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Full text of "Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni. Compilazione di Gaetano Moroni romano"

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C  3  7* 6 
DIZIONARIO 

DI  ERUDIZIONE 

STORICO-ECCLESIASTICA 

DA  S.  PIETRO  SINO  Al  NOSTRI  GIORNI 

SPECIAL  JI  ENTE     INTORNO 

AI  PRINCIPALI  SANTI,  BEATI,  MARTIRI,  PADRI,  AI  SOMMI  PONTEFICI,  CARDINALI 
E  PIÙ  CELEBRI  SCRITTORI  ECCLESIASTICI,  AI  VARII  GRADI  DELLA  GERARCHIA 
DELLA  CHIESA  CATTOLICA,  ALLE  CITTA*  PATRIARCALI,  ARCIVESCOVILI  E 
VESCOVILI,  AGLI  SCISMI,  ALLE  ERESIE,  AI  CONCILII,  ALLE  FESTE  PIÙ  SOLENNI, 
AI  RITI,  ALLE  CERIMONIE  SACRE,  ALLE  CAPPELLE  PAPALI,  CARDINALIZIE  E 
PRELATIZIE,  AGLI  ORDINI  RELIGIOSI,  MILITARI,  EQUESTRI  ED  OSPITALIERI,  NON 
CILE    ALLA    CORTE    E    CURIA    ROMANA    ED    ALLA    FAMIGLIA    PONTIFICIA,    EC.    EC.    EC. 

COMPILAZIONE 

DEL  CAVALIERE  GAETANO  MORONI  ROMANO 

SECONDO  AIUTANTE  DI  CAMERA 

DI   SUA  SANTITÀ  PIO   IX. 


VOL.  LXXIII. 
IN     VENEZIA 

DALLA      TIPOGRAFIA      EMILIANA 
MDCCCLV. 


La  presente  edizione  è  posta  sotto  la  salvaguardia  delle  leggi 
vigenti,  per  quanto  riguarda  la  proprietà  letteraria,  di  cui 
1' Autore  intende  godere  il  diritto,  giusta  le  Convenzioni 
relative. 


DIZIONARIO 


DI  ERUDIZIONE 


STOIUCO-ECCLESI  ASTICA 


T  A  R 

X  ARUGI  Francesco  Maria,  Cardi- 
nale. Di  IMoutePuIciano,  nipote  di  Giu- 
lio III  per  parte  della  sorella  Giulia  del 
Monte,  e  di  Gio.  del  Monte  gran  mae- 
stro di  Rodi,  pronipote  del  cardinal  An- 
tonio del  Monte,  e  attinente  di  sangue  e 
concittadino  di  Marcello  II.  Novaeslo  di- 
ce figlio  del  conte  Tarugiode'Tarugi,che 
Giulio  III  fece  senatore  di  Roma,  nel  qua- 
le articolo  con  altri  dissi  il  conte  nipote 
del  Papa.  Uomo  rispettabile  non  solo  per 
lo  splendore  della  nascita,  ma  molto  più. 
per  quello  delle  virtù  e  della  sua  mulle- 
plice  letteratura.  Versato  eccellentemen- 
te nella  scienza  delle  divine  Scritture  e  dei 
Padri,  e  nella  cognizione  delle  lingue  o- 
ricalali,  voltate  le  spalle  al  mondo  si  of- 
fri compagno  a  s.  Filippo  Neri  e  a  Cesa- 
re Caronio  per  contribuire  alla  fondazio- 
ne della  congregazione  dell'  Oratorio  o 
Filippini  (f^.),  sotto  la  direzione  de'qua- 
li,  arricchito  da  Dio  di  doni  straordinari, 
lece  tali  progressi  nella  cristiana  perfezio- 
ne,.ehe  divenne  modello  di  tutte  le  vir- 
tù,alle  quali  seppe  unire  robusta  eloquen- 
za uel  ragionare  delle  cose  celesti  e  dei 


T  AR 

misteri  della  religione,  onde  meritò  dal 
granBaronio  il  titolo  dato  dalla  Scrittu- 
ra all'apostolo  s.  Paolo,  di  duce  della  di- 
vina parola. ììas.  Pio  V  fu  obbligalo  con- 
tro sua  voglia  a  farsi  ordinare  sacerdote, 
e  l'assegnò  per  maestro  di  camera,  con- 
sigliere e  compagno  al  suo  nipote  cardi- 
nal Condii,  nel  viaggio  che  fece  qualele- 
gato  a  latere  a  diversi  principi  d'Euro- 
pa per  la  lega  contro  i  turchi.  Frattan- 
to avendo  la  città  di  Napoli  richiesto  a 
grandi  istanze  la  fondazione  della  congre- 
gazione dell'oratorio,  fu  di  comun  con- 
senso de'padri  della  congregazione  di  Ro- 
ma eletto  all'uopo  il  Tarugi,che  ne'G  an- 
ni di  trattenimento  in  Napoli  die  saggio 
tale  di  saviezza  e  prudenza  nelgovernodi 
quella  nuova  casa,  e  mostrò  un  zelo  co- 
s'i ardente  della  salute  delle  anime,  che 
morto  l'arcivescovo,i  napoletani  lo  richie- 
sero per  loro  pastore.  Restituitosi  a  Ro- 
ma, Clemente  VI II si  sentì  mossodaistin 
to  superiore  a  destinarlo  segretario  del- 
la congregazione  de'vescovi  e  regolari,  ed 
a  promuoverlo  neh  :hj3  all'arcivescovato 
d'Aviguone,  che  non  si  potè  indurre  ad 


4  T  A  R 

accettatele  non  costretto  da  espresso  pon- 
tifìcio comando.  Giunto  appena  alla  sua 
residenza,  si  die  senza  indugio  all'aposto- 
lico ministero,  die  accennai  nel  voi.  Ili, 
p.  ?.88, alla  predicazione  del  vangelo,  al- 
l'osservanza della  clausura  de'roonasteri 
delle  religiose.  Il  credilo  e  la  riputazio- 
ne che  si  acquistò  eziandio  presso  gli  e- 
relici,  mosse  molli  di  questi  ad  abbrac- 
ciare il  callolicisi.no,  e  passando  per  Ido- 
lo terre  lo  veneravano  come  un  santo  : 
molti  vescovi  si  recarono  da  lontane  par- 
ti in  Avignone,  per  apprendere  da  lui  la 
maniera  di  adempiere  l'episcopale  mini- 
stero. Espulsi  dalla  Francia  (/".)  i  gesui- 
ti, furono  dall'arci  vescovo  accolti  con  pa- 
terna carità,  come  ammiratore  di  loro 
•virtù  e  innocenza;  ed  è  perciò  che  a  sov- 
venirli vendè  la  propria  argenteria  e  sup- 
pellettile, quindi  eccitò  il  Papa  a  persua- 
dere Enrico  IV  al  pronto  richiamo  nel 
regno.  Clemente  Vili  tratto  dalla  fama 
del  singolare  merito  e  zelo  del  prelato,  ai 

5  giugno  i  596  lo  creò  cardinale  prete  di 
s.  Cartolomeo  all'Isola,  e  nel  i  5gj  lo  tra- 
sferì a  Siena  {V-)>  dignità  ch'eragli  sla- 
ta da  mollo  tempo  predetta  da  s.  Filip- 
po; ma  il  cardinaleanzichè  rallegrarsi, ne 
accolse  la  notizia  colle  lagrime  agli  occhi. 
Portatosi  in  Roma  a  ricevere  le  insegne 
cardinalizie,  nel  viaggio  s'interpose  con 
successo  tra  Vincenzo  Gonzaga  duca  di 
IManto  va  eRanuccio  Farnese  duca  di  Par- 
ma, i  quali  stavano  in  procinto  di  veni- 
re alle  armi,  non  essendo  riusciti  a  paci- 
ficarli diversi  principi  e  signori  di  ran- 
go. In  Roma  fu  deputato  prefetto  della 
congregazione  stabilita  per  la  riforma  del- 
le chiese  dell'alma  città,  ed  intervenne 
«'conclavi  di  Leone  XI  e  di  Paolo  V.  In 
quello  del  i.°poco  mancò  che  non  restas- 
se eletto  Papa.  Leone  XI  protestavasi  di 
credere,  che  non  vi  fosse  alcuno  in  quel 
tempo,  a  cui  il  Signore  avesse  compar- 
titi maggiori  talenti  e  doni  più  insigni, 
quanto  al  Tarugi.  NeliGoG  rinunziò  la 
sede,  per  quanto  dissi  a  Siena,  e  doman- 
dò a  Paolo  V  di  fare  altrettanto  della  por- 


T  A  R 

pora,  lo  che  quantunque  non  gli  fu  ac- 
cordato, egli  dal  canto  suo  nor  mani"  li 
sequestrarsi  dal  mondo  e  dallo  strepito 
della  corte,  con  rinchiudersi  nuovamente 
nolla  casa  dis.  Maria  in  N'alliccila  de'suoi 
filippini  di  Roma,  dove  pieno  di  vi  ri  ìi  e- 
simie  e  cospicuo  per  fama  di  prodigi  da 
Dio  operali  per  sua  intercessione,  se  ne 
volò  alcieloa'  iogiugnoi6o8,  d'83  anni, 
efusepollo  nella  chiesa  omonima,con  ma- 
gnifico epitaffio  poi  coni  u  ne  a  lui  e  al  car- 
dinal Baronio,  il  quale  celebrò  la  di  lui 
santità  e  dottrina,  e  lo  slesso  fecero  Pe- 
trameIlara,Gallonio,  Tufo,  Bacci  e  altri 
scrittori.  Tutti  gareggiarono  in  vantar- 
ne l'egregie  qualità,  nato  fatto  per  trat- 
tare cose  grandi,  nelle  quali  per  diutur- 
na sperienza  era  eccellentemente  addot- 
trinato, primeggiando  nella  solida  scien- 
za delle  divine  Scritture  e  de'  Padri,  in 
cui  era  insignemente  profondo.  La  Vita 
del  pio  cardinal  Tarugi,  scritta  da]  p.  Gia- 
como R.icci  procuratore  generale  de'do- 
menicani,  sta  in  fine  della  Vita  di  s.  Fi- 
lippo Neri,  Roma  1 663. 

TAbUGI  Domenico,  Cardinale.  Sortì 
inalali  in  Ferrara,  ove  il  suo  padre  Fran- 
cesco gentiluomo  d'Orvieto  era  uditore 
di  rota,  o  meglio  governatore.  Apprese  i 
primi  insegnamenti  in  Orvieto,  la  lette- 
ratura nel  collegio  romano,  e  dal  celebre 
prof.  Carpani  la  teoria  delle  leggi  nell'u- 
niversità romana,  in  cui  riportò  la  laurea 
dottorale,  altri  dicendo  in  Perugia  ov'e- 
rasi  ritirato  nel  1 656  per  la  peste  di  Ro- 
ma. La  pratica  del  foro  l'acquistò  nello 
studio  di  Celsi  uditore  della  romana  ro- 
ta e  poi  cardinale;  il  quale  ravvisando  in 
lui  un  vivo  e  chiaro  talento,  e  una  ca- 
pacità di  mente  alta  ad  apprendere  qua- 
lunque più  ardua  facoltà  ,  lo  scelse  per 
uno  de'suoi  aiutanti  0  segreti  di  studio. 
Il  credito  che  si  acquistò  nella  curia,  de- 
terminò Clemente  X  nel  1670  a  dichia- 
rarlo uditore  della  nunziatura  di  Porto- 
gallo. Tornalo  a  Roma,  e  tenuto  indie- 
tro dall'invidia,dopo  essersi  esercitatocou 
gran  lode  nell'avvocatura,  fu  in  concor- 


T  A  S 

renza  di  molti  soggetti  eletto  uditore  del 
cardinal  Chigi  che  particolarmente  lo  sti- 
mava. Per  di  lui  mezzo  neli6S2  otten- 
ne da  Innocenzo  XI  un  posto  d'avvoca- 
to concistoriale,  e  nel  1 68q  quello  di  luo- 
gotenente civile  dell'uditore  della  canni- 
la, da  cui  Del  1694  fu  avanzato  da  Inno- 
cenzo XII  a  uditore  di  rota.  Indi  dopo  un 
anno  a'  1 2  dicembre  i6g5  lo  creò  cardi- 
nale diacono  di  s.  Maria  della  Scala,  e  Io 
ascrisse  alle  congregazioni  del  concilio, 
de'vescovi  e  regolari,  ed  altre;  inoltre  lo 
fece  vescovo  di  Ferrara,  dove  sorpreso  da 
grave  malattia,  cagionatagli  dalle  sover- 
chie fatiche  da  lui  sostenute  nella  visita 
della  città  e  d^lla  diocesi,  dopo  12  mesi 
di  cardinalato,  scese  nella  tomba  in  Fer- 
rara nel  1 69G,  di  58  anui.  Fu  sepolto  nel- 
la cattedrale,  in  luogo  che  il  capitolo  or- 
nò di  onorevole  epitaffio.  In  Ferrara,  nel 
breve  tempo  che  ne  fu  pastore,  fondò  e 
apri  il  conservatorio  di  s.  Matteo,  poi  tra- 
sferito a  s.  Apollinare,  pel  rifugio  e  man- 
tenimento di  povere  donzelle.  La  sua  vi- 
ta si  legge  tra  quelle  degli  Arcadi  illustri, 
tra'  boschi  pastorali  della  quale  applau- 
dito avea  trattato  la  poetica  cetra. 

TASO0TASSO0THASSO.  Sede  ve- 
scovile della  1 /Macedonia  e  dell'esarcato 
del  suo  nome,  nell'isola  omonima  del  ma- 
re Egeo,  sotto  l'arcivescovato  di  Tessa- 
lonica,  eretta  nel  V  secolo  e  chiamata  pu- 
re P/7<'.L'isola,già  una  delle  più  ragguar- 
devoli dell'Arcipelago,  fu  pure  denomi- 
nata Aethria.Jcria .  Chiyse,  esorgesul- 
la  costa  orientale  della  Turchia  europea 
inBulgaria, sangiacato  di  Gallipoli.  Il  suo- 
lo è  fertilissimo,  con  cave  di  marmo,  e 
forse  anticamente  avea  miniere  d'argen- 
to.  Ha  buon  porto,  frequentato  dal  pic- 
colo navile.  Si  conosce  il  solo  vescovo  O- 
norato,  che  nel  4  >  1  intervenne  al  conci- 
lio di  Calcedonia.  Oriens  dir.  t.  2,  p.  87. 
Taso  0 Tasso,  Thassen,  è  uu  titolo  vesco- 
vile in  partìbus,  dell'eguale  arcivescova- 
to di  Tessaloaica, che  conferisce  la  s.  Sede. 

TASSA  DE'BENEFIZI  ECCLESIA 
STICK  Discreta  contribuzione  che  paga- 


T  A  S  5 

no  i  nuovi  provvisti  de'  Benefizi  eccle- 
siastici (/".),  originata  per  sovvenire  i  bi- 
sogni della  Chiesa  Homi!  na  eia  Came- 
ra apostolicat  pe' 'tanti  dispendii  che  so- 
stengono a  vantaggio  delle  altre  chiese  e 
di  tutti  i  cattolici,  e  per  quanto  dichia- 
rai uè' tanti  relativi  articoli,  ed  iu  quelli 
che  andrò  rammentando,  per  la  spedi- 
zione delle  opportune  Bolle  e  Brevi,  ed 
imposte  a'beneficiali  da'Papi,  ad  esem- 
pio delle  Decime  che  i  Leviti  pagavano 
al  sommo  sacerdote  della  religione  ciu- 
daica,ed  essi  le  riceveano  dal  popolo  d'I- 
sraele come  ministri  delle  cose  sante,  e 
per  diritto  divino  siccome  prescritte  da 
Dio:  inoltre  i  leviti  possederono  campi, 
case  e  città  intere  nella  Palestina.  Indi 
nella  religione  cristiana  i  chierici  non  vi- 
vendo che  dell'Oblazioni  (T7.)  de'fedeli, 
da  queste  volontarie  offerte  ebbero  ori- 
gine le  Decime  ecclesiastiche,  le  Spor- 
tale, i  Beni  di  chiesa,  i  Benefizi  cecie- 
siastici,  le  Pensioni  ecclesiastiche,  di  che 
riparlai  a  Spogli  ecclesiastici,  a  Rega- 
lia eaualoghi  articoli, pel  necessario  man- 
tenimento de'ministri  sagri. Secondo  i  ss. 
Padri  devesi  dare  più  alle  chiese  e  loro 
ministri,  di  quello  che  i  giudei  davano  a' 
levili.  Alcune  tasse  i  vescovi  le  ritraevano 
da'ehierici,  ed  iPapi  leattribuironoal/w- 
sco  o  Tesoro  pontifìcio,  e  talvolta  appli- 
candole a  vantaggio  delle  chiese  medesi- 
me da  cui  derivavano,ad  istauzadi  quelli 
che  le  pagavano.  Anticamente  erano  assai 
maggiori,  quindi  iu  progresso  di  tempo 
la  benigna  indulgenza  de'Papi  a  poco  a 
poco  andò  diminuendole,  anco  ne'privi- 
legi  accordati  ne'  Concordali  da  lorocon- 
clusi  co'diversi  stati  della  cristianilà,del- 
la  natura  e  carattere  essenziale  de'quali 
riparlai  a  Pace,  per  amor  della  quale  essi 
convennero  a  generose  e  paterne  condi- 
scendenze. 1  sovrani  non  ponno  imporre 
tasse  al  Clero,  ed  a' Beni  di  chiesa,  sen- 
za il  Beneplacito  a  pò  sto  lieo, Sostenendo' 
si  la  causa  della  Chiesa,  si  sostiene  quel- 
la de'sovrani  temporali,  contro  di  cui  in 
realtà  combattono  i  labi  politici.  1  beni 


6  T  AS 

ecclesiastici  sono  più  degli  altri  di  giova- 
mento reale  al  principato,  perei»»  la  loro 
conservazione  è  per  esso  di  vitale  interes- 
se. La  storia  luminosamente  lo  ha  ripe- 
tutamente provato,  pe' grandissimi  sus- 
sulii  ricevuti  da'beni  del  clero  edalla  con- 
discendenza de'Papi,  per  la  podestà  che 
hanno  sui  medesimi.  Delle  tasse  pe' be- 
nefizi ecclesiastici    concistoriali  ragionai 
a'Ioro  articoli;  quelle  cioè  per  ogni  mio- 
\o  patriarca,  arcivescovo,  vescovo,  abba- 
zia o  monastero  nulliùs  dioecesis,  a  se- 
conda delle  rispettive  proposizioni  con- 
cistoriali, le  vailo  riportando  descriven- 
do tali  sedi  e  diocesi, e  sono  in  proporzio- 
ne della  Rendita  ecclesiastica delleloro 
mense.  'Tulli  questi  benefizi  concistoria- 
li sono  così  chiamali  perchè  si  conferi- 
scono dai  Papa  ne\Concistoro,e  nelle  pio- 
posi/ioni  si  usano  le  parole,  scritti  o  tas- 
sati ne'libri  o  registri  della  camera  apo- 
stolica, nel  dichiarare  la  consueta  som- 
ma tassata.  All'articolo  Denari  riportai 
i  diversi  valori  de'  fiorini,  de'ducati  e  di 
altre  Monete  pontificie ^che  secondo  l'an- 
tico stile  della  curia  romana  si  usano  nel 
ragguagliare  le  tasse.  Nominandosi  ordi- 
nariamente i  fiorini  di  camera,  qui  dirò 
che  si  valuta  ciascuno  pari  a  scudo  uno 
e  bai.  79,  decimi  8  e  centesimi  2.  Il  sol- 
do poi  equivale  a  bai.  3  e  decimi  6.  Cle- 
mente XI  mandò  al  re  di  Portogallo  il 
decreto  pontificio,  diesi  legge  atM'Epist 
et  Brevia  sclectiora  t.  2,  p.  763,  sotto- 
scritto l'i  1  gennaio  1  7  io  da'cardinali  Ac- 
ciaioli,MarescolliePaniphilj,circa  il  va- 
lore dello  scudo  d'oro  a  ragione  di  paoli 
iGe  mezzo, giusta  ildecretode'5  settem- 
bre 1  708,  e  pregò  quel  sovrano  a  farlo 
osservare  ne'suoi  domimi,  come  tutti  gli 
altri  principi  cattolici  l'aveano  ricevuto, 
affinchè  a  norma  di  questo  restassero  fis- 
sale le  tasse,  che  per  la  spedizione  delle 
bolle  apostoliche  si  doveano  pagare.  Il  p. 
Pleltemberg  gesuita, iYW/frV?  Congreg.  et 
Trib.CuriaeRom.p.  366:Dcmonctarii/u 
valore  in  Curia  Romana,  dice:  »  Curii, 
ut  vidimili  capite praecedente  in  Cancel- 


T  AS 

(aria  apostolica  non  solimi  annatae  sint 
solvendae  de  quibusdam   benfficiis,  Sfid 
etiam  pio  Lileris  apostolicis  clauda  sint 
einolunienla  quibusdam  offieialibus,sub- 
jieciemushiediversarum  monelarum  va- 
iorem  in  Camera,  Dataria,  et  Cancellarla 
receptuin  prò  informatione  exlerorum, 
qui  in  Curia  romana  aut  gratias  impe- 
trarunt,autalia  negotiaexpediri  cupiunt. 
Reducitur  veroomne  monetaegenus  Pio- 
maea  Dataria  ad  ducatos  ami  de  Came- 
ra. Quoti  si  ponatur  simpliciter  ducalus 
non  addendo  de  Camera  atteudilur  valor 
currens  in  loco  Beneficii".  Quindi  ripor- 
ta il  valore  delle  diverse  monete  papali 
effettive  e  nominali,  ragguagliandole   a 
quelle  delle  diverse  nazioni  cattoliche,  e 
de!  le  quali  riporta  il  valore  delle  loro  mo- 
nete denominate  ducati,  fiorini,  libra, 
franchi,  marche,  marabatini,  scudi  e  mi- 
cie di  diverse  specie.  Abbiamo  il  libro:  Tu- 
xae  Cancellariae  Apostolica^,  et  Ta- 
xae  s.  Poenitentiariae  Apostolicae  ju- 
xta  exemplar  Leonis  X,  Romae  t5i4- 
Accedi  t  valor  monetarwn  universiOrbis 
in  Camera,  et  Poenitentiaria  romana 
receptarum.SyU'ae Ducisi  706.  A  Sagro 
Collegio  dissi  delle  tasse  devolute  a'ear- 
dinali  da  que'prelati,  che  per  mezzo  de' 
loro  voti  ottengono  in  concistoro  taluna 
prelatura  che  in  esso  si  propone  dal  Pa- 
pa, come  i  vescovati  e  Ve  abbazie  o  mo- 
nasteri concistoriali;  le  quali  tasse  poi  si 
dividono  a  eguali  porzioni  tra  il  Papa  e 
i  cardinali. Questa  tassa, che  dicesi  de'ser- 
vigi  comuni,  talvolta  riceve  una  riduzio- 
ne dalPapa  e  da'cardinali,ad  istanza  degli 
Spedizionieri  delle  lettere  apostoliche  a 
nome  de'preconizzati  a'benefizi  concisto- 
riali, e  per  mezzo  del   prelato  Segreta- 
rio della  s.  congregazione  concistoriale  e 
del  sagro  collegio.  Queste  tasse  sono  per- 
ciò riducibili,  essendovene  altre  irridu- 
cibili, comechè  spettanti  agli  officiali  del- 
la curia  romana  e  a'famigliari  pontificii, 
tranne  qualche  rarissima  eccezione.    Ad 
evitar  siffatte  tasse,  allorché  il  Papa  de- 
stina alcuno  a  mezzo  della  congregazione 


T  A  S 

di  propaganda  fide  pei"  vicario  apostoli- 
co, gli  conferisce  la  dignità  di  vescovo  in 
pai  tibus coll'autoritàd'un  pontifìcio  bre- 
ve, senza  promulgarlo  in  concistoro.  Le 
propine  o  tasse  dovute  al  Papa  per  ogni 
vescovo  che  propone  in  concistoro,  an- 
covchèinpartibus,  non  sono  meno  di  scu- 
di 69  e  bai.  1  2  e  mezzo.  Rilevo  dalla  nota 
de'coDCistori  de'24  e  27  gennaio  1842, 
le  seguenti  riduzioni  a  tali  propine  e  tas- 
se del  Papa.  L'arcivescovo  di  Fermo  e  il 
vescovo  di  Ratisbona,  ciascuno  pagò  sol- 
tanto scudi  161;  il  vescovo  di  Lumini  34; 
cjuello  di  Jesi  e  quello  di  Warmia,  ognu- 
no scudi  108  e  bai.  5o  ;  quello  di  Monte 
l'ia-cone  1  o5  e  bai.  70;  quelli  d'Orvieto, 
e  ili  Savona  e  Noli,  e  l'arcivescovo  di  Ca- 
merino, per  cadauno  scudi  82  e  bai.  25. 
Delle  suddette  lasse  denominate  de'servi- 
gi  comuni  o  minuti  servigi,  e  proprie  an- 
cora d'alcuni  famigliari  pontificii  e  di  of- 
ficiali della  curia  romana,  ne  parlai  a  Fa- 
migliare, dicendo  delle  Sportale  (/  .)  ;  a 
Dataria,  ragionando  delle  Anna  le  e  de' 
Quindennij  ed  a  Denari,  descrivendo  le 
già  ricordate  diverse  qualità  di  monete, 
indicate  cou  denominazioni  ancora  in  uso 
nella  romana  curia  per  le  tasse.  Leggo  nel 
cardinal  Garampi,  Saggi  di  osservazio- 
ni sul  valore  dell'antiche  monete  ponti- 
fìcie, p.  4e  I2>  crie  8'à  Sl1'  decadere  del 
secolo  XI li  e  sul  principio  del  seguente., 
la  maggior  parte  delle  tasse  di  cancelle- 
ria e  de'proventi  camerali  pontifìcii  tro- 
vavasi  ridotta  a  fiorini  d'oro,  la  più  cele- 
bre moneta  battuta  da'  principi  d'Italia 
negli  ultimi  scorsi  secoli,e  quelli  coniali  nel 
1 252  da  Firenze  oscurarono  i  precedenti, 
ed  eccitarono  gli  altri  a  batterne  de'simili, 
cornei  Papi,  incominciando  da  Giovanni 
XXI 1  del  1  3  18  in  Avignone.  Le  tasse  de' 
minuti  o  comuni  servigi  erano  già  fin  dal 
tempo  di  Bonifacio  Vili  deli2q4  ridot- 
te nella  più  parte  a  fiorini  d'oro;  e  seb- 
bene molti  de'prelati  di  Francia  le  rite- 
n  estero  a  lire  tornesi, molti  della  Gran  Bre- 
tagna a  marche  di  sterlini,  e  molti  di  Ger- 
mania a  marche  d'aigeuto,  pagavansi  pc- 


T  A  S  7 

rò  elFellivaniente  a  ragione  di  fiorini  d'o- 
ro, a'quali  soli  poi  in  appresso  furono  ri- 
dotte. A  Dataria  apostolica  ragionai  del 
Succollettore  generale  della  medesima 
per  V  Annate  e  Quidenni,  tasse  e  porzioui 
de'fi  ulti  delle  rendite  e  benefizi  ecclesia- 
stiei;ed  3Ca:vcelleri\  apostolica  delle  tas- 
se di  questa.  Le  tasse  furono  e  sono  an- 
che proprie  de'  Vacabili  e  Vacabilisti 
(/  .).  Perciò  notai  a  Dataria,  rilevando 
le  attribuzioni  del  revisore  de'conti  delle 
spedizioni,  chea  lui  spetta  formare  la  tas- 
sa spettante  a'  diversi  collegi  vacabilisti, 
sopra  qualunque  materia  beneficiale.  A 
Scrittori  apostolici  parlai  de'  loro  tas- 
satoli nella  cancelleria  apostolica.  Aito- 
ge  il  riportato  dal  p.  Plettemberg,  §  4: 
Oido  expeditionìs  Literarum.»Huìl3kdi' 
cto  modo  conscripta  taxatur  ad  baneum 
Scriptorumper  rescribendarium,taxatae 
suam  appouit  manumcomputator,  et  sol- 
viti!!- scriploribus  taxa.  Deinde  nùttitur 
ad  Abbreviatoresde  parco  minore,seu  mi- 
uoris  praesidentiae,  quorum  unus  perle- 
clis  literis  nomen  adscribit, et  acceptaju- 
xta  laxam  pecunia  bullam  ad  Abbrevia- 
tores  majoris  presidenliaeremittit.  Ex  bis 
duo  quoque  ab  hoc  deputati  nomen  suuui 
paulo  infra  subscriptionem  Abbreviato- 
iiIjus  minoris praesidentiae supppnere  so- 
leut.  Deinde  deferuulur  literae  ad  Solli- 
cita  tores  literarum  apostolicarum,  quos 
ianuizeros  vocant,  quibus  solvuntur  duo 
ducati,  totidemque  caroleni  de  cancella- 
rla si  taxatae  sint  trigitita  ducatis,  si  ve- 
ro infra, solvitur  unus  tantum  ducatus  et 
duo  caroleni.  "  Quindi  parla  delle  altre 
consuete  tasse  clie  vi  appongono  gli  altri 
officiali  della  cancelleria,  secondo  le  rate 
loro  spettanti,  finché  la  bolla  passa  all'e- 
same del  Reggente  della  Cancelleria. 
«Deinde  supplic.itiones  tradii  custodi,qui 
eas  partibus  accepto  a  singulis  uno  julio 
restituii  et  bullasadscripla  primum  rna- 
nu  sua  in  margine  (itera  majuscola  A,  a 
lalere  dextro,  a  sinistro  vero  I,etcircum- 
duciis  lineis circa  taxjsscriptorum  et  al> 
breviatoruin  in  bulla  detenniuatas, finita 


8  T  A  S 

cancellarla  tradit  pluuabatori, a  quo  plum- 
bantur  et  cordulis  alligantur.  Quo  llicto 
neino  potest  in  illis  aliquidaddere,aulex 
illisdetrahere,vel  minueresineincursuex- 
r.ommunicationis  latae  \nBulla  Codiar." 
Si  può  vedere  Registratori  delle  lette- 
le apostoliche.  Delle  pene  contro  quelli 
cliealteranoo  falsificano  le  lettere, decre- 
ti e  Rescritti  pontificii,  ne  tenni  proposito 
anche  in  quell'articolo,  ed  a  Sigilli  pon- 
tificii. Asserisce  il  p.  Plettemberg: »Ta- 
xa  haec  statuta  ereditili'  a  Joanne  XXII, 
Avinione  cum  Curia  ibidem  i  esidei  et,  et 
conlinetur  in  libro, qui  asservatur  iuCan- 
celiarla  apostolica,  quem  se  vidisse  testa- 
tili- Corradus  inprax.  Disp.  Ajxjst.  I.  6, 
e.  4>una  cum  alio  libro,  qui  coutinet  va- 
Jorem  beneficiorum  consistorialium,  ex 
quibus  aunataesolvendaesuut."Cenedel- 
to  XIV  colla  bolla  Cum  sicut,  de'2 5 gen- 
naio 1741»  dichiarò  che  lutti  i  provvisti 
de'  benefizi  ecclesiastici  hanno  I'  obbligo 
d' impetrare  le  lettere  apostoliche  dalla 
cancelleria,  e  di  pagare  ad  essa  le  tasse  e  al- 
tri emolumenti.  Inoltre  il  p.  Plettemberg, 
De  reliquis  qfficialibus  Cancellariaej  § 
1 4,  Qui  ultra  taxas  nil  exigere  ani  ac- 
ciperepossunt,  dichiara:  «  Ne  vero  exces- 
sus  fiat  et  abusus  coni mitlalur  iti  exigendis 
pecuuiis  prò  expedilione  lilerarum  apo- 
stolicarum  aliarumque  gratiaruiu  provi- 
sum  est  a  J Lilio  II,  per  conslitutionem./ìV- 
si Roma?iusPoiiliJ(\i[de'óo  marzo  1 5  1 2), 
et  per  Regulas  Cancellariae.  Julius  II  e- 
nimPontifex  ne  olliciales  Cancellariae  to- 
tiusq.  Curiae  romanae  qtiicquam  ultra 
taxas  aul  postulent,aut  accipiaut  sub  gra- 
vissimispoenisinhibuitjiiimirumsubpoe- 
na  exeommunicationis  latae  senlentiae, 
ci  pio  prima  vice  100  ducatorumauri  de 
camera;  prosecunda  suspensionisesercitii 
et  perceptiouis  emolumeutorum  ad  sex 
menses  Fabricae  basilicae  Principis  apo- 
slolorum  Urbis  applicandorum;  prò  ter- 
tia  vero  vice,  quibus  contra  fecerint  pri- 
\ationis  ofiìciorun),poenis  ipso  facto  iucur- 
rendis.  Iusuper  declaravit  contra  facien- 
tesudrestitueudumquidquid  ultra  taxam 


TAS 
perceperint  foie  obligatos.  "  I  Papi  per- 
chè non  fossero  gravate  le  parti  che  ot- 
tengono una  qualche  grazia  ecclesiasl.„a, 
soggetta  a  pagamento  di  tasse  (non  essen- 
dolo tutte),  prescrissero  idonei  provvedi- 
menti. Gregorio  XVI  formò  una  congre- 
gazione per  stabilire  che  a  pie  di  ciascu- 
na grazia  ecclesiastica  si  notasse  la  viva 
spesa  incontrata,  e  i  diritti  di  spedizione 
e  di  agenzia,  che  la  dataria  ne*  suoi  Ira- 
sunti  e  brevi  incominciò  ad  eseguire;e  que- 
sto savio  sistema  die  norma  alla  segrete- 
ria de'bre  vi  e  ad  altri  dicasteri  ecclesiasti- 
ci. Laonde  sui  brevi  stessi  pontificii  Gre- 
gorio XVI  volle  che  si  ponesse  l'importo 
della  tassa,  compreso  l'emolumento  agli 
officiali  della  segreteria  de'brevi,e  le  spe- 
se per  la  medesima;  e  ne' rescritti  si  di- 
chiara ,  se  gratis  concessi ,  o  quale  lieve 
tassa  fu  pagata,  e  quanto  può  darsi  in  com- 
penso al  procuratore  o  agente  di  affari  che 
domandò  e  ottenne  il  concesso.  11  p.  Plet- 
temberg parla  ancora,  cap.  i3:  De  Se- 
cretarla apostolica^  §  3  1 ,  Quae  sit  ta- 
xa  Brevium,  dichiara.»»  Quod  attinet  ad 
taxas  Brevium,sciendum  indù  Igentias,  a- 
liaque  spiritualia  gratis  omnino  conce- 
di, adeo  ut  secretarla  suppeditet  expen- 
sas  membranorum  et  scriptorum,soIum 
in  casibns  quibusdam  extraordinariisda- 
ri  solet  modicum  aliquid  forte  in  com- 
pensalioneui  expensarum.  Caetera  vero 
Brevia  suas  habent  determinatas  taxas; 
exempl.  grat.  prò  dispensatane  super  in- 
terstitiis  solvuntur  4  ducati  de  camera  , 
pio  aliis  dispensationibus  oidinariis  sol- 
vuntur 5.  At  vero  in  gravioribus  negotiis 
taxa  est  varia,  prò  varietate  et  gravitate 
negoliorum. "Dipoi  in  qualche  modo  au- 
mentarono le  tasse.e  furono  imposte  a  ma- 
terie che  prima  n'erano  esenti;  ciò  derivò 
dal  depauperamento  del  tesoro  pontifi- 
cio, colpa  la  triste  iliade  delle  viceude po- 
litiche de'tempi,  l'indispensabile  aumen- 
to degli  stipendi  agli  officiali  e  altri  im- 
piegati, ed  ancora  per  una  salutare  remo- 
ra e  freno  all'  eccessiva  e  frequente  faci- 
lità delle  doraaude  di  grazie  spirituali  e 


T  A  S  T  A  S  9 
d'indulti,  degenerate  perciò  in  abusi;  non  e  con  discrete  contribuzioni,  in  compen- 
di* per  la  maggior  venerazione  alle  cose  so  di  quanto  somministra  la  camera  apo- 
sagre,  e  pel  mantenimento  dell'osservali-  Btolica  pel  mantenimento  de'  Tribunali 
za  della  benigna  disciplina  ecclesiastica,  ecclesiastici,  delle  Congregazioni  cardi' 
chedeludevasinell'agevoleconcessione.sia  nalizie,  delle  Segreterie  del  hi  s.  Sede. 
d'indulto,  sia  di  dispensa,  sia  d'indnlgen-  in  servigio  di  tutto  l'immenso  cnttolici- 
zc.  Altrettanto  si  elica  delle  tasse  e  poten-  smo  di  tutte  le  5  parti  del  inondo.  Allo 
te  freno  di  tali  multe  pecuniarie,  delle  Di-  alzarono  la  voce  validi  e  dotti  propugna - 
spense  sui  diversi  gradi  di  parentela  per  tori  contro  i  nemici  della  cbiesa  romana, 
contrarre  il  Matrimonio,  che  si  ottengo-  di  siffatte  calunnie  ed  esagerate  accuse, 
no  perla  Dataria  secondo  i  gradi  d'ina-  fra 'quali  qui  mi  piace  ricordarne  alcuni, 
peilimcnto,  onde  porre  un  argine  mora-  per  poi  con  loro  dire  qualche  parola. Ma- 
lissimo  alle  passioni,  pel  buon  ordine  del-  macbi,  Del  diritto  libero  della  Chiesa 
la  società, proclivein  violareles.  leggi  della  di  acquistare  e  ili  possedere  beni  te/u- 
Chiesa,  esigendo  un'eccessiva  indulgenza  portili  sì  mobili  che  stabilì,  i  769.  Mar- 
tasto  pregiudizievole  al  buon  costume.  11  chetti,  Del  denaro  straniero  die  viene  ti 
vescovo  Cecconi,  Istituzione  de' seminari  Roma  e  che  ne  va  per  cause  ecclesia  sii. 
vescovili,  tratta  di  diverse  specie  di  tas-  clic,  calcolo  ragionato,  1800.  Ferrini, 
se  ecclesiastiche,  ed  eziandio  della  tassa  Calcolo  ragionalo  su  le.  ricchezze  del 
su'benefìzi  ecclesiastici  in  favore  de'semi-  clero  cattolico,  Orvieto  1842.  Allorché 
nari  diocesani,  per  l'erezione  e  manuten-  gli  apostoli  percorrendo  la  terra  co m po- 
zione, per  le  scuole  specialmente  di  gram-  nevano  le  chiese,  evi  lasciavano  pastori 
;natiea  e  canto  gregoriano.  Questo  diritto  e  ministri,  subito  cominciò  il  rapporto 
è  fondato  su  quello  che  hanno  i  Poveri  e  delle  chiese  ricche  e  delle  povere,  cioè  di 
le  necessità  della  Chiesa  su  tulli  i  beni  ec-  quelle  che  potevano  dar  qualche  soccor- 
desiastici;  è  un  sussidio  dalo  in  mancati-  so  alle  più  bisognose,  e  del  dovere  che  l'u- 
za  di  altro  modo  per  sopperire  alle  spese,  ne  accorressero  al  soccorso  delle  altre, 
onde  provvedere  le  chiese  di  huoni  mini-  Quell'apostolo,  che  avea  fondatole  chie- 
stri,  e  non  ne  va  esente  neppure  la  tnen-  se  stesse  e  che  ne  riteneva  il  principal  go- 
sa  vescovile.  Pub  imporsi  ed  esigersi  pri-  verno,  avea  la  suprema  ispezione  sopra  gli 
ma  dell'erezione  del  seminario.  Il  cardi-  aiuti  che  si  raccoglievano  colla  Colletta 
Bai  s.  Carlo  Borromeo  arcivescovo  di  Mi-  e  le  Oblazioni  de'fedeli,  e  si  distribuì  va- 
iano fissò  la  tassa  al  10  perioo;  Papa  s,  no  poi  nel  modo  che  prescriveva.  Il  cele- 
l'io  V  la  ridusse  al  5,  e  Benedetto  XIII  bre  esempio  di  s.  Paolo,  che  avea  fonda- 
ordinò  che  fosse  non  meno  di  3,  nò  più  to  le  chiese  di  Galazia  e  di  Corinto,  può 
ilei  ">  per  cento.  Il  vescovo  può  accrescer-  servirne  di  luminosa  idea,  di  quel  Capo 
la  e  diminuirla  con  giusta  equità.  Si  de-  stolocioc  il  quale  conforme  alle  parole  di 
ve  imporre  senza  parzialità,  e  secondo  il  Gesù  Cristo  fondatore  della  Chiesa,  di- 
preciso bisogno;esi  deve  stabilire  su'frut-  chiari»  che  quelli  che  annunziano  I'  evan- 
ti liberi,  detratti  i  pesi,  che  perciò  se  n'e-  gelo  devono  vivere  dell'evangelo.  Mentre 
sige  nota  giurata.  Si  deve  pagare  non  o-  gli  spirituali  di  lui  figli  viveano  in  pace 
stante  qualunque  ùubi/.ione,procedeudosi  sotto  la  felice  legge  evangelica,  In  chiesa 
cuti  pene  contro  i  negligenti.  di  Gerusalemme  gemeva  sotto  l'oppres- 
La  Sede  apostolica  ed  i  Sommi  Poti-  sione  dell'ostinata  Sinagoga,  e  de  cor- 
lefici  furono  anche  segno  d'  acri  censii-  rotti  magistrali  romani  fanatici  idolatri. 
re  e  indegne  contumelie,  per  le  tasse  che  E  sebbene  ila  altro  vescovo  fosse  retta  e 
pe  benefizi  e  materie  ecclesiastiche  si  pa-  da  altri  fosse  stata  fondata  la  chiesa  diGe- 
gauo  in  Roma,  uello  debile  proporzioni  rusnleiwnc,  non  ostante  anche  le  chieso 


io  T  A  S  TAS 
dell'apostolato  di  s.  Paolo  pensavano  a  ncsse  il  decoro  della  suprema  podestà  , 
trasmettere  soccorsi  «'bisognosi  fratelli,  donò  s'i  in  oriente  e  molto  più  in  oeei- 
e  mandar  denaro  fuori  di  territorio  rac-  dente  i  Patrìmonii  della  s.SetSt.  Le  rea- 
colto  nelle  collette  della  domenica.  Tosto  dite  della  romana  chiesa  a  benefìcio  del- 
i  successori  del  principe  degli  apostoli  s.  la  cristianità  vieppiù  si  aumentarono  ne' 
Pietro  fecero  in  Roma  altrettanto,  e  Pa-  seguenti  secoli,  colla  Sovranità  de"  /fo- 
na s.  Solerò  del  i  j5,  secondo  il  pio  e  gè-  mani  Pontefici  e  della  s.  Sede,  coli'  o- 
nei'OSO  costume  da'  suoi  predecessori  u-  Nazione  del  Denaro  di  s.  Pietro,  e  cogli 
salo  fin.  dalla  nascente  Chiesa,  fu  largo  Stati  e  regni  tributari  alla  s.  Sede,  il 
d'inviare  soccorsi  in  riruotissimi  luoghi,  tutto  originato  per  mirabile  disposizione 
massime  a'perseguitati  confessori  della  fé-  della  divina  provvidenza,  dalla  spontanea 
de,  nel  dare  caritatevoie  ospizio  a'nume-  volontà  de'popoli  e  dalla  pia  munifìcen- 
rosissimi  stranieri  accorrenti  in  Roma, ol-  za  de'principi.e  ne  derivarono  sommi  van- 
tre  il  mantenimento  della  copiosa  Ma-  laggi  alla  diffusione  del  cristianesimo  e 
tricola  fìssa  de'poveri  addetta  alla  chiesa  all'indipendente  esercizio  del  supremo  a- 
romana.  Convien  dunque  credere,  die  s.  postolico  ministero,con  immenso  utile  del 
Solerò,  e  molto  più  i  Papi  predecessori,  catolicismo  e  de'Sovrani,  per  quanto  i 
ritirassero  dalle  opulenti  e  roen  persegui-  Papi  operarono  indefessamente  in  loro 
late  chiese  amorevole  sussidio,  per  rif'on-  vantaggio,  e  pe'giandiosi  soccorsi  ad  essi 
ilerlo  ove  più  ne  conoscevano  il  bisogno,  elargiti  in  tutti  i  bisogni,  siccome  padri 
Cessali  gl'impedimenti  al  commercio  del-  comuni;  ampio  argomento  che  toccai  ne' 
le  chiese  tra  loro,  e  acquistatosi  da'  cri-  citati  e  altri  corrispondenti  articoli.  Meo- 
sliani  il  pacifico  esercizio  della  divina  re-  tre  le  possessioni  della  Chiesa  restarono 
ligione,  di  sua  natura  e  conforme  al  si-  tutte  in  un  corpo  e  sotto  uno  stesso  go- 
stema  ecclesiastico,  il  romano  Pontefice  verno,sebbene  le  rendile  erano  divise,  in 
presiedette  e  vegliò  al  riparto  degli  op-  seguito  ciascun  ministro  incominciò  a  ri- 
portimi soccorsi,  siccome  pastore  stipre-  tener  per  se  le  oblazioni  die  si  facevano 
ino  di  tutto  il  gregge  di  Cristo,  e  succes-  alla  sua  chiesa,  le  quali  già  si  solevano 
soie  ed  erede  di  quello  acuì  tutti  gli  altri  portare  al  vescovo,  acciò  le  dividesse;  ma 
e  gli  stessi  apostoli  erano  subordinati.  La  per  ricognizione  della  superiorità  episco- 
sollecitudine  che  incombe  al  Papa  senza  pale,ciascuno  dava  la  3.  parte  al  vescovo, 
controversia  di  tutte  le  chiese,  lo  ponee-  e  qualche  cosa  di  più  per  onore,  che  fu 
gli  solo  fra  lutti  in  grado  di  conoscere  lo  poi  chiamalo  il  cattedratico,  perchè  era 
stato  di  ciascuna,  e  quindi  di  vedere  in  dato  per  riverenza  della  cattedra  episco- 
un  colpo  d'occhio  ove  sia  il  bisogno  e  ove  pale.  Dunque  con  più  di  ragione  dovea 
il  comodo  di  sovvenirlo.  Dice  il  Marcliet-  somministrarsi  qualche  cosa  al  Papa,  che 
ti,  se  le  cose  si  dovessero  oggi  far  da  capo,  sostene\a  tante  cure  e  dispendii  per  tutto 
sarebbe  impossibile  trovare  altra  perso-  il  cristianesimo,  e  siede  sulla  i  /  cattedra 
uà,  che  per  gli  oflìcii  della  sua  rappresen-  dell'episcopato.  Molti  vescovi  intenti  a 
tanza  fosse  più  adatta  all'intento  per  l'au-  ingrandirsi,  riuscendo  molesti  alle  ricche 
torità  della  sede,  più  efficace  per  l'esecu-  abbazie  e  a'pingui  monasteri,  gli  abbati 
zione,e  pei  l'eminente  sua  dignità  più  prò-  e  i  monaci,  anche  per  sottrarsi  dalla  loro 
pria  a  riscuotere  la  fiducia  comune.  Quin-  soggezione,  trovarono  il  modo,  ricorren- 
di  nel  IV  secolo  già  alla  chiesa  romana  do  al  Papa,  cheli  pigliasse  sotto  l'imme- 
da  straniere  provincie  pervenivano  soc-  diala  protezione  di  s.  Pietro  e  li  esentas- 
corsi,  continuando  essa  gli  aiuti  a  quelle  se  dall'autorità  de' vescovi,  il  che  fu  a  pò- 
chiese  che  ne  abbisognavano;  poco  dopo  co  a  poco  consentito,  pagando  gli  esenti 
la  pietà  de'  fedeli,  acciò  il  Papa  mante-  un  censo  alla  chiesa  romana.  Dato  pi  in- 


TAS 
cipìo  a  questa  esenzione,  in  breve  lem  pò 
talli  i  grandi  monasteri  restarono  con- 
giunti alla  s.  Sede.  Intanto  poco  osser- 
vandosi il  divieto  di  non  alieuare  i  beni 
di  chiesa,  che  per  la  romana  avea  fatto 
Papa  s.  Simmaco  nel  "02,  e  gl'impera- 
tori aveano  esteso  a  tutte  le  chiese,  tran- 
ne  per  nutrire  i  poveri  e  riscattare  schia- 
vi e  prigioni,  rinnovatisi  gli  abusi  di  dis- 
sipazione, molti  concilii  ne  fecero  la  proi- 
bizione. Vedendo  i  Papi  I'  inosservanza 
delle  leggi,  non  mancando  pretesti  a'pre- 
lati  [>cr  deluderle,  fecero  diverse  ordina- 
zioni dal  1000  (ino  al  i a5o, prescriven- 
do certe  forinole  di  solennità,  le  quali  ser- 
vivano per  freno  o  impedimento;  tulta- 
volta  non  riuscendo  sufficienti,  Innocen- 
zo IV  cominciò  a  dichiarare  nulle  le  a- 
lienazioni  fatte  senza  quelle  condizioni;  e 
Gregorio  X  nel  concilio  di  Lione  II,  nel 
1274  ordinò  che  non  si  potesse  alienare, 
se  non  nelle  suddette  necessità,  colla  li- 
cenza ancora  del  Papa.  Ad  eliminare  mol- 
ti insorti  abusi,  Clemente  IV  del  126'j 
decretò,  che  la  plenaria  disposizione  di 
tutti  i  benefizi  ecclesiastici  vacati  in  cu- 
na, apparteneva  al  Papa,  quindi  di  con- 
ferirli e  dispensarli  come  beni  di  chiesa, 
di  cui  egli  è  sommo  Gerarca,  comandan- 
do a  quelli  che  li  ricevevano  la  Residen- 
za, e  gli  obblighi  inerenti  a  quelli  che  ri- 
ceveano  benefìzi  semplici.  E  siccome  sa- 
rebbero tutti  i  beneficiati  obbligati  alla 
residenza;  e  perchè  è  volgarissimo  il  det- 
to: Bcneficiiun  datar  propter  officiami 
acciò  non  restasse  il  beneficio  semplice 
senza  un  offizio  e  come  una  cosa  vana,  le 
(  ire  canoniche  che  prima  erano  celebra- 
te nella  chiesa  da  tutto  il  clero,  facendosi 
poi  alcuno  lecito  di  recitarle  privatamen- 
te, acquistarono  il  nome  di  Offìt  ium  di- 
vinimi, il  quale  essendo  celebralo  da  tut- 
ti o  in  comune  o  in  privato,  si  salvò  la 
verità  delh  proposizione:  Beneficiumda- 
tiw  propter  ojfìcium  divinum  .  cioè  per 
recitare  1*  L  ///zio  divino  senza  risiedere 
nelle  chiese.  Esercitando  ormai  1  l'api  pie- 
ni autorità  sulla  materia  beneficiaria,  e 


TAS  ,  , 

avendodovuto  istituire  per  regolai  la  nu- 
merosi officiali,  incominciarono  a  impor- 
le delle  tasse,  mentre  trovavausi  più  bi- 
sognosi onde  estendere  la  loro  vigilanza 
sul  cristianesimo  quasi  dappertutto  pro- 
pagato, in  servizio  de'molteplici  bisogni 
spirituali  di  tanti  milioni  di  cattolici,  e  per 
sostentare  i  numerosi  missionari  che  spe- 
dirono nelle  remote  regioni  d'  Asia  e  di 
Africa,  per  la  conversione  degl'idolatri, 
degli  scismatici  e  de'  maomettani.  Tra- 
sportata da  Clemente  V  la  residenza  pa- 
pale in  Francia  e  in  Avignone,  ne  profit- 
tarono della  lontananza  i  prepotenti  si- 
gnorotti delle  città  e  luoghi  del  dominio 
temporale;  diminuite  perciò  le  rendite  da 
essi  usurpate,  come  purequelledegli  sla- 
ti tributari  e  censuali,  Clemente  V  si  tro- 
vò nella  necessità  peh.°a  riservarsi  una 
piccola  porzione  sui  frutti  d'alcuni  bene- 
fìzi ecclesiastici, che  anticipatamentesi  pa- 
ga dal  nuovo  provvisto,  in  luogo  di  quel 
censo  o  pensione  annua  che  moltissime 
delle  suddette  chiese  monastiche  e  altre 
pagavano  per  l'innanzia  quella  di  Roma, 
e  col  nome  di  Annata  fi  ce  tale  riserva  im- 
posta sulla  sola  Inghilterra,  ove  probabil- 
mente andava  a  mancare  il  pagamento 
dell'antico  denaro  di  s.  Pietro,  offerto  da 
essa  e  da  altre  nazioni  ad  Lìmina  Ano- 
stolorum  (T ,).  Il  successore  Giovanni 
XX4I, che  altri  fecero  istitutore  dell'an- 
nate, l'estese  all'  Irlanda  e  al  principato 
di  Galles,  e  dipoi  nel  1  3  r  q  coll'extrava- 
gante  Cum nonnulla,  per  gli  urgenti  bi- 
sogni della  s.  Sede  in  que'torbidi  tempi, 
le  riservò  per  3  anni  in  tutto  il  mondo 
cattolico;  laonde  quel  Papa  fu  istitutore 
dell'annate  per  tutto  il  cristianesimo,  do- 
po averne  dato  in  piccola  parte  l'esempio 
il  predecessore;  epoi  impose  ancora  l'ob- 
bligo di  pagar  l'annata  ognii  5  anni  a  tut- 
ti i  benefizi  ecclesiastici,  che  per  essere  u- 
niti  a'monasteri  o  luoghi  pii  mai  non  va- 
cavano, la  ijuale  lassa  fu  chiamata  Quia* 
dennio,  e  poi  da'successori  regolata,  co- 
me dissi  al  suo  articolo.  Per  ovviare  ai 
tumulti  che  insorgevano  nell'elezioni  dei 


1 2  T  A  S 

/  'escovi,  il  diritto  eia  passato  a' Capito- 
li, e  nelle  differenze  Ira  essi  provvedeva 
il  Papa.  Ma  Giovanni  XXII  per  le  fre- 
quenti dissensioni  che  nascevano  in  Ita- 
lia nell'elezioni,  se  ne  riservò  la  maggior 
parte,  che  poi  i  successori  estesero  a  tut- 
to il  inondo,  concedendone  in  seguito  la 
nomina  o  presentazione  a  sovrani,  riser- 
vandosi il  diritto  ili  confermarle  e  preco- 
nizzarle in  concistoro, e  così  ehbero prin- 
cipio le  tasse de'benefizi  concistoriali.  Per 
le  regole  di  cancelleria,  secondo  il  Mar- 
chetti, sono  riservali  al  Papa  tutti  i  be- 
nefizi, che  si  riservarono  Giovanili  XXII 
e  l'immediato  successore  Denedetto  XII, 
comequelli  che  eccedano  il  valore  di  200 
fiorini  d'oro,  e  altri  di  specie  diversa;  e 
aggiungerò,  così  quelli  vacali  per  causa 
d'Eresiai  Simonia,  pel  decreto  di  s.  Pio 
Y.Tra  le  eccettuazioni  vi  souo  i  Padro- 
nali, le  Alternative,  e  il  disposto  ne'Co//- 
cordati.  Inoltre  avvertirò,  quanto  alle  ri- 
serve, di  avere  altrove  notato,  che  ciascun 
Papa  al  principio  del  suo  pontificalo  se- 
gna le  Piegole  di  Cancelleria  (prima  si 
stampavano, e  ne  riportai  diversi  esempi 
nel  voi.  LXIX,  p.  227,  228,  233  nelle 
due  colonne),  in  cui  sono  espresse  tutte 
le  riserve  apostoliche  ,  sia  confermando 
quelle  del  predecessore,  sia  rinnovando- 
le, ciò  che  fece  Leone  XII.  Papa  Bonifa- 
cio IX  nel  1 3g2 stabilì  l'annata  ir»  perpe- 
tuo sopra  tutti  i  beuefizi  di  collazione  pa- 
pale, che  nella  sostanza  è  lo  stile  conti- 
nualo sino  a'nosln  giorni.  Alcuni  scritto- 
ri dichiararono  Bonifacio  IX  istitutore 
dell'  annate,  ciò  deve  intendersi  il  per- 
petuo stabilimento  di  questa  tassa.  Dice 
il  Marchetti,  l'annata  che  il  Papa  ritira 
sui  benefizi  ecclesiastici  maggiori,  detti 
concistoriali,  come  sono  i  vescovati  e  le 
abbazie  nullius,  in  istile  di  curia  chiama- 
si commune  et  minulum  servìtium,  e  per 
essa  il  Papa  o  la  dataria  non  ritrae  già 
l'intero  fruttato  del  beneficio,  come  altri 
erroneamente  scrissero,  ma  sibbene  si  ri- 
serva la  metà  de'frutti  annui,  per  regola 
espressa  di  Bonifacio  IX  ;  dal  che  avvie- 


T  A  S 

ne  che  nella  curia  romana  inrcce  di  dirsi 
annate,//^;;!- /////////(comunemente  e  più 
propriamente  si  appellano.  Di  più  avver- 
te,che  le  tasse  per  determinare  il  quanti- 
tativo di  queste  mezze  annate,  desumen- 
dosi sugli  antichi  registri  di  dataria,  nei 
quali  è  segnata  la  rendita  annua  di  cia- 
scun benefizio,  com'era  a'tempi  di  Gio- 
vanni XXII;  in  oggi  che  il  fruttato  dei 
fondi  è  generalmente  aumentato,!!!  realtà 
non  si  viene  a  pagare  nemmeno  la  3."  par- 
te dell'annua  rendita.  In  Germania,  per 
confessione  del  canonista  Wagnereck,  le 
replicate  riduzioni  aveano  fino  dai  suoi 
tempi  ridotte  le  annate  appena  alla  5.a 
parte  dell'annuo  frutto  de'benefizi,  ed  al- 
tre riduzioni  si  fecero  dipoi ,  riportando 
il  Marchetti  una  nota  delle  riduzioni  del- 
le tasse  d'alcune  chiese  della  Germania 
nel  secolo  passato,  ribassate  alla  metà,  a 
un  3.°  ed  anche  meno.  L'ultima  di  esse 
per  la  chiesa  di  Zagabria,  cheavea  2000 
fiorini  di  tassa,  fu  ribassata  a  loo.In  Fran- 
cia, pel  concordato  di  Leone  X,  le  anna- 
te si  ridussero  alla  metà  della  tassa,  che 
in  istile  di  curia  dicesi  di  patria  ridotta. 
Qui  noterò, che  sebbene  la  s.  Sede  avreb- 
be il  diritto  sulle  intere  mezzeannate,  pu- 
re su  queste  sogliono  accordarsi  minora- 
zioni sì  forti,  che  talvolta  non  se  ne  pa- 
ga che  la  5/o  6. a  porte,  condonandosi  an- 
che interamente.  Le  mezze  annate  poi 
0  la  minorazione  soltanto  si  percepisce 
quando  il  certo  frutto  di  ciascun  bene- 
fizio superi  il  valore  di  24  ducati  d'o- 
ro. Aggiunge  Marchetti,  che  per  uso  or- 
inai introdotto  da  molli  anni,  si  può  di- 
re che  in  dataria  non  si  spediscono  più 
bolle  senza  il  così  detto  mandato  di  di- 
visione, vale  a  dire  con  un  cousiderevole 
ribasso,  che  sovente  va  al  3.°  e  più  della 
tassa  fissata.  Laonde  è  agevole  l'argomen- 
tarsi quanto  sia  discreta  la  contribuzione, 
che  il  nuovo  provvisto  dà  per  una  sola 
volta  alla  s.  Sede,  che  sarà  spesso  minore 
della  3."  o  4-*  parte  de'frutti  ch'egli  va  a 
ritirare  in  un  anno  dal  beneficio.  Vera- 
mente non  è  esulto  quanto  il  beneweri» 


T  A  S 
to  Marchetti  asserisce,  clie  in  dataria  or- 
ma- non  ispediscansi  bolle  senza  il  man- 
dalo di  divisione.  La  verità  è  questa,  che 
non  ispedisconsi  bolle  senza  accordarsi  for- 
ti ribassi  ed  anche  coli'  intera  condona- 
zione tlelle  tasse,  ciò  che  appellasi  gra- 
tis praèter  exercìtìum.  Se  poi  vuoisi  per 
somma  indulgenza  e  in  considerazione  di 
particolari  cause,  anche  accordale  un  ri- 
basso su  questi  esercizi,  allora  si  accorda 
un  mandato  di  divisione,  ripartendosi  una 
data  somma  per  tutte  e  singole  le  spese 
eziandio  di  loro  natura  irriducibili.  Ra- 
rissimo  poi  è  il  caso  della  spedizione  ex 
officio,  ed  allora  il  provvisto  non  incon- 
tra alcuna  spesa;  e  ciò  avviene  pure  per 
dispensare  i  poveri  d'alcuni  regni  estati 
lontani,  come  Baviera,  Prussia  ,  Russia. 
ec.  Riguardo  a 'benefizi  minori, dice  ilMar- 
chetti  che  per  antica  legge  essi  sono  ec- 
cettuati dal  pagamento  della  mezza  an- 
nata, quando  la  loro  rendila  non  oltre- 
passi il  valore  ammodi  24  ducati  d'oro 
di  camera,  cioè  a  dire  4'  scudi  (meglio 
4"2,  valutandosi  ciascun  ducalo  imo  scu- 
do e  bai.  7  5);  ed  alcuni  per  non  pagar  la 
lassa,  contro  le  regole  di  cancelleria,  che 
prescrivono  nelle  suppliche  doversi  espri- 
mere il  vero  valore  de'benefìzi,diconoche 
frutta  ?-4  ducati  d'oro.  Alcuni  trovarono 
malechei  provveduti  fossero  costretti  an- 
ticipare il  pagamento  d'una  parte  de'frut- 
ti  del  loro  benefizio,  prima  di  ritirarli; 
ma  la  s.  Sede  fu  costretta  dall'ingratitu- 
dine de'provvistia  ritirare  anticipata  que- 
sta contribuzione,  poiché  dopo  ricevute 
le  bolle  non  si  curavano  di  pagar  la  ca- 
mera apostolica.  Chi  poi  veramente  non 
ha  denaro,  con  un  breve  si  abilita  al  pos- 
sesso, e  dopo  6  mesi  ritirali  i  frutti  paga 
la  mezza  annata,  e  si  prolunga  bisognan- 
do la  proroga,  indi  soddisfatta  la  tassa  si 
spediscono  le  bolle.  Quindi  il  Marchetti, 
passa  a  trattare  de'  Qui  nel  emù.  altre  an- 
nate sotto  diverso  titolo,  ch'ebbero  la  ra- 
gionevolissima origine  nell'unione de'be- 
Delizi  ecclesiastici  a'capitoli,nionasteri,ca- 
»>e  religiose,  collegi  e  altri  luoghi  pii,  che 


T  A  S  i3 

non  muoiono  come  il  beneficiato,  ne  la- 
sciano più  luogo  a  vacanza,  e  si  pagano 
ogni  1 5  anni.  Discorre  pure  del  pagamen- 
to di  componenda  nelle  materie  benefi- 
ziali, in  occasione  di  provvista  nella  qua- 
le vi  sia  bisogno  di  dispensare  da  qualche 
legge  canonica,  come  per  le  componende 
del  le  dispense  matrimoniali;  e  questa  spe- 
cie di  rendita  torna  ad  avere  il  doppio 
profitto  dell'altre  limosine  ingiunte  per 
le  dispense.  In  tali  occasioni,  comediCW- 
diutorie,  delle  quali  riparlai  a  Successo- 
be,  Rinunzie  in  favoremec,  che  sono  co- 
se contro  jus  e  odiose,  si  risarcisce  quel- 
la specie  della  violazione  della  legge,  e  si 
cerca  dì  rendei  la  più  infrequente,  con 
imporre  quella  limosina  o  imposizione. 
Si  chiama  in  curia  componenda,  quella 
tassa  che  dalla  Dataria  (nel  quale  arti- 
colo parlai  dell'officiale  amministratore 
generale  delle  componende)  si  esige,  per 
le  nominate  dispense  matrimoniali  e  ma- 
terie benefiziali,  perchè  si  proporziona  e 
compone  secondo  le  circostanze  delle  ra- 
gioni più  o  meno  urgenti  d'accordar  la 
dispensa,  per  rendere  meno  frequenti  le 
ferite  che  si  fumo  alla  legge  del  pubblico 
ordine,  ed  il  denaro  è  uno  de' fieni  più 
capaci  di  tener  l'uomo  alle  regole,  e  tale 
tassa  si  eroga  in  piissimi  usi,  come  affer- 
ma il  Marchetti ,  ed  io  rimarcai  a'  suoi 
luoghi,  nel  ragionare  di  questo  capo  d'en- 
trala ecclesiastica;  dicendo  puredi  quella 
degli  Spogli  ecclesiasticijb  dell'altra  tas- 
sa che  si  paga  in  occasione  d'alcuni  bre- 
vi, pe'quali  militano  le  stesse  ragioni  ad- 
dotte per  le  dispense  matrimoniali.  Im- 
perocché le  dispense  da  alcune  leggi  ca- 
noniche, e  specialmente  dall'età  e  da'tem- 
pi  prescritti  per  ricevere  gli  Ordini  sa- 
gri,  che  con  tali  brevi  si  accordano,  sono 
della  stessa  natura  delle  matrimoniali,  e 
si  regolano  e  si  giustificano  quasi  cogli  ar- 
gomenti medesimi,  del  risarcimento  pro- 
poi  zionato  che  si  dà  all'ordine  pubblico, 
e  della  difficoltà  che  si  aggiunge  all'esten- 
sione della  legge.  Queste  tasse  sono  i  ge- 
neri d'entrala  straniera  di  Roma,  per  le 


i4  T  A  S 

quali  si  è  sempre  irragionevolmente  me- 
n.ito  tanio  rumore,  sebbene  in  parie  rim- 
piazzarono i  sussiclii,  i  censi,  le  oblazioni 
straniere  che  aulicamente  s'inviavano  al- 
la s.  Sede,  per  ossequio  alla  chiesa  ma- 
trice, onde  riconoscere  e  onorare  anche 
in  tal  guisa  il  Primato.  Loda  Marchetti 
l'uso  delle  discorse  tasse,  poiché  concilia- 
no mirabilmente  due  utilità,  cioè  di  man- 
daralla  i  .chiesa  la  consueta  contribuzio- 
ne, e  di  farla  nello  slesso  tempo  servile 
all'osservanza  delle  legyi  canoniche. Il  me- 
todo poi  di  rivolgere  quelle  stesse  contri- 
buzioni di  carila  in  una  specie  di  salva- 
guardia del  sistema  ecclesiastico,  e  di  ri- 
durle a  un  freno  contro  le  trasgressioni 
de' canoni,  egli  è  un  accorgimento  tutto 
pieno  di  sapienza,  che  lo  spirilo  di  Dio, 
che  sempre  regola  la  sua  Chiesa, pare  che 
abbia  riservalo  a'tempi  ue'quali  il  raffred- 
damento della  carità,  il  soverchio  amore 
dellecose  terrene,  e  l'indebolimento  delle 
idee  religiose,  rendevano  più  necessaria  u- 
na  giustificazione  della  chiesa  romana  su 
questo  delicato  punto, e  uno  stimolo  a  quei 
sussidicene  la  salute  ecclesiastica  esigeva 
che  non  mancassero.  Iti  sostanza  il  dotto 
Marchetti  dimostra,  essere  conforme  al- 
la ragione,  all'umanità  naturale,e  special- 
mente al  Vangelo,  che  dalle  chiese  ricche 
si  traggano  aiuti  per  le  chiese  povere.  Che 
"vi sia  uno  che  presieda  a  questo  riparto, 
è  utile  evidentemente  alla  cosa. E  che  que- 
sti sia  e  debba  essere  il  Papa,  lo  dimostra 
la  convenienza  e  la  tradizione  ecclesiasti- 
ca. Prova,  che  in  tutti  i  tempi  la  chiesa 
romana  ha  ritratto  delle  rendite  dalle  al- 
tre chiese. Descrivecon  documenti  in  qua- 
li modi  venga  a  Roma  in  oggi  il  denaro 
per  salutari  e  giuste  tasse.  Riporta  con 
calcoli  autentici  qual  somma  in  altri  tem- 
pi vi  veniva,  quale  ne'nostri  per  le  tasse. 
Come  la  chiesa  romana, sebbene  si  fosse 
ritenuta  e  si  ritenesse  ne'  propri  usi  tali 
tasse  sussidiarie  straniere,  nittno  se  ne  po- 
trebbe dolere  ragionevolmente, né  trovar- 
vi ingiustizia.  Come  i  Papi  hanno  impie- 
gato e  impiegano  in  aiuto  delle  chiese  stia- 


T  A  S 

»iori  di  quelli 
provenute  d'altronde.  Confuta  che  IJjm- 
poverimento  diRoma  sia  derivato  al  man- 
care delle  rendite  straniere.  Ragionai  in 
più  luoghi,  come  i  Papi  per  accorrere  ge- 
lici osamente  a' bisogni  della  chiesa  uni- 
versale e  difendere  principi  e  popoli  da  for- 
midabili nemici  infedeli,  si  trovarono  co- 
stretti d'indebitare  la  camera  apostolica, 
quindi  ad  istituirei  Vacabili  ei  Luoghi 
ili  Monti. .e  in  parte  tuttora  ne  risentono  le 
gravanti  conseguenze,  anzi  furono  obbli- 
gaticaricared'iuiposizioni  e  Dazi  i  propri 
suddili;avendo  rilevato  a  Rendita  eccle- 
siastica, uon  solo  quelle  tenui  del  Papa 
e  de' cardinali,  ma  quanto  la  camera  a- 
postolica  spende  pe'  cattolici  di  tutto  il 
mondo,  ed  iu  moltissimi  articoli  riportai 
le  discrete  provviste  de' prelati,  e  gli  ono- 
rai iide'faniigliari  pontificii.  Il  Ferrini  e- 
gregianieute  nel  suo  opuscolo  svolse  due 
disquisizioni. ÌVellai/dimostra  la  ricchezza 
della  tribù  de'Leviti  paragonata  a  quella 
di  ciascuna  delle  altre!  i  tribù  israelitiche 
edellei  i  complessivamente.  Nella2.:'cal- 
cola  qual  sia  stato  approssimativameute 
per  ciascun  ecclesiastico  cattolico  l'annuo 
reddito de'beni  della  chiesa  nell'epoca  più 
ilorida,ftitlo  eguale  riparto.  Quindi  chia- 
ro ne  deriva  il  gran  divario  fra  le  ricchez- 
ze del  sacerdozio  dell'antica  e  della  nuo- 
va legge;rimarcando  vari  articoli  relati- 
vi a'privilegi  ed  esenzioni  accordate  daDio 
alla  tribù  di  Levi,  e  la  forma  del  gover- 
no di  tulio  quel  popolo.  Egualmente  ri- 
marcò e  impugnò  alquante  imputazioni 
maligne  contro  il  clero  cattolico,  dimo- 
strando i  vantassi  recati  dal  medesimo 
no 

alla  società, e  che  le  ricchezze  ecclesiasti- 
che derivano  da  libere  donazioni, da  in- 
dustriose fatiche  e  da  commendevole  e- 
conomia  del  clero;  soggette  a'pesi  comu- 
ni, a  imposte  e sussidii straordinari,  e  più 
de' secolari.  In  fine  discorre  sul  denaro 
straniero, che  percepiva  Roma  per  tasse  e 
imposizioni  sui  beni  ecclesiastici  prirnadei 
noti  sconvolgimenti  d'Europa  del  decli- 
nar del  secolo  passalo  e  de'primordi  del 


T  A  S 
corrente,  anche  con  l'autorità  ili  Marna* 
chi.  di  Marchetti  e  altri.  Riporta  in  pri- 
ma i  \  titoli  trattati  di  sopra, sul  denaro 
che  veniva  a  Roma  pegli  Spoglie  per  le 
Tasse  ,  ammontando  il  calcolo  a  scudi 
263,900, che  inesco  a  confronto  di  quan- 
ta Roma  somministrava  ad  alcuni  vesco- 
vi ,  ed  a  collegi  e  ospizi  stranieri,  e  nel 
mantenimento  di  quelli  oltremonti  in 
scudi  1  32,1  7-,  restava  a  disposizione  di 
Roma  annui  scudi  1 3 1,723. Fa  peiò  con- 
siderare che  dal  1 520  al  1 620  Roma  som- 
ministrò in  donoa'soli  imperatori  di  Ger- 
mania sedici  milioni  di  scudi,  e  alla  re- 
pubblica di  Venezia  circa  sei  milioni  di 
scodi,  per  sostenere  le  ragioni  della  cri- 
stianità; per  cui  si  empi  di  debili  pagan- 
do il  frutto  dell'8,  del  1  o  e  del  1  2  peri  00. 
ISondimenoconsiderato  solo  il  4  per  100, 
Roma  che  dall'Europa  cristiana  riceveva 
1  3  r ,7^3  scudi  l'anno,  pagava  per  frutti 
800,000  scudi  l'anno.  Supponendo  che 
tuttora  pervengano  inRoma  scudi  i3i ,723 
dall'estero,  il  Papa  che  non  è  solamente 
il  sovrano  temporale  del  suo  slato,  ina  il 
pastore  universale  del  gi*egge  cristiano  e 
capo  della  Chiesa,  siccome  è  giusto  che 
tragga  da'suoi  sudditi  temporali  quanto 
bisogna  a  governo  dello  stato,  altrettanto 
è  pur  giusto  che  tragga  da  lutti  i  fedeli 
quanto  gli  è  d'  uopo  di  spendere  non  già 
come  sovrano  temporale,  ma  come  sacer- 
dote supremo  della  cristianità  e  della  chie- 
sa universale.»-- Nell'Europa  sono  100  mi- 
lioni di  cattolici,  e  gli  scudi  1  3  1,723  con- 
tribuiti complessivamente  perle  lasse  dal- 
1  Europa  alla  Corte  di  Roma  (del  quale 
vocabolo  anche  a  Sede  apostolica  ne  ten- 
ni proposilo,  siccome  a  quello  di  essa  pre- 
ferito malignamente),  formano 66  milio- 
ni circa  di  quattrini  (ch'è  il  5.°  d'un  ba- 
iocco), sicché  uno  per  l'altro  i  sudditi  spi- 
rituali del  Papa  pagano  per  annuo  tri- 
buto (cioè  tasse  per  cose  che  richiedono 
spese  e  mantenimento  di  numerosi  impie- 
gali, e  di  cui  una  parte  è  straniera)  al  lo- 
ro padre  e  sovrano  spirituale  due  terzi 
..'  un  quattrino.  Ecco  l'ingoi  digia  iusazia- 


T  A  S  i5 

bile  della  coite  romana,  ecco  lo  spianto 
tanto  deplorato  del  cristianesimo,  ed  ec- 
co con  quanta  giustizia  la  capitale  del 
mondo  cattolico  viene  soprannominata  la 
Lupa. Frattanto  considerando  da  una  par- 
te, che  mentre  in  tutti  li  governi  civili  i 
sudditi  l'uno  per  l'altro  pagano  da  8  a  10 
scudi  all'anno  di  tributo,  pure  non  si  ec- 
citano tanti  clamori;  e  considerando  dal- 
l'altra parte, che  per  due  terzi  di  quat- 
trino  contribuito  alla  podestà  ecclesiasti- 
ca del  Papa  da  ciascuno  de'fedeli  (e  per 
cose  che  domandano  a  loro  vantaggio  spi- 
rituale e  temporale),  Roma  vienechiama- 
ta  una  Lupa  ,  chi  non  dovrà  ammirare 
la  logica  di  questi  ragionamenti,  e  chi  non 
sarà  edificato  per  la  religiosa  pietà  e  per 
la  buona  fededell'odierna  filosofia?'' Ter- 
minerò con  un  brano  dell'orazione  del 
celebre,  facondo, erudito  e  doltocardinal 
Aleandro,  riguardante  il  denaro  che  in- 
viasi dalle  nazioni  a  Roma  per  tasse;  por- 
porato di  vasto  talento  e  di  prodigiosa 
memoria,  poliglotto  e  benemerito  nunzio 
in  Germania  per  l'estinzione  della  perni» 
ciosa  eresia  di  [Aiterò  (onde  poi  fu  ber- 
saglio delie  ridicole  calunnie  e  vituperi! 
de'suoi  settari), e  l'esecuzione  della  bolla 
che  condannò  i  suoi  errori,  ondenella  fa- 
mosa dieta  di  Worms lungamente  pero- 
rò in  quell'augusta  assemblea  con  robu- 
sta eloquenza,  e  poi  nella  dieta  di  Ratisbo- 
11  a  contro  gli  attentali  de'novatori  valo- 
rosamente difese  la  religione  ortodossa. 
Egli  dunque  quanto  alle  declamazioni 
sulle  tasse  per  la  spedizione  delle  bolle  e 
hi  evi  per  le  dispense  e  provvisioni  bene- 
ficiali, e  per  altri  bisogni  spirituali  e  tem- 
porali delle  nazioni,  ecco  comesi  esprime. 
Questo  non  è  uno  svenar  la  cristianità  per 
ingrandimento  di  Roma,  come  incessan- 
temente latrano  i  novatori  avversari.  O 
consideriamo  i  benefizi  ecclesiastici,  e  des- 
si per  lo  più  in  qualsivoglia  luogo  soglio- 
no godersi  da'paesani,  e  di  quelli  de'qua- 
li  ciò  non  avviene,  si  fa  la  compensazio- 
ne, godendone  scambievolmente  gli  uni 
nella  patria  degli  altri  (massime  in  [Ionia 


16  T  A  U 

pallia  comuni); o  consideriamo i denari 

che  ritrae  il  Papa  dalle  lasse  per  la  spe- 
dizione delle  bolle  e  dalle  altre  grazie;  e 
questi  computati  secondo  la  verità,  non 
sono  tali  che  bastino  a  mantenere  un  me- 
diocre principe,  vedendosi  che  molti  non 
grandissimi  princìpi  spendono  quanto  fa 
il  Papa  nel  mantenimento  della  sua  cor- 
te. E  pur  tali  proventi  sono  una  sola  par- 
ie di  (pianto  il  Papa  in  ciò  spende,  essen- 
dogliene un  altra  non  tenue  somministra- 
ta dal  suo  dominio  temporale.  Or  questi 
proventi  così  mediocri  si  cavano  da  tutti 
i  regni  del  cristianesimo:  fate  ragione  qua! 
particella  propriamente  ne  contribuisce 
ciascun  di  loro.  Oltre  a  ciò  quella  parti- 
cella stessa  da  chi  è  goduta?  Roma  non  è 
coi  tedi  romani  quivi  abitanti  per  discen- 
denza: è  corte  di  ecclesiastici  congregati- 
vi per  elezione  da  varie  proviucie  della 
ciistianità;e  però  gli  onori,  le  ricchezze  e 
i  vantaggi  di  tale  corte  sono  comuni  a  tut- 
te le  provincie  della  cristianità.  E  chi,  se 
non  è  sciocco  o  maligno,  negherà  essere 
utile  per  incitamento  della  virtù,  che  vi 
abbia  una  corte  universale  a  tutti  i  cri- 
stiani, in  cui  possa  ognuno  con  la  scala 
del  merito  aspirare  alle  maggiori  cime  e 
di  dignità,  e  di  ricchezza,  e  d'imperio? 

TASSACURA  o  TASACORA.  Secìe 
vescovile  della  Mauritiana  Cesariense.sot- 
to  la  metropoli  di  Giulia  Cesarea,  il  suo  ve- 
scovoPoeqnariofu  esilialo  nel  4$  jda  'Jn" 
nerico  re  de' vandali,  per  aver  rifiutalo  di 
sottoscrivere  l'erronee  proposizioni  de'do- 
natisti  nella  conferenza  di  Cartagiue.Mor- 
celli,  Afr.  ehr.  1. 1. 

TAUoTHALf. Figura  della  crocediGe- 
su  Cristo,  e  perciò  segno  di  salute.  L'an- 
nalista Rinaldi  all'anno  34>n.°g,2,  nel  ra- 
gionare per  qual  cagione  Pilato  determi- 
nò che  Gesù  Cristo  condannato  da'  giu- 
dei come  bestemmiatore  fosse  Crocefisso 
(/.),  poiché  secondo  la  loro  legge  chi  be- 
stemmia dovea  essere  lapidato,  e  secon- 
do le  romane  la  Croce  era  supplizio  de' 
famosi  ladroni;  riferisce  che  Luciano  an- 
cora testifica,  che  si  solevano  notare  o  se- 


T  A  U 
gnare  rolla  lettera T  i  ladri,  perchè  espri- 
me la  figura  della  croce;  e  presso  i  giu- 
dei colla  croce  si  punivano  i  ladri  e  i  mi- 
cidiali, cioè  quelli  che  uccidono.  Talché  il 
supplizio  della  croce,  che  per  due  ragioni 
si  dovea  a  Barabba  ladro  e  omicida, fu  in- 
giustamente dato  all'innocentissimoGesìi, 
dagli  ebrei  preferito  a  Barabba  che  do- 
vea essere  crocefisso.  Il  vescovo  Sa  niel- 
li, Lettere  ecclesiastiche  t.  8,  leti.  1 8:  Del 
significato  de'  nomi  e  delle  figure  di  al- 
cune lettere  dell'alfabeto,  dice  che  il  se- 
gno del  Tau,  è  segno  di  salute  perchè  de- 
nota la  croce  di  Gesù  Cristo,  riportando 
il  riferito  da  Ezechiele  q,  3. «Et  vocavit 
vi  rum,  qui  indutuseratlineis,etatramen- 
tarium  scriploris  habebat  in  lumbis  suis; 
et  dixit  Dominus  ad  eum:  transi  per  me- 
diani civitatem  in  medio  Jerusalem.et  si- 
gila Thau  super  fronles  virorum  gemen- 
tium,  et  dolentium  super  cunctis  abomi- 
nationibus,  quae  fìunt  in  medio  ejus.  Et 
illis  dixit  audiente  me:  Transite  per  civi- 
tatem, et  percutite,  etc.  Omnecu  auteni, 
super  quem  videretis  Thau,  ne  occidalis 
etc."  Si  legge  \\e\\'  Apocalisse  7,  v.  3.»No- 
lile  nocere  terrae,  et  mari,  ueque  arbo- 
ribus,  quoadusque  signemus  servos  Dei 
nostri  in  frontibus  eorum.  "  Siccome  il 
Thau  ultima  lettera  dell'alfabeto  ebrai- 
co si  pretende  che  altre  volte  avesse  la  for- 
ma d'un  X  o  d'una  croce,  così  i  commen- 
tatori d'Ezechiele,  pel  suo  passo  credono 
doversi  intendere,  che  stampa  vasi  sulla 
fronte  de'gementium  tale  lettera;  altri  di- 
cono che  Thau  è  lai."  lettera  della  parola 
ThorahÀa  legge.  Si  rimprovera  a'samari- 
tani  d'aver  cambiato  la  figura  del  Thau. 
che  Origene  ed  i  Padri  assicurano  aver  a- 
vuto  la  forma  d'una  croce.  Questo  segno 
fu  il  T/u/u, eh' è  il  segno  vitale  della  s.  cro- 
ce di  Cristo.  Coti  il  canone  della  s.  messa 
principia  dalla  lettera  T,  figura  della  cro- 
ce di  Cristo,  ut  statini  Passio  Christi  o- 
culis  corclis  ingcralur,  scrisse  luuocenzo 
III,  lib.  3,  cap.  ■}..  Il  Tau  o  lettera  T  era 
la  croce  che  portava  sul  petto  s.  Antonio 
abbate  e  patriarca  degli  auacoi  eli  0  ceno- 


TAO  TAU                     17 

bili,  del  quale  riparlai  ne'vol.XX,  p.  1  li  in  Coma  villaggio  d'Eraclea  nell'alto-E- 

ei  1  3,  XLVI,  p.  5a  e  altrove.  Altri  dico-  gitto. 

no  che  s.  Antonio  col  suo  bastone  in  fi  TAUM  YCOoTFlAUMACO.  Sede  ve- 
gura  di  T,  operò  il  miracolo  di  risusci-  scovile  della  1."  Tessaglia  nella  Magnesia, 
tare  due  morti,  al  quale  bastone  si  vuole  nell'esarcato  di  Macedonia,  sotto  la  me- 
che  avesse  attaccato  un  Campanello  (f  .\  tropolidi  Larissa,erelta  nel  IX  secolo.  Al- 
o  almen  con  esso  e  il  Tau  viene  rappre-  coni  pretendono  che  si  chiamasse  Domo- 
sentato.  Di  più  si  suole  effigiare  col  libro  co  o  Domenico,  altri  dicono  essere  divar- 
iti mano,  perchè  amò  assai  la  lettura;  col  sa  Taumaco  e  situata  sopra  una  monta- 
Fuoco,  per  aver  liberato  molti  da'peri-  gna.  Si  conoscono  i  seguenti  vescovi.  N. 
coli  di  esso,  0  perchè  divenne  efficace  pio-  pel  quale  Gabriele  vescovo  di  Plinario 
lettore  degli  attaccati  dilla  micidiale  re-  nel  1  564  sottoscrisse  la  deposizione  del  pa- 
sipola  0  malattia  di  siderazione  contagio-  triarca  Joasaph;  Cirillo,  di  cui  Martino 
sa,  conosciuta  sotto  il  nome  di  fuoco  sa-  Crusio  fa  menzione,  TurgO*graec.  li b.  7 , 
ero  o  fatico  di  s.  Antonio;  e  col  porco  a  p.  5o6;  Ilarione sedeva  nel  1722.  Oriens 
piedi,  pel  dominio  ch'ebbe  sui  demoni i,  i  dir.  t.  2,  p.  127.  Taumaco,  Thautnacen, 
quali  in  simile  figura  sovente  a  lui  si  pie-  divenne  un  titolo  vescovile  in  par  tìbus  dei 
sentarono  con  astuzie  e  insidie,  fugandoli  simile  arcivescovato  di  Larissa,  che  con- 
coH'invocaril  nome  di  Gesù  e  segnandosi  ferisce  la  s.  Sede.  Notai  a  Seyna,  che  a 
di  croce  (liberava  gl'indemoniati  con  tale  questa  sede  Leone  XII  nel  1825  vi  tra- 
ili vocazione  e  segno  portentoso),  laonde  è  sferì  Nicola  Manugiewicz  vescovo  di  Tau- 
erroneoil  volgar  detto:?.  Antonio  s'inna-  maco;  indi  a'i5  dicembrei828  ne  con- 
tnoro  d'un  porco.  IlTau  con  campanello  cesse  il  titolo  a  fr.  Giusto  di  s.  Maria  de 
fu  preso  per  insegna  dell'  ordine  de'Ca-  Oro  di  Cordova  d'America,  provinciale 
nonici regolari ospitalarii di s.  Antonio  de'dotnenicani.  Gregorio  XVI  conferì  il 
(/  .).  usando  ilTau  di  colore  azzurro;  dal-  titolo  a' 2 3  dicembre  1 836  a  Vincenzo  del 
l'ordine  equestre  di  s.  Antonio  d'  Etio-  Rosario  filippino  della  congregazione  di 
pia  (/•),"  e  dall'ordine  militare  di  s.  An~  Goa,e  lo  fece  vicario  apostolico  del  Cey- 
lonio  cCHainault  (/"".).  Colla  figura  del  lan;  e  per  sua  morte  lo  attribuì  a'22  lu- 
Tau, venerata  per  croce,si  formarono  divo-  glioi844  a  Giorgio  Mudller  della  diocesi 
lionati  d'oro,  d'argento  e  di  altro  metallo,  di  T reveri,  canonico  di  quella  cattedrale 
che  si  portano  indosso  o  si  appendono  al-  e  vicario  generale,  dichiarandolo  soffra- 
le Corone  divozionali,  muniti  di  benedi-  ganeodel  vescovo.  Il  regnante  Pio  IX  nel 
zione.ln  Roma  le  monache  Camaldolesi  concistoro  de'  1 4  dicembre  1 847  vi  nomi- 
la '  .).dettedis.  Antonio  per  abitare  il  luo-  nò  mg.1  Tommaso  Mullock  irlandese  de' 
goove  fu  il  monastero  e  ospedale  de'ricor-  minori  riformati,  e  coadiutore  della  sede 
dati  canonici  regolarle  ne  custodiscono  la  di  Terra  Nuova,  il  quale  fu  consagrato  dal 
chiesa,  dispensano  i  tau  d'ottone  benedetti  cardinal  Fra  risoni  prefetto  di  propagan- 
particolarmente nella  festa  del  santo.nella  da  nella  chiesa  di  s.  Isidorodi  Roma.Suc- 
quale  si  portano  a  benedire  i  cavalli  e  al-  ceduto  a  tal  vescovato,  lo  stesso  Papa  nel 
tre  bestie  da  tiro  e  da  soma,  innanzi  alla  concistoro  de'3  ottobret85o  preconizzò 
stessa  chiesa  ch'è  sotto  la  sua  invocazio-  mg.r  Giorgio  Claudio  Lodovico  Pio  dia- 
ne. Inoltre  si  chiama  Tau,  o  croce  a  ma-  laudon  di  Lione,  canonico  della  cattedra- 
nichi,  uno  strumento  o  geroglifico  a  for-  le  di  Metz  e  vicario  generale  della  dioce- 
ma  di  T,  che  alcune  figure  egizie  tengo-  si,  deputandolo  coadiutore  del  vescovodi 
no  in  mano,  e  lo  si  vede  pure  ne'momi-  Belley,  chiesa  che  governa  da' 28  luglio 
menti  egiziaui,creduto  emblema  della  for-  1 852. 

za  vivificante  del  sole.  S.  Antonio  nacque  T\UM\Tl] UGO ,Th(ittmat urgus.O- 

vol.  lxxiii.                ^,  >,                                  2 


fdoSf/ionXM/. 


1 8  T  A  U 

peratore  di  meraviglie  e  miracoli, sebbe- 
ne vivente,  vocabolo  composto  dal  greco 
thauma,  miracolo,  e  da  ergon,  opera.  Fu 
dato  questo  nome  e  quest'attributo  nella 
Chiesa  a  molti  Santi,  i  quali  si  sono  resi 
celebri  pel  numero  e  per  lo  splendore  de' 
loro  Miracoli,  Con  tale  nome  si  cbiama 
s.  Gregorio  vescovo  di  Neocesarea,  pel- 
le prodigiose  azioni  operate  per  virtù  di- 
vina, in  confermazione  delle  verità  evan- 
gelicbe.  Fu  pure  dato  a  s.  Leone  vescovo 
di  Catania,  a  s.  Francesco  di  Paola  fon- 
datore de'minimi,  a  s.  Francesco  Saverio 
gesuita,  a  s.  Antonio  di  Padova,  e  ad  altri 
santi. 

TAURACINA.  Sede  vescovile  della 
CartagineseProconsolare  nell'Africa  occi- 
dentale, sotto  la  metropoli  di  Cartagine. 
Il  suo  vescovo  Chiarissimo  o Ciprissimo 
sottoscrisse  la  lettera  del  concilio  Procon- 
solare, mandata  nel  646  a  Paolo  patriar- 
ca di  Costantinopoli  contro  i  monoteliti. 
Morcelli,  Ajr.  dir.  t.i. 

TAURIÀNA,  Taurianum.  Città  ve- 
scovile distrutta  del  regno  di  Napoli  nella 
Calabria  Ulteriore  prima,  presso  la  città 
di  Palmi,  già  ricca  e  molto  commercian- 
te, rovinata  dal  terremoto  nel  1  y83.  Tau- 
riana,  Tauranium,  Tauraentum,o  Tau- 
ricum  secondo  Plinio,  città  antica  de'bru- 
zii  nel  vicariato  romano,  eretta  in  sede  ve- 
scovile nel  VI  secolo  sotto  la  metropoli  di 
Reggio,e  parecb'ebbe  anche  i  vescovi  gre- 
ci suffiaganei  dell'  arcivescovo  greco  di 
Reggio.  I  vescovi  latini  sono  i  seguenti, 
riportali  Dell'  Italia  sacra  t.  io,  p.  170. 
Paolino  che  assistè  al  concilio  di  Roma  del 
590,  a  cui  scrisse  s.  Gregorio  1  YEpist. 
17,  lib.  2,  eumque  praefecit  Liparita- 
nae  ecclesìae  loco  deturpati  Agathonis, 
ila  ut  in  Liparitana  cathedra  resideat, 
Taurianesem  vero  opportuno  tempore  vi- 
silet.  Nel  599  il  Papa  gli  scrisse  VEpist. 
47,  e  mori  Paolino  nel  6oo,  onde  fu  fatto 
visitatore  della  chiesa  di  Tauriana  Ve- 
nerio  vescovo  di  Vibona.  Il  vescovo  Lo- 
renzo nel  64g  intervenne  al  concilio  diLa- 
terano,  e  defunto  in  tale  anno,  subitogli 


TAU 

successe  Giusto,  indi  Giorgio  o  Gregorio 
che  sottoscrisse  nel  G80  l'epistola  sinodica 
del  concilio  di  Costantinopoli  a  s.  Agato- 
ne Papa.  Nel  Gg'J  borì  Pietro,  nel  73o 
trovasi  Opportuno,  Teodoro  fu  al  conci- 
lio diNicea  nel  jSyjindi  il  b  Giovanni  nel 
secolo  IX,  poi  il  b.  Gregorio,  Paolo  tro- 
vossi  al  concilio  diCostantinopoli  nell'870. 
1  saraceni  la  distrussero  nel  secolo  XI, de- 
predando gli  abitanti.  Priva  la  diocesi  di 
pastore,  Ruggero  Guiscardo  duca  di  Ca- 
labria e  Sicilia  implorò  ed  ottenne  da  s. 
Gregorio  VII  il  trasferimento  della  sede 
vescovile  a  Mi le lo  (/  .)nel  1073  o  più  tar- 
di. Nel  secolo  seguente  fu  riedificata,  ma 
nuovamente  restò  abbattuta  da'terremo- 
li,  e  sulle  sue  rovine  venne  fabbricala  la 
città  di  Seminaia,  sopra  una  collina  in 
buon'aria,  con  paese  bello  e  fertile,  con 
chiesa  collegiata  e  altre  chiese  parrocchia- 
li. Diventò  ducato  della  nobile  famiglia 
Spinelli,  e  fu  patria  de'letterati  Antonio 
Spinelli,  Barlaamo,  Benedetto  di  Leone, 
Domenico  Canciavese,  del  medico  Fran- 
cesco Sopì -avia,e  del  giureconsulto  Fran- 
cesco Antonio  Grimaldi.  Presso  Semina- 
ia il  generale  francese  d'  Aubigny  vinse 
nel  1 49^  il  celebre  Gonsalvo  di  Cordova, 
e  dipoi  vi  fu  sconfìtto  neli5o3. 

TAUPiIiNO(s.),  i.°  vescovo  di  Evreux. 
Non  si  hanno  certe  notizie  del  luogo  in 
cui  nacque,  e  del  tempo  in  cui  visse;  ma 
l'opinione  che  sembra  la  più  probabile  è 
ch'egli  fiorisse  nel  IV  secolo.  Tutti  però 
si  accordano  nel  riferire,  ch'egli  fu  il  pri- 
mo che  predicò  la  fede  nel  territorio  di 
Evreux;  che  vi  fondò  una  chiesa  nume- 
rosa sulle  rovine  dell'idolalria;che  la  go- 
vernò in  uffizio  di  vescovo,  e  che  mori 
in  pace  in  senoal  suogregge.  Varie  chie- 
se si  gloriano  di  possedere  una  porzione 
delle  sue  reliquie,  e  celebrasi  la  sua  me- 
moria il  d'i   1  1  d'agosto. 

TAU  [US,  Tauresium,Tebresium.Cìt- 
tà  vescovile  di  Persia,capoluogo  della  pro- 
vincia d'Aderbaidjan  e  del  distretto  omo- 
nimo, a  1  o  leghe  dallagod'Ornnah,ei  06 
da  Teheran.  Non  va  confusa  con  Tauri- 


T  A  U 

cn  del  Clinsoneso  o  Taurtde,  di  cui  pnr- 
laia  Cherso  ed  a  Tartari  a,  né  colla  Tait- 
ride  governo  di  Russia  in  Europa.  Giace 
all'estremità  d'una  bella  pianura  fertilis- 
sima a  piedi  del  monte  Schemi, sullespon- 
de  del  fìumicello  Suskheb,  che  scaricasi 
nell'Agi  e  le  cui  acrpie  amare  sono  ingrati 
parte  usale  nell'irrigazione  delle  terre. Ha 
5ooo  pertiche  di  circonferenza,  con  mu- 
ra alte  eguernitedi  torri,  e  le  porte  ador- 
ne di  mattoni  verniciati  di  più  colori.  Con- 
tiene molte  rovine,  e  poche  belle  case,  ri- 
marcando  visi  soltanto  il  palazzo  del  prin- 
cipe che  n'è  il  governatore,  parecchi  ca- 
ravanserragli e  bazar,  e  tra  le  moschee 
una  sola  si  dislingue.  La  piazza  d'armi  è 
grandissima,  vastissime  le  caserme.  Vi  si 
trovano  parecchie  manifatture  di  seta  e 
di  cotone,  ma  ciò  che  la  rende  una  delle 
più  importanti  del  regno  è  l'esteso  com- 
mercio che  fa  colle  carovane  di  più  paesi, 
le  quali  vi  recano  le  mercanzie  d'Europa 
e  dell'Indie, e  vi  prendono  in  cambio  mer- 
ci diverse  di  Persia.  Caldo  e  asciutto  n'è 
il  clima,  notandosi  sugli  alberi  de' din  tor- 
nì una  specie  di  crisalide  che  produce  per 
emissione  sulle  foglie  una  sorte  di  manna 
più  dolce  del  miele.  Questa  città  è  anti- 
chissima, ma  non  si  ha  veruna  certezza 
intorno  alla  sua  origine,  e  per  un  tem- 
po si  credè  sostituita  aEcbatana;  d'An- 
ville  suppose  che  sia  la  Gaza  o  Ganzaca, 
in  cui  Ciro  depositò  i  tesori  di  Creso;  al- 
tri pretendono  essere  la  Gabris  di  Tolo- 
meo. Né  gli  autori  persiani  vanno  meglio 
d'accordo  tra  loro,  e  ciascuno  leda  un  no- 
me diverso,  taluni  chiamandola  Tebris  e 
assicurando  essere  stata  edificata  nel  7G0 
di  nostra  era  da  Zobeida,  una  delle  ve- 
dove d'Aaron-el-Rascid;  appellandola  tali 
altri  Kand-sag-Sciadasdan.  Sia  comun- 
que, certo  è  che  Tauris  fu  a  diverse  epo- 
che la  capitale  dell'impero  tartaro  de'Mo- 
goli,  di  cui  ragionai  a  Tartaria,  e  della 
Persila, ed  ora  come  Hispàhan  la  2/ cit- 
tà del  regno.  Al  tempo  di  Chardin  anco- 
ra conteneva  5oo,ooo  abitanti  e  faceva 
immenso  commerciocoll'Iudie.  La  suasi- 


T  A  V 


•0 


funzione  sui  confini  del  regno  la  rese  sog- 
getta a  diverse  rivoluzioni,  e  teatro  delle 
guerre  disastrose  tra' turchi,  i  lai  tari  e  i 
persiani;  e  presa  e  ripresa  più  volte,  fu  ro- 
vinata e  quasi  distrutta  intera  mente:  rial- 
zatasi a  poco  a  poco,  risentì  a'?. 9  aprile 
1720  01722  un  violento  terremoto  che 
ne  distrusse  gran  parte  e  fece  perire  circa 
1  00,000  abitanti,  altri  scrissero 25o, 000. 
Indi  presa  da'tiuchi  a'persiani  neh  725, 
il  massacro  durò  5  giorni  e  vi  furono  tru- 
cidate più  di  200,000  persone.  Venne  re- 
stituita a'persiani  nel  1  736,  e  da  quell'e- 
poca restò  sotto  il  loro  dominio.  Ad  onta 
di  tante  sventure  ,  ancora  è  florida  per 
grandezza,  magnificenza,  commercio  e 
quasi  80,000  abitanti.  I  giacobiti  vi  ebbe- 
ro vescovi  particolari  sotto  il  loro  mafria- 
no,esi  conoscono  Basilio  motto  nel  1272, 
Severo  che  governava  ancora  nel  1277, 
Dionigi  del  1288,  a  cui  Papa  Nicolò  IV 
scrisse  congratulazioni,  per  aver  abbrac- 
ciato la  fede  ortodossa.  Orienschrist.\.iì 
p.  1600.  Inoltre  il  p.  Le  Quien  nel  t.  3,  p. 
1 382,  riporta  i  segueuli  vescovi  latini.  Gu- 
glielmo de  Cigiis  domenicano,  nominalo 
da  Giovanni  XXII  nelt32g,  Papa  tanto 
benemerito  della  propagazione  della  fede 
in  oriente  e  nella  Tartaria;  indi  Bartolo 
meo  Ahagliati  domenicano  e  nobile  sane- 
se;  nel  137  5  Giovanni  pure  domenicano; 
Francesco  Cinquino  di  Pisa  dello  stessoor- 
dine,  ne  occupava  la  sede  in  principio  del 
secolo  XV,  e  morì  in  patria  in  odore  di 
santità,  amministrando  i  sagramene  agli 
appestati.  Lo  stesso  p.  Le  Quieti  nel  t.i, 
p.  i44(b  registra  Isacco  A rtar  vescovo  ar- 
meno di  Tauris  e  lodato;  ma  poi  quegli 
armeni  passarono  allo  scisma.  De'  pochi 
cattolici  e  della  prefettura  apostolica  di 
Tauris  feci  parola  a  Persia. 

TAVA  o  SAVA.  Sede  vescovile  della 
1. 'provincia  del  Casso  Egitto, nel  patriar- 
cato d'Alessandria,  eretta  nel  V  secolo.  Ne 
furono  vescovi:  Isacco  partigiano  di  Dio- 
scoro,  col  quale  trovossi  nel  .\:\q  a'  '"'" 
gantaggio  o  conciliabolo  d'Efeso;  ed  Ar- 
poetate  che  sot'oscrisse  la  lettera  de*  ve 


20  T  A  V 

scovi  d'Egitto  all'imperatoreLeone  1, reta- 
li va  all'assassinio  di  s.  Protei-io  nel  4/>7- 
Oriens  chr.  t.  i,  p.  5oG. 

TAVERA  DE  PARDO  Giovanni, 
Cardinale.  Nato  in  Salamanca, fino  dalla 
puerizia  fu  collocato  sotto  la  disciplina  di 
Diego  Deza  Tavera  suo  zio  paterno,  ar- 
civescovo di  Siviglia,  che  l'educò  al  san- 
to timor  di  Dio.  Egli  dalla  prima  età  ap- 
plicatosi con  gran  fervore  e  fatica  agli  stu- 
di nell'accademia  di  Salamanca,  riuscì  ec- 
cellente in  ogni  genere  di  letteratura,  e 
divenuto  dottore  nel  decreto  ,  poco  ap- 
presso d'unanime  consenso  di  tutti  i  pro- 
fessori dell'  università  ne  fu  dichiarato 
presidente  o  rettore.  Riuscì  accettissimo 
al  re  Ferdinando  V  e  al  successore  Car- 
lo V,  i  quali  informati  del  suo  merito  si 
valsero  di  lui,  non  solo  in  cospicue  lega- 
zioni e  altri  gravissimi  affari,  ma  l'ono- 
rarono delle  prime  cariche  del  regno,  e 
alle  maggiori  dignità  ecclesiastiche  lo  pro- 
mossero; tra  le  quali,  di  consigliere  del- 
l'inquisizione, canonico  di  Siviglia  e  vi- 
cario generale  dello  zio,  nella  quale  oc- 
casione lasciato  il  cognome  di  Pardo  as- 
sunse il  suo  di  Tavera;  indi  presidente 
del  regio  consiglio  di  Castiglia  e  inquisi- 
tore, vescovo  di  Città  Rodrigo,  dove  nel- 
la cattedrale  fondò  la  cappella  maggio- 
re ,  di  Leon  e  d'  Osma,  arcivescovo  di 
Compostela  e  poi  di  Toledo.  Carlo  V  lo 
deputò  a  concludere  il  suo  matrimonio 
con  Isabella  di  Portogallo,  col  carattere 
d'ambasciatore  a  quella  corte,  e  l'ebbe 
in  tale  stima  e  concetto  che  nel  condur- 
si in  Italia  a  ricevere  da  Clemente  VII 
la  corona  imperiale,  lasciata  al  governo 
delle  Spagne  la  regina  sua  moglie,  ordi- 
nò che  senza  il  consiglio  e  l'assistenza  del 
Tavera  nulla  s' intraprendesse.  Quando 
poi  Carlo  V  si  trasferì  nelle  Fiandre  a  do- 
mare i  ribelli,  lo  dichiarò  governatore  e 
•viceré  di  tutta  la  Spagna,  colla  tutela  del 
figlio  Filippo  II.  Essendo  arcivescovo  di 
Compostela,  ad  istanza  di  Carlo  V,a'22 
marzoi  53  i  Clemente  VII  lo  creò  cardi- 
nale di  s.  Gio.  a  Porla  Latina,  titolo  che 


T  A  V 

in  appresso  cambiò  con  quello de'ss.  XII 
Apostoli. Poco  dopo  il  Papa  gli  scrisse  let- 
tere gravi  e  minaccevole  perchè  nellaSpa- 
gna  si  erano  cominciati  a  conculcare  i  di- 
ritti pontifìcii  in  assenza  diCarlo  V. Quan- 
tunque fosse  occupato  dalla  mole  del  reg- 
gimento della  Spagna,  da  lui  governata 
con  tale  soavità  e  prudenza,  che  meritò 
l'approvazione  egli  encomi  universa li,sin- 
golarmente  di  Carlo  V,  non  mancò  di  a- 
dempiere  al  tempo  stesso  le  parti  di  sol- 
lecito e  zelante  pastore,  avendo  più  d'u- 
na volta  visitata  la  sua  diocesi  e  celebra- 
tovi il  concilio  provinciale  con  gran  van- 
taggio del  clero  e  del  popolo.  Nella  cari- 
ca d'inquisitore  della  fede  si  portò  con  tal 
zelo  e  fermezza,  sino  a  negare  allo  sles- 
so Carlo  V  le  grazie  che  domandava.  Nel- 
la sua  metropolitana  di  Toledo  fondò  u- 
na  magnifica  cappella  a  s.  Gio.  Ranista, 
enella  stessa  città  restaurò  da'fondamen- 
ti  un  ospedale  che  divenne  famoso  in  tut- 
ta la  Spagna  ,  e  dopo  avergli  assegnato 
i5,ooo  scudi  di  rendita,  lo  dichiarò  ere- 
de universale  de' suoi  beni,  oltre  diversi 
considerabili  legati  che  lasciò  alla  chiesa 
di  Compostella,  nella  quale  stabilì  3  be- 
nefizi coll'obbligo  della  messa  quotidia- 
na, e  dispose  pure  rendite  certe  per  dota- 
re  miserabili  fanciulle,epel  mantenimen- 
to di  poveri.  Morto  Clemente  VII,  non 
potè  intervenire  al  conclave  di  Paolo  III. 
Pieno  finalraentedi  meriti  e  di  virtù,  pas- 
sòamiglior  vita  nel 1 545  in  Vagliadolid, 
di  74  anni  non  compiti,  e  trasferito  a  To- 
ledo fu  sepolto  nella  chiesa  dell'ospeda- 
le con  magnifica  iscrizione. 

TAVERNA  Ferdinando,  Cardinale. 
Nacque  in  Milano  da  nobili  genitori,  e 
chiamato  in  Roma  da  Lodovico  vescovo 
di  Lodi  e  governatore  deìV  d\ma  città  (del 
quale  riporta  notizie  il  Garampi  a  p.  3i  5 
de  Saggi  di  osservaz.  sulle  monete  pon- 
tificie), dopo  aver  presieduto  al  governo 
di  parecchie  città  delio  stalo  ecclesiasti- 
co, dovè  trasferirsi  in  Portogallo  per  col- 
lettore apostolico.Restituilosi  aRoma,  nel 
1599  Clemente  Vili  lo  dichiaiò  Gover- 


T  A  V 

naiore  di  Roma  (/'.),  nella  quale  carica 
esercitando  severità  e  per  le  memorabili 
giustizie  che  fece  eseguire  e  narrate  nel 
voi.  XIV,  p.  5o  e  seg.,  massime  contro 
Beatrice  Cenci  (della  (piale  riparlo  a  Tea- 
tro, descrivendo  quello  di  Tor  di  No- 
na, già  luogo  di  sua  prigione),  ed  Ono- 
frio Santacroce,  fu  preso  in  odio  dalla 
nobiltàedal  popolo.Clemente  Vili, ad  i- 
stanza  del  proprio  nipote, a\)  giugno  1 6o4 
lo  creò  cardinale,  al  cui  avviso  sopraffat- 
to di  gioia  svenne  di  contentezza.  Lo  an- 
noverò nell'ordine  de'cardinali  preti,e  per 
titolo  gli  conferì  la  chiesa  di  s.  Eusebio. 
Ma  essendo  morto  il  Papa  a'3  marzo  1 60  5 
prima  di  provvederlo  del  piallo  cardina- 
lizio, restato  senza  provvista  fu  un  car- 
dinale povero  in  proporzione  di  que'tem- 
pi.  Nel  iGoT  fu  fatto  legato  della  Marca 
da  Paolo  V,  la  governò  anche  nel  1606, 
e  lo  conferma  il  Leopardi,  Series  recto- 
rum,  p.  62.  Vedendosi  in  Roma  guarda- 
to di  mal  occhio,  presso  Frascati  alle  radi- 
ci di  Mondi-agone  fabbricò  la  villa  che  ne 
prese  il  nome  e  descrissi  nel  voi.  XX  VII, 
p.i  54.  La  formò  magnifica  e  vasta,  ma 
per  mancanza  de'  mezzi  fu  impedito  di 
decorarla  e  di  fornirla  di  convenienti  sup- 
pellettili. Quindi  vi  fece  quasi  l'ordinaria 
dimoia,  menandovi  vita  assai  parca  e  fru- 
gale. Intervenne  a'conclavi  per  l'elezione 
di  Leone  XI  e  di  Paolo  V,  il  nipote  del 
quale  acquistò  la  vdla  dal  principe  Peiret- 
ti, al  quale  il  cardinale  l'avea  venduta  nel 
1614,  e  d'allora,  in  poi  prese  il  nome  di 
Borghese,  sebbene  sia  cumulativamente 
chiamata  anche  Taverna. Nel 1 6 1 5  Pao- 
lo V,  che  lo  avea  ascritto  alla  congrega- 
zione del  s.  ofiizio,  lo  nominò  vescovo  di 
Novara,  e  non  di  Lodi  come  prelese  l'A- 
midenio,  dove  usò  la  più  sollecita  cura 
pastorale  per  ben  dirigere  la  greggia  a  lui 
affidata,  encomiato  ancora  per  pruden- 
za e  altre  belle  doti.  Ivi  sopraggiunto  dal- 
la morte  nel  1  6  19, benché  altri  dicano  nel 
1620, cessò  di  vivere  nell'età  di  61  anni, 
e  nella  cattedrale  rimase  onorevolmente 
sepolto.  In  essa  i  canonici  gli  eressero  0- 


T  A  V  21 

notevolissima  lapide,  che  riporta  il  Ciac- 
conio,  /  ir.  ('«//■</.  t.  4>  P-  3(32,  per  aver- 
la restaurata  e  ornata,  donandole  pre- 
ziose suppellettili  sagre,  aumentando  il 
capitolo  e  la  sua  mensa,  ampliato  e  ab- 
bellito magnificamente  l'episcopio, essen- 
dosi mostrato  generoso  anche  colla  città. 
TAVOLA  ROTONDA.  Cavalieri  del 
preteso  ordine  equestre  di  tal  nome,  che 
piuttosto  fu  dato  ad  una  sorta  di  giostra 
o  combattimento  singolare,  e  cosi  appel- 
lata perchè  i  cavalieri  che  vi  aveano  pre- 
so parte,  per  turno  si  recavauo  a  mangia- 
re presso  l'autore  della  giostra,  e  assisi  ad 
una  tavola  rotonda.  Alcuni  scrittori  attri- 
buiscono verso  il  5o6  al  famoso  Arturo 
re  di  lìretagna  la  gloria  d'  avere  inven- 
tato i  Tornei  (/  .),  le  giostre  cavalleresche 
e  la  simile  tavola  rotonda.  Altri  narrano 
che  Arturo  re  d'  Inghilterra  promosse  a 
un  eminente  grado  di  nobiltà  24.  valorosi 
soldati,  per  leprodezzeda  loro  operate  in 
guerra;e  acciocché  niunodi  essi  si  stimas- 
se anteposto  o  posposto  ad  altri  di  grado 
inferiore,  dovendo  sedere  tutti  alla  men- 
sa reale,  ordinò  una  tavola  rotonda  capa 
cedi  tal  numero,  onde  sedendovi  formas- 
sero la  figura  d'una  corona  senza  princi- 
pio né  fine. L'invenzione  fu  lodata  dagl'in- 
glesi e  scozzesi,  e  perciò  in  memoria  col- 
locarono tale  tavola  nel  castello  di  Win- 
chester Dell'Inghilterra,  e  in  essa  si  vede- 
vano i  nomi  di  que'che  vi  aveano  pranza- 
to, scritti  colla  punta  de'loro  pugnali,  ed 
i  quali  assistevano  non  meno  a'banchetti 
cheall'impreseguerreschedi  quel  re.Cam- 
den  pone  in  dubbio  l'asserto,  ritenendo 
l'invenzione  più  antica, perchè  già  costu- 
mandosi i  tornei  militari,  in  essi  si  sole- 
va sedere  in  tali  sorta  di  mense  per  elimi- 
nare emulazioni,  invidie  e  contrasti;  e  A- 
teneo  soggiunge,  che  presso  gli  antichi 
francesi  erano  usate  silfatte  mense,  ove  ce- 
navano i  cavalieri  assistiti  da'loro  scudie- 
ri. Il  Walsiogham  racconta  che  s.  Edoar- 
do III  del  1042  re  d'Inghilterra,  fece  fab- 
bricare una  ca«.a  nel  castello  di  Windsor, 
alla  quale  die  il  uooiedi  Tavola  rotonda. 


22  T  A  V 

Checché  ne  sia,  tra*  tornei  e  i  combatti- 
menti della  tavola  rotonda  eravi  la  difle- 
ren/.a, elici  primi  si  facevano  in  truppa,  e 
i  secondi  erano  combattimenti  singolari, 
la  cui  propria  arma  eia  la  lancia;  ma  ne 
agli  uni,  uè  agli  altri  davano  il  litoiodi  ca- 
\  aliere,  secondo  alcuni.  Si  composero  vari 
romanzi  sui  cavalieri  della  Tavola  Roton- 
da, la  quale  in  sostanza,  lo  ripeto,  sembra 
pili  probabile  che  fosse  una  specie  di  gio- 
stra o  di  esercizio  militare  tra  diversi  uo- 
mini armali  di  lancia,  e  che  così  fosse  no- 
minata quella  specie  di  giostra, perchè  ler- 
ru  ina  vasi  d'ordinario  in  una  cena, in  cui  i 
cavalieri  che  vi  aveauo  preso  parte  erano 
seduti  intorno  ad  una  tavola  rotonda,  a 
line  d'evitare  il  ccremoniale  e  le  dispute 
the  sollevale  potevansi  sul  grado  di  cia- 
scuno e  sui  loro  proprio  posto  di  onore.  Il 
p.  Boiiaiini,che  nel  Catalogo  degli  ordi- 
ni (  questri  e  militari  ne  tratta  a  p.  79, 
confessa  d'ignorarsi  le  insegne  equestri  del 
cavalieredella  tavola  rotonda,  edice  dub- 
bioso questo'preteso  ordine;  ed  io  aggiun- 
gerò, tanto  più  diesi  prelese  istituito  in 
un'epoca  in  cui  non  si  parlava  certamen- 
te di  ordini  cavallereschi. 

TAVOLETTA.  V.  Tabella. 
TAZ1ANISTI.  J .  Ieratici. 
TCI1ERN1GOW  o  CERNI GOW. 
Città  arcivescovile  di  Russia  in  Europa, 
capoluogo  del  governo  e  del  distretto  del 
suo  nome,  a  84  leghe  da  Minsk  e  1 4o  da 
Mosca,  sulla  sponda  destra  della  Desna, 
con  fortificazioni.  Ha  la  cattedrale  di  pie- 
tra costruita  nel  secolo  XI,  un'altra  chie- 
sa di  legno,  e  un  monastero  di  monaci,  o- 
ve  trovasi  il  palazzo  arcivescovile;  possie- 
de pure  altre  8  chiese,  due  monasteri  di 
monache, il  seminario  e  il  ginnasio.  Anti- 
chissima u'èTorigine,  poichèquando  Oleg 
trasportò  la  sede  del  governo  a  Rinvia, già 
Cernigow  avea  i  suoi  principi  particolari. 
Disputata  in  varie  epoche  tra  di  versi  prin- 
cipi, soggiacque  alle  vicende  guerresche. 
Dopo  la  battaglia  di  Calca,  incoi  nel  1226 
i  russi  furono  battuti  da'tarlari,  il  ramo 
de"  principi  di  Ceruigow  rimase  estinto, 


T  E  A 

e  il  principe  Oleg,  scampato  dalla  strage 
s'impadronì  del  trono.  Nel  1259  i  tartari, 
riportata  sanguinosa  vittoria  sugli  abi- 
tanti, per  l'ostinata  loro  dilésa  li  stermi- 
narono tutti,  appena  espugnata  la  città. 
Dipoi  passò  sotto  il  dominio  lituano,  e  fu 
ripopolata  da'profughi  ed  emigrati  russi, 
scampati  da  tutte  le  parti  dal  ferro  de'lar- 
tari.  Nel  1  5of)  il  gran  principe  di  Mosca 
Basilio  IV,  pel  trattato  concluso  colla  Li 
tuania,  la  ricongiunse  alla  Russia;  l'usur- 
patore Oltrepiew  se  ne  impadronì  nel 
1604,  e  presa  poi  da'polacchi  nel  1617, 
fu  restituita  alla  Russia  nell6io  col  trat- 
tato di  Deouline.  La  sede  arci  vescovile  fu 
unita  a  quella  di  Novgorod  o  Novogro- 
dek  (F  .)-  ed  un  medesimo  prelato  le  go- 
verna, sulTraganeo  del  metropolitano  di 
Mosca.  Orìens  chr,  t. i,p. i320. 

TEA  (st),  vergine  e  martire.  Fu  nel 
numero  di  que'cristiani,  che  presi  a  Ga- 
za mentre  assistevano  alla  lettura  de'li- 
bri  santi,  furono  condotti  dinanzi  al  cru- 
dele Firmiliano  governatore  della  Pale- 
slina.  Minacciata  da  essodi  farla  espor- 
re in  un  bordello,  gli  rimproverò  le  sue 
ingiustizie  e  la  corruttela  del  cuore;  di  che 
Firmiliano  sdegnato  ordinò  che  fòsse  for- 
temente battuta,  poi  stesa  sul  cavallet- 
to, ove  le  furono  straziati  i  fianchi  eoo 
unghie  di  ferro.A  questo  spettacolo  un'al- 
tra vergine  cristiana  nomata  Valentina, 
ch'era  in  mezzo  alla  folla,  gridò  al  gover- 
natore; »  E  sino  a  quando  tormenterete 
la  mia  sorella?"  Aneli!  essa  venne  arre- 
stala sul  momento,  e  condotta  avanti  il 
tribunale,  ov'ella  protestò  che  non  sareb- 
be mai  per  sagrificare;  e  volendo  forza  r- 
nela,  si  dimenò  con  tanta  forza,  che  ro- 
vesciò 1'  altare  con  quanto  eravi  sopra. 
Firmiliano,  montato  in  furore,  le  fece  la- 
cerare le  coste  con  maggior  crudeltà  che 
uon  avea  fallo  con  altri, e  finalmente  non 
polendola  vincere,  comandò  che  fosse  le- 
gata con  Tea,  per  bruciarle  tutte  due  in- 
sieme. La  sentenza  fu  eseguita  a'25  lu- 
glio 3o8,  nel  qual  giorno  il  martirologio 
rumano  ne  fa  menzione. 


TEA  TEA  23 
TEANOoCIVITATE.  F.  s. Severo,  ri  de'francesi  in  singoiar  battaglia,  era  in 
TEANO  o  TIANO  (Theanen).  Cina  piedi  sino  a  tempi  non  lontani.  La  città  è 
con  residenza  vescovile  del  regno  delle  bella, ed  il  migliore  de'suoi  edilizi  profani 
due  Sicilie,  nella  provincia  di  Terra  di  è  il  palazzo  del  principe  di  Teano,  eretto 
Lavoro,  e  capoluogo  del  suo  distretto,  a  sotto  i  Cara  fa  principi  di  Stigliano.  Il  si- 
7  leghe  circa  da  Caserta  e  più  di  IO  da  lo  in  cui  è  edificata  la  città  vedesi  tutto 
Napoli.  E'  posta  parie  in  piano  e  parte  circondato  da  valli  e  da  colline,  bastiate 
in  colle, non  lungi  dal  Saune,  sul  destro  da  vari  ruscelli  che  chiamano  savoni.  I 
suo  lato  presso  gli  alti  monti  Auruuci,che  monti  Teanesi  si  considerano  come  for- 
piìi  s'innalzano  dalla  parte  boreale.  La  mali  da  esplosioni  vulcaniche  in  tempi 
cattedrale  sotto  l'invocazione  di  s.  Gio-  ignoti;  e  tutte  le  colline  sono  piantate  di 
vanni  apostolo  ed  evangelista,  costruita  olivi  e  quercia,  come  le  pianure,  per  l'ab- 
sopra  disegno  del  Vaccaio, e  sostenuta  da  bondanza  dell'acque,  riescono  a  hellissi- 
16  colonne  di  granitola  3  navi  ed  or-  me  ortaglie.  1  prodotti  principali  e  so- 
nata con  magnificenza,  e  vi  si  distingue  prabbondanti,ondeservonoabuon  traf- 
la  sontuosa  cappella  dedicata  a  s.  Paride  fico,  sono  l'olio  e  il  grano.  Il  suolodi  Tea- 
i.°  vescovo  e  patrono  della  città,  oltre  no  fu  sempre  feracissimo, e  sino  dall'an- 
molti  e  belli  mausolei  d'  illustri  teanesi.  licitila  le  sue  olive  erano  riputate  eguali 
L'  Ughelli  riporta  il  novero  delle  molte  alle  picene.  Fu  questa  città  fondata  da- 
reliquie  e  corpi  santi,  che  in  essa  si  vene-  gli  Ausoni  o  da' Sich'cini  di  progenie  o- 
rano,  e  riferisce  che  l'aulica  basilica  cat-  sca,che  sovrastarono  a  tutte  le  vicine  «eu- 
tedrale  fu  consagrata  nel  ioo6da  Gio-  ti,  ed  il  dominio  estesero  sino  al  maree 
vanni  XVIII  detto  XIX.  Incendialo  tale  a  Fregelle,  ora  Ponte  Corvo;  e  grande 
tempio  ne'  primordi  del  secolo  XVI,  fu  fu  l'antica  fama  di  Teanum  Sidicinum 
quindi  fabbricato  l'odierno.  Vi  è  il  bai-  nella  Campania  Felice, diverso  da  Tea- 
tisterio  e  la  cura  d'anime,  amministrata  no  o  Qivitate {P '.).  Rimangono  segni  eh 
da  un  canonico  pel  capitolo.  Questo  si  sua  grandezza,  de'ponli  per  sostenere  la 
compone  di  3  dignità,  lai.' delle  quali  è  via  Latina,  delle  fabbriche  come  avanzi 
il  decano, di  2  ì  canonici  comprese  le  pie-  del  circo  e  dell'anfiteatro,  di  opere  reti- 
bende  del  teologo  e  del  penitenziere,  di  colate  e  più  altre  anticaglie,  certamente 
mansionari,  e  di  altri  preti  e  chierici  ad-  opere  de'tempi  romani,  e  forse  del  foro 
detti  al  servigio  divino.  Anticamente  i  ca-  e  di  altri  pubblici  edilizi.  Anni  sono  fu 
uonici  aveano  il  titolo  di  Cardinali. Pros-  trovato  un  pavimento  di  musaico,  con  in 
simo  alla  cattedrale  è  l'episcopio.  Vi  SO-  mezzo  un  quadro  che  rappresenta  alcu- 
no altre  chiese,  3  delle  quali  parrocchia-  ni  uccelli,  lavoro  di  egregio  artefice  del- 
ti e  munite  del  s.  fonte,  ed  una  di  esse  è  l'antichità. Soprattutto  vi  furono celebra- 
collegiata;  3  conventi  di  religiosi,  i  ino-  te  le  acque  salutari,  e  si  ha  memoria  di 
nasteri  di  monache,  diversi  sodalizi,  l'o-  un  antichissimo  baguo  pubblico  dentro 
spedale,  il  monte  di  pietà,  il  seminario  le  sue  mura,  oltre  il  celebre  bagno  CIo- 
coinune  all'unita  diocesi  di  Calvi, e  la  ca-  diauo  ne'suoi  dintorni, conservando  tut- 
sa  di  carità.  Vi  fiorirono  uomini  illustri,  torà  la  contrada  il  nome  di  bagno  nuovo, 
massime  tra  le  dignità  ecclesiastiche,  e  Vi  è  ancora  una  sorgente  d'acqua  fer- 
tra'  guerrieri  Antonio  de  Renzi  e  Luigi  rata,  detta  delle  Caudarelle,  paragona- 
Luonavoglia  a  tempo  di  Ferdinando  V  la  pe'suoi  effetti  alle  famose  acque  gei- 
re  di  Spagna  e  di  Napoli.  La  nobiltà  con-  maniche  di  Spa.  Era  vi  un'altra  fonte  det- 
tava Dell'  epoca  ilei  feudalismo  i  due  se-  ta  delle  Creature, ma  oggi  chiamasi  Sco- 
dili dell'Olmo  e  de*  Leoni.  La  casa  di  A-  murdcataì  perchè  dopo  ih  68 1  il  vesco- 
beuavolo,  uno  degli  croi  italiaui  vincilo-  vò  Giherti  ne  interdisse  l'uso,  per  ovvia 


a4  TEA  T  E  A 

re  alla  superstizione,  con  che  accompa-  condizioni  che  gl'impose  nel  787,6  nar- 
gnavasi  il  bagno  de'fanciulli  nel  7.0  loro  l'ale  dal  Borgia,  Memorie  storielle  di  Bc- 
suino. Scaturisce  quest'acqua  presso  l'esi-  neve/ilo  1. 1 ,  p.  43,  vi  fu  quella  che  do- 
slenteconveniode'minori  riformali. Tea-  vesse  cedere  a  Papa  Adriano  I  alcune  cit- 
ilo in  tempo  de'romani  riguardavasi  co-  là  della  Campania,  per  dono  a  s.  Pietro 
ine  la  più  rispettabile  fra  le  città  campa-  in  partibus  Beneventani*,  le  quali  do- 
jie  dopoCapua,  anzi  comparata  con  essa,  veansi  staccare  dal  ducato,  e  sottoporsi 
era  la  principale  che  s' incontrasse  Ino-  alla  giurisdizione  temporale  della  san- 
to la  via  Latina,  I  Sanniti  però  avidi  di  ta  Sede.  Fra  queste  città  Carlo  Magno 
ampliai'  la  loro  potenza,  nell'anno  412  ▼•  comprese  Teauo  e  Capua.  Di  que- 
lli Roma  impresero  ad  assalir  Teano,  e  st'ultuna  vi  fu  posto  in  possesso  Adria  - 
fu  questa  l'origine  della  guerra  campa-  no  I,  ma  di  Teano  e  delle  altre  4  città  d  i 
na,  onde  ebbe  motivo  la  capuana  dedi-  Sora,  Arce,  Aquino  e  Alpino,  non  è  bea 
zinne a'romaui.  1  sidicini  però,  aiutati  da'  certo  che  il  Papa  ne  conseguisse  il  reale 
Ialini,  continuarono  a  combattere  i  san-  possesso.  Bensì  dipoi  tutte  le  medesime  e 
lutici  attacchi,  e  si  attirarono  poi  l'inde-  coli 'intiere  due  Sicilie  furono  clonate  al  • 
gnazione  romana,  entrando  nella  lega  pò-  li  chiesa  romana  in  sovranità  perpetua, 
sleriormente ordita  contro  di  essi,  e  mol-  Alla  morte  di  Landolfo  il  Jeeehio,  con- 
to più  colla  guerra  convenuta  in  unioue  te  di  Capua,  ebbe  Teano  per  l'ultima  di 
degli  ausoni  agli  auruuci,  e  coila  distri! -  lui  disposizione, ili. "conte  proprio  in  per- 
nione eseguita  di  Aurunca,  mentre  i  cit-  sona  del  terzogeniloLaudenoiro,alla  mor- 
tadini  aveano  riparalo  in  Sessa  (^.),  e  le  del  quale  nella  transazione  fra  Rico- 
così  evitato  il  primo  scontro,  I  romani  nulfo  principe  di  Salerno  (f.),  e  Badai- 
sconfìssero  in  una  sola  battaglia  i  sidicini  gKo  I  principe  di  Benevento,  i  quali  dopo 
e  gli  ausoni,  e  dopo  aver  occupato  Calvi,  l'848  si  divisero  il  ducato  Beneventano, 
sede  degli  ultimi,  posero  a  Teano  l'asse-  Teano  rimase  in  potere  del  primo,  e  per- 
dio, e  l'ebbero  in  loro  potere.  Nella  bat-  ciò  fece  parte  dell'istituito  principato  Sa- 
taglia  del  Trasimeno  pugnarono  i  sidi-  lernilano,el'imperatoreLodovico  II  con- 
cini contro  il  cartaginese  Annibale,  ed  ac-  fermò  il  trattato.  Dipoi  il  contado  di  Ca- 
rolerò una  legione  romana  entro  le  loro  pua  si  distaccò  dal  principato  di  Salei*-. 
mura  dopo  la  battaglia  di  Canne.  Quivi  no,  e  abbracciò  diverse  città  della  Cam- 
il  proconsole  Fulvio  Fiacco  fece  morire  pania  e  Teano,  I  saraceni  si  accamparo- 
sotlo  la  scure  tutti  i  3o2  senatori  di  Ca-  no  a  Teano,  nell'irruzione  di  Seodam  per 
pua,  che  aveano  preso  le  parti  d'Anni-  saccheggiare  i  celebri  monasteri  del  Vol- 
gale. Poscia  vi  fu  dedotta  una  colonia  che  turno  e  di  Monte  Cassino.  Dopo  la  mor- 
si disse  Claudia,  e  sotto  Augusto  ebbe  te  del  conte  Landolfo  (che  alcuni  dissero 
luogo  una  nuova  deduzione  con  l'onore-  vescovo,  ma  noi  fu  per  quanto  poi  rife- 
\ole  aggiunto  di  Firma,  in  contrassegno  l'irò),  nella  divisione  amichevole  fra'  ni- 
della  costante  divozione  al  nome  «orna-  poti,  a  Pandolfo  toccò  in  surte  Teano, 
no,  fino  all'occupazione  gotica  e  longo-  ma  ne  fu  spossessato  poi  da  Guaiferio 
bardica.  Anche  ne'tempi  di  mezzo  il  suo  principe  di  Salerno,  che  indossò  la  cocol- 
stato  continuò  ad  essere  prosperoso;  eb-  la  monastica  e  fu  sepolto  nella  chiesa  det- 
be  i  suoi  gaslaldi,  e  la  famiglia  de'  Sa-  la  del  Castello.  Seguì  poi  Teano  ad  uh- 
tlulti  vi  esercitò  la  preeminenza.  Coen-  bidire,  ora  a 'principi  di  Capua,  ora  a  ta- 
j>resa  nel  ducato  di  Benevento  (di  cui  ri-  luno  della  famiglia  di  essi  preposto  a  quel- 
parlai  a  Sicilia  e  a  Sovranità'  de'roma-  la  contea,  ed  ebbe  frequenti  molestie  da' 
$n  Pontefici  e  Dallas. SEDK),vinto  il  prin-  saraceni  del  Garigliauo.  Dopo  il  1062, 
cipe  di  esso  Arigiso  da  Carlo  Magno,  nelle  Giordano  figlio  di  Riccardo  couled'  A- 


TEA  TEA  2 > 
versa,  e  quindi  principe  di  Capua,  vi  fé-  nia  e  dell'  ingratitudine  colla  decapita- 
ce  rispettare  il  nome  normanno, ed  an-  zione,  e  l'i  i  maggio  i 487  subirono  egua- 
die  dopo  la  fondazione  della  monarchia  le  castigo  il  padre  e  il  conte  di  Sangro, 
siciliana  In  Teano  riguardato  qual  fèu«  non  restando  dell. "che  l'innocente  Gio. 
do.  Il  re  Tancredi  ne  investì  Gualtiero  Battista  ultimo  figlio,  die  rimosso  dal- 
conte  di  Brenna  suo  genero,  che  segui  le  l'arcivescovato  di  Taranto  e  traslato  in 
pariidi  Papa  Innocenzo  HI,  e  riporlo  nel  altre  sedi,  morì  vescovo  di  Casella.  Nel 
principio  del  secolo  Xlll  le  due  vittorie  ilo  7  il  feudo  ili  Teano  fu  conceduto  al 
di  Capua  e  di  Barletta,  dopo  le  quali  per  sunnominato  Gpnsalvo  di  Cordova  da 
tutto  il  secolo  fluttuò  Teano  in  mezzo  al-  Ferdinando  V  re  di  Spagna,  cui  succes- 
le  guerresche  vicende  del  regno,  mas-i-  se  d. Elvira  sua  figlia  maritata  a  d.  Luigi 
me  di  Federico  II  imperatore,  Manfre-  di  Cordova  suo  congiunto,  e  d.  Gonsalvo 
di  suo  naturale,  e  Carlo  1  d'Angiò,  che  i  figlio  di  essi  a'i3  giugno  1570  ne  fece  la 
Papi  investirono  delle  due  Sicilie,  dopo  vendita  al  suddetto  d.  Luigi  Ca l'afa  de' 
aver  deposto  gli  Hohenslaufen.  Onorala  principi  di  Stigliano.  L'ultima  superstite 
più  volte  Teano  dalla  presenza  de' Papi,  Anna  di  questo  doviziosissimo  casato  si 
recandosi  nel  regno,  lo  fu  pure  da  s.  Ce-  maritò  per  volere  diFilippo  I  V  a  d.  Ila  mi- 
Lesti  no  V.  Nel  voi.  XV ,  p.  192  e  altrove  10  de  Gusman  grande  di  Spagna  e  vice- 
narrai,  che  nell'ottobre  1  2q|  trovandosi  rè  di  Napoli, indi  ebbero  luogo  molte  giu- 
a  cena  in  Teano,  creò  cardinale  Castro-  diziali  vertenze  tra  la  regia  corte  e  le  di- 
<• //arcivescovo  di  Benevento, per  la  qua-  scendenti  femmine  di  questafamiglia.il 
le  stravaganza  di  tempo  se  ne  lagnarono  re  Carlo  arciduca  d'Austria,  poi  impera- 
i  cardinali  ,  onde  Castroceli  rinunziò  la  tore  Carlo  VI,  ne  investì  il  conte  Dami 
dignità,  che  pochi  giorni  dopo  il  Papa  in  suo  generale,  ed  i  dissidii  che  ne  furono 
pieno  concistoro  gli  restituì.  La  regina  conseguenza,  terminarono  con  transazio- 
Giovanna  I  a' 17  novembre  i3Go  dichia-  ne  d'indennità  pecuniarie.  Avendo  Papa 
io  principe  di  Teano  il  duca  d'  Ambia  Benedetto  XIII  ritenuto  la  sua  chiesa  ar- 
Francesco  del  Balzo,  che  l'avea  seguita  civescovile  di  Benevento,  vi  si  recò  nel 
nel  suo  ritiro  in  Provenza,  ed  avea  spo-  )  727,  nella  quale  circostanza  a' 1 6  mag- 
salo  la  sorella  di  Luigi  d'Angiò,  che  fu  gio  si  portò  a  Calvi,  ricevuto  dal  vescovo 
2,0  marito  della  sovrana.  Fu  quindi  ven-  mg.r  Positano  e  dal  capitolo, osservando 
duto  il  feudo  di  Teano  nel  1870  a  Gof-  il  riedificato  seminario  e  le  suppellettili 
fredo  Marza  no  conte  d'Alife,  l'ultimo  di-  sagredi  cui  andava  provvedendo  la  chie- 
s -elidente  de'quali  fu  imprigionato  inCa-  sa  tale  pastore.  Alle  ore  2  1  circa  arrivò  in 
steluuovo  per  ribellione  a  Ferdinando  I  Teano,  incontrato  alla  porla  dal  vesco- 
d'Aragona,  riè  più  riebbe  i  feudi,  sebbe-  vo  mg.r  Cirillo  e  dal  capitolo,  e  passò  al 
ne  venisse  liberato  da  Ferdinando  II,  do-  convento  de'  conventuali,  nella  cui  chiesa 
no  I  i  anni  di  prigionia.  I  noltre  sotto  Fer-  erasi  già  posata  la  ss.  Eucaristia  die  pre- 
dinauda  I  fiorì  Antonello  Pieli  ucci  di  Vii-  cede  ne'  viaggi  i  Papi,  colle  consuete  ce- 
bi lYtrnccia  di  Teano,  d'oscura  condi-  remonie.BenedettoXill  pernottò  nel  con- 
zione,  il  quale  pel  suo  ingegno  consegni  vento,  distribuendosi  l'alloggio  del  segni- 
in  Napoli  nobiltà  e  feudi,  cariche  cospi-  to  e  della  prelatura  in  varie  case,  trattati 
cne  e  l'uffizio  di  segretario  regio.  Maeu-  lautamente  dalla  camera  imperiale  diCar- 
tirando  a  parte  della  congiura  de'baroni  lo  VI.  II  popolo  accorse  dalle  vicine  ter- 
coulro  il  re,  ordita  da  Francesco  Coppo-  re  e  castella  nella  città, che  laserafece  va- 
ia conte  di  Sangro,  fu  imprigionalo  in-  rie  illuminazioni  di  giòia. Nella  seguente 
sierue  a'figli  conti  di  Carinola  e  di  Poli-  mattina  del  sabato,  il  Papa  si  avviò  per 
castro,  i  quali  furono  puniti  della  fello-  Munte  Cassi uo,  Dichiarai  a  Caserta,  ed 


a6  T  E  A  TE  A 

;»  Caf.tani  famiglia,  che  i  principi  ili  que-  stitutac  roman.  vìrg.  et  mari,  suojunge» 
sia  n  vendo  a'29  agosto  17*1  ceduto  a  Car-  retar  corpori,  misìt.  Però  occorre  tenere 
lo  di  borbone  re  delle  due  Sicilie  il  du-  presente  il  riferito  a  Sor».  Nuovamente 
cato  e  la  città  di  Caserta,  indi  divenuta  fu  s.  Urbano  da  tutti  proclamato  vesco- 
splendida  1  egizia,  ebbero  in  cambio  in  par-  vo,enon  ostante  la  sua  virtuosa  ripugnan- 
te di  prezzo  il  principato  di  Teano,  di  cui  za  gli  convenne  accettare.  Fu  assiduo  nella 
tuttora  portano  il  titolo  che  soglionocon-  predicazione,  caritatevole  nella  cura  de' 
ferire  a'Ioro  primogeniti,  restando  ad  essi  poveri,  difensore  delle  vedove  e  degli  op- 
eziandio  quello  di  duchi  di  Caserta.  Nel  re-  pressi, operatore  di  prodiga,  visitando  con 
sto  Teauo  seguì  le  vicende  politiche  del  zelo  la  diocesi,  e  fungendo  le  parti  tutte 
reame.  di  eccellente  pastore.  Morì  santamente  a' 
La  fede  cristiana  vi  fu  predicata  ne'primi  6  dicembre,  e  si  venera  il  corpo  nella  cat- 
(empi  del  la  Chiesa, e  Papa  s.Silvestrol  eres-  tediale.  Essendo  perito  l'archivio  per  Tin- 
se nel  333  la  sede  vescovile,cbe  poi  diven-  cendio,  dice  l'Ughélli  che  s'ignorano  i  sue- 
ne  sulFraganea  dell'arcivescovo  di  Capua,  cessoli,  sino  a  Lupo  morto  nell'elio  Cir- 
ene consagrò  1  .*  vesco  vos.  Pari  de  d'Atene,  ca,  nel  quale  anno  gli  fu  sostituito  Ilario 
che  venuto  in  Italia  durante  la  persecu-  diacono  e  monaco  di  Monte  Cassino;  indi 
zione  de' cristiani,  liberò  i  teanesi  da  uu  nell'866  Stefano;  nell'869  Leone,  altro 
tenibile  drago  chel'infestava.onde  cuin-  monaco  cassi  nese,  il  quale  con  l'abbate  s. 
inos^i  dal  prodigio,  riceverono  il  battesi-  BertariodissuaseroGiovanni  Vili  di  eres- 
ino gI'idolatri,e  lo  domandarono  al  Papa  re  vescovo  di  Teano  il  conte  Landolfo  di 
per  vescovo.  Il  santo  fece  innalzare  chie-  Capua.  NeU'884  Angelario  abbate  cassi- 
se,ed  ordinò  chierici  pel  culto  divino, fra'  nese  di  Teano,  insigne  per  virtù,  dalcle- 
quali  s.  Urbano  che  poi  gli  successe.  Oc-  ro  e  popolo  esaltato,  morto  nell'88c)  e  se  • 
cupo  la  sede  sino  al  346,  e  riposò  nel  Si-  polto  in  cattedrale.  Non  si  conoscono  al- 
gnore,  chiaro  per  santità  di  vita  e  per  mi-  tri  vescovi  sino  a  Sandrariodel  1006,  cbe 
iaculi,  venerandosi  il  corpo  nella  calte-  ricevè  un  privilegio  daGiovanni  XIX.. Ar- 
diate. Gli  successe  in  detto  anno  s.  Ama-  duino  sottoscrisse  al  sino  lo  romano  del 
«io  greco,  portatosi  a  rifugiare  in  Italia  '  ^og;  Guglielmo  intervenne  nel  107  lal- 
per  l'ariana  persecuzione, cbe  ben  accolto  la  consagrazionedellachiesadiMonteCas- 
da  s.  Giulio  I  Papa  T  avea  inviato  a  pie-  sino  fitta  da  Alessandro  II;  Pan  lolfo  eas- 
dicar  T  evangelo  nelle  principali  città  vi-  sinese  fu  consagrato  da  Pasquale  II,  dot- 
cine,  e  passato  in  Teano  (come  rimarcai  to  e  propugnatore  della  libertà  eeclesia- 
nel  voi.  LXVII,p.  2(3)  ne  fu  consagrato  stica.  Raul  nel  1  i44s'  trovòall'assemblea 
■vescovo  da  detto  Papa  nel!a  basilica  di  s.  di  Capua  adunata  dal  re  Ruggero  I;  Pie- 
Pietro,  siccome  degno  per  zelo  e  miracoli  ti  o  del  1171  ebbe  un  contrasto  co'citta- 
operali,  in  vece  di  s.  Urbano  leanese  dal  dini  di  Sessa  e  il  vescovo  Erveo,riportan- 
clero  e  popolo  acclamato  per  pastore,  ed  do  l'Ughélli  il  giudicato  del  gran  conte- 
il  quale  per  umiltà  erasi  ricusato  accettar  stabile  Roberto;  indi  nel  1  (79  iuterven- 
la  dignità:  s.  Amasio,  dotto  e  facondo,  san-  ne  al  concilio  di  Laterano  III,  e  al  cui  tem- 
lissira  un  e  11  te  rese  l'anima  a  Dio  nel  3  5  5.  poi!  pio  Giovanni  Ferrari  nel  fondo  di  Rie- 
L'Ughélli  cbe  nelP  Italia  sacra  t.  6,  p.  cardo  conte  di  Sangro  eresse  il  monastero 
548,  riporta  la  serie  de'vescovi  di  Teano,  cisterciense  in  Bairauo  nella  diocesi, sotto 
dice  che  nella  cattedrale  vi  riposa  ancora  il  titolo  di  s. Maria  di  Ferrarla,  riprodu- 
il corpo  di  s.  Amasio,  e  di  s. Reparala  ver-  cendo  1'  Ugbelli  il  diploma  pontificio  di 
gine  e  martire,  della  quale  scrive;  Sor./-  Celestino  III, e  le  notizie  in  cbe  fiorì, e  di 
nis  quoque  epistolas  (a  s.  Amasio),  ciati  diversi  abbati.  Morto  Pietro  nel  1  192,  gli 
somuis  admonitus,  ut  caput  sanctaeRe-  successe  con  lode  Teodiuo  neli  193,  cbe 


T  A  R  T  E  A                     a7 

ottenne  da  Celestino  III  la  conferma  de'  pulelano  giureconsulto  di  gran  fatua.  Nel 
privilegi  di  sua  chiesa,  con  bolla  presso  1 4  1- 3  Martino  de  Belinzo  illustre  cister- 
l'Ughelii,  iu  uno  a'di  plorai  d'Innocenzo  dense  e  curo  a  Eugenio  IV.  Neli45gPio 
111  del  1201,  di  Federico  II  del  iao6  e  11  nominò  il  celebre  suo  parente  Nicolò 
1222,  e  di  Gregorio  IX  del  1227,  in  cui  Fortiguerri  (/'.)  poi  cardinale:  per  sui 
viveva  ancora  Teodiuo,  a  favore  del  aio-  morte  neh  474  Orso  Orsini  de' signori  di 
nastero  di  8.  Maria  di  Ferreria. Nel  1229  MonteRotondo,abbatecoinmendatariodi 
fu  eletto  Roll'iedo  arciprete  di  s.  Genoa-  s.  Vincenzo  di  Volturno;  nel  ij*)  5  Fran- 
ilo, morto  esule  presso  Comete», per  le  per-  Cesco  Borgia  (V.)  figlio  di  Alfonso  poi  Ca- 
sedizioni  di  Federico  11.  Lgo  fu  l'atto  con-  li>to  111,  indi  traslato  a  Cosenza  e  cardi- 
sagrare  nel  1  2  T4  da  Innocenzo  IV.  Gu-  naie, ritenendo  in  commeiidaTeanoshioal 
glielmo  già  decano  della  cattedrale,  nel  l5o3,in  cui  la  rassegnò  al  paieuteFratice- 
1274  si  recò  con  s.  Tommaso  d'Aquino  sco  Borgia  spagnuolo,  il  quale  neh  73  1 
al  concilio  di  Lione  li,  e  inori  neh  295.  cede  la  commenda  al  cardinal  Giovanni 
Bonifacio  Vili  vi  trasferì  da  Sora  Nicola,  A'. /AvV^/f/''".), Essendosi  dimesso  nel  1  535, 
ni  (piale  successe  Adenolfo; nel  1  309  Gol-  fu  vescovo  Antonio  M.ade'conti  Sertorio 
fredoGalluzzi  nobilUsimo  leanese;  Cene-  modenese,  abbate  di  Notiamola  e  di  Vol- 
dettoXII  nel  1  338  gii  surrogò  Pietrosa*-  turno;  nel  1  7  j  7  fr.  Girolamo  Nichisolioo- 
snido  l'elezione  di  due  canonici  della  cat-  bile  verouese,domenicauo  e  teologo  egre- 
tedrale  fatta  dal  capitolo  scisso  ne'pare-  gio,  e  con  decoro  fu  al  concilio  di  Trento. 
11.  Neh  343  Clemente  VI  nominò  Omo-  Neh  566  s.  Pio  V  nominò  il  suo  confes- 
deo  canonico  della  basilica  Lateranense,  sore  ff.  Arcangelo  Bianchi  (V.)  domeni- 
annullando  l'elezione  dal  capitolo  filladi  cano  e  cardinale,  come  Fortiguerri  deno- 
uno  di  detti  canonici;  e  neh  349  fr.  Bar-  minato  il  cardinal  di  Teano,  Rinunziò 
tolomeo  Papazzurri  nobile  romano, dotto  nel  1  jj5,  e  gli  successe  Gio.  Paolo  Marin- 
doinenicano,  Nel  1  353  traslato  a  Chieti  da  cola,  dotto  e  scrittore  delle  gesta  di  Paolo 
Innocenzo  VI,  questi  elesse  Marino  del  IV,  che  facendo  altreltanloa  Sisto  V,non 
G indice  (/  .).  poi  di  Amalfi  e  cardinale,  volle  accettare  il  dottissimo  Lelio  Laudi 
Neh  363  motìGio vaimi  Maritile  gli  sue-  di  Sessa  da  lui  eletto,  onde  neh  588  gli 
cesse  fr.  BVancesco  di  Messina  domenica-  sostituì  Vincenzo  Brancaleoni  die  visse  7 
110;  neh  369  Tommasodella  Porta  cano-  mesi,  e  uell'  islesso  anno  il  Papa  nominò 
Dico  e  nobile  di  Salerno,  dotto  e  probo  Vincenzo  Serafini  d'Ascoli.  Neh 61  5  An- 
pastore.  Dopo  Alessandro,  l'antipapa  Cle-  gelo  Ciaia  nobile  sauese  lodato;  nel  1617 
mente  VII  v' intruse  Giovanni.  Urbano  Michelangelo5ergosaspagiiuolo;neli633 
\  I  per  sua  morte  nel  1 388  dichiarò  An-  Ovidio  Lupaii  nobile  bolognese,  encomia- 
Ionio,  che  Iraslato  ad  Atri  e  Penne,  nel  to  per  pietà  e  integrità.  Neh  627  Giovan- 
l3g3occupò  la  patria  sedeNicoladeDiano  nule  Guevara  nobile  napoletano, geuera- 
DODile  leanese,  chiarissimo  per  esperidi-  le  de' chierici  minori,  pi  udente  e  sapien- 
za e  dottrina,  consigliere  di  re  Ladislao,  ti>simo,  autore  deh' Orologio  spirituale 
e  trasferì  lo  a  Napoli,  Neil  4oq  fr,  Gio  vau-  de'principi.  Neh  642  Muzio  de  Rosi  re- 
ni di  Teano  francescano,  contrastando-  fereudario  e  abbreviatole  di  parco  mag- 
gliene  il  possesso  Ladislao,  perchè  elet-  gioie;  neh  6  54  PaoloSquillanti  napoleta- 
loda  Alessandro  V.  Nel  1 4  '  ^  Grego-  no,  insigne  per  pietà,  carità  e  sapere,  isti- 
llo XII  die  la  sede  in  commenda  a  Ga-  luì  una  congregazione  pel  vantaggio  spiri- 
spare  de  Diano  nipote  di  Nicola,  ma  noti  tuale  della  diocesi.  Neh 66  lOttavio  Bol- 
lii consagrato  per  lo  scisma;  si  dimise  nel  doni  nobile  milanese,  dottissimo  e  erudì-* 
1 4  18  e  Martino  V  lo  trasferì  a  Couza ,  lissimo  barnabita,  modesto  letterato  e  au-> 
surrogandogli  Gio. Ci  islofbroCrisponi  uà-  loie  d'opere,  facoudo  predicatore  ne'poa* 


28  TEA 

lilìcali,  lasciò  la  sua  insigne  biblioteca  ni 
convento  suburbano  de'minori  riforma tL 
Neil 68 1  Ginse|)|)e  Nicola  Giberti  nobile 
gcnesino,  di  somma  integrità,  giustizia, 
dottrina  e  zelo,  rimosse  coraggioso  diver- 
se superstizioni  e  abusi,  riformò  il  clero, 
ravvivò  il  culto,  padre  de' poveri,  incaricò 
la  congregazione  de'sacerdoti  di  spiegar  la 
dottrina  cristiana;  rovinata  la  cattedrale 
da  terremoti  e  da 'fulmini,  la  rifece  e  or- 
nò, ampliò  il  seminario  e  ne  aumentò  le 
rendite  e  gli  alunni;  caro  a  Innocenzo  XI, 
non  volle  accettare  la  sua  rinunzia  per 
essere  divenuto  quasi  cieco,e  con  difficol- 
tà l'esaudì  Innocenzo  XII,  clie  neli68q 
gli  sostituì  Domenico  Pacifici  patrizio 
d'Aversa,  benemerito  e  zelante,  eòe  ab- 
bellì nobilmente  e  arriccili  la  cattedra- 
le di  suppellettili,  aggiungendovi  tre  ca- 
nonicati. Nel  1 7  1 8  Giuseppe  del  Pozzo 
canonico  di  Salerno  sua  patria,  curò  l'e- 
stirpazione de'rinuo  va  ti  abusi,e  nella  cat- 
tedrale edificò  sontuosamente  la  eappella 
di  s.  Paride;  fu  benemerito  delì'iiicremeu- 
lo  del  seminario  e  del  sodalizio  della  Pie- 
tà per  l'associazione  de'defunti,  in  die  e 
col  sacco  si  esercitò  anch'egli.  Con  questi 
terminandosi  la  serie  noli!  Italia  sacra,  la 
compirò  colle  Notizie  di  Roma.  Nel  i  724 
Domenico  AnlonioCirillo  napoletano,  già 
diCarinola;  nel  1  746  d.  \ngeloLongocas- 
siuesedi  Benevento;  nel  1749  Domenico 
Giordani  di  Manfredonia,  che  avendo  ri- 
nunziato nel  1  7  55  fu  fitto  arcivescovo  di 
JN'icomedia  in  partibus  e  assistente  al  so- 
glio pontificio,  segretario  della  disciplina 
regolare,  ed  esaminatore  de' vescovi  in  s. 
canoni;  neh  755  Aniello  Broya  di  Napoli; 
nel  1  768  Gio.  Giacomo  Onorati  di  Lace- 
dogna;  nel  1777  Filippo  d'Aprile  di  Gal- 
lipoli; nel  1 792  Raffaele  Pasca  cassiuese  di 
Capaccio;  nel  1797  Nicola  Vecchi  di  Ca- 
pii 1  traslato  da  Conversano. 

A  C\lvi  essendomi  proposto  in  questo 
articolo  parla  re  de'suoi  vescovi, per  l'unio- 
ne segui  ta  delied  ne  diocesi  di  Cai  vi  e  Tea  • 
no,  mentre  questa  2."  vacava  per  morte 
del  vescovo  Vecchi,  procederò  con  Ughel- 


TE  A 

li,  Italia,  sacra,  t.  6,  p.  477>  e  colle  cor- 
rezioni e  molte  gi  unte  del  Coleti,  t.i  o,  p. 
23 1.  Calvi  tra  Sessa  e  Capita,  lungi  4  mi- 
glia da  Teano  Si  dici  no,  fu  edificata  circa 
l'S^gda  Atenulfo  conte  di  Capua  e  prin- 
cipe di  Benevento,  sulle  rovine  dell'an- 
tichissima Calès,  Caliamo  Calenum dei 
vetusti  ausoni,  celebrata  da  diversi  scrit- 
tori. Calvi  per  gì'  immensi  guasti  patiti 
nelle  guerre  tra  Alfonso  V  d'Aragona  e 
Renato  d'Angiò  per  la  successione  del  re- 
gno di  Napoli,  il  figlio  naturale  deli. "e 
suecessoreFerdinandofjCOii  diploma  pub- 
blicato da  Coleti,  nel  1 4^o  l'unì  a  Capua 
con  tutte  le  sue  pertinenze.  I  suoi  bagni 
furono  rinomatissimi  nell'epoca  romana, 
ma  non  si  trovano  le  vestigia.  I  francesi  vi 
sconfissero  l'armata  napoletana  nel  1  798, 
come  riportai  a  Calvi  sull'asserito  da  Uè 
Chantal,  Manuel  des  dates,  e  dall'avv. 
C\ìUA\<\\ìo, Spere 'iiogcografico.S\ccoirìe 
altra  simile  azione  seguì  presso  Calvi  nel  - 
la  delegazione  di  Spoleto  ,  e  la  descrissi 
nel  voi.  LXIX,  p.  5  1,  temo  che  sia  0  una 
singolar  coincidenza,  ovvero  per  la  somi- 
glianza de'nomi  di  uno  furono  creduti  due 
fatti  d'anni  diversi.  Rovinata  Calvi  dal 
terremoto,  per  l'inclemenza  dell'aria,  la 
residenza  del  vescovo  fu  trasferita  a  Pi- 
gnataro,  borgo  cospicuo  e  capoluogo  di 
circondario,  dacché  la  miglior  salubrità 
dell'aria  vi  attirò  buona  parte  degli  abi- 
tanti di  Calvi,  da  cui  non  è  molto  distali  - 
te.  La  sede  vescovile  non  ebbe  origine  nel 
1070,  come  indicai  eoa  Commanvil  le  a 
Calvi,  né  nel  1094  come  vuole  Ughelli, 
il  quale  ignorò  il  nome  del  1  .°vescovo;  ina 
bensì  uell'anno  44  di  nostra  era,  quand  o 
cioè  l'apostolo  s.  Pietro  vi  predicò  la  fé  • 
dee  vi  costituì  per  1. "vescovo  s.  Casto,  poi 
patrono  della  città  e  titolare  della  catte- 
drale, secondo  l'ultima  proposizione  con- 
cistoriale. In  seguito  fu  dichiarata  su  (fra - 
ganea  della  metropoli  di  Capua.  Il  Co- 
leti  riferisce  invece  ch'è  sotto  l'iuvocazio- 
ne  dell'Assunzione  di  Maria  Vergine,  e  la 
descrive  distinta  in  3  navate  con  colonne 
di  grauilo  orieulale ,  colla  confessione  e 


TEA 
aliare  maggiore  d'elegantissima  struttu- 
ra, ornata  di  colonne  marmoree  ,  simile 
essendo  la  cattedra  vescovile  dal  lato  del- 
l'epistola, ed  il  pulpito  e  il  pavimento  di 
nobili  musaici  di  marmo.  Vi  si  venera 
un'antichissima  immagine  della  13.  Vergi- 
ne, colle  figure  laterali  di  s.  Gio.  Battista 
e  di  s. Casto,  e  questo  distico:  NatePatris 
summi,  deferto  erìge  Cales,  -  /  irgofa- 
ve,  Baptiste  fave,  Tuaue  Optime  Caste. 
Questo  zelantissimo  pastore  converti  in- 
numerabili idolatri  a  Gesù  Cristo  e  li  bat- 
tezzò, quindi  ricevè  la  palma  del  marti- 
rio nell'anno  66  e  fu  sepolto  in  Cales.  Di 
sue  virtuose  gesta  trattano  le  lezioni  del 
suo  uffizio,  diesi  recitano  nella  stia  festa 
a'?.?,  maggio,  e  riprodotte  da  Coleti,  con 
altre  notizie.  Per  l'eccidio  fatto  da 'sara- 
ceni nell'  b'4o  di  Minturno  e  Formia,  il 
corpo  di  s.  Erasmo  fu  trasferito  a  Gaeta, 
perciò  con  tale  esempio  i  calesi  o  calvesi 
vi  portarono  quello  di  s.  Casio  e  tuttora 
ivi  si  venera,  nella  cattedrale  di  Calvi  es- 
sendovi soltanto  un  suo  braccio,  tolto  di 
forza  a  Gaeta  dal  capitano  Nicola  Mon- 
forleedagli  uomini  diPietramolara  di  cui 
era  barone,  e  perciò  i  calvesi  fecero  esen- 
ti quegli  abitanti  da  gabelle.  Il  2.0  vesco- 
vo che  si  conosca  è  Calepodio  Cales  epi- 
scopus  verso  l'anno  807,  che  edificò  un 
altare  in  onore  del  predecessore  s.  Casto, 
e  vi  ripose  il  suo  corpo.  11  3."  Liberio  Ca- 
les episcopus  del  4°5  circa,  lasciando  la 
sua  memoria  in  benedizione.  Indi  Ruffo 
Calenae  episcopus,  morto  verso  il  4 '4 
e  sepolto  acornuemsto/oe  dell'aitar mag. 
gioie.  Aurelio  del  5o4,  •'  cui  corpo  dal 
suburbano  cimiterio  ov'era  slato  deposto, 
fu  trasportato  in  cattedrale  presso  l'alta- 
re maggiore.  Aucupio  di  Sinuessa  vesco- 
vo Caleno  di  gran  virtù  e  dono  profeti- 
co, morì  nel  5i3  e  fu  sepolto  presso  la 
sua  sedia  episcopale.  Claudio  da  Roma  re- 
catosi a  menare  vita  eremitica  nel  monte 
di  Morsico,  per  la  sua  rinomata  santità  da 
tutto  il  popolo  fu  acclamato  vescovo  ri- 
pugnante, e  morì  nel  556.  Leone  di  Ca- 
pita riparò  la  cattedrale,  e  dopo  molle 


T  E  A  29 

buone  opere  cessò  di  vi  vere  nel  567.  Ro- 
dolfo fu  carissimo  a  Papa  s.  Paolo  I,  e  in- 
tervenne al  suo  concilio  del  761,  lodato 
per  le  sue  qualità.  Silvio  siciliano  liberò 
la  sede  di  Calena  da  Drocheo  ingiusta- 
mente occupata  ,  e  poi  lo  riconciliò  con 
Papa  Stefano  IV  come  seguace  dell'anti- 
papa Costantino,  e  morì  nel  70)7.  Gli  suc- 
cesse Nicela  che  rifece  l'episcopio;  Passi- 
vo nell'823  riedificò  l'episcopio  e  la  ca- 
nonica dirula,  e  intervenne  nel  concilio 
romano  dell'826;  F.  o  Ferdinando  per 
essere  Cales  diroccala  si  recò  in  Roma,  e 
fu  dispensato  dalla  residenza  da  Gregorio 
IV  iiell'829,  niorendo  in  Capua;  Valen- 
tino dell'838  terminò  i  suoi  giorni  in  Ro- 
ma, e  gli  furono  celebrate  l'esequie  nel- 
la cattedrale  di  s. Casto  in  Cales.  Andrea 
episcopus  Calvensis  sottoscrisse  neH'853 
il  sinodo  romano;  Alderico  Calvensù  c~ 
piscopus  del  979;  N.  episcopus  Calven- 
sis del  1094,  col  quale  l'IIghelli  avea  in- 
cominciato la  serie  de'vescovi;  Pietro  di 
Capua  delio4i;  Tancredi  di  Capua  del 
I  074;  N.  del  1  233,  non  conoscendosi  gli 
altri  predecessori.  Odoarde  cisterciense 
intervenne  nel  1  245  al  concilio  di  Lione 
I  ,  ove  con  mirabile  zelo  e  ardore  inveì 
contro  il  persecutore  Federico  11,  che  ivi 
deposto,  poi  lo  fece  imprigionare.  Da  Bo- 
ianoneli26o  vi  fu  traslalo  Palmeriojnel 
1260  Isembardo  capuano;  Gregorio  ca- 
nonico di  Calvi  eletto  dal  capitolo  e  rac- 
comandato a  Gregorio  X,  fu  conferma- 
to nel  1272.  Landolfo  capuano  Cales  r- 
pìscopus  morì  nel  1289;  Roberto  napo- 
letano Cales  episcopus  morì  nel  1291; 
Enrico  (piscopus  (  'alvensis  nel  1 3o  1  unì 
alla  mensa  il  monastero  benedettino  di  s. 
Salvatore  di  monte  Capranico.  Federico 
del  1  3  1  1 , Giovanni  morì  nel  1  324, fr. Pie- 
tro francescano  eletto  da  Giovanni  XXII 
nel  1 32.5,Taddeo  vescovo  di  Cales  capua- 
no morì  nel  1  332.  Fr.  Giovanni  de  Con - 
(ivi  francescano  eletto  vescovo  d'Isernia 
dal  capitolo,  invece  Giovanni  XXII  nel 
j  33?.  lo  dichiarò  di  Calvi.  Persila  rinun- 
zia neh  34 3  Clemente  VI  elesse  fr.  Sle- 


3o  T  E  A  T  E  A. 
Dmo  carmelitano;  nel  i  3  £5  fir.  Giovanili  co  al  concilio  di  Trento.  Nel  i  566  Paolo 
d'Arpinio  francescano  d'esimia  virtù; nel  de  Banco  nobile  diTerracina  e  ili  Nane- 
i  3  J.8  li-.  Pietro  de  Brina  francescano;  nel  li  d'eccellenti  doti;  nel  i  5n  5  Ascanio  Mar- 
^3C)■3.  Rinaldodell'ordine  di  s.  Spirito  di  chesini  già  vescovo  Maiorense;  neh  58o 
Roma.  Gli  successe  Antonio,  indi  Rober-  Scipione  Bozzato  nobile  n;ipoletano,chia- 
to,  poi  Giovanni  morto  nel  i  3rp,  quin-  io  per  dottrina,  trasferito  a  Lucerà;  nel 
di  Bartolomeo  traslato  a  Sentali.  Stefa-  i'TiSs  Fabio  Maranta  di  Venosa,  insigne 
noGoberno  o  Gobenogià  vescovo  Nemo-  nella  giurisprudenza,  virtuoso  e  indefès- 
viense,  poi  arcivescovo  di  Corinto,  inrli  so  nella  cura  dell'anime,  visitò  tutta  la 
d'Acerenza,  e  nel  1402  trasferitoa  Calvi,  diocesi,  nel  i  589  celebrò  e  stampò  il  si- 
celebre  giureconsulto  e  intimo  consiglie-  nodo,  restaurò  la  cattedrale,  edificò  una 
le  di  Ladislao:  gli  fu  commessa  co'vesco-  cappella  e  rifabbricò  magnificamente  la 
vi  di  Sessa  e  di  Teano  la  vertenza  de'con-  torre  campanaria,  ricuperò  Caupona  alla 
(ini  tra  le  diocesi  di  Cales  e  Teano,  nei  mensa,  e  rifece  la  pianta  de'suoi  beni  e 
quali  furono  posti  i  debiti  termini.  JN'el  di  quelli  ecclesiastici  di  tutta  la  diocesi. 
14  1  3AntonioGalluzzicapuano;neli4i5  Nel  1 6 1  q  Gregorio  del  Bufalo  nobile  10- 
f'r.  Antonio  del  Fede  carmelitano  fioren-  mano;uel  1623  Gennaro  Filomariuo  no- 
tino, dotto  oratore,  intervenne  al  sinodo  bile  napoletano  e  teatino,  encomiato  pa- 
oli Costanza,  e  fu  lodalissimopastore.Nel  store;  nel  i6to  Francesco  M."  Falcucci 
i443  Angelo  Mazziotti  canonico  capua-  nobile  di  Gubbio,  restaurò  e  consagrò  la 
no,  unì  alla  mensa  l'abbazia  di  s.  Vitalia-  cattedrale;  nel  1 66  1  Vincenzo  Caraffa  no- 
no per  la  riparazione  della  cattedrale  qua-  bile  napoletano, abbate  generale  de'cano- 
si  rovinata,  la  restaurò,  e  consagrò  l'alta-  nici  Lateranensi,  ed  egregio  predicatore. 
re  maggiore.  Nel  1466  Antonio,  nel  1 49  ^  Neli6y9  da  Policaslro  vi  passò  d\  Vin- 
AngeloMarollicapnano,MaureIioGioan-  cenzo  de  Silva  napoletano,  trovando  l'e- 
uotti  morto  nel  1  5o5,  indiMalteo Magna-  pi^copioquasi  atterrato,  l'archivio  mano- 
noOrsini  romano  traslatodaCittàDuca-  messo  da'napolelani,  accomodò  una  de- 
le  fu  lodato.  Nel  i5t  2  GabrieleOrsini  no-  cente  casa  in  Pignataroe  vi  stabilì  la  sua 
bile, nel  1019  rassegnò  la  sede  con  regres-  residenza;donòalla  cattedrale  utensili  sa- 
so  a  Giovanni  Galla  arcidiacono  di  Ca-  gii,  fondò  con  sufficiente  dote  3  canonica- 
pua.  Nel  1  543  fi .  Bernardino  Spada  bo-  ti  e  4  ebdomadari  di  padronato  de'vesco- 
lognese  generalede'conventuali,dottissi-  vi,  celebrò  e  stampò  4sinodi,e  si  studia- 
mo e  illustre  per  pietà,  mentre  sembra-  va  d'erigere  il  seminario  quando  lo  sor- 
■va  destinalo  al  cardinalato  morì  e  fu  se-  prese  la  morte.  Nel  1703  Gio. Battista  Ca- 
potto in  Roma  nella  cappella  gentilizia  racciolode'conti  di  s.  Angelo  somasco;  nel 
di  s.Giiolamo  della  Carità. Neli544^1a"  1  7  1 9  Giovanni  Carafa  nobile  napoleta- 
vino  Gennari  nobile  napoletano,  chiaro  no  traslato  da  Neocastro,  chela  morte  im- 
per  virtù  e  scienza,  ma  poco  anch' egli  pedi;  Filippo  Positano  nobile  di  Napoli  e 
visse.  Berengario  Gusman  nobile,  vendi-  canonico  della  metropolitana,  pio  e  vir- 
cò  il  feudo  di  Bocchette  alla  mensa;  nel  tuoso,  chiaro  per  sapere  ed  eruditissimo 
1 55  1  Belisario  Camberà  canonico  di  Va-  nelle  lingue,  beneficò  la  cattedrale,  istituì 
lenza,  morì  nello  stesso  anno;  fi".  Gaspa-  le  prebende  del  teologo  e  del  penitenzie- 
re Fossa  nobile  calabrese, dottissimo  mi-  re,edue  mansionari  di  padronato  de'suc- 
nimo  e  cospicuo  per  virtù,  fu  con  molta  cessori, l'economo  sagrista, riordinò  il  con- 
1  iputazione  al  concilio  di  Trento  ,  e  poi  fuso  archivio,  ampliò  il  giardino  delì'epi- 
traslato  a  Reggio.  Nel  1  56o  fr.Ginlio  Ma-  scopio  e  questo  restaurò,  ornala  cattedra- 
guani  generale  de'conventuali,  piacenti-  le  di  arredi  sagri  e  la  migliori»;  la  men- 
ilo di  grau  virtù,  pietà  e  dottrina,  si  re-  sa  fu  per  lui  aumentata,  e  fondò  il  semi- 


T  E  A 
Dario.  Con  esso  nell'Italia  sacra  finisce 
la  serie  de' vescovi  eli  Calvi,  e  la  comple- 
terò co'riporlali  nelle  Notìzie  di  Roma. 
Nel  1733  Gennaro  M.'  Danza  di  Tram  ti- 
tola; nel  1  r42FrancescoAgnello  Fregiali' 
ni  di  Barletta,  traslato  da  Venafro;  nel 
1  -  ")(*>  Giuseppe  Capece  /.urlo  f  I  .)  tea- 
tino  napoletano,  Del  1  782  trasferito  a  Na- 
poli e  cardinale.  Dopo  1  oanni  di  sede  va- 
cante, Del I7Q2  Andrea  de  Lucia  di  Mo- 
gnano  diocesi  di  Nola.  \  acando  come  dis- 
si la  selle  di  Teano,  Pio  VII  nella  ci r co- 
scrizione del  legno  delle  due  Sicilie,  col- 
la bolla  De uditori dominicele .  de'28 giu- 
gno! 8  18,  UDÌ  in  perpetuo  le  sedi  vesco- 
vili di  Calvi  e  leanoaegue  principaliter, 
le  confermò  sullraganee  dell'arcivescovo 
di  Capua,  e  dichiarò  i.°  vescovo  di  Calvi 
e  Teano  il  prelato  de  Lucia  che  ancora 
governava  la  i.a  Gli  successero,  Giuseppe 
Pezzella  di  Teramo  e  poi  di  Zela  in  par- 
tihus,  cioè  per  coadiutoiia  a*23  giugno 
1828.  Per  sua  morie,  Gregorio  XVI  nel 
concistoro  de'20  gennaio  1  834-  gli  sosti- 
tuì mg.'  Giuseppe  Trama  di  Napoli,  par- 
roco di  quella  metropoli,  ed  esaminatore 
nuche  pro-sinodale.  A  vendo  poi  rinunzia- 
to i  due  vescovati,  il  medesimo  Papa  nel 
concistoro  de'?.  7  aprile  1840  vi  preconiz- 
zo l'attuale  vescovo  mg.'  Nicola  Stetti  ti  i 
di  Cogenti,  mansionario  di  quella  catte- 
drale, professore  del  seminario,  parroco 
e  predicatore,  esaminatore  sinodale.  La 
mensa  ascende  a  circa  4°oo  ducati,  gra- 
vati di  600  per  pensioni.  Le  due  diocesi 
unite  si  estendono  per  quasi  5o  miglia, 
e  comprendono  36  luoghi. 

TEATINE  DELLA  SS.  IMMACO- 
LATA CONCEZIONE,  Oblate  e  Romi- 
te, l  irgines  Theatinae  ss.  Conceptio- 
iiis,  1  irgines Solitariae  ss.  Conceptionis. 
Congregazione  religiosa  di  donne  ohlate 
e  romite  esistenti  in  Napoli  e  nella  Sici- 
lia, fondale  dalla  ven.suor  Orsola  Benui- 
casa,  che  attribuì  all'oblale  la  «ita  attiva 
di  s.  Marta,  e  alle  romite  la  contempla- 
tiva di  s.  Maddalena,  ed  ambedue  con  vo- 
ti, cioè  impose  i  semplici  all'oblate,  1  so- 


T  E  A  3  r 

lenni  alle  romite.  Il  romitaggio  è  solo  in 
Napoli:  la  congregazione  delle  oblate  può 
esistere  senza  il  romitaggio,  non  così  vi- 
ceversa. Questa  congregazione  è  sogget- 
ta all'ordine  de' Teatini (V.)  istituiti  da 
s.  Gaetano  patriarca  àe* Chierici  regola- 
ri, patrono  e  apostolo  della  divina  prov- 
videnza. Nel  1  547  a'7  agosto,  nello  stesso 
giorno  in  cui  a  Napoli  era  passato  all'e- 
terna gloria  s.  Gaetano,  ivi  nacque  Orso- 
la (nome  battesimale  impostole  o  per  es- 
sere venuta  alla  luce  nella  vigilia  di  s.  Or- 
sola, o  perchè  alla  pia  madre  glielo  insi- 
nuarono i  ss.  Francesco  di  Paola  e  Luigi 
IX  in  singolare  apparizioDe)da  Girolamo 
e  da  Vincenza  Genuina,  esemplari  goni- 
tori,  ambo  nativi  di  Citara  castello  della 
Cava  sulla  costa  d'Amalfi;  però  il  padre 
ingegnere  e  architetto  in  Napoli,  discen- 
deva originariamente  dalla  nobile  fami- 
glia Benincasa  di  Siena.  Sino  dal  suo  na- 
scere e  dalla  fanciullezza,  Dio  manifestò 
chiari  presagi  della  futura  sua  santità,  e 
la  B.  Vergine,  a  cui  Girolamo  l'avea  of- 
ferta e  raccomandata  appena  nata,  la  pro- 
tesse ne'  suoi  pericoli.  Ancora  fanciulla 
di  buon  animo  soggiacque  a  fatiche  e  di- 
spregi per  piacere  a  Dio,  piangendo  i  pec- 
cati altrui.  Lavorava  innanzi  alle  sagre 
immagini  di  Gesù  coronato  di  spine,  della 
ss.  Vergine  Immacolata  e  di  s.  Caterina 
da  Siena;  tal  volta  esultando  col  canto  d'in- 
ni divoti  e  preghiere.  Frequentando  la 
chiesa  di  s.  Spirito  in  Napoli,  si  confessa- 
va dal  p.  Marco  Marzianesi  domenicano 
di  non  ordinaria  pietà  e  gran  pratica  nel- 
la direzione  delle  anime,  il  quale  l'istrui- 
va Dell'esercizio  delle  virtù,  osservando- 
ne disposto  lo  spirito.  Il  proprio  ottimo 
fratello  Francesco,  datosi  «'buoni  studi  e 
ad  edificante  vita,  ridusse  tutta  la  fami- 
glia a  forma  d'un  ben  regolato  monaste- 
10.  Orsola  ne  profittò  più  di  tutti,  abbrac- 
ciò un  tenore  di  vivere  totalmente  spiri- 
tuale ,  e  die  quindi  segni  di  commercio 
col  cielo;  moshandod 'apprendere  più  per 
hi  me  superiore,  eh  e  per  istruzione  del  Ca- 
tello, persino  Dell'intendere  1  atn^i  di  qua- 


32                     TEA  TEA 

lunque  libro  latino  e  della  s.  Scrittura;  camp,  coperto  d'una  veste  di  saia  nera, 
Cognizioni  che  più  adulta  die  a  conoscere  onde  sembrò  fin  d'allora  d'imitar  l'abito 
con  istupore  de'più  scienziati  teologi.  A-  teatino.  Intanto  il  cielo  la  dispose  a  rice- 
vendola condotta  la  madre  coll'altre  so-  vere  il  dono  dell'estasi,  venendo  pel  fuo- 
rclle  a  diporto  sul  monte  s.  Elmo,  ivi  el*  co  dell'  amor  divino  presa  da  agitazione 
la  ritiratasi  in  disparte, e  raccoltasi  qua-  ebattimento  di  cuore,  insieme  a  totalcon- 
si  estatica  in  orazione,  riscossa  dalla  ma-  cussioue  esterna  della  persona.  Per  mor- 
dre  da  sì  dolce  contemplazione,  Orsola  te  del  pio  fratello  e  della  degna  sorella  An- 
rizzossiin  piedi, e  raccolte  da  terra  3  pie-  tonia,  fu  costretta  ritirarsi  in  casa  dell'al- 
tre,negiltò  una  dami  lato, pronunziando  tra  sorella  Cristina,  il  cui  marito  Fabri- 
le  parole  che  diconsi  nella  consagrazione  zio  Palmieri  ne  fu  assai  contento  pel  gri- 
dellechiese:  Locus  istcj  indi  gettando  la  do  che  avea  di  singoiar  bontà  di  vita.  La 
2/  pietraio  altra  parte,  soggiunse:  San-  veemenza  de'suoi  commovimenti  fu  presa 
ctus  estj  in  fine  rivolta  a  un  3.°  luogo,  per  male  epilettico, e  persino  si  credè  in- 
geltòla  3.'  pietra  dicendo:  in qùoordtScl'  demoniata;  però  si  conobbe  provenire  da 
cerdos.  Con  ispi rito  profetico  così  desi-  Dio  e  da  fi vori  di  spirilo.  Penetrato  il  suo 
gnò  nel  i  ."luogo  il  sito  ove  fu  poi  eretto  il  cuore  vieppiù  dall'  ai'dor  divino  e  dalla 
conservatorio  e  congregazione  delle  ver-  più  viva  brama  d'esser  fatta  una  cosa  stes- 
gini  teatine;  nel  i.°  ove  fu  poi  edificato  sa  con  Dio,  ottenne  di  ricevere  la  s.  Co- 
l'eremoo  recinto  per  abitazione  delle  ver-  munioneogni  mattina,  e  nel  riceverla  ces- 
gini  romite;  nel  3.°  il  sito  incoi  venne  co-  savano  i  violenti  sbattimenti,  riempiendo- 
struito  l'edifizio  pe'sacerdoti  destinati  al-  sidi  calma  edi  singolari  dolcezze, che du- 
l'assistenza  delle  vergini  teatine  e  romite,  lavano  per  ben  5  ore.  Questo  fu  un  clo- 
Di  7  anni  perde  i  genitori,  prestando  lo-  no  caratteristico  e  particolare, di  cui  vol- 
ro  amorosa  assistenza;  indi  patì  infermi-  le  Dio  fregiata  Orsola  fino  alla  morte,  on- 
ta, e  calunnie  da'parenli,  da  lei  con  gran  de  per  antonomasia  fu  denominata  l'Im- 
pazienza sofferte.  Ad  insinuazionedel  fra-  statici/,  e  le  deposizioni  de'processi  laeon- 
tello  divenuto  sacerdote,  e  da  cui  Orsola  fessano  sempre  vissuta   in  continua  ora- 
apprese  i  fondamenti  della  maggior  per-  zione  e  estasi,  uel  tempo  delle  quali  di- 
fezione  cristiana  ,  ad  onta  di  sua  debole  veniva  alfatto  insensibile  alle  punture,  e 
compIessione,per  l'ardentissima  brama  di  fino  a  ricevere  senza  dolore  leditacon- 
consagrarsi  a  Dio  chiusa  in  un  chiostro  di  ficcate  negli  occhi.  Bastava  che  movesse 
rigida  osservanza,  divisò  di  ritirarsi  nel  parola,  o  udisse  altri  parlare  di  Dio,o  del 
monastero  di  s.  Maria  in  Gerusalemme  Crocefisso,  o  del  divino  amore,  o  mirasse 
di  Napoli,  detto  delle  cappuccinelle,  che  una  s.  Immagine,  ch'era  tosto  in  estasi, 
fioriva   sotto  la  più  austera  regola  di  s.  la  quale  prolungavasi  or  più  ora  meno, 
Chiara  in  concetto  di  gran  virtù.  Ma  seb-  sentendosi  bruciare  e  accendere  nel  mag- 
bene  le  monache  erano  propense  a  lice-  gior  grado  d'amor  divino  e  perfetto.  la- 
veria, per  la  sua  età  dito  anni  e  gracile  di  refrigerandosi  con  acqua  gelata,  que- 
salute,  e  per  essere  compiuto  il  numero  s'a  diveuiva  calda  e  fumante,  udendosi 
della  comunità,  non  poterono  ammetter-  quel  rumore  e  quel  sibilo,  che  suol  cagio- 
la.Tra  i  pianti  e  il  rammarico  si  rassegnò  narsi  da  un  ferro  rovente  quando  si  get- 
al  volerediDio,  impegnandosi  con  più  ar-  ta  nell'acqua.  Ritornata  dall'estasi,  invo- 
dorè  a  formarsi  di  sua  casa  un  chiostro,  cava  i  dolci  nomi  di  Gesù  e  di  Maria  col- 
e  sì  accrebbe  tanto  negli  esercizi  di  mor-  le  parole  di  amore,  e  con  sagri  canti,  no- 
tificazione e  di  penitenza,  che  sembrò  vo-  graziando  Dio  delle  spirituali  delizie  go- 
ler  emulare  o  superare  le  claustrali  stes-  dute,  come  se  venisse  dal  paradiso  e  dal 
se.  Si  vestì  di  ruvido  panno  sulla  nuda  consorzio  degli  angeli  e  de'santi.  Escla- 


TEA 

mova:  Amor  mio,  sposo  mio;  non  più  Si- 
gnore, Don  più;  basta,  perchè  il  mio  cuor 
fragile  non  è  capace  di  tanta  consolazio- 
ne, essendo  io  ima  vile  femminella.  Iddio 
la  condnceva  alla  pei  lezione  con  queste 
consolanti  estasi;  e  talvolta  anche  alzata 
da  tetro,  anco  in  chiesa  alla  presenza  de- 
gli astanti;  onde  tutta  Napoli  le  ammira- 
va come  prodigiose  e  l'acclamava  santa. 
Indebolita  da  esse  o  da'rimedi  presi  quan- 
do si  credevano  prodotte  da  fìsiche  imper- 
fezioni, fu  sorpresa  da  mortale  malattia, 
e  ne  guarì  istantaneamente  con  istupore 
di  tutti  e  de'domenicani  che  l'assisteva- 
no al  punto  estremo.  Bramando  di  vive- 
re in  solitudine,  per  liberarsi  dagli  applau- 
si, dalle  lodi  e  dalle  persone  che  ricorre- 
vano a  lei,  per  divino  impulso  volle  riti- 
rarsi sul  monte  s.  Elmo,  ove  il  cognato 
le  procurò  uno  stanzino  di   tavole  acciò 
quietamente  potesse  applicare  all'orazio- 
ne e  goder  le  sue  estasi,  senza  esser  tur- 
bata dall'occorrente  popolo.  Ciò  non  fu 
sufficiente,  e  neppure  il  cambiamento  di 
casa, laonde  recossi  dall'altro  cognato  De- 
siato Fasano,il  quale  le  ottenne  dall'ar- 
civescovo di  Napoli  Annibale  di  Capua  di 
erigere  una  cappelletta  in  casa,  ove  potes- 
se udir  la  messa  e  comunicarsi  senza  an- 
dar in  chiesa,  per  evitar  la  folla  del  basso 
popolo;  ma  nou  potè  minorare  la  molti- 
tudine de'nobili  d'ambo  i  sessi,  che  a  lei 
ricorrevano  per  conforto,  per  consiglio, 
per  edificarsi  eper  raccomandarsi  alle  sue 
orazioni,  procurando  ella  consolazione  e 
sollievo  a  tutti.  Non  potendo  durare  que- 
sto stato  di  cose,  la  volontà  di  Dio  si  ma- 
nifestò che  dovesse  abitare  sul  monte  s. 
Elmo,  e  così  non  essere  più  frastornata. 
Ivi  trovatasi  una  casa  a  pigione  di  Gio. 
Tommaso  de  Magnati,con  piccola  cappel- 
la (e  questo  è  il  luogo  in  cui  oggi  dimo- 
rano le  teatine),  con  l'assenso  ponderato 
dell'arcivescovo  vi  si  recò  ad  abitarla,  ad 
onta  di  essere  luogo  alpestre,  deserto  ed 
esposto  per  la  sua  remota  situazione  a'ia- 
dronecci;  ricusando  tutte  le  olici  te  de'no- 
bili sia  de'loro  palazzi,  che  di  quanto  vo- 
vol.  Lxxur. 


TEA 


33 


levano  donarle.  Non  si  può  ridire  la  sua 
contentezza  e  gli  elogi  che  fece  al  monte, 
nel  quale  il  Signore  manifesterà  la  gloria 
sua,  ed  ove  verranno  innumerahili  ver- 
gini a  servirlo  e  lodarlo,  e  beato  chi  polla 
aver  luogo  su  questo  monte;  siccome  e 
sclamava  con  profetiche  parole.  Infitti  da 
orrido  e  sterile  ch'era  il  monte,  dopo  che 
vi  si  stabilì  la  venerabile,  divenne  popola- 
lo e  giocondo  per  le  tante  case  religiose 
e  monasteri  ivi  aperti,  per  le  chiese  in  o- 
gni  parte  innalzate.  Trovandosi  colà  se- 
parata dal  mondo  e  tutta  raccolta  in  Dio, 
da  lui  ottenne  Orsola  le  grazie  più  segni- 
late  e  l'estasi  più  sublimi,  ornata  altresì 
di  splendenti  raggi  econ  occhi  scintillan- 
ti che  sembravano  stelle.  Que'che  la  ve- 
devano, attestarono  averla  udita  parlare 
co'celesti  spiriti,  cogli  abitatori  del  para- 
diso, con  Gesù  e  con  Maria.  Non  mancò 
Dio  di  farle  penetrare  i  segreti  e  occulti 
pensieri  altrui.  Per  la  sua  crescente  san- 
tità, l'arcivescovo  le  permise  ritenere  nel 
suo  oratorio  il  ss.  Sagramento,  nel  triduo 
della  settimana  in  cui  è  tolto  dalla  pub- 
blica venerazione.  11  sacerdote  spaglino- 
lo d.  Gregorio  Navarro  abbate  di  Fran- 
cavilla,  che  talvolta  teneva  seco  spiritua- 
li congressi  e  le  celebrava  la  messa,  fu 
chiamato  da  Orsola,  e  da  parte  di  Dio  gli 
comandò  di  edificare  una  chiesa  alla  ss. 
Concezione  eli  Maria.  Restò  sorpreso  l'ab- 
bate pieno  di  meraviglia,  poiché  avea  fat- 
to voto  di  fabbricare  una  chiesa  alla  15. 
Vergine  per  grazia  ricevuta  nel  giorno 
appunto  della  ss.  Concezione,  eda  taleef- 
fetto  preparata  conveniente  somma.  Con 
lagrime  di  tenerezza  candidamente  ma- 
nifestò il  suo  occulto  proponimento,  si  di- 
chiarò pronto  a  effettuarlo,  e  intuonò  il 
Te  Datììùn  ringraziamento  a  Dio.  L'ar- 
civescovo ne  fu  contentissimo  e  si  offrì  al- 
l'abbate di  contribuirvi.  Divisava  d.  Gre- 
gorio innalzar  la  chiesa  sul  monte  di  Po- 
silipo  in  una  casa  che  vi  possedeva,  e  re- 
candosi a  manifestare  adOrsola  il  suo  pen- 
siero, questa  se  gli  fece  incontro  e  con  pa- 
role estatiche  disse:  che  la  ss.  Trinità  co- 
3 


34                     TEA  TEA 
mandava,  che  in  quell' istesso  lungo  del  scali,  per  cui  colla  carrozza  del  cardinal 
giardino  ove  dimorava,  si  dovesse  erige-  Santorio,  acuil'avea  raccomandata  l'ab- 
re  la  chiesa,  ed  il  lilolo  ne  fosse  della  ss.  bate  Navarro,  visitò  con  gran  divozione 
Concezione  di  Maria  Vergine,  in  quella  le  sette  cinese  e  la  Scala  santa;  indi  Gre- 
lerra  dove  già  l'avea  designata  secondo  gorio  XIII,  che  seppe  la  sua  venuta  e  l'e- 
ia volontà  della  ss.  Trinila.  Per  tal  mio-  stasi  avute  anche  in  Roma,  fece  sapere  al 
xo  portento,  l'abbate  conobbe  la  volontà  cardinale  che  nel  dì  seguente  l'inviasse  a 
di  Dio,  e  senza  più  pose  mano  all'opera,  Frascati.  Pervenuta  alla  presenza  del  Pa- 
malgrado  le  dicerie  e  gli  ostacoli  che  in-  pa,consua  meravigliaede'famigliari  pori- 
sorsero,  di  già  predetti  dalla  serva  di  Dio.  tifici i,  subito  andò  in  estasi,  dalla  quale 
Ih.  "maggio  1 58 1,  Orsola  preso  un  Agnus  ritornò  a'sensi  suoi  chiamata  da  Ini,  e  idi 
Dei,  lo  gettò  ne'fundamenli,  in  uno  alla  baciò  prostrata  divotamente  i  piedi.  Do- 
i  /pietra  con  l'abbate,  e  fattasi  estatica  la  pò  di  che  il  Papa  invitandola  vicino  a  se, 
benedì  nel  nomeeper  ordine  delia  ss.  Tri-  vollebenignamenleascoltare  l'ainbascia- 
nità  e  della  B.  Vergine.  Terminala  l'està-  la  che  voleva  esporg'i;  ed  essa  umiltnen- 
si  e  la  funzione,  restò  confusa  e  le  dispiac-  te  da  parte  di  Dio  espose  i  flagelli  che 
que  d'essersi  arrogato  un   atto  che  solo  slava  per  mandare,  se  il  cristianesimo  non 
apparteneva  al  sacerdote,  sebbene  esegui-  faceva  penitenza,  e  nel  suo  discorso  due 
lo  per  impulso  divino.  Visitata  poi  dal-  -volte  riandò  in  estasi.  11  Papa   le  disse  : 
l'arcivescovo  di  Lanciano,  e  interpellata  Prega  il  Signore  che  ci  perdoni  i  castighi 
quauti  anni  occorrevano  pel  compimen-  themeritiamo,echeci  minaccia  pe'nostri 
to  e  ufficiatura  della  chiesa  in  costruzio-  peccati;  e  la  licenziò  colla  sua  benedizio- 
ne; rispose  Orsola,  sarà  fatta  in  mesi,  co-  ne, invitandola  a  restituirsi  in  Roma,  ove 
me  seguì,  e  da  dove  la  C.  Vergine  dispen-  dal  cardinal  Santorio  avrebbe  saputo  co- 
serà le  sue  grazie  nelle  calamità  e  biso-  sa  dovea  fare.  Il  cardinale  fu  incaricato 
gni  di  Napoli.  Terminata  la  chiesa  con  dal  Papa  di  formare  una  scelta  congre- 
sua  inesprimibile  gioia  per  essere  di  con-  gazione  de'più  riputali  di  Roma  per  dot- 
linuo  vicina  al  suo  Gesù  sagramentalo,  ti  ina,  pietà  e  cognizioni  nella  direzione 
tultavolla  si  trovò  inaridita  e  fredda  di  delle  anime,  fra'quali  vi  comprendesse  s. 
spirito,  e  Dio  espressamente  le  ordinò  di  Filippo  Neri,  per  esaminare  rigorosamen- 
lasciarla  e  di  condursi  in  Roma,  poiché  te  lo  spirito  di  Orsola,  e  riferirne  i  risnl- 
adirato  contro  il  cristianesimo  dall'offese  tati;  perchè  dubitavasi  di  sua  semplicità, 
enormi  de'peccatoii  d'ogni  celo,  minac-  e  che  andasse  soggetta  a  illusioni  del  ne- 
ciasse  su  di  essi  imminenti  e  terribili  ca-  mico  comune,  da  cui  pure  ne  provenisse 
stighi.  Ad  onta  di  sua  ripugnanza,  cleri-  l'alienazione  da'sensi.  La  congregazione 
vata  dalia  sua  umiltà, dal  conoscersi  nien-  dopo  averla  interpellata,  affidò  intera- 
te,  semplice,  ignorante,  di  nonessere  ere-  mente  l'esame  del  suo  spirilo  a  s.  Filip- 
duta ,  le  convenne  ubbidire  e  recarsi  a  pò,  versatissimo  anche  in  questo.  Il  san- 
notificarlo  a  Papa  Gregorio  Nili,  colla  to  eseguì  l'incarico  con  tutta  sagacità,  e 
benedizione  dell'arcivescovo  e  del  conles-  per  esperimentarla  non  poco  la  mortifì- 
sore  ,  avendo  essi  conosciuto  che  Dio  lo  co;  e  scorgendola  umile  e  virtuosa,  le  dis- 
voleva, ed  avea  dichiarato  a  Orsola:  Se  se  poi:  Quello  che  io  ho  detto  a  le,  dillo 
tu  non  vai,  manderò  al  inondo  i  castighi,  tu  a  me.  Intanto  i  maldicenti  sparsero  le 
e  leverò  a  te  le  grazie  che  ti  ho  date,  e      piìi  assurde  calunnie,  sì  in  Napoli  che  a 
per  segno  che  io  li  mando,  ti  manterrò      R.oma.Posciacontiuuòasoggiacereagra- 
il  dono  dell'estasi  che  li  diedi,  e  giammai      vi  prove  del  suo  spi i ito,  ma  essa  die  se- 
l'abbandoneiò.  Giunta  a  Roma  a'3  mog-      gni  non  equivoci  di  sua  virtù.  Nuovi  e- 
gio  1082,  trovò  che  il  Papa  era  in  Fra-      sperimenti  fece  s.  Filippo,  e  si  confermò 


TEA  TEA. 
della  sua  verace  virtù.  Il  cardinal  Santo-  considerarsi  «sempre  per  niente,acciò  il  ne 
rio  la  comunicò  nella  sua  coppella,  e  pas-  mico  comune  non  la  spogliasse  d'ogni  be 
sale  le  5  ore  della  consueta  estasi,  vestito  ne,  tutto  dovendo  riferire  solo  a  glori.»  di 
pontificalmente  l'esorcizzò  come  fosse  in-  Dio;  le  predisse  che  sarebbe  stato  protet- 
demoniata  ,  ma  con  risultato  edificante,  trice  di  Napoli,  e  passeggiando  insieme  le 
Novelle  prove  si  presero  di  Orsola,  cuiel-  disse  che  poi  avrebbero  ambedue  ciò  fatto 
la  egualmente  superò  con  meraviglia  dì  inparadiso.  Il  santo  nel  licenziare  Orsola, 
tutti,  con  concetto  di  santità  presso  i  ro-  richiese  per  memoria  la  di  lei  corona,  ed  in 
mani  die  facevano  a  gara  per  vederla  e  la  ricambio  levatasi  la  propria  berretta  dal 
chiamavano  santa.Continuandos.  Filippo  capo,  gliela  pose  in  segno  di  benevolenza 
ad  esercitarla  quotidianamente  con  parole  in  testa,  dicendole  :  Quando  ti  levi  la  io- 
aspree scongiuri, laseparòda'suoi parenti  vaglia  dal  capo,  ti  pollerai  questa,  acciò 
che  l'aveano  accompagnata,  collocandola  non  ti  faccia  male.  Dipoi  questa  berretta 
nella  casa  d'un  prete  spagnuolo  adiacen-  la  venerabile  la  tenue  sempre  carissima 
te  alla  chiesa  di  s.  Michele  arcangelo  in  nel  suo  Oratorio,  e  indi  le  suereligioseco- 
Dorgo,  in  angustostanzolinocon  fìnestrel-  me  una  reliquia  di  quel  gran  santo.  Al- 
la rispondente  alla  chiesa,  da  cui  era  in  l'articolo  Berretta  notai,  che  in  memo- 
continua  adorazione  del  ss.  Sagramento,  ria  della  donata  da  s.  Filippo,  per  i>pe- 
sulla  quale  per  memoria  fu  posta  onori-  ciale  privilegio  la  superiora  delle  teatine 
fica  isciizione.il  prete  di  quando  in  quali-  ili  Napoli,  nel  coro  e  ne' capitoli  tuttora 
do  la  scongiurava  e  comunicava,  conti-  usa  la  berretta  clericale.  Ad  evitare  il  coll- 
imando nelle  sue  estasi,  le  quali  si  ritmo-  corso de'romani  che  l'acclamava  per  san- 
varono  quando  s.  Filippo  la  faceva  con-  ta,  e  alcuni  volevano  ritenerla  in  Roma 
durre  ins. Girolamo  della  Carità.  A  viep-  per  fondarvi  monasteri,  parti  notte  tem- 
pio provarla, il  santo  la  fece  passare  pres-  pò.  Tutta  Napoli  si  commosse  all'arrivo 
so  alcune  sue  penitenti,  vicino  a  s.  Maria  di  Orsola,  che  ritornava  trionfante  per  le 
in  Vallicella,  acciò  fosse  esercitata  inser-  vittorie  riportate  nelle  provegloriosamen< 
vigi  umilianti  e  disturbata  fino  nelleora-  te  sofferte,  e  dell'approvazione  fattasi  in 
zioni;  ma  tutte  le  prove  riuscirono  imiti-  Roma  del  suo  spirito  e  di  sue  estasi.  Re- 
li,  ogni  cosa  solfrendocon  giovialità  e  for-  stituitasi  presso  la  chiesa  di  monte  s.  El- 
tezza  d'animo.  La  minacciò  s.  Filippo  di  mo,  riprese  i  suoi  esercizi  di  pietà;  ma  o 
farla  trasportare  all'inquisizione,  ed  ella  pel  gran  concorso  del  popolo  che  anda- 
serenamente  si  mostrò  pronta  asottomet-  va  asturbarla,  o  per  le  istanze  dei  cogna- 
tervisi.  Privata  della  s.  comunione,  eri-  to  Girolamo  Tagliaferro  onde  averla  net- 
dotta  perciò  quasi  a  morire,  fu  ravviva-  la  propria  casa  nel  borgo  delle  Vergini, 
ta  dalla  ss.  Eucaristia,  e  s'incominciò  ad  o  perchè  volle  su  di  lei  prenderne  altra 
approvare  il  suo  spirilo  ed  a  confessare  prova  Roma,  da  questa  fu  ordinato  alla 
la  sua  bontà,  richiamandosi  da  Napoli  i  venerabile  di  ritirarsi  col  cognato,  ed  el- 
suoi  parenti  per  ricomlui  vela.  Conferma-  la  con  ilarità  proni  unente  ubbidì.  Sospi- 
lo  il  suo  ottimo  spirito  con  applauso  u-  rando  poi  il  suo  monte,  inaspettatamea- 
niversale,  si  recò  a  congedarsi  dal  Papa,  te  venne  avviso  da  Roma  che  si  lasciasse 
vi  restò  in  estasi  e  fu  da  lui  benedetta.  Al-  tornare  alla  sua  solitudine,  con  libertà  di 
treltanto  fece  il  cardinal  Santorio,  che  si  adunarvi  donzelle,  e  di  (ormarvi  istituti, 
rallegrò  con  lei  della  felice  riuscita  degli  quando  a  lei  piacesse, 
sperimenti  fa  tti  con  penose  prò  ve, risultali-  Giubilante  la  ven.  Orsola  restituitasi 
li  per  lei  del  maggiore  onore.  Anche  s.  Fi-  in  s.  Elmo,  ne  rese  affettuosi  ringrazia- 
lippo  la  confortò,  dichiarando  d'aver  co-  menti  a  Dio,  aumentandosi  sempre  più 
nusciuto  che  Dio  ero  cou  lei,  e  l'esortò  di  nella  santità  di  vita  e  odia  lama  che  go- 


36  TEA 

deva.  Die  quindi  opera  a  formare  un'a- 
dunanza o  congregazione  di  donzelle,  per 
divina  ispirazione,  dando  principio  alla 
fondazione  nella  sua  casa  con  6  nipoti  e 
3  sorelle  sue,  con  permesso  de'superiori. 
Subito  da  Napoli  si  fecero  istanze  da  di- 
verse giovinette,  per  esservi  ammesse  a 
partecipare  delle   sante  istruzioni  e  de' 
■virtuosi  esempi.  In  breve  le  concorrenti 
giunsero  a  6o,  e  ricusando  ella  d'esserne 
superiora, di  cornuti  consenso  fu  eletta  la 
sorella  Cristina, ch'era  stata  la  sua  costan- 
te compagna,  di  non  minor  pietà  e  pru- 
denza; tutte  però  riguardando  Orsola  per 
fondatrice,  la  chiamavano  madre.  Essa 
prescrisse  le  costituzioni,  molto  conformi 
a  quelle  de'teatini,  tutte  spiranti  soavità 
e  dolcezza:  elesse  a  protettori  della  con- 
gregazione la  C.  Vergine,  s.  Michele  ar- 
cangelo, il  patriarca  s.Giuseppe,  e  s.  Pie- 
tro principe  degli  apostoli. Siccome  la  sua 
chiesa  era  sotto  l'invocazione  della  ss. Con- 
cezione di  Maria  Immacolata,  così  chia- 
mò la  congregazione  della  ss.  Immaco- 
lata Concezione  di  Maria  I  ergine,  sta- 
bilendo che  ogni  sabato  si  cantasse  la  mes- 
sa della  ss.  Concezione,  ed  ogni  giorno  in 
privato  ciascuna  religiosa  recitasse  l' uf- 
fizio della  B.  Vergine,  se  non  si  fosse  re- 
citato in  coro  coll'uilizio  divino,  poiché 
sono  obhhgate  l'oblate  di  recitarli  ambe- 
due quotidianamente.  Prescrisse  l'abito 
nero,  senza  professione  solenne  di  voti, 
ma  una  pubblica  oblazione,  e  senza  clau- 
sura.Suor  Orsola  fu  visitata  ripetutamen- 
te da'pp.  Baronio  e  Tarugi  filippini  e  poi 
celebri  cardinali]  e  l'abbate  Navarro  e- 
difìcò  presso  la  casa  religiosa  un'  abita- 
zione per  se  e  sua  famiglia,  per  accorrere 
a 'bisogni  spirituali  di  suor  Orsola  e  go- 
dere di  sua  santa  conversazione,  compia- 
cendosi della  scuola  di  virtù  che  ivi  avea 
aperta  a  tante  figlie,  senza  legami  forzo- 
si, edel  buon  uso  cui  era  impiegata  la  sua 
chiesa.  Vicino  a  morte,  e  volendo  lasciar 
la  serva  di  Dio  e  la  sua  congregazione 
sotto  la  perpetua  cura  d'alcun  ordine  re- 
golare, che  la  guidasse  nelle  sue  pratiche 


TEA 

spirituali,  1'  affidò  a'  filippini  di  Napoli 
della  congregazionedell'<  J/7//0/77)  istitui- 
ta da  s.  Filippo,  lasciandoli  perciò  eredi 
della  chiesa,  delle  case  e  de' terreni  adia- 
centi, acciò  venissero  ad  abitarvi,  per  po- 
ter agevolmente  accorrere  a'bisogni  spi- 
rituali delle  religiose.  Suor  Orsola  restò 
afllitta  da  tali  disposizioni,  vedendosi  a- 
ver  perduta  la  chiesa;  e  siccome  i  filip- 
pini dichiararonsi  impotenti  ad  assume- 
re la  cura  spirituale,  la  venerabile  otten- 
ne generose  somme  dal  duca  di  s.  Agata 
Gio.  Tommaso  Coscia  e  da  altre  pie  per- 
sone, e  con  esse  potè  ricomprare  tutte  le 
proprietà  del  defunto.  Occupandosi  suor 
Orsola  del  buon  regolamento  della  con- 
gregazione, essa  manifestamente  venne 
protetta  dal  cielo,ecolle  sue  orazioni  più 
volte  sollevò  Napoli  da  disastri.  La  con- 
gregazione progredendo  fioriva,  in  uno 
allo  stabilito  educandato;  dopo  32  anni 
dalsuo  principio,  divenne  confessore  del- 
la comunità  il  p.  d.  Lorenzo  Santacro- 
ce teatino,  i  cui  correligiosi  già  praticava- 
no il  monastero  cou  confessare  e  piedi- 
care,  per  cui  maggiormente  si  era  statui- 
to dalle  religiose  di  ritenere  il  loro  abito 
e  imitarne  l'esemplare  istituto.  Frequen- 
tava il  monastero  auche  il  teatino  p.  d. 
Matteo  Santomagno, allora  prepositodi 
s.  Paolo  Maggiore  di  Napoli,  e  questi  for- 
se fu  il  i.°  de'teatini,  a  cui  per  lume  avu- 
to dall'estasi  suor  Orsola  mostrò  di  voler 
essere  colla  sua  congregazione  diretta  e 
governata  da'teatini.  Oltre  l'intelligenza 
e  unione  di  spirito  che  la  venerabile  avea 
col  vivente  s.Audrea  Avellino.ebberocon 
lei  colloqui  altri  ragguardevoli  teatini  , 
fra'  quali  il  veti.  d.  Francesco  Olimpio  : 
tutti  questi  talora  le  parlarono  d'un  luo- 
go di  ritiro, che  si  sarebbe  potuto  forma- 
re vicino  alla  congregazione,  onde  la  ser- 
va di  Dio  promise  di  chiederlo  al  Signo- 
re, il  quale  le  dichiarò  la  sua  volontà.  Do- 
po d'averla  fatta  fondatrice  delle  teatine, 
volle  che  fosse  altresì  istitutiice  d'un  ro- 
mitaggio, che  dovea  essere  un  ricetto  d'a- 
nime eielle,  ed  un  ornamento,  decoro  e 


TEA 

sostegno  di  Napoli.  Ella  però  non  ebbe 
il  contento  eli  veder  in  vita  eseguita  que- 
st'altra fondazione,  ma  avendone  lasciate 
tutte  le  disposizioni  e  il  dettagliato  dise- 
gno, sì  riguardo  al  materiale  del  sito,  co- 
me al  formale  delle  regole  e  sante  pra- 
tiche diesi  doveano  osservare,  ne  ha  tutta 
la  gloria  di  fondatrice.  Nel  giorno  della 
Purificazione  di  Maria  del  i6i  7,  essendo 
rapita  in  estasi  dopo  la  comunione,  eb- 
be chiara  rivelazione  da  Dio  e  dalla  B. 
Vergine,  di  doversi  formare  un  nuovo 
monastero  contiguo  a  quello  della  con- 
gregazione e  claustrale;  e  che  le  abitatri- 
ci dovranno  chiamarsi  Romite  dell'  Im- 
macolata Conce-ione,  in  numero  di  33 
corrispondente  agli  anni  cheGesù  Cristo 
dimoiò  in  terra, senza  le  sorelle  che  han- 
no da  servire.  Prescrisse  il  Signore  colla 
sua  Madre  il  santo  loro  tenore  di  vita  ri- 
tirato e  austero,  e  che  vestano  di  turchi- 
no e  di  bianco,  di  panno  non  tanto  gros- 
so, né  tanto  sottile,  cioè  colla  veste  bian- 
ca e  col  manto  e  scapolare  turchino.  Che 
oltre  i  3  solenni  voti, facessero  il  4-°di  per- 
fetta clausura,  poiché  doveano  essere  to- 
talmente separate  dal  mondo,  e  perciò 
dette  eremite,  senza  aver  più  commercio 
e  contezza  de'parenti  e  amici,  e  delle  co- 
se del  secolo,  e  senza  neppure  comuni- 
care colle  religiose  della  congregazione, 
se  non  con  quella  che  sarà  destinata  a 
provvederle  del  necessario  alla  vita  per 
mezzo  d'una  ruota.  Nella  suddetta  rive- 
lazione la  B.  Vergine  con  tra  le  braccia 
il  divin  Figlio,  comparve  in  atto  di  por- 
gere a  suor  Orsola  i  sagri  Scapolari  tur- 
chini della  sua  Immacolata  Concezione, 
per  promuovere  in  tutt'i  cristiani  popoli 
insieme  colla  divozione  dell'  Immacolato 
suo  Concepimento  la  riforma  salutare  al- 
tresì de'pubblici  costumi.  L'origine  del- 
l'abitino ceruleo,  neh' ultima  vita  della 
'\eii.  Orsola,  ecco  com'è  narrato.  Dopo- 
ché Gesù  Bambino  nella  visione  ebbe  ma- 
infestati)  alla  venerabile  l'istituzione  che 
volea  del  romitaggio,  e  promesso  granili 
grazie  a  quell'auiuie  elette,  la  venerabile 


TEA 


37 


il  pregò  perchè  tali  grazie  non  fossero  cir- 
coscritte alle  religiose  romite,  ma  estese 
altresì  alle  persone  del  secolo.  Ella  vide 
allora  uua  quantità  di  angeli  andar  per 
tutto  il  mondo  spargendo  que'sagri  sca- 
polari cerulei.  Comprese  la  venerabile  il 
significato,  e  cominciò  a  fare  e  distribui- 
re gli  scapolari  simili  a  quelli  veduti  nel- 
la visione.  Nell'articolo  Concezione  Im- 
macolata della  B.  Vergine  Maria,  nar- 
rai che  neh  671  Clemente  X  die  il  sin- 
goiar privilegio  e  facoltà  a'  teatini  di  be- 
nedire con  proprie  orazioni  e  distribui- 
re a'fedeli  gli  Scapolari  turchini,  deno- 
minati Abitini  (de' quali  divozionali  ri- 
parlai a  Superstizione,  siccome  a  questa 
sostituiti)  dell'Immacolata  Concezione 
di  Milvia  1  ergine;  e  che  Clemente  XI 
neh  7  10  concesse  l'indulgenza  plenaria, 
anche  in  orticaio  morti-i,  a  tutti  quelli 
che  porteranno  tali  scapolari;  indulgen- 
za che  pur  accordò  a  chi  visiterà  nella  fe- 
sta della  ss.  Concezione  una  chiesa  de'tea- 
tini  o  delle  teatiue,  e  di  7  anni  e  7  qua- 
rantene a  quelli  che  le  visiteranno  nelle 
altre  feste  della  Madonna.  Per  la  bene- 
dizione di  questi  scapolari,  gli  ascritti  par- 
tecipando a'beni  spirituali  de'teatini,  go- 
dono d'un  numero  stragrande  d'indul- 
genze, fra  le  quali  quella  di  6  Pater,  ève  e 
Gloria  alla  ss.  Trinità  in  onore  dell'Im- 
macolata Concezione,  per  cui  si  lucrano 
tutte  l'indulgeuze  delle  visite  delle  basi- 
liche di  Roma,  di  s.  Giacomo  di  Compo- 
stela,della  Porziuncola  ede'Luoghi  san- 
ti di  Palestina.  Il  regnante  Pio  IX  ha  con- 
ceduto al  p.  generale  de'teatini  la  facol- 
tà di  concedere  ad  altri  del  clero  secola- 
re e  regolare  di  poter  benedire  e  impor- 
re i  detti  scapolari,  con  l'annesse  indul- 
genze, alle  quali  si  acquista  diritto  nel' 
l'atto  dell'imposizione  fatta  da  un  teati- 
no o  da  altro  sacerdote  che  ne  avesse  ot- 
tenuto facoltà  dal  p.  generale  de'teatini. 
Sempre  i  teatini  nelle  missioni  pontificie 
loro  allìdate, cogli  scapolari  diffusero  la 
divozione  e  il  culto  pratico  del  mistero  di 
Mjiia  concepita  senza  di  ueo  di  colpa 


io  TEA  TEA 

ed  inogni  tempo  i  teatini  con  zelo  instati-  de.  Entrali  i  pp.  teatini  al  governo  spi- 
cabile  lo  sostennero  colle  opere  e  cogli  rituale  e  temporale  delle  teatine,  si  die- 
scritti.Ebbe  poi  la  venerabile  il  conforto  rduo  tutta  la  sollecitudine  di  promuove- 
eli  vedercalcuuedella  congregazione  pra-  re  il  sollecito  coni  inda  mento  del  ronìi- 
ticare  le  regole  formate  per  le  romite,  si-  (aggio,  e  neh 633  a' io  giugno  si  pose  la 
no  al  numero  di  7,  e  doveano  arrivare  a  i.'1  pietra  per  quel  nuovo  monastero, con 
12,  fra  le  quali 1  distinguevate  d.  Olita-  tutta  solennità  ed  esplosione  di  tuttelear- 
pia  e  d.  Chiara  sue  nipoti,  e  pili  ancora  tiglierie.  Persone  d'ogni  sesso  e  condi- 
d. Giovanna  Àmodeo fervorosissima  e  cbe  zione  mirabilmente  contribuirono  all'e- 
ne  desiderò  anche  l'abito,  onde  suor  Or-  lezione,  e  Dio  a  intercessione  della  ve- 
sola  la  citiamo  ritratto  delle  future  tomi-  iterabile  risuscitò  uno  scultore  lavorante 
le,  capo  e  principio  di  esse.  Eormate  le  caduto  dal  cornicione  e  morto.  Dopo  al- 
regole  pel  romitaggio,  le  sottomise  a'su-  coni  ostacoli  e  ritardi  fu  proseguito  l'e- 
perioti  de'  teatini  se  vi  fosse  d'uopo  di  difìzio,  e  la  città  dopo  la  pestilenza  del 
eoi  lezione  o  moderazione,  conformando-  1  656  volle  sciogliere  il  voto,  portando  so- 
si  in  tulio  al  loro  giudizio.  Nondimeno  lennemente  la  statua  della  ss.  Immacola- 
l'ordine  teatino  mostrò  ripugnanza  d'as-  ta  Concezione,  fatta  per  opera  della  ve- 
>uuicrsi  il  [teso  della  direzione  e  gover-  iterabile,  in  ringraziamento  del  cessato 
no  della  congregazione  già  formata,  e  del-  Jlagello,  e  nel  1G67  fu  compito,  collocan- 
i'eremo  cb'era  per  fondarsi,  e  per  vari  dosi  sulla  porta  della  cbiesa  dell'eremo 
anni  si  mantenne  renitente  malgrado  le  una  lapide  marmorea, ove  si  legge:  Omini 
suppliche  ripetute  da  suor  Orsola  negli  /  irgini  sin.'  labe  conceptae,  sarwtimo- 
(il timi  suoi  sospiri,  dalla  città  di  Napoli  medium  Heremum  vai.  Metter  Ursula 
e  da  vari  suoi  personaggi.  Dopo  la  morte  Beniiicasa  delegit,  instituit,  oc  Tee/lino 
della  venerabile  la  città  clte  l'avea  eletta  regimini addìxìt.  Allora  si  elessero  le  re- 
in  protettrice  e  con  volo  erasi  obbligala  ligiose  che  doveano  entrarvi  per  le  pri- 
fabbricar  il  monastero  delle  romite,  nel  me  a  dar  principio  all'  eremo,  e  ne  furo- 
162  1  spedì  a  Pioma  ilean.  Montanari  per  no  scelte  12  da'monasteri  di  clausura  più 
ottenere  da  Gregorio  XV  l'approvazio-  rigida  di  Napoli,  comprese  3  della  con- 
ile delle  regole  dell'eremo,  e  perchè  tati-  gregazione  delle  teatine,  oltre  una  leati- 
to  questo  che  la  congregazione  si  accet-  na  del  monastero  di  Palermo  fondato  nel 
tasse  da'pp.  teatini  sotto  la  loro  cura.  Le  1 65  1  (dalla  principessa  Francesca  d'A« 
regole  delle  romite  buono  approvate  a'  ragotia,  e  ne  prese  l'abito  come  appren- 
23giugnoi  623  da  GregorioXV  conbre-  do  dal  p.  Ilelyot),  e  fu  dichiarata  prepo- 
ve  apostolico,  nel  quale  sono  pure  i rapii-  sta  e  superiora  delle  romite  d.  Maddale- 
cilamettte  approvate  le  oblate;  ma  la  ri-  na  Orsini  figlia  del  duca  di  Gravina,  trat- 
pulsade'pp.  teatini  continuò  sino  ali  6331,  ta  dal  monastero  della  ss.  Trinità.  JMa  di 
allorché  eletto  preposi  to  generale  dell'or-  poi  e  tuttora  la  superiora  delle  romite  ha 
dine  il  suddetto  p.  d.  Matteo  Santoma-  il  titolo  di  priora.  Ritornando  a  suor  Or- 
gno,  depositario  delle  ultime  volontà  e  sola,  granile  fu  la  fama  di  santità  che  go- 
desiderii  della  venerabile,  indusse  i  pa-  de  in  vita  e  dopo  morte,  d'altissimi  per- 
dria  cedete  all'istanze  di  tanti  personag-  sonaggi,  cardinali,  nunzi  di  Napoli,  ve- 
gi,  alle  preghiere  e  alle  lagrime  delle  re-  scovi  e  servi  di  Dio,  nou  che  presso  ogni 
ligiose  e  della  stessa  città  ili  Napoli,  ed  genere  di  persone,  sovrani,  principi  reali, 
accettarono  il  governo  della  congregazio-  viceré  e  viceregine,  ed  ancor  vivente  fu 
ne  delle  teatine  e  dell' eremo,  e  l'aggre-  eletta  da  Napoli  per  sua  protettrice;  mol- 
garono  al  proprio  online  colla  compar*  ti  furono  i  miracoli  che  [ter  virtù  divina 
tecipazioue  de'privilegi  e  grazie  che  go-  operò  in  vita  e  dopo  la  beata  sua  morte, 


TEA.  TEA                     39 

il  cui  giorno  essa  indicò,  dando  contezza  Gesù  Bambino  con  libro  die  le  insegna  a 
di  sua  vita  al  p.  Santacroce  suo  confes-  leggere; la?.. Testasi  avanìiGregorioX.1 li; 
sore  per  ubbidienza,  e  lasciando  santi  ri  la  3.'  il  cardinal  Santorio  cbe  la  scongiu- 
cordi  alle  sue  figlie.  Le  ringraziò  della  ra;  la  ,\.'  $.  Filippo  cbe  le  comanda  far 
compagnia  a  lei  lenuta,cbiese  loro  perdo-  comparile  il  sole,  il  (piale  apparisce  di- 
rlo delle  colpe  commesse,  e  le  pregò  di  tu-  rodandosi  le  nuvole;  la  5.'  s.  Gaetano  cbe 
mutarla  nella  sepoltura  comune.  Avvici-  le  presenta  un  libro  aperto  o  le  costilu- 
nandosi  suor  Orsola  agli  esti  end  giorni,  zioni  de'leatiui;  la  6.a  Gesù  Cristo  e  la  B. 
sì  per  l'acerbità  maggiore  de'doluri  cbe  Vergine  cbe  ricevono  la  sua  anima  ap- 
di  continuo  solfi  iva,  sì  per  l'inappetenza  pena  spirata;  la  7.  '  Gesù  cbe  comparisce 
del  cibo,  onde  le  produsse  un  totale  sfi-  alle  teatiue  con  3  triregni  di  diverse  gran- 
Dimenio  di  forze,  ricevuti  da  lei  i  ss.  Sa-  dezze,  e  accennando  altro  stemma  d"  A- 
gramenti  con  divozione  e  tenerezza, non  lessa ndro  VII.  Dopo  avere  con  l'autori- 
cessando  da'suoi  estatici  raccoglimentrohe  tà  dell'encomiata  e  copiosa  Vìtat  estrat- 
vn'ppiìi  raccendevauo,lìnaltuenteconse-  ta  da'processi  apostolici  e  dal  mss.  del  p. 
reno  ridente  volto  rese  lo  spirito  a   Dio  Santacroce  delle  preclare  azioni  della  veu. 
la  notte  della  vigilia  di  s.  Orsola  del  t  6 1 8,  suor  Orsola,  compendiosamente  trattato 
d'anni  71.  11  suo  cadavere  rimase  tiessi-  dell'origine  delle  teatine  e  romile.ora  con 
bile  in  tutte  le  membra,  e  movea  a  divo-  altri  aggiungerò  altre  nozioni  sull'istitu- 
zione in  mirarla.  Indi  apparve  a  due  ni-  zione  delle  medesime.  Il  p.  Flaminio  da 
poti  e  ad  altre  persone  ;  immenso  fu   il  Latera  minore  osservante,  nel  Comperi" 
concorso  del  popolo  a  venerarla  soprat-  dio  della,  storia  degli  ordini  regolane' 
terra  e  sepolta,  molti  i  miracoli  fatti.  Fu  sis tenti s  nel  t.  4,p-  '  2  ragiona:  Delle  tea- 
deposta  dopo  3  giorni  nella  chiesa  della  tino  delV  Immacolata  Concezione  luco- 
ss.  Concezione,  ed  apertosi  dopo4  anni  il  tuincia  a  dichiarare  le  due  diverse  spe- 
sepolcro,  fu  trovato  il  di  lei  corpo  intero  ciedi  Teatine  istituite  dalla  veu.  suor  Or- 
e  incorrotto.  lrio  VI  con  solenne  decreto  sola  Benincasa,  di  oblate  con  voti  sem- 
pubblicato  a'7  agosto  I7q3  nella  cbiesa  plici,  edi  romitecon  voti  irrevocabili,  tut- 
eli s.  Andrea  della  Valle  de'tealini  di  Ro-  te  soggette  a  Teatini.  Dato  un  lieve  cen- 
ino, approvò  l'eroiche  virtù  della  vene-  no  di  sua  portentosa  vita,  narra  cbe  nel 
labile  suor  Orsola.  Abbiamo:  ì  ita  del-  1  583  die  principio  alla  sua  congregazio- 
la  ven.  serva  di  Dio  suor  Orso/a  Be-  ne  delle  teatine,  cbe  la  venerabile  formò 
rancata  fondatrice  delle  monache  tea-  di  66  religiose  in  onore  degli  anni  cbe  se- 
tinc.  e  del  romitaggio  della  ss.  Conce-  condo  alcuni  visse  la  B.  Vergine  in  terra 
zione  di  Napoli,  scritta  da  un  chierico  (nell'articolo  Corona  ni  s.  Brigida,  con 
regolare  teatino,  e  dalle  stesse  teatine  altri  dissi  recitarsi  in  onore  de'63  anni  cbe 
dedicata  a  sua  Maestà  la  regina  delle  diconsi  vissuti  dalla  Madonna).  Altrettan- 
te Sicilie.  Roma  1  796.  Ne'  voi.  IV,  p.  to  riferisce  il  p.  Bonanni  gesuita,  nel  Ca- 
24»  LUI,  p-42>  dissi  che  sono  possessore  talogo  delle  vergini  dedicate  a  Dio,  p. 
d'una  mirabile  canna  volgare  gradita  o  9 5,  e  riporta  la  figura  come  vestono  le 
incisa  con  figure,  fogliami,  grappoli  d'u-  teatine;  osservando  che  non  le  obbligò  la 
va  e  arabe>chi,  già  donata  al  sanese  A-  fondatrice  a'3  voti  solenni,  ma  solamen- 
lessandro  VII,  il  cui  stemma  ha  laterali  tea  pubblica  oblazione,  perchè  volle  che 
le  ligure  della  Chiesa  e  della  Giustizia,  vivessero  per  puro  amore  rinchiuse;  esic- 
euna  gloria  d'Angeli  avvi  da' lati  del  tri-  come  la  ven.  Orsola  dubitò  che  la  con- 
regno,indi  seguono  7  rappresentazioni  ii-  gregazione  potesse  mancare  dopo  la  sua 
guai  danti  la  ven.  suor  Orsola  Benincasa,  morte,  per  rivelazione  divina  ordinò  che 
e  loro  iscrizioni.  Esse  esprimono:  lai/  si  assoggettasse  all'ordine  teatino.  Dichia- 


4o  TEA  TEA 

railp.da  Latera,che  le  loro  principali  re-  le  maniche  larghe,  e  legata  con  un  cingo- 
gole  sono  le  seguenti.  La  recita  dell'uffizio  lo  di  lana.  Inoltre  portano  in  capo  un  ve- 
divino  senz'alcun  canto  concertato,  come  lo  bianco,  senza  soggolo,  invece  del  qua- 
si recita  tla'pp.  teatini,  e  di  quello  della  le  fanno  uso  del  collare  della  veste,  simi- 
Madonna  in  privato.  Un'ora  d'orazione  le  a  quello  de'teatini.  Rimarca  il  p.  Do- 
la mattina  in  comune,  e  un'altra  dopo  il  Danni,  essere  1'  abito  di  saia  nero  quello 
\espero,  oltre  la  quotidiana  recita  del  /  e-  usato  dalle  vergini  della  primitiva  chie- 
ui  creator  Spiritus.  e  del  De  profundis  sa,  secondo  la  testimonianza  del  Daronio. 
dopo  l'ora  di  noua.  La  superiora  e  le  al-  Non  escono  mai  dal  monastero,  ed  a  lo- 
tte sorelle  fanno  a  vicenda  un'ora  d'ora-  ro  non  si  può  parlare  che  per  la  grata,  co- 
zione  avanti  il  ss.  Sagramento,  per  l'ado-  me  suole  praticarsi  colle  religiose  obbli- 
razione  diurna  e  notturna, nella  circostan-  gate  alla  clausura.  Quindi  il  p.  da  Late- 
za dell'esposizione  del  medesimo;  ed  in  o-  ra  passa  a  dire  delle  romite,  tra  le  quali 
gni  venerdì  nelle  lorochiese  si  espone  pub-  ponno  ritirarsi  le  teatine  più  inclinate  al- 
binamente, mentre  molte  di  esse  stanno  la  solitudine,non  potendo  con  esse  comu- 
in  coro  a  orare,  ricevendolo  poi  nella  s.  idearle  romite.  Chele  teatine  passate  tra 
comunione  nelle  domeniche,  uè'  merco-  le  romite,  (piando  si  ammalano  ritornano 
ledi  e  sabati,  ed  in  tutte  le  leste.  In  ogni  allacongregazioue,cguaritesi  restituisco- 
giovedì  dopo  il  mezzodì  cantano  in  coro  noal  romitaggio.  Quest'asserzione  del  p. 
il  Pange  lingua,  il  I  cui  creator  Spiri-  da  Latera  non  è  vera,  poiché  la  ven.Orso- 
tuSf  e  l'antifona  dell'Immacolata  Conce-  la  prescrisse  che  le  oblate  e  le  romite  non 
zione.  E'  loro  permesso  di  cantare  nelle  si  vedessero  ne  vive  né  morte.  Tanto  le 
proprie cellealcune  canzoni  spirituali, ma  religiose  della  congregazione,  che  quelle 
è  loro  proibito  sì  in  chiesa  che  in  casa  dell'eremo,  tutte  sono  teatine;  ma  le  ro- 
1' uso  degli  organi  e  di  qualunque  stru-  mite  sono  veramente  monache  per  pro- 
meuto  musicale.  Ogni  1 5  giorni,  di  vener-  fessareda  loro  i  voti  solenni,  le  altre  con- 
dì, sono  tenute  ad  accusarsi  de'lorodifet-  siderandosi  oblate.  Il  p.  Bonanni  che  e- 
ti  nel  capitolo,  e  nell'avvento,  nella  qua-  gualmente  a  p.  4-5  Iie  riporta  la  figura  e 
resima,  e  in  tutti  i  mercoledì  e  venerdì,  ne  parla,  cou  l'autorità  del  p.  d.Gio.Bat- 
a  flagellarsi  con  discipline.  A'digiuni  del-  tista  Bagatta  teatino  ,  ed  altro  scrittore 
la  Chiesa  aggiungono  quelli  delle  vigilie  della  vita  della  ven.  suor  Orsola  Beninca- 
dellefeste  delss.  SagramentOjdeirimma-  sa,  ecco  come  ne  racconta  la  sua  fonda- 
colataConcezioneédelIaPurificazionedel-  zione.  La  ven.  suor  Orsola  dopo  aver  i- 
la  Madonna,  e  sono  esortate  a  portare  il  stitnita  la  congregazione  della  ss.  Conce- 
cilizione'venerdì.  E  loro  prescritta  altre-  zione,  designò  di  formare  un  eremodi  ver- 
si una  certa  corona- che  debbono  recita-  gini  per  attendere  alla  vita  contemplati- 
re  ogni  giorno,  insieme  con  una  3.  par-  va,  e  ciò  per  rivelazione  divina,  pe'doui 
le  di  Rosario;  la  celebrazione  d'uua  mes-  cheavea  di  estasi  e  di  profezia,  cioè  quan- 
ta, da  cantarsi  ogni  sabato  in  onore  del-  do  rapita  fuori  deseusi  vide  la  ss.  Vergi- 
l'immacolata  Concezione,  e  di  celebrare  ne  vestita  di  bianco  con  manto  ceruleo  o 
con  molta  pompa,  anche  con  musica,  la  turchino,  e  il  s.  Bambino  con  una  veste 
di  lei  festa  per  3  giorni  continui,  e  colle-  nera  in  mano,  e  molte  vergini  alla  destra 
sposizione  del  ss.  Sagramento,  al  dire  del  di  lui  vestite  come  la  Madre,  ed  altre  al- 
p.  Bonanni.  Si  raccomanda  loro  il  lavo-  la  sinistra  vestite  di  nero.  Le  parve  che 
ro  delle  mani,  la  vita  comune,  la  pover-  il  s.  Bambino  facesse  passare  alcune  di 
tìi  e  le  altre  virtìi;  come  ancora  di  porta-  quelle  vestite  di  nero  nella  classe  delle 
re  l'abito  de' tea  tini,  cioè  una  tonaca  bian-  bianche.  Le  disse  allora  la  C. Vergine, che 
ca  ai  di  sotto,  e  sopra  uua  veste  nera  col-  Dio  voleva  in  quel  luogo  del  monte  s.  El- 


TEA 

ino  e  vicino  nlla  casa  della  congregazio- 
ne,  die  si  erigesse  un  eremo  nel  e j 1 1 a I e  vi- 
vessero 33  vergiui,oltre  7  serventi,  le  qua- 
li segreealed'ogni  umano  consorzio,  s'im- 
piegassero sempre  in  orazioni,  penitenze 
e  altri  esercizi  spirituali.  Narra  il  p.  ila 
Latera  che  il  monastero  o  eremo  è  con- 
tiguo alla  casa  della  congregazione, ha  la 
Mia  chiesa  particolare, ed  è  separalo  dal- 
la stessa  casa  da  una  sala,  in  cui  sono  due 
porte,  una  per  entrale  in  questa,  l'altra 
nel  monastero  o  romitaggio.  Vicino  alla 
porta  della  congregazione  vi  è  una  scala 
per  cui  s'introducono  le  provvisioni  al- 
l'una e  all'altra  comunità  necessarie.  Si 
ricevono  queste  dalla  superiora  della  con- 
gregazione, la  quale  deve  provvedere  le 
religiose  romite  di  tulio  il  bisognevole, 
onde  non  abbiano  mai  occasione  d'affac- 
ciarsi alla  porla  della  sala  comune  d'am- 
bo le  case;  imperocché  la  ven.  istitutri- 
ce, sebbene  fondò  leoblate  e  le  romite  sot- 
to la  medesima  invocazione  dell'Imma- 
colata Concezione,  incaricò  le  oblate  del- 
l' ullizio  di  Marta  coli'  amministrazione 
delle  cose  temporali,  le  romite  di  quello 
di  Maddalena  senza  essere  distratte  dal- 
la vita  contemplativa  e  solitaria,  in  che 
si  obbligano  cou  solenne  voto.  Da  detta 
sala  si  passa  in  altra,  di  cui  apre  la  por- 
ta la  superiora,  allorché  vi  è  urgentissimo 
bisogno  d'introdurre  nell'eremo  il  con- 
fessore, il  medico,  il  chirurgo  e  altri,  i  qua- 
li affinchè  non  s'internino  nel  monastero, 
l'infermeria  dev'essere  vicino  alla  porta. 
Nota  ancora  il  p.  da  Latera,  che  quando 
Gregorio  XV  confermò  le  costituzioni 
dell'eremo,  già  scritte  dalla  ven.  suor  Or- 
sola,soggeltòlereligiose  alla  giurisdizio- 
ne e  visita  de' teatini,  ma  che  l'arcivesco- 
vo di  Napoli  le  visitasse  una  sola  volta,  e 
per  quella  le  romite  l'ubbidissero;  e  che 
iieli(i>4  Libano  Vili  l'esentò  dalla  giu- 
risdizione de'teatini,  e  le  soggettò  a  quel' 
la  del  nunzio  apostolico  di  Napoli  (questo 
racconto  mi  sembra  inesatto  e  non  cor- 
rispondente al  surriferito,  ove  colla  esat- 
ta e  critica  /  ita  della  vtn.  suor  Orto* 


TEA  4  r 

Li.  rimarcai  più  tardi  aver  i  teatini  assun- 
to il  governo  delle  religiose,  e  posterior- 
mente si  fabbricò  I'  eremo),  dal  quale  Cle- 
mente IX  con  breve  de'q  luglio  1 668  le 
tolse,  riponendole  nell'ubbidienza  de'tea- 
tini.' Per  le  proprie  costituzioni  le  romi- 
te sono  tenute  d'  astenersi  sempre  dalla 
carne,  tranne  nell'infermità;  a  digiunare 
nelle  vigilie  delle  feste  della  B.  Versine, 
e  più  rigorosamente  in  quelle  dell'Imma- 
colata Concezione,  dell'Ascensione  e  del 
ss.  Sagramenlo;  in  tutti  i  sabati  e  nei  due 
ultimi  giorni  di  carnevale,  oltre  i  digiuni 
della  Chiesa.  In  lutti  i  venerdì  debbono 
tenere  esposto  il  ss.  Sagra  mento  per  5  ore, 
e  fargli  continuamente  orazione  5  religio- 
se. Ne'venerdì  sono  pure  tenute  a  porta- 
re il  cilizio  per  più  ore,  così  in  quei  del- 
l'avvento e  della  quaresima;  ed  ogni  io 
giorni  ne' mercoledì  si  fanno  la  discipli- 
na, oltre  altre  non  interrotte  mortifica- 
zioni e  penitenze.  Quelle  che  si  ricevono 
nell'eremo  devono  aver  20  anni,  e  farne 
due  di  noviziato.  Quando  sono  ammesse 
alla  professione,  pourio  entrar  nella  chie- 
sa e  trattenervisi  per  un  giorno  intero  coi 
più  stretti  parenti,  senza  speranza  di  più 
rivederli  eparlarci, ed  in  questa  circostan- 
za pranzano  nel  refettorio  delle  sorelle 
della  congregazione;  sebbene  questo  con- 
cedesi  solamente  a  quelle,  che  dalla  vita 
secolare  passano  immediatamente  all'e- 
remo, poiché  quelle  che  vi  passano  dal- 
l'oblate,  potino  nel  detto  giorno  trattener- 
si soltanto  colle  sorelle  di  esse.  Rinnova- 
no i  loro  voti  due  volte  l'anno,  cioè  nel- 
le feste  della  Purificazione  e  di  s.  Gaeta- 
no. Quantunque  il  numero  delle  coriste 
sia  limitato,  non  lo  é  quello  delle  conver- 
se. L'abito  loro  consiste  in  una  veste  di 
panno  bianco,  serrata  con  cintura  di  cuo- 
io, nello  scapolare  e  manto  turchino,  por- 
tando il  velo  nero  e  il  soggolo  come  le  altre 
monache.  Aggiungerò  riferire  il  p.  Bonari- 
ni,  che  incedono  scalze  e  comandali  come 
le  cappuccine;  ma  veramente  esse  usano 
calze  e  sandali.  Il  P.  llelyot,  Storia  de- 
gli ordini  religiosi,  ucl  t.  4,cap.  i3,  tie- 


4i  T  E  A 

ne  proposito:  Delle  Teatine  dell'lmmaco- 
lata  Concezione  della  ss.  Vergine,  delle 
della  Congregazione,con  la  vila  della  veti, 
madie  Orsola  benincasa  loro  fondatrice. 
Cap.i4:  Delle  religiose  Teatine  dell'Ini* 
macolata  Concezione  della  ss.  Vergine, 
dette  dell'Eremo. 

Cenni  storici  intorno  al  dogma  dell'Im- 
macolata Concezione  di  Maria  l  er- 
gine Madre  di  Dio.  Del  suo  antico 
culto  e  festa.  Definizione  dogmatica 
sopra  V Immacolato  Concepimento  di 
Diaria  santissima.  Dimostrazioni so- 
lenni  e  universali  di  giubilo  religioso 
per  sì  eclatante  avvenimento. 

Mentre  io  terminava  di  leggere  gli  stam- 
poni dell'articolo  Subiago,  fui  compreso 
d'inesprimibile  e  dolcissima  religiosa  con- 
solazione, per  avere  il  regnante  sommo 
Pontefice  Pio  IXj con  infallibile  oracolo, 
finalmente  definito  il  grande  mistero  del- 
l' Immacolato  Concepimento  di  Maria 
(l  '.)  sempre  T  ergine  e  Madre  di  Dio. 
Avendo  dovuto  parlare  di  esso  in  tanti 
articoli  di  questo  mio  Dizionario,  e  ane- 
lando con  impaziente  fervore  di  far  pa- 
rola del  sublime  atto  con  che  fu  autore- 
volmente e  con  tanta  maestà  sanzionata 
la  nostra  antica  e  pia  credenza;  ed  insie- 
me, ricordando  i  principali  di  tali  artico- 
li, rendere  nel  mio  india  un  profondo  o- 
massio  d'affettuosa  venerazione  alla  Re- 

DO 

giua  (V.)  del  Ciclone  per  far  eco  altresì 
all'universale  slancio  di  portentosa  e  i- 
naudila  esultanza,  ho  quindi  riflettuto 
che  il  primo  articolo  che  potesse  averne 
relazione  era  questo  delle  Teatine,  co- 
niechè  in  un  modo  particolare  e  divino 
istiUiite  sotto  la  dolce  invocazione  della 
ss.  Immacolata.  Concezione  di  Maria,  e 
per  tuttociò  che  superiormente  narrai  di 
loro;  e  così  nel  rammentato  articolo  Su- 
biaco  promisi  che  in  questo  ne  avrei  fat- 
to parola.  Ora  dunque  e  sotto  gli  auspi- 
cii  del  decretato  dogma,  qui  con  fervore 
tcuteiò  di  effettuare  il  mio  riverente  pro- 


TE  A 

ponimento,  onde  registrare  anch'io  nella 
mia  opera  un  solenne  trionfo  della  chie- 
sa cattolica,  ed  in  breve  dirò  come  splen- 
didamente fu  ovunque  celebrata. Però  so- 
no assai  dolente,  perii  laconismo  che  mi 
è  dura  legge.  Sarà  dunque  la  mia  narra- 
zione quasi  un  povero  nastro  o  lemnisco 
(del  (piai  vocabolo  resi  ragione  anche  nel 
voi.  XXI li,  p.  2  18),  percongiungere  pos- 
sibilmente, con  isproporzionate  e  deboli 
forze,  tutto  quanto  il  so!ennizzato,forman- 
do  dalla  riunione  e  complesso  delle  strepi- 
tose e  commoventi  dimostrazioni  di  som- 
ma e  divota  gioia,  l'immortale  corona 
di  gloria  intrecciata  e  per  general  consen- 
so olferta  alla  ss.  Vergine,  nel  f  insto  e  tan- 
to ardentemente  desideralo  avvenimen- 
to. Per  questo  l'età  presente  andrà  super- 
ba sopra  tutti  i  secoli  antipassati,  e  vivrà 
in  voce  di  benedizione  e  di  laude  imperi- 
tura presso  i  secoli  futuri.  Imperocché,  la 
solenne  definizione  fu  festeggiata  con  u- 
niversale  entusiasmo  in  ogni  paese  e  na- 
zione dell'orbe  cattolico,  dalle  più  mae- 
stose basiliche  alle  più  piccole  chiese,  cou 
religiosa  gara,  onde  onorare  la  Concezio- 
ne Immacolata  della  gran  Vergine,  cui 
tutte  le  genti  chiamano  Beata  e.  invoca- 
no con  viva  fede  e  affettuoso  amore,  sic- 
come lieta  speranza  e  lusinghiero  con- 
forto di  tutti.  Ne' primordi  di  mia  com- 
pilazione fermò  la  mia  attenzione  il  te- 
nero argomento  di  raccogliere  con  filia- 
le riverenza  alcune  erudizioni,  per  pro- 
pugnare col  buon  volere  di  mia  tenui- 
tà una  delle  più  eccelse  e  splendide  pre- 
rogative della  13.  Vergine,  nel  suo  Imma- 
colato Concepimento.  Non  osando  dichia- 
rarle espressamente  con  apposito  artico- 
lo, le  sparsi  ne' relativi,  e  le  maggiori  le 
collocai  in  quello  intitolato:  Concezione 
Immacolata  della  B.  I  ergine  Maria, 
Festa,  che  stampai  nel  1842.  Dopo  aver 
accennato  i  fondamenti  del  sentimento  co- 
mune e  favorevole  de'teologi  cattolici,  e 
dopo  aver  indicato  il  precipuo  fine  dell'i- 
stituzione della  festa,  divisi  l'articolo  in  3 
paragrafi.  i.°  Controversia  e  questione 


TEA 

della  Concezione  Immacolata  della  li. 
I  ergine  Maria.  •2.0  Festa  dell'Immaco- 
lata Concezione  di  Maria  I  ergine.  3.° 
Altre  notizie  sulla  controversia  e  festa 

deli 'Immacolata  Conce-ione.  Dopoque- 

st'articolo,  scrissi  e  pubblicai  immediata* 

niente  quelli  del  le  città  vescovi  li,  del  le  cor- 
porazioni religiose  e  degli  ordini  equestri) 
che  portano  il  titolo  della  Concezione  ss. 
Immacolata,  oltre  quelli  de' sodalizi  a' 
loro  luoghi,  ed  oltre  gli  articoli  di  con- 
gregazioni religiose  che  militano  sotto  il 
medesimo  patrocinio.  Siffatti  titoli  impo- 
sti a  città  e  ad  istituti,  sono  una  delle  lau- 
te prove  dell'antica,  generale  e  ferma  cre- 
denza religiosa  dell'Immacolato  Concepi- 
mento di  Maria.  Di  sopra  rilevai  la  mera- 
vigliosa origine  e  l'antichità  degli  Scapo- 
lari dell'Immacolata  Concezione,  che  si 
benedicono  da'  rrcalini.  con  indulgenze 
accordate  da  Clemente  X  e  da  Clemen- 
te XI,  oda  loro  e  dalle  Teatine  f\  dispen- 
sano, per  promuovere  la  divozione  del- 
l'Immacolato Concepimento, sempre  va- 
lidamente sostenuto  da' teatini  figli  del  pa- 
triarca de'chierici  regolari  s.  Gaetano.  A. 
Mkdaglie  BENEDETTE  narrai  comene'pri- 
mi  anni  del  pontificato  di  Gregorio  XVI, 
e  per  l'indulgenze  particolarmente  da  lui 
concesse,  si  propagò  prodigiosamente  Ja 
medaglia  dell'Immacolata  Concezione, 
detta  comunemente  la  Medaglia  miraco- 
losa, pe'portenti  da  Dio  operati  in  virtù 
«h  tal  divozione,  e  ne  feci  la  descrizione. 
Inoltre  notai,  che  Gregorio  XVI  divotis- 
simo  della  medaglia,  oltreché  portava  sul 
petto  la  medaglia  miracolosa,  ne  teneva 
l'immagine  a  capo  del  suo  letto,  e  ad  essa 
rivolti  isuoi  occhi  spirò  soavemente  la  sua 
candida  anima.  Che  ili.°a  far  coniare  e 
conoscere  in  Roma  la  medaglia  miraco- 
loni ed  esserne  insigne  propagatore,  fu 
il  cardinal  Agostino  lììearola  (  I  j;  altro 
benemerito  riconoscersi  il  cardinal  Luigi 
Lambruscbini,  ben  degno  segretario  di 
stalo  dell'encomialo  Papa,  e  da  ultimo 
inolio  vescovo  di  Porto  (l  .),  grave  per- 
dita che  ancora  vifameiite  si  deplora.  Dis- 


t  E  a  43 

si  pure  de'lihri  perciò  stampati,  e  della 
prodigiosa  e  strepitosa  conversione  del- 
l'ebreo Alfonsa  Ratishonue,  dopo  I  appa- 
rizione dellaMadonna  quale  si  rappresen- 
ta sulla  medaglia,  avvenuta  nella  chièsa 
di  s.  Andrea  de'  Minimi  (I  .)  in  Roma; 
laonde  divenne  ferveutissirno  cattolico  e 
si  fece  gesuita.  Finalmente  ricordai  il  dot- 
tissimo libro  composto  con  vasta  erudi- 
zione ecclesiastica  e  pubblicato dallostes- 
so  cardinal  Lamhruscbini,  co'tipi  di  Pro- 
paganda fide:  Dissertazione  polemica 
della  Immacolata.  Concezione  di  Murili, 
Roma  1843.E  siccome  il  cardinale  era  sta- 
to eccitato  a  scrivere  la  dissertazione  e  poi 
anche  a  stamparla  dall'amplissimo  car- 
dinal Giacomo  Filippo  Fransoui.  prefet- 
to della  s.  congregazione  di  propaganda 
fide,  egli  con  onorifica  dedicatoria  a  lui 
la  intitolò.  Questa  dissertazione,  che  me- 
ritò rapidamente  più  edizioni  e  in  diver- 
se lingue,  fu  pure  pubblicata  con  questi 
stessi  i\\\\: Sali' linmacolatoConcepiinen- 
to  di  Maria.  Dissertazione  polemica  del 
cardinal  Luigi  Lambritsckini  vescovo  di 
Sabìna,bibliotecario  di  s.  Chiesa,  ec.  E- 
dizione  1."  veneta,  riveduta  e  ritoccata 
dall' eminentissimo  autore, Venezia  nella 
tipografia  Emiliana  [844'  L'editore  cav. 
Giuseppe  Battaggia  console  pontificio  in 
Venezia  e  proprietario  della  tipografia, 
vi  premise  una  dichiarazione  affettuosa  e 
divota,  la  quale  onora  non  meno  la  sua 
pietà  verso  l'Immacolata  Concezione,  che 
i  distinti  pregi  dell'opera  di  sì  illustre  e 
sapiente  porporato  autore.  13 i  questa  bei- 
Li  produzione  di  sua  dottrina  e  tenera  di- 
vozione, per  più  ragioni,  e  per  essere  la 
1. "pubblicata  negli  ultimi  anni  sull'argo- 
mento, trovo  opportuno  di  giovarmi  e 
darne  un  generico  estratto.  Imperocché 
con  esso,  col  riferito  ne'luoghi  già  citali 
o  indicati, sebbene  sarà  inevitabile  pera- 
nalogia  alcuna  ripetizione,  a  seconda  ilei 
mio  proponimento,  giudico  bastare  come 
di  preambolo  al  racconto  della  sanzione 
del  dogma  e  suoi  festeggiamenti,  cioè  al- 
la narrazione  del  più  importante  di  quaof- 


44 


TEA 


to  precedette,  accompagno  e  seguì  il  me- 
morabile decreto.  Alla  concisione  potrà 
soppìi  re  alti-esile  di  verse  aggiunte  più  op- 
portune che  andrò  Tacendo  alla  disserta- 
zione nelle  cose  principali  ;  le  quali  ed  il 
cennoche  darò  della  bolla  dogmatica,  mi 
dispensano  pure  dal  molto  che  altrimen- 
ti mi  resterebbe  a  dire,  anche  se  parlan- 
do delle  posteriori  e  classiche  opere  pub- 
blicate sul  vagheggiato  subbielto  da  feli- 
ci e  robusti  ingegni,  dovessi  renderne  ra- 
gione,  il  die  non  è  dato  alla  mia  pochez- 
za, ed  è  ancora  incompatibile  alla  natura 
de'  miei  studi  d'  erudizione,  onde  dovrò 
limitarmi  a  poche  e  vaghe  indicazioni. 
Premetterò,  che  fin  d'  allora  che  piacque 
ni  clemeutissimo  Dio  di  rialzare  l'uomo 
caduto  dalla  speranza  di  salute,  manife- 
standogli il  suo  pietoso  consiglio  di  risto- 
rarne le  perdite  e  la  rovina,  insieme  colla 
promessa  d'un  Redentore,  il  quale,  secon- 
do Adamo,  rigenererebbe  a  vita  i  generati 
a  morte  dal  primo  prevaricatore,  gli  an- 
nunziò il  nascimento  d'un'allra  Eva,  che 
nemica  eterna  d'ogni  peccato  riparereb- 
be il  fallo  d'Eva  sedotta,  e  sarebbe  in  ve- 
rità madre  di  viventi.  E  se  il  Signore  Id- 
dio disse  al  serpente:  Io  metterò  inimi- 
cizia fra  tee  la  donna,  e  fra  la  tua  pro- 
genie e  la  progenie  di  Lei:  Ella  schiac- 
cerà il  tao  capo,  e  tu  cercherai  indar- 
no di  mordere  la  sua  pia  ntajmanì  festa- 
inente  dalla  divina  sentenza  si  scorge  l'o- 
rigine immacolata  di  Maria  Vergine  Ma- 
dre di  Dio,  significandosi  pel  serpente  il 
Demoino,  e  per  la  donna  devesi  intende- 
re Maria.  Quindi  Colei  di  cui  Iddio  so- 
lennemente predisse  che  sarà  mortai  ne- 
mica al  demonio,non  poteva  esserne  giam- 
mai e  neppure  per  poco  suddita  e  serva  ; 
come  quella  ch'era  con  immunità  preser- 
vata da  ogni  peccato,  e  dall'infezione  del- 
la colpa  originale.  Né  l'arte  cristiana  tro- 
vò miglior  modo  d'esprimere  in  figura 
l'Immacolata  Concezione,  che  rappresen- 
tando la  ss.  Vergine  in  atto  di  conculca- 
re col  piede  la  testa  del  velenoso  serpen- 
te. Primieramente  il  cardinal  Lumbru- 


TE  A 

schini,  con  Benedetto  XIV  e  il  comune 
dei  teologi,  Defestis  Mariae  Virginist 
cap.  1 5,  distinse  e  dichiarò,  che  cosa  s'in- 
tenda sotto  il  doppio  senso  della  parola 
Concezione  o  Concepimento.  »  La  con- 
cezione altra  è  attiva,  e  riguarda  la  ge- 
nerazione del  corpo  e  la  sua  organizzazio- 
ne; altra  è  passiva,  e  si  opera  allorquan- 
do Dio  Signore  infonde  l'anima  nel  corpo 
stesso  già  debitamente  formato  ed  orga- 
nizzato ".  Dicendosi  pertanto,  che  il  con- 
cepimento di  Maria  tu  immacolato,  non 
s'intende  già  di  parlare  della  concezione 
attiva,  ossia  della  generazione  del  bea- 
to suo  corpo  ;  imperocché  V  essere  con- 
cepito da  donna  senza  il  maritale  con- 
corso è  un  privilegio  riservato  solo  a  Cri- 
sto, e  non  ad  altri.  S'  intende  perciò  di 
parlare  unicamente  della  concezione  pas- 
siva, nella  quale  la  benedetta  anima  di 
Maria  nell'unirsi  al  corpo  per  virtù  del- 
la grazia  santificante,  nella  quale  fu  crea- 
ta, immune divennedal  contrarre  la  ben- 
ché minima  ombra  dell'originale  reato. 
Non  poteva  mettersi  in  dubbio  il  bel  pri- 
vilegio concesso  a  Maria,  non  permetten- 
do Dioche  fosse  macchiata  dal  peccato 
Colei,  che  destinata  era  ad  albergar  nel 
suo  seno  il  Salvatore  del  mondo.  Iddio 
volle  sottrarre  da  Ila  legge  comune  del  pec- 
cato questa  privilegiatissima  creatura  da 
lui  prediletta  e  distinta  per  modo  da  far- 
la divenire  l'istrumento  di  nostra  felice 
redenzione;  avendo  pure  santificato  uel- 
l'utero  materno  il  Profeta  Geremia  e  s. 
Gio.  Battista.  Maria  andò  esente  dalla 
legge  comune,  avendo  concepito  il  divin 
Figlio  per  opera  dello  Spirito  Santo,e  nel 
divenir  Madre  di  Dio  restò  Vergine,  par- 
torendo nel  Presepio  senza  dolori,  i  quali 
per  legge  generale  di  Dio  patiscono  tutte 
le  donne.  Le  divine  Scritture  esplicita- 
mente non  affermano  il  singoiar  privile- 
gio conceduto  a  Maria,  ma  sì  nell'antico 
che  nel  nuovo  Testamento  se  ne  dice 
quanto  basta  per  farlo  chiaramente  ar- 
gomentare. La  Chiesa  nella  Liturgia  che 
a  lei  sino  da'prUni  tempi  consagrò,  fece 


TE  A 
intendere  il  privilegio  di  sua  immunità 
dall'originale  reato,  come  rilevano  con  al- 
tri s.  Girolamo,  Sertn.  de  4ssumptione: 
lthn  Tmmaculata,auia  in  nullo  corru- 
pta.  Nel  i  2  i  5  Innocenzo  III  ordinò  a've- 
scovi  di  Francia  che  si  festeggiasse  la  Con- 
cezione diMaria;iudiiii  subito  con  solenne 
rito  celebrata  dalla  chiesa  di  Reims,  e  in 
breve  tempo  da  tutte  le  chiese  di  Fran- 
cia. Il  dottore  s.  Bonaventura  Fidanza 
ministro  generale  de'francescani  e  poi  car- 
dinale, nel  capitolo  del  i  263  ordinò  che 
per  lutto  l'ordine  si  dovesse  solennizzare 
la  festa  della  Concezione  diMaria,e  quin- 
di ebbe  principio  ne'  francescani  quella 
parzialissima  divozione  all'  Immacolato 
Concepimento,  e  quel  zelo  fervidissimo 
nel  difenderlo,  per  cui  fra  tutti  gli  ordini 
della  Chiesa  cotanto  si  segnalò.  Riferisce 
il  p.  Strozzi  nella  sua  Controversia  della 
Concezione  considerata  ìstoricamente, 
chei  Papi  Nicolò  III  del  ì  277  in  Roma,  e 
Clemente  V  del  1  3o5  in  Avignoue,  solen- 
nizzarono la  festa  della  ss.  Concezione  in- 
sieme co'cardinali  nelle  cappelle  pontifi- 
cie. Il  concilio  di  Basilea  (dopo  il  matu- 
ro esame  di  due  anni,  imponendo  silen- 
zio alla  parte  contraria  e  confermando  la 
festa)  apertissimamente  pronunziò  la  dot- 
trina sul  concepimento  della  B.  Vergine 
scevro  da  ogni  macchia,  né  perciò  essere 
lecito  il  tenere  e  predicare  in  contrario. 
Definizione  che  rinnovò  e  adottò  il  sino- 
do à* Avignone  (dell'operato  da]  Sinodo 
di  Basilea  e  da  quello  d'Avignone,  a  Con- 
cezione notai  qual  conto  ne  fece  la  Chie- 
sa'.dappoiché  il  decreto  conciliare  di  Ba- 
silea avrebbe  dato  termine  alla  questio- 
ne, se  la  pai  lenza  de'ponlificii  legati  di 
Eugenio  IV  non  avesse  reso  il  concilio 
acefalo  e  scismatico),  e  fu  abbracciala  da 
un  grau  numero  di  teologi  di  molte  na- 
zioni, come  pure  da  molle  accademie,  e 
quella  allora  fiorente  di  Parigi  nel  1 /j()6 
obbligò  con  giuramento  i  suoi  membri  a 
difenderla,  e  professare  come  di  fede  la 
dottrina,  che  asserisce  la  B.  Vergine  es- 
sere sluta  concepita  senza  ueo  di  colpa.  1 


TEA  4~ 

Papi  sempre  favorirono  e  protessero  la 
sentenza  dell'  Immacolata  Coi  icezione.Es- 
sendo  stalo  aperto  il  campo  agli  opposi- 
tori della  pia  sentenza,  Sisto  IV  france- 
scano volendo  porre  un  freno  al  trasmo- 
dare d'alcuno,  emanò  3 costituzioni, colla 
I.  delle  quali  concesse  varie  indulgenze 
a  quelli  che  recitano  l'uffizio  o  interven- 
gono alla  messa  in  onore  dell'Immaco- 
lata Concezione,  con  I'  orazione ,  Deus 
qui  per  Immaculatam  I  irginis  Conce' 
ptionem ....  ab  omni  labe praescrvasti  : 
orazione  che  si  continuò  sino  a  s.  Pio  V 
domenicano, il  quale  la  soppresse  in  uno 
all'ulìiziostampato  e  pubblicato  sotto  Si- 
sto IV,  accordando  la  facoltà  di  poterlo 
recitare  al  solo  ordine  Francescano  j  col- 
la 2/  riprova  le  varie  interposizioni  insi- 
nuale contro  la  pia  sentenza,  e  scomu- 
nica quelli  che  diranno  l'una  o  l'altra  e- 
relica; colla  3.'  in  fine  conferma  le  prece- 
denti, riprova  le  novelle  interpretazioni 
sinistre,  e  scomunica  quelli  che  nel  pre- 
dicare o  in  altra  guisa  avessero  in  ap- 
presso combattuto  il  privilegio  difeso  del- 
la pia  sentenza.  Queste  costituzioni  so- 
pirono, non  terminarono  la  controversia, 
che  durò  a  fronte  delle  medesime  fino  al 
concilio  di  Trento,  in  cui  fu  di  nuovo  a- 
gilata.  Notai  nel  voi.  XXVI,  p.  228,  che 
verso  il  i464  ebbe  origine  in  Roma  la 
confraternita  naziouale  de'fiancesi,  sotto 
il  l'itolo  di  Maria  Vergine  concetta  senza 
peccato,  che  Sisto  IV  approvò  e  chiamò 
congregazione.  Nel  l'articolo  Fa  ancesc  a  xo 
online  parlai  del  celebre fr.GiovanniZ?M/M 
(J  .)  Scoto,  di  lai  ordine,  morto  nel  i3o8, 
il  quale  poderosamente  sostenne  e  difeso 
trionfalmente  la  pia  credenza  della  pie 
servazione  di  Maria  dal  peccato  origina- 
le. Che Sislo  IV alla  propria  presenza  fece 
da'suoi  francescani  sostenere  alcune  di- 
spule in  favore  dell'Immacolata  Conce- 
zione, e  poi  impose  silenzio  ad  essi  e  a' 
domenicani  sulla  controversia.  Che  nel 
capitolo  del  1  7  1  f)  fu  decretato  da'france- 
SCani,  che  l'Immacolata  Conce/ione  fosse 
venerata  qual  protettrice  principale  del- 


46  TEA 

l'ordine,  e  la  sua  lesta  collocala  tra  le  più 
solenni.  Alessandro  VI,divotissiino  della 
B.  Vergine,  rinnovò  con  suo  editto  le  3 
costituzioni  eli  .Sisto  IV,  comandandone 
l'osservanza  sotto  le  pili  gravi  pene,  econ- 
fermò  I'  ordine  delle  monache  :  Vergini 
della  ss.  Concezione  (f^.),  véneratrici  per- 
petue dell'Immacolato  Concepimento;  le 
quali  portavano  nello  scapolare  l'imma- 
gine della  ss.  Vergine  che  colla  lancia  fe- 
riva il  serpente,  ed  un  manto  color  ce- 
leste per  significare  che  la  B.  Vergine  fu 
cosa  tutta  celeste,  e  nulla  ebbe  in  se  del 
v i 7 i o  e  della  maledizione  terrena.  Quin- 
di è  che  la  chiesa  metropolitana  di  Sivi- 
glia in  Ispagna,  per  antichissimo  privi- 
legio confermatole  da'  Papi,  nella  solen- 
nità della  ss.  Concezione  e  per  tutta  l'8." 
(e  così  pure  que'  paggi  che  in  delta  cat- 
tedrale e  nella  stessa  8/  fanno  quella  sa- 
gra danza  di  cui  riparlai  nel  voi.  LX  Vili, 
p.  53,  ed  altresì  all'articolo  Teatro  dicen- 
do delle  danze  sagre, di  verse  dal  ballo  pro- 
fano) veste  di  color  celeste  i  sacerdoti  e 
i  chierici,  confessando  così  sempre  l'in- 
contaminata purità  e  l'origine  tutta  san- 
ta e  celestiale  di  Maria,  anche  col  l'este- 
riore ornamento  de'sagri  ministri.  Delle 
monache  della  ss.  Concezione,  comechè 
francescane,  ne  riparlai  nel  voi.  XXVI, p. 
192.  IN'el  concilio  di  Trento  il  piissimo 
cardinal  Paceccoft  .).e  i  due  teologi  ge- 
suiti mandali  dal  Papa,  i  pp.  Lainez  e 
Salmerone,  contribuirono  perchè  nel  de- 
cido de  peccato  originali,  si  aggiunges- 
sero le  parole:  Intorno  alla  B.  Vergine  il 
s.  concilio  nulla  intende  eli  definire;  ben- 
ché piamente  creda  Lei  essere  stata  con- 
cella senza  peccato  originale  ....  Sebbe- 
ne a  questa  sentenza  avessero  aderito  due 
terzi  della  congregnzione,perchè  sembra- 
va tacitamente  definita  la  questione,  que' 
pochi  della  contraria  opinione, con  un  ar- 
dore corrispondente  alla  circostanza,  e 
pel  riflesso  che  dovendosi  combattere  e 
condannare  tante  eresie  manifeste,  e  tan- 
te bestemmie  de'novalori,  non  era  tem- 
po opportuno  di  defluire  questioni  au- 


TE  A 

cor  controverse  fra'  dottori  cattolici,  fe- 
cero accomodale  il  decreto  con  quest'al- 
tre parole.  •»  Dichiara  il  s.  concilio,  non 
essere  di  sua  intenzione  per  questo  decre- 
to, ove  parla  del  peccato  originale,  com- 
prendere la  B.  e  Immacolata  Vergine  Ma- 
ria madrediDio,edoversi osservare  quan- 
to da  Sisto  IV  fu  decretato."  Se  il  con- 
cilio non  emise  una  definizione  solenne 
sull'immunità  della  B.  Vergine  dal  pec- 
cato d'origine,  per  non  dar  occasioue  a 
discordie  e  per  altri  prudenziali  riguar- 
di, tuttavia  con  1'  esposta  dichiarazione 
venne  a  confermare  tale  immunità, chia- 
mandola Immacolata, e  con  intenzione 
di  dire  non  essereE  Ila  stata  concepita  nel 
peccato  originale.  Il  Papa  s.  Pio  V  sop- 
presse il  suddetto  uffizio  non  per  censu- 
rarlo, ma  per  preseli  vere  in  tutta  laChie- 
sa  una  maniera  uniforme  di  pubblica 
preghiera,  poiché  in  quel  tempo  vari  e- 
rano  gli  L/J/zi  sulla  Concezione  della  B. 
Vergine. Tra  di  essi  scelse  quello  dell'Hel- 
sino,  sostituendo  alla  voce  Nativitatis 
l'ai  Ira  Conceptìonisj  oltreché  s.  Pio  V 
frenò  gli  oppositori  della  pia  sentenza,  e 
condannò  le  proposizioni  di  Bajoche  im- 
pugnava direttamente  il  privilegio;  rin- 
novò le  disposizioni  delle  costituzioni  di 
Sisto  IV,  vietando  che  si  parlasse  della 
questione  nelle  prediche  e  ne'libri  scrit- 
ti in  lingua  volgare:  ordinò  chela  messa 
e  1'  uffizio  della  Concezione  avessero  luo- 
go nel  nuovo  ordinamento  del  Brevia- 
rio e  del  Messale  Romano,  facendo  in  lai 
guisa  un  precetto  generale  della  recita  di 
ambedue;  così  stabilì  di  precetto  quasi  a 
tutta  la  Chiesa  la  festa  della  Concezione 
di  Maria,  e  perciò  ne  aumentò  il  culto. 
Il  francescano  Sisto  V  pubblicò  l'indul- 
genza plenaria  nella  festa  della  ss.  Con- 
cezione. Nel  secolo  XVII  l'ordine  eque- 
stre di  Calatrava  aggiunse  a'  suoi  voti 
quello  di  difendere  1'  Immacolata  Con- 
cezione. Paolo  V  adunò  in  Roma  una  con- 
gregazione de'più  dotti  cardinali,  e  volle 
conoscere  che  cosa  sentissero  intorno  al- 
l' obbietto  della  festa  dell'  Immacolata 


TEA 

Concezione,  clie  alcuni  teologi  dicevano 
essere  non  il  primo  istante  dell'esistenza 
della  Vergine,  ossia  la  Concezione  fìsica, 
ma  la  Santificazione  di  lei  fatta  quando  e 
prima  che  uscisse  dal  seno  materno.  Una- 
nimemente tutti  risposero  che  la  Chiesa 
intendeva  celebrare  la  santità  del  primo 
Concepimento  ili  Maria,  (piando  l'anima 
Bua  benedetta  fu  da  Dio  spirata  e  unita 
al  corpo;  quindi  Paolo  V  proibì  di  parlare 
contro  l'esenzione  di  Maria  dal  peccato  tì- 
ngi naie,  e  della  pia  credenza  fu  assai  be- 
nemerito, per  quanto  altro  dirò  poi. Que- 
sto decreto  fu  ampliato  ed  esteso  anche 
s'ori  va  li  scritti  e  colloqui  dal  successore 
Gregorio  XV,  eccettuandone  i  domeni- 
cani inprivatis  coi  uni  colloauiis  seucon- 
ferentiis.  Comandò  per  altro,  che  tanto 
nella  recita  dell'uffizio  divino,  quanto  nel- 
la celebrazione  della  messa,  non  si  do- 
vesse usare  altro  nome  che  quello  della 
Concezione^  e  che  la  sentenza  favorevo- 
le al  privilegio  di  Maria  poteva  esscre-so- 
slenula  sì  in  privato  che  in  pubblico.  Ur- 
bano Vili  ad  istanza  del  duca  di  Man- 
tova (1  .)  creò  l'ordine  militare  de'cava- 
lieri dell'Immacolata  Concezione^ in  Ilo- 
ma  gì' impose  il  manto  e  la  croce;  e  per 
divozione  all'Immacolato  Concepimento 
volle  celebrare  la  messa  nella  chiesa  edi- 
ficata in  onore  della  ss.  Concezione  dal 
suo  fratello  cardinal  Barberini  a'suoi  an- 
tichi confratelli  cappuccini.  All' articolo 
Tuccia,  descrivendo  il  santuario  diGallo- 
ro,  raccontai  che  fu  eretto  sotto  Urbano 
Vili  e  dedicato  all'Immacolata  Conce- 
zione. A  lessandro  V  1 1  fece  eco  a'suoi  pi  e- 
decessori, confermando  le  lorocostituzio- 
dì  in  favole  dell'Immacolata  Concezione 
(con  quelle  particolarità  che  riportai  in 
quell'articolo),  spiegò  il  senso  del  conci- 
lio di  Trento  nelle  sue  parole  relative  al- 
la questione,  e  quello  della  chiesa  roma- 
n  i  sul  vero  oggetto  di  Ila  lesta;  ed  aggiun- 
se, the  ad  esempio  de'  predecessori  vo- 
leva favorire  e  difendere  la  pietà  e  divo- 
zione di  venerare  e  celebrare  la  B.  \  er- 
gine preservata  dal  peccato  originale  ; 


TEA 


47 


commendò  quindi  i  sostenitori  della  pia 
sentenza,  che  disse  ammessa  da  quasi  tut- 
ti i  cattolici;  e  minacciò  pene  severissime 
a  chiunque  avesse  ardito  contraddire  al- 
la medesima  sia  con  parole,  sia  in  iscritto. 
Molai  a  Concezione,  che  propriamente  fu 
Clemente  X 1  che  decretò,  essere  compre- 
sa la  fesja  dell'Immacolata  Concezione  tra 
le  feste  di  precetto,  e  da  osservarsi  da'fe- 
deli  di  lutto  il  mondo,  colla  ivi  ricorda- 
la costituzione  CommissiNobis,  de'6  di- 
cembre 1708,  Bull,  lii'in.  t. io, par.  i.', 
p.  206.  Dissi  a  Corona  dell'  Immacolata 
Concezione,  che  il  domenicano  Benedet- 
to XIII  istituì  nel  convento  francescano 
de'minori  osservanti  d'Araceli  la  confra- 
ternita della  ss.  Immacolata  Concezione, 
e  ad  istanza  del  loro  p.  generale  facoltiz- 
zò  i  religiosi  a  benedirne  le  coronecon  in- 
dulgenze, altre  concedendone  al  sodalizio 
e  quali  le  godeva  la  nobile  sin  non  fra- 
ternità dell'  Immacolata  Concezione 
( I  .  )  nel  1 465eretta  nella  Chioso  di s.  Lo- 
renzo in  Dama  so  (VX  nella  sua  cappella 
in  fondo  alla  nave  sinistra,  le  cui  pitture 
di  cherubini  nella  «olla  colorì  a  frescoPie- 
tro  da  Cortona,  architetto  della  elegan- 
te cappella,  che  ornata  di  belli  marmi. 
Nell'altare  si  venera  l'immagine  della  B. 
Vergine,  che  vuoisi  dipinta  in  legno  da  s. 
Luca  nel  suo  soggiorno  in  Roma,  in  una 
grotta  poi  trasformata  da'primi  fedeli  in 
oratoi  io,efabbricatavi  in  seguito  una  chie- 
sa vi  fu  trasportala  la  s.l  minatine,  onde  per 
essa  e  per  essere  la  grotta  ornata  di  diverse 
sagre  pitture  in  denominata  s.  Mona  ili 
li i-ollapinla.e  ne  feci  parola  nel  voi. LI, p. 
2  ,■{.■{, e  nell'articolo  Teatro  di  PoMPEo,cioè 
quando  nel  1  343  si  rifabbricò  la  chiesa  sot- 
to l'invocazione  dell'Immacolata  Conce- 
zione. Rimasta  però  la  s.  Immagine  di  s. 
Lina  sotto  l'arco  della  nuova  chiesa,  e  fa- 
cendo molli  miracoli,  neh  465  solenne- 
mente fu  trasportata  nella  chiesa  matri- 
ce dis.  Lorenzo*  in  Damasoecollocata  nel- 
la eappella  che  fu  perciò  dedicata  alla  ss. 
Concezione  dal  nominato  sodalizio,  indi 
coronata  con  corona  di  finissimo  oro  dal 


48  TEA 

cnpitolo  Vaticano.  Per  quanto  poi  dovrò 
dire  della  rinnovata  coronazione, non  riu- 
scirà discaro  questo  cenno.  Altre  notizie 
sulla  s.  Immagine  e  sul  sodalizio  si  potino 
leggere  nel  Bovio  a  p.  i  29  e  166,  La  pietà 
trionfante  nell'insigne  basilici/  di  s.  Fio- 
renzo in  Dama  so.  Siccome  Benedetto 
IX  III  avea  soppresso  nel  [726  l'qrcicou- 
fraternità  e  applicate  le  rendite  di  scudi 
2280  al  capitolo,  il  Bovio  vivamente  de- 
plorò 1'  estinzione  dell'  illustre  sodalizio, 
causato  da  pretensioni  e  esigenze  sui  Be- 
neficiati e  rimanenti  del  clero.  In  seguito 
l'arciconfraternita  fu  ristabilita  neliy3o 
dallo  stesso  Benedetto  XI II,  e  tuttora  fio- 
risce e  dispensa  doti  alle  povere  zitelle,  o- 
norando  con  particolar  culto  la  ss.  Con- 
cezione. Le  doli  sonodi  due specie,per  ma- 
ritarsi a  8  giovinette  e  di  circa  scudi  2  5 
l'ima,  e  per  monacazioni  a  6  donzelle  che 
ne  abbiano  la  vocazione  e  di  scudi  1  00  l'u- 
ria per  benefica  fondazione  di  Trucca.  Il 
liombelli,  Raccolta  delle  immagini  del- 
la B.  Vergine  ornate  di  corona  d'  oro 
dal  capitolo  di s.  Pietro,  riporti  l'imma- 
gine di  questa,  non  la  dice  dipinta  da  s. 
Luca,  ma  portata  diGrecia  nella  persecu- 
zione degli  Iconoclasti,  con  iscrizione  in- 
torno che  dichiara  contenere  nel  foro  che 
ha  in  petto  le  reliquie  di  s.  Felice  Papa, 
de'ss.  Marco  e  Marcelliano,  e  de'ss.  Qua- 
ranta martiri.  Asserisce  che  dalla  chiesa 
di  Grottapinta  fu  trasportata  ove  si  vene- 
rava nel  i4*>8  (il  Bovio  erroneamente  di- 
ceavvenutoil  trasferimento  nel  i62  5,anzi 
altri  vogliono  che  il  sodalizio  sia  stato  isti- 
tuito nella  sua  chiesa,e  poi  nel  1 465  passa- 
toio quella  di  s.  Lorenzo  inDamaso),onde 
■vi  fu  eretta  a  suo  onore  l'arciconfraler- 
nita.  Pe'coiracoli  operati  dalla  s.  Imma- 
gine neh 635  fu  coronata,  vivendo  anco- 
ra il  pio  istitutore  di  tali  corone,  e  venne 
allora  incisa  in  rame  la  sua  effigie  e  de- 
dicata al  protettore  cardinal  Barberini  vi- 
ce cancelliere  di  s.  Chiesa.  Essendomi  re- 
cato a  venerarla  da  vicino,  ne  ammirai  la 
grande  antichità,  rimarcando  che  nell'at- 
teggiamento e  in  altre  particolarità  somi- 


TE  A 

glia  a  quella  di  s.  Maria  in  Via  Lata  che 
ihcesi  dipinta  das.  Luca  che  ivi  dimorò, 
e  ad  altre  s.  Immagini  attribuite  a  quel- 
l'Evangelista, flesso  la  sua  particolare  sa- 
grestia lessi  una  lapide  che  attesta  esse- 
re stato  consagrato  l'altare  nel  1  5o3.  JNel 
pontificato  diClemeuteXII  pressoché  l'in- 
tero episcopato  de'  regni  di  Spagna  fece 
fervide  istanze,  perchè  il  Papa  si  degnas- 
se definir  solennemente  la  verità  della  pia 
sentenza,  si  che  non  si  potesse  più  altri- 
menti sentire.Gl'iuteressantissimi  origina- 
li contenenti  il  voto  dique'prelati,nonche 
de'loro  popoli  e  accademie,  ricuperati  nel 
1 801,  il  cardinal  Gerdil  li  presentò  a  lJio 
VII  che  ne  mostrò  gran  compiacenza. Non 
riuscirà  inutile  che  rilevi,  aver  Pio  VII 
nel  1808  concesso  indulgenze  perpetue  per 
le  novene  dell'  Immacolata  Concezione, 
Natività,  Annunziazione,  Purificazione 
e  Assunzione  della.  B.  T' ergine;  e  che  il 
predecessorePio  VI  neh  7q3  a  istanza  del- 
l'ordine francescano,  per  infervorare  i  fe- 
deli a  venerare  il  gran  mistero  dell'Im- 
macolato Concepimento,  avea  già  accor- 
dato 1  00  giorni  d'indulgenza  a  chi  contrito 
divotamente  recitasse  l'una  o  l'altra  delle 
giaculatorie:  Sia  benedetta  la  santa  e  Im- 
macolata Concezione  della  B.  T'ergine. 
Diaria. Ovvero:  In  Conceptione  tua,  V  ir- 
goMaria,Immaculatafuistijora  prò  n>>- 
bis  Patrem,cujus  Fili  uni  Jesum  de  Spi- 
rita, sancto  concepium  peperisti.  Di  più 
Pio  VII  nel  1  8  1  5  incominciò  a  introdur- 
re nel  prefazio  della  messa  la  forinola  pre- 
cisa :  In  Conceptione  Immaculata.  I  ss. 
Padri  ne'due  primisecoli  dellaChiesa  non 
parlarono  della  questione,  il  che  non  la 
pregiudicava,  anzi  favoriva,  dovendosi  ri- 
tenere universalmente  professata  e  credu- 
ta.Peròdal  documento  pubblicato  daMor- 
celli  nel  Calendario  eli  Costantinopoli ', 
risulta  che  la  credenza  dell'Immacolato 
Concepimento  si  professava  da'fedeli  an- 
che ne'due  primi  secoli,  vantando  in  suo 
favorele  testimonianze  di  S.Andrea  apo- 
stolo, che  chiaramente  disse:  Poiché  della 
terra  immacolata  era  stalo  formalo  il  1. 


TEA 

uomo,  era  necessario  che  ila  una  Vergine 
Immacolata  nascesse  un  uomo  perfetto  e 
figlio  iliDio  pei*  ridonare  agli  uomini  la  vi- 
ta eterna  che  per  Adamoaveano  perduta. 
Quindi  Origene  ammise  il  privilegio;la  Li- 
turgia  e  i  Mcnologì greci  dellechiesed'oc- 
cidente  e  d'oriente,  con  mirahile  accordo 
di  sentimenti  confermarono  la  dottrina; 
così  i  Padri  del  secolo  IV,  come  i  ss.  An- 
filochiO) Ambrogio }  Epifanio,  particolar- 
mente s.  Girolamo  e  s.  Agostino,  che  ci 
dierono  chiare  e  gravi  testimonianze  in 
argomento.  Più  decisamente  si  espresse s. 
Cirillo  in  favore  del  privilegio  di  Maria, 
ed  i  ss.  Massimo  vescovo  di  Torino,  Pro- 
min.  Fulgenzio,  Ildefonso,  Gio.  Dama- 
sceno, e  poi  s.  Pier  Damiani  cardinale. 
Piimarca  il  Lambruschini,  ches.  Bernar- 
do tenerissimo  della  divozione  a  Maria,  e 
perciò  detto  il  dottore  mellifluo,  sebbe- 
ue  di  contraria  sentenza  (scrisse  a 'cano- 
nici di  Lione  contro  la  festa,  perchè  cre- 
deva che  l'avessero adottatasenza consul- 
tar prima  la  s.  Sede, e  fosse  stata  stabili- 
ta da  altri  e  da  loro  seguita  nella  i. "metà 
del  secolo  XII,  e  da  tale  lettera  si  attribui- 
sce l'origine  della  controversia),  se  avesse 
ulteriormente  vissuto,  istruito  e  illumina- 
to dall'  esempio  della  chiesa  romana,  la 
direbbe  pia  e  con  noi  canterebbe  di  voto 
e  spontaneo:  Tota  pulehra  es.  Maria,  et 
macula  non  est  in  TV.  L'angelico  dotto- 
re s.  Tommaso,  una  delle  glorie  de'dome- 
uicani,  con  diversi  passi  favorisce  l'Imma- 
colato Concepimento,  il  che  lo  libera  dal- 
l'imputazione contraria  basata  su  di  altri; 
i  teologi  lo  difendono,  spiegando  chei  suoi 
libri  posteriormente  in  alcuni  luoghi  fu- 
rono alterati,  come  avverte  il  cardinal 
Sfondrati  nell'opera  [nnoveidia  v'indica' 
ta.  Una  copiosa  schiera  di  teologi  dell'or- 
dine Domenicano  difesero  la  dottrina  del- 
l'Immacolata Concezione,  fra 'quali  il  lo- 
ro stesso  fondatore  s.  Domenico x  il  lumi- 
nare dell'ordine  s.  Vincenzo  Ferreri,  il 
b.  Alberto  Magno  precettore  di  s.  Tom- 
maso, s.  Lodovico  Bertrando,  il  b.  Gia- 
como da  Voragine,  Giovanni  da  Viter- 

VOL.   LXXIH. 


TEA. 


49 


bo  cìie  da  impugnatore  divenne  difenso- 
re, Serafino  da  Porretta,  Ambrogio  Ca- 
terino, Natale  Alessandro,  ed  altri  teolo- 
gi domenicani  riportali  dal  cardinal  Lam- 
bruschini, il  quale  aggiunge  che  eziandio 
molti  santi  professarono  la  pia  sentenza. 
L'intero  e  cospicuo  ordine  Francescano 
la  difese  con  costante  e  particolare  ardore; 
cos'i  s.  Brunone  fondatore  de'certosini,8. 
Lorenzo  G  insti nia ni,  s.  Tommaso  di  I  il- 
lanova,  s.  Alfonso  de  Liguori  fondatore 
de'  redentoristi,  s.  Brigida  di  Svezia.  [ 
teologi  de'secoli  XIII  e  XIV,  ad  eccezio- 
nedi  pochi, difesero  vigorosamente  la  sen- 
tenza. Principali  oppugnatori  furono  Egi- 
dio Colonna,  Enrico  di  Gand,  Duraudo 
di  s.  Porziano,  Alvaro  Pelagio,  e  Grego- 
rio di  Rimini.  Dal  secolo  XV  sino  a  noi, 
tranne  pochi  (come  l'irreligioso  e  audace 
Launoio,  e  di  recente  Giorgio  Ermes, del- 
le cui  dottrine,  condannate  da  Gregorio 
XVI,  parlai  a  Ermesuni),  non  si  trova- 
noteologi  di  qualche  nome,i  quali  non  ab- 
biano sostenuto  l' Immacolato  Concepi- 
mento di  Maria,  non  dovendosi  affatto  va- 
lutare le  bestemmie  degli  eretici  Calvino 
e  altrettali  o  novatori  di  dottrine  religio- 
se, o  chiosatori  delle  opere  pestifere  e  in- 
terpreti della  mente  de'novatori.  Tra  gli 
ordini  religiosi  che  sempre  la  difesero  con 
particola!*  fervore  e  pietà,dichiara  il  Lam- 
bruschini, risplende  la  tanto  benemerita 
Società  di  Gesù,  fra'religiosi  della  quale 
precipuamente  i  celebri  e  dotti  pp.  Sua- 
rez,  Petavio,  Cornelio  a  Lapide,  e  il  rem 
cardinal  Bellarmino:  iodi  poi  vi  aggiun- 
gerò due  altri  sommi  teologi.  Oltre  que- 
sti ,  anche  il  Sagro  Collegio  vanta  altri 
suoi  porporati  propugnatori,  e  fra'barna- 
biti  i  due  cardinali  Gerdile  Lambruschi- 
ni. A'  teologi  fecero  in  ogni  tempo  eco  le 
università  più  celebri,  poiché  oltre  la  ri- 
cordata di  Parigi,  abbracciarono  e  pro- 
pugnarono la  difesa  della  sentenza  affer- 
mativa, quelle  di  Germania,  di  Colonia 
e  di  Ma  gonza  ;  e  quelle  di  Spagna,  ù' Al- 
enili, di  Saragozza,  di  Compostella,  di 
Granata,  di  Toledo,  oltre  i  vescovi  e  spe- 


Se  TEA 

cialmente  di  Spagna;  così  praticarono  al- 
tre accademie  di  Spagna,  Portogallo,  Bel- 
gio, Italia  e  allie  nini  te  Per  cui  si  può  qua- 
si dire,  non  esservi  stato  istituto  teologico, 
che  non  si  proponesse  il  santissimo  scopo. 
Dottissimi  vescovi,  monarchi  e  popoli  ma- 
nifestarono in  divèrse  epoche  il  loro  comu- 
ne fervore  in  favore  per  l'opinione  del- 
l'Immacolata Concezione  di  Maria. Quan- 
to a'vescovi  già  dissi  che  quasi  tutto  l'e- 
piscopato delle  Spagne  inviò  calorose  e  ri- 
verenti suppliche  a  Clemente  XII,  perchè 
definisse  come  verità  di  fede  l'Immaco- 
lato Concepimento.  Il  consenso  comune 
de'fedeli  dimostrava  vera  la  sentenza  che 
dichiara  Maria  esente  dalla  colpa  origi- 
nale, colla  pratica  introdotta  nella  Chie- 
sa da  tempo  immemorabile,  facendo  a 
gara  d'onorarla  con  questo  titolo,  e  im- 
posto per  nome  nel  battesimo  alle  bambi- 
ne, invocandone  il  patrocinio,  festeggiali  - 
dola  con  tridui  e  novene.  In  Roma  nella 
Chiesa  de' ss.  XII  Apostoli  de' conven- 
tuali, intervengono  da  tempo  antico  nel- 
l'ultimo giorno  della  novena  i  cardinali, 
e  il  Papa,  che  vi  comparte  la  benedizio- 
ne col  ss.  Sagramento,  di  che  riparlai  nel 
vol.IX,p.  f)8.  Questo  unanime  e  univer- 
sale consenso  de'fedeli,  diceva  il  cardinal 
Lambruschini,  preparava  la  formale  de- 
finizione intorno  alla  questione  e  opinio- 
ne, perchè  dal  Vicario  di  Dio  solennemen- 
te si  definisse  qual  ferma  e  solida  verità 
di  fede,  avvertendo,  che  il  uon  avere  sino 
allora  la  Chiesa  definita  la  questione,niun 
pregiudizio  recava  alla  dottrina  e  tradi- 
zione che  la  confessava.  Sebbene  nel  pon- 
tifìcatodi  Alessandro  VII  si  possano  qua- 
si dire  terminate  le  contraddizioni  e  le 
dispute  onde  fu  combattuto  persi  lunghi 
anni  il  dogma  cattolico  dell'Immacolata 
Concezione  di  Maria,  e  cominciasse,  do- 
po il  secondo  stadio  di  lotta,  il  terzo  di 
pace  riconquistata  per  la  vittoria:  »e  non 
fosse  che  al  tempo  di  Clemente  XII  e  di 
Benedetto  XIV  si  levò  a  combattere  la  sen- 
tenza cattolica  con  finti  nomi  il  celebreMu- 
latori, che  scrivendo  De  super* ti tione  vi- 


TE  A 

tanda,  si  argomentò  dimostrare  l'Imma- 
colato Concepimento  non  potersi  crede- 
re verità  rivelata,  e  perciò  superstizioso  il 
tenerlo  per  Itnìa.  Dolse  a  tutti  i  buoni  che 
quell'uomo  sì  benemerito  della  scienza, ed 
anche  della  causa  cattolica,  facesse  torlo 
alla  cristiana  pietà,  e  fosse  in  ciò  a'  fedeli 
occasione  di  scandalo.  Ma  Dio  seppe  trar- 
re gran  bene  dall'errore  di  lui,  facendo  che 
molti  ilolti  e  santi  uomia  i  ne  prendessero 
occasione  di  glorificare  maggiormente  la 
ss.  Vergine,  dimostrandone  con  erudite  e 
salde  scritture  il  Concepimento  Immaco- 
lato, e  ispirandone  la  divozione  a' fedeli 
con  ogni  maniera  di  pii  libri.  In  che  fu 
insigne  il  merito  di  s.  Alfonso  de  Liguori, 
del  b.  Leonardo  da  Porto  Maurizio,  e  di 
Benedetto  Piazza,  la  cui  dottissima  ope- 
ra, Causalmmaculatae  Conceptìonisydi- 
chiara  la  Civiltà  cattolici/,  ben  potrà  es- 
sere superala  in  merito  di  perfezione,  ma 
oscurata  nou  mai.  Ed  eccoci  pervenuti  a 
quel  tempo  in  cui  la  comune  sentenzade' 
cristiani  intorno  all'Immacolato  Conce- 
pimento della  ss.  Vergine,  percorrendo 
1'  ultimo  stadio,  che  si  può  chiamare  di 
trionfo,  dovea  mostrarsi  più  manifesta- 
mente che  mai  per  indubitata  credenza 
di  tutta  la  chiesa  cattolica;  e  il  popolo  fe- 
dele aspettar  con  giubilo  ormai  vicina 
l'ora  sospintissima  che  il  privilegio  sin- 
golare d'essere  stata  concepita  in  grazia 
sia  riconosciuto  in  Maria  e  proclamato 
solennemente  dal  Maestro  supremo  del- 
la fede  con  irrefragabile  definizione  dog- 
matica. Nel  i834  il  cardinal  Cienfuegos 
arcivescovo  di  Siviglia  (al  quale  articolo 
ne  riportai  la  biografìa,  per  essere  morto 
quando  era  stampato  già  il  volume  che 
poteva  contenerla),  col  suo  capitolo  pre- 
gò istantemente  il  Papa  Gregorio  XVI, 
di  voler  concedere  all'arcidiocesi  che  nel 
dì  solenne  della  ss.  Concezione  di  Maria 
potesse  dirsi  a  Dio  ne'sagri  misteri:  »  E' 
degno  e  giusto,  o  Signore,  è  convenevole 
e  salutare  di  lodarvi,  di  benedirvi,  di  glo- 
rificarvi nella  Concezione  Immacolata  di 
Maria  sempre  Vergine. "II  piissimo  Gre- 


TEA 
gorio  XVI, assicurato  dalla  fede,  solleci- 
talo dalla  pietà,  accordò  quanto  si  doman- 
dava. La  Civiltà  cattolica  ne'suoi  aurei 
Cenni  storici  dell' ImmacolataConcezio' 
ne,  degnamente  celebrò  il  Pontefice,!!  de- 
gnissimo pastore  della  chiesa  di  Siviglia, 
il  clero  e  il  popolo  esultanti.  Fu  dunque 
Siviglia  che  per  la  prima  volta  udìrisuo- 
nare  ne'suoi  templi  negli  augustissimi  riti 
quel  canto  lietissimo  che  nell'Immacola- 
ta Concezione  della  Vergine  dà  gloria  a 
Dio.  Il  festoso  suono  echeggiò  dappertut- 
to, e  ripercosso  da  fervoroso  eco  da  mille 
parli  riempi  in  hreveora  e  rallegrò  tutta 
la  lena.  Appena  divulgata  la  fama  del- 
l'indulto apostolico  benignamente  accor- 
dato a  Siviglia,  d'ogni  parte  furono  diret- 
te alla  s.Sede  caldissimesuppliche  pei*  con- 
seguire eguale  privilegio.  Quindi  Grego- 
rio XVI, come  riportai  nel  voi.  XX\  I,p. 
107  e  altrove,  non  dubitò  per  organo  del- 
la s.  congregazione  de' riti,  di  concedere 
a'  vescovi  e  particolarmente  delle  chiese 
di  Francia,  precedendo  iu  ciò  dopo  Sivi- 
glia tutte  le  allre  chiese  quella  nobilissi- 
ma di  Lione,  così  alle  chiese  di  Ameri- 
ca, d'Inghilterra,  di  Germania,  d' Italia 
e  d'altre  parti  che  l'implorarono,  l'in- 
dulto speciale  d'aggiungere  nel  Prefazio 
della  messa  degli  ci  dicembre,  festa  della 
SS.  Immacolata  Concezione,  le  parole:/'-'/. 
Te  in  Conceptione  Immaculata  B.  Ma- 
riaesemper  I  irginis,cooae  ve  le  aggi  uo- 
se tutto  l'ordine  francescano,  facendole  il 
Papa  pure  inserire  ne'calendari  romani. 
Di  più  Gregorio  XVI  egli  stesso,  siccome 
tenerissimamente  divoto  della  B.  Vergi- 
ne, le  ripetè  nella  sua  cappella  segreta, 
ed  io  ne  lui  il  solo  felice  uditore, come  quel- 
lo che  per  21  anni  ebbi  la  ventura  di  as- 
sisterlo solo  nell'edificante  e  commoven- 
te sua  celebrazione  del  s.  Sagrifizio;  non 
che  fece  cantare  le  aggiunte  parole  nel  dì 
solenne  della  festa  nella  cappella  ponti" 
dal  cardinal  protettore  della  cap- 
pella Borghesia na  della  basilica  Liberia- 
na  di  s.  Maria  .Maggiore,  cui  incombe  in 
quel  giorno  cantar  la  messa,  perchè  De- 


TEA  5i 

ncdcltoXIV  istiluì  questa  cappella  pnpa- 
leda  tenersi  nella  borghesiana,  onde  Se  ne 
può  leggere  la  sua  disposizione  ealtre  no- 
zioni relative  nel  vol.I\.p.<)7.l  vi  notai  pu- 
re,che  prima  del  1  3'5o,in  tal  giornocelc- 
bravasi  la  festa  con  cappella  cardinalizia 
dall'antico  ecospicuo  ordine  Carmelita- 
7fO.il  qualesi  vanta  pel  1. "d'aver  propugna- 
to l'Immacolato  Concepimento.  Anzi  ag- 
giungerò col  dotto  gesuita  p.Francesc'An- 
tonio  Zaccaria,  Disser.  5,  Sulle  feste  di 
Maiìa  «.,§  1 .  Della  festa  dell'Immaco- 
lata Concezione,  che  Alva.-o  Pelagio,  u 
no  de'più  audaci  impugnatoli  del  miste- 
ro e  morto  nel  1  34o,  testifica  d'aver  nella 
basilica  Liberiana  di  s.M.  'Maggiore  diRo- 
ma  fatta  nel  giorno  della  Concezione  la 
predica, benchèegli  usòil  vocabolo tli-SV//z- 
tificazione.Cb.enei  1  344percnutuma  con- 
sueludinenella  chiesa  de'carmelitani  d'A- 
vignone, oveallora  risiedeva  il  Papa,  que- 
sta lesta  si  celebrava  coli'  intervento  de' 
cardinali;  e  nel  precedente  1  3^2  in  taleoc- 
casioneUiccardollidolfo  a  rei  vescovo  d'Ar- 
magli, via  vea  recita  tomi  sermone  dell'Ini 
macolato  Concepimento  di  Nostra  Signo 
ra.l  diportante  e  preziosa  è  la  Dissertazio- 
ne del  p.  Zaccaria,  avendo  trattato  colla 
sua  vasta  erudizione  non  meno  della  festa 
che  della  questione,  colla  debita  distinzio- 
ne della  concezione  attiva  e  passiva.  Anti- 
chissima è  poi  la  festa  della  ss.  Concezio 
ne  tra'greci  e  gli  orientali,  e  se  ne  ha  ve 
stigio  nel  secolo  V  e  meglio  ne'secoli  VII 
e  Vili;  non  che  Iva' normanni,  e  lo  nar 
rai  a  Concezione,  con  singolari  festeggia- 
menti e  accademie  poetiche  e  letterarie. 
Anzi  il  eh.  ab.  Ani  vitti  nel  Rogionamen' 
to  di  cui  poscia  farò  cenno,  osservò,  che 
le  più  antiche  accademie  di  lettere, dopo 
quella  di  Carlo  Magno,  sono  le  due  acca- 
demie dell'Immacolato  Concepimenlo  di 
Rouen  e  di  Caen  che  le  fu  figlia,  in  Nor- 
mandia ;  cioè  que' grandi  concorsi  ove 
i  generosi  e  pii  normanni  ad  onore  del- 
l'Immacolata Concezione  loro  celeste  pa- 
trona, con  oratorii  e  poetici  arringhi,  de- 
nominati la  festa  de' Normanni,  coll'in- 


Si  TEA 

lervenlo  d'oratori  e  poeti  di  tutte  le  na- 
zioni e  di  tutte  le  lingue,  ed  ove  loro  si 
davano  premi  di  gran  valore  e  si  corona- 
vano festosamenle  chi  meglio  avesse  ce- 
lebralo il  mistero;  onde  crede  l'ab.  Ani- 
vitti  che  ciò  contribuì  all'incremento  del- 
la letteratura  normanna, corue  altrove,  sia 
il  sostenere  edifendere  la  piacredenza,che 
nell'esaltare  la  sublime  prerogativa  della 
Madre  di  Dio.  Anche  l'illustre  ordine  do- 
menicano finalmente  accedette  alla  sen- 
tenza affermativa,  e  pel  suo  maestro  ge- 
nerale p.  Angelo  Ancorarli,  supplicò  e  ot- 
tenne da  Gregorio  XVI  neh  843  di  po- 
ter celebrare  la  festa  della  ss.  Immacola- 
ta Concezione  con  ottava  solenne,e  d'ag- 
giungere al  prefazio  l'epiteto  Immacula- 
ta, cosa  che  fu  cagione  per  tutti  i  di  voti 
del  mistero  di  somma  allegrezza,  e  che 
sembrò  terminare  ogni  differenza, e  reu- 
dere  esclusivamente  dominante  la  pia  sen- 
tenza nella  chiesa  cattolica,  laonde  lieta- 
mente lo  registrai  nel  voi.  XX V 1,  p.  107. 
Emularono  gli  ordini  religiosi  la  pia  sol- 
lecitudine dellechiesecon  nobilegara,per 
cui  in  pochi  anni  e  in  tutto  1'  orbe  cat- 
tolico si  udì  proclamare  Immacolata  la 
Concezione  della  Vergine  nel  più  sublime 
e  maestoso  canto  della  liturgia.  Gli  Sco- 
lopii  o  pp.  delle  Scuole  pie,  che  profes- 
sano peculiare  divozione  alla  B.  Vergine, 
conseguirono  da  Gregorio  XVI  indul- 
genze per  la  loro  Corona  dì  dodici  stelle 
(P .),  in  onore  di  quella  che  fregia  in  cie- 
lo la  Deipara  (cioè  Madre  di  Dio,  Colei 
che  ha  partorito  un  Dio,  vocabolo  lati- 
no corrispondente  al  greco  Theotocos  : 
titolo  decretato  alla  ss.  Vergine  nel  43 1 
nel  concilio  di  Roma  tenuto  da  s.  Cele- 
stino I,  e  in  quello  d'Alessandria, ne'quali 
ancora  fu  condannato  Nestorio  autore  de- 
gli ereticiiVtj.?fo/'7V/w,perchè  mediante  un 
accento  diverso  nealteròilsensOjdicendo- 
la  generata  daDio)  Regina,coin  posta  dal 
loro  fondatore  s.  Giuseppe  Calasanzio,  e 
nella  quale  espressamentesi  ringrazia  il  di- 
\inPadre  che  la  preservò  da  ogni  col  panel- 
la  6ua  Concezione,  come  si  legge  nella/toc- 


TEA 

colta  di  orazioni  e  pie  opere  con  indul- 
genza, nella  quale  riportansi  quelle  con- 
cesse da'Papi  per  onorare  l'Immacolato 
Concepimento  di  Maria;  e  quelle  accor- 
date a'divozionali  benedetti  da'Papi  e  da 
Gregorio  XVI,  da  lucrarsi  anche  nella  fe- 
sta della  Concezione.  Inoltre  non  bastò  a 
far  contenta  la  pietà  de'fedeli  verso  Maria 
che  ne  cantasse  Immacolato  il  Concepi- 
mento la  voce  sola  de'sacerdoti:  voleva  il 
popolo  cristiano  levar  alto  anch'esso  ne' 
sagri  templi  la  sonora  sua  voce  a  confes- 
sar concepita  senza  peccato  la  suaSignora. 
Laonde  ad  appagare  le  giuste  brame  del- 
le divote  popolazioni,  convenne  a'vescovi 
inviare  alla  Sede  apostolica  nuove  istan- 
ze perchè  agli  encomii,  co'  quali  la  pie- 
tà cristiana  celebra  nelle  litanie  la  ss. 
Vergine,  vi  si  aggiungesse  quello  di  sua 
Immacolata  Concezione.  Ad  esaudire  le 
pie  brame.  Gregorio  XVI  fervorosissimo 
che  vieppiù  si  consolidasse  la  pia  creden- 
za, fece  introdurre  nelle  Litanie  Laure' 
lane,  il  versetto:  Regina  sine  labe  origi- 
nali concepta,  che  a  sfogo  di  divozione 
sono  andato  qua  e  là  ripetendo  all'oppor- 
tunità in  questa  mia  opera,  come  già  u- 
savasi  in  molli  ordini  regolari  e  singolar- 
mente dal  francescano.  Ciò  fu  concesso  a 
parecchie  diocesi  di  Francia  e  di  Spagna 
che  prime  ne  aveano  fatto  richiesta,  de- 
cretando il  Papa  che  si  accordasse  senz'al- 
tro a  quanti  il  chiedessero,  onde  in  tutte 
le  chiese  della  cristianità  s'udisse  risuona- 
re il  glorioso  preconio,  per  cui  innume- 
rabili  furono  le  istanze  spedite  a  Roma  e 
prontamente  ebbero  i  rescritti  coli' apo- 
stolico indulto.  Il  cardinal  Lambruschi- 
ni  ricordò  pure,  che  per  rivelazione  avu- 
ta in  Parigi  da  una  semplice  verginella, 
la  quale  per  umiltà  volle  celare  il  suo  no- 
me, ebbe  origine  la  suddetta  Medaglia 
/7i7/'(7<o/oAYzdellaConcezionecoirimpron- 
ta  di  Maria  concepita  senza  peccato;  e  che 
Gregorio  XVI  concedendo  indulgenze  e 
proteggendone  la  propagazione,  tosto  di- 
venne una  generale  divozione  che  fu  fon- 
te inesausta  di  prodigii,  auch'egli  uauan- 


TEA 

tlo  la  conversione  dì  Ratisbonne.  Per  ul- 
timo  il  cardinale,  espose  gli  ardenti  voti 
del  suo  bel  cuore  con  queste  esemplari  pa- 
role. »  Cerio,  se  nel  breve  spazio  di  tem- 
po die  ancora  ci  rimane  di  vivere,  la  s. 
romana  Sede,  guidata  sempre  da'  lumi 
dello  Spirito  santo,  giudicasse  di  definire 
l'importantissimo  punto  dell'Immacolato 
Concepimento  di  Maria,  noi  allora  chiu- 
deremmo assai  più  volontieri  i  nostri  oc- 
chi in  pace;  e  portiamo  ferina  fiducia  che 
un  tal  atto  sarebbe  foriero  di  moltiplica- 
te grazie,  di  grandi  misericordie,  e  di  dol- 
ci benedizioni ,  le  quali  ad  intercessione 
di  Maria  pioverebbero  a  dismisura  sopra 
di  Roma  e  della  Chiesa  tutta  (Utinam  sic 
(tati),  che  la  riguarda  come  sua  partico- 
lare protettrice."  Eguali  voti  ripetè  il  cav. 
Battaggia,  nell'elegante  e  nobile  edizione 
del  discorso  libro,  e  nella  sua  prefazione 
riproducendo  le  seguenti  belle  parole  deb 
l'ab.  Dassauce  scritte  nell'Ami  de  la  Re- 
tigion,  nell'aununziare  peli.0  alla  Fran- 
cia questo  nuovo  lavoro  di  sagra  erudi- 
zione del  cardinal  Lambruschiui.  »  Spe- 
riamo che  voti  mossi  da  su  alto  luogo,  sa- 
ranno esauditi  da  Quello,  a  cui  Gesù  Cri- 
sto ha  confidato  la  sollecitudine  di  tutte 
le  chiese;  e  che  Maria  dal  pie  ilei  di  vin  tro- 
no verserà  le  più  abbondanti  benedizio- 
ni sul  Pontefice,  che  le  avrà  assicurato  il 
maggiore  di  tutti  i  privilegi,  sul  pio  auto» 
re,  che  avrà  provocata  questa  gloriosa  de- 
cisione,e  su  tutti  i  fedeli,  che  godranno  di 
salutare  a  loro  protettrice  una  Madre  eon- 
ceputa  senza  macelliti  di  colpa"  Il  car- 
dinale essendo  passato  a  miglior  vita  a'  1 2 
maggio i854,  se  non  vide  del  tutto  com- 
piti i  suoi  voti,  certamente  avrà  avuto  ia 
morale  certezza  che  quanto  prima  anda- 
vano a  esaudirsi,  per  quel  tanto  che  già 
Crasi  fatto  e  che  vado  a  riferire.  Il  cardi- 
nal Lambruschini  nellostesso  1 843,  in  cui 
pubblicò  la  sua  Dissertazione,  trovò  nel 
dottissimo  gesuita  p.  Giovanni  Perrone, 
un  ben  degno  elogista  del  merito  di  sua 
operetta,  il  quale  ne  dichiarò  tutti  quanti 
i  pregi  che  contiene,  e  magistralmente  e 


TEA  53 

da  par  suo  ne  die  conto  con  accurata  a- 
nalisi  e  importantissimo  sunto,  che  può 
leggersi  negli  Annali  delle  scienze  reli- 
giose  1. 16,  p.  338.  Inoltre  egli  dichiarò 
avere  il  cardinale  antivenute  edisciolle  le 
diflìcoltà  onde  l'istitutore  d'una  scuola  fi- 
losofico-teologica, che  dicesi  cattolica,  nel 
centro  dellaGermania,è  inteso  co'suoi  di- 
scepoli e  seguaci  Ermesiani  ad  oscurare 
la  verità  di  questa  pia  dottrina  e  l'illustre 
pregio  dell'  Immacolato  Concepimento 
della  Vergine:  perchè  sebbene  l'istitutore 
Ermes  non  ardi  oppugnare  apertamente 
la  comune  dottrina,  non  lasciò  di  appa- 
lesare abbastanza  il  suo  sentire  intorno  a 
tal  subbietto,  che  il  ch.p.  Perrone  col 
suo  acume  non  mancò  di  porre  iu  chia- 
ro. Nel  medesimo  pontificato  di  Grego- 
rio XVI  anche  altro  degnissimo  porpo- 
rato si  segnalò  nella  divozione  all'Imma- 
colato Concepimento,  e  nel  propugnarne 
in  modo  ingegnoso  la  pia  credenza.  Que- 
sti fu  il  cardinal  Castruccio  Casti  acane  pe- 
nitenziere maggiore  e  vescovo  di  Palesti- 
na, il  quale  nella  celebratissi  ma  accademia 
di  religione  cattolica  di  Roma  lesse  il  ra- 
giona mento:  Sulle  testimonianze  rese  dal 
Corano  a  Maria  J'ergine.Fu.  pubblicata 
nel  1  845  dagli  Annali  delle  scienze  re- 
ligiose t.  20, p.  32  i,ed  il  pio  e  eh.  Ago- 
stino Mauavit  (di  cui  feci  menzionenel  voi. 
LXIV,  p.  32 1)  di  Tolosa,  lo  tradusse  in 
francese  conquesto  titolo:  Des  temoigna- 
ges  rendus  à  Marie,  a  son  Immaculée 
Gonception,  et  à  la  Materni  le  divine,  per 
Mahoniet,dans  le  Koran,  Dissertation, 
elc.,Tou!ouse  1 84^.  I  u  questo  zelante  e  bel 
lavoro,  non  solamente  provasi  che  tutte 
le  più  eccelse  prerogative  che  la  chiesa  cat- 
tolica riconosce  al  presente  e  venera  m  Mi- 
ria  Vergine,  e  nominatamente  la  sua  Im- 
macolata Concezione  come  articolo  di  fe- 
de e  di  ferma  credenza,  si  trovano  chia- 
ramente registrate  nel  Corano  o  Alco- 
rano (V.)  di  Maometto  fondatore  del 
Maomettismo  (/  .).  avversario  implaca- 
bile della  cristiana  fède,  la  cui  era  in- 
comincia nel  6aa;  ma  iuullre  perciò  ri- 


54                      T  E  A  TEA 
leva  che  quelle  prerogative  di  Maria  già  utili,  t.  G,  p.  3,  il  quale  encomiando  l'in- 
erano  ammesse   e  credute   da'  cristiani  defesso  propugnatore  delle  cattoliche  ve- 
d' Arabia  e  luoghi  finitimi,  e  le  tolse  rilà,  rimarcò  aver  egli  nell'altra  celeber- 
Maometto  dalle  credenze  ch'erano  allo-  rima  sua  opera,  Praelectìones   tlieolo- 
ra  diffuse  fra'  saraceni,  agareni,  ismaeli-  gìcàe,  evitato  per  lodevolissima  pruden- 
ti, inauri,  etiopi,  sehhene  l'Alcorano  con-  za  dal  prendere  seria  parte  e  trattenersi 
fuse  Maria  Vergine  con  Maria  sorella  di  di  proposito  nelle  questioni    controverse 
Mosè,  facendo  delle  due  una  sola,  onde  tra' teologi  cattolici;  ma  che  la  sua  tenera 
gli  autori  arabi  e  qualche  cristiano  ten-  pietà  verso  la  Madie  comune  de'  redenti 
lano  di  purgarlo  di  tale  errore.  Gloriosa  non  volle  soffrire  che  lo  stesso  avvenisse 
è  dunque  la  testimonianza  degl*  infedeli,  alla  celebre   questione  sull'Immacolato 
nel  proclamare  essere  stata  Maria  conce-  Concepimento  ili  Maria,  ed  a  questo  fine 
pita  senza  originale  peccato,e  poscia  in  tut-  scrisse  il  pregevolissimo  libro  di  cui  egli 
ta  la  vita  sua  non  aver  mai  commessa  al-  rendeconto.il  lusinghiero  pontifìcio  gra- 
dina colpa.  dimenio  attestato  all'autore  dal  sommo 
Mentre  Gregorio  XVI  riceveva  da  o-  Gerarca,  cui  volle  intitolato  il  dotto  suo 
gui  parte  focosissime  istanze  perchè  l'Ira-  scritto,  rileva  il  p.  Mura,  è  un  chiaro  e 
macola  lo  Concepimento  di  Maria  si  defi-  luminoso  argomento  del  merito  del  Die- 
llisse come  dogma  di  fetle,  ed  egli  preoc-  desimo,  ed  una  speranza  consolante  per 
cupa  vasi  a  maturare  il  modo  delicato  e  il  line  nobilissimo  a  cui  mira.  Aggiunge, 
grave  per  condurre  a  felice  effetto  il  gin-  che  la  notissima  e  tenera  pietà  del  Papa 
rioso  trionfo  della  B.  Vergine,  sotto  i  cui  Pio  IX,  è  pietà  che  non  fu  mai  sterile  d'o- 
auspieii  e  nel  dì  della  sua  Purificazione  pere  generose;  il  che  unito  a  tutti  gli  ai- 
era  stato  sublimato  alla  cattedra  di  s.  Pie-  tri  argomenti  co'quali  il  eh.  autore  si  stu- 
tro  ,  appena  spirato  il  mese  di   maggio  dio  d'appianar  la  via  alla  soluzione  del- 
1846  a  lei  consacrato,  fu  sorpreso  dalla  le  controversie  di  che  tratta  ,  fa  sperare 
motte.  Quindi  le  medesime  istanze  furo-  non  lontano  il  giorno  desiderato  da  tan- 
no rinnovate  al  successore  Pio  IX  che  re-  ti  voti.  Il  nemico  d'ogni  bene,  continua 
gua,  il  quale  anch'egli  siuo  da'teneri  an-  il  p.  Mura  ,  potrà  forse  destare  qualche 
ni  divotissimo  della  Madre  di  Dio,  nel  suo  tempesta  onde  impedire  il  trionfo  della 
zelo  apostolico  e  vedendo  le  cose  così  be-  Donna  celeste  cui  deve  le  maggiori  sue 
ne  prosperosamente  preparate,  si  deter-  sconfitte;  mala  Vergine  saprà  rendere  il 
minò  di  compiere  ciò  che  ormai  era  nel  ciel  sereno,  ed  avvalorare  com'altre  vol- 
desideriodi  tutta  la  Chiesa, perincremen-  te  la  Chiesa  e  l'augusto  suo  Capo,  per  su- 
lo  d'  onore  alla  ss.  Vergine.  Pertanto  e  pera  re  ogni  ostacolo  che  si  opponesse  al 
come  notai  nel  voi.  LUI,  p.  193,  con  hre-  trionfo  suo  proprio,  ed  intendesse  a  ri- 
ve apostolico  che  leggesi  nella  2/  seriede-  tardarne  il  giorno  felice.  Il  p.  Mura  fu  pro- 
gii  Annali  delle  scienze  religiose,  t.  5,  feta:  la  tempesta  insorse,  e  la  descrissi  al- 
p.  4o6,  accettò  dall'eucomiato  p.Giovan-  l'articolo  Pio  IX,  a  Roma  e  in  altri  luc- 
ili Perruiie  gesuita,  e  con  isplendido  elo-  gin  analoghi:  il  trionfo  avvenne,  e  vado 
gio  all'insigne  reIigioso,la  dedica  di  sua  o-  a  descriverlo  compendiosamente.  Osser- 
pera, e  spontaneamente  composta  per  la  va  ancora  il  p.  Mura,  che  dopo  la  Dis- 
sua  persuasione  del  privilegio:  De  Imma-  seriazione  del  cardinal  Lambruschini,  e 
ridato  B.  Mariae  Conceptu  an  dogma-  per  tutto  l'operato  da  Gregorio  XVI,  per 
lieo  decreto  definiri  possit,  Disquisita)  la  credenza  deU'ImmacolatoConcepimen- 
tlienlogica,  Piomae  1 84/-  Ne  fece  label-  to,  nulla  poteva  venire  più.  a   proposito 
lissima  analisi  il  dotto  p.  Boufìglio  Mura  dello  scritto  del  p.  Perroue,  poiché  seni  • 
de'servi  di  Maria,  e  riportata  ne'cilati-i/i-  bra  sopraggiuugere  la  fede   pratica  per 


TEA  TEA                     55 

agevolarne   la  maniera  e  il  modo,  mo-  denti  vi  dimostravano  il  profitto  de'loro 
girando  ed  abbattendo  il  dubbio,  alla  ve-  studi  con  recitare  vari  compouimenti  lat- 
rila dogmatica.  Il  p.  Mura,  come  quello  ti  ad  onore  per  lostesso  Immacolato  Con- 
che appartiene  all'esemplare  ordine  dei  cepitnento  dell'alma  divina  Madre,  cioè 
Servi  di   Miriti  (ì  .).  che  nacque  e  vive  elegie,sonelti,  anaci  eontichee  odi,  che  ve- 
sotlo  il  patrocinio  della  divina  isti  tu  tri-  nivatio  ascoltati  da'deputali  e  dagli  altri 
ce  (come  descrissi  all'ordine  Servi  di  Ma-  che  v  intervenivano ,  oltre  un  ragiona- 
ria,  ove  notai  che  il   p.  Lazzari  generale  mento  latino  sulla  Madonna,  e  in  detto 
di  esso  nel  i3_ii  fu   acerrimo  difensore  anno  l'argomento  fu  sulla  di  lei  patria 
dell'Immacolata  Concezione);  ordine  che  Nazareth,  sebbene  i  ss.  Gioacchino  e  Ari' 
nel  i8o()  ottenne  con  quello  de'm  inori  os-  //r/(ohe  in  nostra  favella  sigi  i  idea  Grazia) 
servanti  da  Pio  VII,  di  adoperare  nella  genitori  della  genitrice  tli  Dio,  avesseroa- 
n'essa  la  parola    Immacolata j  termina  bitato  anche  in  Gerusalemme,  in  Cesa- 
i -innovando  la  lusinghiera  speranza  che  il  rea  e  in  Betlemme.  Notai  a  Roma,  che  da 
Papa  l'io  IX  non  perderà  di  vista  quel  ultimo  eravi  stata   istituita  1'  accademia 
giorno  m  che  noi  non  temiamo  di  chiama-  dell' ImmacolataConcezionediMaria  Ver- 
re  il  piìi  bello  del  suo  glorioso  pontifica-  gine,  che  ora  tiene  temporaneamente  le 
lo,  in  che  nou  un  sol  popolo,  ma  finte-  sue  radunanze  nelconvenlode'ss.XI  IApo- 
ro  mondo  cattolico  griderà  riconoscente  stoli,ed  il  Giornale  di  Roma  le  pubblica. 
benedizione  ed  Osanna  al  Vicario  di  Cri-  Questa  è  l'unica  fra  le  romane  accademie 
sto,  il  quale  avrà  detto  solennemente,  che  scientifico-letterarie   che  espressamente 
la  Madre  di  Dio  non  fischiava  un  sol  mo-  vanta  un  titolo  si  pioedivotoaseconda  del 
mento  del  nemico  di  Dio'.  Dovendo  io  suo  scopo,  di  santificare  cioècoll'ispirazio- 
poi  parlare  dell'entusiasmo  col  quale  an-  ne  della  pietà  i  belli  e  utili  sludi  della  gio- 
co dall'accademie  fu  celebrata  favventu-  ventò,  associata  iu  uno  a  sì  illustri  erudi- 
rosa  definizione  dogmatica,  e  prima  an-  ti,  ed  a  vantaggio  della  religione,  gare™- 
cora  ili  essa  dell'accademia  che  in  Roma  giando  gli  accademici  in  lodar  Maria,  ed 
si  gloria  procedere  sotto  il  titolo  e  il  pa-  in  ispecie  l'Immacolata  sua  Concezione, 
dronato   dell'  Immacolata    Concezione,  sotto  la  direzione  d'alcuni  ecclesiastici  di- 
conviene che  ora  ne  faccia  menzione, an-  stinti  per  virtù  e  per  cultura.  Originata 
che  per  ordine  cronologico  di  narrativa,  in  tal  foggia  nel  1 83 5,  venne  tosto  in  pro- 
quale  ulteriore  testimonianza  della   prò-  gre>sodi  tempo  acquistando  forma  esco- 
gredienle  divozione  verso  il  mistero,  e  vi  pò  all'intuito  propri.  Divisa  in  4sessio- 
premetta  pure  la  notizia  di  altra.  Leggo  ni,  che  comprendono  i  4  principali  rami 
nel  n.°3  i  0  del  Diario  di  /ionia  del  i  8o3,  delle  scienze  e  delle  lettere,  apre  ogni  set- 
che  Pio  VI  nella  chiesa  delle  ss.  Orsola  limami  una  Libera  discussione  tra 'soci  sui 
e  Caterina  (della  quale  feci  cenno  nel  voi.  punti  degni  di  richiamar  l'attenzione  de- 
\LlX,p.  3o2),  a  Tor  de"  Specchi,  stabi-  gli  studiosi.  Per  tal  modo  si  proponete- 
li la  congregazione  del  sussidio  ecclesia-  cademia,  secondo  le  sue  leggi  approvale 
slieo  (del  quale  riparlai  nel  voi.  LV,  p.  16,  e  slam  paté,  l'esercizio  e  il  perfezionameli- 
nel  riferire  che  pi  ima  tu  eretta  in  s.  Ste-  to  de' giovani  nelle  scienze  e  nelle  lette- 
fino  in  Pescni')!  i,  indi  trasferita  da  Pio  re  sulla  via  dell'ispirazione  religiosa.  Di 
VI  ins. Orsola, e  poi  restituita  nella  pre-  quanto  poi  precipuamente  si  è  fatto  nelle 

Ì      Cedente  chiesa  ove  sussiste)  sotto  l'invo-  annuali  private  riunioni.vienc  dato  conto 

r  t/.ione  dell'  Immacolata  Concezione  di  nelle  pubbliche,  la  più  solenne  delle  qua 

Maria  ede'ss.  Pietro  e  Paolo,  la  quale  te-  li  è  quella  che  celebra  il  bel  privilegio  di 

nevii  annua  accademia  di  belle  lettere  ad  Maria  dal  quale  prende  nome  l'accade 

onore  della  ss.  Concezione.  I  chierici  stu-  mia.  Vaula  a  foudatore  primaria  il  vii 


56  TEA 

luoso  sacerdote  d.  Vincenzo  Emili,  e  con- 
fondatori due  altri  sacerdoti,  il  letterato 
d.  Domenico  Santucci, ed.  Pietro  Roma- 
ni illustre  ecclesiastico.  L'origine  elo  sco- 
po dell'accademia  lo  dichiarò  con  bello 
viticolo  Pavv.  Pietro  Merolli.  Si  legge  nel 
t.  i3  dell'Album  dì  Roma,  p.  3G7,  con 
questo  titolo:  Accademia  della  ss.  Con- 
cezione. Ora  l'accademia  fiorisce  e  vanta 
chiari  ecospicui  letterati,  e  l'encomiò  più 
volte  il  eh.  prof.  d.  Giacomo  Arrighi  be- 
nemerito e  dotto  compilatore  della  2.  se- 
rie degli  Annali  delle  scienze  religiose, 
iu  questi  ne't.  4,  p-  4^6;  6,  p.  222;  12, 
p.  4<>  Io  quest'accademia  il  eh. ab.  d.  Vin- 
cenzo Anivilli  lesse  uu  ragionamento  ai 
2  1  dicembre  i847per  l'inaugurazione  del 
1  3.°annoaccademico,  intitolato:  De'van- 
taggi  che  il  cullo  dell'Immacolato  Con- 
cepimento ha  recato  alla  scienza,  alla 
letteratura,  all'arte  e  alla  civiltà  pre- 
cipuamente nel  medio  evo.  Vasto  ed  eru- 
dito tema  che  svolse  con  eloquenza,  eru- 
dizione e  maestria,  ragionando  pure  del- 
le surricordate  accademie  normanne,  e  si 
può  ammirare  nel  citato  t.  6,  p.  222  de- 
gli  Annali,  in  cui  si  riporta.  Ormai  pro- 
clamandosi ad  alta  voce  per  P  universo 
mondo  l'Immacolato  Concepimento  nel- 
l'azione augustissima  dell'Eucaristico  sa- 
grifìzio  e  nella  supplicazione  quotidiana 
più  frequente  del  cristianesimo,  e  poten- 
dosi perciò  affermare  con  pienissima  ve- 
rità che  la  voce  concorde  di  tutte  le  chie- 
se lo  confessava  solennemente,  pareva  che 
nulla  mancasse  a  potersi  adempiere  il  co- 
mune voto  de'cristiani  di  veder  fiualmen- 
teassicurato  a  Maria  l'incontrastato  pos- 
sesso clelsingolarissimo  privilegio.  11  dog- 
ma dell'Immacolato  Concepimento  pro- 
fessato adunque  in  esplicitissima  forma  da 
tutta  quanta  la  Chiesa,  bramava  l'ultima 
sanzione  che  lo  facesse  inviolabile  e  sagro 
alla  dispulatrice  curiosità  dell'umano  in- 
gegno: e  la  pietà  cristiana  ancora  atten- 
deva con  ardore  che  la  voce  del  Vicario 
di  Cristo  con  definizione  solenne  il  dichia- 
rasse articolo  di  fede,  da  non  potersi  di- 


TE  A 

scredere  senza  danno  della  salute  eterna. 
E  ad  imporre  questa   irrefragabile  im- 
pronta del  suggello  apostolico  al  dogma 
dell'Immacolata  Concezione  sembrò  che 
si  sentisse  destinato  da  Dio  fino  da'primi 
giorni  del  suo  pontificato  il  Papa  Pio  IX, 
il  quale  volse  la.  mente  a  prepararle  vie 
ad  una  definizione  dogmatica.  E  prima 
volle,  che  oltre  il  poter  chiamare  concet- 
ta senza  peccato  Maria  nel  pref.izio  e  nelle 
litanie,  si  estendesse  a  quanti  bramassero 
di  goderne  la  facoltà  della  messa  e  dell'udi- 
zio  proprio  dell'Immacolata  Concezione. 
Nelle  Memorie  storielle  delr.  p.  Mariano 
maggiore  degli  eremiti  camaldolesi  di 
Monte  Corona,  scritte  dal  eh.  Giuseppe 
Condirli,  tra'documenti  vi  sono  quelli  re- 
lativi alla  festa  dell'Immacolato  Concepi- 
mento del  pontificato  di  Gregorio  XVF, 
il  quale  nel  1  834  concesse  a'detti  eremiti 
d'  usar  la  parola  Immaculata  Conceptio 
nella  messa  e  uffizio  proprio  (i  quali  ivi 
si  dicono  approvati  dalla  s.  congregazio- 
ne de'  riti  sino  dal  1828)  con  4  bini,  e 
P  aggiungere  ogni  sera  alle  litanie,  Re- 
gina si  ne  labe  originali. concepta,  ora 
prò  jìoÌiÌs.  Intanto  verificandosi  l'impedi- 
mento temuto  dal  p.  Mura,  per  la  terri- 
bile e  deplorabile  rivoluzione,  accaduta 
in  Pioma  a' 16  novembre  1  848,  il  Ponte- 
fice fu  indotto  a  rifugiarsi  in  Gaeta.  Po- 
co dopo,  nel  nuovo  pacifico  soggiorno,  tra 
le  politiche  tribolazioni  e  burrasche, im- 
pavidoe  pieno  di  confidenza  inMaria  Ver- 
gine, con  quell'enciclica  che  ricordai  nel 
voi.  LUI,  p.  207,  a'2  febbraio  1849  in- 
terrogò la  chiesa  universale,  e  per  lei  tut- 
ti i  vescovi  cattolici,  intorno  alla  questio- 
ne dogmatica  dell'Immacolata  Concezio- 
ne, ch'erasi  incominciata  a  trattare  dal 
fervoroso  zelo  del  predecessore  Gregorio 
XVI, quantunque  per  le  ricevute  suppli- 
che per  la  sospirata  definizione  dell'Im- 
macolato Concepimento,  gli  fosse  noto  il 
concoide  sentimento  di  moltissimi  vesco- 
vi. Con  l'enciclica  invitò  l'episcopato  a 
ordinare  preghiere  pubbliche  acciò  Dio 
l'illuminasse  per  la  risoluzione  di  tanta  ri- 


TEA  TEA  57 
levanza,  e  che  poi  gli  palesassero  in  iscrit-  cepi  mento  di  Maria.  L'uno  riguarda  la 
toijnal  fosse  la  credenza,  l'amore  e  il  cui-  di  vota  insistenza  che  si  faceva  allora  dai 
to  de' popoli  verso  l'Immacolata  Conce-  cattolici  alia  s.  Sede,  affinché  autenticas- 
zione  di  Maria;  quali  desideri!  essi  vesco-  se  coll'autorità  della  dogmatica  definizio- 
vi  insieme  a'Ioro  diocesani  nudrissero,  e  ne  l'universalecredcnzade'fedeli.  L'altro 
lilialmente  che  cosa  opinassero  sulla  con-  poi  si  è  che  tale  sì  hmgoe  sì  focoso  dibatti- 
venienza  e  opportunità  della  stessa  dell-  mento  diConcezioni,'sia  stato  unoscialac- 
nizione,  per  quindi  proferire  colla  mag-  quo  d'ingegni, una  vanità  scolastica  sen* 
gior  solennità  che  si  potesse  il  suo  supre-  za  prò  per  la  società  e  per  la  Chiesa.  Que- 
ino  pontifìcio  giudizio.  Inoltre  notificò  sti  duesospetti  sono  vecchi  e  antichi,  spar* 
lorod'aver  già  istituito  una  speciale  con-  si  come  in  opere  così  in  libercoli.  Dichia- 
gregazione  di  cardinali,  per  religione,  per  ra  la  Civiltà,  che  il  libro  del  p.  Pacifico 
.senno  e  per  scienza  teologica  illustri;  ed  è  una  raccolta  molto  copiosa  di  quanto  e- 
un'altra  di  teologi  distinti  del  clero  seco-  rasi  fatto  sopra  1'  Immacolato  Concepi- 
bile e  regolare,  nello  scopo  d'esamina-  mento, ed  il  lodevolissimo  concettodi  tut- 
re  con  tutta  ponderazione  e  accuratezza  to  il  libro  è  disposto  a  sradicare  il  doppio 
quanto  riguardava  il  delicato  e  grave  puu*  pregiudizio  ricordato,  disti  nguendo  il  cul- 
to dell'Immacolata  Concezione,  e  riferir-  to  dalla  festa  in  due  stadii  diversi.  Egli 
gli  il  loro  parere.  Di  più  facoltizzò  tutti  i  diceche  sino  al  secolo  V  la  credenza  vi- 
vescovi  dell'orbe  cattolico,  d'accordare  gea  tra'fedeli  certissima,  basandosi  anco- 
a'Ioro  cleri  l'uffizio  proprio  della  Conce-  ra  sugli  atti  del  martirio  di  s.  Andrea  a- 
xione,  com'egli  1*  avea  ingiunto  al  clero  postolo,  sulle  liturgie  attribuite  a  s.  Gia- 
romano.  Narrai  neh' indicato  voi.  LUI,  corno  apostolo  ed  a  s.  Marco  evangelista, 
p.  216,  218,  225,  che  il  Papa  visitò  le  e  su  quanto  s.  Basilio  scrisse  delle  chiese 
religiose  teatine  e  il  romitaggio  della  ss.  d'Alessandria  e  di  Grecia.  Da  detto  seco- 
Concezionesul  monte s.Elmo,ecou  quan-  lo  incominciò  la  festa  nelle  chiese  orien- 
ta solennità  celebrò  in  Napoli  la  festa  del-  tali,  e  forse  introdotta  allora  nell'occiden- 
l'Immacolata  Concezione,  protettrice  del-  tali  da'basiliani.  Certo  è  che  avanti  il  se- 
la  reale  famiglia  de'Boi  boni;  e  che  ritor-  colo  IX  celebra  vasi  in  Napoli,  e  forse  I  un* 
nato  trionfante  iu  Roma,  nel  i.°concisto-  go  il  X  e  l'XI  essa  si  propagò  per  la  Na- 
ro de'20  maggio  i85o,  con  commoven-  varrà,  Normandia  e  Inghilterra.  L'origi- 
te  allocuzione  rese  grazie  a  Dioe  alla  Ver-  ne  della  controversia  insorse  a' tempi  di 
gine  Immacolata,  per  averlo  ricondotto  s.  Bernardo,  perchè  il  clero  di  Lione  a- 
dopo  dolorose  vicende  alla  propria  sede,  vea  istituito  la  festa  della  ss.  Concezione 
11  cardinal  Giuda  Giuseppe  Rumo  arci-  senza  chiederne  facoltà  al  Papa.  Questa 
vescovo  di  Siviglia,  ivi  neli85o  pubbli-  discussione  però  giovò  grandemente  alle 
co  colle  stampe:  Discorso  subreVImma-  arti  e  alle  scienze,  ed  eziandio  alla  ci  vii- 
eidnda  Concepcion  de  Maria.  Neli8Ì2  tà.  Non  avrebbe  forse  la  poesia  avute  le 
in  Napoli  il  francescano  alcantarino  fr.  A-  due  antiche  accademie  nella  patria  stessa 
gosiino  Pacifico  di  M."  Addolorata  pub-  de'meoestrelli  (de'quali  e  de'trovatori  ri- 
blicò  l'opera:  La  ChiesaCattolicanel  fat-  parlo  a  TEATRo),qual  fu  la  Normandia,  né 
to  lìdi  {mmacolatissima  Concezioni'  (li  i  tanti  e  sì  leggiadri  componimenti  di  ver* 
Mniti  ss.  lontra  tutte  l'eresie.  Ne  ren-  si  tenerissimi,  quasi  fiori  della  virgolai 
de  ragione  e  loda  la  Civiltà  cattolica)  2."  ghirlanda,  quanti  furono  i  dettati  dalla 
serie,  1. 1,  p.  322,  rilevando  che  il  pio  au-  riverenza  a  quel  privilegio:  non  la  pitlu- 
tore  ebbe  in  mente  di  togliere  dall' ani-  ra  que'capolavori  di  ss.  Immagini  della 
mo  d  alcuni  due  pregiudizi  intorno  della  B.  Vergine  uscite  dalle  mani  di  Rallàe- 
giaude  questione  dell'lmuiaculuto  Con*  le,  de'Laufraocbi,  de  'Sassoferrati, e  mas* 


58 


TEA 


s'une  la  famosa  Concezione  ci i  Murillo,  per 
non  ricordarne  altre*,  non  la  scultura  quel 

gran  novero  d'opere  di  getto,  scalpello  o 
IjuIìiio,  d'ogni  materia:  non  l'architettu- 
ra i  7  nobilissimi  obelischi  e  colonne,ope- 
re  monumentali  che  superbamente  tor- 
reggiano  per  aver  sulle  loro  cime  l'ina- 
magine  dell'Immacolata  Concezione,  in 
Vienna  e  in  Praga  per  Ferdinando  111, 
in  Lucca  per  decreto  del  senato,  in  Na- 
poli per  Carlo  di  Borbone,  in  Palermo 
nella  piazza  di  s.  Domenico,  perenne  e 
sontuoso  monumento  della  pietà  dome- 
nicana (oltre  la  Colonna,  di  cui  parlai  a 
quell'articolo  nel  voi.  XXV,  p.  171  e  al- 
ti ove,  già  del  tannila  della  Pace,  con  ac- 
corgimento elevala  a  rovescio,  e  da  Pao- 
lo V  innalzata  innanzi  la  basilica  di  s.  Ma- 
ria Maggiore  colla  statua  di  bronzo  della 
15.  Vergine  dellaConcezione:  dell'altra  vi- 
cina colonna  con  altra  iasmaginedi  bron- 
zo della  ss.  Vergine  ne  ragionai  nel  voi. 
XXVII,  p.  25);  né  quel  grati  numero  di 
templi  innalzati  in  tutte  le  città  alla  ss. 
Concezione,  contandone q  la  città  di  Na- 
poli. La  controversia  giovò  eziandio  alle 
scienze,  per  l'aumento  degli  studi  nell'an- 
tichità ecclesiastiche,  nell'opere  de'ss.  Pa- 
dri, nelle  tradizioni  della  Chiesa,  e  valsero 
a  chiarir  meglio  il  dogma  della  caduta 
dell'uomo,  fondamento  di  tutto  l'editìzio 
cristiano. La  Civiltà  dnncjueencomiò,co- 
nie  l'autore  confutò  il  pregiudizio  di  co- 
loro, che  biasimano  sprecamento  di  tem- 
po e  danno  della  società  la  disputa  acce- 
sasi tra'caltolici,  e  da  lui  mostrato  stori- 
camente del  tutto  falso  e  calunnioso;  es- 
sendone ulteriore  prova  e  confutazione 
quanto  vado  raccogliendo  in  questi  ceu- 
ui  storico-dogmatici  di  erudizione.  Nello 
stesso  1 8 5 2  in  Prato  si  pubblicò  la  3,'  e- 
dizione  del  Novenario  e  Panegirico  del- 
FlmmacolaiaConcezione  di  Maria  t  er- 
gine, del  /).  Antonio  da  Rignano  mino- 
re osservante.  Nel  1 85  i -53  il  p.  France- 
sco Saverio  Patrizi  die  alle  stampe  in  Ilo 
ma:  De  interpretatione  Oraculorum  ad 
Chris tumpertìnet:  De  Immaculata  Md- 


TE  A 
riae  origine  a  Deo  predieta:  De  Scriptum 
rìs  divinisi  /)<■  peccati  originali^ propa' 
gallone:  De  Christopane  vitae.  Questo 
dotto  gesuita  è  pure  autore  dell'  opera  : 
DeEvangeliis,Fviburf'\-Jìv\seov'\ae  18  53. 
Lavoro  di  gran  lena,  pieno  di  dottrina  e 
di  erudizione,  di  cui  resero  ragione  con 
grandi  lodi  la  Civiltà  cattolica,'!? serie, 
t.  4>  P-  44°>  e  P-  Pace,  con  bella  anali- 
si riportata  negli  Annali  delle  scienze  re* 
ligiose,^.3  serie,  1. 1  1,  p.  ig7,e  1. 12,  p.3o. 
Progredendosi  da  Ile  su  imo  mi  nate  congre- 
gazioni l'esame  del  dogma,  giunto  il  me- 
morabile aouoi854i  il  professore  di  teo- 
logia dogmatica  del  collegio  romano  p. 
Carlo  Passaglia  gesuita,  a' 1  5  gennaio  a- 
prì  il  corso  dell'annuali  radunanze  della 
mentovata  accademia  dell'  Immacolata 
Concezione  di  Roma,  con  Orazione  nel- 
la quale  lesse  quella  bellissima  o  Discor- 
se) del  nostro  s.  padre  Pietro  vescovo  di 
Argo  sul  concepimento  dì s.  Anna  quan- 
do concepì  la  Madre  di  Dio,  da  lui  tra- 
dotto dall'originale  greco  idioma  in  ita- 
liano, che  col  testo  inedito  greco  a  fron- 
te(soltanto  avendone  già  pubblicato  una 
versione  latina  il  Piazza)  e  illustrato  con 
alcune  sue  note,  dirette  a  spiegar  meglio 
lo  scopo  cui  mira  principalmente  l'ora- 
zione (nella  nota  1  3.'  eruditamente  ri- 
ferisce, che  della  biografìa  de'ss.  Gioac- 
chino ed  Anna,  non  meno  che  dell'infan- 
zia della  ss.  Vergine,  oltre  le  orazioni  del 
Damasceno,  di  Giorgio  di  Nicomedia,  di 
Fozio  e  di  altri  assai,  ponno  consultarsi 
gli  E v angeli i  apocrifi  pubblicati  da  Fa- 
bricio,  Tilo  e  Tischendorf),  si  legge  nel 
1. 12,  p.  49  degli  Annali,  2.  serie.  Questo 
pregevole  monumento  del  secolo  IX  del 
santissimo  e  dottissimo  siciliano  vescovo 
d'Argo,  in  onore  dell'Immacolato  Conce- 
pimento della  Vergine  Maria,  è  una  bel- 
la e  mirabile  testimonianza  di  conferma 
del  senso  religioso  di  quel  tempo,  riuscen- 
do di  gran  conforto  l'intendere,  che  tan- 
ti secoli  addietro  si  parlava  e  ragionava 
da' padri  nostri  della  Concezione  Imma- 
colalissima  della  Vergiue  (nel  suocouce- 


T  E  A 

pimento  proemio  eli  nostra  redenzione  e 
paradiso  di  Dio,  come  espr  intesi  il  vesco- 
vo Pietro),  (pie!  medesimo  che  allora  tut- 
ta (pianta  universalmente  la  Chiesa  ne 
parlava  e  ragionava  con  entusiasmo  eli 
pietà  e  di  fede,  attendendo  il  gran  decre- 
to.Mentre  il  Papa  si  consolava  d'aver  pro- 
vocato dall'episcopato  in  favore  dell'  Im- 
macolata Concezione  una  confessione  ple- 
naria ed  esplicita,  pensò  di  chiederne  al- 
la scienza  cristiana  quella  maggior  dimo- 
strazione clic  potesse  darne  facendo  i  1  som- 
mo d'ogni  sua  possa.  L'onorato  incarico 
fu  assunto  da  parecchi  dotti  teologi,  e  tra 
gli  altri  dal  p.  Carlo  Passaglia  ,  il  quale 
nel  Commentario  che  eternerà  il  suo  no- 
me, dimostrò  chiaro  l'Immacolato  Con- 
cepimento della  Vergine  creduto  e  inse- 
rii ito  nella  chiesa  di  Cristo  per  tutti  i  se- 
coli addietro  lino  all'età  degli  apostoli. 
Non  contento  il  p.  Passaglia  di  quanto a- 
vea  scritto  e  pubblicato  sull'Immacolato 
Concepimento  di  Maria,  col  vigoroso  suo 
ingegno,  colla  profondità  di  sua  dottrina 
teologica,  e  colla  pietà  del  suo  cuore, com- 
pose un  quanto  doviziosamente  erudito, 
altrettanto  profondo  e  sotlilecommenta- 
rio  sul  medesimo,  impresso  con  isplendi- 
da  edizione:  De  Immaculato  Deiparae 
semper  1  irgirds  Conccpttt,  Caroli  Pas- 
soglia  sur.  e  S.J.  Gommentarius, .Uomae 
lypis  s.  congr.  de  propaganda  fide  i  <S  7  {. 
Ne  rese  dottamente  ragguaglio  la  Civiltà 
cattolica,  a."  serie,  t.  8,  p.  6c)  e  552;  né 
poteva  giungere  in  miglior  tempo  questa 
nobilissima  lucubrazione,  per  l'ardore  u- 
ni  versa  le  con  cui  tutto  il  popolo  cristia- 
no aspettava  dalla  voce  del  Vicario  di 
Cristo  annoverata  tra'dogmi  di  nostra  fe- 
de la  pia  e  universale  credenza:  Che  so- 
la fra  tutti  i  figli  d'Adamo  andasse  la  \  er- 
gine esente  da  qualunque  macchia  d'ori- 
gine. La  virtuosa  moderazione  adopera» 
tu  dalla  saggia  e  sapiente  Civiltà  catto  li- 
<  a,  nell'esposizione  delle  cose  trattate  nel- 
l'aureo Commentario  fix  compensata  dai 
giornali  piìi  accreditati  d'Italia,  Germa- 
nia e  Frauda,  i  quali  giustamente  fregia- 


T  E  A  5i) 

rono  de'meritati  encomii  il  dottissimo  p. 
Passaglia,  che  tuttavia  la  Civiltà  ben  a 
ragione  paragonò  all'altro  illustre  confra- 
tello il  [).  Dionigio  Petavio,  il  cui  nome 
è  elogio.  Però  gli  /annali delle  scienze  re- 
ligiose, nel  t.i2,p.  ?.  j.),  pubblicarono  gli 
elogi  e  la  disamina  del  sapiente  prof.  Pao- 
li) Mazio,  il  quale  con  ampia  erudizione, 
dichiarale  le  sopreminenti  prerogative  di 
Maria  irraggiata  dal  sole  di  giustizia,  l'an- 
tico e  costante  suo  culto,  in  varie  (brine 
e  modi  professato  teneramente  da'fede- 
li,  per  quello  del  suo  Concepimento  ri- 
cordala propensione  devotissima  verso  di 
essa  di  34  Papi, e  specialmente  quella  di 
Gregorio  XVI, nel  cui  pontificato  eminen- 
temente si  aumentarono  i  suffragi  a  fa- 
vore del  pio  mistero,  per  quella  venerar 
zione  ch'egli  ne  professava, e  pel  culto  che 
aumentò  notevolmente;  imitato  dal  re- 
gnante successore  Pio  IX,  il  quale  noti 
preterì  sollecitudine  operosa  e  acceso  ze- 
lo nel  propugnar  la  causa  dell'Immaco- 
lato Concepimento  della  celestiale  Madre, 
che  ha  la  potenza  del  comando  pari  alla 
benignità  dell'affetto.  Rileva  quindi,  che 
uno  degli  amplissimi  frutti  dell'operosa 
sollecitudine  di  Pio  IX  è  tra  gli  altri  l'o- 
pera del  p.  Passaglia,  la  cui  dottrina  sin- 
golare ne'più  riposti  penetrali  delle  disci- 
pline teologiche,  pregiandosi  degnamen- 
te dal  Papa,  lo  prescelse  a  far  parie  del- 
la commissione  istituita  per  l'Immacola- 
ta Concezione,  l'eccitò  colla  voce  aposto- 
lica a  imprendere  Tartina  trattazione,  gli 
fornì  gli  aiuti  opportuni  0  necessari  alla 
nobilissima  impresa,  ed  a  sue  proprie  spe- 
se fecestampare  la  grande  opera  con  car- 
ta salda  e  durabile,  con  bellezza  e  novi- 
tà di  caratteri,  anche  siriaci,  coptici  e  a- 
rabici,  con  magnificenza  veramente  pon- 
tificia, e  ne  ricevè  la  dedica.  Crede  inol- 
tre, che  la  pubblicazione  di  quest'opera 
segnali  un  avvenire  notevole  nella  Chie- 
sa, come  un  esempio  vi  votli  progresso  nel 
metodo  e  nella  severità  a  cui  un  intellet- 
to profondo  e  .sicuro,  educato  alla  scuola 
delle  Scritture,  de' Padri  e  de'monumen- 


Go  TEA 

ti  ecclesiastici,  pu?>  pervenire  nell'estrin- 
seca dimostrazione  del  preziosissimo  mi- 
stero. Frattanto  il  Papa  in  dolce  espetta- 
ti va  andavasi  consolando  per  le  risposte 
cliegli  giungevano da'vescovi  dell'univer- 
so cattolico,  le  quali  con  gioia  non  solo 
ansiosamente  confermarono  di  nuovo  la 
singoiar  pietà  e  mente  sì  propria  che  del 
cleroede'fedeli  verso  l'Immacolata  Con- 
cezione,ma  gli  domanda  vanoancora  qua- 
si con  voto  unanime  die  l'  Immacolato 
Concepimento  della  Vergine  col  supremo 
suo  giudizio  autorevolmente  si  definisse. 
Nelle  risposte  venute  da  tutte  le  parti  del 
mondo,  non  vi  fu  lingua,  popolo,  tribù  o 
nazione  die  non  vi  fosse  rappresentata, ed 
in  it.  volumi  furono  stampate  in  Roma 
dalla  Stamperia  della  Civiltà  cattolica. 
Questa  ne  Cenni  storici  riferisce  che  al- 
le pontifìcie  domande  risposero  ben  54-0 
vescovi,  di  quanti  più  o  meno  si  compo- 
ne in  atto  l'episcopato  cattolico  ;  e  le  lo- 
ro risposte  resteranno  a'  posteri  monu- 
mento eteraodell'uoità  di  spirito  che  in- 
forma e  regge  la  Chiesa,  ed  alla  Regina 
del  cielo  immacolata  non  perituro  serto  di 
gloria  intrecciatole  ad  immortale  orna- 
mento dal  più  concorde  ossequio  di  cui 
possano  i  fedeli  onorarla.  Tutti  i  vesco- 
vi risposero  tenere  essi  co'loro  cleri  e  ple- 
bi unanime  credenza  l'Immacolato  Con- 
cepimento. Similmente  quanto  alla  pos- 
sibilità d'una  definizione,  tutti,  tranne 
pochissimi  e  forse  5,  in  un  medesimo  sen- 
timento risposero  credere  essi  per  certo 
che  possa  aver  luogo  un  giudizio  defini- 
tivo dogmatico.  Soli  3o  o  pochi  altri  più, 
mostrarono  di  dubitare  non  forse  tal  de- 
finizione possa  venire  inopportuna  a'tern- 
pi  presenti,  specialmente  in  que' paesi  ove 
i cattolici  hanno  guerra  da  presso  «/pro- 
testanti. Però  5oo  e  più  risposero  concor- 
demente, che  la  definizione  soleune  del- 
l' Immacolata  Concezione  era  opporlu- 
nissima  iu  tutti  i  tempi  e  specialmente  in 
quelliche  corrono,  e  che  le  loro  greggi  la 
chiedevano  e  aspettavano  con  impazien- 
per  ai 


le  desio.  Niuu  altro  dogma  peravventu 


TEA 

ra,  prima  che  fosse  definito  in  forma  so- 
lenne, fu  mai  confessato  con  sì  unanime 
accordo  da  tutta  la  Chiesa  docente  insie- 
me e  discente.  Del  pari  il  Papa  si  ralle- 
grò quando  le  due  sunnominate  e  specia- 
li congregazioni  de'cardinali  e  de'teologi, 
aventi  a  presidente  il  cardinal  Fornari, per 
senno  e  dottrina  chiarissimo,  con  eguale 
ardente  brama  e  premura,  dopo  un  dili- 
gente esame,  richiese  con  mirabile  unità 
la  definizione,  e  di  non  ritardare  il  tan- 
to aspettato  decreto  più  oltre  dell'annua- 
le festa  dell'Immacolata  Concezione  nel 
i8>4-  Quindi  il  Papa  implorò  con  pub- 
bliche e  private  preghiere  i  lumi  del  Si- 
gnore a  favorire  causa  sì  bella.  A  tale  ef- 
fetto nell'enciclica  Aposlolicac  nostrae 
caritatis sollicitudine ,del  r  ."agosto  1 854, 
pubblicata  nel  t.  i3,  p.  9 5  degli  Annali 
delle  scienze  religiose,  nuovamente  ec- 
citò l'episcopato  cattolico  a  fervorose  o- 
razioni,  acciò  lo  Spirito  santo  illuminasse 
la  sua  mente  per  procedere  quanto  pri- 
ma alla  definizionedeirinimacolata  Con- 
cezione, per  maggior  gloria  di  Dio  e  del- 
la ss.  Vergine,  ludi  disposte  le  cose  per 
l'effettuazione  del  grande  atto,  il  Papa  in- 
vitò un  copioso  numero  di  cardinali,  ar- 
civescovi e  vescovi  a  recarsi  in  Roma,  an- 
che dalle  più  rimote  regioni,  per  assiste- 
re e  crescere  pompa  alla  solennità  della 
proclamazione  del  decreto  dogmatico  , 
nella  festività  della  stessalmmacolataCon- 
cezione  agli  8  dicembre.  Indi,  come  avea 
intimato  a'cattolici  di  tutto  il  mondo,  il 
Papaa'^oltobre  fece  pubblicare  dal  car- 
dinal Patrizi  vicario  di  Roma,  l'invito  sa- 
gro per  pubbliche  e  fervide  preghiere,  ac- 
ciò il  divino  Spirito  illuminasse  la  sua 
mente  ,  per  stabilire  e  decidere  intorno 
l'Immacolata  Concezione  della  ss.  Vergi- 
ne, quello  che  tornar  più  potesse  aila  mag- 
gior gloria  di  Dio;  inlimando  un  giubileo 
da  durare  3  mesi  e  da  incominciarsi  in 
Roma  il  1  .Onovem bre,con  indulgenza  ple- 
naria applicabile  ancora  alle  anime  del 
purgatoria.  Sull'invito  e  venuta  in  Roma 
di  detti  prelati,  si  legge  uel  t.  8,p.  826 


TE  A 

della  Civiltà  cai inlica  de'  i  novembre, 
che  il  Papa  vernilo  nella  risoluzione  di  ac- 
condiscendere finalmente  ;il  volo  unani* 
me  de'paslori  e  de 'fedeli,  col  pronuncia- 
re solennemente  la  sua  apostolica  senten- 
za intorno  all'  Immacolata  Concezione, 
per  dar  maggior  pompa  espiendorea  que- 
sta tanto  aspettata  solennità, avea  invitato 
in  lumia  pel  novembre  non  solo  più  ve- 
scovi degli  slati  romani,  ma  più  altri  an- 
cora di  tutto  l'orbe  cattolico.  Se  la  mal- 
vagità de'lempi,  e  gli  urgenti  bisogni  di 
molte  diocesi  che  troppo  avrebbero  soffer- 
to dell'assenza  de'loro pastori, non  l'aves- 
sero impedito,  il  Papa  avrebbe  certamente 
fatto  invito  speciale  a  tutti  e  a  ciascuno 
de  suoi  venerabili  fratelli  nell'episcopato; 
ma  non  potendo  appagare  di  tanto  i  suoi 
desiderii,egli  volle  che  almeno  s'invitas- 
sero nominatamente  per  mezzo  de'suoi 
nunzi  due  otre  vescovi  di  ciascuna  nazio- 
ne, i  quali  senza  grave  disagio  potessero 
unirsi  intorno  al  suo  trono,  e  rappresen- 
tarla chiesa  universale  ossequiosa  e  plau- 
dente all'  oracolo  cotanto  desiderato  del 
supremo  Gerarca.  Erasi  quindi  certi,  che 
olirei  vescovi  invitati,  gran  numero  d'al- 
tri pastori  cui  la  soverchia  lontananza,  o 
le  necessità  delle  loro  chiese  o  altro  grave 
ostacolo  non  impedisse  il  viaggio, sarebbe- 
ro venuti  spontanei  ad  associarsi  in  que- 
st'augusta solennità  a'Ioro  venerandi  con- 
fi atelli,secondando  il  pontificio  desiderio, 
a  cui  la  loro  venuta  sarebbe   riuscita  di 
sommo  gradimento.  »  Anzi  parecchi  ve- 
scovi già  sono  arrivati,  e  altri  molti  stanno 
sul  giungere.  Roma  esulta  d'accogliere  nel 
suo  seno  questa  non  Conciliare  né  Sinoda- 
le, ma  però  sempre  augusta  e  veneranda 
assemblea  di  sagripastori,ed  in  essa  il  fio- 
re della  virtù,  della  sapienza  e  del  sacer- 
dozio cattolico  adunatosi  da  tutte  le  par- 
ti del  mondo  per  applaudire  alla  voce  del 
sommo  Pontefice  e  rendere  alla  gran  Ma- 
dre di  Dio  a  nome  di  tutta  la  chiesa  mi- 
litante in  terra  un  nuovo  e  solennissimo 
tributo  d'amore  e  di  gloria".  Avvicinan- 
dosi il  gran  giorno,  i  vescovi  d'ogni  par- 


TEA  6 1 

te  recandosi  all'  alma  Roma,  non  man- 
carono giornalastri  e  libelli,  i  quali  non 
potendo   frastornare  la   definizione    del 
dogma,  si  sforzarono  almeno  con  sofismi 
e  con  sarcasmi  d'  intorbidare  e  confon- 
dere  I'  animo  dogi'  idioti  e  de' semplici. 
Molti  di  tali  scritti  non  meritarono  se  non 
disprezzo,  uno  solo  alla  Civiltà  cattoli- 
ca sembrò  richiedere  diretta  confutazio- 
ne,   perchè  pretendeva  di  far  simulata 
mostra  di  procedere  con  calma  e  con  ap- 
parato di  dottrina  e  di  erudizione,  reci- 
molando  di  qua  e  di  là  quanto  finora  gli 
oppugnatori  dell'  Immacolato  Concepi- 
mento di  Maria  scrissero  ne'tempi  anda- 
ti. Tale  anonimo  scritto  ha  questo  tito- 
lo: Proposta  d  alcune  difficoltà  che  si 
oppongono  alla  definizione  dogmatica 
(IclT  Immacolata  Concezione  della  D. 
tergine  Diaria,  Torino  tipografia  del 
Progresso  1 854-  La  benemerita  Civiltà, 
colla  solita  sua  robusta  dottrina  lo  con- 
futò nel  t.  8,  p.  533,  e  qualificò  lavoro 
d'un  astuto  giansenista,  il  quale  si  finge 
cattolico  per  poter  a  fidanza  uccellare  i 
semplici  co'suoi  sofismi;  ma  che  alla  fine 
non  sapendo  più  mantener  la  maschera 
sul  viso,  venne  contro  sua  voglia  a  mani- 
festarsi per  quel  che  è,  ed  anteponendo 
il  proprio  giudizio  al  giudizio  di  tulio  il 
senno cattolicolGià  perula  zelante  Civil- 
tà cattolica  nello  slesso  volume  e  nelle 
precedenti  p.  353  e  48 1,  ci  aveadato  due 
sapienti  ed  eruditi,  pii  e  morali  trattali. 
Sono  intitolati:  il  i.° Definizione  doni/na- 
tica sopra  l'Immacolato  Concepimento 
di  Maria  ss.;  il  2.°  //  Domina  e  la  Ci- 
viltà. Divise  il  primo  in  3  capi:  i .  In  che 
consiste  il  dorema  dell'Immacolato  Con- 
cepimento di  Maria.  i.°  La  Chiesa  con 
questa   definizione  non  crea   un  nuovo 
domrna,  ma  spiega  e  conferma  un'antica, 
credenza. 3. "Quali  sensi  si  destino  io  un'a- 
nima fedele.  Divise  il  secondo  in  4  c«i[ii; 
i.°  Dell'importanza  e  fecondità  del  dom- 
ina dell'I  m  macola  toCuncepi  mento  diMa- 
ria.  a.°  Come  per  questo  domina  venga 
t'istaurato  il  principio  dell'autorità  socia- 


&i  T  E  A 

le.  3.° Come  dal  medesimo  domma  ven- 
gano l'istaurati  i  principi?  sovrani  delle 
scienze  naturali  e  divine.  4-°  Come  per 
questa  medésima  definizione  si  ravvivi  o- 
gli  nomini  il  concetto  e  l'amore  della  giu- 
stizia. Questo  capo  termina  colla  commo- 
vente esclamazione.  »  A  te  mi  rivolgo,  o 
Chiesa  di  Dio,  madre  de'  popoli,  tutela 
della  società,  luce  della  scienza,  custode 
e  vindice  della  morale.  La  tua  sapienza  è 
come  quella  di  Dio,  e  la  provvidenza  tua 
sopravanza  i  nostri  corti  intendimenti. 
La  ragione  dell'uomo  agitata  da  insana 
febbre  d'orgoglio  tentò  riformare  il  mon- 
do, ed  il  mondo  ritorna  al  caos  primiti- 
vo. Si  levò  contio  di  tee  usurpò  le  tue  pre- 
rogative; ma  breve  fu  il  suo  trionfo  e  do- 
loroso il  disinganno.  Le  sue  dottrine  frut- 
tarono il  dubbio, e  le  sue  legqi  seminaro- 
j  no 

no  la  discordia.  Tu  sola  bai  parole  di  vi- 
ta ebalsamo  alle  ferite  mortali.  I  tuoi  de- 
creti sono  follie  a'ciecbi  superbi,  ma  l'u- 
mile investigatore  vi  scuopre  il  flore  del- 
Iasapien?a.Suonidunqnela  tua  voce,suo- 
ni  alta,  solenne,  poderosissima:  l'ascolti- 
no i  tuoi  figli  cometa  voce  del  cielo.  I  pa- 
sto) i  la  ripelino  alle  loro  greggi,  i  padri 
a'iigli,  le  presenti  generazioni  alle  avve- 
nire, e  l'Immacolato  Concepimento  della 
gran  Madre  di  Dio  per  le  sancito  sia  co- 
me stella  che  dopo  tempestosa  notte  an- 
nunzia «'naviganti  ornai  vicinoil giorno". 
Dipoi  la  Civiltà  cattolica,  costantemen- 
te coerente  al  suo  salutare  e  sublime  pro- 
ponimento ,  da  taluni  perciò  avversato, 
profittando  opportunamente  e  con  saga- 
ce accorgimento  d'ogni  argomento  per 
trarne  saggiamente  veritiere  morali  rifles- 
sioni e  gravi  avvertenze  corrispondenti, 
nel  t.c),  p.  279,  vi  comprese  l'interessati- 
te  articolo:  L'assemblea  cattolica  e  leAs- 
semblee  eterodosse  j  ultimi  cenni  intorno 
alla  definizione  del? Immacolata  Con* 
cezione.  Dopo  avere  impugnato  il  Cimen- 
to, giornale  di  Torino,  per  avere  assun- 
to il  patrocinio  d'  un   libercolo  inteso  a 
combattere  la  vicina  definizione  di  fede, 
alla  quale  tosto  200  milioni  di  cattolici 


T  E  à 

s'inchinarono  con  giubilo  e  tripudio,  ri- 
leva il  mirabile  accordo  dell'  episcopato 
cattolico,  che  ne'  suddetti   12  volumi  di 
lettere  manifestò  il  suo  uniforme  e  pie- 
no assenso,  e  nelle  quali  tutto  è  armonia 
di  pensieri, di  all'etti,  di  tradizioni  aposto- 
liche, di  divota  ubbidien/a,  di  fede  inte- 
merata; spettacolo  sovraumano,  che  non 
si  può  a  meno  esclamare  essere  qui  il  di- 
to di  Dio.  Ammirando  i  viaggi  intrapre- 
si da'vescovi,  i  quali  si  mossero  fino  dai 
lidi  estremi  dell'Atlantico  e  del  Pacifico, 
da'ghiacci  dell'Artico  e  da' caldi  dell'E- 
quatore ,  siccome  avidi  d'ascoltare  dal 
sommo  Pontefice  qual  esser  debba  quin- 
di innanzi  la  loro  credenza.  Che  giunti  iti 
Roma  i  venerandi  prelati,dierono  stupen- 
do saggio  di  senno  cattolico,  dopo  alcune 
prudenti  dubbiezze  e  discussioni,  di  re- 
pente ogni  voce  fu  concorde  e  unanime, 
e  nell*  unità  de'  loro  concenti  armonici, 
dipoi  maestosamente  l'oracolo  del  succes- 
sore di  s.  Pietro  ripetè  il  dogma  che  da 
18  secoli  echeggia  su  tutte  le  generazio- 
ni:   Maria  fu  concepita  senza-  maccìua. 
Termina  col  vitale  confronto  di  quest'au- 
la così  tranquilla,  sì  veridica,  sì  libera,  sì 
venerabile,  co  clamori  dei  parlamenti  e 
dell'assemblee  costituzionali;  onde  tra  i 
due  consessi,  facile  è  il  comprendere  do- 
ve stia  la  vera  fonte  delle  leggi,  il  vero 
principiodeH'unilà  e  felicità  sociale.  1  car- 
dinali, gli  arcivescovi,  i  vescovi  da  tutte 
le  parti  venuti  in  Roma  ,  uniti  a  quelli 
che  vi  risiedono  nel  palazzo  Vaticano, d'or- 
dine del  Papa  tennero  varie  congregazio- 
ni riguardanti  la  definizione  dell'Imma- 
colato Concepimento  di  Maria,  presiedu- 
ti nel  ponti lìcio  nome  da'cardinali  Dru- 
nelli,  Caterini  e  Santucci.  Commovente 
e  edificante  fu  il  concorde  consentimen- 
to, sigillato  da  spontanee  e  tenere  lagri- 
me di  divozione,  per  vedere  ormai  la  B. 
Vergine  rifulgere  di  quest'altra  corona  di 
gloria.  Leggo ne'lodali  Cenni  storici  del- 
la Civiltà  cattolica:  »  Or  mentre  ne'sagri 
templi  di  Roma  con  l'assidua  predicazio- 
ne della  parola  di  Dio  e  col  miuislera  di 


TEA 

riconciliazione  si  disponeva  il  popolo  fe- 
tide a  celebrar  degnamente  la  solennità 
Sospirata,  piacqueal  Santo  Padre  che  lut- 
ti i  vescovi  si  adunassero  a  conferenza,  e 
si  comunicasse  ad  essi  il  progetto  del  de- 
creto apostolico,  allineile  ne  (tendessero 
conoscenza,  e  proponendo  le  loro  osser- 
vazioni o  difficoltà  ne  udissero  le  conve- 
nienti risposte.  IV e 1 1 e  quali  adunanze  si 
mostrò ne'dottori  del  popolo  cristiano  ta- 
le conformità  di  giudizio  e  tale  unione  di 
spirito  e  d'affetto  col  supremo  loro  Capo 
t:  Pastore  uni  versale,  che  non  potei  ono  es- 
si medesimi  non  lag  ri  in  a  re  di  tenerezza 
e  di  gioia  al  commovente  spettacolo  che 
tutti  ad  ognunoiappresentavano".  Il  Pa- 
pa di  tuttociò  lietissimo,  il  i.°  dicembre 
convocò  il  concistoro  de'cardinali,  e  pro- 
nunziò l'allocuzione:  Inter  grava  multi- 
plicesave  angustiai,  colla  quale'dichiarò 
al  sagio  collegio,  che  fra  le  angustie  da 
cui  era  afflitto,  provava  inespi  imibile  Itti- 
zia  per  vedere  avvicinarsi  quel  giorno  in 
cui  avrebbedecretato  l'Immacolato  Con- 
cepimento di  Maria,  per  la  quale  defini- 
zione tante  domande  erano  state  fatte  ai 
suoi  predecessori,  e  per  uUimo  all'  imme- 
dialo Gregorio  XVI, e  quinti!  a  lui  slesso; 
il  perchè  avea  indirizzato  all'  episcopato 
l'enciclica  de'2  febbraio  1849,  e  istituito 
in  Roma  le  due  congregazioni  per  esami- 
nare l'argomento,  e  da  tutti  avere  ricevu- 
ti voliesenlenze favorevoli  alla  definizio- 
ne, e  il  tutto  atl  ogni  cardinale  comuni- 
cato. Perciò  rivolto  a'cardinal  i  gl'interi o- 
gù:  Placet  ne  i gì  tur  i  obis}  ni  dogmatì.- 
ciimde  Immaculata B >}  irginis  Marine 
Conceptioneprofereamus  e  A  crciu/u'/Ha- 
bitis  omnibus  sulhagiis  Ponfifex  haeca- 
dieci t.  Contento  Pio  IX  dell'uniiòime  suf- 
fragio eziandio  del  sagro  collegio  ,  dichia- 
rò che  nel  venerdì  del  corrente  8  dicem- 
bre! 8 'j.4.  giorno  in  cui  la  chiesa  univer- 
sale celebra  la  festa  della  gloriosissima 
Concezione  della  Vergine,  avrebbe  pro- 
nunziatoli decreto  con  solenne  1  ito  epom- 
pa nella  basilica  Vaticana.  Indi  il  cardi- 
nal vicario  ordinò  per  parie  del  Papa,  che 


T  E  A  63 

incominciando  da'3  dicembre  successi  \a- 
nicnle  si  esponessero  sugli  altari,  e  vi  re- 
stassero per  3  giorni  consecutivi  alla  pub- 
blica adorazione  le  seguenti  insigni  reli- 
quie. Nella  basilica  \  alicana  quelle  del 
/  otto  Minio,  della  s.  Lanciti, e  della  ss. 
Croce  (della  quale  esposizione  non  si  co- 
nosce altro  esempi  o);  nel  hi  Liberiana  (pi  el- 
le della  Ciilln  del  Presepio  A\  Cesò  Cri- 
sto; nella  Sessoriana  quelle  della  ss.  Cro- 
ce e  il  suo  Titolo,  e  contemporaneamen- 
te nell'Eudossiana  quelle  delle  Catene  di 
s.  Pietro.  Il  Papa  accorili)  indulgenza  ple- 
naria a  chiunque  perlina  volta  l'avesse 
visitate.  Le  consuete  novene  perla  ss. Con- 
cezione, per  volere  pontificio,  in  mollissi- 
me  chiese  si  celebrarono  con  prediche  di 
missioni  e  con  istruzioni  al  popolo.  Nello 
stesso  giorno  3  dicembre  ricorrendo  lai." 
domenica  dell'  avvento,  stante  il  numero 
straordinario  di  cardinali,  arcivescovi  e 
vescovi  che  trova vansi  in  Roma  per  assi- 
stere alla  straordinaria  festività  e  defini- 
zione dell'Immacolata  Concezione, il  Pa- 
pa comandìiche  la  cappella  papale  si  te- 
nesse nella  basilica  Vaticana,  ove  sull'al- 
tare pontificio  si  espose  il  ss.  Sagramen- 
to  in  forma  di  Oiuiniiil'orc.  INel  giorno 
precedente  il  cardinal  vicario  avea  pub- 
blicato la  notificazione,  colla  quale  e  con 
religioso  giubilo  e  splendide  partile  an- 
nunziò a 'roma  ni  che  l'universale  piissimo, 
credenza  dell'Immacolato  Concepimento 
di  Maria  Vergine,  finalmente  era  per  de- 
finirsi dal  Papa  Pio  IX,  dogma  di  fede, 
nel  prossimo  venerdì  sagro  al  suo  singo- 
iar privilegio.  Che  con  l'angusto  decreto 
ci  additerà  laChiesa  una  preziosa  gemma 
che  già  ornava  il  diadema  di  Maria;  e  co- 
me in  altri  tempi  avea  con  infallibile  au- 
torità discoperte  ed  esposte  al  lume  tli  fé- 
deelasua  divina  Maternità,  e  lo  sua  per- 
petua e  in  violabile  Verginità,  e  la  sua  Im- 
peccabilità, così  in  quel  giorno  faustissi- 
mo porrà  in  chiaro  quello  di  sua  Imma- 
cola  taConcezione,checoll'a  ozi  detto  in  ira- 
bilmente  collegasi  e  divinamente  risplen- 
de, Che  il  Vicario  di  Ciisto  dopo  lunghe 


64  TEA 

e  generali  preghiere,  dopo  mature  con- 
sultazioni, finalmente  stabilirà  sulla  cat- 
tedra di  verità  contenersi  l'enuncialo  pri- 
vilegio dell' ImmacolatoConcepi mento  nel 
deposito  della  divina  rivelazione.  Che  la 
Chiesa  nel  proferire  i  suoi  infallibili  ora- 
coli sopra  alcuni  punti,  non  istalli  lisce  a 
suo  piacimento  o  taluni  nuovi  articoli  di 
fede,  ma  solo  dichiara  contenersi  quella 
o  quell'altra  verità  nella  divina  rivelazio- 
ne.» La  fede  della  Chiesa  è  stata  sempre 
una,  ed  una  è  stata  sempre  la  sua  dottri- 
na, la  quale  tutta  si  appoggia  in  questa  Ri- 
velazione divina  contenuta  nella  s.  Scrit- 
tura e  nella  divina  Tradizione.  Di  que- 
sto venerando  deposito  è  stala  sempre  la 
chiesa  cattolica  apostolica  romana  inte- 
merata custode,  fedele  e  infallibile  inter- 
prete. Quando  dunque  l'augusto  Capo  vi- 
sibiledella  Chiesa,  in  cui  vive  e  vivrà  sem- 
pre il  ministero  di  Pietro, si  accinge  a  de- 
cretare su  qualche  punto,  non  introduce 
nuove  dotti  ine  o  estranee  a  quel  sagro  de- 
posito, ma  solo  ne  dichiara  il  senso  legit- 
timo e  le  verità  contenutevi.  Essendo  poi 
la  Chiesa  fornita  e  assistita  da  lumi  cele- 
stiali, e  vivente  sempredellospiritodelsuo 
divin  Fondatore,  che  giammai  non  l'ab- 
bandona, come  non  ha  potuto  mai  erra- 
re in  ammettere  una  verità  che  tale  non 
sia,  così  ha  potuto  e  potrà  sempre  infal- 
libilmente dichiarare  ciò  che  veramente 
si  contiene  nel  deposito  della  rivelazione. 
Quindi  la  decisione  delllmmacolata  Con- 
cezione di  Maria  non  solo  non  presenta 
alcuna  novità  ,  ma  solamente  conferma 
ciò  che  s'è  sempre  creduto  dalla  Chiesa. 
Però  un  siffatto  privilegio  fino  a  questo 
tempo  non  era  certo  per  fede.  Impercioc- 
ché non  ogni  verità,  ancorché  chiaramen- 
te contenuta  nella  rivelazione,  è  articolo 
di  fede:  ma  allora  solo  è  tale  quando  l'ab- 
bia espressamente  definito  la  Chiesa,  ed 
allora  è  eretico  e  si  mette  fuori  dell'ovi- 
le di  Gesù  Cristo  chi  credesse  o  parlasse 
diversamente.  Ora  ecco  il  gran  punto,  e 
ne  siano  elei  ne  lodi  al  Signore.  Dopo  pro- 
mulgalo il  desiderato  decreto,  sarà  fede 


TE  A 

che  Maria  non  ha  peccato  in  Adamo:  sa- 
rà fede  che  questa  gran  Vergine  non  sia 
stata  mai  neppure  per  un  istante  sotto  il 
potere  del  demonio:  sarà  fede  che  pe'me- 
riti  di  Gesù  Cristo  la  sua  beli'  anima  fu 
preservala  dalla  colpa  di  origine,  e  prima 
che  informasse  il  benedetto  suo  corpo  fu 
santificata  da  Dio,  e  ricolma  di  tutte  le 
grazie,  di  tutti  i  doni,  di  tutti  i  favori  che 
convenivano  a  quella  eletta  Signora,  che 
dovea  essere  la  vera  Madre  di  Dio.  Do- 
po ciò  chi  potrà  ridirei  beni  ed  i  vantag- 
gi che  da  questo  avvenimento  felicissimo 
deriveranno,  che  già  ha  potuto  richiama- 
re i  voti,  l'attenzione  ed  il  concorso  d'u- 
na gran  parte  dell'episcopato  cattolico  alla 
cattedra  dis.  Pietro?  Oh  come  infatti  glo- 
riosa ci  si  mostra  la  Chiesa  augustissima! 
Come  risplende  la  sua  unità,  dote  sua  fon- 
damentale! Come  apparisce  bella  la  sua 
gerarchia  stabilitavi  divinamente  daGesù 
Cristo!  Ah  non  può  non  essere  che  un  fìt- 
to tale  non  conforti  i  cuori  de'fedeli,  che 
mirabilmente  non  li  rassodi  neprincipii 
di  sana,  di  unica,  di  divina  credenza  !" 
Quindi  il  cardinal  vicario  apre  ogni  cuo- 
re a  fiduciose  speranze  che  voglia  Iddio 
usare  di  sue  particolari  misericordie,  con 
ravvivare  sempre  più  la  fede  e  la  santi- 
tà ne'figli  della  Chiesa,  e  con  illuminare 
coloro  che  siedono  nelle  tenebre  e  nel- 
l'ombra di  morte,  allineile  umiliati  e  pen- 
titi tornino  al  suo  seno.  E  che  la  ss.  Ver- 
gine che  riceve  dalla  chiesa  militante  sif- 
fatto onore,  darà  solenni  mostre  di  sua 
potente  intercessione,  a  vantaggio  del  po- 
polo cristiano.  Acciò  ciascuno  si  dispones- 
sero ogni  culto  di  religione  ad  una  festa 
sì  memoranda,  notificò  avere  il  Papa  pre- 
scritto, nel  dì  precedente  di  detto  anno 
soltanto,  l'osservanza  della  vigilia  con 
digiuno  e  cibi  di  magro.  Che  nel  giorno 
poi  della  festa  ilPapa  permetteva  in  tal  an- 
no che  si  mangiasse  la  carne  e  qualunque 
altro  cibo,  e  dispensava  dal  digiuno  che 
doveasi  osservare  come  venerdì  dell'av- 
vento. Che  inoltre  il  Papa  accordava  in- 
dulgenza pleuaria  a  tutti  i  fedeli,  i  quali 


T  E  A 
confessali  e  coruuuicati  co»  sentimenti  di 
pietà  e  religione  assisteranno  alla  messa 
solenne  pontificale,  clic  avrebbe  celebra- 
to nella  basilica  Vaticana,  nella  quale  si 
promulgava  il  sospirato  decreto.  Prescris- 
se, che  appena  pubblicato  e  al  segnaletici 
cannone  diCaMel  >.Angelo,si  suonassero  a 
festa  per  un'ora  tutte  le  campane diRoma; 
ed  invitò  i  romani  a  dar  pure  segni  ester- 
ni di  gioia  e  luminarie,  in  dimostrazione 
di  divoto  tripudio  alla  ss.  Vergine.  A'G 
dicembre  il  Papa  si  recò  a  visitare  le  ss. 
Reliquie  nella  basilica  Vaticana,  e  cele- 
brandovi la  messa  comunicò  4oo  e  più 
membri   della    conferenza    romana  di  s. 
/  ìncenzo  de  Paoli  (V.).  fra 'quali  il  pre- 
sidente e  vice-presidente  di  quella  di  Pa- 
rigi, oltre  a  moltissimi  forestieri  di  varie 
nazioni,  e  affidò  alla  medesima  conferen- 
za scudi  ?.5oo  di  suo  peculio,  perchè  di 
pane  e  carne  provvedessero  i  poveri  di 
Roma  nel  giorno  della  grande  solennità 
della  Vergine  Immacolata,  che  vado  a  de- 
scrivere, anco  col  pubblicato  dal  Giorna- 
li' di  Roma,  in  caratteri  turchini  e  rossi: 
/.//  Festa  dell'  Immacolata  Concezione 
ili  Mariti  1  ergine  in  Roma  li  8  dicembre 
i854-  Prima  però,qui  ad  onore  de' roma- 
ni miei  concittadini  e  della  singolare  loro 
divozione  verso  la  ss.  Vergine,  mi  piace  ri- 
cordare quale  attestato  costante  e  solenne 
della  medesima  il  gran  numero  di  chiese 
che  edificarono  a!  suo  culto. Dappoiché  G3 
ne  esistevano  quando  il  Panciroli,  che  le 
descrisse,  pubblicò  nel  i  600  i  Tesori  na- 
scost l'yeKibby  ne  noverò  7  1  nella  descri- 
zione di  /(orna  nel  1  838.compresequelle 
della  ss.  Concezione  delle  benedettine  di 
Campo  Marzo,  le  chiese  di  s.  Maria  iu  Via 
Lata,  di  s.  Maria  in  Trivio,  ora  della  con- 
gregazione del  preziosissimo  Sangue,  co- 
me rimarcai  nel  voi.  LXIX,  p.  28,  della 
ss.  Concezione  àtì cappuccini,  e  della  ss. 
Concezione  delle  francescane  sepolte  vi- 
ve, la  qual  chiesa  e  monastero  situati  nel 
rione  Monti, dierono  il  nome  all'adiacen- 
te via  della  ss.  Concezione  ;  ed  a  Guardia 
Svizzera  pontificia,  in  fìue  dell' arlico- 
vul.  ixxm 


T  E  A  65 

lo,  riparlai  dell'antichissima  chiesa  di  s- 
Maria  in  Campo  santo  de'  teutonici,  la 
(piale è  sagra  al  ss.  Salvatore  e  all'Imma- 
colata Concezione.  Delle  chiese  in  Roma 
sagre  alla  R.  Vergine,  credo  d'averne  de- 
scritte un  numero  maggiore  all'indicato, 
e  Io  si  vedrà  nell'indice,  alle  (piali  si  deb- 
bono aggiungere  le  tante  cappelle  o  ora- 
torii  in  di  lei  onore  innalzali,  oltre  le  sa- 
gre edicole  erette  nelle  mura  esterne  de' 
palazzi  e  altre  fabbriche  per  le  Strade  di 
Roma  (T .). 

Nella  mattina  del  memorabile  vener- 
dì, giorno  il  più  fausto  e  glorioso  del  no- 
stro famoso  secolo, epoca  desiderala  da  se- 
coli, e  dalla  gran  Roma  più  ansiosamen- 
te di  qualunque  altra  città,  siccome  som- 
mamente divota  di  Maria,  fin  dalle  prime 
ore  mostrossi  tutta  quanta  in  movimen- 
to, e  cominciò  a  dar  segni  d'esultanza,  [iel- 
la nuova  gloria  colla  quale  era  impaziente 
di  venerarla,  occorrendo  l'immensa  mol- 
titudine nella  basilica  di  s.  Pietro  per  as- 
sistereal  solenne  avvenimento.  Nella  cap- 
pella Sistina  del  Vaticano,  a  seconda  del- 
l'intimazione stampata  e  precedentemen- 
te distribuita  da'eursori  pontificii,  si  adu- 
narono i  cardinali  iu  vesti  rosse,  dopo  a- 
ver  assunto  gli  abiti  sagri  bianchi  secon- 
do l'ordine  loro  e  colle  mitre  di  dama- 
sco,nella  sala  regia;  ove  si  vestirono  de'pi- 
viali  bianchi,  e  delle  mitre  semplici  di  li- 
uo  gli  arcivescovi  e  vescovi;  i  prelati  a  cui 
spetta  indossarono  le  cotte  sui  rocchetti, 
gli  altri  le  cappe:  in  una  parola  v'iuter- 
vennero  tulli  quelli  che  hanno  luogo  ne' 
pontificali,  colle  loro  vesti  e  insegne,  in- 
clusi vamenle  agli  abbati  mitrati,  a'peni- 
tenzieri  Vaticani,  ed  al  suddiacono  e  dia- 
cono greci.  Il  sommo  Pontefice  Pio  1 X  nel- 
la camera  de'parameuti  indossali  gli  abi- 
ti pontificali,  si  recò  nella  cappella,  e  do- 
po intuonata  l'antifona  Sancta  Maria, i 
pontificii  cantori  incominciarono  il  canto 
delle  litanie  de'sanli,ed  al  versetto  San- 
cta Maria,  incominciò  a  defilare  la  pro- 
cessione per  la  sala  e  scala  regia ,  e  pel  por- 
tico della  basilica  Vaticana  iu  questa  en- 
5 


66                    TEA  T  E  A 

hò,la  qualecon  singoiar  caso  tosto  si  rtein*  sommamente  esulterà  il  mondo. ''A  que> 

pi  ioleramenle.  Il  Papa  incedendo  in  se-  sic  parole  rispose  il  Papa,  che  volontieri 

dia  gestatoria  sotto  il  baldacchino,  dopo  accoglieva  la  preghiera  del    sagro  colle- 
nver  adoralo  il  ss.  Sagramento.  passi)  nel-  gio,  dell'episcopato  e  de'  fedeli ,  e  die  per 
lo  slesso  modo  all'altare  papale,  e  dal  Irò-  esaudirla  e  prima  di  proferire  1'  irreior- 
no  posto  dalla  parte  dell'epistola  ammise  inabile  giudi/io,  era  necessario  invocare 
g\\' ubbidienza  i  cardinali,  gli  arcivescovi  l'aiuto  dello  Spirito  santo:  onde  fu  inluo- 
e  vescovi,  i  penitenzieri. Intuonata  e  detta  nato  il  1  eniCreator  Spiritus .E  quest'in- 
l'ora  di  terza,  il  Papa  deposti  la  mitra  e  no  improvvisamente  udissi  cantare  non 
il  piviale,  prese  gli  abiti  pontificali  perla  solo  da' cantori  della  cappella  pontificia, 
inessa,  ed  a  questa  die  principio.  Dopo  il  ma  da  tot  lo  il  popolo  accorso  in  tanta  mol- 
cantodell'evangelo  in  latino  e  poi  ingreco,  liludine.Ognuno  animato  dalla  fede  la  più 
il  cardinal  Macchi  decano  del  sagro  col-  ardente  e  dall'amore  verso  di  NostraDon- 
legio,  unitamente  a' decani  degli  arci  ve-  jia,  cui  tutte  le  genti  chiamano   beata  e 
scovi  e  de'vescovi  presenti  alla  grande  ce-  benedetta,  invocava  da  Dio  lume  al  suo 
remonia,  cioè  mg.'  Luigi  M.a  Cardelli  ar-  A  icario  vicino  a  pronunziare  dalla  calle- 
civescovo  d'Acrida  e  mg/  Nicola  Laudi-  dia  di  s.  Pietro  una  sentenza,  a  cui  rive- 
sto vescovo  di  Policastro  presenti  in  cu-  renli  lutti  i  fedeli  cattolici  per  quanto  di- 
ria,  non  che  dell'arcivescovo  di  rito  gre-  stanti  per  luoghi,  e  diversi  per  leggi,  per 
eoe  dell'arcivescovo  di  rito  armeno  quali  lingua  e  per  costumi,  avrebbero  imme- 
rappi  esentanti  la  chiesa  orientale,  vale  a  diatamente chinata  la  fi  onte.  Dopo  il  can- 
dire mg/  Stefano  Missir  arcivescovo  d'I-  lo  dell'  inno  Sua  Salititi'  in  mezzo  a  un 
l'enopoli  e  mg.'  Eduardo  Hurmuz  arci-  profondo  e  ossequioso  silenzio  lesse  ad  ai- 
vescovo  di  Sirace,  presentossi  a 'piedi  del  ta  voce  il  decreto,  e  con  tale  commozio- 
trono  e  rivolse  in  lingua  latina  al  supre-  ne  e  ineffàbile  alletto,  che  spesso  ne  do- 
mo Gerarca  queste  parole."  Ciò  che  da  vette  per  istanti   tenere  sospesa  la  leltu- 
lungo  tempo,  o  Beatissimo  Padre,  arden-  1  a;  e  col  Pontefice  era  commosso  e  pene- 
lemente  desidera  e  con  pieni  voti  doman*  tralo  di  tenera  divozione  chiunque 'assi- 
da la  Chiesa  cattolica,  cioè  che  sia  deCi-  steva  a  quel  sublime  atto.  Nel  decreto  il 
nilo  dal  vostro  supremo  e  infallibile  giù-  SoinmoPonteficesolennemeuteeformal- 
dizio  V Immacolato  Concepimento  della  mente  definì:  »  Essere  domina  di  fede. 
ss.  /ergine  Maria,  Madre  di  Dio,  on-  che  la  Beatissima  J  ergine  Maria   nel 
de  accrescerne  la  lode,  la  gloria  e  la  vene-  primo  istante  della  sua  Concezione,  per 
razione,  noi  a  nome  del  sagro  collegio  de'  singoiar  privilegio  e  grazia  di  Dio,  in 
cardinali,  de'  vescovi  dell'orbe  cattolico  virtù  de' meriti  di  Gesù  Cristo,  Salea- 
e  di  lutti  i  fedeli,  umilmente  e  somma-  torè  delFuman genere, fupresérvataim- 
mente  chiediamo,  che  in  questa  solenni-  jnune  da  ogni  macchia  della  colpa  ori- 
tà  della  Concezione  della  Beatissima  Ver-  ginale."  Letto  il  decreto,  il  cardinal  de- 
gine,  siano  compiuti  i  voli  comuni.  Per  cano  ritornò  a'piedi  del  Irono  co'suddet- 
cui  a  mezzo  l'augustaazione  dell'incrudì*  ti  decani  degli  arcivescovi  e  vescovi  lati- 
to Sagrifìzio,  in  questo  tempio  sagro  al  ni,  e  degli  arcivescovi  greco  e  armeno,  po- 
pi incipe  degli  Apostoli,  e  in  così  solenne  slulatori  della  nuova  gloria  eh  Maria  Ver- 
adunauza  dell'amplissimo  senato,  di  ve-  gine,  ringraziando  il  Santo  Padre  di  ave- 
scovi  e  di  popolo,  degnatevi,  o  Bealissi-  re  colla  sua  apostolica  autorità  definito  il 
ino  Padre,  di  alzaie  la  voce  vostra  apo-  dogma  dell'  Immacolata  Concezione,  e 
slolica  e  pronunciare  il  dogmatico  decre-  pregandolo  a  volersi  degnare  di  rendere 
lo  dell'Immacolata  Concezione  di  Ma-  pubblica  la  bolla  intorno  a  questa  dog- 
ria,  pel  quale  saravvi  gaudio  in  cielo,  e  malica  definizione,  con  quelle  parole  ri* 


TEA 
prodotte  in  latino  dalla  Civiltà  cattolica, 

insieme  alle  alhe  ili  sopra  riportate  in  i- 
laliano  e  alla  definizione  pontifìcia  egual- 
mente nell'idioma  latino, cioè  nel  I.  <i-p 
io.].  Indi  presenlaroiisi  perciò  i  piotono- 
tari  apostolici  partecipanti,  e  il  promo- 
tore della  fede  fece  istanza  che  fosse  re- 
datto l'istromenlo  di  questo  solenne  atto. 
Il  Papa  die  la  sua  annuenza,  e  il  decano 
di  detti  protonotari  disse  die  si  sarebbe 
rogato.  Intanto  U  cannone  di  Castel  s.  An- 
gelo annunziò  alla  città  la  promulgazio- 
ne del  decreto,  eco'suoi  ripetuti  colpi  pa- 
reva che  volesse  far  giungere  anche  a  lon- 
tani un  sì  grande  avvenimento.  Tutte  le 
campane  delle  torri  campanarie  di  Ro- 
ma cominciarono  a  suonare  a   festa,  ed 
i  cittadini  inteneriti  da  pietà,  e  compre- 
si di  santa  letizia,  si  dierono  a  ornare  in 
segno  di  affettuosa  esultanza  le  finestre 
e  le  loggie  delle  case  con  arazzi  e  dami 
sdii,  ed  a  preparare  universali  lumina- 
rie e  ogni  altro  seguo  di  pubblico  giubi- 
lo. Terminala  la  messa   pontificale,  al- 
la «piale  in  distinte  tribune  assisterono  la 
reale  principessa  di  Sassonia,  il  corpo  di- 
ploma lieo, l'uflìzialiià  dell'armata  france- 
se,! n  luogo  apposito  il  segretarioei  consul- 
tori speciali  della  congregazione  straordi- 
naria dell'Immacolata  Concezione, e  in  fi- 
ne tale  molliludine.il  iipelo,che  una  mag- 
giore e  sterminata  da  molli  lustrinoli  fu 
visti  mai  nel  più  vasto  e  più  sontuoso  tem- 
pio del  mondo,  fu  cantalo  il  Te  /)cum  in 
rendimento  di  grazie  alla  ss. Trinità  pel 
novello  splendore  accresciuto  alla  gloria 
diMaria;innoebefualternatocon  univer- 
sale edificante  commozione  dal  Papa  u- 
nitamente  in  coro  a 'cardinali,  agli  arci- 
rescovi  e  vescovi,  e  dal  popolo.  11  Santo 
Padre  poi  in  sedia  gestatoria  e  preceduto 
dalla  maestosa  schiera  di  circa  200  mi- 
trati, portossi  processionalmente  alla  cap- 
pella de!  coro  del  capitolo  Vaticano (ebe 
descrissi  a  Chiesa  ni  s.  Pietro  in  Vati- 
cano), ed  assistito  da  due  canonici  del  me- 
desimo nel  ministero  di  diacono  e  sud- 
diacono,vi  lece  la  solenne  coronazione  eou 


T  E  \ 


,<;- 


corona  d'oro  tempestata  di  pietre  prezio- 
se, e  che  aveo  tolto  dall'altare  papale  di 
s.  Pietro,  dell'immagine  in  musaico  rap- 
presentante la  ss.  Concezione  (con  quel  ri- 
to che  descrissi  a  Coronazione  delle  sa- 
gre IMMAGINI, e  ne' voi.  MI,  p.  1  3  ),  XVII, 
p.  23q,  descrivendo  ([nella  fatta  da  Gre- 
gorio XVI  dell'insignee  antichissima  im- 
magine di  s.  Maria  Maggiore),  il  cui  di- 
pinto originale  di  Pietro  Bianchi  e  com- 
pito dal  Mancini  sta  nella  Certosa  di  s. 
Maria  degli  Angeli.  Imperocché,  siccome 
la  chiesa  cattolica  amò  sempre  di  dare  cor- 
po a'suoi  dogmi  ne'iiti  venerabili  del  Min 
culto,  rendendoli  accessibili  a' sensi   ne' 
segni  esteriori  onde  li  riveste;  piacque  al 
Papa  che  il  glorioso  serto  ond'egli  avea 
ornato  colla  solenne  definizione  l'augusta 
fronte  dell'Immacolata  Vergine  .Ma  ria,  ve- 
nisse significato  ed  espresso  da  una  coro 
na  d'oro  e  di  gemme,  ed  egli  stesso  volle 
cingere  il  capo  dell'immagine  della  ss. Con- 
cezione che  si  venera  nel  pili  gran  tem 
pio  del  mondo  nella  cappella  a  lei  dedi- 
cata, e  nello  stesso  sito  ove  Sisto  IV,  tanto 
benemerito  e  propugnatore  dell'Immaco- 
lato Concepimento, a veale  costruito  l'an- 
tica. Siccome  tale  coronazione  il  Papa  l'e- 
seguì dopo  il  pontificale,  editi  questo  non 
intervenendo  il  Diacono  e    Sudili, 1. 
(  1  .)  della  cappella  pontificia,  così  gli  fi- 
cero  da  diacono  esuddiaconoi  prelati  Sal- 
vatore Nobili  Vi  tedeschi  e  Domenico  Gi- 
raud  ambedue  canonici  Vaticani.  Mentre 
nella  simile  funzione  eseguita  da  Grego- 
rio XVI  nella  basilica  Liberiana  ebbe  ad 
assistenti  il  suddiacono  della  cappella  pon- 
tifìcia mg.'  Pentini  canonico  della  mede- 
sima, eil  un  altro  suo  collega,  giusta  il 
cosi  urne   ricordato  a  Suddiacono,  e  ciò 
perchè  alla  coronazione  non  precedette  il 
pontificale delPapa. Indi  ils. Padre  recato- 
si alla  cappella  della  Pietà  per  deporre  gli 
abiti  pontificali,  accolse  parole  dì  caldis- 
simo ringraziamento  dal  p.  Venanzio  da 
(  lelano  ministro  generale  de'minori  osser- 
vanti e  de'rifortnati,  per  aver  definito  in- 
torno alla  Concezione  della  ss.  Vergine, 


G8  TEA 

ciò  clic  i  francescani  lia uno  sempre  inse- 
gnalo, e  poscia  si  restituì  nelle  sue  stan- 
ze. Precedentemente  il  Papa  avea  dichia- 
rato /  escovi  assistenti  al  pontificio  so- 
ì|//o,tutti gli  arcivescovi  e  vescovi,  inclusi- 
vamente  a'nominati  de'riti  greco  e  arme- 
no, intervenuti  alla  sagra  funzione.  La  di- 
sposizione si  contiene  nella  ricordata  in- 
timazione cursoraleoschedula.»  Cuna  au- 
tem  SanctissimusDominus  Noster  suis  a- 
postolicislitterisin  fórma brevis die ag da- 
tis  vertentis  mensis  novembris  onines  sa- 
crorum  Antistites  tantaesolemnitatiprae- 
senles  (qui  nondum  Pontificio  Solioassi- 
stenles  i-enunciati  fuere)  in  Collegium  i- 
dem  cooptandos, et  hujusmodi  honorede- 
corandos  esse  ceti sueri  1] tum  ineademsup- 
plicationc  ipsi  Antistites  ita  incedant,  ut 
servetur  dumlaxat  inter  eos  ordo  digni- 
latis  Archiepiscopalis  et  Episcopalis,el  ha- 
bita  temporis  ratione  propriae  cujusque 
promotionis.  Ex  bisce  duodecim  tantum 
antiquiores  Archiepiscopi  eidem  Sanctis- 
simo  Domino  assistentiam  praestent,  re- 
liqui  vero  in  subselliis  sibi  paratis,  serva- 
to ut  supra  dignitatis  et  promotionis  or- 
dine,locum  teneant."  Fu  veramente  un 
maestoso  e  imponente  spettacolo,  in  ve- 
dere il  Sommo  Pontefice  circondato  dal 
numeroso  sagro  collegio de'cardinali,  fra' 
quali  il  patriarca  di  Lisbona,  dagli  arci- 
vescovi di  Malines,  Lione,  Praga,  Tole- 
do, Besancon,  Reims,  Westminsler  e  di 
Strigonia,  per  non  dire  de'  cardinali  ar- 
civescovi e  vescovi  italiani:  tutti  i  cardi- 
nali erano  54,  ma  il  cardinal  Simonelti 
inférmo  non  v'intervenne.  Gli  arcivesco- 
vi prelati  furono  l\i;  i  vescovi  prelati  i  o  i . 
Non  vi  noverai  mg.1  Foscolo  patriarca  d'A- 
lessandria, e  mg.1  Tevoli  arcivescovo  d'A- 
tene siccome  indisposti.  Dalla  stamperia 
cameralesi  pubblicarono:  Elenchus Cor- 
dinaliwn  juxta  ordinari  suum,necnon 
Patriarcharum ,  Archiepiscoporwn   et 
Episcoporum  secundum  tempus  promo- 
tionis in  Urbe praesentiumdie  xrmno- 
i>embrisiS5^.  etc.  Cardinales  S.  E.  R., 
Patriarcliae,  Archiepiscopi  et  Episcopi 


TEA 

in  basilica  T  aticana  ad  stante*  Pio  f\ 
Pont. /Max.  dogmatica  ni  definitionemde 
Conceptìone  ImmaeulataDeiparùe  T  ir- 
ginis  Marine  pronuncia/ili  inter  Missa- 
riim.  solcmnia  die   vili  deccmhris  an. 
l854.  Non  solamente  il  Giornale  di Ro~ 
ina  e  la  Civiltà  cattolica  riferirono  l'ar- 
rivo progressivoin  Roma  de'cardmali, ar- 
civescovi e  vescovi, ma  poi  ne  pubblicaro- 
no gli  elenchi  secondo  l'ordine  di  loro  crea- 
zione, cioè  il  i.°  nel  n.°  de' 5  dicembre,  la 
2. "nel  quaderno  de'  1  6  dicembre. Cos'i  tro- 
varonsi  riuniti  nel  centi  o  del  callolicismo 
ad  onorare  il  singolare  mistero  della  gran 
Vergine  che  forma  la  nostra  speranza  e 
il  nostro  rifugio  nelle  tempeste  della  vita, 
non  meno  i  cardinali  e  I'  episcopato  che 
hanno  abitualmente  residenza  in  Roma, 
che  quasi  tutti  i  cardinali  e  buona  parte 
dell'episcopato,  provenienti  da  ogni  par- 
tedel  mondo;im perocché  vi  accorsero  dal- 
le varie  Provincie  d'Italia,  dalle  provincie 
dell'impero d'Austria,dalla  Baviera,dalla 
Prussia  ed  altri  paesi  dejla  Gerniania,dal- 
laGrecia,dallaSvizzera,  dalla  Francia,  dal 
Belgio,  dall'Olanda,  dalle  Spagne  e  dal 
Portogallo,dall'Inghil terra  e  dall'Irlanda; 
e  molti  giuntiattraverso  TOceanodellaCi- 
na,  dall'America  e  fmanco  dall'  Oceania 
per  udire  dal  successore  di  s.  Pietro  la  for- 
male definizione  e  con  gioia  annunziarla 
poi  a'Ioro  fedeli  nel  far  ritorno  alle  proprie 
diocesi  e  vicariati  apostolici;  che  la  dot- 
trina che  insegna  la  B.  Vergine  essere  pe' 
meriti  del  divin  Figlio  preservata   dalla 
colpa  originale  dal  1 .°  istante  di  sua  Con- 
cezione, è  dottriua  rivelata  da  Dio,  e  da 
credersi  fermamente  per  fede  da  tutti  i  fi- 
gliuoli della  chiesa  cattolica.  Inoltre  que- 
sio  complesso  imponente  della  gerarchia 
ecclesiastica  e  di  pastori  di  tutte  le  nazio- 
ni, nel  di  sagro  alla  festa  della  venuta  nel- 
la Marca  e  in  Loreto  della  s.  Casa  di  Na- 
zareth, accrebbe  maestà  alla  solenne  con- 
sagrazione  dell'augusto  Tempio  (F  ■)  di 
s.  Paolo, eseguita  dal  Papa  colla  coope- 
razione d'  alcuno  di  essi;  e  vi  assistero- 
no 5o  cardinali,  e  1^0  arcivescovi  e  ve- 


TEA 

scovi,  olire  gli  altri  prelati.  11  Pontefice 
die  decoroso  e  nobile  ospizio  a  più  di  40 
sagri  pastori  ne'  palazzi  del  Quirinale, 
della  Consulta, e  della  canonica  di  s.  Pie- 
tro. Uno  de'quali  fu  monsignor  Gio.  Bat- 
tista Douvier  vescovo  di  Le  Mans,  che 
invitato  dal  Pontefice  di  recarsi  ad  assi- 
stere alla  dogmatica  definizione, giunto  a 
Lione  e  ammalatosi,  fu  confortato  con  he- 
nignissiine  lettere  pontificie  a  non  espor- 
si a'pericoli  ilei  viaggio,  ina  egli  nel  suo 
zelo  volle  progredirlo,  e  per  intervenire 
al  solenne  atto  dal  Quirinale  si  fececon- 
durre  in  lettiga  in  s.  Pietro.  Tornato  al- 
l'appai tamentoassegnatoglidalPapa, peg- 
giorò nell'infermità,  e  si  recarono  a  con- 
fortarlo vari  cardinali,arcivescovi  e  vesco- 
vi, e  lo  stessoPontefice  lo  consolò  con  visita 
e  paiole  amorevoli.  Soggiaciuto  alla  for- 
za del  male,  il  Papa  volle  fargli  a  sue  spe- 
se i  funerali  nella  chiesa  de'ss.  XII  Apo- 
stoli, ne'quali  pontificò  mg.'  Sibour  ar- 
civescovo di  Parigi,  assistendovi  il  cardi- 
nal de  Bonald  arci  vescovo  di  Lione,ovel'a- 
•vea  ospitato,  ed  il  cardinal  Gousset  arci- 
vescovo di  Reims,  gli  arcivescovi  e  vescovi 
assistenti  al  soglio,  il  conte  di  Rayneval 
ambasciatore  di  Francia,  i  generali  e  gli 
officiali  dello  stalo  maggiore  francese,  e 
moltissimi  illustri  personaggi. Tantoe  me- 
glio, insieme  alla  biografia  del  degnissi- 
mo prelato,  si  può  leggere  nella  Civiltà 
cattolica  t.  g,  p.  2  18,  non  che  nel  Gior> 
naie  di  Roma  del  1 854  a  p.  1 2 1 6,  e  nel 
11. °  2  deli  855.  Ritornando  a!  fausto  gior- 
no della  definizione  dogmatica,  nella  se- 
ra disi  gloriosa  solennità  Roma  presentò 
un  incantevole  spettacolo  nella  brillantis- 
sima i 11 umi razione  d'ogni  casa,  d'ogni 
ordine  ili  cittadini,  dal  palazzo  del  ricco 
al  tugurio  del  povero.  Quasi  tutte  le  fac- 
ciate dellechiese  eseguirono  bellissime  lu- 
minarie, distinguendosi  quellede'france- 
seani, specialmente  la  facciala  d'Araceli  de' 
minori  osservanti,  e  la  chiesa  del  Gesù. 
Per  cura  del  municipio  romano  fu  illu- 
minata la  cupola,  piazza  e  colonnato  Va- 
ticano, ed  i  palazzi  del  Campidoglio,  uve 


TEA  6y 

due  orchestre  suonarono  fino  ad  ora  tar- 
da applaudili  pezzi  di  musica  di  valenti 
maestri,  e  nella  sala  de'conservatori  per 
opera  del  medesimo  municipio  fuwi  ad 
onore  della  ss.  Concezione  un'accademia 
ossia  solenne  adunanza  d'Arcadia,  dove 
il  cardinal  Wiseman  lesse  un  eloquentis- 
simo  discorso,  alla  presenza  d'un  nume- 
roso concorso  di  cardinali,  arcivescovi,  ve- 
scovi, prelati  e  di  altri  distinti  personag- 
gi: seguì  poscia  la  recita  delle  poesie  de' 
soci,  accompagnate  anch'esse  dal  plauso 
universale,  il  perchè  l'adunanza  riuscì  ol- 
tremodo  brillante  e  gradita,  anche  per  la 
munificenza  municipale  pe'splendidi  ad- 
dobbi e  luminarie  della  sala.  Laonde  si 
pubblicò  l'opuscolo:  Solenne  adunanza 
in  onore  dell'  Immacolata  Concezione 
di  Maria  Vergine  temila  dirgli  Area- 
di  nella  grande  aula  de  Conservatori 
in  Campidoglio ni '-dì  8  dicembre  i854, 
Roma  1 855.  Quindi  furono  pure  stam- 
pate le  auree  Inscriptiones  latinae,  del 
p.  Antonio  Angelini  gesuita,  prof,  d'elo- 
quenza nel  collegio  romano,  ed  anch'esse 
con  nitidissimi  tipi.  Roma  in  questo  gior- 
no sì  avventuroso  die  non  dubbie  prove 
di  straordinaria  esultanza,  dimostrando 
quanto  sia  generale  e  profonda  la  divo- 
zione verso  la  ss.  Vergine:  ed  i  sagri  pa- 
stori nel  far  ritorno  alle  loro  sedi,  e  nel 
notificare  a'ioro  diocesani  ciò  che  udiro- 
no dall'Oracolo  del  Vaticano,  potranno 
far  conoscere  ancora  quanto  giustamente 
si  onori  e  veneri  nella  capitale  eterna  del 
mondo  cattolico,  la  Regina  sine  labe  o- 
riginali  conceptaj  potranno  dire  se  Ro- 
ma auclie  questa  volta,  e  per  quanto  pu- 
re poi  narrerò,  realmente  fu  emula  di  E- 
feso,  quando  nel  concilio  ecumenico,  fat- 
to celebrare  dal  Papa  s.  Celestino  I,  si  di- 
chiarò dalla  Chiesa  contro  Ne-torio,  la  B. 
Vergine  vera  Madre  di  Dio,  per  cui  gli 
abitanti  per  la  gioia  dopo  avere  reso  con 
inni  e  cantici  spirituali  le  dovute  grazie  al 
Signore,  con  luminarie  e  altre  lesti  ve  di- 
mostrazioni ilici  tmo  attestati  vivissimi  del 
luio  micino  contento.  Portatosi  iuRoma 


7o  T  E  A 

il  decreto  sinodale,  vi  lo  ricevuto  nel  gior- 
no di  Natale  dal  clero  e  popolo  romano 
«oii  imito  gaudio  e  acclamazione,  che  nel 
generale  fervoroso  clamore,  alla  Saluta- 
zione Angelica  (/  .)si  aggiunsero  le  pa- 
role: S,iinhi  Maria  Muta-  Dei,  ec.  In- 
di Papa  s.  .Sisto  111  per  tal  vittoria  ripor- 
tata conlroferesia, volendo  erigere  un  tro- 
feo d'onore  alla  lì.  Vergine,  nella  Chic- 
Mi  di  s.  Mmiii  Maggiore  fece  costrui- 
re il  gran  arco  trionfale  con  musaici,  an- 
cora esistente,  ampliando  la  basilica  che 
arriccia  di  copiose  rendite  e  di  preziosi  do- 
ni: su  di  che  si  può  vedere  Francesco  Bian- 
chini, De  ss.  Imaginibus  Musivi  operis  a 
Sisto  TIIPP.  inbasilica  Liberianacon- 
flructis;  Koinaei  727.Ne'(àsli  ecclesiasti- 
ci in  lettere  d'oro  è  stalo  scolpito  l'8  di- 
cembre i854,  come  tra'più  memorabili 
alle  glorie  di  Maria,  perchè  dalla  catte- 
dra di  verità  ricevè  un  nuovo  trionfo  la 
gran  Madre  del  Redentore  di  tutto  l'u- 
man  genere.  »  O  memorando  di!  La  tua 
memoria  -  Per  varcar  di  età  non  verrà  me- 
no; -  Ma  ognor  più  bella  borirà  tua  glo- 
ria. "JNell'istesso  giorno  il  Sommo  Ponte- 
fice Pio  IX  penetrato  d'inenarrabile  san- 
ta allegrezza  emanò  dal  palazzo  aposto- 
lico Vaticano  presso  s.  Pietro  la  bolla  /- 
neff'abilis  Deus,  intorno  alla  dogmatica 
definizione  dell'Immacolata  Concezione 
da  lui  decretata.  Questa  fu  stampata  in  la- 
tino, come  nel  suo  originale  e  tradotta  in 
italiano,  eo'lipi  della  stamperia  camerale; 
dal  Giornale  ili  Roma  venne  pubblicata 
da'supplemenli  de'n.1  16  e  28  deli 855 
ne'due  idiomi; ed  in  latino  bidonata  dalla 
Civiltà  cattolica  a'  suoi  associati;  al  cui 
esempio  faccio  altrettanto  co' miei,  delle 
pagine  che  contengono  questi  cenni:  dipoi 
la  Civiltà  inserì  la  bolla  in  italiano  nel  t. 
9,  p.  G78.  Nella  bolla  apostolica,  ulterio- 
re e  splendidissimo  monumento  di  gloria 
della  1). Vergine, il  Ponteficeenumerò  tut- 
te quante  l'eccelse  e  singolari  sue  prero- 
gative, l'abbondanza  delle  celesti  grazie 
traile  dal  tesoro  della  divinità,  colla  (pia- 
le fu  unicamaule  privilegiala  da  Dio  fìu 


TEA 

dal  principio  del  mondo,  e  dalla  trasgres- 
sione e  caduta  d'Adamo  e  d'Eva  nostri 
progenitori,  per  la  salvezza  del  genere  u- 
manoda  loro  derivato,  preparando  al  suo 
divin  Figlio  unigenito  una  .Madre  ben  de- 
gna, dalla  (piale  incarnato  nascesse  per  la 
redenzione  uni  versale. Perciò  la  fot  ino  per 
sempre  immune  da  ogni  neo  di  colpa,  scé- 
vra ben  anco  dalla  macchia  del  peccato  o- 
riginale, tutta  bella  e  perfetla,con  pienezza 
di  grazia, d'innocenza  e  di  santità, che  mag- 
gior dopo  Dio  slesso  non  può  compren- 
dersi, con  intero  trionfo  dell'antico  insi- 
diatore serpente  a  cui  dovea  schiacciare 
il  capo.  Dichiarò  poi  il  Papa  nella  bolla, 
che  la  chiesa  cattolica  In  quale  sempre  am- 
maestrala dallo  Spirito  santo  è  colonna 
e  fondamento  di  veiità,  possedendo  qua! 
dottrina  divinamente  ricevuta,  e  com- 
presa nel  deposito  della  celeste  rivelazio- 
ne siffatta  origine  della  Vergine  augusta 
Madre  di  Dio,  non  cessò  mai  in  ogni  mo- 
do e  con  luminosi  fatti  di  spiegarla  ogni 
giorno  più,  di  proporla  edi  favorirla.  Che 
questa  dottrina  da' più  rimoti  tempi  esi- 
stendo profondamente  scolpita  nell'ani- 
mo de'fedeli,  e  mirabilmente  diffusa  nel- 
l'orbe cattolico  mercè  Io  zelo  e  le  cure  de' 
vescovi,  dalla  Chiesa  stessa  fecesi  ampia- 
mente manifesta,  allorché  non  dubitò  di 
esporre  al  culto  pubblico  e  alla  venerazio- 
ne de'fedeli  la  Concezione  di  Maria.  Pel 
qual  fitto  dimostrò  la  Chiesa  doversi  ve- 
nerare la  Concezione  stessa  come  singo- 
lare, meravigliosa  e  lontanissima  da'pri- 
mordi  del  rimanente  degli  uomini,  e  lo» 
talmente  santa, dappoi  eh  è  essa  non  celebra 
festeggiando checose sante. Quindi  il  Pon- 
tefice, per  dimostrare  quanto  eziandio  la 
chiesa  romana,  madre  e  maestra  di  tutte, 
secondasse  la  dottrina  dell'  Immacolata 
Concezione  della  Vergine,  ne  ricordò  no- 
minatamente i  suoi  fatti  insigni;  imperoc- 
ché la  medesima  ebbe  sempre  sopra  tutto 
0  cuore  di  tutelare,  promuovere  e  difen- 
dere l'Immacolata  Concezione  della  Ver- 
gine, il  suo  culto  e  la  sua  dottrina,  me- 
diante iuuumerevoli  alti  cospicui  de'ro- 


TEA 

ninni  Pontefici  reggitori  della  chiesa  li- 
ni versale.  Essi  ebbero  a  somma  gloria  d'i- 
stituire la  Festa  della  Concezione,  di  ar- 
ricchirla e  onorai  la  con  proprio  uffizio  e 
con  messa  propria,  ove  manifestissiui  i 
mente  si  asseriva  la  prerogativa  dall'im- 
munità della  macchia  d'origine,  di  pro- 
muovere o  di  estendere  in  ogni  guisa  il 
culto  già  stabilito,  sia  col  dispensare  indul- 
genze, sia  col  permettere  alle  provincie 
e  a'regni  di  scegliersi  a  protettrice  la  Ver- 
gine sotto  il  titolo  dell'Immacolata  Con- 
cezione, sia  coli'  approvare  sodalizi,  con- 
gregazioni, ordini  religiosi  fondali  ado- 
rnile dell'Immacolata  Concezione,siacol- 
I  encomiar  la  pietà  di  coloro  che  eresse- 
ro monasteri,  spedali,  altari,  chiese  sotto 
questo  titolo,  o  con  giuramento  promi- 
sero di  difendere  virilmente  V  Immacolata 
Concezione  della  Madre  di  Diod  indire  de- 
cretarono che  la   festa  della  Concezione 
dovesse  tenersi  da  tutta  la  Chiesa   nello 
.stesso  onore  e  nella  dignità  slessa  che  la 
fèsta  della  Natività;  (li  più  che  ila  Ila  chie- 
sa universale  dovesse  celebrarsi  tal  festa 
coll'oltava,  e  da  tutti  venerarsi  come  di 
precedo,  e  in  Moina  con 'cappella  papale. 
Concessero  pure  i  Pontefici,  che  nelle  li- 
tanie e  nel  prefàzio  del  la  messa  si  procla- 
masse l'Immacolato  Concepimento  della 
Vergine, e  perciò  la  legge  del  credere  ve- 
nisse stabilita  per  la  legge  stessa  della  pre- 
ghiera. Pertanto  il  Papa,  siili'  orme  de' 
predecessori,  soggiunge  d'aver  non  sola- 
mente approvato  e  ricevuto  il  da  loro  sta- 
bilito, ma  ricordevole  della  costituzione 
di  «Sisto  IV,  autorizzato  l'uffizio  proprio 
dell'Immacolata  Concezione,  e  averlo  ac- 
cordalo del  miglior  grado  alla  chiesa  u- 
m  vei  sale.  Ricordò  come  i  Papi  condanna- 
rono come  falsa  e  alienissima  dalla  men- 
te della  Chiesa,  I  opinione  (li  quelli  che  ri- 
putassero affermare  venerarsi  da  essi  non 
la  Concezione,  ma  laSantifìcazione.Come 

«stiir,  nono  doversi  adoperare  con  quelli, 
che  intesi  a  rovescia  re  la  dottrini  dell'Im- 
macolata Concezione,  immaginata  una 
differenza  fra  il  primo  e  secondo  istante 


T  E  A  7  i 

e  momento  della  Concezione,  asserivano 
doversi  senza  dubbio  celebrare  la  Conce 
zione,ma  non  pel  primo  istante  e  momen- 
to. Laonde  i  Papi  si  crederono  obbligati 
non  meno  a  sostenere  la  lesta  della  Con 
cezioue, chea  difèndere  la  Concezione  pel 
primo  istante  come  vero  oggetto  del  cul- 
to. Allora  fu  che  Alessandro  \  Il  dichia- 
rò la  genuina  mente  della  Chiesa  nel  i  66  i 
colla  bolla  Sollicitudo  omnium  ecclesìa- 
rum,  essere  antica  la  divozione  e  convin- 
zione de'fedelijche  l'anima  della  B.  Ver- 
gine nel  primo  istante  della  creazione  e 
infusione  nel  corpo,  fu  preservata  immu- 
ne dal  peccato  originale  per  special  gra- 
zia e  privilegio  di  Dio  in  riguardo  de'tne- 
riti  di  Gesù  Cristo  suo  figlio,  redentore 
dell  uman  genere,  e  che  in  questo  senso 
venerano  e  celebrano  con  solenne  rito  la 
festa  della  Concezione.  Ed  è  perciò  che  i 
Papi  si  studiarono  di  mantenere  con  ogni 
sforzo  intatta  la  dottrina  dell'Immaco- 
lata Concezione  della  Madre  di  Dio,  mai 
permettendo  che  fosse  censurata,  e  di- 
chiarando ripetutamente,  che  la  dottri- 
na colla  <piale  si  professa  l'  Immacola- 
ta Concezione,  è  e  deve  ritenersi  del  tut- 
to consentanea  al  culto  ecclesiastico,  an- 
tica e  pressoché  universale,  nonché  de- 
gna d'essere  proclamata  nella  s.  liturgia 
e  nelle  pubbliche  preci.  Né  paghi  di  ciò 
per  sei  bare  inviolala  simile  dottrina  vie- 
tarono severissimamente  potersi  difende- 
re si  in  pubblico  che  in  privato  l'avversa 
opinione,  che  vollero  quasi  con  più  colpi 
abbattuta  e  conquisa.  A  tale  effetto  il  Pon- 
tefice riprodusse  un  notabile  brano  di  det- 
ta bolla,  colla  quale  Alessandro  VII  ri- 
conoscendo la  festa  e  l'  uffizio  speciale  e 
proprio  per  istituzione  di  Sisto  IV,  e  vo- 
lendo vieppiù  promuoverne  il  culto  mai 
alteralo  nella  chiesa  romana  dopo  l'isti- 
tu/ione  di  esso,  e  celebrare  la  L5.  \  ergi- 
ne come  preservata  dal  [leccato  originale 
per  virtù  della  preveniente  grazia  dello 
Spirito  santo;  quindi  per  sedar  le  conlese 
e  conservare  l'unità  dello  spirito  nel  vili 
colo  della  pace,  Alessandro  VII  a  preghie- 


TEA 

in  de' vescovi  colle  loro  chiese  e  capitoli, 
od  istanza  di  Filippo  IV  re  di  Spagna  e 
de'suoi  regni,rinnovò  le  costituzioni  e  de- 
cieli  de'predecessori,  specialmente  di  Si- 
sto IV,  Paolo  V  e  Gregorio  XV  in  favo- 
le della  sentenza  che  sostiene  essere  sta- 
la l'anima  della  B.  Vergine  nella  sua  crea- 
zione e  infusione  nel  corpo  arricchita  del- 
la grazia  dello  Spirito  santo  e  preserva- 
la dalla  colpa  d'origine,  ed  altresì  in  fa- 
vore della  festa  e  del  culto  della  Conce- 
zione di  Maria  a  seconda  di  tale  pia  sen- 
tenza. Ordinò  perciò  Alessandro  VII  l'os- 
servanza de'  nominati  decreti  e  costitu- 
zioni sotto  le  censure  e  pene  in  essi  con- 
tenute; e  decretò  la  privazione  della  fa- 
coltà di  predicare,  leggere,  insegnare,  e  in- 
terpretare, contro  quelli  che  ardissero 
porre  in  discussione  la  stessa  sentenza,  fe- 
sta o  culto,  sottoponendo  alle  pene  ecen- 
snre  contenute  ueW Indice  de' libri  proi- 
biti, i  libri  ne'quali  si  ponesse  in  dubhio 
la  sentenza,  festa  o  culto.  Passa  quindi  il 
Papa  Pio  IX  a  rammentare  con  quanta 
premura  la  dottrina  dell'  Immacolata 
Concezione  di  Maria  fu  insegnata,  soste- 
nuta e  difesa  da  ragguardevolissimi  or- 
dini religiosi,  dalle  più  celebri  accademie 
teologiche, e  da  valentissimi  dottori  in  di- 
vinità. Il  professato  pubblicamente  da 
lauti  zelanti  vescovi,  anche  ne'sinodi,che 
la  D.  Vergine  ne'preveduti  meriti  del  Re- 
dentore non  soggiacque  mai  al  peccato 
originale,  ma  fu  del  tutto  immune  dalla 
macchia  d'origine,eperciò  redenta  in  mo- 
do più  sublime.  Dice  ancora  come  il  s. 
concilio  di  Trento,  nell'emettereil  decre- 
to dogmatico  sul  peccato  originale,  nello 
stabilire  e  definire,  nascere  tutti  gli  uo- 
mini macchiati  della  colpa  originale,  pur 
tuttavia  dichiarò  solennemente,  non  es- 
sere sua  intenzione  di  comprendere  nel 
decreto,  e  in  tanta  ampiezza  di  definizio- 
ne, lai»,  e  Immacolata  Vergine  Madre  di 
Dio.  Dappoiché  con  questa  dichiarazio- 
ne i  padri  del  Tridentino  indicarono  ab- 
bastanza essere  stala  la  D.  Vergine  sce- 
vra dalla  macchia  originale,  e  pei  ciò  chia- 


TE  A 

ramente  significarono,  nulla  potersi  vali- 
damente addurre  che  in  qualsivoglia  mo- 
do si  opponga  a  sì  alta  prerogativa  della 
Vergine.  Poscia  espone  il  Pontefice,  sem- 
pre con  sagra  ed  eloquente  erudizione,  co- 
me la  dottrina  sull'Immacolato  Concepi- 
mento di  Maria  ogni  giorno  più  con  auto- 
revolissimo sentimento,  magistero,  zelo, 
scienza  e  sapienza  della  Chiesa  splendida- 
mente spiegata,  dichiarata,  confermata, 
e  pressoi  popoli  e  le  nazioni  tutte  dell'or- 
be cattolico  quanto  mai  propagata,  ab- 
bia sempre  esistito  nella  Chiesa,  quasi  ri- 
cevuta da'maggiori,  ed  insignita  del  ca- 
rattere di  dottrina  rivelata,  il  provava- 
no validamente  gì'  illustri  monumenti 
della  veneranda  antichità  della  chiesa  o- 
rientaleeoccidentale,euumerando  e  spie- 
gando i  principali,  in  uno  a'di versi  sim- 
boli co'  quali  fu  riconosciuto  il  singoiar 
trionfo  della  ss.  Vergine  e  la  preserva- 
zione da  ogni  neo  di  colpa,  l'originale  sua 
illibatezza  e  la  riuuione  in  lei  de' divini 
doni,  e  con  quali  parole  fu  celebrata  con 
non  meno  che  concorde  seti  ti  mento,e  col- 
le figure  e  allegorie  splendidissime  della 
s.Bibbia,da'Profeti,da'Padri  e  dagli  scrit- 
tori della  Chiesa,  interamente  cara  a  Dio 
e  sempre  Immacolata,sede  di  tutte  le  gra- 
zie divine,  ornata  di  tutti  i  doni  dello  Spi- 
rito santo,  e  tesoro  infinito  de'medesimi, 
ed  insieme  al  Figlio  partecipe  dell'eterna 
benedizione.  Pùpetè  altresì  il  Pontefice, 
com'essi  non  cessarono  mai  di  chiamar 
la  Vergine  gloriosissima,  illibata,  imma- 
colata, sempre  benedetta,  scevra  da  ogni 
contagio  di  peccatola  cui  formossi  il  nuo- 
vo Adamo,  e  con  altre  numerose,  splen- 
dide e  onorificentissime  denominazioni 
ed  epiteti;  che  fu  immune  d'ogni  mac- 
chia di  corpo,  d'anima,  d'intelletto,  sem- 
pre in  compagnia  di  Dio, e  con  eterna  al- 
leanza ad  esso  unita  non  giacque  mai  nel- 
le tenebre,  ma  sempre  dimorò  nella  lu- 
ce e  perciò  fu  manifestamente  idoneo  al- 
bergo di  Cristo  non  per  natura  del  corpo, 
ma  per  la  grazia  originale.  Aggiunse  il 
Poutefiee  i  loro  altissimi  detti,  co'  quali 


TEA  TEA  73 
parlando  della  Concezione  della  Vergi-  mente  considerandole,^  fu  grandemen- 
ue  attestarono,  che  la  natura  avea  ceda-  te  a  cuore,  per  la  somma  sua  venerazio- 
to  alla  giazia  e  tremante  erasi  fermata  ne  e  alletto  fino  da'leneri  anni  versola 
non  osando  proseguir  più  oltre;  imporne-  li.  V  ergine,  di  compiere  ciò  ch'era  anco- 
chè  dovea  accadere, che  la  Vergine  Ma-  ra  ue'desiderii  della  Chiesa;  perciò  isti— 
die  di  Dio  non  venisse  concepita  da  An-  tuì  le  summentovate  congregazioni  per 
na  pi  ima  che  la  giazia  producesse  il  f'rut-  esaminar  profóndamente  1'  argomento  , 
to;  menile  era  d'uopo  che  si  concepisse  ingiunse  preghiere  a  tutto  l'orbe  cattoli- 
ci primogenita,  da  cui  dovesse  concepirsi  co  pe'ceiesti  lumi,  interrogò  il  sentimeli- 
il  primogenito  d'ogni  creatura.  Attesta-  to  dell'episcopato  onde  proferire  il  poli- 
rono, the  la  carne  della  Vergine  presa  tifìcio  giudizio  colla  maggior  solennità. 
da  Adamo  non  ammise  la  colpa  di  lui,  e  Confermata  dalle  risposte  de'  vescovi  la 
perciò  essere  la  C.  Vergine  il  tahernaco-  brama  universale  perchè  si  definisse  ii 
lo  crealo  da  Dio  slesso  e  formato  dallo  gran  mistero,  con  accrescimento  di  gau- 
Spirito santo  ;  vera  opera  di  Dio,  che  non  dio  altrettanto  richiesero  i  cardinali;  as- 
ili mai  esposta  agl'infuocali  dardi  del  ma-  sicuralo  pertanto  nel  Signore  essere  giun- 
ligno;  e  bella  per  natura,  e  pura  d'ogni  la  l'opportunità  per  la  defìnizionedogma- 
macchia  come  fulgida  aurora  venne  al  tica,esam  inala  ogni  cosa  e  implorato  nuo- 
inondo  immacolata  nella  sua  Concezio-  vamente  il  divino  aiuto,  non  dubitò  il 
ne.  Questo  vaso  d'  elezione  non  subì  il  Sommo  Pontefice  l'io  IX  di  sancire  col 
comune  oltraggio, poiché  a>sai  diversa  da  supremo  suo  giudizio  l'Immacolata  Con- 
tutti  gli  altri  ebbe  essa  di  comune  la  na-  cezione  di  Maria,  e  così  soddisfare  a're- 
tura,  non  la  colpa;  perciò  gli  antichi  Pa-  ligiosi  desiderii  dell'orbe  cattolico  e  alla 
dri  e  altri  fedeli  la  distinsero  parlando  di  propria  divozione  verso  la  ss.  Vergine,  e 
Maria  co'  piìi  distinti  vocaboli  d'imma-  insieme  onorare  sempre  pili  il  divinsuo 
colala,  illibata,  tutta  intemerata,  pulissi-  Figlio.  «Implorato  l'aiuto  di  tutta  quart- 
ina nell'anima  e  nel  corpo;  domicilio  di  ta  la  Corte  celeste,  e  iuvocato  con  gemiti 
tutte  le  grazie  dello  Spirito  santo, onde  a  il  diviu  Paracielo,  così  da  lui  ispirati, col- 
lodarla non  bastarle  lingue  umane  ean-  l'autorità  di  Gesù.  Cristo  Signor  Nostro, 
geliche.  Non  è  adunque  a  meravigliare  de'ss.  apostoli  Pietro  e  Paolo,  ad  onore 
sei  vescovi  e  i  fedeli  ebbero  progressiva-  della  ss.  e  indivisibile  Triuità,  a  decoro 
niente  sempre  pitta  vanto  di  professare  e  ornamento  della  Vergine,  ad  esaltazio- 
con  gran  pietà,  religione  e  amore  la  dot-  ne  della  fede  cattolica, ad  incremento  dei- 
trina  dell'Immacolata  Concezione  della  la  religione  cristiana,  dichiariamo,  prò- 
\  ergine,  venerando  e  invocando  ovuu-  nunziamo,  e  definiamo  essere  dottrina 
que  con  fervidissimo  trasporto  la  Vergi-  rivelala  da  Dio  (/nella  clic  ritiene  pie- 
ne concepita  senza  macchia  d'origine.  Per  servata  immune  da  ogni  macchia  di  col- 
lultociò  lino  dagli  antichi  tempi  i  vesco-  pa  originale  fino  dal  primo  istante  del- 
l'i, il  clero,  gli  ordini  regolari,  e  gli  stessi  ///  sua  Concezione  la  Beatissima  /  cr- 
monarchi  domandarono  istantemente  al-  gim  Maria  per  singoiar  grazia  e  pri- 
la  s.  Sede,  the  l'Immacolata  Concezione  vilegio  di  Dio  onnipotente  in  riguardo 
della  ss.  Madre  di  Dio  si  definisse  come  demeriti  di  Gesù  Cristo  Salvatore  del- 
dogma  di  [tóe,  e  specialmente  a  Grego-  l'iana/i  genere, e  perciò  doversi  da  tutti 
no  XVI,  ed  allo  stesso  Pio  IX  si  preseu-  ifedeli  fermamente  e  costantemente  ere- 
tarooo  tanto  da' vescovi,  che  dal  clero  6e-  di-re.  Laonde  ove  alcuni,  che  Oio  non 
colare  e  regolare,  da'regnanli  e  dalle  cat-  \uglia,presumessero  pensare  diversamen- 
toliche  popolazioni.  Laonde  il  Pontefice  te  da  quanto  si  è  da  Xoi  definito,  cono- 
cuuoscendo  appieno  quote  cose  e  sciiu-  scauu  e  sappiano  essersi  da  se  slessi  con- 


74  T  E  A  TEA 

dannati,  eli  aver  naufragata  in  materia  ze  de'tempi,  e  alle  sagre  obbligazioni  del 

ili  fede,  di  essersi  separati  .dall'unità  del-  loro  pastorale  ministero.  11  Giornale  di 

la  Chiesa;  ed  inoltre  per  fatto  loro  pio-  Roma  la  pubblicò  in  latino  neln.°2q2, 
prio  soggiacere  alle  [iene  dal  diritto  sta-  in  italiano  nel  n.°  293,  nel  cpiale  idio- 
bilite,  se  quel  che  pensano  osassero  dire  o  ma  la  riprodusse  la  Civiltà  cattolica  nel 
scrivere,  o  in  altro  qualsiasi  modo  ester-  t.  9,  p.  97  e  218,  insieme  alla  risposta 
nare  '.  Ripieno  di  santo  gaudio  e  di  esul-  che  a  nome  del  sagro  collegio,  e  parli- 
tazione,  pel  decretato  onore  di  gloria  al-  colarmente  di  tutti  gli  arcivescovi  e  ve- 
la ss.  Vergine,  potentissima  mediatrice  scovi,  fece  il  cardinale  de  Bonald  arci- 
e  consolatrice  di  tutto  il  mondo  presso  vescovo  di  Lione,  dicendo  che  tutto  l'e- 
il  suo  Figlio  Unigenito,  che  validissimo  piscopalo  venerava  gli  oracoli  del  Santo 
sostegno  della  Chiesa  sconfisse  l'eresie  Padre,  e  che  ognuno  avrebbe  fatto  in  mo- 
tulle,  sottrasse  popoli  e  nazioni  dalle  più  do  di  corrispondere  con  l'aiuto  di  Dio  a' 
grandi  calamità,  e  il  Papa  stesso  da  tanti  di  lui  santi  desiderii.  Ma  lesue  degne  pa- 
imminenti  pericoli;  sperare  il  Pontefice  role  poi  le  riporterò  premesso  un  picco- 
che  voglia  col  suo  efficacissimo  patroci-  lo  cenno  della  grave  allocuzione.  In  tale 
nio  far  sì  che  la  s.  madie  Chiesa  catto-  circostanza  per  online  del  Papa,  ad  ogni 
lica,  rimosse  le  angustie,  banditi  gli  er-  cardinale, arcivescovoe  vescovo  fu  di  stri- 
lo! i,  in  ogni  luogo  vieppiù. si  avvivi,  fio-  buita  una  bellissima  immagine  della  ss. 
lisca  e  regni  dall'uno  all'altro  mare,  dal  Concezione,  unitamente  a  quella  della 
fiume  fino  a'  confini  del  mondo,  e  goda  medaglia  d'  oro  che  descrissi  a  Sidney, 
d'una  piena  pace,  tranquillità  e  libertà  ;  siccome  metallo  primizie  dell' Australia, 
che  i  rei  ottengano  perdono,  gl'infermi  a  lui  olFerto  da'  cattolici  della  5."  patte 
rimedio,  i  timidi  coraggio,  gli  afflitti  con-  del  mondo,  in  uno  all'epigrafe,  che  dice: 
folto,  i  pericolanti  aiuto,  e  tutti  gl'illusi  A  Maria  senza  macchia  concepita,  Pio 
tollo  l'offuscamento  della  mente  tornino  TX  delle  primizie  dell'oro  dell'  AuÈtra* 
nel  sentiero  della  verità  e  della  giustizia,  Ha;  eziandio  ivi  rilevando  che  Alessnn- 
e  fia  un  solo  l'ovile,  un  solo  il  pastore,  ilio  VI  impiegò  il  primo  oro  dell'Ame- 
Finalmeute colla  minaccia  terribile  d' in-  rica  nel  soffitto  di  s.  Maria  Maggiore.  Per- 
correre  lo  sdegno  ili  Dio  e  de'ss.  Pietro  che  poi  le  medaglie  di  detto  oro  non  ne 
e  Paolo,  chi  ardisse  violare  questa  defi-  avessero  altre  di  egual  metallo  ma  dil- 
uizione e  promulgazione,  o  temeraria-  tra  provenienza,  ed  acciò  l'epigrafe  esciti- 
mente  ppporvisi  o  contraddirla,  termina  sivamentesolo  fosse  propria  di  quelle  bal- 
la veneranda  bolla  mimila  della  sottoscri-  tute  con  l'oro  dell'Oceania,  il  Papa  fece 
zione  Pio  PP.  IX.  spezzare  il  conio  dell'epigrafe.  Nell'alto- 
JNel  dì  seguente  9  dicembre  nel  conci-  dizione  il  Papa  dichiarò  la  straordina- 
storo  pubblico  tenuto  dal  Papa  in  Va-  ria  gioia  da  cui  era  penetralo  nel  veder- 
ti ca  no,  con  l'intervento  consueto  del  sa-  si  di  frequente  al  suo  latoi  venerabili  fra- 
gro collegio,  e  degli  arcivescovi  e  vesco-  telli,  suo  gaudio  e  corona,  per  aver  con 
vi  presenti  in  Roma  per  la  definizione  essi  comuni  le  fatiche  e  le  sollecitudini 
dell'ImmacoluloConcepimenlo  della  Bea-  nel  pascere  l'universa!  gregge  del  Siguo- 
ta  Vergine,  pronunziò  l'allocuzione  Sin,'  re,  nel  difendere  i  diritti  della  religione 
gulari  quadam  perfusi  laetitia  exul-  cattolica  e  Dell'aggiungerle  nuovi  segua- 
tamus  in  Domino, colla  (piale,  dopo  a-  ci.  Profittare  dell'occasione  per  rivolger 
ver  tutti  ringraziato  della  loro  solleci-  loro  la  parola,  non  per  ammonirli  o  ec- 
tudine  Dell'accorrere  alla  cattedra  di  Pie-  citarli  a'ioro  doveri,  sapendo  lo  zelo  da 
tro,  diresse  loro  sante  e  affettuose  paro-  cui  sono  infiammati  in  propagar  la  gio- 
ie, relative  agli  errori  e  alle  circoslan-  ria  del  eli  via  nome,  ma  allinchè  neon- 


TEA  TEA  7~ 
fiatati  dalla  voce  stessa  di s. Pietro, che  vi-  celeste  soccorso,  massime  sotto  ^li  auspi- 
vene'successoii,  riprendessero  quasinuo-  cii  e  per  l'intercessione  della  B.  Vergine, 
va  lena  a  cercar  la  salute  delle  pecorel-  la  cui  esenzione  dalla  macchia  della  col- 
le loro  affidale,  ed  a  sostenere  con  corag-  pa  originale  avea  definito  alla  loro  giù- 
gio  e  fortezza  la  causa  della  Chiesa  ne*  bilante  presenza,  la  quale  siccome  dislrus- 
tempi  aspri  checorrono.  Dichiarò,  che  per  se  tulle  l'eresie,  svelli  pure  dalle  radici  il 
ragionar  loro  con  frullo,  avea  implorato  perniciosissimo  errore  del  razionalismo, 
il  lume  e  l'aiuto  della  ss.  Vergine  dalla  che  cotanto  tormenta  la  civile  società  eia 
Chiesa  salutata  sede  di  sapienza,  per  la  Chiesa.  Augurò  ai  vescovi,  nel  ritorno 
quale  essi  eransi  ridonati  intorno  a  lui  alle  proprie  sedi,  ogni  cumulo  di  felicità 
n  line  d'unire  concordemente  gli  studi  e  e  salute,  invocò  loro  da  Dio  sempre  più  lo 
le  cure  per  ampliarne  le  glorie.  Osservati-  spirito  di  saggezza  e  d'intelletto,  allineile 
do  pm  i  mostri  d'orrore  e  l'empia  genia  potessero  preservare  le  loro  pecorelle  dal- 
de'miscredenti  che  vanno  menando  stia-  le  nascoste  insidie,  le  quali  da  ogni  parte 
ne  pel  momlo  cattolico,  l'indicò  all'epi-  l'assediano;  implorò  toro  l'assistenza  dei- 
scopato  perchè  adoperasse  sueforze  a  de-  la  ss.  Vergine  immacolata  fino  dall'ori  - 
hellarli,  come  i  membri  delle  società  se-  gine,  e  per  ultimo  alzando  le  mani  al  cie- 
grete,  che  vorrebbero  sterminato  ogni  lo,  coll'intimo  del  cuore,  all'episcopato  e 
culto  di  religione.  Consolandosi  di  quelli  al  suo  g'egge  compartì  1'  apostolica  be- 
ne'quali  si  destano  sensi  d'ammirazione  Dedizione.  Terminatasi  dal  Papa  I  ai- 
perla  religione  cattolica,  deplorò  fra' reg>  locuzione,  il  cardinal  de  Donald  arcive- 
gitori  delle  cose  pubbliche  coloro  che  scovo  di  Lione,  si  alzò  dal  suo  stallo  e  a 
spacciandosi  difensori  della  religione. pre-  nome  di  tutto  I'  episcopato  diresse  a  Sua 
tendono  di  regolarne  la  disciplinagli  fi  ani-  Santità  queste  parole:  »  Reabssimo  Pa- 
m  ischi  arsi  nelle  cose  sagre  e  d'itnpor  loro  die.  Permetta  Vostra  Santità  che  io  la 
dominio.  Disapprovò  que'dolti  che  teli-  ringrazi  della  onorevole  e  munifica  ospi- 
gouo  la  ragione  umana  in  sì  gran  pregio,  talità,  che  si  è  degnata  concedere  a'  ve- 
sino  con  aperta  follia  a  pareggiarla  alla  scovi  accorsi  a  deporre  a'Vostri  piedi  l  o- 
religione  stessa.  Inveì  contro  I'  altro  er-  maggio  del  profondo  loro  rispetto  e  della 
iure  pernicioso  che  preoccupa  alcune  loro  divozione.  Ardisco  dire,  che  di  que- 
menti,  le  quali  pensano  doversi  sperar  he-  sto  segno  di  benevolenza  essi  erano  me- 
ne della  salute  eterna  di  tutti  coloro  che  li  te  voli  per  l'assoluta  loro  ubbidienza  ai- 
uoli sono  nella  vera  chiesa  di  Cristo, inen-  le  Vostre  decisioni.  Sì,  o  Padre  Santo, 
tre  devesì  tener  per  fede  che  ni  uno  può  noi  nella  Vostra  autorità  veneriamo  I  au- 
sai vni  si  fuori  della  chiesa  apostolica  ro-  torità  medesima  ili  Gesù  Cristo,  e  nelle 
mana,  unica  arcadi  sa  lvezza, sebbene  que'  Vostre  parole  ascoltiamola  parola  della 
che  ignorano  la  vera  religione  non  sono  vita  eterna;  e  dinanzi  a'Vostri  decreti  di- 
colpevoli dinanzi  agli  occhi  del  Signore;  retti  a  tutto  l'orbe  cattolico,  chiniamo  la 
dillicile  poi  essendo  il  poter  determinare  fronte,come  innanzi  all'oracolo  di  Colui, 
i  limiti  di  tale  ignoranza.  Lodando  il  zelo  che  ha  promesso  d'essere  mai  sempre  col- 
del  clero  cattolico,  e  quanto  all'episcopa-  la  sua  Chiesa.  La  nostra  riconoscenza  si 
lo  giovi  il  suo  aiuto  nel  comb  itlere  gli  e-  manifesterà  nelle  preghiere,  che  faremo 
nunciati  errori,  rimarcò  che  iu  alcuni  Ino-  per  la  Vostra  felicità,  per  la  prosperila 
ghi  non  si  comporta  in  ogni  cosa  come  delle  Vostre  fatiche  apostoliche,  e  perla 
l'esige  il  ministero  di  Cristo.  Terminò  il  tranquillità  de' Vostri  Stali.  A  queste  pa- 
Papa  con  dire  essere  queste  le  cose  che  iole  il  Pontefice  rispose  con  quella  prou- 
avea  giudicato  significare  a' venerabili  fra-  tu  eloquenza,  che  iu  lui  suole  di  frequen- 
te! li  che  lo  circondavano,  confortato  uè!  le  ammirarsi  da  chi  l'udisce,  mostrando 


7G  TEA 

(piantogli  erano  grati  tali  sentimenti  del- 
l'episcopato  cattolico.  Si  apprende  da' 
n.  i  e  53  del  Giornale  di  Roma  del  1 855, 
e  dalla  Civiltà  cattolica  t.  f),  p.  172,217, 
che  l'atto  solenne  con  cui  per  divino  con- 
siglio il  Papa  Pio  IX  definì  qual  dogma 
di  lède  L'Immacolata  Concezione  di  Ma- 
ria, ispirò  alla  medesima  Santità  Sua  il 
ielice  concetto  che  ne  fosse  eternata  la 
memoria  in  Roma  con  un  pubblico  e  du- 
revole monumento.  Divisò  quindi  di  fa- 
re erigere  come  trofeo  al  nome  e  all'ef- 
figie della  Vergine  Immacolata,  dirim- 
petto e  di  fronte  al  collegio  Urbano  dì 
propaganda  fide  e  nella  piazza  di  Spa- 
£//<7. precisa  mente  nel  mezzo  della  via  tra 
la  piazza  Mignanelli  e  il  palazzo  dell'ani- 
lisciatore  di  Spagna,  senza  recare  per- 
ciò nessun  aggravio  all'  erario,  una  gi- 
gantesca colonna  marmorea,  poggiata 
su  d'un  piedistallo,  ove  sarà  scolpita 
analoga  iscrizione,  che  ricorderà  la  pa- 
cilica  sua  vittoria  a  tutte  le  generazioni 
avvenire,  ed  il  nome  di  Pio  IX  che  di  ti- 
tolo sì  splendido  alla  Vergine  meritò  di 
esserne  vindice  e  assertore.  La  colonna 
avrà  nella  sommità  una  statua  in  bronzo 
rappresentante  la  figura  della  ss.  Vergi- 
ne Immacolata,  cui  farà  la  colonna  sga- 
bello a  quel  piede  invitto  che  schiacciò  il 
capo  del  serpente  infernale.  Il  capitolo 
^  aticano  conosciuto  appena  questo  di- 
visamento,  volle  spontaneamente  concor- 
rere in  parte  a  questo  lavoro  monumen- 
tale offrendo  1  000  scudi.  Tale  offerta  per 
mezzo  d'apposita  deputazione  capitolare, 
presieduta  dal  cardinal  Mattei  arciprete 
e  sotto-decano  del  sagro  collegio,  nella  se- 
ra de'3  1  dicembre  fu  rassegnata  al  Pon- 
telice,  il  quale  gli  manifestò  il  suo  par- 
ticolare gradimento.  Poscia  la  s.  congre- 
gazione di  propaganda  fide,  desiderosa 
anch'essa  di  contribuire  direttamente  al- 
le spese  necessarie  per  perpetuare  l'atto 
della  dogmatica  definizione,  offri  al  Pa- 
pa scudi  2000.  Per  quanto  dissi  a  Tar- 
quinia, per  lo  stesso  oggetto  il  comune  di 
Civitavecchia  offrì  scudi  5oo,e2  Jo  lu  cu- 


TEA 

mera  di  commercio,  ed  il  municipio  d'An- 
cona colla  camera  di  commercio  1000 
scudi.  Il  senato  e  consiglio  di  Roma,  fa- 
cendo vieppiù  plauso  alla  solenne  procla- 
mata definizione,  decretò  la  somma  di 
scudiGooo.onde  concorrere  alla  spesa  per 
l'erezione  della  colonna.  Per  questa  i  sa- 
gri palazzi  apostolici  dierono  scudi  2000; 
e  due  offerte  provenienti  dagli  Stati  U- 
niti  ascesero  a  1  70  scudi.  Il  sagro  colle- 
gio in  ulteriore  dimostrazione  di  pietà  e 
di  giubilo  religioso,  pel  monumento  con- 
tribuì scudi  4°o°-  Al  nobile  e  religioso 
oggetto  successivamente  olfrirono,  mg.' 
Cullen  arcivescovodiDublinoscudi  5o;  il 
capitolo  dell'arcibasilica  Lateranensescu- 
dÌ22o;u  11  prelato  del  la  cor  tè  pontificia  scu- 
di i42>  u,li>  colletta  fatta  nellostabilimen- 
to  di  propaganda  fide,  senili  1  55;  Cate- 
rina Rotix  scudi  3. 1 2; i  fratelli  Benedet- 
to e  Felice  Guglielmi  di  Civitavecchia, 
3  blocchi  in  marmo  da  scegliersi  fra'più 
belli  e  adatti  nell'Isola  Sagra  di  loro  pro- 
prietà; il  conte  Luigi  Giusso  di  Napoli 
scudi  3 00,  secondo  il  pubblicato  dal  n.° 
f)i  del  Giornale  di  Roma  del  18  55,  col 
quale  cronologicamente  sono  andato  re- 
gistrando i  divoti  e  generosi  oblatori.  Il 
capitolo  e  il  collegio  de' beneficiati  del- 
la patriarcale  basilica  di  s.  Maria  Mag- 
giore, con  200  scudi  vollero  contribui- 
re all' innalzamento  della  colonna;  e  5 
scudi  offrì  un  anonimo.  Qui  termino 
le  offerte,  per  esservi  giunta  la  slampa. 
La  colonna  designata  per  sì  nobile  desti- 
nazione, che  mutata  sua  sorte  sorgerà 
lieta  e  maestosa  portando  come  in  trion- 
fo la  Madre  di  Dio  Immacolata,  giaceva 
presso  la  Curia  Innocenziana,e  fu  ue'pri- 
mi  giorni  del  seguente  gennaio  trasferi- 
ta per  esservi  lavorala  vicino  al  luogo  in 
cui  dovrà  essere  innalzata,  cioè  fu  depo- 
sta nella  piazza  Miguanelli  che  preude 
nome  dalla  parte  principale  del  palazzo 
della  nobile  famiglia  di  tal  nome.  Di  que- 
sta colonna  di  marmo  cipollino  o  cari- 
slio,  alla  palmi  50  e  di  diametro 6  e  mez^ 
zo,  parlai  uè' voi.  XIV,  p.  3 1 4>  XIX,  p. 


TEA 

4  i  e  altrove,  misura  elio  riferirono!  Dia- 
ri  di  IUiiiiil  del  1778  ne'n.1    3/|0  e  3/)2, 
e  ripetè  Cancellieri.  Il  Corsi,  Delle  pietre 
antiche,  ediz.  3/,p.  97  e  Zi  1  ,  soltanto  la 
chiama  grandissima  di  cipollino  e  trova- 
ta nel  vicino  giardino  della  Missione.  Pri- 
ma di  lui  il  Cancellieri  la  descrisse  nel- 
la Lettera  sulla  Colonna  rf 'Antonino,  e 
sitila  Colonna  giacente  nel  cortile  del- 
la Curia  Innocenziana,  Roma  1821,  e 
si  legge  pure  ntSX  Effemeridi  di  febbraio 
18?.  1 .  Egli  dunque  co'  Diari  di  lioma, 
da  me  riscontrati, con  prove  la  dice  sco- 
perta nel  1777    ne'  fondamenti    d'una 
casa  o  fàbbrica  delle  summenlovate  be- 
nedettine di  Campo  Marzo  verso  la  piaz- 
za omonima  (e  donata  loro  da  l'io   VI 
per  ampliare  il  monastero,  sebbene  il  n. 
286  del  Diarioij'j'}  l'avesse  anche  det- 
ta proprietà  spettante  all'  ai  ciconfratcr- 
nila  della  ss.  Annunziata,  e  incontro  al 
palazzo  di  Firenze),  la  cui  chiesa  è  sotto 
l'invocazione  della  ss.  Concezione,  cocue 
già  notai;  facendo  Cancellieri  la  descri- 
zione di  sua  estrazione  da'foudamenti  con 
1  1  argani  e  16  persone  per  ciascuno,  fe- 
licemente eseguita  dal  romano  Alberti- 
Mi  d'anni  22,  ingegnere  della  rev.  fabbri- 
ca di  s.  Pietro, colla  direzione  di  Gio. Bat- 
tista Visconti  commissario  dell'antichità. 
Noterò  eh'  erasi  cominciala  ad   estrarle 
a'14  maggio  1  778  con  8  argani,  e  si  so- 
spese questa  grande  operazione  per  la  rot- 
tura d'un  trave  maestro.  A'  21  maggio 
si  effettuò  l'estrazione,  ed  a'?. 5  si  recò  Pio 
VI  a  vederla  da  un  coretto  eretto  nel  por- 
tone del  monastero,  regalando  i  lavoran- 
ti. Vi  fu  il  progetto  di  elevarla  sul  pie- 
distallo della  colonna  d'  Antonino  nella 
piazza  di  Monte  Citorio,  ove   Pio  VI  in 
vece  eresse  I'  Obelisco,  ed  il  piedistallo 
trasferito  nel  giardino  Vaticano,  Grego- 
rio XVI  decorosamente  lo  trasporlo  nel 
giardino  della  Pigna,  il  the  descrissi  nel 
voi.  L,  p.  288.  In  detto  progetto  si  pro- 
poneva di  fare  un  modello  della  colon- 
na di  cipollino,  con  cerchi  e  tele  dell'  i 
stessa  altezza  e  grossezza,  con  una  sla- 


TE  A  77 

tua  in  cima  esprimente  la  Giustizia,  per 
osservarne  e  considerarne  1' filetto  che 
avrebbe  fatto;  e  s'ideò  una  macchina 
per  innalzarla,  la  quale  si  mostrava  nel- 
la casa  d'  Andrea  Diasi  scalpellino  sul- 
la piazza  della  Consolazione:  I'  architet- 
to romano  Vincenzo  Brenna  presentò  a 
Pio  VI  i  prospelli  in  acquarello  del  ti- 
ro degli  argani  impiegati  per  l'esitazio- 
ne, e  ricevè  un  donativo.  Ma  non  rinscen- 
d  0  di  soddisfazione  l'esperimento  del  pro- 
getto, e  prevalendo  l'idea  di  restituire  al 
Campo  Marzo  il  suo  antico  Obelisco,  di 
cui  si  trovarono  altre  cospicue  parti,  re- 
stò la  colonna  ove  nel  giugno  era  stala 
con  due  argani  portala,  nel  cortile  di  det- 
to palazzo.  In  seguilo  si  fecero  altri  pio- 
geni per  elevare  la  colossale  colonna  in 
alcuna  parte  di  Roma.  A  Gregorio  XVI 
il  conte  Clemente  Lovatti  presentò  un 
progetto  da  eseguirsi  a  tulle  sue  spese. 
Questo  consisteva:  i.°  nel  costruire  una 
cavallerizza  copertagli  cui  manca  Roma, 
col  quartiere  per  la  cavalleria  de'drago- 
ni,  incontro  al  Triclinio  Lateranense, 
onde  far  simmetria  in  linea  all'  edifìcio 
della  Scala  Santa:  a.°  nel  fabbricare  due 
borghi  con  officine  e  abitazioni  d'un  solo 
piano  sotto  la  parrocchia  di  s.  Croce  in 
Gerusalemme,  cioè  due  ale  di  fabbricati 
laterali  dalla  catena  dello  stradone  di  ta- 
le chiesa,  ed  un  3.°  dalla  parte  di  detto 
Tricliniojdovendosi  obbligare  ne'due  pri- 
mi a  poi  larvisi  tutti  i  facocchi  e  ferra- 
cocchi  di  Roma  (tranne  alcuni  pochi  pe 
bisogni  del  momento),  e  nel  3.°i  verni- 
ciali, onde  liberare  la  cittì»  dal  rumore  e 
dal  puzzo,  con  discrete  pigioni  da  stabi- 
lirsi :  3.°  dalia  piazza  che  ne  risultava  l'im- 
pello alla  facciata  principale  dell'arciba- 
silica  Lateranense,  di  erigere  nel  centro 
la  colonna  in  discorso,  e  con  sopravi  la 
statua  in  bronzo  di  s.  Gregorio  I  Magno. 
Cosi  si  sarebbe  reso  piìi  decoroso  l'ingres- 
so della  frequentata  Porta s.  Giovanni. 
Inoltre  fu  progettato  a  Gregorio  XVI, 
d'innalzar  la  colonna  e  colla  medesima 
statua,  sulla  piazza  della  Chiesa  de'  ss. 


78  T  E  A  TEA 
Andrea. e  Gregorio  /de'camaldolesi,  da  bo  elio  sovliene  una  figura  alala  pnrtan- 
Iiii  abbellita, perchè  nel  monastero  abitò  «lo  un  ramo  d'olivo  simbolo  della  Pace, 
s.  Gregorio  I.  Nel  l.iZ<\e\V  Album  di  Un-  Neppure  ninno  de'narrali  progetti  essen- 
ma  del  novembre  i  846  a  p.  3  17,  l'avv.  dosi  effettuati,  la  colonna  continuava  a 
Carlo  Borgnana  pubblicò  con  elogio  il  giacere  inonorataaspeltando  i!  suo  desìi- 
progetto  di  Paolo  Belloni.  Ivi  si  dice,  che  no,  che  migliore  non  poteva  attendersi; 
il  giovine  artista,  commiserando  lo  stalo  poiché  secondo  alcuni  pare  cheglianli- 
della  superbissima  colonna  di  marmo  ca-  chi  romani  non  mai  la  ponessero  in  ope- 
ristio,  del  tutto  integra  e  mai  posta  ino-  ra,  non  essendo  stata  del  tutto  fusata  e 
pera  dagli  antichi,  poiché  l'imoscapo  de-  polita.  Questo  monumento  affidato  alle 
ve  ancora  portarsi  a  perfezione  e  poli-  cine  e  all'impegno  del  savio  mg.'  Giu- 
mento, giacente  negletta  e  abbandonata  seppe  Milesi  Pironi  Ferretti,  ministro  del 
nell'oscurità  presso  la  Curia  Innocenzia-  commercio,  belle  arti,  lavori  pubblici,ec, 
na;  pel  pregio  de!  marmoe  per  la  sua  ino-  sarà  dunque  elevalo  colle  oblazioni  de' 
le,  comechè  nel  diametro  e  nell'altezza  fedeli,  dinanzi  l'istituto  mirabile  di  pro- 
supera  quelle  di  egual  specie  di  marmo,  paganda  fide,  che  ha  l'ufficio  di  custodi- 
che  formano  il  pronao  del  Tempio  d'Ari-  i*e  e  spargere  dovunque  a  benefizio  del- 
tonìno  e  Faustina,  concepì  l'idea  di  ri-  l'umanità  i  dogmi  cattolici.  L'opera  s'io- 
vendicare  al  decoro  e  alle  arti  sì  prezioso  forma  di  due  basamenti,  di  figura  olla- 
avanzo  della  romana  antichità,  e  di  eri-  gona,  l'uno  soprapposto  all'altro.  Ne' 4 
gerla  nella  vasta  piazza  e  innanzi  la  fac-  lati  opposti  deh."  e  inferiore,  aggettano 
data  maggiore  della  patriarcale  Latera-  altrettanti  piedistalli  su'quali  si  elevano, 
nense,  i.a  chiesa  della  città  e  del  mondo  in  posizione  sedente,  le  statue  marmoree 
(come  augurio  d'un  più  felice  avvenne  de'  Patriarchi  e  Profeti,  che  parlarono 
per  l'area,  come  avvenne  all'  Obelisco  in  modo  speciale  della  Beala  Vergine 
/  àticano,  che  vide  poi  costruire  gli  adia-  Maria,  cioè  Mosè,  Isaia,  Ezechiele  e  Da- 
cenli  peristili]),  quale  colonna  onoraria  e  vide.  L'  encomialo  prelato,  zelatore  de' 
monumento  di  gratitudine  alle  grazie  pontificii  desideri],  allogò  col  l'ordine  dei- 
concesse  dal  Papa  Pio  IX  a 'suoi  sudditi,  la  sorte  queste  statue  a'  valenti  sculto- 
Questa  dovea  comporsi  d'un  piantalo  o  ri  Salvatore  ReveUi,  Carlo  Chelli,  Igna- 
zoccolo  ottagono  con  4  gradinate,  come  zio  Jacometti  e  Adamo  Tadolini.  Ne- 
si  vede  nel  disegnoinciso  che  accompagna  gli  altri  4  lati  dell'ottagono,  che  si  alter- 
V Albani  stesso.  Sopra  del  zoccolo  riposa  nano  co'preeedenli,  sono  scolpiti  in  bas- 
un  basamento  prolungalo  nelle  faccie  mi-  sorilievo  i  simboli  della  Madre  di  Dio. 
nori,  dando  luogo  a  4  figure  sedenti,  ed  Nel  2.0  basamento,  similmente  di  figura 
esprimenti  la  Fede,  la  Fortezza,  la  Cari-  ettagona,  i  4  lati  maggiori  contengono  in 
tàe  la  Prudenza.  Sorge  nel  centro  del  ba«  bronzo  gli  stemmi  del  sommo  Pontefice 
samenlo  un  tamburo  che  nel  suo  dado  e  le  iscrizioni  che  ricordano  la  solenne 
circolare  ha  scolpilo  in  bassorilievo  iiPon-  definizione  del  dogma  da  esso  promul- 
tefice  Pio  IX  colla  sua  corte  in  atto  d'in-  gaio.  Gli  altri  4  lati  minori  fanno  fondo 
viare  la  concordia  e  la  pace  alle  provili-  alle  statue  già  nominate.  Posa  su  questo 
eie  del  suo  stalo  col  decreto  d'amnistia.  1"  basamento,  ed  all'altezza  di  palmi  ar- 
Queslo  tamburo  viene  coronalo  nella  sua  chitettonici  romani  3j  (metri  8:  2.5),  la 
estremità  da  aquile  soslenule  dagli  en-  gr;m  colonna  di  marino  caristio  dettoci- 
carpi  di  abbondanza.  Finalmente  sopra  pollino,  del  diametro  di  palmi  romani 
imo  scaglione  circolare  riposa  un  plinto  6:6  (metri  1 :  45),  e  dell'altezza  con  ba- 
e  sopia  di  questo  si  posa  la  colonna  con  se  e  capitello  di  palmi  64  (metrii4:  27)- 
suo  capitello,  su  del  quale  havvi  un  glo-  11  suo  fusto  fino  al  terzo,  sarà  decorato. 


TEA  TEA                      79 

il'iin  elegante  ornamento  ili  bronzo,  die  nopoli  ili  ri to  greco,  llnrmuz  arcivesco- 
senza  togliere  I»  vi>la  della  sua  SU  per  fi-  vo  di  Sirace  di  rito  armeno, Burgent  ve- 
cie,  collegherà  la  parie  infima  colla  su-  scovo  di  Montreal,  e  Brown  véscovo  di 
prema.  Il  capitello,  d'un  vago  composto,  Newport.  Durante  la  processione  ven- 
alliule  alla  Vergine  Madre  di  Dio,  colle  ne  cantato  l'inno  Ave  Marìs  Stella. 
sigle  iniziali,  co'  gigli  segni  ili  purità,  e  Giunta  la  processione  al  luogo,  ove  de- 
coll'olivo  simbolo  di  pace.  Su  questo  ca-  v'essere  innalzata  la  colonna,  il  cardina- 
pilcllo,  mediante  un  rotondo  piedistallo,  le  lece,  secondo  le  sagre  ceremonie  del 
allo  palmi  la  (metri  1:67),  sorgono  gli  ridiale,  la  solenne  benedizione  della  pri- 
emblemi  figurati  de'  \  Evangelisti,  che  ma  pietra  consistente  in  un  masso  di  mar» 
reggono  il  mondo,  su  cui  si  eleva  con  glo-  ino.  Una  cassetta  di  piombo  contenente 
riosa  corona  di  stelle  *>La  Vergine  santa  alcune  monete  pontifìcie  in  oro,  argen- 
immacolata  e  pura"  in  atto  di  ringra-  lo  e  rame  coniate  nel  corrente  anno,  fu 
r.iare  il  cielo  del  gran  dogma  definito,  per  posta  nel  foro  scavato  entro  il  masso  be- 
la nuova  gloria  aggiunta  al  suo  nome,  e  indetto,  e  con  essa  un  tubo  egualmente 
d'unploi  aie  pace  alla  terra.  La  scultura  di  piombo,  che  racchiudeva  scritta  in  per- 
della  slatua,dell'allezza  di  palmi  i8(metri  gamena  l'epigrafe  riportala  dal  Giorna- 
4), è  slata  allogata  all'esimio  scultore  prof,  /e,  che  ricorda  l'atto  dal  cardinale  esegui- 
Ginseppe  Obici,  e  sarà  gittata  in  bronzo  to  con  autorità  di  Pio  IX:  Primum  laute 
in  Homa.  Il  disegno  dell'intera  composi-  auspicalem  lapidem  riteponeretinjun- 
zione,  veramente  cattolici,  variala  inol-  damentis Columnae Piae Deiparae sine 
tre  di  scelti  marmi  colorati,  è  slato  idea-  labe  Conpeptae  dicatae.  L'epigrafe  fu 
lo  dal  prof.  Luigi  commend.  Polelti,  vi-  sottoscritta  sulla  faccia  del  luogo  da  mg.r 
ce  presidente  e  cattedratico  di  archilei-  Bernabò,  da  mg.1  JNlilesieda  persone  ad- 
tura  teorica  dell'accademia  di  s.  Luca,  e  dette  al  suo  ministero.  Il  foro  della  pietra 
architetto  direttore  del  nuovo  e  mera  vi-  angolare  venne  chiuso  con  una  lapide,  su 
glioso  Tempio  (/  .)  di  s.  Paolo  o  basilica  cui  era  incisa  l'alita  epigrafe,  sirnilmen- 
Ostiense.  Esso  professore  avendo  anche  te  pubblicala  dadetloperiodico, quasi  del- 
rniulolto  in  modello  si  decoroso  e  magni-  lo  stesso  tenore  dell'altra,  e  dove  è  ripe- 
fico  monumento,  non  solamente  il  Papa  luto  il  nome  della  colonna  ,  Calunnine 
si  compiacquedi  approvarlo,  ma  diebia-"  Piae, ebe  tanto  bene  le  si  addice,  per  l'i- 
rò l'egregio  architetto  direttore  di  tutta  cordale  il  nome  del  Papa  che  l'innalza  e 
l'opera,  della  quale  vidi  già  lavorarne  i  il  pio  scopo.  Finita  ia  sagra  funzione,  af- 
fondamenti. La  descrìzionedell'idealodi-  la  quale  in  luoghi  appositamente  disposti 
segno  si  legge  nel  n.°lo5  del  Giornale  di  assistevano  molte  distinte  persone,  il  car- 
Roma  deli 855,  ove  pure  si  riporta, che  dinal  Fransoni  fece  ritorno  processionai- 
domenica  6  maggio  1 855  fu  gettata  lai.'  mente  al  collegio  Urbano,  sempre  accom- 
pietra  di  questo  monumento.  Il  cardinal  pagliato  dagli  alunni,  ebe  cantarono  l'in- 
Fransoni  prefetto  generale  della  congre-  no  0  Gloriosa  J  irginum.  Tutte  le  fine- 
gazione  di  propaganda,  assunti  gli  abiti  sire  delle  case,  che  sorgono  sulla  piazza 
pontificali  nel  vicino  collegio  Urbano  del-  di  Spagna,  erano  ornate  di  damaschi,  a 
la  medesima,  ne  usa  processionalmente,  segno  di  esultanza  e  per  far  decoro  al  sa- 
preeedulo  da'giovani  alunni  del  collegio  grò  rito,  e  gran  moltitudine  di  popolo  ac- 
Greco  e  dell'Urbano,  seguiti  da  mg.1  bar-  corse  ad  assistervi. 

nabò  segretario  della  stessa  congrega/io-  La  dogmatica  definizione  dell  Imma- 
ne; e  accompagnalo  dai  prelati  Cullenar-  colato  Concepimento  di  Maria  Vergine, 
ci  vescovo  di  Dublino,  Potding  Bl'CÌvesCO-  fu  celebrata  con  grandi  feste  e  dimostra- 
lo di   Sidney,  JMissii   arcivescovo  d'Ire-  zioui  di  universale  entusiasmo  religioso, 


«So  TEA  TEA 

esaltando  eziandio  il  Papa  per  aver  con  vorosc  paiole  a  lode  di  Maria  ,  e  poscia 

essa  pienamente  soddisfano  i  voti  conni-  compartì  l'apostolica  benedizione,  di  cui 

ni, ed aggiunto allaChiesa  un  nuovo  splen-  era  stalo  facoltizzalo.  Alla  solenne  eere- 
dore e  trionfo.  I  giornali  cattolici,  lasciali-  monia  intervennero  informa  solenne  tut- 
elo pei-  uri  momento  la  politica, quasi  in-  te  le  autorità  civili  e  militari,  i  supeno- 
teiamente  si  occuparono  nella  pubblica-  ri  degli  ordini  religiosi,  i  parrochi  della 
zione  de' festeggiamenti  fatti  nelle  città  città  ede'sobborghi. La  sagra  funzione  eb- 
ed  altri  luoghi,  e  persino  nelle  campagne,  be  termine  col  canto  del  Te  Deum,  in- 
in  onore  della  ss.  Vergine,  con  islancio  terrolto  al  versetto  Salvimi  facec.  da  \\n 
spontaneo,  meraviglioso  e  concorde.  Di  franco  e animatodiscorsodel  p.  Ciuci  dot- 
questo  vasto  campo,  dopo  il  tanto  e  de-  lo  gesuita.  In  questa  solenne  circostanza 
corosa  mente  scritto  sul  subì  ime  a  rgomen-  il  capitolo  desti  nò  5  doti  ad  altrettante  po- 
to da  valorose  penne,  mi  resta  appena  la  vere  zitelle,  ma  di  specchiata  condotta  , 
spigolatura.  Questa  dunque  raccoglierò,  tratte  a  sorte  dal  cardinal  vescovo.  In  Ac- 
sfiorando  principalmente  il  Giornale  di  quapendenle,  il  cui  vescovo  mg.  Pellei 
Roma  e  la  Civiltà  cattolica*  e  l'aggiun-  recossi  in  Roma  per  tanta  solennità, fu  e- 
go  all'intessula  trionfai  corona  di  gloria,  sposta  alla  pubblica  venerazione  l'imma- 
a  cui  col  mio  abbietto  dire  intesi  forma-  gine  della  B.  Vergine  già  coronata  dal  ca- 
re un  ossequioso  lemnisco,  per  corrispou-  pitolo  Vaticano,  e  innanzi  ad  essa  durari- 
dere  al  plauso  universale  e  in  tributo  al-  te  tutta  la  notte  del  7  dicembre  cantaro- 
la  Madre,  alla  Sposa,  alla  Figlia  di  Dio.  no  le  lodi  di  Maria  il  capitolo  della  cnt- 
La  cattolicità  impaziente  di  solennizzare  tediale,  pomposamente  ornata  e  con  va- 
ia definizione  dogmatica,  non  aspettò  di  rie  epigrafi  sulla  facciala,  il  clero  regola  - 
conoscere  l'effettuazione  del  proclamato  re  e  secolare,  e  le  diverse  confraternite 
decreto:  lo  slancio  generale  de'popolipre-  della  città.  Il  giorno  8  fuvvi  messa  solen- 
cedè  e  accompagno  l'oracolo  pronunzia-  ne  con  musica  a  piena  orchestra,  a  cui  os- 
to in  Vaticano  dal  sommo  Pontefice.  In  sisterono  in  forma  pubblica  la  mngistra- 
Smigaglia,  fortunata  patria  del  Papa,  la  tura,  e  le  autorità  civili  e  militari;  e  do- 
celebrazione  delle  feste  per  l'Immacola-  pò  I' evangeio  fu  recitata  l'orazione  pa- 
ta  Concezione,  incominciò  dalla  vigilia  negirica.  La  festa  ebbe  termine  co'secon- 
della  sua  solennità,  con  I'  inaugurazione  di  vesperi  e  il  Te  Deum.  In  Veroli  i  mi- 
dei  busto  marmoreo  dell'augusto  concit-  nori  osservanti  nella  chiesa  di  s.  Marti - 
tadino  Pio  IX,  per  cura  del  capitolo  scoi-  no,  dopo  un  novenario  solenne,  e  il  canto 
pito  maeslrevolmente  dal  valente  sculto-  de'primi  vesperi  con  iscelta  musica,  so- 
ie bolognese Gav.Baruzzi. Con  questo  mo-  lennizzarono  1' 8  dicembre  la  festa  con 
numento  i  canonici  della  cattedrale  han-  molta  pompa  e  messa  solenne;  e  nella  se- 
no voluto  tramandare  a' posteri  la  memo-  ra  portaronoiu  processione  la  statua  del- 
ria  del  grande  avvenimento  della  dogma-  la  ss.  Immacolata  per  la  città,  coll'inter- 
tica  definizione,  come  lo  dimostra  la  la-  vento  de'3  capitoli,  del  numeroso  seuii- 
tina  epigrafe  collocata  sotto  il  busto.  In  nario,  del  magistrato  e  di  3  sodalizi.  Giù  n- 
ogni  giorno  dall'8  al  i4  dicembre  nella  la  nella  cattedrale,  vi  fu  recitato  un  dot- 
cattedrale  ornala  con  gran  pompa,  fu  da  to  ed  eloquente  discorso  dal  p. Lombardi, 
"vari  distinti  oratori  predicata  la  parola  di  e  ritornata  la  processione  nella  chiesa  dei 
Dio,  alla  presenza  sempre  di  straordma-  francescani,  si  chiuse  la  funzione  colle  li- 
ria  moltitudine.  A'  1  5  il  vescovo  cardinal  tanie  in  musica  e  la  benedizione  colla  re- 
Lucciardi,che  sollecitò  il  ritorno  da  Ro-  liquia  della  Madonna.  In  Napoli  seguì  P8 
ma  nella  propria  sede,  pontificò  la  messa  dicembre  colla  solita  pompa  la  festa  re- 
soleune,  dopo  la  quale  disse  acconcie  e  fer-  ligiosae  militare  sul  campo  d'istruzione, 


TEA 

in  onore  della  ss.  Vergine  Immacolata, 
divina  proteggitricedell'esercilo  e  dell'ar- 
mata, non  meno  che  di  tutto  il  regno  del- 
le due  Sicilie.  Vi  si  condusse  il  monarca 
Ferdinando  11  eia  reale  famiglia,  assisten- 
do alla  messa  pontificata  dal  coppellano 
maggiore.  Nel  bel  mezzo  della  funzione, 
col  Telegrafò  ebbe  il  re  la  notizia  della 
definizione  quasi  contemporaneamente 
pronunziata  in  Roma,  e  subitamente  fe- 
steggiala d'ordine  del  piissimo  re  con  una 
salva  novella  di  tutte  l'artiglierie,  inoltre 
stabilendo  die  alla  pubblicazione  solen- 
ne della  bolla  si  facesse  una  salva  di  io  i 
colpi  di  cannone  da  un  furie  delle  reali 
piazze  di  guerra.  Non  è  poi  possibile  con 
pocbe  parole  descrivere  la  grandiosa  festa 
celebrata  in  Napoli  a'3o  dicembre  in  o- 
nore  dell'Immacolata  Concezione,  la  cui 
immagine  o  statua  che  venerasi  nella  chie- 
sa del  Gesù  vecchio  fu  portata  insolen- 
Dissima  processione  per  la  città  pompo- 
samente ornata,  con  archi  trionfali, lumi- 
narie, bandiere,  fiori,  epigrafi  celebranti 
la  definizione,  tra  il  suono  di  tutte  le  cam- 
pane, e  le  salve  reali  d'artiglierie  de'4  ca- 
stelli. Lungo  sarebbe  il  ricordare  i  perso- 
naggi e  le  diverse  corporazioni  che  v'in- 
tervennero, i  canonici  della  metropolita- 
na, gli  abbati  mitrati,  i  vescovi  e  il  cardi- 
nal Riarmarci  vescovo.  Seguivano  il  vene- 
ralo simulacro  il  re  ed  i  reali  principi,  tut- 
ti con  torcie  accese,  oltre  il  loro  corteg- 
gio. Al  ritorno  in  chiesa  il  cardinale  in- 
tuonò  il  Te  Deum,  e  fu  poi  data  la  be- 
nedizione del  ss.  Sagramento.  La  festa  riu- 
scì magnifica  e  splendida,  tenera  e  com- 
movente, degna  del  religiosissimo  Ferdi- 
nando 11.  Inoltre  nel  giorno  8  dicembre, 
in  espeltaliva  del  bramato  decreto  pon- 
tificio,si  celebrarono  a  onore  della  ss. Con- 
cezione straordinarie  festività  in  Madrid; 
ed  in  \  ienna  fu  pure  doppiamente  solen- 
ne ,  nella  certezza  che  simultaneamente 
proclaraavasi  dalla  bocca  apostolica, a  cui 
spella, per  dogma  ciò  che  finora  fu  pia  cre- 
denza. Tale  immortale  giorno  in  Francia 
fu  celebralo  con  grande  entusiasmo.  Lio- 

VOL.   LXXI1I. 


TEA  8^ 

ne  sebbene  non  conoscesse  il  pronunziato 
oracolo  supremo  della  chiesa  cattolica, 
colla  sua  magnificenza  non  espresse  che 
voti, ma  gli  espresse  con  ardore  e  l'entusia- 
smo di  sua  l'ciìe  a  un  dogma,  la  cui  defi- 
nizione non  diveniva  che  un'augusta  san- 
zione data  all'antica  credenza  de' padri 
suoi.  Le  chiese  non  furono  sufficienti  a 
contenere  il  popolo  accorso,  avido  di  re- 
ligiose emozioni  e  desideroso  di  udire  la 
parola  di  Dio.  Dire  in  qual  tempio  fu  più 
grande  la  folla,  dove  le  ceremonie  più  so- 
lermi, lo  zelo  più  ardente,  sarebbe  qua- 
si impossibile.  I  fiori,  gli  arbusti,  gl'incen- 
si, le  fiammelle  colorate,  l'oro,  l'argento, 
damaschi,  velluti,  sagri  canti,  accenti  di 
sagra  eloquenza  si  mescolarono  in  un'ab- 
bagliante riunione,  sia  per  colpir  1'  ani- 
mo d'ammirazione,  sia  per  confondere  lo 
sguardo  in  un  oceano  di  luce.  Alla  sera 
l'illuminazione  fu  delle  più sorprenden- 
ti;dovunque  fuochi  e  razzi,  dovunquecap- 
pelleimprovvisateentro  le  portedelleca- 
se  e  riccamente  ornate.  Tutte  le  torri,  le 
facciate  delle  chiese  parevano  altrettanti 
incendi.  Sopra  d'un  vasto  edifizio  brillan- 
temente illuminato  stava  scritto  a  lette- 
re di  straordinaria  dimensione,  Credo.  E 
questa  parola  si  usò  per  significare:  Al- 
tri discutono  o  dubitano;  ma  Lione  cre- 
de, crede  all'infallibilità  della  chiesa  cat- 
tolica, alla  divina  assistenza  de'suoi  Pon- 
tefici; per  cui  senza  muovere  un  dubbio, 
si  sottomette  con  giubilo  alle  di  lei  deci- 
sioni:hacreduto,crede  e  crederà  mai  sem- 
pre. Ben  a  ragione  Lione  si  gloria,  come 
toccai  di  sopra,  d'essere  stata  lai. "ad  o- 
norare  ne' tempi  antichi  pubblicamente 
d'un  culto  speciale  il  mistero  della  Con- 
cezione Immacolata  della  Madre  di  Dio. 
L'anniversario  di  sua  festa  è  quello  pu- 
re dell'inaugurazione  della  statua  di  Ma- 
ria che  veglia  sulla  città  dall'alto  della 
s. collina,  ov'è  innalzata  l'arca  di  sue  spe- 
ranze. Quindi  la  città  di  Lione  si  unì  a- 
gli  omaggi  solenni  che  la  chiesa  cattoli- 
ca rese  a  Colei,  nelle  cui  mani  la  Fran- 
cia ha  affidata  la  sua  sorte.  Pare  che  Lio- 
G 


Sa  TEA 

ne  nutrisse  il  progetto  u"  innalzare  alla 
ss.  Vergine  Immacolata  una  statua  sulla 
montagna  di  s.  Bai  ha. Marsiglia  poi,  la  cit- 
tà ove  si  trattano  tanti  affari  numerosi  e 
importanti,  ove  si  agitano  interessi  cos'i 
vari  e  molteplici,  ove  più  clie  altrove  il 
tempo  ha  ungran  pregio;  spontaneamen- 
te trasformò  l'8  dicembre  in  giorno  di  so- 
lennissima  fesla,abbaudoiiando  i  suoi  fon- 
dachi di  commercio,  le  fabbriche,  la  bor- 
sa^ tribunali,  i  teatii  Marsiglia  non  ebbe 
in  quel  giorno  che  un  pensiero,  un  pia- 
cere comune  a  tutti,  la  festa  di  Maria.  Eb- 
be principio  la  festa  colla  processione  in 
cui  fu  portata  in  trionfo  per  le  vie  la  sta- 
tua della  B.  Vergine  de  la  Garde;  giun- 
ta sulla  soglia  del  tempio  di  s.  Martino, 
tutto  il  popolo  per  irresistibile  commozio- 
ne elettrica,  rivolti  al  venerando  simula- 
cro gli  occhi  e  distese  le  sue  braccia,  in 
un  medesimo  punto  gridò:  Maria  conce- 
pita senza  peccato  pregate  per  noi.  Nel- 
la sera  vi  fu  splendida  e  generale  illumi- 
nazione. I  marsigliesi  s'ispirarono  perciò 
a  tutte  le  fonti  per  comporre  l'inno  di  que- 
sta festa  eccezionale,  l'inno  di  gloria  pel 
cielo  e  di  speranza  per  la  terra.  Ad  ave- 
re un'idea  delle  luminarie  di  Marsiglia, 
un  solo  fabbricante  di  vetri  vendè  8o,òoo 
bicchierini;  e  la  società  di  s.  Vincenzo  de 
Paoli  distribuì  a'poveri  20,000  lampio- 
ni coll'immagine  della  B.  Vergine.  Gli  o- 
blati  di  Maria  Immacolata,  fondati  dal  ve- 
scovo mg.r  Mazenod,  potentemente  con- 
tribuirono a  rendere  così  grandiosa  la  fe- 
sta. Per  (ìnirla  con  Francia,  quanto  agli 
8 dicembre,  la  città  arcivescovile  di  Bour- 
ges  die  un  grande  esempio,  e  con  vero  en- 
tusiasmo celebrò  la  festa.  Ed  in  Belley 
la  popolazione  non  mostrò  minor  slancio 
ed  entusiasmo;  prostrata  nella  sua  fede  al 
suolo,  spontaneamente  chinò  la  fronte  al 
solonomedeirimmacolataConcezione.il 
vescovo  di  Belley  mg. r  Calandoli  nella  sua 
pastorale  pel  giubileo  avea  eccitato  i  suoi 
diocesani  ad  innalzare  in  ogni  parrocchia 
siatue  all'Immacolata  Concezione,  e  più 
di  200  a  della  epoca  erano  pronle  per  es- 


T  E  A 
sere  innalzate.  Nella  cattedrale  fu  collo- 
cala la  statua  della  ss.  Vergine,  alla  qua- 
le il  vescovo  e  il  clero  sospesero  un  cuo- 
re di  bronzo,  qual  Tabella  votiva,  con 
quest'epigrafe:  B.  Virgini  Inimaculatae, 
Georgius  Chalandon  episcopus  Belli' 
censisce  suamque  dioecesim  vovet  et  con» 
sacrai  8  decembris i854  Finirò  l'8  di- 
cembre con  Chambery  capitale  di  Savoia, 
che  nella  generale  illuminazione  che  fe- 
cero le  chiese,  la  comunità,  le  case  par- 
ticolari, dal  casolare  del  bisognoso  al  pa- 
lazzo del  più  dovizioso  ,  gareggiarono  e 
dierono  un  incantevole  aspetto,  che  niu- 
uo  ricordava  d'aver  veduto  così  splendi- 
do. Con  una  profusione  di  ghirlande  in- 
fiammale, di  trasparenti ,  di  emblemi, 
Chambery  celebrò  a  gara  il  grande  trion- 
fo di  Maria.  Dopo  il  memorabile  8  dicem- 
bre, Roma  nella  sua  antica  e  grande  di- 
vozione all'Immacolata  Concezione,conti- 
nuòa  festeggiare  l'immortale  avvenimen- 
to della  sua  dogmatica  definizione,  e  cpia- 
si  in  ogni  chiesa  e  oratorio  vi  fu  edifican- 
te emulazione  nel  dar  segni  di  divota  e- 
sultanza.  Altrettanto  fecero  le  patriarcali 
basiliche,  le  basiliche  minori,  le  collegia- 
te ,  le  comunità  religiose.  Dal  giorno  in 
cui  il  Papa  dalla  cattedra  del  Vaticano 
pronunziò  l'oracolo  sì  aspettato,  i  roma- 
ni furono  successivamente  invitali  a  ral- 
legrarsi del  gran  privilegio  della  ss.  Ver- 
gine in  qualche  chiesa  tutta  messa  a  festa 
con  quella  sagra  pompa  d'arredi,  di  lu- 
mi, di  musiche,  e  di  ogni  foggia  d'appa- 
rato religioso,  in  cui  la  pietà  e  l'arte  del- 
la capitale  del  mondo  cattolico  non  me- 
no che  del  mondo  artistico  primeggiano 
sì  sovranamente.  E  siccome  non  vi  è  cit- 
tà nel  cristianesimo  in  cui  le  pompe  re- 
ligiosesicelebrino  con  tanto  decoro,  buon 
gusto  e  magnificenza  quanto  in  Roma, co- 
sì non  vi  fu  per  avventura  occasioue  in 
cui  Roma  facesse  più  che  in  questa  sì  bel- 
la mostra  di  quanto  possa  l'arte  ispira- 
trice della  divozione,  laonde  rammente- 
rò le  più  cospicue  dimostrazioni  festive 
cronologicamente.  Pei  òdi  preferenza  par- 


TEA 

lem  prima  della  coronazione  dell'antichis- 
sima  s.  Immagine  della  Madonna  descrit- 
ta di  sopra,  diesi  venera  nella  basilica  di 
s.  Lorenzo  in  Damaso,  nella  bellissima  e 
decorosa  cappella  dell'  nrciconf'ratcrnita 
della  ss.  Concezione  Immacolata  di  nobi- 
li romani.  Siccome  nelle  politiche  vicen- 
de che  funestarono  il  declinare  del  secolo 
passato  molte  ss.  Immagini  soggiacquero 
a  oltraggi  callo  spoglio  de'loro  ornamenti 
preziosi,  una  fu  questa  ad  essere  dilapi- 
data di  sue  ricchezze  e  derubata  pure  del- 
la corona  d'oro,  onde  un  divoto  gelosa- 
mente custodi  nella  sua  abitazione  la  s. 
Immagine  e  poi  la  ridonò  al  pubblieocol- 
to  restituendola  al  sodalizio,  il  quale  le 
rinnovò  la  corona, ma  di  metallo  dorato,  e 
ripose  nel  suo  altare.  In  occasione  della 
solenne  definizione  dell'Immacolato  Con- 
cepimento della  B.  Vergine,  un  pio  be- 
nefattore fece  eseguire  una  ricca  e  ben  la- 
vorata corona  d'oro,  e  l'offri  all'arcicon- 
fraternita  onde  ne  fregiasse  la  s.  Imma- 
gine. Pertanto  il  sodalizio  invitò  il  capi- 
tolo Vaticano  a  rinnovare  la  coronazio- 
ne, ed  esso  deputò  ad  eseguirla  il  cano- 
nico mg.'  Lorenzo  Lucidi  assessore  del  s. 
oflìzio.  A  tale  effetto  las.  Immagine  fu  col- 
locata nell'altare  maggiore  della  basilica 
ove  si  venera,  e  con  grande  pompa  reli- 
giosa seguì  la  nuova  coronazione  pernia- 
no del  prelato,  il  i  5  dicembre,  cioè  8  gior- 
ni dopo  dacché  il  Papa  avea  coronato  la 
ss.  Concezione  della  basilica  Vaticana,  in- 
di dopo  sagri  festeggiamenti  fu  restituita 
ni  proprio  altare.  Se  la  solenne  definizio- 
ne dogmatica  diffuse  in  tutti  i  fedeli  sen- 
timenti di  grande  esultanza,  nulla  di  più. 
naturale,  che  maggiormente  ne  giubilas- 
se l'ordine  francescano,  i  cui  membri  nei 
tempi  delle  scolastiche  controversie  furo- 
no di  questo  mistero  i  più  zelanti  e  intre- 
pidi difensori,  non  solo  colla  voce  e  con 
dotte  opere,  ma  anco  eonuna  speciale  di- 
vozione pratica.  Onde  tanto  l'ordine  dei 
minori  osservanti,  quanto  quello  de'ini- 
nori  conventuali,  con  istraordinaria  so- 
lennità lo  festeggiarono.  I  uiiuoii  osser- 


T  E  A  83 

vanti  nel  giorno  in  che  venne  prona ul 
gato  il  dogmatico  decreto,  nella  loro  chic 
sa  di  s.  Maria  d'Araceli,  riccamente  ad- 
dobbata e  illuminata  da  mille  ceri,  inco 
minciarono  a  festeggiare  un  tanto  avve- 
nimento con  una  processione,  nella  qua- 
le venne  portata  in  trionfo  la  bella  sta- 
tua della  Vergine  Immacolata.  IN'e'3  se- 
guenti giorni  furono  pontificali  i  vespe- 
ri  e  la  messa  solenne  con  musica  esegui- 
ta da  valenti  maestii;  ne'primi  due  gior- 
ni recitarono  il  panegirico  due  religiosi, 
nel  3.°mg.r  Filippi  vescovodell'Aquila  e 
minore  riformato.  In  ogni  sera  del  triduo 
fu  data  la  benedizione  col  ss.  Sagraruen- 
toda  3  cardinali.  Nell'ultima  sera  fu  can- 
tato il  TeDeum,  col  l'in  ter  vento  della  ma- 
gistratura romana,  la  quale  efìicacemen- 
te  adoprossi,  perchè  splendida  e  maesto- 
sa fosse  la  grande  solennità.  I  minori  con- 
ventuali nella  loro  chiesa  de'ss. XII  Apo- 
stoli, ornata  con  tutta  la  magnificenza, 
dopo  aver  compita  la  già  ricordata  no- 
vena come  negli  anni  passati,  a' i  3  dicem- 
bre incominciarono  acelebrare  un  solen- 
ne triduo  in  onore  dell'Immacolata  Con- 
cezione, da  loro  sempre  propugnata,  or- 
nando e  illuminando  sfarzosamente  con 
istraordinaria  quantità  di  cera  il  vasto 
tempio,  oltre  le  splendide  luminarie  del 
la  facciala  e  portico,  con  corrispondenti 
epigrafi. Ogni  giorno  un  cardinale  vi  pon- 
tificò la  messa,  ed  altro  cardinale  vi  pon- 
tificò i  vesperi,  sempre  con  iscelte  e  va- 
riate superbe  musiche,  pronunziando  a- 
vanti  i  vesperi  un'orazione  panegirica  uu 
religioso  dell'ordine.  Ne'giorni  i  7, 1  8ei<) 
dicembre  ebbe  luogo  uri  solenne  triduo 
nella  chiesa  di  S.Francesca  a  Ripa  de'mi- 
nori  riformati,  e  nella  chiesa  di  s.  Maria 
sopra  Minerva  de'domenicani,  con  messa 
pontificale  e  orazione  panegirica  in  ono- 
re dell'Immacolata  Concezione,  [riforma- 
ti invitarono  3  arcivescovi  a  pontificar  la 
messa,  e  3  cardinali  a  dar  la  benedizione 
col  ss.  Sagi  amento;  il  tuttocooiscelta  mu- 
sica gratuita  da  cantanti  appartenenti  la 
piìi  parte  oila  cappella  pontificia;  dissero 


84  TEA 

le  lodi  di  Maria  3  religiosi  riformali.  Ed 
nitro  triduo  solenne  celebrarono  nell'al- 
tra chiesa  di  s.  Pietro  Molitorio,  con  se- 
rali illuminazioni  di  gioia.  I  domenicani  in 
tale  lieta  congiuntura  temporaneamente 
Aprirono  la  i  .'volta  dopo  alcuni  anni  la  lo- 
ro chiesa,  benché  non  ancora  finita  di  re- 
staurare con  gusto  di  gotica  magnificen- 
za,che  in  breve  descrivo  all'articolo  Tem- 
pio. 1  cappuccini  celebrarono  poi  anch'es- 
si la  loro  festa  nella  cbiesa  della  ss.  Con- 
cezione con  solenne  triduo ,  ornando  il 
tempio  cou  tutta  la  pompa,  e  illuminan- 
dolo con  gran  quantità  di  ceri  disposti  con 
eleganza,  specialmeute  intorno  alla  Ver- 
giuelmmacolata.Lemesse  furono  con  mu- 
sica pontificate  da  un  arcivescovo,  e  nel- 
la sera  fu  compartila  da  un  cardinale  la 
benedizione  col  ss.  Sagramento.  Nella  not- 
te s' illuminò  la  torre  campanaria  cou 
grandi  faci,  e  illuminate  del  pari  furono 
le  case  circostanti,  armoniosi  concerti  al- 
lietando la  popolazione.  Nel  mentre  che 
tutte  le  chiese  di  Roma  echeggiavano  del 
Nome  ss.  di  Diaria,  e  che  a  lei  si  tri- 
butavano onori,  mg.'  de  Rauscher  arci- 
\escovo  di  Vienna  non  si  potè  trattene- 
re di  espandere  la  sua  divozione  nella  chie- 
sa teutonica  di  s.  Maria  dell'Anima  sulla 
comunità  tedesca,  facendo  egli  medesimo 
la  predica  della  3/  domenica  dell'Avven- 
to, ove  con  eloquenza  parlò  del  gran  mi- 
stero dell' Immacola  taConcezione,  restan- 
done commossi  gli  uditori.  Nella  mede- 
sima chiesa  continuarono  a  predicare  per 
alcune  consecutive  domeniche  i  vescovi  di 
Germania,  e  peli.0  mg.r  de  Ketteler  ve« 
scovo  di  Magouza.  Ne'giorni  i3,i4e  i5 
nella  chiesa  di  s.  Luigi  de'francesi  fu  ce- 
lebratosolenne  triduo,  inciascunode'qua- 
li  l'eloquente  mg.r  Dupanloup  vescovo  di 
Orleans  ragionò  sui  grandi  privilegi  e  la 
materna  tenerezza  verso  di  noi  della  B. 
Vergine.  Compartirono  la  benedizione 
col  ss.  Sagramento  i  summentovali  arci- 
vescovi di  Parigi,  Reims  e  Lione ,  e  nel 
3.°  giorno  dopo  l'inno  Ambrosiano.  An- 
che i  portoghesi  e  gli  spaguuoli  festeggia* 


TEA 

rononelle  loro  chiese  di  Roma  la  dogma- 
tica definizione.  I  primi  nella  chiesa  di  s. 
Antonio  con  messa  pontificata  da  mg/ Li- 
gi Russi  arcivescovo  d'Iconio  e  vicegeren- 
te, coll'ìn  ter  vento  del  cardinal  de  Carva- 
lho  patriarca  di  Lisbona,  di  tutti  gli  ad- 
detti alla  legazione  di  Portogallo,  e  del- 
la congregazione  nazionale:  nelle  ore  po- 
meridiane fu  cantato  il  solenne  TeDeum. 
I  secondi  nella  loro  chiesa  di  s.  Maria  di 
Monserrato,  con  messa  egualmente  solen- 
ne pontificala  da  mg/  Garcia  Cuesta  ar- 
civescovo di  Compostella,  e  con  il  canto 
dell'inno  Ambrosiano  nella  sera,  dopo  il 
quale  il  cardinal  Bonnel-y-Orbe  arcive- 
scovo di  Toledo  die  la  benedizione  col  ss. 
Sagramento.  Il  capitolo  della  patriarcale 
basilica  di  s.  Maria  Maggiore  a'  1 8,  gior- 
no sagro  alla  memoria  dell'Espettazione 
del  Parto  della  ss.  Vergine,  con  istraordi- 
naria  festa  celebrò  la  definizione  dogmà- 
tica, pontificando  i  primi  vesperi  e  la  so- 
lenne messa  il  cardinal  Altieri,  invitato 
dal  cardinal  Patrizi  arciprete,  i  secondi  ve- 
speri monsignor  Reisach  arcivescovo  di 
Monaco  e  Frisinga,  coli' assistenza  di  26 
cardinali.  Il  capitolo  fece  decorosamente 
illuminare  tulla  la  basilica.  Tranne  d  mat- 
tutino e  le  ore  cantate  al  coro  papale,  si 
fecero  le  auguste  ceremonie  nella  sontuo- 
sa cappella  Liorghesiana,  con  musica  a  due 
cori  grave  e  armonica.  11  principeRorghese 
fece  ornare  magnificamente  tale  sua  cap- 
pella e  illuminare  con  istraordinaria  quan- 
tità di  lumi  vagamentedisposti;  e  per  sua 
disposizione  venne  collocata  sulla  porta 
esterna  della  cappella  la  seguente  epigra- 
fe del  dotto  gesuita  p.  Marchi.  Mariae 
Dominae  Nostrae  -  Quam  sine  labe  con- 
ccptam-Pie  hactenus  credidimus-Post- 
har  ex  decreto  Pii  IX  Pont.  Max-Fi- 
de caiholìca  credemus-Gens  Burghesia 
gratulabunda  -  xri  kal.  Jan.  in  Aede 
suorum-Sollemnia.Neì  giorno  preceden- 
te la  congregazione  primaria,  madre  e  ca- 
po di  tutte  le  congregazioni  sagre  alla  ss. 
Vergine,  esistente  nel  collegio  romano,di- 
inoslrò  la  sua  esultanza  con  festa  speciale. 


TEA 

Celebrò  la  messa  della  comunione, la  qua- 
le fu  oltre  ogni  credere  numerosa,  il  car- 
dinal Vannicelli  arcivescovo  di  Ferrara. 
Nelle  ore  pomeridiane  pronunziò  il  pa- 
negirico il  p.  Nannerini  gesuita,  dopo  il 
quale  con  iscelta  musica  si  cantarono  le 
litanie,  e  die  la  benedizione  col  ss.  Sagra- 
mento  il  cardinal  de  Donald,  ascritto  sin 
dalla  giovinezza  a  questa  congregazione. 
La  pia  congregazione  dell'  Immacolata 
Concezione  e  di  s.  Ivo  della  Curia  roma- 
na a'22  dicembre  nella  chiesa  di 8.  Car- 
lo a' Catinai'!,  ne  solennizzò  la  definizio- 
ne con  maestosa  pompa ,  vi  pontificò  la 
messa  rog.r  Vicegerente  e  recilovvi  ana- 
logo discorso  il  p.  Gioia  gesuita;  assiste- 
rono alla  sagra  funzione  il  cardinal  Mac- 
chi decano  del  sagro  collegio  e  proletto- 
re del  sodalizio,  con  mg.1  prefetto,  il  p. 
preposito  de'barnabiti,  i  due  collegi  de- 
gli avvocati  concistoriali  e  de'proeuralo- 
ri,ed  oltre  altri  personaggi,  i  giudici  eca- 
pi cancellieri  de'tribunali  di  Roma.  Si  di- 
stribuì un'immaginedella  ss.  Vergine  ap- 
positamente impressa  con  relativa  epigra- 
fe, e  corrispondente  limosina  a'  poveri. 
Nella  chiesa  del  Gesù  il  triduo  solenne 
ebbe  luogo  per  divozione  de'gesuiti  e  in 
modo  degno  di  loro,  sempre  strenui  pro- 
pugnatori del  definito  dogma,  negli  ul- 
timi 3  giorni  dell'anno;  di  che  il  Potiteli- 
ce  solendo  assistere  in  quella  chiesa  nel- 
l'ultimo d'i  dell'anno  al  Te  Daini  in  ren- 
dimento di  grazie  a  Dio,  rese  piùcospi- 
cuocollasua  presenza  il  compimento  del- 
la sagra  e  maestosa  funzione.  Gli  agosti- 
niani in  s.  Agustino  (possessori  felici  del 
simulacro  della  B.  Vergine  del  Parto,  te- 
nero oggetto  dell'  universale  divozione 
de'  romani,  e  fonte  inesausto  di  copiose 
e  divine  grazie),  il  capitolo  della  collegia- 
ta di  s.  Maria  dil  Martyres  nella  pro- 
pria chiesa  o  Pantheon,  le  monache  di  s. 
Silvestro  iu  Capite,  il  seminario  Romano, 
il  seminario  Pio,  alla  loro  volta  celebra- 
rono la  definizione  dogmatica  dell'Imma- 
colata Concezione.  Un  triduo  solenne  eb- 
be pur  luogo  per  cura  de'somaschi,  nel- 


TEA  85 

la  chiesa  di  s.  Maria  in  Aquiro,  compar- 
tendo un  cardinale  la  benedizione  col  ss. 
Sagramentoogni  giorno,  e  nel  3."  un  ar- 
civescovo pontificò  la  messa.  Il  conserva- 
torio delle  Viperesche presso  s.  Vito,  uno 
di  quelli  dedicati  all'Immacolata  Conce- 
zione,festeggiò  il  grande  avvenimento  con 
solenne  triduo.  Similmente  ciò  fecero,  la 
congregazione  del  preziosissimo  Sangue 
nell'  altra  sua  chiesa  di  s.  Salvatore  in 
Campo;  la  chiesa  parrocchiale  di  s.  Roc- 
co con  maestosissimi  addobbi  e  grandis- 
sima quantità  di  candelabri,  coll'imraa- 
gine  dell'Immacolata  Vergine  apposita- 
mente dipinta, col  genio  ispirato  dal  sen- 
timento religioso, dal  valente  pittore  cav. 
Gagliardi  (concorrendovi  i  giovani  della 
6cuola  di  agrimensura  diretta  dall'ab.  An- 
tonio Marucchi,  da  lui  aperta  nel  i852 
per  I'  agrimensura  teorico-pratica  ,  con 
prosperi  successi,  presso  detta  chiesa);  i 
minimi  in  s.AndreadeIleFratte,celebran- 
do  il  i3.°  anniversario  dell'apparizione 
della  ss.  Vergine  Immacolata  ivi  avvenu- 
ta a  Ratisbonne,  con  solenne  triduo;  il  col- 
legio de'parrochi,  nella  chiesa  della  Mad- 
dalena; l'arcicoufraternita  della  ss.  Tri- 
nità de'pellegi  ini  nella  sua  chiesa;  i  ser- 
vi di  Maria  in  s.  Marcello;  i  filippiui  nel- 
la chiesa  di  s.  Maria  in  Vallicella,  e  nel- 
l'oratorio di  s.  Filippo  col  canto  dell'afe 
maris  stella^  poi  con  dramma  sagro  con 
musica  vocale  e  istrumentale;  la  confra- 
ternita dis.  Maria  dell'Orto,pure  con  bel- 
lissima immaginecoloritadall'eucomiato 
cav.  Gagliardi  ;  gli  agostiniani  scalzi  nella 
loro  chiesa  di  Gesù  e  Maria;  i  ministri 
degl'infermi  tanto  in  s.M.aMaddalena,che 
nelle  altre  loro  chiese  dis.  Giovanni  della 
Malva,  e  de'ss.  Vincenzo  e  Anastasio,  lìeu 
si  conveniva  poi  che  nella  basilica  di  s. 
Maria  in  Trastevere,  il  1. "tempio  dedica- 
to in  Roma  alla  Vergine  Madre  di  Dio, 
ei.°ad  essere  edificato  in  Roma  al  pub- 
blico culto  cristiano,  domiuante  ancora  il 
paganesimo,  si  prendesse  parte  nella  co- 
mune esultanza  di  lutto  Torbe  cattolico, 
perla  dogmatica  definizione  del  di  lei  lui- 


8G                      TEA  TEA 
macolato  Concepimento.  A  tal  fine  nel  tificalmente  nel  dì  seguente  la  messo,  cou 
giorno  di  sua  Purificazione  i  canonici  e  !'  intervento   de'  canonici  della    basilica 
clero  dell'  antichissimo  capitolo   degna-  di  s.  Lorenzo  in  Damaso,  e  degli  alunni 
mente  vi  diedero  principio  al  triduo.  Il  dell'  almo  collegio  Capranica.   Nelle  ore 
cardioal  Barberini  titolare,  zelando  il  de-  pomeridiane  il  p.  Impanio  procuratore 
coro  della  basilica,  volle  prendere  parte  generale  de'teatiui  recitò  l'orazione  pane- 
nella  solennità  a  renderla  più  splendida  girica,eoon  felice  pensiero  dimostrò  qual- 
e  sontuosa.  E  perchè  nulla  mancasse  al-  mente  il  dogma  dell'Immacolata  Conce- 
la maestà  del  culto,  vi  pontificò  la  messa  zione  di  Maria  fosse  la  più  alta  manife- 
liella  domenica,  e  in  questo  giorno  come  stazione  della  sapienza  di  Dio,  che  l'eb- 
nel  sabatoprecedentecantòi  vesperi,dan-  be  compiuto,  della  sapienza  della  Chiesa 
do  poi  al  popolo  la  benedizione  col  ss.  Sa-  che  lo  ha  promulgato;  la  sapienza  di  Dio 
gramenio.  Nel  sontuoso  apparato  furono  nel  compierlo  ne  seppe  ricavare  la  mag- 
oggelto  di  speciale  ammirazione  i  ricchi  gior  gloria  di  Ma  ri  a;  la sapienza dellaChie- 
tessuti  in  figuia,  prezioso  retaggio  della  sa  nel  promulgarlo  ne  seppe  ricavare   il 
nobilissima  famiglia  Barberini,  il  cui  prin-  suo  proprio  esaltamento.  Dopo  il  cauto 
ciped.  Enrico  per  sentimento  religioso  ne  delle  litanie  e  d'un  cantico  in  lode  della 
lece  ornare  le  pareti.  II  popolo  con  ma-  Vergine  Immacolata,  intuonato  dal  car- 
gnifieo  fuoco  d'artifizio  die  testimonial!-  dinal  Patrizi  l'inno  del  ringraziamento  in 
za  di  giubilo  e  di  divozione.  I  teatini,  co-  alterno  coro  cantato  da'm usici  e  dal  po- 
mequellichecotanto  propagarono  ileul-  polo,  fu  da  lui  datala  benedizione  colla 
to  dell'Immacolata  Concezione  e  tuttora  ss.  Eucaristia.  Il  grandioso  tempio  fu  va- 
ciò  praticano  colla  benedizione  degli  sca-  gamente  addobbato  in  ricchissima  esim- 
polari  sagri  al  mistei'Ojil  che  narrai  in  prin-  metrica  paratura,  con  una  sì  copiosa  mol- 
cipio,  ad  applaudire  pubblicamente  alla  titudine  di  brillantissimi  lampadari,  che 
dogmatica  definizione,  la  festeggiarono  con  ammirabile  ordine  disposti  per  tutta 
nella  loro  magnifica  chiesa  di  s.  Andrea  la  chiesa  venivano  poi  a  formarecomeuna 
della  Valle.  Perciòscelsero  l'otta  vario  del-  fiammeggiante  corona  cascante  a  doppio 
la  Purificazione,  in  cui  la  B.  Vergine  si  giro  per  attorno  al  quadro,  circondato 
degnò  rivelarsi  alla  veti. Orsola  fondatrice  da  una  gentilissima  raggiera  tutta  di  tra- 
dell'oblate  e  romite  teatine,  tenendo  tra  spaienti  veli  e  di  color  vario  leggiadra- 
le  braccia  il  divin  Figlio,  in  atto  di  por-  mente  intrecciata,  che  per  tutta  l'ampia 
gerle  i  detti  sagri  scapolari  per  promuo-  volta  del  cappellone  si  distendeva.  Tutto 
■vere  nel  cristianesimo  la  divozione  del  suo  il  popolo  accorso  si  mostrò  penetrato  del 
ImuiacolatoConcepimeuto. Essendo  tan-  sentimento  di  religiosa  pietà  in  faccia  alla 
to  ricordevole  negli  annali  teatini  così  me-  splendida  pompa,  al  nobile  apparato,  ed 
inorando  avvenimento,  questo  appunto  alla  incantevole  luminaria  che  faceva  sì 
vollero  rappresentare  sì  nel  gran  quadro  bene  gustare  il  bello  vero  e  sublime  dei- 
che  fecero  a  bello  studio  eseguire  e  col-  l'esterno  culto  cattolico.  Tutte  le  case  al- 
locare in  alto  nel  vasto  sfondo  del  mag-  la  chiesa  adiacenti  e  circonvicine  presero 
gior  altare,  che  nell'elegante  iscrizione  parte  alla  festa,  adornando  di  drappi  e  fe- 
posla  nella  grande  prospettiva  del  tem-  stoni  le  finestre,  nonché  di  lumi  in  con- 
pio.  Pertanto  uel  giorno  sesto  dell'otta-  sonanza  al  maestoso  prospetto  della  chie- 
va  della  Purificazione,  al  divoto  triduo  sa  eziandio  in  sì  lieta  occasione  illumina* 
di  preparazione  religiosa  fu   dato  prin-  to.  Così  solennizzò  l'inclito  ordine  di  s. 
cipio  alla  festività  co'solenni  vesperi  can-  Gaetano,  patriarca  de'chierici  regolari,  il 
tati  in  musica,  colla  pontificale  assisten-  più  grande  avvenimento,  che  fu  compiu- 
ta d' un  vescovo,  altro  celebrando  pou-  to  felicemente a'nostri  giuiui  e  che iwpri- 


TEA 

me  nell'odierno  pontificato  un  carattere 
immortale  di  gloria,  il  quale,  come  elo- 
quentemente dimostrò  l'oratore  teatino, 
volle  accrescere  col  dogma  dell'Immaco- 
lata Concezione  il  trionfo  di  Maria,  non 
meno  cliequello  della  Cliies;i, dischiuden- 
do e  incominciando,  secondo  le  comuni 
speranze,  un'era  novella  ili  prosperila  edi 
pace,  di  grazie  e  benedizioni  all'intero  u- 
niverso.  I  redentoristi  animati  della  par- 
ticolare divozione  al  mistero  del  loro  fon- 
datore s.  alfonso  che  lo  propugnò, in  ren- 
dimento di  grazie  a  Dio  per  la  dogmati- 
ca definizione,  celebrarono  divoto  triduo 
nella  loro  chiesa  di  s.  Maria  in  Monterò- 
ne  magnificamente  ornata,  ed  ove  fu  e- 
6posta  alla  pubblica  venerazione  una  bel- 
lissima immagine  dell'Immacolata,  ve- 
nendo ogni  sera  illuminata  la  facciata. Fra 
i  tanti  oratorii  e  sodalizi  che  in  Roma  fe- 
steggiarono con  maggior  pompa  la  festa 
in  discorso,  devesi  ricordare  quella  del  so- 
dalizio di  s.  Maria  in  Via  (di  cui  nel  voi, 
LIV.p.  1 1  8),  a  piazza  l'oli, consolennetri- 
duo.  luque'giorniivi  si  vide  un  saggio  del- 
le pitture,  colle  quali  il  celebrato  cav.  Ga- 
gliardi in  seguito  dipingerà  tutto  l'orato- 
rio, con  allusioni  al  mistero  dell'Imma- 
colato Concepimento,  e  al  fatto  della  so- 
lenne dogmatica  definizione.  L'oratorio 
di  s.  Francesco  Saverio  detto  del  Caravi- 
ta,  dopo  il  triduo  delle  quaranl'ore  che 
annualmente  celebra  nel  carnevale,  nece- 
hbrò  un  altro  assai  sontuoso  per  I'  Im- 
macolata Concezione.  L'arciconfraterni- 
ta  della  B.  Vergine  del  Carmine  alle  Tre 
Cauntlle,nddobbato  il  tempio  riccamente, 
tributò  la  sua  venerazionecon  solenne  tri- 
duo, musiche,  prediche, benedizioni  com- 
partite dai  cardinali  col  Sanlissinio,e  pon- 
tificale nell'ultimo  giorno  di  mg.'  Yicege- 
rente.  Gli  studenti  dell'università  romana 
festeggiarono  la  dogmatica   definizione, 
in  uno  a'collegi  e  professori  della  mede- 
sima.  La  chiesa  fu  adornata  splendida- 
mente,  nel  dì  precedente  alla  fèsta  fu  can- 
tili.i  hi  compieta  da  scelli  professori,e  nel- 
la mattina  seguente  il  cardinal  Brunelli 


TEA  87 

prefetto  della  congregazione  degli  studi 
comunicò  buona  parte  della  studiosa  gio 
ventò.  Pontificò  la  messa  mg.'  Castellac- 
ci  vescovo  di  Listri,coU'assistenza  dell'ar- 
cicancelliere  cardinal  Riario  e  del  rettore 
mg.    Campodonico,  oltre  i  collegi  e  pro- 
fessori dell'  archiginnasio  stesso,  egual- 
mente con  bellissima  musica.  Nel  pome- 
riggio,dopoeloqueuteorazionedel  p. Lui- 
gi da Treuto  cappuccino,  ed  il  cantodelle 
litanie  e  del  Te  Deum,  il  cardinal  Bru- 
nelli  die  la  benedizione  col  Venerabile. 
Neldìseguenlesi  tenne  un'accademia  poe- 
tica dagli  stessi  studenti  alla  presenza  dei 
nominati  personaggi,  di  altri  cardinali  e 
di  altre  distinte  persone.  Nella  sera,  dalla 
loggia  che  sovrasta  la  porta  dell'università, 
si  lece  l'esperimento  della  luce  elettrica, 
diretto  dal  cav.  Volpicelli  professore  nella 
fisica  sperimentale  e  segretario  della  pon- 
tificia accademia  de'  lincei,  con  gradevo- 
le e  mirabile  successo.  Il  concerto  del  i.° 
reggimento  di  linea  pontificia  eseguiva 
intanto  sulla  piazza  di  s.  Eustachio  alcu- 
ni pezzi  musicali  de'piò  distinti  maestri. 
La  folla  immensa  di  gente  che  riempiva 
la  piazza  di  s.  Eustachio  egli  8  sbocchi 
delle  vie,  rischiarata  dalla  luce  elettrica, 
applaudì  alla  festa  della  romana  univer- 
sità. Nella  chiesa  de'ss.  Gio.  e  Paolo  i  pas- 
sionisti  celebrarono  di  voto  triduo  con  di- 
gnitoso apparato.  Ogni  mattina  pontifi- 
carono i  «escovi,  e  nella  3.'  in  rito  caldai- 
co, indi  dal  titolare  cardinal  Corsi  in  ri- 
to Ialino  coli 'assistenza  di  diversi  vescovi. 
Ogni  gioruo  un  cardinale  compartì  la  be- 
nedizione colla  ss.  Eucaristia,  e  nell'ulti- 
mo vi  fu  pure  solenne  vespero,  orazione 
panegirica, e  TVZfcivmintuonato  dalcar- 
cimai  Corsiche  awea  celebrato  i  vesperi. 
lu  tutti  i  giorni  vi  furono  eccellenti  mu- 
siche, e  nelle  sere  luminarie  delle  faccia- 
te ecampanile  della  chiesa,  I  cattolici  d'Ia- 
lini tiira  presenti  in  Roma  presero  par- 
te all'universale  pia  gioia  con  triduo  so- 
lenne nella  chiesa  del  Gesù,  che  fu  addob- 
bata colla  maggior  pompa  e  gran  copia 
di  lumi.  Ogni  gioiuu  pontificò  un  vesco- 


88  TEA 

vo,  e  ne'pomeriggi  dissero  le  lodi  di  Ma- 
ria valenti  oratori,  ne'primi  due  in  italia- 
no, nel  3.°  in  inglese.  L'arciconfraternila 
del  ss.  Nome  di  Maria  nel  suo  tempio  ab- 
bellito da  svariato  disegno  e  riccamente 
illuminato,  celebrò  decorosamente  un  tri- 
duo, col  canto  degli  alunni  dell'ospizio  a- 
postolico  di  s.  Michele.  Ogni  mattina  si 
cantò  messa  solenne,  e  nella  3.  fu  ponti- 
ficata: nelle  ore  pomeridiane  di  ciascun 
giorno, olirei  panegirici,  da  3  cardinali  fu 
data  la  benedizione  col  Santissimo.  Nella 
chiesa  di  s.  Claudio  de'borgognoni  fu  so- 
lennizzato il  dogma  con  triduo,  ornatosi 
il  tempio  colla  maggior  pompa:  le  pane- 
giriche orazioni  furono  recitate  nelle  lin- 
gue francese,  polacca  e  italiana.  A  cura 
ed  a  spese  de'  capitolari  e  de' confratelli 
della   congregazione  Illirica,  nella  loro 
chiesa  di  s.  Girolamo  degli  schiavoni  fu 
celebrato  un  solenne  triduo  onde  festeg- 
giare il  mistero  dell'Immacolata  Conce- 
zione della  Gran  Madie,  definito  dal  su- 
premo Gerarca  della  Chiesa. Il  tempio  era 
maestosamente  ornato  e  splendidamente 
illuminato,  e  sul  maggiore  altare  fu  col- 
locata una  bella  statua  della  ss.  Vergine 
concetta  senza  peccato.  Cantarono  le  so- 
lenni messeli  can.°  Calleholte  arciprete 
del  capitolo;  mg.'  Bagdanovich  vescovo 
di  Europus  e  amministratore  apostolico 
di  Scopia,  e  dopo  l'evangelo  lece  un  di- 
scorso in  lingua  illirica;  e  mg.1  Rosani  ve- 
scovo d'Eritrea  e  vicario  della  basilica  Va- 
ticana. Recitarono  le  panegiriche  orazio- 
ni, il  can.  Giorgi  vice  rettore  del  semina- 
rio Pio,  il  p.  Gioia  gesuita,  ed  il  p.  Luigi 
da  Trento  cappuccino.  Ogni  sera  la  fun- 
zione fu  terminata  colla  benedizione  del 
ss.  Sagramento,  data  da'cardinali  Patrizi, 
Schwartzenberg  protettore  della  congre- 
gazione illirica  e  arcivescovo  di  Piaga,  e 
della  Genga-Sermaltei  litolare  della  stes- 
sa chiesa.  In  ogni  giorno  fuvvi  la  messa 
anche  in  rito  ruteno;  e  tutte  le  sagre  fun- 
zioni furono  accompagnate  da  musica  ec- 
clesiastica. Gli  armeni  cattolici  dimoran- 
ti io  Roma  solenuizzarouo  anch'  essi  un 


TEA 

tritino  nella  chi  esa  di  s.  Gregorio  ILlumi- 
natore  presso  il  Vaticano,  ove  i  monaci 
antoniani  hanno  il  loro  monastero.  Vi  fu- 
rono molte  messe  in  rito  nazionale  e  la- 
tino, e  la  sera  l'esposizione  del  ss.  Sagra- 
mento, con  canti  e  solennità  del  medesi- 
mo rito.  L'ultimo  giorno  pontificò  mg. 
Hurmuz  arcivescovo  di  Siracee  mechita- 
rista,  rappresentante  della  nazionearme- 
no-cattolica  presso  la  s.  Sede.  Dopo  l'evan- 
gelo fece  un  di  voto  sermone  in  italiano  il  p. 
ab.  d.  Arsenio  Anqiaiakian  de'inedesimi 
monaci  antoniani.  Egli  maestrevolmente 
epilogando  i  passi  de' Padri  nazionali  ana- 
loghi alla  dottrina  dell'Immacolata  Con- 
cezione, manifestò  il  gaudio  della  chiesa 
armena  per  la  sanzione  falla  dal  Vicario 
di  Gesù  Cristo.   Intervennero  alle  sagre 
funzioni  gli  alunni  armeni  del  collegio  Ur- 
bano di  propaganda  fide,  e  tutti  gli  altri 
nazionali  che  si  trovano  in  buon  nume- 
ro in  Roma.  Nella  chiesa  de'ss.  Andrea  e 
Gregorio  al  Monte  Celio,  i  monaci  camal- 
dolesi eredi  nella   tenerissima   divozione 
alla  B.  Vergine  del  dottore  e  cardinal  s. 
Pier  Damiani,  resero  pubbliche  e  solenni 
grazie  a  Dio  per  la  dogmatica  definizio- 
ne dell'Immacolato  Concepimentodi  Lei. 
11  tempio  fu  addobbato  con  elegante  de- 
coro, e  splendidamente  illuminato,  e  tut- 
te le  praticate  sagre  funzioni  triduane  fu- 
ronoaccompagnateda  scelta  musica.  Pon- 
tificarono la  messa,  il  p.  ab.  d.  Raniero 
Viola  procuratore  generale  della  congre- 
gazione, mg.r  Walsh  arcivescovo  d  Hali- 
fix,  e  mg/  Polding  arcivescovo  di  Sidney 
e  benedettino,  cui  fece  seguito  un  sermo- 
ne in  lingua  inglese  recitalo  a  scelto  stuo- 
lo de'suoi  connazionali  da  me'  Brown  ve- 
scovo  ili  NeAvport  e  benedettino.  Le  fun- 
zioni delle  ore  pomeridiane  furono  termi- 
nate colla  trina  benedizione  dell'Augu- 
stissimo Sagramento,  impartita  da'cardi- 
nali Clarelli,  Asquini  e  Corsi,  dopo  la  re- 
cita di  dotta  e  profonda  orazione  del  p. 
d.  Francesco  Maria  Cirino  consultore  ge- 
nerale de'teatini,  e  il  canto  del  Te  Deum, 
La  facciata  della  chiesa  rispleudè  nelle  3 


TEA 

sere  per  la  bella  luminaria  disposta  secon- 
do l'ordine  di  sua  architelttira,sulla  por- 
ta maggiore  annunziando  tali  solennità 
l'iscrizione  Ialina  riportata  dal  Giornale 
<li  Roma,  il  quale  pubblicò  pare  molle 
di  quelle  delle  altre  chiese.  L'arciconfra- 
lernita  di  s.  Anna  de' palafrenieri  festeg- 
giò il  definito  dogma  con  solenne  tri- 
duo, maestosamente  ornando  e  splendi- 
damente illuminandola  sua  chiesa.  Cia- 
scuna serale  e  tndua'efunzione  fu  accom- 
pagnala da  bella  musica,  e  terminata  col- 
la benedizione  del  Santissimo. Nell'ultimo 
giorno  pontificò  la  messa  mg.r  Giuseppe 
Palermo  vescovodi  Porfirio esagrista  del 
Papa,  pure  accompagnata  da  scella  mu- 
sica: nelle  ore  pomeridiane  recitò  analo- 
go panegirico  il  p.  Zieggheri  domenicano, 
dopa  il  quale  fu  cantalo  l'inno  Ambro- 
siano, compartendo  la  benedizione  il  car- 
dinal Recanati  cappuccino.  A  quest  ulti- 
nia  sagra  funzione  intervenne  il  cardinal 
Macchi  decano  del  sagro  collegio  e  pro- 
tettoie  del  sodalizio.  Non  la  finirei  più, 
se  tutto  dovessi  ricordare  quel  >anto  en- 
tusiasmo di  pietà  e  di  fede,  che  si  mani- 
festò in  Roma  il  dì  memorando  della  de- 
finizione, si  mantenne  pennesi  nell'alma 
città  colla  medesima  intensità  di  divozio- 
ne nell'animo  de' romani,  e  resterà  inde- 
lebile nell'amore  di  tutti.  Da  quel  giorno 
bealo  Roma  fu  una  continua  lesta,  ogni 
basilica,  ogni  chiesa,  ogni  oratorio,  più  o 
o  meno,  volle  solennizzarla  colla  maggior 
pompa.  Soltanto  per  ultimo  rammente- 
rò, che  tra  le  chiese  de'francescani  si  di- 
stinse pine  cpiella  di  s.  Dorotea  de'con- 
ventilali,  nell'eleganza  degli  addobbi, Del- 
hi sfarzo  de'lumi,  nell'armonia  delle  mu- 
siche; imperocché  i  conventuali  per  ben 
sei  secoli  e  mezzo  mai  sempre  propaga- 
rono, difesero,  illustrarono  e  fecero  pre- 
valere ovunque  la  loro  pia  sentenza  su 
questo  consolante  mistero  sì  caro  a 'popo- 
li cattolici,  e  sì  degno  della  ss.  Vergine, 
Madre  del  Redentore  di  tulli. Tra  lechie- 
se  de' carmelitani  ,  ordine  che  peculiar- 
mente ouuiò  sempre  la  divozione  a  .Maria 


T  E  A  &j 

e  in  particola!'  modo  la  sua  Concezione 
Immacolata,  rammenterò  quella  di  s.  .Ma- 
ria in  Traspontina, per  ricchezza  d'orna- 
li e  splendidezza  di  lumi,  prendendo  par- 
te nelle  sere  del  solenne  triduo  gli  abitan- 
ti di  Borgo  con  luminarie  alla  comune  e- 
sultanza,  rallegrata  dal  concerto  musica- 
le degli  artiglieri  pontificii.  Tra  le  chiese 
de'  trinitari  scalzi,  dirò  che  celebrarono 
in  s.  Grisogono  un  solenne  triduo  di  rin- 
graziamento, con  preziosi  addobbi  e  ful- 
gidezza di  lumi,  poiché  il  loro  fondatore 
s.  Giovanni  di  Matha  lasciò  loro  in  pre- 
ziosa eredità  la  dottrina  dell'Immacola- 
to Concepimento,  da  lui  celebre  dottore 
e  cattedratico  dell  a  Sorbona  sostenuto  nel 
secolo  XII  con  pubbliche  tesi  contro  gli 
oppositori;  e  perciò  i  suoi  figli  giurarono 
solennemente  d'esser  pronti  a  difender- 
la, se  fosse  d'  uopo,  col  proprio  sangue 
eziandio. 

A  Roma  fece  eclatante  eco  tutto  il  cai- 
tolicismo,  ed  in  particola!*  modo  le  città 
e  le  comuni  dello  stato  pontificio.  Si  può 
dire  che  in  esso  non  vi  fu  città,  comune, 
borgo  e  villaggio,  ove  nelle  chiese  non 
siasi  festeggiato  il  solenne  decreto  del- 
l'Immacolata Concezione,  nel  granile  av- 
venimento qui  da  me  pure  contemplato 
e  celebrato,  essendo  la  voce  del  Pastore 
de'  pastori  quella  che  forma  la  fede  de' 
popoli.  I  giornali  delle  città  pontificie  so- 
no pieni  delle  relazioni  delle  solennissi- 
me  feste  celebrate  in  ogni  città,  in  ogni 
terra  del  soave  dominio  temporale  della 
s.  Sede:  ne  ricorderò  alcune.  Ben  degna- 
mente Bologna  festeggiò  il  nuovo  trion- 
fo della  cattolica  religione,  animandone 
il  religioso  slancio  l'arcivescovo  cardinal 
Opizzoni,  onde  i  bolognesi  lo  celebraro- 
no nella  basilica  di  s.  Petronio,  con  tale 
solennità  che  valse  ad  attestare  la  loro 
antica  credenza  edivozioneal  dogma, non 
che  in  omaggio  riverente  all'infallibilità 
del  Pontefice  che  proclamò  al  inondo  il 
gran  mistero.  Il  vasto  tempio  appena  ba- 
stò alla  folla  del  popolo  esultante  e  com- 
mosso, anzi  talora  riboccò  nella  grande 


go  TEA 

esterna  scalea  e  in  parte  della  piazza,  e 
fu  spettacolo  dolcissimo  a'c'uori  cattolici, 
chi  udendo  la  festa  con  ispontanee  lumi- 
narie. Accrebbe  maestà  alle  decorose  sa- 
gre  funzioni  l'intervento  di  mg.r  Grassel- 
1  ini  coni  m  issa  rio  straordinario  e  prò  lega- 
to, del  governatore  civile  e  militare  conte 
Degenleldjdel  marcheseGuidotti  Magna- 
ni senatore,de'magistrali  de'lribunali,de' 
membri  dell'università  edell'accademie, 
cicali  stati  maggiori  delle  milizie  au>tria- 
cbe  e  pontifìcie;  oltre  il  proprio  capitolo, 
il  metropolitano, i  parrochi  ec.Egualmeu- 
te  Ravenna  nella  metropolitana  decoro- 
samente solennizzò  l'Immacolata  Conce- 
zione, coll'assistenza  di  mg/  Ricci  dele- 
gato, alla  testa  delle  autorità  civili  e  mi- 
litari,e  di  altre  corporazioni.  Ferrara  che 
lino  dal  secolo  XI  Vr  stabiliva  il  pio  soda- 
lizio della  Scala  sotto  l'invocazione  della 
Concezione  Immacolata,  celebrò  gran  fe- 
sta nella  metropolitana  messa  in  magni- 
fica pompa,  ove  era  stato  trasferito  il  si- 
mulacro di  Maria  Vergine  che  si  venera 
nella  chiesa  de'conventuali;  alle  solenni 
finzioni  di  chiesa,  nella  sera  successero  le 
dimostrazioni  popolari  di  giubilo,  con  ge- 
nerali e  vaghe  illuminazioni.  Velletri  a 
spese  del  municipio  festeggiò  l'avveni- 
mento, con  tutta  maestà,  pompa  e  vene- 
razione. Dopo  a  ver  celebrato  solenne  meli- 
le la  festa  nella  cattedrale,  si  associò  a' 
minori  osservanti  in  fare  eseguire  nella 
Joro  chiesa  di  s.  Lorenzo  magnifico  tri- 
duo, con  processione  del  simulacro  del- 
la ss.  Concezione.  ÌN'el  i  47  ^  e  '4°*3  im- 
perversando la  peste,  Velletri  fece  voto 
di  celebrar  ogni  anno  la  festa  dell'Imma- 
colata Concezione,  con  digiuno  nella  vi- 
gilia, ed  eresse  nella  cattedrale  una  son- 
tuosa cappella  in  suo  onore  con  marmo- 
rea memoria  dell'ottenuta  liberazione;  la 
quale  si  rinnovò  nelle  pestilenze  del  1 655 
e  del  1837,  '"  cu'  fi'  preservata  dal  tre- 
menilo  flagello,  cosi  nel  18  54,  per  cui  con 
cuore  fervente  di  gratitudine  rinnovò  il 
volo  per  altri  100  anni.  L'auspicatissimo 
giorno  del  novello  trionfo  della  chiesa  cut- 


TEA 

tolica,che  mise  il  sigillo  della  fede  al  dol- 
cissimo mistero  dell'illibatoConcepimen- 
to  della  Regina  del  cielo,  volle   di  nuovo 
festeggiare  Velletri,  con  ispirilo  di  sagra 
esultanza.  Non  pagala  città  delle  feste  fat- 
te in  onore  della  sua  principale  padrona 
Maria  ss.,  volle  pure  eseguire  altro  tri- 
duo nella  chiesa  di  s.  Croce  de' cappuc- 
cini maestosamente  abbellita,  edivi  la  bel- 
la statua  di  Maria  Immacolata  mosse  o- 
gnicuorea  riverenza  peldistintissimo  pri  - 
vilegioa  Maria  unicamente  concesso.  On  - 
de  ebbero  luogo  messe  solenni,    panegi- 
rici, benedizioni  e  scelte  musiche.  Di  più 
Velletri  vide  celebrare  con  bell'apparato 
e  gran  divozione  dall'  arciconfraternita 
delle  ss.  Stimate  nella  sua  chiesa  tridua  - 
ne  funzioni  sagre,  in  onore  dell' Immaco  - 
lato  Concepimento.  Con  musica  sempre 
varia  si  cantò  la  messa,  e  nelle  ore  pome  - 
ridiane  vi  furono  i  panegirici,  e  le  bene- 
dizioni col  ss.   Sagramento,   nell'ultimo 
giorno  compartita  dal  concittadino  e  con- 
fratello mg  r  Ales>andro  Macioti    arcive- 
scovo di  Colossi  ed  elemosiniere  del    Pa- 
pa. Nel  giorno  precedente  al  triduo    nella 
medesima  chiesa  ebbe  luogo  un'accade- 
mia   Il  can.  Angeloni  penitenziere   della 
cattedrale  lesse  un  elegante  e  prof  judo 
ragionamento,al quale  tennero  dietro  di- 
versi poetici  componimenti, tramezza  ti  da 
scelta  musica  tratta  dall' inno   del  mae- 
stro Pacini  e  da  altri.  Viterbo  non  con  - 
tenta  d'aver  solennizzato  con    maggior 
pompa  la  festa  dell'8  dicembre,    celebrò 
il  definito  dogma  al  ritorno  da  Roma  del 
vescovo  cardinal  Pianetti,  il  quale  nella 
messa  pontificale  impartì  la  benedizione 
apostolica  con  papale  facoltà.  Esultando 
Camerino  per  la  speciale  divozione  alla 
pia  credenza,  di  venula  questa  dogma,  nel- 
la metropolitana  con  triduo  solenne  con- 
fermò la  sua  fede,  esponendo  sull'altare 
maggiore  l'antica  statua  di  Maria  di  sti- 
mato lavoro  artistico, e  venerata  con  cul- 
lo particolare.  Non  maucarono  popolari 
dimostrazioni  di  gioia,  e  luminàrie  not- 
turne. Anche  in  Rieti  fu  festeggiato  il  de- 


TE  A 

cielato  dogma  nella  basilica  ovesi  vene- 
ra l'antica  immagine  eli  s.  Maria  del  Po- 
polo, con  triduo  solenne  e  pontificale  del 
vescovo  mg.r  Cai-letti,  reduce  da  Roma, 
il  (piale  recitò  un'eloquente   omelia.    Il 
municipio  lo  festeggiò  nella  propria  cap- 
pella del  palazzo  municipale;  i  domeni- 
cani e  i  conventuali  celebrarono  tridui 
nelle  loro  chiese.  Distinguendosi    anche 
Frascati  nella  tenera  divozione  a  Maria, 
con  più  di  magnificenza  ne  celebrò  la  le- 
sta tli  sua  ss.  Concezione;  le  cui  glorie  fe- 
steggiarono i  teatini  nel  santuario  di  Ca- 
po Croce  a  lei  consagrato,  mediante  so- 
lenne triduo  in  cui  il  p.  d.  Francesco  Ci- 
rino teatino  recitò  de' sermoni  panegiri- 
co-morali dottamente  composti,  e  ana- 
loghi alla  giuliva  ricorrenza  :  nell'ultimo 
giorno  nella   comunione   generale   mol- 
tissimi vollero  indossare  il  sagro  scapo- 
lare dell'Immacolata,  che  da  gran  tem- 
po i  teatini  per  impeciale  privilegio  apo- 
stolico  benedicono  e  dispensano.   Il  ve- 
scovo cardinal  Cagiano  de  Azevedo  in- 
timilo il    /'<•  l)t  "ni.  ed. è  la  benedizione 
col  ss.  Sagramento.  Sui  colli  Tusculani  i 
cappuccini  celebrarono  solenne  triduo  , 
con  sagri  discorsi  e  messa  pontificata  da 
mg,1  Marongiù  arcivescovo  di  Cagliari, 
cui  assistè  il  capitolo  della  cattedrale  di 
Fiascati.  In  Albano  tra'festeggìamenli  in 
onore  della  ss.  Concezione  meritano  ri- 
cordo quelli  fatti  da'eappuccini  con  tri- 
duana  solennità,  luminarie,  apparato  e 
discorsi  panegirici.  Jesi  clie  distinguesi  per 
divozione  singolare  alla  ss.  Concezione, 
Dicendo  la  sua  vigilia  con  istrelto  digiu- 
no ili  pane  e  acqua,  in  più  modi  festeg- 
giò il  definito  dogma.  I  conventuali  ce- 
lebrarono nella  chiesa  di  s.  Floriano  con 
ispleudidezza  solennicsimo  triduo,  innan- 
zi al  simulaci  o  delia  ss.  Immacolata,  col- 
l'interventodi  buona  parte  della  valente 
cappella  musicale  di   Loreto,  che  vi  ese- 
gui scelte  musiche.  Ne' primi  due  giorni 
pontificò  i  vesperi  e  la  messa  mg.    .Maz- 
zuoli vescovo  di  s.  Severino,  nel  3.°  canti) 
la  gruu  messa  il  vescovo  cardinal  51  ori- 


TEA  91 

chini, e  nelle  ore  pomeridiane  intuonò  il 
Ir  Deum  e  die  la  benedizione  col  San- 
tissimo, dopo  aver  mg. r  Zangari  vescovo 
di  Macerata  e  Tolentino  recitatoeloquen- 
liscino  discorso  in  lode  della  ss.  Conce- 
zione. Singolare  fu  la  luminaria  nottur- 
na della  facciala  del  tempio.  Del  pari  due 
tridui  celebratomi  in  Jesi,  nella  cattedra- 
le e  dalle  Clarisse  con  pompa  ecclesiasti- 
ca. jVou  solo  in  Ferentino  si  solennizzò  il 
gran  mistero  nella  novena  precedente  la 
lesta, e  questa  pure  con  più  splendido  cul- 
to del  consueto,  indi  a'  io  dicembre  per 
concessione  pontifìcia  si  cantò  nella  cat- 
tedrale e  nelle  chiese  matrici  della  diocesi 
la  messa  della  ss.  Concezione;  ma  il  zelati- 
le vescovo  mg.'  Bernardo  Tirabassi,  con 
felice  e  edificante  pensiero, avuta  appro- 
vata una  professione  di  lede  del  dogma 
definito,  con  sua  pastorale  la  fece  emet- 
tere dal  clero,  dal  magistrato  e  dal  po- 
polo di  sua  diocesi, pel  quale  atto  il  Papa 
concesse  benignamente  l'indulgenza  ple- 
naria; professione  di  fede  die  si  emise  in 
diverse  chiese  con  generale  commozione, 
e  l'esultante  pastore  poi  l'umiliò  a'piedi 
del  Pontefice  in  modo  autentico,  rice- 
vendo manifestazioni  di  gradita  soddisfa- 
zione. Asisi,  città  serafica,  non  volle  es- 
sere seconda  a  verun'altra  in  dimostrare 
la  sua  esultanza,  siccome  posseditrice  ab 
antico  del  s.  velo  della  B.  Vergine,  e  cul- 
la dell'  ordine  francescano  fecondissimo 
"di  santi  e  di  teologi  che  difesero  l'Imma- 
colato Concepimento,  ossia  questa  bellis- 
sima fra  le  più  belle  gioie  dei  diadema 
dell'Imperatrice  del  mondo;  in  prepara- 
zione alla  definizione  solennizzando  con 
istraordinaria  pompa  la  sua  novena  e  fe- 
sta. Il  santo  entusiasmo  provò  e  mani- 
festò pure  Orvieto,  Poggio  Muteto,  Pa- 
liano  per  opera  de 'cappuccini, Monte  Fia- 
scone,  ove  pure  i  conventuali  celebraro- 
no il  triduo;  Città  di  Castello  e  con  trion- 
fale processione  dell'immagine  di  Maria; 
Cori, ove  i  minori  osservanti  esposero  l'an- 
tico e  veneralo  simulacro  della  B.  Ver- 
gine; Tolfa  e  cou  distribuzioni  della  ine- 


yi  TEA 

doglia  benedetta  della  ss.  Concezione.  A- 
nagni  poi  si  distinse  come  Ferentino,  im- 
perocché oltre  particolari  dimostrazioni 
di  onore,  alla  ss.  Vergine  Immacolata  con 
triduo,  nella  cattedrale  fece  pubblica  pro- 
fessione di  questo  articolo  di  fede,  reci- 
tando la  foratola  die  gli  trasmise  da  Ro- 
ma il  suo  degno  vescovo  mg.r  Trucchi, 
indi  eseguita  nelle  chiese  principali  della 
diocesi:  altri  tridui  celebrarono  i  conven- 
tuali, i  cappuccini,  e  i  due  monasteri  di 
monache.  Civitavecchia  dopo  i  festeggia- 
menti, a  render  sempre  durevole  la  ricor- 
danza della  gloriosa  definizione  dogma- 
tica, spontaneamente  destinò  d'erigere 
con  pie  oblazioni  nella  cattedrale  una 
cappella  ricca  di  marmi,  di  dorature  e 
iscrizioni,  intitolandola  a  Maria  concepi- 
ta senza  la  macchia  d'origiue.  Come  Mar- 
ni celebrò  l'avvenimento,  si  legge  nell'Ai- 
ham  di  Roma  t.  22,  p.  1  3  :  Breve  rag' 
guaglio  delle  feste  in  Narni  pel  dogma 
stabilito  sull'Immacolato  Concepimen- 
to di  Maria.  I!  cardinale  D'Andrea  ab- 
bate di  Subiaco,  dopo  aver  fatto  dare  le 
missioni  in  quella  città  e  in  diversi  luo- 
ghi della  diocesi  abbaziale,  con  felice  suc- 
cesso e  comunione  generale  nella  colle- 
giata di  s.  Andrea,  ordinò  che  uella  cit- 
tà e  diocesi  si  festeggiasse  la  solenne  de- 
finizione, e  nella  1  /  con  triduo  nella  det- 
ta chiesa  con  ecclesiastica  pompa,  messe 
e  vesperi  solenni,  orazioni  di  lode  e  be- 
nedizioni coll'Augustissitno  Sagramento. 
Molti  furono  i  segni  dell'universale  giubi- 
lo, colle  notturne  luminarie,  i  suoni  della 
banda  e  l'elevazione  di  globo  apostati- 
co. Il  seminario  con  particolare  festa  ono- 
rò l'Immacolata  Concezione,  e  tenne  poi 
un'accademia  poetica. Le  feste  furono  ter- 
minate con  solennissima  processione  del- 
l'ini in  agi  ne  dell'Immacolata,  e  l'in  ter  ven- 
to del  clero  secolare  e  regolare,  de'soda- 
lizi  e  d'ogni  classe  di  cittadini.  L'esultan  - 
za  religiosa  dipoi  la  rinnovarono  i  fran- 
cescani di  Subiaco,  con  solenue  triduo, 
elegante  musica  a  cappella,  orazione  pa- 
negirica, e  in  più  altri  modi.  Genazzauo 


TEA 

fece  eco  alla  letizia  di  tutto  il  mondo  cat- 
tolico, con  festeggiare  ne'modi  più  giu- 
livi il  faustissimo  avvenimento  nel  san- 
tuario insigne  della  B.  Vergine  del  Buon 
Consiglio;  quindi  il  municipio,  a  secon- 
dare lo  zelo  del  vescovo  cardinal  Amat, 
esternò  nuovamente  la  gioia  con  triduo 
nelle  4  chiese  parrocchiali,  accompagna- 
to da  pompa  conveniente  e  segni  di  ge- 
nerale esultanza.  Bagnorea,per  invito  del 
suo  vescovo  mg.r  Gaetano  Brinciotti,  ce- 
lebrò con  solenni  riti  un  triduo  nellacat- 
tediale,  dal  capitolo  magnificamente  or- 
nata, ed  in  essa  con  iscelta  mugica,  a  di- 
ligenza del  municipio,  pontificò  il  zelan- 
te pastore;  dopo  aver  benedetto  un'ele- 
gante corona,  con  essa  coronò  il  capo  al- 
l'Immacolata Signora,  rappresentata  nel- 
la pittura  dell'ara  maggiore,  quindi  com- 
partì con  autorità  apostolica  la  papale  be- 
nedizione con  indulgenza.  Compiti  i  se- 
condi vesperi,  la  dignità  capitolare  del 
priore  Ianni  diresse  affettuosa  allocuzio- 
ne al  vescovo,  perchè  fosse  promulgata 
la  bolla  di  definizione,  che  fu  letta  dal  ca- 
nonico teologo;poscia  cantato  il  TeDeum, 
si  die  la  benedizione  col  Santissimo.  Lieti 
cantici  e  orazioni  panegiriche  accrebbe- 
ro in  ogni  parte  la  divozione  a  Maria,  al 
cui  onore  si  fece  la  comunione  dal  ve- 
scovo.Questo  prelato  nel  duomo  aprì  pur 
anco  brillante  accademia  letteraria  e  fi- 
larmonica cou  dotta  prosa,  seguita  da  12 
temi  obbligati  con  argomento  allusivo  al- 
le 12  mistiche  stelle  che  coronauo  la  Re- 
gina dell'universo,  esauriti  da'professori 
e  alunni  del  seminario,  oltre  altre  poesie 
de'cittadini.  Vi  fu  poi  una  cantata  in  mu- 
sica, e  l'intera  filarmonica  riscosse  plau- 
so.  Generali  e  spontanee  illuminazioni 
mostrarono  la  pubblica  esultanza.  Tutto 
il  mese  di  febbraio  attirò  i  divoti  bagno- 
resi  a  frequentare  l'esercizio  del  mese  del- 
la ss.  Concezione  nell'oratorio  notturno; 
ed  altre  feste  ebbero  luogo  nella  città  e 
diocesi,  le  quali  dimostrarono,  che  la  so- 
la Chiesa  ha  la  parola  vitale,  par  destare 
gli  spiriti  e  indirizzarli  allo  scopo  dell'alta 


TEA 

sua  missione.  Gita  di  Castello,  dopo  aver 
solennizzato  nella  cattedrale  l'Immaco- 
lato Concepimento,  vide  fere  altrettanto 
decorosa  festa  da'filippini,  che  ne  celebra- 
rono le  glorie  con  ragionamenti  pieni  di 
unzione, mettendo  nel  cuor  de'fedeli  una 
dolce  speranza  di  vedere  trionfante  e  glo- 
riosa per  mano  della  ss.  Vergine  la  Chie- 
sa. Benevento,  città  cospicua  non  meno 
per  antichità  d'origine  e  d'imprese,  che 
per  sincera  fede  e  tenera  divozione  a  Ma- 
ria, non  volle  preterire  dal  tributarle  i 
pegni  più  commoventi  di  venerazione  e 
amore.  Jl  cardinal  Domenico  Cara  fa  di 
Traetto  suo  arcivescovo, a  destarevivain 
cos'i  bella  occasione  l'antica  fiamma  che 
Maria  stessa  avea  accesa  in  petto  al  suo 
popolo,e  cogli  assidui  favori  alimentava, 
l'invitò  a  celebrare  in  onore  del  di  lei  im- 
macolato Concepimento  solenne  triduo 
nella  metropolitana.  In  questa  fu  porta- 
ta dalla  chiesa  de'  minori  osservanti  in 
trionfo  splendidissimo  l'antichissima  sta- 
tua di  Maria  delle  Grazie,  in  mezzo  al- 
l'universale commozione  di  divota  tene- 
rezza.Messe  pontificali, l'ultima  celebran- 
do il  delegato  apostolico  mg.r  Gasparoli, 
benedizioni,  anche  papale  nel  pontificio 
nome,  coni  un  ioni  generali,  lumina  rie  not- 
turne, ealtre  dimostrazioni  di  giubilo  re- 
ligioso, ebbero  luogo  nel  triduauo  festeg- 
giamento, ch'ebbe  termine  con  altra  so- 
lennissima  processione,  nel  restituire  al- 
la delta  chiesa  de'francescani  il  simula- 
cro venerato,  al  quale  tutti  gl'intervenuti 
fecero  omaggio  del  proprio  cereo.  Spo- 
leto uni  anch'essa  la  sua  voce  a  quella  di 
tanti  popoli  che  innalzarono  inni  di  lode 
al  dichiarato  dogma,  per  il  zelo  dell'ar- 
civescovo mg/  Gio.  Battista  Arnaldi, con 
triduo  solenne  nel  duomo,  che  primeg- 
gia tra  le  cattedrali  dello  stato  papale. Ap- 
parato colla  maggior  pompa, brillante  di 
luminarie  e  di  preziose  suppellettili  che 
il  capitolo  non  cessa  aumentare,  fu  col- 
locata sull'  altare  principale  la  ss.  Icone 
fra  ricchi  candelabri.  Il  pastore  pontifi- 
cò soleuuemcule i  vespeii  e  la  messa,  eoo 


TEA 


93 


accompagnamento  di  musica  0  piena  or- 
chestra, e  dopo  il  vangelo  fu  pubblicata 
la  bolla  Fneffìabilis,  e  l'arcivescovo  indi 
recitò  patetica  omelia,  in  cui  dimostrò  al 
popolo,  qual  gloria  avesse  la  ss.  Vergine, 
quale  letizia  sentissero  i  divoti  di  lei  per 
l'ottenuta  dogmatica  definizione,  e  poi 
comparii  la  benedizione  papale.  I  secon- 
di vesperi  non  furono  meno  solenni,  ge- 
nerali le  notturne  illuminazioni,  e  il  de- 
legato mg.'  Bella  fece  dispensare  a'povcri 
abbondanti  limosine, distinguendo  gl'in- 
fermi. Sassoferrato,  udita  con  trasporto 
di  santa  letizia  la  dogmatica  definizione, 
fece  tenero  e  degno  rendimento  di  gra- 
zie a  Dio  nella  chiesa  collegiata,  ove  uf- 
ficiarono i  cappuccini/i  minori  osservan- 
ti ed  i  silvestrini.  Palestrina,  d'ordine  del 
cardinal  Amat  suo  vescovo,  in  ogni  par- 
rocchia celebrò  divolo  triduo,  e  la  basili- 
ca cattedrale  si  distinse  con  di  vote  e  pub- 
bliche dimostrazioni,  trovando  eco  di  vi- 
va divozione  e  gioia  generale  nel  magi- 
strato e  nel  popolo.  Il  gonfaloniere  Pan- 
tanelli-Napulioni  offrì  nelle  sue  sale  al 
clero  e  al  ceto  distinto  un  letterario  ac- 
cademico trattenimento,  nel  quale  lesse 
dotta  prosa  il  p.  Giacobi  lettore  del  col- 
legio de'dottrinari;  ed  un'eletta  di  per- 
sone e  di  seminaristi  cantarono  in  poeti- 
ci modi  le  glorie  della  gran  Vergine  Im- 
macolata :  le  poesie  furone  intramezzale 
da  vari  pezzi  di  classica  musica  sagra,  tot 
ti  alla  B.  Vergine  spellanti.  Osimo  ebbe 
nella  basilica  di  s.  Giuseppe  da  Coperti- 
no  de'minori  conventuali, nobilmente  ad- 
dobbata, un  solenne  triduo  di  ringrazia- 
mento all'  Altissimo,  assistendovi  i  cap- 
pucciuic  un  popoloimmenso.Nel  2. "gior- 
no con  solenne  processione  fu  portata  per 
la  città  la  s.  Immagine  di  Maria  Imma- 
colata. Nel  3.°  dopo  un  eloquente  ragio- 
namento del  distinto  oratore  arciprete  d. 
Francesco  Romiti,  le  preci  e  le  litanie,  fu 
cantato  a  voce  di  popolo  l'inno  Ambro- 
siano, che  tenne  luogo  d'ogni  più  bella 
armoniosa  musica.  Anche  nella  cattedra- 
le fu  solennemente  festeggiata  la  dogma- 


94 


TEA 


lica  definÌ7Ìone,coH'assistcnza  del  vescovo 
cardinal  Soglia  Ceroni.  In  Albano,  tenero 
di  divozione  versola  singolaredi  lei  patro- 
na Mona  ss., anco  dal  magistrato  fu  solen- 
nizzato, con  decoroso  triduo  nella  chiesa 
della  Rotonda  (ove  venerasi  I'  antichis- 
sima sua  immagine  sottratta  dalla  pietà 
cattolica  alla  fiera  persecuzione  degl'ico- 
noclasti), il  dogma  dell'Immacolata  Con- 
cezione.precedntodagli  esercizi  spirituali 
fatti  eseguire  dal  vescovo  cardinal  Patri- 
zi. Il  suo  vicario  generale  mg.'  Sanniba- 
le,  eletto  vescovo  di  Gubbio,  celebrò  la 
messa  cantala,  e  il  vescovo  mg/  Stilaci 
della  congregazionedel  preziosissirnoSan- 
sue,  con  dotto  e  forbito  dire  trattò  l'Im- 
macolato Concepimento  di  Maria.  Lu- 
minarie allusive  alla  festa,  a  quesla  die- 
rono  termine.  I  minori  osservanti  rifor- 
mati di  Poggio  Nativo  in  Sabina,  con  tut- 
ta pompa  religiosa  con  triduo  festeggia- 
rono la  dogmatica  definizione  nella  lo- 
ro chiesa  riccamente  adorna.  Si  celebra- 
rono messe  cantate,  si  pronunziarono  pa- 
negiriche orazioni  da  3  religiosi  dell'ordi- 
ne; e  fu  chiusa  la  festa  con  accademia  let- 
teraria, ove  dopo  un  lodato  discorso  del 
p.  Antonio  da  Poggio  Ginolfo,  furono  let- 
te ad  onore  di  Maria  molte  poesie.  Con 
triduo  fecernaltrettanto  i  fi  ancescani  con- 
ventuali diZagarolo  nella  chiesa  di  s. Ma- 
ria delle  Grazie,  con  isfarzosa  eleganza 
ornata  e  sfolgorante  per  lumi,  tra  innu- 
merevoli rose  e  gigli  venerandosi  la  di- 
\otissima  statua  della  Vergine  Immaco- 
lata. Pvesero  festivi  i  3  giorni  e  d'univer- 
sale contento  le  solenni  messe  e  vesperi, 
le  benedizioni  col  ss.  Sacramento,  le  scel- 
te musiche,  le  laudi  della  Madre  di  Dio, 
inlessute  da  3  religiosi  conventuali.  La 
magistratura  municipale  di  Malefica  u- 
miliò  lettera  a'piedi  del  Papa,  dichiaran- 
do i  sentimenti  di  somma  esultanza  e  di 
riconoscenza,  per  la  solenne  definizione 
dogmatica  dell'Immacolata  Concezione, 
alla  quale  vanta  profonda  divozione. 

Dallo  slato  pontificio  passando  al  resto 
d'Italia,  diversi  popoli  e  città  dierouo  le 


T  E  A 

più  formali  prove  della  loro  divozione  a 
Maria,e del  giubilo  da  cui  furono  compre- 
si dopo  l'oracolo  pontificio.  Ne  ricorderò 
alcuni,  altrimenti  occorrerebbe  un  elen- 
co. Modena  alla  gran  novella  esultò  per 
quella  speciale  divozione  che  le  meritò  il 
titolo  di  città  di  Maria. ereditata  da'suoi 
avi  e  nudrita  di  continuo  con  efficacissi- 
me pratiche.  Grandi  dunque  furono  le 
dimostrazioni  di  vivissima  gioia,celebran- 
dosi  l'avvenimento  dal  vescovo  nella  cat- 
tedrale con  soleune  pontificale,  essendo 
posta  sull'altare  sotto  ricco  baldacchino 
l'immagine  del  l'I  in  macola  la.  V'in  ter  ven- 
ne il  sovrano  duca  Francesco  V,  la  du- 
chessa Aldegouda,e  l'infinte  Maria  Bea- 
trice, eredi  della  divozione  professata  al- 
l' Immacolata  Concezione  dalle  auguste 
loro  case  d'Austria,  di  Borbone,  di  Ba- 
viera e  d'Este,  e  memori  che  aveano  esse 
più  d'una  volta  implorato  dalla  s.  Sede 
fervidamente  il  decreto,  palesarono  il  di- 
voto loro  giubilo  a'piedi  della  celeste  Re- 
gina. Co'sovrani  e  la  corte  v'intervenne*- 
ro  pure  i  ministri,  i  professori  dell'uni- 
versità, i  parrochi,  i  deputati  delle  con- 
fraternite, e  altri  molti.  Si  cantò  il  Te 
Deum,  e  si  die  la  benedizione  col  Santis- 
simo, nelle  ore  pomeridiane  successe  il 
canto  delle  litanie,  e  nella  sera  splendi- 
dissime luminarie  per  tutta  la  città.  Per 
Venezia  la  stella  del  mare,  in  seno  di  cui 
i  veneziani  andarono  a  cercar  sicurezza 
e  pace,  e  raggiunsero  grandezza  e  gloria 
immortale, è  stata  sempre  Maria,  per  cui 
dal  mese  e  giorno  di  sua  Annuuziazione 
preselo  a  datar  l'anno  del  governo  loro, 
né  più  calda  cura  si  presero  nella  conqui- 
sta di  Costantinopoli, che  di  recar  a  Vene- 
zia il  simulacro  della  B.  Vergine  delle  Vit- 
torie, intorno  al  quale  s'aggirano  da  tan- 
ti secoli  i  voti  e  le  giornaliere  speranze 
del  popolo,  incessantemente  onorandola. 
Laonde  conosciutasi  daVenezia  la  dogma- 
tica definizione  che  accresceva  gloria  al- 
la Madre  di  Dio,  ne  provò  santa  e  viva 
consolazione,  iudi  prese  divota  parte  alle 
solennità  tutte  colle  quali  mg.'  Mutti  pa- 


TEA  TEA                      9  " 

(riarca  volle  celebrare  il  déci'elato.  Nel-  (orila  civili  e  militari,  e  de'parroch'uCan- 

l,i  si  n penda  basilica  patriarcale,  sopra  uno  talpsi  l'evangeio  fu  promulgato  il  decreto 
de'più  ricchi  e  più  preziosi  altari  del  inon-  definitivo  del  sommo  Pontefice,  e  l'ar- 
do tu  esposta  la  s.  Immagine,  innanzi  la  civescovo  recitò  dotta  ed  eloquente  ome- 
quale  ebbe  luogo  solenne  triduo,  colf  in-  lia,  nella  quale  celebrò  flmmacolatoCon- 
ter  vento  delle  sagre  coi  porazioni  del  «le-  cepimento,  soggiungendo  in  fine  a  modo 
io  secolare  e  regolare,  e  d'ogni  ordine  di  di  corona  una  commovente  professione 
cittadini,  i  quali  col  frequente  e  innume-  tli  fede,  alla  quale  non  è  a  dirsi  qual  fosse 
rev  ole  concorso  conici  maiono  l'avita  pie-  la  grata  sensazione  degli  uditori.  Si  can- 
ta, e  l'universale  esulta/ione  pel  trionfo  tò  il  Zìe  Deum,e  nel  pomeriggio  i  vespe- 
delia  Vergine  Immacolato.  Al  magnifico  ri  pontificalmente,  e  finì  la  lesta  col  can- 
po ntificale del  patriarca  assisterono, oltre  lo  delle  litanie.  Nella  sera  nel  seminario 
l'inclito  municipio,  i  prelati  veneti,  e  do-  vi  fu  scelta  e  applaudita  accademia  po- 
pò l'ev angelo  fu  pubblicata  la  bolla  pon-  liglottain  onore  di  Maria,  colla  declama- 
tificia.  Nelle  ore  pomeridiane,  dopo  i  so-  zione  di  molti  componimenti  in  prosa  e 
lenni  vesperi,  si  fece  solennissima  pio-  in  versi  nelle  lingue  italiana,  Ialina,  gre- 
cessione  colla  s.  Immagine,  e  ricondot-  ca,  tedesca  ed  ebiaica,  e  vi  si  cantarono 
la  al  suo  aliare,  colla  recita  delle  ulti-  dagli  alunni,  coli' accompagnamento  di 
me  preci,  il  patriarca  chiuse  la  memo-  distintissima  musica,  due  graziose  can- 
randa  funzione.  Seguirono  le  luminarie  e  zoncine.  Intunto  per  la  città,  con  copia  di 
i  festeggiamenti  nelle  altre  cinese,  e  se-  lumi  e  novità  di  disegno,  generale  fu  l'il- 
gnatamenle  in  quelle  de'fiancescani  mi-  bitumazione:  fu  un  trionfo  della  religio- 
nori  osservanti, de'riformati  e  de'cappuc-  ne, una  manifestazione  solenne  dell'amo- 
cini,con  splendidissimi  e  di  voti  tridui.  Ab-  re  de'friulani  verso  Maria.  Piacenza  pu- 
ebe  nel  Friuli  fu  splendidamente  celebra-  re  in  Italia  si  distinse  con  solenne  testi  - 
la  la  definizione  dogmatica  dell'Imma-  vilà,  in  rendere  grazie  a  Dio  del  segna» 
colalo  Concepimento,  massime  in  Udine  lato  avvenimento  per  tulio  l'orbe  calto- 
sua  città  principale  e  centro  della  vasta  lieo.  Milano  col  suo  arcivescovo  mg."  Ro- 
arc  idiocesi, per  cura  dell'arcivescovo  mg/  milli,  reduce  da  Roma  con  piena  l'ani- 
Trevisanalo,  in  un  al  clero  e  al  popò-  ma  di  divozione  a  Maria,  celebrarono 
lo  compreso  di  straordinaria  esultanza,  nella  spleudida  metropolitana  la  tanto  a- 
per  vedere  a  Maria-assicurato  un  nuovo  spettata  pi  oclamazione,la  cui  bulla  fu  let- 
seilo  d'  incomparabile  gloria,  e  al  mon-  ta  Ira  le  solennità  del  pontificale,  seguen- 
do tanto  tesoro  tli  letizia  e  di  speranze,  do  l'omelia  dell'arcivescovo,  il  quale  pre- 
Eccitati  dal  pastore,  gli  udinesi  e  i  dio-  se  a  dimostrareche  quel  giorno  era  gior- 
cesani  fecero  a  gara  in  rendere  omaggi  no  di  trionfo  per  Maria,  per  la  Chiesa  e 
alla  gran  Vergine  Immacolata, principal-  per  la  fede.  Trionfo  per  Maria,  poiché  la 
niente  in  Fagagna,  Cividale,  Gemona,  credenza  dell'Immacolato  Concepimen- 
Moggio,s.  Daniele  eCodroipo.  Udine  pe-  to,  quasi  gemma  dapprima  nascosta,  ora 
rò  fu  quella,  che  falla  ragione  de'luoglii  brilla  nel  massimo  suo  splendore  agli  oc- 
e  delle  circoslarize,a  vetun'allia  città  nel-  chi  di  tutti,  in  quella  nobilissima  corona 
l'ossequio  e  nella  divozione  a  Maria  si  è  che  già  le  cinge  il  capo:  ti  ionio  per  la 
mostrata  seconda.  Parala  la  metropoli*  Chiesa,  poich'essa,  ebe  i  suoi  nemici  di- 
tana a  festa  d'una  maniera  brillante,  sul-  cono  cada  vere,  fu  risuonar  la  sua  voce  dal- 
l' aitar  maggiore  e  sotto  ricco  padiglio-  l'uno  all'altro  polo, ed  è  ubbidite;  Inoli- 
ne fu  collocala  la  slalua  di  Maria  imma-  fo  per  la  fede,  poiché  ora  nell'unità  del- 
colatamenie  concetta.  L'arcivescovo  vi  la  fede,  ossequiosi  alla  voce  della  Chiesa, 
pontificò  con  l'intervento  di  tulle  leau-  200  milioni  di  cattolici  protestano  con 


c,fi  T  E  A 

gioia  di  credere  questo  insigne  privilegio 
di  Moria.  Dopo  la  messa  l'arcivescovo  be- 
nedì  l'immenso  popolo,  ed  era  la  bene- 
dizione che  Pio  IX.  mandava  a  tutti  i  po- 
poli della  terra.  Sul  far  della  sera  fu  can- 
tato l'inno  Ambrosiano  solennemente,  e 
l'arcivescovo  die  la  benedizione  col  San- 
tissimo. Palermo  che  fino  doli 4"?- 5  inti- 
tolò alla  ss.  Concezione  la  chiesa  di  s.  Ma- 
lia la  Nuova,  edificala  ne|i33q,  e  pro- 
mulgata dall'arcivescovo  Ubertino  de 
Martines  la  fèsta  di  precetto,  per  volon- 
1à  del  senato;  indi  nel  i  z^Z^  i  vide  sorgere 
la  sontuosa  cappella  della  D.  Vergine  nel 
tempio  di  s.  Francesco,  poi  aggregata  al- 
la romana  arciconfraternita  della  ss. Con- 
cezione dal  cardinal  Alessandro  Farnese, 
ed  in  essa  neh 4^2  si  salmeggiava  l'uf- 
fizio proprio  dell'  Immacolato  Concepi- 
mento, laonde  nel  i  5j5  ebbe  origine  l'o- 
monimo sodalizio:  in  seguito  nel  162  1  il  p. 
Narbone  gesuita  proclamò  proteggitrice  e 
patrona  di  Palermo,  per  decreto  del  sena- 
tori Vergine  Immacolata, con  voto  perpe- 
tuo d'annua  solennità  diesi  rinnova  l'8 
dicembre.  Le  quali  memorie  faran  me- 
glio giudicare  la  magnificenza  della  so- 
lennità,con  cui  Palermo  festeggiò  il  nuo- 
vo universale  culto  verso  la  B.  Vergine: 
per  6  giorni  interi  fu  dunque  la  città  con- 
vertita in  un  tempio,  e  poche  parole  non 
ponno  bastare  a  dare  un'idea  dell'opera- 
to con  entusiasmo  religioso,  ma  ne  ri- 
marrà eterna  nella  storia  la  rimembran- 
za, in  cui  la  fede  antica  rifulse  di  nuo- 
va luce,  fra  la  generale  letizia.  Dillicile 
sarebbe  l'esprimere  con  quanta  fede  e 
pietà  sincera  fu  accolta  in  Toscana  la  so- 
lenne definizione:  le  feste  celebrate  in  tut- 
te le  chiese  d'ogni  città,  d'ogni  borgata 
e  d'ogni  villaggio,  in  onore  della  Vergi- 
neconcelta  senza  macchiarono  state  d'uà 
numero  incredibile,  e  da  per  tutto  gran- 
de la  folla  deTedeli  accorsi  con  di  vota  e- 
sultanza  a  celebrare  il  mistero.  Anche  in 
molte  provincie  del  regno  di  Sardegna  si 
festeggiò  da'  buoni  cattolici  così  fausto 
av veuimeuto,  inclusi vamente  alla  capita- 


TEA 

le  Torino  ed  al  Piemonte.  A  tante  pub- 
bliche dimostrazioni  fece  eco  la  Germa- 
nia, la  Spagna,  il  Belgio  e  altre  regioni, 
in  isplendidi  modi.  Nella  Spagna  un  in- 
sulso opuscolaccio  avendo  combattuto  il 
dogma,  i  cavalieri  dell'ordine  della  Con- 
cezione o  Carlo  III,  avendo  per  voto  di 
difendere  la  purissima  Concezione  della 
ss.  Vergine,  supplicarono  fervorosamente 
la  regina  di  riparare  tanto  scandalo  e  di 
punire  l'autore. In  Salisburgo  uno  sparla- 
tore del  venerato  dogma  fu  gettato  mi- 
seramente dal  cavallo  sul  piedistallo  di 
marmo  d'  una  statua  dell'  Immacolata 
Concezione,  dove  l'infelice  si  fracassò  le 
ossa  e  poco  dopo  mori,  il  fatto  è  narrato 
dalla  Civiltà  cattolica  1. 1  o,  serie  2.a,  p. 
237.  Nel  Belgio  pel  zelo  del  cardinale 
Sterchx.  arcivescovo  di  Malines,  si  di- 
stinse colla  sua  arcidiocesi  la  capitale  an- 
cora del  regno,  con  islancio  di  fede  e 
di  pietà.  Gand  pure  si  associò  con  pub- 
blica manifestazione  al  glorioso  avveni- 
mento dell'  8  dicembre  :  le  illuminazio- 
ni offrirono  sorprendente  spettacolo,  con 
un  numero  considerevole  di  religiosi  em-  I 
blemi,  frammisti  a  fiori  e  lumi,  coli'  im- 
magine di  Maria  e  le  parole:  Maria  si- 
ile labe  concepta,  Ave  Maria,  Alleili- 
jaj  e  la  cifra  di  Maria  in  caratteri  tra- 
sparenti brillava  sopra  gran  quantità  di 
case.  Sulle  vie  abitate  dalla  povera  gente 
si  videro  moltissime  cappellette  erette  en- 
tro le  botteghe  e  le  porte.  A  Londra  la  festa 
dell'Immacolata  Concezione  fu  celebrata 
con  gran  solennità  nella  cappella  francese. 
In  Francia  vanno  specialmente  ricordate 
Tolone  per  solenni  teste,  Lavai,  Besan- 
con,  Beauue,  Le  Mans,  Montpellier,  Bi- 
gnè, Tour  non,  Narbona^  Rhodez  dove  fu- 
rono innalzati  archi  di  trionfo,  Nitues  ed 
in  modo  singolare,  ed  altre  molte,  ovun- 
que echeggiando  le  glorie  di  Maria.  An- 
che Parigi  si  distinse,  facendo  eco  all'in- 
leraFrancia;  primafu  festeggiata  con  tut- 
ta pompa  e  divozione  la  definizione  dog- 
malica  nella  metropolitana,  e  poi  nelle 
parrocchie,  solennità  annunziate  al  clero 


T  E  A 

e  a'  fedeli  con  eloquente  e  bellissima  pa- 
storale dell'arcivescovo  mg.'  Sibour.  Era 
ben  giusto  che  al  giubilo  universale  de' 
cattolici  pel  nuovo  splendore  acquistato 
da  ITI  m  macola  toConcepi  ni  ci  ilo  del  la  Ma- 
dre di  Dio  unisse  anche  le  sue  feste  l'E- 
gitto, tenendo  il  vanto  di  averle  dato  un 
dì  sicuro  rifugio  nella  sua  fuga  dallaGiu- 
dea.  In  Alessandria  i  francescani  celebra* 
rono  un  solennetriduo  di  ringraziamen- 
to, quale  essendo  accompagnato  da  illu- 
mina/ioni, da  concerti  di  musicali  stru- 
menti, da  copiosi  spari,  da  fuoco  artifi- 
ciale, musica  e  panegirico,fece  brillar  l'al- 
legrezza sul  volto  di  tutti  i  veri  creden- 
ti.   L'  ingegnoso  cronogramma  che  con 
lettere  di  numeri  romani  segnava  l'anno 
corrente  i  855,  dipinto  a  caratteri  cubi- 
tali sulla  facciala  del  magnifico  tempio  di 
s.  Caterina,  era  del  seguente  tenore:   Did- 
ier DeCora  ConCepta  Labe  pi  ra.  In 
Costantinopoli  ancora  fu  festeggiatoli  de- 
finito dogma,  con  triduo  solenne,  ponli- 
ficalee pubblica  processione,da  mg.1  Ilas- 
sim  primate  degli  armeni,  e  dal  popolo 
armeno  cattolico  particolarmente  sempre 
in  singolar  modo  divoto  alla  13.  Vergine, 
il  cui  immacolato  Concepimento  fu  ed  è 
costante  credenza  della  chiesa  armena. 
La  sapienza  e  le  arti  riconoscendosi  an- 
celle e  figliuole  della  fede  edella  pietà, ispi- 
randosi alle  loro  inesauste  sorgenti,  resero 
anch'esse  omaggio  al  la  Chiesa  nell'atto  più 
grande  della  divina  sua  autorità,  ch'è  il 
promulgare  i  dogmi  da  credersi.  La  scien- 
za e  le  arti  venerano  in  Maria  la  sede  della 
sapienza,  e  la  Madre  di  Quello  ch'è  la  sa- 
pienza del  Padre.  Quindi  la  scienza,  ed  e- 
tiandio  l'eloquenza  e  la  poesia  con  acca- 
demie fecero  con   questa  a  gara  per  ce- 
lebrare e  vieppiù  immortalare  la  defini- 
zione dogmatica  dell'Immacolato  Conce- 
pimento di  Maria.  Similmente  praticaro- 
no le  arti  della  musica,  quelle  del  disegno 
con  medaglie,  incisioni  e  altre  sculture,  e 
in  dipinture,  non  che  con  quanto  altro  di 
architettonico  e  ornamentale  già  accen- 
nai. La  nobilissima  gara  della  scienza,del- 

VOL    LXXIII. 


TEA  97 

le  lellere  e  delle  mi  i  forma  tale  comples 
sodi  svariate  ma  armoniche  bellezze, for 
se  da  non  incontrarsene  altro  esempio  nel- 
l'epoche passa  te. L'ingegno  del  l'uomo  non 
trovò  modi  abbastanza  degni  per  tribu- 
tare omaggi  alla  Madre  di  Dio.  Quanto 
alla  scienza,  oltre  il  narrato,  la  Civiltà 
cattolica  nella  2."  serie,  t.  8,  p. 629,1.9, 
p.36ei58,ci  diede  i  dotti,  completi  ed  e* 
rudili:  Cernii  storici  intorno  al  domina 
dell'  Immacolata  Concezione  della    Ila 
(Ire  di  Dio,  de'quali  già  feci  menzione  ri- 
portandone alcun  brano.  Inoltre  nel  I.  e), 
p.  gr,  rende  conio  con  lodi  di  ammira- 
zione dell'opera:  De  Immacidalo  Deipa- 
rae  conceptu  eiusque  dogmatica  definì- 
tione  in  ordine  praesertim  ad  scholani 
tomisticam  et  Institutum  FF.  Praedica- 
torum  auctorc  p.  m.  Francisco  (lande 
procuratore  generali  eiusdem  ordinis  , 
ac  rectore  pontificii  Seminarli  Pii,  Ro- 
maei854-  Quindi  osservò,  che  la  defini- 
zione del  dogma  dell'  Immacolata  Con- 
ce/ione della  Madre  di  Dio  voglia  esseie 
una  parola  di  pace,  ed  in  luogo  di  ecci- 
tare nuove  lotte  e  dissensioni,  come  alcu- 
ni timidamente  ragionando  opinavano, 
non  sia  anzi  per  ricondurre  gli  animi  ad 
unità  e  concordia,  il  presente  scritto  del 
p.  03.  Gaude  n'è  primo  e  splendidissimo 
argomento.  Imperocché  non  appena  era 
uscila  dal  Vaticano  la  voce  del  Papa  Pio 
IXannunziatrice  a'popoli  credenti  di  que- 
sta certissima  verità,  che  spontanei;  co- 
me un  cantico  di  pace  e  di  letizia  veni- 
va a  far  plauso  a  nome  di  tutlo  il  suo  ve- 
nerando ordine  domenicano.  Splendidis- 
sima testimonianza,  perchè  nella  chiesa 
di  Dio  non  poteva  acclamare  in  questa 
circostanza  alcun  ordine  religioso  con  pa- 
ri autorità  a  quello  de'pp.  predicatori,  i 
quali  non  pur  nobilissimi  per  la  teologi- 
ca scuola  che  ereditarono  da  s.  Tomma- 
so d'Aquino,  ma  per  l'opinione  in  che  fu- 
rono di  essere  stati  i  più  valenti  impugna* 
tori  di  questa  verità, allorquando  essa  non 
era  ancora  che  una  pia  sentenza  non  an- 
cora perfettamente  chiarita,  laloropre- 
7 


98  TEA 

senio  letizia  ha  un  non  so  che  di  singolar- 
tiienle  generoso  e  puro  da  ogni  terrestre 
elemento.  Il  p.ro.Gaude,anomede'vene- 
i abili  suoi  confratelli  ,  espose  le  ragioni 
per  cui  i  lèdei i  tutti,  e  fra  questi  principal- 
mente la  prole  del  patriarca  s.  Domeni- 
co, vanno  lieti  e  giulivi  del  giocondo  av- 
venimento. Il  p.  ni.  Gaude  determina  il 
suo  discorso  a  provare  che  il  suo  ordine 
per  se  medesimo  non  fu  mai  avverso  al- 
la pia  sentenza  dell'immacolato  Concepi- 
mento, bensì  favorevole  e  divoto,  essen- 
do molto  maggiore  il  numero  degli  scrit- 
tori domenicani  chela  sostennero.  Che  se 
dalla  scuola  tomistica  uscirono  non  po- 
chi che  combatterono  la  singoiar  prero- 
gativa della  Vergine,  e  fecero  credere  che 
l'ordine  fosse  più  generalmente  con  loro, 
ciò  deve  ascriversi  all'autorità  di  s.  Tom- 
maso, il  quale  tenevasi  per  contrario  alla 
pia  sentenza;  mentre  dalle  sue  opere  ri- 
cavatisi testimonianze  in  favore  dell'Im- 
macolato Concepimento,  e  qualche  oscura 
e  dubbiosa  contro  di  esso.  E'  però  più  pro- 
babile che  s.  Tommaso  opinato  avrebbe 
per  la  pia  sentenza,  se  si  fosse  proposta  la 
questione  in  que'leruiini  in  cui  ne'secoli 
posteriori  fu  agitala  dalle  scuole.  Se  l'o- 
pinione volgare  avea  per  lo  passato  i  do- 
menicani per  sfavorevoli  alla  pia  senten- 
za, essi  invece  mostrarono  a  che  alto  se- 
gno abbiano  rivolte  le  loro  mire,  e  quan- 
to nobile  sia  la  pietà  che  nutrono  per  l'Im- 
macolata Concezione,  poiché  a  mezzo  dei 
loro  superiori  generali  implorarono  e  ot- 
tennero da  Gregorio  XVI  e  da  Pio  IX  il 
privilegio  di  celebrar  solennemente  la  fe- 
sta di  questo  mistero  e  farne  commemo- 
razione nelle  litanieLaurelane,  incliecon 
edificante  gara  precedettero  a  non  pochi 
di  quegli  ordini  stessi,  che  per  fervido  ze- 
lo nel  propugnar  l'Immacolato  Concepi- 
mento maggiormente  eransi  segnalati.  Di 
più  la  Civiltà  cattolici!  nel  t.  g,  p.  206, 
encomia  l'opera  in  6  volumi:  De  natura 
et  gralia  admirabilis  etpurissimàe  Con- 
eeptiohis  Deiparae  l'irginis  Mariae,  e- 
lucidationes  polemicae.  Autore  sac.  hi- 


TEA 
spano  d.  Raymundo  MartinezetFerrcr, 
lutei amnae  1  S T \.  A  tutta  l'opera  segue 
un  volume  di  appendici,  nelle  quali  0  per 
intero  o  per  compendiosi  recano  moltis- 
sime  costituzioni   pontificie   riguardanti 
questo  mistero  e  la  dilatazione  del  culto; 
i  decreti  della  s.  congregazione  de' riti  in- 
lornoal  medesimo,  i  decreti  de* sinodi  pro- 
vinciali, l'elenco  de'  vescovi  che  a'  Papi 
Gregorio  XVI  e  Pio  IX  supplicarono  per 
ottenere  la  definizione;  e  finalmente  la  let- 
tera del  p.  Leonardo  da  Porto  Maurizio, 
nella  quale  il  servo  diDio  mostra  con  quan- 
to desiderio  egli  all'iettasse  questa  defini- 
zione, e  quanto  lieta  speranza  avesse  in  es- 
sa riposta.  In  Roma  nel  dicembre  i854  fu 
pubblicata  la  Raccolta  di  prose  e  versi 
in  onore  dell'  Immacolata  Canee- ione  di 
Maria  1  ergine.W  sacerdote  Stefano  Cic- 
colini  con  manifesto  di  associazione  inse- 
rito nel  Giornale  di  Roma  de'5  marzo 
]  855,  si  è  proposto  di  pubblicare  il  pe- 
riodico :  Cronaca  delle  feste  celebrate 
in  Roma  per  solennizzare  la  definizio- 
ne dommatica  del  Concepimento  Imma- 
colato di  Diaria  1  ergine.  L'autore  in- 
tende di  riunire  quanto  in  Roma  successe 
dal  memorando  giorno  8  dicembre  18  54 
fino  al  momento  ultimo  della  lesta,  che 
chiuderà  il  giro  delle  destinate  solenni- 
tà. Dichiara  ancora  che  sta  conducendo 
un  altro  lavoro  storico, ove  l'ultimo  pe- 
riodo della  definizione  dell'  Immacolato 
Concepimento  di  Maria  sarà  ampiamen- 
te descritto.  Quindi  {' 'Album  de'3  1  marzo 
1 855  ci  die  contezza  della  pubblicazione 
incominciata  iti  Modena  a' 10  dello  stesso 
mese,  d'un' eletta  di  documenti  e  artico- 
li che  si  riferiscono  alla  storia  e  alla  dot- 
trina  dell'ineffabile  privilegio,  mediante 
un  periodico  di  circa  1  2  numeri  e  intito- 
lalo: Il  divoto  della  Immacolata  Con- 
cezione di  Maria.  Florilegio  di  notizie 
relative  alla  dommatica  definizione  del 
mistero,  compilato  dal  dott.  Luigi  Mai- 
ni. Lo  stesso  Album  de'  1  \  aprile  riporta 
l'articolo  de!  eh.  p.  F.  Lombardi,  col  qua- 
le questi  dà  contezza  del  libro  intitolato: 


TEA  TEA                    99 

l'Immacolata.  Concezione  di  Maria, ed  nel  t.  2  i,p.  38  i  e  3c)  i  dell' Àlbum  pub 
i  francescani  conventuali,  dal  1210  al  blicò  te  interessanti:  Reminiscenze dell 'a 
i854>  Cenni  vari  per  un  sacerdote  um-  dunanza  solenne  jdelV  tecademia  del' 
/'/■<>,  Ruma  1 854-  Ora  io  Roma  si  è  pub-  l'Immacolata  Concezione^  tenuta,  a',  ss. 
blicato:  Sylloge  monumentorumadmY'  \ll  (postoli li \  1  dicembre  1 854- Nella 
sterium  Conceptiom's  Immaculatae  f  .  sala  massima  dell'edilìzio  di  s.  Apollina- 
Deiparae  illustrandum,  cura  et  studio  re  gli  alunni  del  seminario  Romano  e  del 
Antonii Ballerini S.J.  JVella  faustissima  seminario  Pio  celebrarono  il  grande  a  v- 
occasione  che  radunava  in  Roma  tanta  venimento,  con  applauditi  versi  italiani, 
parte  dell'episcopato  cattolico,  il  collegio  latini  e  greci,  e  le  loro  composizioni  furo- 
romano  produsse  alcuni  de'suoi  allievi,  i  no  alternate  da  una  cantata  eseguii. 1  da 
quali  difesero  in  vari  giorni, aJla  presenza  valenti  professori.  V'intervennero  gran 
di  parecchi  cardinali,nrcivescovi  e  vescovi,  numero  di  cardinali,  di  arcivescovi  e  ve- 
sì  italiani  come  stranieri,  le  dottrine  filo-  scovi  e  altri  illustri  personaggi.  Gli  acca- 
sofiche  e  teologiche  che  vi  aveano  impa-  demiciTiberinili  17  dicembre tennero  so- 
rato.  Il  p.  Ambrogio  Matignon  gesuita  lenne  adunanza  in  onore  della  Natività 
francese  sostenne  3o  1  tesi  di  tutta  leo-  della  ss.  Vergine,  sotto  i  cui  auspicii  suole 
logia,  l'ultima  dellequali  era  quel  dogma  adunarsi  l'accademia, ed  il  cardinalCagia- 
che  finora  non  si  era  difeso  nelle  scuole  no  de  Azevedo  lesse  un  eloquente  discor- 
die come  pia  sentenza.  Le  principali  ac-  sosulIagianVergineconcepita senza  mac 
cailemie  letterarie  fecero  risuonare  inRo-  chia;  e  alle  sue  parole  fecero  plauso  cuti 
ma  le  loro  sale  d'inni  e  di  cantici  festivi,  poesie  Ialine  e  italiane  gli  accademici,  ve- 
di prose  e  di  poesie,  non  che  di  musiche,  nendo  i  componimenti  frammezzati  da 
celebrando  con  istraordinarie  solennità  il  concerti  musicali.  L'adunanza  fu  onora* 
Concepimento  Immacolatodi  Maria  dog-  ta  da  4  cardinali,  da  vari  prelati  e  ila  al- 
ma di  fede.  Riporta  il  Giornale  di  Ho-  tri  distinti  personaggi.  L'accademia  dei 
uia ,  n.°  a84»  cheli  1  1  dicembre  ebbe  Ino-  Quiriti  (de'quali  nel  voi.  LV1II,  p.i  5i), 
go  lai. 'grande  accademia  poliglotta  nel  anch'essa  volle  celebrale  la  definizione 
vasto  tempiode'ss.  XII  Apostoli,  data  da-  dogmatica  in  presenza  di  vari  cardinali 
gli  accademici  dell'Immacolata  Concezio-  e  di  uno  sceltissimo  uditorio,  con  svaria- 
ne, i  quali  sentirono  il  dovere  di  solen-  te  poesie  e  cantici  sagri.  Egualmente  nel - 
ni  zza  re  piìi  di  qualunque  altra  corpora-  le  loro  accademie  emisero  segni  d'esultao- 
zione  letteraria  il  grande  avvenimento  za  i  convittori  del  pontificio  collegio  Cie- 
che si  compì  colla  dogmatica  definizione,  nienlino,  pubblicando  i  saggi  del  loro  in- 
Ai  pronunziò  un  eloquente  discorso  il  p.  gegno;  e  gli  alunni  del  seminario  Vatica- 
ni. Giacinto  Gualerni  ministro  generale  no  con  solenne  esperimento  de'loro  poe- 
deìninori  conventuali;quindi  valorosi  va-  tici  sludi,  in  onore  dell'intemerata  Ma- 
li celebrarono  il  dogma  della  Concezio-  die  di  Dio,  e  vi  assisterono  vari  cardina- 
le in  italiano, in  greco,  in  latino,in  ebrai-  li,  vescovi,  prelati  e  altri  ragguardevoli 
co,  in  francese,  in  inglese,  in  tedesco,  in  personaggi.  Gli  alunni  del  collegio  Liba- 
ispagnuolo  e  in  altre  lingue.  A  rendere  no  con  accademia  poliglotta  solennemen- 
l' accademia  più  solenne  si  aggiunse  un  te  festeggiarono  non  meno  l'Epifania  del 
inno  espressamente  per  siffatta  circostan-  Signore,  chela  dogmatica  definizione. 
za  musicato  dal  valente  maestro  Pacini,  con  versi  delle  più  distinte  lingue  non  so- 
pieno  di  snavi  armonie,  e  tutto  ispirato  lo  d'Europa,  ma  di  tutto  il  mondo,  che 
da  sentimenti  di  fede  e  di  amore, e  venne  destò  a  ^n  tempo  ammirazione  e  com- 
eseguito  maestrevolmente  da  distinti  cui-  mozione  nello  sceltissima  uditorio,  uden- 
tanli  di  Roma.  Il  eli.  Vincenzo  Pliuzivalli  du  celebrala  in  tulli  gì'  idiomi  lasaulis- 


ioo  TEA 

sima  Concezione.  Ad  onore  di  questo 
dogma  nello  stalo  pontificio  parecchi  se- 
minari vescovili  celebrarono  accademie 
letterarie  e  poetiche,  come  in  Corneto, 
con  elegante  prosa  del  can.  d.  Domeni- 
co Sensi,  e  componimenti  di  vario  me- 
tro, kitermediati  da  scelti  pezzi  di  mu- 
sico, e  da  un  inno  in  lode  della  Vergine; 
in  Morite  Fiascone,  in  Anagni,  in  Poggio 
Mirteto.  In  Pupatransone  si  tenne  solen- 
ne accademia  nella  chiesa  de'pp.  dell'O- 
ratorio, con  eloquente  orazione  del  prof, 
d.  Alessandro  Atti,  e  pubblicata  nell'Ai- 
bum,  t.  1 r,  p.  349;  il  quale  periodico  let- 
terario pubblicò  pure  moltissime  compo- 
sizioni poetiche  fatte  in  onore  della  defi- 
nizione dogmatica  e  del  Pontefice  che  l'ha 
decretata.  Il  genio  delle  arti  ispirò  l'im- 
maginazione di  diversi  artisti  percelebra- 
re  il  dogma  che  dichiara  immune  da  o- 
gni  colpa  il  Concepimento  di  Maria.  Mol- 
ti furono  gli  artisti  qui  in  Roma,  che  per 
pura  divozione  valsero  ad  olii  ire  dell'ar- 
te loro  tributo  a  Maria  Vergine,  nel  fau- 
stissimo avvenimento  della  sospirata  de- 
finizione della  di  lei  Concezione  Immaco- 
lata. Il  commendatore  Giuseppe  de  Fa- 
bris  scultore  direttore  de' musei  e  delle 
gallerie  pontifìcie  contasi  tra'primi.  Egli 
si  propose  di  non  disgiungere  la  Nostra 
Donna  dal  Pontefice  Pio  IX  che  tanto  0- 
nore  le  accrebbe.  Pertanto  concepì  un  mo- 
numento da  erigersi  quando  che  sia  nel 
mezzo  della  Piazza  Rusticucci  nella  li- 
nea delle  croci  della  cupola  e  dell'obelisco 
della  basilica  Vaticana,  alla  gran  Madre 
Maria  immacolatamente  concetta, in  me- 
moria del  giorno  8  dicembre  i854,  in  cui 
il  sommo  Pontefice  annoverò  tra'  dogmi 
della  fede    cattolica   quest'  Immacolato 
Concepimento  in  presenza  de'vescovi  di 
tutta  la  chiesa  cattolica. Il  bozzetto  del  mo- 
numento ebbe  l'alto  onore  d'essere  pre- 
sentato al  Papa  il  giorno  precedente  a  det- 
to memorando  avvenimento.  Esso  è  alto 
circa  9  palmi  romani.  Sorge  su  d'un  pie- 
distallo di  granito  grigio  orientale  costi- 
tuito da  4  scaglionijsu  l'uno  de'quali  cani  - 


TEA 

mina  al  di  fuori  una  balaustrata  che  ser- 
ve di  guardia  e  difesa  al  monumento;  gli 
altri  3  che  rimangono  chiusi  formano  un 
ripiano  dal  quale  si  solleva  il  monumento. 
Consiste  il  monumento  in  un  piedistallo 
di  granito  rosso  con  sue  cornici  e  plinti  ar- 
chitettonicamente combinali.  Le  4  gran- 
di l'accie  del  piedistallo  hanno  ciascuna  un 
bassorilievo  di  metallo  dorato.  Nella  1. 
faccia  mostratisi  le  profezie  e  la  storia  del- 
la Vergine  Immacolata  nel  vecchio  Te- 
slamento,  che  è  l'epoca  della  sua  espetta- 
zione.  Nella  3.'  la  dottrina  e  la  pia  cre- 
denza sempre  vicina  al  dogma  della  Chie- 
sa intorno  all'Immacolato  Concepimen- 
to. Nella  3. "faccia  il  Papa  Pio  IX  defini- 
sce questa  dottrina  essere  dottrina  di  fe- 
de cattolica;  ed  in  ciascuna  figura  prin- 
cipale rappresentala  in  detti  bassirilievi 
vi  è  scritto  ne'rispettivi  papiri  e  libri  che 
tengono  in  mano  un  motlo.  Nella  4-  fac- 
cia evvi,  oltre  lo  slemma  di  Pio  IX,  una 
grande  iscrizione  che  ricorda  l'argomen- 
to. Il  piedistallo  cosi  com'è  arricchito  sor- 
regge il  globo  della  luna,  che  viene  rap- 
presentata di  metallo  argentato  ,  su  cui 
trionfa  la  figura  in  metallo  dorato  e  di 
tutlo  rilievo  dell'Immacolata  Vergi  ne.  In- 
torno al  di  lei  capo  ha  la  corona  di  1 2  stel- 
le. Tiene  le  braccia  e  le  mani  composte 
a  preghiera  in  favore  de'fedeli  e  non  fe- 
deli, gli  occhi  sono  rivolti  al  cielo,  e  col 
diritto  piede  stritola  il  capo  al  serpente 
infernale  ch'è  l'autore  di  tutte  l'eresie.Dai 
4angoli  del  piedistallo  traggono  fuori  sot- 
to il  globo  della  luna  il  loro  capo  e  le  brac- 
cia 4  eresiarchi  principalissimi.  Tengon- 
si  afferrati  rabbiosamente  ai  libri  delle  lo- 
ro eresie  sui  quali  vi  sono  scritti  i  propri 
nemi, edivorati  dalla  disperazione  si  mor- 
dono le  mani  e  si  lacerano  compresi  dal- 
la sfolgorante  luce  che  in  loro  riverbera 
dell'Immacolata  Concezione.  In  una  pa- 
rola, ilmonumentoabbracciain  compen- 
diotutta  la  tradizione  del  vecchio  Testa- 
mento rispetto  a  Maria,  che  ha  nel  nuo- 
vo il  suo  adempimento,  sino  alla  memo 
randa  definizione  del  dogma  da  Pio  IX 


TEA. 

dato  alla  Chiesa. Meglio  che  queste  poche 
parole  illustrano  ed  egregiamente. descri- 
vono il  monumento,  ed  onorano  l'esimio 
e  religiosissimo  artista  che  lo  concepì  ed 
eseguì,  i  seguenti  due  opuscoli.  Descri- 
zione del  progetto  e  bozzetto  di  un  mo- 
numenta alla  gran  Madre  Maria  lm* 
macola I a.mcnte  Conce  tta,in  memoria  i lei 
giorno  8  dicembre  1 85 ^presentato  alla 
Santità  ili  Papa  Pio  IXda  Giuseppe  de. 
Fabrisil  giovedì  in  eia  cadde  la  vigilia 
della  memoranda  festività,  Roma  1 854- 
Di  un  monumento  idealo  ed  eseguilo  in 
modello  dall'insigne  scultore  sig.rconu 
memi.  Giuseppe  de  Fabris  direttore  dei 
musei  e  delle  gallerie  pontifìcie,  ec.  per 
eternare  la  memoriti  della  solenne  di- 
chitirtizione  dcldomma  deli  Immacola- 
to Concepiménto  di  Maria  sempre  /  'er- 
gine, reeeu  temente  f<it.t»t  dall'immortale 
e  glorioso  Pontefice  Pio  1  \  supremo  ret- 
tore della  Chiesti  cattolica  ,  parole  di 
Francesco  Orioli,  Roma  1 855  con  3  ra- 
mi incisi  rappresentanti  il  soggetto  del 
monumento.  L'architetto  ingegnere  An- 
drea Busiri  immaginò  e  disegnile  Io  scul- 
tore Roversi  scolpì  in  metallo  una  picco- 
la statua  di  getto  a  fuoco,  rappresentan- 
te nell'atteggiaoiento  il  più  nobile  e  mo- 
desto la  ss.  Vergine,  e  il  sottoposto  mon- 
do che  forma  la  sua  base  ha  nella  parte 
inferiore  una  zona  ov'è  incisa  l'epigrafe: 
/  irgo  si  ne  labe  originali  conceptaj  e  su 
questa  in  bassorilievo  Adamo  giacente 
nell'Eden  che  riceve  il  fatai  pomo  da  E- 
va,  a  cui  viene  somministrato  dall'astuto 
serpente,  nell'atto  stesso  che  la  Vergine 
riparatrice  del  fallo  gli  schiaccia  gloriosa- 
mente il  capo.  Oltre  la  detta  statua  ven- 
ne eseguilo  il  medesimo  soggetto  in  bas- 
sorilievo gal  vano-plastico,a  (orma  di  qua- 
dro contornato  da  decorazioni.  Lo  scul- 
tore Salvatore  Revelli  sullodato  ,  eseguì 
in  bassorilievo  la  definizione  dell'Imma 
colato  Concepimento,  rappresentando  il 
Papa  l'io  IX  Dell'atto  che  seduto  pressa 
d  proprio  tavolino,  sormontato  (fi  una 
statuetta  esprimente  la  N  ergi  uè  Iiumaeu- 


TEA  ioi 

lata,  tiene  in  una  mano  un  foglio  e  nel- 
l'altra la  penna  per  sottoscrivere  il  decre- 
to del  gran  mistero.  Mentre  sta  per  scri- 
vere la  sentenza,  gli  si  presenta  l'arcan- 
gelo Gabriele,  e  con  una  mano  gli  addi- 
ta un  sole  di  luce  che  brilla  di  lontano 
sopra  la  statuetta  della  Vergine  colle  pa- 
role: Sine  labe  originali concento.  Quin- 
di il  Papa  con  intera  sicurezza  verga  il 
foglio.  Diversi  pittori  e  incisori  dipinse- 
ro e  incisero  in  varie  mauiere  la  ss.  Ver- 
gine Immacolata.  Se  la  storia  dell'arte 
volesse  rintracciare  1'  origine  di  rappre- 
sentare l'Immacolata  Concezione  sul  ti- 
po scritturale  d'una  Donna  coronata  di 
stelle,  vestita  di  sole,  ossequiata  dalla  lu- 
na, e  premente  col  pie  il  rettile  dell'in- 
ferno, potrebbe  assai  giovarsi  del  nuovis- 
simo monumento  pubblicato  dall' enco- 
miato p.  Ballerini  gesuita,  e  contenuto  in 
una  carta  antica  di  Cremona  delio  jy.  Il 
pure  sullodato  Piazza  parla  della  cam- 
pana di  s.  Maria  della  Porta  di  Messina, 
fusa  nel  i  1 04.  In  istius  campa  iute  super- 
fìcie existit anaglyptico  opere  ex  ipskcs 
aerefusum  B.  Vìrginis  Mariae  simula- 
crum  eoelnni  suspicientis,  et  falcatam 
lumini petle  calcantis.  Adunque  l'idea  di 
rappresentare  il  privilegio  di  Maria  Im- 
macolata appartiene  al  genio  italiano,  e 
non  allo  spagnuolo,  come  alcuni  crede- 
vano. 

Riporta  il  n.°  84  del  Giornale  di  Ro- 
ma deh  855,  che  il  Papa  Pio  IX  giove- 
dì 12  aprile  appagò  il  suo  pio  desiderio  dì 
visitare  la  basilica  Alessandrina  e  le  ca- 
tacombe che  di  recente  furono  scoperte 
fuori  di  Porta  Pia,  l'antica  Nomentana, 
a  circa  7  miglia  dalla  città,  nel  lenimento 
di  propaganda  fìtte,  lasciatogli  dal  cardi- 
nal i'ork(  I  .),  denominato  di  s.  Agata  in 
Petra  Aurea, e  volgarmente Coazzo.  Ivi 
giunto  colla  sua  nobile  cimerà  segreta, 
fu  ricevuto  dal  cardinale  Marini  prefetto 
dell'economia  di  detta  congregazione  (e 
promotore  degli  stavi,  elie  affidò  a  Gio. 
Battista  Guidi,  poi  decoralo  dal  Papa, 
pel  suo  ielu  indefesso),  dal  cardinale  Pa- 


io2  TEA 

Irizi  presidente  della  commissione  d'ar- 
cheologia sagra,  e  da'cardinali  Schwart- 
zenberg,  Carvalho  e  Antonelli, corneali- 
che  da  vari  arcivescovi,  vescovi,  prelati 
e  distinti  personaggi  ecclesiastici  e  laici, 
ch'ebbero  l'onore  d'esservi  invitati.  11 
i'apa  si  fermò  a  mirare  il  prospetto  delle 
scoperte  catacombe  e  della  basilica.  En- 
tralo nell'oratorio  eli s.  Alessandro  1  Pa- 
pa del  121  e  di  s.  Evenzio  prete,  n'esami- 
nò ogni  parte.  Visitò  l'antico  presbiterio 
dove  sorgeva  la  marmorea  sedia  episco- 
pale, e  dov'era  stata  collocata  con  due  pic- 
cole altre  l'epìgrafe, che  si  legge  nel  detto 
Giornale,  scritta  dal  commend.PietroEr- 
cole  Visconti,  che  insieme  a  mg.  Tizzani 
arcivescovo  di  Nisibi  ,  al  p.  Marchi  ge- 
suita e  al  cav.  De  R.ossi  ,  membri  della 
commissione  d'archeologia  sagra,  ebbe  in 
tal  circostanza  1'  onore  d'  accompagnare 
anch'egli  il  Santo  Padre.  Assiso  il  Papa  su 
quell'antica  sedia,  vi  tenue  commovente 
discorso  intorno  alle  sagre  memorie  di 
quel  luogo,  e  trasse  argomento  per  incul- 
care a  un  drappello  di  giovani  alunni  del 
collegioUrbauo  di  propaganda  d'inspirar- 
si in  quelle  sagre  rovine,  onde  poi  essere 
intrepidi  banditori  del  vangelo.  Visitato 
lutto  quel  santuario,  il  Papa  si  condusse 
nell'oratorio  di  s.  Teodulo  diacono,  ove 
rinvenuti  molli  vasi  di  vetro  già  collo- 
cativi a  semplice  ornamento  dagli  anti- 
chi cristiani,  si  piacque  distribuirli  a'ear- 
dinali,  vescovi  e  prelati, ed  agli  altri  per- 
sonaggi che  gli  faceano  corona.  Fatto  a- 
prire  uno  de'loculi  antichi  intatti,  e  pa- 
recchi ancora  colle  ampolle  del  sangue,  ne 
baciò  le  rio  venute  reliquie,  elesse  varie  i- 
scrizioni  a  grafito  falle  sulla  calce  nell'at- 
to die  i  primitivi  cristiani  davano  sepol- 
tura a  coloro,  ch'erano  morti  nel  bacio 
del  Signore,  e  specialmente  a'martiri.  li- 
scilo dalle  catacombe,  esaminò  co'disegni 
che  saranno  uniti  all'illustrazione  di  quel- 
l'opere sagre, anche  il  disegno  della  chie- 
sa, che  si  ha  in  pensiero  d'erigere  (cioè 
osservò  le  tavole  che  rappresentano  il  si- 
lo e  i  vari  monumenti  che  sono  espressi 


TEA 

in  accurati  disegni  dell'architetto  Pietro 
Uosa,  i  quali  disegni  saranno  a  suo  tem- 
po incisi  per  corredo  dell'opera  del  com- 
missario dtll'a  ut  idi  ita  coni  memi.  Vi  scon- 
ti, e  che  ha  egli  pronta  per  la  stampa  e 
illustrazione  di  questa  scoperta.  Piacque 
pure  assai  al  Papa  il  disegno  del  nuovo 
edilizio  e  della  chiesa  ideati  dall'archi- 
tetto cav.  Boldrini  per  ampliare  la  ve- 
nerazione del  luogo).  Di  là  mosse  a  visi- 
tare l'altro  scavo  fatto,  come  quello  della 
basilica,  sotto  la  direzione  di  Guidi,  e  si 
compiacque  osservare  il  bellissimo  mu- 
saico a  colore,  che  di  già  offertogli  dalla 
congregazione  di  propaganda,  ha  dispo- 
sto che  sia  collocalo  in  una  delle  sale  del 
palazzo  Vaticano  (dicesi  in  quella  dopo 
la  stanza  di  Costantino,  delle  camere  di 
Il  affa  eie,  poiché  nella  sala  di  Costantino 
già  era  stalo  collocato  il  musaico  trovato 
presso  laScala  santa). Portatosi  quindi  alla 
basilica  Costantiniana  di  S.Agnese,  ricevu- 
to dal  cardinal  D'Andrea,  entrò  in  chie- 
sa a  venerare  il  ss.  Sacramento  e  la  san- 
ta martire.  Indi  nel  contiguo  chiostro  de' 
canonici  regolari  Lateranensi  degnossi 
ammettere  alla  sua  mensa,  oltre  i  ricor- 
dati cardinali,  e  le  persone  della  sua  no- 
bile camera  segreta,  i  vari  personaggi  che 
con  lui  aveano  visitato  le  catacombe,  fra' 
quali  gli  arcivescovi  di  Vienna  e  di  Dubli- 
no, i  vescovi  di  Verona,  INew-Port,  e  di 
Burlington,ilgeneraleÀllouveaudiMont- 
real  comandante  l'armata  francese  in  Ro- 
ma, e  il  generale  Hoyos  comandante  la 
guarnigione  austriaca  in  Ancona.  >;Dopo  il 
pranzo  ilSanlo  Padre  si  compiacque  di  ri- 
cevereal  bacio  del  piede  tutti  i  giovani  del 
collegio  di  propaganda;  e  mentre  circon- 
dato daìla  più  parte  di  coloro,  che  avea- 
no avuto  l'onore  di  sedere  alla  stessa  di 
lui  mensa, con  la  più  grande  compiacenza 
(lieto  per  rammentare  essere  quel  giorno 
il  5. "anni  versano  del  suo  trionfale  ritorno 
in  Romaiche  descrissi  all'articolo  Pio  IX), 
come  amoroso  padre  in  mezzo  a'suoi  fi- 
gli,lialtenevasi  con  quegli  alunni, che  prò- 
vcmeuli  da  ogui  parie  del  mondo,  sono 


X  E  A 
destinati  ad  essere  apostoli  del  Vangelo 
nella  patria  loro, improvviiatuenlesi  rup- 
pe il  trave  maestro  (iti  mezzo)  che  regge- 
va il  pavimento  della  sala,  ove  si  stava, 
e  tutti,  non  meno  di  i  jo  persone,  preci* 
pilarono  nel  piano  inferiore  (o  antico  ti- 
nello, quasi  sollocati  dalla  polvere,  da'ce- 
meoti  e  dallo  spavento,  tranne  il  cardi- 
nal Schwai  tzenberg,  mg/ Turani  e  mg.r 
lloheulohe  coppiere  e  cameriere  segreto, 
questi  per  essere  vicino  alla  porta  vi  bal- 
zò per  salvarsi,  gli  altri  due  restati  sulle 
sponde  de'travicelli,  poterono  guadagna- 
re la  prossima  porta  e  liberarsi  dal  comu- 
ne infortunio;  dal  quale  e  per  la  stessa 
porta  evasero  pure  per  essere  restali  so- 
pra una  striscia  del  pavimento  precipi- 
ta to,mg-r  vescovo  di  New -Porte  due  a  In  li- 
ni :  i  canonici  regolari  Lateraneusi  di  s.  A- 
gnese  e  di  s.  Pietro  in  Vincoli,  nella  cata- 
strofe prestarono  in  ogni  guisa  l'opera  loro 
in  aiolo  dee  aduli).  Il  caso  fu  spaventevole, 
grande  e  terribile  il  pericolo;  ma  la  di- 
vina Provvidenza  volle  salve  tante  pre- 
ziose vite,  dappoiebè  non  si  ebbe  a  deplo- 
rare vittima  di  sorta:  solo  alcuni  ebbero 
qualche  leggiera  contusione,  e  taluno  de- 
gli alunni  rimase  alquanto  malconcio.Sua 
Sa  u  li  là  fu  tratta  fuori  da  Ile  rovi  ne  del  crol- 
lato pavimento  sana  e  salva  (si  perde  solo 
il  berrettino  e  si  screpolò  il  cristallo  della 
tabacchiera  ornata  dell' elììgie  dell'  Im- 
macolata Concezione,  che  da  lui  invoca- 
ta con  fervore  nello  sprofondamento,  in 
principio  si  disse  che  voleva  convertire 
in  suo  onore  quella  camera  e  formarne 
una  cappella  a  memoria  perenne  del  pro- 
digio: aliri  dicono,e  con  più  positiva  pro- 
babilità, che  piuttosto  si  eseguiranno  no- 
tabili restauri  alla  basilica  stessa  che  ne 
ha  bisogno); e  con  essa  anche  gli  etniuen- 
[issimi  cardinali  e  gli  altri  personaggi.  E 
I  essere  sui  liti  incolumi  da  lauto  perìcolo 
non  potendosi  attribuire  che  a  miraco- 
lo, d  Sommo  Pontefice  tulli  invitòad  en- 
trare nel  vicino  tempio,  e  lì*  intuonòa  vo- 
ce alla  e  con  grande  calma  l'inno  di  rin- 
graziamento al  Siguore  (.Iella  \  ila  e  della 


TEA  io3 

morte,  e  ricevette  la  benedizione  del  ss. 
Sagramenlo  impartita  (colla  pisside  e  in 
piviale)  da  mg.'  Tizzani.  Indi  verso  le  J» 
e  mezza  pomeridiane  lece  ritorno  alla  sua 
residenza  in  Valicano,  e  ci  gode  l'animo 
di  annunciare  die  vi  gode  pei  fetta  salute. 
Vari  di  quelli  che  stavano  col  Santo  Pa- 
dre, e  multi  romani  e  forestieri, che  si  tro- 
varono in  quelle  parli,  si  fecero  dovere  di 
accompagnare  a  casa  ne'loro  cocchi  lutti 
gli  alunni  del  collegio  di  Propaganda,  u- 
sciti  immuni  da  tanto  disastro.  Il  senato 
e  consiglio  di  Roma  riconoscendo  il  pro- 
digioso beneficio  della  divina  Provviden- 
za compartito  all'amatissimo  Pontefice  e 
sovrano  nell'accaduto  del  giorno  i  2  cor- 
rente, ha  disposto  che  ne  sieno  renduto 
grazie  all'Immacolata  ss.  Concezione,  me- 
diante uu  divolo  triduo,  che  avrà  luogo 
alle  1  1  antimeridiane  principiando  dal 
giorno  ili  lunedi  prossimo  nella  ven. chie- 
sa di  s.  Maria  in  Araceli  de'  minori  os- 
servanti, ove  di  presente  sono  le  Quaran- 
t'ore."  Riporta  il  n.°  85  del  Giornale  ili 
Ro/nacUe  a'  1 4  aprile  celebrandosi  la  cap- 
pella del  sabato  in  A  Ibis,  nella  cappella 
Sistina  del  Vaticano,  sul  finir  della  mes- 
sa pontificata  dal  cardinal  Corsi  arcive- 
scovo di  Pisa,  il  Santo  Padre  intuonò  l'in- 
no Ambrosiano  in  rendimento  di  grazie 
a  Dio  per  averlo  salvato  dal  gravissimo 
pericolo  del  12,  e  fu  cantato  a  coro  di  cle- 
ro e  di  popolo,  colla  recita  delle  pieci  sta* 
bi  lite.  Inoltre  si  narra, che  non  appena  si 
ebbe  la  notizia  del  gravissimo  pericolo  cor- 
so dal  Papa,  che  diversi  cardinali  e  i  suoi 
ministri  accorsero  sollecitamente  al  Vati- 
cano; e  indi  fecero  altrettanto  il  corpo  di- 
plomatico, i  principi  romani,  e  tutti  i  di- 
stinti personaggi  di  Roma,  desiderosi  o- 
gnuno  di  esprimere  al  Pontefice  la  com- 
piacenza di  saperlo  sano  e  salvo:  simil- 
mente praticarono  nella  mattina  seguen- 
te il  s.  collegio,  la  prelatura,  la  magistra- 
tura romana  e  \  ai  ir  .dire  distinte  persone. 
.Nelle  ore  pomeridiane  il  Papa  si  fece  ve- 
dere per  la  citta  111  pei  fella  salute,  dopo 
la  catastrofe.  Nello  stesso  subata  il  cardi- 


i  r>\  TEA 

nnl  l'ali  izi  vicario  di  Roma  con  invito  sa- 
gro notificò  avergli  ingiunto  il  Papa,  al- 
tamente commosso  dallo  scampato  evi- 
dente pericolo  mediante  la  divina  Prov- 
videnza e  la  manifesta  protezione  di  Ma- 
ria ss.,  di  prescrivere  pubbliche  preghie- 
re in  rendimento  di  grazie,  con  triduo  in 
tutte  le  chiese  patriarcali  e  parrocchiali  di 
Roma,  coll'esposizione  del  ss.  Sagra  mea- 
to, la  recita  d'una  3.  parte  di  Rosario  al- 
l'Immacolata Vergine,  colle  litanie  Lau- 
retaiie,  e  le  orazioni  Concede,  Defende, 
Deus  omnium  fidelium-,  Pro  gratiarum 
actioiie,  e  in  fine  cantato  il  Tantum  er- 
go si  dasse  la  benedizione.  Nel  n.°  87  del 
Giornale  di  Roma  §\  racconta  la  visita  fat- 
ta dal  Papa  il  16  aprile  al  collegio  Urba- 
no di  propaganda,  per  vedere  i  giovani  ri- 
masti alquanto  malconci  a  s.  Agnese  fuo- 
ri le  mura  di  Roma;  ne  trovò  6  ancora 
in  letto,  essendo  gli  altri  perfettamente 
guariti,  e  benignamente  si  congratulò  pei* 
la  progrediente  guarigione;  indi  visitò  li- 
na delle  nuove  camerate,  lodando  molto 
l'idea  d'averla  ridotta  a  celle.  Dal  colle- 
gio, il  Papa  passò  allo  studio  dello  scul- 
tore Jacometti  per  osservare  il  gruppo  del 
Bado  di  Giuda  (di  cui  nel  voi.  LXV1I, 
p.  1 06),  ed  il  gruppo  AtWEcce  Homo,  da 
lui  ordinati  per  collocarsi  nell'atrio  della 
Scala  santa,  al  qual  santuario  ha  il  Pa- 
pa donato  una  muta  di  candellieri  colle 
tabelle  dell'  altare  di  metallo  dorato,  e 
cesellati  da  Filippo  Ghirlanda,  facen- 
done la  descrizione  il  n.°  io  del  t.  22 
i\e\V  si  Untili.  S\  dice  ancora  ch'erasi  can- 
tato solenne  le  Deum  in  s.  Agnese  fuori 
le  mura,  e  in  tutte  le  ricordate  e  altre  chie- 
se della  città,  alle  quali  andavano  facen- 
do eco  e  altrettanto  le  città  e  luoghi  dello 
stato  pontificio,  tutti  prendendo  parte  al- 
l'avvenuto caso  spaventevole  e  alla  pale- 
se protezione  divina  e  dell'  Immacolata 
Concezione,  sperimentata  dal  Pontefice  e 
dogli  altri  personaggi  che  ne  uscirono  pa- 
rimenti incolumi.  11  u.°  8q  del  Giornale 
di  Roma  descrive  il  solenne  triduo  cele- 
brato in  Araceli  dal  senato  e  consiglio  di 


TEA 

Roma,  che  v'intervenne  formalmente  col 
cardinal  Roberti  presidentediRoma  e  Co- 
marca,  avendo  invitato  a  compartire  la 
benedizione  cotantissimo  i  cardinali  Car- 
vallio,  Sclnvartzenberg  e  Patrizi;  e  che 
nell'ultimo  giorno  visi  portò  il  Papa  col 
sagro  collegio,  e  fu  cantato  a  coro  di  cle- 
ro e  popolo  l'inno  della  riconoscenza,  as- 
sistendovi eziandio  molti  arcivescovi,  ve- 
scovi e  prelati,  ed  i  suddetti  generali  AI- 
louveau  e  Hoyos.  I  minori  osservanti,  che 
come  tutti  gli  altri  francescani  hanno  il 
vanto  d'aver  in  ogui  tempo  propugnato 
l'altissimo  mistero,  che  sì  grande  onore 
aggiunge  all'Immacolata  Madre  di  Dio, 
avendo  anch'essi  attribuito  al  possente  di 
lei  patrocinio  la  salvezza  dell'augusto  ca- 
po dellaChiesa,ede'diversi  principali  per* 
sonaggi  della  gerarchia  ecclesiastica,  ad  e- 
sternarne  l'esultanza,  allorché  il  Papa  re- 
cossi in  sagrestia  di  delta  chiesa  d'Araceli, 
il  p.  Venanzio  da  Celano  ministro  gene- 
rale dell'ordine,  gli  diresse  affettuoso,  ri- 
verente e  acconcio  discorso,  esternando  la 
comune  allegrezza  nel  vederlo  sottratto 
dalla  divina  Provvidenza  dal  caso  fune- 
sto accaduto,  e  quanto  fervida  sia  stala  la 
prece  di  ringraziamento  innalzata  a  quel- 
la Vergine  Immacolata,  che  dalla  sua  au- 
torità apostolica  avea  ricevuto  un  nuovo 
trionfo;  ed  il  Papa  con  eloquenti  parole 
dichiarò  il  suo  gradimento.  Uu  Te  Deuni 
di  ringraziamento  si  cantò  anche  nella 
chiesa  del  collegio  Urbano,  per  la  salvez- 
za miracolosa  di  tante  vitelli  giovani  a- 
postoli,  il  cui  eccidio  avrebbe  sparso  il 
lutto  da  per  tutto.  A'  17  aprile,  terzo 
giorno  del  triduo  celebrato  nella  basili- 
ca di  s.  Agnese  fuori  le  mura  in  rendi- 
mento di  grazie  all'Altissimo,  per  aver 
preservato  dal  gravissimo  pericolo  il  Pon- 
tefice, i  personaggi  che  gli  facevano  cor- 
teggio, unitamente  agli  alunni  di  propa- 
ganda, il  cardiual  D'Andrea  titolare  della 
medesima,  incolume  auch'egli  dalle  fatali 
conseguenze  della  caduta,  vi  si  recò  per 
dar  compimento  alla  sagra  ceiemonia,  e 
iutuouare  il  Te  Dcum,  1  cardinali  Patn- 


TE  A 

zi  e  Antnnelli,  che  tra  gli  altri  trovarono 
li  luro  salvezza  in  mezzo  al  disastro,  as- 
sisterono coti  altre  distinte  persone  alla  di- 
vola funzione.  In  tale  lieta  occasione  sul- 
la Riamiti  porta  d'ingresso  al  chiostro,  o- 
ve  avvenne  il  caso  deplorando,  si  legge- 
va l'iscrizione  che  pubblicò  il  citato  Gior- 
naie,  e  meglio  la  (  'iviltà  cattolica,  i.a  se- 
rie, t.  io,  p.  35o,  e  quanto  prima  sarà 
scapita  iu  marino  d'ordine  del  cardinal 
])'  Andrea  per  ricordare  a' posteri  l'av- 
venimento memorabile,  avendola  egli 
stesso  composta.  In  questa  si  attribui- 
sce a  Dio  ed  al  patrocinio  dell'  Imma- 
colata Concezione,  e  dell'eroina  ilei  cri- 
stianesimo s.  Agnese  vergine  e  marti- 
re, lo  scampato  pericolo.  Inoltre  il  del- 
lo Giornale  riprodusse  la  relazione  del 
medico  e  ehirurgocuranti  gli  alunni  mal- 
cunei  dal  disgraziato  avvenimento.  Dice 
che  5y  di  essi  rimasero  piùo  meno  contusi 
e  feriti  in  varie  parti  del  corpo, ma  senza 
pericolo  di  sorta  alcuna,  ad  eccezione  di 
soli  \:  cioè  un  belga  pati  contusione  alla 
regione  temporale  destra,  e  commozione 
cerebrale;un  irlandese  fu  contuso  alla  par- 
te anteriore  del  torace  e  fece  degli  sputi 
Sanguigni;  uno  di  Diarbekir  soffri  contu- 
sione alla  supei  ior  partedel  torace  con  de- 
liquii;  ed  altro  irlandese  ebbe  una  ferita 
nell'interna  parte  della  coscia  sinistra  piut- 
tosto rilevante.  Tutti  però  erano  bene  av- 
viali alla  guarigione;  laonde  una  disgra- 
zia che  poteva  avere  funestissime  conse- 
guenze, non  ebbe  mercè  1'  aiuto  di  Dio 
aleuti  seguito  doloroso. Diversi  numeri  del 
Giornali  ili  Roma  hanno  inoltre  pubbli- 
cato i  solenni  rendimenti  di  grazie  a  Dio 
celebrati  eia  ile  citili  e  luoghi  dello  stato 
pontificio,  pel  prodigioso  e  felice  salva- 
mento del  Papa  e  ih  tante  altre  preziose 
vile.  In  tutte  le  città  e  luoghi  dello  stato 
papale  si  fecero  debitamente  dimostrazio- 
ni solenni  e  di  vote  di  riconoscenza  all'on- 
nipotente Dio,  da  cui  solo,  per  interces- 
sione della  Vergine  Immacolata,  si  deve 
ripetere  sì  segnalato  e  straordinario  favo- 
re, cui  quale  visrbiltueute  protesse  e  sai- 


TEA  io? 

vò  da  ogni  danno  il  Pontefice,  nel  peri- 
colo da  lui  corso.  Inoltre  le  magistrature 
ed  i  cleri  delle  città  e  luoghi  del  medesi- 
mo stato  papale  votarono  indirizzi  di  fe- 
licita/ioni al  proprio  Padre  eSovrauo,ov- 
vero  nominarono  e  anche  inviarono  de- 
putazioni, per  esprimerei  sentimenti  del- 
la viva  esultanza  da  cui  erano  penetrati, 
per  aver  felicemente  scampato  l'incorso 
infortunio,  da  cui  restò  perfettamente  il- 
leso. A  Roma  ed  allo  stalo  pontificio  fe- 
cero eco  gli  altri  stati  d'Italia  e  d'oltre- 
monte,  con  atli  solenni  di  religione,  ren- 
dendo pubbliche  grazie  all'Altissimo,  per 
aver  salvato  dal  grande  pericolo  il  comu- 
ne Padre  de'fedeli.  Da  per  tutto  dunque 
si  cantò  il  Te  Daini,  né  mancarono  poe* 
sie  e  iscrizioni  a  celebrare  l'avvenimento. 
Questa  catastrofe  fu  a  un  tempo  argomen- 
to di  preghiera  e  di  cantici  per  tutto  l'or- 
be cattolico,  facendo  eco  a  Roma,  poiché 
tutti  i  cattolici  sono  concittadini  di  Ro- 
ma, ed  ogni  cattolico  è  romano.  Il  Gior- 
nale di  Roma,  progressivamente  e  nomi- 
natamente, lutto  quanto  ci  notificò.  Di- 
poi a'3  maggio  ricorrendo  l'anniversario 
elei  la  deposizione  di  Papa  s.  Alessandro! 
e  de'suoi  compagni  i  ss.  Evenzio  e  Teo- 
dulo,  il  Papa  permise  che  venisse  celebra- 
ta la  messa  nell'oratorio  scoperto  o  basi- 
lica A  lessa nd rina  a  ZV/m  Aurea,  ove  que- 
gl'intrepidi  confessori  della  fede  sostenne- 
ro il  loro  martirio, commutando  per  que- 
st'anno il  voto,  che  hanno  gli  alunni  di 
propaganda,  della  visita  delle  7  chiese, col 
loro  intervento  alla  festa  nel  medesimo 
oratorio.  Pertanto  innalzatosi  un  altare 
provvisorio  sulla  tomba  di  s.  Alessan- 
dro I,  vi  celebrò  il  s.  Sagrifizio  il  cardi- 
nal Marini.  Indi  mg/  Bernabò  ne  celebrò 
altro,  circondato  dagli  alunni  del  collegio 
Urbano  e  del  Greco,  e  da  molte  distinte 
persone  accorse  da  Roma,  fra  quali  l'ar- 
civescovo Cullen,  ad  assistere  a  divini  mi- 
steri che  per  la  1 .  '  volta  si  tornarono  a  ce- 
lebrare nella  basilica  alessandrina.il  pre- 
lato dopo  l'evangelo  rivolse  un  eloquen- 
te e  commovente  breve  discorso  agli  u- 


io6                    TEA  TEA 
lunni,  commentando  le  venerande  paro-  mila  del  Pontefice,  non  meno  miracolosa 
le  pronunziate  ivi  dal  Papa  a'  1 1  aprile,  fu  quella  degli  altri,  poiché  dopo  6  gior- 
allorchè  visitò  quelle  catacombe;  eccitan-  ni  dal  disastro,  de'tnalconci  non  restava 
doli  a  inspirarsi  in  quel  sagro  luogo,segua-  in  letto  che  un  alunno  e  in  via  di  gua- 
to dalle  orme  gloriose  di  tanti  mai  tiri,  ed  rigione.  Gli  altri  alunni  o  erano  già  usciti 
apprendervi  quella  fmtezza  cristiana  loro  dalla  sala  o  retrocederono  a  tempo  sol- 
necessaria  come  da  Dio  chiamati  a  bau-  l'entrare.  Seguì  un  silenzio  mortale, e  l'or- 
ditori della  fede  in  ogni  parte  del  mondo,  ribile  spettacolo  straziante  addolorò  i  re- 
onde  sostenerla  anche  tra  le  privazioni  d-G«  stali  illesi  di  crudeli  angosce,  spaventati 
gni  sorta  e  le  persecuzioni,  e  perla  medesi-  in  crederei  caduti  tutti  morti,  poiché  es- 
ma  combattere  e tvionfave.hu:  Civiltà  eat-  si  erano  sbalorditi  e  impediti  di  parlare 
tolica  pubblicala  a'5  maggio,  nel  1. 1  o,  p.  dalla  solfocante  polvere,  la  quale  perbuo- 
33y,v\aovlalaRelazìonedeldisastroae-  na  ventura  a  poco  a  poco  si  dileguò  per 
caduto  in  S.Agnese  il  dì  11  aprile.  Es-  una  finestra  della  camera  superiore  aper- 
sa è  con  diligenza   dettagliala,  e  perciò  ta  poco  prima.  Il  terrore  durò  io  minuti, 
pili  esatta  e  più  interessante  della  pub-  Apertasi  la  porta  del  tinello  da  mg/  Tiz- 
blicatadal  Giornale  di  Roma  appena  ac-  zani,come  più.  pratico  del  luogo,  essendo 
caduto  il  clamoroso  avvenimento,  «piando  già  stato  abbate  di  s.  Aguese  de'canonici 
cioè  non  poteva  in  tolto  essere  informa-  regolari  Lateranensi  (e  nel  dì  seguente 
lo  con  precisione.  Siccome  di  sopra  me  ne  al  disastro  mandò  in  dono  alla  santa  la 
giovai,  così  farò  di  quest'altra  relazione  sua  pianeta  di  lama  d'oro),   da   lui   fu 
sfiorando  il  più  intrinseco  con  alcuni  cen-  tratto  fuori  il  Papa  sano  e  salvo:  già  e- 
ni.  Mentre  il  Papa  nella  summentovala  rano  usciti  alcuni  alunni  arrampicando- 
sala,  sedente  sopra  una  sedia  a  modo  di  si  sopra  un  pezzo  del  caduto  trave  e  mg/ 
trono,  verso  le 4  pomeridiane  era  circon-  arcivescovo  di  Sidney;  indi  l'undopo  fal- 
dato dalla  più  parte  di  coloro  che  avea  Irò  furono  estratti  dalle  ruine.  Non  si  può 
ammessi  alla  sua  mensa,  ricevendo  al  ba-  esprimere  a  parole  la  gioia  che  tutti  mo- 
do del  piede  i  r  io  alunni  del  collegio  Ur-  strarono  intorno  al  Papa,  quando  esseu- 
banOj  insieme  al  rettore  d.  Filippo  Tan-  do  egli  uscito  nel  giardino  e  seduto  sopra 
doni,  al  vice  -rettore  d.  Domenico  Veglia,  una  sedia,  fu  potuto  vedere  del  tutto  inco- 
e  al  sagrestano  d.  Giovanni  M'avarici;  do*  lumeedi  non  avere  riportatoche  un  qua  I- 
po  aver  ricevuto  tale  ossequio  da  forse  80  che  sfregio  alle  vesti.  Non  solo  il  Papa  non 
di  detti  alunni,  si   udì  uno  scroscio  ini-  perde  mai  la  tranquillità  di  spirito  e  la  se- 
provviso,  e  mentre  lutti  si  guardarono  in  renila  di  mente,  ma  faceva  anzi  coraggio 
viso  atterriti,  in  un  istante  il  pavimento  adognuno,indirizzzandoliete  parole  a  lut- 
mancò  sotto  i  piedi,  e  quasi  più  di  1  20  in-  ti  quelli  che  andavano  a  mano  a  mano  u- 
dividili  si  trovarono  cadati  dall'altezza  di  scendo  dal  tinello,  informandosi  dello sta- 
piùcheiq  paimijl'un  sull'aItro,in  un  linei-  lo  di  ciascuno  e  provvedendo  che  a'mal- 
lo,  al  buio,  Ira  una  foltissima  poi  vere  che  conci  si  somministrassero  gli  opportuni  a- 
loglieva  il  respiro,  e  in  mezzo  a  rottami  iuti. Grandissima  fu  poi  la  gioia  e  vivissi- 
e  macerie  de'lravicelli  e  calcinacci  die  ca-  mi  gli  atti  di  ringraziamento  e  benedizio* 
devano  sopra  le  persone.  Il  Papa  sdruc-  ni  a  Dio,  alla  ss.  Vergine,  ed  a  s.  Agnese 
ciolò  colla  sedia,  pian  piano  seguendo  il  ancora,  allorquando  si  vide  che  ninno  de' 
cadere  d'uno  de'due  pezzi  del  trave  rotto,  malconci  avea  riportato  ferita  o .offesa  pe- 
il  quale  sosteneva  il  pavimento.  Per  mi-  ri  co  Iòsa.  Né  quanto  era  vi  nel  tinello,  né 
l'abile  provvidenza,  la  sedia  si  rovesciòsul  le  mobilia  della  caduta  camera, uè  un  gran 
Papa,  senza  affatto  offenderlo,  e  gli  servì  pezzo  di  travertino  spiccatosi  dalla  soglia 
quasi  di  tetto.  Se  prodigiosa  fu  l'incoi u-  d'una  lìueslia,  uon  danneggiarono  alcu- 


TEA 

no.  Le  spade  che  aveano  a'fìanchi  i  due 
generali  francese  e  tedesco,  ed  i  marchesi 
Sacchetti  e  Serlupi,  non  recarono  verini 
male.  La  bella  relazione  enumera  tutti 
quanti  i  particolari,  per  celebrare  il  ini- 
i acolo  speciale  della  bontà  di  Dio;  i  soc- 
cosi  pronti  ed  efficaci,  e  ci  dà  i  nomi  di 
lutti  que' personaggi  e  altri  che  alfettuo- 
sameute  si  prestarono  nelle  conseguenze 
del  tremendo  disastro,  non  che  quelli  di 
tulli  gli  alunni  divisi  per  categoria  se  po- 
co o  più  offesi,  o  non  danneggiati.  Così 
Iddio  tenne  lontano  dal  supremo  Pastoie 
della  Chiesa  un  infortunio  doloroso  e  tri- 
ste per  tutto  il  mondo  cattolico,  ed  insie- 
me preservò  tanti  cardinali  e  prelati  della 
gerarchia  ecclesiastica,  un  numeroso  stuo- 
lo di  banditori  del  vangelo,  e  gli  altri  ri- 
spettabili personaggi. Poscia  d  collegio  Ur- 
bano supplicò  il  Papa  a  voler  permettere 
che  si  stabilisca  perpetuamente  nel  mede- 
simo una  pratica  religiosa,  la  quale  ricor- 
di a' presenti  e  a'posleri  la  memoria  dello 
stupendo  avvenimento,  e  la  riconosceuza 
dovuta  a  Dio  e  alla  Vergine  Immacola- 
ta, pel  gran  beneficio  d'essere  tulli  rima- 
sti salvi  in  tanta  ruina.  Laondeil  Papa  di- 
spose che  il  i  2  aprile  d'ogni  anno  tutto  ii 
collegio  si  conduca  processionalmente  a  s. 
Agnese  nel  luogo  della  caduta;  e  che  in  det- 
to "ionio  ven"a  cantata  una  messa  a  me- 
moria  del  prodigio.  Dopo  il  disastro  tut- 
te le  volte  che  gli  alunni  entrano  o  esco- 
no insieme  dalla  propria  camerata  pro- 
nunziano l'invocazione,  /  ergine  Imma- 
colata aiutateci,  a  grata  ricordanza  di 
quella  benigna  protezione  da  cui  ricono- 
scono lo  scampo  da  tanto  pericolo.  Note- 
rò per  ultimo,  che  nella  biografìa  di  S.  /- 
lessandro  I  ■  e  in  altri  articoli  ove  ragio- 
nai di  sue  gesta,  come  in  quelli  che  ricor- 
derò, narrai  che  per  aver  convertito  alla 
fede  cristiana  molti  senatori  e  cittadini  ro- 
mani, colla  sua  eloquenza  e  fervoroso  ze- 
lo apostolico,  si  ecciti)  contro  l'odio  e  l'in- 
vidia de'pontefici  pagani.  Perciò  fu  posto 
in  prigione  presso  la  casa  di  s,  Emù  fc*  pre- 
fetto di  Uumu  (sccoudo  il  costume  l'oina- 


TEA  107 

no  d'assegnar  per  carcere  le  abitazioni  de' 
giudici,  come  asserisce  il  Piazza  nel  1*  E- 
merologio  ili  Roma  a  p.  agi,  parlando 
eruditamente  di  s.  Alessandro  1  e  degli  al- 
tri che  vado  nominando),  nella  (piale  per 
la  sua  fede  e  orazioni  Dio  operò  molti  mi- 
racoli, e  col  solo  tocco  delle  Catene  (I  .) 
colle  quali  era  legato.  Perciò  nel  sabato 
santo  volle  essere  battezzalo  s.  Ermete  con 
tutta  la  sua  famiglia  composta  d'i  1  a5oper- 
sonejquindi  pel  i.°s.  Ermete  ricevè  il  mar- 
tirio, e  dalla  sorella  Teodora  (alla  quale 
alcuni  attribuiscono  l'erezione  della  Chie- 
sa di  s.  Pietro  in  1  incoli,  e  che  s.  Ales- 
sandro I  la  consagrò  e  vi  pose*  le  catene  di 
s.  Pietro)  fu  sepolto  nel  Cimiterio  fuori 
di  pori//  Salaria  che  prese  il  suo  nome, 
e  sul  quale  Pelagio  11  0  Adriano  1  vi  fab- 
bricarono una  sontuosa  basilica.  Inoltre 
nel  carcere  s.  Alessandro  I  convertì  pure 
il  tribuno  Quirino,  colla  figlia  s.  balbina 
e  tutta  la  famiglia:  ambedue  vennero  mar- 
tirizzati, ed  i  loro  corpi  furono  trasferiti 
nella  Chiesa  di  s.  Ballimi  (/  .).  Il  Papa 
fu  decapitalo  (dicesi  di  3o  anni  e  perciò 
il  Papa  che  morì  più  giovane,  al  dire  di 
Piazza,  supplendo  di  gran  lunga  all'età  la 
prudenza,  la  pietà  e  lo  zelo),  co'ss.  Even- 
zio  e  Teodulo,  e  sepolti  nel  podere  di  Se- 
velina  moglie  del  giudice  che  li  a vea con- 
dannali, ed  ivi  essa  edificò  la  chiesaepo- 
se  il  sacerdote  perla  quotidiana  celebra- 
zione della  messa.  Queslo  ella  ottenne 
dall'immediato  successore  s.  Sisto  I;  e  di- 
ventilo il  luogo  sagro  in  molta  venera- 
zione, fu  ornato  di  pregiatissimi  marmi, 
frequentato  dalla  pietà  de'fedeli  eda'pel- 
legnili  stranieri,  come  provano  i  super- 
stiti monumenti,  1'  epigrafi  e  gli  epiteti 
che  si  ledono,  in  uno  alle  notizie  deidi 

DO  '  D 

scavi,  ne'n.i32,i  55,  289  e  29G  del  Gior- 
nale ili  lui/uà  del  i854,  e  nella  Civiltà 
cattolica,  1/  serie,  t.  9,  p.  238,  insieme 
alla  descrizione  de'  monumenti  trovati, 
denominandosi  queslo  cimiterio,  cata- 
combe e  oratorio,  anche  basilica  A  lessa  n 
driua.  Dipoi  Papa  Eugenio  II  trasportò  1 
loro  corpi  nella  già  sua  titolare  Chicca  dis. 


.  io8  TEA 

Sabina  (ovée  nella  biografia  del  Papa  tlis- 
si quali  sono  le  altre  chiese  diesi  vanta* 
no  di  possederne  il  corpo  o  parte  di  esso), 
e  Sisto  V  li  ritrovò,  come  dichiarò  nel- 
l'iscrizione che  fece  scolpire.  Altre  eru- 
dite notizie  sulla  traslazione  e  reliquie 
de' corpi  de' ss.  Alessandro  I,  Evenzio  e 
Teodulo,  ponno  leggersi  nelle  Memorie 
ili  v.  Nonnoso  di  Degli  Effetti  a  p.  i  5j  e 
i  58,  riportando  V  iscrizione  posta  in  s. 
Lorenzo  in  Lucina  quando  nel  i  i3o  vi 
furono  collocale  parli  de'loro  corpi.  No- 
terò pure,  che  nelle  biografie  de'  Papi 
narrai  le  gravissime  disgrazie  cui  diver- 
si di  essi  soggiacquero,  e  qui  solo  ram- 
mento, che  Giovanni XXI morì  per  una 
ferita  che  sei  giorni  prima  si  fece  in  Vi- 
terbo, mentre  dormiva  in  una  camera 
da  lui  fabbricata  e  che  repentinamente 
crollò,  restando  oppresso  e  quasi  schiac- 
ciato tra  le  travi  e  i  sassi,  onde  ne  fu  estrat- 
to semivivo.  Clemente  I'  nella  cavalca- 
ta che  fece  in  [Jone  per  la  sua  coronazio- 
ne,essendosi  rovesciato  un  muro  a  lui  vi- 
ciuo,  cadde  da  cavallo,  e  la  tiara  andò  per 
terra: vi  morirono  i  abaroniche  marciava- 
no al  suo  fianco,  tra 'qua  li  il  duca  di  Breta- 
gna Giovanni  Il,eGaillard  fratello  del  Pa- 
pa; restarono  feriti  il  re  di  Francia  Filip- 
po IV  il  Bello,  e  il  suo  fratello  Carlo  di 
Valois.  Ale ssandro  A/corsegran  rischio 
di  restar  morto  per  un*  improvvisa  di- 
sgrazia; poiché  insorto  un  Gerissimo  tem- 
porale nella  festa  di  s.Pietro, cadde  uu  gran 
cammino  del  palazzo  apostolicoVaticano, 
il  quale  sfracassò  il  tetto  della  camera, 
in  cui  si  trovava  il  Papa  sotto  al  baldac- 
chino, e  ciò  con  tanta  veemenza,  che  sot- 
to le  rovine,  da  questo  tetto  cagionate, ol- 
tre a  due  altri  che  poco  dopo  morirono, 
restò  morto  un  cavaliere  di  casa  Chigi;  e 
lo  stesso  sarebbe  accaduto  al  Papa,  se  il 
trave  maestro  della  camera,  rimasto  dal- 
la parte  ch'era  sopra  di  lui  conficcato  nel 
inoro,  non  l'avesse  opportunamente  di- 
feso da  II  imminente  morte,  sebbene  restas- 
se leggermente  offeso;  per  lo  che a'2 5  lu- 
glio si  portò  con  soleuue  cavalcala  alla 


TEA 

Chiesa  ili  t.  Maria  del  Popolo,  alfine  di 
rendere  a  Dio,  ed  alla  lì.  Vergine  ili  cui 
era  divotissirno,  le  dovute  azioni  di  gra- 
zie. Nel  voi.  Vili,  p.i3o,  descrivendole 
pitture  della  cappella  Sistina,  rilevai  che 
nel  giorno  di  Natale  cadde  il  suo  archi- 
trave, menlre  era  allora  passato  Adriano 
VI  per  celebrarvi  la  solenne  messa,  e  che 
vi  rimasero  uccisi  due  soldati  della  guar- 
dia svizzera. Nello  stesso  volume  a  p.i  55, 
dicendo  dell'origine  della  cappella  papa- 
le di  s.  Filippo  Neri,  raccontai  che  Bene- 
detto XI  li  riconoscendo  da  quel  santo  tre 
volte  la  salvezza  della  vita,  massime  quan- 
do era  arcivescovo  di  Benevento,  ove  re- 
stò illeso  dalle  rovi  ne  del  terremoto,  quan- 
tunque avesse  veduto  morire  sollo  di  es- 
se e  nella  medesima  sua  camera  il  pro- 
prio gentiluomo;  divenuto  Papa  ordinò 
per  Roma  e  suo  distretto  festa  di  precet- 
to quella  di  s.  Filippo,  e  che  nella  chiesa 
ove  riposa  il  suo  corpo  si  celebrasse  an- 
nua cappella  papale.  Terminerò  con  ri- 
produrre il  vaticinio  del  b.  Leonardo  da 
Porto  Maurizio,  scritto  in  una  sua  lette- 
ra, riportata  nella  collezione  delle  sue  o- 
pere  stampata  in  R.oma  nel  1 853,  t.  2,  p. 
(5o.  «Facciamo  dunque  orazione,  acciò  lo 
Spirito  Santo  ispiri  Nostro  Signore  ad  ab- 
bracciar con  fervore  un'opera  di  si  gran 
rilievo  (la  definizione  di  fede  della  Vergine 
Immacolata),  da  cui  dipende  la  quiete  del 
mondo:  lenendo  per  certissimo  che  se  si 
farà  un  sì  grande  onore  alla  Sovrana  Im- 
peratrice si  vedrà  subito  fattala  pace  uni- 
versale. Oh  che  gran  bene  !  Oh  che  gran 
bene!.  . .  Ma  è  necessario  che  scenda  un 
raggio  di  luce  dall'alto;  se  questo  non  vie- 
ne è  segno  che  ancor  non  è  arri  vaio  il  tem- 
po designato  dalla  Provvidenza,  econver- 
rà pazientare  in  vedere  un  mondo  sì  im- 
brogliato." Voglia  Iddio  darci  uu  miglio- 
re avvenire,  e  liberarci  da  que'  mali  e  da 
quella  procella  che  gravissimamente  de- 
scrissero la  Civiltà  cattolica  nel  suo  i.° 
art.  del  ^intitolato  7/MZ>CCCZ,J  ,ed  il 
cardinal  vicario. nell'editto  siili'  osservan- 
za della  quaresima)  tra  liete  speranze  che 


TEA 

sembra  annunziarci,  iride  dopo  11  diluvio, 
Ja  Vergine  Immacolata.  La  nostra  attuale 
epoca  è  veramente  deplorabile,  si;»  per  le 
persecuzioni  le  più  aperte  e  ostinate  con- 
ila la  Cbiesa;  sia  per  l'orribile  e  sangui- 
nosa guerra  d'oriente  die  tiene  in  agita- 
zione tutto  il  mondo,  e  le  nazioni  ondeg- 
giano fra  speranze  etùnori;  sia  per  lecon- 
tinue  trame  de'seltari,  per  sollevare  i  po- 
poli e  manomettere  quanto  v'ha  di  più  sa- 
gro e  ordinato  pel  bene  della  società;  sia 
in  fine  per  le  pestilenze  e  per  l'infermità, 
per  la  carestia  e  per  tanti  altri  mali  che 
sommamente  ci  minacciano  e  spaventa- 
no. l\Ia  in  mezzo  a  tempi  sì  lamentevo- 
li e  luttuosi,  essendosi  appunto  verifica- 
ta la  sospirata  decisione  dogmatica  del- 
l'Immacolato Concepimento,  i  fedeli  van- 
no ragionevolmente  nutricandole  più  dol- 
ci speranze,  a  fronte  dell'imponenza  e  col- 
luvie de'mali  che  ci  opprimono  e  di  quelli 
da  cui  siamo  minacciati,  senza  iscemare 
quella  confidenza  che  il  mondo  cattolico 
ha  posto  nella  1).  Vergine.  Imperocché  es- 
sa è  capace  d'operare  qualunque  istanta- 
nea metamorfosi,  e  di  sbaragliare  quanti 
sono  i.  nemici  della  Chiesa;  e  sedati  i  venti 
burrascosi,  rischiarato  l'orizzonte  politi- 
co, dissipato  il  tremendo  morbo  che  ser- 
peggia, far  tornare  la  serenità  e  la  calma, 
il  ristoramene)  della  pace  universale,  ve- 
race e  durevole,  che  l'egro  mondo  ango- 
sciosamente sospira,  e  l'Immacolata  Ver- 
ginecei  pronunzia;  come  quella  che  quo- 
tidianamente invochiamo,  /  irgn  potens, 
Causa  nostrae  letìtìae,  Salus  infirmo' 
rum.  Rejugium  peccatorum,  Consola- 
trix  afflii  torum.  Aiixilium  Christiano- 
rum, Regina  tine  labe  origina  li  concento. 
Roma  <S  maggio  i  S  5  7. 
TEATINI  o CHIERICI  REGOLARI, 
Clericorum  Regularium  orilo  <jiti  dìcun- 
lur  Theatini.  Il  critico  e  dotto  p.  Pietro 
Ilelyot  religioso  del  3.°  ordine  di  s.  Fran- 
cesco, per  comun  consenso  è  il  compila- 
tore più  completo  e  diligentedella  Storia 
tli  gli  ordini  monastici,  religiosi  e.  mili- 
tari. JN ci  t.  4)  cap.12,  De  chierici rego- 


T  E  A  1 09 

lari  teatini,  dichiara:  Vi  sono  molle  con- 
gregazioni religiose,  che  hanno  preso  il  no- 
me di  chierici  regolari,  di  cui  il  principa- 
le istituto  è  di  richiamate  il  clero  col  lo- 
ro esempio  alla  perfezione  del  suo  stato. 
Pretendono  questi  a  somiglianza  àe'Cano- 
niciRegolari (}  .).  aver  la  precedenza  so- 
pra le  altre  congregazioni  religiose,  e  so- 
stengono che  la  loro  origine  deriva  dagli 
apostoli,  cui  a  questo  fine  danno  il  nome 
di  chierici  regolai:!,  quantunque  i  teatini, 
che  prima  degli  altri  hanno  preso  questo 
nome,  nel  XVI  secolo  solamente  ebbero 
origine.  Il  p.  Ilelyot  allrovedimoslrail  ve- 
ro incominciamento  delle  prime  comuni- 
tà di  chierici,  che  in  progresso  presero  il 
nome  di  canonici  regolali,  a 'quali  non  po- 
tè loro  accordare  una  maggiore  antichità 
del  tempo  in  cui  vivea  s.  Agostino, da  cui 
furono  istituiti,  fondati  ch'egli  ebbei  reli- 
giosi eremiti  o  romitani,i  quali  dipoi  pre- 
sero il  suo  nome  di  Agostiniani.  Per  veni- 
re adunque  a  capo  della  vera  origine  de 
chierici  regolari,  il  p.  Ilelyot  non  crede  do- 
versi avanzare piìi  oltre  del  1  $2/^,  e  se,  co- 
me pretendono,  si  vuole  loro  accordare 
che  derivino  dagli  apostoli,  ciò  non  può 
farsi,  che  riguardando  tanto  essi,  chei  ca- 
nonici regolari,  come  membri  dello  stato 
monastico  in  generale,  il  quale  a  gran  ra- 
gione riconosce  il  suo  principio  dagli  apo- 
stoli, e  forma  un  corpo  composto  di  più 
congregazioni  differenti,  alle  quali  non 
manca  se  non  il  nomedi  canonici  e  di  chie- 
rici regolari,  poiché  i  religiosi  di  tulteque* 
sle  differenti  congregazioni  s'impiegano 
in  esercizi  comuni  a  quelli,  i  quali  hanno 
preso  il  nome  di  canonici  e  di  chierici  re- 
golari. In  questa  maniera  tutta  I  antichi- 
tà pretesa  da'eanonici  e  da'ehierici  rego- 
lari, secondo  il  p.  Helyot.si  riduce  a  pu- 
ra questione  di  nome.  Di  questo  sentimen 
to  è  ancora  un  canonico  regolare  dell'or- 
dine di  s.  Agostino,  il  quale  libero  da  o- 
gni  particolare  adozione,  dopo  aver  anno 
\  eiati  tra'riiormatoi  i  dell'ordine  canoni- 
co s.  Domenico,  s.  Francesco,  s-  Ignazio, 
diee  che  i  ministeri  de'religiosi  degli  or- 


no  TEA 

«lini  istituiti  dn  questi  santi, chiaramente 

dimostrano  che  sono  chierici  per  istituto, 
che  professano  vita  apostolica,  e  che  loro 
non  manca  che  il  nome  di  canonici;  e  che 
siccome  l'abito  non  fa  il  monaco,  ma  il 
disprezzo  di  se  medesimo  e  l'unione  con 
Dio,  cos'i  il  nome  non  fa  il  canonico,  ma 
la  vita  regolare  e  canonica.  Ripeterò  poi 
col  dottissimo  teatino  p.d. Gioacchino  Ven- 
tura, autore  di  tante  opere,  quanto  riferi- 
sce nel  Panegirico  del  b.  Martino  dePor- 
res, nella  notai.  Fu  s.  Gaetano  (J'.J Tie- 
ne, avuto  riguardo  alle  circostanze  de' tem- 
pi, che  fece  passar  sopra  al  decreto  del  con- 
cilio di  Laterano  I V,  in  cui  vietasi  lo  sta- 
bilimento di  nuovi  ordini  regolari,  e  col- 
la istituzione  del  suo  ordine  di  chiericire- 
golariapvì  una  nuova  portaal  geniodel- 
le  fondazioni,  per  la  quale  dietro  il  suoe- 
sempio  e  sotto  la  tutela  del  nome  di  Chie- 
rici Regolari  (T'~.)  dato  da  lui  alla  sua  con- 
gregazione, entrarono  quindi  nella  chie- 
sa i  Barnabiti,  i  Somaschi,  i  Gesuiti,  i 
Chierici  Minori,  i  Ministri  degl'infermi, 
i  Chierici  della  Madre  di  Dio,  e  quelli 
delle  Scuole  Pie,  che  sì  gran  bene  hanno 
recato  alla  religione  e  all'umanità.  Ed  è 
perciò,  che  queste  illustri  corporazioni 
portano  tutte  esse  ancora  il  nome  di  chie- 
rici regolari,  ma  con  un'aggiunta  per 
distinguersi  tra  loro;  dicendosi  per  esem- 
pio: CC.  RR.  s.  Pauli,  i  barnabiti;  CC. 
RR.  Societatis  Jesu,  i  gesuiti;  CC.  RR. 
Scholarùm  Piarumts\ì  scolopi,ec.  La  so- 
lo congregazione  di  s.  Gaetano  si  chiama 
de' Chierici  Regolari,  CC.  RR., senza  al- 
cun'altra  aggiunta,  perchè  fu  la  prima. E 
come  s.  Paolo i.°  eremila  è  il  patriarca  di 
tutti  gli  anacoreti js.  Benedetto  de'di  ver- 
si istituti  di  monaci  in  occidente;  s.  Do- 
menico e  s.  Francesco  de'vari  istituti  de' 
frati;  così  s.  Gaetano  è  chiamato  il  pa- 
triarca di  tutti  i  chierici  regolari,  e  si  as- 
socia a'eitati  grandi  nomi,  che  formano  e- 
poca  nella  Chiesa,  avendovi  ciascuno  aper- 
to un  nuovo  periodo  religioso;  e  sono  i  pa- 
triarchi tra  'fondatori,  come  i  fondatori  so- 
no i  patriarchi  tra  gli  altri  santi.  I  tea- 


TE  A 
lini  come  chierici,  al  nome  premettono  il 
])<>n(l  !),  il  che  fanno  pure  i  monaci.  An- 
ticamente si  appellavano  d.  Gaetano,  d. 
Gian  Pietro,  e  si  ha  una  lettera  autogra- 
fa di  s.  Gaetano,  scritta  alla  madre,  ove 
si  Urinò:  7  ostro  ec.  D.  Gaetano.  JI  san- 
to ritenne  il  Don,  per  far  sempre  meglio 
conoscere  che  il  suo  ordine  è  di  chierici. 
Anco  i  gesuiti  e  altri  chierici  regolari  u- 
savano  il  Don;  alcuni  lo  tolsero  per  un 
principio  d'umiltà,  altri  per  uniformarsi 
alla  generalità.  Nel  1024  adunque,  dice 
il  p.  Helyot,  venne  alla  luce  lai /congre- 
gazione de' chierici  regolari,  fondata  da  s. 
Gaetano  Tiene,  da  Gio. Pietro  Caraffa  na- 
poletano, allora  arcivescovo  di  Brindisi 
e  vescovo  di  Chieti,  poi  gran  Pontefice 
Paolo  IP  (T  .),  da  Paolo  Consiglieri  ro- 
mano della  nobile  famiglia  Ghislieri  che 
dièallaChiesas.  Pio;V,eda  Bonifacio  Col- 
le d'Alessandria.  Dell'illustre  città  di  Vi- 
cenza era  s.  Gaetano  de'conti  Tiene,chia- 
ri  pe'personaggi  che  tra  essi  fiorirono  nel- 
la gloria  dell'  armi,  e  nello  splendore  del- 
le dignità  ecclesiastiche  e  civili,  e  Gaeta- 
no suo  zio,  canonico  di  Padova,  da  taluni 
fu  chiamato  principe  de'  teologi  del  suo 
tempo,  e  per  la  celebrità  gliene  fu  impo- 
sto il  nome.  Consagrato  dopo  il  battesi- 
mo dalla  pia  madre  a  Dio  sotto»  il  patro- 
cinio della  ss.  Vergine,  fu  educato  alle  più 
belle  vtrtùj  alle  quali  si  sentiva  natural- 
mente inclinato  sino  dalla  prodigiosa  sua 
nascita.  Dotato  di  dolcezza  e  d'  angelica 
purità  e  modestia,  sobrio  e  moderato  in 
ogni  sua  operazione,  sin  dall'infanzia  si 
mostrò  amorevole  con  tutti  e  specialmen- 
te co' poveri.  Quantunque  la  sua  princi- 
pale occupazione  fossero  gli  esercizi  di  pie- 
tà, non  per  questo  profittò  meno  nello  stu- 
dio dell'urna  ne  scienze,  onde  di  venne  buon 
filosofo  ed  egregio  teologo.  Studiò  ambo 
le  leggi  in  Padova,  ove  per  la  velocità  del 
suo  ingegno  fu  insignito  del  dottorato,  e 
il  suo  sapere  lo  distinse  tra' giureconsul- 
ti. Nel  corso  de'suoi  studi  meritò  d'essere 
visitato  dallo  Spirito  santo;  indi  vestì  l'a- 
bito clericale,  e  col  fratello  Ballista  edi- 


TEA  TEA  1 1 1 
fico  da'  fondamenti  la  chiesa  di  3.  Mad*  verno  della  Chiesa,  egli  seppe  ottenere  di 
rialena,  di  cui  eradi  voto,  iuKampaezo  vii-  ritirarsi  dalla  coite.  Intanto  arrivato  al- 
leggio di  sua  casa,  per  vantaggio  spiritua-  l'età  ili  33  anni,  in  quella  cioè  che  il  Sal- 
le  de'contadini.  Mosso  dallo  Spinto  santo  valore  offri  sulla  croce  al  divin  Padre  il 
si  recò  a  Iìouia,  risoluto  di  menate  vita  gran  sagrifìzio,  si  decise  d'ordinarsi  sacer- 
ritìrata;  ma  hi  fama  di  sua  virili  non  ri-  dote  nella  festa  di  s.  Girolamo,  e  celebrò 
inaie  fra  il  silenzio  di  sua  solitudine,  poi-  lai."  messa  nel  s.  Natale  i  5l6  all'altare 
che  gli  convenne  abbandonarla  quando  del  Presepio  in  s.  Maria  Maggiore'.  Poco 
Giulio  II  d'alti  spinti  volle  conoscerlo,  e  dopo  l'empio  Lutero  apostatò  e  pubblicò 
scuoprendo  in  lui  chiari  segni  d'eminen-  i  perniciosissimi  suoi  errori,  di  che  ne  re- 
te santità,  da  cui  la  Chiesa  e  la  corte  che  stòprofondarnenleaddoloratoilsanlo,che 
intendeva  riformare  potè  vano  trarre  gran  Dio  destinava  a  combatterlo.  Deploran- 
vantaggi,  io  [negò  ad  entrare  nel  novero  do  con  alcuni  primati  della  corte  il  peri- 
de'suoi  famigliari.  Per  obbligar  velo,  nel  colo  imminente  da  cui  era  minacciatala 
i  5o8  gli  conlerì  il  cospicuo  grado  di  pio-  religione  cattolica,  agitala  dall'eresie  de' 
lonotario  apostolico  partecipante.  Nella  Luterani  (7  .)  e  da'depravati  costumi,  li 
corte  divenne  1' ammirazione  di  lutti,  e  animò  ad  unii  si  seco  nella  chiesa  de'ss.  Sil- 
co'suoi  virtuosi  esempi  indusse  molti  a  me-  vesiro  e  Dorotea  (di  cui  nel  voi.  XXVI, 
naie  un  tenore  di  vita  conforme  alle  mas-  p. i  66), che  gli  offriva  il  rettore  della  me- 
sime  della  cristiana  pietà,  e  per  essercele-  riesima  Giuliano  Dazio,  ed  ivi  con  eser- 
gni  di  avvicinare  il  Vicario  di  Cristo.  Pel  cizi  di  pietà  e  altre  virtù,  come  pure  di 
singoiar  concetto  di  santità  in  cui  era  per  prediche,  dispute  e  catechismi  per  soste- 
tutta  Italia,  alcuni  signori  di  Sicilia  e  di  nere  la  fede,  che  vedevano  vacillare,  die- 
Ti  apani  si  procurarono  il  suo  ritratto. Xon  rono  un  grande  esempio  da  imitarsi  a  lut- 
i-dunque a  meravigliare  se  l'avveduto  ta  Pioma.  ed  indi  a  tutto  il  mondo  cristia- 
Giulioll  ne  avesse  tutta  la  slima  e  l'amo-  no  a  confusione  de' nuòvi  miscredenti.  Co- 
re, e  lo  designasse  a  dignità  più  emiuen-  sì  ehhe  principio  sotto  Leone  X  il  cele- 
te,  provvedendolo  intanto  di  benefìzi  ec-  bralissimo  Oratorio  del  Divino  Amore 
chsiastici  e  della  pingue  rettoria  di  Malo  nella  detta  chiesa,  promosso  da  s.  Gaeta- 
rei  \  icenlino,  benché  il  santo  facesse  o-  no  per  antidoto  di  quel  veleno,  che  au- 
gni Btorzo  per  ricusarla,  comeavea  pra*  dava  spargendo  Lutero.  Ebbero  lalfor- 
ticato  per  la  prelatura.  Afflitto  per  le  fune-  za  le  persuasive,  e  molto  più  gli  esempi 
sle  conseguenze  della  formidabile  lega  di  del  santo  prelato, che  in  pochi  giorni  si  vi- 
(  iimbrny. formata  per  deprimere  la  pos-  de  cresciuta  quella  nobile  e  edificante  a- 
sanza  della  repubblicadi  \  enezia,laqua-  dunanza  di  5o  de'più. illustri  personaggi 
le  soggiaceva  alla  grave  pena  ecclesiasti-  di  quel  tempo,  e  di  tanta  stima  per  laucv 
ca  dell'interdetto,  non  è  a  dire  quante  fer-  bilia,  virtù  e  dottrina,  che  ne  furono  inni- 
von.se  preghiere  innalzasse  a  Dio  il  san-  ti  promossi  alle  nunziature,  a' vescovati, 
to,e  ipiantoesoi  tassei  patrizi  venetia  pia-  al  cardinalato  e  (ino  al  pontificato,  e  4di 
carne  I'  iia,  ed  efficacemente  s'interpose  essi  ne  uscirono  fondatori  del  clero  rego- 
pure  collo  sdegnato  Giulio  11  per  la  ri-  lare,  cioè  il  Tiene  stessso,  il  Caraffa, il  Col- 
conciliazione,  la  quale  non  tardò  a  elTet-  le  e  il  Consiglieri.  Questo  oratoriodel  Di- 
siarsi coli' assoluzione  dalle  censure  e  il  vinoAmoresomminixli  ò  dunqueque'san- 
ritiro  del  Papa  dalla  lega.  Neil  5i3  nioi-  ti  eroi  che  diedero  I'  essere  alla  religione 
to  Giulio  II,  sospirando  s.  Gaetano  di  con-  teatina,  che  tanto  bene  operò  nella  clne- 
sagrare  i  suoi  alletti  a  Dio  solo,  sebbene  sa  di  Dio  e  lo  prosie^ue  tuttora.  Volle  Id- 
il  successore  Leone  X  lo  chiamasse  al  suo  dio  prosperar  lo  zelo  del  suoservo  Gae- 
serv  igio  per  valersi  de'suui  consigli  nel  go-  tano,  il  quale  intendeva  cogli  esempi  di 


ii2                    TEA  TEA 

quell'oratorio  eccitare  ancora  le  altre  cit-  deva,  con  ansia  mostrava  non  esser  con- 
t.i  del  cristianesimo  alla  riforma  di  loro  tento  di  solo  vederle,  bramando  e  sospi- 
nta sregolata,  per  smentire  l'ardito  eca-  rendo  ottenere  qualche  cosa  di  più,  sen- 
Innnioso  straparlar  degli  eretici;  men-  za  osare  di  chiederlo;  quando  s.Girolamo, 
ti  e  alla  forma  dell'oratorio  di  Roma  altri  le  cui  ceneri  riposano  presso  la  cappella 
ne  furono  eretti  in  molte  città  d'Italia  a  di  del  Presepio,  comparve  anch'egli  con  s. 
Ini  norma  e  con  dipendenza  dal  medesi-  Giuseppe  in  quella  gloria,  fecegJi  animo 
mo,  riuscendo  di  potentissimo  mezzo- e  di  ad  avanzarsi  più  d'appresso,  e  a  dislen- 
grande  aiuto  a'  secolari  per  vivere  colle  dere  le  sue  braccia,  accertandolo  che  . sa- 
leggi dell' evangelo,  e  mantener  viva  la  rebhe  stato  consolato;  confidenzachegl'i- 
loro  lede,  come  l'oratorio  di  s.  Girolamo  spirò  pure  s.  Giuseppe.  Accostatosi  il  san- 
istituito  in  Vicenza.  Anzi  per  sifiàttoesem-  to  alla  ss.  Vergine,  questa  subito  gli  f>ice 
pio  originarono  poi  molti  pii  oratoriiedi-  dono  del  divin  Pargoletto,  e  colle  sue  stes- 
vote  congregazioni,  e  sodalizi  di  secolari,  se  mani  glielo  depositò  in  seno.  Chi  può 
con  gloria  del  promotore  s.  Gaetano:  in  mai  esprimere  la  gioia  da  cui  fu  compre- 
sili leggo  nell'erudito  Rngionamcnto  so  il  cuore  di  Gaetano,  i  soavi  piaceri  che 
della  coltura  scientifica  di  s.FìlippoNe-  provò,  l'affluenza  delle  grazie  di  cui  s'in- 
ri,  del  eh.  mg/  Fabi-Montani,  p.  1 8,  che  tese  pieno,  e  i  deliqui  d'amore  goduti  in 
questo  santo  istituì  neh  558  V Oratorio  que'dolci,  rivereuti  e  alfettuosi  amplessi 
da  cui  prese  nome  la  sua  congregazione  del  suo  Dio,  non  che  i  ricevuti  vezzi  a- 
de  filippini,  in  s.  Girolamo  della  Carità  morosi  del  santo  Bambino  per  non  breve 
(come  dirò,  già  offerto  a' tea  ti  ni),  ingran-  tempo?  Certo  è  che  le  dolcissime  rimetta- 
dendo  forse  il  disegno  della  congregazio-  branze  di  sì  segnalato  favore  restarono 
ne,  accademia  e  oratorio  di  s.  Gaetano,  sì  profondamente  impresse  nell'animo  ilei 
Che  il  santo  ricevesse  il  Bambino  Gesù,  o  santo,  che  nella  quotidiana  comunione 
almeno  che  avesse  la  visione  del  mistero  della  messa,  in  cui  scioglievasi  in  teneris- 
dellaCirconcisione, dell'Epifania,  ec.,si  ri-  sime  lagrime  pel  fuoco  di  carità  in  chear- 
levada  una  sua  lettera  alla  b.LauraMigna-  deva,  finché  visse  aspettava  sempre  e  gli 
ni.  Eccone  il  racconto.  Egli  frequentan-  pareva  in  realtà  di  ricevere  dalle  mani  di 
do  la  suddetta  basilica  di  s.  Maria  Mag-  Maria,  e  velato  sotto  le  specie  sagrauien- 
giore,  per  contemplare  nella  cappella  del  tali,  quello  stesso  Bambino  che  in  carne 
Presepio  l'adorata  culla  in  cui  il  sommo  visihi Unente  gli  porse  nella  sua  basilica, 
amore  di  Dio  volle  impiccolire  la  sua  in-  Quindi  nell'annua  ricorrenza  del  divin  na- 
finila  grandezza, nel  restringersi  dentro  pò-  scimento  faceva  gran  feste  ed  allegrezze, 
vere  fasce  infintili;  nel  s.  Natale  del  i5i  7  costruendo  per  quel  giorno  un  divoto 
assorto  egli  più  del  consueto  da  tenera  Presepio  colle  figure  rappresentanti  il  mi- 
contemplazione  del  correnternistero,e  tut-  stero,  onde  a  suo  esempio  il  pio  costume 
to  molle  di  lagrime  per  la  commozione  di  vieppiù  si  dilatò;  laonde  tulio  giubilante 
divotoardore,segli  presentò  alla  vista  uno  e  quasi  rapito  fuori  di  se  contemplava 
spettacolo  di  Paradiso.  Vide  circondata  di  l'immensa  boutadi  Dio  fatto  e  nato  Barn- 
luminosissimi  raggi  la  B.  Vergine  col  s.  bino  per  nostro  amore,  predicando  spes- 
Bambino  in  seno,  come  nato  allora,  cor-  se  volte  innanzi  il  suo  Presepio  con  tanta 
teggiandolo  gran  moltitudine  d'  angeli  affluenza  d'affetti,  che  le  lagrime  e  i  so- 
che  festeggiavano  con  armonia  di  dolci  spiri  faceangli  interrompere  i  periodi  del 
canti  la  nascita  del  divino  infante.  Gae-  discorso.  Inoltre  v'introduceva  alcuni  pa- 
tauo  rapito  da  quelle  celestiali  bellezzedel-  stori  o  pifferali  per  onorarlo  co'suoni  pa- 
la Madre  e  del  Figlio,  non  poteva  più  so-  storali  delle  zampogne,  ch'egli  udiva  con 
slenere  la  veemenza  dell'amore  di  cui  ur-  indicibile  piacere.  Secondo  alcuni  scritto- 


TEA 

ri,  sembra  che  il  santo  fosse  favorito  de' 
divini  amplessi  del  bambino  Gesù  ezian 
di  od  ne  a  11  re  volte,nelle  feste  di  suaCircon- 
sisione  ed  Epifauia;o  almeno  pare  ch'egli 
sia  stato  ammesso  a  vedere  sensibilmente 
il  mistero  del  laCirconcisionecon  tutti  cjue' 
personaggi  che  v'intervennero,  e  ad  ado- 
rare co'  ss.  re  Magi  il  nato  Cambino.  Af- 
finchè il  singolare  privilegio  ricevuto  da 
s.  Gaetano  nella  cappella  del  Presepio  si 
perpetuasse  nella  memoria  de'posteri,  di- 
poi il  cardinale  Savelli-Perelti  protettore 
della  medesima,  vi  fece  collocare  la  sua 
Statua  ili  marmo  tenendo  tra  le  braccia 
ils.  Cambino,  con  analoga  iscrizione.  Per 
tanti  favori  del  cielo  e  per  gli  esercizi  fer- 
vorosi continuati  nell'oratorio  di  s.  Do- 
rotea,   Gaetano  ripieno  dello  spirito  di 
Dio,  venendogli  a  nausea  le  grandezze  di 
Coma  e  gli  strepili  della  corte,  per  al- 
lontanarsene  si    giovò  della  morte  del 
suddetto   fratello  e  dell'  infermità  della 
madre.  Nel  viaggio  volle  sfogare  la  sua 
pietà  nel  santuario  di  Loreto  e  contem- 
plarvi gli  alti  misteri  operati  nella  s.  Casa 
ove  celebrò  la  messa;  e  giunto  a  Vicen- 
za, al  proprio  palazzo  preferì  per  albergo 
l'ospedale,  indi  assistè  alla  pia  morte  del- 
la madre.  Dimorando  in  patria,  contri- 
buì alla  riforma  delle  benedettine,  ed  en- 
trato tra'confrati  dell'oratorio  di  s.  Giro- 
lamo, sebbene  composto  d'artigiani  e  di 
gente  volgare,  v'introdusse  le  pratiche  del- 
l'oratorio del  Divino  Amore  di  Roma,  e 
di  questo  ne  prese  anche  il  nome,  e  di- 
venne tosto  un  campo  fecondo  d'  anime 
grandi  nella  santità,  ed  un  seminario  di 
molti  religiosi,  onde  pel  coucelto  che  si 
acquistò  e  buon  odore  che  si  sparse  per 
tutto, molti  oratorii  d'altre  città  supplica- 
rono di  seco  incorporarsi,  per  essere  a  par- 
te de'suoi  meriti  e  orazioni.  Dopo  aver  s. 
Gaetauo  acceso  in  Vicenza  il  fuoco  del- 
l'amore verso  Dio,  amando  di  dilatarlo 
pure  verso  il  prossimo,  come  quello  che 
esercitavasi  ne'miuisleri  i  più  vili  in  soc- 
corso degli  ammalati  nell'ospedale,  ed  os- 
servando che  in  Vicetua  molti  languiva- 

YOL.    LXXIU. 


TEA  ut 

no  infermi  di  male  incurabile,  persuase  i 
suoi  confratelli  a  fondare  l'ospedale  de- 
gl'incurabili deltodella  Misericordia, coo- 
perandovi il  santo,  oltreché  con  la  saggia 
direzione,  nella  maggior  parte  della  spesa 
col  suo  patrimonio;  lo  fece  unire  all'arci- 
spedale di  s.  Giacomo  ili  Coma  per  la  com- 
partecipazione de' privilegi  e  indulgenze, 
e  fu  il i.°  degli  spedali  fondati  da  s.  Gae- 
tano. Conoscendo  egli  ormai  per  esperien- 
za essere  le  pie  aduuanze  e  oratorii  di  se- 
colari potentissimi  mezzi  a  riformare  le  fa- 
miglie private,  e  con  queste  il  pubblico 
del  le  città,  indi  tutto  il  cristianesimo,  ch'e- 
ra l'unico  scopo  de'  suoi  desiderii,  essen- 
dosi principiato  in  Verona  l'oratorio  de' 
ss.  Siro  e  Libera,  ad  esempio  e  norma  di 
quello  del  Divino  Amore  di  Roma,  volle 
andarvi  a  riconoscerlo,  a  perfezionarlo,  e 
ad  incorporarlo  a  quello  di  s.  Girolamo 
per  parteciparsi  vicendevolmente  i  beni 
spirituali,  e  tutto  conseguì.  Altro  più  ga- 
gliardo motivo  condusse  il  santo  a  Vero- 
na, e  fu  il  gran  zelo  della  purità  della  fe- 
de che  ardevagli  in  petto;  poiché  essen- 
do Verona  ne'suoi  confini  lai. aporta  d'I- 
talia agli  esteri  di  Germania,  dove  nella 
più  parte  delle  provincieavea  Lutero  spar- 
so il  suo  veleno,  stimò  necessario  portar- 
visi  per  impedire  che  penetrasse  in  Ita- 
lia il  contagio  dell'eresia,  raffermare  nel- 
la città  vigorosamente  la  fede  e  riformar- 
la ne'costumi.  Grande  quindi  fu  il  bene 
che  fece  nell'oratorio  di  s.  Siro  ed  in  tutta 
Verona,  con  esito  felicissimo  alle  sue  sante 
intenzioni.  Ritornato  in  patria,  per  divino 
comando  e  per  consiglio  del  suo  confessore 
p.  Giambattista  da  Crema  domenicauo 
dotto  e  virtuoso,  nel  i  5?.o  passò  in  Vene- 
zia per  impiegare  in  quella  vigna  più  gran- 
de la  sua  coltura  e  le  sue  fatiche,  e  mi- 
rabilmente vi  operò  da  apostolo;  dopo  a- 
ver  dispensato  a'poveri  il  ricavato  dalle 
suppellettili  domestiche,  t  vendutola  sua 
copiosa  e  scelta  libreria.dando  così  a  di  ve- 
dere che  il  suo  ubbidire  non  era  per  tempo 
limilalOjUia  indelìnito.depostoil  pensiero 
di  ripatriai  e. Precorsa  la  sua  famaiuVeuc- 


ji4  TEA 

zia  qua!  uomo  mandato  dal  cielo,  o  secon- 
da di  sua  umiltà  e  carità  prese  alloggio 
nell'  ospedale,  e  subito  si  fece  ammirate 
nell'esemplarità  e  per  istupende  operazio- 
ni co'poveri,  malati  e  carcerati,  essendo 
largo  di  consigli  e  di  documenti  di  spirito 
co'nobili  chea  lui  accorrevano;  altresì  con 
fervore  tutto  intento  a  preservare  i  vene- 
ziani dalle  serpeggianti  eresie,  predican- 
do contro  di  esse  pubblicamente,  e  raffer- 
mando il  popolo  nella  fede  e  nell'  ubbi- 
dienza al  Papa.  Vi  promosse  la  fondazio- 
ne dell'ospedale  degl'incurabili,  onde  ven- 
ne considera to fonda lore.e con  tale  epigra- 
fe i  superiori  vi  fecero  dipingere  il  suo  ri- 
tratto. Vi  contribuì  a  proprie  spese,  ed  in 
esso  fece  prodigi  di  carità  nell'assistenza 
mirabile  agl'infermi,  sino  a  succhiarne  le 
piaghe  più  putride,  tormentando  poi  l'af- 
faticato suo  corpo  con  austerità  e  con  fla- 
gelli a  sangue.  A  di  lui  esempio  molli  pa- 
trizi recaronsi  a  servire  i  poveri  incura- 
bili,! quali  infervorò  a  istituire  nell'ospe- 
dale l'oratorio  del  Divino  Amore,  perchè 
essendone  egli  tutto  acceso,  sperava  d'ec- 
citare le  medesime  fiamme  nel  cuore  di 
que'suoi  allievi,col  solo  rammentarsi  d'es- 
sere chiamali  fratelli  del  Divino  Amore. 
Ricordevoli  questi  della  scuola  di  perfe- 
zione ed'indefessa  assistenza  a'malati,  che 
il  santo  vi  avea  aperto  col  suo  esempio  e 
operosità, collocarono  nell'oratorio  la  sua 
rlligie  coli' epigrafe  Oratorii  fundator. 
Per  la  contratta  amicizia  in  Roma  col  vir- 
tuoso Bartolomeo  Stella  nobile  bresciano 
(il  quale  poi  secondo  le  idee  apprese  dal 
santo  fondò  il  celebre  spedale  degl'incu- 
rabili di  Brescia),  venerando  questi  per 
madre  spirituale  la  b.  Laura  Mignani  a- 
gostiniana  di  Brescia  acclamata  per  santa, 
le  fece  prendere  relazione  epistolare  col 
santo,  di  confidenze  di  spirito  e  di  perfe- 
zione, relazione  divota  che  tra 'due  servi 
di  Dio  si  prolungò  per  lungo  tempo  con 
reciproca  consolazione.  Bramando  il  san- 
to di  conoscete  la  sua  madre  in  Cristo, 
che  l'avea accettato  in  figlio  spirituale, es- 
sa l'invitò  a  Brescia,  ed  egli  si  recò  a  vi- 


TE  A 

sitarla  nel  suo  monastero  di  s.  Croce,  ed 
ebbe  con  essa  lunghi  discorsi  delle  cose  ilei 
cielo,  e  del  modo  vero  e  sicuro  d'acqui- 
star anime  per  quella  beata  ed  eterna  pa- 
tria. Con  tale  occasione  s.  Gaetano  le  pa- 
lesò l'intenzione  e  la  divina  ispirazione  che 
avea  di   fondare  una  congregazione  di 
chierici  regolari,  i  quali  alla  maniera  de- 
gli apostoli  e  de'  loro  discepoli  si  doves- 
sero impiegare  con  ogni  ardore  nell'acqui- 
sto delle  anime  e  nella  conversione  de'pec- 
calori,  e  perciò  la  supplicò  a  manifestar- 
gli il  suo  santo  consiglio  in  così  ardua  im- 
presa. Ciò  inteso  dalla  beata,  alzò  gli  oc- 
chi al  cielo,  rese  grazie  infinite  alla  divi- 
na Provvidenza,  che  avesse  istillato  nel- 
l'anima santa  del  suo  figlio  spirituale  un' 
opera  così  utile  e  proficua  alla  cristiani- 
tà, anzi  purea  tutto  il  mondo.  Ritornato 
S.Gaetano  a  Venezia,  e  vedendo  la  repub- 
blica circondala  e  afflitta  dalle  guerre  che 
opprimevano  tutta  Italia,  non  che  timo- 
rosa de' turchi, che  assediando  Rodi,  mi- 
nacciavano i  suoi  possedimenti  di  Cipro 
e  di  Candia;  a  placare  lo  sdegno  divino 
e  invocarne  il  patrocinio,  il  santo  dopo  a- 
re  raddoppiato  i  digiuni  e  le  flagellazioni, 
v'istituì  pubbliche  penitenze  e  divozioni, 
fra  le  quali  d'esporre  sugli  altari  scoper- 
to negli  Ostensorìi  il  ss.  Sagramentocou 
quantità  di  lumi  e  solenni  apparati,  per 
eccitare  i  popoli  ad  un  vero  pentimento 
di  cuore,  e  per  rendere  più  fervorose  le 
suppliche,  animate  dalla  presenza  visibi- 
le e  maestosa  del  loro  Dio,  come  pure  per 
maggiormente  inclinare  al  perdono  l'e- 
terno Padre  in  vedersi  offrire  pubblica- 
mente lo  stesso  suo  Unigenito  per  media- 
tore. Alcuni  scrittori  attribuiscono  a  s. 
Gaetano  l'invenzione  e  fuso  degli  odierni 
ostensorii,  che  poi  in  Italia  e  altrovesi  di- 
ramò in  tutte  le  chiese.  A  queste  esposi- 
zioni delVenerabile  diedes. Gaetano  prin- 
cipio prima  del  i  523  nel  suo  oratorio  del 
Divino  Amore  in  Venezia,  e  poi  in  altre 
chiese  più  ampie  della  città,  nelle  quali 
affollandosi  la  gente,  trattavi  dalla  novi- 
tà di  quel  sagro  e  sì  divolo  spettacolo,  vi 


TEA 

odorava  Gesù  con  lauta  divozione  e  con- 
fidenza che  le  pareva  da  quel  luminoso 
trono  di  maestà  stessero  pendenti  e  co- 
me sicure  le  grazie  desiderate  e  richieste. 
Di  versi  storici  e  la  ste>sa  congregazione  de' 
riti  asseriscono,  che  per  le  pubbliche  di- 
vozioni islituited.il  sanlo  in  Venezia,  essa 
fu  preservata  da  gravi  pericoli  e  riacqui- 
stò le  cillà  e  piazze  per  ('innanzi  perdute. 
Però  mentre  Venezia  ammirava  le  pro- 
digiose sue  opere  e  godeva  i  copiosi  frut- 
ti del  suo  zelo,  il  p.  Giambattista  da  Cre- 
ma domenicauo,confessore  e  direttore  spi- 
rituale del  santo,  scorgendo  con  lume  ce- 
leste formarsi  vaste  idee  nella  sua  mente, 
e  che  il  di  lui  gran  talento  non  dovea  te- 
nersi ristretto  in  una  sola  città,  sebbene 
nobilissima  e  sede  della  possente  repub- 
blica, gli  comandò  di  tornare  a  Roma;  ed 
egli  all'ubbidienza  sagri  fico  tutto  quel  be- 
ne che  operava  in  Venezia,  la  quale  ri- 
tenendolo per  suo  angelo  tutelare  e  nuo- 
vo apostolo,  ne  restò  assai  rammaricata. 
Nel  rimettere  il  santo  prelato  il  piededen- 
tro  l'alma  città,  grandissima  fu  la  conso- 
lazione di  molti, e  particolarmente de'suoi 
confratelli  dell'oratorio  del  Divino  Amo- 
re, e  servì  al  loro  numero  aumentato  di 
grande  eccitamentoad  avanzarsi  nelle  vir- 
ili e  nello  zelo  per  la  lede.  Il  santo  si  die 
subito  a  sfogar  la  sua  carila,  a  cercar  pec- 
catori per  convertirli,  poveri  per  soccor- 
rerli, infermi  per  assistei  li,  massime  quel- 
li infetti  dalla  peste  da  cui  era  oppressaRo- 
ma,  come  deplorai  a  Pestilenza,  di  con- 
tinuo esponendo  la  sua  vita  nel  servire  gli 
appestali econ istupore  de' romani.  Intan- 
to nella  sua  mente  andava  ideando  la  nuo- 
va congregazione  per  rinnovar  nel  mon- 
do la  vita  apostolica  e  rialzare  il  clero  de- 
caduto nella  disciplina  ecclesiastica,  colla 
riforma  del  quale  sperava  pur  quella  del 
cristianesimo;  ma  la  sua  umiltà  io  com- 
batteva, riguardando  per  temeraria  pre- 
sunzione il  pretendere  d'aver  quello  spi* 
rito  che  fu  necessario  a's*.  Benedetto,  Do- 
menico e  Francesco,  per  introdurre  nella 
chiesa  di  Dio  uuo\i  ordini  icligiosi.  Pro 


TEA  1 1 5 

gando  di  continuo  Dio  a  manifestargli  il 
suo  volere,  finalmente  l'esaudì,  facendo- 
gli intendere  mediante  visione  che  non  so- 
lo gradiva  il  suo  disegno,  ma  lo  voleva 
senza  indugio  posto  in  opera,  pronto  egli 
a  prosperarlo  colla  sua  divina  assistenza. 
Pertanto  gli  fece  vedere,  come  modello 
della  nuova  religione,  un  campo  coperto 
di  vaghi  gigli,  attorno  cui  volavano  vari 
uccelletti,  che  con  voce  giuliva  cantava- 
no le  lodi  al  loro  Creatore, accennando  poi 
a  Gaetano,  che  que'  fiori  andavano  ben 
vestiti  senz'aversi  tessute  le  sete,  e  quegli 
uccelli  ben  pasciuti  senz'aver  seminato  o 
mietuto  grani,  aspettando  gli  uni  e  gli  al- 
tri dalla  sola  Provvidenza  del  cielo  il  lo- 
ro cibo  e  vestito.  Questa  è  la  norma,  gli 
disse,  del  tuo  istituto.  Così  assicurato  il 
santo  del  divino  volere,  e  sentendosi  gioi- 
re il  cuore  per  gran  confidenza  in  Dio,  s'ac- 
cinse subilo  a  eseguire  con  animo  gene- 
roso la  dilìicile  impresa;  e  dovendo  fon- 
dar il  nuovo  ordine  sul  niente  di  terra, 
volle  peli.0  spogliarsi  di  tutti  i  beni  ter- 
reni. Fece  perciò  breve  ritorno  a  Vene- 
zia per  stabilire  legalmente  la  sua  rinun- 
zia de' possedimenti  feudali  e  fìdecommis- 
sari,  in  favore  de'congiunli  cui  spettava 
no,e  il  restante  liberoall'unicanipotecon 
tessa  Elisabetta,  riservandosi  solo  alcune 
decime  a  vantaggio  de'poveri.L'istromen- 
to  fu  stipulato  il  i.°  settembre i  523. 

Spropriato  dell'avite  ricchezze, s.  Gae- 
tano si  restituì  a  Roma,  visitando  di  nuo- 
vo nel  viaggio  la  s.  Casa  di  Loreto,  ma 
compreso  di  sagro  terrore  e  riputandosi 
indegno  di  celebrare  in  quella  celeste  stan- 
za, giunto  all'aliare  lo  bagnò  di  lagrime 
e  retrocedè  in  sagrestia  a  deporre  i  sagri 
paramenti,  senza  aver  potuto  celebrare  il 
».  Sacrifizio  che  anelava.  Betta  supplicò 
fervidamente  la  ss.  Annunziata  a  riceve- 
re l'offerta  ch'era  in  procinto  di  formare 
h  difesa  della  lede,  accoppiando  iniii'iiiij 
il  chiericato  col  monachismo,  a  prender- 
lo sotto  la  sua  protezione,  e  ad  impetrar 
gli  la  benedizione  del  suo  S.  Bambino,  e 
concepì  lauta  speranza  d'essere  esaudito, 


n6  TEA 

die  se  gli  raddolcì  l'amarezza  e  confusio- 
ne prodottagli  dell'essersi  astenuto  per  u- 
miltà  di  celebrare.  Quattro  gravissimi  di- 
sordini nel  popolo  fedele  erano  pianti  da 
s.  Gaetano.  Il  vivere  dissoluto  de'secola- 
ri,  il  costume  rilassato  de'chierici,  il  di- 
sprezzo delle  cose  sagre,  e  il  furore  dell'e- 
resia di  Lutero,  che  oltre  il  Nord,  la  Ger- 
mania, l'Inghilterra,  la  Francia,  si  sparse 
in  Italia  e  infiniti  danni  recò.  Se  l'inno- 
cenza,l'ecclesiastica  disciplina/il  di  vin  cul- 
to, la  s.  fede  erano  totalmente  pregiudi- 
cate, s.  Gaetano  però  con  tutto  lo  zelo  si 
adoperò  per  risarcirle;  e  da  lui  in  poi  e 
per  la  fondazione  a  suo  esempio  d'altri 
benemeriti  ordini  chiericati  ,  si  osservò 
gran  mutazione  di  costumi  in  Italia,  es- 
sendo col  suo  ordine  principiata  sì  vasta 
e  generale  riforma.  A  mezzodì  essos.  Gae- 
tano sperava  di  fare  rifiorire  il  clero  nel- 
la probità,  dottrina,  educazione,  pover- 
tà, modestia  e  santità;  e  che  i  secolari  la- 
sciando i  vizi  si  dassero  all'acquisto  del- 
le virtù.  Né  andò  fallita  la  sua  speranza, 
e  non  passò  molto  che  per  gli  esempi  del 
suo  istituto,  il  clero  si  restituì  all'antica 
disciplina  e  tornò  alla  Chiesa  il  primiero 
decoro.  Per  la  qual  cosa  s.  Gaetano  ven- 
ne riconosciuto  per  riformatore  dell'ordi- 
ne clericale,  per  combattere  contro  tutti 
gli  eretici  del  suo  tempo,  e  particolarmen- 
te Lutero  capo  e  condottiero  di  tutti.  A 
Lutero  difatti, che  il  i  .°in  quel  secolo,  inal- 
berato lo  stendardo  dall'apostasia  e  del  sa- 
crilegio, aprì  la  porla  a  tutti  gli  errori,ed 
incoraggiòtutti  i  vizi, ladivina  Provviden- 
za oppose  il  patriarca  del  regolare  chie- 
ricato s.Gaetano,  il  quale  altresì  fu  ili.° 
in  quel  secolo,  che  scosso  come  da  un  pro- 
fondo letargo  il  cristianesimo,  ed  eccita- 
tovi lo  spirito  di  santità  e  di  fede,  pro- 
mosse la  pratica  di  tuttele  virtù,  e  lo  svi- 
luppo di  tutte  le  verità.  Fu  s.  Gaetano 
che  col  suo  esempio  richiamò  il  clero  al- 
l'esercizio della  predicazione  dicui  arros- 
siva;ed  il  i  ."prete  secolare  di  quel  tempo, 
cheiu  Roma  comparisse  in  pulpito  in  cot- 
ta e  berretta  ad  annunziare  ladivina  pa- 


T  E  A 

vola.  Col  suo  ordine  si  prevalse  pure  per 
ripristinare  la  decenza  e  decoro  nelle  chie- 
se, l'osservanza  de'sagri  riti,  ceremonie  e 
rubriche,  la  frequenza  de'sagramenti,  la 
di  vota  salmodia  equanto  si  spetta  al  cul- 
to dell'Altissimo;  non  che  per  arrestare  i 
progressi  dell'eresia  e  reprimere  la  sfre- 
natezza luterana,  fornendo  alla  Chiesa 
valorosi  campioni  che  la  difesero  da'ribel- 
li  eretici,  ed  è  perciò  che  facevano  solen- 
ne professione  di  fede  per  propugnare  la 
credenza  cattolica.  Essendo  solita  la  di- 
vina Provvidenza,  al  dire  di  s.  Agostino, 
a  far  precedere  l'antidoto  al  veleno,  così 
dispose  che  comparisse  al  mondo  s.  Gae- 
tano prima  di  Lutero,  sopravvivendo  di 
poco  anche  a  quell'eresiarca  persecutore 
della  fede.  Questi  bestemmiò  e  abbondi- 
no las.  Croce,  invece  il  santo  fondò  il  suo 
istituto  nella  festa  di  suaEsaltazione, men- 
tre in  quella  dell'Invenzione  ne  doman- 
dò l'approvazione,  e  prese  il  salutifero  se- 
gno per  insegna  del  suo  ordine,  ordinan- 
do che  se  ne  festeggiasse  il  giorno  con  ri- 
to solenne.  Assegnò  per  stemma  al  suo 
ordine  la  Croce  (che  si  eleva  sopra  3  mon- 
ti), anche  pel  dono  fattogli  da  s.  Pietro, 
il  quale  comparsogli  con  s.  Paolo  gli  die 
in  mano  la  croce,  acciocché  la  sua  reli- 
gione con  tal  vessillo  combattesse  i  nemi- 
ci di  s.  Chiesa.  Per  cui  il  santo  ordinò  ai 
suoi  figli  di  far  sempre  a*  vesperi  e  mat- 
tutini la  commemorazione  della  s.  Croce^ 
come  a  titolare  dell'ordine,  e  di  celebra- 
re la  sua  messa  votiva  in  tutti  i  venerdì 
non  obbligati  da'santi  di  rito  doppio.  Il 
malvagio  apostata  non  potè  soffrire  che 
si  celebrassero  dalla  chiesa  le  feste  del  Cor- 
pus Domini,  e  dell'Immacolata  Concezio- 
ne di  Maria;  e  s.  Gaetano  rintuzzò  l'ere- 
siarca con  rinnovar  ne'fedeli  la  venera- 
zione al  ss.  Sagramento,  e  dell'Immaco- 
lato Concepimento  fu  sì  divoto,  che  nel 
recitare  il  rosario  v'intrecciava  sempre  u- 
na  dolce  memoria  della  di  lei  purissima 
Concezione,  e  fondò  il  suo  istituto  al  qua- 
le necomunicò  la  divozione,  per  cui  i  tea- 
tini oltre  l'avere  sempre  sostenuto  e  glo- 


TEA 

liticato  questo  niislero,come  notai  ne'pre- 
cedenti  Cenni  sull'Immacolata  Conce- 
zione e  a  Teatine,  colle  prediche  e  colle 
slampe  (onde  il  p.  Marracci,  morto  nel 
1675,  nella  Biblìotheca  Mariana  enu- 
merò più  di   3o  scrittori)    propagarono 
dappertutto  con  calore  la  tenera  divozio- 
ne dell'abitino  o  scapolare  ceruleo  del- 
llnimacolata  Concezione,  da  loro  bene- 
detto per  particolare  privilegio  pontifìcio 
e  con  indulgenze,  a  consolazione  de'suoi 
veneratori.  Ed  il  teatino  p.  Meazza  ci  die- 
de il  Diario  dell'Immacolata  Concezio- 
ne. Non  contento  Lutero  di  perseguitare 
la  chiesa  militante,  mosse  guerra  contro 
la  chiesa  purgante,  togliendole  i  suifragi 
come  inutili  e  peccaminosi,  anzi  negan- 
do il  purgatorio;  e  s.  Gaetano  infuse  nei 
suoi  religiosi  tanto  spirito  di  compassio- 
ne, e  tanto  zelo  di  carità  verso  i  defunti, 
ch'essi  poi  colle  prediche  e  coll'esposizio- 
ne  de!  ss.  Sagramento,  particolarmente 
ne'lunedì,  e  con  molti  volumi  stampati 
hanno  propagata  e  promossa  quella  di- 
vozione, e  que'molti  suffragi  che  si  appli- 
cano alle  anime  del  purgatorio.  Lo  stes- 
so s.  Gaetano  oltre  i  rigorosi  digiuni,  le 
aspre  discipline  e  le  ferventi  orazioni,  che 
faceva  o  ordiuava  a  loro  sollievo,  fu  l'in- 
ventore per  mezzodì  Maria  Lorenza  Lon- 
ga  sua  penitente  in  Napoli  di  quell'Ave 
de'morti  diesi  suona  all'ora  prima  della 
notte  ,  il  qual  pio  costume  si  dilatò  per 
l'Italia  e  altrove.  Pretese  Lutero  di  scon- 
volgere l'ordine  gerarchico  della  Chiesa, 
non  potendo  sopportare  neppure  il  nome 
di  chierici,  e  fece  di  tutto  per  abbattere 
la  santissima  dignità  del  Papa.  Per  con- 
trapposto s.  Gaetano  accrebbe  la  gerar- 
chia della  Chiesa  con  nuovo  ordiue,  col 
nome  di  chierici  regolari,  col  quale  po- 
scia furouo  a  suo  esempio  istituiti  i  sun- 
nominati e  altri,  e  professando  al  Papa 
profonda  venerazione,  soggettò  il  suo  i- 
stituto  immediatamente  alias.  Sede,  ob- 
bligandosi  co'  suoi   religiosi   a  perfetta 
ubbidienza  alla  medesima.  Altre  virtuo- 
se azioui  contrapposte  agli  errori  di  Lu 


TEA  117 

tero,  per  la  dovuta  brevità  tralascio  di  ri- 
cordare. Grande  poi  fu  la  fortezza  del  san- 
to contro  l'eresiarca,  in  sostenere  la  divi- 
na Provvidenza  da  lui  impugnata  ,  con 
insultanti  latrati  di  contumelie,ad  oltrag- 
gio di  Dio  togliendogli  quel  glorioso  at- 
tributo e  del  quale  si  mostra  tanto  gelo- 
so. L'orribile  bestemmia  di  Lutero,  che 
Dio  lasciava  agli  uomini  in  terra  il  reg- 
gersi da  se  stessi,  fu  una  delle  principali 
cagioni  per  cui  s.  Gaetano  introdusse  nel 
mondo  la  sua  nuova  religione  teatina,  e 
co'falti  e  1'  esperienza  volle  confutarlo, 
mettendo  in  faccia  all'eresia  una  povera 
e  numerosa  famiglia,  che  priva  del  tutto 
di  sostanze  e  fondata  sul  nulla  di  terra, 
non  tenesse  possessioni  0  censi  per  sosten- 
tarsi, né  cercasse  con  questue  da  altri  il 
necessario  per  vivere,  aspettandolo  uni- 
camente dal  cielo.  Questo  1. "riformatore 
del  clero  secolare,  sebbene  a  di  lui  esem- 
pio furono  istituiti  altri  ordini  di  chierici 
regolari,  quanto  alla  somma  sua  povertà 
apostolica,  sperando  di  vivere  colle  sole 
spontanee  olferte  de'fedeli,  restò  senza  i- 
milatori,gli  altri  questuando o  posseden- 
do. Talcliègli  eretici  in  vedere  tante  case 
echiese  teatinesparse  per  molte  città seu- 
za  alcuna  possessione,  e  senza  propria  in- 
dustria provvedute  per  lungo  tempod'a- 
limeuti,  di  vesti  e  di  sagre  suppellettili, 
furono  costretti  a  confessare  vivere  esse 
col  solo  soccorso  della  divina  Provviden- 
za, ed  averne  Dio  immediatamente  la  cu- 
ra. Di  più  s.  Gaetano  divenue  l'apostolo 
e  padre  della  Provvidenza,  e  da'fedeli  vie- 
ne invocato  a  principale  intercessore  ef- 
ficace di  essa  presso  Dio.  Sebbene  la  divi- 
na Provvidenza  e  la  povertà  apostolica 
sia  la  massima  fondamentale  dell' ordine 
de'teatinijù  falso  ch'essi  facciano  il  4-°vo- 
to  di  non  possedere  fondi  o  rendite,  né 
di  poter  chiedere  limosina;  benché  il  tut- 
to osservino  con  esaltezza  e  gelosia,  non 
ne  hanno  altro  che  obbligazione  di  re- 
gola, né  il  trasgredirla  sarebbe  peccato. 
Accenniti  i  motivi  che  indussero  il  santo 
a  litui  mare  il  clero,  e  ad  istituire  il  suo 


ri8  TEA  TEA 

ordine,  dirò  che  per  effettuarne  la  fonda-  \ata  ad  arcivescovato),  ohe  pure  medita- 
«ione  prese  a  compagni  il  Carafa,  il  Col-  va  una  riforma  del  clero,  questi  corse  dal 
le  e  il  Consiglieri,  e  altri  ascritti  all'ora-  santo  a  congratularsi  della  nobile  impre- 
Iorio  del  Divino  Amore  di  s.Dorolea,  dei  sa, dolendosi  di  non  avergliela  comunica- 
(juali  tutti  scrissero  i  pp.  del.  Antonio  Ca-  ta,  tuttavia  lo  pregava  almeno  accettarlo 
iacciolo,SlefanoPepe,FrancescoM.'Mag-  per  compagno  in  un'opera    tanto  da  se 
gio, Tommaso  Schiara,  GinseppeSilos  ed  bramata.  Ammirando  s.  Gaetano  che  un 
altri  teatini.  Ma  lo  zelo  del  santo  non  es-  personaggio  de'più  celebri  de'suoi  tempi 
Bendo  pienamente  contento,  per  essere  volesse  ascondersi  trai  chiostri,  gli  disse 
molti  dique'suoi  confratelli  distratti  dal-  non  averglielo  significato  per  stimare  dif- 
la  corte  e  da'propri  interessi, pensò  dun-  fìcile  che  un  arcivescovo  e  vescovo  potes- 
que  d'  eccitar  col  suo  esempio  alcuni  di  se  abbandonar  le  sue  chiese  e  tante  ani- 
que'prelati  e  chierici  secolari  a  rinnovar  •  me  alla  sua  cura  affidate.  Ma  il  prelato 
si  in  chierici  regolari,  e  con  essi  formare  addusse  l'esempio  d'altri  santi  vescovi, 
una  congregazione  stabile  da  propagarsi  ritiratisi  dalle  loro  chiese  a  vita  privata, 
per  più  provincie,  la  quale  ravvivasse  al  Alle  difficoltà  che  gli  addusse  s.  Gaetano, 
mondo  la  vita  apostolica  quasi  del  lutto  che  il  Papa  non  avrebbe  permesso  pri- 
eslinta,efosse  uno  specchio  pubblico  pei  varsi  d'un  ministro  così  necessario  agl'in- 
chierici  del  secolo  per  correggersi.  Inva-  teressi  pubblici  della  s.  Sede,  l'arci  vesco- 
ghitisi  della  bella  idea  i  3  nominati  con-  vo  alquanto  turbato  inginocchiandosi  ai 
fratelli  se  gli  offrirono  con  piena  volontà  suoi  piedi,  lo  scongiurò  a  riceverlo  nella 
e  generosamente  compagni  alla  disegna-  sua  congregazione  e  di  non  lasciarlo  nel 
ta  riforma  del  clero,  soggetti  tutti  e  3  che  inai  e  burrascoso  della  corte.  Allora  il  santo 
illustraronoinsommogradolaChiesa  col-  si  diede  per  vinto  a  tanta  costanza  e  fer- 
ia singolarità  della  dottrina,  col  zelo  per  vore,  e  inginocchiatosi  l'abbracciò    tene- 
la  fede, colla  santità  della  vita, come  dififu-  ramente.  Non  può  esprimersi  quanta  fis- 
samente espone  il  p.  d.  Giuseppe  Silos  tea-  se  la  consolazione  di  s.  Gaetano,  in  veder- 
lino  nell'eloquentissima  storia  dell'oidi-  si  mandato  da  Dio  un  collega  di  tanto  me- 
ne. Narra  il  Novaes  nella  Storia  de Pon-  rito,  di  sì  rari  talenti, e  fornito  d'insigni 
tefìci,  che  Adriano  VI,  cui  stava  tanto  a  prerogative.  Piansero  ambedue    d'alle- 
tuore  la  riforma  della  corte  romana,  ne  grezza,  la  quale  si  raddoppiò  in  loro  con 
incaricò  s.  Gaetano  e  il  Carafa,  siccome  l'aggiuntad'unnuovo  compagno  in  Pao- 
uomini  de'più  stimali  per  bontà,  zelo  e  lo  Consiglieri,  il  quale  amico  del  Carafa, 
prudenza;  come  pure  per  la  correzione  né  volendosi  separare  da  lui,  pregò  il  san- 
de'costumi,  e  il  ristabilimento  della  disci-  lo  ad  ammetterlo   nella  compagnia    che 
plina  del  clero;  ma  non  potè  effettuarsi  andava  formando  per  abbattere  il  vizio 
per  la  morte  del  Papa.  Però  il  p.  Harl-  e  l'eresia.  Diversi  altri  confati  deifora- 
inann  corregge  l'abbaglio  di  quegli  scrit-  torio  si  disponevano  all'unione,  ma  intesa 
tori  che  riferiscono  avereAdriano  VI  chia-  la  povertà  dell'istituto  essere  la  massima 
inalo  s.  Gaetano  per  la  riforma  del  eie-  fondamentale,  si  ritrassero  addietro.  I  4 
io,  ma  bensì  Marcello  da  Gaeta  o  Gae-  fondatori  della  nuova  congregazione, de- 
tano  detto  pure  Tommaso  Gazzella,  e  col  liberando  il  modo  e  il  tempo  per  princi- 
Carafa.  III."  a  cui  s.  Gaetano  manifestò  piarla,  e  premesse  calde  preghiere  a  Dio, 
il  suo  diseguo  fu  Bonifacio  Colle  suo  con-  convennero  di  subito  farne  istanza  a  Papa 
fidente  e  amico,  ilquale  esibendosi  pron-  Clemente  VII,  per  l'opportuna  facoltà. 
lo  a  eseguirlo,  poi  avendolo  partecipalo  Volle  s.  Gaetano  dar  principio  al  suo  or- 
a  Gio.  Pietro  Carafa  arcivescovo  di  Brin-  dinea'3  maggio  i  524, giorno  sagro  all'In- 
<X\i\  e  vescovo  di  Chieti  (poco  dopo  eie-  veuzione  della  ss.  Croce,  per  assicurarlo 


TEA 

solto  l'ombra  ci ì  essa,  e  impegnar  i  suoi 
compagni  a  una  vita  crocefissa.  In  tal 
giorno  co'suoi  compagni  si  portò  a'piecli 
di  Clemente  VII,  e  manifestandogli  il  suo 
proponimento  lo  supplicò  del  suo  beni- 
gno assensoa  quella  riforma  del  clero  che 
stavano  per  intraprendere,  onde  rinnovar 
nella  Chiesa  la  vita  apostolica  che  fosse 
sollecita  a  procurar  la  salute  dell'anime, 
e  riducesse  i  chierici  secolari  a  vivere  in 
comune,  senza  posseder  entrate  pel  loro 
sostentamento,  uè  mendicarlo  dalla  pietà 
altrui  ad  esempio  degli  apostoli.  Benché  il 
Papa  ammirasse  il  gran  coraggio  diGaeta- 
no per  risoluzione  sì  ardua  e  magnanima, 
tue  lodasse  lo  zelo,  scorgendovi  peròdel- 
le  gravi  difficoltà,  deputò  una  congrega- 
zione di  cardinali  e  di  prelati,  i  quali  è- 
sami nascerò  la  norma  di  questo  nuovo  i- 
stillilo  ,  per  sentirne  poi  il  loro  parere. 
Frattanto  prevedendo  il  demonio  il  gra- 
ve danno  che  poteva  recargli  il  nuovo  or- 
dine se  si  fosse  stabilito,  tentò  ogni  mez- 
zo per  estinguei  lo  nel  suo  nascere.  Sicché 
sparsasi  la  nuova  per  Roma  di  tentarsi 
la  riforma  del  clero,  il  nemico  inferna- 
le accese  ci i  livore  e  sdegno  l'animo  d'al- 
cuni malevoli  di  vita  dissoluta  ,  contro 
gl'inventori  di  tal  riforma,  con  maldicen- 
ze, calunnie  e  derisioni,  poi  però  castiga- 
le terribilmenteda  Dio.  Chiaoiatos.  Gae- 
tano e  i  suoi  compagni  dal  Papa,  presen- 
te U\  congregazione  preposta  all'  esame 
dell'istituto, Clemente V 11  cominciò  a  con- 
dolersi col  Carafi,con  cui  divideva  le  va- 
ste cure  del  pontificato,  per  volersi  riti- 
rare in  un  chiostro, e  far  divorzio  con  due 
chiese.  Incoraggilo  il  prelato  dallo  spiri- 
lo di  Dio,  rispettosamente  difese  la  sua 
risoluzione,  e  supplicò  il  Papa  a  non  ne- 
gargli il  contento  di  passare  co'suoi  com- 
pagni a  formarla  nuova  congregazione. 
La  saldezza  di  sue  ragioni  e  l'eloquenza 
colla  qualel  espose,  commossero  Clemen- 
te VII,  onde  slava  per  esaudirlo, quando 
i  cardinali  esposero  il  loro  contrario  pa- 
rere, dichiarando  inoltre  volere  il  prela- 
to Gaetano  introdurre  nella  Chiesa  due 


TEA  ,i0 

cose  impossibili  insieme,  che  sono  il  de- 
licato e  il  monacato,  essendo duestati  fra 
loro  diversi  nel  nome  enell'abito.  Da  que- 
sta opposizione  si  difese  il  santo  con  gran 
sapienza  e  dottrina,  e  dimostrando  ch'e- 
gli non  intendeva  d'innovare,  ma  di  rin- 
novare l'istituto  dechierici  regolari  an- 
tico sino  dal  i  ."secolo  della  Chiesa,  essen- 
do stati  gli  apostoli  i  primi  preti  e  chie- 
rici regolari  con  vita  atliva.predicando  la 
divina  parola  e  amministrando  i  sagra- 
menti,  e  vivendo  in  comune  colf  offerte 
spontanee  de'fedeli,  e  con  attendere  all'o- 
razione, al  cantodelledivine  lodi, quest'e- 
ra la  vita  contemplativa  e  regolare;  la  (ma- 
le vita  coll'andarde'tempi  rilassata  fu  an- 
che più  volte  ristorata,  finché  nel  secolo 
XIV  si  estinse.  Convinto  il  Papa  e  i  car- 
dinali dal  vigoroso  ragionamento, inclina- 
vano ad  acconsentire  alle  sue  istanze,  ma 
i  cardinali  nondimeno  proposero  una  3.' 
difficoltà, contro  il  non  possedere  e  il  non 
questuare,  d  che  sarebbe  una  povertà  pro- 
digiosa e  maggiore  di  quella  cìe'fi  ancesca- 
ni  che  questuano,  perciò  temerario  divi- 
samento  e  un  continuo  tentar  Dio  a  far 
miracoli.  Infervorato s. Gaetano nell'udi 
re  tante  dillìdenze  nella  Provvidenza,  ri- 
cordò le  promesse  di  Cristo,  e  come  Dio 
alimenta  gli  uccelli  dell'aria  e  veste  i  gi- 
gli del  campo,  molto  più  avrebbe  cura  di 
provvederlo  di  pane  e  di  panno  senza  ac- 
cattarlo; dimostrando  che  gli  apostoli  e 
tanti  altri  dopo  di  loro  vissero  a  spesedel- 
la  divina  Provvidenza,  la  quale  certamen- 
te avrebbe  chiuso  la  bocca  diLutero  e  suoi 
settari  che  la  negavano,  rilegando  Dio  nel 
solo  giro  de'cieli,  assegnando  il  governo 
della  terra  al  caso,  alla  fortuna,  all'indu- 
stria. Concluse  con  pregare  di  approva- 
re il  suo  istituto.  Convinti  i  cardinali  non 
ebbero  più  cuore  di  contraddirlo,  ed  il  Pa- 
pa sopraffatto  i\d  tanta  fede,  e  per  gli  ef- 
ficaci uffizi  del  celebre  mg.r  Giberti  vesco- 
vo  di  Verona,  si  arresea'suoi  desideiii.  In- 
tanto i  presagi  e  i  segni  del  cielo  appro- 
varono I  istituto,  che  disapprovavano  gli 
uomini,  con  predizioni  fatte  da'servi  di 


1 1  o  TEA 

Dio  o  con  visioni  da  loro  avute.  Dopo  tan- 
te opposizioni  e  difficoltà, persuaso  Cle- 
mente Vl^anzi  invaghito  d'un  istituto  sì 
generoso  e  distaccato  dal  mondo,  lo  ap- 
provò coll'onorifico  breve  Exponinobis, 
de'24  giugno  1 5>a4»  Bull.  Rom.  t.  4>  pa|'- 
1,  p.  47)  concedendogli  tutte  le  grazie  e 
privilegi  de'canonici  regolari  Lateranen- 
si,  dovendo  vestire  abito  nero  alla  forma 
clericale  e  chiamarsi  col  nome  specifico  di 
Chierici  Regolari,  dichiarando  il  nuovo 
ordine  immediatamente  soggetto  alla  s. 
Sede,  e  non  a'vescovi  o  cardinali  protet- 
tori. Il  sommo  giubilo  di  s.  Gaetano  fu 
inesprimibile,recandosi  co'suoi  compagni 
a  ringraziar  Dio  ne' santuari  di  Roma,  e 
ripetutamente  nella  basilica  Vaticana,  ri- 
guardando s.  Pietro  principe  degli  apo- 
stoli cornei. 'fondatore  di  quel  clero  rego- 
lare ch'egli  stava  per  fare  rifiorire  e  rimet- 
tere nel  suo  primitivo  vigore.  Dovendo  in 
breve  professare  la  vita  apostolica,  volle 
spogliarsi  subito  de'provenli  ch'erasi  ri- 
servati, rinunziando  pure  a'benefizi  e  uf- 
fizi ecclesiastici,  solo  riservandosi  porzio- 
ne de!  ritratto  d'uu  uffizio,  il  resto  aven- 
dolo dispensato  a'poveri,  per  provvedere 
e  fornire  del  bisognevole  l'abitazione  e  la 
chiesa  per  la  sua  nuova  famiglia  religio- 
sa. A'  1 4  settembre,  festa  dell'Esaltazione 
della  ss.  Croce,diè  s.  Gaetano  glorioso  in- 
cominciamento  stabile  al  suo  approvato 
ordine  de'  chierici  regolari,  colla  solenne 
professione  secondo  la  vita  apostolica.  Il 
Papa  per  distinzione  volle  riceverla  egli 
stesso,  deputando  in  sua  vece  mg.1  Bon- 
ziani  vescovo  di  Caserta  e  suo  datario,  di 
portarsi  con  s.  Gaetano  egli  altri  3  com- 
pagni nella  basilica  di  s.  Pietro  ad  accet- 
tarla. Nel  detto  giorno  dunque  dell'Esal- 
la/ioue  della  ss.  Croce,  il  delegato  pon- 
tificio con  tutto  il  clero  di  Roma  si  recò 
in  s.  Pietro,  ove  accorsero  i  prelati,  la  no- 
biltà e  popolo  numerosissimo.  Il  vescovo 
di  Caserta  celebrò  la  messa  nell'altare  di 
s.  Andrea  apostolo,  comunicò  i  4  fonda- 
tori, indi  passò  all'altare  di  s.  Pietro  e- 
relto  sulla  sua  tomba,  secondo  i  desideri! 


TEA 

di  s.  Gaetano  che  voleva  fondar  il  suo  or- 
dine innanzi  il  principe  degli  apostoli,  ed  i 
4  candidati  lessero  ad  alta  vocei  voti  e  pro- 
fessione, a  Dio,  alla  B.  Vergi  ne  ed  a  s.  Pie- 
tro, di  povertà,  castità  e  ubbidienza;  indi 
spogliati  degli  abiti  prelatizi,  furono  subi- 
to rivestiti  dallo  stesso  vescovo  d'un  abito 
di  lana  nera  intessuta,  e  formato  all'uso 
de' chierici  regolari,  di  tonaca  e  manlel- 
letla  (per  secondare il  volere  del  Papa, es- 
sendo essi  tutti  prelati;  ma  s. Gaetano  nel- 
la sua  umiltà  non  potendo  più  tollerare 
quella  divisa  prelatizia,col  pontificio  per- 
messola tramutò  nel  mantello  talare),  col 
cingolo  simile  di  lana  a'fianchi,e  colla  ber- 
retta da  preti  in  testa  (fuori  delle  case  u- 
sano  il  cappello  ecclesiastico,  ed  il  p.  Bo- 
rianni  ne  riporta  la  figura  a  p.  56  del  Ca- 
la Ingo  degli  ordini  religiosi,  che  il  Cap- 
paroni  riprodusse  a  p.  3q  della  Raccol- 
ta degli  ordini  religiosi).  Quindi  il  ve- 
scovo pubblicò  essersi  già  istituita  la  nuo- 
va religione  de'  chierici  regolari  canonica- 
mente, colla  piena  autorità  e  approvazio- 
ne della  s.  Sede.  Quando  l'ordine  nella 
crociata  settentrionale  della  basilica  col- 
locò tra  le  statue  de'fondalori  quella  di 
s.  Gaetano  scolpita  in  marmo  da  Carlo 
Monaldi,  nell'iscrizione  vi  fece  esprimere 
le  parole  ad  aram  maxi/nani,  per  ricor- 
dare che  la  solenne  professione  del  suo  i- 
stituto  I'avea  fitta  innanzi  l'altare  mag- 
giore della  stessa  basilica.  Dopo  i  solenni 
voti,  dovendosi  subito  eleggere  un  capo 
che  reggesse  la  nuova  religione  e  ne  pro- 
muovesse l'avanzamento,  sebbene  spet- 
tasse ad  esserlo  al  santo,  egli  supplicò  u- 
milmente  i  compagni  a  non  pensarea  lui, 
ed  esaltando  i  grandi  meliti  del  Carafa, 
indusse  i  compagni  ad  eleggerlo  preposi- 
to,  capo  e  padre  del  nascente  istituto,  il 
quale  fece  inutilmente  di  tutto  per  esen- 
tarsene. Per  questa  eroica  umiltà  de!  san- 
to, non  molti  scrittori  affermarono  che  il 
Carafa  fu  il  fondatore  de'chierici  regola- 
ri, il  che  è  grave  errore,  appartenendo  a 
s.  Gaetano  la  gloria  di  averne  concepita 
la  istituzione  e  insieme  effettuata  al  ino- 


TEA 

«lo  descritto:  il  Carata,  il  Colle  e  il  Con- 
siglieri (mono  i  suoi  compagni  nella  fon- 
dazione e  perciò  confondatori  dell'ordi- 
ne. Segnila  l'elezione  del  p.  Carata  nella 
stessa  basilica  Vaticana,  ne  dierono  par- 
tecipazione al  prelatoDonziani  che  ivi  l'at- 
tendeva, la  confermò  con  autorità  pon- 
tifìcia, restando  essi  ed  i  numerosi  circo- 
stanti commossi  e  sorpresi  della  mirabile 
umiltà  di  s.  Gaetano,  indi  si  resero  le  do- 
lute grazie  a  Dio,  e  l'esemplare  prima  fa- 
miglia del  clero  riformato,  modestamen- 
te e  accompagnata  dal  popolo  ammira- 
tore, m  condusse  alla  preparata  abitazio- 
ne tutti  lieti  e  conlenti.  Moltissimi  scrit- 
tori commendarono  altamente  la  pover- 
tà somma,  apostolica  e  prodigiosa  dell'i- 
stituto di  s.  Gaetano,  la  sua  fiducia  sin- 
golare sostenitrice  della  povertà  profes- 
sata^ quanto  la  divina  Provvidenza  soc- 
corse e  arricchì  con  islupendi  prodigi  la 
povertà  teatina.  Questa  si  meritò  pure 
l'  ammirazione  de'  Papi,  e  gli  eminenti 
loro  encomii.  Clemente  Vili  osservato- 
re e  pratico  della  povertà  teatina,  con 
parzialità  d'alletto  e  di  confidenza  anda- 
va di  sovente  a  sollevarsi  co  teatini,  allo- 
ra dimoranti  nella  casa  di  s.  Silvestro  sul 
monte  Quirinale,  dove  nella  chiesa  cele- 
brava la  messa,  e  studiava  nella  libreria 
a  tolto  suo  genio,  anzi  talvolta  vi  restò  a 
desinare  co're!igiosi,senza  voler  nulla  più 
del  parco  loro  cibo,  che  la  povertà  im- 
bandiva nella  mensa  comune.Quando  poi 
discorreva  co'cardinali  e  altri  personag- 
gi dell  istituto  di  s.  Gaetano,  soleva  dire 
ammirandone  la  gran  povertà:  La  reli- 
gione de  teatini  è  un  vero  e  continuo  mi- 
racolo. Urbano  Vili  disse  loro:  L'isti- 
tuto del  vostro  fondatore  s.  Gaetano  è 
una  delle  gemme  più  preziose  che  ador- 
nano la  bella  sposa  di  Gesù  Cristo  santa 
Chiesa.  Egli  è  un  prodigio  della  pover- 
tà, ed  è  un  miracolo  quotidiano  della  di- 
vina Provvidenza.  Sappiate  conservare 
questo  bel  gioiello  con  grangelosia,accioc- 
che  non  perda  la  Chiesa  un  sì  vago  Orna* 
mento  e  decoro.  Innocenzo  XI I  nella  boi- 


TEA  12. 

la  di  canonizzazione  ,  Rationi  congrui tì 
presso  il  Uni/.  lìom.  t.  g,  p.  1 08,  che  non 
potè  pubblicare  Clemente  X,chiamò  que- 
sto vivere  sì  rigidamente  povero  de'tea- 
lini,  ammirabile  e  più  celeste  che  terre- 
no, vedendosi  per  esperienza  vivere  tan- 
te famiglie  teatine,  senza  aver  di  che  vi- 
vere e  non  poterlo  nemmeno  ad  altri  do- 
mandare, ed  avere  tante  sontuose  e  ma- 
gnifiche chiese  ,  provvedute  di  decorose 
suppellettili  e  di  preziose  argenterie. E  pu- 
re l'ordine  si  dilatò  per  tutta  l'Europa, 
e  persino  nelle  Indie  orientali;  e  formò 
le  meravigliedi  molti  scrittori,  cometan- 
to  rigorosa  povertà  ebbe  attrattive  e  fòr- 
za di  tirare  a  seguirla  tanti  personaggi  no- 
bili e  doviziosi,  preponendola  a'Ioro  do- 
mestici comodi  e  ricche  sostanze;  e  come 
abbia  potuto  allevare  tanti  soggetti  di 
gran  valore,  celebri  ne'  pergami  e  nelle 
cattedre,  nelle  scienze  e  nelle  stampe  di 
dottissimeopere,  a  frontedell'insufìicien- 
za  d'una  ristretta  povertà.  La  congrega- 
zione dei  s.  riti  nella  T  ita  compendiata 
che  pubblicò  di  s.  Gaetano,  grandemen- 
te lodò  la  sua  gratitudine  verso  que'be- 
nefattori, che  eleggeva  la  Provvidenza  per 
suoi  ministri  a  soccorrere  la  povertà  tea- 
tina. Egli  fu  premuroso  di  pregar  calda- 
mente Dio  e  di  farlo  pregare  da'suoi  fi- 
gli pe'benefattori  di  sua  religione;  ed  isti  • 
tuì  per  legge  che  si  descrivesse  nomina- 
tamente ciascun  benefattore  sopra  d'un 
libro  da  leggersi  alla  pubblica  mensa,  ac- 
ciocché tutti  i  religiosi  si  ricordassero  sem- 
pre di  loro  nelle  private  e  comuni  ora- 
zioni con  Dio.  Comandò  inoltre  il  santo 
a'suoi  figli,  che  tutti  unitamente  si  portas- 
sero in  chiesa,  tanto  dopo  il  pranzo, quan- 
to dopo  la  cena,  a  pregare  pe'loro  bene- 
fattori, poiché  non  eravi  mezzo  più  op- 
portuno ed  efficace  per  obbligar  la  divi- 
na beneficenza  al  sollievo  di  loro  povertà, 
quanto  la  gratitudine  a  chi  la  benefica- 
va. Per  tutto  questo  i  teatini  furono  pur 
chiamali  i  religiosi  della  Provvidenza. 
Sebbene  s.  Gaetano  ottenne  per  essi  da 
Clemente  VII  il  nome  di  Chierici  Rego- 


i  i-x  TEA 

lari,  siccome  antico  nella  Chiesa  e  appro- 
prialo agli  stessi  ss.Apostoh,i  quuli liirono 
chierici  di  professione,  e  regolari  di  voti 
<:  vita  comune,  onde  come  notai  in  prin- 
cipio gli  altri  ordini  del  clero  regolare.che 
dipoi  ad  esempio  di  s.  Gaetano  uscirono 
\  a loi  osamente  in  campo  a  difesa  di  s. Chie- 
sa, furono  costretti  aggiungere  a  tal  no- 
me un  vocaholo  distintivo  per  chtìeren- 
?iarsi  da'leatini  e  dagli  altri;  tultavolta  i 
chierici  regolari  di  s.  Gaetano  furono  vol- 
garmente dagli  altri  chiamali  anco  Tea- 
tini, per  abbreviatura  di  denominazione, 
il  che  ebhe  origine  dall'essere  stato  ani- 
messo  da  s.  Gaetano  nel  suo  istituto  Gio. 
Pietro  Cara  fa  vescovo  di  Chieti,  il  quale 
preso  a  compagno  dal  santo  nella  fonda- 
zione e  per  lui  eletto  preposito,  facendo 
egli  lai /figura  e  pel  carattere  episcopa-. 
le  che  lo  fregiava,  die  motivo  al  popolo 
di  chiamar  Teatini  lutti  i  nuovi  religio- 
si, che  aveano  a  loro  superiore  il  già  ve- 
scovo Theatìno, così  detto  da'lalini  il  ve- 
scovo di  Chieti,  la  qnal  città  dell'Abruz- 
zo Citeriore  in  tale  idioma  dicesi  Thea- 
(e.  Dirò  con  {'Italia  .Mc/v7d'Ughe)li,  che 
il  Carafa  1*8  agosto  1 5^4  rinunziò  l'arci" 
vescovato  di  Brindisi  e  a'24  il  vescovato 
di  Chieti;  indi  il  Papa  colla  bolla  Super 
universa s, de'  1  8  luglio  1  526,elevò Chieti 
ad  arcivescovato,  e  Paolo  Ili  dopo  aver 
creatocardinale  Carafa a'20 giugno!  53y 
lo  dichiarò  3.°  arcivescovo  di  Chieti.  Non 
mancano  di  quelli  che  rilevando  l'incom- 
parabile umiltà  di  s.  Gaetano,  rimarca- 
no aver  egli  impedito  che  col  proprio  no- 
me si  chiamassero  isuoi  religiosi,  ma  sem- 
plicemente chierici  regolari,  mentre  gli 
agostiniani,  i  benedettini,  i  domenicani, 
i  francescani  presero  la  denominazione 
dal  loro  fondatore;  anzi  vogliono  alcuni 
che  il  santo  sia  slato  il  promotore  e  divul- 
gatore del  nome  di  Teatini, pei  far  credere 
al  mondo  che  non  egli, ma  il  vescovo  Tea- 
tino ne  fosse  il  fondatore,  e  trovo  in  di- 
versi scrittori  che  Clemente  VII,  accet- 
tando ripugnante  la  rinunzia  del  vesco- 
vato, volle  che  il  p.  Carafa  ne  ritenesse  il 


TEA 

titolo  di  Chieti.  Inoltre  il  nome  Teatino 
ha  gloriosi  significati  ,  come  d'  illustre, 
spettabile  e  contemplativo  delle  celesti 
bellezze. A veudos. Gaetano  formatoli  suo 
ordine  sul  modello  della  vita  degli  apo- 
stoli e  di  quella  di  Gesù  Cristo,  volle  ras- 
somigliarli anche  nel  vestito,  e  prescris- 
se l'abito  nell'antica  forma  e  suddescrit- 
to,  grave  e  modesto  secoudo  l'uso  antico 
de' ministri  della  primitiva  chiesa.  Però 
nelle  funzioni  ecclesiastiche  e  ne'pulpiti, 
invece  del  mantello  talare,  volle  che  sul- 
la tonaca  si  rimettesse  in  uso  la  cotta  di 
candido  lino,  e  la  berretta  in  testa  a  for- 
ma di  croce,  nel  clero  di  que'tempi  tal- 
mente soppresse  e  disusate,  che  al  pri  - 
ino  vedersene  in  Roma  indossati  i  nuo- 
vi chierici  di  s.  Gaetano,  eccilossi  nel  po- 
polo tale  stupore  e  divozione,  che  dipoi 
distinse  i  chierici  regolari  dagli  ordini 
religiosi,  col  nome  volgare  di  Berrct- 
tanti,  in  che  si  comprendono  pure  i  ca- 
nonici regolari  e  le  congregazioni  dei  sa- 
cerdoti che  vivono  in  comunità  istitui- 
te dopo  i  chierici  regolari  e  a  loro  esetn  - 
pio,  siccome  descrissi  ne'loro  articoli.  Le 
leggi  prescritte  da  s.  Gaetano  al  suo  or- 
dine sono  del  tutto  apostoliche  e  di  tal 
perfezione,  che  servendo  di  modello  ad 
altre  istituzioni  di  regolari,  meritarono 
I  ammirazione  di  gravi  personaggi  e  di 
chiari  scrittori,  avendo  accoppialo  colla 
povertà  le  due  vile  attiva  e  contemplati- 
va, per  cui  molti  Papi  nelle  loro  bolle, 
come  specialmente  Gregorio  XI V  e  Pao- 
lo V,  attestarono  nel  lodare  i  copiosi  frut  - 
ti  e  beni  da'leatini  recali  alla  Chiesa,  e  non 
cessano  di  recarlo  di  continuo  in  vantag- 
gio del  bene  pubblico  e  privato.  Rinno- 
vò s.  Gaetano  ue'suoi  figli  il  canto  sem- 
plice nel  coro,  secondo  l'uso  antico  della 
Chiesa, senza  varietà  di  note  né  figurato, 
e  senza  l'accompagnamento  dell'  organo 
(questo  fu  poi  adottato  nelle  feste  per  ac- 
compagnamento ove  erano  poche  voci 
o  uou  abbastanza  sonore  nella  salmo- 
dia, e  per  la  necessaria  pausa),  a  moti- 
vo ancora  di  sostenerlo  a  fronte  dei  lu- 


TEA 

Urani  nemici  della  fede,  die  dispregian- 
dolo lo  volevano  dismesso,  quasiché  il  lo- 
dare Dio  sia  una  perdita  di  tempo,  ed  eb- 
be la  gloria  di  essere  imitato  da  molte  al- 
tre congregazioni  istituite  dopo  la  sua. 
Grande  fu  il  bene  recato  al  mondo  da  s. 
Gaetano  colla  istituzione  del  suo  ordine, 
colla  mira  die  i  suoi  lìgli,come  nuovi  a- 
postoli  deli'evangelo,  comunicassero  dap- 
pertutto i  frutti  dell'albero  della  Croce 
assuntasi  per  loro  insegna  ,  ed  in  questo 
pure  die  la  mossa  agli  altri  posteriori  or- 
dini regolari.  Quindi  i  teatini  fondarono 
missioni  pontifìcie  in  varie  regioni  rimo- 
te, massime  nell'Indie  orientali, come  in 
Golgonda,  Ava,  Pegù,  Mingrelia,  nell'i- 
sole della  Sonda,  di  Borneo  e  di  Suma- 
tra; nella  Giorgia,  in  Arabia,  nella  Persia, 
in  Armenia  ed  in  molti  altri  luoghi  incoi 
ne  feci  menziouea'loroai  ticolijed  in  quel- 
lo del  Collegio  l  rhano  di  Propaganda 
fide,  dichiarai  ch'ebbe  la  primaria  origi- 
ne dalle  missioni  teatine,  per  lo  zelo  ope- 
roso de'teatini  che  v'indussero  a  fondar- 
lo il  celebre  spagnuolo  mg.'  Vives(del  qua- 
le riparlai  ne'vol.  XVI,  p.  244>  LXYIII, 
p.  46)>  che  in  principio  n'ebbero  la  dire- 
zione e  anco  l'insegnamento,  anzi  un  tem- 
po i^li  alunni  andarono  alle  loro  scuole  in 
s.  Silvestro.  Delle  grandi  benemerenze  dei 
teatini  e  de'loro  fervorosi  missionari, me- 
glio di  lutti  ne  trailo  il  p.  d.  Bartolomeo 
Ferro  teatino  di  Ferrara,  Istoria  delle 
missioni  dei  chierici  regolari  teatini 
ne/I' /lidie  orientali.  Piouia  i  704.  11  cele- 
bre missionario  teatino  p.  Galano  pel  suo 
soggiorno  in  Armenia,  è  autore  dell'ope- 
ra erudita  armeno-Ialina,  che  più  volteci- 
lai,  epubblicala  in  Roma  col  titolo:  Con- 
ciliazione della  chiesa  armena  eolla 
chiesa  romana.  Inoltre  il  p.Galanofu  isti- 
tutore d'un  celebre  collegio  di  armeni  in 
Leopoli  di  Polonia,  e  trattò  e  operò  la 
conciliazione  della  chiesa  armena  colla  la- 
tina. In  Goa  i  teatini  formarono  una  con- 
gregazione di  missionari  preti  indiani. 
Scorrendogli  Annali  deg\\  ordini  de'ehie- 
iici  regolari,  formati  ud  esempio  e  imila- 


TEA  )23 

zionedi  s.Gaelano.si  ammirerà  l'immen- 
so bene  che  fecero  nelle  missioni  aposto* 
lidie,  quanto  operarono  e  patirono,  pre- 
dicarono e  scrissero  per  la  gloria  di  Dio, 
per  la  propagazione  della  fede,  per  la 
Chiesa  e  per  il  prossimo  d'ogni  nazione. 
Inoltre  la  religione  di  s.  Gaetano  preser- 
vò l'Italia  dall'infezione  dell'eresia  che  fe- 
ce lutti  gli  sforzi  per  contaminarla,  poi- 
ché oltre  quanto  indefessamente  operò 
col  suodegnocollega  p.Carafa,  ambedue 
indussero  Paolo  III  ad  erigere  la  celebre 
Congregazione  cardinalizia  dell'inqui- 
sizione, che  fu  il  propugnacolo  e  sostegno 
della  fede  in  Italia  e  Roma,  e  ne  dichia- 
rò il  Carafa,già  da  lui  creato  cardinale, 
capo  e  1. "inquisitore,  che  divenuto  il  glo- 
rioso e  imperturbabile  Paolo  lì  \  l'am- 
pliò e  più  solidamente  stabilì,  rendendo- 
la formidabile  agli  eretici  e  acattolici  ti- 
tubanti nella  vera  credenza. 

Stabilita  la  fondazione  de'chierici  re- 
golari, uscita  la  nuova  e  piccola  famiglia 
dalla  basilica  di  s.  Pietro  co' voti  solenni, 
si  portò  direttamente  a  Campo  Marzo  nel- 
la casa  già  posseduta  dal  confondatore  p. 
Colle,  che  nel  rinunziare  i  suoi  beni  la 
donò  alla  nascente  religione,  acciò  avesse 
un  pronto  ricovero.  Quivi  il  santo  e  i  suoi 
compagni  impiegarono  le  loro  cure  pel 
divin cullo,  assettaudodecenteineute una 
chiesa  per  celebrarvi  i  divini  uffizi, men- 
tre la  divina  Provvidenza  somministra- 
va loro  il  bisognevole  per  mezzo  di  spon- 
tanee limosine  che  ispirava  ora  agli  uni, 
ora  agli  altri  de'pii  benefattori;  quanto 
avanzava  nella  sera  il  santo  faceva  distri- 
buire a'poveri,  sicuro  nella  confidenza  in 
Dio  che  di  giorno  in  giorno  gli  avrebbe 
soccorsi.  Il  p.  Carafa  qual  superiore  go- 
vernò colla  direzione  e  consigli  di  s.  Gae- 
tano, che  riguardava  come  un  angelo 
mandato  da  Dio  in  terra,  ed  il  quale  sen- 
tendo le  calamità  che  sovrastavano  ai- 
l' Italia  e  a  Roma,  per  le  guerre  e  baldan- 
za de'  luterani,  si  struggeva  in  lagrime, 
supplicava  il  Signore  a  placare  il  suo  sde- 
gno/e soccorrere  la  minacciala  sua  Chie- 


i  a  A                   TEA  TEA 
sa,  macerandosi  con  flagelli  e  rigorose  pe-  che  esemplarmente  facevano  vita  divota, 
nitenze.  Indi  intraprese  con  lena  il  mini-  Vedendo  il  saulo  che  la  loro  casa  posta  in 
stero  apostolico,  predicando  la  penitenza  sito  centrale  e  popoloso  era  troppo  espo- 
e  la  purità  della  lede,  in  un  tempo  in  cui  6ta  alle  visite  de'  personaggi  e  alle  lodi 
la  predicazione  propria  de'chierici,  come  de'convicini,ed  anche  sturbate  le  loro  o- 
coadiuton  de' vescovi,  era  andata  in  dis-  razioni,  risolse  di  ritirarsi  in  luogo  più  so- 
credito  e  disuso,  soltanto  salendo  i  per-  !  ita  rio,  sembrandogli  pure  che  vi  inan- 
gami monaci  o  frati;  e  questo  riuscì  di  tenesse  qualche  poco  di  proprietà  in  pos- 
forte  stimolo  a'chierici  per  riprendere  ta-  sederla,  siccome  donata  dal  collega  p. Col- 
le antico  clericale  uffizio.  Frattanto  ben  le.  Si  raccomandò  dunque  al  vescovo  Gi- 
b  presero  l'abito  teatino, e  pe'primi  Gio.  berti  parzialissimo  dell'ordine,  il  quale 
Bernardino  Scotti, che  poi  Paolo  IV  creò  sospirando  d'esservi  ammesso,  il  Papa  noi 
cardinale,  e  Girolamo  Consiglieri,  il  cui  permise  pe'suoi  rari  talenti  troppo  neces- 
f'ralello  pure  da  tal  Papa  fu  creato  car-  sari  al  servigio  della  s.  Sede,  acciocché  gli 
dinaie  (dunque  lo  era  ancora  di  Paolo,  procurasse  altra  abitazione  remota.  Beu 
poiché  con  Cardella  e  Novaes  dissi  a  Con-  presto  il  prelato  l'esaudì  offrendogli  una 
siglieri  Gio.  Battista,  che  Paolo  IV  lo  casa  sul  pendio  del  Monte  Pincio  presso 
creò  cardinale  per  non   avere  accettato  s.  Maria  del  Popolo,  ma  angusta  e  rozza- 
per  umiltà  il  teatino  e  suo  maestro  di  mente  fabbricata.  Per  essere  tale  incon- 
camera  Paolo,  il  quale  avendolo  seco  ri-  trò  il  genio  del  santo,  e  contentissimo  vi 
tenuto  nel  cardinalato  e  nel  pontificato,  si  recò  co'compagni,  indi  formatavi  una 
gliavea  pure  conferito  un  canonicato  Va-  piccola  chiesa  la  dedicò  alla  B.  Vergine, 
ticano,  e  morì  in  Roma  nel  1 537),  tratti  ponendovi  in  pratica  tutte  le  osservanze 
dallasantilàdeiristituto.SinoalIora  i  tea-  ecclesiastiche  e  regolari,  facendo  prima 
tinieraiiovissutiseuza  legge  seri  Ita,  preti-  unritirodi  più  giorni  in  esercizi  spiritua- 
dendo  per  regola  di  loro  operazioni  gli  li,  in  che  fu  imitato  da'suoi  figli  ogni  an- 
siti apostolici,  come  aveano  praticato  i  no.  Ivi  lieto  attese  alla  vita  contempla- 
primi  cristiani;  ma  vedendo  s.  Gaetano  tiva,  e  accorrendo  co'compagni  ove  il  bi- 
accrescere  i  suoi  chierici  regolari,  stimò  sogno  lo  richiedeva  per  la  salvezza  delle 
bene  di  stabilire  alcune  costituzioni, e  pie-  anime.  Come  nella  precedente   casa,  iu 
vie  calde  orazioni  aDio, formò  i  capi  prin-  questa  v'introdusse  gli  studi  di  teologia, 
cipali  del  vivere  teatino, i  quali  poi  diste-  di  s.  Scrittura,  de's.  canoni,  de'ss.  Padri, 
si  dalla  felice  penna  del  p.  Carafa,  com-  de'riti e delleceremonie ecclesiastiche.  Ivi 
pongono  il  corpo  intero  delie  costituzioni  s.  Gaetano  conobbe  i  primi  fondatori  de' 
che  osservano  i  teatini,  e  dalla  s.  congre-  cappuccini, e  li  animò  a  compiere  l'ineo- 
gazione  de'riti  celebrate  per  sante.  Nel-  tninciata  riforma, e  il  p.Carafa  ottenne  lo- 
V  Anno  .santo  iSi5  si  presentarono  oc-  ro  l'udienza  dal  Papa  e  l'indusse  ad  ap- 
ca^ioni  ubertose  a  s.  Gaetano  e  compa-  provarne  l'ordine.Scoppiata  la  guerra  tra 
gin  per  giovare  a'fedeli,  anche  forestieri  Carlo  V  imperatore  e  Clemente  VII,  Ro- 
pellegrini  accorrenti  al  giubileo,  ascoltali-  ma  fu  presa  ar6  raaggioi527  e  orribil- 
done  le  confessioni,  predicando  per  le  meutesaccheggiata,nel  modo  che  descris- 
piazze,  visitando  gl'infermi  negli  spedali,  si  e  compiansi  in  tale  articolo,  per  l'inau- 
con  meraviglia  di  tutta  R.oraa  per  tante  dite  crudeltà  e  ladronecci  che  vi  co  mini- 
laboriose  fitiche,  le  quali  si  estendevano  sero  i  furiosi  luterani  e  altre  inique  ma- 
pure  ue'dintorui  di  Roma  con  missioni,  snade  dell'esercito  del  duca  di  Borbone, 
Pel  concetto  che  ne  prese  il  popolo,  in-  non  rispettando  per  insaziabile  cupidigia 
valse  nel  volgo  il  costume  di  chiamare  neppure  gì'  inviolabili  sepolcri  per  spo- 
Tcatini  o  Chietini  aucora  que'  secolari  gliarli  delle  cose  di  valore,  il  che  non  fé- 


T  E  A 

ceroi  Tondelli  ei  goti.  Nel  trambusto  tulli 
fuggendo  o  nascondendosi,  intrepidi  li- 
sciamo dalla  loro  casa  s.  Gaetano  e  il  p. 
Carafà  co'compagni,con  un  Crocelìsso  si 
pollarono  nelle  piazze  a  predicare  e  de- 
clamare, per  confortare  gli  afflitti  e  spa- 
ventati cattolici,  e  per  riprendere  e  mi- 
nacciar dell'ira  di  Dio  gli  empi  eretici,! 
quali  non  contenti  di  spogliarli  di  tutto, 
cercavano  di  trarli  alla  setta  diLulero.  Ri- 
tiratisi nella  loro  casa  a  chiedere  a  Dio  mi- 
sericordia con  fervide  orazioni,  penitenze 
e  flagelli,  la  Provvidenza  nella  generale 
penuiia  non  mancò  di  curare  il  loro  so- 
stentameli lo,e  con  modi  prodigiosi.  Un  te- 
desco clieavea  servito  nella  casa  di  s.  Gae- 
tano a  Vicenza,  avendo  apostatato  e  uni- 
tosi a 'soldati  luterani,  credendo  che  an- 
cora possedesse  ricchezze,  co' suoi  perfi- 
di compagni  corse  al  Pincio,  ove  sapeva 
che  dimoiava,  e  colle  armi  impugnate 
domandarono  i  tesori  che  supponevano 
nascosti.  Oltraggiato  e  percosso  il  santo, 
gl'intimarouoi  più  atroci  tormenti  se  non 
li  svelava,  ed  alle  mansuete  sue  risposte  di 
nulla  più  possedere,  si  avventarono  su  di 
lui,  lo  strinsero  in  un'arca  per  schiacciar- 
lo, e  dierono  la  corda  a  quelle  parli  del 
corpo  che  il  pudore  mi  viela  nominare; 
diabolico  torraeuloe  martirio, che  il  santo 
sostenne  con  manifesto  e  particolare  aiu- 
to divino,  ed  in  tanta  aceibilà  di  vergo- 
gnose pene  pregava  caldamente  Dio  die 
pei  donasse  i  persecutori  e  gl'intenerisse  a 
penitenza,  e  tutto  malconcio  l'abbando- 
narono. Accorsi  i  compagni  per  aiutarlo, 
lo  volevano  portare  a  letto,  ed  egli  di- 
cendo essere  tempo  di  penitenza  die  ma- 
no a'flagelli  battendosi  a  sangue  per  pla- 
car Dio  irritato  dai  peccali  del  popolo  ro- 
mano. Per  lutto  il  patito,  non  pochi  scrit- 
tori lo  celebrarono  martire.  A  memoria 
degli  orrendi  strazi  e  tormenti,  con  ani- 
mo invitto  sofferti  dal  santo  nella  casella 
poi  colla  chiesa  racchiusa  nella  Villa  Me- 
dici, Cosimo  111  nel  i  704, dopo  aver  re- 
staurata la  chiesa,  ad  onore  di  chi  (auto 
vi  pali  fece  porre  una  lapide, ed  anuual- 


TEA  1  2  j 

mente  vi  si  celebrò  poi  lasuafesla.il  Ber- 
nardini che  nel  1  744  pubblicò  la  Descri- 
zioni- de' Rioni  di  Roma,  a  p.  <S?.  ricorda 
P  esistenza  della  cappella  di  s.  Gaetano 
nella  Villa  Medici, ma  i  posteriori  descrit- 
tori della  città  non  ne  fanno  menzione.  Il 
Cancellieri  però  nelle  Compone descrit* 
tVe  pubblicate  nel  1  806,  riferisce  che  nel- 
l'angolo della  villa  verso  l'occidente  esti- 
vo si  vedeva  un  casino,  ove  si  ritirò  s.Gae- 
tano  co'santi  suoi  discepoli  nel  sacco  di 
Roroa,e  trovato  da'soldati  fu  in  varie  gui- 
se tormentato,  supponendo  die  tenesse 
denari  nascosti.  A'7  agosto  vi  si  celebra- 
va la  sua  festa,  e  sulla  porta  della  cap- 
pella si  leggeva  l'iscrizione  del  fallo.  Pre- 
vedendo con  lume  profetico  altra  scor- 
reria di  soldati  predatori  spagnuoli,  ad- 
dobbata la  chiesa  co'compagni,  s.  Gaeta- 
no si  fece  inginocchioni  innanzi  l'altare  e 
tutti  col  collopiegatoattendendo  la  mor- 
te, disposti  a  sagrifìcarsi  vittime  di  ca- 
rità, in  soddisfazione  de'  peccati  di  Ro- 
ma e  in  sollievo  delle  sue  sciagure. Giun- 
ti i  furiosi  soldati, avidi  anch'essi  di  pre- 
da, s'arrestarono  stupidi  presi  da  sagro 
orrore,  e  poi  sfrenatamente  li  percossero 
e  villaneggiarono,  indi  li  fecero  prigioni 
tutti  e  1 1  per  obbligarli  a  confessare  ove 
tenevano  il  denaro,  ed  incatenati  li  me- 
narono a  piazza  Navona,  destando  nel  po- 
polo tenera  compassione.  Chiusi  in  una 
stanza  del  quartiere,  s.  Gaetano  comin- 
ciò a  predicar  loro  le  verità  eterne,  onde 
annoiati  d'udirlo,  li  portarono  in  came- 
ra oscura  sopra  l'orologio  del  Vaticano, 
per  indurli  a  manifestare  le  cose  preziose 
che  ritenevano  possedere. Tra'disagi  e  l'i- 
nedia, s.  Gaetano  co'compagni  alternava- 
no la  salmodia  e  praticando  le  loro  osser- 
vanze per  molti  giorni  sino  a' 6  giugno. 
Permise  Dio  che  udite  quelle  voci  divo- 
te da  un  colonnello  spagnuolo, inteneri- 
tosi al  sagro  canto  delle  divine  lodi,  volle 
vedere  chi  le  pi  onunziava,e  vieppiù  com- 
mosso ottenne  dal  capitano  che  li  custo- 
diva, non  senza  difficoltà,  la  loro  intera 
liberazione. Fatti  affettuosi  ringraziameli- 


i  a6  T  E  A  TEA 
li  ;il  loro  liberatore,  il  santo  entrò  nell'a-  za  dell'istituto  e  il  loro  ministero,  con  puh- 
diacente  basilica  a  renderli  al  Signore  e  blica  edificazione  e  soddisfazione,  onde 
celebrando  la  messa.  Indi  tra  loro  si  con-  ben  presto  i  primari  patrizi  e  senatori  voi- 
sultarono  sul  parlilo  da  prendere,  e  rico-  lero  di  pendere  da'cenni  del  santo, fra'qua- 
noscendosi  impotenti  di  giovare  a  Roma,  li  consigliò  e  indusse  s.  Girolamo  Emi- 
di visarooo  parti  rne,privi  di  tulio  ecol  so-  liani  o  Miani  a  fondare  la  congregazio- 
lo  Breviario,  abbandonando  la  casa  di  ne  somasca,  ed  a  tale  elfetto  si  ricusò  di 
Monte  Pir.cio.  Prodigiosamente  illesi  tra  accettarlo  fra'suoi  teatini  com'egli  bra- 
tanti  feroci  armati  traversarono  la  città,  mava.  Nella  carestia  e  nella  peste  che  fu- 
per  condursi  a  Fiumicino,  rimettendosi  nestò  Venezia  nel  i  5^8  e  la  quale  si  pro- 
a  Dio  ove  destinava  condurli.  Giunti  alla  trasse  sino  al  i53o,  prodigiosa  fu  la  ca- 
ripa  del  Tevere  trovarono  un  benefutto-  rità  di  s.  Gaetano,  privandosi  di  quanto 
re  che  loro  provvide  d'un  naviglio,  e  do-  avea,  lasciando  la  cura  de'suoi  fratelli  al- 
po  essere  stati  dalla  Provvidenza  salvati  la  Provvidenza  che  mai  loro  mancò  in  si 
da  una  scarica  di  fucilate  tirate  contro  di  terribile  penuria.  Nell"mfierire  del  uaor- 
loro,  giunsero  ad  Ostia,  ove  trovarono  bo  che  spopolò  la  gran  città,  nella  geoe- 
1  ambasciatore  veneto  Venier, che  abban-  rate  desolazione,  il  sauto  co' suoi  furono 
donando  Roma  pe' gravi  danni  sofferti,  tutto  a  tutti,  prodigando  gli  aiuti  spiri- 
col  senatore  Amulio  e  buone  navi  reca-  Inali  e  corporali  a  chi  ne  abbisognava, 
vasi  a  Venezia.  Ambedue  invitarono  il  con  mirabile  coraggio  sprezzando  d  cou- 
santo  e  i  compagni  a  seguirli,  ed  essi  ac-  tagio  senza  che  uiuno  lo  contraesse;  e  per 
celiando  montarono  sulla  nave,e  nel  viag-  tali  esempi  dipoi  i  teatini  nelle  pestilen- 
gio  non  vollero  nutrirsi  che  di  biscotto  ze  si  resero  benemeriti  in  moltecittà  dello 
ed  acqua.  Approdato  a  Venezia  s.  Gaeta-  stato  veneto, de'dominii  pontifìcii,  de're- 
no  co'suoi  vi  fu  accolto  con  distinzione  gni  di  Napoli  e  Sicilia,  ne'ducati  di  To- 
pel  gran  bene  che  vi  avea  operato,  e  gli  scana  e  Parma, ed  in  Genova  ove  mori- 
furono  destinate  alcune  casette  contigue  rono  4o  teatini.  Ad  istanza  del  vescovo 
as.  Eufemia,  donde  poco  dopo  si  trasferi-  Giberti  mandò  a  Verona  ilp.Carafa  per 
rono  in  una  casa  presso  la  chiesa  di  s.Gre-  la  riforma  del  clero,  personaggio  che  per 
gorioodi  s.Giorgio,  subilo  incomincian-  la  sua  virtù  e  sapienza  erasi  acquistato 
do  le  loro  apostoliche  fatiche.  Così  Ve-  tanto  creditorio  Venezia,  che  spesse  volte 
nezia  divide  con  Roma  il  vanto  di  esse-  fu  chiamato  in  pieno  senato  a  consiglio 
restata  la  culla  del  benemerito  ordine  de'  sugli  affari  più  importanti  della  repub- 
chierici  regolari.  In  questo  tempo  termi-  blica.  Il  vescovo, dopo  che  ilCarafa  aven- 
nato  il  triennio  del  p.  Carafa,  a'i4  set-  docorrisposlo  a'suoi desideri]  erasi  da  lui 
tembi'e  fu  eletto  superiore  preposito  s.  partito,  amando  la  convivenza  de'teati- 
Gaetano,  malgrado  la  sua  ripugnanza,  e  ni,  fece  premurose  istanze  a  s.Gaetano  di 
non  andò  guari  che  una  compagnia  di  pie  mandarne  alcuni  a  Verona  per  fondarvi 
persone  gli  offrila  propria  chiesa  di  s.  Ni-  una  casa,  ed  il  santo  vi  destinò  il  p.  Col- 
cola  da  Tolentino  con  alcune  case  e  prò-  le  cou  altri  7  religiosi,  e  fu  loro  data  la 
mettendogli  soccorsi.  A'  29  novembre  chiesa  e  casa  di  s.  Maria  di  Nazareth;  ma 
1527  il  santo  co'compagni  presero  pos-  siccome  nell'adiacente  vasta  piazza  si  fa- 
sesso  della  chiesa  e  casa,  che  poi  la  pietà  cevano  giuochi  clamorosi  e  gozzoviglie 
veneta  ampliò  e  rese  magnifica,  e  per  es-  che  disturbavano  i  religiosi  dalla  vita  at- 
sa  i  teatini  furono  appellali  in  Venezia  tiva  e  contemplativa,  s.  Gaetano  la  fece 
anche  Tolentim.  Nella  medesima  chiesa  abbandonare,  lntautoegliin  Venezia  con 
cominciò  s.  Gaetano  ad  esercitarvi  il  suo  prediche  e  conferenze  convertì  non  pochi 
zelo,  e  co'compagni  la  perfetta  osservali-  eretici  al  cattolicisnio,  ed  accrebbe  di  sog- 


TE  A 

gelti  insigni  il  suo  ordine;  e  con  ponti- 
fìcia autorità  e  l'aiuto  del  p.  Ceraia  ri- 
chiamò l'esatta  osservanza  de'riti,  e  pro- 
mosse la  riforma  del  breviario,  del  mes- 
sale, del  pontificale  e  ceremoniale  roma- 
no, riordinando  pure  I'  ecclesiastica  sal- 
modia, le  quali  coi  lezioni  e  riforme  di- 
poi s.  Pio  V  prescrisse  a  tolta  la  Chiesa. 
Il  ceremoniale  composlo  da  s.  Gaetano, 
con  buon  metodo  e  nuove  addizioni,  lo 
pubblicò  il  celebre  teatino  p.  Castaldo. 
Terminato  il  triennio  della  prepositura 
di  s.  Gaetano,  ad  essa  fu  rieletto  il  p.  Ca- 
rafa,  ed  il  santo  andò  a  Verona  per  ri- 
durre il  clero  e  il  popolo  all'ubbidienza 
del  suo  pastore,  ricalcitranti  alla  riforma 
ecclesiastica,  riuscendovi  felicemente  con 
reciproca  soddisfazione.  Passando  per  Vi- 
cenza, volle  albergare  nel  suo  amalo  spe- 
dale. Dòpo  aver  il  sanlo  illustralo  Vene- 
ria  colle  sublimi  sue  virtù  e  prodigiose  a- 
zioni,nel  i  533 ad  istanza  della  ciltàdiNa- 
poli  si  recò  col  b.  Giovanni  Marinoni  ad 
introdurvi  i  teatini,  con  facoltà  di  Cle- 
mente VII  di  ricevere  tutti   i   luoghi  e 
chiese  che  gli  fossero  offerii  nel  regno,  e 
nel  passar  per  Roma  il  Papa  li  accolse  con 
paterna  amorevolezza,  benedicendoli  af- 
fettuosamente,consolato  nel  sentirei  pro- 
gressi dell'ordine, sul  quale  vedea  ti  aiti- 
cele la  speciale  protezione  della   divina 
Provvidenza.  In  Napoli  il  santo  fu  rice- 
vuto con  amore  e  venerazione,  ed.  Gio. 
Antonio  Caracciolo  conte  d'  Oppido  gli 
donò  la  casa  che  avea   fabbricalo  e  ben 
provveduta  fuori  di  porla  s.  Gennaio  e 
vicino  alla  chiesa  di  s.  Maria  della  Mise- 
ricordia per  una  congregazione  di  chie- 
rici regolali.  Tosto  il  p.  Cara  fa  gli  inan- 
dò 6  altri  soggetti  per  introdurvi  la  rego- 
lare osservanza,  e  per  faie  maggior  ac- 
quisto d'  anime  a  Dio,  tutti  illustri  per 
bontà  e  dottrina,  venendo  eletto  nel  ca- 
pitolo geuerale  di  Venezia  a  preposito  di 
s.  Maria  della  Misericordia.  Il  conte  d'Op- 
pido  prendendo  alleilo  a'lealini,  non  solo 
divisò  trasferirli  dentro  la  città  ;  ma  te- 
mendo che  per  la  loro  povertà  andassero  a 


TEA  127 

mancare,  offri  al  santo  grossa  somma  d'o- 
ro per  l'acquisto  di  rendile,  assicurando- 
lo the  privodi  successione  avrebbe  lascia- 
ta la  sua  eredità  all'ordine.  Inorridito 
s.  Gaetano  all'esibizioni  contrarie  all'isti- 
tuto, con  grato  animo  le  ricusò,  per  cui 
dovè  sostenere  una  lotta  col  conte  e  con 
quelli  che  trepidavano  sulla  futura  esi- 
stenza de'leatini,  e  6 ni  coll'abbandonare 
eroicamente  la  casa  a'24  maggio  1 534,  ri- 
covrandosi  in  alcune  abitazioni  vicino  al- 
l'ospedale degl'incurabili  di  Napoli  per 
invito  d'  una  pia  matrona  sua  peniten- 
te Maria  Lorenza  Longa  già  ricordata, 
la  quale  con  Maria  d'  A  verbo  duchessa 
di  Termoli  gareggiava  nell'assistenza  de- 
gl'infermi. Nell'ospedale  e  nella  sua  chie- 
sa di  s.  Maria  del  Popolo  il  santo  co'  suoi 
si  esercitarono  nel  sagro  ministero  e  nel- 
la carità,  con  edificazione  e  riforma  di 
quel  clero.  Le  due  virtuose  dame  veden- 
do angusta  l'abitazione  teatina,  neh'  a- 
diacenze  acquistarono  casa  più  ampia,  0- 
ve  portandosi  il  santo  in  breve  vi  cosimi 
la  chiesa  di  s. Maria  della  Slalletta,  così  no- 
mata per  esservi  ivi  stala  una  stalla,  e  per 
ricordarsi  dal  santo  quella  del  Presepio, 
la  cui  divozione  di  farlo  nelle  feste  Nata- 
lizie sembra  che  ivi  cominciasse,  unito  al 
suono  dei  pifferali  che  lo  sollevava  alla 
contemplazione de'di vini  misteri  d'unOio 
fatto  Bambino.  In  breve  la  chiesa  fu  as- 
sai frequentata  per  la  decorosa  ufìiziatu- 
ra,  e  per  aver  Dio  anche  qui  glorificato 
il  suo  diletto  servo  con  operare  prodigi. 
Poscia  promosse  in  Napoli  col  suo  credi- 
to la  fondazione  d'  alcuni  monasteri  sia 
per  le  donne  meretrici  convertite  da  cat- 
tiva vita  e  per  le  donzelle  pericolanti,  e 
per  quest'esempio  si  dilatò  I'  istituzione 
per  altre  città  d'Italia;  sia  perle  cappuc- 
cine di  s.  Maria  di  Gerusalemme  colla  re- 
gola di  s.  Chiara,  e  di  questa  nuova  isti- 
tuzione ne  ottenne  l'approvazione  da  Pao- 
lo 111,  tralasciandone  poi  la  direzione,  es- 
sendo vietato  dalle  proprie  costituzioni  il 
governo  delle  monache;  sia  per  lo  stabi- 
I  mento  del  monastero  della  Sapienza  di 


128  TEA 

riformate  domenicane,  per  opera  dell'al- 
tra sua  penitente  Maria  Carata  degna  so- 
rella del  p.  preposito  generale,  e  già  mo- 
naca di  tal  ordine  in  «.  Sebastiano  di  Na- 
poli. Frattanto  Paolo  III  neh  536  invitò 
il  p.  Carata  a  Roma  per  ristabilirvi  la  re- 
ligione teatina  dove  avea  sortita  la  culla, 
e  per  servirsene  nel  governo  della  Chiesa 
ad  onta  di  sua  ripugnanza  lo  creò  poi  car- 
dinale. Giunto  il  p.  Carata  in  Roma  con 
5  religiosi,  vi  chiamò  il  santo  per  celebrar- 
vi un  capitolo  generale,  e  tutti  furono  ge- 
nerosamente ospitati  da'domenicaui  in  s. 
Maria  sopra  Minerva,  e  ricevuti  lietamen- 
te dal  Papa,  il  quale  Dell'elevare  alla  por- 
pora il  p.  Carafa, essendoegli  infermo, per 
singolar  distinzione  gli  maudòuel  conven- 
to la  berretta  cardinalizia  (ò\  alcun  raro 
caso  di  siffatta  distinzione  parlai  ancorauel 
■voi.  XLVII,p.  32),  da  un  cameriere  pon- 
tificio, con  rossore  di  s.  Gaetano  presente 
cheabborriva  le  dignità  per  se  e  suoi  fra- 
telli, onde  gli  fece  cenno  che  non  l'accet- 
tasse, ignorando  il  precetto  d'ubbidienza 
impostogli  da  Paolo  III.  Il  cardinal  Ca- 
rata angustiato  per  vedersi  impotente  di 
appagare  i  desiderii  del  santo  e  quelli  del 
proprio  genio,  ricevuta  la  berretta  e  con- 
segnandola all'infermiere,  gli  disse:  attac- 
catela a  quel  chiodo  fisso  nel  muro,  il  che 
già  ricordai  a  suo  luogo;  con  ammirazio- 
ne del  delegato  papale,  in  vederlo  man- 
canted'un  tavolino  onde  collocar  decoro- 
saraentequell'insegna cardinalizia.  Fu  al- 
lora che  s.  Gaetano  con  ispirilo  profetico, 
e  ch'ebbe  pieno  effetto,  soggiunse  al  no- 
vello cardinale:  Se  voi  ricevete  questa  ber- 
retta, salirete  più  alto,  ma  sarà  con  dan- 
no de' vostri  parenti  Carafa  (T  .).  Risa- 
nato il  cardinale,  s.  Gaetano  nel  conven- 
to de'domenicani  convocò  il  capitolo  ge- 
nerale, a  cui  volle  intervenire  il  cardina- 
le, interessandosi  conegual  zelo  di  prima 
ne'progressi  e  vantaggi  dell'ordine,  con 
protestarsi  che  quella  mutazione  di  stato 
non  gli  avrebbe  mai  distaccato  il  cuore 
dalla  sua  amata  religione.  Sciolta  che  fu 
l'assemblea  de'padri,iu  luì  si  raccouiau- 


TEA 

dò  all'amatissimo  porporato  fratello  la  cu- 
ra di  trovare  un'abitazione  opportuna  per 
l'ordine  in  Roma,  s.  Gaetano  ritornò  a 
Napoli  con  giubilo  di  tutta  la  città,  e  su- 
bito riassuuse  le  fatiche  apostoliche  in  be- 
nefizio dei  prossimi.  Venne  ascritto  alla 
compagnia  de' Ciancili  per  assistere  e  coa- 
diuvare i  condannati  all'estremo  suppli- 
zio a  ben  morire,  e  come  zelante  e  bene- 
merito ne  fu  eletto  superiore.  Esseudo  la 
chiesa  di  s.  Maria  della  Slalletta  augusta 
a' vasti  disegni  del  santo  e  de'suoi  compa- 
gni, che  desideravano  di  santificare  tutta 
Napoli,  non  potendo  accogliere  la  molti- 
tudine accorrente,  si  venne  a  risolvere  di 
trovarne  altra  più  capace  per  soddisfare 
a'desiderii  del  popolo,o  di  ritornare  aVe- 
nezia.  A  impedir  questo  i  magistrati  na- 
poletani fecero  tutte  le  diligenze  possibi- 
li, e  tra  quelle  più  centrali  olferte  al  san- 
to, egli  stimò  più  opportuna  la  chiesa  di 
s.  Paolo  Maggiore,  costruita  nel  798,  per 
la  gloriosa  vittoria  riportala  sui  saraceni 
da'  napoletani  nel  di  della  Conversione  di 
s.  Paolo  e  a  sua  intercessione,  sugli  avan- 
zi d'un  tempio  d'Apollo  poi  di  Castore  e 
Polluce.  Ma  esseudo  cura  d'anime  e  in- 
corporata a  numeroso  sodalizio,  conven- 
ne superare  molte  dillìcoltà  per  ottener- 
la mediante  l'autorità  del  viceré  d.  Pie- 
tro di  Toledo  e  l'approvazione  dell'arci- 
vescovo cardinal  Vincenzo  Carafa:  i  teati- 
ui  ne  presero  possesso  a'28  maggio  1 53S, 
lasciando  alle  cappuccine  la  casa  e  la  chie- 
sa di  s.  Maria  della  Stalletta,  e  perciò  pre- 
se il  nome  di  s.  Maria  di  Gerusalemme, 
mentre  la  cura  d'anime  dis.  Paolo  fu  poi 
trasferita  nella  chiesa  di  s.  Giorgicello. 
L'antichità  della  chiesa  di  s.  Paolo  avea 
ridotto  l'edifizio  minacciante  rovina,  per 
cui  s.  Gaetano  subito  applicò  tutto  il  suo 
zelo  per  restaurarla  solidamente,  ed  ab- 
bellirla con  opere  insigni,  con  quel  deco- 
ro e  lustro  conveniente  alla  casa  del  Si- 
gnore, mediante  i  consueti  stupendi  mi- 
racoli della  divina  Provvidenza.  Egli  vi 
pose  tutta  la  sollecitudine  di  cui  era  ca- 
pace per  renderla  maestosa,  leggiadra  e 


TEA 
nobile,  occupandosi  persino  della  nettez- 
za che  eseguiva  da  per  se.  Amava  die  le 
chiese  fossero  dignitose  e  belle,  non  cu- 
rando clic  la  cella  fosse  angusta,  scarso  il 
vitto,  e  lacero  il  vestito.  Costumandosi  al- 
lora la  salmodia  anche  nel  coro  aperto  e 
negli  stalli  situati  nel  mezzo  della  chiesa 
alla  vista  del  popolo,  e  perciò  tra  le  distra- 
zioni e  le  irriverenze, s.  Gaetano  traspor- 
tò il  coro  e  gli  stalli  dietro  l'altare  mag- 
giore per  ehm  inaregl'i  neon  venienti,  e  con 
tirarvi  ne'due  lati  laterali  dell 'altare  cor- 
1 1  ne  di»tese,clie  impedissero  a'salmeggian- 
ti  il  vedere  e  l'essere  veduti  dal  popolo. 
Anche  in  questo  il  santo  fu   imitato  da 
molle  chiese,  eziandio  de'  religiosi,  e  fu 
benemerito  chele  divine  lodi  si  cantino 
con  piìi  raccoglimento.  Inoltre  introdus- 
se in  s.  Paolo,  secondo  l'antica  disciplina 
della  Chiesa,  la  separazione  degli  uomini 
dalle  donne  con  isleccati  di  legno,  il  che 
pure  fu  seguito  da  moltissimechiese.  Per 
tuttociò  la  chiesa  di  s.  Paolo  divenne  un 
santuario,  e  acquistò  celebrità.  Napoli  pei 
mandatarii  che  ovunque  manteneva  Lu- 
tero, fu  in  pericolo  di  perdere  la  fede,  in- 
gannata dalla  loro  ipocrisia  e  scaltrezza: 
tali  furonoGio  vanni  Va  ldesio,PietroI\Iar- 
tire  e  Bernardino  Occhino,  zelanti  pro- 
motori dell'eresia.  Insorse  s.  Gaetano  a 
smascherarli,  ed  a  provocarne  la  riprova- 
zione dalla  s.  Sede,  la  condanna  de'loro 
scritti  alle  fiamme,  e  la  loro  espulsione, 
liberando  cos'i  la  città  dal  pestifero  vele- 
no de'lalsi  dogmi.  Nel  i  5  (OS.  Gaetano  fu 
dichiarato  preposito  della  casa  de'Toìen- 
tini  in  Venezia,  e  vi  si  portò  tra  il  com- 
pianto de'  napoletani  che  lo  veneravano 
padre  comune  e  angelo  tutelare,  e  l'indici- 
bile contentezza  de' veneziani  per  averlo 
ricuperalo,  ed  egli  superò  la  loroespetla- 
tiva  per  l'ardentissima  e  indefessa  carità, 
di  cui  era  modello  perfetto.  Per  le  istan- 
ze del  vescovo  Giberti  il  santo  con  alcuni 
compagni  ritornò  in  Verona,  e  gli  fu  as- 
segnata la  casa  e  chiesa  che  aveano  labia- 
ta, ma  fu  sul  puuto  di  nuovamente  ab- 
bandonarla, se  il  vescovo  non  frenava  le 

\OL.   1  Wlll. 


TEA  lag 

suesomministrazioni  quotidiane,  dal  san- 
to riguardate  per  eccessive,  e  gli  pareva 
che  profittandone  si   venisse  a   sottrane 
dalla  cura  immediata  della  divina  Prov- 
videnza.  Ritornato   il  santo  in    Venezia 
scnoprì  la  nuova  perfidia  d'Occhino,  che 
ivi  pure  colla  sua  eloquenza  voleva  per- 
vertire le  anime,  laonde  tanto  disse  e  fe- 
ce che  gli  fu  interdetto  il  predicare  dal 
nunzio  apostolico,  e  fu  richiamato  alloma 
dal  Papa  a  render  conto  de' suoi  errori; 
ma  egli  fuggì  e  apostatò,  e  si  vuole  che 
per  le  orazioni  di  s.  Gaetano  prima  di  mo- 
rire abiurasse  l'eresia.  Nel  1 543  termina- 
ta la  sua  prepositura  di  Venezia,  per  le 
suppliche  de'  napoletani  si  restituì  nella 
loro  città  e  fu  eletto  superiore  della  casa 
di  s.  Paolo,  dopo  aver  nel  viaggio. seda- 
ta miracolosamente  una  tempesta  di  ma- 
re, col  gettito  d'un  Agnus  Dei.  Se  i  ve- 
neziani restarono  dolenti  in  riperderlo  , 
Napoli  lo  accolse  come  un  angelo  venuto 
dal  cielo.  Pel  cumulo  degli  affari  avendo 
dovuto  il  cardinal    Carata  tralasciare   la 
celebrazione  della  messa  quotidiana,  per 
mancargli  quel  tempo  in  cui  santissima- 
mente si  preparava  sin  dalla  sera,  pro- 
ti aendo  i  ringraziamenti  per  tutta  la  mat- 
tina; saputosi  ciò  da  s.  Gaetano,  nella  sta- 
gione più  calda  e  pericolosa  corse  in  Ro- 
ma, onde  eccitare  l'esemplare  cardinale 
a  riprendere  la  celebrazione  giornaliera, 
essendo  fallace  il  credere  di  non  poterlo 
fare  degnamente.   11  porporato  confes- 
sando umilmente  il  suo  inganno,   ripi- 
gliò subito  il  santo  costume  e  non  l'in- 
tralasciò inai  ,  se  non  quando  impedito 
dall'infermità.  Tornalo  immediatamen- 
te a  Napoli,  provvide  miracolosamente  di 
pane  i  suoi  religiosi,  e  poi  chiese  d'esse- 
re sgravato  dal  peso  di  più  governarli  per 
prepararsi  a  ben  morire,  e  fu  contentato 
nel   i544-  Sollevato  dal  grave  incarico, 
mentre  attendeva  a  santificar  se  slesso,  e 
ad  unirsi  più  intimamente  a  Dio,  i  nipo- 
ti e i  cugini  mossi  dalla  lama  della  sua  san- 
tilà,si  condussero  da  Vicenza  a  Napoli  per 
ammirarla  da  vicino  con  queli'equipag 
9 


i3o                    TEA  TEA 

gioche  loro  conveniva.  Detestandoli  san-  viaggio,  e  fu  velluto  un  angelo  aceompa- 
lo  quella  pompa,  come  troppo  contraria  gnarlo  con  torcia  accesa.  A  Iti  a  gloria  di  s. 
alla  sua  umiltà,  non  volle  affatto  veder-  Gaetano  è  l'avere  immaginato,  suggerito* 
li  con  azione  eroica:  distaccato  del  tutto  persuaso  e  promosso  il  gran    concilio  ili 
da'parenti,  però  impetrava  loro  da  Dio  Trento  per  abbattere  l'eresia  e  per  la  ri- 
i  beni  eterni.  Il  santo  si  apparecchiò  al  forma  generale  del  clero,alqnal  uopo  pro- 
suofelicepassaggioin  cielo,  non  meno  con  pose  l'istituzione  de' Seminari  vescovili. 
continue  orazioni  e  penitenze,  che  col  con-  In  una  parola,  s.  Gaetano  fu  per  la  Chie- 
vertire  anime  a  Dio,  continuando  a  pia-  sa,  ciò  che  Lutero  fu  contro  la  Chiesa.  Fi- 
ccarla vita  attiva  e  contemplativa.  Con-  noia  ho  proceduto  in  compendiare  pre- 
tribuì  all'erezione  del  monte  di  pietà  in  cipuamenteil  molto  che  sull'origine  e  pri- 
Napoli  per  frenare  l'usura  esercitata  da-  mi  progressi  dell'ordine  de'tealini  dotta- 
gli ebrei  che  impoveriva  molte  famiglie,  mente  ne  scrisse  il  chierico  regolare  del 
secondoil  concepimento  del  b.  Marinoni,  medesimo  p.  il.  Bonaventura  Hartmann, 
cioè  di  prestanze  di  denaro  e  mediante  nella  /  ita  di  s.  Gaetano  Tiene  p.itriar- 
pegni  senza  il  minimo  interesse,  ed  a  que-  ea  dei  chierici  regolari .Roma  i  84?,  per 
sto  esempio  furono  istituiti   altri  simili  Alessandro  Monaldi,  il  quale  bravissimo 
monti.  Inoltre  il  santo   indusse  il  conte  tipografo  nel  novembre)  846,che  di  nuo- 
ti' Oppido  a   lasciare  al  luogo  pio  gran  vo  la  pubblicò,  si  compiacque  intitolar' 
parte  di  que' beni  ch'egli  avea  ricusato,  mela  per  portare  indegnamente  il  nome 
e  col  suo  esempio  mos»e  altri  ad  ai  rie-  del  santo  mio  patrono,  con  due  edizioni, 
ciurlo.  Dovendosi  celebrare  in  Roma  il  una  delle  quali  più  nobile  e  ornata.  Per 
capitolo  generale,  volle  il  santo  inlerve-  comun  consenso  si  loda  il  p.  Hartmann, 
nirvi,  per  stabilire  con  leggi  permanenti  ultimo  agiografo  di  s.  Gaetano,  pe'pre- 
prima  di  partire  da  questo  mondo  il  suo  gievolissimi  meriti  di  esattezza  storica,  per 
mirabile  istituto, e  si  tenne  nel  palazzo  del  ordine,  per  erudizione  e  per  pietà.  Ora 
cardinal  Carafa,  costante  amatore  tene-  mi  si  aprirebbe  allro  vasìo  campo  colla 
rissimo  dell'ordine.  In  quest'adunanza  le  2/  e  3/  parte  dell'encomiata  /  ita,  in  cui 
maggiori  premure  di  s.  Gaetano  furono  il  p.  Hartmann  ragiona:  De'favori  segna- 
d'armare  di  alcuni  decreti  la  perseverali-  lati  fatti  da  Gesù  a  s.  Gaetano;  delle  me- 
za  della  povertà  teatina,  acciò  si  mante-  raviglie  del  suo  cuore;  dell'amor  di  Dio 
nesse  dipendente  dalla  sola  provvidenza  e  e  voli  del  cuore  del  medesimo;  degli  effet- 
nel sostenersi  con  limosine  totalmente  vo-  ti  dell'  innamorato  suo  cuore;  della  sin- 
lonlarie  de'benefattori.  Zelò  col  cardinal  golar  divozione  verso  il  ss.  Sagramento  e 
Carafa  le  istanze  de'  Somaschi  per  Tu-  pel  suo  cullo  esteriore;  del  zelo  per  le  a- 
nione  co'teatini,  venendo  incorporati  al-  nime  e  amore  pel  prossimo;  delle  inven- 
l'ordine;  ma  poi  furono  separali  a'^3  di-  zioni  nuove  del  zeloe  deli'amore;degliaf- 
cembrei  555,  per  possedei  e  rendite  e  per  felli  reciproci  colla  ss.  Vergine;  dell'aiuo- 
la cura  degli  orfani,  che  sebbene  lodevo-  re  e  favori  di  essa  pel  santo,  e  della  di- 
lissima,  disturbava  gli  esercizi  de'chierici  vozione  e  ossequiodi  questo  a  quella;  dei- 
regolari,  restando  tra  loro  eccellente  ar-  la  divozione  agli  angeli  e  a'santi;  del  mar- 
monia.  In  questo  capitolo  s.  Gaetano  fu  tirio  di  s.  Gaetano  d'  anima  e  di  corpo; 
rieletto  preposilo  della  chiesa  e  casa  di  s.  com'egli  mortificasse  la  sua  volontà  e  le 
Paolo  di  Napoli,  e  accettò  per  ubbidien-  passioni;  di  sua  orazione  prodigiosa  e  di 
za  nella  quale  venerava  la  volontà  di  Dio.  sua  umiltà.  Della  croce  e  passione  di  Cri- 
Nel  suo  ritorno  in  Napoli,  bramosodi  Irò-  sto  comunicata  al  santo;  delle  duedisav- 
■\arsi  alla  festa  dell'Ascensione,  a  fronte  venture  grandissime  che  lo  ridussero  a 
del  cielo  osenrissimo  volle  progredire  il  moi  le;  della  sedizione  e  guerra  sanguino- 


TEA  TEA  1 3 1 
la  in  Napoli  Ira' regi  ei  cittadini  per  l'in-  nincasa  fondatrice  gloriosa  delle  Teatine, 
traduzione  dell'  Inquisizione  ,  (pianto  vi  predicendo  pure  la  divozione  de'popoli  e 
patì  coperò;  delle  sue  belle  virtù  mori-  venerazione  in  ogni  luogo  pel  santo),  ed 
bondo;coa>emorìconfbrtatodallaB.Vei'-  ivi  pure  fu  tumulato  il  b.  Giovanni  Ma 
gine,  e  quant'alto  volasse  la  sua  anima  io  i  inoni  veneziano,  ed  alcuni  antichi  padri 
cielo,  ove  ottenne  da  Dio  la  pace  alla  ci t-  di  santa  memoria.  Inoltre  per  disposizio 
là  di  Napoli;  di  sue  fattezze  esterne;  del-  ne  di  Dio,  quando  i  giudici  delegali  prò 
le  solenni  beatificazione  e  canonizzazione;  cederono  alla  ricognizione  del  sagro  de- 
della  divozione  e  venerazione  universale  posito,  per  rispetto  o  per  timore  lasciaro- 
B  s.  Gaetano,  e  destici  miracoli.  Ma  indi-  no  intatta  la  sotterranea  tomba,  e  per  una 
cali  tali  capi  non  è  mio  intendimento  di  rivelazionefalta  dal  Salvatore  schierean 
seguile  l'egregio  scrittore  nel  loro  svolgi-  geliehe  custodiscono  il  beato  corposi  qua* 
mento,  né  mi  senio  forze  bastanti  con  pò-  le  si  scoprirà  miracolosamente  in  tempo 
che  parole  a  farlo  in  degna  maniera.  An-  di  grande  calamità  e  travagli, a  cui  potei) 
zi  in  ossequio  a  tutti  gli  ordini  de'cliie-  temente  presterà  soccorso,  secondo  la  ri- 
liei  regolari   di   cui   compilai   articoli,  e  velazione  fitta  dal  santo  stesso  a  un  ino 
per  essere  s.  Gaetano  il  primario  palliar-  ribondo  in  Palermo  nel  ridonargli  la  vi- 
ca  di  tutti,  alquanto  sorpassai  i   consue-  ta.  Clemente  Xclie  lo  canonizzò,  conces- 
ti limiti,  ed  anche  per  que>to  e  per  quan-  se  l'indulgenza  plenaria  a  tutti  quelli  che 
to   dovrò  riferire  dell' ordine   teatino,  e  a'^  agosto, giorno  della  festa  del  santo,  vi 
pel  già  pubblicato  articolo  di  s.  Gaeta-  sitassero  una  chiesa  de  teatini,  precedu- 
Nn,  tralascio  di  seguire  l'eccellente  sto-  ta  la  confessione  e  comunione.  Fra' più 
rico.  Solo  dirò  che  la  strage  di  anime  e  possenti  monarchi  che  domandarono  i- 
di  corpi,  avvenuta   in  Napoli   nella  del-  stantemente  alla  s.  Sede  la  canonizzazio- 
la    insurrezione   ridusse   il  santo  al  ter-  ne  di  s.  Gaetano,  ricorderò  Luigi  XIV  il 
mine  della  vita,  la  quale  egli  offrì  a  Dio  Grande  re  di  Francia.  L'amabile  s.  Gae- 
vittima  di  propiziazione  e  di  perdono  al-  tano,  che  voleva  la  gaiezza  non  fosse  dis- 
ia città  peccatrice  e  a  lui  diletta.  Accettò  il  giunta  dalla  pietà,  non  piacendogli  la  me 
Signore  la  generosa  offerta, ed  egli  cadde  lanconia  e  la  tristezza,  a  fine  di  evitare 
infermo  di  gravissima  febbre,  la  quale  s'i-  il  disgusto  negli  esercizi  di  religione,  go- 
nasprì  allorché  seppe  interrotta  la  cele-  de  sempre  e  gode  di  universale  divozio- 
brazione  del  concilio  di  Tiento,  da  cui  ne  popolare,  siccome  padre  della  Piovvi- 
sperava  la  riforma  del  mondo.  Questo  e  (lenza  e  henefaltoredel  cristianesimo. L'u- 
i  tumulti  di  Napoli  trassero  il  santo  nel  niversalilà  d'ella   divozione  a  s.  Gaetano 
sepolcro,  e  invitato  dalla  ss.  Vergine  a  se-  ne  fa  celebrare  la  festa  con  solenne  pom- 
guirlo  in  paradiso,  l'anima  del  santo  soa-  pa  principalmente  in  Napoli, di  cui  è  uno 
vemen te  spirò  a  ore  19  de' 7  agosto  1^47,  dVprolettori  e  la  cui  statua  o  busto,  con 
d'anni  67  e  •>.  3  di  religione.  Avendoli  san-  quella  di  s.  Gennaro,  fu  eretta  su  tutte  le 
to  domandato  per  grazia  al  Signore  che  porte  della  città,  con  l'epigrafe  Oh  Ur- 
li suo  corpo  restasse  occulto  anche  dopo  bem  a  peste  liberatami  ed  in  Roma,  ove 
morto  ,  permise  che  si  seppellisse  nella  ni  suo  altare  nella  sontuosa  chiesa  de'tea- 
chiesa  di  s.  Paolo  Maggiore  sotterra  e  da  tini  accorrono  a  celebrate  la  messa  car- 
mi gran  masso  di  terra  coperto,  sul  qua-  d'inali,  vescovi,  prelati  ealtri  primari  del- 
le poi  fu  eretto  un  altare  con  cappella  ma-  la  gerarchia  ecclesiastica  ,  il  che  praticò 
gnifica,  la  quale  per  gl'innumerabili  mi-  animalmente  (demente  Vili,  comnnican- 
racoli  operati  da  s.  Gaetano  divenne  o-  do  di  sua  mano  numerosissimo  popolo, 
no  de'piìi  celebri  santuari  d'Italia  (veri*  Nell'articolo  I'rotunotari  apostolici  dis- 
oleandosi la  profezia  della  ven. Orsola  Be-  si,  che  ogni  anno  assistono  in  s.  Andrea 


j32  TEA 

della  Valle  alla  solenne  messa  eanta  la,con 
l'offerta  di  12  torcie  elicerà;  4  di  queste 
con  calice  e  patena  d'argento,  ogni  4  an- 
ni il  senato  e  popolo  romano  in  tal  gior- 
no offre  al  santo  formalmente.  Ma  della 
divozione  e  venerazione  udì  versale  a  s. 
Gaetano  ne  scrisse  il  p.  d.  Innocenzo  Sa- 
vonarola: Notizie  gloriose  di  s.  Gaetano, 
Palermo  1772.  Notai  nel  voi.  LI  1 1,  p.  2  r  8, 
che  il  regnante  Pio  IX  nel  novembre  1 849 
essendo  in  Napoli,  si  recò  a  venerare  i  cor- 
pi de'ss.  Gaetano  e  Andrea  Avellino,  e  vi- 
sitò la  camera  abitata  dali.0  a  s.  Maria 
della  Misericordia.  La  vita  di  s.  Gaetano, 
scritta  in  latino  dal  p.  d.  Antonio  Carac- 
ciolo, unitamente  a  quelle  de'confonda- 
tori  Gio.  Pietro  Carata  poi  Paolo  IV,  Bo- 
nifacio Colle  e  Paolo  Consiglieri,  fu  stam- 
pala a  Colonia  nel  16  12,  e  si  legge  pure 
colle  note  del  p.  Pini  ne'Bollandisti,  Ada 
ss.  Augusti,  t.  2,  p.  282.  Altra  ne  scris- 
se in  francese  Charpy  di  s.  Croce  e  fu  stam- 
pala in  Parigi  nel  1637,  dove  nello  stes- 
so idioma  nel  1  6c)8  ne  fu  pubblicala  al- 
tra del  p.  d.  Bernardo du  Moulin  teatino, 
ed  altra  nel  1  774  dal  teatino  di  Parigi  p. 
Tracy,  in  un  alla  vita  degli  altri  santi  del- 
l'ordine.In  ispagnuolo  la  compilò  Manoe- 
lo  Calascibetla  ,  impressa  a  Madrid  nel 
1 653. In  italiano  l'abbiamo  daEureleMo- 
soscolo,  Verona i645,  eh' è  piuttosto  un 
panegirico  del  santo;dal  p.d.StefanoPepe, 
Roma  1G57;  dal  p.  d.  Gi useppe  Silos  e  di- 
vulgata inRoma  nel  1  67  1  in  occasione  del- 
la canonizzazione,  e  ristampata  nel  1 678; 
dal  p. d.Gio.Battista  Castaldo,dicuifu  fat- 
ta la  2.  edizione  in  Roma  nel  16  iG;  dal  p. 
d.  Gio.  Batlista  Caracciolo,  pubblicata  in 
Pisa  nel  1  738;  dal  p.  d. Gaetano  de  Maye- 
liis,  stampata  in  Napoli  nel  1  7  1  6,  e  com- 
pendiala dal  p.  Hartmann  nel  1  776;  e  dal 
p.  d.GiuseppeM.'Zinelli,  Venezia  1753. 
Nel  1843  altra  ì  ita  di  s.  Gaetano  pub- 
blicò in  Verona  il  p.  Bartolomeo  Mo- 
relli preposto  di  que'  filippini  (la  cui  ne- 
crologia si  legge  negli  Annali  delle  scien- 
ze religiose. serie  2.',  1. 1  3^.299), il  qua- 
le dice  nel  proemio.  «Entro  a  contare  la 


TEA 

vita  di  un  magnifico  benefattor  degli  uo- 
mini, di  un  grande  riformatore,  il  qua- 
le cogli  efficacissimi  esempi  di  sue  virtù 
e  con  le  istituzioni  d'un  nuovo  ordine 
religioso  riebbe  da  molti  vizi  1'  Italia,  e 
la  cattolica  fede  mantenne  contro  ereti- 
ci perfidiosi". 

11  p.  Ilelyot  dopo  aver  in  breve  esat- 
tamente raccontato  il  principio  e  l'incre- 
mento dell'  online  de'  chierici  regolari  , 
tranne  brevissime  differenze  dal  narrato 
del  p.  Hartmann,  riferisce  come  il  cardi- 
nal Carafcì,  secondo  il  convenuto  nel  ri- 
portato capitolo,  procurò  a'  teatini  una 
nuova  fondazione  in  Roma  loro  cullate- 
ciò  vi  avessero  stabile  soggiorno,  almeno 
per  quando  loro  fosse  necessario  portar  vi  - 
si,  per  non  vedersi  obbligati  a  dover  men- 
dicare dall'altrui  cortesia  1'  albergo;  ma 
essendosi  proposto  di  dare  ad  essi  la  chie- 
sa di  s.  Girolamo  della  Carità,  non  pa- 
rendo allora  loro  propria  per  i  ministeri 
dell'  istituto,  rimisero  ad  allro  tempo  il 
ripristino  della  fondazione  della  casa  di 
B-oma. Il  cardinale  proposedi  stabilir  nel- 
l'ordine una  specie  di  governo,  e  si  giu- 
dicò il  più  conveniente  fosse  l'aristocra- 
tico, vale  a  dire  che  tutla  l'autorità  risie- 
desse presso  coloro,  che  avrebbero  voce 
in  capitolo,  e  quanto  ordinassero  col  con- 
senso della  maggior  parte  de'padri  capi- 
tolari, servisse  di  legge  e  fosse  osservato  in 
tutto  l'ordine  sino  all'altro  capitolo.  Ciò 
fu  approvato  a  viva  voce  da  Paolo  III,  ma 
questo  governo  aristocratico  non  durò  che 
sino  ali 588, in  cui  Sisto  V  ordinò  a'pa- 
dri  nel  capitolo  tenuto  in  Genova,  d'eleg- 
gere un  generale  secondo  l'uso  delle  al- 
tre congregazioni,  il  quale  con  autorità 
indipendente  reggesse  d  governo  dell'or- 
dine, esigendo  da  lutti  i  religiosi  ubbidien- 
za e  rispetto,  per  cui  elessero  a  1 .  genera- 
le preposito  dell'ordine  il  p.  d.  Gio.  Bat- 
tista Milano.  Il  cardinal  Carata  costan- 
temente amorevole  e  sollecito  per  l'an- 
tico suo  ordine,  ottenne  la  conferma  de' 
privilegi  pontificii  da  Giulio  III,  e  nel  bre- 
ve pontificato  di  Marcello  lidi  uuovo  prò- 


TEA 

curò  la  rinnovazione  della  casa  de'teatini 
iti  Roma,ov'era  nato  l'ordine.  La  morte 
del  Papa  ne  impedì  l'esecuzione,  ma  es- 
sendogli succeduto  neh  555  col  glorioso 
nome  di  Paolo  IV\  effettuò  il  suo  dise- 
gno con  ottenere  a'i3  novembre  la  ces- 
sione della  casa  di  s.  Silvestro  sid  Monte 
Quirinale,  padronato  della  famiglia  Sfar- 
za, per  concessione  del  cardinal  Guid'A- 
scanio  Sforzati  '.),  rimovendo  i  pochi  do- 
menicani che  l'aveano  in  cura,  e  riunen- 
do i  diritti  della  parrocchia  a  quella  de'ss. 
XII  Apostoli,  come  riportai  nel  voi.  XLV, 
p.  23tì,descrivendo  la  casa  e  la  chiesa, e 
quanto  vioperarono  d'accrescimento  eab- 
bellunento  i  teatini,  dopo  averne  preso 
possesso  a'  i8  dello  stesso  novembre.  Il 
Piazza,  Eusevologìo  Romano,  trat  i3, 
Della  libreriadis.  Silvestro  a  MonteCa- 
vallo,  dice  che  Paolo  IV  allettato  dall'a- 
menità del  si  to,vi  abitò  e  celebrò  due  con- 
cistori nella  casa  de'teatini,  lasciando  lo- 
ro in  morte  tulli  i  suoi  libri  da  esso  già 
usati  e  postillati  dal  cardinal  Caraf a  suo 
pronipote,  il  quale  gli  donò  pure  i  molli 
che  possedeva,  laonde  si  formò  una  scel- 
ta e  numerosa  biblioteca,  massime  di  ma- 
terie legali, ed  eziandio  con  mss.  originali 
del  celebre  giureconsulto  Prospero  Fari- 
nacci sepolto  nella  chiesa.  Accrebbe  poi  no- 
tabilmente questa  libreria  Michele  Ghi- 
slieri  ebreo  convertito  per  opera  di  s.  Pio 
V,  da  cui  ebbe  il  proprio  nome  e  cogno- 
me, e  si  fece  teatino.  Versato  il  p.  Ghi- 
slieri  nelle  lingue  ebraica,  caldea,  greca 
e  latina,  come  apparisce  nelle  sue  opere 
date  alla  luce  sopra  la  Cantica  e  altri  li- 
bri della  s.  Scrittura,  per  esso  non  solo 
acquistò  questa  biblioteca  de'teatini  mol- 
te sagre  Bibbie  di  gran  prezzo  per  la  va- 
rietà dell'edizioni,  ma  altresì  un  bel  no- 
vero d'opere  erudite.  Dipoi  fu  successiva- 
mente accresciuta  con  libri  moderni  de' 
migliori  scrittori,  e  si  formò  un  indice  e- 
saUissioiO  e  assai  ordinato  ehe  servì  d'e- 
semplare a  molte  celebri  librerie^  fu  slam 
palo  a  pubblico  uso  dal  p.  Fabiano  gè- 
Mrett  lihppiuo.  luoltre  la  libreria  vcuuc 


TEA  i33 

aumentata  colle  opere  possedute  dal  cele- 
bre teatino  p.  d. Antonino  Diana  e  co'suoi 
mss.  di  teologia  morale  e  su  altre  mate- 
rie. Nel  celebrarla  il  Piazza  tra  le  prima- 
rie di  Roma,  osserva  pure  che  molti  libri 
erano  mss.  antichi  in  pergamene  con  mi- 
niature e  caratteri  d'oro,  tra'quali  alcu- 
ne opere  di  s.  Gregorio  I,  e  alcuni  trat- 
tati del  celebre  matematico  e  pittore  di 
prospettiva  p.  d. Matteo  Zoccolini  teatino, 
sia  di  prospettiva  lineare,  che  de'colori  e 
altri  disegni,  insieme  a'eommenti  d'Eu- 
clide, e  la  sfera  del  Sacrobosco  di  sua  ma- 
no scritti  a  rovescio,  come  usava  Leonar- 
do da  Vinci.  1 1  celebre  cardinal  Sirleto  fre- 
quentò la  biblioteca,  dopo  avere  abitato 
per  3  anni  nella  casa  prima  del  cardina- 
lato, facendo  il  maestro  di  lingua  greca  ed 
ebraica  a 'giovani,  siccome  amante  de'tea- 
tini. L'ordine  conservò  la  casa  e  chiesa  di 
s.  Silvestro, buche  Pio  VII  mediante  com- 
pensi di  4  o  5ooo  scudi  che  die  ad  essi, 
con  breve  de' io  aprile i So  i,  pubblicalo 
a'i4)l'assegnòalfamosop./Wcrt/^//-/(F.) 
istitutore  della  società  della  Fede  diGesìi, 
sciolta  la  quale  lo  stesso  Papa  assegnò  la 
casa  e  la  chiesa  neli8i4  «Ila  congrega- 
zione della  Missione  (7  .).  che  tuttora  le 
possiede.  Aggiungerò  con  istorica  verità, 
che  i  teatini  cederono  solo  per  ubbidien- 
za al  Papa  la  casa  e  la  chiesa  di  s.  Silve- 
stro, perchè  a  Pio  VII  le  avea  con  fer- 
vide istanze  domandate  1'  arciduchessa 
Marianna  d'Austria  pel  p.  Paccanari;  ed 
i  teatini  esaurirono  rispettosameute  ogni 
opera  per  non  addivenire  a  tal  cessione. 
Paolo  IV  ebbe  particolare  cura  e  pro- 
pensione per  l'ordine,  vietò  di  tenere  ogni 
anno  il  capitolo,  elesse  i  superiori  delle 
case  di  Venezia,  di  Napoli  e  di  Roma,  ed 
ordinò  che  il  governo  de'  superiori  fosse 
prolungato  a  5  anni  invece  di  3,  con  l'ob- 
bligo di  confermarsi  ogni  3iino,  ed  ac- 
cordò a'teatini  altri  privilegi,  e  di  usare 
nella  messa  due  palle,  di  cui  trattai  a  Pal- 
i  \.  Ni  II  agosto  i  55r  morì  in\  enezia  il  p.d. 
Bonifacio  Colle,  e  nell  agosto  i  5  Ì«ì  il  gran 
Pontefice  Paolo  1Y,  del  quale  per  amo 


i  34  T  E  A 

ie  alla  giustizia  celebrai  in  tanti  luoghi  le 
santissime  virtù,  la  vasta  mente  e  I'  ani- 
mo magnanimo,  riprovando  altamente 
gli  oltraggi  tli  cui  iu  indegnamente  segno 
dopo  la  sua  morte,  vendicandone  la  gloria 
un  s.Pio  V  e  il  tempo.  Dopo  il  decesso  drl 
venerando  Paolo  IV, le  cose  dell'ordine  fu- 
rono ripristinate  a  seconda  delle  preceden- 
ti costituzioni,  e  neh  56o  i  teatini  tennero 
capitolo  in  ^  enezia,  in  cui  determinaro- 
nodi  radunarlo  ogni  anno, e  fissarono  indi- 
ti regolamenti  per  !a  regolare  osservan- 
za. Ottennero  una  nuova  casa  in  Padova 
nel  i  5G5,  altra  in  Piacenza  nel  i  569,  fu- 
ronocbiamali  in  Milano  nel  seguente  dal- 
l'arcivescovo cardinal  s. Carlo  Borromeo, 
e  nel  1572  vedendo  tanto  moltiplicare  il 
numero  delle  case,  elessero  de'visitatori 
nel  capitolo  tenuto  in  Roma,  e  vi  fecero 
un'altra  fondazione  in  Genova.  Passaro- 
no quindi  a  Capua  nel  1074,  indi  otten- 
nero delle  case  in  Cremona,  Ferrara,  A- 
quila,  ed  in  molte  altre  città  d'Italia;  in 
alcune  delle  quali  fecero  più  fondazioni, 
come  in  Napoli  ove  aprirono  sino  a  6  case, 
1  icevendo  in  quelle  di  s.  Paolo  e  de'ss.  A- 
postoli  de'  fanciulli  nobili  di  tenera  età, 
vestiti  coll'abito  teatino  e  osservando  <di 

D 

esercizi  della  comunità,  per  cui  molti  tra 
essi  professarono  l'istituto.  De  la  Lande 
nel  suo  r  ii/ggio  d'Italia  stampato  nel 
1  769, dice  che  la  casa  di  s.  Paolo  era  del- 
le più  segnalate  per  la  quantità  de'pi  ela- 
ti che  ne  uscirono,  ed  era  l'asilo  della  più 
alta  nobiltà.  In  Roma  ebbero  le  grandio- 
se casa  e  chiesa  di  s.  Andrea  della  Valle, 
che  tuttora  posseggono  e  delle  quali  par- 
lerò poi,  solo  qui  aggiungendo,  che  leg- 
go nel  Costami,  L' Osservatore  di  Roma 
t.  2,  p.  32,  del  supplemento,  di  avere  i 
teatini  nel  1824  istituito  in  detta  casa  un 
nuovo  convitto,  in  cui  ammettevano  i  gio- 
vanetti di  nobileo  civil  condizione  con  di- 
screto mensile  pagamento  e  vestiti  col- 
I  abito  teatino,  per  ricevervi  l'istituzione 
cristiana, l'insegnamento  delle  scienze  tan- 
to ili  filosofia,  che  di  teologia, da  insigni 
precettori  dell'ordine, e  ciò  conforme  allo 


TEA 
spirito  di  s.  Gaetano, il  quale  avca  som- 
mamente a  cuore  l'educazione  della  gio- 
ventù, e  per  cui  specialmente  nel  regno 
delle  due  Sicilie  i  teatini  tengono  nelle  lo- 
ro case  aperti  questi  convitti.  Altra  casa 
aprirono  in  Genova,  altre  ne  fondarono 
nella  Spagna,  in  Portogallo,  in  Polonia  e 
inalili  regni. Quantoal  Portogallo  fu  Gio- 
vanni IV  che  die  a'teatini  nel  1  G4B  un  o- 
Spizio  in  Lisbona,  donde  nel  1  683  passa- 
rono ad  un'altra  casa,  e  nel  1608  ad  una 
3.',  aprendone  anche  in  Goa  nelle  Indie 
orientali  ein  altri  luoghi  di  quella  immen- 
sa contrada. 11  celebre  cardinalGiulioMaz- 
zarini  ad  istanza  del  p.  del  Monaco  sici- 
liano l'inlrodusseaParigi  nel  1 644>ecom' 
prò  loro  la  casa  rirnpetto  alle  gallerie  del 
Louvre:  ne  presero  possesso  a'  27  luglio 
1648,  vigilia  di  s.  Anna  la  Reale,  titolare 
della  loro  chiesa,  così  chiamata  per  An- 
na d'Austria  reggente  del  regno  e  prolet- 
trice de'teatini.  11  medesimo  cardinal  la- 
sciò per  testamento  100,000  scudi  da  im- 
piegarsi nella  edificazione  0  ornamento  di 
lai  chiesa,  che  al  tempo  del  p.  Helyot  non 
era  finita, ponendovi  in  nomediLuigi  XIV 
lai/  pietra  il  principe  di  Conty,  e  si  cu- 
miticiò  a  uffizi  a  ria  il  i.°  novembre  1669. 
Questa  casa  di  Parigi  produsse  vari  tea- 
tini illustri,  cioè  il  ven.  de  la  Croix,  il 
p.  Pidou  vescovo  di  Babilonia,  il  p.  Bul- 
teau,  il  p.  Dubue  celebre  controversista, 
il  p.  Boyer  vescovo  di  Mirepoix,  e  il  sud- 
detto biografo  p.  de  Tracy,  come  riporta 
l'erudito  annotatore  dellab.  Butler  nella 
/  ita  eli  s.  Gaetano,  iusieme  ad  altre  in- 
teressanti notizie  sid  sanlo  e  sui  teatini. 
Parlando  il  p.  Helyot  delle  missioni  stra- 
niere da  loro  intraprese,  dichiara  che  en- 
trarono nel  1627  nelluMingrelia,  ove  fon- 
darono una  casa,  altre  avendone  istituite 
nel  la  Tarla  ria,  nel  laCii  cassia,  nel  la  Giorgia 
che  in  processo  di  tempo  furono  costretti 
abbandonare.  Successivamente  si  forma- 
rono 4  provincie  in  Italia,  cioè  la  provin- 
cia diNapoii,quelIa  di  Sicilia,edue  inLom- 
bardia,  una  in  Germania  e  altra  in  Ispa- 
gna.  Le  suddette  prime  costituzioni  del- 


TEA 

l'ordine  sono  nella  loro  brevità  un  mo- 
numento di  saggezza,  e  furono  a  poco  a 
poco  accresciute  da 'capitoli  generali,  e  si 
trovano  nel  p.  Sdos  istoriografo  dell'or- 
dine. Egli  dice  che  le  presenti  costituzio- 
ni sono  l'opera  della  pietà  di  molti  reli- 
ligiosi  che  le  compilarono  d'ordine  di  det- 
ti capitoli,  e  principalmente  di  quello  del 
iogSedi  quello  tenuto  in  Roma  nel  i6o{, 
indi  approvate  da  Clemente  Vili  nello 
stesso  1604 con  bolla  de'28  luglio,  e  stam- 
pale per  la  1  .Dvolla  nel  1  608.  Le  regole  po- 
steriori a  questa  approvazione  si  chiamano 
decreta-3  e  sono  divise  in  3  parti  come  le 
costituzioni.  Oltre  i  decreti  in  latino,  ve 
ne  sono  anche  in  italiano  col  titolo  di  or- 
diniti quali  sono  divisi  in  1  3  capitoli,  stam- 
pati più  volte.  Il  p.  Peregon  pubblicòdel- 
le  note  sulle  costituzioni  in  forma  di  de- 
cisioni morali,  ed  il  p.  Caracciolo  delle  os- 
servazioni o  Synopsisj  le  une  e  le  altre 
piacquero  tanto  al  cardinal  de  Remile  che 
le  fece  stampare  colle  costituzioni  in  Pa- 
rigi, prima  che  vi  fossero  introdotti  i  tea- 
tini, benedetto  XIV  colla  costituzione  In- 
signem,  de'20  marzo  ij^'j,  suo  Bull.  t. 
1 ,  p.  5o3,  conferì  in  perpetuo  a'  teatini 
un  posto  di  consultore  nella  s.  congrega- 
zione de'rili,a  cagionedel  dotto  Commen- 
tario che  avea  composto  il  p.  Merati  so- 
pra le  Rubi  ichc.  e  ch'è  molto  più  esteso 
di  ([nello del  p.  Gavauto  barnabita,  facen- 
do il  Papa  un  glorioso  e  assai  onorevole 
elogio  dell'ordine.  Questo  vanta  un  gran 
numero  di  servi  di  Dio,  di  cardinali,  di 
vescovi  e  di  dotti  scrittori.  Fiorirono  tra' 
tea  tini  ottres.  Gaetano,  s.  Andrea  A<  /• 
Un  ■  il  b.  Giovanni  Marinoni,  il  b.  Pao- 
lo cardinal  Bucali. \\  b.  Giuseppe  M/car* 
diluii  Tornatasi.  Altri  cardinali,  oltre  il 
Cara/a  e  Papa  /Y/o/o  //  .sonoGio.  Ber- 
nardiuo.Vro///'.L^  a ncesco /'/:,' //,^/r///'.Do- 
menìcQPignattelli,Giu&epoeCapeceZur- 
■  .  Francesco  M.'Banditi  vescovo  di 
te  Fiascom  e  poi  arcivescovo  di  Beneven- 

'    .  ed  il  cu  il  inai  Ferdinando  M."  Pignat- 

lelli  arcivescovo  di  Palermo,  creala  da 
Gregorio  XVI.  Di  tutti  agl'indicali  arlU 


t  E  a  1 35 

coli  feci  la  biografia,  tranne  l'ultimo  per- 
chè morto  a'  1  G  maggio  1  853  dopo  stam  - 
palala  lettera  /'.A 11'articoloREi.iGioso  par- 
lai delle  vesti  cardinalizie  che  usano  i  car- 
dinali chierici  regolari.  L'encomialo  an- 
notatore del  Butler,  /  ite  de' principali 
san/i,  dice  che  i  teatini  hanno  avuto  si- 
no al  presente  ir)4  vescovi.  Aggiungerò 
ch'ebbero  pure  de'  vicari  apostolici  insi- 
gniti della  dignità  episcopale,  e  di  presen- 
te hanno  vescovi  come  quelli  di  Girgert- 
ti  mg.'  Domenico  Lo  Jacono,  e  di  Calta- 
nisetta mg/ Antonio  Stromillo,ainbo  pre- 
conizzati da  Gregorio  XVI.  I  vescovi  del- 
l' ordine  sino  al  presente  oltrepassano  i 
7.5o.  Lungo  sarebbe  il  novero  degli  altri 
illustri  e  tlotti  teatini,  e  degli  autori  di  o- 
pere,  de'quali  ne  ricordai  diversi.  Di  tutti 
scrisse  il  teatino  p.  d.  Antonio  Francesco 
Vezzosi(che  Clemente  XIII  voleva  crea- 
re cardinale,  ed  in  vece  creò  il  p.  Ganga- 
nelli  conventuale  che  gli  successe  col  no- 
me di  Clemente  XIV),  Gli  scrittori  de' 
chierici  regolari  detti  Teatini,  Roma 
1780.'  L'  Effemeridi  letterarie  di  Ro- 
ma di  tale  anno,  a  p.  385  rendono  ra- 
gione dell'  opera.  Gli  annali  dell'  ordine 
sono  stati  scritti  da'due  seguenti  teatini. 
Gio.  Raltista  Tuffo,  poi  vescovo  d'Acer- 
ra,  Storia  delia  religione  ile' padri  chie- 
rici regolari,  Roma  1610.  Giuseppe  Si- 
los, Historiae  clericorum  rcgularium, 
accessit  theaiini  ord.  icriptorum  cata- 
logos,  Romae  1 65o-66.  Si  ponno  anche 
vedere:  Morigia,  Storia,  delle  religioni, 
cap.  5o;  Auberto  Mirco,  Orig.  clerico- 
rum  rcgularium,  cap.  2;  ed  il  p.  Flami- 
nio da  Latera,  Compendio  della  storni 
degli ordini  regolavi,  par.  3, cap.  1  :  Del- 
l''ordine  de 'chierici  regolariTeatini.Nei- 
l'articolo  Teatine  raccontai  come  l'am- 
mirabile e  ven.  suor  Orsola  Renincasa, 
ispirata  da  Dio  e  dall'Immacolata  Conce- 
zione di  Maria,  fondò  le  obi  ite  e  le  ro- 
mite,sagre  vergini  che  sottomise  alla  re- 
gola e  governo  de'  teatini  e  volle  che  si 
chiamassero  Teatine.  Che  i  teatini,  seb- 
bene piti  volte  supplicali  dalla  .serva  di 


i36  TEA 

r>io  a  prenderne  la  cura,. si  opposero  di 
assumerla  ad  onta  delle  istanze  e  premu- 
re di  cardinali,  di  principi,  di  prelati  e 
della  città  di  Napoli,  finché  furono  co- 
stretti ubbidire  accettando  l'incarico  del- 
la direzione  neh 633,  e  presto  sene  re- 
sero benemeriti.  Merita  sommamente 
cb'io  qui  ricordi  il  dottissimo  ed  eloquen- 
te Discorso  sulle  influenze  dello  zelo  di 
s.  Gaetano  Tiene  fondatore  dc'CC.RR. 
Teatinijnell'universalerinnovazionere- 
ligiosa  Jd secolo  V7  Ijrecitato  in  s.  Pao- 
lo dìNapoli  dal p.  d.  Gioacchino  yen- 
tura  procura/ore  generale  del  medesi- 
mo ordine,  Napoli  1 824*  La  storia  eccle- 
siastica del  secolo  XV I  presenta  lo  spet- 
tacolo d'una  lotta  implacabile  e  ostinata 
di  tutti  i  vizi  contro  tutte  le  virtù,  e  di 
tutte  le  verità  contro  tutti  gli  errori. Quin- 
di quello  strano  contrasto,  spaventevole 
insieme  e  edificante,  die  videsi  allora  po- 
sto in  azione,  di  tutti  gli  eroismi  dello  ze- 
lo,cou  tulli  i  deliri!  del  fanatismo;  di  tut- 
te le  pratiche  più  nobili  della  pietà,  eoa 
tutti  gli  orrori  della  profanazione  e  del 
sacrilegio;  di  esempi  toccanti  della  cari- 
tà p:ù  sublime, co't ratti  della  più  abbiet- 
ta ferocia;  di  martini  generosi  e  di  per- 
secuzioni spietate;  di  fondazioni  prezio- 
se e  di  lagrimevoli  distruzioni;  di  luttuo- 
se perdite  per  la  Chiesa  e  di  consolanti 
conquiste;  sicché  non  vi  è  secolo  dell'era 
volgare,  sei  secoli  si  eccettuino  delle  per- 
secuzioni pagane,  in  cui  il  genio  del  be- 
ne abbia  praticato  maggiori  eroismi  di 
santità,  e  in  cui  il  genio  del  male  siasi  se- 
gnalalo per  mezzo  di  più  grandi  e  più  mo- 
struosi delitti.  Ora  il  eh.  autore  del  Di- 
scorso è  intento  in  esso  a  provare,  che  s. 
Gaetano  sia  l'istrumento  di  cui  Dio  siasi 
servito  per  operare  tutto  il  bene  che  iu 
quel  secolo  si  operò,  come  Lutero  è  sta- 
to l'istriunento  di  cui  si  è  servito  l'infer- 
no per  lare  tutto  il  male  che  vi  si  fece; 
che  ili.  die  l'  impulso  allo  zelo  per  le- 
sosi alla  difesa  e  allo  sviluppo  di  tutte 
le  velila; come  il  2." apri  la  porta  alla  pro- 
pagarono di  tulli  «li  cuori,  e  ciò  uuu 


TE  A 

tanto  per  mezzo  degli  attacchi  che  s.  Gae- 
tano presentò  personalmente  all'eresia, 
quanto  per  lo  spirilo  di  pietà  e  di  fervo- 
re che  ridestò  in  lutto  il  cristianesimo,  e 
pel  movimento  che  impresse  a  quel  se- 
colo col  mezzo  di  una  azione  lenta  e  pa- 
cifica, e  perciò  appunto  nascosta.  Consi- 
derato sotto  questo  nuovo  punto  di  vista, 
1  Eroe  della  povertà,  V Evangelista  del- 
la Provvidenza,  il  Modello  dell'  inno- 
cenza,Gt\  il  Mai-lire  della  carità,  si  pre- 
senta allo  sguardo  osservatore  come  un 
santo  d'un'importanza  e  d'una  grandez- 
za che  non  appartiene  se  non  a  lui  solo. 
Ne'primi  paragrafi  del  Discorso,  l'enco- 
mialo oratore  fa  rilevare  certe  relazio- 
ni di  somiglianza  tra  la  maniera  di  esi- 
stere e  di  governarsi  della  società  religio- 
sa e  della  società  politica,  e  propone  cer- 
te sue  idee  sopra  gli  Ordita  regolari , 
considerati  nel  loro  rapporto  colla  chie- 
sa cattolica;  le  quali  servono  ancora  a  pro- 
vare la  necessità  degli  ordini  regolari  nel- 
la Chiesa,  risultante  da'principii  stessi  che 
costituiscono  la  società  cristiana.  Dice  poi 
chela  storia  degli  ordini  religiosi  presen- 
ta 4  grandi  epoche  segnalate:  quella  degli 
Anacoretica  cui  testa  brilla $.Paoloi.a 
eremita;  quella  de'  Monaci,  guidali  dal 
gran  s.  Benedetto j(\ue\\a  degli  ordini  Ven- 
dicanti, di  cui  s.  Francesco  éCAsisi  è  il 
primo  condottiero  e  modello;  e  quella  fi- 
nalmente de"lislituti  diversi  de'  Chierì- 
o 

ci  Regolari,  de' quali  s.  Gaetano  Tiene 
è  il  comune  istitutore  e  patriarca.  Quin- 
di l'autore  produce  tra' detti  santi  i  rap- 
porti di  somigliauza,oltrechè  nel  carattere 
proprio  di  loro  santità  e  nella  pratica  del- 
l' evangelica  povertà,  rapporti  di  somi- 
glianza nell'essere  stati  tutti  e  4'pati'iar- 
ehi  degli  ordini  regolari  seguiti  da  altri 
illustri  eroi  cristiani,  e  rapporti  di  somi- 
glianza nella  prodigiosa  fecondila  delle 
loro  fondazioni,  e  nell'estensione  prodi- 
giosa delle  loro  benefiche  influenze.  I  tea- 
tini diconsi  semplicemente  Clerici  Regu- 
lares,  per  antonomasia,  perchè  furono  i 
pruni,  comechè  s.  Gaetano  u'  è  il  padre 


TEA 

e  il  fondatore  comune.  Tra' vantaggi  se- 

gnalatissitni  che  l'ordine  teatino  ha  re- 
cato alla  Chiesa,  f«  rilevare  il  numero 
grande  di  pastori  che  riceverono  da  esso 
l'Italia,  la  Spagna,  lu  Francia,  la  Germa- 
nia, la  Polonia;  i  lumi  sparsi  e  le  ricer- 
che lahoriose  fatte  dai  teatini  stille  anti- 
chità cristiane  e  sopra  i  sagri  riti,  poiché 
gli  autori  classici  in  materia  di  riti  sono 
quasi  tutti  leatini;le  tante  eresie  smasche- 
rate, confu>e  e  fugale  particolarmente 
dall'Italia;  e  l'illustri  conquiste  l'atte  alla 
religione,  nella  chiesa  armena  riconcilia- 
ta colla  chiesa  Ialina  dal  p. Galano;  nel- 
l'immensa isola  di  Corneo  conquistata  al- 
l.i  lede  dal  p.  Ventimiglia;  nella  Giorgia, 
la  Mingreha,i  regni  di  Cu  rial,  di  Idclcan, 
di  Narsinga,  di  Golgonda,  Goa,  Malacca, 
Coruorino,Giava  e  Sumatra, contraile  in- 
n. dliate  da'sudori  e  dal  sangue  del  p.  Giu- 
dice,del  p.  Stefano  e  di  altri  innumerabili 
lìgli  ili  s.  Gaetano,esistendo  ancora  in  Goa 
una  numerosa  casa  teatina,  i  di  cui  indivi- 
dui scorrono  l'Indie  orientali  in  missioni. 
Dopo  aver  enumerato  l'azione  lenta  e  na- 
scosta  di  s.  Gaetano, ma  prosperosa  e  fe- 
conda, nella  riforma  di  vari  istituti  e  nel- 
lo stabilimento  di  nuove  fondazioni;  e- 
gualmente  prosperosa  e  felice  nella  ri- 
forma del  cinto  religioso;  prosperosa  e  fe- 
conda eziandio  nello  spirito  di  pietà,  di 
carità,  di  zelo  risvegliatosi  nella  Chiesa; 
lilialmente  dell'azione  di  s.  Gaetano  len- 
ta e  nascosta,  ma  efficace  e  feconda  nel* 
1'  a\er  sollevato  il  cristianesimo  contro 
l'errore, esclama  il  facondo  ed  erudito  p. 
\  nitura:  »  Eccovi  dunque  un  santo  do- 
tato da  Dio  d'un'anima,  d'un  cuore  uni- 
versale, le  cui  sollecitudini  si  estendono 
a  tutta  (pianta  la  Chiesa,  le  cui  influen- 
ze, le  cui  riforme  abbracciano  tutto  in- 
tero il  cristianesimo,  il  cui  fervore,  il  cui 
zelo  da  per  tutto  penetra,  per  avvivar 
tutto,  e  da  per  tutto  sì  manifèsta," 

(  luesa  e  casa  di  s.  indrea  della 
t  <illc  di  Roma  de  Teatini,  nel  rione  s. 
Eustachio.  Sorge  maestosa  sulla  mozza 
della  I  <*//.■,  dcnuuiiuuiiuue  che  prese  iu 


TEA  i37 

uno  alla  chiesa  dal  vicino  palazzo  del- 
la /  alle,  nell'area  dell'antica  chiesa  di 
s.  Sebastiano  in  l  ia  Papae,  del  (piai  vo- 
cabolo resi  ragione  a  Strada,  cioè  per  es- 
sere quella  per  la  quale  i  Papi  dal  La- 
lerano  si  recavano  al  /  liticano  e  vice- 
versa, particolarmente  nel  solenne  Pos- 
sesso  del  Papa.  Inoltre  la  chiesa  e  la  ca- 
sa occupano  il  sito  ove  fu  il  bel  palazzo 
de' Piccolo/nini (/'•),  i  quali  essendo  sa- 
ne'si  e  restando  verso  I'  ingresso  dell' at- 
tua le  casa  l'adiacente  piazzasi  disse  di.  fife- 
na.  e  corrisponde  verso  la  chiesa  de' sa- 
voiardi già  di  Francia,  e  il  vicolo  del- 
l'abbateLuigi,così  denominato  per  la  de- 
forme statua  che  ivi  si  vede, e  della  qua- 
le come  famosa  per  salire  parlai  descri- 
vendo il  contiguo  Palazzo  Stoppani,ora 
Vidoni.  11  Panciroli,  Tesori  nascosti  dì 
ll< mia,  dicendo  qualche  parola  della  chie- 
sa di  s.  Andrea,  perchè  pubblicò  l'opera 
nel  1G00,  racconta  che  dietro  di  essa  e 
nell'ultima  sua  parte  esisteva  a  piazza  di 
Siena  un  palazzo  che  fu  de'due  cardinali 
sanesi  Piccolomini  poi  Papi  Pio  //(per 
la  cui  elezione  nel  14-58  fu  saccheggiato 
e  rovinato  dalla  plebe,  togliendovi  anche 
delle  pietre,  come  rilevai  nel  voi.  XI,  p. 
67),  e  Pio  ///,•  e  quanto  alla  piccola  chie- 
sa di  s.  Sebastiano  oCasliano,  la  sua  piaz- 
za si  appellava  Massima  perchè  eretta  sul- 
la cloaca  di  tal  nome,  in  cui  era  stato  get- 
tato il  corpo  del  santo  dopo  il  martirio 
e  le  battiture  colle  verghe  d'  ordine  di 
Domiziano  nella  vicina  piazza  di  Cam- 
po di  Fiore;  da  dove  e  attaccato  ad  un 
uncino  lo  levò  la  pia  matrona  Lucina, al- 
la quale  eragli  apparso  s.  Sebastiano  nel- 
la notte,  insegnandole  ove  giaceva  il  suo 
Corpo  nascosto,  perchè  lo  trasportasse 
nelle  catacombe  di  Calisto,  siccome  ese- 
gui, e  dalla  chiesa  che  su  tale  cimilerio 
si  eresse  in  onore  di  s.  Sebastiano,  anch'es- 
so ne  prese  il  nome.  Altri  credono  confu 
sala  cloaca  nella  (piale  gli  alti  del  marti- 
no di  s.  Sebastiano  dicono  che  fu  trova- 
to il  suo  corpo,  colla  cloaca  dove  fu  edi- 
ficala la  chiesa  di  s.  Sebastiano  in  /  ia 


1 38  T  E  A 

Panne,  in  I  in  I  allensìum,  in  Platea 
Maxima.  Molti  scrittori  peiò  sostengo- 
no, che  il  santo  corpo  fu  rinvenuto  da  Lu- 
cina, nel  luogodella  cloaca  sopra  la  qua- 
le fu  fabbricala  la  delta  sua  chiesa,  ove 
ne'tempi  antichi  era  l'Euripod' Agrippa, 
o  secondo  altri  la  scena  del  Teatro  di 
j'oinpeo,\e  cui  rovine  si  videro  nell'eri- 
gervi  sopra  l'odierna  tribuna, e  ne'bassi 
tempi  un  portico  in  cui  fecero  clamorosa 
rissa  que'della  famiglia  della  Valle,  co' 
potenti  Colonna,  come  narra  il  Diario 
dell'Infessura.Si  può  vedere  il  Martinelli, 
Roma  ex ethnica •  sacra.che  mollo  ne  par- 
la a  p.  58  e  393,  provando  eruditamen- 
te che  il  venerabile  corpo  fu  gettato  nel- 
la cloaca  Massima  presso  il  Circo  Massi- 
mo ed  il  Settizonio,  dopo  essere  stato  tra- 
fitto con  frecce;  altrettanto  fa  il  Cancel- 
lieri a  p.  D2  delle  Sette,  cose  fatali  di  Ro- 
ma, rendendo  ragionedell'equivoco, par- 
lando della  Chiesa  di  s.  Sebastiano  al- 
la. Polveriera  (/;.);  ed  il  Bovio,  La  pie- 
tà trionfante  nella  fondazione  della  ba- 
silica di  s.  Lorenzo  in  Damaso.  il  qua- 
le ne  tiene  proposilo  a  p.  1  82,  come  an- 
tica cbiesa  filiale  di  delta  basilica, con  par- 
rocchia che  comprendeva  48  famiglie  e 
rendeva i3o  scudi  l'anno:  però  Cancel- 
lieri che  ne' Possessi  de'  Pontefici,  a  p. 
21 4,  riporta  alcune  erudite  notizie  sul- 
la chiesa  e  sopra  quella  che  le  fu  sosti- 
tuita, allerma  che  a  quelP  epoca  la  par- 
rocchia di  s.  Sebastiano  era  soggetta  alla 
diaconia  di  s.  Eustachio.  Essendo  per  an- 
tichità la  chiesa  rovinata, d.  Gostanza/Ve  - 
colo/nini  duchessa  d'Amalfi  donò  a'tea- 
tini  il  suo  gran  palazzo,  acciocché  diroc- 
cata la  chiesa  altra  ne  costruissero  in  o- 
noredi  s.  Andrea  apostolo  patrono  di  sua 
famiglia, e  vi  formassero  la  loro  casa.  Leg- 
go nel  Venuti,  Roma,  moderna,  p.  624, 
nella  descrizione  della  chiesa  di  s.  Andrea 
della  Valle  de'teatini,  che  a  questi  d.  Co- 
stanza nel  1  089  donò  il  suo  palazzo,  e  per- 
ciò i  religiosi  in  un  cantone  della  casa  po- 
sero questa  iscrizione:  Constantiae  Pie- 
culominac  Arag.  A  mal plria  duci  opti/ne 


TEA 

meritae  clerici  regulares.  Si  vuole  che  d. 
Costanza  dopo  donato  il  palazzo  si  ritiras- 
se in  Napoli,  nel  monastero  delle  domeni- 
canedellaSapienza,soggettoa'leatini  (col- 
l'abito  di  quelle  religiose  è  dipinto  il  suo 
ritratto  in  grande  quadro,  esistente  nel 
piano  terreno  di  detta  casa  di  Roma).  Con 
autorità  di  Sisto  V  la  chiesa  fu  spianata 
del  lutto,  insieme  colla  sua  casa,  e  la  cura 
(non  però  i  diritti  parrocchiali  che  furo- 
no trasferiti  nelle  parrocchie  vicine,secon- 
do  il  Bovio,  o  meglio  in  quella  di  s.  Lo- 
renzo in  Damaso, come  vuole  il  Ratti, Del- 
la famiglia  Sforza,  t.  2,  p.  363),  le  cap- 
pelle, le  sepolture,  le  rendite  furono  tra- 
sferite con  suo  breve  de' 18  agosto  i5qo 
nella  nuova,  dimodoché  l'aitar  maggio- 
re e  i  due  laterali  si  doverono  fare  entra- 
re per  memoria  nella  chiesa  di  s.  Andrea, 
nellaquale  si  dovesse  dipingere  dalla  par- 
te destra  l'immagine  del  s.  A  postolo  e  nel- 
la sinistra  quella  di  s.  Sebastiano,  e  che 
il  rimanente  restasse  per  uso  della  scali- 
nata e  piazza  della  medesima,  uè  ad  al- 
tri usi  servisse  la  sua  area.  La  tribuna  e 
l'altare  principale  della  chiesa  corrispon- 
de all'attuale  cappella  Barberini, avendo- 
la eretta  il  cardinal  Maffeo  Barberini  poi 
Urbano  Vili,  comesi  legge  dalla  lapide 
che  vi  pose  nel  i6i6e riprodotta  da  Mar* 
tinelli.  Assunse  la  magnanima  impresa  di 
fabbricare  la  chiesa  degua  del  s.  Aposto- 
lo Protoclelo  (ossia primo  chiamato,  poi- 
ché dopo  essere  sialo  discepolo  di  s.  Gio. 
Battista,  fu  ili.°da  Gesù  Cristo  chiamato 
all'apostolato), fratello  maggioredi  s.  Pie: 
£/'o(uelquale  articolo, ed  in  quelli  di  Pro- 
cessione ;  Russia,  S\  nt  Andrea  e  Tarta. 
ria,  meglio  riparlai  delle  gloriose  gesta 
di  s.  Andrea  e  delle  sue  preziose  reliquie: 
di  quelle  che  si  venerano  in  Roma,  e  del- 
le chiese  ivi  a  lui  dedicate,  ne  fece  il  no- 
vero Piazza  nell' Emerologio  di  Roma  a 
p.  709,  dicendo  che  in  quella  de'teatini 
si  conserva  un  suo  dito,  forse  donalo  da 
d.  Costanza),  e  che  partecipasse  della  sua 
sontuosa  basilica,  il  cardinal  Alfonso  Ge- 
sualdo (/  .)  arcivescovo  di  Napoli  e  de- 


TE  A 

cnno  del  sagro  collegio,  che  nel  1591  vi 
gittò  la  1  .'pietra,  e  nel  1  Goo  disse  il  Pan- 
ciroli  che  procedeva  la  fabbrica  Della  e 
magnifica  ;  ma  colpito  dalla  morte  nel 
ibo3  a' 14  febbraio,  restò  imperfetta  la 
grandiosa  opera.  Subentrò  al  prosegui- 
mento della  fabbrica  l'animo  splendido 
del  cardinal  Alessandro  l\rctti(f  .)Mon- 
talto,  degno  nipote  del  gran  Sisto  V,  le 
die  forma  più  magnifica  e  quasi  l'ultimò, 
colla  spesa  di  160,000  scudi  d'oro.  Nar- 
ra il  Valeria  nel  Diario,  che  il  cardinale 
nel  setlembreiGi  1  prima  di  partire  per 
Dagnaia  fu  a  vedere  la  fabbrica  che  pro- 
cedeva coll'anuuo  assegno  di  4ooo  scudi 
d'oro,  ed  ordinò  che  se  ne  dassero  altri 
3ooo  acciò  si  finissero  l'altre  due  cappel- 
le, e  che  fosse  terminata  per  quaresima 
tutta  la  navata  fino  al  principio  della  tri- 
buna. Indi  per  aver  Paolo  V  fatto  demo- 
lire la  cappella  di  s.  Andrea  esistente  nel- 
la Chiesa  di  .v.  Pietro  in  /  atìcano  (V.) 
per  l'ingrandimento  della  basilica,  eretta 
da  Pio  II  (  J  .)  e  dove  fu  sepolto  col  ni- 
pote Pio  IH  (/  .),  nella  quale  il  1  .°già  a- 
vea  riposta  la  testa  di  s.  Andrea,  il  car- 
dinal Moolaltocol  permesso  del  Papa  nel 
1610  trasportò  nella  sua  chiesa  di  s.  An- 
drea i  cadaveri  de'due Papi  (in  quell'an- 
no essendo  morta  d.  Costanza,  forse  eb- 
be d  conforto  di  vedere  tale  traslazione), 
e  nel  1 6  1  4  li  fece  collocare  in  alto  in  luo- 
ghi eminenti,  uno  incontro  l'altro,  nella 
navata  di  mezzo  sopra  gl'ingressi  latera- 
li delle  porte  minori,  insieme  co'  nobili 
depositi  di  marmo  scolpili  da  Nicolò  del- 
la Guardia  e  Pietro  Paolo  da  Todi,  di- 
scepoli di  Paolo  Promano,  e  che  stavano 
nella  memorata  cappella,  e  dal  cardinale 
decorosamente  e  con  magnificenza  fatti 
situare  sulle  pareti  corrispondenti,  ove  a- 
vea  posto  le  spoglie  mortali  de'due  Papi; 
com  questi  vennero  a  riposare  onorata  - 
niente  in  un  tempio  dedicato  ;tl  santa  lo- 
ro p;iti  ono, ed  ei  etto  nella  loroantica  ca- 
sa pel  donativodella  pia  loro  parente,  co- 
me volle  ricordare  il  cardinal  l'erutti  nel- 
l'iscrizione  che  fece  scolpile  sotto  il  mo- 


TEA  139 

numento  di  Pio  II.  I  bellissimi  ed  elegan- 
ti disegni  incisi  de'monumenti  di  Pio  II 
e  l'io  III,  sono  riportati  nel  Ciacconio, 
/  ihtf  /'onli/ieia/i.  t.  2,  p.  1  028,  e  t.  3,  p. 
216.  Il  Ciacconio  riporta  ancora  l'iscri- 
zione fatta  scolpire  dal  cardinal  Alessan- 
dro Peretti  Montalto  in  s.  Andrea  della 
Valle  per  Pio  II,  in  cui  si  legge:  Cimi 
Pii  III iiepotus  ossibus  summo  transla- 
tus  ìionore  hic  honorifice  tumulaturkal. 
febr.  An.  1623  (deve  essere  errore  tipo- 
grafico, meglio  161  3).  Il  p.  Donarmi  ge- 
suita riprodusse  1'  iscrizione,  Nuniism. 
Pont.  t. r,p.  69.  Inoltre  il  Ciacconio  at- 
tes'a  parlando  di  Pio  III:  Huiusce  Poh- 
ti/icix  ossa  permìssu  Pauli  J  ,  transla- 
ta siuit  ab  Alexandro  Peretta  Montai' 
to  S.  II.  E.  Vicecancellario  ad  cecie' 
siam  v.  Andrene  a  se  exstructam.  Si 
può  vedere  il  Torrigio,  Grotte  Valica- 
ne, col  quale  mi  sono  uniformato  sull'e- 
poca del  trasporto  de'  due  Papi,  benché 
comunemente  si  assegni  al  i6i4>  for- 
se indicandosi  il  compimento  del  collo- 
camento nel  sito  ove  sono.  Inoltre  egli 
dice  che  l'istorie  degli  ornamenti  di  que- 
sti sepolcri  di  marmo  furono  lavorate  ila 
Pasquino  da  Monte  Pulciano  (cioè  vi  la- 
vorò cognominati  scultori),  e  riporta  l'i- 
scrizione che  rimarcai.  Siccome  nelle 
Grotte  Vaticane  vi  sono  alcuni  marmi 
appartenenti  a  Pio  II  ed  a  Pio  III,  ed  an- 
che le  loro  urne  che  ne  racchiusero  i  cor- 
pi, leggendosi  tuttora  scolpiti  i  loro  no» 
ini,  questi  monumenti  non  più  li  conten- 
gono dopo  il  trasferimento  in  s.  Andrea 
della  Valle  ove  riposano,e  restarono  le  ur- 
ne nelle  Grotte  Valicane  come  cenotafì  , 
e  li  riporta  nelle  tavole  4^  e  4o  ia  dotta 
e  critica  opera  di  Filippo  Dionisi,  Sacra- 
rum  l'aticanae  bosilicac  Cryptarwn 
monumenta.  Il  quale  scrittore  prova  che 
di  fattoi  corpi  furono  trasportati  in  s.  An- 
drea, ed  altrettanto  affermano  gli  altri  il- 
lustratori delle  Grotte  Vaticane.  Nulla  in 
contrario  si  legge  ned'  ippendix  u\  Dio- 
nisi; de' non  meno  dotti  Sarti  e  Settele. 
Questa  dichiarazione  era  troppa  Decessa* 


i4o  TE  A 

i  ia,  per  non  indurre  io  sospetto  chi  vede 
nelle  Grotte  le  due  urne  marnioreedi  Pio 
Ile  Pio  III,  che  forse  ancora  contenessero 
i  loro  avanzi  mortali.  Di  più  aggiungerò 
che  sull'urna  di  Pio  II  in  s.  Andrea,  ol- 
tre il  suo  corpo  scolpito  giacente  sulla 
medésima,  nel  davanti  si  legge:  Pìiis  II 
P.  P.  Su  quella  del  nipote  similmente  la 
sua  figura  è  scolpita  distesa  sull'urna,  e 
nel  davanti  è  inciso  :  Pius  III.  Nelle  ri- 
cordate due  iscrizioni  fatte  scolpire  dal 
cardinal  Alessandro  dopo  il  trasporto, 
quella  del  sepolcro  di  Pio  li  dice:  In  Pi- 
colonùnorum  Domo  ....  Pii  II  P.  M. 
Montini,  restituii  et  ornavit.  A.  S.l6 1 4- 
L'  iscrizione  di  Pio  III  parimenti  incisa 
sotto  il  di  lui  sepolcro  dice:  Alexander 
Perettus  S.  R.  E.  Card.  Sepulcru  Pii 
flfP.  M.  et  Pii II  adverso  posila  Paulo 
ì  l\  M.  concedenti  e  7  alicano  transla- 
tu  magni ficentius  reponendo  curavit.A. 
S.  i  6  i  4.  L'annalista  Rinaldi  riferisce,che 
Pio  111  fu  seppellito  in  un  sepolcro  di 
marmo  nella  cappella  di  s.  Andrea  in  s. 
Pietro,  accanto  a  quello  dello  zio  Pio  li, 
i  tpiali  poi  il  cardinal  Alessandro  Peret- 
ti  Montai to  trasportò  nella  chiesa  di  s. 
Andrea  della  Valle.  11  Piazza  neh' Effe - 
ineridc  I  attenua  a  p.  4o3  dichiara  che 
1' elegante  sepolcro  insieme  col  corpo  di 
Pio  11,  fu  traslèrito  nella  chiesa  di  s.  An- 
drea della  Valle.  Anche  il  Novaes  nella 
Storia  di  Pio  II  e  di  Pio  III  all'erma, 
che  co'loro  corpi  furono  trasportati  i  se- 
polcri in  s.  Andrea.  Il  citalo  Piatti  nella  sto- 
na della  famiglia  Peretti,  diceche  il  cardi- 
nale Alessandro  mori  nel  1 6x3  senza  aver 
potuto  vedere  del  tutto  ultimata  la  super- 
na e  vasta  mole  da  lui  innalza ta,della  qua- 
le restarono  patroni  i  di  lui  nipoti  e  di- 
scendenti ,  il  cardinal  Francesco  Peretti 
(t  Je  d.  Maria  Felice,  ultimi  della  stirpe 
di  Sisto  /.  Racconta  il  Bovio,  che  il  car- 
dinale Alessandro,  presago  di  sua  im- 
matura morte,  ottenne  da  Gregorio  XV 
Ja  sopravvivenza  di  dieci  anni  Mille  ren- 
dile di  sue  abbazie  di  scudi  6000  e -più, 
du  impiegarsi  pel  termine  della  fubbri- 


TE  A 

ca  annualmente.  Egli  se  fosse  vissuto  a- 
vrebbe  foderato  tutte  le  pareti  di  la- 
stre di  marmo  ,  volendo  rendere  la  sua 
chiesa  una  piccola  basilica  Vaticana.  11 
cardinal  Francesco  consagrò  con  istraor 
dinaria  pompa  e  maestà  la  chiesa  di  s 
Andrea,  con  intervento  d' innumerabile 
popolo,  non  neli04q  come  scrissero  al 
tri,  ma  nell'anno  sautoiGjo,  il  che  tro 
vo  confermato  nel  contemporaneo  Ricci 
De'  gitt/iilei  universali ,  p.  269;  quind 
errò  Bovio  nel  dirla  consagrata  da  Ales 
Sandro  VII.  Siccome  mancava  d'una  fac 
ciata  corrispondente  all'interna  sua  ma 
gnifìceuza.eol  consenso  di  Alessandro  VII 
il  cardinale  Francesco  le  assegnò  per  i5 
anni  scudi  2000  sulle  proprie  reudite,  che 
lasciò  in  morte  a  tale  oggetto,  ed  il  Papa 
volle  che  si  mettessero  a  frutto  per  for- 
mare 5o,ooo  scudi,  che  tanti  ne  occor- 
revano, e  per  tale  annuenza  fu  posto  sul- 
la medesima  anche  lo  stemma  d'Alessan- 
dro VII.  Tanto  riferisce  il  Ratti,  citando 
Ciacconio,  e  fu  ripetuto  da  Cancellieri. 
Io  però  notai  nella  sua  biografia,  che  la 
somma  fu  assegnata  sui  benefizi  ecclesia- 
stici goduti  dal  cardinale,  che  morì  nel 
i655.  Prima  ch'egli  fosse  cardinale  e  per 
la  sua  cura  pel  termine  dell'augusto  tem- 
pio vi  è  una  C.'nzone  per  la  real  fab- 
brica della  chiesa  di  s.  Andrea  della 
Falle  all'Ill.mo  e  Rm°  Sig.  il  Sig.  ab. 
d.  Francesco  Peretti,  Roma  1627.  Il  ci- 
tato p.  Conanni,  NumismataPontificum, 
t.  2,  p.  65o,  riporta  e  descrive  la  meda- 
glia coniata  da  Alessandro  VII  colla  sua 
effigie,  e  nel  rovescio  il  disegno  della  fac- 
ciata, con  l'epigrafe  s.  Andreae  Aposto- 
lo Romae.  ed  il  conio  ancora  esiste  nel- 
la zecca  papale  e  lo  apprendo  dalla  Se- 
rie de'eonii.  Anche  il  p.  Bonanni  dice  che 
la  chiesa  sorge  ove  fu  già  il  teatro  di  Pom- 
peo, con  disegno  e  modello  di  Pietro  Pao- 
lo Olivieri  romano  scultore  e  architetto 
(leggo  in  Milizia,  Le  vite  depili  celebri 
arcfùtettifihe  non  potè  vederla  finita. per- 
chè morto  nel  1  5<)t)  e  sepolto  in  s.  Maria 
sopra  Minerva,  però  la  ridusse  a  qualche 


TEA 

buon  termine  secondo  Bagliori:  rieb- 
be pure  mano  il  p.  d. FrancescoGrtmaldi 

tentino),e  direzione  di  CarloMaderao  (.ni- 
tore del  coro  e  della  cupola,  die  per  es- 
sere semplice  il  severo  Milizia  la  dice  buo- 
na); essendo  la  facciata  esterna  composta 
di  travertini,  e  costruita  co'proventi  che 
dopo  la  morte  del  cai  di nal  Francesco  e- 
rano  devoluti  alla  s.  vSede  e  da  Alessan- 
dro VII  applicali  all'edilìzio,  ciò  che  si  ac- 
cenna nell'iscrizione  che  nel  prospetto  in- 
terno vi  fu  dal  Papa  collocala  neh 655, 
in  cui  s'incominciò  la  costruzione  con  di- 
segno del  cav.  Carlo  Rainaidi.  che  l'ornò 
colle  statue  colossali  de'ss.  Gaetano  e  Se- 
bastiano, scolpite  da  Domenico  Gnidi,  dei 
ss.  Andrea  apostolo  e  Andrea  Avellino  (al- 
lora beato), scolpileda  Ercole  Ferrara  (in 
uno  alla  Fama);  mentre  gli  angeli  e  altre 
statue  sulla  porla  sono  sculture  di  Gia- 
como Antouio  Fancelli.  Osserva  Cancel- 
lieri che  questa  facciata  è  delle  più  alle 
di  Roma, e  forse  la  maggiore  dopo  la  Va- 
ticana, la  Lateranense,  la  Liberiana  e  di 
s.  Croce  in  Gerusalemme;  ch'è  tutta  d'or- 
dine corintio  sotto,  e  composito  disopra. 
Vi  coniò  17  figure,  tra  quelle  de'sanli  che 
sono  nelle  nicchie  e  gli  angeli,  4  de'quali 
in  bassorilievo  ,  rimarcando  mancare  il 
grande  angelo  alla  sinistra  del  prospetto; 
nel  fregio  della  cornice  del  1. "ordine  si 
legge:  Alexandri  I  11  l'.M.  s.  Andrene 
Apostolo  Ah.  Saluta  MIH'IJ  .  11  Mi- 
lizia dice  che  la  facciala  è  stimata  la  più 
grandiosa  dopo  la  Vaticana  e  quasi  dello 
slesso  calibro  di  quella  di  s.  Ignazio,  ma 
forse  più  grande:  è  a  due  ordini,  ha  co- 
lonne accoppiate,  ma  ciascuna  sopra  pie- 
distalli, ha  risalti  e  frontoni  sopra  fron- 
toni, e  molti  altri  abusi.  Il  Bastioni,  Le 
vite  de'mtlorifiicullori e  architetti  p.3og, 
dichiara  che  la  facciata  è  di  Carlo  Ma- 
derno  e  fu  incisa  sulle  stampe,  oltre  il  co- 
ro, la  tribuna  e  la  bellissima  cupola,  così 
compiendo  la  chiesa.  Tuttavia  non  deli- 
bo tacere  col  Pascoli,  /  ite  de  pittoi  i, 
scultori  e  cu  1  hi  tetti  moderni  1. 1  ,p.  3ocj, 
e  col  Venuti,  che  il  disegno  del  Madei- 


TEA  i|r 

no  non  fu  esegnilo,  onde  la  facciata  è  sui 
disegni  più  nobili  e  maestosi  di  Rainaidi; 
che  sebbene  rigurgiti  di  risalti  e  di  fron- 
tespizi, è  però  magnifica  e  ornata.  L'in- 
terno della  chiesa  è  in  forma  di  croce  la- 
tina, ha  una  gran  navata  con  cappelle 
sfondate  e  cupolette,  proporzionata  cro- 
ciera e  coro  semicircolare:  Cancellieripre- 
tende  che  sia  consimile  al  duomo  di  Fro- 
sìiìonc ,  cioè  quanto  all'architettura.  La 
doppia  cupola  ha  74  palmi  di  diametro, 
ed  è  perciò  la  più  vasta  di  tutte  le  cupo- 
le di  Roma  dopo  la  Vaticana  :  ultima 
mente  il  governo  vi  fece  delle  riparazio- 
ni, e  ricoprì  al  di  fuori  di  lastre  di  piom- 
bo. I  peducci  o  pennacchi  furono  dipinti 
da  Domenico  Zampieri  detto  il  Donieni- 
chino,  e  si  riguardano  come  una  delle  o- 
pere  più  insigni  di  lui,  che  vi  espresse  i 
4  Evangelisti,  in  figure  di  straordinaria 
grossezza  e  alte  palmi  ai.  Questi  angoli 
dipinti  con  istile  sollevato  e  di  gran  ma- 
niera, nella  forza,  nella  proporzione  e  nel- 
l'artifizio giovarono  moltissimo  al  cav. 
Giovanni  Lanfranco  che  dipinse  la  volta 
della  cupola  medesima,  poiché  le  sue  fi- 
gure appariscono  di  minor  grandezza  e 
più  dolci.  Lanfranco  impiegò  4  anni  nel 
suo  classico  e  laborioso  lavoro,  ed  è  sti- 
malo una  delle  migliori  sue  opere.  Egli 
rappresentò  la  gloria  celeste,  esprimendo 
la  Regina  degli  Angeli  sopra  un  Irono  di 
candide  nubi, accompagnata  da  un  coro 
d'angeli  e  cherubini,  rivolta  al  centro  del 
più  luminoso  abisso,  nel  quale  ilsuodi- 
vin  Figlio  l'attende  in  mezzo  a  uno  stuo- 
lo  di  santi  ;  a  destra  della  ss.  Vergine  vi 
sono  s.  Andrea  e  s.  Gaetano  e  più  vii  ino 
alla  Madonna  è  s.  Pietro  con  s.  Andrea 
Avellino.  Nel  termine  dell'aria  si  vede  il 
seggio  della  gloria  beata,  ebe principia  da 
una  sfera  composta  di  vapori  celestiali  , 
che  partecipa  il  colore  come  ili  luminoso 
e  di  aereo,  sopra  cui  posano  assisi  quan- 
tità d'  angeli  che  formano  concerto  ar- 
monioso, come  per  festeggiar  l'arrivo  dul- 
ia Vergine.  L'idea  della  gloria,  la  vaghez- 
za e  l'artificio  de' colori  nell'espressione 


1 4^  TEA  TEA 

dello  splendore,  e  l'armonia  soavedel  tilt-  no  del  cav.  Calabrese  o  Mattia  Preti,  e 
lo,  die  gran  lume  a'piltori  in  silfàtoge-  sono  li  maggiori  d<i  lui  fatti  in  Iloma.  E- 
nere  di  lavoro.  Del  Domenicliino  sono  gli  vi  rappresentò  i  3  principali  fatti  del- 
pure  le  pitture  della  volta  della  tribuna,  la  crocefìssioue  del  santo  titolare.  Le  al- 
ed  il  riparto  degli  stucchi.  Egli  vi  dipin-  treduepitture  minori  e  laterali  sopra  gli 
*e  nel  vano  di  mezzo  la  vocazione  di  s.  archi, sono  de'bolognesi  Cignaui  eTaruf- 
l'ietro  e  di  s.  Andrea  :  nella  parte  destra  fi,  una  delle  quali  esprime  quando  la  te- 
la flagellazione  del  2.°,  pittura  eseguita  sta  dell'apostolo  fu  portata  in  Ancona.  Or 
con  partito  diverso  da  quello  da  lui  te-  cominciando  dalla  j.*  cappella  a  sinistra 
nulo  nella  cappella  adiacente  alla  chiesa  del  principale  ingresso  della  chiesa, essa  è 
de'ss.  Andrea  e  Gregorio  1  al  monte  Ce-  la  succennata  eretta  dall'architetto  Mat- 
lio;  incontro  a  questa  poi  espre>se  il  san-  teo  da  Città  di  Castello  d'ordine  del  car- 
to  nel  momento  d'essere  condotto  al  sup-  dinal  Barberini  poi  Urbano  VII  I,  nobilis- 
plizio.  Nella  parte  acuta  delle  costule  del-  sima  e  ben  ornata  pel  pavimento,  per  in- 
la  tribuna, ov'è  il  vano  del  semicircolo,  è  crostatura  e  per  l'altare  di  marmi  misti 
dipinta  la  gloria  del  s.  Apostolo.  Termi-  e  bellissimi,  oltre  diversi  ornamenti  di 
nate  le  costole  è  un  riquadro  colla  cor-  stucco  messi  a  oro,  con  colonne  di  verde 
nice  di  stucco,  come  tutti  gli  altri  dora-  antico.  Nel  mezzo  è  la  pittura  di  Maria 
to,  in  cui  dipinse  quando  s.  Andrea  in-  Assunta  in  cielo;dal  latodrittoè  lasuaPre- 
sieme  con  s. Giovanni  apostolo  ed  evange-  sentazioneal  tempio,  e  dal  sinistro  la  Vi- 
lista,  passando  presso  il  Precursore  s.Gio.  sitazione:  di  sopra  nelle  lunette  altre  due 
Battista, questi  addila  il  Salvatore  di  lon-  storie,  e  ne'lriangoli  sono  effigiati  i  Pro- 
tano.  Sul  cornicione  che  gira  intorno  la  feti  a  olio  sullo  stucco,  e  sulla  volta  ai- 
chiesa,  ne' vani  delle  3  finestre,  il  Dome-  cimi  angeli  e  putirai,  tutte  opere  di  Do- 
nichino  dipinse  6  Virtù:  cominciando  a  menico  Passignani,  di  cui  è  pure  il  dise- 
sinistra  la  i.J  è  la  Carità,  seguono  la  Fé-  gno  degli  ornati  della  cappella.  A  destra 
de,  la  Religione,  il  Disprezzo  del  mon-  sono  le  statue  di  s.  Marta  del  Mochi,  e  di 
do,  la  Fortezza,  e  la  Contemplazione  del-  s.  Gio.  Evangelista  del  Buonvicino:  a  si- 
le  cose  celesti.  Le  due  finestre  laterali  nistra  quelle  di  s.  Gio.  Battista  di  Pietro 
sono  a  fjggia  di  conchiglia,  e  in  mez-  Bernini,  e  di  s.  M.a  Maddalena  di  Cristo- 
zo  al  fionJespizio  di  esse  sono  due  figu-  foro  Stati  di  Bracciano,  che  scolpì  pure 
ve  Terminali  nude  che  legano  un  feslo-  la  statua  di  mg/FrancescoBarbei  ini(pro- 
ne  di  frulla  che  circonda  la  conchiglia,  tonotario  partecipante,  fratello  d'Urbano 
ed  alcuni  pulti  scherzanti  che  hanno  tol-  YIII  e  quivi  sepolto),  cioè  sotto  la  porti- 
to  da  quel  festone  varie  pere,  con  allusio-  cella  a  manca,  ov'è  un  s.  Sebastiano  a  o- 
ne  all'impresa  della  famiglia  Peretti,  cui  lio  dipintodal  Passignani.  Incontro  all'ili- 
app;n  teneva  il  cardinal  Alessandro  oidi-  lima  statua  e  sotto  l'altra  porticella  sono 
ualore  del  lavoro.  Sono  stimati  capi  d'o-  scolpiti  in  bassorilievo  di  porfido  i  ritrai- 
pera  di  pittura  gli  affreschi  della  tribuna  ti  de'genitori  d'Urbano  Vili, eseguiti  da 
dal  cornicione  in  su,  come  i  ricordati  E-  Guglielmo  della  Porta.  Il  Torrigio  a  p. 
vangelisti.  Nella  calcografia  camerale  vi  367  riporta  diverse  iscrizioni  sepolcrali 
èia  collezione  delle  celebri  pitture  di-  esistenti  nella  cappella,  ed  una  riguardan- 
pinte  a  fresco  dal  Domenicliino,  cioè  i  4  'e  la  memoria  della  precedente  chiesa  di 
Evangelisti  ne' pennacchi  della  cupola  e  s.  Sebastiano,  e  precisamente  perchè  cor- 
le  pilline  dell'abside,  non  che  le  pitture  risponde  al  sito  ove  fu  trovato  il  santo  nel- 
della  cupola  di  Lanfranco:  tulle  sono  in-  la  cloaca,  secondo  alcuni,  e  vi  si  eresse  la 
ci*e  e  riunite  in  libri;  I  3  granili  dipinti  sua  chiesa;  ed  aggiunge  che  Urbano  Vili 
pure  a  fresco  da  basso  della  tiibuua  so-  concesse  indulgenze  pe'suffiagi  che  ogni 


TEA  TEA                     143 

lunedì  sera  ivi  facevansi  per  1  anime  del  la,  colla  sua  effigie  insieme  a  quella  del- 
Purgatorio.  Meglio  ne  traila  il  Piazza  nel-  la  già  vivente  madre  Pellegrina,  ora  an- 
VEusevologio Romano,  Irai,  j  deUeCon-  ch'essa  defunta:  ninno  di  essi  vi  è  tuinii- 
fraternite,  cap.  i5:  Del  ss.  Redentore  a  lato.  Dopo  la  porla  minóre,  l'alture  di 
,v.  Andrea  della  1  alle.  Riferisce  che  Ur-  marmo  con  simile  balaustra  della  crocie- 
hano  Vili  l'arricchì  di  singolari  privilegi,  ra,  ha  il  grande  e  bel  quadro  d'Andrea 
dichiarando  l'altare  privilegiato, e  la  det-  Caraassei  di  Revagna,  che  erroneamente 
la  indulgenza  eoa  esposizione  del  ss.  Sa-  disse  Nibby,  nella  Roma  nel  1  8 38 ,  rap- 
gra  mento  ne*  lunedì  dalle  ore  21  sino  al-  presentare  s.  Gaetano  in  atto  di  scrivere  il 
la  sera,  divozione  che  tuttora  si  eseguisce,  più  essenziale  articolo  delle  costituzioni 
Vi  eresse  il  detto  sodalizio,cui  si  die  prin-  dell'ordine  de'chierici  regolari  daluifon- 
cipio  col  consenso  del  suo  fratello  cardi-  «lato:  stando  genuflesso  il  santo  tiene  gli 
nal  Antonio  pio-vicario  di  Roma  a'  io  occhi  rivolli  al  cielo,  ovegli  apparisce  Ge- 
magqioi638,  imponendosi  a'eonfrati  di  su  Cristo  in  candida  veste,  accompagua- 
render  conio  delle  rendite  a'cardinali  vi-  to  da  un  gruppo  d'angeli;  egli  tiene  col- 
cari.  Ne  fu  pio  scopo  di  giovare  alla  con-  la  destra  il  globo,  eda  piedi  sul  paviraen- 
versionede'peccatori  e  di  suffragare  i  ile-  to  èun  angelo  sostenente  una  tavola,  sul- 
funtijO  quanto  altro  descrive  Piazza,  che  la  quale  il  santo  ha  scritto:  Respirile  tro- 
chee inoltre  essere  i  confrati  comparteci-  latilia  coeli et  considerate  Mìa  agri,  vo- 
pi  dell'opere  buone  della  religione  te;iti-  lendo  significare  con  questo  la  Pro  v  video- 
na,  e  che  fu  a  loro  assegnata  la  nobile  e  za  divina  ,  per  quanto   narrai  di   sopra. 
ben  provvista  eappella  del  ss.  Crocefisso.  Niente  di  lutto  questo:  essendomi  porta- 
Dnpo  la  cappella  Rai  berilli,  segue  quella  to  a  esaminarloho  trovato,  diesi,  rappre- 
già  de'Rucellai  e  ora  padronato  del  mar-  senta  nel  quadro,  quando  la  R.  Vergine 
ebese  Gio.  Pietro  Campana,  architettata  consegna  il  s.  Bambino  nelle  braccia  di  s. 
dallo  stesso  Matteo  da  Città  di  Castello,  Gaetano  nella  basilica  Liberiana,  il  che 
ornala  di  due  colonne  di  breccia  paonaz-  raccontai  superici  mente.  Tutte  e  tre  le 
za  e  di  alili  stupendi  marmi,  rappreseti-  immagini  sono  decorate  ili  corone  argen- 
tando il  quadro  dell'aliare  il  b.  Giovali-  tee  ,  del  qual  metallo  è  il  giglio  a  piedi 
ni  Marinoni  teatino  ,  ed  i  bb.  Tommasi  del  santo,  e  d'argento  sono  le  lettere  e  le 
e  Rurali  cardinali  teatini.  Ivi  è  il  sepol-  filettature  del  libro  aperto  che  si    vede 
ero  del  celebre  ed  elegantissimo  letterato  dappresso,  e  con  queste  parole:  Quaeri- 
mg.r  Giovanni  della  Casa  autore  del  Ga-  teprimum  regnum  Z?ei,  e  riguardanti  l'i* 
lateo  ed  arcivescovo  di  Benevento,  il  cui  stillilo  della  Provvidenza.  I  fiori  intorno 
epitaffio  compose  l'illustre  letterato  con-  per  ornamento  al  quadro  sono  di  Laura 
temporaneo  Pietro  Vittori.  I  freschi  so-  Bernasconi,  discepola  di  Mario  Nuzzi  det- 
no  delcav.  Roncalli,  ed  i  putti  ni  negli  an-  lo  Mario  de'Fiori  per  la  naturalezza  con 
go!i  della  cupola  di  Gio.  Rattisla  Crescen-  cui  gli  eseguiva.  Nelle  pareti  laterali  in  4 
zi  romano.  Il  quadro  di  s.  Sebastiano  nel-  grandi  affreschi  di  mediocre  merito,  vi- 
la  cappella  appresso,  lo  colorì  Gio.de  Vec-  di  espresse  le  principali  gesta  di  s.  Gaeta- 
chi:  i  dipinti  laterali,  di  buona  scuola, rap-  no.  Passandola  porta  della  sagrestia  èia 
presentano  fatti  de'>s.  Lorenzo,  Romano  cappella  della  Madonna  della  Purità,  già 
e  Sebastiano.  In  questa  eappella  vi  sono  gentilizia  del  cardinal  Stopparti,  edora 
due    cenotafi   o    monumenti   di   marmo  del  cardinal  Pietro  /  idonit  I  J,  ambedue 
bianco,  uno  dell'avv.0  Vincenzo  Giusep-  ivi  sepolti.  Dice  Nibby,  che  gli  angeli  li 
pe  Cini  defunto  e  col  suo  ritratto  insie-  disegnò  Lanfranco,  e  la  s.  Famiglia  stil- 
ine a  quello  del  vivente  figlio  Raffaele;  l'altare  è  d'Alessandro  Francesi  napoleta- 
l'allro  della  figlia  Luisa  in  Faccini defuu-  no.  Gli  angeli  non  più  esistono,  gli  odici- 


.44 


TEA 


ni  essendo  mediocrissimi  a  tempera,  né 
vi  Cu  mai  las.  Famiglia,  ma  semplicemen- 
te la  di  vola  immagine  della  Madonna  del- 
la Purità  col  s.  Bambino.  Forse  questo 
quadro  sarà  stato  circondato  in  alto  dai 
detti  angeli  e  in  basso  da' ss.  Giuseppe, 
Gioacchino  e  Anna,  come  lo  descrisse  Ve- 
nuti. Nel  restauro  della  cappella  esegui- 
to dal  cardinal  Vidoni,  morto  ueli83o, 
probabilmente  furono  coperti  con  im- 
biancatura tali  santi  e  angeli.  Sotto  l'al- 
tare si  venera  il  corpo  di  s.  Fortunato 
martire.  Il  HombeW'i,  Raccolta  dell'imma- 
gini della  B.  Vergine  ornate  della  co- 
rona, d'oro,  t.i,  p.  <j5  :  Madonna  delia- 
Purità  in  s.  Andrea  della  J  alle,  narra 
che  in  Napoli  la  piissima  famiglia  Berna u- 
da  Mendoza  possedeva  e  venerava  un'an- 
tica efligie  di  Maria  col  s.  Bambino  in 
braccio,  e  il  sacerdote  d.  Diego  supersti- 
te di  essa,  bramoso  d'accrescerle  il  culto, 
nel  1641  la  donò  alla  chiesa  di  s.  Paolo 
de'teatmi  in  Napoli,  e  la  traslazione  segui 
con  magnifica  pompa.  Noterò,  che  l'im- 
magine della  lì.  Vergine  della  Purità  fu 
chiesta  e  donata  al  servo  di  Dio  p.  d.  Giu- 
seppe Caracciolo  teatino,  il  quale  facen- 
dola solennemente  trasportare  in  delta 
chiesa, ne  ispirò  e  sempre  più  ne  promos- 
se la  venerazione.  Ciò  destò  una  genera- 
le divozione  verso  la  s.  Immagine, gareg- 
giando i  sodalizi  e  le  case  religiose  a  far- 
ne eseguire  delle  copie,  e  la  1/  che  uscì 
dal  regno  è  quella  che  si  venera  nella  det- 
ta cappella,  ove  appena  esposta  grande  ne 
fu  la  venerazione.  Dopo  aver  la  B.  Ver- 
ginedispensatomollegrazie,nel  1648  con- 
solò il  comune  di  Roma  e  dello  stato  pa- 
pale nella  carestia  che  l'affliggeva.  Ne  im- 
plorò il  patrocinio  mg.'  Lazzaro  Pallavi- 
cino che  piesiedeva  all'annona,  con  voto 
di  celebrarne  solennemente  la  festa  in  ren- 
dimento di  grazie,  qualora  a'vesse  soccor- 
soRoma  nell'urgente  bisogno.  Contro  l'e- 
spettazione  di  lutti,  nel  1649  la  raccolta 
de  cereali  fu  .Ci  copiosa,  che  il  prezzo  del 
giano  diminuì  più  della  metà.  Innocen- 
zo X  volle  che  si  adempisse  il  volo  colla 


TEA 

più  magnifica  splendidezza,  concedendo 
pure  indulgenza  plenaria  a  chi  visitava 
nella  festa  della  Purificazione  la  Madon- 
na della  Purità  esposta  negli  altari  delle 
chiese  teatine.  11  senato  romano  fece  con 
solenne  messa  pubblici  ringraziamenti.  Il 
Pallavicino  di  venuto  cardinale  fece  espri- 
mere in  rame  il  miracolo  successo  ,  con 
ghirlanda  di  spighe  e  gigli  intorno  al  ca- 
po della  Madonna,  e  lateralmente  genu- 
flessi i  ss.  Gaetano  e  Andrea  Avellino,  e 
la  città  di  Roma  di  fianco.  Indi  a'7  di- 
cembre 1678  il  capitolo  Vaticano  con  co- 
rone d'oro  formalmente  ne  ornò  il  capo 
della  Madonna  e  del  s.  Bambino,  e  sotto 
l'immagine  per  memoria  furono  espresse 
le  spighe  legale  in  un  mazzo,  le  quali  non 
più  esistono.  Del  resto  il  Bombelli  ripor- 
tò la  vera  immagine  della  Madonna  del- 
la Purità.  Nella  parte  l'impello  a  questa 
cappella  ,  ossia  dell'  epistola  dell'  altare 
maggiore  (il  quale  è  isolalo,  ed  eretto  con 
disegno  del  Fontana  in  marmo  con  simi- 
le balaustra  e  tabernacolo:  questo  a  tem- 
po del  Venuti  egli  dice  che  non  esisteva, 
ed  invece  un  gruppo  d'angeli  di  marmo 
che  reggevano  la  ss.  Croce;  e  qui  rileve- 
rò, che  i  teatini  quando  colla  pisside  co- 
municano i  fedeli,  il  chierico  accompagna 
il  sacerdote  con  torcia  accesa)  a  destra  del- 
la chiesa,  vi  è  la  cappella  del  ss.  Croce- 
fisso che  venerasi  sull'altare,  ed  è  tutta 
di  bellissimi  marmi  con  colonne  di  mar- 
mo nero;  non  esiste  affatto  il  quadro  con 
1*  Assunta  che  il  Nibby  dice  pittura  del 
messinese  Antonio  Ricci  detto  Barbalun- 
ga.  A  dritta  della  cappella  trovasi  l'ora- 
torioe  l'altare  del  sodalizio  del  Divino  A- 
more,  con  quadro  moderno  esprimente 
la  B.  Vergine,  ed  i  ss.  Gaetano  e  Andrea 
Avellino,  i  cui  confrati  vestono  sacchi  ne- 
ri con  cinta  e  mozzetla  paonazza,  tutto  di 
lana.  La  confraternita  vi  fu  introdotta 
nel  1 75 1,  quando  il  cardinal  Guadagni 
vicario  di  Roma  trasferì  in  questa  chie- 
sa da  quella  di  s.  Dorotea  l'oratorio  del 
Divino  Amore.  Ne  approvò  gli  statuti  e 
l'eresse  cun  tal  titolo  in  arciconfratemi- 


TEA 

Uj  sotto  l'invocazione  dell' Immacolata 
Concezione,  e  de'  ss.  Gaetano  e  Andrea 
Avellino.  Ne  discorre  il  Piazza  neìVEuse- 
vologìo,  irat.  7  delle  Confraternite:  D<  l- 
la  Confraternita  del  Divino  Amore  a  s. 
Maria  in  f  ia  Lata.  Siccome  il  da  lui  ri- 
ferito si  rannoda  agli  oratori!  sotto  tale  in- 
vocazione istituiti  da  s.  Gaetano,  e  per- 
ciò riguarda  quello  della  chiesa  di  s.  An- 
drea, uè  darò  un  cenno.  I  congregati  del- 
l' oratorio  di  s.  Dorotea  si  chiamarono 
generalmente  Soldatesca  del  Divino  A' 
more,  e  furono  dispersi  dopo  il  tremendo 
saccheggio  di  Roma  del  1527.  Iddio  peto 
nel  H>r>4risvegliò  nel  cuore  il  ristabilimen- 
lo  nella  chiesa  di  s.  Maria  in  Via  Lata,  per 
lo  zelo  del  suo  canonico  Girolamo  Bar- 
berai fiorentino, eoo  heneplacitc,  privile- 
gi e  indulgenze  d'Alessandro  VII, stabi- 
lendo 1'  oratorio  in  quello  sotterraneo  e 
celebre  per  le  molte  cose  operatevi  nella 
loro  dimora  da'ss.  Pietro,  Paolo  e  Luca, 
sotto  il  titolo delDivino  Amoreedell'lm- 
macolata  Concezione  di  Maria,  la  cui  fe- 
sta fu  statuito  celebrare  solennemente, 
insieme  a  quella  di  s.  Luca,  e  con  regole 
prese  ancora  da  quelle  di  s.  Francesco  di 
Sales  nella  sua  vita  divota,  con  quelle  pie 
pratiche  descritte  da  Piazza,  come  di  rac- 
cogliere limosine  per  le  persone  bisogne- 
voli e  vergognose.  Lo  stesso  Piazza  nel 
Irat.  1 1  Delle  accademie  Romane,  nel 
cap.  5  ragiona  di  quella  del  Divino  A- 
more. già  istituita  da  s.  Gaetano  de'pre- 
lati  ecclesiastici  a  s.  Dorotea  in  Tras- 
tevere. Celebra  il  virtuoso  e  morale  sco- 
po dell'istituzione,  e  il  suo  fondatore  s. 
Gaetano  gran  maestro  di  spirito,nella  cui 
religione  teatina  rivive  l'accademia  e  l'o- 
ratorio del  Divino  Amore,  quale  scuola 
di  perfetto  spirito  ecclesiastico.  Dopo  l'o- 
ratorio del  Divino  Amore,  segue  l'alta- 
re di  marmo  con  balaustra  simile  della 
crociera,  dedicato  a  s.  Andrea  Avellino, 
il  cui  gran  quadro  eseguì  Lanfranco  iu  8 
giorni,  ed  Antonio  Amorosi  vi  dipinse  so- 
pra l'aggiunta  della  gloria  d'angeli,  colla 
stessa  maniera,  essendo  valente  in  1  itoc- 
vol.  LXXin. 


TEA  i.;7 

car  le  pitture  guaste,  ed  in  imitare  e  ac- 
compagnare le  mancanti.  11  quadro  della 
cappella  che  segue,  dopo  la  porta  mino- 
re, fu  dipinto  dal  viterbese  Inuloloineo 
Cavarozzi  dello  Crescenzi,  per  avere  im- 
parato la  pittura  dal  suddetto  Crescenzi, 
e  vi  espresse  egregiamente  s.  Carlo  Borro- 
meo orante  innanzi  la  B.  Vergine  col  di- 
viri  Figlio  e  con  angeli.  Da  un  lato  esi- 
ste il  grandioso  monumento  sepolcrale  e- 
relto  alla  contessa  Prassede  Tornati  Ro- 
bilaut  di  Asti,  con  disegno  e  sculture  del 
commend.  Giuseppe  de  Fabris.  La  cap- 
pella contigua  è  padronato  itegli  Strozzi, 
e  dicesi  con  sicurezza  fatta  sopra  un  di- 
segno di  Michelangelo^  almeno  ne  ha  lo 
stile.  Ricca  di  scelti  marmi,  cou  1  2  colon- 
ne di  raro  marmo  pidocchioso,  che  altri 
dicono  lumachella,  sull'altare  è  una  Pie- 
tà copiata  in  bronzo  dall'originale  dello 
stesso  Michelangelo  esistente  in  s.  Pietro. 
Le  statue  laterali,  pure  di  bronzo,  rap- 
presentano Rachele  e  Lia,  e  sono  copie 
di  quelle  di  Raffaele  da  Montelupo  che 
si  vedono  nel  ceuolafio  di  Giulio  li  in  s. 
Pietro  iu  Vincoli.  Inoltre  vi  sonodella  no- 
bile famiglia  4  monumenti  sepolcrali  o 
urne  di  marmo  nero,  e  sono  degni  di  os- 
servazioneiduebelli  candelabri  di  bron- 
zo per  le  loro  forme,  avendone  simile  la 
cappella  Barberini,  e  l'altare  maggiore 
con  l'arme  del  cardinal  Peretti.  L'  ulti- 
ma cappella, dice  Milizia,  l'architetlòCar- 
lo  Fontana,  pel  cardinal  Marzio  Giuriti 
che  vi  fu  sepolto  in  un  al  nipote  cardinal 
Gio.  Francesco  Ginetti'xn  nobili  deposi- 
li colle  statue  genuflesse,  ed  ora  è  padro- 
nato de'loroeredi  Lancellotti. Questa  ma- 
gnifica cappella  è  tutta  incrostata  di  mar- 
mi preziosi,  e  ornata  d'3  colonne  di  ver- 
de antico,  4  sull'altare  e  4  ue'due  nomi- 
nati depositi.  L'alto  rilievo  dell'altare  e- 
sprime  oltre  la  B.  Vergine  col  s.  Bainhi- 
110,  e  s.  Gio.  Battista,  l'Angelo  che  invi- 
ta s.  Giuseppe  a  fuggire  in  Egitto,  e  lo 
scolpì  Antonio  Raggi,  autore  dell'effigie 
in  profilo  del  cardinale  edificatore  della 
cappella, oltre  la  Fama  e  lo  stemma  gen- 
io 


146  TEA 

lilizio.  Il  paliotto  dell'  altare  è  lutto  ili 
pezzi  di  plasma  di  smeraldo.  Le  altre  scul- 
ture rappresentanti  4  Virtù  e  l'altra  Fa- 
ma coll'arma  medesima  sono  di  Alessan- 
dro Rondone.  Tra  gli  altri  monumenti 
sepolcrali  esistenti  in  questa  chiesa,  ricor- 
derò quello  del  conte  Gaspare  Tiene  di 
Vicenza  col  busto  e  due  Virtù  in  figura, 
architettalo  e  scolpito  da  Domenico  Gui- 
di, e  si  vede  presso  la  porta  minore  del 
sinistro  Iato.  Nella  mela  del  secolo  passa- 
to i  teatini  rifecero  il  pavimento,  con  mat- 
toni e  grandi  fascie  di  marmo.  Nella  de- 
corosa sagrestia,  con  belli  armadi  di  noce 
con  ornamenti  intagliali,  il  quadro  dell'al- 
tare esprimente  Gesù  sulla  croce  colla  B. 
Vergine  e  s.  Giovanni  a'iati,  è  di  buona 
mano:  l'altro  cheNibby, seguendo  Venuti, 
dice  esistere  sulla  porta, rappresentante  la 
Maddalena  che  unge  i  piedi  del  Reden- 
tore, è  copia  d'altro  di  Paolo  Veronese  e- 
seguila  da  Mattia  Preti,  però  non  lo  tro- 
vai. Questo  vasto  tempio  situato  nel  cen- 
tro di  Roma  è  frequentatissimo,  e  nella 
festa  dell'Apostolotitolare alcuni  sulle  sue 
scale  vendono  per  divozione  de'rami  co' 
frutti  dell'  albero  detto  legno  santo,  sul 
quale  vuoisi  ches.  Andrea  abbia  patito  il 
martirio  della  crocefissione  sopra  due 
tronconi  di  legno  obliquamente  incrociati 
nel  mezzo,  dopo  aver  predicato  su  di  essa 
per  due  giorni  (contro  la  comune  opinio- 
ne, alcuni  slimano  che  morisse  sopra  cro- 
ce dritta,  come  la  dipinse  Raffaele  nel  pa- 
lazzo Vaticano,  e  che  fosse  di  legno  d'o- 
livo); croce  che  fu  presa  per  insegna  eque- 
stre, ed  in  conclave  si  usada'cardinali  nel- 
le loro  celle.  Dopo  che  nel  1 848  fu  rapi- 
ta la  testa  di  s.  Andrea  che  Pio  II  avea  ri- 
posta nella  basilica  Vaticana,  il  suo  felice 
ìitrovamento  dal  regnante  Pio  IX  fu  ce- 
lebrato colla  esposizione  solenne  in  que- 
sta chiesa,  e  con  quel  magnifico  trasferi- 
mento in  delta  basilica,  che  descrissi  nel 
voi.  LV ,  p.  265.  Su  questo  apostolo  si 
ponuo  vedere:  C.  Gir.  Wegg,  De  mar- 
tirio s.  Andveae  aposl.  e  graec.  in  hit. 
versa,  notisel  dissert.  illustrata,  Lipsiae 


TEA 

1  7.49-  Cancellieri,  De  Secretariis  Chri- 
stianorwn  t.  3,  p.  1 2  1  7  :  Scriptores  de  re- 
bus gestisci  gloria  posthumas.Andreae. 
Ogni  anno  a'  7  agosto  con  istraordinaria 
pompa  visi  celebra  la  festa  di  s.  Gaetano,  e 
nel  1847  con  maggior  solennità  per  ricor- 
rere il  3.°  centenario'^!  sua  beata  e  invidia- 
bile morte. Come  i  teatini  celebrarono  que- 
sta preziosa  rimembranza  del  santo  fon- 
datore e  padre,  dell'apostolo  della  Prov- 
videnza, del  patriarca  di  tutto  il  regolare 
chiericato,  si  legge  nel  n.°  64  del  Diario 
di  Roma  del  1847.  Non  solo  alla  sua  fe- 
sta assistè  i  I  cospicuo  collegio  de'protono- 
tari  apostolici  partecipanti,  che  lo  vene- 
ra per  patrono,  ma  eziandio  il  capitolo 
della  basilica  di  s.  Lorenzo  in  Damaso,  in 
memoria  de'22  anni  che  uffizio  in  questa 
chiesa  mentre  si  restaurava  la  sua  bab- 
bea, cioè  dal  1  7QQ  al  1 820,  nel  quale  pe- 
riodo vi  trasferirono  la  loro  parrocchia. 
A  Epifania,  a  Presepio,  a  Ottava  nar- 
rai come  in  questa  chiesa  il  servo  di  Dio 
d.  Vincenzo  Palloni  (ov'egli  avea  ricevu- 
to col  battesimo  il  dono  di  quella  fede  e 
di  quella  grazia  santificante  che  i  re  Ma- 
gi riceverono  nella  capanna  di  He/lem- 
me), fondatore  della  congregazione  della 
Immacolata  Regina  degli  Apostoli  (f7-), 
v'introdusse,  e  si  prosiegue  da' suoi  figli, 
la  mirabile  e  sontuosa  celebrazione  del- 
l'ottavario  di  tal  solennità  e  con  Presepio 
co'ss.DIagij  spettacolo  della  religione  cat- 
tolica edificante  e  grandioso,  degno  della 
metropoli  del  cristianesimo.  Imperocché 
splendidi  apparati,  e  copiose  faci  e  lumi- 
narie accrescono  al  magnifico  tempio  mae- 
stà e  bellezza:  il  mistero  della  vocazione 
de'gentili  espresso  in  tante  maniere  dal- 
l'altee dalla  sagra  scienza,  ricorda  il  pro- 
digioso principio  della  chiesa  cattolica.  Al- 
la loro  volta  oratori  di  varie  lingue  pre- 
dicano la  divina  parola  3  volte  il  giorno, 
e  altrettali  ministri  della  riconciliazione 
stanno  da  mane  a  sera  ne'confessionali  : 
religiosi  d'  ogni  ordine,  e  chierici  d'  ogni 
grado  sono  solleciti  alla  maestosa  celebra- 
zione de' divini  uffizi,  e  fumano  di  con- 


TEA 
tirino  i  «agri  altari  d'incensi  e  di  profumi 
nella  molteplice  varietà  de  riti  in  cui  ri- 
splende  l'unità  cattolica;  al  sacerdote  Ia- 
lino che  solennemente  immola  l'immaco- 
lataOstia  sull'ara  massima,  succede  il  gre- 
co, il  grcco-melchita,  il  Siro,  il  ruteno,  il 
caldeo,  l'armeno,  d  maronita  e  ogni  al- 
tro che  alla  chiesa  d'oriente  appartiene. 
Quindi  è  meraviglioso  il  vedere,  nobili  e 
plebei,  dotti  e  ignoranti,  indigeni  e  fore- 
6tieri}di  tutte  le  lingue,di  tutte  lestirpi.che 
ricovrati  al  medesimo  tempio,  adorano  lo 
stessoDio,  professano  il  medesimo culloja 
slessa  credenza,  ubbidiscono  all'uniforme 
legge;  in  una  parola,  solo  Roma  all'om- 
bra della  Sede  apostolica  può  operare  sif- 
fatto portento  della  fusione  e  unificazio- 
ne delle  genti,  istituzione  al  tultoeminen- 
temeute  cattolica,  sotto  il  doppio  rappor- 
to della  fede  e  della  carità.  Essendo  que- 
sto  il  precipuo  scopo  della  pia  e  recente 
istituzione,  si  comprova  da  tutti  gli  ordini 
della  gerarchia  ecclesiastica,  che  ne  pren- 
dunoa  vicenda  parte  attiva  e  zelante  nelle 
sagre  funzioni,  cardinali,  vescovi,  prelati, 
clero  secolare  e  regolare,  alunni  de'semi- 
nari  e  collegi,  terminandosi  col  TeDeum. 
Ben  conveniva  che  in  un  tempio  teatino 
con  tanta  splendidezza  si  celebrasseil  mi- 
stero del  Presepio  cotanto  caro  a  s.  Gae- 
tano, i  cui  figli  furono  tra'primi  a  intro- 
durre la  Novena  del  suo  s.  Natale,  e  in 
Bologna  neli6i(>,  come  leggo  nel  vesco- 
vo Compagnoni,  Memorie  della  chiesa 
e  de  vescovi  (l  Ostino,  t.  4>  p»  270.  Co- 
me degnamente  poi  i  teatini  celebrarono 
la  definizione  dell'Immacolata  Concezio- 
ne, die  sempre  propugnarono  e  ne  pro- 
pagarono la  divozione  anche  nelle  remo- 
te regioni,  lo  rimarcai  ne'  Cenni  che  pre- 
cedono quest'articolo.  La  bella  e  propor- 
zionata casa  de'leatinijCOutigua  alla  chie- 
sa, la  devono  pure  alla  munificenza  did. 
Costanza  Piccolomiui,  ed  alle  spese  del  lo- 
ro ordine.  Fu  costruita  con  disello  del 
cav.  Rainaldi  insieme  alla  scala  grande, 
tranne  la  porteria  0  ingresso  architettura 
ilei  Marruccelli  ;  uou  é  poi  fero  quanto 


TEA  i47 

afferma  il  Melchiorri  nella  Guida  di  llo- 
ìna,  che  decori  l'interno  oratorio  il  qua- 
dro dell'Assunta  del  ricordato  Barbalun» 
ga:  neppure  esiste  l'oratorio,  ma  ima  sem- 
plice cappella.  Il  Piazza  ne\V Eusevologio 
Hoiaano,  nel  trattato  delle  librerie  roma- 
ne,discorre  nel  cap.  1  7:  Della  libreria  dis, 
Andrea  della  I  alle  de padri'TcatiniAn 
comincia  col  ripetere  la  sentenza  di  Sene- 
ca: Che  e  un  vero  morire  chi  non  sa  far 
altro  che  vivere,  mentre  do vrebbesi  scol- 
pire sul  fontespizio  di  tutte  le  biblioteche, 
a  conforto  di  quelli  che  esercitano  gli  spi 
riti  della  mente  per  lasciar  memoria  glo 
riosa  d'esser  vissuti.  Poiché  non  conoscen- 
dosi altro  vivere  più  da  uomo,  che  allun- 
gar la  vita  collo  studio, che  riesce  sempre 
più  dolce  e  attraente  quanto  più  cresco- 
no gli  anni,  perché  allora  s'intende  me- 
glio il  vivere,  quando  manchiamo  alla  vi- 
ta; perciò  il  detto  savio,  laddove  gli  altri 
cercavano  il  riposo  nella  vecchiezza,  egli 
con  più  alacrità  applicò  per  rinvenire  gli 
occulti  segreti  della  filosofia  morale.  Que 
sto  bel  modo  di  vivere,  anco  secondo  le 
massime  della  filosofia  cristiana, apprese 
10  i  saggi  fondatori  delle  religioni  e  i  lo- 
ro seguaci,  provvedendo  con  non  minore 
sollecitudine  le  librerie  loro  per  istruii:: 
l'intelletto  e  farlo  servirealla  gloria  di  Dio 
e  a  vantaggio  de'fedeli.  Quantunque  i  tea- 
tini sieuo  fondati  principalmente  sulle  più 
sublimi  massime  deH'evangelo,aoiarono 
sempre  di  formare  biblioteche,  perchè  fos 
serodi  patrimonio  dell'ingegno,  della  pie- 
tà e  della  sapienza.  In  una  decorosa  sala 
pertanto  di  questa  casa  riunirono  ogni  sor- 
te di  scelti  libri,che  ascesero  sopra  a  5ooo, 
olirei  mss.  di  molli  loro  e  altri  illustri  scrit- 
tori.Mi  sorprende  che  l'eruditissimo  Piaz- 
za abbia  ignorato,  che  per  ulteriore  elar- 
gizione di  d.  Costanza  Piccolominì,  i  li- 
bri greci  e  gli  altri  che  formavano  parte 
della  biblioteca  domestica  del  dottissimo 
Pio  II,  li  donò  a'  teatini  di  questa  casa. 
Dipoi  Clemente  XI  nel  curare  il  magni- 
fico incremento  della  biblioteca  Vatica- 
na, della  quale  riparlai  a  Staml1  \,  otlcn- 


148  TEA 

ne  di  riunire  ad  essa  il  non  piccolo  nu- 
mero de' voi  nini  greci  di  Pio  li  e  posse- 
duti da'leatini,  grati  a'beneficii  ricevuti  e 
alla  canonizzazione  di  s.  Andrea  Avellino, 
da  lui  eseguita  nel  i  7  1  2  colla  bolla  jYu/ii- 
quam. concedendo  indulgenza  plenaria  al- 
la loro  chiesa  nella  sua  festa.  Urbano  Vili 
ne  avea  introdotta  la  causa,  e  Clemente 
X  lo  avea  beatificato:  grande  è  la  divo- 
zione che  i  popoli  hanno  per  sì  gran  san- 
to,come  protettore  contro  l'apoplessia,  di 
cui  egli  fu  vittima  nell'introito  della  mes- 
sa. Ne  pubblicarono  la  vita  i  teatini  pp. 
Bolvito,  Castaidi,  Magenis  e  Frangipani 
Mirto. 

TEATRI  e  ANFITEATRI  DI  RO- 
MA. V.  Teatro  e  Anfiteatro. 

TEATRO  e  ANFITEATRO,  Thea- 
trum,  Ampliitheatruin.  11  teatro  è  quel- 
l'edificio a  foggia  di  semicircolo,  con  pal- 
chetti o  loggie  separate  all'intorno,  le  cui 
parti  principali  sono  la  platèa,  l'orchestra, 
la  scena  o  il  palco  scenico,  e  dove  si  rap- 
presentano per  io  più  gli  spettacoli  dram- 
matici, le  tragedie,  le  commedie,  le  mu- 
siche, i  balli.  L'anfiteatro  è  una  fabbrica 
di  figura  ovale  o  elittica,  con  più  ordini 
di  scaglioni  a  cerchio,  ed  un'aia  nel  mez- 
zo chiamata  arena  ,  dove  anticamente 
combattevano  i  gladiatori,  e  si  facevano 
altri  giuochi  pubblici,  siccome  è  usanza 
ancora  d'oggidì.  Gli  antichi  ebbero  cir- 
chi, stadi,  anfiteatri;  noi  non  abbiamo  che 
teatri  equalche  anfiteatro.  Trovo  nel  Vo- 
cabolario dell'arti  del  disegno,  aver  Le 
Grand  scritto  un  parallelo  dell'architet- 
tura antica  e  moderna,  ed  osservato  che 
noi  abbiamo  sostituito  alla  disposizione 
semplice  e  grande  de' teatri  antichi  le  i- 
dee  più  meschine  e  le  più  magre  suddi- 
visioni; di  fdtto  la  forma  prolungata  dei 
nostri  teatri  riesce  al  tempo  stesso  inco- 
moda al  maggior  numero  degli  spettatori, 
eforma  spesso  un  effettospiacevole  all'oc- 
chio. Il  Milizia  nel  Dizionario  delle  bel- 
le arti  del  disegno,  dichiarò  che  i  nostri 
teatri  sono  una  specie  d'alveari,  dove  si 
ya  non  per  vedere,  uè  per  udire  drammi, 


TEA 

ma  per  farvi  un  pispisglorio  di  cellula  in 
cellula.  Se  vogliamo  teatro  ,  facciamolo 
come  insegnano  Vitruvio  e  Palladio,  e 
tanti  altri,  i  quali  dimostrarono  che  nel- 
l'interno deve  il  teatro  essere  per  gli  spet- 
tatori gradinato  semicircolarmente,  e  al- 
l'esterno decorato  in  modo  che  si  ricono- 
sca subito  per  teatro.  I  moderni  architet- 
ti non  faranno  mai  alcuna  cosa  gran- 
de in  genere  di  teatri,  se  non  tornan- 
do alle  forme  degli  antichi.  Sembra  che 
da  alcun  tempo  in  qua  si  siano  fatti  al- 
cuni passi  per  la  riforma  dell'architettu- 
ra teatrale;  molte  verità  e  molte  avver- 
tenze importantissime  si  contengono  nel- 
le Osservazioni  sui  difetti  prodotti  nei 
teatri  dalla  cattiva  costruzione  delpal- 
coscenico,  diP.Landriani,  pubblicate  in 
Milano  negli  anni  18  1  5  ei8  18.  Il  teatro 
moderno  non  ritiene  che  il  nome  degli  an- 
tichi, mentre  questi  aveano  anfiteatri  se- 
micircolari, circondatida  portici  e  forniti 
di  sedili  di  pietra,  i  quali  circondavano 
uno  spazio  detto  orchestra,  e  davanti  a 
questa  era  il  palco  o  pulpito,  dove  stava 
la  scena  formata  da  una  grande  facciata 
apiùordinidi  colonne,  e  dietro  era  il  pro- 
scenio, ove  gli  attori  si  preparavano,  con 
altri  grandi  portici  più  in  là.  Noi  non  ab- 
biamo all'incontro  che  sale, e  talvolta  me- 
schine, alcune  fatte  a  guisa  di  campana, 
altre  in  forma  di  ferro  da  cavallo,  e  po- 
che semicircolari.  Si  fanno  teatri  per  le 
dimostrazioni  di  anatomia  edi  fisica; que- 
ste sono  sale  soveute  circolari  o  semicir- 
colari, disposte  in  anfiteatro,  affinchè  tut- 
ti gli  spettatori  possano  comodamente  ve- 
dere le  operazioni  d'esperienze  diesi  fau- 
no nel  mezzo  della  sala  medesima,  o  al- 
l'estremità del  semicircolo.  Col  nome  poi 
d'  anfiteatro  si  chiamarono  dagli  antichi 
alcuni  teatri,  nome  che  indica  bastante- 
mente ch'erano  composti  di  due  semicer- 
chi, in  mezzo  a'quali  trovavasi  l'arena  pei 
combattimenti  e  altri  spettacoli.  Crescen- 
do il  bisogno  dello  spazio,  i  semicerchi 
alcuna  volta  si  allontanarono,  e  ne  risul- 
tò la  forma  ovale  invece  della  circolare. 


TEA 

Le  precinzioni,  i  gradi,  i  cunei,  erano  par- 
ti interne  degli  anfiteatri;  le  porte  fotte 
a  volta  dicevansi  vomitorii.  Anfiteatro  di- 
cesi  ne'teatri  moderni  la  parte  del  l'ondo 
del  teatro  posta  dirimpetto  alla  scena, nel- 
la  quale  si  dispongono  gradi  o  sedili.  Il 
teatro  Olimpico  di  Vicenza  ha  un  gran- 
dioso anfiteatro;  molti  se  ne  veggono  an- 
che ne'teatri  diFrancia.  Ne'giardini  si  fan- 
no anfiteatri  di  verdura.  Prima  parlerò 
de' tea  tri,  poi  degli  anfiteatri.  Però  ad  e- 
vitare  ripetizioni,  qui  ricorderò  i  princi- 
pali articoli  in  cui  ragionai  di  quanto  è 
ad  essi  relativo;  di  altri  ne  farò  in  segui- 
to menzione;indicazioni  che  potranno  ser- 
vire a  schiarimento  delle  svariate  cose  che 
accennerò  senza  diffondermi.  A  Maschera 
o  coperta  della  faccia  per  non  essere  co- 
nosciuto, e  maschera  del  capo  fu  detta  la 
Parrucca  (f  .),  dissi  che  quella  del  tea- 
tro deve  la  sua  origine  all'arte  dell'imi- 
tazione, e  in  quali  modi  lo  fecero  i  primi 
attori  tragici  o  drammatici,  per  rappre- 
sentare personaggi  in  diversi  generi,  età  e 
sesso;  quindi  e  come  si  formarono  le  dif- 
ferenti maschere  sceniche,  comiche,  tra- 
giche e  satiriche  ,  poiché  la  Satira  (}  .) 
allora  entrava  nell'  azione  drammatica, 
ricordando  l'opera  di  Ficoroni.  In  quan- 
te altre  circostanze  si  usarono  le  masche- 
re. I  divieti  contro  l'uso  della  maschera, 
della  legge  mosaica  e  della  Chiesa,  massi- 
me a 'chierici.  Come  s'introdussero  le  ma- 
schere nel  Carnevale  (  I  .),  e  ne'balli  in 
maschera.  AGiuoco  parlai  de'divertimen- 
ti  e  sollazzi  di  varie  specie  ed  epoche,  pub- 
blici e  privati,  ed  in  ispecie  de'greci  e  ro- 
mani, circensi, gladiatori!  negli  anfiteatri, 
escenici  di  commedie,  tragedie,  drammi, 
satire  e  mimi  rappresentati  ne'teatri,  e  ne 
ragionai  ancora  nei  tanti  articoli  che  vi 
hanno  relazione,  come  a  IMf.se  per  l'epo- 
che in  cui  celebravansi.  Degli  spettacoli  e 
giuochi  pubblici  del  Medio  evo,  e  anche 
militari  come  i  Tornei  (/'.).  sostituiti  ai 
combattimenti  degli  anfiteatri  ede'circhi. 
Delle  magnifiche  Corti  bandite  della  fa- 
volaRolondax/aa  l'intervento  de' cantim- 


TEA  149 

banchi,  saltimbanchi,  buffoni, ballerini  da 
corda,  musici,  suonatori,  istrioni,  giulla- 
ri, poeti  popolari,  trovatori,  pantomimi, 
recitandosi  pure  commedie  estemporanee 
da'mimi.  Che  nel  secolo  XV  dagl'italia- 
ni si  cominciò  a  ripristinare  l'arte  comi- 
ca e  tragica,  e  poi  si  aggiunse  la  musica 
alla  tragedia:  ne'precedenti  secoli  XIII  e 
XIV  già  face vansi  rappresentazioni  d'imi- 
tazione e  per  lo  più  di  sagro  argomento, 
il  che  ricordai  in  vari  luoghi,  e  delle  po- 
steriori che  si  eseguivano  nell'anfiteatro 
del  Colosseo  feci  menzione  in  quell'arti- 
colo e  altrove.  Riparlai  del  Carnevale, e 
del  Carnevale  di  Roma  anche  a  Senato 
Romano.  Che  gli  antichi  magistrati  de'ro- 
mani  in  tempo  della  repubblica  furono 
avversi  all'erezione  de'teatri,  temendola 
corruzione  del  popolo,  e  che  Ovidio  con- 
sigliò Augusto  a  sopprimerli.  I  saggi  ro- 
mani declamarono  quando  furono  dalla 
Grecia  introdotti  in  Roma  gl'istrioni,  ri- 
levando quali  nazioni  furono  contrarie. 
Riprodussi  le  opinioni  d'alcuni  avversi  a- 
gli  spettacoli  teatrali,  in  opposizione  alla 
perfezione  cristiana  e  alla  purità  de' co- 
stumi, per  le  licenze  che  talvolta  si  com- 
mettono. A  Spettacolo  notai  che  con  que- 
sto vocabolo  si  qualificano  pure  le  rap- 
presentazioni del  teatro,  le  opere  in  musi- 
ca, commedie,  tragedie,  balli,  festini  e  si- 
mili. Quali  spettacoli  e  Feste  (f^-)  si  fe- 
cero nell'antichità,  e  che  dagli  etruschi  e 
da'grecisi  vogliono  originati  i  giuochi  sce- 
nici e  le  rappresentanze  teatrali.  CheSpar- 
ta  ne  fu  contraria,  e  non  ebbe  ne  circhi, 
né  anfiteatri.  In  che  consistevano  presso 
i  greci  e  i  romani  i  giuochi  del  circo,  ed  i 
combattimenti  gladiatori!,  de'quali  trat- 
tai eziandio  a  Sem  avo.  Quanto  Roma  spe- 
se nella  costruzione  de'circhi,  de'teatri  e 
degli  anfiteatri,  per  la  predominante  pas- 
sione del  popolo  agli  spettacoli  e  alle  fe- 
ste; e  che  gli  avanzi  de'snperstiti  li  descris- 
si ne'luoghi  ove  sono.  Che  i  disordini  ca- 
gionati dagli  spettacoli  provocarono  la  ri- 
provazione non  meno  de' pagani,  che  dei 
l'api,  de'Padri  e  desmodi,  ed  altresì  dei 


i5o  TEA 

teatri  fomentatori  di  passioni  e  scuola  di 
corruzione,solo  tollerandoli  laChiesa  e  ve- 
gliando a  impedir  mali  maggiori.  A  Poe- 
sia dichiarai  essere  un'arte  che  ha  perfine 
d'imitare  co'  versi  e  dilettare,  essendo  i 
versi  pel  poeta  una  materia  sua  propria, 
non  altrimenti  che  ima  tela  e  i  colori  pel 
pittore,  le  note  pel  musico,  il  marmo  per 
lo  statuario.  Che  la  poesia  altresì  ha  per 
iscopo  d'istruire  dilettando,  migliorare  i 
costumi  e  la  condizione  degli  uomini.  Di 
sua  origine,  de'suoi  diversi  generi,  in  prin- 
cipio eroico  e  satirico,  ed  in  appresso  dal 
i. "derivò  la  tragedia,  dal  2.0  la  comme- 
dia. Che  i  poeti  furono  ancora  cantori,  e 
cantarono  la  storia  e  la  morale;  e  qne'di 
Provenza  e  altri  le  avventure  e  i  roman- 
zi. In  Roma  fu  da  principio  la  poesia  po- 
co stimata,  indi  eminentemente  vi  fiorì 
nella  lingua  del  Lazio;  e  nell'epoca  del  ri- 
sorgimento delle  Lettere,  in  Italia  rinac- 
que gloriosa  nel  nobile  idioma.  Indicai  le 
diverse  specie  di  poesia  ,  fra  le  quali  la 
drammatica  che  comprende  la  tragedia, 
la  commedia  in  prosa,  la  làrsa  produzio- 
ne comica  d'un  solo  atto,  la  tragicomme- 
dia e  il  melodramma  o  opera  in  musica. 
Finsero  filosoficamente  i  poeti  nove  sorel  • 
le  dee  delle  scienze  e  delle  arti,  chiama- 
te Muse  e  nate  da  Giove  e  da  Mneino- 
sine.  Quando  esse  stavano  sul  favoloso  O- 
limpo,  cantavano  le  meraviglie  degli  Dei, 
conoscevano  il  pascalo,  il  presente  e  l'av- 
venire, e  nulla  allegrava  cotanto  la  coite 
celeste,  quanto  le  loro  voci  e  i  loro  con- 
centi, siccome  istruite  di  tuttociò  che  ha 
relazione  colla  Musica  e  per  cui  fu  dato 
loro  ilnomedi  Muse; dicendo  i  poeti  che 
fu  data  loro  per  madre  Mnemosine,  dea 
della  Memoria  e  figlia  del  Cielo  e  della 
Terra,  e  quella  che  somministra  la  ma- 
teria de'versi  e  de'poemi.  Avendole  par- 
torite sul  monte  Piero,  le  Muse  furono 
anche  dette  Pieradi:  in  Roma  pure  ebbe- 
10  Tempio,  sotto  il  nome  di  Camene.  Ma 
non  furono  esse  mai  tanto  onorate  quan- 
to da'pocti, che  non  tralasciano  giammai 
d'invocarle  al  principio  de'  loro  poemi , 


TEA 

siccome  Dee  capaci  d'ispirar  loro  quel- 
l'entusiasmo e  quell'estro  tanto  all'arte 
loro  necessario.  Clio  presiede  alla  storia  , 
l/<7/>r)/wm-,ossiala  melodiosa,  regna  sul- 
la tragedia,  una  delle  cui  parti  essenziali 
erano  altre  volte  i  canti  e  i  cori:  l'icono- 
logia la  rappresenta  calzata  di  coturno, 
tenendo  in  una  mano  scettri  e  corone,  e 
un  pugnale  insanguinato  nell'altra:  tal- 
volta è  seguita  dal  Terrore  e  dalla  Pie- 
tà. Talìa,  ola  fiorente,  presiede  alla  com- 
media e  ai  divertimenti,  anche  all'agri- 
coltura: l'iconologia  la  rappresenta  coro- 
nata d'edera  con  maschera  in  mano  e  cal- 
zata di  stivaletti  a  mezza  gamha,  calzari 
diversi  da'eoturni  tragici  e  pur  chiamali 
socco:  talvolta  le  vien  collocata  a  fianco 
una  scimmia, simbolo  dell'imitazione. /*"'/- 
terne,  ossia  la  giocosa  e  rallegrante,  pre- 
siede al  flauto  e  agli  strumenti  da  fiato, 
e  la  sua  giurisdizione  estendevi  sulla  mu- 
sica strumentale;  sono  suoi  attributi  la  co- 
rona di  fiori,  il  flauto  e  altri  strumenti  e 
le  carte  di  musica.  Tersicore, ola  sollaz- 
zevole e  gioconda,  ha  inventato  l'arpa,  e 
presiede  alla  danza  e  ai  giuochi; diverti- 
va col  ballo  le  sue  sorelle  muse,  e  d'ordi- 
nario rappresentasi  coronata  d'  alloro  e 
avente  in  mano  unflauto  o  una  cetra,  ov- 
vero un  doppio  flauto,  dirigendo  i  suoi 
passi  in  cadenza;  talora  ha  in  mano  un 
tamburello;  le  piume  che  sul  capo  le  a- 
gita  il  vento,  il  suo  piede  sostenuto  per 
aria  dalla  leggerezza,  la  gioia  che  brilla 
negli  occhi  suoi,  caratterizzano  la  danza 
e  i  giuochi  che  debbono  al  genio  di  que- 
sta musa.  Erato,  o  l'amorosa,  die  vita 
alla  lira  e  al  liuto,  presiede  alle  galanti 
appassionate  o  erotiche  poesie,  ossia  alla 
poesia  lirica  e  all'anacreontica:  coronata 
di  mirto  e  di  rose,  tieneuna  lira  e  un  ar- 
co simbolo  di  quello  d'Amore.  Calliope , 
il  cui  nome  annuncia  la  bella  voce,  è  la 
dea  sovrana  de'nobili  e  sublimi  canti,  e 
presiede  all'eloquenza  e  all'epica  o  eroica 
poesia, perciòEsiodola  chiama  la  più  po- 
tente delle  sue  sorelle  e  la  fedele  compa- 
gna de're:  si  rappresenta  cinta  la  fronte  di 


TEA. 

corona  d'oro,  ed  ornata  di  ghirlande  d'al- 
loro; tiene  nella  destra  una  tromba,  e  nel- 
l'altra i  3  migliori  poemi  epici  l'Iliade, l'O- 
dissea  e  l'Eneide.  L  lutniii  è  la  musa  che 
presiede  all'astronomia. Poli/inia,cosi  det- 
ta dalla  moltitudine  dellecanzonuè  la  dea 
della  musica  vocale  e  della  rellorica;  ri- 
guardata come  inveutrice  dell'armonia, 
perciò  viene  e  spressa  con  una  lira,  e  pre- 
siede purealla  memoria  e  alla  storia.  Co- 
ronala di  fiori,  talvolta  di  pei  le  e  pietre 
preziose,  con  ghirlamle  che  le  stanno  in- 
torno. In  atto  d'arringare  tiene  uno  scet- 
tro, orni  rotolo  colla  parola  sinulere,  per- 
chè lo  scopo  della  rettorica  consiste  nel 
persuadere;  alcuni  altri  rotoli  posti  a'suoi 
piedi  portano  i  nomi  di  Cicerone  e  De- 
mostene.Alla  lesta  delle  Muse  si  suole  rap- 
presentare A  pollo,  coronato  d'alloro,  col- 
la lira  in  mano,  quale  loro  fratello,  gui- 
da e  presidente  a'Ioro  concerti,  perciòdel- 
to  Musagete.  Sebbene  a  Canto, a  Canto- 
ri,a  Musica, a  Organo^  Prosa,  a  Ritmo 
propriamenle  tenui  ragione  della  Musi- 
ci! sagra,  molte  nozioni  e  l'origine  sono 
comuni  al  canto,  al  suono  e  alla  musica 
profana,  così  l'armonia  e  la  melodia,  ar- 
ti tutte  che  si  rilèriscouo  a'secoli  più  li- 
moli, anzi  alla  stessa  origine  dell'uomo  e 
degli  uccelli.  Del  possente  e  mirabile  do- 
minio che  esercita  la  musica  sull'animo 
umano,  massimamente  la  sagra,   impe- 
rocché i  maestri  di  essa  alle  ispirazioni  del 
genio  loro  uniscono  quelle  che  provengo- 
no dalla   maestà    veneranda  de'  misteri 
di  nostra  s.  Religione,  che  tutto  sublima 
e  magnifica    meravigliosamente.   Ricor- 
dai quauto  fecero  i  Papi  e  i  concili!  per 
impedire  e  rimuovere  I'  enorme   abuso 
della  biasimevole  introduzione  del  canto 
e  del  suono  profano  nella  casa  del  Signo- 
re, e  per  ultimo  Gregorio  XVI  per  certi 
motivi  teatrali  di  cauli  e  suoni  tanto  ri- 
provevoli e  pregiudizievoli,  siccome  cau- 
sa  di  grande  distrazione  e  di  dissipamen- 
to, dal  di  volo  raccoglimento  col  quale  si 
lieve  stare  nel  Tempio  |  l  .)di  Dio  e  solo 
intenti  sAlàPreghiera.  Siffatte  liccuze  pro- 


TEA  i5i 

vocano  l'indegnazioue  de'buoni  fedeli  in 
udire  prostituito  colla  profana  e  strana 
mescolanza  d'armonia  il  santo  luogo  di 
orazione,  nel  tempo  altresì  della  celebra- 
zione de'venerandi  misteri,  e  del  sagro- 
santo  e  tremendo Sagrifizio,  e  persino  sa- 
crilegamente ae\[' Ostensione  del  Corpo 
e  Sangue  di  Gesù  Cristo,  e  nella  sua  au- 
gusta presenza.  Laoude  riportai  i  divieti 
de'coucilii  e  de' vescovi,  e  le  pene  inflitte 
dalla  Chiesa,  e  nominatamente  contro  gli 
organisti  che  più  di  frequente  osano  di 
commettere  sì  gravi  irriverenze;  e  facen- 
dosi colpevoli  di  scandalo  e  di  disubbi- 
dienza alla  Chiesa,  si  rendono  responsa- 
bili delle  conseguenze  prodotte  da'  loro 
arbitrii  irreligiosi.  Chi  spelta  a  sorve- 
gliarli per  impedire  questo  male,  se  non 

10  fanno,  dovranno  anch'  essi  renderne 
conto  a  Dio.  E'  noto  come  il  grande  mae- 
stro e  sommo  genio  del  cav.  Gioacchi- 
no Rossini  (gloria  vivente  di  Pesaro  e 
di  Lugo),  ragionando  sulla  qualità  di  mu- 
sica che  meglio  si  conviene  a'  differenti 
generi,  disse  più  volte,  che  reputava  do- 
versi la  musica  sagra,  affinchè  ottenga  il 
suo  scopo  di  sublimar  1'  animo  dei  cre- 
denti all'adorazione  della  Divinità,  al- 
la contemplazione  de'sanli  misteri  di  no- 
stra religione,  doversi,  ripeto, far  esegui- 
re da  sole  voci  umane,  senza  alcun  soc- 
corso d'alcun  istrumento,  formando  nu- 
merose masse  armoniche,  per  le  quali 
comporre  cauli  solenni  edignitosi,  come 
si  èsemprepraticato  nella  CappellaPon- 
tifìcia.  I  grandi  maestri  di  sagre  armonie 
sanno  eccitare  nel  popolo  quelle  soavi  e- 
mozioni,  che  ci  vengono  dalla  grandez- 
za e  dalla  sublimila  di  nostra  s.  religione. 

11  grave,  vasto  e  delicato  argomeuto  del 
teatro,  in  breve  lo  svolgerò,  discorrendo 
in  prima  dell'origine  e  progressi  de'tea- 
tri  antichi,  oltre  quauto  vi  si  rappresen- 
tava, e  particolarmente  delle  vestigia  e- 
sisleuti  ni  Roma  ,  giacche  di  quelli  che 
sussistono  altrove,  non  mancai  di  farne 
memoria.  Come  gli  antichi  cristiani  era- 
no contrari  a  iulervcuue  a'leatri  essen- 


,52  TEA  TEA 

doloro  vietato. Quanto  inveirono  la  Ghie-  vol.LVllI,p.  211.  Siamo  autori  di  com- 
sa  e  i  saggi  sulle  rappresentanze  sceniche  media  nel  teatro  di  questo  mondo,  scris- 
di  commedie,  tragedie  e  balli,  e  come  i  se  s.  Paolo  a' corinti.  In  tali  sensi  paila- 
tealri  s'introdussero  nel  cristianesimo  e  rono  i  pagani  e  filosofi  Epitetto  e  Sene- 
mila  stessa  Roma,  anco  con  rappresen-  ca.  La  vita  nostra  non  solo  è  commedia, 
tazioni  sagre.  Poi  dirò  dell'origine  e  pio-  ma  tragedia,  anzi  l'unae  l'altra,  cioè  tra- 
gresso  de' teatri  moderni  e  italiani,  e  de-  gicommedi;i.  Quando  nasciamoentriamo 
gli  edilìzi  odierni  diPioma, poiché  di  quelli  in  iscena  con  lagrime,  alle  quali  spesso 
principali  delle  altre  citlàe  luoghi  egual-  succedono,come nella  commedia, lieti av- 
mente  a'Ioro  articoli  ne  feci  menzione  o  li  venimenti.  Al  contrario  molti  godono  per 
descrissi. Faròquindi  eziandio  nuovamen-  qualche  tempo  i  beni  transitorii  di  questa 
te  cenno  della  primaria  origine  della  tra-  fugace  vita,  e  poi  finiscono  miserabilmen- 
gedia,  della  commedia,  della  musica,  del  te,  onde  per  essi  è  tragedia  e  non  com- 
ballo e  delle  diverse  rappresentanze  tea-  media.  Altri  vannoallernando,  ed  ora  so- 
trali.  Indi  con  pena  dirò  l'attuale  deplo-  no  giocondi  e  contenti,  ora  mesti  e  scon- 
rabile  condizione  del  teatro,  poiché  è  ne-  solali.  Nella  scena  di  questo  mondo  com- 
cessarioche  la  morale  sia  la  base  di  lut-  parirono  per  attori  i  due  filosofi  Demo- 
te l'opere  teatrali,  il  biasimo  e  l'applauso  crito  ed  Eraclito,  uno  de' quali  sempre 
sia  ne' discreti  limiti  della  moderazione,  piangeva  la  miserabile  condizione  degli 
singolarmente  in  un  secolo  che  si  vanta  uomini,  e  l'altro  si  rideva  di  loro  pazzie 
civile  e  illuminato  per  eccellenza.  Gli  o-  che  vedeva  ogni  giorno.  Due  sono  le  prin- 
dierni  teatri  hanno  degeneralo  strana-  cipali  cause  per  le  quali  convenientemen- 
inente  dalla  loro  primaria  e  onesta  istitu-  te  si  dice  questo  mondo  essere  un  teatro, 
zio  ne  di  ammaestrare  al  bene,  di  solle-  e  la  nostra  vita  una  commedia.  Lai/ è 
vare  l'animo,  d'eccitare  all'amore  della  la  brevità  della  vita, perchè  appena  com- 
"virlù  e  all'abbonimento  del  vizio.  Ormai  pariamo  nella  scena  del  mondo,  che  fini- 
scilo per  lo  più  divenuti  impudentemen-  ta  la  nostra  parie  ci  ritiriamo  e  nascon- 
te  pubblica  scuola  d'immoralità  e  trion-  diamo  per  non  tornar  mai  più.  Tali  ap- 
fodel  vizio.  Di  che  allarmati  i  governasi  punto,  secondo  i  precetti  dell'arte,  sono 
sono  trovati  nella  necessità  di  promette-  le  commedie  e  le  tragedie,  cioè  opus  ^i- 
re  premi  a'savi  autori  di  commendevoli  niusdiei.  hai.'  causa  puòessere  la  varie- 
coraponimenti,  s'i  dal  lato  morale  e  socia-  tà  de'casi  e  degli  avvenimenti,  parte  pro- 
le, che  da  quello  della  buona  arte  dram-  speri  e  parte  avversi,  che  nella  vita  urna- 
rnatica  in  prosa  e  in  verso.  Finalmente  na  si  sperimentano,  e  nelle  commedie  e 
terminerò  con  tenere  laconico  proposito  tragedie  soglionorappresentarsi.PeròDio 
degli  anfiteatri,  per  quanto  già  dichiarai  humiliat  et  tjav/////^.conformeagl'imper- 
ne'luoghi  ove  furono  esonoancora.  Molti  scrutabili  consigli  della  sua  altissima  sa- 
scriltoriefìlosofisagrieprofani  paragona-  pienza.  I  tanti  svariati  argomenti  conte- 
rono  la  vita  umana  a  una  commedia,  o  nuli  in  quest'articolo,  pel  nesso  che  han- 
rappi  espilazione  finta,  nella  quale  chi  so-  no  tra  loro,  preferii  nel  medesimo  di  riu- 
sliene  la  persona  del  re,chi  quella  di  filoso-  ni  ili,  per  occupare  minor  spazio  e  insieme 
fo,  chi  di  soldato, chi  d'uomo  d'altra  pio-  evitare  indispensabili  ripetizioni.  Laon- 
fessione,chi  di  giovane, chi  di  vecchio,  chi  de  avendosi  ragionevole  riguardo  alla 
di  povero,chi  di  ricco.  Augusto  rappresen-  loro  importanza  e  complesso,  l'articolo 
tòilsuoregnaresul  mondoa  unacomme-  certamente  non  si  troverà  prolisso,  co- 
dia, e  nell'agonia  interpellò  gli  astanti,  me  potrebbe  sembrare  a  chi  limitando- 
cheseavea  bene  recitatola  partesual'ap-  si  a  osservare  il  titolo  e  il  fine.tale  lo  giù- 
plaudissero,  come  fecero,  il  che  narrai  nel  dicasse  senza  leggerlo.  Dichiarazione  che 


TEA 

può  applicarsi  agli  altri  consimili   arti- 
coli. 

I  persiani,  gli  assiri,  gli  egiziani  e  al- 
tre antiche  nazioni  hanno  avuto  i  loro 
giuochi,  le  loro  corse,  le  loro  danze,  in 
una  parola  i  loro  diverti  nienti  e  le  loro 
feste  puhhliche:  ma  i  greci  pennini  eb- 
hero  i  teatri,  e  ad  essi  dohbiamo  l'in- 
venzione delle  sceniche  rappresentanze, 
di  cui  comunemente  si  fissa  I  epoca  ver- 
so l'anno  534  o  5(>2,  ovvero  5r)0  avan- 
ti l'era  nostra  o  volgare,  per  le  più  rego- 
lari sue  forme.  Siffatti  spettacoli  non  a- 
veano  luogo  che  io  certi  tempi  dell'an- 
no, e  peculiarmente  durante  la  celebra- 
zione delle  feste  di  Bacco.  Tespi  presso  i 
greci  fu  ili.0  che  per  le  sue  rappresenta- 
zioni faceva  girare  di  luogo  in  luogo  i  suoi 
attori  sur  un  teatro  amhulaute,che  altro 
non  era  se  non  un  carro. Eschilo  in  appres- 
so immaginò  di  costruire  un  teatro  sur  un 
palco, e  di  ornarlo  nelle  decorazioni  con- 
venevoli all'argomento.  Il  i.°  teatro  d'A- 
tene fu  fabbricato  di  tavole,  ma  avendo 
un  giorno  rovinato  per  la  troppa  (pian- 
tila degli  spettatori,  talea vveuiinenlu de- 
terminò gli  ateniesi  a  fabbricarne  uno  di 
pietra.  Questa  fu  la  vera  origine  di  lutti 
i  magnifici  teatri  che  poscia  sorsero  in  tut- 
te le  città  della  Grecia,  ad  eccezione  pe- 
rò di  Lacedemone  o  Sparta,  e  di  cui  So- 
focle avea  latto  nascere  l'idea a'suoi  con- 
cittadini. Si  attribuisce  a  Temistocle  l'a- 
ver fallo  pel  i.°  erigere  in  Grecia  il  i.° 
teatro  di  pietra,  edilìzio  che  servi  di  tipo  a 
tulli  gli  altri  costruiti  in  legno  da'greci  e 
dai  umani.  I  greci  davano  a'ioro  teatri  la 
forma  della  navata  delle  nostre  chiese  : 
il  loro  interno  era  circolare  ad  un'estre- 
mità e  quadrato  dall'altra;  il  semicirco- 
lo conteneva  gli  spettatori  collocati  sopra 
gradi  circolaci  che  innalzatosi  in  anfi- 
teatro, e  formavano  molli  piani,  gli  uni 
sopì  apposti  agli  altri  insino  alla  cima  del- 
l'edilìzio, mentre  il  quadrato  lungo  ser- 
viva agli  attori  e  agli  spettacoli.  I  teatri 
dopo  i  templi  riguardavano  come  gli  e- 
difizi  più  importanti  :  nell'età  più  remo- 


TEA  i53 

ta  i  teatri  della  Grecia  trovavansi  nel  re- 
cinto de'  templi  di  Bacco,  e  perciò  forse 
dicevansi  anche  inventati  da  quel  nume. 
Le  città  persino  pili  infime  della  Grecia 
possedevano  un  teatro,  perchè  gli  spet- 
tacoli drammatici  erano  con  passione  a- 
mati  da  quel  popolo,  e  rappresentandosi 
in  onore  degli  Dei,  una  porzione  forma- 
vano del  culto, e  talvolta  servivano  anco- 
ra all'assemblee  popolari.  I  greci  dunque 
dierono  i  primi  le  regole  per  la  costru- 
zione de'teatri,  e  L'arte  insegnarono  di  di- 
pingere e  di  ornare  in  vari  modi  la  scena; 
i  romani  alla  loro  volta  non  fecero  che 
ingrandire  questi  edifizi,  ed  accrescere  il 
lusso  degli  ornamenti.  I  teatri  si  costrui- 
vano, per  quanto  era  possibile,  sul  pen- 
dio d'un  colle,  perchè  facilmente  stabiii- 
vansi  in  tal  modo  i  gradini.  Si  cercava  di 
collocarli  in  luoghi  ove  l'aria  fosse  pura 
e  salubre,  e  non  esposti  a  mezzogiorno, 
pecche  essendo  questi  edifizi  scoperti,  i 
raggi  del  sole  non  offendessero  gli  spet- 
tatori. La  detta  forma  semicircolare  avea 
l'apertura  chiusa  per  traverso  da  un  edi- 
lìzio, onde  tutto  il  teatro  divideasi  in  3 
parti  principali  :  il  semicircolo  era  occu- 
pato da' sedili  degli  spettatori  ;  la  scena 
era  posta  nell'edilìzio  che  chiudeva  il  se- 
micircolo; tra  queste  due  parli  era  la  3.' 
cioè  l'orchestra.  Né  diversi  erano  i  teatri 
de'greci  da  quelli  de'rocnani,  se  non  per 
alcune  particolari  disposizioni  dell'orche- 
stra medesima  e  della  scena.  I  gradini  e- 
rano  talvolta  distribuiti  in  diversi  piani, 
cioè  3  ne'grandie  2  ne'piccoli.  ed  in  que- 
sti pure  le  separazioni  venivano  indica- 
te col  nome  di  precinzioni.  Le  riunioni 
de'sedili  posti  tra  due  scale  erano  dette 
cunei,  dal  che  chiaro  risulta  essersi  mo- 
dellati i  teatri  egli  anfiteatri  sulla  forma 
forse  molto  più  antica  de'circhi.  Il  Circo, 
Circus,  era  un  genere  di  costruzione  po- 
co differente  dall'anfiteatro,  per  il  che  si 
sono  alcuna  volta  confusi  que'due  nomi. 
Più  analogo  per  la  sua  forma  allo  stadio 
de'grecifluogoove  si  esercitavano  gli  atle- 
ti e  che  faceva  parte  degli  antichi  gin- 


i54  TEA 

nasi,  de'quali  parlai  a  Liceo:  secondo  Vi- 
travio  era  più  lungo  che  largo  e  circon- 
dato di  gradi,  su'quali  potevano  collocar- 
si numerosi  spettatori.  Stadio,  Studi  uni, 
dicevasi  ancora  il  luogo  ove  celebra  vali- 
si i  giuochi  solenni, especialmente  le  cor- 
se. Lo  stadio  d'Olimpia  era  lungo  600 
piedi:  si  distingueva  in  3  parti,  l'ingres- 
so, la  parte  di  mezzo,  e  il  (lue  o  la  meta), 
il  circo  era  oblungo,  e  terminava  in  li- 
nea retta  a  quell'  estremità  ov'  erano  le 
carceri,  dalle  quali  uscivano  i  carri  per 
fare  le  corse  intorno  alla  spina;  e  questa 
costituiva  la  maggior  differenza  tra  il  cir- 
co e  l'anfiteatro.  La  spina  consisteva  in 
un  rialzo  isolato  posto  in  mezzo  e  lungo 
l'arena:  era  abbellita  da  statue  e  obeli- 
schi. L'  interno  non  differiva  da  quello 
degli  anfiteatri.  L'esterno  consisteva  in 
due  portici  colonnati  l'un  sull'altro  con 
terrazzo  sovrapposto,  ed  alcune  torri  al- 
l'estremità e  verso  il  mezzo,  le  di  cui  ci- 
me, come  «[nella  pure  del  terrazzo,  era- 
no decorate  di  sculture.  1  teatri  essendo 
del  tutto  scoperti,  s'immaginò  di  ripara- 
re gli  spettatori  con  un  gran  velo  o  con 
molte  tele,  che  furono  dette  Velario  e 
Tenda.  Velarium  o  T  eia,  la  cui  dispo- 
sizione è  pur  ancora  un  problema  per  gli 
antiquari  non  meno  che  per  gli  artisti. 
Si  pretese  ultimamente  la  scoperta  nel- 
1'  anfiteatro  di  Verona  della  situazione 
centrale,  o  v'era  posta  un'antenna,  la  qua- 
le forse  sosteneva  le  vele,  giacché  diver- 
samente la  curva  catenaria  troppo  pro- 
lungata, ne  avrebbe  impedita  o  renduta 
incomoda  e  forse  perniciosa  l'applicazio- 
ne. Parimenti  a'  tempi  nostri  l'architet- 
to cav.  Valadier  costruì  un  velario  sul- 
l'anfiteatro d'Augusto  o  Correa,  ma  pre- 
cipitò per  l'improvvida  economia  dell'im- 
presario che  a'ferri  volle  frammezzati  de- 
gli assi  di  legno.  Tornerò  a  farne  parola 
dicendo  degli  anfiteatri.  Nondimeno  di 
questi  sopra-cielo  si  può  vedere  il  Tafuri, 
Dell' invenzioni  uscite  dal  regno  di  Nei' 
poli,  presso  Calogeri,  Opuscoli  t.  12,  p. 
353,  il  quale  oltre  il  parlarne  riporta  gli 


TEA 

autori  che  ne  trattano.  Alcuni  teatri  avea- 
no  un  portico  dietro  !a  scena,  e  altri  an- 
co un  tempio  unito  al  teatro  medesimo. 
Il  carattere  di  tutti  questi  edilìzi  era  quel- 
lo della  solidità,  della  grandiosità,  della 
magnificenza,  non  disgiunta  dalla  consi- 
derazione del  comodo  collocamento  de- 
gli spettatori.  Neil' Effemeridi  letterarie 
di  Roma  del  1  823,  t.  12,  p.  1 4-4-»  Vl  è  'a 
Lettera  delle  linee  de'  sedili  de'  circhi, 
teatri  e  anfiteatri  d\  Angelo  Uggeri. I  più 
antichi  e  savi  architetti  preferirono  la  li- 
nea protuberaute  alla  posteriore  sempli- 
cemente incisa  per  la  divisione  de'sedili, 
per  unoo  due  posti,  non  solo  per  la  mag- 
gior conservazione  e  solidità,  ma  per  im- 
pedire che  l'acqua  restassestagnante  nel- 
la linea  d'avvicinamento,  e  per  tal  mo- 
tivo dierono  a'  sedili  un  declivio  per  fa- 
cilitarne lo  scolo,  innestando  il  grado  d'un 
sedile  sopra  il  grado  del  sedile  sottopo- 
sto. Si  ponno  vedere Bulengero, De  thea- 
tro  ludisque  scenicis,  Tricassibus  i6o3. 
Histoireuniverselle  des  thécitres  de  tou- 
tes  les  nations,  Paris  1  779.  Storia  e  de~ 
scrizione  de3 principali  teatri  antichi  e 
moderni  corredata  di  tavole  per  cura 
di  Giulio  Ferrari,  con  osservazioni  ili 
Paolo Landriani,Milano  1 83o.Cav.  Lui- 
gi Grifi,  Ragionamento  sulle  iscrizioni 
intorno  a?  teatri  antichi  e  a'  giuochi  in 
essi  rappresenta  ti. .nelle  Dissert.  delVac- 
end.  Rom.  d'Archeologia  1. 12,  p.  33.  Il 
Buonarroti,  Osservazioni  sopra  meda- 
glioni antichi,  ne  fa  pure  sugli  ornati  de' 
teatri  e  circhi  pubblici  in  occasione  di 
giuochi,  di  statue  degli  Dei  e  principi,  e  di 
colonne  preziose  di  marmo,  che  poi  si  le- 
vavano; e  che  talvolta  per  tali  festeggia- 
menti si  fecero  templi  di  legname  o  al- 
tra materia  di  poca  durata,  per  ornameli- 
tode'teatrie  de'circhi,  il  tutto  esprimen- 
dosi nelle  medaglie  e  medaglioni.  Che  i 
luoghi  pubblici  destinati  alle  feste  era- 
no presi  per  un  contrassegno  della  no- 
biltà e  gentilezza  de'ciltadini,  i  più  amo- 
revoli de'  quali  facevano  a  gara  di  pro- 
muovere que'soutuoM  edilìzi,  e  far  che  la 


TEA 

loro  patria  avesse  tutte  quelle  cose,  ch'e- 
rano nell'altre  città,  comesi  cava  da  più 
luoghi  di  Dione.  Che  nelle  tragedie  com- 
parivano gli  Dei  e  i  personaggi  tutti  ve- 
stiti di  panno  sino  a'piedi.  Quantunque 
alcuni  teatri  ebbero  la  nobiltà  della  sce- 
na ricercata  da  Vilruvio, nelle  rappresen- 
tazioni eroiche,  ad  ogni  modo  gli  orna- 
menti di  colonne,  frontespizi  e  altre  fab- 
briche reali  fissi  pigliavano  tutta  la  fac- 
ciala, nèaveano  le  vedute  in  prospettiva 
e  in  dentro,  ed  erano  privi  delle  nostre 
scene  messe  in  opera  lai.'  volta  al  rina- 
scere di  tutte  le  arti  a  tempo  de'  nostri 
bisavoli;  avendo  avuto  gli  antichi  sola- 
mente certe  poche  macchine  golfe  e  gros- 
solane, per  gli  accidenti  e  comparse  de- 
gli Dei.  L'Adami  nella  Storia  dì  l  blse- 
no  antica  metropoli  della  Toscana,  ra- 
gionando del  suo  teatro  e  di  sua  origine, 
riferisce  che  dilatati  i  confini  della  città, 
molti  convicini  popoli  alla  società  loro  i 
volsencsi  ammisero,  co'  quali  passale  le 
diurne  fatiche,  allorché  awicinavasi  la 
primavera  in  deliziosi  boschi  adunavansi. 
Ivi  con  rozze  e  non  eulte  parole,servendosi 
duna  semplicetta  musa,  prenunziavano 
col  canto  la  prossima  felicità  della  novella 
stagione.  Di  questi  intese  parlare  Cassio- 
doro,  allorché  scrisse  a  Simmaco  suocero 
di  Boezio  Torquato,  dicendo  che  la  forma 
del  teatro,  a  cui  l'ombra  densissima  del 
bosco  dette  il  nome  di  Scena,  altra  non 
era  che  quella  dove  i  pastori   ne'  primi 
tempi  con  varie  mutazioni  di  voce  canta- 
vano diversi  soggetti  di  piacevoli  cose. Cre- 
sciuti poi  in  abbondanti  dovizie  i  volse- 
nesi,  cambiarono  i  ristretti  abituri  in  su- 
perbi e  magnifici  edilìzi,  sicché  gareg- 
giarono co'  romani  non  solo  ne' giuochi 
scenici,  ma  eziandio  ue'piii  crudeli  spet- 
tacoli d'uomini  e  ili  fiere.  Ridotta  in  pode- 
stà de' romani  \  olseno,  stabilitosi  il  com- 
mercio fra  l'etrusco  e  il  popolo  latino,  in 
breve  comunicaronsi  quanto   aveano  di 
piii  particolare, in  uno  al  meravigliosoge- 
nio  [«egli  spettacoli,  e  Volseno  sopra  ogni 
altra  città  elrusca   ne  fu  la  ritrovali  ice , 


TEA  j55 

secondo  Adami.  Già  da'  primi  tempi  di 
Romoloaltri  giuochi  non  ebbe  Roma  che 
i  circensi,  (piando  neh'  anno  3()0  di  sua 
fondazione,  essendo  gravemente  trava- 
gliata da  pestilenza,cui  ogni  medicina  riu- 
sciva inutile,  chiamò  dalla  Toscana  gl'i- 
strioni o  commedianti  (erano  gl'istrioni 
figli  de' Art'/,  cheda  giovinetti  si  applica- 
vano a  quell'esercizio,  e  ballando  e  scher- 
zando con  atli  osceni  rappresentavano  or- 
dinata mente  sul  teatro  le  favole),  perchè 
col  canto,  col  suono,  co'balli,  co' gesti  e 
facezie  loro,  da  lunga  e  profonda  alUizio- 
ne  i  romani  sollevassero,  il  quale  rime- 
dio, sebbene  vano  riuscisse,  fu  tanto  ap- 
plaudito da'romani,che  non  ne  obliaro- 
no mai  più  la  costumanza.  Ma  benché  in 
Roma  il  piaceredi  tal  divertimento  si  pro- 
curasse ogni  giornod'ingegnosamenle  ac- 
crescerlo con  nuove  invenzioni,  la  pom- 
pa e  il  diletto  non  giunse  a  fusi  spetta- 
colo dell'umana  fortezza,  finché  debella- 
ta Volseno,  fatto  pacifico  e  più  frequen- 
te il  passaggio  de'romani  e  la  dimora  in 
Etruria,  sembrò gratissimo  a quegli  ani- 
mi bellicosi  il  fiero  e  sanguinolento  giuo- 
co de'gladiatori.  L'anno  dunque  di  Ro- 
ma 4o°j  facendo  Marco  e  Decio  Giunii 
Bruti  con  solenne  pompa  i  funerali  del 
padre,  fecero  combattere  per  la  i.«  volta 
alla  presenza  del  popolo  3  coppie  di  gla- 
diatori nel  Foro  Romano.  L'introduzio- 
ne dall'Etruria  in  Roma  de'giuochi  sce- 
nici, dice  l'Amati, si  prova  non  solamen- 
te coll'autorità  di  T.  Livio,  di  Biondo  da 
Forlì  chea'toscani  dà  il  primo  luogo  nel- 
l'invenzione de'  teatri  e  degli  spettacoli 
scenici,  e  da  Polidoro  Virgilio  nel  trat- 
tato degl'Inventori  delle  cosej  ma  ezian- 
dio dall'etrusco  origine  della  voce  [di-io- 
ne: cosi  non  può  dubitarsi  che  i  giuochi 
de'gladiatori  dalla  regione  medesima  non 
vi  derivassero,  poiché  il  nome  di  Lani- 
sta, che  (lavasi  da' romani  a  coloro  che 
compravano,  nudrivaooed  esercitavano 
i  gladiatori,  era  etrusco  affatto  e  signifi- 
cando carnefice J ed  i  gladiatori  denomi- 
nali /c/iu\  provenivano  dall'omonima 


i56  TEA 

città  toscana.  A  (l'erma  Vitruvioche  gl'ita- 
liani non  da'greci  oda  altri  popoli  appre- 
sero i  gladiatori!  spettacoli,  ma  da'loro 
maggiori,  vale  a  dire  dagli  etruschi,  il  die 
comprova  i  monumenti  per  tutta  Toscana 
disolterrali,  in  cui  sono  scolpiti  molli  com- 
battimenti di  gladiatori  e  d'altri  uomini, 
che  s'  uccidono  con  arme  usate  e  talora 
strane,  nonché  l'asserto  dal  Mall'ei ,  che 
tali  spettacoli  si  facevano  da'romani,  pre- 
sone dagli  etruschi  il  costume,  non  solo 
nel  teatro,  ma  ancora  ne'conviti.  Il  Nib- 
by, Roma  nell'anno  i  838. par.  2.' Antica, 
tratta  a  p.  5jS:  De'Teatvi  e  de  Portici 
annessi,  di  loro  origine  presso  i  romani, 
de'giuoehi  che  vi  celebravano,  e  delle  par- 
ti che  li  costituivano.  Ne  darò  un  estrat- 
to. Fino  all'anno  di  Roma  3c)  1  i  romani 
furono  contenti,  quanto  a' divertimenti, 
de'giuoehi  circensi;  ma  in  quell'anno  im- 
perversando la  peste,  esauriti  tutti  gli  al- 
tri mezzi,  si  volle  tentare  l' introduzione 
de'giuoehi  teatrali  che  ludi  scenici  sì  dis- 
sero.Que'pritni  giuochi  nella  loro  rozzezza 
consistevano  in  una  danza  informe  pan- 
tomimica a  suon  di  tibie  (strumento  da 
fiato  usato  nell'antiche  commedie,  forse 
lo  stesso  che  il  flauto,o  meglio  il  piffero  che 
lo  somiglia,  e  di  suono  acuto),  alla  quale 
gli  astanti  prendevano  parte  con  motteg- 
gi; ma  siccome  non  trovarono  nel  circon- 
dario di  lioma  chi  sapesse  eseguirla,  per- 
ciò chiamarono  gli  attori  dall' Etr uria:  e 
perchè  tali  giuocalori  dicevansi  da'  latini 
ludioncs,  nome  derivato  da  ludus,  giuo- 
co, e  dadi  etrusci  histered  histrio,  per- 
ciò ne  venne,  che  poscia  histrio  fu  sino- 
nimo dì  attore  teatrale.  A  poco  a  poco  di- 
poi presero  una  forma  più  regolare,  e  dai 
motteggijda'versi  che  chiama  vansi  fescen- 
nini perchè  venivano  àmFescennium  città 
etrusca  non  lungi  da  Falerii  (di  che  par- 
lai a  Civita  Castellana  e  negli  articoli 
analoghi),  si  passò  alla  satira  regolare  che 
Livio  chiama  impletas  modis  saturasi 
e  finalmente  circa  l'anno  5i2  di  Roma  !\f. 
Livio  Andronico,  liberto  di  RI.  Livio  Sa- 
linatore  e  precettore  de'suoi  figli,  compo- 


T  E  A 

se  le  prime  commedie  e  tragedie  latine 
foggiandole  sulle  greche,  e  fondò  così  il 
teatro  latino.  Ma  non  si  potè  così  presto 
togliere  al  popolo  il  gusto  d'interloquire, 
per  così  dire,  cogli  attori  durante  la  rap- 
presentazione, onde  negl'  intermezzi  fra 
un  atto  e  l'altro  i  giovani  presenti  si  di- 
vertivano a  rappresentare  farse  che  deri- 
vando da  Atclla  (città  etrusca  nel  cui  an- 
fiteatro si  rappresentavano  quelle  picco- 
le commedieo  farse  satiriche  e  burlesche; 
diversa  da  A  Iella  di  Campania  vicino  ad 
A  versa)  furono  appellate  atellane,  e  che 
essendo  estranee  al  componimento  che  si 
recitava  furono  designate  col  nome  di  e- 
xodia.  Laonde  i  giuochi  teatrali  o  sceni- 
ci si  composero  di  pantomime,  satire  a- 
tellane,  commedie  e  tragedie.  In  principio 
a  Roma  si  dierono  questi  spettacoli  nel- 
1'  arena  del  circo  e  ne'fori ,  ed  il  popolo 
assisteva  in  piedi,  come  oggidì  dinanzi  ai 
saltimbanchi.  L'incivilimento  progressi- 
vo e  il  commercio  più  attivo,  che  i  roma- 
ni ebbero co'greci  stabiliti  nell'Italia  me- 
ridionale e  soprattutto  colla  Sicilia,  li  por- 
tò a  conoscere  quanto  più  comodo  fosse 
l'assistere  a  quelle  rappresentazioni  sopra 
sedili,  come  a'giuochi  circensi,  quindi  fe- 
cero de' teatri  temporanei  di  legno,  ma 
neppure  questi  furono  giudicati  sufficien- 
ti: quindi  da  tali  teatri  si  volle  passare  ai 
fissi,  e  se  ne  trasse  motivo  dall'annua  ri- 
correnza de'giuoehi  megalesi  che  si  cele- 
bravano a  onore  di  Cibele  nel  circo,  e  di- 
nanzi al  suo  tempio  nel  Monte  Palatino, 
i  quali  erano  principalmente  teatrali  e 
presieduti  dagli  edili  curuli  (magistrati 
che  in  uno  agli  altri  descrissi  a  Roma,  col- 
le loro  differenti  specie,  e  altrove),  e  in  lo- 
ro mancanza  dagli  edili  plebei.  I  censori 
Messala  e  Cassio  conoscendo  la  tendenza 
popolare  e  volendo  lusingarla, nel  5gcj  di 
Roma  immaginarono  di  costruire  un  so- 
lido teatro  presso  l'angolo  boreale  del  Pa- 
latino adiacente  al  Lupercale, luogo  pros- 
simo al  tempio  di  Cibele  e  aderente  ai  Fo- 
ro Romano,  afBne  di  dare  maggior  como- 
do al  popolo  ne'giuochi  scenici  della  dea. 


T  E  A 

Questa  innovazione  fu  riguardata  perni- 
ciosa e  nocev  olissi  ma  alla  gravità  de'co- 
stumi  dal  console  P.  Cornelio  Scipione 
Nasica,  onde  dopo  essere  slato  comincia- 
to l'edilìzio,  e  dopo  essere  stati  prepara- 
ti molti  materiali, fu  demolito  e  dispersi 
i  materiali,  per  decreto  del  senato,  il  (pia- 
le nel  senatusconsulto  aggiunse  che  niu- 
no  entro  le  mura  e  fuori  di  esse  nel  rag- 
gio d'un  miglio  potesse  metter  sedie  o  go- 
dere assiso  di  tali  spettacoli.  JVon  descri- 
vendo Mibby  i  teatri  di  legno  eretti  in  Ro- 
ma, ne  darò  un'idea  con  altri  scrittori.  I 
romani  non  ebbero  per  lungo  tempo  se 
non  che  teatri  di  legno:  terminati  i  giuo- 
chi si  disgiungevano.  Questi  edifìzi  in  so- 
stanza non  consistevano  che  in  una  sce- 
na senza  gradi  per  gli  spettatori,  i  quali 
per  conseguenza  erano  obbligali  a  tener- 
si in  piedi  durante  tutta  la  rappresenta- 
zione.Il  i.°che  presso  i  romani  fececostrui- 
re  un  tealro  di  legno  con  sedili,  fu  M.  E- 
milio  Lepido.  In  seguito  i  romani  imitan- 
do la  magnificenza  de'  greci,  M.  Emilio 
Scauro  eresse  un  tealro  composto  di  3  or- 
dini d'architettura,  e  sostenuto  da  36o 
colonne,  di  cui  le  più  elevate  erano  di  le- 
gno doralo,  quelle  del  mezzo  di  cristallo 
di  monte,  e  le  ultime  di  marmo  di  Cre- 
ta. Negl'intervalli  vi  eranocollocate  3ooo 
statue  di  bronzo,  e  lutto  l'edificio  conte- 
neva 80,000  persone.  Scauro  mori  nel 
666  di  Roma.  C.  Scribonio  Curionefece 
parimenti  edificare  due  grandi  teatri  in 
legno,  con  tanto  ingegno  costruiti,  che  fa- 
cendosi girare  su  de'perni,si  faceva  a  pia- 
cere cambiar  di  luogo  alla  scena  e  agli 
spellatoli.   Quanto   però  JNibby  dice  di 
quelli  di  Curione,  lo  riferirò  parlando  de- 
gli anfiteatri,  perché  fornì  l'idea  di  tali 
edilìzi.  In  questi  edifìzi  che  contenevano 
sino  da  60,000  persone,  si  erano  con  in- 
dicibde  lusso  praticati  de'zampilli  d'ac- 
qua odorosa,  che  serpeggiando  attraver- 
so le  statue,  le  quali  ornavano  le  parti  su- 
periori, mentre  servi  vano  a  purgar  l'aria 
allenila  da  riunioni  cotanto  numerose, 
cadevano  da  ogni  parte  a  guisa  di  1  ugia- 


TEA  i57 

da  sugli  spettatori.  Curione  che  l'innalzò 
nel  declinar  ilei  VII  secolo  di  Roma,  nel- 
le sue  prodigalità  non  ascoltò  i  consigli  di 
Cicerone  già  suo  tutore:  fu  egli  il  princi- 
pale strumento  della  guerra  civile  tra  G. 
Cesaree  Pompeo,  e  morì  nel  706.  Quin- 
di a'tempidi  Cicerone  (il  quale  parlò  con 
disprezzo  di  quesla  specie  di  passatempo), 
era  già  andato  in  disuso  il  costume  di  non 
sedere  a'giuochi  scenici, poiché  ne'famo- 
si  teatri  temporanei  eretti  da  Scauro  e  da 
Curione  nel  fìnir  del  VII  secolo  di  Roma, 
e  in  quella  stessa  epoca  nel  699  Roma  vi- 
de il  1  .'tea  Irò  solido  per  opera  di  Pompeo, 
il    quale  volendo  isfuggire  malgrado  la 
sua  possanza  alle  osservazioni  che  pote- 
vansi  fare  circa  tal  novità,  costruì  sulla 
sommità  de'gradini  un  tempio  di  Vene- 
re Vincitrice,  e  nell'invitare  il  popolo  al- 
la dedicazionelochiamo  al  tempio  di  Ve- 
nere, al  quale,aggiunse,  hosoltoposlo  dei 
gradini  per  assistere  a'giuochi:  tanto  ne- 
cessaria era  ancora  la  circospezione.  In- 
fatti la  scena  fu  fatta  di  legno  e  mobile. 
G.  Cesare  non  volendo  essere  inferiore  al 
suo  em  ulo  e  genero  Pompeo,  poco  prima 
di  sua  morte  cominciò  a  preparare  l'area 
d'un  altro  teatro,  progetto  che  poi  fu  com- 
pilo dal  nipole  Augusto  l'anno  di  Roma 
74',  e  lo  chiamò  di  Marcello,  per  me- 
moria di  tenerezza  e  d'  amore:  lo  slesso 
anno  pochi  mesi  innanzi  un  altro  ne  avea 
ed ifìca lo  e  dedica toCornelioBalbo,e  que- 
sti 3  teatri  furono  isoli  che  avesse  Roma 
antica  da'tempi  d'Augusto  fino  al  secolo 
V  di  nostra  era  e  alle  prime  invasioni  dei 
barbari,  e  colla  continuazione  degli  spet- 
tacoli scenici.  Augusto  punì  la  licenza  di 
Stefanione  attore  nelle  togate,  col  farlo 
battere  colle  verghe  per  trina  theatra. 
Tali  giuochi  JNibby  crede  cessati  verso  l'e- 
poca della  guerra  gotica  sollo  Giustinia- 
no 1,  coruechè  altamente  micidiale  a  Ro- 
ma. La  descrizione  ornamentale  e  splen- 
didissima de' sontuosi  teatri  di  Pompeo, 
di  balbo  e  di  Marcello,  si  può  leggere  ne- 
gli storici  che  citerò, limitandomi  poi  con 
JN  ibby  a  darne  un'idea  quanto  alla  costi  u  - 


i  58  T  E  A  T  E  A 

zione,  e  ad  alcune  altre  notizie.  I  romani  davano  spettacoli  ne'tealri  di  natura  da 
mentre  presero  dagli  etruschi  i  primi  dover  occupare  questa  parte,  salirono  co- 
giuochi  scenici,  ebbero  da'greci  non  solo  me  era  naturale  sui  primi  gradini  che  l'at 
il  loro  miglioramento,  Dia  ancora  la  for-  torniavano.  La  parte  semicircolarecosti- 
ma  delle  parti  costituenti  un  teatro,  me-  tuente  il  posto  degli  spettatori  fu  da'ro- 
110  leggiere  modificazioni  ch'esigevano  gli  mani  designata  col  nome  di  cavea,  alme- 
usi.  Adottarono  il  nome  pure  dell'edili-  no  finoa'tempi  di  Cicerone,  perchè  avea 
lìOfChechiaxnàrootìTheatruni, e  derivati-  la  forma  concava,  veduta  dall'alto  (cavea 
te  dal  verbo,  sto  a  vedere,  e  com'era  na-  fu  pure  delta  quella  specie  di  grotta  sot- 
turale eziandio  quelli  delle  parti.  La  for-  terranea  a  volta  ,  nella  quale  tenevansi 
ma  era  semicircolare  e  la  disposizione  dei  chiuse  le  bestie  feroci  sotto  i  gradini  del- 
giadini  fu  greca,  ma  ne'particolari  della  l'anfiteatro):  i  greci  per  la  ragione  me- 
pianta  vi  furono  modificazioni,  onde  Vi-  desima  la  dissero  il  concavo.  Quella  de- 
truvio  distinse  i  teatri  latini  da'greci,  e  stinata  agli  attori  delle  rappresentazioni 
la  differènza  principale  sembra  che  con-  tragiche,  comiche  e  satiriche  fu  appella- 
sislesse  Dell'allontanare  più  o  menolnsce-  ta  scena  da' romani,  nome  tratto  da'gre- 
na  da'gradini,  vale  a  dire,  che  nel  teatro  ci  perchè  originalmente  coperta  da  ten- 
greco  lo  spazio  dell'  area  sotto  i  gradini,  de5eche  presentava  l'apparenza  d'un  ta- 
cile noi  diremmo  la  platèa,  supponendo-  bernacolo.  L'origine  del  nome  di  orche- 
io  un  circolo,  ne'tealri  greci  avea  la  for-  stra  della  parte  intermedia,  è  stata  indi- 
ma  di  3  quarti  di  circolo,  ne'romani  quel-  cata  poc'anzi.  Quindi  le  parti  costituenti  i 
la  d'un  semicircolo  perfetto:  fatto  che  si  teatri  romani  si  riducevano  a  tre,  cavea, 
riconosce  ne'tealri  esistenti,  poiché  quel-  orchestra  e  scena.  E  quanto  alla  i.a,  la 
li  eretti  da'greci  non  presentano  pianta  disposizione  era  la  medesima  di  quella 
semicircolare,  ma  d'un  circolo  troncato  che  descriverò  parlando  degli  anfiteatri: 
•verso  la  scena;  mentre  i  romani  sono  se-  coslituivasidi  precinzioni,e  di  portico  su- 
micircoli  perfetti,  più  o  meno  disgiunti  perirne:  i  gradini  da  sedere  venivano  ta- 
dalle  decorazioni  della  scena.  La  difleren-  gliati  da  scalette  (scalarla)  per  la  corno- 
za  nacque  dall'uso:  i  greci  che  considera-  dita  d'accedervi,  che  partivano  dalle  por- 
vano  l'area  ossia  la  platèa  odierna,  come  te  (vomitoria),  che  intromettevano  nella 
destinata  agli  spettatori,  dovettero  lascia-  cavea:  de'gradini  i  primi  1 4  più  prossimi 
re  uno  spazio  intermedio  fra  il  palco  de-  all'  orchestra  furono  destinati  a'eavalieri. 
gli  attori  ,  e  quelli  che  assistevano  allo  L'orchestra,  come  notai,  fu  il  luogo  de- 
spettacoIo,spazio destinato principalmen-  stinato  a' senatori,  quando  lo  spettacolo 
te  a'eori  e  alle  danze,  e  denominato  con  non  esigeva  che  la  platèa  rimanesse  sgom- 
■vocabolo  significante  danza.  1  romani  ri-  bra,  ed  allora  passavano  nei  gradini  più 
tennero  il  nome  d'orchestra  che  dierono  prossimi.  La  scena  finalmente  veniva  co- 
a  cièche  noi  chiamiamo  platèa,  madie  stiluita  da  quella  parte,  dove  gli  attori 
non  fu  destinata  allo  slesso  uso,imperoc-  recitavano,  la  più  aderente  all'area,  e  che 
che  era  particolarmente  propria  de'sena-  dall'essere  circa  6  piedi  innalzata  sul  pia- 
tori,  e  pare  che  questa  fosse  l'origine  del  no  di  questa,  ch\ama\a$\  piti  pi  tum  o  pro- 
podio  o  piedistallo  continuato,  rialzo  di  scemimi:  dietro  di  questa  parte  erano  i 
muro  che  circondava  l'anfiteatro  eforma-  luoghi  dove  gli  attori  si  vestivano  e  si  ri- 
va una  specie  di  galleria  odi  corridoio  posavano,  che  chiamavasi  postscenium. 
tutto  all'intorno,  il  quale  avea  una  lai-  La  scena  era  la  parte  più  magnifica  del 
ghezza  bastante  per  contenere  diversi  or-  teatro,  e  costituiva  una  bella  facciata  or- 
dini di  sedili;  dappoiché  non  potendoise-  nata  di  colonne  avari  piani, e  di  statue, 
natoli  rimanere  nell'orchestra,  quando  si  che  allcttava  gli  spettatori  anche  quando 


TEA  T  E  A                    i  kj 

non  si  davano  rappresenlazioni:  era  un  velario  e  come  negli  anfiteatri.  11  teatro 
vero  edilìzio  magnifico,  e  non  come  dice  reudevasi  sonoro  per  mezzo  di  vaM  di 
Nibby  una  gabbia  <li  meschine  decorazio-  bronzo,  disposti  in  modo  particolare  en- 
ni,  non  dirò  di  Roma,  diesi  vuoi  depri-  tro  vani  esistenti  fro'gradioi,  ina  parlau- 
mere  dagli  stranieri,  ma  ancora  di  quelli  done  Vitruvio  con  poca  chiarezza,  die  o- 
tanto  decantati  di  altre  citlà  dell'Euro-  rigine  a  molti  sistemi.  Aggiunge  che  die- 
pa.  La  scena  era  in  parie  fissa,  in  parte  tro  la  scena  doveano  costruirsi  Portici 
mobile,  che  si  adattava  secondo  le  rap-  (/  .),ne'quali  il  popolo  potesse  ritirarsi  in 
presentazioni.  E  quanto  alla  i.  alle  volte  caso  di  pioggia  improvvisa,  e  dove  icori 
era  formata  da  due  ovvero  da  tre  ordini  potessero  fermarsi  per  entrare  con  bei- 
di  colonne,  secondo  l'altezza  del  teatro;  l'ordine  nella  scena,  e  fra  gli  altri  esem- 
e  la  parte  di  mez70  designavasi  col  nome  pi  nomina  in  primo  luogo  i  portici  diPom- 
di  reggia,  le  laterali  con  quello  di  ospi-  peo.  Aggiungerò,  che  le  azioni  teatrali  in 
zù  (hospitalia):  vale  a  dire  che  i  perso-  uso  presso  gli  antichi  romani,  e  denomi- 
naggi  principali  entravano  per  le  porte  di  nate  ludi  scenici,  si  possono  ridurreaque- 
mezzo,  i  secondarli  per  le  \aleva\\:  jìodium  ste  4  specie:  salirti,  mimi,  commedia  e 
chiamavasi  il  muro  di  rialto  della  scena  tragedia.  Ne'suoi  principi]  la  satira  era 
stessa  ossia  del  palco  verso  l'orchestra:  come  una  commedia  ridicola,  sparsa  di 
pulpitum  il  palco  propriamente  detto.  La  molta  maldicenza  e  motteggi,  accompa- 
2.*  O  parte  mobile  detta  versatilis  e  ductì-  guata  da  musica  e  danza,  e  ben  diversa 
lis,  era  formata  da  trigoni  o  macchine  da  quelle  lasciateda  Orazio,  Persio  e  Gio- 
ti  iangolarijle  quali  giravansi  e  secondo  la  venale,  che  non  furono  certamente  com- 
rappresentazione  aiutavano  l'immagina-  poste  pel  teatro.  I  mimi  erano  poemi  as- 
zione  degli  spettatori  coll'imitare  il  sito  sai  più.  licenziosi  e  piccanti  della  cornine- 
della  scena  che  si  rappresentava.  Un  ten-  dia  ordinaria:  questi  non  si  distingueva- 
done  chiudeva  ciòche  oggi  suol  chiamar-  no  in  atti,  ed  erano  recitati  e  cantali  da 
si  bocca  d'opera,  e  questo  dicevasi  auleum  un  solo  attore  chiamato panfonu'/iius.per- 
e  siparium.W  quale  nome  die  origine  al  che  buffonescamente  contralìaceva  le  a- 
nomedel  moderno  sipario:  esso  però  non  zionidi  tutti  gli  uomini,  imitandoli  in  mil- 
calavasi  ma  alzavasi  per  chiudere,  e  ciò  le  guise,  e  ponendosi  in  mille  ridicole  po- 
facevasi  col  mezzo  d'un  meccanismo  esi-  si  ture  per  fare  ridere  gli  spettatori.  I  più 
stente  sotto  il  palco. Mentre  i  nostri  siparii  famosi  autori  de'mimi  sonoLaberio  e  Pu- 
o  tende  li  usiamo  come  gli  antichi, il  movi-  blioSiro,  che  fiorirono  a  tempo  di  G.  Ce- 
mento però  è  diverso:  invece  che  l'odier-  saie.  La  commedia  si  presso  i  romaniche 
no  sipario  si  alza  al  cominciar  della  rap-  i  greci  si  distingueva  in  antica  e  moder- 
presentazioue  e  si  abbassa  al  suo  fine,  la  na;  quella  era  più  libera  e  più  ripiena  di 
tela  degli  antichi  abbassavasi  per  aprir  maldicenze  e  di  sale;  questa  era  più  civi- 
la  scena,  e  si  alzava  negl'intermezzi,  af-  le  e  modesta.  Egli  è  però  vero  che  quan- 
fine  di  preparare  lo  spettacolosusseguen-  tunque  ella  fosse  più  aggiustata,  e  di  sti- 
le; quindi  alzare  ed  abbassare  la  tela  si-  le  più  terso,contutlociò  a  poco  a  poco  visi 
gnificava  per  essi  precisamente  l'opposto  aggiunsero  moltecose  dell'antica  comme- 
di quello  che  noi  intendiamo  con  tali  vo-  dia  e  singolarmente  a  quelle,  che  chiama- 
caboli.Pare  che  anche  il  sipario  degli  an-  te  atellane,  ebbero  poi  il  nome  di  e.enr- 
tichi  fosse  dipinto,  e  rappi esentasse  per  diumt  valea  dire  conclusione  o  termine, 
lo  più  fatti  storici,  come  facciamo  noi,  ov-  Differente  è  dalla  commedia  la  tragedia, 
vero  si  suole  dipingere  quadri  di  paesi',  tantoa  riguardo  del  soggetto,  quanto  del- 
mchiteltuie  e  talvolta  quadri  allegorici,  tostile.  La  commedia  è  una  rappresenla- 
Glsspellatori  venivano  copei  ti  dal  solecol  rione  naturale,  che  si  aggira  intorno  ad 


160  TEA 

nvventui'e,e  comunemente  a  soggetti  doz- 
zinali e  comuni:  lo  stile  è  semplice  e  pia- 
no, conveniente  a  persone  particolari,  e 
tale  in  somma  che  scuopre  il  rango  e  la 
qualità  di  coloro  che  l'usano.  Servivansi 
altre  volte  i  commedianti  d'una  tal  sorta 
di  calzatura  bassa,  chiamata  soccits,  da 
cui  non  solo  venivano  distinti,  ma  resi  an- 
cora più  agili  nell'uso  e  movimenti  dei 
piedi.  Per  lo  contrario  la  tragedia  è  una 
seria  e  grave  rappresentazione  di  qualche 
fatto  funesto,seguito  da  personaggi  dicon- 
to e  ragguardevoli  o  per  la  loro  qualità 
o  per  il  loro  merito.  Quindi  lo  stile  della 
tragedia  è  più  sostenuto  e  sublime,  acciò 
meglio  si  confacela  alla  grandezza  e  digni- 
tà di  chi  parla.  A  fine  poi  di  dare  agli  at- 
tori nelle  tragedie  aria  da  eroi, e  farli  com- 
parire più  sostenuti  e  maestosi  ,  fu  loro 
dato  una  specie  di  stivaletti,  che  uniti  al- 
la scarpa  coprivano  tutto  il  piede  ed  una 
parte  della  gamba,  detti  cothurnì.  Oltre 
i  teatri  erano  in  Roma  altresì  4  pubblici 
edifìzi  a  foggia  di  piccoli  teatri,  cui  dava- 
no il  nome  di  Odeum.  Quivi  si  raduna- 
va la  gente  per  sentire  i  musici  quando 
cantavano  per  conseguire  il  premio  pro- 
posto a  chi  rimasto  fosse  vittorioso,  e  qui- 
vi ancora  si  facevano  le  prove  della  mu- 
sica, che  doveasi  poi  cantare  nel  gran  tea- 
tro. Quando  la  disciplina  della  romana  re- 
pubblica fu  alquanto  più  severa,  si  tene- 
vano lontane  le  donne  da'pubblici  spet- 
tacoli,a'quali  non  potevano  andare,  alme- 
no senza  licenza  de'mariti  loro,  al  senno 
de'quali  pare  che  fosse  riservalo  il  giudi- 
care, se  que'giuochi  e  feste  potessero  riu- 
scire uocevoli  al  decoro  e  onestà  matro- 
nale.Narra  Valerio  Massimo  che  Sempro- 
nio Sopho  o  il  Savio  ripudiò  la  moglie, 
per  essere  andata  senza  sua  licenza  a  ve- 
dere certi  spettacoli.  E  pure  dice  Plutar- 
co, ch'erano  giuochi  funerali  (de'quali  ri- 
parlala Sepoltura),  forse  meno  atti  di  lo- 
ro natura  a  recar  nocumento  a' buoni  co- 
stumi. Scrive  Svetonio,  cheAugusto  non 
permetteva  che  le  donne  vedessero  se  non 
da  lontano  i  combattimenti  che  si  face- 


T  E  A 
vano  nel  teatro  da'gladi  a  tori,  sebbene  ta- 
li spettacoli  fossero  assai  comuni  e  ordi- 
nari a  ogni  condizione  di  persone.  Il  di- 
vieto alle  donne  d'  intervenire  alle  lotte 
degli  atleti,  pare  che  fosse  pel  pudore  , 
perchè  solevano  combattere  co'corpi  nu- 
di. Questo  salutare  rigore  si  rallentò,  non 
sempre  osservandosi  che  alle  donne  fisse 
interdetto  l'ingresso  alle  feste  e  giuochi 
teatrali,  come  si  trae  da  Ovidio,  De  ar- 
te amandi  lib.  i ,  che  dichiarò  i  teatri  fo- 
menti all'amore.  Stazio  riferisce  che  noti 
erano  in  Grecia  ammesse  le  donne  a'so- 
lenni  giuochi  olimpici;  e  il  citato  Valerio 
Massimo  osserva  che  se  ne  fece  eccezio- 
ne a  Berenice,  per  avere  avuto  padre  e 
fratelli  vincitori  ne'  medesimi.  Pausania 
dichiara  la  legge  greca  che  escludeva  le 
don  ne  da'giuochi  olimpici,  sotto  pena  d'es- 
ser precipitate  dal  monte  Tipco.  Abbia- 
mo da  Varrone,  che  i  padri  di  famiglia 
di  Pioma  pel  timore  d'essere  ritenuti  trop- 
po lungamente  ne' teatri  dall'attrattiva 
delle  rappresentazioni,  portavano  nel  se- 
no loro  delle  colombe  domestiche,  lequa- 
li  servivano  per  mandar  notizie  di  se  stes- 
si alle  loro  case,  per  mezzo  di  biglietti  che 
attaccavano  allezampedi  que' volatili.  Di 
tale  uso  parlai  ancora  nel  voi.  LXX,  p. 
[  58.  Diversi  autori  scrissero  sui  teatri  di 
Roma  e  di  altri  luoghi.  Gioacchino  San- 
drart,  Theatrum  Romae  antiquaeet  no- 
\>ae,  Norimbergae  1675.  Chiaramonti, 
Delle  scene  e  de' tea tri,Cesea a  1 6 7  5. Ma f- 
fei,  De' teatri  antichi  e  moderni,  Verona 
1753.  Signorelli,  Storia  critica  de  tea- 
tri antìcìd  e  moderni j  Discorso  da  ser- 
vire di  lume  alla  detta  storia  ,  Napoli 
1777-83-87  e  181 3.  D'Apuzzo,  Sopra 
i  teatri  moderni  e  sopra  gli  archi  di 
trionfo  degli  antichi, Roma  1 8 1 7.  Il  Nib- 
by  ci  lasciò  la  descrizione  de'3  seguenti  an- 
tichi teatri  di  Roma,  de'quali  sussistono 
pochi  avanzi,  di  cui  per  ordine  alfabeti- 
co darò  un  cenno. 

Teatri  antichi  di  Roma. 
Teatro  e  Critto-Portico  di  Balbo.  Il 
nipote  del  celebre  L.  Cornelio  Balbo,  Cor- 


TEA 

nello  Balbo  il  G-aditano,  si  distinse  pel  va- 
luce  col  quale soggiogòiGaramauli  e  n'eb- 
be il  trionfo  nel  704  di  Homi;),  il  1 ."  .1  ri- 
portarlo d'origine  straniera  all'Italia,  fu 
come  lo  era  stato  lo  zio  uno  de'piti  ioli- 
mi  amici  d'Augusto,a  cui  per  far  cosa  gra- 
ta coli  immense  ricchezze  conquistate  edi- 
ficò inRoma  un  teatro  con  magnifico  porti- 
co coperto, chiamati  Theatrwn  e  Crypta 
Hi ///<!.  e  venne  dedicato  nel  74  mei  ritor- 
torno  d'Augusto  in  Roma,  capace  di  più 
che  3o,ooo  spettatori.  L'eresse  poco  di- 
scosto dal  Tevere  presso  In  sponda  sini- 
stra, in  sito  basso  e  perciò  soggetto  a  i- 
nondazioni,  onde  ne'giuochi  ili  sua  dedi- 
cazione Angusto  vi  accedette  in  barca.  Si 
crede  che  dallesue  rovine  si  (orinasse  quel- 
la gibbosità  di  terreno  detto  Monte diCen- 
ci  {F'.),  perchè  la  famiglia  di  tal  nome  vi 
edificò  il  palazzo,  ora  de'conti  Bolognetti 
e  de'marcbesi  Sampieri,  ed  un  piccolo  a- 
vanzo  rimane  lungo  la  via,  che  da  tal  pa- 
lazzo conduce  a  quello  de'Branca,  al  pre- 
sente Palazzo  Santacroce  (  /  .),e  la  piaz- 
za della  scuola  degli  Eh rei.  Neil  f  4^3  do- 
vea  esistere  qualche  avanzo  notabile,  ri- 
cordandosi col  nome  di  Tlieatrum  Jnto- 
nini,  per  la  vicinanza  del  Ponte  Sisto  al- 
lora chiamalo  d'  Antonino,  dipoi  per  le 
tante  devastazioni  cui  soggiacque  si  cre- 
dè essere  esistito  altrove,  finché  le  ricer- 
che archeologiche  di  Piranesi   lo  trovò 
dove  realmente  surse.  Si  chiamò  Crypta 
in   genere  anche   un  poi  lieo  coperto  il- 
luminato dalle  finestre  in  alto,  o  Critlo- 
Portico.  diverso  perciò  da    un    portico 
aperto  ossia  peristilio  formalo  da  colon- 
ne e  ila  pilastri  isolati.  L'uso  di  tali  Crit- 
to-'Portici  era  di    passeggiare  più  al  co- 
perto dall'  intemperie,  onde  più  freschi 
erano  nell'  estate  perchè  meno  acces«ibi- 
li  al  sole,   più  asciutti  e  tepidi   nell'  in- 
vernò come  al  coperto  dalle  pioggie  e  dal 
freddo.  Alle  sue  rovine  si  die  dagli  anti- 
quari il  nome  ili  l'artico  di  Filippo  e  di 
Gneo  Ottavio,  ma  era  diverso  come  in- 
dicai a  quell'  articolo.  Di  quello  di  Balbo 
se  ne  vedono  avanzi  presso  la  chiesa  di 

VOL     I.XXIII. 


TEA  161 

s.  Maria  in  Cacabcris,  della  quale  parlai 
nel  \ol.  XXIII,  p.  i/i?..  Pnsso  questo 
teatro  e  quello  di  Marcello  erano  i  Por* 
tiri  d'Ottavia  e  di  Filippo; quello  di  Ot- 
tavia ebbe  origine  da  quello  di  Metello, 
e  racchiuse  i  templi  di  Giove  Statore  e  di 
GiunoneReginnda  Curia,  e  la  Schola  del- 
ta di  Ottavia.  La  pianta  del  magnifico  e 
grandioso  portico  d'Ottavia  si  può  vede- 
re ioNibbyeinMelchiorri.  Del  portico  di 
Filippo  che  conteneva  il  tempio  d'Ercole 
Musege te, come  d'altri  portici,  parlai  an- 
cora a  TiìMPio,descrivendo  i  templi  di  Ro- 
ma pagana;  così  di  quello  d'Ottavia  e  di 
altri  portici  di  templi  romani. 

Teatro  di  Marcello.  Giulio  Cesare  vo- 
lendo edificare  un  teatro  come  quello  di 
Pompeo,  lo  cominciò,  ma  noi  potè  finire 
prevenuto  dalla  morte:  Augusto  lo  com- 
pì e  Io  appellò  di  Marcello  dal  nome  di 
Marco  Claudio  Marcello  suo  nipote  come 
figlio  della  sorella  Ottavia, il  quale  accop- 
piava in  se  tutti  i  pregi  degli  uomini  subli- 
mi, era  la  delizia  dello  zio,  l'idolo  devo- 
niani ;  dovea  succedere  nell'  impero  del 
mondo,  e  chi  sa  qual  sarebbe  divenuto, 
ma  20  anni  avanti  la  nostra  era  morì  di 
18  anni.  Il  lutto  per  tale  perdita  fu  uni- 
versale e  profondo;  egli  però  nella  memo- 
ria de'colti  resterà  finché  rimarranno  vi- 
vi gli  aurei  versi  di  Virgilio,  che  nel  com- 
piangerne l'acerba  e  fatale  morte  l'immor- 
talò. G.  Cesare  nel  volerlo  edificare  for- 
mò l'area  distruggendo  le  case  e  i  templi 
che  ivi  trovavansi,  e  n'ebbe  taccia  d'aver 
abbattuto  de'luoghi  sagri  e  d'essersi  ap- 
propriato le  grandi  ricchezze  trovale  in 
quelle  demolizioni.  Augusto  lo  terminò 
nel  741  di  Pioma,  1  o  anni  dopo  la  morte 
dell'amato  nipote  (secondo  Dione,  o  nel 
743  come  vuole  Plinio),  e  a  lui  lo  dedi- 
cò con  feste  sontuose,  e  nelle  caccie  furo- 
no uccise  Goo  bel  ve  africane. La  statua  d'o- 
ro di  Marcello  fu  coronata  d'ordine  d'Au- 
gusto, e  collocata  in  sedia  curule  in  luo- 
go disliuto  nel  teatro  fra'mngistrati.  Quel- 
la in  cui  sedeva  Augusto  in  tal  giorno, es- 
sendosi disunita,  cadde  supino.  11  teatro 
1  1 


iG?.  TEA 

soffrì  nell'incendio  di  Nerone,  e  Vespasia- 
no ne  ìicdificò  la  scena,  e  con  nuova  de- 
dicazione celebrò  magnifici  giuochi,  fra' 
quali  spettacoli  di  musica, e  regalò  a'prin- 
cipali  attori  somme  di  denaro  e  molle  co- 
roned'oro.  Alessandro  Severo  volle  rifar- 
lo, avendo  sofferto  tanto  ch'era  divenuto 
inservibile.  Nel  principio  del  V  secolo  ser- 
viva ancora  e  capace  di  contenere  3  0,000 
spettatori.  Dopo  la  morte  di  s.  Gregorio 
VII,  neh  086  fu  ridotto  a  fortezza  e  chiu- 
so entro  le  case  del  potente  Pier  Leone, 
il  quale  vi  riceverò  Urbano  11  nel  ìoqc), 
e  in  esso  morì;  il  successore  Pasquale  li 
lasciando  Roma  per  andar  in  Puglia  lo  fe- 
ce Prefetto  di  Roma  (/  .).  e  commise  a 
lui  ed  a  Leone  Frangipane  il  governo  del- 
la città.  Neil  1  16  volendo  Pietro  far  crea- 
re prefetto  di  Roma  il  suo  figlio,  contro 
la  volontà  del  popolo,  questo  corse  ad  as- 
salire il  castello  dalla  pai  \.e<\\Pi  azza  Mon- 
tanara. La  sua  potenza  giunse  a  tal  se- 
gno che  sostenne  Gelasio  11  e  fece  ricono- 
scere Calisto  II  contro  l'antipapa  rifugia- 
to a  Sntri,  e  secondo  qualche  scrittore  e- 
ra  tale  l'annoi  i3o,  da  voler  imporre  al- 
la Chiesa  per  antipapa  il  suo  figlio  Ana- 
cleto li,  che  altri  con  IS'ovaes  dicono  fi- 
gliod'un  ebreo;  poiché  Lodovico  Agnello 
Anastasio  nell'  Istoria   degli  Antipapi, 
lo  dice   nato  da   Pietro   figlio  di   Leone 
giudeo  battezzato  da  s.  Leone  IX,  che  a- 
vea  colle   usure  ammassate  grandissime 
somme  d'oro,  e  rese  possente  Pietro.  Que- 
sti non  contribuì  all'intrusione  del  figlio, 
poiché  era  già  morto,  come  narra  mg.1 
Nicolai,  Della  basilica  di s. Paolo  p.  286, 
essendo  almeno  morto  un  anno  avanti 
l'antipontificato  del  figlio,  che  se  vivente 
avrebbe  impedito.  Pier  Leone  fu  tumu- 
lalo a  diritta  del  portico  presso  la  porta 
santa  della  chiesa  di  s.  Paolo  nella  via 
Ostiense,  in  un  sarcofago  scolpilo  nella  de- 
cadenza delle  ai  ti.  rappresentante  Rlarsia 
scorticata  da  Apollo,  con  iscrizione  me- 
tiica,  che  descrisse  e  illusilo  mg. r  Nicolai. 
L'allro  suo  figlio  Giordano  si  fece  creare 
Patrizio  di  Roma  (fy.)  nell  1 4 3,  e  si  ri- 


TE  A 

bello  a  Lucio  II,  onde  il  successore  Eu- 
genio III  lo  scomunicò,  e  poco  dopo  nella 
sommissione  de' romani  perde  la  dignità 
usurpala.  In  lutti  questi  avvenimenti  è  da 
supporre  che  molto  soffrisse  il  teatro  di 
Marcello  ch'era  il  centrodel  potere  de'Pier 
Leoni,  1  quali  continuarono  a  figurare  si- 
no al  principio  del  secolo  seguente,  e  per 
via  di  matrimoni  è  dubbiose  si  fusero  nel- 
la famiglia  de' Savelli.  Verso  il  declinar 
del  secolo  XIII  il  teatro  era  ancora  in  pos- 
sesso de'Pier  Leoni,  i  quali  sembrano  già 
estinti  nel  1  280, ed  a  loro  non  più  apparte- 
neva il  palazzo  fabbricato  sul  teatro. Sicco- 
me le  costruzioni  d'opera  saracinesca,  che 
chiudono  tulle  le  arcuazioni  dell'ambu- 
lacro esterno  del  teatro  verso  piazza  Mon- 
tanara e  la  via  de'Sugherari  appartengo- 
no al  2.0  periodo  del  secolo  XI li,  come 
quelledi  Castel  Savello  presso  Albano, che 
descrissi  Dell'indicato  articolo,  del  palazzo 
e  castello  de'Savelli  sul  Monte  Aventino, 
costruito  nel  1  28G,  sembra  a  Nibby  poter 
congetturare ebe  una  donna  de'Pier  Leo- 
ni si  maritò  in  casa  Savelli  circa  il  1280, 
e  per  l'esaltazione  d'Onorio  IV  Savelli 
nel  1  285  avendo  la  sua  famiglia  ricevuto 
gran  incremento  nella  possanza,  può  es- 
sersi operata  la  nuova  fortificazione  del- 
l'antica casa  de'Pierleoni.  E' però  vero  che 
non  si  ha  memoria  diretta  del  possesso  di 
questo  monumento  per  parte  de'Savelli  a- 
vanti  al  secolo  XV,  e  si  vuole  rinnovato 
il  palazzo  con  diseguo  di  BaldassarePe- 
ruzzi,  passando  poi  il  palazzo  per  compe- 
ra negli  Orsini,  onde  ora  si  dice  Palaz- 
zo Orsini  (T  .).  Dalle  rovine  del  teatro  si 
formò  il  piccolo  Monte  Savelli,  ne  riman- 
gono tuttavia  visibili  considerabili  avanzi 
e  sono  i  più  grandi  de'3  teatri  un  dì  esi- 
stenti in  Roma.  Da  questi  si  riconosce  che 
il  teatro  era  costituito  da  due  precinzioni 
coronale  da  un  portico  superiore,  the  e- 
Eternamente  era  composto  di  3ordini,due 
arcuati  con  mezzecolonne  d'ordine  dorico 
sotto,  d'  ordine  ionico  sopra,  i.°  esempio 
superstite  della  soprapposizione de^li  or- 
dini in  Roma.  A  questi  ordini  succedeva 


TEA 

i!  3°  senz'archi,  probabilmente  con  fine- 
stre rettilinee,  ornato  di  pilastri  corinti, 
e  questo  è  oggi  interamente  perduto. L'in- 
terno  è  tutto  sconvolto  per  le  costruzioni 
ilei  palazzo  e  delle  case  che  Io  coprono  : 
di  tratto  in  tratto  però  s'incontrano  i  nul- 
li intermedi  d'opera  reticolata,  mentre 
lutto  l'esterno  e  tutte  l'arenazioni  erano 
di  travertino.  Della  scena  è  ancora  visi- 
bile in  via  Savelli  un  piccolo  tratto  ap- 
partenente all'angolo  orientale  del  pro- 
scenio. Perlustrando  i  sotterranei,  le  bot- 
teghe, i  cortili,  le  case  e  gli  altri  fabbri- 
cali moderni  che  lo  coprono,  tante  vesti- 
gia si  trovano  da  poter  formare  una  pian- 
ta completa  di  questo  monumento  insi- 
gne. Una  ne  pubblicò  Io  stesso  Nibby,  e 
il  Melchiorri  nella  Giada  di  Roma,  aven- 
do egli  già  con  un  articolo  pubblicatodal- 
V Effemeridi  di  Roma  del  1823, t. io,  p. 
348,  reso  conto  del  teatro,  su  quanto  ne 
scrisse  1'  architetto  Saponieri  nella  Rac- 
colta delle  più  insigni  fabbriche  di  Ro- 
ma misurate  e  dichiarateteillustrate  da 
Filippo  Aurelio  /  isconti.  La  scena  era 
verso  la  ripa  del  Tevere  e  si  prolungava 
dall'angolo  del  vicolo  della  Campana  fi- 
no appresso  il  pollone  del  Ghetto  degli e- 
brei  per  circa  4^o  piedi  :  la  cavea  girava 
attorno  a  questo  spazio  pel    vicolo  della 
Campana,la  via de'Sughera ri ,e traversan- 
do le  case  e  i  cortili  che  sono  fra  la  via  del- 
la Catena,  e  quella  di  Ponte  Quattro  Ca 
pi,  andava  a  raggiungere  l'altra  estremità 
della  scena, cioè  l'occidentale.  Il  tratto  su- 
perstite della  parte  e>terna  mentre  si  fa 
ammirare  per  la  purità  dello  stile  degli  or- 
dini, e  serve  di   modello,  mostra  traccie 
evidenti  de'replicali  incendi,  a'quali  que- 
sto celebre  edificio  andò  soggetto  sia  ne' 

DO 

tempi  antichi,  sia  nel  medi*/  evo.  Le  pio- 
porzioni  sono  così  belle  che'fecero  credere 
a  molti,  che  Vitruvio  ne  fos>e  l'architet- 
to. La  materia  impiegatavi  è  di  pietra  ti- 
burtina,  gabbia  e  albana.  Il  teatrodi  .Mar- 
cello per  la  sua  ragionata  grandezza  e 
per  lo  stile  di  architettura  così  perfetto 
beo  a  ragione  fu  preso  e  si  ha  sempre  a 


TEA  i63 

modello  per  determinare  le  proporzioni 
de  due  ordini  dorico  e  ionico  sovrappo- 
sti l'uno  su  l'altro. 

Tendo,  /'artico  e  Curi,/  di  Pompeo, 
Dissi  già  che  questo  fu  il  i .°  teatro  solido 
costruito  in  Roma  l'anno  Gc)C)  della  città. 
e  come  Gneo  Pompeo  Magno  che  ne  fa 
l'autore  volle  schermirsi  dell'  infrazione 
del  senatusconsulto  non  abolito,  cotl'e- 
dificare  in  mezzo  alla  cavea  sulla  sommi- 
tà de'gradini  un  tempio  a  Venere  Vin- 
citrice, chealtri  diconodella  Vittoria,qua- 
si  che  i  gradini  fossero  una  parte  di  quel- 
lo, e  perciò  nell'invito  che  pubblicò  per 
la  sua  dedicazione  chiamava  il  popolo  non 
al  teatro,  ma  al  tempio,  al  quale  aggiun- 
geva aver  sottoposto  de'gradini  (serven- 
do però  per  salire  e  per  sedere),  perchè 
il  popolo  potesse  con  comodo  assisterea' 
giuochi,  e  perciò  mobilee  di  legno  fece  la 
scena.  In  magnificenza  restò  superiore  a' 
teatri  dipoi  edificati  di  Balbo  e  ili  Mar- 
cello. Vi  die  spettacoli  di  musica  e  di  com- 
battimenti atletici,  e  nel  circo  celebrò  u- 
ua  gara  di  cavalli  e  stragi  d'animali  fero- 
ci di  tutte  le  specie,  poiché  5oo  leoni  fu- 
rono in  5  dì  consumatici  8  elefanti  com- 
batterono contro  legionari.  Racconta  Dio- 
ne che  il  teatroni  fabbricato  co'denan  di 
Demetrio  liberto  di  Pompeo,  e  a  lui  die 
l'onore  del  nome,  perchè  gli  erano  stati 
somministrati  accompagnandolo  Delle  sue 
spedizioni.  Rimasto  preda  del  fuoco  nel- 
la scena  sotloTiberio,  questi  ne  intrapre- 
se il  restauro,  che  compì  Caligola,  indi  fu 
di  nuovo  dedicalo  da  Claudio,  il  quale  gli 
restituì  il  nome  di  Pompeo  che  gli  avea 
tolto  Caligola,  e  pose  quello  di  Tiberio  al- 
la scena  per  averla  riedificata,  e  vi  cele- 
brò gli  spettacoli.  Di  più  presso  il  teatro 
eresse  un  arco  di  marmo  a  Tiberio,  che 
decretato  dal  senato  non  era  stato  mai  e- 
seguito;  ed  una  statua  colossale  di  Giove 
nel  campo  Marzio,  ebe  per  la  vicinanza 
ni  teatro  fu  dellaJupiter  Pompejanus.T$e~ 
ione  lo  fece  indorare  tutto  nell'interno  in 
un  sol  giorno,  onde  mostrarlo  nella  festa 
teatrale    1  'L'uniate  re  d'Armenia,  e  le  ve- 


i64  TLA 

le  distese  nell'aria  per  difendere  dal  sole 
erano  di  porpora,  e  nel  centro  di  esse  ve- 
dovasi rappresentalo  in  ricamoNeroneche 
guidava  il  carro,  ed  intorno  splendevano 
stelle  d'oro.  Andò  soggetto  a  nuovo  incen- 
dio nell'anno  80  di  nostra  era  a'tetnpi  di 
Tito,  che  lo  restaurò  magnificamente,  al- 
trettanto facendo  Domiziano.  Era  in  tut- 
to il  suo  splendore  negl'imperi  di  Traia- 
no e  di  Alessandro  Severo.  JNel  249  sog- 
giacile interamente  ad  altro  incendio  sot- 
to Filippo,  in  un  all' JScatonstilo  o  Cento 
Colonne,  cioè  il  portico  dietro  la  scena, 
che  serviva  a  diporto  puhhlico,  ed  a  ri- 
pararegli  spettatori  del  teatro  dalla  piog- 
gia improvvisa.  Quella  rovina  fu  ripetuta 
poco  dopo,  e  sotto  Carino  nel  darsi  una 
rappresentazione  spettacolosa  andò  a  fuo- 
co la  scena,  die  poi  da  Diocleziano  fu  fat- 
ta più  magnifica.  Esisteva  nel  principio  del 
V  secolo,  e  capace  di  27,580  spettatori 
(Melchior-ri  dice  80,000),  e  restauralo  da 
Arcadioeda  Onorio  per  danni  sofferti  nel- 
l'esterno da  un  terremoto.  Si  continuò  ad 
aver  cura  di  questo  teatro  anche  durante 
il  regno  de'goti,  poiché  Teodorico  incari- 
cò Simmaco  prefetto  di  Roma  di  risarcir- 
lo. Avvenute  le  grandi   rovine  di  Roma 
poco  dopo  la  morte  di  quel  re,  non  si  per- 
de la  memoria  di  quel  teatro,  anzi  era  suf- 
ficientemente conservato  nel  principiodel 
secolo  IX,  e  si  ricorda  ancora  nel  1  i43. 
Sul  declinar  del  secolo  XIII  annidaron- 
si  gli  Orsini  sulle  sue  rovine,  i  quali  suc- 
cessivamente andarono  fabbricando  case 
addosso  agli  avanzi  superstiti,  a  segno  di 
farne  a  poco  a  poco  sparire  ogni  forma, 
e  fu  una  delle  parti  di  Roma  in  cui  essi  si- 
gnoreggiavatiOjCome notai  nel  vol.L  V  III, 
p.  278, dicendo  de'luoghi  in  cui  ne  bassi 
tempi  eransi  fortificati  i  magnati  romani, 
mentre  i  Colonna  dominavano  il  Mauso- 
leo d'  Augusto,  i  Pier  Leoni  il  teatro  di 
Marcello,  i  Frangipani  l'anfiteatro  Fla- 
vio. Nel  i3oo  la  contrada  avea  il  nome 
adSeptemLaurum,forse  perchè  vi  rima- 
nevano lauri  dell'antiche  passeggiate  pian- 
tate du  Pompeoconplalaniefonluue}nar- 


T  E  A 

rancio  Svetonio  che  il  dì  innanzi  gl'idi  di 
marzo, in  che  il  dittatore  Giulio  Cesare  fu 
spento,  notossi  come  un  re  d'uccelli  (re- 
galiolus)  portando  in  bocca  un  ramoscel- 
lo di  lauro  s'introdusse  nella  curia  pom- 
peiana ,  dove  inseguito  da  uccelli  di  va- 
rie specie  usciti  dal  vicino  boschetto,  fu 
messo  a  brani.  Nel  secolo  XV  vedovasi  an- 
cora una  parte  del  teatro  non  lungi  dalla 
Piazza  di  Campo  di  Fiore,  occupata  però 
da  edilizi  [nivali,  si  trovarono  vari  mo- 
numenti epigrafici,  uno  de'  quali  presso 
il  cortile  della  Chiesa  dis.Lorenzo  uiDa- 
maso,  ricordava  il  genio  del  teatro,  Ge- 
1  ti ui n   Theo  tri  Pompejamj  e  nel  i52  5 
dietro  la  chiesa  di   s.   Maria  di  Grotta- 
pinla  (di  cui  riparlai  ne  Cenni  storici  in- 
torno al  dogma  dell'Immacolata  Con- 
cezione,  a  p.  42  di  questo  volume),  di  pa- 
dronato degli  Orsini,  si  cavò  un  marmo 
coll'epigrafe  1  eneris  1  ietrieis.  ed  ivi  e- 
ra  il  suo  tempio,  corrispondente  pure  al- 
l'odierno e  contiguo  Palazzo  Pio  e  allo- 
ra degli  Orsini.  La  pianta  del  tempio  di 
Venere  e  del  portico  dietro  la  scena  detto 
Hecatonstylon  o  delle  1  00  colonne  fino  al- 
l'epoca di  Carino,  e  poi  rifatto  da  Diocle- 
ziano appellato  Portieus  Jovia  dal  cogno- 
me da  lui  assunto,  si  ha  ne'frammenti  del- 
l'Icnografia di  Roma  a  segno  che  questa 
può  servire  di  guida  nella  confusione  de' 
fabbricati  moderni  che  neoccupano  ilsito, 
elevestigie  non  sono  del  tulio  scomparse 
sotto  il  palazzoPioenellecasedella  Piazza 
dis.  Maria  di  Grottapinla, della  via  e  piaz- 
za delParadiso,e della  via  o  vicolo  di  Grot- 
tapinla. Il  tempio  di  Venere  dominante 
la  cavea,  nel  mezzo  di  questa  sorgendo  cor- 
risponde ov"è  oggi  il  palazzo  Pio,occupan- 
do  di  lunghezza  quasi  tutta  la  facciata  del 
palazzo  ch'è  sulla  piazza  del  Biscione;  a 
desila  e  a  sinistra  la  cavea  da  un  lato  rag- 
giungeva l'imbocco  della  via  de'Chiavari 
quasi  dirimpetto  alla  porticella  di  s.  An- 
drea della  Valle  de  Teatini,  e  dall'altro 
le  case  più  oltre  della  piazzetta  di  s.  Bar- 
bara de' Librari:  la  scena  poi  occupava  in 
lunghezza  55o piedi  parteudo  dal  risalto 


TEA  TEA                    i65 

che   forma  la   croccia   occidentale  della  ed  era  una  curia  contigua  al  portico  e  al 
chiesa  di  s.  Andrea  della  Valle,  andando  teatro.  Ivi  era  la  sua  statua  alta  12  pal- 
quasi  a  raggiungere  la  via  de'Giubbona-  mi,  ma  giacente  come  narra  Plutarco, pro- 
ri.  Dietro  la  scena  era  il  portico  Ecaton-  babihnente  rovesciata  dopo  la  sua  cadu- 
stilo  quadrilungo,  con  giardini  in  mezzo  ta,  verso  la  quale  il  congiurato  Cassio  ri- 
ed  essedre  intorno  rettilinee  e  curvilinee,  volse  gli  occhi  (piasi  per  acquistarne  co- 
li quale  approssimativamente  veniva  coni-  raggio,  e  nel  dibattimento  dell'uccisione, 
preso  fra  la  croccia  di  detta  chiesa,  e  le  Cesaresia per céso,sia perchè da'eongiura- 
vie  del  Sudario,  Torre  Argentina,  s.  An-  ti  vi  fosse  spin!o,portossi  verso  il  piedistal- 
na  e  de'Chiodaroli,  e  traversando  la  via  lo  chela  reggeva  in  origine  e  ivi  digoitosa- 
de'Chiavari  raggiungeva  l'estremità  me-  mente  cadde  trafitto.  Le  turbe  del  popo- 
ridionale  della  scena.  Le  strade  indicate  lo,eccitatea  tumulto  da  M.  Antonio,  cor- 
servono  solo  per  dimostrare  non  i  limili  sero  alla  sala  e  l'incendiarono,  ed  in  de- 
e  la  estensione  precisa  del  portico, ma  fan-  testazione  della  morte  dello  zio  Cesare  fu 
(laineiitojessoaveayoo  piedi  di  lunghezza,  fatta  chiudere  da  Augusto,  che  inoltre  fe- 
terminando  nel  palazzo  Cesarmi,  incon-  ce  trasportare  la  statua  di  Pompeo  dalla 
tro  all'odierno  teatro  di  Torre  Argenti-  curia  sopra  un  arco  ogiano,  incontro  alla 
ria,  e  55o  di  larghezza.  A  Cancelleria  A-  porta  regia  del  teatro  ossia  riinpetto  al- 
rosTOLicA  narrai,  che  verso  il  suo  palazzo  l'asse  della  scena.  IVibby  conviene  sull'i- 
innalzavasi  la  famosa  curia  di  Pompeo  a'  denticità  della  statua  di  Pompeo  esisten- 
piedi della  cui  statua  i  congiurati  uccisero  te  nel  palazzo  Spada  di  Roma;  osserva  poi 
l'emulo  e  suocero  G.  Cesare,  statua  ora  che  forse  l'invidia  de'Cesari  fece  sparire 
esistente  nel  Palazzo  Spada,dì  cui  ripar-  la  corona  di  quercia  che  cingeva  la  testa, 
lai  nelle  biografie  Sr  ad  a.  Appiano  narrati-  e  sulle  spalle  appariscono  l'estremità  de' 
do  la  morte  di  G.  Cesare,  cosi  comincia.  lemnisci:  un  braccio  e  due  dita  sono  la- 
»  Eranvi  spettacoli  nel  teatro  di  Pompeo,  voro  moderno.  Nibhy.pubblicò  la  pianta 
e  dovea  tenersi  il  senato  in  una  delle  sale  del  teatro  e  portico  di  Pompeo,  tratta  da 
ivi  dappresso,  com'era  costume  in  tali  cir-  quella  del  commend.  Canina, 
costanze  :  Bruto  di  buon  mattino,  come  Ad  onta  della  predominante  passione 
pretore,  alzò  il  tribunale  ch'è  dinanzi  al  che  i  popoli  d'ogui  età  ebbero  pegli  spet- 
teatro,  e  rendeva  tranquillamente  giusti»  tacoli  e  pe'teatri,  oltre  quanto  già  toccai 
zia  a  coloro  che  la  domanda  vano. "Quin-  sull'avversione  di  uon  pochi  saggi  sì  tra* 
di  si  vede  che  lo  storico  alludeva  a  que-  greci  che  tra'  romani,   che  riprovarono 
sto  portico,  che  a  guisa  di  basilica  vastis-  ancora  le  commedie,  riferisce  Plutarco, 
sima  dava  campo  alle  udienze,  e  del  qua-  che  Solone  condannò  le  tragedie  fino  dal- 
le profittò  Bruto  per  esercitare  il  suo  mi-  la  loro  origine,  e  che  gli  ateniesi  crede- 
nistero  senza  dar  ombra  ,  e  nello  stesso  vano, che  i  poemi  drammatici  fossero  co- 
tempo  peresser  pronto  adognievenlodel-  se  sì  indecenti  e  insopportabili,  che  vi  eia 
la  congiura,  essendo  uno  de'capi,  benché  una  legge  tra  loro,  la  quale  proibiva  agli 
favolilo  e  dicesi  pur  figlio  di  Cesare;  la  areopaghi  di  far  le  commedie  o  tragedie,  e 
cui  tragica  fine  descrissi  a  Uoma:  colla  scu-  che  i  lacedemoni  non  solfi  ivano  che  nelle 
sa  de' giuochi  i  congiurali  aveano  prepa-  lorocittàsi  rappresentassero  commedie o 
rato  un  gran  numero  di  gladiatori  in  lo-  tragedie,  per  timore  di  non  ascollare  nel 
10  soccorso  entro  il  teatro.  Pompeo  nella  divertirsi, coloroche  rappresentavanoco- 
curia,  ueMintoi  ni  della  moderna  casa  de'  se  contrarie  alle  patrie  leggi. Platone  a  per 
barnabiti  a  s.  Carlo  a'Catinari,  avea  edi-  suasione  di  Socra  te  gettò  le  sue  commedie 
beato  una  sala  perchè  il  senato  nella  crr-  nel  fuoco,  onde  poi  lo  stc->so  filosofo  potò 
costanza  de'giuochi  potesse  ivi  adunarsi,  scrivere  nella  sua  Repubblica:  Noi  non  ri  « 


i  GG  TEA  TEA 
leviamo  nella  nostra  città  uè  la  tragedia,  religione  cristiana,  copiosamente  esposte 
uè  la  commedia,  perchè  sono  contrarie  con  prove  dall'  autore  del  Trattato  rie 
alla  semplicità  de'eostumi,e  ad  altro  non  giuochi  e  de* divertimenti  permessi  oproi- 
servonoche ad  innaffiar l'erbecattive,cioè  biti  a' cristiani,  Roma  1768.  Tratta  poi 
a  fomentar  le  passioni,  le  quali  bisogue-  nel  cap.io:  Gli  spettacoli  teatrali  sono 
rebbe  interamente  estirpare.  Aristotile  contrarialla  professione  cristiana,  e  ah 
voleva  che  i  legislatori  non  permettesse-  la  purità  ri  e' costumi.  Unanime  consen- 
to a'giovani  d'  andare  alle  tragedie,  af-  so  degli  autori  più  gravi  nel  condannar- 
(iucliè  non  s'imbevessero  in  quella  tene-  li.  Il  divertimento  del  teatro,  siccome  va- 
ra età  delle  perniciose  idee  di  stragi  e  di  gheggiato  in  ogni  epoca  dalle  nazioni, seni- 
tradimenti.  Le  leggi  romane  non  manca-  pie  trovò  eloquenti  apologisti,  i  quali  cer- 
rono  di  condannar  le  commedie,  perchè  carouo  tutte  le  vie  per  giustificarlo  non 
avendo  notato  d'infamia  i  commedianti,  solo,  ma  pure  di  altamente  encomiarlo, 
sembra  che  volessero  distruggere  da'fon-  come  un  sollievo  allo  spirito  e  quale  islru- 
dawenti  il  teatro  medesimo,vietandocon  zione  morale  per  evitare  le  passioni  che  vi 
questa  gravissima  pena  l'esercizio  d'  un  sono  rappresentate.  Osserva  però  Tertul- 
tale  mestiere.  Ovidio  di  Sulmona  (T  .).  liana,  che  l'ignoranza  delio  spirilo  urna- 
benché  non  fosse  certamente  di  rigida  no  none  mai  tanto  prosontuosa,  né  pre- 
morale,  già  dissi  che  chiedeva  ad  Au-  tende  mai  di  meglio  filosofine  e  razioci- 
gusto,  che  i  teatri  fossero  distrutti  come  naie,  che  allorquando  si  vuole  proibire 
seminari  d'iniquità,  scogli  della  pudici-  ad  essa  I'  uso  di  qualche  divertimento  e 
zia  per  radunarvisi  uomini  e  donne  per  di  qualche  piacere,  di  cui  è  in  possesso  e 
vedere  ed  essere  veduti.  Tacito  racconta  che  crede  poter  legittimamente  e  inno- 
ne'suoi  annali,  che  i  più  savi  de'romani  eoamente  godere.  Allora  è  quando  ella  si 
detestarono  le  commedie  e  i  comici;  e  fi-  mette  in  parala,  e  diviene  sottile  ed  fi- 
nalmente il  ricordato  Seneca  gran  ino-  geguosa;  s'immagina  mille  pretesti  perso- 
ràlista  de'gentili,  dice  che  non  vi  è  cosa  stenere  il  suo  diritto,  per  timore  di  re- 
più  dannosa,  che  trattenersi  in  qualche  star  priva  ili  ciò  che  la  lusinga,  e  giunge 
spettacolo,  poiché  allora  i  vizi  più  facil-  finalmente  a  segno  di  persuadersi, che  ciò 
mentes'insinuano  per  mezzo  deìpiacere.  ch'ella  desiderava  sia  lecito  come  onesto 
Trasentili  medesimi  vi  fu  pure  chi  ben  e  innocente.  Da  questo  principio  nascono 
comprese  quanto  fosse  nocivo  alla  gioven-  ogni  giorno  i  rilassameuti  della  morale  cri- 
lù  non  solamente  il  rappresentare,  ma  sliaua.  In  vece  i  difensori  de'teatri  sosten- 
ancora  l'essere  spettatore  de'  teatrali  di-  gono  che  gli  spettacoli  teatrali  sono  di- 
vertimenti. Riporta  Plinio  di  Quadratil-  letlevoli,  autorizzati  dall'opinione  cumu- 
la matrona  romana,  che  per  quanto  ella  ne,  frequentati  da  persoue  gravi,  e  forse 
fosse  trasportata  pe'mimi  e  pantomimi,  talvolta  da  ecclesiastici,  sono  permessi  da' 
fino  a  farne  ben  sovente  il  suo  domestico  principi, recanoulililà  eguadagno  agli  ar- 
di verlimento  nella  propria  casa, non  per-  t'isti  e  ad  altri,  dunque  sono  leciti,  onesti 
mise  mai  per  altro,  che  Quadrato  suoni-  e  innocenti.  Il  dottores.  Agostino  nelle  sue 
potè,  il  quale  con vivea  insieme,  visi  tro-  Confcssioìii .  piange  amaramente  il  tra- 
vasse  presente,  né  andasse  a'pubhlici  tea-  sporto  da  lui  avuto  pe'teatri,  ne'quali  di- 
ti'i,  e  quando  ancora  egli  divenne  d'età  ceche  vi  trovava  l'immagiuedellesue  mi- 
niatura e  ammogliato.  Tutte  le  autorità  serie,  e  il  fomite  de'suoi  sregolati  amori, 
de'ss.  Padri  sono  conformi  su  questopun-  E  questo  è  appunto  uno  de'  motivi,  pet- 
to, così  i  decreti  de'concilii,  e  l'autorità  cui  tanto  sono  amati  i  teatri  da'moderni 
eziandio  delle  s.  Scritture,  sopra  le  qua-  cristiani,  perchè  molti  vi  trovano  rappig- 
li si  fondano  tutte  le  altre   verità  della  seutate  le  loro  passioni,  ed  espressi  al  vivo 


TEA 

gl'intrighi  de'loro  profani  amori,  e  quel- 
lo che  gli  attori  dicono  e  rappresentano 
sulla  scena  molti  spettatori  lo  eseguisco- 
no in  realtà  nella  loro  viia  domestica.  Lat- 
tanzio Firmiano  detestò  la  libertà  impu- 
dica, colla  quale  le  donne  comparivano 
nelle  scene,  e  le  parole  licenziose  e  diso- 
neste pronunziale  da'comici.Gli  argomen- 
ti de'cotnmedianli  non  erano  che  osceni- 
tà, e  tanto  più  nocevoli,  quanto  maggiore 
era  1'  eleganza  del  dire  e  l'arte  de' gesti. 
Lattanzio  sentenzia  le  commedieanliche, 
ammaestramenti  e  introduzione  a'veri  a- 
dulterii.  Se  ne'tealri  moderni  non  si  ve- 
dono quelle  sfacciate  e  disoneste  licenze, 
che  si  rappresentavano  ne'teatri  demen- 
tili, per  cui  furono  altamente  riprovati  da' 
ss.  Padri,  vi  hanno  però  luogo  quegl'in- 
segnameuti  immorali  e  queglincitamen- 
tial  male,  che  deplorerò  co'conlempora- 
nei  in  fine,  e  perciò  sono  sempre  perico- 
losi. Il  p.  Mamachi,  De  costumi  de' pri- 
mitivi cristiani,  dice  che  essi  non  amia- 
vano  al  teatro,  perchè  erano  impudichi  i 
gesti  degl'istrioni,  perchè  visi  rappresen- 
tavano gli  amori  disonesti,  e  pei' evitare 
lo  scambievole  vedere  ed  essere  veduti. 
Presso  di  essi  non  era  buona  scusa  il  di- 
re, che  per  compiacere  ad  un  amico  era- 
si lasciato  condurre  al  teatro,  perchè  ivi 
si  rappresentavano  le  cose  da  burla,  sen- 
za potersi  trarne  vantaggio  per  l'anima. 
Che  si  astenevano  i  primitivi  cristiani 
dall'andare  al  teatro,  perchè  non  era  lo- 
ro lecito  far  ciò,  che  in  esso  vedevano, 
perchè  sono  nella  s.  Scrittura  proibiti,  e 
perchè  gli  uomini  si  travestivano  e  face- 
vano le  parti  di  donna.  Quindi  i  cristia- 
ni primitivi  non  aveano  teatri,  non  rega- 
lavano i  recitanti  o  ballerini,  ed  in  niun 
tempo  era  loro  lecito  di  andarvi.  |  pre- 
sidi che  concedevano  i  giuochi  teatrali 
non  erano  lodati  da'ss.  Padri,  ma  disap- 
provati, onde  non  pochi  lanciarono  la  di- 
gnità piuttosto  che  permetterli.  Gli  eccle- 
siastici non  v'intervenivano,  essendo  lo- 
ro proibito  dalla  Chiesa  d'assistere  alle 
commedie,  alle  tragedie,  a'balli  e  ad  al- 


TEA  167 

tri  spettacoli ,  e  persino  agli  Sposalizi 
(/'.).  Giuliano  1'  Apostata  inve"i  contro 
i  sacerdoti  pagani  che  si  recavano  a'tea- 
tri ,  ed  ordinò  che  si  allontanassero  dal 
ministero  de'numi  ;  di  più  proibì  loro  il 
commercio  con  gl'istrioni,  i  ballerini  ei 
condottieri  di  carrismi  ponendo  loro  di  non 
riceverli  nelle  proprie  case.LaChiesa  tolle- 
ra i  teatri,  ma  coll'a  ver  condannato  i  com- 
medianti e  altri  attori  sceuici,  venne  a  di- 
sapprovare l'intervento  nei  teatri  agli 
spettatori,  llconciliodi  Cartagiuedel  1  qS 
scomunicò  quelli  che  in  giorno  di  festa 
solenne  fossero  intervenuti  agli  spettaco- 
li, invece  d'andare  agli  uffizi  della  chiesa. 
Il  concilio  d'Elvii  acelebrato  dopo  il  3oo 
proibì  alle  cristiane  di  sposare  i  comme- 
dianti, e  l'esercizio  dell'arte  d'auriga  e  di 
pantomimo.  Quello  di  Cartagine  ilei  3  1 4 
separò  dalla  comunione  de' fedeli  quelli 
che  guidavano  carri  nel  circo,  e  le  altre 
persoue  da  teatro;  altrettanto  nell'islesso 
anno  decretò  il  concilio  d'  Arles ,  ed  iu 
quello  tenuto  nel  3  1  7  esclusedallacomu- 
nione  cattolica  gl'istrioni, i  saltatori, i  com- 
medianti, finché  esercitavano  tal  profes- 
sione. Il  3.°  concilio  di  Toledo  dichiarò 
doversi  eliminare  I'  irreligiosa  consuetu- 
dine di  quanto  soleva  praticare  il  popo- 
lo nelle  leste  de'santi,  invece  d'attende- 
re a 'divini  uflìzi,  abbandonandosi  a'sol- 
lazzi  di  balli,  ed  a  turpi  cantilene.  Il  con- 
cilio di  Costantinopoli  del  6f)  1  privò  del- 
la comunione  della  chiesa  gl'istrioni,  ed 
agli  altri  di  travestirsi  da  commedianti. 
Ne'secoli  seguenti  non  mancarono  divie- 
ti  pubblici,  ma  l'abuso  prevalse,  e  si  ri- 
tenne l'uso  de'teatri  e  moltiplicò,  ad  on- 
ta dello  zelo  de'Papi  e  de'vescovi  per  im- 
pedirlo. Se  ne'giorni  delle  Feste  ( I  .)  so- 
no proibite  le  opere  servili,  mollo  più  lie- 
ve esserlo  il  teatro,  il  che  condannarono 
i  ss.  Padri,  i  conciliai  Papi, e  gli  slessi  im- 
peratori romani  d'oriente  e  d'occidente 
eolle  leggi  ci  vili,  come  Graziano,  Valen- 
tuomo 1  e  Teodosio  I, proibirono  gli  spet- 
tacoli teutrali  e  circensi  nella  Domenica 
(7'.),  per  non  confondere  il  culto  divino 


>>,;  TEA 

colle  fai."*  profanità ,  ed  affinchè  tutti  i 
fedeli  fossero  occupati  nel  culto  di  Dio. 
Gl'imperatori  Leone  I  ed  Auteinio,  per 
la  santificazione  delia  domenica,  non  so- 
lamente vietarono  le  commedie,  il  circo 
e  gli  spettacoli  delle  fiere,  ma  se  in  tal 
giorno  cadeva  l'anniversario  della  nasci- 
ta dell'imperatore,  ordinarono  che  la  so- 
lermi tasi  trasferisse  ad  altro  giorno.  In  tal 
minio  gl'imperatori  cristiani  che  aveano 
a  cuore  il  coito  divino  e  la  santificazione 
delle  feste,  tolsero  ai  popolo  l'occasione  di 
profanarle  con  assistere  agli  spettacoli.  La 
Chiesa  non  ha  mai  cessato  d'impedire  ta- 
li disordini,  condannando  le  commedie,  i 
balli  ,  le  maschere  e  altri  spettacoli  nei 
gorni  festivi.  1  Papi  nel  tollerare  i  teatri 
ue'Joro  temporali  domimi  nelle  stagioni 
del  carnevale,  di  primavera  e  dell'autun- 
no, non  lo  permettono  nelle  Feste  e  Vi- 
gilie solenni,  ne' ì '"e ne r dì,  peli' Avvento, 
nella  Quaresima,  nella  Setti/nana  san- 
ti/, ncW'Anno  santo  o  Giubileo,  e  in  al- 
tri sagri  tempi,  come  nella  novena  pe'ss, 
Pietro  e  Paolo. Gli  antichi  franchi  non  a- 
veano  alcun  gusto  pe'giuochi  del  teatro, 
non  intendendo  le  opere  greche  e  latine 
perciò  composte,  e  niuna  ne  aveano  nel- 
la loro  lingua.  Per  cui  dopo  eh'  ehbero 
conquistato  Magonza,  Treveri,  Colonia, 
Lione  e  altre  città  delle  Gallie,  essi  ab- 
batterono  tutti  i  teatri.  Ad  esempio  dei 
.'ranchi,  i  visigoti  gli  abolirono  nella  Spa- 
gna. Teodorico  re  de'goti  non  volle  sof- 
frirli in  Italia,  tuttavia  poi  li  tollerò  inal- 
cune circostanze,  ma  suo  malgrado.  Luso 
de'teatri  sussistette  neU'imperod'Oriente 
-sino  a' tempi  della  sua  caduta,  particolar- 
mente in  Antiochia  e  Costantinopoli,  ma 
lu  sempre  combattuto  e  condannato  se- 
veramente da'paslori  zelanti  del  bene  del- 
leanime;  non  vifu  però  tollerato  nelledo- 
meniche  e  nelle  feste.  Non  è  meraviglia 
che  non  si  trovi  alcuna  legge  fra  quelle 
della  Francia,  dell'Inghilterra  e dellaSpar 
gna,  perchè  tutti  i  giuochi  pubblici  era- 
no banditi  negli  antichi  tempi  ,  tranne 
quelle  diChildcbcrloI  re  de'franchi,  che 


TEA 
proibì  severissimamente  e  con  pene  rigo- 
rose, nelle  vigilie  de'giorni  consagrati  al 
servizio  divino, le  pubbliche  gozzoviglie, 
il  canto  e  la  danza,  ch'egli  con  itulegna- 
zione  chiama  oltraggi  fatti  a  Dio  e  sacri- 
leghe empietà,  come  a'ballerini  d'andare 
iu  truppa  nelle  domeniche.  Carlo  Magno 
interdisse  in  questi  giorni  persino  la  cac- 
cia e  tutti  i  passatempi.  Lodovico  I  suo 
figlio  vietò  tutte  le  brigate  vane  e  ozio- 
se, le  canzoni  e  le  danze.  Avendo  la  poe- 
sia fatto  rivivere  in  Francia  sotto  Carlo 
Magno  i  compositori  di  canzoni  e  di  a- 
rie  grottesche,  introdussero  successiva- 
mente vari  giuochi  per  rallegrare  il  po- 
polo, nelle  contrade  e  nelle  case  partico- 
lari,ovvero  giuochi  di  mano,gesti. smorfie 
e  a  iti  somiglianti  da  fai-  ridere;  da  essi  de- 
rivarono i  giullari  e  i  buffoni,  che  nel  se- 
colo X  furono  introdotti  uelle  corti  e  qua- 
si generalmente  mantenuti,  anche  dadi- 
versi  vescovi.  Si  narra  che  Carlo  Magno 
nel  789  soppresse  gl'istrioni  indecenti,  il 
che  die  luogo  ad  un  abuso  infinitamente 
più  condannabile,  cioè  alle  rappresenta- 
zioni di  farse  conosciute  sotto  il  nome  di 
feste  c\e  Pazzi  (l .),  le  quali  si  eseguiva- 
no nelle  chiese,  allorché  vi  si  celebrava 
la  festa  del  santo  e  in  altre  solennità.  Pro- 
fanazione che  la  Chiesa  abolì  con  perseve- 
rante zelo.  Il  re  di  Francia  Filippo  Au- 
gusto 11  deh  180  cacciò  dalla  sua  corte  i 
commedianti  e  gl'istrioni;  e  s.  Luigi  IX 
òdi  i  26  non  ritenne  che  un  solo  musico, 
per  farsi  cantare  cantici  e  salmi.  I  poeti 
venuti  d'Italia  si  accrebbero  molto  inPro- 
venza e  nel  contado  d'Avignone  nel  XIII 
e  nel  XIV  secolo,  dove  per  altro  aveano 
fiorito  anche  da  molto  tempo  i  trovato- 
ri. Alcuni  di  quelli  rappresentarono  sui 
teatri  o  sopra  palchi  delle  storie  pie,  trat- 
te da'libri  santi ,  il  qual  uso  cominciò  a 
introdursi  anco  in  Parigi  sul  cominciar 
del  secolo  XIV.  Boileau  li  chiama  una  tor* 
ma  di  pellegrini  rustici  che  alzarono  il  lo- 
ro 1.  "teatro  in  quella  capitale.  Era  no  sta- 
ti pochi  anni,  quando  neh  74  r  sottoFran- 
cesco  I,il  parlamento  proibì  tali  rappre- 


TEA 

seriazioni,  in  cui  sotto  la  maschera  della 
pietà  le  cose  sante  erano  sovente  piota- 
nate,  e  oltraggiata  la  religione.  Gli  argo- 
menti erano  ancora  la  caduta  d'Adamo, 
l'Incarnazione,  la  Passione  di  Cristo,  ec. 
in  uso  pure  in  certi  monasteri.  Si  addu- 
Ceva  per  inolivi  di  queste  rappresentazio- 
ni l'istruzione  degli  astanti;  ma  come  si 
potevano  acconciare  le  buffonerie  con  gli 
adorabili  misteri, senza  una  specie  di  pro- 
fanazione? Dopo  il  regno  di  Francesco  I, 
le  rappresentazioni  [nolane  cominciaro- 
no a  rinascere  in  Francia  ,  ma  soltanto 
nella  corte  voluttuosa  d'  Enrico  HI  del 
i574>  '  commedianti  formarono  un  cor- 
po destinalo  a  lusingare  e  nudi  irire  le  pas- 
soni, come  si  può  vedere  in  Le  Bruti, 
Trattalo  de'giuochi  del  teatro.  In  quel* 
lo  del  citato  anonimo  e  pubblicato  in  Ro- 
ma, si  ragiona  nel  ca  p.  i  2:  De' balli,  del- 
le maschere  edaltri  divertimenti  carne- 
valeschi. Egli  dichiara,  die  i  balli,  i  fe- 
stini sono  cattivi  quanto  le  commedie, per 
quanto  i  difensori  di  questi  profani  pia- 
ceri portino  in  loro  difesa  l'autorità  del 
vescovo  s.  Francesco  di  Sales  per  giusti- 
bearli;  ma  il  santo  concluse  per  ritenerli 
pericolosi,  il  che  dovrebbe  bastare  a'buo- 
ni  cristiani  per  evitarli:  e  poi  sono  tali  e 
tante  le  precauzioni  e  le  circostanze  che 
richiede  s.  Francesco  di  Sales  da  coloro 
che  intervengono  a  questi  divertimenti, 
cb'è  un  caso  mollo  difficile  il  metterle  in 
reale  esecuzione.  Primamente  egli  vuole 
che  si  vada  al  ballo  per  necessità,  e  non 
per  elezione  e  per  piacere.  Che  per  impe- 
dire le  cattive  impressioni  che  sì  perico- 
losi divertimenti  ponno  fare  nel  nostro 
spirito,  si  consideri  che  molti  penano  nel- 
l'inferno pe' peccati  commessi  nelle  dan- 
ze, per  non  dir  qui  altro  onde  non  sem- 
bri che  io  voglia  fare  da  predicatore  o  un 
trattato  ascetico;  ma  se  si  aprirà  qualche 
libro de'saggi  e  virtuosi  che  in  bene  pub- 
blico, temporale  e  6pirituale,scrissero  im- 
parzialmente sui  teatri  e  loro  rappi esen- 
taziooi,  di  leggieri  si  vedrà  aver  io  appe- 
na dato  vaghe,  superficiali  e  semplici  iu- 


ipci 


T  E  A  1 69 

dicazioni,  e  proceduto  con  molta  circo- 
spezione e  cautela  sopra  un  punto  che  fe- 
risce la  sensibilità  dell'universale  inclina* 
zione.  Certamente  la  Chiesa  fu  più  rigo- 
rosa salutarmente  ne'primi  tempi  del  cri- 
stianesimo, e  tutta  intenta  ad  allontanai' 
le  cause  che  potevano  fare  ricadere  i  pri- 
mi fedeli  nell'idolatria;  sempre  però  cou 
indefèsso  zelo  curò  la  cristiana  perfezio- 
ne, e  se  tollera  l'umana  debolezza  e  il  di- 
letto de'teatrali  piaceri,  non  si  deve  pren- 
dere per  apparente  connivenza,  anzi  non 
lascia  di  declamarvi  contro  e  di  gravemen- 
te avvertire  i  suoi  figli  della  loro  fallacia 
e  de'pel'icoli  che  contengono.  Tale  fu  il 
costante  e  uniforme  sentimento  de'ss.  Pa- 
dri e  de'sinodi,  sui  balli  ancora,  che  s.  Ba- 
silio chiamò  pubblica  scuola  d'impurità; 
s.  Ambrogio  dice  che  il  ballo  è  il  compa- 
gno de'  voluttuosi  piaceri  e  della  lussu- 
ria, perciò  vuole  che  le  vergini  cristiane 
se  ne  allontanino;  e  s.  Gio.  Crisostomo 
non  parla  con  minor  forza  contro  le  dan- 
ze, nelle  quali  i  ministri  delle  tenebre  in- 
gannano e  seducono  gli  uomini.  Dice  Ter- 
tulliano, l'arte  che  regola  i  gesti  e  le  dif- 
ferenti positure  del  corpo,  è  consagrata 
alla  mollezza  di  Venere  e  di  bacco,  dei- 
tà della  dissolutezza.  ISè  giova  il  dire,  che 
si  balla  per  divertimento  lecito  e  onesto 
e  in  presenza  di  molti,  poiché  se  questa 
circostanza  impedisce  i  disordini  esterni 
e  visibili,  non  impedisce  quelli  del  fragile 
cuore  umano.  1  più  savi  e  onesti  tra'gre- 
ci  e  tra'  romani  antichi  ebbero  estrema 
avversione  pel  ballo.  Demostene  innanzi 
agli  ateniesi  rimproverò  le  genti  partigia- 
ne di  Filippo  redi  Macedonia,  perchè  do- 
po aver  molto  bevuto,  non  a veano avu- 
to rossore  di  ballare,  e  persino  caccialo 
dalla  loro  campagnia  le  persone  oneste, 
le  quali  non  potevano  solhir  la  danza. 
Giammai  si  vide  ballare  alcuna  dama  ro- 
mana, che  fòsse  in  riputazione  di  casta. 
Sallustio  riferisce  di  Sempronia,che  sape- 
va ballai  e  e  cauta  re,  meglio  di  quello  die 
convenisse  ad  una  fémmina  onesta.  Cice- 
rone pei  01  aiulo per  Murena, dice  che  Cu- 


i7o                   TEA  TEA 

Ione  gli  rimproverò  d'aver  ballato  nel-  pub  mettere  in  dubbio,  che  ad  essi  è  proi- 
l'Asia;  e  questo  rimprovero  riuscì  sì  già-  bito  il  ballo  da'sagri  canoni,  ed  eziandio 
ve, che  Cicerone  non  osò  difenderlo  in  al«  d'esserne  spettatori,  divieto  che  ripelero- 
tra  maniera,  che  negando  assolutamente  no  diversi  sinodi.  Quello  citato  di  Laudi- 
questo  fatto,  e  quindi  soggiunse.»»  IViun  cea  proibisce  a'ehiericidi  trovarsi  presen- 
uomo  sobrio  si  è  veduto  mai  ballare,  né  ti  a  qualunque  spettacolo  profano,  sebbe* 
iu  privato,  né  in  qualche  convito  mode-  ne  per  nozze,  ordinando  di  partir  dal  con- 
rato  e  onesto,  se  pure  non  fosse  pazzo",  vito  prima  che  vi  entrino  i  suonatori.  11 
Francesco  Petrarca  non  dubitò  di  quali-  concilio  d'Agde  prese  la  stessa  detenni* 
ficareil  ballo  per  ammaestramento  d'ini*  nazione,  e  quello  di  Trento  ne  rinnovò  le 
pudicizia,  per  azione  indegna  di  uomo  o-  leggi,  come  in  appresso  fecero  molti  sino- 
nesto,  e  dalla  quale  non  si  può  riportare  di  diocesani  e  provinciali  co'loro  decreti, 
che  vergogna.  Egli  è  uno  spettacolo  egual-  come  può  vedersi  in  benedetto  XIV,  De 
mente  inutile  e  intemperante,  occasione  Synodo  dioeccsttnaWh.  7,cap.  7  1, 11. "i  1. 
di  dissolutezza,  e  la  folla  degli  spettatori  1 1  Sesti  ni  nel  trattato  del  Maestro  di  Ca- 
scusa  molte  cose  che  in  altri  luoghi  lave-  mèra,  dichiara  nel  cap.  r  t,  che  quando  i 
recondia  non  potrebbe  soffrire." La  mol-  cardinali  sono  invitati  agli  sposalizi  dei 
titudine  favorisce  e  seconda  la  sfrontate!-  magnali,  vi  vanno  in  abito  cardinalizio, 
za  de'più  malvagi.  La  notte,  che  d'oidi-  estannoaldar  dell'anello  e  al  pranzo  con 
nario  si  sceglie  pe'  halli,  essendo  nemica  rocchetto  scoperto;  ma  se  dovessero  resta- 
dei  pudore  e  protettrice  de'delitti,  anima  re  a  vedere  il  ballo,  vestiranno  della  sot- 
i  più  timidi  per  eseguire  arditamente!  lo-  tanaeferraiuolosolamen  te.Interveneudo 
10  più  malvagi  disegni.  Così  si  dà  nuovo  a  tragedie  e  produzioni  simili  ne'collegi 
campo  al  libertinaggio,  e  si  fa  un  di  ver-  e  seminari  non  v'incedono  in  abito  car- 
timentodel  peccato.  Le  fanciulle  sono  tra-  dinalizio,  ma  coli' ordinario  e  coperti  di 
sportale  dalla  gioia  nel  vedere  che  la  leg-  cappello  o  almeno  di  berretta. Qui  noterò, 
gerezza  de'loro  corpi  seconda  quella  dei  che  sei  cardinali  si  trovano  nelle  grandi  so- 
loro  spiriti,  e  si  credono  d'essere  più  per-  cielà,aH'incominciardella  danza  0  parto- 
fette  per  saper  ben  ballare,  che  per  saper  no  o  si  ritirano  in  altre  stanze.  Il  più  vol- 
ben  vivere.  Alla  fine  die  piacere  si  può  te  citato  e  rigido  anonimo  discorre  nel 
a vej-e per  un  divertimentocheaffatica  più  cap.  1  1:  Delle  commedie  private  de'col- 
di  quel  che  sollevi,  e  che  non  è  meno  ridi-  legi  e  de* monasteri  di  religiosi  e  religio- 
coloche  vei"OHnoso?Veramenteselastra-  se.  Osserva  che  la  commedia  essendo  di* 

o      O 

vacanza  non  si  fosse  come  naturalizzata  venuta  comune  nelle  città  cristiane  e  fre- 
o 

co'nostri  costumi, noi  chiameremmo  paz-  quentata  da  ogni  sorte  di  persone,  non 

zia  quella  che  si  chiama  gentilezza.  In-  fu  più  a  poco  a  poco  riguardata  come  un 

fatti  con  ragione  s'invitano  i  suonatori,  abuso;  quindi  alcune  persone  ecclesiasti- 

afiìnchè  l'animo  essendo  occupato   nel  che  e  regolari  crederono  esser  lecito  e  o- 

suono,  gli  occhi  non  restino  tanto  offesi  nesto divertimento  il  farle  rappresentare 

da' movimenti  irregolari  e  dalle  licenze  o  rappresentarle  essi  medesimi  nelorocol- 

de'ballerini.  Ciò  vuol  due,  che  una  fol-  legi  e  monasteri.  In  principio  si  couten- 

lia  ne  cuopre  un'altra".  Il  concilio  diLao-  tarono  di  fare  qualche  opera  sagra,  dipoi 

di  cea  del  32o  circa  proibì  a'fedeh  il  hai-  le   tragedie  ,  e  lilialmente   le  commedie 

lare  anche  in  occasioni  ili  sposalizi.  Quel-  qualche  volta  poco  dissimili  da  quelle  che 

lo  rammentato  di  Costantinopoli   proibì  si  rappresentano  ne'pubblici  teatri.  Egli 

le  pubbliche  e  le  private  danze,  non  so-  pertanto  ripiova  l'uso  introdotto  ue'col- 

lamente  agli  ecclesiastici,  ma  ancora  a'se-  legi  di  far  rappresentare  da'gicvani  che 

colali.  Riguardo  agli  ecclesiastici  non  si  ivi  si  trovano  in  educazione,  tragedie  e 


TEA 

commedie,  enumerauilone  le  pregiudizie- 
voli conseguenze,  e  destando  in  loro  tra- 
sporto per  questi  piaceri.  Nel  i.°  concilio 
provinciale  di  Milano  s.  Carlo  Borromeo 
proibì  a'collegi  e  seminari  a  lui  soggetti 
le  rappresentanze  sceniche,  benché  ili  sa- 
grò  argomento;  decreto  che  appi  ovòs.  Fio 
V, ed  estese  areligiosi, ed  a  quelli  puree- 
senti  dalla  giui  isdizioneepiscopale.In  Ro- 
ma nel  i  574  Gregorio  XIII  proibì  siffat- 
te rappresentazioni ne'collegi  e  seminari, 
come  cose  molto  pericolose,  e  di  gran  di - 
slraziouea'giovani, ebiasimò  in  concisto- 
ro i  cardinali  per  la  facilità  colla  quale 
v'intervenivano.  Daciòpreudeargomen- 
to  il  severo  anonimo,  per  disapprovare 
le  rappresentazioni  che  facevansi  tra're- 
ligiosi  e  religiose,  essendo  la  vita  mona- 
stica vita  di  perfezione  e  di  penitenza,  per 
cui  1  indiziarono  al  mondo  per  attendere 
unicamente  a  Dio.  Però  l'introduzione  di 
tali  rappresentanze  ne'collegi  e  luoghi  re- 
ligiosi in  tempo  del  Carnevale  di  Roma, 
ebbero  per  iscopo  di  dare  un  innocente 
trattenimento  alla  gioventù,  e  insieme  di 
1  ichia  mare  l'in  ter  vento  degli  estranei,  on- 
de allontanarli  da'pericoli  carnevaleschi, 
e  per  altri  morali  riflessi.  Il  vescovo  Sar- 
nelli,  Lettere  ceri.  t.  6,lett.  i:Delle  COTTI' 
medie  profane,  dopo  aver  inveito  contro 
di  esse,  dice  che  gli  ecclesiastici  si  devono 
astenere  dall'intervenirci  e  molto  più  dal 
recitarle;  e  che  la  Chiesa  proibisce  di  pro- 
muovere agli  ordini  sagri  i  commedian- 
ti. Imperocché  l'antica  Chiesa  li  dichia- 
rava pubblicamente  scomunicali,  confor- 
mea'decreli  de'concilii,  ed  in  tutte  le  do- 
meniche dopo  la  spiegazione  del  vange- 
lo delle  messe  parrocchiali  ne  rinnovava 
la  sentenza.  Conviene  però  tenere  presen- 
te, che  Deprimi  secoli  del  cristianesimo, 
tra  gli  avanzi  del  paganesimo,  i  comme- 
dianti essendo  tenuti  per  inferni,  sentina 
di  vÌ7Ì,  e  maestri  di  scuola  insidiosa  d'ùu- 
moralità,  perciò  quelli  che  si  dedicava- 
no alla  recita  di  composizioni  tragiche  e 
comiche,  erano  genie  scapestrala,  sciope- 
rata, la  leccia  della  società.  Riprovati  dal 


TEA  171 

pubblico  pe'  loro  costumi,  le  persone  di 
qualche  moralità  ripugnavano  di  farne 
parte. I n  seguì toi  loro  costumi  si  modifica- 
rono, non  molti  però  essendo  i  morigera- 
ti, nel  generale  disconoscendosi  la  digni- 
tà di  loro  sociale  missione,  perchè  il  po- 
polo abbia  ne'suoi  stessi  divertimenti  un 
mezzo  di  più  al  savio  progredimento  di 
sua  civiltà.  Scriveva  di  recente  un  saggio. 
«Si  potrebbe  ridurre  a  vera  pubblica  u- 
tilità  le  recite  di  drammatiche  composi- 
zioni, purché  scritte  queste  conveniente- 
mente a'pubblici  bisogni,  e  conveniente- 
mente rappresentale  da  costumati  com- 
medianti. Si  pongan  peri)  questi  al  vero 
loro  posto  nella  società  ,  si  esiga  da  essi 
pure,  al  par  de'lelterati,  come  addetti  a 
professione  impegnata  alla  buona  riusci- 
ta de'pubblici  costumi,  una  garanzia  di 
onorato  e  leale  esercizio,  e  quindi  non  sia 
più  lecito  ad  ognuno  indistintamente  ed 
a  capriccio  il  darsi  ad  essa;  ed  allora  da- 
ta opportuna  importanza  alla  professione, 
e  conveniente  regolamento  all'esercizio  ili 
essa,  pollassi  pur  anche  aspettarsene  ri- 
sultati migliori.  Una  riforma  provvida  e 
regolare  in  Italia  allo  stabilimento  del- 
l'arte comica  d'ogni  specie,  eserciterebbe 
una  salutare  influenza  sul  lesto  d'Euro- 
pa, con  gloria  degl'italiani  e  con  felici  con- 
seguenze sociali".  A  Dottriva  CRISTIANA 
arcicosfraternita,  parlando  della  cele- 
bre disputa  annuale,  stabilita  per  eccita- 
re i  giovani  a  impararla  a  memoria,  no- 
tai che  talvolta  si  dava  a  tali  dispute  una 
rappresentanza  sagra,  simili  a  quelle  del 
secolo  X  VI,delIe  quali  la  biblioteca  Cor- 
firn  possiede  una  copiosa  raccolta.  A  Mu- 
sica sagra  riparlai  dell'origine  de'dram- 
mi  sagri  nella  metà  del  secolo  XV,  e  come 
s.  Filippo  Neri  fondatore  de' Filippini  o 
congregazione  dell' Oratorio (V-)s  per  al- 
lontanare da'profàni  divertimenti  i  seco- 
lari, introdusse  ne'suoi  oratorii  gli  ora- 
torii  in  musìea  serali  (furono  così  chia- 
mati dal  luogo  dell'  oratorio  in  cui  so- 
no cantati),  per  cui  alcuni  attribuisco- 
no a  lui  l'origine  de' drammi  sagri  cau- 


t7a  TEA 

tali  e  aceompagoati  da  musica  istromen- 
lale,  con  composizioni  de'pitt  bravi  mae- 
stri della  nobile  arte,  ed  hanno  luogo 
lui  loia.  Alcune  ei  udizioni  sui  medesimi 
si  leggono  a  p.  20,  Della  col/uni  scien- 
ti) e  :  di  s.  Filippo  Neri,  ragionamento 
di  Francesco  defunti  Fabi  Montimi.  A 
Sacerdozio  parlai  delle  danze  che  alle  di- 
vinità del  paganesimo  si  facevano  nel  cele- 
brare le  loro  feste,  e  nel  rèndergli  il  cul- 
lo. All'articolo  Pranzo  ricordai  i  luoghi 
o\e  ragionai  della  cantata  con  istru men- 
ti ,  che  avea  luogo  nel  palazzo  del  Papa 
nella  notte  del  s.  Natale;  ed  in  quello  di 
Siviglia,  oltre  il  detto  nel  voi.  LXV1II, 
p.  53,  descrissi  la  sagra  danza  che  si  fa  nel- 
la metropolitana  in  diversi  tempi,  a  ono- 
re ili  Dio;  e  qui  dirò  che  i  paggi  che  l'e- 
seguiscono, per  l'8.adel  Corpus  Domini 
vestono  di  bianco  e  rosso,  per  l  8.   della 
ss.  Concezione  di  celeste  e  bianco.  11  Pa- 
li,1  die  ciò  permise,  avendolo  prima  ne- 
gato, ne  restò  commosso  quando  il  capi- 
tolo di  Siviglia  mandò  a  Roma  i  giovani 
danzatori  colla  loro  musica,  e  vedendo- 
li danzare  disse  ch'erano  angeli.  Gli  stra- 
nieri che  vedono  tali  danze, essi  pure  dan- 
no particolari  segni  di  commozione.  Inol- 
tre rammentiamoci  che  il  santo  re  David 
danzando,  suonando  e  cantando  inni  e 
salmi  per  glorificare  Iddio,  precede  l'Ar- 
ca del  Testamento  nel  trasportarla  de- 
corosamente dalla  casa  d'Obededon  nel- 
la sua  re""ia  di  Gerusalemme.  La  dan- 
za  sagra  fu  esercitata  in  remoti  tempi  da- 
gli  egiziani,  dagli  ebrei,  da  greci  e  da  ro- 
mani nelle  loro  ceremonie  religiose. 

Nell'articolo  Sicilia, col  Petrarca  e  al- 
tri, dichiarai  che  si  attribuisce  a'sicilia- 
ni  la  lode  tli  aver  i  primi  usato  della  ri- 
ma italiana,  poiché  l'invenzione  della  ri- 
ma è  antichissima  presso  tutte  le  nazio- 
ni. Ma  il  dottissimo  modenese  gesuita  p. 
Girolamo  Tiraboschi,  Storia  della  let- 
tenitura  italiana,  t.  3,  lib.  4>cap.  4> tu" 
cencio  de'principii  eie! la  poesia  proven- 
zale e  dell'italiana,  la  quale  sino  al  seco- 
lo Ali  non  aveu  usala  in  Italia  ultra  lin- 


TEA 

gua  fuorché  la  latina, ma  siccome  questa 
veniva  oguor  più  corrompendosi  e  dalle 
rovine  di  essa  già  cominciavasi  a  formar- 
si un  nuovo  idioma  (della  cui  origine  ri- 
feci cenno  nel  voi.  LX.XI,  p.  1  3  1  ),  crede 
die  Guglielmo  IX  conte  di  Poitiers  terso 
la  One  del  secolo  XI  e  al  principio  del  XI  l 
scrivesse  poesie  provenzali,  onde  a  que- 
sti concede  il  primato  nella  poesia  vol- 
gare, il  che  veramente  è  controverso  pel 
riferito  nel  citato  articolo.  Nel  t.  4  poi,hb. 
3,cap.  2,  tratta  della  poesia  provenzale, 
punto  storico  che  chiama    intralcialissi- 
nioepienodi  favole.  In  un  codice  di  poe- 
sie provenzali  scritte  nel  1  2 j4, esistente 
in  Modena  nella  biblioteca  Estense,  i  poe- 
ti provenzali  sono  detti  Giullari  ossxaBuf- 
foni, poiché sfidavansi  Ira  loro  innanzi  a' 
principi  e  a'gran  signori,  porgendo  colle 
rime  improvvise  materia  di  trattenimen- 
toedi  riso  agli  spellatoli.  Più  spesso  que- 
sti poeti  appella  vansi  Trovatori,  dal  tro- 
vare inventare  ch'essi  facevano  i  concetti 
e  le  rime  per  la  poesia.  Le  loro  poesie  e- 
rano  comunemente  d*  amore,  e  proba- 
bilmente le  romanzesche  vicende  da  al- 
cuni raccontate  nelle  vite  di  questi   poe- 
ti, non  ebbero  altra  esistenza  che  nella 
poetica  loro  fantasia,  per  cui  credeva- 
no di  superare  i  loro  rivali  fingendo  lun- 
ghi viaggi  da  essi  per  amore  intrapresi, 
duelli  per  amore  sostenuti,  erbe,  beverag- 
gi, veleni,  e  perfino  demonii  adoperati  per 
accendere  amore;  disperazioni  e  morti  per 
ullimocagionatedaamore:talchè  pare  che 
costoro  altra  occupazione  non  avessero, 
che  amare  e  cantare,  e  amando  e  cantan- 
do impazzire.  Spesso  però  ad  onta  dell'e- 
saltata fantasia,  da  vano  saggio  di  sapere, 
e  nelle  loro  poesie  trovatisi  molti  sentimen- 
ti vivi  e  ingegnosi.  I  principi  italiani  ga- 
reggiavano nel  chiamarli  alle  loro  corti  e 
onorarli,  tra'  quali  gli  Este  marchesi  di 
Ferrara  (!'.),  ottenendo  d'esser  co'loro 
versi  celebrati. La  Lombardia  e  il  Piemon- 
te erano  fecondi  di  coltivatori  della  poe- 
sia provenzale:  i  più  rinomali  furono  Fol- 
chetto  detto  di  Marsiglia,  ma  genovese  di 


TEA 

patria,  e  IVicoletto  da  Torino,  ed  italia- 
no ancor  sembra  Pietro  della  Carovana, 
Iìonifacio  Calvi  e  Bartolomeo  Giorgi  ve- 
neziani, e  il  famoso  Sordello mantovano, 
il  piìi  illustre  fra  tutti.  Il  Lichtentbal,/)/- 
zionario  e  bibliografìa  della  mitsica,  ne 
discorre  agli  articoli  Cantori  provenza- 
li e  àe'Menesirieri,  i  quali  originati  pro- 
babilmente dagli  antichi  Batdi(  I  .)o  da 
commedianti  latini,  errando  colle  loro  fa- 
miglie cantavano  musica  profana,  cercan- 
do dappertutto  divertire  i  grandi  e  i  ric- 
chi cogli  elogi,  le  donne  vane  colle  adu- 
lazioni, e  la  basse  classe  del  popolo  colle 
bullonerie;  oltre  l'arpa  aveauo  vari  stru- 
menti, e  tra  le  diverse  denominazioni,  se- 
condo le  varie  loro  occupazioni,  ebbero 
pur  quella  di  Troubadours j dopo  essere 
stati  .scomunicati  e  dichiarati  infami,  ma 
nati  da'menestrieri  suonatori  d'ogni  spe- 
cie e  varie  classi  di  poeti,  tali  corpi  comin- 
ciarono ne'secoli  XIII  e  XIV  sotto  la  pro- 
tezione de'  magistrati  diveise  unioni,  la 
i .   delle  quali  fu  l'ondata  in  Francia  ver- 
so d  i33o  sotto  il  nome  di  Confrérie  de 
s.  Julien  des  Ménestrieres.  Confermata 
nel  i  33  i.  la  società  si  elesse  un  capo  o  pie- 
posto  col  titolo  di  re,  e  presero  per  protet- 
tore s.GYnc.v/o  commediante, che  sostenne 
il  martirio  a  Roma  nel  2860 nel  3o3,dopo 
avere  sul  teatro  innanziDiocleziano beffeg- 
giato le  ceremoniedel  battesimo,  per  fare 
ridere  gli  spettatori,  chedisprezzavano la 
religione  cristiana  e  i  suoi  misteri,  l'ero 
Iddio  avendolo  nello  stesso  punto  chia- 
mato, seriamente  domandò  il  battesimo, 
ed  esortò  gli  spettatori  a  l'are  altrettan- 
to, e  in  vere  riceve  glorioso  martirio.  Che 
vi  furono  3   omonimi  santi,  1'  indicai  ne' 
luoghi  citati  a  San  Gentsio.  Quanto  a' 
cantori  provenzali  o  trovatori  o   Trou- 
badours, dice  Lichlenthal,  che  vari  auto- 
ri sono  di  parere,  che  tutti  i  canti  ih  Ile 
moderne  lingue  popolari  abbiano  avuto, 
generalmente  pai  laudo, la  loro  origine  ini- 
bì Provenza,  come  i  menestrieri,  e  dall'en- 
tusiasmo per  la  cavalleria  e  per  le  Cro- 
ciale, nelle  quali  poetizzando  e  can Iìhi- 


TEA  173 

do  eccitavano  coraggio,  consolavano  i-di- 
sgraziati e  gli  aldini  anelanti   di  riveder 
l'amata  patria,  col  potere  del  canto  e  del 
suono.  Avendo  questi  poeti  molla  inven- 
zione, e  trovando  concetti  felici,  bei  pen- 
sieri e  immagini  ridenti,  contribuirono 
molto  a  dare  alla  poesia  e  al  canto  una 
dii  ezionepiù  nobile  de'meneslrieri  erran- 
ti. Aggiunge  ch'eranvi  fra1  trovatori  ie, 
principi,  cavalieri  e  preti  d'ogni  specie,  e 
che  brillarono  inEuropa dal  1  1200  1  i3o 
fino  a  Giovanna  I  regina  di  Sicilia  e  con- 
tessa di  Provenza  morta  nel  1  38?..  La  lin- 
eila di  cui  si  servivano  i  ti  ovaioli  clua- 
rnavàsi  la  romana,  ed  era  un  misto  del- 
l'antico romano  con  vari  dialetti,  e  per- 
ciò erano  pure  denominali  poeti  m/ua- 
»i.OsservaTiraboschi,che  nel  secolo X 111 
non  essendo  ancora  ben  formata  la  lin- 
gua italiana,  difficilmente  poteva  alletta- 
re i  poeti  a  usarne  cantando:  al  contra- 
rio la  lingua  de'provenzali, già  da  mollo 
tempo  usata,  e  per  cos'i  dire  arbitra  della 
rima, sembrava  al  poetare  più  opportu- 
na, e  perciò  anche  in  Italia  molli  l'ante- 
ponevano alla  Balìa  .Ma  dappoiché  questa 
venne  successivamente  acquistando  nuo- 
ve bellezze,  gl'italiani  presero  più  univer- 
salmente ad 'usarla  nella  prosa  e  nel  ver- 
so, potendo  essa  gareggiar  con  ogni  altra 
lingua  con  sicurezza  di  non  venir  meno 
nel  paragone.  Dopo  l'invasione  de'barba- 
ri  e  singolarmente  de'longobardi  non  si 
trova  per  lungo  tempo  alcun  indizio  di 
componimenti  o  di  azioni  drammatiche 
lecitale   sui    teatri.  Dramma  si  ilice   un 
componimento  poetico  rappresentativo; 
ed  i  francesi  lo  definiscono,  poema  com- 
posto per  il  teatro,  e  rappresentante  un'a- 
zione tanto  comica  che  tragica.  1  più  an- 
tichi poemi  drammatici,  dice  Tiraboschi, 
sono  le  6  commedie  di  Roswida  badessa 
di  Gandersheim,  scritte  sulla  line  del  se- 
colo X .  le  quali,  benché  si  pr<  figgesse  d'i- 
mitar TerenziOjSono  però  scritte  in  prosa. 
Do  altro  poema  rappresentato  in  Germa- 
nia nel  secolo  Xll  è  una  tragedia  o com- 
media intitolala:  Ludus  Post  halìsdead- 


r74  TEA 

ventu  et  interilu  Anlichristi.Ognuu  vede 
qual  sorta  di  dramma  poteva  a  que'tem- 

pi  rappresentarsi,  apparendo  sulla  scena 
il  Papa,  I'  imperatore,  con  altri  sovrani 
d'Europa  e  d'Asia,  e  l'Anticristo  accom- 
pagnalo dall'Eresia  e  dall'Ipocrisia,  e  per- 
sino la  sinagoga  col  gentilesimo.  Narra- 
no alcuni  che  Anselmo  Faidit  poeta  pro- 
venzale divenne  buon  comico,  vendendo 
anche  a  caro  prezzo  le  commedie  e  le  tra- 
gedie che  faceva,  e  venuto  in  Italia  rap- 
presentò una  commedia  nelle  terre  di  Bo- 
nifacio marchese  di  Monferrato  verso  la 
flnedel  secolo  XII.  Questo  veramente  sa- 
rebbe il  più  antico  monumento  d'azione 
drammatica  rappresentata  in  Italia.  Ti- 
raboschi  teme  che  il  racconto  sia  favolo- 
so, ritenendo  che  i  poeti  provenzali  non 
si  dierono  mai  a  tal  sorta  di  poesie.  In  un 
antico  catalogo  de'podestà  di  Padova  si 
legge  al  1243:  In  quest'  anno  fu  fatta  la 
rappresentazione  della  Passione  e  Risur- 
rezione di  Cristo  nel  Pia  della  Valle.  Si- 
mili altre  rappresentazioni  de'misteri  del- 
la Passione  di  Cristo  si  fecero  nel  Friuli 
nel  1297;  prima  del  qual  tempo  o  dopo 
praticava  altrettanto  il  sodalizio  delGon- 
faloue(dicui  riparlai  nel  vol.LIX,p.  1  3  1), 
istituito  in  Roma  nel  1263  comesi  trae 
dagli  statuti.  Si  vuole  che  tali  rappresen- 
tazioni si  facessero  con  dialoghi,  o  piut- 
tosto non  si  contentassero  di  muti  gesti 
e  di  atteggiamenti  studiali.  Alcuni  preten- 
dono che  in  Italia  nel  secolo  XI11  fossero 
in  uso  le  rappresentazioni  teatrali, ma  non 
si  conosce  alcuna  azione  drammatica  di 
quell'epoca.  Del  secolo  XIV  di  poesia  tea- 
trale italiana  non  si  hanno  componimen- 
ti, bensì  in  latino  due  tragedie  composte 
da  Albertino  Mussato,  ^Ezzelino  q\'A~ 
chìllejìa  commedia  Philologia, scritta  in 
gioventù  dal  Petrarca;  e  la  tragedia  sulla 
caduta  di  Antonio  dalla  Scala,  di  Gio. 
Manzini  dalla  Motta  di  Lunigiana.  Que- 
sti componimenti  non  furono  che  abboz- 
zi di  poesie  teatrali,  ma  in  tal  modo  si  a- 
pn  la  via  a'  valorosi  poeti  che  venne- 
ro poi,  e  cosi  l'Italia  anche  in  questo,  co- 


T  E  A 

me  in  ogni  altro  genere  di  letteratura, 
fu  la  maestra  di  tutte  le  altre  nazioni. 
Tuttavia  opina  il  Carli,  che  l'Italia  non 
solo  fu  la  prima  a  gustare  il  diletto  delle 
tragiche  rappresentazioni  ,  ma  sino  dal 
i3oosi  videro  tragedie  non  solamente  in 
Iatino,come  pensa  Crescùnbeni  con  altri, 
ma  in  italiano  ancora,  come  fu  la  rappre- 
sentazione dell' Inferno  fatta  neh3o4  in 
Firenze,  dal  che  si  vede  che  questo  gene- 
re di  rappresentare  in  italiano  ha  avuto 
Origine  più  lontana,  e  fors'anche  nel  se- 
colo XIII;  bensì  il  gusto  di  rappresenta- 
re alla  greca  venne  dipoi  nel  secolo  XV. 
Ne'primi  anni  del  secolo  XV  si  continuò 
a  usar  della  lingua  latina  per  tali  poesie, 
come  praticarono  Pier  Paolo  Vergerio 
con  una  commedia,  Gregorio  Corraro  con 
tragedia,  Ugolino  Pisani  con  commedia, 
e  altri.  Bernardino  Campagna  scrisse  li- 
na tragedia  sulla  Passione  di  Cristo,  e  la 
dedicò  a  Sisto  IV.  Di  ninno  de'mentovati 
e  altri  componimenti  drammatici  si  può 
affermare  che  fossero  pubblicamente  rap- 
presentati. I  primi  benché  assai  rozzi  sag- 
gi di  poesia  drammatica  italiana  sono  le 
rappresentazioni  de'sagri  misteri.  Fra  es- 
si abbiamo:  La  rappresentazione  del  N. 
S.  Gesù  Cristo,  la  quale  si  rappresenta 
nelColliseo  di  Roma,  il  venerdì  santo  eol- 
ia sua.  ss.  Risurrezione,  stampata  più  vol- 
te e  opera  di  Giuliano  Dati  fiorentino  , 
di  Bernardo  di  Mastro  Antonio  romano, 
e  di  Mariano  Particappa./7y^/;/Y777?o  e  l'I- 
sacco, farsa  in  ottava  rima  di  FeoBelca- 
l'ijper  la  involta  fu  recitata  in  Firenzenel 
i449-  Ma  queste  e  altre  successive  e  si- 
mili rappresentazioni  non  pare  che  possa- 
no dirsi  veramente  rappresentazioni  tea- 
trali. Nella  Roma  papale,  dopo  le  ricor- 
date rappresentanze  sagre,  dopo  i  Gino- 
chi  e  le  rappresentanze  del  Carnevale  di 
Ro/naàeì  medio  evo,  derivato  anche  dal- 
le Strenne  (V.),  trovo  che  il  famoso  Giu- 
lio Pomponio  Leto  bastardo  dell'illustre 
casaSanseverinOjdotto  celebre  per  la  sua  e- 
rudizione  e  bizzarria,  presso  S.Andrea  del- 
la Valle  di  Roma,  e  forse  nel  luogo  ove 


TEA 

poi  fu  edificato  il  Palazzo  Stoppani(  /'.), 
restituì  a  Roma  l'antico  teatro,  con  eser- 
citare i  giovani  suoi  discepoli  nella  leci- 
ta delle  commedie  de'  latini  comici  Te- 
renzio e  Plauto,  come  apprendo  da  Can- 
cellieri, Mercato  p.  84-  Aggiunge  Ti- 
raboscbi  che  le  fece  rappresentare  an- 
cora ne'  cortili  de'  più  illustri  prelati,  e 
anche  altre  de'  poeti  moderni,  e  così  eb- 
he  la  gloria  d'  avere  rinnovato  il  tea- 
tro. Per  la  sua  fama, solendo  incominciar 
le  sue  lezioni  allo  spuntar  del  giorno,  al- 
enili de' suoi  uditori  vi  si  recavano  sino 
dalla  mezzanotte  per  procurarsi  da  sede- 
re. Caduto  in  disgrazia  di  Papa  Paolo  II, 
moi  lo  questi  nel  '  4"  '  >  g°dè  il  favore  de' 
successori  Sisto  IV  e  Innocenzo  Vili,  e 
morì  in  Roma  nel  '497-  Caldo  ammira- 
tore di  Roma  antica  ede'suoi  monumen- 
ti che  illustrò,  e  alla  cui  conservazione  fu 
preposto  e  benemerito,  s'  inginocchiava 
ogni  giorno  innanzi  a  un  altare  eretto  al 
sro  fondatore  Romolo,  e  solennizzò  l'an- 
ni versano  del  natale  dell'eterna  città,  al 
modo  che  riportai  nel  voi.  LVI1I,  p.  182, 
e  si  continua  dalla  cospicua  e  pontifìcia 
Accademia  romana  cP archeologia^}  .) 
da  lui  fondata.  Ch'egli  abitò  col  Platina 
sul  monte  Quirinale  o  propinquo  all'E- 
squilino,  lo  dissi  nel  voi.  L,p.  23  1.  In 
questo,  ed  a  p.  1  5,  descrivendo  Vospìzio 
de?  Convertendo,  notai  1  he  nel  palazzo  di- 
poi vi  furono  recitale  da  una  scelta  società 
di  giovani  studiosi  dell'idioma  latino,  le 
commedie  di  Plauto  e  diTerenzi  o,  ad  esem- 
pio di  Pomponio.  Narra  Cancellieri,  No- 
tizie storielle  e  bibliografiche  p.  26q,ehe 
il  1  .°a  introdurre  e  fui  mai  e  nuovamenle 
il  teatro  in  Roma  fu  il  cardinal  Raffaele 
Ria  rio  camerlengo  e  nipote  di  Sisto  IV, 
celebrando  nel  1  492  la  presa  di  Grana- 
ta fatta  dal  re  di  Spagna  sui  mori, in  Piaz- 
za ì avana,  ludos  equestres,  quos  hasti- 
ludia  appellant,  fieri parabit.  Avendo 
Carlo  Verardo  cesena  te,  s^ià  cameriere  se- 
greto di  Paolo  11,  descritta  la  storia  della 
i  onqnìstfl  in  prosa  Ialina,  venne  a  forma- 
re2j  sLcneocompaiseche  rappiesenlavn- 


TEA  175 

no  l'azione  d'un  giorno  solo,  e  volle  dare 
in  sì  lieta  circostanza  un  nobile  tratteni- 
mento a  Roma.  Egli  la  dedicò  al  cardi- 
nal Riaiio  che  la  fece  recitare  nel  Palaz- 
zo  dilla  Cancelleria  apostolica  1 1  .).  da 
lui  riedificato  ove  già  fu  il  teatro  di  Pom- 
peo. Dell'opera  di  Verardo  furono  fatte 
4  edizioni,  che  pure  ricorda  Cancellieri. 
Questa  fu  la  i.a  prova  del  nuovo  teatro  di 
Roma,  per  cui  Gio.  Sulpizio  da  Veroli, 
nella  dedicatoria  che  fece  al  cardinaledel- 
l' Architettura  del  suo  rarissimo  Vilru- 
vio,  l'esortò  d'innalzare  nel  suo  palazzo, 
à\cenàog\i:Innocentius  /  IIIverotad Si- 
slum IT  .et  Paulina  l I super andum  ere* 
etus}  omnia  praeclara,  et  popularia  co- 
gitat ....  Quarca  te  quoque  Theatrum 
novum  Iota  Urbismagnis  votis expectat. 
Accinge,  te  ocius  ad  liane  beneficentìam 
alacriter  exhibendam.  Quid  enimpopu- 
larius?  ciuid  gloriosius  ista  tua  actione 
fodere  possis?  . . .  illud  unum  igitur  su- 
jìerest.ut  meliorem  locum  ex  T  itruviiin- 
stituliones  constituas,  in  quo  Juventus  ti- 
l>i  deditissima  ad  majorum  se  imitatio- 
Tieni  in  recitandis  Poema/is.  Fabulìsque 
actandis.iii  Dcorum  honorem,  festis  die 
bus  exerecat,  honestisque  spectaculis  et 
moveat pupulum,  et  exìàlaret.  Lodan- 
dolo poi,  come  ristauratore  delle  antiche 
rappresentazioni,  prosiegue  :  intra  suos 
Penates,  tamquam  in  media  Circi  Ca- 
vea, foto  consessi/  umbraeulis  (celo,  ad- 
mìssopopulo,  et  pluribus  tuiordinisspe- 
ctatoribus  honori/ìce  exceptis.ìnoUrencì 
carnevale  deli  4^4  dello  stesso  Verardo 
fu  rappresentato  in  Roma  nel  palazzo  Pi- 
glimi a  piazza  Farnese  (poi  di  Francesco 
Fusconi  da  Norcia  archiatro  d'  Adriano 
VI),  la  tragedia  del  Costantino ,  poscia 
stampala  con  altre  sue  commedie  e  tra- 
gedie Ialine  e  italiane  egregiamente  scrit- 
te in  prosa.  Dice  Tiraboschi,  che  prima 
di  questo  tempo  assai  magnifiche  dovet- 
tero essere  le  rappresentazioni  che  il  car- 
dinal Pietro  Riario,  altro  nipote  di  Sisto 
1\  ,fece  vedere  a'ronia  dì  all'occasione  del 
passaggio  d'Eleonora  d'Aragona  che  au- 


1 76  TEA 

dava  sposa  nel  Ercole  I  duca  di  Ferrara 
nel  i4?3.  Si  rappresentò  la  Storia  di  Su- 
sanna, la  Natività  di  Gesù  Cristo, ed  al- 
tri argomenti  sagri.  Avverte  nondime- 
no, che  non  al  cardinale  Pietro,  ma  al 
cardinale  Raffaele  Riario  si  attribuisce  la 
gloria  d'  aver  rinnovata  in  Roma  l'idea 
delle  vere  rappresentazioni  teatrali,  fi- 
gli pi ìi  volte  condusse  gli  accademici  di 
Pomponio  Leto  a  far  le  loro  rappresen- 
tazioni, ora  in  Castel  s.  Angelo,  ora  in 
mezzo  del  Foro  Romano,  ed  ora  in  sua 
propria  casa,  alle  quali  intervenne  lo  stes- 
so Papa  Innocenzo  Vili.  Narra  pure  Ti- 
ra boschi,  che  non  era  però  in  R.oma  an- 
cora nel  1 492  nno  stabile  teatro,poichè  fra 
le  molte  feste  per  l'espugnazione  di  Gra- 
nata fatte  in  Roma,  il  cardinal  Raffaele 
fece  formare  un  teatro  per  rappresenta- 
re l'opera  delVerardi  segretario  de'brevì, 
scritta  in  prosa  latina,  tranne  l'argomen- 
to e  il  prologo  che  sono  in  versi  iambicì: 
non  ha  divisione  di  alti,  e  si  può  anzi  dire 
più  un'unione  di  dialoghi  che  un'azione 
drammatica.  Tra  le  più  antiche  opere 
drammatiche,  anzi  come  il  i.°  saggio  di 
Melodramma  (specie  di  breve  spettino- 
lo, in  cui  la  declamazione  semplice,  sia  in 
versi  o  in  prosa,  viene  adattata  e  accom- 
pagnata da  musica  strumentale,  la  quale 
serve  ad  esprimere  e  rinforzarci  senti  men- 
ti in  esso  contenuti.  Chiamasi  monodram- 
ma se  vi  recita  una  sola  persona  ;  duo- 
di  amma,sedue  vi  declamano. Lichtenlhal 
crede  inventore  del  melodramma  motler- 
noRousseau)  viene  annoverata  la  magnifi- 
ca festa  data  daBergonzodiBotta  inTorlo- 
na  nel  1  ^.8q,  quando  vi  passò  Isabella  d'A- 
ragona sposa  di  Giangaleazzo  Sforza  duca 
di  Milano;  ma  non  sembra  che  questa  pos- 
sa chiamarsi  azione  teatrale,  quando  que- 
sto nome  non  si  voglia  dare  a  qualunque 
dialogo..  Anche  quella  solennissima  Rap- 
presentazione della  Risurrezione  diC ri- 
sto, che  un  frate  francescano  fece  dar  nel 
i47-5  in  una  radunanza  d'8o,ooo  uomi- 
ni, non  par  certo  che  fosse  cosa  dramma- 
tica. Le  più  auliche  tra  le  azioni  teatrali, 


TEA 

eccettuato  V Orfeo  d'Angelo  Poliziano, fi  1- 
rono  quelle  che  con  gran  pompa  die  Et" 
cole  I  duca  di  Ferrara.  11  i.°suo  spettaco- 
lo fu  nel  i486, in  cui  fu  rappresentalo  il 
Menechmio  di  Flauto;  poi  nel  1  487  il  Ce- 
falò  dello  stesso  Plauto,  traduzione  di  Ni- 
cola de'signori  di  Correggio.  Nel  1  4o  '  Pei' 
le  nozze  di  suo  figlio  Alfonso  1  con  An- 
na Sforza,  fu  fatta  la  commedia  d'  Ini- 
fitrione  di  Pandolfo  Collenuccio,  e  altre 
commedie.  Nell'agosto  il  duca  colla  cor- 
te andò  a  Milano  per  far  ivi  certe  comme- 
die, e  il  duca  Lodovico  M.a  Sforza  vi  le- 
ce aprire  un  teatro.  Ercole  I  inoltre  nel 
1499  fece  rappresentar  la  commedia  di 
Sosio  di  Terenzio  e  un'altra  di  Plauto: 
altre  commedie  si  recitarono  nel  decor- 
so dell'anno,  e  molti  da  Veoezia  vi  si  re- 
carono per  godere  tali  spettacoli.  Le  com- 
medie recitate  nella  corte  ferrarese  fu- 
rono in  lingua  italiana:  molti  scrissero  ap- 
positamente per  quel  teatro, altri  tradus- 
sero le  commedie  di  Plauto.  Fu  dunque 
il  teatroEstense  inFerrara  il  più  magnifi- 
co di  (pianti  in  quel  secolo  si  vedessero  in 
Italia.  Prima  però  erasi  veduto  in  Manto- 
va un  magnifico  teatro,  ed  eravisi  rappre- 
sentato il  detto  Orfeo,  azione  a  cui  devesi 
il  primato  su  tutti  i  componimenti  dram- 
matici in  lingua  italiana  di  quel  secolo, 
al  dire  di  Tiraboschi:  i  cori  che  Polizia- 
no v'introdusse  somigliano  cogli  antichi 
tragici  greci  e  latini,  poiché  l'azione  può 
chiamarsi  tragedia.  Egli  la  compose  in 
due  giorni  a  istanza  del  cardinal  France- 
sco Gonzaga,  e  riuscì  la  più  antica  azio- 
ne drammatica  italiana  e  lai."  rappresen- 
tazione teatrale  scritta  con  eleganza  e  beu 
regolata, dopo  le  Rappresentazioni  de  sa- 
gri misteri.  Il  Carli,  Dell'indole  del  tea- 
tro tragico,  discorso  accademico,  pres- 
so Calogerà,  Opuscoli  t.  35,  p. i52,  dice 
che  il  susto  delle  tragedie  in  Italia  ven- 
ne  dopo  il  secolo  XV  e  risvegliò  gì  inge- 
gni italiani,  e  la  musica  già  erasi  insinua- 
ta nelle  pubbliche  rappresentazioni  ver- 
so il  1480,  anzi  crede  che  essendo  essa  nel 
bel  paese  antica  quanto  la  poesia,  le  rap- 


TEA 

presentazioni  in  verso  e  in  rima  dal  i  200 
in  poi  non  linciassero  da  essa  disgiunte; 
il  Crescimbeni  però  attribuisce  al  secolo 
XVI  l'ingresso  della  musica  nelle  pubbli- 
che rappresentazioni,  ina  perfettamente 
nel  suo  line,  come  riferirò  pure  con  Lich- 
tenthal.  Ben  è  vero,  ripiglia  il  Carli,  che 
nel  secolo  XVI  la  musica  fu  compagna  del- 
le tragedie,  e  queste  propriamente  non 
comparvero  prima,  ciò  che  non  sussiste 
pel  narrato  di  Tiraboschi,  se  pure  non  vo- 
glia intendersi  la  tragedia  giunta  alla  sua 
perfezione.  Quindi  si  cantavano  cori  e  in- 
termedi!, prima  però  della  Calandra,  di 
cui  parlerò  poi,  magnificamente  rappre- 
sentata da'fiorentini  a  Lione  nel  1  J48  a- 
vanti  Enrico  11  e  Caterina  de  Medici:  que- 
sta fu  la  prima  commedia  ched'ltalia  pas- 
sò in  Francia,  ad  onta  che  l'autore  del- 
l' Histoire  de  Li  musique,   Amsterdam 
1  720,  dia  il  primato  alla  Cassandra  giun- 
tavi dopo  nel  1577.  Dipoi  Enrico  ili  die 
in  Parigi  un  fermostabilimentoalla com- 
media italiana  iu  detto  anno,  già  intro- 
dotta in  Baviera  nel  1 56c). Intermedii  sem- 
brano potersi  chiamare  cpie'  che  nel  bel 
teatro  artefatto  si  cantarono  in  Roma  a' 
i3  settembre  i5i  3  pe'principi  Medici  fra 
le  sontuose  rappresentanze  fatte  per  l'è- 
lezionedel  loro  parente  LeoneX. Nota  pu- 
re Carioche  secondo  il  ricordato  autore 
la  1 .'  opera  in  musica  erasi  rappresentata 
in  \  enezia  uel  1  485:  La  verità  raminga, 
il  disinganno,  l'inganno  d'amore  j  ma 
per   verità  200  anni  dopo,  cioè  verso  la 
metà  del  secolo  XVII,  essendone  stato  au- 
tore Francesco  Sbarra  lucchese.  Tutta  vol- 
ta afferma  Lichtentha),chelai  .a  città  che 
dopo  Firenze  vide  un'opera  in  musica  fu 
Venezia  ,  e  Claudio  Monteverde  cremo- 
nese vi  die  pel  i.°  la  sua  Arianna,  e  quin- 
di nel  i  G07  il  suo  Orfeo:  dipoi  gli  spet- 
tacoli e  i  teatri  si  moltiplicarono  a  Veue- 
zia,  e  nel  1680  vi  furono  aperti  7  teatri 
dell'opera,  e  per  lo  più  i  compositori  e  i 
poeti  furono  veneziani  o  dello  stato  vene- 
to. Tiraboschi  dice  che  il  i.'a  fare  rap- 
preseutare  in  Venezia  i  drammi  musica- 

VOL.   LXXUI. 


TEA  177 

li  fu  Benedetto  Ferrari  detto  Tiorba,  co- 
me celebre  suonatore  ili  tale  strumento, 
e  di  lui  riparlerò.  Dice  inoltre  Carli,  che  il 
buon  effetto  ch'ebbe  la  musica  sulle  sce- 
ne, e  l'esito  fortunato  che  sortì  WPastor 
fido  e  ['Aminta,  bastò  per  lume  a  Otta- 
vio Rinuccini  fiorentino  per  abbandonar 
le  tragedie  e  per  tentargli  uomini  con  u- 
na  specie  di  composizioni,  che  si  chiama- 
rono Drammi,  fatti  sul  gusto  del  Guarirli 
e  del  Tasso,  adattabili  tutti  interamente 
alla  musica, per  incontrare  colla  doppia  Li- 
mone di  questi  incanti  musica  e  poesia,  un 
doppio    applauso  e  vantaggio,  onde  nel 
principio  del  secolo  XVI l  comparì  colli 
Dafne,  iodi  cogli  altri  due  suoi  drammi. 
DiceTiraboschi, parlando  dell'introduzio- 
ne de'drammi  in  musica  nel  teatro  italia- 
no, cheRinuccini  ebbe  la  gloria,  se  non  di 
averli  immaginati  prima  d'ogni  altro,  al- 
meno pel  1 .°  di  scriverli  felicemente  :  che 
la  Dafne  fu  posta  iu  musica  dall'altro  fio- 
rentino Jacopo  Peri,  e  rappresentata  nel 
i5q4  in  casa  di  Jacopo  Corsi  con  molto 
applauso.  Quando  nel  1 600  con  regal  ma- 
gnificenza si  celebrarono  inFirenze le  noz- 
ze di  Maria  de  Medici  con  Eurico  IV  re  di 
Francia,  si  rappresentò  colla  musica  del 
Caccini  e  di  Peri  I'  Euridice  di  Rinucci- 
ni. Il  Ferrari  lo  seguitò,  ma  crede  Carli 
che  le  loro  opere  non  si  cautaronocheper 
occasione  di  nozze  di  principi  nelle  grati 
sale.  Finalmente  ['Andromeda  di   que- 
st'ultimo fu  lai. "a  comparire  nel  pubbli- 
co teatro  in  Venezia  nel  1  687,  e  fu  la  i. 
pure  ad  introdurre  l'uso  del  soldo  iu  cosi 
fatti  spettacoli. Questa  talmente  incontrò, 
e  talmente  incontrarono  tutte  le  teatrali 
composi/ioni  fatte  a  somiglianza  di  que- 
sta, che  a  quella  sola  maniera  di  compor- 
re tutte  le  muse  che  del  teatrale  concor- 
so preudeansi  cura  immediatamente  si  de- 
dicarono. La  nascita  de'drammi  fu  per  al- 
lora la  morte  delle  tragedie,  e  questa  fu 
l'epoca  di  loro  apoteosi  tornando  esse  ad 
abitare  tra'Dei  di  Grecia,ad  ecce/ione  del- 
le sale  delle  case  private  e  de'convenii  re- 
ligiosi ove  si  ritirarono,  e  forse  di  miglior 

12 


if8  TEA  TEA 

t:onio  delle  passate.  In  una  parola,  le  tra-  fude  ed  Euripide.  Indi  fiorì  il  romano  Pie- 
gedie  che  prima  si  recitavano  pubblica*  tro  Metaslasio  figlio  d'un  artigiano  e  uno 
niente,  si  rifugiarono  esiliate  nelle  priva  de'  principi  dell'italiana  poesia.  Così  da' 
te  sale,  e  proscritte  furono  però  godute  drammi  ebbero  le  tragedie  una  volta  la 
tra'pochi  amanti  di  lettere,  e  le  composi-  morte,  e  un'altra  il  risorgimento.  Ritor- 
sioni di  musica  elicsi  rappresentavano  tra  nandoa'primordii  del  secolo  XVI,dichia- 
privati  in  occasioni  di  nozze  e  simili,  an-  raTiraboschi,che lai. 'tragedia italiana de- 
darono  sui  teatri.  Ciò  che  perde  l'Italia,  gna  veramente  di  questo  nome,  fu  la  Sofo- 
sollecita  acquistòFrancia,oveTodel  cRon-  nisba àe\  conteGio.GiorgioTrissino  poeta 
zard  furono  promotori  di  tragedie,  finché  epico,  scritta  secondo  le  leggi  e  il  costume 
neliG35  s'udì  il  Cid  di  Corneille,  sotto  greco,  ond'egli  ebbe  il  vanto  d'essere  il  i.° 
la  protezione  del  cardinal  Richelieu;  indi  a  usar  in  tal  genere  di  componimento  il 
venne  il  soavissimo  Piacine,  che  sempre  verso  sciolto:  fra'uiolti suoi  pregi  ha  i  suoi 
risplendette  tra  gli  altri  che  gli  successe-  difetti,  mancando  dello  stile  grave  e  su- 
ro. Questi  maestri  del  teatro  francese,  ac-  blime  proprio  della  tragedia,  oltre  l'esser 
coitisi  che  l'austerità  degli  antichi  non  sa-  troppo  allettata  imitazione  delle  maine- 
rebbe stata  applaudita  dal  mondo  già  rad-  re  greche.  La  Sofonìsba  di  Trissino  e- 
dolcitone'cost unii  con  quella  sorte  dicom-  clissò  Tal  tra Sofonisba :di  Galeotto  delCa im- 
posizione in  musica;  così  videro  benissi-  retto,  lai/  tragedia  italiana  regolare,  se- 
moi  sommi  pregiudizi  ed  errori  in  cui  con  condoalcuni.  Indi  verme  la  Rosmunda  di 
questi  incorrevano  gl'italiani.  Scelsero  pe-  Giovanni  Piucellai,  il  quale  la  superò  col- 
io la  via  di  mezzo,  ed  intrecciando  in  tra-  \' Oreste,  e  di  esse  si  die  il  medesimo  giu- 
gico  argomento  degli  episodii,  alti  a  ri-  dizio  dato  a  Trissino.  Dietro  ad  esse  me- 
svegliar  più  la  tenerezza  che  lo  spavento,  ritano  menzione  la  Tullia  di  Martelli, scel- 
seppero  farsi  padroni  del  cuore  di  tutto  il  lerato  argomento,  e  specialmente  la  cele- 
mondOjdappertultoinlroducendosi  le  tra-  bre  Canove  di  Sperone  Speroni  medico 
gedie  di  Corneille  e  di  Raciue.  In  Italia  archiatra  di  Leone  X,  Papa  mecenate  de5 
particolarmente  tal  credito  acquistarono,  letterati,  de'poeti  e  degli  artisti;  l'Orbec- 
che  il  teatro  non  conobbe  altre  tragedie  che  di  Giraldi,  la  migliore  sua  produzio- 
ne le  francesi,  e  così  gl'italiani  beverono  ne;  ['Edipo  di  Gio.  Andrea  dell'Anguil- 
più  saporita  quell'acqua  che  zampillò  nel  lara  di  Sutrij  le  tragedie  di  Luigi  Grot- 
loro  terreno:  drammi  dunque  e  tragedie  to  detto  il  Cieco  d' Adria,  perchè  cieco 
francesi  furono  in  Italia  per  vario  tempo  quasi  findalla  nascita;  ilTancredi  dei  coa- 
ti trattenimento  del  carnevale.  Riscossi  te  Federico  Asinari  d'Asti.  Altri  iu  detto 
finalmente  dal  lungo  letargo  gì'  italiani,  secolo  si  dierono  a  ravvivare  la  comme- 
mercè  il  valore  di  alcuni  ricovrali  in  llo«  dia,  prendendo  a  modello  i  comici  latini 
ma,  si  ricuperò  il  buon  gusto  dell'urna-  Plauto  e  Terenzio,  e  le  prime  commedie 
ne  lettere,  e  fra  gli  altri  generi  di  poesia  non  furono  che  loro  traduzioni.  Più  fre- 
moderò  anche  quella  del  teatro  il  vene-  quente  uondimeno  fu  l'uso  di  comporre 
ziano  Apostolo  Zeno,  che  pel  i .°  intimò  nuove  commedie  in  versi  o  in  prosa,  e  di 
la  fuga  agl'impossibili  della  scena,  ridu-  farlepubblicamenterappresentare.Gran- 
cendo  l'azione  a  un  verosimile  grave,  e-  de  fu  il  numerodi  tali  componimenti, ma 
roico  e  istruttivo.  1  suoi  drammi  non  so-  ad  esso  noti  corrispose  il  valore,poichè  le 
no  che  piccole  tragedie,  bensì  insinuò  pel  commedie  in  ogni  età  e  presso  ogni  na- 
i.  le  tragedie  intere,  onde  al  suo  esempio  zioue  furono  assai  più  rare  che  le  buone 
molti  valenti  italiani  s'ispirarono  nel  gu-  tragedie,  uè  è  difficile  intenderne  la  ra- 
slo  teatrale,  e  in  pochi  anni  si  videro  tari-  gione.  Nelle  tragedie  la  gravità  deterso- 
le tragedie  fedeli  imitazioni  de'tragici  So-  uaggi  che  vi  s'introducono,  e  la  graudez- 


TEA. 

7;i  dell'azione  che  si  prende  a  soggetto,  la 
solleva  perse  stessa  non  poco,  e  giova  an- 
cora talvolta  a  coprirne  alcuni  difètti.  Ma 
la  commedia  i  cui  personaggi  sonocomu 
Demente  popolari  o  privati,  e  l'azione  an- 
cora suol  essere  domestica  e  familiare, pei" 
sna  natura  è  ordinariamente  bassa  e  tri- 
viale; e  s'ella  non  è  sostenuta  da  una  cer- 
ta eleganza  di  stile,  eh' è  tanto  più  diffi- 
cile  ad  ottenersi,  (pianto  meno  debl)' es- 
sere ricercata,  e  <\t\  un  ingegnoso,  ma  in- 
sieme naturale  e  verosimile   intreccio  di 
vicende  e  di  piccole  rivoluzioni,  cade  dei 
tutto  a  terra.  Questa  difficoltà  di  ben  riu- 
scire  nelle  commedie   fu  quella   per  av- 
ventura che  indusse  molti  comici  a  pro- 
curare iti  quell'età  alle  loro  azioni  l'ap- 
plauso che  non  ispiravano  d'ottenere  a- 
gevolmente  per  altra  via,  con  una  sfac- 
ciata impudenza  nelle  parole,  ne'  gesti, 
nelle  azioni,  come  esprimesi  Tiraboschi. 
l'oche  dunque  sono  le  commedie  in  que- 
sto secolo  sci  ilie,  che  si  possano  proporre 
a  modello  di  tali  componimenti.  All'ac- 
cademia senese  de'  bozzi  devesi   princi- 
palmente il  vanto  d'aver  promossa  la  co- 
mica teatrale  poesia.  Leone  X  diedi  tali 
rappresentazioni  si  dilettava  forse  più  che 
al  suo  grado  non  convenisse,  ogni  anno 
laccali  venire  in  Roma,  e  nelle  private  sue 
stanze  godeva  d'udire  le  scherzevoli  loro 
farse.  Molte  in  fatti  sono  le   commedie, 
se  pur  con  tal  nome  si  ponno  chiamare, 
di  quegli  accademici.  Lodovico   Ariosto 
fu  il  l.°  B  scriver  commedie  degne  di  que- 
sto nome,  secondo  le  leggi  degli  antichi 
maestri,  e  Alfonso  I  duca  di  Ferrara,  non 
meno  magnifico de'sooi  antenali,fèce  nel- 
la sua  corte  alzare  uno  stallile  teatro,  se- 
condo il  disegno  dato  dall'illustre  poeta, 
perchè    vi    fossero  rappresentate  le  sue 
commedie,  il  che  fecero  più  volte  (pie* 
gentiluorai,  recitandovi  lo  stesso  d.  Fran- 
cesco liglio  del  duca  il  prologo  della  Le- 
na. Ercole  Bentivoglio  scrisse  il  Geloso, 
i  Fantasmi  e  i  Romiti,  e  al  verso  sdruc- 
ciolo usato  dall'  Ariosto,    sostituì  felice- 
mente l'endecasillabo  piano.  11  Trissino 


TEA  i 79 

ancora  al  tragico  coturno  volle  accoppia 
re  il  socco  comico,  e  il  fece  con  prospero 
successo  nella  commedia  de'  Simillimi'. 
lo  stesso  deve  dirsi  dell'Alamanni  autore 
della  Flora.  Gio.  Giorgio  A  ri  goni  in  li" 
gua  astigiana  compose  delle  farse,e  Giani 
mariaCecchi  fiorentino  fra  gli  scrittori  di 
commedie  in  verso,  a  niuno  forse  si  può 
paragonare.  Maggiore  ancora  fu  il  nu- 
mero delle  commedie  composte  in  prosa. 
La  conlesa  che  allora  nacque  tra  gli  eru- 
diti italiani,  se  alla  commedia  convenga 
la  prosa  o  il  verso, opina  Tiraboschi,  non 
sarà  forse  decisa  mai,  dipendendo  dalle 
diverse  maniere  con  cui  si  considerano 
gli  oggetti.  L'  Ariosto  e  il  Macchia  vello 
verso  il  1 498  furono  probabilmente  i  pri 
mi  a  scrivere  commedie  in  prosa.  Ma  la 
i.1  che  fu  accolta  con  plauso  non  ordi- 
nario fu  la  Calandra  del  cardinal  Bib- 
biena,già  maestro  e  segretario  di  Leone 
X  che  lo  elevò  alla  porpora,  anco  per  a- 
ver  contribuito  in  conclave  alla  sua  esal- 
tazione, facendo  credere  che  il  suo  padro- 
ne di  37  anni  avrebbe  corta  vita  (in  fatti 
morì  «li  46).  Incaricato  in  difficili  affari, 
vi  soddisfece  con  somma  destrezza:  d'in- 
dole sollazzevole  e  inclinata  a' piaceri,  sep 
pe  accoppiare  alle  fatiche  gli  amori.  Pro 
tesse  il  gran  Raffaele,  e  gli  avea  fidanza- 
ta la  nipote  che  avrebbe  sposato,  se  l'im- 
matura morte  noi  rapiva  alla  gloria  del- 
le arti,  come  di  fresca  età  morì  il  cardi- 
baie  ambizioso  del  pontificato,  e  perciò 
decadutodalla  grazia  di  Leone  X.  Quan- 
to alla  Cali! mira,  la  lodai  nella  biografia 
del  cardinal  Divizi  da  Bibbiena  morto  nel 
1  52o,  perchè  al  dir  di  molli  e  di  Crescili!  - 
beni  fu  lai."  commedia  italiana  pubbli- 
cata in  prosa,  e  gareggia  con  Plauto.  Ven- 
ne recitata  nel  carnevale  da  alcuni  nobili 
giovani  romani  per  dare  un  divertimen- 
to ad  Isabella  d'Esle  marchesa  di  Man- 
tova, indi  stampata  neh  ">.>,  \  111  Roma,»: 
ristampata  molle  volle  ivi  e  altrove.  Non 
solo  fu  appiauditissima,  come  una  delle 
migliori  cìie  allora  ammirasse  l'Italia, ma 
bccondo  il  Giovio  v'intervenne  lo  stesso 


180  TE  A 

Leone  X,  sebbene  non  fosse  molto  adat- 
tata alla  sua  suprema  dignità:  fu  poi  rap- 
presentata in  Mantova,  in  Urbino  e  al- 
trove. Altro  ecclesiastico  di  questi  tempi 
censuralo  fu  il  cardinal  Ippolito  de  Me- 
dici, nipote  di  Leone  X  e  cugino  di  Cle- 
mente VII,  passando  il  suo  tempo  al  tea- 
tro a  godersi  le  commedie,  ed  alla  Cac- 
cia. Molte  commedie  pubblicò  in  prosa 
Pietro  Aretino  degne  di  lui,  e  famose  per 
l'impudenza  mordace  e  oscena  con  cui  so- 
no scritte:  fu  dello  il  flagello  de'prin- 
C7D2J quali  perisebivare  i  suoi  ardili  trat- 
ti satirici  gli  facevano  regali  considera- 
bili; ma  in  Venezia  fu  spaventalo  da  Pie- 
tro Strozzi,  colla  minaccia  dì  farlo  pu- 
gnalare in  letto,  se  non  tacea  di  lui.  Più 
altre  ne  abbiamo  di  diversi  autori,  fra' 
quali  h Balie  delRicci,e  particolarmen- 
te lodato  il  calzolaio  fiorentino  Celli  pel- 
le sue  Sporta  e  l'Errore:  tra  gli  scritto- 
ri di  mimieberappresentazioni  nello  stes- 
so secolo  XVI,  due  singolarmente  ebbe- 
ro gran  nome,  Calmo  in  dialetto  veneto, 
e  Ruzzante  in  quello  rustico  padovano 
precipuamente.  Riguardo  alle  tragicom- 
medie non  si  offre  cosa  degna  di  parti- 
coiai-  lode.  Quanto  a' drammi  pastorali, 
gl'italiani  furono  i  primi  a  darne  l'esem- 
pio, poiché  nulla  di  questo  genere  ci  han- 
no tramandato  gli  antichi  :  qualche  sag- 
gio solo  erasi  veduto  nel  secolo  preceden- 
te col  ricordato  Cefalo.  La  lode  di  que- 
sta invenzione  si  deve  ad  Agostino  Bec- 
cali ferrarese,  che  neh  554  fece  rappre- 
sentare in  Ferrara  ad  Ercole  li  il  suo  Sa- 
grijìzio.  Il  suo  esempio  animò  gli  altri, 
ma  tutti  si  eclissarono  nell'  Annata  di 
TorqualoTasso:  alcune  donne  vollero  in 
ciò  segnalarsi,  fra  le  quali  l'Andreini  pa- 
dovana comica  di  professione  e  onestis- 
sima, colla  sua  Mirtilla.  A  questo  gene- 
re appartengono  i  drammi  pescatorii,  o- 
ve  in  vece  de' pastori  s'introdussero  i  pe- 
scatori, di  cui  si  ha  dal  padovano  Onga- 
ro  V Alceo.  Fra  tutte  però  le  azioni  tea- 
trali di  questo  secolo,  niuna  eccitò  si  gran 
grido,  quanto  il  Pastorjìdo  del  cav.Gua« 


TEA 

lini  ferrarese,  e  per  la  prima  volta  fu  rap- 
presentato in  Torino  con  magnifico  ap- 
paiato per  le  nozze  di  Carlo  Emanuele  f 
duca  di  Savoia  con  Caterina  d'  Austria. 
Per  questa  tragicommedia  si  accese  gran 
guerra  tra  gli  eruditi  italiani,  ma  il  tem- 
po giudicò  in  favore,  sebbene  seducente 
in  modo  dannoso  alla  morale.  Leggo  in 
Lichtenthal  che  nel  finire  del  secolo  XVI 
vari  uomini  di  particolare  merito  volle- 
ro a  Firenze ristabilireinltalia  un  dram- 
ma simile  a  quello  degli  antichi,  ed  alla 
loro  adunanza  si  attribuisce  1'  invenzio- 
ne dell'odierna  Opera  in  musica,  voca- 
bolo indicante  le  differenti  composizioni 
musicali,  spettacolo  drammatico  e  lirico, 
in  cui  si  riuniscono  tutte  le  attrattive  del- 
le belle  arti.  La  melodia  trascurata  da 
tanto  tempo,  riprese  nuovamente  i  suoi 
diritti  naturali,  essendo  la  musica  innata 
nell'uomo  e  gli  è  tanto  necessaria  quanto 
la  lingua;  restringendo  l'armonia  nesuoi 
convenienti  limiti,considerando con  mag- 
gior ragionevolezza  e  senno  il  testo  nel 
rapportod'unione  colla  musica,  e  svilup- 
pando finalmente  a  poco  a  poco  l'indole 
della  moderna  musica.  A  tale  epoca  non 
conoscevasi  quasi  altra  musica  vocale 
fuorché  la  musica,  sagra, cioè  quella  del- 
le messe,  de'salmi,  de'mottetti  e  de'ma- 
drigali.  Le  opere  de'ricordati  Peri  e  Cac- 
cini  erano  interrotte  di  quando  in  quan- 
do da  un  coro,  non  essendo  ancora  co- 
nosciuta l'aria,  che  alcuni  vollero  altri  - 
buire  allo  stesso  Peri,  ma  al  più  imper- 
fetta, dovendosi  riportare  l'introduzione 
al  secolo  seguente,  in  cui  l'arie  del  cau- 
to e  la  musica  strumentale  andarono  mi- 
gliorando con  variate  forme.  La  nuova 
specie  di  musica  altro  non  era  che  la  i. 
base  del  nostro  recitativo,  e  chiamavasi 
allora  musica  in  islile  rappresentatwo. 
Siffatto  difettoso  recitativo  veune  assai 
migliorato  nel  i65o,  dal  maestro  della 
cappella  pontificia  Giacomo  Carissimi;  e 
di  poi  i  celebrali  Zeno  e  Metastasio  die- 
rono  al  testo  dell'opera  una  riforma  più 
conveniente  al  buon  gusto.  Aggiungerò 


TEA 

qui  eziandio  con  Lichtenthal,  che  lai.'o- 
pera  tedesca  fu  Dafne  del  poeta  Marti- 
no  Opitz,  messa  in  musica  dal  maestro 
di  cappella  Enrico  Schiitz,  e  rappresen- 
tata con  molto  applauso  in  Dresda  nel 
1G27:  nel  i658  si  rappresentò  a  Parigi 
la  1 .''  opera  francese  Pontone,  poesia  del- 
l'ab.  Penili,  con  musica  del  Cambert:  le 
prime  opere  originali  inglesi  furono  po- 
ste sulle  scene  negli  anni  16G0- 1669,  e 
quelle  della  Spagna  nel  1719-  Le  parli 
costituenti  l'opera  moderna  sono  in  ge- 
nerale la  sinfonia,  l'introduzione,  la  ca- 
vatina,l'aria,  il  duetto, il  terzetto,  il  quar- 
tetto, il  quintetto,  il  sestetto,  il  finale,  il 
coro,  la  marcia,  l'aria  di  ballo.  Gl'italiani 
distinguono  4  sorta  d'opere:  la  sagra, la  se- 
ria, la  semiseria,  la  bulla.  1  francesi  distin- 
guono due  generi  di  spettacoli  lirici,  la 
grand'opera  e  il  dramma.  I  tedeschi  so- 
no più  ricchi  di  simili  distinzioni  d'ope- 
ra :  eglino  hanno  la  grand'opera,  I  ope- 
ra seria,  la  tragica,  l'eroica,  la  romanti- 
ca, l'allegorica,  d  melodramma  militare 
e  l'opera  comica.  Rimarca  Tiraboschi , 
che  tali  furono  i  felici  progressi  che  nel 
secolo  XVI  fece  in  Italia  la  teatrale  poe- 
sia, che  tutto  concorse  a  rendere  il  tea- 
troitaliano  oggetto  d'ammirazioneed'in- 
vidia.  1  colti  poeti  rinnovarono  la  scena 
greca  e  la  latina,  e  mostrarono  che  non 
era  impossibile  agl'ingegni  italiani  di  pa- 
reggiarsi ad  Euripide  e  Sofocle,  a  Flau- 
to e  a  Terenzio.  La  magnificenza  de  pi  in- 
cipi  e  talvolta  ancora  de'  privali  innalzò 
teatri  che  parvero  gareggiare  col  lusso 
degli  antichi  romani.  Merita  essere  ricor- 
dato nuovamente  il  teatro  Olimpico  di 
Vicenza,  fatto  a  spese  della  celebre  ac- 
cademia Olimpica,  e  ne  fu  architetto  l'il- 
lustre  vicentino  Andrea  Palladio,  mor- 
to nel  1  78o  prima  che  fusse  compito  : 
non  essendo  forse  ben  riuscito  di  con- 
durlo a  fine  il  figlio  Siila,  ciò  esegui  il 
celebre  Vincenzo  Scamozzi  pur  vicenti- 
no. Questo  teatro  riscuote  le  meraviglie 
di  chiunque  l'ammira.  Lo  Scamozzi  poi 
d'ordine  del  duca  Vespasiano  n'eresse  un 


TEA  181 

altro  a  somiglianza  in  Sabbionetta.  Ap- 
prendo dal  Milizia,  Le  vite  de'pih  cele 
bri  architetti,  che  Palladio  avea  fatto  per 
vari  spettacoli  temporanei  due  teatri  di 
legno  all'antica,  uno  a  Vicenza,  l'altro  a 
Venezia.  Quindi  1'  accademia  patria,  di 
cui  era  membro  e  confondatore,  gli  or- 
dinò quello  stabile;  ed  egli  Io  fece  di  sin- 
golare struttura,  e  riuscì  un  beli'  orna- 
mento d'Italia, e  lo  descrive.  Al  Palladio 
si  attribuisce  ancora  il  famoso  teatro  di 
Parma,  cui  il  Bernini  die  l'ultima  mano, 
come  dicesi;  ma  veramente  è  di  Lionello 
Spada  pittore,  e  di  Gio.  Ballista  Magna- 
ni architetto.  Non  mancarono  allora  at- 
tori eccellenti,  pel  cui  valore  le  azioni  tea- 
trali sembrarono  acquistar  maggior  pre- 
gio. Inoltre  all'ingegno  de' poeti, alla  ma- 
gnificenza de'principi,  alla  vaghezza  de- 
gli ornamenti,  alla  bravura  degli  attori 
si  aggiunse  l'istituzione  d'alcune  accade- 

OD 

mie,  per  adoperarsi  principalmente  a  far 
fiorire  sempre  più  felicemente  la  poe- 
sia teatrale.  In  Firenze  circa  la  metà  del 
secolo  XVI  furono  fondate  quelle  de- 
gl' Infuocati,  degV  Immobili,  de'Sorgen* 
ti,  ciascuna  delle  quali  aveva  il  proprio 
teatro,  e  sforzavasi  a  gara  di  rendere  il 
suo  illustree  famoso:  nobile  idea  che  ces- 
sò cogli  speculatori  impresari,  de' quali 
poche  volte  il  pubblico  è  soddisfatto,  al- 
l'interesse spesso  sagrificando  il  decoro  e 
i  propri  doveri.  Tal  era  finalmente  l'ar- 
dore col  quale  tutta  l'Italia  nel  porten- 
toso secolo  XVI  era  rivolta  a'teatrali  spet- 
tacoli, che  le  stesse  persone  meno  istrui- 
te e  di  condizione  servile  vollero  talvol- 
taaver  parte  alla  gloria  che  vedeano  ren- 
dersi a'  più  rinomati  attori.  Francesco 
Maria  Molza  e  Claudio  Tolouiei  fra  gli 
altri  vollero  farne  prova,  ed  essendo  in 
corte  del  sunnominato  cardinal  Ippolito 
de  Medici, ecomposta  avendo  una  com- 
media, la  dierono  a  imparare  agli  staf- 
fieri, cuochi  e  famigli  di  stalla  del  cardi- 
li ili',  i  quali  s'i  felicemente  in  ciò  riusci- 
rono che  tutta  Roma  accorreva  ad  udir- 
li (ciò  avvenne  negli  ullimi  del  pontifica- 


i8a                   TEA.  TEA 

lo  di  Clemente  VII,  o  al  più  nel  princi-  lato  per  dimostrare  l'inconveoienza  ele- 
nio di  quello  di  Paolo  111).  Il  teatro  co-  gli  spettacoli  profani ne'giorni  festivi,  ed 
mico  italiano  fìnodal  secolo XV  I  cornili-  in  ispecie  le  danze,  chiamandole  offen- 
ciù  ad  essere  rinomato  anche  fuori  d'I-  sionum  et peccatorum  seminarla.  Per 

talia,  come  sono  andato  accennando, e  in  cui  la  città  di  Milano  inviò  ambasciatori 
Germania  singolarmente  a'tempi  di  Fer-  a  Gregorio  XIII,  querelandosi  contro  la 
dinando  I  deh 558  e  di  Massimiliano  II  proibizione.   Il  Papa  fece  esaminare  la 
che  gli  successe  nell'impero  nel  i  564,sot-  causa  da  una  congregazione,  e  quantun- 
to  i  quali  la  commedia  veneziana  riguar-  que  alcuni  teologi  si  mostravano  favorire 
davasi  come  il  divertimento  e  lo  spelta-  le  pretensioni  de'milanesi,  tuttavia  con- 
colo più  piacevole,  anzi  alla  corte  di  Ba-  fermò  lo  stabilito  dal  zelante  pastore.  Il 
viera  recitossi  in  taìi  epoche  da   diversi  Tiraboschi  ragionando  degli  scrittori  di 
gentiluomini  una  commedia  all'uso  ve-  poesie  tragiche  del  secolo  XVII,  diceche 
neziano  e  ne' soliti  dialetti  d'Arlecchino,  se  ne  potrebbe  dare  un  lungo  catalogo, 
Panlaleone,  Dottore  e  Brighella.  se  si  volesse  avere  riguardo  più  al  nume- 
In  Roma  nel  secolo  XVI,  oltre  il  nar-  roche  alla  sceltezza;  per  cui  gl'italiani  fu- 
rato, m'istruisce  Cancellieri  a  p.5o"i,Sto-  rono  allora  segno  agl'insulti  degli  stranie- 
ra/ de'  possessi  di' Pontefici,  della  coni-  ri,  e  rimproverando  loro  le  irregolari  tra- 
media recitata  in  Campidoglionel  i  55o,  gedie  e  le  scipite  commedie  italiane,  ri- 
e  delle  altre  splendide  feste  celebrate  dal  petevano  fastosamente  i  nomi  francesi  di 
senato  e  popolo  romano,  per  solennizza-  Corneille,  di  Racine,  e  di  Molière  riguar- 
re  l'elezione  di  Giulio  III.  La  brevità  non  dato  il  padre  della  loro  commedia.  Ma 
permettendomi  dare  un  saggio  del  ripor-  se  è  vero  che  questi  scrittori  furono  i  pri- 
tato  da  quel  grande  erudito,  mi  conttn-  mi  in  Francia  a  confluire  alla  loro  per- 
terò  riprodurre  il  titolo  dell'opuscolo  per-  fezione  la  tragedia  e  la  commedia,  vero 
ciò  stampato.  Triomphante  festa  fatta  è  però  ancora  che  gì' italiani   nel  secolo 
dalli  signori  romani  per  la  crea  liane  di  precedente  aveano  avuto  scrittori  di  tra- 
P.  Giulio  III  con  il  significato  delle  fi-  gedie  e  commedie  molto  pregievoli,  men- 
gurefattenelV apparare  della  scenadel-  tre  in  Francia  appena  conoscevasi  il  no- 
laComediaj  dove  particolarmente  se  in-  me  di  tali  componimenti,  e  le  produzio- 
tende  il  bel  Prologo  della  Co/ncdia,ct  ni  italiane  d'ogni  genere  e  già  descritte, 
se  dichiarano  tutti ì giuochi  de'cavalli,  furono  i  primi  esempi  di  siffatte  poesie, 
caccie  di  tori,  el  altri  bellissimi  conviti,  che  dopo  il  risorgimento  delle  lettere  si 
Roma. Abbiamo  nella  Storia  dis.  Pio  7  .,  vedessero;  ed  i  tre  luminari  francesi  no- 
di Novaes,  che  il  Papa  con  rigorosa  piani-  minati  non  Sdegnarono  di  valersi  più  voi- 
malica  nel  i  5y  i  riformò  il  lusso  e  Tabu-  te  delle  loro  fatiche,  e  di  recare  nella  lo- 
so  degli  ecclesiastici  negli  abiti,  vietando  io  lingua  diversi  pezzi  tragici  e  de'comici 
loro  d'intervenire  a'giuochi,alle  cornine-  italiani.  Sei  francesi  andarono  innanzi,  il 
die,  a'balli,  a' teatri,  alle  giostre,  a'ban-  fecero  seguendo  le  orme  de'noslri  mag« 
chetti,  ed  altri  disordini  a'medesimi  scon-  giuri,  i  quali  aveano  spianato  e  agevolato 
venevoli.  Ilsuccessore  Gregorio  XIII,  ol-  il  sentiero.  Intorno  a  ciò  è  degno  d'esser 
tre  quanto  dissi  di  sopra,  indignato  per  Ietto  il  Paragone  della  poesia  tragica 
essersi  fatta  in  Roma  una  commedia  as-  d'Italia  con  quella  di  Franeia,  del  ber- 
sai  disonesta,  vietò  in  Roma  le  commedie,     garuasco  conte  Pietro  Caleppio. Nondime- 
e  proibì  agli  allori  di  recitai  le  ancora  nel-  no  tra  le  tragedie  italiane  del  secolcXVII, 
le  case  particolari, ne'giorni  di  festa  e  n<*i  che  anco  al  presente  non  meritano  d'es- 
venerdì.  Al  suo  tempo  l'arci  vescovo  di  Mi-  ser  dimenticale,  vanno  nomi  nate  4  di  Mei  - 
Jano  s,  Carlo  Borromeo  compose  uu  Irai-  chiorreZoppio  bologuese  fondatore  del- 


TEA 

l\iccademiade'Gelati;l'^/T//^7/?<7<z  di  An- 
tonio Decio;  quelle  di  Giambattista  An- 
dreini  comico  di  professione,  e  vuoisi  che 
dal  suo  Adamo  prendesse  occasione  il  ce- 
lebre Milton  che  l'udì  recitare  in  Milano, 
per  comporre  il  suo  Paradiso  perduto j 
il  Tancredi  del  conte  Ridolfo  Campeggi 
bolognese;  il  Solimano  del  conte  Prospe- 
ro Uonarelli  anconitano;  le  Gemelle  Ca- 
poanee  1'  //<  i/>/>n  d'Ansaldo  Ceba;  le  tra- 
gedie sagre  e  profane  del  gesuita  p.  Or- 
tensio Scamacca  di  Lentini;  quelle  di  Gi- 
rolamo Smeducci  (ìorcntit)o, autore  pure 
di  diversi  drammi  musicali;  [' Erminigil' 
do  del  celebre  cardinal  Sforza  Pallavi- 
cino gesuita;  la  Cleopatra,  la  Lucrezia, 
il  Medoro  e  il  Cresodeì  cardinal  Giovan- 
ni Delfino j  X 'Aristodemo  del  conte  Car- 
lo Dottori;  la  Rosminda  e  la  Belisa  d'An- 
tonio Musattola  napoletano.  Più  infelice 
ancora  nel  secolo  \\  Il  fu  la  sorte  della 
commedia  in  Italia,  la  quale  venne  tal- 
mente degenerando,  ch'essa  non  fu  più 
comunemente  che  un  tessuto  di  bullone- 
rie, e  spesso  ancora  ripiena  di  oscenità  e 
di  lordure.  Quindi  appena  Tiraboschi  fa 
menzione  della  Tancia  di  Michelangelo 
fiuonarroti  il  Giovine  nipote  del  grande 
di  tal  nome,  e  si  mostrò  felice  imitatore 
di  Plauto  e  di  Terenzio.  Numerosi  furo- 
no gli  scrittori  de'ili  animi  pastorali,  ma 
quasi  tutti  difettosi;  ebbe  principalmen- 
te plauso  Filli  di  Sciro,  di  Guidubaldo 
ì!. niaielli  della  Rovere,  rappreseli  tata  da- 
gli accademici  Intrepidi   di  Ferrara.    lu 
mnn  genere  di  poesia  teatrale  fu  in  que- 
sto secolo  l'Italia  sì  ardentemente  rivolta 
come  a'drammi  per  musica;  ma  invece  di 
riceveredal  generale  entusiasmo  maggior 
perfezione,  furono  anzi  condotti  a  una  to- 
tal decadenza,come  dopo  Zeno  e  Metasta- 
si tornò  a  dee  idere.  Pareva  in  que' tem- 
pi che  tutto  lo  studio  de'poeti  dramma- 
tici s'impiegasse  nel  sorprendere  e  riem- 
pire di  Stupore  gli  ascoltanti  con  solenni 
meravigliose  comparse.  La  magnificenza 
de'principi  e  de'privati  io  queste  decora- 
zioni contribuì  a  fere  eh   e  sero  il 


TEA  i83 

principaloggetto  dell'attenzione  de' poeti. 
Celebre  per  questo  genere  fu  singolarmen- 
te il  teatro  eretto  in  Piazzola  presso  Pa 
dova  da  Marco  Contarmi,  ove  nel  1680 
si  videro  girar  sulla  scena  tirate  da  super- 
bi cavalli  sino  a  5  ricchissime  carrozze,  e 
carri  trionfali  e  100  amazzoni  e  100  mo- 
ri, e  5o  altri  a  cavallo,  e  cacce  e  altri  so- 
lenni spettacoli.  Le  corti  di  Modena  e  di 
Mantova  fecero  di  ciò  pompa  verso  la  fi- 
ne del  secolo,  quasi  a  gara  d'un  lusso  ve- 
ramente reale.  La  musica  e  quella  parti- 
colarmente de'teatri  era  salita  in  alto  pre- 
gio nel  1690,  attendendosi  dappertutto 
a  sontuose  opere  in  musica,  ed  i  musici  e 
le  cantanti   si  decorarono  del  titolo  di 
virtuosi  e  virtuose.  Specialmente  Vene- 
zia colla  splendidezza  delle  sue  opere  in 
musica  e  con  altri  divertimenti,  attraeva 
a  se  nel  carnevale  un  incredibile  numero 
di  stranieri,  tutti  vogliosi  di  piacere  e  di- 
sposti a  spendere.  Poco  dunque  importa- 
va che  i  drammi  fossero  regolari,  verosi- 
mili gli  avvenimenti  ,  purché  magnifica 
fosse  la  scena  e  ammirabili  le  comparse; 
ed  i  poeti  di  altro  non  erano  solleciti  che 
di  piacere  agli  occhi  degli  spettatori. Que- 
sto è  il  carattere  di  quasi  tutti  i  drammi 
di  questo  secolo.  I  più  rinomati  scrittori 
di  drammi,  se  non  per  l'eccellenza  alme 
no  pel  numero,  furono  Salvador'*,  Tron- 
Barelli,!  suddetti  Sbarra  e  Ferrari  anche 
compositori  di  musica,  Fauslini,  Cicogni 
che  dicesi  il  i.°a  introdurre  le  ariette,  u- 
sandole  lai. 'volta  nel  suo  GiasonejCa- 
storeo,  Aureli,  Derni,  Corrado  parmigia- 
no che  in  Venezia  sontuosamente  rappre- 
sentò la  sua  Divisione  del  mondo,  Mor- 
selli, Silvano,  d'Averara,  per  tacer  d'al- 
tri. Al  genere  drammatico  ridursi  ponno 
glioralorii  per  musica,  genere  di  compo- 
nimento cui  Tiraboschi  dà  a  questo  seco- 
lo la  sua  origine,  Francesco Bald ucci  mor- 
to neli(>4>  ne  die  i  primi  esempi,  e  Do- 
menico Giborti  stampò  nel  1672  in  Mo 
luco  I  l  rania  con  g  ora  t  ori  i  per  music  1. 
I"  R'J  celebre  pe'drammi  clu; 

compose  il  prelato  Rospigliosi,  poi  Cle- 


1 84  TEA 

mente  IX,  i  quali  si  recitavano  nel  teatro 
della  famiglia  Barberini,  e  gli  enumerai 
nel  voi.  LIX,  p.   161.  Nell'articolo  Sve- 
zia con  qualche  diffusione  celebrai  la  dot- 
tissima regina  Cristina  e  il  suo  soggiorno 
in  Roma  ove  inori,  munifica  protettrice 
de'  poeti,  de'  letterati  e  degli  artisti.  Ivi 
narrai  come  fu  divertita  da  un  dramma 
sagro  nel  palazzo  apostolico,  dopo  aver 
pranzato  con  Alessandro  VII;  che  fu  fe- 
steggiata da'principi  Barberini  con  tornei 
e  poetiche  azioni  rappresentate  sulla  sce- 
na,colla  melodia  d'eccellenti  cantori  e  col- 
la vaghezza  di  meravigliose  apparenze; 
che  il  principe  Pamphilj  nel  suo  palazzo 
le  fece  godere  vari  drammi  in  musica;  che 
la  regina  nel  suo  palazzo  dava  musiche 
sagre,  con  sermoni  de'più  riputati  predi- 
catori; e  che  col  profondo  e  vasto  suo  sa- 
pere valse  a  migliorare  l'italiana  poesia 
e  letteratura  ,  derivando  dall'accademia 
da  lei  istituita  in  sua  casa  quella  celebre 
d'Arcadia,  che  ritornò  la  Poesia  (/'.)  al- 
le pure  e  belle  sue  forme.  Non  riuscirà  del 
tutto  inutile  che  io  riporti  qui  alcune  pa- 
iole del  p.  Luigi  Albrizio  gesuita,  Predi' 
i  -a  tare  apos  to  lieo  (  /  .  )  d  '  U  r ba  n  o  V 1 1 1 , 1  n  • 
nocenzo  X  e  Alessandro  VII.  Nella  pre- 
fazione delle  Prediche  fatte  nel  palazzo 
rtpostolico^oma  1 652, Venezia  1 663, di- 
chiara lo  stato  di  sagra  eloquenza  in  quel- 
l'epoca, e  pub  il  suo  dire  servire  di  lezio- 
ne ad  alcuno.»  Io  non  ho  mai  fatta  pace 
con  certe  leggerezze,  per  non  dire  scurri- 
lità, dal  teatro  alla  chiesa,  e  dalla  scena 
trasportate  sui  pulpiti,  non  polendo  sof- 
frire, che  l'officio  apostolico  per  colpa  di 
alcuni  si  vegga  degenerato  nell'istrionico, 
]\Ia  non  per  questo  ho  creduto  di  dove- 
re imitare  altri,  che  sotto  nome  di  pre- 
dica fanno  comparire  in  pergamo  trave- 
stila la  satira.  L'armano  di  denti  per  mor- 
dere e  la  guerniscono  di  acutezza  per  pun- 
gere, e  mentre  vogliono  comparire  ari- 
starchi, non  curanti  la  grazia  de'grandi, 
si  mostrano  adulatori  vilissiini  dileltican- 
do  le  orecchie  del  popolazzo".  A  tempo 
d'Alessandro  Vili  Oltoboni,o  secondo  al- 


l' K  A 

tri  InnocenzoXll,  eletto  a'  i  2luglioi6()  r, 
e  perciò  meglio  è  ritenere  sotto  il  prede- 
cessore, fu  edificato  in  Roma  il  pubblico 
eslabile  Teatro  di  Tordinona, ora  d'./- 
pollo ,  il  che  non  si  era  mai  in  addietro 
veduto  nell'alma  città  sotto  i  Papi,  poiché 
quei  à'Alibert,  Pace,  Capranica,  I  alle 
e  di  Torre  Argentina  furono  costruiti  nei 
primi  anni  del  secolo  seguente,  £  poi  gli 
altri.  I  zelanti  cardinali  e  prelati  rappre- 
sentarono al  Papa  Innocenzo  XII  lo  scan- 
dalo che  si  sarebbe  dato  alle  altre  città 
dello  stato,  vedendo  nella  città  santa  un 
teatro  slabile;  e  benché  molti  altri  si  op- 
ponessero a  tali  istanze.il  Papa  nel  1697 
acquistò  il  teatro  e  lo  fece  chiudere,  a  fi- 
ne d'impedir  la  recita  delle  commedie,  co- 
me narra  Novaes,o  pare  certo,  come  vuo- 
le l'autore  del  Trattato  de'giuoehi,  che 
rimborsati  i  proprietari  lo  facesse  demo- 
lire; bensì  riedificato  poi,  tornò  ad  agire 
nel  seguente  pontificato.  Equi  col  Mili- 
zia farò  cenno  dell'erezione  di  quegli  al- 
tri teatri  da  italiani  edificati,  e  da  lui  ri- 
cordati. Giacomo  Torelli  nobile  di  Fano 
ebbe  singoiar  talento  per  l'architettura 
teatrale.  Inventò  nella  sua  patria  alcune 
macchine  sceniche,  che  per  la  novità  fu- 
rono sì  applaudite,  che  la  fama  lo  trasse 
a  Venezia  ove  ne  produsse  delle  nuove  con 
mirabili  decorazioni.  Ivi  nel  teatro  de'ss. 
Gio.  e  Paolo  inventò  la  bella  macchina  da 
mutar  in  un  tratto  tutte  le  scene  per  mez- 
zo di  leva  o  di  argano  mosso  da  un  peso, 
il  che  fu   comunemente  abbracciato  da 
tutti  i  teatri  ben  ordinati.  In  Francia  si 
fece  ammirare  da  Luigi  XIV  colle  sue 
straordinarie  macchine  e  fuochi  di  gioia, 
e  vi  costruì  il  piccolo  teatro  di  Borbone, 
e  sbalordì  tulli  colle  sue  rappresentazio- 
ni. Ritornato  ricco  in  patria  nel  1662  a 
sue  spese  e  di  5  cavalieri  fanesi  fabbricò 
il  teatro  della  Fot  luna,  che  per  ampiez- 
za di  scene,  vaghezza  e  bizzarria  d'archi- 
tettura divenne  rinomato  in  Europa.  Nel 
1 669  incendiatosi  il  teatro  diVienna, l'im- 
peratore volle  che  si  riedificasse  sul  mo- 
dello di  quello  di  Fauo.  Mentre  il  re  di 


TEA 

Francia  desiderava  che  ne  costruisse  uno 
a\ersailles,morì  nel  1  f>7<S.l'YancescoGal- 
li  di  Bibbiena, morto  nel  i  r3<),  in  Vienna 
fabbricò  un  gran  teatro,  altro  superbo  co- 
struì in  Lorena,  altro  in  Verona  per  in- 
carico del  marcheseMaffei  e  di  commissio- 
ne  dell'accademia  filarmonica,  e  riuscì  u- 
node'più  ben  intesi  d'Italia:  inRoma  v'in- 
nalzò il  teatro  Albert.  Ecco  come  Mili- 
zia descrive  il  teatro  di  Verona. ''Portico 
avanti,  scale  magnifiche  a'4  angoli,  sale, 
comodi  corridori. L'orchestra  è  divisa  dal- 
l'uditorio, non  dovendo  niuuo  degli  udi- 
tori essere  offeso  dallo  strepilo  degli  stra- 
nienti; ed  il  palcoè  in  giusto  silo,  così  che 
gli  attori  non  vengano  mai  veduti  di  fian- 
co. Tra  l'uditorio  e  la  scena  sono  le  por- 
le d'ingresso  nella  platèa  all'uso  degii  an- 
tichi teatri  romani  e  greci;  non  dovendo 
mai  la  porta  essere  l'i m petto  alla  scena, 
e  perchè  quello  è  il  miglior  luogo  che  non 
va  sbregato  ad  una  porta,  e  perché  in- 
debolisce la  voce'.  In  tal  città  nel  1782 
il  marchese  Girolamo  Theodoii  romano 
eresse  il  teatro  di  Torre  Argentina.  Do- 
menico Antonio  Vaccaio,  nato  nel  1680, 
in  Napoli  sua  patria  costruì  in  pochissimo 
silo  il  teatro  Nuovo.  Nicola  Salvi  romano, 
morto  nel  1  701,  ebbe  coni  missione  da  Au- 
gusto Il  redi  Polonia  ed  elettore  di  Sasso- 
nia,  di  mandargli  un  disegno  di  tealroal- 
l'antica  per  Dresda, con  sale  e  stanze  con- 
venienti non  solo  per  uso  di  esso,  ina  an- 
che per  giuoco,  musica  e  hallo.  Primeg- 
giano in  Italia  i  teatri  di  s.  Carlo  di  Va- 
poli,  e  della  Scala  di  Milano^  i  quali  de- 
scrissi a'  loro  articoli,  come  avverbi  di 
aver  pi  alleato  co'  principali  degli  altri 
luoghi.  Nel  secolo  XVIII  e  nel  corrente, 
non  solo  le  piccole  città,  ma  ancora  le  co- 
muni di  lene  e  castelli  gareggiarono  iu 
ostentazione  nell'erezione  de' teatri,  con 
eccedenti  ornati  e  lusso,  in  preferenza  di 
qualche  necessario  stabilimento  o  di  mi- 
gliorare la  condizione  de' sagri  templi  , 
spesso  inferiori  all'eleganza, profusione  e 
vastità  de'teatri.  Il  Colucci  nel  t.  3o  del- 
le Antichità  picene,  pubblicalo  nel  1  796, 


TEA  i85 

descrivendo  la  sua  patria  Penna  s.  Gio- 
vanni (di  cui  [tarlai  nel  voi.  XL,p.  3  1  4 )» 
parlando  del  teatro  pubblico,  dice  que- 
sle  verilà."  A'nostri  giorni,  ne'quali  il  lus- 
so signoreggia  per  lutto  con  tanto  danno 
delle  famiglie  (che  direbbe  se  vivesse  nei 
nostri  memorabili  tempi?),  i  castelli  più 
piccoli  si  studiano  di  sorpassare  le  prime 
terre,  e  queste  pazzamente  cercano  d'e- 
mulare le  più  ricche  città,  e  la  erezione 
d'un  teatro  stabile  sembra  una  cosa  del- 
le più  essenziali,  laddove  in  addietro  era 
un  distintivo  delle  sole  città  più  cospicue. 
Dal  vortice  di  questo  general  fanatismo 
trasportati  anche  i  miei  cittadini  si  deter- 
minarono essi  pure  di  formare  uno  sta- 
bile teatro".  Neh  ."anno  del  secolo  XVII  l 
l'u  elettoil  Papa  Clemente  XI, che  pel  ter- 
ribile Terremoto^?  ,)che  afflisse  Roma  nel 
1703,  oltre  il  voto  che  fece  d'osservarsi 
la  vigilia  della  ss.  Purificazione  e  altre  pri- 
vazioni, ordinò  che  per  5  anni  non  si  fa- 
cessero pubblici  divertimenti,  spettaco- 
li, teatri  e  commedie.  Nel   1706  aven- 
do saputo  che  in  Aquila  alcuni  chieri- 
ci eransi  preparati  a  recitare  una  com- 
media, egli  tosto  con  uu  breve,  presso  il 
/ini/.  ^Itigli,  t.  8,  p.  4°9>  '°  proibì  sot- 
to le  pene  già  imposte  da'  sagri  canoni, 
essendo  le  recite  teatrali  indegne  del  ca- 
rattere clericale,  ancorché  di  sagro  ar- 
gomento. Leggo  nel  n.°  i3o  del  Diario 
di  Roma  del  17  18,  che  nel  giovedì  sera 
di  carnevale  nel  seminario  Romano  e  in 
tutti  i  collegi  di  Roma  si  die  principio  al- 
le recite  solite  farsi  ogni  anno  ne' giorni 
carnevaleschi;  e  nel  collegio  dementino 
si  doveano  recitare  l' Alcibiade  finto  e  il 
Mitridate,  opere  francesi  tradotte.  Nel- 
le rappresentanze  particolari  di  qualche 
dramma  cantato,  si  solevano  dispensare 
da  chi  faceva  1'  invito,  i  libretti   di  esso 
e  li  cerini  pel  lume  necessario  a  leggerli 
contemporaneamente.    Nd    n.°  3i)0   del 
l)i<tri<>  di  Romadeì  1 720  trovo  che  inRo- 
ma agivano  i  teatri  d'Ahbert,  di  Capra- 
nica  e  di  Pace,  e  si  aprivano  dopo  l'Epi- 
fania,!^ gennaio: ora  incominciano  a'20 


i86  TEA 

dicembre.  Considerando  ClemcnteXI che 
le  commedie  e  le  tragedie  inventate  per 
la  correzione  de'  costumi  e  per  I  eccita- 
mento alla  virtù,  a  suo  tempo  erano  di- 
venute più  atte  alla  corruzione  di  quelli 
e  al  disprezzo  di  questa,  per  levarne  gl'in- 
trodotti abusi,  con  editto  de'  5  gennaio 
1721,  cbe  si  legge  nel  Bull,  cit.,  p.  293, 
stabilì  quanto  per  tale  saggio  fine  crede- 
va necessario,  benedetto  XIII  per  ottene- 
re colle  preci  de'fedeli  la  sospensione  dei 
divini  flagelli,  minacciati  con  terremoti, 
pioggie  continue  e  altre  calamità,  colla 
bolla('»///y'«vfr/.?.de'2gennaioi728,Z?»//. 
Rom.  1. 12,  p.  iGq,  pubblicò  un  giubileo 
di  due  settimane  per  tutta  l'Italia  e  isole 
adiacenti,  doveudosi  perciò  sospendere  i 
pubblici  teatri,  le  commedie,  la  musica, 
i  balli.  APampi.ona  notai, come  Benedet- 
to XIII  assolse  la  città  dal  voto  di  non 
piùammeltere  commedie  e  altre  rappre- 
sentanze teatrali,  purché  non  fossero  di- 
soneste, e  per  non  pregiudicare  l'ospeda- 
le de'bastardi  proprietario  del  teatro.  A- 
hitando  Clemente  XII  il  palazzo  Quiri- 
nale, il  maggiordomo  mg.1  Acquaviva  fe- 
ce eseguire  alla  sua  presenza  una  canta- 
ta in  musica  intitolata,  Il  s.  Andrea  Cor- 
tini,  cb'era  antenate  del  Papa,  nella  se- 
ra del  2.0  mereoledì  di  quaresima. In  que- 
sto tempo  talvolta  in  Roma  e  altrove  si 
sono  permesse  le  cantate  del  salmo  Mise- 
rerà (/-"".)  e  dell'inno  Stabat  Metter  (F  .). 
A' 1  8  genna'101735  morì  in  Roma  la  re- 
gina Maria  Clementina  sposa  di  Giacomo 
JII  re  cattolico  d'  Inghilterra.  Clemen- 
te XII  allorché  seppe  ch'era  in  perico- 
lo di  vita,  fece  sospendere  le  rappresen- 
tanze teatrali,  sebbene  fosse   la  stagione 
ilei  carnevale,  e  le  illuminazioni  pel  nuo- 
vo cardinal  Spinelli,  ordinando  alle  chie- 
se la  colletta  Pro  infirma,  e  dopo  mor- 
ta l'applicazione  della  messa  conventuale. 
Notai  all'articolo  Sede  apostolica  vacan- 
te,che  in  Roma  e  in  tutto  tostato  pon- 
tificio, per  tutta  la  sua  durata,  si  sospen- 
dono lutti  i  teatri,  anzi  l'interdizione  in- 
comincia dalla  sera  in  cui  il  Papa  è  in  pe- 


TRA 

ricolo  di  morire.  Clemente  XII  permise 
a  Cesena  l'uso  del  teatro,  prima  concesso 
e  poi  negato.  Caduto  infermo  e  aggravan- 
dosi il  male,  a'27  gennaio  1  740  subito  se- 
condo il  consueto  si  sospesero  i  teatri,  seb- 
bene morì  a'6  febbraio.  Il  Cancellieri  nel 
Mercato, p. 84 >  narra  che  Francesco  Lo- 
renzini  custode  generale  d'  Arcadia    nel 
1  734  formò  in  Roma  un  teatrino  in  una 
sala  del  palazzo  Stoppani,  e  vi  fece  reci- 
tare il  Miles  Qloriosus  di  Plauto,  che  ri- 
scosse l'universale  ammirazione.  Ma  poi 
per  proseguire  queste  rappresentazioni  in 
luogo  più  comodo,   aprì  un  ben   idealo 
benché  piccolo  teatro  nel  vicolo  Leutari 
in  una  casa  già  del  cardinal  Di  vizi.  Che 
nel  carnevale  1  736  si  fece  la  recita  degli 
Adelfi, di  Terenzio  nel  teatro  latino  vici- 
no a  s.  Lorenzo  in  Damaso,  dagli  acca- 
demici latini,  coli' intervento  di  cardina- 
li, prelati, ambasciatori,  cavalieri  edame. 
Clemente  XII  gli  mandò  per  ogni  recita 
5o  scudi  in  regalo;  ed  il  marchese  Mat- 
teo Sacchetti  nell'intima  sera  die  agli  at- 
tori la  generosa  cena  ch'era  solito  loro  im- 
bandire. Questo  teatro  era  pure  del  Lo- 
renzini,e  vi  furono  recitate  altre  comme- 
die dagli  arcadi,  ne'postei  iori  anni,  e  vi 
fu  il  real  principe  di  Sassonia.  Narrai  nel 
voi.  L,  p.  72, cheil  cardinal  Ottoboni  ver- 
so questo  tempo  fece  rappresentare  i  bu- 
rattini mobili  nel  suo   teatrino   posto  al 
pianterreno  del  suo  palazzo  Fiano,  i  qua- 
li si  continuarono  sino  agli  ultimi  anni  eli 
nostra  epoca.  Esso  serviva  per  rappresen- 
tarvi graziosissime  azioni  di  ballo,  musi- 
ca e  commedie  colle  marionette  o  burat- 
tini, dove  precipuamente  divertiva  la  fa- 
ceta maschera  romana  del  Cassandra.  I 
sali,  le  arguzie  e  i  motti  piacevoli  di  tal  per- 
sonaggio, vi  attiravano  ogni  sera  mime- 

DO      '  o 

roso  concorso  di  spettatori.  Nel  citato  voi. 
parlai  de'burattini,de'quali  tratta  ancora 
il  p.  Lupi,  Dissertazioni,  t.  2,  p.  I  7:  Dis- 
seri.  2,  Sopra  i  burattini  degli  antichi, 
ossicino  statuine  artificiosamente  mobili, 
i  (piali  si  seppellivano  con  que'  fanciulli 
che  morivano  in  tenera  età;  e  questo  uso 


TE  v 
era  comune  si  a'gentih  chea'cristiani.  Le 
donzelle  gentili  solevano  odi  ire  a  Venere 
ne*  loro  matrimoni  le  loro  pupe  o  pupid- 
di  o  bambole  infantili,  per  cattivarsi  1  i 
dea  a  prosperarle,  facendo  ad  es»a  il  sa- 
grilìzio  de"  trastulli  già  loro  più  gradili. 
Il  Doldetii  aelV Osservazioni  sopra  ì  sa- 
gri cimiteri  de'  cristiani,  racconta  die 
questi  ad  esempio  de' gentili  seppelliva- 
no i  loro  figliuoli  co'burattini  e  altri  slru- 
roenli  dei  loro  innocenti  divertimenti,  e 
ne  trovò  nei  medesimi  corridori  ove  e- 
rano  depositate  le  reliquie  de'  martiri. 
Riporta  i  diversi  vocaboli  co' quali  era- 
no chiamati,  e  gli  autori  che  di  tali  fi- 
gurine leccio  menzione.  Nel  precedente 
secolo  il  divertimento  de'  burattini  si  fa- 
ceva in  piazza  Savona,  e  formavano  il  di- 
letto del  dottissimo  Leone  Allazio  che  re- 
cavasi  o^ni  giorno  a  goderli;  eguale  tra- 
sporto ebbe  il  famoso  Bayle,assai  dilettan- 
te delle  marionette,  e  lo  riferisce  Cancel- 
lieri. Sino  agli  ultimi  anni,  nel  palazzo  giù 
de  Cupise  poi  del  marchese Ornani, dal- 
la parte  di  piazza  Navona,  agi  col  nome 
di  Teatro  OrnanijCOii  qualche  rinoman- 
za nel  basso  popolo, il  teatrino  de'burat- 
tini,a'qnali  è  succeduto  un  teatrino  di  uo- 
mini, e  ove  si  recitano  commedie  e  trage- 
die, quindi  dal  SUO  proprietario  fu  deno- 
miniìoTeatroEmiliani^che  ora  nel  io5:> 
lo  ba  abbellito  e  illuminato  a  gaz,  col  si- 
stema introdotto  in  moltissimi  teatri.  Del- 
l'illuminazione a  gaz  parlai  nel  voi.  LXX, 
p.  i  |S?  in  ano  a  quando  cominciò  in  par- 
te delle  strade  di  Roma.  Altro  teatrino 
di  burattini  era  quello  posto  nel  vicolo 
del  l'avene.  Nella  stagione  del  carneva- 
le 1 854-5  5  presso  la  piazza  di  s.  Andrea 
della  Valle',  da  un  lato  del  palazzo  del 
marchese  Caprauica  e  nel  sito  in  cui  fu 
già  una  stamperia,  si  aprì  un  grazioso  tea 
trino  di  burattini,  egualmente  illumina- 
to n  gaz  e  pereti  d'  alcuni  mesi  innanzi 
al  precedente;  laonde  in  Roma  siffatte  il- 
luminazioni nei  teatri  incominciarono  in 
tali  due  teatrini.  Contemporanea  fu  l'a- 
pertura del  teatrino  di  marionette  deuo* 


TEA  187 

minato  delle  Muse  al  vicolo  del  Fico. 
Ilo  voluto  qui  far  menzione  di  tali  tea- 
trini romani,  per  dispensarmi  dal  fune 
poi  appositi  articoli.  InRonia  anche  il  con- 
testabiled.  Lorenzo  Colonna  ebbe  un  tea- 
trino di  burattini  nel  suo  palazzo,  ove  il 
cav.  Filippo  Aeriamoli,  che  si  fece  ammi- 
rare in  molti  teatri  d'Italia,  per  inventa- 
re, disporre  e  perfezionare  le  macelline  e 
le  trasformazioni,  vi  rappresentò  pure  la 
Noce  di  Benevento  (di  chea  Superstizio- 
tve)  ossia  il  Consiglio  delle  streghe,  e  fu 
una  delle  sue  più  celebri  rappresenta- 
zioni. Di  più  espresse  i  Campi  Elisi  ne\ 
teatro  di  Tordinona,  e  in  quello  di  Ca- 
prauica l' Inferno.  Ma  ogni  altra  sua  o- 
perazione  fu  superata  dal  famoso  teatri- 
no in  piccole  figure  di  burattini,  che  do- 
nò a  Ferdinando  gra.i  principe  di  Tosca- 
na. Era  egli  formato  di  ■?.[  mutazioni  di 
scene  e  di  124  figure,  tulle  con  tal  arte 
fabbricate,  ch'egli  solo  colle  sue  mani  di- 
rigeva tutta  l'opera,  non  facendosi  in  al- 
tro aiutare,  che  nel  preparare  le  scene, 
adattare  a'Ioro  canali  le  ligure,  che  a  for- 
za di  contrappesi  ne'delli  canali  mirabil- 
mente si  muovevano,  e  disporre  le  mac- 
chine pel  prologo  e  pegl'intennezzi  da  luì 
inventale.  1  burattini,  che  i  francesi  chia- 
mano Marionettes,  da'  greci  furono  ap- 
pellati Neurospasta,  parola  che  signifi- 
ca oggetti  messi  in  moto  da  nervi  o  da 
piccole  corde,  con  che  sarebbe  ben  indi- 
cata la  natura  stessa  e  il  fine  della  cosa: 
dice  Aristotile,  che  se  coloro  1  quali  fanno 
agire  e  muovere  piccole  figure  o  fantoc- 
ci di  legno,  tirano  il  filo  corrispondente 
ad  alcuno  de'loro  membri,  quel  membro 
tosto  ubbidisce,  e  si  vedono  quindi  gira- 
re il  collo,  piegarsi  la  testa,  muoversi  gli 
occhi, e  le  mani  prestarsi  all'atto  o  al  ino- 
vìmento  che  si  richiede,  tutta  insomma 
la  persona  che  sembra  viva  e  annuita.  I 
burattini  da'  latini  antichi  si  chiamaro- 
no Tmagunculas  Sigillària,  Mobile  ti- 
;  ■itimi,  e  per  muoversi  con  fili  sottili  o  di 
nervi.  Nervìs alieni  mobilia  lì^im.  \ 
vis  altractìlia,  Calenationesmobiles,Lì- 


1 88  TE  A 

gneolas  Immillimi  fìgurasj  e  dagl'Italia* 
ni  Burattini,  figurine^fantoccinif  stalla- 
ne, bambole,  di  cenci,  di  legno  e  d'avo- 
rio, con  molli  de'quali  si  rappresentano 
le  coni  medie  e  i  halli  accompagnati  da  rn ti- 
sica, dietro  le  scene  parlando  per  essi,  e 
anche  cantando  uomini  e  donne.  L'uso 
giocoso  di  queste  puerili  figure  mobili  a 
fòrza  di  fila,  passò  ben  presto,  insieme  col- 
le delizie  dell'Asia  e  della  Grecia,  a'ialini 
vincitori  di  quell'ingegnose  nazioni;  ond'è 
che  si  trova  negli  sciittori  i  più  colti  me- 
moria di  queste  figure  mobili  al  tirarsi 
de'  cordoncini,  a 'quali  erano  raccoman- 
date le  piccole  vertebre,  e  le  membra  di 
queste  staluine.  Oltreché  servirono  an- 
che agli  antichi  di  trastullo  de'  bambi- 
ni, teneri  oggetti  dell'amor  nostro,  e  per 
premi  alla  tenera  età,  ed  eccitamento  a 
operare  virtuosamente  e  studiare;  e- 
ziandio  furono  impiegate  da'  giuocolie- 
ri  per  rappresentare  azioni  comiche  e 
tragiche  per  trattenimento  del  minuto 
popolo  e  degli  slessi  bambini;  e  non  man- 
carono talora  persone  oneste  e  qualifi- 
cale, che  se  ne  servirono  a  sollievo  le- 
cito delle  loro  conversazioni.  Dichiara  il 
dotto  p.  Autonmaria  Lupi,  nella  citata 
dissertazione,  pubblicata  con  altre  dal  non 
meli  dotto  p.  F.  A.Zaccaria.  »  La  cogni- 
zione dell'antiche  costumanze  anche  nel- 
le cose  più  tenui  e  più  minute,  che  me- 
no curate  vengono  da  quei  a'quali  dili- 
genza superstiziosa  ed  inetta  sembra  il 
tener  conio  di  sì  piccole  erudizioni,  non 
è  però  sempre  tanto  inutile  (mi  scriveva 
il  sommo  cav.  Ricci  l'i  i  dicembre  i  844» 
per  quanto  dissi  a  Rieti,  parlando  sulla 
diffusione  di  qualche  minuzia:  Che  nella 
storia  non  è  poi  da  sprezzarsi,  poiché  po- 
ca favilla  in  alcuni  punti  di  vista  gran 
fiamma  seconda.  Saggia  sentenza,  che  for- 
se niuno  più  di  me  sperimentò  con  suc- 
cesso: l'erudizioni  che  riunii  a  Croce  ed 
a  Scrittura,  sullo  spacco  della  croce,  val- 
sero a  vincere  nel  tribunale  della  s.  Pio- 
ta una  causa;  e  questo  non  è  per  me  u« 
uico  esempio,  e  per  nou  farne  vanto  lac« 


TEA 

do  di  altri),  quanto  la  coloriscono  quei, 
che  o  per  genio  di  deridere  ciò  che  non 
sannojoper  mancanzadiriflessioneed'ac- 
corgimento  ne  favellano  con  poca  stima. 
Così  non  accadesse, come  pur  troppo  fre- 
quentemente succede,  di  trovarci  arresta- 
ti nella  intelligenza  degli  antichi  scritto- 
ri, sagri  egualmente  e  profani,  o  nell'e- 
spressione propria  ed  elegante  de' nostri 
concetti,  perchè  privi  di  certe  piccole,  ed 
all'apparenza  disprezzevoli  notizie,  man- 
chiamo di  quel  lume,  che  necessario  sa- 
rebbe aflin  di  procedere  con  ispeditezza 
nello scuoprimento  o  nella  sposizione  del 
vero(ch'è(|iianto  dire  benemerito  chi  la- 
boriosamente e  con  pazientissime  ricer- 
che le  raccoglie  e  pubblica).  Che  però, ac- 
cademici eruditissimi,  né  impudenza  dee 
comparirvi  l'assumere, che  iohofittoper 
argomento  alle  mie  odierne  ricerche,  una 
cosa  che  ameno  accorti  sembra  re  anzi  po- 
lla inetta  e  puerile;  uè  inutile  fatica  dee 
credersi  l'aver  di  cosa  sì  piccola  intrapreso 
a  favellarvi...  Argomento  piccolo,  egli  è 
vero,  ma  pure,  se  mal  non  ini  lusingo,  di 
erudizione, di  utilità,  anzi  anche  di  lustro 
non  affatto  piccolo:  in  tenui  labor,  al  te- 
nuis  non  gloria".  iNou  mancano  teatri 
ambulanti  di  burattini,  ed  anni  addietro 
eranvene  anche  in  Roma. Questi  burattini 
differiscono  in  ciò  che  non  sono  mossi  per 
di  sopra  da'fili,  ma  per  di  sotto  dalla  ma- 
no di  chi  li  fa  agire.  Il  piccolo  teatro  am- 
bulante esiste  ancori  nella  Cina  da  tem- 
po immemorabile.  Differisce  solo  un  po- 
co nell'aspetto,  ed  è  più  semplice.  In  pie- 
di sur  uno  sgabello  l'uomo  che  mette  in 
movimento  i  fantocci  o  pupazzi  è  invilup- 
pato dalle  spalle  sino  a  piedi  in  una  tu- 
nica, la  quale  chiusa  alle  caviglie  delle 
gambe  e  allargautesi  in  alto,  lo  fa  rasso- 
migliare alla  guaina  d'una  statua.  Sulle 
spaile  porta  una  larga  scatola  che  s'  in- 
nalza fin  sopra  la  testa  e  forma  il  teatro. 
Le  mani  invisibili  del  ciarlatano  portano 
i  personaggi  di  legno,  e  li  fa  mio  agire  con 
destrezza  e  vivacità  straordinaria,  moven- 
doli co'fili  disposti  sotto  i  loro  piedi.  Allor« 


TEA 

che  ha  finito  racchiude  la  truppa  comica 
de'fniitoccini  e  la  veste  nella  scatola  che 
sicuette  comodamente  sotto  il  braccio,  co- 
sa che  certo  non  si  potrebbe  fare  co' no- 
stri casotti  o  baracche.  Ma  il  vero  van- 
taggio che  il  teatro  ambulante  eh  burat- 
tini, di  quella  parte  dell'Asia,  ha  sul  no- 
stro, dicesi  consistere  in  questo,  che  le 
piccole  commedie  rappresentate  da  cine- 
si con  figuline  di  legno  sono  molto  più 
svariate,  e  soprattutto  più  spiritose  e  mo- 
rali delle  nostre;  poiché  è  noto,  che  nel- 
la Cina  anco  le  classi  più  povere  hanno 
un  certo  grado  d'istruzione.  Anche  i  tur- 
chi hanno  ciarlatani,  saltimbanchie  com- 
medianti agitatori  di  burattini,  assai  più 
destri  ancora  de'nostri. 

Il  Bernardini  che  d'  ordine  di  Bene- 
detto XIV  nel  i  7.44  pubblicò  la  Descri- 
ttone de'  Rioni  di  lumia,  asserisce  che 
allora  in  essa  esistevano  i  teatri  di  Ali- 
bert,  Argentina,  Capranica,  Pallaccor- 
da  ora  Metastasio,  Tor  di  Nona,  Val- 
le, ed  inoltre  Pace,  e  de'  Granari,  non 
più  esistenti,  il  qual  ultimo  era  nel  rio- 
ne Parione  nel  vicolo  de'  Granari,  così 
detto  da  alcuni  magazzini  di  grano  ivi  si- 
tuati. Quanto  al  teatro  Pace,  minaccian- 
do rovina,  fu  demolito  dal  proprietario 
nello  scorcio  del  i  853,  ed  in  vece  vi  ha 
fabbricato  un  casamento.  Dalle  descrizio- 
ni che  di  esso  ho  letto,  qui  ne  do  questo 
cenno.  Il  teatro  Pace  esisteva  uel  rione  Pa- 
rione e  nella  via  di  tal  nome,  il  quale  lo 
ripete  dalla  vicina  C/</<v,z  dis.  ìlari,;  del- 
l'i Pace  (di  cui  riparlai  nel  voi.  LXIV, 
p.  1 7  e  1 8).  Si  vuole  essere  stato  il  i .°  tea- 
tro moderno  eretto  in  Roma,  dopo  quel- 
lo di  Tardinone  ;  certo  è  che  agiva  nel 
1720,  come  già  dimostrai,  e  secondo  la 
sua  forma  fu  fabbricato  quello  di  Pallac- 
corda,  cui  successe  quello  di  Metastasio. 
Non  avea  facciata  esterna,  ed  il  suo  in- 
terno era  di  forma  quadrilunga,  come  i 
teatri  costruiti  altrove  nel  secolo  XV.  Fu 
più  volte  restauralo  e  abbellito,  ma  l'es- 
sere dì  legno,  la  sua  piccolezza,  quella 
della  platèa  e  de'palchelti,  lo  iècero  ser- 


TEA  189 

viro  per  secondarie  rappresentazioni  di 
commedie  e  fìnse,  spesso  colla  maschera 
del  Pulcinella,  e  anticamente  pine  con 
intermezzi  di  musica  vocale  accompagna- 
ta dagl'istrumenti.  Da  alcuni  anni  resta- 
to chiuso,  finì  coll'atterrarsi. 

Benedetto  XI V  dopo  aver  in  vari  luo- 
ghi delle  dotte  sue  opere  condannate  le 
commedie,  come  pure  Della  no  ti  finizione 
37,  pubblicata  allorché  era  arcivescovo 
di  sua  patria  Bologna,  e  nel  cap.  61  De 
synodo  dioecesana,  colla  bolla  enciclica 
Praeclara  decoro,  de'  cj  gennaio  1748, 
Bull.  Magn.l.  18,  p.  3  14,  diretta  a  tut- 
to l'episcopato  dello  stato  pontificio,  di- 
chiarando che  con  pena  tollerava  il  car- 
nevale e  i  suoi  divertimenti,  per  evitare 
mali  maggiori,  i  cui  disordini  sono  con- 
trari alle  massime  del  cristiano,  vietò  ol- 
tre altri  abusi  di  prolungare  oltre  la  mez- 
za notte  dell'ultimo  giorno  del  carneva- 
le i  teatri,  i  festini  e  le  maschere,  come 
ancora  l'uso  di  queste  ne'  giorni  di  ve- 
nerdì e  in  quelli  festivi;  rinnovò  inoltre 
la  proibizionedifareil  teatro  o  altri  spet- 
tacoli ne'venerdi  e  nelle  feste  di  precetto, 
ina  il  decreto  si  osserva  soltanto  pel  ve- 
nerdì, essendo  inosservato  quello  delle 
feste,  tranne  le  solenni.  Clemente  XIII 
per  la  morte  in  Roma  di  Giacomo  III  re 
d'Inghilterra,  avvenuta  il  i.°  gennaio 
1 7G6,  ordinò  la  sospensione  dell'apertu- 
ra de'teatri,  chedovea  seguire  la  sera  del 
?.,  e  restarono  chiusi  siuo  a  quella  degli 
8  che  principiarono  ad  agire, e  da  tutte 
le  basiliche,  collegiate  e  chiese  insigni  gli 
fece  celebrare  una  messa  solenne  di  re- 
quie. Nel  1767  afflitto  lo  stato  papale 
da  diverse  calamità,  Clemente  XIII  fe- 
ce ordinare  dal  governatore  di  Roma, 
che  in  questa  città  e  nel  suo  distretto  nel 
raggio  di  40  miglia,  il  carnevale  si  cele- 
brasse senza  le  maschere,  e  senza  i  tea- 
tri e  i  balli,  permettendo  le  sole  corse  de' 
cavalli.  Morto  repentinamente  il  Papa 
nella  notte  venendo  il  3  febbi  aio,  giusta 
il  costume  si  sospese  interamente  il  car- 
nevale, i  teatri,  i  festini  e  ogni  altro  di- 


i  do  T  E  A 

ver  li  mento.  Ne'/)iari  di  Roma  de!  i  71-  j 
apprendo,  die  nel  teatro  d'Argentina  si 
rappresentava  un  dramma  in  musica, con 
intermezzi  di  ballo;  in  quello  d'  Alibert 
tlelto  delle  Dame  un  dramma  giocoso  in 
musica,  con  intermezzi  di  ballo;  a  Tordi- 
nona  si  rappresentava  la  tragicommedia, 
con  intermezzi  in  musica;  a  Valle  com- 
medie, burlette  e  farsetta  in  musica  a  5  vo- 
ci;  a  Capranica  la  commedia  con  farsetta 
in  musica  a  5  voci;  e  nel  teatro  della  Pace 
la  commedia  e  intermezzi  in  musica  a  4 
voci.  Diversi  Papi  nelle  vicende  politiche 
de'tempi,  come  a'nostri,  sospesero  i  tea- 
tri e  nel  carnevale  le  maschere.  Amareg- 
gialo Pio  VI  per  la  decapitazione  del  vir- 
tuoso Luigi  XVI  re  di  Francia  e  dagli 
altri  dolorosi  avvenimenti,  nel  1  7q3  pub- 
blicò un  giubileo  straordinario  per  im- 
plorare da  Dio  misericordia  pe'mali  che 
ancora  sovrastavano,  proibendo  il  car- 
nevale e  qualunque  rappresentanza  tea- 
trale per  tutto  l'anno;  divieto  che  rinno- 
vò nel  i  7C)4)Pei'c'1t;  i  1  epubblicani  fran- 
cesi minacciavano  I'  intera  occupazione 
dello  slato  pontifìcio,  e  ne  procuravano 
la  democratizzazione.  INel  1797  ripetu- 
tosi il  pericolo,  Pio  V I  fece  chiudere  i  tea- 
tri per  impedire  l'unione  di  molta  gen- 
te, e  proibì  le  maschere  nei  carnevale, 
promulgando  un  giubileo,  missioni, pre- 
ghiere e  digiuni.  Mancando  nel  Tirabò- 
sebi  la  Storia  della  letteratura  italia- 
na del  secolo  XVIII,  vi  supplirò  per 
l'Italia  coll'altro  dottissimo  gesuita  spa- 
ginalo Giovanni  A ndres,  Dell'  origine, 
progressi  è  .stato  attuale  di  ogni  lette- 
ratura t.  2.  In  questo  tratta  pure  della 
poesia  in  generale,  dell'  epica,  della  di- 
dascalica, della  drammatica,  della  lirica 
d'ogni  nazione.  Quindi  del  teatro  mo- 
derno e  cle'poeti  italiani,  spagnuoli,  fran- 
tesi e  perciò  di  Crebillon  e  Voltaire,  ol- 
tre altri  poeti  drammatici,  tragici,  comi- 
ci e  di  drammi  seri.  Del  teatro  inglese, del 
tedesco,  dell'olandese, del  danese,  del  po- 
lacco, dello  svedese,  del  russo,  dello  spa- 
glinolo e  del  teatro  italiano;  non  che  del 


T  E  A 

paragone  de'grcci  tragici  co  'francesi;  del 

paragone  de'comici  francesi  co'greci  e  co' 
Ialini;  dell'uso  della  religione  nella  tra- 
gedia; dell'opera  seria  e  della  commedia. 
A  p.  35o  ragionando  del  teatro  italia- 
no, deplora  la  sua  condizione  nel  seco- 
lo XVII  e  nel  principio  del  XVIII,  poi- 
ché sbandito  ogni  legame  di  regolarità, 
e  lasciate  le  tragedie  e  le  castigate  com- 
medie, altro  non  presentava  che  pasticci 
drammatici, al  dire  del  marchese  Scipio- 
ne Ma  dei  veronese.  Questi  dispiacente 
della  depravazione  del  teatro  italiano,che 
tanto  pregiudizio  recava  al  sano  costu- 
me e  al  buon  nome  nazionale,  invitò  il 
Gravina  e  altri  dotti  poeti  a  comporre 
drammi  regolari  e  onesti,  i  quali  però  non 
si  meritarono  tale  accoglienza  da  poter 
superare  il  cattivo  gusto  allora  dominan- 
te. Più  felice  successo  ebbero  i  propri  sfor- 
zi dello  slesso  MalTei,  il  quale  si  propose 
di  dilettare  senza  far  parola  di  matrimo- 
nio e  d'amore  benché  onestissimo.  Allo- 
ra fu  ch'egli  compose  la  sua  famosa  !/c 
rope,  nella  quale  non  avvi  alcun  alleilo 
molle  ed  effemminato,  ma  l'amore  sol- 
tantod'una  madre  fa  tutto  il  giuoco  della 
favola,  e  1'  interesse  il  più  tenero  nasce 
dalla  più  pura  virtù:  gli  alletti  naturali 
d'una  madre  che  piange  per  morto  il  pro- 
prio figlio  ancor  vivo,  e  ch'ella  stessa  va 
per  errore  a  trucidare,  fanno  nell'animo 
più  profonda  impressione  che  i  trasporti 
d'una  passione  non  sempre  ordinata  dal- 
la natura,  ma  accesa  soltanto  dalla  cieca 
e  debole  sensibilità.  Questa  tragedia  per 
la  bellezza  dell'argomento,  per  la  felicità 
della  condotta,  pel  calore  degli  affetli,  e 
principalmente  per  1'  armonia  e  per  la 
nobiltà,  benché  non  esente  da  imperfe- 
zioni, incoutiò  talmente  il  genio  univer- 
sale, che  replicatamene  si  recitò  ne* tea- 
tri e  si  stampò,facendo  in  gran  parte  cam- 
biare il  gusto  del  teatro  italiano.  La  Me- 
rope,  come  il  Oddi  Corneille,  meritò  di 
essere  tradotta  in  (piasi  tutte  le  lingue 
europee,  e  forma  l'epoca  del  ristoramen- 
todel  teatro  italiano.  Imperocché  il  Già- 


TEA 

\ ina  recò  maggior  giovamento  alla  buo- 
na poesia  colle  sue  regole  die  colle  sue 
tragedie,  e  il  Conti  alquanto  più  dram- 
matico levò  maggior  grido  col  suo  Cesa- 
re, col   Giunto  Hrulo  e  cogli  altri  tragici 
drammi,  ma  non  potè  farla  convenien- 
te impressione  nei  popolo  e  ne'  poeti,  per 
introdurre  nelle  scene  italiane   d  neces- 
sario cambiamento.  Sola  la    ìlerope   di 
IMall'ei  ottenne  que'  vanti  the  meritaro- 
no l'attenzione  di  tutti  i  teatri,  e  d'essere 
presi  per  esemplari:  essa  è  l'unica  tra- 
gedia italiana  classica  e  magistrale,  loda- 
ta e  studiata  da'  nazionali  e  dagli  stra- 
li ieri.  L'esempio  del  la.  Merope  eccitò  gl'in- 
gegni di  molti  a  coltivare  con    lodevole 
zelo  la  tragedia,  studiandosi   di   tenersi 
lontani  dagli  sregolali  disordini  del  seco- 
lo X  VII,  e  d'elevarsi  sugli  slancili  voli  eie' 
freddi  drammatici  del    \\1.  Fra'  tanti 
scrittori  di  tragediead  imitazione delMaf- 
fei,si  fece  nome  alquanto  distinto  il  fer- 
rarese Alfonso  Varano,  col  Giovanni  di 
Giscala  e  col  Demetrio,  tragedie  lodate 
per  la  forza  e  robustezza  dello  stile, più  che 
pel  fuoco  e  calore  degli  affetti  chedovreb- 
beroeccitare.Inoltre  il  teatro  veronese  fu 
arricchito  dalle  tragedie  d'Ippolito  l'in- 
demonte.  I  gesuiti  colle  loro  funzioni  ac- 
cademiche,  per  dare  un    utile  esercizio 
nell'azione  teatrale  a'giovani  studiosi  lo- 
ro allievi,  non  poco  contribuirono  all'a- 
vanzamento della   tragedia   italiaua;   la 
(piale  per  la  gravità  e  per  la  forza  dello 
stile,  e  per  l'armonia  ed  eleganza  del  ver- 
so, uon  poco  deve  a'celebn  gesuiti  Gra- 
nelli e  Bettinelli.  Il  conte  Vittorio  Alhe- 
11  d'Asti, col  nobile,  sublime  e  ardito  suo 
genio,  die  all'Italia  l'onore  d'  un  teatro 
tragico,  di  cui  si  credea  mancare,  e  dal 
i.   apparir  sulle  scene  riscosse  generale 
plauso  in  tutta  l'Italia,  e  chiamò  anche 
I  attenzione  e  lo  studio  dell'altre  nazioni. 
Egli  in  qualche  modo  fece  cambiar  d'a- 
spetto  il  teatro  tiau  co;  levò  la  freddezza 
e  il  languore  dell'auliche  tragedie  italia- 
ne   \i  arrecò  un  fuoco  e  un  ardore,  the 
ad  alcuno  sembra  luii  poche  volte  sovci 


T  E  A  1 9 1 

chio.  Egli  tolse  episodii  e  lunghe  parlate, 
prese  uno  stile  stretto  e  vibralo,  e  corre  ra- 
pidamente alloscioglimento,dove  s'affret- 
ta sempre  l'animo  dello  spettatore.  Eg'i 
cacciò  dal  teatro  le  pedone  non  necessa- 
rie all'azione,  sbandì  i  subalterni  amori, 
che  tanto  luogo  empiono  nelle  scene  fran- 
cesi, che  distraggono  e  infastidiscono  l'a- 
nimo degli  spettatori  e  de'  lettori;  ed  al 
contrario    occupò  il    teatro  di  caratteri 
grandi,  di  passioni  veementi  e  atroci,  di 
scene  terribili,  di  espressioni  forti  e  ardi- 
te, e  di  spirito  tragico.  Tutto  questo  pro- 
dusse in  quasi  tutta  1 1 alia  un  entusiasmo 
per  le  tragedie  d'Alberi,  che  formarono 
in  qualche  modo  l'orgoglio  nazionale,  e 
riconoscendo  lui  pel  solo  tragico.Non  man- 
carono nondimeno  alcuni  tra  gli  stessi  i- 
taliani,  che  non  seppero  pienamente  ap- 
provare il  suo  gusto  drammatico,  e  far  e- 
co  agli  encomii  che  largamente  gli  si  tri- 
butavano, come Calsabigi, Cesarotti,  e  più 
apertamente  Bettinelli  alzò  la  voce  per  le- 
vare il  fàscino  prodotto  dalla  novità  di  sue 
tragedie  e  scoprendone  le  sconcezze.  Do- 
po la  sua  morte  si  volle  imparzialmente 
esaminare  il  vero  merito  d'  Alberi,  con 
ragionata  critica,  massime  sulla  morali- 
tà delle    composizioni ,  ridotta  alla  ven- 
detta e  al  suicidio,  insolenze  de  sudditi  e 
de'bgli  contro  i  sovrani  e  i  genitori,  tutta 
la  virtù  riposta  nel  dispregio   della   vita 
propria  e  dell'altrui,  e  nell'amore  alla  li- 
bertà,e  quest'amore  nell'odio  e  oltraggio 
de'  superiori,  e  nel  furore  di  cacciar  dal 
inondo  i  li  ranni.  L'esame  cri  lieo  del  la  com- 
posizione drammatica  risultò  di  molli  di- 
fetti. Collo  stesso  spirito  vigoroso  e  forte 
si  presentò  sul  teatro  il  ferrarese  Vincen- 
zo Monti,  e  colle  sue  tragedie  si  fece  pro- 
clamare poeta  tragico:  ma  quantunque  il 
suo  Critico  fosse  più  pieno  di  sentimen- 
ti patriottici  e  democratici,  e  più  adatta- 
to all'  idee  e  alle  circostanze  del  tempo, 
in  cui  fu  pubblicato,  non  potè  giungere 
alla  celebrità  dell'Aristodemo,  non  com- 
posto con  quell'idee.  Lo  stile  nobile  e  so- 
stenuto cuu  dignità,  la  vei  sdicazioue  flui- 


192  TEA 

da  e  armoniosa,  il  dialogo  naturale  e  pu- 
lito, conveniente  alle  persone  che  parla- 
no, la  sposizione  della  favola  spontanea 
e  chiara,  e  soprattutto  gli  alfetti  ben  con- 
dotti. Ad  onta  de'pochi  suoi  difetti,  mal- 
gradogli  spettri  e  le  tombe  che  poco  piac- 
ciono, e  sono  mezzi  tragici  divenuti  or- 
mai troppo  comuni  e  volgari,  innalzano 
1'  Aristodemo  sulla  maggior  parte  delle 
tragedie  italianee  sopra  le  altre  dello  stes- 
so Monti,  ed  è  un  tragico  componimento 
che  onora  il  teatro  italiano.  La  piacevole 
amenità  della  lingua  italiana  eilgeniodel- 
la  nazione  facilmente  portata  a  tirar  pia- 
cere da  tutto,  ed  a  far  risultare  il  ridico- 
lo da'piccoli  avvenimenti,  dice  l'Andres, 
dovrehbono  avere  resa  la  commedia  ita- 
liana superiore  a  tutte  le  altre,  se  fosse  na- 
to un  genio  felice,  che  a' vantaggi  della  na- 
tura avesse  aggiunti  que'sussidii  che  l'ar- 
te fornisce  a  chi  studiosamente  la  coltiva. 
Ma  sfortunatamente  pel  teatro  questo  fe- 
lice genio  non  era  nato  ancora,  o  non 
•vi  si  era  applicato  colla  dovuta  attenzio- 
ne, e  la  commedia  italiana  nou  avea  fat- 
to molto  più  lieti  progressi  che  la  tragedia. 
Nella  commedia  italiana  si  provòMafìei, 
ma  non  potè  ottenere  da  Talia  quella  be- 
nigna assistenza  per  la  commedia,  che  sì 
liberalmente  gli  avea  dispensato  1'  altra 
musa  Melpomene  per  la  tragedia.  Ven- 
ne finalmente  il  celebre  veneziano  Carlo 
Goldoni,  l'unico  poeta  comico  che  possa 
vantar  1'  Italia,  che  abbia  dato  più  gran 
copia  di  commedie,  ma  lontane  dall'ele- 
ganza e  dalla  delicatezza  di  Terenzio,  e 
dalla  maestrevole  arte  e  dalle  finezze  di 
Molière.  Naturalezza  e  verità  sono  due 
principalissime  doti  d'una  commedia,  e 
comuni  sono  a  quasi  tutte  quelle  di  Gol 
doni,  produceudo  la  vera  illusionedratn- 
matica,e  sembra  trovarci  sul  fattoche  rap- 
presentasi. I  suoi  diversi  difetti  furono  e- 
sposti  da  Andres,  nondimeno  uon  gli  ne- 
ga un  occhio  critico  per  vedere  le  imper- 
fezioni della  società,  un  vasto  genio  per 
trovare  varietà  di  caratteri,  una  vivace 
fantasia  per  presentarle  co'veri  loro  colo- 


TEA 

ri,  somma  disinvoltura  per  cavarsi  fuori 
dagl'imbarazzi  diffidi, e  quell'umore  pia- 
cevole e  quella  graziosita  amena,  che  fan- 
no ridere  i  colti  e  gì'  incolli  spettatori  e 
che  formano  il  maggior  pregio  d'un  co- 
mico poeta. Se  avesse  studiato  attentamen- 
te i  buoni  esemplari,  se  avesse  ascoltato 
il  giusto  sentimento  delle  persone  dotte, 
senza  lasciarsi  strascinare  dagli  applausi 
del  popolo,  potrebbe  forse  l'Italia  vanta- 
re un  poeta  comico,  che  niente  cedesse  a' 
migliori  francesi,  e  forse  eguagliato  o  su- 
perato il  gran  Molière  creduto  da  alcuni 
impareggiabile.  Il  Curioso  accidente,  il 
Mairi/nonio  per  concorso,  il  Burbero  be- 
nefico, composti  nell'ultimo  periodo  del 
suo  comico  corso,  mostrano  quanto  si  po- 
teva aspettar  da  lui,  se  in  età  più  oppor- 
tuna avesse  avuto  il  buon  gusto  della  co- 
mica poesia.  E'  indubitato  però,  che  Gol- 
doni viene  riguardalo  il  padre  della  com- 
media ilaliaua,  che  le  sue  commedie  so- 
uo  grandemente  benemerite  del  teatro  i- 
taliano,  per  averlo  in  gran  parte  purgato 
dalle  sconvenevoli  farse,  e  dall'assurde  e 
scipite  azioni  che  miseramente  lo  defor- 
mavano, e  per  avergli  aperta  la  strada  del- 
la vera  comica  piacevolezza.  Dopo  il  Gol- 
doni furono  lodali  il  Chiari,  1'  Albergali, 
il  Viili;  ma  non  tolgono  al  Goldoni  il  glo- 
rioso nome  antonomastico  di  Comico  ita- 
liano. Il  Goldoni,  il  Mallei  e  1'  Alfieri,  3 
geni  tanto  diversi,  hanno  la  gloria  comu- 
ne d'essere  gli  unici  che  abbiano  trasmes- 
so il  nome  italiano  a'teatri  oltramontani, 
per  la  commedia  il  1 ."  e  gli  altri  due  per 
la  tragedia,  secondo  l'opinione  di  Andres. 
Alle  teatrali  composizioni  finora  mento- 
vate sono  da  aggiungersi  due  altri  gene- 
ri, ne'quali  regnano  senza  contrasto  gl'i- 
taliani, e  questi  sono  l'opera  in  musica,  e 
la  pastorale, della  quale  già  parlai.  Dice 
l'AIgnrotti,  di  tulli  i  modi  che  per  reca- 
re nell'anime  gentili  il  diletto  furono  im- 
maginali dall'uomo,  forse  il  più  ingegno- 
so si  è  l'opera  di  musica.  1  poeti  cesarei 
italiani  Stampiglia,  Zeno  e  Metastasio  so- 
no i rifuroiatoii  del  lirico  teatro;  e  però  al- 


TEA  TEA                    i93 

l'imperiai  corte  diVienna  de  vesi  in  parte  i  ri.  Dove  più  luminosamente  campeggia 

progressi  dell'opera  italiana.  lli.°a  dare  Metastasioècertamentenelmaneggiodel- 

qualche  giustezza  e  regolarità  a'  melo-  le  passioni  ,  e  nella  finissima  espressione 
drammi  fuSdvioStampiglia;  ma  Apostolo  degli  affetti;  ma  soprattutto  l'amore  etral- 
Zeno  li  ridusse  a  forma  molto  migliore,  e  li  tato  da  lui  con  tale  destrezza  e  maestria, 
recò  a  tanta  maggior  perfezione,  che  a  lui  die  lo  fa  vedere  in  tulli  i  suoi  atteggia- 
si rende  la  lode  di  i  ."riformatore  e  di  vero  menti,  ne  lascia  profondo  seno  nel  cuore 
padre  dell'opera  italiana.  Egli  introdusse  dove  non  penetri  la  sua  filosofìa,  né  se- 
soggetti  grandi  e  reali ,  conobbe  i  nobili  greta  piega  che  non  is  volga  la  delicata  sua 
caratteri  e  i  convenienti  costumi,  seppe  eloquenza.  La  forza  del  ragionamento  e 
mettersi  in  situazioni  interessanti ,  ed  e-  il  nerbo  dell'eloquenza  sono  sorprenden- 
sprimersi  con  fuoco  e  calore.  Lo  Zeno  por-  ti, singolarmente  in  que'drammi  che  con- 
tò maggiore  perfezione  e  sublimità  allo  tengouo  materie  nuove  e  sublimi,  e  che 
stile,  e  più  sonorità  e  armonia  alla  versi-  abbondano  d'interessanti  situazioni.!  suoi 
fìcazioneebe  non  erasi  fino  allora  sentita;  caratteri  non  cedono  per  l'esattezza  e  ve- 
egli  in  somma  die  all'opera  nuova  forma,  ri  là  a'  migliori  caratteri  degli  altri  poeti. 
e  l'innalzò  all'onore  di  vero  dramma  e  di  Chi  mai  come  Metastasio  ha  avuto  la  s.i- 
regolare  poema.  Tultavolta  i  suoi  dram-  gacità  poetica  e  musicale  di  schivare  tot- 
mi  restarono  molto  lontani  dalla  perfezio-  te  le  parole  meno  acconce  pel  canto,  di 
ne,  a  cui  doveano  pervenire.  Comparve  studiare  una  felice  combinazione  di  siila- 
finalmenle  Pietro  Metastasio  dopo  Zeno,  be  per  la  soavità  e  armonia  de'suoni,  di 
e  fu  il  vero  sole  che  portò  il  chiaro  gior-  frammischiare  a  tempo  i  versi  ettasiliabi 
no  al  melico  emisfero,  oscurando  all'atto  cogli  endecasillabi,  di  variare  adattata- 
le altre  stelle,  che  potevano  solamente  a-  mente  i  metri  nell'arie,  d'  applicare  dap- 
versplendore  nelle  tenebre  e  nell'oscurità  pertutto  quella  cadenza,  que'salti,  que'ri- 
della  notte.  A  stimare  giustamente  il  me-  posi,  quegli  accenti  che  più  lirica  e  can- 
rito  di  Metastasio,  farebbe  d'uopo  di  ben  tabile  rendono  la  poesia?  I  suoi  versi  sono 
conoscere  la  natura  e  l'indole  del  melo-  d'una  tal  fluidità,  sonorità  e  armonia, che 
dramma,  e  fissare  i  confini  che  lo  divido-  sembra  non  si  possano  leggere  che  can- 
no dalla  tragedia,  ciò  che  non  è  stato  f»t-  tando.  La  rapidità  del  recitativo  dà  mag- 
io finora, ad  eccezione  dello  spagnuoIoAr-  gior  forza  alle  cose  che  vi  si  dicono,  mag- 
teaga,  autore  dell'opera  più  compita  sul-  gior  fuoco  e  calore  all' azione,  e  serve 
la  musica,e  ricevuta  con  universale  appio-  insieme  di  grande  aiuto  e  facilità  pel  can- 
vazione.HCalsabigi  rilevò  con  lunga  edot-  to.  Icori  non  messi  inopportunamente 
ta  dissertazione  le  bellezze  dell'opere  di  in  tutti  gli  atti,  ma  introdottivi  a  tempo, 
Metastasio,  in  un  quadro  esalto  del  genio  dove  l'azione  stessa  li  richiede,  sono  d  u- 
e  sapere  di  quel  grand'uomo  che  non  si  na  tal  bellezza,  che  fanno  amare  non  che 
potrà  mai  lodare  abbastanza,  ed  i  suoi  di-  perdonare  l'uso  loro,  venuto  in  fastidio 
felli  una  savia  critica  dovrà  facilmente  per  la  inopportunità  degli  antichi  e  per 
perdonargli  per  la  natura  stessa  di  sue  la  scipitezza  de'moderni  nelle  tragedie  de- 
composizioni. Le  azioni  de'  suoi  drammi  gl'italiani  e  nell'opere  de'francesi.  Mela- 
sonosempre  grandi  ed  eroiche.edegnedel  stasio  può  gareggiare  co' migliori  tragici 
canto  della  stessa  Melpomene,ancor  quan-  ne'pregi  drammatici,  ed  è  senza  contra- 
<lo  contengono  amoreggiomenti  e  ma-  slo  superiore  a  tutti  ne'  lirici;  ed  entrò  a 
tri  moni.  La  condotta  poi  è  disposta  con  parte  con  Corneille,  Racinc  e  Voltaire  nel- 
tale  sviluppo  d'accidenti,  che  non  lascia  l'alto  onore  d'esser  proposto  per  uno  de- 
ntai languir  la  scena,  e  tiene  sempre  so-  gli  esemplari  a'  compositori  di  drammi 
speso  e  impegnato  l'animo  degli  spettato-  tragici;  quanto  agli  scrittori  lirici,  Mela- 
voi..  lxxiii.  i  3 


i94  TEA 

slasiosolo  è  l'unico  modello.  L'opera  buf- 
ili che  cominciò  al  tempo  medesimo  che 

la  seria,  non  seppe  poi  lare  sì  gloriosi  a- 
vanzatnenti,  eresiò  una  composizione  im- 
perfetta, in  cui  la  musica  è  Iroppo  supe- 
riore olla  poesia.  Al  sentir  la  musica  del 
Jesi  DO  Pergolcsi  e  d'altri  eccellenti  mae- 
stri, applicala  a  simili  poesie,  si  accende 
nell'animo  un  giusto  sdegno  di  vedere  pro- 
stituite le  grazie  d'una  amena  ed  espres- 
siva musica  alle  più  irragionevoli  impro- 
prietà e  alle  scempiaggini  più  grossolane. 
L'opera  bulla  a  tempo  dell'Andres, cioè  nel 
secolo  XVIII,  era  ancora  un  nuovo  cam- 
po che  rimaneva  interamente  da  coltiva- 
re a'moderni  poeti.  JNel  i  800  divenutoPa- 
pa  l'io  VII,  narra  l'annalista  Coppi,  che 
temperò  l'antica  austerità  di  Roma,  per- 
mettendo maggior  frequenza  e  ornamen- 
to de'teatri,  poiché  giudicava  essere  più 
conveniente  alla  morale  i  pubblici  spet- 
tacoli, ne'quali  la  moltitudine  esige  perse 
stessa  la  decenza,  che  le  privale  conver- 
sazioni in  cui  la  ristretta  famigliarità  e  il 
giuoco  hanno  spesso  conseguenze  colpevo- 
li (di  tale  avviso  fu  pure  Gregorio  XVI, 
nel  cui  pontificato  il  pubblico  con  plauso 
e  soddisfazione  godè  magnifici  teatri,  con 
Sceltissimi  soggetti).  Ricavo  dalla  costi- 
tuzione di  Pio  VII,  Post  diuturnas,  de' 
3o  ottobre  1  800,  p.  3o,  l'istituzione  d'u- 
na deputazione  di  6  cavalieri  romani  per 
la  soprintendenza  ad  ogni  sorte  di  pub- 
blici spettacoli  della  città  di  Iioina,  rima- 
nendo presso  il  prelato  Governatore  di 
Roma  1  ice-Camerlengo,  l'emanazione 
del  permesso  de'medesimi,  tutto  ciò  che 
appai  Itene  alle  persone  privilegiate  (prin- 
cipi reali.corpocliplomaticoealla  nobiltà), 
il  diritto  della  legislazione  da  pubblicarsi 
pel  buon  01  dine  e  tranquillità  degli  stessi 
spettacoli,  e  l'esercizio  delle  pene  sui  tra- 
sgressori. Confermò  al  cardinal  vicario  la 
giurisdizione  sulla  qualità  morale   degli 
spettacoli,  e  al  governatore  quella  sulla 
loro  qualità  politica.  Dichiari)  appartene- 
re alla  deputazione  la  decenza  degli spet- 
coli  che  si  rappresentano,  la  definizione 


T  E  A 

delle  particolari  differenze  fra  gli  apoean- 

ti  o  impresari  e  gli  allocati  de' palchi;  di 
tutto  dovendo  farne  inteso  il  governato- 
re, ad  arbitrio  del  quale  assegnò  un  Ino 

go  gratuito  e  conveniente  in  ciascuno  spet- 
tacolo alla  deputazione,  come  loro  re-i- 
denza  per  esercitare  la  sorveglianza.  Di 
poi  venne  aggiunto  alla  deputazione  de' 

pubblici  spettacoli,  1'  assessore  generale 
di  polizia,  oltre  il  segretario  della  depu- 
tazione, come  notai  Dell'indicato  artico- 
lo. Il  prelato  governatore  nella  sera  del- 
l'apertura del  teatro  regio,  della  stagio- 
ne di  carnevale,  nel  palco  della  deputa- 
zione e  decorosamente  faceva  servire   di 
rinfreschi  gli  apocati  de'  palchi  del  2.°  e 
3. "ordine.  Nelle  provinole  dello  stato  pon  - 
tificio  i  cardinali  legali  e  i  prelati  delegati 
ne'leatri  e  altri  pubblici  spettacoli  hanno 
il  loro  palco  gratuito  e  sogliono  interve- 
nirvi. I  governatori  di  Roma  ned'  editto 
che  pubblicavano  pel  permesso  de'teatri 
e  pel  buon  ordine  ricordavano,  che  seb- 
bene i  teatri  moderni  abbiano  degenera- 
to stranamente  dal  primario  loro  oggetto 
di  piacevole,  utile  e  pubblica  istruzione, 
ciò   nonostante   potuto  rendersi  decenti, 
onesti  e  dilettevoli,  riunendo  insieme  l'e- 
salto adempimento  de'do\eri  degl'impre- 
sari, l'opera  degli  attori  Dell'eseguire  co- 
me si  conviene  le  loro  obbligazioni,  ed  il 
contegno  degli  spettatori,  lenendosi  lonta- 
ni da  ogni  azione,  che  offenda  la  decenza  o 
turbi  la  pubblica  tranquillità. L'antica  ro- 
mana istituzione  òt?  Pompieri  [  I  .'spegni- 
toi''! d'incendii, fu  rinnovata  iti  Pronta  nel 
1  8  1  o  e  poi  meglio  organizzata,  e  con  suc- 
cesso furono  posti  a  vegliare  anche  sul- 
l'incolumità de'teatri.  Le  società  accade- 
miche che  nel  secolo  Mediceo  chiamato 
no  il  buon  gusto  sul  nostro  teatro,  e  che 
prime  accesero  in  que'tempi  la  bella  scin- 
tilla che  in  progresso  tanto  si  propagò  a 
illustrare  le  nascenti  scene  d'  Italia  e  di 
Francia,  sorsero  ancora  nel  secolo  XIX 
a  stringere  le  anime  gentili  ne'piìi  dilet- 
tevoli nodi,  per  l'esercizio  e  incremento 
della  musica  e  del  dramma.  Con  quoto 


TEA 

intendimento  in  Roma  furono  quindi  i- 
stituile  due  accademie  nel  pontificato  di 
Leone  XII,  la  Filarmonica  e  la  Filodram- 
matica romana.  La  i  ."ebbe  a  principal  sco- 
po d'  esercitarsi  nobilmente  tanto  nella 
musica  vocale  quanto  nella  strumentale, 
e  vi  si  ascrissero  i  primi  e  più  chiari  pro- 
fessori di  musica  sì  romani  che  stranieri, 
non  die  degli  accademici  dilettanti  del 
canto  e  del  suono.  Eia  iella  ìÌ.ì  un  pre- 
sidente e  da  un  consiglio  che  si  occupa- 
va dell'occorrenze  dell'accademia.  Parec- 
chie volle  nel  corso  dell'anno  soleva  dare 
pubblici  e  gratuiti  saggi  di  musica  slru- 
mentalee  vocale,  eseguendo  con  esattezza 
i  migliori  spartiti  de'piùaccredilali  mae- 
stri. Avea  le  sue  sale  nei  palazzo  Lancel- 
loti  presso  piazza  Navona,  in  via  della 
Cuccagna,  denominazione  forse  presa  da 
quella  che  fai  evasi  indetta  piazza  in  tem- 
po del  Ingo;  ma  dopo  l'ultime  vicende  po- 
litiche I'  accademia  Filarmonica  si  sciol- 
se. L'accademia  Filodrammatica  fu  fon- 
dato collo  M-opo  della  precedente  e  poco 
ad  essa  posteriore,  ma  per  esercitarsi  nel- 
la declamazione  italiana,  e  prese  stanza 
nel  palazzo  Sforza  Cesarmi,  ove  ha  un 
piccolo,  grazioso  ed  elegante  teatro,  il  cui 
ingresso  è  al  vicolo  del  Pavone.  I  dilettan- 
ti e  colli  soci  accademici  vi  rappresenta- 
no commedie  e  tragedie  d'ogni  specie,  a 
cui  il  pubblico  può  trovarsi  presente  a 
mezzo  di  biglietti  gratuitamente  distri- 
buiti. E'  governata  da  un  presidente,  con 
consiglio  e  segretario,  che  si  occupa  di 
quanto  appartiene  all'accademia,  la  qua- 
le fiorisce.  L'accademia  Filodrammatica 
romana  sa  tenere  da  se  lontani  tutti  (pie' 
componimenti  del  moderno  teatro  che  ol- 
traggiano la  morale,  gettano  lo  scherno 
sui  doveri  della  famiglia  e  materializza- 
no l'uomo,  portando  a  cielo  i  suoi  vizi  e 
le  sue  passioni  riprovevoli.  Spesso  l'acca- 
demia associa  alla  gentile  Talia,  la  sedu- 
cente Euterpe  coU'incanlesimo  delle  pro- 
prie attrattive,  rendendo  così  più  splendi 
do  e  brillante  il  serale  trattenimento.  Mg.' 
Beroetti  governatore  di  Roma  presidente 


TEA  i  e)  7 

della  deputazione  de'puhbliei  spettacoli, 
pubblicò  un  regolamento  sui  teatri  e  altre 
rappresentanze  di  spettacoli;  e  mg."  Gri- 
maldi, uno  de'suoi  successori,  emanò  nel 
i833l'edittocon  quelle  disposizioni  di  poli 
zia  sui  teatri, chesi  riportano  nel  t.  5»,p.  O.j.  5 
della  Raccolta  delle  leggi  del  pontificato 
diGregorioXVI.il  Papa  Pio  IX  neh. "otto- 
bre  i  847, nell'organizzazione  del  consiglio 
e  senato  di  Roma,  attribuì  alla  magistra- 
tura romana,  e  come  riportai  nel  voi.  LI  \. 
p.  77,  i  pubblici  spettacoli  ei  teatri  d'o 
gni  specie,per  cui  la  magistratura  dalsuo 
seno  adunò  una  deputazione  pe'  pubbli- 
ci spettacoli.  Il  cav.  Vincenzo  Colonna  fa- 
cente funzione  di  senatore  di  Roma,  pub 
blicò  nel  n.°  a58  del  Ci  ionia  le  di  Roma 
del  1  853,  quest'avvisodell' «  1  novembre, 
•«All'oggetto di  procurare  il  miglioramen- 
to delle  produzioni  teatrali,  il  superiore 
governo  ha  divisato  di  distinguere  con 
premi  quelle  le  quali  si  rinvenissero  com- 
mendevoli  così  dal  lato  della  morale,  co- 
me da  quello  della  buona  arte  dramma- 
tica. Siffatta  risoluzione  essendo  stata  co- 
municata al  Comune  col  Tinca  ri  CO  di  coa- 
diuvarne l'intento,  la  Magistratura  invita 
tutti  coloro  che  dimoranti  nella  sua  giu- 
risdizione municipale  componessero  pro- 
duzioni teatrali,  in  cui  si  rinvenissero  le 
sovraccennatedue  condizioni,  a  volerglie- 
le presentare.  La  consegna  potrà  eseguir- 
si in  nome  dello  stesso  autore,  quantoser- 
vando  l'incognito, mediante  l'epigrafe  con 
un  biglietto:  e  di  ogni  lavoro  consegnato 
si  farà  dal  segretario  analoga  ricevuta.  Es- 
si  componimenti  poi  verranno  esaminali 
dalla  deputazione  degli  spettacoli  per  ef- 
fettuarsene, giusta  le  norme  comunicale, 
la  trasmissione  alla  superiorità." Nel  D. 
276  di  detto  Giornale  si  legge:»  I  tea- 
tri, che  1'  olile  associando  al  dilettevole, 
dovrebbero  essere  un  continuo  ammae- 
stramento al  bene,  nell'atto  che  solleva- 
no l'animo,  e  colle  loro  rappresentazioni 
eccitare  all'amore  della  virtù  e  all'abbor1 
rimento  del  vizio, a'di  nostri  sembrano  per 
lo  più  divenuti  una  scuola  d'immoralità 


i96  TEA 

per  il  mal  vezzo  introdótto  eli  continua  - 
mente  presentare  sulle  scene  italiane  o- 
peredove  assai  spesso  trionfa  il  vizio  e  ri- 
mane oppressa  la  virtù,  e  non  sempre  vie- 
ne rispettata  come  si  conviene  la  morale 
<:  la  pudicizia.  La  qua!  cosa  nella  sua  sa- 
pienza considerando  la  Santità  di  nostro 
Signore,  il  regnante  Pontefice,  ordinava 
al  suo  ministro  dell'interno  mg.1  Mertel, 
di  spedire  a  lutti  i  delegati  delle  provin- 
ciedellostato  pontificio  una  circolare, con 
che  tracciando  Io  scopo  vero  delle  teatra- 
li rappresentazioni,  esortasse  ad  impedi- 
re che  sieno  messe  sulle  scene  azioni  dram- 
matiche contrarie  anche  in  modo  il  più 
remoto  alla  morale,  al  costume  e  al  de- 
coro. Esiccome  una  cattiva  scuola  ha  sven- 
turatamente educato  la  più  parte  degli 
scrittori  a  seguire  nelle  loro  opere  una  via 
falsa  a  perniciosa,  il  sommo  Pontefice,  per 
richiamare  la  drammatica  al  suo  vero  sco- 
po.ha  ordinato  che  i  delega  ti  ecciti  no  gl'in- 
gegni a  colti varequesto  genere  importan- 
te di  letteratura,  a  scrivere  opere  teatrali 
sia  in  prosa,  sia  in  verso,  ed  a  proporre 
premi,  tutte  volte  chele  produzioni  fos- 
sero commendevoli  e  dal  lato  dramma- 
tico, e  dal  Iato  morale  e  sociale.  Ond'  è 
che  mg.'  Mertel,  interprete  dell'oracolo 
di  sua  Santità,  incaricava  i  delegati  ad  in- 
viare accompagnate  da  proprie  osserva- 
zioni le  opere  che  fossero  loro  presentate, 
o  ad  avvertire  gli  autori  di  spedirle  di- 
rettamente al  ministro  dell'interno,  ove 
da  persone  idonee  appositamente  desti- 
nate verrehhero  esaminate.  Nutriamo  la 
maggior  fiducia  che  tale  sovrana  dispo- 
sizioneconseguisca  il  pienosuo effetto;  che 
sia  di  nohile  eccitamento  agli  onesti  in- 
gegni, e  serva  a  ricondurre  al  vero  suo 
fine  la  drammatica,  considerala  come  di- 
letto e  come  ammaestramento. "Nel  1 855 
il  prelato  Antonio  Matteucci  vice  camer- 
lengo direttore  generale  di  polizia  diven- 
ne presidente  della  mimici  pale  deputazio- 
ne de'  pubblici  spettacoli,  e  il  conserva- 
tore di  Roma,  che  prima  fungeva  tal  ca- 
rica, fu  dichiarato  vice-presidente.  Quia- 


TEA 

di  con  notificazione  de*2G  marzo  rinno- 
vò il  divieto  delle  clamorose  disapprova- 
zioni in  teatro;  e  proilù  l'ingresso  in  pla- 
tèa coli'  ombrello  o  col  bastone,  i  quali 
si  potranno  depositare  nel  prossimo  loca- 
le a  tal  uopo  destinato,  ove  saranno  cu- 
stoditi gratuitamente. 

I  seguenti  principali  teatri  attuali  di 
Roma  agiscono  tutti  nel  carnevale,  con 
isvariate  sceniche  rappresentanze,  e  al- 
cuni anco  nell'altre  stagioni;  però  ne'cen- 
ni  descrittivi  seguirò  Y  ordine  d'  alfabe- 
to. Prima  farò  menzione  dell'  idea  e  del 
progetto  di  tre  teatri  più  decorosi  da  e- 
rigersi  in  Roma.  Neil'  Effemeridi  lette- 
rarie di  Roma  del  1 82  i ,  nel  t.  4i  P-  7  '» 
con  encomii  e  biasimi  si  rende  ragio- 
ne dell'  opuscolo  con  disegni  e  piante 
di  Sangiorgi  :  Idea  d'un  Teatro  (adat- 
talo al  locale  detto  delle  Convertite  nel- 
la strada  del  Corso  di  Roma  ),  Roma 
182  1.  Si  loda  e  poi  si  critica  il  severo  e 
turgido  architetto  Milizia,  che  giovando- 
si della  felice  restaurazione  prodotta  nella 
Pittura  e  nella  Scultura,  alto  tuonò  con- 
tro le  licenze  architettoniche  de'suoi  tem- 
pi, e  con  robusto  animo  invocò  i  sempli- 
ci e  puri  concelti de'greci  ede'romani  mo- 
numenti; ma  fatalmente  l'architettura  è 
destinata  a  subordinarsi  a'climi,  agli  usi 
delle  città,  a'eomodi  e  a'eapricci  che  i  pro- 
prietari richiedono,  per  cui  spesso  le  con- 
viene agire  in  contraddizione  coH'arle,  il 
che  avviene  pure  ne'teatri  moderni,  sen- 
za curarsi  quella  linea  di  convenienza,den- 
tro  di  cui  pur  l'uso  vuole  che  tali  edifizi 
si  contengano.  A  ricordare,  se  non  a  sta- 
bilire, una  colai  linea  di  convenienza  ar- 
chitettonica, furono  rivolti  i  due  opusco- 
li pubblicati  in  Romae  in  Napoli  nel  1  8  1 7 
dall'autore  dell'articolo  dell' Effemeridi, 
e  intitolati  :  Cenni  intorno  i  teatri  ?no- 
derni  e  sopra  gli  archi  di  trionfo  de- 
gli antichi,  di  Nicola  D' Apuzzo,  il  qua- 
le lodò  l'opera  laboriosa  di  Carlo  Cecce- 
ga  :  Saggio  su  l'architettura  greca-ro- 
mana, applicata  alla  costruzione  del 
teatro  moderno  italiano,  e  su  le  mac- 


TEA 
chine  teatrali,  Venezia  18 17.  Sostiene  il 
Sangiorgi,  che  il  moderno  teatro,  per  gra- 
vissime ragioni,  non  ha  quasi  nulla  eli  co- 
mune col  teatro  antico.  Fra 'di  lui  pregi, 
che  si  t'aniio  rilevare  dall'autore  dell'ar- 
ticolo, vi  è  quello  importante  del  rinno- 
vamento d'aria  nella  sala  degli  spettato- 
ri, poiché  in  Parigi  nel  1  820  un  certo  nu- 
mero di  compositori,  esecutori  e  spetta- 
tori ricorsero  al  governo  acciò  si  provve- 
desse ad  una  maggior  salubrità  dell'aria 
ne'tealri,  perchè  il  celebre  Howard  e  al- 
tri chimici  francesi  fecero  esperienza, che 
soprattutto  nell'estate,  l'aria  che  si  respi- 
ra in  teatro  è  più  nocevole  di  quella  degli 
stessi  spedali: a  Londra,  a  Monaco,  a  Pie- 
troburgo erasi  trovato  il  modo  per  rime- 
diare a  sì  gravi  pericoli.  Ciò  che  costituì 
la  novità  è  insieme  il  singoiar  pregio  ilei 
Sangiorgi  nell'Idea  di  Teatro,  è  la  sala 
degli  spettatori  di  figura  curvilinea,  ove 
non  si  trovano  uè  colonne,  né  gradina- 
ta, ma  palchetti  e  platèa,  e  la  vaghezza 
degli  ornati  e  decorazioni  de'palchetti,  e- 
spriinendo  con  maggior  proprietà  la  leg- 
gerezza della  struttura  di  legname,  che 
deve  formare  l'interna  parte  de'modernt 
teatri.  11  D' A  puzzo  propose  un  sistema  di 
decorazione  sull'andare  dell'architettura 
gotica  o  cinese,  con  un  piccolo  rilievo  sul- 
le linee  principali  delle  sagome,  tenendo 
per  fermo  che  nulla  ne  patirebbe  la  so- 
norità. Però  disapprovò  la  figura  dell'ar- 
co scenico  di  Sangiorgi,  come  barbara- 
meute  gotica, e  che  forse  l'idea  d'una  ric- 
ca tenda  raccomandata  ad  aste  verticali 
sarebbe  riuscita  più  conveniente.  Ricor- 
da l'accordo  che  deve  regnare  tra  l'inter- 
na e  l'esterna  maniera  dell'architettura  ; 
dice  sciupato  lo  spazio  nel  distribuire  la 
serie  folta  di  f.ibbricuccie  tra  il  portico 
esterno  e  l'ambulacro  de'palchetti;  nou 
volle  portare  giudizio  sulle  due  tacciate 
e  particolarmente  verso  la  via  del  Corso, 
che  non  gli  sembi  'ò  mollo  commendevo- 
le, pel  suo  lungo  li  ontespizio  sopra  un  at- 
tico rientrante,  e  forse  ini  isibile  al  giusto 
|  uutudi  veduta.  Neh 852  [' Album  tkBiQ* 


TEA  197 

ma  nel  1. 19,  p.  25,  pubblicò  le  dilucida- 
zioni e  piano  economico  dell'  ingegnere 
Luigi  Fedeli  sull'idea  e  suo  progetto  (il 
quale  colle  pianlearchitettonicheavea  re- 
so di  pubblico  diritto  colle  stampe  sino 
dah5aprilei85o;  le  piante  architettoni- 
che si  trovano  nel  citato  Album  a  p.  43  e 
69,  cou  tavole  dimostrative  incise,  com- 
prensiva mente  alle  piante  archi  tei  toniche 
de'teatri  di  Napoli  e  di  Milano,  pel  con- 
fronto al  progettato  di  Pioma,  onde  pro- 
vare che  dovrebbe  riuscire  ili. "fra  tutti 
i  teatri  d'Italia)  del  nuovo  stabilimento 
teatrale  da  costruirsi  in  Roma  uel  mede- 
simo silo  già  delle  Convertite  (nel  quale 
essendovi  stata  la  fabbrica  de' 'Tabacchi, 
a  questo  articolo  feci  parola  della  locali- 
tà), dovendo  occupare  1'  ampia  area  di 
tutta  l'isola  non  solo,  fra  le  strade  della 
Mercedeedi  s.  Claudio,  ma  sinoalla  chia- 
vica del  Bufolo,  e  perciò  comprendere  la 
piazza  di  s.  Silvestro  e  la  grande  e  adia- 
cente riunionedi  fabbricali  e  formanti  al- 
tra isola.  Che  dovrebbe  risultare  il  i.°fra 
tutti  i  teatri  d'Italia,comeall'idea  del  pub- 
blicato disegno  dell'  architetto  ingegne- 
re, la  cui  principale  e  grandiosa  facciata 
esterna  di  3  ordini  e  ognuno  con  1  2  co- 
lonne, olirei  pianterreni  e  il  loggiato,  de- 
corato di  statue  e  nel  cui  mezzo  è  lo  stem- 
ma del  senato  e  popolo  romano;  e  nell'in- 
terno con  6  ordini  ciascuno  di  4  '  palchet- 
ti, compresi  in  mezzo  del  1°  ordine  quel- 
li del  governatore diRoma  (ora  Vice-Ca- 
merlengo direttore  generale  di  polizia  , 
per  l'indicato  uel  voi.  LUI,  p.  ig4,  229), 
e  del  senatore  di  Roma  (per  cui  il  muni- 
cipio dovea  essere  azionista  e  comprare  1 2 
palchi  del  2.0  ordine,  ripartendo  gli  altri 
1  oalla  diplomazia  per  quarti).  Chelosta- 
biliuien lo  dovrebbe  essere  eseguito  da  un 
solido  intraprendente, in  forza  di  656  a- 
zioni,  quante  ne  presentavano  li  primi  4 
ordini  del  teatro  divisi  in  quarti  di  pah 
chetli  (come  sogliono  dividersi  gli  affit- 
ti  di  es^i,  per  soddisfare  possibilmente  al- 
la diplomazia,  alla  nobiltà  romana,  ed 
all'agiata  popolazione),  ciascuna  di  quelli 


1 98  T  E  A 

del  2.°  ordine  per  la  diplomazia  e  nobiltà 

romana  discucii  3ooo,  di  quelli  del  i.° 
e  3.°di  scudi  2  100,  e  di  quelli  del /{.0  or- 
dine  di  scudi  i  200:  lulte  le  azioni  frutti- 
fere  al  4  peri  00  e  pagabili  in  6  anni, epo- 
ca stabilita  per  l'ultimazione  dell'edilìzio, 
al  cui  punto  esso  sarebbe  consegnato  al 
municipio  romano,  il  quale  per  acquistar- 
ne la  proprietà  dovrebbe  retribuire  gli 
azionisti  del  5  peri 00  sino  all'ammortiz- 
zazione del  debito,  operazione  da  farsi  in 
j2  anni,  restando  gli  azionisti  in  premio 
proprietari  de'loro  quarti  nella  stagione 
di  carnevale,  dovendo  però  pagare  al  me- 
desimo municipio  la  consueta  tassa.  Tut- 
te le  azioni  formerebbero  un  prestito  di 
scudi  1,377,600,  tanti  quanti  ne  occor- 
rerebbero per  la  perfetta  costruzione  del 
nuovostabilimento,  a  tenore  del  piano  di 
esecuzione  dell'archi  letto  ingegnere, com- 
preso l'acquisto  e  compensi  de'fabbricati 
da  demolirsi.  Oltre  l'approvazione  del  go- 
verno, esigersi  da  esso  un  fondo  d'annui 
.seudi36,ooo  per  l'ammortizzazione, tran- 
nei  000  da  erogarsi  per  le  spese  straordi- 
narie d'impianto.  Si  calcolarono  tutte  le 
rendile  del  teatro  per  l'impresario,  colla 
solita  scorta  del  governo,  in  circa  annui 
scudi  4o,ooo  perchè  dar  potesse  un'ope- 
ra regia  conveniente  al  teatro  e  alla  ca- 
pitale; che  terminata  l'ammortizzazione 
dopoi  02  anni, il  municipio  diverrebbe  li- 
bero padrone  di  tutte  le  rendile  dello  sta- 
bilimento, compresi  gli  accessori!  de'fab- 
bricati fruttiferi,  in  quasi  scudi  02,000, 
e  il  governo  rima  ri  ebbe  esonera  lo  da  qua- 
lunque scorta.  1  fabbricati  fruttiferi  sono 
questi.  «II  nuovo  stabilimento,  ove  ver- 
rebbe compreso  il  teatro,  questo  avrebbe 
■j  se  d'intorno  un  gran  loggiato  coperto 
e  intelaialo  da  cortili,  da  piazzali  coperti 
e  passeggi,  ove  si  trovano  ripartitamente 
disposteli.''  48  botteghe,  ei  6  grandi  ma- 
gazzini d'affitto  a  forma  di  gran  bazar. Ne' 
diversi  piani  che  compone  l'intero  stabili- 
mentasi  avrebbero  i  locali  opportuni  per 
la  loggia,  borsa  e  camera  di  commercio; 
si  avrebbe  pine  uno  stabilimeuto  di  ba- 


TE  A 

gni  con  ogni  accessorio  combinato  di  i\8 
hagnaruolee  una  vasca  natatoria;  indi  u- 
na  gran  trattoria  capace  di  contenere  a 
mensa  e  dar  sfogo  a  4oo  individui.  Nei 
diversi  piani  poi  che  compongono  l'inte- 
ro edilìzio,  oltre  tutti  i  locali  che  si  addi- 
cono ad  un  gran  teatro,  si  avrebbe  pure 
l'accademia  di  s.  Cecilia  combinata  da  3 
\iiite  sale  e  n.  1  8  vani  ad  u>o  di  scuole,  ed 
in  fine  n.°  84  appartamenti  d'affitto  da  6 
a  1  o  vani  in  ciascuno  di  essi".  Altro  pro- 
getto artistico  d'un  nuovo  teatro  muni- 
cipi le  in  Roma  per  gli  spettacoli  scenici 
d'ogni  maniera,  fu  ivi  impresso  e  pub- 
blicato fino  dal  giugno 1 853,  con  magni- 
fica edizione  nella  tipografia  Mengoni, 
con  questo  titolo:  Progetto  d'un  teatro 
municipale  del  conte  Antonio  Lovatti, 
pubblicato  per  cura  di  Romualdo  Gerì' 
tilucci.  Ne  darò  un  breve  cenno.  ET  cor- 
redato il  progetto  di  4  bellissime  tavole 
architettoniche,  egregiamente  incise,  e 
rappresentanti  :  la  Pianta  dell'area  del 
teatro;  il  Prospetto  verso  la  nuova  piaz- 
za di  s.  Silvestro  in  Capite  acquarellato; 
il  Prospetto  rivolto  nella  via  del  Corso, 
ov'è  il  Casino  o  luogo  di  ritrovo  per  la 
socievole  conversazione  e  leciti  diverti- 
menti ;  la  Sezione  longitudinale  o  spac- 
cato acquarellato,  e  dimostrante  le  diffe- 
renti altezze  interne  delle  gallerie,  de'cor 
ridori,  de'  palchi,  delle  gradinate,  della 
platèa  e  del  palco  scenico,  come  pure  il 
fianco  della  gran  sala  del  Casino.  Il  ge- 
nio per  le  opere  di  belle  arti  del  eh.  Gen- 
lilucci,  esperto  fautore  di  esse  (anco  pel 
dichiarato  ne'  voi.  XXX VII,  p.  2r)f),  e 
LXV,  p.12),  principalmente  eccitò  fini- 
tore ad  affidare  alla  sua  fiduciosa  amici- 
zia il  progetto  artistico  da  esso  concepi- 
to e  condotto  con  coraggio  eguale  all'in- 
gegno, colla  sua  illustrazione,  ch'egli  per 
soverchia  modestia  avea  tenuto  a  lungo 
quasi  nascosto,  per  attendere  il  tempo  op- 
portuno per  mostrarlo  con  profìtto.  Quin- 
di il  Geiitiluccijdopo  avere  genei  osamen- 
te futo  stampare  e  incidere  le  tavole  del 
grandioso  progetto   artistico,  dottameli- 


TEA  TEA  199 
te  elaborato  dall'eucomiato  romano  ar-  Tra  le  aree  acconcie  all'  elevazione  del- 
chitetto,  die  ben  a  ragione  vantasi  d'es«  l'edifìzio,  aoch'egli  preferì  all'ubicazione 
sere  slato  ammaestralo  dal  celebre  cav.  del  teatro  Capranica  da  multi  vagheggia- 
Raffaeie  Stein,  nubilmente  lo  dedicò  al  la,  la  suddetta  superficie  che  si  denomi-! 
municipio  romano,  come  ([nello  ebe  [>e-  n  a  l'isola  delle  Convertite,  la  ([naie  oltre 
netrato  del  desiderio  universale  e  delia  il  presentare  minore  dispendio  e  minori 
dignità  di  Roma, onde  appagarlo  nel  con-  ostacoli  nell'acquisto  delle  case  da  demo- 
siglio  de'26  aprile  i8;»3  avea  richiama-  tirsi,  in  confronto  dell'area  del  teatro  Ca- 
lo il  decreto  consigliare  de'  2  1  maggio  pranica,  è  situata  sulla  nobile  via  del  Cor- 

I  8  7 2 ,  con  cui  erasi  ammessa  la  propo-  so,  centro  del  commercio  giornaliero,  riu- 
sta della  costruzione  d'un  novello  edili-  nione  del  mondo  elegante,  luogo  ebe  nel 
zio  pe'pnbblici  spettacoli  nell'alma  città,  carnevale  si  fanno  quegli  eclatanti  diver- 
maggiore  in  ampiezza  a'precsistenti.  Per-  timenti,  ebe  godono  tanta  rinomanza. 
tanto  il  Genti  lucci  Io  pregò,  omle  si  de-  L'isola  delle  Convertite  ha  da  >\tì  lato  la 
gnasse  accordare  la  sua  autorevole  prò-  via  del  Corso,  lateralmente  quelle  delle 
te?ioue  all'interessante  lavoro,  ebe  avea  Convertite  e  di  s.  Claudio  de'Dorgoguo- 
merilaloil  plauso  e  l'amrnirazionedi  mol-  ni,  e  di  dietro  la  piazza  della  Chiesa  di 
lissimi  fra  quelli  die  in  Roma  primeg-  s.  Silvestro  in  Capite.  L'editore  Genti- 
giano  nel  culto  delle  belle  aiti.  Comecliè  lucci  intende  d'applicare  le  linee  del  pia- 
rispondente  per  vastità,  magnificenza,  no  in  qualsivoglia  locale  o  area  ebe  fosse 
centralità  e  comodità,al l'esigenze  de'tem-  per  iscegliere  il  municipio,  promettendo 
pi,  al  desiderio  de'ciltadini,  al  convenieu-  a  tal  uopo,  se  bisognasse,  d'aggiungere 
te  decoro  della  capitale,  cui  difetta  di  si-  una  5."  tavola  con  pianta  architettonica, 
mile  edilìzio;  e  perciò  reclamalo  da  tutti  in  cui  sieno  delineati  altri  progetti,  con 
i  romani,  eziandio  per  non  essere  più  in  modificazioni  adattabili  ognuno  al  loca- 
queslo  inferiori  alle  città  e  comuni  delle  le  prescelto.  Osservando  l'architetto  che 
provincie  che  posseggono  teatri  munici-  i  moderni  teatri  di  Roma,  tranne  il  Ca- 
lia! i.  Che  se  il  progetto  artistico  avesse  a-  [iranica,  sono  privi  di  piazza  innanzi  al 
voto  la  soi  te  d'essere  prescelto, allora  egli  loro  ingresso,  si  propose  inoltre  la  demo- 
si  sarebbe  fatto  mi  dovere  di  presentare  lizioue  delle  case  e  delle  casipole,  ebe  se- 
ai  medesimo  municipio  le  due  altre  par-  parauo  le  due  piazze  di  s.  Claudio  de  Bor- 
ii integrali,  cioè  il  Piano  di  esecuzione,  ed  gognoni  e  di  s.  Silvestro  in  Capite  per 
il  Piano  economico,  che  fanno  seguilo  al  formare  la  piazza,  ed  anche  per  dare  ai- 
progetto  stesso,  e  che  apporteranno  il  rin-  l'edilizio  un  aspetto  maestoso  ed  elegan- 
veuimen(ode'mezzipecuniari,coscienzio-  te.  Ideò  paralleli  alle  ricordate  vie  di  s. 
semente  presunti  dall'autore  nella  sua  il-  Claudio  e  delle  Convertite,  l'erezione  di 
lustrazione,  ed  mi  notevole  risparmio  dal  due  portici  lungoognuno6o  metri,ecom- 
Gen  li  lucci  procurato  sulle  cifre  ivi  nota-  posti  da  1  5  arcate;  sia  per  comodità  delle 
te.  <)ia  laro  parola  del  progetto  arlisii-  carrozze,  che  introdotte  dal  lato  dell  aur- 
eo. A  decorare  Roma  d'un  nuovo  teatro,  [diala  piazza  di  s.Sil  veltro, uscirebbero  sul 
il  conte  Lovalti  immaginò  un  piano  va-  (orso,  mentre  i  pedoni  hanno  ingresso  e 
sto, in  guisa  d.j  formare  un  grande  e  de-  sortila  di  fronte  alla  piazza  nel  portico 
coroso  monumento  dell'arte  romana;  nel-  semicircolare,  potendo  da  [lottici  aver  e- 

I I  sua  illustrazione  dando  ragione  dell  1  sito  d\  ognuna  delle  due  parti  1  2  carroz- 
sceltadel  luogo, degli  s(-oinpartinieiiti,del-  /e  in  fila  al  coperto.  I  portici  si  aprono 
l'armonia,  e  della  solidità  di  esso,  non  che  ih  j  saloni,  affinchè  gli  aspettanti  le  cor- 
della spesa  presunti  va  occorrenlealla  fuh-  rozze  non  sieno  subitamente  esposti  al- 
brica,  spiegando  parte  a  parie  le  tavole.  l'aria.  Sui  saloni  sboccano  6  larghe  scale, 


200  TEA 

2  delle  quali  mettono  alla  piato;»  é  alla 
gradinata;  2  altre  che  olire  agi' indicali 
luoghi,  l'anno  capo  agli  ordini  de'palchi; 
le  ultime  2  semicircolari  danno  accesso 
a'nominati  punii,  e  servono  a  condurre 
al  Casi  do  annesso.  1  pianterreni  si  forma- 
no di  due  stanze  per  la  vendita  de'  bi- 
glietti per  la  platèa  e  gradinala,  e  per  le 
chiavi  de'palchi;  da  un  locale  di  ricove- 
ro alle  carrozze  privilegiate,  dal  quartie- 
re de'vigili  o  pompieri, e  contenente  con- 
serve d'acqua  da  servire  in  caso  d'incen- 
dio, e  per  uso  delle  rappresentanze  sce- 
niche; dal  quartiere  della  guardia;  dalle 
officine,  dal  magazzino  de'  falegnami  e 
macchinisti;  da  due  cordonale  per  tras- 
portare facilmente  sul  palco  scenico  ca- 
valli, macelline,  e  quanto  vi  occorra  di 
greve;  e  da  9  camere  pel  caffè  e  per  la  trat- 
toria, cui  dal  canto  del  Corso  si  aggiun- 
gono porticati  ov'è  dato  godere  del  pub- 
blico passeggio.  La  saia  del  teatro,  oltre 
la  platèa,  che  hai  Biliare  di  banchi  e  seg- 
giole, coutiene  le  gradinale  a  5  scaglio- 
ni, le  quali  negli  altri  teatri  di  Roma  at- 
tuali non  esistono,  e  fornite  di  sediolecon 
line  appositi  ingressi.  Di  più  s'innalzano 
sulla  slessa  sala  due  loggie  o  palchetto- 
ni laterali  prossimi  al  palcoscenico;  non 
che  5  ordini  di  palchi,  e  il  così  delto  lub- 
bione.  1  palchi  sono  4'  per  ordine,  uè' 
«piali  potino  godere  la  visuale  da  g  ai  2 
persone,  e  avendo  ciascuno  de'  primi  3 
ordini  il  camerino  di  società  all'ingresso, 
tranne  il  terzo  che  ne  ha  soli  3  1 .  La  pla- 
tèa può  contenere 5^20  persone,  alle  qua- 
li aggiunti  3  5o  delle  gradinate,  45o  del- 
le loggie  o  palchettoni,  4^o  del  lubbio- 
ue,  2,400  de'5  ordini,  in  tutto  somme- 
rebbero 4^3o  spellatoli. La  forma  adot- 
tala dall'autore  è  quella  dell'anfiteatro, 
per  la  ragione  del  diritto  comune  di  udi- 
re e  di  vedere,  e  per  le  leggi  dell'acusti- 
ca, delle  quali  l'architetto  particolarmen- 
te si  preoccupò,  per  trarne  lutti  i  vantag- 
gi, onde  rendere  la  sala  armouiosa  e  con 
.. omento  di  suono.  A  ciò  si  associa  l'in- 
cliuazione  del  soliìtto,  l'abolizione  delle 


TEA 
quinte  e  de'fesloni  o  panneggi  pendenti 
dall'alto;  la  composizione  delle  scene  pro- 
seguenti ne'lati  con  un  soliìtto  inclinalo. 
Scelse  a  materia  di  costruzione,  la  sca- 
gliola o  solfato  di  calce  per  le  pareti,  l'a- 
bete e  il  ferro  per  l'occorrente  legno  o  me- 
tallo, poiché  stabilì  le  travature  de' solai 
e  de'tetli  in  ferro,  lauto  a  scansare  il  pe- 
ricolo degl  incèndi,  quanto  perchè  se  uè 
ottiene  spesa  più  mite.  Compiono  l'iusie- 
me  gii  ornamenti  de'  palchi,  di  siile  del 
secolo  XV,  con  colonnette  di  ferro  fuso 
a  parapetti,  e  per  le  altre  decorazioni  co- 
lonnine spirali  e  fiorami,  pulti  e  altre  so- 
miglianti gaiezze  dorate.  Altre  corrispon- 
denti decorazioni  l'architetto  stabilì  nel* 
la  bocca  dell'opera,  nel  sol'tilto  e  nell'in- 
teriore parie  de'  palchi.  Formò  egli  an- 
cora un  terrazzo  parallelo  al  lubbione , 
qual  deliziosa  passeggiata  per  l'estate,  po- 
nendo nello  stesso  lubbione  1  7  grandi  fi- 
nestre pronte  a  rinnovar  1'  aria  o  a  dal- 
la luce  agli  spettacoli  diurni.  Dispose  le 
stanze  pe'cuslodi  e  guardarobe,  pe'sarti, 
pegli  attrezzisti,  pe'  coristi  e  corifei,  per 
le  coriste  e  corifee;  molti  camerini  per 
gli  attori,  il  palco,  le  gallerie  coperte,  le 
n  sale,  il  salone  pel  Casino,  le  quali  al- 
l'occorrenza potrebbero  dare  un  nuovo 
sfondoalla  scena,essendole  parallele,Iaon- 
de  da  3o  metri  di  profondità  salirebbero 
a  5i;  un  salone  superiore  pe'scenografi, 
donde  potrebbero  calare  le  tele  al  posto, 
Gappartainenti  perattori.una  vasta  guar- 
daroba per  custodia  degli  abiti  o  altro.  11 
complesso  di  questi  oggetti  appena  vado 
nominando, non  essendomi  permesso  ag- 
giungere di  più.  Le  ragioni  esposte  dal- 
l'autore, per  ciò  ch'è  forma  rientrante  e 
piramidale  all'interno  della  sala,  sono  ba- 
sale sulla  convinzione  che  la  sala  sia  di- 
sposta in  guisa  da  scansare  ogni  azione 
retrograda,  acciò  il  suono  si  diifooda, me- 
diante la  forma  convenevole  delle  pareti, 
che  non  disperda  la  voce,  che  non  renda 
suoni  confusi,  che  non  geuei  i  l'eco,  e  che 
ii  suoiio  primitivo  si  possa  intendere  do- 
vunque e  quasi  nel  medesimo  islaute.  La 


TEA 

nuova  composizione  della  scena  è  delia- 
la  dall'architetto  in  modo  di  vedere  eli- 
minati pei  sempre  gì  insulsi  festoni  0  pan* 
oeggi  clic  stanno  indifferentemente  nella 

campagna,  nella  reggia,  nella  piazza,  nel- 
la prigione,  deformità  sopportata  finora 

daH'al)iUidine;e  que' pezzi  di  camera, quel- 
le colonne,  quegli  alberi  che  camminano 

al  volere  del  macchinista.  11  conte  Lovat- 
ti  attenendosi  presso  a  poco  all'archi  tet- 
tura  del  suddescrito  teatro  di  Marcello,si 
valse  della  sua  forma  semicircolare  in  ar- 
i  nazioni  dalla  partedella  piazza  con  por- 
tici su  d'una  curva,  sovrastati  da'portici 
superiori  die  tengono  luogo  di  gallerie, 
eie  arcate  di  trapasso  servono  al  transi- 
to delle  carrozze,  tutto  palesando  che  la 
fabbrica  contiene  un  teatro.  Dal  lato  del 
Corso  il  colonnato  inferiore  e  il  superio- 
re danno  l'idea  d'appartenere  a  una  gran 
sala,  e  che  vi  sia  uu  Casino  o  luogo  di  riu- 
nione per  la  conversazione,  giuochi  leci- 
ti, mu>ica,  ballo,  e  altri  passatempi  pro- 
pri d'uomini  civili  e  colli.  lli.°  ordinedel 
prospetto  esterno  della  via  delCorso  è  do- 
lieo,  il  2.'  jonico,  il  3.°  corintio:  superior- 
mente vi  è  un  attico  che  corrisponde  al 
terrazzo.  1 1  concetto  architettonico  di  que- 
sto teatro  ha  l'  impronta  dell'  unilà,  del 
comodo,  dell'  armonia  nelle  sue  parti  ;  e 
capace  di  servire  non  meno  agli  spettaco- 
li scenici,  ma  pel  Casino  anche  il  centro 
d'altri  divertimenti  e  convegno  della  cit- 
tadinanza istruita,  e  de' moltissimi  fora- 
slieri  che  recatisi  in  Roma  ad  ammirar- 
ne le  grandezze.  Quanto  a'due  piani  di  e- 
secuzione  e  di  economia,  promesssi  nel- 
la dedica  del  progetto  artistico  al  muni- 
cipio romano  dall'  ingegnoso  e  operoso 
Cculilucci,  affine  di  raggiungere  la  rag- 
guardevole somma  di  scudi  55o,032,  che 
si  richiedono  ad  eseguirlo,  secondo  il  pre- 
ventivo dell'architetto  (però  non  compre- 
sa la  somma  occorrente  per  l'acquisto  e 
demolizione  de'fabbricati  che  ora  forma- 
no l  isola  delle  Convertile,  e  delle  case  e 
casipole  che  separano  le  due  piazze,  dal- 
l'architello  calcolala  circa  200,000  scu- 


T  E  A  201 

di,  somma  ch'egli  non  pose  nel  preven- 
tivo delle  Spese  occorrenti,  avendo  imma- 
ginato che  il  teatro  si  dovesse  edificare  in 
area  già  allatto  libera),  eccone  una  sem- 
plice indicazione.  Il  piano  di  esecuzione 
propone: i.°  di  emettere  una  quantità  di 
cartelle  colorate  al  portatore  al  g4  peri  r.o 
rimborsabili  con  estrazione  annua  alla  pa- 
ri e  col  frutto  del  5  per  100  pe'5  anni  ne' 
(piali  si  fabbricherà  il  teatro,  e  del  2  e  mez- 
zo per  100  negli  anni  susseguenti  l'aper- 
tura; i  possessori  delle  quali  cartelle  acqui- 
steranno diritto  ad  un  4-' di  palco  per  tan- 
te cartelle;  2.  traccia  uu'am ministrazio- 
ne  per  vegliare  all'  annuo  introito  delle 
cointeressenze  pel  soddisfacimento  pro- 
gressivo delle  rendite,  e  pei  l'annua  am- 
mortizzazione delle  cartelle;  3." stabilisce 
una  dote  presuntiva  di  circa  scudi  5  j,ooo 
all'impresario  nelle  3  principali  stagioni; 
4-°  prevede  il  caso  della  non  piena  riu- 
scita della  reudita  totale  delle  mentova- 
te cartelle  colorate,  e  ve  ne  sostituisce  al- 
trettante bianche  a  eguali  condizioni,  me- 
no il  diritto  a'  quarti  de'  palchi,  ma  col 
frullo  annuo  anche  dopo  1'  apertura  del 
5  per  100  ;  5.°  coordina  i  prezzi  da  (is- 
sarsi per  la  serale  concorrenza  ;  6.°  sug- 
gerisce vari  mezzi  di  recare  rendite  ed 
utilità  per  isvincolare  il  teatro  comunale 
dal  debito  contratto /quantunque  coll'am- 
11101  tizzazione  prescritta,  anche  senz'altri 
proventi,  sarà  affrancalo  il  teatro,  colle 
somme  che  si  pagano  ora  per  l'aflitto,  nel 
termine  di  f±o  anni.  Le  dimostrazioni  poi 
del  piano  economico  pongono  in  luce 
l'amministrazione  teatrale:  1.  durante 
gli  anni  della  fabbricazione;  2.0  dopo  il 
i.°anno  dell'apertura;  3."  del  definitivo 
affrancamento  del  fondo  in  conseguenza 
delle  operazioni.  L'interessante  e  nuovo 
giornale  \' Eptacordo  d'i  Roma, del  quale 
poi  farò  encomii,  non  solo  di  recente. e- 
gregiailiente  descrisse  il  progetto  artisti- 
co, e  i  piani  di  esecuzione  e  di  economia, 
e  icsc  i  dovuti  elogiagli  autori,  ma  giu- 
slamenle  e  con  quella  imparzialità  di  cui 
già  ha  dato  saggio,  fece  eco  all'estere  ac- 


2oa                    TEA  TEA 

endemie  che  ben  giudicarono  dell'opera  l'ordine  Gerosolimitano,  e  di  alcun  e  fa  mi  « 

ai-chi  tettonica  del  conte  Lo  vai  ti  con  pub-  glie  coni  proprietà  rie  per  gli  altri  tre  quin- 

bliche  dimostrazioni,  ed  applaudì  al  zelo  ti,  finché  alcuni  anni  addietro  l'acquistò 
e  criterio  del  Geo  ti  lucci,  facendo  voli  per  il  prìncipe  il.  Alessandro  Torlonia.  Di>^i 
I  effettuazione  sollecita  del  vasto  proget-  pure  che  venne  denominato  Teatro  del- 
to,  cerio  che  frutterà  gloria  agli  ordina-  le  Dame,  perchè  fu  ih. "teatro  di  Roma 
ter.  i  e  al  munifico  magistrato  romano,  in  cui  si  eseguirono  spettacoli  d'opere  re- 
ed  aumento  di  decoro  a  Pioma.  11  padre  gie  ed  eroiche,  con  drammi  in  musica  e 
dell'architetto,  conte  Clemente,  anch'egli  balli  grandi  ,  perciò  un  tempo  proprio 
contribuì  all'ornamento  della  patria  pel  principalmente  per  la  nobiltà  e  per  la 
palazzotto  eretto  per  suo  conto  sulla  Pìaz-  classe  doviziosa.  E'  il  più  vasto  di  Roma, 
za  del  Popolo  {}y -\  maestoso  ingresso  ma  la  sua  forma  quanto  alla  sala  e  pia- 
primario  di  Roma,  d'uniforme  diseguo  tèa  è  difettosa,  poiché  quasi  è  quadra.  Ha 
all'altro  del  principe  Torlonia;  e  prò-  6  ordini  con  comodi  palchi,  platèa  spa- 
gettò  di  nobilitare  l'altro  principale  in-  ziosissima,  palco  scenico  di  sorprendente 
gresso  della  città  della  Porta  s.  Giovati-  estensione.  La  decorazione  interna  non  è 
ni,  con  proporre  l'edificazione  a  sue  spe-  spregevole,  ma  va  privo  di  prospetto  e- 
sed'  una  cavallerizza  coperta  di  cui  man-  sterno.  Meno  i  muri  maestri  e  le  scale,  il 
chiamo,  della  caserma  de'dragoni,  d'un  resto  dell'edilizio  è  tutto  di  legno  che  lo 
borgo  con  3  ale  di  fabbriche,  e  di  erige-  rende  incomodo  e  pericoloso.  Forse  pe? 
re  in  mezzo  quella  colonna  che  ora  si  sta  tali  cause  decadde  dal  suo  splendore,  ser- 
innalzando  all'Immacolata  Concezione  in  vendo  al  presente  per  rappresentazioni  di 
piazza  di  Spagna,  e  perciò  pubblicai  il  2.°  ordine.  Fino  ah  84o  nel  carnevale  vi 
progetto  in  questo  stesso  voi.  a  p.  77.  si  davano  splendide  feste  da  ballo  in  ma- 
Teatri  moderni  di  Roma.  schera  e  dette  festini,  al  qual  uso  il  luogo 
/Gilbert,  nel  rione  Campo  Marzo,  al  è  veramente  assai  acconci o;ma  nel  seguen- 
pi  incipiodella  strada  cheda  piazza  diSpa-  te  anno  s'incominciarono  a  dare  nel  tea - 
gna  conduce  alla  fontana  del  Babuino,e  tro  di  Torre  Argentina,  e  poi  anche  in 
trovasi  a  mano  destra  l'ingresso  che  ad  quellod'Apolloo  Tordinona.il  crìticoMi- 
esso  conduce,  quantunque  l'edifìzio  s'in-  li  zia  ecco  come  giudicò  quest'edilizio.  ■>  Il 
nalzi  aldi  là  della  via  dell'Orto  di  Napoli,  Bibbiena  fu  a  Roma,  e  vi  fece  il  teatro 
no  me  non  preso  da  quello  diesi  dice  pos-  degli  A  liberti;  ina  perchèquivinon  vi  era 
sedeva  il  re  di  Napoli  ed  ereditato  da'Far-  forse  un  Malfei  (come  in  Verona),  che  ne 
nesi,  come  crede  alcuno,  poiché  i  Farne-  dirigesse  la  costruzione,  l'unico  pregio  di 
si  soltanto  erano  proprietari  della  villa  e  questo  teatro  si  riduce  alla  grandezza, 
orti  detti  Farnesiani,  e  che  descrissi  nel  Cattivo  sito,  meschini  ingressi,  «cale  in- 
•vol.  XXII I,  p.  209  e  seg.;  ma  dall'avere  felici,  corridori  scomodi;  e  quel  ch'è  peg- 
presso  l'orto ne'lempi antichi  gii  stadi  e  le  gin  figura  impropria,  e  palchetti  in  fuo- 
abitazioni  diversi  pittori  di  Napoli.  Altro  ri  e  centin  iti.  Se  Roma  antica  ebbe  i  più 
ingresso  è  nel  vicolo  Alibert,  e  fu  cosi  il  grandiosi  e  magnifici  teatri  del  mondo, 
teatro  chiamato  dalla  famiglia  de' conti  Roma  moderna,  benché  ne  abbia  molti, 
Alibert  che  lo  fece  erigere,  dopo  la  demo-  li  ha  tutti  difettosi  e  per  la  forma  e  per 
lizione  del  teatro  di  Tordi  Nona  da  essi  la  politezza"  (Milizia  morì  nel  1798,  e 
costruito  ed  aperto,  nei  primi  del  secolo  l'opera  fu  stampata  in  Roma  nel  1768). 
XVIII  da  Francesco  Galli  da  Bibbiena,  Apólloo  Tordinonà,  nel  rione  Ponte 
e  già  agiva  neh  720  come  notai  disopra,  presso  Ponte  s.  Angelo,  il  più  ricco  e  il 
Poi  divenne  possesso  per  due  quinti  e  de-  più  bello  di  Roma.  Si  chiama  purecol  ì.n 
rivaligli  dallo  spoglio  del  cav.  Vaini,  del-  nume  pei  che  la  strada  e  parte  dell'area 


TEA  TEA  ao3 
in  cui  trovasi  eretto,  ebbe  giti  la  denomi-  ti  dellagioventùcol  prestigio  d'un'imma- 
nazione  ti  a  un  vasto  edificio  e  da  una  tor-  ginazione  sbrigliata  e  d'un'ardentè  paro* 
re  che  ne'secoli  di  mezzo  si  appellava  Tor  la.  E  tanto  è  più  malvagia,  quando,  per 
di  V'orza,  e  tanto  quella  che  questa  servi-  distruggere  le  idee  religiose  e  morali  nei 
rono  ad  uso  di  pubbliche  Carceridi  Ro-  popoli,  il  racconto  altera  il  vero,  e  semi- 
ma  ( f  .),  fino  al  pontificato  d'Innocenzo  na  idee  false  e  massime  perverse.  Tale  o- 
N,che  nel  1 64"  fece  edificare  il  luogo  per  pera  fece  F.  D.  Guerrazzi  col  suo  roman* 
le  pnbbliche  prigioni  lungo  la  via  Giulia,  zo  la  Beatrice  Cenci  (Storia  del  secolo 
Era  prefetto  del  carcere  tli  Tor  di  Nona,  XI  T),  il  quale  dopo  essere  stato  posto  li- 
e  insieme  della  curia  giudiceordinario  di  beramente  in  commercio  anche  tra  noi, 
Roma  il  Soldano(fr.). Nella  torre  fu  rin-  fu  poscia  proibito  (dalla  congregazione 
chiusa  Beatrice  Cencijd'infelice  fama,pri-  dell'Indice  con  decreto  de' i4  dicembre 
ina  di  andare  al  patibolo,  la  quale  avve-  i  854)-  Or  bene,  a  scemate  i  tristissimi 
nenie  e  nobile  romana  oggidì  sipreten-  ellelti  di  quel  romanzo, il cav.  FilippoSco- 
de  da  alcuni  far  comparire  vittima  della  lari  di  Venezia  ha  compilato  sopra  auten- 
prepotenza  umana,  per  vituperare  il  ve-  liei  documenti  una  storia  della  Cenci,  il 
iterando  pontificato  romano  e  oltraggia-  quale  libro  utile  e  severo  sarà  tra  breve 
re  il  glorioso  e  giusto  Clemente  I  f  fi.  co»  pubblicato  in  Milano".  Ne'  Cenni  storili 
false  e  obbrobriose  calunnie,  mutilando-  dellaven.  Àrcìconfraternita  della  Ca- 
si  e  alterandosi  la  storia  secondocbè  me  ritàins.  Girolamo,  Roma  1 845, del  (piai 
glio  tornò  allo  sfogo  di  loro  passioni,  per  benemerito  e  illustre  sodalizio  riparlai  a 
infiammare  i  popoli  con  tinte  seducenti  s.  Girolamo  della  Carità  ,  si  dice  che  o- 
e  romantiche  alla  simpatia  e  difesa  d'u-  riginònel  i5i8anehepeldisbrigodei  pro- 
na parricida.  Perchè  l'inesorabile  Ponte-  cessi  de'carcerali  e  loro  liberazione. Quin- 
fice  ordinò  al  governatore  di  Roma  Ta-  di  che  assunse  il  pagamento  al  soldano 
vi  r/iit  l'esecuzione  della  sentenza  per  Te-  o  capitano  delle  carceri  del  vitto  de' de- 
sernplare giustizia,  lo  narrai  ne'vol.  XIV,  tenuti  in  segreta,  per  impotenza  de'qua- 
p.  5o,  LlX,p.  3o,  e  ne'molti  articoli  re-  Ji  nel  soddisfarlo  ne  veniva  tardata  la  fi- 
lativi, adterrorem  e  per  frenare  le  con-  beraziotie,edentrolecarcei'i  stesse  di  Tor 
simili  e  contemporanee  atroci  uccisioni  di  Nona  eresse  un  ospedale  con  lutti  i  soo- 
commesse  in  Roma  tra'  nobili.  Beatrice  corsi  corporali  e  spirituali.  Mosso  Paolo 
Cenci  rinchiusa  in  delta  torre,  fu  il  sog-  IV  da  tanta  religiosa  pietà  del  sodalizio, 
getto  d'un  quadro  del  cav.  De  Vivo,  che  e  sdegnato  dell'angarie  e  soprusi  del  sol- 
«lescrisse  V Album  nel  t.i5,  p.  344>  ne'"  dano  di  Tor  di  Nona,  che  comprava  l'of- 
l'atto  che  prega  il  Fai  inaccio  suo  difen-  ficio  del  soldanato  per  scudi  3730,  alli- 
sore  (di  cui  nel  voi.  XLV,  p.  238  e  altro-  dò  al  sodalizio  il  governo  economico  di 
ve),  di  far  pale»e  al  Papa  la  sua  innocen*  tale  carcere,in vestendolo  pure dell'oftìzio 
za;  mentre  Guido  Reni  ne  faceva  quel  ri-  del  soldanato  e  de'suoi  emolumenti  deri- 
tratto cb'è  nel  Palazzo  Barberini ',  e  con  vanti  in  parte  dalla  giurisdizione  del  sol • 
innumerabili  copie  sparse  per  Roma  e  dano  in  alcune  cause  ci  vili  e  criminali,  e 
altrove,  a  motivo  dell'  acerbità  de'  casi  in  parte  da  alcune  tas^e  sui  carcerali,  ed 
e  di  sua  avvenenza.  Di  queste  rigorose  insieme  all' obbligo  di  somministrare  il 
giustizie  parlò  Cancellieri  nel  Mercato  vitto  a'earcerati  di  segreta,  previo  il  colli- 
ri p.  18G.  Nella  Civiltà  cattolica^  %*  penso  di  bai.  1 5  al  giorno  per  ciascuno  in 
sene,  t.  10,  p.  1  i"2,  si  legge:  •  Malva-  rimborso,  e  di  stipendiai  e  i  ministri  cu 
già  opera  è  certamente  quella  del  rende-  studi  della  prigione.  Indis.  l'io  V  nel  1  )(iS 
re  popolare  la  storia  ili  certi  grandi  de-  effettuò  l'investitura,  premessa  la  cernie- 
li  tli,  innestandola  ne'  cuori  appassiona*  grazione  al  soldano  della  somma  pagala 


ao4  TEA 

nel  l'acquisto  dell'offizio,  colle  prerogative 
inerenti,  riunendo  pure  nel  sodalizio  gli 
emolumenti  dell' òlfizio  del  notaio  e  del 
giudice  del  soldanalo,  ed  inoltre  gh  donò 
l'edilizio  di  Tor  di  Nona  colle  case  annes- 
se, con  facoltà  di  tenervi  un'osteria  esen- 
te dalla  gabella,  ordinando  altresì  die  la 
camera  apostolica  reintegrasse  l'areieou- 
tra  terni  la  del  vitto  da  somministrarsi  ai 
carcerali  condannali  a  pene  afflittive.  Di 
piti  s.  Pio  V  decretò,  che  se  le  carceri  di 
Tor  di  Nona  fossero  demolite,  il  sodali- 
zio avesse  piena  facoltà  di  domandare  la 
restituzione  del  prezzo  sborsato  per  l'ac- 
quato del  soldanalo,  e  delle  spese  succes- 
sivamente falle  nell'edifizio.  Prosperando 
d  sodalizio  al  governo  economico  e  cari- 
tativo delle  carceri  di  Tor  di  Nona, (man- 
do Alessandro  VII  compì  leuuove  car- 
ceri del  predecessore  Innocenzo  X  (il  cui 
stemma  con  raro  esempio  vi  eresse,  con- 
servandone il  nome,  il  che  a  cagione  di 
lode  rimarcai  nel  voi.  LXVI, p.  77),  nel 
i(i"*S  volle  affidarne  al  sodalizio  le  vigi- 
lanti cure  e  il  governo  economico,  con- 
fermandogli i  privilegi  ed  emolumenti  elio 
godeva.  Rimaste  in  tal  guisa  inoperose  e 
inutili  le  antiche  e  famose  carceri  di  Tor 
di  Nona,  tuttoché  vi  fossero  buone  ragio- 
ni per  ritenere,  che  lediGzio  slato  fosse 
definitivamente  e  perpetuamente  ceduto 
in  piena  e  libera  proprietà  all'arciconfra- 
lemita,  pur  non  ostante  pretendendo  la 
camera  apostolica,  che  la  cessione  doves- 
se intendersi  come  precaria  e  soltanto  du- 
ratura finché  realato  fosse  l'uso  cui  era 
stalo  destinato,  piacerne  ad  Alessandro  VII 
conciliare  con  equo  lemperameuto  l'in- 
sorta questione,  concedendolo  nel  1 66  r 
con  enfiteusi  perpetua  all'areicoulrater- 
itila  per  l'annuo  canone  di  scudi  100.  Non 
senza  grave  dispendio  il  ridusse  essa  da 
prima  in  parte  ad  uso  d'abitazione,  ed  in 
parte  ad  uso  di  fienili;  dovendo  curare 
l'aumento  di  sue  rendile  pel  suo  maggior 
dispendio  cui  and')  esposta,  per  le  molte 
innovazioni  avvenute  nell'ordine  della 
procedura,  e  la  soppressione  delle  altre 


TEA 

carceri  di  Borgo  ,  di  Ripetta  e  di  Coi  te 
Savella,  per  il  che  si  era  non  poco  accie" 
sciuto  il  numero  de'carcerati  nella  Pri- 
gione Innocenziana  (dal  169G  al  1  702,se- 
condo  un  calcolo  medio,  la  cifra  de'car- 
cerati eia  65  per  giorno  da  mantenersi, 
e  mentre  il  sodalizio  perde  la  giurisdizione 
giudiziaria  del  soldano,  e  l'esenzione  del- 
la gabella  de'vini  dell'osteria  delle  carce- 
ri di  Tor  di  Nona,  e  dopoaversostenuto 
enormi  spese  per  migliorarne  il  carcere, 
di  poi  ebbe  compensi).  Àia  non  ritraen- 
done  che  un  frutto  tenue  e  fallace,  pen- 
sò di  convertirlo  in  teatro,  di  cui  manca- 
va Roma  e  o v'era  tanto  desideralo;  ed  ot- 
tenutane col  pontificio  permesso  anche  la 
privativa  (probabilmente  da  Alessandro 
Vili  Oltoboui  veneto  e  di  benigno  tem- 
peramento),  ricedè  posteriormente  il  lo- 
cale per  la  detta  destinazione,  ed  in  sub- 
enfiteusi  perpetua  al  conte  d'  Alibeit 
per  1'  annua  prestazione  di  scudi  980  , 
quante  volte  il  teatro  agisse,  riducibile  a 
scudi  4J0  ogniqualvolta  restasse  questo 
inoperoso.  Così  Roma  dopo  tanti  secoli  ri  - 
vide  un  teatro  stabile  dentro  le  sue  mura, 
fu  il  [."teatro  moderno  in  essa  innalzato, 
e  per  magnificenza  e  opere  che  rappresen- 
ta in  questo  secolo  diventò  il  teatro  re- 
gio, il  1.  teatro  dell'alma  città  sulla  spon- 
da del  7efere3  alle  cui  inondazioni  è  al- 
quanto soggetto  nell'ingresso.  M'istruisce 
Cancellieri  nelle  Dissertazioni  epistola- 
ri sopra  Cristoforo  Colombo,  p.  1  8  1  ,che 
questo  grande  scuopritore  dell'America, 
non  senza  meraviglia,  non  destò  V  estro 
di  qualche  immaginoso  poeta  a  farne  mae- 
stoso e  interessante  argomento  d'una  no- 
bile tragedia  su  le  nostre  scene,  che  an- 
che Melpomene  non  siasi  impegnata  ad 
unirsi  a  Clio  e  con  Calliope  a  celebrar  l'e- 
roe, che  immensamente  accrebbe  i  domi- 
mi della  Spagna  e  ingratamente  fu  cor- 
risposto. Bensì  con  bella  e  virtuosa  gara 
fu  dalle  due  muse  sorelle  Musica  e  Poesia 
servito  da  un  dramma  per  musica  di  Cra- 
teo  Pradelini, intitolato:  fi  Colòmboovve- 
10  l'India  scoperta,  dedicalo  all' III.""* 


TEA 

al  Fcc  ma  principessa  d.  Maria  Ottobo- 
ni  (pronipote  d'Alessandro  \  III  morlo  il 
i  ."febbraio  1 69 1  ),da  rappresentarsi  nel 
(entro  ili  Tardinomi  Vanno  i(><>r,  ad 
istanza  di  Francesco  Leoni  libraro  in 
piazza  Madama.  In  Roma  per  France- 
sco Buagni  1 69 1  con  licenza  de'supei  iori 
e  con  figure.  Questa  notizia  la  sommini- 
strò a  Cancellieri  il  principe  d.  Pietro  Ga- 
brielli .  il  quale  col  suo  finissimo  gusto 
seppe  riunire  una  scelta  biblioteca  (e  del- 
la quale  acquistai  moltissimi  e  pregievo- 
li  libri),  colla  più  rara  e  bella  Raccolta 
ili  componimenti  italiani  d'ogni  genere, 
atti  a  rappresentarsi;  indicandogli  pure 
altre  produzioni  posteriori  di  commedie, 
di  drammi  in  musica  e  di  balli,  compia- 
li fu  celebralo  Colombo,  anche  ne' tea  tri 
di  Roma,  e  riportatico'loro  titoli  da  Can- 
cellieri, sebbene  Materia  ila  Coturni  e 
non  da  Sacelli,  Dunque  si  può  stabilire 
ebe  il  1  ."teatro  pubblico  in  Roma  non  so- 
lo fu  questo  di  Tor  di  Nona,  ma  ebe  agì 
nel  1  6q  1  .Se  non  cliepocodopocnel  1697, 
come  già  rilevai  di  sopra,  Innocenzo  XII 
non  credendo  convenienti  alla  dignità  di 
Rotna  papale  e  del  centro  del  cristianesi- 
mo le  pubbliche  teatrali  rappresentanze, 
fece  demolire  il  teatro.  Quindi  fu,  che  a 
compensare  il  conte  Aliberl  dell'enormi 
spese  sostenute  per  ridurre  il  locale  a  tea- 
tro, il  Papa  gli  cede  in  piena  e  assoluta 
proprietà  l'intiero  edifizio,  come  afferma- 
no i  citati  Cenni  storici,  e  poscia  l'A  liberi 
fabbricò  il  teatro  che  dal  suo  nome  tut- 
tora si  chiama.  Ad  emendare  poi  il  dan- 
no, che l  arcicotifraternila  dì  s.  Girolamo 
venne  a  risentire  per  la  perdila  dell'en- 
fiteusi e  della  pattuita  corrisposta.  Inno- 
cenzo XII  la  esonerò  dal  pagamento  del- 
la somma  dovuta  alla  camera  aposlolica. 
Nel  seguente  pontificato  di  Clemente  XI 
il  teatro  di  Tor  di  Nona  fu  riedificalodal- 
l'archiletlo  cav.  Carlo  Fontana,  che  es- 
sendo morto  come  leggo  in  Milizia  nel 
J  7  1  4>  perciò  a  quell'epoca  già  esisteva. 
Pare  che  in  seguito  s<  "giacesse  a  un  in- 
cendio ea  cambiamenti,  altro  però  e  mag< 


TEA  ao5 

giore  furiosamente  lo  consunte  nel  1  780 
e  ridusse  in  cenere.  Divenuto  preda  del 
le  fiamme,  l'infortunio  acquistò  qualche 
rinomanza  per  Giuseppe  Carlelti:  Ina n 
ilio  di  Tordinona, Poema  giocoso ^o- 
ma  e  Venezia  1781.  Questa  composizione 
in  bernesco  è  bizzarra  e  piacevole.  Rie- 
dificato nel  1  78  j  furono  pubblicali; Giu- 
seppe Tarqui  ni,  Descrizione  del  teatro  di 
Tor  di  Nona,  Roma  1  78  5.  Notizie  e  do- 
cumenti sulla  nuova  fabbrica  d>  l  teatro 
di  Tor  di  Nona,  Roma  1786.  Ma  per  li 
poca  solidità  de'fondamenti  in  riva  a  del 
to  fiume  presto  cadde,  onde  ne  fu  affida- 
ta la  cura  di  rifabbricarlo  per  intero  in 
materiale  alì'imolese  cav.  Cosimo  Morel- 
li architetto  favorito  di  Pio  VI,  autore  del 
palazzo  Brasila  e  del  seminario  di  Su- 
biaco,  fatti  edificare  dal  Papa  (e  di  quan 
to  P Alberghetti  descrisse  nella  Storiati'  I- 
mola,  t.  3,  p.120,  come  de  teatri  d'Imo- 
la e  poi  incendiato,  di  Macerata,  Jesi,  O- 
simo,  Fermo,  Forlì,  Ferrara  ealtri,  aven- 
do dato  i  disegni  pel  nuovo  teatro  patrio 
e  per  quello  della  Fenice  di  Venezia),  e 
riuscì  fabbrica  sontuosa,  con  ottimedeco- 
razioni  interne,  specialmente  di  belle  pit- 
ture a  chiaroscuro  nel  davanzale  de' pai 
cbetli,  e  rappresentanti  fotti  di  stoiia  ro- 
mana; per  cui  11,-1 1  ra  Novaes,  che  invitalo 
Pio  \  1  a  vederlo  vi  si  recò  (e  non  pare 
RenedelloXIV  come  altri  pretesero),  ed 
il  mordace  e  satirico  Pasquino  scrisse  au 
dacemenle  sul  teatro:  Indulgenza  piena 
ria  (dicesi  per  ina v vertenza  di  non  aver 
deposta  Ìb  stola  nell'enlrarvi).  Neli7g5 
pubblicò  in  Roma  con  figure  Felice  Gior- 
gi, Descrizione  storica  del  teatro  di  Tot- 
di  Nona.  Laonde  il  Giorgi  descrisse,  non 
edificò  il  teatro,  come  pretende  Mariano 
Vasi,  Itinerario  istruttivo  di  Roma,  ivi 
stampatone!  1804,  a  p-  35y.  Nel  seguen- 
te 1  7C)fì  nuovamente  in  esso  si  recitarono 
commedie  e  rappresentarono  tragedie  e 
drammi  in  musica,  balli  decorosi  e  altri 
spettacoli;  pei  ónci  1  707  testò  Mi-peso  con 
lutti  gli  n Iti  i  teatri  pei  leti  iste  e  rammen- 
tate vicende.  Nibby  e  Melchiorri,  il  1  ."col- 


206                    TEA  TEA 

la  RomanelVanno  i  838.il  2. "colla  Gui'  prospetto  esterno,  somigliando  il  prece- 
da metodica  di  /Ionia,  descrissero  i  tea-  dente  a  quello  d'  uu  gran  casamento,  e 
tri  di  Roma,  e  con  essi  segnatamente  [irò-  perchè  questo  non  volevasi  demolire,  co- 
cedeiò  »i  descrivere  il  veramente  regio  sì  l'architetto, alquanto  verso  il  ponte,  vi 
teatro  d'Apollo,  ridotto  tale  per  gusto  e  aggiunse  l'odierna  facciata  con  2  colonne 
magnificenza  del  principe  d.  Alessandro  e  2  pilastri  di  marmo  carislio,  oltre  non 
Torlonia,  e  gli  ho  pure  presenti  ne'cen-  poche  altre  decorazioni  di  diverso  gene- 
ni  sogli  altri  teatri.  Ne'  primi  del  corrènte  re  sì  in  istucco  che  in  marmo,  di  que- 
secolo  il  teatro  fu  comprato  dal  duca  di  sto  essendo  lo  stemma  gentilizio  del  pi  in- 
Bracciano  d.  Giovanni  Torlonia,  e  dopo  cipe  proprietario  e  le  due  statue  che  so- 
la sua  morte  diventò  proprietà  dell'eneo-  vrastano  l' edilizio.  Questa  facciata  con- 
miato  figlio  d.  Alessandro.  Questi  nella  tiene  tre  porte  per  cui  si  ha  ingresso  in 
sua  connaturale  splendidezza  e  gran  pio-  ispazioso  e  ben  adorno  vestibolo,  da  dove 
motore  delle  arti  (come  può  vedersi  ne-  si  passa  ad  una  propinqua  sala,  e  da  que- 
gli articoli  Palazzi  Torloiv]  a  eViLLAToR-  sta  si  ascende  per  comoda  e  abbellita  sca- 
li onta),  volle  rifarlo  quasi  al  lutto  nuovo,  la,  con  istatue  e  lavori  di  stucco,  la  quale 
e  però  neli83o  mandò  ad  effetto  il  suo  conduce  in  altra  sala  che  precede  alla  sala 
iiobileconcepimetilo,  servendosi  all'uopo  del  teatro  e  serve  di  trattenimento  al  pò- 
del  concittadino  valente  e  fecondo  archi-  polo,  ed  è  pure  abbellita  da  8  statue  di 
tetto  cav. Giuseppe  Valadier  romano.  Fu  plastica  di  bel  lavoro,  alcune  delle  qua- 
fillora  rifatto  l'interno  della  sala  o  platèa  li  sono  copie.  In  seguito  poi,  mirando  il 
tuttoin  materiale, con  ornamenti  vaghis-  principe  d.  Alessandro  a  sempre  più  ac- 
simi  di  pitture  a  chiaroscuro,  di  dora  tu-  crescere  i  comodi  e  lo  splendore  del  suo 
re,  di  specchi,  di  marmi  e  di  quanto  al-  magnifico  teatro,  fece  di  mano  in  mano 
tro  possa  desiderarsi  di  decoro  in  un  pri-  aggiungervi  altre  sale  per  usi  diversi,  e 
niario  teatro  di  Roma  :  il  palco  scenico  queste  volle  venissero  dipinte  da  valenti 
venne  allungato  di  mollo  per  comodo  e  artefici,  fra'quali  Podesli,  Coghelti,  Pao- 
ampiezza  degli  spettacoli  coreografi  dei  letti,  Capalti,  Tojelli,  lutti  gareggiando 
balli, e  furonvi  aggiunte  tutte  le  comodi-  nobilmente  nel  decorare  que'luoghi  con 
là  opportune  pegli  attori,  non  meno  che  opere  pregevoli  per  invenzione,  disegno 
per  le  macchine. Leggo  nelle_7\V)//r/V//,,/07--  e  colorito.  La  sala  del  teatro  è  molto  va- 
110 alla  vita  delcav.  G.  1  alarlier,àt\  eh.  sta;  la  platèa  ha  banchi  a  seggiole,  decenti 
architetto  cav.  Gaspare  Servi,  che  il  Vaia-  e  comodissime;  i  palchetti  o  loggie  de' G 
dier  a  togliere  di  mezzo  un  gravissimo  ordini  son  ampli  edecorali;il  luogo  rima- 
sconcio,  percuilecoroparsede'melodram-  ne  illuminato  da  un  grandissimo  lampa- 
mi  ede'balli,non  avendo  prossimo  locale  dario  di  cristallo  elegantissimo.  Il  princi- 
incui  vestirsi,e  talvolta  in  mezzoalleopere  pe  proprietario  annesso  al  suo  palco  vi  ha 
travestirsi,  erano  costrette  di  passare  per  un  nobile  appartamento  per  uso  privato, 
le  scale  del  teatro  a  fine  di  recarsi  nella  ed  in  alcune  circostanze  vi  die  bellissime 
guardaroba, immaginòefececoslruiresul  feste.  Il  palco  scenico  è  profondo  assai,  ma 
Tevere  un'arditissima  scaia  che  ammira-  non  largo  in  proporzione,  e  ciò  a  causa  che 
si  dagl'intelligenti.  Né  con  brevi  parole  l'edificio  ha  da  un  lato  la  pubblica  via  e 
può  descriversi  quanto  egli  operò  per  reo-  dall'altro  il  fiume  che  ne  lambisce  le  illu- 
dere armonico  il  teatro,  con  fare  \\\\  vuo-  ra.Oggi  il  teatro  d'Apollo  suole  essere  de- 
tosotloal  palco,  aprendo  ochiudendo  va-  sii  nato  nella  stagione  del  carnevale  alle 
ni,e  trasportando  altrove  i  camerini  per  rappresentazioni  di  drammi  lirici  di  gra- 
far  sì  che  il  raggio  sonoro  non  ne  venisse  ve  argomento  e  di  balli  spettacolosi,  per 
assorbito  e  stornato.  Siccome  mancava  di  lo  che  si  suol  dare  il  nome  ùì  opera  regia 


TEA  TEA.                   507 

ni  complesso  tli  quanto  vi  si  rappresenta.  Melastasio  0  Pallaccorda,  nel  rione 
Talvolta  ebbero  in  esso  luogo  i  festini  o  CampoMarzo,e  nella  viadi  ini  nome  pres- 
ièste di  ballo,  cbe  prijnn  esclusivamente  so  e  incontro  al  palazzo  di  Firenze.  Ivi 
si  facevano  nel  teatro  Alibei  I,  e  con  inag-  esisteva  una  casa  ili  proprietà  dell'arci- 
giore splendidezza  di  quest'ultimo  si  ese-  confraternita  e  /  niversità  dis.  Giusen- 
guirono.  pe  de'falcgnami  (per cui  tuttora  ima  la- 

Augusto  o  Correa.  Ne  parlo  in  fine  al  pule  ilice  appartenerle  il  diretto  domi- 
paragrafo  degli  Anfiteatri.  mo),  dentro  la  quale  essendovi  un  gran 

Capranica,  nel  rione  Colonna,  ailia-  editile,  alcuni  tirolesi  venuti  in  Roma  vi 
tenie  all'almo  Collegio  Capranica  (di  fecero  de'gruoc/u  a  palla  sulla  corda, quin- 
di i  riparlai  nel  voi.  LXX,  p.  227),  nella  di  i  (rateili  Rotati  vi  fabbricarono  (Nib« 
piazza  omonima.  In  origine  l'eressero  i  by  e  Melchiorri  l'attribuiscono  olla  fami- 
Ncgroni  nobili  romani  oriundi  di  Geno-  glia  Corea  o  Correa)  nel  secolo  passalo 
va,  nel  principio  del  secolo  decorso,  indi  un  piccolo  lealro(egià  esisteva  nel  1  "44)> 
lo  cedtTono  a'marcbesi  Capranica,  la  cui  cbe  prese  il  nome  di  Pallaccorda  e  lo 
proprietà  tuttora  è  loro  interamente,  es-  comunicò  alla  sua  via.  Da  principio  vi  si 
sendovi  però  parecchie  altre  famiglie  che  fecero  rappresentazioni  d' ogni  genere, 
vi  hanno  diiilto  su  di  alcuni  palchetti,  quindi  anebe  i  burattini,  e  poscia  com- 
Non  ba  alcuna  facciata  esterna,  e  sino  medie,  e  spesso  colla  faceta  maschera  del 
da  ultimo  l'ingresso  era  indecoroso,  la  Pulcinella  (di  cui  dissi  alcuna  parola  nel 
scala  non  buona,  incomode  le  scalcile  a  voi.  LXXI,  |i.  28,  parlando  di  Acerra). 
palchetti, i quali  suddividono  in  6  ordini.  Ridotto  il  teatro  inservibile,  fu  acquista- 
Quesli  sconci  gravi, oltreché  il  teatro  eia  lo  da'  detti  proprietari,  dal  cav.  Pietro 
tullodileguo, furono motivoche  un  leni-  Baracchini  e  da  Felice  Quadrarci  quali 
pò  restò  inoperoso,  quantunque  la  sua  lo  demolirono,  e  comprati  altri  locali,  nel 
l'urina  interna  .sia  buona  quanto  nella  sa-  i84«  gettarono  i  fondamenti  dell'attua* 
la  e  platèa,  che  nel  palco  scenico.  Già  co-  le,e  di  nuovo  lo  fabbricarono t-utto  di  ina- 
ine notai  esisteva  nel  1720,  e  vi  furono  teiiale  e  più  grande  dell'antico  ch'era  di 
rappresentate  musiche  e  commedie,  poi  legno, con  5  ordini  di  palchetti, corredai*- 
decadde  introducendo  visi  volgari  proilu-  dolo  di  tutte  le  comodità  ed  erigendovi 
zioni,  e  persino  i  burattini,  ad  onta  cbe  sopra  £  convenienti  appartamenti.  Ne  fu 
per  la  sua  centi  ale  situazione,  e  per  la  architetto  Nicola  Carnevali,  il  quale  seb« 
sua  giusta  grandezza  potrebbe  rendersi  il  bene  giovane  die  bel  saggio  di  se,  perchè 
più  comodo  leali  o  di  Roma,  essendo  l'u-  ha  buona  facciata,  ben  ornata,  gl'ingres- 
nico  ili  essa  che  abbia  innanzi  la  piazza,  si  adattali  e  agevoli,  le  scale  sono  corno- 
come  notai  ili  sopra.  Di  recente  fu  rico-  de:  l'internoèsemplice,etultodiscagtio* 
slruito  di  materiale  nel  1  854)  con  dise-  la,  decorato  con  gusto  di  bellissimi  stuc- 
gno  dell'architetto  cav.  Gaspare  Servi,  e  chi  di  Fumagalli,  e  vi  lavorarono  i  più 
ornato  con  qualche  eleganza,  e  migliora-  riputati  pittori  e  ornatisti.  Il  soffitto  ba 
la  la  convenienza  dell'ingresso. Lo ridus-  gentili  pilline,  il  sipario  è  degno  ili  Io- 
se  a  5  ordininoti  comodi  corridori,  in  for-  de.  L'apertura  ebbe  luogo  neli83g  col 
ma  regolale,  rimovendo  gli  ambulacri  in-  novello  e  onorevole  nome  del  romano  e 
comodi  e  indecenti.  Il  teatro  agisce,  e  vi  sommo  poeta  Metastasio,  i  cui  pregi  ac- 
si  fanno  commedie,  musiche  bulle,  ese r-  tennai  superiormente,  ludi  il  Quadrali 
cizi  ginnastici  e  altre  rappresentazioni.  Il  vendè  la  sua  porzione  del  teatro  e  labbri- 
Cancellieri  cita  questo  opuscolo;  Disin*-  cali  annessi  al  cav.  Baracchini,  che  nere* 
ganno  alt' 'amico  Carissimo^  intorno  al  sia  assoluto  padrone.  Al  presente  sogli o- 
teatro  Capranica,  slamatilo  in  Genova,  no  rappresentarsi  tragedie  e  commedie 


208  TEA 

da  primarie  compagnie  comiche,  e  vi  ha 
luogo  nuche  la  musica  buffa,  oltre  altri  lie- 
ti tra ttenimenti.  Nella  corrente  stagione 
della  primavera  1 855,  vi  agisce  una  com- 
pagnia comica  che  recita  le  sue  produ- 
zioni in  idioma  francese. 

/  alle,  nel  rione  s.  Eustachio, dietro  il 
palazzo  de'marchesi  Capranica,  nella  via 
che  prese  nome  dal  vicino  palazzo  del- 
la /  alle.  Ricavo  dal  Cancellieri,  Cam- 
pane p.  i  56,  per  testimonianza  de!  dia- 
rista Valesio. »  Mercoledì  26  giugno  1726 
si  è  dato  principio  alla  fabbrica  di  un  nuo- 
vo teatro,  nel  palazzo  già  della  famiglia 
della  Val  le,  dove  per  lungo  tempo  fu  l'ac- 
cademia di  Francia  (dal  1  665  in  poi  d'or- 
dine di  Luigi  XIV,  per  insinuazione  di 
Colbert,  sotto  la  direzione  di  Carlo  Er- 
rard),  e  la  spesa  la  fa  Camillo  Caprani- 
ca, avendolo  preso  in  affitto  per  anni  q 
un  certo  Ottonaio  di  casa  Valle,  ivi  vi- 
cino, cioè  sulla  piazza  di  s.  Andrea  della 
Valle."  Il  Venuti  che  pubblicò  la  Roma 
moderna  dopo  la  metà  del  secolo  passa- 
to, lo  dice  piccolo  e  ch'era  stato  ridotto 
ultimamente  in  buona  forma,  per  servi- 
re ad  ogni  sorta  di  tragedie  e  commedie, 
in  versi  e  in  prosa,  anche  con  intermez- 
zi in  musica  a  5  voci.  Riferisce  il  cav.  Ser- 
vi, Notìzie  del  cav.  T'aladier.  che  il  mar- 
chese Capranica  venuto  nella  determina- 
zione di  rifabbricare  il  teatro, che  minac- 
ciava rovina,  per  la  vecchiezza  de'mate- 
riali  e  cattiva  costruzione,  circa  nel  i.° 
periodo  della  metà  del  corrente  secolo  , 
ne  affidò  I'  impresa  al  cav.  Valadier,  u- 
nita niente  all'altro  architetto  cav.  Giu- 
seppe Cam  pò  rese,  i  quali  si  servirono  del 
medesimo  non  vasto  locale, e  seppero  ca- 
varvi tutti  que'comodi  che  attualmente 
vi  si  godono.  Mentre  si  rifabbricava  pre- 
cipitò un  arcone,  onde  il  Valadier  aven- 
done sofferte  del  le  critiche  si  difese  stam- 
pando un'  eloquente  giustificazione  con 
analoghi  disegni.  Il  teatro  riuscì  armo- 
nico, elegante,  solido,  con  bellissime  e  a- 
gevoli  scale.  Dipoi  il  marchese  Caprani- 
ca lo  vendè  al  cav.  Pietro  Baracchini,  e 


TEA 
con  un  canone  perpetuo,  restandone  il 
2. "proprietario.  Nibby  e  Melchiorri  qua- 
lificarono il  teatro  Valle  di  giusta  gran- 
dezza, e  lo  crederono  il  2.0  teatro  in  Ro- 
ma tutto  costruito  di  materiali.  Che  la 
facciata  non  sarebbe  sgradevole,  ma  non 
si  può  godere  per  la  strettezza  della  stra- 
da. Per  3  portesi  ha  ingresso  in  un  am- 
bulacro, che  lateralmente  ha  le  scale  che 
mettono  a'palchetti  de'5  ordini,  scale  de- 
gne d'ammirazione  per  la  loro  comodi- 
tà e  arditezza  del  disegno.  L'interno  ha 
platèa  di  bella  forma,  ma  con  sala  troppo 
alta,  ha  pitture  pregevoli  per  diligente  e- 
secuzione  del  Gianni,  ma  poco  si  godono 
perchè  soverchiamente  minute.  Il  palco 
scenico  è  bastantemente  capace,  e  serve 
benissimo  alle  rappresentanze  de'  melo- 
drammi giocosi  in  musica,  e  diversi  riu- 
scirono applauditissimi.  E  qualche  tem- 
po che  solo  vi  agiscono  comiche  compa- 
gnie per  la  recita  di  tragedie,  commedie 
e  farse,  delle  più  accreditate  nella  decla- 
mazione, tanto  nel  carnevale,  che  nelle 
stagioni  di  primavera  e  autunno. 

Torre  Argentina,  nel  rione  s.  Eusta- 
chio, ne'la  strada  del  suo  nome,  che  Io 
prese  dalla  vicina  torretta  già  nelle  case 
de'Cesarini.URatti,  Della  famiglia  Sfor- 
za t.  2,  p.  2  56,  2  58,  26C)  e  28  1 , parlan- 
do della  storia  della  famiglia  Cesarmi  , 
confutò  l'Amydeno,chenel  suo  mss.  sul- 
le famiglie  nobili  di  Roma  erroneamen- 
te riporta  avere  un  Cesarmi  vescovo  di 
Argentina  fabbricato  una  casa  di  archi- 
tettura tedesca, con  una  torre  alta,  sulla 
quale  sta  scritto  in  4  cantoni  Argentina. 
Anche  Nibby  e  Melchiorri  presero  ab- 
baglio nel  riferire  che  il  palazzo  e  la  pic- 
cola torre  furono  fabbricate  da  un  car- 
dinal vescovo  d'Argentina,  vocabolo  ve- 
ramente latino,  poiché  in  italiano  dicesi 
Strasburgo.  Niuno  de'Cesarini  fu  vesco- 
vo d'Argentina,  ed  il  vero  fondatore  del- 
l'edilizio fu  il  cardinal  Francesco  Argen- 
tino o  Argentina  (figlio  di  un  aleman- 
no, ma  nato  a  Venezia),  cognome  preso 
dall'omonima  città  (di  cui  era  il  padre,  e 


TEA 

lo  afferma  pure  Cancellieri  a  p.  182  delle 
Dìssert. epìst.), eresLlocavd'ioaìe  neh  >i  i 
da  Giulio  II.  Fu  il  cardinal  Giuliano  Ce- 
sarini  il  ginniore,  che  prima  ili  questo 
tempoavea  comprato  il  palazzo  [nesso  la 
Torre  Argentina,  appartenuto  ad  un  ve 
scovo, come  attesta  il  contemporaneo  Al- 
bei'tini  (e  l'Argentino  era  vescovo  di  Con- 
cordia), e  poi  da  lui  amplialo  e  ornato  di 
portici  sontuosi,  con  colonne  preziose,  e 
con  scala  bellissima;  indi  morì  nel  1 5 1  o. 
In  (|uel  tempo  era  frequente  l'uso  che  le 
casede'cardiiiali  dovessero  avere  una  tor- 
re, e  questo  palazzo  era  rimpelto  all'altro 
incominciato  da  mg. ""GiorgioCesarini, nel- 
le case  di  sua  prosapia,  poscia  dal  cardi- 
nale suo  fratello  terminato,  e  tuttora  del- 
la nobile  famiglia  Sforza-Cesarini.  Con- 
clude Ratti  che  il  cardinale  Argentino  co- 
struì il  palazzo  e  la  torre,  e  come  oriundo 
d'Argentina  gli  die  il  nome,  che  poi  si  co- 
municò alla  strada  contigua  e  al  magni- 
fico teatro  eretto  in  quel  medesimo  sito 
uel  vj  3 2  dal  duca  Giovanni  Sforza,  come 
già  a  v  cadetto  nel  1. 1 ,  p.  3  56  e  363,  con 
disegno  del  marchese  Girolamo  Theodo- 
li,  del  quale  ecco  l'opinione  del  rigorista 
Milizia.  »E  passabile  ancora  la  figura  del 
teatro  Argentina,  quantunque  ella  non 
sia  né  circolare,  né  elittica.come  dovreb- 
be essere,  ma  a  ferro  di  cavallo,  che  ver- 
so il  palco  fa  due  lati  quasi  retti.  Questo 
teatro  è  d'una  snllìciente  grandezza;  ma 
poverello  e  per  il  sito  e  per  gli  accessorii 
dell'ingresso,  delle  scale  e  degli  anditi". 
Indi  Milizia  combatte  l'asserzione  che  il 
disegno  fosse  ih  Frediani, poiché  il  Theo- 
doli  era  degno  cavaliere  da  non  usurpar- 
si il  vanto  altrui,  intelligente  architetto 
e  capacissimo  di  cose  migliori  del  teatro, 
alla  cui  costruzione  assistè. 11  Venuti  l'en- 
comiò per  vastità  e  vaghezza,  rappresen- 
tandosi a  suo  tempo  drammi  musicali  ;  e 
\  asi  lo  disse  uno  de'  più  belli  e  grandi 
di  Roma.  Descrivono  Nibby  e  Melchior- 
ri,  che  il  teatro  fu  costruito  in  legno,  me- 
no le  scale,  e  la  giusta  misura  della  cur- 
va, che  costituisce  la  forma  interna  della 

VOL.   LXXIII. 


TEA  209 

sala  e  platèa  rese  celebre  il  teatro,  in  ispe" 
eie  per  la  sua  armonia  che  vi  risuona,  e 
perciò  non  mancarono  scrittori  di  quel- 
1'  epoca  che  lo  proposero  a  modello  de' 
buoni  teatri.  Ne'primi  anni  del  corrente 
secolo  fu  dato  dal  duca  Sforza  Cesarmi 
in  enfiteusi  a  Pietro  Cai  toni  impresario 
di  teatri,  il  quale  poco  dopo  vi  fece  fare 
un  prospetto  con  atrio  dall'archi  tettoPie- 
tro  Holl.  Leggo  la  descrizione  critica  di 
P.  G.  della  decorazione  esteriore,  nelle 
Memorie  romane  d'antichità  <■  belle  di'- 
ti del  1826,  t.  3,  p.  3  16.  Consiste  la  sua 
fronte  in  "  arenazioni  d'  opera  bugnata 
in  doppio  ordine:  al  di  sopra  de'  secon- 
di archi  è  un  bassorilievo  assai  grande, 
scolpito  d'emblemi  più  guerreschi  che  tea- 
trale sopra  èilcornicione,cheoltreall'es- 
sere  meschino  sostiene  un  falso  attico  col- 
l'iscrizione:  Alle  arti  diMelpomene}Ew 
terne,  e  ili  Terpsicore,  la  cui  2.''  riga  è 
coperta  per  metà  dallo  sporgere  del  cor- 
nicione, con  altre  censure.  Fra  queste  di- 
rò dell'interno,  che  il  vestibolo  ornalo  di 
colonne  doriche,!  cui  intercolunni  apro- 
no di  fronte  l'ingresso  al  teatro,  si  rimar- 
ca perchè  non  fu  mantenuto  lo  stesso  nu- 
mero de'gradini  in  ciascuna  delle  ascese 
che  conducono  al  piano  superiore; e  che 
la  sala  grande  e  vestibolo  d'  ordine  co- 
rintio della  2.1  montata,  poteva  decorar- 
si secondo  Vilruvio,  mancando  di  elegan- 
za, e  le  pareti  del4-°lafo  affatto  nude.  Di 
poi  nel  1837  ilCartoni,co'disegni  delcav. 
Pietro  Camporese,  rinnovò  il  teatro  per 
intero  nel  suo  interno,  mutandolo  in  ma- 
teriale. In  sostanza  il  prospetto  si  coni 
pone  d'una  loggia  o  portico  terreno  con 
4  colonne  di  granito,  e  nel  di  sopra  ha 
la  gran  sala  o  loggia  coperta;  termina  l'o- 
pera una  specie  d'attico  con  due  lame  che 
reggevano  l'arme  gentilizia  degli  Sfbrza- 
Cesarini.  L'interno  ha  6  ordini  di  palchet- 
ti molto  comodi  ;  la  platèa  è  vasta  assai 
con  banchi  a  seggiole.  L'ornato  del  Cam- 
porese è  ricco  e  gaio,  e  le  pitture  tanto 
del  sipario,  che  de'davanzali  de'palchet- 
ti  sono  debile  di  lode.  Il  palco  sceuico  è 

14 


2  i  o  TEA 

nmplissimo,  e  però  dà,  luogo  a  rappre- 
seti la  re  qualsivoglia  spettacolo.  Questo 
teatro,  fìncliè  quello  d'Apollo  non  fu  ri- 
dotto allo  slato  presente,  servì  all'opera 
regia,  e  in  esso  si  eseguivano  le  musiche 
più  rinomate  e  i  balli  più  spettacolosi. 
Oggi  sogliono  rappresentarvisi  tragedie  e 
commedie,  da  ottime  compagnie  comi- 
che; talvolta  vi  si  tennero  festini  e  feste  da 
ballo  nel  carnevale,  che  riuscirono  mol- 
to brillanti  per  l'acconcezza  e  vastità  del 
luogo.  Di  nuovo  si  sono  rappresentate  le 
musiche,  ed  eseguito  anche  qualche  bal- 
lo. Finalmente  sono  circa  io  anni  che  il 
teatro  l'ha  acquistato  il  principe  d.  A- 
lessandro  Torlonia,  che  vi  operò  muta- 
menti, molti  restauri  e  ornamenti,  e  vi 
pose  i  suoi  stemmi  gentilizi. 

Roma  mancava  d'un  periodico  teatra- 
le. Mentre  leg'gevo  gli  stamponi  di  que- 
st'articolo, mi  furono  portati  i  primi  8 
numeri  di  mia  associazione  a  quello  che 
daho  marzo  1 855  si  pubblica  nella  me- 
desima 3  volte  ai  mese.  Esso  ha  per  tito- 
lo: IJ  Eptacordo,  Giornale  Poligrafi- 
co de  Teatri,  Belle  Arti  e  Varietà.  N'è 
direttore  responsabile  il  eh.  V.  Prinzival- 
Ji,  di  cui  feci  onorevole  menzione  in  al- 
tri luoghi.  Ora  dunque  e  solamente  per 
annunziare  il  vuoto  riempito,  e  per  l'am- 
mirazione che  il  suo  complesso  ini  ha  de- 
stato, ad  onta  dell'incompleta  lettura  de- 
gli 8  numeri,  non  permettendomi  di  più 
onde  meglio  gustarli  posatamente,  il  do- 
vere di  respingere  gli  stamponi  alla  tipo- 
grafia,qui  trovoopporluno  e  mi  piace  dar- 
ne un  fugacissimo  cenno.Dappoichè  ne  os- 
servai, oltre  il  diletto,  l'utile  che  ne  deri- 
va per  la  sua  importanza  morale,  la  sag- 
gezza, la  moderazione,  1'  amena  lettera- 
tura e  la  bella  erudizione,  col   quale  lo- 
devolmente viene  tonnato:    tutto  corri- 
spondente al  suo  chiaro  e  semplice  pro- 
gramma contenuto  nel  n.°  i.  In  questo  si 
dice:  L'  Eptacordo  è  la  lira  di  7  corde, 
che  dan  ciascuua  un  suono  diverso,  e  tut- 
te insieme  formano  l'armonia  piena.  E'  il 
simbolo  delle  7  arti  liberali.  Così  con  un 


TEA 

sol  vocabolo  si  volle  dichiarare  il  propo- 
nimento della  nuova  periodica  pubbli- 
cazione, cui  auguro  prospero  prosegui- 
mento. Dichiarate  propriamente  le  cose 
che  in  esso  si  sarebbero  trattate,  a  secon- 
da del  titolo,  di  lettere  e  arti  belle,  in  i- 
specie  lutto  quanto  che  riguarda  i  tea- 
tri »  Che  son  molta  scuola,  0  dovrebbe- 
ro essere,  di  vita,  di  bel  costume  e  di  mo- 
ralità, se  guardiamo  diritto  al  fine  a  che 
sono  istituiti ,  comechè  sì  fatto  lor  fine  , 
scrittoli,  attori,  uditori,  spettatori  paio- 
noomai  contai  lo  per  nulla,e  averloscam- 
biato  con  un  fine  di  ozioso  e  sovente  per- 
nicioso trastullo.  Ciò  è  dire,  che  favellau- 
po  de'tealri  avremo  a  occuparci  di  tutto 
che  vi  si  fa,  vi  si  recita,  vi  si  canta,  vi  si 
suona,  opere  ed  operanti, principale  ed  ac- 
cessorio, commedia,  tragedia,  dramma 
d'ogni  forma,  declamazione,  musica,  or- 
chestra, coreografia.  Né  di  qualche  ammo- 
nimento c'interdiremo  il  diritto  versoque' 
che  vanno  ad  udire,  a  vedere,  ad  applau- 
dire, a  disapprovare,  a  giudicare,non  sem- 
pre secondo  giustizia.  Ma  non  la  sola  mu- 
sica o  letteratura  de'  teatri  ci  permette- 
remo di  citare  al  banco  della  ragione.  Ci 
arroghiamo  di  fare  il  medesimo  dovun- 
que l'uno  o  l'altra  la  si  dimostri  in  pub- 
blico sotto  qualunque  veste;  ed'ogni  spet- 
tacolo o  libro  che  sia  bene  sottoporre  ad 
esame,  o  per  cercare  d'illustrarne  il  me- 
rito, o  per  notare  quel  che  sembra  me- 
no degnod'approvazione  o  di  lode,  luche 
ci  studiereme,  per  quanto  è  da  noi,  d'a- 
stenerci da  modi  inurbani  e  da  censure 
mcn  che  discrete;  come  nessuno  dee  te- 
mere, aspettarsi  o  pretendere  che  proce- 
diamo col  turibolo  in  mano  a  incensare 
vivi  o  morti,  amici  o  potenti  della  città, 
per  favore,  per  mala  condiscendenza,  per 
preghiera,  o,  che  peggio  è,  per  prezzo." 
Quindi,  ben  a  ragione,  segue  un  articolo 
in  lode  del  celebre  cav.  Gioacchino  Ros- 
sini, inaugurando  I'  Eptac ordo  del  suo 
gran  nome.  «  Voi  siete  l'arte;  e  quando 
si  parla  di  musica,  non  si  può  a  meno  di 
non  consolidarvi  con  essa,  come  coli' Al- 


TEA 
lighieri  si  consolida  la  poesia,  con  Raffae- 
le la  pittura  ,  la  scultura  con  Michelan- 
gelo. Voi,  come  Durante  a'suoi  giorni, sa- 
peste uscire  dalle  pastoie,  che  la  gravità 
de  pedanti  applicava  irremissibilmente  a 
tutti  gl'ingegni  in  [scuola.  Risaliste  alla 
virginità  della  natura;  e  col  lampo  d'un 
genio  perspicace  ed  operoso  misuraste  ad 
un  tratto  quanto  era  da  abolirsi,  (pianto 
da  salvarsi,  (pianto  da  aggiungersi  alla  fe- 
lice pratica  di  un'  ai  te  che  Rousseau  eb- 
be la  temerità  di  trasformar  in  numeri- 
ca,col  pretesto  d'elevarla  al  grado  di  scien- 
tn.  Piaceste  e  piacerete  incessantemente 
sopra  tutti,  perchè  attingeste  alla  natura, 
imitandone,  non  contraflacendonel'indo- 
le  e  le  bellezze,  perchè  nelle  vostre  com- 
posizioni sempre  ben  filate  faceste  uso  del- 
la logica  non  del  calcolo,  ma  bensì  del  sen- 
timento: perchè  aveste  la  forza  di  trasfe- 
rire voi  stesso  in  mezzo  a'personaggi,  e  a' 
tempi  delle  vostre  partiture,  e  non  già  la 
pazza  pretensioned'iucurvarequelli  eque- 
sti all'  esigenze  dell'età  vostra.  E  quando 
gl'impresari  ei  virtuosi  vi  si  fecero  innan- 
zi per  invitarvi  ad  essere  un  Borromiui  in 
musica,  voi  squadraste  loro  sul  viso  quel- 
la franca  e  memorabile  risposta:  nudale 
pel  vostro  viaggio  che  ci  rivedremo  airi- 
torno,  e  taceste.  Eloquente  silenzio!  che 
per  più  di  20  anni  ha  risposto  a  tutti  gl'im- 
portuni che  vi  stimolavano  a  rientrare 
nell'  arringo  delle  scene.  Voi  chiudeste 
gloriosamente  col  Teli,  perchè  quello  e- 
ra  il  sommo,  a  cui  potesse  spìngersi  in  ar- 
te la  forma  pensata.  Dopo  di  là,  è  l'ec- 
cellenza dell'esempio,  e  non  già  l'artista, 
che  dee  parlare.  E  relativamente  a  voi, 
parla  ancora,  e  più  potentemente  parie* 
là  quanto  più  sfolgorati  saranno  i  travia- 
menti, e  più  moltiplicato  sarà  il  sensodel- 
la  sorpresa  e  dell'  effetto.  Si  lavori  pine 
sugli  estremi,  dimenticando  la  voce  uma- 
na e  le  corde  di  mezzo;  il  frastuono,  il  di- 
saccordo, lo  sbancamento  non  potrà  a  me- 
no di  non  soppraggiungere  tanto  più  fa* 
tale  agli  art  isti, quanto  meno  schivato  0  te- 
muto.... 11  Ricordi  a  Milano  sia  sull'eriger- 


TEA  air 

vi  come  una  piramide  nell'edizione  com- 
pleta delle  vostre (  Jpere.Noi  andiamo  qui 
ripetendo  sui  teatri  le  vostre  composizio- 
ni; ed  abbiamo  un  pubblico  che  le  accoglie 
con  entusiasmo,  ed  è  abbastanza  discre- 
to per  ricusare  i  suoi  applausi  al  canto  de- 
clamato, tortuoso,  smozzicato,  strillato, 
abbaiato  ec.,e  aquella  mania  che  ha  fatto 
della  musica  non  già  l'arte  del  diletto,  ma 
bensì  quella  del  contristamento.  Noi  non 
abbiamo  in  nostro  potere  una  corona,  ma 
se  l'avessimo  noi  v'  inviteremmo  a  rice- 
verla dalle  mani  d'Apollo  in  Campidoglio 
per  salute  del  naufragante  principio  mu- 
sicale. Questoèil  voto  del  nostro  cuore.... 
Vivete  lieto,  quanto  faceste  e  farete  lieti 
gli  altri  1  »  Interessanti  poi  e  svariati  so- 
no gli  articoli  dell'Eptacordo,  le  riviste 
drammatiche de'teatri eaccademiedi  Piu- 
ma, dello  stato  pontifìcio,  non  meno  che 
del  resto  d'Italia  e  d'Europa;  la  cronaca 
teatrale  interna  ed  esterna;  le  notizie  del 
la  corrente  stagione  teatrale,  e  degli  arti 
sti  teatrali,  cantanti,  comici,  ballerini  e 
suonatori  degli  stessi  teatri  e  dell'accade- 
mie anche  private;  le  novità  musicali;  la 
cronaca  di  belle  arti;  le  notizie  biografiche 
e  necrologiche;  le  miscellanee,  ed  anche 
gli  annunzi  bibliografici,  tra'quali  ricavili 
quellodell'avv.Ciconelti,del  cvàRagiona 
mento  poi  farò  parola,  e  quello  di  Luigi 
Enrico  Franceschi, Studi  teorico-pratici 
sull'arte  di  recitare  e  di  declamare  nel- 
le sue  corrispondenze  coll'oralnria.  col- 
la drammatici/  e  colla  musica.  Quest'o- 
pera contiene  luttociò  eh' è  necessario  a 
sapersi  dall'oratore  sagro  e  ci  vile,  dall'at- 
tore comico  e  tragico,  e  toccando  anche 
dei  legami  tra'suoni  della  voce  parlante 
e  quelli  della  musica,  somministra  utili 
avvertimenti  tanto  a'maestri  composito- 
ri, che  a'eantanti.  E  senza  dubbio  que- 
sto libro  il  1  ."in  Italia  che  consideri  farle 
della  recitazione  e  della  declamazione  in 
tutti  i  suoi  gradi  e  nelle  vane  sue  forme. 
Meglio  se  ne  dà  contezza  da  11'  Eptacordo 
(arroga  che  io  qui  noti,  anco  pel  toecuto 
di  sopra,  che  la  Cicilia  cattolica^  1.'  se- 


a  1 2  TEA 

rie,  t.  ro,  p.  G89,  ci  avverte,  di  proporsi 
trattare  dell'eloquenza  sagra,  ed  intanto 
giustissimamente  lamenta  la  prostituzio- 
ne che  a'noslri  giorni  se  uè  fa  da  alcuni 
ineloquenti  oratori, profanatori  del  sagro 
'pergamo)e  frodanclodel  suo  scopo  la  no- 
bilissima tra  le  arti).  Nella  rapida  lettu- 
ra de'memorali  primi  8  numeri  dell'E"- 
ptacofdo,lra  gli  articoli  che  mi  fecero  più. 
impressione,  mi  limiterò  a  nominare  i  se- 
guenti :  L'architettura  del  teatro.  Una 
necessaria  prolesta.  L'ultimo  canto  di 
Pergo  lesi,  lo  Si  a  ha  tMa  ter.  commoven- 
te,/^ musica  sagra.  Il  bando  alle  prò- 
finzioni straniere.  L  n  teatro  municipale 
in  Roma.  Di  questo  più  sopra  ne  diedi  ra- 
gione. Di  tali  articoli,  importa  che  iodica 
poche  paiole  su  quelli  àe\V architettura  e 
della  /nasica  sagra,  in  aggiunta  e  perchè 
si  rannoda  al  narrato  e  a  quanto  mi  resta 
ancora  a  dire.  E  incominciando  dal  l.°, 
premesso  il  riconoscerei  greci  inventori 
del  dramma  e  del  teatro,  e  che  dal  carro 
di  Tespi,  si  passò  da  loro  all'erezione  del 
i  ."teatro  in  pietra  per  opera  di  Temisto- 
cle, edilizio  che  servì  dì  tipo  a'posteriori, 
dividendosi  nella  sala,  orchestra  e  prosce- 
nio; indicato  degli  storiografi  degli  antichi 
teatri,  e  dello  stile  e  magnificenza  di  que- 
sti, e  della  questione  se  l'origine  di  essi 
debbasi  agli  assiri  e  a'peruviani,  passa  a 
narrare  de'leatri  moderni  d'Italia  dal  se- 
colo passato  fino  a  noi.  »  I  teatri  che  per 
la  loro  forma  e  figura  meglio  seppero  gua- 
dagnarsi la  comune  approvazione,  per  la 
sala  d'uditorio,  la  foggia  de' palchetti  e 
delle  gallerie,  per  la  comodità  de'paichi 
scenici  adatti  a'svariati  generi  degli  spet- 
tacoli, per  la  posizione  dell'orchestra  che 
oggi  è  il  luogo  dove  assidonsi  coloro  che 
traggono  la  voce  dagl'istrumenli,  sono  : 
il  teatro  di  Mantova  del  Galli  Bibbiena, 
quello  di  Verona  del  Maffei,  l'altro  di 
Fano  del  Torelli,  e  quelli  d'  Imola  del 
Morelli.  d'Argentina  in  Roma  del  7Vo- 
doli,  della  Fenice  in  Venezia  del  Selva, 
del  s.  Carlo  in  Napoli  del  Vaccaro,  del- 
la Scala  in  Milano  de\Piermarini}d\  quel- 


TEA 

lo  di  Savona  del  Bettoli,  del  Carlo  Feli- 
ce di  Genova  del  Barabino,  non  che  del 
Carcano  in  Milano,  e  di  que'di  Cremona, 
prescia  e  Mantova  del  Canonica.  Per  al- 
tro anco  questi,  come  si  osserverà  nell'ap- 
plicazione de'precetti,  onde  a  vere  un  tea- 
tro ove  il  tutto  sia  ragionato  e  adatto  al 
bisogno,  non  possono  dirsi  perfetti.  Il  tea- 
tro, perchè  possa  servire  alla  istituzione 
sua.  deve  uniformarsi  nella  figura  e  nella 
grandezza  al  genere  degli  spettacoli  che 
vi  si  rappresentano.  Là  dove  si  recita  la 
Commedia  ivi  è  necessario  raccoglimen- 
to e  limitata  grandezza,  essendoché  la  vo- 
ce degli  attori  non  dev'essere  forzala,  ma 
deve  escir  naturale,  e  dovunque  ha  da  u- 
dirsi  presso  che  nelle  sue  medesime  infles- 
sioni. 11  teatro  per  la  Musica  bufìa  dev'es- 
sere alquanto  più  spazioso,  perchè  il  can- 
to non  è  il   parlar  naturale,  ma   sì    be- 
ne un  accentar  spinto,  ed  i  suoni  degl'i- 
struinenti  ,  sebbene  in  non  molta  copia, 
hanno  ad  avere  un  largo  che  ne  tolga  i 
rimandi  e  ne  tenga  lontana  la  confusio- 
ne. Il  teatro  per  la  grande  Opera  che  ha 
molteplici  esecutori,  e  dove  pur  soglionsi 
rappresentare  i  balli  pantomimici  e  dan- 
zanti, offrir  deve  vasto  locale, sia  per  ciò 
che  appella  a  sala  d'  uditorio,  sia  per  il 
palco  scenico  nel  quale  si  richiedono  co- 
modila tali  da  tener  eliminati  que'naovi- 
menti  continui  di  macchinee  macchinisti 
che  ingombrano  gli  spazi  laterali  delle 
scene  ed  impediscono  spesso  l'azione  re- 
golare degli  spettacoli.  La  figura  o  forma 
della  sala  che  sopra  le  altre  si  giudicò  mi- 
gliore è  quella  della  curva  elittica.  La  me- 
desima fa  valere  di  ritorno  la  voce,  e  non 
richiede  altro  per  ottenere  lutto  l'effetto 
possibile  che  di  rivolgere  1'  attenzione  a 
due  cose.  La  t  .è  quella  di  rivestire  il  suo 
circuito  di  materia  sonora  sì  come  il  le- 
gno od  il  mattone  in  foglio;  e  l'altra  d'e- 
vitare tuttociò  che  potrebbe  contrariare 
la  libertà  de'rimantli  delle  voci.  L'altez- 
za della  sala  deve  proporzionarsi  alla  lar- 
ghezza del  palco  scenico.  Quanto  più  es- 
so è  stretto,  lauto  più  dev'essere  minore 


TEA 

la  elevazione  del  soffitto;  perchè  in  tutte 
circostanze  tirandosi  de' raggi  visuali  dai 
posti  laterali  superiori  si  possa o  vedere 
gii  oggetti  sotto  al  di  sopra  di  3o  gradi,  e 
cioè  che  sian  capaci  di  procurare  ancora 
qualche  piacere  all'aspetto  degli  oggetti 
medesimi.  Il  palco  e  le  loggie  devono  es- 
servi disposte  a  modo  che  coloro  i  quali 
si  con  vengono  possano  godere  senza  in- 
comodo dello  spettacolo,  trovarsi  in  tea- 
tro come  in  società,  e  non  venga  defrau- 
dato d  più  piccolo  angolo.  I  parapetti  per- 
ciò non  denno  tenersi  tanto  alti,  ec."  Nel- 
YavlìcoloMusica  sagra,  principia  VEpta- 
cordo dall'ossei' vare, che  allorquando  in- 
comincia la  quaresima,  in  Roma  sono  si- 
lenziosi e  muti  i  teatri  ,  non  per  questo 
manca  la  musica  di  sollevare  gli  animi 
colle  sue  armonie.  Se  tace  ne'  teatri  la 
musica  profana,  che  l'animo  ricrea  nel 
Barbiere  e  ne\Y Otello,  che  scuote  e  agi- 
ta nel  Guglielmo  Teli,  desta  una  soave 
melanconia  nella  Norma,  insinua  religio- 
so rispetto  nel  Nabucco,  infonde  un'ar- 
cana dolcezza  nella  Lucia;  se  ne'teatri  ta- 
ce la  musica  de'rinomati  maestri  contem- 
poranei, non  è  però  Roma  priva  di  quel- 
le gradite  impressioni  che  suole  destare 
l'arte  ilei  canto  e  del  suono.  »  Alla  musi- 
ca profana  viene  sostituita  la  sagra;  quel- 
la che  inspirata  dalla  grandezza  della  fe- 
de, dall'amore  delle  cose  superne,  vale  a 
ridestare  nell'anima  de'credenti  que'su- 
blirai  sentimenti,  per  cui  dimenticando, 
anzi  disdegnando  la  terra. portiamo  ilpen- 
siero  a  vagheggiare  il  bello  della  secon- 

O         OD 

da  vita,  a  riposar  l'anima  agitata  dalle  il- 
lusioni del  inondo  nella  contemplazione 
del  sommo  bene,  ch'è  Dio.  Alla  musica 
profana, chespesso contamina  l'anima  in- 
nocente, e  fomenta  le  passioni  creale  dal 
genio  del  male,  viene  sostituita  la  musi- 
ca sagra,  die  tutta  pure  nobilita  l'anima 
e  la  rende  migliore".  Pertanto  la  gioven- 
tù particolarmente,  si  reca  ogni  domeni- 
ca all'oratorio  de'  filippini  ,  dove  viene 
sempre  eseguito  uno  spartito  d'argomen- 
to sagro,  cantalo  coll'accompaguamento 


TEA  2i3 

degli  strumenti,  edenominato  Oratorio 
sagro,  o  il  canto  dello  Stabat  Materdel 

Rossini.  Nelle  chiese  durante  il  corso  qua- 
resimale si  eseguiscono  musiche  mirabi- 
li per  merito  d'arte  e  pel  sublime  loro  ef- 
fetto. «La musica  sagra  in  Italia  è  in  non 
poca  decadenza: a  mezzoleagitazioni  del- 
la vita,  a  mezzo  una  società,  che  sembra 
non  abbia  altro  pensiero  che  un'esisten- 
za materiale,  ne'cultori  della  musica  sono 
come  venute  meno  le  grandi  inspirazio- 
ni religiose.  Onde  nel  bisogno  di  pur  scri- 
vere musica  per  religiose  solennità,  di  ver- 
si maestri  portano  nel  tempio  quella  pom- 
pa equel  lussodi  note,  che  ben  sta  se  do- 
mina nella  musica  de'teatri  e  dell'acca- 
demie. Quindi ,  siffatti  maestri  allorché 
presentano  a'fedeli  reminiscenze  teatrali, 
che  distraggono  dalle  cose  religiose,  e  por- 
tano la  mente  al  profano,  allorché  alla 
musica  di  chiesa  e  per  la  troppa  durata 
e  per  il  concertamenlo  delle  voci  e  degl'i- 
stromenli.  danno  una  forma,  un  caratte- 
re allatto  profano,  tradiscono  la  loro  mis 
sione,  mostrano  di  non  essere  penetrati 
dell'olìizio,  che  viene  loro  affidato;  e  così 
l'arte  loro  anziché  innalzare  I'  animo  al 
dilellodelle  cose  religiose,  serve  a  far  pro- 
fanare il  tempio  dove  si  accorre  come  ad 
un  teatro,  desideroso  ogni  profano  di  es- 
sere ricreato  dalla  musica.  Per  scrivere 
armonie  di  chiesa,  non  basta  essere  va- 
lente nel  contrappunto, aver  genio  musi- 
cale: ci  vuole  sentimento  religioso,  un'a- 
nima che  sappia  ispirarsi  alle  grandezze 
del  bello  religioso,  il  quale  non  è  tanto 
una  teoria,  quanto  un  alfetto.  In  Roma 
però,  nella  città,  in  cui  scrissero  il  Pa- 
lestina, l'Allegri,  il  Jomeili  e  il  Rasili, 
nella  città  in  cui  tutto  è  religiosa  ispira- 
zione, non  mancano  a'dì  nostri  maestri 
che  ben  si  guardano  dal  profanare  la  mu- 
sica sagra,  e  penetrati  dal  sagro  loro  do- 
vere,cercano  le  ispirazioni  non  nella  scuo- 
la de' profani,  ma  di  que'grandi,  che  por- 
tarono la  musica  religiosa  alla  sua  mag- 
gior altezza.  E  se  ciò  sia  vero  ce  ne  ren- 
dono testimonianza  i  maestri  Meluzzi,  Al- 


2.4                   TEA  T  E  A 

dega,  Cnpocci  e  qualche  altro:  ce  ne  ren-  no, perchè  il  cuore  non  invecchia:  la  mu- 
dono  testimonianza  le  cantate  eseguite  sica  avrà  i  suoi  capricci,  le  sue  mode:  ma 
specialmente  nella  settimana  santa,  du-  quella  ch'è  ispirata  dal  cuore  e  dalla  fede 
i  aule  il  mattutino  delle  tenebre,  o  per  le  la  più  ardente,  sarà  sempre  nuova  e  var- 
3  ore  d'Agonia  e  la  Desolata.  Di  ciò  al-  là  sempre  a  dominare  l'anima  nostra.  E 
tamente  ce  ne  compiacciamo,  e  se  le  no-  andiamo  assai  lieti  nel  vedere  come  un 
stre  parole  fossero  ascoltate,  vorremmo  giovane  maestro  della  cappella  pontifìcia 
dire  a  que'maestri,  che  profanano  la  mu-  abbia  tentato  di  coraggiosamente  segui- 
sica  sagra:  cessate,  che  per  noi  la  vostra  re  le  orme  di  questi  geni  eletti  della  rim- 
arle è  una  sventura:  non  abbiamo  hi-  sica.  Egli  è  il  sig.1  Domenico  Mustaphà; 
sogno  di  essere  distratti  in  chiesa,  ma  ri-  e  il  nuovo  Miserere  da  lui  scritto  venne 
concentrati;  abbiamo  bisogno  di  musi-  la  i  .'volta  eseguito  dopo  il  mattutino  del- 
che  brevi  e  gravi,  non  di  musiche,  che  si  le  tenebre  di  venerdì:  l'effetto  fu  mirahi- 
fmno  durare  lunghe  ore, di  musiche  eia-  le  e  universale.  Grande  tentativo  che  de- 
morose,  che  non  sanno  eccitare  nessun  ve  ricolmare  di  contento  il  Mustaphà  per 
religioso  sentimento.  Non  sono  i  moder-  essere  bene  riuscito  in  esso.  La  cappella 
ni  maestri  ili  musica  da  teatro  che  vi  pos-  Vaticana  pure,  alla  cui  direzione  quell'i!» 
sono  esser  guida;  ma  que'grandi,  le  cui  lustre  capitolo  ha  sempre  collocato  gran- 
opere  anche  di  presente  sono  nuove,  per-  di  maestri,  merita  speciale  ricordanza, 
che  il  bello  e  il  buono  non  mutano  mai.  I  cantori  della  medesima  vi  eseguiscono 
E  la  musica  di  questi  grandi  viene  a  pie-  anche  con  islrumenlazione  musiche  scril- 
ferenza  eseguita  nelle  basiliche  di  Roma  te  da'valenti  loro  direttori. Z ingarelli,  Jo- 
durante  la  settimana  santa,  e  principal-  melli  e  Basili  sono  nomi,  che  danno  gran- 
mente  nella  cappella  pontifìcia,  la  quale  de  riputazione  a  questa  cappella,  e  du- 
liaun  genere  di  musica  tutto  suo  proprio,  rante  la  settimana  santa  ii  popolo,  e  spe- 
lila ch'è  "rande, maestoso,  sublime,  cli'è  cialmente  «li  stranieri, accorronoad  ascol- 
il  vero  tipo  della  musica  sagra,  llsuoar-  tare  il  Miserere  di  questri  maestri,  con 
eluvio  è  ricco  delle  produzioni  create  dal  somma  abilità  eseguilo  da'eantanti  di  es- 
genio beato  del  Palestrina,  chea  ragio-  sa.  E  nessuno  v'ha  che  assistendo  alle  sa- 
ne viene  ammiralo  come  il  maestro  più  gre  ceremonie  alla  Sistina  o  nella  cappel- 
grànde della  musica  sagra. I  canloridella  la  ilei  capitolo  Vaticano,  non  porti  seco 
cappella  pontificia  nello  eseguire  la  mu-  la  grande  impressione  che  in  lui  ba  desta- 
sica  de'  maestri  che  hanno  arricchito  il  to  la  musica  ivi  udita.  Chiunque  questa 
loro  archivio,  hanno  tale  una  valentìa  musica  antepone  alla  teatrale,  perchè  que- 
tradizionale  che  non  mai  altrove  si  pò-  stafa  in  lui  una  impressione  momentanea 
Irà  dare  alla  musica  del  Palestrina  e  del-  e  vaga,  ma  quella  una  impressione  dura- 
)' Allégri  quell'effetto  mirabile,  che  viene  tura  e  profonda.  Onde  se  tacciono  i  lea- 
da  loro.  Chiunque  assiste  alle  ceremonie  tri, ben  altro  compenso  abbiamo  nella  inu- 
della  settimana  santa, da  quali  sentimeli-  sica  sagra", 

ti  di  tristezza  non  è  penetrato  assistendo  Della  Tragedia,  della  Commedia, 
al  canto  delle  Lamentazioni  di  Geremia  della  Musica,  del  Ballo. 
eseguile  sulle  note  quando  del  Palestri-  Le  principali  produzioni  dunque  dei 
na, quandodell'Allegri  ?  L'anima  si  com-  teatri  sono  la  Tragedia,  la  Commedia, 
pone  ad  una  involontaria  melanconia,  la  la  Musica, il  Ballo. oltre  altre  rappresene 
quale  cresce,  e  anche  ti  strappa  una  lagri-  lazioni sceniche.  Di  ciascuna  farò  ora  cen- 
ni a, quando  odi  il  canto  del  Miserere  scv'xi-  no  della  primaria  origine,  per  dir  poi  quat- 
to dall'Allegri,  dal  Bai  e  dal  Daini.  Que-  che  parola,  del  molto  che  vi  sarebbe  a  di- 
sk- suno  composizioui,  che  non  invecchia-  re,  sullo  stato  attuale  del  teatro.  Si  cele- 


TEA 

bravano  principalmente  in  tempo  della 
vendemmia  da'greci  delle  feste  in  onore 
di   Bacco,  se  gì  immolava  un  beccoo  ma* 
Schio  della  capra,  per  invocare  la  prospe- 
rità delle  vendemmie,  e  in  odio  delle  ro- 
vine che  un  animale  di  quella  specie  avea 
fatto  alle  viti  d'Icaro,  che  pel  i.°avea  isti- 
tuito quelle  feste:  durante  il  sagrilìcio  il 
popolo  e  i  sacerdoti  ,  carolando  intorno 
l'altare,  cantavano  in  coro  a  gloria  di  quel 
nume  degl'  inni,  che  la  qualità  della  vit- 
tima fece  nominare  Tragedia  o  canto  di 
becco.  Un  uomo  travestitodaSilenOjtnon- 
tatosur  un  asino,  seguito  da  altri  uomini, 
imbrattati  di  fango,  tutti  collocati  sopra 
carri,  passeggiavano  ne'borghi,  cantando 
le  lodi  del  dio  del  vino,  quindi  si  premia- 
va colui  che  avea  cantato  con   maggior 
valore,  con  una  pelle  di  becco  colma  di  vi- 
no. Da  siffatta  solennità  mezzo  burlesca  e 
mezzo  licenziosa  derivò  la  grave  e  seria 
tragedia,    vocabolo  derivante    dalle   vo- 
ci greche  becco  e  canto,  poema  rappre- 
sentativo ch'è  imitazione  di  azione  gran- 
de fatta  da  personaggi  illustri  con  parlar 
grave.  Dice  il  Carli,  l'azione  è  quel  tal  fat- 
to, che  a  pubblica  vista  sulla  scena  si  e- 
spone,eche  ha  il  suo cominciameuto,  mez- 
zo e  line.  Nella l/  sua  infanzia  il  poema 
tragico  non  era  che  un'  informe  tela  di 
racconti  buffoneschi  ,  acconciati  in  istile 
comico  e  frammisti  a'eanti  del  coro  che 
intuonava  la  canzone  delle  lodi  di  Bacco. 
A  fine  di  rendere  la  festa  più  gradita  e  di- 
minuir la  noia  che  poteva  provenire  dal- 
la monotonia  de'  cori  del  canto  e  del  bal- 
lo, s'imuiagiuòd'iutrodurre  y\n  altoreche 
tramezzi)  il  cauto  con  qualche  racconto, 
cui  si  die  il  nome  di  episodio,  e  si  fu  de- 
bitore di  questa  novità  a  Tespi  d'Icaria 
534  anni  avanti  la  nostra  era,  il  quale  da 
principio  fece  narrare  le  principali  azio- 
ni che  si  attribuì  vano  a  Dicco,  fatto  ar- 
dito dall'esito  felice,  egli  mescolò  alle  lo- 
tti di  quel  nume  alcuni  soggetti  che  gli  e- 
rano  stranieri,  e  divise  il  suo  r.icconto  in 
molte  paraonde  aumentare  il  piacere  per 
mezzo  della  varietà,  lu  breve  si  diede  un 


TEA  2  1 5 

compagno  a  quel  i.°atlore,  quindi  nacque 
il  dialogo:  tatto  questo  passo,  i  cori  non 
servirono  più  che  d'accompagnamento,  e 
il  dramma  eroico  fu  creato.  Solone  rim- 
proverò Tespi  di  mentire  pubblicamen- 
te, ed  egli  rispose  che  non  vi  era  male  dir 
qualche  menzogna  pei  giuoco.  Banditoda 
Atene,Tespicorsepe'borghi  vicini  co'suoi 
attori,  e  lo  stesso  carro  che  li  trasportava 
servi  va  loro  per  teatro  e  scena.  Recitarono 
da  prima  col  voltoimbratlatodi  fangoedi 
biacca,  finché  Tespi  immaginò  la  masche- 
ra di  semplice  tela.  Tutte  le  parti  dell'arte 
drammatica,  di  cui  Tespi  avea  avuto  ap- 
pena un  barlume,  circa  io  anni  dopo  ven- 
nero da  Eschilo  e  da  Sofocle  perfeziona- 
te. Eschiio  introdusse  due  attori  negli  e- 
pisodi,  e  diede  loro  delle  maschere,  degli 
abiti  convenevoli  a' personaggi  che  rap- 
presentavano, e  per  calzatura  i  coturni, 
l'er  tal  modo  fece  intraprendere  un'azio- 
ne: con  elevato  stile  e  assai  più  pomposo 
di  quello  del  poema  epico,  Eschiio  seppe 
introdurvi  l'esposizione,  il  nodo,  la  pas- 
sione, l'interesse,  lo  sviluppo  e  lo  sciogli- 
mento; ma  questo  genere  di  tragedia  di- 
venne sotto  la  sua  penna  aspro,  fragoro- 
so, focoso,  gigantesco;  ed  ecco  la  tragedia 
nascente  ben  conformata  in  tutte  le  sue 
parti,  priva  però  di  quella  politezza  che 
l'arte  e  il  tempo  danno  alle  nuove  inven- 
zioni. Era  riservato  a  Sofocle  di  portar  la 
tragedia  al  più  alto  punto  di  perfezione, 
e  di  ridurla  alle  regole  della  decenza  e  del 
vero.  Euripide  è  forse  più  tenero  e  più 
commovente  di  Sofocle,  ma  e"li  è  meno 
elevato  e  meno  nervoso  di  lui.  A  Sofocle 
e  ad  Euripide  la  tragedia  deve  il  suo  per- 
fezionamento, e  ne  formarono  uno  spet- 
tacolo commovente  pel  modo  con  cui  sep- 
pero ingegnosamente  far  agire  le  più  gran  ■ 
di  passioni  e  i  più  tenevi  sentimenti  che 
ponno  occupare  il  cuore  umano.  Sofocle 
però  intese  meglio  il  linguaggio  della  na  - 
tura,  il  suo  stile  per  la  sua  dolcezza  seb- 
bene gli  meritasse  il  titolo  di  Ape  del- 
l' ittica,  avea  nondimeno  sufficiente  ele- 
vatezza per  dare  alla  tragedia  un  aspello 


2  i  G  TEA 

commovente  e  insieme  maestoso.  Egli 
giunse  a  occupar  le  nienti  durante  tutta 
l'azione, econ  assai  cura  congegnò i  versi: 
s'innalzò  col  suo  genio  e  col  suo  lavoro 
siffattamente,  die  le  sue  opere  sono  dive- 
nute l'esempio  del  hello  e  il  tipo  d'ogni 
regola.  Aristotile  nell'arte  poetica  die  le 
regole  generali  sulla  tragedia,  tratte  dai 
greci,  onde  si  possa  divenir  perfetti  tra- 
gici. La  tragedia  de'greci  è  semplice,  na- 
turale, di  facile  concepimento,  poco  com- 
plicata. L'arlevisi  nasconde,  poiché  l'a- 
zione si  prepara,  si  rannoda,  si  scioglie 
senza  sfòrzo;  è  il  capolavoro  del  loro  ge- 
nio earte,  perfezioni  che  non  trovansi  nei 
poemi  tragici  de' romani  pervenuti  sino 
a  noi.  La  Grecia  fece  innalzare  3  statue 
di  rame  a  Esch  ilo,  Sofocle  e  Euripide:  del- 
la famosa  statua  di  Sofocle  da  Gregorio 
XVI  posta  nel  suo  Museo  La leranense 
(di  cui  riparlai  nel  voi.  LX1V,  p.  i66e 
altrove),  si  può  vedere  quell'articolo.  La 
tragedia  o  dramma  eroico  non  fu  da'ro- 
mani  conosciuta,  che  circa  i  60  anni  do- 
po di  Sofocle  e  Euripide.  1  primi  poeti  tra- 
gici in  principio  si  contentarono  di  tra- 
durre l'opere  de'greci,  e  il  ricordato  Li- 
vio Andronico  fu  ili.°che  espose  tragedie 
sul  teatro  a  imitazione  di  Sofocle;  quindi 
fiorirono  Pacuvio  che  si  distinse,  e  Accio 
pose  sulla  scena  rappresentazioni  più  re- 
golari e  meglio  scritte.  Questi  felici  prin- 
cipii  infusero  ne'romani  nobile  emulazio- 
ne, e  li  condusse  al  perfezionamento  del- 
la tragediajma  disgraziatamente  non  ci  ri- 
mangono che  alcuni  lavori  del  filosofo  Se- 
neca precettore  di  Nerone,  ma  non  para- 
gonabili alle  tragedie  greche.  Dicesi  Tra- 
gicommedia  il  poema  rappresentativo 
misto  di  tragedia  e  commedia.  Sembra 
che  gli  antichi  noi  conoscessero,  ma  però 
Aristotile  rampognò  gli  ateniesi  perchè 
amavano  le  tragedie  di  lieto  fine,  e  con- 
dannavano Euripide  perchè  terminava  le 
sue  catastrofi  quasi  sempre  funestamen- 
te. Gl'inglesi  pretendono  d'aver  introdot- 
to le  tragicommedie;  è  certo  però  che  in 
Italia  si  conoscevano  prima  di  loro.  Sup- 


T  E  A 

pliranno  a  queste  poche  parole  i  seguenti 
scrittori.  Euripidis,  Tragoediae  graece, 
Antuerpiae  1571.  J.  A.  Starkii,  De  Mi- 
schilo et  ejus  imprimis  tragoedia  quae 
Prometheus  vìnctus  inscripta  est,  Got- 
lingaei  763.  Sofocle,  Le  tragedie  recale 
in  versi  italiani  da  Mass.  Angelelli  con 
note.  Bologna  1  824.  L.  A.  Senecae,  Ope- 
ra integris  J.  Lipsii,  J.  F.  Gronoviiet 
selectis  variòrum  comment.  illustrava- 
st  eloda  mi  1  Qji'.Tragediaeciininotisva- 
/■/wf/w.Lugdun.hat.  1 65  1  ,Delphis  1728. 
Annibale  Marchese,  Tragedie  cristiane, 
Napoli  1  729.  V.  Gravina,  Della  trage~ 
dia,  Napoli  1731.  V.  Alfieri,  Tragedie, 
Padova  1809, Brescia  1  8  1  o, Firenze  18  i4- 
Raccolta  di  tragedie,  Milano  1825.  Ur- 
bano PaganiCesa,  Gì  ^s7V/<77/r/o//7  pel  tea- 
tro tragico  italiano,  Venezia  1826.  A. 
Manzoni,  Tragedie  e  poesìe  varie,  Orvie- 
to 1 836.  lJompeoCanqiello,7Yr/£YY/jV,Pe- 
sarò  1827.  Audres,  Dell'  origine  della, 
letteratura,  t.  2,  p.  212  :  Della  poesia 
drammatica  e  origine  della  tragedia.  Se 
la  tragedia  è  un  poema  rappresentativo 
eh'  è  imitazione  di  azione  grande  e  grave 
d'illustri  personaggi,  la  commedia  è  pu- 
re un  poema  rappresentativo,  ma  rappre- 
senta un'azione  piacevole  di  private  per- 
sone, e  che  iuducentlo  gli  spettatori  a  ri- 
dered'alcuni  umani  difetti,  si  propone  di 
purgare  i  costumi.  Si  fa  derivare  il  vo- 
cabolo dal  greco  villaggio  e  poema,  co- 
me canzone  di  villaggio,  ovverocon  altro 
greco  vocabolo  significa  girare  masche- 
rale pei-  le  vie  cantando  e  danzando. ì&- 
leva  Magri, che  il  capo  de'comici  e  sopra- 
stante al  teatro,  i  latini  lochiamarono  Ar- 
chiteater  e  Archimimus.  La  coni  media, 
secondo  la  più  parte  degli  scrittori,  deve 
la  sua  origine  agl'informi  poemi  che  si  can- 
tavano in  Grecia  e  particolarmente  nel- 
l'Attica per  le  vendemmie.  In  que'giorni 
consagrati  a  Bacco,  una  parte  de' vendem- 
mia tori  si  travestiva  a  foggia  di  Satiri  o 
diSileni.e  quegli  nomini  rozzi, montati  so- 
pra i  carri,  nell'andare  e  nel  venire  dal 
luogo  ove  si  premevano  le  uve  e  si  pie- 


TEA  TEA  217 
parava  il  vino,  ponendosi  in  ridicolo  avi-  quale  conservava  qualche  cosa  di  sua  o- 
ceoda,  caricavano  talvolta  ci  ingiurie  co-  1 igiue  e  della  libertà  in  cui  crasi  mostra- 
loro  clieincontravano.  Pare  però  cheque-  la  in  principio,  dicendo  buffonerie  e  lan- 
sla  sarebbe  piuttosto  l'origine  de'sollazzi  ciando  ingiurie  contro  i  passeggici  i  dal» 
e  de'giuochi,  come  delle  mascherate,  che  l'alio  del  carro  dell'inventore  della  tra- 
delle  commedie;  ed  è  perciò  che  occorre  gedia.  Divenula  regolare  e  degna  d'  un 
tener  presente  (pianto  sull'origine  delle  gran  teatro,  per  qualche  tempo  non  sof- 
tragedieedelle commedie  dissi superior-  fri  molla  riserva  nella  licenziosa  Atene, 
mente,  e  della  parte  che  vi  ebbero  gli  e-  ove  anche  ghDei  erano  segno  della  bile  sa- 
trusci,  almeno  di  quelle  introdotte  tra'ro-  lirica  de'poeti,e  qualunque  pungente friz- 
mani,  e  della  derivazione  della  cornine-  zo  era  ben  ricevuto,  purché  la  commedia 
dia  dalla  tragedia,  come  per  la  parte  sa-  l'osse  giocosa  e  atta  a  rallegrare  il  popo- 
tirica.  I  medesimi  scrittori  aggiungono,  lo  e  condita  con  salealtico.  Tre  poeti  prin- 
che  durante  i  sagrilizi  in  onore  di  bacco,  cipalmente  illustrarono  la  commedia  an- 
i  conladini  u ubriachi  cantavano  versi  o  tica.  Aristofane,  Eupoli  più  mordace  di 
strofe  da  loro  composte.  Le  danze, i  gesti,  esso,  e  Cratino.  Aristofane  compose  54 
gli  atteggiamenti  ridicoli  e  licenziosi  ac-  produzioni  e  sole  1  1  giunsero  sino  a  noi. 
compagna  va  no  tali  baccanali.  Tuttavia  In  esse  ammirasi  quel  sale  e  spirito  a  t- 
quelle  farse  dierono  a'poeli  l'idea  di  seri-  lieo,  al  quale  la  stessa  lingua  latina  non 
vere  questa  sorta  di  composizioni  ,  e  di  ha  mai  potuto  arrivare.  Ninno  meglio  di 
andare  recitandole  di  villaggio  in  villag-  lui  seppe  a  (ferrare  ed  esporre  i  difetti  e 
gio,  montali  sopra  carri  o  carretti,  come  le  ridicolosità  di  quelli  che  voleva  rappre- 
il  tragico  l'espi.  Ma  per  la  loro  sfrenala  senlare.  Lesue  produzioni  sono  piened'a- 
licenza  non  si  permise  l'ingresso  nelle  ci t-  cuti  motteggi  e  di  tratti  d'ingegno,  ma  è 
tà,  onde  per  lungo  tempo  la  commedia  imperdonabile  per  I'  oscenità  che  vi  ha 
restò  sconosciuta  ad  Atene,  e  perchè  i  suoi  mescolato.  Come  Eschilo  che  introdusse 
cambiamenlinoufuronoegualmentepro-  la  danza  nella  tragedia,  fece  altrettanto 
gressi  vi  come  quelli  della  tragedia,  che  or-  Aristofane  nella  commedia.  A  questa  com* 
mai  era  giunta  alla  sua  pei  lezione,  prima  media  successe  la  nii-ditt.  meno  satirica  e 
che  si  fosse  cominciato  a  corti  vai*  la  com-  meno  mordace  de\V  antica,  senza  nomi- 
media.  Finalmente  verso  l'anno  562  a-  naie  alcun  individuo  conforme  alla  legge 
vanti  l'era  nostra  o  volgare,  si  cominciò  proibitiva  promulgata  da'  magistrali.  Si 
a  rappresentar  commedie  111  Atene,  e  si  cominciarono  allora  a  cercare  i  traili  ridi- 
proposero  altresì  premi  a'poeli  comici  e  coli  nella  società,  e  a  delineare  caratteri 
agli  attori,  ed  allora  quel  genere  di  poe-  veri  e  riconoscibili,  onde  la  commedia  ot- 
mi  pigliò  un  aspetto  totalmente  diverso,  tenne  il  vantaggio  ili  più  finamente  sod- 
Gii  autori  comici  disposero  le  loro  favo-  disfare  la  vanità  de'poeti  e  la  malizia  de- 
le  coli' ordine  medesimo  delle  tragedie;  gli  spettatori .  A'prinii  procurò  il  piacere 
chiamarono  in  loro  soccorso  la  musica,  e  di  làr  indovinare  i  loro  sentimenti  e  allu- 
ni 1  icchiiono  le  rappresentazioni  loro  di  sioni,  agli  spettatori  quello  di  colpire  nel 
vestiario,  di  decorazioni,  di  macchine,  e  segno,  nominando  chi  rappresentavano 
con  tutto  questo  complesso  formarono  ti-  le  maschere  e  le  caricature.  La  co  01  me- 
no spettacolo  ciie  cominciò  a  presentare  dia  durò  in  questo  stato  sino  ad  Alessa  n- 
qualche  regolarità.  In  Atene  la  cornine-  dro  il  Grande,  che  frenò  la  licenza  poe 
dia  pigliò  3  forme  di  verse,  tanto  per  l'in-  bea  che  troppo  aumentavasi.  Ciò  diede 
gegno  de'poeti,  che  per  le  leggi  de'magi-  origine  alla  commedia  che  fu  detta  «Mo- 
strati, che  vi  recarono  diverse  mutazioni.  va,e  poteva  dirsi  la  più  bella, essendo  fede- 
Prima  comparve  la  commedia  antica,  la  le  imitazione  della  vita  comune;  perfezio* 


a 1 8  TEA 

uamento  di  cuiAteneandò  debiti  ice  a  Me- 
nandro,  il  quale  colla  bellezzadelle  siieo- 
pere  annientò  la  gloria  de' poeti  che  l'a- 
veano  preceduto.  Guadagnò  gli  animi  de- 
gli:spettatori  col  linguaggio  più  scelto, coi 
versi  più  armoniosi,  e  collo  stile  o  il  mo- 
do di  scrivere  più  decente:  egli  si  propo- 
se a  un  tempo  di  divertire,  istruire  e  cor- 
reggere. Avendo  condilo  i  suoi  drammi 
con  sale  attico, giammai  si  allontanò  dal- 
le leggi  austere  della  decenza,  e  fu  ili.0 
per  cui  la  grazia  e  l'acutezza  comica  ino- 
strossi  con  tutte  le  sue  attrattive.  Si  acqui- 
stò una  gloria  immortale.  Allorquando 
avea  compiuto  il  disegno  d'un  dramma, 
benché  non  neavesse  scritto  ancora  un  sol 
verso,  si  reputava  giunto  al  termine  del 
suo  lavoro.  L'amore  fu  l'anima  delle  sue 
opere;  lo  dipinse  sotto  tutte  le  forme,  con 
tulle  le  sue  delizie  e  i  suoi  alfaimi,  con 
lutti  i  suoi  vizi,  per  provocarne  il  biasimo 
e  ispirarne  il  disprezzo;  ma  tale  morali- 
tà è  di  rado  il  frutto  che  si  ricava  dagli 
amori  del  teatro,  imperocché  la  scena  in- 
fiamma più  passioni,  che  non  ne  correg- 
ge. Menandro  ebbe  ad  emulo  Filemone, 
alti o  celebre  poeta  comico.  Presso  i  ro- 
mani la  commedia  cominciò  nel  tempo 
stesso  della  tragedia,  con  versi  fescennini 
e  licenziosi,con  danze  indecenti,  cui  suc- 
cessero i  poemi  o  farse  denominale  sali- 
le,non  senza  molleggi,  ma  più  castigate 
e  piacevoli.  Livio  Andronieocominciò  pel 
i.°ad  esporre  commedie  e  tragedie  lati- 
ne, composte  a  imitazione  delle  greche  e 
conargomento  purgreco.  Queste  comme- 
die furono  dette  palliate,  e  togate  quel- 
le tolte  da  argomento  romano,  perchè  la 
Ioga  era  l'abito  comune  de 'romani,  co- 
me il  pallio  lo  era  de'greci.  Le  togate  e- 
rano  però  di  di  versa  specie,  le  une  essen- 
do drammi  serii, che  partecipa  vano  del  ca- 
rattere della  commedia,  o  semi-serie:  in 
queste  gli  allori  rappresenta  vano  i  prin- 
cipali personaggi  dello  stato,  e  siccome  ve- 
stivano la  pretesta  o  toga  orlata  di  por- 
pora, così  quelle  commedie  furono  dette 
jHttfstateM^ìiO'^  avi  erano  le  al  tre  e  rap- 


T  E  A 

presentanti  l'avventure  de'ciltadini  me- 
no ragguardevoli,  quindi  chiamate  toga- 
te. Altre  ne  inventò  il  grammatico  Melis- 
so, e  chiamate  trabeate, figurandovi  ma- 
gistrati esacerdoli,che  vestivano  la  Ira  bea 
o  clamide.  Le  altre  inferiori  si  appellaro- 
no tabernariae,  e  rappresentavano  i  co- 
stumi de' plebei.  Le  commedie  o  farse  a» 
tellane  servivano  d'intermezzi.  Ai  roma- 
ni piacquero  i  mimi  o  imitatori, essendo  la 
mimica  una  specie  di  poesia  drammatica. 
Vi  furono  due  specie  di  mimi,  per  gli  uni 
de'quali  era  onesto  l'argomento  come  la 
rappresentazione,  la  quale  molto  accosta- 
va^ alla  commedia,  e  perciò  formò  una 
specie  delle  commedie  de'romani;  gli  al- 
ili mimi  erano  imitatori  licenziosi  di  buf- 
fonate e  sovente  ne  formavano  il  caratte- 
re le  oscenità  che  rappresentavano.  I  mi- 
mi compari  vano  sulle  scene  senza  calza- 
menu,  il  che  fece  talvolta  nominare  la  lo- 
ro com media  scalza,  mentre  negli  altri 
generi  gli  attori  portavano  il  socco  o  lo 
stivaletto,  come  nella  tragedia  servivate 
si  del  coturno.  Avevano  la  testa  rasa  co- 
me i  buffoni  de'  bassi  tempi,  e  come  al- 
cuni allori  l'ebbero  nelle  farse.  Gli  abili 
loro  erano  di  pezzi  di  diversi  colori  cu- 
citi insieme,  come  quelli  de' nostri  truf- 
faldini. Talvolta  per  eccitar  maggiormen- 
te le  risa  del  popolo  comparivano  sulla 
scena  con  vesti  magnifiche  ,  senatorie  e 
anche  di  porpora, che  facevano  contrasto 
col  capo  raso  e  i  piedi  scalzi  o  con  sem- 
plici pianelle.  I  mimi  di  Roma  univano  la 
licenza  de'motti  ede'discorsi,  ed  ogni  sor- 
ta d'atteggiamenti  ridicoli.  Interveniva- 
no ne'funerali  avanti  il  feretro,  contraffa- 
cendo i  costumi  e  le  azioni  del  definito, 
col  portamento  e  coi  gesti;  e  quello  che 
ciò  faceva  dicevasi  archimi/no.  Abbiamo 
di  Engel,  Lettere  sulla  mimica,  Milano 
1820.  La  commedia  latina  rimase  infor- 
me sino  a  Plauto  di  Sarsina  ,  che  quasi 
la  portò  alla  sua  perfezione:  fu  stimato 
perla  purezza,  energia, abbondanza  ed  e- 
leganza  di  sua  elocuzione;  gran  conosci- 
toredclmolteggiojfelicisouo  i  suoi  schei- 


T  E  A 
zi;  egli  soprattutto  ha  quella  comica  for- 
za, che  forma  il  merito  principale  delle  o- 
pere  ili  questo  genere.  Egli  non  fu  egua- 
gliato, e  fors'anche  superato,  che  da  Te- 
renzio di  Cartagine,  il  cui  talento  gran- 
dioso consisteva  neh'  arte  di  dipingere  i 
costumi  e  d'imitar  la  Datura.  Usuo  Elt- 
iiiK  <i  fece  epoca  in  lutti  i  successi  del  tea- 
tro; luminosa  [uova  dì  quel  trionfo  è  che 
il  componimento  fu  rappresentalo  o\ne 
volte  in  un  giorno,  nel  mattino  e  alla  se- 
ra, la  qual  cosa  non  era  mai  ad  altri  av- 
venuta. Egli  è  l'autore  latino  che  più  d'o- 
gni aldo  si  avvicinò  a  quella  delicatezza 
e  purità  piena  d'eleganza,  che  appellasi 
atticismi).  La  maestà  del  popolo  romano 
non  gli  permise  d'insultare  il  governo, con 
quel  genere  di  satira  che  Atene  tanto  ap- 
plaudiva in  Aristofane.  Investigava  egli  i 
costumi  de'cittadini,  non  già  le  delibera- 
lo ni  del  senato  o  l'amministrazione  ile' 
consoli:  la  commedia  avvicinatasi  al  vero 
6copodi  correggerei  costumi. Molte  opere 
abbiamo  sulle  commedie  del  teatro  gre- 
co, Ialino  e  italiano;  ne  rammenterò  al- 
cune. Aristophanis,  Comoediae  I  X  cimi 
commentariis antiquis  grucce,  Floren- 
tiaeiD2  5,  Dasileae  1 527:  Comoediae gr. 
in  lat.  trànslatae  ah  A.  Justìnopo tita- 
no, Venetiis  1  538.  MenandrietPJulemo- 
ras  reliquiae  quotquot  reperiri  potile- 
rimt.  graece  et  latine,  cimi  notis  II.  Gro- 
tti et  ./.  Clerici,  qui etiamnovam omnium 
tr  rsionemadornavitt\msle\odatùì  1709. 
Plauti,  Comoediae cum  comm.  varior.ex 
recens,  Gronovii,  Lug.  Bat.  1669:  Cimi 
interpr,  et  notis  in  usu  Delphi  ni,  Parisiis 
1  679:  Cu/71  notis  LambinijLugduriì  1 622: 
Exrecens.J.  I.  I  ulpi  cum  notis  select., 
Veueliis  1788.  P.  Terentii,  Comoediae 
cimi  comment.  /E.  Donati  et  sciatile  no- 
tile curine..  Lugd.  Bat.  1  64+:  Recens.  et 
notis  Farmi  et  Bentlei ,  Amslelodami 
i"  ■-.  Terenzio,  he  commedie  tradotte 
ni  lingua  toscana,  Roma  1 G 1 2:  Trailo  t- 
te  in  verso  sciolta  n  rincontro  del  fi  sto 
da  Luisa  Bar  galli,  Venezia  1735.  Carlo 
Goldoni,  Opere  complete  contenenti  le 


TEA  aio 

memorie,  commedie  e  drammi,  Venezia 
1 788:  Collezione  completa  delle  comme- 
die colle  memorie  della  siili  cita.  Piacen- 
za 1827:  Raccolta  delle  commedie  e  me- 
morie. Firenze  1828.  Gio.  Battista  Nasi, 
Cinque  lettere  sulle  cagioni  dell'odier* 

no  decadimento  del  lenirò  comico  ita- 
liano, Milano  1824.  Biblioteca  le, tirale, 
Roma  1 8  1  5.  Teatro  contemporaneo  ita- 
liano  e  s  tra  m'ero  ,Y  enezìn  1837.Gio.Ghe- 
rardo  de  Bossi,  Del  teatro  moderno  co- 
mico italiano  e  del  suo  restauratore  C. 
Goldoni,  Bassano [ 794.  G.  G.  de  Bossi, 
Commedie,  Bassauo  1790.  Raccolta  di 
commedie,  Milano  l  827.  Opere  edile  ed. 
inedile  del  conte  Gio.  Giraud,  Roma 
1  8  fO.Nota, Teatro  comico.  Torino  1842. 
La  musica  è  l'arte  d'  esprimere  senti- 
menti determinati  mercè  i  suoni  rego- 
lati, l'arte  di  combinare  i  suoni  in  modo 
aggradevole  all'orecchio,  la  scienza  della 
proporzione  della  voce  e  de'suoni,  scien- 
za che  merita  esser  tenuta  in  altissimo  pre- 
gio, e  definita  da  alcuno  una  trasforma* 
zione  gloriosa  della  parola,  sia  ohe  si  sen- 
ta sotto  la  forma  del  canto  umano,  sia  che 
rimanga  nello  stato  di  musica  istromen- 
tale,  e  perfezionata  artificiosamente  colle 
leggi  misteriose  dell'armonia  e  del  ritmo. 
La  musica  è  una  paiola  vestita  della  mas- 
sima forza,  che  parla  colla  voce  di  tutti 
gli  alleiti  e  si  ratlempra  ad  ogni  inclina- 
zione dell'animo,  e  ne  vince  quelle  resi- 
stenze che  con  altri  mezzi  erano  insupe- 
rabili; per  la  qual  cosa  essa  \a  molto  più 
innanzi  della  poesia,  della  pittura,  della 
scultura  e  dell'eloquenza.  La  musici  è  in- 
olile l'arte  di  formare  con  suoni  la  me- 
lodia e  l'armonia:  l'armonia  consiste  nel- 
l'espressione di  più  suoni  in  un  tempo  stes- 
so; la  melodia  consiste  in  più  suoni  l'uno 
dopo  l'altro.  Tutta  voi  la,  dice  Lichtenthal, 
li  parola  Musica  derivata  dal  greco  odal- 
la  parola  Musa,  poiché  si  ci  edeche  le  Mu- 
se abbiano  inventato  quest'arte  piacevo- 
le, non  fu  ancora  definita  in  modo  sod- 
disfacente. I  greci  attribuivano  un  senso 
più  ampio  al  vocabolo. Egli  no  vi  compi  cu- 


iio  1  li  A 

(levano  non  solo  l'arie  che  mediante  il  suo- 
no eccita  qualunque  siasi  sentimento,  ma 
ancora  la  poesia,  l'arie  del  ballo,  la  rel- 
torica,  la  grammatica,  la  filosofia,  e  quel- 
le arti  e  scienze  die  gli  antichi  romani 
chiamavano  studia  liunuinitatis.  Soltan- 
to in  seguito  coll'ampliarsi  di  queste  ar- 
ti e  scienze,  si  videro  costretti  di  separa- 
re l'ima  dall'altra.  Non  essendo  possibile 
che  le  facoltà  intellettuali  d'un  uomo  so- 
lo le  abbracciassero  tutte,  quindi  si  con- 
servò al  vocabolo  Musica  il  suo  vero  si- 
gnificalo. Ne'niù  remoti  tempi  uuivansi 
pine  la  poesia  e  la  danza  alla  musica;  in 
appresso  ne  fu  separata  la  danza,  e  la  mu- 
sica colla  poesia  rimasero  compagne  in- 
separabili per  una  lunga  epoca,  serven- 
do gli  strumenti  soloall'accompagnamen- 
lo  del  canto.  Bensì  dicesi  Musica  da  bal- 
lo, la  musica  destinata  ad  animare  i  pas- 
si e  i  movimenti  del  ballerino:  vi  èia  mu- 
sica da  ballo  di  società  o  di  sala,  che  ha 
dell'ariette  proprie  d'un  carattere  deter- 
minato, come  la  contraddanza;  la  musica 
da  ballo  di  teatro,  appartenente  al  bal- 
lo pantomimico.  Dicesi  Cantante  a  Can- 
tore  quello  che  esercita  1'  arte  musicale 
mediante  la  voce  umana.  Si  hanno  can- 
tanti di  soprano  ,  di  mezzo  soprano,  di 
alto,  di  tenore,  di  baritono  e  di  basso.  I 
cantanti  da  teatro  si  dicono  anche  atto- 
ri allorquando  rappresentano  fiuti  perso- 
naggi, unendo  al  canto  l'azione.  Le  Can- 
lattici o  Cantanti  donne,  si  dividono  in 
soprane econlralte.  Dicesi  Istrunienlisla 
chi  professa  l'arte  del  suono  d'uno  o  piìi 
strumenti.  Il  suono  è  quella  sensazione 
prodotta  sul  nostro  organo  uditorio  dalle 
vibrazioni  d'un  corpo  sonoro,  comunica- 
tegli mediante  l'aria.  Il  suono  è  per  l'udi- 
to, ciò  che  la  luce  è  per  la  vista.  Dell'o- 
rigine e  progresso  della  musica,  credo  di 
averne  detto  abbaslanza  a  Musica  sagra, 
nelle  proporzioni  relative  a  un  Diziona- 
rio di  erudizione,  e  colle  stesse  e  con  car- 
ta misurata  aggiungerò  qualche  cenno 
sulla  musica  teatrale.  Questa  però  ha  le 
distinzioni  da  quella  di  chiesa  che  si  leg- 


T  E  A 

gono  in  Lichlenthal  ed  in  altri  scrittori. 
11  paralello  dunque  fra  la  musica  da  chie- 
sa e  la  musica  da  teatro  consiste:  i .°  11 
soggetto  della  prima  è  generalizzato:  es- 
sa esprime  i  sentimenti  del  mondo  radu- 
nato nel  tempio,  mentre  quello  della  se- 
conda è  relativo  soltanto  a'seutimeuli  di 
alcuni  individui  sulla  scena,  i."  L'ogget- 
to della  musica  da  chiesa  è  un  ideale  che 
porta  il  carattere  dell'infinito,  la  Divini- 
tà; quello  della  musica  da  teatro  è  l'uomo, 
secondo  le  sue  qualità  e  azioni.  3.°  La  ten- 
denza della  musica  da  chiesa  è  di  concen- 
trare i  sentimenti  de'fedeli  in  un  solo,  la 
divozione;  quindi  i  tempi  lenti,  la  musi- 
ca artificiale  per  invitare  alla  meditazio- 
ne; la  musica  teatrale  consiste,  all'oppo- 
sto, nel  produrre  la  varietà  de'sentimen- 
ti,  per  cui  le  si  concede  una  maggior  li- 
bertà di  melodie,  di  ritmi,  ec.  Perciò  è 
riprovabile  il  trasporto  della  musica  di 
teatro  nella  chiesa,  e  tanto  più  Io  è  nel 
punto  il  più  sagrosanto  in  cui  dobbiamo 
essere  raccolti  e  assorti  in  Dio,  e  non  mai 
divagati  da  profanità.  Essendo  la  musica 
innata  eoll'uomo,  osserva  Lichtenthal,chi 
si  vuole  immaginare  mi  inventore  della 
musica,  s'immagina  cosa  che  non  fu,  né 
poteva  essere.  La  natura  procede  a  tal  ri- 
guardo nella  musica  come  in  tutte  le  al- 
tre arti  e  cognizioni  nostre;  essa  ne  spar- 
se il  seme  dappertutto,  e  più  o  meno  non 
poteva  fue,  senza  operare  contro  le  sue 
leggi  immutabili.  Ciò  non  vale  solo  circa 
la  musica  generale,  ma  circa  le  sue  sin- 
gole parti  ancora,  come  l'invenzione  de- 
gli strumenti.  Tutte  le  arti  e  le  scienze  de- 
vono, comegli  uomini  stessi,  trovarsi  per 
un  dato  tempo  nell'infanzia  prima  di  svi- 
lupparsi gradatamente  alla  maturità  vi- 
rile e  allo  stato  di  perfezione.  iVou  esiste 
dunque  propriamente  nel  senso  volgare 
un  iuventore  della  musica,  laonde  non 
si  deve  cercarne  l'inventore  fuori  di  noi: 
la  mimica  vien  dal  cuore  e  va  al  cuore,  ed 
un  immediato  sentimento  interno  indus- 
se necessariamente  l'uomo  a  cantare  come 
a  parlare.  Molli  però  lavoiarouo  al  ini- 


TEA 

gliornmcnto  oalla  perfezione  di  qualche 
parte  della  musica, t  lo  dissi  a  Musica  ed 
a  tulli  gli  articoli  the  la  riguardano,  co- 
me in  quelli  di  Canto  e  Cantori.  I  popoli 
dell'  antichità  che  porta  cono  l'arte  a  un 
grado  di  perfezione,  furono  successiva- 
mente gli  egizi,  gli  ehrei,  gli  etruschi  gre- 
ci ed  i  romani,  sotto  la  favorevole  influen- 
za di  loro  costituzione  di  un  dolce  clima, 
dimodoché  non  solo  a'tempi  loro  sovra- 
stavano alle  altre  nazioni  della  terra, ma 
si  attuarono  altresì  tutta  l'attenzione  del- 
la posterità.  Fiorì  principalmente  tra'gre- 
cie  i  romani  per  lefeste  puhhliche  da  lo- 
ro introdotte,  massime  da'greci  che  in  o- 
noie  della  musica  introdussero  i  famosi 
giuochi  pitici,  i  quali  furono  senza  dub- 
bio il  precipuo  motore  de'maggiori  pro- 
gressi musicali  di  quella  nazione  a  pre- 
ferenza di  tutti  gli  altri  popoli  dell'anti- 
chità. 1  romani  fecero  uso  della  musica, 
ma  non  ebbero  una  proprielà  naziona- 
le, anzi  si  servirono  di  quella  de'greci,  im- 
piegando nelle  solennità  pubbliche  perla 
maggior  parte  artisti  di  tal  nazione:  non 
poteva  poi  Ira  essi  tanto  prosperare,  aven- 
do esclusiva  predilezione  per  le  virtù  e- 
roiche,  e  la  musica  era  considerata  qua- 
si come  un  esercizio  appartenente  agli 
schiavi.  Ne'secoli  del  medio  evo  la  musi- 
ca si  trovò  rilegata  ue'chioslri,  cambian- 
do adatto  flsonomia,  però  facendo  pro- 
gressi importanti  nella  parte  materiale  e 
meccanica,  e  nel  suo  rinascere  se  ne  ca- 
varono vantaggi  essenziali  pel  migliora- 
mento dell'arte,  per  quanto  aveano  ope- 
rato nella  notazione  musicale  amplifica- 
ta nel  VI  secolo  Papa  s.  Gregorio  I,  e  nel 
XI  il  monaco  Guido  d'Arezzo  pel  suo  nuo- 
vo metodo  per  imparare  il  canto  con  ar- 
te: in  quest'ultimo  secolo  Franco  di  Co- 
lonia pose  i  fondamenti  della  musica  fi- 
gurata; l'invenzione  dell'armonia  fu  cir- 
ca in  quel  tempo  notabilmente  perfezio- 
nata. Ma  intanto  che  da  vasi  opera  al  per- 
fczionnroenlo  dell'armonia,  si  trascurò  la 
melodia,  ignorandosene  l'indole;  di  ma- 
niera the  il  compone  a  più  voci  con  ai- 


TEA  221 

moniche  complicazioni  fu  L'unico  vantag- 
gio ricavato  da  siffatta  scoperta.  Frattan- 
to era  comparsa  una  nuova  aurora  sul- 
l'orizzonte occidentale  d'Europa,  parti- 
colarmente riguardo  alla  coltura  della 
poesia  e  della  musica,  riferibile  verosimil- 
mente al  lusso  sempre  crescente  de'lem- 
pi  cavallereschi,  che  favorirono  special- 
mente il  canto  de'poeti  esuddescritto.  Nel 
secolo  XV  emigrando  i  greci  in  Italia  vi 
sparsero  di  nuovo  gli  scritti  de'loro  ante- 
nati, ed  eccitarono  nuovamente  l'amore 
dell'arti  e  delle  scienze,  le  quali  già  si  tro- 
vavano in  felice  progredimento.  Quindi 
fu  ristabilito  il  dramma  nel  secolo  XVI 
al  modo  narrato,  simile  a  quello  della  tra- 
gedia degli  antichi  greci,  e  ne  derivò  l'in- 
venzione dell'opera  moderna  dello  spet- 
tacolo drammatico  e  lirico  posto  in  mu- 
sica, successivamente  migliorato,  onde  si 
moltiplicarono  per  l'Italia  e  in  Francia, 
ed  altrove,  con  quelle  diverse  sorta  d'o- 
pere che  già  riportai,  e  si  giunse  al  secolo 
XVI li  e  al  corrente  iu  cui  la  musica  salì 
eminentemente  al  suo  splendore,  pel  ge- 
nio d'un  bel  numero  di  gran  maestri  be- 
nemerentissimi della  soave  arte,  e  valga 
per  tutti  il  nominare  unRossiui,Donizzet- 
ti,  Bellini,  Pacini  e  un  Giuseppe  Verdi  di 
Dusseto  nel  Parmigiano,  glorie  italiane  e 
celebratissimi.  A  questi  si  può  aggiunge- 
re l'altro  italiano  cav.  Pietro  Raimondi 
romano,  il  quale  nell'agosto  i  852  nel  tea- 
tro di  Torre  Argentina  di  Roma  fece  e- 
seguire  \\suoG-iuse.ppe,Ue ovatov'ù  in  una 
poesia  di  Giuseppe  Sapio,  a  benefizio  dei 
poveri  inabili  professori,  appartenenti  al- 
la pontificia  congregazione  e  accademia 
di  s.  Cecilia  di  Roma,  della  «piale  parlai 
a  Musica  sagra.  Imperocché  quest'insi- 
gne corporazione,  la  cui  principal  cura 
è  la  diffusione  in  Roma  della  sana  mu- 
sica, ha  ancora  fra'suoi  disegni  quello  di 
sollevare  dallo  stato  di  miseria  i  profes- 
sori che  per  infermità  e  per  vecchiezza 
sono  resi  inabili  all'esercizio  di  loro  ar- 
te. Il  i.°  oratorio  fu  intitolato  Pulijar, 
il  2."  Giuseppe t  il  ò.°  Giacobbe ,che  me- 


222  TEA  TEA 
ritarono  un  trionfo  il  più  luminoso,  u-  ne  fece  altissime  lodi,  narrò  le  grandi  ova- 
ni  versali  clamorosissimi  applausi,  evvi-  zioni  e  i  caldi  festeggiamenti  de'colli  e  in- 
va  fragorosi  e  interminabili,  e  la  repli-  telligenti  suoi  concittadini  (i  quali  sono 
ca  di8  volte,  ad  onta  del  caldo  della  sta-  que'giudici  che  indicai  nel  voi.  LVIII,  p. 
gione. Furono  3  opere  diverse  eseguite  si-  i  55),  le  dimostrazioni  falle"  al  maestro  dal 
multanea mente!  A  molli  sembrava  d'un-  Papa,  dal  municipio  romano  e  da  altri, 
possibile  riuscita,  ma  l'uomo  sommo  sep-  e  lo  rese  pubblico  e  solenne  nel  Giorno," 
pe  immaginare  e  condurre  a  termine  ve-  le  di  Roma  i  8t>2,  a  p.  728,  e  nel  Supple 
intuente  un'opera  colossale.  Gli  eseculo-  mento  al  n.°io.2.  Giuseppe  Boudini  iu- 
ri  pòrtati  al  numero  di  pitiche  4-QO,  serri-  seri  nel  t.  19,  p.  218  de\\' Album  la  Lei- 
Lio  avessero  un  animo  solo,  poiché  come  trivi  a  Silvio  Pellico  sull'armonia  Triu- 
il  titolo  del  nuovo  lavoro,  ciascuno  di  es-  na  del maestro  cav.  Pietro  Raimondi ro- 
SÌ  ora  tori  i  ha  diversa  anche  l'azione  e  par-  mano.TLt\  il  maestro  di  musica  mg.r  Pio- 
ti tutte  sue  proprie,  e  si  eseguirono  eia-  troAlfieri  ne\G  ior  naie  di  Roma  <\t\  1  8)3, 
scuno  da  se  con  uno  special  corpo  di  can-  p.  999,  ci  diede  una  splendida  necrolo- 
tanti  e  suonatori  egregiamente.  Questo  la-  già  del  Raimondi,  ragionò  dottamente  di 
voro  musicale  in  3  sparliti,  uno  diverso  sue  opere,e  nedeplorò  la  perdita, la  qua- 
dall'altro,  fu  ammirato  per  ardita  inveii-  le  segui  dopo  essere  stato  scelto  maestro 
zione,  e  parto  d'un  sublime  ingegno  ita-  di  musica  della  basilica  Vaticana:  il  ita- 
liano, veramente  grande  opera,  che  cinse  lo  Album  riprodusse  la  necrologia  a  p. 
di  mentala  immortale  corona  l'illustre  2q6  e  vi  aggiunse  il  ritratto  del  Raimon- 
maestro  di  contrappunto  e  composizione  di.  La  scienza  estetica  abbozzata  perlai/ 
nelconservatoriodi  Palermo, il  qualeap-  volta  circa  la  mela  del  secolo  scorso  dal 
posilamente  per  farla  rappresentare  in  filosofo  alemanno  A.  G.  Raumgarten,  è 
Roma  ripatriò.  Giammai  compositore  ve-  ormai  riconosciuta  dal  mondo  letterario 
rimo  forse  seppe  mostrare  uniti  come  in  come  parte  e>senziale  della  filosofìa  della 
questi  3  drammi  biblici  il  poelicodell'in-  musica  :  essa  si  occupa  col  bello  e  subli- 
venzione,  la  maestria  della  disposizione,  me,  col  gusto,  col  giudizio  del  gusto  sles- 
l'eleganza  delle  forme,  l'armonico  risai-  so,  onde  si  chiama  pure  dottrina  del 
to  delle  gradazioni,  e  quel  misto  di  dot-  gusto  e  filosofia  delle  belle  arti.  Fu  ap- 
ti  ina  e  di  gusto  in  che  si  comprende  l'in-  plicata  alla  musica  istrmnentale  e  voci- 
canto  dell'arte.  La  smania  di  perfezionar  le^  alla  comica,  alla  mimica,  all'arte  del 
la  scienza  dell'armonia,  de'graudi  mae-  ballo,  agli  esercizi  ginnastici,  all'arte  poe- 
stri  della  scuola  tedesca,  di  voler  cercare  tica  e  rettorica  ,  con  grande  vantaggio, 
il  sublime  nel  dillicile,  di  mettere  in  con-  L'Aiuhes  nel  t.  4,  cap.  7  tratta  dell' ^"m- 
tinua  gara  di  sforzi  e  di  stranezze  la  vo-  stica, c\oè  della  dottrina  e  teoria  del  suo- 
ce  umana  e  l'orchestra,  non  sedusse  Rai-  no  e  dell'  odilo  in  generale,  ossia  l'esa- 
uiondi.  11  merito  dell'inaudito  prodigio  me  delle  attinenze  che  ha  la  risonanza 
da  lui  operato  nella  fusione  di  questi  3  de'corpi  sonori  coll'orecchio  umano,a  dif- 
oratorii  in  uno  solo, fu  paragonato  nell'ef-  ferenza  della  musica  che  tratta  del  suo- 
fétlo  ollreogni  due  meraviglioso,  essere  nocomecapacedi  produrre  melodia  ear- 
nella  musica  ciò  eli'  è  in  pittura  il  Giù-  monta.  Della  musica  riposta  fra  le  scien- 
dizio  Finale  di  Michelangelo.  Sidisseche  ze  matematiche,  di  sua  origine  e  scritto- 
1  armonia  di  Raimondi  può  rappresenta-  ri.  Della  scienza  acustica  de'greci,  e  de- 
luse pursi  vuol  ragionare,  l'armonia  del-  gli  effetti  della  musica  greca.  Della  mu- 
l'in  tei  a  società,  che  la  somma  delle  al-  sica  de' romani,  degli  arabi  e  della  Chie- 
treequasil'unilicazioueloroin  essa.  L'en-  sa.  Dell'introduzione  della  musica  nella 
comiala  accademia  ne  die  dolio  giudizio,  poesia  volgare,  delle  pubbliche  scuole  di 


T  E  A 

musici,  del  ristoramenlo  ili  essa  e  tle'snoi 
scrittori.  Di  Pietro  Metastasio,  Opere 
drammatiche,  abbiamo  molte  edizioni, 
comedi  Firenze  1 --So,  Avignone  1809, 
Milano  1820.  Majer,  Discorso  siili' ori- 
gine, progressi  e  stato  attuale  della  mu- 
sica italiana.  Padova  1  8?.  1 .  Raccolta  di 
melodrammi  scrii.  Milano  1822.  Rac- 
colta di  melodrammi  giocosi.  Milano 
1822.  Luigi  Cuccetli,  Biblioteca  dram- 
matici/ italiani]  antica  e  moderna.  Mi- 
lano 189.9.  Viollet,  Drammatica.  Mila- 
no 1  833.  Giuseppe  Baini,  [Attera  sull'a- 
io intitolato:  Saggio  sopra  Uiden- 
ti  là  de*  ritmi  musicale  e  poetico.  Fi  reo- 
7018?.  1.  D.  Vaccolini,  Della  musica  in 
Italia.  Bagnacavalloi844>  Della  musi- 
ca, ragionamento  dell'ade.  Filippo  Cic- 
conetti,  Roma  1  855.  Il  savio  autore  vor- 
rebbe ripristinato  il  vero  bello  musicale, 
principalmente  sui  teatri.  A  tale  effetto 
consiglia  una  storia  della  nobile  arie,  nel- 
la cjuale  sieno  sviluppali  i  capi  d'opera 
che  dall'antico  al  moderno  si  meritaro- 
no la  giusta  generale  approvazione.  Inol- 
tre lodevolmente  deside  1  a,  che  non  si  ve- 
stano più  di  note  certi  deplorabili  argo- 
menti che  impunemente  portano  I'  im- 
pronta dell' immoralità.  Finalmente  fa 
voti  perchè  contemporaneamente  sulle 
scene  si  alternassero  le  musiche  ilei  Jo- 
melli,  del  Cimarosa,  del  Paesiello,  del 
Rossini  e  di  altri  che  scrissero  con  intera 
filosofìa,  onde  sono  segno  d'ammirazio- 
ne a'veri  dotti  e  intelligenti  della  soave 
ri  te.  Pietro  Lichtenthal,  Dizionario  e  bi- 
bliografia della  musicai  Milano  1 836, 
ci  diede  tutta  la  parte  2.'  riguardante  la 
letteratura  generale  e  critica  della  m tisi- 
ca antica  e  moderna,  copiosissima  ed  e- 
niditissima.  La  Coreografìa  o  Coi  egra- 
iia  è  l'arte  di  descrivere  le  figure  delle 
dante,  e  1  passi  da  farsi  sopra  le  note  del  - 
l'aria.  Il  ballare  si  definisce  muovere  i 
pedi,  andando  e  saltando  a  tempo  di  SUO- 
er  diletto  e  pei  festeggiare;  e  dicesi 
anche  danzare,  saltare,  tripudiare.  Mo- 
reaudi  s.Merv  in  un  librocbesulla  Dan- 


T  LA  2  >  3 

za  pubblicò  in  Pai  ma  nel  1  8o3,  dice  che 
non  pub  attribuirsi  altra  origine  al  bal- 
lo, se  non  quella  di  tutti  i  grandi  movi- 
menti dell'animo,  che  appartengono  al- 
le passioni  e  che  al  corpo  si  comunica- 
no :  il  buon  gusto  poi  e  l'ingegnò  forma- 
rono a  poco  a  poco  della  danza  un'arte, 
la  quale  non  si  limita  s'inolivi  e  alle  rap- 
presentanze naturali  che  nascono  da  un 
sentimentod'allegrezza,  masludiasi  d'in- 
trodurre, per  quanto  è  possibile,  le  belle 
positure,  i  bei  gesti,  ei  più  ordinali  mo- 
vimenti del  corpo.  Per  ballo  s'  intende 
generalmente  uno  spettacolo  le  cui  parti 
essenziali  costituiscono  la  danza  eseguita 
da  varie  persone,  e  la  rappresentazione 
di  qualche  azione  con  gesli,  il  tutto  ac- 
compagnato dalla  suddetta  musica. Il  bal- 
lo è  un  divertimento  antichissimo,  e  la 
sua  origine  si  perde  nell'età  più  remote. 
Si  ballava  sul  principio  per  esprimere  la 
gioia,  e  tali  moli  regolari  del  corpo  fece- 
ro ben  tosto  immaginare  un  divertimen- 
to più  complicato.  Chiamasi  balletto  una 
piccola  azione  pantomimica  con  musica 
e  danza.  Essa  è  per  lo  più  molto  sempli- 
ce, e  consiste  solo  in  alcune  scene  panto- 
mimiche, ili  genere  pastorale  o  comico, 
ed  il  resto  di  vari  generi  di  piccole  dan- 
ze. La  Pantomimica  è  l'arie  che  insegna, 
senza  I'  aiuto  della  favella,  ma  soltanto 
co'  movimenti,  segni  e  gesti ,  esprime- 
re le  passioni,  i  caratteri,  gli  avvenimen- 
ti, e  qualunque  rappresentazione;  l'arte 
dell'imitazione  co'gesti. Perciò  dicesi/V///- 
tomimo  l'imitatore  d'ogni  cosa  e  sorla  di 
teatrali  componimenti.  I  greci  e  J  roma- 
ni ebbero  commedianti  pantomimi  che 
rappresentavano  qualunque  azione,  e- 
sprimendo  il  carattere  e  i  costumi  degli 
uomini,  con  destrezza  e  versatilità  mera- 
vigliosa, sino  a  cambiar  di  volto  ad  ogni 
movimento, a  seconda  delle  passioni  die 
spiegavano;  e  spesso  giungevano  in  uno 
slesso  tempo  a  simulare  e  conti  aline  due 
caratteri  opposti  :  ma  in  appresso  forma- 
10110  una  corporazione  separata,  e  si  at- 
tennero alla  sola  rappresentazione  de'ge- 


224  T  E  A  TEA 
sii,  il  sentimento  e  la  tessitura  d'un' a-  rappresentando  il  corso  degli  astri  ed  i 
zione  regolare.  In  principio  i  pantomimi  principali  fenomeni  dell'uni  verso.  I  greci 
erano  accompagnati  da  un  solo  Cauto,  al  presero  dagli  egiziani  le  loro  danze,  le  Io- 
quale  si  aggiunsero  poi  altri  strumenti,  io  scienze,  e  la  loro  mitologia  comune, 
ed  anche  le  voci  umane  de'cori,  e  così  di-  Si  sa  1'  uso  che  ne  fecero  ne'  loro  spetta  - 
vennero  le  azioni  drammatiche  più  re-  coli  pubblici,  e  particolarmente  ne'cori  e 
colali. L'arte  pantomimica  dopo  la  mor-  nella  tragedia.  Stesicoru,  uno  de'più  an- 
te d'  Augusto  fu  in  Roma  spinta  al  più  ticlii  poeti  della  Grecia,  nato  a  lmera  o 
allo  grado  di  perfezione,  rappresentan-  IJyniera  in  Sicilia,  circa  due  anni  a  va  li- 
do qualunque  sorta  di  argomento  tragi-  ti  la  morte  di  Omero,  fu  dapprima  chia- 
co  e  comico.  Abbiamo  di  N.  Calliaco,  De  mato  Tisiaj  ma  avendo  aggiunto  a'due 
ludis  scenici*  mimovwn  et  pantomimo-  movimenti  de'cori  delle  danze  religiose, 
rum,  Patavii  i  7  1  3.  La  s.  Scrittura  e  in-  un  tempo  di  stazione  e  di  riposo,  duran- 
segna,  clic  il  ballo  formava  una  delle  par-  te  il  quale  si  cantava  ['epodo,  ebbe  per- 
ti  principali  delle  grandi  feste  religiose  ciò  il  nome  di  Stesicoro  e  in  seguito  fu 
degli  ebrei:  i  leviti  intrecciavano  danze  dettoStesicore.  Alcuni  credono  che  ini  me- 
sagre  per  ringraziare  e  lodare  Dio.  In  di-  ra,oggi  Termini,  da  Stesicoro  sia  stata  re- 
verse  occasioni  di  pubblica  allegrezza  si  citala  la  prima  commedia.  Plutarco  fan- 
eseguivano  danze  sagre,tanlo  per  mostra-  noverò  tra' primi  musici  ;  Alessandro  il 
re  la  pubblica  riconoscenza  e  per  onora-  Gra mie  collocava  tra' libri  degni  d'essere 
re  l'Essere  Supremo,  quanto  per  testili-  letti  da' re,quello  da  lui  composto  sulla/io- 
care  la  pubblica  gioia.  Già  ricordai  che  vina  di  Troia;  e  Quintiliano  dice, che  se 
le  danze  sagre  furono  in  uso  presso  molti  Stesicoro  avesse  saputo  moilerarsi,avreb- 
popoli  antichi;  e  che  del  cristianesimo  se  bequasieguagliatoOmero.  Alcuni  preten- 
ne ha  un  avanzo  nella  Spagna, simboleg-  donoche  i  greci  colla  loro  ballata  (ora  can- 
giando il  beatissimo  giubilare  de'santi  in  zone  del  ballo,  perchè  solevasi  cantar  bai- 
cielo  fra' Cori  degliAngeli.  Il  gesuita  Me-  lando,specie  d'ode  la  più  antica  di  tutte  le 
netrier,  Trattato  de'balli,  che  pubblicò  canzoni  italiane),  usavano  di  cantar  le  lo- 
nel  1682,  dice  aver  veduto  i  canonici  di  ro  odi  e  i  loro  inni  nell'atto  di  danzare  a- 
alcune  chiese,  che  nel  giorno  di  Pasqua  vanti  gli  altari  delle  loro  divinità;  quin- 
pighavano  per  mano  i  giovanetti  del  co-  di  è  che  regolavano  i  loro  canti  col  tem- 
10,  e  danzando  cantavano  religiosi  inni  pò  con  cui  reggevasi  la  danza.  Il  ballo  ani- 
di  allegrezza.  I  galli,  gli  spaglinoli,  i  te-  meltevasi nella  filosofia  di  Platone,  di  A- 
deschi,  gl'inglesi  conservavano  ne'  bassi  ristotile,  di  Plutarco  e  di  Luciano,  e  si 
tempi  le  sagre  danze, che  voglionsi  pure  usava  per  ispirare  le  più  lodevoli  passio- 
esercitate  in  cine  Pranzi 'de'primilivi  cri-  ni.  Pretendono  alcuni,  che  l'arte  di  dan- 
stiam  chiamali  Agapi.  II  ballo  nelle  In-  zare  sulla  corda  fosse  inventata  poco  elo- 
die orientali  tuttora  è  una  parte  consi-  pò  que'giuochi,  in  cui  i  greci  danzavano 
derabile  ilei  culto  religioso  degl'idolatri,  sulle  otri  di  cuoio  gonfiate,  giuochi  che 
e  si  esercita  ancora  da'sacerdoti,  il  che  si  furono  istituiti  in  onore  di  Bacco  circa 
praticò  pure  nell'antico  paganesimo.  Al-  1  345anui  avanti  la  nostra  era.  Quelle  o* 
cimi  abitanti  dell'Africa  hanno  un  ballo  tri  istradarono  la  pratica  della  equitazio- 
superstiziosOjChe  tengono  come  sagro,  e  ne,  sulla  quale  è  fondala  l'arte  de  Balle- 
che  fa  entrare  il  ballerino  in  una  specie  riràda  corda.  Girolamo  Mercuriale  nel- 
di  divino  entusiasmo,  durante  il  quale  es-  la  sua  Ginnastica  espose  5  figure  di  bal- 
so  predice  il  futuro  e  annunzia  oracoli,  lerini  da  corda  ricavate  da  antiche  gein- 
Gli  egiziani  sono  stati  i  primi  i  quali  del-  me  incise.  Grodeck  pubblicò  nel  1  702  in 
le  loro  danze  fecero  geroglifici  d'azione,  Danzica  toma  Dissertazione  suquesti  bai- 


TEA 

lei  ini,  e  crede  che  comparissero  la  prima 
volta  in  Roma  nel  5oo  dopo  la  sua  fon- 
dazione, e  furouo  allora  denominati  ^ù- 
v(iml>oli  o  danzatoli  sulla  corda,  delti 
pure  artisti  di  agilità,  e  più  comune- 
mente acrobati.  Nata  l'aite  in  Grecia  e 
propagata  in  Italia,  s'introdusse  in  Fran- 
cia, ove  fu  particolarmente  coltivata  sot- 
to lai. "e  2.' dinastia  di  que're,  poiché  non 
davansi  feste  solenni  al  popolo  senza  i 
bulloni,  i  pantomimi  ed  i  funamboli,  che 
rappresentarono  i  più  antichi  e  frequen- 
ti spettacoli  di  quella  nazione.  La  storia 
ci  ha  conservato  i  nomi  de'due  primi  isti- 
tutori dell'arte  pantomimica.  Datile  d'A- 
lessandria inventò  il  ballo  comico,  e  Pi- 
lade  il  ballo  serio:  ambedue  fiorirono  e 
furono  onorati  in  Roma.  Le  loro  danze 
erano  un  quadro  fedele  di  tutti  i  movi- 
menti del  corpo,  e  di  un'invenzione  in- 
gegnosa che  serviva  a  regolarli,  siccome 
la  tragedia,  rappresentando  le  passioni, 
serve  a  rettificare  i  moti  dell'animo.  Il 
ballo  passato  da'greci  a'romani,  vi  servì 
all'istesso  uopo  sino  ad  Augusto.  Traia- 
no poi  abolì  siffatte  rappresentazioni  tea- 
trali, le  quali  ricomparvero  ancora  lun- 
go tempo  dopo  di  lui,  ma  accompagna- 
te con  oscenità,  onde  i  Papi,  i  vescovi,  i 
concilii  procurarono  di  eliminarle,  e  fu- 
rono succedute  da  que'  giuochi  e  spetta- 
coli de'secoli  di  mezzo  summentovati.  Il 
già  ricordato  Rergonzodi  Rotta,  oltre  il 
i.°  saggio  del  melodramma,  fece  rinasce- 
re il  ballo  verso  la  fine  del  secolo  XV  in 
una  splendida  festa,  da  lui  data  a  Torto- 
na pel  passaggio  d'  Isabella  d'  Aragona, 
nuova  sposa  del  duca  di  Milano  Gio.  Ga- 
leazzo, e  trovò  presto  imitatori  per  tutta 
l'Italia.  Ma  la  decadenza  delle  piccole  e 
insieme  splendide  corti  d'alcune  poten- 
ze d'Italia,  fece  andare  un'altra  volta  in 
essa  in  disuso  la  danza  e  i  balli,  e  gl'ita- 
liani per  allora  perderono  il  loro  gusto 
per  questi  spettacoli;  ma  in  Francia  vi  ri- 
presero tutto  il  loro  splendore.  1  francesi 
però  lo  devono  all'italiano  Raltasariui  o 
Baldassarini,  più  conosciuto  sotto  il  no- 

VOL.    1  XX  III. 


TEA  22  > 

medi  fica  ojoyeux,  che  fece  obliare  la  sua 
origine,  il  quale  pel  i ."  vestì  d'una  certa 
regolarità  i  balli  composti  perla  corte  rea- 
le. Pretendono  i  francesi  d'  avere  avuto 
pe'  primi  le  danzatrici,  ma  non  ebbero 
donne  ballerine  avanti  il  secolo  di  Luigi 
XIV,  e  da  quell'epoca  credono  essi  in- 
cominciato l'uso  di  mescolare  nel  ballo  i 
due  sessi.  Ma  siccome  1'  uso  delle  balle- 
rine è  derivato  dall'oriente,  può  credersi 
quest'uso  radicato  da  principio  in  Italia, 
e  molli  esempi  eziandio  se  ne  vedono  nel- 
le rappresentazioni  pantomimiche  e  nelle 
feste  date  da'  principi  italiani  ne'  secoli 
XVI  e  XVII.  Se  dunque  una  bellissima 
e  agilissima  donzella  comparve  nel  ballo 
//  trionfo  dell' 'Amore9a  s.  Germano  in 
Laye  a  van(,i  al  re,  e  quindi  sul  teatro  del- 
la regia  nccademia  di  musica  e  già  del- 
l'opera, egli  è  perchè  tuttora  si  conser- 
vava il  goffo  costume  di  fare  rappresen- 
tare da  uomini  i  personaggi  delle  fem- 
mine. A  quel  i.°  ballo  mescolato  di  uo- 
mini e  di  donne  pigliarono  parte  i  prin- 
cipi stessi  e  le  primarie  dame  della  corte, 
e  quella  mescolanza  tanto  piacque  agli 
spettatori,  che  in  tutti  i  teatri  di  Parigi 
s'  introdussero  le  ballerine.  E  qui  note- 
rò, che  in  Roma  le  cantanti  s'introdus- 
sero col  secolo  presente,  nel  passato  can- 
tando gli  uomini  vestili  da  donna.  Ciò 
non  deve  recar  sorpresa,  per  quanto  rac- 
contai sul  ritardato  stabilimento  del  tea- 
tro nella  R.oma  cristiana.  Di  mano  in 
mano  che  i  balli  divennero  generali  in 
tutta  I'  Europa,  le  varie  nazioni  ne  ab- 
bellirono successivamente  i  loro  teatri , 
impiegandoli  ancora  a  celebrare  i  matri- 
moni de'  sovrani,  le  nascite  de'  principi, 
i  gloriosi  avvenimenti  nazionali,  il  carne- 
vale principalmente;  imperocché  la  dan- 
za, come  la  musica  per  mezzo  de'suoni, 
colle  attitudini  della  persona  e  coli' e- 
spiessivo  linguaggio  del  gesto  denota  l'in- 
terne commozioni  dell'animo,  fu  perciò 
che  il  ballo, il  suono,  il  canto,  festeggia- 
no sempre  il  carnevale, segni  esterni  del- 
la gioia  che  infervora  gli  spiriti.  1  balli  tea 
i5 


226  T  E  A  TEA 
tidli  dividonsi  in  generale  in  seni,  buffi  e  rappresentanze  e  spettacoli  teatrali  laure- 
ili mezzo  carattere;  in  particolare, in  isto-  nografia.  Questa  è  l'arte  die  insegna  a 
liei,  favolosi  e  poetici.  Questi  ultimi  so-  disegnare  le  cosecome  appaiono  alla  vista, 
no  i  più  ingegnosi  e  tengono  per  la  mag-  parte essenzialissima  della  pit lutti  die  ha 
gior  parte  della  storia  e  della  favola.  Tra  per  base  la  prospettiva, senza  In  quale  non 
le  classi  del  ballo  alcuni  assegnano  per  la  si  ponno  disporre  scene  di  buon  efletto, 
prima  la  grottesca,  che  gl'italiani  porta-  E  l'arte  di  dipingere  le  scene  e  le  deco- 
rono in  Francia,  e  richiede  grandissimo  razioni,  ed  anche  per  rappresentare  un 
vigore  negli  esecutori.  Il  ballo  patitomi-  edilizio,  una  città,  un  paese  in  prospetti- 
niico,  il  quale  nella  Francia  deve  la  sua  va.  Fu  molto  praticata  dagli  antichi,  e- 
gloria  a  Novene  e  Gardel,  ed  in  Italia  a  sisteva  a  tempo  d'Eschilo,  come  attesta 
Salvatore  Vigano,  è  la  i. ''e  la  più  im por-  Vitruvio;  e  più  o  meno  rozza  o  gentile 
tante  specie.  In  esso  la  danza,  la  patito-  dovette  esistere  fino  dal  i.9  momento  in 
mima  regnano  sovranamente;  il  cotti  pò-'  cui  si  esposero  rappresentazioni  dramma- 
sitore  dell'  azione  è  inventore  e  poeta,  e  tiche.  Nella  scenografia  teatrale  sempre 
l'csecuzionedella  musica  è  del  lutto  cou-  si  distinsero  e  si  distinguono  tuttora  gli 
fidata  all'orchestra.  Poiché  questo  spet-  artisti  italiani,!  quali  passarono  a  decora  - 
tacolo  ha  delle  regole  particolarie  delle  re  i  principali  teatri  d'Europa;  ed  inLorn- 
parti  essenziali,  come  il  poema  epico  e  bardia,  massime  in  Milano,  fece  grandissi- 
drammatico.  Non  v'ha  nazione  che  non  mi  progressi. La  scena  da  principio  non  fu 
abbia  la  sua  danza  improntata  dal  carat-  che  una  capanna, un  viale, un  portico  cam- 
tere  originale,  dall'indoIe,da'costunii  che  pestre;  poi  un  carro  a  foggia  di  scena,  acni 
la  distinguono,  tramandata  per  genera-  si  sostituì  un  impalcato  di  tavole,  ed  in 
zioni  da  epoche  più  o  meno  remote,  con-  processo  di  tempo  venne  applicata  al  tea- 
servata  alla  condizione  originaria  presso  tro,  indicò  il  muro  che  ne  formava  il  fon- 
ie genti  della  campagna  come  una  cara  do, equindi  tutto  lo spaziosul  qualecom- 
tradizione,  modificata  nelle  città  special-  parivano  gli  attori.  Ebbero  quindi  gli  an- 
nidile dal  passaggio  dell'età  successive,  tichi  scene  tragiche  grandiose  di  templi, 
dalla  squisitezza  de'costumi  edalla  convi-  di  reggie,  di  piazze  pubbliche,  di  città,  di 
venza  con  altre  nazioni. E'un  errore  popò-  eampi  o  alloggiamenti  militari,  e  comi- 
lare  il  credere  che  il  morso  della  tarantola  che  di  case  private,  e  satiriche  di  monti 
di  Puglia  e  di  Taranto  [T  .),  produca  l'è-  e  boscaglie.  Il  vocabolo  scena  o  luogo  fin- 
sfrodi  ball  a  re,  e  che  si  guarisca  da  tal  cuor-  to  sul  palco  de' comici,  servì  altre  vol- 
so  danzando  colla  musica.  Negli  Opuscoli  te  per  indicare  il  teatro,  la  tragedia,  la 
del  Calogerà  vi  sono  nozioni  sull'in ven-  commedia  rappresentata  da'eomici.  Il  vo- 
zione  de'  balli  regolari,  da  chi  praticali  cabolo  scena  proviene  da  ombra  e  Ino- 
anticamente,  e  quando  usati;  loro  dille-  goombreggiato,perchèavanti  che  lacom- 
renze,  sanazioni  sagre,  militari  per  ad-  media  si  trasferisse  in  Atene  da'villaggi, 
deslraie  i  soldati  alla  guerra,  de' conviti,  ne'quali  avea  sortita  la  sua  prima  origi- 
1  primi  autori  che  scrissero  sulla  teoria  ne,  le  rappresentazioni  esponendosi  all'a- 
del  ballo  furono  italiani.  Rinaldo  Corsi  petto,  si  usava  la  precauzione  di  colloca- 
pubblicò  neli557  l'opera  Del  ballo j Fa  re  alberi  o  rami  verdi  di  essi  intorno  al 
brizio  Garoso  neli.582  il  libro  Del  bai-  luogo,  in  cui  dovea  fingersi  la  cosa  rap- 
lerìnoj  poi  Magri  scrisse  il  Trattato  teo-  presentata,  onde  impedire  agli  attori  che 
retico-pratico  del  ballo;  e  Riveri  sulla  fossero  incomodati  dal  sole. 
Pantomima.  Contribuisce  e  giova  al  tea-  Arduo  e  grave  sarebbe  alla  mia  debo- 
tro,ealle azioni  della  tragedia, della  coni-  lezza  il  dare  un  qualunque  giudizio  sul- 
media,  della  musica,  del  ballo  e  ad  altre  l'odierno  teatro,  sia  nella  parte  letteraria 


TE  A 
enilistica,  sia  nella  morale  del  complesso 
delle  rappresentanze  teatrali.  Laonde  ap- 
pena mi  limiterò  ad  accennale  alcuni  de' 
contemporanei  die  ne  scrissero,  e  come  i 
governi  riguardino  l'attuale  teatro,  aven- 
do già  notato  le  provvidenze  emanate  dal 
governo  pontificio  per  Roma  e  sue  pro- 
vincie.  Primamente  ripeterò  co'saggi  e  i 
discreti,  che  gli  applausi  agli  attori  non 
debbono  eccedere  dalla  moderazione,   e 
convertirsi  in  fanatismo  ed  in  entusiasmo 
irragionevole, producendo  disapprovazio- 
ne ne'più,  strapazzo  agli  artisti  e  perdi- 
tempo. La  disapprovazione  e  la  critica  non 
debbono  con  bassezze  umiliare  e  degra- 
dare eccessivamente  chi  n'è  segno,  il  «pia- 
le vieppiù  si  avvilisce.   Gli  estremi  della 
lode  e  del  biasimo  sono  sempre  censura- 
bili; peggio  se  l'ima  o  l'altra  derivano  da 
partilo,  nel  quale  caso  non  hanno  alcun 
valore,  ed  il  saggio  pubblico  disprezza  sif- 
fatte ingiuste  dimostrazioni, e  le  qualifica 
eccesso  di  passione, o  tatto  o  giudizio  poco 
rettoe  derivante  da  prevenzione.  Tutavolt 
ta  non  debbo  altresì  tacere  col  Carli,  che 
circa  il  teatro,  luogodi  spettacolo  stabilito 
appunto  pe'meno  istruiti,  il  giudizio  delle 
donne,  de'giovani  e  della  plebe  è  più  sti- 
mabile, come  avverte  Aristotile.  Imper- 
ciochè  siccome  in  queste  pubbliche  azio- 
ni non  si  studia  altro  che  risvegliare  gli 
nlTetti,  così  non  essendo  il  popolo  preve- 
nuto e  lasciando  fare  alla  natura  e  al  cuo- 
re ciò  ch'eglino  vogliono,  l'azione  farà  in 
lui  sempre  piùcomruozione,chese  si  con- 
siglierà colla  natura  medesima.  Perchè  le 
passioni  alia  vista  di  teatrale  rappresen- 
tazione prendine  in  noi  qualche  direzio- 
ne non  vi  è  bisogno  di  scienza  e  di  filo- 
sofia, basta  esser  uomini.  Lo  stridere  con- 
tro i  drammi  e  le  tragedie,  perchè  non  vi 
si  trova  la  perfezione,  non  serve  a  nulla; 
perchè  al  popolo  basta  un  sol  tratto  onde 
si  commuova,  e  molli  snlTrono  un'opera 
intera  per  gustar  solamente  una  scena.  Al- 
tri si  pongono  in  contraddizione  nell'ap- 
plaudir tutta  l'azione,  mostrandosi  severi 
censori  per  lieve  motivo,  per  una  seni- 


T  E  A.  2a7 

plice  stonatura,  umiliando  quello  che  a 
veano  onorato  poc'  anzi.  Il  cav.  Ignazio 
Cantìi  nella  Cronaca  giornale  di  scien- 
ze, lettere,  arti,  economia  e  industria, 
che  incominciò  a  pubblicare  a'  i  5  gennaio 
i  !S  7  7  in  Milano,  a  p.  56  rendendoragio 
ne  del  Manfredi,  tragedia  e  notizie  sto* 
rie/te  di  Cariti  Corrhetti,  dichiara:»  Ri- 
teniamo che  la  tragedia  sia  il  punto  cul- 
minante delle  difficoltà,  e  che  anche  i  più 
grandi  geni i  abbiano  dovuto  durare  fa- 
tiche immense  per  avere  il  saluto  di  poe 
ti  drammatici.  Bisogna  possedere  in  emi 
nente  grado  l'abilità  di  attrarre  l'animo 
degli  spettatori,  di  eccitare  la  loro  curio- 
si là,  di  precipitare  l'azione,  di  colpire  l'u- 
ditorio con  un  vero  predominio  di  situa- 
zioni audaci  e  di  meraviglioso  effetto;  bi- 
sogna essere  appassionati, ardenti. senz'es- 
sere esagerati.  Che  il  dramma  sia  Bello  al- 
la lettura  non  basta,  deve  reggere  altresì 
alla  rappresentazione,  E  se,  a  malgrado 
di  ciò,  alcune  gloriose  tragedie  formeran- 
no sempre  l'ammirazione  della  letteratu- 
ra, la  regola  generale  non  recede  dinanzi 
a  questa   individualità.  Guai  se  lo  stile 
manca  di  lucidezza  e  di  splendore;  se  l'in- 
treccio sente  ola  trascuranza  dell'improv- 
visazione ola  fatica  della  figliazione!  Mol- 
le delle  qualità  necessarie  di  poeta  dram- 
matico saranno  facilmente  concesse   al- 
l' autore  della  tragedia  di  cui  parliamo  ; 
quasi  sempre  egli   rivela   dell'attitudine 
nella  tessitura  del  suo  dramma;  qua  e  là  si 
scorgono  belle  scene,  vi  sono  delle  parti 
così  felici  che  fanno  dimenticare  agevol- 
mente anche  le  meno  fui  tonate,  quelle 
cioè  dove  il  poeta  troppo  sicuro  di  se  cade 
nella  trascuranza  della  facilitalo  quelle  per 
contrapposto,  dove  il  poeta  appare  ane- 
lante di  soverchia  fatica."  D.  Sacchi  pub- 
blicò nel  t.  3  dell'  Album  di  Roma  a  p. 
i  87  e  3o3  un  articolo  intitolato:  Notizie 
sulla  commedia  in  Italia.  Dopo  averne 
tracciato  I'  indole  e  il  genere  della  lette- 
ratura, [lassa  a  ragionare  di  sua  introdu- 
zione in  Italia,  insieme  alle  tragedie  e  a' 
drammi,  delle  qualità  nazionali  che  deve 


ai8  TEA 

avere  per  correggere  i  costumi  e  i  vizi  ur- 
bani, ond'essere  una  commedia  civile,  co- 
me kce  Goldoni,  che  riprese  l'indole  che 
conveniva  al  suo  secolo  e  al  proprio  mini- 
siero,  e  grandemente  lo  loda.  Aggiunge 
che  sebbene  con  minor  genio  e  spontanei- 
tà, s'attennero  a 'giorni  nostri  l'Albergati, 
che  punse  gentilmente  le  caricature  de' 
suoi  bolognesi  ;  Gherardo  de  Rossi,  che 
morse  quelle  de'roruani;  e  meglio  di  loro 
con  un  far  più  gaio  e  disinvoltura  di  con- 
dotta, Giraud.  Ma  intanto  Federici  met- 
tea  di  moda  il  sentimentalismo,  vagheg- 
giato da alcuni;ripullulò  il  romanticismo, 
e  si  consigliarono  nuove  follie:  solo  fra  tau- 
to  minacciato  buio  suise  Alberto  Nota  , 
e  seguendo  Goldoni,  studiò  rappresenta- 
re l'indole  della  società  in  cui  vivea,con 
opportune  mezze  tinte,  perchè  difficile  il 
carattere  nazionale  presente,  pe'costumi 
e  pe'  vizi.  Dopo  Nota,  i  cui  pregi  enume- 
ra, nominò  con  distinzione  Gaetano  Bar- 
bieri e  Francesco  Augusto  Don.  A  que- 
st'ultimo Gio.  Battista  Marinelli  diresse 
la  lettera  che  pubblicò  Y Albumi,  io.  p. 
2  34,coIla  quale  chiamandolo  suo  maestro 
e  moderno  Terenzio,  favorito  di  Melpo- 
meneediTalia,gli  rende  conto  del  ragio- 
namento intorno  allo  stato  presente  del- 
l'arte drammatica  in  Italia,  dal  sullodato 
Vincenzo  Prinzivalli  letto  nell'accademia 
d'Arcadia  nel  1 853. Ricordato  il  teatro  de- 
gli antichi,  e  coloro  che  elevarono  la  com- 
media al  dignitoso  ufficio  di  censura,  e  co- 
me da  Plauto  e  Terenzio  fu  esercitato  in 
Roma  antica,  in  cui  si  videro  parodiati  nel 
teatro  gli  stessi  difetti  de' grandi,  dopo  i 
quali  degradandosi,  Roma  imperiale  fu 
costretta  a  bandir  gl'istrioni.  Esaminati 
i  pregi  e  i  difetti  dell'antico  teatro,  che 
gli  scrittori  morali  delle  prime  età  nostre, 
esecrando  le  rappresentanze  sceniche,  le 
chiamarono  pubblica  scuola  di  seduzio- 
ne e  di  errore,  scese  a  parlare  de'nostri 
tempi,e  sostenne  che  la  gloria  del  teatro 
moderno  declinò,  dacché  s'incominciò  in 
Italia  a  far  lieta  accoglienza  a'poeti  d'ol- 
tremolile,  che  trascelgouo  quanto  v'  ha 


TEA 

di  vile  nella  storia  de'popoli,  di  crudele 
nella  loro  immaginazione,  e  di  lurido  nel- 
la società,  per  farlo  argomento  a'  loro 
drammi.  Quindi  col  testimonio  de'falti, 
diceche  il  Prinzivalli  prese  ad  esaminare 
le  varie  opere,  colle  quali  fra  noi  si  fa  stra- 
zio ogni  giorno  della  morale  e  dell'uma- 
nità. Scelte  le  più  applaudite,  ne  analizzò 
le  parti  con  ferro  anatomico,  e  ne  segna- 
lò i  difetti,  l'immoralità,  il  ridicolo  ver- 
sato sulla  pietà,  il  matrimonio  colpito  da 
crudeli  sarcasmi,  l'orribili  trame,  i  fred- 
di suicidii,  pretendendo  alcuni  dramma- 
tici che  la  danza  e  la  gioia  sieno  le  sole  fe- 
licità della  terra.  Rammenta  le  colpe,  i 
terrori  e  le  bestemmie  cui  s'ingemmano  i 
drammi;  la  maligna  tendenza  di  blandi- 
re, a  preferenza  de'grandi,  gli  uomini  del 
popolo,  i  facchini,  e  i  celli  da  galera  tra- 
sformati in  eroi.  Rimarca  gl'insegnamen- 
ti tristi, che  il  denaro  è  cosa  più  santa  del 
giuramento,  che  la  probità  femminile  è 
menzogna;  i  quadri  di  ributtanti  scanda- 
li, d'immoralità  vergognose,  i  fomenti  a 
viziose  tendenze,  il  condannarci  i  dram- 
mi ad  assistere  continuamente  ad  agonie 
strazianti  per  veleni  propinati.  Così  fu  cor- 
rotto il  gusto,  e  si  dimenticò,  che  la  vera 
e  la  miglior  commedia  è  l'italiana,  con 
quell'arte  che  ridendo  corregge  i  costu- 
mi; e  spregiandosi  un  Goldoni, si  fa  buon 
viso  alle  produzioni  straniere.  Lodò  l'il- 
lustre veneto,  l'Albergati,  il  de  Rossi ,  il 
Sografì,  il  Giraud,  il  Nota,  il  Bon  e  altri 
che  abboniscono  dal  sentimentalismo,  e 
da'costumi  tanto  diversi  da  quelli  che  po- 
se in  iscena  Molière  nel  secolo  d'oro  fran- 
cese. Rese  poi  omaggio  di  lode  agli  scrit- 
tori napoletani,  che  producono  sulla  sce- 
na lavori  ricchi  de'  sali  attici,  delle  gra- 
zie e  della  gentilezza  di  cui   fu  squisito 
maestro   Menandro.     Rammentò  quin- 
di i  benemeriti  nomi  di  Ventignano,  di 
Cosenza,  di  Riccio,  di  Lauziers  e  di  altri. 
Passati  in  rassegna  i  drammi  di  nuova  e 
criticabile  fattura,  massime  que'di  storie 
falsate,  onde  il  teatro  moderno  avvallato 
ne'  vizi,  è  pur  contaminato  dalla  inenzo- 


TEA  TEA                   22q 

gna.  Tn  ultimo  dice,  che  il  Prinzivalli,  a  t'issimi,  furono  d'avviso  chei  Giornalisti- 
migliorar  le  condizioni  del  nostro  teatro,  no  memorie  letterarie  de'Ioro  tempi.  Quel- 
invito  l'accademie  italiane,  e  l'Arcadia  che  lodi  Lipsia  si  occupa  principalmente  del- 
seppe  nel  secolo  decorso  colpir  del  ridi-  l'estetica  musicale,ramo  scientifico  di  cui 
colo  i  poeti  leggieri  e  adulatori,  a  voler  la  maggior  parte  de'suoi  contemporanei 
con  zelo,  mente  e  cuore  promuovere  que-  artisti  musicali  in  Italia  non  sembrava- 
sta  bianca  importante  di  letteratura  ita-  no  ancora  conoscerne  la  definizione.  Flo- 
liana,  perchè  l'arte  drammatica  sia  de-  riferisutapesinsaltibitsomnialibant — 
gna  de'tempi,  la  morale  sia  pura,  la  sto-  Omnia  nos  itidem}Lucano  lib.  3.  Invei- 
rla sincera;  perchè  infine  la  scelta  de'sub-  sce  come  eransi  rappresentate  in  Napoli 
bietli  e  la  condotta  ispiri  nell'animo  de-  (con  altri  celebrai  a  Napoli,  a  Sicilie  Due 
gli  spettatori  sentimenti  nobili  e  genero-  e  altrove,  non  solo  che  niuno  osò  centra- 
si, palpiti  di  emulazione,  lacrime  di  pen-  stare  b\\' Italia  il  primatodella  musica  su 
timento.  Per  tutto  questo,  mi  compiac-  tutte  lenazioni,  ma  quanto  principalmeu- 
cio  di  avere  potuto  di  sopra  aggiungere,  te  fiorì  in  Napoli)  le  celebri  composizioni 
dopo  la  compilaziouedel  presente  ai  tico-  di  Haydn  ,  Rossini,  Paesiello,  Generali, 
lo,  che  il  romano  Eptacordo  abbia  nel  eh.  Weigl  e  altri,  da  chi  le  dirigeva;  indi  pas- 
Prinzivalli  un  direttore  responsabile  cosi  sa  artisticamente  a  dare  il  giudizio  sulle 
illuminatOjSavioemorale.Nel  t. 6  dell' Ef-  medesime,  rilevandone  i  meriti  e  i  difetti, 
fenici  idi  letterarie  diRomaàe\i8ìì,ap.  nonescluso  [ÌMosè,  di  cui  non  tacelemol- 
5o,si  riporta  di  F.R.  accademico  filarmo-  te  bellezze  e  tratti  sublimi  di  quel  genio 
nicodi  Bologna,  l'estrattodi  sua  lettera,  o  raro  formatosi  sui  modelli  patiti  eesteri, e 
riproduzione  d'altra  scritta  a  lui  da  un  dot-  qual  ape  industre  colse  il  migliorsuceod'o- 
to  tedesco  dell'  arte  musicale  peritissimo,  gni  fiore.  Lamenta  inoltre  la  smania  insa- 
Sullo  stato  presente  della  musicain  Na-  ziabiledi  no  vita, degenerata  iuistravagau- 
;»)//.lncomincia  il  bolognesecol deplorare  za:  allontanandosi  troppo  dalla  semplici- 
la  decadenza  della  musica  italiana,  offren-  tà,  si  bandì  la  logica  e  si  usò  un  lineuassio 
do  continui  argomenti  di  corruzione,  I  ac-  inintelligibile;  la  mozione  degli  affetti  si 
cademie,  i  teatri  e  perfino  i  nostri  augu-  perde,  perchè  in  vece  di  parlare  al cuo- 
sti  tempii,  ed  esclama  col  poeta:  Italia,  re  si  cercava  di  sbalordire,  e  l'immagina- 
Italiath  questo  sonno, omor^Quest'ar-  zione  slanciandosi  al  di  là  della  natura  in- 
te  divina,  destinata  a  innalzare  e  subii-  frangeva  tutte  le  leggi  della  ragione  e  del 
mare  gli  umani  alletti,  divenuta  vile  tra-  buonsenso.  Cimarosa,  Guglielmi, Paesiel- 
stullo  della  moda  (tiranna  regolatrice  de'  lo,  Zingarelli  ealtri  classici  ottennero  i  più 
cervelli  leggieri),  dal  seggio  di  regina  gloriosi  trionfi  colle  opere  loro,  ma  niu- 
dorninaliice  de' cuori,  era  ormai  disce-  nodi  essiallontanossi da  quelle  regole, che 
sa,  divenuta  povera  ancella  e  negletta  sono  invariabili  per  natura.  La  brama  di 
giacente  al  suolo.  Indi  principia  il  tede-  novità  trascinava  nel  disordine,  toglieva 
sco  a  meni  vigliare  come  la  sola  Germa-  il  carattere  all'azione,  e  la  distinzione  al 
nia  avea  allora  appositi  giornali  per  la  drammatico  o  tragico,  al  serio  e  al  bulfo; 
censura  de'componimenti,  sì  teorici,  che  l'istromentalespesso  interrompeva  il  sen- 
pi  alici  della  musica;  e  che  l'estetica  mu-  so  della  poesia,  il  ritmo  non  si  osservava, 
sicale  era  poco  conosciuta  dagli  artisti  la  musica  era  una  sola,  e  il  capriccio  for- 
musicali  in  Italia;  mentre  cheè  celebre  la  ma  va  tutte  le  regole.  Alcuni  dopo  pochi 
gazzetta  musicale  ili  Lipsia,  ila  lui  qua-  mesi  di  studio  pretendevano  d'esser  di- 
lificata  il  più  competente  tribunaledi  mu-  venuti  maestri  in  figura,  come  avessero 
sica.  Rammenta  che  Apostolo  Zeno, Maf-  l.i  scienza  infusa  di  Salomone;  mentre  il 
lei,  Lamv,  Zaccaria,  Fabroui  e  alln  dot-  famoso  Jomelli  esscudo  nella  più  glorio- 


23o                    TEA  TEA 
sn  carriera  teatrale  andò  a  studiare  in  Bo-  quégli  autori  degni  piuttosto  di  amrno- 
logna,  per  non  trovarsi  più  imbarazzalo.  Minienti,  siccome  fomite  di  pazzo  orgoglio 
Sulla  musica  della  chiesa  in  Nàpoli  :  Or  da  cui  presi  i  commendati  con  bugiarde 
qui  cominciali  le  dolenti  note '..  declamò  parole,  si  credono  aver  tocca  la  meta  del- 
ancorpiù, vedendola  introdotta  e  domina-  la  perfezione,  e  restano  nulli  per  se  e  per 
i  e  sfacciatamente  sullecantoriecolle  lasci-  l'arte  o  scienza  che  impresero  a  coltivare, 
vie  musicali  della  scena, o  non  cantala  col-  Ciò  avviene  quotidianamente,  ed  in  impe- 
la divozione  dovuta  al  sagro  tempio,  con  eie  nella  difficile  arte  della  musica,  e  sin- 
gesticolazioni  e  caricature  indecenti,  tran-  golai  mente  nella  sagra. Molti  maestri  trai- 
ne le  poche  musiche  della  cappella  reale  lano  siffatto  genere  di  composizione,  ma 
e  quelle  dirette  dall'illustreZingarelli, da  pochi  convenientemente,  pochissimi  lo- 
per  tu  Ito  essendosi  perduto  il  senso  e  ilgu-  ile  voi  mente,  appunto  perchè  poco  sanno, 
ito  pe»-  quella  musica  sublime  che  santi-  e  credono  d'essere  maestri  eli  color  che 
fica  gli  animi,  e  provoca  il  renitente  cuo-  sanno.  Introdusse  la  chiesa  ad  accompa- 
re  dell'uomo  all'adorazione  ili  Dio.  Ter-  gnamento  delle  sue  ispirate  salmodie,  e 
minò  col  ripetere  le  parole  del  sommo  Ar-  degli  altri  sublimi  suoi  canti  quella  mu- 
teaga  spaglinolo  e  scrittore  italiano  di  co-  sica  che  oggi  chiamasi  alla  Pales trina, da 
se  teatrali,  morto  nel  170)9.  »  Maestri  e  quel  grande  ch'ebbe  tal  città  per  patria, 
musici  del  nostro  tempo,  che  col  fasto  prò-  che  si  distinse  in  ciò  a  preferenza  d'ogni 
prio dell'ignoranza  vilipendete  le  gloriose  altro,  e  vide  vestire  le  sue  funzioni  eccle- 
fatiche  degli  altri  secoli,  ditemi  se  alcun  si  Mastiche  quella  gravità,  che  ricordavano 
trova  fra  voi  che  sappia  tanto  avanti  ne*  quel  divino  che  talvolta  si  ravvisa  anche 
principii  filosofici  dell'arte  propria,  quan  nelle  umane  cose.  Allorché  poi  a  quelle 
to  sapevano  quegli  uomini  che  voi  ono-  splendide  maniere  si  sostituì  il  canto  de- 
rate coll'urbano  titolo  di  seguaci  deIran-  nominato  figurato  o  composto  (quello  cioè 
cidume?"  Gli  fece  eco  G.  G.  nel  1. 1  5  del-  in  cui  si  praticano  delle  note  di  misto  va- 
V Album  p.  2c5,  poiché,  premesso  che  l'i-  loie,  a  dilferenza  del  canto  corale,  o  fer- 
storia  della  musica  è  semplicissima,  nel  ra-  11100  ecclesiastico,  composto  di  note  prin- 
pido  progresso  sviluppato  da'  Palestrina,  ci  pali  uniformi),  subì  la  musica  sagra  per 
Allegri, Morales, nel  genere  sagro,si  rivolse  cagione  degl'imperiti  maestri  scadimenti, 
al  genere  'strumentale  coli'  Haydn,  Mo-  mentre  per  qualche  raro  valente  compo- 
zard,  Beethoven,  quindi  ritornò  in  Italia  sitore  salì  a  nuovo  lustro,  laonde  questo 
al  presente  secolo  nel  genere  melodram-  canto  ebbe  in  ogni  età  i  fautori  e  i  con- 
matico  con  Rossini,  Bellini  e  Donizetti,  e  trari.  Per  comporre  musiche  sagre  cou- 
poscia  dichiara:  »  Una  meraviglia  è  ila  venienti,  bisogna  penetrarsi  de'  sublimi 
osservarsi  nella  storia  dell'arte,  che  meli-  concetti  del  s.  re  David,  perchè  divenga- 
le nel  secolo  XVIII  tutto  il  mondo  era  no  poesia  sublime,  i  pensieri  eminente- 
invasodal  gusto  depravato  brocco  .-tnen-  mente  divini,  elevato  lo  stile.  Il  maestro 
tre  la  pittura,  la  scultura  ed  architettu-  allo  studio  meccanico  della  musica  deve 
ra,  uon  che  la  letteratura  erano  nella  più  unir  quello  della  lingua,  della  buona  fi- 
gran  decadenza,  la  musica  toccava  all'api-  losolìa,  e  della  storia  sagra  per  intendere 
ce  dell'ingegno  umano  per  mezzo  di  uo-  e  penetrare,  e  sentir  nell'anima  i  concetti 
mini  che  vestivano  le  perocché  e  balla-  del  real  Profeta,  e  gli  altri  canti  che  usa 
vano  il  minuetto!"  Circa  alla  musica  sa-  la  chiesa,  per  adattarvi  melodie  idoneee 
gra,  arroge  quanto  disse  P.  G.  nell'arti-  tali  da  rendere  più  efficace  l'impressione 
colo  ÙeW'jélbum  t.  2 1,  p.  227:  Poche pa-  delle  parole  e  la  forza  de'  sentimenti.  E- 
role  sopra  la  musica  sagra.  Saviamen-  gli  è  per  questo  che  spesso  si  odono  nel- 
le biasima  le  profuse  immeritevoli  lodi  a  la  casa  di  Dio  cantilene  da  teatro  leggio- 


T  E  k 

re  ed  emunte  accompagnare  i  più  gravi 
pensieri,  le  più  profonde  sentenze,  provo- 
cando il  risentimento  de'più  tolleranti,  l'a- 
gii è  per  questo  che  si  sentono  motivi  af- 
fettuosi e  sdolcinati  applicati  a  parole  fi- 
brate di  minacce  e  di  maledizioni,  e  wal- 
zer adatta  ti  a  sentimenti  di  doloreedisde- 
gno!  Se  ciò  udissero  Galestrina,  Gugliel- 
mi, Allegri,  Coirono,  Mozart,  Terziani, 
Cienciarelli  e  Grazioli,  l'esecuzione  de'lo- 
ro  salmi  o  altro  da  loro  con  tanto  studio 
posti  in  musica  con  profondi  sentimenti 
sagri,  inorridirebbero  frementi  per  l'in- 
giuria fatta  alla  santità  del  luogo,  alla 
dignità  elei  la  musica  e  alla  solennità  del- 
l'auguste funzioni.  Fra'viventi  maestri  di 
Roma  nella  musica  sa»ra,  particolarmen- 
te encomiò  Salvatore  Meluzzi  e  Gaetano 
Capocci,  rilevando  gl'individuali  e  distin- 
ti loro  pregi;  desiderando  che  quali  capi- 
scuola dell'età  nostra, vengano  seguitati  da 
tutti  quelli  che  vogliono  dedicarsi  alla  mu- 
sica sagra,  e  così  non  più  udiremo  nel  luo- 
go santo  musiche  ili  aria  più  profana  che 
sagra  e  partecipanti  delle  teatrali.  N.Cee- 
chi  nello  stesso  Album  a  p.  298,  ci  die- 
de l'analisi  della  Messa  di  He  qui  eia  con\- 
posta  dall'amore  filiale  del  maestro  Ba- 
rocci, per  la  defunta  sua  madie,  rilevan- 
done i  particolari  pregi  estetici,  espressi- 
vi e  armoniosi,  propri  del  mestissimo  ri- 
to funebre  e  del  solenne  canto  cristiano. 
Inoltre  a  p.  i  .{8  l'illustre  prelato  Stefano 
Rossi,  considerando  che  fra  le  arti  nobili 
e  liberali  eh'  ebbero  meno  generosa  sto- 
na una  era  la  musica,  come  fra'personag- 
gi  che  subirono  fatalmente  il  maggior  o- 
blio  trovò  quelli  che  professarono  la  scien- 
za dell' armonia,  così  raccolse  e  pubblicò 
le  notizie  del  cav.  Pietro  Persichini  roma- 
no, la  cui  penna  si  occupò  dell'armonie 
de'teatri  e  .s'ispirò  nelle  musiche  sagre,  di 
.  ii  ne  sentì  tutta  la  sublimità  e  la  forza; 
quindi  le  intitolò  con  lettera  a  Luigi  Vec- 
chiotti maestro  della  cappella  della  s.  Ca- 
m  di  Loreto,  che  siede  in  Italia  Iri'pn- 
mi  scanni  della  musicale  scienza,  e  che  tro- 
vò modo  a  riunire  nell'armonie  di  clne- 


TEÀ  2Ji 

sa  il  brio  e  insieme  il  dignitoso,  il  grave 
e  il  sublimissimo,  colla  fecondità  più  sva- 
riata e  più  intelligente,  senza  che  parte- 
cipino del  teatro;  della  musica  del  quale, 
come  della  sagra,  il  prelato  ragiona  eru- 
ditamente, per  l'eccellenza  di  quest'arte 
liberale.  Perciò  egli  riguarda  i  maestri  e 
compositori  di  musica  poeti  per  eccellenza 
nella  favella  più  gagliarda  e  più  multifor- 
me che  l'uomo  possa  adoperare,oude  il  ve- 
scovo Gerbet  gran  filosofo  religioso  fran- 
cese,!:) definì  una  trasformazione  glorio- 
sa  della  parola;  e  che  devesi  saper  gra- 
do alla  stampa  e  massime  alla  litografia, 
che  da  parecchi  anni  ci  salvarono  e  per 
1'  avvenire  serberanno  all'  immortalità 
tanti  parti  felici  dell'armonica  poesia, che 
senza  di  quelle  sarebbero  iti  perduti,  come 
sventuratamente  accadde  delle  melodie 
che  uscirono  dal  genio  di  cento  Orfei  de 
secoli  scorsi,  onde  si  dilettarono  i  nostri 
padri  e  le  genti  civili  dell'età  più  antiche. 
A  p.  78  del  ripetuto  Album  dichiarò  P. 
P.  che  una  delle  felici  innovazioni  recale 
al  moderno  teatro  musicale,  si  è  la  gran- 
de parte  che  occupa  oggi  la  situazione 
drammatica  ;  situazione  che  il  composi- 
tore cerca  di  mantenere,  e  che  1'  artista 
cantante  cerca  d'accrescere.  La  Germa- 
nia per  ciò  che  tiene  all'espressione  della 
musicala  Francia  per  ciò  che  tiene  a  quel 
la  dell'azione,  sono  le  due  nazioni  che  per 
questa  parte  hanno  maggiormente  meri- 
tato della  musica  moderna.  LaFranciaso- 
prattutlo,  coll'educare  i  futuri  artisti  del 
teatro  melodrammatico  non  meno  alla  de- 
clamazione che  al  canto,  è  quella  che  pi  o- 
ducein  maggior  copia  egregi  cantanti  che 
sono  a  un  tempo  attori  eccellenti.  Di  F. 
Orioli  a  p.  369  e  4.04  dell'. 7/Wu,  sono 
le  Considerazioni  sulle  odierne  condì- 
zioui  della  musica  in  Italia.  Dottamen- 
te ragionando  delle  connaturali  disposi- 
amo i  d'ogni  popolo,e  degl'italiani  abitatili 
meridionali  d'Europa,  nati  sotto  zona  fe- 
lice, dove  il  senso  fisico  è  più  svegliato  e 
più  vivo, e  risponde  più  presto  all'impres- 
sioni esterne,  prima  col  corpo  e  indi  pel 


23ì  TEA 

corpo coll'animo:  lo  dice  popolo  a  cui  cie- 
lo e  terra  diede  e  dà,  colla  maggior  pron- 
tezza e  spontaneità  del  sentimento,  in  tut- 
to die  a  sensazione  appartiene,  maggio- 
re anche  la  spontaneità  e  la  potenza  del 
diletto,  il  quale  ne  deriva.  Or  la  musica 
essendo  cosa  appunto  di  sensazione,  e  so- 
pra l'altre  dilettevole  e  produttrice  d'  ufi 
piacere  die  s'innalza  verso  le  regioni  ete- 
reedello  spirito,  e  vi  commuovono  l'a (Fel- 
lo in  tutte  le  sue  forme  più  solenni,  se- 
gue di  qui  che  in  noi  gli  organi  musicali 
(orecchio  e  gola),  ed  il  giudizio  interiore 
ch'è  ad  essi  collegalo,  partecipano  di  ne- 
cessità tra'  primi  de'  già  detti  privilegi. 
Perciò  i  suoni  e  canti  uditi  ci  fanno  im- 
pressione più  profonda,  la  quale  va  a  di- 
rittura appunto  alla  parte  effettiva  per 
commuoverla  fortemente  e  soavemente, 
l'er  tali  e  altre  ragioni  che  adduce,  fum- 
mo (inora  maestri  e  interpreti  di  musica 
i  più  dilettevoli  e  i  più  moventi  che  il  mon- 
do abbia  conosciuto,  li  piacere  musicale 
derivare  dalla  melodia,  e  dall'  armonia 
ch'è  subordinata  all'altra  come  principa- 
le; per  cui  nella  melodia  precipuamente 
sta  la  virtù  del  muovere  l'aiFetto,  aven- 
do l'armonia  quella  di  ornare.  Laonde  se 
l'ornamento  è  troppo,  la  parte  più  digni- 
tosa e  nobile  della  musica,  l'armonia,  si 
perde  o  diminuisce.  Siccome  noi  italiani 
per  natura  sentiamo  molto,  e  nello  squi- 
sito sentir  nostro  più  che  in  altro  ci  di- 
lettiamo, giovati  dal  naturale  istinto,  sin 
qui  uou  avevamo  commesso  l'  errore  di 
sminuire  l'effetto  delle  nostre  musiche,op- 
I ii  unendo  con  fracassi  dell'  armonia  le 
spontanee  melodie  (egualepregiudizio  re- 
ca alle  bellezze  dello  sviluppo  della  me- 
lodia gì'  intemperanti  applausi  anticipa- 
ti, con  isdeguo  de'saggi  e  intendenti  spet- 
ta lori,  e  con  pregiudizio  eziandio  degli 
sforzi  decantanti,  i  quali  restano  confusi 
dal  frastuono  dell'  inopportuno  plauso  , 
perdendosi  cos'i  le  più  soavi  e  delicate  sue 
pili  li),  che  generavamo  quasi  senza  sfor- 
zo. La  moda  ci  afferrò  pe' capelli  e  stra- 
scina irragionevolmente,  e  contro  gli  c- 


TE  A 

sempi  degli  antichi  maestri  parchi  negli 
accompagnamenti, i  quali  soprattutto  evi- 
tarono il  frastuono  degli  strumenti  trop- 
po sonori,  che  col  rumore  soverchio,  se 
non  istordiscono  il  senso  acustico,  lo  fan- 
no almeno  mauco  delicato  e  quindi  man- 
co geutile,  e  meu  fino  apprezzatole  di  que* 
minimi,  in  che  sta  la  virtù  principale  del 
commuovere.  Questo  pregiudizio  viene 
prodottodallostrepitoche  assorda  de'tim- 
pani  (specie  di  strumento  militare  come  il 
tamburo,  che  si  suona  a  cavallo)  dell'or- 
chestra, de'tam-tam  (o  gon-gon  o  piccolo 
tamburo,  strumento  orientale  da  percos- 
sa, d'  una  vibrazione  straordinaria  ,  che 
serve  a  dare  i  segnali,  e  producente  un 
suono  grave  e  forte, accompagnato  da  un 
eco  sostenuto,  ed  esprime  terrore  e  spa- 
vento) e  delle  gran  casse  (o  tamburoni  di 
grande  dimensione,che  si  adoperano  nelle 
musiche  militari  e  nella  banda  de'suona- 
tori  d'ogni  specie  di  strumenti  da  (iato  e  da 
percossa),  dal  muggito  e  dal  tuono  delle 
nuove  trombe  di  Sax.  I  nostri  avi,  cheo- 
sano  alcuni  tacciar  di  poco  intendimento, 
comprendevano  certamente  che  la  prin- 
cipal  dignità  della  musica  è  la  voce  uma- 
na, o  di  quegl'istrumenti  che  più  ad  es- 
sa s'accostano.  E  fiuchè  il  cantare  non  fu 
urlare,  e  finché  alle  nostre  gole  non  si  die 
ufiicio  di  zuffoli  (che  hanno  il  suono  acu- 
to e  stridulo),  ma  si  lasciò  quello  più  no- 
bile d'  esser  organo  specialmente  espres- 
sivo, noi  fummo  i  migliori  cantori  d'Eu- 
ropa e  i  più  pregiati.  Qui  il  grave  scrit- 
tore riparla  delle  particolari  e  naturali 
prerogative  degl'italiani  nell'udito,  nel- 
1'  espressione,  nel  discernimento,  e  nella 
spontaneità  d' ispirazione  per  trovar  fe- 
licemente la  combinazione  delle  note,  e 
di  quanto  rende  speciale  la  vera  musica 
italiana;  per  cui  quando  la  musica  era  ne' 
suoi  limiti,  cantavano  meglio  di  tutti,  e- 
rano  principi  delle  belle  melodie,  e  nin- 
no contrastava  loro  il  predominio;  onde 
gli  oltramontani  per  emularli  si  fecero  di 
loro  scolari,  sia  compositori,  come  Mo- 
zart,   che  cantanti  e  cantatici.  Ora  da 


TEA  TEA  a33 

questo  primato  di  gloria  e  tli  mogistero  negli  sbalzi,  nelle  bravure,  o  nella  forza 
ogni  giorno  più  scendiamo,  tra  perchè  il  dell'  urlo.  Rileva  3  principali  difetti  nel- 
secolo  ci  ha  educati  e  ci  viene  educando  la  musica  moderna.  III.0  è  quello  che  ha 
agli  eccessi,  tra  perchè  i  forestieri  sono  me-  tutto  perdere  all'arte  de' canti  e  suoni  la 
no  sensitivi  di  noi,  non  possedendo  una  principal  sua  prerogativa  d'arte  popola- 
delicatezza  di  tatto  musicale  pari  alla  no-  re.  11  i.°  è  che  seguitando  il  moderno  an- 
sila, venuta  è  prima  tra  essi  e  indi  tra  noi  dazzo,  ogni  giorno  più  illanguidisce  e  di- 
la  consuetudine  della  musica  moderna  e  viene  ottusa  la  delicatezza  del  sentimen- 
ti'ultimo  modo:  musica  la  quale  ha  or-  to  alfetlivo.  Il  3."  più  specialmente  ci  ri- 
mai bisogno  per  far  effetto  di  chiedere  guarda  e  nuoce  in  più  modi.  La  musica 
all'armonia,  giacché  la  melodia  non  ha-  italiana  de'teatri  era  una  volta  quasi  la 
filerebbe  a  tanto,  l'urlo, il  tumulto,  la  per-  sola  desiderala  in  Europa;  la  compone- 
tin  bazione  del  senso,  fatto  ottuso  a  lutto  vano  maestri  italiani,  e  cautavano  ran- 
che non  è  farle,  che  non  è  eccessivo.  E  tori  italiani.  Poiché  la  potenza  della  me- 
questo  chiamano  esser  più  maschi, ^lii  vi-  lodia,  nell'invenzione  e  nell'esecuzione  fu 
ri/i.,  .qualcuno  direbbe  più  imbestiali*  specialmente  nostra.  Oggi  la  concorren- 
ti, e  incamminati  a  ferità,  e  quindi  a  bar-  za  straniera  ci  ha  guastato  questa  priva- 
btuie,  cerio  non  più  italiani,  noi  che  ci  tiva,con  parecchie  pregiudizievoli  conse- 
^for^iamo  divenire  italianissimil  Siffatto  guenze.  I  cantori  di  forza  e  i  compositori 
oidine  di  cose  nou  deve  durar  sempre,  né  di  bravura  uccidono  ogni  giorno  più  la 
durar  più:  bisogna  rinsavire  e  riprende-  musica  italiana.  La  grazia  è  divenuta  li- 
re un  po'd'amor  proprio  e  del  nostro  ve-  na  superfluità,  o  un  ornamento,  al  quale 
io  interesse.  I  progressi  oggi  fatti  nell'ai'-  poco  si  bada.  In  un'opera  di  tealro  i  mi- 
ìnonia  non  si  devono  escludere  da'  teatri  seri  cantanti  non  han  più  i  lunghi  riposi 
e  dalle  orchestre:  le  combinazioni  armo-  demeritativi,  e  non  con  fi  uà  n  più  il  mas- 
ini  he  accompagnino,  ma  non  dominino,  simo  della  loro  potenza  nelle  parti  vera- 
Si  provino  pure  nello  sforzalo  e  lumul-  inente  cantate.  Han  bisogno  d'aifaticar  la 
tuoso,  dov'è  il  principal  regno  loro,  ma  voce  per  lunghe  3  o  4  ore,  e  le  trachee 
n'escano  presto  per  tornare  subordinate  cosisi  rovinano.  I  polmoni  boreali  sistan- 
e  secondarie.  A  questo  patto  l'Italia  ripi-  cano  meno  de'nostri  polmoni  meridiona- 
glierà  in  ciò  la  dignità  sua,  e  la  vera  mu-  li.  La  dolcezza  ,  la  perfetta  intonazione , 
sica  italiana  da  cui  ha  fuorvialo.  Loda  Del-  l'agilità  lungamente  serbata  è  impossibi- 
Imi,  che  alcuni  moderni  diconopoveroar-  le.  La  Civiltà  cattolica,  2.a  serie,  t.  7,  p. 
monista,  mentre  non  sanno  però  non  ri-  537,  encomia  e  rende  conto  del  libro  in- 
inanere  presi  al  visco  delle  sue  ricchezze  titolato;  Sulle  condizioni  dell'  odierna 
melodiche,  e  all'insidia  de' suoi  cauti  da  musica  italiana, ragionamento  di  Vin- 
Sirene  (delle  quali  parlai  nel  vol.LXVH,  cenzo  Petra,  Napoli  1 854- L'autore  dà u- 
p.  ìZ.\  ).  Le  antiche  musiche  lasciavano  na  giusta  idea  della  musica,  rimovendo 
scoperte  e  dominanti  le  voci,  come  regi-  prima  quelle  definizioni,  che  vorrebbero 
ne  che  sono  in  ogni  concerto  quando  in-  soverchiamente  o  material  la,  riducendo- 
tervengono.  Con  dottrina  d'un'altra  ma-  la  a  puro  diletto  de' sensi,  o  «pirilualeg- 
niera  ora  si  fa  dominar  gli  strumenti  es'iu-  gialla,  trasformandola  in  puro  calcolo  o 
troducono  le  voci  umane  come  serve  non  ammaestramento.  Egli  dice  che  la  mu- 
comesignoie,costringendolea  lottare  con  sica  è  commozione  degli  alletti  per  via 
quelli,  e  ad  uscire  dalla  loro  condizione  d'imitazione  col  canto  e  co'suoni,  i  qua* 
naturale,  più  fatta  per  esprimere  modu-  li  potino  essere  o  successivi  nella  melo- 
lazioni  d'affetto,  la  cui  significazione  più  dia  o  contemporanei  nell'armonia.  Dalle 
spicca,  u  così  dire,  nelle  mezze  tinte,  che  quali  premesse  inferisce  quanto  sia  pie- 


?3i  TEA 

celiente  la  musica  vocale  alla  strumen- 
tale,  la  melodia  all'armonia,  e  quanto  sia 
propria  degl'italiani  tale  precedenza.  Da 
questa  idea  generale  della  musica,  passa 
]'  autore  a  ragionare  della  sagra  e  della 
profana:  e  intorno  alla  sagra,  come  ((nel- 
lo cui  il  sentimento  cristiano  non  la  cede 
per  nulla  alla  perizia  musicale,  diligente  e 
coscienziosa,  deplora  altamente, come  og- 
gidì ogni  uomo  assennato,  quella  pt  ori- 
nazione del  tramutare  la  /nagion  di  Dio. 
luogo  di  penitenza  e  d'orazione, in  ostel- 
lo di  bagordi  e  di  danze,  introducendo- 
vi motivi  teatrali;  nel  che,  dice  egli,  non 
isteltero  sempre  in  guardia  anche  isom- 
mi  fra'moderni  maestri,  e  dimostra  che 
a  perennare  com'altri  il  loro  nome,  molto 
meglio  si  adoprerebbero  ponendo  profon- 
do studio  in  qualche  componimento  sa- 
gro, che  nelle  fuggevoli  amenità  teatra- 
li. Poi  toccando  della  manìa  tedesca  onde 
sembra  invasata  l'Italia,  mostra,  senza 
frodare  della  debita  lode  i  tedeschi,  stolto 
essere  il  musico  italiano, che  obliando  il 
patrio  vanto  di  melodia  pretende  sci  miot- 
taili  pedantescamente  nell'intralciatissi- 
ma  armonia.  Dopo  aver  fatto  voti  perchè 
tornino  nelle  nottre  chiese  i  capila  vori  dei 
secoli  passati,  tanto  più  esperti  de'moder- 
ni  nell'esprimere  il  sentimento  cattolico, 
scende  per  ultimo  a  ragionare  del  teatro, 
mostrando  tanto  essersi  perduto  dell'ani- 
ma, quanto  vi  si  è  moltiplicata  la  mate- 
ria strumentale;  tanto  perduto  di  com- 
mozione, quanto  accelerato  colla  rapidi- 
tà delle  volate,  de'tnlli,  delle  ri  (io  ri  lo  re. 
La  musica  in  tal  guisa  è  divenuta  uno 
sforzo  di  agilità  di  gareggiare  co'giocolie- 
li  e  saltatori:  fa  stordire  per  la  celerità, 
non  intenerire  pel  sentimento:  è  rossigno- 
lo  che  canta,  non  s,\ì\  uomo  ragionevole 
che  par  la  ed  esprime. Conclude  encomian- 
do i  tre  grandi  moderni,  paragonando  il 
Rossini  a  Colombo  scopritore  d'un  mon- 
do novello,  il  Donizetli  all'Ovidio  della 
musica,  il  Bellini  al  Petrarca,  del  quale 
come  imitò  la  dolcezza,  così  riuscì  talvol- 
ta alla  sazievole  sdolcinatura.  Il  teatro  isti- 


TE  A 

tuito  per  sollevare  lo  spirito  e  nel  mora- 
le correggere  i  costumi,  è  divenuto  scuo- 
la di  demoralizzazione  e  di  crudeltà,  e  la 
fonte  donde  si  derivano  i  primi  e  più  sen- 
sibili insegnamenti  d'incredulità  edi  cor- 
ruzione, come  lo  sono  i  pestiferi  romanzi. 
Di  questi  ultimi  ecco  il  saggio  giudizio  che 
ora  neha  dato  il  cav.  Ignazio  Cantù,  nel- 
la sua  Cronaca  a  p.  247-  "^e  finzioni  di 
molti  romanzi  hanno  così  stancatoli  cuo- 
re colla  loro  macchina  mal  ordinata,  col- 
le loro  passioni  fdse  ed  esagerate,  colle 
loro  creazioni  fantastiche  e  bizzarre,  che 
il  cuore  sente  più  che  mai  il  bisogno  di 
tornar  al  vero,  di  togliersi  dalle  false  la- 
grime e  dai  falsi  sorrisi,  per  venire  abor- 
risi e  alle  lagrime  vere;  di  togliersi  a  que- 
sta anarchia  di  lettere,  di  opinioni,  di  si- 
stemi, a  quest'indisciplina, per  venire  alla 
regolarità  degli  studi  positivi".  Neil'  Al- 
bum  si  leggonodiversi  articoli  riguardan- 
ti la  danza  di  alcune  nazioni;  quelli  pe- 
rò relativi  alle  danzatrici  nostrali  del  cor- 
rente secolo,  con  alcune  nozioni  intorno 
al  dramma  in  musica  posteriore  alla  dan- 
za, la  quale  contribuì  alla  sua  invenzio- 
ne, sono  nel  1. 1  3 ,  p.  4  '  3,  e  nel  t.  i  o,  p. 
333.  Ivi  si  dice,  che  il  ballo  è  un  genere 
di  spettacolo  più  antico  dell'opera,  stan- 
do anche  all'opinione  del  doltoorieutali- 
sla  Morenas,  che  fa  risalire  l'esistenza  del 
dramma  lirico  nell'India  molto  al  di  là 
della  spedizione  d'Alessandro  il  Grande, 
e  Morenas  vide  rappresentare  in  variecit- 
tà  di  quel  vasto  impero  drammi  cantati 
con  cori  e  sinfonie;  sebbene  gl'indiani  ora 
non  sieno  più  inventori,  né  imitatori,  in- 
differenti alle  scienze  e  alle  arti,  già  col- 
tivate da  loro  con  successo  in  epoca  in 
cui  il  velo  dell'ignoranza  copriva  ancora 
gran  parte  del  resto  del  mondo.  Adunque 
il  dramma  cantato,  la  specie  d'opera  che 
essi  posseggouo,si  vuole  anteriore  a  tut- 
to quello  che  in  questo  genere  produsse- 
ro lealtre  nazioni.  La  danza  regolare  non 
ha  potuto  esistere  senza  musica;  la  me- 
lodia segnò  la  cadenza,  ed  i  primi  passi  del 
duuzatore  furono  foruiati  filile  canzoni. 


TEA 

I  greci  rappresentarono  delle  azioni  in 
pantomima, prima  di  recitare  con  melodia 
Je  loro  tragedie.  Al  rinascere  delle  arti  e 
delle  scienze  si  volle  far  risorgete  il  dram* 
ina  declamato  da  attori  che  regolavano 
la  loro  intonazione  sull'accompagnamen- 
to della  sinfonia:  si  volle  fjr  parlare  una 
quantità  di  personaggi  con  cori  di  diver- 
si caratteri,  cou)e  altre  volte  aveano  pra- 
ticato Sofoclee  Seneca.  Aggiunge  l'auto- 
re dell'articolo,  die  dopo  aver  per  lungo 
tempo  cercato  qua!  fosse  la  tragedia  gre- 
ca, verso  il  i  4r  5  si  credè  trovarla  nell'o- 
pera; ed  applaudiamoci  pure  di  questo  er- 
rore, giacché  esso  ci  ha  fatto  conoscere  un 
nuovo  spettacolo  di  molto  superiore  alla 
tragedia  in  quanto  alla  forza  dell'esecu- 
zione, all'apparato  e  alla  verità  dramma- 
tica. 1  gran  halli  con  macchine  e  decora- 
zioni, ne'quali  le  paiole,  o  declamate,  o 
cantate  spiegavano  quello  che  il  hallo  non 
avrebbe  potuto  con  bastantechiarezzae- 
sprìmere  agli  spettatori,  erano  conosciu- 
ti anche  prima  di  quell'epoca.  Questi  hal- 
li contribuirono  all'invenzione  dell'opera 
molto  più  che  non  vi  contribuì  quello  che 
si  sapeva  della  tragedia  antica,  e  l'imita- 
zione che  se  ne  voleva  fare.  Poiché  i  gre- 
ci, i  romani,  gl'italiani,  i  francesi  balte- 
rouo  la  medesima  strada  pel  dramma  re- 
citato e  cantato,  è  da  presumersi  che  gl'in- 
diani facessero  altrettanto.  Le  baiadere  o 
danzatrici  indiane, le  quali  si  consacrava- 
no a  onorar  gli  Dei,  seguendoli  nelle  pro- 
cessioni ballando  e  cantando  dinanzi  al- 
le loro  immagini,  rappresentavano  pure 
un'azione  con  de'gesti  e  con  de'passi  pri- 
ma che  l'opera  seria  o  l'opera  comica  fos- 
se nata  a  BenareS  o  a  Calcutta:  bacco  era 
stato  il  loro  maestro.  Vuole  Platone  che 
prima  di  formare  lo  spirito,  si  ponga  tut- 
ta la  cura  a  mettere  ben  in  ordine  il  cor- 
po. Si  applaudono  i  nostri  ballerini  quan- 
do girano  sopra  se  stessi  con  una  certa 
lapidila.  Le  loro pirouettest dice  I anoni- 
mo, non  sono  nullameno  che  giuochi  da 
ragazzi,  de'saggi  di  scolai  uccio,  se  si  pa- 
ragonano alla  prodigiosa  agilità  della  ce- 


TEA  23j 

IebreEmpusa.  Questa  danzatrice  avea  li- 
na tale  mobilila  di  gesti,  girava  con  tan- 
ta velociti»  che  sovente  le  sue  gambe  e  le 
sue  braccia  involavansi  alla  vista  degli 
spettatori  i  piti  attenti,  che  alla  fine  non 
sapevano  più  ben  distinguere  la  sua  fi- 
gura. A  chi  vide  delle  corse  di  carri,  ciò 
non  deve  recar  meraviglia:  i  raggi  delle 
ruote  girano  con  tanta  prestezza  ch'è  im- 
possibile di  distinguerli,  o  veder  persino 
se  vi  sieno.  Snida,  Aristofane  e  Eustazio 
per  meglio  descrivere  la  prodigiosa  leg- 
gerezza d'Empusa  la  paragonarono  ad  un 
fantasma.  Il  perchè  la  mitologia  fece  di 
Empusa  uno  spettro, che  Ecateo  Proser- 
pina  dea  dell' inferno  mandava  agli  uo- 
mini per  atterrii  li.  La  mitologia  la  dice 
un  fantasma  sotto  la  forma  di  femmina, 
e  di  forme  spaventevoli.  Platone  parlan- 
do della  danza  dichiara  esservi  3  parti  do- 
minanti nell'uomo:  l'irascibile, il  concupi* 
scibile  e  il  ragionevole; che  il  mimo  le  rap- 
presenta tutte:  l'irascibile  nell'esprimere 
il  furore,  il  concupiseibilefacendo  l'aman- 
te appassionato,  ed  il  ragionevole  quan- 
do la  sua  parte  non  eccede  i  limiti  dei 
sentimenti  moderati.  Il  ballo  classico  e- 
sige  gioventù,  vigore,  bellezza  di  forme  e 
di  artificio.  Le  più  famose  ballerine  che 
calcano  i  primi  teatri  europei  conviene 
pure  che  sovente  si  presentino  al  pubbli- 
co colle  loro  mazurche,  polke  e  stirienue, 
perchè  così  vuole  la  moda,  e  guai  ad  una 
danzante  se  ad  essa  non  presentasse  i  suoi 
sacrifizi.  Si  lamenta  a' giorni  nostri  l'ec- 
cessive ovazioni  e  i  frenetici  applausi, che 
talvolta  si  prodigarono  ad  alcune  balle- 
rine, per  mellifluità  di  smorfie  mimiche, 
e  peragilità  di  danza;  anche  con  modi  de- 
gradanti la  dignità  dell'uomo,  per  quel 
cieco  fanatismo  che  non  conosce  freno. 

La  stampa  mora  le  con  ti  mia  mente  decla- 
ma,che  fra'numerosi  agenti  della  pubblica 
demoralizzazione,  unoebe  ha  il  suo  centro 
d'azione  nellecitià, l'altro  nellecampagne, 
sono  il  teatro  e  lo  spaccio  ambulante  dei 
cattivi  libri.  Deplora  eziandio  la  saggia 
stampa,  che  fino  agli  estremi  ha  spinto  la 


a36  TEA 

sfrenatezza  il  teatro  moderno.  Non  havvi 
passione  perversa  che  un  dramma  non  ab- 
bia glorificala;  come  non  havvi  nobile  e 
santa  virtù  ch'egli  non  abbia  esposta  ai 
suoi  ascoltatori  nell'atteggiamento  più  at- 
to a  renderla  odiata  e  beffeggiata.  Il  tea- 
tro ha  prodigato  a  piene  mani  gl'insulti 
a  tuttodì)  die  è  destinato  alla  venerazio- 
ne, e  l'apoteosi  a  ciò  che  merita  l'abbo- 
ininio.  Ila  oltraggiata  la  storia,  alteran- 
dola per  piegarla  alle  sue  combinazioni 
drammatiche;  ha  oltraggiata  la  morale, 
gettando  lo  scherno  sui  doveri  della  fa- 
miglia; ha  oltraggiata  la  fede,  materializ- 
zando l'uomo,  col  portare  a  cielo  i  suoi 
vizi,  col  mostrare  ognora  in  aspetto  sedu- 
cente le  sue  passioni.  E  a  questa  fonte  che 
si  dissetano  tutte  quelle  immaginazioni 
alterate,  cui  le  calme  emozioni  d'una  e- 
sisteuza  onesta  non  giungono  a  render 
paglie;  e  la  cui  sete  non  può  spegnersi  se 
non  bevendo  alla  fiala  ardente  delle  pas- 
sioni scatenate.  A  questa  scuola  appren- 
dasi come  s'inganni  un  genitore,  come  si 
deluda  una  giovaue,  comesi  burli  un  ma- 
rito e  peggio.  Riporta  il  Giornale  di  Ro- 
ma deli 852  a  p.  3g4>  che  nell'aprile  il 
ministro  dell' interno  di  Parigi  avendo 
convocato  i  direttori  de'26  teatri  di  quel- 
la capitale,  espresse  loro  le  intenzioni  del 
governo,  per  ciò  che  riguarda  le  tendenze 
spesso  deplorabili  della  letteratura  dram- 
matica contemporanea.  Il  ministro  con 
poche  parole  nette  e  precise  espose  loro, 
«piale  egli  f  intendeva  missione  del  teatro 
e  la  sua  influenza  sui  costumi,  ed  annun- 
ziò a 'direi  lori  stessi  la  sua  risoluzione  beu 
ferma,  di  non  soffrire  sulla  scena  nessuna 
opera  capace  di  eccitare  le  passioni  e  per- 
'serlire  lo  spirito  pubblico.  Narra  il  Gior- 
naledi  /iV>//^deli853a  p.  1  o3o,  che  nel- 
la Spagna  il  governatore  civile  di  Barcel- 
lona a'  24  ottobre  pubblicò  la  circolare 
che  ripi  oduce,agli  alcadi  de' rispettivi  go- 
verni.» Gli  scandalosi  abusi  che  in  alcu- 
ni luoghi  di  questa  provincia  si  sanno 
commettendo,  col  permettere  le  rappre- 
suuluzioui  d'opere  drammatiche  di  culti- 


TEA 

vogenere,in  quanto  che  offendono  la  buo- 
na morale  ed  i  costumi,  mettendo  in  de- 
risione principii  che  si  debbono  rispetta- 
re, e  che  intaccano  in  modo  considerevo- 
le questa  s.  religione  che  professiamo;  sa- 
pendo che  esistono  compagnie  drammati- 
che ambulanti, lequali  dimentichede'pro- 
pri  doveri  e  dello  scopo  della  missione  tea- 
trale, si  occupano  a  presentare  al  pubbli- 
co farse  scritte  incastiglianoe  dialettoca- 
talano,  le  cui  produzioni  altamente  ripro- 
va il  grado  di  civiltà  e  di  coltura, che  van- 
ta il  nostro  secolo,  ci  hanno  indotto  a  or- 
dinare quanto  segue".  Rinnovò  quindi  la 
prescrizione  che  non  si  possa  fare  alcuna 
rappresentanza,senza  l'approvazione  del- 
la censura  teatrale,  ne  stabili  le  multe  e 
penea'contravventori,  proibendo  di  por- 
re in  iscena  parodie  che  direttamente  o 
indirettamente  oltraggino  i  principii  re- 
ligiosi, la  sana  morale  ed  i  buoni  costu- 
mi; e  chi  si  facesse  ciò  lecito,  sarebbe  car- 
cerato e  posto  a  disposizione  de'tribuna- 
li  criminali.  Lo  stesso  Giornale  poi  del 
i854  riferisce  a  p.  283, che  nel  marzo  in 
Parigi  fu  con  decreto  de'ministri  di  stato 
e  dell'  interno  costituita  la  commissione 
incaricata  di  premiare  in  concorso  le  mi- 
gliori opere  rappresentate  nell'anno  de- 
corso sui  teatri  della  stessa  città,  con  4 
premi:  uno  di  5ooo  franchi  all'autore  di 
un'opera  drammatica  di  5  o  in  4 alti,  in 
verso  o  in  prosa,  rappresentata  sul  teatro 
francese,  e  giudicata  d'aver  soddisfatto  a 
tutte  le  condizioni  di  scopo  morale  e  di 
brillante  esecuzione;  uno  di  3ooo  franchi 
all'autore  d'un'opera  simile,  almeno  di 
4  alti,  che  in  differente  proporzione  ab- 
bia corrisposto  sul  detto  teatro  alle  stes- 
se condizioni;  uno  di  0000  franchi  all'au- 
tore d'un'opera  simile  di  5  o  in  4  atti, rap- 
presentata con  buon  successo  in  qualun- 
que teatro  eccettuato  il  suddetto,  e  ten- 
dente all'educazione  delle  classi  laborio- 
se mediante  la  propagazione  di  sane  idee 
e  lo  spettacolo  di  buoni  esempi;  uno  fi- 
nalmente di  3ooo  franchi  all'autore  ili 
un'opera  ahueuo  di  4  alti,  rappreseulutu 


TEA 

come  sopra,  che  in  qualsiasi  genere  nh- 
bia  raggiunto  in  modo  vicino  alla  prece- 
dente il  medesimo  scopo.  Quindi  il  Gior- 
nale a  p.  5|i  racconta  che  nella  seduta 
de'sr)  maggio  del  corpo  legislativo,  nel 
discutere  il  bilancio  pel  l855  si  fecero  al- 
cune osservazioni  critiche  intorno  a'sus- 
sidii  accordali  sui  fondi  del  ministero  di 
statoa  molli  teatri,  dall'onorevole  mem- 
bro Belmontet.  E  per  far  apprezzare  che 
il  sagriiìcio  de*2C)  milioni  latto  dal  i  <S3o 
a  vantaggio de'teatri  sussidiati  non  ha  im- 
pedito la  decadenza  dell'arte  drammati- 
ca, l'oratore  premise  alcune  considerazio- 
ni primordiali  ,  sul  carattere  e  lo  scopo 
delleletterein  generee  dell'arte  dramma- 
tica in  ispecie.Quest'arte,  disse,  dovei  co- 
stituire un  corso  di  buona  lingua  e  di  al- 
ta filosofia;  che  il  teatro  dev'essere  scuo- 
la pratica  e  vivente,  i  suoi  insegnamenti 
forti,  e  sane  le  moralitèi.  In  mancanza  di 
teatri  secondari,  che,  secondo  la  sua  opi- 
nione, sono  divenuti  botteghed'immora- 
lità,  vorrebbe  almeno  che  i  grandi  teatri, 
quelli  che  sussidia  lo  stato,  fossero  scuola 
di  buon  gusto  e  di  alla  morale;  e  disse  al 
contrario,  ch'essi  si  prostituiscono  troppo 
spesso  alle  teorie  del  vizio  piacevole.  E 
occupandosi  specialmente  di  ciò  che  con- 
cerne la  tragedia,  l'oratore  ricorda  il  gu- 
sto particolare  che  Napoleone  I  avea  per 
questo  genere  di  letteratura;  lodò  questo 
principe  d'aver  all'ombra  della  gloria  fat- 
ti rifiorire  i  capilavoi  i  dell'arte  tragica,  e 
d'aver  messi  in  onore  i  grandi  maestri  di 
quest'arte;  dice  che  Corneille  ha  insegna- 
to alla  Francia  il  grande,  Piacine  il  bello 
e  il  puro,  e  vorrebbe  che  gli  studiosi  fos- 
sero chiamati  alla  contemplazione  di  la- 
li  capilavori  drammatici,  per  la  cui  rap- 
presentazione lo  stato  ha  credulo  prodi- 
gar sussidii. L'oratore  avendo  chiesto  per- 
chè quest'alto  protettorato  fu  sì  mal  com- 
preso; rispose,  perchè  erasi  perduta  la  tra- 
dizione del  grande  a  forza  di  mostrare  spi- 
rito;  che  ìldecadiniento  morale  derivò  dal 
decadimento  politico:  l'altra  scuola  fran- 
cese essersi  perduta  col  t'impero;  la  Lrage- 


T  E  A  237 

dia  ebbe  1'  ostracismo,  e  s' incominciò  a 
produrre  drammi  senza  nomi,  cui  I  im- 
peratore ha  assai  bene  definiti  chiaman- 
doli tragedie  delle  fantesche.  L'oratore  fe- 
licitandosi di  vedere  istituito  un  premio 
annuo  per  le  opere  d'alta  portati  dram- 
matica, insistè  perchè  la  tragedia  ripren- 
da il  suo  poslo  di  potenza  intellettuale;  ma 
disse  che  per  conseguire  questo  scopo  bi- 
sogna che  i  sussidii  servano  a  ricostituire 
la  potenza  dell'arte  e  i  suoi  prosperamen- 
ti. E  tlopo  d'aver  ricordata  la  ripugnanza 
che  Napoleone  I  manifestò  pili  d'una  vol- 
ta per  certe  teatrali  produzioni,  in  cui  l'in- 
giuria era  prodigata  a'suoi  nemici,  l'ora- 
tore fa  le  meraviglie,  che  la  censura  tea- 
traleabbia  negli  ultimi  tempi  lasciato  Ira- 
durre  sulla  scena  in  modo  grottesco  le  te- 
ste più  eminenti  d'Europa.  Vorrehbeche 
fosse  stabilita  una  grande  commissione  di 
esame  dell'operedraminatiche,  e  che  fos- 
se composta  di  membri  tolti  dal  senato, 
dal  corpo  legislativo  e  dalla  magistratu- 
ra. Sostenne  per  ultimo  ,  che  mediante 
buoni  sussidii  si  può  far  rifiorire  la  trage- 
dia in  Erancia.  Nel  medesimo  i  853  la  Ci  - 
viltà  cattolica,  2/  serie,  t.  3,  p.  208,  ci 
disse  quali  furono  i  teatri  del  Piemon- 
te in  quest'ultimi  anni,  colle  parole  del 
cav.Galvagno  ministro  degl'interni, in  una 
circolare  del  1  852  agl'intendenti  sopra  la 
revisione  teatrale.»  Le  produzioni  teatra- 
li che  ora  godono  d'un  maggior  credito, 
sono  generalmente  informate  da  un  per- 
nicioso scetticismo  intorno  al  principio 
della  domestica  autorità,  oda  una  mal'in- 
lesa  ammirazione  per  tulli  gli  alti  delle 
passioni  più  sfrenate  ...  Quindi  le  nostre 
scene  rigurgitano  de'diammi  che"  tanno 
l'apologia  de' duelli,  del  suicidio,  dell'a- 
dulterio, e  che  in  genere  mostrano  1  uo- 
mo soggetto  alle  proprie  passioni  come 
ad  una  specie  di  fatalismo".  Indi  osserva, 
che  non  visi  pose  in  fatto  riparo, solo  il  mi- 
nistero prese  lo  spedienledi  assegnar  va- 
ri premi  agli  autori  di  que'lre  o  quattro 
drammi  che  ogni  anno  fossero  giudicali 
iniglioii  sotto  l'aspetto  dell'arie  e  della 


238  TEA  TEA 
buona  morale;  enei  far  questo  il  minisit'0  mimi,  i  quali  snervavano  la  virtù  del  po- 
si vide  cosi  retto  di  confessare  che  ne'lea-  polo  con  loro  baie  invereconde,  o  ne  of- 
fri di  Piemonte  »  ol  vero  si  è  sostituito  lo  fendevano  le  dignità  colle  satire  imperti- 
stra  vagante,  al  buono  il  tornaconto  di  cer-  nenti.  Né  solo  vegliarono  a  castigare  il 
ti  partiti  sotto  specie  di  alti  intendimeli-  teatro  le  leggi,  ma  a  difesa  di  esse  alto  le- 
ti sociali,  al  bello  le  lusinghe  di  smodale  varono  imperturbabili  la  voce  i  savi  d'o- 
passioni".  L'attualee  deploranda  condi-  gni  tempo,  indicando  il  pericolo  che  so- 
zione  e  natura  del  teatro,  conosciuta  dai  vrastava  al  buon  senso  e  all'onestà  pub- 
governi  e  da'saggi,  fu  presa  seriamente  in  blica, e  distogliendo  i  buoni  cittadini  dal- 
considerazione  anco  dalla  Civiltà  cottoli-  la  scuola  di  malvagità  che  sono  i  teatri 
co,  siccome  coerente  al  suo  lodevolissimo  corrotti.  Quest'ufficio  cos'i  geloso  di  pub- 
istituto  e  tutta  intenta  a  propugnare  la  blici  censori,  ne'  tempi  in  cui  viviamo, 
vera  civiltà  e  il  catolicismo  dell'umana  l'hanno  assunto  in  parte  molti  giornalisti, 
società,  nello  stretto  salutare  loro  senso;  non  pochi  de'quali  si  dierono  il  vanto  di 
quindi  la  discusse  nel  t.  5,p.  257, della  a."  sentinelle  avanzate  della  civiltà,  per  gri- 
selle, con  franco  discorso  che  disvela  le  dare  l'allarme  nello  scorgere  d'insidie  e 
principali  piaghe  del  moderno  teatro, col  di  pericoli.  Taluno  con  filosofica  gravità 
titolo  ti i  £  ii  censore  de  teatri:  nel  Gusto  rivelò  all'Italia,  Le  piaghe  del  teatro  i- 
letterario,  ne\\'  Indole  patria,  nell'Idea  toliono,  per  l'arte  comica  e  drammatica 
politica,  nel  Sentimento  morale,  nella  dal  i  847  circa  in  poi;  ma  le  indagini  di  sì 
Frequenza  de'  teatri  con  che  si  chiude  gran  malesi  limitarono  all'ignoranza  let- 
l'impoi  tanteargomeiitoesi  scioglie  il  pio-  teraria,  psicologica  e  fisiologica,  in  cheso- 
blema,  traendosene  le  conseguenze  prati-  no  i  comici  e  tragici  attori  che  recitano 
che  nella  conclusione,  sotto  la  denomina-  sulle  scene.  Nulla  si  dice,  dissimulandosi 
zione:  Lacensura,i promotori.e gli spet-  da  molti, delle  piaghe  più  purulenti  ecan- 
totori.  Pel  tanto  sin  qui  detto  in  questo  erniose  degli  scandali,  inverecondie,  ven- 
ampio  e  complicato  estesissimo  a  rgomen-  dette  e  tradimenti  che  si  mostra  no  al  pub- 
to,  ormai  appena  mi  è  lecito  dare  un'i-  blico  sulle  scene  e  ne'librelti  diesi  stam- 
dea  generale  di  questo  scritto,  con  seni-  pano;  senza  considerare  l'erudizione  let- 
plici  e  fugaci  estratti,  con  pena  dovendo  teraria  e  la  morale,  solo  si  prende  in  mi- 
sagrificaie  leprove  de'fatti,  tacendole  per  ra  il  buon  gusto  in  letteratura.  In  gene- 
brevità.  Il  teatro  italiano  è  un  gravissimo  rate,  quanto  al  gusto  letterario  del  tea- 
argomento  e  degno  di  tutta  la  considera-  tro  ,  le  opere  di  prosa  che  vanno  ora  in 
zione  del  filosofo  e  del  politico  cristiano,  iscena,  almeno  in  diversi  slati,  sono  mi- 
Sono  i  teatri  quel  sensibile  linguaggio,  col  sere  traduzioni  di  moderne  commediole 
quale  s'introducono  nelle  varie  classi  del  francesi,  ove  né  il  filo  è  semplice,  né  lo 
popolo  la  verità  o  gli  errori,  si  destano  le  scopo  dell'azione  è  decoroso,  né  i  senti - 
passioni  alla  virtù o al  vizio, si  propongo-  menti  hanno  leggiadrezza  e  candore,  né 
no  aH'nmitazione  buoni  o  malvagi  esem-  il  linguaggio  è  nostro.  Ivi  non  si  svolgo- 
pi:  ne  ciò  con  ordinaria  efficacia.  Impe-  no  tranquillamente  le  vicende  d'un'azio- 
rocchè,  circondando  di  soavi  attraimeli-  ne,  ma  si  rappresentano  a  salii  alcuni  fat- 
ti le  rappresentanze  teatrali,  si  fa  servire  ti  isolati  d'una  lunga  serie  d'anni  e spes- 
olla  persuasione  il  più  forte  stimolo  d'un  so  d'una  vita  intera,  a'quali  con  ragione 
animo  volgare,  qual  è  il  diletto.  Onde  sa-  si  dà  nome  di  quadri  scenici:  mancano 
vio  avvedimento  degli  antichi  legislatori  d'ogni  verosimiglianza  e  probabililà.dau- 
fu  già  di  frenare  con  buone  leggi  la  liceo-  dosi  a'personaggi  temperamenti  eccessi- 
za  de'commedianti  e  depoeli  dramma-  vi  e  bizzarri;  non  proprietà  o  naturalez- 
tici;  e  spesso  furono  messi  al  bando  quei  za  di  modi,  in  una  parola  ogni  ragione 


T  E  A  T  E  A                   23g 

«lei  bello  è  cancellala,  unicamente  mirali  •  suoi  costumi,  dappoiché  ogni  dramma  o 
dosi  a  sbalordire  gli  spettatori  con  ina-  corregge  i  vizi,  o  desta  le  passioni  della 
spettate  stranezze. Si  contamina  in  tal  ino-  moltitudine,  ne  la  coi  lezione,  né  l'eccita- 
do  il  teatro,  mentre  nella  contemporanea,  mento  seno  utili  o  probabili ,  se  non  si 
letteratura  si  hanno  egregie  commedie  i-  tocca  quello  che  più  da  vicino  e  diretla- 
I. diane,  che  attingono  a'  nostri  costumi,  mente  riguarda  il  popolo  a  cui  si  (avella. 
con  lepore  attico,  gai  ho  di  scene  e  vaghez-  Allora  solamente  sarà  consentito  di  tra- 
za  di  stile.  Le  commedie  transalpine  e  sportare  gli  spettatori  lontani  dalla  loro 
transmarine  ci  van  corrompendo  il  gusto,  terra  e  fuori  delle  loro  costumanze,  (pian- 
to riducono  grossolano.  Più  frequenti  del-  do  fosseaperlissima  la  relazione  che  la  fo- 
le commedie  sono  i  drammi  lirici  o  ine-  resliera  azione  si  unisce  al  paino  e  dome* 
lodrammi  in  musica,  nella  più  parte  del  stico  vantaggio. Sventuratamente  non  av- 
Romani, del  Camma  rano,  del  Rossi,  del  viene  cos'i  ora  nell'Italia,  tranne  i  picco- 
Giuliani,  del  Ferretti,  del  Mafiei,  del  Pia-  li  teatri  del  popolo  più  minuto,  ove  d'or- 
te,  e  di  qualche  altro  scrittore  di  minor  dinario  le  rappresentanze  sono  cadute  al 
conto.  Meno  poche  eccezioni,  d'ordinario  fonilo,  per  dipingersi  costumi  sconci  eab- 
nella  favola  o  tessiluia,  o  alterazione  sto-  bietti,  ovedel  sentimento  pai  rio  non  por- 
rica,  più  rivali  anelano  ad  una  mano;  un  gesi  che  la  scorza  più  lorda,  ove  infine 
genitore  per  orgoglio,  o  avarizia,  o  \en-  si  cerca  di  guastar  vieppiù  la  genie  voi- 
tletta,  o  capriccio  avversa  le  geniali  indi-  gare  e  abbassarne  l'animo.  Ad  eccezione 
nazioni  della  figlia;  alcuni  episodii,un  pa-  di  questi  perniciosi  teatri,  gli  altri  o  me- 
io  di  duelli  in  fine  e  un  paio  d'ammazza-  no  plebei  o  più  nobili  s'adornano  di  fa- 
nienti,  per  lo  meno,  sono  tutta  lasuppel-  \olefoi  essere,  prnpongouoeseinpi  remo- 
lettile  de' vagheggiali  drammi:  l'indole  ti  dalla  nostra  civiltà,  imitano  una  bar- 
poi  de'personaggi,  comunemente,  gli  af-  bara  invasione,  trasferendoci  a  secoli  ere- 
felli,  i  sentimenti  sono  diversi  assai  dalla  gioni  remoli, a  rimembranze  morte  osca- 
nostra.  Dove  un  umore  festoso  e  ci  ude-  dute,  senza  destare  un  sentimento.  Vi  so- 
le, amoroso  e  scellerato;  dove  dissimula-  no  argomenti  italiani  e  ricevuti  con  pia- 
zione  di  donna  a  lungo  protratta  ,  odio  cere  dagli  spettatori,  ma  sono  i  più  rari 
profondo  ,desidei  io  pungente  di  vendetta,  e  i  più  viziosi.  L'idea  politica  de'dram- 
Guardatopoi  il  teatro  moderno  sotto  la-  mi  presenti  italiani  non  è  solamente  inen 
spetlo  letterario,  esso  è  meschino,  inele-  buona,  ma  guasta  ed  enoimemente  cor- 
g:mle  e  vizioso,  pieno  di  parole  con  falsi  rotta,  ancorché  moderati  da  quali  he  di- 
significati,  con  istrani  e  forestieri  innesti,  sciplina  pubblica.  Sembra  che  il  fine  se- 
Nell'aspetto  patrio  de'uiodei  ni  teatri, so-  greto  della  maggior  pai  te  delie  correnti 
no  essi  remoli  dal  vero  e  giusto  spirito  e  più  volgari  produzioni, quellosiadi  scre- 
ciltadino  e  nostrano, che  dovrebbero  le-  dilare  l'autorità,  d'infamare  i  nobili,  di 
nei  vivo  nel  popolo;  mentre  i  drammi  o-  sollevare  gl'irrequieti  spiriti  del  popolo; 
i  iginati  dal  culto  leligioso,  s'ingrandirò-  mettendo  in  vista  i  delitti  di  questo  oquel 
no  coll'amor  patrio.  Ciascun  popolo  in  o-  pi  incipe,  le  infamie  di  questo  o  di  quel- 
gni  età  ebbe  ne 'teatri  l'eco  de'propri  co-  l'ottimate,  le  violenze  sonerie  da  questo 
stumi,  tendente  e  vizi,  perché  quasi  sem-  o  da  quel  popolano.  Rarissimamente  si 
pie  i  poeti  comici  attesero  a  coi  reggete  rappresenta  un  principe  con  aspetto  no- 
i  loio  spettatori,  o  conduceudo  sul  palco  bile,  generoso, disinteressato,  umano;  ma 
scenico  i  laidi  e  deformi  loro  vizi  per  pa-  ordinai  iamente  adultero,  sdegnoso,  ven- 
lesai  ne  la  bruttura,  o  i  buoni  costumi  per  dicativo,  ingiusto,  crudele,  malvagio.  Ad 
Confermarli  nella  comune  usanza.  Il  tea-  eccitar  gli  animi  a  rivoltarsi,  di  lieqiien- 
tro  d  un  popolo  fuoguora  il  riscontro  dei  le  si  rappresentano  congiure  ordite  per 


a  io  TEA 

riscattarsi  dall'oppressione  de'prtncipi  e 
grandi  baroni,  posti  sulle  scene  in  atto  di 
fareil  thanno,con  allegorie  e  allusioni  ma- 
nifestissime. Pascendo  quotidianamente 
le  fantasie  d'un  popolo  con  simili  imma- 
gini, grandemente  ci  scapita  la  riveren- 
za all'autorità,  la  soggezione  alle  leggi,  la 
pazienza  nelle  sventure,  la  virtù  del  sud- 
dito fedele.  Alle  discorse  piaghe  del  tea- 
tro, la  peggiore  è  il  sentimento  morale, 
manifesta  essendo  nelle  malvagie  rappre- 
sentanze l'immoralità  che  si  propone  al 
popolo,  sia  negli  esempi,  sia  ne'principii; 
e  ne  corrompe  non  meno  il  cuore,  che  il 
giudizio  pratico  e  speculativo.  Non  solo 
vi  si  dà  l'esempio  cattivo  e  lo  scandalo 
pericoloso,  ma  vi  s'insegna  altresì  colle  in- 
sidie la  maniera  più  accorta  di  fare  il  ma- 
le, anzi  puhblicandoloper  bene  e  per  van- 
to. Quindi  parricidii,  seduzioni,  adulterii, 
avvelenamenti,  suicidii,  duelli,  uccisioni, 
tradimenlijodii  e  furiose  vendette  che  fan- 
no abbrividir  il  sanguee arricciare  i  peli, 
dal  ribrezzo  e  dall'orrore  di  tante  fune- 
ste e  feroci  azioni.  Questi  rei  esempi  si 
producono  per  avvezzare  gli  spettatori  al- 
le iniquità  rappresentate,  nelle  quali  si 
congiuugono  la  loro  difesa  e  apologia,  in- 
vece di  riprovaz/one.  All'ira  dunque  das- 
si  nel  teatro  palestra  amplissima  ove  trion- 
fa negli  eroi  drammatici, scusata  ed  ezian- 
dio encomiata,  a  dispetto  della  ragione  e 
della  divina  legge;  e  tutto  questo  ne'tea- 
tri  d'uu  popolo  cristiano,  con  insulto  in- 
verecondo continuo  del  sentimento  reli- 
gioso, il  quale  fu  in  ogni  età  e  presso  o- 
gni  popolo  rispettato,  con  giusto  fremito 
de'sa  v^che  deplorano  il  complesso  de'ma- 
li  che  recano  la  frequenza  de'teatri,  e  mos- 
sero i  governi  a  raddoppiare  la  loro  vi- 
gilanza su  di  essi  con  discipline  morali  e 
politiche,acciò  presentino  ai  sensi  e  all'im- 
maginazione la  virtù,  perchè  cosi  le  pas- 
sioni sensibili  aiutino  la  volontà  ragione- 
vole a  praticare  il  bene.  Se  la  censura  non 
potrà  del  tutto  rendere  morale  il  teatro, 
poiché  corrompe  troppo  visibilmente  i 
pubblici  costumi  e  perciò  non  è  lecito  ab 


TE  A 
bandonarlo  ad  una  totale  libertà ,  bensì 
potrà  sempre  attenuarne  la  perniciosa  in- 
fluenza almeno  nell'immediato  suo  edit- 
to. Altra  piaga  del  teatro  è  il  Lusso  (!".) 
che  vi  si  ostenta  anche  da  chi  non  può 
farlo,  fomentando  la  vanità  femminile  i 
teatri  molto  illuminati,  esseudosi  osser- 
vato che  prima  che  lo  fossero  il  rovino- 
so lusso  era  minore.  Riprovò  il  lusso  ai 
nostri  giorni  anche  il  Belli,  Sul  digiu- 
no, p.  88  e  seg. Terminerò  col  ripetere  un;» 
grave  esclamazione  e  deplorazione  del 
marchese  Selvatico,  pronunziata  nel  Di- 
scorso letto  nella  distribuzione  de'premi 
nell'accademia  delle  belle  arti  a  Venezia 
a'20  agosto  i854,  cue  l'encomiato  cav. 
Cantù  ripetè  a  p.  18  1  di  sua  Cronaca,  nel- 
l'articolo Belle  arti:  Protezione  agli  ar- 
tisti. »  Povero  artista!  Quand'egli  pensa, 
che  l'oro  e  gl'incensi  un  dì  consecraligli 
dalla  patria,  son  gettati  adesso  a'  mimi, 
a'cantori  e  all'effimero  lusso  di  fuggitive 
pompe  teatrali;  quando  egli  rammenta, 
che  là  dove  un  giorno  la  gloria  lo  avreb- 
be coronato  d'allori,  la  fortuna  di  ricchez- 
ze e  di  gradi,  ora  si  aggirano  pochi  ami- 
ci ad  attorniarlo".  Degl'impugn.ilori  del 
teatro,  oltre  il  detto  in  principio,  si  può 
vedere  il  Zaccaria,  Storia  lette/aria  d'I- 
talia, t.  7,  p.  44^j  cne  C1'a  e  P"'la  di  di- 
verse opere,  come  Della  cristiana  mo- 
derazione nel  teatro,  del  p.  Ottonelli.  Ab- 
biamo pure  di  mg/  Giovanni  Marchetti: 
Riflessioni  sulla  questione  morale  circa 
ì  teatri,  Colle  1  82  1;  e  quelle  opere  del  p. 
Concilia  e  del  p.  Bianchi,  che  ricordai 
nelle  loro  biografìe. 
Degli  anfiteatri  e.  particolarmente 

di  Roma. 
Il  nome  di  anfiteatro  è  di  origine  gre- 
ca, sebbene  i  greci  non  fossero  gl'inven- 
tori della  fabbrica  che  lo  portava,  poiché 
fu  questa  tutta  d'invenzione  romana,  co- 
ma sostiene  il  Nibby,  Roma  nelV  anno 
1  838,  par.  1 ."  autica,  Degli  anfiteatri,  p. 
873.  I  greci  chiamavano  Spectaculum 
una  fabbrica  o  un  luogo  di  forme  e  parti 
determinale,uel  quale  davauo  rappreseti- 


T  E  A 
Iasioni  drammatiche, nome  che  venne  a- 
dottato  da'i'omani, che  lo  tramandarono 
a'popoli  moderni,  i  eguali  chiamano  Tea- 
tro l'ed.fizio  dove  si  vanno  a  godere  gli 
spettacoli  scenici.  E  come  il  nome,  così 
pine  la  forma  fu  seguita,  la  quale  di  na- 
tura sua  è  semicircolare,  piìi  o  meno  geo- 
metrica, forma  procedente  dall'uso,  poi- 
ché nella  parte  semicircolare  o  curvili- 
nea siedono  gli  spettatori,  e  nella  retta  che 
unisce  l'estremità  del  semicircolo,  gli  at- 
tori danno  le  loro  rappresentazioni.  Ma  i 
giunchi  che  davansi  nell'anfiteatro  esige- 
vano uno  spazio  maggiore  di  quello  del 
teatro  ordinario,  e  perciò  rimanendo  inu- 
tile la  parte  rettilinea,  e  dall'altro  canto 
esigendo  la  natura  de'  giuochi  uno  spa- 
zio piuttosto  circoscritto,  e  non  soverchia- 
mente vasto,  venne  l'idea  d'unire  insie- 
me due  teatri.  Da  tale  unione  derivò  un 
edilìzio  di  forma  eliltica  ossia  ovale,  la  cui 
area  interna  fu  destinata  a  piazza  pegli 
spettacoli,  ed  i  sedili  disposti  intorno  pegli 
spettatori  presentaronol'aspettod'un  tea- 
tro in  giro,  e  perciò  si  die  il  nome  di  Ani- 
phitheatrum  a  tutto  l'edilìzio,  nome  che 
i  romani  composero  delle  voci  greche Cir- 
cum,  Spectaculum,  cioè  un  luogo  da  ve- 
dere da  ogni  parte.  I  greci  facilmente  a- 
dotlarouo  questo  nome  così  direttamen- 
te procedente  dalla  loro  lingua;  conside- 
rando peiò  ch'era  particolarmente  desti- 
nato all'uso  della  caccia  di  helve,  lo  ap 
pellarono  ancora  Teatro  da  caccia.  Cir- 
ca tale  destinazione  particolare  degli  an- 
fiteatri, per  la  quale  vennero  inventati, 
Nibby  i  icorda,  che  nel  Ì02  di  Roma  L. 
Cecilio  Metello  proconsole  e  pontefice,  re- 
duce dalla  Sicilia,  dove  avea  riportato  la 
vittoria  segnalata  di  Palermo,  condusse 
in  Roma  l43  eh  lauti  presi  in  quella  cir- 
costanza a 'cartaginesi,  i  quali  introdotti 
nel  Circo  Massimo  (ilei  quale  e  di  altri  cir- 
chi parlai  a  Roma  e  articoli  relativi,  e  gli 
spettacoli  piìi  antichi  ch'ebbero  i  roma- 
ni furono  quelli  del  circo,  poiché  Romo- 
lo stesso  gl'introdusse  quando  celehrò  le 
leste  consuali  a  onore  ili  Nettuno,  uume 

VOL.  LXX1I1. 


TEA  24t 

protettore  de'cavalli  e  che  secondo  l'an- 
tica teogonia,  ramo  della  teologia  paga- 
na che  insegna  la  gencologia  degli  Dei, 
fece  sorgere  quel  quadrupede  nel  contra- 
sto con  Minerva;  e  ne  trattai  anco  a  Sa- 
bina pel  clamoroso  rapimento  di  sue  don- 
zelle. Il  i.° circo  fu  il  Massimo  stabilito  da 
Tarquinio  Prisco,  successivamente  furo- 
no edificali  i  circhi  di  Flaminio,  di  Flo- 
ra, di  Sallustio,  di  Caio  Nerone,  di  Adria- 
no, di  Eliogabalo,  di  Alessandro  Seve- 
ro, di  Romolo  figlio  di  Massenzio  e  detto 
di  Caiacalla.  Di  questi  e)  circoli  erano  af- 
fatto pubblici  il  Massimo,  il  Flaminio, 
quello  di  Flora  e  quello  di  Alessandro: 
gli  altri  erano  dentro  i  giardini  imperia- 
li), solo  edilìzio  pegli  spettacoli  che  allora 
in  Roma  esistesse,  furono  uccisi  a  colpi 
di  strali. Quello  spettacolo  non  fu  una  cac- 
cia, ma  un  macello,  perchè  i  romani  vol- 
lero sbarazzarsi  di  quel  peso,  che  non  po- 
tevano mantenere,  ed  assuefare  la  vista 
a  qui  Ile  grandi  moli,  che  doveano  soven- 
te combattere  a  campo  aperto.  Da  tale 
circostanza  nondimeno  cominciò  a  insi- 
nuarsi negli  animi  del  popolo  il  traspor- 
lo per  simili  giuochi,  che  le  guerre  co' 
cartaginesi  alimentarono. Poichèquel  po- 
polo faceva  divorar  dalle  fiere  i  ribelli, 
e  così  puniva  Amilcare  i  mercenari  in- 
sorti che  faceva  prigioni, esponendoli  vi- 
vi alle  bestie  feroci,  crudele  costume  da' 
cartaginesi  portato  dall'Asia,  dond' era- 
no originari  e  ove  si  usava  in  tempi  re- 
moti, come  apparisce  dal  profeta  Danie- 
le esposto  a'Ieoni.  I  greci  ne  presero  il  co- 
Stume  da' persiani, onde  alcuni  ad  c>m  at- 
tribuirono l'invenzione  di  tali  spettacoli. 
Introdotti  in  Roma, essa  nel  suo  anno  568 
per  M.  Fulvio  Nobiliore  vide  per  la  1.' 
volta  lo  spettacolo  degli  atleti,  e  la  cac- 
cia de'leoni  e  delle  pantere.  Allora,  co- 
me poi,  si  fecero  venir  dall'Africa,  senza 
badar  alla  specie  e  perciò  denominate  hel- 
ve africane  e  lybicae.  1  romani  ad  esem- 
pio de'cartaginesi,  ad  esse  esposero  i  di- 
sertori stranieri  e  i  fuggiaschi  :  lale  pena 
fu  poi  eslesa  a'eittadini  romani  nelle  pio- 
16 


■>.'v>.  TEA  TEA 
viride.  Tania  magnificenza  di  giuochi  ari-  insiemela  comodila  del  teatro  pegli  spct- 
dò  crescendo,  volendo  chi  li  dava  sorpas-  talori  alla  vastità  del  circo  pegli  spetta  - 
sai-  sempre  qne'chegli  aveano  preceduti,  coli,  vaslilà  che  però  doveasi  aneli'  essa 
Scevola  nella  sua  edilità  die  pel  i ."  la  cac-  ridurre  in  modo  che  più  circoscritta  fo.s 
ria  di  molli  leoni,  eioo  n'esihi  Siila  nel-  se  l'arena.  L'  idea  della  nuova  fabbrica 
le  feste  di  sua  pretura,, e  fu  allora  che  per  fu  fornita  da'giuochi  splendidi  dati  verso 
lai."  volla  lasciati  sciolti  nell'arena  del  l'anno  69^  di  Roma  dal  sunnominato  C. 
circo,  furono  dati  da  uccidere  ad  arcieri  Scribonio  Curione  pe'fnnerali  del  padre, 
spedili  a  ciò  dall'Africa  dal  re  Bocco.  Sor-  poiché  non  potendo  sorpassare  Scanio 
passò  questa  splendide/za  Scauro  perla  nella  sontuosità  de' giuochi,  procurò  vin- 
sua  edilità,  mostrando  i5o  belve  africa-  cerio  coli' artifizio  ;  laonde  costruì  due 
ne,  e  per  la  i.a  volta  un  ipopolamo  e  5  grandissimi  lentri  di  legno,  uno  all'altro 
coccodrilli,  pe'quali  scavò  un  canale.  Più  addossati,  perchè  lo  strepito  di  que'che 
sontuose  ancora  furono  le  feste  che  die  sedevano  nell'uno  non  recasse  fastidio  a 
Pompeo  nel  circo  per  festeggiarla  dedi-  que'che  stavano  nell'altro:  e  questi  due 
cazione  del  suddesciitto  suo  teatro,  in  5  teatri  giravano  sopra  un  bilico,  onde  ter- 
giorni  essendosi  uccisi  5oo  leoni, e  nell'ili-  minatele  rappresentazioni  drammatiche 
limo  18  elefanti  attaccati  da'  legionari,  e  mimiche  si  disfacevano  le  scene,  ed  i 
(ViulioCesare  ne  diede  altre  più  grandi  e  due  emicicli  con  tutti  gli  spettatori  chiù- 
magnifiche,  allorché  dedicò  il  suo  Foro  devansi  insiemee  formando  un  teatrocir- 
e  il  suo  tempio  a  Venere  Genitrice:  du-  colare  presentavano  nell'arena  un  cam- 
rarouo  5  giorni,  si  fece  spettacolo  d'una  pò  dove  si  potessero  dare  i  giuochi  gla- 
girafla,  e  in  fine  tolte  le  mete  ebbe  Ino-  diatorii.  Meccanismo  sorprendente,  che 
go  un  fìnto  combattimento  di  5oo  fan-  Plinio  non  sa  dichiarare,  se  meritasse  più 
ti,3oo  cavalli  e  20  elefanti.  1  giuochi  cir-  ammirazione  1'  inventore  o  il  ritrovalo, 
censi  erano,  come  gli  altri,  parte  della  re-  l'artista  o  chi  l'eseguì,  il  coraggio  di  chi 
ligione  presso  i  romani,  quindi  venivano  l'ordinò,  o  l'imperturbabilità  del  popolo 
da  ceremonie  religiose  preceduti,  e  par-  romano,  che  si  sottomise  ad  un  esperi- 
licolarmente  da  una  specie  di  processo-  mento  così  rischioso.  La  macchina  agì  per 
ne  detta  pompa;  quindi  si  facevano  le  cor-  due  giorni,  ma  nel  3.°  non  si  osò  di  farla 
se  de'carri  e  de'cavalli,  le  oorse  a  piedi,  girar  di  nuovo,  e  lasciati  i  due  emicicli 
poi  il  pugillato  e  la  lotta,  tutto  con  ispet-  congiunti  si  costruirono  in  mezzo  ad  essi 
tacolosa  magnificenza.  Ne'circhi  si  face-  le  scene  temporanee  che  poi  si  disfecero, 
•va  pure  lo  spettacolo  Ludiis  Trojae,  i-  restando  sempre  fermi  gli  spettatori.  Nel- 
slituito  da  Enea,  e  consisteva  in  una  spe-  le  indicatefestedate  da  G.  Cesare  nel  708 
eie  di  cavalcala  eseguita  da  garzoni  di  fu  eretto  ad  esempio  di  Curione  un  an- 
due  eia  diverse,  che  facevano  vari  eser-  fìtealro  di  legno,  e  nel  724  Tito  Statilio 
cizi  ed  evoluzioni.  Servì  pure  il  circo  pe'  Tauro  ne  costruì  uno  di  pietra  nel  Cam- 
giuochi  venalorii  e  gladiatori^  comuni  pò  Marzo,  e  successivamente  ne  venne- 
iigli  anfiteatri.  Essendo  giunta  tan  t'oli  re  ro  fabbricati  altri  ne'  municipii  e  nelle 
la  magnificenza  di  epiesti  spettacoli,  e  di-  colonie  italiche,  come  pure  nellealtre  cit- 
venendo  ogni  dì  più  comuni,  siccome  gli  tà  dell'impero.  Ove  fui  0110,  ne'rispettivi 
edilìzi  destinali  a'giuochi,  come  i  circhi  articoli  li  ricordai,  così  descrissi  i  gran- 
ed  i  teatri  non  presentavano  la  comodi-  diosi  avanzi  de'superstiti,  ed  altrettanto 
là  opportuna  per  darvi  le  caccie,  e  d'ai-  praticai  co'circhi  e  co'teatri.  Degli  anlì- 
Ironde  non  offrivano  la  sicurezza  neces-  teatri  specialmente  a  Poi.A,a  Verona,  a 
saria  pegli  spettatori,  perciò  fu  d'uopo  Rimiri,  a  Capua,  a  Sutri.  In  quesl'ulti- 
immaginare  un  edifìzio  nuovo  che  unisse  ino  articolo  descrivendo  l'imponente  suo 


TEA 

anfiteatro,  lo  dissi  interamente  scavato 
dentro  il  colle  tufaceo,  riportando  le  o- 
pi n ioni  di  quelli  che  l'attribuiscono  agli 
antichi  etruschi,  e  di  quelli  che  nedico- 
tio  edificatore  lo  stesso  Statilio  Tauro.  A 
sostenimento  della  prima  opinione  si  ri- 
porta la  testimonianza  di  Milizia.»  I  pri- 
mi anfiteatri  romani  non  furono  che  va- 
ste piazze sca vate  nella  terrario  ve  gli  spet- 
tatori sedevano  intorno  i  gradini  di  ter- 
ra erbosa.  Più  gradini  vi  si  volean  fare, 
più  si  approfondava  lo  scavo.  Si  fecero 
indi  gli  scalini  di  legno  che  si  levavano  fi- 
nita la  festa;  ma  per  gl'incendii  ed  i  fra» 
cassamene,  fra' quali  fu  terribile  quello 
clif  idene, dove  morirono  migliaia  di  spet- 
tatori, si  fecero  costruire  di  pietra".  Da 
ciò  alcuni  ne  ritraggono  la  conseguenza, 
che  dove  vi  fosse  stato  comodo  si  scavas- 
sero anfiteatri  nel  tufo  anche  da'romani 
ad  esempio  degli  etruschi.  Anche  Ancona 
ebbe  un  rinomalo  anfiteatro,  e  sul  quale 
abbiamo:  Lettera  dell' ab.  Leoni  istorio- 
grafo  anconitano  risguardante  V  anfi~ 
teatro d,yincona,\v\iS i  i,  con  tavole.  Si 
osserva  ancora,  che  Vitruvio,  quel  grande 
maestro  dell'a  rie  archi  tettonica,  con  tem- 
poraneo d'Augusto,  ci  lasciò  precetti  per 
costruire  ogni  sorta  di  edilizi,  fra'quali  i 
teatri  murati;  ma  nulla  disse  degli  anfitea- 
tri, sebbene  li  ricordasse  incidentemente 
parlando  de'lempli  d'Ercole,  senza  però 
rimarcare  se  di  pietra  fossero  o  di  legno. 
Tutti  gli  anfiteatri  che  si  conoscono  so- 
no posteriori  a  quell'epoca, non  eccettua- 
to l'anfiteatro  Flavio  o  Colosseo  di  Ro- 
ma, succeduto  al  Tauro,  secondo  il  pa- 
rere di  molti.  Narra  Nibby,che  Augusto, 
alle  cui  insinuazioni  Statilio  edificò  il  suo 
anfiteatro,  ebbe  il  progetto  di  costruii  ne 
uno  degno  di  Roma  nel  centro  della  cit- 
tà, dove  poi  fu  da  Vespasiano  eretto  il 
Flavio;  quindi  egli  crede  potersi  stabili- 
re la  massima,  che  ninno  degli  anfiteatri 
superstiti  d'altrove  sia  anteriore  alla  dit- 
tatura di  G.  Cesare.  Immaginata  questa 
nuova  specie  di  fabbrica  per  darvi  spet- 
tacoli, 1'  uso  ne  fu  esleso  dalle  caociedi 


TEA  243 

belve,  a'  giuochi  gladiatori!  ed  alle  finte 
battaglie  navali,  e  Roma  ebbe  pure  due 
naumachie.  E  quanto  a'  combattimenti 
de'gladiatori,  questi  allorché  furono  in- 
trodotti in  Roma  l'anno 4qo dopo  la  fon- 
dazione della  città  da'due  fratelli  Bruti 
Marco  e  Decimo  o  Decio,  onde  onorare  la 
memoria  del  padre,  furono  dati  nel  Foro 
Romano,  e  poi  sino  all'epoca  d'Augusto 
solevano  darsi  ne'fori,  a  segno  che  Vitru- 
vio dice  che  in  Italia  i  foi  i  doveano  farsi 
non  di  forma  quadrata,  come  nella  Gre- 
cia, ma  quadrilunga,  perchè  per  uso  in- 
veteralo vi  si  davano  gli  spettacoli  gla- 
diatori!. E  in  fatti  quelle  piazze  circon- 
date da  portici  a  due  piani,  e  da  edifi/i 
pubblici  con  portici  anch'essi  e  gradini, 
favorivano  il  concorso  del  popolo  a  quegli 
spettacoli,  che  si  davano  gratuitamente; 
ma  dopo  la  costruzione  degli  anfiteatri 
si  riconobbe  in  questi  edifìzi  maggior  con- 
venienza e  maggior  comodità  per  tal  uso, 
e  lungo  sarebbe  descrivere  quali  e  quau- 
to  grandi  spettacoli  di  tale  specie  si  des- 
sero nell'anfiteatro  Flavio  di  Roma,  dal 
momento  di  sua  dedicazione,  fino  a  quel- 
lo dell'abolizione  definitiva  di  tali  giuo- 
chi sanguinari  sul  principio  del  secolo  V 
dell'era  nostra.  Anche  finte  battaglie  na- 
vali o  naumachie  furono  date  negli  an- 
fiteatri. Questi  spettacoli  furono  per  la  1 .' 
volta  introdotti  daG. Cesare  oe'gran  giuo- 
chi ricordati  per  la  dedicazione  del  suo 
foro;  e  poscia  furono  ripetuti  dal  nipote 
Augusto,  il  quale  non  solo  scavò  presso 
il  Tevere  nelle  vicinanze  del  suo  Mauso- 
leo uno  stagno  temporaneo,  .ma  ancora 
costruì  appositamente  un  edilizio  sulla 
sponda  transtiberina  presso  i  giardini  di 
Cesare,  e  detto  Stagnum  Vavale.  Li  die- 
rono  poi  Tito,  e  il  fratello  Domiziano  nel- 
l'anfiteatro Flavio,  anzi  il  2. °  imperatore 
sembra  che  altamente  li  amasse,  poiché 
espressamente  scavò  un  gran  stagno  pres- 
to il  Tevere,  e  edificò  ancora  una  nau- 
machia, che  poscia  fu  demolita  e  fornì  ma- 
teriali pel  1  eslauro  del  Circo  Massimo  fat- 
ui da  Traiano.  ^  eueudo  a'pat  liculuii  di 


244  TEA 

questi  giuochi  diversi  che  (lavatisi  nell'an- 
fiteatro, /  enatio  appella  vansi  quelli  pro- 
priamente delle  belve,  perchè  figurava 
una  Caccia:  Munus  il  combattimento  de' 
gladiatori,  perchè  riguardavasi  come  un 
officio  a 'morti,  ovvero  perchè  era  un  re- 
galo che  (lavasi  al  popolo:  e  Naumachia 
quello  delle  navi.  Come  gli  altri  spetla- 
coliformavanoquestipure  parte  della  re- 
ligione pagana,  ed  erano  sagri,  la  caccia 
a  Diana,  e  il  combattimento  gladiatorio  a 
Marte.  Questi  giuochi  durante  la  repub- 
blica furono  dati  particolarmente  da  co- 
loro eh'  erano  rivestili  da  magistrature, 
specialmente  dagli  edili  per  accattivarsi 
la  benevolenza  del  popolo,  e  farsi  così  stra- 
da alle  magistrature  supreme:  in  tempo 
poi  dell'imperodagl'imperatori  eda  quel- 
li che  venivano  promossi  al  consolato.  Le 
occasioni  iu  che  si  davano  i  giuochi  era- 
no di  due  specie,  altre  di  data  determi- 
nata, come  lefeste,  il  natale  de'Cesari,  gli 
anniversari  di  qualche  avvenimento  fau- 
sto ec;  ed  altre  di  data  incerta,  come  l'as- 
sunzione all'imperooal consolalo,  la  de- 
dicazioned'una  fabbrica  pubblica,  la  par- 
tenza dell'  imperatore  per  la  guerra,  la 
vittoria, il  trionfo,  i  Umerali  di  personag- 
gi ragguardevoli  ec.Soveute  pur  accade- 
va che  i  ricchi  lasciavano  alle  città  in  te- 
stamento legati  per  la  celebrazione  di  tali 
giuochi.  Varie  provincie  dell'impero,  ed 
anche  i  paesi  stranieri  fornivano  le  belve 
pe'giuochi  di  Roma  e  di  altre  città  poste 
sottola  dominazioneromana:gli  orsi  trae- 
vansi  da'  boschi  della  Caledouia  e  della 
Pannonia,  i  leoni  e  le  pantere  dall'Afri- 
ca e  particolarmente  nella  Tengi  tana:  dal- 
la Persia  venivano  le  tigri  :  dall'India  il 
crocola  e  il  rinoceronte: dall'Egitto  i  coc- 
codrilli e  gl'ipopotami.  Le  cacciedi  tali 
belve  facevansi  fare  da  chi  voleva  dare  i 
giuochi,  ed  eranvi  appositi  cacciatori  per 
pigliarle  senza  danneggiarle  e  saperle  con- 
durre a  Roma,  con  barche  o  carri,  legate 
o  chiuse  in  gabbie  rozze  di  legno,  indi  si 
depositavano  iu  luogo  sicuro,  ed  in  Ro- 
ma era  vi  perciò  il  recinto  Vivarìum%Gn* 


TEA 

sì  detto  per  contenere  belve  vive,  ampio 
edilìzio  con  celle  pegli  animali  feroci  ;  e 
campi  e  selve  pel  nutrimento  de'  cervi, 
delle  damme, delle  lepri  e  altre  bestie  sel- 
vatiche, che  si  esibivano  ne'giuochi.  Que- 
sto gran  vi  vario  stava  verso  le  porte  Pre- 
neslina  e  Maggiore,  e  custodito  era  da' 
soldati  dellecoorti  pretorie  e  urbane.  Col- 
le stesse  gabbie  si  trasportavano  le  belve 
dal  vi  vario  all'anfiteatro  o  al  circo,  espo- 
nendole nel  dì  precedente  alla  vista  del 
popolo  nell'arena  e  quindi  si  ritiravano. 
Questo  spettacolo  presentava  punti  mol- 
to variati,  voli,  scene  mitologiche,  come 
Orfeo  attirante  le  belve  colla  melodia  del- 
la cetra  e  della  voce;  Prometeo  che  la 
favola  dice  che  pel  primo  formò  l'uomo 
di  loto,  e  avendo  irritato  Giove,  questi 
da  Mercurio  lo  fece  condurre  sul  mon- 
te Caucaso  e  1'  attaccò  a  una  rupe  in  cui 
un  avoltoio  dovea  divorargli  eternamen- 
te il  fegato.  Sovente  pure  l'arena  cam- 
biavasi   in  selva,  o  aprivasi  in  una  vo- 
ragine dalla  quale  uscivano  belve.  Né 
sempre  i  combattimenti  erano  cruenti, 
poiché  di  frequente  consistevano  in  lotte 
fra  bestie  innocue  a  vari  giuochi  adde- 
strate; talvolta  con  queste  si  univano  fie- 
re, ma  ammaestrate  a  non  nuocere.  So- 
vente però  i  giuochi  erano  cruenti  con 
combattimenti  fra  belve,  o  attaccaudole 
gli  uomini  armati  magnificamente  a  pie- 
di e  a  cavallo,  con  aste  e  strali  scaglian- 
dosi sulle  belve,  mostrando  insieme  arte 
e  coraggio,  comechè  a  ciò  istruiti  e  non 
condannati  a  morte. Bensì  talvolta  il  com- 
battimento non  era  volontario,  ma  obbli- 
gatorio in  pena  a'servi  colpevoli  da'pa- 
droni,  o  dall'autorità  pubblica  a' delin- 
quenti. I  rei  poi  di  delitti  gravissimi  non 
aveano  scampo,  ed  erano  inermi  e  iegali 
esposti  a  tal  pena,  dandosi  però  allo  spet- 
tacolo l'apparenza  meu  triste.  I  cristiani 
erano  sovente  condannati  ad  esser  divo- 
rati dalle  fiere,  colla  gloria  del  martirio, 
come  lo  fu  s.  Ignazio  d'Antiochia  nell'an- 
fiteatro Flavio,  le  ss.  Perpetua  e  Felicita 
iu  Africa,  ed  altri  molli.  Costantino  1  il 


TEA  TEA  245 

Grande  moderò  i  giuochi  delle  fiere,  e  e  gentile. avverte  clies.  Telemaco  è  chia- 
vi tolse  il  crudele,  riduceiuloli  a  spetta-  mato  ancora  col  nome  di  s.  Almachioo 
colo  apparente  e  di  caccia  sicura,  e  così  Almacchìo  ( I  J.e  ne  parla  ili.°gennaio, 
fu  continuato  ne'secoli  IV  e  V;  finché  ca-  dicendo  che  il  suo  culto  fu  introdotto  nel- 
cluto  l'impero  d'occidente  nel  4?6  non  la  piccola  chiesa  dell'anfiteatro  dal  servo 
furono  aboliti  e  si  continuarono  sotto  i  re  di  Dio  p.  d. Carlo Tommasi  teatino, il  qua- 
goli,  ma  dopo  il  5 1  q  e  5s3  ili  nostra  era,  le  nell'ingresso  dell'anfiteatro  vi  alzò  lo 
altri  non  ne  ricorda  la  storia.  I  gladiatori  stendardo  della  ss.  Croce,  per  la  cui  dife- 
dalla  Campania  introdotti  in  Roma,  era-  sa  quivi  si  sparse  tanto  sangue  innocen- 
110  una  chisse  di  gente  che  davasi  a  tal  me-  te  da'  più  valorosi  campioni  della  Chie- 
stiere,  ed  i  luoghi  pubblici  destinati  in  sa.  Le  naumachie  si  dierono  di  rado  11  e- 
Roma  pe'  loro  esercizi  e  abitazione,  ap-  gli  anfiteatri,  non  presentando  1'  arena 
pellavansi  Ludit  a  foggia  di  piccoli  anlì-  spazio  sufficiente  per  l'ordinamento  dei- 
teatri,  chiamandosi  i  loro  maestri  hard-  le  navi  e  le  manovre.  Le  parti  costi- 
stae.  Simili  a'pubblici  erano  i  Ludi  pri-  tuenli  gli  anfiteatri  erano  esterne  e  in- 
vati de'grandi,  e  Cesare  in  uno  di  Capua  terne:  alle  prime  appartenevano  le  ar- 
ila vea  riunito  5ooo  gladiatori,  occorren-  cuazioni  che  formavano  portici  a  più 
do  spese  enormi  per  mantenerli  e  stipen  piani  per  la  comoda  comunicazione  de* 
diarli.  Talvolta  a  tal  mestiere  erano  dan-  gradini  interni,  e  per  servir  di  ricovero 
nati  gli  schiavi,  i  prigionieri, i  delinquei!-  agli  spettatori  in  caso  di  pioggia.  Queste 
ti,  e  questi  a  tempo  o  a  vita.  La  loro  di-  parti  esterne  erano  costituite  con  corri - 
sciplma  teneva  alla  militare  insieme  alla  doi  per  passeggiarvi  che  si  chiamavano 
servile,  giurando  i  gladiatori  allorché  e-  ambulacra:  di  accessi  in  piano  alle  scale, 
ratio  ingaggiati,  dovendo  prestar  ubbi-  che  appellavansi  itinera:  e  di  scale,  sea- 
dienza  cieca  al  loro  signore:  ve  n'erano  lae,  onde  salitegli  scalini.  Le  parti  inter- 
a  piedi,  a  cavallo,  sopra  i  carri,  più  nu-  ne  principali  erano  l'  drena  e  la  cavea: 
inerosa  essendo  la  classe  di  quelli  a  pie-  e  quanto  all'arena  essa  era  di  forma  eli t- 
di:  speciali  denominazioni  li  distingueva-  tica  ossia  ovale,  e  nell'asse  maggiore  era- 
no. Erano  armati  interamente  quasi  co-  no  le  grandi  porte  per  l'introduzione  del- 
nie  i  legionari,  o  come  i  galli,  con  reti  e  le  fiere  e  delle  macchine  anfiteatrali:  que- 
tridente,  o  armati  come  i  traci  di  spada  sta  ne'  grandi  anfiteatri  era  sostrutta,  e 
ricurva.  Quelli  a  cavallo  pugnavano  a  vi-  ne'sotterranei,  hypogaea,  facevansi  ma- 
siera  calata,  con  due  spade,  lanciavano  novrare  le  macchine  pegli  spettacoli  ini- 
corde  onde  impacciare  i  loro  antagoni-  provvisi.  La  cavea  ch'era  la  parte  pegfi 
sii  e  quindi  li  ferivano.  I  gladiatori  che  spettatori  ebbe  tal  nome  dalla  sua  forma 
combattevano  sui  carri,  usavano  questi  concava  o  ad  imbuto:  essa  dividevasi  in 
della  forma  gallica  e  britannica.  Costan-  podijim,  praeciiictiones,  e  portìcus,  ne- 
tino  I  proibì  i  giuochi  sanguinari  de'gla-  gli  anfiteatri  maggiori:  ne'minori  in  i><)- 
diatori,  e  commutò  pe'delinqaenti  la  pe-  dium,  e  praecinctio  o  gradus.  Podiurn 
na  in  quella  di  lavorare  alle  miniere.  Ca-  appellavasi  il  terrazzo,  che  immediata- 
duta  in  disuso  la  legge,  il  monaco  Tele-  mente  circoscriveva  l'arena,  terrazzo,  che 
iliaco  si  recò  in  Pioma  per  farli  cessare,  e  dislaccandosi  dal  pendio  de'gradmi  come 
sceso  nell'arena,  restò  vittima  del  suo  ze«  il  piede,  dava  origine  al  suo  nome:  era 
lo.  poiché  i  pagani  1'  uccisero  a  furia  di  la  parie  più  distinta  e  più  prossima  allo 
sa>M  e  fu  ascritto  tra'martiri,  onde  firn-  spettacolo,  quindi  l'imperatore,  la  fimi- 
peratore  Onorio  abolì  per  sempre  l'imi-  glia  imperiale,  i  principali  magistrali,  le 
mino  spettacolo.  Il  Piazza  noi  I  '  Emeró*  vestali,  il  pretore  e  l'edile  de'giuoclii  vi 
logìo  di  Roma  cristiana,  ecclesiastica  aveano  luogo,  e  perciò  era  la  parte  più 


246  TEA 

ornala.  Praecinctiones  chiamavano  gli 
ordini  diversi  de'gradini,  come  quelli  che 
venivano  separati  fra  loro  da  gradini  più 
alti  che  formavano  come  tante  cinte  o  fa- 
scie^  che  perciò  dicevansi  ancora  battei  : 
queste  praecinctiones  a  misura  che  slon- 
tànavansi  dal  podio  divenivano  meno  di- 
stinte, poiché  prima  venivano  i  gradini 
occupati  dall'ordine  equestre,  da' magi- 
strati minori,  come  pure  da' diversi  col- 
legi o  corporazioni  secondo  il  loro  rango, 
poscia  assideva  nsi  Esemplici  cittadini,  e  in 
ultimò  luogo  davasi  posto  a'proletari:  av- 
vertendo però  che  le  donne  erano  sem- 
pre separate  dagli  uomini.  In  ques'e  p  re- 
cinzioni, balteus  chiamavasi  la  fascia  o 
gradino  più  alto  e  che  separava  una  pre- 
ciuzioue  dall'altra:  iter  il  corridore,  che 
immediatamente  andava  dietro  il  balteo: 
vnmitoria  le  porle  per  le  quali  il  popolo 
sboccava  sui  gradini  o  sedili:  scalarla  i 
piccoli  gradini  corrispondenti  a'vomitorii 
onde  poter  comodamente  salire  e  scende- 
re per  collocarsi  sopra  i  sedili;  e  siccome 
i  vomitorii  erano  disposti  a  scacco,  sicco- 
me lo  spazio  fra  3  scalali  costituiva  un 
cuneo,  perciò  questo  veniva  col  nome  di 
cuneus  designato,  ed  era  una  delle  gron- 
di sezioni  della  cavea  :  linea  poi  ne' sedi- 
li stessi  era  una  striscia  che  distingueva 
tra  loro  i  posti,  locus  il  posto  assegnato. 
Ed  a  tale  uopo  perchè  non  nascesse  con  - 
fusione,  ciascuno  avea  una  tessera  d'in- 
gresso, nella  quale  veniva  indicato  il  cu- 
neo, il  gradino  e  il  posto  o  i  posti,  come 
gli  odierni  biglietti  pe'posti  della  platèa; 
ed  a  ciascun  vomitorio  stavano  gli  ulh- 
ziali  destinati  a'posti,  che  dicevansi  dissi- 
gnatores,  poi  trìbunwn  voluptatum,  in- 
caricati perciò  al  buon  ordine  degli  spet- 
tacoli. Finalmente  «li  anfiteatri  grandi 
venivano  coronati  da  un  portico  di  co- 
lonne 0  di  pilastri,  che  costituiva  la  parte 
superiore  dell'ultima  precinzione.Nonera 
lecito  assistere  agli  spettacoli  di  qualun- 
que sorte  se  non  vestiti  in  abito  di  for- 
malità, riguardo  a'g  rad  uà  ti,  ed  in  toga  i 
Semplici  cittadini.  Gli  spettatori  veniva- 


T  E  A 

no  riparati  da'rnggi  del  sole  e  dalla  piog- 
gia per  mezzo  di  tende,  vela,  di  colori  di  • 
versi,  e  queste  costituivano  il  l  elarium. 
Neil'  anfiteatro  Flavio  i  240  modiglioni 
servivano  a  sostenere  e  i  vani  a  contener 
altrettante  travi  verticali  fasciate  di  bron- 
zo, dette  inali,  destinate  a  reggere  il  ve- 
lario. Da  ciascuna  trave  partiva  una  cor- 
da che  si  annodava  ad  una  dissi  pensile 
pur  di  canapa,  e  sopra  questi  240  raggi 
tendevansi  le  strisce  triangolari  di  lino 
per  mezzo  di  carrucole,  strisce  che  non 
avendo  più  d'8  piedi  alla  base  si  andava- 
no successivamente  tendendo,  secondo  lo 
stato  del  sole,  rimanendo  così  coperti  gli 
spettatori  e  scoperta  l'arena.  Era  neces- 
sario coprire  gli  spettatori  che  stavano 
fissi  molte  ore  esposti  a' raggi  cocenti  del 
sole,  causa  che  non  esisteva  pe'giuocato- 
ri,  i  quali  oltre  a  non  istare  fermi,  si  mu- 
tavano continuamente.  Nerone  una  vol- 
ta coprì  1'  anfiteatro  con  tende  cerulee 
stellate.  All'articolo  Roma  ricordai  vari 
scrittoli  de'tealri,  degli  anfiteatri  e  de'cir- 
chi;  altrettanto  feci  dove  parlai  delle  su- 
perstiti rovine  di  tali  edilìzi,  e  Milizia  lo 
fece  nel  Dizionario  delle  belle  arti  del 
disegno,  e  nelle  Vite  de' più,  celebri  ar- 
chitetti d'ogni  nazione  e  d'  ogni  tempo, 
precedute  da  un  saggio  sopra  l'architet- 
tura. Si  ponno  inoltre  vedere  :  I.  C.  Bu- 
lengero,  De  I  enatione,  Circi  et  Amphi- 
theatri,Parm'ìS  i  5cjo.  Ottavio  Forsari,Z?e 
balneis  et  de  gladiatoribus ,  Helmsta- 
dii  1  720.  Gio.  Poleni,  Degli  antichi  tea- 
tri e  anfiteatri.  Vicenza  1  y 3  5.  Bianconi, 
Descrizione  de'  circhi,  particolarmente 
di  quello  di  Caracolla  e  de'giuochi  in 
essi  celebrati,  con  note  di  Carlo  Fea,  Ro- 
ma 1  789.  Matteo  Torelli,  Dissertazione 
storica  sopra  gli  anfiteatri  in  geìiere  , 
Roma  1  8  1  3. 1  romani  antichi  ebbero  3  an- 
fiteatri solidi  e  stabili:  Y anfiteatro  di  Sta- 
tilio  Tauro,  V anfiteatro  Castrense,}' 'an- 
fiteatro Flavio  volgarmente  detto  il  Co- 
losseo. Dell' anfiteatro  di  Sta  tilio  Tauro 
di  pietra  eretto  nel  724  di  lioma,nelCam- 
po  Marzo,  non  rimangono  avanzi  visibi- 


TEA. 

li,  ed  il  Monte  Citorio  f/'.Jsi  formò  dal- 
lo sue  rovine,  ed  al  quale  appartenevano 
i  sedili  t'inventili  Dell'edificare  il  Palaz- 
zo della  Curia  Innocenzìana  (}  .),  e  nel 
costruire  la  casa  e  chiesa  de'pp.  della  Mis- 
sione (/  .).  Caligola  vi  celebrò  degli  spet- 
tacoli, quantunque  poi  l'abbandonò  per 
la  sua  piccolezza:  la  costruzione  del  son- 
tuoso anfiteatro  Flavio  lo  fece  dimenti- 
caie,  nondimeno  esisteva  ancora  nel  prin- 
cipio del  secolo  V.  Dell'  a//// teatro   Ca- 
strense, eretto  forse  dopo  Tiberio  e  cer- 
tamente non  dopo  Nerone,  con  bella  co- 
struzione laterizia  di  mattoni  sottili  ben 
collegali,  di  cui  esistono  avanzi  preziosi  fra 
la  Porta  s.  Giovanni  e  la  Porta  Mag- 
giore, legati  colle  Mura  di  Roma  dopo- 
cbè  Onorio  nel  4o3  lo  concatenò  co!  suo 
recinto,  ne  parlai  in  quegli  articoli,  a  Ro- 
ma e  in  altri  relativi.  Usuo  nome  derivò 
da! Ludi  Castrense^  detti  pure  WunusCa- 
streìise,  giuochi  cosi  chiamati  perchè  ce- 
lebrati da'soldati,  probabilmente  de'pre- 
toriani  e  delle  coorti  urbane  cui  era  af- 
fidatala custodia  del  Vi  vario  delle  belve, 
prossimo  all'anfiteatro.  Fare  che  questo 
avesse  due  precinzioni,  oltre  il  podio. Del- 
la l'orla  Pretoria  e  del  Castro   Pretorio 
parlai  ne' voi.  LlV,p.iG8e  it>r),LV,  p. 
i  1 2.  Dell'anfiteatro  Flavio  detto  il  Co- 
los  reo,  portento  della  grandezza  romana, 
the  nelle  sue  grandiose  rovine   torreg- 
giando maestosamente  arreca  singoiar  lu- 
fctro  alla  moderna  Roma, ne  trattai  a  Co- 
losseo, a  Roma  e  negli  altri  analoghi  ar- 
ticoli.Fu  paragonato  colle  meraviglie  (che 
enumerai  Del  voi.  LWI1I,  p.  127)  del 
mondo  antico,  e  fra'tauti  monumenti  an- 
tichi superstiti  di  Roma,  è  l'unico  cui  si 
potè  tracciare  una  storia  quasi  seguila, dai 
tanti  suoi  insigni  illustratori,  affermando- 
si che  conteneva  87,000  spettatori.  Egliè 
questo  forse  l'edificio  più  grandioso  ed  de- 
gan te  che  la  mano  ti' uomo  abbia  innalzato 
per  meravigliare  il  moudo;maguifìco  mo- 
numento che  veramente  impone  venera- 
zione per  la  classica  antichità,  il  cui  de- 
perimento avvcuuc  uou  lauto  per  ferro 


TEA.  2  \i 

e  per  fuoco  de'barbari,  quanto  ancora  pel 
mal  governo  che  ne  fecero  chi  l'occupò 
e  per  l'incuria  di  custodirne  l* integrità, 
in  che  furono  benemeriti  principalmente 
Pio  l  IL  Lenta-  XII  e  Gregorio  \l  /, 
ed  il  successore  regnante  Pio  IX  pose  lo- 
ro per  memoria   dell'operato   iscrizioni 
marmoree,  e  vi  operò  da  un  lato  qualche 
restauro  nel  1  8  j  >.  Imperciocché  fu  Teo- 
dorico  rede'goli  il i.°ad accordare  il  per- 
messo di  prendere  i  materiali  del  Colos- 
seo ad  uso  delle  fabbriche  moderne,  e  fòr- 
s  anche  egli  se  ne  servì  per  estendere  i 
sobborghi  di  Moina. Questo  grandioso  edi- 
lizio, chiamato  scheletro  di  gigante  sbra 
nato, più  volle  soggiacque  alle  rovine  pro- 
dotte dal  Terremoto  (  /  '.).  per  cui  buona 
porzione  delle  parti  cadute  contribuirono 
anche  all'erezione  del  Palazzo  apostoli- 
co di  s.  Mino  (V.),  del  Palazzo  della 
Cancelleria  (F.),de\  Palazzo  Farnese 
(l  J,  e  quegli  altri  palazzi  e  fabbriche  che 
ricordai  a  Colosseo.  Nel  principio  del  se- 
coloX  Visi  cominciò  a  rappresentarvi  con 
drammi  la  storia  della  Passione  di  Gesù 
Cristo,  e  nel  declinar  di  esso  si  volle  ridur- 
re a  stabilimento  per  l'arte  della  Lana 
(/  )yiudi  l'arena  da  Clemente  X  fu  consa- 
grata alla  stessa  Passione  e  in  memoria 
ilei  ss.  Martiri  che  ivi  riceverono  la  palma 
del  martirio.  Dipoi  a  suggerimento  del  b. 
Leonardo  da  PortoMaurizio.nel  1749  Be- 
nedetto XIV  v'istituì  VArciconfn /tenu- 
ta degli  amanti  di  Gesù  e    Maria,  e  vi 
eresse  la  Pia  Crucis  (  I  '.),  vieppiù  san- 
tificando cosi  un  luogo  sanguinario  e  di 
strage,  ed  il  servo  di  Dio  si  riunì  a  lui  ai 
26  novembrei75i.  Diche  nel  Colosseo 
e  cou  missioni  (nella  chiesa  del  ritiro  ih 
s.  Bonaventura  ove  si  venera  il  corpo,  e 
nell'oratorio  del  sodalizio  con  sagre  pom- 
pe), se  ne  celebrò  ili.°e  solenne  centena- 
rio nel   18  m  ,  descritto  dal  o.°a5l  del 
(i/ornale  di  Roma,  dalla  Civiltà  ratto- 
li-  ,  .  t.  7«p.  5i  1  e  720,  e  dal  eh.  avv.  Pie 
troCastellano eoo  l'opuscolo:  Crocese  Co- 
losseo,  Esegesi  della  festa  secolare  in- 
diatila del  b.  Leonardo  da  Porto  Man- 


248  T  E  A  TEA 
vizio  in  Roma,  e  del  previo  straordina*  detto  marchese  Vivaldi,  e  dedicata  a  Pio 
rio  giubileo  e  relativo  numisma,Fo\igao  VI.  Rilevai  pure  nel  citato  luogo,  e  qui 
l85l.  Della  chiesa  e  ospizio  non  più  esi-  più  estesamente  ripeterò, di  aver  letto  nel 
slenti,dis. Giacomo  pe' pellegrini  spaglino-  n.°57o  del  Diario  di  Roma  de'17  gin- 
li  con  sodalizio,  eretti  presso  e  contiguo  ^noi'/So.  »  Avendo  alcune  persone  olle- 
ai  Colosseo,  parlai  nel  voi.  LXY  III,  p.  4o.  nulo  il  permesso  da'superiori  di  poter  da- 
A'ari  modelli  furono  fatti  del  gran  monu-  re  il  divertimento  della  giostra  o  sia  cac- 
inenlo,  di  varie  materie,  e  da  ultimo  con  eia  della  bufala  e  del  toro,  hanno  questi 
una  materia  quasi  lapidea,  imitante  i  dif-  scelto  il  sito  nel  palazzo  Correa  a  strada 
ferenti  marmi  co'quali  era  decorato  il  su-  Pontefici  (su  tale  nomenclatura  della  via 
perbo  colossale  edilìzio,  dal  romano  ar-  esternò  alcune  congetture  il  Rufììni  nel 
chi  tetto  Francesco  Pieroni, nella  grandez-  Diz.  delle  strade  di  Roma,  nell'artico- 
za  d'un  centesimo  dal  vero,  con  quella  di-  lo  Pontefici  via  de'),  luogo  ameno  e  co- 
ligenza  e  artifizio  che  encomiarono  l'Ai"  modo  agli  abitanti  di  questa  metropoli, 
bum  nel  t.  21, p.  347,  ed  il  Supplemen-  che  vorranno  concorrere  a  tale  diverti- 
to al  n.°  io  del  Giornale  di  Roma  del  mento, che  però  oltre  l'essere  il  sito  mol- 
1  855.  Quanto  dK  Anfiteatro  Correa,  o  to  spazioso  e  di  una  rotondità  perfetta  , 
</'.  tugusto,  nel  rione  Campo  Marzo,  eh-  quasi  tutta  muragliata  a  guisa  tì'Anfitea- 
bequesto  nome  per  occupare  il  Mausoleo  tro,  denominato  il  Mausoleo  di  Augu- 
d' Augusto,  che  descrissi  nel  voi.  LXIV,  sto,  si  vede  al  presente  tutto  circondato 
p.  1 4 1,  e  dalla  famiglia  de'marchesi  Cor-  da  numerosi  e  comodi  palchetti  per  la  no- 
rea  che  acquistò  (era  de'Soderini  e  già  lo  bilia  sì  romana  che  estera,  ed  altre  per- 
possedevauo  neh55i)  l'area,  gli  avanzi  sone  ,  oltre  delle  gradinate  per  gli  altri 
e  il  palazzo,  e  ridusse  lai  ."a  giardino,  co-  spettatori,  il  tutto  lavorato  senza  rispar- 
nie  neh  y44  attestò  Bernardini,  De  Rio  mio  di  spesa,  per  sicurezza  de'concorren- 
ni  di  Roma  :  nel  r  75 1  il  palazzo  era  di  ti.  A  detto  divertimento  si  darà  principio 
mg.' Sebastiano M.  Correa  assessore  del-  dopo  la  festa  de'ss.  Pietro  e  Paolo,  con 
l'accademia  degl'Infecondi.  Alcuni  dico-  vaghe  e  armoniose  sinfonie  di  strumenti 
no  che  i  marchesi  Correa  lo  riducessero  musicali,  che  verranno  replicate  di  tanto 
adanfileatro,erigendo  una  fabbrica  circo-  in  tanto  per  maggior  divertimento  degli 
lare,  la  quale  corona  le  antiche  sostruzio-  astanti".  Dal  fin  qui  detto  sembra  poter- 
li!, e  fu  questa  disposta  a  contenere  la-  si  stabilire,  che  non  i  Correa  edificarono 
rena,  le  gradinate,!  palchi  chiusi  e  una  il  silo  che  si  chiama  anfiteatro,  e  meglio 
loggia  scoperta  io  alto,  potendovi  com-  il  Viscardi  o  piuttosto  que'che  essendo  lui 
prendere  più  migliaia  di  persone.  Tutta-  proprietario  dell'area  e  adiacente  palaz- 
\ia  non  avendone  trovato  memoria  in  Ve-  zo,  ne  assunsero  l'impresa  e  lo  ridussero 
unti,  Roma  moderna,  stampata  nel  1  7G7,  a  tal  forma  e  uso;e  che  nel  1  780  incomin- 
e  per  quanto  riferisce  Cancellieri  nel  Mer-  ciò  ad  agire  colle  giostre,  tuttavolta  pre- 
cato,  che  già  citai  nel  voi.  XXXI,  p.  179,  valendo  volgarmente  il  supporlo  forma  - 
sembra  che  l'anfiteatro  attuale  piuttosto  to  da'Correa  e  con  tal  nome  anche  deuo- 
lo  formasse  sulle  costruzioni  circolari  e  so-  minato,  sebbene  propria  mente  si  chiami 
lidissime  il  marchese  Francesco  Saverio  Anfiteatro  del  Mausoleo  d,Ajugusto.ì$o-> 
Vivaldi  A rmentieri,  e  nel  1780  fu  stani-  tai  nel  voi.  LXXI,  p.  274,  chea'24  di- 
pata  la  descrizione  del  Nuovo  Anfitea-  ce  rubre  1783  nel  palazzo  prese  alloggio 
tro  edificali)  nel  Mausoleo  cP Augusto,  Gustavo  III  re  di  Svezia  e  vi  restò  nel 
Piùfu  incisala  veduta  di  porzione  del  une-  suo  soggiorno  in  Roma,  visitato  da)  l'i  in - 
desimo  e  il  disegno  di  sue  rovine  che  in  peratore  Giuseppe  li.  In  seguito  nail'an- 
es£o  si  andavano  scavando  per  opera  di  lìtealro  alle  giostre  furono  aggiunti  ueb 


TEA  T  E  B                   a49 

rincominciar  di  questo  secolo  i  serali  fno-  chi  di  cavalli  e  di  equitazione,  e  spesso  su 
chi  artificiali  detti  Fuochetti  o  feste  not«  d'un  teatro  amovibile  si  rappi  esentano 
turne,  che  si  facevano  nelle  feste  d'esla-  tragedie  e  comniedie.Deiranfiteatro  e  dei 
te,,  con  due  orchestre  e  gaia  illuminazio-  divertimenti  pubblici  che  ivi  si  dierono, 
ne.  Ilcav.  Servi  nelle  Notìzie  intorno  al  e  di  quanto  altro  riguarda  l'antico  suo 
cav.  /  aladier  architetto^  dice  che  fu  par*  splendore  e  gli  obelischi  che  ne  furono 
lodi  sua  irrequieta  fantasia  l'idea  di  cuo-  tratti,  oltre  i  citati  articoli,  ne  parlai  nei 
prire  il  Mausoleo  d'Augusto,  in  cuiavea-  voi.  LI  V,  p.  qo,  L\  lll,p.  i  56,  inclusi  va- 
no luogo  le  giostre,  come  già  loaveaco-  mente  a  un  esperimento  che  ivi  fece  il  he- 
perlo  nelle  due  feste  notturne  ivi  date  dal  ncmcrilo  corpo  de'pompieri  pontificii, 
governo  a  Francesco  I  imperatore  d'Au-  TEIÌAIDE.  /  .  Tebe. 
stria  (inventò  magni6co  palco,  e  fece  e-  TEBALDESCHI  Francesco,  Cardi- 
Sfguire  nel  Mausoleo  una  pittoresca  gi-  naie.  Ebbe  Roma  per  patria  e  pare  d'o- 
randola, copiosa, bizzarra  e  ben  distribuì-  scura  famiglia;  essendo  priore  di  s.  Pie- 
tà, onde  poi  lìnchè  visse  diresse  quella  o  tro  in  Vincoli,  o  più  veramente  decano 
il  Fuoco  artificiale  di  Castel  s.  Angelo)  de'canonici  di  s.  Pietro  in  Vaticano,  ri- 
e  al  re  di  Napoli.  Il  Valadier  però  pie-  tenendo  questo  benefizio,  Urbano  V  a'22 
stillò  il  suo  ben  inteso  e  calcolalo  proget-  settembre  1  368  in  Monte  Fiascone,  seb- 
to  all'impresario  delle  giostre  Gio.  Pater-  bene  assente,  lo  creò  cardinale  prete  e  poi 
ni,  ed  in  quello  voleva  che  sul  circo  stes-  gli  conferì  per  titolo  la  chiesa  di  S.  Sabi- 
se  stabilmente  una  gran  gabbia  di  fèrro  uà,  onde  fu  denominato  il  cardinale  di 
fuso,  sopra  cui  si  sarebbero  poste  e  a  prò-  s.  Pietro.  In  seguito  fu  fatto  canonico  e 
prio  talento  levale  le  cortine;  ma  la  ini-  tesoriere  della  chiesa  di  Langres.  Urba- 
provvida  economia  dell'impresario  deci-  uo  V  Io  deputò  con  altri  3  cardinali  a  ri- 
se che  a'  ferri  fissero  intramezzati  degli  cevere  la  solenne  professione  di  fede  da 
assi  di  legno.  L'acque  e  il  sole  produsse-  Giovanni  1  Paleologo  imperatored'orien- 
10  un  immancabile  e  fatale  ellelto.  La  le  nella  chiesa  di  s.  Spirilo  di  Roma  nel 
gabbia  si  sgavezzò,  e  frantumata  precipi-  1  36c).  Fondò  una  cappella  e  3  beneficia- 
lo nel  circo.  Benché  la  costruzione  fosse  ti  nella  basilica  Vaticana,  con  copiose  ren- 
slata  eseguita  mentre  l'architetto  era  ma-  dite  e  l'obbligo  del  coro.  Intervenne  in 
lato  in  letto,  pure  non  lasciò  questo  tra-  Avignone  all'elezione  di  Gregorio  X  I,  il 
gicoepisodiodi  acerbamente  amareggiar-  quale  con  amplissima  autorità  lo  dichia- 
lo;  però  furono  udite  le  sue  forti  ragioni,  rò  legato  di  Roma,  della  Sabina  ,  della 
fu  accolta  e  approvata  la  sua  apologia,  e  provincia  di  Marittima  e  Campagna,  del 
si  venne  alla  convinzione,  che  se  la  gab-  Patrimonio  e  del  ducalo  di  Spoleti,  con- 
bia  si  lu-^e  lavorata  sulle  idee  precise  da  Irò  i  ribelli  e  ti  t'annetti  prepotenti,  che 
lui  esternate  nel  suo  progetto,  avrebbe  re-  abusavano  dell'assenza  de' Papi  da  Roma, 
fistilo  all'acqua,  al  sole  e  alle  congiure  i  quali  tutti  ridusse  al  dovere  e  tolse  lo- 
de'venli.  Il  governo  ('assolse  dalla  multa  ro  l'usurpalo.  Avendo  Gregorio  XI  re- 
con  l'impresario,  il  quale  solamente  fu  ri-  stituita  la  pontificia  dimora  in  Roma,  ivi 
conosciuto  reo  del  fallo.  Leone  XI 1  e  l'io  morì  nel  1378.  Temendo  i  romani  che  il 
\  ì\\  pio  buono  le  giostre,  e  il  divieto  si  successore  potesse  nuovamente  partirne, 
estese  alle  provincic  dello  stalo  pontificio,  si  presentarono  al  Conclave  {!'.),  minac- 
per  eliminare  le  disgrazie  che  vi  accade-  dando  i  cardinali  se  non  eleggevano  un 
vano.  Forse  per  timore  dell'umidità  noi-  romano,essendo  quasi  tutti  francesi, men- 
turna,  poco  dopo  cessarono  ancora  i  fuo-  tre  romani  ciano  soltanto  i  cardinali  Te- 
diati; onde  d'allora  in  poi  I' anfiteatro  baldeschi  e  Jacopo  Orsini.  Eletto  in  ve- 
serve  a  diurni  spettacoli  ginnastici^  giuo-  ce  l'8  aprile  Libano  V  I  napoletano  e  ar- 


2?o  TEB 

civescovo  di  Bari,  raccontai  ne'vol.  Ili, 
[>.  202,  LVIII,  p.  3o4  ed  altrove,  che  i 
romani  per  equivoco  a  vendo  creduto  fos- 
se francese,  assalirono  il  conclave,  e  per 
fienaie  la  furia  del  popolo  i  cardinali  ve- 
stirono da  Papa  il  decrepito  cardinal  Te- 
baideschi.  Calmali!  romani,  corsero  a  ve- 
nerare il  concittadino,  ma  egli  non  po- 
lendo più  resistere  pel  male  che  faceva- 
no alle  chiragrose  sue  mani  in  baciarle  e 
ribaciarle,  dichiarò  chi  era  il  vero  Papa, 
onde  il  popolo  sdegnato  eoo  impeto  si  sca- 
gliò sul  conclave,  volendo  uccidere  gli  e- 
le tt ori.  Per  l'interposizione  d'alcuni  au- 
torevoli si  quietò  e  riconobbe  Urbano  VI. 
li  cardinale  nel  medesimo  anno  morì  in 
Roma,  e  fu  sepolto  nella  basilica  Vatica- 
na con  semplice  epitaffio. 

TEB  ALDI  Domenico  o  Tommaso,  Car- 
dinale. Inglese  dell'ordine  de'predicato- 
ri,  per  la  sua  pietà  e  profonda  dottrina 
mosse  Riccardo  li  re  d'Inghilterra  ad  e- 
leggerlo  per  suo  confessore,  e  poco  dopo 
Urbano  VI  nel  dicembre  1  38  s  locreò  car- 
dinale prete  di  s.  Pietro  in  Vincoli.  Al- 
cuni dubitano  di  questa  creazione,  la  qua- 
le è  difesa  con  gran  ardore  dal  Cavalie- 
ri nel  suo  libro  de Cardinali  domenicani. 

TEBALDO  Jacopo,  Cardinale.  Nato 
in  Collescipoli,  ma  cittadino  e  nobile  ro- 
mano, altri  dicendolo  figlio  d'uno  di  Col- 
lescipoli venditore  d'olio  per  Roma.  Me- 
diante ostinalo  studio  e  seria  applicazio- 
ne, divenuto  eccellente  giurista  e  dotto- 
re di  gran  fama,  dopo  aver  esercitati  con 
lode  i  governi  del  ducato  di  Spoleti  e  del- 
la città  di  Perugia,  Nicolò  V  nel  1  4^0  lo 
fece  vescovo  di  Monte  Feltro;  pe'suoi  me- 
riti e  pel  favore  di  Simone  suo  fratello,  in- 
signe medico  assai  amato  da  Calisto  111,  fu 
da  questi  a'170  18  dicembre  1 4^6  crea- 
to cardinale  prete  di  s.  Anastasia,  e  poi 
eletto  arcivescovo  di  Napoli  non  ne  pre- 
se possesso  per  averlo  ceduto  al  cardinal 
Oliviero  Caraffa.  Si  trovò  pi  esente  «'con- 
clavi di  Pio  11  e  Paolo  II,  e  soccombè  al- 
la morte iuRoma  nel  1  466, universalmen- 
te compianto  per  l'innata  sua  benignità 


TEB 

e  piacevolezza  di  costumi.  Fu  sepolto  nel- 
la chiesa  di  s.  Maria  sopra  Minerva,  pres- 
so alla  porta  laterale  al  manco  latodi  quel 
tempio,  in  cui  fu  eretto  un  monumento 
lavorato  sul  gusto  antico,  con  iscrizione 
in  versi  che  ricorda  persino  l'ora  del  suo 
decesso,  senza  dire  l'età, negligenza  assai 
frequente  ne'vetusti  epitaffi. 

TEBE.  Sede  arcivescovile  di  Grecia 
nella  Beozia,  provincia  di  Livadia,  capo- 
luogo di  distretto,  distante  più  d'i  1  le- 
ghe da  Atene,  e  con  meno  antico,  voca- 
bolo chiamata  pure  Thivao  Thivcà.  Gia- 
ceva la  città  alta  o  nuova  sopra  d'  una 
assai  amena  altura  denominata  Cadmea, 
in  mezzo  a  estesa  valle  incoìta,  traversa- 
ta da'fìumicelli  Canavari  e  Israeno; ferti- 
li però  ne  sono  i  dintorni  di  vino,  olio, 
tabacco  e  cotone.  Ancora  la  cingevano  le 
mura  antiche  rozze  e  mezzo  diroccate,  e 
prima  d'entrare  nella  città  eravi  la  cinema 
di  s.  Luca,  la  sola  delle  5  che  prima  sor- 
gevano suburbane,  e  pare  che  fosse  sta- 
ta fabbricata  sulle  rovine  del  tempio  d'A- 
pollo lsmenio,  il  cui  pavimento  in  musai- 
co dicevasi  appartenergli.  1  cristiani  vi  a- 
veano  le  chiese  di  s.  Nicola,  di  s.  Cateri- 
na, di  s.  Andrea,  di  s.  Stefano,  della  Pre- 
sentazione della  B.  Vergine  al  tempio,  del 
Salvatore,  di  s.  Demetrio,  rovinate  nella 
greca  1  ivoluzione  contro  i  turchi,  insieme 
ad  altre;  la  chiesa  della  il  Catolicou  perì 
nell'incendio  del  1  780.  Essendo  la  città  in 
rovinoso  stato,  nel  1  840  venne  tracciato 
un  piano  regolare  per  riedificarla.  Ma  il 
furioso  terremoto  de' 1  8  agosto  1 853  tut- 
to interamente  distrusse,  crollando  gli  e- 
difizi  sagri  e  profilili,  le  due  moschee  dei 
turchi,  le  case  parie  in  pietra  e  parte  in 
legno.  Il  disastro  si  eslese  a  17  villaggi 
vicini,  e  altre  città,  con  vittime  sepolte  e 
feriti,  restando  la  popolazione  senza  tet- 
to, priva  d'acqua  che  prima  avea  in  ab- 
bondanza, espogliata  di  tutto.  Della  rino- 
mata città  non  rimasero  tracce:  così  pe- 
rì la  celebre  capitale  della  Beozia,  la  pa- 
tria di  Pelopitle,  d'Epaminonda,  di  Pin- 
daro e  di  Plutarco,  divenuta  uu  mucchio 


T  E  I)  TEI!  i~i 
di  rovine.L'orribile  terremotocngionòde-  secondaria,  e  poscia  nuovamente  prima- 
plorabili  guasti  nell'Attica,  e  per  la  stia  ria.  Onde  piena  di  forza,  perchè  fornita 
veemenza  ne  risentirono  le  case  più  so-  di  cittadini  forti  e  intrepidi,  ruppe  1' al- 
itele d'Atene.  A  Tebe  si  ripeterono  le  de-  leanzacoutratla  con  Atene,e  allora  fu  riat- 
Bolanti  scusse  a'24  agosto,  continuando  a  laccata  dagli  spartani  eoa  tanta  violenza 
crollar  gli  edifizi  con  gran  fracasso:  si  rio-  che  tutti  la  giudicarono  perduta.  A  sal- 
novarouo  a*2r)  e  3o  settembre,  e  ponen-  varia  surse  Epaminonda  gran  politico  ed 
do  l'orecchio  io  terra  si  sentiva  vu\  con-  eminente  guerriero,  il  (piale  vintoesba- 
tinuo  rombo  come  di  lontano  cannoneg-  ragliato  interamente  il  nemico,  penetrò 
giamento.il  suolo  essendo  in  continuo  mo-  nel  Peloponneso,  e  attraversalo  il  fiume 
viraento  di  tremore.  L'antica  Tebeavea  Eurola ,  corse  all'  assedio  di  Spaila  con 
una  cìnta  considerabilissima,  e  la  nuova  proponimento  di  distruggerla,  il  che  poi 
o  Cadmea  appena  occupa  il  sito  della  ve-  non  fece.  Ma  con  Epaminonda  perì  an- 
tu&ta  fortezza  o  Acropolìs.Dovea  il  suo  coni  la  gloria  di  Tebe;  imperocché,  tran- 
principio  a  Cadmo  i.°suo  re,  ma  cresciu-  ne  la  casa  di  Pindaro,  fu  distrutta  coll'uc- 
ta  cotisiileiabilmenle,qnelia  pai  teche  già-  cisione  di  Gooo  abitanti  e  col  bando  di 
ceva  sull'altura  si  ch\amòCadrneada\  no-  3o,ooo  da  Alessandro  il  Grande,  e  non 
ine  del  fondatore,  e  fu  considerata  come  più  risorse  fino  a  Cassandra  figlio  d'An- 
la  cittadella  relativamente  alla  città  bas-  tipatro  aiutato  dagli  ateniesi,  messeni  e 
sa.  Essendosi  Anfione  e  Zeto  impadronì-  megalopolitani. Essendosi  i  tebaui  ilichia- 
ti  del  paese  alla  testa  d'un  esercito,  con-  rati  per  Mitridate  nella  guerra  co'roma- 
gi unsero  la  città  alta  colla  bassa  città,  e  ni,  Siila  li  ridusse  all'ultima  miseria  e  pri- 
le  imposero  il  nome  di  Tebe.  Omero  di-  vò  di  tutte  le  prerogative,  le  quali  riacqui- 
ce  che  la  chiusero  con  7  porte  denomi-  sta  rono  da  altri  romani.  Al  tempo  di  Pan- 
nate Elettride,  Pretide,  Neitide,  Creoea,  saoia  tutta  la  città  bassa  eia  in  rovina, 
Altissimo,  Ogigia  e  Omoloide^  e  vi  eres-  eccettuati  i  templi,  solo  era  popolata  la  cit- 
sero  torridi  spazio  in  ispazio.  Anfione  fu  ladella,  cui  chiamavano  semplicemente 
il  s  .°ad  innalzare  a  Mercurio  un  altare,  e  Tebe,  e  la  quale  fiorì  sotto  gl'imperato- 
il  nume  ne  ricompensò  lo  zelo  col  dono  ri  greci,  e  sotto  i  Ialini  dopo  che  i  fran- 
d'una  lira  meravigliosa,  onde  i  poeti  can-  cesi  e  i  veneti  presero  Costantinopoli  nel 
tarano  che  al  suo  suono  portentoso  il  re  1  20/L  Nel  I  278  Nicolòcastellano  di  s.  O- 
trasse  dietro  di  sei  sassi  e  innalzò  le  mura  uier  vedovo  di  Maria  d'Antiochia,  aven- 
ti bane;  indi  persuase  gli  abitanti  della  do  impalmata  Anna  Comnena  vedova  del 
compagna  a  stabilirsi  dentro  di  esse.  Venu-  principe  d'Acaia,  andò  a  stabilirsi  con  lei 
ta  Tebe  in  rinomanza  pel  valore  degli  a-  nella  Morea.  Colle  sue  grandi  ricchezze 
bitanti,  sostenne  lunghe  e  ostinate  guer-  potè  far  innalzare  in  Tebe  un  gran  Castel- 
re  con  felice  e  infelice  successo:  di  essa  fu-  lo,  che  da  lui  prese  il  nome,  facendovi  ma- 
rnilo re  Edipo,  Eleocle  e  Polinice;  fu  cin-  gnifiche  abitazioni  in  forma  di  reggia. 
ta  d'assedio  prima  di  Troia,  e  impotente  Questo  grandioso  edilìzio  fu  poi  distrut- 
ti reggersi  da  sola  nella  guerra  del  Pelo-  lo  da'catalani  chea  grande  stento  se  n'e- 
ponnesosi  congiunse  con  Sparta. Dipoi  es-  rano  impadrouiti,elo  abbatterono  teraen- 
sendosi  costituita  con  regime  democrati-  do  che  se  ne  impossessasse  il  duci  d'Atene 
co,  fu  assalita  e  quasi  distrutta  dagli  spar-  Goltierodi  Brieune,  laonde  poi  appena  vi 
lani,  e  in  bando  ne  andarono  la  più  par-  restò  una  Ione  Dell'estremità  della  Cad- 
te  de'ciltadini,  fra  cui  Pelopide.  Ma  que-  mea.  Tebe  fu  conquistata  dal  francese  La 
slo  prode  potè  ricuperare  la  sua  patria,  Roche,uoode,graodi  vassalli  del  rediSa- 
logliendola  all'altrui  dominio,  e  allora  co-  Ionico,  Bonifacio  di  Monferrato,  indi  fi 
miuciò  Tebe  a  risorgere  e  a  divenir  città  unita  alla  signoria  d'Atene,  e  in  essa  fil 


25a  TEB 

stabilita  la  zecca  delle  monete  che  dovea- 
no  servi  re  per  quei  nuovo  principato. Con- 
quistatada'turchi  divenne  capoluogo  del 
sangiacato  di  Negroponle,  indi  a' giorni 
nostri  diventò  parte  del  nuovo  regno  di 
Grecia.  Avanti  Tot  libile  terremoto  pochi 
vestigi  rimanevano  delle  sue  tante  magni- 
ficenze, ma  facendosi  degli  scavi  proba- 
bilmente se  ne  otterrebbero  feraci  e  im- 
portanti risultati.  Dappoiché  presso  la 
porla  Omoloide  fu  già  il  tempio  d'Apollo 
dal  fiume  detto  lsmeiiio,cheavea  lestatue 
di  Mercurio  fatta  da  Fidia  e  la  Minerva 
da  Scopa.  Vicino  alla  porla  Eletti  ide  mo- 
stra valisi  lerovinedella  casa  che  abitò  An- 
fitrione «piando  fu  costretto  a  lasciar  Mi- 
cene. Avea  Ercole  Promaeo  un  tempio 
presso  la  stessa  porla,  colla  statua  mar- 
morea del  nume.  In  quello  d'Aminone,  il 
poeta  Pindaro  vi  dedicò  la  statua  scolpita 
da  Calamide.  Presso  a  questa  sorgeva  il 
tempio  della  Fortuna,  la  «piale  dea  tene- 
va in  braccio  Pluto  fanciullo.Credeasi  che 
il  tempio  di  Cerere  Tesmofora  o  legisla- 
trice fosse  un  tempo  la  casa  di  Cadmo,  e 
della  dea  non  mostravasi  che  il  busto.ce- 
lato  il  rimanente  della  statua. Stava  il  tea- 
tro dalla  parte  di  porta  Pretide,  e  vicino 
un  tempio  di  bacco  Lisio. Pur  nello  stesso 
quartiere  vedeasi  il  tempio  di  Diana  Eu- 
c!ea,eScopa  ne  avea  fatto  la  statua.  Il  so- 
prannome di  Euclea  equivalendo  a  buo~ 
na  riputazione,  in  tutte  le  piazze  di  lieo- 
zia  era n vi  aliali  di  delta  dea,  sui  qua- 
li le  giovani  fidanzate  co'  futuri  sposi 
facevano  de'  sagrifizi.  Anfioue  e  Zelo 
vi  aveano  comune  il  sepolcro  sopra  un 
nioulicello,  da  cui  gli  abitanti  di  Tito- 
rea  nella  Focide  prendevano  ogni  anno 
della  terra  per  ispargerla  sul  sepolcro 
d'  Antiope,  così  sperando  di  render  più. 
fertili  le  loro  terre  e  nuocere  a  quelle 
de'  tebani.  Nella  via  Calcide  era  la  tom- 
ba di  Meìenippo  stato  tra'  massimi  capi- 
tani. Giuve  Altissimo  presso  l'omonima 
porta  avea  tempio.  11  sito  loia  ricordava 
un  luogo  d'esercizio,  e  in  mezzo  allo  sta- 
dio della  corsa  de'cavalli  sorgeva  la  lom- 


T  EB 
ha  di  Pindaro:  quello  di  Meneceo,  diesi 
die  la  morte  per  l'oracolo  di  Delfo,  stava 
presso  la  porta  Neitide,  e  a  lato  ad  esso 
mostravasi  il  sito  dove  scambievolmen- 
te si  uccisero  i  figli  d'Edipo,  a  perpetuar 
la  memoria  del  qual  funesto  com  batti - 
mento,eretta  una  colonna  vi  si  appese  uno 
scudo  di  marmo.  Oltre  le  rovine  della  ca- 
sa di  Pindaro,  eranvi  quelle  della  cappel- 
la da  lui  edificata  a  Cibele,  colla  sua  sta- 
tua di  marmo  del  monte  Pentelico.e  in 
cui  solo  entravasi  un  giorno  dell'  anno. 
Temi  pure  vi  avea  tempio,  così  Giove  A- 
goreo,  le  Parche  ma  senza  statue,  Erco- 
le Riconoluste  e  altri.  Il  bosco  sagro  di 
Cereree  Proserpina  era  a2  5stadi  da  Te- 
be, e  solo  gl'iniziati  a'ioro  misteri  pote- 
vano penetrarvi.  Vedeasi  a  Tebe  la  sta- 
tua di  Venere  Urania  fitta  cogli  speroui 
delle  navi  che  avea  dalla  Fenicia  condot- 
to in  Grecia  Cadmo,  ed  era  la  più  anti- 
ca esistente  in  Grecia.  La  fede  cristiana 
fu  predicata  in  Tebe  neh. "suo  secolo,  e 
insieme  di  vennesede  vescovile,  s.  Rufo  es- 
sendone stato  il  i  ."vescovo,  di  cui  fa  men- 
zione s.  Paolo  nell'Epist.  a'romaui,  cap. 
16,  vers.  i  3,  ordinato  da  s.  Pietro:  i  gre- 
ci ne  celebrano  la  festa  l'8  aprile."  Giulio 
suo  successore  sottoscrisse  la  lettera  del 
concilio  di  Sardica  alle  chiese.  Questa  se- 
de dellaa."  provincia  ecclesiastica  d  Achea 

0  Eliade,  nell'esarcato  di  Macedonia,  pa- 
triarcato di  Costantinopoli,  diventò  me- 
tropoli nel  secolo  IX,  co' vescovati  suffra- 
gatici di  Zaradouia,  Castoria  e  Pelope,  i 
quali  lo  furono  pure  dell'arcivescovo  la- 
tino istituito  nel  1207  da  Innocenzo  III, 
ma  s'ignora  il  nome  di  quello  che  lo  fu 
pel  i.°,  così  del  2.°  dell 2 io,  del  3.°  del 

1  241 , e  del  4-°del  1  26  1 ,  nella  serie  ripor- 
tata d<d  p.  Le  Quien,  Oriens  christianus, 
t.  3,  p.  1081.  L'arcivescovo  Nicola  I  nel 
i3o8  fu  deputato  da  Papa  Clemente  V 
a  portarsi  in  Cipro  per  pacificare  il  re  En- 
rico li  col  fratello  Almanco  principe  di 
Tiro,  che  si  contrastavano  1'amminÌNtra- 
zione  del  regno.  Lostesso  Papa  nel  1  3o8 
fece  arcivescovo  di  Tebe  fi".  Isuardo  Tac- 


T  E  B 
coni  di  Pavia  penitenziere  domenicano, 
l'inviò  a  Roma  suo  vicario  per  riparare 
all'incendiala  basilica  Laleraiiense,  e  gli 
commise resamedellecaliinniecontro  Bo- 
nifacio Vili;  indi  gli  affidò l'amministra- 
zioue  del  patriarcato  d'  Antiochia  e  della 
chiesa  di  Pavia.  Accusato  nel  i  3  iq  di  ri- 
bellione aGio  vanni  XX  II,  fu  spoglia  lo  del- 
le dignità. indi  nel  i  32  5fu  reintegrato  del- 
la sede  di  Tebe,  e  deputato  a  Filippo  prin- 
cipe diTaranto  eaGiovanni  principe d'A- 
caia,  acciò  si  unissero  con  Roberto  re  di 
Sicilia  e  co'veneli  per  guerreggiare  i  tur- 
chi. Neh  344  sedeva  N.  mentovato  nelle 
lettere  di  Clemente  VI  e  Innocenzo  VI. 
Questo  Papa  ne!  1  3  "io"  da  Smirne  trasfe- 
rì a  Tebe  Paolo  I  e  pare  francescano.  Nel 
l'òGG  da  Gerace  vi  fu  traslato  Simone  o 
Simeone  basiliano,  altri  lo  dicono  dome- 
nicano, il  the  non  sembra,  essendosi  con- 
fuso con  altri,  ed  anco  con  un  Simone  la- 
conico :  Gregorio  XI  nel  1  3 7 4  1°  inviò 
nunzio  al  patriarca  di  Costantinopoli,  per 
reintegrare  1'  unione  della  chiesa  orien- 
tale con  l'occidentale.  Paolo  11  romano 
già  vescovo  dlsernia,  essendo  arcivesco- 
vo di  Monreale,  nel  1  3i)(>  Bonifacio  IX 
gli  commendi)  la  chiesa  di  Tebe  fura  et 
proventus :  Gregorio  Xll  nel  1407  gli 
coufeiì  il  priorato  di  s.  Eusebio  de'  cele- 
stini di  Roma,  e  Martino  V  rieli4'8  lo 
fece  arcivescovo  di  Tessa  Ionica.  Lo  slesso 
Gregorio  Xll  in  suo  luogo  provvide  la 
chiesa  diTebe  con  fr.  And  rea  Fornari  pisa- 
no e  domenicano,  morto  in  essa  nel  1 4  or). 
Alessandro  V  nel  i4  io  gli  sostituì  fi*.  Ni- 
cola Trevisani  veneto  domenicano  e  pro- 
flessore  di  teologia;  indi  furono  arcivesco- 
vi Giacomo, poi  fi.  Giovanni  di  Pon tre- 
moli francescano,  eletto  nel  i4'  8  da  Mar- 
tino V.  Nel  1  ì -  3  Sisto  IV  nominò  IV.  Za- 
netti di  Ldine  francescano.  Tebe,  The- 
binimi,  divenne  un  titolo  ai  ci  vescovile 
///  partibus  the  conferisce  la  santa  Se- 
de, e  ^li  ultimi  che  ne  buono  insigni- 
ti, dopo  il  celebre  Lorenzo  Litta  cardi- 
nale nel  1801,  sono  i  seguenti.  Pio  \  II 
a'  2(j  marzo ib)02  lo  die  u  Giuseppe  Mu- 


TED  2  73 

rozzo  poi  cardinale.  Leone  XII  a'  2  ot- 
tobre 1826  al  marchese  monsignor  Pic- 
ei 

tro  Ugo  Spinola  genovese,  quando  lo  fe- 
ce nunzio  di  Vienna,  poi  creato  cardina- 
le e  pro-datario  da  Gregorio XV  I.  Questo 
Papa  a'  1  8  febbraio  1  839  l'attribuì  a  mg.r 
Pasquale  TominasuGizzi  diCeccano  nun- 
zio di  Svizzera, che  poi  elevò  al  cardinala- 
to. Pio  IX  nel  concistoro  de'  16  marzo 
i8d2  lo  conferì  a  mg."  Gaetano  Redini 
patrizio  di  Sinigaglia,internunzio aposto- 
lico del  Brasile,  e  commissario  apostolico 
di  Bologna  e  delle  4  legazioni,  promuo- 
vendolo a  nunzio  di  tale  impero:  il  car- 
dinal Lodovico  Altieri  lo  consagrò  nel  suo 
titolo  di  s.  Maria  in  Portico,  assistito  da- 
gli arcivescovi  di  Cagliari  e  di   Monaco. 

TERE.  Sede  vescovile  di  Tessaglia,  de- 
nominala Phtiotìca  e  Zeiton,  sotto  l'ar- 
civescovato di  La  rissa  da  cui  è  distante  4o 
miglia,  comechè  situata  sul  golfo  Matta- 
no, presso  il  fiume  Sperchio.  Eretta  nel 
IV  secolo,  ebbe  a  vescovi  greci  Cleonio 
che  nel  325  intervenne  al  concilio  di  Ni- 
cea;  Mosca  che  sottoscrisse  la  lettera  del 
concilio  di  Sai  dica  alle  chiese;  Dione  che 
assistè  nel43  1  al  concilio  generale  d'Efeso; 
Elpidio  che  fu  al  sinodo  romano  di  Pa- 
pa Bonifacio  Il  del  53  1, e  Adriano  che  vis- 
se a'tempi  di  s.  Gregorio  I  Papa.  Oriens 
chrìstianus  t.  2,p.  i  22.  In  quest'opera  nel 
t.  3,  p.  c)()o  si  registrano  i  vescovi  latini 
ch'ebbe  Tebe  di  Tessaglia,  cioè  Nicola  nel 
i334  trasferito  ad  Accia  e  morto  in  A- 
vignone  neh  348,  e  Giacomo  di  Firenze 
francescano  versò  il  suo  sangue  per  Ge- 
sù Cristo  nell'impero  de' medi  coll'altro 
suo  correligioso  fr.  Guglielmo  di  Campa- 
gna nel  1  3G2. 

TEBE  o  DIOSPOLIS,  Thebais  Ma- 
gna. Sede  arcivescovileeciltàcelebredel- 
la  2.'  provincia  di  Tebaide  dell'alto  l'E- 
gitto, nel  patriarcato  d'Alessandria,  delta 
Diospoli  o  città  di  Gioveo  meglio  del  So- 
le (poiché  quella  chiamala  di  Giove  fu  ve- 
ramente Diospoli  o  Lidda  di  Palestina), 
e  in  arabo  I Imi.  Le  sue  magnifiche  rovi- 
ne, 1 15  leghe  dal  Cairo,  occupano  lungo 


■i  7  j.  T  E  li 

il  Nilo  uno  spazio  ili  circa  3  teglie  all'est 
e  all'ovest  del  fiume,  sino  alie  montagne 
d'Arabia  e  di  Libia,  cioè  riempiono  i  due 
lati  della  valle,  che  hanno  insieme  quasi 
3  leghe  di  larghezza,  che  provano  la  sua 
grandezza  passata  e  l'opulenza  ili  sue  rie- 
che/ze,  che  a  gara  celebrarono  i  poeli  e 
storici.  La  gran  Diosvolis  che  i  greci  no- 
marono Tebe, dice Dìodoro di  Sicilia,  che 
iivca  6  leghe  di  circuito  018  miglia  ita- 
liane,  altri  lo  portarono  a  g  leghe:  pei* 
lungo  tempo  fu  riguardata  come  capitale 
di  tutto YEgìtto  (/  .).  poi  soltanto  dell'al- 
to Egitto;  ma  quésta  superba  città  sog- 
giacque alla  stessa  sorte  di  Menfi  e  Ales- 
sandria. Il  suo  fondatore  Busi  ride  vi  e- 
resse  sontuosi  edilizi,  che  dotò  di  ricchi 
presenti.  La  celebrità  della  sua  potenza 
e  delle  sue  ricchezze  riempi  l'universo,  e 
meritarono  gli  encomii  d'Omero.  Questo 
poeta  per  le  sue  ino  porte,  pe'numerosi 
vestiboli  de'siìoi  templi,  la  chiamò  Era- 
tonpile  o  Città  di  Cento  Porte.  Forse  nin- 
na città  ricevè  mai  tante  offerte  d'oro  e 
d'argento,  d'avorio  e  di  statue  colossali, 
e  d'obelischi  d'un  sol  pezzo.  Soprattutto 
«'ìnmiiravansi  in  essa  4  templi  principali, 
de  quali  il  più  antico  era  d'una  grandez- 
za e  d'una  sontuosità  sorprendente,  per 
avere  mezza  lega  di  circuito;  muri  di  3o 
piedi  di  grossezza,  e  di  8o  d'elevazione, 
ne  facevano  il  recinto:  a  questa  grandezza 
conispondevano  le  ricchezze  e  i  suoi  innu- 
merevoli ornamenti,  e  molti  re  contribui- 
rono ad  abbellirlo.  Questo  tempio  ancora 
sussiste,  ma  i  suoi  ornamenti  perirono 
quandoCambise  incendiò  i  templi  dell'E- 
gitto: poscia  fu  privalo  delle  sue  ricchezze 
da  Tolomeo Filopatore,  in  [iena  d'aver  ab- 
bracciato il  partito  di  sua  madre;  final- 
mente sotto  l'impero  d'Augusto,  Elio  o 
Cornelio  Gallo  governatore  pe'  romani 
della  provincia, per  motivi  di  ribellione  in- 
crudelì contro  Tebe  e  la  distrusse  dopo 
la  battaglia  d'Azio.  Da  quell'epoca  piom- 
bò in  uno  stato  di  decadimento,  dal  qua- 
le non  potè  più  risorgere.  Pomponio  Me- 
la, che  più  d'ogni  altro  u'esageiò  la  sua 


T  E  D 
popolazione,  riferisce  con  enfasi,  ch'essa 
potea  al  bisogno  far  usci  re  da  ciascuna  del- 
le sue  porte  ì  0,000  combattenti.  S  tra  bo- 
ne che  accompagnò  Gallo,  al  cui  tempo 
eragià  rovinata  e  in  decadenza,  la  descris- 
se qual  era  a'suoi  tempi,  cioè  18  secoli  e 
più  addietro,  nel  modo  il  più  splendido, 
i  superstiti  due  colossi  di  pietra,  i  1  40  se- 
polcri de'  re  egizi  della  18."  e  1  g.'  dina- 
stia, famose  caverne  scavate  a  punta  di 
scalpello  nella  rupe  e  costrutti  in  una  ma- 
niera meravigliosa,  gli  obelischi  con  di- 
verse iscrizioni  denotanti  le  ricchezze,  la 
potenza  e  l'estensione  dell'impero  de'so- 
vrani  d'Egitto,  il  quale  comprendeva  la 
Scizia,  la  Daltriana,  I'  India  e  la  Jonia  : 
esse  descrivevano  ancora  della  grandezza 
de'tributi  che  aveano  imposto,  e  il  nume- 
ro di  loro  truppe,  le  quali  montavano  a 
un  milione  di  soldati. Tebe  era  la  residenza 
degli  antichi  re  d'Egitto.  Gli  avanzi  d'un 
tempio  quadrilungo  di  vasta  estensione,  e 
delle  sue  enormi  colonne,  non  che  le  sue 
mura  sonocopertedigeroglifìci.che  dovet- 
tero costare  immenso  lavorojquelli  del  pa- 
lazzo e  regia  di. Meninone, magnifico  edilì- 
zio, ed  altri  monumenti  storici  sono  della 
massima  importanza.  Il  cav.  Alessandro 
Smith,  che  viaggiò  nell'alto  e  basso  Egit- 
to, dopo  aver  dimorato  circa  3  mesi  ne' 
contorni  di  questa  antichissima  e  celeber- 
rima metropoli,  scrisse  la  Lettera  dello 
stato  attuate  di  Tebe  al  cav.  Italinsty 
ministro  plenipotenziario  di  tutte  le  Rus- 
sie presso  la  s.  Sede,  e  la  pubblicò  nel- 
Y  Effemeridi  letterarie dilioma  del  1  820, 
t.i,  p.  243  e  323.  L'antica  Notizia  gre* 
ca  fa  menzione  di  Tebe  come  un  vesco- 
vato della  2/  Tebaide,  eretto  nel  IV  se- 
colo sotto  la  metropoli  di  Tolemaide , 
mentre  la  1.*  Tebaide  avea  Antinoe  pei* 
metropoli  con  8  vescovi  suffragatici.  La 
sede  vescovile  di  Tebe  sembra  dagli  atti 
de'concilii,  che  fosse  in  seguito  innalzata 
al  rango  di  metropoli, in  fatti  nelsecoloIX. 
godeva  tal  dignità,  ed  ebbe  pure  de'vesco- 
vi  copti. Fu  Tebe  che  die  il  nome  all'antica 
Tebaide,  gran  paesedcll'Egilto  verso  l'È- 


T  E  B 

tiopin,  il  quale  non  ebbe  sempre  i  mode- 
Mini  confini;  quindi  la  Tebaide  fu  divisa 
in  due  parti,  l'ima  alla  destra  del  Nilo,  e 
l'altra  alla  sinistra.  IS'ella  i .  '  divisione  del- 
l'impero la  Tebaide  fu  compresa  sotto  l'E- 
gitto: nel  IV  secolo  la  Tebaide  contavasi 
per  una  delle  3  provincie,  dalle  quali  l'E- 
gitto veniva  composto,  secondo  A  minia- 
no Marcellino.  Ma  nella  Notìzia  di  I. di- 
ne ì  I  il  Filosofo,  è  divisa  in  due  pro- 
vincie, l'ima  chiamata  Tebaide  i. "e  l'altra 
Tebaide  2.  ,con  Antinoe  e  Tolemaide  per 
metropoli.  La  Notìzia  di  .ferocie  nomi- 
na dillerentemente  queste  due  provincie, 
chiamando  I'  una  Provincia  Thebaidis 
proxima,  e  l'altra  Provincia  Thebaidis 
.superiori.?.  Cos'i  non  concorda  colla  No- 
tizia di  Leone  J  I  nel  numero  de'vesco- 
vati, essendo  metropoli  dcllaTebaide  pros- 
sima Ermopoli,  e  della  Tebaide  superio- 
re Tolemaide  e  nella  quale  si  compren- 
de Diospolis  Magna  ossia  Tebe.  LaTebai- 
de ne'lasti  ecclesiastici  non  solo  fu  celebre 
pe'suoi  numerosi  vescovati,  ma  eziandio 
pe'suoi  moltissimi  Solitari,  che  l'illustra- 
rono colla  santa  vita  e  colle  penitenze,  e 
per  la  legione  Tebea  o  Tel  ana  che  die 
tanti  eroi  martiri  invitti.  Nella  Tebaide  e- 
ian\i  un  grandissimo  numero  di  cristia- 
ni, e  la  legione  militare  levata  da  essa  e- 
ra  tutta  composta  di  cristiani  pieni  ili  fe- 
de e  di  pietà;  e  s.  Maurizio  (  /  .)  che  si  cre- 
de essei  ne  sialo  il  principale  comandante, 
non  vi  ammetteva  probabilmente  alcuno 
die  professasse  diversa  religione.  Ubbidi- 
va no  essi  all' imperatole  con  un  rispello 
senza  limili,  ma  l'ubbidivano  dopo  Dio, 
e  in  lultociò  che  non  si  opponeva  alla  sua 
santa  legge,  l'iodi  ne'combattimenti,  a- 
dempivano  a'Ioro  doveri  con  singolare  e- 
sattezza;  ed  in  mezzo  alle  dissipazioni  in- 
separabili dalla  vita  militare,  menavano 
vita  raccolta,  modesta,  umile  e  peniten- 
te. L'impero  non  avea  soldati  migliori, 
poiché  quelli  ebe  hanno  pei"  noi  ma  mia 
pietà  solida,  sono  semprei  pruni  ne'ioro 
obblighi,  e  i  più  aulenti  a  praticarli.  Mau 
rizio  invecchialo  sotto  il  peso  delle  armi, 


T  E  B  2  5  7 

e  in  cui  l'amore  e  la  fede  per  Gesù  Cri- 
sto andavano  del  pari  col  più  gran  co- 
raggio,  e  colKi  più  provetta  esperienza  di 
guerra,  avea  sotto  i  suoi  ordini  altri  tif- 
iìziali  dixtinti  per  bontà  e  valore.  La  le- 
gioneTebana  era  composta  di  i  o,ooo  uo- 
mini, o  come  altri  vogliono  ili  66oo  co- 
me tutte  le  altre  legioni,  e  al  dire  ili  s.  Eu- 
cherio  la  legione  Tebea  era  composta  di 
6666  prodissimi,  convertiti  alla  fede  dal 
vescovo  di  Gerusalemme  Zambda.  Que- 
sta legione  fu  nel  numero  di  quelle  che 
l'imperatore  Diocleziano  fece  passare  da 
oliente  in  occidente  per  distruggere  i  cri- 
stiani che  si  moltiplicavano,  col  pretesto 
di  combattere  gl'insorti  tiranni  Amando 
e  Eliano, secondo  l'annalista  Rinaldi.Que- 
s'i  nana  all'anno  297  che  Diocleziano  a- 
vendoli  a  taleelfetlo  fatti  venire  in  Roma, 
l'apas.  Marcellino  fece  loro  una  pia  e  di- 
vota esortazione,colla  quale  vieppiù  li  con- 
formò nella  s.  fede.  Indi  l'imperatore  ordi- 
nò afa  legione  di  partire  e  di  combattere 
nel  paese  de'gauli  al  di  là  dalie  Alpi  i  ba- 
calili, popolo  delleGallie  insorto  per  ven- 
dicar Carino  ucciso  daDiocleziano. Questi 
si  associò  Massimiano  egli  all'ulù  la  spe- 
dizione, il  quale  avendo  ordinato  all'eser- 
cito unsagrifizio  agli  Dei  del  paganesimo 
per  ottenere  buon  successo  alle  armi  im- 
periali, la  legione Tebana  abbonendo  l'i- 
dolatria ricusò  di  onorare  i  filsi  numi  e 
di  distruggere  i  confratelli  cristiani, quindi 
si  allontanò  per  andare  ad  accampai  si  ad 
Agauno  nel  Vallese;  e  per  tale  disubbi- 
dienza, Massimiano  irritato,  prima  per  in- 
timorirla ordinò  che  replicatamentesi  de- 
cimasse, e  poi  vedendogli  altri  costatili  nel 
loro  proponimento  fece  trucidare  tutta  la 
beata  legione,  senza  che  facesse  la  meno- 
ma 1  esistenza,  e  furono  tutti  martirizzati, 
avendoli  celebrali  a  Svizzera,  pel  loro e- 
roismo  religioso,  facendosi  uccidere  co- 
me agnelli  senza  muovere  lamento.  Di- 
vi im  martirologi  notano  la  loro  festa  a 
■  >.  settembre,  in  cui  si  colebia  quella  di 
s.  Maurizio.  Quanto  a'  vescovi  di  Tebe, 
l' Óriens  christìanus  1.2,0.61  i,  riporta 


2  56  T  E  B 

pel  r.'Melezio  ariano,  Erone,Stefano  mei- 
chi  ta,  e  Kalta  giacobita,  i!  quale  trovossi 
all'assemblea  tenutasi  al  Cairn  nelioSG 
in  presenza  del  visir.  Tel)e,  Thebarum, 
divenne  titolo  arcivescovile  in  partibus 
che  conferiscono  i  l'api,  e  ne' registri  con- 
cistoriali sotto  di  esso  vi  sono  i  titoli  ve- 
scovili in  partibus  di  Antinoe,  Tespe  e 
Antinopoli,  già  sedi  vescovili  dell'Egitto. 

TEBE  o  DIOSPOLIS,  Thebais  Par- 
va.  Sede  vescovile  della  2."  provincia  di 
Tebaide,  eretta  nel  V  secolo  sotto  la  me- 
tropoli di  Tolemaide,nel  patriarcato  d'A- 
lessandria, al  nord  della  precedente,  e  per 
non  confondersi  con  essa  fu  qualificata  col 
nome  di  Tebe  la  Piccola.  Trovasi  in  al- 
cune Notizie  un'  altra  Tebe  o  Diospoli 
(7  .)con  litolodi  vescovato  della  stessa  pro- 
vincia della  2/  Tebaide,  distinguendosi 
come  3  città  diverse,  ed  in  conseguenza 
formavano  esse  3  chiese  differenti. 

TEBEUTA.Sede  vescovile,ciUào77*t;- 
bertinus  vico  della  Bizacena  in  Africa, sot- 
to la  metropoli  di  Adramito.  Perseveran- 
zio  suo  vescovo  nel  383  si  recò  al  conci- 
lio di  Cabarsussa,  ma  si  unì  co'donatisti 
e  sottoscrisse  la  lettera  che  i  massi mia- 
nisti  mandarono  a  tutti  i  vescovi  d'Afri- 
ca. Morcelli,  Afr.  chr.  t.   r. 

TEBESSA  o  TEBESTE.  Sede  vesco- 
vile,  ecittà  ragguardevole  della  Numidia 
e  colonia  detta  pure  Tkevesle s  sotto  la 
metropoli  di  Cirta  Giulia,  che  alcuni  re- 
gistri concistoriali  dichiarano  sullraganea 
di  Cartagine,  Tebeslan.  Ne  furono  ve- 
scovi  Lucio  che  trovossi  nel  349  a'con- 
cilio  di  Cartagine;  Libico  che  fu  alla  sua 
conferenza  del  4'  '  »  ove  ,iegò  l'erronee 
proposizioni  de'donalisti;  e  Felice  esiliato 
come  cattolico  da  Unnerico  re  demanda- 
li nel  484.  Morcelli,  Afr.  chr.  t.i.  Tebe- 
ste,  Tebesta //,  è  un  titolo  vescovile/^ /;<7r- 
tibus,  sotto  il  simile  arcivescovato  di  Cir- 
ta, che  conferisce  la  s.  Sede. 

TECLA  (s.),  vergine  e  martire.  Nac- 
que nelFlsauriao  nella  Licaonia,  e  fu  uno 
de'più  belli  ornamenti  del  secolo  degli  a- 
postoli.  Riporta  s.  Metodio  nel  suo  Con- 


TE  C 
vito  di  'vergini,  ch'ella  era  assai  versata 
nella  filosofìa  profana,  che  possedeva  ogni 
sorla  di  belle  lettere,  e  che  parlava  con 
forza  ed  eloquenza  del  pari  che  con  dol- 
cezza e  facilità.  Aggiunge  ch'essa  fu  con- 
vertita al  cristianesimo  da  s.  Paolo,  e  di- 
venne assai  esperta  nelle  cose  della  reli- 
gione. Secondo  l'opinione  più  verosimile 
la  sua  conversione  avvenne  in  Iconio  cir- 
ca l'anno  4"J-  '  discorsi  dell'Apostolo  le 
fecero  comprendere  tutta  l'eccellenza  del- 
lo stato  verginale,  sicché  ella  fece  risolu- 
zione di  sceglierlo,  e  perciò  rifiutò  un  ma- 
ritaggio assai  onorevole.  I  suoi  parenti, 
non  conoscendo  il  motivo  della  condot- 
ta ch'ella  teneva,  posero  in  opera  minac- 
ce e  carezze  per  farla  acconsentire  al  pro- 
postole matrimonio,  e  il  magistrato  mi- 
nacciolla  della  severità  delle  leggi.  Tecla 
trionfò  di  tutti  questi  assalti,  e  vedendosi 
quindi  un  po'libera,  fuggì  da'  suoi  per- 
secutori, e  t-iti rossi  presso  s.  Paolo  per 
trovarvi  qualche  conforto.  Il  giovane  al 
quale  era  stata  promessa  in  isposa,  la  fe- 
ce cercare  da  tutte  le  parti,  sì  per  sod- 
disfare la  sua  passione,  come  per  vendi- 
carsi del  di  lei  rifiuto.  Indi  avendola  ri- 
trovata, né  potendo  trarla  a'suoi  voleri, 
la  denunziò  a'magistrati  come  cristiana. 
Ella  fu  esposta  nuda  nell'anfiteatro,  do- 
ve tranquilla  in  mezzo  alle  fiere,  stava  con 
impazienza  aspettando  il  momento  in  cui 
fosse  fatta  in  brani  da  que'terribili  ani- 
mali; ma  i  leoni  e  altre  bestie, dimentichi 
della  loro  naturale  fierezza,  si  coricarono 
a'suoi  piedi  e  li  lambirono  (piasi  in  segno 
di  rispetto.  Poi  fu  legata  a'tori  per  esse- 
re squarciata,  e  ne  restò  liberala  da  un 
angelo,  in  sembianza  di  s.  Paolo.  Un'al- 
tra volta,  per  visibile  protezione  del  cie- 
lo, uscì  dalle  fiamme  senza  averne  rice« 
vuto  il  menomo  nocumento.  S.  Grego- 
rio Nazianzetio,  s.  Metodio  ed  altri  scrit- 
tori ,  che  narrano  questo  prodigio,  ag- 
giungono che  la  santa  fu  liberata  da  mol- 
ti altri  pericoli,  a'quali  la  rabbia  de'suoi 
persecutori  1' aveva  esposta.  Tecla  ac- 
compaguòs. Paolo  iu  parecchi  suoi  viaggi 


T  E  C 
apostolici,  onde  informarsi  alla  perfezio- 
ne cristiana.  Passò  il  rimanente  ile' suoi 
giorni  nel  ritiro,  morì  nell'Isauria,  e  fu 
sepolta  a  Seleucia  capitale  di  quella  pro- 
vincia. Sotto  i  primi  imperatori  cristiani 
fu  fabbricata  una  chiesa  stilla  sua  tona 
La,  ove  accorrevano  pellegrini  da  tutte 
le  parti, e  vi  si  operarono  un  gran  nume- 
rodi  miracoli. Queslacbiesa  l'eresse  l'im- 
peratore Zenone,  il  quale  professava  di 
aver  avuto  pe'suoi  meriti  l'impero;  dap- 
poiché dopo  la  sua  apparizione  lo  ricu- 
però. La  cattedrale  di  Milano,  per  la 
gran  divozione  che  ne  avea  s.  Ambrogio, 
r  dedicala  in  onore  di  s.  Tecla,  e  vi  fu  per 
lungo  tempo  conservata  una  parte  delle 
sue  reliquie.  S.  Gio.  Crisostomo,  s.  Gre- 
gorio Nazianzeno,  s.  Agostino  ed  altri  le 
danno  il  titolo  di  vergine  e  di  mai  tire,  a- 
vendolelesue  sofferenze  giustamente  me- 
ritato questo  secondo  titolo,  benché  De- 
da  nel  suo  martirologio  dice  ch'ella  morì 
in  pace,  la  quale  sentenza  è  confermata 
da  molti  gravi  autori.  La  sua  festa  si  ce- 
lebra a'^3  di  settembre.  Come  s.  Prisca 
romana  e  battezzata  da  s.  Pietro,  fu  chia- 
mata la  protomartire  delle  donne  nell'oc- 
cidente, così  s.Tecla  fu  denominata  prò- 
tomartire  delle  donne  nell'oriente,ed  an- 
co primogenita  di  s.  Paolo,non  solamente 
per  averla  essoconverlita,  ma  altresì  per 
averla  consigliata  esser  meglio  restar  ver- 
gine. Anche  dal  Menologio  de'  greci  è 
chiamata  protomartire,  per  essere  stata 
fra  le  donne  lai.* ad  esporre  la  vita  per 
la  fede,  e  lasciato  lo  sposo  terreno  per  Ge- 
sti Cristo,  sostenne  i  martini  per  mante- 
nergli la  lede  promessa  e  la  fedeltà  dello 
stato  verginale.  Il  Piazza  nell'-E/nero/o- 
gio  dì  Roma,  ò\cè  che  s.  Gregorio  Nisse- 
uo  lasciò  scritto,  che  ne'primi  secoli  per 
mostrare  la  santità  d'una  gran  donna,  si 
soleva  paragonare  a  s.  Tecla.  Aggiunge, 
eh  è  venerata  in  Tarragona  in  modo  sin- 
golare, per  essere  la  metropolitana  sotto 
la  sua  invocazione,  e  per  custodirvisi  il 
suo  beato  corpo.  Molte  città  e  luoghi  la 
vantano  protettrice,   come  Trieste.  La 

VOt.  LXX1II. 


T  E  D  2~7 

Chiesa  fa  tanta  slima  di  s.Tecla, che  nel- 
le preci  per  gli  agonizzanti,  aggiunge  l'in- 
vocazione: Libera  rum  Domine  sicut  li 
herasti  Teclam  (!<■  tribus  atrocissimis 
tormentis.Nelln  via  Ostiense  si  trovò  me- 
moria d'una  chiesa  a  lei  dedicata,  ov'e- 
rauo  sepolti  i  ss.  Felicissimo,  Adauto  ed 
Bemesio.  Di  altra  e  con  monastero  pres- 
so il  Vaticano,  là  menzione  l'Ughelli,  la 
cui  memoria  rinnovò  Clemente  Vili  nel 
Conservatorio  delle  Proiette  (ì  ./.  edi- 
ficandone la  chiesa  per  le  monache  di  s. 
Tecla,  ad  istanza  del  cardinal  Baronio, 
che  ne  fu  divotissimo.  Di  tali  religiose  ri 
parlai  nel  voi.  XL1X,  p.  2rp.  L'annali- 
sta Rinaldi  dichiara  quali  atti  di  s.  Tecla 
sieno  veri  e  genuini,  e  quali  apocrifi. 

TECLA  (s.),  martire  nella  Palestina. 
Sofferse  vari  tormenti  per  la  fede,  men- 
tre regnando  Diocleziano,  infieriva  la 
persecuzione  contro  i  cristiani,  ed  Urbano 
preside  della  Palestina  segnalava  contro 
di  essi  la  sua  rabbia  e  la  sua  crudeltà. 
Condotta  quindi  a  Cesarea,  per  essere  e- 
sposta  alle  belve,  fu  sbranata  nell'anfi- 
teatro l'anno  òo.\.  Tanto  la  chiesa  gre- 
ca, che  la  Ialina  onorano  la  sua  memo- 
ria il  giorno  ir)  di  agosto. 

TECLA  (s.),  abbadessa  in  Alemagna. 
Inglese  di  nascita,  prese  il  sagro  velo  a 
Wimburn  nella  contea  di  Dorset,  e  pas- 
sata poi  in  Alemagna  a  richiesta  di  s.  Bo- 
nifacio, divenne  abbadessa  di  Kitzingen, 
lungi  3  miglia  da  Wurtzburg.  Ciò  avven- 
ne presso  a  poco  nel  725, nel  tempo  in  cui 
molte  sante  donne  d'  Inghilterra  gover- 
naronocon  molta  edifìcazioue  diversi  mo- 
nasteri fondati  nella  Baviera  e  nella  Tu- 
ringia.  S.  Tecla  fioriva  circa  la  metà  del 
secolo  Vili,  ed  è  onorata  a'  l5  di  ottobre. 

TE  DEL"MLAUDAMUS,c;/v7//V//7//« 
actio,  Stn>p/ieati<>  Eucharistica,Deo  im- 
mortales gratias  riti'  agere.  Inno  e  can- 
tico di  ringraziamento  e  di  lodi  a  Dio, per 
pubblica  esolenne  allegrezza,  e  partedel- 
l'uffizio  divino,  chiamato  pure  inno  Im- 
brogiario  o  Ambrosiano,  perchè  comu- 
nemente si  attribuisce  a  s.  Ambrogio  che 
'7 


2  >8  T  E  D  TE  D 

l'incominciò,  dopo  avere  amministrato  rità  di  s.  Dacio,  osserva  il  p.  Menochio, 
il  battesimo  a  s.  Agostino  cbe  lo  prose-  è  molto  grave  per  la  santità  della  vita  e 
gnì.  L'inno  incomincia  colle  parole  Te  per  l'antichità,  come  riferisce  S,  Gregorio 
Deum  laudamus  .  si  recita  o  canta  per  I,  Dìalogh.  lib.  3,  cap.  4-  Narra  Magri 
beneficii  ricevuti  da  Dio,  e  straordinaria-  e  conferma  Menochio,  che  in  Milano  vi- 
mente  con  ceremonie  più  o  menosolen-  cino  alla  basilica  Ambrosiana  o  Ambio- 
ni  per  ringraziare  pubblicamente  Iddio  siana  è  una  piccola  chiesetta,  nella  quale 
d'  un  qualche  felice  avvenimento  per  lo  si  dice  per  antica  tradizione,  esservi  stato 
stato  o  per  corporazioni,  ed  al  termine  battezzato  s.  Agostino,  come  si  raccoglie 
de'  festeggiamenti  di  cristiana  divozione,  dalle  sue  pitture  e  iscrizione.  E  fama,  che 
In  una  parola  è  l'inno  della  riconoscen-  da  questa  chiesetta  alla  basilica  i  due  ss. 
za, e  qui  fervorosamente  lo  canto  anch'io  dottori  ispirati  da  Dio  recitarono  il  cnn- 
per  esserci  arrivato,  col  più  intimo  e  prò-  lieo  Te  Deum.  che  perciò  venne  poi  re- 
fondo sentimento  dell'animo,  ricolmo  d'i-  citato  dallepersone  di  vote  percorrendo  lo 
^esprimibile  gratitudine  verso  il  sommo  spaziotra  la  chiesetta  e  la  basilicali  soli  che 
Datoredi  tutto.  Dicesi  ordinariamente  in  in  compagnia  alternatamente.  Dichiara 
fine  del  mattutino,  ne'giorni  che  non  so-  inoltreil  p.Menochio,non  dover  recar  me- 
no semplici  ferie,  nelle  domeniche  di  qua-  raviglia,  che  i  due  santi  improvvisamen- 
resimae  d'avvento,  eccettuato  l'ordine  di  te  proruppero  in  questa  divina  lode,  non 
s. Benedetto, la  cui  regola  vuolechesican-  mancando  poeti  che  si  obbligano  a  can- 
ti il  Te  Deum  durante  l'avvento  e  la  qua-  tare  colle  cadenze  e  corrispondenti  rime 
resima,  non  eccettuata  neppure  la  setti-  sopra  qualsivoglia  materia  proporla, il  che 
roana  santa.  Il  Magri  nella  Notizia de'vo-  diciamo  improvvisare,  e  riporta  le  tesli- 
caboliecclesìastic^neìYarlicoloTeDeum  moniauze  del  greco  Teocrito  e  del  latino 
laudamus,  Io  dice  cantico  composto  nel  Virgilio.  In  conferma  che  può  averlo  a' 
388  da'due  splendidi  luminarie  dottori  ss.  Ambrogio  e  Agostino  ispirato  in  quel 
della  chiesa  latina  s.  Ambrogio  e  s.  Ago-  punto  Iddio,  il  p.  Menochio  riproduce  gli 
stino,  nel  giorno  che  il  2.°  rinacque  a  Cri-  esempi  dell'antico  Testamento  co'cantici 
stocol  battesimoche  ricevè  dal  i.°  chel'a-  composti  e  improvvisati  per  divina  ispi- 
vea  convertito, i  ecitandolo  essi  subito  a  vi-  razione,  quindi  recitati  e  cantati  imme- 
cenda  dopo  il  s.  lavacro,  un  versetto  per  diatamente,  come  ritiene  quello  de'3  fan- 
ciascuno  dal  principio  al  fine,  come  after-  ciulli  nella  fornace  di  Babilonia,  ad  onta 
ma  il  p.  Menochio  nelle  Stuore ,  centu-  delle  contrarie  sentenze.  Comunissima  è 
turiafi.  ,  cap.  72:  Se  il  cantico  de 'dotto-  dunque  l'opinione  che  attribuisce  l'inno 
ri  ss.  Ambrosio  e  Agostino  fu  da  essi  ini-  Ambrosiano  a'ss.  Ambrogio  e  Agostino,su 
provvìsamente  composto.  Sebbene  alcuni  di  che  può  vedersi  ancora  il  Durando,  Ra- 
autori  attribuiscano  tutto  il  cantico  al  so-  lion.\\b.  5, e.  3,n/  3  r,eMenardo,  Sacra- 
lo S.Ambrogio,  nondimeno  non  dobbia-  mentarium  Greg.  Magni  p.  3qq.  Non  è 
mo  scostarci  dalla  comune  tradizione  del-  però  l'opinione  del  tutto  sicura, dubitan- 
la  Chiesa,  come  nota  il  p.  Lorino  sopra  il  dosi  da  alcuno  sulla  geriuità  della  Crona- 
salmo  27,  e  lo  conferma  s.  Dacio  vesco-  ca  di  s.  Dacio;  non  mancando  poi  chi  at- 
vo  di  Milano  fiorito  nella  prima  metà  del  tribuisce  l'inno  a  s.  Ilario  di  Poitiers;  chi 
secolo  VI,  nel  lib.  1 ,  cap.  1  o  della  Crona-  a  Sisebuto  monaco,  Hymnus  Sisebutimo- 
ca  che  porta  il  suo  nomee  pubblicata  nel-  naelii,  esiste  in  un  codice  della  Vaticana 
la  storia delLandulfodalMara tori, iScrn??.  riferito  dal  cardinal  Bona,  De  divÌTuPsal- 
ItaÌA.  io,  indi  citato  dal  cardinal  Bellar-  mod.  e.  26,  e  in  uno  di  Parigi  presso  Du 
mino  in  questo  proposito,  Debonìs  operi-  Cange,  e  l'autore  del  Discorso  siili*  esi- 
bus  in  par tìcularihb.1, cap. i'4<  L'auto-  stenza  del  corpo  di  s.  Bartolomeo  io  Be- 


T  E  n 

noverilo,  a  p.  47>  dimostra  cliV:  compo- 
nimento del  monaco  Sisebnzio,  e  dice  pro- 
var» dal  vecchio  Breviarìum  del  mona- 
stero di  Monte  Cassino.  Usserio  nel  lil>. 
De  symbolìSf  rammenta  un  codice  Gal- 
licano in  cui  al  Te  Deum  si  premette  il 
titolo.  Ifyiiìints  s.  Vicctii.  Il  vescovo  Sar- 
néìììyLett  eccl.  1. 1  o.  leti.  "7:  Chi  sia  V  au- 
tore dell'  inno  Te  Deum,  di  lodi  a  Dio, 
ch'è  molto  frequente  negli  uffizi  ecclesia- 
stici e  io  altre occorrenze;e!iehiara,che  seb- 
bene avesse  egli  altro  ve  detto  che  l'inno  di- 
cesi composto  da  s.  Ambrogio  e  da  s.  A- 
goslino  quando  fu  battezzato, come  scrive 
s.  Dacio,  avverte  che  la  sua  Cronaca  vie- 
ne posta  in  dubbio  da' moderni  scrittori 
milanesi,  i  quali  cou  miglior  giudizio,  co- 
me pensa  Gavanlo,  affermano  tutto  l'in- 
no essere  di  s.  Ambrogio  (arroge  il  dirsi 
comunemente  per  sinonimo  del  TeDeum, 
Inno  Ambrosiano),  perchè  non  contiene 
forma  di  dialogo.  L'opinione  poi  del  Sar- 
nelli è  quella  di  seguire  il  Breviario  roma- 
no che  dice:  Hymnus  ss.  And>rosii.etAu- 
gustini.  Ma  con  questa  riserva,  che  l'in- 
no, d'allora  non  era  tutto  lo  stesso  che  il 
presente,  al  quale  egli  crede  fu  fatta  qual- 
che aggiunta,  come  in  somiglianti  cose  è 
intervenuto.  Egli  congettura  che  allora 
il  Te  Deum  fosse  composto  de'  seguenti 
versi.  Te  Deum  laudamus,  Te  Dominum 
confi temur.  Indi  om messi  9  de'successi- 
vi  versi  dell'odierno,  seguire:  Patreniim- 
mensaemafestatis,e<\uanla  vieneappres- 
so,  che  óixe  ponno  dire  un  verso  per  cia- 
scuno senza  dimicliare  il  senso.  Tutto  poi 
il  principio  dal  2.  verso, Teaeternum  l'a- 
In  in.  e  1 .  deV)  ORimessi,  gli  pare  compo- 
sizioned'un  altro, e  fatta  non  all'improv- 
viso, ma  studiosamente,  forse  per  render- 
lo più  lungone  non  avendo  potuto  aggiun- 
gere al  (ine,  aggiunse  al  principio,  e  ciò  ri- 
cava da  più  motivi  che  adduce.  Solo  qui 
importa  che  io  ripeta  con  lui,  essere  cre- 
dibile che  s.  Abundio, dotto  vescovo  di  Co- 
mo e  di  grande  erudizione,  intervenuto 
al  sinodo  di  Milano  del  Ritenuto  dal  ve- 
scovo s.  Eusebio  (rammento che  s.  Am- 


T  E  D  2.T9 

bl'Ogio  era  morto  nel  3c)l),  è  credibile  1j 
cesse  l'aggiunta  e  fosse  autore  de'q  memo- 
rati versi;  quale  giunta  è  diversa  dallo  sti- 
le della  1/  composizione,  senza  badare  a 
mettere  ogni  verso  da  se,  ma  legarne  tre 
in  uno  di  detti  9  versi,  cioè  da  Te  aeter- 
nnin  Palrem.  inclusivamente  al  verso  Te 
martyrum,  tutti  versi  presi  da  s.  Cipria- 
no nel  hb.  De  mortalitate  (Brev.  Rom, 
lect.  6,in  die  octava  omnium Sanctorum), 
scritto  nel  256,  dove  dice:  ////<■  ApostO' 
lorum  gloriosus  Chorus.  Illìc  Provile- 
tarumexultantium  niunerus.Illic  Mar- 
tyrum  innumerabilis  populusele.  Dipoi 
per  attaccare  i  versi  de'ss.  Ambrogio  e  A- 
gostino,  soggiunse  s.  Abundio:  Te  per  or- 
bem  terrarum  sanctaconfitetur  Ecclesia 
Patrem  immensae  majestatis  etc.  In  se- 
guito Papa  s.  Gelasio  1  del  4q2  decretò  che 
si  cantasse  nAV Uffizio  divino.  Con  que- 
ste opinioni,  ritiene  Sarnelli  potersi  sal- 
vare la  tradizione  antica,  d'avere  l'inno 
nel  più  composto  i  ss.  Ambrogio  e  Ago- 
stino, donde  furono  presi  i  versetti:  Di- 
gitare Domine,  per  le  ore  canoniche  di 
prima  e  di  compieta,  e  non  lo  furono  a- 
vanli  Cassiano  fiorito  nel  434>  come  vuo- 
le Radulfopropos.i  4- Indi  Sarnelli  ripor- 
ta il  già  riferito  dal  Magri,  e  cita  il  p.  Me- 
nochio. Conclude,  checon  questa  sua  spe- 
culazione si  salva  ia  tradizione  antica,  la 
Cronaca  di  s.  Dacio,  il  Breviario  mss.  del 
collegio  Aniciano  antichissimo  di  Roma, 
e  sopra  tutto  il  Breviario  romano:  sedvi- 
deant peritiores,  a'quali  si  rimette,  do- 
vendo ancor  noi  lodare  sempre  Dio  che 
mi  aperto,  ed  in  operto,  sempre  ci  colma 
di  benefizi,  come  dice  s.  Agostino.  Il  mi- 
lanese eruditissimo  Piazza  ,  Emerologio 
di  lìoma  p.  299,  parlando  a'  5  maggio 
della  memorabile  conversione  e  battesi- 
mo di  s.  Agostino,  fi  la  digressione  27: 
Te  Deum  laudamus  e  sin;  origine.  Chia- 
ma troppo  grave  ingiuria  quella  che  pa- 
re farsi  alla  venerabile  tradizione  della 
Chiesa,il  mettersi  in  controversia  che  l'in- 
no Te  Deum  laudamus  da  e**a  frequen- 
temente, e  cou  molta  consolazione  de'lè- 


o.Go  T  E  D 

deli  us.'ilo  non  solamente  nel  coro  e  nel 
divino  uffizio,  ma  in  tulle  le  occorrenze 
di  rendere  pubbliche  e  private  grazie  a 
Dio  de'benefizi  ricevuti,  non  sia  stato  con 
celeste  avvenimento,  e  miracolosa  im- 
provvisa concordia  e  alternativa  vicenda 
incominciato  prima  da  s.  Ambrogio,  poi 
proseguito  da  s.  Agostino  colle  parole  Te 
Domi/ami/  onf/lemur.ìn  occasione  del  se- 
gnalato acquisto  fatto allaChiesa  per  mez- 
zo del  battesimo  ricevuto  dui  medesimo 
s.  Agostino, celebralo  con  grande  solen- 
nità e  pubblica  allegrezza  di  tutto  il  po- 
polo di  Milano.  Ne  merita  piena  fede  ciò 
clie  scrisse  il  Puricelli,  confutato  con  eru- 
dite riflessioni  dal  Bosca  nel  suo  Marty- 
rol.  Mediolan.  bac  die;  cioè  essere  stato 
questo  meraviglioso  inno  composto  pri- 
ma da  s.  Ambrogio  e  da  esso  pubblica- 
lo nella  Chiesa,  poi  ritenuto  a  memoria 
e  cantalo  nella  celebre  funzione  da  lui 
fatta  del  battesimo  di  s.  Agostino;  come 
poi  altrove,  mutando  opinione  con  1'  ir- 
refragabile autorità  delle  tradizioni  anti- 
chissime, tiene  essere  stata  l'intenzione  di 
quest'  inno  pieno  di  concento  e  melodia 
celeste,  miracoloso  ritrovamento  del  cie- 
lo per  canonizzare  l'eloquente  santità  e 
spirilo  del  s.  dottore  battezzante,  e  il  go- 
dimento spirituale  e  felicità  del  sublime 
ingegno  e  anima  grande  del  battezzato, 
ambedue  poi  stelle  di  prima  grandezza 
del  firmamento  ecclesiastico.  Costante- 
mente approva  il  comun  consenso  della 
Chiesa  l'eruditissimo  cardinal  Bona,  ap- 
poggialo all'autorità  del  dottissimo  Lo- 
lino,  a  cui  fu  grande  scorta  l'antichissi- 
ma salmodia  del  Breviario  ambrosiano  in 
cui  a  quest'inno  quotidiano  viene  posto 
in  frontespizio:  Hymnus  ss.  Ambrosia  et 
Augusti  ni.  Si  aggiunge  il  Breviario  del 
celebre  ordine  di  s.  Agostino,  in  cui  nella 
2/ lezione  del  6. "notturno  si  legge:  T'irne 
Ambrosius,  ut  seribit  s.  Datius,  ob  lau- 
ti viri  convèrsionem  Deo  gratin s  aetu- 
rus.  Te  Deum  laudamus  praeee/iuil . 
Angustino  vìcìssim  respondente,  Te  Do- 
minimi eonjilemur.  Alque  ita  faeerc  il- 


TED 

le  bymmts.  quo  assidue  Eeelesiam  tem- 
pi// resonant,  a  viris  sanctìssimis  ad  fi- 
ntili usque  contextus  est.  Il  dolio  gesui- 
ta Zaccaria,  Storia  letteraria  //'  Italia 
t.  3,  p.  1 64,  rendendo  conto  della  disser- 
tazione d'un  suo  confratello,  e  riportata 
in  quelle  del  p.  Azevedo  altro  gesuita:  De 
e/i  11  lieo  Te  Dcum,  a n  auctores  cantiei 
Te  Deum  sintss.  Ambrosius,  et  Augu- 
stìnus.W  quale  dopo  avere  riportato  le  va- 
rie sentenze  degli  scrittori,  dopo  avere  per 
ordine  cronologico  disposti  gli  autori,  i 
quali  parlano  di  quest'inno  dal  5o4  al  se- 
colo XV,  dopo  avere  recati  i -diversi  ti- 
toli che  ne'  mss.  si  danno  al  Te  Deum, 
viene  a  propone  le  sue  congetture  sopra 
l'autore  di  esso,  e  crede:  i.°  Essere  questo 
di  s.  Ambrogio,  e  fatto  innanzi  che  s.  A- 
goslino  fosse  battezzato:  2.0  Che  proba- 
bilmente avealo  nel  suo  battesimo  can- 
talo s.  Agostino,  il  quale  da  catecumeno 
l'avea  appreso, modulante  etiam  Ambro- 
sio solemniter  eum  totopopulo.  Non  solo 
s.  Gelasio  1  introdusse  il  Te  Deum.  nel- 
l'uffizio divino,  ma  ordinò  che  si  cantasse 
dopo  il  3.°  notturno,  che  significa  il  tempo 
della  grazia,  come  se  in  questo  avendo  tro- 
vato Ci  isto, esclamassimo  Te  Deum  lai/' 
rftfWM.v.coojeosserva  Ugone,Z)rO/?/'r.  lib. 
2,cap.  q.  Riferisce  Radulfo  Glaber,  Sist. 
lib.  3,  cap.  3,  che  sul  terminar  del  secolo 
X  nelle  Gallie  si  tennero  vari  concilii  sul- 
la questione,  perchè  i  monaci  anche  ne' 
tempi  dell'avvento  e  della  quaresima  re- 
citassero il  Te  Deum,  e  ciò  eonlra  Ec- 
clesiae  romanae  morem.  Dal  che  rileva- 
si, e  l'uso  già  introdotto  generalmente,  e 
il  rito  che  ancor  si  osserva  di  ommelte- 
re  il  Te  Deum  ne'delti  (lue  tempi,  per 
mantener  le  vestigia  del  rito  antico.  Ag- 
giunge Magri,  che  i  monaci  benedettini 
cantandolo  in  tulle  le  domeniche  dell'an- 
no, nella  controversia  perciò  nata  tra  gli 
abbati  ed  i  vescovi, risposero  gli  abbati  che 
ciò  facevano  per  ordine  del  fondatore  lo- 
ro s.  Benedetto,  le  cui  regole  erano  state 
approvate  da  s.  Gregorio  I,  onde  i  ve- 
scovi si  quietarono.  Inoltre  dice,che  si  que- 


T  E  D 

slionò  fra  gli  autori,  se  il  Te  Deum  ap- 
partenga al  Mattutino  ovvero  alle  Lau- 
di 3  perchè  Innocenzo  III,  e.  Consilium  de 
celebrai.  Miss.,  pare  che  all'ermi  essere 
parte  delle  laudi.  Però  il  comune  de'dot- 
tori  insegna  essere  parte  del  mattutino, 
e  la  pratica  lo  conferma  nella  notte  di 
Natale,  nella  quale  si  termina  il  mattu- 
tino col  le  Dittili.  Quando  dunque  In- 
nocenzo III  dice  essere  il  TeDeurh  par- 
te delle  laudi  mattutine,  per  queste  in- 
tese il  mattutino  colle  laudi.  Il  Saltel- 
li tratta  nel  t.  4,  IcLt .  8:  Quando  non  au- 
cora  si  recitava  nelU  uffizio  l'inno  Te 
Deum,  che  cosa  si  cantava  per  segno  di 
ringraziamento  a  Dio.  Osserva  che  non 
mancano  Sitimi  d'allegrezza  registrati 
nel  Rituale  romano,  dove  tratta  delle  pre- 
ci Pro  graliarum  actione.  Come  il  sal- 
mo 65,  Jubilate  Deo  omnis  tcrraj  e  il 
salmo  8o,  Exultate  Deo adjutori nostro. 
Crede  quindi  equivalente  al  Te  Deum, 
seuza  dire  d'altri  Inni  e  Cantici  (J ".),  si 
cantasse  1'  inno  angelico  Gloria  in  ex- 
celsis  Deo,  cantalo  dagli  angeli  nel  Vo- 
tale di  Cristo  al  Presepio,  a  cui  aggiun- 
sero il  restante  gli  apostoli.  Il  «piale  inno 
è  anche  d'allegrezza  e  corrisponde  al  Te 
Deum,  perchè  regolarmente  quando  nel- 
l'uffizio si  dice  il  Te  Deum.  nella  messa 
si  dice  il  Gloria  in  excelsis  Deo.  Si  può 
•vedere  Deo  gbatias,  Alleluia,  Rosan- 
na, Laudi.  L' ab.  Diclich,  Dizionario 
sacro- liturgico,  riferisce  all'articolo  Te 
Deum,  che  si  dice  in  tutte  le  feste  fra 
l'anno,  tanto  di  3  quanto  di  e)  lezioni,  e 
per  tulle  le  ili  loro  ottave,  eccettuala  la 
lesta  de'ss.  Innocenti,  purché  non  venga 
in  domenica;  si  dirà  però  nel  giorno  8.° 
Si  dice  eziandio  in  tutte  le  domeniche  dal- 
la  Pasqua  di  Risurrezione  inclusive  sino 
all'Avventò  exclusivet  e  in  tutte  le  ferie 
del  tempo  pasquale,  cioè  dalla  domeni- 
ca in  Albis  sino  all'Ascensione,  eccettua- 
la la  feria  2.a  delle  Rogazioni,  nella  qua- 
le non  si  dice.  Non  si  ilice  poi  nelle  do- 
meniche dell'Avvento,  uè  della  Settua- 
gesima  sino  alla  domenica   delle   Palme 


TED  261 

inclusive,  e  nemmeno  nelle  ferie  fuori  del 
tempo  pasquale.  Quando  si  dice,  si  ora- 
mette  sempre  il  q.°o  il  3.°  responsorio,  e 
si  dice  subito  dopo  l'ultima  lezione.  Quan- 
do poi  non  si  .dice,  si  porrà  in  suo  luogo 
il  <i.°  o  il  3.°  responsorio  ;  detto  il  quale, 
tosto  s'iucomincieranuo  le  laudi;  ciò  che 
si  fa  pure  quando  si  dice  il    Te  Deum, 
fuorché  nella  notte  del  s.  Natale,  in  cui 
dopo  si  dice  subito  l'orazione,  e  poi  si  ce- 
lebra la  messa.  Neil'  articolo  Cappelle 
pontificie  notai  quando  si  canta  in  esse 
il  Te  Deum  ordinariamente,  come  nella 
notte  di  Natale,  edopo  la  messa  della  Pu- 
rificazione per  essere  stata  Roma  preser- 
vata dal  Terremoto  (/  .);  e  che  nella  vigi- 
lia dell'Immacolata  Concezione  il  Papa 
co' cardinali  si  reca  nella  Chiesa  de'  ss. 
\  Il    {postoli,  ove  intuona  il  Te  Deum  e 
poi  com  parte  la  benedizione  col  ss.  Sagra  - 
mento;  indi  e  dopo  il  vespero  della  vigilia 
della  Circoncisioue,  o  ultimo  giorno  del- 
l'anno, il  Papa  e  i   cardinali  si  portano 
nella  chiesa  del  Gesù,  ed  il  decano  del 
sagro  collegio  intuona  il  Te  Deum  e  poi 
dà  la  benedizione  colla  ss.  Eucaristia.  E 
qui  noterò,  che  nello  stesso  gioruo,  do- 
po il  sermone  e  la  compieta,  si  canta  lo 
stesso  inno  nella  chiesa  di  s.  Maria  d\  /- 
raceli  di  Roma,  per  uso  introdotto  fin 
dal  principio  del  secolo  XVII,  in  ringra- 
ziamento de'benefizi  riportati  da  Dio  in 
tutto  il  decorso  dell'anno,  e  questo  per 
opera  d'un  religioso  minor  osservante,  il 
quale  però  voleva  che  fosse  onorato  il  ss. 
Sagrameulo  esposto  ila  3G  j  lumi,  quan- 
ti appunto  sono  i  giorni  dell'anno,  come 
in  fatti  a  suo  tempo  fu  sempre  praticato, 
il  che  apprendo  dal  p.  Casimiro  da  Ro- 
ma, Memorie  della  chiesa  di  s.  Maria 
in  Araceli  p.  32  1.  Dissi  aucora  a  Cap- 
pelle pontificie, cioè  nel  voi.  V 1 1 1,  p.  1 60, 
che  dopo  avere  il  cardinal  decano  reso 
al  novello  l'apa  la  3. 3  adorazione,  intuo- 
n  1  il   Te  Ditim,  che  si  prosiegue  mentre 
fumo  altrettantoal  medesimo  nuovo  Pa- 
pa nella  basilica  Vaticana,  per  la  segui- 
la elesione.  Questo  rito  è  aniichissimoj 


a63                   T  E  D  T  E  G 
imperocché  leggo  nel  Rinaldi  all'anno  divoto  giubilo,  compresi  di  religiosa  le- 
i  i  24,  n.°  7, che  eletto  il  Papa  si  cantò  con  tizia,  in  coro  ringraziamo  solennemente 
molta  allegrezza  il  Te  Deum  laudamus,  Diode'grandi  benefizi  ricevuti  :  lo  lodia- 
e  pare  clic  fosse  già  antica  consuetudine,  mocon  tutta  la  Chiesa,  lo  celebriamo  nel- 
Di  più  notai  nel  citato  voi.  p.  214,  che  la  sua  eternità,  nella  sua  immensa  mae- 
nella  cappella  pontificia  si  cantava  solen-  sta,  nella  sua  gloria  che  riempie  il  paca- 
nemenle  il  Te  Deum,  per  l'elezione  del-  diso  e  la  terra.  Riconosciamo  che  tutta 
l'imperatore  del  s.  romano  impero,  e  per  quanta  la  terra,  le  gerarchie  celesti,!  co- 
ijuella  del  re  di  Polonia;  e  riportai  di%er-  ri  degli  angeli  l'adorano  e  lodano  inces- 
si esempi  dell'inno  cantato  per  consegui-  santemente  col  trisagio.  Veneriamo  l'e- 
te  vittorie  contro  i  turchi  e  gli  eretici,  per  terno  Padre,  l'unigenito  e  sempiterno  Fi- 
la liberazione  dalla  peste  e  per  altre  lie-  glio,  il  paracielo  Spirito  Sauto.  Rendia- 
te circostanze,  che  non  mancai  registra-  ino  grazie  a  Cristo  che  per  l'umana  re- 
re  a'iuoghi  loro.  Il  Papa  si  recava  in  cap-  denzione  si  rinchiuse  neh'  illibato  seno 
nella  insedia  gestatoria  con  manto  bìau-  della  ss.   Immacolata  Vergine;  poiché 
co  e  mitra  di  lama  d'oro,  ed  i  cardinali  trionfatore  della  morte  ci  aprì  il  regno  de' 
111  vesti  e  cappe  rosse,  sebbene  in  tempi  cieli,  ove  siede  gloriosamente  alla  pater- 
in  cui  talecolore  viene  escluso, e  così  ve-  na  destra,  e  da  dove  verrà  a  giudicarci, 
stiti  si  recavano  ad  assistere  a'simili  Te  Perciò  lo  supplichiamo,  pel  suo  Sangue 
Deum,  che  si  cantavano  nelle  cinese  na-  prezioso,  a  benedirci  colla  sua  eredità  (il 
zionali,   In  queste  si  canta   pure  il  Te  clero),  questa  pure  reggere  ed  esaltare, 
Deum  per  la  ricuperata  salute  de'sovra-  e  salvarci  lutti  nel  dì  tremendo,  annove- 
ri, per  l'assunzione  al  trono  d'alcuno,  pe'  randoci  tra'suoi  santi  per  benedirlo  quo- 
loio  sponsali,  per  la  nascita  de'loro  figli,  lidianamente  in  nostra  vita,  e  laudarlo 
Talvolta  v'intervenne  pure,  oltre  i  cardi-  persemprene'secoli.  A  tale  effetto  noi  mi- 
nali,la  Camera  segreta  del  Pr//,Y/.Quan-  seri  invochiamo  a  degnarsi  d'esserci  pro- 
do  i  cardinali  Protettori  (l J  prendono  pizio  del  suo  aiuto  per  non   offenderlo, 
possesso  di  loro  chiese  si  canta  WTeDeum,  implorando  pietà,  e  dieci  diffonda  la  sua 
Come  Pio  VII  nel  i8i5  solennemente  inesauribile   misericordia;  e  confidando 
lidia  basilica  Vaticana  rese  grazie  a  Dio,  tutte  le  nostre  speranze  in  essa, ci  lusin- 
pel  ricupero  de'dominii  della  s.  Sede,  con  ghiaino  di  non  restar  confusi  eterna men- 
famoso  Te  Deum,  appositamente  coni-  te  nelle  tenebre.  11  Te  Deum  cantato  in 
posto  sulla  cantilena  del  canto  Gregoria-  coro  a  voce  di  clero  e  di  popolo,  tiene  so- 
no, e  col  mottetto  Oremus  prò  Ponti  fi-  venie  luogo  d'ogni  più  bella  armoniosa 
«e, dal  celebre  mg.'  Giuseppe  Raini  mae-  ed  espressiva  musica.  Questo  maestoso  e 
stro  della  cappella  pontificia,  lo  rilevai  commovente  cantico,  complesso  di  bel- 
nei  voi.  Vili,  p.  42j  kX,  P-  87.  Rimar-  lezze,  fu  da  molti  tradotto  in  volgare  e 
cai  a  Sassonia, e  qui  in  parie  ripeterò,che  commentato.   Tra  quelli  che  lo   volsero 
alla  morte  del  valoroso  Maurizio  di  Sas-  in  versi  ricorderò  il  biava,  Melodie  sa- 
sonia  maresciallo  di  Francia,  la  regina  di  gre  p.  34:  //  Te  Deum.  Abbiamo  di  Giti- 
questa  disse;  Essere  ben  ti  usta  cosa  di  non  seppe  Ger.  Semenzi,//  cauto  del  rìngra- 
poter  cantare  un  De  profundis  per  un  zìamento  a.  Dio   Creatore  e  Redentore 
uomo,  le  cui  brillanti  vittorie  avevano  del  mondo,  parafrasi  mistica  dell'inno 
fatto  cantare  tanti  Te  Deum,  per  aver  de'ss.Andìrogio  e  dgosti/io,M\lai\o  1 6Sj. 
professato  il  luteranismo.  Che  nella  sola  Francesco  Giuseppe  Mona,  Hymni  lati' 
chiesa  cattolica  può  ottenersi  la  salute  e-  ni  medii  aevi,  Carlsruhiii853. 
terna,  ne  riparlai  nel  voi.  LXXI,  p.  1  83           TEFLIS.  V.  Tiflis. 
e  184.  Nell'inno  Te  Deum  noi  pieni  di          TEGEA.  Sede  vescovile  d'Arcadia  0 


TE  G 

«lei  Peloponneso,  della  3."  provincia  d'A- 
chea  o  Eliade,  neh' esarcato  di  Macedo- 
nia, sotlo  la  metropoli  di  Corinto,  nella 
diocesi  dell'Illiria  orientale,  eretta  nel  V 
secolo.  Il  suo  vescovo  Ofel imo  nel  45 1  as- 
sistè al  concilio  di  Calcedonia.  (  ìrien  s  dir. 
t.  2,  p.1 55.  Tegea,  Tegean,  è  un  titolo 
vescovile  in  juirtibus,  dell'eguale  arci  ve- 
scovato di  Cori  nto,che  con  ferisce  la  s.Sede. 

TEGERNSEE.  Monasterodella  dioce- 
si di  Frisinga  in  Baviera, sulla  sponda  del- 
l'oraotiimo  lago,  dove  fu  tenuto  un  con- 
cilio iieH'8o4,  per  leruiinare  alcune  dif- 
ferenze tra 'monaci  e  A  Itone  loro  vescovo, 
al  quale  furono  condannati  a  restituire 
molle  chiese  parrocchiali,  ch'essi  ritene- 
vano senza  titolo  di  possesso  legale.  Man- 
si, Supplem.,  t.  2,  p.  747-  Quest'antica 
e  ricca  abbazia  fu  secolarizzata  nel  1802, 
i  vastissimi  edilìzi  furono  da  Massimilia- 
no I  re  di  baviera  convertili  in  castello  da 
caccia,  per  l'ahhondaule  selvaggina  del- 
le vicine  montagne.  Circondato  il  luogo 
e  il  lagoTegernseedi  selvesuperhe,  e  per- 
ciò assai  pittoresco,  nel  circolo  presidiale 
dell'  Isar,  divenne  sede  d'  un  cantone  di 
boschi  e  saline,  come  ancora  d'un  tribu- 
nale ,  rinomate  essendo  le  sue  saline  di 
Reichenhall  e  di  Rosenheim. 

TEGLA,  TEGLATA,  TEGULA. Se- 
de vescovile  dell'Africa  occidentale  nella 
Numidia,  sotto  la  metropoli  di  Cirta.  Si 
conoscono  i  vescovi  Donato  che  trovossi 
co'donalisti  alla  conferenza  di  Cartagine 
nel  )  1  1,  e  Donaziano  vescovo  cattolico  e- 
siliato  da  EJnnerico  re  de' vandali,  per  a- 
vere  ricu>alo  sottoscrivere  l'erronee  pro- 
posizioni ile' donatisti  alla  conferenza  di 
Cartagine  del  4^4-  Morcelli,.  ///•.  chr.  1. 1 . 

TEGULA. Sede  vescovileanlica  diSar- 
degna,  di  cui  none  rimasto  che  il  nome, 
eretta  nel  \  Il  secolo  sotlo  la  metropoli  di 
Cagliari.  Vedasi  il  p.  M. ilici ,  Sardinia 
sacra. 

TEHERAN.  Cita  capitale  della  Per- 
sia 1  1  .).  nell'Irac  Ad jeoii, capoluogo  ilei 
Beglei  heglik  del  suo  nume,  a  1  "1  leghe  dal 
mai'  Caspio,  a  4o  circa  da  Hispahan  (  J '.) 


T  E  H  a63 

ch'era  l'antica  capitale  del  regno,  e  4 5o 
ila  Costantinopoli.  Giace  sul  fiume  Jage 
ran  in  una  bassa  pianura  arenosa  poco 
fertile  sebbene  innaffiata,  malsana  nell'e- 
state ed  esposta  a  calori  ardenti.  Forma 
Teheran  un  quadrilungo  di  circa  una  le- 
ga e  un  terzo  di  ci  r  conferenza  ,ed  è  cinta  da 
grosse  mura  rinfrancate  da  torri  e  prece- 
dute da  una  larga  fossa.  Vi  si  entra  per 
6  grandi  porte  adorne  in  cima  di  figure 
di  tigri  e  altri  animali  feroci.  Nell'inter- 
no sonovi  molti  siti  vuoti  e  giardini,  ed 
orti  piantati  d'alberi  fruttiferi:  del  resto 
le  case  di  terra  diseccate  al  sole  come  uel 
resto  della  Persia,  le  moschee,  i  bazar,  il 
palazzo  del  re  o  sciali  e  tutti  gli  altri  e- 
difizi  presentano  l'aspetto  d'una  gran  cit- 
tà nuova  e  rifabbricata  da  tempo  poco 
lontano.  Il  palazzo  regio,  situato  al  nord 
della  città,  ne  occupa  più  d'un  4°'  è  di 
forma  quadrala  e  inunilissimo,  serve  di 
fortezza,  né  lascia  cosa  a  desiderare  perla 
bellezza  e  grandezza  de'fabbricati,  il  lus- 
so de'  giardini  e  la  copia  d'acque,  in  uno 
de'quali  giardini  trovasi  il  serraglio  cir- 
condato da  alte  mura  e  da  guardia  vigi- 
lante difeso,  ed  il  solo  sciali  vi  può  pene- 
trare. Tra  gli  edilizi  della  città  non  si  fan- 
no rimarcare  che  una  sola  tra  le  7  mo- 
schee, colla  cupola  rivestita  di  lamine  d'o- 
ro, e  da  1  5o  caravauserrai.  e  quasi  altret- 
tanti bagni  pubblici  obezestein.  La  situa- 
zione di  Teheran,  lontana  dalle  strade 
maestre,  vi  paralizza  l'industria  e  il  com- 
mercio che  riduconsi  a  ocelli  di  consu- 
uio:  vi  si  fabbricano  tappeti  di  lana  fel- 
trala d'uso  generale  tra 'persiani,  e  qual- 
che utensile  di  ferro.  Nell'inverno  la  po- 
polazione ondeggia  tra'jo  e  60,000  abi- 
tanti; nell'estate  più  di  7  decimi  vanno  a 
vivere  soLlo  tende  nelle  pianure  di  Sul- 
tania  {!'.)  o  Sultanich  o  Multameli, che 
lo  sciali  Khoda  -Bend  avea fatto  la  capi- 
tale del  suo  impero, onde  divenne  estesis- 
sima e  floridissima;  ma  le  discordie  civili 
ne  cominciarono  la  rovina,  che  Tamer- 
lano  compi,  e  i  suoi  avanzi  occupano  im- 
menso spazio,  suasislcudo  accora  la  ma- 


264  TEH 

gnifica  moschea  del  fondatore,  oltre  due 
altre.  Lo  sciali  di  Persia  da  parecchi  an- 
ni suole  in  tale  stagione  stabilire  il  suo 
campo  soggiacente  a  tal  città,  per  guar- 
darsi dall'insalubrità  del  clima  di  Tehe 
ìan,  e  lo  è  pure  nell'autunno.  L'impuri 
là  del  clima  è  grande  ostacolo  all'accre 
scimento  della  popolazione  di  Teheran 
Presso  di  questa  lo  sciali  e  sopra  una  col 
lina  ha  un  palazzo  e  giardini  magnifici 
rinfrescati  da  buon  numero  di  correnti 
d'acque.  Teheran  era  sotto  i  sufi  una  cit- 
tà poco  importante,  indi  nel  passato  se- 
colo gli  afgani  dopo  la  battaglia  di  Sal- 
tnan-abad  la  pigliarono  e  distrussero  qua- 
si interamente. Poscia  dal  reggenteKerim- 
Kan  fu  rifabbricata,  ed  il  fondatore  della 
regnante  dinastia  Aga-Mohammed-Kan 
nel  i  704  vi  trasportò  la  sededel  governo, 
perchè  Ilispahau  sempre  più  progrediva 
nella  decadenza,  l'ampliò  e  la  fortificò,  e 
abbellì  il  successore  Felh-Ali,  in  che  fu 
imitato  notabilmente  da  IMohammed  fi- 
gliod'Abbas  Mirza.  Sotto  il  deltosuo  pre- 
decessore, nel  febbraio  1829  la  plebaglia 
ii  ritata  portossi  all'ambasciata  russa,  e  vi 
uccise  l'ambasciatore  ed  una  parte  delle 
persone  addette  all'ambasceria; pi  ima  che 
1'  autorità  avesse  tempo  di  disperderla. 
Questo  ammutinamento  fu  conseguenza 
della  guerra  colla  Russia,  e  della  cessio- 
ne ad  essa  della  provincia  d'  Erivan.  Il 
trasporto  della  residenza  sovrana  in  Te- 
heran si  attribuisce  alla  prossimità  sua  al- 
la frontiera  russa,  ch'è  leu  tana  100  leghe, 
e  da  questa  città  può  meglio  venire  os- 
servata; non  che  alla  centralità  della  con- 
trada pòsta  in  mezzo  alle  orde  nomadi, 
delle  quali  lo  sciali  compone  la  sua  ar- 
mata in  gran  parte.  In  quello  stesso  an- 
noi 829  vi  apparì  il  cholera,  disparendo- 
ne l'inverno  dopo,  per  fare  strage  altro- 
ve e  tuttora  ci  flagella  e  tiene  in  appren- 
sione, poiché  in  Koina,  ove  sembrava  a- 
Ver  avuto  la  tomba  nel  1807,  meno  mi- 
cidiale ricomparve  nellaa/  metà  del  1 854 
e  protrasse  la  sua  durata  con  diverse  vit- 
time. Notai  a  Persia;  che  iu  Teheran  vi 


TEL 

è  qualche  ministro  europeo  con  famiglie 
cattoliche  ,  e  da  ultimo  1'  ambasciatore 
francese  eresse  nel  suo  palazzo  una  cap- 
pella pel  eulto  cattolico.  Si  desideravano 
missionari, appartenendo  la  giurisdizioue 
spirituale  al  vescovo  dTlispahan. 

TEI  o  TEO.S.  /  .  Susos. 

TELA  o  TAL.  Sede  vescovile  delle 
proviucia  d'  Adiabenn,  nella  diocesi  de' 
caldei  sul  Tigri.  Ne  furono  vescovi  Si- 
meone che  nel  1  266  assistè  all'elezione  del 
cattolico  Denha  II,  poi  a  quella  di  Jabal- 
laha  IV;  e  Jesuiab  che  intervenne  al  con- 
cilio del  cattolico  Timoteo  II  :  questi  due 
prelati  sono  altresì  qualificati  come  ve- 
scovi di  Berbera  o  Burbera  o  Barbaria, 
perchè  in  quel  tempo  la  detta  chiesa  era 
unita  a  quella  di  Tal  oTela.  Oriens  chr. 
t.  2,  p.  1  33. 

TELA  0  TELA-MAUZALAT.  Sede 
vescovile  giacobita,  della  diocesi  d'  An- 
tiochia, nella  Mesopotamia  presso  l'Eu- 
frate, la  cui  città  fu  ristabilita  dall'impe- 
ratore Costanzo  nel  35o,che  le  die  il  no- 
me di  Costantina.  Ebbe  a  vescovi,  Gio- 
na nominato  da  Cosroe  II  re  di  Persia,  e 
ordinato  dal  mafriano  o  primate  d'orien- 
te verso  il  616;  Paolo  autore  duna  ver- 
sione dell'antico  Testamento  in  siriaco; 
Giovanni  morto  nel  769,011!  successe  Sa- 
bino. Oriens  chr.  t.  2,  p.  i5ai. 

TELA  D"  ARSAKIA.  Sede  vescovile 
giacobita  della  diocesi  d'Antiochia,  così 
chiamata  come  situata  sull'omonimo  fiu- 
me dell'Armenia,  fra  Tigranocei  ta  e  Ar- 
tassata.Ignaziosuo  vescovo  fiorì  nel  1264. 
Oriens  chr.  t.  2,  p.  i523. 

TEL-APHAR.  Sede  vescovile  giaco- 
bita dipendente  dal  mafriano, situata  tra 
Singara  eMosul  nella  Mesopotamia.  Nel 
1  167  il  monaco  Abujaser  fu  stabilito  ve- 
scovo dal  mafriano  (.iiovanui  di  Sarug. 
Oriens  dir.  t.  2,  p.  1G01. 

TEL-BASEPi.  Sede  vescovile  nella 
diocesi  d'Antiochia  presso  Aleppo  nella 
Siria, e  ne  fu  vescovo  neh  129  Bar-Tur- 
ca, poi  trasferito  a  Sinnada,  a  Mabug,  a 
Chabora;  deposto  per  la  sua  scandalosa 


TEL 

vita  e  divenuto  odioso  a  tatti,  fu  assassi- 
nato da  alcuni  armeni.  Orienschr.  t.  2, 
p.  15^4. 

TEL-BESME  0  TELA-DBESME  o 
TEL-BESMAI.Sede  vescovile  della  dio- 
cesi d'Anliocliia,  situata  presso  Marda 
nella  Mesopotamia.  Giovanni  vescovo  di 
Alarda  nel  1  1 25  governava  contempora- 
nea mente  le  chiese  diTel-Besme,  diCba- 
phartut,  di  Darà,  di  Nisibi,  d'Haraa  e  ili 
Cbabora,  e  morì  nel  1  iG5.  (ìncus  citi-. 
t.  2,  p.  1 525. 

TELEPTE  0  TELLA.  Sede  vescovi- 
le della  BÌ7aceua  nell'Africa  occidentale, 
sotto  la  metropoli  d  Aditimelo,  la  cui  cit- 
tà fu  pure  colonia.  Si  trovano  i  vescovi 
Giuliano  intervenuto  nel  255  al  concilio 
ili  Cartagine,  pel  battesimo  dato  agli  e- 
retici;  Donaziano  ebe  fu  alla  conferenza 
di  Cartagine  del  4  ''  '>  Frumenzio  esilia- 
to nel  4^4  ""a  Unnerico  re  de  vandali  co- 
gli altri  vescovi  cattolici  ebe  trovaronsi 
olla  conferenza  di  Cartagine.  JMorcelli  , 
AJr.chr.  Li.  Il  Rinaldi  all'anno  4 18,  n.° 
3 1, chiama  Teleptai. "sede  della  provin- 
cia Bizacena,e  ebe  in  tale  anno  ivi  si  ce- 
lebrò un  sinodo  presieduto  dal  nominato 
Donaziano  ,  per  definire  la  causa  ebe  si 
disputava  de'pelagiani,  e  fu  ordinato  di 
leggersi  l'epistola  decretale  di  Papa  s.  Si- 
licio a'vescovi  africani;  donde  rilevasi  l'os- 
servanza della  chiesa  d'Africa  verso  i  de- 
creti de' Papi.  Teleple,  Telepten,è  ora  un 
titolo  vescovile  in  partibus, sotto  l'egua- 
le arcivescovato  d'Adrumeto,  o  secondo 
altri  registri  concistoriali  di  Cartagine, 
che  si  conferisce  dal  Papa, 

TELEGRAFO.  /  .  Strada, 

TELESE  i  Thelesin).  Città  con  resi- 
denza vescovile  in  Cerreto,  della  provin- 
cia di  Terra  ili  Lavoro,  nel  regno  delle 
due  Sicilie, distretto  di  Piedimonte,  a  5 
da  Caserta  e  a  da  Solopaca  borgo 
il<  Ila  valle  del  monte  'laburno,  il  quale 
e  in  progressivo  aumento  di  prosperità, 
pe'moderni  edilìzi  che  vanno  accrescen- 
!  industrialo  rende interessante.Im- 
perocchè  Telese,  situata  in  una  pianura 


TEL  265 

insalubre,  è  oggi  quasi  deserta,  enon  rap- 
presenta ebe  un  meschino  villaggio;  tut- 
lavolta  vi  si  tengono  due  bere  nell'ulti- 
ma domenica  di  seltenibreel' [  1  novem- 
bre, ma  il  miglior  traffico  si  fa  a  Solopa- 
ca. Appena  vi  resta  in  piedi  la  cattedra- 
le antica  dedicata  alla  ss.  Croce  e  lungi 
5oo  passi  dalla  città,  cioè  a'tempi  del  Sa  r- 
nelli.cbe  l'afferma  nelle  Memorie  crono- 
logiche de'vescovi  e  arcivescovi  di  Bene» 
vento,  p.  2^3,  aggiungendo  ebe  vi  pren- 
devano possesso  i  vescovi, e  visi  celebrava 
messa  ne'dì  festivi  per  alcuni  coloni  abi- 
tanti, i  quali  ultimamente  non  arrivava- 
no a  1  5o.  E  fama  ebe  dalle  rovine  di  Te- 
lese  fu  fabbricato  a  4  legheda  Piedimon- 
te il  castello  di  Cerreto, dove  fino  dal  1 G 1 2 
risiede  il  vescovo,  benché  esso  pure  sog- 
giacque a  gravi  disastri,  nel  1 656  per  la 
peste  ebe  vi  fece  perire  la  metà  circa  del- 
la popolazione,  la  quale  ora  è  più  di  5ooo; 
indi  restò  alfatto  spianato  dal  terremoto 
del  5 giugno  1688,  ma  poi  fu  assai  ben  ri- 
fabbricato, e  trovasi  di  bella  appariscen- 
za con  magnifica  cattedrale  e  quale  ne 
parlai  a  Ceureto  stesso,  con  diverse  fab- 
briche di  panni  comuni,  e  vi  si  tengono 
5  annue  fiere,  raccogliendosi  nel  suo  ter- 
ritorio vini  eccellenti.  L'ultima  proposi- 
zione concistoriale  ,  ecco  come  descrivo 
Cerreto,  vicino  a  Telese.  La  città  di  Cer- 
reto contiene  1  000  case,  la  cattedrale  buo- 
no edifizio  è  consagrata  alla  ss.  Trinità, 
e  vi  è  l'unico  battisterio  della  città,  essen- 
do affidata  la  cura  d'anime  all'arciprete 
2/ dignità  del  capitolo.  Questo  si  compo- 
ne dell'arcidiacono  1  .'dignità,  le  altre  so- 
no il  primicerio  maggiore  e  il  primicerio 
minore,  con  1  1  canonici  comprese  le  pre- 
bende del  teologo  e  del  penitenziere,  4 
beneficiati  mansionari ,  ed  altri  preti  e 
chierici  addetti  al  servizio  divino.  L'epi- 
scopio è  prossimo  alla  cattedrale  e  trova- 
si in  buono  stato.  Non  vi  sono  altre  par- 
rocchie in  Cerreto,  bensì  diverse  cinese, 
un  convento  di  religiosi,  un  monastero  di 
monache,  alcuni  sodili  zi,  l'ospedale,  il 
munte  di  pietà  e  il  seminario.  L'Ughelii 


266  TEL 

die  ne\Y  Italia  sacra  riporta  i  vescovi  eli 
Telese,  t.  8,  p.  3G7,  riferisce  che  in  Cer- 
reto eravi  la  collegiata  di  s.  Marti  no,  con 

arciprete  e  1  1  canonici,  ed  essa  tuttora  e- 
siste  colla  pari  occhia  e  s.  fonte.  Telese,ce- 
lebre  e  antica,  al  tempo  della  repubblica 
romana  era  potentissima  e  una  delle  7  ri- 
nomate del  Sa n aio  ;  ed  Annibale  dopo 
l'occupazione  di  Benevento,  rivolse  le  sue 
armi  contro  Telese,  e  facendosene  padro- 
ne apri  alle  sue  truppe  V  ingresso  nella 
Campania.  Dipoi  fu  distrutta  da'romani 
sotto  il  consolalo  diSillajin  seguito  i  trium- 
viri vi  stabilirono  una  colonia,  e  il  suo  di- 
stretto fu  assegnato  a'soldati  di  Augusto, 
divenendo  importante.  Fili  volte  fu  pre- 
sa e  abbattuta,  e  ancora  si  vedono  gli  a- 
vanzi  delle  mura  di  cinta  e  dell'anfitea- 
tro. Ad  un  miglio  da  questa  cinta  trovati- 
si poi  le  rovine  della  Nuova  Telese,  stata 
edificata  verso  la  metà  del  secolo  XI,  e 
distrutta  dal  terremoto  del  1 688.  Colà 
[nesso  sorge  il  villaggio  attuale,  e  si  tro- 
va una  sorgente  Solforosa  usata  nelle  ma- 
lattie croniche.  Il  Biondo  e  l'Alberti  di- 
cono, che  in  Telese  nasca  un  fiume  di  ac- 
que tanto  fredde,  che  non  genera  pesce 
alcuno.  Telese  è  lontana  da  Benevento  per 
la  via  di  Ponte  e  s.  Maria  della  Strada  !  4 
miglia.  Nota  il  Coleti  che  nel  sinodo  ro- 
mano del  487  v'intervenne  Agnello  Tc- 
lesìnus,  Tolesinus  o  Torcélinus  secondo 
le  varianti  de'codici,  e  l'Arduino  lo  chia- 
ma Torcellanus.  lli.°vescovo  conosciu- 
to è  Menna  episcopus  Telèsinus,  che  fu 

al  sinodo  romano  tenuto  da  s.  Gregorio 

o 

1  nel  novembre  del  600;  il  2.°  è  Giberto 
del  1075,  secondo  l'emendazione  di  Co- 
leti, sulfraganeo  della  metropoli  di  Bene- 
vento, imperocché  nel  sinodo  romano  del 
C)0q,  Papa  Giovanni  XIII  elevando  ad  ar- 
civescovato la  sede  di  Benevento,  tra  le 
suffraganee  che  gli  attribuì  vi  comprese 
Telese  e  lo  è  tuttora.  Indi  fiorì  Tomma- 
so verso  il  1  1  oo,  ed  è  sepolto  nella  catte- 
drale in  sepolcro  marmoreo  con  iscrizio- 
ne di  versi  leonini.  Pietro  intervenne  nel 
t  1  79  al  concilio  generale  di  Lateranolll. 


TE  L 

R.  arcidiacono  dell. 1  cattedrale  fu  eletto 
dal  discordante  capitolo  e  confermali)  da 
Gregorio  IX  nel  1  240.  Rao  o  Raone  cir- 
ca il  1  286,  nel  (piai  anno  essendo  mor- 
to, il  capitoloelesse  Salerno  e  Onorio  IV 
l'approvò.  Pel  suo  decesso  nel  i'Ì25  pel 
suffragio  de'  canonici  gli  fu  sostituito  il 
primicerio  loro  Francesco  Pellegrini,  ma 
non  si  trova  confermato  dal  Papa,  anzi  nel 
1  326GiovanniXXl  I  fececonsagrareRiso. 
Nel  1  32f)  Tommaso,  morto  in  Avignone 
nel  1  34o,incui  Benedetto  XII  gli  surrogò 
altroToramaso.  Nel  1 34^  fr. Matteo  d'Ac- 
quaputrida  francescano;  nel  1  3 4B  l'altro 
francescano  fr.  Domenico  nominato  da 
Clemente  VI.  Neh  353  Innocenzo  VI  da 
Vulturara  vi  trasferì  Giacomo  di  (.erre- 
Io,  di  cui  è  memoria  nella  lapide  che  ri- 
corda avere  Gio.  Bartolomeo  edificato  il 
tabernacolo  e  contribuito  all'erezione  del 
campanile.  Altro  Giacomo  nel  1  387  era 
vicario  di  Sabina  e  neh3q8  fu  traslato 
a  Neocastro.  Nel  1 4^  1 3  IMarcuzio  Angeli 
napoletano  e  canonico  di  Sorrento,  ed  eb- 
be lungo  vescovato.  Nel  1  4^4  &'1  s"ccesse 
Fernando  Gimel  Gorre  aragonese;  nel 
1  4^9  Meolo  Mascabruni  canonicodi  Be- 
nevento, traslato  a  Muro.  Matteo  de  Giu- 
dici di  Fiano  e  arciprete  dis.  Stefano  nel- 
la diocesi  di  Nepi  nel  i464'>  ''idi  Troilo 
Agnesi  nobile  napoletano,  poi  di  Lavello 
e  di  Guardia  Alferia.  Da  Lavello  invece 
vi  fu  trasferito  nel  1487  fr.  Pietro  Pala- 
gario  di  Traili  dottore  e  teologo  france- 
scano, indi  sulfraganeo  di  Ferrara:  scrisse, 
Deingemds  ddolescentium  moribus.  An- 
drea Ricci  nobile  napoletano  morì  nel 
l5i  5,  onde  a'2?  maggio  Leone  X  die  in 
commenda  la  chiesa  al  cardiualLuigi  d'A- 
ragona (T  •)>  il  quale  poco  dopo  la  ras- 
segnò a  Biagio  Caropipe  di  Cerreto  nel 
1. "giugno,  già  primicerio  di  s.  Maria  «al 
Martyrese  canonico  Liberiano  ili  Roma, 
di  angeliche  qualità  e  limosiniero.  Nel 
1  vì4  da  Massa  e  Populonia  vi  fu  trasla- 
toGregorio  Perusci  rouiano;avendoabdi- 
cato  neh  5i  j  gli  successe  Mauro  de  Pie- 
tis   mantovano,  acculilo  pontificio.   Nel 


T  E  L 

i  533  Sebastiano  Ronfigli  anconilnno,che 
riounziando  neh  *>  io,  Paolo  III  nominò 
vescovo  Alberico  Giacqui  nto  nobile  diCa- 

serla  dottissimo  ed  eloquente.  Neh  548 
Giovanni  Reroaldo  palermitano,  chiaro 
nelle  lettere  e  negli  studi  eruditi,  stimato 
da  1  Tu  ni  versa  le,t  rasili  to  <i  s.Agataneli556. 
JNel  seguente  anno  l'aolo  IV  elesse  il  suo 
segretario,  come  lo  era  stato  de'predeces- 
6ori,  Angelo  Massarelli  di  s.  Severino  nel 
Piceno  e  priore  della  patria  collegiata,  il- 
lustre e  glorioso  per  vasta  dottrina,  insi- 
gne per  pietà  e  altre  virtù,  da  Pio  IV  fit- 
to segretario  del  concilio  di  Trento,  i  cui 
atti  con  nobile  e  facondo  stile  descrisse: 
inori  nel  i  55G  in  Roma  e  fu  sepolto  in  s. 
Maria  d'Araceli  con  onorevole  epitallio 
riportato  da  Ughelli,  indi  corretto  dal  p, 
Casimiro  da  Roma,  Memorie  della  elite- 
sa  di  s.  Maria  in  Inree/i,  p.  283,  il  (pia- 
le ne  celebra  le  distinte  doti  e  il  profon- 
do sapere,  e  riporta  il  titolo  di  sue  ope- 
re. L'illustre  concittadino,  ora  degno  ve- 
scovo diPesaro,dottameute  nel  1 837pub- 
blicòin  Macerala:  Elogio  storico  di  mg.1' 
.  (rigelo  Massarelli  dis,  Severino  vesco- 
vo di  li-lese  e  segretario  del  concìlio  di 
Trento.  Gli  successe  fr.  Cherubino  La- 
vorio di  Cascia,  dotto  e  probo  agostinia- 
no, e  Sagrista  pontifìcio. Nel i5y?  l'otti- 
mo Annibale  Cattaneo  patiizio  napole- 
tano, sepolto  nella  chiesa  della  ss.  Trini- 
tà di  Cerreto.  Neil 584  ir-  Gìq.  Stefano 
de  Orbita  spaglinolo  domenicano, indi  ri- 
nunziò,enei  i  58y  gli  successe  Cesare  Rel- 
lochi  di  Fano.  Neil  5q6  Eugenio  Sa  vini 
nobile  di  Ferino,  eletto  da  CietnenteVIII 
che  a  lui  diresse  la  bella  lettera  Cwnnos, 
presso  l'I  gbelli;  lodato  per  somma  dot- 
ti ina  e  prudenza.  Nel  1 6<>4  da  Castro  d'O- 
tranto  vi  fu  traslato  d.  Placido  Faba  bo- 
lognese oli  tetano;  nel  1606  Eugenio  Ca- 
lanco di  lui  tona  barnabita  d'esimia  dot- 
trina e  di  «ingoiai  probità;  neli6o8Gio. 
Francesco  Leo  della  diocesi  d'Ivrea,  ec- 
cellente giureconsulto,  protonotario  e  già 
vice  vescovo  di  Bologna;  neli6i3  Sigi* 
sm.uui.lo  Gambacorta  patrizio  napoletano 


TEL  267 

e  abbate de'canénici  regolari  Lateranen* 
si,  morto  nell'ottobre  1  G3G  e  sepolto  nel- 
la chiesa  della  ss.  Trinità  presso  i  suoi  pre- 
decessori. Libano  Vili  neh  G37  elesse  il 
parente  Pietro  l'aolo  de  Rustici  nobile 
fiorentino  cassinese,  e  poi  lo  trasferì  ad  1- 
sernia  nel  1  643;  io  (piolo  <;li  surrogò  Pie- 
tro Ma  rioni  nobile  di  Gubbio,celebre  av- 
vocato della  romana  curia,  «lotto  e  chia- 
ro per  virtù.  Neh  661  Fabrizio  Mu  ac- 
clùdi Pontremoli,  già  vicario  di  Beneven- 
to e  Perugia, lodato  pastore. Nel  1  65q  Pie- 
tro Francesco  Moja  somasco  milanese,  e- 
gregio  oratore;  nel  167J  fr.  Domenico  Ci- 
to domenicano,  traslalo  daLicia;  nel  1  G8  \ 
Gio.  Raltista  de  Rellis  salernitano;  nel 
i6q3  Riagio  Gamb.iro  di  Napoli  e  par- 
roco della  metropolitana.  Qui  finisce  la 
serie  de'  vescovi  nell'  Italia  saciui,  e  la 
compiròcolleiVbftzie  di  Roma.  Nel  1722 
Francesco  Raccari  di  Ca precotta  diocesi 
di  Tri  vento;  nel  1  73G  Antonino  Falango- 
la  di  Sorrento;  neh-47  Filippo  Gentile 
di  Riscari  diocesi  di  Troia;  nel  1771  Fi- 
liberto Pascali  di  s.  Vito  diocesi  d'Ostu- 
ni.  \  acala  la  sede  nel  1  788,  nel  1  792  Vin- 
cenzo Lupoli  di  Fratta  Maggiore  dioce- 
si d'Aversa.  Vacò  la  sede  nel  1800  circa, 
e  Pio  VII  a'21  dicembre  18 1 8  preconiz- 
zò Ralfaele  Longobardi  napoletano  dei 
pii  operai,  e  fu  l'ultimo  vescovo  di  Tele- 
se,  ed  ih  .°di  Alifee  Telese  unite.  Poiché 
colla  bolla  Adorandi  Servatoris  nostri, 
deh. "gennaio  1820,  Pio  VII  unì  Telese 
al  vescovato  d  '  Ali  fé ,  colla  residenza  del 
vescovoinCerreto. Laonde  innanzi  di  pro- 
seguire la  cronologia  de* vescovi  d'Aide  e 
Telese,  riporterò  quelli  d'Alife,  avendo- 
li serbati  per  questo  articolo  onde  si  ef- 
fettuasse la  nuova  sperata  divisione,  che 
poi  ebbe  luogo  come  dirò. 

„  ////«-città  [iure antichissima  dellaTer- 
ra  di  Lavoro  a  due  leghe  da  Piedimon- 
te,  e  da  Benevento  3o  miglia  per  la  via 
di  Guardia  e  Cerreto,  nella  a.'  regione 
degl'irpim  e  già  celebre  come  la  descrissi 
al  suo  articolo,  possedendo  un  considere- 
\ulc  busco  che  si  estende  nelle  campagne 


368    .  TEL 

meridionali  sulle  rive  del  Volturno,  ma 
però  appena  enumera i5oo abitanti  cir- 
ca. Notai  in  detto  articolo  che  la  sua  cat- 
tedrale è  sotto  l'invocazione  di  s.  Sisto  I 
Papa  e  martire.  Quanto  alla  questione 
sull'identicità  del  corpo  di  tal  santo,  che 
Aliti;  ritiene  possedere  nella  cattedrale, pia 
credenza  che  hanno  altre  3  chiese,  ne  trat- 
tai alla  sua  biografìa.  Àlife  tra'suoi  illu- 
stri vanta  Giovanni  Magno  protonotario 
sotto  Manfredi,  JNicola  Alunno  gran  can- 
cellieredel  regno  di  Giovanna  1,  il  patrio 
vescovo  Giovanni  Alfìero  consigliere  del 
famoso  re  Ladislao,  e  il  cardinal  France- 
sco Renzio  ( I  .).  Pe'patiti  disastri  e  per 
l'aria  malsana,  il  vescovo  d'Alife  trasferì 
la  sua  residenza  a  Piedimonte,  città  posta 
alle  falde  del  monte  Matese  a  i  6  leghe  da 
Napoli,  bagnala  da  un  torrente  che  me- 
diante il  Torà  no  influisce  nel  vicino  Vol- 
turno. Acquistò  celebrità  ancor  prima  che 
divenisse  capoluogo  di  distretto,  pe'suoi 
squisiti  vini  bianchi  e  rossi  chiamati  pai- 
làrelli.  Vi  si  tengono  fiere,  e  compren- 
de nel  suo  distretto  oltre  il  proprio  cir- 
condario, quello  di  Cerreto,  in  tutti  8.  Ha 
un  grande  palazzo,  parecchi  belli  edilìzi, 
2  collegiate  e  8  altre  chiese,  conventi  dì 
irati,  monasteri  di  monache,  ospedali  e  il 
seminario.  Conta  più  di  6ooo  abitanti , 
che  hanno  manifatture  e  cartiera,  fabbri- 
che d'ognisorta  di  cotone  e  principalmen- 
te di  filatura,  producendo  lavori  bellissi- 
mi. Nelle  vicinanze  di  Piedimonte  si  sca- 
vano delle  miniere  di  rame.  Nondimeno 
in  Alife  pure  il  vescovo  ha  l'episcopio,  ma 
l'ordinaria  residenza  la  fa  iu  Piedimon- 
te. Ughelli  celebra  l'antica  Alife,  le  sue 
amenità  e  abbondanza  d'acque,  ma  poi 
il  eorso  dell'acque  essendosi  interrotto, l'a- 
ria si  corruppe,  e  della  sua  passata  opu- 
lenza e  grandezza  non  vi  resta  che  la  me- 
moria e  qualche  avanzo;  e  nello  stesso  t. 
8,  p.  206,  riporta  la  serie  de'vescovi  d'A- 
life  ,  incominciando  da  Chro  che  sotto- 
scrisse al  sinodo  romano  di  Papa  s.  Sim- 
maco uel  49g  °  "e^  5oo.Dopo  di  lui  non 
trovatisi  altri  sino  a  JN.  che  ueliojQ  iu* 


T  E  L 

tervenne  al  sinodo  romano  di  Papa  Ni- 
colò li.  Già  nel 0)69 Papa  Giovanni  XIII 
avea  assegnato  Alile  tra  le  suffragante  del- 
l'arcivescovo di  Benevento,  e  lo  è  anco- 
ra. Jl  3.°  vescovo  che  si  conosca  è  Baldui- 
no,che  nel  1  1  79  fu  al  concilio  generale  di 
Laterano  HI;  indi  N.  a  cui  scrisse  Inno- 
cenzo 111,  di  spettare  a  lui  lo  scomunica- 
re que'chierici  che  nelle  cause  ecclesiasti- 
che presumevano  anteporre  il  giudizio 
secolare:  vivea  ancora  nel  1 200,  e  fors'an- 
che  sotto  Onorio  111.  Nel  pontificato  del 
cui  successore  Gregorio  IX,  il  vescovo  N. 
o  lui  divolo  e  ubbidiente,  perciò  incorse 
l'odio  dell'imperatole  Federico  II  nemi- 
co della  Chiesa,  il  quale  prima  l'esiliò  e 
poi  lo  pose  in  carcere,  ove  miseramente 
terminò  di  vivere, sfogando  quel  principe 
la  sua  fierezza  auco  su  d'Alife.  Neli25i 
Innocenzo  IV  creò  vescovo  Alferio  cano- 
nico della  cattedrale,  e  nel  1254  trasfe- 
rendolo a  Viterbo,  nominò  in  sua  vece 
fr.  Romano  vice-priore  del  convento  dei 
suoi  domenicani  di  Roma.  Nel  i3o5  fiorì 
Pietro,  nel  1  346  morì  Nicola,  e  Clemen- 
te VI  gli  sostituì  Tommaso  de  Fontibus 
canonico  di  Teano.  Neli35o  Bertrando, 
nel  1  356  Andrea  salernitano,  che  suppli- 
cò col  popolo  Innocenzo  VI  onde  edifi- 
care il  convento  di  s.  Francesco,  ed  alla 
sua  epoca  fiorì  il  celebre  alifano  Alunno 
ricordato,  e  questi  fu  sepolto  in  s.  Maria 
dell'Ascensione  coli' epitaffio  riprodotto 
da  Ughelli,  nella  nobile  tomba  che  viven- 
te erasi  fabbricata.  II  vescovo  Guglielmo 
sedeva  solto  Urbano  VI,  e  dopo  di  lui  e 
verso  il  1389  è  registratoli  rammentato 
Giovanni  Alferio  nobile  alifano,  il  quale 
nel  1  390  eresse  e  dotò  la  chiesa  di  s.  Ma- 
ria Maddalena,  e  dichiarò  padronato  di 
sua  famiglia:  perla  sua  prudenza,  virtù 
e  pietà  fu  caro  a  re  Ladislao  che  Io  dichia- 
rò suo  consigliere.  Morì  neii412)  e  nel 
1 4  1  3  gli  successe  Angelo  di  s.  Felice  ar- 
cidiacono d'Alife;  quindi  neh458  Anto- 
nio Moretti,che  rovinando  l'antica  catte- 
drale, la  demolì  e  costruì  la  nuova,  e  fu 
sepolto  iuuauzi  la  porta  maggiore  cou  i- 


TEL 

scrizione,  sua  effigie  e  stemma.  Neh483 
Giovanni  Bartolo,  nel  i486  Giovanni  ile 
Zefra  toletano,  poi  nel  i  5o4  Angelo  Sac- 
ro di  Oliveto  morto  nel  1  52f).  In  questo 
fu  vescovo  Bernardino  Fumarelli  tosca- 
no di  s.  Geminiano,  eletto  «li  Minervino, 
in  seguito  traslato  a  Sulmona.  Neh  532 
Michele  Torelli  poid'Anagni,nel  1  T4  1  Ip- 
polito Marsigli  di  Latino, nel  i54<3 Seba- 
stiano Pighinil}  .)  udiloredi  rota,lrasla- 
toa  Ferentino  ed  a  Siponto,  e  cardinale. 
Nel  1  548  Filippo  Sarngli  nobile  fiorenti- 
no.abbate  olivetano  illustre  per  virtù;  nel 
1  )56  Antonio  Agostini  di  Saragozza  e- 
gregiogiureconsulloe  uditore  di  rota,  poi 
traslato  a Lerida  ed  aTarragona. Nel  1  566 
Giacomo  Giberti  de  Noguera  spagnuolo; 
nel  1567  Angelo  Bossi  di  Terni,  ov'è  se- 
pollo  nella  (attediale  con  epitaffio.  Nel 
1  568Gio.BatlistaSanlorio  tarentino,con« 
sagrato  nella  cappella  pontificia  dal  car- 
dinal Santorio,  indi  Maggiordomo  di  Si- 
sto V  e  traslato  a  Tricarico  colla  nunzia- 
tura di  Svizzera.  Neh  586  fr.  Enrico  Ci- 
ni conventuale  siracusano  e  consagrato  in 
ss. XII  Apostoli  dal  cardinal  Santorio,dot- 
to  e  versatissimo  negli  studi  astrologici. 
Neh5c)8  fr.  Modesto  Gavazzi  conventua- 
le ferrarese;  nel  1  G08  fr.  Valerio  Seta  ve- 
ronese de'servi  di  Maria,  sommo  teologo, 
encomiato  pastore.  Nel  1  625fr.  Girolamo 
Zambeccari  nobile  bolognese  domenica- 
no, poi  di  Minervino,  da  dove  neh  633 
invece  passò  a  questa  sede  il  carmelitano 
fr.  Giovanni  Bossi  di  Nola.  Neh  63()  Pie* 
tro  Paolo  Medici  nobile  fiorentino,  vit- 
tima della  pestilenza  del  1 656,  nella  qua  « 
le  intrepido  con  edificazione  provò  che  il 
pastore  deve  dare  la  vita  pel  gregge.  Nel 
i658  Ir.  Enrico  Burgensis  generale  dei 
servi  di  Maria,  morto  dopo  8  giorni  dal 
suo  ingresso  in  A  lite.  Neh  (in)  Sebastia- 
no Dosseua  nobile  milanese,  barnabita  e 
oratore  esimio;  nel  1  66\  DomenieoCarac- 
ciolo  di  Gaeta  lodato;  nel  i(>"6  C.iuscppe 
de  Lazara  chierico  regolare  minore;  nel 
iyo3  Angelo  M."  Pollili  nobile cameri- 
ucsc,  giù  vicelegato  di  Bologna.  Con  esso 


T  E  L  26^ 

terminandosi  la  serie  de' vescovi  AliTmi 
nel!'  Italia  sacra,  la  completerò  colle/Vo- 
tizie  di  Roma.  Neh  7.30  Gaetano  Ivone 
di  Filetto  diocesi  di  Capaccio;  nel  iy33 
Pietro  Abbondio  Battiloro  d'Ai  pino,  tra- 
slato da  Guardia  Aliena;  nel  17 35  Egi- 
dio Antonio  Isabelli  di  Potenza;  nel  1  y53 
Innocenzo  Sanseverino  di  Nocera  de' Pa- 
gani, traslato  da  Monte  Marano;  neh  757 
Filippo  Sanseverino  parente  e  concitta- 
dino del  precedente;  nel  1770  Francesco 
Sanse  verino  de'pii  operai, di  Maralea  dio- 
cesi di  Cassano;  nel  1  776  Emidio  Genti- 
le di  Biccheri  diocesi  di  Troia:  ebbe  lun- 
ghissimo vescovato,  ed  a  suo  tempo  nel 
1  820  seguì  l'unione  di  Telese  ad  Alife,  ma 
credo  che  le  Notizie  di  Roma  non  sieno 
esatte  continuandolo  a  registrare  per  ve- 
scovo ài  Alife  nel  1821,  insieme  a  mg.r 
Longobardi  come  vescovo  di  Telese,  ma 
con  l'aggiunta  di  Cerreto  unite;  però  in 
quelle  del  1  822  ad  Alife  si  dice  vedi  Te- 
lese,  ed  a  Telese  e  Alife  unite  si  dice  ve- 
scovo mg.r  Longobardi.  Neh 824  Leone 
XII  dichiarò  vescovo  di  Alife  eTelese  mg.r 
Gio.  Battista  de  Martino  napoletano  dei 
pii  operai;  indi  neh  826  alle  due  chiese 
trasferì  da  Bossano  mg.'  Carlo  Puoti  na- 
poletano. A  suo  tempo  il  can.  Giovanni 
Bossi  pubblicò:  Cu  te/Ingo  de' vescovi  di 
Telese,  Napoli  1  826.  Il  regnante  Pio  IX 
nel  concistoro  di  Gaeta  de'22  dicembre 
1848,  preconizzò  vescovo  d'Alile  e  Te- 
lese  mg.'  Gennaro  di  Giacomo  napoleta- 
no, della  metropolitana  vicario  curato  e 
canonico,  dicendo  la  proposizione  conci- 
storiale che  le  due  diocesi  unite  si  esten- 
devano per  più  di  [\v>  miglia,  e  la  men- 
sa ascendeva  a  3ooo  ducali  liberi.  Dipoi 
lo  slesso  Papa  colla  bolla,  Compertum 
Nobis  exploratumque  est.  i\e  6  luglio 
i852,  separò  e  disgiunse  la  sede  d'i  Zie- 
lese  ossia  Cerreto àa  quella  d'  ////ce  nuo- 
vamente l'eresse  e  reintegrò  in  sede  ve- 
scovile separata,  restando  mg.'  di  Giaco- 
mo soltanto  vescovo  d'Alile;  e  nel  conci- 
sloro  de'27  giugno 1 853  dichiarò  vesco- 
vo di  Telese  ossia  Cencio,  Episcopali* 


270  TEL  TEL 

lui  lesine  Thetesìnae  seu  Cerretdriae  ,  mente  a'')  gennaio  ilei  i  r)\,  nel  qnnl  gior- 

mg.'  Luigi  Sodo napoletano,lrasferendo-  no  se  ne  celebra  In  festa.  Fu  sepolto  nel 

lo  da  Cotrone.  Oltre  il  già  riferito,  si  leg-  Vaticano  presso  il  corpo  di  s.  Pietro,  ed 

gè  nella  proposizione  concistoriale,  chela  in  quella  basilica  tuttora  si  venerano  le 

stabilito  per  mensa  33oo  ducati  ,  e  per  sue  ossa.  Vacò  la  s.  Sede  7  giorni, 
tasse  100  fiorini,  e  la  diocesi  per  circa  25  TELIAO  o  TELIOO  (s.),  vescovo  di 

miglia  di  territorio.  Landaff.  Nacque  nel  paese  di  Galles,  vi- 

TELESFORO  (s.),  Papa  IX.  Preledi  cino  a  Monmouth,  ed  era  fratello  di  A- 

nazione  greco,  che  altri  dicono  nato  in  naumede,  la  quale  nel  490  si  maritò  a  Bu- 

Terra  Muova,  cioè  Turio  (1  .)  nella  Ca-  die  re  de'bretoni  armoricani.  Fu  educato 

labt'ia  chiamata  Magna  Grecia,  figlio  di  sotto  la  custodia  di  s.  Diibrido  vescovo  di 

anacoreta,  ovvero  egli  stesso  anacoreta,  o  LandalF,  e  qualche  tempo  dopo  l'anno 

secondo  altri  canonico  regolare,  mentre  5oo  andò  in  pellegrinaggio  a  Gerusalem- 

ancora  si  vuole  annoverato  tra'  religiosi  me  con  s.  Davidde  e  s.  Paterno,  suoi  con- 

carmelitani,  fu  creato  Papa  |'8  aprile  del  discepoli.  Rifiutò  il  vescovato  di  Dol,  che 

142.  Ebbe  il  rammarico  di  vederle  stra-  il  clero  e  il  re  Budic  volevano  ch'egli  ac- 

gi  che  portò  alla  Chiesa  la  persecuzione  cettasse;  ma  poi  ritornato  in  Inghilterra 

accesa  dall'imperatore  Adriano.  Dicesi,  vennesuo  malgrado  innalzato  a  quello  di 

però  non  senza  contraddizione  dei  cri-  Landa  fi.  Col  suo  sapere,  colla  sua  pietà 

liei,  ch'egli  abbia  confermato  con  decre-  e  col  suo  zelo  egli  fece  fiorire  quella  cine- 

to  l'uso  introdotto  dagli  apostoli  del  di-  sa,  e  dimostrò  la  sua  magnanima  carità 

giuno  della  Quaresima  (F.).  Si  vuole  pu-  durante  un  contagioso  morbo  che  deso- 

re  da  molli, ch'egli  comandasse  a  ciascun  |ò  il  paese  di  Galles.  Morì  santamente  ver- 

Sacerdote  la  celebrazione  di  tre  Messe  so  il  58o,  in  una  solitudine  ov'erasi  ri- 

(P.)  nella  notte  di  Natale;  e  che  però  tirato  per  apparecchiarsi  al  gran  passa g* 

ninno  fuori  di  tale  solennità  potesse  ce-  gio  dell'eternità.  La  sua  festa  si  celebra  il 

Jebrare  il  s.  Sacrifizio  prima  dell'ora  di  g  febbraio. 

Terza:  ma  1' una  e  l'altra  disposizione  TELMESSO,  Telmissus. Sedevesco- 
\iene  supposta  da  una  sua  decretale  ri-  Vile  della  provincia  di  Licia,  nell'esarca» 
tenuta  apocrifa,  e  che  anzi  neppur  con-  lo  d'Asia, sotto  la  metropoli  di  Mira,  e- 
tiene  siffatti  ordinamenti,  come  può  ve-  reità  nel  V  secolo,  situata  ne'confìni  del- 
dersi  nel  Bona,  Rerum  liturg.  I.  i,cap.  la  Caria  e  della  Licia,  presso  il  fiume  Xan- 
2i,n.  5.  Altri  voglionoaver  egli  aggiunto  to.  Ne  furono  vescovi  Ilario  di  cui  fi  meo* 
nella  prima  messa  di  Natale  all'innoange-  zione  s.  Basilio  nella  lettera  n.°  4o3,eZe- 
lico  Gloria  in  excelsis  Deo  (P .),  le  altre  nodoto  che  intervenne  al  concilio  di  Cai- 
seguenti  parole.  IlCasanata  fa  questo  Pa-  cedonia  nel  fól.  Oriens  chrA.l,  p.  972. 
pa  autore  d'un  libro  di  Profezie,  che  mss.  Telmesso,  Tehnessen,  divenne  un  titolo 
si  conservava  in  una  biblioteca  di  Vene-  vescovile  in  partibus,  del  simile  arcive- 
zia;  ma  esso  fu  riconosciuto  opera  d'un  scovato  di  Mira,  che  conferisce  la  s.  Sé- 
altro  Telesforo  romitodel  1  386, come  at-  de.  Per  ultimo  ne  furono  insigniti  Fgna- 
testano  Wion  nel Ligno  Crucis,*  il  Pos-  zio  Bourget,  e  nel  concistoro  de' 19  giù- 
sevino  ntW  Apparato.  La  lettera  decre-  gno  1 843  Gregorio  XVI  l'attribuì  a  mg. r 
tale  diletta  a  tutti  i  fedeli, e  attribuita  al  MatliaPollitzerd'Oblasdiocesi  di  Bruno, 
medesimo  Pontefice,  porta  seco  il  carat-  canonico  della  metropolitana  di  Vienna, 
tere  d'apocrifa.  In  4  ordinazioni  nel  di-  quando  lo  dichiarò  ausiliare  di  quell'ai" 
cembre  creò  12  ovvero  i3  vescovi,  i5  civescovo  mg.r  Milde. 
preti  e  8  diaconi.  Governò  n  anni,  8  me-  TELMO o  ELMO  (s.).r.  Pietro  Gon- 
si  e  18  giorni.  Patì  il  martirio  gloriosa-  zales  (s.). 


T  E  L 

TEL-PATRICIA.  Sede  vescovile  già- 
cobi  la  presso  Melitene  nell'Armenia  mi- 
nore, ch'ebbe  a  vescovi  Dionigi  neho?.r), 
e  Timoteo  neh  191.  Oriens  chr.  t.  2,  p. 

TEMENOTIRA,  Temenotyra.  Sede 
vescovile  della  1 .' provincia  della  Frigia 
Pacaziana,  nella  diocesi  d'  Asia,  solto  la 
metropoli  di  Laodicea,  eretta  nel  V  seco- 
lo. Ne  furono  vescovi  Mattia,  pel  quale 
Nunecbio  suo  metropolitano  sottoscrisse 
al  concilio  di  Calcedonio  nel  4-5',  e  Gre- 
gorio che  sottoscrisse  il  VII  concilio  ge- 
nerale. Oriens  chr.  t.r,  p.  808. 

TE  MESA.  /  .  Tempsa. 

TEMESWAR  (Temesvarien).  Città 
con  residenza  del  vescovo  di  Chonad  o 
C>tinnd,  nel  quale  articolo  descrissi  pu- 
re Temesivar  nel  banato  d'Ungheria,  ap- 
partenuta già  all'antica  Bulgaria,  sede 
della  corte  superiore  tli  giustizia  pel  voi- 
vodato di  Serbia  e  il  banato  di  Temes- 
"vvar;  laonde  aggiungerò  le  notizie  poste- 
riori alla  pubblicazione  dell'articolo. Gre* 
goi  io  XVI  donò  alla  cattedrale  il  corpo 
di  s.  Marciano  marlire,ivi  tenuto  in  gran 
venerazione.  Per  la  rinunzia  del  vesco- 
vo mg. r  Lenovicz  di  Mi^kolcz  aicidiocesi 
d'Agria,  il  regnante  Pio  IX  nel  concisto- 
ro i\e'5  settembre  1  85  r  gli  sostitiù  l'at- 
tuale mg/  Alessandro  Csajàghi  di  Bacs 
arcidiocesi  di  Colocza,  già  canonico  di 
quella  metropolitana,  professore  di  sto- 
ria ecclesiastica  e  gius  canonico  nel  suo 
liceo, e  arcidiacono  di  Bacs.  L'ultima  pro- 
posizione concistoriale  dice  che  la  diocesi 
si  estende  in  6  comitati  e  in  3  distretti  con- 
finiari,  per  448  miglia  ordinarie.  Per  l'in- 
surrezione e  ultima  guerra  d'  /  ngheria 
(/  .),la  fortezza  diTemeswar  eroicamente 
si  difese  107  giorni,  indi  la  sua  liberazione 
fu  propugnala  nella  memorabile  battaglia 
dn'c)  ;»gosto  1  !">((),  e  il  regnante  imperato- 
re d'Austria  Francesco  Giuseppe  decre- 
tò l'erezione  nella  città  d'un  imperituro 
monumento,  eziandio  in  grata  ricogni- 
zione delle  gioì  iose  gesta  ili  sua  ai  mata. 
A  tale  eliello  egli  a' r  5  gùignoi  8J2  con 


T  E  M  27  r 

tutta  solennità  collocò  sulla  piazza  di  [ta- 
rala la  pietra  fondamentale  pel  monu- 
mento chiusa  in  una  capsula,  altre  aven- 
done posto  l'arciduca  Alberto  e  i  generali 
presenti.  L'attuale  vescovo  alla  testa  del 
clero  esegui  la  benedizione  e  il  ceremo- 
niale  di  rilo,tulto  riportandosi  co'partico- 
lari  nel  Giornale  'li  Roma  \  85a  a  p.  583; 
quindi  a  p.  83  del  1  853  si  legge  a'  1  7  gen- 
naio essersi  eseguita  l'inaugurazione  del 
monumento  dedicato  dall'imperatore  a' 
valorosi  difensori  della  fortezza.  Poi  a  p. 
743  si  riporta  la  scoperta  archeologica 
di  glande  importanza  fatta  nella  Bulga- 
ria, imperocché  si  rinvennero  due  iscri- 
zioni greche:  l'una  in  Analdolkios  fa  co- 
noscere la  situazione  dell'antica  Tomi  o 
Tomes,  celebre  per  l'esilio  e  rilegazione 
d'Ovidio;  l'altra  in  Vania  stabilisce  l'i- 
dentità di  questa  città  di  Odessus.  Prima 
d'ora,  parlandosi  di  Tomes,  veniva  cre- 
duta TemesAvar  o  all'  imboccatura  del 
Dnieper,  ed  in  quest'ultimi  paesi  erede- 
vasi  pure  situata  l'antica  Odessus.  Per 
siffatte  scoperte  laliulgaria  rientra  in  pos- 
sesso delle  sue  più  illustri  città,  quindi  è 
inammissibile  l'annunziata  identificazio- 
ne di  Va  ina  e  diDionisiopoli.  Laonde  avea 
detto  il  Novaescbe  Papa  Coitone  del  686 
era  nato  in  Temeswar,  città  famosa  del- 
la bassa  Misia  nella  Bulgaria  per  l'esilio 
d'Ovidio,  ed  educato  in  Sicilia.  Seguen- 
dolo, nella  biografia  di  Conone,  lo  dissi 
soltanto  oriundo  di  Tracia,  nato  in  To- 
mis/ma educato  inCìlicia; ìndi  all'artico- 
lo Patria,  riportando  quelle  de'Papi,  di- 
chiarai Conone  di  Tracia,  per  evitare 
questioni.  IS'cl  declinar  del  1  S  7  t  la  Por- 
ta ottomana  approvò  il  progetto  d  una 
società  inglese  per  la  costruzione  d  una 
strada  ferrata:  la  Turchia  farà  costruire 
a  proprie  spese  il  tratto  fino  ad  Alexinac, 
presso  Nissa,  e  gl'inglesi  da  Alexinac  fi- 
no a  Semendria.  La  Servio  vi  si  asso,  ie- 
rà  nella  costruzione  del  trailo  da  Alexi- 
nac lino  a  Belgrado.  Nello  scorcio  poi  del 
1  S  5  1  il  governo  austriaco  stipulò  un  con- 
tratto colla  società  di  capitalisti  austro- 


272  T  E  M 

francesi.  Poi-ciò  In  società  acquistò  per  un 
periodo  di  90  anni  l'esercizio  delle  ferro- 
vie da  Bodeubacb  a  l'i  iinn  e  Olmiilz,  del- 
la ferrovia  orientale  (ino  a  Szoluolf  eSze- 
gedin  (la  quale  prima  di  Temeswar  sino 
al  1  y 3  1  fu  la  residenza  del  vescovo  di 
Chonad  o  Csanad);  di  quelle  da  Orawie- 
71  fino  a  Basciaschi,  da  Szegedin  fino  a 
Temeswar,  ora  in  corso  di  costruzione. 
La  società  si  obbligò  di  costruire  una  fer- 
rovia che  congiunga  Temeswar  col  Da- 
nubio, e  di  pagare  65,5oo,ooo  fiorini  in 
oro  o  argento,  ed  il  governo  garanti  l'in- 
teresse del  5  per  100. 

TEM ISCHIA.  Sede  vescovile  dell'e- 
sarcato di  Ponto,  nella  provincia  d'EIe- 
noponto  della  metropoli  flAniasia,  nella 
Cappadocia.  Sotto  questo  nome  i  diversi 
geografi  sagri  che  ho  esaminati  non  ne 
parlano,  tranne  il  Baudrand,  Novum  le- 
xicon geographicum,  all'articolo  Themi- 
scyra.cìie  dice  chiamata  pureLirio,Fa- 
nagoria,  Temir,  Temisera.  Temiscira  la 
chiama  città  di  Cappadocia  e  marittima, 
presso  Ostia  Iridis  fluvii,  in  Ponti  Gei- 
latici  et  Polemoniaci  confinio,olim  epi- 
scopalis  sub  archiepiscopo  Amaseno.Te- 
miscira,  Themiscyren,  divenne  un  tito- 
lo vescovile  in  partibus .sotto  il  simile  ar- 
civescovato d'Amasia,  che  conferisce  la  s. 
Sede.  Dissi  a  Gnesna,  che  Gregorio  XVi 
nel  )  841  dichiarando  sutTraganeodi  quel- 
la metropoli  il  vivente  mg.1  Brodziszew- 
ski,  canonico  e  vicario  generale  della  me- 
desima, gli  attribuì  il  titolo  di  Temisci- 
ra. Leggo  poi  nella  sua  proposizione  con- 
cistoriale, che  prima  di  lui  il  titolo  di  Te- 
miscira era  stato  conferito  al  defunto  Gi- 
rolamo Sarroch,  e  che  Theiniscyra  ci- 
vitas  episcopalis  Cappadociae  in  ora  Ut- 
/orali  Ponti  Euxini  j'acens,  sub  infide' 
lium  potcstate. 

TEMISTOCLE  (s.),  martire.  Pastore, 
nato  nel  territorio  di  Mira  nella  Licia,  e 
fiorito  circa  la  metà  del  III  secolo.  Un  cri- 
stiano perseguitato  da'pagani  venne  a  na- 
scondersi sul  monte  dov'  egli  pasceva  la 
sua  greggia.  Sopravvennero  i  persecuto- 


TE  M 

ri  per  arrestarlo;  ma  Temistocle  ricusò  di 
palesare  il  luogo  del  di  lui  ritiro,  e  dichiarò 
loro  ch'egli  pure  professa  va  la  religione  cri- 
stiana. Perciò  fu  preso  sul  momento  e  con- 
dotto al  governatore  della  Licia.  Avendo 
egli  confessata  costantemente  la  fede,  fu' 
lacerato  a  colpi  di  sferza  e  disteso  sopra 
l'eculeo;  indi  strascinato  nudo  sopra  ciot- 
toli e  punte  di  ferro,  spirò  in  mezzo  a'tor- 
menti.  I  greci  e  i  latini  l'onorano a'ai di- 
cembre. 

TEMJVO,  Tenie?ius.Sede  vescovile  del- 
la provincia  e  diocesi  d'  Asia,  chiamata 
puveTliemnos,  e  per  corruzione Tymbra, 
Tyiìinus.  Ti/non,  eretta  nel  V  secolo.  Ne 
furono  vescovi,  Eustachio  pel  quale  Ste- 
fano suo  metropolitano  fece  sottoscrive- 
re nel  4^t  al  concilio  di  Calcedonia  da 
Esperio  di  Pitane;  Teofilo  assistè  e  sot- 
toscrisse 1* VI II  concilio  generale.  Oriens 
dir.  1. 1,  p.  708. 

TEMONI  A  o  TEM  UNI  A.  Sede  ve- 
scovile d'Africa  nella  provincia  Bizacena, 
sotto  la  metropoli  d'  Adrumeto.  Ebbe  a 
vescovi  Cresconio  I  che  nel  4*  [  fLl  a"a 
conferenza  di  Cartagine;  Cresconio  lì  nel 
484  esiliato  da  Unnerico  re  de'  vandali 
per  contrariare  i  donatisti;  Vittorino  che 
sottoscrisse  la  lettera  dal  concilio  Bizace- 
no  nel  64 1  mandata  a  Costantino  Augu- 
sto figlio  d'Eraclio  contro  i  mouoteliti. 
Mor celli,  Ajr.  clir.  t.  i. 

TEMO.  Sede  vescovile  della  Sarde- 
gna, eretta  nel  VI  secolo  sotto  la  metro- 
poli d'Arborea  o  Oristano,  alla  quale  fa 
riunita  nel  secolo  XII,  dopo  la  rovina  del- 
la città.  Ma t tei,  Sardinia  sacra. 

TEMPE.  Sede  vescovile  della i,a  pro- 
vincia di  Tessaglia,  sotto  la  metropoli  di 
Larissa.  Tempe,  Tenipen.  divenuta  tito- 
lo vescovile/»  partibus, sotto  l'eguale  ar- 
civescovato di  Larissa,  lo  conferisce  la  s. 
Sede.  Pio  VII  vi  nominò  Francesco  Car- 
lode'principi  d'Hohenlohe  Waldemburg 
Schillingsfurt,  che  poi  a'  6  aprile  18 18 
trasferì  ad  Augusta;  indi  nel  1 82  1  lo  con» 
ferì  a  Giacomo  Lodovico  Brue  de  Saint- 
Buzzille  di  Tulle. 


T  E  M 

TEMPI  Luca  Melchior,  Cardinale. 
Patrizio  fiorentino, clic  dopo  aver  appli- 
calo nel  1'  università  di  Pisa  allo  studio 
delie  leggi,  recatosi  in  Roma  si  die  ad  ap- 
prendere la  pratica  della  curia  sotto  la  di- 
rezione dell'avvocato  poi  cardinal  Lan- 
fredini  suo  concittadino.  Aggregato  tra  i 
protonotari  apostolici  ,  fu  deputato  nel 
i  7  if)daClementeXI  al  governodi  Faen- 
za. Innocenzo  XI 11  dopo  3  anni  lo  desti- 
nò alla  vicelegazione  di  Ferrara,  donde 
pas>ù  di  nuovo  al  governo  di  parecchie 
città  dello  stato  pontificio.  Clemente  XII 
nel  1736  lo  destinò  alla  nunziatura  di 
Ri  usselles,  e  dopo  2  anni  a  quella  di  Co- 
lonia. Benedetto  XIV  lo  trasferì  all'altra 
di  Portogallo,  indi  a'26  novembre  1  753 
lo  creò  cardinale  prete  de'  ss.  Quirico  e 
Giulitta,e  l'ascrisse  alle  congregazioni  dei 
■vescovi  e  regolari,  della  consulta,  immu- 
nità e  propaganda.  Contribuì  col  suo  suf- 
fragio all'elezione  di  Clemente  XIII,  do- 
po la  quale  incontrò  in  Roma  il  line  del 
Viver  suo  nel  1  762, d'anni  74,  e  fu  sepol- 
to in  mezzo  alla  chiesa  di  s.  Croce  in  Ge- 
rusalemme, altra  titolare  a  cui  era  pas- 
sato, sotto  ben  adorna  lapide,  sulla  qua- 
le leggesi  il  nobile  epitaffio,  postovi  dal 
marchese  Luigi  suo  nipote.  Fu  lodato  co- 
me pieno  d'umanità  e  di  beneficenza, d'in- 
tegri e  moderati  costumi,  e  di  un  carat- 
tere  sì  placido  e  tranquillo,  che  non  l'a- 
vrebbe alterato  qualsivoglia  sinistro  in- 
tonilo. 

TEMPIO  (Tempio,).  Città  con  resi- 
denza  vescovile  di  Sardegna, divisionedel 
Capo  Sassari,  capoluogo  di  provincia  edi 
distretto,  0  9  leghe  da  Ozieri  e  12  da  Sas- 
sari, sede  di  prefettura.  Giace  sopra  una 
montagna  presso  e  al  nordovest  de'mon- 
ti  Limbara,  ben  edificata  in  salubre  e  bel- 
lissimo clima,  alquanto  freddo.  La  catte- 
drale è  sotto  l'invocazione  dell'  apostolo 
s.  Pietro,  con  capitolo  composto  di  digni- 
tà, canonici,  fra '(piali  il  parroco,  e  le  pre- 
bende del  teologo  e  penitenziere,  di  be- 
neficiati, e  di  altri  preti  e  chierici  addetti 
al  di\  ino  servigio. Possiedecouventi  di  re- 
vol.  l xx ni . 


TEM  273 

ligiosi,  sodalizi,co]lcgio,ed  episcopio  in  cui 
il  vescovoalterna  la  residenza  con  Castel- 
laragonese  (f  .).  Sono  rinomati  i  pro- 
sciutti e  la  carne  salata  di  Tempio,  ne'cui 
dintorni  si  fa  molto  vino,  vi  si  allevano 
bestiami,  ma  vi  si  esercita  il  contrabbando 
coli' isola  di  Corsica.  La  provincia  omo- 
nima che  occupa  il  nord  est  dell'isola,  ne' 
primianni  del  corrente  secolo  si  formò  col' 
la  parte  settentrionale  di  quella  d'Ozieri, 
e  il  distretto  componesi  di  9  comuni.  Co- 
me già  accennai  ad  Ampurias,  ora  parle- 
rò del  suo  vescovato,  che  unito  a  quello 
di  Civita,  fu  trasferito  da  Terranova  ov'e- 
ra  stato  trasportato,  a  Castellaragonc- 
se  e  poi  anche  a  T'empio,  onde  questo  ve- 
scovato nelle  Notizie  di  /{orna  si  chiama 
di  Ampurias  e  Tempio,  Ampurien  et 
Tempieri,  ossia  Castellar agonese.  Pro- 
cederò col  p.  Mattei,  Sardinia  sacra,  p. 
180,  Ecclesia  Ampuriensis,p.ij5, Ec- 
clesia Civitatensis  ;  col  can.  Bima,  Se- 
rie cronologica  de' vescovi  di  Sardegnaj 
e  colla  bolla  di  Gregorio  XVI,  Quam- 
vis  aequam,  de'26  agosto i83g.  Ampu- 
rias, Emporium  Oppidum,  sorgeva  alla 
sinistra  del  fiume  Coghinas,  i  cui  avanzi 
sono  nel  villaggio  di  Sedini,  posto  in  mez- 
zo a  montagne  fertili  di  pascoli  e  giani. 
Antichissima,  vuoisi  edificata  da'  focesi, 
quindi  nel  principio  del  secolo  XI  divenne 
sede  vescovile,  con  cattedrale  sotto  l'in- 
vocazione di  s.  Pietro  dell'Immagine,  suf- 
fraganea  della  metropoli  di  Sassari,  e  lo  è 
tuttora.  Ih.  °  vescovo  che  si  conosca  è  Bo- 
no,che  trovasi  ricordato  nell'allodi  fon- 
dazione del  monastero  di  s.  Nicolò  segui- 
la nel  1  1  1  3  ;  indi  nel  1  1  1 6  Nicolò  che  il 
p.  Mattei  ignorando  il  predecessore  ripor- 
ta al  1  1  06;  Comita  de  Martis  nel  t  i  70,  e 
intervenne  al  concilio  generale  di  Lale- 
rano  III;  neh  187  Pietro  de  Martis;  nel 
1  23  1  Gennadio;  poi  Gavino;  uel  1  3o  1  fv. 
Bartolomeo  di  Malacria  francescano  di 
Pisa,  consagrato  dall'arcivescovo  di  Sas- 
sari con  facoltà  di  Bonifacio  VIII,chepri- 
\ò  il  capitolo  del  gius  di  eleggere  il  pa- 
store. Neh3o8  Giovanni;  neh3o8  Già- 
18 


274  T  E  M 

conio  di  Fara;  nel  i345  Bertrando  ;  nel 

i  879  Pietro  poi  d'Aiaccio;  nel  i4oo  Pie- 
tro Benedetto  Giovanni;  nel  1  4  1  2  Tom- 
maso; neh  4^8  Gavino  già  canonico  del- 
la cattedrale;  nel  i44^  Sisinnio  traslato 
da  Sulci;  nel  i44<^  Gonnario  gadulese  ca- 
nonicod'Ampurias;nel  1  4-4 f)  GiUitooGe- 
lasio;  nel  i454  Antonio  eletto  in  grave  e- 
tà  ;  nel  14^0  Nicolò  di  Campo  canonico 
della  cattedrale  di  Sassari;  nel  1 4r'9  tr. Lo- 
dovico Giovanni  francescano,  abbate  di 
s.  Michele  di  Piano  e  priore  di  s.  Marti- 
no di  Castellaragonese,  dignità  compati- 
bili co'i  egolari  innanzi  al  concilio  di  Tren- 
to. Nel  1487  fr.  Diego  agostiniano;  nel 
1 4q4  Francesco  Manno  canonico  di  Sas- 
sari sua  patria,  sotto  il  quale  la  sede  ve- 
scovile con  bolla  diGiulio  11  deghS  dicem- 
bre 1  5o 3  fu  trasferita  a  Castel  Geuovese, 
ossia  Castellaragonese,  detto  pure  Castel 
SardOjChe  elevasi  sopra  una  rocca  alla  fo- 
ce del  Frisano,  e  forma  una  piazza  fòr- 
te per  la  naturale  sua  posizione  in  riva  al 
mare,  che  la  circonda  tranne  un  piccolo 
istmo,  con  cattedrale  di  s.  Antonio  abba- 
te già  de'benedettini, ricca  di  pieziosi  mar- 
mi, donde  si  gode  estesissimo  orizzonte. 
Quindi  lo  stesso  Giulio  11  con  bolla  de' 
5giugnoi5o6  unì  la  sede  d'Ampuriasa 
quella  di  Civita  ch'era  esente  e  sotto  l'im- 
mediata soggezione  della  s.  Sede,  aven- 
dola sottratta  Innocenzo  III  dalla  dipen- 
denza di  Pisa,  a  cui  l'avea attribuita  Inno- 
cenzo li.  Civita  fu  già  ove  sorge  il  villag- 
gio di  Terranova,  e  sotto  l'impero  roma- 
no chiamavasi  Olbia. e  nella  sua  decaden- 
za Fausìana,  nome  che  all'epoca  dè'giu- 
dici  di  Sardegna  cambiossi  in  Civita.  De- 
gli antichi  vescovi  di  Fausiana  0  Plani- 
s iana, riportati  dal  p.Mattei  a  p.  1  17  col- 
le sue  notizie,  serbaronsi  solamente  i  no- 
mi eli  s.  Simplico  martire  nel  3o4,al  qua- 
la  fu  intitolata  la  chiesa  cattedrale  della 
diocesi,  e  di  Vittore  fiorito  nel  pontifica- 
to di  s.  Gregorio  I.  Le  mcmoiie  poi  de' 
vescovi  di  Civita,  che  chiamaronsi  anche 
di  Terranova  ne'tempi  posteriori  sotto  il 
governo  de're  d'Aragona,  risalgono  al  se- 


T  E  M 
colo  XII.  Tale  diocesi  compresa  nel  giu- 
dicalo Gallurese,  in  quanto  alle  relazioni 
coll'arcivescovo  di  Pisa  e  alla  dipendenza 
dalla  s.  Sede,  corse  le  stesse  sorti  di  quel- 
la di  Gallelly,  e  quali  le  indicai.  Quan- 
to a  Terranova,  nella  divisione  del  Capo 
Sassari,  provincia  e  distretto  di  Tempio, 
in  fondo  al  golfo  del  suo  nome,  è  non  lun- 
gi dal  Capo  Ceraso  in  pianura  malsana. 
Evvi  una  bella  chiesa  antica,  già  catte- 
drale di  s.  Simplicio  del  vescovo  di  Civi- 
ta che  vi  risiedeva.  Il  porto  è  riparato  da 
tutti  i  venti,  ma  non  praticabile  che  da 
bastimenti  sottili, comecliè  quasi  colmato 
aU'ingresso;Uiltavia  offre  opportuno  sboc- 
co agli  abitanti  delle  contrade  montuose 
ond'è  cinto,  e  se  ne  esportano  grani  e  be- 
stiami. Ne' dintorni  sono  delle  saline,  la 
vicina  costa  è  deserta,  con  buone  rade  o- 
ve  si  fa  contrabbando  considerabile.  A- 
dunque  a  Pausiana  o  Fausiana  successe 
Civita,  ed  a  questa  Terranova,  vedendosi 
avanzi  dell'antica  città.  III.0  vescovo  co- 
nosciuto di  Civita  è  Bernardo  del  1  173; 
indi  Filippone  deli  223,  che  sottoscrisse 
la  lettera  sinodica  del  concilio  nazionale 
con  3  vescovi  liguri,  ed  Oherto  vescovo 
d'Asti  a  Papa  Gregorio  IX;  neh  3 29  fr. 
Lorenzo  da  Viterbo  domenicano,  insigne 
teologo;  nel  1  344n*-B<?inardoR.ubeo  fran- 
cescano; Raimondo  poi  traslato  a  Maria- 
na morì  neh  35  1  ;  fr.  Tommaso  Sferra- 
to francescano  nel  detto  anno,  indi  pas- 
sò a  Cagli;  nel  1  3 53  Gerardo  francesca- 
no trasferito  da  Caorle;  neh4oo  Simo- 
ne Margens,  e  successivamente  Andrea, 
Sa  nei  0  poi  di  Minervino,  indi  Agosti  no. Nel 
]443  f''.  Antonio  Fontanes  francescano; 
nel  1  460  fr.  Roderico  da  Sessa  francesca- 
no, maestro  in  teologia,  per  cessione  del 
prccedente;nel  1  490  Pietro  Stornello  do- 
menicano, al  cui  tempo  si  effettuò  la  ri- 
cordata unionedi  Civita  ad  Ampurias  ae- 
que principaliter,  colla  condizione  che  il 
vescovo  portasse  il  titolo  di  Castellara- 
gonese, d'Ampurias  e  di  Civita.  Dopo  il 
vescovoManno  successero, nel  1 5 1 5  Lodo- 
vicoGonzales  spagnuolo;  nel  1 538  Giorgio 


T  E  M 
d'Afferà  spngnuolo;  nel 1 545 fr. Lodovico 

de  Coi  tes  agostiniano  spagnuolo;  nel  i  )  58 
Francesco  Tliomn  di  Maiorca  beneme- 
l'ilo  de'  canonici,  traslato  a  Lerida  ;  nel 
i  ìj%  Pietra  Narro  abbate  benedettino 
spaglinolo,  poi  promosso  a  Oristano;  nel 
i  "ì-  5  GaspareVincenzoNo  velia  spagnuo- 
lo,  ìndi  arcivescovo  di  Cagliari;  nel  i  5y9 
Michele  Rubio  cisterciense  tli  Saragozza; 
nel  i  ÌSG  Giovanni  Sauna  di  s.  Lussnr- 
gin  iliocesi  di  Bosa  e  decano  della  catte- 
draled'Ales,  gran  limosiniere,  ed  estima- 
tore della  couipagniadiGesù,cui  apn  due 
rase  a  Cagliari  ed  a  Sassari.  Nel  i  608  Fi- 
lippo di  Marina  spaglinolo  dell'ordine  ili 
Monlesa;  nel  1 6  i  3  Giacomo  diPassamar 
sassarese,  che  ritrovò  il  corpo  di  s.  Sim- 
plicio martire  vescovo  di  Pausiana,  indi 
arcivescovo  di  Sassari.  Nel  1622  Giovan- 
ni dellaBronda  sassarese  canonico  di  Ca- 
gliari; neh633  Andrea  Manca  di  Sassa- 
ri chepoi  rinunziò;  nel  1  644  Gavino  Man- 
ca Figo  di  Sassari  cpnsanguineo  del  pre- 
decessore; nel  16  "2  Gaspare  Li  lago  di  Ca- 
gliali, già  vescovo  tli  Bosa  e  poi  promos- 
so a  Sassari.  Nel  16 56  Lorenzo  Sampero 
canonico  di  Cagliari;  nel  1  66c)Pietro  d'A- 
lagon  di  Cagliari  canonico  della  cattedra- 
le, poi  arcivescovo  d'Oristano;  nel  1672 
(Giuseppe  vSanchiz  maestro  generale  de' 
mercedari  spaglinolo,  egregio  predicato- 
re, traslnto  a  Segovia  e  a  Tarragona.  Nel 
i6-3  fr.  Gio.  Battista Sorribas carmeli- 
tano di  Valenza  e  regio  predicatore;  nel 
1  679  GiiiseppeAccorrà  Figo  canonico  de- 
cano di  Cagliari  sua  patria, elemosiniere 
regio,  traslato  a  Oristano;  nel  1 685  Fran- 
cesco Sampero  arciprete  di  .Sassari  ;  nel 
1  688  Michele  Villa  di  Sassari,  celehrò-il 
sinodo  deli6o5.  Nel  1702  fr.  Diego  Po- 
zulodi  Cagliali  domenicano;  nel  1727  fr. 
Angelo  Cidcerino  nobile  di  Cagliali,  con- 
ventuale dottissimo,  e  commissario  gene- 
rale del  suo  ordine.  Nel  1  '36  Gio.  Leonar- 
do Sauna  di  Cagliari,  e  di  essa  canonico  e 
vicaria  generale,  giudice  apostolico  della 
Sardegna  per  le   appellazioni,  traslato  a 
Busa.  Nuli  737  Vincenzo  Gio.  Vico  To- 


TEM  17" 

idi  in  di  Cagliari  de'marchesi  di  Solerai- 
ni,  arciprete  di  Civita,  poi  arcivescovo  di 
Oristano.  Nel  1741  Salvatore  Angelo  Ca- 

dello  nobile  di  Cagliari  e  canonico  della 
medesima;  nel  1764  Pietro  Paolo  Carta 
di  Silanus  ;  nel  1772  Francesco  Ignazio 
Guiso  di  Cagliari;  nel   1779  Gio.  Anto- 
nio Arras  Minutili  di  Nuoro; nel  t  78  i  Mi- 
chele Pes  di  Tempio;  nel  1808  Giusep- 
pe Stanislao  Paradiso  di  Cagliari  ;  nel 
1823  StanislaoMossa  di  Sassari, morto  nel 
1827.  Gregorio  XVI  nel  concistoro  de* 
1  7  aprile  1 833  preconizzò  l'odierno  ve- 
scovo mg.r  Diego  Capece  nobile  di  Tem- 
pio, canonico  di  Cagliari,  e  poi  commen- 
datore de'ss.  Maurizio  e  Lazzaro.  A  que- 
sto Papa  il  capitolo  di  Tempio  avanzò 
calde  istanze,  allineile  soppressa   la   sede 
vescovile  di  Civita  esistente  nella  chiesa 
di  s.  Simplicio  vicino  al  villaggio  di  Ter- 
ranova, si  degnasse  trasferire  la  cattedra  - 
lità  alla  loro  collegiata  di  s.  Pietro.  Ira 
perocché  essendo  distrutta  Civita  per  le 
vicende  de'tempi  e  pel  furore  delle  guer- 
re, rimase  solo  la  cattedrale,  nellecui  vi- 
cinanze accorrendo  il  popolo  si  formòTer- 
ranova,ma  la  cattedrale  era  priva  di  cano- 
nici,con  rendite  appena  bastanti  pel  par- 
roco del  villaggio  di  1  3oo  abitanti  di  luo- 
go insalubre.  Quelle  doti  che  mancava- 
no a  Terranova  e  che  sono  convenienti  al 
decoro  della  sede  vescovile,  si  trovavano 
riunite  nella  cittàdi  Tempio,  popolala  di 
famiglie  distintela  cui  collegiata  eretta  da 
Gregorio  XV, era  ricca  di  sagresuppellet- 
tili,  col  capitolo  composto  del  decano  di- 
gnità,di  1 4  canonici,  compresi  il  curato  e 
il  teologo, e  di  1  7  beneficiati,  perciò  degna 
d'essere  elevata  a  cattedrale.  PertantoGre- 
gorio  XVI,  mosso  da  queste  e  altre  ragio- 
ni, colla  suddetta  bolla  soppresse  la  cat- 
tedrale di  Civita  presso  Terranova,  ri- 
ducendola a  semplice  parrocchia,  dichia- 
rando Tempio  città  vescovile,  eia  colle- 
giata di  s.  Pietro  cattedrale,  unendola  per 
petuamente  aeque  principalitef  a  quel- 
la d'Ampurìas,  le  cui  due  diocesi  si  do- 
vessero governare  dal  vescovo  d'Ampli- 


27G  T  E  M 

riasediTempio.Così  il  vescovo  attuale  lo 
divenne  della  propria  patria,  essendo  pu- 
re il  pastore  prò  tempore  abbate  di  s.  Ma- 
ria di  Tergo ,  di  s.  Pancrazio  di  Nursi», 
di  s.  Nicolò  di  Silanos,  e  priore  di  s.  Bo- 
nifacio di  Sassari  e  di  s.  Martino  di  Ca- 
stel Sardo.  La  mensa  ascende  a  scudi 
3ooo,  le  due  diocesi  sono  amplissime,  e 
si  estendono  per  circa  3oo  miglia,  conte- 
nendo molti  luoghi. 

TEMPIO  o  TÈMPLO,  Templum,Ae- 
des  sacra,  Basilica, Delubrum,  Fammi, 
Ecclesìa.  Edilizio  sagro  destinato  all'  e- 
sercizio  pubblico  di  uu(TW/oreligioso,tan- 
to  per  gì' 'Idolatri,  che  pe' 'Cristiani,  sia 
pel  Sacrifizio,  sia  per  la  Preghiera,  sia 
per  trattare  delle  cose  di  Religione  j  ed 
in  quello  de'  cristiani,  chiamato  più  co- 
munemente Chiesa,  anche  per  ammini- 
strare i  Sacramenti,  celebrare  le  Litur- 
gie, ed  i  Funerali  a' Defunti  con  pii  Suf- 
fragi,ed  in  alcuno  per  darloropure  la  Se- 
polturaj  dicendosi  Duomo  per  eccellen- 
za la  Metropolitana,  la  Cattedrale,  o  la 
chiesa  principale  o  più  magnifica  de'luo- 
ghi.Di  tutto  resi  ragione  a'ricordati  artico- 
li e  ne'moltissimi  che  vi  hanno  relazione, 
come  de'loro  diversi  vocaboli;  e  le  chiese 
cristianefuronoe  sono  altresì  denominate 
Templi o  Tempii, fìasiliche,Titolo,  Dia- 
conia, e  con  antichi  vocaboli  Memoria, 
Tahernacolo  (J  '.)  del  Signore;  poiché  noi 
riguardiamo  i  nostri  templi  per  la  casa 
di  Dio  in  terra,  pel  santuario  suo,  pel  pa- 
lazzo dell'Altissimo,  per  il  luogo  veneran- 
do di  orazione:  in  altro  senso  diciamo  con 
s.  Paoloe  con  l'Apocalisse  tempio  la  Chie- 
sa (I .)  di  Gesù  Cristo  ossia  la  Catloli- 
cajed  insenso  spirituale  chiamiamolem- 
pio  di  Dio,  il  corpo  e  l'anima  del  giusto, 
come  disse  Io  slesso  apostolo  in  altre  sue 
epistole.  Per  Tempio  s'intende  ancora  in 
particolare  e  per  antonomasia,  il  celebre 
tempio  degli  ehi  eiaGerusalemme,  fabbri- 
calo al  vero  Dio  da  Salomone,  co'mate- 
ria  li  preparati  dal  reDavid  suo  padre,  che 
la  Chiesa  onora  come  un  santo  penitente, 
un  patriaica  e  un  profeta,  l'autore  della 


TEM 

più  parte  de' Salmi  (/'.);  poiché  avendo 
concepito  l'idea  di  erigerlo  lui,  Dio  gli  fé* 
ce  sapere  dal  profeta  Nathan  che  questo 
onore  era  serbato  al  figlio,  perchè  quanto 
a  lui  troppo  sangue  avea  egli  sparso  nelle 
guerre,  per  occuparsi  d'un'opera  così  san- 
ta, laonde  si  contentò  di  farne  i  prepara- 
tivi. Poi  ne  riparlerò.  11  tempio  de*  Tur- 
chi (P.)  è  la  Mosrhea  (J .).  Il  tempio  de' 
popoli  della  Cina,  della  Tartaria  e  del- 
V Indie  orientali  [V.)  è  la  Pagoda  o  Pa- 
gode, nome  pure  dell'idolo  loro  adoralo 
in  tale  tempio.  Nell'India  esiste  il  lempio 
di  IagguernatjOve  tuttora  continuano  i  sa- 
grifizi  umani,  ed  ogni  anno  il  popolo  su- 
persliziososi  reca  a  tingere  col  propriosan- 
gue  le  arene  dorale,  sulle  quali  spirano 
le  vittime,  per  guadagnare  una  sognata 
felicità,  poiché  anco  que'rozzi  popoli  sel- 
vaggi bramano  l'immortalità,  e  credono 
di  giungervi  per  mezzo  di  quell'orribile 
culto.  Una  favola  bastò  per  indurre  que' 
barbari  a  fondare  un  tempio  di  7  piani  e 
ordini,  diventilo  a  poco  a  poco  unode'più 
ricchi  dell'universo,  e  più  famosi  per  le 
migliaia  di  vittime  umane  ivi  immolate, 
per  l'imposture  audaci  de  Bramini  (E.). 
Pare  impossibile  che  in  quella  regione, 
ove  da  lungo  tempo  penetrarono  gli  eu- 
ropei, vi  sieno  ancora  innumerabili  esseri 
umani  così  eccessivamente  creduli,  che  a- 
dorino  leoni  con  teste  d'uomini,  elefanti 
con  7  proboscidi,  cavalli  con  7  teste,  ser- 
penti, scimmie,  pietre,  alberi ,  e  altri  ri- 
dicoli simulacri  ne'templi.  A  Sacerdozio, 
ufficio  e  dignità  del  sacerdote,  parlai  di 
quello  degli  ebrei,  de'cristiani,  e  degl'ido- 
latri oministero  sagro  del  culto  delle  fal- 
se divinità,  oltre  quanto  di  essi  vado  di- 
cendo parlando  delle  nazioni  e  precipua- 
mente antiche,  come  negli  articoli  Reli- 
gione, Idolatria,  Mani,  Gentile  o  Gen- 
tilesimo, Pagano  o  Paganesimo,  Poli- 
teismo, Superstizione,  e  Sagrifizio  per 
quello  che  si  faceva  ne'templi,  oltre  le  Lu- 
strazioni ed  Espiazioni  praticate  pure 
dagli  ebrei.  A  Sacerdozio  dissi  pure  delle 
Sacerdotesse,  dedicate  come  i  sacerdoti 


TEM 

al  servizio  de'templi  e  al  cullo  degl'idoli, 
pe'riti  de'falsi  numi.  Ricordai  i  principa- 
li Dei  onorati  da' romani  e  da  altre  na- 
zioni, con  molti  de'templi  esistenti  nel- 
l'antica Roma;  gli  auguri,  gli  aruspici  e 
altri  collegi  sacerdotali  specialmente  de' 
romani,  inclusivatuente  alle  loro  /  està* 
li  (/  .).  Inoltre  a  Sacerdozio,  a  Pontefi- 
ce, a  Stola  riparlai  del  Pontefice  Mas- 
amo  de'  romani,  dignità  riunita  poi  ne- 
gl'imperatori,e  ritenuta  anco  da  alcuni  di 
quelli  cristiani  a  vantaggio  della  propa- 
gazione dell'evangelo,  come  dovrò  poi  ul- 
teriormente dichiarare.  Ora  la  Civiltà 
cattolica!  2/  serie,  t.  9,  p.  265,  col  criti- 
co, dotto  ed  erudito  articolo:  Del  Ponte- 
fice Massimo  oresso  i  romani,  e  perchè 
ì primi  imperatori  cristiani  continuas- 
sero a  fregiarsi  di  questo  titolo  y  li  di- 
fese giustamente  da  quegli  scrittori  che 
considerando  la  questione  da  un  solo  la- 
to, gravemente  Spasimarono  quegl'impe- 
ratori  cristiani  che  continuarono  a  por- 
tare un  titolo  d'una  religione  ch'essi  con- 
dannaronocome falsa, superstiziosa  eem- 
pia. Inoltre  confutò  le  false  asserzioni  di 
Michele  Amari  (nella  Storia  de'Musul- 
mani  di  Sicilia,  il  cuii.°  voi.  fu  proibi- 
to della  s.  congregazione  dell'Indice  con 
decreto  de' 2 2  marzo  1  855),  per  credere 
che  il  potere  pontificale  fu  continuato  ad 
esercitarsi  dagl'imperatori  greci  (e  che  al- 
la caduta  del  loro  impero  passò  ne'Czar), 
e  col  diritto  d'entrare  nelle  pertinenze  ec- 
clasiastiche,  e  di  dettare  leggi  dogmati- 
che e  disciplinari  alla  Chiesa,  seguendo 
l'errore  comune  nella  sostanza  agli  storici 
protestanti,  e  agli  altri  educali  alla  loro 
scuola,  i  quali  non  trovarono  altro  modo 
che  questo  per  giustificare  se  slessi  d'a- 
ver prostrata  la  loro  setta  al  pie  de'troni, 
e  strettala  co'ceppi  del  poterecivile.  Quin- 
di la  Civiltà,  con  altri  sapienti  articoli, 
mostrò  e  provò  colla  storia  e  col  diritto 
pubblico,  i  veri  diritti  della  Chiesa  e  l'e- 
stensione del  suo  potere,  da  cui  chiara- 
mente apparisce  i  limiti  segnati  al  potere 
civile  A  OR.vcoLOpai  lai  delle  risposte  che 


TEM  277 

davano  ne'templi  i  falsi  numi,  cioè da'fur- 
bi  e  impostori  loro  sacerdoti  e  dalle  lo- 
ro sacerdotesse;  e  famose  per  gli  oracoli 
furono  le  Sibille  (V.)t  chiamate  profetes- 
se da'gentili,nel  qua  le  articolo  ri  parlai  del- 
l' Ara  primogeniti  Dei,  che  per  l'oracolo 
della  sibilla  Tiburtina  vuoisi  che  Augu- 
sto erigesse  in  Campidoglio,  su  di  che  fu- 
rono pubblicate  altre  testimouianze  negli 
Annali  delle  scienze  religiose,  serie  2.a, 
1. 1  1,  p.  44  {•  Molte  erudizioni  riguardan- 
ti i  templi  di  Roma  sono  negli  articoliME- 
se,  Giorni,  Feste,  Giuocui  perquelli  che 
si  celebra  vano  a  onore  degli  Dei,e  negli  al- 
tri che  vi  hanno  relazione.  Gli  antichi  a  si- 
militudine de'templi  fabbricarono  de'pic- 
coli  tempietti,  chiamati  Aedicida,  De- 
labrum,  Sacellum,  e  Lucus  il  bosco  sa- 
gro: ma  di  questi  e  altri  vocaboli  de'luo- 
ghi  consagrati  al  culto  degli  Dei,  ne  par- 
lerò in  progresso  e  particolarmente  con 
Nibby.   Imperocché  di  molte  e  di  varie 
forme  e  grandezze  furono  i   templi,  di- 
stinguendosi comunemente  col  vocabolo 
Teinpluni  quello  di  forma  grande  ;  con 
quello  di  Aedes  e  Fammi  quelli  di  me- 
diocre grandezza;  Acdicula,  Delubrum, 
Sacellum  si  nominarono  i  piccoli  templi, 
equivalenti  alle  nostre  cappelle  o  oralo- 
rii;  Lucus  poi  era  propriamente  una  sel- 
va cousagrata  a  qualche  favolosa  divini- 
tà, il  cui  simulacro  talvolta  ergevasi   in 
alcuna  edicola.  Vi  furono  anche  tempiet- 
ti portatili,  piccole  macchiue  dette  pure 
tabernacoli  e  edicole,  che  trasportavau- 
si  da  un  luogo  all'altro  co'  patrii  Dei  e 
con  quelli  domestici  o  penati,  sopra  car- 
ri detti  tlicche gestatorie.  Altri  tempietti 
portatili  fabbricarono  gli  antichi  a  simi- 
litudine de' veri,  per  fomentar  la  divozio- 
zione  de'lontaui  veneratori,  come  noi  pra- 
tichiamo col  modello  del  s.  Sepolcro,  e 
solevano  farsi  d'argento  e  altre  materie, 
quindi  anche  darsi  iu  premio  de'vincito- 
ri  ne'famosi  giuochi  che  con  tanta  pom- 
pa si  celebravano  dagl'idolatri,  massime 
in  Asia,  e  rappresentanti  i  templi  più  ce- 
lebri della  Ciccia.  Tempietti  lissi  e  un 


278  T  E  M  T  E  M 

niol)ili  ebbero  pine  gli  etrusci,  ed  i  Ialini  Irò  di  lui  la  città,  sotto  pretesto  di  voler 
chiamati  edicole  singolarmente  nelle  cam-  difendere  il  culto  di  loro  Dea.  Poiché  u- 
pagne  e  nelle  principali  Strade  (/*.),  ol-  sarono  anche  i  gentili  di  far  /7>//perot- 
tre  le  edicole  ch'erano  negli  stessi  templi  tener  qualche  cosa  da'uumi,  e  di  sospen- 
di ardi,  e  delle  celle  interiori.  Di  più  nel-  dere  ne'loro  templi  tavolette  dipinte  col- 
li' case  private  eranvi  edicole  e  tempietti  la  grazia  die  credevano  avere  ricevuta; 
fi>si,come  le  nostre  cappelle  o  oraloni  do-  e  costumavano  d'offrire  somiglianti  im- 
tnestici,  per  le  quali  eranvi  Dei  e  sagri-  magini  agli  Dei,  falle  non  di  terra  per  non 
iizi  particolari,  e  per  lo  più  erano  situali  oltraggiarli  (ma  pure  come  dirò  vi  sono 
in  quella  parte  dell'abitazione  denomina-  esempi  contrari),  ma  di  metallo  o  d" ar- 
ia Penetrale,  Laiaiiian,  Sacrariiun,  i  genio, ed  offrivano  ancora  le  proprie  im- 
eni idoli  dicevansi  lari  e  penali  proietto-  magini  o  quelle  de'loro  figli  enipoti.  Ae- 
n  delle  famiglie  che  loro  prestavano  quel  des  argentea*  Dianae,  si  chiamavano  le 
culto  che  in  tanti  luoghi  dichiarai.  Avan-  sue  slatuine  d'argento  colle  loro  caselle 
li  questi  piccoli  Dei  e  tempietti  facevansi  o  piccoli  tabernacoli,  ed  il  tempio  di  Dia- 
que'  pri vati  sagrifizi  che  Cicerone  deno-  na  abbondava  di  tali  doni.  Inoltre  Huo- 
minò  Penetra  Ha f  bene  spessocon  fiori,  vi-  narroti  discorre  de' templi  espressi  nel  ro- 
llo, latte,  unguenti,  incensi  e  alcuna  voi-  vescio  delle  medaglie  e  rappresentanti  le 
ta  con  vittime.  Dalla  forma  de'tempielti  loro  celle  interiori  dove  stavano  i  simu- 
originò  quella  del  Tabernacolo,  e  perciò  lacri;  e  que'falli  per  condurvi  gl'idoli  nel 
in  quell'articolo  pine  ne  tratto.  Abbia-  le  pompe  sagre.  Opina  che  le  medaglie 
model  can.  Filippo  Venuti,  Dissertaziò-  ponuo ancora  rappresentare  templi  picco- 
rie  sopra  i  tempietti  digli  antichi,  Ro-  li  d'argento,  che  forse  davansi  in  premio, 
ma  t  y38.  Il  Buonarroti,  Osservazioni  so-  ma  per  lo  più  esprimono  i  templi  co'si- 
pra  alcuiti  medaglioni  antichi,  parla  de'  mulacri  degli  Dei  e  imperatori,  posticci 
templi  posticci  temporanei  per  adornare  e  fatti  a  tempo  per  ornamento  cle'circbi 
i  citelli  ed  i  Teatri  (/  .)  in  occasione  de'  e  de'teatri  ne'giuochi  che  vi  si  celebrava- 
giuochi,  per  segno  di  quello  a  cui  si  cele-  no. Di  piùBuonarroli  rimarca,cbe  i  templi 
bravano  e  per  fare  i  sagrifizi:  de' templi  antichi  per  lo  più  non  erano  molto  gran- 
piccoli  pe'lari  domestici  e  falti  forse  co-  di  e  nella  loro  altezza  aveano  un  ordine 
megli  sludioli  pei  conservare  legioiee  co  solo, ed  a  proporzione  aveano  le  porle  ai- 
se  preziose:  de'lempli  che  si  douavanoe  teassaie  vicine  al  tetto. Nel  vol.LXVHI, 
«letti  tesori  e  dattiioteehe,  adornati  col-  p.  1  27,  pai  laudodelle  mera  vigliedel  moli- 
le statuine  come  i  grandi:  deìempielti  co-  do,  vi  enumerai  il  tempio  di  Diana  in  E- 
me  ciboriì  o  piccole  celle  posti  dentro  i  feso,  quello  d'Adriano  a  Cizico,  il  tempio 
grandi  templi;  e  di  quelli  d'argento  die  di  Gerusalemme,  la  chiesa  di  s.  Pietro  di 
si  distribuivano  ne'  giuochi,  particola!-  Roma.  Dichiara  il  Vocabolario  dell' ar- 
inente  a  similitudine  del  famoso  (empio  di  ti  del  disegno,  che  i  tempii  furono  forse 
Diana  in  Efeso,  e  fois'anclie  per  vendersi  i  primi  monumenti  della  bella  arcliitet- 
a  que' superstiziosi  che  lo  visitavano  con  tura,  ma  si  meraviglia  della  differenza  che 
fervore.  L'annalista  Rinaldi  descrive  la  passa  da  quelli  antichi  a'moderni.  Quin- 
persecuzione  patita  da  s.  Paolo  in  Efeso,  di  osserva  ,  che  dopoché  gli  altari  cessa- 
derivata  da  Demetrio  argentiere  e  dagli  rono  d'essere  i  luoghi  aperti  formali  di 
altri  dell'arte  sua  a  ciò  da  esso  istigali,  per-  poca  terra  o  di  cenere,  o  eretti  compen- 
chè  mancavano  di  guadagno  nel  vende-  diosaruente  nelle  pi  ivate  abitazioni;  si  vi- 
le l'immagini  di  Diana,  predicando  l'a-  dero  sorgere  presso  diversi  popoli,  e  for- 
poslolo  non  essere  Dei  i  simulacri  diesi  se  contemporaneamente,  gli  edilizi  più 
fuiuocollemaui.Laoudesollevarouocou-  solidi,  più  maestosi,  più  magnifici,  dedi- 


T  EM  TE  AI  a79 

enti  sotio  diversi  nomi  e  diverse  allego-  segni,  le  antiche  medaglie  greche  e  roma 
rie  all'Essere  supremo,  al  principio  imi-  ne.  Il  Pantlieon  (/r.)  ili  Roma  è  ancora 
versale  della  natura  e  del  mondo.  Una  cel-  il  più  bello  tra  tulli  gli  edifici  che  ila 'ori- 
la colla  statua  del  nume,  contornata  ili  spa-  stiani  sono  stati  dedicati  al  culto  relitto.- 
ziosi  portici,  con  magnifiche  facciate,  col  so,  edelsuo  progrediente  isolamento  paiv 
peribolo  (cortile  o  recinto  attorniato  di  lai  nel  voi.  LXX,  p.  141,1  .{<S.  Maraii'o- 
uiuro,  che  circondava  molli  tempii  a  11  ti-  ni  ci  diede  la  dotta  opera,  di  cui  assai  mi 
chi,  e  li  separava  così  da' terreni  circostan-  giovai:  Delle  cose  gentilesche  e  profeta 
li:  si  collocavano  in  questo  spazio  statue,  ne  trasportate  ad  uso  e  ad  ornamento 
altari,  monumenti  e  anche  piccoli  lem-  delle  chiese.  Ivi  tratta  quando  ebbero  o- 
j .ietti  ;  aleniti  periboli  erano  vastissimi),  rigine  i  templi  e  loro  forme  di  fi  Mira  sfe- 
con  altri  edilìzi  attinenti,  olii  iva  un  aspet-  rica  e  alcuni  aperti  nella  cima,o  quadran- 
ti) dignitoso,  un  istradameulo  alla  vene-  golare  più  comune,  tutti  con  maestosis» 
razione,  un  comodo  grandissimo  a'sacer-  simi  portici  ornati  con  singolari  colonne, 
iloti,  al  popolo,  a' sagriti»,  alle  pubbli-  dentro  e  fuori  vestiti  di  marmi,  nonché 
che  adunanze,  talvolta  ancora  al  ricove-  de'  loro  titoli  diversi;  come  si  consacra- 
lo, alla  sicurezza  de' cittadini,  non  meno  vano  con  superstiziosi  riti  da'  pontefici  i 
che  fatti  depositari  delle  ricchezze  de'cit-  templi,  dopo  che  gli  auguri  ne  aveano  de- 
tadini,  siccome  riguardali  luoghi  sagri  e  signato  l'area  col  lituo  o  bastone  non  mol- 
ili sicurezza.  Dal  numero  delle  colon-  lo  lungo  ravvolto  nella  sommità,  a  somi- 
ne  della  fronte  e  della  facciata  priucipa-  glianza  del  pastorale  de' vescovi;  e  che  i 
le,  furono  delti  [tempii  medesimi  tetra-  templi  degl'idoli  non  furono  mai  dedica- 
stili,  esastili,  ottastili,  decastili.  La  for-  li  agli  Dei  Alani,  ch'erano  l'anime  de'de- 
ma  ordinaria  de'lempli  antichi  era  un  qua-  fuuti  pagani,  sebbene  li  trattassero  come 
drilungo,  alcuni  però  ne  vengono  acceu-  divinità  con  titolo  meramente  onorario, 
nati  di  forma  circolare,  e  questi  erano  wo-  giudicando  i  gentili  nella  loro  morale 
uopteri  o  peripteri.  Questi  furono  i  pri-  ch'essi  fossero  una  cosa  sagra,  perchè  spi- 
mi tempii  coperti,  e  forse  nacque  da  essi  rituali  e  spogliati  del  corpo  terreno;  onde 
il  costume  introdotto  in  epoca  posterio-  tutte  le  ceremonie  che  prestavano  alle  loro 
le  d'applicare  a  tutti  1  tempii  una  coper-  ceneri  o  ossa, si  riferivano  alle  loroauime 
Ima  e  un  tetto.  Viiruvio  distinse  di  ver-  e  come  onore  dovuto  alla  loro  memoria. 
se  specie  di  tempii,  cioè  in  antis,  pieno-  Con Tacitopoi,///.s7. lib. 4,c53, riporterò 
stilo,  anfiprostilo,  peri/itero,  pseudodi-  le  ceremonie  usate  nella  riedificazione  del 
ptero,  diptero,  iptero,  e  monoptero,  no-  tempio  di  Giove  Capitolino.  La  cura  del 
mi  tratti  da'  frontespizi,  dagli  ordini  del-  lavoro  fu  allidata  a  Lucio  Vestiuo  di  soni- 
le colonne,  e  dal  numero  delle  ali.  Lecel-  ma  reputazione-  Secondo  l'uso  e«*li  coli- 
le (o  parti  interne  del  tempio,  ilsanlua-  sullo  gli  aruspici,  cheiu  simili  circostan- 
rio,  dove  trovatasi  la  statua  della  divi-  ze  prescrivevano  (pianto  dovea  farsi;  e 
pità:  esseerano  d'ordinario  lunghe  il dop-  questi  dichiararono  doversi  i  ruderi  del 
pio  della  larghezza;  alcune  celle  aveano  tempio  precedente  e  incendiato,  alfine  di 
varie  divisioni,  ed  alcuni  tempii  aveano  non  esporli  a  profanazione  e  perchè  non 
più  celle)  erano  ornate  di  statue,  e  soven-  venissero  impiegali  in  altro  uso,  "ettaro 
tedi  pitture.  Alcuni  di  quegli  edilìzi  era-  dentro  paludi  ;  doversi  edificare  il  tem- 
ilo circondati  da  un  bosco  sagro.  Molli  a-  pio  nuovo  sulle  vestigia  stesse  del  prece- 
vanzi  d'antichi  templi  ancora  si  conser-  deute,cioè  strettamente  conservarne  l'am- 
vano,  e  de' più  rinomali  ove  esistono  uou  piezza  tal  quale  era  stata  destinata  in  pi  in- 
maocodi  fune  menzione,  di  molti  ci  han-  cipio,  poiché  gli  Dei  non  volevano  cani- 
no trasmesso  le  forme  e  per  così  due  idi-  biar  la  forma  primitiva  diloro  sede.  Laou- 


28o  T  E  RI  T  E  RI 

tic  a'  21  giugno  dell'anno  70  di  nostra  lutto  o  in  parte  si  diroccarono  prodigio- 
era,  essendo  il  di  sereno,  tutto  lo  spazio  samente.  Giunse  tant'oltre  l'odio  de'pri- 
destinatoal  tempio  venne  circondato  con  mi  cristiani  contro  i  tempii  degl'idoli,  che 
bende  e  con  corone,  e  vi  entrarono  i  sol-  alcuni  non  ebbero  timore  di  abbatterli  o 
dati  die  aveano  un  nome  di  fausto  au-  incendiarli.  Però  la  Chiesa  non  approvò 
suriOjportandoramid'alberigratiagl'Id-  mai  tal  fatto  come  lecito,  mentre  tale  ze- 
dii;  poi  le  vergini  vestali  con  garzoni  e  lo  troppo  violento  era  un  incentivo  a  in- 
douzelle,  che  aveano  padre  e  madre  vi-  crudeiire  la  Persecuzione  de'gentili.  Né 
venti,  lavarono  il  sito  designalo  con  ac-  ciò  lecitamente  potè  farsi  anche  sotto 
qua  pura  tratta  da  sorgenti  e  da'fìumi.  gl'imperatori  cristiani  senza  l'autorità  lo- 
Allora  Elvidio  Prisco  pretore,  andando  10,  i  quali  come  pontefici  massimi  de'gen- 
a  lui  dinanzi  Plauzio  Eiiano  pontefice,  tili  1'  avevano  amplissima.  Fu  il  re  Nu- 
dopoaver  purgata  l'area  col  sagrifizio  di  ma  che  istituì  presso  i  romani  il  ponti- 
vena,  pecora  e  toro,  e  dopo  aver  sull'a-  fìcato  massimo,eminente  dignità  in  prin- 
ra  riposte  l'interiora  delle  vittime,  invo-  cipio  a'soli  Patrizi  riservata,  ma  in  se- 
cò Giove,  Giunone,  Rlinerva,  e  gl'Iddìi  guito  la  plebe  conquistò  anche  il  diritto 
prolettori  dell'impero,  onde  le  cose  pi  in-  diasceudervi,eguagliandocosì  la  propria 
cipiale  facessero  prospere, e  coll'aiuto  di-  classe  a  quella  del  patriziato,  anzi  ollen- 
vino  le  iorosedi  cominciate  dalla  religio-  ne  per  legge  di  sceglierlo  ne'  comizi  po- 
ne degli  uomini  portassero  in  allo, e  toc-  polari.  Avendo  Siila  frenalo  il  potere  del- 
tò  le  bende  dalle  quali  era  avvinta  la  pie-  la  plebe  e  fatto  trionfare  1'  aristocrazia, 
tra,  ed  alle  quali  erano  connesse  le  funi:  quel  diritto  fu  conferito  a'collegi  de'sa- 
cd  insieme  gli  altri  magistrati,  sacerdoti,  cerdoti.  Tornò  poi  nelle  mani  del  popolo, 
senatori,  cavalieri,  ed  una  gran  parte  di  a  cui  il  ritolse  RI.  Antonio  per  restituii - 
popolo  unendo  i  loro  sforzi  con  impegno  lodi  nuovo  a'collegi,  e  Giulio  Cesare  scal- 
e  letizia  tirarono  giù  il  gran  sasso:  e  con  tramente  se  lo  procacciò.  Caduta  la  re- 
questo furono  gettati  ne'fondamenti  pez-  pubblica,  fu  attribuito  al  suo  nipote  Au- 
zi  d'oro  e  d'argento,  e  primizie  di  me-  gusto,  dal  quale  lo  ereditarono  i  suoi  sue- 
talli,  che  non  aveano  sentito  il  fuoco,  co-  cessori  tiell'  impero,  conservandosi  però 
me  sono  prodotti.  Ingiunsero  gli  aruspi-  dal  senato  il  diritto  di  conferir  questa  ca- 
ci, che  non  venisse  alterato  il  lavoro  con  rica  agli  eletti  al  trono,  e  dal  collegio  de' 
pietre  o  con  oro  destinalo  ad  altro  uso.  Pontefici  quello  di  recar  loro  la  candida 
Solo  fu  accresciuta  l'altezza  dell'edilìzio,  stola,  veste  propria  di  quel  supremo  gra- 
poichè  in  questo  avea  acconsentito  la  re-  do  sacerdotale.  Il  sommo  pontificato  at- 
licione, e  credevasi che  mancasse  alla  ma-  tribuito  agi' imperatori  romani,  non  fu 
guifìcenza  del  tempio  primitivo.  Rilor-  un  semplice  titolo  d'onore,  ma  vera  di- 
ttando a  RIarangoni,  osserva  che  ne'prin-  guilà  con  uffici  importantissimi,  princi- 
cipii  del  cristianesimo  essendo  i  tempii  palmente  appartenendo  loro  il  potere  su- 
quasi  in  numero  infinito  cosi  a  Roma  co-  premo  sopra  le  cose  e  sopra  le  persone  sa- 
nie per  tutto  il  mondo,  i  primitivi  fedeli  gre,  onde  aveano  giurisdizione  su  tutti  i 
concepirono  sommo  abbonimento  a  que-  numerosi  collegi  de'Ponlefici,  in  Roma  e 
Mi  asili  della  superstizione  idolatrica,  per  per  tutto  l'impero,  non  che  la  soprinten- 
tui  l'entrarvi  era  giudicato  lo  slesso  che  denza  delle  ceremonie  e  de'sagrifizi.  Sot- 
Jàre  ritorno  al  gentilesimo;  onde  sovente  to  pretesto  di  religione  l'imperatore  iu- 
i  persecutori  idolatri  forzavano  i  martiri  fluiva  sopra  tutti  gli  affari  dell'  impero, 
ad  entrare  ne'medesimi;  ma  non  di  rado  regolava  i  fasti,  oppone  vasi  a'disegni  de' 
per  le  loro  orazioni  al  vero  Dio,  caddero  supremi  reggitori  della  cosa  pubblica,  di- 
mirante  le  stallie  degl'idoli,  e  i  tempii  iu  rigeva  i  consigli  de'magistrati,  uè  model- 


T  E  M  T  E  M                  28  £ 

lava  le  sentenze  e  ne  impedivo  l'esecu-  lo  potenza  delle  tenebre,  ed  esortando  i 
eione.  Né  il  pontefice  massimo  era  pira-  popoli  colla  persuasione  al  cristianesimo, 
to  obbligalo  a  rendei' conio  del  suo  ope-  tollerò  pure  per  prudenza  gli  aruspici, 
rare  al  senato  o  al  popolo,  neppure  era  ma  li  dichiarò  rei  di  superstizione,  ordi- 
soggelto  ad  alcune  pene,  per  l'immensa  uando  die  ne'  soli  templi  e  luogbi  pub- 
venerazione  cui  era  presso  tutti.  Tutta-  filici  potessero  consultarsi  dal  popolo, vie- 
volta  gl'imperatori  non  solevano  esercì-  laudo  rigorosamente  loro  e  a  lutti  i  sa- 
lar l'uffizio  comeebé  impediti  dalle  gucr-  cerdoti  pagani  l'ingressonelle  case  de'cit- 
re,  e  obbligali  a  passare  buona  parte  di  ladini.  Interdisse  la  Magia  (della  quale 
loro  vita  fuori  di  Roma,  tranne  Claudio,  riparlai  a  Strega  e  a  Superstizione)  qua- 
Adriano  e  Alessandro  Severo  che  lo  fon-  loia  si  adoperasse  a  dannodella  vita  e  del- 
sero.  Cosi  la  potenza  imperiale  avellilo  la  pudicizia,  dichiarandola  superstizione 
raccolto  in  se  stessa  lutti  i  titoli  delle  su-  se  impiegata  a  curar  le  infermità.  Costan- 
preme  magistrature  della  cessata  repub-  tino  I  non  forzò  alcuno  ad  abbracciar  il 
blica,  col  pontificalo  pose  al  eolmo  la  pie-  cristianesimo,  ma  però  decretò  che  i  go- 
ncz7a  del  potere,  onde  l'imperatore  ve-  vernatoli  delle  provincie  e  gli  nfìiziuli  dì 
niva  riguardalo  come  una  Divinila,  Per-  maggior  grado  si  astenessero  ne 'templi  e 
ciò  alcuni  imperatori  cristiani  con  più-  altrove  dalle  gentilesche  immolazioni,  e 
dentissìma  economia  ne  ritennero  il  ti-  si  guardassero  bene  dal  prender  parte  a 
tolo  a  utilità  del  nascente  cristianesimo;  qualsivoglia  ceremonia  d'idolatria.  Con- 
che se  l'avessero  rinunziato,  scemando  il  servò  i  privilegi  de'pontefici,  ma  proibì 
prestigio  di  loro  suprema  autorità,  a  vreb-  si  consagrassero  nuovi  idoli,  spogliò  ile' 
bero  dato  un  pretesto  a'pagani  di  ribel-  loro  ricchi  ornamenti  i  templi  e  i  inonu- 
larsi  e  ringagliardito  il  gentilesimo;  poi-  menti  de'bugiardi  numi,  e  fuse  le  loro  sta- 
dio quello  che  nel  pontificato  gli  sareb-  tue  principali, impiegandone  il  metallo  in 
be  successo,  avrebbe  procurato  di  rinvi-  opere  di  beneficenza.  Nelle  pubbliche  vie 
gorire  gli  sforzi  del  patriziato  e  del  pò-  di  Costantinopoli,  da  lui  edificata,  espo- 
polo per  sostenere  la  vacillante  idolatria,  se  a'dileggi  della  moltitudine  gl'idoli  più 
Rivestiti  gl'imperatori  cristiani  della  stola  venerati  dell'antichità,  estritolò  i  più  mo- 
ponlificale  poterono  imbrigliare  gli  ani-  struosi.  Penetrò  inoltre  ne'misteriosi  re- 
biziosi  e  fanatici  pontefici  pagani,  rom-  cessi  de'templi,  e  li  dischiuse  agli  sgnar- 
perne  e  dividerne  gli  sforzi,  abolir  le  ce-  di  del  popolo  ingannato  da  secoli,  soia- 
renionie  più  vituperevoli  e  ignominiose,  scherando  l'imposture  degli  oracoli,  e  di- 
e  lastricar  la  via  allo  slancio  della  con-  sperdendo  i  fantasmi  spaventosi  onde  li 
versione  universale,  e  proleggendo  il  cri-  aveano  circondati  le  arti  ingannevoli  de' 
stianesimo  li  rese  potenti  ad  assicurare  cupidi  sacerdoti.  Fece  chiudere  le  porte 
all'impero  1  assoluto  trionfo  della  religio-  di  molli  templi  proibendone  l'accesso,  e 
ne  cristiana.  Gl'imperatori  cristiani  pò-  molti  ne  atterrò  come  postriboli  d'infa- 
lerono  ritenere  il  litolodi  Pontefice  mas-  mia  e  di  vitupero,  vietando  pure  in  gè- 
simo  senza  taccia  di  superstizione,  poiché  nerale  l'uso de'sagrifìzi.  Così  profitti)  qual 
■on  s'impacciarono  mai  di  vitlimeed'im-  pontefice  massimo  dell'assoluto  arbitra- 
molazioni  ne'templi,  né  mai  visitarono  i  lo  sopra  le  cose  dell'idolatria  che  gli  con- 
templi degl'  ;duli,  né  incominciando  da  feriva  la  carica  ond'era  rivestito,  per  l'in- 
Costanlino  1  il  Grande,  che  fu  ili,  ini-  elemento  del  cristianesimo,  con  zelo  re- 
peraloie  cristiano  a  ritenere  il  pontifica-  ligioso  regolato  dalla  prudenza,  onde  e- 
lo,  permisero  che  in  essisi  tenessero  le  lo-  vitare  tumulti  e  sollevazioni.  Giudicò  e- 
10  immagini.  Se  egli  tollerò  il  gentilesi-  ziaudio  non  doversi  per  allora  commu- 
tilo, chiamò  però  le  sue  leggi  e  il  suo  cui-  tare  i  templi  medesimi  iu  chiese,  poiché 


5S*  T  E  M 

gl'idolatri  entrandovi,  facendo  mostra  di 
aderire  alla  nuova  religione, avrebbero  in 
<  isi  continuala  la  loro  antica  superstizio- 
ne. A  tale  elletto  volle  allontanarsi  fino 
dalla  forma  e  dal  titolo  de'lempli  idola- 
tri, e  nell'ei  igei  e  da'fòndaineuti  in  Roma, 
in  Costantinopoli  e  altri  luoghi  4°  so" 
tuosissime  cinese  usò  la  forma  delle Ba- 
silidie  (/  .),  edilìzi  ove  si  trattavano  le  co- 
se pubbliche  e  sedevano  i  giudici  per  le 
cause,  le  quali  non  erano  consagrate,  non 
considerandosi  da'  gentili  per  religiose, 
ma  d'uso  pubblico;  adottò  pure  tal  for- 
ma affinchè  la  maestà  di  tal  sorte  di  fab- 
briche riuscisse  di  maggior  splendore  al 
culto  distianole  la  loro  meravigliosa  am- 
piezza fosse  capace  di  contenere  la  molti- 
tudine sempre  crescente,  per  la  progres- 
siva e  mirabilecon  versione  de' pagani.  Co- 
stantino I  piatici)  anco  in  oriente,  ove  nel- 
la detta  città  avea  trasferita  la  sede  del- 
l'impero, la  medesima  regola  circa  il  proi- 
bire i  sagrifìzi  tanto  pubblici,  che  priva- 
ti agl'idoli,  e  sulla  chiusura  de'  templi  ; 
tuttavia  tanto  in  Oliente  quanto  in  occi- 
dente e  in  Roma  rimasero  un  grandissi- 
mo numero  di  templi  in  piedi,  solo  di- 
sti uggendo  quelli  di  esecranda  e  abbomi- 
nevole  superstizione,efra'quali  non  pochi 
famosi,  onde  eliminare  le  disonestà  che 
vi  si  commettevano,  ed  alcuni  ne  corn- 
ili nlò  inchiese  e  consagiò  al  culto  del  ve- 
lo Dio,  dopo  essere  stati  purgati  dalle  pro- 
fanità. Già  gli  anteriori  cristiani,  osserva 
Marangoni, aveano  giudicato  non  discon- 
venire il  servirsi  de'lempli  profani  in  os- 
sequio di  Dio,  e  tramutarli  in  chiese  al 
di  lui  culto  dedicandoli,  quantunque  ciò 
di  rado  avvenne  per  l'acerbità  delle  per- 
secuzioni de'gentili.  In  prova  riporta  gli 
esempi  del  tempio  d'  Apolline  nel  Vali- 
cano, il  quale  essendo  forse  abbandona- 
to servi  a'discepoli  di  s.  Pietro  per  dar- 
gli sepoltura;  e  poco  dopo  l'altro  disce- 
polo del  principe  degli  Apostoli,  s.  Ana- 
cleto Papa  del  i  o3,  vi  edificò  sopra  il  bea- 
lo corpo  una  memoria  ocappella,che  in- 
sicuiecoH'allra  eretta  sul  corpo  di  s.  Pao- 


T  E  M 

lo  nella  via  Ostiense,  dal  suo  discepolo  s. 
Timoteo  e  da  Lucina,  appellate  furono 
Trofei  degli  Apostoli,  venerali  anche  in 
in  que'pi  imi  tempi  delle  persecuzioni  del- 
la Chiesa  da  lutti  i  fedeli,  che  dalle  più 
lontane  parli  vi  si  trasferivano  a  venerar- 
li, e  sopra  di  esse  poscia  Costantino  I  e- 
resse  le  loro  insigni  basiliche.  Quanto  a 
quella  di  s.  Paolo  ne  riparlerò  in  fine,  di- 
cendo della  splendido  compimento  e  con- 
sagrazione  della  nuova  basilica.  Manda- 
to da  s.  Pietro  per  vescovo  di  Pavia  s.  Si- 
ro, questi  presso  Alessandria  Irovò  due 
templi,  uno  dedicato  a  Nettuno  e  alle  Nin- 
fe, l'altro  a  Esculapio,  e  quest'ultimo  con- 
sagrò a  Dio,  dedicandolo  al  Salvatore  del 
mondo,  dopo  aver  illuminato  lutto  il  po- 
polo e  convertito  alla  fede.  Poco  dopo  la 
sua  morie,  l'altro  tempio  pure  fu  con- 
vertilo in  chiesa  e  dedicato  a  Dio,  sotto 
il  titolo  e  invocazione  del  medesimo  s. Si- 
ro. Questi  vivente  consagrò  in  Asti  alla 
B.  Vergine  regina  del  cielo,  il  tempio  di 
Giunone  ridotto  a  chiesa, ordinandovi  i. 
vescovo  s.  Giovenzio.  Ciò  dice  Marango- 
ni, poiché  il  can.  Bima  e  teologo  di  quel- 
la cattedrale,  nella  Serie  de'vescovi  del 
regno  di  Sardegna,  ritarda  al  261  l'e- 
rezione della  sede,  e  riporta  1  ."vescovo  s. 
Evasio  di  Benevento.  Il  1 .°  vescovo  di  Pa- 
dova s.  Prosdocimo,  inviato  da  s.  Pietro, 
convertì  il  tempio  di  Marte  nella  chiesa 
di  s.  Sofia,  cioè  Io  consagiò  alla  Divina 
Sapienza;  ed  in  Vicenza  nel  monte  Su- 
mano dedicò  alla  Madre  di  Dio  il  tempio 
di  Plutone  deità  infernale,  distruggendo- 
ne I'  idolo.  Altri  simili  esempi  si  ponno 
vedere  in  Marangoni.  I  figli  di  Costan- 
tino I,  Costante  1  e  Costanzo,  allorché  gli 
successero  nel  337  non  Sl  dilungarono 
quanto  a'templi  degl'idoli  da' sentimenti 
patemi,  pubblicando  leggi  contro  di  essi 
e  il  loro  culto,  e  ordinarono  la  chiusura 
de'lempli  fuori  le  mura  di  Roma  e  altro- 
ve. Costanzo  inoltre  proibì  con  rigorose 
pene  gì'  indovini,  dichiarò  gli  operatori 
di  magia  nemici  dell'umanità  e  rei  di  le- 
sa maestà;  rinnovò  la  legge  contro  i  sa- 


T  E  M  T  E  M                  283 

grifi/i,  dando  l'ultimo  crollo  al  pagane-  L'empio  principe  morì  nel  363  e  fu  ae- 
miiio,  e  ordinò  che  si  rovinasse  I  aitare  clamato  successore  Gioviano,  che  siceo- 
della  Vittoria  del  senato  romano,  prò-  mezelante  cristiano  ricusò  la  dignità,  prò* 
muovendo  in  Roma  la  piena  distinzione  testando  di  non  voler  imperale  sii  inili- 
dell' idolatria,  già  cominciata  dal  padre,  ziecbe  professavano  il  gentilesimo,  per  cui 
quantunque  seguace  dell'eresia  d'Ario,  e  tulio  l'esercito  ad  una  voce  esci, uno  di  vo- 
perciò  molto  si  oppose  a 'dogmi  cattolici,  ler  essere  distiano.  Accettando  la  corona 
IVel  36 1  divenuto  imperatore  Giuliano  fece  chiuderei  templi  idolatri  e  tolseisan* 
I'  Apos tata,  abiurato  il  cristianesimo  e  girinosi  sagrifizi;  proibì  la  magia  e  di- 
professando  l'idolatria,  volle  esercitar  l'uf-  chiaro  il  cristianesimo  essere  la  sola  reli- 
fizio  di  Pontefice  massimo,  rialzò  l'alta-  gione  da  venerarsi.  Valenti  niano  Ichcnel 
re  della  Vittoria,  riaprì  i  templi  degl'i-  364  o''  Sl,ccesse,  tentò  sulle  prime  prose- 
doli  d'  oriente  e  occidente,  obbligò  i  cri-  guire  l'opera  da  lui  cominciala,  proibeu- 
stiani  a  riedificare  o  a  sborsare  il  denaro  do  i  sagrilizi  notturni;  ma  atterrito  da' 
per  i  icostruire  gli  abbattuti,  e  restituì  a'  clamoi  ide'superstiti  gentili,  non  curò  l'os- 
sacerdoti  de  falsi  numi  i  loro  gradi,  emo-  servanza  delle  leggi  contro  di  loro  ema- 
lumenti  e  onori;  onde  il  gentilesimo  rac-  naie,  anzi  poi  permise  gli  aruspici  e  i  sa- 
cnl.se  gì' infiacchiti  spirili  tornando  alla  crilìzi  cogli  antichi  riti,  disponendo  però 
lotta  per  riacquistare  il  perduto  dominio,  che  questi  ultimi  si  facessero  coll'incenso 
ma  invano  e  per  breve  tempo. L'astuto  e  non  colle  carni  delle  beslie,  tollerando 
Giuliano  rammaricato  del  vivere  virino-  l'altare  della  Vittoria  in  Roma.  Diehia- 
so  de' cristiani,  e  perciò  assai  diverso  da  rato  per  I'  oriente  suo  collega  il  fratello 
entello  degl'idolatri, dubitando  cheadon-  Valente,  questi  abbracciò  la  setta  ariana, 
la  ilei  suo  fervore  le  cose  de'crisliaui  su-  apostatò  dalla  fede,  e  die  libertà  ad  ogni 
pelassero  tutti  i  suoi  sforzi,  pensò  di  or-  setla  in  materia  ih  religione,  ed  a'gentili 
naie  e  ridurre  i  templi  degl'idoli  al  ino-  d'esercitare  pubblicamente  le  loro  super-» 
do  delle  chiese  cristiane.  Quindi  ordinò  stizioni,  divenendo  persecutore  crudelis- 
che  vi  fosse  la  forma  del  presbiterio  e  del  si  ino  de'caltolici.  Valentiniano  I  nell'oc- 
coro,  co'seggi  o  stalli  maggiori  e  minori,  cidente  nondimeno  per  timore  che  i  sol- 
assegnando  i  primi  a'maestri  e  dottori,  a'  dati  cristiani  posti  a  guardia  de' templi  i- 
quali  impose  di  leggere  le  dottrine  del  gen«  dolatri,  onde  impedire  che  i  loro  corre- 
tilesimo  e  che  le  predicassero  al  popolo,  ligionari  li  assalissero  e  sturbassero  ne'lo- 
ed  in  giorni  determinati  i  ecitassero  alcu-  io  giuochi  e  feste,  si  contaminassero  con 
ih-  pi  eci  solennemente.  Ordinò  ancora  che  quelleceremouie  supersliziose,lo  vietò.La 
w  fossero  luoghi  assegnali  a  guisa  di  ino-  provvidenza  divina  a  vea  destinato  nel  37? 
nasteri  di  uomini  e  donne,  acciò  appli-  Graziano  in  oriente, e  nel  3-g  Teodosio 
cassero  allo  studio  delle  stesse  dottrine  ;  1  il  Grandetti  occidentea  vedere  e  in  par- 
istituì  ospizi  pe'  pellegrini  e  pe'poveri,e  te  ad  effettuare  l'estremo  sterminio  del- 
per  conti  aliare  maggiormente  col  genti-  l'idolatriaa  Cresciuto  immensamente  nel- 
(esimo  le  co>e  più  sagrosante  delcristia-  l'impero  il  cristianesimo,  dilatatasi  la  fé- 
nesimo,  stabilì  una  remissione  di  peccati,  de  nel  patriziato  romano,e  caduto  nel  mas» 
dopo  una  certa  penitenza  da  imporsi,  e  simo avvilimento  il  paganesimo,  Grazia* 
inventò  una  somiglianza  delle  lettere  che  no  ricusò  con  disprezzo  vestire  la  stola  di 
ila  vano  i  vescovi  1  accomandandosi  scam  -  pontefice  massimo,  dignità  ritenuta  da- 
bievolmente  i  pellegrinile  lullo  per  procu-  gì'  imperatori  cristiani,  per  essere  in  gra- 
raredi  porre  in  credito  I  agonizzante  genti-  do  ih  miglio  assicurare  l'assiduto  predo* 
k  simo. e  [>er  iscuoterlo  al  sacerdozio  paga-  mi  modella  verace  religione.  Con  Grazia- 
no propose  ad  esempio  quello  cristiano,  no  dunque  si  spense  allatto  la  dignità  e 


a84  TE  M 

il  titolo  ili  Pontefice  massimo  negl'impe- 
ratori; il  che-  dovette  uecessa riamente  ac- 
cadere, siccome  sciolti  i  collegi  de'  Pon- 
tefici e  abolito  il  sacerdozio  pagano,  on- 
de dovea  con  esso  terminare  quel  titolo 
che  rappresentava  il  supremo  grado  del 
collegio  pontificale.  Oltre  a  ciò  Graziano 
spiantò  da'fondamenli  l'altare  della  Vit- 
toria, non  curando  i  lamenti  de' pochi  se- 
llatoti che  ancora  rimanevano;  abolii  pri- 
vilegi e  le  immunità  de'sacerdoti  pagani 
e  delle  vestali;  incorporò  al  fisco  le  ren- 
dite destinale  al  culto  gentilesco,  dichia- 
rando beni  di  statoque'destinati  al  man- 
lenimento  de'  sacerdoti  o  delle  vestali  o 
de'  templi;  giacché  questi  non  potevano 
secondo  le  leggi  romane  ricevere  l'eredi- 
tà, se  non  per  facoltà  e  privilegio,  che  si 
concedeva  per  decreto  del  senato  o  per  fa- 
vore degl'imperatori,  onde  godere  l'im- 
munità dell'asilo,  del  quale  però  non  tut- 
ti aveano  la  prerogativa,  che  istituita  da 
Dio  fu  da'greci  e  romani  trasferita  a'Io- 
I'jO  templi  profani.  Dopo  l'operalo  da  Gra- 
ziano, altro  non  rimaneva  a  Teodosio  l 
che  disperdere  gli  ultimi  avanzi  dell'ido- 
latria sbarbicandone  possibilmente  le  più 
profonde  radici,  ed  egli  egregiamente  cor- 
rispose alla  grande  impresa.  Non  solo  re- 
sistè all'istanze  pel  ristabilimento  dell'al- 
tare della  Vittoria,  in  che  contribuì  lo  ze- 
lo di  Papa  tu  Damaso  I,  e  mantenne  le 
leggi  de'suoi  predecessori  contro  l'idola- 
triche osservanze;ma  proibì  rigorosamen- 
te d'entrar  ne'templi  degl'idoli,  minac- 
ciò la  morte  a  chi  in  pubblico  o  in  pri- 
vato immolasse  vittime  a'numi,  e  la  con- 
fisca de'beni  a  chiunque  osservasse  qual- 
sivoglia ceremonia  gentilesca;fece  distrug- 
gere le  statue  degl'  idoli,  conservando  a 
solo  ornamento  delle  città  le  più  pregie- 
voliper  l'arte;  demolì 0  commutò  inchie- 
se cristiane  i  templi  idolatrici,ed  energica- 
mente espulse  dall'impero  le  contamina- 
zioni del  paganesimo.  Tutto  viene  com- 
provato da'fatti  storici  riportati  dal  Ma- 
rangoni, nel  descrivere  lo  stato  de'tem- 
pii degl'idoli  sotto  i  discorsi  imperatori. 


T  E  M 

Quindi  parla  delle  leggi  d'Onorio, per  im- 
pedire che  si  atterrassero  ulteriormente  i 
tempii  nell'Africa,  onde  evitare  le  solleva- 
zioni avvenute  in  Fenicia,  ma  li  fece  spo- 
gliare de'simulaci  ideile  false  divinità  e  dei 
superstiziosi  orna  menti  .Quando  poi  Teo- 
dosio II  restò  solo  al  governo  de'due  im- 
peri orientale  e  occidentale,  coll'ottima 
educazionedella  sorella  s.Pulcheria, mag- 
gior premura  dimostrò  nel  propagare  la 
religione  e  nell'abbattere  totalmente  l'i- 
dolatria. Promulgò  una  legge,  ordinan- 
do che  i  superstiti  tempii  si  atterrassero, 
di  maniera  che  di  essi  non  rimanesse  ve- 
stigio. Non  essendo  stato  completamen- 
te ubbidito da'prefetti  delle  prò vincie,due 
anni  dopo  con  altra  legge  prescrisse  la  di- 
struzione de'tempii  rimasti,  e  che  posta- 
vi l'insegna  e  vessillo  della  cristiana  re- 
ligione, la  croce,  fossero  purgati  e  al  ve- 
ro Dio  applicati.  Il  commentatore  Got- 
tofrido,  diceche  Teodosio  II  non  ordinò 
l'atterramento  de'tempii,  ma  lo  spoglio 
de'  loro  ornamenti  superstiziosi.  11  con- 
temporaneo Teodoreto  vescovo  Cirense, 
riferisce  che  i  tempii  ia  parte  furono  di- 
roccati e  in  parte  convertiti  in  chiese,  e 
co'materiali  de'primi  si  edificarono  nuo- 
ve chiese.  Anzi  Niceforo  aggiunge,  che 
Teodosio  II  dedicò  alle  reliquie  di  s.  I- 
gnazio  d'Antiochia  l'antico  tempio  della 
Fortuna.  Riflette  Marangoni,  che  ad  on- 
ta delle  leggi  di  Teodosio  II,  non  tutti  i 
tempii  furono  purgati  e  convertiti  al  cul- 
to divino,  poiché  in  Rom»  e  altrove  ve 
ne  rimasero  molti  interi;  ed  in  Africa  per 
esservi  ripullulata  l'idolatria.  Ne  rimase- 
ro ancora  in  altre  parti  d'Italia,  in  Ger- 
mania, in  Francia,  ne  riporta  le  testimo- 
nianze, e  passa  a  parlare  de'tempii  genti- 
leschi di  Roma,  restali  dopo  Teodosio  II 
e  poi  cambiati  in  chiese.  Dopo  queste  ge- 
nerali nozioni,  premesse  per  miglior  in- 
telligenza di  quanto  vado  a  dire  sull'  o- 
riginede'templi,parleròquindi  prima  del- 
le erudizioni  generiche  sopra  i  luoghi  con- 
sagrati al  culto  degli  Dei,  poi  degli  anti- 
chi templi  di  Roma  pagana,  indi  del  lem- 


TEM 

pio  eretto  al  vero  Dio  in  Gerusalemme, 
e  per  ultimo  delle  chiese  de'cristiani. 

La  gratitudine  mosse  l'uomo  alla  ve- 
nerazione, e  fino  da'primi  tempi  questa 
immolò  V  itti/ne  e  Sagrifizi  al  Creatore, 
colle  Oblazioni  delle  primizie  della  ter- 
ra. L'aere  aperto,  l'ampia  volta  del  cielo 
erano  il  tempio  de'primi  secoli.  L'onni- 
potenza del  Facitore  supremo  fu  ben  pre- 
sto riconosciuta,  posta  rimpetto  all'uma- 
na fiacchezza.  La  necessità  del  bene ,  la 
ripugnanza  al  male  composero  ^Preghie- 
re e  le  addirizzarono  a  quest'Essere  infi- 
nito. Si  popolò  la  faccia  della  terra,  e  si 
propagarono  le  preci  e  $  Inni  di  lode  al- 
la Divinità.  Dice  il  Marangoni,  che  varie 
sono  le  opinioni  circa  la  i  .'invenzione  di 
fabbricare  i  templi  in  onoredegl'idolhDio- 
gene  Laerzio  l'attribuì  a  Epimonide  di 
Candia,  e  Vitruvio  scrisse  che  Pithio  ar- 
chitetto,primad'ogni  altioin  Prijene  fab- 
bricò un  tempio  a  Minerva;  ma  Erodo- 
to e  Strabone  ne  attribuiscono  1'  inven- 
zioneagli  egizi.  Alcuni  riportano  la  i.  '  fab- 
brica de'templi  de'gentili  a  Belo  padre  di 
JN'inoi.°ie  degli  assiri, il  quale  a  lui  l'eres- 
seinBabilonia  nell'annodel  mondo3  i  80, 
come  scrisse  Beroso  caldeo,  oppure  da  Se- 
miramide secondo  Xenofonte  e  Diodoro 
di  Sicilia;per  cui  osservando  Gioseffo  nel- 
I'  /inficiata  giudaiche,  che  essendo  stato 
eretto  il  tempio  di  Gerusalemme  al  vero 
Dio  nell'anno  3  1  02,  perconseguenza  Sa- 
lomone sarebbe  il  1." inventore  e  fabbri- 
catore de'templi.  Ma  la  s.  Scrittura  rife- 
risce che  Dio  molle  volte  ordinò  agli  e- 
brei  che  distruggessero  le  Are  o  A Ilari 
degl'idoli,  in  qualunque  luogo  le  avesse- 
ro trovate,  gli  alti  luoghi  e  le  superstizio- 
se selvelte,  non  che  gl'idoli,  né  fa  men- 
zione di  templi  sino  ali. "libro  de'Re,  par- 
lando del  tempio  di  Dagone  presso  i  fi- 
listei; perehè  i  gentili  solevano  innalza- 
re le  are  pel  culto  de'làlsi  numi,  all'aper- 
to delle  campagne,  nelle  pubbliche  vie, 
sulle  colline  e  cime  de'monti;  ed  inoltre 
intorno  alle  are  piantavano  alcuni  bo- 
schetti d'alberi  di  varie sotii  purecousa- 


TEM  28  > 

grati  agli  Dei,  affinchè  questi  servissero 
come  di  recinto  e  muro  alle  medesime, 
e  fossero  come  asili  della  superstizione; 
Dunque  prima  del  tempio  di  Salomone, 
la  slessa  Scrittura  riconosce  il  tempio  gen- 
tile di  Dagon  ,  ove  i  filistei  collocarono 
l'Arca  di  Dio  da  loro  predata  agli  ebrei. 
Anzi  dice  pure,  che  la  madre  di  Samue- 
le poi  tossi  al  tempio  in  Silo  ,  poiché  ivi 
era  l'Arca  di  Dio  nel  Tabernacolo  (V.)t 
questo  chiamandosi  anche  tempio,  ben- 
ché propriamente  noi  fosse.  L'autore  del- 
l'opuscolo stampato  a  Vicenza,  Origine. 
de'tempii,owerose  il  tempio  diDelfo  .sia 
il  più  antico,  non  a  questo  di  Apollo,  ma 
dà  l'anteriorità  a  quelli  di  Dagone,  di  Do- 
dona,di  Tiro,  del  golfodi  Persia, edi  Sa- 
lomone, non  dovendosi  confondere  i  luo- 
ghi in  cui  si  rendevano  gli  oracoli,  poi  di- 
venuti templi,  co'  templi  propriamente. 
I  templi  presso  i  primi  egizi,  fenicii  e  gen- 
tili erano  tutti  Sepolcri  e  monumenti  e- 
retti  alla  memoria  degl'illustri  defunti  : 
in  questi  luoghi  si  facevano  le  preci  ,  le 
adunanze  pubblichee  civili,  igiudizi.Co» 
sì  ne'primi  tempi  del  cristianesimo  si  con- 
vertirono in  chiese  le  tombe  de'martiii, 
de'confessori  e  delle  vergini,  dedicandosi 
a  Dio  sotto  la  loro  invocazione.  Il  Venu- 
ti chiama  laberinto  di  varie  opinioni  la 
ricerca  per  determinare  quando  gli  uo- 
mini spinti  da  religione  cominciassero  a 
fabbricare  i  templi  alle  superiori  intelli- 
genze, cioè  alcuni  recinti  di  mura  adorni 
all'  intorno  e  poi  ancor  di  tetto  coperti, 
ove  principalmente  e  sicuramente  potes- 
sero indirizzare  le  loro  orazioni,  stabili- 
re gli  altane  scannarvi  le  vittime; dicen- 
do ancora  rimanere  oscura  e  indetermi- 
nata l'epoca  del  principio  dell'idolatria 
delle  genti.  Non  conviene  sub'  opinione 
di  quelli  che  reputano  i  templi  contem- 
poranei col  mondo,  poiché  i  primi  nostri 
padri  che  della  grandezza  e  maestà  di  Dio 
ebbero  forse  più  chiara  contezza  che  noi 
non  abbiamo,  facilmente  ripugnarono  dal 
chiuderla  dentro  recinto  murato;  giacché 
l'iuunensitàe  La  gloria  di  Colui  che  lui- 


a  3  li                    T  E  i\I  T  E  M 

to  muove- Per  V universo  penetra  e.  ri-  celiarne  affatto  la  memoria  ne'posferi,  i 

Splende.  Del  qual  sentimento  furono  Io  quali  poi  tante  belle  e  misteriose  spiega - 

stoico  Zenone  ed  Ei  adito.  Platone  nel  li-  zioni  vi  adattarono,  ciascuno  secondo  l'i- 
bro  delle  Leggi,  espressamente  proibì  o-  dea  che  a  vea  della  sua  deità  benefica,  pro- 
gni sorta  di  templi,  asserendo  che  agli  Dei  duttrice  e  conservatrice  della  fertilità,  ali- 
tulle  il  mondo  era  tempio.  Non  allrimeu-  bondanza  e  ricchezza  del  suo  paese.  Final- 
ti  risposero  a 'calunniatori  gentili  i  vene-  niente,  come  avviene  di  tutte  le  arti,  che 
labili  Padri  della  nascente  chiesa  distia-  per  gradi  si  raffinano,  cominciarono  a  for- 
ila, allorché  li  rimproverarono  di  non  a-  marsi  dagli  artefici  le  statue  degli  Dei  di 
ver  tempio  alcuno,  ove  il  loro  Dio  si  ado-  miglior  forma,  maniera  e  proporzione,  e 
lasse  ,  cagione  di  ciò  la  loro  povertà  o  più  somiglianti  al  corpo  umano  di  cui  li 
la  persecuzione  de' tiranni.  Introdottasi  credevano  rivestiti  ;  sebbene  in  principio 
dopo  il  diluvio  l'adorazione  de'  falsi  Dei,  non  ardirono  di  separarne  le  gambe  e  le 
sembra  manifesto  che  non  subito  si  fàb-  braccia,  le  quali  restarono  attaccate  e  di- 
bricassero  i  templi,  ma  che  le  semplici  e  stese  sul  busto,  e  di  simil  fatta  ve  ne  sono 
rozze  are,e  le  statue  degli  Dei  ne'collj  e  nei  etnische  ed  egizie.  Ridusse  poi  queste  con 
luoghi  più  insigni,  fossero  esposte  all'aria  miglior  gusto,  e  avendone  aperto  legaui- 
aperta  comecbè  fabbricate  goffamente  di  he  e  le  braccia  die  loro  un  tal  qual  movi- 
pietra  o  di  stipiti  negligentemente  taglia-  mento Dedalo'giudiziososcultore,cheper- 
ti,  ovvero  colonne  o  bastoni  fìtti  in  ter-  ciòfu  creduto  aver  trovato  il  segreto  di  far 
la  per  ricordanza  delle  gesta  de'memora-  camminarelestatue.CresciutopeiTuma- 
bili  loro  eroi.  Crede  il  Venuti,  che  quel-  na  industria  il  pregio  alle  statue  degli  Dei 
le  ridicole  figure  di  Dei  tanto  da  alcune  e  degli  eroi,  parve  cosa  indegna  che  ope- 
città  religiosamente  venerate, ed  espresse  re  di  tanta  fatica  e  riguardate  come  co- 
per  gloria  costantemente  nelle  loro  ino-  sa  miracolosa,  rimanessero  esposte  all'm- 
nete,  ora  in  forma  di  Termini  o  Ermi  (di  giurie  delle  stagioni,  che  le  deformassero 
cui  riparlai  a  Scultura  dicendo  dell'ori-  e  rovinassero;  molto  più  che  alcune  di  es- 
gine  sua,  ed  a  Strada  ove  si  collocavano),  se  erano  tinte  di  vari  colori,  particola!'? 
o  di  sassi  in  una  tal  guisa  tagliati,  o  di  mente  l'etrusche,peraccrescer  loro  maestà 
statue  sostenute  da  pali  e  da  spiedi,  sieno  e  naturalezza.  Il  primo  e  più  pronto  pipa- 
gli antichissimi  Dei  conservati  nella  pri-  roa  tal  inconveniente  pare  che  fosse  quel- 
miera  effigie  per  vano  scrupolo  d'altera-  lo  di  trovare  qualche  antico  tronco  elui- 
zione dalla  loro  venerabile  antichità.  E-  bero,  in  cui  la  natura  avesse  formato  una 
gli  annovera  fra  questi,  Giove  Casio,  Eu-  tal  cavità  a  foggia  di  nicchia,  alla  quale  si 
romeo,  Cario,  Labradeno,  Venere  Pafia,  potesse  riporre  l'effigie  delDiojaffer  mando 
Diana  Efesia,  e  Magnesia,  ed  alcuni  altri  Plinio  che  gli  alberi  furono  i  templi  degli 
che  si  scorgono  nelle  medaglie,  de' quali  Dei.  E  da  ciò  forse  avrà  tratto  il  suo  prin- 
parlando  Pausiana  disse:  Fu  costume  a  cipioilcostumedi  riporre  dentro  i  templi 
tutti  i  greci  per  lo  più  antico  di  adorare  le  statue  degli  Dei  in  quelle  cavità  di  mn- 
invece  delle  statue  di  Dei  quelle  rozze  pie-  raglia  fatte  apposta  eda  Vitruvio  nomi- 
tré.  1  Calati  e  Modi  che  spesso  si  vedono  nate  loculi.  Di  detti  alberi  si  tenne  poi 
in  capo  di  Serapide, d'Iside,  di  Giove  Arn-  gran  cura  da'supersliziosi,  fra  'quali  fu  ve- 
nione,  e  di  altri  Dei  dell'Egitto i.°alber-  iterabile  e  famoso  l'elee  del  Valicano  con 
go  di  superstizione,  sono  un  avanzo  della  iscrizione  etrusca.E  simili  a  questi  furo- 
rozzezza  delle  prime  Deità,  e  parte  della  no  onorati  con  feste,  balli,  ville  e  coro- 
sommità  delle  colonne  che  le  rappreseli-  ne,  e  alcune  volte  con  sagrifui  come  agli 
tano,  seibateci  nel  ridurle  a  foggia  urna-  Dei,e  furonvi  in  vicinanza  fabbricati  i  tem- 
ila dalla  scrupolosa  attenzione  di  noncau-  pli.Tale  fu  il  principio  del  celebratissimo 


T  E  M  T  E  M  287 
tempio  di  Diana  ih  Efeso,  cioè  dal  lron«  mini  o  de'sacerdoti  di  quel  nume,  riten- 
co  d'un  olmo,  per  l'opinione  che  ciascun  gonsi  d'una  più  remota  antichità.]  lem- 
Dio  godesse  dulia  protezione  d'un  albe-  pli  in  pietra  e  in  marmo  furono  innalzati 
ro  proprio;  "e  non  oscura  reliquia  di  simile  quando  l'architettura  el>l>e  fatti  alcuni 
principio  de'  templi  sono  quelle  piccole  progressi,  e  giovò  al  suo  incremento,  co- 
immagini  intagliate  nell'antiche  gemme  Die  alla  scultura  la  Ini  inazione  delle  sta- 
di piccole  e  rozze  statuine  consagrate  prò-  tue  che  si  venerarono  per  simulacri  d'i- 
babilmente  agliDei  agricoli,  viali  e  compi-  doli;  perciò  la  religione  contribuì  al  pro- 
talizi.  Cos'i  consagrati  gli  alberi  degli  Dei,  gresso  e  perfezionamento  di  due  nobilis- 
si  passò  a  venerare  i  boschi  interi,ovequel-  siine  arti,  l'architettura  arte  per  eccellen- 
ti alcuno  volta  erano  stali  piantali: di  que-  za  o  arte  di  fabbricare  secondo  lepropor- 
sti  il  folto  orrore  e  il  silenzio  facilmente  zioni  e  le  regole  determinale  dalla  nalu- 
ispirarono  nell'animo  idee  di  timore  e  per-  ra  e  dal  gusto,  e  la  scultura  oartedifur* 
ciò  di  Divinità.  Bellissima  è  la  descrizio-  mare  ogni  sorla  di  figure  per  mezzo  dol- 
ile che  ci  lasciò  Lucano,  del  bosco  presso  lo  scalpello  o  altro  strumento  tagliente  e 
Marsiglia  atterrato  da' soldati  di  Giulio  incisivo,  onde  si  disputò  sulla  precedenza 
Cesare;  e  di  simili  sorte  di  selve,  appella-  e  primato  colla  pittura,  ossia  l'arte  d'imi- 
te  religiosi  lochi,  piantarono  nella  Pale-  lare  sopra  d'una  superficie  tutti  gli  og- 
sliua  empii  re,  e  poi  da'giusti  loro  succes-  getti  visibili,  per  mezzo  del  disegno  e  dei 
sori  estirpale  in  osservanza  della  divina  colori,  impiegata  anch'essa  al  culto  e  per 
legge,  come  abbiamo  dalla  Scrittura.  Fin  questo  sviluppata  in  gran  parte  ne' suoi 
qui  \\\  pennato  da'popoli  alla  conservazio-  pregi.  Ne'templi  oltre  le  staine  principali 
ne  de'simulacri  delle  statue  da  venerarsi  che  si  adoravano  nelle  celle,  altre  statue 
fra  loro,  per  preservarli  dall'ingiurie  del-  e  altre  sculture  li  decoravano.  Egualmen- 
l'aria  e  dalle  tempeste,  allorché  a'bugiar-  le  il  loro  interno  abbellivasi  di  pitture  al- 
di numii  voti  pù  frequentemente  porge-  Itisi  ve  agli  Dei  e  agli  Eroi,  venerati  come 
vano,  e  questo  inalila  maniera  non  pò-  semi-dei,  a'quali  erano  i  templi  consagra- 
te vasi  ottenere  checon  un  edifizio  coper-  ti.  In  principio  dell'erezione  di  templi  so- 
lo. Un  tal  comodo  era  del  tutto  necessa-  lidi,  onde  conservare  l'antiche  costumali- 
rio  all'umana  socielà  ,  onde  in  ciò  facil-  ze,  si  continuò  a  piantarvi  intorno  de'bo- 
mente  convennero  le  nazioni  più  colte,  e  sebi,  a  circondarli  di  mura  e  di  siepi,  e 
le  ricchezze  poi  acquistale  da' greci  e  la  que'boschi  si  tennero  per  sagri  alla  divi- 
vana  loro  superbia  li  ridusse  a  quel  l'est  re-  nità.  In  breve  s'innalzarono  templi  in  o- 
1110  lusso  che  fece  meravigliare.  E  dun-  noie  degli  Dei  nelle  città  dall'architetto- 
que  comune  consenso  degli  scrittori,  che  ra,  e  la  scultura  produsse  meglio  le  sta- 
gli uomini  da  principio  si  riunirono  nei  tue  loro.  All'Egitto  comunemente  si  at- 
luoghi  alti  e  sulle  montagne  per  indiriz-  tribuisce  I'  origine  della  costruzione  «lei 
zare  i  loro  voti  alla  Divinila,  in  epoca  do-  templi, o  edilìzi  consagrati  al  cullo  religio- 
ve  le  arti  architettonica  e  scultoria  erano  so,  ed  il  gusto  per  questo  genere  di  edi- 
sconosciute; scelsero  in  appresso  il  follo  fizi  fu  di  là  introdotto  presso  gli  assiri,  i 
de'  boschi  per  rendere  ad  essa  omaggio,  fènici!  e  i  siri;  però  Erodoto  dice  che  i  fe- 
indi  circondarono  que' luoghi  di  mura-  nicii  e  i  siri  fabbricarono  templi  contem- 
glie,  mali  lasciarono  scoperti,  all'ine  di  pò-  poranea  mente  agli  egizi,  e  Forse  in  epoca 
ter  continuamente  fissare  gli  sguardi  lo-  ancora  più  remota  ne  Fabbricarono  gli  a- 
ro  verso  il  cielo,  e  alla  fine  fabbricarono  i  bitanti  delle  regioni  posleal  sud  ovest  dei- 
templi.  Il  tempio  di  Belo  a  Babilonia  vuol-  l'Asia.  Ti  a 'primi  costruttori  di  edilìzi  pel 
si  il  più  antico  di  lutti;  ma  quelli  di  Bra-  cullo  della  Divinità,  debbonsi  pure  anno- 
ina  nell'Indie,  secondo  l'opinione  de'bra-  verace  gli  etrusci.  In  seguilo  passò  il  co- 


288  TEM 

stame  nella  Grecia  colle  colonie,  e  da  es- 
sa fu  accolto  in  Roma:  é  incerto  se  i  gre- 
ci nobilitarono  i  templi  col  proprio  genio, 
o  colle  idee  ad  essi  comunicate  dagli  e- 
trusci, dagli  egizi  oda'fenicii.  Alcuni  popo- 
li, come  i  persiani,  gl'indiani,  i  geli,  i  da- 
ti, fermi  si  mantennero  nell'opinione, die 
non  doveansi  racchiudere  gli  Dei  in  alcun 
edilìzio  formato  dalla  mano  dell'uomo, 
per  quanto  magnifico  potesse  essere,  ma 
quell'idea  fu  superata  dalle  nazioni  inci- 
vili  te  del  mondo.  In  appresso  ciascuna  di- 
vinità ebbe  i  suoi  templi  particolari,a'qua- 
li  si  attribuì  il  nome  loro,  ed  ivi  più  fio- 
rente e  più  praticalo  fu  il  suo  culto.  Le 
città  ch'erano  a  que'numi  dedicate,  eclie 
fregia vansi  dell'ambizioso  titolo  di  sagret 
traendo  profitto  dal  gran  concorso  di  po- 
polo che  interveniva  d'ogni  parte  alle  lo- 
ro feste  solenni,  prendevano  sotto  la  pro- 
tezione loro  que'ch'eranvi  tratti  dalla  re- 
ligione, dalla  curiosità  o  dal  libertinag- 
gio; li  difendevano  a  guisa  di  persone  in- 
violabili, e  combattevano  per  la  sicurez- 
za de'Ioro  templi  con  quello  stesso  zelo, co- 
mesi trattasse  della  salvezza  della  patria. 
Ciascun  popolo  edificai  templi  a  norma 
della  propria  indole,  de'piopri  costumi, 
ed  anche  della  pratica  adottata  per  la  co- 
struzione delle  proprie  abitazioni  ;  quin- 
di i  trogloditi  (abitatori  di  caverne  e  sot- 
terranei, per  difendersi  dal  freddo  e  dal 
caldo,  e  principalmente  gli  abitanti  del- 
la costa  lungo  il  mare  Rosso,  dall'Egitto 
sino  all'Oceano,il  cui  paese chiamossiTro- 
gloditice)  adorai  ono  laDivinità  nelle  grot- 
te, ed  i  popoli  abitatori  delle  capanne  pi- 
gliarono da  queste  il  modello  per  la  strut- 
tura de'Ioro  templi.  Narra  Pausiana,  che 
in  epoca  antichissima  l'oracolo  d'Apollo, 
che  poi  divenne  celebre  sotto  il  nome  di 
Delfico,  veniva  consultato  sotto  una  ca- 
panna intrecciata  di  rami  d'alloro,  pian- 
ta sagra  a  quel  nume;ecbe  quello  di  Gio- 
ve a  Dodona  era  stabilito  sotto  un'anti- 
ca quercia.  Perciò  alcuni  credono  che  i 
greci  dalla  capanna  fossero  condotti  all'e- 
dificazione de'lempli, senza  il  soccorso  di 


TEM 

altre  nazioni:  divenuti  quindi  eccellenti 
in  tulle  le  arti, dierono  a'templi  loro  for- 
me maestose, superarono  tutte lealtre  na- 
zioni, e  solo  alcuna  volta  furono  imitali 
e  quasi  emulali  da' romani,  che  le  opere 
loro  pigliarono  per  modelli.  Pel  gran  nu- 
mero  de' templi  che  sorgevano  solidi  e  ma- 
gnifici in  tutte  le  città  e  anebe  ne'villag- 
gi  della  Grecia,  celebri  ancora  sono  gli  a- 
vanzi  di  quelli  di  Minerva  ad  Atene  ,  di 
Diana  in  Efeso,  d'Apollo  in  Delfo, di  Gio- 
ve in  Olimpio,  di  Giove  Eliconio  in  Pa- 
ulonia, d'Apollo  Triopio  nell'Asia  mino- 
re, di  Venere  a  Pafo  ed  a  Citerà,  a 'qua- 
li tutti  solo  paragona  vasi  quello  di  Gio- 
ve Capitolino  in  Roma.  Quello  di  Giove 
Eliconio  fu  forse  il  i  ."saggio  dell'architet- 
tura ionica,  come  della  dorica  quello  d'A- 
pollo Triopio.  Alfine  d'aumentare  la  ve- 
nerazionea'templi, gli  antichi  non  rispar- 
miarono né  le  sontuosità  degli  edilizi,  né 
la  magnificenza  delle  decorazioni,  né  la 
pompa  delle  ceremonie.  I  decantati  mi- 
racoli e  i  prodigi  eccitarono  ancor  mag- 
giormente il  rispetto  e  la  divozione  po- 
polare, né  eravi  quasi  tempio  che  godes- 
se di  qualche  fi  ma,  die  di  esso  non  si  pub- 
blicassero mirabili  avvenimenti.  Negli  ti- 
ni, i  venti  non  agitavano  giammai  le  ce- 
neri dell'altare  ove  si  bruciavano  le  vit- 
time, negli  altri  non  mai  cadeva  stilla  di 
pioggia,  comeché  scoperti:  la  semplicità 
religiosa  e  credula  de' popoli  riceveva  cie- 
camente queste  artificiose  meraviglie,  e 
lo  zelo  interessato  de'sacerdoti  le  sostene- 
vano alacremente.  1  primi  templi  non  e- 
rano  vasti,  e  forse  non  furono  se  non  cel- 
le, bastanti  solo  a  contener  la  statua  del 
nume,  o  al  più  anebe  un  altare,  d'ordina- 
rio collocato  innanzi  ad  esso,  meno  ele- 
vato però  della  base  della  statua  medesi- 
ma, e  rivolto  verso  oriente.  Nella  cella  en- 
travano') sacerdoti,  il  popolo  si  riuniva  al- 
l'intorno in  occasione  de'sagrifìzi,  donde 
venne  probabilmente  l'idea  di  fabbricare 
grandi  recinti,  e  di  circondare  la  cella  di 
portici,  ove  il  popolo  potesse  ricoverarsi 
in  caso  di  pioggia;  e  l'architettura  tras- 


TEM  T  E  M  289 
se  grandissimo  profitto  dalla  disposizione  reto  (/  '.).  Quanto  alle  fa  visse,  dice  Nib- 
delle  colonne  variata  ne' diversi  portici,  by,  erano  cisterne  dove  riponevahsi  pu- 
la quale  produsse  scene  di  prospetti  fa  re  gli  utensili  e  altri  oggetti  del  culto  di- 
graiuliosa  e  piacevole,  presentando  l'idea  venuti  inservibili.  Eruditamente  tratta 
della  solidità.  Sovente  i  templi  si  fabbri-  De  Favissis  EthnicorumfiaaceMieviiDe 
carono  sopra  un  terreno  più  allo  di  quel-  secretariis  p.  1  5 1  ;  ed  Enrico  Spoor,  Fa- 
lò degli  edifizi  circostanti  ,  e  attorniali  vìssae  Intii/uit.  romanae  et  grdecae, 
quindi  di  gradini,  die  servivano  loro  di  Ullrajecli  1709.  Ne'templi  la  statua  del 
basamento.  La  situazione  de' templi  va-  nume  d'ordinario  avea  rivolta  la  faccia 
riava  secondo  le  diverse  divinità  alle  qua-  verso  l'occidente;  prescrizione  che  ne'pri- 
li  erano  consagrati,  ed  anche  secondo  i  mi  secoli  e  in  altri  successivi  fu  pure  os- 
punti  cardinali,  a'qnali  volevano  diriger-  servata  nella  costruzione  delle  chiese  cri- 
si. 1  templi  di  Giove,  Giunone  e  Minerva  stiane.l  templi  egizisi  distinsero  per  gran- 
erano  collocati  in  modo  che  fossero  vedu-  dezza,  pe'di  versi  ornati  e  recinti,  e  per  la 
ti  t\à  tutti  o  dalla  maggior  parte  degli  a-  copia  esingoiar  distribuzione  delle  colon- 
bi tanti  della  città,  non  meno  de'forestie-  ne;  que'recinti  si  moltiplicavano  talvolta 
ri  che  vi  arrivavano;  que'di  Mercurio,  I-  gli  uni  dentro  gli  altri  sino  alla  cella, ove 
side  e  Serapide  si  collocavano  nelle  piaz-  probabilmentenutrivasi  l'animale  sagro; 
ze  e  ne'pubblici  mercati;  quelli  d'Ercole  in  questa  non  entravano  che  i  sacerdoti, 
presso  i  ginnasi  o  i  luoghi  destinati  agli  e  quanto  più.  essa  era  semplice,  altrettan- 
spettalori;  que'di  Cerere,  Marie,  Venere  to  magnifici  per  lusso  architettonico  era- 
e  Vulcano  fuori  della  città;così  purequel-  no  i  recinti,  i  portici  e  il  loro  ingresso, 
li  d'Esculapio  affinchè  i  malati  respiras-  vicino  al  quale  si  collocavano  d'ordinario 
sero  un'aria  libera,  e  dell'infermerie  oa-  leoni,  sfingi,  statue  colossali  e  obelischi, 
sclepii  o  farmacie,  presso  il  tempio  di  quel  Ne'templi  antichi  degli  egizi,  come  de'gre- 
nume, riparlai  aSpEZULE.AItri  templieb-  ci,  per  Io  più  era  collegata  la  semplicità, 
bero  contigui  ginnasi,  pritanei  e  luoghi  di  delle  forme,  colla  grandiosità  delle  mas- 
adunanza  pe'magistrati,  ed  anche  il  teso-  se,  e  l'unità  più  perfetta  colla  magnificen- 
ro  per  deporvi  i  donativi  delle  greche  cit-  za  di  quegli  edifici,  che  ricchi  e  maestosi 
tà;  altri  templi  ebbero  adiacente  \' Erario  erano  per  la  loro  forma  medesima,  gran- 
o  Tesoro  (J  Jpubblico.  Nel  1  854  in  Ro-  di  senza  essere  colossali,  semplici  nella 
ma  negli  scavi  fatti  nel  sotterraneo  della  parte  loro  interna,  e  solo  abbelliti  talvol- 
camera  capitolare  e  della  chiesa  e  Ospe-  ta  nel  recinto  esteriore.  Nelle  medaglie 
dale  de'benfratelli  all'  isola  Tiberina,  si  greche  e  romane  si  trovano  spesso  le  for- 
scoprì  aver. esistito  \efavissae  del  tempio  me  varie  de'templi  antichi,  e  anco  di  al- 
di Giove  Licaonio,  se  pure  non  sono  del  cuni  de'quali  la  storia  non  offre  notizie, 
contiguo  tempio  d'Esculapio.  Erano  le  Per  l'architeltura  de'temphantichi  di  di- 
fa  visse  a  somiglianza  di  pozzi  profonda-  verse  nazioni,  si  ponno  vedere  i  seguenti 
inente  scavali, ue'quali  si  riponevano  i/  o-  autori.  Vitruvio,  Dell'  architettura  con 
li  (  /  Jo  cose  votive  e  gli  altri  doni  olfer-  il  suo  commento  e  figure  in  volgar  //Vi- 
ti al  tempio,  quando  questi  cominciava-  gua  rapportato  per  M.  Giambat  Capo- 
no ad  ingombrarlo  soverchiamente.  Ap-  rati.  Perugia  1  53G.  Vitruvio,  Archi  (et  tu- 
punto  tali  oggetti  votivi  sono  quelli  tro-  ra  latina  e  italiana,  tradotta  da  Galia- 
vati  in  Roma  in  gran  numero,  cioè  gain-  ni,  Napoli  1  758.  Rergeo,  De privatprum 
be,  mani,  piedi,  profili  del  volto  ec. ,  il  publicorumque  aedificiorum  Urbis  Ro- 
tutto  in  terracotta,  tranne  uno  scolpito  mae  eversorum,  Fiorentine  i58q. A.  Pai- 
inavorio.  Anche  di  versi  Santuaricrislia*  ladio,  I quattro  libri  di  architetturale- 
ni  h auno  il  tesoro,  come  la  s.  Casa  di  Lo*  nezia  1 58  1 .  Tetitr.olf,  Cenni  sulV  archi' 
vol.  lxxiii.  19 


2 go  T  E  M 

tettura  egiziana,  Roma  1 838.  Francesco 
Taccani,  Esame  sitila  storia  dell'  ar- 
cliilettitra, Milano  1 844- Del  medesimo, 
Storia  dell' arcliiletlurti  in  Furopa,  co- 
minciando  dalla  sua  origine  fino  al  se- 
colo XVII,  rettificata  in  corrisponden- 
za alla  storia  della  ch'i  Ita  de' popoli  ed 
alla  naturale  progressione  delle  idee, 
Milano  1 855.  Ne  rende  ragione  il  cav. 
Ignazio  Cantù  a  p.  44  '  della  Cronaca. 
Luigi  Canina,  Architettura  antica  e- 
giziana,  greca  e  romana,  Roma  i83c)- 
i  8^4»  ficca  di  tavole  egregiamente  in- 
cise in  rame.  Ora  dovendo  accennare  in 
generale  altre  nozioni  sulla  forma  e  le 
parti  de'templi  antichi,  preferisco  di  se- 
guire il  dotto  Nibby,  Roma  nell'anno 
1 838,  par. i."  e  2. a  antica,  tanto  più  che 
poi  principalmente  con  lui  e  per  ordine 
alfabetico  descriverò  in  breve  i  numero- 
si e  più  rinomati  templi  di  Roma  paga- 
na, i  cui  avanzi  o  indizi  sicuri  sono  spar- 
si nelle  varie  sue  parti,  o^esi  può  con  cer- 
tezza determinare  il  sito.  Di  altri  templi 
parlai  negli  articoli  delle  chiese, odi  que- 
gli altri  edilìzi  che  furono  eretti  sopra  o 
presso  le  loro  rovine.  Di  alcuni  templi  il 
Nibby  ci  die  pure  la  pianta  e  il  prospetto 
con  incisioni;  altrettanto  fecero  gli  altri 
descrittori  de'medesimi,  come  il  marche- 
se Meleti iorri  nella  Guida  metodica  di 
Romaj  dalle  quali  tavole  si  prende  un'i- 
dea della  loro  imponente  maestà  e  ma- 
gnificenza. La  copia  di  tali  edilizi  dimo- 
stra la  religione,la  superstizione  e  la  splen- 
dida magnificenza  de'romani.  Anche  nel- 
l'opera classica  del  Piranesi  sono  illustra- 
ti con  disegni  diversi  templi  antichi  diRo- 
ma  compreso  il  Pantheon.  I  luoghi  con- 
sagrati al  culto  degli  Dei  erano  vari  per 
istituzione,  per  uso  e  per  forma,  quindi 
con  diversi  nomi  indicavansi.  I  moderni 
sogliono  chiamare  templi  tutti  gli  avanzi 
di  edilìzi  che  credono  essere  stati  destina- 
ti al  culto; gli  antichi  però  li  distingueva- 
no e  classificavano  co'ricordati  vocaboli  in 
Accie  s,  Tempi  uni,  Delubrum,  Teseti,  Ae- 
tlicula,  Sacellum  e  Lueus,  Col  nome  di 


T  E  M 
Aetles  intendevano  un  edilìzio  sagro, che 
avea  parti  determinate.  Templum  poi, da 
cuiderivòa  noi  quello  di  tempio,  non  era 
sempre  un  edilìzio,  ma  bensì  un  luogo 
inaugurato, sia  che  fosse  uno  spazio  aper- 
to, sia  che  fosse  recinto  o  coperto;  non  era 
però  di  necessità  al  sagro  culto,  poiché  le 
curie  Ostilia,  Giulia  e  di  Pompeo,  e  per- 
sino i  Rostri  (tribune  o  pulpiti  che  esiste- 
vano nel  Foro  romano,  da'  quali  arrin- 
gavano gli  oratoli  al  popolo,  chiamati  Ro- 
stra  dopo  che  furono  adornati  co'  rostri 
di  bronzo  0  punte  delle  navi,  con  cui  gli 
antichi  colpivano  ne' combattimenti  i  va- 
scelli nemici  per  danneggiarli  e  farli  co- 
lare a  fondo,  cioè  con  que'rostri  che  i  ro- 
mani tolsero  alle  navi  degli  anziati.de'qua- 
li  riparlai  a  Porti)  erano  Tempia,  men- 
tre non  eranodeslinati  al  culto,  bensì  con- 
siderati luoghi  sagri  ,  come  pure  dice  il 
commend.  Canina  netta  Descrizione  del 
Foro  romano.Ma  questo  non  esclude,che 
sovente  anche  gli  edilizi  e  i  luoghi  desti- 
nati al  culto  non  fossero  de'  Tempia,  cioè 
de  luoghi  inaugurati.  Quindi  non  tutte  le 
Aedes  erano  Tempia,  mentre  le  Aedes 
erano  sempre  consagrate  al  culto,  né  tut- 
ti i  Tempia  erano  templi  a  nostro  modo 
d'intendere.ossia  luoghi  consagrati  al  cul- 
to, sebbene  fossero  sempre  inaugurati. Per 
Fammi,  voce  che  die  origine  alle  città  e 
villaggi  moderni  d'Italia  che  si  appella- 
no Fano  (con  aggiunta  pure  d'altro  vo- 
cabolo, e  ve  ne  sono  esempi  anche  in  A- 
sia  e  altrove),  inlendevasi  uno  spazio  di 
terra  consagrato  e  circoscritto  con  ce- 
remonie  sagre  del  pontefice  pagano,  e 
dichiarato  solennemente  come  destinato 
ad  essere  un  tempio,  loeus  tempio  effatus. 
E  come  l'etimologia  di  Fanum  procede 
dal  verbo  fari,  pronunziare,  cosi  da  quel- 
lo derivò  la  parola  profanimi,  che  desi- 
gnava un  luogo  fuori  del  consagrato, prò 
fono.  Sulla  voce  Delubrum  i  grammati- 
ci non  vanno  d'accordo,  e  pare  che  deli- 
basi intendere  particolarmente  un  tempio 
con  recinto  sagro  attorno  e  consagrato  a 
più  numi.  Per  T'esca  intende  vasi  un  luo- 


T  È  M  T  E  M  291 

go  consagrato  a'numi  in  contraila  solili-  vasi  al  ripiano  del  tempio.  Da  questi  prò 
gae  deserta.  Aedicula  diminutivo  di  Ae-  gressi  che  successivamente  si  fecero,  deri- 
de* indica  va  tra  tempietto  isolato  o  un  la-  vò  che  presso  i  romani  i  templi  venivano 
bernacolo,o  nicchia  entro  un  tempio  mag-  costituiti  da  3  parti  necessarie,  il  gradus, 
giore.  Saeellwn  diminutivo  di  Sacrum,  il  porticus,  la  cella.  Quanto  all'ara,  imo- 
corrisponde  talvolta  a  cappella,  valea  di-  munenti  mostrano  ch'era  sempre  a'  pie 
re  una  piccola  cella  senza  portico,  conte-  de'gradini  del  tempio  e  allo  scoperto,  di 
nente  la  statua  del  nume  al  qualeera  con-  forma  rettangolare  o  circolare  secondo  la 
sagrata,  e  alle  volte  un  luogo  consagrato  volontà  di  chi  erigeva  il  tempio.  Nibby 
senza  tetto.  Lucus  finalmente  appella  vasi  corregge  l'invalsa  erronea  opinione  adot- 
un  hosco  sagro,  la  cui  etimologia  per  au-  lata  nelle  rappresentanze  teatrali  muder- 
titesi  derivar  si  suole  a  non  lucendo,  co  ne,  come  pure  dagli  artisti  che  vollero  e- 
ine  quello  che  per  la  densità  degli  alberi  sprimere  fatti  antichi, i  quali  posero  le  are 
secolari  che  lo  costituivano  non  dava  a-  nel  portico  o  nella  cella  del  tempio,  non 
dito  alla  luce  di  penetrare.  Quanto  alla  calcolando  che  il  fumo  che  si  alzava  nel- 
origine  delle  parti  che  costituivano  i  tem-  la  combustione  delle  vittime  avrebbe ob- 
pli,  in  Italia  comealtrove  si  cominciò  dal-  bligato  a  fuggire  lutti  gli  astanti.  V'era- 
l'innalzare  altari  ne'campi  e  ne'boschijon-  no  bensì  ne'portici  e  dentro  le  celle  pie- 
de onorare  la  divinità  con  sagrifizi,  ori-  cole  are  per  bruciar  incensi  0  per  sparge- 
ginede'.F7/m/.de'/w/(7  e  de'  1  \-sai:  poscia  re  libazioni,  o  semplicemente  di  volo.  L'a 
agli  altari  si  volle  aggiungere  un'immagi-  ra  grande  a  pie  de'gradini  sorgeva  tal  vol- 
ile del  nume  che  s'intendeva  onorare,  il  ta  anch'essa  sopra  uu  alto  ripiano,  al  qua  - 
quale  da  principio  fu  una  rozzissima  rap-  le  ascendevasi  pure  per  gradini,  ma  non 
presentazione,  accompagnata  da  simboli  giungeva  mai  al  piano  della  cella.  Quan- 
più  o  meno  strani  secondo  la  natura  dei  to  alla  forma  i  lemplisuperstiti  e  la  pian- 
luoghi.  o  i  progressi  che  si  erano  fatti  nel-  ta  capitolina  lamio  conoscere  che  molto 
l'incivilimento.  Questo  simulacro  rima-  meno  comune  è  la  curvilinea  della  ret- 
neva  troppo  esposto  all'intemperie  del-  tangolare;  infatti  fra' templi  antichi  au- 
l'aria  e  alle  profanazioni,  perciò  si  volle  cora esistenti  in  R.oma,quelliappartenen- 
coprirlo  e  chiuderlo  in  una  cameretta,  o-  ti  aliai. 'categoria  riduconsi  a  5,  cioè  di 
rigine  delle  aediculae  e  delle  celiar.  Quei  Ercole  Custode,  il  Pantheon,  di  Venere 
che  accorrevano  a  sagrificare  ,  anch'essi  ue'giardini  di  Sallustio,  di  Vesta  al  Foro, 
volleroavere  un  ricovero  nell'intemperie,  e  di  Vesta  sul  Tevere.  Ne'tempi  più  an- 
e  questo  die  origine  a'portici  che  in  pria*  tichi  sì  in  Roma  che  nelle  città  circonvi- 
cipio  furono  eretti  solo  dinanzi  a'templi,  cine  era  rito  di  rivolgere  la  frontede'tem- 
poscia  furono  protraiti  dintorno,  e  final-  pli  verso  mezzodì,  come  il  principale  in 
inenteperdare  maggior  spazio  furono  du-  Roma  di  Giove  Capitolino,  di  Giove  La- 
plicati  e  triplicati,  costituendo  così  lama-  ziale  sul  monte  Albano  (di  cui  riparlai  nel 
gmlìcenza  principale  dell'  edilizio;  e  per  voi.  LI,  p.  227),  di  Giunonea  Gabio,  del- 
dare  a  questo  maggior  imponenza  l'innal-  la  Fortuna  a  Palestrina,  di  Ercole  a  Ti- 
zarono  sopra  il  livello  dell'area,  onde  co-  voli,  di  Diana  all'Aricela,  di  Giuuone  a 
sì  gli  astanti  potessero  veder  da  lontano  Lanuvio  (di  cui  a  Lazio)  ec,  e  lo  dimo- 
il  simulacro  uell'atFollaaicnlo  che  accade-  strano  gli  avanzi.  Quest'uso  si  andò  mo- 
va durante  le  sagre  cerenionie;  e  questa  dificando,  almeno  lino  dal  VI  secolo  diRo- 
fu  l'origine  de'gradini,  i  «piali  presso  i  io-  ma, come  dimostrano  i  3  templi  erelli  nel 
inaui  furono  sempre  di  numero  dispaio,  Foro  Olitono, e  queto  della  Fortuna  Vi- 
perchè  dovendosi  [>er  rito  salire  col  pie-  rile  presso  il  Te  vere.  Sul  finir  della  repub- 
de  destro  il  i.°,  collo  stesso  piede  ascende-  blica  Vilruvio  dichiarò,  òhe  quando  non 


aga                    TEM  T  E  M 
frappoueyasi  ostacolo  locale  i  templi  do-  Danzi  e  di  dietro,  formando  cosi  due  fac- 
veano  essere  in  tal  guisa  collocati  che  la  ciate,veuivano  detti  <7////i////;/v>s/) •//.  e  tale 
statua  posta  nella  cella  l'osse  rivolta  ad  oc-  era  il  tempio  di  Venere  e  Roma:  quelli 
àdenlejadvespertinamcoeliregionemj  che  aveano  il  portico  ancora  ne'lati,  di- 
in  modo  che  coloro  che  andavano  a  fare  cevansi  peripteH,àa\  greco  ala,  com'era 
i  sagrifizi  guardassero  verso  oriente  ,  e  quello  di  Cerere  e  Prosei pina:  che  se  le 
contemporaneamente  verso  il  simulacro,  colonne  ne'lati  non  erano  isolate,  ma  iu- 
Questo  medesimo  scrittore  soggiungerle  Destate ne'muri  della  cella,  come  in  qnel- 
allorquando  un  ostacolo  si  frapponeva,  i  lo  della  Fortuna  Virile  si  osserva,  chia- 
templi  doveano collocarsi  in  guisache  pò-  mavamipseudo-perìpteri,  fidisi  peritteri: 
tesse  di  là  scoprirsi  la  maggior  parte  del-  allorché  aveano  una  doppia  fila  di  colon- 
la  città;  che  se  stavano  lungo  i  fiumi,  ver-  ne  intorno,  dicevansi  dipteri,  e  se  ne  a- 
so  questi  doveano  rivolgersi.  Il  notato  cir-  veano  c\i\e  di  fronte  e  una  ne'lati  erano 
ca  l'origine  delle  parti  costituenti  i  lem-  pseudo-dipteri,  come  quello  di  Venere  e 
pli,  e  l'uso  al  quale  erano  destinate,  di-  Pioma  sulla  via  Sagra.  Oltre  il  simula- 
mostra  che  le  parti  esterne, come  quelle  ero  del  nume,  la  cella  sovente  conteneva 
che  servivano  al  popolo  assistente, erano  altre  statue  e  [littore,   e  perciò  si  vedono 
molto  ampie,  mentre  l'interno  della  cel-  negli  avanzi  superstiti  nicchie  in  alcunedi 
la  destinato  solo  a  contener  la  statua  e  esse,  come  in  quelle  del  tempio  di  Vene* 
allrioggettisagri,eramoltoiistrelto:sem*  reeRomapiù  volle  citato,  lu  alcune  del* 
pie  però  intendendo  de'templi  costrutti  le  celle  il  simulacro  ergevasi  in  mezzo;  più 
originalmente  per  tal  uso,  non  di  quegli  ordinariamente  innalzavasi  in  fondo,  do- 
edifizi  che  talvolta  riducevansi  a  templi,  ve  non  di  rado  formavasi  una  specie  di 
ovvero  di  que' templi  ne' quali  il  senato  tahernacolo,come  nel  tempio  diGioweTo- 
dovea  adunarsi,  come  in  quello  della  Con*  nante.  Alcune  celle  aveano  in  fondo  un 
cordia, poiché  allora  le  celle  erano  più  am-  luogo  appartato  ove  il  simulacro  chiude* 
pie.  I  gradini  alle  volle  non  esistevano  che  vasi;  questo  era  il  socrariwn  o  penetra- 
nella  houle,  e  questo  più  ordinariamen-  le,  del  quale  vi  è  un  esempio  nel  tempio 
te;  alle  volte  giravano  intorno  al  peristi-  di  Venere  Sallustiana.  Nel  tempio  di  Ve- 
Jio,  come  nel  tempio  di  Venere  e  Roma,  sta  poi  appellavasi  penus  il  recesso,  nel 
1  portici  poi  erano  una  parte  cosi  integra-  quale  custodi  vasi  il  famoso  Palladio. 
le  e  indispensabile,  che  davano  il  nome               De' tempii  di  Roma  pagana. 
architettonico  a'  templi  medesimi,  come           Tempii  dell'  J linone,  di  Bacco  e  del 
dimostra  Vitruvio,  dal  quale  si  trae,  che  DioRedieolo.  Sono  nella  via  Appia  (del- 
il  più  semplice  era  quello  formato  dal  prò-  la  quale  riparlai  a  Strada),  fuori  della 
lungamento  de'muri  laterali  della  cella  e  Porta,  s.  Sebastiano  già  Capena,  i  due 
da  due  o  quattro  colonne  fi  a  questi,  e  sic-  primi  a  sinistra,  l'altro  a  destra,  tutti  non 
come  que' muri  prolungati  offrivano  di  lungi  due  miglia  dalla  porla.  Quello  di 
fronte  l'aspetto  di  pilastri,  the  i  romani  Aimone  sagro  a  Cihele,  come  notai  nel 
chiamavano  antae,  perciò  tali  templi  di-  voi.  LIV,  p.164  e  altrove,  già  nel  leni* 
cevansi  da  loro,  in  antis.  Di  tal  catego-  men'o  de'Calfarelli,  e  perciò  dello  della 
ria  non  rimangono  avanzi  in  Roma,  e  Vi*  Cacarella,  oggi  Toi  Ionia,  rivolto  al  ri- 
truvioricordòi  3  sagri  alla  Fortuna  pres-  vo  Aimone  che  quasi  gli  lamhiva  i  gra- 
so  porla  Collina.  1  templi  che  aveano  il  clini.  I  moderili  lo  chiamano  del  Dio  Re- 
portico  solo  nella  fronte,  come  quello  di  dicolo,  che  Nibhy  con  ragioni  rigetta.  Si 
Antonino  e  Faustina  ancora  superstite,  conserva  interamente  la  cella  iuteriore 
appella  varisi  ^)7-o.<;7r7/,  dal  greco  colonna,  costrutta  tutta  d'  opera  laterizia  la  più 
sostegno:  quelli  che  aveano  il  portico  di-  perfetta,  con  mattoni  rossi  e  gialli,  e  con 


TE  M 

ornati  della  slessa  materia.  Viene  attri- 
buito all'epoca  di  Nerone.  Il  tempio  di 
Bacco  fu  denominato  comunemente  del- 
le Camene,  ed  anche  dell'  Onore  e  della 
Virtìi,  con  errore  dimostrato  da  Nibby, 
poiché  essi  aderenti  alla  porta  Capena  , 
quello  di  Bacco  è  3  miglia  distante,  e  sino 
dal  io  i  i  divenne  chiesa  di  s.  Urbano  che 
descrive  Marangoni  o  p.  26?.,  checonNar- 
dini  chiama  tempio  ili  Bacco  Silvigero 
e  ne  illusila  le  iscrizioni,  essendo  la  fac- 
ciala nobilitata  da4  grosse  colonne  di  mar- 
mo. 11  tempio  fu  eretto  nel  secolo  III  ili 
nostra  era,  insieme  all'ara  rotonda  ch'è 
nel  portico:  formasi  d'una  cella  d'opera 
laterizia  con  simili  frontone  e  ornati,ed'un 
portico  tetraslilo  formato  da  dette  colon- 
ne, che  Nibby  giudica  d'altro  edifizio.  La 
volta  conserva  vestigie  degli  stucchi  anti- 
chi che  l'orna vaoo,di  visi  in  compartimen- 
ti ottangolari  e  quadrati.  Nel  mezzo  so- 
nogli  avanzi  d'un  bassorilievo  con  due  li- 
gure.Si  vuole  che  un  Papà  vi  orasse  e  bat- 
tezzasse ne'lempi  della  persecuzione,  for- 
se quando  fatto  nido  di  ladroni  era  stato 
abbandonato.  Perciò s.  Pasquale  I  lo  con- 
vertì in  chiesa  sotto  l'invocazione  di  s.  Ur- 
bano I,  che  si  crede  da  alcuni  fosse  il  Pa- 
pa che  vi  si  ritirò.  Poi  Urbano  Vili  re- 
staurò l'intero  edilizio.  Nel  1001  viavea 
falli  altri  ristami  l'abbate  Pioderico  Boni- 
zocon  pitturedi  qualche  pregio  e  forse  ese- 
guile da  lui:  esse  esprimono  storie  evan- 
geliche, la  vita  di  s.  Cecilia  battezzata  da 
s.  Libano  I,  i  corpi  de'quali  ritrovò  s.  Pa- 
squale I  nel  cimiteno  di  Pretestalo  e  di 
Calisto;  altre  rappresentano  le  gesta  del 
sanlo  titolare.  Quanto  al  sito  del  campo 
e  I  ino  del  genio  del  Ritorno,  designato 
col  nome  di  Rediculus,  Rediculi  Fa/ium, 
così  appellalo  perchè  essendosi  Annibale 
accostato  a  Roma  era  tornato  indietro  da 
quel  luogo  atterrito  da  apparizioni.  Fu 
dunque  ìmì  fino, cioè  un  locus  tempio  ef- 
fatus,  e  non  un  tempio  propi  lamenta,  ed 
il  nume  fu  detto  Rediculus  a  redeundo, 
e  non  Ridiculus  a  ridendo.  Il  fammi  di 
questo  genio  fu  a  destra  e  al  2.°  miglio  del 


T  E  M  a93 

la  via  Appiaentrola  vigna  Amendola,  nel 

sito  perciò  chiamato  Campus  Rediculi. 

Tempio  d   intonino  e  Faustina,  oegi 

chiesa  di  s.  Lorenzo  in  Miranda  degli  Sper 
%iali{ì  .). 

Tempio  e  Colonna  di  Marco  Antoni- 
no.t,a  Colonna  la  descrissi  ne' voi.  XIV, 
p.  3i5,  3i6,3i7,L,p.  288,LII,p.28i. 
Il  tempio  fu  edificato  presso  tale  colonna, 
sebbene  si  dà  comunemente  il  nome  di 
tempio  d'Antonino  alla  Dogana  (/  .)  di 
terra  a  Piazza  di  Pietra  (V.).  Quantun- 
que non  rimangano  vestigia  apparenti  del 
tempio,  si  conosce  che  esisteva  almeno  fi- 
no al  V  secolo,  probabilmente  nel  sitoog- 
gi  occupato  dal  Palazzo  Cliigi  (F.).  Il 
tempio  e  la  colonna  dopo  la  morte  del- 
l'imperatore Marco  Antonino  furono  e- 
relti  a  lui  e  alla  moglie  Faustina  per  de- 
creto del  senato.  Equi  con  Nibby  mi  cor- 
reggo per  aver  seguito  i  molti  che  attri- 
buiscono l'erezione  a  detto  Marco  e  in  o- 
noie  del  padre  Antonino  Pio,  opinione 
erronea  sanzionata  dalle  lapide  posta  da 
Sisto  V  sul  piedistallo  della  colonna  da 
lui  rinnovato. 

Tempio  aV Apollo  Palatino.  Sul  ripia- 
no del  Monte  Palatino  (t'.),  oltre  la  ca- 
sa Augusto  edificò  su  questo  monte  ov'e- 
ra  nato,  il  tempio  magnifico  d'Apollo  e 
quello  di  Vesta,  perchè  a  quel  nume  at- 
tribuì la  vittoria  d'Azio,  che  lo  rese  pa- 
drone dell'impero,  e  percorrere  la  fama 
che  la  sua  madre  Azia  fosse  restata  incin- 
ta da  quel  Dio  sotto  le  forine  di  Drago- 
ue(in  seguito,  parlandodel  Tempiod'E- 
sculapio,  dirò  de'dragoni  e  serpenti  sa- 
gri, venerati  pure  da'romaoi).  Vi  aggiun- 
se, oltre  l.i  piantata  di  alberi,  i  portici  e 
la  biblioteca  greca  e  latina,  con  l'opere 
de'poeti  che  aveauo  riscosso  il  plauso  uni- 
versale, e  ne  parlai  a  Biblioteche  ni  R.o- 
sn:  in  essa  divenuto  vecchio  vi  tenne  so- 
vente il  senato,  e  passò  in  rassegna  le  de- 
curie  de'giudici.  Con  solenni  feste  fece  la 
dedicazione  del  tempio  e  della  bibliote- 
ca. 11  portico  avea  sollilli  dorati  e  tutto 
formata  di  J2  colonuc  di  giallo  aulico, 


2[ì\                  TEM  TEM 
e  negli  intercolunni  ciano  le  statue  delle  sta  ila  fiera  pestilenza,  fu  fatto  voto  d'er» 
5oDanaidi,  olire  quella  del  padre.  Corri  •  gere  un  tempio  ad  Apollo,  che  riguarda- 
spondenti  alle  Danaidi  nell'area  aperta,  vasi  causa  e  rimedio  delle  malattie  conta- 
ai  Irettante statue  equestri  di  bronzo  rap*  giose,  e  venne  edificato  fuori  la   Porta 
presentavano  i  figli  d'Egisto.  In  mezzo  al*  Carmentale,  ove  nell'adiacenze  fu  poi 
l'arca  di  marmo  la  statua  d'Apollo  era  fabbricato  il  Teatro(Pr.)ài  Marcello.  Nel- 
«  (lìgia  la  suonandola  lira;  e  intorno  all'ai-  l'incursione  gallica  dell'anno  diRoma366 
tare  a  pie  de'  gradini  del  tempio  erano  fu  arso,  indi  riedificato  e  dedicato  di  nuo- 
4  buoi  di  bronzo  opera  di  Mirone.  In  mez-  vo  nel  4o3.Non  sapendo  più  i  romani  co- 
vo del  posteriore  lato  dell'estesissima  a-  me  liberare  il  suolo  italico  da'carlagine- 
reasorgeva  il  tempio  lutto  di  marmo, sul-  si,  decretarono  giuochi  solenni  ad  Apol- 
la cui  sommità  del  frontespizio  vedevasi  lo  e  Latona,  e  sacrifizi  a  que'numi,  e  co- 
il  cocchio  del  Sole  in  bronzo  dorato:  nel  sì  ebbero  origine  i  giuochi  Apollinare  In 
timpano  poi  erano  le  sculture  de'figli  di  questo  tempio,come  posto  fuori  delle  mu- 
Anterno.  La  porta  era  ornata  di  ba«so-  ra  di  Roma,  il  senato  talvolta  vi  die  u- 
i  -i  lievi  d'avorio,  rappresentanti  i  galli  fui-  dienza  alegati  delle  potenze  nemiche;  co- 
llimati da  Apollo  nelP  impresa  sacrilega  me  pure  vi  si  adunò  per  darla  a'eapitani 
contro  Delfo,  e  la  morte  delle  Niobi  fui-  vittoriosi, oa'loro legati  che  domanda va- 
ininate  dal  nume  stesso  e  da  Diana.  La  no  l'onore  del  trionfo.  Annessa  al  tempio 
cella  conteneva  la  statua  del  Dio  toccan-  eravi  una  vasca  d'acqua  perenne, ed  ines- 
te  la  lira, scolpita  da  Scopa,  fra  quelle  di  so  si  ammiravano  la  statua  d'Apollo  di  Fi- 
Latona  e  Diana:  sotto  la  base  della  I.3  fu-  lisco  di  Rodi,  quelle  di  Latona,  di  Diana 
rono  riposti  i  libri  sibillini,  de'quali  ra-  e  delle  q  Muse,  di  jVpoUo  nudo,  e  altra 
gionai  a  Sibille.  Nella  cella  eravi  pure  un  sua  colla  lira  lavoro  di   Temarchide.   E' 
candelabro  a  forma  d'albero,  dal  quale  probabile  che  solfrì  nell'incendio  dell'an- 
pendevano  lucerne  a  guisa  di  poma,  da  no  80  di  nostra  era,  nondimeno  esisteva 
Alessandro  il  Grande  lolto  a  Tebe  e  do-     nel  secolo  IV. 

nato  al  tempio  d'Apollo  in  Cuma  o  Cy-  Tempio  d'Augusto.  Morto  quest'i  mpe- 

ine  d'Asia.  In  essa  era  inoltre  una  cuslo-  latore  nell'anno  1 4  di  nostra  era,  il  sena- 
dia  contenente  gemme,  dedicata  da  Mar-  to  gli  decretò  pure  un  tempio  sulla  falda 
cello  nipote  d'Augusto.  Oltre  a  ciò  era n-  del  Monte  Palatino  dalla  parte  che  do- 
vi tripodi  d'oro,  fatti  col  denaro  trailo  mina  il  Foro  romano,  che  la  sua  vedova 
dalle  statue  d'argento  erette  ad  Augusto  Livia  edificò  con  Tiberio  che  gli  successe, 
t:  ch'egli  fuse.  Nella  biblioteca  altra  sta-  il  (piale  sebbene  lo  lasciasse  imperfetto,  vi 
tua  di  Apollo  di  lavoro  etrusco  avea  5o  collocò  una  pittura  di  Nicia  esprimente 
piedi  d'altezza,  non  sapendosi  se  più  ani-  Giacinlo,  della  quale  Augusto  mollo  si  di- 
mirarsi  la  perfezione  del  bronzo  o  la  bel-  Iettava,  e  che  avea  portalo  seco  da  Ales- 
lezza  della  figura.  II  tempioe  le  fabbriche  sandria.  Fu  poi  nell'anno  Zj  dedicato  da 
annesse  rimasero  incendiate  nel  363,  ed  Caligola,  con  sontuose  feste  e  bella  mecia- 
a  slento  poterono  salvarsi  i  libri  sibillini,  glia  col  prospetto  del  tempio.  Claudio  nel- 
ela  religione  cristiana  che  andava  fioreti-  l'anno  4 1  decrei  a  rido  onori  divini  a  Livia 
do  si  oppose  alla  riprisliuazione  del  lem-  sua  ava,  anco  ad  essa  dedicò  il  tempio  e 
pio, di  cui  appena  rimangono  tracce,  mas-  le  erse  una  statua,  ordinando  alle  vesta- 
sime  nella  villa  Mills.  Quanto  al  tempio  li  che  le  facessero  sacrifizi.  Nell'anno  6? 
di  Vesta,  sorgeva  in  quella  pai  te  di  del-  andò  a  fuoco  nell'incendio  di  Nerone, 
la  villa  verso  il  Circo  Massimo.  quando  Roma  fatalmente  arse  per g  gior- 

Tempio  tì\  (pollo  presso  il  teatro  di     ni,  e  perì  una  radice  di  cinnamomo  di  pe- 
Marcello,  Nel  323  di  Roma,  afflitta  que-     so  straordinario.  Immediatamente  fu  rie- 


TE  M 

clipeato,  e  di  nuovo  neh  5g  da  Antonino 
Pio,  ed  in  luogo  di  6  nelle  medaglie  si 
vedono  8  colonne.  Sebbene  in  origine  fos- 
se dedicalo  soltanto  ad  Augusto,  dipoi  pa- 
re ebe  fosse  comune  a  tutti  i  Cesari  divi- 
nizzatile perciò  chiamalo  Aedes  Coèsa- 
rum. 

Tempio  di  Bacco  sul  Palatino.  Fu  e- 
tb ficaio  sid  colle  sotto  Augusto  ,  presso 
quello  di  Cibele,  eia  biblioteca  d'Augu- 
sto, ove  poi  si  (ormarono  gli  orti  de' Far- 
nesi (P.). 

Tempio  di  Bellona.  Nell'area  dell'O- 
Hate  di  Tor  de'Specchi,  A  ppio  Claudio  il 
C/ecO,auloi*e  della  celebre  via  Appia,  vin- 
citore degli  etrusci  e de'sanniti, nella  guer- 
ra contui  di  essi,  fece  voto  d'erigerlo  nel- 
l'anno di  Roma  457,  l'effettuò  e  ogni  an- 
no se  ne  celebrava  la  dedica.  L'ornò  con 
clipei  o  scudi  di  bronzo  portanti  l'imma- 
gini de'suoi  antenati  e  i  titoli  e  gli  onori 
ottenuti  da  loro.  La  cella  fu  ampia,  onde 
il  senato  vi  teneva  adunanza, sia  per  af- 
fili interni,  e  più.  ordinariamente  aller- 
tile si  trattava  di  ebebiarare  la  guerra  ai 
nemici,  dare  udienza  a'Ioro  ambasciato- 
li, e  per  decretare  il  trionfo  domandato 
d.i'capitani  romani.  In  questo  tempio  si 
lanciava  l'asta  verso  quella  parte  ove  sta- 
va il  paese  cui  diebiaravasi  guerra;  e  Mar- 
co Antonino  nel  partire  coutro  gli  scili  ne 
rinnovò  la  ceremonia,  dopo  la  qua!  epo- 
ca non  più  si  ricorda.  L'intimazione  die 
della  guerra  facevano  gli  araldi  feciali,  la 
liportai  nel  voi.  LV1I1,  p.  186. 

Tempio  delle  Camene.  Unode'più  an- 
licbi  di  Roma,  fuori  le  sue  mura  e  pros- 
simo alla  porla  Capena,  come  rilevai  par- 
landone nel  voi.  LIV,  p.  164,  nella  valle 
Egeria  oggi  Calfarella,  situato  in  un  bo- 
sco sagro  o  lucus,  dentro  il  quale  vene- 
lavasi  l'antro  dello  di  Egei  ia  e  una  fonte 
chiamata  delle  Camene.  Quell'antro  sta- 
va in  una  valle  detta  Egeria  e  delle  Ca- 
mene, e  vi  si  discendeva  uscendo  da  por- 
la Capena  per  una  via,  e  l'autro  slava 
presso  la  via  Appia,  cioè  nella  valle  clic 
si  dilunga  da  occidente  a  oriente   tra  la 


T  E  M  29  5 

falda  meridionale  del  monte  Celio,  e  quel- 
la settentrionale  volgarmente  creduta  il 
Celk>lo,sulqualeéla  PortaLatina,ov'era 
l'antro  e  la  (onte.  Del  tempio  rimango- 
no poche  memorie  negli  scrittori,  e  seb- 
bene concordi  Dell'attribuire  a  Numa  la 
consagrazione  del  luco  alle  Cameneo  Mu- 
se, nondimeno  non  si  hanno  notizie  del 
tempio  prima  del  55o  di  Roma,  allorché 
il  poeta  Lucio  Accio  o  Azzio  eresse  a  se 
stesso  nel  tempio  delle  Camene  una  sta- 
tua gigantesca  bencbè  fosse  di  bassi  sta- 
tura: altri  dicono  ebe  l'erse  al  poeta  Mi. 
Fulvio  Nobiliore.  Il  bosco  sagro  fu  pure 
consagrato  da  Ninna  nel  luogo  de'suoi 
congressi  con  Egeria  e  colle  Muse,  dov'era 
caduto  dal  cielo  l'ancile  o  scudo.  Oggi  uè 
del  luco,  né  del  tempio  rimangono  trac- 
ce, essendo  erroneo  il  riconoscere  per  tem- 
pio delle  Camene  il  suddetto  convertito 
in  chiesa  di  s.  Urbano.  Notai  a  Riccia  che 
alcuni  posero  la  spelonca  e  la  finte  d'E- 
geria aricina,  aulica  ninfa  del  Lazio,  mo- 
glie e  consigliera  nel  governo  di  Roma  al 
re  Numa,  nel  bosco  sagro  a  Diana  nella 
valle  Aricina,  e  che  Io  storico  Lucidi  con- 
cordando le  diverse  opinioni,  disse  con- 
venire ad  ambo  i  luogbi  quanto  si  scris- 
se sull'immaginaria  Egeria.  Laonde  sem- 
bra, al  dire  di  Nibby,  die  la  spelonca. e 
fonte  di  Roma  fosse  un'imi  tazione  di  quel- 
le d'  Alicia,  ovvero  ebe  abusivamente  fu 
ilato  il  nome  d'Egeria  al  fonte  consagra- 
lo da  Numa  nel  bosco  delle  Camene,  do- 
ve le  vestali  ogni  giorno  andavano  ad  at- 
tinger l'acqua  per  astergerei!  tempio  di 
Vesta.  Della  spelonca  e  della  fonte  non 
listano  vestigia,  forse  per  lo  sfaldamento 
del  Celio  die  l'avrà  ricoperte.  A'moder- 
ni  (ino  al  secolo  XVI  piacque  ravvisare 
la  >pelonca  d'Egeria  nell'antro  pittoresco 
e  uou  naturale,  esistente  nella  valle  Caf- 
fo ella,  1  buone  miglia  da  porta  Capena. 
il  quale  è  un  ninfèo  di  qualche  villa  pri- 
vaia  eretto  ci  rea  i  tempi  di  Vespasiano,  or- 
nato di  statue  e  rivestilo  di  (ini  marmi, 
e  delle  statue  rimane  ancora  in  fondo 
quella  del  l'unte  lucale,di  cui  l'acqua  con- 


ag6  T  E  IVI 

dottata  sgorga  per  3  bocche  restaurate  nel 
1 828  per  le  cure  di  Fea,  che  con  opusco- 
lo smenfi  vittoriosamente  la  pomposa  de- 
nominazione datale  di  Grotta  d'JEgeria. 
Dell'acqua  ne  feci  parola  ne' voi.  XXV,  p. 
160,  L1V,  p.  i65. 

Tempio  di  Castore  e.  Polluce.  Giacque 
nel  Toro  romano  (nel  quale  ora  sono  sta- 
ti ripiantati  gli  alberi  cle'3  viali,  che  di- 
strusse la  demagogia  repubblicana  del 
1848,  alhorate  die  ripetevano  l'origine 
da  Alessandro  VII  e  da  nitri  Papi,  come 
notai  a  Strada),  presso  il  lago  o  fonte  di 
Giuturna.di  fronte  al  colle  Palatino,  e- 
retto  dal  dittatore  Aulo  Postnmio  pel  vo- 
to l'atto  l'anno  di  R.oma  22 5,  per  la  bat- 
taglia del  lago  Regillo  vinta  suiTarqui- 
ni  a  mezzo  della  cavalleria,  di  cui  si  ri- 
teneva domatore  Castore,  e  nel  270  fu  de- 
dicato dal  figlio;  indi  cadente  per  vetu- 
stà nel  63  7  fu  riedificato  da  L.Cecilio  Me- 
tello Calvo  colle  spoglie  tratte  da'dalma- 
ti  da  lui  vinti,  onde  ebbe  il  cognome  di 
Dalmatico.  Era  grande  e  magnifico,  con- 
teneva statue  e  donativi,  coperto  da  un 
so/fitto,  e  le  colonne  del  portico  erano  di 
massi  di  pietra  locale  rivestiti  di  stucco  e 
imbiancati.  Avendo  sofferto  molto,  nel 
668s'infraprese  l'intero  restauro. Nel702 
per  l' incendio  della  Curia  probabilmen- 
te mollo  soffrì,  ed  Augusto  die  l'incarico 
a  Tiberiodi  nobilmente  rifabbricai  locol- 
le  spoglie  de'vinti,  e  fu  dedicato  nel  730. 
Divenuto  Tiberio  imperatore,  cambiò  il 
tempio  in  vestibolo  del  suo  palazzo,  e  po- 
nendosi a  sedere  tra  le  statue  de'fratelli 
Castore  e  Polluce  si  faceva  adorare  da 
que'che  entravano,  chiamando  que'Dio- 
scuri  suoi  portinai.  Morto  Caligola  tornò 
il  tempio  allo  stato  primitivo,  indi  Domi- 
ziano lo  riedificò  più  magnifico,  e  tale  ri- 
mase fino  alla  caduta  del  paganesimo. Non 
è  vero  che  le  3  colonne  che  si  vedono  nel 
Foro  romano,  presso  la  chiesa  di  s.  Maria 
Liberatrice  deW Orlate  di s.  Francesca 
romana,  sieno  avanzi  del  tempio  di  Ca- 
store e  Polluce;  esse  appartengono  al  Co- 
mizio, luogo  dove  seguivano  le  pubbliche 


T  E  M 

radunanze  del  popolo  di  viso  in  comizi  cu- 
riati, o  alla  Grecostasi  edilìzio  annesso  al 
comizio  che  serviva  di  trattenimento  a- 
gli  ambasciatori  stranieri, avanti  che  ve- 
nissero introdotti  nel  senato  o  quando  ne 
attendevano  le  deliberazioni,  che  preude- 
vansi  da'senatori  adunali  nell'adiacente 
Curia  Ostilia  o  nel  vicino  tempio  della 
Concordia. 

Tempio  eli  Cerere,  Proserpina  e  lac- 
co. Fu  sotto  al  lembo  del  Monte  Aven- 
tino (l  .')  presto  alle  carceri  del  circo  Mas» 
simodi  Roma. ha.  questo  e  il  Tevere,  sul- 
le cui  rovine  fu  eretta  la  Chiesa,  di  s.  Ma- 
ria in  Cosmedìn(ì  .).  Nel  2.')7  di  Roma 
il  dittatore  Aulo  Posto  mio  in  angustie  per 
mancanza  di  vettovaglie,  mentre  era  per 
guerreggiare  co'latini,  fece  voto  e  depo- 
sitò il  denaro  per  erigere  un  tempio  a  Ce- 
rere, a  Libera  ed  a  Libero,  nomi  corri- 
spondenti gli  ultimi  a  Proserpina,  e  lac- 
co o  Giacco  figlio  di  Cerere,  e  fu  edifica- 
to e  dedicato  nel  260  da  S.  Cassio  Viscel- 
lino  console,  il  quale  poi  messo  a  morte 
per  affettata  tirannide,  de'suoi  beni  furo- 
no fitte  statue  di  bronzo,  per  ornamento 
de'lempli  e  particolarmentedi  questo, con 
iscrizione  dichiarante  la  derivazione.  Nel 
307  per  la  sicurezza  personale  de'magi- 
strati,  fu  stabilito  che  la  famiglia  di  quel- 
li, che  avessero  loro  recata  ingiuria,  sa- 
rebbe stata  venduta  presso  questo  tem- 
pio, dove  già  tenevano  tribunale  e  udien- 
za gli  edili  della  plebe,  a'quali  per  decre- 
to de'consoli  venne  affidata  la  custodia  dei 
senatusconsultijcheper  l'innanzi  andava- 
no soggetti  ad  alterazione  e  soppressione. 
Nel  579  nel  tempio  fu  celebrata  una  sup- 
plicazione solenne  per  placar  gli  Dei,aca- 
gione  del  fiero  terremoto  di  Sabina.  Poi 
venne  ornato  con  opere  di  plastica  e  di 
pittura  da  Damofilo  e  Gorgaso,  le  statue 
de'quali  di  terra  colta  erano  sui  timpa- 
ni: questi  furono  i  primi  lavori  greci  fat- 
ti in  Roma  ne'templi, mentre  per  l'innan- 
zi erano  tutti  etrusci.  Rifatto  da  Augu- 
sto, enei  770  dedicato  da  Tiberio,  ledet- 
te statue  furono  disperse,  e  le  opere  di 


T  E  M  T  E  M                   297 

plastica  e  pittura  si  segarono  e  poste  in  vantaggiosa, con  cinta  ili  portico  sontuo- 

quadri.  Dagli  avanzi  del  tempio  apparisce  so  e  detto  Porticus  Claudia.  Comincia- 

ch'era  ottastilo-perittero-acroslilo  con  ai'-  lo  da  Agrippina  moglie  di  Claudio,  qua* 

eh  tiravi  di  legno,  restando  9  colonne  di  si  lo  distrusse  Nerone  nel  protrarre  al  Ce- 

marmo  bianco  visibili  sebbene  incastrate  liolaCasa  Aurea  o  palazzo  imperiale. Re- 

ne'mari  ;  gli  avanzi  de' la  cella  sono  gran-  stringendosi  questo  nel  Palati  no  da  Vespa* 

di  massi  quadrilateri  di  travertino  e  tu-  siano, egli  magnificamente  riedificò  il  tem« 

fa  già  rivestiti  di  marmo.  pio,  di  cui  non  rimangono  vestigia  sopra 

Tempio  di  Cibele.  Nella  falda  del  col-  terra.  L'area  contiene  latomie  vastissime 
le  Palatino  dominante  il  clivo  della  via  di  tufà,clie  fornirono  in  origine  i  mate- 
Sagra,  e  celebre,  il  cui  simulacro  da  Pes-  l'iali  alle  fabbriche  più  antiche  di  Roma, 
situili  te  giunse  nel  548  di  Roma,  e  lem-  ed  oggi  presentano  belle  scene.  Le  gran- 
poraneamente  fu  deposto  in  quello  della  diose  sostruzioni  impropriamente  sono 
Vittoria,  per  attendere  l'edificazione  del  chiamate  Linfeo  di  Nerone,  perchè  le  sue 
suo  tempio  subito  incominciata,  che  riu-  arenazioni  per  condurre  l'acqua  Claudia 
sci  il  più  nobile  de'preesisten ti. L'edifica-  sul  Celio  terminano  in  questo  punto. Quel 
rono  i  censori  iM.  Livio  Salutatore, e  C.  nome  conviene  alle  altre  soslruzioni,  che 
Claudio  Nerone, la  cui  figlia  C.Claudia  re-  erroneamente  molti  denominano  Curia 
calasi  a  Ostia  tirò  col  suo  cingolo  la  nave  Ostilia  che  fu  nel  Foro  romano.  Vespasia* 
che  conduceva  la  Dea  ch'era  restìa  a  ri-  no,colmato  lo  stagno  inferiore,  ornò  verso 
montare  il  Tevere,  e  così  purgossi  dalle  la  via  Trionfatela  faccia  della  sostruzione 
sinistre  voci  che  correvano  su  di  lei.  Co-  laterizia  con  magnifica  opera  arcuata  a  3 
Slruito'il  tempio,  M.  («ionio  Bruto  lo  de-  piani,  di  cui  sono  belli  avanzi  sotto  il  ri- 
dico 1  3  anni  dopo,  co'primi  giuochi  sce-  tiro  de  passionisi,  tranne  il  superiore di- 
tlicio  rappresentazioni  di  Teatro  chiama-  strutto.  Tale  luogo  vuoisi  stato  vi  varino 
ti  Megalesiaci,  i  quali  poi  si  celebrarono  serraglio  di  belve  e  formato  da  Domizia- 
nell'anniversario  col  trasporto  del  simu-  no  pel  vicino  anfiteatro  Flavio,  di  cui  ri- 
lacro  in  Roma,  tenuto  in  gran  venerazio-  parlai  a  Teatro. 

ne  per  l'acrolito  o  pietra  nera  caduta  dal  Tempio  della  Concordia.  Nella  falda 
cielo  di  forma  conica,  che  la  Dea  teneva  del  Monti'  Capitolino ( }  J.surseov'è  l'o- 
nella  bocca.  Questa  pietra  a'27  marzo  si  dierna  cordonata  adiacente  al  Carcere 
distaccava  dalla  statua  e  porla  vasi  sopra  Tulliano,  e  vi  resta  un  masso  imponen- 
un  carro  aperto  a  lavare  insieme  cogli  u-  te  ilei  celebre  edilìzio,  eretto  con  sanzio- 
tensili  del  culto  della  Dea,  da 'propri  sa-  ne  del  senato  per  voto  di  Furio  Camillo, 
eerdoli  chiamali  Galli,  uscendo  per  por-  per  la  concordia  fra'pa trizi  e  i  plebei,  che 
la  Capena  al  confluente  dell'Aimone  nel  si  ottenne  coll'accordarea'pIebei,cheuu 
Tevere.  In  seguito  il  tempio  fu  riedifica-  ile' consoli  fosse  scelto  dall'ordine  loro, 
to  da  L.  Cecilio  Metello  il  Dalmatico  e  Forse  nel  669 di  Roma  soffrì  neil'incen- 
da  Angusto;  disti  utto dall'incendio  di  Ne-  dio  del  Campidoglio,  ma  sembra  che  Ca- 
tone, lo  tosto  ricostruito  di  forma  rolon-  lido  edificatore  del  Tabulano, risai -cis.se  il 
da  e  sormontato  da  cupola  dipinta  con  tempio  ove  s'adunò  nel  690  il  senato  per 

i tagini  di  Coi  ibanti,  e  rimase  fino  al-  la  congiura  di  Caldina,  poiché  la  cella  era 

l'estinzione  del  paganesimo.  di  considerabile  estensione  e  alta  a  tener* 

Tempio  di  CI, indio.  Venne  eretto  sul  vi  tali  adunanze.  Tiberio  volle  riedificar* 
Monti-  Celio  (/  .)  1  impello  al 'Pala  tino,  lo  di  marmo  bianco  con  nobilissimo  pa* 
ove  ora  è  il  giardino  de  Passionisti,  e  la  vimento,  per  imporgli  i!  suo  nomee  quel- 
uno  de'più  magnifici  di  Roma  per  vasti-  Io  del  morto  fratello  Druso,  e  lo  dedicò 
tà  e  de'più  imponenti  per  la  situazione  nel  727.  ludi  fu  restaurato  da  altri  im- 


a98  T  E  M  TEM 

peratori,  forse  Antonino  e  Severo,  ed  an-  sa.  11  eh.  archeologo  sostiene,  che  3 furò* 

che  da  Costantino  1,   ma  sembra  all'alto  no  iti  Roma  i  templi  dedicati  allaConcor- 

non  vero.  Inqneslo  tempio  si  ammiralo*  dia:  ili.°e  ben  piccolo  fabbricato  nel  Ò3X 

no  monumenti  insigni  dell'arte  di  pillu-  sull'Arce  da  L.  Manlio  per  volo,  dopo  aver 

rae  scultura; la  statua  sedente  della  Con-  spento  una  sollevazione  militare,  quan- 

cordia  avea  la  cornucopia  nella  sinistra  e  do  era  pretore  in  GaHia,-ed  ove  si  segnò 

la  patera  nella  destra.  il  5  febbraio  qual  d'i  festivo  per  esservi 

Tempio  della  Concordia  di  Livia.  Au-  slato  appellato  Augusto  Pater  Pallide: 

gusto  eresse  il  Portico  di  Livia  col  dena-  il  i."  meno  significanlefursedel  i .°,  fu  co* 

io  ricevuto  in  eredità  da  Vedio  Pollione,  struiloda  L.  Opimio console  nel  633,  per 

famoso  pel  sfrenato  bisso,  colla  condizio-  a  ver  dato  termine  alla  sedizione  de'Grac- 

nedi  erigere  una  bell'opera  al  popolo  io-  chi,  e  prossimo  all'arco  di  Fabiano:  il  3. 

mano,  e  gli  die  il  nome  di  Livia  sua  mo-  più  cognito  e  più  celebre,  e  il  solo  che  a- 

glie  nel  765  di  Roma,  costruendolo  sul-  vesse  il  nome  di  Concordia,  fu  il  sudde- 

la  casa  di  Vedio,  che  sorgeva  fra  l'odier-  scritto  di  F.  Camillo.  Perciò  esclude  af- 

na  casa  e  giardino  de'inaronili,  e  le  vie  fatto  l'erezione  ed  esistenza  del  tempio, 

delColosseo  e  dellaPolveriera,e  riuscì  una  che  si  volle  denominare  della  Concordai 

delle  fabbriche  principali  di  lioma.  Augu-  di  Livia. 

sto  ciò  fece,  per  dare  un  potente  ammae-  Tempio  di  Diana  Aventìnense.Ya  di- 
stiameuto  deprimente  1'  eccessivo  lusso,  rimpettoalla  Chièsa  di  s.  Sabina  sul  ver- 
ch'egli  prevedeva  pernicioso  alla  stabilità  lice  più  alto  del  Monte  Aventìno(P  .),  co- 
deli'  impero,  e  nocivo  alla  società.  Den-  nume  a  tutti  i  popoli  del  Lazio  (come  lo 
troal  portico  poi  vuoisi cbeLivia  edifieas-  era  quellodi  Diana  in  Efeso  alle  città  dei- 
se  e  dedicasse  il  magnifico  tempio,  il  qua-  la  Ionia  che  a  spese  comuni  lo  fabbrica- 
le co!  portico  esisteva  ancora  nel  V  secolo  Fono),  poiché  re  Servio  Tullio  ansioso  di 
di  nostraera.Ma  di  recente  il  dottoab.Ma-  stringere  maggiormente  i  legami  fra'la- 
tranga, Discorso,  la  città  di  La/no,  con  tini  e  i  romani,  l'edificò  magnifico  l'an- 
Appendice,  //  Portico  di' Livia  scaper-  no  di  Roma  198,  e  dedicandolo  a' 1  3  ti- 
fò nelle  vestigia  delle  antiche  mura  E-  gosto  celebrò  la  festa  federale,  che  poi  o- 
squiline  co1 dipinti  ritraenti  le  avventure  gni  anno  si  rinnovò,  incidendosi  il  trat- 
di  Ulisse  (de' quali  parlai  a  Terracini  tato  in  un  cippo  di  bronzo  che  si  pose  nel 
ch'è  l'antica  Lamo),  eruditamente  dichia-  tempio.  Situato  questo  in  luogo  eminen- 
ia  :  che  il  portico  di  Livia  dedicato  nel  temente  forte,  servi  più  volte  di  ricove- 
-;65  in  onore  di  Caio  e  Lucio  Cesari, è  un  10  nelle  dissensioni  civili,  e  divenne  cele- 
errore;  rendendo  ragione  dache  nato, co-  bie.  Per  le  premure  d'Augusto,  lo  riedi- 
me  corretto,  e  che  venne  confuso  col  por-  fico  Lucio  Comincio, e  vi  aggiunse  un  por- 
tico d'Ottavia.  Che  non  fu  vastissimo,  né  lieo  di  colonne  che  preseli  suo  nome.Que- 
fabbrica  principale  di  Roma.  Che  non  vi  sto  vastoe  magnifico  tempioera  pentte- 
fu  dappresso  nègiammai  incluso  il  magni-  ro-ottaslilo,  con  pronao  vastissimo,  ossia 
fico  tempio  delia  Concordia.  Che  Tiberio  spazio  compreso  tra  le  colonne,  ed  alqua- 
nel  747  dedicò  colla  madre  Livia  il  por-  le  si  saliva  per 5 gradini.  L'area  sagra  era 
lieo  edificato  da  Augusto  per  uso  del  pò-  fiancheggiata  dal  portico  diCornificio,for- 
polo  romano  e  nell'area  di  Vedio  Pollio-  mato  da  doppia  fila  di  colonne,  ed  alia- 
ne, perchè  si  perdesse  la  memoria  di  sua  rea  ascendevasi  per  due  scale  laterali.  Se- 
casa  lussuriosa,  essendo  egli  solo  rinoma-  concio  il  più  antico  costume  avea  la  fran- 
to per  ingenti  ricchezze  e  per  ferina  cru-  te  rivolta  verso  mezzodì,  e  rimase  in  pie- 
deità,  nutrendo  di  carne  umana  le  mure-  di  sino  al  principio  del  V  secolo  dell'era 
ne  che  formavano  le  delizie  di  sua  meu-      nostra. 


T  E  M 

Tempio  di  Diiove.  Sul  colle  Palatino 
verso  il  G 19  di  Roma  fu  eretto,  appella- 
lo Aedes  Dììovis,  poiché  Diiovis  e  Die- 
spiter  furono  i  nomi  co' quali  ne'  lempi 
più  antichi  i  romani  chiamarono  Giove, 
cioè  nume  del  giorno  o  l'aere  immediata' 
niente  congiunto  alla  lena. 

T'empio  cFElìogabalo.  L'imperatore 
di  questo  nome  del  1  1  -  ili  nostra  era  l'e- 
dificò magnifico  al  suo  Dio  Eliogabalo,sul 
monte  Palatino  presso  la  parte  da  lui  a- 
bitata,  forse  quella  che  domina  immedia- 
tamente la  via  Sagra  dall'arco  di  Tito  a 
quello  di  Costantino,  e  vi  raccolse  tutte  le 
cose  più  sagre  di  Roma,  come  il  simula- 
cro di  Cibele,  il  fuoco  di  Vesta,  il  Palla- 
dio, gli  Ancili,  ec.  allineile  nel  suo  nume 
tutti  gli  alleisi  riducessero.  Il  simulacro 
di  esso  era  un  accolito  o  pietra  nera  ro- 
tondala nella  parte  inferiore  e  accumula- 
ta di  sopra  a  guisa  di  cono.  Quanto  al  Pal- 
ladio del  Tempio  di  I  està,  per  preser- 
varlo da  ogni  furto,  n'erano  stati  forma- 
li molti  altri  consimili  e  fra  essi  mischia- 
to. Eliogabalo  di  forza  e  con  prepotenza 
entrò  nel  luogo  riservato  ove  gelosamen- 
te si  custodiva  il  Palladio,  ma  avendo  pre- 
so unode'fittizi  l'infranse,  e  tolta  una  sta- 
tua di  Pallade,  la  pose  nel  suo  tempio.  La 
Chiesa  di s. Sebastiano  alla  Polveriera, 
fu  della  in  Pallaria,  per  tradizione  che 
ivi  fosse  stato  il  tempio  d'Eliogabalo,  ove 
si  conservò  per  un  tempo  il  supposto  ve- 
ro Palladio;  ma  meglio  è  l'i  tenere  che  tal 
denominazione  derivasse  alla  chiesa  da 
Palatium.  Dopo  la  morte  d'Eliogabalo 
il  tempio  fu  abbandonato,  e  le  cose  sagre 
furono  restituite  a'iuoghi  loro.  Alcuni  cre- 
dono che  sulle  rovine  del  tempio  sia  stata 
fabbricata  la  Chiesa  dis.  Sebastiano  al- 
la Polveriera. 

T  mpio  d'Ercole  Custode.  Dalla  par- 
ie del  Circo  Flaminio,  corrispondente  al- 
l'odierna  vi»  Con,  ni,  dov'erano  le  Car- 
ceri sotto  la  tutela  del  nume,  nel  565  di 
Roma  fu  posta  la  statua  d'Ercole  Magno 
Custode,  a  seconda  della  risposta  de' ti  bri 
Sibillini  consultati da'decem viri,  e  vi  fu  e- 


T  E  AI  299 

retto  il  tempio  rotondo  e  perittero,  poi 
riedificatoda  Siila  verso  il  674.  Ne  rima- 
ne un  avanzo  nella  casa  già  de'Somaschi 
(/'.)  e  ora  de'carmelitani. 

Tempio  d'Ercole  Miiseeete.  Nel  lato 
occidentale  e  presso  il  Portico  d'Ottavia 
(de'portici  riparlai  a  Teatro),  ne'dintor- 
ni  di  Piazza  Tartarughe,  erge  vasi  l'al- 
tro portico  quasi  eguale  in  grandezza  a 
quello,e  solo  diverso  nella  disposizione  del 
peristilio,  che  conteneva  il  tempio  nel  5r7^. 
di  Roma  fondato  da  M.  Fulvio  Nobilio- 
re  conquistatore  deil'Acaroania  edell'E- 
tolia,  e  occupatore  dell'isola  di  Cefalonia 
donde  trasse  ?.85  statue  di  bronzo  e  23o 
di  marmo  che  mostrò  nel  suo  trionfo.  Vi 
collocò  le  statue  delle  Muse  tolte  in  Am- 
bracia  e  le  fatiche  d'Ercole  lavoro  di  Li- 
sippo.che  prese  dal  tempio  d'Ercole  pres- 
so Alizia  nell'Acarnania.  In  questo  tem- 
pio Ercole  eravi  pure  rappresentato  suo- 
nando la  lira  colle  Afuse.  Lo  riedificò  Au- 
gusto a  insinuazione  del  pad  regno  Q.  Mar- 
cio Filippo,  il  quale  vi  aggiunse  il  porti- 
co, che  fu  detto  di  Ercole  e  di  Filippo,  or- 
nato d'insigni  pitture  di  Zeusi,  Aulifilo  e 
Teodoro. Danneggiato  nell'incendio  gran- 
de dell'anno  80  ili  nostra  era,  esisteva  an- 
cora nel  IV  secolo  della  medesima. 

Tempio  <T  Ercole  Vincitore.  Lucio 
Mummio  distruttore  di  Corinto,  per  vo- 
to fatto  nel  G08  in  quella  guerra,  l'edifi- 
cò nel  ForoBoarioa  pie  del  Palatino,  non 
lungi  dalla  Chiesa  dis.  Anastasia  e  pres- 
so  al  sacello  della  Pudicizia  Patrizia,  in 
forma  piccola  e  rotonda  e  ornato  con  pit- 
tura del  poeta  Pacuvio  figlio  della  sorel- 
la d'  Ennio.  Presso  di  esso  passavano  i 
trionfi,  e  allora  la  statua  del  nume  vesti - 
vasi  coll'abito  trionfile, antico  simulacro 
di  cui  si  fa  rimontare  l'origine  a  Evandro, 
donde  rilevasi  l'antichità  dell'arte  statua- 
ria in  Italia.  Si  nota  come  prodigio,  che 
nel  tempio  non  entravano  né  cani, né  mo- 
sche, e  durò  l'edifizio  almeno  sino  al  IV 
secolo  dell'era  corrente. 

Tempio  dfEsculapio,  dì  Fauno  e  di 
Giove.  Furouo  edificati  nell'isola  Tibeii- 


3oo                   T  E  M  TE  M 

na  o  Licaonio,  di  cui  riparlai  a  Roma,  eiì  vaci,  i  più  sagri  e  misteriosi  si  riconob- 
a  PonteFabricioc  Ponte  Cestio. Quello  bero  i  serpeuti  o  dragoni  alali,  famiglia- 
d'Esculapio  fu  dedicato  il  i.°deI46adiRo*  ri  all'uomo  quanto  qualsivoglia  docile  e 
ina,  dopo  la  grave  Pestilenza  (J  .)  che  mansueto  animale.  I  serpeuti  o  dragoni 
mosse  i  romani  a  consultare  i  libri  sibilìi-  sagri  si  adopera  vaco  anche  ne'sagrifizi  di 
ni, che  prescrissero  di  portare  a  Roma  dal  Esculapio  e  della  Salute,  ed  Esculapio  fu 
celebre  tempio  del  nume  presso  Epidau-  sposo  rappresentato  sotto  le  sembianze  di 
io  uno  de  dragoni  o  serpenti  sagri  ad  es-  serpente,  e  dato  a  lui  per  simbolo  e  com- 
so ,  riguardati  come  simboli  viventi  di  pagnoinseparabilejlaSalute  pure  non  mai 
quella  divinila,  e  che  essendo  scomparso  senza  il  serpente  elfigiavasi.  Ecco  perchè 
in  quest'isola  die  origine  al  tempio,  ove  vediamo  nelle  officine  degli  speziali  le  fi- 
poi  fu  fabbricala  la  Chiesa  di  s.  Bario-  g u re de'ser penti  dipinte  oscolpile,  ed  an- 
lpmeo,\ecu\  colonnee  altri  marmi  in  par-  co  de'serpenti  veri  diseccati.  I  romani  fu- 
te  probabilmente  sono  del  tempio  anti-  ronodivolissimi  d'Esculapioe  della  Salu- 
co.  La  protome  di  Esculapio  col  serpente  te,  onde  nelle  case  allevavano  molti  ser- 
attorcigliato  allo  scettro  ancora  riconosci-  pi  che  denominavano  serpi  d'Esculapio, 
bile  sulla  sostruzione  di  travertino  fog-  scrivendo  Plinio:  Anguis  Aesculapìus  E- 
giala  come  una  nave,  che  reggeva  que-  pidauro Romam adductus est,vulgoque 
sto  tempio,  ne  mostra  la  posizione.  Sul-  pascitur,  et  in  domibus:  ac  nisiincendiìs 
la  soglia  della  cella  leggevasi  una  ricelta  faentina exurerentur,  non  esset  foecim- 
di  teriaca  contro  i  morsi  degli  animali  ve-  ditatieorumresistereAn  Epidauroeran- 
lenosi.  11  pretore  C.  Lucrezio  nel  583  l'or-  vi  serpenti  e  dragoni  sagri,  e  si  nudri va- 
no eoa  tavole  dipinte  prese  nella  Grecia,  no  pure  nel  monte  Tilaue  in  Sicionia  nel 
Essendo  Esculapio  il  dio  della  Medicina  tempio  d'Esculapio.  Osserva  Elia  no  nel- 
(e  perciò  ne  [tarlai  in  quell'articolo, a  Spe-  la  Storia  degli  animali,  che  il  serpente 
ziale  e  altrove),  si  portavano  gl'infermi  attribuito  ad  Esculapio  non  è  altro  che 
in  questo  tempio  onde  esservi  risanati,  e  il  mansueto  serpente  Paria  o  Zana;  quin- 
di sopra  ne  ricordai  le  olferte  voti  ve.Sicco-  di  ancora  ne'voli  che  all'altare  d'Escu- 
me  a'tempi  di  Claudio  erasi  introdotto  il  lapio  si  appendevano,  il  serpente  era  tal- 
riprovevolee  inumano  abuso. che  in  luo-  volta  effigiato.  Il  d.r  De  Matlheis,  Dis- 
go  di  far  curare  i  servi  alcuni  crudeli  pa-  seriazione  siili' 'infermerie  degli  antichi e 
droni  gli  esponevano  in  quest'isola,  l'ini-  loro  differenza  da' moderni  ospedali,o&- 
peratore  ordinò  che  i  servi  esposti  se  gua-  serva  che  Esculapio  fu  sempre  il  nume 
l'ivano  erano  liberi  di  fatto.  Questo  tem-  principale  della  medicina,  e  i  suoi  templi 
pio  sussistè  lino  al  V  secolo.  Quanto  ai  conosciuti  col  nome  particolare  di  Asce- 
serpenti  o  dragoni  sagri, abbiamo  di  Gio-  lepi  furono  assai  numerosi  e  famigerati, 
vanni  Lami  la  Dissertazione  soprai  ser-  distinguendosi  fra' più  antichi  e  insigni 
penti  sagri,  dai  è  la  2.a  del  t.  4  de'  Saggi  que'di  Titane  nel  Peloponneso,  di  Tricca 
diDissert.  deli accad.  di  Cortorea.E'di-  nella  Tessaglia,  di  Ti  torca  nella  Focide, 
visa  in  4  parti,  cioè  de'  serpenti  venerali  d'Epidauro,  di  Coo,  di  Megalopoli  nel- 
come  Dei,  degli  Dei  adorati  sotto  l'i  mina-  l'Arcadia,  di  Cilene  in  Elide,  di  Pergamo 
giue  de'serpenti,  de'serpenti  dati  per  coni-  in  Asia.  Tutti  questi  templi  godevano  ge- 
pagni  e  simboli  alle  Deità,  de'serpenti  a-  nerahnente  d'una  situazione  e  d'un  cir- 
doprati  ne'sagrifizi  e  ceremonie  sagre,  os-  condario,  quale  si  conveniva  alla  divini* 
servati  nesdi  augurii  creduti  Amuleti  o  là  salutare  cui  erano  dedicali.  Deliziose 
Talismani (J  .)  ein  qualche  altra  manie-  colline,  luoghi  ferlili  e  salubri,  boschetti 
la  onorati.  Tra  gli  animali  comuuemeu-  egiardini  amenissimi, e  spesso  la  vicinan- 
te stimati  più  accolli,  più  saggi  e  più  vi-  za  del  mare  li  rendevano  tanto  più  favo- 


TEA! 

revoli  e  propizi  alla  salute.  Erano  fabbri- 
cali  quasi  sempre  fuori  elei  la  città  lo  luo- 
ghi aperti, ora  elevali  e  ora  encomiati  da 
belle  pianure:  nelle  loro  vicinanze  esiste- 
vano quasi  sempre  delle  sagre  foreste,  le 
quali  npn  solo  tenevano  lontani  e  ripara- 
vano i  venti  nocivi,  run  colle  loro  bene- 
fiche esalazioni  contribuivano  a  purificai' 
l'aria:  fonti  d'acqua  purissima  o  termale 
scorrevano  a  piccola  distanza  da  essi.  Nar- 
ra Plutarco  che  per  la  maggior  salubrità 
del  luogo  fu  prescelta  in  Roma  l'isola  Ti- 
berina a  contenere  il  tempio  e  la  casa  sa- 
gra all'  Esculapio  venuto  da  Grecia.  Ad 
alcuni  di  questi  templi  erano  annessi  gin- 
nasi destinati  a  ristabilirgli  ammalati  ero* 
ilici  con  esercizi  di  corpo,  bagni,  frizioni 
e  altro.  1  feriti  e  gl'infermi  viaggiavano 
verso  questi  templi,  e  vi  trovavano  non  di 
rado  la  salute,  non  tanto  pc'rimedi  spes- 
so vani  e  superstiziosi,  quanto  per  le  uti- 
li accidentalità  cagionate  dalle  distrazio- 
ni del  viaggio,  o  per  la  salubrità  del  luo- 
go ov'erano  situali  i  templi, eanco  per  la 
confidenza  o  esaltamento  di  fantasia  scos- 
sa dalle  molteplici  cei  emonie  religiose  cui 
doveano  sottoporsi.  Il  mal  esito  «Iella  cu- 
ra ascrive  vasi  a  mancanza  di  fiducia  odi 
ubbidienza.  Ogni  asclepio  era  considera- 
to come  un  santuario,  ninno  poteva  av- 
vicinarsi senza  purificazioni  e  espiazioni, 
tutto  era  sagro  ciò  che  lo  circondava.  A  tv 
tonino  Pio  al  tempio  d'Epidauro  aggiun- 
se i  bagni,  e  un  luogo  destinalo  per  le  don- 
negra  video  partorienti^  un  altro  pe'mo- 
ribondi,  affinchè  quelle  uon  partorissero, 
e  questi  non  morissero  a  cielo  scoperto, 
non  polendo  ciò  accadere  dentro  lo  stes- 
so tempio,  che  ne  sarebbe  rimasto  pollu- 
to  e  profanato.  Gli  asclepi  dunque  era- 
no pubbliche  infermerie,  veri  ricettacoli 
d'infermi  d'ogni  specie,  che  vi  accorreva- 
no  anco  da  lontani  paesi  per  trovarvi  cal- 
ma e  rimedio  alle  loro  infermila.  Né  già 
senza  dimora,  consultando  semplicemen- 
te quegli  oracoli,  ma  restandovi  almeno 
a  dormile  alcune  nulli  per  riavere  in  so- 
gno cousigli  e  soccorsi  dal  nume, che  ere* 


T  E  M  3o  r 

(levano  di  rendersi  propizio  con  antece- 
denti espiazioni,  sagiifizi  e  preghiere; ov- 
vero dimorandovi  per  un  hallo  ili  tem- 
po più  o  meno  lungo  ad  usar  vari  rime- 
di proporzionali  alla  loro  condizione, cal- 
la diversa  specie  delle  loro  malattie. 

Tempio  di  Fauno  e  di  Giove.  Il  tem- 
pio di  Fauno  fu  nell'isola  Tiberina  do- 
ve il  Tevere  incontrandola  si  biforca  , 
cioèdietrola  chiesa  eYOspedale  de'Ben- 
Jratelli.  Costruito  nel  558  di  Roma  da- 
gli edili  plebei  C.  DomizioEnobaibo  e  C. 
Scribonio  Curione  colla  multa  imposta  a 
3  pecuari,  nel  56o  fu  dali.°  dedicato  di- 
venuto pletore. Congiunto  a  quello  d'E- 
sculapio  fu  quello  di  Giove  o  /  ediove  o 
Lìcaonio,  eretto  da  L.  Furio  Pui  pureo- 
ne  console  nel  557, che  ue  avea  fatto  vo- 
to, mentre  era  pletore  nella  guerra  gal- 
lica^ fu  dedicato  nel  50o  da  C.  Servilio 
duumviro.  Questo  e  quello  di  Fauno  e- 
rano  prostili-letrastili,  poiché  non  avea- 
no  di  fronte  che  il  portico  ornato  di  4  co- 
lonne. 

Tempio  delia-Fèbbre.  Era  un  Fano  del 
colle  Palatino  con  ara  antichissima,  la  cui 
origine  JNibby  l'attribuisce  all'insalubrità 
della  contrada: ancora  esisteva  a'tempi  di 
Tiberio.  I  romani  e  altri  popoli  innalza- 
rono altari  e  templi  alla  Dea  Febbre,  co- 
me notai  nel  voi.  LV,  p.  qq.  Pare  che  in 
Pioma  ne  fossero  eretti  due  altri.  In  questi 
templi  porlavansi  i  rimedi  prima  di  dar- 
li a' malati,  e  SÌ  lasciavano  qualche  tem- 
po esposti  sopra  l'altare  della  Dea,  alla 
quale  si  prodigavano  i  titoli  ili  divina, dì 
.stinta,  di  grande.  I  greci  però  ue  fecero 
un  L)io,  perchè  nella  loro  lingua  puretos 
è  mascolino.  Si  può  vedere  l'erudita  Me- 
moria dell'  influenza  del  cielo  romano 
sulla  salute  degli  uomini,  dei  prof,  di  me- 
dicina d.r  Pier  Luigi  Valentini, della  qua- 
le si  legge  un  estratto  nel  t.  i3,  p.  241 
dell'  Effemeridi  letterarie  di  Roma  ;  e 
quanto  scrissi  sull'aria  di  Roma  nel  voi. 
L\  III,  p.  11  1. 

Tempio  della  Fede.  Venne  edificato 
in  epoca  remota  sul  Palatino  da  Roma  fi- 


3o2                  T  E  M  T  E  M 

glia  d'Ascanio,  e  si  conservava  a'tempi  di  dusse l'acqua  Alsieatina.LefostedellaDe;i 

Tiberio,  chiamandolo  Vittore  Massimo  si  celebravano  ai\  giugno. 

Tcmplum  Fì'dei.  Questo  culto  istituito  Tempio  della  Fortuna  I  lui  usqueDiei. 

nel  Lazio  prima  di  Romolo,  secondo  al-  L'eresse  sul  PalatinoCalulo,  perchè  nel- 

tri  da  Enea,  venerava  la  Dea  della  huo-  la  gran  battaglia  contro  i  cimbri,  veden- 

na  fede  e  della  fede  pubblica,  e  due  ma-  dosi  attaccato  dall'immensa  oste  barbari- 

ni  giunte  n'erano  il  simbolo.  I  suoi  sagri-  ca,  fece  voto  di  consagrare  una  statua  e 

tìzi  erano  sempre  senza  effusione  di  san-  un  tempio  alla  Fortuna  di  quel  giorno,  e 

gue.  Riferisce  Cicerone,  che  Attilio  Cala-  questo  monumento  die  nome  al  vico  Pa- 

tino  fabbricò  un  tempio  allaFedesulCam-  latino  Huìusgue  Diei,  ed  ebbe  de'giuo- 

pidoglio,  presso  quello  di  Giove.  chi  particolari  annuali.  La  Fortuna /ùj.<y;/- 

Tempio  della  Fortuna.  Sulla  sinistra  ciens  ebbe  anche  una  statua  sul  Palatino, 
sponda  del  clivo  di  Campidoglio  torreg-  che  pure  die  un  nome  al  vico  della  stes- 
già  il  portico  del  tempio  esastilo  eli  colon-  sa  regione.  Cicerone  definisce  ledueFor- 
ne  di  granito,  che  ha  6  colonne  di  fronte  Urne  :  Fortunaque  sit  vel  huiusce  dici, 
di  granilo  bigio  e  2  di  fianco  di  granito  nani  valetin  omnes  dies,vel  respiciens 
rosso  formate  di  rocchi  appartenuti  a  co-  ad  opera  ferendam. 
lonne  diverse,  ond'è  stato  più  volte  indi  -  Tempio  della  Fortuna  Vergine.  Ser- 
cato  col  nomedi  portico  del le  otto  colon-  vio  Tullio  l'eresse  nel  Foro  Boario  presso 
ne.  Le  colonne  hanno  capitelli  ionici,  le  la  fonte  Muscosa  poi  delta  di  s.  Giorgio, 
basi  sono  diverse,  poiché  l'edifizio  andò  e  perì  nell'incendio  de!53g  di  Roma,tran- 
soggetto  ad  un  incendio,  e  nella  ripara-  ne  la  statua  del  re  vestito  con  due  toghe 
zione  si  servirono  de'  materiali  del  lem-  e  sebbene  di  legno  dorato,  ed  anche  il  si- 
pio  primitivo  e  di  altrove,  indizio  di  lem-  mulacro  della  Dea  era  rappresentata  coti 
pi  di  decadenza.  Sembra  in  origine  che  il  due  toghe  ondulate  di  lana,  lavoro  di  Ta- 
tempio  avesse  3  colonne  per  parte,  com-  naquilla,niogliediquel  re.Nel54oi  trium- 
presa  l'angolare,  ma  di  queste  mancano  viri  lo  riedificarono  di  nuovo,  e  più  ma- 
le due  estreme.  Dopo  che  il  tempio  del-  gnificamente  Lucullo,  ed  esisteva  a'tein- 
la  Concordia  rimase  smantellato  e  ingom-  pi  di  Plinio. 

bro,  questo  per  lungo  tempo  ne  portò  il  Tempio  della  Fortuna  Virile. Vie  An- 
noine. IVel  i  4^5  era  cjuasi  intero  e  fascia-  co  Marzio  l'edificò,  o  secondo  altri  Ser- 
to di  marmi,  dipoi  i  romani  demolirono  vio  Tullio  nel  196  di  Roma,  quando  eres- 
ia cella  e  una  parte  del  portico.  Arse  fui-  se  il  precedente,  sulle  rive  delTevere,  ove 
tintamente  a'tempi  di  Massenzio,  e  cor-  fu  poi  edificata  la  chiesa  di  s.  Maria  E- 
rendo  lutti  a  estinguer  l'incendio  fu  uc-  giziaca,  che  descrissi  nel  voi.  LI,  p.  32  5, 
ciso  un  soldato  che  bestemmiava  la  Dea,  e  pare  che  piuttosto  succedesse  al  tem- 
il  che  mosse  a  sedizione  i  soldati  che  vo-  pio  di  Giove  e  del  Sole  per  questa  i^cri- 
levano  far  man  bassa  sulla  città,  se  firn-  zione  riportata  dalVenutinella/tom^  wo- 
peratore  non  li  pacificava.  derna:  Hoc  dudum  fuerat  Fanum  per 

Tempio  della  Fortuna  Forte.TLva  ne-  tempora  prisca — Constructum  PhoehOj 
gli  orli  di  Giulio  Cesare  che  legò  al  popò-  mortiferoque  Jo\'i.  Si  conserva  in  buona 
lo  romano  e  situati  in  Trastevere,  ed  il  parte  d'ordine  ionico,  telrastilo,  pseudo- 
tempio sorgeva  nel  biforcamento  delle  peritlero  sopra  un  bel  basamento  di  tra- 
stradedi  Fiumicino  edi  Monte  Verde,  ove  ver  ti  no,  lungoioo  piedi  e  largo  5o.  Sa- 
fuiono  trovati  pregevoli  monumenti. Pa-  grifìcavasi  alla  Dea  ili. "aprile  dalle  don- 
re  che  Cesare  stesso  l'erigesse,  e  nella  pia-  ne  ne'bagni,  perchè  nascondesse  i  difetti 
mira  scavò  una  naumachia  temporanea,  de'loro  corpi.  Incontro  al  tempio  e  pres- 
resa  slabile  dal  ni  noie  Augusto  che  vi  con-  so  il  Ponte  Rotto,  esiste  una  fabbrica  di 


T  E  M  T  E  M  3«)"> 
stravagante  forma,  di  costruzione  Interi-  tribuni!  in  lode  di  Stefano  Colonna  il 
zia  e  decorata  d'antichi  marmi  intaglia-  /  "ecchio.  Ora  essendo  slato  di  nuovo  im- 
ti,  appartenuti  ad  altri  edifizi  e  posti  al-  pugnato  l'onore  dal  Petrarca  fatto  colla 
la  rinfusa  e  senza  gusto.  Il  volgo  la  chia-  canzone  al  Rienzi,  fu  nel  corrente  i8^5 
inava  Gasa  di  Pilato,  ma  certamente  lo  pubblicato  in  Ferino  l'opuscolo  intitola- 
fu  di  Nicolò  di  Crescenzio  capo  di  fmo-  to:  Sulla  canzone  del  Petrarcache  in- 
ne  in  Roma  nel  secolo  IX.  ed  era  forti  fi-  comincia:  Spirto  gentil  che  quelle  mena* 
cala  gagliardamente.  E  perciò  si  vuolecbe  bra  reggi.  Nuove  osservazioni  di  Zefiri- 
ad  essospetti  la  più  lunga  iscrizione  che  no  Re.  Fra  altre  prove,  egli  vi  comprese 
principia:  Non  fidi  ignarus  cuius  domus  quella  autorevole  dell'insigne  storico  e  ce- 
haec  Nicolausje  le  sigle  che  sono  all'in-  lebre  scrittore  de'nostri  giorni,  cav.  Ce- 
torno  diconsi  appartenenti  invece  al  fa-  saie  Cantò,  dichiarata  nella  Storia  de'po- 
moso  Cola  di  Rienzo,  ossia  l'eloquentis-  poli  italiani.  Confessa  il  prof.  Re,  che  l'e- 
simo Nicola  di  Lorenzo  Gabrini  tribuno  trarca  si  pentì  delle  lodi  prodigale  al  tri- 
di  Roma  nel  secolo  XIV,  nel  quale  arti-  buno,  dal  di  cui  cenno  pendevano  i  desìi- 
colo  narrai  le  famigerate  e  singolari  sue  ni  di  Roma,  ed  acerbamente  lo  ricopro* 
gesta  rivoluzionarie.  Ad  onta  che  lo  De-  vero  quando  inclinò  alia  tirannia; ma  OS- 
gin  il  Vasi  nell'Itinerario  dì  Roma,d\-  servò  non  reputare  ragione,  per  negare 
tendo  che  la  casa  la  fabbricò  in  detto  se-  essere  a  lui  prima  diretta  la  famosa  can- 
colo  Crescenzio  figlio  di  Teodora  ,  e  mi  zone. 

pare  con  anacronismo  ,  essa  appartenne  Tempio  del  Genio  aureo  del  popolo 
in  detta  epoca  al  Rienzo.  Nell'architrave  romano.  Nel  Foro  romano  fu  edificato 
curvo  d'una  finestra  si  legge  scolpito  que-  questo  tempio  o  edicola,  pressoal  m onu- 
sto verso  latino,  che  si  attribuisce  al  l'è-  mento  eretto  al  Genio  dell' Esercito,  e  se- 
tra rea  amico  del  tribuno:  Adsum  Roma-  condo  Nibby,  tra  quello  d i  Saturno  e  l'an- 
nisgrandis  honor populis.  L'edifìziocon  golo  settentrionale, ed  essendo  perito,  An- 
noine archeologico  chiamato  Monsone  t  reliano  pose  la  statua  dorata  del  nume 
benché  composto  di  materiali  così  diver-  nel  suo  sito  presso  i  Rostri.  Però  si  deve 
si,  nondimeno  attesta  l'amore  che  l'ani-  tenere  presente  la  rinvenuta  lapide  del 
moso  tribuno  e  vagheggiatore  di  ri pr isti-  Genio  del  popolo  romano,  nell'estremità 
naie  la  repubblica  romana,  portava  pei  settentrionale  della  basilica  Giulia  l'anno 
marmi  antichi  di  cui  era  raccoglitore.  Or-  i  853,  e  quanto  fu  pubblicato  del  coiu- 
maida  tutti  viene  riconosciuta  e  chiama-  niend.  Canina,  ne\Y  Album  t.  20,  p.  79. 
la:  Casa  di  Cola  di  Rienzo.  Questi  ven-  Tempio  della  Gente  Flavia. L'eresse. 
ne  pur  qualificalo  dotto  ne'classici,  uni-  sul  Monte  Quirina le  Domiziano  nella  ca- 
co conoscitore  e  interprete  delle  antiche  sa  paterna  quando  divenne  imperatore, 
iscrizioni  e  de' romani  monumenti,  onde  ove  fu  poi  edificata  la  Chiesa  di s.  Gaio. 
meritò  d'essere  celebrato  anche  dal  lJe-  e  lo  destinò  pure  a  ricevere  le  ceneri  di 
trarca,  eolia  famosa  e  bella  canzone:  Spir-  sua  famiglia,  e  infatti  vi  furono  riposte 
to  gentil,\a  quale  il  eh.  prof.  ZefiriuoRe  quelle  della  nipote  Giulia  figlia  di  Tito, 
rivendicò  al  Rienzi  ,  Gavalier  elie  tuìta  e  poianco  lesile  dalla  propria  nutrice  Fil- 
ftalia onora, nelle  molle  note  e  osserva-  fide  che  le  mischiò  con  quelle  di  Giulia 
zioiii  dell'antica  /  ita  di  quell'uomo  per  medesimo,  onde  per  l'odio  non  venissero 
belle  opere  e  follie  reso  celebre,  e  quale  profanate.  Fu  assai  magnifico  ed  esisle- 
importante  monumento  storico  e  filolo-  va  nel  IV  secolo  dell'era  volgare, 
gico  vi  aggiunse  un  esleso  commentario,  Tempio  di  Giano  nelF  Argileto.  Pres- 
appuuto  per  rendere  al  Rienzi  i  versi  del  so  il  Foro  Olitorio  e  il  teatro  di  Marcel- 
Tetrarca,  confutando  chi  avea  tculato  al-  lo, l'edificò  Duillio  che  vinse  in  inaici  car- 


3o4  TE  M  T  E  M 
torinesi  nel 4r>  t  ^'  Roma.  Augusto  lo  ri-  Ivi  ne'primi  tempi  di  Roma  eran vi  sor- 
fabbri  co  e  omo  colla  statua  elei  nume  tra-  genti  d'acque  calde,  die  si  confusero  col- 
sportata  dall'Egitto,  opera  di  Scopa  odi  le  Lanlole,le  quali  pure  si  diseccarono  col- 
Prassitele,  indi  nel  770  dedicato  da  Ti-  rasciugar  del  Velabro.  Di  questo  e  del- 
berio. Rimase  in  piedi  fino  alla  caduta  del  le  acque  del  Velabro  riparlai  nel  voi. 
paganesimo,  ese  ne  vedono  gli  avanzi  nel-  LVIll,p.  1 69  e  1  7  1 .  Del  cao.  Venuti  si  lui 
le  sue  vicinanze  al  Ponte  Fabrizio  (T  .),  la  Dissertazione,  sopra  il  tèmpio  ili  Gin- 
negli  ermi  quadrifronti,  che  anticamente  no,  presso  il  t.  4  delle  Dissert.  di  Cor- 
erano  in  maggior  u  una  ero.  teìna,  ove  s\  legge  che  Romolo  l'eresse  sen- 
Tempio  di  Giano  nel  Foro  Transito'  za  porte,  le  quali  aggiunse  Numa  e  serrò: 
rio.  Fu  celebre  il  tempio  di  Giano  Qua-  sotto  il  consolalo  di  T.  Manlio  fu  chiu- 
drifi  onte  e  Quirino,  perchè  se  ne  attribuì-  so  e  aperto  di  nuovo,  ed  Augusto  lo  chiù- 
sce  I'  origine  a  Romolo  dopo  1'  alleanza  se  tre  volte  ;  altre  chiusure  si  ponno  ve- 
colla  Sabina  (l~.)  ov' era  venerato,  per  dere  nel  Venuti,  la  sua  apertura  equiva- 
]a  concordia  de' due  popoli,  diverso  dal  lendo  a  dichiarazione  o  tempo  di  guer- 
precedente  situato  sulla  riva  sinistra  del  ra.  Sul  tempio  di  Giano  scrissero  pure  il 
Tevere,  e  dal  tempio  di  Giano  Gemino  Piale  e  l'Amali. 

o  Bifronte  eretto  da  Numa  nel  basso  Ar-  Tempio  di  Giove  e  Giunone.  Pressoil 
glielo,  pianura  tra  la  rupe  Tarpeia  e  il  Teatro  di  Balbo,  Augusto  col  suo  Por- 
Tevere,  più  vicino  a  questo  fra  il  Foro  lieo  d'  Ottavia  vi  racchiuse  i  templi  di 
Olilorio  e  Ponte  Quattro  Capi  o  Fabri-  Giove  Statore  e  di  Giunone  Regina,  vi  fé» 
ciò,  presso  le  acque  Lautole.  11  tempio  di  ce  la  Sehola  o  luogo  per  conversare,  e  u- 
Giano  Quadrifronte  fu  nel  lato  e  preci-  na  sala  per  adunarvi  il  senato,  detta  Cu- 
samenle  ne'contorui  dell'arco  di  Settimio  ria  Octaviae.  II  tempio  di  Giove  fu  edi- 
Severo  (di  cui  a  R.oma),  onde  confinava  ficaio  da  Q.  Cecilio  Metello  il  Miteedo- 
co'Fori  di  Cesare,  d'Augusto  e  Romano  nieo  nel  606  di  Roma,  architetto  fu  Er- 
a  occidente,  presso  Tria Fata,  dove  og-  modio  e  fu  il  [."tempio  di  marmo  a  ve- 
gi  sono  la  Chiesa  di  s.  Adriano,  e  quella  dersi  in  Roma,  con  sagro  recinto  e  però 
di  s.  Martina  che  descrissi  nel  voi.  LXIII,  considerato  un  delubro.  La  statua  del  mi- 
p. 5o. Venne  riedificato  daDomizianOjCon-  me  era  capolavoro  di  Policle  e  Dionisio 
servandosi  ancora  il  simulacro  di  bronzo  figli  di  Timarchide;  conteneva  pure  il  Pa- 
con  1  faccie,  una  rivolta  verso  il  sole  che  nee  l'Olimpo  lottanti. gruppoinsigned'E- 
nasce  e  l'altra  verso  il  sole  che  tramon-  liodoro,  la  Venere  in  allo  di  bagnarsi  e 
la,  secondo  Procopio,  al  cui  tempo  era  Dedalo  di  Policarmo,  e  il  Giove  d'avorio 
ancóra  intatto,  preso  iu  Falerii  e  ivi  tra-  di  Pasitele,  statue  tolte  portate  da  Mace- 
sporlato.  Il  tempio  era  pure  di  bronzo,  di  douia.  Il  tempio  di  Giunone  poi  era  stato 
forma  quadrata  e  grande  quanto  per  pò-  antecedentemente  edificato  da  M.  Emilio 
ter  coprirne  la  statua,  perciò  un'edicola  Lepido  e  dedicato  nel  575,inadempimen- 
alla  circa  1  o  piedi,  con  4  porte  quante  e-  to  del  voto  fatto  nella  guerra  contro  i  figu- 
rano le  faccie,  al  dire  di  Nibby,  e  queste  ri:  la  statua  della  Dea  era  di  Dionisio,quel- 
erano  disposte  secondo  i  venti  cardinali,  lell'Esculapioe  Diana  di  Prassitele, quel- 
e  siccome  antecedentemente  erano  2, que-  la  di  altra  Giunone  di  Policle,  e  la  statua 
sta  differenza  fu  la  causa  dell'  errore  di  di  Venere  di  Filisco,  tuttepostevi  da  Me- 
Procopio.  Queste  porte  i  romani  chiude-  tello.  Ambo  i  templi  nel  721  furono  rie- 
■vano  durante  la  pace,  e  tenevano  aperte  difìcatidaAugustocollespogliedellaguer- 
in  tempo  di  guerra.  Avanti  all'edicola  ra  dalmatica,  allorché  col  nome  della  so- 
era  l'ara,  e  da  ultimo  fu  trovato  il  poz-  iella  Ottavia  fabbricò  il  portico,  serven- 
zo  sagro  pel  sangue  e  ossa  delle  vittime,  dosi  di  Sauro  e  Batraco  architetti,  i  quali 


TEM  TE  IVI  3.»; 
non  potendovi  mettere  i  loro  nomi  ne  fi-  verso  Lucrezia.  Promulgata  la  repubbli  - 
gurarono  il  simbolo  nel  toro  della  base  ca  di  Roma,  lo  dedicò  nel  i.°anno  M.  O 
delle  colonne,  cioè  una  lucertola  il  l .  , ti-  razio  Pulvilloconsole  e  pontefice,  con  ini- 
na  rana  il  2. "Nel  trasporto  però  delle  sta-  perterrito  animo,  ad  onta  che  nella  firn* 
tuede'numi  nelle  celle,  per  isbaglio  si  pò-  zione  seppe  la  morte  d'un  figlio.  Tarqui- 
se  quella  di  Giunone  nel  tempio  perii-  nio  il  Superbo  avea  fatto  lavorare  da  un 
tero  di  Giove,  e  quella  di  Giove  in  quel-  vasaio  di  Veii  una  quadriga  di  creta,  rap- 
lo  esastilo  e  prostilo  di  Giunone;  equivo-  presentante  il  carro  di  Giove,  per  collo- 
co che  fu  mantenuto  quasi  fosse  una  vo-  caria  sul  fastigio  del  tempio.  Nel  tempij 
Ionia  de'numi  medesimi.  Dinanzi  a'due  della  cottura  si  gonfiò  eccessivamente,  e 
templi  Metello  avea  schierato  75  statue  convenne  rompere  la  fornace  per  cavar- 
di  bronzo,  rappresentanti  i  cavalieri  ami-  la.  I  veienti  riguardando  questo  prodi- 
ci d'Alessandro  il  Grande,  periti  nel  pas-  gio,  come  un  evidente  presagio  della  fis- 
saggio del  Granico,  che  quel  principe  fé-  tura  grandezza  del  popolo  che  sarehbe  1  i- 
ce  fa  re  da  Lisippo  ecollocò  in  Dioo  Dium  inasto  possessoredel  carro,  ricusarono  di 
cittadella  Macedonia. Inoltre  Metello  tra'  cederlo  a' romani,  i  quali  doverono  ini 
due  templi  avea  edificato  portici,  che  fu-  padronirsene  colla  forza,  per  giungere  a 
rono  abbattuti  nell'erezione  di  quello  situarlo  nel  luogo  destinato;indi  lo  riguar 
d'Ottavia.  Tutte  queste  fabbriche,  insie-  darono  per  uno  de'simulacri  co'quali  era 
me  alle  pitture  e  «culture,  capilavori  che  collegata  la  loro  potenza. Nel  670  di  Roma 
Augusto  avea  collocati  nella  Schola. non  il  tempio  fu  magnificamente  riedificato 
che  la  biblioteca  da  Ottavia  dedicata  al  da  Siila  più  ricco,  colle  colonne  tolte  a 
figlio  Marcello,  perirono  nell'incendio  del-  quello  di  Giove  Olimpico  d'Atene,cioè  3 
l'anno  80  di  nostra  era.  Dipoi  Settimio  fila  e  di  fianco  da  2;  indi  compito  e  de- 
Severo  e  Caracalla  riedificarono  il  por-  dicatoda  Catulo  nel  684,  perì  nell'incen- 
tico  e  i  due  templi,  che  rovinati  o  per  ter-  dio  nel  70  di  nostra  era.  Fu  consumato 
remoto  0  per  incendio  nel  442  furono  me-  3  volte  dal  fuoco  per  avere  di  legno  gli 
diocremente  restaurati.  JNe'dinlorni  del-  architravi  del  portico,  e  del  lacunare  o 
la  Chiesa  di  s.  Angelo  in  Pescherìa  se  ne  soffitto  che  nel  G  r  idi  Roma  avea  per  la 
ammirano  gli  avanzi,  e  sopra  il  tempio  1." volta  dorato  Lucio  Muinmio  dopo  a- 
di  Giove  fu  eretta  la  Chiesa  di  s.  Maria,  ver  trionfato  di  Corinlo.  iN'el  seguentean- 
in  Campitela.  no  lo  rifabbricò  Vespasiano  da'fondamen- 
Tenipio  di  Giove  Ottimo  Massimo  ti,  i  quali  furono  gettati  con  quelle  solen- 
Capitolino.  Fece  parte  del  Campidoglio  ni  ceremonie  che  narrai  in  principio  con 
(J  .).  centro  della  potenza  romana,  sul  Tacito,  a'cui  particolari  molti  altri  e  im- 
Mnnte  Capitolino,  le  cui  due  cime  si  portanti  aggiunse  Svetonio  nella  Vita  di 
dissero  Capitolium  e  Arx.  la  1/  avendo  Vespasiano  e.  8,  cioè  che  l' imperatore 
dato  nome  al  celeberrimo  colle  per  la  te-  stesso  pel  1 .°  pose  mano  a  togliere  i  rude- 
sta  recisa  di  fresco  e  rinvenuta  nel  gettar  ri  del  vecchio  tempio, e  ne  portò  una  par- 
j  fondamenti  del  tempio,  da  Tarquinio  lesulle  sue  spalle, fattochenon  si  accorda 
Prisco  per  voto  della  guerra  sabina  colle  con  Tacito,  chedimostra  essere  allora  Ve- 
prede  fatte  agli  apiolani,  cioè  sulla  cima  spasiano  assente  da  Roma.  Il  tempio  per 
orientale  oggi  coperta  dalla  Chiesa  e  con-  espresso  volere  degli  aruspici  ricostruito 
vento  di  8.  Mdria  £  Araceli.  Tarquinio  colla  precedente  estensione,  solo  guada- 
il  Superbo  lo  compì  col  denaro  ricavato  gnò  in  altezza.  Dopo  q  anni  rimasto  di 
dalla  guerra  de'volsci  nella  presa  di  Sue*-  nuovo  preda  delle  fiamme,  Domiziano 
sa  Pomezia,  ma  al  punto  di  dedicarlo  fu  nel  rifabbricarlo  fece  venire  le  colonne 
privato  del  trono  per  rallentato  del  figlio  dal  monte  Pentelico  nell'Attica, ma  lavo- 
vol.  Lxxnr.                                                                                       20 


3oG                  T  E  M  TEM 
rate  in  Roma  perderono  nella  proporzio-  questo  tempio  furono  ancora  le  edicole 
ne,  riuscendo  troppo  sottili.  Tarquinio  della  Giovenlù  e  di  Termine.  Nella  cella 
avea  speso  uelle  fondamenta  del  i ."  teui-  poi  in  genere  era  il  tesoro  capitolino,  sta - 
pio  4o,ooo  libbre  d'argento, il 4. °  era  di  bili  lo  da  Camillo  nel  soglio    della  statua 
tale  ricchezza  che  la  sola  doratura  asce-  di  Giove:  ivi  fino  ad  Augusto  furono  co- 
se a  piùdii2,ooo  latenti,  corrispondenti  studiti  i  libri  sibillini,  non  che  i  doni  de- 
a  12  milioni  di  nostra  moneta  romana,  dicati  da' romani,  e  mandali  da' principi 
Questo  tempio  sempre  esastilo  ebbe  6co-  stranieri,come  di  verse  insigni  statue.  Mol- 
lonne  di  fronte  d'ordine  corintio,  e  que-  ti  di  tali  donativi  furono  distrutti  negl'i  n- 
ste  triplicate  e  con  intercolunni   inegua-  cendii  del  tempio  ,  il  quale  cou>ervavasi 
li,  cioè  massimo  era  il  medio,  minori  i  la-  intatto  nel  4o4di  nostra  era.  Ma  ben  pre- 
terali,  minimi  gli  estremi:  ora  avendo  1  8  >  sto  cominciò  la  spogliazione,  poiché  le  por- 
piedi  di  larghezza  ne  segue  che  le  colonne  te  nel  4°8  'e  tolse  Slilicone,  e  il  tempio 
tbbei'09  piedi  di  diametro.  Di  fianco  poi  nel  455  fu  saccheggiato  e  per  metà  de- 
8  eranole  colonne  e  un  pilastro,e  gl'inler-  rubato  il  meraviglioso  aureo  tetto  da  Gen- 
colunui   ciascuno  di  1  diametri.  Questo  serico  re  de' vandali,  e  quindi  abbando- 
tempio  anche  acrostilo,  avea  gli  architra-  nato  alla  rapacità  e  alla  distruzione,  sul- 
vi  di  legno  fasciati  di  bronzo  dorato,  come  le  rovine  fu  edificata  la  suddetta  chiesa, 
le  statue,!  bassorilievi,  tutti  gli  ornamenti  Tempio  di  Giove  Propugnatore  o  Di' 
del  timpano  e  probabilmente  anche  i  capi-  femore.  Esisteva  sul  Palatino  l'annodi 
telli  delle  colonne,  come  lo  eranole  tegole  Roma  q42, probabilmente  nella  stessa  ca- 
certamentesullequalierastatocolatomol-  sa  di  Tiberio,  e  vi  si  radunava  un  colle- 
to  oro.  Laonde  gli  antichi  frequentemen-  gio  di  sacerdoti  per  le  sostituzioni  di  lo- 
te  dierono  l'epiteto  -d'aureo  al  Cam  pido-  ro  in  luogo  di  quelli  che  morivano,  forse 
glio,  origine  del  nome  di  Aurocielorimà-  quello  de'salii  palatini  istituiti  da  Numa. 
sto  nel  medio  evo  alla  punta  sulla  quale  Tempio  di  Giove.  Statore.  Dopola  pa- 
sorgeva  il  tempio,  e  che  i  moderni  tra-  ce  fra  Romolo  e  Tazio  re  di  Sabina, \  due 
sformarono  in  Araceli  o  Aracoeli.  Il  p.  re  eseguirono  i  voti  falli  durante  la  pu- 
Casimiro  da  Piouia,  Memorie  istoriche  gna,  e  Romolo  sul  Palatino  slabih  di  co- 
della  chiesa  e  convento  di s.  Maria  in  A*  struire  questo  tempio  presso  \aPorta  Mu- 
raceli, crede  derivato  il  vocabolo  dall'i-  gonia,  verso  ove  poi  fu  edificata  la  casa 
scrizione  Ara  primogeniti  Dei,  che  voi-  di  Tarquinio   Prisco,  nell'  angolo  della 
gannente  si  crede  aver  fatto  porre  Augu-  Chiesa  di  s.  Anastasia  e  della   Chiesa 
sto  nell'  ora  qui  da  esso  fabbricata,  di  che  di  s.  Teodoro.  Il  cognome  di  Slator  de- 
con  lui  parlai  descrivendo  la  chiesa  e  ne  rivo  nel  frangente  della  fuga  de' romani, 
riparlai  a  Palazzo  apostolico  d'Araceli  cioè  col  voto  di  Romolo  l'averli  fatti  star 
compreso  nel  convento,  dicendo  pure  col  fermi  all'attacco, a  stando.  Un  simile  vo- 
p.  Casimiro, che  il  tempio  diGioveCapi-  to  a  Giove  Statore  d'erigergli  un  tempio, 
tolino  fu  edificato  su  quello  di  Giove  Fé-  rinnovò  poi  nel  4^8  di  Roma  M.  Attilio 
retrio  eretto  da  Romolo  1 .°  re  di  Roma.  Regolo, nell'assalto  pericoloso  che  soslen- 
La  poita  della  cella  era  fasciata  di  lami-  ne  contro  i  sanniti,  se  l'esercito  gli  aves- 
ne  d'oro  e  ornala  di  bassorilievi,  e  in  lòti-  se  fallo  fronte,  si  constitisset,  e  venne  e- 
do  erano  le  3  edicole  di  Giove,  Giuuo-  seguito,  anzi  fu  questo  del  Palatino,  poi- 
ue  e  Minerva  :  la  statua  del  nume  era  as-  che  Romolo  non  l'avea  effettuato  e  solo 
sisa  con  corona  radiata,  co:>  asta  ridiasi-  determinalo  il  sito  per  la  fondazione.Con 
lustra  e  fulmine  nella  destra;  in  origine  sumato  dal  fuoconel  65di  nostra  era  sot- 
di  terra  cotta  e  colorita  di  minio,  poi  fu  to  Nerone,  fu  riedificato  e  rimase  alme- 
di  bionzo  dorato  e  finalmente  d'oro.  In  no  fino  alia  caduta  del  paganesimo. 


T  EM 
Tempio  di  Giove  Tonante.  Alle  falde 
del  Campidoglio  dalla  parte  del  Foro  ro- 
inatio,  parallelo  al  tempio  della  Concor- 
dia, sussistono  oltre  un  inasso  3  colonne 
scanalate  d'ordine  corintio,  sostenenti  il 
loro  iota  volameli  to.  Due  delle  (piali  ap- 
partengono alla  fronte  del  tempio,  ed  una 
al  lato,  vale  a  dire  che  in  esse  si  ha  l'an- 
golo orientale  dell'edificio  esastilo  ossia 
con  6  colonne  di  fronte:  sulla  linea  cor- 
revano sole  due  colonne,  compresa  l'an- 
golare col  pilastro  coi  rispondente  all'an- 
ta della  cella,  di  cui  rimane  il  podio  e  il 
piano,  ed  addossato  alla  sostruzione  del 
Tabularlo  è  il  masso  o  piantato  del  ta- 
bernacolo the  conteneva  la  statua  del  nu- 
me eoo  asta  Della  sinistra  e  il  fulmine  nel- 
la destra. Augusto  viaggiando  di  notte  gli 
passò  dappresso  un  filmine,  onde  invaso 
da  timore  trepidava  a  lampi  e  a'  tuòni, 
per  cui  portava  sempre  seco  una  pelle  di 
viti-Ilo  marino,  come  preservativo,  ed  a- 
vea  una  camera  riservata  e  munita  ove 
si  ricoverava  ne'temporali.  Pel  pericolo 
incorso  edificò  il  tempio  e  lo  dedicò  nel 
y32  di  Roma,  denominandolo  Tonante 
perchè  nel  sagrifizio  si  udirono  tuoni.  La 
novità  e  la  sua  splendidezza   vi  attrasse 
molta  gente  a  detrimento  del  culto  diGio- 
ve  Capitolino,  onde  una  notte  apparve 
ad  Augusto  il  nume,  querelandosi  come 
se  fosse  stato  degradato,  ed   Augusto  si 
scusò  col  dire  d'aver  consagrato  il  Tonan- 
te come  portinaio  del  Capitolino,  e  fece 
perciò  l'indomani  appendere  campanelli 
nel  timpano,  come  quelli  che  si  teneva- 
no alle  porte  delle  case.  Questo  edifizio 
fu  ornato  di  statue  insigni,  la  principale 
essendo  quella  del  nomee  lavoro  celebre 
di  Leocare  scultore  fiorito  a'tempi  di  Fi- 
lippo padre  d'Alessandro  il  Grande:  e- 
ravi  inoltre  un  Giove  di  bronzo  deliaco 
di  Policleto,  e  dinanzi  le  colonne  ango- 
lari le  statue  di  Castore  e  Polluce  lavoro 
encomiato  di  Egesia.  Lo  stile  delle  colon- 
ne presenta  il  lavoro  de'tempi  augusta- 
ni,  non  così  quello  del  zoccolo  e  della  cor- 
uice  di  molteplici  e  ricercali  ornati,  cioè 


T  E  M  3or 

lavoro  di  l'istauro  de'  primi  tempi  della 
decadenza.  Fu  l'istaurato  da  Settimio  Se 
vero  e  Caracalla ,  esisteva  nel  V  secolo,  e 
l'ultima  sua  rovina  fu  il  fuoco,  essendo  il 
tempio  a  soffitto:  probabilmente  penili 
alcuna  delle  grandi  catastrofi  cui  soggiac- 
que il  Campidoglio  dopo  la  caduta  del- 
l'impero d'occidente,  e  forse  in  quella  di 
Roberto  Guiscardo  nel  1084. 

Tempio  di  Giove  Pittore.  Nel  4  "9  di 
Roma  nella  famosa  battaglia  contro  i 
sanniti,  in  cui  sagrificossi  per  la  patria  il 
2.0  Decio,  il  suo  collega  Q.  Fabio  Rullia- 
no  fece  voto  d'erigere  in  Roma  un  tem- 
pio a  Giove  Vincitore,  e  di  bruciare  in  suo 
onore  le  spoglie  de'vinti,  e  questo  dopo 
la  vittoria  eseguì  sul  colle  Palatino  nel 
Gig  di  Roma,  edesisteva  al  principio  del 
nostro  V  secolo. 

Tempio  di  Giulio  Cesare.  I  triumvi- 
ri prima  della  battaglia  di  Filippi  nel  7  12 
di  Roma  ne  gettarono  i  fondamenti  nel 
Foro  romano,  prossimo  a  quello  di  Ca- 
store e  Polluce  e  alla  basilica  Giulia  (in- 
cominciata dal  dittatore  Giulio  Cesare  a 
5  uavi  di  pilastri,  fu  per  incendio  magni- 
ficamente ristorala  e  ingrandita  da  Augu- 
sto, indi  vi  si  agitarono  le  cause  centum- 
virali, presiedute  da  un  pretore  col  con- 
siglio di  180  giudici  divisi  in  4  tribunali: 
di  recente  meglio  fu  scoperto  il  vasto  pa- 
vimento presso  la  Colonnadi  Foca,  il  che 
rimarcai  nel  voi.  LUI,p.  2  i4,enelu.°i  74 
del  Giornale  di  Roma  del  i8o3,  se  ne 
ponuo  leggere  le  importanti  notizie.  Dap- 
poiché U  scoperta  del  suo  pavimento  di 
vari  e  scelti  marmi,  servì  a  meglio  cono- 
scere la  sua  forma,  ed  a  definire  la  vera 
posizione  del  Foro  romano,  occupandone 
quasi  per  intero  uno  de'  lati  maggiori  , 
presso  il  tempio  di  Vesta.  Siccome  con- 
siderato uno  pe'più  grandi  edilizi  di  tal 
genere,  e  di  aver  servito  quasi  di  base  per 
stabilirei  precetti  che  furono  scritti  da  Vi- 
truvio  sulle  basiliche  in  particolare,  cir- 
ca nell'epoca  di  sua  prima  costruzione; 
così  vuoisi  che  tale  edilìzio  servisse  poi  di 
modello  per  l'edificazione  d'  altre  simili 


3o8  T  E  M 

fabbriche,  ed  anco  allo  stabilimento  ilei 
primi  templi  eretti  al  culto  cristiano,  che 
furono  costruiti  sulla  stessa  forma  basi- 
licale per  essersi  essa  rinvenuta  la  più 
propria,  e  perciò  denominaronsi  pure  ba- 
siliche); lo  terminò Otlavianoe  dedicò  nel 
721  allo  zio  e  padre  adottivo  Divo  lidio, 
iscrizione  che  lece  scolpire  nella  fronte  del 
tempio,  la  cui  statua  era  effigiata  come  uu 
augure,  velata  e  col  liuto.  Forse  dinanzi  al 
tempio  il  popolo  eresse  a  Giulio  Cesare  la 
colonna  di  marmo  numidico  coll'iscrizio- 
ne  Parenti  Palriac,e[-iev  lungo  tempo  si 
costumò  di  sacrificarvi,  far  voti,  e  com- 
pone liti.  Il  tempio  fu  alto  e  periltero  so- 
pra 1  3  gradini,  con  8  colonne  di  fronte,  e 
rimase  in  piedi  almeno  fino  al  V  secolo 
dell'era  volgare. 

Tempio  di  Giunone  Lucina.  Sorse  so- 
pra una  punta  del  monte  Cispio  sul  colle 
Esondino,  presso  I'  odierno  monastero 
delle  filippine,  con  bosco  sagro  0  luco,  for- 
se causa  del  cognome  della  Dea  a  cui  fu 
dalocomequella  cheavea  il  principio  del- 
la luce.  L'origine  è  di  aulica  data,  e  nel- 
l'alea costruita  nel  879  eli  Roma  era  un 
albero  di  loto  più  antico  di  essa,  dove  ap- 
pendevano i  capelli  che  il  pontefice  ton- 
deva  alle  vestali  nella  loro  consagrazio- 
ne,  e  perciò  dicevasi  eapillata.  Il  tempio 
esisteva  ancora  al  finir  del  VI  secolo, e  vi 
è  tradizione  chesuesienole  bellissime  co- 
lonne di  marmo  proconnesio  che  sosten- 
gono l'aula  grande  della  basilica  Libe- 
riana. 

Templi  di  Giunone  Matuta,  della  Pie- 
tà, e  della  Speranza.  Nel  55j  di  Roma 
G.  Cornelio  Cetego  sul  punto  di  venire 
a  battaglia  contro  i  galli  cisalpini,  insu- 
bri e  cenomani,  fece  voto  di  ergere  un  tem- 
pio a  Giunone,  se  in  quel  giorno  avesse 
rollo  e  fugalo  i  nemici.  L'  esegui  presso 
quellodella  Speranza,  e  4  anni  dopo  lo  de- 
dicò nel  Foro  Olilorioo  mercato  degli  er- 
baggi. Fra' due  templi  fu  edificato  quel- 
lo della  Pietà.  Il  tempio  di  Matuta  pro- 
babilmente fu  risarcito  da  Augusto,  ere- 
siò iulalto  lino  al  termine  del  IV  secolo 


TE  M 

di  nostra  era.  Quanto  al  tempio  dellaPie- 
tà  e  in  parte  de'laterali,  dipoi  fuvvi  edi- 
ficata sopra  la  Chiesa  dis.  Nicola  in  Car- 
cere (di  cui  riparlai  ne'  voi.  LXI,  p-4r> 
44j  4^>  LXW,p.  108), esistendo  ragguar- 
devoli avanzi  e  colonne  nel  suo  sotterra- 
neo, nell'  interno  della  chiesa  e  nelle  par- 
ti esterne  laterali  del  suo  grandioso  cor- 
nicione. Ora  la  chiesa  riceve  grandi  re- 
stauri, il  capilolo  uflìeia  temporaneamen- 
te la  chiesa  di  s.  Omobono  dell'  Univer- 
sità artistica  e  sodalizio  de'sartori.  Intan- 
to in  conseguenza  degli  scavi  del  1  848  fatti 
ne'3  templi, si  eresse  una  scala  presso  quel- 
la che  conduce  alle  stanze  capitolari,  per 
avere  l'accesso  agli  avanzi  sotterranei  del 
lempit)  della  Pietà,  ed  a  quelli  adiacenti 
di  Matuta  e  della  Speranza,  di  tulli  es- 
sendosi discoperta  gran  parte  nel  1848, 
come  rilevai  nel  voi.  LUI,  p.  201.  Quello 
della  Pietà  fu  edificato  da  M.  Acilio  Gla- 
brione,pel  voto  fallo  nel  563  di  Roma  al- 
lorché vinse  Antioco  alle  Termopili,  in- 
di dedicatolo  anni  dopo  dal  figlio,  che  vi 
pose  dinanzi  la  statua  equestre  di  bronzo 
dorala  del  padre,  che  fu  lai. "a  vedersi  in 
Italia.  Avverte  Nibby  che  i  moderni  han- 
no sovente  confuso  il  tempio  della  Pietà, 
che  lesto  intatto  sino  al  V  secolo  di  no- 
stra era,  con  quello  eretto  in  memoria  del- 
la Pietà  Romana,  o  filiale,  così  detto  per 
quella  esercitata  da  una  figlia  verso  la  ma- 
dre o  secondo  altri  verso  il  padre  Cimo- 
ne  condannato  a  morir  di  fame,  ch'essa 
nutrì  col  proprio  latte  acciò  non  perisse 
d'inedia.  Il  luogo  ove  ciò  accadde  era  un 
Carcere, che  per  l'eroico  esempio  fu  con- 
vertilo in  piccolo  tempio,  cioè  in  Sacel- 
luni.  non  più  esistente  in  tempo  di  Plinio. 
Perciò  credeNibby,  che  il  sacello  fosse  co- 
sti uilo  dove  poi  fu  edificato  il  Teatro  di 
Marcello,*!  deve  riguardarsi  come  uno  di 
que'lempli  da  G.  Cesare  perciò  demolili. 
11  celebre  Aulo  Attilio  Calatolo  console 
nel  496  e  5oo  di  Roma,  e  vincitore  nel 
4q7  de' cartaginesi  comandati  da  Amilca- 
re in  battaglia  navale,  eresse  il  'empio del- 
la Speranza,  pel  volo  fallo  durante  la 


T  E  M  TEM  3o9 
guerra  ili  Sicilia.  Nel  543  fu  colpito  dal  late  e  d'ordine  ionico:  di  fronte  e  di  die- 
fulmine,  e  5  anni  dopo  venne  altamente  troera  doppia  la  linea  delle  colonne,sem- 
danneggiato  da  un  incendioche  consumò  plice  quella  di  fianco.  Lo  stile  degli  ornati 
quasi  tutta  la  contrada, essendo  allora  pò-  de'  capitelli  sono  d'ordine  corintio,  e  di 
sto  fuori  della  Porta  Carmentale.  Nel  quello  de' capitelli  dell'anta  se  ne  loda  la 
54o  fu  riparato  d'ordine  del  senato  da  perfezione.  Rimangono  3  colonne,  le  ante, 
triumviri  a  tal  uopo  destinati,  insieme  ad  i  pilastri  della  cella,  lo  stipite  della  porta 
altri  templi  guasti  dal  fuoco.  Rimase  di  di  essa,  una  parte  del  muro,  e  il  pilastro 
nuovo  in  preda  delle  fiamme  poco  prima  angolare  posteriore  verso  mezzodì.  Il  tecu- 
del  773  di  Roma, ed  Augusto  dopo  la  vii-  pio  a  settentrione  di  quello  della  Pietà, 
toria  d'Azio  ne  intraprese  il  restauro,  che  forse  di  Mattila,  trovasi  compreso  fra  il 
jierò  non  fu  compito  se  non  dopo  la  sua  muro  settentrionale  della  chiesa  e  l'orato- 
inorle,  onde  fu  consagrato  da  Germani-  rio  annesso  di  s.Nicola,è  pureesastilod'or- 
co  nel  770,  e  così  rinnovato  rimase  fino  dine  ionicocon  basi  corintie, ma  di  traver- 
alla  caduta  del  paganesimo.  I  3  templi  co-  tino,  elecolonne  non  sono  scanalate.  Esso 
me  notai  erano  prossimi  tra  loro  e  in  u-  occupa  un'area  larga  5o  piedi, lunga  82: 
na  medesima  linea,  solo  divisi  da  un  in-  ha  due  linee  di  colonne  di  fronte,  raasen- 
tercapediue  ;  due  d'  ordine  dorico,  ed  u-  za  portico  di  dietro;  ne'  lati  ehhe  sole  8 
no  ionico,  composti  di  peperino  e  traver-  colonne,  oltre  l'anta,  e  ne  rimangono  io 
tino:  il  più  piccolo  era  quello  di  Matuta,  piedi  l'idtimeG.  Il  3. "tempio  e  prohahil- 
e  negli  scavi  operati  nel  1808  per  cura  mente  della  Speranza  è  di  travertino,  e 
del  cav.  Valadier  meglio  si  conobbe  il  lo-  vuoisi  che  avesse  molte  parti  di  legno  e 
ro  piantato  e  la  distribuzione,  ed  essere  anco  1'  intavulamento  :  d'ordine  dorico 
in  mezzo  il  maggiore  della  Pietà,  tutti  col-  senza  hase,èdi  proporzioni  minori  de'due 
la  faccia  rivolta  verso  levante  precisameli-  precedenti,  occupaudo  un'area  di  32  pie 
te  come  la  sovrastante  chiesa.  Quello  di  di  e  mezzo  di  lunghezza  e  80  di  larghez- 
Matuta  viene  pure  chiamalo  di  Giano-  za.  E'  esastilo-perittero  :  ehhe  6  colonne 
ne  Sospita  o  Salvatrice,  altri  credono  di  fronte  et  idi  fianco,  delle  quali  sono 
corrispondere  tal  Dea  ad  Ino  o  Leucotoe  visibili  5  del  settentrionale  Iato.addossate 
de'  greci,  nutrice  di  Bacco.  De*  3  templi  alla  chiesa.  Altre  particolarità  si  potino 
sono  ancora  superstiti  gli  avanzi  nell'in-  leggere  in  Nibby.  Nell'area  del  Foro  O- 
teruo  della  chiesa  di  s.  Nicola  in  Carcere,  litorio,  forse  rimpetto  al  tempio  della  Pie- 
nel  suo  sotterraneo,  e  nelle  laterali  parti  tà,  fu  quella  colonna  Lattaria,  dove  si  e- 
esteruedellasommitàossiasopraleuavate  sponevano  i  bambini  nati  furtivamente, 
minori  della  chiesa. AntonioLabacco,^///-  ond'essere allattati,  e  di  cui  parlai  ne'vol. 
tichità  di  Roma(i\\  stampate  neli552,e  XIV,  p.  3i4,  XLIX,  p.  3oo,  e  altrove, 
riprodotte  in  Venezia  nel  1  5^j  e  nel  1  570)  L'antichissima  insigne  diaconia  cardiua- 
con  figure,  tra  queste  per  lai.a  volta  ne  lizia  e  collegiata  di  s.  Nicola  in  Carcere, 
die  la  pianta  colle  tavole  ?.3  e  i\,  la  qua-  sotto  l'invocazione  di  s.  Nicolò  arcive<co- 
lefu  rettificata  ne'ricordati  scavi  del  1808.  vocìi  Mira,  hencliè  comunemente  si  chia- 
Da  questi  si  conferma  che  la  chiesa  di  s.  mi  in  Carcere  Tulliano,  perchè  vuoisi 
Nicola  in  Cai  cere  contiene  tutto  intero  il  fabbricata  sopra  di  esso,  altri  sostengono 
tempio  centrale  della  Pietà,  eh'  era  più  che  venne  edificata  sugli  avanzi  o  pres- 
\asto  degli  altri  due  di  Mattila  e  della  Spe-  so  il  carcere  Decemvirale,costrui  loda  Ap- 
ranza.  La  sua  area  era  larga  5o  piedi  e  pio  Claudio  l'anno  3oo  0  3o2  di  Roma, 
lunga  10S.  La  sua  forma  esastilo  pseu-  di  cui  parlai  a  Cabcbri  ni  Roma  e  in  al- 
do-diptero consisteva  in  6  colonne  di  fi  mi-  tri  luoghi.  Del  (  kircerc  Tulliano  no  trat- 
te eiidi  fianco,  tutte  di  peperino  scasa-  lai  ae'luoghi  citati  nel  voi.  LXUI,p.  109, 


3  io  TEM 

è  ad  Università  artistiche,  dicendo  di 
quella  di  s.Giuseppede'fdegnami.La  que- 
slionefu  trattata  anche  da  ultimo  con  cri 
tica  ed  erudizione,  dal  Cancellieri  nelle 
Notizie  del  Carcere  Tulliano  detto  poi 
Mainertino  alle  radici  delCampidoglio, 
perciò  nega  che  fosse  dove  poi  surse  la  chie- 
da di  s.  Nicola,  e  dichiara  essere  stato  il  De- 
cemvirale,  ove  essendo  Ciinone  condan- 
nato a  morir  di  fame,  l'amorevole  figlia 
avendo  ottenuto  di  visitarlo,  previa  dili- 
gente ricerca  se  portava  seco  cibo  per  pro- 
lungargli l'esistenza,  comechè  puerpera, 
l'ingegnosa  pietà  filiale  pose  le  sue  mam- 
melle a  succhiare  al  vecchio  padre,  da  cui 
riconoscendola  vita,  gliela  restituì  col  bel 
cambio  di  figlia  in  madre  e  nutrice.  Fin- 
ché sorpresa  dall'accortezza  de' custodi, 
nelle  sue  visite,  narrato  il  successo  a'con- 
soli  C.  Quinzio  e  M.  Attilio  ,  ammiran- 
do questi  la  nobile  e  affettuosa  filiale  in- 
dustria, non  solo  condonarono  la  vita  al 
delinquente,  ma  provveduti  ambedue  a 
spese  pubbliche  di  chesostentarsi  per  l'av- 
venire,  eressero  nel  sito  del  carcere  un  tem- 
pio alla  Pietà  Romana.  Altri,  come  dissi, 
per  delinquente  vollero  la  madrejaltri  che 
il  tempio  fu  innalzato  non  sul  carcere,  ma 
nell'abitazione  della  virtuosa  figlia,  ove 
poi  fu  costruito  il  teatro  di  Marcello.  Do- 
po il  Cancellieri,  Leonardo  Adami  pub- 
blicò in  Roma  nel  i  8o4,  Ricerche  intor- 
no al  sito  preciso  del  Carcere  Tulliano, 
il  quale  ammettendo  l'eroismo  dell'amor 
filiale,  lo  dicesuccedutoin  questosito,non 
però  nel  carcere  Decemvirale,ma  nel  car- 
cere Tulliano,  sui  cui  avanzi  fu  fondata 
la  diaconia  di  s.  Nicola,  confutando  Can- 
cellieri per  a  ver  sostenuto  essere  aggiacci- 
le al  Marnertino,  con  apparato  di  erudi- 
zione e  di  critica,  e  perciò  s.  Pietro  con- 
dannato a  morte  non  fu  chiuso  in  altro 
cai  cere  che  nel  Tulliano.  Ma  il  comune 
degli  archeologi,  non  dividendo  come  fe- 
ce Leonardi,  i  carceri  Marnertino  e  Tul- 
liano, fa  d'uopo  riconoscere  la  chiesa  di  s. 
Nicola  succeduta  nel  sito  di  detti  templi, 
e  presso  ove  fu  già  il  carcere  Decemvira- 


TE  M 

le  e  l'altro  tempio  della  Pietà,  per  la  sua 
vicinanza  al  teatro  di  Marcello.  Forse  per 
la  sua  vicinanza  al  carcere  Tulliano,  o  per 
qualche  comunicazione  tra  esso  e  il  De- 
cemviraie,  fu  impropriamente  della  per 
1'  ordinario  la  chiesa  di  s.  Nicola  in  Car- 
cere Tulliano.  L'aulica  chiesa  e  basilica, 
diaconia  cardinalizia  e  parrocchia  con  ca- 
pitolo collegiale  (che  forse  verrà  aumen- 
tato di  due  altri  canonici),  di  s.  Nicola  in 
Carcere,  più  volte  restaurata  e  da  ultimo 
nel  1807,  si  forma  di  3  navi  divise  dai 4 
colonne  antiche  e  probabilmente  appar- 
tenenti a'descntti  3  templi,  con  nave  tra- 
versa o  crocerà.  In  mezzo  a  questa  sor- 
geva l'altare  maggioreisolato,  innanzi  al- 
l'apsideo  tribuiia,sovrastandoesso  la  con- 
fessione o  crypta.  La  sua  mensa  era  so- 
stenuta da  urna  antica  d'un  pezzo  di  por- 
fido verde  scurocolla  testa  di  Medusa, con 
sopra  il  baldacchino  retto  da  4  colonnedi 
portasanta.  Olire  questo  altare  e  quello 
sotterraneo  della  crypta,  vi  erano  altri  5 
altari.  Tra  questi  l'esistente  altare  del  ss. 
Sagramento  a  destradi  chi  guarda  la  tri- 
butiamoli quadro  della  Cena  delBaglioni, 
già  colla  cappella  fu  eretto  dal  cardinal 
Aldobrandiid  diacono  della  medesima  e 
poi  arcivescovo  di  Ravenna,  il  quale  ge- 
nerosamente ridusse  ancora  la  chiesa  nel- 
la forma  in  cui  si  trovava  prima  degli  at- 
tuali grandi  ristami;  ed  inoltre  il  cardi- 
nale comprata  l'area  d'un  vicolo,  vi  for- 
mò la  presente  piazza  e  ivi  fece  l'odier- 
na facciata  e  ingresso  principale,  l'antico 
essendo  da  v\\\  allro  lato.  Nel  2.0  altare 
dell'ingresso  della  nave  minore,  era  vi  la 
cappella  de' famosi  Pier  Leoni,  ch'ebbe- 
ro palazzo  nel  propinquo  Teatro  di  Pom- 
peo (/  .),  e  vi  si  venerava  l'antica  e  mi- 
racolosa immagine  del  Redentore  croce- 
fisso con  4  chiodi.  Perle  varie  vicende  che 
patì  il  sagro  edifizio,  per  le  diverse  lavo- 
razioni operatevi  e  soltanto  in  parte  ul- 
timate, la  sua  solidità  soffrì  notabile  de- 
perimento, e  quanto  eravi  restato  d'an- 
tico in  molte  parli  stava  per  rovinare. 
Oltre  la  conservazione  d'una  chiesa  tan- 


T  E  M  T  E  !Vf                   3  u 

lo  venerabile,  eia  importante  altresì  per  lo.  La  riparazione  notabile  de'maocanti 
l'archeologia  e  I' arie  la  conservazione  fondamenti,  e  delle  mura  cadenti.  La  so- 
de'notabili  avanzi  de'  3  templi  sui  quali  slituzione  d'una  colonna  di  granito  ros- 
sorge;  laonde  determinò  il  governo  pou-  so  orientale,  con  sua  base  e  capitello,  al- 
lifìeio,  col  beneplacito  del  regnante  Pio  l'antico  e  inconcludente  rudere  a  sinistra 
IX, alla  sua  generale  restaurazione. L'ac-  della  nave  maggiore.  Il  discoprimento 
cademia  ili  s.  Luca  approvando  per  l'è-  delle  ultime  costruzioni,  a  ridosso  degli 
secu/.ione  un  progetto,  stabilì  die  tranne  antichi  interni  avanzi  de'templi.  La  re- 
la  parte  decorativa,  occorreva  pe' lavori  mozione  e  distacco  degli  affreschi  della 
scudi  i  7,5oo,  che  poi  si  riconobbero  af-  volta  e  pareti  dell'antica  crypta,  per  ri- 
fatto insufficienti,  e  bisognò  ragionevol-  metterli  nella  nuova,  o  meglio  collocarli 
inente  quasi  triplicarla,  bensì  compresi  nel  musco  Lateranense,  od  a  seconda  del 
gli  abbellimenti.  Imperocché  la  duezio-  pontifìcio  volere,  come  pitture  che  ricor- 
ne  del  lavoro  affidala  all'egregio  archi-  dano  i  primi  tempi  dell'arte.  Di  livellare 
tetto  c.iv.  Gaspare  Servi,  questi  pe' suoi  il  pavimento  della  tribuna,  in  proporzio- 
savi  artistici  rilievi  venne  pure  incarica-  ne  del  resto  della  chiesa;  e  di  formare  ta- 
to di  fare  un  nuovo  progetto,  e  nell'ot-  le  pavimento  e  gli  altri  di  marmo  itine- 
tobrei853  meritò  col  ricordalo  aumen-  stato  con  breccia  di  Cave.  Di  aprire  lene- 
to  ili  fondi  P  approvazione  del  ministero  cessane  finestre,  per  rendere  più  lumi- 
dei  commercio  e  lavori  pubblici,  e  quel-  nosa  la  chiesa.  Il  restauro  e  Pampliazio- 
la  speciale  del  Papa.  Dalla  lettura  d'un  ne  delle  contigue  stanze  della  canonica  e 
ristretto  del  inede«imo  progetto,  e  dalle  sua  guardaroba.  La  ricostruzione  della 
ime  osservazioni  e  ricerche  falle  sul  Ino-  cryptaxu  dimensioni  maggiori  della  pre- 
go nell'aprile i  855,  sul  molto  operalo  e  cedente,  e  con  3  altari  sotterranei, rimos- 
sul  da  farsi,  ricovai  quelle  nozioni  che  va-  so  il  passaggio  sotterraneo  a'3  templi,con 
do  a  riferire,  nel  più  importante  e  prin-  iscalini  vestiti  di  marmo  per  discendervi 
cipale.  L'architetto  in  prima  precipua-  e  con  griglie  di  parapetto,  cuoprendo  le 
mente  si  propose  di  potersi  vedere  ila'  pareti  con  lastre  di  marmo  e  breccia,  co- 
forestieri  e  studiosi  i  superstiti  avanzi  in-  sì  il  pavimento  della  crypta.  Nell'altare 
terni,  sotterranei,  ed  esterni  de'  templi  di  mezzo  stabilì  un'urna  o  mensa  vuota 
della  Pietà,  della  Speranza  e  di  Giuuo-  per  riporvi  le  ossa  de'ss.  martiri;  e  dispo- 
ne Mattila,  senza  più  frastornare  la  di-  sedie  le  pareli  e  le  volte  della  stessa  cry- 
vozioue  de'fedeli  oranti  nella  chiesa  o  as-  pta  vengano  dipiutealla  foggia  delle  an- 
sistenli  a'  divini  nllizi,  nelP  interno  me-  tiche  e  distaccate.  Il  sovrastante  altare 
diante  cancellata  di  ferro  e  con  ingresso  maggiore  isolato,  doversi  formare  colla 
appartato, e  nell'esterno  con  separato  in-  precedente  urna  di  porfido,  con  piedi  di 
gresso  e  comode  scale  sia  per  ascendere  leone  di  metallo  dorato,  tabernacolo  e 
alle  parti  superiori  de'mede.sitni  profani  baldacchino  decorato  con  cassettoni,e  so- 
lempiijche  per  discendere  ue'loro  sotler-  stenuto  da  4  colonne  d'alabastro  orien- 
ranei,  onde  osservarne  gli  avanzi.  Perle  tale  d'Egitto,  con  piedistalli,  basi  attiche 
parti  superiori  formò  loggie  pensili  con  e  capitelli  d'  ordine  corintio  di  marmo 
pavimenti  ili  cocciopisto,  mattonato  e  la-  bianco,  e  di  questo  anco  i  gradini.  I  pie- 
stre  di  rame,  per  garantire  i  sottoposti  distalli  e  le  basi  con  cornici  e  specchi  di 
soffitti  delle  na  va  tei  le  dall'acque  [piova-  breccia  rincassati,  e  decorati  i  piedistalli 
ne,  dopo  che  t.iii  parli  furono  meglio  di-  con  piccole  armelte  di  metallo  dorato  del 
scoperte  nelle  lavorazioni  in  discorso.  Pontefice.  A". j  angoli  della  mensa  di  mar- 
Quanto  alle  altre  operazioni  stabilì,e  nel-  mo  doversi  porre  altrettanti  pilastri  di 
la  massima  parte  portò  già  a  tompuneu-  mai  ino  bianco.  L'erezione  d  altri  3  ulta- 


3 1 3  T  E  M 

ri,  cioè  :  la  cappella  del  titolare  6.  Nico- 
lo nella  nave  traversa  o  crocerà,  nell'op- 
posto lato  di  quella  del  ss.  Sagramento, 
con  due  delle  colonne  di  portasanta  del- 
l'antico baldacchino;  la  cappella  pel  ss. 
Crocefisso, colle  altre  due  ricordate  simi- 
li colonne,  da  erigersi  nella  nave  miao- 
re  a  destra  di  chi  entra  in  chiesa,  cioè  sei*» 
v'irsi  dell'oratorio  del  sodalizio  di  cui  par- 
lerò. Incontro  ad  essa  formarsi  la  como- 
da cappella  con  sua  cupola  pel  coro  d'in- 
verno de' canonici,  ossia  nella  nave  mi- 
nore a  sinistra,  con  istalli  di  noce  e  qua- 
dro della  Beala  Vergine  Assunta.  Di  la- 
sciare intatto  il  rammentato  altare  del  ss. 
Sagramento,  la  cui  cappella  essendo  pa- 
dronato del  principe  Aldobrandini,  nel- 
la sua  religiosità  certamente  la  farà  risto- 
rare. E  così  la  chiesa  e  la  confessione  in- 
vece de'7  precedenti  altari  ne  avrà  8.  Di 
formare  il  nuovo  battistero  a  destra  del- 
l'ingresso della  chiesa,  in  forma  di  taber- 
nacolo che  segna  un  poligono  di  g  lati, con 
cancellata  di  ferro  e  cristalli;  con  setiui 
bianchi  e  gialli,  pavimento  di  lastre  di 
marmo,  e  lanternino  in  alto  per  la  luce. 
Volle  pure  l'architetto  stabilire  l'erezio- 
ne d'un  locale  per  l'organo.  La  demoli- 
zione delle  volte  pericolanti  delle  navi  mi- 
nori, e  la  sostituzione  di  solari  e  soffitti 
.•die  precedenti  rovinose  volle,  e  le  pare- 
ti con  pilastri  di  bardiglio  fiorito.  Di  l'i- 
lare i  lacunari  del  soffitto  della  nave  prin- 
cipale e  di  quella  traversa  di  camera  can- 
na, dipinti  a  marmo  bianco,  e  le  pareti  a 
marmi  colorati;  ponendo  nel  soffitto  del- 
la nave  di  mezzo  gli  stemmi  lumeggiati 
.i  oro  del  Papa  Pio  IX,  del  cardinal  Pie- 
tro Marini  attuale  zelante  diacono  della 
chiesa,  del  reverendissimo  capitolo,  non 
che  l'arme  gentilizia  di  mg.1  Giuseppe 
ferrali  ministro  delle  finanze,  ec.  Di  ab- 
l><dlire  i  lacunari  della  slessa  nave  media 
e  della  crocerà,  con  arabeschi  e  cassetto- 
ne con  cornici  intagliate  e  dorale,  di  24 
rosoni  e  di  56  borchie  pure  intagliali  e 
dorali.  Di  decorare  con  aliti  ornamenti 
il  reslo  del  sagro  edilizio,  e  massime  le 


T  E  M 

pareli  dell'attico  della  nave  di  mezzo,  con 
14  quadri  affresco  e  ciascuno  esprimen- 
te le  celebri  gesta  di  s.  Nicola  arcivesco- 
vo di  Mira,  detto  anche  di  Bari,  sotto  la 
cui  invocazione  è  la  basilica, con  loro  cor- 
nici dorale.  Due  però  di  tali  quadri  ne' 
triangoli  mistilinei  dell'arco  grande,  do- 
ver figurare  i  protettori  ss.  Pietro  e  Pao- 
lo, Caterina  e  Lorenzo.  Altri  simili  af- 
freschi, ma  più  grandi,  doversi  eseguire, 
due  nell'apside  egualmente  co'fasti  trat- 
ti dalla  vita  di  s.  Nicola,  tanto  beneme- 
rito della  religione  cattolica,  essendo  sta- 
te distrutte  le  auliche  pitture  come  cat- 
tive; e  due  nella  sua  nave  di  crocerà,  le 
cui  pareti  si  dipingeranno  con  marmi 
bianchi  e  colorati.  Nell'apside  inoltre  oc- 
correre di  rinnovare  l'antico  coro  cano- 
nicale co'sedili  di  noce.  Nella  stessa  ero- 
cera,  rimpetto  al  bel  monumento  sepol- 
crale del  cardinal  Gio.  Battista  Rezzoni^ 
co  (A.),  la  pietà  fraterna  dell'illustre  pre- 
lato Bernardo  Zacchia  erigerà  un  nobi- 
le avello  al  cardinal  Giuseppe  Zacchia 
(V.)>  stato  come  l'altro  precedente  dia- 
cono della  chiesa.  Si  spera  finalmente  la 
rinnovazione  della  facciata  esterna  e  l'am- 
pliazione  dell'adiacente  piazza;  volendo- 
si pure  eliminare  la  sconcezza  e  l'irrive- 
renza delle  bestie  da  soma  che  solevano 
fermarvisi,  con  tirare  nel  principio  della 
piazza  una  .catena  di  ferro.  Siccome  nel- 
ta  navata  minore  a  destra  viene  incorpo- 
rato l'oratorio  della  confraternita  del  ss. 
Sagramenlo  e  di  s.  Nicola,  mediante  a- 
pertura  del  muro,  onde  formarvi  la  cap- 
pella del  ss.  Crocefisso,  cos'i  pare  proba- 
bile, che  il  detto  sodalizio  possa  essere  tra- 
sferito nella  vicina  chiesa  di  s.  Maria  in 
Vincis,  la  cui  proprietà  diretta  è  del  ca- 
pitolodi  s.  Nicola,  e  ne  parlai  altrove,  co- 
me ne'vol.  LXI,  p.  4'>  LX11I,  poi,  ove 
descrissi  eziandio  la  chiesa  di  s.  Martina 
dell'accademia  di  s.  Luca,  da  Sisto  V  li- 
nda a  questa  di  s,  Nicola  in  Carcere.  Nel- 
la memorata  mia  visita  nella  medesima, 
per  vederne  le  progredienti  lavorazioni 
e  farne  poi  l'eseguita  breve  descrizione, 


TEM  TEM  3.3 
con  gran  piacere  non  solamente  trovai  la  cordonata  di  Campidoglio j  gli  Ohe- 
compita  la  parte  muraria,  ed  eseguita  e-  //w/</ della  Rotonda  e  della  Minerva.  In- 
^regiamente  e  con  sol  idi  tìi ,  ma  assai  a-  cerio  èchi  fabbricasse  questi  delubri,  e  già 
vauzata  la  parie  decorativa,  ed  il  tulio  esistevano  a' lem  pi  di  Vespasiano.  11  cui  • 
non  meno  operato  con  lodevole  econo-  to  egizio,  insinuato  in  Roma  nel  suo  VI 
mia.  Vi  è  quindi  fondata  lusinga,  die  pri-  secolo,  espulso  nel  6q'),  rientrato  pel  fa- 
ma del  decimale  del  18J7,  sarà  la  pie-  vore  di  RI.  Antonio,  discacciato  di  nuovo 
gievolissima  chiesa  riaperta  al  cullo  di-  da  Tiberio,  riapparve  sotto  Nerone  e  vi 
vino  decorosa  meo  te,  con  ritornarvi  ad  uf-  radicò  fortemente  fino  alla  caduta  del  pa- 
fi/iailad  mio  capitolo,  mediante  le  zelan-  ganesimo  per  la  protezione  di  Vespasiano, 
ti  cure  del  cau.  d.  Baldassare  Riarsili  dal  Domiziano, Adriano, Coniodo,Caracalla  e 
medesimo  deputato  all'andamento  solle-  Giuliano. Crede  Nibby^chequegl'impera- 
cito  della  fabbrica  e  lull'allro  relativo.  tori  molto  spendessero  a  rendere  più ma« 

Tempio  diG  limone  Regina,  Sul  Monte  godici  i  due  templi,  ornati  da  molte  co* 
Aventino, ne\  clivo  per  cui  si  sale  allaC7i/t'-  looue,  e  che  forse  da  essi  furono  Iraspor- 
.*//  ili  s.  Sabina,  l'edificò  F.  Camillo  dit-  tate  nella  Chiesti  dis.  Muriti  in  Traste- 
tatore  dopo  la  presa  di  Veii  l'anno  061  vere,  varie  delle  colonne  di  granilo  che 
«li  lioma,  e  vi  collocò  il  simulacro  della  formano  la  nave,  poiché  i  capitelli  ionici 
Dea  preso  in  quella  città  etnisca.  Colpito  che  le  sormontano  hanno  l'immagini  d'l« 
nel  546  dal  fulmine,  fu  ordinato  alle  ma-  side,  Sei  apule  e  A  r  poetate. 
U'one  romane  di  portare  doni  solenne-  Tempio  della  Lauti  Nottiluca.  Chic- 
mente  alla  Dea  e  fare  le  supplicazioni  op-  sto  fu  sul  Palatino,  e  cosi  denominato  per- 
portune,  e  venne  eseguilo  con  pompa  di  che  nella  notte  riluceva,  indi  restò  invi- 
processione.  Fu  rifatto  da  Augusto,  ri-  luppato  nelle  costruzioni  imperiali. 
ma>e  in  piedi  fino  alla  caduta  del  paga-  Tempio  di  Mai  te  fuori  della  porta 
iie-imo,  e  la  costruzione  della  chiesa  ili  Gapena.  Il  più  antico  ch'ebbe  il  nume 
s.  Sabina  nel 4^5 circa  ne  portò  imman-  della  guerra  nelle  varie  regioni  di  Iìoma, 
Labilmente  la  rovina,  poiché  le  sue  belle  e  posto  sul  colle  che  guardava  la  porla 
colonne  di  marmo  non  è  improbabile  che  situata  alle  falde  del  Celio,  e  sulla  spon- 
apparlenessero  al  tempio,  da  destra  dell'  Appia,  circostanze  che  si 

Tempio  di  Giunone  Sospita.  Sul  col-  riuniscono  sulla  cima  del  colle  chednmi- 

lc  Palatino,  .presso  il  tempio  ili  Cibele,  fu  na  la  Chiesa  di  s.  Cesareo.  Nel  368  di 

edificalo  questo  dentro  gli  orli  Farnese,  Pioma  fu  dedicatoa  Riarte  Gradivo  per  vo- 

da  Augusto  che  ne  fece  la  dedicazione,  e  to  fatto  nella  guerra  gallica,  da  T.  Quin- 

Luiilinuò  ad  esistere  nel  IV  secolo,  zio  duumviro  per  le  cose  sagre,  cioè  uno 

Templi d' 'Iside  e  Serapide.  Due  lem-  de'custodi  de'hbri  sibillini:  vi  conduce  la 
pli  contigui  ha  loro  e  ambedue  destinati  salita  delta  CUvus  Marlis.  Pare  chela  sta- 
iti culto  egizio,  prossimi  \\  Sepia,  ove  fu-  tua  del  nume  l'erigesse  nel  532  M.  Clau- 
rono fabbricati i  Palazzi Doria eDeCa-  dio  Marcello  console,  con  gruppo  di  lu- 
lolis,  poi  Sinionelti  e  ora  Piombino,  ed  pi  sagri  al  medesimo, onde  la  contrada  eb- 
occuparono  pure  l'aree  della  Chiesti  di  bepure  il  nome  di  Simulami  Luporiim. 
i.  Stefano  del  Cocco,  e  della  Bibliole-  Presso  il  tempio  si  conservava  la  pietra 
ca  Casanatense,  ove  e  negli  scavi  si  tro-  Lapis  Manalis,  che  io  caso  di  gl'ansio- 
•vaiono  preziosi  monumenti,  come  le  sta-  cita  portavasi  per  Roma  onde  ottener  la 
tue  del  Nilo  e  del  Tevere  indicanti  l'in-  pioggia,  per  cui  derivò  il  suo  nome  Jfti- 
liesto  della  religione  egizia  nel  Lazio,  ora  nalis,  cioè  quoti  aauas  manaret.  I  sol- 
iiel  Museo  /  aticano  e  in  l'augi;  i  leo-  dati  reduci  dalla  guerra  appendevano  le 
ni  del  Musco  Gregoriano  Egizio }  e  del-  loro  armi  a  questo  tempio,  da  dove  avea 


3.4  TEM 

principio  la  cavalcata  de' cavalieri,  che  fa- 
cevasi  agl'idi  di  luglio  in  memoria  della 
■vittoria  riportata  al  lago  Regillo.  Inoltre 
nel  tempio  di  Marie  Gradivo  si  custodi- 
va il  lituo  augurale  o  pastorale  di  Ro- 
molo, che  rimase  illeso  dal  fuoco;  come 
pure  gli  Ancili,  eguali  allo  Scudo  caduto 
dal  cielo  sotto  Numa,  coll'avviso  degli  a- 
ruspici,  che  l'impero  romano  si  sarebbe 
conservato  finché  si  custodisse  in  Roma, 
onde  ne  furono  fatti  i  i  simili  e  fra  essi  mi- 
schiato il  celeste,  perchè  da  niuno  potes- 
se conoscersi  e  rapirsi.  Si  custodivano  an- 
cora alternativamente  nel  tempio  di  Mar- 
te Quirino.  E'  rappresentato  il  tempio  pel 
i.°a  sinistra  dell'attico  dell'arco  di  Co- 
stantino, per  chi  guarda  il  Celio,  ed  esi- 
steva ancora  nel  V  secolo.  Può  credersi 
che  gli  fosse  vicino  il  Senctculum  ad  por- 
tarli Capenarn.o  che  la  cella  stessa  servis- 
se per  l'adunanze  del  senato. 

Tempio  di  Marte  bifore.  Augusto  nel 
734  di  Roma  lo  decretò  per  la  ricupera 
dell'insegne  e  prigionieri  romani  da  Fra- 
arte  re  de' parti,  ad  imitazione  di  quello 
di  Giove  Feretrio,per  riporvi  le  insegne; 
l'edificò  a  Marte  Vendicatore  nel  proprio 
foro  presso  il  romano  e  I'  arco  di  Setti- 
mio, ch'era,  se  non  grande,  certamente 
più  esteso  e  magnifico  di  quello  contiguo 
di  G.  Cesare.  Era  il  tempio  rotondo  e  d'or- 
dine corintio,  e  lo  dedicò  nel  j5i,  desti- 
nandolo alle  adunanze  del  senato  in  cer- 
te occasioni  e  per  deliberare  la  guerra,  on- 
de fu  designato  col  nomedi  Secretàrium 
Senatus,  per  esservi  l'archivio  e  la  custo- 
dia delle  cose  sagre  e  vasi  del  popolo  ro- 
mano, come  rilevai  ne' voi.  LX,  p.  1  5jt  e 
LXI1I,  p.  5i ,  dicendo  della  chiesa  di  s. 
Martina  che  si  vuole  edificata  sulle  rovi- 
ne del  tempio,  così  secondo  alcuni  e  Pal- 
ladio quella  della  ss.  Annunziata,  di  cui 
nei  voi.  LV,  p.  io6,e  sul  recinto  del  fo- 
ro d'Augusto,  non  di  Nerva  come  molti 
scrissero.  Bensì  prova  iNibby,  come  dirò 
parlando  del  Tempio  di  Nerva*  che  su 
questo  fu  edificata  la  chiesa  dell'Annun- 
ziata e  il  contiguo  monastero;  senza  tace- 


TEM 

re  le  contrarie  opinioni.  Osserva  Nibby, 
essere  probabile  che  dopo  la  proibizione 
del  culto  antico  decretata  da  Graziano, 
Valentiniano  II  e  Teodosio  I, sul  finir  del 
IV  secolo,  e  messa  compiutamente  in  e- 
secuzione  da  Onorio  nel  1  ."periodo  del  V, 
il  tempio,  tolto  tuttociò  ch'era  di  culto, 
continuasse  a  servire  per  certe  adunanze 
del  senato,  e  fosse  designato  col  nome  di 
Secretàrium  Sènatus.  Consumato  que- 
sto dal  fuoco,  forse  per  l'incendio  del  409 
d'Alarico,  lo  riparò  Flavio  Annio  Etica- 
rio  Epifanio  prefetto  di  Roma  del  412  # 
incendio  che  denominato  ignis  fatalis , 
fece  dare  al  tempio  il  nome  di  Templum 
Fatale.  La  vicina  via  Marforio,  della  qua- 
le parlai  nel  voi.  h,  p.  3oi,  per  la  bella 
statua  dell'  Oceano  del  foro  d'  Augusto, 
prese  il  nome  da  Martis  Forum,  ossia  dal 
tempio  di  Marte  e  foro  d'Augusto,  ch'e- 
ra nella  sua  integrità  almeno  fino  al  1  .°pe- 
riodo  del  V  secolo.  Stefano  Piale  ci  die- 
de la  Lettera  del  tempio  di  Marte  Ulto- 
re  e  de' tre  Fori  antichi  di  Cesare,  d'Au- 
gusto e  di  Nerva,  pubblicata  nel  1. 1  ,par.  2 
delle  Dissert.  dell' acead.  romana  d'  ar- 
cheologia, a  cui  fu  indirizzala;  e  {'Effe- 
meridi di  Roma  del  1821,  nel  t.  3  la  Let- 
tera a  Stefano  Piale  dell'ai.  Angelo  Ug- 
geri, Roma  1821,  sulla  dissertazione  del 
medesimo. 

Tempio  di  Matuta.Yu  eretto  da  reSer- 
vio Tullio  nel  settentrionale  lato  del  Fo- 
ro Boario,  dov'è  oggi  la  Chiesadi  s. Gior- 
gio, econsumato  con  quello  contiguodel- 
la  Fortuna  dall'incendio  terribile  del  53g 
diPioma. Indi  nel  54o  furono  creali  trium- 
viri per  la  riedificazione,  e  innanzi  ad  es- 
so nel  556  costruì  due  fornici  L.  Sterti- 
nio  pretore  di  Spagna  colle  spoglie  ripor- 
tate. Già  il  tempio  era  slato  rifatto  lai.* 
volta  da  F.  Camillo  nel  35g  e  dedicalo 
nel  36o,  e  continuò  ad  esistere  almeno  fi- 
no al  1  V  secolo  dell'era  volgare  o  nostra. 
Questo  tempio  era  particolarmente  desi- 
gnato col  nome  il'Aedes  Ma  tris  Matti' 
tae,e  le  feste  in  onore  della  Dea  dice  vali- 
si Matralia,  nelle  quali  era  vietato  alle 


TEM 
serve  l'accesso  al  tempio  per  una  tradi- 
zione txiisticn,  e  si  offrivano  libazioni  bru- 
stolile. Il  pache  de'  Gracchi  vi  pose  una 
tavola  dipinta  clonata  a  Giove,  rappresen- 
tante le  pugne  e  la  conquista  della  Sai- 
degna  ,  fatta  dall'avo  T.  Sempronio  nel 
5 1 5,  dopo  aver  preso  o  uccisi  80,000  ne- 
mici, liberando  e  ristabilendo  cosi  le  pub- 
bliche rendite. 

Matuta.  ì  .  Tempio  di  Giunone  Mei' 
tuta. 

Tempio  di  Mercurio  al  Circo  Mas- 
simo. Surse  presso  il  lato  del  circo  (di  cui 
riparlai  a  Roma  ed  a  Teatro)  addossato 
alle  falde  dell'Aventino,  di  l'orma  Idra- 
sti lo  con  portico  sostenuto  da  ermi  in  luo- 
go di  colonne,  e  co'simboli  di  Mercurio 
nel  timpano,  cioè  la  testuggine,  il  gallo, 
l'ariete,  il  caduceo,  il  pegaso  alato  e  la 
borsa  :  dentro  la  cella  il  nume  era  rap- 
presentato in  piedi,  colla  borsa  nella  de- 
stra e  il  caduceo  nella  sinistra. Il  volo  d'e- 
rigerlo rimase  negletto,  poiché  consa- 
grata l'area  nell'anno  65  di  nostra  era, 
fu  adempito  sotto  Marco  Aurelio  del  16  r, 
ed  esistè  fino  al  i.°  periodo  del  V  secolo. 

Tempio  di  Mercurio  alla  porla  Ca- 
pena.  Fu  presso  di  essa  edificato  per  se- 
natusconsulto  e  dedicato  nel  ?.5g  di  Ilo- 
ma,  da  M.  Leloi  io  i.° centurione  a  tal  ce- 
remooia  prescelto  dal  popolo  nella  ver- 
tenza insorta  tra'  consoli  a  chi  di  loro  ne 
spettasse  1'  onore.  A  pie  di  cjuesto  anti- 
chissimo tempio  sgorgava  una  sorgente 
perenne  e  limpida,  che  perciò  ebbe  no- 
me di  .((pur  Mei-curii  ;  e  coni'  era  con- 
sagrata al  nume,  cosi  i  mercanti  nell'an- 
niversario della  dedicazione  si  recavano 
al  tempio  ad  attingervi  l'acqua,  onde  a- 
spergere  le  merci  00' rami  d'alloro,  che  in 
essa  immergevano.  Dinanzi  al  tempio  era 
l'area  contenente  I'  altare,  grande  e  ro- 
tondo. Dell'acqua  di  Mercurio  o  Argen- 
tina riparlai  a  Fontane   di    Pcomv  e  Del 

voi.  LIV,  p.i65. 

Templi  (li  Minerva  al  Foro  Transi- 
torio, e  (li  Verva.  Nel  Foro  Transitorio 
di  Nei  va,  Domiziano  prima  di  oso  de- 


TEM  3 1 5 

dito  al  culto  di  Minerva  nel  91  di  Roma 
le  edificò  un  tempio  magnifico  fiancheg- 
giato con  portici,  sagro  recinto  che  chia- 
mi) Foro  di  Palladio  dal  denominarsi  Mi- 
nerva anche  Fallacie,  ed  in  esso  fu  poi  co- 
struita la  chiesa  e  convento  di  s.  Maria 
in  macello  Marlyrum,  per  quanto  dissi 
nel  voi.  LIF,  p.  5y.  Fu  pure  detto  Fo- 
ro Pervium,  sinonimo  eh  Transitoriumt 
derivante  dalla  posizione  nel  transito  dal- 
la parte  occidentale  di  Roma  all'  orien- 
tale, e  Forum  Nervac,  perchè  Nerva  lo 
compì  in  uno  al  tempio  alto  e  magnifi- 
co. Quindi  Traiano  suo  figlio  adottivo, 
adiacente  eresse  un  tempio  a  Nerva,  Tem- 
plum  Divi Nervae,  con  are,  pulvinari, fla- 
mine o  sacerdote  istituito  a  suo  onore  ; 
cioènon  potendoentrare  nel  compito  Fo- 
ro Palladio,  ne  fece  come  un'  aggiunta 
verso  il  luogo  ove  poi  fu  eretto  il  mona- 
stero de'basiliani  e  dipoi  delle  domeni- 
cane neofite,  di  cui  nel  voi.  LV,  p.  106  ; 
profittando  a  tal  uopo  d'un  muro  altis- 
simo con  massi  di  pietra  albana  o  pepe- 
rino rozzi  in  parte,  edificato  nell'era  re- 
pubblicana,legati  con  perni  di  legno  a  co- 
da di  rondine.  Del  tempio  presso  l'arco  de' 
Pantani,  uno  de' fornici  del  Foro  Tran- 
sitorio, rimangono  in  piedi  3  colonne  di 
marmo  bianco  scanalate,  appartenenti  al 
portico  laterale,  il  pilastro  addossato  al 
muro  di  cinta,  e  una  parte  del  soffitto  e 
dell'architrave,  i  cui  capitelli  ed  il  lacu- 
nare del  portico  sono  di  mirabile  stile;  a 
destra  si  vedono  gli  avanzi  di  due  emici- 
cli che  circoscriveano  l'area  sagra,  ne' 
quali  appariscono  due  ordini  di  nicchie 
rettilinee  per  Iestatue;rimane  inoltre  par- 
te del  muro  della  cella  corrispondente  al- 
le colonne  di  massi  di  travertino.  Nel  537 
era  il  foro  ancora  intatto,  ma  dopo  quel- 
l'epoca il  suo  fato  fu  comune  con  quello 
degli  altri  fori  contigui,  vale  a  dire  che 
rimase  in  piedi  fino  al  secolo  Vili,  pro- 
babilmente senza  gravi  lesioni,  tranne 
quclledelle  statue  e  oggetti  di  bronzo  ca- 
gionate dalle  miserie  de' lem  pi  e  dallo spo- 
glio di  Gustante  li.  L' abbandono  e  sue- 


3i6 


TEM 


cessiwa  rovina  avvenne  circa  il  secolo  X, 
e  nel  <)cp  sulle  rovine  del  tempio  di  Ner- 
va  già  erasi  edificalo  il  monastero  di  s. 
Basilio,  una  delle  principali  abbazie  dillo- 
ma.  l'ailando  del  Tempio  di  Marte  Ul- 
tore, e  in  altri  luoghi,  dissi  l'opinioni  di 
aleuni,che  il  monastero  basiliano,ora  del- 
le domenicane,  fosse  eretto  presso  gli  a- 
vanzi  di  tale  monumento. Nel  voi. XL  VII, 
p.  275  narrai  il  desolante  disastro  della 
caduta  delle  fondamenta  della  parte  me- 
ridionale con  l'infermeria  del  monastero, 
e  come  Gregorio  XVI  accorse  a  confor- 
tare le  religiose.  Qui  aggiungerò,  che  si 
legge  nel  u.°  72  del  Diario  di  Roma  del 
184^, a  vere  talePapa,dopoIa  rovina,  or- 
dinato di  riedificare  alquanto  più  indie- 
tro il  muro  di  clausura,  con  che  rimase 
scoperto  il  lato  sinistro  del  tempio  di  Mar- 
te Ultore,  come  ivi  si  dice,  e  disotterra- 
to lino  alla  base,  e  sgombre  da  ogni  tetto 
u  ingombro  di  muro  le  3  colonne  ancora 
esistenti  di  quel  magnifico  edilizio,  e  ri- 
mossa la  bottega  di  scalpellino  ch'era  visi 
formata.  Questa  operazione  procurò  la 
salvezza  di  quanto  resta  del  monumento, 
imperocché  con  levare  la  terra  attorno  al- 
la colonna  più  prossima  al  recinto  antico, 
si  scoprì  esser  guasta  dal  fuoco  e  spezzata 
per  guisa  verso  l'imoscapo,  che  dubitassi 
non  potesse  reggere  tanto  spazio  quanto 
bastasse  a  cingerla  di  aste  e  di 'cerchi  di 
laro,  il  che  eseguitosi, fu  resa  salda  e  ca- 
pace di  sostenere  i  marmi  del  fregio.  E 
se  il  campanile  erettovi  sopra  non  fosse 
stato  demolito,  nel  rovinar  che  fece  quel 
lato  del  monastero,  sarebbe  venuta  me- 
no in  breve  tempo  pel  peso  della  torre, 
né  la  terra  che  la  copriva  poteva  sostener- 
la.Si  posero  ferri  anche  sui  capitelli, spac- 
cati  dalla  soverchia  mole  della  torre  cam- 
panaria. 

Tempio  di  Minerva  Aventinense.  Sul 
colle  Aventino,  di  cui  riparlai  a  Savelm 
famiglia  che  lo  dominò,  presso  il  porti- 
co di  Cornificio  e  il  tempio  di  Diana,  già 
esisteva  esaslilo-perittero  con  6  colonne 
di  iruutee  i3  di  fianco,  nella  2/  guerra 


TEM 

di  Cartagine,  poiché  fu  dato  dal  pubbli- 
co agli  seribaso  poeti  teatrali  e  agl'istrio- 
ni, perchè  ivi  potessero  adunarsi  e  portar 
doni  a  Livio  Andronico,  che  scrivea  e  re- 
citava commedie,  ed  avea  scritto  un  car- 
me che  fu  cantato  dalle  vestali,  pe' van- 
taggi riportati  da'romani  su'carlaginesi. 
Augusto  lo  riedificò  e  dedicò  di  nuovo. 

Tempio  di  Minerva  Campense.  Nel 
6g2dilloma  lo  costruì  Pompeo  Magna, 
i  cui  avanzi  si  videro  sino  al  secolo  XVI, 
con  gran  portico  le  cui  colonne  si  fecero 
crollare  per  farne  calce!  Nell'area  già  era- 
vi  stata  eretta  la  Chiesa  di  s.  Maria  so- 
pra Minerva. della  qualeedel  tempio  più 
innanzi  riparlerò,  e  poi  l'adiacente  con- 
vento,riempiali  edilìzi  riparlai  nel  voi.  LV, 
p.  97.  Nel  giardino  fu  trovata  la  bellissi- 
ma statua  di  Minerva,  ora  nel  Museo  Va- 
ticano, e  poco  lungi  altra,  trasferita  nella 
Villa  Ludovisi. 

Tempio  di  Minerva  Medica.  M.  Cras- 
so della  famiglia  Licinia  ebbe  gli  orti  o 
giardini  omonimi  sul  Monte  Esquilino, 
e  dopo  la  morte  dell'imperatore  iJ.  Lici- 
nio Valeriano  passarono  al  fisco  i  mperia- 
le  nel  260  di  nostra  era.  Il  suo  figlio  P. 
Licinio  Gallieno  ne  amò  particolarmen- 
te il  soggiorno,  l'ornò  di  monumenti  e  di 
nuovecostruzionijfra  queste  è  ancora  su- 
perstite una  sala  magnifica  che  il  volgo 
appella  tempio  di  Minerva  Medica.  La 
pianta  di  quest'edilizio  è  decagona,  e  fe- 
ce parte  di  fabbrica  di  maggior  estensio- 
ne :  occupano  la  parte  inferiore  g  grandi 
nicchie  e  la  porta,  con  vestigia  di  lastre 
di  porfido.  Il  tempo  e  gli  arbusti  che  so- 
no cresciuti  sulla  volta, in  gran  parte  crol- 
lata pel  fulmine  che  la  colpi  nei  1828, 
hanno  fatto  di  questo  rovinoso  edilizio  uno 
de'  monumenti  più  pittorici  di  Roma,  e 
perciò  sovente  disegnato  e  dipinto.  Nib- 
by  eruditamente  e  con  bella  critica  pro- 
va che  l'edilìzio  non  fu  né  tempio,  né  ba- 
silica,né  terme,  come  molti  erroneamen- 
te crederono,  ma  una  sala  degli  orti  Li- 
ciniani, costruita  durante  l'impero  di  Gal- 
lieno. 


TEM  T  E  M                   3.7 

Tempio  di  Nervat  I  .  Tetnpìo  di  Mi-  pido  ed  al  Ire,  non  potevo  farsi  un  segri  - 

nervo,  al  Foro  Transitorio.  fi? io  cumulativo.  Questo  rito  non  impe- 

Tempio  e  portico  di  Nettuno,  Esiste-  ili  va  che  in  un  solo  tempio  vi  fossero  d'u« 
va  il  tempio  quando  Agri  ppa  nel  "28  ili  na  medesima  deità  più  simulacri;  owe- 
Roma,in  memoria  delle  vittorie  riporta-  10  che  nello  stesso  tempio  vi  fosse  vene- 
te, edificò  il  portico  detto  di  {Nettuno  per-  rato  qualche  altro  nume]  che  avesse  qual- 
che conteneva  il  tempio  sagro  a  quel  nu-  che  relazione  collaDeilà  pi  incipale.Quin- 
rne,  che  alti  i  dissero  impropriamente  ha-  di  Marcello  dovè  al  tempio  di  già  eretto, 
silica,  ed  i  suoi  avanzi  detti  volgarmente  aggiungerne  altro  col  titolo  di  Aedes}  ir- 
del  tempio  d'Antonino  o  di  M.  Aurelio,  tutisj  ina  prevenuto  dalla  morte,  e  dopo 
che  in  parte  ripetei  nel  descriverli  a  Do-  averli  adornati  colle  vinte  spoglie,  locom- 
gana  di  terra,  e  formanti  la  facciata  del  pi  il  figlio  e  dedicò  nel  54-8,  i  romani  per 
suo  edilìzio,  ove  si  vedono  le  tracce  del  lai.  volta  ammirando  le  opere  de'greci 
grande  incendio  dell'anno  80  di  nostra  artefici  tolte  a  Siracusa.  Vespasiano  lo 
era;  tuttavolta  continuò  ad  estere  iute-  lece  restaurare  e  dipingere  da  due  pitlo- 
10  lino  al  IV  secolo.  Alcuni  de'piedislalli  ri  insigni,  ed  ambo  i  tèmpli  erano  in  pie- 
che  sostenevano  dinanzi  alle  colonne  nel-  di  ancora  nel  principio  del  V  secolo,  già 
l'area  le  statue  d'alto  rilievo  esprimenti  congiunti  insieme  e  parallèli  con  ilucfac- 
le  provincie  romane,  le  quali  vi  aveano  date.  11  simulacro  dell'Onore  era  virile  e 
erette  quelle  colossali  d'Adriano  e  Anto-  coronato  d'olivo,  quello  della  \  irlìi  mu- 
nino,  sono  sparse  ne'  palazzi  Farnese,  liehre e galeata,  come  furono  espressi  nel- 
de'  Conservatori,  Citici,  e  Odescalehi,  le  medaglie;  vedendosi  nel  rovescio  l'Ita- 
ne! Museo  Capitolino  e  a  /  illa  Pam-  ha  e  Roma  personificale  in  allo  di  darsi 
philj.  la  mano,  l'Italia  colla  cornucopia,  Roma 

l'empio  delU Onore  e  della  T'irtti.'Son  calcando  il  globo  come  dominatrice  e  ar- 
deve  confondersi  con  altro  tempio  di  lai  bilia  de' destini  del  mondo,  e  col  paiizo- 
nome,  già  esistito  nel  silo  chiamato  Tro-  nio  simholo  di  sua  forza  militare.  1  cava- 
fei  di  Mario,  eretto  da  C.  Mario  sul  culle  lieri  romani  coronati  di  olivo  in  Campi- 
Esquìlino  colle  spoglie  riportate  sui  eira-  doglio,  in  memoria  della  vittoria  ripor- 
bri,  teutoni  e  altre  orde  sellentiionali.  tata  al  lago  Regi  Ilo,  dal  4^0  di  Roma  in 
Fuori  e  presso  la  Porta  Capena,  alquan-  poi  si  recavano  in  cavalcata  dal  tempio 
lo  distante  dal  tempio  delle  Camene,  Q.  di  Marte  a  quelli  della  Virtù  e  dell' O- 
Fabio  Massimo  nella  guerra  contro  i  li-  noie,  pompa  che  dicevasi  la  festa  dell'O- 
gtiri  dedicò  nel  520  di  Roma  il  tempio  noie  e  della  Virtù.  Il  Tiranesi  nella  sua 
della  Virtù  cioè  il  valore  militare, e  quel-  grand'opera  credè  i  templi  essere  nel  sito 
lo  dell'Onore  che  poi  M.  Claudio  Mar-  ove  fu  eiella  la  suddetta  chiesa  di  s.  Ir- 
cello  rinnovò,  per  voto  fatto  nel  53  1  sul  bano  alla  Caffarella,  ma  con  Nibby  e  Ma- 
punto  ili  cimentarsi  co'galli,e  ripetè  nel  rangoni  dimostrai  di  sopra  essere  stalo 
545  all'assedio  di  Siracusa,  quando  poi  sagio  a  Racco. 

volle  dedicarlo  si  opposero  i  Pontefici,  so-  TempiodelF  Orco.  Fu  sul  Palatino  nei 

slenendo  non  potersi  consagrare  una  cel-  tempi  più  antichi,  e  durò  lino  all'impero 

la  a  due  numi,  perchè  in  caso  di  fulini-  d'Eliogabalo. 

ne  o  altro  prodigio  sarebbe  stala  dillicile  Tempio  della  Pace.  Erettone!  Foro 

l'espiazione,  non  sapendosi  a  chi  de'due  romano  con  sagro  recinto,  Forum  Pa- 

dovesse  immolarsi  la  vittima;  imperoc-  cist  nel  7 5 di  nostra  era  da  \  espasiano, 

che  ad  eccezione  d'alcune  determinale  di-  ne  parlai  nel  voi.  L\  Il  I,  p.  1  70.  Qui  so- 

vinità  che  andavano  unite,  come  Castore  lo  dirò,  che  Tana  era  quadrilunga  cinta 

e  Polluce,  Apollo  e  Diana,  Venere  e  Cu-  da  pollici,  in  fondo  alla  quale  rivolto  a 


3i8  TEM 

occidente  il  tempio,  e  lateralmente  ad  es- 
so unita  alla  cella  a  destra  e  sinistra  la 
biblioteca  in  cui  adunavansi  i  letterati,  e 
la  sala  del  tesorOjin  modo  d'occupare  qua- 
si tutto  il  lato  minore  orientale.  Tutto  il 
tempio  era  largo  circa  palmi  3oo,  e  lun- 
go intorno  a  44^-  La  Dea  Pace  eravi  ef- 
figiata in  atto  di  porgere  colla  destra  il 
ramo  d'olivo,  e  tenendo  nella  sinistra  la 
cornucopia.  In  questa  vasta  e  sontuosa 
fabbrica,  ricchissima  d'opere  d'arte  e  di 
oggetti  preziosi,  che  attirava  la  curiosità 
di  tutto  il  mondo,  poiché  tra  le  altre  co- 
se ricordatisi  i  vasi  d'  oro  del  tempio  di 
Gerusalemme,  presi  da  Vespasiano  e  Ti- 
to nella  conquista  della  Giudea,  un  JNilo 
coni 6  putti  indicanti  i  cubili  dell'inon- 
dazione in  basalte  color  ferrigno,  la  sta- 
tua di  Naucide  trasportata  d'Argo,  un  Ga- 
nimede celebre,  il  Jaliso  pittura  famosa 
di  Protogeue,  la  Scilla  di  JNicomaco,  l'e- 
roe di  Parrasio:  eravi  inoltre  un  tesoro 
di  ricchezze  di  particolari  come  luogo  sa- 
gro e  sicuro.  Di  che  Marangoni  dice  co- 
stume praticato  con  altri  templi,  ovequa- 
si  erari  pubblici  depositavansi  molle  ric- 
chezze,siccome  tenuti  luoghi  sagri  e  di  pie- 
na sicurezzza;  onde  Cesare  in  quello  della 
Dea  Opis, sorella  o  moglie  di  Saturno,  si- 
tuato sul  Campidoglio,  depose  700,000 
sesterzi,  equivalenti  a  1  7,000, 5oo  scudi, 
poi  dissipati  da  M.  Antonio.  iNeliqi  del- 
l'era volgare  il  maguifico  tempio  cogli  an- 
nessi edifizi  fu  incendiato,  e  tutto  fu  pre- 
da delle  fiamme,  onde  molti  a  un  trailo 
impoverirono  per  aver  perduto  le  depo- 
stevi ricchezze:  appena  si  poterono  salva- 
re i  vasi  di  Gerusalemme,  rapiti  poi  da 
Genserico  re  de'  vandali  e  trasportati  a 
Cartagine,  donde  Belisario  li  portò  a  Co- 
stantinopoli, e  Giustiniano  I  li  mandò  in 
dono  alla  chiesa  di  Gerusalemme.il  fuoco 
non  si  polè  arrestare,  epropagossi  alla  vi- 
cina via  Sagra,  e  per  essa  al  Palatino  e  al 
palazzo  imperiale, dove  rimasero  consun- 
te le  grandi  biblioteche  d'Apollo  e  la  Ti- 
berina, e  giunse  fino  al  tempio  di  Vesta 
con  lauta  rapidità  che  le  vestali  poterò» 


TEM 

no  a  stento  salvare  il  Palladio.  Ora  del 
grandioso  edilizio  resta  in  piedi  una  par- 
te laterale,  formata  da  3  maestosissime 
e  imponenti  arcate,  le  quali  servivano  di 
cappelle,  e  prendevano  tutta  la  lunghez- 
za della  navata,  secondo  il  Vasi,  Itinera- 
rio di  Roma.  L'arco  di  mezzo  è  fatto  a 
guisa  di  tribuna,  e  lutti  e  3  sono  ornali 
nell'alto  di  cassettoni,  i  cui  rosoni  furo- 
no imitati  per  la  splendida  basilica  Va- 
ticana; e  nel  basso  vedonsi  le  nicchie  per 
le  statue  e  le  porte  di  cotnunicazioue.  L'al- 
tra parte  corrispondente  a  questa  è  an- 
data tutta  in  rovina,  come  anche  la  gran 
navata  di  mezzo,  di  cui  sono  rimaste  le 
sole  vestigie  della  volta.  Sui  pilastri  del- 
le 3  arcate  sonovi  frammenti  del  corni- 
cione in  marmo  ch'era  sostenuto  da  8  co- 
lonne. Il  suo  interno  era  coperto  e  orna- 
to di  pitture  e  sculture  depiù  celebri  mae- 
stri del  suo  tempo:  forse  il  piano  superio- 
re servi  da  biblioteca,  come  rileva  ilMel- 
chiorri;  la  costruzione  è  bella  e  solida. 

Tempio  del  Pantheon.  J  .  Pantheon 
e  i  voi.  LVlII,p.  171,  LXX,  p.  i4oei48, 
ed  il  Piranesi,  t.  6,  pari.  1,  De  tempii  an- 
tichi, che  contiene  il  celebre  Panteon,  Pa- 
rigi! 836.  Dovrò  riparlarne,  dicendo  dei 
tempii  del  vero  Dio. 

Tempio  della  Pietà.  V.  Tempio  di 
Giunone  Ma  tuta. 

Tempio  di  Portiamo.  Fu  eretto  pres- 
so l'antico  porto  del  Tevere  fuori  della 
Po/'toTrigemina, nelle  vicinanze  dellaSa- 
lara  0  deposito  del  Sale  presso  l'arco,  e  re- 
stò in  piedi  (ino  al  V  secolo  di  uoslra  era. 

Tempio  di  Quirino.  Nuota  Pompilio 
ne  ordinò  l'erezione  in  onore  del  prede- 
cessore Romolo  sotlo  il  nome  di  Quiri- 
no, sul  colle  Quirinale,  di  cui  e  del  tem- 
pio riparlai  a  Palazzo  apostolico  Quiri- 
nale. Papirio  Cursore  fece  voto  di  riedi- 
ficarlo, e  l'esegui  il  figlio  dedicandolo  nel 
46o  di  Roma,  e  ornò  colle  spoglie  de'san- 
»  iti.  Fu  colpito  dal  fulmine  e  danneggia- 
to da  un  incendio,  danni  riparali  nel7o5, 
e  nel  708  vi  fu  dedicata  1'  immagine  di 
Giulio  Cesare  colla  epigrafe  Inviata  Deo. 


T  E  M 

Angusto  Io  riedificò  di  pianta  e  dedicò 
nel  737, cou  magnificenza  diptero-olla- 
siilo,  d'ordine  dorico  con  doppio  portico 
con  8  colonne  di  fronte  ei  5  di  fianco,  e 
perciò  72.  Intorno  all'area  sagra  Augu- 
ro costruì  altro  portico,  molto  frequenta- 
lo dagli  oziosi.  Altri  erroneamente  pose- 
ro nella  regione  VII  altro  tempio  di  Qui- 
rino. Il  vero  fu  dietro  la  chiesa  di s.  An- 
drea ile' Gesuiti,  e  restò  in  piedi  fino  al 
1. "periodo  del  V  secolo  dell'era  volgare. 
Tempio  di  Ramnusia.  Fu  sul  monte 
Palatina  e  sagro  a  Nemesi. 

Tempio  di  Romolo  e  Remo.  Vuoisi  e- 
sislito  nel  vestibolo  dell'  odierna  Chiesa 
de  ss.  Cosina  e  Damiano  (di  cui  riparlai 
nel  voi.  XX  Vl,p.  1  77),  secondo  altri  ov'è 
la  Chiesa  di  s.  Teodoro,  come  dissi  nel 
voi.  LV1II,  p.  172  (o  meglio  il  tempio  o 
piuttosto  un  altare,  innalzato  dagli  ar- 
cadi pe^agrifìzi  palrii,  ove  poi  fu  posto 
il]  simulacro  di  bronzo  rappresentante 
la  Lupa  lattante  Romolo  e  Remo  nella 
spelonca,  la  quale  si  pone  Ira  la  chiesa 
di  s.  Teodoro  e  quella  di  s.  Maria  Libe- 
ratrice, che  sussistè  sino  al  V  secolo  e  poi 
fu  ingombra  dallo  scoscendimento  delle 
fàbbriche  del  palazzo  imperiale),altri  qui- 
vi, facendone  due,  pongono  il  tempio  di 
Romolo,  e  nella  1  /chiesa  quello  di  Remo. 
Il  tempio  prostilo-esastilo  ebbe  un  por- 
lieo  rettilineo  di  6  colonne  di  marmo  ca- 
ristio,  delle  quali  due  rimangono  in  pie- 
di io  ss.  Cosma  e  Damiano,  con  cella  ro- 
tonda fra  due  sale  rettilinee.  Fu  edifica- 
to da  Costantino  I  il  Grande  prima  di  sua 
fin. ile  adesioneal  cristianesimo,  indi  fu  ri- 
dotto a  chiesa  nel  VI  secolo. 

Tempio  di  Saturno.  Fu  nell'angolo 
occidentale  del  Foro  romano  a  pie  della 
radice  del  Munte  Capitolino,  presso  una 
delle  salite  a  cui  ascende  vasi.  Ebbe  un'ara 
e  un  eoeiiih  idum  dinanzi  con  soffitto  do- 
lalo, cioè  un  area  in  mezzo  alla  quale  era 
un  altare,  e  di  fianco  sale  per  le  cene  sa- 
gre, ed  ivi  con  rito  greco  a  capo  scoper- 
to sagri  fica  vasi.  La  sua  origine  si  fi  rimon- 
tale all'ara  che  Ercole  cogli  epei  o  elei 


TEM 


3 1 9 


eresse aSaturno  in  questo  sito,  o  che  pri- 
ma ancora  della  venuta  di  quell'eroe  in- 
nalzai ono  i  pela«gi. Tullio  Ostilio  dopo  a- 
ver  trionfato  degli  albani  e  de'sabini,  cou- 
sagrò  il  tempio  del  quale  avea  fatto  vo- 
to, ed  allora  furono  istituiti  i  saturnali, 
ile'. piali  ragionai  in  tanti  luoghi.  Altri  ne 
attribuiscono  la  costruzione  a  Tarquinio 
il  Superbo, eia  dedicaal  dittatore T.  Lar- 
gio;  altri  lo  dicono  eretto  per  decreto  del 
senato.  Prima  che  fosse  consacrato  nel 
257  di  R.oma,  Valerio  Pubhcola  lo  desti- 
nò a  custode  del  denaro  pubblico,  e  fu  det- 
to erario  perchè  la  1 /moneta  de'romani 
fu  di  rame,  uso  al  quale  servi  poi  costan- 
temente fino  alla  radula  dell'impero  oc- 
cidentale, e  fu  detto  quello  riservalol'y^e- 
rarium  Sanctiusj  perchè  dicesi  che  nel 
regno  di  Saturno  (del  quale  tenui  propo- 
sito a  Lazio,  a  Piuma,  a  Sutri  e  in  altri 
articoli),  non  avvenne  alcun  furto  e  lutti 
i  beni  erano  in  comune,  e  per  aver  egli 
introdotto  l'uso  d'imprimere  le  lettere  e 
di  battere  moneta.  Altri  spiegano  lo  sta- 
bilimento dell'  erario  nel  tempio  di  Sa- 
turno, comechè  credulo  custode  de'teso- 
ri,  e  vendicatore  de'ladn;  e  perchè  si  at- 
tribuì a  quel  nume  l'introduzione  della 
moneta  in    Italia.  La  custodia  dell'era- 
rio era  principalmente  affidata  a'questo- 
x\,quaestores  ab  aerario  Saturni,  i  qua* 
li  aveano  una  specie  di  fanti  sotto  di  loro 
col  nome  di  viaiores:  vi  furono  pure  i  tri- 
buni del  tesoro  tratti  dal  popolo,  Tribu- 
ni Aerarii,  custodi  del  tesoro  pubblico. 
Non  debbo  lacere,  che  tanto  ne' tempi  an- 
tichi, quanto  a  que'di  G.  Cesare  conser- 
vavasi  nel  tempio  di  Diana  Ariana,  di  cui 
trattai  a  Riccia,  i  tesori  della  sagra  mo- 
neta del  popolo  romano;  e  Cesare  al  ri- 
ferire d'Appiano  Alessandrino,  Bell.  eh'. 
lib.  5,  prese  da  questo  luogo  il  denaro  con 
promessa  di  restituirlo  con  usui  a. Il  p.  Vol- 
pi, Latius  velia,  lib.  i3,  cap.  2,  è  di  opi- 
nione, che  il  custode  della  sagra  moneta, 
che  nel  tempio  di  Diana  Ariana  oNemo- 
rense  si  conservava,  fosse  chiamalo  Ser- 
vo y^rar/'/Ojdeduceudolo  da  un'iscrizione 


320  TEM  TE  M 
ch'è  nel  palazzo  Chigi  di  Riccia.  Il  Ma-  come  proprie  ilei  romano  impero.  A  pie 
rangoiii  elice  che  molti  altri  luoghi  furo-  del  tempio  poi  di  Saturno  era  la  celebre 
no  in  Roma  appellati  Erarii,  per  la  con-  Colonna  Milliaria  di  bronzo  dorato,  di 
servazione  del  denaro  pubblico  ,  poiché  cui  riparlai  a  Strada,  e  dalla  (piale  si  pi* 
olire  l'era  rio  della  repubblica,  Augusto  e-  gliavano  le  misure  delle  miglia  per  tutte 
resse  quello pegli  stipendi  militari, e  fu  pò-  le  città  d'Italia:  era  chiamata  miglio  d'o- 
sto nel  tempio  di  Saturno  affinchè  fosse  ro,  per  essere  dorata  come  la  palla  che  la 
sotto  la  sua  tutela.  Dissi  a  Moneta,  del  sovrastava, la  quale  significava  il  mondo, 
tempio  di  Giunone  Moneta  diRoma^res-  di  cui  Roma  n'era  capo.  Avanti  il  tem- 
so  il  quale  era  la  zeeea,a  fianco  del  tempio  pio  di  Saturno  furono  collocale  le  ceneri 
di  .Satin  noe  per  quanto  narrai,  li  tempio  d'Oreste  re  di  Micene,  trasferite  da  Ari- 
primitivo  di  Saturno  rimase  fino  al  i.°pe-  eia,  e  riguardate  col  Palladio,  cogli  An- 
nodo del  secolo  Vili  di  Pioma,ed  allora  fu  cili,  colla  Quadriga  di  Creta  de'veienti,  e 
riedificato  magnificamentedaL.Munazio  con  altri  simulacri,  per  una  delle  7  cose 
Planco  colle  spoglie  riportate  sopra  i  re-  fatali  di  Roma.  Il  tempio  era  in  piena  con- 
ti 0  rezi  nel  71  1.  Al  tempio  si  saliva  per  servazione  nel  V  secolo  di  nostra  era,  e 
gradini,  e  l'accesso  al  tesoro  era  pel  tem-  non  è  vero  che  sopra  vi  sia  stata  edificata 
pio,  che  n'era  come  il  custode,  le  cui  stan-  la  Chiesa  di  s.  Adriano  dell'ordine  della 
ze  prolunga  valisi  per  didietro  presso  l'o-  Mercede. 

dierna  chiesa  dell'  Ospedale  della  Con-  Tempio  del  Sole  Serapide  sul  Qui- 
solazione,  nel  tempio  di  Opis  che  la  mi-  rinaie.  Fu  forse  nella  via  de'Cornelii,  ove 
tologia  die  per  moglie  a  Saturno,  ove  co-  esigevano  le  statue  del  Nilo  e  del  Tevere 
ine  già  notai  di  sopra,  Cesare  pose  il  suo  che  oggi  ornano  la  Fontana,  di  Campi- 
peculio  a  non  confonderlo  col  pubblico,  doglio j  pare  che  l'edificasse  M.  Antonino, 
Quanto  a'tesori  conservati  in  questo  tem-  altri  dicono  Aureliano,  altri  lo  dissero  tem- 
pio, de'nominati  ealtri  ministri  che  licu-  pio  della  Salute,  ma  esso  non  fu  in  que- 
slodivano,  meglio  ne  parlo  a  Tesoriere,  sta  parte,  e  Io  notai  a  Palazzo  apostoli- 
ove  pure  dico  del  Fiseo,  erario  privato  co  Quirinale.  Gli  avanzi  si  riducono  a 
degl'imperatori.  Riponendosi  in  questo  pochi  massi  di  marmo  esistenti  nel  già  r- 
terupio  lutti  i  tesori  della  repubblica  ri-  dino  del  Palazzo  Colonna,  e  dimostra- 
cavati  da'tributi,  eravj  un  continuo  flus-  no  la  vastità  del  tempio, 
so  e  riflusso  di  popolo,  e  di  nazioni  stra-  Tempio  della  Speranza.  V.  Tempio 
niere  delle  provincie  e  regni  soggiogati  di  Giunone  Malata. 
dal  valore  romano.  Qui  si  conservò  an-  Tempio  di  Tellure.  Fu  edificato,  se- 
che  l'archivio  di  tutte  le  scritture  pub-  condo  alcuni,  in  quel  luogo  che  ricordai 
bliche,  le  quali  poi  furono  bruciate  d'or-  nel  voi.  LXIII,  p.  gg,  in  una  parte  ov'era 
dine  d'Augusto,  amante  della  pace  uni-  stata  la  casa  di  Spurio  Cassio,  la  quale  per 
versale,  onde  cosi  terminare  tutti  i  litigi  decreto  pubblico  fu  demolita  nel  271  di 
politici  e  civili,  con  distruggerne  i  docu-  Pvoma  per  delitto  di  allettata  tirannide, 
menti.  IVeI  tempio  in  pubbliche  tavole  a  nella  via  che  conduceva  alle  Carine,  una 
vista  di  tutti  erano  descritti  i  nomi  degli  delle  parti  più  nobili  di  Pioma  antica,  nel- 
ambascialori  che  dalle  diverse  contrade  l'intervallo  ùa' Monti  Quirinale  eEsqui- 
recavansi  in  Roma, acciocché  aspese  pub-  lino,  e  ne  conserva  il  nome  la  chiesa  di 
bliche  fossero  mantenuti.  Ivi  si  conser-  cui  feci  parola  nel  voi. X LI  V,  p.  1  5g.  L  e- 
vavano  l'insegne  militari  del  popolo  io-  lezione  si  attribuisce  a  P.  Sempronio So- 
mano,  formate  di  figure  di  vari  animali,  io  conquistatore  del  Piceno,  che  verso  il 
altri  di  metallo,  altri  di  velo  rosso  dipin-  ^S6  di  Roma  pugnando,  per  un  leggero 
ti,  Ira  le  quali  primeggiavano  le  aquile  terremoto  promise  un  tempio  alla  Dea,  e 


T  E  M 
l'effettuò  sull'area  ove  poi  surse  la  torre 
de' Conti.  Fu  inaugurato,  e  presso  al  lem- 
pio  fu  eretta  una  cella  a  La  verna.  Era  pro- 
stilo con  porlico  di  colonne  di  granito  ros- 
so, con  area  sagra  innanzi,  con  cella  vasta 
e  dipinta,  e  nelle  pareli  era  pure  dipinta 
l'Italia  per  celebrarla  dal  canto  dell'agri' 
coltura,  simboleggiando  Telline  la  Ter- 
ra. Il  senato  vi  si  radunava,  cume  dopo 
la  morte  di  Cesare  per  convocazione  di 
M.  Antonio,  perorando  Cicerone  in  Givo* 
re  dell'amnistia.  Esistè  almeno  fino  al  V 
secolo  dell'era  volgare. 

Tempio  diTrcùanoXt  imperaloreTra- 
iano  verso  il  i  i  3  dell'era  volgare  edilieò 
il  magnifico  foro  omonimo,  di  cui  ci  re- 
stano notabili  avanzi,  e  la  grandiosa  Co- 
lonna (J  .)  Traiana,  innalzata  in  suo  o- 
n ore  dal  senato  e  popolo  romano;  \i  ag- 
giunse la  magnifica  basilica  Ulpia  colle  bi- 
blioteche, le  cui  ultime  scoperte  registrai 
a  Puzza  del  foro  Traiano;  ed  in  mezzo 
ad  un'area  sagra  circondata  da  portici  co- 
struì l'imperatore  il  tempio,  che  dopo  il 
suo  decesso  nell'apoteosi  (della  cpiale  ri- 
parlai nel  voi.  LXIV,  p.  121),  onde  col- 
locarlo tra  gli  Dei,  il  cugino  e  figlio  adot- 
ti vo  Adriano  che  gli  successe,  egualmen- 
te per  onorare  V ottimo  principe  a  lui  lo 
consagrò  ,  e  fu  splendidissimo  edifizio. 
Questo  centro  della  magnificenza  antica, 
opera  del  tempo  in  che  la  gloria  di  Ro- 
ma ascese  all'apice  del  potere,  fu  rispet- 
tato nelle  prime  scorrerie  de'barbari,  mal- 
grado la  ricchezza  de'suoi  ornamenti  ili 
bronzo  e  di  marmo,  insigni  per  l'arte; sal- 
\osm  pure  negli  eccidii  avvenuti  in  Peo- 
nia durante  la  guerra  gotica  di  Giustinia- 
no I,  e  nel  terminar  del  VI  secolo  la  bi- 
blioteca serviva  ancora  alle  adunanze  dei 
dotti  che  vi  recitavano  i  componimenti; 
per  cui  s.  Gregorio  I  si  muoveva  a  pietà 
di  Traiano  ogni  volta  che  passava  pel  suo 
foro  e  complesso  di  sontuosità  che  rac- 
chiudeva ;  ina  è  storiella,  come  narrai  a 
Inferno  e  altrove,  la  pretesa  liberazione 
dell'anima  di  Traiano  infedele,  persecu- 
tore delia  Chiesa,  senza  battesimo  uè  pe- 

VOL.   LXXUI. 


TEM  32i 

nilenza,  per  le  preghiere  di  quel  gran  Pa- 
pa. Costante  II  nel  663  spogliando  con 
rapacità  lloma  del  prezioso  eh'  erale  re- 
stato dopo  tanti  saccheggi,  si  prese  pure 
i  bronzi  mobili,  le  Statue  e  gli  ornamen- 
ti delle  superbe  opere  di  Traiano,  le  qua- 
li nel  secolo  \  HI  sussistevano  ancora;  ma 
il  tolto  da  Costante  II,  tranne  il  già  in- 
viato a  Costantinopoli,  divenne  preda  dei 
saraceni,  quando  espugnarono  Siracusa 
dopo  la  sua  morie  ivi  accaduta;  così  quei 
barbari  s'impadronirono  delle  cose  pre- 
ziose del  conquistatore  della  loro  patria 
Arabia.  La  rovina  totale  del   foro,  della 
basilica  e  del  tempio,  la  produsse  un  in- 
cendio ne'secoli  IX  o  X,  nel  quale  l'area 
del  foro  era  ingombra  di  rovine,  e  la  con- 
trada dicevasi  Caloleo  o  Caloleone, origi- 
ne del  nome  Campo  Carleo  che  porta  la 
vicina  via.  In  molti   luoghi   parlai  delle 
chiese  e  monasteri  eretti  nell'  area  del  fo- 
ro, tempio  e  basilica,  che  lungo  sarebbe 
qui  ricordare. 

Tempio  di  J  enere  Genitrice.  Giulio 
Cesa  re  dittatore  l'eresse  nel  suo  foro,  pres- 
so il  Foro  romano,  ove  poi  fu  edificata  la 
chiesa  di  s.  Martina  e  la  casa  dell'accade- 
mia di  s.  Luca,  come  dichiarai  nel  voi. 
LXIII,  p.  5i;  onde  allora, al  dire  d'Ap- 
piano, avendo  Cesare  eretto  il  tempio  a 
A  enere,  quale  stipile  di  sua  stirpe  e  co- 
me madre  d'Enea,  alla  quale  appartenne 
Romolo  fondatore  di  Roma,  per  voto  fat- 
to sul  punto  di  combattere  a  Farsaglia, 
lo  cinse  d'un  recinto  sagro  non  molto  va- 
sto, quadrilungo  e  ornato  di  portici,  ed 
il  quale  ordinò  che  pe'romani  fosse  come 
un  foro,  non  già  di  commercio,  ma  di  af- 
fari, ed  accanto  alla  Dea  pose  una  bella 
immagine  di  Cleopatra.  Riuscirono  il  fo- 
ro e  il  tempio  così  magnifici,  che  si  giun- 
se a  dire  essere  per  ricchezza  molto  più 
bello  del  romano  adiacente,  il  quale  ri- 
cevendo dal  nuovo  accrescimento  di  di- 
gnità, allora  fu  designalo  col  nome  di 
granile,  e  lo  meritava  per  aver  l'area  di 
2or,6oo  piedi  quadrali,  mentre  il  Foro 
di  Cesare  uvea  33,7  5o  P'eu"'>  c'°^  l)OCo  più 

21 


322  T  E  M  TE  M 

citila  6."  porle  del  Foro  grande.  Cesare  nel  abbandonalo  all'intemperie  e  a'moltepli- 

708  di  Roma  dedicò  il  foro  e  il  tempio  ci  eccidii  dell'orde  barbariche,  questa  ma- 

con  molti  spettacoli  di  caccie, di  gladiato-  guifìca  mole  era  ancora  in  piedi  nel  Gi5,- 
ri  e  di  corse.  La  sola  area  gli  co>!ò  più  di  poiché  Papa  Ouoiio  1  nella  venuta  d'E- 
25o,ooo scudi, compiendone  i lavori  Au-  radio  in  Roma,  ottenne  la  sua  copertu- 
gusto.  In  mezzo  e  avanti  al  tempio  ani-  ra  di  tegole  di  bronzo  per  la  basilica  Va- 
miravasila  statua  equestre  (oltre altra  lo-  licana,  le  quali  probabilmente  derubaro- 
ricata)  di  Celare  in  bronzo  doralo,  il  cui  no  i  saraceni  quando  la  saccheggiarono 
cavallo, opera  di  Lisippo,avea  antecedei)-  nell'846.  Quindi  la  sua  scoperchiatura  e 
temente  portato  quella  d'Alessandro  il  il  suo  smantellamento  produsse  la  cadu- 
Grandej  solo  fu  alterato  ne' piedi,  per  la  immediata  del  tempio,  e  vi  contribuì 
renderlo  simile  al  cavallo  usato  da  Cesa-  l'essere  ricchissimo  di  vari  marmi  e  di  ai- 
re. La  statua  di  Venere  in  terracotta  la  tri  materiali  di  decorazione,  offrendo  le 
lavorò  Arcesilao  ,  alla  quale  il  dittatore  parti  che  cadevano  una  specie  di  cava  pe- 
diè  un  usbergo  di  perle  britanniche.  Den-  gli  edifizìchesi  andavano  costruendo  rid- 
irò il  tempio  poi  consagrò  sei  astucci  di  le  vicinanze,  demolendosi  pure  i  rimasti 
gemme,  e  dinanzi  ad  esso  collocò  due  la-  in  piedi,  come  la  Chiesa  di  s.  Maria  Nuo- 
vole  di  Aiace  e  Medea,  dipinte  da  Timo-  va  degli  Olivetani,  oltre  altre  chiese,  non 
inacoe  pagate  72,000  scudi. V'istituì  pu-  meno  che  torri  e  fabbriche  de'prepoten- 
re  un  collegio  di  sacerdoti  e  giuochi  ari-  ti  faziosi  di  Roma.  Così  il  tempio  andò 
11  uà  li.  Nel  608  di  nostra  era, nel  l'area  del  disparendo  dal  VII  al  XII  secolo,  e  del  tot- 
foro,  già  divenuto  parte  de!  romano,  fu  e-  to  nel  XV  e  X\  I  pel  rinnovellameulo  di 
retta  la  Colonna  di  Foca  dall'esarca  di  Roma,  imperocché  i  superstiti  materiali 
Ravenna  Smaragdo,  il  quale  con  ri  prò-  furono  impiegati  in  molte  fabbriche,  co- 
vevole  adulazione  nella  lapide  gli  profu-  me  il  Palazzo  apostolico  di  s.  Marco, 
se  i  litoii  di  ottimo,  clementìssimo  e  pus-  eretto  anche  cou  quelli  del  Colosseo.  Jn- 
simo principe,  mentre  era  un  vero  tiran-  contro  a  questo  elevavasi  a  mezzo  di  so- 
no pieno  di  vizi  1  struzioni  il  tempio  sopra  un  ripiano  lian- 
Tempiodi  1  eneve  e  Roma.  Ebbe  pu-  cheggiato  da  portici  di  colonne  di  grani- 
re altre  denominazioni,  tempio  dellaF or-  to  bigio,  e  molli  rocchi  ancora  ivi  esisto- 
tuna  di  Roma,  tempio  di  Roma ,  Tetti'  no  insieme  a  basi  corintie  ed  a  frammenti 
plum  l  rbis,  l  rbis  Fanum,  Delubrum  di  capitelli.  ^  i  si  ascendeva  per  scale  si- 
Romae,  ed  anco  d' Augusto,  e  sur  se  fra  tuate  agli  angoli  dalla  parte  del  Colosseo, 
l'arco  di  Tito  e  l'anfiteatro  Flavio.  Adi-  e  per  una  grande  scala  dalla  parte  del  fo- 

niostrare  il  senio  per  le  arti  e  le  sue  co-  ro.  Dovendo  dedicarsi  a  due  diverse  di- 
ca                 1 

gnizioni  architettoniche,  Adriano  fece  e-  vinità,  fu  fatto  con  celle  separate,  le  qua- 
gli slesso  il  disegno  e  lo  fondò  nel  121  di  li  però  erano  a  contattocol  dorso:  in  fon- 
nostra  era,  in  occasione  de'suoi  quinquen-  do  a  ciascuna  era  una  vasta  apside  o  tri- 
nali,il  dì  anniversario  della  fondazionedi  buna,  esistendo  ancora  quella  l'impello  al 
Roma^nài  dedicato  nel  1  35  co'sopranno-  Colosseo,  la  quale  conteneva  la  statua  dei- 
mia  Venere  di  Felice,»  Roma  AìEterna.  la  Dea  assisa  e  sopra  un  basamento.  Due 
Antonino  Pio  die  l'ultimo  compimento  al  colonne  monumentali  di  marmo  «polli- 
tempio,  e  nel  3oy  per  essere  arso  fu  ri-  no  sostenevano  le  statue  forse  d'Adriano 
fabbricalo  da  Massenzio,  e  fu  riguardalo  e  di  Sabina.  Il  tempio  sorgeva  ne! centro 
quindi  come  uno  degli  edifizi  più  insigni  dell'area,  con  un  portico  all'intorno  del- 
di  Roma.  Nel  3t)i  per  le  leggi  imperato-  la  cella,  e  doppio  nelle  facciate,  poiché  ne 
rie  di  Teodosio  1  fu  chiuso,  in  uno  a  tut-  avea  due,  una  dalla  parte  del  furo, e  fal- 
ligli alili  templi  antichi  pagani. Sebbene  tra  che  guardava  l'anfiteatro.  Ognuna  d; 


TEM  TE  INI  323 
queste  dava  l'accesso  ad  una  cplla  di  una  fin  della  cella  di  quell'edilìzio,  e  forse  art- 
delie  due  divinila.  La  doppia  (ionie  del  cora  il  nucleo  del  muro,  riconoscendo  pe- 
tempioera  ornata  di  bassorilievi  analoghi  rò  nel  rinveslimenlo  laterizio  esterno  un 
al  culto  delle  deità  interne.  Il  portico  ret-  lavoro  de'bassi  tempi.  Il  tempio  di  Vesti 
[angolare  attorno  a veaig4  palmi  di  lar-  si  fece  rotondo,  perchè  rotonda  è  la  ter- 
ghezza  e  ?.34  «li  lunghezza,  ed  era  soste-  ra,  di  cui  Vesta  era  la  personificazione, 
nulo  da  38  colonne  per  lato.  Nel  tempio  come  il  fuoco  sagro  che  continuamente 
poi  se  ne  coniavano  1  o  per  ogni  fronte,  6  ardeva  in  mezzo  ad  esso  era  simbolo  del 
internamente  e  56  ne' lati.  Neil1  interno  fuoco  centrale  animatore  della  terra.  Ma 
d'ambo  le  celle  erano  (>  colonne  di  poi  lì-  la  Mitologia  però  c'insegna^he  Vesta  ma- 
do.  Le  apsidi  erano  adorne  di  marini  (i-  die  di  Saturno  fu  di  sovente  presa  perla 
rissimi,  e  la  volta  era  dorata  con  casse t-  Terra;  e  Vesta  figlia  di  Satinilo  e  vergi- 
toni  romboidali  ci i  stucco.  Le  aule  poi  e-  ne  era  la  dea  del  fuoco,  il  cui  culto  l'or- 
nino ornate  nella  volta  di  cassettoni  qua-  ma  va  ili."  dovere  delle  vergini  /  estati 
tirati.  Dal  piano  della  piazzatici  Colosseo  (I  '.).  Quindi  pare  che  il  tempio  fosse  con- 
fino all'apice  del  frontone,  questo  sontuo-  sagrato  alle  due  dee,  e  forse  lo  conferma 
so  edilìzio  avea  1  3o  piedi  antichi  d'altez-  la  medaglia  di  Giulia  moglie  di  Settimio 
za,  vale  a  dire  soli  27  meno  della  faccia-  Se vero,col l'iscrizione:/  esta.e  I  està  ILi- 
t  1  Vaticana,  calcolata  dal  ripiano  delle  ter.  Dell'antico  culto  del  fuoco  tra  molle 
scalefìnoalla  sommità  de'balaustri.  One-  nazioni,  inclusivamenle  a'greci  e  roma- 
slo  è  uno  de'lempli  di  cui  il  dotto  Nibby  ni,  di  quello  perpetuo  che  entrava  tra' ri- 
ci  die  la  pianta  e  il  disegno  de'suoi avanzi,  ti  privati,  di  sua  forza  espiatoria,  di  sua 

Tempio  dì  1  enere  Sallustiana.  Caio  provenienza  dal  tempio  degli  ebrei,  del 
Sallustio  Crispo  coll'estorsioni  fittene!-  suo  culto  ostinato  dopo  il  cristianesimo, 
la  propretura  diNumidia,  che  rigidamen-  eruditamente  tratta  il  .Martinelli  nel  t.  3 
le  condannava  negli  altri,  costruì  orti  son-  della  Colle-ione  classica  o  tesoro  delle 
luosissimi  che  presero  il  suo  nome,  pres-  antichità-Ai  Cancellieri,  Lesettecose  fa 
so  le  Porle  Salarae  Nomentatia,  che  tali  dì  Roma  antica,  alla  di  cui  conserva- 
poi  passarono  nel  demanio  imperialee  di-  zione  era  attaccata  la  salute  e  la  gloria 
vennero  le  delizie  degl'imperatori,  brìi-  dell'eterna  città,  che  si  teneva  per  certo 
ciati  dipoi  da  Alarico  re de'goli  nel  4oqdi  e  infallibile,  come  notai  a  Roma,  che  do- 
nostra  era.  Contenevano  [iure  il  tempio  vesse  avere  perpetua  durata,  a'dillereu- 
di  S  enere,  nome  che  suol  darsi  ad  una  za  di  tutte  le  altre,  comprendevano  an- 
sala elitliea  superstite.  cora  il  Palladio.  Vai  iesono  leopinioni  de- 

Tempiodi  l  espasiano. Chiamalo pu-  gli  scrittori  sopra  la  qualità  e  la  forma  di 
re  di  Tito,  L'edificò  nel  Foro  romano  il  questo  famoso  simulacro  di  Pallide,  che 
fratello  Domiziano  figlio  di  Vespasiano,  Cancellieri  riporta,  fra  le  quali  una  gran 
rimpello  a'Rostri  e  vicino  al  tempio  di  Sa-  pietra  nera.  La  Mitologia  la  chiama  ce- 
tili no,  e  rimase  in  piedi  almeno  fino  al  lehre  statua  di  Minerva  di  legno  alta  3 
principio  del  V  secolo  di  nostra  era.  cubiti.  La  Dea  era  in  atto  di  camminare, 
io  di  festa  nel  Foro  romano,  avente  nella  destra  l'asta,  e  nella  sinistra 
Presso  al  tempio  di  Castore  e  Polluce  e  la  conocchia  e  il  fuso  :  una  specie  d'au- 
il  lago  di  Giuturna.reNuma  l'edificò  di  toma  che  da  se  stesso  si  moveva.  Secon- 
forma  rotond  mei  sito  corrispondente  ove  do  altri,  era  dessa  fatta  della  ossa  ili  Pe 
poi  suise  la  Chiesa  di  s.  Teodoro  (altri  lope.  Regnando  in  Troia  Ilo  avo  di  Pria- 
pretesero  ove  fu  edificata  \  Chi  a  di  <•.  mo,  diesi  che  fosse  caduto  dal  cielo  in 
:  ;medin),  per  cui  dalla  sua  Ilio,  cittadella  fabbricata  dallo  stesso  Ilo, 
forma  crede  Nibby  che  conservi  d  dianie-  inculi  e  Dardano  fabbricava  il  tempio  al- 


324  T  E  M 

Ja  Dea,  dove  da  se  stessa  si  scelse  il  sito 
e  adattò.  Consultato  l'oracolo  d'Apollo, 
rispose  che  la  città  si  sarebbe  conserva- 
la, finché  quel  prodigioso  simulacro  fos- 
se restato  entro  le  sue  mura.  Assediando 
i  greci  Troia,  e  istruiti  che  non  l'avreb- 
bero espugnata  se  uon  fosse  tolto  il  Pal- 
ladio, lodato  l'incarico  ad  Olisse  ed  a  Dio- 
mede per  rapii  lo.  Diomede  soppiantò  la 
sagacità  d'Ulisse,  e  se  ne  impadronì.  Di- 
poi Diomede  lo  consegnò  al  troiano  Enea, 
il  quale  co'Dei  Penati  lo  portò  in  Italia 
e  lo  depositò  in  Lamento  (di  cui  come  del- 
le seguenti  a  Lazio)  e  in  Lavinio,  dou- 
defo  trasferito  in  Albalonga  da  Ascanio,e 
poi  in  Roma  da  Nuuia  e  collocato  nel  tem- 
pio di  Vesta.  Ivi  si  custodiva  nel  suo  più 
inlimo  recesso  dalle  vestali, che  l'incensa- 
vano, «è  mai  si  faceva  vedere  ad  alcuno. 
Molle  sono  le  erudizioni  riferite  da  Can- 
cellieri sul  Palladio,  anche  bibliografiche. 
Il  Palladio  acciò  non  fosse  rapilo,  era  fra 
diversi  fittizi,  come  il  rammentato  preso 
da  Eliogabalo  e  posto  nel  suo  tempio.  Il 
luogo  ove  custodi  vasi,  solo  in  alcuni  gior- 
ni dell'anno  si  apriva  dinante  le  feste  a 
onore  della  Dea,  che  perciò  7  eslaliaò'ice- 
vansi,  a'q  giugno.  Questo  luogo  detto  Pe- 
nusei'B  sagro, ed  in  esso  potevano  soltan- 
to penetrare  le  vestali  e  i  pontefici;  on- 
de il  crudele  Eliogabalo  commise  una  pro- 
fanazione, poiché  pare  che  non  esercitas- 
se l'uffizio  di  pontefice  massimo,  ovvero 
tale  incolpazione  gli  derivò  dal  suo  rapi- 
meli lo.  Il  tempio  probabilmente  fu  arso 
da'galli  nel  365  di  Roma,  avvicinandosi 
i  quali  le  vestali  che  custodivano  nel  tem- 
pio il  fuoco  sagro,  fuggirono  a  Cere  por- 
tando seco  le  cose  più  sagre,  e  quelle  che 
non  poterono  trasportare  sotterrarono 
entro  vasi  nelle  vicinanze  della  casa  del 
flamine  quirinale,  forse  vicino  alla  cloaca 
Massima  di  Roma,  sito  chiamato  poi  dai 
vasi  Doliola.  e  confuso  col  Monte  Testac- 
elo. Fu  riedificato  dopo  quella  catastro- 
fe, e  arse  di  nuovo  nel  5 12,  onde  L.  Ce- 
cilio  Metello  pontefice  massimo,che  trion- 
fatore de' cartaginesi  avea  portato  in  Ro- 


TE  M 

ma  i  36 elefanti,  essendo  imminente  il  pe- 
ricolo di  veder  consunto  dalle  fiamme  il 
Palladio  e  gli  altri  oggetti,  a 'quali  si  ci  e- 
deva  legata  la  prosperità  e  l'indipenden- 
za di  Roma,  non  curando  la  propria  vi- 
ta, si  lanciò  intrepidamente  in  mezzo  al 
fuoco  e  gli  riuscì  di  prendere  il  Palladio 
e  gli  altri  oggetti,  che  le  vestali  fuggendo 
aveano  lasciato.  Avendovi  perduto  la  vi- 
sta, in  ricompensa  gli  fu  accordato  il  sin- 
golare privilegio  di  potere  recarsi  in  coc- 
chio nel  senato,  e  altri  onori.  Da  tale  at- 
to di  pietà  verso  i  numi  derivò  al  ramo 
de'MetellidiL.Cecilio,ii  cognome  di  Pius. 
Riedificalo  il  tempio,  nel  5.[3  fu  sul  pun- 
to d'essere  incendialo  di  nuovo  nella  co- 
spirazione de'campani  ritenuti  iu  Roma: 
lo  salvarono  i  3  schiavi,cui  fu  donata  la  li- 
bertà, e  solo  perì  l' Atrium  Regium  atti- 
nente al  tempio,  già  reggia  di  N  urna,  ove 
adunavasi  il  senato  ,  giacché  noi  poteva 
fare  nel  tempio  per  non  essere  a  tale  ef- 
fetto inauguralo,  e  perché  vistavano  le 
vergini  vestali.  \  'era  inoltre  il  bosco  sa- 
gro, che  dilungavasi  sotto  la  falda  del  Pa- 
latino verso  il  Velabroe  detto  Lucus  Ve- 
stae.  In  tempo  d'Augusto  il  tempio  e  l'a- 
trio soggiacquero  a  terribile  inondazione 
del  Tevere  nel  -300701  di  Roma,  e  vi 
fece  guasti  considerabili  nelle  due  fabbri- 
che, ludi  nel  65  dell'era  volgare  nell'in- 
cendio di  Nerone  vennero  consumate  dal 
fuoco,  salvandosi  il  Palladio,  co'Dei  Pe- 
nali del  popolo  romano,  secoudo  Tacito. 
Ma  gli  Dei  Penati  di  Troia,  pare  che  si 
custodissero  presso  l'odierna  chiesa  di  s. 
Maria  Liberatrice,  che  descrissi  nel  voi. 
XL\  III,  p.  20  1,  nella  Subvelia  ocella  o- 
scura  e  non  grande.  11  tempio  di  Vesta 
fu  immediatamente  iu  forma  rotonda  rie- 
dificato da  Nerone,  ma  ancora  una  volta 
fu  preda  delie  fiamme  nel  iq  1  sotlo  Co- 
modo, nell'incendio  del  suddetto  tempio 
della  Paceede'più  belli  edilìzi  della  cit- 
tà. Allora  fu  che  il  Palladio  si  videa  oc- 
chi nudi,  poiché  levesfali  sacerdotesse  di 
Vesta,  togliendo  il  tarilo  venerato  simu- 
lacro ,  lo  trasportarono  rapidamente  iu 


T  E  M 

mezzo  alla  via  Sagra  nelle  cameredell'ira- 
peratore.  Sembra  che  il  tempio,  per  la  ri- 
contata medaglia  ,  venisse  riedificato  da 
Settimio  Severo  del  i  cj3.  Dipoi  nel  382 
per  legge  di  Graziano  e  de'  successoli  il 
tempia  fu  chiuso  e  cessò  di  ardere  il  fuo- 
co sagro,  ad  onta  delle  rimostranze  di 
Simmaco  prefetto  diRoraa.  L'ultima  pro- 
fanazione del  tempio  e  del  Palladio,  co- 
me delle  altre  cose  arcane  e  fatali  di  Ro- 
ma, fu  opera  ili  Stilicene  ne' primi  anni 
del  secolo  V.  L'edilìzio  però  probabilmen- 
te rimase  intero  fino  al  saccheggio  di  Gen- 
serico re  de' vandali  nel  455,  il  quale  par- 
ticolarmente depredò  i  bronzi  e  scoper- 
chiò i  tetti  coperti  di  quel  metallo;  e  sul- 
le sue  rovine  fu  eretta  nel  VI  secolo  la  sud- 
detta chiesa  di  s.  Teodoro. 

Tempio  di  I  està  sul  Tevere.  Alcuni 
con  Tito  Livio,  col  Marliano  e  Martinel- 
li lo  credono  di  Ercole  I  incitore,  che 
invece  con  Nibby  ho  descritto  di  sopra  e 
nel  Foro  Boario,  di  forma  rotonda,  com'è 
quello  elegante  ch'egli  attribuisce  a  Ve- 
sta Madre,  esistente  nella  Piazzi/  della 
Bocca  della  l  erità,  quasi  di  contro  alla 
chiesa  di  s.  Maria  in  Cosmedm.  Panciro- 
h  ne'  Tesori  nascosti  ili  Roma  lo  dice  an- 
tichissimo, ed  eretto  da  ÌS'uma;  ma  con- 
vien  credere  che  fosse  poi  riedificalo,  al- 
trimenti non  sarebbe  così  nobile  e  di  mar- 
mi buoni.  E  perittero-icosislilo,  cioè  con 
20  colonne  intorno;  ha  in  tutto  80  piedi 
ili  diametro,  e  sorgeva  sopra  7  gradini, dei 
quali  ora  non  ne  restano  che  i  fondamen- 
ti. Delle  20  colonne  del  peristilio  o  ricin- 
to interno  una  sola  ne  manca,  esse  sono 
ili  marmo  bianco  lunense  scanalate,  d'or- 
dine corintio  con  base  attica  senza  plin- 
to: hanno  3  piedi  antichi  di  diametro  e 
circa  3o  di  altezza  compresa  la  base  col 
capitello.  1  capitelli  sono  fra  loro  di  lavo- 
ro diverso:  la  proporzione  delle  colonne 
e  lo  >tile  delle  1>.im  e  de' capitelli  fanno 
credere  a  Nibby  essere  il  tempiocontem- 
poraneo  di  Tiberio.  L'in  la  vola  mento  e  la 
copertura  mancano  affatto  (Marangoni 
dice  che  quoto  tempio  sferico,  innalzato 


T  E  M  325 

a  forma  di  campana,  avea  nella  cima  un 
occhio  da  cui  ricevea  il  suo  lume,  come 
quello  del  Pantheon),  e  solo  si  conserva- 
no pochi  frammenti  del  soffitto  del  por- 
tico, fuori  di  luogo,  ornati  di  cassettoni 
con  rosoni,  che  sono  dello  stile  de'capitel- 
li.  La  cella  ha  54  piedi  di  diametro  ed  è 
costruita  di  massi  quadrilateri  di  marmo 
lunense  mirabilmente  commessi,  sul  ba- 
samento e  di  fuori  ornata  di  bugnato  mol- 
lo gentile.  Si  vuole  che  fosse  coperta  di 
cupola  sferica  ornata  internamente  di  cas- 
settoni e  rosoni:  la  porta  e  due  finestre  che 
servivano  a  illuminarlo, ancora  si  ricono- 
scono. Questo  tempio  fino  dal  pontifica- 
to di  Sisto  IV  nell'anno  santoi475  (co- 
me ho  Tello  nella  lapide  marmorea  del 
pavimento  avanti  la  porta),  fu  dalla  fami- 
glia Savelli  consagrato  al  protomartire  s. 
Stefano,  come  vogliono  Pancirolie  Mar- 
tinelli, /{uniti  ex  filmica  sacra,  poi  be- 
nefizio semplice  e  tuttora  padronato  dei 
Giustiniani,  secondo  il  Combelli:  Panci- 
roli  noverò  7  chiese  in  Roma  sotto  l'in- 
vocazione del  protomartire  del  cristiane- 
simo, e  Piazza  nell' Epierologio  di  Roma 
dicet  7  citando  Martinelli,  ma  in  esso  ne 
leggo  27  comprese  lesuburbane.  Fu  det- 
to s.  Stefano  delle  Carrozze,  non  dalla 
prelesa  vicina  strada  omonima, come  di- 
ce Venuti  nella  Roma  moderna  (forse  a 
suo  tempo  lo  era). la  quale  è  ne'rioni  Co- 
lonna e  Campo  Marzo,  mentre  il  tempio 
è  in  quello  di  Pupa,  nome  preso  per  es- 
servi state  ne' dintorni  leabitazionide'car- 
rettici  i,  al  dire  di  Panciroli,  il  quale  os- 
serva, che  siccome  Vesta  finsero  i  poeti 
penetrati  ice  di  lulte  le  cose  interne,  e  per 
aver  s.  Stefano  nel  martiriocolla  vista  pe- 
netrati tutti  i  cieli, e  veduto  Jesumston- 
tem  a  dextris  Dei,  perciò  meritamente 
fu  intitolato  a  suo  onore.  Ila  pure  il  no 
me  di  s.  Maria  del  Sole,  poiché  raccon- 
tasi che  verso  il  1  G5o  passeggiando  per  la 
vicina  riva  del  Tevere  Girolarua  Lenti- 
ni  nobile  romana,  vide  galleggiar  sull'ac- 
qua un'effigiedeba  D.  Verginedipinta  sul- 
la cai  la,  la  prese  e  portò  alla  morella.  Que- 


3a6  T  E  M  T  E  M 

sia  In  chiuse  in  una  cassa,  indi  a  non  mol-  allo  sgombrarne»  to  del  (empio,  e  alle  pie- 
to  apertala  vide  uscir  da  essa  come  un  ziose  ricerche  che  si  fanno  da  quella  dot- 
raggio  di  sole,  e  segnalandosi  quindi  per  ta  società.  A  difesa  del  monumento,  fra 
molte  grazie,  fu  dalla  pia  dònna  posta  in  le  colonne  davanti  furono  posti  cancelli  di 
questa  chiesa  e  denominata  perciò  s.  Ma.'  ferro,  ed  altri  in  basso  lateralmente,  per 
rìadelSole.  Il  Bombelli,  Raccolta  del-  conservare  la  parte  posteriore.  La  chiesa 
l'immagini  della  B,  /  ergine  A.  i,  p.  65,  non  è  affitto  ufficiala,  ed  appena  per  la 
dice  che  l'immagine  è  dipinta  sid  imito  e  festa  della  Natività  si  accendono  alenili 
ne  riporta  l'effigie  col  s.  Bambino  in  seno  lumi  nell'altare,  oltre  la  lampada  quoti- 
in  atto  d'insegnar  coll'indice  della  destra  diana  postavi  dalla  pietà  del  custode  del 
la  sua  divina  Madre,  reggendo  colla  si-  lempio,e  neppure  vi  si  celebra  in  tal  gior- 
nistra  il  mondo.  IVprodigi  da  essa  ope-  no  la  ojessa  ! 

rati,  il  capitolo  Vaticano  con  corone  d'o-  Tempio  di  1  iriplaca.  AqneslaDea  de- 
ro  a'  i  8  maggio  i66q  coronò  le  due  ina.-  stimata  a  comporre  le  discordie  fra  il  ma- 
magini.ll  Crescimbeni,  Stato  della  chie-  rito  e  la  moglie,  prima  dell'epoca  impe- 
sa  di  v.  Marinili  Cosmedin,  riporta  i  di-  riale  fu  sul  Palatino  eretto  un  sacello,  che 
segni  d'alcuni  [rammenti  marmorei  del-  durò  fino  alla  caduta  del  paganesimo. L'e- 
ia volta  del  tempio,  che  attribuisce  a  Nu-  tisiologia  del  nome  Viriplaca  è  chiara, 
ma,  e  siccome  la  chiesa  era  divenuta  qua-  perchè -deriva  dal  placarsi  degli  uomini, 
si  ignota,  Clemente  XI  la  restaurò  e  ne  istituzione  leudenteapacifjcarlefamiglie. 
ripristinò  il  culto.  Inoltre  descrive  la  ta-  Tempiodella  I  itloria>Su\la  cima  del- 
vola  dell'altare  maggiore,  che  crede  di-  l'angolo  settentrionale  del  nobilissimo  e 
pinta  nel  secolo  XIV  (mi  pare  che  solo  celebre  colle  Palatino  fu  edificato  nell'era 
abbia  il  pregio  dell'antichità),  e  rappie-  primitiva  o  di  Evandro,  che  Dionisio  ri- 
senta Cristo  in  mezzo,  a  destra  di  s.  Gio.  corda  co'sagi  ifizi  anniversari  chesccondo 
Callista  e  di  s.  Paolo, a  sinistra  di  s.  Gio.  il  rito  stabilito  ivi  continuavano  a  fusi 
Evangelista  e  di  s.  Pietro:  nella  parte  in-  nel  suo  tempo.  Il  tempio  venne  riedifica- 
tei  iore  s.  Stefano  in  mezzo,  a  destra  di  s.  to  da  L.  Postulino  edile  conile  co'dena- 
Andrea  e  d'altro  s.  Martire,  a  sinistra  di  ri  ritratti  dall'ammende,  e  dedicalo  es- 
s.  Lorenzo  e  di  s.  Francesco.  Perciò  os-  sendo  console  nel  /pei  di  Piuma,  e  die  no- 
scrva  che  le  situazioni  de'santi  sono  con-  me  alla  salita  e  clivo  del  Palatino  ,  che 
fuse,  e  non  proprie  de' greci  e  de'lalini.  vi  si  ascendeva  dall'arco  di  Tito  vol^en- 
Solto  a  tale  dipinto  v'f  è  l'immagine  del-  do  a  ponente.  Presso  il  tempio  M.  l'or- 
la C.  Vergine  col  s.  Cambino,  che  a  me  ciò  Catone  nel  55f)  consigiò  un'edicola 
puresembrami  colorita  sul  muro,  con  co-  della  Vinaria  J  ergine  per  voto. fatto.  Il 
rune  d'argento,  essendo  slate  derubate  le  tempio  rimase  almeno  fino  al  devaslalo- 
auree,  nell'unico  altare  di  marmi  colora-  re  incendio  Neroniano. 
ti.  Informi  muri  coprivano  gl'intercolun-  De'  templi  del  vero  Dio, 
ni,  e  meschine  fabbriche  erano  stale  fat-  Tempio  di  Gerusalemme  o  di  Saio- 
la  dentro  il  portico;  deformità  tolte  nel  mone,  e  de'  Templi  degli  Ebrei.  L'  u- 
iSio, allorché  la  parte  antica  e  ben  con-  diverso  lutto  è  un  tempio  che  Dio  rieoi- 
servata  del  tempio  rimase  interamente  pie  della  sua  gloria  e  della  sua  presen- 
scoperta,  e  cos'i  resta  più  vaga  la  vista  di  za.  Nondimeno  gli  uomini  gli  consagra- 
questo  bel  monumento,  uno  de'pochi  che  rono  in  tulle  l'epoche  ile'  luoghi  eh'  E- 
quasi  conservasi  nella  sua  integrità, alme-  gli  onorò  d'una  presenza  speciale.  I  Fa- 
vo in  buona  parte.  La  romana  accade-  Inarchi  gl'innalzarono  aliai  i  in  que'h'io- 
inia  d'archeologia  lo  tolse  ad  impresalo!  ehi  dov'era  loro  apparso.  Tempio  del  Si- 
niotlo:  In  aprieum  proferetj  alludendo  gnore  per  eccellenza  si  chiamò  quello  e- 


T  E  M  T  E  M  327 
tli/ìcato  ni  vero  Dio  dal  re  Salomone  in  o  Nino  il  Giovane, fondatore  dell'impero 
Gerusalemme.  Lo  descrissi  in  quell'arti-  degli  assiri,  che  l'avea  soccorso;  e  dono 
colo  o  voi.  XXX,  a  p.  i  3, 1  ),  17,  lino  alla  d'aver  spinto  l'empietà  fino  ad  innalzare 
p.   29.  a  Tabernacolo,  ad  OBACOLO,  e  111  altari  profani  in  ogni  contraila  di  Gei  u- 
tutti  gli  altri  die  lo  riguardano  per  le  Mie  salemtne,  fece  chiudere  il  tempio.  Re  Im- 
partì e  pel  suo  culto  e  ritoj  e  per  questo  zechia,che  avea  ristabilito  il  cultodel  Si- 
e  pc'suoi  ministri  negli  articoli  Saghifi-  gnore  nel  suo  tempio,  nel  3a 78  fu  obbli- 
zro,  Sacerdote,  Sommo,  Leviti,  Decime,  gatodi  consegnar  tutte  le  ricchezze  a  Sen- 
ed  in  tutti  (pianti  in  essi  citati.  Solo  di-  nacherib  re  d'Assiria,  per  potersi  sottrar- 
rò, che  questo  magnifico  edilizio  superò  re  col  suo  popolo  alla  schiavitù:  in  seni- 
in  sontuosità  tutti  i  templi  innalzati  lino  to  procurò  in  ogni  maniera  di  ristabilire 
a  quel  punto  all'Essere  supremo,  poiché  il  tutto  nel  suo  primiero  stato.  Re  Planas- 
si propose  Salomone, che  il  tempiodel  Si-  se  nel  33o6  profanò  il  tempio,  collocan- 
gnore  non  avesse  altro  simile  nell'uni  ver  do  degl'idoli  nel  l'atrio  di  questosagroedi- 
so.  Salomone  v'impiegò  sì  strabocchevo-  fizio.ed  anche  nello  slesso  tempio  fino  al 
le  copia  di  denaro,  che  sembra  di  presen-  3328,  epoca  in  cui  Dio  permise  che  quel- 
le incredibile,  se  il  traffico  ch'egli  facevi  l'empio  principe  cadesse  nelle  mani  di  As- 
colta Indie  e  le  coste  dell'Africa  per  mez-  saradonc  re  degli  assiri,  che  avea  traspoi  - 
zode'porti  del  mare  Rosso,  non  assegnas-  tata  la  sede  dell'impero,  ed  ove  fu  coli- 
se la  vera  origine  di  tante  ricchezze,  ol-  doltoco'ferria'piedi  calle  mani:  riconob- 
tre  quelle  lasciategli  dal  padre,  in  uno  a  he  però  egli  il  suo  delitto,  e  ritornato  che 
immensi  materiali  preparati  per  elevarlo,  fu  dalla  cattività  ne'suoi  stati,  riparò  al- 
i'iìi  di  200.000  operai  furono  impiegali  le  sue  profanazioni.  Re  Giosia  nel  338o 
per  lo  spazio  di  7  anni,  tanto  nella  fabbri-  procurò  con  tutte  le  sue  forze  di  ristabi- 
lì, quanto  nel  trasporto  de'materia]i,e  nel  lire  gli  edilizi  del  leni pio,e proibì  chel'Ar- 
taglio  delle  piante  nelle  foreste  del  Moti-  ca  venisse  d'or  innanzi  portala  da  unluo- 
/c  Libanoj altri  diminuiscono  il  numero  goin  un  altro,  com'era  stato  fallo  prima, 
degli  operai  a  160,000.  Il  vastissimo  re-  Il  tempio  preso,  spoglialo  e  distrutto  da 
cinto  indicalo  dagli  autori  e  seri  libri  sa-  Nabucodònosor  re  d'Assiria,  Ira  gli  anni 
gri  sotto  il  nome  di    Tempio,  consisteva  3409  e  34 1  6,  restò  sepolto  sottolesuero- 
in  molte  corti  e  fabbriche  destinate  non  viuefinoal  34G8,  esussistè  in  quello  sla- 
solo  n'sagrifìzi  e  alle  preghiere,  ma  anco-  to  sino  al  tempo  in  cui  Ciro  re  di  Persi  1 
ra  all'alloggio  de'sacerdoti,  de'leviti  e  di  dopo  aver  sottomesso  i  medi  e  i  babilo- 
tutti  coloro  ch'erano  attaccati  al  servizio  nesi  alla  sua  ubbidienza,  a  istanza  di  Zo- 
del  tempio,  presso  questo  adunandosi  il  robabele  permise  agli  Ebrei  dà  ritornare 
gran  Sinedrio  1  1  ./  o  senatodegli  antichi  in  Giudea  e  di  rifabbricare  il  tempio  del 
ebrei.  Di  tulio  trovasi  la  descrizione  nel-  Signore;  ma  non  venne  ristabilito  inte- 
la Scrittura  sagra.  ì\  tempio  fabbricato  ra  mente  se  non  nel  3480, in  che  ne  fu  fa  t- 
da  Salomone solfri  molte  rivoluzioni, che  ta  la  nuova  dedicazione  sotlo  Zaccaria  e 
descrive  la  stessa  Scrittura.  Nell'anno  del  Aggeo  profetica Neeinia  Aquestidunque 
-  te  red'Egitto  prese  Gè-  col  favore  d'Artaserse  Longimano  re  di 
rusalemnie  e  porlo  via  i  tesori  del  tem-  Persia,  fu  permesso  di  compiere  la  riedi- 
pio.  Nel  >i  j(>  Joas  re  di  Giuda  raccolse  ficazionedel  a."  tempio,  al  quale  sia  per 
molto  denaro  per  fui:  le  necessarie  ripa-  mezzo  di  Esdra  avea  d  re  offerto  donali  - 
razioni  al  tempio,  e  tale  lavoro  fu  comiu-  vi.  N eetnia  avendo  mandato  poi  a  cei  ci- 
cialoseriamente  due  anni  dopo.  Achaz  re  re  il  fu                ...  che  ardeva  nell'aulico 
di  ('.nuli  dopo  il  3  '.li  ì  spogliò  il  tempio  tempio  e  che  i  sacerdoti  aveano  nascosto 
per  inalidirne  1  lemuri  a  Teglutphulasar  iuuu. pozzo  asciutto  e  profondo  prima  del- 


3^8  T  E  M  T  E  M 

la  schiavitù  di  Tìaljilonia  (delle  schiavitù  voce  di  Dio,  finché  successe  il  erari  fatto 
degli  ebrei  parlai  a  (Giudea,  Siria  e  Sem  a-  salutare  per  tutti,  dell'  incarnazione  del 
vo),enonavendovi  trovato  che  un'acqua  Verbo.  Imperocché  nella  morte  del  Re- 
fangosa,  la  fece  spandere  sull'altare,  e  le  dentore,  squarciatosi  da  allo  in  basso  il 
legna  bagnate  dall'acqua  stessa  si  accese-  velo  del  tempio  posto  avanti  ili.0  laber- 
10  appena  compari  il  sole.  Questo  mira-  nacolo  ov'era  il  candelliere,  la  mensa  e  il 
colo  essendo  venuto  in  cognizione  di  Ar-  turribolo,  cioè  quello  che  separava  il  pò- 
taserse,  egli  fece  circondare  da  un  muro  polo  da'sacerdoti,  l'altro  coprendo  il  Sent- 
ii luogo  ov'era  stato  nascosto  il  fuoco  sa-  età  Sanctorum,  fu  veduta  uscire  dal  tem- 
gro,  ed  accordò  a 'sacerdoti  grandi  privi-  pio  una  colomba, come  asserisce  s.Efrern. 
Jegi.  Il  tempio  profanato  di  nuovo  da  Ad-  In  quell'istante  ancora  il  Terremoto  [J.) 
tioco  Epifane  nel  383^,  venne  purifica-  fececadere  l'architrave  del  lem  pio;  ed  Eu- 
1o  da  Giuda  Maccabeo,  e  ristabilito  co-  sebio  testifica  obesi  udironogliangeli  pre- 
me meglio  potè  nel  384o.  Riedificato  da  sitlenti  del  tempio  dire:  Transeamus  ex 
Zorobabele,  venendo  a  patire  nel  suo  ma-  his  sedibus.  Finalmente  nell'anno  70  di 
teriale,  continuò  in  quello  stato  fino  a  che  nostra  era,  fatalmente  fu  ridotto  in  cene- 
Erode  il  Grande  pensò  di  rifabbricar-  re  da' romani  e  del  tutto  distrutto,  allor- 
io  interamente,  ma  assai  diverso  dal  i.°  che  Tito  presa  Gerusalemme,  la  sgrazia- 
in  magnificenza  ,  bensì  sui  di  lui  fonda-  ta  città  fu  incendiata,  contro  la  sua  vo- 
menti. Gli  ebrei  sotto  il  nome  di  2.°  lem-  lontà.  Così  fu  adempita  la  predizione  di 
pio  intendono  tanto  quello  di  Zorobabe-  Gesù  Cristo,  il  quale  avea  assicurato,  che 
le,  quanto  quello  rifatto  da  Erode.  Però  non  vi  sarebbe  restata  pietra  sopra  pie- 
per  la  presenza  di  Dio  nel  Tabernacolo,  tra,  eziandio  ue'fondamenli.  In  odio  dei 
bisogna  attenersi  a  quello  di  Salomone,  cristiani  sforzandosi  Giuliano  V Apostata 
che  conteneva  5  miracoli  o  meraviglie  :  di  rifabbricarlo,  dagli  scavati  fondamen- 
1.  VEfod  (1  .)  detto  la  veste  sacerdotale,  ti  uscirono  fiamme,  che  uccisero  gli  ope- 
ossia  P  l  rìm  e  Thummim,  con  cui  vesten-  rai,  onde  abbandonò  l'impresa.  Molti  an- 
dò il  sommo  sacerdote,  mediante  il  Ra-  lori  scrissero  e  pubblicarono  la  descrizio- 
zìonale  (/  .)  conosceva  le  cose  arcane,  e  ne  de!  meraviglioso  tempio  di  Salomone, 
riceveva  una  divina  illustrazione  di  men-  fra  i  quali  Retando,  Antiq.  sacrae  vet, 
le.  2.0  Il  dono  della  Profezia  (J.)  fre-  Ilebr.  par.i,cap.  6  e  7;  Prideaux,  Hist. 
cjuente  finché  durò  il  tempio  di  Salo-  des  Juifs,  t.  1;  il  p.  Lami,  Introduzione 
mone.  3.°  L'Arca  santa  dell'alleanza,  del  allo studio  della  s,  Scritturajò.  Calmet, 
Testimonio  o  del  Testamento  (T  .), di  cui  Dissertalion  sur  les  Temples  anciens  ; 
anche  riparlai  all'  articolo  Tabernaco-  e  più  dettagliatamente  il  gesuita  p.  Vil- 
lo. 4-°  La  presenza  di  Dio  tra' cherubi-  lalpando, InExechie lem explanat. et ajh 
ni  che  colle  loro  ali  coprivano  l'Arca,  la  paratus  templi  Hierosolymitardj  Wal- 
quale  si  manifestava,  rispondendo  a  vo-  ton,  Bibbia,  ma  è  un  estratto  del  prece- 
ce  chiara,  sopra  ciò  che  veniva  consulta-  dente,  il  quale  servì  di  guida  a  tutti  gli 
lo,  per  cui  appellavasi  V Oracolo  di  Dio.  altri  posteriori;  Martinetti  ,  Collezione 
5°  Il  miracolo  del  fuoco  celeste,  che  con-  classica.  1.3.  Siccome  poi  tultociò  che  ne 
stimava  le  vittime.  E  dunque  fuor  di  dub-  dissero  i  rabbini  fu  ricavato  dal  Talmud 
Lio  la  presenza  di  Dio  nel  tempio  di  Sa-  (/  .),  il  quale  fu  composto  mollo  dopo  la 
Jomone.  Avvenuta  per  altro  la  cattività  rovina  del  tempio  di  Gerusalemme,  così 
d'  Israele,  cessarono  le  5  meraviglie,  e  non  vi  si  può  prestar  fede  alcuna.  iXèdo- 
J'ovesciato  il  tempio  da'babilonesi,  l'Arca  vrà  meravigliare  che  tanti  scrittori  non 
■venne  occultala,  uè  mai  si  saprà  dovefos-  sieno  fra  loro  d'accordo  in  tulli  i  dettagli, 
se  trasferita.  Tacque  dopo  quest'epoca  la  essendovi  molte  cose  che  doverono  indo- 


T  E  M 
vinnre  per  semplice  congettura,  La  Scrit- 
tura fa  menzione  di  altri  le tn p I i  degli  e- 
In  ei,  come  quello  che  Sannabalal  costruì 
sontuosamente  nel  monte  Garuino  in  gra- 
zia di  Manasse  suo  genero,fi  atello  del  Mim- 
mo sacerdote  Jaddo,  che  conilo  la  legge 
ne  avea  sposata  la  figlia  e  perciò  stranie- 
ra: cos'i  apostatando  dagli  ebrei  si  accostò 
a 'samaritani,  i  quali  non  a  rea  no  in  conni- 
ne cogli  ebrei  i  sagri  Ozi  e  le  cer  emonie  nel 
tempio;  e  così  facendo  scisma  si  chiamò 
sommo  sacerdote,  e  die  origine  a  costan- 
ti contrasti  fra  gli  ebrei  e  i  samaritani.  L'e- 
rezione  del  tempio  samaritano  si  riporta 
all'anno  del  mondo  3633.  Poco  durò  ivi 
il  culto  di  Dio,  poiché  Antioco  Epifane 
lo  consagrò  a  Giove  Ospitale,  e  Giovanni 
li cano  I  redi  Giuda  lo  rovesciò  dopo  200 
anni,  colla  città  di  Samaria  l  I  .1  capita- 
le del  regno  d'Israele  dopo  la  separazio- 
ne delle  Tribh%  da  quello  di  GiudeaoGìu- 
da.  dopo  essere  slate  residenza  de' re  d'I- 
sraele Sichem,  poi  Napoli  o  Napoluza 
(/  .).  e  Tbersa.  Erode  il  Grande  restau- 
rò Samaria  che  chiamò  Sebaste,  e  prete- 
se rifabbricare  il  tempio,  per  contentare 
i  samaritani  scismatici  degli  ebrei:  il  tem- 
pio poi  da  Erode  rifabbricato  in  Geru- 
salemme in  8  anni,  e  che  vi  si  duiò  in  lut- 
to a  lavorare  per  .jl) ,  lavorandovi  forse 
8000  persone,  fu  profanato  di  notte  dai 
samaritani,  spargendo  ne' portici  ossa  dei 
morii, e  cosi  per  lutto  il  tempio, indispet- 
titi perchè  il  re  Tolomeo  Fiiometore  a- 
«  sentenziato  il  primato  tra'due  templi 
in  li  sore  del  gerosolimitano.  Si  parla  an- 
che d'un  tempio  fabbricato  da  Onia  figlio 
del  sommo  sacerdote  Onia  111  in  Egitto, 
colli  permissione  ilei  re  Tolomeo  Fiiome- 
tore, ma  fu  tenuta  prevaricazione.  A  que- 
sto può  aggiungersi  quello  che  indica  E- 
cdleo,  De  Judaeis,  cap.  6,  in  Gerusalem- 
me ne  tempi  suoi.  Ma  inutilmente  si  cer- 
ca iti  questi  templi  la  presenza  di  Dio,  co- 
me eia  in  quella  di  Salomone,  poiché  i 
libri  santi  non  li  riconoscono  per  legitti- 
mi templi  ilei  Dm  vivente.  Sussistono  an- 
che ogg.di  i  samaritani  siihemiti,  che  ci  e- 


T  E  M  329 

dono  di  possedere  il  vero  tempio  del  mon- 
te Ganziti)  e  la  vera  legge,  e  perciò  sono 
nemicissimi  degli  altri  ebrei,  su  diche  può 
vedersi  del  poliziotto  Giobbe  Ludolfò,  E- 
jn  ululiti-  Samaritana^  Sicliemitarutn  , 
llelstedii  1G88. 1  samaritani  sichemili  sa- 
g  ri  fica  no  in  certe  lèste  nel  monte  Gali- 
zia), osservano  il  precetto  circa  il  modo 
di  mangiar  l'  agnello  pasquale,  e  fanno 
molle  altre  cose  prescritte  dalle  leggi  di 
Mosè,  e  tralasciale  dagli  ebrei  dopo  la  di- 
struzione del  tempio.  Giovanni  Eli  1  per  lo, 
De  gioì  ni  Templi pòsteriorisjnseiita  nel 
Li  del  Thesaurus novus  theologico  /Jii- 
fo/og\,Amstelodami  1  7  32, prò  va  con  pro- 
fonda erudizione  ebraica,  che  inutilmen- 
te gli  ebrei  cercavano  la  presenza  di  Dio 
dopo  ili. "tempio,  giacché  non  potevano 
trovarla  che  nel  Messia,  che  fu  il  tempio 
posteriore  del  Dio  vivente.  Privati  gli  e* 
brei  ilei  tempio,  restarono  colle  Sinago- 
:,/»(/'.).  luoghi  di  radunanza,  di  orazio- 
ni, di  prediche  e  altre  spirituali  funzioni, 
però  piene  di  superstizioni. 

Tciiipio  cheesi  [iure  la  Chiesa de'cri- 
sliani  dedicala  a  Dio  Signore,  sotto  l'in- 
vocazione di  Muriti  Vergine  o  de' San- 
ti. Dice  il  /  ocabolario  dell' arti  del  di- 
segno, gli  antichi  aveano  templi,  noi  per 
lo  più  non  abbiamo  se  non  chiese.  Il  tem- 
pio dovrebbe  essere  costrutto  di  grandi 
pietre  riquadrale,  decorato  di  un  solo  or- 
dine, posto  su  di  un  basamento  con  po- 
chi scalini,  con  intercolunni  tutti  eguali, 
con  un  solo  frontespizio  che  lo  rendesse 
RUgusloe  maestoso.  Entrando,  si  dovreb- 
be scoprire  tutto  al  momento;  non  vi  do- 
vrebbero essere  cappelle  sfondate,cbe  gua- 
stano l'architettura  e  la  prospettiva  (non 
cupole,  dice  il  Milizia),  non  ornamenti  i- 
nutili,  non  grossi  pilaslri,  che  uuocono  al- 
la vista  e  al  comodo;  ma  colonne  isolate, 
tutte  dello  stesso  ordine.  Ma  tra  noi, ben- 
ché moltiplicato  sia  straordinariamente  il 
numero  delle  chiese,  non  si  faranno  mai 
templi  dignitosi,  finché  il  cullo  non  saia 
ridotto  alla  sua  primitiva  santità,  purità  e 
semplicità.  A  quest'ultime  equivoche  prò 


33o  TEM  T  E  RI 
posizioni,  gli  oppongo  gli  articoli  Discipli-  lene  i55i.  Filippo  Picinelli,  II  mondo 
na  ecclesiastica,  Liturgia,  Uno  e  gli  al-  simbolico  ossia  università  d?  imprese 
tri  analoghi.  Piuttosto  devesi  declamare  sedie,  spiegate  e  illustrate,  con  sentcn- 
contro  que'ujódemi  architetti, che  nell'e-  ze  e  erudizioni  sagre  e  profane,  Mila*- 
rezione  delle  chiese  portano  l'espressione  noi653.  Godon  Saint-Jean,  Essaisurle 
dell'indifferenza  religiosa  che  deplorabil-  Symbolisrne  architectural  des  eglises3 
niente  domina  in  questo  secolo  XI  X. Poi-  Caen  i8'l7.  Dizionario  d '  arclieo logia 
che  taluni  le  formano  senza  affatto  tipo  re-  sagra,  il  quale  con/iene  per  ordine  al- 
ligioso  che  muova  a  venerazione,  ma  con  fabetico  cognizioni sicure  e  complete  sul- 
forme, simboli  e  ornati  da  sale  di  piacere,  le  antichità  e  le  arti  ecclesiastiche,  cioè: 
di  teatro, di  hallolUsano  ornati  a  vaporedi  V  architettura,  la  scultura,  la,  pittura, 
breve  esistenza,  carichi  di  poco  durabili  il  musaico,  lo  smalto,  i  vetri,  V-  ori/iee- 
decorazioni.  Ormai  non  vi  è  più  la  mae»  ria,  la  ceramica,  con  descrizioni  ed  am- 
slosa  semplicità,  ed  i  sobri  e  i  dignitosi  or-  maestramenti  estesissimi  su  tutte  le  par- 
namenti  propri  della  chiesa  di  Dio,  del  san-  ti  dello  addobbo  di  chiesa,  come  alta- 
to  luogo  (li  orazione.  Diversi  scrittori  e-  rì,fontibattesimali , cattedre, stalli, cori- 
inclitamente  trattarono  dell'  idea  vera-  fessionali,  vasi  sagri,  vesti  ecclesiastì- 
inente  mistica  e  simbolica  delle  chiese,  che,  ec.  compilato  dal  sig.r  ab.  Bouras- 
corroborata  da'passi  della  Scrittura  e  de'  sé,  Parigi  18Ì4  presso  l'ai».  M'fgne.  Se  ne 
Padri,  e  provando  non  essere  altrimenti  dà  contezza  negli  Annali  delle  scienze  re- 
derivala  dall' immaginazione  de'  model-  ligiose,  1.  "  serie,  t.  i3,  p.  3  1 4,  quale  in- 
ni, come  pretesero  alcuni,  ma  in  vece  o-  trapresa  dell'infaticabile  editore  di  Pa- 
riginare  dalle  venerabili  prescrizioni  del-  trologia,  lab.  Migue.  Si  loda  la  compi- 
la Chiesa.  All'articolo  Simbolo  e  Simbo-  lozione  quale  miniera  d'inesauribile  eru- 
lica  cristiana,  dichiarai  che  il  cristiane-  dizione,  si  encomia  l'opera  perla  sua  li- 
si mo  ebbe  ed  hai  suoi  simboli  e  la  sua  sirn-  tilità,  salvo  in  alcuno  degli  articoli,  ove 
bolica  con  diversi  e  belli  significati,  trai-  può  facilmente  rettificarsi  alcuna  asser- 
ti non  meno  dall'anticochedal  nuovoTe-  zinne.  L'estetica,  propriamente  scienza 
stamento,  pel  confronto  tra  la  figura  e  il  delle  sensazioni,  ora  si  è  applicato  il  suo 
figurato,  adombrata  e  preparata  nel  Te-  nome  alla  filosofia  delle  belle  arti,  o  al- 
stantentó  Pecchio,  e  verificata  e  perfe-  la  scienza  di  derivare  dalla  natura  del 
zionala  nel  Testamento  Nuovo  {}  .).  Che  gusto  la  teoria  generale  e  le  regole  delle 
i  cristiani  ebbero  per  tempo  una  sim-  arti  del  disegno.  Il  eh.  architetto  e  inge- 
bolica  assai  ricca,  e  ne'  loro  templi  e  al-  gnct'e  milanese  Annibale  Piatti,  Tratta- 
tri  luoghi  di  cullo  dierono  occasione  ad  to  teorico-pratico  per  l'erezione  de' sa- 
una serie  speciale  di  rappresentazioni  grì  templi,  Milano  1846,  nel  riassunto 
simboliche  e  mistiche,  onde  i  simboli  sui  conclusionale  sulla  composizione  delle 
sagri  edilìzi  presero  un  grande  svilup-  chiese,  avverte  che  osi  riguardi  il  nume- 
po,  massime  ne'  monumentali;  e  che  ro  e  la  natura,  e  la  varietà  delle  sue  par- 
gìi  studi  simbolici  sono  intrinsecameli-  ti  componenti  tanto  in  se  stesse,  quan- 
te necessari  agli  artisti,  di  molti  de'  qua-  to  relativamente;  0  si  riguardi  il  modo  di 
li  ne  resi  ragione,  e  tutti  formati  per-  compartirle  con  certo  e  giusto  ordine;  <j 
che  si  tenesse  sempre  avanti  agli  occhi  le  pure  si  consideri,  che  si  ha  ila  comporre 
verilà  della  cristiana  religione  mediatile  e  tener  insieme  in  una  sol  massa  ed  in  un 
diverse  rappresentazioni  e  ornamenti  de-  corpo  più  cose  con  buona  unione,  e  con 
colativi  delineati,  scolpiti  e  dipinti.  Agli  stabile  congiungimento;  sempre  egli  è  di 
autori  ivi  riportati,  qui  aggiungerò:  L.  G.  necessità,  che  il  lutto  partecipi  e  abbia  in 
Gyraldi,  Aenigmàta  et  Symbola,  basi-  se  della  forza,  e  relazione  d'ogni  parte,  a 


TEM  TEM  33 1 
cui  si  congiunge  o  si  mescola,  odi  cui  si  la  solidità  della   fabbrica,  se  il  richiede 
compone,  che  altrimenti  per  la  discordia  la  qualità  dell'  architettura,  impiegarvi 
e  per  la  disconvenienza  combatterebbero  qualche  lavoro  di  genere  o  dorico,  o  jo- 
assieme,  e  si  distruggerebbero.  Tuttociò  ideo,  o  corintio.  Aggiunge,  che  per  mas» 
quanto  sia  difficile  ad  ottenersi,  non  crede  sima  generale  le  chiese  nella  loro  corni- 
cile vi  possa  esser  alcuno  che  non  lo  sappio;  7  ione  debbono  tenersi  ni  più  semplice  che 
ma  nello  stesso  tempo  crede  ancora,  che  sia  possibile.  Esse  differiscono  da'tempii 
nessuno  vorrà  ignorare  essere  una  cosa *s-  degli  antichi,  i  quali  ammettevano  i  -<a- 
senzialissima  al  bello  e  olla  perfezione  del-  cerdoli  e  gl'iniziati  nel  sagro  recinto,  meri- 
l'edilìzio.  Avverte  inoltre, che  la  compii-  tre  il  popi. lo  rimaneva  sotto  il  peristilio 
cazione  e  troppa  composizione  delle  parli  o  nelle  adiacenze.  Le  chiese  cattoliche  so- 
dec  fuggirsi  ancora  per  un'altra  ragione,  noordinariamentedivi$ein4parti*.  il  por- 
la (piale  è  questa.  Il  line  delle  chiese  ri-  lieo,  le  navi  laterali,  la  nave  di  mezzo,  ed 
cerea,  ehe  (piando  vi  si  entra  vi  si  scur-  il  coro.  Quanto  alla  forma  si  distinguono 
gauo  le  cose  in  maniera  che  spirino  un  soprattutto  le  chiese  a  croce  greca,  cioè 
cerio  raccoglimento  di  mente,  e  diriga-  costruite  a  4  lati  eguali,  dalle  altre  a  ero* 
no  il  riguardante  alla  modestia  e  alla  ve-  ce  latina,  in  cui  uno  de'lati  è  più  alimi- 
nera/ione.  Converrà  dunque  schivare  tut-  goto,  ed  è  questa  la  forma  più  ordinaria 
tociò  che  può  distrarlo  da  queslo,oim-  tanto  nelle  chiese  del  medio  evo,  quanto 
pedi  rio  ;  e  perciò  sarà  necessario  che  la  nelle  moderne.  La  forma  d'una  croce  sa- 
(luesa  non   sia  composta  di  parli  ascose,  rà  sempre  preferibile,  come  quelle  de'  tem- 
o  sì  moltiplicale,  che  imprimano  voglia  pi  apostolici  a  noi  tramandate,  e  come 
di  divagarsi,  o  ne  mostrino  bisogno;  uè  scorgesi  nellesagre  basiliche  maggiori  ro« 
ad  ogni  passo  lo  spettatore  trovi  una  no-  mane,  mentre  la  forma  rotonda  In  piò  in 
vita,  ed  una  .sorpreso  come  in  uno  villa  uso  ne'  templi  degl'  idoli.  Nel  t.  3  degli 
di  delizia,  per  cui  venga  incitato  0  rag-  Annali  delle  scienze  religiose,  2."  serie, 
girarsi  con  irriverenza  e  disturbo.  Laon-  p.3oo,si  dà  conto  della  Lettera  aldiret~ 
de  sarà  sempre  un  buonissimo  principio  tore  dell'assemblea  generale  della  chic- 
quello,  che  al  primo  entrare  in  una  chic-  sa  libera  di  Scozia,  del  vescovo  Gillis, 
sa  si  conosca  subito  in  generale  la  sua  co-  Edimburgo  1 846.  Parlando  dell'archilei- 
Minzione,  e  quali    possano   essere   le  sue  turo  ecclesiastico,  a  cagione  d'una  chiesa 
parti:  come  per  esempio,  se  è  quadrila-  eretta  da'presbiteriani  di  Glascow  in  isli- 
lera,  o  in  croce  greca  o  latina,  e  di  (pian-  le  antico  decoralo  inglese,  in  cui  spicca- 
le navi,  e  se  ha  cupola,  o  (piai  altra  for-  no  in  alto  sulla  gran  porta  le  statue  (le- 
ni,1,  e  qual  sii  l'ordine  e  l'ornalo,  e  do-  gli  eresiarci)!  Lutero,  Knox,  Calvino  e 
ve  Meno  le  cappelle,  e  le  altre   cose  SO  mi-  Melville,  e  intorno  quelle  d'altri   Prote- 
glianti.  Di   più  avverte  principalmente,  stanti  (J^.)  santi  in  pietra,  rimproverò  a* 
che  nella  fabbi  ica  e  nell'ornato  della  cine-  protestanti  che  da'granai  ove  predicava- 
sa,  delle  cappelle,  dell'altare  o  di  qualun-  no,  migliorando  gusto,  con  disonesto  pia- 
que  altra  parte  che  abbia  relazione  all'u-  gio  resero  l' incinteli  ma  caltoiica  segno 
so  e  al  decoro  della  chiesa  stessa,   non  si  e  divisa  di  loro  conventicole,  prendendo 
esprima o  rappresenti  alcuno  qualsiasi  la-  a  prestanza  le  decorazioni  cattoliche  per 
v'oro  che  sia  alieno  alla  pietà  calla  l'eli-  travisar  l'antica  fede  da  queste  simboleg- 
gione,o  vera  mente  profano,  deforme,  vo-  già  la  Successore  degli  antichi  vescovi  cai- 
luttuoso,  turpe  od  osceno,  o  che  in  fine  toliei  ,  diesi  gloriavano  d'essere  gli  ar- 
ostentaudo  popolare  magnificenza  0  di-  (Inietti  delle  proprie  cattedrali,  rampo- 
stintivi  di  famiglia  offra  l'aspetto  di  ope-  gnòi settari presbiteriani,che  sarebbe  mal 
ia  gentilizia.  Ciò  non  pei  lauto  si  putrii  per  inlesa  tolleranza  il  concedei  loro  il  ori 


33i                   T  E  M  T  E  M 
gio  d'impunità  nel  procurared'ingannare  lo,  laute  mani  in  tempi  così  diversi  ser- 
i  semplici  del  paese,  e  indurre  a  poco  a  pò-  v'irono  ad  un  sol  pensiero:  non  un  fre- 
co  gli  altri  a  dimenticare  che  tutta  la  ma-  gio,  non  una  guglia,  che  non  abbia  un 
guilicenza  nell'arte  dell'edificare  chiese  è  significalo, equeste  idee  individuali  si  con- 
proprietà esclusiva  di  cpiel  mondo  catto-  sodarono  a  compiere  nel  tempio  cristia- 
lieo  di  cui  centro  è  Roma.  L'architetlu-  no  il  concetto  generale  della  chiesa.»  La 
ra  cristiana  di  qualunque  stile  non  mai  si  Vergiue,  posta  sul  punto  culminante  del- 
acconcerà  di  buon  garbo  alle  proporzio-  l'edilizio,  cinta  da  più  basse  guglie  sor- 
tii presbiteriane:  la  sua  grandiosità  di  l'or-  reggenti  stelle,  simboleggia  la  gloria  ce- 
rne, la  bellezza  de' suoi  ornati  rampollò  leste  della  Donna  a  cui  il  tempio  è  dedi- 
da  una  scuola  di  domina  troppo  più  e-  cato,  e  a  cui  gli  astri  sono  sgabello.  Gli  an- 
ievala  che  non  è  quella  di  Calvino;  e  Par-  geli  disposti  a  grado  a  grado,  figurano  i 
te  sua  deve  sempre  rimanersi  ancella  a  cori  che  dintorno  innalzando  canti  festo- 
ni! ella  teologia  che  le  die  nascimento.  O-  si,  tributano  a  Maria  riverenza  ed  omag- 
gili cattedrale  gotica  era  per  così  dire  un  gio.  E  i  santi  eretti  su  guglie  minori  ,  e 
allodi  fede  in  pietra,  che  testimoniava  l'è-  i  guerrieri  che  la  spada  consacrarono  al 
sistenza  d'un  mondo  credente  in  realtà  e  culto  di  Dio,  e  gli  apostoli  che  chiama- 
noii  in  figura,e  che  alto  annunziava  il  quo-  rono  la  gente  alla  luce  della  fede,  e  i  mar- 
tidiano  adempimento  sui   suoi   altari  di  tiri  che  versarono  il  sangue  a  testimonio 
quella  sagrosanta  parola  che  a'protestan-  del  Vangelo, collocati  sulla  piattaforma  del 
ti  non  è  più  dato  d'ascoltare:  Prendete  tempio,  rappresentano  la  base  della  Ghie- 
e  mangiate:  questo  e  il  mio  Corpo.  I  pre-  sa  trionfante.  E  la  storia  del  popolo  e- 
tesi  riformali  della  sedicente  chiesa  libe-  breo,  negli  ultimi  posti  dell'edifizio.figura 
ra  di  Scozia  (ì ".),  devono  credere,  come  il  trionfo  che  la  Chiesa  di  grazia  riportò 
credevano  e  credono  i  cattolici ,  innanzi  sulla  Chiesa  di  natura  e  della  quale  è  una 
che  pòssino  fabbricare  come   i  cattolici,  gloriosa  figliuola.  E  le  guglie  aeree  ardi- 
Non  devono  uscir  fuori  della  falsa  chiesa  ta mente  slanciate  verso  il  cielo,  leggiere  e 
presbiteriana,  ma  sì  fuori  della  riforma  trasparenti, traforate  in  minutissimi  iata- 
avanli  che  possino  aver  la  menoma  pre-  gli,  sono  un'emblema  de' voti  che  i  fedeli 
tensione  all'ecclesiastica  architettura;  de-  dalgrembodellaChiesa  innalzano  alla  fon- 
■vono  credere  la  reale  presenza  del  divi-  te  del  bene;  sono  un'immagine  delle  aspi  - 
no  Signore  nella  ss. 2?«carisfcìz,altrimen-  razioni  intime,  che  esalano  verso  il  cielo; 
ti  le  pietre  non  intenderanno  quando  si  la  varietà  della  forma  delle  sculture  de- 
vorrà alzarle  maestose.  Essere  poi  stra-  gli  ornati  ritraendo  la  varietà  della  crea- 
no e  riprovevole  d'  innalzare  un  mono-  zione  e  l'unità  che  tutto  in  un  sol  corpo 
mento  al  fanatico  gran  riformatore Knox  collega,  mostra  L'unica  origine  eli  quest'o- 
nel  silo  stesso  ove  dimorò,  cioè  una  cine-  pere:  e  lino  la  luce  che  penetra  attraverso 
sa  di  architettura  pari  a  quella  della chie-  le  retriere  colorate  co'fasti  de'saoti  e  del- 
sa  contro  cui  egli  infierì  dovunque  con  un-  l'Uomo  incarnato,  fanno  intendere  lame- 
nico  zelo  !  Il  cav.  Ignazio  Cantù, egregio  diazione  diCristo  e  degli eletti  tra  l'uomo  e 
scrittore,  a  p.108  della  sua  Cronaca  pub-  il  cielo. Si  gelti  anche  uno  sguardo  alla  cat- 
Micò  un  bell'articolo  suN  Estetica,  e  ra-  tedraledi  s.  Pietro, per  rinvenire  altresì  il 
giouando  dell'idea  mistica  delle  cattedrali  concetto  altissimo  dell'artista.  Va  a  vecler- 
del  medio  evo,  dichiara  il  tipo  più  perfetto  la  al  tramontar  del  sole,  ch'è  forse  l'ora  più 
della  simbolica  architettura  di  tal  epoca  favorevole  per  giudicare  questo  magnino- 
la cattedrale  di  Milano;  che  sebbene  dal  co  poema  d'architettura,  poiché  in  quel- 
li 383  a  noi  un  numero  prodigioso  d'ai'-  l'istante  il  basso  della  nave  è  leggermen- 
te ti  vi  concorse  a  condurla  a  compilimi-  te  avviluppato  nell'ombra,  e  l'altare  del- 


T  E  M  T  E  IVI  333 

la  confessione  di  s.  Pietro,  le  vetriere  clic  Quale  n'è  la  coudizione?  Quella  vasta  ita- 
lo illuminano  trapassale  da'raggi  clorali  vaia,  colle  sue  cappelle  laterali  a  forma  di 
della  luce  conciliano  alla  basilica  una  mae-  cioce,  e  che  rappresenta  il  corpo  di  Cristo 
sia,  una  grandezza  meravigliosa.  L'idea  nella  sepoltura,  quel  mistero,  quella  se« 
predominante  fu  di  mostrar  che  la  cine-  mi  tenebrìa,  quella  Ione  principale,  che, 
sa  cattolica,  nella  sua  spiritualità,  lelati-  immagine  della  spirituale  autorità,  si  al- 
vamente  all'altre  religioni,  sta  come  la  za  tra  le  nubi?  tutto  questo  non  dice  che  è 
chiesa  di  s.  Pietro  in  confronto  agli  edi-  l'edifizio  dello  spirito  eolla  materia?  Fac- 
fizi  ond'è  circondata,  cioè  luogo  ele\alo,  ciamoci  innanzi.  L'architetto  non  ha  fat- 
pacifico,  luogo  di  riposo,  ove  doviehbe-  to  tutto.  In  questi  nicchi  alhergano  sta- 
ro ni  01  ii e  tutti  i  movimenti  più  agitati  lue,  quasi  popolo  di  pietra  natone!  uio- 
dcgl'  interessi  della  terra.  Di  falli  la  Cine-  numento.  11  pensiero  scritto  nelle  volte  e 
sa  nella  mente  dell  architetto  è,  rispetti-  ne'pilastri  si  presenta  più  chiaro  negli  at- 
vamenle  all'universo,  ciò  che  s.  Pietro  è  li,  nella  postura  e  perfino  nel  panneggia- 
rispetti vanente  a  Pioma.  Come  la  Chiesa  mento  di  questi  personaggi.  Ile,  vescovi, 
penetra  sotterra,  si  elc\a  ne' cieli,  tende  imperatori,  che  leggono  eternamente  ne' 
lesuehraccia  ad  accoglici  e  tutto, cos'i  que-  loro  libri  di  pietra,  raggiano  lutto  il  me- 
sto tempio  maiala  le  sue  fondamenta  si*  destino  spirilo.  Qual  macerazione!  quale 
no  alle  viscere  della  terra,  eleva  la  sua  cu-  umiltà!  qual  divozione!  Una  è  l'anima  che 
pola  maestosamente  ne'cieli,  e  col  vasto  respira  nellefci  me  della  scultura  e  in  quel- 
colonnato  diesi  allunga  circolar  mcnle  di-  le  dell'ai  ehi  lettura.  Né  basta.  La  casa  tic-I- 
nanzi,  tende  le  braccia  a  tutto  l'universo.  l'Invisibile  non  è  sólamente  un'opera  d'ai> 
In  forza  di  questo  concetto  complessivo  chilelli  e  di  slaluarii;  anche  i  dipintori  vi 
scompaiono  tutte  le  nozioni  dell'arte,  o  hanno  adoperatala  mauo.  Il  tempio  è  ri- 
piuttosto  tutte  le  magnificenze  dell'arte,  vestilo  internamente  de'loro  freschi  del 
ricevendo  da  questa  incomparàbile  basi-  X11I  e  XIV  secolo.  Questi  saranno  o  le 
lica  più  splendore  di  quello  che  essa  nou  invetriate  del  nord,  o  i  musaici  bisanli- 
riceve  da  loro.  E  ciò  e  si  vero  che  il  ha-  ni,  o  piuttosto  le  pitture  eh  Giotto,  di  13uf- 
rocchismo  che  si  potrebbe  rimprovera-  falmacco,  dell'  Orcagna,  del  da  Fiesole, 
re  a  molti  monumenti  e  a  molte  statue,  nelle  chiese  della  Toscana.  E  ivi  ancora 
si  perde  nell'imponente  maestà  dell'unto-  qual  culto  ha  la  passione  delGolgola!  Qual 
ne,  nello  splendore  dell'umanità.  Ecco  il  regno  ha  lo  spirilo!  Qual  elevazione  fuor 
fitto;  ora  il  simbolo — Comes.  Pietro  èia  della  materia  e  del  corpo!  Partili  che  mal 
capitale  di  Roma,  così  Lorna  è  la  capi-  saprebbe  l'uomo  insinuarsi  più  oltre  net- 
tale dei  mondo  spirituale.  La  fondazione  l'impero  dell'anima;  eppure  non  ho  an- 
eli questa  città  discende  fino  nelle  visce-  cor  terminato,  e  vi  sono  ben  altre  mela- 
le della  storia,  e  qui  da  per  lutto  senti  u-  viglie.  La  cattedrale  è  mula,  ma  tosto  li- 
na voce  cattolica  che  parla  all'anima.  Pos-  dremo  the  parla,  e  la  musica  farà  coro- 
siamo  ad  essa  in  modo  speciale  applicare  uà  alle  arti  sorelle,  e  sino  alle  silenziose 
le  seguenti  parole  così  espressive  che  un  volle  s'innalzerà  il  canto.  E  quale  saia? 
illustre  uomo  applicava  a  tulle  le  chiese  11  canto  gregoriano,  e  l'espressione  di  que- 
del  medio  e\o:  Figuriamoci,  dice  Quinet,  ste  liturgiche  melodie  è  talmente  con  for- 
ai pensiero  una  cattedrale.  Ln  numero  me  a  quella  del  monumento,  che  voi  di- 
prodigioso d'artisti  concorse  a  condurla  reste  i  canti  diffondersi  dalle  labbra  del- 
a  termine. Tutti  senza  conosceisi.con  mez-  le  statue,  e  dal  vario  popolo  dell'invetria- 
zi  differenti,  hanno  espressa  una  mede-  te  e  denotili,  come  da  un  gran  coro  di 
sima  idea;  e  l'arte  pi  uua.quella  che  a  tutte  esseri  soprannaturali."  Negli  articoli  Go- 
le alti  e  è  foudainculo,  ai  è  l'archilellura.  Ti,  S\  Em,  e  iu  quelli  che  descrissi  le  cine- 


334  TE  M  TE  M 
se  e  altri  edilizi,  fabbricati  con  gustò go-  chiamano,  il  die  più  volle  notai.  Nel  Vo- 
tico,  ogivale,  d'archi  acuii,  composto,  o  cabotano  delie  arti  del  disegno,  t.  r,lib. 
arabo  tedesco,  dichiarai  ch'è  un  nome  da-  i,cap.  x:  Dell' architettura  gotica  e  sos- 
to forse  impropriamente  ad  un  gusto  in-  soriica,s\  dichiara,  che  nulla  di  più  impro- 
trodolto  nelle  arti  dopo  la  caduta  del  firn-  prio,  secondo  alcuni,  del  nome  dato  a  que* 
pero  romano,  che  fu  disti  ulto  da'goti  e  da  St  architettura. qualora  non  voglia  riguar- 
altri  barbari  venuti  dal  settentrione.  La  darsi  come  invenzione  de'goli.  lmpeioc- 
rozzezza  e  la  magrezza  delle  forme,  i  toni  che  ivi  si  dice,  caduto  il  romano  impero, 
crndi,i  colori  interi  e  non  rolli  ,n  è  ili  gì  a  da-  cadde  ancora  il  buon  gusto  dell'arie,  e  gli 
ti, le  lìgurecorleesenza  molo,i  capelli  trat-  artisti  ignoranti  o  incapaci  a  mantenere 
lati  grossolanamente  ed  i  panneggiamenti  le  belle  proporzioni  degli  antichi,  cotuin- 
inflessibili,glialberìfigurati  diversamente  ciàrono  a  costruire  edifizi  che  si  avvici- 
da  quello  che  sono  nella  natura,  costituì-  navano  al  gotico  fino  da  prima  dell'  ùi- 
scono i  caratteri  della  pittura  e  della  scul  vasione gotica.  Abbandonata  la  semplici- 
tuia  nell'età  in  cui  il  gusto  gotico  domi-  là  dell'architettura,  trascurato  lo  studio 
nava.  L'architettura  tuttavia  di  que'tetu-  della  scelta  e  dell'economia  degli  orna- 
pi,  ch'è  forse  più  saracena  che  gotica,  in  menti,- non  si  volle  più  ragionare  sull'u- 
una  certa  sveltezza  e  leggerezza  che  ari-  lilità  reale,  o  sulla  convenienza  de'diversi 
milizia  l'ardire,  mostra  alcune  bellezze,  membri  architettonici,  e  si  sostituì  a  quel- 
Per  lechiese  poi  il  gusto  gotico  riesce  mae-  l'aspetto  di  solidità,  che  tanto  lusingava 
stoso,  imponente,  simbolico  e  di  voto;  por*  l'occhio  negli  autichi  edifizi,  una  manie- 
la  un'impronta  misteriosa  e  religiosa.  So-  ra  di  costruire  capricciosa,  ardita  e  leme- 
slengono  alcuni  che  la  tendenza  delle  for-  rana,  che  a  prima  vista  poteva  sorpren- 
ine  ogivali  quando  si  applica  alle  chiese  dere  ed  intimorire  lo  spettatore.  Quindi 
cattoliche,  sembra  che  meglio  si  addica  agli  angoli  rei  ti,  alle  forme  circolari,  sot- 
per  le  sue  sublimi  colonne,  eccedenti  in  tenlrarouo angoli  acuti  e  segmenti  (osem- 
altezza  le  co  munì  classiche  dimensioni  del-  menti,  parti  d' un  cerchio  composto  tra 
1  architettura  greco-romana.  Poichèdico-  qua  hi  voglia  a  reo  e  lasua  eorda)ancora  più 
no,  che  gli  archi  acuminali  come  fiamma  acuti  di  curve  irregolari. Da  principio  si ap- 
simboleggiano  le  preci  chesielevanoal  eie-  poggiarono  volte  immense  sopra  pilastri 
lo,  avendo  l'architettura  cristiana  il  prò-  massicci  e  pesanti;  poscia  si  elevarono  vol- 
prio  carattere  del  simbolismo.  Ordine  go-  te  alliscine  sopra  fasci,  o  riunioni  di  co- 
lico si  chiama  quella  costruzione  di  ma-  lonne  leggerissime,  ed  anche  incavate.  Gli 
ni  era  tedesca,  di  proporzioni  non  punto  angoli  divennero  tutti  obliqui;  le  inter- 
simili  a'5  ordini  dell'architettura  antica,  sezioni  (tagli  scambievoli  di  dueo  più  li  - 
cioè  dorico,  ionico,  corintio,  toscano  (for-  nee,  e  i  punti  dove  due  linee  s'interseca- 
ste anteriore  a'  eletti  de'  greci),  romano  o  noi  delle  curve  furono  accompagnate  da 
composito;  ma  di  stile  barbaro,  con  co-  maschere  goffe  e  ridicole;  ìe  colonnette  ed 
lonne  sottilissime  e  lunghe  olire  misura,  i  pilastri  furono  coperti  di  fogliami  biz- 
av  volle  spesso,  ed  in  più  modi  snervate  e  zarri  e  di  animali  fantastici;  le  finestre  fa- 
postele  une  sopra  le  allrecon  una  quanti*  rono  ingombrate  di  frastagli  innumera- 
tà  di  piccoli  tabernacoli  e  piramidi,  risalti,  bili,  attraverso  a 'quali  la  luce  penetrava 
rotture,  meiisoline, fogliami, animali  e  vi-  a  stento;  il  merito  del  lavoro  consisteva 
licci,  ponendosi  .sempre  cosa  sopra  cosa,  nel  tagliar  la  pietra  non  altrimenti  che  si 
senza  alcuna  regola,  ordineo  misura.  Ma  farebbe  del  legno;  si  abbandonò  i  olerà - 
alla  maniera  e  gusto  gotico,  sembra  non  mente  la  strada  additala  dalla  natura,  e 
potersi  ri  golosamente  da  re  il  nome  di  or-  non  si  pensò  che  a  sopraccaricare  gli  e- 
dine,  col  quale  molli  impropriamente  lo  difizi  di  oiuatnenli,  come  se  questi  pò- 


TEM  T  E  M  335 
tessero  tenere  il  luogo  della  bella  natio  a-  io  altezza  e  solidità). che  imbarazzano  I  tu- 
ie semplicità.  Dice  [une  il  /  ocabolario3  terno,  e  die  lo  dividono  d'ordinario  in 
eli  'è  però  cosa  degna  d'osservazione,  clic  forma  di  croce.  Perfino  le  grondaie  sono 
1'  architettura  delta  gotica  in  Italia  con-  snato  rate  colla  rappresentazione  di  uorai- 
servò  ancora  qualche  vestigio  della  gre-  ni  e  d'animali,  e  le  finestre  colle  loroscul- 
ca,  il  die  può  riconoscersi  nella  chiesa  di  ture  hanno  sovente  l'aspetto  della  volta 
s.  Paolo  a  Roma  fabbricata  da  C'ostali-  maggiore  d'ira  tempio.  La  stravaganza  di 
lino  I  (verso  il  3^4,  ampliata  da  Valenti-  questa  architettura,  e  specialmente  degli 
niano  II,  Teodosio  I,  Arcadio,  e  compi-  archi  diagonali  delle  volte,  fece  nascereil 
ta  verso  il  3q  5  da  (  morio:  poiebbero  Ino-  pensiero  ad  alcuni  scrii  lori  moderni,  die 
go  gli  abbellimenti  che  descrissi  nell'in-  realmente  a'  popoli  chi  Nord  potesse  at- 
ei cito  articolo).  Si  lece  in  seguito  ona  ine-  Iribnirsi  l'invenzione  di  quelle  forme;  e 
scolanza  del  gusto  moresco,  ossia  di  quel-  che  essi  ne  avessero  pigliala  I'  idea  nella 
lo  sparso  in  Europa  da'  saraceni  della  riunione  di  due  alberi  chinali  l'uno  ver- 
Spagna,  col  greco  che  ancor  dominava  so  l'altro,  il  che  sovente  avviene  nelle  fo- 
in  Italia,  e  col  gotico  che  si  era  in t rodo t-  reste,  nelle  quali  pure  Li  frequenza  degli 
to;  e  da  questa  mescolanza  nacque  lo  sti-  alberi  avrebbe  potuto  fornir  l'idea  di  am- 
ie detto  da  alcuni  arabo-tedesco,  forma-  massai'  le  colonne.  Su  questo  principio  i 
to  dalla  unione  del  moresco  e  del  greco  rami  affastellali  intorno  ad  un  tronco  a- 
col  germano-gotico.  Di  questo  sono  le  cat-  vrebbero  dalo  origine  «'pilastri  aggrup- 
ledrali  ili  Pisa, d'Orvieto, di  Siena,eu-  pati,  che  sostengono  i  gotici  edilìzi;  ed  i 
un  parte  del  duomodi  Firenze.  Nella  Spa-  rosoni  ed  i  frastagli  delle  finestre  dell'au- 
gna i  primi  edifizi  gotici  erano  stali  mas-  lidie  chiese,  non  sarebbero  se  non  l  ef- 
sicci  egiganteschi;  ma  i  mori  v'introdusse-  fello  dell'imitazione  dell'effisttodi  luce  in- 
ro  un'eccessiva  delicatezza  e  una  profu-  (eri  otta, prodotta  da  ramiedalle  foglie  de- 
sione  d'ornamenti,  massime  di  fogliami  gli  alberi  nelle  più  dense  boscaglie.  L'ar- 
e  di  frulli,  donde  nacque  Io  stile  sa  race-  cbiteltura  sassònica  non  è  propriamente 
no  o  arabesco.  I  mori  evitavano  con  di-  se  non  la  gotica  che  passò  in  Inghilterra, 
ligenza  le  figure  d'uomini  e  di  animali;  e  che  molli  credono  portata  colà  da  oor- 
i  francesi  all'incontro,  massime  negli  edi-  manni  dopo  la  loro  conquista,  o  da  frau- 
fìzi  cristiani,  prodigavano  ne'  loro  ornati  chi  o  da'dnnesi.  Si  osserva  in  questa  ar- 
ie figure  de' nani  o  de' giganti,  de' grifi  e  chitetlura  la  delicatezza  de'membri,  e  non 
delle  sfingi.  Molte  «Ielle  antiche  cattedra-  vi  si  vede  quella  profusione  d'ornamenti 
li  d'Europa  mostrano  ad  evidenza,  cb'e-  di  scultura  che  si  ravvisa  altrove.  1  ma- 
ransi  perfino  perdute  le  tracce  dell'alili-  naci  inglesi  dierono  a  quel  genere  di  co- 
ca architettura.  Questi  edifizi  detti  goti-  strnzione  il  nome  di  opere  romane,  ed  al- 
ci presentano  pesanti  facciate  cariche  d'u-  eu'ui  ili  fatto  vi  riconoscono  uu'imilazio- 
na  quantità  di  figure  barbare  talvolta,  e  ne  dell'architettura  romana  degenerata, 
talvolta  ridicole  e  indecenti;  vi  si  vedo-  come  nel  grandioso  edilizio  dell'abbazia 
no  costantemente  3  porte  alte. e  strette,  di  "West  min-ter.  Il  conte  Strafico  nel  suo 
che  servono  di  I  asi  n  torri  talvolta  aids-  dotto  di-corso  eu  questo  argomento,  è  di 
siine;  vi  si  vede  un  un  mero  prodigioso  ili  parere  che  1'  architettura  della  gotica  -ia 
pilastri  intagliali  in  mille  forme  diverse,  originariadel  paese  e  della  nazione  de'go- 
al  di  sopra  de'quali  s'innalzano  volle  ap-  ti,  e  in  progresso  partecipò  della  greca  e 
mente  sulla  fronte  delleco-  della  romana.  Come  queste  due,  per  lo 
baine  (malgrado  I'  apparente  debolezza  stabilimento  degli  ordini  e  perla  pai  tede- 
delie  colonne  e  de' pilastri,  le  costi  ozio-  corativa,  nacquero  dalla  forma  delia  ca- 
lli di  stile  gotico  soi  in  cuciono  per  la  Io-  panna  (de'popoli  agricoltori,  quando  co- 


33G  T  E  M  T  E  M 
minciarono  a  formarle  ci i  legno:  i  roma-  fabbricarono  i  loro  templi  e  altri  edilìzi, 
ni  riceverono  gl'insegnamenti  dell'archi-  prima  di  legno  e  noi  di  mattoni.  Quello 
tettoia  dagli  elrusci, che  furono  grandi  ar-  stile  si  stabili  probabilmente  in  Germa- 
chi  tetti,  ed  in  seguito  molto  impararono  nia  anziché  altrove,  e  perciò  non  è  ine- 
da'greci,  ossia  abbracciarono  il  loro  gu-  raviglia  che  dagl'italiani  sia  stalo  nomi- 
slo,  ma  rimasero  ad  essi  inferiori;  però  nato  tedesco,  maniera  tedesca,  o  archi- 
i  romani  perfezionarono  l'ornato,  e  ini-  tettura  germanica.  Nella  Germania  tale 
maginarono  costruzioni  forse  neglette  da'  siile  fu  bizzarramente  accresciuto  nella 
greci,  come  le  vie  pubbliche,  gli  acque-  parte  decorativa,  e  poi  s'introdusse  l'u- 
dotti,  le  cloache,  gli  anfiteatri,  gli  archi  so  delle  basi  e  de' capitelli  delle  colon- 
trionfali  e  altre  forme  di  edilizi  propri  de'  ne  a  imitazione  delle  fabbriche  di  slrut- 
romani),  cos'i  la  gotica  derivò  dalle  par-  tura  romana.  11  Fischer  pretende  uega- 
licolaricircostanzeeconsueludini  diquel-  re  a'goti  l'uso  delle  arti,  e  che  non  fura- 
la nazione.  Usciti  i  goti  dalla  Scandia,  par-  no  i  primi  in  Italia  a  costruire  volte  di  se- 
te della  Scandinavia  (di  cui  a  Svezia),  e  slo  acuto,  le  quali  avanti  l'invasione  go- 
passati  in  parte  nella  Dacia,  nella  Tra-  tica  già  esistevano,  e  che  l'architettura 
eia  e  nella  Mesia, ila Diceneo  furono  istruì-  denominata  gotica  è  propriamente  l'ale- 
li  in  varie  scienze,  specialmente  nella  i\-  manna,  la  quale  fiorendo  ue'secoli  XI  e 
sica  e  nelle  matematiche.  Ora  conser-  XII,  servi  d'esemplare  e  modello  a  tutti 
vaudo  essi  le  principali  impressioni  che  i  popoli  d'  Europa,  e  si  sostenne  sino  al 
aveano  ricevuto  del  culto  religioso  ne'  secolo XV.  Il  conte  Strafico  non  è  dique- 
boschi,  di  alberi  cioè  solitari  o  di  nudo  stoavvisoe  l'impugna.  L'architettura  go- 
e  nodoso  tronco,  e  di  alberi  aggruppati  tica  divenne  pesatile  e  massiccia,  allorché 
e  affastellati,  che  i  loro  rami  stendeva-  i  lombardi  o  longobardi,  dopo  cacciali  i 
no  in  varie  direzioni,  con  quelli  de'  vici-  goti  dall'Italia,  l'occuparono,  predomi- 
ni alberi  incrocicchiandosi,  (ormando  per  naudo  allora  lo  stile  di  eccessiva  robuslez- 
tal  modo  una  sorte  di  letto,  e  vuoti  spa-  za, introdotto  dallo  studio  di  sicurezza  oel- 
zii  lasciando  altrove, pe'quali  passava  la  la  castella  e  altri  simili  edifìzi.  L'archilet- 
luce;le  idee  medesime  applicarono  a'Iuo-  tura  gotica  inoltre  pigliò  dall'orientale  fi- 
ghi rinchiusi  pel  raccoglimento  conve-  dea  delle  cupole  nella  crociera  de'leoipli. 
niente  della  popolazione  all'esercizio  del  Leggo  neh'  autore  della  magnifica  ope- 
cullo,  e  con  costruzioni  di  legname  imi-  ra,  Cinese  principali  d'Europa,  Milano 
tarcno  la  naturale  figura  de' boschi  ove  1824?  descrivendo  quel  duomo,  che  olire 
celebravano  i  misteri  di  loro  religione,  quanto  di  più  grande,  di  più  ricco,  di  più 
Quindi  le  colonne  esili  e  le  atfastellate,  le  maestoso  ci  abbia  lasciato  la  gotica  ar- 
aperture  per  dar  adito  alla  luce  formate  chitettura:  ■>  Qualunque  però  sia  L'ori- 
a  seslo  acuto,  il  tetto  parimenti  in  volte  gine  di  questa  vaga  e  libera  architettu- 
di  sesto  acuto,  i  fogliami  traforati  nelle  ra,  fatto  è  ch'ella  ha  pure  i  suoi  pregi, 
finestre  alla  foggia  de'naturali,  gli  archi  E  senza  prendere  ad  istituire  un  coufron- 
sorgenti  immediatamente  da'  tronchi  o  to  tra  essa  e  l'architettura  greca  e  roma- 
dallecolonuesenza  trabeazione.  Soggiun-  na,  si  può  dire  non  pertanto,  che  se  que- 
ge  il  conte  Stratico,  se  si  trova  ragione-  sta,  parlando  specialmente  de'templi,  al- 
vole,  che  dalle  capanne  siasi  pervenuto  la  religione  de' gentili,  tutta  per  cosi  dire 
al  tempio  di  s.  Pietro  di  Roma,  si  potrà  fisica,  ottimamente  s'  accordava,  quella 
ammettereegualmente,  che  da  quelle  pri-  sembra  forse  meglio  confarsi  alle  misli- 
nie  idee  de'boschi  siasi  a  grado  a  grado  checredenze  de'cristiani.  Le  navale  stret- 
pervenuto  alla  costruzione  del  duomo  di  te,acuminateesostenuteda  numerose co- 
Milano.  1  goti  passali  nella  Germauia,  vi  louue,  de' gotici  edifizi,  la  fioca  luce  che 


TEM  TE  M  337 
lasciano  in  essi  penetrare  finestre  lunghe»  l'adorazione  della  divinità-  SecondoEro- 
anguste,  e  quasi  otturate  da  un'infinità  doto,  i  primi  popoli  che  edificarono  tem- 
d'ornati,  inclinano  l'animo  a  religiosa  pii  coperti  furono  gli  egizi,  («lande  fu  il 
pietà, lo  dispongono  adivoto  raccoglimeli-  tempio  di  Belo;  vastissimo  e  magnificen- 
to,  ed  anche  mal  suo  grado  gl'incutono  tissimo  queilo  ili  Salomone,  celeberrimi» 
quel  timoroso  rispetto  die  si  deve  alla  ancora  pe'tanti strepitosi  avvenimenti, eoi 
Divinità."  fino  alla  sua  totale  distruzione  soggiac- 
Nicola  d' A  puzzo  architetto,  ne\V  fc/J'e-  que.  Ma  toccava  a'greci,  moderatori  d'o- 
meridi  letterarie  diéioma  del  1822,  nel  gni  bell'opera  umana, il  dare  a'tempii  un 
t.  8,  p.i34,  pubblicò  V Introduzióne  <id  ordinamento  uniforme  e  regolare,ponen- 
un  trattato  completo  sopra  i  tempii  dei  dosi  un  argine  alle  bizzarrie  cui  and  iva 
cristiani  che  si  dicono  chiese.  Ne  darò  soggetta  la  composizione  di  tali  edilizi, 
per  la  sua  importanza  un  breve  sunto.  I  Dalle  regole  de'greci,  descritte  da  VilnY- 
tempii  de'cristiani  hanno  alcune  qualità  vio,  i  romani  pochissimo  si  allontanami 
comuni  cogli  edilìzi  sagri  alle  divinità  di  no,  edificando  tempii  numerosi  e  magni- 
tutti  gli  altri  popoli,  e  ne  hanno  alcun'al-  liei  per  tutta  la  loro  vastissima  domina? 
tre  che  ad  essi  medesimi,  ovvero  agli  u-  zione.  Anticamente  etano  situati  in  mu- 
si cui  sono  destinati,  specialmente  appar-  do  che  il  popolo  nel  farvi  le  sue  preghie- 
tengonsi.  Poiché  tutte  le  opere  degli  no-  re  trova  vasi  rivolto  verso  occidente,  in  tal 
mini,  che  la  religione  riguardano,  tenti-  guisa  essendo  edificato  il  tempio  di  Silo- 
te  furono  sempre  mai  come  le  più  irapor-  mone.  Dipoi  fu  data  loro  una  situazione 
tanti,  edella  maggior  eccellenza; così  far-  opposta,  addirizzandone  l'estremo  supc- 
chitetlura,  opera  meravigliosissima  degli  riore  a  oriente.  La  loro  forma  e  posizio- 
esseri  intelligenti,  non  ha  soggetto  più  su-  ne  topografica  era  relativa  a'nunji  cui  e- 
blimedella  religione,  uè  v'ha  cosa  al  mon-  ranoconsagrati:  i  tempii  rotondi  ordina- 
do  che  più  di  questa  a  tutta  la  possibile  riamente  dedica  vansi  aVesta, Diana, Mer- 
sua  perfezione  la  chiami.  Nelle  primitive  curio,  Ercole,  ec.  Diradatesi  le  tenebre 
società  gli  uomini  adoravano  Dio,  Fat-  del  gentilesimo  e  dell'idolatria,  per  quel 
loie  e  Datore  di  tutte  le  cose,  allo  scoper-  lume  sempre  vivo  della  cristiana  religio- 
to.  Imperocché  pensavano  che  questa  stu-  ne,  altro  modo  sorse  di  prestar  al  vero 
penda  macchina  del  mondo,  governata  Dio  culto  verace  e  santo,  non  macchiato 
colla  soavissima  armonia  del  movimen-  d'impuro  sangue,  né  a  turpi  sozzure  e  lai - 
to  de'cieli,  essendo  il  più  grande  oggetto  dezzecommisto;che  venne  a  traverso  del- 
della  loro  ammirazione,  il  mezzo  purees-  le  dominazioni  barbariche,  a  dettar  110- 
ser  dovesse  ond'eglino  si  elevassero  all'i-  velia  forma  di  tempio  al  secolo  del  risor- 
dea  della  potenza  infinita,  la  quale  tan-  gimento  dell'arti  in  Italia.  I  primitivi  cri- 
te  meraviglie  operava.  Ma  osservando  poi  stiani,  onde  involarsi  all'acerbe  persecu- 
che  all'applicazione  dello  spirito,  dagli  e-  zioni  della  Chiesa,  fatte  dagP  idolatri,  si 
sercizi  di  religione  richiesta,  era  necessa-  riunivano  a  esercitar  i  loro  uffizi  religio- 
so un  luogo  raccolto  e  ritirato,  abban-  si  nelle  case  privale  e  nelle  catacombe. 
donarono  allora  le  vaste  pianure,  le  mon-  Siffatte  adunanze  e  i  luoghi  in  cui  si  te- 
lagne,  i  boschi,  ove  già  le  loro  preci  e  i  nevanofurono  nominate  indistintamente 
riti  eseguivano  ,  e  si  posero  a  fabbricar  cliicsc;  del  (piai  vocabolo  si  servirono  gli 
tempii.  Questa  voce  significando  un  luo-  apostoli  ,  traendolo  dagli  ebrei  ellenisti 
go  sagro  aperto,  destinato  a  contemplar  (cioè  quelli  che  abitavano  l'Egitto  e  gli 
il  cielo, i  primi  tempii  consisterono  in  seni-  altri  luoghi  ov'era  sparsa  la  lingua  greca), 
plici  recinti  di  mura,  avendo  nel  mezzo  che  l'usavano  presso  a  poco  nel  significa- 
una  loro  parte  scoperta  che  serviva  per  to  di  sinagoga.  Ne'primi  periodi  della  lq- 

voi..  IXXIII.  17. 


338                  TEM  TE  RI 
io  edificazione,  le  chiese  venivano  il  più  vantare  la  speciale  loro  caralteiislica.  l\Ta 
che  potevasi  separale  da  ogni  alita  fab-  poiché  gli  architetti  italiani,    dal  fondo 
laica  profana,  essendo  circondale  da  ve-  de'tenebrosi  secoli  di  ferro,  schiusero  gli 
stiboli,  giardini  e  altri  edilizi  d'uso  cecie-  occhi  all'antico  splendore  delle  nostre  ar- 
siaslico.  Le  chiese,  come  i  tempii  del  pa-  ti,  Ben  si  avvinarono  di  proscrivere  que' 
ganesimo,  erano  rivolte  verso  l'oriente  tanti  fasci  di  pertiche,  e  quel  tritume  di 
per  simbolo  della   luce,  ritenendosi  per  ornamenti  aridi  e  rozzi,  che  ne'tempii  de' 
simbolo  delle  tenebre  l'occidente.  A  mol-  cristiani  ricordano  la  rugginosa  vena  de' 
te  disastrose  vicende  andarono  soggetti  gotici  costumi,  a  traverso  della  quale  pas- 
questi  sagri  edilìzi,  finché  nel  ioo3,dde-  so  già  la  più  vera  e  la  più  santa  fra  tutte 
guatasi  la  paura  della  creduta  imminen*  le  religioni.  Ancorché  vogliasi  attribuir 
te  distruzione  del  mondo  (per  cui  ipopo-  alcuni  pregi  all'architettura  gotica,  deve- 
li erano  giaciuti  nell'infingardaggine),  in-  si   nondimeno  riconoscerla   inferiore   di 
cominciarono  a  gara  i  cristiani  a  fabbri-  gran  lunga  all'architettura  greco-roma- 
car  chiese  durevoli,  che  piegarono  verso  na  (che  racchiude  i  noti  e  ricordali  5  or- 
la gotica  maniera, diverse  dalle  precedei!-  dini  classici,  fuori  de'  quali  non  vi  è  ne 
ti  e  dalle  posteriori  al  risorgimento  del-  perfetta  bellezza,  né  buon  gusto  :  eppure 
l'architettura    italiana.    Essendo    della  la  moda  delle  furine  gotiche  si  applicò  e 
maggior  sublimità  per  qualsivoglia  nazio-  tuttora  si  usa  ne'mobili,  negli  arnesi,  ne- 
lle, gli  edilìzi  die  si  consagrano  al  culto  gli  ornamenti  domestici,  ed  in  alcune  fab 
divino,  e  comeché  in  essi  devesi  ravvisa-  liriche),  il  di  cui  sistema  ad  ogni  richie- 
re  P  impressione  del  sentimento  morale  sta  di  raffinato  senso  di  bellezza  degan- 
dell'uomo  trasportato  alla  massima  sua  temente  soddisfa.  Tenendosi  inoltre  per 
elevazione,  l'oggetto  loro  principale  e  il  noi  in  somma  venerazione  tuttociò  dieci 
loro  principio  fondamentale    dev'essere  viene  da'greci  e  da'romani,  che  sono  sta- 
mi complesso  di  bellezzeche  limpidopro-  ti  nostri  avi  gloriosi,  ragion  vuole  che  a' 
ceda  da  tal  sublime  sentimento,  non  che  loro  sublimi  e  mirabili   concepimenti  ci 
dal  modo  di  renderlo  estrinseco  per  mez-  volgiamo  ogni  volta  che  vorremo  rive- 
zo  degli  umani  uffizi.  Questo  principio  lui-  slire  le  opere  nostre  di   maestosa  gran- 
Io  metafìsico  e  tutto  ideale,  èia  sola  co-  dezza  e  di  severa  dignità.  Ottimo  consi- 
sa  che  l'architettura  delle  chiese  averde-  glio  fu  perciò  quello  di  sostituire  all'ar- 
ce di  couuine  con  l'architettura  degli  al-  chi  lettura  gotica  la  greco-romana  nella 
tri  popoli.  Ma  questo  medesimo  principio  composizione  delle  nostre   chiese,   tanto 
è  quello  d'altronde,  che  producendo  una  più  che  le  belle  forme,  di  cui  questa  olire 
necessaria  diversità  di  caratteristica  fra  i  tesoro,  non  disconvenienti  si  trovano  al 
tempii  di  tulle  le  religioni  del  mondo,  ri-  concorso  di  quella  distinta  idea  che  vuol- 
chiede  che  il  concetto  d'una  chiesa  sia  af-  si  formare  per  simili  edilìzi;  essendo  pur 
fatto  differente  da  quello  d'ogni  altro  tem-  state  le  chiese  in  origine  accomodate  en- 
pio.  La  pagoda  cinese,  la  moschea  mao-  tro  fabbriche  greco-romane.  Se  non  che 
mettami,  il  tempio  egizio,  il  greco,  l'in-  grave  oltraggio  noi  faremmo  all'eceellen- 
diano,  porla  in  fronte  a  chiare  note  scoi-  za  della  nostra  religione,  se  per  inchinar- 
pila  una  non   equivoca  caralteiislica  in  ci  riverentemente  innanzi  all'archilellu- 
tssi  trasfusa  dal  profondo  sovrano  senti-  ra  greco-romana,  volessimo  trascurare  i 
mento  di  religione  degli  uomini.  Le  no-  principali   requisiti  degli  edilìzi  ad  essa 
sire  chiese,ove  fossero  concepite  e  oidi-  consagrali,  e  toglier  loro  perfino  i  mezzi 
nate  alla  gotica  maniera,  ch'é  la  sola  che     onde  servire  agli  olìici  ecclesiastici ,  che 
originalmente  sia  slata  alle  medesime ap-      certamente  non  hanno  nulla  di  comune 
plicala,  non  mancherebbero  pur  esse  di      con  quelli  del  paganesimo,  e  che  non  vi 


TEM  T  E  M  339 
lin  potere  né  onoranza  che  valga  miai-  creila  lai. "chiesa  a  modo  di  croce,  elio 
telarne  la  specie.  Perla  qual  cosa  seni-  fu  quella  di  s.  Pietro  di  Roma  (ne  edili - 
Ina  necessario  che  i  templi  cristiani  al-  co  pure  delle  altre  in  Rom.i,  oltre  l'arci- 
tro  non  conservino  dell'architettura  gre-  basilica  La tera Dense,  in  altre  parti  d'Eu- 
co-romana,  che  i  soli  elementi;  sicché  la  ropa,  cosi  nell'Africa  e  in  Oriente):  lai. 
principale  distribuzione  della  pianta  ed  cupola  poi  fu  eseguita  sotto  l'impero  di 
elevazione,  non  che  la  composizione  e  or-  Giustiniano  I,  che  incominciò  a  regnare 
dinamento  degli  ornati  secondari  sieno  nel  027,  in  s.  Sofia  di  Costantinopoli:  di 
argomenti  di  speciale  proprietà  delle  cine-  campanili  molti  esempi  si  potrebbero  ad- 
se,  le  quali  per  tal  cagione  vengono  di-  dune,  ma  tutti  foggiati  alla  maniera  go 
poi  da  qualsivoglia  altro  tempio  accon-  tica;  il  solo  tra  essi  cui  con  mirabile  suc- 
ciameute  distinte  e  diversificate.  Quan-  cesso  sia  stata  applicata  l'elementare  ar- 
to alla  forma  d'una  chiesa,  del  suo  com-  chi  lettura  greco-romana,  è  il  campanile 
partimento,  de'suoi  ornati,  perchè  possa  di  s.  Chiara  di  Napoli,  che  può  servire 
risultar  coerente,  conviene  por  mente  a  di  modello,  opera  di  Masuccio  II  del  se- 
tutte  quelle  cose  che  gli  usi  ecclesiastici  colo  XIII.  Varie  chiese  furono  successi- 
richiedono,  e  senza  necessità  di  far  mio-  vamente  composte  a  forma  di  croce,  ma 
ve  invenzioni,  sarà  faci  le  opera  il  soddisfa-  non  tutti  gli  architetti  che  n'ebbero  I  iu- 
re a  tutti  i  particolari  della  medesima.  La  combenze  si  mantennero  osservatori  ri- 
croce, quel  venerando  segno  che  ci  ri-  gorosi  di  regole  semplici  e  uniformi.  Vari 
membra  il  cardine  principale  di  nostra  scrittori  moderni  si  avvisarono  scredila- 
sagrosanla  religione;  la  cupola,  conside-  re  un  simile  sistema,  onde  fra  le  scuole 
rata  e  a  buon  diritto  sostenuta  come  la  s'insinuò  il  dispregio  verso  la  figura  es- 
piri segnalata  e  ardita  invenzione  degli  senzialmenteallechiese  convenevole,  cre- 
ili -L'Ili tetti  cristiani  ;  il  campanile,  opera  dendosicheil  vizio  fosse  in  questa.anziche 
anch'essa  ardita,  e  immediatamente  sog-  nel  mododiordiuarlaeornarla.Operanoii 
getta  a  officio  ecclesiastico,  saranno  i  3  vana  quindi  sarà  da  reputarsi  quella  di  ri- 
dati essenziali  per  regolare  la  distribuzio-  chiamarein  vitailsuo  venerevole  imperio, 
ne  della  pianta, ed  elevazione  d'ima  cine-  investigando  le  vie  per  le  quali  possa  «io- 
sa ;  in  guisa  che,  con  la  elementare  archi-  strarsi  composta  a  maestosa  eleganza,  e 
lettura  greco-romana,  cioè  co'  rapporti  vantar  pregi  ili  ammirabile  bellezza.  La 
ben  proporzionali  de'vacuico'solidi,ecol-  forma  delle  basiliche  profane,dicono  aldi- 
là giudiziosa  scelta  de'più  eleganti  oidi-  ni,  più  d'ogni  altra  si  conviene  allechie- 
111  architettonici,  e  di  ciò  che  con  quelli  se,  perchè  in  quelle  i  primi  cristiani  era- 
serba  ìntima  corrispondenza,  veugasi  di-  no  soliti  adunarsi  ad  esercitare  gli  uffizi  di 
poi  a  comporre  un  tutto  insieme  che  im-  religione,  essendo  stato  alle  chiese  stesse 
prima  nel  tempio  cristiano  quella  tal  ca-  conservato  per  tale  memoria  anche  il  no- 
ratterislica  che  a  distinguerlo  chiaramen-  me.  Questi  ediGzì  ecclesiastici  furono  ac- 
te  sia  valevole  da  qualsivoglia  altro  tem-  comodati  allora  agli  usi  ecclesiastici,  cioè 
pio  a  qualunque  altra  religione  consa-  (piando  sorgendo  da'  suoi  fondamenti  il 
grato.  Assai  aulica  è  la  forma  de'tcrupli  cristianesimo,  fra' secoli  di  barbarie  e 
cristiani,  cioè  di  quella  che  indicherò  poi,  d' ignoranza  ,  nou  potevasi  né  sapeva» 
rammentando  quanto  io  ne  scrissi  (e  che  pensare  ad  una  forma  di  chiese  che  al  fi- 
incontrò  il  gradimento  dell'encomiato  ne  loro  particolarmente  convenisse»  ira- 
Ratti,  il  quale  a  mia  confusione  volle  in-  perciocché  se  noi  osserviamo  le  odierne 
titolarmi  il  suo  bellissimo  e  utile  Tr<it-  basiliche  avere  una  forma  quasi  del  tut- 
tato  per  p erezione,  de' sacri  tempii)^  poi-  to  simile  a  quella  delle  basiliche  de'gen- 
chè  sullo  Costantino  I,  nel  3  190  324,  fu  tili,  nou  dee  inferirsi  che  ciò  derivasse  da 


340  T  E  M 

un  I)d  sentimento  di  convenienza  con- 
cepito in  quell'epoca,  ma  che  fosse  sol- 
tanto un  ripiego  ollerlosi    il  più  accon- 
cio al  bisogno.  Né  maggior  peso  accre- 
sce all'  opposizione  il  dire,  che  siccome 
le  basiliche  servivano  un  giorno  a  riunir 
molle  persone  per  trattare  faccende  mer- 
cantili, cos'i  i  numerosi  cristiani  ponuo  in 
esse  adunarsi  per  trattare  il  gran  affare  di 
loro  eterna  salute;  dappoiché  tanto  incon- 
sistente è  per  se  stessa  questa  proporzio- 
ne, che  al  primo  enunciarsi,  per  combat- 
tuta e  vinta  si  mostra,  non  potendosi  so- 
stenere veruna  sostanziale  analogia,  sen- 
za pericolo  di  turpitudine,  tra  quel  luo- 
go dove  i  negozi  mondani  si  avvicenda- 
no, e  quello  dove  si  eseguiscono  le  pieto- 
se opere  di  religione,  così  augusta  e  san- 
ta com'è  la  cristiana.  Altri  sostengono,  che 
altra  forma  non  deve  prender  un  edilizio 
a  Dio  sagro,  chela  rotonda,  comesi  os- 
servava nella  remola  antichità,  ricorda- 
to dalla  Scrittura,  cioè  un  tempio  di  7  co- 
lonne cou  una  in  mezzo  e  le  altre  nella 
periferia,  onde  vuoisi  che  il  tempio  filisteo 
che  Sansone  fece  crollare, scuotendo  due 
sole  colonne,  fosse  rotondo.  Affermano  di 
piùi  medesimi,  chela  figura  rotonda  con- 
■viensi  meglio  che  altra  ad  ogni   tempio, 
perchè  in  certo  modo  rappresenta  l'im- 
magine della  figura  sferica  di  tutto  il  mon- 
do, sopra  del  quale  Iddio  come  essere  per- 
fettissimo e  necessario  divinamente  impe- 
ra. Né  si  rimangono  dal  riferire  che  gli 
architetti  stessi  cristiani,  fra'quali  il  Pal- 
ladio, punto  non  limitandola  scelta  del- 
la figura  per  le  chiese,  tengono  però  per 
più  bella  e  più  regolata  la  rotonda  e  la 
quadrangolare.  Quindi  allegano  i  molli 
esempi  di  tempii  rotondi  sparsi  per  l'anti- 
chità romane,  fra' quali  signoreggiando 
maestosamente  con  pompa  di  bellezze  ar- 
chitettoniche il  Pantheon  di  Pioma  (con- 
sagrato a  tutti  i  Dei  del  paganesimo),  co- 
sì questo  come  bellissimo  e  perfettissimo 
modello  di  chiesa  propongono.  E  più  si 
rafforzano  in  siffatte  argomentazioni  nel- 
l'ossei'vare  che  varie  chiese  rotonde  furo- 


TEM 
no  edificate  nelle  scorse  epoche  italiane 
da  architetti  d'alta  rinomanza.  Additano 
tra  le  ultime,  ed  erette  ne'primi  anni  del 
secolo  corrente,  il  tempio  di  s.  Alessan- 
dro in  Varsavia  jvaitazioae  del  Pantheon, 
quello  della  B.  Vergine  in  Torino,  e  quel- 
lo di  s.  Francesco  di  Paola  in  Napoli.  Gra- 
vissimo a  prima  giunta  sembra  il  comples- 
so de'suffragi  che  la  figura  rotonda  del- 
le chiese  può  riunire  a  suo  favore;  ma  pu- 
rediceilD'Apuzzo,  che  vado  compendian- 
do, questi  spariscono  come  nebbia  al  so- 
le col  semplice  enunciarsi  delle  poche  e- 
videutissime  proposizioni.  Non  è  dicevo- 
le la  figura  sferica  a'tempii  de' cristiani  : 
i.°  perchè  non  olire  nel  suo  assieme  una 
caratteristica  particolare  a  codesti   sagri 
edilìzi,  i  quali  è  necessarissimo  che  l'ab- 
biano, per  distinguersi  da  ogni  altro  tem- 
pio appartenente  ad  altra  religione  :  1° 
perchè  in  essa  non  può  darsi  armonica  di- 
stribuzione a  tutti  gli  altri  argomenti  di 
uso  e  di  convenienza  che  vi  si  richiedono; 
quali  sono  il  doppio  vestibolo  o  grande 
spazio  dell'ingresso,  il  campanile  (ovvero 
se  si  crede  opportuno  di  far  due  campa- 
nili, annessi  alle  chiese  o  pure  da  essi  di- 
sgiunti), la  sagrestia,  le  cantorie,  il  collo- 
camento degli  altari;  dovendosi  ricorda- 
re, che  non  v'ha  perfetta  analogia  tra  le 
figure  circolari  e  le  rettangolari  :  3.°  per- 
chè la  cupola,  quale  fu  inventata  dagli  ar- 
chitetti cristiani,  e  quale  conviene  serbar- 
si alle  chiese,  non  può  in  essa  ottener  fa- 
vore, poiché  l'altezza  interna  in  tal  caso 
diviene  di  soverchio  eccedente;  conviene 
poi  esaminare  se  sia  sempre  necessario  far 
doppia  la  cupola,  e  qual  sia  la  curva  e  l'or- 
nalo più  conveniente  :  f\.°  perchè  la  for- 
ma rotonda  presenta  il  grave  incon  venien- 
te di  non  potersi  estendere  a  grande  am- 
piezza, la  quale  imperiosamente  viene  ri- 
chiesta dalla  maggior  parie  delle  chiese, 
ed  anche  compartirle  con  3,  ovvero  in  5 
navate  ossiano  ale,  dove  è  bell'opera  u- 
sare  colonne  isolate,  riuscendo  di  maggior 
decoro  delle  ale  poi  ficaie  esterne:  5.°  per- 
chè se  poi  non  altro  che  l'autorità  debba 


TE  M 

tenersi  sufficiente  a  favorirne  l'uso,  devc- 
si  riportare  alla  più  rispettabile  dell'auto- 
rità in  tatto  di  discipline  architettoniche, 
a'greci.  I  greci  non  fecero  tempii  rotondi: 
la  lanterna  di  Demostene  (o  Diogene?)  e  la 
torre  iliCereste,  che  sono  i  soli  edilìzi  greci 
circolari,  furono  bensì  privi  di  portici  ret- 
tilinei, e  non  ponno  indicarsi  come  le  mi- 
gliori fabbriche  greche  ,  né  come  le  più 
sontuose  e  più  favorite  innalzatealle  Dei- 
tà del  paganesimo.  Tratta,  è  vero,  Vitru- 
vio de'tempii  monotlero  e  perittero;  ma 
oltreché  non  attribuisce  ad  essi  alcuna  ma- 
niera di  pronao  (spazio  compreso  tra  le 
colonne  esteriori  del  tempio)  rettangola- 
re, né  fa  menzione  di  nessuna  figura  ret- 
tilinea a'medesimi  per  sistema  congiun- 
ta (Vitruvio  nulla  disse  del  Pantheon;  é 
dubbio  che  la  cella  e  il  portico  sieno  co- 
se fatte  e  concepite  in  una  stessa  epoca: 
bella  I'  interna  parte  del  tempio,  bellis- 
simo il  suo  portico,  ma  tra  l' interna  di- 
stribuzione e  il  portico  esterno  non  v'ha 
nessuna  bella  analogia, quindi  è  un  vero 
errore  l'imitarne  il  congiungimento,  se- 
condo l'opinione  d'A  puzzo),  ed  egli  li  no- 
mina quasi  per  incidenza,  coraeché  tal- 
volta solevansi  dedicare  a'numi  seconda- 
li. 6.°  Gioverà  riflettere  in  fine,  che  non 
baste  che  un  edifizio  sia  assolutamente 
bello  per  farne  una  chiesa;  deve  esso  tro- 
varsi adattato  agli  usi  ecclesiastici;  né  i 
tempii  rotondi  ponno  a  questi  usi  accon- 
ciamente servire. None  dato  inventar  nuo- 
ve forme  di  tempii  o  chiese,  né  per  esse 
richiamare  al  mondo  i  tempii  del  genti- 
lesimo, ma  è  sagro  nostro  dovere  il  con- 
servare quelle  che  la  nostra  cristiana  re- 
ligione ci  ha  naturalmente  esibito.  Que- 
ste sono  le  figure  di  croce  greca,  o  lati- 
na, o  patriarcale  (o  Croce  doppia  o  con 
due  traverse  o  navi  crociere,  forma  del- 
la quale  parlai  ne'  voi.  XV11I,  p.  254, 
e  LI,  p.  298),  ed  altra  simile.  In  que- 
ste figure  altronde  ponno  ottenersi  con 
giusti  rapporti  geometrici  e  con  bell'ar- 
monia, una  comoda  disti  ibuzione  di  lotte 
quelle  discorse  parti  necessarie  agli  uili- 


TEM  341 

zi  ecclesiastici;  ben  inteso  però,  che  si  ab- 
bia sempre  in  mira  la  severità  del  bello 
architettonico,  né  si  couceda  licenza  al- 
l'immaginazione dell'uomo  di  abbando- 
narsi all'idee  grottesche,  alle  bizzarrie,  al- 
le stravaganze,  per  le  quali  sovente  osser- 
viamo rimanersi  deturpata  la  dignità  del 
nostro  culto  religioso.  Fra  tutte  le  figure 
di  croce,  quella  che  evidentemente  è  la 
più  bella,  più  semplice  e  più  convenien- 
te all'armonica  distribuzione  di  una  chie- 
sa, e  che  perciò  deve  preferirsi  alle  altre, 
è  la  croce  greca.  Né  per  questo  dovrà  cre- 
dersi che  troppo  angusto  campo  si  lasci 
all'invenzione;  poiché  ninna  cosa  impedi- 
sce che  vi  si  operino  tutte  quelle  varietà 
che  provengono  dallo  studio  degli  edilizi 
greco-romani,  dal  buon  giudizio  dell'ar- 
chitetto scelte,  e  col  necessario  buon  gu- 
sto disposte.  Dal  picnostilo  all'arcostilo, 
dall'in  antisall'ipetro.dal  dorico  più  sem- 
plice al  corintio  più  sfarzoso,  sembra  che 
benissimo  vi  si  possano  trasfondere  tutte 
le  maniere  d'intercolunni,  tutte  le  com- 
posizioni degli  aspetti  de'teinpii,  e  tutte 
le  diverse  simmetrie  degli  ordini  architet- 
tonici da  Vitruvio  derivateci,  e  dalla  con- 
templazione degli  antichi  monumenti,  e- 
vitandole  lascivie  Borrominesche.  Volen- 
dosi prescrivere  i  confini  entro  i  quali  deb- 
ba contenersi  l'architettura  delle  moder- 
ne chiese,  concedendo  ad  essa  ciò  chele 
mancava  nella  sua  acerba  giovinezza,  e 
ciò  che  perde  nella  sua  decadenza,  par  che 
le  si  possa  assegnare  l'epoche  d'Augusto, 
di  Tito  e  di  Traiano,  in  cui  questa  disci- 
plina, giusta  l'avviso  di  Leon  Battista  Al- 
berti, De  re  aedificatoria  hb.  6,  cap.  4, 
pervenne  alla  sua  maturità;  tanto  più  che 
non  potrebbe  conciliarsi  la  greca  sempli- 
cità col  sistema  di  distribuzione  che  vuoi- 
si seguire  ne'tempii  cristiani,  i  quali  an- 
che per  riguardo  alla  loro  origine  richie- 
dono sontuosità  e  ricchezza  di  ornamen- 
ti, regolati  con  metodo  semplice  e  unifor- 
me. Oltre  altri  precetti,  il  D'Apuzzo,  per 
istruirsi  a  fondo  stili'  architettura  delle 
chiese,  iuvila  a  leggere  vari  autori,  fra  i 


342 


T  E  M 


qualiAllazio,  De  veierum  templh  ;  Whe« 
ìertDella  struttura  delFanliche  chiese; 
Arnaldi,  Delle  basiliche  mitiche;  Agin- 
courl,  Storiti  dell' arte  col  mezzo  de'mo- 

munenti  (Ialiti  san  decadenza  nel  U  <<•- 
i  ola  fino  al  suo  risorgimento  nel  \  l  T, 
Mantova  1841  -A  questi  aggiungerò:L.Al- 
lazio,  De  templi s graecórumjde  Narthe- 
ce  Eccles.vcteris3el  de  graecorum  opina- 
tionibus ,Co\oti\ae  Agrippinaei645.  Insi- 
gniumRomae  templorumprospectusex- 
terioresinfèrioresqìie  a  celébrioribus  ar- 
chìtectura  inventi,  Romae  1684.  Studi 
d'architi  ttitra  tratti  da  più  chiese  diRo- 
ma,  opera  de'piu  celebri  architetti  da- 
ta in  luce  da  De  Rossi,  Roma  1  7  1  1 .  Va- 
lenti, De  sacrorum  Aedium  apud  Chri- 
slìanos  amplitudine  et  ornatura.  Caese- 
nae  1  784.  Luigi  Canina, Ricerche  siili  ar- 
1  hitettura  più  propria  de'  templi  cri- 
stiani, Roma l84-3  (questo  valente  aiclii- 
telloe  dotto  archeologo,  nell'accademia 
romana  d'archeologia  de'3  maggio  1  855, 
con  dissertazione  trattò  delle  ultime  sco- 
perte fatte  nel  lato  orientale  del  Pan- 
theon,dimostrando  qual  lume  siane  deri- 
vato alla  più  intiera  e  miglior  notizia  disi 
celebre  monumento). A 11  lonioi\ibby,Z>c7- 
la  forma  e  delle  parti  degli  antichi  lem- 
l 'li cristiani, dissertazione  pubblicata  nel 
1. 1 ,  p.  4o  1  delle  Dissert.  dell' aecad.  ro- 
mana di  archeologia.  Questi  ancora  ri- 
corda un  bel  numero  di  scrittori  più  me- 
ritevoli, che  trattai  ono  de'templi  cristia- 
ni. La  dissertazione  venne  riprodotta  nel- 
la Roma  nelVanno  1  838.  par  1/  moder- 
na, art.  1  :  Delle  basiliche,  delle  chiese, 
<  d  altri  luoghi  sagri;  dopo  aver  serv  ito 
altresì  di  discorso  preliminare  all'impresa 
lodevole  di  Gulhensohn  eKnappdi  dare  i 
disegni  delle  chiese  antiche  più  insignitile 
esist  ono  inRoina  e  nel  le  sue  adiacenze.  Del- 
l'architetto Gio.MicheleK.napp  si  ha  pure 
la  raccolta  delineata  e  pubblicata  col  tito- 
lo :  Monumt  riti  dell'antico  culto  cristia- 
no, ossia  raccolta  di  tavole  rappresen- 
tanti le  sagre  basiliche  e  chiese  di  Roma, 
dal  lì  sino  al  XIII secolo,  Roma  1  83g. 


TE  M 

Nel  mio  articolo  Chiesa  0  Tempio,  do- 
po aver  parlato  del  suo  vocabolo  e  de' 
diversi  suoi  sinonimi,  svolsi  in  breve  il 
vasto  argomento  in  7  paragrafi.  I.  Ori- 
gine delle  chiese  e  loro  uso.  II.  Descri- 
zione della  struttura  della  chiesti.  III. 
Licenza  del  vescovo  per  l'erezione  del- 
la chiesa,  e  ceremonie  sagre  pel  get- 
tito e  benedizione  della  prima  pietra  e 
principio  de'  fondamenti.  IV.  Benedi- 
zione e  consagrazione.  delle  chiese.  V. 
Quando  accade,  che  la  chiesa,  si  possa 
e  debba  di  nuovo  consagrare:  Chiesa 
violata,  e  sua  riconciliazione.  VI.  Anni- 
verstirio  e  dedicazione  delle  chiese. \ìì. 
Della  venerazione  che  si  deve  alla  chie- 
sa, e  di  altre  notizie  che  la  riguarda- 
no. Terminai  1'  articolo  colle  notizie  bi- 
bliografiche sui  sagri  templi  cristiani.  A 
Basilica  trattai  de'suoi  vocaboli,  origine 
e  parti,  e  delle  attuali  basiliche  patriar- 
cali e  minori  di  Roma.  I  cristiani  nell'e- 
dificare  le  loro  basiliche  sagre,  imitaro- 
no e  quasi  copiarono  la  forma  delle  an- 
tiche de'pagani.Le  basiliche  presso  gli  an- 
tichi romani  non  erano  che  un  elegante 
e  magnifico  giro  di  portici,  che  chiudeva 
nel  suo  centro  un  ampio  spazio,  anch'es- 
so coperto  ,  ove  alzavano  i  magistrati  il 
loro  tribunale,  e  rendevano  pubblicamen- 
te giustizia  in  faccia  a  lutto  il  popolo:  Ca- 
tone il  censore  fu  ili.°in  Piuma  che  edi- 
ficò una  basilica;  in  seguito  però  se  ne  e- 
di  fica  rouo  tante  che  P.  Vittore  ne  contò 
fino  ai  q.  Il  portico  terreno  ne  sosteneva 
un  altro  sopra  di  se,  ed  ordinariamente 
ne  avea  un  altro  all'intorno.  Quella  par- 
te ove  situa vausi  i  giudici  chiamavasi  Tri- 
bunal, ed  avea  la  forma  d'un  semieirco- 
lo,  vedendosi  in  prospetto  da  ambo  i  lati 
i  pulpiti  o  bigonce  pegli  oratori.  Il  popo- 
lo spettatore  prendeva  luogo  all'intorno, 
non  solamente  sul  pianterreno,  ma  altre- 
sì nell'ordine  superiore  de'portici.  Detta- 
gliate notizie  su  tali  basiliche  ci  lasciaro- 
no Yitruvio,  Palladio,  Alberti,  Scamoz- 
zi  eCiampini.  I  cristiani  ne  adottarono  la 
forma  interna,  il  doppio  giro  de'  portici 


T  E  INI  T  E  M                   343 

terreni,  il  semicircolo  alla  testa  della  fab-  ilo,  avendole  descritte  ove  esistono.  Dieen- 
brica,  clic  aocli'essi  chiamarono  Tribù*  do  poi  quanto  riguarda  la  storia  delle  na- 
iinl.  ovvero  Absis  ed  Apsis,  ed  i  pulpiti  zioni,  degli  ordini  regolari  d'ambo  i  ses- 
a'Iuogbi  opportuni  per  la  lettura  dell'  A-'-  si,  de'  sodalìzi,  delle  università  artisti- 
pistole  e  degli  Evangeli,  chiamati  Ani'  che,  e  di  altre  corporazioni,  descrissi  le 
bones.  E  forse  quel  recinto,  ond'era  cir-  loro  chiese  di  Roma,  ed  a  quest'articolo 
condato  il  presbiterio  della  chiesa  di  s.  riportai  vari  autori  che  scrissero  in  gene- 
Clemente,  fu  preso  anch'esso  dall'antiche  rale  di  tulle  le  nominate,  i  parziali  aven- 
basiliche,  ove  sembra  naturale  che  si  do-  doli  ricordati  a'iuoghi  loro.  Ne'numero- 
vesse  usare  per  tenete  indietro  la  turba  sissìmi  articoli  di  questo  mio  enciclopedi- 
degli  spettatori,  e  lasciar  innanzi  a 'giudi-  co  edificio  cartaceo  (di  cui  la  [.'pietra  e  le 
ci  un  conveniente  spazio  pe'HUganti,  pei  fondamenta,  sebbene  sproporzionate  alla 
difensori  e  pe'testimoni.  Cos'i  vi  fecero  i  sua  progressi  va  e  colossale  struttura,  furo- 
poi  liei  superiori,  come  si  vede  ancora  nel-  no  fortificate  dal  generoso  compatimento 
la  chiesa  di  s.  Agnese  fuori  le  mura  (ora  e  da'benevoli  incoraggiamenti, che  larga- 
effetti  vamente  operandosi  inesca  que'tio-  mente  a  mia  confusione  raccolsi  da'rispet- 
labili  restauri  e  abbellimenti  che  accen-  labili  associati  e  dagl'indulgenti  numerosi 
nai  in  questo  slesso  volume  a  p.  io3),  dei  lettori;  i  quali  tulli  fortificarono  il  mio 
quali  servironsi  per  situarvi  le  donne,  non  animo  a  progredire  imperturbabile  con 
essendo  allora  confuse  cogli  uomini.  Ma  dimensioni  più  grandiose,  e  perciò  feci  Io- 
toltasi  in  appresso  questa  distinzione,  ed  1*0  solenni  ringraziamenti  a  Storia,  che 
essendo  perciò  inutile  quel  portico  supe-  tulio  registra,  per  esprimervi  l'indelebile 
riore,  tirarono  in  vece  di  quello  un'alta  mia  riconoscenza,  che  qui  rinnovo  nel  sa- 
pa rete,  nella  quale  aprirono  grandi  fine-  grò  tempio,  in  cui  torno  a  olfrire  il  mio 
sire  e  numerose,  per  rendere  così  l'edilìzio  povero  lavoro  a  chi  benignamente  mi  die 
piìi  luminoso,  che  in  origine  per  maggior  mezzi,  lume  e  lena,  a  concepirlo  e  a  svi- 
1  accoglimento,  e  per  rendere  più  misteno-  lupparlo.  l'Onnipotente  Idtlio, perchè  rie- 
se  le  sagre  ceremonie  facevano  oscuro.  Cin-  sca  in  sua  gloria,  per  quindi  terminare  lie- 
sero  pui  sempre  tutto  l'edilìzio  di  muro  lamento  il  già  intuonato  inno  Te  DeumS, 
pieno,  anch'esso  però  munito  di  finestre  storico-geografici,  ho  descritto  altresì  le 
a  suoi  luoghi, perchè  i  sacerdoti  e  ildivoto  chiese  del  mondo,  d'ogni  nazione  e  rito, 
popolo  non  fossero  incomodali  dalla  so-  Metropolitane ,  Pri/aaziali, Arcivescovi* 
verchia  azione  dell'aria,  e  dallo  strepito  li,  J "escavili.  Abbazialì,\  Duomi,  le  Cut- 
delle  botteghe  vicine,  e  del  popolo  che  gi-  tedrali,  ed  anche  le  principali  chiese,e  tal- 
lava  in  que'conlorni.  Un  portico  aperto,  volta  le  minori  ancora  e  gli  oratoi  ii.  A  di- 
che più  s'accostasse  alla  forma  dell'antiche  spensarmi  da  quanto  mi  resterebbe  a  dire 
basiliche,  l'allottarono  i  cristiani  per  co-  sui  lempli  cristiani, sì  antichi  che  moderni, 
prire  e  adornare  il  vestibolo  di  loro  cine-  con  vedute  di  altri  punti  di  vista,  oltre  i 
se.  Tale  era  la  forma  sì  della  basilica  Va-  già  citati  e  tutto  quanto  il  dettagliato  a 
ticana  che  di  s.  Paolo,  erette  da  Coslan-  Chiesa,  ricorderò  in  corsivo  altri  articoli 
tino  I.  dipoi  alteriate  e  ampliate.  All'ai-  nei  (piali  ragionai  delle  parti  e  del  cultodei 
ticulo  Chiese  01  Uom  \,  di  tutte  feci  la  de-  sagri  templi,  a  Pietra  avendo  parlato  di 
scrizione,  e  ne  riparlai  a'relatm  articoli,  quella  de'fondaineiilijCOSÌal'iAZZA  di  quel- 
come  Titoli,  Diaconie,  Collecute,  Set-  le  che  le  decorano,  a  Scala  per  ascender- 
te  chiese  di  Roma,  Pabbocchie  di  Roma,  vi.  All' Oriente  erano  in  generale  rivolte 
Oratobio,  Scalv  Santa,  come  Sanimi-  le  chiese,  e  ciò  per  allusione  al  sole  di  giu- 
ncai quale  articolo  rimarcai  le  chiese  più  slizia,  oppure  a'iuoghi  ne'quali  i  misteri 
insigni  e  di  maggior  venerazione  del  111011-  avcuuo  avuto  il  loro  rompimento.  Que- 


344 


T  E  M 


sia  dilezione  però  non  era  esclusiva  quan- 
do ragioni  locali  impedivano  di  seguirla. 
Welle  chiese  di  forma  oblunga  dividami 
le  |>iii  li  che  le  costituiscono  in  esterne  e  in- 
terne: alle  prime  appartengono  il  vestibo- 
lo e  l'atrio;  alle  seconde  la  nave,  il  coro  e 
il  santuario  o  bema.  Anche  ne'lempli  an- 
tichi ,  di  cui  è  tipo  la  Chiesa  di  s.  Cle- 
mente (per  cui  ne  riparlai  in  più  luoghi), 
eravi  una  gran  porta  per  mezzo  della  qua- 
le enlravasi  in  un  Vestibolo  scoperto  di 
figura  quadrata  con  Atrio  circondato  so- 
vente dal  Portico  interno  di  colonne,  si- 
mile a' Chiostri  dell'odierne  case  religio- 
se. Sotto  di  questi  portici  si  ricoveravano 
i  Poveri,  a'quali  era  permesso  il  chieder 
^Elemosina  e  i  Sussidii  presso  la  porta 
immediata  della  chiesa,  come  i  ciechi  e  al- 
ti i  indigenti  nelle  Quarant'ore,  non  do- 
vendo nell'interno  disturbare  il  raccogli- 
mento de'fedeli.Nel  mezzo  sorgeva  \\Fon- 
te  o  più  fonti  purificanti,  ch'erano  pure 
nell'antico  tempio  di  Salomone,  affinchè 
i  fedeli  facessero  la  Lavanda  delle  ma- 
ni e  del  volto,  prima  di  recarsi  a  fare  o- 
razione.  A  tali  fontane  ne'tempi  posterio- 
ri furono  sostituite  quelle  conche  o  Pili 
di  Acqua  benedetta  (di  cui  riparlai  a  Set- 
timana santa),  che  al  presente  si  vedono 
nelle  nostre  chiese.  In  fondo  al  vestibolo 
scoperto  trovavasi  un  altro  coperto  o  a- 
ti  io  ,  quasi  eguale  al  prooao  de'  greci,  il 
quale  era  riservato  agli  Energumeni  os- 
sia a'  Penitenti  già  ammessi  aliai.1  delle 
4  classi.  Succedeva  immediatamente  l'a- 
trio detto  pure  nartece  (di  cui  anco  nei 
vol.XXXUI,  p.66,  LX1I,  p.i  19:  alcuni 
dissero  due  i  narteci, i.°e 2. °),  o  con  mag- 
gior proprietà  ferula,  significando  Fla- 
gello ,  che  assegnavasi  a'  Catecumeni  o 
Neofiti,  Pagani,  Ebrei,  Eretici,  cioè  ai 
penitenti  ammessi  nella  a."  classe.  L'area 
scoperta  dell'atrio  era  alle  volte  pianta- 
ta d'alberi,  ed  è  naturale  che  i  mistici  fos- 
sero preferiti,  come  la  palma,  il  cedro,  il 
cipresso,  la  vite,  la  rosa.  I  fonti  salienti 
ch'erano  nel  mezzo,  e  in  mancanza  di  que- 
sti un  Pozzo  o  cisterna,  perchè  i  fedeli  pi  i- 


TEM 
ma  d'entrare  in  chiesa  si  potessero  mon- 
dare, simboleggiavano  la  purità  dell'ani- 
ma e  delle  azioni,  di  cui  devono  esser  for- 
niti quelli  che  al  Santo  de' Santi  si  avvi- 
cinano. Sopra  i  portici  poi  talvolta  erano 
le  abitazioni  de'pellegrini,  che  intrapren- 
devano i  sagri  Pellegrinaggi  :  dietro  i 
portici  laterali  erano  pure  le  abitazioni 
dei  sagri  ministri  addetti  al  servizio  del 
tempio.  Indi  per3  ovvero  5  Porle  delle 
chiese  (e  queste  talvolta  aveano  lateral- 
mente simulacri  di  Leoni  o  altri  anima- 
li, per  simbolo  onde  rammentare  a'fede- 
li  il  timore  dello  sJegno  di  Dio,  se  alcu- 
na irriverenza  avessero  commesso  nella 
sua  casa),  si  entrava  nel  tempio  o  corpo 
principale  della  chiesa  e  parte  interna  , 
chiamalo  altrimenti  basilica,  ma  alquan- 
to differente  da  quelle  di  cui  parlano  Vi- 
truvio  e  gli  altri  eruditi  che  delle  basi- 
liche profane  degli  antichi  diffusamente 
trattarono,  e  meno  vaste  delle  presenti 
chiese  aveano  l'aule.  Contigui  alla  chiesa 
stavano  due  altri  edifizi  minori,  il  Batli- 
stcrio  e  la  Sagrestia  ovvero  Vestiario  o 
Tesoro,  e  questo  talvolta  con  Archivi  e 
Biblioteche,  il  che  ricordai  pure  nel  voi. 
LXIX,  p.  22  1.  L'aula  interna  della  chiesa 
era  divisa  in  3  o  in  5  navate, separate  da  co- 
lonne o  da  pilastri.  Le  più  antiche  basili- 
che, come  quelle  de'pagani, erano  nell'in- 
terno a  due  piani  di  portici, ed  un  esempio 
ne  rimane  intatto  nella  ricordata  Chiesa 
di  s.  Agnese  fuori  le  mura,  costrutta  da 
Costantino  I;  altro  meno  completo  è  nella 
Chiesa  di  s,  Lorenzo  fuori  le  mura:  nel- 
la Chiesa  poi  di  s.  Quattro,  eretta  da  s. 
Melchiade  prima  del  pontificato,  i  muri 
laterali  della  nave  maggiore  si  alzano  a 
guisa  di  loggie.  Presso  i  greci  i  portici  su- 
periori erano  destinati  per  le  donne,  e  nel- 
le basiliche  profane  stavano  le  donne  a  u- 
dirvi  i  giudizi.  La  navata  di  mezzopiù  am- 
pia dell'altra  serviva  principalmente  per 
la  Processione,  che  precedeva  eseguiva 
la  celebrazione  de'diviui  misteri.  Ivi  pu- 
re rimanevano  que'peccatori  che  percor- 
revano l'ultimo  periodo  di  loro  Peniteli' 


TEM 

za.  Le  navate  laterali  servivano  al  ceto 
de'iedeli  separato  de'due  sessi:  cortine  ti- 
rate fra  le  colonne  impedivano  la  vista  re- 
ciproca. Per  la  nave  principale  si  giunge- 
va in  fondo  della  chiesa,  ov'  era  situato 
Y Altare  co' Gradi  o  Gradini,  edietrodi 
esso  il  Presbiterio,  quindi  entratasi  per 
la  Porta  santa  nel  Santuario  o  Sancta 
Sanctorum,  cui  si  ascendeva  per  la  So- 
Ica ,  il  cui  uso  è  però  controverso.  Ivi  i 
preti  ufliciavano  il  Servizio  divino, ed  era 
chiuso  da  veli  e  cortine,  solo  accessibile  a- 
gli  ecclesiastici, dovendo  l'imperatore  sta- 
re fuori  del  coro,  cioè  in  oriente  dentro  i 
cancelli,  in  occidente  fuori  di  essi  (a  Chie- 
sa notai,  che  s.  Ambrogio  in  Milano  in- 
vilo l'imperatore  Teodosio  1  il  Grande. 
ad  uscireda'caucelli  e  dal  recinto  del  san- 
tuario, ove  non  avevano  diritto  di  stare 
che  i  soli  sacerdoti.  »»  La  Porpora  fa  i 
principi,  ma  non  i  Sacerdoti."  Onde  u- 
scito  l'imperatore,  si  mise  fra'laici.  Tor- 
nalo in  Costantinopoli,  non  rimase  più 
nel  santuario  dopo  ['oblazione,  e  quan- 
do l'arcivescovo  Nettario  gli  fece  dire  di 
riprendere  il  suo  luogo  ordinario,  rispo- 
se sospirando:  »  Ho  conosciuto  finalmen- 
te la  differenza  che  avvi  tra  il  sacerdo- 
zio e  l'impero.  Io  sono  attorniato  da  a- 
dulatori,  e  non  ho  trovato  che  un  uomo 
il  (piale  mi  abbia  dettola  verità....  s.  Am- 
bi ogio."  Questi  inoltre  ebbe  il  coraggio, 
dopo  la  strage  di  Tessa  Ionica,  di  nega- 
re allo  slesso  Teodosio  1  1'  ingresso  nel 
tempio,  e  uon  ve  lo  ammise  che  dopo  la 
penitenza  canonica,  e  dopo  d'aver  pub- 
blicamente detestato  il  suo  grave  fallo  tra* 
penitenti).  La  Cattedra.  Sedia,  o  Tro- 
no del  vescovo  poi  sorgeva  sull'ultima  e- 
stremila  dell'interno  compartiineuto.Da- 
vauti  all'altare  e  aderente  e  più  in  basso 
al  santuario,  un  luogo  rinchiuso  da  Ba- 
laustra Iti  o  cancelli  costituivi!  il  Coro  co- 
g'i  Stalli,  rimpetto  cioè  all'aliare,  or  di 
forma  rettilinea,  or 'di  forma  curvilinea: 
serviva  pel  Canto  ecclesiastico  (il  (piale 
è  vietato  alle  donne,  e  nell'ufficiatura  del- 
la chiesa  solo  si  permeile  iu  alcuni  luo- 


TEM  3|T 

ghi  alle  monache  e  religiose:  iu  molle 
cinese  dipoi  furono  introdotti  pel  canto  i 
Pueride  CItoro).  La  sublime  e  mirabile 
armonia  del  canto  e  della  vera  musica 
sagra,  è  il  più  bell'ornamento  del  culto 
divino.  Le  arti  belle  non  fanno  di  sé  più 
splendida  mostra,  che  allorquando  servo- 
no a  gloria  del  cullo  cattolico.  Erano  an- 
ticamente preposti  al  coro  il  Primicerio 
e  il  Precintole.  Anco  negli  antichi  tem- 
pi, eranvi  le  tende  alle  porte  delle  sagre- 
stie, de'  cori  e  delle  chiese,  come  vedesi 
nella  lettera  di  s.  Epifanio  vescovo  di  Sala- 
mina,  a  Giovanni  vescovo  di  Gerusalem- 
me nel  1  Vsecolo.Eranvenealle  porte  del- 
le sagrestie,  come  vedesi  nel  concilio  ro- 
mano del  743  celebrato  da  Papa  s.  Zac- 
caria. Era  vi  anche  il  velo  in  faccia  al  san- 
tuario oaltare  maggiore, il  quale  velochia- 
inavasi  pure  brandeum.  Nel  can.  1  3  del 
concilio  di  A'ai  bona  del  089  si  legge  l'ob- 
bligo antico  di  tutti  i  ministri,  ed  ezian- 
dio de'suddiaconi,  di  dovere  con  prestez- 
za alzar  le  portiere  o  tende  nel  passare 
de'canonici,  altrimenti  si  punivano  seve- 
ramente. Nel  secolo  XVI  essendo  anda- 
te in  disuso  le  tende  a'  cori,  s.  Gaetano 
le  prescrisse  a' suoi  Teatini  nel  riforma- 
re la  situazione  del  coro,  e  venne  imita- 
to da  molli  cleri.  Accanto  alle  balaustre 
slava  P Ambone,  elevato,  dello  oggi  Pul- 
pito, che  talora  erano  due.  Tutte  queste 
ultime  cose  descritte  contenevansi  in  uno 
spazio,  che  avea  forma  di  calcidico  ossia 
l'essedra,  o  Apside  ovvero  Abside,  vale 
a  due  un  grande  emiciclo,  che  perciò  de- 
nomi  navasi  anche  conca  e  Tribuna  oTrì- 
banale  j  perchè  in  certo  modo  gli  uffizi 
che  vi  si  praticavano  aveano  una  qualche 
somiglianza  con  quello  che  si  operava  nei 
tribunali  delle  romane  basi  lidie  ,  ed  eia 
elevato  dal  piano  di  tutta  la  chiesa  per  al- 
quanti scalini.  L'aliare  più  elevato  e  iso- 
lato nel  mezzo  del  santuario  (oimavasi 
d'uua  tavola  di  marmo,  d'argento  o  d'o- 
ro arricchita  con  gemine.  Questa  tavola 
slava  innalzata  sopra  4  sostegni, comune- 
mente a  forma  di  piccole  colouuelte,  e  ai- 


34«  TEM 

t  un  vasi  sopra  la  Sepoltura  di  qualche 
/IA//7//<',ond'ècheal  presente  non  si  con- 
sagra altare  senza  Reliquie.  Si  chiamò  pu- 
re Dh-inoria  e  Confessione,  con  sotterra- 
neo rispondente  alla  tomba,  sulla  quale 
per  la  Fenestrella  si  calavano  per  divo- 
zione i  f'eli.  A'4  angoli  dell'aitale  4  c0* 
lonne  sostenevano  una  specie  di  Baldac- 
chino o  Tabernacolo,  con  tende  laterali 
che  in  unoall'altare  lo  copriva,  di  cui  so- 
no memoria  gli  odierni  conopei,  e  chia- 
inavasi  Ciborio  per  aver  la  forma  d'una 
coppa  rovesciata,  ed  era  sovrastato  dalla 
croce.  Coi  rispondente  al  mezzodel  taber- 
nacolo sospende  vasi  una  colomba  d'oro 
o  d'argento,  destinata  a  simboleggiare  la 
presenza  delloSpirilo  santo,  e  insieme  cu- 
stodiva la  ss.  Eucaristia,  e  meglio  ne  ten- 
ni proposito  a  Tabernacolo,  parlando  di 
sue  custodie. Lateralmente  all'aitarci  dia- 
coni assistevano  neìDiaconico.  LePi  tiare 
di  tali  chièse  si  facevano  aMusaicofivvero 
a  fresco.  Con  esse  rappresentavansi  le  più 
belle  storie  dell'antico  e  del  nuovo  Testa- 
mento, che  servivano  comedi  libro  a'uie- 
■10 isti  uiti  nellecosedella  cristiana  religio- 
ne: soventesimboliche  econ  misteriose  al- 
legorie. A  si  mi  li  ludi  ne  di  ciò  ebe  opera  vasi 
nel  tempio  di  Gerusalemme,  in  chiesa  le 
Donne  venivanoseparate  dagli  Uomini:  le 
prime  e  i  secondi  venivano  distinti  secon- 
do i  gradi.  A  destra  della  confessione  era  no 
gli  uomini, a  sinistra  le  donne. Nella  i. "par- 
te delle  navi  minori,  a  destra  per  gli  uo- 
mini, a  sinistra  per  le  donne  fu  il  luogo 
pe'  personaggi  più  distinti  :  quello  asse- 
gnalo per  le  donne  fu  detto  matroneunt, 
quello  degli  uomini  andron.  Vegliavano 
a  tale  separazione,  per  le  donne  le  Dia- 
conesse e  Suddiaconesse,  per  gli  uomini 
gli  Ostiari  che  li  tenevano  separati  dal 
clero,  i  quali  inoltre  custodivano  le  dila- 
vi della  chiesa,  e  facevano  osservare  il  si- 
lenzio e  la  modestia.  A  tutto  questo  pre- 
siedevano, alle  donne  i  Suddiaconi,  e  i 
Diaconi  agli  uomini.  Tranne  gli  Orato- 
rii,  le  Cappelle  privale,  le  Memorie  de' 
mattili,  le  Catacombe  e   Cimiteri,  che 


TEM 

furono  i  luoghi  de' primitivi  cristiani,  per 
celebrare  la  Liturgia  e  la  sagra  Sinossi, 
non  pare  che  cinese  pubbliche  formali 
sorgessero  in  Uoma  innanzi  Alessandro 
Severo,cheascese  all'impero  nel  222,  con 
rescritto  del  quale  il  Papa  s.  Calisto  i  fab- 
bricò la  Chiesa  dis.  Maria  in  Trasteve- 
re, e  fu  la  !.'  die  nella  città  si  eresse  in 
faccia  al  paganesimo,  su  di  che  è  a  veder- 
si quanto  dissi  di  quell'imperatore  a  Ro- 
ma. Tuttavolta  diversi  scrittori, sì  pei  l'av- 
versità de'tempi  e  il  conflitto  ostinato  col 
paganesimo,  sì  per  lo  stato  disciplinare  e 
liturgico,chea  poco  a  poco  si  andò  forman- 
do secondocbè  le  circostanze  esigevano, 
dicono  ebe  i  templi  cristiani  prima  die  Co- 
stantino I  dasse  la  pace  alla  Chiesa  e  ne 
permettesse  il  culto  pubblico,  ne'  ponti- 
ficati di  s.  Melehiade  del  3  1  1  e  di  s.  Sil- 
vestro /del  3  1 4>  non  poterono  avere  tut- 
te le  parli  precise  e  determinale,  qui  ri- 
cordate, e  quella  magnificenza  che  tro- 
viamo avere  poscia  ottenuta,  per  tale  e- 
poca  di  trionfo  e  di  tranquillità.  Di  sua 
natura  fu  tosto  accordato  alle  cinese  il 
diritto  dell'asilo  e  dell'  Immunità  eccle- 
siastica, con  altri  molti  privilegi:  in  pro- 
gresso di  tempo  vi  s'introdussero  prati- 
che Superstiziose, ed  anche  indecenti  cori 
rappresentanze  proprie  del  Teatro,  co- 
me le  feste  de'  Pazzi;  deplorabili  abusi 
die  con  perseverante  zelo  eliminarono  i 
Papi,  i  concilii,  i  vescovi.  Sul  rispetto  e 
venerazione  dovuta  a'templi  del  Dio  vi- 
vente, ragionai  in  più  luoghi.  Di  tutte  le 
colpe  che  oltraggiano  la  maestà  e  la  gran- 
dezza di  Dio,  una  delle  più  meritevoli  de' 
suoi  castighi  è  la  profanazione  de'  suoi 
templi;  e  tali  colpe  sono  altrettanto  più 
gravi,  ih  quanto  che  le  disposizioni  die 
la  religione  richiede  da  noi  quando  vi  as- 
sistiamo, devono  essere  più  sante.  »  En- 
trò Gesù  nel  tempio  di  Dio,  e  scacciò  tut- 
ti quelli  che compravanoe  vendevano  nel 
tempio":  s.  Matteo  2  r,  12.  Ogni  chiesa 
ebbe  l'immagine  del  Salvatore.  Vi  sife- 
cero  la  sagre  Agapi  (delle  quali  riparlai 
a  Pranzo),  poi  abolite  per  gl'introdotti 


TE  W 
■busi.  In  seguito  nell'interno  delle  cine- 
se furono  eretti  più  altari  e  le  Cappelle, 
e  negli  altari  si  collocarono  le  sagre  Im- 
magini della  B.  N'ergine  e  cle'santi  (dice 
il  Rinaldi  che  nelle  pareti,  oltre  le  storie 
dell'antico  e  nuovoTestamento,  si  dipin- 
gevano quelle  de'martirii  de'santi;  e  che 
il  concilio  d'Elvira  vietò  le  pitture  nelle 
cinese  sulle  muraglie,  onde  nella  Spagna 
si  cominciò  a  dipingere  lesale  immagi- 
nisi! tavole  o  Quadri,  perchè  questi  nel- 
le persecuzioni  si  potevano  nascondere, 
mentre  le  altre  pittine  erano  esposte  a- 
gli  oltraggi  dc'gentili;  e  che  a'  tempi  di 
s.  Silvestro  I  e  di  Costantino  I  già  eran- 
vi  le  Statue  del  Salvatore  e  degli  Apo- 
stoli), ed  alla  Croce  da  per  tutto  fu  ag- 
giunto il  Crocefisso,  nel  quale  articolo 
resi  ragione  dell'antico  rito  di  porre  alla 
venerazione  de'fedeli  un  Crocefisso  gran- 
de nell'ingresso  delle  chiese,  mentre  i  gre- 
ci lo  situarono  sull'architrave  dell'altare 
maggiore.  A  Ritratto  dissi  di  quello  che 
si  pone  nelle  feste  delle  chiese,  del  Papa, 
<•  de'cardinali  titolari,  diaconi  e  prolet- 
tori delle  medesime.  Nel  voi.  LXVI,p. 
71  tenni  proposito  dell' efligie  de'  Papi 
colla  chiesa  in  mano,  espressi  nelle  chie- 
se che  ediiicarouo,e  delle  iscrizioni  e  stem- 
mi gentilizi  de'  benefattori  o  edificatori 
delle  chiese,  come  pure  degli  stemmi  po- 
sti ne' dona  ti  vi  fatti  ad  esse.  Negli  edilizi 
delle  chiese  furono  aggiunti  i  Campanili 
o  Torri  Campanarie  colle  Campane,* 
gli  Orologi,  a  d'appresso  si  costruirono  i 
Cimiterii.  Neil'  interno  delle  chiese  vi  si 
ei  estero  Organi  per  la  Musica  sagra  (di 
che  forte  riparlai  a  Teatro  pel  confronto 
di  quella  profma  che  abusivamente  vi 
s'introduce).  Vi  furono  aggiunti  i  Confes- 
sionali pe/ 'Confessori  e  Penitenzieri.  Si 
fece  il  Sacrario  ;  e  dopo  I'  introduzio- 
ne di  seppellire  i  fedeli  nellechiese,  si  for- 
marono le  Sepolture,  e  molte  con  mau- 
solei piìi  o  meno  magnifici.  Per  sedere 
s' introdussero  1  Banchi  e  le  Sedie,  a  co- 
modo del  popolo; e Genùflessorii per  prò 
tirarsi  in  ginocchio:  dello  stare  in  piedi 


TEM  347 

nella  chiesa,  lo  dissi  a  Preghiera.  Per  or- 
namento delle  chiese  tutte  le  arti  gareg- 
giarono in  abbellirle,  ed  alle  finestre  si 
posero  /  etri  dipinti.  Nelle  pareli  si  so- 
gliono appendere  le  Tavole  votive.  Con- 
tigno alle  chiese  furono  costruiti  il  Pa- 
triarchio, 1'  Episcopio,  la  Canonica,  il 
Monastero,  il  Convento,  per  ahitazione 
del  patriarca,  dell'arcivescovo,  del  vesco- 
vo, de'canonici,  de' religiosi, delle  religio- 
se. I  Fasti  delle  chiese  furono  registrati 
ne' Dittici  sagri, nella  Matricola,ne\  Mite- 
tirologio.  Pel  mantenimento  dell'edilizio 
della  chiesa,  per  l'esercizio  del  Culto  di- 
vino, per  la  celebrazione  delle  sagre  Ce- 
/•emonie,  per  la  Salmodia,  in  più  luoghi 
regolata  dal  Primicero,  per  la  Predica, 
per  le  pratiche  Divote,  per  le  Feste,  co- 
se tutte  che  ampiamente  trattai  negl'in- 
dicati  e  innumerabili  articoli  che  le  ri- 
guardano, mediante  le  Oblazioni  de'  fe- 
deli^ quelle  pe'poveri  e  anche  per  la  chie- 
sa si  ponevano  nella  cassa  pubblica  0  Ga- 
zof/'laeio. collocata  dentro  i  sagri  templi), 
si  formò  la  Rendita  ecclesiastica  de' Beni 
di  chiesa,  onde  sopperire  a  tutte  le  spese, 
alle  ■quali  in  alcuni  luoghi  presiedono  i 
Fabbricieri,  i  Santesie  \  Sindaci.  Per  lo 
stipendio  del  C/ero, pel  servizio  delle  chie- 
se e  amministrazione  de'  Sagramenti, 
furono  assegnate  le  Sportule, quindi  isti- 
tuiti i  Benefìzi  ecclesiastici  e  le  Digni- 
tà de' Capitoli  delle  chiese.  La  festa  del- 
le chiese  è  \'  Anniversario  della  loro  De- 
dicazione o  Con.iagrazione:  nel  fi  I V  del 
citato  articolo  Chiesa  riportai  un  elenco 
di  chiese  consagrate  da' Papi  ;  di  altre  par- 
lai a  Chiese  di  Roma,  di  altre  nelle  chie- 
se sparse  per  l'Europa, descrivendo  le  cit- 
tà e  i  luoghi  ove  furono  i  Papi,  ed  or  ora 
vado  a  descrivere  la  recente  consagrazio- 
ne  eseguita  dal  regnante  Pio  IX  della  ba- 
silica Ostiense.  Le  feste  nelle  chiese  si  ce- 
lebrano con  solenne  apparato  di  pompa 
ecclesiastica, fra' profumi  deli'  [ncenso.con 
copia  di  Pumi,  e  spargimento  di  Fiori  e 
/■'ronde  (osserva  Rinaldi  che  anticamen- 
te vi  fa  il  rito  di  mettere  delle  Spine  mii 


348  TEM 

sepolcri de'martiri  e  sulle  porte  delle  chie- 
sa, quando  queste  si  abbandonavano),  cou 

magnificenza  di  Paramenti,  Arredi, Sup- 
pellettili, Utensili  e,  falsi  sagri,  di  cui 
è  custode  il  Sagrestano.  Dalle  feste  del- 
le chiese  derivarono  i  Mercati,  le  Fiere, 
quindi  originarono  le  Terre  e  le  Città, 
e  persino  le  Abbazie,  le  Pievi,  i  Priora- 
ti, i  /  escovati.  L'annalista  Rinaldi  parla 
«Ielle  prime  chiese  erette  dopo  la  morte 
e  risurrezione  del  Salvatore,  cioè  quella 
de'3  Pastori  nella  torre  Antonia,  al  fon- 
te; di  Giacobbe  e  in  modo  di  croce,  sul- 
la tomba  di  s.  Lazzaro,  nel  luogo  dell'A- 
scensione del  Signore  sul  Tabor  e  che 
non  fu  mai  potuta  coprirejche  fecesi  chie- 
sa il  luogo  della  Cena  o  Cenacolo  degli 
apostoli  dove  riceverono  lo  Spirito  San' 
t:>,  ove  s.  Pietro  pel  i.°  vi  celebrò  la  i.a 
Messa  o  s.  Sagrifìzio,  per  tuttociò  chia- 
mata chiesa,  Sion  omnium  Eeelesiaruni 
maxima:  a  Gerusalemme,  Palestina,  Si- 
ta \,  e  loro  città  vescovili,  descrivendo  i 
luoghi  santi, descrissi  le  chiese  e  i  santua- 
ri che  furono  innalzati  ove  il  Signore  o- 
però  tante  meraviglie,  ove  nacque,  abitò 
e  fu  sepolto.  Osserva  Rinaldi  che  già  in 
tempo  degli  apostoli  vi  furono  chiese , 
ossia  alcuni  luoghi  chiamati  Chiesa,  ove 
i  fedeli  facevano  le  sagre  adunanze.  Pri- 
ma che  si  potessero  fibbricare,  serviva- 
no a  quest'uso  lecase  private, cioè  le  parti 
più  ampie  di  esse  e  dette  cenacoli.  Essen- 
dosene fabbricate  ne'primi  tempi,  gl'im- 
peratori ne  ordinarono  la  distruzione, 
massime  Diocleziano.  Venuto  in  Roma 
s.  Pietro  e  alloggiato  nella  casa  di  Pu- 
dente,  la  convertì  in  chiesa,  vi  celebrò  la 
i.' messa  dopo  il  suo  arrivo,  vi  esercitò 
l'apostolico  suo  ministero,  ed  è  la  Chie- 
sa, dis.  Pudenziana. Delle  primitivechie- 
se  di  Roma,  oltre  il  narrato,  parlai  a'Io- 
ro  luoghi.  Sontuosi  edilizi  s'innalzarono 
quindi  nelle  diverse  città,  il  Dio  del  cie- 
lo e  della  terra  dopo  la  promulgazione 
dell'evangelo  rientrò  ne'suoi  diritti,  poi- 
ché i  templi  stessi  de'falsi  numi,  in  cui  il 
Demonio  era  stalo  sì  lungamente  iuvo- 


TEM 
calo,  furongli  restituiti  come  al  loro  le- 
gittimo padrone,  e  consagrati  al  suo  cul- 
to diventarono  la  sua  dimora.  Il  Rinal- 
di inoltre  tratta  del  rispetto  e  venerazio- 
ne alle  chiese,  di  più  profanatori  irrive- 
renti, depredatori  e  violatori  di  esse,  ter- 
ribilmente puniti  con  quegli  esemplari 
castighi  di  Dio  che  riporta;  ed  eziandio 
dellesevere  punizioni  divine  contro  quel- 
li che  fanno  della  chiesa  un  parlatorio, 
singolarmente  durante  i  Divini  uffizi,  a 
non  deplorare  di  peggio  e  triste;  e  con- 
tro pure  i  sacrileghi  usurpatori  de'  Be' 
ni  delle,  chiese.  Quanto  alla  venerazione 
della  casa  di  Dio,  ripeterò  con  un  valen- 
te oratore:  >»  Ma  non  sono  questi  templi 
vuoti ,  simili  a  quello  di  Gerusalemme, 
dove  tutto  succedeva  in  ombra  e  in  figu- 
ra. II  Signore  abita  va  anche  allora  in  que' 
luoghi,  dice  il  Profeta,  ed  il  suo  trono  era 
ancora  dissopra  le  nubi;  ma  dacché  de- 
gnossi  venire  su  questa  terra,  conversa- 
re cogli  uomini  e  lasciarci  delle  mistiche 
benedizioni,  il  pegno  reale  del  suo  Cor' 
pò  e  del  suo  Sangue  realmente  contenu- 
ti sotto  que'segni  sagri,  l'altare  del  cielo 
non  ha  più  alcun  vantaggio  sul  nostro; 
la  vittima  che  noi  immoliamo  su  di  esso, 
è  l'Agnello  di  Dio:  il  Pane  di  cui  noi  par- 
tecipiamo, é  il  cibo  immortale  degli  an- 
geli e  degli  spiriti  beati;  il  Pino  mistico 
che  noi  beviamo,  è  la  nuova  bevanda  di 
cui  s'inebria  nel  regno  del  Padre  celeste; 
il  Cantico  sagro  che  noi  cantiamo,  è  quel- 
lo che  l'armonia  del  cielo  fa  incessante- 
mente echeggiare  intorno  al  trono  del- 
l'Agnello: finalmente  i  nostri  templi  so- 
no que'uuovt  luoghi  che  il  Profeta  pro- 
metteva agli  uomini.  Noi  non  vi  vedia- 
mo allo  scoperto,  è  vero,  tuttociò  che  ve- 
desi  nella  celeste  Gerusalemme;  imper- 
ciocché noi  non  vediamo  quaggiù  che  a 
traverso  un  velo  e  come  in  enigma:  ma 
noi  lo  possediamo,  noi  lo  gustiamo,  ed  il 
cielo  non  ha  più  nulla  dissopra  della  ter- 
ra.... Portiamo  dunque  in  questo  santo 
lungo  una  pietà  tenera  e  attenta,  imo  spi- 
ri lo  di  preghiera,  di  compunzione,  di  iati- 


TEM 
coglimento,  di  azione  di  grazie,  di  ado- 
razione e  di  loile I  nostri  templi  sono 

la  più  dolce  consolazione  delle  nostre  pe- 
ne, il  solo  asilo  dell'afflizioni,  la  sola  ri- 
sorsa ne'bUogni,  il  sollievo  più  sicuro  da' 
travagli  e  dalle  cure  del  inondo;  in  una 
parola  cerchiamo  in  essi  quella  pace  inal- 
terabile, di  cui  troveremo  la  plenitudine 
e  la  consumazione  co'beati  nel  tempio  e- 
terno  della  celeste  Gerusalemme,  in  Pa- 
radiso." Tanto  e  meglio  dichiara  l'elo- 
quente p.  Massilon  vescovo  di  Clermont, 
nel  suo  Quaresimale:  Sul  rispetto  do- 
vuto a* templi.  Quanto  poi  a' Cimiteri  di 
Roma,  ed  alle  Sepolture  delle  Chiese  di 
Roma,  qui  rammento  di  avere  ne*  due 
primi  articoli  riportala  l'ingiunzione  e- 
manata  dal  cardinal  vicario  nel  pontifi- 
cato di  Gregorio  XVI,  di  seppellire  i  ca- 
daveri nel  nuovo  pubblico  cuniteriodi  s. 
Lorenzo  in  Agro  Verano,  vietandosi  l'e- 
lezione della  sepoltura  nelle  chiese  e  le 
nuove  concessioni  di  luoghi  particolari 
per  tumulare  i  fedeli,  perciò  proibite  an- 
cora le  costruzioni  di  nuovi  sepolcri  nel- 
le chiese  sebbene  parrocchiali,  ed  altresì 
gli  acquisti,  le  concessioni,  le  donazioni, 
i  passaggi  de'sepolcri  gentilizi  già  esisten- 
ti, da  famiglia  in  altra  famiglia,  da  per- 
sona in  altra  persona.  Che  tutti  i  cadave- 
ri dovessero  tumularsi  concassa  nel  pub- 
blico cimiterio,  ad  eccezione  di  quelli  de' 
Papi,  sovrani  e  principi  di  sangue  regio, 
cardinali,  vescovi,  prelati  di  fiocchetli,  e 
tutti  coloro  che  di  già  posseggono  cappella 
con  sepolcro  gentilizio  o  famigliare,  e  ad 
eccezione  pure  di  alcuni  appartenenti  a 
sodalizi.  Che  però  volendo  i  possessori  de* 
sepolcri  gentilizi  godere  dei  privilegio 
d'essere  limati  ne'loro  sepolcri,  debbono  a 
spese  di  loro  eredità  farsi  oltre  la  cassa  di 
legno,  altra  sopra-cassa  di  piombo  snida- 
ta all'intorno,  ancorché  sieno  persone  pri- 
vate. Queste  e  altre  disposizioni  si  leg- 
gono nella  circolare  del  cardinal  vicario 
a'parrochi,  riportata  a  p.  3  i  della  Col- 
lezione delle  pili  interessanti  istruzioni 
e  notificazioni  pubblicate  iutto  diverse 


T  E  M  3 io 

epoche,  per  il  buon  governo  de*  porro' 

chi  e  di'  fedeli  alla  loro  eura  a  pillali, 
ordinata  dall' Em.mo  cardinal  Patrizi 
vicario  generale  in  /!<>ma  e  suo  distretr 
lo,  della  Santità  di  V.  S,  P.  Gregorio 
XVI,  Roma  1842.  Avendo  stampato  e 
pubblicato  il  voi.  LX1V,  che  contiene  l'ar- 
ticolo Sepolture,  neh  853,  trovo  oppor- 
tuno qui  inserire  la  circolare  dipoi  stam- 
pata, e  diretta  ai  reverendi  pai  rocchi  di 
Roma,  a'6  febbraio  1 854  dal  medesimo 
cardinal  vicario  Patrizi,  d'ordine  del  re- 
gnante Papa  Pio  IX.»  Conosce  bene  il 
Santo  Padre  dalle  tante  suppliche  che  gli 
vengono  umiliate,  che  va  sempre  crescen- 
do in  molli  il  desiderio  che  i  loro  con- 
giunti, ed  essi  stessi  quando  avranno  ve- 
dulo  1'  ultimo  giorno  di  loro  vita,  sieno 
sepolti  nelle  chiese,  anziché  trasportali  al 
pubblico  cimiterio.  A  mettere  qualche  ar- 
gine all'affluenza  di  tali  istanze,  vuole  la 
Santità  Sua  che  chiunque  da  ora  innan- 
zi, avendo  motivi  plausibili  d'  addurre 
per  godere  di  una  tal  grazia,  debba  on- 
ninamente sborsare  un'elemosina  di  scu- 
di dieci  romani;  restando  però  sempre 
fermi  lutti  e  singoli  gli  obblighi,  cui  già 
erano  soggetti  que'che  ottenevano  di  es- 
sere sepolti  in  qualche  chiesa  di  Roma. 
La  delta  elemosina  si  duplicherà  qualo- 
ra non  ad  un  semplice  individuo,  ma  a 
tutta  la  famiglia,  si  bramasse  eslesa  la 
grazia  in  discorso.  Queste  elemosine  me- 
desime si  conserveranno  da  noi  gelosa- 
mente per  essere  tulle  impiegale  a  van- 
taggio del  ridetto  pubblico  cimiterio,  se- 
condo la  niente  di  Sua  Santità.  Ad  og- 
getto pei tanlo  che  sia  conosciuta  la  vo- 
lontà di  Sua  Beatitudine  so  tale  rappor- 
to, ne  diamo  particolarmente  avviso  a  tul- 
li i  reverendi  pairochi,  perchè  all'occa- 
sione rendano  istruiti  que'  fra'  loro  par- 
rocchiani che  esternassero  desiderio  di  es- 
sere dispensati  dalia  legge  che  riguarda  la 
comune  sepoltura  all'Agro  Verano".  Al 
presentesi  dice,  che  il  cimiterio  di  s.  Lo- 
renzo e  l'omonima  contigua  basilica,  ver- 
ranno dati  in  custodia  areligiosi  cappuc- 


35o  T  E  M 

cidi;  e  che  il  cimileriosi  renderà  decoroso, 
e  con  altra  migliore  chiesa  nel  suo  mez- 
zo. Si  vanno  sempre  innalzando  decorose 
chiese  per  tutto  il  mondo,  per  la  fecon- 
da e  florida  propagazione  del  cristiane- 
simo, massime  ne*  /  icari/iti  apostolici 
il  cui  numero  felicemente  è  in  progressi- 
vo incremento.  N e 1 1 8 5 3  si  costruì  a  E- 
lifi-House,  vicino  a  Bristol,  nella  fonde- 
ria Ilemmings,  una  chiesa  interamente 
di  ferro,  per  Melbourne  nell'Australia 
meridionale  nell'Oceania, onde servire  da 
chiesa  parrocchiale.  Essa  ha  una  nave  e 
la  crociera,  pulpito,  leggìo,  fonte  batte- 
simale, sagrestia  ed  altari,egualuieute  tut- 
to di  ferro.  L'edifizio  è  lungo  70  piedi  e 
circa  5o  largo,  e  potranno  starvi  como- 
damente sedute  700  e  più  persone.  An- 
nesse al  tempio  sono  due  gallerie.  Le  pa- 
leti  esterne  sono  di  ferro  crespo  galva- 
nizzato per  renderlo  inattaccabile  dalla 
ruggine;  le  interne  però  liscie  e  foderate 
di  legno,  ed  ornate  io  hel  modo  di  stoffe 
ed  altro.  Tutto  l'edilizio  costò  1000  lire 
sterline.  Si  costruì  ancora  la  casa  pel  par- 
roco, composta  di  una  stanza  da  ricevi- 
mento, cucina,  camera  da  pranzo,  al- 
tra da  dormire,  la  dispensa,  la  stanza  pel 
servo,  tutte  larghe  abhastauza  e  como- 
dissime. La  spesa  totale  della  casa  parroc- 
chiale ascese  a  i5o  lire  sterline.  Ora  in 
Roma  formano  la  pubblica  ammirazio- 
ne l'ultimazione  della  riduzione  in  for- 
ma gotica  della  chiesa  di  s.  Maria  sopì  a 
Minerva,  e  lo  splendido  progrediente  to- 
tale compimento  della  riedificazione  e  se- 
guila consagrazione  della  basilica  di  s. 
Paolo,  di  cui  \ado  a  parlare  come  pro- 
misi nell3  articolo  Subiaco.  Pertanto  di 
ainhedue  passo  a  renderne  ragione,  sic- 
come monumenti  cristiani  che  onorano 
Roma  e  le  belle  ai  li,  e  il  secolo  in  cui  vi- 
viamo: e  quanto  a  s.  Paolo  per  aggiun- 
gere qualche  schiarimento  al  brevissi- 
mo riepilogo  che  darò  del  mio  articolo, 
onde  meglio  si  comprendano  le  princi- 
pali opere  successivamente  edificale  do- 
po che  lo  pubblicai,  per  porgere  un'idea 


T  E  M 

dello  stalo  presente  e  di  quanto  vi  resta 
a  fare. 

Nell'articolo  Chiesa  di  s.  Maria  sopra 
Minerva,  la  dissi  edificata  sulle  rovine  o 
presso  quelle  del  tempio  ricordato  di  Mi- 
nerva Campense,  o  secondo  Marangoni 
Minerva  Calcidica,  da  altri  chiamato  Fa- 
man  Winervaej  eretto,  come  alcuni  cre- 
dono, da  Pompeo  in  rendimento  di  gra- 
zie per  le  vittorie  da  lui  riportate,  ed  in 
vicinanza  de' templi  del  Buon  Evento,  d'I- 
side, e  di  Serapide.  Che  il  tempio  nel  V 
secolo  convertito  in  piccola  chiesa, nel  y4  1 
Papa  s.  Zaccaria  la  concesse  alle  mona- 
che grechebasiliane,  poi  passate  in  Campo 
Marzo.  Nel  1273,  e  non  altrimenti,  con 
approvazione  di  Gregorio  X, l'ebbero  i  do- 
menicani ossia  1'  ordine  de'  Predicatori, 
i  quali  subito  si  accinsero  a  rifabbricarla 
più  grande,  quindi  nello  slesso  secolo  XIII 
incominciarono  le  sue  ampliazioni  e  or- 
namenti, con  architetture  del  domenica- 
no fr.  Sisto  correligioso  e  compagno  del 
celebre  fr.  RJstoro.  Da  un  breve  di  Ni- 
colò 111  de' 2 4  giugno  1280  si  ha  che  la 
chiesa  attuale  si  fabbricava;  opere  pla- 
rimuin  sumptuose,  disse  poi  Bonifacio 
Vili  a '2  1  gennaio  1  2cp.  Successivamente 
fu  ridotta  all'attuale  vastità  per  opera  di 
benefattori.  Imperocché  la  volta  di  mezzo 
e  grande  la  costruì  il  cardinal  Torrecre- 
mata,  e  si  manifesta  di  stile  diverso  da' 
piloni  ;  abbellirono  e  aggiunsero  la  cro- 
cera  o  nave  traversa  e  le  due  navi  la- 
terali diversi  nobili  romani;  la  facciala 
Francesco  Orsini  ;  la  porla  di  mezzo  il 
cardinal  Domenico  Capramca:  la  tribu- 
na dipoi  fu  riedificata  da'  Savelli  signo- 
ri di  Palombaro,  con  architettura  di  Car- 
lo Maderno,  ed  il  coro  l'aggiunse  il  car- 
dinal Savelli.  Inolile  dichiarai  nel  memo- 
rato articolo,  che  questa  maestosa  chiesa 
forse  é  la  sola  iti  Roma,  che  nelle  sue  pro- 
porzioni e  inispecie  nelle  volle  abbia  con- 
servalo 1'  aspetto  e  le  forme  dell'  antica 
architettura  italiana,  semplice  e  senza  or- 
nati di  sorte  (tranne  le  cappelle),  sebbe- 
ne mollo  partecipasse  della  maniera  go- 


T  E  M  T  E  M                   3 5i 
tica.  Modesta  semplici  là  che  rammentala  to  ornalo  di  metalli  dorati,  vi  sarà  ira- 
mancanza  d'ogui  ornamento  e  dettaglio,  sferito  da  quello  a  destra  di  esso  il  cor- 
di cui  andavano  fregiati  i  templi  ogiva-  pò  di  s.  Caterina  da  Siena  in  ricca  urna; 
li.  Essa  oltre  la  crocerà,  ha  3  altre  navi,  e  lateralmente  nella  parte  opposta  alla  sta- 
A'tanti  pregi  di  quest'insigne  tempio  fa-  tua  del  .Salvatore,  vi  sarà  collocata  la  sta- 
tavano contrasto  le  volte  di  macigno  prò-  tua  di  s.  Gio.  Battista  del  valente  scullo- 
fonde  3  palmi, ma  nude  affitto  e  senza  or-  re  prof  Giuseppe  Obici,  ora  essendovi  po- 
llati, i  pilastri  o  nudi  o  mezzo  sformati  da  sto  il  suo  modello;  cioè  ove  prima  era  il 
lapidi,  e  da  busti  e  monumenti  sepolcrali  gruppo  in  marmo  della  B.  Vergine,  con 
disordinatamente  collocati  in  varie  epo-  Ge>ù  Bambino  e  il  Ballista,  lavoro  coni- 
che, il  pavimentoaflatlologoro.ealtreco-  petente  di  Francesco  Siciliano,  ma  non 
sedie  mal  s'addicevano  alla  dignità  del  simmetrico  alla  figura  del  Salvatore, mi- 
culto  cattolico,  che  fu  sempre  a  cuore  de'  labile  lavoro  di  Michelangelo.  Le  finestre 
domenicani. Questi  pei  tanto  vennero  nel-  sono  già  decorate  di  vetri  colorali  bellis- 
la  lodevoledelerminazioned'interamente  simi,  opere  del  ravennate  Antonio  Moro- 
restaurai  lacou ecclesiastica  magnificenza,  ni  ;  particolarmente  le  6  grandi  vetriere 
di  gusto  gotico,  a  fronte  dell'ingenti  soni-  del  cero,  e  le  3  della  facciata  principa- 
me  occorrenti  per  l'imponente  impresa,  le,  tutte  opere  del  valente  pittore  ruila- 
JNell'articolo  Predicatori  ordine,  nell'ag-  nese  Giuseppe  Bertini ,  e  sono  altre  sue 
giungere  altre  notizie  riguardanti  la  chie-  gloriose  prove  del  pensiero  ispirato  dal- 
sa  (non  meno  i  contigui  convento,  biblio-  l'estetica  e  dalla  fede,  rome  si  esprime  il 
teche  e  chiostro),  notai  i  suoi  grandiosi  cav.  Ignazio  Cantù  nella  sua  Cronaca  a 
restauri  e  riforma,  per  opera  del  valen-  p.  67,  ed  aggiunge:  »  Tulli  i  sussidii  del- 
tissimo  architetto  domenicano  fr.  Giro-  l'immaginazione  dell'arte  concorrono  in 
Jamo  Bianchedi,  che  lodai  nel  voi.  LV,  queste  6  vetriere,  che  riproducono  ilPro- 
p.  88  e  c)8,  incominciali  nel  principio  del  tornarli  re,  i  ss.  Domenico,  Vincenzo  Fer- 
1848  (per  cui  la  cappella  papale  della  mi,  e  Papa  Pio  V;  le  ss.  Caterina  della 
ss.  Annunziata  da  quell'  anno  inclusiva-  Ruota  e  Caterina  da  Siena.  Poche  volte 
mente  al  corrente  fu  celebrata  nel  pa-  il  bello  seppe  mostrarsi  cos'i  forte  ed  elo- 
lazzo  apostolico,  tranne  il   1849  e  i85o  quenle  nella  casligatezza  del  disegno, nel- 
ìn  cui  il  Papa  regnante  trovavasi  a  Gae-  la  vivacità  de'coloii,  nell'elleno  vagli  issi- 
la e  Portici)  per  ridurla  all'antica  sua  for-  mo  ed  originale,  nell'ispirazione  tulta  cri- 
ina  gotica  e  ogivale,  nella  quale  è  sola  ed  stiana,  magica,  attraente.  Quel  Vincenzo 
unica  in  Roma  (gli  archi  acuti  essendo  già  Ferreri  rapisce  come  una  figura  del  Cre- 
stati discoperti  nel  1824,  quando  vi  fu  ce-  spi.  Pittore  e  poeta  pose  la  sua  anima  in- 
lebrata  solennemente  la  seguita  beatifica-  (era  in  questa  graud'opera,  con  tutta  l'un- 
zione tlel  b.  Francesco  Possadas  domeni-  zinne,  la  tenerezza,  la  grafia,  che  il  cou- 
cano),  e  quanto  di  più  rimarchevole  era-  cello  innestò  alla  vita  di  questi  sanli.  Cia- 
vìm  operato.  iNel  voi.  LXX,  p.  36,  ricor-  scuno  di  questi  suoi  quadri  è  un  dram- 
dando  la  visita  che  fece  alle  lavorazioni  ma  compiuto,  che  lascia  nell'animo  dello 
nel  decorso  ottobre  1  854  il  Papa  Pio  IX,  spellatole  un'ultima  impressione  devo- 
rilevai  che   i  dipinti  armonizzando  col-  la;  gli  parla  il  linguaggio  proprio  d'una 
lo  stile  architettonico  del  tempio  copro-  religione  sublime  che  colloca  i  suoi  eroi 
no  la  tribuna  e  le  volle,  in  uno  alleope-  in  un  vago  misterioso  fra  la  terra  ed  ilcie- 
re  moltissime  falle  a  scagliola,  ed  alle  bel-  lo.. .  .Sotto  le  vóitedella  chiesa  della  Ali- 
le vetriale  colorate  di  figure  e  variati  e-  nerva,  dove  stanno  già  tante  Opere de'pri- 
legantissimi  ornali.  Che  sotlo  il  nuovo  al-  mi  creatori  della  pittura,  questi  vetri  ri- 
lare maggiore,  il  quale  dovrà  essere  tilt*  produrranno  la  lede  ancor  vergine  de' 


352  T  E  M 

tempi  antichi, e  il  bello  «lei  concelto  asso- 
cialo al  bello  delle  forme,  sarà  un  nuovo 
attestalo  dell'estetica  perfezione."  Quan- 
to al  ravennate  IMoi  oni,  egli  è  un  giova- 
ne valente,  tutto  inteso  a  condurre  l'ele- 
gante arte  vetraria  dipinta  ad  altissimo 
segno  di  perfezione  nello  stato  pontificio, 
ov'era  stata  già  quasi  dimenticata,  ed  ha 
stabilito  le  sue  fornaci  e  laboratorio  in 
Roma  presso  laMadonna  de'Monti.FYa  le 
pitture  delle  volte  vanno  rammentati  gli 
affreschi  di  Bernardino  Riccardi  da  Par- 
ma, che  nell'aprile  delle  speranze  nel  sud- 
detto mese  fu  falciato  dal  morbo  crudele 
che  ci  addolorava,  compianto  e  celebrato 
il  suo  ben  ammaestralo  ingegno,  nello  sii- 
le monumentale  dell'arti  cristiane  confa- 
centi  alle  chiese,  dal  prof.  Orioli  con  ar- 
ticolo necrologico  pubblicato  nel  t.  2  i  , 
p.  345  dell'  Album  di  Roma.  L'egregio 
pittore  seppe  continuare  quel  che  altri  a- 
veano  cominciato,  con  tanta  facilità  e  con 
sì  grande  accorgimento  adattare  alla  con- 
venienza del  luogo  e  del  tempo  le  figu- 
re bellissime  onde  fece  ornato  l'apsideo 
tribuna  e  le  volte  della  nave  grande,  che 
il  sommo  cav.  Federico  Overbeck,  gran 
maestro  in  ogni  argomento  cristiano,  di- 
chiarò avere  ottimamente  saputo  com- 
prendere e  incarnare  il  cristiano  concet- 
to, deplorando  ch'egli  fosse  innanzi  tem- 
po perito,  senza  poter  tutta  compiere  un'o- 
pera ideata  ed  eseguita  con  tanta  sapienza; 
comechè  abbiavi  chi  sopra  i  cartoni  da  lui 
lasciati  condurrà  a  bel  termine  quella  fa- 
tica (nella  volta  della  nave  maggiore  ver- 
so il  principale  ingresso,  e  l'ha  già  egre- 
giamente eseguila  co' 4  ultimi  Apostoli), 
cioè  il  cav.  Ga  varchili,  già  uno  degl'intimi 
suoi  ede'colleghi  nella  nobile  arte;  tanto 
più  degno  di  commendazione,  perchè  con 
un  disinteresse  più  unico  che  raro,  esegui- 
rà tutto  principalmente  a  profitto  dell'in- 
consolabile Virginia  Bai  locci,  degnissima 
vedova  (dopo  35  giorni  di  matrimonio) 
e  discepola  tlel  defunto.  I  monumenti  se- 
polcrali ch'erano  a  ridosso  de'pilastri  del- 
la nave  grande,  tutti  quanti  sono  stati 


T  E  M 

tolti,  e  con  miglior  consiglio  e  simmetria 
furono  trasportati,  parte  dietro  gli  slessi 
pilastri  corrispondenti  alle  navi  minori, 
parte  nelle  pareli  di  contro  di  tali  navi, 
e  alcuni  furono  collocati  nelle  cappelle  di 
esse,  le  quali  cappelle  pure  vanno  restau- 
randosi e  si  abbelliscono  di  nuovi  orna- 
menti da'  patroni.  Merita  che  io  faccia 
speciale  e  onorevole  menzione  del  bellis- 
simo affresco  del  sullodato  cav.  Podesti. 
Egli  nel  fine  della  parete  della  nave  mi- 
nore sinistra  ha  dipinto  a  fresco  col  no- 
to valore  il  monumento  sepolcrale  ili  sua 
famiglia  ivi  esistente.  Vi  dipinse  l'Angelo 
che  porta  in  cielo  un  amato  bambino  suo 
figlio,  ed  è  lavoro  che  richiamerà  l'ammi- 
razione degl'intelligenti. Tutto  il  comples- 
so dell'eseguito  nella  chiesa  di  s.  M."  sopra 
Minerva, forma  un  insieme  imponente,  di 
decoroso,  di  elegante  e  d'incantevole,  pel 
tipo  religioso  che  vi  trionfa  in  ogni  sua  par- 
te.La  nave  traversa  o  crocerà  della  chiesa 
temporaneamente  fu  aperta  al  pubblico 
culto  per  la  festa  di  s.  Domenico,  per  quel- 
la del  ss.  Rosario  nel  decorso  anno,  e  nel 
dicembre  ultimo  pel  triduo  in  onore  del 
definito  dogma  dell'Immacolata  Conce- 
zione, che  ricordai  in  fine  dell'articolo 
Teatine,  celebrando  sì  glorioso  avveni- 
mento. Stabilmente  poi  sembra  che  tor- 
nerà ad  essere  ufficiata  a'4  del  futuro  a- 
gosto  1 855,  per  la  festa  di  s.  Domenico 
fondatore  dell'inclito  ordine.  Adunque  si 
riaprirà  nella  vigilia,  e  si  dice  con  certez- 
za che  il  Papa  Pio  IX,  benefico  anche  con 
questa  chiesa, si  recherà  a  consagrarvi  l'al- 
tare maggi  ore,  ed  a  celebrarvi  la  messa. 

Nell'artÌColoCHIESADIS.PAOLOjp(7^,/V//-- 

cale  nella  via  Ostiense  fuori  le  mura  ih 
Roma,  cioè  fuori  là  Porta  s.  Paolo,  nar- 
rai (dopo  averne  fatto  argomento  d'una 
dissertazione  che  recitai  a'  i4  febbraio 
1842,  nell'illustre  e  romana  accademia 
Tiberina,  cui  mi  pregio  appartenere,  va- 
le a  dire  prima  che  si  pubblicasse  tale  ar- 
ticolo, sebbene  il  voi.  XII  che  lo  contie- 
ne porti  la  data  del  1  84  1,  perchè  nel  de- 
clinar di  esso  s'incominciò  la  stampa  e  si 


TEM 
compì  Del  1842)  die  dalla  Porta  Trige- 
mina vi  si  perveniva  sotto  un  ordine  di 
portici  coperti  (al  dire  del  Severano  for- 
mati di  colonne  di  marmo, coperti  di  piom- 
bo, e  lunghi  1  5  stati ii :  a' tempi  di  Proco- 
pio già  esistevano), de'quali  dopo  il  secolo 
X  non  si  hanno  notizie.  Dichiarai  i  suoi 
cospicui  pregi, singolari  prerogative,  Por- 
ta santa,  e  contiguo  monastero  de'bene- 
dettiui  Cassi/tesi  (/  .)  del  benemerentissi- 
mo ordine  ch'ebbe  culla  in  Subloco  e  me- 
glio si  promulgò  in  Monte  Cassino  (P'.J: 
qualità  che  celebrai  anco  a  Roma,  a  Li- 
mina  Apostolorum,  ed  a  Sepolcro  de'ro- 
mani  Pontefici,  non  solo  per  esservi  quel- 
lo d'alcuni,  ina  per  contenere  la  metà  de' 
corpi  de'ss.  Pietro  e  Paolo,  ovvero  il  so- 
lo corpo  di  s.  Paolo,  nella  quale  biogra- 
fìa riparlai  ancora  di  sue  feste,  inclusiva- 
mente  a  quella  di  sua  Conversione  e  dil- 
la Commemorazione.  Che  il  corpo  del  di- 
vino apostolo  e  dottore  delle  genti  s.  Pao- 
lo fu  sepolto  nel  sito  ove  ora  sorge  la  con- 
fessione, e  Papa  s.  Anacleto  del  1  o3  vie- 
resse  sopra  un  oratorio.  Che  l'imperato- 
re Costantino  I  verso  il  3c)4  vi  edificò  sul 
medesimo  una  magnifica  basilica,  che  de- 
dicò Papa  s.  Silvestro  I  con  solenne  con- 
sagrazione  a' 1  8  novembre,  riponendo  la 
sua  testa  con  quella  di  s.  Pietro  nell'ar- 
cibasdica  Lateranense,  ed  ambedue  vene- 
riamo col  nome  di  ss.  Teste  (  J  .).  Noterò 
con  mg.' Nicolai, che  la  forma  della  basi- 
lica fabbricata  da  Costantino  I  era  simi- 
le a  quella  dell'antica  basilica  Vaticana, 
pure  da  quell'augusto  edificala,  benché 
per  altro  fosse  più  piccola  nella  primiti- 
va origine  l'Ostiense,  e  con  soffitto  nu- 
do. Nel  resto  di  poco  differiva  dalla  Va- 
ticana, poiché  (|uesta  avea  una  sola  na- 
ve traversa,  mentre  s.  Paolo  n'ebbe  due 
(  per  cui  (piando  vi  fu  aggiunto  il  muro 
divisorio  che  ricorderò,  prese  in  certo  mo- 
do la  figura  ili  croce  patriarcale  greca).  Di 
più  in  s.  Paolo  sulle  colonne  appoggiavano 
degli  archi  assai  curvi,  mentre  neh'  an- 
tica di  s.  Pietro  da  una  colonna  all'altra 
non  vi  erano  clic  ai  Jnlravi.  E  siccome  c- 

VOL.   LXX.UI. 


TEM  353 

sistono  esalte  opere  che  descrivono  l'an- 
tica e  demolita  basilica  Vaticana,  in  essa 
se  ne  potrà  prendere  una  compita  idea. 
Tornando  al  mio  articolo,  raccontai  che 
serbata  la  stessa  forma,  gl'imperatori  Va- 
lentiniano  li,  Teodosio  1  e  Areadio  nel 
386  ne  ordinarono  l'imponente  ainplia- 
zione  a  Sallustio  preletto  di  Roma,  onde 
Papa  s.  Silicio  nel  3qo  consagrò  di  nuo- 
vo il  tempio,  e  verso  il  3  9  5  compì  l'edi- 
lìzio l'imperatore  Onorio,successi  varien- 
te ornato  e  nobilitato  da  altri  augusti,  ol- 
tre l'imperatrice  Galla  Placidia.Dicemg.' 
Nicolai,  che  Valentiniano  II  e  i  suoi  col- 
leglli nel  demolire  e  rifabbricare  la  basi- 
lica,  si  servirono  de  precedenti  materiali, 
e  che  del  resto  niente  più  rimase  della  ba- 
silica Costantiniana. Molti  Papi  gareggia- 
rono in  abbellirla, e  pe'primi  s.  Leone  I 
del  44°  e  s-  Simmaco  del  498  nelle  pa- 
reti della  nave  di  mezzo  vi  fecero  esegui- 
re due  ordini  di  pitture  esprimenti  vari 
fatti  dell'antico  e  del  nuovo  Testamento, 
e  specialmente  degli  Atti  degli  Apostoli, 
cioè  le  prime  nel  muro  meridionale,  le  se- 
conde nel  settentrionale  o  lato  opposto. 
Inoltre  sotto  tali  dipinti  s.  Leone  I  vi  fe- 
ce rappresentare  la  Cronologia  de'  ro- 
mani Pontefici  co'loro  Ritrattila  pittu- 
ra, continuata  da  s.  Simmaco  e  da  altri 
successori,  e  ne  riparlai  a  Stola,  sotto  a' 
quali  si  vedevano  gli  ornati  d'arabeschi  di 
stucco.  Vedevansi  tali  immagini  in  altret- 
tanti circoli  e  di  quella  forma  che  gli  an- 
tichi chiamavano  Clypeataei  fra  l'uno 
e  l'altro  circolo  erauo  segnati  gli  anui,  me- 
si e  giorni  che  ciascun  Papa  avea  occu- 
pata la  Sede  apostolica.  Questi  ritratti  e- 
rano  sopra  la  cornice  io  uua  fascia  pro- 
tratta per  tutta  l'estensione  della  nave  di 
ine2Zo,uon  meno  che  della  traversale.Fra 
tanti  altri  Papi  benemeriti  della  basilica, 
qui  solo  ricorderò  s.  Leone  III,  per  aver- 
la in  gran  pai  te  distrutta  il  terremoto,  or- 
dinando che  ogni  mercoledì  vi  andasse  la 
processione  da  s.  Sabina.  lieuedelto  III 
rifece  il  portico  0  strada  coperta  che  dal- 
la porta  Ostiense  couduceva  alla  basilica, 

23 


354  TEM  TE  M 
ed  un  altro  simile  ne  edificò  dalla  porla  di  deva  dalla  parte  della  sagrestia);  rimos- 
s.  Lorenzo  (ino  alla  sua  chiesa  e  5."  ha-  se  il  coro,  l'antico  presbiterio  ornalo  da 
silica  patriarcale,  parimenti  situata  fuo-  20  colonne  di  marmo,  e  i  due  amboni 
ri  le  mura.  Vicino  alla  basilica  di  s.  Pao-  simili,  tulli  ingombri  levati  per  ingran- 
lo,per  purgar  l'aria  de'dintorni,  ed  a  suo  dire  il  sito  e  isolare  l'altare  papale  che  so- 
pì opugnacolo  e  difesa  da'  masnadieri  e  vrasta  la  stessa  confessione,  oude  adat- 
dalla  irruzioni  de'saraceni  che  vi  si  reca-  tarlo  alla  da  lui  rinnovata  celebrazione 
vano  pel  Tevere  (il  quale  per  la  sua  pros-  delle  cappelle  pontificie.  Ptifece  o  ristorò, 
simità  al  tempio  poco  lungi,  vi  formava  con  legni  naturali  ben  intagliati,  i  lacu- 
anticamente  una  specie  di  porto,  dove  ap-  nari  del  soffitto  della  nave  traversa  o  ero  • 
prodavano  e  sbarcavano  quelli  che  per  la  cera;  alle  cui  testate  dipoi  Clemente  Vili 
via  di  mare  venivano  e  partivano  da  Ro-  aggiunse  due  altari  per  parte.  Clemente 
ma:  in  fatti  vi  sbarcarono  Gregorio  XI  XI  eresse  la  basilica  in  parrocchia,  poi- 
nel  1377  e  AdrianoVl  nel  i522,oltrerim-  che  essendo  la  basilica  amministrata  fin 
peratore  Federico  III  neh  452;  e  prima  dagli  antichi  tempi  da'monaci,  per  mol- 
di  essi  vi  s'imbarcò  nel  1 204  Pietro  II  re  lo  tempo  non  era  stata  parrocchia,  essen- 
d'Aragona,  e  lo  rilevai  ne'  voi.  XXXV,  do  per  questo  riguardo  soggetta  alla  Ciac 
p.  256,  LXVI11,  p.  qo),  Giovanni  Vili  sa  di  s.  Maria  in  Cosmedin,  la  cui  giu- 
fabbricò  una  piccola  città  o  borgata,  dal  risdizione  parrocchiale  vastissima  esten- 
suo  nome  detta  Giovannipoli  (1  .):  esi-  devasi  da  dentro  Roma  sino  fuori  delle 
steva  sul  fine  del  secolo  XI,  e  pare  anco-  mura  a'eonfini  d'Ostia.  Clemente  XI  ri- 
ra  neh  236;  spellava  al  monastero  di  s.  flettendo  essere  troppo  incomodo  peglia- 
Paolocollasua  mola  e  torre,»  hiamata  pu-  bitanti  delle  campagne  sì  grande  distan- 
re  nelle  carte  antiche  Oppidum  e  Castel'  za  dalla  chiesa  di  s.  Maria,  neh  708  fece 
limi.  Nicolò  III  oltre  la  suddetta  seriede'  erigere  la  patriarcale  basilica  di  s.  Paolo 
Pontefici  un'  altra  ne  fece  fra  la  cornice  in  parrocchia,  previo  il  consenso  del  ca- 
e  i  capitelli  delle  colonne  d'ambidue  i  la-  pitolo  della  basilica  di  s.  Maria  in  Cosme- 
ti,  collocandone  20  per  ciascuna  parte,  din;  il  quale  però  nel  concederlo  si  riser- 
quante  appunto  erano  le  colonne,  e  di  più  vò  ogni  ragione  del  gius  primitivo, di  ma- 
altri  8  nel  muro  occidentale.  Questo  Pa-  niera  che  non  s'intendesse  ceduto  alla  ba- 
pa  fece  altrettanto  nelle  basiliche  Late-  silica  di  s.  Paolo  altro  che  l'esercizio  del- 
ranensee  Vaticana, nelle  pareti dellequa-  la  cura  d'anime.  Benedetto  XIII  contri- 
li  anticamente  vi  erano  pure  pitture  rap-  bui  co'monaci  a  rinnovare  il  portico  co' 
presentanti  fatti  dell'antico  Testamento,  marmi  e  colonne  dell'antico  qnadripor- 
G  io  vanni  XXII  compì  que'musaici  della  lieo  rovinato,  sul  solo  lato  della  facciata, 
facciata  esterna  cominciati  da'monaci  (al-  nella  quale  occasione  si  ristorarono  i  mu- 
lora  cliiniacensi)  che  descrissi.  Sisto  V  vi  saici  della  parte  superioredellostesso  prò- 
operòmolti  miglioramenti, ma  tolse  l'ac-  spetto  esterno.  Benedetto  XIV  l'istaurò  i 
cesso  all'oratorio  o  confessione  sotterra-  musaici  interni  della  tribuna,  ristorò  le 
nea,  rimovendo  la  scala  da  cui  si  scende-  pitture  della  cronologia  de'Papi,  le  quali 
va  all'altare  della  confessione  e  all'orato-  essendo  a  fresco  in  luogo  così  umido  a  ca- 
rio di  s.  Giuliano  (sodo  al  cui  ailare  era-  gione  del  prossimo  Tevere  e  non  sempre 
uo  i  corpi  de'ss.  Celso,  Giuliano,  Basilis-  ben  custodito, eranodall'ingiurie  del  lem- 
sae  Marzianilla  martiri;  era  ornato  di  pit-  pò  maltrattate:  di  più  fece  dipingere  i  ri- 
ture che  descrive  mg.'  Nicolai,  e  da  esso  tratti  di  quelli  che  mancavano  sino  a  lui, 
si  andava  al  citnileriodi  s.  Lucina  seuio-  i  quali  furono  continuati  da'suoi  succes- 
ie;  la  porla  dell'  oratorio  di  s.  Giuliano  sori.  Nel  citato  articolo  descrivendo  lo  sta- 
lli chiusa  nel  1 587,  e  tullavolta  vi  si  ascen-  to  della  basilica  in  forma  di  croce  Ialina 


T  E  M  T  E  M  355 

o  quale  trova  vasi  a'i  5  luglio  iS^.la  dissi  volta  della  cupola  Vaticana,  ed  ancora  c- 
con  -  porte, 3delle quali  di  bronzo. avendo  sistevano  in  buona  parte.  La  travatura  del 
ing. 'Nicolai  illustrato  la  maggiore  di  esse,  soffitto  sembrava  una  selva  di  legname, 
con  5  navale  con  solììtti  del  tutto  nudi,  con  abeli  di  smisurata  grandezza: questi 
oltre  quella  traversa  della  crocerà, la  qua-  travi  antichi  i  più  lunghi  erano  di  I  20  pal- 
le soltanto  avea  il  ricordato  soffitto  co*  la»  ini.  Ma  questa  celeberrima  basilica,  Tu- 
cunari,  e  alle  cui  tesiate  erano  due  altari  nica  di  Roma  che  conservasse  l'antica  for- 
per  pai  te, già  rammentali.  Cheavea4°r-  ma  e  maggior  numero  di  memorie  pre- 
dilli di  colonne  die  dividevano  la  chiesa  ziose  di  sua  primiera  fondazione  Costan- 
nelle  5  navate,  4oin  quella  di  mezzo, cioè  lituana,  a'  16  luglio  1  82 3  miseramente  pe- 
20  per  parte, e  qo  nelle  navi  minori,  ol-  ri  per  furioso  incendio. In  si  deplorabile  ca- 
lie altre  38  colonne  del  grande  arcoe  de-  tastrofe  restarono  soltanto,  l'altare  papale 
gli  aitati,  compreso  il  maggiora  della  tri-  col  pregevolissimo  tabernacolo  in  l'orma 
buna  rimpetto  a  quello  della  confessione  piramidale  con  ornamenti  «olici,  iuco- 
e  sue  due  edicole,  laterali  al  quale  erano  e  miuciato  a  edificare  nel  1285  (non  inte- 
sono  tuttora  esistenti,  nel  modo  che  in  se-  1  aulente  proporzionato  all'altezza  e  alli- 
gnilo descriverò, quelli  del  ss.  Sagrameli-  piezza  del  tempio,  onde  non  impedire  la 
to  e  del  ss.  Crocefisso  (nelle  navate  mi-  veduta  del  musaico  dell  apside), restando 
noiierauodueallaridi  gotico  disegnonon  prodigiosamente  illesi,  in  uno  alla  sotto- 
più  in  uso);  non  cbe  comprese  le  colon-  posta  confessione  e  suo  altare;  lecappel- 
ne  dell' arcone  e  del  muro  che  divideva  le  del  ss.  Sagramento  e  del  ss.  Crocelis- 
la  nave  traversa,  il  quale  arcone  faceva  so  (questo  insigne  simulacro  mentre  sta- 
simmetria  col  grande  arco  trionfale,  For-  va  nella  nave  traversa  a  sinistra  dell'al- 
te questo  muro  ne' tempi  più  barbari  fu  tare,  trovandosi  S.Brigida,  della  quale  me- 
aggiuuto  ,  per  sosleuere  le  lunghissime  glio  celebrai  a  Svezia  le  virtuose  esante 
travìdei  tetto:  la  confessione  restava  in  gesta,  a  pregaie  nell'oratorio  della  am- 
mezzo e  tra  I'  arco  grande  e  l'arcone,  ed  fessione,  l'immagine  del  Redentore  si  vol- 
alle  4  testate  della  crocerà,  per  la  divi-  tò  verso  di  essa;  laonde  ne  nacque  tale 
sione  del  muro  i  4  altari  venivano  tra  lo-  grandissima  divozione, cbe  a'tempi  ili  Be- 
lo separati:  questo  muro  divisorio  per  uedetto  XUI  fu  trasferito  nella  cappella 
alleggerirlo  era  sostenuto  da  grandi  co-  ove  trovasi  alla  somma  venerazione  non 
lonne  con  soprapposti  archetti  e  in  parte  meno  del  popolo  romano,  die  de'  fedeli 
pieno.  Comprese  le  12  colonne  del  porti-  d'ogni  regione.  Trovo  conveniente  di  qui 
co,  s.  Paolo  ne  conteneva  i3o,cioè  24  pure  ricordare,  che  s.  Ignazio  fondatore 
di  paonazzetto,  28  di  porfido  rosso,  1  1  della  sempre  benemerita  e  veneranda  So- 
di  granilo  rosso  o  bipio,  1  di  cipollino  ,  cìetà  de'  Gesuiti,  recandosi  co'suoi  vii- 
fi  \  di  marmo  paride  2  di  marmo  salino,  tuosi  compagni  alla  visita  delle  7  cinese, 
Si  poteva  dunque  chiamare  una  foresta  fece  unitamente  a'  medesimi  professio- 
(ìi  re.  lumie  auliche.  Il  pavimentodella  na-  ne  solenne  della  sua  mirabile  regola,  a- 
ve  traversa  era  quasi  tulio  di  mattoni,  vanii  un'immagine  della  B.  Vergine  che 
tranne  un  pezzo  a  sinistra  della  COnfeSSÌO-  allora  si  conservava  nell'altare  ilei  ss.  Sa- 
ne, avanzo  dell'antico  pavimento  di  uni-  gra mento,  e  poi  si  trasferì  nella  cappella 
saico.  Il  pavimento  delle  5  navi  forma  ilei  ss.  Crocefisso,  per  cui  i  benedettini  a 
vasi  da  piccoli  frammenti  irregolari  di  tramandare  a'posteri  la  memori. 1  di  tale 
marmi,  lapidi  e  sarcofagi  tolti  da'eimite-  avvenimento  posero  una  lapide  Sotto  l'un- 
ii e  da' sepolcri  de' gentili.  Sopra  questo  mngine,  che  riporta  mg.'  Nicolai);  le  s>. 
pavimento  Michelangelo  vi  sepnò  la  linea  Reliquie,  e  il  mirabile  candelabro  crislia- 
per  determinare  la  curva  dell'  immensa  no  di  marmo  pel  cereo  pasquale;  la  Eie- 


356  T  E  M  T  E  U 
ciata esterna, il  campanile,  il  contiguo  ino-  to.  A  secondare  il  desiderio  degli  eruditi  e 
nastero  fabbricato  con  architettura  goti-  di  quanti  zelano  la  conservazione  degli  an- 
ca in  parte,  e  l'elegante  chiostro  vastissi-  tichi  monumenti,  che  ardentemente  bra- 
mo e  assai  pregievole  per  l'iscrizioni  an-  mavano  che  il  tempio  risorgesse  coufòr- 
tiche,  e  pe'suoi  ornamenti  gotici  formali  me  era  l'antico, veramente  di  tipo  cristia- 
da  centinaia  di  colonnine  lisce  e  spirali,  no  che  incuteva  venerazione, decretò  Leo- 
con  musaici  e  archetti  di  sesto  acuto,  o-  ne  XII  che  si  dovessero  inviolabilmente 
pera  curiosa  de'secoli  XII  e  XIII,  ma  ve-  osservare  le  anteriori  sue  forme  e  propor- 
ramen te  vago  come  lo  chiama  mg.r  Nico-  zioni  architettoniche,  meno  le  cose  inlro- 
la  M.  Nicolai.  Questi  si  rese  benemerito  dotte  nell'età  posteriori  e  qualche  regio* 
della  basilica,  delle  lettere  e  delle  arti,  ini-  nato  ornamento,  riservando  ne' dubbi  il 
perocché  nel  i8i5  per  buona  ventura  e  giudizio  al  magistero  della  dotta  accade- 
dedicala  a  Pio  VII  (implorando  la  sua  mia  di  s.  Luca.  Il  Papa  prepose  all'ope- 
munifìcenza  a  restituire  al  suo  lustro  u-  ra  l'architetto  Pasquale  Celli,  e  per  sua 
uà  basilica  celebre  per  la  santità  del  luo-  morte  Gregorio  XVI  nel  1 833  gli  sostituì 
go,  e  tanto  illustre  pegli  avvenimenti  ac-  l'attuale  comruend.  Luigi  Polelli  archi- 
cadutivi;  imperocché  si  dolse  che  l'edifi-  tetto  direttore,  che  ne  cura  alacremente 
zio  per  l'ingiurie  del  tempo  decadendo  o-  e  colla  nota  perizia  il  totale  compimento, 
gni  giorno,  procedeva  a  inevitabile  rovi-  Dopo  avere  Leone  XII  preparato  gran 
na,  essendosi  la  facciata  dal  lato  del  Te-  parte  de'materiali,  e  spinto  lopera  a  no- 
vere  distaccata  per  vari  palmi  con  una  labilissimo  avanzamento,  terminò  di  vi- 
fenditura  che  minacciava  cadere;  i  tetti  vere  nel  1829.  Pio  Vili  che  gli  successe 
in  molti  luoghi  necessitavanod'essere  rin-  a' 3  1  marzo  ne  protesse  il  progresso  ne' 
novati,  e  il  musaico  della  facciata  perdu-  20  mesi  del  suo  pontificato.  In  quello  di 
to  in  gran  parte  andava  ogni  giorno  ca-  i5  anni,  3  mesi  e  giorni  20,  di  Gregorio 
dendo),  pubblicò  in  Pioma  la  sua  dotta  o-  XVI,  il  tempio  giunse  al  massimo  suo  in- 
pera :  Della  Basilica  di  s.  Paolo.  Egli  elemento,  per  l'impulsochecoslantemen- 
accuratamente  la  descrisse  qual  era  pri-  te  gli  die  dal  2  febbraio  r  83  1  in  cui  fu  su- 
ina del  lagrimato  e  fatale  eccidio,  bella-  blimalo  al  triregno.  Geloso  osservatore 
menle  descrivendo  e  illustrando  con  ta-  deliesaggie e  lodevoli  prescrizioni  del  pre- 
vole  e  disegni  incisi,  la  pianta,  gli  spacca-  decessole  Leone  XII,  si  oppose  vigoro- 
ti,il  prospetto,  i  musaici,  la  porta  di  bron-  samente  alle  novità  che  si  tentavano  in- 
zo,  l'urna  o  sarcofago  di  Pier  Leone  (di  trodurvi,  ed  eliminò  le  incominciale.  A.- 
cui  riparlai  a  Teatro  di  Marcello),  e  il  mante  dell'antiche  e  venerande  memo- 
candelabro.  Questo  strepitoso  disastro  che  rie  sagre,  volle  che  procedesse  il  sontuo- 
commosse  tutto  il  mondo,  fu  celalo  all'in-  so  edificio  con  isplendida  magnificenza, 
fermo  e  glorioso  Pio  VII,  il  quale  moien-  ma  tal  quale  al  precedente,  meno  le  con- 
cio poco  dopo  a'20  agosto,  Dio  suscitò  il  "venute  ragionevoli  riforme  nelle  parli  po- 
coraggio  apostolico  del  degno  successore  steriormenteaggiunte,come  l'altare mag- 
Leone  XII ,  il  quale  con  quelP  animoso  gioredella  tribuna, ei!  murodivisoriodel- 
suo  gran  zelo  che  celebrai  purea  Roma,  ia  nave  Ira  versa,  alle  cui  testatesi  riedifìca- 
provocati  gli  aiuti  della  cristianità,  ne  in-  rono  due  soli  ma  grandi  altari, e  con  mi- 
traprese  gloriosamente  la  riedificazione  glior  consiglio  due  laterali  e  con  cappelle 
neh  82.5;  dopo  essersi  consigliato  co'dolti  se  ne  aggiunsero  a'memorati  superstiti, 
ecogliai  listi  più  insigni, istituendo  \aCon-  Onde  cosi  avere  il  vero  tipo  ò\\n  tempio 
gregazione  speciale  per  la  riedificazio-  del  I V  secolo.,  e  si  ammirasse  nuov  amenle 
ne  della  basilica,  di  s.  Paolo,  a  curare  nel  soffitto  nudo  delie  5  navateconcstupo- 
e  presiedei  e  al  suo  magnifico  risorgi  men«  re  il  prodigio  d'una  sei  va  pensile  in  allo  e 


TE  INI 

formata  da  rare.imponenti  e  gigantesche 
travi.  Quanto  di  principale  sottoGregorio 
XVI  fu  eseguito  fino  al  termine  del  i  84  <> 
epoca  della  slampa  del  mio  articolo,in  es- 
so lo  dichiarai.  Acciò  meglio  si  comprendi- 
ne le  opere  posteriori  che  dovrò  in  bre- 
ve descrivere  sino  ad  oggi,  è  d'  uopo  che 
io  qui  ne  f  iccia  un  generico  cenno,  e  qua- 
le dovea  essere  il  vasto  tempio,  secondo  lo 
statuito  a  quell'epoca.  La  navegrandeeb- 
be  in  piedi  4o  grandi  colonne  e  4  pilastri. 
Delle  42  arcate  marmoreechedoveanogi- 
rar  sulle  colonne,  erasi  costruito  più.  della 
4.  pas  le. Sopra  tali  pareti, che  poi  doveansi 
ornare  di  pitture  edella  pontificia  crono- 
logia, posava  la  sorprendente  incavallatu- 
ra del  tetto:  le  navi  laterali  doveano  di- 
vidersi da   altre  4°  colonne  e  4  pilastri 
quadrati,  la  maggior  parte  delle  quali  e- 
t'ansi  erette  sulle  loro  basi  e  giù  sostene- 
vano i  rispettivi  capitelli,  come  le  altre  no- 
minale. La  nave  della  crocerà  felicemen- 
te compita,  cou  magnifico  soffitto  di  lacu- 
nari (ne'  quali  trionfano  gli   stemmi  di 
Leone  XII,  Pio  Vili,  Pio  VII,  e  del  con- 
tiguo monastero,  ed  in  mezzo  ad  essi  la 
granile  arma  di  Gregorio  XVI,ch'è  l'unica 
esistente  ned'  interno  della  basilica),  con 
pavimentodi  marino,del  quale  si  vedeva- 
no rivestite  le  pareli  con  colonne  e  pila- 
stri creili  in  ciascun  lato.  Instaurati  tutti 
gli  antichi  musaici,  in  un  a  parte  di  quel- 
li del   prospetto  esterno  trasportati  nel- 
1'  interno,  e  collocati  sopra  le  pareti  de' 
due  archi,  dell'apside  e  di  quello  di  Pia- 
cidia,  ambedue   nella    parte    corrispon- 
dente alla  stessa  nave  traversa;  innalza- 
te le  due  smisurate  colonne  del  gran- 
de arco  trionfale.  Ciascuua  delle  due  te- 
state della  nave  traversa   nel  suo  mez- 
zo avea  un  grande  altare  con   bellissi- 
mo quadro,  e  4  statue  laterali.  Nel  cen- 
tro di  questa  crocerà  sorgeva  il  taberna- 
colo restaurato,  facendo  come  prima  bal- 
dacchino al  sottoposto  altare  papale,  cir- 
condato da  balaustrata,  e  confessione  con 
nuova  cappella  sotterranea.   La  tribuna 
sunerbaineute  decorata,  e  il  pavimento 


TE  M 


357 


splendido  di  rari  marmi,  elevandosi  nel 
mezzo  maestosa  sedia  pontificale  marmo- 
rea,ove  prima  era  stato  l'aggiunto  vi  altare 
maggiore.  A'iati  della  tribuna, oltre  ledue 
antiche  cappelle  salvate  dall'incendio  e 
quindi  ristorate,  si  costruirono  in  aggiun- 
ta quelle  nobilissime  di  s.  Stefano  e  di  s. 
Benedetto  colle  loro  statue  mirabilmeute 
scolpite:  lai."  sarebbe  decorata  con  due 
bellissimi  grandi  quadri  laterali,  la  2.ncon 
12  colonne  del  famoso  Veii  donate  da 
Gregorio  XVI.  A'fìanchi  dell'arco  trion- 
fale e  presso  la- confessione  si  doveano  e- 
levare  le  già  scolpite  statue  colossali  de' 
ss.  Pietro  e  Paolo.  Rialzato  il  pavimento 
delle  j  navi  per  preservarlo  dall'inonda- 
zione del  vicino  Tevere,  cui  andava  sog- 
getto. Doveansi  erigere  le  4colonneei  pi- 
lastri meravigliosi,  forse  per  decorazione 
interna  delle  porte  principali,  dell'alaba- 
stro d'  Egitto  donato  con  altri  massi  da 
quel  viceré  a  Gregorio  XVI,  per  quanto 
narrai  Dell'indicato  articolo,  dichiarando 
ancora  i  suoi  singolari  pregi  ;  i  quali  non 
può  vantare  qualunque  monumento  d'I- 
talia e  d'Europa.  Dissi  pure,  quanto  agli 
altri  prestabiliti  lavori,  che  l'esterno  del 
tempio  sarebbe  rinnovato, e  nuovo  si  fa- 
rebbe il    portico  e  il  quadri  portico,  cos'i 
le  pareti  esterne.  Nuova  altresì  la  torre 
campanaria  di  grandi  dimensioni  d'ar- 
chitettura romana,  e  già  in  costruzione 
a  vari  ordini  e  figure,  tra  il  portico  che 
guarda  la  città,  e  la  vicina  porla  minore 
e  laterale  della  basilica,  sulla  via  Ostien- 
se. Questo  portico  verso  la  città  dovea  es- 
sere maestoso  e  abbellito  dar 2  colonne. 
In  tali  modi,  fatta  più  splendida  e  son- 
tuosa la  basilica  Costantiniana,  avendo  ga- 
reggiato le  fiorenti  belle  arti  per  renderla 
degna  dell'Apostolo  delle  genti,  del  secolo 
XIX,  di  Roma  sede  e  maestra  delle  me- 
desime, edel  pontificato  di  Gregorio  XVI. 
Questi  vedendo  recato  a  felicissimo  com- 
pimento i  lavori  della  nave  traversa (meu- 
tre  i  lavori  della  nave  grande  faceva  pro- 
gredire con  alacrità  e  col  metodo  il  più  e- 
couomico  e  piti  sicuro  per  l'arte),  quindi 


358  T  E  AI  TE  AI 

volendola  restituire  al  pubblico  colto  di-  mi  del  cardinal  Anton  Domenico  Gara- 
vino  e  alla  venerazione  dell'Apostolo  del-  bermi  segretario  per  gli  affari  di  st;ito  io- 
le genti,  a'5  ottobre  1840  (giorno  che  il  terni  e  zelante  presidente  della  congrega- 
Papa,  come  espressamente  dichiarò  nel-  zione  speciale  per  la  riedificazione  del  sa» 
l'allocuzione,  scelse  per  dare  un  pubblico  grò  tempio  (che  eseguì  i  riti  preparatori! 
e  solenne  attestato  di  ossequio  e  d'animi-  alla  consagrazione),  e  quello  del  cardi- 
razione  a  Leone  XII  ebe  lo  avea  creato  nal  Antonio  Tosti  pro-tesoriere  generale 
cardinale,  il  cpiale  in  tal  giorno  era  stato  e  perciò  deputato  della  congregazione, 
solennemente  coronato  col  triregno,  ed  a-  benemerentissimo  dell'incremento  della 
vea  decretato  la  riedificazione  della  ba-  nuova  basilica  nel  suo  lungo  ministero, 
silica,  secondo  le  antiche  forme  e  le  di-  Essendosi  terminato  dipoi  verso  la  città  il 
sposizioni  sue  architettoniche,  e  che  in-  sunnominato  portico,  vi  fu  collocata  la 
di  ne  vide  cominciati  e  accelerati  i  lavori  suddetta  iscrizione  in  marmo  sovrastata 
con  pieno  gaudio  del  suo  animo  gran-  dallostemina  marmoreo diGregorioX VI, 
de  e  ilivotissimo  del  s.  Apostolo),  dopo  la  e  quelli  de' due  ricordati  cardinali  foro* 
benedizione  della  crocerà  o  nave  travet'-  no  scolpiti  a  pie  dell'  iscrizione  medesi- 
sa,  solennemente  consagrò  l'altare  papale  ma:  sopra  poi  gli  archi  delle  testate  sono 
colle  ceremonie  che  descrissi,  e  usando  purelearmi  gentilizie  de'eardinaliMallei 
([nella  croce  astata  di  cui  riparlai  nel  voi.  e  Anlonelli,  per  quanto  dirò.  Per  la  fe- 
LI,  p.  2f)8.  Ascese  peli. "nella  ricordata  sta  successiva  della  Conversione,  Grego- 
sedia  pontificale,  vi  pronunziò  in  latino  rio  XVI  riabilitò  l'abbate  del  monastero 
un'omelia o allocuzione commoventeede-  a  celebrarvi  in  tal  giorno  il  sagrifizio  pon- 
gna  di  sua  profonda  dottrina;  indi  pel  1-  li  ficai  mente,  ed  in  quella  della  Cornine- 
celebròla  messa  della  dedicazionesul  con-  monizione  vi  si  portò  a  dire  la  messa  bas- 
sagrato  altare.  Le  particolarità  tutte  del-  sa,  e  ad  assistere  a  quella  pontificata  da 
labenedizione  della  navata, commessa  dal  hiì  1  escovo  assistente  al  soglio,  ripristi- 
Papa  al  p.  d.  Gio.  Francesco  Zelli  abbate  nandola  cappella  prelatizia  istituita  daDe- 
di  s.  Paolo,  edella  consagrazione  dell'ai-  detto  XIV.  Così  Gregorio  XVI  in  quel 
tare,  si  leggono  insieme  all'allocuzione  in  giorno  sagro  alla  Commemorazione  dei- 
latino  e  in  italiano,  nella  descrizione  edi-  l'Apostolo,  colla  sua  pietà  e  divozioneper 
ficante  e  affettuosa,  scritta  consentimeli-  esso,  nell'intervenire  alla  funzione,  riunì 
to  religioso,  del  cav.  Luigi  Moreschi  se-  alquante  di  quelle  ceremonie  che  già  in 
gretario  della  congregazione  speciale  pre-  diversi  tempi  si  usarono  dal  fervore  de' 
posta  alla  riedificazione  dell'augusto  tem-  Papi  verso  s.  Paolo,  nella  cui  biografia 
pio,  che  pubblicò  nel  Supplimentodel  n.u  lericordai,  e  dove  ne  narrai  i  riti  e  le  par- 
83  del  Diario  dìRomaùì  detto  anno.  La  ticolarità.  Gregorio  XVI  continuò  costa  n- 
maestosa  sagra  funzione,  avendo  colpito  temente  finché  visse  a  fare  in  tutto  ogni 
e  penetrato  il  sentimento  religioso  del  eh.  anno  altrettanto,  in  che  viene  tuttora  i- 
cav.  Ignazio  Cantò,  che  ne  fu  spettatore,  untato  dal  Pontefice  successore.  Ora  col 
affettuosamente  la  celebrò  dopo  la  morte  periodico  foglio  ufficiale  di  Roma,  inco- 
del  Papa  con  l'opuscolo:  Gregorio  A/  /  niinciando  dal  1842  riporterò  1'  estrat- 
Sommo  Pontefice,  Cenni,  Milano  1  846.  to  delle  successive  lavorazioni  eseguite  fi- 
A  memoria  perenne  della  benedizione  del-  no  ali  855;  non  però  col  le  proporzioni  che 
la  principale  sua  parie  edella  consagra-  esigerebbe  l'ampiezza  del  soggetto,  ma 
zione  dell'altare  papale,  nel  fausto  gior-  con  quelle  che  nonno  rannicchiarsi  nel- 
110  ch'ebbe  luogo, leggevasi  a  caratteri  d'o-  l'anguste  pagine  d'una  parte  d'articolo  di- 
ro l'iscrizione  che  pure  pubblicò  il  Slip-  venutoalquantoprolisso  nel  trattare  il  va- 
plimcuto  del  citato  Diario,  fra  gli  stein-  sto  e  nobile  argomento.  Si  vedranno  co- 


T  E  M  TEM  359 

si  l'epoche  in  cui  si  principiarono,  In  vo-  no  ancora  stavano  lustrandosi. Buona  pn- 
rarono  e  compirono  le  diverse  opere  egli  te  ilei  tetto  che  copre  oltre  la  metà  della 
ornamenti,  e  quando  s'incominciarono  le  nave  grande,  era  eostruito.  I  massi  del 
altre  che  si  reputarono  convenienti,  me-  vaghissimo  alabastro  d'Egitto  eransi  ri- 
diante  i  progetti  architettonici,  i  disegui  dotti  a  forma  regolare  di  fusti  di  colonne 
eia  soprintendenza  de'lavoridel  sapiente  d'ordine  corintio,  lunghe  pi ìi  di  3ì  pal- 
couumend. Polelti, per  un'impresa  applau-  mi  architettonici  romani  .  a'  quali  non 
dita  da  tulle  le  nazioni,  perchè  inleres-  mancavachela  lustratura,  permegliogo- 
6anle  la  religione,  le  belle  arti  e  gl'impor-  ilere  la  sorprendente  trasparenza  e  lucen  ■ 
tanti  studi  della  sagra  archeologia.  Au-  tez/.a,  la  varietà  delle  sue  macchie  coto- 
tore  del  pubblicato  nel  foglio  ulliciale  è  gnino  e  bianco  candido.  Le  solide  fonda- 
I'  encomialo  cav.  Moreschi.  A.  lui  fu  dato  menta  e  la  vasta  platea  del  nuovo  camp-i- 
ragionarne  con  coi  nino  venie  unzione,  si  n-  ni  le  erano  compi  le,  e  molto  avanzate  tut- 
golar  diligenza  e  bella  erudizione,non  me-  te  l'architetture  del  portico  rivolto  alla 
no  che  artisticamente,  come  quello  cheti  ciltà.  Nel  n.°  23  del  Diario  di  Roma  del 
ha  dato  l'eruditissime  e  pregie  voli  disser-  i84>  si  legge  la  seguita  copertura  del- 
tazioni  e  descrizioni  di  due  insigni  no-  le  navi  minori, ed  il  compimento  degli  ai- 
muliniti  della  basilica:  Osservazioni  sul-  chi  e  delle  cornici  ili  marmo  bianco  car- 
la  sedia  pontificale  ch'era  ne  II"  absi*  rarese  per  la  nave  grande;  e  che  l'impre- 
se, ec.  ;  Descrizione  del  tabernacolo  clie  sa  del  nuovo  tempio  ormai  andava  toc- 
orna  la  confessione  della  basilica  di  s,  emulo  il  lauto  desiderato  line  della  coni- 
Paolo,  salvalo  dall'  incendio  e  riposto  pietà  sua  riedificazione;  porgendosi  voli 
sopra  la  confessione  medesima  per  de-  che  Gregorio  XVI  benedicesse  la  nave 
crelo  di  Gregorio  \7  /.  D'ambedue  ne  grande  e  le  navi  minori,  come  nel  1840 
parlai  a  Sedia  de' Papi,  e  a  Tabernaco-  avea  benedettola  nave  traversa  e  consa- 
lo.  Suoi  pertanto  sono  ancora  gli  artico-  grato  l'altare  papale.  Il  11. °  86  del  Diario 
li  che  celebrarono  l'accesso  dei  Papi  Gre-  di  Roma  del  i845>  celebra  la  visita  falla 
gorio  XVI,  e  Pio  IX  regnante  alla  basi-  alla  basilica  da  Gregorio  XVI  a'2  1  otto 
lica,  e  quelli  riguardanti  la  festa  annua  bre,  alfine  d'ammirare  a  parte  a  parte  i 
della  Commemorazione, i  quali  ultimi  so-  principali  lavori,  e  d'incoraggiare  con  o- 
glionsi  pubblicare  ne' primi  del  mese  di  gni  maniera  di  modi  il  tanto  bramato  suo 
luglio.  Con  que>te  visite  che  gli  encomia-  compimento  della  magnifica  riedificazio- 
ti  l'api  fecero  alla  basilica  Ostiense,  eh-  ne,  che  richiamava  sempre  più  ogni  sua 
bero  nel  loro  instancabile  zelo  per  iscopo,  cura  e  sollecitudine.  Che  nella  cappella 
l'osservare  ì  progredienti  lavori,  l'anima*  del  ss.  Crocefisso  osservò  il  nuovo  pavi- 
re  i  personaggi  che  vi  presiedono  e  gli  ar-  mento  di  scelti  marini  a  vari  colori,  col- 
listi che  vi  lavorano,  al  perfetto  e  solle-  l'iscrizione  che  ricorda  il  pietoso  e  lodevc- 
cito  compimento  del  meraviglioso  lem-  le  decreto  sovrano  di  avervi  o  sepolte  le 
pio,  dalla  pontificia  munificenza  e  dalla  ceneri,  o  fattivi  collocare  gli  epitaffi  nuo- 
pietà  cristiana  restituito  al  suo  splendo-  va  mente  scolpiti  de' cardinali  Benedetto 
re.  Riferisce  il  n.°7  3  del  Diario  di  Roma  Sala  e  Gio.  Bernardino  Scotti,  e  di  ni". 
I.SJJ2,  che  un  numero  considerevole  di  Pier  Luigi  (.alletti  vescovo  di  Cirene  co- 
niassi di  marino  carrarese  erano  prepara-  noie  dell'  online  cassinese,  i  cui  sepolcri 
ti  per  la  continuazione  degli  archi  della  erano  in  varie  parli  della  nave  traversa 
nave  grande,  e  pe'capitelli  che  restavano  prima  del  distruttore  incendio  della  bi- 
a  scolpirsi  per  le  navi  minori.  Molte  co-  silici.  Nella  limitrofa  cappella  poi  dis.Ste 
loime  di  granilo  già  erano  innalzate  nel-  l'ano,  ammira  il  Papa  1  masuifìci  lavori 
le  4  uavi  minori,  0  le  poche  che  restava-  già  eseguili  e  iu  csccuzioue  per  ornarne 


36o  T  E  INI 

Je  pareti  co' più  belli  marmi  antichi,  d'a- 
fricano nel  zoccolo,  di  granito  rosso  nei 
pilastri,  di  breccia  detta  dì  sette~bassi nei 
riquadri;  e  veniva  con  piacere  rassicura- 
to che  già  era  in  pronto  il  pavimento  d'al- 
tri marmi  pregevoli  con  belli  scomparii- 
ruentijecbe  i  professori  FrancescoCogliet- 
ti  e  cav.  Francesco  Podesti  imploravano 
di  presentargli  gli  abbozzi  de'd uè  granili 
quadri  per  le  pareti  laterali  della  cappel- 
la,rappresentanti  due  fatti  dell'eroica  vi- 
ta di  quel  protomartire  di  s.  Chiesa;  ol- 
treall'allroabbozzo  del  martirio  di  s.  Lo- 
renzo già  ideato  dal  medesimo  prof.  Co- 
ghetti  per  l'altare  della  cappella  destina- 
ta nuovamente  al  coro  de'monaci,  e  già 
cappella  del  ss.  Sagramenlo  (quadro  che 
essendo  ormai  vicino  al  suo  compimen- 
to, senio  encomiare  pel  concetto,  la  com- 
posizione, lo  stile,  e  l'artificio  dell'esecu- 
zione, con  cui  ha  espresso  l'invitto  cam- 
pionee  arcidiacono  di  s.  Chiesa). Passando 
il  Papa  a  considerare  i  due  grandi  altari 
nelle  testate  della  nave  traversa,  esternò  il 
si  io  parere  per  coprire  gl'intercolunni, per 
Jormare  e  arriccliirue  le  mense  e  per  le 
altre  loro  architetture  con  preziose  pie- 
tre, con  metalli  e  parecchi  lavori  dell'ar- 
ti belle,  pel  più  nobile  e  ricco  ornamen- 
to de'due  altari.  Indi  Gregorio  XVI  re- 
catosi alla  nave  grande  si  fermò  sul  limi- 
tare tutto  contento  al  vedere  gli  archi  di 
marmo  a  destra  e  a  sinistra  ,  compiti  di 
scultura  nella  loro  maggior  perfezione,  e 
le  cornici  parimenti  di  marmo  già  poste 
in  tutto  il  lato  destro  dell'ingresso  del  tem- 
pio, con  sopravi  già  costruito  il  muro  di 
mattoni  finoalla  soglia  delie  grandi  fine- 
stre, ove  fra  non  molto  doveasi  colloca- 
le una  gran  cornice  di  travertino  così  per 
abbellimento  d'architettura,  come  per 
maggior  solidità  delloslesso  muro.  Rima- 
sero inoltre  appagate  lesue  brame  in  ve- 
der pronti  nel  piano  di  delta  nave  gran- 
de, molti  massi  di  marmo  scolpiti  a  cor- 
nice pel  sinistro  lato,  e  tulto  il  materiale 
di  terra  cotta  pel  corrispondente  muro;  le 
bellissime  travi  d'abete  già  squadrale  per 


T  E  M 

le  incavallature  del  vaslo  tetto,  acciò  nel- 
la loro  semplicità  facessero  bella  mostra; 
e  per  ogni  dove  grandi  opere  di  traverti- 
no lavorate  per  la  nominata  cornice, che 
ricorrendo  per  tutta  la  lunghezza  della 
nave  deve  pure  formare  soglia  delle  sue 
grandi  finestre.  Udì  con  soddisfazione  che 
tutti  i  ferramenti  per  le  5  incavallature 
e  per  le  grandi  finestre  erano  già  ridotti 
alla  loro  forma  e  misure;  che  già  erano 
segati  grandi  diametri  di  granito  rosso  e- 
giziano  per  comporue  il  vasto  pavimen- 
to, le  cui  lastre  o  di  marmo  bianco  o  di 
bardigliogià  erano  ue'magazzini  della  ba- 
silica, insieme  con  lutti  quegli  altri  mar- 
mi necessari  al  pavimento  tanto  della  na- 
ve grande, quanto  delle  4  navi  minori.  Al- 
le quali  rivolgendo  il  Papa  losguardo,  ne 
vedeva  la  copertura  compita  ne'due  pe- 
ristili al  destro  lato  dell'ingresso  della  ba- 
silica; talché  in  qualunque  parte  si  giras- 
se per  questa  ben  intesa  selva  di  colon- 
ne, ognuno  era  trasportato  da  meraviglia 
e  incanto,  cambiandosi  ad  ogni  passo  la 
sua  scena  prospettica,  e  godendosi  di  tut- 
ta la  vaslità  del  sagro  edilìzio,  col  pene- 
trare che  faceva  1'  occhio  a  traverso  dei 
bellissimi  fusti  di  esse  colonne.  Portando- 
si poi  il  Papa  in  ogni  altro  luogo  dell'e- 
dilìzio e  nelle  officine,  dappertutto  vide  o 
marmi  sotto  lo  scalpello  degli  artefici,  o 
materiali  d'ogni  specie  già  preparati  nei 
magazzini  e  ne' vari  siti  della  fabbrica,  e 
sem  pie  più  con  piena  e  lieta  fiducia  si  con- 
fermò nell'assicurazionedatagli  dall'egre- 
gio e  sapiente  architetto  direttore,  che 
cioè  nel  correre  del  futuro  anno  poteva- 
no vedersi  coperte  la  nave  grande  e  le  al- 
tre due  navi  lateralije  poi  continuati  i  lavo- 
ri con  tale  alacrità  di  restituire  tutto  inte- 
ro l'edilìzio  presto  al  culto  divino  e  alla 
glorificazione  dis.  Paolo  apostolo,  mercè 
della  completa  consagrazione  che  tutta  la 
cristianità  desiderava  dalla  suprema  sua 
autorità  apostolica. Questa  fu  l'ultima  vi- 
sita  che  fece  Gregorio  XVI  al  nuovo  gran 
tempio, eeome  sempreavea  praticalo  nel- 
le precedenti, esternò  la  sua  massima  sud- 


TE  M 
disfazione  ,  vivamente  congratulandosi 
con  tutti  quelli  che  ne  dirigevano  ed  ese- 
guivano l'ultimazione.  Dessi  f'urono,ollre 
i  cardinali  Segretari  ili  stato  e  segreta- 
ri  per  gli  all'ari  di  stato  interni,  presiden- 
ti della  congregazione,  gli  altri  cardinali 
e  preiati  componenti  la  medesima, il  pre- 
lato tesoriere  generale  siccome  speciale 
deputato  (ora  è  pro-deputato  mg.'  Ange- 
loM.*  Vannini  commissario  generale  della 
r.  camera  apostolica,  del  quale  riparlai  a 
Tesoriere  generale);  il  direttore  archi- 
tetto coinniend.  Polelti,  che  distinse  ogni 
volta  con  particolari  encomii  e  con  non 
equivoci  contrassegni  di  gradimento;  lo- 
dando altresì  tutti  gli  addetti  alla  riedi- 
ficazione, il  cav.  Moreschi  segretario  e  gli 
architetti  rincontri,  non  meno  die  i  valen- 
ti artisti. 

Passato  Gregorio  XVI  agli  eterni  ripo- 
si il  i .°  giugno  i  846,  a'  16  gli  successe  il 
sommo  Pontefice  Pio  IX  che  regna.  lln.° 
D4  del  Diario  di  Roma  del  1 846,  narra- 
te le  festività  (.Iella  Commemorazione  ce- 
lebrale nella  basilica  Ostiense a*3o  giugno 
dal  nuovo  Papa,  in  tutto  secondo  il  pra- 
ticalo dal  predecessore  defunto,  siccome 
animato  anch'egli  della  più  viva  divozio- 
ne verso  il  Dottore  delle  genti,  riferisce 
che  dopo  compiuti  gli  atti  di  religione, 
entrò  nella  uave  grande  della  basilica  per 
osservare  i  grandi  lavori  che  assicura- 
vano il  termine  de  Ila  magnifica  e  solleci- 
ta riedificazione.  E  nel  vedere  non  solo 
innalzate,  sopra  gli  alti  muri  di  essa  na- 
ve, m  delle4^  vastissime  incavalla  tu  re  (es« 
scudo  le  altre  4  navi  minori  già  coperte 
del  tetto  in  ogni  loro  parte), ma  ancora  pre- 
parata un'immensa  quantità  di  marmi  e 
graniti,  di  legnami  e  di  ferramenti  d'o- 
gni specie  per  la  costruzione;  mentre  am- 
mirava i  benefici  effetti  delle  sollecitudi- 
ni del  venerando  suo  antecessore  Grego- 
rio X.VI,  il  quale  nelle  gravi  e  immense 
cure  del  memorabile  suo  pontificato  tao- 
tozelo  poseall'impresa  del  sagro  edilizio, 
laonde  se  n'era  reso  altamente  benemeri- 
to; retribuì  pure  un  ampio  elogio  agli  o- 


T  EM 


36 1 


norcvoli  membri  componenti  la  congre- 
gazione che  ne  dirigevano  la  riedificazio- 
ne, perchè  seppero  così  bene  corrisponde- 
re a  tante  sollecitudini,  come  pure  all'ar- 
chitetto direttore  pel  molto  magistero  nel- 
l'arte manifestato  eziandio  nell'architet- 
ture della  risorta  basilica;  i  quali  sensi  di 
piena  soddisfazione  replicò  in  tutte  le  po- 
steriori visite,  come  già  notai,  e  di  cui  va- 
do a  parlare,  con  aumento  d'ammirazio- 
ne e  di  religioso  giubilo,  in  vedere  così  e- 
iniueutemente  abbellita  la  casa  di  Dio,  e 
la  dimora  delle  sante  spoglie  d'uno  de'più 
grandi  eroi  del  cristianesimo.  Tutto  pre- 
muroso il  Papa  Pio  IX  pel  definitivo  com- 
pimento della  basilica  Ostiense,  tornò  a 
visitarla  poco  dopo,  e  quindi  vi  fu  ancora 
a'  1  2  novembre  1  84^-  per  Cl"  appreudesi 
dal  n.  c)2  ilei  Diario  di  Roma,  quanto  fu 
compreso  di  esultanza  nell'osservare  dal 
piano  della  nave  grande  le  molte  incaval- 
lature già  poste  sugli  alti  muri  dell'im- 
menso tetto  di  quella  principal  parte  del 
tempio;  così  per  osservare  da  vicino  la  va- 
stità di  quelle  incavallature,  e  per  avere 
ogni  perfetta  idea  del  dillicile  lavoro,  vol- 
le ascendere  a  tanta  altezza  (come  avea 
fatto  il  predecessore  con  quelle  della  na- 
ve traversa);  talché  passando  agiatamen- 
te fra  le 82  incavallature  già  compite,  re- 
stò meravigliato  del  sorprendente  loro  ef- 
fetto, lieto  in  sentire  che  col  cadere  del- 
l'anno sarebbe  coperto  il  resto  della  nava- 
ta. Rivide  il  Papa  il  nuovo  bellissimo  mo- 
dello in  legno  della  proporzione  da  1  a  5o 
palmi  architettonici  romani,  fallo  già  e- 
seguire  colla  massima  precisione  dall'ar- 
chitetto direttore  per  norma  de'lavori  che 
restavano  da  eseguirsi,  dando  il  modello 
una  piena  idea  delle  primitive  basiliche 
della  cristianità,  delle  quali  l'antica  basi- 
lica di  s.  Paolo  conservava  in  massima 
parte  le  forme  e  le  proporzioni  architet- 
toniche, mantenute  nella  sua  riedificazio- 
ne. Vide  inoltre  il  Papa  le  preziose  colon- 
ne e  i  rari  pilastri  dell'alabastro  egiziano 
summentovato,  ed  i  sontuosi  lavori  per 
la  cappella  di  s.Slefano.JNotai  nel  voi. LUI, 


S6a  T  E  M 

».  08  e 1 9 1,  che  il  Papa  fece  trasporta- 
re dalla  basilica  alla  piazza  Vaticana  le 
due  rammentate  statue  colossali  de' ss. 
l'ietto  e  Paolo,  indi  ordinò  che  si  collo- 
cassero agli  angoli  esterni  del  principio 
tlella  gradinala  della  basilica  di  s.  Pietro. 
Nell'articolo  Musaico  narrai  che  il  Papa 
commise  allo  studio  Vaticano  del  musai- 
co la  formazione  de'  ritratti  de*  romani 
Pontefici,  per  la  nuova  serie  e  cronolo- 
gia da  collocarsi  nella  basilica  Ostiense, 
mentre  l'antica  era  di  semplice  pittura, 
commettendo  a  diversi  pittori  i  ritratti 
medesimi,  per  poi  essere  condotti  in  mu- 
saico ,  sotto  la  vigile  soprintendenza  del 
commenti.  Filippo  Agricola  ispettore  del- 
le pitture  pubbliche  e  direttore  dello  stes- 
so celebre  studio  del  musaico  Vaticano. 
Il  n.°  54  del  Diario  di  Roma  del  1847, 
riportando  l'intervento  del  Papa  alla  ce- 
lebrazione della  festa  della  Commemora- 
zione, dice  che  discese  alla  porta  del  nuo- 
vo atrio  che  dà  ingresso  alla  sagreslia,ch'e- 
ia  stato  arricchito  di  bellissime  architet- 
ture lavorate  sopra  gli  avanzi  de'marmi 
bianchi  dell'arso  edilizio,  nella  cui  som- 
mila si  pose  corrispondente  iscrizione  in 
lettere  di  meta  Ilo  dorato. Termi  nate  le  sa- 
gre funzioni,  il  Papa  si  recò  a  vedere  la 
cappella  di  s.  Stefano,  ch'era  stata  quasi 
compita,  sontuosa  non  meno  per  learchi- 
tetture,  che  pel  pregio  de'marmi  ond'è 
in  tutte  le  sue  parti  coperta  e  ornata,  e 
per  la  perfezione  de'corrispondenli  lavo- 
ri. Passato  nella  nave  grande,  la  trovò  non 
solo  coperta  del  tutto  col  suo  vasto  tetto, 
compiendosi  così  la  copertura  de'5  peri- 
stili, ma  eziandio  già  in  parte  nobilitata 
co'nuovi  da  lui  decretati  lacunari  (soffit- 
ti compartiti  a  varie  figure  poligone,  or- 
nate con  sagome  osacome  intagliate  e  ro- 
soni, ornamenti  fatti  a  foggia  di  rose),  che 
ne  doveano  coprire  le  incavallature  d'a- 
beto,  come  la  nave  traversarlo  cassetto- 
ni del  quale  erano  posti  al  sito  loro,  pro- 
ducendo un  bellissimo  effetto  sia  per  le 
giuste  loro  proporzioni,  sia  per  la  scelta 
degli  ornali,  sia  in  fine  pel  diligente  in- 


T  EM 

taglio  in  legno.  Vide  già  cominciali  i  la- 
vori di  stucco  sull'immense  pareti  della 
stessa  nave  grande,  e  venne  assicurato  es- 
sere pronti  tutti  i  marmi  di  diversi  colo- 
ri pel  suo  magnifico  pavimento.  Conti- 
nuandosi con  impegno  il  regolare  e  sol- 
lecito progredimento  de'lavori  della  ba- 
silica, si  ha  dal  n. "85  del  Diario  di  Roma 
del  1847,  die  il  Papa  recandovisi  a' 19  ot- 
tobre.e  fermatosi  nella  nave  traversa, tro- 
vò nel  basamento  del  2. "ordine  architet- 
tonico il  tipo  in  pittura  a  olio  di  262  qua- 
dri per  la  cronologia  de'Pontefici ordina- 
ti a  26  o  27  egregi  artisti,  per  esser  poi 
condotti  in  musaico,  i  quali  già  erano  in- 
tenti alla  pittura  delle  64  immagini  dei 
Papi  perornare  la  detta  nave, dall'imma- 
gine di  s.  Pietro  a  quella  di  Giovanni  IV. 
Il  Papa  approvò  il  savio  avvisodell'archi- 
tetto  direttore,  riconosciuto  per  tale  an- 
che dall'accademia  dis.  Luca,  sia  rispet- 
to alla  ragione  di  ammettere  una  sola  li- 
nea delle  immagini  de'Papi  nella  nuova 
basilica,  sia  rispetto  alla  luce  che  sulhoien- 
tissima  avranno  quelle  che  dovranno  per 
necessità  collocarsi  nelle  navi  minori,  sia 
finalmente  rispeltoal  conservare  l'antica  e 
classica  forma  rotonda,  ovvero  clipeata, 
di  tali  ritratti.  Nella  nave  grande  vide  co- 
minciati i  lavori  di  stucco  pel  2.0  ordine 
architettonico  di  sì  vasto  peristilio,  in  cia- 
scuno de'4  lati;  che  la  ricca  trabeazione 
del  medesimo  ordine  architettonico  era 
stata  condotta  a  (ine  con  perfezione  d'ar- 
te, abbozzati  i  suoi  capitelli  corinti,  i  pi- 
lastri di  stucco  lucido  già  ridotti  alle  lo- 
ro sagome.  Vide  un  considerevole  nume- 
ro di  rosoni  egregiamente  intagliati  in  le- 
gno pel  lacuna  reo  soffitto  della  nave  gran- 
de da  lui  ordinato;  ed  un'immensa  mas- 
sa di  lastre  di  marmo  bianco  carrarese, 
dibardiglio,di  granito  rosso  egiziano  pei 
pavimenti  della  nave  stessa,  oltre  che  dap- 
pertutto materiali  d'ogni  specie  già  pre- 
parati e  pronti  per  la  loro  collocazione. 
Il  n.°  222  della  Gazzella  di  Roma  del 
1848  racconta  la  visita  falla  alla  basilica 
dal  Papa  a'2li  ottobre,  ove  trovò  liuito 


T  E  M  TEM  363 
1!  magnifico  lacunare  o  soffino  della  nave  eclisso,  il  Papa  lo  venerò  sopra  il  ricco  pa- 
grande,  ed  eseguili  egregiamente  gli  stuc-  rato  di  velluto  rosso  e  oro  da  lui  regala* 
chi  delle  alte  pareti  del  2.°  ordine  archi-  lo,  e  si  compiacque  della  decorata  volta 
tettonico  della  medesima,  tuttodisponen-  a  chiaroscuro  ili  ligure,  ornati  e  dorata- 
dosi  per  la  doratura  del  lacunare,  pel  va-  re.  Nelle 5  navale  rette  vide  rialzato  il  pia- 
sto  pavimento  di  marmi  e  granito,  e  per  no  con  massiccio  murato  a  volte  pei  tot- 
le  architetture  marmoree  che  do  veauo  or-  ta  la  vasta  estensione,  compiuta  la  soffiti» 
naie  le  porte  interne,  le  pareti  delle  navi  taa  lacunari  dell'ampia  navata  media  ter* 
laterali,  e  le  altre  parti  del  risorto  edili-  minata  d'intaglio,  e  molto  avanzata  nel- 
zio.  Nella  nave  traversa  osservò  il  lavoro  le  dorature;  incominciale  le  soUìtte  pur 
dell' impellicciatine  del  suddetto  alaba-  ila  lui  decretate  delle  navi  laterali;  inco- 
stroegiziano  negl'intercolunni  de'dueal-  minciato  il  rivestimento  di  marino  delle 
tari  ne'lati  minori,  e  vi  ammirò  posle  al  navate  estreme.  Nel  n.°  1  1  del  Giornale 
loro  sito  37  immagini  de'Papi  dipinte  a  di  Romadeli  85  i,e  come  già  ricordai  nei 
olio,  delle  261  per  la  nuova  cronologia  voi.  LUI,p.a3o,  si  annunzia  avere  il  Fa- 
ostiense,  per  poi  eseguirsi  in  mtisaico;del-  pa  ordinato  la  costruzione  d'un  superbo 
le  quali  cose  feci  cenno  nel  voi.  LUI,  p.  tabernacolo,  giusta  il  progetto  e  disegno 
no  1,  mentre  a  p.  a  26  feci  parola  della  vi-  dell'architetto  direttore,  che  lo  compóse 
sita  de*  1  o  giugno  1 8  >o.Di  questa  il  n.°i35  co'suimnentovati  \  gran  fusti  di  colonne 
del  Giornale  di  Jii>//u/  riferisce  avere  il  d'alabastro  egiziano  già  l'usati,  ornandolo 
Papa  trovatogli  altari  laterali  della  ero-  ne'pieilistalli  di  metalli  dorati  e  pietre  pre- 
cera rivestiti  cos'i  col  detto  alabastro,  co-  gevoli;  il  quale  tabernacolo  sarà  per  con- 
ine col  fior  di  persico  della  più  bella  qua-  servare  e  maggiormente  custodire  quel* 
lità.  Si  fermò  a  vedere  le  10  immagini  del-  lo  architettato  nel  secolo  XIII  sul  sepol- 
ta cronologia  de'Papi  già  trasportate  in  ero  del  s.  Apostolo,e  rimasto  illeso  dalle 
musaico  e  collocate  al  posto,  lodando  la  voraci  fiamme  deli823.  Si  ricordano  le 
perfetta  esecuzione,  l'accordo  e  il  legame  pontificie  largizioni  di  Pio  IX,  tanto  per 
mirabile  che  ne  nasce  co'due  grandi  mu-  la  doratura  del  vasto  lacunare  della  na- 
saici  dell'arco  di  Placidiae  della  tribuna,  ve  retta,  che  per  arricchire  con  preziosi 
e  la  magnifica  decorazione  che  (ormano  parali  di  velluto  paonazzo  e  oro  la  grati- 
nile pareti  del  vasto  edilìzio.  Osservò  le  de  edicola  ove  venerasi  il  ss.  Crocefisso; 
parli  delle  mense  che  doveano  ornare  gli  e  sommamente  il  dono  della  statua  di 
altari  laterali  della  nave  traversa,  elega  n-  marmo,  rappresentante  la  sa.  me.  di  Gre- 
te  lavoro  ricco  d'impellicciatine  delle  pie-  gorio  XVI  (che  descrissi  a  Ospedale  dis. 
tre  più  preziose  che  fanno  di  loro  bella  Giacomo  pel  qualeera  slata  scolpita), sta- 
alleanza,  cioè  eli  malachite  che  ne  firma-  Ina  chesituata  nel  nuovo  tempio,  attesta- 
no la  principale  parte,  dall'imperatore  di  rà  a'posteri  la  gran  parte  presasi  ria  quel- 
Puissia  Nicolò  I  donale  a  Gregorio  XVI,  l'immortale  Pontefice  in  un'opera  sì  sa- 
e  da  questi  destinate  per  tali  altari,  di  la-  grae  magnifica  (tempora  nea  meni  e  fu  col  • 
pislazzuli  dono  del  cardinal  Antoni-Ili  se-  locala  presso  l'ingresso  dalla  parte  della 
gretario  di  stalo  e  presidente  della  con-  sagrestia,  nella  stanza  delta  del  .M  irtiro- 
gregazione  per  la  riedificazione  della  ba-  logio).  Di  più  si  narra  come  il  Papa  Pio 
silica,  di  ag.tte,  di  quarzo  rosa,  di  astra-  IX  pose  a  disposizione  la  somma  di  scudi 
can  dorato,  di  porfido  rosso;  abbelliti1  e  3o,OO0  del  suo  privato  peculio  per  la  co- 
nobilitale  da' più  scelti  ornamenti  e  di  fi-  struzione  della  facciala  principale  della 
gureintered'angeli  in  metallo  dora  to,mo-  basilica.secondoch'è  delineata  nel  3. "pre- 
dettali e  fusi  perfettamente  e  sorreggenti  getto  presentato  dall'assidua  opera  dei- 
palme.  Visitando  la  cappella  del  ss.  Cro-  l'architetto  direttore,  e  scelto  a  preferen» 


364  T  E  M  TE  M 
za  degli  altri  dalla  pontificia  accademia  V  secolo,  fatto  eseguire  da  s.  Leone  I  e 
di  6.  Luca,  perchè  soddisfece  maggiormen-  restaurato  da'suoi  successori,  conservati- 
le al  carattere  architettonico  dell'antiche  dosi  sempre  il  suo  tipo  originale,  le  cui 
basiliche  cristiane.  Indicai  nel  voi.  LUI,  parli  di  ligure,  di  simboli  e  d'iscrizioni, 
p.  232,e  diffusamente  si  legge  nel  n.°l4Q  tratti  dal  cap. 4 dell'Apocalisse,  erano  sla- 
tlel  Giornale  dì  Romaiche  il  Papa  a'3o  te  diligentemente  staccate  dal  vecchio  ar- 
giugno  1 85 1,  recandosi  a  celebrare  e  ad  co  minacciante  mina  nel  i8a5,  dal  valen- 
ussistere  alle  consuete  funzioni  della  ha-  te  cuusaicista  cav.  Giacomo  Raffàelli  per 
silica,  perla  festa  della  Commemorazione  disposizione  di  Leone  XII,  acciò  potesse 
di  s.  Paolo,  indi  passò  a  osservare  i  nuovi  far  nuova  e  più  bella  mostra  di  se  nel  ri- 
rilevanti  lavori.  Ammirò  lo  stupendo  di-  sorgente  tempio; supplendosi  colle  porzio- 
pintodelcav.  Podesti, collocato  nella  par-  ni  mancanti  tutta  la  pittura  del  musaico, 
te  destra  della  cappella  di  s.  Stefano;  le  ed  imitandosi  scrupolosamente  l'antico, 
immagini  de'Papi  egregiamente  espresse  colla  scorta  d'un  disegno  in  acquarello, 
in  musaico  per  la  cronologia  e  già  poste  fatto  prima  della  distruzione  dell'arco.  Si 
a'Ioro  luoghi;  i  marmi  bellissimi  pel  su-  appreudedal  n.°i  5o  del  Giornale  di  Ro- 
perbo  tabernacolo o  ciborio,  in  la  vorazio-  ma  del  1832  lo  stato  progrediente  della 
ne;  i  graniti  e  gli  altri  marmi  colorati  per  basilica,  osservato  dal  Papa  nellafesta  del- 
la nuova  mensa,  di  granito  rosso  in  fot'»  laCommemorazione,  particolarmente  nei 
ina  d'  urna,  e  pavimento  della  cappella  terminati  intagli  pe'  lacunari  delle  navi 
del  ss.  Crocelìsso.  Il  vasto  lacunare  della  minori  e  perciò  pronti  alla  doratura  ,  e 
nave  di  mezzo  lo  trovò  compiutamente  quelli  cominciati  perle  navi  estreme;  uel 
dorato,  producendo  il  più  gradevole  ef-  proseguimento  de'lavori  del  nuovo  porli- 
fetto  pel  compartimento  generale  del  sof-  co  della  facciata  principale,  architettato 
fitto,  la  proporzione  delle  parti,  la  coni-  eoi  carattere  dell'antiche  basiliche  cristia* 
posizione  e  varietà  degli  ornati  intaglia-  ne,  portico  che  si  dovrà  alla  munificen- 
ti in  legno;  quelli  de' due  lacunari  delle  zadel  Papa  per  la  rilevante  somma  di  suo 
navi  minori  erano  già  finiti  e  pronti  al-  peculio  perciò  offerta.  Trovò  finiti  i  lavo- 
la  doratura,  e  terminata  la  decorazione  ri  del  pavimento  della  cappella  del  coro 
per  la  parete  interna  dell'ultima  nave  mi-  de'monaci,già  del  ss. Sagra  mento,  e  quel- 
fiore  a  sinistra,  eincominciati  i  lavori  nel-  li  de'due  grandi  altari  della  nave  traver- 
la  parete  destra:  pareli  che  perciò  furono  sa,  sia  colle  dorature  degl'intagli  in  mar- 
ornate  con  fusti  di  pilastri  di  bellissimo  ino  delle  loro  trabeazioni,  sia  coll'esserue 
marmo  caristio  e  detto  cipollino,  con  ca-  stato  ornato  il  fregio  con  corrispondente 
pitelliebasi  di  marmo  d'ordine  corintio,  iscrizione  al  soggetto  del  dipinto  postovi 
ed  inlerpilastri  alternali  d'altro  marmo  a  pubblica  venerazione  prima  della  bene- 
caristio,  e  del  numidico  e  del  iassense,  det-  dizione  di  essa  navata,  e  sia  ancora  coU 
ti  giallo  antico  e  porta-santa  ,  intelaiati  l'esservi  state  situale  grandi  balaustrate 
con  marmi  bianchi  carraresi  fino  alla  so-  di  marmo,  simili  a  quella  dell'altare  del- 
£lia  delle  finestre  che  ricorrono  lungo  i  la  Confessione,  con  pilastrini  di  porfido, 
lati  di  esse  due  pareti  ,  le  quali  per  tali  avutisi  per  tipo  que'parapelti  o  grate  di 
architetture  riceverono  il  più  splendido  cui  ci  è  rimasto  qualche  bell'avanzo  nei 
ornamento,  in  consonanzacolle  altre  par-  classici  monumenti  dell'antichità.  Richia- 
ti  del  sontuoso  edifizio.  Di  tutto  il  fon-  mò  la  particolare  attenzione  del  Papa,  il 
tefice  esternando  l'alta  sua  soddisfazione,  restauro  del  memorato  importantissimo 
ed  eziandio  per  lo  statuito  onde  restaura-  ruusaicoonde  orna  vasi  la  vasta  fronte  dei- 
re  e  porre  sol  gran  d'arco  di  Placidia,quel  l'antico  arco  trionfale  o  di  Placidia,  che 
classico  mouumeuto  dell'arte  musiva  del  divide  la  navegraude  dalla  traversa,  ope- 


TE  M 

rato  nel  nuovo  colle  primitive  proporzio- 
ni, incominciato  e  portalo  a  prospero  fine 
nel  pontificato  di  Pio  Vili,  da  parecchi 
egregi  artisti,  colla  responsabilità  de'pe- 
rilissimi  mosaicisti  della  rev.  fabbrica  di 
s.Pietro,Gherardo  Volponi  e  Rafòele  Ca- 
stellini, sotto  la  direzione  del  commend. 
Agricola.  Venne  quindi  ordinato  dal  Pa- 
\ia  ,  che  le  memorie  riguardanti  questo 
nuovo  ornamento  della  nave  reità,  si  e- 
sprimessero  a  perpetua  ricordanza  in  due 
iscrizioni,  da  porsi  ne'piè  dritti  dell'arco 
medesimo, da  decorarsi  di  marmi  antichi 
di  vari  gradevoli  colori  (le  iscrizioni  che 
danno  in  succinto  la  storia  ilell'arcoequel- 
la  del  classico  musaico,  co'venerati  nomi 
di  s.  Leone  I,  Leone  XII,  Pio  Vili  e  Pio 
IX,  si  leggono  a  p.  G 1 6  del  Giornale  di 
Roma  deli  854)-  JNella  nave  traversa  vi- 
de il  Papa  le  a  lire  effigie  de'suoi  prede- 
cessori trasportate  in  musaico  e  collocale 
a'iuoghi  loro,  e  dichiarò  volere  che  per 
mezzo  anche  di  pitture  nel  2.°  ordine  ar- 
chitettonico della  stessa  nave,  si  rendesse 
più  che  inai  magnifico  e  dignitoso  1  inte- 
ro superbo  edilizio.  Gli  furono  mostrate 
le  malachite,  i  lapislazzuli  pegli  sfondi  ilei 
piedistalli,  e  le  lastre  di  pietra  perl'impel- 
licciature  delle  fascie  e  deglispeechi  de'4 
zoccoli  del  nuovo  tabernacolo,  esegate  le 
lastre  per  ciascun  lato  di  tali  zoccoli  e  piedi- 
stalli corrispondenti,  da  unmassoche  può 
dirsi  unico  avanzo  dell'antichità.  Il  lavo- 
ro delle  lastre  sorpassò  l'espeltazione,  per- 
chè eseguilo  colla  più  bella  e  rara  specie 
di  pudinghi  antichi,  conosciuti  sotto  il  no- 
me di  breccia  verde  d'Lgitto,  i  quali  con- 
lenendo molli  frammenti,  e  di  non  comu- 
ne superfìcie,  di  porfidi,  di  granili,  di  ba- 
salti, di  quarzi  di  diversi  colori,  invilup- 
pati da  un  feldspato  compatto  e  durissi- 
mo al  taglio,  fanno  un'aggregazione  così 
gradevole  alla  vista,  e  prendono  micosi 
lerso  pulimento,  da  non  potersi  a  parole 
lodare  e  descrivere.  Il  n.°i8del  Giorna- 
le di  Roma  del  i  853  dà  contezza  della  co- 
strizione del  nuo\o  tabernacolo  degno 
ddlu  maestà  e  magnificenza  dclsagiotew- 


T  E  M  3G5 

pio,  delle  gettale  fondamenta  con  massi 
di  travertino  e  della  formazione  del  nu- 
cleo de'4  grandi  suoi  piedistalli;  non  che 
della  seguila  erezione  a'20  del  preceden- 
te dicembre  di  2  de'4  monoliti  d'alaba- 
stro d'Egitto,  alti  palmi  architettonici  ro- 
mani 32:o6,  destinati  a  fusti  delle  colon- 
ne  di  tal  monumento,  ambedue  innalza- 
ti in  un  medesimo  tempo  al  posto  loro  sul- 
le proprie  basi  nel  lato  del  tabernacolo  ri- 
volto alla  tribuna;  mirabile  operazione 
cheinS  minuti  ebbe  contemporaneo  prin- 
cipio e  fine,  facendo  subito  mostra  ili  lo- 
ro imponente  bellezza.  Vi  furono  presen- 
ti il  cardinal  Autonelli  e  mg.'  Vannini, 
olire  altri  personaggi.  I  medesimi  col  re- 
gnante re  di  Baviera  Massimiliano,  con 
3  altri  cardinali  e  prelati,  a'  20  gennaio 
assisterono  alla  collocazione  sulle  loro  ba- 
si degli  altri  2  monoliti  dello  stesso  ala- 
bastro nel  lato  dell'altare  papale  rivolto 
alla  sua  nave  retta,  seguita  con  pari  sol- 
lecitudine e  felicità  de'primi.  Merita  che 
io  col  n.°  87  di  detto  Giornale*  qui  ricor- 
di la  consagrazione  a'i  7  aprile  falla  nel- 
la basilica  dal  cardinal  Della  Genga  Ser- 
maltei, degno  nipote  diLeoneXII  che  ma- 
gnanimo ne  ordinò  la  riedificazione,  di 
mg.'d.MarianoFalcinelli  Antoniaccid'A- 
sisi  (di  cui  e  del  suo  sapere  feci  motto  nel 
voi.  XVI,  p.  2q),  già  abbale  dell'insigne 
monastero  di  s.  Paolo,  in  vescovo  di  For- 
lì. La  ceremonia  fu  eseguita  nell'apside, 
ove  s'innalzarono  gli  opportuni  altari  e 
formato  il  coro  con  nobili  paramenti  e  con 
ogni  dignità.  L'augusto  rito  riuscì  deco- 
roso e  commovente.  11  Papa  avendo  so- 
stituito al  promosso  abbate,  in  nuovo  ab- 
bate della  basilica  e  monastero  Ostiense, 
ed  insieme  ordinario  di  JNazzano,  Lepri- 
guano  e  Civitella  (de'quali  luoghi  e  ab- 
bazia nullius  ne  riparlai  nel  voi.  LV1II, 
p.  1  2  1 , 1 22,  1  24,  i  cui  annessi  diritti  ba- 
ronali, per  secondar  le  brame  del  cardi- 
nal Consalvi,  furono  riuunziati  nel  18  1  8), 
il  p.  d.  Simplicio  Pappalettere  di  Bar- 
letta, il  predecessore  e  vescovo  di  For- 
lì monsignor  Falcinelli  a'  24  aprile  ese- 


366  T  E  I\I  T  E  M 
guì  decorosamente  nello  stesso  apside  del-  la  conversione  di  Saulo,  presente  e  con- 
ia basilica  la  di  lui  solenne  benedizione  senziente).  Vide  poste  in  opera  le  già  de* 
in  abbate  di  S,  Paolo,  al  modo  descrii-  scritte  meravigliose  mense  de'due  grandi 
lo  nel  n.°  c)T  del  Giornale.  Riferendo-  altari  ne'lati  minori  della  nave  traversa, 
si  poi  nel  n.  147  la  consueta  celebrazio-  essendovi  nuche  iti  esse  riposte  (cioè  al- 
ile de'sagri  riti  per  la  festa  della  Gomme-  lorchè  sarebbero  consagrali  )  le  reliquie 
monizione,  si  fi»  quindi  la  relazione  dei  de'ss.  Martiri  che  si  veneravano  negli  al- 
nuo\i  lavori  che  il  Papa  si  recò  dipoi  a  lari  della  medesima  nave  prima  dell'in- 
guslaie,  pel  costante  impegno  e  vivo  zelo  cendio.  INella  nave  minore  sinistra  trovò 
dell'ullerioresplendidoabbelliaientodel-  compita  la  doratura  d'ambedue  i  lacuna- 
la  basilica.  In  un  lato  della  nave  traversa,  ri, per  cui  vieppiù  rifulse  cpiello  della  na- 
nel  2. "ordì  ne  archi  lei  tonico,  trovò  le  pio-  ve  media;  e  considerando  il  Papa  che  l'ini- 
ve  delle  pitture  da  eseguirsi  in  affresco,  peratoreOnono  colla  sua  munificenza, nel 
giusta  il  suo  applaudilo  e  sublime  divisa-  compiere  il  distrutto  tempio,  avea  coper- 
iiiento  diretto  a  rendere  vieppiù  venerati-  lo  le  travi  nude  de' letti  di  lamine  dorate, 
da  la  casa  di  Dio,  ed  a  richiamare  alla  ordinò  che  fossero  pure  dorale  le  soffitte 
mente  de'fedeli  le  principali  gesta  de'ss.  estreme,  onde  tutto  vi  corrispondesse  in 
Pietro  e  Paolo,  i  quali  resero  felice  l'elei"-  dignità  e  ricchezza.  Fermatosi  nella  nave 
na  Ruma  e  illuminarono  tutto  il  mondo  di  mezzo,  godè  la  vista  del  nuovosontuo- 
colla  diffusa  luce  dell'evo ngelo.  Entrato  so  tabernacolo  soli' altare  papale  della 
nella  cappella  di  s.  Stefano,  per  la  involta  confessione,  chenellasua  massa  e  propor- 
li scuopiì  il  dipinto  collocato  nella  parete  zioni  egregiamenlecorrisponde  all'archi- 
sinislra,  in  cui  il  prof.  Coghetli  ha  espres-  tetturedel  lem  pio,  a  quelle  dell'arco  trion- 
so  magistralmente  il  momento  in  cui  l'in-  fide  e  dell'apside,  non  che  al  m usaico  dei- 
vitto  prolomarlire  fu  strascinato  fuori  del  la  calotta  o  sua  volta  tonda.  Il  taberna- 
concilio  o  sinagoga  de'liberlini  (si  cliia-  colo  già  avea  i  suoi  4  piedistalli  co'zocco- 
mavaiio  così  quelli  ch'erano  stati  condot-  li  coperti  delle  ricordate  pudinghe,  2  dei 
ti  prigionieri  a  Roma  da  Pompeo,  e  che  quali  piedistalli  erano  coperti  di  metalli 
poi  furono  rimessi  in  libertà:  tra 'cospira-  dorali  a  vari  colori,  arricchiti  cogli  sfondi 
lori  contio  il  santo,  essi  furono  i  più  ac-  delle  descrìtte  pietre,  e  cogli  stemmi  del 
canili)  in  Gerusalemme  per  essere  lapi-  Pontefice.  Richiamò  l'attenzione  di  que- 
dalo  (cioè  dopo  che  i  libertini,  non  aven-  sii,  il  proseguimento  della  cronologia  dei 
do  poluto  nella  dispula  con  s.  Stefano  re-  Papi  iti  musaico,  i  lavori  della  cappella 
sistei  e  alla  sua  sapienza  ed  allo  Spirilo  che  dei  Coro,  quelli  per  la  nuova  fronte  prin- 
parlarono  per  bocca  sua,  subornali  falsi  cipale  del  leropio,  e  quelli  pel  compimen- 
leslimotii  l'accusarono  di  bestemmia  con-  lodella  torre  campanaria. Passatonel  ino- 
lio Mosè  e  contro  Dio,  l'obbligarono  a  na  stero  ,  mirò  il  Papa  con  piacere  il  ti- 
comparire  dinanzi  al  sinedrio  o  concilio  pò  in  metallo  de'4  capitelli  corinti  pe'fu- 
de'giudei  presieduto  dal  sommo  sacerdo-  sii  delle  colonne  del  tabernacolo,  per  lo 
le  Caifa),  e  meritò  che  il  Papa  decorasse  stile  degli  ornati  a  ciò  scelti  dal  l'archilei" 
del  cavalierato  il  valente  autore,  cornea-  lo  direttore,  per  la  fusione  e  cisello  in  o- 
vea  onorato  il  eav.Podesti,  pel  quadro  in-  gni  sua  parte  perfetto.  Nel  1 854  Pel'  'a 
contro  che  fa  euritmia  in  quella  ricca  e  Commemorazione  di  s.  Paolo,  r  inno  va  n- 
sontuosa  cappella  (e  rappresentante  la  la-  dosi  verso  quel  gran  dottore  delle  genti 
pidazione  del  protomartire"  nel  submbio  dal  regnante  Pio  IX  il  iribulod'ossequioe 
di  Gerusalemme,  quale  preteso  beslem-  di  venerazione, con  qne'sagri  riti  prescril- 
miatore,  che  invece  pregando  per  loro  il  tidas.  Gregorio  I4  e  stabiliti  da  Benedetta 
Signore,  i  ss.  Padri  a  questo  attribuirono  XIV  e  Gregorio  XVI  di  gloriose  memo- 


T  E  RI  T  E  RI                   3G7 

rie,  riporta  il  n.°i  48  del  Giornale  di  Ho-  nologia  pontificia,  eseguita  parie  in  pit- 
ela, che  compiutesi  le  sante  cei emonie,  il  tura  a  olio  e  parte  in  musaico,  stata  giù 
Papa  volle  appagare  le  sue  ardenti  lira-  situata  al  proprio  posto,  così  nella  nave 
nie  di  osservare  ciò  che  di  più  importante  traversa,  come  nella  nave  grande,  e  nel- 
erasi  eseguito  nel  risorto  edilizio. In  prima  le  due  navi  laterali  della  basilica.  Così  la 
fa  speciale  menzione  dell'  intera  soffitta  pittura  di  262  ritratti  de'souimi  Ponte* 
della  basilica  divisa  in  5  lacunari, sì  pel  suo  liei,  dalla  venerata  immagine  del  princi- 
scompartimento,  à  per  la  variala  scelta  pe  degli  apostoli  S.  Pietro,  a  quella  indù» 
degli  ornati,  massime  nel  vastissimo  e  bel-  si  ve  di  Pio  IX,  fu  condotta  a  buon  line; 
lis.simo  lacunare  della  nave  di  mezzo,  e  sì  e  la  pittura  in  musaico  de'i  itratti  a  olio 
per  la  precisione  degl'intagli  in  legno,  die  procede  con  ogni  alacrità  nello  studio  di 
delle  corrispondenti  dotatine,  alle  quali  tal  preziosa  arte  nel  Valicano.  Questi  ri- 
ne'piecedenti  giorni  era  stata  data  1  ulti-  tratti  in  musaico  sempre  più  fanno  mi- 
ma mano  nelle  óue  navi  estreme.  Tre  di  rabilc  accorilo  cogli  altri  musaici  antichi 
essi  lacunari  sono  distinti  co' magnifici  del  tempio ,  fanno  decoro  e  nobilitano 
stemmi  di  Pio  IX  (cioè  quelli  della  nave  grandemente  le  immènse  pareti  dell'ali- 
grande  e  delle  due  navi  laterali  minori),  gusto  tempio.  Piacque  quindi  al  Ponle- 
e  due  colle  iscrizioni  che  indicano  l'anno  lice  anche  di  fermarsi  nella  nave  di  mez- 
IX  del  suo  pontificato  (ossia  le  navi  eslre-  zo,  ove  si  gusta  non  meno  la  vastità  del- 
nie),  in  che  per  sua  sovrana  munificenza  la  basilica,  che  l'effetto  meraviglioso  pro- 
era  stata  portata  a  felice  e  perfetto  fine  dotto  dall'ampia  selva de'90  monoliti  di 
quell'immensa  solìilta  dorata;  mentre  in  granito  bianco  e  nero,  tutti  ne'precedeu- 
sippositi  luoghi  (delle  na\i  minori  Bolla n-  ti  anni  tagliati  dalle  dure  rocce  del  Scin- 
to) sono  le  targhe  del  cardinal  Antonelli  pione,  i  quali  formano  i  fusti  delle  colon- 
presidente  della  congregazione  preposta  ne  e  de'pilastri  che  formano  i  5  peristili 
alla  riedificazione,  e  del  pio  deputalo  di  della  nave  retta;  che  sebbene  a  ogni  pas- 
essa  mg.r  Vannini,  alle  zelanti  premure  so  ne  fanno  cambiar  la  scena  prospettica, 
de'quali  devesi  il  termine  di  tanto  ricco  pure  lasciano  godere  di  tutta  la  vastità 
lavoro.  Altrettanta  onorevole  menzione  dell'edilìzio.  Ivi  il  Papa  ammirò  il  nuovo 
fece  il  cav.  Moreschi,  segretario,  e  auto-  sontuoso  tabernacolo,  i  cui  egregi  lavo- 
re  intelligente  e  facondo  dell'articolo  del  ri  in  metallo  pe'capitelli  e  quelli  ile'ba- 
Giornale,  come  de'preeedenli  e  successi-  samenti  erano  in  parte  ultimati  e  in  par- 
vi, delle  colossali  architettine  di  marmo,  te  messi  al  posto;  mentre  gli  eleganti  or- 
o  già  messe  al  posto,  o  già  pronte  a  col-  nati  aggiunti  alla  sua  cupola,  e  i  4a"ge- 
locarsi  nella  parete  interna  della  facciata  li  modellati  con  purgatissimo  stile  e  che 
principale  della  basilica,  e  composte  di  stanno  verticali  sulle  colonne  d'alabastro 
due  preziose  colonne  e  di  G  supcibi  pila-  egiziano  (allora  gli  uni  ili  legno  egli  ai- 
tili di  alabastro  egiziano,  colle  rispetti-  tii  di  gesso  indoralo),  collocati  quali  li- 
ve trabeazioni  corintie  della  più  perfetta  pi  pe'coi  rispondenti  lavori  in  metallo,  nel 
scultura.  Questearcbitetture  formano  per  modo  che  avrebbe  risoluto  il  Pontefice, 
così  dire  un  arco  di  trionfo  a  3  fornici,  Questi  Ira  gli  altri  lavoii  die  volle  esa- 
(piante  appunto  sono  le  porle  che  apro-  minare,  si  fermò  particolarmente  ili  quel- 
no  l'ingresso  alla  nave  grande;  porte  ezian-  li  della  facciata  principale  esterna,  e  in 
dìo  architettate  dallo  squisito  ingegno  del  quelli  della  maestosa  torre  campanaria, 
coromend.  Potetti,  ed  operate  con  accu-  al  cui  termine  non  mancava  che  innai- 
ratezza  ed  eccellenza  d'artifizio.  Alla  viva  saie  e  porre  al  luogo  le  colonne  d'ordì- 
soddisfazione  del  Papa,  altra  gratissima  necorintio.  Passando  per  ultimo  nel  con- 
ci aggiunse  nel  vedere  l'intera  nuova  ciò-  tigno  monastero,  vide  la  nuova  bibliole- 


368                  TEM  TE  M 
ca  con  sagace  architettura  adattata  in  un  che  le  arti  abbiano  in  questo  nostro  se- 
angolo  de' vasti  corridoi,  e  ridotta  spazio-  colo  innalzato  alla  religione  del  culto  cri- 
sapegli  opportuni  lavori  eseguitivi,  come  stiano;  il  Papa  Pio  IX,  che  per  atfretta- 
pure  i  lituitrofi  gabinetti  di  fìsica,  storia  re  la  completa  riedificazione  dedicò  tan- 
naturale  e  altre  scienze,  congratulando-  te  cure  e  fece  tante  generose  olferte,  con- 
sene col  p.  abbate  Pappalettere;  e  secon-  siderò  non  esservi    migliore  circostanza 
do  la  consueta  benignità  s'intrattenneal-  perfarnela  solenneconsagrazione,di  quel- 
quanto  co'  membri  della  congregazione  la  della  presenza  in  Pcoma  di  tanti  cardi- 
perla  riedificazione  della  basilica, co'per-  nali,  arcivescovi  e  vescovi,  accorsivi  per 
sonaggicheaveanoassistitoallesagrefun-  udire  nel  dì  8  dicembrei854  dal  suo  o- 
zioni,  e  colla  monastica  famiglia,  tutti  ani-  iaculo  nel  tempio  Valicano,  la  defìnizio- 
mellendo  al  bacio  del  piede.  Ritornando  ne  dogmatica  dell'Immacolato  Concepi- 
il  Papa  a'ic)  ottobre  a  visitar  la  basilica,  mento  della  ss.  Vergine  (che  con  religio- 
narra  ii  n.°a4  '  de\  Giornale  tURoma,che  sa  esultanza  celebrai  co'miei  Cenni  sto- 
passato  nel  monastero  a  desinare,  animi-  rici  intorno  al  dogma  dell'  Immacolata 
se  alla  sua  mensa  l'abbate  di  governo  p.  Concezione  di  diaria   T  ergine  Madre 
Pappalettere,  il  p.  abbate  d.  Paolo  Theo-  di  Dio.  Del  suo  antico  culto  e  festa.  De- 
doli  ,  deputato  dell'ordine   benedettino  finizione  dogmatica  sopra  V Immacola- 
presso  la  delta  congregazione,  e  gli  altri  to  Concepimento  di  Maria  ss.  Dimostra- 
monaci.  Il  p.  Pappalettere,  grato  a  tanta  zioni  solenni  e  universali  di  giubilo  re- 
clemenza,  offrì  in  dono  al  Papa  3  oggetti  ligiosopersì  eclatante  avvenimento.  Stu- 
di arte  cristiana.  Il  i  .'è  un  sarcofago  mar-  dioso  lavoro  che  pubblicai  appresso  l'ar- 
moreo  istoriato  co'simboli  cimiteriali  del  ticolo  Teatine  della  ss.  Immacolata  Con- 
Battesimo, dell'Eucaristia  e  dellaRisurre-  cezione,  a  p.  ^i  di  questo  volume,  ed  of- 
zione.  Il  2.°  è  parimenti  un  sarcofago  di  frii  in  dono  a'miei  rispettabili  e  benevoli 
marmo,  piccolo  di  dimensione,  prezioso  associati),  quasi  volendo  che  fossero  pre- 
pel  lavoro.  Ambedue  opere  de'primi  3  se-  senti  come  per  attestare  a'fedeli  delle  Io- 
coli  del  cristianesimo,  e  trovati  nel  cimi-  io  diocesi,  com' erasi  compita  la  basilica 
tei  io  di  s.  Lucina.  Il  3. "oggetto  è  una  bel-  Ostiense,  per  la  riedificazione  della  qua- 
lissima  colonna  di  marmo  tutta  lavorata  le  anch'essi  aveano  inviato  il  loro  tribu- 
a  bassorilievi,  e  già  nella  basilica  destina*  lo,  oltre  la  munificenza  de'  predecessori 
ta a  reggere  come  candelabro  cristiano  il  Leone  XII,  Pio  Vili  e  GregorioXVI, ri- 
cereo pasquale,di  cui  parlai  superiormen-  sorta  perciò  come  fenice  dalle  sue  ceneri 
le.  I  monaci  nel  secolo  XVI  lo  collocarono  più  gloriosa  e  splendida;  imperocché  se 
nel  cimiterio  soprapponendovi  una  ero-  il  deplorabile  incendio  fu  riguardato  co- 
ce  con  iscrizione  nella  base.  Il  Papa  gra-  me  una  pubblica  sventura,  la  riedifiea- 
ziosamente  accolse  i  3  oggetti  destinali-  zione  della  basilica  odierna  si  considera 
doli  al  museo  cristiano  (incomincialo  da  quale  insigne  ed  eminente  trionfo  della 
Gregorio  XVI  nel  suo  Museo  Gregoria-  religione  e  delle  arti.  Destinata  pertanto  a 
no  Lateranense,  di  cui  riparlai  nel  voi.  questa  solenne  ceremonia,econ  una  pom- 
LXIV,  p.  i  66),  che  nella  sua  munificen-  pa  che  mai  la  più  grande,  la  domenica  de' 
za  rende  ogni  giorno  più  prezioso  e  più  io  dicembre! 854,  con  que'consueti  riti 
ragguardevole.  della  benedizione  e  cousagrazione   delle 
Condotta  la  meravigliosa  basilica  qua-  chiese,  che  dettagliatamente  descrissi  nel 
si  a  fine,  e  tutto  decretato  pel  totale  suo  voi.  XI,  p.  238  e  seg.,  e  ne'  relativi  arti- 
compimento,  onde  è  il  tempio  più  vasto  e  coli  per  altre  nozioni,  il  Papa  invitò  ad 
maestoso  che  siasi  edificato  all'età  nostra,  assistervi  quanti  cardinali,  arcivescovi  e 
e  forma  uno  de' più  grandi  monumenti  vescovi  si  trovavano  in  Roma.  11  cardiual 


T  E  M  T  E  M                   3G9 

Patrizi  vicario  dì  Roma  con  notificazio-  mg/Malteucci  vice-camerlengo  di  s.Chie- 

ue  avvisò  a  lutti  i  fedeli  dimoranti  in  Ilo-  sa,  dal  p.  abbate  Pappalettere  colla  ino- 
rila, i  quali  confessati  e  comunicati  aves-  naslica  famiglia,  e  da  altri  abbati  e  mo- 
lerò accompagnato  in  detto  giorno  nella  naci  pur  cassinesi,  venuti  anche  da  altri 
basilica  la  processione  del  le  sagre  reliquie,  monasteri  per  assistere  alla  solenne  con- 
ovvero  se  presentì  alla  benedizione  che  sagrazione  del  maestosissimo  tempio  alla 
avrebbe  il  Papa  compartita  dopo  la  con-  loro  custodia  e  ufficiatura  affidalo.  Il  Pa- 
sagrazione,  ovvero  avessero  visitalo  nel  pa  passando  per  la  porta  laterale  a  sini- 
corsodel  medesimo  giorno  la  basilica, con-  stia  che  dalla  sagrestia  mette  nella  basi- 
cedeva  l'indulgenza  plenaria,  la  quale  si  lica,  ne  attraversò  la  nave  grande,  e  por- 
potrebbe  conseguire  pur  da  (jiielh  che  si  tossi  nella  cappella  delle  ss.  Reliquie  e- 
fossero  recati  a  visitarla  durante  l'ottava,  spessamente  costruita  temporaneamen- 
cioè  a  tutta  la  3.a  domenica  dell'avven-  te  per  questa  funzione  da  un  lato  del  por- 
to. Notificò  inoltre  avere  il  Papa  stabili-  lieo,  che  sorge  dinanzi  la  facciata  mag- 
io per  anniversario  di  questa  consagra-  gioie  del  tempio.  Ivi  sedutosi  nella  secha 
zione  ili  8  novembre  di  ciascun  anno,  co-  gestatoria,  intuonò  subito  l'antifona,  che 
ine  lo  era  prima,  e  di  concedere  a  chimi-  precede  i  salmi  penitenziali  :  e  questi  dis« 
que  visiterà  la  basilica  5o  anni  d'iudui-  se  a  voce  bassa,  nel  mentre  ch'erano  al- 
geuze.  Tutte  lo  nominate  indulgenze  es-  ternativamente  recitati  da' cantori  della 
sere  applicabili  all'anime  del  purgatorio,  cappella  pontificia.  E  compiuta  la  recita 
Nella  mattina  di  quel  fausto  giorno  il  Pa-  de' salmi,  assunse  gli  abiti  pontificali  di 
pa  si  portò  con  nobile  treno  e  corteggio  color  bianco  e  propri  alla  grande  ceremo- 
alla  basilica,  ricevuto  dal  cardinal  Mario  nia,  che  andava  a  incominciare:  indi  ac- 
Mallei  vescovo  di  Porto  e  s.Ruflina  e  sotto-  compagnatoda  mg.'  Lorenzo  Lucidi  e  da 
decano  del  sagro  collegio  (il  quale  può  mg.' FrancescoPenlini  (espressamente  in- 
vantare grandi  benemerenze  per  la  feli-  limati  dalla  scbedula  del  prefetto  delle  ce- 
ce  prosecuzione  della  fabbrica  del  nuovo  i-emonie  pontificie),  uno  diacono  e  l'altro 
tempio,  tanto  come  già  tesoriere  genera-  suddiacono  della  cappella  pontificia  (il 
ledi  Leone  XII. Pio  Vili  e  Gregorio  XVI,  suddiaconom  questo  ministero  avea  assi- 
e  perciò  stato  deputato  alla  sua  riedifi-  stilo  puieGregorioXVI,allorchèa'5otto- 
cazioue,  quanto  come  segretario  per  gli  brei  840  restituì  al  cultopubblico  la  basi . 
aliaci  di  stato  interni  di  Gregorio  XVI,  lica,consagrandonesolennemente  l'altare 
nella  qua!  carica  la  presiedette  collo  stes-  papale;  mentre  gli  fece  da  diacono  il  pre- 
so  impegno  anteriore),  che  nella  sera  pie-  lato  ora  cardinal  Nicola  Paracciani-CIa- 
cedente,  per  commissione  pontificia, co'  relli,  come  diacono  dell  1  cappella  ponti- 
monaci  benedettini  avea  fa  Ito  le  sagre  fin-  ficia),  vesti  ti  de' para  in  enti  bianchi  del  lo- 
zioni preparalorie(la  benedizione  dell'ir-  ro  ordine  (cioè  al  modo  che  riportai  nel 
tjiui  episcopale,  e  detta  Gregoriana  for«  volume  rammentato),  andò  ad  assidersi 
se  perchè  prescritta  da  s.  Gregorio  I:  si  sul  trono  eretto  nell'atrioo  portico  (tem- 
denomina  episcopale  perchè  la  benedizio-  poraneamente  formato  per  la  funzione) 
ne  la  deve  lare  il  vescovo  consagiatore  di  fronte  alla  porla  principale  della  ba- 
della  chiesa  e  dell'aliare.,'  mentre  l'acqua  silica,  e  ricevette  all'ubbidienza  i  cardi- 
per  gli  Agnus  />><>/.  de'qua  li  riparlai  a  Sv-  nali  (invitati  nel  portico  con  ischedula  in- 
ferstizio.ve,  soltanto  la  benedice  il  Pa-  sieme  agli  altri  personaggi,  per  le  ore  8 
pa),  in  uno  alla  disposizione  delle  sante  antimeridiane,  in  vesti  e  cappe  rosse:  sul 
Reliquie  per  collocarsi  nell'altare  da  con-  numero  de'quali,  come  di  quello  de'  ve- 
sagrarsijnonchedal  cardinalAntonellico-  scovi  può  vedersi  (pianto  notai  ne'ricor- 
me  protettore  dell'ordine  cassinese,  da  dati  mici  C\  imi  sull'Immacolata  Conce- 
VCL.  LZXIII,  24 


37o  T  E  M 

'/ione:  tutti  i  cardinali  presenti  in  Roma 
v'intervennero,  tranne  i  cardinali  Mac- 
chi, Bianchi,  Simonetti  e  Gazzoli,  impe- 
diti da  indisposizioni),  cioè  5o  in  vesti  e 
cappe  rosse,  unitamente  a  beni 4°  arci- 
vescovi e  vescovi,  che  sedevano  in  un  tri- 
piiceordinedi  banchisti  vesti  ecappe  pao- 
nazze, o  per  deficienza  di  queste  in  man- 
tellelta  e  rocchetto),  ed  agli  abbati  mi- 
trati (vestiti  di  mozzetta  e  mantelletta, as- 
sumendo la  cappa  il  solo  p.  Pappaleltere 
abbate  di  s.  Paolo,  come  nella  consagra- 
zione  di  Gregorio  XVI  Pavea  indossata 
l'abbate  d'allora).  Recitata  dal  Papa  l'o- 
razione preparatoria,  incominciò  il  canto 
delle  litanie  de'santi  e  fu  continuato  fino 
al  versetto,  Ab  omni  malo:  Libera  nos 
Domine.  Allora  il  Papa  uscito  dalla  chie- 
sa fece  ritorno  al  trono  del  portico,  in- 
torno al  quale  intanto  trovavansi  già  ve- 
stiti in  istola,  piviale  e  mitra,  tutto  di  co- 
lor bianco,  i  cardinali  Sterchx  arcivesco- 
vo di  Malines,  de  Ronald  arcivescovo  di 
Lione,  Sclnvartzenberg   arcivescovo  di 
Piaga, de Carvalho  patriarca  di  Lisbona, 
Wiseman  arcivescovo  di  Weslminsler,  e 
Scitow>ki  arcivescovo  di  Strigonia,  tutti 
deputati  dal  Pontefice  a  compiere  con  lui 
le  benedizioni  delle  mura  esterne  del  tem- 
pio co'l'acqua  che  già  avea  benedetta  la 
sera  innanzi  il  cardinal  Matlei,  a  ciò  e- 
spressamente  destinato.  Mentre  i  6  cardi- 
nali nominati  compivano  la  ceremonia 
della  benedizione  di  dette  mura,  accom- 
pagnali dal  clero,  e  ciascuno  aspergendo 
la  parte  loro  stata  assegnata,  il  Papa  be- 
nedì  il  muro  della  facciata  sotto  il  porti- 
co. Compiutasi  dal  Papa  questa  benedi- 
zione, egli  tornò  in  faccia  alla  porta  mag- 
giore, e  deposto  l'aspersorio  recitò  la  su- 
blime orazione,collaqualesi  chiede  a  Dio, 
che  si  degni  d'essere  il  protettore  del  tem- 
pio alla  di  lui  gloria  iunalzato.  Indi  pre- 
sa in  mano  la  croce  astata,  senza  l'imma- 
gine del  Crocefisso  (cioè  quella  che  poi  de- 
scriverò), si  accostò  alla  porta  e  percuo- 
tendola colla  parte  inferiore  dell'asta,  la 
depose  dopo  di  aver  dello;  Attolitepor- 


T  E  M 

far,  principe;  vestras  ec,  per  riprende- 
re l'aspersorio  e  muoversi  ad  aspergere 
le  pareti  esteriori  del  tempio  sotto  il  por- 
tico, incominciando  dalla  parte  destra,  e 
procedendo  alla  sinistra.  Intanto  i  canto- 
ri cantavano,  che  Dio  benedicesse  questo 
santuario  innalzato  al  suo  nome. Tre  vol- 
le il  Papa  battè  alla  porta  coll'asla  della 
croce,  e  3  volte  fece  il  giro  per  aspergere 
le  pareti.  Nelle  parole  che  in  questa  ce- 
remonia pronunziò,  chiese  al  Signore  il 
vincolo  indissolubile  della  carità,  e  che 
ninna  divisione  sorgesse  in  chi  vive  sotto 
il  medesimo  pastore  :  inoltre  chiese  al  Si- 
gnore che  conservi  la  chiesa  immacola- 
ta, che  visiti  ciò  che  il  Pontefice  ha  visi- 
tato, e  benedica  ciò  che  ha  benedetto.  Do- 
po di  aver  il  Papa  per  la  3."  volta  battu- 
to alla  porta,  segnata  colla  punta  dell'a- 
sta della  croce,  sul  limitare  di  essa, la  for- 
ma della  croce,  indi  apertasi  la  porta,  pre- 
gò pace  alla  casa  del  Signore  e  a  chiunque 
vi  avrebbe  dimorato.  E  nel  mentre  che  i 
cantori  della  cappella  cantavano  le  varie 
antifone,  il  Papa  avanzossi  fino  a  mezzo 
il  tempio,  e  là  s'inginocchiò  verso  l'alta- 
re della  confessione, invocando  l'aiuto  del- 
lo Spirito  Santo  col  canto  del  /  eni crea- 
tor Spirititi.  Terminato  quest'  inno,  fu 
proseguito  il  canto  delle  litanie,  durante 
il  quale  il  Papa  levossi  in  piedi,  e  dal  tro- 
no fece  colla  destra  3  segni  di  croce,  pro- 
nunziando ad  alla  voce  le  parole  prescrit- 
te in  tal  ceremonia.  Al  canto  delle  lita- 
nie teune  dietro  il  cantico  di  Zaccaria  Be- 
nedictus,  ripetendosi  ad  ogni  verso  dal 
coro  de'  cantori  l'  antifona,  con  che  si  e- 
sclama  quanto  sia  da  rispettarsi  il  tem- 
pio, uon  altro  essendo  che  la  casa  del  Si- 
gnore, lutatilo  il  Papa  si  portò  alla  gran 
sedia  collocata  sotto  l'apside,  e  di  là  mos- 
se ad  aspergere  i  muri  dell'apside  mede- 
sima e  delle  due  cappelle  contigue  (di  s. 
Stefano  e  di  s.  Benedetto),  nell'atto  che 
i  6  suindicati  cardinali  incedevano  come- 
che  da  lui  delegali  alla    benedizione  de' 
muri  interni  laterali  della  basilica  coll'ac- 
qua  giegoiiaua  o  episcopale,  hi  quale  era 


TEM  TEM  37i 
sfata  nella  sera  precedente  benedetta  an-  ne,  tutti  vestiti  in  piviale  di  lama  rossa 
ch'essa  dal  cardinal  Maltei,  come  già  ri-  e  colla  mitra  bianca  di  tela  incapo.  Cir- 
levai.  Dopo  ciò  il  Pontefice  fece  ritorno  conciavano  l'urna  i  ?. monaci  cassinosi  por- 
alla  sedia  dell'apside,  da  cui  nuovamen-  tando  toreie  accese,  precedendo  un  cliie- 
te  poi  discese  per  incedere  alla  beuedizio-  rico  col  turibolo  incensando  le  ss.  Reli- 
ne del  pavimento,  seguito  da'  ricordati  quie.  Aleni  re  la  processione  girava  inlor- 
cardinali,  i  quali  quando  furono  nel  mez-  no  alla  basilica,  il  Pontefice  andò  ad  a- 
zo  della  basilica  si  divisero  in  due  ali,  3  spettarne  il  ritorno  al  trono  innalzato  sot> 
da  una  parte  e  3  dall'altra,  onde  benedi-  to  il  portico,  ove  giunte  le  ss.  Reliquie  e 
re  il  pavimento  nelle  parti  laterali, e  con-  deposte  da'vescovi  sopra  talamo  apposi- 
temporaueamente  il  Papa  benediceva  il  tamente  preparato,  il  Papa  circondato 
medesimo  fino  alla  porta  maggiore.  E  da'cardinali,  e  da  tutti  gli  arcivescovi  e 
fatto  ritorno  sempre  benedicendo  a  mez-  vescovi,  e  gli  altri  prelati,  pronunziò  Taf- 
zo  del  tempio,  asperse  ad  oriente  ed  oc-  fé  t  tu  osa  ed  eloquente  omelia,  Quanta  //- 
cidente,  a  mezzogiorno  ed  a  settentrio-  rumi  jucunditate  hodierno  die  officia- 
ne;  indi  cantò  il  prefàzio  e  benedi  il  ce-  imir,  di  cui  ne  darò  un  sunto.  In  questa 
mento,  che  dovea  servire  all'altare  da  con-  il  Pontefice  dichiarò  l'esultanza  del  suo 
sagrarsi,  e  dedicato  alla  Conversione  di  s.  animocommosso  nel  Signore,  poiché  per 
Paolo. Compiuta  questa  ceremonia,  si  ri-  la  singola!'  divozione  verso  l'apostolo  s. 
condusse  all'altare  delle  ss.  Reliquie,  pie-  Paolo,  godeva  di  restituire  al  culto  divi- 
ceduto  da'cardinali  che  lo  aveano  assisti-  no  e  di  consagrare  la  basilica  dedicata  al- 
to nelle  benedizioni,  e  seguilo  dal  sagro  lo  stesso  Apostolo  dottore  delle  genti,  o- 
collegio,  dagli  arcivescovi  e  da'  vescovi,  ve  sorge  il  suo  sepolcro  e  trofeo,  lieto  del  - 
non  che  da'vari  collegi  della  prelatura  in  la  numerosissima  e  giocondissima  pre- 
cappa, e  dagli  altri  che  hanno  luogo  nel-  senza  de' venerabili  suoi  fratelli, celebran- 
te cappella  pontificia  (però  secondo  V  In-  do  le  gloriose  gesta  di  quell'illustre  bau- 
timutio  «.Iella  schedula  e  il  consueto,  gli  ditore  del  vangelo.  Perciò  giustamente 
uditori  di  rota,  un  chierico  di  camera  e  tutti  i  popoli  cattolici  si  fecero  un  vanto 
i  volanti  di  segnatura  di  giustizia  sul  roc-  di  venerare  questo  tempio  innalzato  dap- 
chello  assunsero  la  colta,  per  assistere  il  prima  da  Costantino  I,  in  vario  modo  ri- 
Papa  nella  funzione),  dal  principe  assi-  fatto  da'successori,  e  da'Papi  con  gran- 
stenle  al  soglio,  dal  maestro  del  s.  ospi-  dissimo  dispendio  restauralo  e  magnili- 
zio,edalla  magistratura  romana,  tutti  ni-  camente  ornato.  Il  perchè  quando  fu  pre- 
dossandogli  abiti  loro  propri.  Prima  che  da  delle  fiamme  la  vastissima  e  meravi- 
le  ss.  Reliquie,  collocate  in  un'urna  chiù-  gliosa  sua  mole,i  predecessori  Leone  XII, 
sa,  venissero  introdotte  nel  tempio,  furo-  Pio  Vili  e  Gregorio  XVI,  per  l'esimia 
no  cantate  l'antifone  allusive  alla  cere-  loro  pietà  verso  il  s.  Apostolo,  non  ebbe- 
tnonia  di  quel  momento  e  il  salmo  g4>  ro  maggior  pensiero  di  quello  di  assidua- 
Indi  ebbe  iucominciamento  la  proccssio-  mente  riparare  con  ogni  impegno  sì  gran- 
oc  Venivano  fra'  primi  preceduti  dalla  di  rovine.  Quindi  non  risparmiarono  né 
loro  croce  astata  in  mezzo  a  due  accoliti  cure,  né  consigli,  né  spesa  alcuna  tratta 
con  candela  accesa  i  monaci  cassinesi  ed  dall'erario  pontificio  con  (piasi  immensa 
i  vari  loro  abbati;  seguiva  poscia  l'urna  quantità  di  denaro,  la  consagrarono  al- 
delle  ss.  Reliquie  portata  da  mg.r  Rau-  la  riedificazione  del  tempio,  e  la  pietà  di 
scher arcivescovo  di  Vienna,  da  mg.'Car-  tutti  i  fedeli  eccitarono  a  contribuirvi,on- 
cia  Questa  arcivescovo  di  Compostela,  desorgessed'uno  splendore  che  mai  il  piò 
ila  rag.'  Fi  ausoni  arcivescovo  di  Torino,  grande. Da  ciòavveune,  che  il  lodato  pre- 
da mg.'  Debelay  arcivescovo  d' A  vigno-  decessole  Gregorio  XVI,  vedendo  con 


372  T  E  M 

compiacenza  costruiti  i  muri  d'ambo  i  la- 
ti nella  parie  anteriore  del  tempio,  innal- 
zale tutte  le  colonne,  e  interamente  com- 
pila la  nave  traversa  io  un  coli'  apside, 
potè  a  seconda  de'  suoi  grandi  desideri! 
consagrare  l'aliare  maggiore.  Appena  e- 
gli  innalzalo  al  pontificalo,  volendo  emu- 
lare gli  esempi  di  tali  predecessori,  e  spin- 
to da  eguale  pietà  verso  s.  Paolo,  ad  on- 
ta delle  tristissime  vicende  de'tempi,  nul- 
la avea  lascialo  intentato  perchè  il  tem- 
pio in  ogni  sua  parie  fosse  compito  e  or- 
nato. Avendo  le  sue  cure  coll'aiuto  divi- 
no conseguito  il  desiderato  fine,  in  quel 
giorno  con  rito  solenne  e  coli' assistenza 
de' venerabili  fratelli,  consagrava  il  tem- 
pio con  grande  consolazione  dell' animo. 
Iodi  ammoni  tulli  i  fedeli  a  frequentar- 
lo con  venerazione  qnal  casa  del  Signo- 
re,acciò  in  esso  vengano  esaudite  le  pieci 
de'suppliclievoli.  Esorlò  per  ultimo  i  ve- 
nerabili fi  ateli:  e  i  ditelli  figli  tutti  a  i  m plo- 
rar l'ai ulo di  s.  Paolo, nelle  gravissime  ne- 
cessità della  Chiesa  e  della  società,  per  la 
loro  pace  e  tranquillila,  ed  acciò  tutle  le 
nazioni  nell'unità  della  fede  confessinoGe- 
sii  Cristo  e  sieno  degne  dell'eterna  vita. 
Dopo  l'omelia,  il  cardinal  Serafini  soste- 
nendo la  rappresentanza  di  arcidiacono 
(o  primo  a  priore  de'diaconi),  stando  alla 
sinistra  del  Irono  lesse  i  due  decreti  del 
concilio  di  Trento,  indicali  nel  Pontifi- 
cale romano.  Quindi  il  Papa  recatosi  sul- 
la soglia  del  tempio,  consagrò  le  due  cro- 
ci degli  stipiti,  il  che  fatto,  venne  intro- 
dotta in  chiesa  l'urna  delle  ss.  Piebquie, 
preceduta  dalla  croce  papale,  seguila  da' 
G  cardinali  funzionanti,  poscia  dal  Pon- 
tefice, dal  sagro  collegio,  dagli  arcivesco- 
vi, da'  vescovi,  da'  prelati  e  dagli   altri. 
Giunta  l'urna  all'altare  dedicato  allaGoa- 
versione  di  s.  Paolo  nella  nave  traversa, 
fu  col  locata  su  apposi  lo  talamo  eretto  pres- 
so di  esso;  e  allora  furono  tosto  cantati  i 
salmi  i4q e l5o.  Indi  il  Papa  incominciò 
la  consagrazione  dell'altare  medesimo,se- 
gnando  il  suo  sepolcrino  col  crisma,  do- 
ve m  doveano  collocare  le  ss.  Reliquie,  le 


T  E  M 

quali  portate  da'4  arcivescovi  sull'altare, 
ed  estralta  dal  diacono  assistente  dall'ur- 
na la  cassetta  d'argento  che  le  racchiude- 
va, il  Papa  le  mostrò  al  popolo  (ostensione 
soltanto  propria  del    sommo   Pontefice, 
mentre  in  tutto  il  resto  i  riti  della  consa- 
grazione del  tempio  sono  simili  a  ipielli 
praticati  da'vescovi  eche descrissi  nel  luo- 
go già  citato),  e  quindi  le  collocò  nel  se- 
polcrino e  le  incensò.  Poi  segnata  col  cri- 
sma la  pietra  che  le  dovea  coprire,  con 
questa  chiuse  il  sepolcrino  e  ben  sigillato; 
segnando  collo  slesso  crisma  la  lapide,  e 
da  ultimo  per  ogni  parie  fece  I'  incensa- 
zione dell'altare.  Cantandosi  i  salmi,  ilPa- 
pa  coll'olio  de'catecumeni  fece  5  croci, una 
in  mezzo  e  4  ah'  estremità  della  mensa 
dell  altare,  cui  poscia  incensò  :  rinnovò 
le  croci  e  le  incensazioni,  e  durante  il  can- 
to unse  coll'olio  de'  catecumeni  le  parli 
laterali  dello  stesso  altare.  Finite  tali  un- 
zioni, il  Papa  recossi  alla  sedia  dell'apsi- 
de,  ove  gli  si  presentarono  innanzi  i  o  car- 
dinali in  istola  e  piviale  bianco,  cioè  i  6 
già  rammentati,  ed  i  cardinali  Falconie- 
ri arci  vescovo  di  Ravenna,  Bonnel-y-Or- 
be  arcivescovo  di  Toledo,  Gousset  arci- 
vescovo di  Reims,  e  Matlhieu  arcivesco- 
vo di  Besancon,  a  ciascuno  de'qtiali  il  Pon- 
tefice commise  la   consagrazione  d'  una 
delleio   croci  esistenti  nella  nave  grande 
(vale  a  dire,  le  due  de' pilastri  laterali  del- 
la porta  maggiore,  e  le  otto  de'  pilastri 
delle  navi  estreme).  Mitiislratoe  benedet- 
to l'incenso  prima  nel  suo,  poi  ne'  turi- 
boli de'  i  o  cardinali,  nel  mentre  che  que- 
sti si  divisero  a  consagrare  le  dette  croci, 
il  Papa  passò  a  consagrare  quelle  due  la- 
terali (ne'pilastri)  dell'apside.  Fatta  que- 
sta ceremonia,  il  Papa  ritornò  all'aliare 
deila  Conversione  di  s.  Paolo,  e  là  si  fece 
a  incensarlo,  indi  a  benedir  l'incenso  che 
dovea  ardere  sull'altare  islesso,  ad  asper- 
gervi acqua  benedetta;  a  far  5  croci,  cia- 
scuna di  5  grani  d'incenso,  ne'luoghi  ove 
furono  falte  le  croci  coll'olio  e  il  crisma; 
e  sopra  ogni  croce  d'incenso  pose  una  pic- 
cola croco  di  candela,  che  venne  acccsai 


TE  M 

perchè  si  consumasse  coll'incenso.  Dipoi 
cantò  il  prefazio,  e  col  crismi  fece  una  cro- 
ce eli  fronte  all'  altare,  e  quindi   unse  le 
giunture  de'4  angoli  di  esso,  e  compiuta 
la  consagrazione,  l'altare  venne  subito  or- 
nato de'sagri  utensili  e  ornamenti  ch'e- 
rano già  stati  benedetti;  finalmenteall'af- 
follalissiruo  popolo,  ebe  da  tutte  parti  era 
accorso  nel  nobilissimo  tempio,  compar- 
ii l'apostolica  benedizione.  Dopo  la  quale 
il  diacono  (secondo  la  riportata  precedei]- 
lenotificazione)pubblicò  l'indulgenza  ple- 
naria per  quelli  cb'erano  presenti,  e  per 
quelli  die  nello  stesso  giorno  o  durante 
l'ottava  avessero  visitato  la  basilica  :  an- 
nunziò ancora,  die  il  Papa  Pio  IX  stabi- 
liva come  anniversario  di  questa  consa- 
grazione il  i  8  novembre,  nel  qual  giorno 
ogni  anno  compartiva  l'indulgenza  di5o 
anni.  Finalmente  il  Papa  nella  cappella 
di  s.  Benedetto, attigua  a  quella  del  Coro, 
depose  gli  abili  sagri  e  indossata  la  moz- 
zetta  e  la  stola,  ascollò  la  messa  letta  dal 
cardinal  Sisto  Riario-Sfoi za  arcivescovo 
di  iNapoli,  nel  nuovo  altare  consagrato  al- 
la Conversione  di  s.  Paolo.  All'imponen- 
te e  augusta  ceremonia,  die  durala  circa 
6  orerebbe  termine  verso  le  2  pomeridia- 
ne, intervennero  il  corpo  diplomatico,  il 
generale  di  divisione  Allouveau  di  Mont- 
real comandante  l'armala  francese  in  Ro- 
ma, unitamente  alla  sua  ufficialità, la  più 
parte  de'principi  e  altri  signori  romani, 
i  membri  componenti    la  congregazione 
speciale  per  la  riedificazione  della  basili- 
ca insieme  col  segretario,  con  l'architetto 
direttore  ed  i  3  architetti  rincontri,  e  un 
numero  grandissimo  di  romani  e  stranie- 
ri. E  quando  il  glande  e  maestoso  lem  - 
pio  fu  aperto  al  pubblico,immediata men- 
te fti  riempi   di    popolo   numerosissimo, 
quantunque  non  fosse  favorevole  lu  sta- 
gione, ed  ognuno  potè  ammirare  la  ma- 
gnificenza deda  riedificata  basilica,  osser- 
vare la  ricchezza  e  varietà  de'marmi,  ed 
il  complesso  gigantesco  ili  sue  splendidez- 
ze, applaudendo  i  Papi  die  I  aveano  co- 
miuciala,  proseguila  e  tratta  al  suo  deai- 

VOL.   LXXIII. 


TEM  373 

doralo  compimento,  mercè  le  solerti  cu- 
re dell'encomiata  congregazione,  l'inge- 
gno e  l'arte  del  direttore  e  degli  esecuto- 
ri di  tutte  le  mirabili  opere  die  dovizio- 
samente raccbiude.Soldati  francesi  e  pon- 
tificii stavano  schierati  lungo  la  via  e  sul- 
la piazza  della  basilica,   in  bel  ordine  e 
parata.  Tutto  descrisse  la  relazione  pub- 
blicata dal  Giornale  di  Roma  e  intito- 
lata: La  solenne  consagrazione  della  ha  ■ 
si  lira  di  s.  Paolo  ilio  dicembre  i854, 
ed  il  n.°28  ideilo  stesso  Giornale, il  qua- 
le sebbene  notificò  che  quanto  prima  dal 
la  congregazione  preposta  alla  riedifica- 
zione del  tempio  si  sarebbe  dato  separa 
tamente  dettagliato  ragguaglio  dell'au- 
gusto tempio,  dello  stato  attuale  de'  la- 
vori, edellealtre  particolarità  relative  al- 
la ceremonia,  finora  nulla  fu  pubblica- 
lo, benché  la  medesima  commissione  lut- 
to diligentemente  registrò  ne'suoi  atti,ed 
a  suo  tempo  tutto  degnamente  renderà 
ili  pubblica  ragione.  Ed  è  perciò  che  in- 
tanto in  molte  cose  vi  supplii  colla  mia 
tenuità,  oltre  il  racchiuso  fra  parentesi, 
ed  oltre  quanto  dirò  per  ultimo  sullo  sla- 
to attuale  del  sagro  edilizio.  Quanto  alla 
croce  astata  adoperata  dal  Papa  nella  sa- 
gra funzione,  siccome  fu  eseguita  secon- 
do quella  che  si  vede  nel  Macri,  come  mi 
proposi,   vado  a   riferire  alcune  erudi - 
zioni. 

Domenico  Macri  tanto  nel  Ilierole- 
xicon,  che  nella  Notizia  de' vocaboli  ec- 
clesiastici ^  nel  vocabolo  Baculus  dice  che 
il  Papa  non  usa  \\  B acolo  (lr.)t  detto  an- 
cora Feritici)  Bastone,  Pastorale  (/  .). 
Nel  Hierolexicon  riporta  la  figura  ch'e- 
gli possedeva  esprimente  s.  Gregorio  I 
Papa  vestito  della  penula  o  antica  pia- 
neta, àe\  pallio,  delle  scarpe  crucigere, 
colla  colomba  all'orecchio,  e  col  diadema 
quadro,  segno  che  fu  fatta  o  meglio  co- 
piata da  altra  eseguita  ancor  vivente.  Es- 
sa ha  in  mano  il  bacolo  ossia  un'asta  drit- 
ta colla  Croce  (A'.)  in  cima,  cioè  questa 
è  di  quella  forma  che  il  p.  Booauni  ge- 
suita ucì  Catalogo  degli  ordini  equestri 
1 1* 


374  T  E  M 

e  jnilitari,  riportando  verso  il  fine  le  va- 
rie forme  delle  croci  di  decorazione,  chia- 
ma patente,  che  sebbene  partecipi  della 
inforcata,  nella  croce  della  figura  di  s. 
Gregorio  I  la  biforcatura  nelle  punte  pro- 
priamente non  apparisce;  laonde  le  con- 
viene con  più  di  ragione  il  vocabolo  di 
patente.  Riferisce  il  Macri  nella  Notizia, 
che  tale  croce  è  simile  a  quella  che  ado- 
perano i  vescovi  Maroniti (V.) ;  quindi 
soggiunge, ch'essi  usano  un  bacolo  che  fi- 
nisce in  cima  con  una  sfera  (corpo  o  glo- 
bo perfettamente  rotondo),sopra  del  qua- 
le vi  è  la  croce.  Nel  Hierolexicon  però, 
ecco  come  il  Macri  descrive  il  bacolo  pa- 
storale de'  vescovi  maroniti.  Maronita- 
rum  antem  episcopi  in  summìtate  bacil- 
li gioitimi  allattando  chrystallinwn,  et 
saepe  gemmatimi  cimi  Cruce  supèrposi- 
taferunt,  quae  forma  etiam  a  latinis 
antiquitus  gerebatur.  Poi  riporta  que- 
sta testimonianza  d'Isidoro.  »IIic  bacu- 
lus  ex  osse,  et  Ugno  effìcitur,  christal- 
lina,  vel  deaurata  spherula  co/ijugilur, 
in  supremo  capite  insignitur,  in  extre- 
mo  ferro  acuitur".  Ac  codem  modo  s. 
Gregorii  I  baculus  fuerat,  ut  in  sub/e- 
cta  figura  ostendìtur....  Ferula  timi  ex 
subfecta  figura  s.  Gregorii  I  Magni  ap- 
paret,  quae  ex  monumentis  Alphonsi 
Ciacconi  a  d.  Laurent  io  de  Mariis  ro- 
mano mihi  donata  fidi.  Lo  stesso  p.  Bo- 
nani u,  La  Gerarchia  ecclesiastica  con- 
siderata nelle  vesti  sagre  e  civili  espres- 
se e  spiegate  colle  immagini,  a  p.  2  36 
riprodusse  la  figura  di  s.  Gregorio  1  in- 
cisa in  forma  più  grande  della  pubblica- 
ta da  Macri.  Dipoi  nel  cap.  60:  Del  pa- 
storale, insegna  episcopale,  riferisce  che 
non  sempre  si  adoperò  di egual  forma, tal- 
volta usandosi  un  semplice  bastone.  Che 
alcune  volte  a'  bastoni  di  legno  aggiun- 
gevano nella  cima  una  croce,  come  an- 
che oggidì  si  costuma  da' Ruteni  (V.).  e 
si  vede  espressa  nella  detta  immagine  di 
S.Gregorio  1  Papa;  o  pure  terminava  con 
un  solo  globo,  come  si  vede  nell'imma- 
gine di  Gelasio  II  presa  dal  Cajetauo,  ri- 


TE  M 

ferita  e  riprodotta  dal  Macri  nel  vocabo- 
lo Mitra  del  Hierolexicon,  e  dal  p.  Bo- 
nanni  a  p.  a5o.  Questi  parlando  del  pa- 
storale de'vescovi  greci,  e  riportandone 
la  figura  a  p.  3  12  e  326,  dice  a  p.  3  1  6, 
che  talvolta  è  terminato  con  una  picco- 
la traversa,  che  forma  la  lettera  T,  altre 
volte  si  vede  ornato  di  due  serpenti,  così 
il  bacolo  de'vescovi  siri,  ed  a  p.  3^6  che 
quello  degli  armeni  è  in  forma  di  Tau 
(V.),  ma  ambedue  le  forme  simboleggia- 
no la  croce.  Finalmente  a  p.  322  dichia- 
ra che  il  vescovo  maronita  usa  per  pa- 
storale una  verga,  nella  cui  sommità  è  un 
globo  simile  a  un  pomo  granato  con  una 
piccola  croce.  Noterò  che  i  vescovi  arme- 
ni moderni  usano  il  bacolo  come  i  vesco- 
vi latini.  La  Croce  Pontificia  (/",)  ora 
fatta  pel  Papa,  è  di  metallo  dorato  e  di 
elegante  lavoro  in  tutto  (l'asta  apparte» 
neva  al  pastorale  del  cardinal  Fornari.e- 
sistente  nella  sagrestia  papale),  nella  for- 
ma secondo  la  figura  suddescritta  del  Ma- 
cri,  e  conveniva  che  io  ne  rendessi  ragio- 
ne, dopo  il  narrato  nel  voi.  LI,  p.  298, 
e  perchè  dal  Papa  si  adopera  nel  consa- 
grare chiese,  altari,  battisteri,  e  nell'  a- 
prire  le  Porte  sante,  qual  segno  della  su- 
prema sua  autorità. 

l\  Gior  na  le  di  Roma  co\  n.  ic)^pubh\\cò 
in  latino  e  italiano  l'omelia  che  fece  ilPapa 
durante  la  solenneconsagrazionedella  ba- 
silica. Il  n.°43  de\Y  Album  d\  R.oma,  t.  2  1, 
ci  diede  in  disegno  inciso  l'  interno  del 
tempio,  esprimendo  il  Papa  in  atto  di  scri- 
vere colla  punta  dell'asta  della  croce  (non 
del  pastorale  come  ivi  viene  espresso)sopra 
il  pavimento,  ed  un  bell'articolo  del  eh. 
Q.Leoni  che  porta  per  titolo:  Solenne  con  • 
sagrazione  della  basilica  Ostiense.  Do- 
po aver  accennato  la  distruzione  dell'an- 
teriore basilica  e  la  ricostruzione  dell'o- 
dierno tempio,  magnificandone  lo  splen- 
dore, accenna  il  perduto  per  le  fiamme  di- 
voratrici, e  il  sostituito  dal  zelo  costan- 
te di  4  Papi,  ad  onta  delle  ristrettezze  eco- 
nomiche di  tempi  calamitosi;  enumera  i 
principali  suoi  ornamenti  e  marini  pie- 


TEM  TEM  375 
riosi,  con  rimarcare  principalmente  le  sue  tenuemente  il  gran  tempio,  lo  splendore 
88eolonne  (cioè  comprese  quelle  che  no-  accresciuto  al  capo  della  cattolica  fede, 
mina  poi,  giacché  80  sono  le  colonne  di  per  la  splendida  corona  che  lo  circonda* 
granito  delle  navi, oltre  8  simili  pilastri,  va  di  tanti  principi  e  vescovi  di  s. Chiesa, 
due  colonne  di  egual  marmo  colossali  raccolti  presso  il  suo  Irono  per  la  più  (àu- 
dell'  arco,  e  sei  d'  alabastro)  di  granito  sta  delle  circostanze,  a  tale  effetto  ri  por- 
del  Sempione  e  le  due  colossali  ili  granila  laudo  i  nomi  e  cognomi  de'cardinali,  pa- 
delf  Elba, sulle  quali  posano  altrettanti  ca-  Inarchi,  arcivescovi  e  vescovi  presenti  in 
pilelli  d'ordine  corintio  e  di  marmobian-  curia.  »  Dimodoché  asserir  si  deve,  che 
co,  invece  di  quelli  delle  colonne  antiche  tutto  l'orbe  cattolico  rappresentalo  dalle 
accozzate  da  diversi  monumenti  pagani,  sue  guide  spirituali  assistè  a  questo  me- 
per  la  maggior  parte  di  stucco;  dice  ac-  molando  avvenimento:  e  la  gran  basilica 
crescere  poi  la  meraviglia,  4-  stupende  Ostiense  resterà  monumento  non  solo  del* 
colonnelli  alabastro  orientale,  ed  altre  l'arte  e  della  magnanima  contenzione  de- 
due  dell'alabastro  medesimo,  di  colossa-  gli  uomini,  ma  ancora  di  quella  universale 
li  dimensioni,  e  donale  a  Gregorio  XVI  concordia, che  stringe  e  raccoglie  sotto  l'tt- 
nel  1  84  i  dal  viceré  d'Egitto.  Pertanto  lo-  nico  suo  sovrano  Pastore  il  gregge  eletto 
ila  altamente  le  infaticabili  cure  delle  di  Dio!»  Gregorio  XVI  per  dimostrare  ai- 
commissioni  dirigenti  e  de'cardinali  che  l'architetto  Potetti  eoa  un  pubblico  seguo 
le  presiederono,  ed  ora  il  cardinal  An-  la  sua  soddisfazione,  pel  magistero  arti* 
louelli  che  tanto  zelo  vi  dimostrò, e  il. suo  stico  con  cui  dirigeva  i  lavori  della  risor- 
deputato  mg/  Vannini;  lo  studio  e  le  fa-  genie  basilica,  lo  creò  cavaliere  dell'ordì' 
lidie  dell'architetto  direttore  commend.  nodi  s.  Gregorio  Magno  da  Ini  istituito. 
Poletli,  al  cui  merito  toccò  la  gran  ven-  Riporta  il  n.°2q6del  Giornale  di  Roma 
tura  di  architettare  e  restituire  una  mo-  de'3o  dicembre  1  8  >4,  che  il  Papa  Pio  IX 
Iesi  vasta,  e  di  congiungere  inseparabil-  volendo  dare  al  medesimo  architetto  e 
niente  il  suo  nome  a  quello  d'un  monu-  professore  Luigi  Potetti,  un  nuovo  atte- 
mento  che  resterà  testimonio  a'posteri  del  stato  della  sua  sovrana  soddisfazione,  per 
valore  artistico  del  nostro  secolo,  e  dal  il  lodevole  operato  nella  riedificata  basi- 
quale  le  future  età  trarranno  adequalo  bea  di  s.  Paolo,  l'avea  promosso  a  coni- 
giudizio  de'suoi  talenti  e  dello  stato  del-  meiiilatoredellostessoordine.il  n.°i8del 
l'arte  moderna  in  Italia;  volle  pure  se-  Giornale  di  Roma  del  1 855  deplora  la 
guatare  il  segretario  cav.  Luigi  Moreschi,  morte  e  fa  un  bell'elogio  del  defunto  e  di- 
ade cui  premure  dice,  che  scarso  seni-  stinto  architetto  Pietro  Bosio  di  Cremo- 
brerebbe  qualunque  encomio.  Dichiara  na,i.  "architetto  rincontro  della  basilicaO- 
inoltre esserela  basilica  di  s.  Paolo  il  lem-  stiense.da  Gregorio  XVI  nominato  cava- 
pio  dell'arte  nostra  contemporanea,  rap-  liere  del  suo  ordine  di  s.  Silvestro  I,  e  da 
presentata  eziandio  dagli  esiraii  pittori,  Pio  IX  cavaliere  di  s.  Gregorio  Magno, 
scultori  e  altri  artisti,  le  cui  opere  in  esso  dopo  la  recente  dedicazione  della  basili- 
si  ammirano,  ricordando  i  più  valenti. Fi-  ca,  in  contrassegno  di  soddisfazione  e  be- 
no  1  mente  dice,  che  a  colmare  la  gioia  11  •  nevolenza.  Aggiungerò  che  essa  venne  dal 
riversale  pel  restituito  monumento  cri-  Papa  anche  confermata,  non  solamente 
stiano,  il  sommo  Pontefice  Pio  IX  si  ac-  al  lodato  segretario  cav. Moreschi, col  con- 
cinse alla  solenne  consagrazione  dell'in-  f  1  i  mento  dell'ordì  ne  medesimo  di  s.  Gre- 
ter.i  basilica,  con  quell'augusta  funzione  gol  10  Magno, a vendologià  Gregorio  XVI 
e  santità  di  rito  che  lo  compunse  nella»-  decorato  dell'insegne  equestri  di  s.  Silve- 
sistervi,  restando  penetrato  il  suo  animo  slro  I  Papa;  ma  eziandio a'due architet- 
mirando  il  Papa  uell  allo  di  benedir  so  li  rincontri  coute  Virginio  Vespignani  u 


37C>  TEM  T  E  M 
Camillo  Guglielmetti,  insigniti  del  cava-  lo  trovai  nella  divota  visita  che  ne  feci  ai 
liei; rito  di  s.  Silvestro  I  Papa.  Questa  coni-  7  maggioi855,  eccone  un  laconico  cen- 
pendiata  riunione  d'importanti  nozioni,  no.llquadriportico  èincominciato  coll'es- 
in  seguito  e  per  continuazione  e  compi-  sere  state  gettate  le  fondamenta  nel  lato 
mento  di  quanto  già  pubblicai  a  Chiesa  che  forma  la  fronte  principale  della  ba- 
lli s.  Paolo  e  altrove,  forse  servila  a  da-  silica.  Si  sta  lavorando  la  parte  superiore 
re  un'idea  del  meraviglioso  e  sorprenden-  della  facciata  esterna.  Delle  7  porte  di  es- 
te  complesso  della  splendidezza  del  sagro  sa  nell'interno  del  tempio,  la  maggiore  e 
edilizio,  che  risorto  a  dignità  di  nostra  s.  principale  avrà  il  magnifico  cornicione  in- 
religione e  ad  ulteriore  lustro  dell'aiti  tagliato  di  marmo  bianco  già  pronto,  per 
belle,  formerà  epoca  nella  storia  di  esse  e  collocarsi  sopra  alle  due  colonne  e  a'due 
molto  più  in  quella  del  cristianesimo,  co-  pilastri  di  massi  d'alabastro,  che  vidi  sta- 
mechè  riedificato  a  maggior  gloria  del  va-  bihli  nel  luogo  loro.  Il  cornicione  verrà 
sod'eleziones.  Paoloecomprotettoredel-  sovrastato  dallo  stemma  di  Pio  IX,  con 
la  metropoli  della  chiesa  universale.  No-  ornati  e  statue  tuttodì  marmobianco.  Le 
zioni  che  per  qualche  tempo  suppliranno  altre  due  porle  maggiori  e  laterali  alla 
alla  mancanza  che  si  ha  d'una  descrizio-  principale,  e  con  essa  rispondenti  alla  na- 
ne del  nuovo  magnifìcentissimo  tempio,  vedi  mezzo  e  grande,  avranno  elleno  pu- 
il  quale  poi  certamente  avrà  degni  e  dot-  re  stipiti  intagliati  e  scorniciali  di  marino 
ti  illustratori  artistici,  che  ne  celebrerai  bianco,  pilastri  e  contropilastri  d'alaba- 
no  degnamente  tulli  quanti  i  suoi  inno-  stro,  per  sorreggere  i  cornicioni  intaglia,» 
mera  bili  e  nobilissimi  pregi,  cioè  allor-  ti  di  marmo  bianco  ,  opere  tutte  che  si 
quando  sarà  del  tutto  compilo.  Se  il  pie-  stanno  ultimando.  Le  altre  4  porte  mino* 
cedente  tempio  fu  già  venerato  per  la  sua  ri,  e  corrispondenti  alle  navi  minori  e  ai- 
antichità,  il  nuovo  è  ammirato  per  la  sua  le  navi  estreme,  saranno  decorate  di  sti- 
pili splendida  maestà  e  unione  di  classi'  piti  intagliati  e  scorniciati  di  marmo  bian- 
che opere  di  belle  arti.  Se  mai  sempre  uni-  co  e  di  altre  archi  letture, egualmente  qua- 
gergalmente  fu  rinomalo  l'avello  del  glo-  si  pronte  per  porsi  al  posto.  Da  ogni  ma- 
lioso s. Paolo,  ora  a'fasli  antichi  si  aggiun-  ve  e  da  ogni  porta  si  vedono  in  fondo  gli 
seroi  moderni  d'eminente  rilevanza.  Per  altari  della  crocerà,  cioè  dalla  nave  gra li- 
gi i  articoli  compilati  dal  cav.  Moreschi,  e  de  e  sue  3  porte  quello  papale  della  con- 
de'quali  mi  giovai, con  tanta  preeisione,sa-  fessione,  nel  cui  sotterraneo  visibile  ve  n'è 
pere  e  intelligenza,  sulla  progressiva  sto-  un  altro, ambedue  consagrati.  Rispondo- 
ria  della  basilica,  e  per  quelli  che  andrà  no  le  altre  navi  e  porte,  quella  a  sinistra 
pubblicando,  si  avrà  egli  il  ben  giusto  me-  estrema  alla  cappella  di  s.  Stefano  non  mi- 
ri to  di  agevolare  all'avventuroso  storico  cora  consagrata,  la  nave  adiacente  mino- 
del  risorto  tempio  la  sua  classica  desoli-  re  e  sua  porta  alla  cappella  del  ss.  Ciò- 
zinne  artistica.  Mi  è  noto  poi,  che  la  con-  cefisso,  dove  anche  si  veuera  il  ss.  Sagra- 
gregazione  preposta  alla  riedificazione  mento,  il  cui  tabernacolo  vaghissimo  e  no- 
della  basilica  patriarcale  di  s.  Paolo  in-  bile,  ornato  di  pietre  preziose,  è  quello 
tende  pubblicarne  gl'importanti  atti, col-  che  stava  nell'antica  cappella  dello  stesso 
le  incisioni  in  rame  che  si  stanno  ese«uen-  ss.  Sacramento,  architettato  da  CarloMa- 
do,  di  piante,  spaccati,  sezioni  architetto-  derno,  e  ora  rimpiccolito  nella  forma,  011- 
nicheee.,  sotto  la  direzione  del  commend.  de  non  impedire  la  vista  del  ss.  Crocefis- 
Polelti;  complesso  di  nozioni  storiche  ed  so.  rispondono  le  altre  navi  e  porte  a  de- 
arlistiche,  che  formeranno  la  magnifica  e  slra,  la  minore  alla  cappella  del  Coro,  l'a- 
veridica  descrizione  e  illustrazione  del-  discente  estrema  e  sua  porta  alla  cappel- 
l'auguslo  tempio.  Quanto  allo  stalo  m  che  la  di  s.  Benedetto.  In  foudo  di  quest'ulti- 


T  E  M  TEM                    37f 
ma  nave  a  destra  vi  è  la  statua  sedente  s»  la  mensa  di  que'che  figurano  eli  apo- 
di Bonifacio  IX  ricordalo  di  sopra.  Sono  £toli,e  dalia  loggia  i  Papi  compartooo  la 
illuminate  le  5  navi  da 43  grandi  finestre  solenne  benedizione,  come  lucale  il  piùa- 
con  cristalli  e  tela  ri  ili  ferro:  cioè  la  nave  dado  per  contenere  1262  quadri  della  se- 
di mezzo  ne  ba  1  o  per  parte,  e  3  sopra  le  rie  cronologica  de'  Papi,  essendo  lungo 
grandi  porle;  le  navi  estremerò  per  eia-  palmi  ">  1  7,  largo  palmi    T7  e  alto  palmi 
scuna.  Le  finestre  delle  navi  estreme  so-  100,  illuminato  da  q  balconi  esteriori  e 
no  tramezzate  da  pilastri  marmorei  eoa  da  5  grandi  finestre  che  guardano  l'ioler- 
simili  capitelli  e  basi,  e  da  nicchie  ove  si  no  della  chiesa.  Eretto  questo  portico  su- 
ponno  codoca  re  delle  sia  tue:  le  loro  p  ire-  peri  ore  da  Paolo  V,  egli  ed  Urbano  Vili 
ti  sono  di  inarmo  bianco,  con  ispecchi  o  ebbero  in  idea  di  farlo  dipingere,  il  1  .'dal 
lastre  di  bellissimi  marmi  colorati.  I  pa-  cav.  Lanfranco,  il  2.°dal  cav.  Bernini;  ma 
vimenti  delle  5  navi  sono  ancora  di  mat-  rimase  senza  elfetto,  come  ancora  l'ordi- 
timi, traimela  gran  fascia  o  guida  di  la-  nazione  datane  al  cav.  Passignanidiespri* 
sire  di  marmo  nel  mezzo  della  nave  mag-  mervi  la  vita  di  s.  Pietro,  secondo  i  di- 
giure, clieessendo  in  forma  ili  croce  si  pio-  segni  di  Lanfranco.  Alessandro  VII  lo  ri- 
ti ae  alle  4  navi  laterali.  La  serie Cl'Onolo-  dussein  miglior  forma,  e  Pio  \  I  olire  va- 
gica  de'Papi  incomincia  dall'effigie  di  s.  ri  restauri  e  abbellimenti  fece  vi  colloca- 
Pietro  sul  cornicione  a  destra  di  chi  guai'-  re  i  1  2  cartoni,  ebe  rappresentano  i  Pro* 
i\.\  la  tribuna  o  apside:  occupano  i  ritrat-  feti  dipinti  nella  nave  di  mezzo  della  Ba- 
li  de'successori  la  linea  della  crocerà  ona-  silicei  Lateranense).  Procedendo  per  la 
ve  traversa,  prosiegue  sulle  linee  latera-  nave  di  mezzo  alla  nave  traversa  di  ero- 
li  tanto  della  nave  di  mezzo,  che  nelle  mi-  cera,  vi  si  ascende  per  4  scalini,  ora  di  le- 
nori  comprese  le  loro  4  testate,  mentre  gno,  standosi  per  compiere  que'di  mar- 
li-  j.  testate  delle  navi  estreme  hanno  eia-  mo,  col  resto  de'lavori  del  pavimento. Pro- 
6cu na  il  luogo  per  5  ritratti.  Procedendo  babilmente  la  gran  parte  già  fatta  degli 
nella  nave  maggiore,  giunti  alle  colonne  uni  e  dell'altro,  non  fu  ancora  posta  in 
1  5."  e  16."  della  parte  destra,  fra  di  esse  e  opera,  per  non  esporla  agl'inevitabili  sfre- 
sopra  gli  archi  destri  della  nave  minore,  gi  de'lavoranti.  A  pie  delle  scale  della  na- 
si ammirano  le  effigie  de'Papi  Leone  XII,  ve  di  mezzo,  si    vedono  lateralmente  su 
Pio  Vili, Gregorio  XVI,  e  Pio  IX  che  re-  temporanei  piedistalli  i  due  modelli  ori- 
glia, riedificalo  ri  del  tempio  e  ultimi  deb  gin  ali  in  gesso  delle  statue  de'  ss.  Pietro 
la  cronologica  serie.  La  cronologia  in  pi t-  e  Paolo  fatte  eseguire  in  marmo  daGre- 
tura  è  compita  e  consegnata:  quella  in  mu«  gorio  XVI,  e  dal  successore  collocate  sul- 
saicojOgiìi  posta  in  opera, o depositata  nel-  la  piazza  Vaticana,  di  che  già  parlai.  I  pie 
lo  studio  del  musaico  nel  Vaticano/)  sot-  dritti  dell'arco  di  Placidia  hanno  perora 
to  lavorazione, formasi  di85ritratti;quin-  dipinti  que'marmi  colorali  che  l'abbellì- 
di  si  procederà  a  formare  di  musaico  gli  rami),  eie  ricordale  iscrizioni,  le  quali  si 
Bltri.  Noterò,  che  la  cronologia  dipinta  a  eseguiranno  in  lettere  di  metallo,  Perve- 
olio  e  servila  per  quella  di  musaico,  l'ac-  nuli  alla  nave  traversa  e  all'altare  papale, 
quistò  la  rev.  fabbrica  di  s.  Pietro,  per  lo  la  sua  balaustra  deve  regolarizzarsi,  ed  ù 
stesso  prezzo  che  la  commissione  di  S.PaO-  simile  a  quella  degli  altari  glandi  delle  te- 
lo pagi)  a'26  pittori  che  l'eseguirono;  e  state  della  slessa  crocerà.  Il  tabernacolo 
così  anch'essa  avrà  la  serie  de'Papi  s'uni-  moderno  che  sovrasta  l'aulico,  ha  nella 
le  all'Ostiense,e  forse  li  collocherà  sul  por-  sommità  della  calotta  la  Croce,  e  negli 
lieo  superiore  e  vestiboli  della  loggia  del-  angoli 4  ligure  dorate  degli  Angeli  in  pie- 
tà basilica  Vaticana  (o»e«Gregorio  XVI  di,  modello  di  quelle'di  bronzo  dora  lo  che 
stabili  che  uel  giovedì  santo  s'imbandii-  vi  si  collocheranno.  La  volta  tonda  della 


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378  TEM  TE  M 
calotta  è  ornatissima  di  figure  e  tutta  do-  due  specchi  laterali  vi  fu  dipinto  a  olio  s. 
rata.  Ne'drappelloui  del  baldacchino,  il  Stefano  lapidato,  ed  a  fresco  s.  Paolo  gua- 
verde  richiama  la  malachitedelle  basi  del-  ritodalla  cecità.  Esse  pitture  sono  un  tipo 
le  ^  grandi  colonne  di  massi  d'alabastro,  per  risolvere  definitivamente  sul  partito 
le  quali  hanno  capitelli  di  bronzo  dora-  da  adottarsi,  onde  arricchire  il  2. °  ordi- 
to, e  di  malachite  si  orneranno  gli  stessi  ne  architettonicodeil'intero  sagro  edificio, 
drappelloni.  Le  due  basi  che  guardano  siccome  di  sopra  dichiarai.  Il  grandealta- 
J'apside  le  trovai  compite  e  decorate  eia-  re  dell'Assunzione  di  Maria  Vergine  non 
senna  dello  stemma  di  Pio  IX.  iu  metallo  è  ancora  consagrato.  Le  due  cappelle  del 
dorato,  e  l'avranno  pure  le  due  altre  basi  ss.  Crocefisso  (ove  come  dissi  è  pure  ve- 
rispondenti  alia  nave  di  mezzo,  le  cui  pre-  aerato  il  ss.  Sigraruento)  e  del  Coro  de' 
zioseimpellicciature  in  due  parti  di  una  e-  monaci,  hanno  bussoloni  con  cristalli.  La 
rano  terminate.  Nell'apside  e  ne'6  inter-  torre  campanaria  manca  pocoalsuo  com- 
pilastri  si  collocherà  un'iscrizione  magni-  pimento,  in  uno  al  suo  tempietto  mono- 
fica  iu  marmo,  per  memoria  della  seguita  tero  di  12  colonne,  colla  sua  cupola.  S'i- 
solenneconsagrazione  di  Pio  IX.  La  nave  gnora  il  numero  delle  campane  che  ver- 
tra  versa  è  illuminata  da  i4gi*andi  finestre,  l'à  determinato. 

Nel  2.0  ordine  architettonico  dell'  altare  TEMPIO  DI  SALOMONE.  V.  Tem« 

grande  della  Conversione  di  s.  Paolo,  ne'  pio. 


FINE  DEL  VOLUME  SETTANTESIMOTERZO. 


BX  841  .M67  1840 

SI1CR 

fioroni  ,  Gaetano, 

1802-1883. 
Dizionario  di  erudizione 

storico-ecclesiastica 
AFK-9455  (awsk)