pubblicamente le loro super-»
do delle chiese cristiane. Quindi ordinò stizioni, divenendo persecutore crudelis-
che vi fosse la forma del presbiterio e del si ino de'caltolici. Valentiniano I nell'oc-
coro, co'seggi o stalli maggiori e minori, cidente nondimeno per timore che i sol-
assegnando i primi a'maestri e dottori, a' dati cristiani posti a guardia de' templi i-
quali impose di leggere le dottrine del gen« dolatri, onde impedire che i loro corre-
tilesimo e che le predicassero al popolo, ligionari li assalissero e sturbassero ne'lo-
ed in giorni determinati i ecitassero alcu- io giuochi e feste, si contaminassero con
ih- pi eci solennemente. Ordinò ancora che quelleceremouie supersliziose,lo vietò.La
w fossero luoghi assegnali a guisa di ino- provvidenza divina a vea destinato nel 37?
nasteri di uomini e donne, acciò appli- Graziano in oriente, e nel 3-g Teodosio
cassero allo studio delle stesse dottrine ; 1 il Grandetti occidentea vedere e in par-
istituì ospizi pe' pellegrini e pe'poveri,e te ad effettuare l'estremo sterminio del-
per conti aliare maggiormente col genti- l'idolatriaa Cresciuto immensamente nel-
(esimo le co>e più sagrosante delcristia- l'impero il cristianesimo, dilatatasi la fé-
nesimo, stabilì una remissione di peccati, de nel patriziato romano,e caduto nel mas»
dopo una certa penitenza da imporsi, e simo avvilimento il paganesimo, Grazia*
inventò una somiglianza delle lettere che no ricusò con disprezzo vestire la stola di
ila vano i vescovi 1 accomandandosi scam - pontefice massimo, dignità ritenuta da-
bievolmente i pellegrinile lullo per procu- gì' imperatori cristiani, per essere in gra-
raredi porre in credito I agonizzante genti- do ih miglio assicurare l'assiduto predo*
k simo. e [>er iscuoterlo al sacerdozio paga- mi modella verace religione. Con Grazia-
no propose ad esempio quello cristiano, no dunque si spense allatto la dignità e
a84 TE M
il titolo ili Pontefice massimo negl'impe-
ratori; il che- dovette uecessa riamente ac-
cadere, siccome sciolti i collegi de' Pon-
tefici e abolito il sacerdozio pagano, on-
de dovea con esso terminare quel titolo
che rappresentava il supremo grado del
collegio pontificale. Oltre a ciò Graziano
spiantò da'fondamenli l'altare della Vit-
toria, non curando i lamenti de' pochi se-
llatoti che ancora rimanevano; abolii pri-
vilegi e le immunità de'sacerdoti pagani
e delle vestali; incorporò al fisco le ren-
dite destinale al culto gentilesco, dichia-
rando beni di statoque'destinati al man-
lenimento de' sacerdoti o delle vestali o
de' templi; giacché questi non potevano
secondo le leggi romane ricevere l'eredi-
tà, se non per facoltà e privilegio, che si
concedeva per decreto del senato o per fa-
vore degl'imperatori, onde godere l'im-
munità dell'asilo, del quale però non tut-
ti aveano la prerogativa, che istituita da
Dio fu da'greci e romani trasferita a'Io-
I'jO templi profani. Dopo l'operalo da Gra-
ziano, altro non rimaneva a Teodosio l
che disperdere gli ultimi avanzi dell'ido-
latria sbarbicandone possibilmente le più
profonde radici, ed egli egregiamente cor-
rispose alla grande impresa. Non solo re-
sistè all'istanze pel ristabilimento dell'al-
tare della Vittoria, in che contribuì lo ze-
lo di Papa tu Damaso I, e mantenne le
leggi de'suoi predecessori contro l'idola-
triche osservanze;ma proibì rigorosamen-
te d'entrar ne'templi degl'idoli, minac-
ciò la morte a chi in pubblico o in pri-
vato immolasse vittime a'numi, e la con-
fisca de'beni a chiunque osservasse qual-
sivoglia ceremonia gentilesca;fece distrug-
gere le statue degl' idoli, conservando a
solo ornamento delle città le più pregie-
voliper l'arte; demolì 0 commutò inchie-
se cristiane i templi idolatrici,ed energica-
mente espulse dall'impero le contamina-
zioni del paganesimo. Tutto viene com-
provato da'fatti storici riportati dal Ma-
rangoni, nel descrivere lo stato de'tem-
pii degl'idoli sotto i discorsi imperatori.
T E M
Quindi parla delle leggi d'Onorio, per im-
pedire che si atterrassero ulteriormente i
tempii nell'Africa, onde evitare le solleva-
zioni avvenute in Fenicia, ma li fece spo-
gliare de'simulaci ideile false divinità e dei
superstiziosi orna menti .Quando poi Teo-
dosio II restò solo al governo de'due im-
peri orientale e occidentale, coll'ottima
educazionedella sorella s.Pulcheria, mag-
gior premura dimostrò nel propagare la
religione e nell'abbattere totalmente l'i-
dolatria. Promulgò una legge, ordinan-
do che i superstiti tempii si atterrassero,
di maniera che di essi non rimanesse ve-
stigio. Non essendo stato completamen-
te ubbidito da'prefetti delle prò vincie,due
anni dopo con altra legge prescrisse la di-
struzione de'tempii rimasti, e che posta-
vi l'insegna e vessillo della cristiana re-
ligione, la croce, fossero purgati e al ve-
ro Dio applicati. Il commentatore Got-
tofrido, diceche Teodosio II non ordinò
l'atterramento de'tempii, ma lo spoglio
de' loro ornamenti superstiziosi. 11 con-
temporaneo Teodoreto vescovo Cirense,
riferisce che i tempii ia parte furono di-
roccati e in parte convertiti in chiese, e
co'materiali de'primi si edificarono nuo-
ve chiese. Anzi Niceforo aggiunge, che
Teodosio II dedicò alle reliquie di s. I-
gnazio d'Antiochia l'antico tempio della
Fortuna. Riflette Marangoni, che ad on-
ta delle leggi di Teodosio II, non tutti i
tempii furono purgati e convertiti al cul-
to divino, poiché in Rom» e altrove ve
ne rimasero molti interi; ed in Africa per
esservi ripullulata l'idolatria. Ne rimase-
ro ancora in altre parti d'Italia, in Ger-
mania, in Francia, ne riporta le testimo-
nianze, e passa a parlare de'tempii genti-
leschi di Roma, restali dopo Teodosio II
e poi cambiati in chiese. Dopo queste ge-
nerali nozioni, premesse per miglior in-
telligenza di quanto vado a dire sull' o-
riginede'templi,parleròquindi prima del-
le erudizioni generiche sopra i luoghi con-
sagrati al culto degli Dei, poi degli anti-
chi templi di Roma pagana, indi del lem-
TEM
pio eretto al vero Dio in Gerusalemme,
e per ultimo delle chiese de'cristiani.
La gratitudine mosse l'uomo alla ve-
nerazione, e fino da'primi tempi questa
immolò V itti/ne e Sagrifizi al Creatore,
colle Oblazioni delle primizie della ter-
ra. L'aere aperto, l'ampia volta del cielo
erano il tempio de'primi secoli. L'onni-
potenza del Facitore supremo fu ben pre-
sto riconosciuta, posta rimpetto all'uma-
na fiacchezza. La necessità del bene , la
ripugnanza al male composero ^Preghie-
re e le addirizzarono a quest'Essere infi-
nito. Si popolò la faccia della terra, e si
propagarono le preci e $ Inni di lode al-
la Divinità. Dice il Marangoni, che varie
sono le opinioni circa la i .'invenzione di
fabbricare i templi in onoredegl'idolhDio-
gene Laerzio l'attribuì a Epimonide di
Candia, e Vitruvio scrisse che Pithio ar-
chitetto,primad'ogni altioin Prijene fab-
bricò un tempio a Minerva; ma Erodo-
to e Strabone ne attribuiscono 1' inven-
zioneagli egizi. Alcuni riportano la i. ' fab-
brica de'templi de'gentili a Belo padre di
JN'inoi.°ie degli assiri, il quale a lui l'eres-
seinBabilonia nell'annodel mondo3 i 80,
come scrisse Beroso caldeo, oppure da Se-
miramide secondo Xenofonte e Diodoro
di Sicilia;per cui osservando Gioseffo nel-
I' /inficiata giudaiche, che essendo stato
eretto il tempio di Gerusalemme al vero
Dio nell'anno 3 1 02, perconseguenza Sa-
lomone sarebbe il 1." inventore e fabbri-
catore de'templi. Ma la s. Scrittura rife-
risce che Dio molle volte ordinò agli e-
brei che distruggessero le Are o A Ilari
degl'idoli, in qualunque luogo le avesse-
ro trovate, gli alti luoghi e le superstizio-
se selvelte, non che gl'idoli, né fa men-
zione di templi sino ali. "libro de'Re, par-
lando del tempio di Dagone presso i fi-
listei; perehè i gentili solevano innalza-
re le are pel culto de'làlsi numi, all'aper-
to delle campagne, nelle pubbliche vie,
sulle colline e cime de'monti; ed inoltre
intorno alle are piantavano alcuni bo-
schetti d'alberi di varie sotii purecousa-
TEM 28 >
grati agli Dei, affinchè questi servissero
come di recinto e muro alle medesime,
e fossero come asili della superstizione;
Dunque prima del tempio di Salomone,
la slessa Scrittura riconosce il tempio gen-
tile di Dagon , ove i filistei collocarono
l'Arca di Dio da loro predata agli ebrei.
Anzi dice pure, che la madre di Samue-
le poi tossi al tempio in Silo , poiché ivi
era l'Arca di Dio nel Tabernacolo (V.)t
questo chiamandosi anche tempio, ben-
ché propriamente noi fosse. L'autore del-
l'opuscolo stampato a Vicenza, Origine.
de'tempii,owerose il tempio diDelfo .sia
il più antico, non a questo di Apollo, ma
dà l'anteriorità a quelli di Dagone, di Do-
dona,di Tiro, del golfodi Persia, edi Sa-
lomone, non dovendosi confondere i luo-
ghi in cui si rendevano gli oracoli, poi di-
venuti templi, co' templi propriamente.
I templi presso i primi egizi, fenicii e gen-
tili erano tutti Sepolcri e monumenti e-
retti alla memoria degl'illustri defunti :
in questi luoghi si facevano le preci , le
adunanze pubblichee civili, igiudizi.Co»
sì ne'primi tempi del cristianesimo si con-
vertirono in chiese le tombe de'martiii,
de'confessori e delle vergini, dedicandosi
a Dio sotto la loro invocazione. Il Venu-
ti chiama laberinto di varie opinioni la
ricerca per determinare quando gli uo-
mini spinti da religione cominciassero a
fabbricare i templi alle superiori intelli-
genze, cioè alcuni recinti di mura adorni
all' intorno e poi ancor di tetto coperti,
ove principalmente e sicuramente potes-
sero indirizzare le loro orazioni, stabili-
re gli altane scannarvi le vittime; dicen-
do ancora rimanere oscura e indetermi-
nata l'epoca del principio dell'idolatria
delle genti. Non conviene sub' opinione
di quelli che reputano i templi contem-
poranei col mondo, poiché i primi nostri
padri che della grandezza e maestà di Dio
ebbero forse più chiara contezza che noi
non abbiamo, facilmente ripugnarono dal
chiuderla dentro recinto murato; giacché
l'iuunensitàe La gloria di Colui che lui-
a 3 li T E i\I T E M
to muove- Per V universo penetra e. ri- celiarne affatto la memoria ne'posferi, i
Splende. Del qual sentimento furono Io quali poi tante belle e misteriose spiega -
stoico Zenone ed Ei adito. Platone nel li- zioni vi adattarono, ciascuno secondo l'i-
bro delle Leggi, espressamente proibì o- dea che a vea della sua deità benefica, pro-
gni sorta di templi, asserendo che agli Dei duttrice e conservatrice della fertilità, ali-
tulle il mondo era tempio. Non allrimeu- bondanza e ricchezza del suo paese. Final-
ti risposero a 'calunniatori gentili i vene- niente, come avviene di tutte le arti, che
labili Padri della nascente chiesa distia- per gradi si raffinano, cominciarono a for-
ila, allorché li rimproverarono di non a- marsi dagli artefici le statue degli Dei di
ver tempio alcuno, ove il loro Dio si ado- miglior forma, maniera e proporzione, e
lasse , cagione di ciò la loro povertà o più somiglianti al corpo umano di cui li
la persecuzione de' tiranni. Introdottasi credevano rivestiti ; sebbene in principio
dopo il diluvio l'adorazione de' falsi Dei, non ardirono di separarne le gambe e le
sembra manifesto che non subito si fàb- braccia, le quali restarono attaccate e di-
bricassero i templi, ma che le semplici e stese sul busto, e di simil fatta ve ne sono
rozze are,e le statue degli Dei ne'collj e nei etnische ed egizie. Ridusse poi queste con
luoghi più insigni, fossero esposte all'aria miglior gusto, e avendone aperto legaui-
aperta comecbè fabbricate goffamente di he e le braccia die loro un tal qual movi-
pietra o di stipiti negligentemente taglia- mento Dedalo'giudiziososcultore,cheper-
ti, ovvero colonne o bastoni fìtti in ter- ciòfu creduto aver trovato il segreto di far
la per ricordanza delle gesta de'memora- camminarelestatue.CresciutopeiTuma-
bili loro eroi. Crede il Venuti, che quel- na industria il pregio alle statue degli Dei
le ridicole figure di Dei tanto da alcune e degli eroi, parve cosa indegna che ope-
città religiosamente venerate, ed espresse re di tanta fatica e riguardate come co-
per gloria costantemente nelle loro ino- sa miracolosa, rimanessero esposte all'm-
nete, ora in forma di Termini o Ermi (di giurie delle stagioni, che le deformassero
cui riparlai a Scultura dicendo dell'ori- e rovinassero; molto più che alcune di es-
gine sua, ed a Strada ove si collocavano), se erano tinte di vari colori, particola!'?
o di sassi in una tal guisa tagliati, o di mente l'etrusche,peraccrescer loro maestà
statue sostenute da pali e da spiedi, sieno e naturalezza. Il primo e più pronto pipa-
gli antichissimi Dei conservati nella pri- roa tal inconveniente pare che fosse quel-
miera effigie per vano scrupolo d'altera- lo di trovare qualche antico tronco elui-
zione dalla loro venerabile antichità. E- bero, in cui la natura avesse formato una
gli annovera fra questi, Giove Casio, Eu- tal cavità a foggia di nicchia, alla quale si
romeo, Cario, Labradeno, Venere Pafia, potesse riporre l'effigie delDiojaffer mando
Diana Efesia, e Magnesia, ed alcuni altri Plinio che gli alberi furono i templi degli
che si scorgono nelle medaglie, de' quali Dei. E da ciò forse avrà tratto il suo prin-
parlando Pausiana disse: Fu costume a cipioilcostumedi riporre dentro i templi
tutti i greci per lo più antico di adorare le statue degli Dei in quelle cavità di mn-
invece delle statue di Dei quelle rozze pie- raglia fatte apposta eda Vitruvio nomi-
tré. 1 Calati e Modi che spesso si vedono nate loculi. Di detti alberi si tenne poi
in capo di Serapide, d'Iside, di Giove Arn- gran cura da'supersliziosi, fra 'quali fu ve-
nione, e di altri Dei dell'Egitto i.°alber- iterabile e famoso l'elee del Valicano con
go di superstizione, sono un avanzo della iscrizione etrusca.E simili a questi furo-
rozzezza delle prime Deità, e parte della no onorati con feste, balli, ville e coro-
sommità delle colonne che le rappreseli- ne, e alcune volte con sagrifui come agli
tano, seibateci nel ridurle a foggia urna- Dei,e furonvi in vicinanza fabbricati i tem-
ila dalla scrupolosa attenzione di noncau- pli.Tale fu il principio del celebratissimo
T E M T E M 287
tempio di Diana ih Efeso, cioè dal lron« mini o de'sacerdoti di quel nume, riten-
co d'un olmo, per l'opinione che ciascun gonsi d'una più remota antichità.] lem-
Dio godesse dulia protezione d'un albe- pli in pietra e in marmo furono innalzati
ro proprio; "e non oscura reliquia di simile quando l'architettura el>l>e fatti alcuni
principio de' templi sono quelle piccole progressi, e giovò al suo incremento, co-
immagini intagliate nell'antiche gemme Die alla scultura la Ini inazione delle sta-
di piccole e rozze statuine consagrate prò- tue che si venerarono per simulacri d'i-
babilmente agliDei agricoli, viali e compi- doli; perciò la religione contribuì al pro-
talizi. Cos'i consagrati gli alberi degli Dei, gresso e perfezionamento di due nobilis-
si passò a venerare i boschi interi,ovequel- siine arti, l'architettura arte per eccellen-
ti alcuno volta erano stali piantali: di que- za o arte di fabbricare secondo lepropor-
sti il folto orrore e il silenzio facilmente zioni e le regole determinale dalla nalu-
ispirarono nell'animo idee di timore e per- ra e dal gusto, e la scultura oartedifur*
ciò di Divinità. Bellissima è la descrizio- mare ogni sorla di figure per mezzo dol-
ile che ci lasciò Lucano, del bosco presso lo scalpello o altro strumento tagliente e
Marsiglia atterrato da' soldati di Giulio incisivo, onde si disputò sulla precedenza
Cesare; e di simili sorte di selve, appella- e primato colla pittura, ossia l'arte d'imi-
te religiosi lochi, piantarono nella Pale- lare sopra d'una superficie tutti gli og-
sliua empii re, e poi da'giusti loro succes- getti visibili, per mezzo del disegno e dei
sori estirpale in osservanza della divina colori, impiegata anch'essa al culto e per
legge, come abbiamo dalla Scrittura. Fin questo sviluppata in gran parte ne' suoi
qui \\\ pennato da'popoli alla conservazio- pregi. Ne'templi oltre le staine principali
ne de'simulacri delle statue da venerarsi che si adoravano nelle celle, altre statue
fra loro, per preservarli dall'ingiurie del- e altre sculture li decoravano. Egualmen-
l'aria e dalle tempeste, allorché a'bugiar- le il loro interno abbellivasi di pitture al-
di numii voti pù frequentemente porge- Itisi ve agli Dei e agli Eroi, venerati come
vano, e questo inalila maniera non pò- semi-dei, a'quali erano i templi consagra-
te vasi ottenere checon un edifizio coper- ti. In principio dell'erezione di templi so-
lo. Un tal comodo era del tutto necessa- lidi, onde conservare l'antiche costumali-
rio all'umana socielà , onde in ciò facil- ze, si continuò a piantarvi intorno de'bo-
mente convennero le nazioni più colte, e sebi, a circondarli di mura e di siepi, e
le ricchezze poi acquistale da' greci e la que'boschi si tennero per sagri alla divi-
vana loro superbia li ridusse a quel l'est re- nità. In breve s'innalzarono templi in o-
1110 lusso che fece meravigliare. E dun- noie degli Dei nelle città dall'architetto-
que comune consenso degli scrittori, che ra, e la scultura produsse meglio le sta-
gli uomini da principio si riunirono nei tue loro. All'Egitto comunemente si at-
luoghi alti e sulle montagne per indiriz- tribuisce I' origine della costruzione «lei
zare i loro voti alla Divinila, in epoca do- templi, o edilìzi consagrati al cullo religio-
ve le arti architettonica e scultoria erano so, ed il gusto per questo genere di edi-
sconosciute; scelsero in appresso il follo fizi fu di là introdotto presso gli assiri, i
de' boschi per rendere ad essa omaggio, fènici! e i siri; però Erodoto dice che i fe-
indi circondarono que' luoghi di mura- nicii e i siri fabbricarono templi contem-
glie, mali lasciarono scoperti, all'ine di pò- poranea mente agli egizi, e Forse in epoca
ter continuamente fissare gli sguardi lo- ancora più remota ne Fabbricarono gli a-
ro verso il cielo, e alla fine fabbricarono i bitanti delle regioni posleal sud ovest dei-
templi. Il tempio di Belo a Babilonia vuol- l'Asia. Ti a 'primi costruttori di edilìzi pel
si il più antico di lutti; ma quelli di Bra- cullo della Divinità, debbonsi pure anno-
ina nell'Indie, secondo l'opinione de'bra- verace gli etrusci. In seguilo passò il co-
288 TEM
stame nella Grecia colle colonie, e da es-
sa fu accolto in Roma: é incerto se i gre-
ci nobilitarono i templi col proprio genio,
o colle idee ad essi comunicate dagli e-
trusci, dagli egizi oda'fenicii. Alcuni popo-
li, come i persiani, gl'indiani, i geli, i da-
ti, fermi si mantennero nell'opinione, die
non doveansi racchiudere gli Dei in alcun
edilìzio formato dalla mano dell'uomo,
per quanto magnifico potesse essere, ma
quell'idea fu superata dalle nazioni inci-
vili te del mondo. In appresso ciascuna di-
vinità ebbe i suoi templi particolari,a'qua-
li si attribuì il nome loro, ed ivi più fio-
rente e più praticalo fu il suo culto. Le
città ch'erano a que'numi dedicate, eclie
fregia vansi dell'ambizioso titolo di sagret
traendo profitto dal gran concorso di po-
polo che interveniva d'ogni parte alle lo-
ro feste solenni, prendevano sotto la pro-
tezione loro que'ch'eranvi tratti dalla re-
ligione, dalla curiosità o dal libertinag-
gio; li difendevano a guisa di persone in-
violabili, e combattevano per la sicurez-
za de'Ioro templi con quello stesso zelo, co-
mesi trattasse della salvezza della patria.
Ciascun popolo edificai templi a norma
della propria indole, de'piopri costumi,
ed anche della pratica adottata per la co-
struzione delle proprie abitazioni ; quin-
di i trogloditi (abitatori di caverne e sot-
terranei, per difendersi dal freddo e dal
caldo, e principalmente gli abitanti del-
la costa lungo il mare Rosso, dall'Egitto
sino all'Oceano,il cui paese chiamossiTro-
gloditice) adorai ono laDivinità nelle grot-
te, ed i popoli abitatori delle capanne pi-
gliarono da queste il modello per la strut-
tura de'Ioro templi. Narra Pausiana, che
in epoca antichissima l'oracolo d'Apollo,
che poi divenne celebre sotto il nome di
Delfico, veniva consultato sotto una ca-
panna intrecciata di rami d'alloro, pian-
ta sagra a quel nume;ecbe quello di Gio-
ve a Dodona era stabilito sotto un'anti-
ca quercia. Perciò alcuni credono che i
greci dalla capanna fossero condotti all'e-
dificazione de'lempli, senza il soccorso di
TEM
altre nazioni: divenuti quindi eccellenti
in tulle le arti, dierono a'templi loro for-
me maestose, superarono tutte lealtre na-
zioni, e solo alcuna volta furono imitali
e quasi emulali da' romani, che le opere
loro pigliarono per modelli. Pel gran nu-
mero de' templi che sorgevano solidi e ma-
gnifici in tutte le città e anebe ne'villag-
gi della Grecia, celebri ancora sono gli a-
vanzi di quelli di Minerva ad Atene , di
Diana in Efeso, d'Apollo in Delfo, di Gio-
ve in Olimpio, di Giove Eliconio in Pa-
ulonia, d'Apollo Triopio nell'Asia mino-
re, di Venere a Pafo ed a Citerà, a 'qua-
li tutti solo paragona vasi quello di Gio-
ve Capitolino in Roma. Quello di Giove
Eliconio fu forse il i ."saggio dell'architet-
tura ionica, come della dorica quello d'A-
pollo Triopio. Alfine d'aumentare la ve-
nerazionea'templi, gli antichi non rispar-
miarono né le sontuosità degli edilizi, né
la magnificenza delle decorazioni, né la
pompa delle ceremonie. I decantati mi-
racoli e i prodigi eccitarono ancor mag-
giormente il rispetto e la divozione po-
polare, né eravi quasi tempio che godes-
se di qualche fi ma, die di esso non si pub-
blicassero mirabili avvenimenti. Negli ti-
ni, i venti non agitavano giammai le ce-
neri dell'altare ove si bruciavano le vit-
time, negli altri non mai cadeva stilla di
pioggia, comeché scoperti: la semplicità
religiosa e credula de' popoli riceveva cie-
camente queste artificiose meraviglie, e
lo zelo interessato de'sacerdoti le sostene-
vano alacremente. 1 primi templi non e-
rano vasti, e forse non furono se non cel-
le, bastanti solo a contener la statua del
nume, o al più anebe un altare, d'ordina-
rio collocato innanzi ad esso, meno ele-
vato però della base della statua medesi-
ma, e rivolto verso oriente. Nella cella en-
travano') sacerdoti, il popolo si riuniva al-
l'intorno in occasione de'sagrifìzi, donde
venne probabilmente l'idea di fabbricare
grandi recinti, e di circondare la cella di
portici, ove il popolo potesse ricoverarsi
in caso di pioggia; e l'architettura tras-
TEM T E M 289
se grandissimo profitto dalla disposizione reto (/ '.). Quanto alle fa visse, dice Nib-
delle colonne variata ne' diversi portici, by, erano cisterne dove riponevahsi pu-
la quale produsse scene di prospetti fa re gli utensili e altri oggetti del culto di-
graiuliosa e piacevole, presentando l'idea venuti inservibili. Eruditamente tratta
della solidità. Sovente i templi si fabbri- De Favissis EthnicorumfiaaceMieviiDe
carono sopra un terreno più allo di quel- secretariis p. 1 5 1 ; ed Enrico Spoor, Fa-
lò degli edifizi circostanti , e attorniali vìssae Intii/uit. romanae et grdecae,
quindi di gradini, die servivano loro di Ullrajecli 1709. Ne'templi la statua del
basamento. La situazione de' templi va- nume d'ordinario avea rivolta la faccia
riava secondo le diverse divinità alle qua- verso l'occidente; prescrizione che ne'pri-
li erano consagrati, ed anche secondo i mi secoli e in altri successivi fu pure os-
punti cardinali, a'qnali volevano diriger- servata nella costruzione delle chiese cri-
si. 1 templi di Giove, Giunone e Minerva stiane.l templi egizisi distinsero per gran-
erano collocati in modo che fossero vedu- dezza, pe'di versi ornati e recinti, e per la
ti t\à tutti o dalla maggior parte degli a- copia esingoiar distribuzione delle colon-
bi tanti della città, non meno de'forestie- ne; que'recinti si moltiplicavano talvolta
ri che vi arrivavano; que'di Mercurio, I- gli uni dentro gli altri sino alla cella, ove
side e Serapide si collocavano nelle piaz- probabilmentenutrivasi l'animale sagro;
ze e ne'pubblici mercati; quelli d'Ercole in questa non entravano che i sacerdoti,
presso i ginnasi o i luoghi destinati agli e quanto più. essa era semplice, altrettan-
spettalori; que'di Cerere, Marie, Venere to magnifici per lusso architettonico era-
e Vulcano fuori della città;così purequel- no i recinti, i portici e il loro ingresso,
li d'Esculapio affinchè i malati respiras- vicino al quale si collocavano d'ordinario
sero un'aria libera, e dell'infermerie oa- leoni, sfingi, statue colossali e obelischi,
sclepii o farmacie, presso il tempio di quel Ne'templi antichi degli egizi, come de'gre-
nume, riparlai aSpEZULE.AItri templieb- ci, per Io più era collegata la semplicità,
bero contigui ginnasi, pritanei e luoghi di delle forme, colla grandiosità delle mas-
adunanza pe'magistrati, ed anche il teso- se, e l'unità più perfetta colla magnificen-
ro per deporvi i donativi delle greche cit- za di quegli edifici, che ricchi e maestosi
tà; altri templi ebbero adiacente \' Erario erano per la loro forma medesima, gran-
o Tesoro (J Jpubblico. Nel 1 854 in Ro- di senza essere colossali, semplici nella
ma negli scavi fatti nel sotterraneo della parte loro interna, e solo abbelliti talvol-
camera capitolare e della chiesa e Ospe- ta nel recinto esteriore. Nelle medaglie
dale de'benfratelli all' isola Tiberina, si greche e romane si trovano spesso le for-
scoprì aver. esistito \efavissae del tempio me varie de'templi antichi, e anco di al-
di Giove Licaonio, se pure non sono del cuni de'quali la storia non offre notizie,
contiguo tempio d'Esculapio. Erano le Per l'architeltura de'temphantichi di di-
fa visse a somiglianza di pozzi profonda- verse nazioni, si ponno vedere i seguenti
inente scavali, ue'quali si riponevano i/ o- autori. Vitruvio, Dell' architettura con
li ( / Jo cose votive e gli altri doni olfer- il suo commento e figure in volgar //Vi-
ti al tempio, quando questi cominciava- gua rapportato per M. Giambat Capo-
no ad ingombrarlo soverchiamente. Ap- rati. Perugia 1 53G. Vitruvio, Archi (et tu-
punto tali oggetti votivi sono quelli tro- ra latina e italiana, tradotta da Galia-
vati in Roma in gran numero, cioè gain- ni, Napoli 1 758. Rergeo, De privatprum
be, mani, piedi, profili del volto ec. , il publicorumque aedificiorum Urbis Ro-
tutto in terracotta, tranne uno scolpito mae eversorum, Fiorentine i58q. A. Pai-
inavorio. Anche di versi Santuaricrislia* ladio, I quattro libri di architetturale-
ni h auno il tesoro, come la s. Casa di Lo* nezia 1 58 1 . Tetitr.olf, Cenni sulV archi'
vol. lxxiii. 19
2 go T E M
tettura egiziana, Roma 1 838. Francesco
Taccani, Esame sitila storia dell' ar-
cliilettitra, Milano 1 844- Del medesimo,
Storia dell' arcliiletlurti in Furopa, co-
minciando dalla sua origine fino al se-
colo XVII, rettificata in corrisponden-
za alla storia della ch'i Ita de' popoli ed
alla naturale progressione delle idee,
Milano 1 855. Ne rende ragione il cav.
Ignazio Cantù a p. 44 ' della Cronaca.
Luigi Canina, Architettura antica e-
giziana, greca e romana, Roma i83c)-
i 8^4» ficca di tavole egregiamente in-
cise in rame. Ora dovendo accennare in
generale altre nozioni sulla forma e le
parti de'templi antichi, preferisco di se-
guire il dotto Nibby, Roma nell'anno
1 838, par. i." e 2. a antica, tanto più che
poi principalmente con lui e per ordine
alfabetico descriverò in breve i numero-
si e più rinomati templi di Roma paga-
na, i cui avanzi o indizi sicuri sono spar-
si nelle varie sue parti, o^esi può con cer-
tezza determinare il sito. Di altri templi
parlai negli articoli delle chiese, odi que-
gli altri edilìzi che furono eretti sopra o
presso le loro rovine. Di alcuni templi il
Nibby ci die pure la pianta e il prospetto
con incisioni; altrettanto fecero gli altri
descrittori de'medesimi, come il marche-
se Meleti iorri nella Guida metodica di
Romaj dalle quali tavole si prende un'i-
dea della loro imponente maestà e ma-
gnificenza. La copia di tali edilizi dimo-
stra la religione,la superstizione e la splen-
dida magnificenza de'romani. Anche nel-
l'opera classica del Piranesi sono illustra-
ti con disegni diversi templi antichi diRo-
ma compreso il Pantheon. I luoghi con-
sagrati al culto degli Dei erano vari per
istituzione, per uso e per forma, quindi
con diversi nomi indicavansi. I moderni
sogliono chiamare templi tutti gli avanzi
di edilìzi che credono essere stati destina-
ti al culto; gli antichi però li distingueva-
no e classificavano co'ricordati vocaboli in
Accie s, Tempi uni, Delubrum, Teseti, Ae-
tlicula, Sacellum e Lueus, Col nome di
T E M
Aetles intendevano un edilìzio sagro, che
avea parti determinate. Templum poi, da
cuiderivòa noi quello di tempio, non era
sempre un edilìzio, ma bensì un luogo
inaugurato, sia che fosse uno spazio aper-
to, sia che fosse recinto o coperto; non era
però di necessità al sagro culto, poiché le
curie Ostilia, Giulia e di Pompeo, e per-
sino i Rostri (tribune o pulpiti che esiste-
vano nel Foro romano, da' quali arrin-
gavano gli oratoli al popolo, chiamati Ro-
stra dopo che furono adornati co' rostri
di bronzo 0 punte delle navi, con cui gli
antichi colpivano ne' combattimenti i va-
scelli nemici per danneggiarli e farli co-
lare a fondo, cioè con que'rostri che i ro-
mani tolsero alle navi degli anziati.de'qua-
li riparlai a Porti) erano Tempia, men-
tre non eranodeslinati al culto, bensì con-
siderati luoghi sagri , come pure dice il
commend. Canina netta Descrizione del
Foro romano.Ma questo non esclude,che
sovente anche gli edilizi e i luoghi desti-
nati al culto non fossero de' Tempia, cioè
de luoghi inaugurati. Quindi non tutte le
Aedes erano Tempia, mentre le Aedes
erano sempre consagrate al culto, né tut-
ti i Tempia erano templi a nostro modo
d'intendere.ossia luoghi consagrati al cul-
to, sebbene fossero sempre inaugurati. Per
Fammi, voce che die origine alle città e
villaggi moderni d'Italia che si appella-
no Fano (con aggiunta pure d'altro vo-
cabolo, e ve ne sono esempi anche in A-
sia e altrove), inlendevasi uno spazio di
terra consagrato e circoscritto con ce-
remonie sagre del pontefice pagano, e
dichiarato solennemente come destinato
ad essere un tempio, loeus tempio effatus.
E come l'etimologia di Fanum procede
dal verbo fari, pronunziare, cosi da quel-
lo derivò la parola profanimi, che desi-
gnava un luogo fuori del consagrato, prò
fono. Sulla voce Delubrum i grammati-
ci non vanno d'accordo, e pare che deli-
basi intendere particolarmente un tempio
con recinto sagro attorno e consagrato a
più numi. Per T'esca intende vasi un luo-
T È M T E M 291
go consagrato a'numi in contraila solili- vasi al ripiano del tempio. Da questi prò
gae deserta. Aedicula diminutivo di Ae- gressi che successivamente si fecero, deri-
de* indica va tra tempietto isolato o un la- vò che presso i romani i templi venivano
bernacolo,o nicchia entro un tempio mag- costituiti da 3 parti necessarie, il gradus,
giore. Saeellwn diminutivo di Sacrum, il porticus, la cella. Quanto all'ara, imo-
corrisponde talvolta a cappella, valea di- munenti mostrano ch'era sempre a' pie
re una piccola cella senza portico, conte- de'gradini del tempio e allo scoperto, di
nente la statua del nume al qualeera con- forma rettangolare o circolare secondo la
sagrata, e alle volte un luogo consagrato volontà di chi erigeva il tempio. Nibby
senza tetto. Lucus finalmente appella vasi corregge l'invalsa erronea opinione adot-
un hosco sagro, la cui etimologia per au- lata nelle rappresentanze teatrali muder-
titesi derivar si suole a non lucendo, co ne, come pure dagli artisti che vollero e-
ine quello che per la densità degli alberi sprimere fatti antichi, i quali posero le are
secolari che lo costituivano non dava a- nel portico o nella cella del tempio, non
dito alla luce di penetrare. Quanto alla calcolando che il fumo che si alzava nel-
origine delle parti che costituivano i tem- la combustione delle vittime avrebbe ob-
pli, in Italia comealtrove si cominciò dal- bligato a fuggire lutti gli astanti. V'era-
l'innalzare altari ne'campi e ne'boschijon- no bensì ne'portici e dentro le celle pie-
de onorare la divinità con sagrifizi, ori- cole are per bruciar incensi 0 per sparge-
ginede'.F7/m/.de'/w/(7 e de' 1 \-sai: poscia re libazioni, o semplicemente di volo. L'a
agli altari si volle aggiungere un'immagi- ra grande a pie de'gradini sorgeva tal vol-
ile del nume che s'intendeva onorare, il ta anch'essa sopra uu alto ripiano, al qua -
quale da principio fu una rozzissima rap- le ascendevasi pure per gradini, ma non
presentazione, accompagnata da simboli giungeva mai al piano della cella. Quan-
più o meno strani secondo la natura dei to alla forma i lemplisuperstiti e la pian-
luoghi. o i progressi che si erano fatti nel- ta capitolina lamio conoscere che molto
l'incivilimento. Questo simulacro rima- meno comune è la curvilinea della ret-
neva troppo esposto all'intemperie del- tangolare; infatti fra' templi antichi au-
l'aria e alle profanazioni, perciò si volle cora esistenti in R.oma,quelliappartenen-
coprirlo e chiuderlo in una cameretta, o- ti aliai. 'categoria riduconsi a 5, cioè di
rigine delle aediculae e delle celiar. Quei Ercole Custode, il Pantheon, di Venere
che accorrevano a sagrificare , anch'essi ue'giardini di Sallustio, di Vesta al Foro,
volleroavere un ricovero nell'intemperie, e di Vesta sul Tevere. Ne'tempi più an-
e questo die origine a'portici che in pria* tichi sì in Roma che nelle città circonvi-
cipio furono eretti solo dinanzi a'templi, cine era rito di rivolgere la frontede'tem-
poscia furono protraiti dintorno, e final- pli verso mezzodì, come il principale in
inenteperdare maggior spazio furono du- Roma di Giove Capitolino, di Giove La-
plicati e triplicati, costituendo così lama- ziale sul monte Albano (di cui riparlai nel
gmlìcenza principale dell' edilizio; e per voi. LI, p. 227), di Giunonea Gabio, del-
dare a questo maggior imponenza l'innal- la Fortuna a Palestrina, di Ercole a Ti-
zarono sopra il livello dell'area, onde co- voli, di Diana all'Aricela, di Giuuone a
sì gli astanti potessero veder da lontano Lanuvio (di cui a Lazio) ec, e lo dimo-
il simulacro uell'atFollaaicnlo che accade- strano gli avanzi. Quest'uso si andò mo-
va durante le sagre cerenionie; e questa dificando, almeno lino dal VI secolo diRo-
fu l'origine de'gradini, i «piali presso i io- ma, come dimostrano i 3 templi erelli nel
inaui furono sempre di numero dispaio, Foro Olitono, e queto della Fortuna Vi-
perchè dovendosi [>er rito salire col pie- rile presso il Te vere. Sul finir della repub-
de destro il i.°, collo stesso piede ascende- blica Vilruvio dichiarò, òhe quando non
aga TEM T E M
frappoueyasi ostacolo locale i templi do- Danzi e di dietro, formando cosi due fac-
veano essere in tal guisa collocati che la ciate,veuivano detti <7////i////;/v>s/) •//. e tale
statua posta nella cella l'osse rivolta ad oc- era il tempio di Venere e Roma: quelli
àdenlejadvespertinamcoeliregionemj che aveano il portico ancora ne'lati, di-
in modo che coloro che andavano a fare cevansi peripteH,àa\ greco ala, com'era
i sagrifizi guardassero verso oriente , e quello di Cerere e Prosei pina: che se le
contemporaneamente verso il simulacro, colonne ne'lati non erano isolate, ma iu-
Questo medesimo scrittore soggiungerle Destate ne'muri della cella, come in qnel-
allorquando un ostacolo si frapponeva, i lo della Fortuna Virile si osserva, chia-
templi doveano collocarsi in guisache pò- mavamipseudo-perìpteri, fidisi peritteri:
tesse di là scoprirsi la maggior parte del- allorché aveano una doppia fila di colon-
la città; che se stavano lungo i fiumi, ver- ne intorno, dicevansi dipteri, e se ne a-
so questi doveano rivolgersi. Il notato cir- veano c\i\e di fronte e una ne'lati erano
ca l'origine delle parti costituenti i lem- pseudo-dipteri, come quello di Venere e
pli, e l'uso al quale erano destinate, di- Pioma sulla via Sagra. Oltre il simula-
mostra che le parti esterne, come quelle ero del nume, la cella sovente conteneva
che servivano al popolo assistente, erano altre statue e [littore, e perciò si vedono
molto ampie, mentre l'interno della cel- negli avanzi superstiti nicchie in alcunedi
la destinato solo a contener la statua e esse, come in quelle del tempio di Vene*
allrioggettisagri,eramoltoiistrelto:sem* reeRomapiù volle citato, lu alcune del*
pie però intendendo de'templi costrutti le celle il simulacro ergevasi in mezzo; più
originalmente per tal uso, non di quegli ordinariamente innalzavasi in fondo, do-
edifizi che talvolta riducevansi a templi, ve non di rado formavasi una specie di
ovvero di que' templi ne' quali il senato tahernacolo,come nel tempio diGioweTo-
dovea adunarsi, come in quello della Con* nante. Alcune celle aveano in fondo un
cordia, poiché allora le celle erano più am- luogo appartato ove il simulacro chiude*
pie. I gradini alle volle non esistevano che vasi; questo era il socrariwn o penetra-
nella houle, e questo più ordinariamen- le, del quale vi è un esempio nel tempio
te; alle volte giravano intorno al peristi- di Venere Sallustiana. Nel tempio di Ve-
Jio, come nel tempio di Venere e Roma, sta poi appellavasi penus il recesso, nel
1 portici poi erano una parte cosi integra- quale custodi vasi il famoso Palladio.
le e indispensabile, che davano il nome De' tempii di Roma pagana.
architettonico a' templi medesimi, come Tempii dell' J linone, di Bacco e del
dimostra Vitruvio, dal quale si trae, che DioRedieolo. Sono nella via Appia (del-
il più semplice era quello formato dal prò- la quale riparlai a Strada), fuori della
lungamento de'muri laterali della cella e Porta, s. Sebastiano già Capena, i due
da due o quattro colonne fi a questi, e sic- primi a sinistra, l'altro a destra, tutti non
come que' muri prolungati offrivano di lungi due miglia dalla porla. Quello di
fronte l'aspetto di pilastri, the i romani Aimone sagro a Cihele, come notai nel
chiamavano antae, perciò tali templi di- voi. LIV, p.164 e altrove, già nel leni*
cevansi da loro, in antis. Di tal catego- men'o de'Calfarelli, e perciò dello della
ria non rimangono avanzi in Roma, e Vi* Cacarella, oggi Toi Ionia, rivolto al ri-
truvioricordòi 3 sagri alla Fortuna pres- vo Aimone che quasi gli lamhiva i gra-
so porla Collina. 1 templi che aveano il clini. I moderili lo chiamano del Dio Re-
portico solo nella fronte, come quello di dicolo, che Nibhy con ragioni rigetta. Si
Antonino e Faustina ancora superstite, conserva interamente la cella iuteriore
appella varisi ^)7-o.<;7r7/, dal greco colonna, costrutta tutta d' opera laterizia la più
sostegno: quelli che aveano il portico di- perfetta, con mattoni rossi e gialli, e con
TE M
ornati della slessa materia. Viene attri-
buito all'epoca di Nerone. Il tempio di
Bacco fu denominato comunemente del-
le Camene, ed anche dell' Onore e della
Virtìi, con errore dimostrato da Nibby,
poiché essi aderenti alla porta Capena ,
quello di Bacco è 3 miglia distante, e sino
dal io i i divenne chiesa di s. Urbano che
descrive Marangoni o p. 26?., checonNar-
dini chiama tempio ili Bacco Silvigero
e ne illusila le iscrizioni, essendo la fac-
ciala nobilitata da4 grosse colonne di mar-
mo. 11 tempio fu eretto nel secolo III ili
nostra era, insieme all'ara rotonda ch'è
nel portico: formasi d'una cella d'opera
laterizia con simili frontone e ornati,ed'un
portico tetraslilo formato da dette colon-
ne, che Nibby giudica d'altro edifizio. La
volta conserva vestigie degli stucchi anti-
chi che l'orna vaoo,di visi in compartimen-
ti ottangolari e quadrati. Nel mezzo so-
nogli avanzi d'un bassorilievo con due li-
gure.Si vuole che un Papà vi orasse e bat-
tezzasse ne'lempi della persecuzione, for-
se quando fatto nido di ladroni era stato
abbandonato. Perciò s. Pasquale I lo con-
vertì in chiesa sotto l'invocazione di s. Ur-
bano I, che si crede da alcuni fosse il Pa-
pa che vi si ritirò. Poi Urbano Vili re-
staurò l'intero edilizio. Nel 1001 viavea
falli altri ristami l'abbate Pioderico Boni-
zocon pitturedi qualche pregio e forse ese-
guile da lui: esse esprimono storie evan-
geliche, la vita di s. Cecilia battezzata da
s. Libano I, i corpi de'quali ritrovò s. Pa-
squale I nel cimiteno di Pretestalo e di
Calisto; altre rappresentano le gesta del
sanlo titolare. Quanto al sito del campo
e I ino del genio del Ritorno, designato
col nome di Rediculus, Rediculi Fa/ium,
così appellalo perchè essendosi Annibale
accostato a Roma era tornato indietro da
quel luogo atterrito da apparizioni. Fu
dunque ìmì fino, cioè un locus tempio ef-
fatus, e non un tempio propi lamenta, ed
il nume fu detto Rediculus a redeundo,
e non Ridiculus a ridendo. Il fammi di
questo genio fu a destra e al 2.° miglio del
T E M a93
la via Appiaentrola vigna Amendola, nel
sito perciò chiamato Campus Rediculi.
Tempio d intonino e Faustina, oegi
chiesa di s. Lorenzo in Miranda degli Sper
%iali{ì .).
Tempio e Colonna di Marco Antoni-
no.t,a Colonna la descrissi ne' voi. XIV,
p. 3i5, 3i6,3i7,L,p. 288,LII,p.28i.
Il tempio fu edificato presso tale colonna,
sebbene si dà comunemente il nome di
tempio d'Antonino alla Dogana (/ .) di
terra a Piazza di Pietra (V.). Quantun-
que non rimangano vestigia apparenti del
tempio, si conosce che esisteva almeno fi-
no al V secolo, probabilmente nel sitoog-
gi occupato dal Palazzo Cliigi (F.). Il
tempio e la colonna dopo la morte del-
l'imperatore Marco Antonino furono e-
relti a lui e alla moglie Faustina per de-
creto del senato. Equi con Nibby mi cor-
reggo per aver seguito i molti che attri-
buiscono l'erezione a detto Marco e in o-
noie del padre Antonino Pio, opinione
erronea sanzionata dalle lapide posta da
Sisto V sul piedistallo della colonna da
lui rinnovato.
Tempio aV Apollo Palatino. Sul ripia-
no del Monte Palatino (t'.), oltre la ca-
sa Augusto edificò su questo monte ov'e-
ra nato, il tempio magnifico d'Apollo e
quello di Vesta, perchè a quel nume at-
tribuì la vittoria d'Azio, che lo rese pa-
drone dell'impero, e percorrere la fama
che la sua madre Azia fosse restata incin-
ta da quel Dio sotto le forine di Drago-
ue(in seguito, parlandodel Tempiod'E-
sculapio, dirò de'dragoni e serpenti sa-
gri, venerati pure da'romaoi). Vi aggiun-
se, oltre l.i piantata di alberi, i portici e
la biblioteca greca e latina, con l'opere
de'poeti che aveauo riscosso il plauso uni-
versale, e ne parlai a Biblioteche ni R.o-
sn: in essa divenuto vecchio vi tenne so-
vente il senato, e passò in rassegna le de-
curie de'giudici. Con solenni feste fece la
dedicazione del tempio e della bibliote-
ca. 11 portico avea sollilli dorati e tutto
formata di J2 colonuc di giallo aulico,
2[ì\ TEM TEM
e negli intercolunni ciano le statue delle sta ila fiera pestilenza, fu fatto voto d'er»
5oDanaidi, olire quella del padre. Corri • gere un tempio ad Apollo, che riguarda-
spondenti alle Danaidi nell'area aperta, vasi causa e rimedio delle malattie conta-
ai Irettante statue equestri di bronzo rap* giose, e venne edificato fuori la Porta
presentavano i figli d'Egisto. In mezzo al* Carmentale, ove nell'adiacenze fu poi
l'arca di marmo la statua d'Apollo era fabbricato il Teatro(Pr.)ài Marcello. Nel-
« (lìgia la suonandola lira; e intorno all'ai- l'incursione gallica dell'anno diRoma366
tare a pie de' gradini del tempio erano fu arso, indi riedificato e dedicato di nuo-
4 buoi di bronzo opera di Mirone. In mez- vo nel 4o3.Non sapendo più i romani co-
vo del posteriore lato dell'estesissima a- me liberare il suolo italico da'carlagine-
reasorgeva il tempio lutto di marmo, sul- si, decretarono giuochi solenni ad Apol-
la cui sommità del frontespizio vedevasi lo e Latona, e sacrifizi a que'numi, e co-
il cocchio del Sole in bronzo dorato: nel sì ebbero origine i giuochi Apollinare In
timpano poi erano le sculture de'figli di questo tempio,come posto fuori delle mu-
Anterno. La porta era ornata di ba«so- ra di Roma, il senato talvolta vi die u-
i -i lievi d'avorio, rappresentanti i galli fui- dienza alegati delle potenze nemiche; co-
llimati da Apollo nelP impresa sacrilega me pure vi si adunò per darla a'eapitani
contro Delfo, e la morte delle Niobi fui- vittoriosi, oa'loro legati che domanda va-
ininate dal nume stesso e da Diana. La no l'onore del trionfo. Annessa al tempio
cella conteneva la statua del Dio toccan- eravi una vasca d'acqua perenne, ed ines-
te la lira, scolpita da Scopa, fra quelle di so si ammiravano la statua d'Apollo di Fi-
Latona e Diana: sotto la base della I.3 fu- lisco di Rodi, quelle di Latona, di Diana
rono riposti i libri sibillini, de'quali ra- e delle q Muse, di jVpoUo nudo, e altra
gionai a Sibille. Nella cella eravi pure un sua colla lira lavoro di Temarchide. E'
candelabro a forma d'albero, dal quale probabile che solfrì nell'incendio dell'an-
pendevano lucerne a guisa di poma, da no 80 di nostra era, nondimeno esisteva
Alessandro il Grande lolto a Tebe e do- nel secolo IV.
nato al tempio d'Apollo in Cuma o Cy- Tempio d'Augusto. Morto quest'i mpe-
ine d'Asia. In essa era inoltre una cuslo- latore nell'anno 1 4 di nostra era, il sena-
dia contenente gemme, dedicata da Mar- to gli decretò pure un tempio sulla falda
cello nipote d'Augusto. Oltre a ciò era n- del Monte Palatino dalla parte che do-
vi tripodi d'oro, fatti col denaro trailo mina il Foro romano, che la sua vedova
dalle statue d'argento erette ad Augusto Livia edificò con Tiberio che gli successe,
t: ch'egli fuse. Nella biblioteca altra sta- il (piale sebbene lo lasciasse imperfetto, vi
tua di Apollo di lavoro etrusco avea 5o collocò una pittura di Nicia esprimente
piedi d'altezza, non sapendosi se più ani- Giacinlo, della quale Augusto mollo si di-
mirarsi la perfezione del bronzo o la bel- Iettava, e che avea portalo seco da Ales-
lezza della figura. II tempioe le fabbriche sandria. Fu poi nell'anno Zj dedicato da
annesse rimasero incendiate nel 363, ed Caligola, con sontuose feste e bella mecia-
a slento poterono salvarsi i libri sibillini, glia col prospetto del tempio. Claudio nel-
ela religione cristiana che andava fioreti- l'anno 4 1 decrei a rido onori divini a Livia
do si oppose alla riprisliuazione del lem- sua ava, anco ad essa dedicò il tempio e
pio, di cui appena rimangono tracce, mas- le erse una statua, ordinando alle vesta-
sime nella villa Mills. Quanto al tempio li che le facessero sacrifizi. Nell'anno 6?
di Vesta, sorgeva in quella pai te di del- andò a fuoco nell'incendio di Nerone,
la villa verso il Circo Massimo. quando Roma fatalmente arse per g gior-
Tempio tì\ (pollo presso il teatro di ni, e perì una radice di cinnamomo di pe-
Marcello, Nel 323 di Roma, afflitta que- so straordinario. Immediatamente fu rie-
TE M
clipeato, e di nuovo neh 5g da Antonino
Pio, ed in luogo di 6 nelle medaglie si
vedono 8 colonne. Sebbene in origine fos-
se dedicalo soltanto ad Augusto, dipoi pa-
re ebe fosse comune a tutti i Cesari divi-
nizzatile perciò chiamalo Aedes Coèsa-
rum.
Tempio di Bacco sul Palatino. Fu e-
tb ficaio sid colle sotto Augusto , presso
quello di Cibele, eia biblioteca d'Augu-
sto, ove poi si (ormarono gli orti de' Far-
nesi (P.).
Tempio di Bellona. Nell'area dell'O-
Hate di Tor de'Specchi, A ppio Claudio il
C/ecO,auloi*e della celebre via Appia, vin-
citore degli etrusci e de'sanniti, nella guer-
ra contui di essi, fece voto d'erigerlo nel-
l'anno di Roma 457, l'effettuò e ogni an-
no se ne celebrava la dedica. L'ornò con
clipei o scudi di bronzo portanti l'imma-
gini de'suoi antenati e i titoli e gli onori
ottenuti da loro. La cella fu ampia, onde
il senato vi teneva adunanza, sia per af-
fili interni, e più. ordinariamente aller-
tile si trattava di ebebiarare la guerra ai
nemici, dare udienza a'Ioro ambasciato-
li, e per decretare il trionfo domandato
d.i'capitani romani. In questo tempio si
lanciava l'asta verso quella parte ove sta-
va il paese cui diebiaravasi guerra; e Mar-
co Antonino nel partire coutro gli scili ne
rinnovò la ceremonia, dopo la qua! epo-
ca non più si ricorda. L'intimazione die
della guerra facevano gli araldi feciali, la
liportai nel voi. LV1I1, p. 186.
Tempio delle Camene. Unode'più an-
licbi di Roma, fuori le sue mura e pros-
simo alla porla Capena, come rilevai par-
landone nel voi. LIV, p. 164, nella valle
Egeria oggi Calfarella, situato in un bo-
sco sagro o lucus, dentro il quale vene-
lavasi l'antro dello di Egei ia e una fonte
chiamata delle Camene. Quell'antro sta-
va in una valle detta Egeria e delle Ca-
mene, e vi si discendeva uscendo da por-
la Capena per una via, e l'autro slava
presso la via Appia, cioè nella valle clic
si dilunga da occidente a oriente tra la
T E M 29 5
falda meridionale del monte Celio, e quel-
la settentrionale volgarmente creduta il
Celk>lo,sulqualeéla PortaLatina,ov'era
l'antro e la (onte. Del tempio rimango-
no poche memorie negli scrittori, e seb-
bene concordi Dell'attribuire a Numa la
consagrazione del luco alle Cameneo Mu-
se, nondimeno non si hanno notizie del
tempio prima del 55o di Roma, allorché
il poeta Lucio Accio o Azzio eresse a se
stesso nel tempio delle Camene una sta-
tua gigantesca bencbè fosse di bassi sta-
tura: altri dicono ebe l'erse al poeta Mi.
Fulvio Nobiliore. Il bosco sagro fu pure
consagrato da Ninna nel luogo de'suoi
congressi con Egeria e colle Muse, dov'era
caduto dal cielo l'ancile o scudo. Oggi uè
del luco, né del tempio rimangono trac-
ce, essendo erroneo il riconoscere per tem-
pio delle Camene il suddetto convertito
in chiesa di s. Urbano. Notai a Riccia che
alcuni posero la spelonca e la finte d'E-
geria aricina, aulica ninfa del Lazio, mo-
glie e consigliera nel governo di Roma al
re Numa, nel bosco sagro a Diana nella
valle Aricina, e che Io storico Lucidi con-
cordando le diverse opinioni, disse con-
venire ad ambo i luogbi quanto si scris-
se sull'immaginaria Egeria. Laonde sem-
bra, al dire di Nibby, die la spelonca. e
fonte di Roma fosse un'imi tazione di quel-
le d' Alicia, ovvero ebe abusivamente fu
ilato il nome d'Egeria al fonte consagra-
lo da Numa nel bosco delle Camene, do-
ve le vestali ogni giorno andavano ad at-
tinger l'acqua per astergerei! tempio di
Vesta. Della spelonca e della fonte non
listano vestigia, forse per lo sfaldamento
del Celio die l'avrà ricoperte. A'moder-
ni (ino al secolo XVI piacque ravvisare
la >pelonca d'Egeria nell'antro pittoresco
e uou naturale, esistente nella valle Caf-
fo ella, 1 buone miglia da porta Capena.
il quale è un ninfèo di qualche villa pri-
vaia eretto ci rea i tempi di Vespasiano, or-
nato di statue e rivestilo di (ini marmi,
e delle statue rimane ancora in fondo
quella del l'unte lucale,di cui l'acqua con-
ag6 T E IVI
dottata sgorga per 3 bocche restaurate nel
1 828 per le cure di Fea, che con opusco-
lo smenfi vittoriosamente la pomposa de-
nominazione datale di Grotta d'JEgeria.
Dell'acqua ne feci parola ne' voi. XXV, p.
160, L1V, p. i65.
Tempio di Castore e. Polluce. Giacque
nel Toro romano (nel quale ora sono sta-
ti ripiantati gli alberi cle'3 viali, che di-
strusse la demagogia repubblicana del
1848, alhorate die ripetevano l'origine
da Alessandro VII e da nitri Papi, come
notai a Strada), presso il lago o fonte di
Giuturna.di fronte al colle Palatino, e-
retto dal dittatore Aulo Postnmio pel vo-
to l'atto l'anno di R.oma 22 5, per la bat-
taglia del lago Regillo vinta suiTarqui-
ni a mezzo della cavalleria, di cui si ri-
teneva domatore Castore, e nel 270 fu de-
dicato dal figlio; indi cadente per vetu-
stà nel 63 7 fu riedificato da L.Cecilio Me-
tello Calvo colle spoglie tratte da'dalma-
ti da lui vinti, onde ebbe il cognome di
Dalmatico. Era grande e magnifico, con-
teneva statue e donativi, coperto da un
so/fitto, e le colonne del portico erano di
massi di pietra locale rivestiti di stucco e
imbiancati. Avendo sofferto molto, nel
668s'infraprese l'intero restauro. Nel702
per l' incendio della Curia probabilmen-
te mollo soffrì, ed Augusto die l'incarico
a Tiberiodi nobilmente rifabbricai locol-
le spoglie de'vinti, e fu dedicato nel 730.
Divenuto Tiberio imperatore, cambiò il
tempio in vestibolo del suo palazzo, e po-
nendosi a sedere tra le statue de'fratelli
Castore e Polluce si faceva adorare da
que'che entravano, chiamando que'Dio-
scuri suoi portinai. Morto Caligola tornò
il tempio allo stato primitivo, indi Domi-
ziano lo riedificò più magnifico, e tale ri-
mase fino alla caduta del paganesimo. Non
è vero che le 3 colonne che si vedono nel
Foro romano, presso la chiesa di s. Maria
Liberatrice deW Orlate di s. Francesca
romana, sieno avanzi del tempio di Ca-
store e Polluce; esse appartengono al Co-
mizio, luogo dove seguivano le pubbliche
T E M
radunanze del popolo di viso in comizi cu-
riati, o alla Grecostasi edilìzio annesso al
comizio che serviva di trattenimento a-
gli ambasciatori stranieri, avanti che ve-
nissero introdotti nel senato o quando ne
attendevano le deliberazioni, che preude-
vansi da'senatori adunali nell'adiacente
Curia Ostilia o nel vicino tempio della
Concordia.
Tempio eli Cerere, Proserpina e lac-
co. Fu sotto al lembo del Monte Aven-
tino (l .') presto alle carceri del circo Mas»
simodi Roma. ha. questo e il Tevere, sul-
le cui rovine fu eretta la Chiesa, di s. Ma-
ria in Cosmedìn(ì .). Nel 2.')7 di Roma
il dittatore Aulo Posto mio in angustie per
mancanza di vettovaglie, mentre era per
guerreggiare co'latini, fece voto e depo-
sitò il denaro per erigere un tempio a Ce-
rere, a Libera ed a Libero, nomi corri-
spondenti gli ultimi a Proserpina, e lac-
co o Giacco figlio di Cerere, e fu edifica-
to e dedicato nel 260 da S. Cassio Viscel-
lino console, il quale poi messo a morte
per affettata tirannide, de'suoi beni furo-
no fitte statue di bronzo, per ornamento
de'lempli e particolarmentedi questo, con
iscrizione dichiarante la derivazione. Nel
307 per la sicurezza personale de'magi-
strati, fu stabilito che la famiglia di quel-
li, che avessero loro recata ingiuria, sa-
rebbe stata venduta presso questo tem-
pio, dove già tenevano tribunale e udien-
za gli edili della plebe, a'quali per decre-
to de'consoli venne affidata la custodia dei
senatusconsultijcheper l'innanzi andava-
no soggetti ad alterazione e soppressione.
Nel 579 nel tempio fu celebrata una sup-
plicazione solenne per placar gli Dei,aca-
gione del fiero terremoto di Sabina. Poi
venne ornato con opere di plastica e di
pittura da Damofilo e Gorgaso, le statue
de'quali di terra colta erano sui timpa-
ni: questi furono i primi lavori greci fat-
ti in Roma ne'templi, mentre per l'innan-
zi erano tutti etrusci. Rifatto da Augu-
sto, enei 770 dedicato da Tiberio, ledet-
te statue furono disperse, e le opere di
T E M T E M 297
plastica e pittura si segarono e poste in vantaggiosa, con cinta ili portico sontuo-
quadri. Dagli avanzi del tempio apparisce so e detto Porticus Claudia. Comincia-
ch'era ottastilo-perittero-acroslilo con ai'- lo da Agrippina moglie di Claudio, qua*
eh tiravi di legno, restando 9 colonne di si lo distrusse Nerone nel protrarre al Ce-
marmo bianco visibili sebbene incastrate liolaCasa Aurea o palazzo imperiale. Re-
ne'mari ; gli avanzi de' la cella sono gran- stringendosi questo nel Palati no da Vespa*
di massi quadrilateri di travertino e tu- siano, egli magnificamente riedificò il tem«
fa già rivestiti di marmo. pio, di cui non rimangono vestigia sopra
Tempio di Cibele. Nella falda del col- terra. L'area contiene latomie vastissime
le Palatino dominante il clivo della via di tufà,clie fornirono in origine i mate-
Sagra, e celebre, il cui simulacro da Pes- l'iali alle fabbriche più antiche di Roma,
situili te giunse nel 548 di Roma, e lem- ed oggi presentano belle scene. Le gran-
poraneamente fu deposto in quello della diose sostruzioni impropriamente sono
Vittoria, per attendere l'edificazione del chiamate Linfeo di Nerone, perchè le sue
suo tempio subito incominciata, che riu- arenazioni per condurre l'acqua Claudia
sci il più nobile de'preesisten ti. L'edifica- sul Celio terminano in questo punto. Quel
rono i censori iM. Livio Salutatore, e C. nome conviene alle altre soslruzioni, che
Claudio Nerone, la cui figlia C.Claudia re- erroneamente molti denominano Curia
calasi a Ostia tirò col suo cingolo la nave Ostilia che fu nel Foro romano. Vespasia*
che conduceva la Dea ch'era restìa a ri- no,colmato lo stagno inferiore, ornò verso
montare il Tevere, e così purgossi dalle la via Trionfatela faccia della sostruzione
sinistre voci che correvano su di lei. Co- laterizia con magnifica opera arcuata a 3
Slruito'il tempio, M. («ionio Bruto lo de- piani, di cui sono belli avanzi sotto il ri-
dico 1 3 anni dopo, co'primi giuochi sce- tiro de passionisi, tranne il superiore di-
tlicio rappresentazioni di Teatro chiama- strutto. Tale luogo vuoisi stato vi varino
ti Megalesiaci, i quali poi si celebrarono serraglio di belve e formato da Domizia-
nell'anniversario col trasporto del simu- no pel vicino anfiteatro Flavio, di cui ri-
lacro in Roma, tenuto in gran venerazio- parlai a Teatro.
ne per l'acrolito o pietra nera caduta dal Tempio della Concordia. Nella falda
cielo di forma conica, che la Dea teneva del Monti' Capitolino ( } J.surseov'è l'o-
nella bocca. Questa pietra a'27 marzo si dierna cordonata adiacente al Carcere
distaccava dalla statua e porla vasi sopra Tulliano, e vi resta un masso imponen-
un carro aperto a lavare insieme cogli u- te ilei celebre edilìzio, eretto con sanzio-
tensili del culto della Dea, da 'propri sa- ne del senato per voto di Furio Camillo,
eerdoli chiamali Galli, uscendo per por- per la concordia fra'pa trizi e i plebei, che
la Capena al confluente dell'Aimone nel si ottenne coll'accordarea'pIebei,cheuu
Tevere. In seguito il tempio fu riedifica- ile' consoli fosse scelto dall'ordine loro,
to da L. Cecilio Metello il Dalmatico e Forse nel 669 di Roma soffrì neil'incen-
da Angusto; disti utto dall'incendio di Ne- dio del Campidoglio, ma sembra che Ca-
tone, lo tosto ricostruito di forma rolon- lido edificatore del Tabulano, risai -cis.se il
da e sormontato da cupola dipinta con tempio ove s'adunò nel 690 il senato per
i tagini di Coi ibanti, e rimase fino al- la congiura di Caldina, poiché la cella era
l'estinzione del paganesimo. di considerabile estensione e alta a tener*
Tempio di CI, indio. Venne eretto sul vi tali adunanze. Tiberio volle riedificar*
Monti- Celio (/ .) 1 impello al 'Pala tino, lo di marmo bianco con nobilissimo pa*
ove ora è il giardino de Passionisti, e la vimento, per imporgli i! suo nomee quel-
uno de'più magnifici di Roma per vasti- Io del morto fratello Druso, e lo dedicò
tà e de'più imponenti per la situazione nel 727. ludi fu restaurato da altri im-
a98 T E M TEM
peratori, forse Antonino e Severo, ed an- sa. 11 eh. archeologo sostiene, che 3 furò*
che da Costantino 1, ma sembra all'alto no iti Roma i templi dedicati allaConcor-
non vero. Inqneslo tempio si ammiralo* dia: ili.°e ben piccolo fabbricato nel Ò3X
no monumenti insigni dell'arte di pillu- sull'Arce da L. Manlio per volo, dopo aver
rae scultura; la statua sedente della Con- spento una sollevazione militare, quan-
cordia avea la cornucopia nella sinistra e do era pretore in GaHia,-ed ove si segnò
la patera nella destra. il 5 febbraio qual d'i festivo per esservi
Tempio della Concordia di Livia. Au- slato appellato Augusto Pater Pallide:
gusto eresse il Portico di Livia col dena- il i." meno significanlefursedel i .°, fu co*
io ricevuto in eredità da Vedio Pollione, struiloda L. Opimio console nel 633, per
famoso pel sfrenato bisso, colla condizio- a ver dato termine alla sedizione de'Grac-
nedi erigere una bell'opera al popolo io- chi, e prossimo all'arco di Fabiano: il 3.
mano, e gli die il nome di Livia sua mo- più cognito e più celebre, e il solo che a-
glie nel 765 di Roma, costruendolo sul- vesse il nome di Concordia, fu il sudde-
la casa di Vedio, che sorgeva fra l'odier- scritto di F. Camillo. Perciò esclude af-
na casa e giardino de'inaronili, e le vie fatto l'erezione ed esistenza del tempio,
delColosseo e dellaPolveriera,e riuscì una che si volle denominare della Concordai
delle fabbriche principali di lioma. Augu- di Livia.
sto ciò fece, per dare un potente ammae- Tempio di Diana Aventìnense.Ya di-
stiameuto deprimente 1' eccessivo lusso, rimpettoalla Chièsa di s. Sabina sul ver-
ch'egli prevedeva pernicioso alla stabilità lice più alto del Monte Aventìno(P .), co-
deli' impero, e nocivo alla società. Den- nume a tutti i popoli del Lazio (come lo
troal portico poi vuoisi cbeLivia edifieas- era quellodi Diana in Efeso alle città dei-
se e dedicasse il magnifico tempio, il qua- la Ionia che a spese comuni lo fabbrica-
le co! portico esisteva ancora nel V secolo Fono), poiché re Servio Tullio ansioso di
di nostraera.Ma di recente il dottoab.Ma- stringere maggiormente i legami fra'la-
tranga, Discorso, la città di La/no, con tini e i romani, l'edificò magnifico l'an-
Appendice, // Portico di' Livia scaper- no di Roma 198, e dedicandolo a' 1 3 ti-
fò nelle vestigia delle antiche mura E- gosto celebrò la festa federale, che poi o-
squiline co1 dipinti ritraenti le avventure gni anno si rinnovò, incidendosi il trat-
di Ulisse (de' quali parlai a Terracini tato in un cippo di bronzo che si pose nel
ch'è l'antica Lamo), eruditamente dichia- tempio. Situato questo in luogo eminen-
ia : che il portico di Livia dedicato nel temente forte, servi più volte di ricove-
-;65 in onore di Caio e Lucio Cesari, è un 10 nelle dissensioni civili, e divenne cele-
errore; rendendo ragione dache nato, co- bie. Per le premure d'Augusto, lo riedi-
me corretto, e che venne confuso col por- fico Lucio Comincio, e vi aggiunse un por-
tico d'Ottavia. Che non fu vastissimo, né lieo di colonne che preseli suo nome.Que-
fabbrica principale di Roma. Che non vi sto vastoe magnifico tempioera pentte-
fu dappresso nègiammai incluso il magni- ro-ottaslilo, con pronao vastissimo, ossia
fico tempio delia Concordia. Che Tiberio spazio compreso tra le colonne, ed alqua-
nel 747 dedicò colla madre Livia il por- le si saliva per 5 gradini. L'area sagra era
lieo edificato da Augusto per uso del pò- fiancheggiata dal portico diCornificio,for-
polo romano e nell'area di Vedio Pollio- mato da doppia fila di colonne, ed alia-
ne, perchè si perdesse la memoria di sua rea ascendevasi per due scale laterali. Se-
casa lussuriosa, essendo egli solo rinoma- concio il più antico costume avea la fran-
to per ingenti ricchezze e per ferina cru- te rivolta verso mezzodì, e rimase in pie-
deità, nutrendo di carne umana le mure- di sino al principio del V secolo dell'era
ne che formavano le delizie di sua meu- nostra.
T E M
Tempio di Diiove. Sul colle Palatino
verso il G 19 di Roma fu eretto, appella-
lo Aedes Dììovis, poiché Diiovis e Die-
spiter furono i nomi co' quali ne' lempi
più antichi i romani chiamarono Giove,
cioè nume del giorno o l'aere immediata'
niente congiunto alla lena.
T'empio cFElìogabalo. L'imperatore
di questo nome del 1 1 - ili nostra era l'e-
dificò magnifico al suo Dio Eliogabalo,sul
monte Palatino presso la parte da lui a-
bitata, forse quella che domina immedia-
tamente la via Sagra dall'arco di Tito a
quello di Costantino, e vi raccolse tutte le
cose più sagre di Roma, come il simula-
cro di Cibele, il fuoco di Vesta, il Palla-
dio, gli Ancili, ec. allineile nel suo nume
tutti gli alleisi riducessero. Il simulacro
di esso era un accolito o pietra nera ro-
tondala nella parte inferiore e accumula-
ta di sopra a guisa di cono. Quanto al Pal-
ladio del Tempio di I està, per preser-
varlo da ogni furto, n'erano stati forma-
li molti altri consimili e fra essi mischia-
to. Eliogabalo di forza e con prepotenza
entrò nel luogo riservato ove gelosamen-
te si custodiva il Palladio, ma avendo pre-
so unode'fittizi l'infranse, e tolta una sta-
tua di Pallade, la pose nel suo tempio. La
Chiesa di s. Sebastiano alla Polveriera,
fu della in Pallaria, per tradizione che
ivi fosse stato il tempio d'Eliogabalo, ove
si conservò per un tempo il supposto ve-
ro Palladio; ma meglio è l'i tenere che tal
denominazione derivasse alla chiesa da
Palatium. Dopo la morte d'Eliogabalo
il tempio fu abbandonato, e le cose sagre
furono restituite a'iuoghi loro. Alcuni cre-
dono che sulle rovine del tempio sia stata
fabbricata la Chiesa dis. Sebastiano al-
la Polveriera.
T mpio d'Ercole Custode. Dalla par-
ie del Circo Flaminio, corrispondente al-
l'odierna vi» Con, ni, dov'erano le Car-
ceri sotto la tutela del nume, nel 565 di
Roma fu posta la statua d'Ercole Magno
Custode, a seconda della risposta de' ti bri
Sibillini consultati da'decem viri, e vi fu e-
T E AI 299
retto il tempio rotondo e perittero, poi
riedificatoda Siila verso il 674. Ne rima-
ne un avanzo nella casa già de'Somaschi
(/'.) e ora de'carmelitani.
Tempio d'Ercole Miiseeete. Nel lato
occidentale e presso il Portico d'Ottavia
(de'portici riparlai a Teatro), ne'dintor-
ni di Piazza Tartarughe, erge vasi l'al-
tro portico quasi eguale in grandezza a
quello,e solo diverso nella disposizione del
peristilio, che conteneva il tempio nel 5r7^.
di Roma fondato da M. Fulvio Nobilio-
re conquistatore deil'Acaroania edell'E-
tolia, e occupatore dell'isola di Cefalonia
donde trasse ?.85 statue di bronzo e 23o
di marmo che mostrò nel suo trionfo. Vi
collocò le statue delle Muse tolte in Am-
bracia e le fatiche d'Ercole lavoro di Li-
sippo.che prese dal tempio d'Ercole pres-
so Alizia nell'Acarnania. In questo tem-
pio Ercole eravi pure rappresentato suo-
nando la lira colle Afuse. Lo riedificò Au-
gusto a insinuazione del pad regno Q. Mar-
cio Filippo, il quale vi aggiunse il porti-
co, che fu detto di Ercole e di Filippo, or-
nato d'insigni pitture di Zeusi, Aulifilo e
Teodoro. Danneggiato nell'incendio gran-
de dell'anno 80 ili nostra era, esisteva an-
cora nel IV secolo della medesima.
Tempio <T Ercole Vincitore. Lucio
Mummio distruttore di Corinto, per vo-
to fatto nel G08 in quella guerra, l'edifi-
cò nel ForoBoarioa pie del Palatino, non
lungi dalla Chiesa dis. Anastasia e pres-
so al sacello della Pudicizia Patrizia, in
forma piccola e rotonda e ornato con pit-
tura del poeta Pacuvio figlio della sorel-
la d' Ennio. Presso di esso passavano i
trionfi, e allora la statua del nume vesti -
vasi coll'abito trionfile, antico simulacro
di cui si fa rimontare l'origine a Evandro,
donde rilevasi l'antichità dell'arte statua-
ria in Italia. Si nota come prodigio, che
nel tempio non entravano né cani, né mo-
sche, e durò l'edifizio almeno sino al IV
secolo dell'era corrente.
Tempio dfEsculapio, dì Fauno e di
Giove. Furouo edificati nell'isola Tibeii-
3oo T E M TE M
na o Licaonio, di cui riparlai a Roma, eiì vaci, i più sagri e misteriosi si riconob-
a PonteFabricioc Ponte Cestio. Quello bero i serpeuti o dragoni alali, famiglia-
d'Esculapio fu dedicato il i.°deI46adiRo* ri all'uomo quanto qualsivoglia docile e
ina, dopo la grave Pestilenza (J .) che mansueto animale. I serpeuti o dragoni
mosse i romani a consultare i libri sibilìi- sagri si adopera vaco anche ne'sagrifizi di
ni, che prescrissero di portare a Roma dal Esculapio e della Salute, ed Esculapio fu
celebre tempio del nume presso Epidau- sposo rappresentato sotto le sembianze di
io uno de dragoni o serpenti sagri ad es- serpente, e dato a lui per simbolo e com-
so , riguardati come simboli viventi di pagnoinseparabilejlaSalute pure non mai
quella divinila, e che essendo scomparso senza il serpente elfigiavasi. Ecco perchè
in quest'isola die origine al tempio, ove vediamo nelle officine degli speziali le fi-
poi fu fabbricala la Chiesa di s. Bario- g u re de'ser penti dipinte oscolpile, ed an-
lpmeo,\ecu\ colonnee altri marmi in par- co de'serpenti veri diseccati. I romani fu-
te probabilmente sono del tempio anti- ronodivolissimi d'Esculapioe della Salu-
co. La protome di Esculapio col serpente te, onde nelle case allevavano molti ser-
attorcigliato allo scettro ancora riconosci- pi che denominavano serpi d'Esculapio,
bile sulla sostruzione di travertino fog- scrivendo Plinio: Anguis Aesculapìus E-
giala come una nave, che reggeva que- pidauro Romam adductus est,vulgoque
sto tempio, ne mostra la posizione. Sul- pascitur, et in domibus: ac nisiincendiìs
la soglia della cella leggevasi una ricelta faentina exurerentur, non esset foecim-
di teriaca contro i morsi degli animali ve- ditatieorumresistereAn Epidauroeran-
lenosi. 11 pretore C. Lucrezio nel 583 l'or- vi serpenti e dragoni sagri, e si nudri va-
no eoa tavole dipinte prese nella Grecia, no pure nel monte Tilaue in Sicionia nel
Essendo Esculapio il dio della Medicina tempio d'Esculapio. Osserva Elia no nel-
(e perciò ne [tarlai in quell'articolo, a Spe- la Storia degli animali, che il serpente
ziale e altrove), si portavano gl'infermi attribuito ad Esculapio non è altro che
in questo tempio onde esservi risanati, e il mansueto serpente Paria o Zana; quin-
di sopra ne ricordai le olferte voti ve.Sicco- di ancora ne'voli che all'altare d'Escu-
me a'tempi di Claudio erasi introdotto il lapio si appendevano, il serpente era tal-
riprovevolee inumano abuso. che in luo- volta effigiato. Il d.r De Matlheis, Dis-
go di far curare i servi alcuni crudeli pa- seriazione siili' 'infermerie degli antichi e
droni gli esponevano in quest'isola, l'ini- loro differenza da' moderni ospedali,o&-
peratore ordinò che i servi esposti se gua- serva che Esculapio fu sempre il nume
l'ivano erano liberi di fatto. Questo tem- principale della medicina, e i suoi templi
pio sussistè lino al V secolo. Quanto ai conosciuti col nome particolare di Asce-
serpenti o dragoni sagri, abbiamo di Gio- lepi furono assai numerosi e famigerati,
vanni Lami la Dissertazione soprai ser- distinguendosi fra' più antichi e insigni
penti sagri, dai è la 2.a del t. 4 de' Saggi que'di Titane nel Peloponneso, di Tricca
diDissert. deli accad. di Cortorea.E'di- nella Tessaglia, di Ti torca nella Focide,
visa in 4 parti, cioè de' serpenti venerali d'Epidauro, di Coo, di Megalopoli nel-
come Dei, degli Dei adorati sotto l'i mina- l'Arcadia, di Cilene in Elide, di Pergamo
giue de'serpenti, de'serpenti dati per coni- in Asia. Tutti questi templi godevano ge-
pagni e simboli alle Deità, de'serpenti a- nerahnente d'una situazione e d'un cir-
doprati ne'sagrifizi e ceremonie sagre, os- condario, quale si conveniva alla divini*
servati nesdi augurii creduti Amuleti o là salutare cui erano dedicali. Deliziose
Talismani (J .) ein qualche altra manie- colline, luoghi ferlili e salubri, boschetti
la onorati. Tra gli animali comuuemeu- egiardini amenissimi, e spesso la vicinan-
te stimati più accolli, più saggi e più vi- za del mare li rendevano tanto più favo-
TEA!
revoli e propizi alla salute. Erano fabbri-
cali quasi sempre fuori elei la città lo luo-
ghi aperti, ora elevali e ora encomiati da
belle pianure: nelle loro vicinanze esiste-
vano quasi sempre delle sagre foreste, le
quali npn solo tenevano lontani e ripara-
vano i venti nocivi, run colle loro bene-
fiche esalazioni contribuivano a purificai'
l'aria: fonti d'acqua purissima o termale
scorrevano a piccola distanza da essi. Nar-
ra Plutarco che per la maggior salubrità
del luogo fu prescelta in Roma l'isola Ti-
berina a contenere il tempio e la casa sa-
gra all' Esculapio venuto da Grecia. Ad
alcuni di questi templi erano annessi gin-
nasi destinati a ristabilirgli ammalati ero*
ilici con esercizi di corpo, bagni, frizioni
e altro. 1 feriti e gl'infermi viaggiavano
verso questi templi, e vi trovavano non di
rado la salute, non tanto pc'rimedi spes-
so vani e superstiziosi, quanto per le uti-
li accidentalità cagionate dalle distrazio-
ni del viaggio, o per la salubrità del luo-
go ov'erano situali i templi, eanco per la
confidenza o esaltamento di fantasia scos-
sa dalle molteplici cei emonie religiose cui
doveano sottoporsi. Il mal esito «Iella cu-
ra ascrive vasi a mancanza di fiducia odi
ubbidienza. Ogni asclepio era considera-
to come un santuario, ninno poteva av-
vicinarsi senza purificazioni e espiazioni,
tutto era sagro ciò che lo circondava. A tv
tonino Pio al tempio d'Epidauro aggiun-
se i bagni, e un luogo destinalo per le don-
negra video partorienti^ un altro pe'mo-
ribondi, affinchè quelle uon partorissero,
e questi non morissero a cielo scoperto,
non polendo ciò accadere dentro lo stes-
so tempio, che ne sarebbe rimasto pollu-
to e profanato. Gli asclepi dunque era-
no pubbliche infermerie, veri ricettacoli
d'infermi d'ogni specie, che vi accorreva-
no anco da lontani paesi per trovarvi cal-
ma e rimedio alle loro infermila. Né già
senza dimora, consultando semplicemen-
te quegli oracoli, ma restandovi almeno
a dormile alcune nulli per riavere in so-
gno cousigli e soccorsi dal nume, che ere*
T E M 3o r
(levano di rendersi propizio con antece-
denti espiazioni, sagiifizi e preghiere; ov-
vero dimorandovi per un hallo ili tem-
po più o meno lungo ad usar vari rime-
di proporzionali alla loro condizione, cal-
la diversa specie delle loro malattie.
Tempio di Fauno e di Giove. Il tem-
pio di Fauno fu nell'isola Tiberina do-
ve il Tevere incontrandola si biforca ,
cioèdietrola chiesa eYOspedale de'Ben-
Jratelli. Costruito nel 558 di Roma da-
gli edili plebei C. DomizioEnobaibo e C.
Scribonio Curione colla multa imposta a
3 pecuari, nel 56o fu dali.° dedicato di-
venuto pletore. Congiunto a quello d'E-
sculapio fu quello di Giove o / ediove o
Lìcaonio, eretto da L. Furio Pui pureo-
ne console nel 557, che ue avea fatto vo-
to, mentre era pletore nella guerra gal-
lica^ fu dedicato nel 50o da C. Servilio
duumviro. Questo e quello di Fauno e-
rano prostili-letrastili, poiché non avea-
no di fronte che il portico ornato di 4 co-
lonne.
Tempio delia-Fèbbre. Era un Fano del
colle Palatino con ara antichissima, la cui
origine JNibby l'attribuisce all'insalubrità
della contrada: ancora esisteva a'tempi di
Tiberio. I romani e altri popoli innalza-
rono altari e templi alla Dea Febbre, co-
me notai nel voi. LV, p. qq. Pare che in
Pioma ne fossero eretti due altri. In questi
templi porlavansi i rimedi prima di dar-
li a' malati, e SÌ lasciavano qualche tem-
po esposti sopra l'altare della Dea, alla
quale si prodigavano i titoli ili divina, dì
.stinta, di grande. I greci però ue fecero
un L)io, perchè nella loro lingua puretos
è mascolino. Si può vedere l'erudita Me-
moria dell' influenza del cielo romano
sulla salute degli uomini, dei prof, di me-
dicina d.r Pier Luigi Valentini, della qua-
le si legge un estratto nel t. i3, p. 241
dell' Effemeridi letterarie di Roma ; e
quanto scrissi sull'aria di Roma nel voi.
L\ III, p. 11 1.
Tempio della Fede. Venne edificato
in epoca remota sul Palatino da Roma fi-
3o2 T E M T E M
glia d'Ascanio, e si conservava a'tempi di dusse l'acqua Alsieatina.LefostedellaDe;i
Tiberio, chiamandolo Vittore Massimo si celebravano ai\ giugno.
Tcmplum Fì'dei. Questo culto istituito Tempio della Fortuna I lui usqueDiei.
nel Lazio prima di Romolo, secondo al- L'eresse sul PalatinoCalulo, perchè nel-
tri da Enea, venerava la Dea della huo- la gran battaglia contro i cimbri, veden-
na fede e della fede pubblica, e due ma- dosi attaccato dall'immensa oste barbari-
ni giunte n'erano il simbolo. I suoi sagri- ca, fece voto di consagrare una statua e
tìzi erano sempre senza effusione di san- un tempio alla Fortuna di quel giorno, e
gue. Riferisce Cicerone, che Attilio Cala- questo monumento die nome al vico Pa-
tino fabbricò un tempio allaFedesulCam- latino Huìusgue Diei, ed ebbe de'giuo-
pidoglio, presso quello di Giove. chi particolari annuali. La Fortuna /ùj.<y;/-
Tempio della Fortuna. Sulla sinistra ciens ebbe anche una statua sul Palatino,
sponda del clivo di Campidoglio torreg- che pure die un nome al vico della stes-
già il portico del tempio esastilo eli colon- sa regione. Cicerone definisce ledueFor-
ne di granito, che ha 6 colonne di fronte Urne : Fortunaque sit vel huiusce dici,
di granilo bigio e 2 di fianco di granito nani valetin omnes dies,vel respiciens
rosso formate di rocchi appartenuti a co- ad opera ferendam.
lonne diverse, ond'è stato più volte indi - Tempio della Fortuna Vergine. Ser-
cato col nomedi portico del le otto colon- vio Tullio l'eresse nel Foro Boario presso
ne. Le colonne hanno capitelli ionici, le la fonte Muscosa poi delta di s. Giorgio,
basi sono diverse, poiché l'edifizio andò e perì nell'incendio de!53g di Roma,tran-
soggetto ad un incendio, e nella ripara- ne la statua del re vestito con due toghe
zione si servirono de' materiali del lem- e sebbene di legno dorato, ed anche il si-
pio primitivo e di altrove, indizio di lem- mulacro della Dea era rappresentata coti
pi di decadenza. Sembra in origine che il due toghe ondulate di lana, lavoro di Ta-
tempio avesse 3 colonne per parte, com- naquilla,niogliediquel re.Nel54oi trium-
presa l'angolare, ma di queste mancano viri lo riedificarono di nuovo, e più ma-
le due estreme. Dopo che il tempio del- gnificamente Lucullo, ed esisteva a'tein-
la Concordia rimase smantellato e ingom- pi di Plinio.
bro, questo per lungo tempo ne portò il Tempio della Fortuna Virile. Vie An-
noine. IVel i 4^5 era cjuasi intero e fascia- co Marzio l'edificò, o secondo altri Ser-
to di marmi, dipoi i romani demolirono vio Tullio nel 196 di Roma, quando eres-
ia cella e una parte del portico. Arse fui- se il precedente, sulle rive delTevere, ove
tintamente a'tempi di Massenzio, e cor- fu poi edificata la chiesa di s. Maria E-
rendo lutti a estinguer l'incendio fu uc- giziaca, che descrissi nel voi. LI, p. 32 5,
ciso un soldato che bestemmiava la Dea, e pare che piuttosto succedesse al tem-
il che mosse a sedizione i soldati che vo- pio di Giove e del Sole per questa i^cri-
levano far man bassa sulla città, se firn- zione riportata dalVenutinella/tom^ wo-
peratore non li pacificava. derna: Hoc dudum fuerat Fanum per
Tempio della Fortuna Forte.TLva ne- tempora prisca — Constructum PhoehOj
gli orli di Giulio Cesare che legò al popò- mortiferoque Jo\'i. Si conserva in buona
lo romano e situati in Trastevere, ed il parte d'ordine ionico, telrastilo, pseudo-
tempio sorgeva nel biforcamento delle peritlero sopra un bel basamento di tra-
stradedi Fiumicino edi Monte Verde, ove ver ti no, lungoioo piedi e largo 5o. Sa-
fuiono trovati pregevoli monumenti. Pa- grifìcavasi alla Dea ili. "aprile dalle don-
re che Cesare stesso l'erigesse, e nella pia- ne ne'bagni, perchè nascondesse i difetti
mira scavò una naumachia temporanea, de'loro corpi. Incontro al tempio e pres-
resa slabile dal ni noie Augusto che vi con- so il Ponte Rotto, esiste una fabbrica di
T E M T E M 3«)">
stravagante forma, di costruzione Interi- tribuni! in lode di Stefano Colonna il
zia e decorata d'antichi marmi intaglia- / "ecchio. Ora essendo slato di nuovo im-
ti, appartenuti ad altri edifizi e posti al- pugnato l'onore dal Petrarca fatto colla
la rinfusa e senza gusto. Il volgo la chia- canzone al Rienzi, fu nel corrente i8^5
inava Gasa di Pilato, ma certamente lo pubblicato in Ferino l'opuscolo intitola-
fu di Nicolò di Crescenzio capo di fmo- to: Sulla canzone del Petrarcache in-
ne in Roma nel secolo IX. ed era forti fi- comincia: Spirto gentil che quelle mena*
cala gagliardamente. E perciò si vuolecbe bra reggi. Nuove osservazioni di Zefiri-
ad essospetti la più lunga iscrizione che no Re. Fra altre prove, egli vi comprese
principia: Non fidi ignarus cuius domus quella autorevole dell'insigne storico e ce-
haec Nicolausje le sigle che sono all'in- lebre scrittore de'nostri giorni, cav. Ce-
torno diconsi appartenenti invece al fa- saie Cantò, dichiarata nella Storia de'po-
moso Cola di Rienzo, ossia l'eloquentis- poli italiani. Confessa il prof. Re, che l'e-
simo Nicola di Lorenzo Gabrini tribuno trarca si pentì delle lodi prodigale al tri-
di Roma nel secolo XIV, nel quale arti- buno, dal di cui cenno pendevano i desìi-
colo narrai le famigerate e singolari sue ni di Roma, ed acerbamente lo ricopro*
gesta rivoluzionarie. Ad onta che lo De- vero quando inclinò alia tirannia; ma OS-
gin il Vasi nell'Itinerario dì Roma,d\- servò non reputare ragione, per negare
tendo che la casa la fabbricò in detto se- essere a lui prima diretta la famosa can-
colo Crescenzio figlio di Teodora , e mi zone.
pare con anacronismo , essa appartenne Tempio del Genio aureo del popolo
in detta epoca al Rienzo. Nell'architrave romano. Nel Foro romano fu edificato
curvo d'una finestra si legge scolpito que- questo tempio o edicola, pressoal m onu-
sto verso latino, che si attribuisce al l'è- mento eretto al Genio dell' Esercito, e se-
tra rea amico del tribuno: Adsum Roma- condo Nibby, tra quello d i Saturno e l'an-
nisgrandis honor populis. L'edifìziocon golo settentrionale, ed essendo perito, An-
noine archeologico chiamato Monsone t reliano pose la statua dorata del nume
benché composto di materiali così diver- nel suo sito presso i Rostri. Però si deve
si, nondimeno attesta l'amore che l'ani- tenere presente la rinvenuta lapide del
moso tribuno e vagheggiatore di ri pr isti- Genio del popolo romano, nell'estremità
naie la repubblica romana, portava pei settentrionale della basilica Giulia l'anno
marmi antichi di cui era raccoglitore. Or- i 853, e quanto fu pubblicato del coiu-
maida tutti viene riconosciuta e chiama- niend. Canina, ne\Y Album t. 20, p. 79.
la: Casa di Cola di Rienzo. Questi ven- Tempio della Gente Flavia. L'eresse.
ne pur qualificalo dotto ne'classici, uni- sul Monte Quirina le Domiziano nella ca-
co conoscitore e interprete delle antiche sa paterna quando divenne imperatore,
iscrizioni e de' romani monumenti, onde ove fu poi edificata la Chiesa di s. Gaio.
meritò d'essere celebrato anche dal lJe- e lo destinò pure a ricevere le ceneri di
trarca, eolia famosa e bella canzone: Spir- sua famiglia, e infatti vi furono riposte
to gentil,\a quale il eh. prof. ZefiriuoRe quelle della nipote Giulia figlia di Tito,
rivendicò al Rienzi , Gavalier elie tuìta e poianco lesile dalla propria nutrice Fil-
ftalia onora, nelle molle note e osserva- fide che le mischiò con quelle di Giulia
zioiii dell'antica / ita di quell'uomo per medesimo, onde per l'odio non venissero
belle opere e follie reso celebre, e quale profanate. Fu assai magnifico ed esisle-
importante monumento storico e filolo- va nel IV secolo dell'era volgare,
gico vi aggiunse un esleso commentario, Tempio di Giano nelF Argileto. Pres-
appuuto per rendere al Rienzi i versi del so il Foro Olitorio e il teatro di Marcel-
Tetrarca, confutando chi avea tculato al- lo, l'edificò Duillio che vinse in inaici car-
3o4 TE M T E M
torinesi nel 4r> t ^' Roma. Augusto lo ri- Ivi ne'primi tempi di Roma eran vi sor-
fabbri co e omo colla statua elei nume tra- genti d'acque calde, die si confusero col-
sportata dall'Egitto, opera di Scopa odi le Lanlole,le quali pure si diseccarono col-
Prassitele, indi nel 770 dedicato da Ti- rasciugar del Velabro. Di questo e del-
berio. Rimase in piedi fino alla caduta del le acque del Velabro riparlai nel voi.
paganesimo, ese ne vedono gli avanzi nel- LVIll,p. 1 69 e 1 7 1 . Del cao. Venuti si lui
le sue vicinanze al Ponte Fabrizio (T .), la Dissertazione, sopra il tèmpio ili Gin-
negli ermi quadrifronti, che anticamente no, presso il t. 4 delle Dissert. di Cor-
erano in maggior u una ero. teìna, ove s\ legge che Romolo l'eresse sen-
Tempio di Giano nel Foro Transito' za porte, le quali aggiunse Numa e serrò:
rio. Fu celebre il tempio di Giano Qua- sotto il consolalo di T. Manlio fu chiu-
drifi onte e Quirino, perchè se ne attribuì- so e aperto di nuovo, ed Augusto lo chiù-
sce I' origine a Romolo dopo 1' alleanza se tre volte ; altre chiusure si ponno ve-
colla Sabina (l~.) ov' era venerato, per dere nel Venuti, la sua apertura equiva-
]a concordia de' due popoli, diverso dal lendo a dichiarazione o tempo di guer-
precedente situato sulla riva sinistra del ra. Sul tempio di Giano scrissero pure il
Tevere, e dal tempio di Giano Gemino Piale e l'Amali.
o Bifronte eretto da Numa nel basso Ar- Tempio di Giove e Giunone. Pressoil
glielo, pianura tra la rupe Tarpeia e il Teatro di Balbo, Augusto col suo Por-
Tevere, più vicino a questo fra il Foro lieo d' Ottavia vi racchiuse i templi di
Olilorio e Ponte Quattro Capi o Fabri- Giove Statore e di Giunone Regina, vi fé»
ciò, presso le acque Lautole. 11 tempio di ce la Sehola o luogo per conversare, e u-
Giano Quadrifronte fu nel lato e preci- na sala per adunarvi il senato, detta Cu-
samenle ne'contorui dell'arco di Settimio ria Octaviae. II tempio di Giove fu edi-
Severo (di cui a R.oma), onde confinava ficaio da Q. Cecilio Metello il Miteedo-
co'Fori di Cesare, d'Augusto e Romano nieo nel 606 di Roma, architetto fu Er-
a occidente, presso Tria Fata, dove og- modio e fu il [."tempio di marmo a ve-
gi sono la Chiesa di s. Adriano, e quella dersi in Roma, con sagro recinto e però
di s. Martina che descrissi nel voi. LXIII, considerato un delubro. La statua del mi-
p. 5o. Venne riedificato daDomizianOjCon- me era capolavoro di Policle e Dionisio
servandosi ancora il simulacro di bronzo figli di Timarchide; conteneva pure il Pa-
con 1 faccie, una rivolta verso il sole che nee l'Olimpo lottanti. gruppoinsigned'E-
nasce e l'altra verso il sole che tramon- liodoro, la Venere in allo di bagnarsi e
la, secondo Procopio, al cui tempo era Dedalo di Policarmo, e il Giove d'avorio
ancóra intatto, preso iu Falerii e ivi tra- di Pasitele, statue tolte portate da Mace-
sporlato. Il tempio era pure di bronzo, di douia. Il tempio di Giunone poi era stato
forma quadrata e grande quanto per pò- antecedentemente edificato da M. Emilio
ter coprirne la statua, perciò un'edicola Lepido e dedicato nel 575,inadempimen-
alla circa 1 o piedi, con 4 porte quante e- to del voto fatto nella guerra contro i figu-
rano le faccie, al dire di Nibby, e queste ri: la statua della Dea era di Dionisio,quel-
erano disposte secondo i venti cardinali, lell'Esculapioe Diana di Prassitele, quel-
e siccome antecedentemente erano 2, que- la di altra Giunone di Policle, e la statua
sta differenza fu la causa dell' errore di di Venere di Filisco, tuttepostevi da Me-
Procopio. Queste porte i romani chiude- tello. Ambo i templi nel 721 furono rie-
■vano durante la pace, e tenevano aperte difìcatidaAugustocollespogliedellaguer-
in tempo di guerra. Avanti all'edicola ra dalmatica, allorché col nome della so-
era l'ara, e da ultimo fu trovato il poz- iella Ottavia fabbricò il portico, serven-
zo sagro pel sangue e ossa delle vittime, dosi di Sauro e Batraco architetti, i quali
TEM TE IVI 3.»;
non potendovi mettere i loro nomi ne fi- verso Lucrezia. Promulgata la repubbli -
gurarono il simbolo nel toro della base ca di Roma, lo dedicò nel i.°anno M. O
delle colonne, cioè una lucertola il l . , ti- razio Pulvilloconsole e pontefice, con ini-
na rana il 2. "Nel trasporto però delle sta- perterrito animo, ad onta che nella firn*
tuede'numi nelle celle, per isbaglio si pò- zione seppe la morte d'un figlio. Tarqui-
se quella di Giunone nel tempio perii- nio il Superbo avea fatto lavorare da un
tero di Giove, e quella di Giove in quel- vasaio di Veii una quadriga di creta, rap-
lo esastilo e prostilo di Giunone; equivo- presentante il carro di Giove, per collo-
co che fu mantenuto quasi fosse una vo- caria sul fastigio del tempio. Nel tempij
Ionia de'numi medesimi. Dinanzi a'due della cottura si gonfiò eccessivamente, e
templi Metello avea schierato 75 statue convenne rompere la fornace per cavar-
di bronzo, rappresentanti i cavalieri ami- la. I veienti riguardando questo prodi-
ci d'Alessandro il Grande, periti nel pas- gio, come un evidente presagio della fis-
saggio del Granico, che quel principe fé- tura grandezza del popolo che sarehbe 1 i-
ce fa re da Lisippo ecollocò in Dioo Dium inasto possessoredel carro, ricusarono di
cittadella Macedonia. Inoltre Metello tra' cederlo a' romani, i quali doverono ini
due templi avea edificato portici, che fu- padronirsene colla forza, per giungere a
rono abbattuti nell'erezione di quello situarlo nel luogo destinato;indi lo riguar
d'Ottavia. Tutte queste fabbriche, insie- darono per uno de'simulacri co'quali era
me alle pitture e «culture, capilavori che collegata la loro potenza. Nel 670 di Roma
Augusto avea collocati nella Schola. non il tempio fu magnificamente riedificato
che la biblioteca da Ottavia dedicata al da Siila più ricco, colle colonne tolte a
figlio Marcello, perirono nell'incendio del- quello di Giove Olimpico d'Atene,cioè 3
l'anno 80 di nostra era. Dipoi Settimio fila e di fianco da 2; indi compito e de-
Severo e Caracalla riedificarono il por- dicatoda Catulo nel 684, perì nell'incen-
tico e i due templi, che rovinati o per ter- dio nel 70 di nostra era. Fu consumato
remoto 0 per incendio nel 442 furono me- 3 volte dal fuoco per avere di legno gli
diocremente restaurati. JNe'dinlorni del- architravi del portico, e del lacunare o
la Chiesa di s. Angelo in Pescherìa se ne soffitto che nel G r idi Roma avea per la
ammirano gli avanzi, e sopra il tempio 1." volta dorato Lucio Muinmio dopo a-
di Giove fu eretta la Chiesa di s. Maria, ver trionfato di Corinlo. iN'el seguentean-
in Campitela. no lo rifabbricò Vespasiano da'fondamen-
Tenipio di Giove Ottimo Massimo ti, i quali furono gettati con quelle solen-
Capitolino. Fece parte del Campidoglio ni ceremonie che narrai in principio con
(J .). centro della potenza romana, sul Tacito, a'cui particolari molti altri e im-
Mnnte Capitolino, le cui due cime si portanti aggiunse Svetonio nella Vita di
dissero Capitolium e Arx. la 1/ avendo Vespasiano e. 8, cioè che l' imperatore
dato nome al celeberrimo colle per la te- stesso pel 1 .° pose mano a togliere i rude-
sta recisa di fresco e rinvenuta nel gettar ri del vecchio tempio, e ne portò una par-
j fondamenti del tempio, da Tarquinio lesulle sue spalle, fattochenon si accorda
Prisco per voto della guerra sabina colle con Tacito, chedimostra essere allora Ve-
prede fatte agli apiolani, cioè sulla cima spasiano assente da Roma. Il tempio per
orientale oggi coperta dalla Chiesa e con- espresso volere degli aruspici ricostruito
vento di 8. Mdria £ Araceli. Tarquinio colla precedente estensione, solo guada-
il Superbo lo compì col denaro ricavato gnò in altezza. Dopo q anni rimasto di
dalla guerra de'volsci nella presa di Sue*- nuovo preda delle fiamme, Domiziano
sa Pomezia, ma al punto di dedicarlo fu nel rifabbricarlo fece venire le colonne
privato del trono per rallentato del figlio dal monte Pentelico nell'Attica, ma lavo-
vol. Lxxnr. 20
3oG T E M TEM
rate in Roma perderono nella proporzio- questo tempio furono ancora le edicole
ne, riuscendo troppo sottili. Tarquinio della Giovenlù e di Termine. Nella cella
avea speso uelle fondamenta del i ." teui- poi in genere era il tesoro capitolino, sta -
pio 4o,ooo libbre d'argento, il 4. ° era di bili lo da Camillo nel soglio della statua
tale ricchezza che la sola doratura asce- di Giove: ivi fino ad Augusto furono co-
se a piùdii2,ooo latenti, corrispondenti studiti i libri sibillini, non che i doni de-
a 12 milioni di nostra moneta romana, dicati da' romani, e mandali da' principi
Questo tempio sempre esastilo ebbe 6co- stranieri,come di verse insigni statue. Mol-
lonne di fronte d'ordine corintio, e que- ti di tali donativi furono distrutti negl'i n-
ste triplicate e con intercolunni inegua- cendii del tempio , il quale cou>ervavasi
li, cioè massimo era il medio, minori i la- intatto nel 4o4di nostra era. Ma ben pre-
terali, minimi gli estremi: ora avendo 1 8 > sto cominciò la spogliazione, poiché le por-
piedi di larghezza ne segue che le colonne te nel 4°8 'e tolse Slilicone, e il tempio
tbbei'09 piedi di diametro. Di fianco poi nel 455 fu saccheggiato e per metà de-
8 eranole colonne e un pilastro,e gl'inler- rubato il meraviglioso aureo tetto da Gen-
colunui ciascuno di 1 diametri. Questo serico re de' vandali, e quindi abbando-
tempio anche acrostilo, avea gli architra- nato alla rapacità e alla distruzione, sul-
vi di legno fasciati di bronzo dorato, come le rovine fu edificata la suddetta chiesa,
le statue,! bassorilievi, tutti gli ornamenti Tempio di Giove Propugnatore o Di'
del timpano e probabilmente anche i capi- femore. Esisteva sul Palatino l'annodi
telli delle colonne, come lo eranole tegole Roma q42, probabilmente nella stessa ca-
certamentesullequalierastatocolatomol- sa di Tiberio, e vi si radunava un colle-
to oro. Laonde gli antichi frequentemen- gio di sacerdoti per le sostituzioni di lo-
te dierono l'epiteto -d'aureo al Cam pido- ro in luogo di quelli che morivano, forse
glio, origine del nome di Aurocielorimà- quello de'salii palatini istituiti da Numa.
sto nel medio evo alla punta sulla quale Tempio di Giove. Statore. Dopola pa-
sorgeva il tempio, e che i moderni tra- ce fra Romolo e Tazio re di Sabina, \ due
sformarono in Araceli o Aracoeli. Il p. re eseguirono i voti falli durante la pu-
Casimiro da Piouia, Memorie istoriche gna, e Romolo sul Palatino slabih di co-
della chiesa e convento di s. Maria in A* struire questo tempio presso \aPorta Mu-
raceli, crede derivato il vocabolo dall'i- gonia, verso ove poi fu edificata la casa
scrizione Ara primogeniti Dei, che voi- di Tarquinio Prisco, nell' angolo della
gannente si crede aver fatto porre Augu- Chiesa di s. Anastasia e della Chiesa
sto nell' ora qui da esso fabbricata, di che di s. Teodoro. Il cognome di Slator de-
con lui parlai descrivendo la chiesa e ne rivo nel frangente della fuga de' romani,
riparlai a Palazzo apostolico d'Araceli cioè col voto di Romolo l'averli fatti star
compreso nel convento, dicendo pure col fermi all'attacco, a stando. Un simile vo-
p. Casimiro, che il tempio diGioveCapi- to a Giove Statore d'erigergli un tempio,
tolino fu edificato su quello di Giove Fé- rinnovò poi nel 4^8 di Roma M. Attilio
retrio eretto da Romolo 1 .° re di Roma. Regolo, nell'assalto pericoloso che soslen-
La poita della cella era fasciata di lami- ne contro i sanniti, se l'esercito gli aves-
ne d'oro e ornala di bassorilievi, e in lòti- se fallo fronte, si constitisset, e venne e-
do erano le 3 edicole di Giove, Giuuo- seguito, anzi fu questo del Palatino, poi-
ue e Minerva : la statua del nume era as- che Romolo non l'avea effettuato e solo
sisa con corona radiata, co:> asta ridiasi- determinalo il sito per la fondazione.Con
lustra e fulmine nella destra; in origine sumato dal fuoconel 65di nostra era sot-
di terra cotta e colorita di minio, poi fu to Nerone, fu riedificato e rimase alme-
di bionzo dorato e finalmente d'oro. In no fino alia caduta del paganesimo.
T EM
Tempio di Giove Tonante. Alle falde
del Campidoglio dalla parte del Foro ro-
inatio, parallelo al tempio della Concor-
dia, sussistono oltre un inasso 3 colonne
scanalate d'ordine corintio, sostenenti il
loro iota volameli to. Due delle (piali ap-
partengono alla fronte del tempio, ed una
al lato, vale a dire che in esse si ha l'an-
golo orientale dell'edificio esastilo ossia
con 6 colonne di fronte: sulla linea cor-
revano sole due colonne, compresa l'an-
golare col pilastro coi rispondente all'an-
ta della cella, di cui rimane il podio e il
piano, ed addossato alla sostruzione del
Tabularlo è il masso o piantato del ta-
bernacolo the conteneva la statua del nu-
me eoo asta Della sinistra e il fulmine nel-
la destra. Augusto viaggiando di notte gli
passò dappresso un filmine, onde invaso
da timore trepidava a lampi e a' tuòni,
per cui portava sempre seco una pelle di
viti-Ilo marino, come preservativo, ed a-
vea una camera riservata e munita ove
si ricoverava ne'temporali. Pel pericolo
incorso edificò il tempio e lo dedicò nel
y32 di Roma, denominandolo Tonante
perchè nel sagrifizio si udirono tuoni. La
novità e la sua splendidezza vi attrasse
molta gente a detrimento del culto diGio-
ve Capitolino, onde una notte apparve
ad Augusto il nume, querelandosi come
se fosse stato degradato, ed Augusto si
scusò col dire d'aver consagrato il Tonan-
te come portinaio del Capitolino, e fece
perciò l'indomani appendere campanelli
nel timpano, come quelli che si teneva-
no alle porte delle case. Questo edifizio
fu ornato di statue insigni, la principale
essendo quella del nomee lavoro celebre
di Leocare scultore fiorito a'tempi di Fi-
lippo padre d'Alessandro il Grande: e-
ravi inoltre un Giove di bronzo deliaco
di Policleto, e dinanzi le colonne ango-
lari le statue di Castore e Polluce lavoro
encomiato di Egesia. Lo stile delle colon-
ne presenta il lavoro de'tempi augusta-
ni, non così quello del zoccolo e della cor-
uice di molteplici e ricercali ornati, cioè
T E M 3or
lavoro di l'istauro de' primi tempi della
decadenza. Fu l'istaurato da Settimio Se
vero e Caracalla , esisteva nel V secolo, e
l'ultima sua rovina fu il fuoco, essendo il
tempio a soffitto: probabilmente penili
alcuna delle grandi catastrofi cui soggiac-
que il Campidoglio dopo la caduta del-
l'impero d'occidente, e forse in quella di
Roberto Guiscardo nel 1084.
Tempio di Giove Pittore. Nel 4 "9 di
Roma nella famosa battaglia contro i
sanniti, in cui sagrificossi per la patria il
2.0 Decio, il suo collega Q. Fabio Rullia-
no fece voto d'erigere in Roma un tem-
pio a Giove Vincitore, e di bruciare in suo
onore le spoglie de'vinti, e questo dopo
la vittoria eseguì sul colle Palatino nel
Gig di Roma, edesisteva al principio del
nostro V secolo.
Tempio di Giulio Cesare. I triumvi-
ri prima della battaglia di Filippi nel 7 12
di Roma ne gettarono i fondamenti nel
Foro romano, prossimo a quello di Ca-
store e Polluce e alla basilica Giulia (in-
cominciata dal dittatore Giulio Cesare a
5 uavi di pilastri, fu per incendio magni-
ficamente ristorala e ingrandita da Augu-
sto, indi vi si agitarono le cause centum-
virali, presiedute da un pretore col con-
siglio di 180 giudici divisi in 4 tribunali:
di recente meglio fu scoperto il vasto pa-
vimento presso la Colonnadi Foca, il che
rimarcai nel voi. LUI,p. 2 i4,enelu.°i 74
del Giornale di Roma del i8o3, se ne
ponuo leggere le importanti notizie. Dap-
poiché U scoperta del suo pavimento di
vari e scelti marmi, servì a meglio cono-
scere la sua forma, ed a definire la vera
posizione del Foro romano, occupandone
quasi per intero uno de' lati maggiori ,
presso il tempio di Vesta. Siccome con-
siderato uno pe'più grandi edilizi di tal
genere, e di aver servito quasi di base per
stabilirei precetti che furono scritti da Vi-
truvio sulle basiliche in particolare, cir-
ca nell'epoca di sua prima costruzione;
così vuoisi che tale edilìzio servisse poi di
modello per l'edificazione d' altre simili
3o8 T E M
fabbriche, ed anco allo stabilimento ilei
primi templi eretti al culto cristiano, che
furono costruiti sulla stessa forma basi-
licale per essersi essa rinvenuta la più
propria, e perciò denominaronsi pure ba-
siliche); lo terminò Otlavianoe dedicò nel
721 allo zio e padre adottivo Divo lidio,
iscrizione che lece scolpire nella fronte del
tempio, la cui statua era effigiata come uu
augure, velata e col liuto. Forse dinanzi al
tempio il popolo eresse a Giulio Cesare la
colonna di marmo numidico coll'iscrizio-
ne Parenti Palriac,e[-iev lungo tempo si
costumò di sacrificarvi, far voti, e com-
pone liti. Il tempio fu alto e periltero so-
pra 1 3 gradini, con 8 colonne di fronte, e
rimase in piedi almeno fino al V secolo
dell'era volgare.
Tempio di Giunone Lucina. Sorse so-
pra una punta del monte Cispio sul colle
Esondino, presso I' odierno monastero
delle filippine, con bosco sagro 0 luco, for-
se causa del cognome della Dea a cui fu
dalocomequella cheavea il principio del-
la luce. L'origine è di aulica data, e nel-
l'alea costruita nel 879 eli Roma era un
albero di loto più antico di essa, dove ap-
pendevano i capelli che il pontefice ton-
deva alle vestali nella loro consagrazio-
ne, e perciò dicevasi eapillata. Il tempio
esisteva ancora al finir del VI secolo, e vi
è tradizione chesuesienole bellissime co-
lonne di marmo proconnesio che sosten-
gono l'aula grande della basilica Libe-
riana.
Templi di Giunone Matuta, della Pie-
tà, e della Speranza. Nel 55j di Roma
G. Cornelio Cetego sul punto di venire
a battaglia contro i galli cisalpini, insu-
bri e cenomani, fece voto di ergere un tem-
pio a Giunone, se in quel giorno avesse
rollo e fugalo i nemici. L' esegui presso
quellodella Speranza, e 4 anni dopo lo de-
dicò nel Foro Olilorioo mercato degli er-
baggi. Fra' due templi fu edificato quel-
lo della Pietà. Il tempio di Matuta pro-
babilmente fu risarcito da Augusto, ere-
siò iulalto lino al termine del IV secolo
TE M
di nostra era. Quanto al tempio dellaPie-
tà e in parte de'laterali, dipoi fuvvi edi-
ficata sopra la Chiesa dis. Nicola in Car-
cere (di cui riparlai ne' voi. LXI, p-4r>
44j 4^> LXW,p. 108), esistendo ragguar-
devoli avanzi e colonne nel suo sotterra-
neo, nell' interno della chiesa e nelle par-
ti esterne laterali del suo grandioso cor-
nicione. Ora la chiesa riceve grandi re-
stauri, il capilolo uflìeia temporaneamen-
te la chiesa di s. Omobono dell' Univer-
sità artistica e sodalizio de'sartori. Intan-
to in conseguenza degli scavi del 1 848 fatti
ne'3 templi, si eresse una scala presso quel-
la che conduce alle stanze capitolari, per
avere l'accesso agli avanzi sotterranei del
lempit) della Pietà, ed a quelli adiacenti
di Matuta e della Speranza, di tulli es-
sendosi discoperta gran parte nel 1848,
come rilevai nel voi. LUI, p. 201. Quello
della Pietà fu edificato da M. Acilio Gla-
brione,pel voto fallo nel 563 di Roma al-
lorché vinse Antioco alle Termopili, in-
di dedicatolo anni dopo dal figlio, che vi
pose dinanzi la statua equestre di bronzo
dorala del padre, che fu lai. "a vedersi in
Italia. Avverte Nibby che i moderni han-
no sovente confuso il tempio della Pietà,
che lesto intatto sino al V secolo di no-
stra era, con quello eretto in memoria del-
la Pietà Romana, o filiale, così detto per
quella esercitata da una figlia verso la ma-
dre o secondo altri verso il padre Cimo-
ne condannato a morir di fame, ch'essa
nutrì col proprio latte acciò non perisse
d'inedia. Il luogo ove ciò accadde era un
Carcere, che per l'eroico esempio fu con-
vertilo in piccolo tempio, cioè in Sacel-
luni. non più esistente in tempo di Plinio.
Perciò credeNibby, che il sacello fosse co-
sti uilo dove poi fu edificato il Teatro di
Marcello,*! deve riguardarsi come uno di
que'lempli da G. Cesare perciò demolili.
11 celebre Aulo Attilio Calatolo console
nel 496 e 5oo di Roma, e vincitore nel
4q7 de' cartaginesi comandati da Amilca-
re in battaglia navale, eresse il 'empio del-
la Speranza, pel volo fallo durante la
T E M TEM 3o9
guerra ili Sicilia. Nel 543 fu colpito dal late e d'ordine ionico: di fronte e di die-
fulmine, e 5 anni dopo venne altamente troera doppia la linea delle colonne,sem-
danneggiato da un incendioche consumò plice quella di fianco. Lo stile degli ornati
quasi tutta la contrada, essendo allora pò- de' capitelli sono d'ordine corintio, e di
sto fuori della Porta Carmentale. Nel quello de' capitelli dell'anta se ne loda la
54o fu riparato d'ordine del senato da perfezione. Rimangono 3 colonne, le ante,
triumviri a tal uopo destinati, insieme ad i pilastri della cella, lo stipite della porta
altri templi guasti dal fuoco. Rimase di di essa, una parte del muro, e il pilastro
nuovo in preda delle fiamme poco prima angolare posteriore verso mezzodì. Il tecu-
del 773 di Roma, ed Augusto dopo la vii- pio a settentrione di quello della Pietà,
toria d'Azio ne intraprese il restauro, che forse di Mattila, trovasi compreso fra il
jierò non fu compito se non dopo la sua muro settentrionale della chiesa e l'orato-
inorle, onde fu consagrato da Germani- rio annesso di s.Nicola,è pureesastilod'or-
co nel 770, e così rinnovato rimase fino dine ionicocon basi corintie, ma di traver-
alla caduta del paganesimo. I 3 templi co- tino, elecolonne non sono scanalate. Esso
me notai erano prossimi tra loro e in u- occupa un'area larga 5o piedi, lunga 82:
na medesima linea, solo divisi da un in- ha due linee di colonne di fronte, raasen-
tercapediue ; due d' ordine dorico, ed u- za portico di dietro; ne' lati ehhe sole 8
no ionico, composti di peperino e traver- colonne, oltre l'anta, e ne rimangono io
tino: il più piccolo era quello di Matuta, piedi l'idtimeG. Il 3. "tempio e prohahil-
e negli scavi operati nel 1808 per cura mente della Speranza è di travertino, e
del cav. Valadier meglio si conobbe il lo- vuoisi che avesse molte parti di legno e
ro piantato e la distribuzione, ed essere anco 1' intavulamento : d'ordine dorico
in mezzo il maggiore della Pietà, tutti col- senza hase,èdi proporzioni minori de'due
la faccia rivolta verso levante precisameli- precedenti, occupaudo un'area di 32 pie
te come la sovrastante chiesa. Quello di di e mezzo di lunghezza e 80 di larghez-
Matuta viene pure chiamalo di Giano- za. E' esastilo-perittero : ehhe 6 colonne
ne Sospita o Salvatrice, altri credono di fronte et idi fianco, delle quali sono
corrispondere tal Dea ad Ino o Leucotoe visibili 5 del settentrionale Iato.addossate
de' greci, nutrice di Bacco. De* 3 templi alla chiesa. Altre particolarità si potino
sono ancora superstiti gli avanzi nell'in- leggere in Nibby. Nell'area del Foro O-
teruo della chiesa di s. Nicola in Carcere, litorio, forse rimpetto al tempio della Pie-
nel suo sotterraneo, e nelle laterali parti tà, fu quella colonna Lattaria, dove si e-
esteruedellasommitàossiasopraleuavate sponevano i bambini nati furtivamente,
minori della chiesa. AntonioLabacco,^///- ond'essere allattati, e di cui parlai ne'vol.
tichità di Roma(i\\ stampate neli552,e XIV, p. 3i4, XLIX, p. 3oo, e altrove,
riprodotte in Venezia nel 1 5^j e nel 1 570) L'antichissima insigne diaconia cardiua-
con figure, tra queste per lai.a volta ne lizia e collegiata di s. Nicola in Carcere,
die la pianta colle tavole ?.3 e i\, la qua- sotto l'invocazione di s. Nicolò arcive<co-
lefu rettificata ne'ricordati scavi del 1808. vocìi Mira, hencliè comunemente si chia-
Da questi si conferma che la chiesa di s. mi in Carcere Tulliano, perchè vuoisi
Nicola in Cai cere contiene tutto intero il fabbricata sopra di esso, altri sostengono
tempio centrale della Pietà, eh' era più che venne edificata sugli avanzi o pres-
\asto degli altri due di Mattila e della Spe- so il carcere Decemvirale,costrui loda Ap-
ranza. La sua area era larga 5o piedi e pio Claudio l'anno 3oo 0 3o2 di Roma,
lunga 10S. La sua forma esastilo pseu- di cui parlai a Cabcbri ni Roma e in al-
do-diptero consisteva in 6 colonne di fi mi- tri luoghi. Del ( kircerc Tulliano no trat-
te eiidi fianco, tutte di peperino scasa- lai ae'luoghi citati nel voi. LXUI,p. 109,
3 io TEM
è ad Università artistiche, dicendo di
quella di s.Giuseppede'fdegnami.La que-
slionefu trattata anche da ultimo con cri
tica ed erudizione, dal Cancellieri nelle
Notizie del Carcere Tulliano detto poi
Mainertino alle radici delCampidoglio,
perciò nega che fosse dove poi surse la chie-
da di s. Nicola, e dichiara essere stato il De-
cemvirale, ove essendo Ciinone condan-
nato a morir di fame, l'amorevole figlia
avendo ottenuto di visitarlo, previa dili-
gente ricerca se portava seco cibo per pro-
lungargli l'esistenza, comechè puerpera,
l'ingegnosa pietà filiale pose le sue mam-
melle a succhiare al vecchio padre, da cui
riconoscendola vita, gliela restituì col bel
cambio di figlia in madre e nutrice. Fin-
ché sorpresa dall'accortezza de' custodi,
nelle sue visite, narrato il successo a'con-
soli C. Quinzio e M. Attilio , ammiran-
do questi la nobile e affettuosa filiale in-
dustria, non solo condonarono la vita al
delinquente, ma provveduti ambedue a
spese pubbliche di chesostentarsi per l'av-
venire, eressero nel sito del carcere un tem-
pio alla Pietà Romana. Altri, come dissi,
per delinquente vollero la madrejaltri che
il tempio fu innalzato non sul carcere, ma
nell'abitazione della virtuosa figlia, ove
poi fu costruito il teatro di Marcello. Do-
po il Cancellieri, Leonardo Adami pub-
blicò in Roma nel i 8o4, Ricerche intor-
no al sito preciso del Carcere Tulliano,
il quale ammettendo l'eroismo dell'amor
filiale, lo dicesuccedutoin questosito,non
però nel carcere Decemvirale,ma nel car-
cere Tulliano, sui cui avanzi fu fondata
la diaconia di s. Nicola, confutando Can-
cellieri per a ver sostenuto essere aggiacci-
le al Marnertino, con apparato di erudi-
zione e di critica, e perciò s. Pietro con-
dannato a morte non fu chiuso in altro
cai cere che nel Tulliano. Ma il comune
degli archeologi, non dividendo come fe-
ce Leonardi, i carceri Marnertino e Tul-
liano, fa d'uopo riconoscere la chiesa di s.
Nicola succeduta nel sito di detti templi,
e presso ove fu già il carcere Decemvira-
TE M
le e l'altro tempio della Pietà, per la sua
vicinanza al teatro di Marcello. Forse per
la sua vicinanza al carcere Tulliano, o per
qualche comunicazione tra esso e il De-
cemviraie, fu impropriamente della per
1' ordinario la chiesa di s. Nicola in Car-
cere Tulliano. L'aulica chiesa e basilica,
diaconia cardinalizia e parrocchia con ca-
pitolo collegiale (che forse verrà aumen-
tato di due altri canonici), di s. Nicola in
Carcere, più volte restaurata e da ultimo
nel 1807, si forma di 3 navi divise dai 4
colonne antiche e probabilmente appar-
tenenti a'descntti 3 templi, con nave tra-
versa o crocerà. In mezzo a questa sor-
geva l'altare maggioreisolato, innanzi al-
l'apsideo tribuiia,sovrastandoesso la con-
fessione o crypta. La sua mensa era so-
stenuta da urna antica d'un pezzo di por-
fido verde scurocolla testa di Medusa, con
sopra il baldacchino retto da 4 colonnedi
portasanta. Olire questo altare e quello
sotterraneo della crypta, vi erano altri 5
altari. Tra questi l'esistente altare del ss.
Sagramento a destradi chi guarda la tri-
butiamoli quadro della Cena delBaglioni,
già colla cappella fu eretto dal cardinal
Aldobrandiid diacono della medesima e
poi arcivescovo di Ravenna, il quale ge-
nerosamente ridusse ancora la chiesa nel-
la forma in cui si trovava prima degli at-
tuali grandi ristami; ed inoltre il cardi-
nale comprata l'area d'un vicolo, vi for-
mò la presente piazza e ivi fece l'odier-
na facciata e ingresso principale, l'antico
essendo da v\\\ allro lato. Nel 2.0 altare
dell'ingresso della nave minore, era vi la
cappella de' famosi Pier Leoni, ch'ebbe-
ro palazzo nel propinquo Teatro di Pom-
peo (/ .), e vi si venerava l'antica e mi-
racolosa immagine del Redentore croce-
fisso con 4 chiodi. Perle varie vicende che
patì il sagro edifizio, per le diverse lavo-
razioni operatevi e soltanto in parte ul-
timate, la sua solidità soffrì notabile de-
perimento, e quanto eravi restato d'an-
tico in molte parli stava per rovinare.
Oltre la conservazione d'una chiesa tan-
T E M T E !Vf 3 u
lo venerabile, eia importante altresì per lo. La riparazione notabile de'maocanti
l'archeologia e I' arie la conservazione fondamenti, e delle mura cadenti. La so-
de'notabili avanzi de' 3 templi sui quali slituzione d'una colonna di granito ros-
sorge; laonde determinò il governo pou- so orientale, con sua base e capitello, al-
lifìeio, col beneplacito del regnante Pio l'antico e inconcludente rudere a sinistra
IX, alla sua generale restaurazione. L'ac- della nave maggiore. Il discoprimento
cademia ili s. Luca approvando per l'è- delle ultime costruzioni, a ridosso degli
secu/.ione un progetto, stabilì die tranne antichi interni avanzi de'templi. La re-
la parte decorativa, occorreva pe' lavori mozione e distacco degli affreschi della
scudi i 7,5oo, che poi si riconobbero af- volta e pareti dell'antica crypta, per ri-
fatto insufficienti, e bisognò ragionevol- metterli nella nuova, o meglio collocarli
inente quasi triplicarla, bensì compresi nel musco Lateranense, od a seconda del
gli abbellimenti. Imperocché la duezio- pontifìcio volere, come pitture che ricor-
ne del lavoro affidala all'egregio archi- dano i primi tempi dell'arte. Di livellare
tetto c.iv. Gaspare Servi, questi pe' suoi il pavimento della tribuna, in proporzio-
savi artistici rilievi venne pure incarica- ne del resto della chiesa; e di formare ta-
to di fare un nuovo progetto, e nell'ot- le pavimento e gli altri di marmo itine-
tobrei853 meritò col ricordalo aumen- stato con breccia di Cave. Di aprire lene-
to ili fondi P approvazione del ministero cessane finestre, per rendere più lumi-
dei commercio e lavori pubblici, e quel- nosa la chiesa. Il restauro e Pampliazio-
la speciale del Papa. Dalla lettura d'un ne delle contigue stanze della canonica e
ristretto del inede«imo progetto, e dalle sua guardaroba. La ricostruzione della
ime osservazioni e ricerche falle sul Ino- cryptaxu dimensioni maggiori della pre-
go nell'aprile i 855, sul molto operalo e cedente, e con 3 altari sotterranei, rimos-
sul da farsi, ricovai quelle nozioni che va- so il passaggio sotterraneo a'3 templi,con
do a riferire, nel più importante e prin- iscalini vestiti di marmo per discendervi
cipale. L'architetto in prima precipua- e con griglie di parapetto, cuoprendo le
mente si propose di potersi vedere ila' pareti con lastre di marmo e breccia, co-
forestieri e studiosi i superstiti avanzi in- sì il pavimento della crypta. Nell'altare
terni, sotterranei, ed esterni de' templi di mezzo stabilì un'urna o mensa vuota
della Pietà, della Speranza e di Giuuo- per riporvi le ossa de'ss. martiri; e dispo-
ne Mattila, senza più frastornare la di- sedie le pareli e le volte della stessa cry-
vozioue de'fedeli oranti nella chiesa o as- pta vengano dipiutealla foggia delle an-
sistenli a' divini nllizi, nelP interno me- tiche e distaccate. Il sovrastante altare
diante cancellata di ferro e con ingresso maggiore isolato, doversi formare colla
appartato, e nell'esterno con separato in- precedente urna di porfido, con piedi di
gresso e comode scale sia per ascendere leone di metallo dorato, tabernacolo e
alle parti superiori de'mede.sitni profani baldacchino decorato con cassettoni,e so-
lempiijche per discendere ue'loro sotler- stenuto da 4 colonne d'alabastro orien-
ranei, onde osservarne gli avanzi. Perle tale d'Egitto, con piedistalli, basi attiche
parti superiori formò loggie pensili con e capitelli d' ordine corintio di marmo
pavimenti ili cocciopisto, mattonato e la- bianco, e di questo anco i gradini. I pie-
stre di rame, per garantire i sottoposti distalli e le basi con cornici e specchi di
soffitti delle na va tei le dall'acque [piova- breccia rincassati, e decorati i piedistalli
ne, dopo che t.iii parli furono meglio di- con piccole armelte di metallo dorato del
scoperte nelle lavorazioni in discorso. Pontefice. A". j angoli della mensa di mar-
Quanto alle altre operazioni stabilì,e nel- mo doversi porre altrettanti pilastri di
la massima parte portò già a tompuneu- mai ino bianco. L'erezione d altri 3 ulta-
3 1 3 T E M
ri, cioè : la cappella del titolare 6. Nico-
lo nella nave traversa o crocerà, nell'op-
posto lato di quella del ss. Sagramento,
con due delle colonne di portasanta del-
l'antico baldacchino; la cappella pel ss.
Crocefisso, colle altre due ricordate simi-
li colonne, da erigersi nella nave miao-
re a destra di chi entra in chiesa, cioè sei*»
v'irsi dell'oratorio del sodalizio di cui par-
lerò. Incontro ad essa formarsi la como-
da cappella con sua cupola pel coro d'in-
verno de' canonici, ossia nella nave mi-
nore a sinistra, con istalli di noce e qua-
dro della Beala Vergine Assunta. Di la-
sciare intatto il rammentato altare del ss.
Sagramento, la cui cappella essendo pa-
dronato del principe Aldobrandini, nel-
la sua religiosità certamente la farà risto-
rare. E così la chiesa e la confessione in-
vece de'7 precedenti altari ne avrà 8. Di
formare il nuovo battistero a destra del-
l'ingresso della chiesa, in forma di taber-
nacolo che segna un poligono di g lati, con
cancellata di ferro e cristalli; con setiui
bianchi e gialli, pavimento di lastre di
marmo, e lanternino in alto per la luce.
Volle pure l'architetto stabilire l'erezio-
ne d'un locale per l'organo. La demoli-
zione delle volte pericolanti delle navi mi-
nori, e la sostituzione di solari e soffitti
.•die precedenti rovinose volle, e le pare-
ti con pilastri di bardiglio fiorito. Di l'i-
lare i lacunari del soffitto della nave prin-
cipale e di quella traversa di camera can-
na, dipinti a marmo bianco, e le pareti a
marmi colorati; ponendo nel soffitto del-
la nave di mezzo gli stemmi lumeggiati
.i oro del Papa Pio IX, del cardinal Pie-
tro Marini attuale zelante diacono della
chiesa, del reverendissimo capitolo, non
che l'arme gentilizia di mg.1 Giuseppe
ferrali ministro delle finanze, ec. Di ab-
l><dlire i lacunari della slessa nave media
e della crocerà, con arabeschi e cassetto-
ne con cornici intagliate e dorale, di 24
rosoni e di 56 borchie pure intagliali e
dorali. Di decorare con aliti ornamenti
il reslo del sagro edilizio, e massime le
T E M
pareli dell'attico della nave di mezzo, con
14 quadri affresco e ciascuno esprimen-
te le celebri gesta di s. Nicola arcivesco-
vo di Mira, detto anche di Bari, sotto la
cui invocazione è la basilica, con loro cor-
nici dorale. Due però di tali quadri ne'
triangoli mistilinei dell'arco grande, do-
ver figurare i protettori ss. Pietro e Pao-
lo, Caterina e Lorenzo. Altri simili af-
freschi, ma più grandi, doversi eseguire,
due nell'apside egualmente co'fasti trat-
ti dalla vita di s. Nicola, tanto beneme-
rito della religione cattolica, essendo sta-
te distrutte le auliche pitture come cat-
tive; e due nella sua nave di crocerà, le
cui pareti si dipingeranno con marmi
bianchi e colorati. Nell'apside inoltre oc-
correre di rinnovare l'antico coro cano-
nicale co'sedili di noce. Nella stessa ero-
cera, rimpetto al bel monumento sepol-
crale del cardinal Gio. Battista Rezzoni^
co (A.), la pietà fraterna dell'illustre pre-
lato Bernardo Zacchia erigerà un nobi-
le avello al cardinal Giuseppe Zacchia
(V.)> stato come l'altro precedente dia-
cono della chiesa. Si spera finalmente la
rinnovazione della facciata esterna e l'am-
pliazione dell'adiacente piazza; volendo-
si pure eliminare la sconcezza e l'irrive-
renza delle bestie da soma che solevano
fermarvisi, con tirare nel principio della
piazza una .catena di ferro. Siccome nel-
ta navata minore a destra viene incorpo-
rato l'oratorio della confraternita del ss.
Sagramenlo e di s. Nicola, mediante a-
pertura del muro, onde formarvi la cap-
pella del ss. Crocefisso, cos'i pare proba-
bile, che il detto sodalizio possa essere tra-
sferito nella vicina chiesa di s. Maria in
Vincis, la cui proprietà diretta è del ca-
pitolodi s. Nicola, e ne parlai altrove, co-
me ne'vol. LXI, p. 4'> LX11I, poi, ove
descrissi eziandio la chiesa di s. Martina
dell'accademia di s. Luca, da Sisto V li-
nda a questa di s, Nicola in Carcere. Nel-
la memorata mia visita nella medesima,
per vederne le progredienti lavorazioni
e farne poi l'eseguita breve descrizione,
TEM TEM 3.3
con gran piacere non solamente trovai la cordonata di Campidoglio j gli Ohe-
compita la parte muraria, ed eseguita e- //w/</ della Rotonda e della Minerva. In-
^regiamente e con sol idi tìi , ma assai a- cerio èchi fabbricasse questi delubri, e già
vauzata la parie decorativa, ed il tulio esistevano a' lem pi di Vespasiano. 11 cui •
non meno operato con lodevole econo- to egizio, insinuato in Roma nel suo VI
mia. Vi è quindi fondata lusinga, die pri- secolo, espulso nel 6q'), rientrato pel fa-
ma del decimale del 18J7, sarà la pie- vore di RI. Antonio, discacciato di nuovo
gievolissima chiesa riaperta al cullo di- da Tiberio, riapparve sotto Nerone e vi
vino decorosa meo te, con ritornarvi ad uf- radicò fortemente fino alla caduta del pa-
fi/iailad mio capitolo, mediante le zelan- ganesimo per la protezione di Vespasiano,
ti cure del cau. d. Baldassare Riarsili dal Domiziano, Adriano, Coniodo,Caracalla e
medesimo deputato all'andamento solle- Giuliano. Crede Nibby^chequegl'impera-
cito della fabbrica e lull'allro relativo. tori molto spendessero a rendere più ma«
Tempio diG limone Regina, Sul Monte godici i due templi, ornati da molte co*
Aventino, ne\ clivo per cui si sale allaC7i/t'- looue, e che forse da essi furono Iraspor-
.*// ili s. Sabina, l'edificò F. Camillo dit- tate nella Chiesti dis. Muriti in Traste-
tatore dopo la presa di Veii l'anno 061 vere, varie delle colonne di granilo che
«li lioma, e vi collocò il simulacro della formano la nave, poiché i capitelli ionici
Dea preso in quella città etnisca. Colpito che le sormontano hanno l'immagini d'l«
nel 546 dal fulmine, fu ordinato alle ma- side, Sei apule e A r poetate.
U'one romane di portare doni solenne- Tempio della Lauti Nottiluca. Chic-
mente alla Dea e fare le supplicazioni op- sto fu sul Palatino, e cosi denominato per-
portune, e venne eseguilo con pompa di che nella notte riluceva, indi restò invi-
processione. Fu rifatto da Augusto, ri- luppato nelle costruzioni imperiali.
ma>e in piedi fino alla caduta del paga- Tempio di Mai te fuori della porta
iie-imo, e la costruzione della chiesa ili Gapena. Il più antico ch'ebbe il nume
s. Sabina nel 4^5 circa ne portò imman- della guerra nelle varie regioni di Iìoma,
Labilmente la rovina, poiché le sue belle e posto sul colle che guardava la porla
colonne di marmo non è improbabile che situata alle falde del Celio, e sulla spon-
apparlenessero al tempio, da destra dell' Appia, circostanze che si
Tempio di Giunone Sospita. Sul col- riuniscono sulla cima del colle chednmi-
lc Palatino, .presso il tempio ili Cibele, fu na la Chiesa di s. Cesareo. Nel 368 di
edificalo questo dentro gli orli Farnese, Pioma fu dedicatoa Riarte Gradivo per vo-
da Augusto che ne fece la dedicazione, e to fatto nella guerra gallica, da T. Quin-
Luiilinuò ad esistere nel IV secolo, zio duumviro per le cose sagre, cioè uno
Templi d' 'Iside e Serapide. Due lem- de'custodi de'hbri sibillini: vi conduce la
pli contigui ha loro e ambedue destinati salita delta CUvus Marlis. Pare chela sta-
iti culto egizio, prossimi \\ Sepia, ove fu- tua del nume l'erigesse nel 532 M. Clau-
rono fabbricati i Palazzi Doria eDeCa- dio Marcello console, con gruppo di lu-
lolis, poi Sinionelti e ora Piombino, ed pi sagri al medesimo, onde la contrada eb-
occuparono pure l'aree della Chiesti di bepure il nome di Simulami Luporiim.
i. Stefano del Cocco, e della Bibliole- Presso il tempio si conservava la pietra
ca Casanatense, ove e negli scavi si tro- Lapis Manalis, che io caso di gl'ansio-
•vaiono preziosi monumenti, come le sta- cita portavasi per Roma onde ottener la
tue del Nilo e del Tevere indicanti l'in- pioggia, per cui derivò il suo nome Jfti-
liesto della religione egizia nel Lazio, ora nalis, cioè quoti aauas manaret. I sol-
iiel Museo / aticano e in l'augi; i leo- dati reduci dalla guerra appendevano le
ni del Musco Gregoriano Egizio } e del- loro armi a questo tempio, da dove avea
3.4 TEM
principio la cavalcata de' cavalieri, che fa-
cevasi agl'idi di luglio in memoria della
■vittoria riportata al lago Regillo. Inoltre
nel tempio di Marie Gradivo si custodi-
va il lituo augurale o pastorale di Ro-
molo, che rimase illeso dal fuoco; come
pure gli Ancili, eguali allo Scudo caduto
dal cielo sotto Numa, coll'avviso degli a-
ruspici, che l'impero romano si sarebbe
conservato finché si custodisse in Roma,
onde ne furono fatti i i simili e fra essi mi-
schiato il celeste, perchè da niuno potes-
se conoscersi e rapirsi. Si custodivano an-
cora alternativamente nel tempio di Mar-
te Quirino. E' rappresentato il tempio pel
i.°a sinistra dell'attico dell'arco di Co-
stantino, per chi guarda il Celio, ed esi-
steva ancora nel V secolo. Può credersi
che gli fosse vicino il Senctculum ad por-
tarli Capenarn.o che la cella stessa servis-
se per l'adunanze del senato.
Tempio di Marte bifore. Augusto nel
734 di Roma lo decretò per la ricupera
dell'insegne e prigionieri romani da Fra-
arte re de' parti, ad imitazione di quello
di Giove Feretrio,per riporvi le insegne;
l'edificò a Marte Vendicatore nel proprio
foro presso il romano e I' arco di Setti-
mio, ch'era, se non grande, certamente
più esteso e magnifico di quello contiguo
di G. Cesare. Era il tempio rotondo e d'or-
dine corintio, e lo dedicò nel j5i, desti-
nandolo alle adunanze del senato in cer-
te occasioni e per deliberare la guerra, on-
de fu designato col nomedi Secretàrium
Senatus, per esservi l'archivio e la custo-
dia delle cose sagre e vasi del popolo ro-
mano, come rilevai ne' voi. LX, p. 1 5jt e
LXI1I, p. 5i , dicendo della chiesa di s.
Martina che si vuole edificata sulle rovi-
ne del tempio, così secondo alcuni e Pal-
ladio quella della ss. Annunziata, di cui
nei voi. LV, p. io6,e sul recinto del fo-
ro d'Augusto, non di Nerva come molti
scrissero. Bensì prova iNibby, come dirò
parlando del Tempio di Nerva* che su
questo fu edificata la chiesa dell'Annun-
ziata e il contiguo monastero; senza tace-
TEM
re le contrarie opinioni. Osserva Nibby,
essere probabile che dopo la proibizione
del culto antico decretata da Graziano,
Valentiniano II e Teodosio I, sul finir del
IV secolo, e messa compiutamente in e-
secuzione da Onorio nel 1 ."periodo del V,
il tempio, tolto tuttociò ch'era di culto,
continuasse a servire per certe adunanze
del senato, e fosse designato col nome di
Secretàrium Sènatus. Consumato que-
sto dal fuoco, forse per l'incendio del 409
d'Alarico, lo riparò Flavio Annio Etica-
rio Epifanio prefetto di Roma del 412 #
incendio che denominato ignis fatalis ,
fece dare al tempio il nome di Templum
Fatale. La vicina via Marforio, della qua-
le parlai nel voi. h, p. 3oi, per la bella
statua dell' Oceano del foro d' Augusto,
prese il nome da Martis Forum, ossia dal
tempio di Marte e foro d'Augusto, ch'e-
ra nella sua integrità almeno fino al 1 .°pe-
riodo del V secolo. Stefano Piale ci die-
de la Lettera del tempio di Marte Ulto-
re e de' tre Fori antichi di Cesare, d'Au-
gusto e di Nerva, pubblicata nel 1. 1 ,par. 2
delle Dissert. dell' acead. romana d' ar-
cheologia, a cui fu indirizzala; e {'Effe-
meridi di Roma del 1821, nel t. 3 la Let-
tera a Stefano Piale dell'ai. Angelo Ug-
geri, Roma 1821, sulla dissertazione del
medesimo.
Tempio di Matuta.Yu eretto da reSer-
vio Tullio nel settentrionale lato del Fo-
ro Boario, dov'è oggi la Chiesadi s. Gior-
gio, econsumato con quello contiguodel-
la Fortuna dall'incendio terribile del 53g
diPioma. Indi nel 54o furono creali trium-
viri per la riedificazione, e innanzi ad es-
so nel 556 costruì due fornici L. Sterti-
nio pretore di Spagna colle spoglie ripor-
tate. Già il tempio era slato rifatto lai.*
volta da F. Camillo nel 35g e dedicalo
nel 36o, e continuò ad esistere almeno fi-
no al 1 V secolo dell'era volgare o nostra.
Questo tempio era particolarmente desi-
gnato col nome il'Aedes Ma tris Matti'
tae,e le feste in onore della Dea dice vali-
si Matralia, nelle quali era vietato alle
TEM
serve l'accesso al tempio per una tradi-
zione txiisticn, e si offrivano libazioni bru-
stolile. Il pache de' Gracchi vi pose una
tavola dipinta clonata a Giove, rappresen-
tante le pugne e la conquista della Sai-
degna , fatta dall'avo T. Sempronio nel
5 1 5, dopo aver preso o uccisi 80,000 ne-
mici, liberando e ristabilendo cosi le pub-
bliche rendite.
Matuta. ì . Tempio di Giunone Mei'
tuta.
Tempio di Mercurio al Circo Mas-
simo. Surse presso il lato del circo (di cui
riparlai a Roma ed a Teatro) addossato
alle falde dell'Aventino, di l'orma Idra-
sti lo con portico sostenuto da ermi in luo-
go di colonne, e co'simboli di Mercurio
nel timpano, cioè la testuggine, il gallo,
l'ariete, il caduceo, il pegaso alato e la
borsa : dentro la cella il nume era rap-
presentato in piedi, colla borsa nella de-
stra e il caduceo nella sinistra. Il volo d'e-
rigerlo rimase negletto, poiché consa-
grata l'area nell'anno 65 di nostra era,
fu adempito sotto Marco Aurelio del 16 r,
ed esistè fino al i.° periodo del V secolo.
Tempio di Mercurio alla porla Ca-
pena. Fu presso di essa edificato per se-
natusconsulto e dedicato nel ?.5g di Ilo-
ma, da M. Leloi io i.° centurione a tal ce-
remooia prescelto dal popolo nella ver-
tenza insorta tra' consoli a chi di loro ne
spettasse 1' onore. A pie di cjuesto anti-
chissimo tempio sgorgava una sorgente
perenne e limpida, che perciò ebbe no-
me di .((pur Mei-curii ; e coni' era con-
sagrata al nume, cosi i mercanti nell'an-
niversario della dedicazione si recavano
al tempio ad attingervi l'acqua, onde a-
spergere le merci 00' rami d'alloro, che in
essa immergevano. Dinanzi al tempio era
l'area contenente I' altare, grande e ro-
tondo. Dell'acqua di Mercurio o Argen-
tina riparlai a Fontane di Pcomv e Del
voi. LIV, p.i65.
Templi (li Minerva al Foro Transi-
torio, e (li Verva. Nel Foro Transitorio
di Nei va, Domiziano prima di oso de-
TEM 3 1 5
dito al culto di Minerva nel 91 di Roma
le edificò un tempio magnifico fiancheg-
giato con portici, sagro recinto che chia-
mi) Foro di Palladio dal denominarsi Mi-
nerva anche Fallacie, ed in esso fu poi co-
struita la chiesa e convento di s. Maria
in macello Marlyrum, per quanto dissi
nel voi. LIF, p. 5y. Fu pure detto Fo-
ro Pervium, sinonimo eh Transitoriumt
derivante dalla posizione nel transito dal-
la parte occidentale di Roma all' orien-
tale, e Forum Nervac, perchè Nerva lo
compì in uno al tempio alto e magnifi-
co. Quindi Traiano suo figlio adottivo,
adiacente eresse un tempio a Nerva, Tem-
plum Divi Nervae, con are, pulvinari, fla-
mine o sacerdote istituito a suo onore ;
cioènon potendoentrare nel compito Fo-
ro Palladio, ne fece come un' aggiunta
verso il luogo ove poi fu eretto il mona-
stero de'basiliani e dipoi delle domeni-
cane neofite, di cui nel voi. LV, p. 106 ;
profittando a tal uopo d'un muro altis-
simo con massi di pietra albana o pepe-
rino rozzi in parte, edificato nell'era re-
pubblicana,legati con perni di legno a co-
da di rondine. Del tempio presso l'arco de'
Pantani, uno de' fornici del Foro Tran-
sitorio, rimangono in piedi 3 colonne di
marmo bianco scanalate, appartenenti al
portico laterale, il pilastro addossato al
muro di cinta, e una parte del soffitto e
dell'architrave, i cui capitelli ed il lacu-
nare del portico sono di mirabile stile; a
destra si vedono gli avanzi di due emici-
cli che circoscriveano l'area sagra, ne'
quali appariscono due ordini di nicchie
rettilinee per Iestatue;rimane inoltre par-
te del muro della cella corrispondente al-
le colonne di massi di travertino. Nel 537
era il foro ancora intatto, ma dopo quel-
l'epoca il suo fato fu comune con quello
degli altri fori contigui, vale a dire che
rimase in piedi fino al secolo Vili, pro-
babilmente senza gravi lesioni, tranne
quclledelle statue e oggetti di bronzo ca-
gionate dalle miserie de' lem pi e dallo spo-
glio di Gustante li. L' abbandono e sue-
3i6
TEM
cessiwa rovina avvenne circa il secolo X,
e nel <)cp sulle rovine del tempio di Ner-
va già erasi edificalo il monastero di s.
Basilio, una delle principali abbazie dillo-
ma. l'ailando del Tempio di Marte Ul-
tore, e in altri luoghi, dissi l'opinioni di
aleuni,che il monastero basiliano,ora del-
le domenicane, fosse eretto presso gli a-
vanzi di tale monumento. Nel voi. XL VII,
p. 275 narrai il desolante disastro della
caduta delle fondamenta della parte me-
ridionale con l'infermeria del monastero,
e come Gregorio XVI accorse a confor-
tare le religiose. Qui aggiungerò, che si
legge nel u.° 72 del Diario di Roma del
184^, a vere talePapa,dopoIa rovina, or-
dinato di riedificare alquanto più indie-
tro il muro di clausura, con che rimase
scoperto il lato sinistro del tempio di Mar-
te Ultore, come ivi si dice, e disotterra-
to lino alla base, e sgombre da ogni tetto
u ingombro di muro le 3 colonne ancora
esistenti di quel magnifico edilizio, e ri-
mossa la bottega di scalpellino ch'era visi
formata. Questa operazione procurò la
salvezza di quanto resta del monumento,
imperocché con levare la terra attorno al-
la colonna più prossima al recinto antico,
si scoprì esser guasta dal fuoco e spezzata
per guisa verso l'imoscapo, che dubitassi
non potesse reggere tanto spazio quanto
bastasse a cingerla di aste e di 'cerchi di
laro, il che eseguitosi, fu resa salda e ca-
pace di sostenere i marmi del fregio. E
se il campanile erettovi sopra non fosse
stato demolito, nel rovinar che fece quel
lato del monastero, sarebbe venuta me-
no in breve tempo pel peso della torre,
né la terra che la copriva poteva sostener-
la.Si posero ferri anche sui capitelli, spac-
cati dalla soverchia mole della torre cam-
panaria.
Tempio di Minerva Aventinense. Sul
colle Aventino, di cui riparlai a Savelm
famiglia che lo dominò, presso il porti-
co di Cornificio e il tempio di Diana, già
esisteva esaslilo-perittero con 6 colonne
di iruutee i3 di fianco, nella 2/ guerra
TEM
di Cartagine, poiché fu dato dal pubbli-
co agli seribaso poeti teatrali e agl'istrio-
ni, perchè ivi potessero adunarsi e portar
doni a Livio Andronico, che scrivea e re-
citava commedie, ed avea scritto un car-
me che fu cantato dalle vestali, pe' van-
taggi riportati da'romani su'carlaginesi.
Augusto lo riedificò e dedicò di nuovo.
Tempio di Minerva Campense. Nel
6g2dilloma lo costruì Pompeo Magna,
i cui avanzi si videro sino al secolo XVI,
con gran portico le cui colonne si fecero
crollare per farne calce! Nell'area già era-
vi stata eretta la Chiesa di s. Maria so-
pra Minerva. della qualeedel tempio più
innanzi riparlerò, e poi l'adiacente con-
vento,riempiali edilìzi riparlai nel voi. LV,
p. 97. Nel giardino fu trovata la bellissi-
ma statua di Minerva, ora nel Museo Va-
ticano, e poco lungi altra, trasferita nella
Villa Ludovisi.
Tempio di Minerva Medica. M. Cras-
so della famiglia Licinia ebbe gli orti o
giardini omonimi sul Monte Esquilino,
e dopo la morte dell'imperatore iJ. Lici-
nio Valeriano passarono al fisco i mperia-
le nel 260 di nostra era. Il suo figlio P.
Licinio Gallieno ne amò particolarmen-
te il soggiorno, l'ornò di monumenti e di
nuovecostruzionijfra queste è ancora su-
perstite una sala magnifica che il volgo
appella tempio di Minerva Medica. La
pianta di quest'edilizio è decagona, e fe-
ce parte di fabbrica di maggior estensio-
ne : occupano la parte inferiore g grandi
nicchie e la porta, con vestigia di lastre
di porfido. Il tempo e gli arbusti che so-
no cresciuti sulla volta, in gran parte crol-
lata pel fulmine che la colpi nei 1828,
hanno fatto di questo rovinoso edilizio uno
de' monumenti più pittorici di Roma, e
perciò sovente disegnato e dipinto. Nib-
by eruditamente e con bella critica pro-
va che l'edilìzio non fu né tempio, né ba-
silica,né terme, come molti erroneamen-
te crederono, ma una sala degli orti Li-
ciniani, costruita durante l'impero di Gal-
lieno.
TEM T E M 3.7
Tempio di Nervat I . Tetnpìo di Mi- pido ed al Ire, non potevo farsi un segri -
nervo, al Foro Transitorio. fi? io cumulativo. Questo rito non impe-
Tempio e portico di Nettuno, Esiste- ili va che in un solo tempio vi fossero d'u«
va il tempio quando Agri ppa nel "28 ili na medesima deità più simulacri; owe-
Roma,in memoria delle vittorie riporta- 10 che nello stesso tempio vi fosse vene-
te, edificò il portico detto di {Nettuno per- rato qualche altro nume] che avesse qual-
che conteneva il tempio sagro a quel nu- che relazione collaDeilà pi incipale.Quin-
rne, che alti i dissero impropriamente ha- di Marcello dovè al tempio di già eretto,
silica, ed i suoi avanzi detti volgarmente aggiungerne altro col titolo di Aedes} ir-
del tempio d'Antonino o di M. Aurelio, tutisj ina prevenuto dalla morte, e dopo
che in parte ripetei nel descriverli a Do- averli adornati colle vinte spoglie, locom-
gana di terra, e formanti la facciata del pi il figlio e dedicò nel 54-8, i romani per
suo edilìzio, ove si vedono le tracce del lai. volta ammirando le opere de'greci
grande incendio dell'anno 80 di nostra artefici tolte a Siracusa. Vespasiano lo
era; tuttavolta continuò ad estere iute- lece restaurare e dipingere da due pitlo-
10 lino al IV secolo. Alcuni de'piedislalli ri insigni, ed ambo i tèmpli erano in pie-
che sostenevano dinanzi alle colonne nel- di ancora nel principio del V secolo, già
l'area le statue d'alto rilievo esprimenti congiunti insieme e parallèli con ilucfac-
le provincie romane, le quali vi aveano date. 11 simulacro dell'Onore era virile e
erette quelle colossali d'Adriano e Anto- coronato d'olivo, quello della \ irlìi mu-
nino, sono sparse ne' palazzi Farnese, liehre e galeata, come furono espressi nel-
de' Conservatori, Citici, e Odescalehi, le medaglie; vedendosi nel rovescio l'Ita-
ne! Museo Capitolino e a / illa Pam- ha e Roma personificale in allo di darsi
philj. la mano, l'Italia colla cornucopia, Roma
l'empio delU Onore e della T'irtti.'Son calcando il globo come dominatrice e ar-
deve confondersi con altro tempio di lai bilia de' destini del mondo, e col paiizo-
nome, già esistito nel silo chiamato Tro- nio simholo di sua forza militare. 1 cava-
fei di Mario, eretto da C. Mario sul culle lieri romani coronati di olivo in Campi-
Esquìlino colle spoglie riportate sui eira- doglio, in memoria della vittoria ripor-
bri, teutoni e altre orde sellentiionali. tata al lago Regi Ilo, dal 4^0 di Roma in
Fuori e presso la Porta Capena, alquan- poi si recavano in cavalcata dal tempio
lo distante dal tempio delle Camene, Q. di Marte a quelli della Virtù e dell' O-
Fabio Massimo nella guerra contro i li- noie, pompa che dicevasi la festa dell'O-
gtiri dedicò nel 520 di Roma il tempio noie e della Virtù. Il Tiranesi nella sua
della Virtù cioè il valore militare, e quel- grand'opera credè i templi essere nel sito
lo dell'Onore che poi M. Claudio Mar- ove fu eiella la suddetta chiesa di s. Ir-
cello rinnovò, per voto fatto nel 53 1 sul bano alla Caffarella, ma con Nibby e Ma-
punto ili cimentarsi co'galli,e ripetè nel rangoni dimostrai di sopra essere stalo
545 all'assedio di Siracusa, quando poi sagio a Racco.
volle dedicarlo si opposero i Pontefici, so- TempiodelF Orco. Fu sul Palatino nei
slenendo non potersi consagrare una cel- tempi più antichi, e durò lino all'impero
la a due numi, perchè in caso di fulini- d'Eliogabalo.
ne o altro prodigio sarebbe stala dillicile Tempio della Pace. Erettone! Foro
l'espiazione, non sapendosi a chi de'due romano con sagro recinto, Forum Pa-
dovesse immolarsi la vittima; imperoc- cist nel 7 5 di nostra era da \ espasiano,
che ad eccezione d'alcune determinale di- ne parlai nel voi. L\ Il I, p. 1 70. Qui so-
vinità che andavano unite, come Castore lo dirò, che Tana era quadrilunga cinta
e Polluce, Apollo e Diana, Venere e Cu- da pollici, in fondo alla quale rivolto a
3i8 TEM
occidente il tempio, e lateralmente ad es-
so unita alla cella a destra e sinistra la
biblioteca in cui adunavansi i letterati, e
la sala del tesorOjin modo d'occupare qua-
si tutto il lato minore orientale. Tutto il
tempio era largo circa palmi 3oo, e lun-
go intorno a 44^- La Dea Pace eravi ef-
figiata in atto di porgere colla destra il
ramo d'olivo, e tenendo nella sinistra la
cornucopia. In questa vasta e sontuosa
fabbrica, ricchissima d'opere d'arte e di
oggetti preziosi, che attirava la curiosità
di tutto il mondo, poiché tra le altre co-
se ricordatisi i vasi d' oro del tempio di
Gerusalemme, presi da Vespasiano e Ti-
to nella conquista della Giudea, un JNilo
coni 6 putti indicanti i cubili dell'inon-
dazione in basalte color ferrigno, la sta-
tua di Naucide trasportata d'Argo, un Ga-
nimede celebre, il Jaliso pittura famosa
di Protogeue, la Scilla di JNicomaco, l'e-
roe di Parrasio: eravi inoltre un tesoro
di ricchezze di particolari come luogo sa-
gro e sicuro. Di che Marangoni dice co-
stume praticato con altri templi, ovequa-
si erari pubblici depositavansi molle ric-
chezze,siccome tenuti luoghi sagri e di pie-
na sicurezzza; onde Cesare in quello della
Dea Opis, sorella o moglie di Saturno, si-
tuato sul Campidoglio, depose 700,000
sesterzi, equivalenti a 1 7,000, 5oo scudi,
poi dissipati da M. Antonio. iNeliqi del-
l'era volgare il maguifico tempio cogli an-
nessi edifizi fu incendiato, e tutto fu pre-
da delle fiamme, onde molti a un trailo
impoverirono per aver perduto le depo-
stevi ricchezze: appena si poterono salva-
re i vasi di Gerusalemme, rapiti poi da
Genserico re de' vandali e trasportati a
Cartagine, donde Belisario li portò a Co-
stantinopoli, e Giustiniano I li mandò in
dono alla chiesa di Gerusalemme.il fuoco
non si polè arrestare, epropagossi alla vi-
cina via Sagra, e per essa al Palatino e al
palazzo imperiale, dove rimasero consun-
te le grandi biblioteche d'Apollo e la Ti-
berina, e giunse fino al tempio di Vesta
con lauta rapidità che le vestali poterò»
TEM
no a stento salvare il Palladio. Ora del
grandioso edilizio resta in piedi una par-
te laterale, formata da 3 maestosissime
e imponenti arcate, le quali servivano di
cappelle, e prendevano tutta la lunghez-
za della navata, secondo il Vasi, Itinera-
rio di Roma. L'arco di mezzo è fatto a
guisa di tribuna, e lutti e 3 sono ornali
nell'alto di cassettoni, i cui rosoni furo-
no imitati per la splendida basilica Va-
ticana; e nel basso vedonsi le nicchie per
le statue e le porte di cotnunicazioue. L'al-
tra parte corrispondente a questa è an-
data tutta in rovina, come anche la gran
navata di mezzo, di cui sono rimaste le
sole vestigie della volta. Sui pilastri del-
le 3 arcate sonovi frammenti del corni-
cione in marmo ch'era sostenuto da 8 co-
lonne. Il suo interno era coperto e orna-
to di pitture e sculture depiù celebri mae-
stri del suo tempo: forse il piano superio-
re servi da biblioteca, come rileva ilMel-
chiorri; la costruzione è bella e solida.
Tempio del Pantheon. J . Pantheon
e i voi. LVlII,p. 171, LXX, p. i4oei48,
ed il Piranesi, t. 6, pari. 1, De tempii an-
tichi, che contiene il celebre Panteon, Pa-
rigi! 836. Dovrò riparlarne, dicendo dei
tempii del vero Dio.
Tempio della Pietà. V. Tempio di
Giunone Ma tuta.
Tempio di Portiamo. Fu eretto pres-
so l'antico porto del Tevere fuori della
Po/'toTrigemina, nelle vicinanze dellaSa-
lara 0 deposito del Sale presso l'arco, e re-
stò in piedi (ino al V secolo di uoslra era.
Tempio di Quirino. Nuota Pompilio
ne ordinò l'erezione in onore del prede-
cessore Romolo sotlo il nome di Quiri-
no, sul colle Quirinale, di cui e del tem-
pio riparlai a Palazzo apostolico Quiri-
nale. Papirio Cursore fece voto di riedi-
ficarlo, e l'esegui il figlio dedicandolo nel
46o di Roma, e ornò colle spoglie de'san-
» iti. Fu colpito dal fulmine e danneggia-
to da un incendio, danni riparali nel7o5,
e nel 708 vi fu dedicata 1' immagine di
Giulio Cesare colla epigrafe Inviata Deo.
T E M
Angusto Io riedificò di pianta e dedicò
nel 737, cou magnificenza diptero-olla-
siilo, d'ordine dorico con doppio portico
con 8 colonne di fronte ei 5 di fianco, e
perciò 72. Intorno all'area sagra Augu-
ro costruì altro portico, molto frequenta-
lo dagli oziosi. Altri erroneamente pose-
ro nella regione VII altro tempio di Qui-
rino. Il vero fu dietro la chiesa di s. An-
drea ile' Gesuiti, e restò in piedi fino al
1. "periodo del V secolo dell'era volgare.
Tempio di Ramnusia. Fu sul monte
Palatina e sagro a Nemesi.
Tempio di Romolo e Remo. Vuoisi e-
sislito nel vestibolo dell' odierna Chiesa
de ss. Cosina e Damiano (di cui riparlai
nel voi. XX Vl,p. 1 77), secondo altri ov'è
la Chiesa di s. Teodoro, come dissi nel
voi. LV1II, p. 172 (o meglio il tempio o
piuttosto un altare, innalzato dagli ar-
cadi pe^agrifìzi palrii, ove poi fu posto
il] simulacro di bronzo rappresentante
la Lupa lattante Romolo e Remo nella
spelonca, la quale si pone Ira la chiesa
di s. Teodoro e quella di s. Maria Libe-
ratrice, che sussistè sino al V secolo e poi
fu ingombra dallo scoscendimento delle
fàbbriche del palazzo imperiale),altri qui-
vi, facendone due, pongono il tempio di
Romolo, e nella 1 /chiesa quello di Remo.
Il tempio prostilo-esastilo ebbe un por-
lieo rettilineo di 6 colonne di marmo ca-
ristio, delle quali due rimangono in pie-
di io ss. Cosma e Damiano, con cella ro-
tonda fra due sale rettilinee. Fu edifica-
to da Costantino I il Grande prima di sua
fin. ile adesioneal cristianesimo, indi fu ri-
dotto a chiesa nel VI secolo.
Tempio di Saturno. Fu nell'angolo
occidentale del Foro romano a pie della
radice del Munte Capitolino, presso una
delle salite a cui ascende vasi. Ebbe un'ara
e un eoeiiih idum dinanzi con soffitto do-
lalo, cioè un area in mezzo alla quale era
un altare, e di fianco sale per le cene sa-
gre, ed ivi con rito greco a capo scoper-
to sagri fica vasi. La sua origine si fi rimon-
tale all'ara che Ercole cogli epei o elei
TEM
3 1 9
eresse aSaturno in questo sito, o che pri-
ma ancora della venuta di quell'eroe in-
nalzai ono i pela«gi. Tullio Ostilio dopo a-
ver trionfato degli albani e de'sabini, cou-
sagrò il tempio del quale avea fatto vo-
to, ed allora furono istituiti i saturnali,
ile'. piali ragionai in tanti luoghi. Altri ne
attribuiscono la costruzione a Tarquinio
il Superbo, eia dedicaal dittatore T. Lar-
gio; altri lo dicono eretto per decreto del
senato. Prima che fosse consacrato nel
257 di R.oma, Valerio Pubhcola lo desti-
nò a custode del denaro pubblico, e fu det-
to erario perchè la 1 /moneta de'romani
fu di rame, uso al quale servi poi costan-
temente fino alla radula dell'impero oc-
cidentale, e fu detto quello riservalol'y^e-
rarium Sanctiusj perchè dicesi che nel
regno di Saturno (del quale tenui propo-
sito a Lazio, a Piuma, a Sutri e in altri
articoli), non avvenne alcun furto e lutti
i beni erano in comune, e per aver egli
introdotto l'uso d'imprimere le lettere e
di battere moneta. Altri spiegano lo sta-
bilimento dell' erario nel tempio di Sa-
turno, comechè credulo custode de'teso-
ri, e vendicatore de'ladn; e perchè si at-
tribuì a quel nume l'introduzione della
moneta in Italia. La custodia dell'era-
rio era principalmente affidata a'questo-
x\,quaestores ab aerario Saturni, i qua*
li aveano una specie di fanti sotto di loro
col nome di viaiores: vi furono pure i tri-
buni del tesoro tratti dal popolo, Tribu-
ni Aerarii, custodi del tesoro pubblico.
Non debbo lacere, che tanto ne' tempi an-
tichi, quanto a que'di G. Cesare conser-
vavasi nel tempio di Diana Ariana, di cui
trattai a Riccia, i tesori della sagra mo-
neta del popolo romano; e Cesare al ri-
ferire d'Appiano Alessandrino, Bell. eh'.
lib. 5, prese da questo luogo il denaro con
promessa di restituirlo con usui a. Il p. Vol-
pi, Latius velia, lib. i3, cap. 2, è di opi-
nione, che il custode della sagra moneta,
che nel tempio di Diana Ariana oNemo-
rense si conservava, fosse chiamalo Ser-
vo y^rar/'/Ojdeduceudolo da un'iscrizione
320 TEM TE M
ch'è nel palazzo Chigi di Riccia. Il Ma- come proprie ilei romano impero. A pie
rangoiii elice che molti altri luoghi furo- del tempio poi di Saturno era la celebre
no in Roma appellati Erarii, per la con- Colonna Milliaria di bronzo dorato, di
servazione del denaro pubblico , poiché cui riparlai a Strada, e dalla (piale si pi*
olire l'era rio della repubblica, Augusto e- gliavano le misure delle miglia per tutte
resse quello pegli stipendi militari, e fu pò- le città d'Italia: era chiamata miglio d'o-
sto nel tempio di Saturno affinchè fosse ro, per essere dorata come la palla che la
sotto la sua tutela. Dissi a Moneta, del sovrastava, la quale significava il mondo,
tempio di Giunone Moneta diRoma^res- di cui Roma n'era capo. Avanti il tem-
so il quale era la zeeea,a fianco del tempio pio di Saturno furono collocale le ceneri
di .Satin noe per quanto narrai, li tempio d'Oreste re di Micene, trasferite da Ari-
primitivo di Saturno rimase fino al i.°pe- eia, e riguardate col Palladio, cogli An-
nodo del secolo Vili di Pioma,ed allora fu cili, colla Quadriga di Creta de'veienti, e
riedificato magnificamentedaL.Munazio con altri simulacri, per una delle 7 cose
Planco colle spoglie riportate sopra i re- fatali di Roma. Il tempio era in piena con-
ti 0 rezi nel 71 1. Al tempio si saliva per servazione nel V secolo di nostra era, e
gradini, e l'accesso al tesoro era pel tem- non è vero che sopra vi sia stata edificata
pio, che n'era come il custode, le cui stan- la Chiesa di s. Adriano dell'ordine della
ze prolunga valisi per didietro presso l'o- Mercede.
dierna chiesa dell' Ospedale della Con- Tempio del Sole Serapide sul Qui-
solazione, nel tempio di Opis che la mi- rinaie. Fu forse nella via de'Cornelii, ove
tologia die per moglie a Saturno, ove co- esigevano le statue del Nilo e del Tevere
ine già notai di sopra, Cesare pose il suo che oggi ornano la Fontana, di Campi-
peculio a non confonderlo col pubblico, doglio j pare che l'edificasse M. Antonino,
Quanto a'tesori conservati in questo tem- altri dicono Aureliano, altri lo dissero tem-
pio, de'nominati ealtri ministri che licu- pio della Salute, ma esso non fu in que-
slodivano, meglio ne parlo a Tesoriere, sta parte, e Io notai a Palazzo apostoli-
ove pure dico del Fiseo, erario privato co Quirinale. Gli avanzi si riducono a
degl'imperatori. Riponendosi in questo pochi massi di marmo esistenti nel già r-
terupio lutti i tesori della repubblica ri- dino del Palazzo Colonna, e dimostra-
cavati da'tributi, eravj un continuo flus- no la vastità del tempio,
so e riflusso di popolo, e di nazioni stra- Tempio della Speranza. V. Tempio
niere delle provincie e regni soggiogati di Giunone Malata.
dal valore romano. Qui si conservò an- Tempio di Tellure. Fu edificato, se-
che l'archivio di tutte le scritture pub- condo alcuni, in quel luogo che ricordai
bliche, le quali poi furono bruciate d'or- nel voi. LXIII, p. gg, in una parte ov'era
dine d'Augusto, amante della pace uni- stata la casa di Spurio Cassio, la quale per
versale, onde cosi terminare tutti i litigi decreto pubblico fu demolita nel 271 di
politici e civili, con distruggerne i docu- Pvoma per delitto di allettata tirannide,
menti. IVeI tempio in pubbliche tavole a nella via che conduceva alle Carine, una
vista di tutti erano descritti i nomi degli delle parti più nobili di Pioma antica, nel-
ambascialori che dalle diverse contrade l'intervallo ùa' Monti Quirinale eEsqui-
recavansi in Roma, acciocché aspese pub- lino, e ne conserva il nome la chiesa di
bliche fossero mantenuti. Ivi si conser- cui feci parola nel voi. X LI V, p. 1 5g. L e-
vavano l'insegne militari del popolo io- lezione si attribuisce a P. Sempronio So-
mano, formate di figure di vari animali, io conquistatore del Piceno, che verso il
altri di metallo, altri di velo rosso dipin- ^S6 di Roma pugnando, per un leggero
ti, Ira le quali primeggiavano le aquile terremoto promise un tempio alla Dea, e
T E M
l'effettuò sull'area ove poi surse la torre
de' Conti. Fu inaugurato, e presso al lem-
pio fu eretta una cella a La verna. Era pro-
stilo con porlico di colonne di granito ros-
so, con area sagra innanzi, con cella vasta
e dipinta, e nelle pareli era pure dipinta
l'Italia per celebrarla dal canto dell'agri'
coltura, simboleggiando Telline la Ter-
ra. Il senato vi si radunava, cume dopo
la morte di Cesare per convocazione di
M. Antonio, perorando Cicerone in Givo*
re dell'amnistia. Esistè almeno fino al V
secolo dell'era volgare.
Tempio diTrcùanoXt imperaloreTra-
iano verso il i i 3 dell'era volgare edilieò
il magnifico foro omonimo, di cui ci re-
stano notabili avanzi, e la grandiosa Co-
lonna (J .) Traiana, innalzata in suo o-
n ore dal senato e popolo romano; \i ag-
giunse la magnifica basilica Ulpia colle bi-
blioteche, le cui ultime scoperte registrai
a Puzza del foro Traiano; ed in mezzo
ad un'area sagra circondata da portici co-
struì l'imperatore il tempio, che dopo il
suo decesso nell'apoteosi (della cpiale ri-
parlai nel voi. LXIV, p. 121), onde col-
locarlo tra gli Dei, il cugino e figlio adot-
ti vo Adriano che gli successe, egualmen-
te per onorare V ottimo principe a lui lo
consagrò , e fu splendidissimo edifizio.
Questo centro della magnificenza antica,
opera del tempo in che la gloria di Ro-
ma ascese all'apice del potere, fu rispet-
tato nelle prime scorrerie de'barbari, mal-
grado la ricchezza de'suoi ornamenti ili
bronzo e di marmo, insigni per l'arte; sal-
\osm pure negli eccidii avvenuti in Peo-
nia durante la guerra gotica di Giustinia-
no I, e nel terminar del VI secolo la bi-
blioteca serviva ancora alle adunanze dei
dotti che vi recitavano i componimenti;
per cui s. Gregorio I si muoveva a pietà
di Traiano ogni volta che passava pel suo
foro e complesso di sontuosità che rac-
chiudeva ; ina è storiella, come narrai a
Inferno e altrove, la pretesa liberazione
dell'anima di Traiano infedele, persecu-
tore delia Chiesa, senza battesimo uè pe-
VOL. LXXUI.
TEM 32i
nilenza, per le preghiere di quel gran Pa-
pa. Costante II nel 663 spogliando con
rapacità lloma del prezioso eh' erale re-
stato dopo tanti saccheggi, si prese pure
i bronzi mobili, le Statue e gli ornamen-
ti delle superbe opere di Traiano, le qua-
li nel secolo \ HI sussistevano ancora; ma
il tolto da Costante II, tranne il già in-
viato a Costantinopoli, divenne preda dei
saraceni, quando espugnarono Siracusa
dopo la sua morie ivi accaduta; così quei
barbari s'impadronirono delle cose pre-
ziose del conquistatore della loro patria
Arabia. La rovina totale del foro, della
basilica e del tempio, la produsse un in-
cendio ne'secoli IX o X, nel quale l'area
del foro era ingombra di rovine, e la con-
trada dicevasi Caloleo o Caloleone, origi-
ne del nome Campo Carleo che porta la
vicina via. In molti luoghi parlai delle
chiese e monasteri eretti nell' area del fo-
ro, tempio e basilica, che lungo sarebbe
qui ricordare.
Tempio di J enere Genitrice. Giulio
Cesa re dittatore l'eresse nel suo foro, pres-
so il Foro romano, ove poi fu edificata la
chiesa di s. Martina e la casa dell'accade-
mia di s. Luca, come dichiarai nel voi.
LXIII, p. 5i; onde allora, al dire d'Ap-
piano, avendo Cesare eretto il tempio a
A enere, quale stipile di sua stirpe e co-
me madre d'Enea, alla quale appartenne
Romolo fondatore di Roma, per voto fat-
to sul punto di combattere a Farsaglia,
lo cinse d'un recinto sagro non molto va-
sto, quadrilungo e ornato di portici, ed
il quale ordinò che pe'romani fosse come
un foro, non già di commercio, ma di af-
fari, ed accanto alla Dea pose una bella
immagine di Cleopatra. Riuscirono il fo-
ro e il tempio così magnifici, che si giun-
se a dire essere per ricchezza molto più
bello del romano adiacente, il quale ri-
cevendo dal nuovo accrescimento di di-
gnità, allora fu designalo col nome di
granile, e lo meritava per aver l'area di
2or,6oo piedi quadrali, mentre il Foro
di Cesare uvea 33,7 5o P'eu"'> c'°^ l)OCo più
21
322 T E M TE M
citila 6." porle del Foro grande. Cesare nel abbandonalo all'intemperie e a'moltepli-
708 di Roma dedicò il foro e il tempio ci eccidii dell'orde barbariche, questa ma-
con molti spettacoli di caccie, di gladiato- guifìca mole era ancora in piedi nel Gi5,-
ri e di corse. La sola area gli co>!ò più di poiché Papa Ouoiio 1 nella venuta d'E-
25o,ooo scudi, compiendone i lavori Au- radio in Roma, ottenne la sua copertu-
gusto. In mezzo e avanti al tempio ani- ra di tegole di bronzo per la basilica Va-
miravasila statua equestre (oltre altra lo- licana, le quali probabilmente derubaro-
ricata) di Celare in bronzo doralo, il cui no i saraceni quando la saccheggiarono
cavallo, opera di Lisippo,avea antecedei)- nell'846. Quindi la sua scoperchiatura e
temente portato quella d'Alessandro il il suo smantellamento produsse la cadu-
Grandej solo fu alterato ne' piedi, per la immediata del tempio, e vi contribuì
renderlo simile al cavallo usato da Cesa- l'essere ricchissimo di vari marmi e di ai-
re. La statua di Venere in terracotta la tri materiali di decorazione, offrendo le
lavorò Arcesilao , alla quale il dittatore parti che cadevano una specie di cava pe-
diè un usbergo di perle britanniche. Den- gli edifizìchesi andavano costruendo rid-
irò il tempio poi consagrò sei astucci di le vicinanze, demolendosi pure i rimasti
gemme, e dinanzi ad esso collocò due la- in piedi, come la Chiesa di s. Maria Nuo-
vole di Aiace e Medea, dipinte da Timo- va degli Olivetani, oltre altre chiese, non
inacoe pagate 72,000 scudi. V'istituì pu- meno che torri e fabbriche de'prepoten-
re un collegio di sacerdoti e giuochi ari- ti faziosi di Roma. Così il tempio andò
11 uà li. Nel 608 di nostra era, nel l'area del disparendo dal VII al XII secolo, e del tot-
foro, già divenuto parte de! romano, fu e- to nel XV e X\ I pel rinnovellameulo di
retta la Colonna di Foca dall'esarca di Roma, imperocché i superstiti materiali
Ravenna Smaragdo, il quale con ri prò- furono impiegati in molte fabbriche, co-
vevole adulazione nella lapide gli profu- me il Palazzo apostolico di s. Marco,
se i litoii di ottimo, clementìssimo e pus- eretto anche cou quelli del Colosseo. Jn-
simo principe, mentre era un vero tiran- contro a questo elevavasi a mezzo di so-
no pieno di vizi 1 struzioni il tempio sopra un ripiano lian-
Tempiodi 1 eneve e Roma. Ebbe pu- cheggiato da portici di colonne di grani-
re altre denominazioni, tempio dellaF or- to bigio, e molli rocchi ancora ivi esisto-
tuna di Roma, tempio di Roma , Tetti' no insieme a basi corintie ed a frammenti
plum l rbis, l rbis Fanum, Delubrum di capitelli. ^ i si ascendeva per scale si-
Romae, ed anco d' Augusto, e sur se fra tuate agli angoli dalla parte del Colosseo,
l'arco di Tito e l'anfiteatro Flavio. Adi- e per una grande scala dalla parte del fo-
niostrare il senio per le arti e le sue co- ro. Dovendo dedicarsi a due diverse di-
ca 1
gnizioni architettoniche, Adriano fece e- vinità, fu fatto con celle separate, le qua-
gli slesso il disegno e lo fondò nel 121 di li però erano a contattocol dorso: in fon-
nostra era, in occasione de'suoi quinquen- do a ciascuna era una vasta apside o tri-
nali,il dì anniversario della fondazionedi buna, esistendo ancora quella l'impello al
Roma^nài dedicato nel 1 35 co'sopranno- Colosseo, la quale conteneva la statua dei-
mia Venere di Felice,» Roma AìEterna. la Dea assisa e sopra un basamento. Due
Antonino Pio die l'ultimo compimento al colonne monumentali di marmo «polli-
tempio, e nel 3oy per essere arso fu ri- no sostenevano le statue forse d'Adriano
fabbricalo da Massenzio, e fu riguardalo e di Sabina. Il tempio sorgeva ne! centro
quindi come uno degli edifizi più insigni dell'area, con un portico all'intorno del-
di Roma. Nel 3t)i per le leggi imperato- la cella, e doppio nelle facciate, poiché ne
rie di Teodosio 1 fu chiuso, in uno a tut- avea due, una dalla parte del furo, e fal-
ligli alili templi antichi pagani. Sebbene tra che guardava l'anfiteatro. Ognuna d;
TEM TE INI 323
queste dava l'accesso ad una cplla di una fin della cella di quell'edilìzio, e forse art-
delie due divinila. La doppia (ionie del cora il nucleo del muro, riconoscendo pe-
tempioera ornata di bassorilievi analoghi rò nel rinveslimenlo laterizio esterno un
al culto delle deità interne. Il portico ret- lavoro de'bassi tempi. Il tempio di Vesti
[angolare attorno a veaig4 palmi di lar- si fece rotondo, perchè rotonda è la ter-
ghezza e ?.34 «li lunghezza, ed era soste- ra, di cui Vesta era la personificazione,
nulo da 38 colonne per lato. Nel tempio come il fuoco sagro che continuamente
poi se ne coniavano 1 o per ogni fronte, 6 ardeva in mezzo ad esso era simbolo del
internamente e 56 ne' lati. Neil1 interno fuoco centrale animatore della terra. Ma
d'ambo le celle erano (> colonne di poi lì- la Mitologia però c'insegna^he Vesta ma-
do. Le apsidi erano adorne di marini (i- die di Saturno fu di sovente presa perla
rissimi, e la volta era dorata con casse t- Terra; e Vesta figlia di Satinilo e vergi-
toni romboidali ci i stucco. Le aule poi e- ne era la dea del fuoco, il cui culto l'or-
nino ornate nella volta di cassettoni qua- ma va ili." dovere delle vergini / estati
tirati. Dal piano della piazzatici Colosseo (I '.). Quindi pare che il tempio fosse con-
fino all'apice del frontone, questo sontuo- sagrato alle due dee, e forse lo conferma
so edilìzio avea 1 3o piedi antichi d'altez- la medaglia di Giulia moglie di Settimio
za, vale a dire soli 27 meno della faccia- Se vero,col l'iscrizione:/ esta.e I està ILi-
t 1 Vaticana, calcolata dal ripiano delle ter. Dell'antico culto del fuoco tra molle
scalefìnoalla sommità de'balaustri. One- nazioni, inclusivamenle a'greci e roma-
slo è uno de'lempli di cui il dotto Nibby ni, di quello perpetuo che entrava tra' ri-
ci die la pianta e il disegno de'suoi avanzi, ti privati, di sua forza espiatoria, di sua
Tempio dì 1 enere Sallustiana. Caio provenienza dal tempio degli ebrei, del
Sallustio Crispo coll'estorsioni fittene!- suo culto ostinato dopo il cristianesimo,
la propretura diNumidia, che rigidamen- eruditamente tratta il .Martinelli nel t. 3
le condannava negli altri, costruì orti son- della Colle-ione classica o tesoro delle
luosissimi che presero il suo nome, pres- antichità-Ai Cancellieri, Lesettecose fa
so le Porle Salarae Nomentatia, che tali dì Roma antica, alla di cui conserva-
poi passarono nel demanio imperialee di- zione era attaccata la salute e la gloria
vennero le delizie degl'imperatori, brìi- dell'eterna città, che si teneva per certo
ciati dipoi da Alarico re de'goli nel 4oqdi e infallibile, come notai a Roma, che do-
nostra era. Contenevano [iure il tempio vesse avere perpetua durata, a'dillereu-
di S enere, nome che suol darsi ad una za di tutte le altre, comprendevano an-
sala elitliea superstite. cora il Palladio. Vai iesono leopinioni de-
Tempiodi l espasiano. Chiamalo pu- gli scrittori sopra la qualità e la forma di
re di Tito, L'edificò nel Foro romano il questo famoso simulacro di Pallide, che
fratello Domiziano figlio di Vespasiano, Cancellieri riporta, fra le quali una gran
rimpello a'Rostri e vicino al tempio di Sa- pietra nera. La Mitologia la chiama ce-
tili no, e rimase in piedi almeno fino al lehre statua di Minerva di legno alta 3
principio del V secolo di nostra era. cubiti. La Dea era in atto di camminare,
io di festa nel Foro romano, avente nella destra l'asta, e nella sinistra
Presso al tempio di Castore e Polluce e la conocchia e il fuso : una specie d'au-
il lago di Giuturna.reNuma l'edificò di toma che da se stesso si moveva. Secon-
forma rotond mei sito corrispondente ove do altri, era dessa fatta della ossa ili Pe
poi suise la Chiesa di s. Teodoro (altri lope. Regnando in Troia Ilo avo di Pria-
pretesero ove fu edificata \ Chi a di <•. mo, diesi che fosse caduto dal cielo in
: ;medin), per cui dalla sua Ilio, cittadella fabbricata dallo stesso Ilo,
forma crede Nibby che conservi d dianie- inculi e Dardano fabbricava il tempio al-
324 T E M
Ja Dea, dove da se stessa si scelse il sito
e adattò. Consultato l'oracolo d'Apollo,
rispose che la città si sarebbe conserva-
la, finché quel prodigioso simulacro fos-
se restato entro le sue mura. Assediando
i greci Troia, e istruiti che non l'avreb-
bero espugnata se uon fosse tolto il Pal-
ladio, lodato l'incarico ad Olisse ed a Dio-
mede per rapii lo. Diomede soppiantò la
sagacità d'Ulisse, e se ne impadronì. Di-
poi Diomede lo consegnò al troiano Enea,
il quale co'Dei Penati lo portò in Italia
e lo depositò in Lamento (di cui come del-
le seguenti a Lazio) e in Lavinio, dou-
defo trasferito in Albalonga da Ascanio,e
poi in Roma da Nuuia e collocato nel tem-
pio di Vesta. Ivi si custodiva nel suo più
inlimo recesso dalle vestali, che l'incensa-
vano, «è mai si faceva vedere ad alcuno.
Molle sono le erudizioni riferite da Can-
cellieri sul Palladio, anche bibliografiche.
Il Palladio acciò non fosse rapilo, era fra
diversi fittizi, come il rammentato preso
da Eliogabalo e posto nel suo tempio. Il
luogo ove custodi vasi, solo in alcuni gior-
ni dell'anno si apriva dinante le feste a
onore della Dea, che perciò 7 eslaliaò'ice-
vansi, a'q giugno. Questo luogo detto Pe-
nusei'B sagro, ed in esso potevano soltan-
to penetrare le vestali e i pontefici; on-
de il crudele Eliogabalo commise una pro-
fanazione, poiché pare che non esercitas-
se l'uffizio di pontefice massimo, ovvero
tale incolpazione gli derivò dal suo rapi-
meli lo. Il tempio probabilmente fu arso
da'galli nel 365 di Roma, avvicinandosi
i quali le vestali che custodivano nel tem-
pio il fuoco sagro, fuggirono a Cere por-
tando seco le cose più sagre, e quelle che
non poterono trasportare sotterrarono
entro vasi nelle vicinanze della casa del
flamine quirinale, forse vicino alla cloaca
Massima di Roma, sito chiamato poi dai
vasi Doliola. e confuso col Monte Testac-
elo. Fu riedificato dopo quella catastro-
fe, e arse di nuovo nel 5 12, onde L. Ce-
cilio Metello pontefice massimo,che trion-
fatore de' cartaginesi avea portato in Ro-
TE M
ma i 36 elefanti, essendo imminente il pe-
ricolo di veder consunto dalle fiamme il
Palladio e gli altri oggetti, a 'quali si ci e-
deva legata la prosperità e l'indipenden-
za di Roma, non curando la propria vi-
ta, si lanciò intrepidamente in mezzo al
fuoco e gli riuscì di prendere il Palladio
e gli altri oggetti, che le vestali fuggendo
aveano lasciato. Avendovi perduto la vi-
sta, in ricompensa gli fu accordato il sin-
golare privilegio di potere recarsi in coc-
chio nel senato, e altri onori. Da tale at-
to di pietà verso i numi derivò al ramo
de'MetellidiL.Cecilio,ii cognome di Pius.
Riedificalo il tempio, nel 5.[3 fu sul pun-
to d'essere incendialo di nuovo nella co-
spirazione de'campani ritenuti iu Roma:
lo salvarono i 3 schiavi,cui fu donata la li-
bertà, e solo perì l' Atrium Regium atti-
nente al tempio, già reggia di N urna, ove
adunavasi il senato , giacché noi poteva
fare nel tempio per non essere a tale ef-
fetto inauguralo, e perché vistavano le
vergini vestali. \ 'era inoltre il bosco sa-
gro, che dilungavasi sotto la falda del Pa-
latino verso il Velabroe detto Lucus Ve-
stae. In tempo d'Augusto il tempio e l'a-
trio soggiacquero a terribile inondazione
del Tevere nel -300701 di Roma, e vi
fece guasti considerabili nelle due fabbri-
che, ludi nel 65 dell'era volgare nell'in-
cendio di Nerone vennero consumate dal
fuoco, salvandosi il Palladio, co'Dei Pe-
nali del popolo romano, secoudo Tacito.
Ma gli Dei Penati di Troia, pare che si
custodissero presso l'odierna chiesa di s.
Maria Liberatrice, che descrissi nel voi.
XL\ III, p. 20 1, nella Subvelia ocella o-
scura e non grande. 11 tempio di Vesta
fu immediatamente iu forma rotonda rie-
dificato da Nerone, ma ancora una volta
fu preda delie fiamme nel iq 1 sotlo Co-
modo, nell'incendio del suddetto tempio
della Paceede'più belli edilìzi della cit-
tà. Allora fu che il Palladio si videa oc-
chi nudi, poiché levesfali sacerdotesse di
Vesta, togliendo il tarilo venerato simu-
lacro , lo trasportarono rapidamente iu
T E M
mezzo alla via Sagra nelle cameredell'ira-
peratore. Sembra che il tempio, per la ri-
contata medaglia , venisse riedificato da
Settimio Severo del i cj3. Dipoi nel 382
per legge di Graziano e de' successoli il
tempia fu chiuso e cessò di ardere il fuo-
co sagro, ad onta delle rimostranze di
Simmaco prefetto diRoraa. L'ultima pro-
fanazione del tempio e del Palladio, co-
me delle altre cose arcane e fatali di Ro-
ma, fu opera ili Stilicene ne' primi anni
del secolo V. L'edilìzio però probabilmen-
te rimase intero fino al saccheggio di Gen-
serico re de' vandali nel 455, il quale par-
ticolarmente depredò i bronzi e scoper-
chiò i tetti coperti di quel metallo; e sul-
le sue rovine fu eretta nel VI secolo la sud-
detta chiesa di s. Teodoro.
Tempio di I està sul Tevere. Alcuni
con Tito Livio, col Marliano e Martinel-
li lo credono di Ercole I incitore, che
invece con Nibby ho descritto di sopra e
nel Foro Boario, di forma rotonda, com'è
quello elegante ch'egli attribuisce a Ve-
sta Madre, esistente nella Piazzi/ della
Bocca della l erità, quasi di contro alla
chiesa di s. Maria in Cosmedm. Panciro-
h ne' Tesori nascosti ili Roma lo dice an-
tichissimo, ed eretto da ÌS'uma; ma con-
vien credere che fosse poi riedificalo, al-
trimenti non sarebbe così nobile e di mar-
mi buoni. E perittero-icosislilo, cioè con
20 colonne intorno; ha in tutto 80 piedi
ili diametro, e sorgeva sopra 7 gradini, dei
quali ora non ne restano che i fondamen-
ti. Delle 20 colonne del peristilio o ricin-
to interno una sola ne manca, esse sono
ili marmo bianco lunense scanalate, d'or-
dine corintio con base attica senza plin-
to: hanno 3 piedi antichi di diametro e
circa 3o di altezza compresa la base col
capitello. 1 capitelli sono fra loro di lavo-
ro diverso: la proporzione delle colonne
e lo >tile delle 1>.im e de' capitelli fanno
credere a Nibby essere il tempiocontem-
poraneo di Tiberio. L'in la vola mento e la
copertura mancano affatto (Marangoni
dice che quoto tempio sferico, innalzato
T E M 325
a forma di campana, avea nella cima un
occhio da cui ricevea il suo lume, come
quello del Pantheon), e solo si conserva-
no pochi frammenti del soffitto del por-
tico, fuori di luogo, ornati di cassettoni
con rosoni, che sono dello stile de'capitel-
li. La cella ha 54 piedi di diametro ed è
costruita di massi quadrilateri di marmo
lunense mirabilmente commessi, sul ba-
samento e di fuori ornata di bugnato mol-
lo gentile. Si vuole che fosse coperta di
cupola sferica ornata internamente di cas-
settoni e rosoni: la porta e due finestre che
servivano a illuminarlo, ancora si ricono-
scono. Questo tempio fino dal pontifica-
to di Sisto IV nell'anno santoi475 (co-
me ho Tello nella lapide marmorea del
pavimento avanti la porta), fu dalla fami-
glia Savelli consagrato al protomartire s.
Stefano, come vogliono Pancirolie Mar-
tinelli, /{uniti ex filmica sacra, poi be-
nefizio semplice e tuttora padronato dei
Giustiniani, secondo il Combelli: Panci-
roli noverò 7 chiese in Roma sotto l'in-
vocazione del protomartire del cristiane-
simo, e Piazza nell' Epierologio di Roma
dicet 7 citando Martinelli, ma in esso ne
leggo 27 comprese lesuburbane. Fu det-
to s. Stefano delle Carrozze, non dalla
prelesa vicina strada omonima, come di-
ce Venuti nella Roma moderna (forse a
suo tempo lo era). la quale è ne'rioni Co-
lonna e Campo Marzo, mentre il tempio
è in quello di Pupa, nome preso per es-
servi state ne' dintorni leabitazionide'car-
rettici i, al dire di Panciroli, il quale os-
serva, che siccome Vesta finsero i poeti
penetrati ice di lulte le cose interne, e per
aver s. Stefano nel martiriocolla vista pe-
netrati tutti i cieli, e veduto Jesumston-
tem a dextris Dei, perciò meritamente
fu intitolato a suo onore. Ila pure il no
me di s. Maria del Sole, poiché raccon-
tasi che verso il 1 G5o passeggiando per la
vicina riva del Tevere Girolarua Lenti-
ni nobile romana, vide galleggiar sull'ac-
qua un'effigiedeba D. Verginedipinta sul-
la cai la, la prese e portò alla morella. Que-
3a6 T E M T E M
sia In chiuse in una cassa, indi a non mol- allo sgombrarne» to del (empio, e alle pie-
to apertala vide uscir da essa come un ziose ricerche che si fanno da quella dot-
raggio di sole, e segnalandosi quindi per ta società. A difesa del monumento, fra
molte grazie, fu dalla pia dònna posta in le colonne davanti furono posti cancelli di
questa chiesa e denominata perciò s. Ma.' ferro, ed altri in basso lateralmente, per
rìadelSole. Il Bombelli, Raccolta del- conservare la parte posteriore. La chiesa
l'immagini della B, / ergine A. i, p. 65, non è affitto ufficiala, ed appena per la
dice che l'immagine è dipinta sid imito e festa della Natività si accendono alenili
ne riporta l'effigie col s. Bambino in seno lumi nell'altare, oltre la lampada quoti-
in atto d'insegnar coll'indice della destra diana postavi dalla pietà del custode del
la sua divina Madre, reggendo colla si- lempio,e neppure vi si celebra in tal gior-
nistra il mondo. IVprodigi da essa ope- no la ojessa !
rati, il capitolo Vaticano con corone d'o- Tempio di 1 iriplaca. AqneslaDea de-
ro a' i 8 maggio i66q coronò le due ina.- stimata a comporre le discordie fra il ma-
magini.ll Crescimbeni, Stato della chie- rito e la moglie, prima dell'epoca impe-
sa di v. Marinili Cosmedin, riporta i di- riale fu sul Palatino eretto un sacello, che
segni d'alcuni [rammenti marmorei del- durò fino alla caduta del paganesimo. L'e-
ia volta del tempio, che attribuisce a Nu- tisiologia del nome Viriplaca è chiara,
ma, e siccome la chiesa era divenuta qua- perchè -deriva dal placarsi degli uomini,
si ignota, Clemente XI la restaurò e ne istituzione leudenteapacifjcarlefamiglie.
ripristinò il culto. Inoltre descrive la ta- Tempiodella I itloria>Su\la cima del-
vola dell'altare maggiore, che crede di- l'angolo settentrionale del nobilissimo e
pinta nel secolo XIV (mi pare che solo celebre colle Palatino fu edificato nell'era
abbia il pregio dell'antichità), e rappie- primitiva o di Evandro, che Dionisio ri-
senta Cristo in mezzo, a destra di s. Gio. corda co'sagi ifizi anniversari chesccondo
Callista e di s. Paolo, a sinistra di s. Gio. il rito stabilito ivi continuavano a fusi
Evangelista e di s. Pietro: nella parte in- nel suo tempo. Il tempio venne riedifica-
tei iore s. Stefano in mezzo, a destra di s. to da L. Postulino edile conile co'dena-
Andrea e d'altro s. Martire, a sinistra di ri ritratti dall'ammende, e dedicalo es-
s. Lorenzo e di s. Francesco. Perciò os- sendo console nel /pei di Piuma, e die no-
scrva che le situazioni de'santi sono con- me alla salita e clivo del Palatino , che
fuse, e non proprie de' greci e de'lalini. vi si ascendeva dall'arco di Tito vol^en-
Solto a tale dipinto v'f è l'immagine del- do a ponente. Presso il tempio M. l'or-
la C. Vergine col s. Cambino, che a me ciò Catone nel 55f) consigiò un'edicola
puresembrami colorita sul muro, con co- della Vinaria J ergine per voto. fatto. Il
rune d'argento, essendo slate derubate le tempio rimase almeno fino al devaslalo-
auree, nell'unico altare di marmi colora- re incendio Neroniano.
ti. Informi muri coprivano gl'intercolun- De' templi del vero Dio,
ni, e meschine fabbriche erano stale fat- Tempio di Gerusalemme o di Saio-
la dentro il portico; deformità tolte nel mone, e de' Templi degli Ebrei. L' u-
iSio, allorché la parte antica e ben con- diverso lutto è un tempio che Dio rieoi-
servata del tempio rimase interamente pie della sua gloria e della sua presen-
scoperta, e cos'i resta più vaga la vista di za. Nondimeno gli uomini gli consagra-
questo bel monumento, uno de'pochi che rono in tulle l'epoche ile' luoghi eh' E-
quasi conservasi nella sua integrità, alme- gli onorò d'una presenza speciale. I Fa-
vo in buona parte. La romana accade- Inarchi gl'innalzarono aliai i in que'h'io-
inia d'archeologia lo tolse ad impresalo! ehi dov'era loro apparso. Tempio del Si-
niotlo: In aprieum proferetj alludendo gnore per eccellenza si chiamò quello e-
T E M T E M 327
tli/ìcato ni vero Dio dal re Salomone in o Nino il Giovane, fondatore dell'impero
Gerusalemme. Lo descrissi in quell'arti- degli assiri, che l'avea soccorso; e dono
colo o voi. XXX, a p. i 3, 1 ), 17, lino alla d'aver spinto l'empietà fino ad innalzare
p. 29. a Tabernacolo, ad OBACOLO, e 111 altari profani in ogni contraila di Gei u-
tutti gli altri die lo riguardano per le Mie salemtne, fece chiudere il tempio. Re Im-
partì e pel suo culto e ritoj e per questo zechia,che avea ristabilito il cultodel Si-
e pc'suoi ministri negli articoli Saghifi- gnore nel suo tempio, nel 3a 78 fu obbli-
zro, Sacerdote, Sommo, Leviti, Decime, gatodi consegnar tutte le ricchezze a Sen-
ed in tutti (pianti in essi citati. Solo di- nacherib re d'Assiria, per potersi sottrar-
rò, che questo magnifico edilizio superò re col suo popolo alla schiavitù: in seni-
in sontuosità tutti i templi innalzati lino to procurò in ogni maniera di ristabilire
a quel punto all'Essere supremo, poiché il tutto nel suo primiero stato. Re Planas-
si propose Salomone, che il tempiodel Si- se nel 33o6 profanò il tempio, collocan-
gnore non avesse altro simile nell'uni ver do degl'idoli nel l'atrio di questosagroedi-
so. Salomone v'impiegò sì strabocchevo- fizio.ed anche nello slesso tempio fino al
le copia di denaro, che sembra di presen- 3328, epoca in cui Dio permise che quel-
le incredibile, se il traffico ch'egli facevi l'empio principe cadesse nelle mani di As-
colta Indie e le coste dell'Africa per mez- saradonc re degli assiri, che avea traspoi -
zode'porti del mare Rosso, non assegnas- tata la sede dell'impero, ed ove fu coli-
se la vera origine di tante ricchezze, ol- doltoco'ferria'piedi calle mani: riconob-
tre quelle lasciategli dal padre, in uno a he però egli il suo delitto, e ritornato che
immensi materiali preparati per elevarlo, fu dalla cattività ne'suoi stati, riparò al-
i'iìi di 200.000 operai furono impiegali le sue profanazioni. Re Giosia nel 338o
per lo spazio di 7 anni, tanto nella fabbri- procurò con tutte le sue forze di ristabi-
lì, quanto nel trasporto de'materia]i,e nel lire gli edilizi del leni pio,e proibì chel'Ar-
taglio delle piante nelle foreste del Moti- ca venisse d'or innanzi portala da unluo-
/c Libanoj altri diminuiscono il numero goin un altro, com'era stato fallo prima,
degli operai a 160,000. Il vastissimo re- Il tempio preso, spoglialo e distrutto da
cinto indicalo dagli autori e seri libri sa- Nabucodònosor re d'Assiria, Ira gli anni
gri sotto il nome di Tempio, consisteva 3409 e 34 1 6, restò sepolto sottolesuero-
in molte corti e fabbriche destinate non viuefinoal 34G8, esussistè in quello sla-
solo n'sagrifìzi e alle preghiere, ma anco- to sino al tempo in cui Ciro re di Persi 1
ra all'alloggio de'sacerdoti, de'leviti e di dopo aver sottomesso i medi e i babilo-
tutti coloro ch'erano attaccati al servizio nesi alla sua ubbidienza, a istanza di Zo-
del tempio, presso questo adunandosi il robabele permise agli Ebrei dà ritornare
gran Sinedrio 1 1 ./ o senatodegli antichi in Giudea e di rifabbricare il tempio del
ebrei. Di tulio trovasi la descrizione nel- Signore; ma non venne ristabilito inte-
la Scrittura sagra. ì\ tempio fabbricato ra mente se non nel 3480, in che ne fu fa t-
da Salomone solfri molte rivoluzioni, che ta la nuova dedicazione sotlo Zaccaria e
descrive la stessa Scrittura. Nell'anno del Aggeo profetica Neeinia Aquestidunque
- te red'Egitto prese Gè- col favore d'Artaserse Longimano re di
rusalemnie e porlo via i tesori del tem- Persia, fu permesso di compiere la riedi-
pio. Nel >i j(> Joas re di Giuda raccolse ficazionedel a." tempio, al quale sia per
molto denaro per fui: le necessarie ripa- mezzo di Esdra avea d re offerto donali -
razioni al tempio, e tale lavoro fu comiu- vi. N eetnia avendo mandato poi a cei ci-
cialoseriamente due anni dopo. Achaz re re il fu ... che ardeva nell'aulico
di ('.nuli dopo il 3 '.li ì spogliò il tempio tempio e che i sacerdoti aveano nascosto
per inalidirne 1 lemuri a Teglutphulasar iuuu. pozzo asciutto e profondo prima del-
3^8 T E M T E M
la schiavitù di Tìaljilonia (delle schiavitù voce di Dio, finché successe il erari fatto
degli ebrei parlai a (Giudea, Siria e Sem a- salutare per tutti, dell' incarnazione del
vo),enonavendovi trovato che un'acqua Verbo. Imperocché nella morte del Re-
fangosa, la fece spandere sull'altare, e le dentore, squarciatosi da allo in basso il
legna bagnate dall'acqua stessa si accese- velo del tempio posto avanti ili.0 laber-
10 appena compari il sole. Questo mira- nacolo ov'era il candelliere, la mensa e il
colo essendo venuto in cognizione di Ar- turribolo, cioè quello che separava il pò-
taserse, egli fece circondare da un muro polo da'sacerdoti, l'altro coprendo il Sent-
ii luogo ov'era stato nascosto il fuoco sa- età Sanctorum, fu veduta uscire dal tem-
gro, ed accordò a 'sacerdoti grandi privi- pio una colomba, come asserisce s.Efrern.
Jegi. Il tempio profanato di nuovo da Ad- In quell'istante ancora il Terremoto [J.)
tioco Epifane nel 383^, venne purifica- fececadere l'architrave del lem pio; ed Eu-
1o da Giuda Maccabeo, e ristabilito co- sebio testifica obesi udironogliangeli pre-
me meglio potè nel 384o. Riedificato da sitlenti del tempio dire: Transeamus ex
Zorobabele, venendo a patire nel suo ma- his sedibus. Finalmente nell'anno 70 di
teriale, continuò in quello stato fino a che nostra era, fatalmente fu ridotto in cene-
Erode il Grande pensò di rifabbricar- re da' romani e del tutto distrutto, allor-
io interamente, ma assai diverso dal i.° che Tito presa Gerusalemme, la sgrazia-
in magnificenza , bensì sui di lui fonda- ta città fu incendiata, contro la sua vo-
menti. Gli ebrei sotto il nome di 2.° lem- lontà. Così fu adempita la predizione di
pio intendono tanto quello di Zorobabe- Gesù Cristo, il quale avea assicurato, che
le, quanto quello rifatto da Erode. Però non vi sarebbe restata pietra sopra pie-
per la presenza di Dio nel Tabernacolo, tra, eziandio ue'fondamenli. In odio dei
bisogna attenersi a quello di Salomone, cristiani sforzandosi Giuliano V Apostata
che conteneva 5 miracoli o meraviglie : di rifabbricarlo, dagli scavati fondamen-
1. VEfod (1 .) detto la veste sacerdotale, ti uscirono fiamme, che uccisero gli ope-
ossia P l rìm e Thummim, con cui vesten- rai, onde abbandonò l'impresa. Molti an-
dò il sommo sacerdote, mediante il Ra- lori scrissero e pubblicarono la descrizio-
zìonale (/ .) conosceva le cose arcane, e ne de! meraviglioso tempio di Salomone,
riceveva una divina illustrazione di men- fra i quali Retando, Antiq. sacrae vet,
le. 2.0 Il dono della Profezia (J.) fre- Ilebr. par.i,cap. 6 e 7; Prideaux, Hist.
cjuente finché durò il tempio di Salo- des Juifs, t. 1; il p. Lami, Introduzione
mone. 3.° L'Arca santa dell'alleanza, del allo studio della s, Scritturajò. Calmet,
Testimonio o del Testamento (T .), di cui Dissertalion sur les Temples anciens ;
anche riparlai all' articolo Tabernaco- e più dettagliatamente il gesuita p. Vil-
lo. 4-° La presenza di Dio tra' cherubi- lalpando, InExechie lem explanat. et ajh
ni che colle loro ali coprivano l'Arca, la paratus templi Hierosolymitardj Wal-
quale si manifestava, rispondendo a vo- ton, Bibbia, ma è un estratto del prece-
ce chiara, sopra ciò che veniva consulta- dente, il quale servì di guida a tutti gli
lo, per cui appellavasi V Oracolo di Dio. altri posteriori; Martinetti , Collezione
5° Il miracolo del fuoco celeste, che con- classica. 1.3. Siccome poi tultociò che ne
stimava le vittime. E dunque fuor di dub- dissero i rabbini fu ricavato dal Talmud
Lio la presenza di Dio nel tempio di Sa- (/ .), il quale fu composto mollo dopo la
Jomone. Avvenuta per altro la cattività rovina del tempio di Gerusalemme, così
d' Israele, cessarono le 5 meraviglie, e non vi si può prestar fede alcuna. iXèdo-
J'ovesciato il tempio da'babilonesi, l'Arca vrà meravigliare che tanti scrittori non
■venne occultala, uè mai si saprà dovefos- sieno fra loro d'accordo in tulli i dettagli,
se trasferita. Tacque dopo quest'epoca la essendovi molte cose che doverono indo-
T E M
vinnre per semplice congettura, La Scrit-
tura fa menzione di altri le tn p I i degli e-
In ei, come quello che Sannabalal costruì
sontuosamente nel monte Garuino in gra-
zia di Manasse suo genero,fi atello del Mim-
mo sacerdote Jaddo, che conilo la legge
ne avea sposata la figlia e perciò stranie-
ra: cos'i apostatando dagli ebrei si accostò
a 'samaritani, i quali non a rea no in conni-
ne cogli ebrei i sagri Ozi e le cer emonie nel
tempio; e così facendo scisma si chiamò
sommo sacerdote, e die origine a costan-
ti contrasti fra gli ebrei e i samaritani. L'e-
rezione del tempio samaritano si riporta
all'anno del mondo 3633. Poco durò ivi
il culto di Dio, poiché Antioco Epifane
lo consagrò a Giove Ospitale, e Giovanni
li cano I redi Giuda lo rovesciò dopo 200
anni, colla città di Samaria l I .1 capita-
le del regno d'Israele dopo la separazio-
ne delle Tribh% da quello di GiudeaoGìu-
da. dopo essere slate residenza de' re d'I-
sraele Sichem, poi Napoli o Napoluza
(/ .). e Tbersa. Erode il Grande restau-
rò Samaria che chiamò Sebaste, e prete-
se rifabbricare il tempio, per contentare
i samaritani scismatici degli ebrei: il tem-
pio poi da Erode rifabbricato in Geru-
salemme in 8 anni, e che vi si duiò in lut-
to a lavorare per .jl) , lavorandovi forse
8000 persone, fu profanato di notte dai
samaritani, spargendo ne' portici ossa dei
morii, e cosi per lutto il tempio, indispet-
titi perchè il re Tolomeo Fiiometore a-
« sentenziato il primato tra'due templi
in li sore del gerosolimitano. Si parla an-
che d'un tempio fabbricato da Onia figlio
del sommo sacerdote Onia 111 in Egitto,
colli permissione ilei re Tolomeo Fiiome-
tore, ma fu tenuta prevaricazione. A que-
sto può aggiungersi quello che indica E-
cdleo, De Judaeis, cap. 6, in Gerusalem-
me ne tempi suoi. Ma inutilmente si cer-
ca iti questi templi la presenza di Dio, co-
me eia in quella di Salomone, poiché i
libri santi non li riconoscono per legitti-
mi templi ilei Dm vivente. Sussistono an-
che ogg.di i samaritani siihemiti, che ci e-
T E M 329
dono di possedere il vero tempio del mon-
te Ganziti) e la vera legge, e perciò sono
nemicissimi degli altri ebrei, su diche può
vedersi del poliziotto Giobbe Ludolfò, E-
jn ululiti- Samaritana^ Sicliemitarutn ,
llelstedii 1G88. 1 samaritani sichemili sa-
g ri fica no in certe lèste nel monte Gali-
zia), osservano il precetto circa il modo
di mangiar l' agnello pasquale, e fanno
molle altre cose prescritte dalle leggi di
Mosè, e tralasciale dagli ebrei dopo la di-
struzione del tempio. Giovanni Eli 1 per lo,
De gioì ni Templi pòsteriorisjnseiita nel
Li del Thesaurus novus theologico /Jii-
fo/og\,Amstelodami 1 7 32, prò va con pro-
fonda erudizione ebraica, che inutilmen-
te gli ebrei cercavano la presenza di Dio
dopo ili. "tempio, giacché non potevano
trovarla che nel Messia, che fu il tempio
posteriore del Dio vivente. Privati gli e*
brei ilei tempio, restarono colle Sinago-
:,/»(/'.). luoghi di radunanza, di orazio-
ni, di prediche e altre spirituali funzioni,
però piene di superstizioni.
Tciiipio cheesi [iure la Chiesa de'cri-
sliani dedicala a Dio Signore, sotto l'in-
vocazione di Muriti Vergine o de' San-
ti. Dice il / ocabolario dell' arti del di-
segno, gli antichi aveano templi, noi per
lo più non abbiamo se non chiese. Il tem-
pio dovrebbe essere costrutto di grandi
pietre riquadrale, decorato di un solo or-
dine, posto su di un basamento con po-
chi scalini, con intercolunni tutti eguali,
con un solo frontespizio che lo rendesse
RUgusloe maestoso. Entrando, si dovreb-
be scoprire tutto al momento; non vi do-
vrebbero essere cappelle sfondate,cbe gua-
stano l'architettura e la prospettiva (non
cupole, dice il Milizia), non ornamenti i-
nutili, non grossi pilaslri, che uuocono al-
la vista e al comodo; ma colonne isolate,
tutte dello stesso ordine. Ma tra noi, ben-
ché moltiplicato sia straordinariamente il
numero delle chiese, non si faranno mai
templi dignitosi, finché il cullo non saia
ridotto alla sua primitiva santità, purità e
semplicità. A quest'ultime equivoche prò
33o TEM T E RI
posizioni, gli oppongo gli articoli Discipli- lene i55i. Filippo Picinelli, II mondo
na ecclesiastica, Liturgia, Uno e gli al- simbolico ossia università d? imprese
tri analoghi. Piuttosto devesi declamare sedie, spiegate e illustrate, con sentcn-
contro que'ujódemi architetti, che nell'e- ze e erudizioni sagre e profane, Mila*-
rezione delle chiese portano l'espressione noi653. Godon Saint-Jean, Essaisurle
dell'indifferenza religiosa che deplorabil- Symbolisrne architectural des eglises3
niente domina in questo secolo XI X. Poi- Caen i8'l7. Dizionario d ' arclieo logia
che taluni le formano senza affatto tipo re- sagra, il quale con/iene per ordine al-
ligioso che muova a venerazione, ma con fabetico cognizioni sicure e complete sul-
forme, simboli e ornati da sale di piacere, le antichità e le arti ecclesiastiche, cioè:
di teatro, di hallolUsano ornati a vaporedi V architettura, la scultura, la, pittura,
breve esistenza, carichi di poco durabili il musaico, lo smalto, i vetri, V- ori/iee-
decorazioni. Ormai non vi è più la mae» ria, la ceramica, con descrizioni ed am-
slosa semplicità, ed i sobri e i dignitosi or- maestramenti estesissimi su tutte le par-
namenti propri della chiesa di Dio, del san- ti dello addobbo di chiesa, come alta-
to luogo (li orazione. Diversi scrittori e- rì,fontibattesimali , cattedre, stalli, cori-
inclitamente trattarono dell' idea vera- fessionali, vasi sagri, vesti ecclesiastì-
inente mistica e simbolica delle chiese, che, ec. compilato dal sig.r ab. Bouras-
corroborata da'passi della Scrittura e de' sé, Parigi 18Ì4 presso l'ai». M'fgne. Se ne
Padri, e provando non essere altrimenti dà contezza negli Annali delle scienze re-
derivala dall' immaginazione de' model- ligiose, 1. " serie, t. i3, p. 3 1 4, quale in-
ni, come pretesero alcuni, ma in vece o- trapresa dell'infaticabile editore di Pa-
riginare dalle venerabili prescrizioni del- trologia, lab. Migue. Si loda la compi-
la Chiesa. All'articolo Simbolo e Simbo- lozione quale miniera d'inesauribile eru-
lica cristiana, dichiarai che il cristiane- dizione, si encomia l'opera perla sua li-
si mo ebbe ed hai suoi simboli e la sua sirn- tilità, salvo in alcuno degli articoli, ove
bolica con diversi e belli significati, trai- può facilmente rettificarsi alcuna asser-
ti non meno dall'anticochedal nuovoTe- zinne. L'estetica, propriamente scienza
stamento, pel confronto tra la figura e il delle sensazioni, ora si è applicato il suo
figurato, adombrata e preparata nel Te- nome alla filosofia delle belle arti, o al-
stantentó Pecchio, e verificata e perfe- la scienza di derivare dalla natura del
zionala nel Testamento Nuovo {} .). Che gusto la teoria generale e le regole delle
i cristiani ebbero per tempo una sim- arti del disegno. Il eh. architetto e inge-
bolica assai ricca, e ne' loro templi e al- gnct'e milanese Annibale Piatti, Tratta-
tri luoghi di cullo dierono occasione ad to teorico-pratico per l'erezione de' sa-
una serie speciale di rappresentazioni grì templi, Milano 1846, nel riassunto
simboliche e mistiche, onde i simboli sui conclusionale sulla composizione delle
sagri edilìzi presero un grande svilup- chiese, avverte che osi riguardi il nume-
po, massime ne' monumentali; e che ro e la natura, e la varietà delle sue par-
gìi studi simbolici sono intrinsecameli- ti componenti tanto in se stesse, quan-
te necessari agli artisti, di molti de' qua- to relativamente; 0 si riguardi il modo di
li ne resi ragione, e tutti formati per- compartirle con certo e giusto ordine; <j
che si tenesse sempre avanti agli occhi le pure si consideri, che si ha ila comporre
verilà della cristiana religione mediatile e tener insieme in una sol massa ed in un
diverse rappresentazioni e ornamenti de- corpo più cose con buona unione, e con
colativi delineati, scolpiti e dipinti. Agli stabile congiungimento; sempre egli è di
autori ivi riportati, qui aggiungerò: L. G. necessità, che il lutto partecipi e abbia in
Gyraldi, Aenigmàta et Symbola, basi- se della forza, e relazione d'ogni parte, a
TEM TEM 33 1
cui si congiunge o si mescola, odi cui si la solidità della fabbrica, se il richiede
compone, che altrimenti per la discordia la qualità dell' architettura, impiegarvi
e per la disconvenienza combatterebbero qualche lavoro di genere o dorico, o jo-
assieme, e si distruggerebbero. Tuttociò ideo, o corintio. Aggiunge, che per mas»
quanto sia difficile ad ottenersi, non crede sima generale le chiese nella loro corni-
cile vi possa esser alcuno che non lo sappio; 7 ione debbono tenersi ni più semplice che
ma nello stesso tempo crede ancora, che sia possibile. Esse differiscono da'tempii
nessuno vorrà ignorare essere una cosa *s- degli antichi, i quali ammettevano i -<a-
senzialissima al bello e olla perfezione del- cerdoli e gl'iniziati nel sagro recinto, meri-
l'edilìzio. Avverte inoltre, che la compii- tre il popi. lo rimaneva sotto il peristilio
cazione e troppa composizione delle parli o nelle adiacenze. Le chiese cattoliche so-
dec fuggirsi ancora per un'altra ragione, noordinariamentedivi$ein4parti*. il por-
la (piale è questa. Il line delle chiese ri- lieo, le navi laterali, la nave di mezzo, ed
cerea, ehe (piando vi si entra vi si scur- il coro. Quanto alla forma si distinguono
gauo le cose in maniera che spirino un soprattutto le chiese a croce greca, cioè
cerio raccoglimento di mente, e diriga- costruite a 4 lati eguali, dalle altre a ero*
no il riguardante alla modestia e alla ve- ce latina, in cui uno de'lati è più alimi-
nera/ione. Converrà dunque schivare tut- goto, ed è questa la forma più ordinaria
tociò che può distrarlo da queslo,oim- tanto nelle chiese del medio evo, quanto
pedi rio ; e perciò sarà necessario che la nelle moderne. La forma d'una croce sa-
(luesa non sia composta di parli ascose, rà sempre preferibile, come quelle de' tem-
o sì moltiplicale, che imprimano voglia pi apostolici a noi tramandate, e come
di divagarsi, o ne mostrino bisogno; uè scorgesi nellesagre basiliche maggiori ro«
ad ogni passo lo spettatore trovi una no- mane, mentre la forma rotonda In piò in
vita, ed una .sorpreso come in uno villa uso ne' templi degl' idoli. Nel t. 3 degli
di delizia, per cui venga incitato 0 rag- Annali delle scienze religiose, 2." serie,
girarsi con irriverenza e disturbo. Laon- p.3oo,si dà conto della Lettera aldiret~
de sarà sempre un buonissimo principio tore dell'assemblea generale della chic-
quello, che al primo entrare in una chic- sa libera di Scozia, del vescovo Gillis,
sa si conosca subito in generale la sua co- Edimburgo 1 846. Parlando dell'archilei-
Minzione, e quali possano essere le sue turo ecclesiastico, a cagione d'una chiesa
parti: come per esempio, se è quadrila- eretta da'presbiteriani di Glascow in isli-
lera, o in croce greca o latina, e di (pian- le antico decoralo inglese, in cui spicca-
le navi, e se ha cupola, o (piai altra for- no in alto sulla gran porta le statue (le-
ni,1, e qual sii l'ordine e l'ornalo, e do- gli eresiarci)! Lutero, Knox, Calvino e
ve Meno le cappelle, e le altre cose SO mi- Melville, e intorno quelle d'altri Prote-
glianti. Di più avverte principalmente, stanti (J^.) santi in pietra, rimproverò a*
che nella fabbi ica e nell'ornato della cine- protestanti che da'granai ove predicava-
sa, delle cappelle, dell'altare o di qualun- no, migliorando gusto, con disonesto pia-
que altra parte che abbia relazione all'u- gio resero l' incinteli ma caltoiica segno
so e al decoro della chiesa stessa, non si e divisa di loro conventicole, prendendo
esprima o rappresenti alcuno qualsiasi la- a prestanza le decorazioni cattoliche per
v'oro che sia alieno alla pietà calla l'eli- travisar l'antica fede da queste simboleg-
gione,o vera mente profano, deforme, vo- già la Successore degli antichi vescovi cai-
luttuoso, turpe od osceno, o che in fine toliei , diesi gloriavano d'essere gli ar-
ostentaudo popolare magnificenza 0 di- (Inietti delle proprie cattedrali, rampo-
stintivi di famiglia offra l'aspetto di ope- gnòi settari presbiteriani,che sarebbe mal
ia gentilizia. Ciò non pei lauto si putrii per inlesa tolleranza il concedei loro il ori
33i T E M T E M
gio d'impunità nel procurared'ingannare lo, laute mani in tempi così diversi ser-
i semplici del paese, e indurre a poco a pò- v'irono ad un sol pensiero: non un fre-
co gli altri a dimenticare che tutta la ma- gio, non una guglia, che non abbia un
guilicenza nell'arte dell'edificare chiese è significalo, equeste idee individuali si con-
proprietà esclusiva di cpiel mondo catto- sodarono a compiere nel tempio cristia-
lieo di cui centro è Roma. L'architetlu- no il concetto generale della chiesa.» La
ra cristiana di qualunque stile non mai si Vergiue, posta sul punto culminante del-
acconcerà di buon garbo alle proporzio- l'edilizio, cinta da più basse guglie sor-
tii presbiteriane: la sua grandiosità di l'or- reggenti stelle, simboleggia la gloria ce-
rne, la bellezza de' suoi ornati rampollò leste della Donna a cui il tempio è dedi-
da una scuola di domina troppo più e- cato, e a cui gli astri sono sgabello. Gli an-
ievala che non è quella di Calvino; e Par- geli disposti a grado a grado, figurano i
te sua deve sempre rimanersi ancella a cori che dintorno innalzando canti festo-
ni! ella teologia che le die nascimento. O- si, tributano a Maria riverenza ed omag-
gili cattedrale gotica era per così dire un gio. E i santi eretti su guglie minori , e
allodi fede in pietra, che testimoniava l'è- i guerrieri che la spada consacrarono al
sistenza d'un mondo credente in realtà e culto di Dio, e gli apostoli che chiama-
noii in figura,e che alto annunziava il quo- rono la gente alla luce della fede, e i mar-
tidiano adempimento sui suoi altari di tiri che versarono il sangue a testimonio
quella sagrosanta parola che a'protestan- del Vangelo, collocati sulla piattaforma del
ti non è più dato d'ascoltare: Prendete tempio, rappresentano la base della Ghie-
e mangiate: questo e il mio Corpo. I pre- sa trionfante. E la storia del popolo e-
tesi riformali della sedicente chiesa libe- breo, negli ultimi posti dell'edifizio.figura
ra di Scozia (ì ".), devono credere, come il trionfo che la Chiesa di grazia riportò
credevano e credono i cattolici , innanzi sulla Chiesa di natura e della quale è una
che pòssino fabbricare come i cattolici, gloriosa figliuola. E le guglie aeree ardi-
Non devono uscir fuori della falsa chiesa ta mente slanciate verso il cielo, leggiere e
presbiteriana, ma sì fuori della riforma trasparenti, traforate in minutissimi iata-
avanli che possino aver la menoma pre- gli, sono un'emblema de' voti che i fedeli
tensione all'ecclesiastica architettura; de- dalgrembodellaChiesa innalzano alla fon-
■vono credere la reale presenza del divi- te del bene; sono un'immagine delle aspi -
no Signore nella ss. 2?«carisfcìz,altrimen- razioni intime, che esalano verso il cielo;
ti le pietre non intenderanno quando si la varietà della forma delle sculture de-
vorrà alzarle maestose. Essere poi stra- gli ornati ritraendo la varietà della crea-
no e riprovevole d' innalzare un mono- zione e l'unità che tutto in un sol corpo
mento al fanatico gran riformatore Knox collega, mostra L'unica origine eli quest'o-
nel silo stesso ove dimorò, cioè una cine- pere: e lino la luce che penetra attraverso
sa di architettura pari a quella della chie- le retriere colorate co'fasti de'saoti e del-
sa contro cui egli infierì dovunque con un- l'Uomo incarnato, fanno intendere lame-
nico zelo ! Il cav. Ignazio Cantù, egregio diazione diCristo e degli eletti tra l'uomo e
scrittore, a p.108 della sua Cronaca pub- il cielo. Si gelti anche uno sguardo alla cat-
Micò un bell'articolo suN Estetica, e ra- tedraledi s. Pietro, per rinvenire altresì il
giouando dell'idea mistica delle cattedrali concetto altissimo dell'artista. Va a vecler-
del medio evo, dichiara il tipo più perfetto la al tramontar del sole, ch'è forse l'ora più
della simbolica architettura di tal epoca favorevole per giudicare questo magnino-
la cattedrale di Milano; che sebbene dal co poema d'architettura, poiché in quel-
li 383 a noi un numero prodigioso d'ai'- l'istante il basso della nave è leggermen-
te ti vi concorse a condurla a compilimi- te avviluppato nell'ombra, e l'altare del-
T E M T E IVI 333
la confessione di s. Pietro, le vetriere clic Quale n'è la coudizione? Quella vasta ita-
lo illuminano trapassale da'raggi clorali vaia, colle sue cappelle laterali a forma di
della luce conciliano alla basilica una mae- cioce, e che rappresenta il corpo di Cristo
sia, una grandezza meravigliosa. L'idea nella sepoltura, quel mistero, quella se«
predominante fu di mostrar che la cine- mi tenebrìa, quella Ione principale, che,
sa cattolica, nella sua spiritualità, lelati- immagine della spirituale autorità, si al-
vamente all'altre religioni, sta come la za tra le nubi? tutto questo non dice che è
chiesa di s. Pietro in confronto agli edi- l'edifizio dello spirito eolla materia? Fac-
fizi ond'è circondata, cioè luogo ele\alo, ciamoci innanzi. L'architetto non ha fat-
pacifico, luogo di riposo, ove doviehbe- to tutto. In questi nicchi alhergano sta-
ro ni 01 ii e tutti i movimenti più agitati lue, quasi popolo di pietra natone! uio-
dcgl' interessi della terra. Di falli la Cine- numento. 11 pensiero scritto nelle volte e
sa nella mente dell architetto è, rispetti- ne'pilastri si presenta più chiaro negli at-
vamenle all'universo, ciò che s. Pietro è li, nella postura e perfino nel panneggia-
rispetti vanente a Pioma. Come la Chiesa mento di questi personaggi. Ile, vescovi,
penetra sotterra, si elc\a ne' cieli, tende imperatori, che leggono eternamente ne'
lesuehraccia ad accoglici e tutto, cos'i que- loro libri di pietra, raggiano lutto il me-
sto tempio maiala le sue fondamenta si* destino spirilo. Qual macerazione! quale
no alle viscere della terra, eleva la sua cu- umiltà! qual divozione! Una è l'anima che
pola maestosamente ne'cieli, e col vasto respira nellefci me della scultura e in quel-
colonnato diesi allunga circolar mcnle di- le dell'ai ehi lettura. Né basta. La casa tic-I-
nanzi, tende le braccia a tutto l'universo. l'Invisibile non è sólamente un'opera d'ai>
In forza di questo concetto complessivo chilelli e di slaluarii; anche i dipintori vi
scompaiono tutte le nozioni dell'arte, o hanno adoperatala mauo. Il tempio è ri-
piuttosto tutte le magnificenze dell'arte, vestilo internamente de'loro freschi del
ricevendo da questa incomparàbile basi- X11I e XIV secolo. Questi saranno o le
lica più splendore di quello che essa nou invetriate del nord, o i musaici bisanli-
riceve da loro. E ciò e si vero che il ha- ni, o piuttosto le pitture eh Giotto, di 13uf-
rocchismo che si potrebbe rimprovera- falmacco, dell' Orcagna, del da Fiesole,
re a molti monumenti e a molte statue, nelle chiese della Toscana. E ivi ancora
si perde nell'imponente maestà dell'unto- qual culto ha la passione delGolgola! Qual
ne, nello splendore dell'umanità. Ecco il regno ha lo spirilo! Qual elevazione fuor
fitto; ora il simbolo — Comes. Pietro èia della materia e del corpo! Partili che mal
capitale di Roma, così Lorna è la capi- saprebbe l'uomo insinuarsi più oltre net-
tale dei mondo spirituale. La fondazione l'impero dell'anima; eppure non ho an-
eli questa città discende fino nelle visce- cor terminato, e vi sono ben altre mela-
le della storia, e qui da per lutto senti u- viglie. La cattedrale è mula, ma tosto li-
na voce cattolica che parla all'anima. Pos- dremo the parla, e la musica farà coro-
siamo ad essa in modo speciale applicare uà alle arti sorelle, e sino alle silenziose
le seguenti parole così espressive che un volle s'innalzerà il canto. E quale saia?
illustre uomo applicava a tulle le chiese 11 canto gregoriano, e l'espressione di que-
del medio e\o: Figuriamoci, dice Quinet, ste liturgiche melodie è talmente con for-
ai pensiero una cattedrale. Ln numero me a quella del monumento, che voi di-
prodigioso d'artisti concorse a condurla reste i canti diffondersi dalle labbra del-
a termine. Tutti senza conosceisi.con mez- le statue, e dal vario popolo dell'invetria-
zi differenti, hanno espressa una mede- te e denotili, come da un gran coro di
sima idea; e l'arte pi uua.quella che a tutte esseri soprannaturali." Negli articoli Go-
le alti e è foudainculo, ai è l'archilellura. Ti, S\ Em, e iu quelli che descrissi le cine-
334 TE M TE M
se e altri edilizi, fabbricati con gustò go- chiamano, il die più volle notai. Nel Vo-
tico, ogivale, d'archi acuii, composto, o cabotano delie arti del disegno, t. r,lib.
arabo tedesco, dichiarai ch'è un nome da- i,cap. x: Dell' architettura gotica e sos-
to forse impropriamente ad un gusto in- soriica,s\ dichiara, che nulla di più impro-
trodolto nelle arti dopo la caduta del firn- prio, secondo alcuni, del nome dato a que*
pero romano, che fu disti ulto da'goti e da St architettura. qualora non voglia riguar-
altri barbari venuti dal settentrione. La darsi come invenzione de'goli. lmpeioc-
rozzezza e la magrezza delle forme, i toni che ivi si dice, caduto il romano impero,
crndi,i colori interi e non rolli ,n è ili gì a da- cadde ancora il buon gusto dell'arie, e gli
ti, le lìgurecorleesenza molo,i capelli trat- artisti ignoranti o incapaci a mantenere
lati grossolanamente ed i panneggiamenti le belle proporzioni degli antichi, cotuin-
inflessibili,glialberìfigurati diversamente ciàrono a costruire edifizi che si avvici-
da quello che sono nella natura, costituì- navano al gotico fino da prima dell' ùi-
scono i caratteri della pittura e della scul vasione gotica. Abbandonata la semplici-
tuia nell'età in cui il gusto gotico domi- là dell'architettura, trascurato lo studio
nava. L'architettura tuttavia di que'tetu- della scelta e dell'economia degli orna-
pi, ch'è forse più saracena che gotica, in menti,- non si volle più ragionare sull'u-
una certa sveltezza e leggerezza che ari- lilità reale, o sulla convenienza de'diversi
milizia l'ardire, mostra alcune bellezze, membri architettonici, e si sostituì a quel-
Per lechiese poi il gusto gotico riesce mae- l'aspetto di solidità, che tanto lusingava
stoso, imponente, simbolico e di voto; por* l'occhio negli autichi edifizi, una manie-
la un'impronta misteriosa e religiosa. So- ra di costruire capricciosa, ardita e leme-
slengono alcuni che la tendenza delle for- rana, che a prima vista poteva sorpren-
ine ogivali quando si applica alle chiese dere ed intimorire lo spettatore. Quindi
cattoliche, sembra che meglio si addica agli angoli rei ti, alle forme circolari, sot-
per le sue sublimi colonne, eccedenti in tenlrarouo angoli acuti e segmenti (osem-
altezza le co munì classiche dimensioni del- menti, parti d' un cerchio composto tra
1 architettura greco-romana. Poichèdico- qua hi voglia a reo e lasua eorda)ancora più
no, che gli archi acuminali come fiamma acuti di curve irregolari. Da principio si ap-
simboleggiano le preci chesielevanoal eie- poggiarono volte immense sopra pilastri
lo, avendo l'architettura cristiana il prò- massicci e pesanti; poscia si elevarono vol-
prio carattere del simbolismo. Ordine go- te alliscine sopra fasci, o riunioni di co-
lico si chiama quella costruzione di ma- lonne leggerissime, ed anche incavate. Gli
ni era tedesca, di proporzioni non punto angoli divennero tutti obliqui; le inter-
simili a'5 ordini dell'architettura antica, sezioni (tagli scambievoli di dueo più li -
cioè dorico, ionico, corintio, toscano (for- nee, e i punti dove due linee s'interseca-
ste anteriore a' eletti de' greci), romano o noi delle curve furono accompagnate da
composito; ma di stile barbaro, con co- maschere goffe e ridicole; ìe colonnette ed
lonne sottilissime e lunghe olire misura, i pilastri furono coperti di fogliami biz-
av volle spesso, ed in più modi snervate e zarri e di animali fantastici; le finestre fa-
postele une sopra le allrecon una quanti* rono ingombrate di frastagli innumera-
tà di piccoli tabernacoli e piramidi, risalti, bili, attraverso a 'quali la luce penetrava
rotture, meiisoline, fogliami, animali e vi- a stento; il merito del lavoro consisteva
licci, ponendosi .sempre cosa sopra cosa, nel tagliar la pietra non altrimenti che si
senza alcuna regola, ordineo misura. Ma farebbe del legno; si abbandonò i olerà -
alla maniera e gusto gotico, sembra non mente la strada additala dalla natura, e
potersi ri golosamente da re il nome di or- non si pensò che a sopraccaricare gli e-
dine, col quale molli impropriamente lo difizi di oiuatnenli, come se questi pò-
TEM T E M 335
tessero tenere il luogo della bella natio a- io altezza e solidità). che imbarazzano I tu-
ie semplicità. Dice [une il / ocabolario3 terno, e die lo dividono d'ordinario in
eli 'è però cosa degna d'osservazione, clic forma di croce. Perfino le grondaie sono
1' architettura delta gotica in Italia con- snato rate colla rappresentazione di uorai-
servò ancora qualche vestigio della gre- ni e d'animali, e le finestre colle loroscul-
ca, il die può riconoscersi nella chiesa di ture hanno sovente l'aspetto della volta
s. Paolo a Roma fabbricata da C'ostali- maggiore d'ira tempio. La stravaganza di
lino I (verso il 3^4, ampliata da Valenti- questa architettura, e specialmente degli
niano II, Teodosio I, Arcadio, e compi- archi diagonali delle volte, fece nascereil
ta verso il 3q 5 da ( morio: poiebbero Ino- pensiero ad alcuni scrii lori moderni, die
go gli abbellimenti che descrissi nell'in- realmente a' popoli chi Nord potesse at-
ei cito articolo). Si lece in seguito ona ine- Iribnirsi l'invenzione di quelle forme; e
scolanza del gusto moresco, ossia di quel- che essi ne avessero pigliala I' idea nella
lo sparso in Europa da' saraceni della riunione di due alberi chinali l'uno ver-
Spagna, col greco che ancor dominava so l'altro, il che sovente avviene nelle fo-
in Italia, e col gotico che si era in t rodo t- reste, nelle quali pure Li frequenza degli
to; e da questa mescolanza nacque lo sti- alberi avrebbe potuto fornir l'idea di am-
ie detto da alcuni arabo-tedesco, forma- massai' le colonne. Su questo principio i
to dalla unione del moresco e del greco rami affastellali intorno ad un tronco a-
col germano-gotico. Di questo sono le cat- vrebbero dalo origine «'pilastri aggrup-
ledrali ili Pisa, d'Orvieto, di Siena,eu- pati, che sostengono i gotici edilìzi; ed i
un parte del duomodi Firenze. Nella Spa- rosoni ed i frastagli delle finestre dell'au-
gna i primi edifizi gotici erano stali mas- lidie chiese, non sarebbero se non l ef-
sicci egiganteschi; ma i mori v'introdusse- fello dell'imitazione dell'effisttodi luce in-
ro un'eccessiva delicatezza e una profu- (eri otta, prodotta da ramiedalle foglie de-
sione d'ornamenti, massime di fogliami gli alberi nelle più dense boscaglie. L'ar-
e di frulli, donde nacque Io stile sa race- cbiteltura sassònica non è propriamente
no o arabesco. I mori evitavano con di- se non la gotica che passò in Inghilterra,
ligenza le figure d'uomini e di animali; e che molli credono portata colà da oor-
i francesi all'incontro, massime negli edi- manni dopo la loro conquista, o da frau-
fìzi cristiani, prodigavano ne' loro ornati chi o da'dnnesi. Si osserva in questa ar-
ie figure de' nani o de' giganti, de' grifi e chitetlura la delicatezza de'membri, e non
delle sfingi. Molte «Ielle antiche cattedra- vi si vede quella profusione d'ornamenti
li d'Europa mostrano ad evidenza, cb'e- di scultura che si ravvisa altrove. 1 ma-
ransi perfino perdute le tracce dell'alili- naci inglesi dierono a quel genere di co-
ca architettura. Questi edifizi detti goti- strnzione il nome di opere romane, ed al-
ci presentano pesanti facciate cariche d'u- eu'ui ili fatto vi riconoscono uu'imilazio-
na quantità di figure barbare talvolta, e ne dell'architettura romana degenerata,
talvolta ridicole e indecenti; vi si vedo- come nel grandioso edilizio dell'abbazia
no costantemente 3 porte alte. e strette, di "West min-ter. Il conte Strafico nel suo
che servono di I asi n torri talvolta aids- dotto di-corso eu questo argomento, è di
siine; vi si vede un un mero prodigioso ili parere che 1' architettura della gotica -ia
pilastri intagliali in mille forme diverse, originariadel paese e della nazione de'go-
al di sopra de'quali s'innalzano volle ap- ti, e in progresso partecipò della greca e
mente sulla fronte delleco- della romana. Come queste due, per lo
baine (malgrado I' apparente debolezza stabilimento degli ordini e perla pai tede-
delie colonne e de' pilastri, le costi ozio- corativa, nacquero dalla forma delia ca-
lli di stile gotico soi in cuciono per la Io- panna (de'popoli agricoltori, quando co-
33G T E M T E M
minciarono a formarle ci i legno: i roma- fabbricarono i loro templi e altri edilìzi,
ni riceverono gl'insegnamenti dell'archi- prima di legno e noi di mattoni. Quello
tettoia dagli elrusci, che furono grandi ar- stile si stabili probabilmente in Germa-
chi tetti, ed in seguito molto impararono nia anziché altrove, e perciò non è ine-
da'greci, ossia abbracciarono il loro gu- raviglia che dagl'italiani sia stalo nomi-
slo, ma rimasero ad essi inferiori; però nato tedesco, maniera tedesca, o archi-
i romani perfezionarono l'ornato, e ini- tettura germanica. Nella Germania tale
maginarono costruzioni forse neglette da' siile fu bizzarramente accresciuto nella
greci, come le vie pubbliche, gli acque- parte decorativa, e poi s'introdusse l'u-
dotti, le cloache, gli anfiteatri, gli archi so delle basi e de' capitelli delle colon-
trionfali e altre forme di edilizi propri de' ne a imitazione delle fabbriche di slrut-
romani), cos'i la gotica derivò dalle par- tura romana. 11 Fischer pretende uega-
licolaricircostanzeeconsueludini diquel- re a'goti l'uso delle arti, e che non fura-
la nazione. Usciti i goti dalla Scandia, par- no i primi in Italia a costruire volte di se-
te della Scandinavia (di cui a Svezia), e slo acuto, le quali avanti l'invasione go-
passati in parte nella Dacia, nella Tra- tica già esistevano, e che l'architettura
eia e nella Mesia, ila Diceneo furono istruì- denominata gotica è propriamente l'ale-
li in varie scienze, specialmente nella i\- manna, la quale fiorendo ue'secoli XI e
sica e nelle matematiche. Ora conser- XII, servi d'esemplare e modello a tutti
vaudo essi le principali impressioni che i popoli d' Europa, e si sostenne sino al
aveano ricevuto del culto religioso ne' secolo XV. Il conte Strafico non è dique-
boschi, di alberi cioè solitari o di nudo stoavvisoe l'impugna. L'architettura go-
e nodoso tronco, e di alberi aggruppati tica divenne pesatile e massiccia, allorché
e affastellati, che i loro rami stendeva- i lombardi o longobardi, dopo cacciali i
no in varie direzioni, con quelli de' vici- goti dall'Italia, l'occuparono, predomi-
ni alberi incrocicchiandosi, (ormando per naudo allora lo stile di eccessiva robuslez-
tal modo una sorte di letto, e vuoti spa- za, introdotto dallo studio di sicurezza oel-
zii lasciando altrove, pe'quali passava la la castella e altri simili edifìzi. L'archilet-
luce;le idee medesime applicarono a'Iuo- tura gotica inoltre pigliò dall'orientale fi-
ghi rinchiusi pel raccoglimento conve- dea delle cupole nella crociera de'leoipli.
niente della popolazione all'esercizio del Leggo neh' autore della magnifica ope-
cullo, e con costruzioni di legname imi- ra, Cinese principali d'Europa, Milano
tarcno la naturale figura de' boschi ove 1824? descrivendo quel duomo, che olire
celebravano i misteri di loro religione, quanto di più grande, di più ricco, di più
Quindi le colonne esili e le atfastellate, le maestoso ci abbia lasciato la gotica ar-
aperture per dar adito alla luce formate chitettura: ■> Qualunque però sia L'ori-
a seslo acuto, il tetto parimenti in volte gine di questa vaga e libera architettu-
di sesto acuto, i fogliami traforati nelle ra, fatto è ch'ella ha pure i suoi pregi,
finestre alla foggia de'naturali, gli archi E senza prendere ad istituire un coufron-
sorgenti immediatamente da' tronchi o to tra essa e l'architettura greca e roma-
dallecolonuesenza trabeazione. Soggiun- na, si può dire non pertanto, che se que-
ge il conte Stratico, se si trova ragione- sta, parlando specialmente de'templi, al-
vole, che dalle capanne siasi pervenuto la religione de' gentili, tutta per cosi dire
al tempio di s. Pietro di Roma, si potrà fisica, ottimamente s' accordava, quella
ammettereegualmente, che da quelle pri- sembra forse meglio confarsi alle misli-
nie idee de'boschi siasi a grado a grado checredenze de'cristiani. Le navale stret-
pervenuto alla costruzione del duomo di te,acuminateesostenuteda numerose co-
Milano. 1 goti passali nella Germauia, vi louue, de' gotici edifizi, la fioca luce che
TEM TE M 337
lasciano in essi penetrare finestre lunghe» l'adorazione della divinità- SecondoEro-
anguste, e quasi otturate da un'infinità doto, i primi popoli che edificarono tem-
d'ornati, inclinano l'animo a religiosa pii coperti furono gli egizi, («lande fu il
pietà, lo dispongono adivoto raccoglimeli- tempio di Belo; vastissimo e magnificen-
to, ed anche mal suo grado gl'incutono tissimo queilo ili Salomone, celeberrimi»
quel timoroso rispetto die si deve alla ancora pe'tanti strepitosi avvenimenti, eoi
Divinità." fino alla sua totale distruzione soggiac-
Nicola d' A puzzo architetto, ne\V fc/J'e- que. Ma toccava a'greci, moderatori d'o-
meridi letterarie diéioma del 1822, nel gni bell'opera umana, il dare a'tempii un
t. 8, p.i34, pubblicò V Introduzióne <id ordinamento uniforme e regolare,ponen-
un trattato completo sopra i tempii dei dosi un argine alle bizzarrie cui and iva
cristiani che si dicono chiese. Ne darò soggetta la composizione di tali edilizi,
per la sua importanza un breve sunto. I Dalle regole de'greci, descritte da VilnY-
tempii de'cristiani hanno alcune qualità vio, i romani pochissimo si allontanami
comuni cogli edilìzi sagri alle divinità di no, edificando tempii numerosi e magni-
tutti gli altri popoli, e ne hanno alcun'al- liei per tutta la loro vastissima domina?
tre che ad essi medesimi, ovvero agli u- zione. Anticamente etano situati in mu-
si cui sono destinati, specialmente appar- do che il popolo nel farvi le sue preghie-
tengonsi. Poiché tutte le opere degli no- re trova vasi rivolto verso occidente, in tal
mini, che la religione riguardano, tenti- guisa essendo edificato il tempio di Silo-
te furono sempre mai come le più irapor- mone. Dipoi fu data loro una situazione
tanti, edella maggior eccellenza; così far- opposta, addirizzandone l'estremo supc-
chitetlura, opera meravigliosissima degli riore a oriente. La loro forma e posizio-
esseri intelligenti, non ha soggetto più su- ne topografica era relativa a'nunji cui e-
blimedella religione, uè v'ha cosa al mon- ranoconsagrati: i tempii rotondi ordina-
do che più di questa a tutta la possibile riamente dedica vansi aVesta, Diana, Mer-
sua perfezione la chiami. Nelle primitive curio, Ercole, ec. Diradatesi le tenebre
società gli uomini adoravano Dio, Fat- del gentilesimo e dell'idolatria, per quel
loie e Datore di tutte le cose, allo scoper- lume sempre vivo della cristiana religio-
to. Imperocché pensavano che questa stu- ne, altro modo sorse di prestar al vero
penda macchina del mondo, governata Dio culto verace e santo, non macchiato
colla soavissima armonia del movimen- d'impuro sangue, né a turpi sozzure e lai -
to de'cieli, essendo il più grande oggetto dezzecommisto;che venne a traverso del-
della loro ammirazione, il mezzo purees- le dominazioni barbariche, a dettar 110-
ser dovesse ond'eglino si elevassero all'i- velia forma di tempio al secolo del risor-
dea della potenza infinita, la quale tan- gimento dell'arti in Italia. I primitivi cri-
te meraviglie operava. Ma osservando poi stiani, onde involarsi all'acerbe persecu-
che all'applicazione dello spirito, dagli e- zioni della Chiesa, fatte dagP idolatri, si
sercizi di religione richiesta, era necessa- riunivano a esercitar i loro uffizi religio-
so un luogo raccolto e ritirato, abban- si nelle case privale e nelle catacombe.
donarono allora le vaste pianure, le mon- Siffatte adunanze e i luoghi in cui si te-
lagne, i boschi, ove già le loro preci e i nevanofurono nominate indistintamente
riti eseguivano , e si posero a fabbricar cliicsc; del (piai vocabolo si servirono gli
tempii. Questa voce significando un luo- apostoli , traendolo dagli ebrei ellenisti
go sagro aperto, destinato a contemplar (cioè quelli che abitavano l'Egitto e gli
il cielo, i primi tempii consisterono in seni- altri luoghi ov'era sparsa la lingua greca),
plici recinti di mura, avendo nel mezzo che l'usavano presso a poco nel significa-
una loro parte scoperta che serviva per to di sinagoga. Ne'primi periodi della lq-
voi.. IXXIII. 17.
338 TEM TE RI
io edificazione, le chiese venivano il più vantare la speciale loro caralteiislica. l\Ta
che potevasi separale da ogni alita fab- poiché gli architetti italiani, dal fondo
laica profana, essendo circondale da ve- de'tenebrosi secoli di ferro, schiusero gli
stiboli, giardini e altri edilizi d'uso cecie- occhi all'antico splendore delle nostre ar-
siaslico. Le chiese, come i tempii del pa- ti, Ben si avvinarono di proscrivere que'
ganesimo, erano rivolte verso l'oriente tanti fasci di pertiche, e quel tritume di
per simbolo della luce, ritenendosi per ornamenti aridi e rozzi, che ne'tempii de'
simbolo delle tenebre l'occidente. A mol- cristiani ricordano la rugginosa vena de'
te disastrose vicende andarono soggetti gotici costumi, a traverso della quale pas-
questi sagri edilìzi, finché nel ioo3,dde- so già la più vera e la più santa fra tutte
guatasi la paura della creduta imminen* le religioni. Ancorché vogliasi attribuir
te distruzione del mondo (per cui ipopo- alcuni pregi all'architettura gotica, deve-
li erano giaciuti nell'infingardaggine), in- si nondimeno riconoscerla inferiore di
cominciarono a gara i cristiani a fabbri- gran lunga all'architettura greco-roma-
car chiese durevoli, che piegarono verso na (che racchiude i noti e ricordali 5 or-
la gotica maniera, diverse dalle precedei!- dini classici, fuori de' quali non vi è ne
ti e dalle posteriori al risorgimento del- perfetta bellezza, né buon gusto : eppure
l'architettura italiana. Essendo della la moda delle furine gotiche si applicò e
maggior sublimità per qualsivoglia nazio- tuttora si usa ne'mobili, negli arnesi, ne-
lle, gli edilìzi die si consagrano al culto gli ornamenti domestici, ed in alcune fab
divino, e comeché in essi devesi ravvisa- liriche), il di cui sistema ad ogni richie-
re P impressione del sentimento morale sta di raffinato senso di bellezza degan-
dell'uomo trasportato alla massima sua temente soddisfa. Tenendosi inoltre per
elevazione, l'oggetto loro principale e il noi in somma venerazione tuttociò dieci
loro principio fondamentale dev'essere viene da'greci e da'romani, che sono sta-
mi complesso di bellezzeche limpidopro- ti nostri avi gloriosi, ragion vuole che a'
ceda da tal sublime sentimento, non che loro sublimi e mirabili concepimenti ci
dal modo di renderlo estrinseco per mez- volgiamo ogni volta che vorremo rive-
zo degli umani uffizi. Questo principio lui- slire le opere nostre di maestosa gran-
Io metafìsico e tutto ideale, èia sola co- dezza e di severa dignità. Ottimo consi-
sa che l'architettura delle chiese averde- glio fu perciò quello di sostituire all'ar-
ce di couuine con l'architettura degli al- chi lettura gotica la greco-romana nella
tri popoli. Ma questo medesimo principio composizione delle nostre chiese, tanto
è quello d'altronde, che producendo una più che le belle forme, di cui questa olire
necessaria diversità di caratteristica fra i tesoro, non disconvenienti si trovano al
tempii di tulle le religioni del mondo, ri- concorso di quella distinta idea che vuol-
chiede che il concetto d'una chiesa sia af- si formare per simili edilìzi; essendo pur
fatto differente da quello d'ogni altro tem- state le chiese in origine accomodate en-
pio. La pagoda cinese, la moschea mao- tro fabbriche greco-romane. Se non che
mettami, il tempio egizio, il greco, l'in- grave oltraggio noi faremmo all'eceellen-
diano, porla in fronte a chiare note scoi- za della nostra religione, se per inchinar-
pila una non equivoca caralteiislica in ci riverentemente innanzi all'archilellu-
tssi trasfusa dal profondo sovrano senti- ra greco-romana, volessimo trascurare i
mento di religione degli uomini. Le no- principali requisiti degli edilìzi ad essa
sire chiese,ove fossero concepite e oidi- consagrali, e toglier loro perfino i mezzi
nate alla gotica maniera, ch'é la sola che onde servire agli olìici ecclesiastici , che
originalmente sia slata alle medesime ap- certamente non hanno nulla di comune
plicala, non mancherebbero pur esse di con quelli del paganesimo, e che non vi
TEM T E M 339
lin potere né onoranza che valga miai- creila lai. "chiesa a modo di croce, elio
telarne la specie. Perla qual cosa seni- fu quella di s. Pietro di Roma (ne edili -
Ina necessario che i templi cristiani al- co pure delle altre in Rom.i, oltre l'arci-
tro non conservino dell'architettura gre- basilica La tera Dense, in altre parti d'Eu-
co-romana, che i soli elementi; sicché la ropa, cosi nell'Africa e in Oriente): lai.
principale distribuzione della pianta ed cupola poi fu eseguita sotto l'impero di
elevazione, non che la composizione e or- Giustiniano I, che incominciò a regnare
dinamento degli ornati secondari sieno nel 027, in s. Sofia di Costantinopoli: di
argomenti di speciale proprietà delle cine- campanili molti esempi si potrebbero ad-
se, le quali per tal cagione vengono di- dune, ma tutti foggiati alla maniera go
poi da qualsivoglia altro tempio accon- tica; il solo tra essi cui con mirabile suc-
ciameute distinte e diversificate. Quan- cesso sia stata applicata l'elementare ar-
to alla forma d'una chiesa, del suo com- chi lettura greco-romana, è il campanile
partimento, de'suoi ornati, perchè possa di s. Chiara di Napoli, che può servire
risultar coerente, conviene por mente a di modello, opera di Masuccio II del se-
tutte quelle cose che gli usi ecclesiastici colo XIII. Varie chiese furono successi-
richiedono, e senza necessità di far mio- vamente composte a forma di croce, ma
ve invenzioni, sarà faci le opera il soddisfa- non tutti gli architetti che n'ebbero I iu-
re a tutti i particolari della medesima. La combenze si mantennero osservatori ri-
croce, quel venerando segno che ci ri- gorosi di regole semplici e uniformi. Vari
membra il cardine principale di nostra scrittori moderni si avvisarono scredila-
sagrosanla religione; la cupola, conside- re un simile sistema, onde fra le scuole
rata e a buon diritto sostenuta come la s'insinuò il dispregio verso la figura es-
piri segnalata e ardita invenzione degli senzialmenteallechiese convenevole, cre-
ili -L'Ili tetti cristiani ; il campanile, opera dendosicheil vizio fosse in questa.anziche
anch'essa ardita, e immediatamente sog- nel mododiordiuarlaeornarla.Operanoii
getta a officio ecclesiastico, saranno i 3 vana quindi sarà da reputarsi quella di ri-
dati essenziali per regolare la distribuzio- chiamarein vitailsuo venerevole imperio,
ne della pianta, ed elevazione d'ima cine- investigando le vie per le quali possa «io-
sa ; in guisa che, con la elementare archi- strarsi composta a maestosa eleganza, e
lettura greco-romana, cioè co' rapporti vantar pregi ili ammirabile bellezza. La
ben proporzionali de'vacuico'solidi,ecol- forma delle basiliche profane,dicono aldi-
là giudiziosa scelta de'più eleganti oidi- ni, più d'ogni altra si conviene allechie-
111 architettonici, e di ciò che con quelli se, perchè in quelle i primi cristiani era-
serba ìntima corrispondenza, veugasi di- no soliti adunarsi ad esercitare gli uffizi di
poi a comporre un tutto insieme che im- religione, essendo stato alle chiese stesse
prima nel tempio cristiano quella tal ca- conservato per tale memoria anche il no-
ratterislica che a distinguerlo chiaramen- me. Questi ediGzì ecclesiastici furono ac-
te sia valevole da qualsivoglia altro tem- comodati allora agli usi ecclesiastici, cioè
pio a qualunque altra religione consa- (piando sorgendo da' suoi fondamenti il
grato. Assai aulica è la forma de'tcrupli cristianesimo, fra' secoli di barbarie e
cristiani, cioè di quella che indicherò poi, d' ignoranza , nou potevasi né sapeva»
rammentando quanto io ne scrissi (e che pensare ad una forma di chiese che al fi-
incontrò il gradimento dell'encomiato ne loro particolarmente convenisse» ira-
Ratti, il quale a mia confusione volle in- perciocché se noi osserviamo le odierne
titolarmi il suo bellissimo e utile Tr<it- basiliche avere una forma quasi del tut-
tato per p erezione, de' sacri tempii)^ poi- to simile a quella delle basiliche de'gen-
chè sullo Costantino I, nel 3 190 324, fu tili, nou dee inferirsi che ciò derivasse da
340 T E M
un I)d sentimento di convenienza con-
cepito in quell'epoca, ma che fosse sol-
tanto un ripiego ollerlosi il più accon-
cio al bisogno. Né maggior peso accre-
sce all' opposizione il dire, che siccome
le basiliche servivano un giorno a riunir
molle persone per trattare faccende mer-
cantili, cos'i i numerosi cristiani ponuo in
esse adunarsi per trattare il gran affare di
loro eterna salute; dappoiché tanto incon-
sistente è per se stessa questa proporzio-
ne, che al primo enunciarsi, per combat-
tuta e vinta si mostra, non potendosi so-
stenere veruna sostanziale analogia, sen-
za pericolo di turpitudine, tra quel luo-
go dove i negozi mondani si avvicenda-
no, e quello dove si eseguiscono le pieto-
se opere di religione, così augusta e san-
ta com'è la cristiana. Altri sostengono, che
altra forma non deve prender un edilizio
a Dio sagro, chela rotonda, comesi os-
servava nella remola antichità, ricorda-
to dalla Scrittura, cioè un tempio di 7 co-
lonne cou una in mezzo e le altre nella
periferia, onde vuoisi che il tempio filisteo
che Sansone fece crollare, scuotendo due
sole colonne, fosse rotondo. Affermano di
piùi medesimi, chela figura rotonda con-
■viensi meglio che altra ad ogni tempio,
perchè in certo modo rappresenta l'im-
magine della figura sferica di tutto il mon-
do, sopra del quale Iddio come essere per-
fettissimo e necessario divinamente impe-
ra. Né si rimangono dal riferire che gli
architetti stessi cristiani, fra'quali il Pal-
ladio, punto non limitandola scelta del-
la figura per le chiese, tengono però per
più bella e più regolata la rotonda e la
quadrangolare. Quindi allegano i molli
esempi di tempii rotondi sparsi per l'anti-
chità romane, fra' quali signoreggiando
maestosamente con pompa di bellezze ar-
chitettoniche il Pantheon di Pioma (con-
sagrato a tutti i Dei del paganesimo), co-
sì questo come bellissimo e perfettissimo
modello di chiesa propongono. E più si
rafforzano in siffatte argomentazioni nel-
l'ossei'vare che varie chiese rotonde furo-
TEM
no edificate nelle scorse epoche italiane
da architetti d'alta rinomanza. Additano
tra le ultime, ed erette ne'primi anni del
secolo corrente, il tempio di s. Alessan-
dro in Varsavia jvaitazioae del Pantheon,
quello della B. Vergine in Torino, e quel-
lo di s. Francesco di Paola in Napoli. Gra-
vissimo a prima giunta sembra il comples-
so de'suffragi che la figura rotonda del-
le chiese può riunire a suo favore; ma pu-
rediceilD'Apuzzo, che vado compendian-
do, questi spariscono come nebbia al so-
le col semplice enunciarsi delle poche e-
videutissime proposizioni. Non è dicevo-
le la figura sferica a'tempii de' cristiani :
i.° perchè non olire nel suo assieme una
caratteristica particolare a codesti sagri
edilìzi, i quali è necessarissimo che l'ab-
biano, per distinguersi da ogni altro tem-
pio appartenente ad altra religione : 1°
perchè in essa non può darsi armonica di-
stribuzione a tutti gli altri argomenti di
uso e di convenienza che vi si richiedono;
quali sono il doppio vestibolo o grande
spazio dell'ingresso, il campanile (ovvero
se si crede opportuno di far due campa-
nili, annessi alle chiese o pure da essi di-
sgiunti), la sagrestia, le cantorie, il collo-
camento degli altari; dovendosi ricorda-
re, che non v'ha perfetta analogia tra le
figure circolari e le rettangolari : 3.° per-
chè la cupola, quale fu inventata dagli ar-
chitetti cristiani, e quale conviene serbar-
si alle chiese, non può in essa ottener fa-
vore, poiché l'altezza interna in tal caso
diviene di soverchio eccedente; conviene
poi esaminare se sia sempre necessario far
doppia la cupola, e qual sia la curva e l'or-
nalo più conveniente : f\.° perchè la for-
ma rotonda presenta il grave incon venien-
te di non potersi estendere a grande am-
piezza, la quale imperiosamente viene ri-
chiesta dalla maggior parie delle chiese,
ed anche compartirle con 3, ovvero in 5
navate ossiano ale, dove è bell'opera u-
sare colonne isolate, riuscendo di maggior
decoro delle ale poi ficaie esterne: 5.° per-
chè se poi non altro che l'autorità debba
TE M
tenersi sufficiente a favorirne l'uso, devc-
si riportare alla più rispettabile dell'auto-
rità in tatto di discipline architettoniche,
a'greci. I greci non fecero tempii rotondi:
la lanterna di Demostene (o Diogene?) e la
torre iliCereste, che sono i soli edilìzi greci
circolari, furono bensì privi di portici ret-
tilinei, e non ponno indicarsi come le mi-
gliori fabbriche greche , né come le più
sontuose e più favorite innalzatealle Dei-
tà del paganesimo. Tratta, è vero, Vitru-
vio de'tempii monotlero e perittero; ma
oltreché non attribuisce ad essi alcuna ma-
niera di pronao (spazio compreso tra le
colonne esteriori del tempio) rettangola-
re, né fa menzione di nessuna figura ret-
tilinea a'medesimi per sistema congiun-
ta (Vitruvio nulla disse del Pantheon; é
dubbio che la cella e il portico sieno co-
se fatte e concepite in una stessa epoca:
bella I' interna parte del tempio, bellis-
simo il suo portico, ma tra l' interna di-
stribuzione e il portico esterno non v'ha
nessuna bella analogia, quindi è un vero
errore l'imitarne il congiungimento, se-
condo l'opinione d'A puzzo), ed egli li no-
mina quasi per incidenza, coraeché tal-
volta solevansi dedicare a'numi seconda-
li. 6.° Gioverà riflettere in fine, che non
baste che un edifizio sia assolutamente
bello per farne una chiesa; deve esso tro-
varsi adattato agli usi ecclesiastici; né i
tempii rotondi ponno a questi usi accon-
ciamente servire. None dato inventar nuo-
ve forme di tempii o chiese, né per esse
richiamare al mondo i tempii del genti-
lesimo, ma è sagro nostro dovere il con-
servare quelle che la nostra cristiana re-
ligione ci ha naturalmente esibito. Que-
ste sono le figure di croce greca, o lati-
na, o patriarcale (o Croce doppia o con
due traverse o navi crociere, forma del-
la quale parlai ne' voi. XV11I, p. 254,
e LI, p. 298), ed altra simile. In que-
ste figure altronde ponno ottenersi con
giusti rapporti geometrici e con bell'ar-
monia, una comoda disti ibuzione di lotte
quelle discorse parti necessarie agli uili-
TEM 341
zi ecclesiastici; ben inteso però, che si ab-
bia sempre in mira la severità del bello
architettonico, né si couceda licenza al-
l'immaginazione dell'uomo di abbando-
narsi all'idee grottesche, alle bizzarrie, al-
le stravaganze, per le quali sovente osser-
viamo rimanersi deturpata la dignità del
nostro culto religioso. Fra tutte le figure
di croce, quella che evidentemente è la
più bella, più semplice e più convenien-
te all'armonica distribuzione di una chie-
sa, e che perciò deve preferirsi alle altre,
è la croce greca. Né per questo dovrà cre-
dersi che troppo angusto campo si lasci
all'invenzione; poiché ninna cosa impedi-
sce che vi si operino tutte quelle varietà
che provengono dallo studio degli edilizi
greco-romani, dal buon giudizio dell'ar-
chitetto scelte, e col necessario buon gu-
sto disposte. Dal picnostilo all'arcostilo,
dall'in antisall'ipetro.dal dorico più sem-
plice al corintio più sfarzoso, sembra che
benissimo vi si possano trasfondere tutte
le maniere d'intercolunni, tutte le com-
posizioni degli aspetti de'teinpii, e tutte
le diverse simmetrie degli ordini architet-
tonici da Vitruvio derivateci, e dalla con-
templazione degli antichi monumenti, e-
vitandole lascivie Borrominesche. Volen-
dosi prescrivere i confini entro i quali deb-
ba contenersi l'architettura delle moder-
ne chiese, concedendo ad essa ciò chele
mancava nella sua acerba giovinezza, e
ciò che perde nella sua decadenza, par che
le si possa assegnare l'epoche d'Augusto,
di Tito e di Traiano, in cui questa disci-
plina, giusta l'avviso di Leon Battista Al-
berti, De re aedificatoria hb. 6, cap. 4,
pervenne alla sua maturità; tanto più che
non potrebbe conciliarsi la greca sempli-
cità col sistema di distribuzione che vuoi-
si seguire ne'tempii cristiani, i quali an-
che per riguardo alla loro origine richie-
dono sontuosità e ricchezza di ornamen-
ti, regolati con metodo semplice e unifor-
me. Oltre altri precetti, il D'Apuzzo, per
istruirsi a fondo stili' architettura delle
chiese, iuvila a leggere vari autori, fra i
342
T E M
qualiAllazio, De veierum templh ; Whe«
ìertDella struttura delFanliche chiese;
Arnaldi, Delle basiliche mitiche; Agin-
courl, Storiti dell' arte col mezzo de'mo-
munenti (Ialiti san decadenza nel U <<•-
i ola fino al suo risorgimento nel \ l T,
Mantova 1841 -A questi aggiungerò:L.Al-
lazio, De templi s graecórumjde Narthe-
ce Eccles.vcteris3el de graecorum opina-
tionibus ,Co\oti\ae Agrippinaei645. Insi-
gniumRomae templorumprospectusex-
terioresinfèrioresqìie a celébrioribus ar-
chìtectura inventi, Romae 1684. Studi
d'architi ttitra tratti da più chiese diRo-
ma, opera de'piu celebri architetti da-
ta in luce da De Rossi, Roma 1 7 1 1 . Va-
lenti, De sacrorum Aedium apud Chri-
slìanos amplitudine et ornatura. Caese-
nae 1 784. Luigi Canina, Ricerche siili ar-
1 hitettura più propria de' templi cri-
stiani, Roma l84-3 (questo valente aiclii-
telloe dotto archeologo, nell'accademia
romana d'archeologia de'3 maggio 1 855,
con dissertazione trattò delle ultime sco-
perte fatte nel lato orientale del Pan-
theon,dimostrando qual lume siane deri-
vato alla più intiera e miglior notizia disi
celebre monumento). A 11 lonioi\ibby,Z>c7-
la forma e delle parti degli antichi lem-
l 'li cristiani, dissertazione pubblicata nel
1. 1 , p. 4o 1 delle Dissert. dell' aecad. ro-
mana di archeologia. Questi ancora ri-
corda un bel numero di scrittori più me-
ritevoli, che trattai ono de'templi cristia-
ni. La dissertazione venne riprodotta nel-
la Roma nelVanno 1 838. par 1/ moder-
na, art. 1 : Delle basiliche, delle chiese,
< d altri luoghi sagri; dopo aver serv ito
altresì di discorso preliminare all'impresa
lodevole di Gulhensohn eKnappdi dare i
disegni delle chiese antiche più insignitile
esist ono inRoina e nel le sue adiacenze. Del-
l'architetto Gio.MicheleK.napp si ha pure
la raccolta delineata e pubblicata col tito-
lo : Monumt riti dell'antico culto cristia-
no, ossia raccolta di tavole rappresen-
tanti le sagre basiliche e chiese di Roma,
dal lì sino al XIII secolo, Roma 1 83g.
TE M
Nel mio articolo Chiesa 0 Tempio, do-
po aver parlato del suo vocabolo e de'
diversi suoi sinonimi, svolsi in breve il
vasto argomento in 7 paragrafi. I. Ori-
gine delle chiese e loro uso. II. Descri-
zione della struttura della chiesti. III.
Licenza del vescovo per l'erezione del-
la chiesa, e ceremonie sagre pel get-
tito e benedizione della prima pietra e
principio de' fondamenti. IV. Benedi-
zione e consagrazione. delle chiese. V.
Quando accade, che la chiesa, si possa
e debba di nuovo consagrare: Chiesa
violata, e sua riconciliazione. VI. Anni-
verstirio e dedicazione delle chiese. \ìì.
Della venerazione che si deve alla chie-
sa, e di altre notizie che la riguarda-
no. Terminai 1' articolo colle notizie bi-
bliografiche sui sagri templi cristiani. A
Basilica trattai de'suoi vocaboli, origine
e parti, e delle attuali basiliche patriar-
cali e minori di Roma. I cristiani nell'e-
dificare le loro basiliche sagre, imitaro-
no e quasi copiarono la forma delle an-
tiche de'pagani.Le basiliche presso gli an-
tichi romani non erano che un elegante
e magnifico giro di portici, che chiudeva
nel suo centro un ampio spazio, anch'es-
so coperto , ove alzavano i magistrati il
loro tribunale, e rendevano pubblicamen-
te giustizia in faccia a lutto il popolo: Ca-
tone il censore fu ili.°in Piuma che edi-
ficò una basilica; in seguito però se ne e-
di fica rouo tante che P. Vittore ne contò
fino ai q. Il portico terreno ne sosteneva
un altro sopra di se, ed ordinariamente
ne avea un altro all'intorno. Quella par-
te ove situa vausi i giudici chiamavasi Tri-
bunal, ed avea la forma d'un semieirco-
lo, vedendosi in prospetto da ambo i lati
i pulpiti o bigonce pegli oratori. Il popo-
lo spettatore prendeva luogo all'intorno,
non solamente sul pianterreno, ma altre-
sì nell'ordine superiore de'portici. Detta-
gliate notizie su tali basiliche ci lasciaro-
no Yitruvio, Palladio, Alberti, Scamoz-
zi eCiampini. I cristiani ne adottarono la
forma interna, il doppio giro de' portici
T E INI T E M 343
terreni, il semicircolo alla testa della fab- ilo, avendole descritte ove esistono. Dieen-
brica, clic aocli'essi chiamarono Tribù* do poi quanto riguarda la storia delle na-
iinl. ovvero Absis ed Apsis, ed i pulpiti zioni, degli ordini regolari d'ambo i ses-
a'Iuogbi opportuni per la lettura dell' A-'- si, de' sodalìzi, delle università artisti-
pistole e degli Evangeli, chiamati Ani' che, e di altre corporazioni, descrissi le
bones. E forse quel recinto, ond'era cir- loro chiese di Roma, ed a quest'articolo
condato il presbiterio della chiesa di s. riportai vari autori che scrissero in gene-
Clemente, fu preso anch'esso dall'antiche rale di tulle le nominate, i parziali aven-
basiliche, ove sembra naturale che si do- doli ricordati a'iuoghi loro. Ne'numero-
vesse usare per tenete indietro la turba sissìmi articoli di questo mio enciclopedi-
degli spettatori, e lasciar innanzi a 'giudi- co edificio cartaceo (di cui la [.'pietra e le
ci un conveniente spazio pe'HUganti, pei fondamenta, sebbene sproporzionate alla
difensori e pe'testimoni. Cos'i vi fecero i sua progressi va e colossale struttura, furo-
poi liei superiori, come si vede ancora nel- no fortificate dal generoso compatimento
la chiesa di s. Agnese fuori le mura (ora e da'benevoli incoraggiamenti, che larga-
effetti vamente operandosi inesca que'tio- mente a mia confusione raccolsi da'rispet-
labili restauri e abbellimenti che accen- labili associati e dagl'indulgenti numerosi
nai in questo slesso volume a p. io3), dei lettori; i quali tulli fortificarono il mio
quali servironsi per situarvi le donne, non animo a progredire imperturbabile con
essendo allora confuse cogli uomini. Ma dimensioni più grandiose, e perciò feci Io-
toltasi in appresso questa distinzione, ed 1*0 solenni ringraziamenti a Storia, che
essendo perciò inutile quel portico supe- tulio registra, per esprimervi l'indelebile
riore, tirarono in vece di quello un'alta mia riconoscenza, che qui rinnovo nel sa-
pa rete, nella quale aprirono grandi fine- grò tempio, in cui torno a olfrire il mio
sire e numerose, per rendere così l'edilìzio povero lavoro a chi benignamente mi die
piìi luminoso, che in origine per maggior mezzi, lume e lena, a concepirlo e a svi-
1 accoglimento, e per rendere più misteno- lupparlo. l'Onnipotente Idtlio, perchè rie-
se le sagre ceremonie facevano oscuro. Cin- sca in sua gloria, per quindi terminare lie-
sero pui sempre tutto l'edilìzio di muro lamento il già intuonato inno Te DeumS,
pieno, anch'esso però munito di finestre storico-geografici, ho descritto altresì le
a suoi luoghi, perchè i sacerdoti e ildivoto chiese del mondo, d'ogni nazione e rito,
popolo non fossero incomodali dalla so- Metropolitane , Pri/aaziali, Arcivescovi*
verchia azione dell'aria, e dallo strepito li, J "escavili. Abbazialì,\ Duomi, le Cut-
delle botteghe vicine, e del popolo che gi- tedrali, ed anche le principali chiese,e tal-
lava in que'conlorni. Un portico aperto, volta le minori ancora e gli oratoi ii. A di-
che più s'accostasse alla forma dell'antiche spensarmi da quanto mi resterebbe a dire
basiliche, l'allottarono i cristiani per co- sui lempli cristiani, sì antichi che moderni,
prire e adornare il vestibolo di loro cine- con vedute di altri punti di vista, oltre i
se. Tale era la forma sì della basilica Va- già citati e tutto quanto il dettagliato a
ticana che di s. Paolo, erette da Coslan- Chiesa, ricorderò in corsivo altri articoli
tino I. dipoi alteriate e ampliate. All'ai- nei (piali ragionai delle parti e del cultodei
ticulo Chiese 01 Uom \, di tutte feci la de- sagri templi, a Pietra avendo parlato di
scrizione, e ne riparlai a'relatm articoli, quella de'fondaineiilijCOSÌal'iAZZA di quel-
come Titoli, Diaconie, Collecute, Set- le che le decorano, a Scala per ascender-
te chiese di Roma, Pabbocchie di Roma, vi. All' Oriente erano in generale rivolte
Oratobio, Scalv Santa, come Sanimi- le chiese, e ciò per allusione al sole di giu-
ncai quale articolo rimarcai le chiese più slizia, oppure a'iuoghi ne'quali i misteri
insigni e di maggior venerazione del 111011- avcuuo avuto il loro rompimento. Que-
344
T E M
sia dilezione però non era esclusiva quan-
do ragioni locali impedivano di seguirla.
Welle chiese di forma oblunga dividami
le |>iii li che le costituiscono in esterne e in-
terne: alle prime appartengono il vestibo-
lo e l'atrio; alle seconde la nave, il coro e
il santuario o bema. Anche ne'lempli an-
tichi , di cui è tipo la Chiesa di s. Cle-
mente (per cui ne riparlai in più luoghi),
eravi una gran porta per mezzo della qua-
le enlravasi in un Vestibolo scoperto di
figura quadrata con Atrio circondato so-
vente dal Portico interno di colonne, si-
mile a' Chiostri dell'odierne case religio-
se. Sotto di questi portici si ricoveravano
i Poveri, a'quali era permesso il chieder
^Elemosina e i Sussidii presso la porta
immediata della chiesa, come i ciechi e al-
ti i indigenti nelle Quarant'ore, non do-
vendo nell'interno disturbare il raccogli-
mento de'fedeli.Nel mezzo sorgeva \\Fon-
te o più fonti purificanti, ch'erano pure
nell'antico tempio di Salomone, affinchè
i fedeli facessero la Lavanda delle ma-
ni e del volto, prima di recarsi a fare o-
razione. A tali fontane ne'tempi posterio-
ri furono sostituite quelle conche o Pili
di Acqua benedetta (di cui riparlai a Set-
timana santa), che al presente si vedono
nelle nostre chiese. In fondo al vestibolo
scoperto trovavasi un altro coperto o a-
ti io , quasi eguale al prooao de' greci, il
quale era riservato agli Energumeni os-
sia a' Penitenti già ammessi aliai.1 delle
4 classi. Succedeva immediatamente l'a-
trio detto pure nartece (di cui anco nei
vol.XXXUI, p.66, LX1I, p.i 19: alcuni
dissero due i narteci, i.°e 2. °), o con mag-
gior proprietà ferula, significando Fla-
gello , che assegnavasi a' Catecumeni o
Neofiti, Pagani, Ebrei, Eretici, cioè ai
penitenti ammessi nella a." classe. L'area
scoperta dell'atrio era alle volte pianta-
ta d'alberi, ed è naturale che i mistici fos-
sero preferiti, come la palma, il cedro, il
cipresso, la vite, la rosa. I fonti salienti
ch'erano nel mezzo, e in mancanza di que-
sti un Pozzo o cisterna, perchè i fedeli pi i-
TEM
ma d'entrare in chiesa si potessero mon-
dare, simboleggiavano la purità dell'ani-
ma e delle azioni, di cui devono esser for-
niti quelli che al Santo de' Santi si avvi-
cinano. Sopra i portici poi talvolta erano
le abitazioni de'pellegrini, che intrapren-
devano i sagri Pellegrinaggi : dietro i
portici laterali erano pure le abitazioni
dei sagri ministri addetti al servizio del
tempio. Indi per3 ovvero 5 Porle delle
chiese (e queste talvolta aveano lateral-
mente simulacri di Leoni o altri anima-
li, per simbolo onde rammentare a'fede-
li il timore dello sJegno di Dio, se alcu-
na irriverenza avessero commesso nella
sua casa), si entrava nel tempio o corpo
principale della chiesa e parte interna ,
chiamalo altrimenti basilica, ma alquan-
to differente da quelle di cui parlano Vi-
truvio e gli altri eruditi che delle basi-
liche profane degli antichi diffusamente
trattarono, e meno vaste delle presenti
chiese aveano l'aule. Contigui alla chiesa
stavano due altri edifizi minori, il Batli-
stcrio e la Sagrestia ovvero Vestiario o
Tesoro, e questo talvolta con Archivi e
Biblioteche, il che ricordai pure nel voi.
LXIX, p. 22 1. L'aula interna della chiesa
era divisa in 3 o in 5 navate, separate da co-
lonne o da pilastri. Le più antiche basili-
che, come quelle de'pagani, erano nell'in-
terno a due piani di portici, ed un esempio
ne rimane intatto nella ricordata Chiesa
di s. Agnese fuori le mura, costrutta da
Costantino I; altro meno completo è nella
Chiesa di s, Lorenzo fuori le mura: nel-
la Chiesa poi di s. Quattro, eretta da s.
Melchiade prima del pontificato, i muri
laterali della nave maggiore si alzano a
guisa di loggie. Presso i greci i portici su-
periori erano destinati per le donne, e nel-
le basiliche profane stavano le donne a u-
dirvi i giudizi. La navata di mezzopiù am-
pia dell'altra serviva principalmente per
la Processione, che precedeva eseguiva
la celebrazione de'diviui misteri. Ivi pu-
re rimanevano que'peccatori che percor-
revano l'ultimo periodo di loro Peniteli'
TEM
za. Le navate laterali servivano al ceto
de'iedeli separato de'due sessi: cortine ti-
rate fra le colonne impedivano la vista re-
ciproca. Per la nave principale si giunge-
va in fondo della chiesa, ov' era situato
Y Altare co' Gradi o Gradini, edietrodi
esso il Presbiterio, quindi entratasi per
la Porta santa nel Santuario o Sancta
Sanctorum, cui si ascendeva per la So-
Ica , il cui uso è però controverso. Ivi i
preti ufliciavano il Servizio divino, ed era
chiuso da veli e cortine, solo accessibile a-
gli ecclesiastici, dovendo l'imperatore sta-
re fuori del coro, cioè in oriente dentro i
cancelli, in occidente fuori di essi (a Chie-
sa notai, che s. Ambrogio in Milano in-
vilo l'imperatore Teodosio 1 il Grande.
ad uscireda'caucelli e dal recinto del san-
tuario, ove non avevano diritto di stare
che i soli sacerdoti. »» La Porpora fa i
principi, ma non i Sacerdoti." Onde u-
scito l'imperatore, si mise fra'laici. Tor-
nalo in Costantinopoli, non rimase più
nel santuario dopo ['oblazione, e quan-
do l'arcivescovo Nettario gli fece dire di
riprendere il suo luogo ordinario, rispo-
se sospirando: » Ho conosciuto finalmen-
te la differenza che avvi tra il sacerdo-
zio e l'impero. Io sono attorniato da a-
dulatori, e non ho trovato che un uomo
il (piale mi abbia dettola verità.... s. Am-
bi ogio." Questi inoltre ebbe il coraggio,
dopo la strage di Tessa Ionica, di nega-
re allo slesso Teodosio 1 1' ingresso nel
tempio, e uon ve lo ammise che dopo la
penitenza canonica, e dopo d'aver pub-
blicamente detestato il suo grave fallo tra*
penitenti). La Cattedra. Sedia, o Tro-
no del vescovo poi sorgeva sull'ultima e-
stremila dell'interno compartiineuto.Da-
vauti all'altare e aderente e più in basso
al santuario, un luogo rinchiuso da Ba-
laustra Iti o cancelli costituivi! il Coro co-
g'i Stalli, rimpetto cioè all'aliare, or di
forma rettilinea, or 'di forma curvilinea:
serviva pel Canto ecclesiastico (il (piale
è vietato alle donne, e nell'ufficiatura del-
la chiesa solo si permeile iu alcuni luo-
TEM 3|T
ghi alle monache e religiose: iu molle
cinese dipoi furono introdotti pel canto i
Pueride CItoro). La sublime e mirabile
armonia del canto e della vera musica
sagra, è il più bell'ornamento del culto
divino. Le arti belle non fanno di sé più
splendida mostra, che allorquando servo-
no a gloria del cullo cattolico. Erano an-
ticamente preposti al coro il Primicerio
e il Precintole. Anco negli antichi tem-
pi, eranvi le tende alle porte delle sagre-
stie, de' cori e delle chiese, come vedesi
nella lettera di s. Epifanio vescovo di Sala-
mina, a Giovanni vescovo di Gerusalem-
me nel 1 Vsecolo.Eranvenealle porte del-
le sagrestie, come vedesi nel concilio ro-
mano del 743 celebrato da Papa s. Zac-
caria. Era vi anche il velo in faccia al san-
tuario oaltare maggiore, il quale velochia-
inavasi pure brandeum. Nel can. 1 3 del
concilio di A'ai bona del 089 si legge l'ob-
bligo antico di tutti i ministri, ed ezian-
dio de'suddiaconi, di dovere con prestez-
za alzar le portiere o tende nel passare
de'canonici, altrimenti si punivano seve-
ramente. Nel secolo XVI essendo anda-
te in disuso le tende a' cori, s. Gaetano
le prescrisse a' suoi Teatini nel riforma-
re la situazione del coro, e venne imita-
to da molli cleri. Accanto alle balaustre
slava P Ambone, elevato, dello oggi Pul-
pito, che talora erano due. Tutte queste
ultime cose descritte contenevansi in uno
spazio, che avea forma di calcidico ossia
l'essedra, o Apside ovvero Abside, vale
a due un grande emiciclo, che perciò de-
nomi navasi anche conca e Tribuna oTrì-
banale j perchè in certo modo gli uffizi
che vi si praticavano aveano una qualche
somiglianza con quello che si operava nei
tribunali delle romane basi lidie , ed eia
elevato dal piano di tutta la chiesa per al-
quanti scalini. L'aliare più elevato e iso-
lato nel mezzo del santuario (oimavasi
d'uua tavola di marmo, d'argento o d'o-
ro arricchita con gemine. Questa tavola
slava innalzata sopra 4 sostegni, comune-
mente a forma di piccole colouuelte, e ai-
34« TEM
t un vasi sopra la Sepoltura di qualche
/IA//7//<',ond'ècheal presente non si con-
sagra altare senza Reliquie. Si chiamò pu-
re Dh-inoria e Confessione, con sotterra-
neo rispondente alla tomba, sulla quale
per la Fenestrella si calavano per divo-
zione i f'eli. A'4 angoli dell'aitale 4 c0*
lonne sostenevano una specie di Baldac-
chino o Tabernacolo, con tende laterali
che in unoall'altare lo copriva, di cui so-
no memoria gli odierni conopei, e chia-
inavasi Ciborio per aver la forma d'una
coppa rovesciata, ed era sovrastato dalla
croce. Coi rispondente al mezzodel taber-
nacolo sospende vasi una colomba d'oro
o d'argento, destinata a simboleggiare la
presenza delloSpirilo santo, e insieme cu-
stodiva la ss. Eucaristia, e meglio ne ten-
ni proposito a Tabernacolo, parlando di
sue custodie. Lateralmente all'aitarci dia-
coni assistevano neìDiaconico. LePi tiare
di tali chièse si facevano aMusaicofivvero
a fresco. Con esse rappresentavansi le più
belle storie dell'antico e del nuovo Testa-
mento, che servivano comedi libro a'uie-
■10 isti uiti nellecosedella cristiana religio-
ne: soventesimboliche econ misteriose al-
legorie. A si mi li ludi ne di ciò ebe opera vasi
nel tempio di Gerusalemme, in chiesa le
Donne venivanoseparate dagli Uomini: le
prime e i secondi venivano distinti secon-
do i gradi. A destra della confessione era no
gli uomini, a sinistra le donne. Nella i. "par-
te delle navi minori, a destra per gli uo-
mini, a sinistra per le donne fu il luogo
pe' personaggi più distinti : quello asse-
gnalo per le donne fu detto matroneunt,
quello degli uomini andron. Vegliavano
a tale separazione, per le donne le Dia-
conesse e Suddiaconesse, per gli uomini
gli Ostiari che li tenevano separati dal
clero, i quali inoltre custodivano le dila-
vi della chiesa, e facevano osservare il si-
lenzio e la modestia. A tutto questo pre-
siedevano, alle donne i Suddiaconi, e i
Diaconi agli uomini. Tranne gli Orato-
rii, le Cappelle privale, le Memorie de'
mattili, le Catacombe e Cimiteri, che
TEM
furono i luoghi de' primitivi cristiani, per
celebrare la Liturgia e la sagra Sinossi,
non pare che cinese pubbliche formali
sorgessero in Uoma innanzi Alessandro
Severo,cheascese all'impero nel 222, con
rescritto del quale il Papa s. Calisto i fab-
bricò la Chiesa dis. Maria in Trasteve-
re, e fu la !.' die nella città si eresse in
faccia al paganesimo, su di che è a veder-
si quanto dissi di quell'imperatore a Ro-
ma. Tuttavolta diversi scrittori, sì pei l'av-
versità de'tempi e il conflitto ostinato col
paganesimo, sì per lo stato disciplinare e
liturgico,chea poco a poco si andò forman-
do secondocbè le circostanze esigevano,
dicono ebe i templi cristiani prima die Co-
stantino I dasse la pace alla Chiesa e ne
permettesse il culto pubblico, ne' ponti-
ficati di s. Melehiade del 3 1 1 e di s. Sil-
vestro /del 3 1 4> non poterono avere tut-
te le parli precise e determinale, qui ri-
cordate, e quella magnificenza che tro-
viamo avere poscia ottenuta, per tale e-
poca di trionfo e di tranquillità. Di sua
natura fu tosto accordato alle cinese il
diritto dell'asilo e dell' Immunità eccle-
siastica, con altri molti privilegi: in pro-
gresso di tempo vi s'introdussero prati-
che Superstiziose, ed anche indecenti cori
rappresentanze proprie del Teatro, co-
me le feste de' Pazzi; deplorabili abusi
die con perseverante zelo eliminarono i
Papi, i concilii, i vescovi. Sul rispetto e
venerazione dovuta a'templi del Dio vi-
vente, ragionai in più luoghi. Di tutte le
colpe che oltraggiano la maestà e la gran-
dezza di Dio, una delle più meritevoli de'
suoi castighi è la profanazione de' suoi
templi; e tali colpe sono altrettanto più
gravi, ih quanto che le disposizioni die
la religione richiede da noi quando vi as-
sistiamo, devono essere più sante. » En-
trò Gesù nel tempio di Dio, e scacciò tut-
ti quelli che compravanoe vendevano nel
tempio": s. Matteo 2 r, 12. Ogni chiesa
ebbe l'immagine del Salvatore. Vi sife-
cero la sagre Agapi (delle quali riparlai
a Pranzo), poi abolite per gl'introdotti
TE W
■busi. In seguito nell'interno delle cine-
se furono eretti più altari e le Cappelle,
e negli altari si collocarono le sagre Im-
magini della B. N'ergine e cle'santi (dice
il Rinaldi che nelle pareti, oltre le storie
dell'antico e nuovoTestamento, si dipin-
gevano quelle de'martirii de'santi; e che
il concilio d'Elvira vietò le pitture nelle
cinese sulle muraglie, onde nella Spagna
si cominciò a dipingere lesale immagi-
nisi! tavole o Quadri, perchè questi nel-
le persecuzioni si potevano nascondere,
mentre le altre pittine erano esposte a-
gli oltraggi dc'gentili; e che a' tempi di
s. Silvestro I e di Costantino I già eran-
vi le Statue del Salvatore e degli Apo-
stoli), ed alla Croce da per tutto fu ag-
giunto il Crocefisso, nel quale articolo
resi ragione dell'antico rito di porre alla
venerazione de'fedeli un Crocefisso gran-
de nell'ingresso delle chiese, mentre i gre-
ci lo situarono sull'architrave dell'altare
maggiore. A Ritratto dissi di quello che
si pone nelle feste delle chiese, del Papa,
<• de'cardinali titolari, diaconi e prolet-
tori delle medesime. Nel voi. LXVI,p.
71 tenni proposito dell' efligie de' Papi
colla chiesa in mano, espressi nelle chie-
se che ediiicarouo,e delle iscrizioni e stem-
mi gentilizi de' benefattori o edificatori
delle chiese, come pure degli stemmi po-
sti ne' dona ti vi fatti ad esse. Negli edilizi
delle chiese furono aggiunti i Campanili
o Torri Campanarie colle Campane,*
gli Orologi, a d'appresso si costruirono i
Cimiterii. Neil' interno delle chiese vi si
ei estero Organi per la Musica sagra (di
che forte riparlai a Teatro pel confronto
di quella profma che abusivamente vi
s'introduce). Vi furono aggiunti i Confes-
sionali pe/ 'Confessori e Penitenzieri. Si
fece il Sacrario ; e dopo I' introduzio-
ne di seppellire i fedeli nellechiese, si for-
marono le Sepolture, e molte con mau-
solei piìi o meno magnifici. Per sedere
s' introdussero 1 Banchi e le Sedie, a co-
modo del popolo; e Genùflessorii per prò
tirarsi in ginocchio: dello stare in piedi
TEM 347
nella chiesa, lo dissi a Preghiera. Per or-
namento delle chiese tutte le arti gareg-
giarono in abbellirle, ed alle finestre si
posero / etri dipinti. Nelle pareli si so-
gliono appendere le Tavole votive. Con-
tigno alle chiese furono costruiti il Pa-
triarchio, 1' Episcopio, la Canonica, il
Monastero, il Convento, per ahitazione
del patriarca, dell'arcivescovo, del vesco-
vo, de'canonici, de' religiosi, delle religio-
se. I Fasti delle chiese furono registrati
ne' Dittici sagri, nella Matricola,ne\ Mite-
tirologio. Pel mantenimento dell'edilizio
della chiesa, per l'esercizio del Culto di-
vino, per la celebrazione delle sagre Ce-
/•emonie, per la Salmodia, in più luoghi
regolata dal Primicero, per la Predica,
per le pratiche Divote, per le Feste, co-
se tutte che ampiamente trattai negl'in-
dicati e innumerabili articoli che le ri-
guardano, mediante le Oblazioni de' fe-
deli^ quelle pe'poveri e anche per la chie-
sa si ponevano nella cassa pubblica 0 Ga-
zof/'laeio. collocata dentro i sagri templi),
si formò la Rendita ecclesiastica de' Beni
di chiesa, onde sopperire a tutte le spese,
alle ■quali in alcuni luoghi presiedono i
Fabbricieri, i Santesie \ Sindaci. Per lo
stipendio del C/ero, pel servizio delle chie-
se e amministrazione de' Sagramenti,
furono assegnate le Sportule, quindi isti-
tuiti i Benefìzi ecclesiastici e le Digni-
tà de' Capitoli delle chiese. La festa del-
le chiese è \' Anniversario della loro De-
dicazione o Con.iagrazione: nel fi I V del
citato articolo Chiesa riportai un elenco
di chiese consagrate da' Papi ; di altre par-
lai a Chiese di Roma, di altre nelle chie-
se sparse per l'Europa, descrivendo le cit-
tà e i luoghi ove furono i Papi, ed or ora
vado a descrivere la recente consagrazio-
ne eseguita dal regnante Pio IX della ba-
silica Ostiense. Le feste nelle chiese si ce-
lebrano con solenne apparato di pompa
ecclesiastica, fra' profumi deli' [ncenso.con
copia di Pumi, e spargimento di Fiori e
/■'ronde (osserva Rinaldi che anticamen-
te vi fa il rito di mettere delle Spine mii
348 TEM
sepolcri de'martiri e sulle porte delle chie-
sa, quando queste si abbandonavano), cou
magnificenza di Paramenti, Arredi, Sup-
pellettili, Utensili e, falsi sagri, di cui
è custode il Sagrestano. Dalle feste del-
le chiese derivarono i Mercati, le Fiere,
quindi originarono le Terre e le Città,
e persino le Abbazie, le Pievi, i Priora-
ti, i / escovati. L'annalista Rinaldi parla
«Ielle prime chiese erette dopo la morte
e risurrezione del Salvatore, cioè quella
de'3 Pastori nella torre Antonia, al fon-
te; di Giacobbe e in modo di croce, sul-
la tomba di s. Lazzaro, nel luogo dell'A-
scensione del Signore sul Tabor e che
non fu mai potuta coprirejche fecesi chie-
sa il luogo della Cena o Cenacolo degli
apostoli dove riceverono lo Spirito San'
t:>, ove s. Pietro pel i.° vi celebrò la i.a
Messa o s. Sagrifìzio, per tuttociò chia-
mata chiesa, Sion omnium Eeelesiaruni
maxima: a Gerusalemme, Palestina, Si-
ta \, e loro città vescovili, descrivendo i
luoghi santi, descrissi le chiese e i santua-
ri che furono innalzati ove il Signore o-
però tante meraviglie, ove nacque, abitò
e fu sepolto. Osserva Rinaldi che già in
tempo degli apostoli vi furono chiese ,
ossia alcuni luoghi chiamati Chiesa, ove
i fedeli facevano le sagre adunanze. Pri-
ma che si potessero fibbricare, serviva-
no a quest'uso lecase private, cioè le parti
più ampie di esse e dette cenacoli. Essen-
dosene fabbricate ne'primi tempi, gl'im-
peratori ne ordinarono la distruzione,
massime Diocleziano. Venuto in Roma
s. Pietro e alloggiato nella casa di Pu-
dente, la convertì in chiesa, vi celebrò la
i.' messa dopo il suo arrivo, vi esercitò
l'apostolico suo ministero, ed è la Chie-
sa, dis. Pudenziana. Delle primitivechie-
se di Roma, oltre il narrato, parlai a'Io-
ro luoghi. Sontuosi edilizi s'innalzarono
quindi nelle diverse città, il Dio del cie-
lo e della terra dopo la promulgazione
dell'evangelo rientrò ne'suoi diritti, poi-
ché i templi stessi de'falsi numi, in cui il
Demonio era stalo sì lungamente iuvo-
TEM
calo, furongli restituiti come al loro le-
gittimo padrone, e consagrati al suo cul-
to diventarono la sua dimora. Il Rinal-
di inoltre tratta del rispetto e venerazio-
ne alle chiese, di più profanatori irrive-
renti, depredatori e violatori di esse, ter-
ribilmente puniti con quegli esemplari
castighi di Dio che riporta; ed eziandio
dellesevere punizioni divine contro quel-
li che fanno della chiesa un parlatorio,
singolarmente durante i Divini uffizi, a
non deplorare di peggio e triste; e con-
tro pure i sacrileghi usurpatori de' Be'
ni delle, chiese. Quanto alla venerazione
della casa di Dio, ripeterò con un valen-
te oratore: >» Ma non sono questi templi
vuoti , simili a quello di Gerusalemme,
dove tutto succedeva in ombra e in figu-
ra. II Signore abita va anche allora in que'
luoghi, dice il Profeta, ed il suo trono era
ancora dissopra le nubi; ma dacché de-
gnossi venire su questa terra, conversa-
re cogli uomini e lasciarci delle mistiche
benedizioni, il pegno reale del suo Cor'
pò e del suo Sangue realmente contenu-
ti sotto que'segni sagri, l'altare del cielo
non ha più alcun vantaggio sul nostro;
la vittima che noi immoliamo su di esso,
è l'Agnello di Dio: il Pane di cui noi par-
tecipiamo, é il cibo immortale degli an-
geli e degli spiriti beati; il Pino mistico
che noi beviamo, è la nuova bevanda di
cui s'inebria nel regno del Padre celeste;
il Cantico sagro che noi cantiamo, è quel-
lo che l'armonia del cielo fa incessante-
mente echeggiare intorno al trono del-
l'Agnello: finalmente i nostri templi so-
no que'uuovt luoghi che il Profeta pro-
metteva agli uomini. Noi non vi vedia-
mo allo scoperto, è vero, tuttociò che ve-
desi nella celeste Gerusalemme; imper-
ciocché noi non vediamo quaggiù che a
traverso un velo e come in enigma: ma
noi lo possediamo, noi lo gustiamo, ed il
cielo non ha più nulla dissopra della ter-
ra.... Portiamo dunque in questo santo
lungo una pietà tenera e attenta, imo spi-
ri lo di preghiera, di compunzione, di iati-
TEM
coglimento, di azione di grazie, di ado-
razione e di loile I nostri templi sono
la più dolce consolazione delle nostre pe-
ne, il solo asilo dell'afflizioni, la sola ri-
sorsa ne'bUogni, il sollievo più sicuro da'
travagli e dalle cure del inondo; in una
parola cerchiamo in essi quella pace inal-
terabile, di cui troveremo la plenitudine
e la consumazione co'beati nel tempio e-
terno della celeste Gerusalemme, in Pa-
radiso." Tanto e meglio dichiara l'elo-
quente p. Massilon vescovo di Clermont,
nel suo Quaresimale: Sul rispetto do-
vuto a* templi. Quanto poi a' Cimiteri di
Roma, ed alle Sepolture delle Chiese di
Roma, qui rammento di avere ne* due
primi articoli riportala l'ingiunzione e-
manata dal cardinal vicario nel pontifi-
cato di Gregorio XVI, di seppellire i ca-
daveri nel nuovo pubblico cuniteriodi s.
Lorenzo in Agro Verano, vietandosi l'e-
lezione della sepoltura nelle chiese e le
nuove concessioni di luoghi particolari
per tumulare i fedeli, perciò proibite an-
cora le costruzioni di nuovi sepolcri nel-
le chiese sebbene parrocchiali, ed altresì
gli acquisti, le concessioni, le donazioni,
i passaggi de'sepolcri gentilizi già esisten-
ti, da famiglia in altra famiglia, da per-
sona in altra persona. Che tutti i cadave-
ri dovessero tumularsi concassa nel pub-
blico cimiterio, ad eccezione di quelli de'
Papi, sovrani e principi di sangue regio,
cardinali, vescovi, prelati di fiocchetli, e
tutti coloro che di già posseggono cappella
con sepolcro gentilizio o famigliare, e ad
eccezione pure di alcuni appartenenti a
sodalizi. Che però volendo i possessori de*
sepolcri gentilizi godere dei privilegio
d'essere limati ne'loro sepolcri, debbono a
spese di loro eredità farsi oltre la cassa di
legno, altra sopra-cassa di piombo snida-
ta all'intorno, ancorché sieno persone pri-
vate. Queste e altre disposizioni si leg-
gono nella circolare del cardinal vicario
a'parrochi, riportata a p. 3 i della Col-
lezione delle pili interessanti istruzioni
e notificazioni pubblicate iutto diverse
T E M 3 io
epoche, per il buon governo de* porro'
chi e di' fedeli alla loro eura a pillali,
ordinata dall' Em.mo cardinal Patrizi
vicario generale in /!<>ma e suo distretr
lo, della Santità di V. S, P. Gregorio
XVI, Roma 1842. Avendo stampato e
pubblicato il voi. LX1V, che contiene l'ar-
ticolo Sepolture, neh 853, trovo oppor-
tuno qui inserire la circolare dipoi stam-
pata, e diretta ai reverendi pai rocchi di
Roma, a'6 febbraio 1 854 dal medesimo
cardinal vicario Patrizi, d'ordine del re-
gnante Papa Pio IX.» Conosce bene il
Santo Padre dalle tante suppliche che gli
vengono umiliate, che va sempre crescen-
do in molli il desiderio che i loro con-
giunti, ed essi stessi quando avranno ve-
dulo 1' ultimo giorno di loro vita, sieno
sepolti nelle chiese, anziché trasportali al
pubblico cimiterio. A mettere qualche ar-
gine all'affluenza di tali istanze, vuole la
Santità Sua che chiunque da ora innan-
zi, avendo motivi plausibili d' addurre
per godere di una tal grazia, debba on-
ninamente sborsare un'elemosina di scu-
di dieci romani; restando però sempre
fermi lutti e singoli gli obblighi, cui già
erano soggetti que'che ottenevano di es-
sere sepolti in qualche chiesa di Roma.
La delta elemosina si duplicherà qualo-
ra non ad un semplice individuo, ma a
tutta la famiglia, si bramasse eslesa la
grazia in discorso. Queste elemosine me-
desime si conserveranno da noi gelosa-
mente per essere tulle impiegale a van-
taggio del ridetto pubblico cimiterio, se-
condo la niente di Sua Santità. Ad og-
getto pei tanlo che sia conosciuta la vo-
lontà di Sua Beatitudine so tale rappor-
to, ne diamo particolarmente avviso a tul-
li i reverendi pairochi, perchè all'occa-
sione rendano istruiti que' fra' loro par-
rocchiani che esternassero desiderio di es-
sere dispensati dalia legge che riguarda la
comune sepoltura all'Agro Verano". Al
presentesi dice, che il cimiterio di s. Lo-
renzo e l'omonima contigua basilica, ver-
ranno dati in custodia areligiosi cappuc-
35o T E M
cidi; e che il cimileriosi renderà decoroso,
e con altra migliore chiesa nel suo mez-
zo. Si vanno sempre innalzando decorose
chiese per tutto il mondo, per la fecon-
da e florida propagazione del cristiane-
simo, massime ne* / icari/iti apostolici
il cui numero felicemente è in progressi-
vo incremento. N e 1 1 8 5 3 si costruì a E-
lifi-House, vicino a Bristol, nella fonde-
ria Ilemmings, una chiesa interamente
di ferro, per Melbourne nell'Australia
meridionale nell'Oceania, onde servire da
chiesa parrocchiale. Essa ha una nave e
la crociera, pulpito, leggìo, fonte batte-
simale, sagrestia ed altari,egualuieute tut-
to di ferro. L'edifizio è lungo 70 piedi e
circa 5o largo, e potranno starvi como-
damente sedute 700 e più persone. An-
nesse al tempio sono due gallerie. Le pa-
leti esterne sono di ferro crespo galva-
nizzato per renderlo inattaccabile dalla
ruggine; le interne però liscie e foderate
di legno, ed ornate io hel modo di stoffe
ed altro. Tutto l'edilizio costò 1000 lire
sterline. Si costruì ancora la casa pel par-
roco, composta di una stanza da ricevi-
mento, cucina, camera da pranzo, al-
tra da dormire, la dispensa, la stanza pel
servo, tutte larghe abhastauza e como-
dissime. La spesa totale della casa parroc-
chiale ascese a i5o lire sterline. Ora in
Roma formano la pubblica ammirazio-
ne l'ultimazione della riduzione in for-
ma gotica della chiesa di s. Maria sopì a
Minerva, e lo splendido progrediente to-
tale compimento della riedificazione e se-
guila consagrazione della basilica di s.
Paolo, di cui \ado a parlare come pro-
misi nell3 articolo Subiaco. Pertanto di
ainhedue passo a renderne ragione, sic-
come monumenti cristiani che onorano
Roma e le belle ai li, e il secolo in cui vi-
viamo: e quanto a s. Paolo per aggiun-
gere qualche schiarimento al brevissi-
mo riepilogo che darò del mio articolo,
onde meglio si comprendano le princi-
pali opere successivamente edificale do-
po che lo pubblicai, per porgere un'idea
T E M
dello stalo presente e di quanto vi resta
a fare.
Nell'articolo Chiesa di s. Maria sopra
Minerva, la dissi edificata sulle rovine o
presso quelle del tempio ricordato di Mi-
nerva Campense, o secondo Marangoni
Minerva Calcidica, da altri chiamato Fa-
man Winervaej eretto, come alcuni cre-
dono, da Pompeo in rendimento di gra-
zie per le vittorie da lui riportate, ed in
vicinanza de' templi del Buon Evento, d'I-
side, e di Serapide. Che il tempio nel V
secolo convertito in piccola chiesa, nel y4 1
Papa s. Zaccaria la concesse alle mona-
che grechebasiliane, poi passate in Campo
Marzo. Nel 1273, e non altrimenti, con
approvazione di Gregorio X, l'ebbero i do-
menicani ossia 1' ordine de' Predicatori,
i quali subito si accinsero a rifabbricarla
più grande, quindi nello slesso secolo XIII
incominciarono le sue ampliazioni e or-
namenti, con architetture del domenica-
no fr. Sisto correligioso e compagno del
celebre fr. RJstoro. Da un breve di Ni-
colò 111 de' 2 4 giugno 1280 si ha che la
chiesa attuale si fabbricava; opere pla-
rimuin sumptuose, disse poi Bonifacio
Vili a '2 1 gennaio 1 2cp. Successivamente
fu ridotta all'attuale vastità per opera di
benefattori. Imperocché la volta di mezzo
e grande la costruì il cardinal Torrecre-
mata, e si manifesta di stile diverso da'
piloni ; abbellirono e aggiunsero la cro-
cera o nave traversa e le due navi la-
terali diversi nobili romani; la facciala
Francesco Orsini ; la porla di mezzo il
cardinal Domenico Capramca: la tribu-
na dipoi fu riedificata da' Savelli signo-
ri di Palombaro, con architettura di Car-
lo Maderno, ed il coro l'aggiunse il car-
dinal Savelli. Inolile dichiarai nel memo-
rato articolo, che questa maestosa chiesa
forse é la sola iti Roma, che nelle sue pro-
porzioni e inispecie nelle volle abbia con-
servalo 1' aspetto e le forme dell' antica
architettura italiana, semplice e senza or-
nati di sorte (tranne le cappelle), sebbe-
ne mollo partecipasse della maniera go-
T E M T E M 3 5i
tica. Modesta semplici là che rammentala to ornalo di metalli dorati, vi sarà ira-
mancanza d'ogui ornamento e dettaglio, sferito da quello a destra di esso il cor-
di cui andavano fregiati i templi ogiva- pò di s. Caterina da Siena in ricca urna;
li. Essa oltre la crocerà, ha 3 altre navi, e lateralmente nella parte opposta alla sta-
A'tanti pregi di quest'insigne tempio fa- tua del .Salvatore, vi sarà collocata la sta-
tavano contrasto le volte di macigno prò- tua di s. Gio. Battista del valente scullo-
fonde 3 palmi, ma nude affitto e senza or- re prof Giuseppe Obici, ora essendovi po-
llati, i pilastri o nudi o mezzo sformati da sto il suo modello; cioè ove prima era il
lapidi, e da busti e monumenti sepolcrali gruppo in marmo della B. Vergine, con
disordinatamente collocati in varie epo- Ge>ù Bambino e il Ballista, lavoro coni-
che, il pavimentoaflatlologoro.ealtreco- petente di Francesco Siciliano, ma non
sedie mal s'addicevano alla dignità del simmetrico alla figura del Salvatore, mi-
culto cattolico, che fu sempre a cuore de' labile lavoro di Michelangelo. Le finestre
domenicani. Questi pei tanto vennero nel- sono già decorate di vetri colorali bellis-
la lodevoledelerminazioned'interamente simi, opere del ravennate Antonio Moro-
restaurai lacou ecclesiastica magnificenza, ni ; particolarmente le 6 grandi vetriere
di gusto gotico, a fronte dell'ingenti soni- del cero, e le 3 della facciata principa-
me occorrenti per l'imponente impresa, le, tutte opere del valente pittore ruila-
JNell'articolo Predicatori ordine, nell'ag- nese Giuseppe Bertini , e sono altre sue
giungere altre notizie riguardanti la chie- gloriose prove del pensiero ispirato dal-
sa (non meno i contigui convento, biblio- l'estetica e dalla fede, rome si esprime il
teche e chiostro), notai i suoi grandiosi cav. Ignazio Cantù nella sua Cronaca a
restauri e riforma, per opera del valen- p. 67, ed aggiunge: » Tulli i sussidii del-
tissimo architetto domenicano fr. Giro- l'immaginazione dell'arte concorrono in
Jamo Bianchedi, che lodai nel voi. LV, queste 6 vetriere, che riproducono ilPro-
p. 88 e c)8, incominciali nel principio del tornarli re, i ss. Domenico, Vincenzo Fer-
1848 (per cui la cappella papale della mi, e Papa Pio V; le ss. Caterina della
ss. Annunziata da quell' anno inclusiva- Ruota e Caterina da Siena. Poche volte
mente al corrente fu celebrata nel pa- il bello seppe mostrarsi cos'i forte ed elo-
lazzo apostolico, tranne il 1849 e i85o quenle nella casligatezza del disegno, nel-
ìn cui il Papa regnante trovavasi a Gae- la vivacità de'coloii, nell'elleno vagli issi-
la e Portici) per ridurla all'antica sua for- mo ed originale, nell'ispirazione tulta cri-
ina gotica e ogivale, nella quale è sola ed stiana, magica, attraente. Quel Vincenzo
unica in Roma (gli archi acuti essendo già Ferreri rapisce come una figura del Cre-
stati discoperti nel 1824, quando vi fu ce- spi. Pittore e poeta pose la sua anima in-
lebrata solennemente la seguita beatifica- (era in questa graud'opera, con tutta l'un-
zione tlel b. Francesco Possadas domeni- zinne, la tenerezza, la grafia, che il cou-
cano), e quanto di più rimarchevole era- cello innestò alla vita di questi sanli. Cia-
vìm operato. iNel voi. LXX, p. 36, ricor- scuno di questi suoi quadri è un dram-
dando la visita che fece alle lavorazioni ma compiuto, che lascia nell'animo dello
nel decorso ottobre 1 854 il Papa Pio IX, spellatole un'ultima impressione devo-
rilevai che i dipinti armonizzando col- la; gli parla il linguaggio proprio d'una
lo stile architettonico del tempio copro- religione sublime che colloca i suoi eroi
no la tribuna e le volle, in uno alleope- in un vago misterioso fra la terra ed ilcie-
re moltissime falle a scagliola, ed alle bel- lo.. . .Sotto le vóitedella chiesa della Ali-
le vetriale colorate di figure e variati e- nerva, dove stanno già tante Opere de'pri-
legantissimi ornali. Che sotlo il nuovo al- mi creatori della pittura, questi vetri ri-
lare maggiore, il quale dovrà essere tilt* produrranno la lede ancor vergine de'
352 T E M
tempi antichi, e il bello «lei concelto asso-
cialo al bello delle forme, sarà un nuovo
attestalo dell'estetica perfezione." Quan-
to al ravennate IMoi oni, egli è un giova-
ne valente, tutto inteso a condurre l'ele-
gante arte vetraria dipinta ad altissimo
segno di perfezione nello stato pontificio,
ov'era stata già quasi dimenticata, ed ha
stabilito le sue fornaci e laboratorio in
Roma presso laMadonna de'Monti.FYa le
pitture delle volte vanno rammentati gli
affreschi di Bernardino Riccardi da Par-
ma, che nell'aprile delle speranze nel sud-
detto mese fu falciato dal morbo crudele
che ci addolorava, compianto e celebrato
il suo ben ammaestralo ingegno, nello sii-
le monumentale dell'arti cristiane confa-
centi alle chiese, dal prof. Orioli con ar-
ticolo necrologico pubblicato nel t. 2 i ,
p. 345 dell' Album di Roma. L'egregio
pittore seppe continuare quel che altri a-
veano cominciato, con tanta facilità e con
sì grande accorgimento adattare alla con-
venienza del luogo e del tempo le figu-
re bellissime onde fece ornato l'apsideo
tribuna e le volte della nave grande, che
il sommo cav. Federico Overbeck, gran
maestro in ogni argomento cristiano, di-
chiarò avere ottimamente saputo com-
prendere e incarnare il cristiano concet-
to, deplorando ch'egli fosse innanzi tem-
po perito, senza poter tutta compiere un'o-
pera ideata ed eseguita con tanta sapienza;
comechè abbiavi chi sopra i cartoni da lui
lasciati condurrà a bel termine quella fa-
tica (nella volta della nave maggiore ver-
so il principale ingresso, e l'ha già egre-
giamente eseguila co' 4 ultimi Apostoli),
cioè il cav. Ga varchili, già uno degl'intimi
suoi ede'colleghi nella nobile arte; tanto
più degno di commendazione, perchè con
un disinteresse più unico che raro, esegui-
rà tutto principalmente a profitto dell'in-
consolabile Virginia Bai locci, degnissima
vedova (dopo 35 giorni di matrimonio)
e discepola tlel defunto. I monumenti se-
polcrali ch'erano a ridosso de'pilastri del-
la nave grande, tutti quanti sono stati
T E M
tolti, e con miglior consiglio e simmetria
furono trasportati, parte dietro gli slessi
pilastri corrispondenti alle navi minori,
parte nelle pareli di contro di tali navi,
e alcuni furono collocati nelle cappelle di
esse, le quali cappelle pure vanno restau-
randosi e si abbelliscono di nuovi orna-
menti da' patroni. Merita che io faccia
speciale e onorevole menzione del bellis-
simo affresco del sullodato cav. Podesti.
Egli nel fine della parete della nave mi-
nore sinistra ha dipinto a fresco col no-
to valore il monumento sepolcrale ili sua
famiglia ivi esistente. Vi dipinse l'Angelo
che porta in cielo un amato bambino suo
figlio, ed è lavoro che richiamerà l'ammi-
razione degl'intelligenti. Tutto il comples-
so dell'eseguito nella chiesa di s. M." sopra
Minerva, forma un insieme imponente, di
decoroso, di elegante e d'incantevole, pel
tipo religioso che vi trionfa in ogni sua par-
te.La nave traversa o crocerà della chiesa
temporaneamente fu aperta al pubblico
culto per la festa di s. Domenico, per quel-
la del ss. Rosario nel decorso anno, e nel
dicembre ultimo pel triduo in onore del
definito dogma dell'Immacolata Conce-
zione, che ricordai in fine dell'articolo
Teatine, celebrando sì glorioso avveni-
mento. Stabilmente poi sembra che tor-
nerà ad essere ufficiata a'4 del futuro a-
gosto 1 855, per la festa di s. Domenico
fondatore dell'inclito ordine. Adunque si
riaprirà nella vigilia, e si dice con certez-
za che il Papa Pio IX, benefico anche con
questa chiesa, si recherà a consagrarvi l'al-
tare maggi ore, ed a celebrarvi la messa.
Nell'artÌColoCHIESADIS.PAOLOjp(7^,/V//--
cale nella via Ostiense fuori le mura ih
Roma, cioè fuori là Porta s. Paolo, nar-
rai (dopo averne fatto argomento d'una
dissertazione che recitai a' i4 febbraio
1842, nell'illustre e romana accademia
Tiberina, cui mi pregio appartenere, va-
le a dire prima che si pubblicasse tale ar-
ticolo, sebbene il voi. XII che lo contie-
ne porti la data del 1 84 1, perchè nel de-
clinar di esso s'incominciò la stampa e si
TEM
compì Del 1842) die dalla Porta Trige-
mina vi si perveniva sotto un ordine di
portici coperti (al dire del Severano for-
mati di colonne di marmo, coperti di piom-
bo, e lunghi 1 5 stati ii : a' tempi di Proco-
pio già esistevano), de'quali dopo il secolo
X non si hanno notizie. Dichiarai i suoi
cospicui pregi, singolari prerogative, Por-
ta santa, e contiguo monastero de'bene-
dettiui Cassi/tesi (/ .) del benemerentissi-
mo ordine ch'ebbe culla in Subloco e me-
glio si promulgò in Monte Cassino (P'.J:
qualità che celebrai anco a Roma, a Li-
mina Apostolorum, ed a Sepolcro de'ro-
mani Pontefici, non solo per esservi quel-
lo d'alcuni, ina per contenere la metà de'
corpi de'ss. Pietro e Paolo, ovvero il so-
lo corpo di s. Paolo, nella quale biogra-
fìa riparlai ancora di sue feste, inclusiva-
mente a quella di sua Conversione e dil-
la Commemorazione. Che il corpo del di-
vino apostolo e dottore delle genti s. Pao-
lo fu sepolto nel sito ove ora sorge la con-
fessione, e Papa s. Anacleto del 1 o3 vie-
resse sopra un oratorio. Che l'imperato-
re Costantino I verso il 3c)4 vi edificò sul
medesimo una magnifica basilica, che de-
dicò Papa s. Silvestro I con solenne con-
sagrazione a' 1 8 novembre, riponendo la
sua testa con quella di s. Pietro nell'ar-
cibasdica Lateranense, ed ambedue vene-
riamo col nome di ss. Teste ( J .). Noterò
con mg.' Nicolai, che la forma della basi-
lica fabbricata da Costantino I era simi-
le a quella dell'antica basilica Vaticana,
pure da quell'augusto edificala, benché
per altro fosse più piccola nella primiti-
va origine l'Ostiense, e con soffitto nu-
do. Nel resto di poco differiva dalla Va-
ticana, poiché (|uesta avea una sola na-
ve traversa, mentre s. Paolo n'ebbe due
( per cui (piando vi fu aggiunto il muro
divisorio che ricorderò, prese in certo mo-
do la figura ili croce patriarcale greca). Di
più in s. Paolo sulle colonne appoggiavano
degli archi assai curvi, mentre neh' an-
tica di s. Pietro da una colonna all'altra
non vi erano clic ai Jnlravi. E siccome c-
VOL. LXX.UI.
TEM 353
sistono esalte opere che descrivono l'an-
tica e demolita basilica Vaticana, in essa
se ne potrà prendere una compita idea.
Tornando al mio articolo, raccontai che
serbata la stessa forma, gl'imperatori Va-
lentiniano li, Teodosio 1 e Areadio nel
386 ne ordinarono l'imponente ainplia-
zione a Sallustio preletto di Roma, onde
Papa s. Silicio nel 3qo consagrò di nuo-
vo il tempio, e verso il 3 9 5 compì l'edi-
lìzio l'imperatore Onorio,successi varien-
te ornato e nobilitato da altri augusti, ol-
tre l'imperatrice Galla Placidia.Dicemg.'
Nicolai, che Valentiniano II e i suoi col-
leglli nel demolire e rifabbricare la basi-
lica, si servirono de precedenti materiali,
e che del resto niente più rimase della ba-
silica Costantiniana. Molti Papi gareggia-
rono in abbellirla, e pe'primi s. Leone I
del 44° e s- Simmaco del 498 nelle pa-
reti della nave di mezzo vi fecero esegui-
re due ordini di pitture esprimenti vari
fatti dell'antico e del nuovo Testamento,
e specialmente degli Atti degli Apostoli,
cioè le prime nel muro meridionale, le se-
conde nel settentrionale o lato opposto.
Inoltre sotto tali dipinti s. Leone I vi fe-
ce rappresentare la Cronologia de' ro-
mani Pontefici co'loro Ritrattila pittu-
ra, continuata da s. Simmaco e da altri
successori, e ne riparlai a Stola, sotto a'
quali si vedevano gli ornati d'arabeschi di
stucco. Vedevansi tali immagini in altret-
tanti circoli e di quella forma che gli an-
tichi chiamavano Clypeataei fra l'uno
e l'altro circolo erauo segnati gli anui, me-
si e giorni che ciascun Papa avea occu-
pata la Sede apostolica. Questi ritratti e-
rano sopra la cornice io uua fascia pro-
tratta per tutta l'estensione della nave di
ine2Zo,uon meno che della traversale.Fra
tanti altri Papi benemeriti della basilica,
qui solo ricorderò s. Leone III, per aver-
la in gran pai te distrutta il terremoto, or-
dinando che ogni mercoledì vi andasse la
processione da s. Sabina. lieuedelto III
rifece il portico 0 strada coperta che dal-
la porta Ostiense couduceva alla basilica,
23
354 TEM TE M
ed un altro simile ne edificò dalla porla di deva dalla parte della sagrestia); rimos-
s. Lorenzo (ino alla sua chiesa e 5." ha- se il coro, l'antico presbiterio ornalo da
silica patriarcale, parimenti situata fuo- 20 colonne di marmo, e i due amboni
ri le mura. Vicino alla basilica di s. Pao- simili, tulli ingombri levati per ingran-
lo,per purgar l'aria de'dintorni, ed a suo dire il sito e isolare l'altare papale che so-
pì opugnacolo e difesa da' masnadieri e vrasta la stessa confessione, oude adat-
dalla irruzioni de'saraceni che vi si reca- tarlo alla da lui rinnovata celebrazione
vano pel Tevere (il quale per la sua pros- delle cappelle pontificie. Ptifece o ristorò,
simità al tempio poco lungi, vi formava con legni naturali ben intagliati, i lacu-
anticamente una specie di porto, dove ap- nari del soffitto della nave traversa o ero •
prodavano e sbarcavano quelli che per la cera; alle cui testate dipoi Clemente Vili
via di mare venivano e partivano da Ro- aggiunse due altari per parte. Clemente
ma: in fatti vi sbarcarono Gregorio XI XI eresse la basilica in parrocchia, poi-
nel 1377 e AdrianoVl nel i522,oltrerim- che essendo la basilica amministrata fin
peratore Federico III neh 452; e prima dagli antichi tempi da'monaci, per mol-
di essi vi s'imbarcò nel 1 204 Pietro II re lo tempo non era stata parrocchia, essen-
d'Aragona, e lo rilevai ne' voi. XXXV, do per questo riguardo soggetta alla Ciac
p. 256, LXVI11, p. qo), Giovanni Vili sa di s. Maria in Cosmedin, la cui giu-
fabbricò una piccola città o borgata, dal risdizione parrocchiale vastissima esten-
suo nome detta Giovannipoli (1 .): esi- devasi da dentro Roma sino fuori delle
steva sul fine del secolo XI, e pare anco- mura a'eonfini d'Ostia. Clemente XI ri-
ra neh 236; spellava al monastero di s. flettendo essere troppo incomodo peglia-
Paolocollasua mola e torre,» hiamata pu- bitanti delle campagne sì grande distan-
re nelle carte antiche Oppidum e Castel' za dalla chiesa di s. Maria, neh 708 fece
limi. Nicolò III oltre la suddetta seriede' erigere la patriarcale basilica di s. Paolo
Pontefici un' altra ne fece fra la cornice in parrocchia, previo il consenso del ca-
e i capitelli delle colonne d'ambidue i la- pitolo della basilica di s. Maria in Cosme-
ti, collocandone 20 per ciascuna parte, din; il quale però nel concederlo si riser-
quante appunto erano le colonne, e di più vò ogni ragione del gius primitivo, di ma-
altri 8 nel muro occidentale. Questo Pa- niera che non s'intendesse ceduto alla ba-
pa fece altrettanto nelle basiliche Late- silica di s. Paolo altro che l'esercizio del-
ranensee Vaticana, nelle pareti dellequa- la cura d'anime. Benedetto XIII contri-
li anticamente vi erano pure pitture rap- bui co'monaci a rinnovare il portico co'
presentanti fatti dell'antico Testamento, marmi e colonne dell'antico qnadripor-
G io vanni XXII compì que'musaici della lieo rovinato, sul solo lato della facciata,
facciata esterna cominciati da'monaci (al- nella quale occasione si ristorarono i mu-
lora cliiniacensi) che descrissi. Sisto V vi saici della parte superioredellostesso prò-
operòmolti miglioramenti, ma tolse l'ac- spetto esterno. Benedetto XIV l'istaurò i
cesso all'oratorio o confessione sotterra- musaici interni della tribuna, ristorò le
nea, rimovendo la scala da cui si scende- pitture della cronologia de'Papi, le quali
va all'altare della confessione e all'orato- essendo a fresco in luogo così umido a ca-
rio di s. Giuliano (sodo al cui ailare era- gione del prossimo Tevere e non sempre
uo i corpi de'ss. Celso, Giuliano, Basilis- ben custodito, eranodall'ingiurie del lem-
sae Marzianilla martiri; era ornato di pit- pò maltrattate: di più fece dipingere i ri-
ture che descrive mg.' Nicolai, e da esso tratti di quelli che mancavano sino a lui,
si andava al citnileriodi s. Lucina seuio- i quali furono continuati da'suoi succes-
ie; la porla dell' oratorio di s. Giuliano sori. Nel citato articolo descrivendo lo sta-
lli chiusa nel 1 587, e tullavolta vi si ascen- to della basilica in forma di croce Ialina
T E M T E M 355
o quale trova vasi a'i 5 luglio iS^.la dissi volta della cupola Vaticana, ed ancora c-
con - porte, 3delle quali di bronzo. avendo sistevano in buona parte. La travatura del
ing. 'Nicolai illustrato la maggiore di esse, soffitto sembrava una selva di legname,
con 5 navale con solììtti del tutto nudi, con abeli di smisurata grandezza: questi
oltre quella traversa della crocerà, la qua- travi antichi i più lunghi erano di I 20 pal-
le soltanto avea il ricordato soffitto co* la» ini. Ma questa celeberrima basilica, Tu-
cunari, e alle cui tesiate erano due altari nica di Roma che conservasse l'antica for-
per pai te, già rammentali. Cheavea4°r- ma e maggior numero di memorie pre-
dilli di colonne die dividevano la chiesa ziose di sua primiera fondazione Costan-
nelle 5 navate, 4oin quella di mezzo, cioè lituana, a' 16 luglio 1 82 3 miseramente pe-
20 per parte, e qo nelle navi minori, ol- ri per furioso incendio. In si deplorabile ca-
lie altre 38 colonne del grande arcoe de- tastrofe restarono soltanto, l'altare papale
gli aitati, compreso il maggiora della tri- col pregevolissimo tabernacolo in l'orma
buna rimpetto a quello della confessione piramidale con ornamenti «olici, iuco-
e sue due edicole, laterali al quale erano e miuciato a edificare nel 1285 (non inte-
sono tuttora esistenti, nel modo che in se- 1 aulente proporzionato all'altezza e alli-
gnilo descriverò, quelli del ss. Sagrameli- piezza del tempio, onde non impedire la
to e del ss. Crocefisso (nelle navate mi- veduta del musaico dell apside), restando
noiierauodueallaridi gotico disegnonon prodigiosamente illesi, in uno alla sotto-
più in uso); non cbe comprese le colon- posta confessione e suo altare; lecappel-
ne dell' arcone e del muro che divideva le del ss. Sagramento e del ss. Crocelis-
la nave traversa, il quale arcone faceva so (questo insigne simulacro mentre sta-
simmetria col grande arco trionfale, For- va nella nave traversa a sinistra dell'al-
te questo muro ne' tempi più barbari fu tare, trovandosi S.Brigida, della quale me-
aggiuuto , per sosleuere le lunghissime glio celebrai a Svezia le virtuose esante
travìdei tetto: la confessione restava in gesta, a pregaie nell'oratorio della am-
mezzo e tra I' arco grande e l'arcone, ed fessione, l'immagine del Redentore si vol-
alle 4 testate della crocerà, per la divi- tò verso di essa; laonde ne nacque tale
sione del muro i 4 altari venivano tra lo- grandissima divozione, cbe a'tempi ili Be-
lo separati: questo muro divisorio per uedetto XUI fu trasferito nella cappella
alleggerirlo era sostenuto da grandi co- ove trovasi alla somma venerazione non
lonne con soprapposti archetti e in parte meno del popolo romano, die de' fedeli
pieno. Comprese le 12 colonne del porti- d'ogni regione. Trovo conveniente di qui
co, s. Paolo ne conteneva i3o,cioè 24 pure ricordare, che s. Ignazio fondatore
di paonazzetto, 28 di porfido rosso, 1 1 della sempre benemerita e veneranda So-
di granilo rosso o bipio, 1 di cipollino , cìetà de' Gesuiti, recandosi co'suoi vii-
fi \ di marmo paride 2 di marmo salino, tuosi compagni alla visita delle 7 cinese,
Si poteva dunque chiamare una foresta fece unitamente a' medesimi professio-
(ìi re. lumie auliche. Il pavimentodella na- ne solenne della sua mirabile regola, a-
ve traversa era quasi tulio di mattoni, vanii un'immagine della B. Vergine che
tranne un pezzo a sinistra della COnfeSSÌO- allora si conservava nell'altare ilei ss. Sa-
ne, avanzo dell'antico pavimento di uni- gra mento, e poi si trasferì nella cappella
saico. Il pavimento delle 5 navi forma ilei ss. Crocefisso, per cui i benedettini a
vasi da piccoli frammenti irregolari di tramandare a'posteri la memori. 1 di tale
marmi, lapidi e sarcofagi tolti da'eimite- avvenimento posero una lapide Sotto l'un-
ii e da' sepolcri de' gentili. Sopra questo mngine, che riporta mg.' Nicolai); le s>.
pavimento Michelangelo vi sepnò la linea Reliquie, e il mirabile candelabro crislia-
per determinare la curva dell' immensa no di marmo pel cereo pasquale; la Eie-
356 T E M T E U
ciata esterna, il campanile, il contiguo ino- to. A secondare il desiderio degli eruditi e
nastero fabbricato con architettura goti- di quanti zelano la conservazione degli an-
ca in parte, e l'elegante chiostro vastissi- tichi monumenti, che ardentemente bra-
mo e assai pregievole per l'iscrizioni an- mavano che il tempio risorgesse coufòr-
tiche, e pe'suoi ornamenti gotici formali me era l'antico, veramente di tipo cristia-
da centinaia di colonnine lisce e spirali, no che incuteva venerazione, decretò Leo-
con musaici e archetti di sesto acuto, o- ne XII che si dovessero inviolabilmente
pera curiosa de'secoli XII e XIII, ma ve- osservare le anteriori sue forme e propor-
ramen te vago come lo chiama mg.r Nico- zioni architettoniche, meno le cose inlro-
la M. Nicolai. Questi si rese benemerito dotte nell'età posteriori e qualche regio*
della basilica, delle lettere e delle arti, ini- nato ornamento, riservando ne' dubbi il
perocché nel i8i5 per buona ventura e giudizio al magistero della dotta accade-
dedicala a Pio VII (implorando la sua mia di s. Luca. Il Papa prepose all'ope-
munifìcenza a restituire al suo lustro u- ra l'architetto Pasquale Celli, e per sua
uà basilica celebre per la santità del luo- morte Gregorio XVI nel 1 833 gli sostituì
go, e tanto illustre pegli avvenimenti ac- l'attuale comruend. Luigi Polelli archi-
cadutivi; imperocché si dolse che l'edifi- tetto direttore, che ne cura alacremente
zio per l'ingiurie del tempo decadendo o- e colla nota perizia il totale compimento,
gni giorno, procedeva a inevitabile rovi- Dopo avere Leone XII preparato gran
na, essendosi la facciata dal lato del Te- parte de'materiali, e spinto lopera a no-
vere distaccata per vari palmi con una labilissimo avanzamento, terminò di vi-
fenditura che minacciava cadere; i tetti vere nel 1829. Pio Vili che gli successe
in molti luoghi necessitavanod'essere rin- a' 3 1 marzo ne protesse il progresso ne'
novati, e il musaico della facciata perdu- 20 mesi del suo pontificato. In quello di
to in gran parte andava ogni giorno ca- i5 anni, 3 mesi e giorni 20, di Gregorio
dendo), pubblicò in Pioma la sua dotta o- XVI, il tempio giunse al massimo suo in-
pera : Della Basilica di s. Paolo. Egli elemento, per l'impulsochecoslantemen-
accuratamente la descrisse qual era pri- te gli die dal 2 febbraio r 83 1 in cui fu su-
ina del lagrimato e fatale eccidio, bella- blimalo al triregno. Geloso osservatore
menle descrivendo e illustrando con ta- deliesaggie e lodevoli prescrizioni del pre-
vole e disegni incisi, la pianta, gli spacca- decessole Leone XII, si oppose vigoro-
ti,il prospetto, i musaici, la porta di bron- samente alle novità che si tentavano in-
zo, l'urna o sarcofago di Pier Leone (di trodurvi, ed eliminò le incominciale. A.-
cui riparlai a Teatro di Marcello), e il mante dell'antiche e venerande memo-
candelabro. Questo strepitoso disastro che rie sagre, volle che procedesse il sontuo-
commosse tutto il mondo, fu celalo all'in- so edificio con isplendida magnificenza,
fermo e glorioso Pio VII, il quale moien- ma tal quale al precedente, meno le con-
cio poco dopo a'20 agosto, Dio suscitò il "venute ragionevoli riforme nelle parli po-
coraggio apostolico del degno successore steriormenteaggiunte,come l'altare mag-
Leone XII , il quale con quelP animoso gioredella tribuna, ei! murodivisoriodel-
suo gran zelo che celebrai purea Roma, ia nave Ira versa, alle cui testatesi riedifìca-
provocati gli aiuti della cristianità, ne in- rono due soli ma grandi altari, e con mi-
traprese gloriosamente la riedificazione glior consiglio due laterali e con cappelle
neh 82.5; dopo essersi consigliato co'dolti se ne aggiunsero a'memorati superstiti,
ecogliai listi più insigni, istituendo \aCon- Onde cosi avere il vero tipo ò\\n tempio
gregazione speciale per la riedificazio- del I V secolo., e si ammirasse nuov amenle
ne della basilica, di s. Paolo, a curare nel soffitto nudo delie 5 navateconcstupo-
e presiedei e al suo magnifico risorgi men« re il prodigio d'una sei va pensile in allo e
TE INI
formata da rare.imponenti e gigantesche
travi. Quanto di principale sottoGregorio
XVI fu eseguito fino al termine del i 84 <>
epoca della slampa del mio articolo,in es-
so lo dichiarai. Acciò meglio si comprendi-
ne le opere posteriori che dovrò in bre-
ve descrivere sino ad oggi, è d' uopo che
io qui ne f iccia un generico cenno, e qua-
le dovea essere il vasto tempio, secondo lo
statuito a quell'epoca. La navegrandeeb-
be in piedi 4o grandi colonne e 4 pilastri.
Delle 42 arcate marmoreechedoveanogi-
rar sulle colonne, erasi costruito più. della
4. pas le. Sopra tali pareti, che poi doveansi
ornare di pitture edella pontificia crono-
logia, posava la sorprendente incavallatu-
ra del tetto: le navi laterali doveano di-
vidersi da altre 4° colonne e 4 pilastri
quadrati, la maggior parte delle quali e-
t'ansi erette sulle loro basi e giù sostene-
vano i rispettivi capitelli, come le altre no-
minale. La nave della crocerà felicemen-
te compita, cou magnifico soffitto di lacu-
nari (ne' quali trionfano gli stemmi di
Leone XII, Pio Vili, Pio VII, e del con-
tiguo monastero, ed in mezzo ad essi la
granile arma di Gregorio XVI,ch'è l'unica
esistente ned' interno della basilica), con
pavimentodi marino,del quale si vedeva-
no rivestite le pareli con colonne e pila-
stri creili in ciascun lato. Instaurati tutti
gli antichi musaici, in un a parte di quel-
li del prospetto esterno trasportati nel-
1' interno, e collocati sopra le pareti de'
due archi, dell'apside e di quello di Pia-
cidia, ambedue nella parte corrispon-
dente alla stessa nave traversa; innalza-
te le due smisurate colonne del gran-
de arco trionfale. Ciascuua delle due te-
state della nave traversa nel suo mez-
zo avea un grande altare con bellissi-
mo quadro, e 4 statue laterali. Nel cen-
tro di questa crocerà sorgeva il taberna-
colo restaurato, facendo come prima bal-
dacchino al sottoposto altare papale, cir-
condato da balaustrata, e confessione con
nuova cappella sotterranea. La tribuna
sunerbaineute decorata, e il pavimento
TE M
357
splendido di rari marmi, elevandosi nel
mezzo maestosa sedia pontificale marmo-
rea,ove prima era stato l'aggiunto vi altare
maggiore. A'iati della tribuna, oltre ledue
antiche cappelle salvate dall'incendio e
quindi ristorate, si costruirono in aggiun-
ta quelle nobilissime di s. Stefano e di s.
Benedetto colle loro statue mirabilmeute
scolpite: lai." sarebbe decorata con due
bellissimi grandi quadri laterali, la 2.ncon
12 colonne del famoso Veii donate da
Gregorio XVI. A'fìanchi dell'arco trion-
fale e presso la- confessione si doveano e-
levare le già scolpite statue colossali de'
ss. Pietro e Paolo. Rialzato il pavimento
delle j navi per preservarlo dall'inonda-
zione del vicino Tevere, cui andava sog-
getto. Doveansi erigere le 4colonneei pi-
lastri meravigliosi, forse per decorazione
interna delle porte principali, dell'alaba-
stro d' Egitto donato con altri massi da
quel viceré a Gregorio XVI, per quanto
narrai Dell'indicato articolo, dichiarando
ancora i suoi singolari pregi ; i quali non
può vantare qualunque monumento d'I-
talia e d'Europa. Dissi pure, quanto agli
altri prestabiliti lavori, che l'esterno del
tempio sarebbe rinnovato, e nuovo si fa-
rebbe il portico e il quadri portico, cos'i
le pareti esterne. Nuova altresì la torre
campanaria di grandi dimensioni d'ar-
chitettura romana, e già in costruzione
a vari ordini e figure, tra il portico che
guarda la città, e la vicina porla minore
e laterale della basilica, sulla via Ostien-
se. Questo portico verso la città dovea es-
sere maestoso e abbellito dar 2 colonne.
In tali modi, fatta più splendida e son-
tuosa la basilica Costantiniana, avendo ga-
reggiato le fiorenti belle arti per renderla
degna dell'Apostolo delle genti, del secolo
XIX, di Roma sede e maestra delle me-
desime, edel pontificato di Gregorio XVI.
Questi vedendo recato a felicissimo com-
pimento i lavori della nave traversa (meu-
tre i lavori della nave grande faceva pro-
gredire con alacrità e col metodo il più e-
couomico e piti sicuro per l'arte), quindi
358 T E AI TE AI
volendola restituire al pubblico colto di- mi del cardinal Anton Domenico Gara-
vino e alla venerazione dell'Apostolo del- bermi segretario per gli affari di st;ito io-
le genti, a'5 ottobre 1840 (giorno che il terni e zelante presidente della congrega-
Papa, come espressamente dichiarò nel- zione speciale per la riedificazione del sa»
l'allocuzione, scelse per dare un pubblico grò tempio (che eseguì i riti preparatori!
e solenne attestato di ossequio e d'animi- alla consagrazione), e quello del cardi-
razione a Leone XII ebe lo avea creato nal Antonio Tosti pro-tesoriere generale
cardinale, il cpiale in tal giorno era stato e perciò deputato della congregazione,
solennemente coronato col triregno, ed a- benemerentissimo dell'incremento della
vea decretato la riedificazione della ba- nuova basilica nel suo lungo ministero,
silica, secondo le antiche forme e le di- Essendosi terminato dipoi verso la città il
sposizioni sue architettoniche, e che in- sunnominato portico, vi fu collocata la
di ne vide cominciati e accelerati i lavori suddetta iscrizione in marmo sovrastata
con pieno gaudio del suo animo gran- dallostemina marmoreo diGregorioX VI,
de e ilivotissimo del s. Apostolo), dopo la e quelli de' due ricordati cardinali foro*
benedizione della crocerà o nave travet'- no scolpiti a pie dell' iscrizione medesi-
sa, solennemente consagrò l'altare papale ma: sopra poi gli archi delle testate sono
colle ceremonie che descrissi, e usando purelearmi gentilizie de'eardinaliMallei
([nella croce astata di cui riparlai nel voi. e Anlonelli, per quanto dirò. Per la fe-
LI, p. 2f)8. Ascese peli. "nella ricordata sta successiva della Conversione, Grego-
sedia pontificale, vi pronunziò in latino rio XVI riabilitò l'abbate del monastero
un'omelia o allocuzione commoventeede- a celebrarvi in tal giorno il sagrifizio pon-
gna di sua profonda dottrina; indi pel 1- li ficai mente, ed in quella della Cornine-
celebròla messa della dedicazionesul con- monizione vi si portò a dire la messa bas-
sagrato altare. Le particolarità tutte del- sa, e ad assistere a quella pontificata da
labenedizione della navata, commessa dal hiì 1 escovo assistente al soglio, ripristi-
Papa al p. d. Gio. Francesco Zelli abbate nandola cappella prelatizia istituita daDe-
di s. Paolo, edella consagrazione dell'ai- detto XIV. Così Gregorio XVI in quel
tare, si leggono insieme all'allocuzione in giorno sagro alla Commemorazione dei-
latino e in italiano, nella descrizione edi- l'Apostolo, colla sua pietà e divozioneper
ficante e affettuosa, scritta consentimeli- esso, nell'intervenire alla funzione, riunì
to religioso, del cav. Luigi Moreschi se- alquante di quelle ceremonie che già in
gretario della congregazione speciale pre- diversi tempi si usarono dal fervore de'
posta alla riedificazione dell'augusto tem- Papi verso s. Paolo, nella cui biografia
pio, che pubblicò nel Supplimentodel n.u lericordai, e dove ne narrai i riti e le par-
83 del Diario dìRomaùì detto anno. La ticolarità. Gregorio XVI continuò costa n-
maestosa sagra funzione, avendo colpito temente finché visse a fare in tutto ogni
e penetrato il sentimento religioso del eh. anno altrettanto, in che viene tuttora i-
cav. Ignazio Cantò, che ne fu spettatore, untato dal Pontefice successore. Ora col
affettuosamente la celebrò dopo la morte periodico foglio ufficiale di Roma, inco-
del Papa con l'opuscolo: Gregorio A/ / niinciando dal 1842 riporterò 1' estrat-
Sommo Pontefice, Cenni, Milano 1 846. to delle successive lavorazioni eseguite fi-
A memoria perenne della benedizione del- no ali 855; non però col le proporzioni che
la principale sua parie edella consagra- esigerebbe l'ampiezza del soggetto, ma
zione dell'altare papale, nel fausto gior- con quelle che nonno rannicchiarsi nel-
110 ch'ebbe luogo, leggevasi a caratteri d'o- l'anguste pagine d'una parte d'articolo di-
ro l'iscrizione che pure pubblicò il Slip- venutoalquantoprolisso nel trattare il va-
plimcuto del citato Diario, fra gli stein- sto e nobile argomento. Si vedranno co-
T E M TEM 359
si l'epoche in cui si principiarono, In vo- no ancora stavano lustrandosi. Buona pn-
rarono e compirono le diverse opere egli te ilei tetto che copre oltre la metà della
ornamenti, e quando s'incominciarono le nave grande, era eostruito. I massi del
altre che si reputarono convenienti, me- vaghissimo alabastro d'Egitto eransi ri-
diante i progetti architettonici, i disegui dotti a forma regolare di fusti di colonne
eia soprintendenza de'lavoridel sapiente d'ordine corintio, lunghe pi ìi di 3ì pal-
couumend. Polelti, per un'impresa applau- mi architettonici romani . a' quali non
dita da tulle le nazioni, perchè inleres- mancavachela lustratura, permegliogo-
6anle la religione, le belle arti e gl'impor- ilere la sorprendente trasparenza e lucen ■
tanti studi della sagra archeologia. Au- tez/.a, la varietà delle sue macchie coto-
tore del pubblicato nel foglio ulliciale è gnino e bianco candido. Le solide fonda-
I' encomialo cav. Moreschi. A. lui fu dato menta e la vasta platea del nuovo camp-i-
ragionarne con coi nino venie unzione, si n- ni le erano compi le, e molto avanzate tut-
golar diligenza e bella erudizione,non me- te l'architetture del portico rivolto alla
no che artisticamente, come quello cheti ciltà. Nel n.° 23 del Diario di Roma del
ha dato l'eruditissime e pregie voli disser- i84> si legge la seguita copertura del-
tazioni e descrizioni di due insigni no- le navi minori, ed il compimento degli ai-
muliniti della basilica: Osservazioni sul- chi e delle cornici ili marmo bianco car-
la sedia pontificale ch'era ne II" absi* rarese per la nave grande; e che l'impre-
se, ec. ; Descrizione del tabernacolo clie sa del nuovo tempio ormai andava toc-
orna la confessione della basilica di s, emulo il lauto desiderato line della coni-
Paolo, salvalo dall' incendio e riposto pietà sua riedificazione; porgendosi voli
sopra la confessione medesima per de- che Gregorio XVI benedicesse la nave
crelo di Gregorio \7 /. D'ambedue ne grande e le navi minori, come nel 1840
parlai a Sedia de' Papi, e a Tabernaco- avea benedettola nave traversa e consa-
lo. Suoi pertanto sono ancora gli artico- grato l'altare papale. Il 11. ° 86 del Diario
li che celebrarono l'accesso dei Papi Gre- di Roma del i845> celebra la visita falla
gorio XVI, e Pio IX regnante alla basi- alla basilica da Gregorio XVI a'2 1 otto
lica, e quelli riguardanti la festa annua bre, alfine d'ammirare a parte a parte i
della Commemorazione, i quali ultimi so- principali lavori, e d'incoraggiare con o-
glionsi pubblicare ne' primi del mese di gni maniera di modi il tanto bramato suo
luglio. Con que>te visite che gli encomia- compimento della magnifica riedificazio-
ti l'api fecero alla basilica Ostiense, eh- ne, che richiamava sempre più ogni sua
bero nel loro instancabile zelo per iscopo, cura e sollecitudine. Che nella cappella
l'osservare ì progredienti lavori, l'anima* del ss. Crocefisso osservò il nuovo pavi-
re i personaggi che vi presiedono e gli ar- mento di scelti marini a vari colori, col-
listi che vi lavorano, al perfetto e solle- l'iscrizione che ricorda il pietoso e lodevc-
cito compimento del meraviglioso lem- le decreto sovrano di avervi o sepolte le
pio, dalla pontificia munificenza e dalla ceneri, o fattivi collocare gli epitaffi nuo-
pietà cristiana restituito al suo splendo- va mente scolpiti de' cardinali Benedetto
re. Riferisce il n.°7 3 del Diario di Roma Sala e Gio. Bernardino Scotti, e di ni".
I.SJJ2, che un numero considerevole di Pier Luigi (.alletti vescovo di Cirene co-
niassi di marino carrarese erano prepara- noie dell' online cassinese, i cui sepolcri
ti per la continuazione degli archi della erano in varie parli della nave traversa
nave grande, e pe'capitelli che restavano prima del distruttore incendio della bi-
a scolpirsi per le navi minori. Molte co- silici. Nella limitrofa cappella poi dis.Ste
loime di granilo già erano innalzate nel- l'ano, ammira il Papa 1 masuifìci lavori
le 4 uavi minori, 0 le poche che restava- già eseguili e iu csccuzioue per ornarne
36o T E INI
Je pareti co' più belli marmi antichi, d'a-
fricano nel zoccolo, di granito rosso nei
pilastri, di breccia detta dì sette~bassi nei
riquadri; e veniva con piacere rassicura-
to che già era in pronto il pavimento d'al-
tri marmi pregevoli con belli scomparii-
ruentijecbe i professori FrancescoCogliet-
ti e cav. Francesco Podesti imploravano
di presentargli gli abbozzi de'd uè granili
quadri per le pareti laterali della cappel-
la,rappresentanti due fatti dell'eroica vi-
ta di quel protomartire di s. Chiesa; ol-
treall'allroabbozzo del martirio di s. Lo-
renzo già ideato dal medesimo prof. Co-
ghetti per l'altare della cappella destina-
ta nuovamente al coro de'monaci, e già
cappella del ss. Sagramenlo (quadro che
essendo ormai vicino al suo compimen-
to, senio encomiare pel concetto, la com-
posizione, lo stile, e l'artificio dell'esecu-
zione, con cui ha espresso l'invitto cam-
pionee arcidiacono di s. Chiesa). Passando
il Papa a considerare i due grandi altari
nelle testate della nave traversa, esternò il
si io parere per coprire gl'intercolunni, per
Jormare e arriccliirue le mense e per le
altre loro architetture con preziose pie-
tre, con metalli e parecchi lavori dell'ar-
ti belle, pel più nobile e ricco ornamen-
to de'due altari. Indi Gregorio XVI re-
catosi alla nave grande si fermò sul limi-
tare tutto contento al vedere gli archi di
marmo a destra e a sinistra , compiti di
scultura nella loro maggior perfezione, e
le cornici parimenti di marmo già poste
in tutto il lato destro dell'ingresso del tem-
pio, con sopravi già costruito il muro di
mattoni finoalla soglia delie grandi fine-
stre, ove fra non molto doveasi colloca-
le una gran cornice di travertino così per
abbellimento d'architettura, come per
maggior solidità delloslesso muro. Rima-
sero inoltre appagate lesue brame in ve-
der pronti nel piano di delta nave gran-
de, molti massi di marmo scolpiti a cor-
nice pel sinistro lato, e tulto il materiale
di terra cotta pel corrispondente muro; le
bellissime travi d'abete già squadrale per
T E M
le incavallature del vaslo tetto, acciò nel-
la loro semplicità facessero bella mostra;
e per ogni dove grandi opere di traverti-
no lavorate per la nominata cornice, che
ricorrendo per tutta la lunghezza della
nave deve pure formare soglia delle sue
grandi finestre. Udì con soddisfazione che
tutti i ferramenti per le 5 incavallature
e per le grandi finestre erano già ridotti
alla loro forma e misure; che già erano
segati grandi diametri di granito rosso e-
giziano per comporue il vasto pavimen-
to, le cui lastre o di marmo bianco o di
bardigliogià erano ue'magazzini della ba-
silica, insieme con lutti quegli altri mar-
mi necessari al pavimento tanto della na-
ve grande, quanto delle 4 navi minori. Al-
le quali rivolgendo il Papa losguardo, ne
vedeva la copertura compita ne'due pe-
ristili al destro lato dell'ingresso della ba-
silica; talché in qualunque parte si giras-
se per questa ben intesa selva di colon-
ne, ognuno era trasportato da meraviglia
e incanto, cambiandosi ad ogni passo la
sua scena prospettica, e godendosi di tut-
ta la vaslità del sagro edilìzio, col pene-
trare che faceva 1' occhio a traverso dei
bellissimi fusti di esse colonne. Portando-
si poi il Papa in ogni altro luogo dell'e-
dilìzio e nelle officine, dappertutto vide o
marmi sotto lo scalpello degli artefici, o
materiali d'ogni specie già preparati nei
magazzini e ne' vari siti della fabbrica, e
sem pie più con piena e lieta fiducia si con-
fermò nell'assicurazionedatagli dall'egre-
gio e sapiente architetto direttore, che
cioè nel correre del futuro anno poteva-
no vedersi coperte la nave grande e le al-
tre due navi lateralije poi continuati i lavo-
ri con tale alacrità di restituire tutto inte-
ro l'edilìzio presto al culto divino e alla
glorificazione dis. Paolo apostolo, mercè
della completa consagrazione che tutta la
cristianità desiderava dalla suprema sua
autorità apostolica. Questa fu l'ultima vi-
sita che fece Gregorio XVI al nuovo gran
tempio, eeome sempreavea praticalo nel-
le precedenti, esternò la sua massima sud-
TE M
disfazione , vivamente congratulandosi
con tutti quelli che ne dirigevano ed ese-
guivano l'ultimazione. Dessi f'urono,ollre
i cardinali Segretari ili stato e segreta-
ri per gli all'ari di stato interni, presiden-
ti della congregazione, gli altri cardinali
e preiati componenti la medesima, il pre-
lato tesoriere generale siccome speciale
deputato (ora è pro-deputato mg.' Ange-
loM.* Vannini commissario generale della
r. camera apostolica, del quale riparlai a
Tesoriere generale); il direttore archi-
tetto coinniend. Polelti, che distinse ogni
volta con particolari encomii e con non
equivoci contrassegni di gradimento; lo-
dando altresì tutti gli addetti alla riedi-
ficazione, il cav. Moreschi segretario e gli
architetti rincontri, non meno die i valen-
ti artisti.
Passato Gregorio XVI agli eterni ripo-
si il i .° giugno i 846, a' 16 gli successe il
sommo Pontefice Pio IX che regna. lln.°
D4 del Diario di Roma del 1 846, narra-
te le festività (.Iella Commemorazione ce-
lebrale nella basilica Ostiense a*3o giugno
dal nuovo Papa, in tutto secondo il pra-
ticalo dal predecessore defunto, siccome
animato anch'egli della più viva divozio-
ne verso il Dottore delle genti, riferisce
che dopo compiuti gli atti di religione,
entrò nella uave grande della basilica per
osservare i grandi lavori che assicura-
vano il termine de Ila magnifica e solleci-
ta riedificazione. E nel vedere non solo
innalzate, sopra gli alti muri di essa na-
ve, m delle4^ vastissime incavalla tu re (es«
scudo le altre 4 navi minori già coperte
del tetto in ogni loro parte), ma ancora pre-
parata un'immensa quantità di marmi e
graniti, di legnami e di ferramenti d'o-
gni specie per la costruzione; mentre am-
mirava i benefici effetti delle sollecitudi-
ni del venerando suo antecessore Grego-
rio X.VI, il quale nelle gravi e immense
cure del memorabile suo pontificato tao-
tozelo poseall'impresa del sagro edilizio,
laonde se n'era reso altamente benemeri-
to; retribuì pure un ampio elogio agli o-
T EM
36 1
norcvoli membri componenti la congre-
gazione che ne dirigevano la riedificazio-
ne, perchè seppero così bene corrisponde-
re a tante sollecitudini, come pure all'ar-
chitetto direttore pel molto magistero nel-
l'arte manifestato eziandio nell'architet-
ture della risorta basilica; i quali sensi di
piena soddisfazione replicò in tutte le po-
steriori visite, come già notai, e di cui va-
do a parlare, con aumento d'ammirazio-
ne e di religioso giubilo, in vedere così e-
iniueutemente abbellita la casa di Dio, e
la dimora delle sante spoglie d'uno de'più
grandi eroi del cristianesimo. Tutto pre-
muroso il Papa Pio IX pel definitivo com-
pimento della basilica Ostiense, tornò a
visitarla poco dopo, e quindi vi fu ancora
a' 1 2 novembre 1 84^- per Cl" appreudesi
dal n. c)2 ilei Diario di Roma, quanto fu
compreso di esultanza nell'osservare dal
piano della nave grande le molte incaval-
lature già poste sugli alti muri dell'im-
menso tetto di quella principal parte del
tempio; così per osservare da vicino la va-
stità di quelle incavallature, e per avere
ogni perfetta idea del dillicile lavoro, vol-
le ascendere a tanta altezza (come avea
fatto il predecessore con quelle della na-
ve traversa); talché passando agiatamen-
te fra le 82 incavallature già compite, re-
stò meravigliato del sorprendente loro ef-
fetto, lieto in sentire che col cadere del-
l'anno sarebbe coperto il resto della nava-
ta. Rivide il Papa il nuovo bellissimo mo-
dello in legno della proporzione da 1 a 5o
palmi architettonici romani, fallo già e-
seguire colla massima precisione dall'ar-
chitetto direttore per norma de'lavori che
restavano da eseguirsi, dando il modello
una piena idea delle primitive basiliche
della cristianità, delle quali l'antica basi-
lica di s. Paolo conservava in massima
parte le forme e le proporzioni architet-
toniche, mantenute nella sua riedificazio-
ne. Vide inoltre il Papa le preziose colon-
ne e i rari pilastri dell'alabastro egiziano
summentovato, ed i sontuosi lavori per
la cappella di s.Slefano.JNotai nel voi. LUI,
S6a T E M
». 08 e 1 9 1, che il Papa fece trasporta-
re dalla basilica alla piazza Vaticana le
due rammentate statue colossali de' ss.
l'ietto e Paolo, indi ordinò che si collo-
cassero agli angoli esterni del principio
tlella gradinala della basilica di s. Pietro.
Nell'articolo Musaico narrai che il Papa
commise allo studio Vaticano del musai-
co la formazione de' ritratti de* romani
Pontefici, per la nuova serie e cronolo-
gia da collocarsi nella basilica Ostiense,
mentre l'antica era di semplice pittura,
commettendo a diversi pittori i ritratti
medesimi, per poi essere condotti in mu-
saico , sotto la vigile soprintendenza del
commenti. Filippo Agricola ispettore del-
le pitture pubbliche e direttore dello stes-
so celebre studio del musaico Vaticano.
Il n.° 54 del Diario di Roma del 1847,
riportando l'intervento del Papa alla ce-
lebrazione della festa della Commemora-
zione, dice che discese alla porta del nuo-
vo atrio che dà ingresso alla sagreslia,ch'e-
ia stato arricchito di bellissime architet-
ture lavorate sopra gli avanzi de'marmi
bianchi dell'arso edilizio, nella cui som-
mila si pose corrispondente iscrizione in
lettere di meta Ilo dorato. Termi nate le sa-
gre funzioni, il Papa si recò a vedere la
cappella di s. Stefano, ch'era stata quasi
compita, sontuosa non meno per learchi-
tetture, che pel pregio de'marmi ond'è
in tutte le sue parti coperta e ornata, e
per la perfezione de'corrispondenli lavo-
ri. Passato nella nave grande, la trovò non
solo coperta del tutto col suo vasto tetto,
compiendosi così la copertura de'5 peri-
stili, ma eziandio già in parte nobilitata
co'nuovi da lui decretati lacunari (soffit-
ti compartiti a varie figure poligone, or-
nate con sagome osacome intagliate e ro-
soni, ornamenti fatti a foggia di rose), che
ne doveano coprire le incavallature d'a-
beto, come la nave traversarlo cassetto-
ni del quale erano posti al sito loro, pro-
ducendo un bellissimo effetto sia per le
giuste loro proporzioni, sia per la scelta
degli ornali, sia in fine pel diligente in-
T EM
taglio in legno. Vide già cominciali i la-
vori di stucco sull'immense pareti della
stessa nave grande, e venne assicurato es-
sere pronti tutti i marmi di diversi colo-
ri pel suo magnifico pavimento. Conti-
nuandosi con impegno il regolare e sol-
lecito progredimento de'lavori della ba-
silica, si ha dal n. "85 del Diario di Roma
del 1847, die il Papa recandovisi a' 19 ot-
tobre.e fermatosi nella nave traversa, tro-
vò nel basamento del 2. "ordine architet-
tonico il tipo in pittura a olio di 262 qua-
dri per la cronologia de'Pontefici ordina-
ti a 26 o 27 egregi artisti, per esser poi
condotti in musaico, i quali già erano in-
tenti alla pittura delle 64 immagini dei
Papi perornare la detta nave, dall'imma-
gine di s. Pietro a quella di Giovanni IV.
Il Papa approvò il savio avvisodell'archi-
tetto direttore, riconosciuto per tale an-
che dall'accademia dis. Luca, sia rispet-
to alla ragione di ammettere una sola li-
nea delle immagini de'Papi nella nuova
basilica, sia rispetto alla luce che sulhoien-
tissima avranno quelle che dovranno per
necessità collocarsi nelle navi minori, sia
finalmente rispeltoal conservare l'antica e
classica forma rotonda, ovvero clipeata,
di tali ritratti. Nella nave grande vide co-
minciati i lavori di stucco pel 2.0 ordine
architettonico di sì vasto peristilio, in cia-
scuno de'4 lati; che la ricca trabeazione
del medesimo ordine architettonico era
stata condotta a (ine con perfezione d'ar-
te, abbozzati i suoi capitelli corinti, i pi-
lastri di stucco lucido già ridotti alle lo-
ro sagome. Vide un considerevole nume-
ro di rosoni egregiamente intagliati in le-
gno pel lacuna reo soffitto della nave gran-
de da lui ordinato; ed un'immensa mas-
sa di lastre di marmo bianco carrarese,
dibardiglio,di granito rosso egiziano pei
pavimenti della nave stessa, oltre che dap-
pertutto materiali d'ogni specie già pre-
parati e pronti per la loro collocazione.
Il n.° 222 della Gazzella di Roma del
1848 racconta la visita falla alla basilica
dal Papa a'2li ottobre, ove trovò liuito
T E M TEM 363
1! magnifico lacunare o soffino della nave eclisso, il Papa lo venerò sopra il ricco pa-
grande, ed eseguili egregiamente gli stuc- rato di velluto rosso e oro da lui regala*
chi delle alte pareti del 2.° ordine archi- lo, e si compiacque della decorata volta
tettonico della medesima, tuttodisponen- a chiaroscuro ili ligure, ornati e dorata-
dosi per la doratura del lacunare, pel va- re. Nelle 5 navale rette vide rialzato il pia-
sto pavimento di marmi e granito, e per no con massiccio murato a volte pei tot-
le architetture marmoree che do veauo or- ta la vasta estensione, compiuta la soffiti»
naie le porte interne, le pareti delle navi taa lacunari dell'ampia navata media ter*
laterali, e le altre parti del risorto edili- minata d'intaglio, e molto avanzata nel-
zio. Nella nave traversa osservò il lavoro le dorature; incominciale le soUìtte pur
dell' impellicciatine del suddetto alaba- ila lui decretate delle navi laterali; inco-
stroegiziano negl'intercolunni de'dueal- minciato il rivestimento di marino delle
tari ne'lati minori, e vi ammirò posle al navate estreme. Nel n.° 1 1 del Giornale
loro sito 37 immagini de'Papi dipinte a di Romadeli 85 i,e come già ricordai nei
olio, delle 261 per la nuova cronologia voi. LUI,p.a3o, si annunzia avere il Fa-
ostiense, per poi eseguirsi in mtisaico;del- pa ordinato la costruzione d'un superbo
le quali cose feci cenno nel voi. LUI, p. tabernacolo, giusta il progetto e disegno
no 1, mentre a p. a 26 feci parola della vi- dell'architetto direttore, che lo compóse
sita de* 1 o giugno 1 8 >o.Di questa il n.°i35 co'suimnentovati \ gran fusti di colonne
del Giornale di Jii>//u/ riferisce avere il d'alabastro egiziano già l'usati, ornandolo
Papa trovatogli altari laterali della ero- ne'pieilistalli di metalli dorati e pietre pre-
cera rivestiti cos'i col detto alabastro, co- gevoli; il quale tabernacolo sarà per con-
ine col fior di persico della più bella qua- servare e maggiormente custodire quel*
lità. Si fermò a vedere le 10 immagini del- lo architettato nel secolo XIII sul sepol-
ta cronologia de'Papi già trasportate in ero del s. Apostolo,e rimasto illeso dalle
musaico e collocate al posto, lodando la voraci fiamme deli823. Si ricordano le
perfetta esecuzione, l'accordo e il legame pontificie largizioni di Pio IX, tanto per
mirabile che ne nasce co'due grandi mu- la doratura del vasto lacunare della na-
saici dell'arco di Placidiae della tribuna, ve retta, che per arricchire con preziosi
e la magnifica decorazione che (ormano parali di velluto paonazzo e oro la grati-
nile pareti del vasto edilìzio. Osservò le de edicola ove venerasi il ss. Crocefisso;
parli delle mense che doveano ornare gli e sommamente il dono della statua di
altari laterali della nave traversa, elega n- marmo, rappresentante la sa. me. di Gre-
te lavoro ricco d'impellicciatine delle pie- gorio XVI (che descrissi a Ospedale dis.
tre più preziose che fanno di loro bella Giacomo pel qualeera slata scolpita), sta-
alleanza, cioè eli malachite che ne firma- Ina chesituata nel nuovo tempio, attesta-
no la principale parte, dall'imperatore di rà a'posteri la gran parte presasi ria quel-
Puissia Nicolò I donale a Gregorio XVI, l'immortale Pontefice in un'opera sì sa-
e da questi destinate per tali altari, di la- grae magnifica (tempora nea meni e fu col •
pislazzuli dono del cardinal Antoni-Ili se- locala presso l'ingresso dalla parte della
gretario di stalo e presidente della con- sagrestia, nella stanza delta del .M irtiro-
gregazione per la riedificazione della ba- logio). Di più si narra come il Papa Pio
silica, di ag.tte, di quarzo rosa, di astra- IX pose a disposizione la somma di scudi
can dorato, di porfido rosso; abbelliti1 e 3o,OO0 del suo privato peculio per la co-
nobilitale da' più scelti ornamenti e di fi- struzione della facciala principale della
gureintered'angeli in metallo dora to,mo- basilica.secondoch'è delineata nel 3. "pre-
dettali e fusi perfettamente e sorreggenti getto presentato dall'assidua opera dei-
palme. Visitando la cappella del ss. Cro- l'architetto direttore, e scelto a preferen»
364 T E M TE M
za degli altri dalla pontificia accademia V secolo, fatto eseguire da s. Leone I e
di 6. Luca, perchè soddisfece maggiormen- restaurato da'suoi successori, conservati-
le al carattere architettonico dell'antiche dosi sempre il suo tipo originale, le cui
basiliche cristiane. Indicai nel voi. LUI, parli di ligure, di simboli e d'iscrizioni,
p. 232,e diffusamente si legge nel n.°l4Q tratti dal cap. 4 dell'Apocalisse, erano sla-
tlel Giornale dì Romaiche il Papa a'3o te diligentemente staccate dal vecchio ar-
giugno 1 85 1, recandosi a celebrare e ad co minacciante mina nel i8a5, dal valen-
ussistere alle consuete funzioni della ha- te cuusaicista cav. Giacomo Raffàelli per
silica, perla festa della Commemorazione disposizione di Leone XII, acciò potesse
di s. Paolo, indi passò a osservare i nuovi far nuova e più bella mostra di se nel ri-
rilevanti lavori. Ammirò lo stupendo di- sorgente tempio; supplendosi colle porzio-
pintodelcav. Podesti, collocato nella par- ni mancanti tutta la pittura del musaico,
te destra della cappella di s. Stefano; le ed imitandosi scrupolosamente l'antico,
immagini de'Papi egregiamente espresse colla scorta d'un disegno in acquarello,
in musaico per la cronologia e già poste fatto prima della distruzione dell'arco. Si
a'Ioro luoghi; i marmi bellissimi pel su- appreudedal n.°i 5o del Giornale di Ro-
perbo tabernacolo o ciborio, in la vorazio- ma del 1832 lo stato progrediente della
ne; i graniti e gli altri marmi colorati per basilica, osservato dal Papa nellafesta del-
la nuova mensa, di granito rosso in fot'» laCommemorazione, particolarmente nei
ina d' urna, e pavimento della cappella terminati intagli pe' lacunari delle navi
del ss. Crocelìsso. Il vasto lacunare della minori e perciò pronti alla doratura , e
nave di mezzo lo trovò compiutamente quelli cominciati perle navi estreme; uel
dorato, producendo il più gradevole ef- proseguimento de'lavori del nuovo porli-
fetto pel compartimento generale del sof- co della facciata principale, architettato
fitto, la proporzione delle parti, la coni- eoi carattere dell'antiche basiliche cristia*
posizione e varietà degli ornati intaglia- ne, portico che si dovrà alla munificen-
ti in legno; quelli de' due lacunari delle zadel Papa per la rilevante somma di suo
navi minori erano già finiti e pronti al- peculio perciò offerta. Trovò finiti i lavo-
la doratura, e terminata la decorazione ri del pavimento della cappella del coro
per la parete interna dell'ultima nave mi- de'monaci,già del ss. Sagra mento, e quel-
fiore a sinistra, eincominciati i lavori nel- li de'due grandi altari della nave traver-
la parete destra: pareli che perciò furono sa, sia colle dorature degl'intagli in mar-
ornate con fusti di pilastri di bellissimo ino delle loro trabeazioni, sia coll'esserue
marmo caristio e detto cipollino, con ca- stato ornato il fregio con corrispondente
pitelliebasi di marmo d'ordine corintio, iscrizione al soggetto del dipinto postovi
ed inlerpilastri alternali d'altro marmo a pubblica venerazione prima della bene-
caristio, e del numidico e del iassense, det- dizione di essa navata, e sia ancora coU
ti giallo antico e porta-santa , intelaiati l'esservi state situale grandi balaustrate
con marmi bianchi carraresi fino alla so- di marmo, simili a quella dell'altare del-
£lia delle finestre che ricorrono lungo i la Confessione, con pilastrini di porfido,
lati di esse due pareti , le quali per tali avutisi per tipo que'parapelti o grate di
architetture riceverono il più splendido cui ci è rimasto qualche bell'avanzo nei
ornamento, in consonanzacolle altre par- classici monumenti dell'antichità. Richia-
ti del sontuoso edifizio. Di tutto il fon- mò la particolare attenzione del Papa, il
tefice esternando l'alta sua soddisfazione, restauro del memorato importantissimo
ed eziandio per lo statuito onde restaura- ruusaicoonde orna vasi la vasta fronte dei-
re e porre sol gran d'arco di Placidia,quel l'antico arco trionfale o di Placidia, che
classico mouumeuto dell'arte musiva del divide la navegraude dalla traversa, ope-
TE M
rato nel nuovo colle primitive proporzio-
ni, incominciato e portalo a prospero fine
nel pontificato di Pio Vili, da parecchi
egregi artisti, colla responsabilità de'pe-
rilissimi mosaicisti della rev. fabbrica di
s.Pietro,Gherardo Volponi e Rafòele Ca-
stellini, sotto la direzione del commend.
Agricola. Venne quindi ordinato dal Pa-
\ia , che le memorie riguardanti questo
nuovo ornamento della nave reità, si e-
sprimessero a perpetua ricordanza in due
iscrizioni, da porsi ne'piè dritti dell'arco
medesimo, da decorarsi di marmi antichi
di vari gradevoli colori (le iscrizioni che
danno in succinto la storia ilell'arcoequel-
la del classico musaico, co'venerati nomi
di s. Leone I, Leone XII, Pio Vili e Pio
IX, si leggono a p. G 1 6 del Giornale di
Roma deli 854)- JNella nave traversa vi-
de il Papa le a lire effigie de'suoi prede-
cessori trasportate in musaico e collocale
a'iuoghi loro, e dichiarò volere che per
mezzo anche di pitture nel 2.° ordine ar-
chitettonico della stessa nave, si rendesse
più che inai magnifico e dignitoso 1 inte-
ro superbo edilizio. Gli furono mostrate
le malachite, i lapislazzuli pegli sfondi ilei
piedistalli, e le lastre di pietra perl'impel-
licciature delle fascie e deglispeechi de'4
zoccoli del nuovo tabernacolo, esegate le
lastre per ciascun lato di tali zoccoli e piedi-
stalli corrispondenti, da unmassoche può
dirsi unico avanzo dell'antichità. Il lavo-
ro delle lastre sorpassò l'espeltazione, per-
chè eseguilo colla più bella e rara specie
di pudinghi antichi, conosciuti sotto il no-
me di breccia verde d'Lgitto, i quali con-
lenendo molli frammenti, e di non comu-
ne superfìcie, di porfidi, di granili, di ba-
salti, di quarzi di diversi colori, invilup-
pati da un feldspato compatto e durissi-
mo al taglio, fanno un'aggregazione così
gradevole alla vista, e prendono micosi
lerso pulimento, da non potersi a parole
lodare e descrivere. Il n.°i8del Giorna-
le di Roma del i 853 dà contezza della co-
strizione del nuo\o tabernacolo degno
ddlu maestà e magnificenza dclsagiotew-
T E M 3G5
pio, delle gettale fondamenta con massi
di travertino e della formazione del nu-
cleo de'4 grandi suoi piedistalli; non che
della seguila erezione a'20 del preceden-
te dicembre di 2 de'4 monoliti d'alaba-
stro d'Egitto, alti palmi architettonici ro-
mani 32:o6, destinati a fusti delle colon-
ne di tal monumento, ambedue innalza-
ti in un medesimo tempo al posto loro sul-
le proprie basi nel lato del tabernacolo ri-
volto alla tribuna; mirabile operazione
cheinS minuti ebbe contemporaneo prin-
cipio e fine, facendo subito mostra ili lo-
ro imponente bellezza. Vi furono presen-
ti il cardinal Autonelli e mg.' Vannini,
olire altri personaggi. I medesimi col re-
gnante re di Baviera Massimiliano, con
3 altri cardinali e prelati, a' 20 gennaio
assisterono alla collocazione sulle loro ba-
si degli altri 2 monoliti dello stesso ala-
bastro nel lato dell'altare papale rivolto
alla sua nave retta, seguita con pari sol-
lecitudine e felicità de'primi. Merita che
io col n.° 87 di detto Giornale* qui ricor-
di la consagrazione a'i 7 aprile falla nel-
la basilica dal cardinal Della Genga Ser-
maltei, degno nipote diLeoneXII che ma-
gnanimo ne ordinò la riedificazione, di
mg.'d.MarianoFalcinelli Antoniaccid'A-
sisi (di cui e del suo sapere feci motto nel
voi. XVI, p. 2q), già abbale dell'insigne
monastero di s. Paolo, in vescovo di For-
lì. La ceremonia fu eseguita nell'apside,
ove s'innalzarono gli opportuni altari e
formato il coro con nobili paramenti e con
ogni dignità. L'augusto rito riuscì deco-
roso e commovente. 11 Papa avendo so-
stituito al promosso abbate, in nuovo ab-
bate della basilica e monastero Ostiense,
ed insieme ordinario di JNazzano, Lepri-
guano e Civitella (de'quali luoghi e ab-
bazia nullius ne riparlai nel voi. LV1II,
p. 1 2 1 , 1 22, 1 24, i cui annessi diritti ba-
ronali, per secondar le brame del cardi-
nal Consalvi, furono riuunziati nel 18 1 8),
il p. d. Simplicio Pappalettere di Bar-
letta, il predecessore e vescovo di For-
lì monsignor Falcinelli a' 24 aprile ese-
366 T E I\I T E M
guì decorosamente nello stesso apside del- la conversione di Saulo, presente e con-
ia basilica la di lui solenne benedizione senziente). Vide poste in opera le già de*
in abbate di S, Paolo, al modo descrii- scritte meravigliose mense de'due grandi
lo nel n.° c)T del Giornale. Riferendo- altari ne'lati minori della nave traversa,
si poi nel n. 147 la consueta celebrazio- essendovi nuche iti esse riposte (cioè al-
ile de'sagri riti per la festa della Gomme- lorchè sarebbero consagrali ) le reliquie
monizione, si fi» quindi la relazione dei de'ss. Martiri che si veneravano negli al-
nuo\i lavori che il Papa si recò dipoi a lari della medesima nave prima dell'in-
guslaie, pel costante impegno e vivo zelo cendio. INella nave minore sinistra trovò
dell'ullerioresplendidoabbelliaientodel- compita la doratura d'ambedue i lacuna-
la basilica. In un lato della nave traversa, ri, per cui vieppiù rifulse cpiello della na-
nel 2. "ordì ne archi lei tonico, trovò le pio- ve media; e considerando il Papa che l'ini-
ve delle pitture da eseguirsi in affresco, peratoreOnono colla sua munificenza, nel
giusta il suo applaudilo e sublime divisa- compiere il distrutto tempio, avea coper-
iiiento diretto a rendere vieppiù venerati- lo le travi nude de' letti di lamine dorate,
da la casa di Dio, ed a richiamare alla ordinò che fossero pure dorale le soffitte
mente de'fedeli le principali gesta de'ss. estreme, onde tutto vi corrispondesse in
Pietro e Paolo, i quali resero felice l'elei"- dignità e ricchezza. Fermatosi nella nave
na Ruma e illuminarono tutto il mondo di mezzo, godè la vista del nuovosontuo-
colla diffusa luce dell'evo ngelo. Entrato so tabernacolo soli' altare papale della
nella cappella di s. Stefano, per la involta confessione, chenellasua massa e propor-
li scuopiì il dipinto collocato nella parete zioni egregiamenlecorrisponde all'archi-
sinislra, in cui il prof. Coghetli ha espres- tetturedel lem pio, a quelle dell'arco trion-
so magistralmente il momento in cui l'in- fide e dell'apside, non che al m usaico dei-
vitto prolomarlire fu strascinato fuori del la calotta o sua volta tonda. Il taberna-
concilio o sinagoga de'liberlini (si cliia- colo già avea i suoi 4 piedistalli co'zocco-
mavaiio così quelli ch'erano stati condot- li coperti delle ricordate pudinghe, 2 dei
ti prigionieri a Roma da Pompeo, e che quali piedistalli erano coperti di metalli
poi furono rimessi in libertà: tra 'cospira- dorali a vari colori, arricchiti cogli sfondi
lori contio il santo, essi furono i più ac- delle descrìtte pietre, e cogli stemmi del
canili) in Gerusalemme per essere lapi- Pontefice. Richiamò l'attenzione di que-
dalo (cioè dopo che i libertini, non aven- sii, il proseguimento della cronologia dei
do poluto nella dispula con s. Stefano re- Papi iti musaico, i lavori della cappella
sistei e alla sua sapienza ed allo Spirilo che dei Coro, quelli per la nuova fronte prin-
parlarono per bocca sua, subornali falsi cipale del leropio, e quelli pel compimen-
leslimotii l'accusarono di bestemmia con- lodella torre campanaria. Passatonel ino-
lio Mosè e contro Dio, l'obbligarono a na stero , mirò il Papa con piacere il ti-
comparire dinanzi al sinedrio o concilio pò in metallo de'4 capitelli corinti pe'fu-
de'giudei presieduto dal sommo sacerdo- sii delle colonne del tabernacolo, per lo
le Caifa), e meritò che il Papa decorasse stile degli ornati a ciò scelti dal l'archilei"
del cavalierato il valente autore, cornea- lo direttore, per la fusione e cisello in o-
vea onorato il eav.Podesti, pel quadro in- gni sua parte perfetto. Nel 1 854 Pel' 'a
contro che fa euritmia in quella ricca e Commemorazione di s. Paolo, r inno va n-
sontuosa cappella (e rappresentante la la- dosi verso quel gran dottore delle genti
pidazione del protomartire" nel submbio dal regnante Pio IX il iribulod'ossequioe
di Gerusalemme, quale preteso beslem- di venerazione, con qne'sagri riti prescril-
miatore, che invece pregando per loro il tidas. Gregorio I4 e stabiliti da Benedetta
Signore, i ss. Padri a questo attribuirono XIV e Gregorio XVI di gloriose memo-
T E RI T E RI 3G7
rie, riporta il n.°i 48 del Giornale di Ho- nologia pontificia, eseguita parie in pit-
ela, che compiutesi le sante cei emonie, il tura a olio e parte in musaico, stata giù
Papa volle appagare le sue ardenti lira- situata al proprio posto, così nella nave
nie di osservare ciò che di più importante traversa, come nella nave grande, e nel-
erasi eseguito nel risorto edilizio. In prima le due navi laterali della basilica. Così la
fa speciale menzione dell' intera soffitta pittura di 262 ritratti de'souimi Ponte*
della basilica divisa in 5 lacunari, sì pel suo liei, dalla venerata immagine del princi-
scompartimento, à per la variala scelta pe degli apostoli S. Pietro, a quella indù»
degli ornati, massime nel vastissimo e bel- si ve di Pio IX, fu condotta a buon line;
lis.simo lacunare della nave di mezzo, e sì e la pittura in musaico de'i itratti a olio
per la precisione degl'intagli in legno, die procede con ogni alacrità nello studio di
delle corrispondenti dotatine, alle quali tal preziosa arte nel Valicano. Questi ri-
ne'piecedenti giorni era stata data 1 ulti- tratti in musaico sempre più fanno mi-
ma mano nelle óue navi estreme. Tre di rabilc accorilo cogli altri musaici antichi
essi lacunari sono distinti co' magnifici del tempio , fanno decoro e nobilitano
stemmi di Pio IX (cioè quelli della nave grandemente le immènse pareti dell'ali-
grande e delle due navi laterali minori), gusto tempio. Piacque quindi al Ponle-
e due colle iscrizioni che indicano l'anno lice anche di fermarsi nella nave di mez-
IX del suo pontificato (ossia le navi eslre- zo, ove si gusta non meno la vastità del-
nie), in che per sua sovrana munificenza la basilica, che l'effetto meraviglioso pro-
era stata portata a felice e perfetto fine dotto dall'ampia selva de'90 monoliti di
quell'immensa solìilta dorata; mentre in granito bianco e nero, tutti ne'precedeu-
sippositi luoghi (delle na\i minori Bolla n- ti anni tagliati dalle dure rocce del Scin-
to) sono le targhe del cardinal Antonelli pione, i quali formano i fusti delle colon-
presidente della congregazione preposta ne e de'pilastri che formano i 5 peristili
alla riedificazione, e del pio deputalo di della nave retta; che sebbene a ogni pas-
essa mg.r Vannini, alle zelanti premure so ne fanno cambiar la scena prospettica,
de'quali devesi il termine di tanto ricco pure lasciano godere di tutta la vastità
lavoro. Altrettanta onorevole menzione dell'edilìzio. Ivi il Papa ammirò il nuovo
fece il cav. Moreschi, segretario, e auto- sontuoso tabernacolo, i cui egregi lavo-
re intelligente e facondo dell'articolo del ri in metallo pe'capitelli e quelli ile'ba-
Giornale, come de'preeedenli e successi- samenti erano in parte ultimati e in par-
vi, delle colossali architettine di marmo, te messi al posto; mentre gli eleganti or-
o già messe al posto, o già pronte a col- nati aggiunti alla sua cupola, e i 4a"ge-
locarsi nella parete interna della facciata li modellati con purgatissimo stile e che
principale della basilica, e composte di stanno verticali sulle colonne d'alabastro
due preziose colonne e di G supcibi pila- egiziano (allora gli uni ili legno egli ai-
tili di alabastro egiziano, colle rispetti- tii di gesso indoralo), collocati quali li-
ve trabeazioni corintie della più perfetta pi pe'coi rispondenti lavori in metallo, nel
scultura. Questearcbitetture formano per modo che avrebbe risoluto il Pontefice,
così dire un arco di trionfo a 3 fornici, Questi Ira gli altri lavoii die volle esa-
(piante appunto sono le porle che apro- minare, si fermò particolarmente ili quel-
no l'ingresso alla nave grande; porte ezian- li della facciata principale esterna, e in
dìo architettate dallo squisito ingegno del quelli della maestosa torre campanaria,
coromend. Potetti, ed operate con accu- al cui termine non mancava che innai-
ratezza ed eccellenza d'artifizio. Alla viva saie e porre al luogo le colonne d'ordì-
soddisfazione del Papa, altra gratissima necorintio. Passando per ultimo nel con-
ci aggiunse nel vedere l'intera nuova ciò- tigno monastero, vide la nuova bibliole-
368 TEM TE M
ca con sagace architettura adattata in un che le arti abbiano in questo nostro se-
angolo de' vasti corridoi, e ridotta spazio- colo innalzato alla religione del culto cri-
sapegli opportuni lavori eseguitivi, come stiano; il Papa Pio IX, che per atfretta-
pure i lituitrofi gabinetti di fìsica, storia re la completa riedificazione dedicò tan-
naturale e altre scienze, congratulando- te cure e fece tante generose olferte, con-
sene col p. abbate Pappalettere; e secon- siderò non esservi migliore circostanza
do la consueta benignità s'intrattenneal- perfarnela solenneconsagrazione,di quel-
quanto co' membri della congregazione la della presenza in Pcoma di tanti cardi-
perla riedificazione della basilica, co'per- nali, arcivescovi e vescovi, accorsivi per
sonaggicheaveanoassistitoallesagrefun- udire nel dì 8 dicembrei854 dal suo o-
zioni, e colla monastica famiglia, tutti ani- iaculo nel tempio Valicano, la defìnizio-
mellendo al bacio del piede. Ritornando ne dogmatica dell'Immacolato Concepi-
il Papa a'ic) ottobre a visitar la basilica, mento della ss. Vergine (che con religio-
narra ii n.°a4 ' de\ Giornale tURoma,che sa esultanza celebrai co'miei Cenni sto-
passato nel monastero a desinare, animi- rici intorno al dogma dell' Immacolata
se alla sua mensa l'abbate di governo p. Concezione di diaria T ergine Madre
Pappalettere, il p. abbate d. Paolo Theo- di Dio. Del suo antico culto e festa. De-
doli , deputato dell'ordine benedettino finizione dogmatica sopra V Immacola-
presso la delta congregazione, e gli altri to Concepimento di Maria ss. Dimostra-
monaci. Il p. Pappalettere, grato a tanta zioni solenni e universali di giubilo re-
clemenza, offrì in dono al Papa 3 oggetti ligiosopersì eclatante avvenimento. Stu-
di arte cristiana. Il i .'è un sarcofago mar- dioso lavoro che pubblicai appresso l'ar-
moreo istoriato co'simboli cimiteriali del ticolo Teatine della ss. Immacolata Con-
Battesimo, dell'Eucaristia e dellaRisurre- cezione, a p. ^i di questo volume, ed of-
zione. Il 2.° è parimenti un sarcofago di frii in dono a'miei rispettabili e benevoli
marmo, piccolo di dimensione, prezioso associati), quasi volendo che fossero pre-
pel lavoro. Ambedue opere de'primi 3 se- senti come per attestare a'fedeli delle Io-
coli del cristianesimo, e trovati nel cimi- io diocesi, com' erasi compita la basilica
tei io di s. Lucina. Il 3. "oggetto è una bel- Ostiense, per la riedificazione della qua-
lissima colonna di marmo tutta lavorata le anch'essi aveano inviato il loro tribu-
a bassorilievi, e già nella basilica destina* lo, oltre la munificenza de' predecessori
ta a reggere come candelabro cristiano il Leone XII, Pio Vili e GregorioXVI, ri-
cereo pasquale,di cui parlai superiormen- sorta perciò come fenice dalle sue ceneri
le. I monaci nel secolo XVI lo collocarono più gloriosa e splendida; imperocché se
nel cimiterio soprapponendovi una ero- il deplorabile incendio fu riguardato co-
ce con iscrizione nella base. Il Papa gra- me una pubblica sventura, la riedifiea-
ziosamente accolse i 3 oggetti destinali- zione della basilica odierna si considera
doli al museo cristiano (incomincialo da quale insigne ed eminente trionfo della
Gregorio XVI nel suo Museo Gregoria- religione e delle arti. Destinata pertanto a
no Lateranense, di cui riparlai nel voi. questa solenne ceremonia,econ una pom-
LXIV, p. i 66), che nella sua munificen- pa che mai la più grande, la domenica de'
za rende ogni giorno più prezioso e più io dicembre! 854, con que'consueti riti
ragguardevole. della benedizione e cousagrazione delle
Condotta la meravigliosa basilica qua- chiese, che dettagliatamente descrissi nel
si a fine, e tutto decretato pel totale suo voi. XI, p. 238 e seg., e ne' relativi arti-
compimento, onde è il tempio più vasto e coli per altre nozioni, il Papa invitò ad
maestoso che siasi edificato all'età nostra, assistervi quanti cardinali, arcivescovi e
e forma uno de' più grandi monumenti vescovi si trovavano in Roma. 11 cardiual
T E M T E M 3G9
Patrizi vicario dì Roma con notificazio- mg/Malteucci vice-camerlengo di s.Chie-
ue avvisò a lutti i fedeli dimoranti in Ilo- sa, dal p. abbate Pappalettere colla ino-
rila, i quali confessati e comunicati aves- naslica famiglia, e da altri abbati e mo-
lerò accompagnato in detto giorno nella naci pur cassinesi, venuti anche da altri
basilica la processione del le sagre reliquie, monasteri per assistere alla solenne con-
ovvero se presentì alla benedizione che sagrazione del maestosissimo tempio alla
avrebbe il Papa compartita dopo la con- loro custodia e ufficiatura affidalo. Il Pa-
sagrazione, ovvero avessero visitalo nel pa passando per la porta laterale a sini-
corsodel medesimo giorno la basilica, con- stia che dalla sagrestia mette nella basi-
cedeva l'indulgenza plenaria, la quale si lica, ne attraversò la nave grande, e por-
potrebbe conseguire pur da (jiielh che si tossi nella cappella delle ss. Reliquie e-
fossero recati a visitarla durante l'ottava, spessamente costruita temporaneamen-
cioè a tutta la 3.a domenica dell'avven- te per questa funzione da un lato del por-
to. Notificò inoltre avere il Papa stabili- lieo, che sorge dinanzi la facciata mag-
io per anniversario di questa consagra- gioie del tempio. Ivi sedutosi nella secha
zione ili 8 novembre di ciascun anno, co- gestatoria, intuonò subito l'antifona, che
ine lo era prima, e di concedere a chimi- precede i salmi penitenziali : e questi dis«
que visiterà la basilica 5o anni d'iudui- se a voce bassa, nel mentre ch'erano al-
geuze. Tutte lo nominate indulgenze es- ternativamente recitati da' cantori della
sere applicabili all'anime del purgatorio, cappella pontificia. E compiuta la recita
Nella mattina di quel fausto giorno il Pa- de' salmi, assunse gli abiti pontificali di
pa si portò con nobile treno e corteggio color bianco e propri alla grande ceremo-
alla basilica, ricevuto dal cardinal Mario nia, che andava a incominciare: indi ac-
Mallei vescovo di Porto e s.Ruflina e sotto- compagnatoda mg.' Lorenzo Lucidi e da
decano del sagro collegio (il quale può mg.' FrancescoPenlini (espressamente in-
vantare grandi benemerenze per la feli- limati dalla scbedula del prefetto delle ce-
ce prosecuzione della fabbrica del nuovo i-emonie pontificie), uno diacono e l'altro
tempio, tanto come già tesoriere genera- suddiacono della cappella pontificia (il
ledi Leone XII. Pio Vili e Gregorio XVI, suddiaconom questo ministero avea assi-
e perciò stato deputato alla sua riedifi- stilo puieGregorioXVI,allorchèa'5otto-
cazioue, quanto come segretario per gli brei 840 restituì al cultopubblico la basi .
aliaci di stato interni di Gregorio XVI, lica,consagrandonesolennemente l'altare
nella qua! carica la presiedette collo stes- papale; mentre gli fece da diacono il pre-
so impegno anteriore), che nella sera pie- lato ora cardinal Nicola Paracciani-CIa-
cedente, per commissione pontificia, co' relli, come diacono dell 1 cappella ponti-
monaci benedettini avea fa Ito le sagre fin- ficia), vesti ti de' para in enti bianchi del lo-
zioni preparalorie(la benedizione dell'ir- ro ordine (cioè al modo che riportai nel
tjiui episcopale, e detta Gregoriana for« volume rammentato), andò ad assidersi
se perchè prescritta da s. Gregorio I: si sul trono eretto nell'atrioo portico (tem-
denomina episcopale perchè la benedizio- poraneamente formato per la funzione)
ne la deve lare il vescovo consagiatore di fronte alla porla principale della ba-
della chiesa e dell'aliare.,' mentre l'acqua silica, e ricevette all'ubbidienza i cardi-
per gli Agnus />><>/. de'qua li riparlai a Sv- nali (invitati nel portico con ischedula in-
ferstizio.ve, soltanto la benedice il Pa- sieme agli altri personaggi, per le ore 8
pa), in uno alla disposizione delle sante antimeridiane, in vesti e cappe rosse: sul
Reliquie per collocarsi nell'altare da con- numero de'quali, come di quello de' ve-
sagrarsijnonchedal cardinalAntonellico- scovi può vedersi (pianto notai ne'ricor-
me protettore dell'ordine cassinese, da dati mici C\ imi sull'Immacolata Conce-
VCL. LZXIII, 24
37o T E M
'/ione: tutti i cardinali presenti in Roma
v'intervennero, tranne i cardinali Mac-
chi, Bianchi, Simonetti e Gazzoli, impe-
diti da indisposizioni), cioè 5o in vesti e
cappe rosse, unitamente a beni 4° arci-
vescovi e vescovi, che sedevano in un tri-
piiceordinedi banchisti vesti ecappe pao-
nazze, o per deficienza di queste in man-
tellelta e rocchetto), ed agli abbati mi-
trati (vestiti di mozzetta e mantelletta, as-
sumendo la cappa il solo p. Pappaleltere
abbate di s. Paolo, come nella consagra-
zione di Gregorio XVI Pavea indossata
l'abbate d'allora). Recitata dal Papa l'o-
razione preparatoria, incominciò il canto
delle litanie de'santi e fu continuato fino
al versetto, Ab omni malo: Libera nos
Domine. Allora il Papa uscito dalla chie-
sa fece ritorno al trono del portico, in-
torno al quale intanto trovavansi già ve-
stiti in istola, piviale e mitra, tutto di co-
lor bianco, i cardinali Sterchx arcivesco-
vo di Malines, de Ronald arcivescovo di
Lione, Sclnvartzenberg arcivescovo di
Piaga, de Carvalho patriarca di Lisbona,
Wiseman arcivescovo di Weslminsler, e
Scitow>ki arcivescovo di Strigonia, tutti
deputati dal Pontefice a compiere con lui
le benedizioni delle mura esterne del tem-
pio co'l'acqua che già avea benedetta la
sera innanzi il cardinal Matlei, a ciò e-
spressamente destinato. Mentre i 6 cardi-
nali nominati compivano la ceremonia
della benedizione di dette mura, accom-
pagnali dal clero, e ciascuno aspergendo
la parte loro stata assegnata, il Papa be-
nedì il muro della facciata sotto il porti-
co. Compiutasi dal Papa questa benedi-
zione, egli tornò in faccia alla porta mag-
giore, e deposto l'aspersorio recitò la su-
blime orazione,collaqualesi chiede a Dio,
che si degni d'essere il protettore del tem-
pio alla di lui gloria iunalzato. Indi pre-
sa in mano la croce astata, senza l'imma-
gine del Crocefisso (cioè quella che poi de-
scriverò), si accostò alla porta e percuo-
tendola colla parte inferiore dell'asta, la
depose dopo di aver dello; Attolitepor-
T E M
far, principe; vestras ec, per riprende-
re l'aspersorio e muoversi ad aspergere
le pareti esteriori del tempio sotto il por-
tico, incominciando dalla parte destra, e
procedendo alla sinistra. Intanto i canto-
ri cantavano, che Dio benedicesse questo
santuario innalzato al suo nome. Tre vol-
le il Papa battè alla porta coll'asla della
croce, e 3 volte fece il giro per aspergere
le pareti. Nelle parole che in questa ce-
remonia pronunziò, chiese al Signore il
vincolo indissolubile della carità, e che
ninna divisione sorgesse in chi vive sotto
il medesimo pastore : inoltre chiese al Si-
gnore che conservi la chiesa immacola-
ta, che visiti ciò che il Pontefice ha visi-
tato, e benedica ciò che ha benedetto. Do-
po di aver il Papa per la 3." volta battu-
to alla porta, segnata colla punta dell'a-
sta della croce, sul limitare di essa, la for-
ma della croce, indi apertasi la porta, pre-
gò pace alla casa del Signore e a chiunque
vi avrebbe dimorato. E nel mentre che i
cantori della cappella cantavano le varie
antifone, il Papa avanzossi fino a mezzo
il tempio, e là s'inginocchiò verso l'alta-
re della confessione, invocando l'aiuto del-
lo Spirito Santo col canto del / eni crea-
tor Spirititi. Terminato quest' inno, fu
proseguito il canto delle litanie, durante
il quale il Papa levossi in piedi, e dal tro-
no fece colla destra 3 segni di croce, pro-
nunziando ad alla voce le parole prescrit-
te in tal ceremonia. Al canto delle lita-
nie teune dietro il cantico di Zaccaria Be-
nedictus, ripetendosi ad ogni verso dal
coro de' cantori l' antifona, con che si e-
sclama quanto sia da rispettarsi il tem-
pio, uon altro essendo che la casa del Si-
gnore, lutatilo il Papa si portò alla gran
sedia collocata sotto l'apside, e di là mos-
se ad aspergere i muri dell'apside mede-
sima e delle due cappelle contigue (di s.
Stefano e di s. Benedetto), nell'atto che
i 6 suindicati cardinali incedevano come-
che da lui delegali alla benedizione de'
muri interni laterali della basilica coll'ac-
qua giegoiiaua o episcopale, hi quale era
TEM TEM 37i
sfata nella sera precedente benedetta an- ne, tutti vestiti in piviale di lama rossa
ch'essa dal cardinal Maltei, come già ri- e colla mitra bianca di tela incapo. Cir-
levai. Dopo ciò il Pontefice fece ritorno conciavano l'urna i ?. monaci cassinosi por-
alla sedia dell'apside, da cui nuovamen- tando toreie accese, precedendo un cliie-
te poi discese per incedere alla beuedizio- rico col turibolo incensando le ss. Reli-
ne del pavimento, seguito da' ricordati quie. Aleni re la processione girava inlor-
cardinali, i quali quando furono nel mez- no alla basilica, il Pontefice andò ad a-
zo della basilica si divisero in due ali, 3 spettarne il ritorno al trono innalzato sot>
da una parte e 3 dall'altra, onde benedi- to il portico, ove giunte le ss. Reliquie e
re il pavimento nelle parti laterali, e con- deposte da'vescovi sopra talamo apposi-
temporaueamente il Papa benediceva il tamente preparato, il Papa circondato
medesimo fino alla porta maggiore. E da'cardinali, e da tutti gli arcivescovi e
fatto ritorno sempre benedicendo a mez- vescovi, e gli altri prelati, pronunziò Taf-
zo del tempio, asperse ad oriente ed oc- fé t tu osa ed eloquente omelia, Quanta //-
cidente, a mezzogiorno ed a settentrio- rumi jucunditate hodierno die officia-
ne; indi cantò il prefàzio e benedi il ce- imir, di cui ne darò un sunto. In questa
mento, che dovea servire all'altare da con- il Pontefice dichiarò l'esultanza del suo
sagrarsi, e dedicato alla Conversione di s. animocommosso nel Signore, poiché per
Paolo. Compiuta questa ceremonia, si ri- la singola!' divozione verso l'apostolo s.
condusse all'altare delle ss. Reliquie, pie- Paolo, godeva di restituire al culto divi-
ceduto da'cardinali che lo aveano assisti- no e di consagrare la basilica dedicata al-
to nelle benedizioni, e seguilo dal sagro lo stesso Apostolo dottore delle genti, o-
collegio, dagli arcivescovi e da' vescovi, ve sorge il suo sepolcro e trofeo, lieto del -
non che da'vari collegi della prelatura in la numerosissima e giocondissima pre-
cappa, e dagli altri che hanno luogo nel- senza de' venerabili suoi fratelli, celebran-
te cappella pontificia (però secondo V In- do le gloriose gesta di quell'illustre bau-
timutio «.Iella schedula e il consueto, gli ditore del vangelo. Perciò giustamente
uditori di rota, un chierico di camera e tutti i popoli cattolici si fecero un vanto
i volanti di segnatura di giustizia sul roc- di venerare questo tempio innalzato dap-
chello assunsero la colta, per assistere il prima da Costantino I, in vario modo ri-
Papa nella funzione), dal principe assi- fatto da'successori, e da'Papi con gran-
stenle al soglio, dal maestro del s. ospi- dissimo dispendio restauralo e magnili-
zio,edalla magistratura romana, tutti ni- camente ornato. Il perchè quando fu pre-
dossandogli abiti loro propri. Prima che da delle fiamme la vastissima e meravi-
le ss. Reliquie, collocate in un'urna chiù- gliosa sua mole,i predecessori Leone XII,
sa, venissero introdotte nel tempio, furo- Pio Vili e Gregorio XVI, per l'esimia
no cantate l'antifone allusive alla cere- loro pietà verso il s. Apostolo, non ebbe-
tnonia di quel momento e il salmo g4> ro maggior pensiero di quello di assidua-
Indi ebbe iucominciamento la proccssio- mente riparare con ogni impegno sì gran-
oc Venivano fra' primi preceduti dalla di rovine. Quindi non risparmiarono né
loro croce astata in mezzo a due accoliti cure, né consigli, né spesa alcuna tratta
con candela accesa i monaci cassinesi ed dall'erario pontificio con (piasi immensa
i vari loro abbati; seguiva poscia l'urna quantità di denaro, la consagrarono al-
delle ss. Reliquie portata da mg.r Rau- la riedificazione del tempio, e la pietà di
scher arcivescovo di Vienna, da mg.'Car- tutti i fedeli eccitarono a contribuirvi,on-
cia Questa arcivescovo di Compostela, desorgessed'uno splendore che mai il piò
ila rag.' Fi ausoni arcivescovo di Torino, grande. Da ciòavveune, che il lodato pre-
da mg.' Debelay arcivescovo d' A vigno- decessole Gregorio XVI, vedendo con
372 T E M
compiacenza costruiti i muri d'ambo i la-
ti nella parie anteriore del tempio, innal-
zale tutte le colonne, e interamente com-
pila la nave traversa io un coli' apside,
potè a seconda de' suoi grandi desideri!
consagrare l'aliare maggiore. Appena e-
gli innalzalo al pontificalo, volendo emu-
lare gli esempi di tali predecessori, e spin-
to da eguale pietà verso s. Paolo, ad on-
ta delle tristissime vicende de'tempi, nul-
la avea lascialo intentato perchè il tem-
pio in ogni sua parie fosse compito e or-
nato. Avendo le sue cure coll'aiuto divi-
no conseguito il desiderato fine, in quel
giorno con rito solenne e coli' assistenza
de' venerabili fratelli, consagrava il tem-
pio con grande consolazione dell' animo.
Iodi ammoni tulli i fedeli a frequentar-
lo con venerazione qnal casa del Signo-
re,acciò in esso vengano esaudite le pieci
de'suppliclievoli. Esorlò per ultimo i ve-
nerabili fi ateli: e i ditelli figli tutti a i m plo-
rar l'ai ulo di s. Paolo, nelle gravissime ne-
cessità della Chiesa e della società, per la
loro pace e tranquillila, ed acciò tutle le
nazioni nell'unità della fede confessinoGe-
sii Cristo e sieno degne dell'eterna vita.
Dopo l'omelia, il cardinal Serafini soste-
nendo la rappresentanza di arcidiacono
(o primo a priore de'diaconi), stando alla
sinistra del Irono lesse i due decreti del
concilio di Trento, indicali nel Pontifi-
cale romano. Quindi il Papa recatosi sul-
la soglia del tempio, consagrò le due cro-
ci degli stipiti, il che fatto, venne intro-
dotta in chiesa l'urna delle ss. Piebquie,
preceduta dalla croce papale, seguila da'
G cardinali funzionanti, poscia dal Pon-
tefice, dal sagro collegio, dagli arcivesco-
vi, da' vescovi, da' prelati e dagli altri.
Giunta l'urna all'altare dedicato allaGoa-
versione di s. Paolo nella nave traversa,
fu col locata su apposi lo talamo eretto pres-
so di esso; e allora furono tosto cantati i
salmi i4q e l5o. Indi il Papa incominciò
la consagrazione dell'altare medesimo,se-
gnando il suo sepolcrino col crisma, do-
ve m doveano collocare le ss. Reliquie, le
T E M
quali portate da'4 arcivescovi sull'altare,
ed estralta dal diacono assistente dall'ur-
na la cassetta d'argento che le racchiude-
va, il Papa le mostrò al popolo (ostensione
soltanto propria del sommo Pontefice,
mentre in tutto il resto i riti della consa-
grazione del tempio sono simili a ipielli
praticati da'vescovi eche descrissi nel luo-
go già citato), e quindi le collocò nel se-
polcrino e le incensò. Poi segnata col cri-
sma la pietra che le dovea coprire, con
questa chiuse il sepolcrino e ben sigillato;
segnando collo slesso crisma la lapide, e
da ultimo per ogni parie fece I' incensa-
zione dell'altare. Cantandosi i salmi, ilPa-
pa coll'olio de'catecumeni fece 5 croci, una
in mezzo e 4 ah' estremità della mensa
dell altare, cui poscia incensò : rinnovò
le croci e le incensazioni, e durante il can-
to unse coll'olio de' catecumeni le parli
laterali dello stesso altare. Finite tali un-
zioni, il Papa recossi alla sedia dell'apsi-
de, ove gli si presentarono innanzi i o car-
dinali in istola e piviale bianco, cioè i 6
già rammentati, ed i cardinali Falconie-
ri arci vescovo di Ravenna, Bonnel-y-Or-
be arcivescovo di Toledo, Gousset arci-
vescovo di Reims, e Matlhieu arcivesco-
vo di Besancon, a ciascuno de'qtiali il Pon-
tefice commise la consagrazione d' una
delleio croci esistenti nella nave grande
(vale a dire, le due de' pilastri laterali del-
la porta maggiore, e le otto de' pilastri
delle navi estreme). Mitiislratoe benedet-
to l'incenso prima nel suo, poi ne' turi-
boli de' i o cardinali, nel mentre che que-
sti si divisero a consagrare le dette croci,
il Papa passò a consagrare quelle due la-
terali (ne'pilastri) dell'apside. Fatta que-
sta ceremonia, il Papa ritornò all'aliare
deila Conversione di s. Paolo, e là si fece
a incensarlo, indi a benedir l'incenso che
dovea ardere sull'altare islesso, ad asper-
gervi acqua benedetta; a far 5 croci, cia-
scuna di 5 grani d'incenso, ne'luoghi ove
furono falte le croci coll'olio e il crisma;
e sopra ogni croce d'incenso pose una pic-
cola croco di candela, che venne acccsai
TE M
perchè si consumasse coll'incenso. Dipoi
cantò il prefazio, e col crismi fece una cro-
ce eli fronte all' altare, e quindi unse le
giunture de'4 angoli di esso, e compiuta
la consagrazione, l'altare venne subito or-
nato de'sagri utensili e ornamenti ch'e-
rano già stati benedetti; finalmenteall'af-
follalissiruo popolo, ebe da tutte parti era
accorso nel nobilissimo tempio, compar-
ii l'apostolica benedizione. Dopo la quale
il diacono (secondo la riportata precedei]-
lenotificazione)pubblicò l'indulgenza ple-
naria per quelli cb'erano presenti, e per
quelli die nello stesso giorno o durante
l'ottava avessero visitato la basilica : an-
nunziò ancora, die il Papa Pio IX stabi-
liva come anniversario di questa consa-
grazione il i 8 novembre, nel qual giorno
ogni anno compartiva l'indulgenza di5o
anni. Finalmente il Papa nella cappella
di s. Benedetto, attigua a quella del Coro,
depose gli abili sagri e indossata la moz-
zetta e la stola, ascollò la messa letta dal
cardinal Sisto Riario-Sfoi za arcivescovo
di iNapoli, nel nuovo altare consagrato al-
la Conversione di s. Paolo. All'imponen-
te e augusta ceremonia, die durala circa
6 orerebbe termine verso le 2 pomeridia-
ne, intervennero il corpo diplomatico, il
generale di divisione Allouveau di Mont-
real comandante l'armala francese in Ro-
ma, unitamente alla sua ufficialità, la più
parte de'principi e altri signori romani,
i membri componenti la congregazione
speciale per la riedificazione della basili-
ca insieme col segretario, con l'architetto
direttore ed i 3 architetti rincontri, e un
numero grandissimo di romani e stranie-
ri. E quando il glande e maestoso lem -
pio fu aperto al pubblico,immediata men-
te fti riempi di popolo numerosissimo,
quantunque non fosse favorevole lu sta-
gione, ed ognuno potè ammirare la ma-
gnificenza deda riedificata basilica, osser-
vare la ricchezza e varietà de'marmi, ed
il complesso gigantesco ili sue splendidez-
ze, applaudendo i Papi die I aveano co-
miuciala, proseguila e tratta al suo deai-
VOL. LXXIII.
TEM 373
doralo compimento, mercè le solerti cu-
re dell'encomiata congregazione, l'inge-
gno e l'arte del direttore e degli esecuto-
ri di tutte le mirabili opere die dovizio-
samente raccbiude.Soldati francesi e pon-
tificii stavano schierati lungo la via e sul-
la piazza della basilica, in bel ordine e
parata. Tutto descrisse la relazione pub-
blicata dal Giornale di Roma e intito-
lata: La solenne consagrazione della ha ■
si lira di s. Paolo ilio dicembre i854,
ed il n.°28 ideilo stesso Giornale, il qua-
le sebbene notificò che quanto prima dal
la congregazione preposta alla riedifica-
zione del tempio si sarebbe dato separa
tamente dettagliato ragguaglio dell'au-
gusto tempio, dello stato attuale de' la-
vori, edellealtre particolarità relative al-
la ceremonia, finora nulla fu pubblica-
lo, benché la medesima commissione lut-
to diligentemente registrò ne'suoi atti,ed
a suo tempo tutto degnamente renderà
ili pubblica ragione. Ed è perciò che in-
tanto in molte cose vi supplii colla mia
tenuità, oltre il racchiuso fra parentesi,
ed oltre quanto dirò per ultimo sullo sla-
to attuale del sagro edilizio. Quanto alla
croce astata adoperata dal Papa nella sa-
gra funzione, siccome fu eseguita secon-
do quella che si vede nel Macri, come mi
proposi, vado a riferire alcune erudi -
zioni.
Domenico Macri tanto nel Ilierole-
xicon, che nella Notizia de' vocaboli ec-
clesiastici ^ nel vocabolo Baculus dice che
il Papa non usa \\ B acolo (lr.)t detto an-
cora Feritici) Bastone, Pastorale (/ .).
Nel Hierolexicon riporta la figura ch'e-
gli possedeva esprimente s. Gregorio I
Papa vestito della penula o antica pia-
neta, àe\ pallio, delle scarpe crucigere,
colla colomba all'orecchio, e col diadema
quadro, segno che fu fatta o meglio co-
piata da altra eseguita ancor vivente. Es-
sa ha in mano il bacolo ossia un'asta drit-
ta colla Croce (A'.) in cima, cioè questa
è di quella forma che il p. Booauni ge-
suita ucì Catalogo degli ordini equestri
1 1*
374 T E M
e jnilitari, riportando verso il fine le va-
rie forme delle croci di decorazione, chia-
ma patente, che sebbene partecipi della
inforcata, nella croce della figura di s.
Gregorio I la biforcatura nelle punte pro-
priamente non apparisce; laonde le con-
viene con più di ragione il vocabolo di
patente. Riferisce il Macri nella Notizia,
che tale croce è simile a quella che ado-
perano i vescovi Maroniti (V.) ; quindi
soggiunge, ch'essi usano un bacolo che fi-
nisce in cima con una sfera (corpo o glo-
bo perfettamente rotondo),sopra del qua-
le vi è la croce. Nel Hierolexicon però,
ecco come il Macri descrive il bacolo pa-
storale de' vescovi maroniti. Maronita-
rum antem episcopi in summìtate bacil-
li gioitimi allattando chrystallinwn, et
saepe gemmatimi cimi Cruce supèrposi-
taferunt, quae forma etiam a latinis
antiquitus gerebatur. Poi riporta que-
sta testimonianza d'Isidoro. »IIic bacu-
lus ex osse, et Ugno effìcitur, christal-
lina, vel deaurata spherula co/ijugilur,
in supremo capite insignitur, in extre-
mo ferro acuitur". Ac codem modo s.
Gregorii I baculus fuerat, ut in sub/e-
cta figura ostendìtur.... Ferula timi ex
subfecta figura s. Gregorii I Magni ap-
paret, quae ex monumentis Alphonsi
Ciacconi a d. Laurent io de Mariis ro-
mano mihi donata fidi. Lo stesso p. Bo-
nani u, La Gerarchia ecclesiastica con-
siderata nelle vesti sagre e civili espres-
se e spiegate colle immagini, a p. 2 36
riprodusse la figura di s. Gregorio 1 in-
cisa in forma più grande della pubblica-
ta da Macri. Dipoi nel cap. 60: Del pa-
storale, insegna episcopale, riferisce che
non sempre si adoperò di egual forma, tal-
volta usandosi un semplice bastone. Che
alcune volte a' bastoni di legno aggiun-
gevano nella cima una croce, come an-
che oggidì si costuma da' Ruteni (V.). e
si vede espressa nella detta immagine di
S.Gregorio 1 Papa; o pure terminava con
un solo globo, come si vede nell'imma-
gine di Gelasio II presa dal Cajetauo, ri-
TE M
ferita e riprodotta dal Macri nel vocabo-
lo Mitra del Hierolexicon, e dal p. Bo-
nanni a p. a5o. Questi parlando del pa-
storale de'vescovi greci, e riportandone
la figura a p. 3 12 e 326, dice a p. 3 1 6,
che talvolta è terminato con una picco-
la traversa, che forma la lettera T, altre
volte si vede ornato di due serpenti, così
il bacolo de'vescovi siri, ed a p. 3^6 che
quello degli armeni è in forma di Tau
(V.), ma ambedue le forme simboleggia-
no la croce. Finalmente a p. 322 dichia-
ra che il vescovo maronita usa per pa-
storale una verga, nella cui sommità è un
globo simile a un pomo granato con una
piccola croce. Noterò che i vescovi arme-
ni moderni usano il bacolo come i vesco-
vi latini. La Croce Pontificia (/",) ora
fatta pel Papa, è di metallo dorato e di
elegante lavoro in tutto (l'asta apparte»
neva al pastorale del cardinal Fornari.e-
sistente nella sagrestia papale), nella for-
ma secondo la figura suddescritta del Ma-
cri, e conveniva che io ne rendessi ragio-
ne, dopo il narrato nel voi. LI, p. 298,
e perchè dal Papa si adopera nel consa-
grare chiese, altari, battisteri, e nell' a-
prire le Porte sante, qual segno della su-
prema sua autorità.
l\ Gior na le di Roma co\ n. ic)^pubh\\cò
in latino e italiano l'omelia che fece ilPapa
durante la solenneconsagrazionedella ba-
silica. Il n.°43 de\Y Album d\ R.oma, t. 2 1,
ci diede in disegno inciso l' interno del
tempio, esprimendo il Papa in atto di scri-
vere colla punta dell'asta della croce (non
del pastorale come ivi viene espresso)sopra
il pavimento, ed un bell'articolo del eh.
Q.Leoni che porta per titolo: Solenne con •
sagrazione della basilica Ostiense. Do-
po aver accennato la distruzione dell'an-
teriore basilica e la ricostruzione dell'o-
dierno tempio, magnificandone lo splen-
dore, accenna il perduto per le fiamme di-
voratrici, e il sostituito dal zelo costan-
te di 4 Papi, ad onta delle ristrettezze eco-
nomiche di tempi calamitosi; enumera i
principali suoi ornamenti e marini pie-
TEM TEM 375
riosi, con rimarcare principalmente le sue tenuemente il gran tempio, lo splendore
88eolonne (cioè comprese quelle che no- accresciuto al capo della cattolica fede,
mina poi, giacché 80 sono le colonne di per la splendida corona che lo circonda*
granito delle navi, oltre 8 simili pilastri, va di tanti principi e vescovi di s. Chiesa,
due colonne di egual marmo colossali raccolti presso il suo Irono per la più (àu-
dell' arco, e sei d' alabastro) di granito sta delle circostanze, a tale effetto ri por-
del Sempione e le due colossali ili granila laudo i nomi e cognomi de'cardinali, pa-
delf Elba, sulle quali posano altrettanti ca- Inarchi, arcivescovi e vescovi presenti in
pilelli d'ordine corintio e di marmobian- curia. » Dimodoché asserir si deve, che
co, invece di quelli delle colonne antiche tutto l'orbe cattolico rappresentalo dalle
accozzate da diversi monumenti pagani, sue guide spirituali assistè a questo me-
per la maggior parte di stucco; dice ac- molando avvenimento: e la gran basilica
crescere poi la meraviglia, 4- stupende Ostiense resterà monumento non solo del*
colonnelli alabastro orientale, ed altre l'arte e della magnanima contenzione de-
due dell'alabastro medesimo, di colossa- gli uomini, ma ancora di quella universale
li dimensioni, e donale a Gregorio XVI concordia, che stringe e raccoglie sotto l'tt-
nel 1 84 i dal viceré d'Egitto. Pertanto lo- nico suo sovrano Pastore il gregge eletto
ila altamente le infaticabili cure delle di Dio!» Gregorio XVI per dimostrare ai-
commissioni dirigenti e de'cardinali che l'architetto Potetti eoa un pubblico seguo
le presiederono, ed ora il cardinal An- la sua soddisfazione, pel magistero arti*
louelli che tanto zelo vi dimostrò, e il. suo stico con cui dirigeva i lavori della risor-
deputato mg/ Vannini; lo studio e le fa- genie basilica, lo creò cavaliere dell'ordì'
lidie dell'architetto direttore commend. nodi s. Gregorio Magno da Ini istituito.
Poletli, al cui merito toccò la gran ven- Riporta il n.°2q6del Giornale di Roma
tura di architettare e restituire una mo- de'3o dicembre 1 8 >4, che il Papa Pio IX
Iesi vasta, e di congiungere inseparabil- volendo dare al medesimo architetto e
niente il suo nome a quello d'un monu- professore Luigi Potetti, un nuovo atte-
mento che resterà testimonio a'posteri del stato della sua sovrana soddisfazione, per
valore artistico del nostro secolo, e dal il lodevole operato nella riedificata basi-
quale le future età trarranno adequalo bea di s. Paolo, l'avea promosso a coni-
giudizio de'suoi talenti e dello stato del- meiiilatoredellostessoordine.il n.°i8del
l'arte moderna in Italia; volle pure se- Giornale di Roma del 1 855 deplora la
guatare il segretario cav. Luigi Moreschi, morte e fa un bell'elogio del defunto e di-
ade cui premure dice, che scarso seni- stinto architetto Pietro Bosio di Cremo-
brerebbe qualunque encomio. Dichiara na,i. "architetto rincontro della basilicaO-
inoltre esserela basilica di s. Paolo il lem- stiense.da Gregorio XVI nominato cava-
pio dell'arte nostra contemporanea, rap- liere del suo ordine di s. Silvestro I, e da
presentata eziandio dagli esiraii pittori, Pio IX cavaliere di s. Gregorio Magno,
scultori e altri artisti, le cui opere in esso dopo la recente dedicazione della basili-
si ammirano, ricordando i più valenti. Fi- ca, in contrassegno di soddisfazione e be-
no 1 mente dice, che a colmare la gioia 11 • nevolenza. Aggiungerò che essa venne dal
riversale pel restituito monumento cri- Papa anche confermata, non solamente
stiano, il sommo Pontefice Pio IX si ac- al lodato segretario cav. Moreschi, col con-
cinse alla solenne consagrazione dell'in- f 1 i mento dell'ordì ne medesimo di s. Gre-
ter.i basilica, con quell'augusta funzione gol 10 Magno, a vendologià Gregorio XVI
e santità di rito che lo compunse nella»- decorato dell'insegne equestri di s. Silve-
sistervi, restando penetrato il suo animo slro I Papa; ma eziandio a'due architet-
mirando il Papa uell allo di benedir so li rincontri coute Virginio Vespignani u
37C> TEM T E M
Camillo Guglielmetti, insigniti del cava- lo trovai nella divota visita che ne feci ai
liei; rito di s. Silvestro I Papa. Questa coni- 7 maggioi855, eccone un laconico cen-
pendiata riunione d'importanti nozioni, no.llquadriportico èincominciato coll'es-
in seguito e per continuazione e compi- sere state gettate le fondamenta nel lato
mento di quanto già pubblicai a Chiesa che forma la fronte principale della ba-
lli s. Paolo e altrove, forse servila a da- silica. Si sta lavorando la parte superiore
re un'idea del meraviglioso e sorprenden- della facciata esterna. Delle 7 porte di es-
te complesso della splendidezza del sagro sa nell'interno del tempio, la maggiore e
edilizio, che risorto a dignità di nostra s. principale avrà il magnifico cornicione in-
religione e ad ulteriore lustro dell'aiti tagliato di marmo bianco già pronto, per
belle, formerà epoca nella storia di esse e collocarsi sopra alle due colonne e a'due
molto più in quella del cristianesimo, co- pilastri di massi d'alabastro, che vidi sta-
mechè riedificato a maggior gloria del va- bihli nel luogo loro. Il cornicione verrà
sod'eleziones. Paoloecomprotettoredel- sovrastato dallo stemma di Pio IX, con
la metropoli della chiesa universale. No- ornati e statue tuttodì marmobianco. Le
zioni che per qualche tempo suppliranno altre due porle maggiori e laterali alla
alla mancanza che si ha d'una descrizio- principale, e con essa rispondenti alla na-
ne del nuovo magnifìcentissimo tempio, vedi mezzo e grande, avranno elleno pu-
il quale poi certamente avrà degni e dot- re stipiti intagliati e scorniciali di marino
ti illustratori artistici, che ne celebrerai bianco, pilastri e contropilastri d'alaba-
no degnamente tulli quanti i suoi inno- stro, per sorreggere i cornicioni intaglia,»
mera bili e nobilissimi pregi, cioè allor- ti di marmo bianco , opere tutte che si
quando sarà del tutto compilo. Se il pie- stanno ultimando. Le altre 4 porte mino*
cedente tempio fu già venerato per la sua ri, e corrispondenti alle navi minori e ai-
antichità, il nuovo è ammirato per la sua le navi estreme, saranno decorate di sti-
pili splendida maestà e unione di classi' piti intagliati e scorniciati di marmo bian-
che opere di belle arti. Se mai sempre uni- co e di altre archi letture, egualmente qua-
gergalmente fu rinomalo l'avello del glo- si pronte per porsi al posto. Da ogni ma-
lioso s. Paolo, ora a'fasli antichi si aggiun- ve e da ogni porta si vedono in fondo gli
seroi moderni d'eminente rilevanza. Per altari della crocerà, cioè dalla nave gra li-
gi i articoli compilati dal cav. Moreschi, e de e sue 3 porte quello papale della con-
de'quali mi giovai, con tanta preeisione,sa- fessione, nel cui sotterraneo visibile ve n'è
pere e intelligenza, sulla progressiva sto- un altro, ambedue consagrati. Rispondo-
ria della basilica, e per quelli che andrà no le altre navi e porte, quella a sinistra
pubblicando, si avrà egli il ben giusto me- estrema alla cappella di s. Stefano non mi-
ri to di agevolare all'avventuroso storico cora consagrata, la nave adiacente mino-
del risorto tempio la sua classica desoli- re e sua porta alla cappella del ss. Ciò-
zinne artistica. Mi è noto poi, che la con- cefisso, dove anche si veuera il ss. Sagra-
gregazione preposta alla riedificazione mento, il cui tabernacolo vaghissimo e no-
della basilica patriarcale di s. Paolo in- bile, ornato di pietre preziose, è quello
tende pubblicarne gl'importanti atti, col- che stava nell'antica cappella dello stesso
le incisioni in rame che si stanno ese«uen- ss. Sacramento, architettato da CarloMa-
do, di piante, spaccati, sezioni architetto- derno, e ora rimpiccolito nella forma, 011-
nicheee., sotto la direzione del commend. de non impedire la vista del ss. Crocefis-
Polelti; complesso di nozioni storiche ed so. rispondono le altre navi e porte a de-
arlistiche, che formeranno la magnifica e slra, la minore alla cappella del Coro, l'a-
veridica descrizione e illustrazione del- discente estrema e sua porta alla cappel-
l'auguslo tempio. Quanto allo stalo m che la di s. Benedetto. In foudo di quest'ulti-
T E M TEM 37f
ma nave a destra vi è la statua sedente s» la mensa di que'che figurano eli apo-
di Bonifacio IX ricordalo di sopra. Sono £toli,e dalia loggia i Papi compartooo la
illuminate le 5 navi da 43 grandi finestre solenne benedizione, come lucale il piùa-
con cristalli e tela ri ili ferro: cioè la nave dado per contenere 1262 quadri della se-
di mezzo ne ba 1 o per parte, e 3 sopra le rie cronologica de' Papi, essendo lungo
grandi porle; le navi estremerò per eia- palmi "> 1 7, largo palmi T7 e alto palmi
scuna. Le finestre delle navi estreme so- 100, illuminato da q balconi esteriori e
no tramezzate da pilastri marmorei eoa da 5 grandi finestre che guardano l'ioler-
simili capitelli e basi, e da nicchie ove si no della chiesa. Eretto questo portico su-
ponno codoca re delle sia tue: le loro p ire- peri ore da Paolo V, egli ed Urbano Vili
ti sono di inarmo bianco, con ispecchi o ebbero in idea di farlo dipingere, il 1 .'dal
lastre di bellissimi marmi colorati. I pa- cav. Lanfranco, il 2.°dal cav. Bernini; ma
vimenti delle 5 navi sono ancora di mat- rimase senza elfetto, come ancora l'ordi-
timi, traimela gran fascia o guida di la- nazione datane al cav. Passignanidiespri*
sire di marmo nel mezzo della nave mag- mervi la vita di s. Pietro, secondo i di-
giure, clieessendo in forma ili croce si pio- segni di Lanfranco. Alessandro VII lo ri-
ti ae alle 4 navi laterali. La serie Cl'Onolo- dussein miglior forma, e Pio \ I olire va-
gica de'Papi incomincia dall'effigie di s. ri restauri e abbellimenti fece vi colloca-
Pietro sul cornicione a destra di chi guai'- re i 1 2 cartoni, ebe rappresentano i Pro*
i\.\ la tribuna o apside: occupano i ritrat- feti dipinti nella nave di mezzo della Ba-
li de'successori la linea della crocerà ona- silicei Lateranense). Procedendo per la
ve traversa, prosiegue sulle linee latera- nave di mezzo alla nave traversa di ero-
li tanto della nave di mezzo, che nelle mi- cera, vi si ascende per 4 scalini, ora di le-
nori comprese le loro 4 testate, mentre gno, standosi per compiere que'di mar-
li- j. testate delle navi estreme hanno eia- mo, col resto de'lavori del pavimento. Pro-
6cu na il luogo per 5 ritratti. Procedendo babilmente la gran parte già fatta degli
nella nave maggiore, giunti alle colonne uni e dell'altro, non fu ancora posta in
1 5." e 16." della parte destra, fra di esse e opera, per non esporla agl'inevitabili sfre-
sopra gli archi destri della nave minore, gi de'lavoranti. A pie delle scale della na-
si ammirano le effigie de'Papi Leone XII, ve di mezzo, si vedono lateralmente su
Pio Vili, Gregorio XVI, e Pio IX che re- temporanei piedistalli i due modelli ori-
glia, riedificalo ri del tempio e ultimi deb gin ali in gesso delle statue de' ss. Pietro
la cronologica serie. La cronologia in pi t- e Paolo fatte eseguire in marmo daGre-
tura è compita e consegnata: quella in mu« gorio XVI, e dal successore collocate sul-
saicojOgiìi posta in opera, o depositata nel- la piazza Vaticana, di che già parlai. I pie
lo studio del musaico nel Vaticano/) sot- dritti dell'arco di Placidia hanno perora
to lavorazione, formasi di85ritratti;quin- dipinti que'marmi colorali che l'abbellì-
di si procederà a formare di musaico gli rami), eie ricordale iscrizioni, le quali si
Bltri. Noterò, che la cronologia dipinta a eseguiranno in lettere di metallo, Perve-
olio e servila per quella di musaico, l'ac- nuli alla nave traversa e all'altare papale,
quistò la rev. fabbrica di s. Pietro, per lo la sua balaustra deve regolarizzarsi, ed ù
stesso prezzo che la commissione di S.PaO- simile a quella degli altari glandi delle te-
lo pagi) a'26 pittori che l'eseguirono; e state della slessa crocerà. Il tabernacolo
così anch'essa avrà la serie de'Papi s'uni- moderno che sovrasta l'aulico, ha nella
le all'Ostiense,e forse li collocherà sul por- sommità della calotta la Croce, e negli
lieo superiore e vestiboli della loggia del- angoli 4 ligure dorate degli Angeli in pie-
tà basilica Vaticana (o»e«Gregorio XVI di, modello di quelle'di bronzo dora lo che
stabili che uel giovedì santo s'imbandii- vi si collocheranno. La volta tonda della
600U J :->
378 TEM TE M
calotta è ornatissima di figure e tutta do- due specchi laterali vi fu dipinto a olio s.
rata. Ne'drappelloui del baldacchino, il Stefano lapidato, ed a fresco s. Paolo gua-
verde richiama la malachitedelle basi del- ritodalla cecità. Esse pitture sono un tipo
le ^ grandi colonne di massi d'alabastro, per risolvere definitivamente sul partito
le quali hanno capitelli di bronzo dora- da adottarsi, onde arricchire il 2. ° ordi-
to, e di malachite si orneranno gli stessi ne architettonicodeil'intero sagro edificio,
drappelloni. Le due basi che guardano siccome di sopra dichiarai. Il grandealta-
J'apside le trovai compite e decorate eia- re dell'Assunzione di Maria Vergine non
senna dello stemma di Pio IX. iu metallo è ancora consagrato. Le due cappelle del
dorato, e l'avranno pure le due altre basi ss. Crocefisso (ove come dissi è pure ve-
rispondenti alia nave di mezzo, le cui pre- aerato il ss. Sigraruento) e del Coro de'
zioseimpellicciature in due parti di una e- monaci, hanno bussoloni con cristalli. La
rano terminate. Nell'apside e ne'6 inter- torre campanaria manca pocoalsuo com-
pilastri si collocherà un'iscrizione magni- pimento, in uno al suo tempietto mono-
fica iu marmo, per memoria della seguita tero di 12 colonne, colla sua cupola. S'i-
solenneconsagrazione di Pio IX. La nave gnora il numero delle campane che ver-
tra versa è illuminata da i4gi*andi finestre, l'à determinato.
Nel 2.0 ordine architettonico dell' altare TEMPIO DI SALOMONE. V. Tem«
grande della Conversione di s. Paolo, ne' pio.
FINE DEL VOLUME SETTANTESIMOTERZO.
BX 841 .M67 1840
SI1CR
fioroni , Gaetano,
1802-1883.
Dizionario di erudizione
storico-ecclesiastica
AFK-9455 (awsk)