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Full text of "Fauna malacologia: specie terrestri e fluviatili enumerate e descritte da M. Paulucci. Con tavoleillustrative"

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CALABRIA 









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ESCURSIONE SCIENTIFICA NELLA CALABRIA 
ISTI-15 


FAUNA MALACOLOGICA 


SPECIE TERRESTRI E FLUVIATILI 
Division of Moll 


RNUMERATE E DESCRITTE Sectiona] Libre — 


M. PAULUCCI 


IN FIRENZE 
COI TIPI DELL'ARTE DELLA STAMPA 
Via l’andolfini — 14 — Palazzo Medici 


L6nd9 





PROPRIETA LETTERARIA 


dec 121951 
LiBRAR! 








INTRODUZIONE 


di commissione scientifica composta dei signori 
prof. Arcangeli, dott. Forsyth Major, dott. G. Cavanna 
e dott. C. De Stefani (1) venne nel 1877 incaricata dal 
Ministero dell’ Istruzione pubblica di recarsi in Calabria 
per farvi delle ricerche intorno a diversi rami concer- 
nenti la storia naturale. Da questi signori, e più special- 
mente dal dott. Major, ottenni che fosse accettato qual 
compagno di viaggio il signor C. Caroti, giovine intel- 
ligente, da lunghi anni mio segretario ed aiuto, acciocchè 
egli, a mio conto ed a mie spese, si occupasse della rac- 
colta dei molluschi terrestri e fluviali viventi in quelle 
provincie, delle quali si avevano sin qui solo delle no- 


tizie molto incomplete. 


(1) Il sig. de Stefani ritardò di un anno la sua gita in Ca- 
labria, l’effettuò cioè nel 1878. Raccolse colà alcuni molluschi 
che ebbe la gentilezza di comunicarmi. 


Vi FAUNA MALACOLOGICA 


Era questa una favorevole occasione che mi si pre- 
sentava e della quale ben desiderava approfittare, perchè 
è mio scopo preparare, poco alla volta ed a misura che 
mi si darà il destro, il necessario materiale per compi- 
lare la Fauna malacologica di tutta l'Italia, la quale 
mi riprometto un giorno di pubblicare. Imperocchè penso 
che questa opera richiesta dagli odierni progressi delle 
scienze naturali sarà in tutti i paesi ben accolta dai nu- 
merosi cultori delle medesime, tanto più che da gran 
tempo si desidera un trattato nel quale si contengano cri- 
terii, notizie e dati sicuri intorno agli studii importanti che 
si sono fatti sin qui intorno a questa materia scientifica. 

Intanto rendo qui pubblica testimonianza di grati- 
tudine a tutti 1 sunnominati signori per la gentilezza 
che in tale occasione mi hanno dimostrata, acconsentendo 
non solo alla mia domanda, ma dando ancora prove di 
simpatia e di amicizia al mio protetto durante tutto il 
viaggio, e più specialmente quando sul finire dell’ escur- 
sione fu colto dalle febbri terzane. 

Parte della comitiva, alla quale era aggregato Caroti, 
lasciava Firenze il 2 maggio 1877, e sì recava a Napoli 
ove s' imbarcava per Pizzo di Calabria. Da qui inco- 
minciarono le ricerche malacologiche, le quali continua- 
rono senza interruzione circa due mesi. Si prese a risalire 
dal lato del mar Tirreno il corso del fiume Angitola e 
da quello dell’ Ionio si esplorarono Stilo e Monte Con- 
solino, talchè questi due punti vennero nei due versanti 
opposti a tracciare l’ estremo limite settentrionale come 


base delle ricerche effettuate in quella regione. 


DELLA CALABRIA VII 


Le località visitate ed esplorate furono Pizzo e i suoi 
dintorni, Monteleone, Soriano, Monte Pecoraro, Briatico, 
Palmi, Oppido Vecchio, Santa Cristina Vecchia, Scilla, 
Piano di Melìa, Palizzi, Monasterace, Stilo, Monte Con- 
solino, Monte Stella e Aspromonte Regione Cavaliere. 

In ognuno di questi luoghi la comitiva si fermava dai 
quattro agli otto giorni e di là faceva escursioni nei 
paesi circonvicimi. 

Il materiale malacologico raccolto fu assai ricco; di 
aleume specie, soprattutto, furono rinvenuti numerosissimi 
individui; furono pure scoperte alcune nuove specie e for- 
me come si vedrà nella seguente metodica enumerazione. 

Le località più importanti ad esplorarsi dal lato ma- 
lacologico sono: Mongiana alle falde del Monte Pecoraro, 
ove fu trovata la Myalinia Carotti; Scilla e suoi din- 
torni, ove fu scoperta la Myalinia fragrans; Palizzi e 
Monte Consolino, ove abitano le Clausilia transitans e 
Deburghie, e V Aspromonte Regione Cavaliere, ove vive 
la Vitrina Pauluccie. 

I generi più riccamente rappresentati in Calabria 
sono: DaupEBARDIA, HyAuinia e HeLix; fra queste ultime 
primeggiano il gruppo Fruticicula rappresentato copio- 
samente dalla Y. Olivieri che si trova in esemplari di 
dimensioni gigantesche e in diverse varietà; il gruppo 
Macularia, esclusivamente rappresentato dall’ H. verme 
culata, i cui individui sono di un colore particolarmente 
intenso e deciso; anzi una varietà di questa trovata a 
Pizzo nel giardino Alcalà ha l'interno dell’ apertura 


marrone scuro quasi nero, invece di bianco latte, quale 


VII FAUNA MALACOLOGICA 


è il carattere usuale di questa specie; e finalmente il 
gruppo delle Xerophila rappresentato dalla H. pisana, 
comunissima lungo tutta la spiaggia del mare e parti- 
colarmente sulle Opuntia (1). 

Le CLausILIA sono anche assai frequenti e fra queste 
la C. papillaris e la C. Kobeltiana formano il più nu- 
meroso contingente. Le Pupa invece e le specie fluviali 
vi sembrano assai rare, giacchè scarsissimi sono gli esem- 
plari che dei diversi generi e specie vi furono raccolti. 

I MOLLUSCHI ACEFALI mancano quasi del tutto; 
infatti non sono stati scoperti che scarsi individui di Ps 
dium Casertanum e non sono stati trovati punti rappre- 
sentanti dei generi CycLas, UNIo ed ANODONTA. 

Sono queste, in succinto, le osservazioni che ritrar 
si possono dallo studio comparativo della Fauna della 
Calabria, che se da un lato per le specie che vi abitano 
si congiunge con quella della penisola, dall’ altro serve 
di anello mediano a quella della prossima Sicilia, quan- 
tunque i comuni rappresentanti di quest’ ultima regione 
sì trovino in assai minor numero. 

Incominciai a studiare la Fauna della Calabria verso 
la fine dell’ottobre 1877, ma fui tosto costretta a la- 
sciarla da parte per volgere ogni mia cura ad allestire 
la collezione della Fauna generale malacologica italiana 
che aveva già domandato e poscia ottenuto di poter 
esporre nella Mostra Universale di Parigi del 1878. 


Quando questa collezione ritornò da quella metropoli, 


(1) Opuntia, Ficus-indica, Haw. 


DELLA CALABRIA IX 


cioè nel dicembre 1878, mi posi di nuovo con ogni cura 
a determinare e paragonare le specie state raccolte in 
Calabria, ed ho continuati poi questi studii senza inter- 
ruzione sino alla fine. 

Questo è il primo lavoro malacologico di qualche 
rilievo che io pubblico, e non senza una certa titubanza 
oso farlo, non perchè io tema la critica anche severa, 
purchè giusta e senza partigianeria, potendosi per essa 
imparar molto e correggere qualche errore o qualche 
incertezza, ma perchè la scienza è sempre piena di dif- 
ficoltà e di scogli. Inoltre io sento pur troppo in me il 
difetto di molte, anzi di moltissime cognizioni scientifiche 
e di quei tanti mezzi che io stimerei opportuni e neces- 
sarii, perchè questo mio lavoro possa riescire opera d’in- 
segnamento efficace e d’utilità pratica. Infatti solo da poco 
tempo ho incominciato ad occuparmi di specie terrestri e 
fluviali, soprattutto nostrane, intorno alle quali so bene 
con quanto studio e diligenza e con quali criteri pratici 
poterono ottenere esito felice 1 numerosi scienziati, i cui 
lavori mi hanno servito di guida. Nè debbo tacere come 
lo non sia riuscita a procurarmi alcuni tipi di paragone 
che mi erano necessari per la determinazione sicura di 
qualche specie; la qual cosa invero ha reso in tali casi 
il mio compito più arduo e scabroso. 

Nondimeno ho fatto meglio che ho saputo con gli 
scarsi mezzi di cui potevo disporre, e perciò confido nella 
indulgente benevolenza di tutti coloro che comprendono 
le grandissime difficoltà che ho avute a superare, e di 
quelli particolarmente che incoraggiano per principio chi 


2 


De FAUNA MALACOLOGICA 


si fa a percorrere le ardue vie della scienza, apprezzan- 
done gli sforzi e le fatiche. 

Ringrazio i signori Westerlund e Boettger per il loro 
gentile concorso nella determinazione di diverse specie 
dubbie, e ringrazio pure il signor Clessin per il suo com- 
piacente aiuto nello studio delle specie fluviali. 

Nel corso di questo lavoro segno con asterisco (*) le spe- 
cie raccolte in qualunque siasi località dal sig. Caroti, con 
punto ammirativo (!) quelle rinvenute dal dott. G. Cavanna. 

Per render più completa 1’ enumerazione delle specie 
che vivono in Calabria, ho creduto opportuno aggiungere 
anche quelle notate nel catalogo del capitano Adami (1), 
sebbene non siano state raccolte dalla nostra Commis- 
slone scientifica. Non intendo però d’assumere alcuna re- 
sponsabilità sulla determinazione scientifica delle specie 
medesime. i 

Ed ora mi sia concessa una digressione che non man- 
cherà, spero, di un certo interesse. 

Tutti 1 raccoglitori di molluschi sanno per propria 
esperienza come troppo spesso accada che una specie 
particolarmente interessante si raccolga in pochi esem- 
plari, alcuni de’ quali giovani incompleti e perciò inser- 
vibili, e come riesca spiacevole gettarli via o metterli in 
tale stato nella propria collezione. Inoltre nessuno ignora 
che con essi non si possono far cambi, e non v’ ha modo 


d’offrirli ai proprii amici 0 corrispondenti. 


(1) Catalogo dei Moll. terr. e fluv. della prov. di Catanzaro, 
estratto dagli Atti della Soc. Veneto-Trentina di Scienze Nat. resi- 
dente in Padova, vol, 2, fasc. 1, 1873. 


DELLA CALABRIA XI 


Per ovviare in parte almeno a tanto male, io mi servo 
con favorevoli risultati, di cassette da allevamento, Cocle- 
artum degli antichi, Escargotières dei francesi. Queste 
cassette sono di castagno o di moro, o almeno di un 
legno solido che resista all’ umido; sono provviste di un 
coperchio movibile, che combacia regolarmente e che è 
formato da un’inquadratura di legno nel cui mezzo v' è 
una fitta rete d’ ottone (1). Ho adottata la forma rettan- 
golare come la più semplice, ed ho fatto dar loro inter- 
namente una o due mani di catrame. Non credo fuor 
di luogo dir brevemente in qual modo io prepari queste 
cassette. Incomincio a fare, nel fondo di queste con un 
succhiello alcuni buchi, i quali ricopro con rete simile 
a quella del coperchio, avendo cura di fermarla con bul- 
lettine; quindi fogno questi buchi con dei cocci, come 
sl pratica nei vasi da fiori, per facilitare lo scolo del- 
l’acqua ed impedire che si formi nel fondo uno strato 
di melma; e dopo aver messo sopra i cocci stessi alcune 
foglie secche riempio le cassette per più di due terzi di terra 
che ho fatta vagliare avanti. Da uno dei lati della cas- 
setta in luogo di terra pongo delle scaglie di pietra ammon- 
ticchiate le une sulle altre in modo da lasciare dei vani 
fra luna e l’altra scaglia, ove i molluschi possono an- 
dare a nascondersi. Quindi ricopro la terra tutta con 
uno strato di borraccina tolta dai prati o dai boschi, 


avendo cura di ripulirla e rivederla per impedire, quanto 





(1) La tela o rete metallica in ottone è molto preferibile a 
quella in fil di ferro, perchè questo si ossida presto e si strappa 
con facilità, ed i moliuschi se ne vanno allora a diporto. 


XII FAUNA MALACOLOGICA 


è possibile, che vi vengano casualmente rinchiuse delle 
specie locali e per conseguenza prive di particolare in- 
teresse. 

Non tutte le specie riescono parimente bene nelle 
cassette da allevamento; almeno sin qui non sono riu- 
scita ad ottenere indistintamente dei risultati egualmente 
buoni. Anzi comincerò subito dal dire che le Fruticicula 
e le Xerophila non ci fanno nulla, che vi muoiono in 
breve, quantunque io abbia avuto per esse delle cure 
speciali, ponendo cioè nelle cassette invece di borrac- 
cina dell’ erba e tenendole in luogo più scoperto e meno 
ombroso. 

I Pomattas e le BaLeA pure danno lo stesso risul- 
tato. Gl’Iberus vi vegetano, ma non vi prosperano nè 
vi moltiplicano, e così le Campylea del gruppo dell'HH. 
cingulata; devo bensì notare che il primo anno in cui 
posi in una cassetta esemplari di tale specie provenienti 
da Bolzano, questi si riprodussero e formarono una gio- 
vane generazione numerosa, la quale però ebbe corta vita 
e perì prima di aver raggiunto il necessario sviluppo. 

Le specie invece che vi prosperano benissimo, sono 
le HyaALinia tanto del gruppo della H. lucida, quanto 
di quello della H. olivetorum. A Vallombrosa in uno 
scolo d’acqua nel fosso dietro il monastero, Caroti ed 
lo trovammo, nel settembre 1877, quattro esemplari di 
una forma del primo gruppo e non so nemmeno oggi 
rendermi conto a qual specie appartengano; fra gli altri 
caratteri questi individui hanno un guscio così traspa- 


rente e un colore così chiaro che sembrano essere al- 


DELLA CALABRIA XII 


bini. Due di questi li ponemmo in una cassetta da al- 
levamento ove la loro progenie è divenuta abbastanza 
numerosa da permettermi di ritirarne per la collezione 
diversi esemplari completi, più grandi dei primi quattro 
ritrovati, ma a loro assolutamente identici anche nel 
colore, mentre gli altri vivono tuttora in buonissime 
condizioni. Nell'autunno 1878 ricevei di Sicilia diversi 
esemplari vivi di Yyalinia Calcare, alcuni de quali rotti 
in viaggio, altri incompleti. Misi anche questi in una 
cassetta insieme a numerose uova che per strada avevano 
deposte nella borraccina, nella quale erano state involte. 
Ai primi dell’anno le uova si dischiusero, una quantità 
di piccoli molluschi cominciarono a formicolare per la 
cassetta ed ormai la maggior parte ha raggiunto il com- 
pleto sviluppo. 

Le Campylea del gruppo della H. planospira dagli 
esemplari del Vicentino sino a quelli dell’ estrema punta 
della Calabria vivono tutte bene e si riproducono nelle 
cassette. 

Le H. aspersa e ligata di diverse località 1 7. nemo- 
ralis e le H. vermiculata vivono e si riproducono del pari. 
Credo anzi di non dover passare sotto silenzio un caso 
interessante che intorno a quest’ ultima specie ho potuto 
osservare e del quale mi riserbo di parlare altrove più 
ampiamente. 

Alcuni anni sono ebbi la fortuna che mi fossero por- 
tate due ZH. vermiculata scalari raccolte presso la Castel- 
lina sul Monte Morello; una di esse essendo morta la 


misi in collezione, l’altra che era viva, la posi in una 


XIV FAUNA MALACOLOGICA 


cassetta dandole a compagno un esemplare di forma nor- 
male. Dall’accoppiamento di questi due nacque numerosa 
progenitura, e un individuo raggiunse il suo completo 
sviluppo partecipando dei caratteri dei suoi due autori. 
Esso era semi-scalare, cioè non così ben formato a giri 
sovrapposti come quello di Monte Morello, che era uni- 
colore, ma nondimeno assai interessante per la sua decisa 
tendenza ad avere gli anfratti staccati e superiormente 
pianeggianti; aveva poi il colore del secondo, cioè fasciato 
e marmorato. 

Anche le CLausiia del gruppo della Pestana e della 
plicata si moltiplicano numerose nelle cassette daddove ho 
già ritirate diverse generazioni; come pure le FERUSSACIA 
del gruppo della HMohenwarti. 

Durante l'inverno io tengo tutta la mia colonia sem- 
pre fuori, ma in luogo riparato e in buona esposizione. 
Quando la pioggia perdura troppo continua, la faccio 
coprire con delle assi o degli incerati; quando minaccia 
di gelare troppo forte, faccio rinvoltare le cassette con 
tappeti. Ho però sempre particolare cura d’impedire che 
il sole vi piombi sopra troppo repente, e perciò durante 
la primavera le faccio mettere sotto una stuoia di canne, 
e quando giunge l'estate le trasporto in un luogo om- 
broso esposto a settentrione senza però impedir loro 
l’aria libera. 

Il nutrimento varia un poco a seconda delle specie; 
provvedo dei lombrichi per le cassette ove sono le Hya- 
LINIA e distribuisco loro di tempo in tempo alcune HELIX, 


alle quali schiaccio prima il guscio. Le altre specie si 


DELLA CALABRIA XV 


contentano di cavolo e d’insalate diverse. Quando du- 
rante l’ inverno la stagione è mite, ho osservato che distri- 
buendo loro il cibo sono aliene dal rifiutarlo e basta dar 
loro delle foglie, perchè poco dopo incomincino il loro 
pasto. 

Quando da qualche tempo non è piovuto in estate 
principalmente, faccio adacquare tutta la mia colonia 
servendomi di un annaffiatoio provvisto di uno spillo a 
nappa con buchi fitti e sottili. Credo utile però tanto 
nell'inverno quanto nell’ estate lasciar loro un’ epoca di 
riposo, imitando quanto più si può la natura; perciò 
mentre per le HyALInIA e per le specie piccole fa d’uopo 
osservare che la terra delle cassette non si risecchisca 
di troppo e che la borraccina rimanga sempre un poco 
umida, per le altre non bisogna neppure annaffiare ogni 
giorno, ma solo quando si giudica che sia necessario. 

Le Campylea, durante il giorno stanno general- 
mente attaccate fra le scaglie dei sassi e nei vani di 
questi profondamente nascoste. Le HyALINIA si rifugiano 
sotto la borraccina e nell’ inverno sotto la terra assai pro- 
fondamente, il che fanno pure le 7. aspersa, vermiculata, 
ligata ecc, ecc. 

Si ottiene con tal sistema che non solo gli esemplari 
giovani e rotti si completino e facciano il loro peristoma, 
ma si ha pure il grandissimo vantaggio di poterci far 
sopra degli studii e di aver sempre a suo comando un 
vivaio ove trovare, senza moversi da casa, le specie o 
forme proprie del settentrione, del centro o del mezzo- 


giorno della nostra penisola. 


XVI FAUNA MALACOLOGICA 


Bisogna necessariamente esser forniti di molte cas- 
sette, aver un elenco preciso delle specie e della quantità 
di esemplari che si sono messi nell’ una o nell’ altra 
cassetta, tener le località divise, cioè non porre per 
esempio delle 7. planospira del Vicentino nella medesima 
cassetta ove già sono delle Z. planospira di Toscana o 
di Calabria e viceversa; a meno che si vogliano fare 
tali mescolanze collo scopo prefisso di ottenere degli in- 
crociamenti, la qual cosa sino a qui io non ho mai pro- 
vata, benchè mi riserbi di tentarla. Non bisogna mettere 
troppi individui in una medesima cassetta anche se ap- 
partengono ad una sola specie. Finalmente è necessario 
fare di tempo in tempo delle revisioni o censimenti, ri- 
tirando i morti, prendendo gli adulti, osservando se vi 
sono nate nuove generazioni e come progrediscono. 

Del resto benchè questo allevamento richieda molte 
cure non è punto difficile a praticarsi ed è poco dispen- 
dioso; mi sembra dunque che meriterebbe di esser ge- 
neralmente adottato dai cultori di malacologia, molti 
de’ quali vi troverebbero, ne sono sicura, vantaggi suf- 
ficienti ed assai insegnamenti da esser largamente com- 
pensati di quelle fatiche e premure che vi avessero a 
spendere. 

Da qualche tempo invero è invalso Vuso di ri- 
porre 1 molluschi appena raccolti in boccie contenenti 
dell’ alcool e di lasciarveli sino al momento che il ma- 
lacologo, tornato da una escursione scientifica possa stu- 
diarli; ebbene quest’uso, a parer mio, devesi assolutamente 


bandire dalle savie costumanze dei cultori di malacolo- 


DELLA CALABRIA XVII 


gia, perchè l'alcool seiupa del tutto le conchiglie, ne 
rode e ne deteriora l'epidermide in modo che riesce 
impossibile anche lavandole e spazzolandole accurata- 
mente far loro riprender quel lustro che è loro principale 
ornamento. Nuoce pure assai all’ anatomia dei molluschi 
in generale, perchè questi animali gettati così vivi in 
un barattolo pieno di alcool, anche quando questo sia 
mescolato con un terzo d’acqua, si contraggono talmente 
e divengono così coriacei che non si possono impie- 
gare in verun modo come oggetto di studio, e rimane 
perfino molto difficile 1’ estrarli completamente dalla 
conchiglia. 

Io credo che il miglior modo da seguirsi, quando si 
va in viaggio in cerca di molluschi, sia quello di prov- 
vedersi non solo di scatole o cassette di diverse grandezze 
e di sacchetti di tela grossolana numerati per le specie 
grandi, ma ancora di tubi di cristallo vuoti per le specie 
piccole e fragili. In mancanza o scarsezza di questi ultimi 
si supplisca con pezzetti di canna comune, i quali ser- 
rati ai due lati, sia con carta spintavi entro a forza sia con 
qualche foglia di albero o di erba, non corrono il rischio di 
rompersi, come spesso accade pei tubi di cristallo. Per 
molte esperienze non dubito d’ affermare che i molluschi 
terrestri possono così rimanere rinchiusi più settimane 
senza menomamente alterarsi. l'utti sanno che delle HeLIX 
di diverse specie, in numerosi casi e per circostanze for- 
tuite, rimasero per anni intieri dimenticate in scatole, e 
che quantunque prive di aria e di cibo per tanto tempo 


furono trovate vive e vissero più o meno lungamente. 


XVII FAUNA MALACOLOGICA 


Nel caso però a cui ho accennato di sopra, cioè, quando 
sì è giunti a raccogliere una quantità numerosa d’indi- 
vidui, non bisogna pretendere di conservarli rinchiusi 
per lungo tempo, perchè se alcuni di loro morissero e 
venissero ad imputridire, gli altri pure ben presto si 
guasterebbero. 

Si proceda poi alla scelta delle specie e degl’ individui, 
si facciano morire nell’ acqua quegli esemplari che sì 
destinano alla conservazione del mollusco e solo quando 
si è ben sicuri che sieno morti, si mettano in barattoli 
contenenti due terzi di alcool e uno di acqua; onde così 
preparati possano servire a studi anatomici, non essendo 
le parti loro divenute nè tanto coriacee, nè tanto con- 
tratte, perchè non soverchiamente incotte dallo spirito. 
Si facciano poi bollire quelli di cui si vuole conservare 
la sola conchiglia e se ne estraggano gli animali morti. 
Finalmente si mettano nelle cassette da allevamento quelle 
specie e quegli esemplari che per qualunque ragione si 
desidera lasciar vivi. 

To non mi illudo sul merito dell’opera che ora con- 
segno alla stampa. So e comprendo che per varie cause 
essa non corrisponde all’ importanza del soggetto che ho 
preso a trattare. Nondimeno mi terrò contenta e non 
stimerò perduto il mio lavoro, che raccomando alla bene- 
volenza di tutti i cultori della malacologia, quando con esso 
io sia riuscita a dissipare qualche dubbio, a rettificare 
qualche errore o qualche inesattezza scientifica, e a far 
meglio conoscere quanto sia ricca e variata la Fauna 


di questa contrada quasi fin qui inesplorata. E mi re- 


DELLA CALABRIA XIX 


puterò felice, se questo mio libro potrà far nascere in 
alcuno l’amore delle scienze naturali, e più particolar- 
mente della malacologia, perchè non temo di affermare 
che fra tutti i paesi di Europa l Italia è ricchissima 
in belle specie e in forme varie, e perciò al pari di ogni 
altra regione merita d’ esser studiata anche da questo 
lato, poichè non è da dubitarsi che molte e numerose 
scoperte sono riservate a coloro, i quali vorranno dedi- 


carsi a questo dilettevole studio. 


Villa Novoli, marzo 1879. 


M. PaAuLUCCI. 





PROSPETTO SISTEMATICO 


DEI 


MOLLUSCHI DELLA CALABRIA 





dl 


MOLLUSCA GASTEROPODA. 





GASTEROPODA INOPERCULATA, 
PULMONACEA. 


1. Fam. ARIONIDE. 
I. Genus ARION. 


Arion HorTENSIS, Var. grisea. 





2. Fam. LIMACIDE. 
II. Genus LIMAX. 
. LimAx cINEREUS. 
—  varIzgatus, Var. rufescens. 
—  AGRESTIS. 
III. Genus AMALIA. 


. AMALIA MARGINATA. 


DADI IDPIIIILIIDIISISISLI 


4 FAUNA MALACOLOGICA 


3. Fam. TESTACELLIDE. 
IV Genus TESTACELLA. 


6. TESTACELLA, SP. 


V. Genus DAUDEBARDIA. 


7. DAUDEBARDIA RUFA. 


8. cs MARAVIGNA. 
Di — NIVALIS. 
10. —— FISCHERI. 





4. Fam. HELICIDA. 
VI. Genus VITRINA. 


11. Virrina PauLUCCLA. 


VII. Genus HYALINIA. 


ConULUS. 


12. HYyALINIA FULVA. 


HyALINIA (8. SÉr.) 
13. HyALINIA CELLARIA. 
14. —  rucma, Var. Calabrica. 
lio: _ ERCICA. 


16. —- OBSCURATA. 


DELLA CALABRIA 


VITREA. 
17. HYyALINIA DIAPHANA. 
18. =- CRYSTALLINA. 
19. — HYDATINA. 
RETINELLA. 


20. HyaLIniA oLiveroRUM, Var. icterica. 


QI — CAROTI. 


DA. = FRAGRANS. 


VIII. Genus ZONITES. 


23. ZONITES ALGIRUS. 


24. — VERTICILLUS. 


IX. Genus HELIX. 
PATULA. 


25. HeLix BALMEI. 
26. — ROTUNDATA. 
20. —  RuPESTRIS, Var. trochoides. 


28. — PYGMZA. 


ACANTHINULA. 


29. HELIX ACULEATA. 


TRIGONOSTOMA. 


30. HELIX LENTICULA. 


ol — OBVOLUTA. 


(d1i 


6 FAUNA MALACOLOGICA 


VALLONIA. 
32. HELIX PULCHELLA. 

TRICHIA. 
55. HELIX CINCTELLA. 

MoNACHA. 
34. HELIX HIBERNA. 
Su), e Cc 
90 TGREGARDO 
DRZAZO I viEri 
58:  — CARTHUSIANA. 

CAMPYLEA. 


59. HeLix PLANosPIRA, Var. Calabrica. 


XEROPHILA. 
40. HELIX PISANA. 
41. —  VARIABILIS. 
42. — RUFOLABRIS. 
43. — MARITIMA. 
44. — SUBPROFUGA. 
45. — LALLEMANTIANA. 
46. — CONSPURCATA. 


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62. 


DELLA CALABRIA 


. HELIX PYRAMIDATA. 
—  TROCOIDES. 
SCAMWAPICHRUS: 
COCHLICELLA. 
. HELIX CONOIDEA. 
— VENTRICOSA. 
2 ACUTA: 
MACULARIA. 
. HELIX VERMICULATA. 
IBERUS. 
5. HeLix muraLIs, Var. alutacea. 
— SURRENTINA. 
HELICOGENA. 


. HELIX APERTA. 
— ASPERSA. 
—  cIncra, Var. Calabrica. 


—  LIGATA. 
X. Genus BULIMINUS. 
CHONDRULA. 


. BULIMINUS PUPA. 


- TRIDENS, Var. eximia. 


8 FAUNA MALACOLOGICA 


XI. Genus STENOGYRA. 


63. STENOGYRA DECOLLATA. 


XII. Genus FERUSSACIA. 


64. FERUSSACIA (FRONOVIANA. 


65. IS VESCOL. 


XIII. Genus PUPA. 


TORQUILLA. 
66. Pupa PHILIPPI. 
IRE GRANOM 

ODOSTOMIA. 


68. PUPA CYLINDRACEA. 
69. — Semproni, Var. dilucida. 
0 Sp: 


ISTHMIA. 


1. PUPA MINUTISSIMA. 
XIV. Genus CLAUSILIA. 
MARPESSA. 
"2. CLAUSILIA LAMINATA, 


DELIMA. 


73. CLaAusiLia KOBELTIANA. 
4: sen ITALA. 


15 


Te? 
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78. 
19. 


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S1. 
82. 


83 


DELLA CALABRIA 


MeEDORA. 


. CLAUSILIA PUNCTULATA. 


PAPILLIFERA. 


Crausizia souima, Var. Cajetana. 
Bnens, Var. virgata. 
-- TRANSITANS. 


— DEBURGHLA. 





5. Fam. GLANDINIDE. 
XV. Genus GLANDINA. 


. GLANDINA ALGIRA. 
XVI. Genus ACICULA. 


ACICULA ACICULA. 


sari SP. 





6. Fam. AURICULIDE. 
XVII. Genus CARYCHIUM. 


. CARYCHIUM MINIMUM. 


10 FAUNA MALACOLOGICA 


7. Fam. SUCCINIDE. 
XVIII. Genus SUCCINEA. 


84. SUCCINEA DEBILIS. 


PULMONOBRANCHIATA. 


S. Fam. ANCYLIDZ. 
XIX. Genus ANCYLUS. 


85. ANCYLUS GIBBOSUS. 





9. Fam. LIMNAIDE. 
XX. Genus LIMNAA. 


86. LIMNAA TRUNCATULA. 


87. — PEREGRA. 
XXI. Genus PLANORBIS. 


TROPIDISCUS. 
88. PranorBis umBILIcaTUs, Var. subangulatus. 
(GYRAULUS. 


89. PLANORBIS GLABER. 





90. 


99. 


94. 


95. 


96. 


GASTEROPODA OPERCULATA, 


DELLA CALABRIA 


PULMONACEA. 


10. Fam. CYCLOSTOMIDE. 


XXII. Genus CYCLOSTOMA. 


(CYCLOSTOMA ELEGANS. 


XXIII. Genus POMATIAS. 


. Pomatias WESTERLUNDI. 


ADAMII. 


XXIV. Genus ACME. 


ACME POLITA. 


BRANCHIATA. 


11. Fam. PALUDINIDE. 


XXV. Genus BYTHINIA. 


ByrrHinia LeAcni, Var. Italica. 


XXVI. Genus AMNICOLA. 


AMNICOLA VESTITA. 


CAROTII. 


12 FAUNA MALACOLOGICA 


MOLLUSCA ACEPHALA. 





LAMELLIBRANCHIATA. 
12. Fam. SPHERIDE. 


XXVII. Genus PISIDIUM. 


97. Pisinium CASERTANUM. 


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MOLLUSCA GASTEROPODA 


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GASTEROPODA INOPERCULATA. 


PULMONACEA. 


1. Fam. ARIONIDE. 


I. Genere ARION. 


Compreso e confuso da Linneo col nome generico di Lx, 
venne distinto e diviso da Férussac (Zist. Moll. pag. 50- 
53, 1819). 

Gli Arrioy sono molluschi a corpo ovale allungato, di forma 
subcilindrica, leggermente attenuata ai due estremi, a pelle molto 
rugosa. 

La corazza o cappuccio è distinta e posta verso la parte ante- 
riore, di media grandezza, sagrinata. I tentacoli sono conico-cilin- 
drici, i due superiori assai più lunghi degl’ inferiori; il piede 
a hordi dilatati separati dal corpo da un solco. 

Non hanno conchiglia, nemmeno interna, neppur rudimentare; 
questa è sostituita da delle granulazioni calcaree, isolate o ag- 
glomerate, poste sotto la parte anteriore del cappuccio. 


16 FAUNA MALACOLOGICA 


Moquin-Tandon (1) li deserive come diversi dai Limax per la 
struttura della mascella, per la mancanza della Z2macella, per la 
presenza della glandula muccosa caudale, per la spessezza e la 
separazione del piano locomotore, per la diversa situazione del- 
l’orifizio respiratorio e per quella dell'apparecchio genitale che 
è meno anteriore. Di più gli Arion non hanno mai nè corazza 
striata concentricamente, nè carena sul dorso. 

Ed appunto per questi numerosi caratteri distintivi questo ge- 
nere è stato universalmente adottato da tutti 1 malacologhi. 

Gli Arion abitano i siti ombrosi, freschi, umidi, sotto le piante 
o le pietre, negli orti e nei boschi, escono fuori la notte o dopo 
la pioggia. Si nutrono di sostanze vegetali ed animali, sono 
stati veduti divorare non solo dei cadaveri di piccoli vertebrati 
in decomposizione, ma anche degli escrementi, degl’ insetti, delle 
piccole chiocciole e persino degl’individui della loro stessa specie. 

Il signor Bourguignat (2) osserva che questo genere è sparso 
piuttosto nell’ Europa settentrionale e centrale, che nella meri- 
dionale, quantunque non ignori che rappresentanti di questo sono 
stati trovati anche al Caucaso. 

Valuta a settantacinque le specie conosciute sin qui nel si- 
stema europeo. 

Non ho il più piccolo dato per poter affermare quante e quali 
specie vivono in Italia, perchè fin qui ho potuto occuparmi pochis- 
simo sia di raccogliere, sia di studiare i molluschi nudi. Conto 
e spero, poco alla volta, di togliere questa lacuna; ma non mi 
illudo sulla moltiplicità e la gravità degli ostacoli a’ quali andrò 
incontro per effettuare questo proponimento. 


(1) Histoire naturelle des mollusques terrestres et fluviatiles de France, II, 
pag. 9, 1855. 
(2) Descript. de deux nouv. genr. Algériens, suiv. d'une classificat. des 


famil. et des genres de moll. terrest. et fluvial. du syst. européen, p. 14, 1378. 


DELLA CALABRIA 17 


1. Arion HoRTENSIS, /érussac. 
Arion HoRTENSIS, Férussac. Hist. Nat. Moll. pag. 65 (1819). 


Var. grisea, Bourgquignat. 


Malacol. Gr. Chartreuse, pag. 30, tav. 1, fig. 10 (1864). 


Abita il Monte Pecoraro sotto la scorza di un abeto sradicato 
e marcescente. Un esemplare, Caroti. 

Questo è il solo individuo che sia stato rinvenuto rappresen- 
tante il genere, e confesso una certa esitanza nel determinarlo, 
tanto più comprensibile non solo quando sì rifletta come io sia 
fin qui poco pratica nello studio dei molluschi nudi, ma an- 
cora quando si pensi che questo individuo che io non ho mai 
veduto vivo, è già da diversi mesì immerso nell’ alcool e perciò 
contratto, ed ha la colorazione sbiadita, dimodochè non sì può ab- 
bastanza ben definirne nemmeno la tinta; sembra però convenire 
in modo sodisfacente alla citata figura. 


2. Fam. LIMACIDE. 
II. Genere LIMAX. 


Venne stabilito da Linneo nella sua decima edizione del Sys- 
tem. nat. (1758). Esso comprende degli animali privi di con- 
chiglia esterna, ma provvisti internamente nella parte anteriore 
del corpo (al di sotto del collo e precisamente sotto una specie 
di placca, che sembra come sovrapposta al dorso dell’ animale e 
che perciò si chiama corazza) di una conchiglia rudimentare detta 
limacella, la quale è bianca, della forma di un unghia, alcune 
volte poco solida, altre invece grossa e spessa, senza traccia di 


18 FAUNA MALACOLOGICA 


spira, ma più acutamente ovata da un lato che dall’ altro. Il 
mollusco è lungo, di forma cilindrica, assottigliato dalla parte 
opposta alla testa. 

Questa è provvista di quattro tentacoli; i superiori, più lun- 
ghi, sono terminati da un ingrossamento sferico un poco ovale, 
nel quale sono rinchiusi gli organi visuali. Il collo, leggermente 
assottigliato, riunisce la testa al resto del corpo, ed è terminato 
dal principio o parte anteriore della corazza o cappuccio, la 
quale è concentricamente striata, mentre invece tutto il rima- 
nente del corpo è coperto da una pelle sagrinata, formata da dei 
tubercoletti 1 uno accanto all’altro disposti per linee oblique. 

Dalla parte destra del collo, un poco al di sotto della corazza, 
si scorge un'apertura di forma ovale detta orifizio respiratorio ; 
più innanzi, pure dietro il tentacolo destro, trovasi un altro ori- 
fizio che serve di via di transito per gli organi genitali. 

Il piede, o suola del mollusco è consimile a quello delle HrL1x, 
ma è generalmente ornato da due striscie longitudinali, laterali, 
di colore più carico che il rimanente della parte inferiore. 

Questo genere sarebbe rappresentato nel sistema europeo da 
circa cinquanta specie. Non ho ancora nessuna esatta nozione 
del numero di quelle che vivono in Italia. Tre sono le specie 
che furono raccolte in Calabria. Il capitano Adami nel Catalogo 
dei Moll. terr. e fluv. della prov. di Catanzaro (1875), non 
ha nominato nessuna specie di molluschi nudi. 

I Lumix si nutrono di sostanze vegetali ed animali; mangiano 
volentieri, troppo volentieri, i legumi ed i frutti teneri appena 
usciti fuori dalla terra e le fravole sopratutto, perciò gli orto- 
lani ed i giardinieri fanno loro una guerra accanita. 

Essi vivono nascosti nel luoghi umidi, sotto terra, nelle can- 
tine, nelle stanze terrene di località poco asciutte, in vicinanza 
delle fogne, degli acquai ecc. ecc. Escono per eseguire le loro 
escursioni o depredazioni, piuttosto nella notte, ovvero quando da 
poco ha cessato di piovere o piove non troppo forte. 


DELLA CALABRIA : 19 


2. LimAx cineRrEUS, Lister. 


LIMAX CINEREUS, Lister, Hist. Anim. Angl. (1678). 
—  MaxImus (partim) —Linneo (1758). 
—  ANTIQuoRUM (partim) Férussac (1821). 
-—  MaxImus (partim) —Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fr., 
II, pag. 28, n. 8 (1855). 


Var. vulgaris, Moquin-Tandon. 


Var. Ferussaci, Moquin-Tandon. 


In Calabria non sono state rinvenute che le tre seguenti va- 
rietà di colore. 

La varietà vulgaris è stata trovata all’ Aspromonte Regione 
Cavaliere a metri 1698, e conviene perfettamente all’ illustrazione 
di Férussac (Mist. Nat. Moll. tav. 4, fig. 7). 

La varietà Ferussaci è stata rinvenuta sul Monte Pecoraro a 
circa 1000 metri e gli si adatta benissimo la figura di Férussac 
(Hist. Nat. Moll. tav. 4, fig. 8). 

Una terza varietà è stata raccolta pure sull’Aspromonte Re- 
gione Cavaliere, e non ho trovato nè descrizione nè figura che 
ben gli si adatti. Dirò solo che vista nell’alcool, presenta una 
tinta marrone pendente in rossiccio, e che ha il corpo vergato 
di quattro strie longitudinali più o meno interrotte e confuse di 
colore ancora più scuro del fondo generale. La corazza è pur 
macchiata di scuro. 

Sono state raccolte tutte dal signor Caroti. 


20 FAUNA MALACOLOGICA 


3. LimAax varIEGATUS, Draparnaud. 


Lumix variggaTtUs, Draparnavd, Tableau Moll. pag. 103 (1801). 
Var. rufescens, Moquin-Tandon. 


Férussac, Hist. Nat. Moll. tav. 5, fig. 2. 


Limax varIEGAatUs, Y rufescens, Moguin-Tandon. Moll. France, 
II, pag. 25. 


Abita Palmi in una maceria di sassi vicino allo scolo di acque 
sporche, e a Pizzo nel giardino dei signori Alcalà, Caroti. 

Gli esemplari di Calabria sono identici a quelli che sì rinven- 
gono in Toscana. 


4. Limax aGRESTIS, Linneo. 


Liax AGRESTIS, Linneo, Syst. Nat. ed. X, pag. 652 (1758). 


— AGRESTIS, Moquin-Tandon, Moll. France, II, pag. 22, 
tav. 2, fig. 22. 


Abita Pizzo strada dei Prangi. Secondo Moquin-Tandon la sua 
figura sunnominata rappresenta la Var. ornata. I miei esemplari 
però non vi sì riportano in modo abbastanza esatto, perchè io possa 
assolutamente affermare che vi appartengano. Infatti questi esem- 
plari sono un poco troppo rovinati e contratti dall’alcool. Il loro 


colore più scuro che nella figura è un poco troppo incerto, per 
decidere che fan parte positivamente di quella varietà. 


Var. tristis, Moquin-Tandon. 
(Loc. cit., tav. 3, fig. 1). 


Abita il Monte Sant’ Elia, presso una casa rovinata. Due esem- 
plari, Caroti. 


DELLA CALABRIA 21 


La determinazione di questa varietà, in grazia del suo colore 
marrone o cioccolata quasi uniforme, mi sembra esser più posi- 
tivamente esatta. I miei esemplari sono però piccoli assai, pro- 
babilmente giovani, e non hanno raggiunto il loro completo svi- 
luppo. 


III. Genere AMALIA. 


La separazione di queste forme dai Limax fu effettuata da 
Moquin-Tandon (Mist. Moll. France, II, pag. 19, 1555). 

Egli bensì non intendeva proporre un nuovo genere, ma una 
sezione o gruppo per dividere dai Limax le specie che se ne 
distinguono a colpo d’ occhio, essendo provviste di una carena 
mediana, che dalla fine della corazza sino all’ estremità caudale 
percorre tutto il corpo del mollusco. 

Nel medesimo anno 1855, Gray col nome di Mirax istituiva 
pure una divisione del genere Limax per queste medesime forme. 
Alcuni autori hanno data la preferenza al nome di Awansa, altri 
a quello di Mrrax. Io, per ora almeno, prescelgo il primo, perchè 
non avendo il Catalogo di Gray, trovo che Moquin-Tandon mi 
guida nello studio dei caratteri. Inoltre non so quale dei due 
autori abbia realmente il diritto di priorità. 

Questo genere possiede pure anche altri caratteri suoi proprii; 
la corazza è sagrinata, provvista di rugosità più o meno appa- 
renti, è priva di strie concentriche, divisa da una piccola linea 
indicatrice della limacella; questa è distinta da un nucleo supe- 
riore mediano rigonfio, convesso, in luogo d’ esser destro e leg- 
germente concavo come nei Limax. 

Non mi sembra riscontrare differenza fra le Amania ed i Limax 
quanto ai loro costumi, al loro modo di stazione ed al loro nu- 
trimento. 

Il signor Bourguignat, nel suo già citato lavoro (Deserept. 
de deux nouv. genr. Algér., suiv. etc., pag. 17), scrive di co- 


6 


22 FAUNA MALACOLOGICA 


noscere circa trentaquattro specie di questo genere, per il quale 
egli adotta il nome di Mix, ed osserva che esse sembrano pre- 
scegliere la regione mediterranea, abbenchè se ne trovino pure 
dei rappresentanti al di là delle Alpi. 

Il dott. Westerlund invece (fuuna Europea, pag. 15, 1870), 
nota due sole specie appartenenti a questo genere, e sotto il 
nomo di A. marginata egli riunisce in sinonimia ben sette 
denominazioni che erano state date come a specie diverse. 

Fra queste due opinioni così diametralmente opposte, come 
deve regolarsi l'individuo che ha da mettersi a studiare questo 
genere? 


5. AMALIA MARGINATA, Draparnaud. 


Limix MARGINATUS, Drap. Hist. pag. 124, tav. 9, fig. 7 (1805), 
(non Miiller). 
— Moquin-Tandon, Moll. France II, pag. 21, 
tav. 2, fig. 4 (1855), (non Miiller). 
Mivix mareinatus, Bourg. Malac. Gr. Chartreuse, pag. 37, 
tav. 3, fig. 1-8 (1864), (non Miller). 


Abita Pizzo, strada dei Prangi (bagni). Ruderi del castello 
di Bivona; Monteleone, giardino del prof. Pignattari; Palmi lungo 
il fosso di scolo o fogna che asporta le acque sporche. (Caroti). 

(Questa specie si rinviene nei luoghi umidi, fra i sassi, le fo- 
glie imputridite e nelle località ove sono prossimi degli scoli 
di acqua. 


Var. fulva, Paulucci. 
Differisce dal tipo per il suo colore rossigno marrone, per aver 


le macchie o zonule laterali della corazza poco o punto marcate; 
i miei esemplari sono anche assai più piccoli del tipo stesso. 


DELLA CALABRIA 25 


Vennero raccolti di questa varietà due individui in una casa 
rovinata, sul Monte Sant’ Elia, a metri 400 circa. (Caroti). 


Var. Mongianensis, Paulucci. 


Riferisco solo in modo dubbio all’ Amalza marginata, Dra- 
parnaud, i tre esemplari che dal signor Caroti vennero trovati 
presso Mongiana, alle falde del Monte Pecoraro. 

Infatti, malgrado che il color generale del mollusco si adatti 
bene alla fig. 4, tav. 2, di Moquin-Tandon, nondimeno trovo dei 
caratteri differenziali assai spiccati in questi tre esemplari. In 
primo luogo la carena che percorre il dorso dell'animale è assai 
meno acuta di quello che lo è generalmente nella specie di Dra- 
parnaud ; secondariamente questa è accompagnata da ambo i lati 
da due striscie di color marrone scuro; in terzo luogo il clipeo 
o cappuccio oltre la marginatura consueta ai due lati inferiori, 
presenta una seconda marginatura nella parte superiore, talchè 
quelle zonule laterali hanno precisamente la figura di un otto, 
e la marginatura inferiore che disegna la forma della limacella 
interna, non è prolungata ed acuta a guisa di seudo come nel- 
l’Amalia marginata, ma sembra invece come troncata. 

Altri minori caratteri distintivi si potrebbero ancora notare in 
questi esemplari, ma io mi riconosco ancor troppo poco pratica 
nello studio dei molluschi nudi per osare di trattarne molto dif- 
fusamente, tanto più poi che non ho veduti questi individui che 
già contratti dall’ alcool. 

Col nome di Limax marginatus, sono in generale confuse due 
specie appartenenti perfino a due diversi generi. 

Per sbrogliarne convenientemente la sinonimia mi sono valsa 
del pregevole catalogo pubblicato nel 1876 dal signor N. Pini (1), 
e della Fauna Europea del dott. Westerlund, pag. 18 (1876). 


(1) Moll. viventi nel Territ. di Esino, pag. 42 e seg. 


24 FAUNA MALACOLOGICA 


Il signor Pini osserva, e le citazioni del dott. Westerlund ten- 
dono a provare che egli partecipa e divide 1’ opinione di lui, che 
VA. marginata Drap. è specie fortemente carenata, mentre quella 
descritta da Miller (Verm. Terr. 2, pag. 10, n. 206 (1774), 
non può e non deve esserlo, giacchè questo autore sempre così 
esatto nelle sue descrizioni non parla affatto di tal carattere, 
che avrebbe certamente osservato e spiegato qualora la sua specie 
ne fosse stata provvista. 

Resulta strano che tanto Moquin-Tandon quanto Bourguignat 
non abbiano fatta simile osservazione ed abbiano perciò confuse 
le due specie, o abbiano piuttosto riportata la specie di Drapar- 
naud qual sinonimo di quella di Miller, mentre sono invece due 
specie appartenenti a due diversi generi. 

Che sia stato Draparnaud che abbia inesattamente identificata 
la sua specie con quella di Miller, ciò è indubitato! L'autore fran- 
cese bensì cita Miller e la sua specie col punto interrogativo. 

Da questo stato di cose risulta che le figure e le descrizioni 
attribuite da Moquin Tandon e da Bourguignat come spettanti 
alla specie di Miller, si riferiscono invece a quella di Draparnaud. 





5. Fam. TESTACELLIDE. 


IV. Genere TESTACELLA. 


Cuvier nel 1800 fu il creatore di questo genere (ZLegons 
d'anatomie comparée, tom. I). Diversi autori pol se ne sono oc- 
cupati successivamente più o meno in dettaglio; io però limi- 
tandomi a parlare dei più moderni, di coloro che ne hanno fatta 
una speciale monografia, nominerò in primo luogo i signori 
J. B. Gassies e P. Fischer, i quali nel 1856 pubblicarono un la- 
voro nel quale oltre la storia del genere, l'anatomia del mollusco, 


DELLA CALABRIA 25 


e ì molto interessanti e variati ragguagli sugli usi e costumi 
del medesimo si trova la descrizione dettagliata di otto specie, 
quattro delle quali rinvenute allo stato fossile e quattro tuttora 
viventi. 

In secondo luogo fa d’uopo citare una notizia del signor Bour- 
guignat, in Revue et Magaz. de Zoologie, 1861, ripetuta quindi 
nei Spicil. Malacol., pag. 55 e seg., 1862, dallo stesso autore, 
ove le specie sono portate sino a quindici. 

E siccome in tal numero non sono comprese due specie emi- 
nentemente italiane, la 7. Beccarci, Issel (Bull. Malacol. Ital. 
pag. 71, 1868), del contorni di Firenze, e la 7. Gestroi, Issel 
(Ann. Mus. Civ. Genova, pag. 277, 1873), di Sardegna, così 
mi sembra che si può calcolare che attualmente questo genere 
comprende diciasette specie di cui dodici viventi e sei fossili, 
perchè la 7. haliotidea è stata raccolta nei due diversi stati. 
A queste si dovrà probabilmente aggiungerne in seguito un’altra, 
quella cioè stata raccolta, in un solo individuo incompleto, in 
Calabria dal signor Caroti. 

Le TesraceLLA vivono lungamente affondate dentro la terra, 
non ne escono che nelle stagioni temperate dopo la pioggia e 
particolarmente di notte. In questi casi si vedono strisciare in 
cerca di cibo, il quale consiste principalmente in vermi e mol- 
luschi nudi che divorano, o meglio assorbono con una voracità 
sorprendente. 

Una volta aveva rinchiuso alcune TestaceLLA in una cassetta 
da allevamento ove per caso trovavasi pure un Limax di me- 
diocre dimensione: la mattina seguente trovai il Liax quasi 
completamente divorato. 

Un’ altra volta aveva ricevuto alcune TestaceLLAa che erano 
state trovate nel vangar la terra. Le dimenticai in una scato- 
letta di legno nel mio studio. Il 26 febbraio 1877, cioè tre giorni 
dopo, quando le ricercai, le trovai più morte che vive, mezze 
intirizzite e risecchite. Le posi allora in un piattino contenente 


26 FAUNA MALACOLOGICA 


un poca d’acqua, pensando che forse questa immersione avrebbe 
potuto rinvispirle, e ve le lasciai sino all’ indomani mattina, cioè 
circa otto ore. Ma allora pure le povere TesraceLLA erano nelle 
stesse tristi condizioni. Una di esse aveva rigettato dalla bocca 
un grosso lombrico che facilmente potei estrarre intero tirandolo 
fuori poco alla volta completamente. Esso era lungo 4 centimetri! 
Ciò prova che la mia TesraceLLa lo aveva assorbito quattro giorni 
avanti almeno, cioè prima di esser capitata nelle mie mani. 

Ho fatto diverse esperienze con animali di 7. disulcata Risso, 
e Peccholi, Bourguignat; ne racconterò alcune altre ancora. 
Generalmente i contadini me ne portavano la sera tornando dal 
lavoro, nei mesi di gennaio e febbraio; io le ponevo sulla ta- 
vola del mio studio, e le osservavo prendendo degli appunti. Così 
ho notato che nel punto ove sul dorso dell’ animale 1 due solchi 
laterali si ricongiungono, e ove incomincia la parte arrotondata 
della conchiglia, esiste una specie di apertura o piuttosto un 
poro che l’animale allarga o stringe a volontà e dal quale scappa 
fuori un umore o un liquido. Una sera una delle mie TESTAGELLA 
faceva delle contorsioni, cioè si contraeva successivamente ; in pari 
tempo da quell’ apertura, di cui sopra ho parlato, usciva del- 
l’ umore, e l’animale produceva un suono somigliante a quello 
che fanno alcune Helix, aperta principalmente, quando, toccata, 
vuol precipitosamente rientrar nel suo guscio. Ogni volta che si 
ripeteva questo suono cagionato, suppongo, dall’aria che l’animale 
respingeva dal suo corpo, un nuovo getto di umore, se così può 
definirsi, appariva fuori da quell’ apertura. 

Ho perfettamente veduto su diversi individui l’ orifizio respi- 
ratorio. Esso è posto dal lato destro, sotto la conchiglia, in quella 
parte che resta fra questa e 1’ attaccatura al corpo dell’ animale; 
però è assai difficile di scorgerlo a causa della sua posizione 
così nascosta. Bisogna che l’animale sia voltato da un lato, ap- 
poggiato cioè sulla parte sinistra; allora poco a poco la conchi- 
glia si alza, sì solleva e si riesce a scorgere un piccolo foro ro- 


DELLA CALABRIA 27 


tondo che il mollusco apre o rinserra a volontà, ma che non tiene 
nè sempre aperto nè sempre chiuso anche in perfetta libertà di 
azione. 

Ognuno sa che le TesriceLLA sono animali notturni, gl’indi- 
vidui che io condannavo a strisciare sulla mia tavola rischiarata 
da una buona lampada, si mostravano necessariamente poco so- 
disfatti di tal regime. Infatti essi sollecitamente andavano a na- 
scondersi all'ombra di un oggetto qualunque che fosse sulla ta- 
vola, pur di procurarsi un’oscurità relativa, e diverse volte alcuni 
esemplari sfondavano la foglia di gichero (Arum arisarum) 0 
la carta sulla quale le aveva posate per andare sotto di questa 
a nascondersi allo scuro. Foglia e carta viste con la lente con- 
servavano la traccia seghettata degli uncini che cuoprono la ra- 
dula del mollusco. 

Ho tentati molti e variati sistemi per conservare le uova di 
TestaceLLA, ma tutti più o meno mi hanno dato un risultato 
pressochè negativo; poichè le uova loro, nell’ asciugarsi e nel 
risecchirsi, sì spaccano ed i frammenti schizzano assal lontano. 
Ho dunque dovuto risolvermi a tenerle immerse in una mesco- 
lanza di alcool e di acqua. 


6. TESTACELLA, SP. 


Abita il piano di Melìa presso Scilla. Raccolta sotto una siepe 
sulla strada che conduce alle grotte di Tremisi. (Caroti). No- 
mino questa specie, perchè è stata trovata in Calabria, ed è 
interessante notarvi l’esistenza di questo genere. 

Sarebbe però impossibile il pretendere di determinare speci- 
ficamente questo animale dal solo individuo rinvenuto, tanto più 
che la conchiglia del medesimo si è per un malaugurato caso 
rotta, ed è attualmente incompleta. 

Crederei però di non errare supponendola specie da ogni altra 
distinta. 


28 FAUNA MALACOLOGICA 


V. Genere DAUDEBARDIA. 


Questo genere venne istituito da Hartmann (Syst. der erd- 
und stissw. gaster. den Europa's, pag. 41, 1521), per designare 
un piccol gruppo di molluschi che anteriormente veniva incluso 
nel genere HELIX e con questo confuso. 

Le: DaupeBARDIA hanno una conchiglia intermedia di forma alle 
TresraceLLa ed alle Virriva, ma essa è sempre provvista di un 
ombelico. Questo genere è dedicato al barone d'Audebard di F6- 
russac, padre. 

Bourguignat (Amen Malacol. I, pag. 87, 1856), tesse diligente- 
mente la storia di questo genere e fa uno studio del posto che deve 
occupare nella classazione metodica basandosi sulla maggiore 0 
minore affinità dell’ animale con quello degli altri generi. 

Fischer (in Journ. Conch. pag. 1, 1856), si occupa pure della 
monografia delle DauprparDIiA e fa precedere la nomenclatura e 
la sinonimia delle specie ad essa inerenti da un’accurata descri- 
zione anatomica degli organi dell’ animale. Egli conclude col vo- 
lere che in un sistema ragionato le DiupEBARDIA sieno incluse 
nella famiglia delle TestAceLLIDE, la quale opinione era già stata 
enunciata anche da Schmidt e da Bourguignat. 

Le DaupeparDIA al pari delle TestACELLA, sono animali carni- 
vori che si nutrono principalmente di piccoli molluschi. 

Nell’Italia settentrionale, questo genere è citato come esistente 
dal Brumati (HeZicophanta rufa) e da Bourguignat; nella cen- 
trale conosco un esemplare che venne raccolto in Casentino dal 
prof. Pantanelli. Caroti.trovò in Calabria quattro specie. I si- 
gnori De Stefani e Pantanelli hanno ultimamente descritta una 
nuova specie col nome di D. Tarentina (1) dei dintorni di Ta- 
ranto. 


(1) Bull. della Soc. Malacol. Ital. Vol. V, pag. 11 (1879). 


DELLA CALABRIA 29 


Finalmente in Sicilia vivono diverse specie; sei secondo il ea- 
valier Benoit, e sette stando a quanto scrive il signor Bourguignat. 

Non parlerò qui della specie che venne scoperta in Sardegna 
dal dott. Gestro, che il prof. Issel chiamò Helicarion Sardous, 
e della quale il signor Bourguignat si servì di tipo per istituire 
un nuovo genere, che dedicò al prof. Issel, nominandolo IssELIA 
(1874), perchè malgrado che diversi naturalisti l’abbiano inclusa 
in questo genere, ciò che feci io pure nei « Matériaua » sembra 
stabilito che non possa rimanervi, perchè il mollusco è provvisto 
ali’ estremità della coda di un poro muccoso. 

Devo confessare che mi trovo molto imbarazzata per la deter- 
minazione delle specie di Calabria! E credo che nelle attuali mie 
circostanze molti altri lo sarebbero al pari di me. Infatti non 
possiedo nemmeno un esemplare sicuramente determinato sul 
quale poter stabilire i miei paragoni. Ho ricevuto di Sicilia cinque 
individui col nome di D. sicula, e fra questi ho potuto facilmente 
riconoscere tre forme diverse. La sinonimia di questo genere è 
oltremodo imbarazzata ed incerta. Non esistono di queste specie 
che diagnosi poco dettagliate e figure grossolane ed inesatte. La 
scarsezza degli esemplari, la somma loro fragilità aumenta in gran 
parte la difficoltà di determinarli, perchè pochi sono gl’individui 
assolutamente perfetti. Finalmente 1’ opinione degli autori non 
può in verun modo supplire alla mancanza di altri dati e non può 
servirmi di guida, perchè mentre la maggior parte di essì ri- 
tenevano fra loro identiche le poche specie che sin qui si cono- 
scevano, è sorta la nuova scuola partigiana delle divisioni all’in- 
finito e delle specie locali, la quale stabilisce, per esempio, che la 
D. brevipes Draparnaud (Helix) è limitata alle rive del Reno (1) 
e che la forma di Sicilia è da questa perfettamente distinta. 

A. priori io non sono punto partigiana di questa opinione; 
credo alla modificazione, alla variabilità della specie almeno in 





(1) BourGuIGNAT, Malacol. de l’Algérie, II, pag. 345, nota 3 (1864). 


7 


30 FAUNA MALACOLOGICA 


certi limiti, a seconda delle diverse condizioni. Ma in questo caso 
trattandosi di dover decidere con sano criterio da qual lato sia 
la ragione, se cioè dalla vecchia o dalla nuova scuola, bisogne- 
rebbe avere esemplari della località dove in origine venne rac- 
colta da Férussac la D. brevipes. Non avendoli, mi conviene at- 
tenermi all'opinione del signor Bourguignat, che più d’ogni altro 
era in caso di avere a sua disposizione il materiale necessario 
per effettuare tali paragoni. 

E se preferisco seguire la sua opinione, si è perchè ho avuto 
luogo di riconoscere giusti alcuni suoi apprezzamenti relativi 
appunto ad alcune specie della Sicilia, che io credo sieno iden- 
tiche a quelle trovate in Calabria. 

Se poi in aleuni casi le determinazioni resulteranno erronee, 
sarò la prima ad adoprarmi a correggerle. Sono convinta che in 
ciò nulla potrà meglio aiutarmi dello studio di quelle specie che 
vivono in Sicilia, le quali spero poco alla volta potrò riuscire a 
procurarmi. 


7. DaupeBARDIA RUFA, Draparnaud. 


HELIX RUFA, Draparnaud, Hist. Moll. France, pag. 118, 
tav. 8, fig. 26-29 (1809). 
—  — Férussac, Hist. Nat. tav. 10, fig. 2 (1819). 
DaupEBARDIA RUFA, Hartmann (1821). 
—  — Bourquignat, Am. Malacol. I, pag. 93 (1856). 


Abita il monte S. Elia presso Palmi, a circa 350 metri sul 
livello del mare. (Caroti). 

Sono per verità un poco incerta sull’esatta determinazione di 
questa specie. 

In primo luogo perchè sebbhen la mia conchiglia si adatti as- 
sal bene alla citata figura di Férussac, nondimeno differisce per 
essere un pochino più grande ed aver l’ apertura più allungata. 


DELLA CALABRIA sl 


Secondariamente, perchè non ne è stato trovato che un esem- 
plare, ed almeno a me riesce sempre difficile farmi un criterio 
esatto della forma e dei caratteri della specie quando non di- 
spongo che di un solo individuo, trattandosi tanto più di con- 
chiglia piccola, e quando poi non ho tipi che possano servirmi 
di confronto. 

Finalmente, perchè se attenendosi alla nuova scuola di cui ho 
parlato nell’ articolo precedente, devesi supporre che questa spe- 
cie, come tante altre, viva più o meno localizzata in un ristretto 
cerchio, sarebbe azzardato ammettere che abiti la Calabria, poi- 
chè il suo luogo d’ origine, secondo Bourguignat (loc. cit.), dove 
la scoprì Férussac, è presso Uberlingen sul lago di Costanza. 
Dipoi la sua presenza venne annunciata nella Germania meri- 
dionale ed in Italia. 

Malgrado la causa della mia incertezza non oserei davvero pro- 
porre di considerare questa conchiglia come una nuova specie. 
Preferisco dunque riferirla ad una già conosciuta ed alla quale 
è certamente molto affine, aspettando così che possano capitarmene 
altri esemplari compagni, ovvero che riceva il tipo della specie 
e che mi venga reso possibile di giudicare dell’ analogia o della 
differenza che passa fra quella e questa. 


8. Daupesarpia MaraAvIEnA, Pirajno. 


VITRINA MARAVIGNE, Pirajao, Catal. Moll. terr. e fluv. delle 
Madonie, pag. 11, n. 2 (1840). 
DAUDEBARDIA BREVIPES, —Benoét (non Draparnaud) Ill. Sist. Crit. 
Sic. pag. 48, n. 1, tav. 1, fig.5 (1546). 
— Miravione, Borg. Malacol. Algérie II, pag. 345, 
nota 3 (1564). 


Abita il monte Pecoraro a metri 1400 circa; l’Aspromonte 
Regione Cavaliere a metri 1650 circa, sotto la scorza degli al- 


32 FAUNA MALACOLOGICA 


beri atterrati e marcescenti. (Caroti). Gli esemplari di Calabria 
mi sembrano avere una identica forma alla citata figura di Be- 
noit, però sono assai più piccoli, misurano cioè diam. mag. 2 ?/s, 
Mini 20 alle Semieterrca: 

Siccome nelle numerose opere che ho potuto consultare io tro- 
vava tutti i malacologhi concordi nel considerare la D. Mara- 
vigne qual sinonimo della D. brevipes, e più di ogni altro il 
cav. Benoit che nel suo trattato summenzionato sostiene ener- 
gicamente questa opinione; siccome iv non sono riuscita sin qui 
a procurarmi individui della specie di Draparnaud che, secondo 
il signor Bourguignat (1), Férussac avrebbe raccolta presso Uber- 
lingen, sul lago di Costanza fra la borraccina sopra gli scogli ; 
siccome il paragone della D. brevipes dell’ Hist. Nat. di Férus- 
sac, tav. 10, fig. 1, con quella così chiamata da Benoit e rap- 
presentata a tav. 1, fig. 5, mi mostrava una notevolissima dif- 
ferenza tra luna e Valtra forma, così io avevo supposto che 
fosse avvenuta una posposizione nella citazione delle figure del- 
IU. Sist. Crit. della Sicilia, e che perciò la fig. 5 dovesse 
esser riferita alla D. rufa, e la fig. 6 alla D. brevipes. 

E per conseguenza sebbene i miei esemplari di Calabria si 
adattassero assai meglio alla fig. 5 di Benoit che alla fig. 1 di 
Férussac, non osai citare quella del primo nei miei « Matériaux » 
per tema di dare appiglio a qualche confusione. 

Ora invece partendo dal principio altravolta sostenuto dal 
prof. Aradas e ripetuto dal signor Bourguignat, che cioè la specie 
di Sicilia sia diversa dalla D. brewvipes, ciò che d’ altra parte 
ed in mancanza di tipi di paragone dimostra sufficientemente 
l’esame delle due figure, credo savio partito distinguere la forma 
meridionale qual specie autonoma e renderle l’ antico nome im- 
postole da Pirajno, barone di Mandralisca. 


(1) Amen. Malacol., I, pag. 97 (1856). 


DELLA CALABRIA 33 


9. DAUDEBARDIA NIVALIS, Benozt. 


DAUDEBARDIA NIVALIS, Benott, Il. Sist. Crit. Icon. Sicilia, p. 59, 
n. 4, tav. 1, fig. 8 (1856). 


Abita il monte Pecoraro e l’Aspromonte Regione Cavaliere. 
(Caroti). 

Gli esemplari di queste due località corrispondono benissimo 
alla descrizione ed alle figure dell’ ///ustrazione sistematica, e 
devo notare, appunto come lo osserva il cav. Benoit, che insieme 
alla forma tipica tanto sul monte Pecoraro quanto sull’ Aspro- 
monte, si rinvengono degli individui di assai minori dimensioni 
sebbene di egual forma; talchè sono condotta a supporre col pre- 
fato signore, che questi debbano rappresentare lo stato giovane 
della conchiglia. In questa ipotesi sono molto più confermata 
dall’avere osservato che detti piccoli esemplari sono mancanti 
di oltre un mezzo giro di anfratto. 

La D. nivalis sembra esser più abbondantemente rappresen- 
tata che le altre specie congeneri. 


10. DaupeBArpIA FiscaerIi, Bourguignat. 


DaupeBARDIA FiscuerI, Bourguignat, Malacol. Algérie, II, p. 345, 
nota 2 (1864). 
Sicuri, Fischer, Journal Conch. p. 27 (1856), (1). 
— — Benoît, Il. Sist. Crit. Sicil. p. 92, tav. 1, 
fig. 7 (1856) (2). 


Abita il monte S. Elia presso Palmi insieme alla D. rufa 
Draparnaud. (Caroti). 


(1) Non D. sicula (Testacella) A. Bivona, Nuovi Moll. dint. Palermo, p. 5 
e 6, fig. 3 (1839), che è diversa. 

(2) Non D. rufa Benoit (nee Draparnaud) IM. Sist. Crit. Sicil., p. 50; 
che è la D. Sicula (Testacella) di Bivona. 


54 FAUNA MALACOLOCICA 


Gli esemplari di Calabria sono del tutto identici a quelli che 
ho di Sicilia, e differiscono dalla D. sicula di A. Bivona, la quale 
vive pure in quell’isola e di cui possiedo alcuni esemplari, per 
maggiori dimensioni, per forma generale più globulosa, per ultimo 
anfratto più largo, più rigonfio ed arrotondato, per spira più 
marginale, più grande e meno depressa. 

Mi sembra che debbasi stabilire definitivamente che la D. si- 
cula di A. Bivona (Testacella) sia diversa dalla D. rufa di 
Draparnaud (Helix). Il paragone della fig. 3 di Bivona con quella 
bellissima di Férussac (7istozre, tav. 10, fig. 2) lo dimostra in modo 
indiscutibile. Dal momento che ciò viene ammesso, convien resti- 
tuire il nome di D. sicula alla specie di Bivona, perchè ante- 
riormente descritta, e bisogna cambiare quello di D. sicula 
imposto da Benoit, perchè si riferisce ad altra specie. 

Questa, se non erro, è stata la causa che ha indotto il si- 
gnor Bourguignat.a proporre tal cambiamento di nome, e sic- 
come la trovo logica e giusta, così ne adotto la conseguenza. 


4. Fam. HELICIDE. 
NESS en'ere NI SIRAONTA: 


Questo genere fu istituito da Draparnaud (Z'ableau des Mollus- 
ques pag. 33 e 98, 1801), per certi piccoli molluschi, che secondo 
una giusta qualificazione del signor Deshayes sembrano dei Limax, 
portanti sul dorso una piccola chiocciola, ed è così hen caratteriz- 
zato e distinto che i Malacologhi universalmente lo hanno accettato. 

Sparso in tutte le parti del mondo terrestre, sarebbe difficile 
di pretendere di fissare il numero delle specie attualmente co- 
nosciute (1) tanto più che i moderni autori non si accordano 


(1) Il signor BOURGUIGNAT, Descript. de deux nouv. genr. Algér. suiv, ete., 
pag. 21, indica 37 specie nel sistema europeo. 


DELLA CALABRIA 35 


tutti a conservare un significato così largo al genere, che per 
conseguenza è stato nuovamente suddiviso e dal quale è stato 
separato il genere HeLicarIon Férussac, che però non comprende 
che specie esotiche (1). 

L'Italia non è ancora assai bene e minutamente esplorata in 
tutte le sue parti, perchè si possa stabilire con certezza il nu- 
mero di specie che racchiude. Troppi ancora sono i dati che 
mancano per farne un regolare catalogo. Quelle però positiva- 
mente state rinvenute al giorno d’ oggi sono otto, alle quali do - 
vremo aggiungere la nuova stata raccolta in Calabria dal signor 
Caroti. 

Le Virrina sono relativamente difficili a scuoprirsi, sia per 
la loro piccolezza, sia che vivono nelle regioni elevate, sia so- 
pratutto perchè si nascondono fra le foglie putride, s’ introdu- 
cono in quelle accartocciate per terra e si rimpiattano fra i sassi 
e sotto di essi, fra il marciume dei rami degli alberi sotto la 
scorza di questi, insomma nei luoghi freschi, ove penetra poca 
luce e ove non manca l’ umido. 

I pochi esemplari di questa nuova specie furono trovati sul- 
l’Aspromonte Regione Cavaliere a circa metri 1700 sul livello 
del mare. Un solo individuo fu raccolto vivo, sopra una foglia di 
faggio, e venne premurosamente conservato nell’ alcool. 

Quando incominciai a studiare le specie raccolte nell’ escur- 
sione in Calabria, paragonando queste piccole VirrINA con le al- 
tre della mia collezione, sì italiane che esotiche, facilmente mi 
accorsi che non potevano essere identificate con nessuna di loro. 
Avendole mostrate al cav. Blanc di Portici, che venne a vedermi, 





(1) L'Melicarion Sardous, ISSEL (in An. Mus. Genova IV, pag. 279, no- 
vemb. 1873), è considerato come una specie di Daudebardia (Pfeiff. Mon. 
Helic. viv., vol. VII, pag. 509, n. 2, 1876), e Clessin (Nomenel. Helic. Vivent. 
opus postum. L. Pfeiffer, pag. 5, n. 2, 1878,) mentre Bourguignat, loc. 
cit. pag. 20 (1877), ne fa il tipo di un nuovo genere, che dedica al profes- 
sore Issel, e che distingue col nome d’ Isselia, il quale fa parte della fami- 
glia delle Helirxarionide. 


36 FAUNA MALACOLOGICA 


trovò che assomigliavano ad una specie di Transilvania, la V. 
plicosa, Bielz, che alcuni autori riguardano come sinonimo della 
V. annularis, Venetz (sec. Studer) mentre altri la considerano 
da questa distinta. Il signor Blanc infatti non s'ingannava molto; 
perchè paragonati gli individui di Calabria con quelli di Tran- 
silvania si trovano assai analoghi fra loro sebbene non identici. 
Sono grata al sig. Blanc per gli esemplari di quella specie che 
mi donò e in grazia dei quali potei una volta più persuadermi 
che i miei erano da tutti gli altri diversi. 

In seguito a questa constatazione mi decisi a comunicare la 
Virrima di Calabria al dott. Westerlund di Ronneby che me la ri- 
tornò dicendomi che era una nuova specie. 

Ricevuta questa assicurazione pensai che sarebbe stato molto 
più utile per la scienza e sarebbe risultato più positivo il valore 
specifico di essa, se invece di limitarmi a dare una descrizione della 
conchiglia, la qual cosa sola sarei stata in grado di fare, avessi po- 
tuto unire alla diagnosi specifica lo studio anatomico dello animale. 

A questo scopo m’indirizzai al dott. P. Fischer chiedendogli in 
favore di volersi incaricare di tale studio autorizzandolo e pre- 
gandolo in pari tempo a fare la specie sua. 

Egli ha sodisfatta la mia domanda e mi ha gentilmente de- 
dicata la specie, per la qual cosa mi do premura di porgergli i 
miei più sentiti ringraziamenti. 

Ho preferito riportare questo studio non tradotto e tale quale 
è già stato pubblicato nei « Matériaux » cioè senza niente cam- 
biare alla descrizione originale, riflettendo fra le altre cose, che 
la lingua francese essendo più universalmente conosciuta che 
quella italiana, saranno più numerosi coloro che potranno così 
profittare delle spiegazioni e dei confronti scientifici del mio eru- 
dito ed illustre amico Fischer. 

Il capitano Adami (Catal. dei Moll. terr. e fluv. della prov. 
di Catanzaro) non indica la presenza di nessuna specie di questo 
genere nella regione da lui visitata. 


DELLA CALABRIA 37 


11. Virrina (Ouisonimax) Paurucora, Fischer. 


n spo tave 1, fig. I. 


Testa minutissima perforata, orbiculato-subglobosa, tenuis, fra- 
gilis, pellucida, lutescens, haud polita nec nitida; apice papilloso, 
subexerto ; anfractus 3 !/, regulariter crescentes, convexi, sub- 
tiliter et peculiariter striati, obsolete plicatuli subcrispulati vel 
annulosi; striis, conspicuis, densis, parum obliquis; anfractus 
ultimus amplus parum descendens; apertura obliqua, transversim 
ovoidea, dimidium latitudinis paulo superans, sed */, non attin- 
gens; marginibus regolariter arcuatis; labrum simplex, acutum, 
tenue; columella perforationem umbilici tegente, margine colu- 
mellari elevato. — Longit. 2 !/,; lat. 3 1/4. Apertura diam. 


transv. 2; diam, vert. 1 */ mill. 


Habitat Calabrie in Aspromonte. 

Cette espèce appartient è un groupe particulier auquel se rat- 
tache la Vitrina annularis, Venetz. La coquille est moins polie 
que les autres espèces, moins brillante, plus strie, munie d’un 
rudiment de perforation ombilicale. Le bord columellaire est 
très-Glevé, la surface semble plissée ou annelée d’espace en es- 
pace et è ce point de vue elle rappelle un peu l’aspect des 
Smpuropsis brésiliens. Le sommet est privé d’épiderme. 

Je pense qu'il y a lieu de constituer pour ces Vitrines ombi- 
liquées à test peu luisant, un sous-genre distinet que j'appellerai 
OnIigoLimax. Ce sous-genre nouveau est un démembrement des 
Hreuicorimax de Moquin-Tandon et des PuenAcorimax de Stabile, 
qui renferment toutes les Vitrines dont l’animal peut rentrer 
complétement dans sa coquille, et qui comprennent aussi bien les 
espèces non ombiliquées (V. major) que celle où l'on constate 
un rudiment d’ombilie (V. annularis). 


9 


88 FAUNA MALACOLOGICA 


J'ai pu examiner l’animal de cette petite coquille. La tète et 
le pied faisaient seuls saillie; je n'ai pas trouvé la demi-cuirasse 
caractéristique des véritables Virrina; le manteau est épaissi au 
contact du bord de la coquille, mais il ne forme quun bourrelet 
non renversé sur celle-ci. D’ailleurs, la surface non polie de la 
coquille pouvait le faire prévoir. L’orifice pulmonalre est petit, 
placé au point où le manteau est le plus épaissi. 

Pied algu enarrière, mais proportionellement beaucoup plus court 
que chez les autres Vitrines; pas de lobe polisseur bien visible ; s°il 
existe, il doit ètre rudimentaire. Masse visceérale tachetée de brun. 

Ces caractères exterieurs indiquent done un mollusque aber- 
rant du genre Vitrine; c'est en quelque sorte une Vitrine qui 
devient Zonite. La plaque linguale a pour formule (14 — 9 —1 
—9— 14) X 102. Elle est allongée et assez étroite. 

La dent centrale tricuspidée a sensiblement les mèmes di- 
mensions que les dents latérales. La cuspide médiane est très- 
longue, étroite; ses cuspides latérales sont courtes, aigués et n'at- 
teignent que la moitié de la cuspide centrale. Les dents latérales 
ont une cuspide moyenne, forte, de la longueur de la dent, une 
cuspide externe aigué, bien marquée, n’ayant que la moitié de 
la longueur de la cuspide moyenne, et une cuspide interne peu 
marquée. Les dents marginales sont disposées sur des rangées 
un peu obliques; leur base est courte, quadrangulaire. Elles sont 
bicuspidées, la cuspide moyenne est développée, aigué, dirigée 
obliquement de dehors en dedans, dépassant la hase de la dent. 
La cuspide externe est rudimentaire. Pas de cuspide interne. 

La plaque linguale est par conséquent celle d’ une Vitrine. 
On sait que les dents de ce genre sont du mème type que celles 
des Zoxites et des Lx. Mais la dent marginale des Vitrines 
typiques sont plus aigués, aculéiformes et indiquent un régime 
carnivore plus prononceé. 

Je suis heureux de donner è cette espèce le nom de la mar- 
quise M. Paulucci qui me l’a communiquée. 


DELLA CALABRIA 39 


Voici comment je classerai les Vitrines d'Europe: 
1° Animal ne rentrant jamais dans sa coquille. — Demi- 
cuirasse très-développte — Coquille è bord columellaire aplati, 
à surface brillante — De forme ovale allongée; 


S. G. SEMILIMAX, STABILE. 


Type — V. ELONGATA, Draparnaud, 


9° Animal pouvant rentrer dans sa coquille et s'y cloturer 
avec un épiphragmo — Une demi-cuirasse bien developpée — 
Coquille è bord columellaire non aplati — Surface brillante — 
Forme ovale — Pas d’ombilic; 


S. G. PHENACOLIMAX, STABILE. 


Type — V. mAJOR, Férussac. 


9° Animal pouvant rentrer dans sa coquille et s'y cloturer 
avec un épiphragme — Pas de demi-cuirasse visible — Coquille è 
bord columellaire non aplati et 6levé — Surface striée — Forme 
orbiculaire — Une perforation ombilicale; 


S G. OLIGOLIMAX, FISCHER. 


Type— V. Paurvocia, Fischer. 


Jai examinée la plaque linguale du Vitr7nd (Semilimax) brevis 
d’après un spécimen conservé dans l'alcool et envoyé par ma- 
dame Paulucci. Les dents linguales ont pour formule 18-7-1- 
7-18. Les dents centrales et latérales sont exactement semblabies 
> celles du V. Pauluccie, mais les douze premières dents margi- 
nales sont beaucoup plus subulées, aculéiformes, allongées; les 


40 FAUNA MALACOLOGICA 


autres marginales (les plus proches par conséquent du bord ex- 
terne de la plaque) ont leur cuspide aciculée, assez courte et res- 
semblent è celles de toute la série des dents marginales du V. 
Pauluccie. 

Par conséquent le caractère carnassier de la plaque linguale 
est beaucoup plus évident chez le V. drevis que chez le V. Pau- 
luccice, ce qui confirme les inductions qu’on peut tirer d’ailleurs 
de la structure comparée du manteau et de la coquille. 


VII. Genere HYALINIA, Agassi. 


Il primo autore, che ebbe l’idea di separare dal gran genere 
Hrix le forme di cui prendo a parlare, fa Férussac, il quale nel 
suo (Tableau systematique, pag. 44, 1821) adottò come divi- 
sione 0 gruppo del sottogenere Felicella Lamarck, la maggior 
parte deile specie a guscio sottile e trasparente, che designò col 
distintivo « Les Hvaninss, HyALix® » nel quale incluse le /. ol- 
vetorum, cellaria, lucida, glabra, nitida, cristallina ecc. ecc., 
le specie cioè che in seguito vi sono state lasciate, dacchè i mo- 
derni malacologhi lo hanno accettato definitivamente elevandolo 
al rango di genere. i 

Solamente il genere di Férussac, seguendo le regole della no- 
menclatura, era difettoso e quantunque diversi autori lo ab- 
biano impiegato con la correzione proposta da Gray nel (1542) 
di « HyAuINA, » altri invece vogliono che venga preferito il nome 
di « HyAunia » proposto da Agassiz come rettifica del primo. 

Questo genere Hvanimia Agassiz, data dal 1837 (Nouv. Mem. 
Soc. Helv. 1) ed è stato quindi riprodotto nel Nomenelator Zoo- 
logicus, pag. 48, 1842-1846 dello stesso autore. 

Nondimeno esso non è accettato, sia con luna o con l’altra 
correzione, che da una parte di conchigliologi; infatti i moderni 
autori inglesi, che hanno descritta la Fauna del loro paese, come 


DELLA CALABRIA 41 


Forbes e Hanley (A History of British Mollusca), lo com- 
prendono col nome generico di HrLix, Jeffreys invece (Britesh 
Conchology) lo designa con quello di Zoxires. 

La maggior parte dei naturalisti francesi, Moquin-Tandon, 
Dupuy, Gassies fanno lo stesso; anzi nel genere Zoxwrrrs essi 
includono oltre le Hyarinia, le LeucocmRoA, Beck (1) dando per 
ragione che l’ anatomia del mollusco non offre caratteri abba- 
stanza diversi per autorizzare questa divisione generica. 

Crosse e Fischer (Mission scientifique au Merique, vol. I, 
pag. 154, 1870) parlando della loro sezione Habroconus, dicono 
che questo gruppo serve di passaggio fra le MoreLETIA Gray e 
le Hyaninia e che colla riunione dei diversi caratteri dei quali 
partecipa, offre la miglior prova della poca utilità che vi ha di 
separare genericamente le Hyarimia dal ZovnIres. 

Gli autori tedeschi che più specialmente si sono occupati di 
Malacologia estramarina, Albers, Martens, Kobelt, Clessin l’hanno 
accettato, mentre Pfeiffer includeva fin qui nel genere Hruix le 
HyALinia, Zoxrtes e LEUCOCHROA. 

Gl’italiani che in questi ultimi anni si sono particolarmente 
occupati della nostra Fauna terrestre, Gentiluomo, Issel, Pini, 
Adami, Tiberi ammettono generalmente il genere HyALmia, 
Villa e Benoit non lo accettano. 

A me sembra che ammesso pure che questo genere (dovrei 
dire questi tre generi) sia basato sugli esclusivi caratteri della 
conchiglia, questi sono così costanti e così ben delineati da riu- 
scire facile 6 naturale distinguerlo e circoseriverlo a colpo d’oc- 
chio anche da una persona poco esperimentata, dimodochè non 
sarà mai possibile (almeno nelle specie europee) di seambiare uno 
Zoximes da una Hyarinia e questi due da una HeLix o da una 
LevucocmroA ; ho dunque preferito seguire l’ esempio degli autori 
che separano e distinguono questi diversi generi. 





(1) Bourguignat eccettuato, il quale vi riunisce le //yalinia, ma distingue 
le Leucochroa. 


42 FAUNA MALACOLOGICA 


Lo studiare e il determinare le specie di HyALINIA è cosa as- 
sai scabrosa; tanto perchè regna grande confusione nella nomen- 
clatura e nella sinonimia di diverse di loro, quanto perchè i 
caratteri specifici in molti. casi sono non solo assai lievi, ma 
anche in alcune specie particolarmente sono sottoposti all’ in- 
fluenza dell’ habitat. 

Dimodochè studiandole, spesse volte mi sono trovata nella ten- 
tazione di riunirne diverse, o trascinata mio malgrado ad accet- 
tarne forse troppe. 

Una monografia coscienziosa del genere Hyanimia sarebbe 
un’ cpera meritoria. Ma converrebbe avere un ricchissimo mate- 
riale, esemplari di località sicure, la possibilità di procurarsi i 
tipi dei molti autori che ne hanno trattato. Solo allora, in tali 
favorevoli condizioni, sarebbe possibile di eseguire un lavoro che 
resulterebbe di utilità generale incontrastabile e metterebbe le 
persone, a cui fa d’uopo dedicarsi allo studio di una Fauna lo- 
cale, nella possibilità di determinare con sicurezza le diverse spe- 
cie attualmente confuse o arbitrariamente divise. 

Le specie di questo genere sono sparse in ogni parte d’ Italia; 
esse abitano i luoghi ombrosi, freschi ed umidi; sì trovano fra 
le foglie in via di putrefazione (I. olivetorum); fra le pietre o 
sotto di esse (ZL. obscurata e Carotii); fra le pietre ai piedi dei 
muri e nelle cantine (77. cellaria); nelle fogne, nei siti ove geme 
qualche scolaticcio d’ acqua, fra Ie foglie cadute e marcescenti 
(H. lucida). Le piccole specie del gruppo Vitrea si trovano fra 
la borraccina nei boschi o nei prati ombrosi. Finalmente la ZH. 
fulva, sì nasconde volentieri anche sotto la scorza degli alberi 
accidentalmente atterrati. La caccia alle HyAanma richiede dun- 
que minuziose ricerche, molto tempo ed una stagione propizia. 
E dovendosi il malacologo contentare, per mancanza di favorevoli 
circostanze, di raccogliere le sole spoglie, sarà utilissimo per al- 
cune piccole specie l’ esaminare attentamente i fori o vani dei 
vecchi muri, le commettiture delle pietre, ove spesse volte si 


DELLA CALABRIA 43 


rinvengono numerosi individui accumulati, stativi trasportati da 
insetti a cui il mollusco aveva servito di cibo. Mi è accaduto di 
fare una ricca messe di gusci di H. Aydatina, cercando fra le 
commettiture degli scalini di uno degli antichi templi a Pesto. 

Anche sulla sponda del mare, tra i detriti lasciati da qualche 
libecciata, come pure fra quelli dei fiumi dopo una grossa piena, si 
possono effettuare delle ricerche con speranza di felice risultato. 


ConuLus, L'itemnger. 


2. Hvaxmnia ruuva, Muller. 


HreLix ruLva, Miller, Hist. Verm., 2, pag. 56, n. 249 (1774). 
Zoxites FULvus, Mogquin-Tundon, Moll. Fr. 2, te) 67, tav. 3, 
fig. 2-4. (1555). 


Abita Aspromonte Regione Cavaliere ! * (metri 1700 circa). 

Questa piccola specie rinviensi fra le foglie putride dei faggi 
e sugli stecchi umidi sparsi nei boschi. 

Secondo il capitano Adami (Catalogo ecc., pag. 7) si raccoglie 
pure in rari esemplari nei dintorni di Taverna. 


HYALINIA, S. Str. 
13. HyALINIA CELLARIA, Miller. 


Helix ceELLARIA, Muller, Verm. Terr., pag. 28, n. 280 (1774). 
— —. Rossmdissler, Icon. I, pag. 70, tav. 1, fig. 22, VII 
e VIII, pag. 36, tav. 39, fig. 527. 


Abita Palmi, in un orto (Caroti). 

Di questa specie non venne trovato, in tutta 1’ escursione, che 
un esemplare solo; il che mi sembra tanto più strano inquantochè, 
paragonandolo con individui tipici ricevuti dal dott. Westerlund, 
i quali sono stati raccolti nella stazione originale indicata ap- 


dd FAUNA MALACOLOGICA 


punto da Miller (7 cellis vinariis Havma), questi sono per- 
fettamente identici a quello di Calabria. 

Ho citato le figure di Rossmissler come rappresentanze della 
specie, ma devo avvertire che nè quelle nè alcun’ altra, che ho 
potuto paragonare, sono identiche al tipi di Copenaghen, nè a 
questo esemplare. La H. cellaria è anche citata dal capitano 
Adami (Cata. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 6, n. 4), il quale dice 
di aver trovato frequenti spoglie di tal specie nelle grotte, sotto 
le pietre e macerie, nei luoghi piuttosto umidi, ma esser raris- 
simo di rinvenirla viva. 


14. Ivana Luoma, Draparnaud. 


HeLix Lucia, Drap. Tabl. Moll., pag. 96 n. 46, (1801). 
— . NITIDA, Drap. (non Miller), Hist. Moll. France, pag. 117, 
n. 54 (1805). 
HELICELLA DRAPARNALDI, Beck, Index Moll., pag. 6, n. 10 (1837). 


Var. calabrica, Paulucci. 
tav 2: 


Differt a typo. Spira elevatiuscula; ultimus anfractus inferne 
magis inflatus; apertura peroblique elongata, descendens. 


Abita Pizzo, giardino Alcalà » - Pizzo, strada dei Prangi « - 
Pizzo, ruderi di Santa Venera ! - Rovine del Castello di Bivona « 
- Bagnara ! - Monteleone * - Soriano, convento dei Domenicani! » 
Palmi, falde del Monte Sant'Elia» - Palmi, in un orto! = - Op- 
pido vecchio « - Scilla, in un orto + - Bagaladi!- Palizzi! - Stilo, 
Monte Stella nella grotta della Madonna ! + - Monte Pecoraro, 
presso Mongiana =. 

Gli esemplari di Calabria hanno un tipo assai diverso da quelli 
di Montpellier ed anche dell’ Italia settentrionale e centrale. Sono 


DELLA CALABRIA 45 


di questi anche più piccoli, ma il carattere principale che mi 
ha decisa a distinguerli, è la forma dell’apertura assai più ri- 
stretta, obliquamente allungata e scendente a forma di tetto; per 
il che da questo lato si ravvicina alla Hyalna glabra, Studer. 

Il capitano Adami scrive pure nel suo Catalogo di aver tro- 
vata H. lucida, presso Taverna, come pure fra Belcastro e Cropani. 


15. HyaAumma ERCcICA, Benott. 


tav. 1, fig. 3. 


HeLix GLABERRIMA, Benoit, Ill. Sist. Crit. Sicil. pag. 157, n. dI 
(1859). 

——  ERCICA, Benoit, (olim in Sched). Pfeif. Mon. Hel. 

Viv. V, pag. 472, n. 670° (1868). 

--  GLABERRIMA, Benoit, Cat. Moll. Sic., «n Bull. Soc. Malac. 
Ital, pag. 139, n. 65 (1575). 

HyALInia ERCICA, Westerlund, Fauna Europ., pag. 20, n. 6 
(1876). 


Abita Soriano nel sotterraneo del convento dei Domenicani; 
Piano di Melìa nella grotta di Tremisi; Palmi lungo il torrente 
di scolo presso il mare; Monte Stella, grotta della Madonna. In 
quest’ ultima località venne raccolta dal dott. G. Cavanna, nelle 
altre da Caroti. 

Questa è probabilmente la specie indicata col nome di H. gla- 
bra, Studer, dal cap. Adami (Catal. Moll. Prov. Catanzaro, 
pag. 6, n. 5) che egli dice molto rara, avendone trovato un solo 
individuo vivo a Taverna ed alcune spoglie a Catanzaro ed a 
Belcastro. 

Il nome di H. g/adberrima, non può esser conservato a questa 
specie, perchè sino dal 1854 Pfeiffer descrisse una H. g/aberrima, 
che proviene dalle Isole Salomone e che da alcuni autori, fra i 


10 


46 FAUNA MALACOLOGICA 


quali Pfeiffer stesso, è considerata come una HyALINIA, (1) e da altri 
per una Nanna (2). Di più esiste anche una H. glaberrima 
(Mycrocysris Semper) del 1870? e una Hyalinia glaberrima, 
Dunker di Venezuela, (Piitel. Catal. pag. 80). 

Per conseguenza fino dal 1868 Pfeiffer adottò per la specie 
siciliana il nome di H. ercica, e credo debba positivamente esser 
preferito a quello di g/aderrima, tanto più che le due specie 
vennero in origine descritte col nome di HrLix, ciò che potrebbe 
recar confusione. Del resto il cav. Benoit non perde nulla per 
questo cambiamento, perchè il nome di MH. ercica è pur di sua 
scelta, ed egli ne resta ugualmente 1’ autore. 

È curioso che tanto Pfeiffer quanto Westerlund citano per rap- 
presentare questa specie la fig. 5 della tav. 10, dell’ ZU. Sist. 
Crit. che non esiste e che lo stesso cav. Benoit mi ha affermato 
non esser mai stata pubblicata! 

Ho paragonato i miei esemplari di Calabria con delle H. er- 
cica di Sicilia comunicatimi gentilmente dal dott. Tiberi, e poi 
con altri inviatimi, per studio, dallo stesso signor Benoit e sono 
d'opinione che gli uni e gli altri sono assolutamente identici. 
Prima di aver veduti quelli di Sicilia avevo inviati alcuni dei 
miei individui di Calabria al chiarissimo dott. Westerlund, il 
quale me li rimandò col nome di Hyalinia glabra, Studer, forma 
CONVELA. 

Ma oltre che, a parer mio, questi sono identici alla HM. ercica, 
Benoit, che tutti gli autori e lo stesso dott. Westerlund accet- 
tano qual specie distinta, oltre che li trovo abbastanza diversi 
dalla H. glabra per poter esser facilmente da questa divisi; prendo 
pur anche in considerazione la distribuzione geografica, ed os- 
servo che la H. glabra è specie dell'Europa centrale, della quale 
fin qui non son riuscita a veder dei rappresentanti che dell’Italia 


(1) Vedi la sinonima dell’ H. glaberrina, Pfeiff. Mon. Helie. Viv. 5, pag. 19, 
n. 475. 
(2) ALBERS, Die Heliceen 2.% ed. pag. 59 (1860). 


DELLA CALABRIA 47 


settentrionale e mai del versante meridionale dell'Appennino to- 
scano, sebbene abbia fatte accurate indagini sì nello studio che 
nella ricerca della specie di questo genere; ne è la miglior prova 
la collezione che io sono già riuscita a riunirne. 

Per conseguenza sino a che non si arrivi a scoprire, nel ri- 
manente dell’ Italia, forme intermedie che servir possono a se- 
gnare il passaggio fra la H. glabra e la H. ercica, credo savio 
partito di lasciarle specificamente distinte. 

Il dott. Kobelt, nella continuazione dell’ Iconografia di Ros- 
smissler, VI, pag. 35, tav. 159, fig. 1617, rappresenta col nome 
di H. ercica Benoit, una forma che a parer mio non può es- 
serle in verun modo riferita, giacchè fra gli altri caratteri, al- 
meno giudicandone dalla figura, essa presenta delle strie di ac- 
crescimento molto marcate, le quali perciò appunto non possono 
convenire alla H. ercica, il cui guscio è particolarmente glabro, 
liscio, polito. 


16. HvALIniA oBscuRATA, Porro. 


Porro (brevi manu-inedita). 
HeLix oscurata, Vella, Dispos. Syst., pag. 56, n. 8 (1841). 
— —_ Chemn-Kéister, Gat. Helix, vol. 2, pag. 262, 
n. 758, tav. 121, fig. 16-18 (1846). 
HyALINIA, — Westerlund, Fauna Eur., pag. 22, n. 20 (1876). 


Abita il monte Consolino nelle rovine del Castello di Stilo 
(Caroti). 

Non ne furono raccolti che tre soli esemplari, uno dei quali 
adulto e gli altri due giovani; i quali paragonati con individui 
di questa specie raccolti nella provincia di Lucca, ove in alcune 
località tale specie è relativamente comune, si riconoscono ad essi 
identici. 

La H. obscurata non è citata nel Catalogo dei Molluschi della 
provincia di Catanzaro del capitano Adami. 


48 FAUNA MALACOLOGICA 


VirREA, Fiteinger. 


17. HYALINIA DIAPHANA, Studer. 


Henix pIapHANA, Studer, Kurz, Verzeichn., pag. 86 (1820). 
—.  HYALINA, érussac, (Helicella) Tabl. Sist. p. 45, n. 224 
(1822). 
— -- Rosmtissler, Icon. VIII, pag. 36, tav. 39, 
fig. 530 (1838). 
ZoNITES DIAPHANUS, Moquin-Tandon, Moll. Fr. 2, pag. 90. tav. 9, 
fig. 50-32 (1855). 
= — Bourguignat, Amenités Malac., 1, pag. 195 
(1856). 


Abita Santa Cristina Vecchia e Monteleone. In questa ultima 
località Caroti ne rinvenne due esemplari nelle fessure del muro 
che circonda il vecchio castello. 

È assai imbarazzante e difficile il nome che devesi preferire 
per questa specie, e perciò 1’ opinione dei malacologhi in pro- 
posito a questa vertenza è assal divisa. Studer ha positivamente 
imposto il suo nome prima di Férussac. Di più la denomina- 
zione di quest’ ultimo autore non è stata accompagnata da una 
frase specifica che da Rossmissler nel 1538. D'altra parte an- 
teriore alla H. diaphana Stader n’ esiste una di egual nome 
di Lamarck; la quale però è una vera HreLix e non una Hya- 
LINIA. Talchè adottando, come io faccio colla maggior parte dei 
moderni autori, questo ultimo genere, non vi è assoluto im- 
pedimento che venga accettato per questa specie il nome dato 
da Studer. 

Bourguignat deve ingannarsi indicando l’opera di Studer 
del 1829, perchè per quanto mi consta essa porta la data del 1520. 


DELLA CALABRIA 43 


18. Hyarinia cRYsTALLINA, Miller. 


Helix crysraLLina, Mer, Verm. 2, pag. 23, n. 223 (1774). 
—_ Rossmiissler, Icon. Tav. 39, fig. 581 (1888). 


Abita Aspromonte Regione Cavaliere; Monteleone, mura del 
Castello (Caroti), insieme alla ZH. Aydatina e hyalina. 


19. Hyaninia HYpATINA, Rossmdssler. 


HeLIx HYDATINA, Rossmdstler, Icon. der Land-und Sus. Moll. VII e 
VIII, p. 36, n. 529, tav. 39, fig. 529 (1838). 


Abita Monteleone, nelle fessure del muro che circonda il ca- 
stello. 

Un solo esemplare! 

Bisogna non confondere questa specie colla I. pseudohyda- 
tina Bourguignat, assai diffusa nelle provincie dell’ Italia cen- 
trale e particolarmente in Toscana. 


RetIneLLA, Shuttleworth. 


20. HyArmia oLiverorum, Hermann. 


HeLix oLiverorum, Hermann ex Schrot. Einl. II, p. 214, n. 157 
(1784). 

-- _ Gmelin, Syst. Nat., p. 3639, n. 170 (1788). 

— — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. IV, pag. 73, n. 440 
(1859). 


50 FAUNA MALACOLOGICA 


Var. icterica, Tiberi. 


HyaLinA IcrERrIca, Tiberi, Bullet. Malac. Ital. 1872, pag. 18, 

n. 32 (sine phrasis). 

— — Adami, Cat. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 7, 
mi (O Nd879): 

— — Kobelt, Cont. Rossmiss. Icon. VI, pag. 19, 
tav. 155, fig. 1575 (1878). 

— — Tiberi, De quelques Moll. terrest. Napolit. 
Pacs espe veni 18 (1379)5 


Abita Melìa, un esemplare morto e calcinato, raccolto dal 
dott. Cavanna; abbonda a Tiriolo. Il cap. Adami me ne ha co- 
municati alcuni esemplari, oltre quelli che ho veduti di questa 
località inviati dal medesimo al Museo di Firenze. 

Il tipo di questa specie quale si trova in prossimità di Fi- 
renze, località originale, e quale si riscontra in Lombardia, con 
lievi modificazioni, non vive in Calabria ove viene sostituito da 
una varietà, che si potrebbe caratterizzare colla frase confertim 
superne striatula. Di questa il dott. Tiberi ha creato una nuova 
specie, che, pel mio modo di vedere, presenta la massima parte 
dei caratteri che appartengono alla H. olvetorum, distinguen- 
dosi unicamente per avere gli anfratti superiormente più striati 
di questa, e perciò il guscio meno ialino e più opaco. 

Esaminando una serie di H. olivelorum, cominciando da esem- 
plari raccolti in Lombardia, e continuando con quelli che si tro- 
vano in Toscana per passare poi a quelli dell’Italia meridionale, 
sì osserverà che i primi sono perfettamente lisci, anche guar- 
dati con una lente, i secondi sono più o meno, a seconda delle 
località, leggermente, ma visibilmente striati, mentre i terzi lo’ 
sono più decisamente, cioè striato-rugosî, appunto come lo indica 
nella sua diagnosi il dott. Tiberi. 


DELLA CALABRIA ol 


In quanto poi alla forma generale della conchiglia, questa varietà 
segue esattamente le orme del tipo, cioè è variabilissima. Per con- 
vincersene basta paragonare la figura di Kobelt, che rappresenta 
un individuo non adulto, con l'individuo figurato da Tiberi. 

Credo però che s’ ingannerebbero molto coloro i quali voles- 
sero trar luogo da queste diversità di figure per supporre ed 
ammettere che tali due forme dovessero venir riferite a due di- 
verse specie. Ho nella mia collezione una serie di circa trenta in- 
dividui di Var. <cefterica, provenienti da Castellamare di Stabia, 
da Cava de’ Tirreni e da Salerno, ed anche fra quelli d’identica 
località ho esemplari che si riferiscono alla figura data dal 
dott. Tiberi, altri che si adattano a quella del dott. Kobelt, ed 
altri ancora di forma intermedia, i quali non potrebbero esatta- 
tamente venire identificati nè con l’ una nè con Valtra di queste 
illustrazioni. Da tali fatti emerge appunto la necessità che un 
malacologo coscienzioso non si debba fidare dell’esame e del pa- 
ragone di pochi esemplari di ristretta zona geografica per sta- 
bilire una specie, se non vuol quindi trovarsi o costretto a do- 
verla negare, od esposto a vederla rifiutare quando tal forma 
venga più diffusa e meglio conosciuta. 

Devo al dott. Tiberi due esemplari della sua H. deterica, pro- 
veniente da Cava de’ Tirreni. Nella medesima località raccolsi 
lo stessa nella primavera 1877 diversi esemplari di questa con- 
chiglia, e tutti fra loro presentano qualche lieve modificazione 
di forma. E siccome il solo carattere stabile che potrebbe pel 
suo valore autorizzare una distinzione specifica, si limita alla 
sua più forte striatura, e poichè già nei surriferiti passaggi fra 
l’Italia settentrionale e centrale si scorgono delle modificazioni 
dimostranti, come nei paesi più caldi questa specie diviene più ru- 
gosa e in quelli più freddi si mostra più liscia, così mi sembra 
che non sì possa nè sì debba razionalmente accettare questa mo- 
dificazione che col grado di varietà. 


UT 
do 


FAUNA MALACOLOGICA 


21. Hvarinia Caroti, Paudlucci. 


n. sp. tav. 1, fig. 4. 


Testa peranguste umbilicata, globoso depressa, glabra, levi- 
gata, lucida corneo-rufescens, superne ad suturam striatula, spira 
vix elevata; anfractus sei convexiusculi, forte accrescentes, ad 
suturam griseo-marginati, ultimus validus, subtus inflatus, non 
descendens, circa umbilicum excavatus; apertura ampla, ovalis, 
rotundato-lunaris, intus margaritacea; peristoma simplex, tenue, 
margine columellari vix expansiusculo, ad umbilicum subreflexo. 
— Diam. maj. 20-24 ‘],, min, 17-20 1/,, alt. 11-15 mill.; apert. 
11 mill. alta, 13 lata. 


Habitat Mongiana (Calabria). 

Conchiglia con ombilico piccolo, di forma globulosa quantunque 
depressa, liscia, soprattutto di sotto, luccicante, semitrasparente, 
di color corneo rossiccio superiormente, verdastro opaco infe- 
riormente; minutamente striata intorno agli anfratti; questi 
sono sei, marginati di bigio ed assai convessi; l’ultimo grande, 
non discendente, rigonfio principalmente al di sotto e alquanto 
incavato in prossimità dell’ombilico ; l’ apertura è larga, ovato- 
rotondata, internamente margaritacea, e in diversi esemplari 
presso il margine munita di una specie di striscia o callo- 
sità lattescente; il peristoma è semplice, sottile; il margine 
columellare leggermente allargato sull’ombelico, che però non 
ricopre. 

Questa bella specie è stata raccolta a Mongiana alle falde del 
Monte Pecoraro (metri 920 circa), in una località assai umida 
fra mezzo alle pietre e al tritume di foglie. 

Il dott. G. Cavanna ne rinvenne alcuni esemplari, gli altri 
in numero di 27 furono raccolti dal sig. C. Caroti mio aiuto e 
compagno di studii, al quale intendo dedicarla. 


DELLA CALABRIA 53 


Il signor Caroti ha perlustrato per mio conto nei mesi di mag- 
gio e giugno 1877, le provincie di Calabria a fine di cercarne 
i molluschi. Il rieco materiale che ha riportato e in grazia del 
quale è ora dato a tatti i malacologhi di poter fare miglior co- 
noscenza colla Fauna di questa estrema parte della penisola, prova 
in pari tempo la sua premurosa solerzia e le sue cognizioni 
scientifiche. Egli ha dunque diritto non solo al mio encomio, 
ma a quello di tutti gli studiosi che prendono interesse alle in- 
dagini eseguite nello scopo di completare e riunire il materiale 
necessario alla compilazione di una Fauna malacologica del no- 


stro paese. 


22. HyALINIA FRAGRANS, Paulucci. 


n. sp. tav. l, fig. 5. 


Testa anguste umbilicata, depressa, planiuscula, subpellucida, 
fragilis, levigata, glabra, ad suturam superne striatula, virenti- 
cornea, subtus albescens, opaca; anfractus sex, primi lente accrescen- 
tes, ultimus dilatatus, non descendens, circa umbilicum angustum 
leviter excavatus; spira plano-depressa; apertura perobliqua, am- 
pla, ovata, intus margaritacea; peristoma simplex, tenue, acutum, 
margine inferiore profundo, extense arcuato. — Diam. maj. 20, 
minor 17, alt. 9 mill. 

Differt ab H. Carotti, spira depressa, umbilico minore, anfractu 
ultimo celeriter acerescente, diverso colore, apertura ovata, mar- 
gine columellari non expansiusculo. 

Animal musco olens. 

Habitat Melìa (Calabria). 


Conchiglia ombilicata, fragilissima, liscia, lustra, trasparente, 
striata intorno alla sutura; color corneo-verdastro di sopra, bian- 
chiccio-opaco di sotto; anfratti sei; i primi aumentano gradata- 


il 


od FAUNA MALACOLOGICA 


mente, l’ultimo invece largo assal, non discendente e legger- 
mente incavato intorno all’ombilico che è piuttosto stretto; spira 
piana, depressa; apertura grande, ovale, perlacea nell’ interno; 
peristoma acuto e sottilissimo. 

Differisce dalla H. Carotti, per la sua spira depressa; per 
l’ombelico più piccolo; per l’ultimo anfratto relativamente molto 
allargato; per diversità di colore; per l'apertura ovale; infine per 
il margine columellare non ripiegato nè allargato sull’ ombelico. 

La qualità più speciale di questo mollusco è un odore molto 
sensibile di muschio che tramanda, come fu subito avvertito dal 
Caroti quando lo raccolse, e quest’odore persiste tuttora malgrado 
che già da parecchi mesi l’animale sia stato immerso nell’aleool. 

Primieramente di questa specie fu rinvenuto un solo esem- 
plare giovane ed incompleto a Melìa presso la grotta di Tre- 
misi, quindi ne fu trovato un secondo vivo e completo per la 
strada che da Scilla conduce al piano di Melìa (metri 300 circa) 
sullo stelo di una felce in prossimità di un muro a secco. 

Le ulteriori ricerche fatte dipoi per trovare altri individui, 
riuscirono infruttuose. 

Nondimeno non ho titubato a presentare questa specie come 
nuova, perchè i suoi caratteri distintivi sono così diversi da quelli 
delle specie congeneri, che mi è sembrato doversi ritenere im- 
possibile di riferirla ad alcuna delle sin qui conosciute. 


VIII. Genere ZONITES, Montfort. 


Questo genere proposto fino dal 1810 da Denys de Montfort 
(Conch. Syst. 2, pag. 283), serve a separare dal genere HrLIx 
alcune specie che antecedentemente vi erano riunite ed i cui 
caratteri principali sono: conchiglia largamente ombilicata, rela- 
tivamente grande, generalmente solida, ad anfratti superiormente 
striati ed a solchi.più o meno sensibili, che s’incrocicchiano for- 


DELLA CALABRIA 55 


mando una specie di scultura ruvida, quasi granulata, inferior- 
mente glabri e luccicanti, con ultimo giro carenato almeno nei 
giovani individui. 

Come ho notato, parlando del genere precedente, non tutti i 
moderni autori danno un significato egualmente ristretto a que- 
sto genere. 

Infatti io intendo parlare del genere Zoxrres già depurato 
delle specie che fanno parte dei generi Hvarinia, Agassiz, e 
LreucocnaRroa, Beck. i 

Così compreso, esso contiene un ristretto numero di specie, 
che quasi tutte, se non sono assolutamente europee, abitano le 
terre che circondano il gran bacino del Mediterraneo. Fino a qui 
le specie segnalate nei confini dell’Italia geografica sono quattro. 
Ed è cosa degna di osservazione che in alcuni casi le medesime 
specie che vivono nell’ Italia settentrionale si trovano pure nel- 
l’ Italia meridionale senza che verun rappresentante del genere, 
sin qui almeno, sia mai stato rinvenuto nell’ Italia centrale. Si 
potrà forse da alcuno osservare che Nizza, ove vive lo Z. algirus, 
ha il clima mite della regione delle palme, quanto e forse più 
che il promontorio Gargano ove questa conchiglia si ritrova nuo- 
vamente! Ebbene questa riflessione me la sono già fatta io pure; 
ma come spiegare che lo Z. verticellus, che abita 1’ Illiria ed 
anche in relativa prossimità delle Alpi Giulie, dal lato del 
versante italiano, si rinvenga quindi abbondante in Calabria ? 
Come non meravigliarsi che lo Z. compressus della Carniola 
sia stato scoperto sul monte Majella in Abruzzo? Che cosa deve 
pensarsi dello Z. Gemonensis limitato alle sole provincie Lom- 
bardo-Venete ? 

Inoltre per qual ragione questo genere non è mai stato tro- 
vato in Sicilia, mentre lo Z. algirus abita la Corsica, e forse 
verrà anche scoperto in Sardegna, quando quest’ isola sarà stata 
meglio malacologicamente esplorata ? 

Io mi limito oggi ad esporre dei fatti, lasciando ad altri V’in- 


56 FAUNA MALACOLOGICA 


carico di cercarne la spiegazione logica, che in quanto a me non 
sono riuscita a trovare. 

Nelle epoche di riposo, durante l’ inverno, gli Zowres formano 
all’ ingresso della loro apertura degli epifragma membranacei 
(Moquin-Tandon, 2, pag. 95) di cui diversi sono sovrapposti gli 
uni agli altri. 


23. ZoNItes ALGIRUS, Linneo. 


HeLIx ALGIRA, Linneo, Syst. Nat. ed. X, 1, pag. 769 (1758). 
Zoxires ALGIRUS, Moquin-Tandon, Hist. Nat. Moll. France, 2, 
pae 91 Kay. 39,13 196,97, (tav 00208 


Il capitano Adami scrive (Catalogo ece., pag. 5, n. 2) di aver 
trovato qualche rara spoglia calcinata di questa conchiglia sul 
monte di Tiriolo, e di averne rinvenuto um individuo vivo e tre 
gusci ben conservati nel hosco di Mancuso (Valle del Savuto); 
aggiunge pure che il professor Costa la trovò anche sull’Aspro- 
monte. Assicura infine che gl’ individui da lui raccolti raggiun- 
gono le medesime dimensioni di quelli dei monti del Gargano. 
Caroti si trattenne sull’ Aspromonte cinque giorni, ma non ne 
scoprì veruna traccia. 


24. Zoxnrtes vertIcILLUS, Férussac. 


Heuix vermenLLus, Férussac, (Helicella) Pro. 202. (1822). Hist. 
tav. 80, fig. 9, Quvenis) (1819). 


Abita il Monte Pecoraro (metri 1200 circa). 
Questa specie che anche il Capitano Adami, (Catal. Moll. 
Terr. e Fluv. Prov. Catanzaro, pag. 6, n. 3) dice di aver rac- 


DELLA CALABRIA 57 


colta frequentemente nel bosco di Mancuso, fu rinvenuta in due 
esemplari giovani ed incompleti dal Caroti, ed appunto per que- 
sto motivo cito la figura di Férussac che Lor convien benissimo. 

Ed è tanto più interessante di stabilire questo fatto inquan- 
tochè molti autori malgrado la pubblicazione del summenzionato 
Catalogo del 1873, mettevano in dubbio l esistenza di questa 
specie nelle provincie meridionali, e non l’ accettavano come fa- 
cente parte della Fauna italiana. 


IX. Genere HELIX. 


Linneo, il creatore e l'organizzatore della scienza che ha per 
scopo la ricerca, l’ osservazione e la determinazione metodica e ra- 
gionata di ogni oggetto che si riferisce alla storia naturale, istituì 
il genere HeLix, (Syst. Nat. I, ed. X, 1758). 

Da quell'epoca in poi il genere è stato corretto, emendato in 
mille e mille modi, e da questi successivi smembramenti sono 
stati fondati molti e numerosi generi. Nondimeno egli rimane 
di gran lunga il più copioso di ogni altro e comprende le forme 
le più variate, le più straordinarie, i colori più vivi, più eleganti 
che mente umana possa immaginare. 

In Italia questo genere è molto numeroso per le specie, alcune 
delle quali molto belle, altre ancora assal rare; se ne trovano di 
grandi dimensioni come delle piccolissime per lo studio delle quali 
convien far uso del microscopio; tutte sono egualmente interes- 
santi per il malacologo. 

Sarebbe oggi follia il pretendere di calcolare esattamente il nu- 
mero di quelle che vivono e si riproducono nel nostro paese. Le 
specie catalogate nei Matériaux pour servir à Vétude ecc. ecc 
sono 146, nondimeno questo numero deve considerarsi come assai 
inferiore al vero, tanto perchè in quel mio lavoro dimenticai di no- 


58 FAUNA MALACOLOGICA 


tarne diverse, quanto perchè ho inesattamente interpetrate alcune 
altre, cioè le ho considerate come varietà di altre specie, mentre 
dipoi studiandole e paragonandole pacatamente, con maggior ma- 
teriale e con più tipi, ho dovuto convincermi che potevano, anzi 
dovevano essere accettate come specie autonome. 

Bisogna inoltre osservare che buona parte delle nostre terre 
sono ancora malacologicamente poco conosciute. Nè devesi nascon- 
dere che una delle cause le quali hanno prodotto almeno in parte 
questo stato di cose, va riferita alla mancanza di sicurezza che im- 
pedisce al viaggiatore naturalista di percorrere tranquillamente 
alcune delle nostre provincie e di fermarvisi per accuratamente 
esplorarle, cercandone e raccogliendone le produzioni. Convien spe- 
rare che in seguito questa difficoltà verrà remossa, e che poco 
alla volta le ricerche malacologiche potranno allora essere alacre- 
mente attivate; e si può razionalmente credere che mano a mano 
sì scopriranno specie nuove 0 non ancora segnalate da noi, da ag- 
giungersìi al catalogo di quelle già conosciute. 

Nell’ enumerazione di alcune di queste ultime regna una de- 
plorabile confusione, perciò la sinonimia è la cosa che più deve 
spaventare chiunque si accinga ad intraprendere un lavoro sulla 
nostra Fauna malacologica. In tempi da noi non lontani, cioè 
quando 1’ Italia era ancora divisa in piccoli stati e che le comuni- 
cazioni erano rare in modo che ognuno se ne stava a casa sua, e 
che i mezzi di trasporto erano dispendiosi e difficili, i malacologhi 
od anche gli amatori di malocologia nominavano le specie a suo 
modo, spesso le comunicavano così agli amici ed ai conoscenti 
senza darsì ogni volta la pena di descriverle regolarmente, senza 
quasi mai farle rappresentare in figure e generalmente senza ac- 
certarsi, se nello stato limitrofo la stessa specie fosse già stata 
raccolta e anteriormente in altro modo denominata. Di più, molti 
e numerosi tipi sono andati perduti e dispersi, dimodochè è so- 
vente impossibile di poter con certezza identificare l'una e l’altra 
specie. Finalmente molti autori stranieri sì sono occupati delle 
nostre specie, le hanno essi pure chiamate come hanno voluto, 


ds 


DELLA CALABRIA 50 


e noi non curanti della nostra propria ricchezza scientifica gli 
abbiamo lasciati fare senza oceuparcene. Per conseguenza volendo 
ora fare la Fauna malacologica italiana, occorrerà andare in 
traccia di questi tipi, converrà consultar libri, opuscoli, memorie, 
pubblicazioni diverse di ogni paese; e farà d’uopo non solo 
rifare la cronologia e la storia di ogni specie, ma ancora ristu- 
diarne tutta la sinonimia; però egli è certo che un tal lavoro oltre 
richiedere molto studio, numerose indagini e gran tempo, non 
sarà possibile eseguirlo senza incorrere in errori e inesattezze. 

E per terminare questo non lusinghiero quadro, debbo aggiun- 
gere che anche per le specie, le quali sono positivamente ed esclu- 
sivamente italiane, i nostri antecessori, soprattutto gli stranieri, 
sì contentavano il più delle volte di dare per indicazione della sta- 
zione dell’una o dell’altra specie un habitat così generale come 
per esempio « Italia » o tutt'al più « Lombardia, Toscana, Sicilia, 
Sardegna » ecc. ecc., talehè non è possibile nemmen da questo 
lato di potersi lasciar guidare per facilitare Videntificazione di 
una specie qualunquesiasi. 

Speriamo che si sia ora al termine di tante complicazioni di- 
sgraziate, e che, come già da taluno dei nostri malacologhi è 
stato saviamente incominciato, si continuino a pubblicare le no- 
stre scoperte dopo di aver bene esplorate le nostre provincie e 
d’averne fatti cataloghi locali dettagliati e coscienziosi. 

Ma che però non si cada nel difetto opposto, cioè non si diano 
nomi nuovi a specie vecchie e non si aumenti così il caos si- 
nonimico, perchè in tal caso si arrecherebbe alla nostra scienza 
maggior danno di quello che le abbiano fatto le cause qui sopra 
accennate. 

Dichiaro di rivolgere a me stessa prima che ad ogni altro que- 
sta raccomandazione, e mi anguro di riuscire a tenermi lontana, 
quanto più è possibile, da tali errori. 

Le Heuix vengono generalmente divise dai malacologhi in 
diversi gruppi, secondo la forma della conchiglia, la confor- 
mazione della radula, i loro usi e il loro metodo di stazione. 


e 


60 FAUNA MALACOLOGICA 


Aleune di esse vivono nascoste sotto le siepi o nei boschi fra le 
foglie cadute, altre sotto la borraccinà e nei luoghi umidi ed 
ombrosi, altre ancora stanno sotterrate fra i sassi o le fessure 
dei vecchi muri e degli scogli ; altre vivono attaccate ai massi, 
sfidando coraggiosamente ì più forti e cocenti raggi del sole; al- 
tre hanno una preferenza decisa per le ortiche, dietro o sotto 
le quali si nascondono, altre finalmente si trovano appese a 
guisa di grappoli agli steli delle erbe e degli arbusti. Tutte si 
cibano di sostanze vegetali e producono talvolta dei danni in- 
genti nei vigneti e negli orti. 

Le HrLix, come la maggior parte degli altri molluschi, stanno 
rimpiattate durante il giorno, ed escono a spasso solo nei tempi 
umidi dopo la pioggia e nella notte. Quando giunge l’inverno esse 
formano all’entrata dell'apertura del loro guscio una specie di 
velo che chiamasi ep?/ragma, duro e eretaceo in alcune specie, 
sottile e membranaceo in alcune altre, il quale serve a garan- 
tirle dal freddo e dalla visita di piccoli animali. Se ne restano 
in questo stato di riposo assai lungo tempo, e quando gela, si 
nascondono sotto terra a qualche centimetro di profondità e vi 
restano più o meno lungamente. In un medesimo individuo pos- 
sono trovarsi sovrapposti diversi epifragma. 


PatuLA, Held. 
25. Hrrix Barmer, Potiee et Michaud. 


Henix Baumer, Potiee et Michaud, Gal. Moll. Mus, Douai I, 
pag. 120, n. 142 (1838). 
— FLAVIDA, Zeegler, in Rossmis. Icon. IX, X, pag. 18, tav. 47, 
fig. 610 (1859). 
— Bam, Paulucci, in Journ. Concehyl. 1879, XXVII, pag. 6. 


Abitare eran Un solo esemplare incompleto di questa spe- 
cie venne trovato dal prof. De Stefani nel 1878 sul littorale di 


DELLA CALABRIA 6l 


Reggio, per cui è da supporsi che vi sia stata portata dalle onde 
del mare dalla vicina Sicilia e che non sia perciò indigena della 
Calabria, non essendo citata nel Catalogo del capitano Adami, 
nè raccolta dalla Commissione scientifica dei 1877. 

Mi sono già a lungo occupata di questa specie nel citato 
giornale di Conchigliologia, non starò dunque a ripetere tutto 
quel che ho già scritto, mi limiterò solo a dire che avendo ot- 
tenuto la comunicazione degli esemplari di Potiez et Michaud, 
esistenti nel Museo della città di Douai, potei accertarmi che 
questa è la specie sim qui da tutti nominata H. flavida, Zie- 
gler, e come seguendo le leggi della nomenclatura, quest’ ultimo 
nome devesi porre in sinonimia. 

Ora passerò qui ad altre osservazioni anche interessanti. 

Prima di tutto convien notare che alla H. Balmei, devesi pure 
aggiungere qual sinonimo VP HY. Edel, Roth, di Smirne, Rodi, 
Malta ecc., ecc. 

(Quando pubblicati i Matériaua pour servir à Vétude de la 
l'aune malacologique de l'Italie et de ses èles, non possedevo 
che un solo individuo proveniente da Malta ricevuto in dono dal 
prof. Issel, col nome di H. Erdeli; sicchè dovei accettare que- 
sta denominazione senza potervi sopra discutere. Da questa stessa 
località ho in seguito ricevuti alcuni altri individui raccolti dal 
prof. Giglioli, che paragonati con la H. Balmei, di Sicilia, mi 
hanno convinta che è assolutamente impossibile distinguere e 
separare gli uni dagli altri, sia per forma generale, sia per gran- 
dezza e scultura. Ho veduto con moltissimo piacere essere questa 
mia opinione conforme alle parole del signor Bourguignat, il 
quale nella Malacol. Algérie I, pag. 171 (1864) serive rapporto a 
questa specie che egli pure chiama Helix flavida, Ziegler, la se- 
guente nota: « L. Pfeiffer (in Mon. Hel. viv.), et quelques au- 
« tres malacologistes, à son exemple, séparent la /lavida de 
« VErdeli ; SÉPARATION QUI NE PEUT ÎTRE ADMISE. Les nombreux 
« cchantillons que nous avons recus de Beyrouth, de Smyrne, 
« de Rhodes, de Beicos, de Grèce ou de Sicile ne diffèrent 


11 


62 FAUNA MALACOLOGICA 


« sous aucun rapport. ILs NE PRUVENT MÉME CONSTITUER DES VA- 
RIÉTÉS. » 

Ognuno si può immaginare la mia maraviglia quando pochi 
momenti dopo di aver letta la frase precedente, ho trovato nel 
Bullet. Malacol. Ital. 1868, pag. 5, (Elenco dei Moll. rac- 
colti nell’Arcipelago di Malta dal prof. Issel), nominata un JH. 
Erdeli, Roth, accompagnata dalle seguenti parole: « Gli esem- 
« plari della mia collezione provengono ecc., ecc., e furono de- 
« terminati dall’ egregio signor Bourguignat. Secondo 1° opinione 
« di Roth, cui aderisce anche il Mousson, questa specie sarebbe 
« una varietà dell’ H. /avida, Ziegler ecc., ecc. » 

Da quanto precede sembrami chiaramente dimostrato che se 
il prof. Issel ha nominato come specie VI. Erdel, malgrado 
l'opinione contraria di Roth e di Mousson da lui indicata, lo 
ha fatto esclusivamente perchè i suoi esemplari furono con tal 
nome determinati dal signor Bourguignat. 

Ora il prof. Issel visitò Malta nel 1565, come egli stesso rac- 
conta al principio del suo elenco; non potè per conseguenza 
comunicare gli esemplari della sna collezione al signor Bour- 
guignat per esser determinati, che al suo ritorno da quel viag- 
gio, cioè dopo la primavera del 1865. Come dunque spiegare 
che l autore francese abbia chiamata, nel 1865 o dopo, tale spe- 
cie H. Erdeli, mentre nel 1864 aveva dichiarato così decisa- 
mente che essa non poteva nemmen costituire delle varietà ? E 
mi sia pur concessa un’altra osservazione non meno interessante, 
perchè serve a provare una volta più che nessun uomo è infal- 
libile, compresi coloro che più degli altri pretendono a questa 
infallibilità, e che perciò si mostrano così poco indulgenti per 
gli errori o le inesattezze dei colleghi. 

Il signor Bourguignat nell’ opera sopra indicata, vol. I, p. 170, 
ammette ed accetta un’ H. Alavida, Ziegler. Fin qui nulla di 
straordinario; egli ha copiato gli altri naturalisti senza darsi 
maggiori premure o fatiche di questi per rintracciar la verità, 
perciò si è ingannato come loro. 


DELLA CALABRIA 63 


Nel secondo volume della stessa opera a pag. 345, ove prende 
ad esaminare la Fauna della Sicilia per paragonarla a quella 
dell'Algeria, egli nomina fra le altre specie siciliane, uno Zo- 
nites Balmei, quindi in nota aggiunge come spiegazione « Helix 
Balmei, de Potiez et Michaud. » 

Bramerei per conseguenza che qualcuno potesse spiegarmi come 
il signor Bourguignat ha potuto identificare 1’ H. Balmei, con 
uno Zoxires! Eppure i tipi di questa specie sono conservati al 
Museo di Douai, in Francia, e il signor Michaud, che vive tut- 
tora, abita la Francia! 

Dunque il signor Bourguignat avrebbe potuto senza soverchia 
difficoltà rendersi conto in modo positivo di ciò che è realmente 
l’H. Balmei, senza crearne una di sua fantasia, identificando cioè 
a modo suo una specie che non appartiene nemmeno al genere 
in cui egli l ha posta, non essendo questa nè uno Zowires nè 
una HyALInia, ma bensì una HeLix. 

Egli non ha eseguita questa constatazione e non ha fatto tal 
paragone; egli sì è ingannato, come tutti gli uomini sono soggetti 
ad ingannarsi! 

Ecco quanto m’importava indiseutibilmente provare ed ho fidu- 
cia di esservi riuscita. 


26. HeLix rRotunDATA, Miller. 


HeLix rotunpaTA, Miller, Verm. Ter. 2 pag. 29, n. 281. (1774). 
ue rossmasster Icon. VIE pag. (13, tav. 32; 
fig. 454. (1838). 


Abita Soriano, sotterranei del Convento * - Monte Pecoraro * - 
Palmi * - Oppido Vecchio * - Palizzi! * - Aspromonte! *. 

Inoltre il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 9, dice che que- 
sta specie si trova particolarmente abbondante negli orti di Ta- 
verna. 


64 FAUNA MALACOLOGICA 


Ho distinta nella mia collezione una varietà stata raccolta uni- 
tamente al tipo nei sotterranei del Convento dei Benedettini a So- 
riano, la quale differisce per aver la spira molto elevata e per la sua 
forma del tutto solaroide. 


27. Heuix RuPESTRIS, Draparnaud. 


Hetix rupestRIS, Draparnaud, Tableau Moll., pag. 71 (1801). 
— umBiLicata, Mont. Test. Brit., pag. 494 (1803). 


Var. trochoides, /érussac. 


Heuix rupestRIs, Var. &. trochoides, Férussac. Tabl. Syst., 
pag. 44 (1822), et Hist. tav. S0, fig. 3. 
= —_ Var. meridionalis, Issel, Conch. Umbria in 
Bull. Malac. Ital. 1870, pag. 115, n. 9. 


Abita Palizzi sui grossi blocchi di pietra lungo il torrente. 
Caroti. 

Il tipo di questa specie quale è rappresentato in Férussac 
(Hist. tav. SO, fig. 2) ed in Rossmîssler (Icon. VIII, tav. 39, 
fig. 584) non è stato rinvenuto in Calabria ove vive invece quella 
varietà a spira elevata, ad anfratti pseudoscalari molto convessi, 
separati da profonda sutura, forniti di ombelico ristretto, la quale 
è perfettamente figurata in Férussac, e da lui distinta con l ap- 
pellazione di Var. trochordes, benissimo appropriata. 

Gli esemplari di Calabria sono identici a quelli che si tro- 
vano nell’Umbria a Monte S. Angelo, di cui ho diversi individui 
sui quali Issel stabilì la Var. meridionalis. 

In queste provincie 1 Z/. rupestris, sembra tutt’ altro che co- 
mune, perchè non venne trovata che a Palizzi località poco elevata 
sul livello del mare, ciò che non è molto conforme alle sue abi- 
tudini. Non è nemmeno citata nel Catalogo del capitano Adami. 


DELLA CALABRIA 65 


28. Henix promza, Draparnaud. 


Heuix prora, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 93 (1801) Hist. 
tav. 8, fig, 8-10 (1505). 
— —  Moquin-Tandon, Moll. Fr. II, pag. 108, tav. 10, 
fig. 3-6 (1855). 


Abita Aspromonte Regione Cavaliere, metri 1700 circa, Caroti. 
Il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 7, n. 10, dice di averla 
trovata abbondante al piede di una roccia (steaschisto) sotto Taverna. 


AcantHINULA, Beck. 


29. Heuix AcuLEATA, Muller. 


HeLix acuLeATA, Miller, Verm. Terr., II, pag. S1, n. 279 (1774). 
— —  Rossméssler, Icon. VIII, pag. 38, tav. 39, 
fig. 556 (1888). 


Abita Palmi, Monte S. Elia e l’Aspromonte Regione Cava- 
liere, ossia a 850 e a 1700 metri. Caroti. 
Nontrovo nominataquesta specie nel Catalogodel capitano Adami. 


Trigonostoma, Ht2nger. 


30. HeLix LENTICULA, Férussac. 


Henix (Helicigona) LentIcuLA, Férussac, Tableau syst., pag. 41, 
n. 154 (1822). Hist. tav. 66*, 
fig. 1 (1819). 
— _ Rossmiissler, Icon. VII, pag. 12, 
tavola 32, fig. 452 (1838). 


Abita il Castello di Scilla fra le scaglie o rottami di mat- 
toni.!.*. - Palizzi, fra i sassi.!. * - Pizzo.* - Monasterace *. 


66 FAUNA MALACOLOGICA 


Il capitano Adami dice nel suo Catalogo a pag. 7, d'avere 
pur rinvenuta questa bella piccola specie a Pizzo, in una località 
detta Mortilla. 


51. Heuix osvoLuta, Miller. 


HELIX OBVOLUTA, Muller, Verm. Terr., II, pag. 27, n. 229 
(1774). 
— HOLOSERICA, Gmelin (non Studer) (1788). 
—  mRrIconoPHoRA, Lamk (1792). 
— BILABIATA, Oui, Zool. Adr. (1792). 
— ogvoLuta, ‘rossméssler, Icon. I, pag. 69, tav. 1, 
fig. 21 (1835). 


Abita Melìa presso la grotta di Tremisi e l’Aspromonte Re- 
gione Cavaliere (metri 1700) nei tronchi vuoti degli abeti. Caroti. 

Il capitano Adami nel Catalogo a pag. 8, n. 15, la cita nelle 
vicinanze di Tiriolo e Taverna e nel bosco di Mancuso. Questa 
specie però sembra relativamente rara. 


VALLONIA, Pisso. 
32. Heuix purcHeLLa, Miller. 


HeLix PULcHELLA, Miller, Verm. Terr. et Fluv., II, pag. 30, 
n. 232 (1774). 
— _ (part.), Moquin-Tandon, Moll. France II, 
pag. 140, tav. 11, fig. 84 (1859). 
_ — Adami, Catalog. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 3, 
n. 14 (1875). 


Cito questa specie nella Fauna di Calabria, perchè è nominata 
nel Catalogo del capitano Adami, il quale scrive che ne furono 
rinvenuti alcuni pochi esemplari dal signor Stefanini, sui dirupi 
calcarei un po’ sopra Cicala. 


DELLA CALABRIA 67 


Tricnia, Hartmann. 


33. HeLix cinoreLra, Draparnaud. 


HELIX CINCTELLA, Draparnaud, Tabl. Moll. (1801). Hist. pag. 99, 
n. 27 (1805). 
-- —- Fossméissler, Icon. VI, pag. 36, tav. 26, 
fig. 365 (1837). 
a = Moquin-Tandon, Moll. Fr. II, pag. 215, n. 48, 
tav. 16, fig. 38-40 (1855). 


Trovansi pure le due seguenti varietà: 


a) Fusca. Conchiglia bruna marrone. 
6) Fascrata. Conchiglia chiara o scura con una lista ros- 
sastra sopra la zona bianca. 


Abita presso la grotta di Tremisi Piano di Melìa, presso 
Pizzo sotto ie siepi, Monteleone, Palmi, Oppido Vecchio, sempre 
nelle macchie o siepi e fra la borraccina. (Dr. Cavanna, Caroti). 

Molti degli esemplari raccolti sono più grandi e più scuri di 
quelli che generalmente si hanno nell'Italia centrale edin Francia. 


Moxnacka, Hartmann. 
34. HrLix HBERNA, Benott. 


HeLix HBERNA, Benott, I. Sist. Crit. Icon. Sic. pag. 172, n. 62, 
tav. 5, fig. 23 (1859). 
— — Adami, Catalog. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 8» 
Mi bl3t(18%5): 


Abita il colle sopra a Pizzo, Monteleone, Castello di Bivona, 
Palizzi. * - Bagaladi, presso il casino di S. Bruno, proprietà 
Rossi! - fra i sassi. 


68 FAUNA MALACOLOGICA 


Ho due esemplari raccolti a Bivona, che mi lasciano in grande 
incertezza per la loro determinazione, essendo uno di loro gio- 
vane ed incompleto. Infatti, il guscio lucido, malgrado la pre- 
senza di piccoli e corti peli setosi, la forma più elevata e il 
modo con cui l’ ombelico è coperto, il callo che riunisce i due 
bordi, che è assai forte, mi fanno alquanto dubitare che essi 
debbano riferirsi a tal specie. È però vero che fra gli esemplari 
di Monteleone ne ho pure uno che presenta in parte alcuni di 
questi caratteri, la cui spira però resta bassa come nel tipo. 


35. Herix consona, Ziegler. 


HrLix consona, Ziegler, Mus. Rossmàss. Icon. IX, pag. 8, tav. 43, 
fig. 572, 573 (1859). 
— — Pfeiffer, Mon. Helie. Viv. I, pag. 140, n. 363 
(1548). 


Manca in Calabria il tipo della specie quale sì rinviene in Si- 
cilia, ma vi si riscontra, quantunque assai rara, una forma minore 
di cui Caroti ha riportati due esemplari morti trovati a Palizzi. 

Il capitano Adami non la nomina nel suo già citato Catalogo; 
però ne spedì un esemplare al Museo di Firenze, come proveniente 
da Tiriolo in provincia di Catanzaro, assieme ad una ZH. gregaria. 

Di più egli me ne comunicò quattro individui, accompagnandoli 
con lettera in data 14 ottobre 1877, colla quale, senza indicazione 
esatta di località, mi scriveva di aver ricevuti quegli esemplari di 
H. consona, dopo la pubblicazione del suo Catalogo della Calabria. 

La forma dell’ Italia continentale si distingue da quella della 
Sicilia non solo per le dimensioni più piccole, ma anche per 
l’ apertura meno allungata in traverso, più regolarmente arroton- 
data, più corta, quantunque conservi la forma egualmente globu- 
losa come si osserva nel tipo. È bensì vero che anche fra gli in- 
dividui siciliani ve ne sono di quelli che hanno l’apertura più o 


DELLA CALABRIA 69 


meno scendente, più o meno trasversale ma non allo stesso grado 
che negli esemplari calabresi. 


36. HeLix GREGARIA, Ziegler. 


HeLix GREGARIA, Z7egler, (Teste Rossmiissler). 

— oNvcHina, Var. PFossmdss. Icon. IX, pag. 7, tav. 43, 
fig. 569 (1839). 

— svriica, 0. minor subunicolor Pfeiff. Mon. Hel. Viv. I, 
pag. 131 (1848). 

— GREGARIA, Benost, Il. Sist. Crit. Icon. Sic., p. 167, tav. 3, 
fig. 19 (1859). 

-— — Pfeiffer, loc. cit. V, pag.481, n. 1104, a (1868). 


Abita Pizzo, Monteleone, Monte Consolino presso Stilo, Monte 
Stella presso l’ eremitaggio *. 

Seguendo l’ opinione di diversi autori e non possedendo tipi 
dell’ H. Syriaca, Ehremberg, nei Matériaua pour servir à 
Vétude ece., ecc., pag. 4, n. 95 io avevo considerata VI. grega- 
ria, come varietà dell’ I. Syriaca. 

Ora in grazia della gentilezza del marchese de Saint-Simon, 
il quale di ritorno dal suo recentissimo viaggio in Siria mi ha 
donati diversi individui di 77. Syréaca, sono in grado di stabilire 
dei paragoni fra questa specie e quella che vive tanto in Sicilia 
quanto in Calabria, e mi accorgo facilmente che nel mio summen- 
zionato lavoro mi sono ingannata ; vedo cioè che V'/. gregaria, ha 
caratteri suoi proprii sufficienti da meritare di esser considerata 
come specie autonoma, mi do dunque premura di correggere il 
mio errore e d’indicare in pari tempo i caratteri principali che 
distinguono le due specie a fine di facilitare agli altri il modo 
di riconoscerle. 

IL’ H. Syriaca, ha il margine dell’ apertura internamente ed 
esternamente rossiccio, come 1 H. carthusiana, Miller. L'H. gre- 


12 


70 FAUNA MALACOLOGICA 


garia, ha il labbro pressochè bianco. LI. Syriaca, è ornata di 
due fascie, scure, l’una superiore e l’altra inferiore alla periferia, 
molto marcate e translucide. Nell’. gregarza, invece queste fa- 
scie sono appena accennate e pallidissime. Il guscio dell’ I. Sy- 
riaca, è fortemente malleato, mentre quello dell’H. gregaria, è 
quasi liscio. La H. Syriaca, ha la spira più alta e di forma 
più globulosa della gregarza, l’ultimo anfratto della quale è re- 
lativamente molto più depresso. Finalmente 1’ /{. Syr%aca, in 
prossimità della regione ombelicale è convessa, mentre I'M. gre- 
garia, è alquanto concava, presenta cioè una depressione sen- 
sibile. 

In Calabria oltre al tipo che benissimo si adatta alle citate 
figure di Rossmissler e di Benoit, trovasi pure una forma 4/07, 
quella appunto che io credevo prima riferirsi alla Syrzaca, che 
è rappresentata dalla fig. 568 dell’ Iconografia; questa forma mi- 
sura diam. mag. 12 ?/,, min. 11, alt. 7 mill. ed è stata raccolta 
a Palizzi, Monasterace e Monte Stella *. 

Ho preferito di accettare per questa specie il nome di I. gre- 
garia, Ziegler, come lo ha fatto Benoit e dopo di lui Pfeiffer, 
invece di quello di onyehina, adottato da Bourguignat, Maluco!. 
Algérie II, pag. 547, nel parlare della Fauna della Sicilia per- 
chè Rossmàssler sotto quest’ultima denominazione confondeva 
due specie, la Syreaca, e la gregaria; e per conseguenza V’im- 
piego di questo nome potrebbe dar luogo a malintesi o ad in- 
certezze. Del resto questa forma è generalmente conosciuta dai 
malacologhi come H. gregaria, anche da quelli che la ritengono 
come una varietà dell’ I. Syriaca. 

Secondo il cav. Benoit, loc. cit. PH. gregaria, sarebbe sino- 
nimo dell’ H. Olivieri, di diversi autori siciliani, ma non del- 
PH. Olivieri, Férussac, nè dell’ Olivieri, Michaud, l’ultima delle 
quali è VH. carthusiana, Miiller (1). 


(1) PFEIFFER, Mon. Helic. vivent. I, pag. 471 (Index). 


DELLA CALABRIA 71 


37. Heuix OnrvinrI, Férussac. 
tav. 1. fig. 0.07. 


HeLix OLIvierI, Férussac, (Helicella) Prodr. n. 255 (1821). 
— — . Rosmdissler, Icon. VI, pag. 37, tav. 27. fig. 365. 
(1837). 
— — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. I, p. 150, n. 339. (1848). 


Abita (Pizzo assai abbondante)! . * . - Monteleone *. - Briatico *. 
- Soriano *. - Nicotera! - Bagnara! - Palmi!*. - Oppido-Vecchio* 
- Mileto! - Piano di Melìa!* - Palizzi! *. 

Di questa specie sono stati raccolti individui di Var. major, 
che sono assai solidi e ben coloriti, i quali misurano dai 19 ali 
20 mill. di più gran diametro, (fig. 6), ed altri molto minori 
che ne hanno solo dagli 11 ai 13. 

Due sono le varietà più interessanti che sono state rinvenute; 
la prima l'ho denominata Var. pallida, si trova tanto di gran- 
dezza tipica quanto delle due sopraccennate dimensioni; è di co- 
lore corneo roseo pallidissimo, nel mezzo dell’ultimo anfratto vi 
sì scorge a mala pena una stretta zona lattea, mentre all’incontro 
sul giri superiori si distingue più sensibilmente marcata una stri- 
scia rossiccia più scura che risale fino al vertice della spira; que- 
sta varietà è di Oppido Vecchio e di Palizzi. 

Anche un’altra piccola varietà affatto unicolore, cornea, senza 
fascia nè bianca, nè rossiccia è stata rinvenuta presso Palizzi. 

Ma la seconda fra quelle che ho denominate particolarmente in- 
teressanti, è una piccolissima forma, che offre in miniatura tutti 
i caratteri del tipo; l'ho distinta nella mia collezione come Var. 
nana. La sua apertura, l’ingrossamento del bordo columellare, la 
forma della spira, il guscio assai fortemente striato, il colore e le 
fascie scure e bianche alternate non lascian verun dubbio sulla sua 
riunione specifica. 


72 FAUNA MALACOLOGICA 


Misura diam. maj. 7-8, minor 6-7, alt. 5-6 (fig. 7). Non ne ven- 
nero raccolti che pochi individui nei dintorni di Monteleone. 

Il capitano Adami (Catal. pag. 8), parla di una Var. minor ru- 
fescens, che riporta alla H. dicineta, Benoit, che non è altro che 
una varietà della Olivier:, come egli stesso l’accenna, e come tutti 
gli autori lo concordano. 

Io ben conosco questa Var. bicineta, di cui ho numerosi esem- 
plari raccolti in Sicilia presso Siracusa, ma nessuno dei numerosi 
individui che furono trovati in Calabria possono venir riferiti a 
questa varietà. La H. dicimceta, Benoit, si distingue dalla vera Olt- 
vieri, appunto per il suo colore higiognolo giallastro che la fa ras- 
somigliare un poco alla mia Var. pallida. Non so dunque com- 
prendere come la sinonimia della varietà siciliana possa venire 
appunto applicata ad una Var. minor rufescens. 

Del resto la dicincta, Benoit, differisce sempre da tutte le di- 
verse varietà che ho vedute di Calabria, per guscio più solido, 
labbro più regolarmente ovale, apertura più piccola e più traversa; 
l’ultimo anfratto inferiormente meno rigonfio, maggior depres- 
sione della regione ombilicale. 


38. HeLix cartHUSIANA, Muller. 


HeLix CARTHUSIANA, Mer, Verm. Terr. et Fluv. Hist. IL, 
= -- pag. 15, n. 214 (1774). 
— CARTHUSIANELLA, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 86 (1801). 
—_ —- Rossmiissler, Icon. Ve VI, pag. 37, tav. 27, 
fig. 366 (1837). 
2 — Adami, Cat. Moll. Catanzaro, pag. 9, n. 18 
(1873), 


Il capitano Adami dice questa specie esser frequente sul monte 
di Tiriolo ed a Belcastro. 


DELLA CALABRIA 73 


Nelle altre località visitate dalla commissione scientifica del 
1877 non ne venne raccolta nemmeno una spoglia! 


CampyLaa, Beck. 


39. HeLIix pLAanosPIRA, Lamarck. 
Osservazioni diverse e distribuzione geografica (1). 


Se v'è una specie che nel campo scientifico possa portare il 
vanto d’esser stata interpetrata e discussa nel modo più dispa- 
rato e contradittorio credo di non andar errata affermando che 
tale appunto è I’ I. planospira. 

Comincio dal dichiarare, per sentimento di giustizia, che la 
frase descrittiva di Lamarek (2), assai concisa, è anche poco ca- 
ratteristica, trattandosi di specie che divide con parecchie altre 
dei medesimo gruppo, e più o meno affini, i distintivi che po- 
trebbero servire a farla meglio riconoscere. Aggiungo che P’ha- 
bitat assegnatole dal summenzionato autore è pure poco espli- 
cito; perchè in Italia vi alligna tutta una serie di forme 
appartenenti a questo medesimo gruppo, sia come varietà della 
H. planospira, la quale cambia all’ infinito a seconda delle lo- 
calità ove ha eletto la sua dimora, sia di specie distinte da essa. 

Finalmente non temo di affermare con franchezza, perchè è 
pur troppo vero che i naturalisti di ogni paese, i quali sì sono 
occupati di questa bella specie, hanno tutti posto mano a con- 


(1) Questo articolo venne scritto così nell’ ottobre 1877. Le note che lo 
accompagnano sono state aggiunte nel marzo 1879. 

(2) H. testa orbiculato-depressa ; subtus convera, umbilicata, glabra, corneo- 
lutescente ; spira plana ; ultimo anfractu fascia albida rufo-marginato cincto; 
labro margine reflexo, albo. 

Gualtatest; tea, 0. 

Habite en Italie. M. Menard. Mon cabinet. Diam. environ 10 lig. 

Hist. Nat. des Anim. sans vert. Vol. VI, pag. 78, n. 48 (1822). Ed. II, 
Vol, VIII, pag. 48, n. 48 (1838). 


74 FAUNA MALACOLOGICA 


fonderne la sinonimia nel senso più completo e più largo che 
si può concedere a questa espressione. 

Io non rifarò la storia di questa imbrogliata specie. Ci vor- 
rebbe un volume intero di appunti e di note, e credo che non 
basterebbe a rischiarare nè punto nè poco la questione, anzi mi 
allontanerebbe troppo dal quadro che mi sono tracciato. I mala- 
cologhi che possono per loro studio avere interesse ad effettuare 
simili ricerche consulteranno utilmente 1’ articolo che intorno @ 
questa specie ha scritto nella sua opera l’ab. Giuseppe Stabile (1) 
ove ne parla lungamente chiamandola H. wmbilicaris, Brumati, 
perchè appunto non è riuscito a sciogliere questo problema, come 
chiaramente apparisce dalla nota che a pag. 57 incomincia colla 
frase seguente: « Qw'est-ce que 1 H. planospira, Lamarek? Voilà 
« une question agitée depuis long temps parmi les naturalistes! » 

E consulteranno pure con miglior risultato pratico, le osser- 
vazioni profondamente logiche, le quali sono le sole esatte, del 
Von Martens (in Jahrbiicher der Deutschen Malakozoologischen 
Gesellschaft, pag. 190, 1877), ove nel fare l’analisi bibliogra- 
fica della continuazione dell’Iconografia del Rossmissler, di cui 
si occupa il dott. Kobelt, parla a lungo dell’. planospira, e 
osserva che mentre Kobelt suppone che qual tipo di questa spe- 
cie debba considerarsi la forma del Nord-Est dell’Italia, egli 
crede invece che seguendo le indicazioni date da Férussac (n. 165 
del Prodrome) si dovrebbe concludere che Lamarek ricevè la 
specie da Mènard de la Groye; (ciò che lo stesso Lamarck con- 
ferma) il quale avendola raccolta a Rimini, Ravenna, Napoli 
e negli Appennini, deve per conseguenza esser la forma del- 
l’Italia centrale. Egli aggiunge pure che il prof. A. Mousson 
gli scrive di aver bene esaminato il tipo di Lamarek e che dal- 
l'insieme dei caratteri che esso presenta, crede debba provenire 
dagli Appennini toscani. 





(1) Mollusques terrestres vivant du Piemont, pag. 55, n. 28 (1864). 


DELLA CALABRIA 75 


Invece di spender tanta carta, tanto inchiostro e soprattutto 
tanto tempo a discutere quale sia e che cosa sia LI. planospira, 
Lamarck, mi sembra che vi fosse un mezzo molto più semplice 
per decidere definitivamente tal questione. 

Questo mezzo io l’ ho adottato. Nell’estate (1877) al mio ri- 
torno da Parigi sono andata appositamente a Ginevra e mi ci 
sono fermata da mattina a sera; ho impiegata quasi tutta la mia 
giornata a visitare quel Museo, ed ho, in grazia della squisita 
gentilezza del dott. Brot che ne è il conservatore, potuto esa- 
minare a mio bell’agio il tipo di Lamarek che fa parte della 
collezione particolare che apparteneva a questo autore. 

Prima di recarmi a Ginevra mi ero fatta mandare da casa 
mia diversi esemplari di Y. planospira, di differenti località, e 
con questi in mano, il mio paragone doveva necessariamente riu- 
scir facile e decisivo, tanto più che il dott. Brot spinse la sua 
compiacenza sino a far staccare dalla sua tavoletta questo tipo ; 
del che gliene sono gratissima. 

Sono dunque in grado di dichiarare che il tipo di Lamarck 
corrisponde esattamente agli esemplari di H. planospira, che si 
rinvengono nei contorni di Firenze. Esso è identico ad indivi- 
duì che avevo meco provenienti dal Valdarno superiore e pre- 
cisamente da Sammezzano, comune di Reggello. Si allontana in- 
vece alquanto da quelli della provineia di Lucca, che avevo pur 
meco, perchè questi generalmente hanno la spira un poco più 
alta, sono assai più grandi, hanno Vl ombelico un poco più largo, 
ed il guscio più sottile e trasparente; bensì anche questi fanno 
parte di un medesimo tipo. Devo anzi notare che nella stessa 
località summenzionata di Sammezzano, trovansi promiscui in- 
dividui a spira un poco più alta, a dimensioni maggiori e a gu- 
scio più sottile. 

L'H. planospira tipo, da appunti presi al Museo di Ginevra, 
ha 5 '/ giri di spira, i primi de’ quali esaminati con buona lente 
lasciano scorgere 1 segni dei piccoli pori ove nei giovani indi- 


76 FAUNA MALACOLOGICA 


vidui sono inclusi i peli o le setole che come ognuno sa, esi- 
stono in questa specie almeno nella prima età. La spira è piana 
assai, ciò che non toglie che nella mia collezione io abbia esem- 
plari della stessa località, cioè di Sammezzano, i quali 1’ hanno 
più piana ancora. Il colore della conchiglia è corneo-verdastro, 
piuttosto che corneo-l/ufescente, come lo indica Lamarck. L'om- 
belico è piccolo e lascia vedere nel suo interno una stretta por- 
zione della larghezza del penultimo anfratto. La fascia chiara in 
mezzo a due più scure è identica per colore e posizione a quella 
dei nostri esemplari toscani. L'apertura è lunare assai, ovata, 
a margine columellare reflesso come sempre. 

Tanto superiormente quanto inferiormente questo tipo è or- 
nato dei raggi pallidi, ossia delle sezioni di accrescimento che io 
considero come un carattere di questa specie; sebbene non tutti gli 
individui ne sieno assolutamente provvisti perchè alcuni, raramente 
è vero, ne sono affatto privi. Finalmente l’ esemplare del Musco 
di Ginevra misura diam. maj. 24, min. 22, alt. 10 7, mill. 

Riassumendomi dirò dunque in primo luogo che 1’ H. plano- 
spira tipo, risponde alla forma chiamata da Kobelt in Rossmàs- 
sler, Var. Etrusca (fig. 1059) colla sola differenza che questa 
la rappresenta ingrandita, ossia quale potrebbesi definire come 
Var. major; e di queste dimensioni sono realmente gli individui 
di alcune località della provincia di Lucca. In secondo luogo che 
la Var. italica, Stabile, loc. cit. pag. 62, la quale è benissimo 
rappresentata in Férussac (Hist. tav. 68, fig. 10, D. c.) cioè 
destra e sinistra (quella del mezzo esclusa) e la fig. 1057 di 
Kobelt (figura non abbastanza esatta perchè non pone assai in 
rilievo la forma allungata e direi ammoniforme dell’ ultimo an- 
fratto vicino all’ apertura, che è propria delle varietà dell’ alta 
Italia e della Val Sugana principalmente) dovrà per ragioni di 
logica cambiar nome, ed io propongo quello di Var. Stabiei, in 
onore del nostro scienziato italiano che sì è occupato sì parti- 
colarmente dello studio di questa specie. 


DELLA CALABRIA Ta 


Sarebbe invero troppo ridicolo chiamare una varietà di questa 
specie così eminentemente italiana col distintivo di Var. Italica. 
Il dott. Kobelt ha dovuto probabilmente fare questa stessa ri- 
flessione e perciò chiamarla Var. umbilicaris, Brumati. Non so 
davvero con quanta ragione, nè perchè questo nome debbasi ri- 
ferire a tal varietà piuttostochè ad altra. Infatti Brumati (1) non 
fa la specie sua, ma la chiama di Olivi (2) e questi dice la sua 
H. umbilicaris delle colline calcaree e vulcaniche del Vicentino, 
e cita per rappresentarla una figura di Gualtieri la quale non ha 
la benchè minima analogia con la specie in discorso. Ma qua- 
lora nondimeno si volesse accettare questo nome di umbdil2car:s, 
bisognerebbe in tal caso prender la forma del Vicentino come 
tipo, chiamare la specie H. umbilicaris, Olivi, e porre quello di 
planospira, Lamarck, come sinonimo, ovvero per esser più esatti, 
bisognerebbe impiegare quest'ultimo nome per designare la va- 
rietà dell’Italia centrale, essendo il nome di Olivi anteriore @ 
quello di Lamarek. Invece, se si volesse lasciare in disparte, come 
si fa realmente da tutti, 11 nome di Olivi, non si potrebbe nem- 
meno accettare quello di Brumati per indicare una varietà locale 
o una forma; in primo luogo per non generar confusioni, in se- 
condo perchè Brumati impiega questo nome non per la forma 
del Vicentino, la quale corrisponde alla Var. Italica, Stabile, ma 
sibbene per designare una forma del Friuli Veneto come esso si 
spiega, la quale per conseguenza si adatta invece alla Var. I/lyrica. 

Stabile chiamava UH. planospira, Lamarek, col nome di HH. 
umbilicaris Brumati; ciò è positivo, e distingueva una forma par- 
ticolare, di una località definita coll’ appellativo di mutazione o 
varietà /talica, che indicava provvista di una spira particolarmente 
piana, e abitare il Veronese il Vicentino, il Bellunese ecc., ecc. Per 
conseguenza il dott. Kobelt chiamando Var. umbilicaris, Bru- 


(1) Catalogo sistem. conch. Monfalcone, pag. 28, n. 24 (1838). 
(2) Zoologia Adriatica, pag. 177 (1792). 


78 FAUNA MALACOLOGICA 


la Var. f Italica, Stabile, adottando cioè per essa un nome che non 
gli si può in verun modo riferire perchè non corrisponde alle vedute 
nè dell’ uno nè dell’ altro dei due autori (il primo de’ quali inten- 
deva designare col nome di /. umbilicaris, una specie del Friuli 
Veneto, ed il secondo con quello di Var. Italica, una forma del 
Veronese ece.), gli ha assegnato una distribuzione inesatta, e gli 
ha dato una designazione arbitraria. Perciò io credo di non doverla 
accettare e propongo di chiamare questa forma Var. Stabilei. 

Ora che ho parlato della forma tipica dell’H. planospira (1), 
voglio trattarne in generale per scender poi ai particolari che si 
riferiscono ad alcune varietà della medesima. 

Quando si ha una numerosa serie di questa specie, di diverse 
località, in molteplici esemplari, è certo che riesce malagevole 
separarne i singoli individui anche in semplici varietà. Kobelt 
lo dichiara francamente (Jalrbiicher 1875, pag. 203 ‘e seg.) ove 
enumera appunto le diverse varietà della specie che dice im- 
possibile, a parer suo, di poter specificamente separare, e nella 
quale comprende individui provenienti dalla Croazia fino a quelli 
che vivono in Toscana e negli Appennini romani. 

Io partendo da un punto diverso dal suo, prendendo cioè con 
Lamarck per tipo della specie la forma della Toscana, trovo nella 
specie medesima due diverse correnti opposte; o se si vuol me- 
glio, dal punto centrale ove vive il tipo, trovo due diramazioni 
che vanno in senso opposto. 

Risalendo verso il settentrione osservo che l’H. planospira, 
piglia una forma più grande, allarga o rigonfia il suo ultimo 
anfratto, secondo le diverse località diviene più traslucida, più 
trasparente, e aleune volte anzi diviene ialima più o meno 
scura; il suo ombelico acquista maggiori dimensioni, non vi si 
scorgono più nè peli nè setole e nemmeno i segni dei fori che 
li contenevano nei primi stadii della vita del mollusco. 





(1) Questa forma, con alcune delle sue principali modificazioni, è rappre- 
sentata a tav. II, e a tav. V, fig. 5, del presente lavoro. 


DELLA CALABRIA 79 


Scendendo invece dalla Toscana verso il mezzogiorno osservo 
con facilità che H. planospira, poco a poco abbandona la sua 
forma tipica, si cuopre spesso di peli, alcune volte caduchi, altre 
più o meno fitti, indifferentemente lunghi o corti disposti in un 
modo o nell’ altro, il suo guscio diviene più scuro, più grosso- 
lano, più rugoso, più solido; la spira sì eleva, i giri sono più 
convessi, il peristoma passa dal bianco latte al corneo o al gial- 
lastro; alcune volte perfino in prossimità dell'inserzione del lab- 
bro e sul peristoma stesso si formano delle macchie marrone- 
violacee. A causa dei giri più convessi, la forma dell’ apertura 
si modifica naturalmente o cambia assolutamente di forma. 

Dimodochè quando io paragono un esemplare di H. plano- 
spira, di Toscana con un individuo dell'Aspromonte in Calabria, 
sono necessariamente indotta dai caratteri decisamente diversi di 
queste due forme, a dichiarare non solo che appartengono a spe- 
cie autonome, ma ancora che fra 1’ una e l’altra si potrebbe fa- 
cilmente collocare più di un’ altra specie da queste due perfet- 
tamente distinta. 

Mi accade perciò quel che può e deve accadere a qualunque 
malacologo che abbia in mano individui isolati di H. planospira, 
tipica, ed altri delle varietà //yrice, o Padana, Stabile. 

Per conseguenza dovendo ora studiare a fondo le forme del- 
l Italia meridionale come Stabile e Kobelt 1° hanno fatto per 
quella settentrionale, mi converrebbe o proporre una numerosa 
serie di nomi specifici per designare le principali modificazioni 
di forma che la specie subisce nelle sue varie stazioni (la qual 
cosa a parer mio, non si può coscienziosamente intraprendere, 
perchè queste modificazioni passano impercettibilmente dall’una 
all’ altra, e per infiniti piccolissimi cambiamenti sì svolge e si 
sviluppa una catena composta di una quantità di anelli tutti fra 
loro collegati) ovvero prender la decisione di riunire in una sola 
denominazione specifica tutte queste diverse forme, che si consi- 
deravano fin qui più o meno appartenenti al gruppo dell’ H. pla- 


sO FAUNA MALACOLOGICA 


nospira; assegnando loro un nome distintivo, ma di semplici 
varietà, e riconoscendo con questo che tutte discendono e sì col- 
legano in un tipo identico. 

Questo è il partito che adotto e sebbene io lo riconosca an- 
cora imperfetto (perchè ogni qual volta sì conosceranno nuove 
stazioni intermedie fra località oggi note converrà aggiungere 
nuovi nomi o cancellarne alcuni antichi) nondimeno è il solo 
che mi sembra basato sopra un esame accurato e minuzioso dei 
diversi tipi locali, come quello che essendo logico e razionale sì 
avvicina più al vero. E se oso esprimermi in tal modo lo faccio 
in grazia di oltre 300 esemplari, che ho attualmente nella mia 
collezione, provenienti da 26 diverse località dell’ Italia cen- 
trale e meridionale e che sono il resultato di una scelta fatta 
su qualche migliaio d’ individui, delle medesime località, che ho 
potuto confrontare e studiare. 

Ciò stabilito incomincio dal proporre per 1’ H. planospira, 
tre grandi divisioni che chiamerò regionali: La prima sarà la 
centrale e comprenderà gli esemplari tipici e le forme che a que- 
sti più si avvicinano e che si trovano in Toscana, nel Lmechese, 
nel Romano, nell’ Umbria ece., ecc. Noterò solo per memoria che 
gl’ individui del Romano e dell’ Umbria hanno in generale i 
fori dei peli non solo più marcati, ma anche più continuati su 
quasi tutto il guscio; questo stesso carattere l’ ho però osservato 
pure sopra individui di una località dei contorni di Firenze de- 
nominata Castellonchio (1). 

La seconda sarà la settentrionale ed abbraccerà le varietà del 
Piemonte, Lombardia, Veneto, Istria, ecc. ecc. 

La terza infine sarà la meridionale e ne faranno parte gli 
esemplari raccolti nella parte continentale dell’ antico regno di 


(1) Ultimamente Caroti ha raccolto a Fiesole sotto le pietre nell’anfitea- 
tro romano diverse H. planospira; fra queste ve ne sono alcune il cui gu- 
scio è tutto coperto anche inferiormente di fori, e due di esse sebbene adulte 
e complete, sono cosperse di peli lunghi, irti, assai fitti e sottili. 


DELLA CALABRIA SI 


Napoli e nel Piceno, che, quantunque sia fuori dell’ Abruzzo e 
faccia parte dell’ Italia centrale, non è però separato dalla me- 
ridionale che dal fiume Tronto e in parte da montagne, alcune 
delle quali rientrano nel Romano ed altre segnano il limite più 
settentrionale dell’Abruzzo medesimo, sicchè per conseguenza uno 
dei loro versanti fa parte del Piceno. 

Nulla di particolare ho da aggiungere per le due prime di- 
visioni oltre quello che ne hanno scritto i due summenzionati 
autori e quel che io ne ho qui detto. Invece resta moltissimo a 
discutere intorno alla terza, la quale presenta forme più diverse, 
ed è stata sin qui meno studiata, e della quale io possiedo mate- 
riale di confronto più numeroso, raccolto in molte località tra 
loro relativamente distanti, tutte di provenienza sicura ed esatta. 

Vi sono qui due forme molto decise. L'una rientra nella di- 
ramazione, dirò normale, dell’H. planospira, come all’ ingrosso 
ne ho abbozzati i caratteri nel parlare delle forme meridionali; 
l’altra sembra invece staccarsi direttamente dal punto di partenza, 
cioè dal tipo, e formare un ramo collaterale, se così posso espri- 
mermi, e prendere un carattere più delicato, più gracile, più pic- 
colo; la quale partecipa bensì del tipo comune, voglio ripeterlo 
a scanso di equivoci, ma però se ne allontana più delle altre. 

Di questo secondo ramo fanno parte le sole varietà Neapo- 
litana, e Cassinensis, le quali sono più o meno pelose, cioè al- 
cune lo sono del tutto, altre in parte ed altre finalmente non lo 
sono affatto. 

To non so se molti approveranno ed accetteranno quanto ho 
esposto sin qui. Sono anzi persuasa che gran parte degli odierni 
malacologhi mi saranno contrarii. Ciò non toglie che io possa 
e voglia operare diversamente dal mio modo di vedere e di 
comprendere. Ciò non toglie nemmeno che fin d’ ora io mi di- 
chiari pronta e disposta a ricredermi dalla mia opinione e a mo- 
dificare il mio giudizio, se un malacologo disponendo del mate- 
riale della mia collezione, arriverà a dividere ed a descrivere 


82 FAUNA MALACOLOGICA 


coscienziosamente e logicamente le mie CamnpyLraA dell’Italia 
meridionale; a dividerle, voglio dire senza eliminarne nemmeno 
un individuo, cioè tenendo conto dei numerosi passaggi e delle 
gradazioni di forma che ho delle diverse località ove gli esem- 
plari furono raccolti. 

È incontrastabile che uno dei principali meriti del naturalista 
consiste nel saper scorgere, afferrare, intendere a colpo d’ occhio 
i caratteri distintivi di una specie, di saperli limitare, di sa- 
perli esprimere. 

Credo però che per la scienza e per quelli che se ne occupano, 
non sia meno utile il saper riunire ogni volta che questi carat- 
teri sono solamente locali o transitorii, quando cioè dopo mille 
evoluzioni, passaggi e modificazioni vengono a riavvicinarsi, anzi 
a riunirsi in un tipo principale ed unico. 

Mi trovo qui impegnata a ripetere una frase dell’ illustre ma- 
lacologo signor Morelet che serive (1): « La nature sans doute 
« est presque inépuisable, et ce n’est pas nous qui lui fixerons 
« des limites, cependant elle doit en avoir. » 

Per conto mio dunque preferisco dichiarar francamente che di 
tutte le CampyLra dell’Italia meridionale appartenenti al gruppo 
dell’ FL. planospira, non so fare che una lunga serie di varietà 
di questa specie. Coloro che non vorranno per tali accettarle po- 
tranno facilmente separarle come specie distinte, tanto più che 
a queste diverse varietà do un nome locale che può egualmente 
servire per designare una specie come per segnalare una varietà. 

Sono persuasa, e lo dichiaro senza reticenze, che a chiunque non 
possa disporre di un ricchissimo materiale la mia opinione sem- 
brerà una follia, un’ utopia. Ma sono altresì convinta che quando 
le nostre specie saranno più diffuse, le diverse località meglio 
esplorate, le collezioni italiane più numerose e più conosciute, e 
che altri sì saranno dati la pena di riunirle, di studiarle accu- 


(1) Journ. Conchyl. 1877, pag. 249. 


DELLA CALABRIA 83 


ratamente, la mia idea apparrà più giusta, più ragionata, più 
conforme al vero. La difficoltà e 1° impossibilità di separarle spe- 
cificamente, si farà allora più palese e più positiva, e il mio si- 
stema non potrà certamente non esser seguito ed approvato. 

Osservo intanto in appoggio alla mia opinione che il dott. Ti- 
beri (1) indica | H. planospira, Lamarck, come esistente nei 
colli di Camaldoli presso Napoli, nei monti di Cava e sin sul 
monte S. Angelo a Castellamare. 

L’ opinione del dott. Kobelt (2) che suppone non esser pro- 
babile che questa specie si estenda al di là dell’ antico Stato ro- 
mano e che gli esemplari della provincia di Napoli debbano 
esser riferiti alla sezzpa, glabra o depilata, è per conseguenza 
in parte erronea, perchè appunto nei contorni di Napoli, Poz- 
zuoli, Castellamare e Capri si rinviene anche una varietà che ha 
col tipo Lamarckiano ia più stretta analogia di forma e che si 
allontana perciò dalle varietà di quella che si distingueva sin 
qui col nome di H. setulosa, o H. setipila. 

Le mie proprie ricerche nei contorni di Napoli confermano pie- 
namente quanto ha seritto in proposito il dott. Tiberi; ripeto 


x 


dunque che è impossibile specificamente dividere queste forme, 


LI 


e che anzi è necessario aver bene in mente che nelle sopraccen- 
nate località sì trovano unite e mescolate tanto la forma che si 
unisce direttamente all’ H. planospira, tipo, quanto quella che 
ha più intimi rapporti con la Var. depilata, Orsini (8). 


(1) Bullet. Malacol. italiano, 1869, pag. 113. 

(2) Jahrbiicher der D. Malakozool. Gesellschaft. 1875, pag. 202. 

(3) Il dott. Tiberi in un recente opuscolo che ha pubblicato (Quelques 
Moll. Terr. Napolitains ou nouv. cu peu conn. Exrtrait des Annal. de la Soc. 
Malacol. de Belgique. XIII, 1878) e che ha avuto la gentilezza d’ inviarmi, 
del che gli offro i mie sentiti ringraziamenti, descrive a pag. 11 la H. pu- 
bescens, accompagnandola da un’ illustrazione. 

Egli impiega per questa Helix la frase seguente: « Granulalo pruinosa, 
« PILIS BREVIBUS SPARSIS PLERUMQUE DECIDUIS, presertim ad suturas, conspersa » 
la qual descrizione benissimo si adatta a quattro individui che con egual 
nome mi diede a Portici nell’aprile 1877, in cambio di altre specie, due dei 


84 FAUNA MALACOLOGICA 


Tutti questi paragoni, tutti questi dati positivi, indiscutibili, 
hanno avuto per risultato la divisione e la distinzione delle se- 
guenti varietà. 


A. Linea diretta discendente. 


1. Var. pubescens, Tder:. 
tav. III, fig. 1-2. 


HeLix PuBEScENS, 7beri, (in sched). 


Guardiagrele, Abruzzo Citeriore, Monte de’ Fiori, Abruzzo Ul- 
tra I (Tiberi). Caramanico (dott. Cavanna). 

Questa forma serve di primo passaggio dalla ZH. planospira, 
più o meno tipica degli Appennini romani e dell'Umbria verso 
quelle più rigonfie delle successive varietà. 


quali provenienti da Guardiagrele, Abruzzo Citeriore, gli altri due del monte 
de’ Fiori in Abruzzo Ultra I. Tali esemplari che sono privi di peli, ma che 
più o meno hanno su tutta la parte superiore dei loro anfratti numerose 
traccie dei pori destinati a contenerli, si avvicinano non solo per questo ca- 
rattere, ma soprattutto per la forma generale all’H. planospira, dell’ Italia 
centrale, cioè ad aleune sotto varietà o modificazioni locali del tipo; perciò 
me ne sono servita come primo anello di congiunzione tra le forme tipiche 
o pressochè tipiche e le altre varietà più meridionali. Ho inoltre diversi 
altri esemplari di Caramanico, Abruzzo Citeriore, raccolti dal dott. G. Ca- 
vanna nell'estate 1878, ma questi sono forniti di peli lunghi, irti, grossi e 
assai fitti. 

Tra gli altri sinonimi, il dott. Tiberi unisce pure alla sua HELIx quello 
dell’ 77. setipila (non Ziegler) Var. depilata, Orsini (in litteris). Se egli crede 
all’ assoluta identità di queste due forme, ha avuto torto, mi sembra, di cam- 
biare questo nome con un nuovo, giacchè la denominazione di Orsini seb- 
bene non regolarmente pubblicata, è ormai sanzionata dall’ uso. E quando 
poi si dovesse cambiare, esiste già altro nome anteriore a questo del 1878 
del dott. Tiberi, impostole nel 1876 dal dott. Kobelt (fossmdss. Icon., p. 29, 
tav. 104, fig. 1060) di Var. calva. Dimodochè il nuovo nome dovrebbe pas- 
sare in sinonimia. 

Ma il dott. Tiberi s'inganna assai in proposito. La Var. depilata, Orsini, 
è una forma ben diversa dalla sua, come lo prova il paragone della figura 


DELLA CALABRIA 85 


2. Var. Casertana, Paulucci. 


tav. IIIJ fig. 3. 


Caserta vecchia, rovine dell’ antico castello in cima al monte 
sotto le grosse pietre sparse nel prato (Paulucci, Caroti). 

Guscio sparso di rari peli, di color scuro assai; peristoma ri- 
piegato all’ infuori piuttosto grosso, bianco latte, ovvero gialla- 
stro, macchiato di violaceo soprattutto al punto d’ inserzione; ul- 
timo giro assai rigonfio inferiormente. Diam. maj. 23 ' -26, 
min. 20-22, alt. 13-14 mill. 

Nella mia collezione ho pure una forma molto più piccola rac- 
colta nella medesima località. 

Assieme alla Var. pubescens, serve di anello di transizione 
fra VH. planospira, tipica, e le successive forme. 





+ 
unita alla mia attuale pubblicazione. Egli nel suo già citato lavoro (tav. 1, 
fis. 3) col nome di 7. pubescens, rappresenta una forma che non è la ge- 
nuina 77. pubescens, ma un passaggio intermedio da questa alla Var. depilata. 

Infatti la 77. pubescens, stando agli esemplari che mi ha dati il dott. Ti- 
beri e che perciò considero come tipi, ha l’ apertura assai più piccola della 
Var. depilata, ed il suo labbro non risale fortemente ovato al di sopra del 
livello della sutura come ciò si osserva nella sua figura. Inoltre la spira è 
più depressa, e per tal carattere si avvicina appunto all’ IH. plamospira, di 
Toscana. Finalmente la Var. depilata, ha sull’ ultimo anfratto il guscio privo 
dei fori di cui ho sopra parlato, o se qualche raro esemplare ne ha alcuni, 
fra quelli del Piceno che geograficamente confina appunto con la patria 
dell'77. pubescens, essi sono assai più fitti, molto più obliterati che in que- 
st'ultima, la quale anche secondo la frase surriferita è cospersa di peli sparsi. 
Questa invero è una delle cause per cui mi sono indotta a riunire gl’'indi- 
vidui di Castellamare e di Cava de’ Tirreni presso Salerno, i quali sull’ ul- 
timo anfratto sono del tutto privi di pori, piuttosto alla Var. depilata, che 
alla H. pubescens. 

È solo a condizione che il dott. Tiberi consenta a limitare la sua pube- 
scens, alla forma dell'Abruzzo ed a rinunciare a quella rappresentata dalla sua 
figura, che riuscirà possibile mantenere il nome da lui imposto. Persistendo 
egli a voler considerare quella figura come l'illustrazione della sua forma 
e volendo accordarle quell’estesa distribuzione geografica indicata nella sum- 


14 


86 FAUNA MALACOLOGICA 


3. Var. depilata, Orsini (in litteris). 


tav. III, fig. 4. 


Var. caLva, Kobelt, in Rossmissler Icon., pag. 29, tav. 104, 
fig. 1060 (1876). 


Colle S. Marco presso Ascoli e Acquasanta nel Piceno (prof. Ma- 
scarini e ing. Valentini); Abruzzo Ultra I. (cavaliere I. Blanc); 
Monti di Cava presso Salerno; Castellamare sulle alture, attac- 
cata ai muri fra le ortiche (Paulucci, Caroti). 

Avrei dovuto forse proporre un altro nome per designare que- 
sta varietà, perchè se esso esprimeva un carattere distintivo, 
giusto ed esatto quando veniva considerata come varietà dell’/. 


menzionata memoria, la sua pubescens, diviene un amalgama confuso di di- 
verse forme, e siccome fra queste ha pur mescolata la Var. depilata, ne con- 
segue necessariamente che quella divien sinonimo di questa. 

Il dott. Tiberi fa pure altre confusioni di forme. A Castellamare, per esem- 
pio, oltre la Var. depilata, si rinviene pure la Var. Neapolitana, che si di- 
stingue dalla prima per aver tutta la parte inferiore dell’ ultimo anfratto 
coperta di fittissimi fori nei quali, negli esemplari ben freschi, si scorgono 
numerosissimi, sottili e corti peli che le danno un’ apparenza lanuginosa» 
il qual carattere manca assolutamente sì nella depilata, che nella pubescens. 
Inoltre la parte inferiore dell'apertura invece di esser ovata è pressochè 
piana e perciò si avvicina alla forma del labbro dell’H. planospira, tipica, 
dalla quale pur direttamente la faccio derivare. La sua spira è anche pia- 
neggiante quanto nel tipo, e la conchiglia è in generale più depressa che 
in questo, sebbene di egual diametro. Il suo guscio è più sottile e più fra- 
gile. Lo stesso è da osservarsi per la forma di Capri e di altre località dei 
dintorni di Napoli nominate dal dott. Tiberi come riferibili alla sua pube- 
scens, e che appartengono invece sia alla Var. Neapolitana, sia alla Var. 
depilata. Anzi seguendo sempre le indicazioni d’ habitat da esso nominate, 
credo ci confonda anche la Var. Casertana, e la Var. Cassinensis. 

In quanto poi alla forma rinvenuta dal capitano Adami (Catalogo pag. 9) 
e che io non ho veduta, mi sembra probabile che debbasi poter riferire, o 


DELLA CALABRIA 87 


setulosa, Briganti (setipila Ziegler) diviene ora un aggettivo privo 
affatto di senso dacchè si riunisce direttamente all’H. planospira, 
che è depilata o calva quanto questa. Nondimeno ho preferito 
non far aleun cambiamento non indispensabile, e rispettare l’an- 
teriorità indiscutibile del nome senza accordarle anzi eseluden- 
dole qualunque significato qualificativo. Tantopiù che qualora si 
dovesse fermarsi a considerazioni di tal ordine, resulterebbe egual- 
mente inesatto 1 impiego del nome di 7. planospira, applicato 
alla varietà di Calabria, la quale ha uma forma depresso-globosa 
quanto un’ I. arbustorum. 


realmente, come egli lo scrive, alla Var. setulosa, Briganti (setipila, Zie- 
gler) e Var. depilata, Orsini, ovvero alla mia Var. Calabrica, che ha con 
questa alquanto di analogia. Nel mio modo di comprender le cose, mi sem- 
bra che le confusioni ed inesattezze che ho luogo di segnalare nella re- 
cente pubblicazione del dott. Tiberi, e la stessa estensione geografica da 
lui accordata alla pubescens, astrazione fatta dalle variazioni e modificazioni 
delle forme da lui riunite con questo nome, sono una prova evidente che 
militano appunto in favore della mia opinione e dimostrano viepiù che la 
Helix planospira, è specie infinitamente variabile a seconda delle sue sta- 
zioni diverse e che riesce impossibile di specificamente separarla. Giacché 
non sarebbe logico invero, oltre che è assolutamente contrario ai fatti, di 
ammettere che la 7. pubescens, dovesse precisamente abitare senza distin- 
zione di località tutte le provincie che fanno parte dell’ antico regno di Na- 
poli continentale, senza varearne i limiti, come se al di qua vi fossero le 
colonne d'Ercole, qual confine insuperabile e qual impedimento alla propa- 
gazione e dispersione della specie. 

Non bisogna, mi pare, quando sì studia una specie esser così assoluti ed 
esclusivi, anzi è necessario paragonare i rapporti di forma della località che 
si vuole particolarmente studiare con quelli dei paesi limitrofi, essendo al- 
lora non solo possibile farsi un'idea chiara delle modificazioni che la specie 
subisce, ma ancora facile effettuare le necessarie riunioni. 


88 FAUNA MALACOLOGICA 


4. Var. setulosa, Briganti. 


tando ie: dirai». 


Heuix seruLosa, briganti, Deseriz. di due nuove Elici in Atti 

R. Accad. Scienze, Napoli, II, pag. 172 (1825). 

-— semina, Zuegler, m Rossmiss. Icon. II, pag. 2, tav. 6, 
fig. 89 (1835). 


Colle S. Marco, Ascoli Piceno (prof. Mascarini, ing. Valentini). 

Devesi al dott. Tiberi di aver tolto dall’oblio il nome imposto 
a questa forma da un nostro connazionale e di aver rivendicato 
il diritto di priorità che le si perviene. 

Devo osservare che con una serie numerosa di esemplari di 
questa varietà si può passare quasi direttamente dalle forme 
pressochè tipiche dell’ 77. planospira, fino a quelle assai più ri- 
gonfie che formano il passaggio naturale alla varietà seguente. 


5. Var. Calabrica, Paulucci. 


tav. IV, 3, 4. 


Mongiana alle falde del Monte Pecoraro, a metri 920 circa, 
fra le scaglie delle pietre ed il tritume delle foglie secche, 
Aspromonte, Regione Cavaliere, a metri 1700 circa, (dott. Cavanna, 
Caroti). 

Conchiglia traslucida assolutamente sprovvista di peli; legge- 
rissime traccie di fori sui giri embrionali ; forma depresso-glo- 
bulosa; ombelico ristretto; margine columellare ripiegato su di 
esso; apertura ovato-rotondata; ultimo anfratto molto rigonfio 
inferiormente. Diam. maj. 25-28, min. 22-23, alt. 15-17 mill. 

Ho di questa varietà esemplari più depressi, (tav. IV, fig. 3), 
alti 15 mill.; ne ho altri più globosi (tav. IV, fig. 4), che rag- 


DELLA CALABRIA s9 


giungono 18 mill. di altezza su 26 di maggior diametro. È dun- 
que la forma depressa quella che servir deve di anello di con- 
giunzione tra le varietà già menzionate e questa più di ogni 
altra meridionale. 

Non è però su di essa che ho fatta la mia descrizione, perchè 
ho preferito scegliere la forma che si rinviene più frequente, ciò 
che faccio generalmente sia che io descriva una specie o una va- 
rietà, sembrandomi miglior partito basarmi piuttosto sopra gli 
esemplari che presentano caratteri intermedii che attenermi 
agli estremi. 

Il capitano Adami (Catalogo ecc. pag. 9) dice di aver trovata 
la 7. setipila, sotto Tiriolo ed a Sorbo. La presente varietà non è 
infatti che una forma glabra molto rigonfia e molto globosa di 
quella; egli scrive di averla raccolta in una località col pelo e nel- 
l’altra senza. A_Mongiana e all’Aspromonte non è stata rinve- 
nuta che depilata; ma credo non si debba annettere nessuna se- 
tia Importanza specifica a questo variabilissimo carattere, perchè 
l’esperienza mi ha dimostrato che la medesima identica forma 
è talvolta glabra e lucente, talvolta grossolanamente rugosa, tal- 
volta coperta di fori o pori più o meno fitti, più o meno obli- 
ierati; aleune volte il suo epidermide è coperto da un leggero 
strato lanuginoso, ed altre è fornita di peli o setole lunghe o 
corte, fitte o rade, irte e ruvide o setose. 

Tutte queste sono modificazioni di un ordine assolutamente 
secondario, che il malacologo deve osservare e notare, perchè 
nulla deve sfuggire alle sue indagini, perchè tutto nei suoi eri- 
terii deve favorire i suoi mezzi di studio e perchè i molteplici ca- 
ratteri della specie o della varietà, intelligentemente esaminati, 
possono facilitare il modo di scambievolmente comprendersi nella 
discussione dell’ una o dell’ altra forma. Però io credo che non 
siano destinati ad avere nessuna influenza sul valore generale e 
persistente della forma della conchiglia, dimodochè non bisogna 
annettervi che un valore relativo. 


90 FAUNA MALACOLOGICA 


B. Linea collaterale discendente. 


1. Var. Neapolitana, LPaulucci. 


tav. V, fig. 1-3. 


Castellamare di Stabia, sui muri fra le ortiche e la borrac- 
cina; isola di Capri, lungo un muro fra Ie ortiche, sulla via che 
conduce dalla Marina grande al villaggio di Capri ; Pozzuoli, lungo 
la strada che dal paese mena alla zolfatara, presso un muro sotto 
e fra le ortiche (Caroti, Paulucci). Isola di Capri (dott. Cerio col 
nome di /. Lefeburiana, Costa, non Férussac). 

Forma tipica dell’H. p/anospira, guscio minutamente grami- 
lato, assai opaco, coperto di fori fitti e sparso di rari peli; om- 
belico assai grande, ultimo anfratto più depresso e più discendente 
presso l’ apertura; peristoma giallo marcato e macchiato di seuro. 
Diam. mag. 19-24, min. 16-20, alt. 9-12 mill. 

Ho distinto nella mia collezione una forma depressa, (tav. V, 
fig. 3) una più piccola, (tav. V, fig. 2) e una di color molto pal- 
lido, che ho chiamato lufeola, di cui ho un solo individuo, or- 
nato alla periferia della fascia comune alla specie. È privo di 
peli ma vi sì scorgono i fori. 

In questa varietà vi sono esemplari che formano una vera di- 
scendenza diretta dall’. planospira, tipica, di Toscana. Sennon- 
chè il loro guscio pubescente ed il colore opaco e scuro la rav- 
vicinano da un altro lato ad alcuni individui delle varietà de- 
pilata, Casertana, e pubescens. 

Per questo appunto ho pensato di farne una seconda categoria, 
se così posso esprimermi, perchè mentre così direttamente si col- 
lega col tipo da un lato e con le altre forme meridionali dal- 
l’altro, serba e mantiene però un carattere depresso, gracile, de- 
licato e tutto sno. 


DELLA CALABRIA 91 


2. Var. Cassinensis, Paulucci. 


tav. V, fig. 4. 


Monte Cassino nel bosco dal lato settentrionale sotto il mo- 
nastero, fra 1 grossi sassi e nei muri a secco, a metri 527, (Ca- 
roti, Paulucci). 

Forma consimile alla precedente; ultimo anfratto più arroton- 
dato e meno depresso; guscio tutto coperto di fitti peli piut- 
tosto corti; color corneo-chiaro; apertura molto arrotondata ; mar- 
gini che tendono ad avvicinarsi, il columellare assai rovesciato 
sull’ ombelico. 

Diam. maj. 19 ‘/,-24 ‘/», min. 17-19, alt. 10-11 ‘/, mill. 

Questa è la forma la più graziosa e la più distinta di tutte 
le varietà meridionali. Assieme alla Var. Neapolitana, si allon- 
tana il più dalla linea principale discendente dell’H. planospira, 
modificandone sensibilmente i caratteri normali. 

Disgraziatamente non potemmo raccoglierne che una dozzina 
di esemplari, perchè durante la nostra gita fummo perseguitati 
da una siccità desolante. 

In quanto alla presenza dell’. planospira, in Sicilia, presenza 
che è stata tanto combattuta e contestata, mi limito a dire per 
il momento che nel mio modo di vedere l 7. confusa, Benoit 
(IU. Sist. Crit. Sicil., pag. 91, tav. 4, fig. 20 e tav. 11, fig. 5, 
1857) altro non è che un’ interessante varietà locale, a guscio 
assal solido, a peristoma particolarmente ingrossato (sebbene 
non al medesimo grado in ogni individuo) la quale partecipa as- 
solutamente dei caratteri generali della Var. depilata, Orsini, 
dei dintorni di Teramo nel Piceno. 

Nel trattare delle CampiLrA italiane spero un giorno spie- 
gare con maggior dettaglio la mia opinione sulle sue affinità e 
sulle idee che mi conducono a credere non solo utile, ma piut- 
tosto necessaria questa riunione. Spero che allora potrò disporre 


92 FAUNA MALACOLOGICA 


di un materiale anche più ricco delle forme appartenenti a que- 
sta varietà e che per conseguenza il mio giudizio potrà esser 
basato su dati più positivi e più convincenti, su prove e fatti 
più indiscutibili di quello che lo sarebbe, se volessi accingermi 
a trattarne attualmente (1). 

Per sempre meglio far comprendere come io intendo e spiego 
i rapporti tra l / planospira, Lamarek, tipo, e le sue nume- 
rose varietà unisco un quadro il quale indica e dimostra le filia- 
zioni naturali della specie e 1’ andamento delle linee che chiamo 
diretta ascendente, diretta discendente e collaterale discendente. 

Unisco pure una carta geografica dell’Italia per mostrare la 
distribuzione del tipo e delle varietà nelle diverse provincie. 
Bensì in questa carta sono solo indicate le stazioni principali 
nelle quali tipo o varietà hanno eletta la loro dimora. Ciò non- 
dimeno mi pare che queste indicazioni sommarie potranno essere 
sufficenti per meglio e più chiaramente spiegare il concetto che 
già ho sviluppato nel mio studio sulle CampyLrA, di cui tanto 
il quadro del quale ho sopra parlato quanto la carta geografica 
non devono essere che il riassunto e il corollario. 





(1) Fino da ora però posso arguire che non sono la sola a considerare 
questa riunione come illogica o impossibile. Infatti il dott. Tiberi nel suo 
già citato lavoro (Quelques Mollusques terrestres Napolitains, ecc., pag. 13 
nota (1) scrive: « Voilà pourquoi nous n’avons pas eru devoir nous occuper 
« ici de cette forme esclusivement Sicilienne (MH. macrostoma, Miihlf.) pas 
« plus que d’une autre, également de Sicile et voisine de l° 7, pubescens, 
« l’H. confusa, de Benoit, QUI EN DIFFÈERE SEULEMENT PAR SA TAILLE PLUS 
« GRANDE, SON TEST PLUS SOLIDE ET INTIÈREMENT PRIVÉ DE POILS. » 

Dunque se si ammette che I H. pubescens, Tiberi, non è che una varietà 
dell’ H. planospira, il cui tipo è privo di peli e di setole, ne verrà per ne- 
cessaria conseguenza, anche stando all'opinione espressa nell’opuscolo del 
dott. Tiberi, che I° H. confusa, dovrà considerarsi come varietà dell’ 7. pla- 
nospira. 





DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA 


dell’ Helix planospira LAMARCK 









Padana 
Illvrica 
Ullepitschi 
. Euganea 
Stabilei 
Tipica 


fe @ o x 
M.Cassino 
sorCasepta 
EA= © rd 





sa 1.V. Pubescens 
882.V. Casertana 
es 3.V. Depilata 
I4.V. Setosula 
BS5.V. Calabrica 
eal.V. Neapolitana 


la 2.V. Cassinensis 


Rapporti tra l’HELIX PLANOSPIRA, Lamarck 


(forma tipica) 


E LE SUE VARIETÀ 


/ 
A: 
5. Var. Padana, Stabile. 39/1 
4. Var. Illyrica, Stabile. È / 


3. Var. Ullepitschi, Westerl. /\& / 


2. Var. Euganea, Stabile. Ò vi 


1. Var. Stabilei, Pawlucci. STA 
/ Ò' / 





Helix PLANOSPIRA, Lamarck, tipo. 





| “E 
NOLAN WENN TI È ; . 

1. Var. pubescens, Tiberi. \K\ G\ 1. Var. Neapolitana, Paulucci. 

E \ NG 
2. Var. Casertana, Paulucci. \a\ 

de 

3. Var. depilata, Orsini. È \ 

@:\ 

4. Var. setulosa, Briganti. \& 


\ 











DELLA CALABRIA 95 


XrropHILA, Held. 
40. Herix PISANA, Miller. 


HeLix PISANA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 60, n. 255 
(1774). 
— —  Chemn-Kiister, Gat. H. I, tav. 22, fig. 5-6 (1846). 


Il vero tipo di questa specie, stando alla descrizione di Mil- 
ler, non si trova in Calabria ove la specie è generalmente pal- 
lida, a peristoma sbiadito, e relativamente piccola. 

Prendo dunque per tipo locale quelli esemplari che più si 
avvicinano alla figura citata, perchè insieme alla Var. unicolor, 
s'incontrano più abbondantemente. 

Le altre varietà pure non meritano special menzione, quan- 
tunque nella mia collezione abbia distinte cinque colorazioni o 
modo di fasciature diverse. 

Questa specie incontrasi comunissima su tutta la spiaggia da 
Pizzo al fiume Angitola (Caroti), e da Pizzo a Bivona (dott. Ca- 
vanna) sulle foglie dei fichi d'India (Opuntia) e delle Euphorbia. 


41. Heuix variaBILIis, Draparnaud. 


Henix variaginis, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 73 (1801). 
— wreata, Montagu, (1803). 
— ELEGANS, Brown, (1817). 
— VARIABILIS, Lossméssler, Icon. VI, pag. 31, tav. 20, fig. 356. 


Abita i contorni di Monteleone e presso le mura del Ca- 
stello*. - Il Monte Consolino*. - Presso Mileto! - Ruderi di 
Rocca Angitola! sulle piante erbacee. 

Il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 11, n. 27 la dice 
ovunque comune. 


96 FAUNA MALACOLOGICA 


Faccio osservare che gli esemplari di Calabria che mi sono 
passati fra mano, sono tutti piccoli o di grandezza media, e che 
non ne ho veduti punti che si accostino per dimensioni alle forme 
gigantesche della Sicilia e di alcune località dell’Italia centrale. 

Per colore sono tutti tipici; hanno cioè una linea o striscia 
che percorre superiormente tutti gli anfratti presso la sutura, 
mentre l’ ultimo giro è ornato, nella parte inferiore, di diverse 
linee interrotte e punteggiate. 

Mi sembra probabile che tutte le forme di Calabria dovreh- 
bero riferirsi, secondo Bourguignat (Malacologie, Aleérie. Vol I, 
pag. 221, tav. 23, fig. 12-25) all’H. Zauta, Lowe. 

È positivo che diverse di quelle figure si adattano benissimo 
agl’ individui in discorso. Ma confesso la mia ignoranza, non so 
comprendere, benchè vi abbia sopra studiato parecchio tempo, 
quali sono i caratteri assoluti, stabili, che permettono di separare 
con certezza VI varzabilis, dall’H. lauta. Ho delle forme alte, 
ne ho delle quasi depresse; queste benissimo combinano in ogni 
riguardo con le fig. 17-19 dell’opera sunnominata; ne ho con 
ombilico relativamente allargato, come quello di dette figure; 
altre invece sono provviste di uno piccolissimo. 

Il carattere che a me sembra più spiccante è che l H. lauta, 
ha una scultura più sottile e più fine dell’. varzabilis, che l’ha 
più grossolana ed è forse meno luccicante e più opaca. Questo 
lieve carattere però è l’ estrema variabilità che tutti i natura- 
listi concordano all’H. variabilis, mi rendono guardinga ad ac- 
cettare come specie distinta 1/7. lauta, che, a parer mio, non do- 
vrebbesi considerare che come varietà della H. varsabilis. 

Con ciò adunque vorrei seguire l’ esempio di Moquin-Tandon 
(Hist. Naturel. Moll. France, II, pag. 263), il quale della sub- 
maritima, Des Moulins (che secondo Bourguignat, loc. cit., è sino- 
nimo della /auta) fa una varietà, e nulla più, della H. variabilis. 


DELLA CALABRIA 97 


42. HeLix RuFOLABRIS, Benott, 


Helix ruroLABRIS, Benott, (Ap. Pfeiffer, Malakozool. Blatter, 
1856, pag. 184, n. 4). ” 

— VARIABILIS, Var. albescens, Benoit, IN. Sist. Sic. pag. 126. 

— RUFOLABRIS, Bourguignat, Malacol. Algérie, I, pag. 210» 
tav. 24, fig. 11-16 (1864). 

— — Kobelt, Cont. Rossmis. Icon. V, pag. 106, 
tav. 146, fig. 1458 (1877). 

— — Adami, Cat. Moll. Catanzaro, pag. 11, n. 28. 


Citata dal capitano Adami che scrive di averla trovata nel 
versante Jonio poco lungi dal mare, in Valle del Fallaco e del 
Crocchia; nel versante Tirreno nella Valle del Lamato. 


43. Henrx maRITIMA, Draparnaud. 


Helix marITIMA, Draparnaud, Hist. Moll. pag. 85, n. 13, tav. 5, 
fig. 9, 10 (1805). 
_ Rossmissler, Icon. IX, pag. 14, tav. 47, fig. 612 
(1859). 


Abita Pizzo ed i suoi dintorni, presso Palmi, i ruderi del Ca- 
stello di Bivona, i contorni di Briatico (Caroti). 

L’H. maritima, quale la descrive Draparnaud, è una piccola 
conchiglia globosa, che, appunto come egli lo indica, si distingue 
per la sua piccolezza sempre costante; rassomiglia alquanto alla 
H. variabilis, ma è di questa più conica, un poco carenata sul 
penultimo anfratto, ma la carena svanisce in prossimità della 
apertura, è fornita di un piccolo ombelico; il suo guscio, assai 
solido, è coperto di fitte strie sottili e distinte, il colore è tal- 
volta prodotto da fascie, altre da punti ben marcati, interrotti; 


98 FAUNA MALACOLOGICA 


il peristoma è internamente ingrossato da un cercine solido, pro- 
minente, bianco giallastro o rossiccio. 

Così limitata questa forma ha un aspetto suo proprio facil- 
mente riconoscibile e bastantemente distinto dalle sue più affini 
consorelle. 

Non so dunque comprendere il perchè Moquin-Tandon (ZHist. 
Nat. Moll. Fr. II, pag. 265, 1855) e quindi Bourguignat (Ma- 
lacol. Algérie, I, pag. 218, 1864) abbiano avuta l’ idea di porre 
la specie di Draparnaud in sinonimia dell’H. Zneata, Olivi; la 
qual cosa, a parer mio, falsa completamente il senso della spe- 
cie di Draparnaud e getta la più gran confusione su quella che 
essi hanno voluto ripristinare. 

Sarei certamente ben lieta, seguendo le orme dei due sum- 
menzionati autori francesi, di rivendicare un nome imposto da 
un nostro connazionale, se 1° identificazione dell’H. Zneata, Olivi 
(Zoologia Adriatica, pag. 177, 1792) non mi sembrasse così 
incerta, anzi così problematica. 

Infatti il nostro compatriotta si è limitato a definire questa 
specie colle testuali parole seguenti: « Coch/ea terrestris umbi- 
licata etc. etc. » ed ha citato per rappresentarla le figure di Gual- 
tieri (Testacea, tav. 2, L. M. N. O. P.) aggiungendo « sono tutte 
« varietà della stessa specie, la quale affetta anche altre modifi- 
« cazioni; abita sopra gli alberi, nei terreni secchi, e abbonda nei 
« siti arenosi del littorale. Le spoglie sì trovano sulla spiaggia. » 

Ora, domando, qual ragione vi è d’ identificare all’ IH. lineata, 
l’H. maritima, piuttosto che 1 H. varcabilis, ed anche forse la 
lH. profuga? Olivi non ne fa alcuna descrizione. La citazione 
delle figure di Gualtieri, mi sembra mostrare unicamente l’amal- 
gama di forme diverse impossibili a definirsi con certezza. Mi 
sembra tendere anzi ad eliminare qualunque rapporto coll’ H. ma- 
ritima, giacchè la fig. L, una delle M, e una delle N, mostrano 
un ombelico che certamente non ha la minima analogia con quello 
della specie di Draparnaud. Finalmente il modo di stazione in 


DELLA CALABRIA 99 


dicato dall’ autore italiano è quello di diverse specie littorali 
compresa la H. variabilis. 

Per conseguenza non potendo basarsi che su dati così incerti, 
come è possibile decidere con sicurezza quale e che cosa è la 
specie che Olivi distinse coi nome di H. lineata ? 

Mi pare dunque che tanto Moquin-Tandon, quanto Bourgui- 
gnat hanno avuto torto di porre in sinonimia una specie regolar- 
mente descritta e ben circoscritta, LI. maritima, per accettarne 
una che non si può stabilire che cosa è, e che stando escelusi- 
vamente alla loro interpretazione risulta essere, insieme al- 
l'H. lauta, Lowe, una forma della variabilissima IL varziabilis, 
Draparnaud ! 

Nel mio modo di vedere VH. lineata, quale è compresa da 
Moquin-Tandon (tav. 19, fig. 25) quale è spiegata da Bourgui- 
gnat (Malacol. Algérie. tav. 24, fig. 22-24 e 26-27) non è che 
una forma elevata e circoscritta dell’H. variabilis, Draparnaud, 
di cui l’H. Zauta, Lowe (Bourguignat, Malacol. Algérie. I, p. 221, 
tav. 25, fig. 12-25) è invece una forma più depressa, a ombe- 
lico più largo, ma nondimeno così affine all’. variabilis, che 
mediante una serie di modificazioni impercettibili sì ricongiunge 
a questa, 

L’ identificazione dell’77. Zineata, Olivi, è così azzardata, così 
fantastica, che mentre Pfeiffer (Mon. Helie. vivent. VII, p. 252, 
n. 1479) crede riconoscere nell’. Zineata, una specie delle Isole 
Canarie alla quale riunisce in sinonimia V H. maritima, senza 
bensì indicare altra patria; Kobelt (Cat. pag. 21, 1871) chiama 
la specie mediterranea H. maritima, e considera 1 H. lineata, 
come una H. variabilis, var. virgata, che dice d’ Inghilterra, 
Francia ed Algeria. 

Finalmente il prof. A. Mousson mi ha determinata per H. li- 
neata, Olivi, una specie della Russia meridionale e di Crimea, 
che non ha nessun rapporto nè con le figure di Gualtieri, nè 
con quelle di Rossmassler e di Bourguignat. 


100 FAUNA MALACOLOGICA 


In questa divergenza d’ apprezzamenti, in questa incertezza di 
concetti sulla esatta definizione della specie d’ Olivi, ho prefe- 
rito chiamar l’ HeLix di Calabria con un nome che non possa 
fomentar dubbii nè false interpretazioni, e perciò anche a costo 
di preferire un nome posteriore di data, ho prescelto quello che 
in modo chiaro e positivo spiega ed esprime la conchiglia che 
è stata raccolta, lasciando in dimenticanza un nome che non può 
generare che confusione ed arbitrio. 

Diverse sono le variazioni di colore che vennero raccolte del- 
PH. maritima, mì limiterò a parlar solo delle principali, dopo 
di aver osservato che di forma e grandezza tipica, perfettamente 
conveniente alla citata figura di Draparnaud, fu rinvenuto un 
solo individuo nei dintorni di Pizzo. Non bisogna però tra- 
lasciare di rammentarsi che in generale tutte le figure dell’opera 
del naturalista di Montpellier difettano per avere la spira troppo 
elevata, ciò che spesse volte rende 1’ identificazione della specie 
un poco difficile o dubbia. Invece furon trovati numerosi esem- 
plari che ben si adattano alla figura 612 d, dell’Iconograplie di 
Rossmissler, sia a Pizzo come fra le rovine del Castello di Bi- 
vona e nei contorni di Briatico e di Palmi. 

Altri che convengono egregiamente alla fig. 612 c, vennero 
raccolti nei contorni di Pizzo. 

Individui appartenenti alla Var. enterrupta, Moquin-Tandon 
(loc. cit. pag. 265) provengono da Pizzo e da Palmi. 

Anche il capitano Adami (Cat. ecc. pag. 11, n. 30) scrive di 
aver raccolti pochi esemplari di questa specie, che chiama anche 
H. maritima, nelle vicinanze di Pizzo, non lungi dalla spiaggia. 


DELLA CALABRIA 101 


44. HeLix susproruaa, Stabile ? 
tav. VI, fig. 1-4. 


HeLix susproruGA, Stabile, Moll. Terr. du Piémont, pag. 47 (1864). 
— — Westerlund, Fauna Europ., pag. 109, n. 252 
(1877). 
— Arapasa, (partim) Kobe/t, in Rossmiss. Icon. V, p. 107, 
tav. 146, fig. 1460 (1877). 


Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto e giardino del cav. Al- 
calà!* - Castello di Bivona * - Grotte di Tremisi# - Dintorni 
di Palizz1* - Monte Stella* - Monasterace *. 

Stabile (loc. cet.) nel parlare dell’H. profuga, Ad. Schmidt, 
scrive (n. 22) che nel Napoletano ed in Sicilia quest’ ultima spe- 
cie è sostituita da altre due forme « dont lune è dernier tour 
« plus bombé, è ombilic très étroit, è bouche plus grande et cir- 
« culaire, è stries fortes et peu regulières, comme celles de la 
« H. profuga, (H. subprofuga mihi; de Avellino ete.); l’autre 
« encore plus globuleuse, è stries élégantes, contigues et regu- 
« lières (H. filograna, Villa — Helix Aradasti, Mandralisca, de 
« Sicile). » 

Il dott. Westerlund con lettera del 27 novembre 1877 mi sceri- 
veva che appunto per questa frase egli ha creduto riconoscere 
la specie in discorso (la quale si trova pure nei pressi di Na- 
poli e particolarmente nelle campagne vesuviane da dove ne ho 
ricevuti dei bellissimi esemplari dal cav. I. Blanc) e quantunque 
con un punto interrogativo l’ ha iscritta (/oc. cit.) con tal nome 
dandone un’ accurata diagnosi. 

È positivo che tutto concorda a far supporre che la proposta 
identificazione del dott. Westerlund debba e possa esser conforme 
al fatto; in ogni caso anche se si venisse a scoprire non esser 
questa la specie intesa da Stabile, sarebbe accettabile il nome 


16 


102 FAUNA MALACOLOGICA 


imposto alla forma attuale dal dott. Westerlund, perchè Stabile 
non avendo in fin de’ conti data una descrizione regolare della 
sua H. subprofuga, nessuno potrebbe a favore di lui reclamare 
la priorità, ed anzi rimarrebbe in ogni modo manifesta la gen- 
til deferenza che il chiarissimo dottore svedese ha usata in fa- 
vore del nostro malacologo. Per la qual deferenza a nome di 
tutti i cultori di scienze naturali che serbano cara la memoria 
dell'abate G. Stabile e dei servigi che egli ha resi alla mala- 
cologia nazionale, io porgo ben sinceri ringraziamenti. 

Il dott. Westerlund ebbe pure la gentilezza di comunicarmi 
l'esemplare sul quale egli eseguì la sua identificazione, ed è po- 
sitivo che tanto i miei individui delle campagne vesuviane, quanto 
di Calabria e di Sicilia, che il dott. Westerlund ha veduti, sono 
identici al suo tipo che proviene dai contorni di Napoli. 

Nei miei Matériaua, (pag. 32, n. 38) m'ingannai deplorabil- 
mente assicurando che 1 H. subprofuga, doveva considerarsi qual 
assoluto sinonimo della H. Aradast, Pirajno di Mandralisca. 
Diverse cause contribuirono a questo mio errore. In primo luogo 
dall’aver ricevuto da un mio amico siciliano col nome di 7. 
Aradasti, degli individui di H. subprofuga, forma minor; in 
secondo dall’aver prestato fede alla descrizione dell’H. Aradast, 
quale la dà il signor Benoit (1) (non parlo della figura che è 
troppo male eseguita perchè sia possibile identificarvi sopra una 
specie contrastata) che confonde le due specie; in terzo luogo 
dalle figure e descrizione del dott. Kobelt che nella continua- 
zione di Rossmàssler ripete il medesimo errore, e finalmente 
dalla citazione stessa di Stabile che come ho sopra notato riu- 
nisce a sinonimo dell’H. filograna, Villa, la H. Aradast. 

To possiedo un individuo cho ho comprato dai fratelli Villa col 
nome di HH. filograna, Villa, e come proveniente dalla Sicilia, 
però esso non è altro che un H. subprofuga. In seguito ho ri- 


(1) IU. Sist. Crit. Icon. Sicilia, pag. 132, n. 32. 


DELLA CALABRIA 108 


cevuto dal prof. A. Aradas di Catania un individuo di H. Ara- 
dasti, ed altri ne ho avuti dipoi con questo ultimo nome dal cava- 
liere Benoit; così sono riuscita a farmi un’idea chiara di questa 
specie interessante, la quale sembra vivere confinata nei pressi 
di Messina giacchè l'habitat indicato dal cavaliere. Benoit (loc. 
cit., pag. 185, dei contorni di Palermo) devesi invece riferire 
all’H. subprofuga. 

Suppongo debbasi riportare a quest’ ultima specie l H. Ara- 
dasti, indicata dal capitano Adami (Catalogo ecc. pag. 11, n. 31) 
che egli dice di aver raccolta a Pizzo verso porto S. Venere, 
perchè in tal località rinviensi appunto VH. subprofuga, forma 
minor, assai comune, ma non vi è stata mai trovata fin qui 1’ ZL. 
Aradasti. E lo suppongo con tanta maggior apparenza di probabi- 
lità inquantochè a Pizzo vive una mutazione di colore della Y. 
subprofuga, forma minor, pressochè unicolore, cioè appena 
marcata alla periferia da una fascia interrotta a punteggiature 
sbiadite, che la fa rassomigliare alla H. Aradast. 

Ho distinta nella mia collezione una forma mw4/0r, una minor, 
una depressa, alla quale benissimo si addice la citata fig. 1460 
dell’ conographie di Rossmàssler. 

Il capitano Adami indica pure di aver raccolto 1 I. profuga, 
Ad. Schmidt, sul golfo di Squillace. Questa specie non venne tro- 
vata dal signor Caroti in nessuna località della Calabria. 

Questa determinazione potrebbe forse risultare inesatta ? 

Come già l’ho osservato, VH. filograna, Villa (almeno stando 
all’ individuo acquistato dai signori Villa con questo nome) è in- 
discutibilmente un’H. subprofuga. Stabile la considerava come 
sinonimo dell’H. Aradaszi. Pfeiffer, Westerlund, ed altri autori, 
la riportano qual sinonimo dell’H. trdinata, Jan. Sarebbe pos- 
sibile che i fratelli Villa avessero venduto per H. filograna, que- 
ste specie senza distinguerle l’una dall’altra ? Del resto mi nasce 
il dubbio che 1’ H. Aradasti, possa essere una varietà dell’ H. tur- 
binata. Io non faccio qui che esternare un'ipotesi giacchè non co- 


104 FAUNA MALACOLOGICA 


nosco quest’ultima specie che per mezzo di figure, ma è appunto 
il paragone delle figure con esemplari di H. Aradasti, che mi 
ha risvegliata tale idea. 


45. Heuix LALLEMANTIANA, Bourquignat. 


tav. VI, fig. 5. 


HeLix LALLEMANTIANA, Bourguignat, Malacol. Algérie, I, p. 211, 
tav. 21, fig. 31-35 (1864). 


Abita il colle sopra Pizzo e Palizzi, sotto le pietre *. 

La specie descritta con questo nome dal signor Bourguignat, 
non è stata trovata, che io sappia, che in Algeria. Sembrerà dun- 
que strano che io identifichi ad essa i solo quattro individui che 
furono racolti in Calabria. 

Confesso, infatti, che la mia determinazione è un poco azzardata, 
perchè non ho tipi di paragone, ed ognuno sa quanto sia sempre 
difficile l’identificare una specie, particolarmente quando è piccola, 
e non sì hanno che pochi esemplari. 

Il signor Westerlund, al quale io l'aveva comunicata, non è 
stato in grado di controllare la mia determinazione. 

Se però a ciò mi sono decisa, malgrado quanto ho detto di so- 
pra, l'ho fatto primieramente perchè la descrizione e la figura 
convengono a pennello a questi individui e secondariamente per- 
chè non sono riuscita a trovar niente altro che possa esser loro 
riferito convenientemente. 

Ho fatto rappresentare questa specie perchè altri malacologhi 
possano stabilire il paragone con la specie di Algeria; e perchè 
le persone che non possedono l’opera del signor Bourguignat, 
imparino a conoscere tal graziosa conchiglia. 


DELLA CALABRIA 105 


46. Herix conspurcata, Draparnaud. 


HELIX consPURCATA, Draparnaud, Tableau Moll., pag. 93 (1801), 
et Hist., pag. 105, n. 88, tav. 7, fig. 23-25 
(1505). 
-— _ Rossmeissler, Icon. VI, pag. 27, tav. 26, 
fig. 351 (1837). 


Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto *. - Rocca Angitola *. - 
Ruderi del Castello di Bivona *. - Monteleone, giardino del pro- 
fessore Pignatari *. - Palmi, falde del Monte S. Elia *. - Nicotera! 
- Mileto! - Castello di Scilla! *. - Palizzi sotto le pietre! *. 

Specie comunissima ovunque, anche al dire del capitano Adami. 

Di questa specie ho una forma wr0r, che non differisce sola- 
mente per la sua statura, ma ben anche per la mancanza assoluta 
di piccoli peli sopra i suoi anfratti, per la forma di questi un poco 
rigonfii, invece di quasi piani come negli esemplari tipici, per 
l’ombelico alquanto più largo, relativamente alle dimensioni ; in- 
fine e soprattutto per il suo strano modo di stazione, perchè men- 
tre 7. conspurcata, è, come tutti sanno, una specie che ama na- 
scondersi nei luoghi umidi ed ombreggiati, questa invece venne 
raccolta da Caroti alle Pietre Nigre presso Palmi, attaccata alle 
pietre calcaree ammonticchiate in una antica diruta caserma in 
riva al mare, e perciò esposta ai raggi del sole. 

Quest’ insieme di fatti mi teneva incerta se dovessi o no riu- 
nirla come forma minor alla Helix conspurcata, Draparnaud, 
e credei bene prima di decidermi di comunicarla al signor dot- 
tor Westerlund che me la rimandò così denominata. 


106 FAUNA MALACOLOGICA 


47. Helix Apioina, Lamarck. 


Hecix Apicima, Lamarck, Hist. Nat. des An. sans vert. VI, 
pag. 93, n. 102 (1822). Ed. Desh. VIII, pag. 74, 
n. 102 (1838). 
— cenisia, Charp. Catal. Moll. Suisse, pag. 12, n. 42 (1837). 
— apPIcina, Rossméissler, Icon. VI, pag. 27, tav. 26, fig. 552 
(1837). 


Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto *. - Ruderi del Castello 
di Bivona!*. - Castello di Scilla *. 

Il capitano Adami (Cat. ecc. pag. 11, n. 33) dice di averne 
raccolte alcune spoglie lungo la spiaggia del golfo di Squillace. 


Var. Requieni, Moquin-Tandon. 


HreLix Apicina, Var. 7 RequienI, Moquin-Tandon, Hist. Nat. Moll. 
France, II, p. 232 (1855). 
—  —.  — B. RequenI, Bourguignat, Malacol. Algérie, I, 
pag. 199, tav. 20, fig. 19-20 
(1864). 


Questa graziosa varietà che differisce dal tipo per aver la 
spira più alta e l’ ombelico più stretto, fu rinvenuta a Pizzo ed 
a Bivona dal signor Caroti, e a Bovalino dal signor De Stefani, 
il quale per scopo scientifico visitò alcune parti della Calabria 
nel 1878. 

Nella mia collezione ho pur distinta una forma, assai grande 
relativamente agli individui che comunemente sì trovano in Ca- 
labria, i quali sono piuttosto piccoli; questa misura diam. maj. 8, 
min. 7, alt. 4, ed è stata trovata a Pizzo mescolata ad esem- 
plari di dimensioni ordinarie, 


DELLA CALABRIA 107 


Lamarcek (/oc. cit.) descrive la sua specie come « mainutissime 
striata. » Deshayes (Eneyclopedie Methodique, vol. 2, p. 221, 
n. 40) dà una dettagliata ed accurata descrizione di questa con- 
chiglia, e la dico « argute striata, » aggiungendo « que le deux 
« premiers tours sont lisses et d’un brun foncé, les suivants sont 
« blanes et finement striés, mais les stries sont irregulières, plus 
«ou moins fines et rapprochées. » 

Charpentier nella diagnosi della sua ZMelix cenisia, scrive che 
è « superne sulcato rugosa. » Bourguignat (loc. cit., pag. 198) 
dà una nuova descrizione della specie, limitandosi a chiamarla 
« striata» e completando la frase in francese serive rapporto alla 
scultura « stries irregulières, prononcées notamment sur la par- 
« tie superieure des tours. » 

Non si vorrà certamente supporre che questi diversi autori 
non abbiano attentamente esaminata la ZH. apicina! Deshayes 
e Bourguignat soprattutto, i quali hanno corredate le loro de- 
scrizioni con osservazioni minutamente dettagliate. 

Ora, come spiegare che Moquin-Tandon (loc. cet. pag. 233) de- 
scrive questa specie come coperta « de poils rares et courts » e 
che il dott. Westerlund (fauna Europea, pag. 105, n. 248) 
la caratterizza per « rugoso-costulata hispidula » ? 

È positivo che 1. apicina, Lamarck, si trova in alcune lo- 
calità tale e quale l’hanno veduta e descritta i primi autori da 
me nominati, mentre in alcune altre, ma assai meno frequente- 
mente, si raccoglie coperta di peli setosi, flessibili, più o meno 
lunghi, come lo hanno indicato questi altri naturalisti. 

Vorrei, adunque, che parlando dell’H. apicina, tipica, s' inten- 
desse la conchiglia priva di peli, siccome 1’ ha intesa e descritta 
Lamarck, e che si elevasse al rango di varietà quella che è co- 
perta di setole o peli, che non si rinviene in Calabria, ma che 
è frequente nei contorni di Firenze, Viareggio ecc., ecc. Per 
quest’ ultima, dunque propongo il nome di Var. Rirsuta. 


108 FAUNA MALACOLOGICA 


48. HrLIix PyRAMIDATA, Draparnaud. 


HELIX PYRAMIDATA, Draparnaud, Hist. Moll. pag. 80, tav. 5, 
fig. 6 (1805). 
a Rossméissler, Icon. VI, pag. 25, tav. 26, 
fig. 349 (1837). 
-- - Bourguignat, Malacol. Algérie, I, pag. 260, 
tav. 30, fig. 26-32 (1864). 


Abita Pizzo, scoscendimento del Porto!* - Rovine del Ca- 
stello di Bivona!* - Rocca Angitola!* - Monteleone presso il 
castello *. - Briatico *. - Dintorni di Palmi *. - Pressi di Melìa!* 
- Mileto! 

Il capitano Adami (Cat. ece. pag. 12, n. 35) la dice pure ovun- 
que frequente. 

In queste diverse località si rinvengono comuni anche le va- 
rietà di colorazione, monozona ed alba, quali sono descritte da 
Moquin-Tandon (Hist. Nat. Moll. Fran. II, pag. 268, n. 73). 

È da notarsi che in Calabria questa specie si trova più for- 
temente striata che nell’ Italia centrale; venendo quindi sul ver-. 
sante Jonio diventa anzi costulata, prende cioè l’aspetto della 
forme distinta da Pfeiffer col nome di Helix tarentira, che io 
non saprei ritenere che come una varietà locale dell’H. pyra- 
midata. 

Lo stesso Philippi (En. Moll. Stcil., II, pag. 110) la riguar- 
dava come tale. Pfeiffer (Monogr. Helic. vivent., I, pag. 161) 
l'aveva in primo luogo considerata anche come una semplice 
varietà. Quindi nel medesimo vol. I, pag. 442, correggendo il 
suo apprezzamento, l’inalzava al rango di specie e tale la man- 
teneva nei successivi supplementi della sua opera. 

Anche in questa varietà si osservano le medesime mutazioni 


x . 


di fascie e di colorazione; essa pure è più o meno elevata di 


DELLA CALABRIA 109 


spira, ha l’ultimo anfratto più o meno allargato come nella py- 
ramidata. Cosiechè il suo carattere differenziale consiste nel- 
l'essere striata o costulata più o meno. Ma già ho indicato che 
anche questo carattere subisce delle modificazioni graduali, tal- 
chè non mi parrebbe logico di accettarla qual specie distinta; 
l’enumero dunque fra Ie varietà, ossia come una forma locale 
interessante e nulla più. 


Var. depressa, Bourguignat, 
tav. VI, fig. 6. 


Var. D. depressa, Bourguignat, Loc. cit., I, pag. 262. 


La conchiglia è provvista di una spira molto depressa, alcune 
volte un poco subcarenata e generalmente 1’ ombelico è alquanto 
più allargato che nel tipo. Gli esemplari giovani sono decisa- 
mente carenati. 

Il signor Bourguignat (Malacol. Algérie ece.), descrive e 
figura una Var. . carinata, (pag. 262, tav. 30, fig. 30), la cui 
spira è troppo alta per potere essere identificata con gl’ indi- 
vidui di Calabria. 

Tal forma depressa venne raccolta dal sig. De Stefani nel 1878, 
in scarsi esemplari, ad Archi presso Reggio. Vi sono individui 
tutti bianchi, ed altri appartenenti alla Var. monozona, altri 
pol alla Var. interrupta. 


Var. nova, Paulucct. 


tam VG dig. vo tav. VII fig. 1 


Questa forma differisce dall'altra per aver la spira ancor più 
depressa, l’ultimo anfratto, pressochè carenato; alcuni individui 
hanno la carena poco marcata, altri maggiormente. Quantunque 
a spira meno alta dell’ IZ. numidica, Moquin-Tandon, questa va- 


17 


110 FAUNA MALACOLOGICA 


rietà presenta assai analogia di forma con essa, paragonandola 
con le fig. 19-21, tav. 50 dell’opera di Bourguignat ; l'ombelico 
però è meno aperto, l’apertura più grande, meno circolare, cioè 
meno alta e più larga. 

Venne raccolta in pochi individui sul monte Ghoni dal pro- 
fessor De Stefani. Ho individui unicolori ed altri della Var. 120- 
nozona, altri infine coperti tanto dal lato della spira che da 
quello dell’ombelico di macchioline giallastro-ruggine frammi- 
schiate di marrone e poste in guisa da produrre un disegno rag- 
giato, le quali sono traversate ed interrotte da fittissime fascio 
sottili del medesiino colore indefinito che l’ornano nel senso degli 
anfratti. Disgraziatamente la maggior parte di questi individui 
sono giovani e non hanno formato il cercine presso il peristoma. 

L’illustrazione di questa forma sulla tav. VII, fig. 1, non 
rappresenta abbastanza bene i suoi caratteri; perchè il suo ul- 
timo giro è un poco troppo globoso, non vi sì scorge punto l’in- 
dizio della carena sulla periferia, carena che hensì è appena ap- 
pena marcata anche sull’ originale; di più la bocca è troppo 
scendente, troppo arrotondata e la striatura è più forte di quello 
che lo sia realmente sulle conchiglie. 


Var. tarentina, Pfeiffer. 


Helix TARENTINA, Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. I, pag. 442, n. 415.2 
(1848). 
— PYRAMIDATA, Var. costulata, Rossmiissler, Icon. XI, pag. 3, 
tav. 51, fig. 690 (1842). 


Il signor Caroti raccolse questa forma a Palizzi sotto le pie- 
tre e sui monti Consolino e Stella. Il signor De Stefani ne rin- 
venne un individuo a Bova, e questo ha una forma anomala che 
dalla metà dell'ultimo anfratto mostra una decisa tendenza a 
divenir divaricato. 


DELLA CALABRIA INDI 


49. HeLix mrocnomes, Posret. 


HeLix mrocmomes, Pozret, Voyage Barberie, II, pag. 29 (1789). 
— CONICA, Draparnaud, Tabl. Moll; pag. 69 (1801). 
HELICELLA — Risso,Hist. Nat. Eur. Mérid., IV, pag.68(1826). 
Helix tRocnomes, Mogrwin-Tandon. Hist. Nat. Moll. France, 

II, pag, 273, tav. 20 fig. 16-17 (1855). 


(Questa specie è stata rinvenuta solo lungo la spiaggia del mare. 
Il capitano Adami (Cata. pag. 12, n. 36) scrive di aver tro- 
vato un esemplare unico, morto, sebbene in buono stato di con- 
servazione, presso la foce dell’ AIlì sulla spiaggia dell’ Jonio. Il 
signor 0. De Stefani raccolse tre individui, o piuttosto tre spo- 
glie sul littorale di Reggio. 

Questi due fatti autorizzano a supporre che tal specie non 
viva in Calabria, ma che i suoi gusci vi vengano trasportati 
dalle onde del mare fra i detriti che spesso abbondano sulla 
spiaggia, spinti dalle vicine contrade e probabilmente dalla Si- 
cilia, ove questa specie si riscontra frequente. 


50. Hrnix ApIcuLUS, Ltossmissler. 


Heuix ApicuLUS, Rossmissler, in litteris 
- — Pfeiffer, in Zeitschr. f. Malak., pag 115 (1848). 
-- —  Chemn-Kiister. Ed. II, Vol. II, pag. 248, n. 718, 
tav. 119, fig. 5-6 (mala). 
— Cuma, Calcara (in Sched teste Benoit). 
— — Benoit. Ill. Sist. Crit. Sicil. p. 202, n. 80, tav. 5, 
fig. 6 (1857). 


Abita Bova, prof. De Stefani. 
Con la massima riserva e sotto l’ assoluta responsabilità del 
signor De Stefani io inscrivo questa specie originaria dell’isola 


112 FAUNA MALACOLOGICA 


Lampedusa, e che non è a mia cognizione sia stata mai trovata 
altrove, nella Fauna di Calabria. Egli ne riportò sette individui, 
di cui uno solo adulto, me li consegnò tutti coll’ indicazione del- 
l'habitat già indicato. 

Non fidandomi del mio apprezzamento che avrebbe potuto es- 
sere erroneo, comunicai questi esemplari al dott. Westerlund per 
conoscere la sua opinione, e per non influenzare il suo giudizio, 
gli spedii semplicemente col nome generico e con quello di Bova, 
Calabria. Egli me li rimandò con quello di HZ. apiculus, che, se- 
condo il mio parere, è esatto; avendo anche confrontato questi 
esemplari con altri che ho nella mia collezione provenienti dal- 
l’isola Lampedusa. 

Il mio compito è dunque di registrare questo fatto aspettando 
che ulteriori ricerche possano confermare questo caso, che per 
verità, mi sembra assai strano. 


CocHLicELLA, Risso. 
51. Hrnix coxomea, Draparnaud. 


HELIX ‘CONOIDEA, Draparnaud. Tahl. Moll. pag. 69 (1801) et 
Hist. pag. 78, tav. 5, fig. 7,8. 
Burimus soLitarIvs, L. Pfeiffer, (non Poiret). Symb. Helie. II, 
pag. 122 (1842). 
—  conompeus, Zeossmdssler, Icon. VI. pag. 41, tav. 28. 
fig. 376 (1857). 


Abita i ruderi del Castello di Bivona (Caroti). 

Il capitano Adami la dice di presso Catanzaro sulla Marina. 

Gli esemplari raccolti dal sig. Caroti appartengono tutti alla 
Var. B simplex Draparnaud, (tav. 5, fig. 8) perchè hanno una 
sola fascia sull'ultimo anfratto nella parte inferiore di questo. 


DELLA CALABRIA 113 


52. Henix veNTRICOSA, Draparnaud. 


BuLimus ventRIcosus, Draparnard, Tabl. Moll. pag. 68, (1801) 
et Hist. tav. 4, fig. 31, 32 (1805). 


HELIX VENTROSA, Férussac, Prodr. pag. 377, (1821). 
CocuLIceLLA veNTROSA, £sso, Hist. Nat. IV, pag. 77, n. 173, (1826). 
HELIX BULIMOIDES, Moquin-Tandon, Moll. Frane. II, p. 277, 
n. 77, tav. 20, fig. 25, (1855). 
— BARBARA, Bourgquignat, Malacol. Algérie 1, pa- 
gina 286, tav. 32, fig. 36-41, (1864). 
— VENTRICOSA, Adami, Catal. Moll. Catanz. pag. 12, n. 88, 
(1873). 


Forse questa specie non è propria della Calabria, giacchè il 
capitano Adami indica di averne solo raccolto qualche esemplare 
morto, lungo la spiaggia del mare, portatovi probabilmente dalle 
onde. Per quanto mi consta però non è mai stata raccolta in 
Sicilia. Rapporto a questa specie ed al nome che per essa deve 
essere adottato, Moquin-Tandon fa un curioso ragionamento dal 
quale risulta, che 1’ H. ventricosa, Miller, essendo un giovane 
individuo di Bulimus oscurus, ed il B. ventricosus, Bruguière, 
essendo un vero BuLmmus, il nome di Draparnaud, diviene il più 
antico in data, ma non si può adottare, perchè se questa con- 
chiglia può passare per ventricosa paragonata alle altre specie 
del genere BuLImus, sì trova invece sottilissima passandola al 
genere Henix! Per questa ragione propone il nome di ZH. du- 
limoides! 


114 FAUNA MALACOLOGICA 


53. HeLix Acura, Miller. 


HELIX ACUTA, Miller, Verm. Ter. II, pag. 100, n. 297 
(1774). 

TURBO FASCIATUS, Pennant, Brit. Zool. pag. 151 (1777). 

HELIX BIFASCIATA, Pulteney, Cat. Dors. pag. 49 (1799). 

BULIMUS VARIABILIS, Hartmann, Syst. Gasterop. pag. 51 
(1821). 

CocnLIcELLA MERIDIONALIS, £e:sso, Hist. Nat. IV, pag. 78 (1826). 

BULIMUS ACUTUS, Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. II, pag. 214, 


n. 590 (1848). 
_ —_ KRossmissler,Icon. VI, pag. 41, tav. 28, 
fig. 378 (1837). 


Abita, Pizzo scoscendimento del Porto!*. Rocca Angitola, *. 
Monteleone mura del Castello *. Briatico *. 

Nel catalogo di Calabria il capitano Adami cita a pag. 12 
questa specie ed anche I Helix ventrosa, Férussac, quantunque 
meno frequente. Il sig. Caroti ha raccolta solo 1’ H. acuta. 

Gli esemplari più comuni sono quelli della Var. stregata, 
Moquin-Tandon. 


MacuLARIA, Albers. 


54. Herix vermicuLata, Miller. 


HeLix verMIcuLATA, Miller. Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 20, 
n. 219 (1774). 


Il tipo di questa comunissima specie da tutti ben conosciuta, 
non si trova in Calabria, talechè mi è stato impossibile rinve- 


DELLA CALABRIA 115 


nire una figura che ben le si riferisse per poterla citare. Ogni 
località ha una o più forme distinte. Anzi per essere esatta 
dovrei dire che ogni individuo potrebbe costituire una muta- 
zione di forma, di colore, di disposizione nelle fasce ecc. ece. 

Fra queste varietà o piuttosto mutazioni, meritano special 
menzione, primieramente quella a forma assai depressa, di co- 
lore scurissimo quasi tutta nera, se si eccettuano due fascie fili- 
formi chiare alquanto interrotte, che sono poste sulla parte 
superiore dell’ ultimo anfratto, e che provengono da Pizzo nel 
giardino dei signori Alcalà ; e secondariamente quella a forma 
più o meno normale, marcata su fondo hianco da fascie scure 
ben delineate e ben circoscritte, non interrotte, non intersecate 
da piccole macchie bianche, e che hanno per conseguenza, direi 
quasi, una certa somiglianza con quelle dell’. nemoralis. 

Questa seconda mutazione sembra essere la più frequente in 
Calabria perchè è stata trovata in diverse località, cioè nei din- 
torni di Palmi, a Monasterace, ed a Rocca Angitola. Vi è pure 
nei dintorni di Palmi una terza varietà particolarmente gra- 
ziosa per la sua piccolezza (diam. maj. 20-21, min. 17-17 '/a, 
alt. 14-15 mill.) e per la sua apertura scendente in modo spe- 
ciale all’attaccatura del penultimo anfratto, ciò che le dà una 
forma allungata e traversa. 

L’H. vermiculata, è stata dunque raccolta a Pizzo giardino 
Alcalà e Rocca Angitola!* - Monteleone * - Palmi! * - Scilla * - 
Palizzi! * - Monasterace. 

Essa, come si desume facilmente dalle sunnominate località 
esattamente nominate, non vive che nei luoghi poco elevati, cioè 
fino ai 300 metri circa sul livello del mare. 


116 FAUNA MALACOLOGICA 


Iperus, Montfort. 


55. Heuix muraLIs, Miller. 


HeLix muraLis, Muller, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 14, n. 213 
(1774). 


Var. alutacea, Pauluccti. 
tav: VII, fig. 2-4. 


Differt a typo testa levigata, alutacea. 


Abita sulle roccie calcaree di Palizzi, del Monte Consolino e 
del Monte Stella ove è comune! *. 

Il tipo della specie quale è descritto da Miller, quale è figurato 
da Gualtieri, che è citato dallo stesso Miiller, non vive in Calabria. 

Vi sì rinvengono invece delle forme intermedie fra 1 H. Sty- 
rentina, Ad. Schmidt, e PH. globularis, Ziegler, cioè delle forme 
e varietà consimili a quelle della Sicilia che ne ha una discreta 
serie le quali sono così diverse da quelle dell’ Italia centrale che 
sfido io qualunque specialista, anche il più provetto, disponendo 
solo di pochi esemplari, a ravvisare in esse la specie di Miller. 
Io non faccio qui un’ipotesi cito un fatto che mi è appunto 
accaduto da non molto tempo mandando in comunicazione alcuni 
pochi esemplari di Calabria. 

Ho già detto che questa varietà è intermedia fra 1 H. Sur- 
rentina, e VH. globularis; però anche per il carattere del gu- 
scio perfettamente liscio, è assai più somigliante alla seconda 
che alla prima. Infatti in alcuni casi è molto difficile di stabi- 
lire una linea di divisione fra lH. globularis, e VH. muralis, 
var. alutacca, nella quale si trovano forme più depresse ed altre 
più globulose. Ma ciò che sin qui almeno, mi ha guidato a distin- 


DELLA CALABRIA 117 


guerle è che quest’ultima ha sempre l’apertura più stretta e più 
allungata dell’Z. g/obularis, la quale l’ha invece quasi rotonda; 
inoltre la var. alutacea, anche negli individui unicolori chiaris- 
simi, cioè di un bigio perla unito senza macchie nè punteggia- 
ture, ha sempre l'interno dell’apertura.scuro come Vl H. muralis, 
tipo, la qual cosa non ho mai riscontrata nei miei numerosi esem- 
plari di H. globularis, ed ha pure la macchia scura all’ inserzione 
del bordo columellare, carattere che manca nell’. globular:s. 
Queste sono le basi sulle quali ho stabilito questa varietà, 
riunendola appunto pei summenzionati caratteri alla ZL. muralis, 
piuttosto che alla ZL. g/obularis. Tal forma mi sembra però desti- 
nata a mostrare la necessità di fondere l’ una coll’altra specie. 
Il dott. Kobelt, nell’ Jahrbiicher 1875, pag. 15, n. 44, par- 
lando della distribuzione delle HeLIx in Sicilia, scrive a propo- 
sito dell’H. g/obularis, di aver trovati bellissimi esemplari ti- 
pici presso Taranto. Senza oppormi a questa asserzione, osservo 
che mi sembrerebbe strano se questi individui dovessero real- 
mente riferirsi alla H. g/obularis, piuttosto che alla Var. alu- 
tacea, la qual cosa dimostrerebbe che detta specie la quale se- 
condo il dire dello stesso dott. Kobelt manca sulla costa orientale 
della Sicilia, e manca pure in Calabria, saltasse poi a Taranto. 


56. Hex SurrenTINA, Ad. Schmidt. 


Hex SurreNtINa, Ad. Schmidt, in litteris. 
— — Martens, in Malak. Blatter V, 1858, pag. 130. 
— cCARSoLIaNa, Rossmdssler, Icon. VII, pag. 6, tav. 32, f. 441, 
(non Férrussac) (1858). 
_ -- Chemn-Kiist. ed. II, Gat. Hel. II, pag. 249, 
n. 711, tav. 113, f. 11, 12, (non Férussac). 


Abita sulle roccie al settentrione di Palmi e su quelle di 
Scilla! * 


18 


118 FAUNA MALACOLOGICA 


Questa specie che fino a venti anni sono era confusa con 
VH. Carsoliana, Férrussac, dalla quale però ben facilmente si 
può distinguere, è stata chiaramente definita dal dott. Von Mar- 
tens, nel citato Malak. Blitter in un articolo nel quale fa uno 
studio comparativo fra le I. Carsoliana, Férussac, Surrentina, 
Ad. Schmidt, e circumornata, (signata) Férussac. 

La figura del Chemnitz-Kiister che ho citata, si adatta he- 
nissimo agli individui della Calabria. Però gli esemplari tipici 
dell’H. Surrentina, provengono secondo il sunnominato Von 
Martens, da Monte S. Angelo presso Castellamare, e dai din- 
torni di Salerno, Cava de’ Tirreni, ece. ecc. 


HeLIcoGENA, /eisso. 


57. HeLix APERTA, Born. 


HeLix APERTA, Born, Ind. Mus. Cres. Vindob. Test. (1778) et 
Mus. Vindob. pag. 887, tav. 15,f.19,20 (1780). 
— namicomes, Draparnaud, Tabl. Mol. pag. 78 (1501). 
— _ Rossmdissler, Icon. V, pag.1l,tav. 21, f. 285. 
(1837). 
Abita Pizzo, Strada de’ Prangi!. *. Palmi! *. Mileto! Palizzi! *. 
Scilla! *. 


Specie che si trova comune in tutta la Calabria, anche se- 
condo il capitano Adami. 


58. Hevix aspersa, Miller. 


HeLix AsPERSA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 59, n. 253 
(1774). 
— —  £érussac, Hist., tav. 18. 


Abita Briatico * - Monasterace * - Nicotera! - Oppido Vecchio *. 
In queste località sono stati raccolti di tal specie individui 


DELLA CALABRIA 119 


di forma più o meno tipica, però di mutazioni di colore e di 
varietà diverse di forma e spessezza di guscio, delle quali no- 
terò solo, per brevità, le più interessanti. 


a. solidissima, Pauluceci. 


Guscio grosso, solido, peristoma largo ingrossato, ripiegato 
all'infuori, i due margini molto approssimati fra loro sono riu- 
niti da una callosità vitrea ed opaca, più specialmente ingrossata 
da un agglomerazione calcarea in prossimità del punto d’ inser- 
zione del bordo columellare che è dilatato, molto grosso e soli- 
dissimo. La fig. 10 della tav. 18, di Férussac, ne dà un’ idea as- 
sai esatta, come anche le fig. 1-3 della tav. 8 della Malacologie 
de l Algérie. 

Questa varietà interessante è stata rinvenuta esclusivamente 
in quattro esemplari a Rocca Angitola, essi tutti hanno un iden- 
tico grado di solidità. 

L'ho distinta coll’ aggettivo di solidissima, perchè mi sem- 
bra ben applicato, e perchè trovo nominata in Westerlund, 
Fauna Europea pag. 133, una varietà che già è stata desi- 
gnata col distintivo di Var. solida, della quale però non è 
indicata la patria, nè sono determinati i caratteri particolari. 


db. conoidea, Moquin-Tandon. 
Conviene alla descrizione che ne dà l’ egregio autore francese, 


Hist. Nat. Moll. France, II, pag. 105, ma il suo guscio però 
è anche solido assai. Fu raccolta nei dintorni di Palmi! *. 


c. conoldea, i7no0r. 


Con guscio più o meno solido, di forma molto elevata quan- 
iunque piccola assai. Abita Monteleone *. 


120 FAUNA MALACOLOGICA 


d. depressa. 


Solida a labbro ingrossato, della forma di un H. aperta. 
È stata raccolta nei dintorni di Palmi. *. 


e. Minor. 


Piccolissima più o meno elevata di spira, solida. Diam. maj. 26, 
min. 20, alt. 25-28 mill. 

Venne trovata nei dintorni di Palmi e di Nicotera! 

Dall’ enumerazioni di queste diverse varietà si rileva che i 
caratteri predominanti dell’H. aspersa, della Calabria sono la 
solidità e la spessezza del guscio, il quale è pure in taluni 
esemplari molto fittamente malleato e come crispuloso. 


59. HeLrx cinera, Miller. 


HeLix cincra, MUller. Verm. Terr. et Fluv. pag. 58, n. 251, 
(1774). 


Var. Calabrica. 


HeLix aLBescens, Adami, Catal. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 10, 
n. 24 (1873). 
— LIGATA, Var. Calabrica, Kobelt, cont. Rossmiissler, 
Icon. IV, pag. 23, tav. 100, f. 1037. (1875). 
—  — Var. Calabrica Westerlund, Fauna Europea, 
pag. 136 (1876). 


Abita sopra a Sorbo in Calabria. Capitano Adami. 
Non venne rinvenuta dalla commissione scientifica che visitò 
la Calabria nel 1877, perocchè quei naturalisti nelle loro diverse 


DELLA CALABRIA 121 


escursioni non risalirono mai sino all’ indicata località. Perciò 
non posso parlare di questa forma che sul confronto di un esem- 
plare unico che devo alla gentilezza del sunnominato capitano 
Adami. 

Io possiedo una numerosa serie di ZH. Zgata, Miller, ed un 
ragguardevole contingente di H. cineta, Miller. Il paragone 
del mio esemplare e della citata figura dell’ Iconografia che 
benissimo vi si adatta, mi fa credere che la forma raccolta a 
Sorbo debbasi più esattamente riferire alla H. cincta, che alla 
H. ligata. 

Non è una supposizione assoluta, meno poi un’ opinione de- 
cisa che io intendo esprimere, ma semplicemente un'ipotesi e 
una presunzione. 

Non è infatti nelle mie abitudini di arrischiare un’ opinione 
assoluta se non ho il modo di provare il perchè sono stata in- 
dotta a metterla innanzi, mentre potrà forse anche essere erro- 
nea, ma certamente non è stata emessa senza riflessione. A_mio 
parere dunque essa potrebbe non essere infondata. In primo 
luogo perchè scorgo maggior analogia tra la presente forma e 
la H. cincta, che fra questa e la H. Zigata; ed inoltre la H. 
cinceta, ha pure la parte inferiore dell’ ultimo anfratto presso il 
bordo columellare, la columella e l’ interno del peristoma mac- 
chiati di scuro, il qual carattere manca alla . Zgata. In se- 
condo luogo perchè sebbene 1’ H. cineta, non abbia fin qui avuti 
rappresentati conosciuti nell’ Italia meridionale, vive però in 
diverse isole dell'Arcipelago, in Dalmazia, in Grecia, in Tur- 
chia, ecc. ecc. (Westerlund Fauna Europea pag. 185). Sicchè 
anche dal lato della distribuzione geografica europea facilmente 
sì potrebbe ammettere che questa specie viva pure in Calabria. 

Convien dunque studiare questa mia opinione con maggiori 
materiali. 

E quando verrà provato che mi sono veramente ingannata, 
sarò io la prima a correggermi e riconoscendo il mio errore 


123 FAUNA MALACOLOGICA 
ringrazierò la persona che me lo avrà irrecusabilmente dimo- 
strato (1). 


60. Hruix LIGATA, Miller. 


HELIX LIGATA, Miller, Verm. Terr. et fluv. Hist. II, 
pag. 58, n. 259, (1774). 
CocLeA TERRESTRIS, ecc. Gualtieri, Test. tav. I, fig. E. 


HELIX LIGATA, (part). Riegjerx, Mon. SHelKNival5 
pag. 240, n. 634, (1848). 
— GUSSONEANA, Shuttleworth, in Sched. 


— -- 24 Mon. Hel. Viv. I, pag. 235, 
622, (1848). 
—- E ui Amen. Malac. II, pag. 178, 
tav. 23, fig. 1, 2, (1860). 


Var. Delpretiana, Paulucci. 


Henix Licata, Muller, Var. Delpretiana, Paulucci, Matériaux 

pour servir è l’etude etc., pag. 8, (1878). 

— —  Férussac, Tableau, pag. 33, n. 29, Hist., tav. 21, 
B, Mg:04 5 

— ——  orma minor, Tiberi, in Bullet. Malac. Ital. 1869, 
pag. 121. 

— — Var. Kobelt, Cont. Rossmàssler, Icon. IV, p. 23, 
tav. 100, fig. 1043 (1875). 


Abita la Calabria? 
Il prof. Arcangeli consegnò al signor Caroti a Reggio tre esem- 
plari di questa specie che ritrovò nelle tasche del suo vestito, as- 


(1) Avendo avuto occasione di vedere di poi due esemplari di questa forma 
spediti dal capitano Adami al Museo di Firenze e provenienti da Tiriolo, mi 
sono viepiù convinta della probabile esattezza della mia attuale opinione. 


DELLA CALABRIA 123 


sicurando di averli positivamente rinvenuti in Calabria ma non 
poterne indicare esattamente la località. 

Prendo nota di questo fatto che riproduco come mi è stato 
accertato ed osservo che quando fosse nuovamente confermato, 
avrebbe grandissima importanza perchè una qualunque località 
della Calabria segnerebbe il limite meridionale estremo della di- 
stribuzione geografica della specie, mentre quello più settentrio- 
nale fin qui definitivamente stabilito è l'Eremo di Camaldoli, ove 
venne successivamente trovata dal dott. Bonelli, prof. Targioni- 
Tozzetti e signor Caroti. 

Il capitano Adami non cita questa conchiglia nel suo ca- 
talogo. 

La varietà rinvenuta dal prof. Arcangeli è simile a molti in- 
dividui che ho nella mia collezione, provenienti da diverse lo- 
calità fra le quali dall’Abruzzo. 

Il tipo della specie quale è descritto da Miller e rappresen- 
tato dalla figura di Gualtieri corrisponde esattamente ad alcuni 
individui che vivono tanto nell’ Italia centrale quanto nella me- 
ridionale. Non devo però dimenticarmi di osservare che in ogni 
località vi è un tipo un poco diverso che è generalmente accom- 
pagnato da forme, le quali sebbene tutte inerenti alla specie, pre- 
sentano però aleune modificazioni locali più o meno salienti. 

Il signor Bourguignat, Zoe. cit. chiama VH. ligata, Miiller, 
H. Gussoneana, Shuttleworth, e fa dell’ H. secernenda, Ros- 
smàssler, di Dalmazia, il tipo dell’ H. Zigata, Miller. Egli avrebbe 
facilmente potuto risparmiarsi questi errori se avesse dato il ne- 
cessario valore alle osservazioni di Miiller, il quale dice la sua 
specie d’ Italia e cita per rappresentarla la fig. E. di Gualtieri ; 
se avesse riflettuto esser poco probabile che Gualtieri andasse a 
prendere una chiocciola della Dalmazia per rappresentarla nella 
sua opera quando ne aveva una pressochè simile vivente a poche 
miglia da Firenze; e se si fosse rammentato che l’ opera sum- 
menzionata contiene numerosi esempil di specie italiana figurate 


124 FAUNA MALACOLOGICA 


da tipi della Toscana, come la Hyalinia olivetorum, e le Helix 
lucorum, planospira, muralis, ecc. 

Il dott. Tiberi nel già citato volume del Bul7. Malacol. Ital. 
ha scritto un forbito ed interessante articolo sull’ H. ligata, nel 
quale oltre un’ accurata sinonimia, la descrizione della specie 6 
di alcune notevoli varietà, ne tesse la storia dimostrando gli er- 
rori e le confusioni alle quali essa è stata fatta segno dalla 
maggior parte dei malacologhi soprattutto stranieri. 

Questo articolo sarà consultato con profitto da tutti coloro che 
avranno bisogno di veder chiaro intorno a questa specie. 

Io mi riserbo di parlarne più a lungo, quando mi occuperò par- 
ticolarmente della distribuzione e diffusione delle specie italiane. 
Pertanto non voglio tacere che divido le vedute scientifiche del 
dott. Tiberi, al quale mi associo accettando la sua sinonimia e il 
resultato complessivo delle sue osservazioni. 


X. Genere BULIMINUS. 


Ehrenberg è il fondatore di questo genere (Symbole physice 
1831), il cui scopo è di dividere e distinguere dal genere BuLImus, 
delle forme i cui principali caratteri sono la conchiglia perforata, 
ovale oblunga, o ovato-conica; l'apertura ovata, longitudinale, che 
però non supera la metà della lunghezza totale, anzi che spesso non 
la raggiunge; il peristoma generalmente arrovesciato a margini 
ineguali, a columella stretta, liscia, leggermente troncata alla base. 

Questo genere comprende indifferentemente delle specie esoti- 
che ed europee. 

Io lo trovo adottato da molti principali autori contemporanei. 
Mousson lo accetta nel trattare delle conchiglie di Oriente sulle 
quali ha fatti ripetuti studii, Crosse e Fischer lo adottano nella loro 
grande opera attualmente in corso di pubblicazione, Mission sezen- 
tifique au Mexique, pag. 462, ove fanno appunto un paragone 


DELLA CALABRIA 125 


interessante fra questo ed il genere Burimus, Leach. Albers, Ko- 
belt e Westerlund lo ammettono pure. 

Ho creduto bene di seguire le orme di questi maestri, tralasciando 
di comprendere le specie che presentano i surreferiti caratteri nel 
genere BuLmmus, siccome lo fanno molti altri distinti autori. 


CHonpRrULA, Beck. 


61. BuLimnus pupa, Bruguidre. 


BULIMUS PUPA, Bruguière, Enceycl. Method. I, pag. 849, 
n.189, (17192): 
—  TUBERCULATUS, Z'urton, in Zool. journ. II, pag. 363. 
(1825). 
_ EMARGINATUS, Deshayes, Exp. Morée III, pag. 165, 
tav. 19, fig. 13-15. (1833). 
— BABAUCHII, Anton, Verz. pag. 42, n. 1547. (1839). 


—  LABIATUS, Ziegler, Mus. 
PUPA PRIMITIVA, Menke, Syn. ed. II, pag. 34. (1830). 
— NORMALJS, Menke, olim. 
BULIMUS PUPA, Rossmdissler, Icon. VI, pag. 42, tav. 28, 


fis. 379. (1837). 


Abita Pizzo, Giardino del cav. Alcalà* - strada dei Prangi!*. 
- Ruderi del castello di Bivona! *. - Monteleone *. - Oppido Vec- 
chio *. - Santa Cristina Vecchia * - Nicotera! - Mileto! - Contorni 
di Palmi!*. - Grotte di Tremisi!*. - Bagnara! - Palizzi! *. - 
Monte (‘onsolino!* - Bagaladi! - Monte Stella *. 

Siccome vedesi dalla lunga serie di località soprannominate que- 
sta specie trovasi comune ovunque. La stessa osservazione fa 
pure il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 12. Egli dice che 
si rinviene frequente pur la varietà a/bina. Io non ho visto di 
questa punti esemplari. 


19 


126 FAUNA MALACOLOGICA 


Spesso però ho trovati individui privi della callosità denti- 
forme, e spesso anche della forma m2r0r. 

Nella mia collezione ho diviso l'una e l’altra dal tipo. 

In generale però devesi osservare che gli esemplari raccolti 
sono piuttosto piccoli, confrontandoli con quelli della Sicilia, e 
colle dimensioni date da Pfeiffer. 

Secondo Hanley 1 Helix pupa, Linneo, sarebbe probabilmente 
il B. detritus, Miller. 


62. Buimnus TRrIDENS, Miller. 


HrLix trIDENS, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, pag. 106, 
n. 305 (1774). 


Var. eximia, ossmdissler 


Pupa tRrIDENS, Var. erimia, Rossmiissler, Icon. V., pag. 9, tav. 25, 
fig. 305 * (1837); XI, pag. 9, tav. 53, fig. 722. 
(1842). 


Abita il colle che domina Pizzo (Caroti). 

Disgraziatamente non venne raccolto di questa specie che un 
solo esemplare appartenente alla sunnominata varietà, la qual 
cosa invero mi dispiace maggiormente perchè il capitano Adami 
nel suo Catalogo non ne fa menzione. Sarebbe stato infatti im- 
teressante di poter definitivamente stabilire che questa forma la 
quale si rinviene piuttosto frequentemente al Nord-Est della no- 
stra penisola, che è stata indicata come vivente in Corsica e du- 
bitatamente in Sardegna, sì ritrovasse pol così isolata in Cala- 
bria; e dico isolata perchè non mì consta fin qui che essa sia 
del numero delle forme state segnalate nel rimanente delle pro- 
vincie napoletane, e che non la trovo neppur citata fra quelle 
state raccolte in Sicilia. 


DELLA CALABRIA 127 


XI. Genere STENOGYRA. 


(Questo genere venne proposto da Shuttleworth nel 1854, per 
designare un gruppo di molluschi che prima erano mescolati fra 
ì BuLimus e le AcHATINA. 

Nella Fauna europea è rappresentato da una sola specie, la 
Helix decollata, Linneo, il cui carattere più saliente è di avere 
costantemente, negli individui adulti, la spira sempre troncata, 
mancante cioè dei cinque o sei primi giri di accrescimento. 

(Questo stesso carattere è comune ad alcune specie del genere 
CLAUSILIA. 

Molti autori non accettano questo genere, ed hanno continuato 
con Bruguière ad iscrivere tal specie fra i Bunmmus; altri lo 
hanno adottato, ma vi comprendono solo delle specie esotiche, e 
ne eseludono la I. decollata; mentre altri lo impiegano invece 
come io lo faccio e fra questi si possono citare i più moderni 
scrittori malacologhi. 

La forma particolare di tali conchiglie sembra autorizzare que- 
sta divisione, come lo serive appunto il dott. P. Fischer, nel 
Journal de Conchyliologie, V, 1856, pag. 2539. Infatti i giri di 
spira sono numerosi, la forma generale è subulata ed acicu- 
loide, il colore umiforme (in alcune specie esotiche è trasparente 
ed ialino) l’apertura è ristretta. 

(Questi molluschi sono notturni ; aleumi si cibano di erbe, al- 
trì sono carnivori. Ve ne hanno degli ovivipari e degli ovipari. 

Il mio amico signor G. B. Gassies (1), ha diffusamente parlato del 
Bulimus truncatus (Stenogyra decollata). Egli racconta che ne 
rinchiuse diversi esemplari in una cassetta ricoperta da una rete 
metallica, e così gli fu possibile di seguirne le modificazioni e 


(1) Tubi. des moll. de VAgénais, 1849, pag. 113 e successive. 


128 FAUNA MALACOLOGICA 


i successivi sviluppi, giacchè gli osservò assieme accoppiati in un 
giorno tempestoso, gli vide deporre le uova, assistè a quando queste 
si dischiusero e ne uscirono i piccoli molluschi e gli trovò alcune 
settimane dopo intenti a troncare i primi anfratti della loro spira. 

Questo studio del signor Gassies è interessante per ogni na- 
turalista, le osservazioni e le note in questo contenute sono così 
piacevoli e così ben fatte, che la loro lettura dove riuscire gra- 
devole ed istruttiva per ogni malacologo. 

Risso, Hist. Naturel., IV, pag. 82, tav. 3, fig. 25, ha chia- 
mati i giovani individui di questa specie Orbitina truncatella, 
ed i pulli appena usciti dall’ uovo, Orbditina incomparabilis, 
loc. cit. pag. 82, tav. 3, fig. 23. 


63. STENOGYRA DECOLLATA, Linneo. 


Helix DECOLLATA, Linneo, Syst. nat. Ed. X. pag. 773. (1758). 
BuLimus pecoLLATUS, Bruguière, Encyclop. Method. I, pag. 326, 
n. 49. (1792). 
- Rossmiissler, Icon. VI, pag. 45, tav. 28, 
fig. 884. (1837). 


Abita Pizzo! - Santa Venera! - Rocca Angitola!* - Rovine di 
Bivona! - Dintorni di Monteleone * - Nicotera! - Mileto! Oppido 
Vecchio *.:- Palmi! - Dintorni di Palizzi! *. 

Il capitano Adami, Catalogo, pag. 13, dice questa specie ah- 
bondante ovunque. 

Gli esemplari di Calabria rientrano presso a poco nelle di- 
mensioni ordinarie quali sono indicate dal dott. Pfeiffer, Mon. 
Hel. Viv., II, pag. 152, n. 395. 


XII. Genere FERUSSACIA. 


Devesi la creazione di questo genere a Risso che lo descrisse 
nell’ Hist. naturel. de l Europe merid., IV, pag. S0 (1826), de- 


DELLA CALABRIA 129 


dicandolo al signor di Férussac, figlio, distinto malacologo 
francese. 

Il genere FeRrussaciA, differisce dal genere Acicura, Risso, 
(CxciLraneLLa Bourguignat) perchè la sua columella, più o meno 
callosa, va a terminare nel bordo columellare senza transizione 
sensibile, approssimandosi con questo carattere ai BuLImus, men- 
tre invece la columella delle Acicura è bruscamente interrotta, 
e come troncata alla base, il che si osserva pure nelle AcmatINA 
e Granpina. Inoltre, mentre le AcicuLa sono sempre di un bianco 
trasparente quando sono vive e gli esemplari morti sono opachi, 
le Ferussacia invece hanno sempre una tinta giallastra come 
quella dell’ambra trasparente, più scura o più pallida secondo 
le diverse specie, luccicante quando sono vive, opaca quando 
sono morte. Malgrado questi caratteri, ed altri ancora riferibili 
soprattutto alla diversa forma della conchiglia, i quali a parer 
mio sono sufficienti per autorizzare la separazione di questi due 
generi, la maggior parte dei malacologhi, anche moderni, non 
ne accettano che uno, ed in questo non solo includono le FERUS- 
SACIA, e le AcicuLa, ma pur anche le Zua, Leach, e Azeca, Leach, 
delle quali sì servono come di quattro divisioni o gruppi gene- 
ricamente riuniti col nome di CroxeLLa, Jeffreys. 

Il signor Bourguignat, nel già varie volte menzionato lavoro, 
Descriptioas de deux nouv. genres Algériens, suivies ete., con- 
sidera le Azeca, pag. 25, n. 27 (1), e le FERUSSACIA, pag. 25, 
n. 28, come due generi autonomi appartenenti alla famiglia delle 
Helicidoea, comprendendo qual gruppo distinto di quest’ ultime 
le Zua, e ponendole al seguito dei Burmus, CHoxprUS, LIMICOLA- 
RIA, ecc., ecc. Delle Acicura poi fa un’ altra famiglia che chiama 
Coecilianellidee, la quale comprende il solo genere CECILIANELLA, 
pag. 531, n. 41, e la pone prima appunto delle GLanpINA. 


(1) Non tratterò qui di questo genere AZECA, il quale sembra non esser 
rappresentato in Calabria, almeno stando ai dati raccolti sino ad oggi sulla 
Fauna di queste provincie. 


130 FAUNA MALACOLOGICA 


Nei miei Matériaux pour servir à l’étude, ete., io avevo se- 
guito il primo sistema non avendo proprio avuto tempo suffi- 
ciente per studiare ponderatamente una classificazione generica 
logicamente metodica, ma ora riconosco francamente che il se- 
condo sistema mi sembra di gran lunga preferibile e lo adotto 
perchè mi persuade più del primo. 

Il signor Bourguignat calcola che le specie di questo genere 
attualmente conosciute, comprese le Zua, ascendono a 97, no- 
tando che esse vivono principalmente nelle contrade bagnate dal 
Mediterraneo e che l'Algeria è per eccellenza il paese delle F'E- 
RUSSACIA. 

Le specie citate dal medesimo autore come viventi anche in Ita- 
lia, alcune delle quali sono anzi esclusivamente italiane, ascendono 
al numero di 15 e di queste ve ne sono diverse che non conosco 
ancora. 

Le Frrussicia sono dei piccoli molluschi che si cibano di 
erha e che molto volentieri si nutrono di foglie d’ insalata o di 
cavolo anche in putrefazione. Da oltre 18 mesi ho in una delle 
mie cassette da allevamento una numerosa famiglia di /. Hohen- 
warti, Rossmissler, di cui ho veduto nascere e completare più 
di una generazione. Come questa piccola colonia si sia introdotta 
nella mia cassetta non saprei indicarlo; ma probabilmente colla 
terra del mio giardino che vi posi dentro quando l’ accomodai 
per le TesraceLLA che avevo fatto raccogliere e sulle quali vo- 
levo fare delle esperienze; oppure con le foglie d’ insalata e di 
cavolo che insieme a dei Limax e a dei Lombrichi davo in cibo 
alle TestaceLLA. Mi accorsi un giorno che una vecchia foglia di 
cavolo a due terzi marcita, rimasta per caso nella cassetta, era 
al di sotto, cioè dalla parte che toccava la terra, coperta da nu- 
merosi individui di questo piccolo molluseo di diverse età e gran- 
dezze. Dipoi essi hanno sempre prosperato nella cassetta e vi 
sono tuttora quantunque sovente ne abbia ritirati alcuni per la 
mia collezione e per darne ad amici e corrispondenti. 


DELLA CALABRIA 151 


Ho osservato più volte, che appena io scoperchiavo la terra 
della cassetta, e levavo quello strato di foglie che la ricopriva, 
i miei piccoli molluschi sì affrettavano tutti con lestezza ad im- 
bucare nelle screpolature della terra, dimodochè se al primo mo- 
mento che incominciavo la mia osservazione una trentina di 
esemplari strisciavano sulla superficie della terra, un minuto o 
due dopo erano tutti spariti. Così ho potuto procurarmi delle e- 
russacia Hohenwarti, vive che ho dipoi conservate nell’ alcool 
e così sono riuscita ad averne le uova, che ho trovate il 2 otto- 
bre 1877 nell’ uccidere l’animale. 

In ognuno di questi piccoli molluschi, dopo d’essere stati hol- 
liti ed estratti dal guscio, ho trovato un uovo, che non era stato 
espulso ma giaceva nelle parti anteriori dell’ animale, cioè in 


prossimità del collo. Ogni individuo era provvisto del suo uovo 
UNICO. 


64. FeRUSSACIA GRONOVIANA, Pisso. 


FERUSSACIA GRONOVIANA, isso, Hist. Nat. Eur. Merid., IV, pag. 80, 

n. 180, tav. 3, fig. 27 (mala) (1826). 

— _ Bourguignat, Syn. Mol. Alp. Marit., 
pag. 41, tav. 1, fig. 8-10 (1861). 

- —_ Bourquignat, Malae. Algérie, II, pag. 28 
e 483 (nota), tav. III, fig. 19-21 (1864). 

= — Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. VI, pag. 249, 
(1868). 


Abita il castello di Scilla!, * unitamente alla F. Vescot. 

Ho individui di questa specie nella mia collezione, di località 
tipica, cioè dei pressi di Nizza ricevuti dal signor Verany, i 
quali sono identici a quelli di Calabria. 

La F. Gronoviana, siccome lo indica il signor Bourguignat e 
siccome ho avuto luogo di constatarlo, sì distingue dalla Y. Ve- 


152 FAUNA MALACOLOGICA 


scoi, colla quale solo potrebbe esser scambiata, per minori di- 
mensioni forma meno ventricosa, columella meno callosa, ma so- 
prattutto per la sua apparenza in forma di STREPTAXIS, cioè per 
esser più rigonfia dal lato sinistro che dal destro. 


65. Frrussacia Vesco, Bourguignat. 


GranpINA VescoI, Bourguignat, in Rev. et Mag. de Zool. pag. 67, 


(1856). 
Ferussacia — —LBourguignat, Amen Malac. I, pag. 203, tav. XV, 
fig. 2-4, (1856). 
Acnatina — Pfeiffer, Mon. Hel. Viv., IV, pag. 621, (1859). 
FerussAcia — —Dourguignat, Malacol. Algérie, II, pag. 42, 


tav. III, fig. 22-24, (1864). 
— eee Mon Mel Viva NL pa 305) 
(1877). 


Abita il castello di Scilla, sulle mura!, *- dintorni di Bova, De 
Stefani - Monte Consolino, *. 


Var. lanceolata, Bourguignat. 


Bourguignat. Malac. Algérie, pag. 43, tav. 3, fig. 25. 


Abita insieme col tipo, ma sembra più abbondante di questo. 

Il capitano Adami nel suo Catalogo non cita questa specie, 
cita invece la /. folliculus, aggiungendo: « questa raggiunge 
« dimensioni così grandi da potersi facilmente confondere colla 
« F. Vescoi, Bourguignat e colla F. Emirus, Benoit (1), Test. 
« Sîicil. tav. VIII, fig. 6, alla qual ultima più si avvicina. » 





(1) Non conosco nessuna specie di Benoit che abbia tal nome, la fig. 6 della 
tav. VIII di questo autore, secondo una nota manoseritta da esso gentilmente 
comunicatami, è la I Biondiana, (Achatina) Benoit, pag. 239, n. 8. (1362). 


DELLA CALABRIA 133 


Questo nome è positivamente sbagliato e suppongo che la de- 
terminazione debba esserlo pure, perchè, secondo Bourguignat, 
Malac. Algérie, II, pag. 27, n. 5, la F. folliculus, sarebbe una 
specie propria delle coste meridionali della Francia e della Ca- 
talogna. È dunque probabile che la specie citata dal capitano 
Adami con quest’ ultimo nome debba riferirsi o alla /. Vescot, 
o alla Y. Gronoviana. Forse ad ambedue. 


XIII. Genere PUPA. 


Genere che venne proposto da Draparnaud nel suo Tableau 
des Mollusques (1801) per separare e circoscrivere il gruppo di 
questi molluschi dalle Hrtix e dai Burmus. Alcuni anni dopo 
soltanto, cioò nel 1805, il conchigliologo francese distinse le 
Chausizia dalle Pupa sotto il cui nome generico le aveva in 
primo luogo tutte riunite. 

Draparnaud ebbe ragione di chiamare questo genere Pupa, 
perchè infatti la forma di queste chiocciole ha la più grande 
analogia con quella di un fantoccio, in miniatura, fasciato. 

Le Pura hanno una conchiglia allungata in forma di cilindro, 
la loro apertura, generalmente provvista di numerose pieghe, la- 
melle o denti, è parallela all’ asse. 

Numerose assai sono le specie che fanno parte di questo genere, 
molte delle quali, le più helle e le più grandi, sono esotiche. 
L’ Europa pure ne possiede una buona serie, e l’Italia ha di esse 
un ricco contingente; tutte però sono relativamente piccole, di colore 
uniforme che cambia solo dal marrone più o meno scuro al bigio. 

Questo genere è universalmente adottato dagli autori. Nondi- 
meno non è da tutti egualmente compreso o limitato; perchè men- 
tre alcuni ne separano le specie piccolissime ad apertura rivolta 
a diritta, delle quali fanno il genere VeRtIGo, altri si contentano 
invece di distinguerlo solo come sezione o gruppo delle Pupa. 


20 


184 FAUNA MALACOLOGICA 


Questi piccoli molluschi sono erbivori, vivono in luoghi umidi 
e ombrosi quantunque ve ne siano pure alcuni che prescelgono 
rimanere esposti al sole. cocente. Si raccolgono i primi fra le fo- 
glie secche e la borraccina, e i secondi si trovano attaccati ai 
massi, sui muri, e spesso riuniti in numerose famiglie. 

Moquin-Tandon dice che alcune piccole specie sono ovovipare, 
mentre altre depositano le loro uova nella terra ove scavano delle 
piccole gallerie o corridoi. Queste uova sono in numero di dieci 
a quindici. 

Il signor Bourguignat, Descriptions des deux nouveaux genres 
Algériens, ecc., all’articolo Pupa, pag. 29, calcola a centoventi le 
specie del sistema europeo appartenenti a questo genere, sebbene 
ne elimini come autonomi; le OrcuLA, Held, (P. dolium, doliolium, 
scyphus, ecc.) in 35 specie; le PueiLLA, Leach, (P. muscorum, 
cylindracea, umbilicus, Ferrari, biplicata, Blanci, ecc.) circa 
60 specie; i VertIGo, Miller, (P. codia, pygmea, Maresi ecc.) 
circa 70 specie; infine le Istama, Gray, (P. columella, inor- 
nata, muscorum, ecc.) in numero di quaranta! 

È utile fare osservare che la Pupa muscorum è nominata in 
due diversi generi, cioè come PuriLLA e come IstHMIA, e ciò 
perchè come Pupilla muscorum vien sottintesa la specie di Lin- 
neo (P. marginata Draparnaud) e come /sthmia muscorum, 
Draparnaud, vien sottintesa la Pupa minutissima, Hartmann. 


TorquiLa, Studer. 


66. Pupa Pap, Cantraine. 


Puri Pamuiepa, Cantraine, Malacol. Méditer. pag. 140. (1840). 
— caPREARUM, Phil. in litteris. 

_ — Rossmdssler, Icon. XI, p. 11, tav. 53, fig. 729. 
Abita le roccie calcaree presso il castello di Palizzi! *. - Presso 


la fontana di Pazzano!. - Roccie del Monte Consolino*. - Vetta 
del Monte Stella*. 


DELLA CALABRIA 195 


Adami, Catal. pag. 18, n. 44, cita questa specie del monte 
di Tiriolo, e sui massi calcarei di Belcastro. 

La figura rappresentata da Rossmiissler, loc. e:?., come pure 
quella di Chemnitz-Kiister, pag. 32, tav. 4, fig. 14-16, riproducono 
individui, la cui spira è troppo corta per convenire esattamente 
agli esemplari di Calabria che sono più acuminati. Sta bene però 
che gli anfratti sono sette. 

Cantraine, Malacologie Méditerrantenne, pag. )40, dice che 
nelle conchiglie giovani ed incomplete di questa specie l’ apertura 
è mancante delle pieghe. Questo è perfettamente esatto. Ma non 
è egualmente esatto che ne venga per conseguenza, come egli lo 
afferma, che il Bulimus rupestris, Philippi, sia il rappresentante 
giovane ed incompleto di questa specie. 

La Pupa (Bulimus) rupestris, Philippi, che è specie propria 
di Sicilia, nelle vicinanze di Palermo, è da questa perfettamente 
distinta. 


67. Pupa GrANUM, Draparnaud. 


Pupa erAnUn, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 50 (1801). Hist. 
Tav. 3, fig. 45, 46. (1805). 

— — Rossmiissler, Icon. V, pag. 14, tav. 23, fig. 322. 
(1837). 


Abita Monteleone presso il mulino Scotola. Palizzi, attaccata 
ai grossi blocchi di pietra vicino al fiume. Sulle roccie del Monte 
Consolino (Caroti). 

Deve supporsi che questa specie si rinvenga poco frequente, 
imperocchè ne furono raccolti pochi esemplari ed il capitano Adami 
non la cita nel suo Ca/alogo. E qui interessa osservare che in 
detto catalogo sono invece nominate le Pupa minutissima, Hart- 
mann, 0 Vertigo antivertigo Draparnaud, nessuna delle quali 
venne riportata dai nostri esploratori. 


136 FAUNA MALACOLOGICA 


Opostomia, Fleming. 


68. Pupa cyrLIinpRAcEA, Da Costa. 


Pupa crLINDRACEA, (Turbo) Da Costa, Test. Britan., pag. 89, 
tav. 5, fig. 16 (1778). 

— UMBILICATA, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 58 (1801) et 
Hist. pag. 62, tav. 3, fig. 39, 40. (1805). 

— CYLINDRACEA, Moquin-Tandon, Moll. France, II, pag. 390, 
n. 21, tav. 28, fig. 2-4 (1855). 

— UmBILIcATA, Adami, Cat. Moll. Catanz., pag. 14, n. 45, 
(1873). 


Sebbene il capitano Adami scriva esser questa specie molto 
abbondante in alcune località dei dintorni di Taverna e presso 
ai mulini lungo il ramo sinistro dell’Allì, come anche sotto Ci- 
cala ed a Carlopoli, deve supporsi che essa però sia assai cir- 
coscritta, dappoichè i signori Cavanna e Caroti nel 1877 e il 
prof. De Stefani nel 1878, non ne rinvennero nemmeno un esem- 
plare. 

Il capitano Adami accenna di averne raccolto presso Taverna 
anche qualche esemplare albino. 

Il signor Jeffreys British Conchology, I, pag. 246, n. 3, 
chiama questa specie P. umbelicata, Draparnaud, ma riconosce, 
pag. 249, che essa dovrebbe portare il nome di cyldracea, 
che fu usato dal Da Costa molto prima delle pubblicazioni di 
Draparnaud. Ma non osa, egli aggiunge, di far giustizia perchè 
la specie è generalmente conosciuta come P. umbrlicata, e per- 
ciò cede alla convenienza di mantener tal nome. Non cito le figure 
della Malacologie de l Algérie, per questa specie che il signor Bour- 
guignat chiama P. umbilicata, Draparnaud, vol. II, p. 91, tav. 6, 
fig. 8-16, perchè paragonando le fig. 12, 13, 15, 16 di questa 


DELLA CALABRIA 137 


opera, con le già citate di Draparnaud, di Rossmàssler (fig. 327) 
e di Moquin-Tandon, trovo loro un aspetto molto diverso da 
quelle non solo, ma pure dai numerosissimi individui di questa 
specie che ho di diverse località sì italiane che estere. Le figure 
12 e 15 soprattutto sono così allungate e sottili, che sfido a ri- 
trovarci l’immagine o l’idea della P. umbilicata. 


69. Pupa SemproNI, Charpentier. 


Pupa SemproNnI, Charpentier, Cat. Moll. Suisse, pag. 15 (1887). 
Var. dilucida, Ziegler. 


Pupa piLucina, Ziegler, Mus. 

—  — Rossmiissler, Icon. V, pag. 15, tav. 23, fig. 326. 
(1837). 

—- - Chemmn-Kiister, Ed. II, pag. 55, tav. 7, fig. 8-10. 


Abita il monte Pecoraro, sotto la Sticta pulmonacea, a circa 
metri 1200 di altezza; l’Aspromonte regione Cavaliere a me- 
tri 1698 circa, nel tronco di un abeto marcescente (Caroti). 

Solo in modo dubbioso io riporto a questa specie i due esem- 
plari incompleti che furono raccolti: mi sembra però che non 
si potrebbero riferire a nessun’ altra Pupa. 

A questo proposito credo utile notare che il cav. Benoit, nel 
catalogo delle conchiglie terrestri e fluviatili della Sicilia, «n Bul- 
let. Soc. Malacol. ital., I, pag. 149, 1875, parlando della Pupa 
edentula, Draparnaud, la dice reperibile negli alti monti delle 
Madonie e sulle rocce di Pietralonga presso Nicosia. Ma la 
fig. 42, tav. 5, dell’ZUZ. Sist. Crit. della Sicilia, del medesimo 
autore, la quale secondo una nota manoscritta gentilmente comu- 
nicatami dovrebbe rappresentare questa P. edentula, non è a 
mio parere e per quanto si può rilevare dalla figura assai mal 


138 FAUNA MALACOLOGICA 


eseguita, che la P. Semproni, Var. dilucida. Cosicchè la pre- 
senza di questa forma sulle alte montagne della Sicilia, verrebbe 
mi sembra ad avvalorare la mia opinione e accrescerebbe la pro- 
babilità che questa mia determinazione debba essere esatta. 
Quanto poi alla controversa opinione dei malacologhi sul va- 
lore specifico della P. (Columella) edentula, Draparnaud, cre- 
duta specie distinta da alcuni (1) dichiarata da altri lo stato 
giovane della P. (Columella) inornata, Michaud (2) io non in- 
tendo dilungarmi ulteriormente, essendo tal questione del tutto 
estranea all’ attual argomento, ma consiglio coloro che potessero 
aver interesse a studiare e trovare una guida per definire tale 
vertenza, a consultare un articolo del signor Clessin, intitolato 
Pupa edentula, Draparnaud, inornata, Michaud, columella, Benz, 
in Malakozool. Blitter, 1873, pag. 50, che tende a dimostrare 
esser queste varietà o età diverse di una medesima specie. 


{0 RupO8SP: 


Abita il Monte Pecoraro sulla scorza di un faggio, sotto la 
Sticta pulmonacea, a circa metri 1200; e sulle roccie del Monte 
Consolino (Caroti). 

Di questa specie non vennero raccolti che due soli esemplari 
giovani ed incompleti. Sarebbe perciò impossibile pretendere di 
determinarli in modo positivo. Solo noterò che ambedue sono 
provvisti di due denti o pieghe, una delle quali circonda la co- 
lumella, mentre l’altra è posta alla metà circa dell’ anfratto 
superiore, cioè nella parete dell'apertura, e questa piega è sot- 
tile compressa come una lama. 

La conchiglia è umbilicata, ma il foro è rinserrato dagli an- 
fratti superiori ed ha una forma non circolare, ma bensì allun- 


(1) MoquiN-TANDON, Moll. France, II, pag. 402. 
(2) WESTERLUND, Fauna europea, pag. 193. 


DELLA CALABRIA 139 


gata come se i giri di spira fossero compressi, ha tutto il guscio 
molto sottilmente striato, e per l’ apparenza generale e per la 
forma, a primo aspetto, somiglia alla P. cyQandracea, Da Costa. 
Io non conosco nessuna specie di Pura che presenti i caratteri 
sopra indicati. Ma non ardirel di proporla come nuova specie, 
perchè bisognerebbe poter vedere i caratteri dell’ apertura e del 
peristoma. 


IstuMIA, Gray. 


71. Pupa minutISsIMA, Hartmann. 


Pupa mnutissima, Hartmann, in Neue Alp. pag. 220, (1821). 
— muscorum, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 56 (1801) (1). 
— mnutissma, Rossméssler, Icon. I, pag. 84, tav. II, fig. 38 
(1555). 

— Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. II, pag. 306, n. 15 
(1848). 

Vertigo MuscoRUM, Moguin- Tandon, Moll. France, II, pag. 399, 
tav. XXVIII, fig. 20-24 (1855). 

_ —  Bourquignat, Malac. Algérie, II, pag. 98, 

tav. VI, fig. 28-30 (1864). 

Pura minutissima, Adami, Cat. Moll. prov. Catanzaro pag. 14, 
n. 46 (1875). 


Il capitano Adami scrive di aver raccolta abbondantemente que- 
sta specie nel terriccio di un orticalo lungo le rive del canale 
di un molino sotto Albi; e qualche rara spoglia anche sul monte 
di Tiriolo. 

Sebbene il signor Bourguignat nell’ opera sopra citata inclu- 
desse questa specie nel genere VERTIGO, osservando che vi ap- 


(1) Non Turbo muscorum, Linneo. Ed. X, (1758) nec Helix muscorum, Miil- 
ler (1774). 


140 FAUNA MALACOLOGICA . 


partiene realmente perchè il mollusco è provvisto di due soli ten- 
tacoli divergenti separati da uno stretto solco, invece di quattro 
come ne hanno le Pupa, ha dipoi modificata la sua classifica- 
zione giacchè siccome 1’ ho notato nel parlare del genere Pupa, 
nel suo più recente lavoro, Deseriptions de deux nouveaux 
genres Algériens, suivies ecc., pag. 31, egli pone questa mede- 
sima specie nel genere IstHMIA. 

In quanto a me trattando di una Fauna locale ristretta, non 
credo utile di adottare questi smembramenti generici e mi limito 
piuttosto ad accettarli come semplici gruppi dipendenti dal ge- 
nere Pupa, sistema che è seguito da molti distinti moderni ma- 
lacologi. 

La Pupa Callicratis, Scacchi, che alcuni autori riuniscono come 
sinonimo della P. minutissima, ed altri considerano come spe- 
cie distinta, venne istituita nel 1833 sopra individui dei pressi 
di Napoli. Avendo avuto occasione di vedere e paragonare esem- 
plari di essa raccolti nell’ orto botanico di Napoli dal har. Ce- 
sati che gentilmente me ne donò alcuni, devo dichiarare che mi 
sembrano identici agli esemplari di P. minutissima, di Lom- 
bardia e di Toscana. Trovo cioè che fra questi e quelli non esi- 
ste che una insignificante diversità di dimensione e di scultura: 
la forma di Napoli è ieggermente più grande e un poco più for- 
temente striata di quella di Lombardia; ma gli esemplari di To- 
scana sono intermedii sicchè reputo impossibile di specificamente 
distinguerli. 

Il cav. Benoit, in Bullet. Soc. Malac. Ital., 1875, pag. 150, 
n. 142, parlando della P. minutissima, la quale conforme ad una 
sua comunicazione manoscritta è rappresentata tav. 5, fig. 45, 
della sua opera, nomina pure come vivente in Sicilia e come spe- 
cie distinta, la P. Callicratis, Scacchi. 


DELLA CALABRIA 141 


XIV. Genere CLAUSILIA. 


Questo genere venne instituito da Draparnaud nell’ IHistoire 
Naturelle des Mollusques, 1805. Esso comprende delle specie 
che erano prima di tale epoca incluse nei generi, TurBo, HELIX, 
BuLimus, Pupa, ecc. 

I caratteri generici di questa divisione.sono così naturali, così 
normalmente circoscritti, che i malacologi 1’ hanno unanimamente 
adottata. 

Le CLausILIA sono generalmente acchiocciolate a sinistra; ciò 
non toglie che ve ne siano pure voltate a destra, e che alcune 
poche, nella stessa specie, siano indifferentemente girate a sinistra 
o a diritta. 

Di questo genere sì conosce fin qui una sola specie dell’Ame- 
rica centrale, aleune poche provengono dall’ isola di Madera, di- 
verse dall’Asia, ma il gran contingente vien fornito dall’ Eu- 
ropa, ove secondo moderni cataloghi si contano dalle 450 alle 
900 specie (1). 

L’ Italia è ricca assai di CLausILIA, nei Maferiaua pour ser- 
vir à l’étude ete., ne ho notate ottanta; ne ho bensì dimenticate 
alcune poche ed inoltre è supponibile che se ne troveranno altre 
nuove a misura che la nostra Fauna sarà meglio studiata e le no- 
stre provincie saranno esplorate e più accuratamente visitate dai 
malacologhi. Però aleune di esse dovranno senza dubbio sparire 
dagli attuali cataloghi perchè riconosciute identiche ad altre di 
diversa località con le quali non erano state identificate, o perchè 
appartenenti a forme altrimenti nominate, ed alle quali dovranno 
esser riunite come varietà. 

Ma non può mettersi in dubbio che la natura del nostro suolo 





(1) BouRGUIGNAT le fa ascendere a 1250! (Descriptions de deux noveaua 
genres Algeriens, suivies, ecc. pag. 28, 1877). 


21 


142 FAUNA MALACOLOGICA 


e la posizione geografica dell’ Italia che abbraccia climi così di- 
versi, sono particolarmente atte allo sviluppo di questi piccoli 
molluschi, le cui abitudini ed il metodo di stazione variano in 
mille modi. Infatti alcune specie si trovano nei boschi folti al- 
l’ uggia fra la borraccina, le foglie secche, le radiche delle piante, 
sui tronchi degli alberi, sotto la scorza mezza staccata dei mede- 
simi; altre invece cercano la mezza luce, vivono fra i sassi o 
sotto di essi o presso le siepi e fra le ortiche; altre infine vo- 
gliono la Ince, il sole, si attaccano sui muri, si fermano sulle 
rupi, sui massi e vi sfidano ì suol raggi cocenti. Alcune di esse 
abitano la pianura a pochi metri dal mare; altre si annidano 
sulle alte montagne. Il naturalista può in conseguenza sperare 
d’imbattersi ovunque in qualche rappresentante di questo bel 
genere. 

Studiando le CLAUsILIA è molto interessante di fermarsi ad esa- 
minare il Clausilium, piccola placca calcarea posta nell’ interno 
dell’ apertura, veramente ammirabile per la sua costruzione, mo- 
vibile a seconda della volontà dell’ animale, che l’ alza o V ab- 
bassa come una bodola e che, quando è chiusa, sigilla ermeti- 
camente le pareti della conchiglia, meglio che una porta fatta 
dal miglior artefice. Occorre però assai destrezza per tagliare il 
guscio senza offendere il mollasco, in modo da poterlo vedere 
effettuare questo movimento. 


DELLA CALABRIA 143 


Marpessa, Moquin-Tandon. 


72. CLAUSILIA LAMINATA, Montagu. 


HELIX BIDENS, Miller, Verm. Terr. II, pag. 116, n. 315 
(1774) (non 7urbo bidens, Linneo). 
TURBO LAMINATUS, Montagu, Test. Brit., pag. 359 (1803). 


CLAUSILIA AMPLA, Hartmann, Syst. Gasterop., pag. 50 (1821). 
HELIX DERUGATA, Férussac, Tableau Syst., pag. 67 (1822). 


CrausiLia LAMELLATA, Leach, Brit. Moll. pag. 118 (1831). 
—  LAMINATA, Chemn-Kiister, pag. 109, n. 107, tav. 12, 
fig. 13-18. 


Abita Monte Pecoraro, a metri 1250 circa, sopra la scorza 
dei faggi, nascosta sotto la Sticta pulmonacea. Caroti. - Aspro- 
monte, Regione Cavaliere, sotto la scorza dei faggi. - Cavanna, 
Caroti. 

Questa specie non si trova menzionata nel Catalogo del ca- 
pitano Adami. 

Osservo che gli esemplari di Calabria che da un lato ben si 
adattano alle figure citate, differiscono dall’altro perchè hanno 
gli anfratti più rigonfi, e per lo stesso motivo differiscono dagli 
individui dell’Italia centrale. 


144 FAUNA MALACOLOGICA 


DeLmma, Hartmann. 


73. CLausiria KoBELTIANA, Ktéister. 
tav. VII, fig. 5. 


Crausinia KoBELTIANA, Atister, Die Bin-Conchyl. Dalmat. III 
Gatt. Clausilia, pag. 48 (1875). 
— — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. VIII, pag. 483, 
n. 212 (1877). 
— — Paulucci, Matér. pour servir à l’étud. de 
la Faune d’'Ital., pag. 12, n.302, e 
pag. 57, nota 60 (1578). 


Abita Pizzo, !*.- Bivona, !*.- Monteleone, !*. - Palmi,!*. - Ro- 
vine d’ Oppido Vecchio, *. - Santa Cristina Vecchia, *. Mileto, !*. 
Nicotera, !*. - Monte Consolino,! *. 


Var. furcata, Paulucci. 
tav. VUE fia. 


Lamella columellaris furcata, non tuberculata. 


Var. contorta, Paulucct. 
tav. VII, fig. 6. 


Lamella columellaris contorta, non furcata. 


Queste due varietà si rinvengano ovunque molto comuni, me- 
scolate col tipo; esse hanno delle modificazioni di striatura di 
dimensione, di forma generale più o meno ventricosa o allun- 
gata, di colorazione che passa dal marrone-scuro sino ad una 
tinta giallo-verdastra. L'apertura subisce delle variazioni con- 
tinue, talora è più arrotondata o allungata, talora il peristoma 
è più o meno ingrossato, più o meno ripiegato all’infuori. 


DELLA CALABRIA 145 


La ©. Kobeltiana, è dunque una specie grandemente varia- 
bile, siecome lo accennava anche il dott. Kister che però non 
ne aveva veduti che cinque esemplari, mentre io ne ho avuti 
fra mano aleune centinaia. 

Il dott. Kiister indicava per patria di questa specie gli Abruzzi ; 
non mi consta però che vi sia stata mai trovata. Ho anzi ra- 
gione di credere che anche gli esemplari veduti e descritti dal 
dott. Kiister, provenissero di Calabria, perchè egli indica di 
averli ricevuti dal dott. Kobelt, al quale erano stati mandati 
dal capitano Adami, che ne aveva fatta pure ampia messe nella 
provincia di Catanzaro, e che li ha indicati nel suo catalogo col 
nome erroneo di C. paestana, Philippi, pag. 15, n. 5]. 

Questa specie era stata anche indicata col nome manoscritto di 
C. Calabrica, Mousson, come pure con quello di C. Benorti, 
Parreyss, (Boettger, Paleontogr. Clausilienstudien, pag. 34, 1877 
e Sistem. Verzeich. der lebend. Art. der Landschneckengattung 
Clausilia, pag. 12 1878). 

La C. Kobeltiana, sì rinviene in famiglia, sotto le siepi, fra 
i sassi, alla base dei vecchi muri fra l’ortica. 

Il capitano Adami, Zoc. cit., la dice abbondante in tutta Ia 
provincia ed in special modo a Taverna nei muri degli orti. 


74. Crausinia IrAaLA, V. Martens. 


CLausinia ItaLA, V. Martens, Reise n. Venedig., II, pag. 442, 
tav. 9, fig. 1 (1824). 
— — Chemn-Kiister, Gatt. Claus., pag. 68, n. 57, 
tav. 7, fig. 18-20 (1847). 
se — Pfeiffer, Mon. Hel. viv., IV, pag. 747 (1859). 
— — Adami, Catal. Moll. Catanz. pag. 16, n. 52. 


Rapporto a questa specie, la cui presenza in Calabria mi ma- 
raviglierebbe moltissimo, mi limito a copiare le parole scritte 
dal cap. Adami. 


146 FAUNA MALACOLOGIGCA 


« Si è con gran dubbio ch’ io riferisco a questa specie pochi 
« esemplari trovati nei dintorni di Maida e sotto Tiriolo; essi 
« rappresentano la specie in dimensioni assai ridotte, della quale 
« non sono forse che una forma ibrida. 

« Diam. mm. 2 ?/5-3 ‘/,. Alt. 14-15. Anfr. 9-10. » 

È bensì vero che il dott. Bottger, System. Verzeich. der lebend. 
Art. der Landschneckengattung Clausilia, pag. 14 (1878) scrive 
che questa specie è indicata come vivente in Sicilia, e che il si- 
gnor Bourguignat, Faun. Malacol. de l Algérie, II, pag. 349, 
ove mette in rapporto la fauna di Sicilia con quella d’Algeria, 
nomina la Clausilia Itala, che in nota chiama « CI. subrugata 
de Ziegler, — CZ. Brauni, Var. de Rossmissler, » qual sinonimi. 
La CI. puncetata, Michaud, di diversi autori francesi è una va- 
rietà di questa specie (Pfeiffer et Bottger, loc. cit). 


Mepora, V. Vest. 


15. CLAUSILIA PUNCTULATA, iister. 


CLAUSILIA PUNCTULATA, Chemn-Kiister, Gatt. Claus., pag. 36, n. 25, 
tav. 3, fig. 22, 23, (1847). 
— — ORSINIANA, Va, (in schedis). 


Abita Tiriolo, Adami, Catalogo, pag. 15, n. 50. - Vetta del 
Monte Consolino. Caroti. 

Il cap. Adami ha perfettamente ragione di assicurare che la 
CLausiLia che rinviensi sul monte di Tiriolo è la punetulata, 
Kiister, perchè appunto come egli lo fa esattamente osservare, 
Kiister dice di aver ricevuta questa specie da Philippi che 
l’aveva raccolta a Tiriolo; per conseguenza non possono esister 
dubbi sulla esatta determinazione di questa specie, la quale con- 


DELLA CALABRIA 147 


viene pure tanto alla descrizione che alle figure del summenzio- 
nato autore. 

Tiberi però non ha torto nemmeno chiamando questa medesima 
specie CY. Orsiniana, Villa, e dicendola pur di Calabria, Bulet. 
Malac. Ital., 1872, vol. V, pag. 22, perchè infatti questi due 
diversi nomi rappresentano individui di differenti località per 
primo luogo di origine, i quali però sono fra loro assolutamente 
identici. 

Io ho esemplari di CZ. punetulata, Kiister, provenienti da Ti- 
riolo, e che devo alla gentilezza del cap. Adami. Ho inoltre esem- 
plari di CZ. Orsiniana, provenienti dall’Abruzzo, e comprati dai 
fratelli Villa, che possono per conseguenza ritenersi tipici. Ne ho 
infine di Gualdo Tadino (Umbria) ricevuti col nome pure di 
CI. Orsiniana, Villa, e posso dichiarare con sicurezza che gli 
uni e gli altri sono tipi identici di una sola unica specie, e che 
sarebbe impossibile poter separare anche come varietà locale. 

Non so poi capire come il dott. Kobelt nel suo Catalog der 
im curopdischen Faunengebiet lebenden Binnenconchylien 1871, 
abbia trovato modo di porre la Cl. Orsiniana, Villa, nel gruppo 
Medora, pag. 40, mentre la CZ. punctulata, Kiister, è invece 
nel gruppo delle Papillifera (non so a qual titolo) pag. 42! 

Ho distinte nella mia collezione alcune varietà o mutazioni. 

La più interessante è la seguente 


a. albinella. 


Identica al tipo per colore esterno e per grandezza, ne dif- 
ferisce per aver l'interno dell’ apertura invece che color crema 
o giallastro, perfettamente bianco latteo, e dipiù per aver l’apice 
bigio, cioè dello stesso colore della conchiglia, quantunque ia- 
lino piuttosto che corneo, come lo è nel tipo medesimo. Le altre 
varietà si riferiscono a piccole differenze di grandezza e perciò 


148 FAUNA MALACOLOGICA 


non meritano special menzione ; tutte però provengono di Ca- 
labria. 
Questa specie vive sulle roccie calcaree. 


PAPILLIFERA, Hartmann. 


76. CLausILiA sonia, Draparnaud. 


CLAUSILIA SOLIDA, Draparnaud, Hist. Moll., pag. 69, tav. 4, 
fig. 8-9, (1805). 
_ —  Rossméissler, Icon. IV, p. 18, tav. 18, fig. 267. 


Il cap. Adami Catalogo, pag. 14, n. 48, scrive esser questa ab- 
bondante sul monte di Tiriolo, alla Mortilla, ed a Belcastro, as- 
sieme alla sua varietà ca/etana, Rossmissler. 


Var. cajetana, £rossmdissler. 
tar NEMO: 
CLAUsILIA sonia, Var. cajetana, Lossmiissler, Icon. XI, p. 4, 
tav. 52, fig. 696, (1842). 
Abita i dintorni di Monteleone e sulle mura di quel castello. 
Caroti. 
Var. mofellana, Parreyss, 
tav. VIII, fig. 4. 
CLAUSILIA MOFELLANA, Parreyss (in Sched). 


-- -- Gentiluomo, in Bull, Malacol. Ital. 1568, 
pag. 44, tav. III, fig. 5-9. 


Abita colla precedente, Caroti. 
Ho paragonati gl’ individui di Calabria con un esemplare com- 
prato dallo stesso Parreyss, il quale da molto tempo spacciava 


DELLA CALABRIA 149 


questa forma come una nuova specie. Ciò ha dato luogo a varie 
discussioni ed a diversi apprezzamenti da parte degli autori. 

Fra le altre, il signor Ad. Schmidt (System der européi- 
schen Clausilien, pag. 107), scriveva a proposito di essa press’ a 
poco in questi termini: « La CI. mofellana, Parreys, è una buona 
« specie, ovvero semplicemente una varietà della C/. solida, 
« Draparnaud? Ciò è ancora da decidersi; per farne una specie, 
« bisognerebbe prendere in considerazione la sua grandezza e 
« la convessità dei suoi anfratti; per colore assomiglia alla C. 
« solida, di Nizza mentre per il suo grosso callo interno è af- 
« fine a quella che si trova a Gaeta. » 

Se dunque uno specialista come il signor Ad. Schmidt, che 
tanto particolarmente si è occupato del genere CLAusILIA emet- 
teva un’ opinione così incerta, vi è poco da meravigliarsi se 
molti altri rimasero per molto tempo dubbiosi per decidere la 
questione. 

Il dott. C. Gentiluomo in Bulet. Malac. Ital., 1868, pag. 44, 
ha il merito di avere il primo, espressa 1’ opinione che debba 
venir riunita alla C. solida, come varietà ; ed ha pur quello di aver 
fatto figurare questa forma nel medesimo volume, tav. 3, fig. 5-8, 
servendosi di un esemplare che aveva acquistato da Parreyss, e che 
egli ebbe la gentilezza di mandarmi in comunicazione, prima che 
dallo stesso Parreyss avessi avuto l’ individuo della mia collezione. 

Il dott. Kobelt, nel suo Catalog der im curop. Fauneng. le- 
benden Binnenconch., pag. 42, considera tanto la mofellana 
quanto la cajetana, come varietà della CY. solida. 

Il signor Bourguignat, nell’Iistoire des Claus. de France, 
pag. 10 (avril 1877), pone la CZ. Mofellana, Parreyss, fra le va- 
rietà della CZ. solida, ed osserva di aver riconosciuto 1’ impos- 
sibilità di distinguere specificamente questa forma non solo, 
ma alenne altre pure che vivono nei dintorni di Nizza e di 
Monaco, dalla specie di Draparnaud. 

Finalmente il dott. 0. Boettger, nel suo recentissimo lavoro, 


929 
a 


150 | FAUNA MALACOLOGICA 


Paleontographica Beitrage zur Naturgeschichte der Vorwelt, 
Clausilienstudien, pag. 51, riunisce la mofellana, e la cajetana, 
alla CZ. solida a titolo di varietà. 

Sembra dunque che l’ antica questione possa ormai conside- 
rarsi decisa in modo stabile perchè è stata definita conforme ad 
un sistema razionale. 

Infatti i caratteri specifici delle CLAusILIA devono esser basati 
sulle differenze, sugli accidenti dell'apertura, ma non esclusiva- 
mente sul metodo di scultura esterno, nè sul colore nè sulle di- 
mensioni della conchiglia. 


77. CLAusILiA BIDENS, Linneo. 


TURBO BIDENS, Linneo, Syst. nat. Ed. X, pag. 767 (1758). 

HeLix papiLLarIs, —Miller, Verm. Terr. II, pag. 120, n. 317 
(1774). 

CLAUSILIA. — Draparnaud, Hist. pag. 71, n. 5 (1805). 


Var. virgata, Jan. 


CLAUSILIA VIRGATA, Crist. et Jan, Cat. pag. 5, n. 36 (1832). 
—  PAPILLARIS, Var. virgata, Rossméssler, Icon. III, 
p. 12, tav. 12, fig. 170 (1836). 
—  BIDENS, Var. A. Chemn-Kiister, pag. 53, tav. 5, 
fig. 32-34. 


Abita Stilo ai piedi del Monte Consolino!* - Monasterace *. 

Il cap. Adami, Catal., pag. 15, n. 49, dice di aver raccolto 
pochi esemplari della CZ. papilaris, Mihlf. (?) nelle vicinanze 
di Pizzo, ma non parla punto della varietà virgata, che è la 
sola che sia stata riportata dai nostri esploratori. 


DELLA CALABRIA 151 


78. Cravsinia TRANSITANS, Paulucci. 
nova forma (non spec.). 


tav. VII, fig. 8. 


Testa major, profunde rimata, regulariter fusiformis, solidula, 
acute costulato striata; griseo-cerulescens, costulis albidis; spira 
turrita, acuta, apice corneo, levi; sutura crenulata; papillis mi- 
nutis, albidis instructa, rufo marginata; anfr. 10-11, valde pla- 
nulati; basi fere bicristata; apertura rotundato-piriformi, basi 
subcanaliculata; lamella supera humilis, infera valida, arcuata; 
lunella suturam attingens, distineta; plica subcolumellari submersa; 
peristoma continuum, protractum, breviter expansum ; callus pa- 
latalis margini parallelus, plus minusve distinctus, supra et infra 
magis incrassutus. 

Long. 15-17; diam. 3 4-4 mill.; apert. 4 mill. longa, 3 lata. 

Accedit a CI. bidente Linnei, Var. virgata, Jan, ad Cl. Debur- 
ghiam, Paulucci. 


Habitat in Italia meridionali, Calabria. 


Conchiglia assai grande, profondamente rimata, regolarmente fu- 
siforme, solida, fortemente costulata; bigio celestognola, costoline 
biancastre; spira turrita, acuta, apice corneo, liscio, sutura cre- 
nulata, fornita di piccole papille bianche, marginata di rosso; 
anfratti 10-11 assai ripianati; quasi bicristata alla base; aper- 
tura arrotondata, piriforme, subcanaliculata alla base; lamella su- 
periore subimmersa, inferiore forte, arcuata; lunella che arriva 
sino alla sutura; piega subcolumellare quasi immersa ; peristoma 
continuo, leggermente protratto e ripiegato ; callo palatale paral- 
lelo al margine, più o meno distinto, superiormente ed inferior- 
mente ingrossato. 

Abita il Monte Consolino!* e il Monte Stella! *. 


152 FAUNA MALACOLOGICA 


È interessante notare che questa forma si rinviene comin- 
ciando da una certa altezza sulle due montagne, là dove non sì 
vede più la CZ. didens, var. virgata, e che sulla vetta si trova 
mescolata alla Cl. puncetulata, Kiister. 

Di questa CLausizia ho una forma m20/0r7, una minor, una 
gracilis ed una decollata. Queste due ultime sono assai meno 
comuni delle precedenti. 


79. Cravusinia DesurcHLa, Paulucci. 
n. sp. 


Tav. VIII, fig. 1-2. 


Testa rimata, gracilis, fusiformis, solida, sericina, pallide isa- 
bellina, costulato-striata, costulis confertis, filiformibus, albescenti- 
bus; spira attenuata, apice levi, hyalino, mamillato; anfr. 11-12 
subplani, sutura crenulata, non marginata, neque papillifera dis- 
juneti, ultimus antice fortius costulatus, basi leeviter bicristatus, 
cristis inequalibus, sulco divisisj apertura subpiriformis, sinulo 
lato quadrangulo; lamellis parvis, infera arcuata, profunda; lu- 
nella distineta, suturam attingens; plica subcolumellaris fere im- 
mersa; peristoma continuum, parum protractum, breviter expan- 
sum; callus palatalis distinetus, margine parallelus supra et 
infra valde incrassutus. 


Lone. 14-17: lat. 3-3 ‘'/ mill; apert. 3 !/, mill. longa, 2 5/, lata. 
to) o) [2 ’ [2 Fo) 4 


Crausinia Tver, Bourguignat, (inedit.) Teste Boettger. 
Habitat in Italia meridionali, Calabria (Caroti), et Sicilia 


(Boettger). 


Conchiglia rimata, gracile, fusiforme, solida, color seta cruda, 
costulato-striata, costoline fitte, filiformi, biancastre; spira assot- 


DELLA CALABRIA 153 


tigliata, apice liscio, ialino, mamillato. Anfratti 11-12 pressochè 
piani, sutura crenulata, non marginata nè papillifera, 1’ ultimo 
fortemente costulato vicino all’ apertura; leggermente bicristato 
alla base; apertura quasi piriforme, sinulo largo quadrangolare ; 
lamelle piccole, l’inferiore arcuata profonda; lunella distinta rag- 
giungente la sutura; piega subcolumellare quasi immersa; peri- 
stoma continuo, leggermente protratto ed allargato; callo palatale 
distinto, parallelo al margine, superiormente e inferiormente 
assal ingrossato. 

Abita Palizzi sulle roccie calcaree, Caroti. - Castello di Bova, 
Biondi. 

(Questa specie trovasi pure in Sicilia, secondo quanto mi scrive 
il dott. Boettger di Francoforte e sarebbe stata nominata CL. Tinei, 
dal Bourguignat, che però non ne avrebbe mai data la diagnosi. 

Dedico questa graziosa specie alla mia buona amica la si- 
gnora De Burgh di Londra che, come tutti i conchigliologhi già 
sanno, possiede una delle più ragguardevoli e ricche collezioni di 
quella metropoli, e la prego a voler gradire questa affettuosa 
testimonianza di amicizia e di stima. Potessero e volessero molte 
delle nostre signore imitare il nobile esempio di Lei ed occu- 
parsi, nelle loro molteplici ore di ozio, di coltivare qualsiasi ramo 
della storia naturale. In breve ci prenderebbero passione e ca- 
pirebbero quanto bello ed attraente sia un simile studio. 

Credo inoltre che sarebbe utile venisse considerato quale in- 
dispensabile compimento della educazione di ogni signorina un 
corso almeno elementare di storia naturale, che potesse in sc- 
guito procurarle delle distrazioni sempre nuove, delle cecupa- 
zioni sempre piacevoli e un interesse sempre costante nelle pas- 
seggiate, nelle villeggiature, nei viaggi e in molti e molti casi 
lor servisse di sollievo e di consolazione nelle troppo frequenti 
triste e difficili circostanze della vita. i 

Non so più qual autore scrive che la donna è sovente più 
adatta che l’uomo allo studio della storia naturale, perchè è ge- 


154 FAUNA MALACOLOGICA 


neralmente più tranquilla, più paziente, più minuziosa e perciò 
più propria ad indagarne i misteri interessantissimi. Inoltre le 
sue mani più piccole e più delicate, le sue dita più sottili e più 
affilate sono idoneamente più acconcie a maneggiare senza de- 
teriorarli non solo le infinite miriadi di piccoli animali sieno 
insetti o farfalle, sieno molluschi o crostacei, ma ancora a toccare 
senza guastarli i petali, i pistilli dei fiori, le loro foglie ed i 
loro bocciuoli. 

È inutile aggiungere che io divido completamente l’ opinione 
di tale scrittore e che faccio voti sinceri perchè lo studio della 
storia naturale venga maggiormente diffuso. 

Ma torniamo alla CI. Dedburghia. 

Nella mia collezione ho distinte le seguenti forme: 

1° major, long. 17 mill.; 

2° minor, long. 12-13 mill; 

8° cylindrelloides, che è notevole per la sua forma ele- 
gante, snella e sottilissima. Questa misura su 15 mill. di lun- 
ghezza, 3 mill. scarsi di larghezza, non è punto rigonfia nel 
mezzo della conchiglia, talehè ha proprio la forma di alcune 
CYLINDRELLA. 

Anche queste diverse forme vennero tutte raccolte da Caroti 
presso Palizzi. 


5. Fam. GLANDINIDE 


XV. Genere GLANDINA. 


Quantunque fosse Monfort, che primo separasse questo gruppo 
di forme dai Burimus e Acgzamina fino dal 1808, creando per 
esso il genere PoryPnemus, nondimeno è prevalso nella nomen- 
elatura quello imposto da Schumacher nel 1817, perchè questo 
era già impiegato ed accettato nella classe dei crostacei. 


DELLA CALABRIA 155 


Il signor A. Morelet ha pubblicato fino dal 1852 (Journal 
de Conchyliologie, vol. III, pag. 27 e seguenti) un interessante 
articolo sulle specie di questo genere (nel quale sono bensì 
comprese anche le FrrussAciA) ove, oltre a tesserne la storia, 
tratta pure dell’anatomia dell’ animale e del loro sistema di ali- 
mentazione che dichiara carnivoro, imperocchè Ie GLanpINA sì 
nutrono di molluschi. 

A questo proposito osservo che fra i Gasteropodi terrestri non 
sono le sole TESTACELLA e GLANDINA che come lo indica il signor 
Morelet, in tal modo si cibano. Anche gli Arion, i Limax, gli 
Zoxrtes e le HyALINIA, quantunque omnivori lo prescelgono. 

L'articolo del signor Morelet termina coll’enumerazione delle 
specie che a quell'epoca erano conosciute e comprese in questo 
genere. 

L’anno successivo il signor L. Raymond faceva nello stesso 
periodico (vol. IV, pag. 14 e seguenti) l’anatomia della G. Al- 
gira Bruguière, che è appunto la specie che si trova anche in 
Calabria. 

Bruguière descrive la sua specie nell’ Eneyelopedie Metho- 
dique (1, pag. 364), col nome di Bulimus Algirus, da un sin- 
golo individuo che era stato raccolto nei dintorni di Algeri, e 
cita per rappresentarlo la tav. 61, fig. /, 1, di Favanne, Con- 
chyliologie, dicendo che questa somiglia molto alla sua conchiglia. 
Rimane per conseguenza chiaramente dimostrato, che questa forma 
deve considerarsi per tipo della specie, giacchè la sunnominata 
figura (non entrando bensì in dettagli troppo minuziosi) ne ha 
i principali caratteri. Il signor Bourguignat d’altronde nel suo 
lavoro sull’Algeria ne dà una buonissima figura che conferma 
pienamente questa identificazione. 

Assai varia è l'opinione dei naturalisti sulla distribuzione 
geografica e sulla sinonimia di questa specie, talmente che è 
assai difficile farsi un’ idea del come bisogna intenderla; se cioè 
con la maggior parte degli autori conviene riunire tutte le forme 


156 FAUNA MALACOLOGICA 


diverse sparse in Italia sotto un sol nome, distinguendole però 
come varietà, ovvero seguire il signor Bourguignat, che scrive, 
loc. cit., pag. 117, che in Italia ne esistono quattro specie di- 
stinte. 

Le mie proprie osservazioni, e il materiale di cui fin ad oggi 
dispongo, mi portano a credere che per restare nel vero è pre- 
feribile adottare il primo sistema. 

Ecco dunque come ho accomodato la specie nella mia colle- 
zione. 


GLANDINA ALGIRA, Bruguière (tipo) 
Bourguignat, Malacol. Algérie, II, tav. 7, fig. 1-4. 


Ne ho individui di Pesto, di Calabria e di Sicilia, raccolti nei 
dintorni di Palermo. 


Var. intermedia, V. Martens. 


Granpima Aneira, Var. intermedia, V. Martens, in Malakozool. 
Biatter, pagina 161 (1859). 


Acnarima  — Var. dilatata, Benott, (non Ziegler). Il. Sist. 
Sic., pag. 228, tav. 25, fig. 24. 
Granpima —— Var. intermedia, Kobelt, in Rossmaàssler Icon. 


V, pag. 57, t. 154, fig. 1314 (1877). 


Di questa varietà ho esemplari della provincia di Ancona, di 
Ascoli-Piceno (prof. Mascarini), di Sicilia, cioè dei dintorni di 
Segesta e di Monte Cuccio (cav. Benoit e Reina). 


DELLA CALABRIA 157 


Var. pyramidata, Paulucci. 


? GLANDINA Sicura, Bourguignat, Malacol. Algérie, II, pag. 117, 
num. 3 (1864). 
-- ALerrAa, Kobelt, in Rossmissler, Icon. V, tav. 154, 
fig. 1313 (1877). 
_ — Var. pyramidata, Paulucci, Matérianx pour 
servir à la Faune Malacol. de Italie, pag. 1 
(1878). 


Raccolta in pochi esemplari da me e da Caroti fra le ortiche 
presso le rovine di Pesto. 

Nella Malacologie de V Algérie il signor Bonrguignat deserive 
con alcune poche parole una forma che chiama G. Stex/a, che 
dice di Sicilia e che potrebbe esser questa stessa di Pesto. 
Bensì non ne fa la diagnosi regolare e ignoro se egli l’ abbia 
altrove regolarmente descritta. Se queste due forme saranno 
riconosciute identiche, è indiscutibile che il suo nome dovrà aver 
la preferenza. Osservo intanto che su 54 individui che ho di 
Sicilia nella mia collezione, non ne ho ancora veduti punti a 
cui potrebbesi riferire il nome di Var. Sicula, stando ai carat- 
teri indicati dal sunnominato autore. 

Il signor Bourguignat cita pure di Sicilia, la G. dilatata, 
Ziegler, sulla quale non oso fare nessuna osservazione, perchè 
non conosco punto fin qui questa forma, alla quale secondo il 
medesimo autore dovrebbesi riferire le figure 6, 7 della tav. 136 di 
Férussac, Histoire, e quelle di Kiister (in Martini-Chemnite, 
Conchyliencabenet, Bulimus), 19-21, tav. 17. 

Indica inoltre come specie distinta la G. Pozreti, Beck (1837) 
Polyphemus algirus, var. angustatus, Villa, Dispositio, di Dal- 
mazia, Istria ecc., figurata da Férussac, Histoire, tav. 136, fig. 1-5, 
aggiungendo che l'anatomia del mollusco ha provato che questa 
specie è diversa dalla G. A/gira. 


D.] 
di 


158 FAUNA MALACOLOGICA 


Non avendo che tre soli individui di questa forma, non sono 
in caso di dire se i suoi caratteri sono o no realmente costanti 
ovvero se esistono dei passaggi numerosi e continui, come per 
le varietà summenzionate, i quali si oppongono a farla ritenere 
per specie distinta. 

È interessante osservare che la G. Agira, la quale general- 
mente trovasi in vicinanza del mare o a pochi metri sul suo livello, 
è stata pure rinvenuta sul Monte Pecoraro a circa 1200 metri 
di altezza. 

Anche in Sicilia si trova sopra alcuni monti. 


80. Granpima ALcira, Bruguière. 


Buuimus ALeirus, Bruguière, Eneyel. method. 1, p. 364, n. 110 
(1792). 
GLanpinA Arerra, Beck, Index molluse., pag. 78, n. 19 (1837). 
— —  Bourquignat, Malac. Algérie, II, pag. 119, 
tav. 7, fig. 1-4 (1864). 


Abita Oppido vecchio”. - Piano di Melia! - Monte Consolino!*. - 
Monte Pecoraro *. 

Il capitano Adami, Catalogo, pag. 5, scrive di aver pur tro- 
vata questa specie a Tiriolo, Catanzaro, Squillace, Cortale, Bel- 
castro e Cropani. 

Sul Monte Consolino, Caroti raccolse pure una forma più 
sottile e più snella, a spira un poco più elongata, che benis- 
simo conviene alla figura 4 di Bourguignat, che questo autore 
distingue, col nome di Varietà e che io considero come una 
forma tipica allungata. 

Caroti mi fa osservare che la G. A/gira, si rinviene princi- 
palmente ai piedi delle roccie calcaree. 

Devo notare che le forme di Calabria, sebbene si possano con- 
venientemente identificaro colle figure dell’ A/gérie, hanno non- 


DELLA CALABRIA 159 


dimeno una decisa disposizione ad allungare più la spira di quello 
che si osserva in tali figure. Gli altri caratteri sono assoluta- 
mente eguali. 


XVI. Genere ACICULA. 


Le specie appartenenti a questo genere furono successiva- 
mente classate fra i Buccinum, Burmus, HeLix, CoLumya, GLax- 
pina ed Acmarina (1). Férussac però le distinse col nome di 
CrciLiores (Teste Blainville in Dict. Sc. Nat., vol. VII, pag. 382, 
1817). Questo nome imposto da Férussac non può essere adot- 
tato, giacchè come lo scrive l’autore des Aménités, Férussac 
commise l'errore di aggettivare la sua appellazione, terminan- 
dola colla desinenza ozdes e rendendola con ciò inammissibile. 

Dal momento che il genere Crcmiomes, Férussac, è ricono- 
sciuto inammissibile, siccome, loc. eòt., lo dichiara il sig. Bour- 
guignat, ne viene per necessaria conseguenza, stando alle regole 
della nomenclatura, di dover accettare il nome che gli succede. 
Questo nome più antico in data è quello di Acicura, impiegato da 
Risso nell’ Hist. Nat. Europ. mérid., vol. IV, pag. 81, 1826, 
che al seguito del suo nuovo genere regolarmente caratterizzato, 
descrive pure una muova specie, l’ Acccula eburnea, dei dintorni 
di Nizza. 

Il signor Bourguignat dimenticando in parte, o interpretando 
a sua guisa, la legge di Linneo che dice: « Nomina generica în 
« oldes desinentia, e foro malacologico releganda sunt » mentre 
consente che il nome di Férussac è inamissibile, piuttosto che 
adottare quello di Risso, che egli stesso cataloga con ordine 
cronologico, accomoda a suo modo la desinenza di Cecilioides, fa- 
cendone il genere CromianeLLa, Bourguignat, e valendosi a 
scusa del suo strano procedere del seguente ragionamento. 


(1) BourGUIGNAT, Amenites Malacologiques, I, pag. 211 (1856). 


160 FAUNA MALACOLOGICA 


« Désirant malgré tout faire droit à l’antériorité incontestable 
« de cette dénomination, nous en avons conservé le radical, en 
« le faisant suivre de la terminaison « mella. » 

‘urioso sistema in vero, quello di mostrarsi così scrupoloso 
nel rispettare il diritto di priorità sino a conservare il radicale 
di un genere, per sostituire poi al nome del creatore di quello 
il suo proprio! 

Naturalmente l’ appellativo di CrciLrormes, deve considerarsi 
come non avvenuto, e quello di CecILIANELLA, rientrare come sino- 
nimodelle Acicura, e ciò malgrado les finesses dell'autore francese. 

Il medesimo, nel suo opuscolo (Descriptions de deux nouv. 
Genres Algériens, suivies etc.) pone la sua famiglia delle Coe- 
cilianellide, il cui solo rappresentante è il genere CECILIANELLA, 
in assoluta prossimità della famiglia delle Glandinida. Trovo 
questo sistema perfettamente logico e lo adotto a preferenza di 
quello seguìto da altri malacologhi e da me pure nei Matériaux 
di accettare cioè un genere CroneLLa, Jeffreys, diviso in quattro 
gruppi, Zua, Leach; Azeca, Leach; Ferussacia, Risso; Acicula, 
Risso. Poichè come già l'ho detto parlando del genere Fe- 
Russacia, queste, per la loro columella continua si avvicinano 
più ai Burimus, le AcicuLa invece, sono affini per tutti i carat- 
teri della conchiglia alle Granpima, delle quali sono i rappre- 
sentanti in miniatura. 

I molluschi delle AcicuLa, secondo quanto ne scrive il si- 
gnor Bourguignat, differiscono dalle GLANDINA per esser privi di 
occhi, cioè per esser ciechi, e per esser provvisti di una mascella 
cornea, pochissimo arcata, liscia o a strie quasi microscopiche. 

Per queste considerazioni che hanno certamente essenziale im- 
portanza, mi decido dunque ad adottare il genere AcicuLAa come 
autonomo, ponendolo però nella famiglia delle Glandinidee. 

Ciò che hanno già indicato i fratelli Adams (Ze genera of 
rec. Moll. II, pag. 108, 1855) i quali hanno ammesso le AcicuLa 
come sottogenere delle Graxpina, avendo però il torto d’inclu- 


DELLA CALABRIA 161 


dere fra le prime la G. A/gira, che è una vera Granpina, non 
un ACICULA. 

Pfeiffer (Mon. Helic. vivent. VITI, pag. 271) include le AcicuLa 
nel suo genere Acmatina, disponendole nella sezione 8, p. 294, 
ma conservando loro il nome generico di AcmaTtINA. 

Mi sembra che tanto la piccolezza e la mancanza di colore 
della conchiglia, quanto l'assenza totale di punti oculari del- 
l’animale, costituisca un gruppo assai hen circoscritto per meritare 
di esser separato dalle Acmarima, ed elevato al rango di genere. 

Non devo dimenticare di osservare che sino dal 1821 Hart- 
mann aveva impiegato il nome di Acicura per il genere AcxE, 
‘ che però egli stesso abbandonò adottando quest’ultimo, poco 
dopo di averlo istituito e avanti che qualunque altro autore se 
ne fosse servito nelle sue opere, dando così la preferenza al nome 
generico di Acme che è stato adottato da tutti i malacologhi. 

Per conseguenza non vi può essere impedimento per accettare 
il genere Acicura Risso e non può da questo uso risultare con- 
fusione alcuna. 

Le Acicura sono delle graziose piccole conchiglie svelte, sot- 
tili, allungate, acuminate come lo indica anche il loro nome ; 
a guscio sottilissimo, trasparente, lucido, bianco, liscio; formate 
da numerosi anfratti; ad apertura generalmente ovale, assai al- 
lungata, provvista aleune volte di un dente o di una protuberanza 
posta sulla convessità del penultimo anfratto; a columella improv- 
visamente troncata; a peristoma sempre semplice, come tagliente. 

Abitano nei prati, nei boschi sotto la borraccina, nascoste 
sotto la terra ove si scavano dei ricoveri in vicinanza dell’acqua 
e nelle località umide, si trovano assai raramente vive. Le spo- 
glie si rinvengono nelle fessure dei muri e degli scogli, ove 
probabilmente vengono trasportate da degli animali a cui i mol- 
luschi servono di cibo, giacchè mi è accaduto di trovarne 
delle intiere colonie in qualche buco o fessura di muro o sotto 
dei grossi sassi. Se ne raccolgono pure nelle alluvioni dei fiumi. 


162 FAUNA MALACOLOGICA 


Il signor Bourguignat scrive di conoscerne una cinquantina 
di specie del sistema europeo, di cui ne indica sette come ap- 
partenenti alla Fauna italiana. Queste sono: aczieula, Miller; 
Liesvillei, Bourguignat; eburnea, Risso; aciculoides, Jan; 
Gemellariana, Petitiana, e Stefaniana, Benoit, quest’ ultimo 
tre di Sicilia. 

Le tre specie seguenti: Biondiana, Rizzeana, e Bourguigna- 
tiana, Benoit di Sieilia, che io non conosco e che erroneamente 
avevo posto fra le Acicura, nei miei Matériaux, pag. 9, devono 
prender posto nel genere Ferussicia. Non però 1’ Acfoniana, 
Benoit, che è una vera Acricura, che probabilmente non era co- 
nosciuta nel 1864 quando fu pubblicata dall'autore francese la 
Malacologie de l Algérie. 

È positivo che oltre queste otto specie noi dobbiamo averne 
diverse altre ancora, tanto nell’ Italia centrale che meridionale ; 
converrebbe dunque che qualcheduno dei nostri malacologi di 
buona volontà si mettesse a farne special ricerca, e vi consa- 
crasse un particolare studio. Nella mia collezione ha già diverse 
forme che non appartengono a nessuna delle sunnominate spe- 
cie. Vi è dunque molta probabilità di poter fare in tale studio 
delle scoperte interessanti. Forse a suo tempo potrei io pure 
occuparmene, ma quando? Ho necessità di zelanti collaboratori 
per la Fauna dell’Italia. 

In Calabria dai naturalisti dell’ escursione del 1877 fu ripor- 
tato un solo esemplare rotto e incompleto del genere AcIcuLA. 

Il capitano Adami (Catalogo, pag. 18) scrive di averne rac- 
colte molte spoglie nel terriccio degli orti, nei vecchi muri, fra 
le macerie e sedimenti di certi rigagnoli a Catanzaro, Pizzo, Ta- 
verna, Belcastro e Nicastro. Aggiunge ancora che gli esemplari 
sono assai variabili in grandezza e fra questi ne trovò due di 
forma molto allungata e simili alla Liesvillei, Bourguignat, alla 
quale specie non esiterebbe riferirli se non mancassero della ca- 
ratteristica callosità palatale ! 


DELLA CALABRIA 163 


Nondimeno egli non cita, dandole un nome, che VA. acicula, 
Miiller, della cui determinazione lascio la responsabilità all’au- 
tore sunnominato. 


81. Acicura AcicuLa, Miiller. (1) 


Buccinum acicuLa, Miller, Verm. Terr. II, pag. 150 (1774). 


CECILIANELLA = — Dai iad Aménités Malacol. 1, p. 215. 
CIONELLA — Adami, Moll. Prov. Catanz., pag. 13 (1873), 


Abita Pizzo. - Catanzaro. - Taverna. - Belcastro e Nicastro. Ca- 
pitano Adami. 


82. Acicuna, SP. 


Monte Consolino nelle fessure delle mura del Castello. Caroti. 

Non metto in dubbio che l’ unico esemplare di questo genere 
che mutilato è giunto nelle mie mani, appartenga ad una nuova 
specie; sarebbe però impossibile di descriverlo regolarmente, per- 
chè è mancante di aleuni pezzi del peristoma e perciò non si può 
sapere la forma che può avere la sua apertura. 

Mi limiterò dunque a dire che è grande quanto 1A. acicula, 
svelto ed allungato quanto VA. Liesvellei, ha una leggerissima 
ingrossatura callosa sulla convessità dell’ultimo anfratto, ma più 
superiormente posta e più obliterata che in quella. 

Le sue suture sono distintamente marginate, la columella è 
più sensibilmente arcuata che nell’aczeula, ma troncata più in 
alto, non scendente sino alla base, nel genere cioè di quella della 
Liesvillei. L'apertura assai allungata. 





(1) Onde uniformarsi alle regole di Linneo il quale scrive: « Nominis spe- 
cifici vocabula non erunt composita, nomimibus genericis similia » (Bourgui- 
gnat, Methodus conchyliologicus denominationis, pag. 65) sarà preferibile di 
chiamare questa specie Acicula hyalina, Bielz (Fauna Moll. Siebenb. pag. 89, 
1867, et Westerlund, Fauna Moll. terr. et fluv. Sveciae, Norveg. et Daniae, 
pag. 179, 1873). 


164 FAUNA MALACOLOGICA 


6. Fam. AURICULIDE. 
XVII. Genere CARYCHIUM! 


Sebbene questo genere fosse creato da Miiller nel 1774, nel 
secondo volume dei Verm. Terr. et Fluv. Hist., pag. 125, ciò 
non ha impedito che le specie che naturalmente in esso dovevansi 
comprendere, fossero da molti naturalisti incluse ora nell’uno ora 
nell’ altro genere, talchè la confusione più completa regnava nella 
nomenclatura, soprattutto specifica. 

Per buona ventura della Malacologia, il signor Bourguignat 
(Aménités Malacologiques, vol. II, pag. 39, 1857) intraprese una 
monografia del genere Carvonium, ne studiò la sinonimia, asse- 
gnò ad ogni specie i suoi caratteri distintivi, indicò in parte 
almeno la distribuzione geografica, descrisse nuove specie, di- 
modochè ognuno può attualmente occuparsi di queste graziose 
piccole conchiglie con maggiore probabilità di riuscire a deter- 
minarle convenientemente (1). 

I CarycHIUM sono dei piccolissimi molluschi che vivono sotto la 
borraccina e sotto le foglie cadute degli alberi, nei luoghi molto 
umidi, spesso quasi immersi nell’acqua, sopratutto quando questa 
invade le praterie senza sommergerle; stanno attaccati al sassi, e 
quando in una località se ne è trovato uno è positivo che se ne 
rinverranno quanti se ne vuole. 

Moquin Tandon (Hist. Naturel. Moll. France, II, pag. 412) 





(1) Non parlo delle figure le quali in generale sembrano poco esattamente 
eseguite talchè non ho mai veduto un Carychium minimum, della forma rap- 
presentata dal summenzionato autore e nemmeno un C. tridentatum (specie 
che dovrebbe vivere in Toscana, nei dintorni di Firenze e nei detriti del- 
l'Arno) di cui non ho avuto la sorte fin qui di trovare un solo individuo che 
possa riferirsi alla voluta figura, sebbene il signor Bourguignat dichiari (loc. 
cît., pag. 120) che la conchiglia disegnata tav. 15, fig. 12, 19, è stata fatta 
da un esemplare dei contorni di Firenze. 


DELLA CALABRIA 165 
fa osservare egli pure che questi molluschi cercano molto i luoghi 
umidi, ma non sono anfibi, e tanto meno acquatici; aggiungendo 
che respirano per mezzo di un sacco polmonare analogo a quello 
delle Succinea. Questo autore dice che sono erbivori, e si nu- 
trono di detriti di materie vegetali. 

Il signor Bourguignat enumera quattordici specie che vivono 
nel sistema europeo, alle quali va aggiunto il mio Caryehiwm 
Marie, delle provincie di Brescia e di Como. 

Secondo il medesimo autore (Malacologie Algérie, IT, pag. 130) 
questo genere avrebbe pure dei rappresentanti nelle Indie, negli 
Stati Uniti e nelle isole del Capo Verde. 


83. Carvcniom minimum, Miller. 


Carvenium minimum, Miller, Verm. Terrest. et Fluv. Hist., II, 
pag. 125, n. 821 (1774). 
AuRICULA MINIMA, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 54, num. 2 
(1801). 
Caryvcnium minimum, Bourguignat, Amén. Malacol., II, pag. 41, 
tav. 10, fig. 15-16 (1857). 
-- E Adami, Cat. Moll., Catanzaro, pag. 16, n. 54. 


Nel sunnominato Catalogo del capitano Adami, questa specie 
vien citata come raccolta abbondante nei dintorni di Taverna vi- 
cino a rigagnoli e canali dei mulini sui legni e sulle foglie umide. 
Più raro a Cortale ed al mulino sul torrente Crocchia al piede 
della salita di Cervia. 

Questa specie sembra vivere pure in Sicilia, è almeno citata 
nel Catalogo delle conchiglie di quest'isola dal cav. Benoit (7 
Bull. Soc. Malacol. Ital., 1875, pag. 154, n. 171), e sarebbe 
rappresentata (/0/. Sist. Crit. Icon. Ste., tav. 6, fig. 30) del me- 
desimo autore. 


24 


166 FAUNA MALACOLOGICA 


7. Fam. SUCCINIDE. 
XVIII. Genere SUCCINEA. 


Draparnaud fin dal 1801 (Zableau des Mollusques, pag. 32) 
distinse e separò questi molluschi dalle Heuix e BuLmus fra i 
quali Linneo e Bruguière li lasciavano confusi. 

Forse Klein (Meth. Ostracol. pag. 55, 1753) aveva avuto in 
mira di isolarli sotto il nome di Nerrrosroma, ma i suol carat- 
teri sembrano così vaghi che gli autori non son giunti positi- 
vamente a decidere se sono applicabili a questo o ad altro ge- 
nere, quantunque non v abbia dubbio che la specie da esso 
citata come tipo sia la Suecimea putris. 

(eoffroy fino dal 1767 avrebbe distinta questa forma chiaman- 
dola 1 Amphibie o V Ambrée denominazione che non potevasi 
adottare perchè, non conforme alle regole della nomenclatura 
scientifica. 

Del resto Moquin-Tandon (Zist. Nat. Moll. France, II, p. 55) 
scrive che questo genere ha ricevuto sette diversi nomi. Sfido 
dunque i malacologhi di non adottarne almeno uno! 

Il genere Succimea ha caratteri troppo distinti e suoi proprii 
perchè non fosse accettato all’ unanimità come lo è stato real- 
mente. Esso è sparso su tutta la superficie del globo. In Eu- 
ropa se ne contano dalle 25 alle 30 specie, secondo il catalogo al- 
tre volte citato del dott. Kobelt (1871), delle quali circa un terzo 
vivrebbero in Italia (1). Nei Matériaux pour servir à l’étude ete. 
(1878) ho indicate undici specie, nel qual numero non sono com- 
prese nè la S. debilis, Morelet, di Calabria, nè la S. humslis, Drouòt, 
da me non conosciuta ma indicata da Stabile (Moll. Terr. du 





(1) Il signor Bourguignat (Descriptions des deux nouv. genres Alger, 
suivies ecc., pag. 21, n. 17) porta il numero della specie comprese nel si- 
stema curopeo a quarantatre. 


DELLA CALABRIA 107 


Piémont, pag. 27, tav. 1, fig. 4, 1864, S. oblonga, y humi- 
lis) per essere stata trovata nella valle della Varaita; Bros- 
sasco, 600 m., specie che tanto il signor Baudon (in Journal 
Conchyliologie, 1577, pag. 187) quanto il signor Bourguignat 
(Apergu sur les esp. francaises du genre Succinea, pag. 31 
n. 29, 1877) considerano come distinta. 

Le Succinsa non sono anfibie; hanno bisogno di portarsi alla 
superficie dell’acqua per poter respirare; però nuotano perfetta- 
mente tenendosi arrovesciate a galla ed abitano generalmente i 
luoghi umidi, in vicinanza ai corsi d’acqua nelle praterie, ma so- 
prattutto sulle piante acquatiche e sui giunchi. Si nascondono pure 
sotto i sassi e sì rinserrano nei tempi di siccità nella loro conchi- 
glia la cui apertura turano con un leggero epifraema. Sono erbi- 
vore, mangiano le piante o 1 loro steli più o meno coriacei a se- 
conda della conformazione della loro mascella. 

(Questo genere è stato recentemente materia di un interessan- 
tissimo studio del signor Baudon (in Journal Conchyliologie, 
1877, vol. 25, pag. 57). Mi dispiace solo che questo distinto mala- 
cologo sì sia limitato a trattare nella sua monografia esclusiva- 
mente delle specie che abitano la Francia. 

Al punto a cui son giunte attualmente le cognizioni malaco- 
logiche; con questa farragine di specie create a diritto e a ro- 
vescio in tutti i paesi d’ Europa; con questo caos di sinonimia, 
sarebbe desiderabile che vi fossero specialisti i quali si occupas- 
sero più particolarmente di un genere, che ne raccogliessero co- 
pioso materiale da ogni paese e che sopra vi facessero degli 
studii coscienziosi. 

In grazia appunto di questo sistema lo studio delle Faune 
locali diverrebbe meno arduo poichè sì avrebbe per ogni e sin- 
golo genere una guida competente non solo, ma si potrebbe an- 
cora con maggior sicurezza accertarsi della sinonimia, rico- 
noscere il merito e valore delle specie o varietà e stabilire le 
nuove. 


) 


168 FAUNA MALACOLOGICA 


In una Fauna locale invero sono ben poche, relativamente, le 
specie di cui si ha da trattare; riesce dunque pressochè impos- 
sibile al malacologo di conoscerle ciascheduna a fondo e di possedere 
di ogni genere i tipi tutti che sarebbe necessario paragonare. 

Da questa cognizione incompleta e da questo materiale defi- 
ciente ne viene necessariamente, in spessissimi casì, la determi- 
nazione erronea delle specie la quale genera una confusione de- 
plorabile che ben difficilmente si potrebbe impedire. 

Invece se vi fossero specialisti a cui poter ricorrere nelle de- 
terminazioni incerte, se vi fossero delle monografie generiche 
ben elaborate, le Faune locali acquisterebbero un’ esattezza di 
determinazione che in breve renderebbe possibile 1’ enumerazione 
sicura delle specie le quali si trovano realmente nell’ una o nel- 
l’altra parte di Europa e si arriverebbe così a conoscere le co- 
muni ricchezze conchigliologiche. 

Questo mio desiderio, che è il resultato di un vero bisogno 
che ogni giorno più generalmente si fa sentire, sembra sia 
stato compreso già da alcuni malacologhi. Infatti diversi generi 
hanno già una moderna e pressochè completa monografia, trat- 
tata da uomini competenti, la quale può servire di guida e di 
paragone ad ognuno. Ma quanti ancora, fra ì più numerosi di 
specie ed interessanti di forme, ne mancano assolutamente e non 
si sa ove rivolgersi per studiarli! 

Credo dunque di formulare un voto che ridondi ad utilità ge- 
nerale, augurando che in breve possa formarsi una lega a que- 
sto scopo, e sono persuasa che il materiale accorrerà premuroso 
a chiunque annunziasse di esser deciso di dedicarsi allo studio 
speciale di qualungne siasi genere o famiglia. 


DELLA CALABRIA 169 


84. SuccineA DEBILIS, Morelet. 
tav. VIII, fig. 5. 


SuccINEA DEBILIS, Morelet, Mss. in Mus. Cuming. 
- — Pfeiffer, Mon. Hel. viv., IV, pag. 811 (1859). 
— --  Bourquignat, Malac. Algérie, I, pag. 65, tav. III, 
fig. 32, 33 (1864). 
— —  Baudon, in Journ. Conchyl., XXV, pag. 177, 
tav. 9, fig. 4 (1877). 


Abita il fiume Angitola presso Pizzo ove il signor Caroti ne 
rinvenne aleuni pochi esemplari attaccati sulle piante acquatiche. 


Var. stagnalis, Gasszes. 


SuccINEA STAGNALIS, Gassies, Mal. Aquit. in Bull. Soc. Linn. 
Bord. XXVI, pag. 14 (1867). 
— penis, Var. stagnalis, Baudon, in Journ. Conchyl., 
RX pags 180. flv 29 eno). 


Abita il fiume Angitola presso Pizzo assieme al tipo; ne fu- 
rono raccolti due soli esemplari. 

Le Succinea sembrano assai rare in Calabria, perchè anche il 
capitano Adami serive che ne venne raccolto un solo esemplare 
dal signor Stefanini ma disgraziatamente fu schiacciato talchèò 
non potè determimarlo. 

Egli lo riportava dubitativamente alla S. angusta, J. Schmidt, 
appoggiandosi al fatto che il dott. Tiberi ne avrebbe ricevuti 
esemplari di Calabria, e che essa vive in Sicilia da dove è ci- 
tata anche dal cav. Benoit. 

Il medesimo pure osserva (Catal. pag. 16) che le specie di 
questo genere devono esser molto rare perchè sfuggirono alle 
sue ripetute e minute indagini. 


170 FAUNA MALACOLOGICA 


Ho comunicato esemplari del tipo e della varietà al sig. Clessin 
prima di azzardarmi a definitivamente denominare così i miei 
individui di Calabria ed egli me li ha rimandati approvando la 
mia determinazione. 

Questa specie non è marcata nei Matériaux pour servir, ecc., 
perchè non avevo saputo ben nominarla e solo con miglior stu- 
dio e maggior tempo sono dipoi riuscita a dividerla dalla S. 
Pfeifferi, e S. elegans, Var. longiscata, alla quale in primo 
luogo l’ avevo identificata, distinguendo, nella mia collezione col 
nome di Var. rostrata, la forma che credevo poter riferire alla 
S. Pfeifferi. 

Il signor Bourguignat (Apergu sur les esp. /rancaises du 
genre Succinea, pag. 16, n. 15, 1877) scrive che il dott. Baudon 
non ha fatto figurare nella sua monografia il tipo della Swecinea 
debilis, perchè quella indicata con tal nome, tav. 9, fig. 4, non cor- 
risponde alla descrizione data da Pfeiffer. AI tempo stesso egli di- 
mentica di dire come dovrebbesi chiamare questa forma non tipica. 

Osservo che gli esemplari della Calabria convengono benissimo 
alle figure citate, e più particolarmente si adattano a quelle 
della Malacolugie de V Algérie. Siccome credo che questa specie 
sia per la prima volta indicata nel numero di quelle che fanno 
parte della Fauna italiana, così ho creduto utile di farla figurare. 


PULMONOBRANCHIATA. 
8. Fam. ANCYLIDKA. 
XTX.. Genere ANGCXHSUS: 


Fino dal 1678 Lister, per il primo, scoprì la Patella Auvia- 
tilis,per la quale Geoffroy creò nel 1767 il genere AxcyLus, che Miil- 


DELLA CALABRIA 171 


ler adottò fino dal 1774, ma solo nel 1801 venne comunemente 
accettato, prima d’ogni altro da Draparnaud e dopo lui, sino 
ai nostri giorni, da tutti gli autori che hanno trattato di con- 
chiglie fluviali. 

Il signor Bourguignat ha fatti studii speciali sugli AncyLus 
di cui diede una monografia nel Journal de Conchyl. IV, 1853, 
e quindi pubblicò un lavoro molto completo nei ,Spicilèges 
Malacol. pag. 139 e seguenti, 1862. 

Le conchiglie degli AxcyLus hanno la forma di una piccola 
PareLLAa sormontata da un apice minuto, il guscio è sottile, opaco 
o trasparente. L'animale è anfibio, e per esso Moquin-Tandon 
creò l’ordine dei Gasteropodi Anfibi ; il genere però viene com- 
preso fra i fluviali e diviso in due sezioni, AxcyLus (Ancylastrum, 
Moquin-Tandon e Bourguignat) e VEeLLETIA Gray. 

Il primo di cui l’animale è sirstr0, comprende le specie che 
hanno l'apice della conchiglia più o meno inclinato a destra. 

Il secordo, il cui animale è destro, comprende le specie che 
hanno l’apice della conchiglia più o meno inclinato a s02- 
stra (1). 

Gli AncyLus si trovano nei corsi d’acqua pura e limpida ove 
vivono attaccati ai sassi, ai pezzi di legno ed agli steli delle 
piante acquatiche, preferiscono rimanere ove è una piccola ca- 
scata d’acqua, purchè questa sia ben chiara, e ne ho pur rac- 
colti aleune volte sugli scogli umidi continuamente ammollati 
da qualche gemitivo. Essi sono erbivori e si cibano volentieri di 
sostanze vegetali putrefatte. 

Il signor Bourguignat enumera trentacinque specie del sistema 
europeo fra le quali dice conoscerne dieci d’Italia. Su queste 
non trovo compreso l’Arncylus Dieckianus, Benoit di Sicilia, no- 
tato per la prima volta in Beet. Soc. Malac. Ital., 1875, n. 216, 
e che io non conosco. 


(1) BouRGUIGNAT, Spicilèges Malacologiques, pag. 145. 


172 FAUNA MALACOLOGICA 


85. AncyLus aIBBosus, Bourguignat. 


AxcyLus emposus, —Bourguignat. In litteris (1852). 

—  Lacusrris, sso (1). Histoire Nat. Europ. Mérid. IV, 
pag. 94 (1826). 

—  pEPERDITUS, Ziegler (non Desmarest, 1814). 

a SPINA ROSE, Schmidt mss. 

— FLUVIATILIS, Mortillet, Coq. flnv. terr. de Nice (1851). 

— — oBLoneus, Charpentier, in Litt. (1852). 

— — ermposus, Lourguignat. Et. syn. Moll. Alpes mari- 
times, pag. 59, tav. 1, fig. 13-19 (1861). 

i, — Bourgquiguat. Spicil. Malac., p. 181 (1862). 


Abita il fiume di Palizzi suì sassi!* - Bagnara in un fosso 
d'irrigazione presso il Casino de Leo!- Fonte di Pazzano *. 

Esiste di questa specie nel fiume di Palizzi una varietà a co- 
lore più intenso, coll’apice eroso che ho tenuta distinta nella 
mia collezione. 

Esemplari promiscui delle diverse località già citate sono assai 
più grandi della figura nominata rappresentante la specie di 
grandezza naturale, altri invece sono a questa perfettamente 
identici. 

Io ero rimasta assai lungamente incerta sulla determinazione 
di questa conchiglia che ero tentata di riportare all’ A. Benoi- 
tianus, Bourguignat, Spicil. Malacol., pag. 180, perchè non 
avevo lA. Benoitianus, che vive in Sicilia ed in Grecia, di più 
non avevo esatte figure dell’ A. g:0bosus, eccettuata una assai 
mediocre di Dupuy citata dallo stesso Bourguignat. 

Per buona ventura, non senza difficoltà, sono giunta a procu- 
rarmi un esemplare tipico di A. Beroitianus, che devo alla gen- 
tilezza del signor Benoit che me lo spedì col nome di A. 7ne?, 


(1) Non Patella lacustris, Linneo, nee Aneylus lacustris, Miller. 


DELLA CALABRIA 173 


Bivona, ma che è invece l'A. 7ne?, Benoit, come lo dice appunto 
Bourguignat, pag. 181, e sono pur giunta ad ottenere il lavoro 
di quest’ ultimo autore ove la specie è perfettamente figurata. 
Cosicchè tutti 1 miei dubbii sulla attuale determinazione di que- 
sta specie sono remossi. 

Suppongo che debbasi riferire all’ A. g:0008vs, quello che il 
capitano Adami nel suo Catalogo, pag. 17, n. 58, ha chiamato A. 
fluviatilis, Linneo, var. pileolus, Férussae, e che dice abbondante 
in tutte le acque correnti di Calabria, tanto più che il Benoitiamus, 
è stato da Roth chiamato inesattamente A. pe/eo/s, e riportato 
alla specie di Férussac dalla quale stando a Bourguignat è per- 
fettamente distinto. 

Io non m’incarico di definire simile questione che esce fuori 
del mio quadro. Mi limito a stabilire che l'A. Benoitianus, è di- 
verso dall’ A. nei, Bivona, di Sicilia e che ambedue sono di- 
stinti dall’ A. g:0b0sus, aggiungendo che probabilmente 1’ A. 
pileolus, di Adami è sinonimo della specie attuale. 


9. Fam. LIMNAIDA. 


XX. Genere LIMNAA. 


Questa divisione generica venne creata da Bruguière nell’En- 
cycl. Method. (1791). Anteriormente le specie appartenenti a que- 
sto genere erano sparse e confuse nei generi HeLtx, Buccinum 
e BuLImus. 

Esso comprende delle conchiglie fluviali, destre, di forma al- 
. lungata, alcune volte quasi turriculata, altre invece subglobulosa, 
a guscio sottile, trasparente, ad ultimo anfratto molto sviluppato 
(in alcune specie esso solo forma quasi tutta la conchiglia); a 
columella provvista di una piega contorta, spesso coperte da un 
limo nerastro o verdastro. 


25 


174 FAUNA MALACOLOGICA 


Kiister ha pubblicato nella seconda edizione del Martini e 
Chemnitz, una monografia di questo genere, ed il dott. Kobelt 
nella continuazione dell’ /conographie di Rossmissler ha in parte 
completato, ultimamente, lo studio di alcune specie. Non cito che 
per semplice memoria, la così detta monografia pubblicata da 
Sowerby, nel vol. XVIII della Conch. Iconica di Reeve. 

Le Liza, vivono in compagnia dei PLaxoRBIS, cioè nelle 
acque stagnanti, nei fossi poco profondi, come questi navigano 
arrovesciate sulla superficie dell’ acqua mentre la conchiglia che 
rimane per necessità sotto di loro, resta immersa; esse pure stri- 
sciano sui corpi solidi come gli altri gasteropodi, attaccandosi 
col piede e restando sospese alle pareti di un oggetto qualun- 
que. Infatti alcune volte si trovano appese alle pianti lacustri, 
sulle foglie e sugli steli, anche fuori dell’ acqua. 

Si cibano di erbe e di frutti acquatici; Moquin-Tandon dice 
di averne nutrite con dell’ insalata e del pane. Io ho delle Lim- 
xa in alcuni piccoli aquarzum, ove vivono da circa sei mesi ed 
ove crescono e sembrano in buonissime condizioni. Non ho mai am- 
ministrato a questi mollaschi nessunissimo cibo, lo che mi fa sup- 
porre che si nutriscono sufficientemente con le foglie o gli steli 
delle piccole piante che sono in alcuni vasetti nei recipienti da 
loro abitati. 

Il signor Bourguignat enumera a settanta le specie del si- 
stema europeo. Ne ho fin qui catalogate dieci come appartenenti 
alla Fauna italiana, delle quali due sono state pur rinvenute in 
Calabria. Devesi però notare, come osservazione generale, che 
la Calabria è pochissimo atta allo sviluppo dei molluschi flu- 
viali, perchè attesa la sua configurazione geografica non vi sono 
fiumi a lungo corso e nemmeno stagni perenni nè laghi. 


DELLA CALABRIA 17 


(da | 


86. Limnzza TRUNcATULA, Miller. 


Buccinum trUNcatuLUM, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, 

pag. 130 n. 325 (1774). 
— FOSSARUM, Studer, Faunul. Helv. (1789). 

BULIMUS OBSCURUS, Poiret, Prodrom. (1801). 

LIMNEUS MINUTUS, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 51 (1801). 

Lmnra mruncatuLA, —Moquin-Tandon, Hist. Moll. France II, 
pag. 473, n. 6, Tav. 34, fig. 21-24. 
(1855). 

Benott, Ill. Sist. Crit. Sic., tav. 7, fig. 9. 


Abita Pizzo alla Seggiola in un gemitivo d’ acqua *. - Mon- 
teleone presso il mulino Scotola *. - Sorgente sulla via fra Op- 
pido Vecchio e Santa Cristina *.- Fonte in un orto a Scilla! *. - 
Fiume di Palizzi!*.- Fontana di Pazzano!*. 

Il capitano Adami (Catalogo, pag. 17), dice pure questa spe- 
cie comune ovunque, sebbene poco abbondante. La citata figura 
di Benoit conviene egregiamente agli esemplari che sono stati 
raccolti; ma paragonandoli sia con quelle di Moquin-Tandon, 
sia colle altre di Rossmissler (Zconographie, tav. 2, fig. 57), sì 
scorge subito che gli individui di L. trencatela, della Calabria 
sono assal più piccoli. 

Mescolata colla forma più o meno tipica venne pur raccolta, 
solo a Pizzo, in un gemitivo d’acqua presso la Seggiola, una 
varietà che ha tutti i caratteri della Var. ventricosa, Moquin- 
Tandon (Zoc. cit., fig. 23) ne differisce però per dimensioni mi- 
nori quasi di metà. 

Gli individui della Calabria sono tutti a guscio pulito, 


176 FAUNA MALACOLOGICA 


lustro e sub-trasparente, nè mai coperti di limo verdastro o 
nerastro. 


87. Limnza perEeorAa, Miller. 
tav. VIII, fig. 6 


Buccivun perReRUM, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, pag. 130, 
n. 324 (1774). 

HELIX PUTRIS, Pennant, Brit. Zool. (1777). 

Buccinum mepium, Studer, Faunul. Helv. (1789). 

LywnxA LIMosA, = Fleming (1828). 

Limxxus PEREGER, /ossmdssler, Iconogr. I, pag. 97, tav. 2, fig. 54, 
(1835). 

. LimyrA PEREGRA, Moquin-Tandon, Hist. Moll. France II, 

pag. 468, n. 4, tav. 34, fig. 13-16 (1855). 


Abita la fonte di Pazzano!*.-In una sorgente presso Favaz- 
zina, fra Bagnara e Seilla!*. 

Il capitano Adami (Catalogo, pag. 16) dice che questa specie 
è comune in tutte le acque correnti e che si trova pure nelle 
più considerevoli altezze della Sila (metri 1200) e del hosco di 
Mancuso. 

Paragonando gli esemplari della Calabria con quelli di Fran- 
cia e di Svezia, oppure con le figure di Rossmissler e di Mo- 
quin-Tandon ed anche eon quella di Benoit (42. Stst. Crit. Ste., 
Tav. 7, fig. 10), trovo che ‘essi sono assai più piccoli. Infatti 
l'individuo massimo raccolto a Pazzano non arriva a misurare 
11 mill. di lunghezza sopra 6 scarsi di larghezza; e faccio 0s- 
servare che nella mia collezione ho distinta una forma minor, 
a conchiglia più snella a spira più allungata, il cui più grande 
individuo non oltrepassa gli 8 '/, mill. di lunghezza su 5 scarsi 
di larghezza. Eppure ambedue le località ove la specie è stata 


DELLA CALABRIA 177 


raccolta non superano, anzi non giungono, ai 100 metri di al- 
tezza sul livello del mare. 

Questi fatti verrebbero dunque a distruggere o almeno a mo- 
dificare l’opinione espressa dal sullodato capitano Adami, il quale 
scrive di aver potuto in generale osservare che la conchiglia di 
questa specie è tanto più piccola e più fragile quanto maggior- 
mente aumenta l’elevazione del sito nel quale si rinviene. 

Fra gli esemplari raccolti ve ne hanno il cui bordo columel- 
lare è perfettamente diritto, privo cioè di quella specie di piega 
o torsione che generalmente si osserva nelle Limnra; per tal 
carattere si assomigliano alla fig. 10 e. dell’ opera già citata di 
Benoit, quantunque la forma dell'apertura sia meno dilatata di 
quello che la figura lo rappresenti. 

Tutti conoscono la Limnea peregra, e non possono esistere 
incertezze o dubbi sulla sua esatta denominazione. Devo però 
osservare che nessuna delle citate figure dà un’idea assai esatta 
della forma che si trova in Calabria, e per conseguenza ho cre- 
duto bene di farla figurare. 


XXI. Genere PLA NORBIS. 


Venne istituito da Guettard nel 1756, essendo state incluse 
da Linneo nel genere Hexix le specie che vi sì riferiscono. 

Di questo genere esiste una monografia di Kiister, nella IL" 
edizione del Martini e Chemnitz, Conchyl.- Cabinet; ed uno 
studio del dr. Westerlund, nel Malakozool.- Blitter, 1874-75, 
pag. 9S e seguenti. Non cito che per memoria, la pretesa mo- 
nografia di Sowerby nel vol. XX, della Concologia Iconica di 
Reeve, la quale è così inesatta ed incompleta da non potervi im- 
parare proprio nulla. 

I Praxorsis, come lo indica il loro nome, sono delle conchi- 
glie piane, rotonde, stiacciate, a spira non elevata al di sopra 


178 FAUNA MALACOLOGICA 


degli anfratti, anzi, nella maggior parte delle specie, concava, 
immersa; ad ombelico più o meno allargato, ed in alcune nullo, 
ad ultimo giro fatto in guisa che presso l’apertura 1 anfratto 
superiore sopravanza assai più che inferiormente, appunto come 
si osserva nelle HeLix. Parlando così io intendo supporre che il 
genere PLaxorBis, abbia una conchiglia acchiocciolata a destra 
come lo ammettono in massima la maggior parte dei naturalisti. 
Non voglio però dimenticar di osservare che tal questione soste- 
nuta e combattuta a vicenda, non è però fin qui assolutamente 
risoluta, in un senso piuttosto che nell’ altro. 

Anche nel vol. XXV, del Journ. de Conchyl. pag. 198 (1877) 
trovo un articolo del dott. Fischer, che milita in favore della sini- 
strorsità delle conchiglie dei Praworsis. Gli embrioni, egli dice, 
hanno una conchiglia spirale sinistra, gli adulti 1’ hanno discoidea 
sinistra, e l’animale resta sempre sinistro! 

Il signor Mérch qualche anno prima (1863) aveva pubblicato 
nello stesso periodico, vol. XI, pag. 285, un articolo intitolato 
« Le genre PLawoRBis est-il dextre ? » la cui conclusione è identica 
a quella del dott. Fischer. 

Il signor Piré invece, ha stampato nel 1871 una notizia sul 
P. complanatus, forma scalare, raccolto in numerosissimi esem- 
plari in una pozza d’acqua del diametro di una sessantina di 
metri, al più, nei dintorni di Bruxelles, i quali hanno tutti la 
spira acchiocciolata a diritta, siccome si vede dalle due tavole 
unite a questo opuscolo, sulle quali sono figurate 42 forme di- 
verse di tale anomalia. 

Perciò egli conclude che questa scoperta è prova irrecusabile 
che i PraxoRBIS sono destri. 

Non nego che questo fatto manchi di grande interesse scien- 
tifico, non trovo però che con esso si arrivi a definire rigorosa- 
mente la questione: giacchè vorrei domandare se l’ aver trovato 
una sola specie in una località unica, a spirale irrecusabil- 
mente destra, implichi la necessità che tutti i PLaxoRrBIs debbano 


DELLA CALABRIA 179 


essere considerati destri. Mi sembra sarebbe presso a poco lo 
stesso come argomentare che avendo egli raccolti in questa pozza 
tal abbondanza di PLanorBIs di forma scalare, tutti i PLANORBIS 
dovessero essere scalari! 

O non potrebbesi ammettere la possibilità, che in quella ri- 
stretta pozza, appunto per eccesso di anomalia, tutti i PLANORBIS 
fossero ad un tempo destri e scalari? 

Del resto il signor Moòrch di Copenaghen, trovò pure un P. wm- 
bilicatus, di forma scalare, che gli ispirò l’articolo di cui ho 
sopra parlato. Esso però aveva l’acchiocciolatura a sinistra! 

Mi sembra dunque che le conclusioni che si potrebbero trarre 
da questi fatti fra loro in assoluta opposizione, debbano avere il 
solo resultato logico di distruggersi le une in forza delle altre. Non 
ho certamente la pretensione di risolvere quest’ antichissima con- 
troversia e non m’ incarico nemmeno di discuterla. Dirò solo che 
oltre il valore dei ragionamenti esposti dal dott. Fischer, sembre- 
rebbe a me pure più naturale il considerare quale ombelico la 
parte più concava della conchiglia e per spira quella che lo è 
meno, e l’ammettere per conseguenza in massima, che ì PLa- 
\oRBIS sono piuttosto sinistrorsi che destrorsi, ma mi limito solo 
a prender nota di questi diversi apprezzamenti e di queste opposte 
opinioni, senza trarne veruna decisione definitiva. 

I PLaxorBIS vivono nei fossi, nelle pozze d’acqua, nelle vasche, 
nelle acque ferme e stagnanti; spesso vengono a galla e nuotano 
tenendo il loro corpo arrovesciato sulla superficie dell’acqua, con 
la conchiglia immersa sotto di loro. 

Gli animali hanno dei lunghi tentacoli, ho osservato in una 
specie raccolta nei dintorni di Firenze, P. carinatus, Miller, 
varietà, che questi mentre alla luce del giorno appaiono di color 
giallastro arancione, di sera col lume, sembrano di corallo rosa più 
o meno colorito. 

Il loro cibo si compone di sostanze vegetali (Moquin-Tandon). 


180 FAUNA MALACOLOGICA 


Il signor Bourguignat scrive di conoscerne pressochè 150 spe- 
cie, delle quali, credo, circa 25 si possano calcolare come viventi 
anche in Italia. In Calabria sembra fin qui che ne sieno state 
rinvenute due sole specie. 


TRoPIDISCUS, Stern. 


88. Praxorsis umsiLIcatUus. Miller. 


PLanoRBIs umBILIcatUs, Mer, Verm. Terr. II, pag. 160 (1774) 


Var. subangulatus, Philppi. 


PLANORBIS suBANGULATUS, Phelippi, En. Moll. Sie. II, pag. 119, 
tav. 21, fig. 6 (1844). 
= — Bourguignat, Malacol. Algérie, II, p. 153, 
tav. 9, fig. 27-30 (1864). 
—  UMBILICATUS, 7 subangulatus, Westerl. in Malakozool. 
Blàt. 1874-1875, pag. 103. 


Il tipo di questa specie non è stato rinvenuto in Calabria, la 
varietà è stata raccolta nel fiume Angitola presso Pizzo, ove 
bensì non sembra comune perchè ne furono trovati soli otto indi- 
vidui. È invece frequente nei dintorni di Palermo (Philip. loc. 
cit.). Non è indicato dal capitano Adami nel suo già nominato 
Catalogo. 

Preferisco considerare questa forma come varietà del P. um- 
bilicatus, piuttosto che separarla come specie distinta perchè i 
suoi caratteri non mi sembrano assai salienti per meritare una 
assoluta autonomia. È pur vero che non ho avuto, fin qui, a 


DELLA CALABRIA 181 


mia disposizione numerosi esemplari e che perciò non sono in 
grado di definire se questi caratteri, quantunque lievi, sieno 
però costanti, ovvero se si verificano dei passaggi e delle mo- 
dificazioni di forma, dall’ una all’ altra. 


(HIRAULUS, Agassiz. 


39. PLANORBIS GLABER, Je/freys. 


PLANORBIS GLABER, Je/freys, Trans. Linn. Soc. XVI, pag. 587 

(1830). 

— LevIS, Alder, Trans. Nat. Hist. Soc. Northumb. II, 
pag. 337 (1850). 

— = Moquin-Tandon, Hist. Moll. France, II pa- 
gine 442, tav. 32, fig. 20-23. 

_ — Rossméisler, Icon. XVIII, pag. 133, tav. 88, 
fig. 964 (1859). 

— GLABER, Adami, Cat. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 17, 

n. 57 (1873). 


Il capitano Adami scrive di aver raccolto in diverse località, 
dintorni di Taverna, Carlopoli, Conflenti e Case nuove, questa 
specie che è difficile a trovarsi attesa la sua piccolezza. 

Vive, secondo questo naturalista, sotto i sassi semisommersi, 
nelle acque stagnanti e pantanose, vicino a rigagnoli e canali. 

Non venne trovata dai signori Cavanna e Caroti, che non 
esplorarono punto le sunnominate località. 

Non ho veduto individui di questa specie stati raccolti in Ca- 
labria, lascio per conseguenza tutta la responsabilità di deter- 
minazione al capitano Adami. 


26 


182 FAUNA MALACOLOGICA 


La sua presenza in Calabria sarebbe però assai naturale, dap- 
poichè il dott. Westerlund in un suo recente studio sulle specie 
del genere (Malakozool. Blitter, 1874-75, pag. 114) la indica 
di Dalmazia, Corsica e Sicilia. 

Secondo il medesimo autore alla sinonimia di questa specie 
dovrebbesi pure aggiungere il nome di Gyraulus regularis, 
imposto da Hartmann (1844) e quello di P. eupaecola, assegnato 
da V. Gallenstein (1852). 





GASTEROPODA OPERCULATA, 


PULMONACEA 
10. Fam. CYCLOSTOMIDE. 


XXII. Genere CYCLOSTOMA. 


Sembra, in vero, assal difficile definire il perchè così comu- 
nemente sia stato adottato tal nome per designare un genere 
che fa parte dell’ Ordine dei Polmonati Operculati. Imperocchè 
Lamarek lo aveva anteriormente usato per una specie marina 
che chiamò quindi ScaLarIa, e in seguito per altra specie pur 
marina che poi nominò DELPHINULA. 

Studer aveva fino dal 1789 impiegato il nome di Pomatias 
che venne adottato per distinguere un altro genere affine. 

E Draparnaud, che è considerato come il creatore del genere 
Creostoma, Z'a0/. Moll. 1801, vi mescolava e confondeva anche 
le specie operculate fluviali che successivamente sono state ri- 
partite nel generi PALUDINA e ByrTHINIA. 


184 FAUNA MALACOLOGICA 


Comunque sia dappoichè questo nome generico è così univer- 
salmente adottato e l’uso e l'abitudine gli hanno impressa la 
loro consacrazione, io non intendo punto oppormici; ho solo vo- 
luto con tali osservazioni rammentarne la storia retrospettiva 
in poche parole e la chiuderò col dire che Pfeiffer nella sua 
Monographia Pneumonopomorum, non ha mai accettato il 
genere di Draparnand, al quale ha sostituito quello di CycLo 
sromus, Montfort, quantunque porti la data del 1810. 

Il genere (ycrostoma anche nel suo stretto senso, comprende 
molte specie esotiche; poche sono le europee, ed una sola sì 
raccoglie in Calabria ove trovasi comunissima ovunque. 

Le CycLosroma si rinvengono sotto le siepi, fra i sassi, fra 
le foglie secche ai piedi dei muri, nelle fessure di questi, fra 
l’ellera e la borraccina, e abbondano soprattutto nei terreni 
calcarei. 


90. CrcLostoma ELEGANS, Miller. 


NERITA ELEGANS, Miller, Verm. Ter. II, p. 177 n. 363 (1774). 
TURBO TUMIDUS, Pennant, Brit. Zool. (1777). 

— STRIATUS, Da Costa, Test. Brit. (1778). 
PomatIAS ELEGANS, —Studer, Faun. Helv. (1789). 


TURBO REFLEXUS, Olivi, Zool. Adriat. (1792). 

CrcLostoma ELRGANS, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 38 (1801). 
CyrcLostToMUS  — Montfort, Conch. Syst. (1810). 
CycLOsTOMA  — Rossmiissler, Icon. 1, pag. 90, tav. II 


fis. 44. (1835) 


Abita ovunque abbondantissima. Cavanna. - Caroti. 

Il capitano Adami, Catalogo, pag. 19, dice il medesimo, ag- 
giungendo che in Calabria ha forme maggiori che nell’ Italia 
del Nord; e minori assai, osservo io, che nell'Italia centrale. 


DELLA CALABRIA 185 


Ho distinte nella mia collezione alcune diversità di colore che 
ho chiamate: 


a. luteulum; 
b. violaceum; 


c. griseum, Questa tinta sembra la meno diffusa. 


Per tipo ho adottato il colore che si rinviene più frequente- 
mente e che è un complesso di giallo sporco o cenerino, con fit- 
tissime macchioline disposte in serie trasversa, allungate e che 
formano dall’ alto al basso dell’anfratto come una rete radiante. 

L’opereulo di tal specie è posto all’orifizio della conchiglia, 
non è immerso, ha quattro a cinque giri di spira, è leggermente 
striato dal centro verso la circonferenza, ed è perfettamente piano 
di sopra. 


XXIII. Genere POMATIAS, Studer. 


Venne creato da Studer (in Core Travels in Switzerland) 
fino dal 1789, prendendo per tipo la Cyelostoma maculata, Dra- 
parnaud, separando perciò dal genere CyrcLostowa una forma i 
cui caratteri principali sono i seguenti: 

Operculo cartilaginoso, invece di calcareo, sottile, a nucleo 
centrale; conchiglia turriculata o conico-turrita, non ventrosa, 
striata o costata nel senso longitudinale; peristoma più o meno 
ripiegato, semplice o duplicato, generalmente auriculato ; limbo 
interno continuo 0 pressochè continuo. 

Il signor Bourguignat nel suo recente lavoro (Description 
de deux nouveaux genres Algériens, ecc., pag. 37) dice  cono- 
scere ottantasei specie vive di questo genere, ripartite fra V’Eu- 
ropa, il nord dell’Africa e l’Asia occidentale. 

Mi sembra che le specie sin qui segnalate in Italia sì pos- 


186 FAUNA MALACOLOGICA 


sono valutare a circa 35, ma è probabile che questo numero non 
rappresenti che una parte incompleta delle varietà delle nostre 
forme; mentre d’altro lato è egualmente possibile che alcune 
specie dovranno scender di grado, divenire cioè semplici varietà 
di altre, quando avremo più numerosi gli esemplari di località 
prossime fra loro, e si vedranno e possederanno gli anelli di 
congiunzione che formano passaggio, modificandosi, dall’una al- 
l’altra. 

I Pomatias abitano generalmente sulle rupi calcaree, attaccati 
al massi e sfidando impavidi i raggi del sole. Bensì non tutti 
hanno eguali abitudini, giacchè alcuni di loro preferiscono le 
rupi ombrose, ed altri si nascondono fra i sassi. Molti di essi 
abitano i luoghi assai elevati; altri, in Sicilia per esempio, si 
trovano in prossimità del mare o al livello di esso, come il 
P. Dionyst. 

Laddove si seuopre un individuo, si può esser certi che da 
presso ve ne saranno molti altri, perchè ì PomatIAs vivono in 
colonie numerosissime in una località, e gli esemplari si trovano 
vicini gli uni agli altri. 


91. Pomatias WesreRrLUNDI, Paulucci. 


DSP. tav Xe: 


Pomatias WestERLUNDI, Paulueci. In Bull. Soc. Malacol. Ital. 
Vol. V, (febbr. 1879) pag. 20, n. 10. 


Testa imperforata, conica, lutescenti-albida, seriatim pallide 
rufo-maculata, nitidula, supra medium sat distanter regulariter 
costata, costis strictis, vix obliquis, leviter flexuosis, in anfractu 
ultimo sat irregularibus et minus distinctis; anfract. nove, conve- 


xiusculi, ultimus basi leviter angulatus, ad aperturam supra et 


DELLA CALABRIA 187 


infra breviter sed forte dilatatus, lineis pluribus (6-8) parallelis 
sicut internis extus conspicuis circumcirca spiraliter  praeditus ; 
apertura truncatulo-rotundata, superne perobtuse angulata; peri- 
stoma sub-duplex,. callo tenui subcontinuum, externum tenue, 
fragile, sat latum, patulum vel subreflexum, superne breve auri- 
culatum, margine columellari superne in auriculum triangulare 
productum, margine umbilicali deflexo, in laminam callosam la- 
tam regioni umblilicali affixam revoluta. 


Diam. 4, Long. 11-11 !/, mill. 


Conchiglia non perforata, di forma conica, giallo-biancastra, 
ornata di piccole macchiette rossigne disposte in serie trasverse 
una delle quali contigua alla sutura; i giri superiori, eccettuato 
il primo, che è liscio e trasparente, sono costulati molto forte e 
le costoline sono fra loro hen staccate ed un poco oblique, sul 
settimo e ottavo anfratto la scultura è meno marcata, le costo- 
line sono più fitte, ma meno acute, più rotonde, meno unite, 
nell’ ultimo, in prossimità dell’apertura svaniscono quasi, ma se 
ne scorgono delle sottilissime, nel senso della spira, che le in- 
crocicchiano; apertura ovata, superiormente alquanto angulata; 
peristoma pressochè doppio, collegato o riunito da un leggero 
callo columellare, la regione dell’ombelico ricoperta da uno 
strato aderente calloso. 

Fu raccolto sui monti Stella e Consolino nascosto sotto delle 
macerie di sassi staccatisi dai massi calcarei che formano tale 
montagna. Cavoti. Cavanna. 

Ho dedicata questa specie al dott. A. Westerlund che con 
tanta gentilezza e compiacenza mi ha aiutata nello studio di 
tutte le mie specie terrestri, e dei Powarias particolarmente e 
che così generosamente mi ha forniti o comunicati tipi di pa- 
ragone e sovente mi ha guidata nella determinazione delle spe- 
cie dubbie che avevo a studiare. 


188 FAUNA MALACOLOGICA 


92. Pomatias Apamn, Paulucci. 
n. sp. tav. VIII Sv Ne av io 


Pomarias scaLarinus, Adami (non Villa) Cat. Moll. Catanzaro, 

in Att. Soc. Veneto-Trentina Sc. Nat. 
vol. 2, fasc. 1. (1873) 

_ . *. Paulucci, Matériaux pour servir à l’étude 
de la Faune Malac. de l’Italie, pag. 45, 
n. 99 (1878). 

-- ADAMI, Paulucci, In Bull. Soc. Malacol. Ital. 
Vol. V, (febbr1879) pag. Ly, no7 


Testa imperforata turrito-conica, cornea, ad aperturam albida 
maculis pallidis hepaticis fasciam duplicem (in anfract. ult. tri- 
plicem) subefformantibus ornata, supra medium sat distantibus, 
medio regulariter costulata, in anfractu ultimo usque ad apertu- 
ram sepius confertim striata, costulis et striis  cinereis, parum 
obliquis; anfract. 8-9, convexi, ultimus teres, paullo major, paul- 
lisper ascendens; apertura paullo obliqua, rotundata; peristoma 
simplex (raro obsolete bilabiatum), patulum, album, in pariete 
plerumque continuum, margine columellari subauriculato, umbi- 
licali deflexo; 

Die ono al 

Habitat in monte Stella et Tirioli. 


Var. rudis, Paulucci. 
tav. IX fig. 2. 


Differt a typo, testa nitida, sat translucida, lutescente ; costu- 
lis distantioribus, argutis, in anfractibus supremis lamelliferis. 


Habitat in monte Tirioli in Calabria. 


DELLA CALABRIA 189 


Var. gilva, Paulucci. 


Differt a typo, testa violascenti-grisea, fere opaca, costis va- 
lidioribus, sat distantibus, in duobus ultimis anfract.  parum 
obsoletis. 


Habitat cum precedente. 


Conchiglia priva di ombelico, di forma turrito-conica, corneo- 
rossiccia pressochè unicolore nei primi 6 o 7 giri, ornata negli 
ultimi di macchioline più scure, formate da dei punti staccati 
assal incerti e radi; sull'ultimo giro se ne scorgono tre serie; 
coperta di strie più grosse e meno approssimate negli anfratti 
superiori, più fitte e più sottili principalmente nell’ ultimo, piut- 
tosto oblique, cineree; anfratti 8-9, convessi, l’ultimo un poco 
più largo e rotondo; apertura leggermente obliqua, arrotondata ; 
peristoma semplice, rare volte debolmente bilabiato, aperto, steso, 
bianco giallognolo, per lo più continuo; il margine columellare 
provvisto di un piccolo bordo allargato, 1’ ombilicale ripiegato. 

La Var. rudis, differisce per costoline più forti, più distanti, 
lamellose negli anfratti superiori, ma rade su tutta la superfice 
anche degli ultimi; per non esser come il tipo opaca, ma anzi 
lucida e brillante, di colore più giallognolo; per gli altri caratteri 
è identica a quello. 

La Var. gilva, differisce non solo per il suo color higio vio- 
laceo, ma anche per le sue costoline hen distanti sebben poco ri- 
levate, particolarmente nei due ultimi anfratti, molto unite, bian- 
castre; il che dà alla conchiglia un’ apparenza opaca. 

Questa specie venne per la prima volta raccolta dal cap. Adami 
sul monte di Tiriolo, quindi dal signor Caroti sul monte Stella 
attaccata alle rupi ove vive in famiglie numerose ed assai fre- 
quenti. In questa ultima località non fu scoperta che la forma 
sulla quale ho descritto il mio tipo. Solo ultimamente, avendomi 


27 


190 FAUNA MALACOLOGICA 


il signor Clessin comunicati esemplari provenienti da Tiriolo e 
che egli aveva avuti dai capitani Adaini e Stefanini, ho notato 
queste due varietà distinte di cui aggiungo la descrizione. E in- 
teressante che io faccia osservare che indubitatamente apparten- 
gono e si collegano al P. Adami, giacchè fra questi individui 
ne ho trovati due che servono di passaggio tra il tipo e la var. 
rudis, che hanno cioè sugli anfratti superiori la scultura della 
var. rudis, sui due ultimi quella del tipo (1). Inoltre i caratteri 
principali di queste due forme non permettono di dubitare della 
loro stretta affinità. 

Come lo spiega il capitano Adami, loc. cit. egli aveva da primo 
riferito questa forma al P. striolatus, Porro; quindi allo scalar:- 
nus, Villa, sebbene, egli scrive, avendolo comunicato a questi 
naturalisti anzichè riconoscervi il loro scalar:nus, lo crederono 
una forma del P. maculatus, Draparnand, (P. septemspiratis, 
Razoumowsky). 

Questa specie dovrebbe forse esser riferita, in parte almeno, 
al Pomatias che nel primo volume dell’ Enum. Moll. Stcil., 
pag. 144, Philippi chiama C. turriculatum, Menke, e che dipoi 
nel secondo volume, pag. 119, riunisce alla C. striolatum, Porro, 
specie che probabilmente non abita la Calabria, e ove sin qui 
almeno, non è a mia cognizione che sia stata trovata; infatti la 
diagnosi contenuta nel primo volume, sebbene assai concisa, po- 
irebbe adattarvisi; inoltre nel secondo volume Philippi indica 
di averla anche raccolta sul Monte di Tiriolo. 

Solamente mi sembra potere indubitatamente stabilire che 
sotto l’ uno o l’altro nome questo autore comprendeva più di una 
specie, e d’altronde il nome di P. turriculatum, non potrebbe 
in verun modo essere accettato, poichè secondo Pfeiffer (Monog. 
Pneumonop. 1, pag. 300 e 301)il P.turriculatum, Menke, sarebbe 
sinonimo in parte del P. maculatus, in parte del P. patulus. 





(1) Questa forma di transizione fra il tipo e la Var. rudis, è rappresentata 
sulla unita tav. IX, fig. 1, 


DELLA CALABRIA LOL 


Anche qui sono costretta ad aprire una parentesi per fare os- 
servare che il P. patulus, Draparnaud, che vive nella Fran- 
cia mediterranea, e si rinviene pure nel Nizzardo (1) non è la 
specie che Pfeiffer chiama con questo nome. 

Quanto poi alla riunione del Pomarias di Calabria con lo 
scalarinus, che nei Matérianx avevo creduta possibile dietro al 
paragone di esemplari comprati con tal nome dai fratelli Villa 
e come provenienti di Dalmazia, ho dovuto modificare il mio 
giudizio in proposito dacchè il dott. Westerlund mi ha inviati 
esemplari esattamente determinati del P. scalarinus, della Dal- 
mazia. Mi sono per conseguenza decisa a pubblicare questa specie 
con un nuovo nome, dedicandola al capitano Adami che ne è 
stato il primo scopritore sino dall’anno 1872 e a cui io sono 
debitrice di tante helle specie dell’ Italia settentrionale, come 
della comunicazione di diverse di quelle da lui raccolte in Cala- 
bria; con ciò intendo offrirgli un attestato della mia gratitudine 
e della mia considerazione. 

Il dott. Westerlund in una sua lettera paragona ed avvicina 
il P. Adami, al P. elegantissimus (2) delle Alpi Apuane. In- 
fatti queste due forme hanno tra loro aleune analogie, di colore 
soprattutto; però il P. Adami, si distingue dall’altro, per avere 
le strie più forti, più nette, più distanti, per avere gli anfratti 
più piani, meno rigonfii, per avere una forma generale più turrita, 
le strie più cenerine, quasi argentate, per la sua apertura più ton- 
deggiante meno superiormente angolata, per il suo peristoma meno 
ripiegato all'infuori sebbene un poco più largo e più solido, infine 
per il callo che lo riunisce che è più grosso e più sporgente. 

Ambedue le sopra descritte varietà si allontanano viepiù dal 
P. elegantissimus, in causa della loro scultura più marcata, più 


(1) Leachia lineolata, Risso, Hist. Nat. des prine. product. de l'Europ. 
mérid., pag. 103, n. 241, teste Bourg. Etud. Synon. moll. Alp. maritim. 
pag. 66 (1861). 

(2) PAULUCCI, in Bullet. Soc. Malac. Ital., vol. 5, pag. 14, n. 2 (feb- 
braio 1879). 


192 FAUNA MALACOLOGICA 


grossolana, dimodochè invece di servire di anello di congiunzione 
dall’ una all’ altra, servono piuttosto a far maggiormente spic- 
care la tendenza a caratteri che anche più decisamente dimo- 
strano esser esse ben distinte. 


XXIV. Genere ACME. 


Questo genere venne creato da Hartmann (n Sturm. Fauna 
VI, H. 5, pag. 87, 1821) che preferì sostituirlo definitivamente 
al generi AcicuLa, e Acmra, da lui anteriormente, ma quasi si- 
multaneamente impiegati (giacchè tutti portano la data del 1821) 
per designare e distinguere una piccola specie stata primieramente 
raccolta in Inghilterra, avanti al 1784, e alla quale riconosceva 
tali caratteri da impedirgli di riuscire a riunirla a veruno dei 
generi già esistenti. 

Valendosi così del diritto che ha ogni autore di cambiare e 
dar la preferenza all’ uno o all’altro dei nomi da lui imposti, 
quando nessun’ altro nelle sue opere si sia servito del primo. 

(Questo genere accettato col nome di Acwr da tutti i mala- 
cologhi, fa parte della famiglia delle Cyclostomidae. Devesi al 
dott. Paladilhe (1) una interessante ed accurata monografia di 
questo genere, dalla quale ho attinto la maggior parte delle no- 
tizie qui incluse ed ove ho studiata la molto intricata sinonimia 
di alcuna delle specie che ne fanno parte. 

Le Acme, sono dei piccolissimi molluschi operculati ; la loro 
conchiglia è subcilindrica, ottusa all’ apice, provvista di sottile 
epiderme, a guscio di color d’ ambra, più o meno scura, lustra, 
lucente, alcune volte liscia, altre marcata da linee incavate lon- 
gitudinali e parallele, altre infine regolarmente costulata, ad 
apertura subellittica, qualche volta leggermente sinuosa all’ in- 
serzione del bordo esterno che è circondato da un peristoma as- 





(1) Nouvelles miscellantes malacologiques, pag. 65 e seguenti (1869). 


DELLA CALABRIA 193 


sal ingrossato, ottuso, quasi continuo, e alcune volte contornato 
esternamente da una ingrossatura sporgente ; bordi quasi paral- 
leli riuniti da una callosità sottile. 

Le Acme, abitano i luoghi freschi ed umidi sotto la borrac- 
cina, fra le radiche delle piante, sotto le pietre, nei boschi. Allo 
stato vivo non sono mai state raccolte che nell'inverno o al 
principio della primavera. Durante l'estate si nascondono sotto 
la terra in ripostigli profondi dove riesce pressochè impossibile 
scuoprirle (Dupuy). 

Secondo il dott. Paladilhe le specie sin qui conosciute si li- 
mitano a 12 (1), tutte appartenenti al sistema europeo. 

L'A. lineata, è quella che sembra occupare la maggiore esten- 
sione geografica dal settentrione al mezzogiorno, essa abita anche 
l’Italia ma sin qui credo non sia citata che di Lombardia. Le 
A. polita, Banatica, spectabilis, trigonostoma, e @dogyra, 
appartengono all’ Europa centrale. 

Le A. Moutoni, e Dupuyi, sembrano speciali alla Francia. 
Le A. Letourneuri, e Lallemanti, sono d'’Algeria, quest’ ultima 
però è stata pur raccolta nella penisola ispanica. Finalmente 
le A. Benoiti, e subdiaphana, appartengono alla Fauna della 
Sicilia. 

Ho voluto dettagliatamente ripetere tutte queste interessanti 
indicazioni del chiarissimo malacologo francese, pensando che 
potranno essere di molta utilità per quei miei connazionali che 
non possiedono il suo lavoro. 

A queste dodici summenzionate specie conviene aggiungerne 
un’altra VA. cryptomena, de Folin et Berillion, che ignoro se 
sia ancora stata descritta, ma della quale ho alcuni pochi indi- 
vidui stati ultimamente raccolti a Pau (Bassi Pirenei) che mì 
furono determinati dal signor P. Fagot. 


(1) Il signor BOURGUIGNAT ( Deseript. de deux nouv. 9. Algériens, suivies etc., 
pag. 38) conferma questo numero, sebbene il suo lavoro sia posteriore al- 
l' altro di otto anni cioè del 1877. 


194 FAUNA MALACOLOGICA 


Siccome le Acme sono molto piccole, del color della terra e 
sì trovano isolate e rade, è dunque naturale che se ne conoscano 
così poche, che i malacologhi non se ne siano quasi occupati fin 
qui, e questo spiega pure che siano così scarsi ed incerti i rag- 
guagli sulla loro esistenza e distribuzione in Italia. To non co- 
nosco attualmente che lA. lreata, del Comasco e l'A. Benotti, di 
Sicilia da me erroneamente riportata (1) alla A. Zineata, col qual 
nome l’ avevo ricevuta dal cav. Benoit, ma che in seguito mi- 
nutamente osservata, con buona lente, ho riconosciuta presen- 
tare leggeri caratteri distintivi. 

Il capitano Adami cita VA. polita, di Calabria. Il dott. Gen- 
tiluomo VA. Stmoniana, Charpentier, come stata raccolta in un 
unico esemplare dal signor Pecchioli fra i detriti all’ Isolotto 
in faccia alle Cascine di Firenze ; quest’ultima specie però ammesso 
anche fosse stata ben determinata, di che mi permetto dubitare, 
non sarebbe un Acme ma una MorrEssERIa. 

Finalmente il professor Issel (App. Catal. Moll. Pisa, pag. 15, 
1872) cita pure un singolo esemplare di A. polita, stato raccolto 
nelle posature del Gombo presso Pisa dal signor Uzielli e che 
venne determinato dietro la monografia del dott. Paladilhe. 

Ecco quanto so fino ad oggi di positivo riguardo alle specie 
di questo genere state raccolte in Italia. È hen poco, in vero, 
ma non credo che in generale se ne sappia molto di più. Fino ad 
ora nelle mie frequenti minuziose e ripetute ricerche effettuate in 
diverse località della Toscana, anche nei detriti dei fiumi e sui 
prati non ho mai avuta la fortuna di trovare nemmeno una di 
queste piccole conchiglie. 





(1) Materiaux pow servir à la Faune malacol. de V Italie, pag. 44, 
nota 93, 1878. 


DELLA CALABRIA 195 


93. Acme porta, Hartmann. 


PUPULA ACICULARIS POLITA, Hartm. Erd-u-susw. Cat. pag. 5, Tav. II 
(1540). 
CARYCHIUM LINEATUM, C. Pfeiffer (1) (1821). 
— _ Rosméssler. Icon. V, VI, pag. 54 
(tav. 28, fig.408, Acme lineata)(1837). 


ACICULA POLITA, Pfeiffer, Mon. Pneumon. viv. I. pag. 5, 
n. 2 (1852). 
ACME —- Palad. Nouv. Miscel. Malac. III" fa- 


scic. pag. 74. (1869). 
— — Adami, Catal. Moll. Prov. Catanz. 
pag. 18, n. 59 (1873). 


Abita ai piedi delle rovine del monte di Tiriolo ove venne rin- 
venuta una spoglia perfettamente conservata (Adami). 

Lascio al capitano Adami la responsabilità di questa deter- 
minazione, che può esser esatta, ma anche erronea, e la specie 
in proposito potrebbe invece doversi riferire alla A. subdiaphana, 
Bivona, secondo almeno l’ osservazione del dott. Paladilhe, il 
quale scrive che questa rimpiazza nei paesi meridionali VA. po- 
lita del settentrione. , 


(1) Non Férussac, nec Draparnaud. 


196 FAUNA MALACOLOGICA 


BRANCHIATA 


11. Fam. PALUDINIDX 


XXV. Genere BYTHINIA. 


(Questa divisione generica venne creata da Gray col nome di Bi- 
THINIA (Nat. arrang. Moll. in med. repos. XV, pag. 239, 1821), 
senza però esser accompagnata da una descrizione caratteristica. 
Nel 1826 Risso (Mist. Nat. des princip. product. de V Europe 
méridionale, 4, pag. 100, 1826) impiegò il vocabolo BrrHyNIA 
per indicare questo stesso genere di molluschi; quindi questo 
nome venne corretto da Stein (Schneck. Berl. pag. 95, 1850) in 
Brramia, che secondo Moquin-Tandon è quello che deve essere 
adottato, stando all’ etimologia. Le Byrminia anche negli ultimi 
anni erano confuse da diversi autori col nome di Panupina; al- 
tri invece hanno creato ed adottato una numerosa serie di nomi 
generici per distinguere le diverse forme, e i molteplici carat- 
teri di questi abitanti dei nostri fiumi, laghi e fossi il cui ani- 
male è provvisto di branchie, e la conchiglia di operculo. 

Coi moderni autori io limito il genere Byrunia alle forme 
la cui conchiglia è ventricosa, più o meno allungata, e sempre 
munita di un operculo a nucleo subcentrale, circondato da strie 
concentriche, ciò che risponde alle Elona di Moquin-Tandon, 
(Hist. Naturel. Moll. France, II, pag. 516). 

Le Brrunia sono degli animali ovipari, a corpo allungato, 
ornati di tentacoli cilindrici, acuti, la cui conchiglia è spesso 
coperta di una crosta o limo ferrugineo, alcune volte nero, e ver- 
dastro aleune altre. 


DELLA CALABRIA 197 


Vivono nei corsì d’ acqua tranquilli, nelle vasche, nei ruscelli, 
nei fossi, aderenti ai sassi ovvero alle foglie ed agli steli delle 
piante acquatiche; in Calabria non è stato trovato che una sola 
specie rappresentante questo genere. 


94. Brrunia Lracni, Sheppard. 


PALUDINA vENTRICOSA, Gray, Nat. Arrang. Moll. in Med. repos., 
XV, pag. 239 (1821) (seme diagn.) 


TurBo LEACHI, Sheppard, Descr. Brith. Shells, in Trans. 
Linn. XIV, pag. 152 (1823). 
ByrTHINIA — Forbes et Hanley, A Hist. of Brit. Moll. 


Ne tavernetta. 


Var Hallica, Raulcct. 
tav. IX, fig. 5. 


Testa multo major, solidiuscula; anfranct. supra planulatis, 


ultimo magis ventricoso. 


Solo la Var. Italica, è stata rinvenuta in Calabria, rappre- 
sentata da due esemplari raccolti dal signor Caroti nel fiume 
Angitola presso Pizzo; sono di mediocri dimensioni, poco più 
grandi del tipo d’ Inghilterra, quale è indicato da una linea nel- 
l’opera sunnominata, ma di quello assai più ottusi, meno ele- 
gantemente svelti e slanciati. 

Però questi indubitatamente si collegano ad una forma che sì 
trova comune nei contorni di Firenze e che come ho già indi- 
cato sì distingue dalla B. Leachi, tipica, per esser molto più 
grande, più solida, e per avere i giri superiormente molto pia- 
neggianti, 1’ ultimo de’ quali notevolmente più ventricoso e ri- 


gonfio. Si raccoglie coperta da un limo nerastro, ma ripulita e 
28 


198 | FAUNA MALACOLOGICA 


spazzolata si trova che la conchiglia è di un bel color d’ ambra 
trasparente. I miei più grandi esemplari gli ho raccolti presso 
il Fosso Macinante lungo la via ferrata Livornese, in un fosso 
senza nome particolare vicino alla fabbrica del tabacchi, sulle 
piante acquatiche ove è comunissima; misura 10-11 mill. di lun- 
ghezza e 7 di diametro. 

Quelli di Calabria invece, identici per forma e proporzione ad 
individui trovati nei dintorni di Castello e di Sesto, anche presso 
Firenze, misurano 6 ‘/, mill. di lunghezza e 4 di diametro. 

Io ho fin qui la 5. Leachi, var. Italica, di due località presso 
Firenze; dei dintorni di Pisa ne ignoro però l'esatta località; e 
di Calabria. 

Nel Pisano si trova pure la 5. Boessieri, Charpentier, quasi 
identica al tipo che come ognuno sa venne descritto su esem- 
plari raccolti a Roma. Mi sembra positivo che sotto quest’ ul- 
tima denominazione sino ad ora fossero confuse le due forme, 
in vero fra loro molto affini, ma che forse sì possono lasciare 
distinte perchè provviste di caratteri un poco salienti l’una dal- 
l’altra. Infatti non trovo nessuna menzione della presenza in 
Italia della £. Leachi. Trovo invece, in primo luogo che Issel 
(Catal. Moll. racc. nella Prov. di Pisa, pag. 30, 1866) scrive 
che avendo comunicati esemplari di quelle parti al signor Bour- 
guignat questi li credè identici alla B. Boissier: ; mentre all’in- 
contro il signor Stabile gli scrisse che avendo la vera 5. Bois- 
steri, V apertura più ampia e i giri meno arrotondati, egli con- 
siderava la specie di Pisa come nuova. Probabilmente ambedue 
avevano ragione; suppongo infatti che il signor Issel avrà co- 
municati esemplari di 52. Boissieri, al primo, ed individui di 
B. Leachi, al secondo, la cui risposta conferma la mia suppo- 
sizione; però quest’ ultimo non conoscendo forse la specie del- 
l’autore inglese e trovando gl’ individui ricevuti in comunica- 
zione alquanto diversi dalla B. Boissier:, li riputava una nuova 
specie. 


DELLA CALABRIA 199 


In secondo luogo trovo che il dott. Gentiluomo (7 Bullet. 
Malacol. Ital. 1868, pag. 95) mentre presenta una figura rico- 
noscibile della B. Boissieri, tav. 6, fig. 7 (parlo di quella che 
rappresenta il sol contorno perchè l'ingrandimento è orrendo) 
da una breve descrizione di una forma che riferisce alla B. Bots- 
sieri, acui egli impone il nome di Var. producta, e dice d’averla 
trovata a S. Rossore; ma tanto dalle dimensioni indicate quanto 
dalle poche parole che le consacra mi sembra resultare non po- 
ter esser altro se non una forma slanciata della B. Leachi. In- 
fatti anche lungo la via ferrata sunnominata si trova una forma 
più snella, più svelta che combina colle dimensioni indicate dal 
dott. Gentiluomo e conviene a pennello colle proporzioni e di- 
mensioni della fig. 7, 8, di Forbes et Hanley cioè all’ ingran- 
dimento della B. Leachi. Per questa forma snella mantengo il 
nome di Var. producta, Gentiluomo. Essa è rappresentata sulla 
tav: TX fig. 0. 

Prima di decidermi ad identificare i nostri esemplari alla 5. 
Leachi, e prima di distinguerne una parte come una nuova 
varietà, gli ho comunicati al signor Clessin, il quale ha confer- 
mate queste determinazioni. 

Ecco dunque una nuova specie da aggiungere alla Fauna ita- 
liana, poichè fino ad oggi io pure avevo confusa questa specie 
tra le varietà della B. Boissieri, della quale devo i tipi di lo- 
calità originale alla squisita gentilezza del marchese di Saint- 
Simon, come a lui pure devo quelli della B. Leachi, d’ Inghil- 
terra, in grazia dei quali ho potuto correggere questa antica 
inesattezza e separare le due specie. 

Per facilitare questa divisione dirò che la B. Boissieri, è sem- 
pre più piccola della B. Leachi, sebbene il numero degli an- 
fratti sia solo di un mezzo giro di differenza in più per la se- 
conda, nei grandi individui della Var. Italica. Le suture della 
B. Leachi, sono molto più profonde, i giri assai più rigonfii, 
l'ultimo sebbene molto grande in ambedue le specie, relativa- 


200 FAUNA MALACOLOGICA 


mente alle loro dimensioni, è però più grande e soprattutto più 
rigonfio in questa e la sua apertura più grande è anche molto 
più arrotondata. Finalmente si distingue pure per aver la parte 
superiore dei giri ripianati, ciò che le dà un aspetto scalari 
forme che non ha mai la B. Boissieri, i cui anfratti sono ar- 
rotondati. 


XXVI. Genere AMNICOLA. 


Questo nome venne impiegato da Gould e Haldemann, Re- 
port inverteb. Massachussets fino dal 1841, quindi da Halde- 
mann, Monogr. freshw. univ. Moll. g. Amnicola 1845. Il genere 
AwxicoLa venne dunque istituito per un gruppo di forme del- 
l'America settentrionale, che per verità sono alquanto diverse, 
generalmente parlando, da quelle che nel sistema europeo si 
considerano come facenti parte di questo medesimo genere. 

Questa osservazione mi aveva indotta a proporre (Matériawa 
pour servir à l'étude de la Faune de l'Italie, pag. 45, nota 
113 bis) di adottare per le forme europee il nome di PsEuDAM- 
NICOLA. 

Il principal carattere sul quale è basato questo gruppo o di- 
visione generica consiste nell’ operculo. 

Questo infatti nelle Byraia, come tutti sanno, è testaceo, 
fornito di strie o anelli concentrici di forma irregolare, e di un 
nucleo subeentrale ; mentre nelle AmxicoLA è corneo, provvisto 
di una linea spirale dalla quale partono una serie di strie più 
o meno apparenti che in forma di raggio raggiungono la pe- 
riferia. 

Le Awnxicoa hanno la spira relativamente corta, mai conoi- 
dea acuta, o lanceolata. Gli anfratti sono assai rigonfii. Vivono 
quasi sempre attaccate ai sassi ed agli scogli. 

Numerose sono le specie sin qui conosciute, il signor Bour- 





DELLA CALABRIA 201 


gnignat (Descriptions de deux nouv. g. Algériens, suivies ete., 
pag. 40) scrive di conoscerne oltre duecento ed osserva che sem- 
brano prediligere i corsi d’acqua che circondano il gran bacino 
del Mediterraneo. 

In Calabria ne vennero raccolte due specie, una delle quali 
comune alla vicina Sicilia. 


95. AmxIcoLA vESsTITA, Benott. 


PaLupIina vestita, Benott, Cat. Conch. terr. e fluv. Sicilia, (in 
Bullet. Soc. Malac. Ital. 1875, pag. 161, 

n. 220 sine phrasis). 
_ —  benott in sched. (1878). II Sist. Crit. Sic. 
tav.7, fig. 27.29. (Comunie. Manos. 1878). 


Testa rimata, obeso-conica, solidula, corneo-levinscula, vel 
limo virescenti vestita; spira acuta, apice minuto; anfract. 4 '/,-5, 
convexiusculis celeriter crescentibus, sutura profunda separatis; 
ultimo maximo, ventricoso, dimidiam altitudinem subequante ; 
apertura parum obliqua, ovato-rotundata, superne leviter angu- 
lata, subproducta; peristoma simplex, continuum, sepe solutum, 
margine columellari appresso, reflexiusculo, externo ovato arcuato. 

Operculo typico, immerso. 

Long. 4; lata 4 mill. 

Habitat Sicilia et Calabria. 


Conchiglia provvista di un assai lunga fessura ombilicale, di 
forma obeso-conica, solida, liscia, di color corneo, ovvero coperta 
da un limo verdastro; spira acuta, apice sottile; anfratti 4 1/,-5, 
che crescono celeri e sono divisi da profonda sutura; 1 ultimo 
molto più grande e ventricoso quasi alto quanto l’ altra metà 
di tutta la conchiglia ; apertura alquanto obliqua, rotondato ovale, 


202 FAUNA MALACOLOGICA 


superiormente un poco angolosa ed allungata; peristoma sem- 
plice, continuo, spesso staccato, margine columellare ripiegato 
sull’ ultimo giro, sebbene sporgente, margine esterno ovato ed 
arcuato. 

Questa specie venne in primo luogo scoperta in Sicilia, sulle 
montagne dette le Madonie, in quei rivi che da esse sgorgano. 
Ivi la conchiglia è sempre più o meno coperta da un limo as- 
sal spesso, che quasi impedisce di scorgerne le forme. Devo al 
signor Benoit aleuni esemplari di tal località. Dipoi venne rin- 
venuta da Caroti in due posti della Calabria, cioè a Scilla in 
una vaschetta ed a Palizzi. Qui gli esemplari sono affatto pu- 
liti lustri lucenti senza vestigia di patina. 

Nei Matériaux, io aveva erroneamente riportato questi esem- 
plari alla A. macrostoma, Kiister, fidandomi all’ autorità di 
Von Martens, come lo spiegavo a pagina 48 di quella mia pub- 
blicazione ; ora però ho potuto paragonare gli esemplari di Cala- 
bria con VA. vestita di Sicilia e con A. macrostoma di Grecia, e 
perciò sono in grado di rettificare quella prima inesatta deter- 
minazione. 

Ho comunicati gli individui di Calabria al signor Clessin di 
Ochsenfurt ed egli ha approvata la mia riunione, e mi ha man- 
dati esemplari di A. macrostoma, a fine di convalidare il mio 
giudizio. 


96. AmnicoLa CarotI, Paulucci. 
Sp av non 


Testa rimata, elongato, ventricosa, subnitida, ‘pallide corneo- 
virescens, striatula; spira conico-turrita ; anfract. 5, sutura pro- 
funda divisis, 3 primis parvulis, regulariter crescentibus, reliquis 
majoribus, supra planulatis, magis elongatis et valde convexiusculis, 
ultimo maximo, dimidiam altitudinem subequanti; apertura obli- 


qua, ovato-subpiriformi, superne producto-angulata; peristomate 


DELLA CALABRIA 203 


simplice, continuo, margine columellari appresso, reflexiusculo, 
externo ovato-arcuato. 

Operculo normale. 

Alt. 2-3, lata 2 !/, mill. 

Habitat prope Pizzum in Calabria. 


Var. scalarina, Paulucci 
tav. IX, fig. S. 


Testa elongatiuscula; anfract. minus ventricosis, ultimo prope 
aperturam breviter solutum. 
Long. 4; lat. 2 ?/, mill. 


Habitat prope Pizzum et Palizzium in Calabria. 


Conchiglia provvista di piccolissima perforazione a guisa di 
fessura, elongato-ventricosa, pressochè lustra, di color corneo ver- 
dastro pallido, tutta striata minutamente; spira turrita, conica; 
anfratti 5, separati da una profonda sutura; i 3 primi piceoli 
crescono regolarmente, gli altri più grandi, superiormente pla- 
nulati, più lunghi e più convessi; l’ultimo relativamente grande, 
alto circa quanto la metà del rimanente della conchiglia; apertura 
obliqua, ovata, superiormente allungata ed angulata; peristoma 
semplice, continuo, margine columellare leggermente reflesso e 
disteso sull’ altro anfratto, l’ esterno regolarmente arcuato. 

La Var. scalarina, si distingue per una forma più svelta e 
più allungata, per gli anfratti meno ventrosi, che crescono più re- 
golarmente e per l’apertura alquanto staccata e libera dall’an- 
fratto superiore. 

Tanto del tipo quanto della varietà ho esemplari di diverse 
grandezze, sembra però che la specie non sia punto comune per- 
chè il signor Caroti suo scopritore, ne rinvenne solo pochi esem- 
plarì nelle sopra accennate località, 1 quali erano aderenti ai sassi 


204 FAUNA MALACOLOGICA 


in uno scolaticcio d’acqua presso un mulino, nelle vicinanze di 
Pizzo, assieme a delle Limnea truncatula, Miller; a Palizzi 
invece si trovarono in un torrente sempre attaccati ai sassi. 

Probabilmente questa è la medesima specie che il capitano 
Adami, Catalogo, pag. 19, n. 65, indica col nome di Bythinia 
sp. e che dice non abbondante nella località detta la Seggiola 
appena sotto le case di Pizzo. Però qualora la mia supposizione 
fosse esatta non saprei troppo capire come egli possa rassomi- 
gliarla alla A. simlis, Draparnaud, a cagione dell’estrema diffe- 
renza nella formadegli anfratti, rotondi quelli, pianeggianti questi 
della nuova specie. 


MOLLUSCA ACEPHALA 





v DINIIDIIIIDIIDIDDSDISSIA 


LAMELLIBRANCHIATA 


12. Fam. SPHERIDA 
XXVII. Genere PISIDIUM. 


Fu istituito da C. Pfeiffer (‘n Deutsch. Moll. I, pag. 17 e 
123) fino dal 1821, per dei piccoli molluschi bivalvi che i no- 
stri antichi designavano col nome generico di TELLINA, e che ve- 
nivano dipoi inseriti nel genere Crcras, Bruguière (1791) e Dra- 
parnaud (1801). 

Senza entrare a parlare dettagliatamente delle monografie che 
intorno a questo genere pubblicarono in primo luogo il signor 
Gassies (1849) e poi nel medesimo anno il signor Dupuy, riman- 
derò piuttosto ed un elaborato ed interessantissimo studio del signor 
Bourguignat (Aménités malac., I, pag. 20 e seg. 1856); giacchè 
in esso solo si possono trovar riuniti e discussi tutti i ragguagli, 
tutte le indicazioni che a questo genere si riferiscono. 

Dopo aver constatato la confusione che regna nelle determi- 
nazioni delle specie, egli serive con molta ragione, a parer mio, 
che lo studio delle conchiglie bivalvi essendo stato sempre ba- 
sato, in gran parte almeno, sui caratteri della cerniera, è neces- 
sario per esser coerenti, dare a questa una maggiore importanza 


208 FAUNA MALACOLOGICA 


di quella che fin qui le era stata assegnata nella classificazione 
delle diverse specie dei Pisipium. Tanto più, egli continua, che 
malgrado alcune modificazioni di forma, « la charnière ne perd 
Jamais son facies caractéristique. » 

In seguito a ciò egli divide tutti i Prsipium in due sezioni. 


1° Sezione A. 


Cerniera proporzionatamente molto piccola, sottile, che pre- 
senta al di sotto un rilievo pressochè rettilineo; dente cardinale 
composto di due o tre denticolazioni triangolari sempre sporgenti, 
come troncate e fortemente pronunziate; denti laterali anteriori 
e posteriori assai piccoli, lamelliformi. 


90 Sezione B. 


Cerniera proporzionatamente molto forte, solida, che presenta 
al di sotto un rilievo molto contorto, mai rettilineo; dente car- 
dinale composto di una riunione di piccole denticolazioni sem- 
pre ottuse, smussate, e appena sensibili; denti laterali anteriori 
e posteriori forti, spessi, molto alti. 

I Pisipiux vivono nei canali, nei fossi, nelle vasche, nasco- 
sti generalmente fra le radiche delle piante acquatiche, ovvero 
attaccati agli steli di queste o a qualche altro oggetto solido. 
Moquin-Tandon scrive che si cibano di erbe o di vegetali in de- 
composizione, ma che non sdegnano nemmeno le sostanze ani- 
mali e i corpi in via di putrefazione. 

Il signor Bourguignat (Descript. de deux nouveaua genres 
suivies ete., pag. 51, 1877) calcola a quarantadue il numero delle 
specie del sistema europeo, senza parlare del suo genere EuPERA, 
di cui le quattro egiziane rientrano pure in tal sistema. 

Nei Matériaux pour servir à l’étude etc., pag. 21, 1878, non 
ho catalogato che quattro specie italiane di questo genere ; tale 


DELLA CALABRIA 209 


numero è però certamente incompleto e fra gli altri ho dimen- 
ticato notare ì P. Sordellianum, Pini, P. Italicum, Clessin, ecc. 

Rapporto a quest’ultima specie devo osservare che il sig. Cles- 
sin (Syst. Conch. Cabinet, ed. II, Cycladea, I, pag. 40) dice 
questo Pisinium, d’Italia « dee Perna in Toscana.» Tal località 
non è a mia cognizione che sia mai esistita in Toscana, deve resul- 
tare da una inesattezza di stampa che sarebbe però indispensabile 
di correggere sollecitamente. 


97. Prsimium CasertANnUM, Poli. 


Carpium CasertAnuM, Poli, Test. utriusque Sicilie, I, p. 65, 
tav. XVI, fig. 1 (1791). 
Pisipium AvstRALE, Philippe, En. Moll. Sicil., II, tav. 14, fig. 11. 
(1844). 
—  Casertanun, Bourguignat, Amén. Malacol. I, pag. 88 
(1856). 


Abita Pizzo alla Seggiola. 

Questa specie è pur citata della medesima località dal capi- 
tano Adami, Catalogo, pag. 19, n. 66, che serive rinvenirsi anche 
in qualche fontana degli orti di Taverna, ed in una piccola sor- 
gente del bosco di Mancuso. 

A Pizzo, oltre al tipo trovasi una forma che benissimo si 
adatta alla sopracitata figura di Philippi. 

La sinonimia di questa specie è così complicata che preferi- 
sco, invece di riportarla qui mozza ed incompleta, di rimandare 
all’opera del signor Bourguignat che ho appositamente citata. 

Noterò solo per memoria che egli mette in elenco sessantaquattro 
citazioni fra le quali col nome di P. Casertanum, riunisce 18 0 
19 diverse denominazioni che erano tutte state considerate come 
specie distinte. 


210 FAUNA MALACOLOGICA 


È bensì vero che il P. Casertanum, è specie oltremodo varia- 
bile e che gli esemplari di Calabria, per esempio, non potrebbero 
esser riferiti a nessuna delle figure dell’opera di Dupuy, citate da 
Bourguignat come appartenenti a questa specie, malgrado che con 
sette differenti nomi l’autore dell’ Histoire Naturelle dia otto il- 
lustrazioni di questa conchiglia. 


— 3A 


Re IIGIER EC A. 


A pag. 104 di questo libro parlando della Pupa minutissima, 
Hartmann (P. meuscorum, Draparnaud) e confermando quanto 
già avevo seritto nei « Matériaux » nota 58, ho dichiarato che la 
P. Callicratis, Scacchi, dei pressi di Napoli e dell’orto botanico 
di questa città, è assolutamente identica alla prima e perciò de- 
vesì considerare qual sinonimo. 

(Questa mia asserzione però sebben sostenuta anche da diversi 
distinti malacologi e fra questi pure dal signor N. Pini (1), è 
contraria alla realtà del fatti, perchè avendo io avuto occasione di 
ristudiare più accuratamente e con più ricco materiale di con- 
fronto 1’ una e l’ altra specie, ho dovuto convincermi che si pos- 
sono anzi si debbono ritener distinte. 

La P. Callicratis, Scacchi, si distingue dalla P. minutissima, 
Hartmann, non solo per i caratteri più o meno apparenti e par- 
ticolari dell’ apertura, la quale, come molti certamente sanno, è 
indicata da Aradas e Maggiore, siccome lo accenna Philippi, 
quale edentula, unidentata, bidentata 0 tridentata (2) ma pur 
anche per avere una forma generale più gracile, la spira meno 
attenuata verso l’apice, la striatura più forte e meno fitta, l’aper- 


(1) Molluschi viventi nel territorio di Esino, pag. 105, il quale serive in 
nota: « Esemplari dell'orto botanico di Napoli avuti dalla gentilezza del 
« signor barone Cesati, direttore dell’ orto medesimo, ed altri del monte 
« Majella negli Abruzzi inviatimi dal Chiariss. signor Dott. Tiberi di Por- 
tici, non differiseono affatto dai nostri di Lombardia ; per cui riferendosi 
la denominazione dello Scacchi a specie già conosciuta dovrà il nome di 
« Callicratis passare in sinonimia degli antecedentemente imposti a questa 
« specie da altri autori. » 

(2) Anche la P. minutissima, Hartmann, è alcune volte provvista di un 
piccolo dente bianco posto nell’ interno del palato. Il dottor Westerlund 
Fauna Europea pag. 191 (1876) ha distinto questa varietà col nome di odon- 
tostoma. Io ne ho alcuni individui provenienti da Cavriana in Lombardia, 
da Sammezzano in Toscana, dalla Rochelle in Francia, ove sembra riscon- 
trarsi più comune che in Italia. Il dottor Westerlund la cita di Cristiania 
in Norvegia. 


CS 


A 


tura meno ovale e meno allungata ma più arrotondata, e so- 
prattutto per avere gli anfratti assal più convessi e per conse- 
guenza le suture più profondamente incavate. 

Mi do premura adunque di rettificare e correggere quanto avevo 
scritto sin qui sulla P. Callicratis, persuasa che è dovere di 
ogni malacologo coscenzioso confessare francamente di essersi 
illuso nei suoi apprezzamenti ogni qual volta le proprie osser- 
vazioni o le altrui indicazioni lo convincono che si era ante- 
riormente ingannato. 

La P. Callicratis vive pure a Firenze. Alcuni rari individui 
sono stati raccolti nel bosco delle Cascine, unitamente alla P. 774- 
nutissima, che vi è pure molto rara. 

Esemplari delle due specie di tale località si trovano nella mia 
collezione. 





ERRATA-CORRIGE 


invece di leggasi 
Pag. XIII linea 20 località’ H. nemoralis e le località, 'H. nemoralis, e 1’ 
0) 19 >» l5eglisi e le si 
5 DI 3 gaster. den Gasteropoden 
Si 87 ., 10 regolariter regulariter 
Si A. Ao 6 trovata H. lucida trovata la MH. lucida, 
4) 46 nota Vedi la sinonima Vedi la sinonimia 
3 52 linea 5 sei Sex 
a) 57, 22 come delle piccolissime come di piccolissime 
5 83 nota “Granulalo pruinosa, “ granulato-pruinosa 
ca 89 linea 21 il suo epidermide è coperto la sua epidermide è coperta 
5 oe o, 5 coi col 
s 121 , 24 avuti rappresentati avuti rappresentanti 
n 123 ,» 383 specie italiana specie italiane 
n 126 . 23 dubitamente in dubitativamente in 
4 128000 7 lettura dove riuscire lettura deve riuscire 
» 144 +» 20 rinvengano rinvengono 
" 153 + 81 triste e difficili tristi e difficili 
n 159, 12 inammissibile inammissibile 
m 177, 26 Concologia Iconica Conchologia Iconica 
n 186 , 27 anfract. nove anfract. novem 
-, IST 8 umblilicali umbilicali 
5 192» 25 epiderme epidermide 
» 201 . 13 corneo-levinscola corneo-leviuscula 
» 202 ,» 26 elongato, ventricosa elongato-ventricosa 
ne 203 o 9 breviter solutum breviter soluto 
99, 14, tav. 19 fig. 25 tav. 19 fig. 28 


99 n. lo, tav. 24 fig. 22-24 tav. 24, eccettuate le fiio. 22-24 





INDICE ALFABETICO. 


Achatina Vescoi, Pfeiffer 

AcicuLa, G. 

Aciecula acicula, Miller . 
—  polta, Pfeiffer . 
— Sp. 

Acme, G. 

Acme polita, Hartmann . 

AMALIA, G. 

Amalia marginata, Draparnaud . 

_ _ Var. fulva, Paulucci 
a — —  Mongianensis, /aulucci 

AwnicoLa, G. 

Amnicola Carotii, Paulueci SO: 
se — Var. scalarina, Paulucei 
— vestita, Benott. 

AxcyLIpa, Fam. . 

ANCELUSS Chi ca a a e 


Pag. 


214 INDICE ALFABETICO 


Aneylus deperditus, Ziegler. 
—  fluviatilis, Mortillet 
— gibbosus, Bourguignat . 
N acusinos Micisso 
-—- oblongus, Charpentier . 
— spina-rosct, Schmidt . 

Arion, G. . 

Arion hortensis, érussac . A 

= — Var. grisea, Bourguignat 

Arionina, FAN. . 

Auricula minima, Draparnaud 

AvRICULIDE, FAM. 

BRANCHIATA . 8° 

Buccinum acicula, Miller 
— fossarum, Studer 
— medium, Studer . 

— peregrum, Miller 
- truncatulum, Miller 
BuLiminus, G. 
Buliminus pupa, Bruguière. 
tridens, Miller . 


— — Var. eximia, /tossmdéssler . 


Bulimus acutus, Pfeiffer . 
— algirus, Bruguière . 
Chi Babauchii, Anton. 
sa conoideus, Rossmiissler 
sn decollatus, Bruguière . 
- emarginatus, Deshayes 


i labiatus, LAc (CIA I 


a obscurus, Poiret 

_- pupa, Bruguière. 

DE solitarius, Pfeiffer . 
e tuberculatus, Turton. 


Pag. 


172 
172 
172 
172 
172 
172 

15 

17 

17 

to) 
165 
164 
196 
163 
ID 
176 
176 
175 
124 
125 
126 
126 
114 
158 
125 
112 
123 
125 
125 
1 rd9) 
125 
112 
129 


INDICE ALFABETICO 


Bulimus variabilis, Hartmann. . . . . . Pag. 


-- ventricosus, Draparnaud 
BeTHINIAn Gila a ae 
Bythinia Leachi, Sheppard . 

= — Var. Italica, Paulucci 

= — Var. producta, Gentiluomo 
Cocilianella acicula, Bourquignat. 
Cardium Casertanum, Poli 
CarycHIum, G. OE. GNSTIAgASE 
Carychium lneatum, C. Pfeiffer. 

— minimum, Miller 
Cionella acicula, Adami . 
CLausiLia, G. sO. 
Clausilia ampla, Hartmann . 

— bidens, Linneo . . 

— _— Var. Kiister 

— — Var. virgata, Jan. 

— Deburghia, Paulucci. 

— Itala, Von Martens 

_ Kobeltiana, Atister CPALCORO 
— Var. contorta, Paulucci . 
î —_ Var. furcata, Paulucci 
= lamellata, Leach . 
— laminata, Montagu. 
— Mofellana, Parreyss 
= Orsiniana, Villa . 
= papillaris, Draparnaud. 


= = Var. virgata, Rossmiissler . 


— punetulata, Adister. . + 

_- solida, Draparnaud 

— — Var. Cajetana, Rossmiissler. 
= — Var. Mofellana, Parreyss 
— T'inei, Bourquignat 


216 


INDICE ALFABETICO 


Clausilia transitans, Paulucci 


virgata , Jan. 


Cochlicella meridionalis, Risso 


ventrosa, Risso . 


Cochlea terrestris, ecc., Gualtieri. 
CrcLosroma, G. 
Cyelostoma elegans, Miller 


CrcLostomme, Fan... 

Ci yclostomus elegans, ri 
DAUDEBARDIA, G. E; 
Daudebardia 0revipes, Benoit . 


Fischeri, Bourguignat 
Maravignae, Pirajno . 
nivalis, Benott. 

rufa, Draparnaud. 
Stcula, Benoit 


FeRuUSssaAcIA G. 


Ferussacia Gronoviana, /isso . 


Vescoi, Bourguignat 


— Var. lanceolata, Bourguignat 


(HASTEROPODA INOPERCULATA,. 


GLANDINA, G. 


OPERCULATA 


ùl 


Glandina Algira, Bruguière. 


— ‘Var dilatata, Benoît . 
— Var. intermedia, V. Martens 
— Var. pyramidata, Paulucci 
Stcula, Bourgquignat 
Vescoi, Bourquignat 


GLanpiniDa, Fam. 
Helicella conica, Risso 


HELICIDE, 


Draparnaldi, Beck . 
Fam. 


INDICE ALFABETICO 217 


ine RO SN E 57 
mefinaculenta salienti i a n A 09 
ESE A A AS AM 114 
-- albescens, AGO na E E i 20 
—_ algira, DCO A e TS) Da AR 00 
CANCEL OT TA NE 1183 


— apicina, Lamarck. . i n 06 
> — Var. Requieni, RA DR ie t00 
— ‘’apiculus, Rossmdsaler 0. e et JISIO 
SER dosi Rael Ln e LO 
— aspersa, Miller . . . lie ie 


— Balmei, Potiez et Michand. A I 00 
— barbara, Bourguignat .. . . ... +. + + 113 
RI NS Me A a 
ESONERO SR N TE 
_ bilabiata, Olivi . . . SEO io 
__ bulimoides, Moquin- i, SA N o 
ci carsoliana, Rossmdsslent a e lt i 
eiecarinusiana:: Mullerte, cl 72 
2a carthusianella, Draparnaud. . . . + ..- 12 
allora Miller a e oto 
—. Cenisia, Chanpentieri i GIR i 106 
e aiicimcta,, Mullen >. =. .. reciera Cei an 20 
— — Var. Calabrica, Kobeli SIE o 20 
— cinetella, Draparnaud . . . .. .. . +. 67 
= COMICA, OA MORRA AREE IC 111 
— conoidea, Draparnaud . . . . .... +... 112 


EATCOMSONA A glorie I I 
— conspurcata, Draparnaud . ... +... 105 
canicrgllimo, Maller 20 IO 
na alan NI RR 
— decollata, Momo galla Li era Li ipo EIZO 


a derugata, VALSA PMR E OL 


218 


INDICE ALFABETICO 


Helix diaphana, Studer 


elegans, Brown. 

ercica, Benoît . 

favida, Ziegler 

fulva, Miller . 

glaberrima, Benoit . 

gregaria, Ziegler . 

Gussoneana, Shuttleworth. 

hiberna, Benoit 

holoserica, Gmelin . 

hyalina, Feérussac 

h ydatina, Rossmdissler . 

Lallemantiana, Bourguignat . 

lenticula, Férussac 

ligata, Muller . CEVCINE 
— Var. Calabrica, Kobelt 
— Var. Delpretiana, Paulucci 

lucida 3 Draparnaud . 

maritima, Draparnaud . 

muralis, Miller I 
— — Var. alutacea, Paulucci . 

naticoides, Draparnaud 

mitida, Draparnaud . 

obscurata, Villa . 

obvoluta, Muller 

olivetorum, Hermann 

Olivieri, \érussac. DIS 

onychina, Var. Rossmiissler 

papillaris, Miller 

pisana, Muller . 

planospira, Lamarck. Dora 

— Var. Calabrica, Paulucci 
SE Var. calva, Kobelt 


69 
122 


150 





Helix planospira, Var. Casertana, Paulucci . . Pag. 


na 


INDICE ALFABETICO 


Var. Cassinensis, Paulucci. 
Var. depilata, Orsini . 

Var. Neapolitana, Paulucci . 
Var. pubescens, deri . 
Var. setulosa, Briganti . 


pubescens, Tiberi . 
pulehella, Muller . 
putris, Pennant 
pygmea, Draparnaud 


pyramidata, Draparnaud 


Var. costulata, Rossmiissler . 
Var. depressa, Bourguignat . 
Var. nova, Paulucci. 

Var. tarentina, Pfeiffer. 


rotundata, Muller. 
rufa, Draparnaud 
rufolabris, Benott. 


rupestris, Draparnaud 


Var. meridionalis, Issel . 
Var. trochoides, /érussac . 


setipila, Ziegler . 
setulosa, Briganti 
subprofuga, Stabile 
Surrentina, Schmidt . 
Syriaca, fp. Pfeiffer. 
tarentina, Pfeiffer 
tridens, Miller 
trigonophora, Lamarek 
trochoides, Poiret. 
umbilicata, Montagu 


variabilis, Draparnaud . 


Var. albescens, Benoit. 


219 


85 
9 
86 
90 
34 
38 
34 
66 
176 
65 
105 
110 
109 
109 
110 


220 INDICE ALFABETICO 


Helix ventricosa, Draparnaud. . . . . . . Pag. 113 
LMEVONOSO ERUSSAGÀ SIE LETI SO IR 
—. vermiculata, Muller (0 RA MEA 
VON ICUUS, CHerussaci CRI RIN OO 
2 NVONGALA, Montagu EI O 

RO A 

REATI IG e e a I NIE SN O) 

Myalinia Carotii, Paulucci. e 2 

—- cli Mile RR So 
— Crystallima, Mullen At ATO 
= idiaphana; Stadero tia e ERA O 
— CRCICI, BERO I MEO 
— firagrans, Padulli RE o 
oulva Mulo eo eee) 
— hydatina, ossmésslert ERI 
-— «lucida, Draparnaud è. I SA 
— = Var. Calabrica Paula RR E 
— obscurata; Porro. Ere ZI 
—_ olivetorum,= Hermann, SARA 
— — Var. iicterica; Tiberi. Gila ea 

Inirodizione P.le Se I 

TAMELLIBRANCHIATA: di te 207] 

ORI I O RETTA I 

Lie LO AR 

Timaxcagrestis, Linneo: dci O 
— — Var. tristis, Moguin-Tandon . . . . 20 
— \anliquorum, Herussa IO 
22 iCimereus, Lister E ne 18 fa Wir RE ERSLO. 


= = Var. Ferussaci, Moquin-Tandon . . 19 
= = Var. vulgaris, Moquin-Tandon . . . 19 
= MAGN, Draparnaud ERRO 
— e mosmais, Darco CO 
—=°.‘ variegatus, Draparnaud' © e RO 


INDICE ALFABETICO 


Limax variegatus, Var. rufescens, Moquin-Tandon Pag. 20 
7 


Limnza, G. 
Limn®a peregra, Miller ; 

—  truncatula, Muller . 
Limnxeme, FAm. tu 
Limneus minutus, (DRDARE 

= pereger, Rossmiissler 
Limnaa limosa, Fleming . 
Milax marginatus, Bourguignat 
MOLLUSCA ACEPHALA . 
— GASTEROPODA 
Nerita elegans, Miller. 
Paludina ventricosa, Gray . 
— vestita, Benoit . 
PaLupinIine, FAM. 
Pisipiuw, G. : È È 
Pisidium ui Philippi. 
— Casertanum, Poli 
PLANORBIS, G. at 
Planorbis glaber, Jeff eYys . 

_  lavis, Alder 1 

= SOI Philippi 

-- umbilicatus, Muller 


©" - Var. subangulatus, Philippi. 


PomaTIASs, G. P 
Pomatias Adamii, Paulueci £ 
+ — Var. gilva, Paulucci . 
— — Var. rudis, Paulucci . 
— elegans, Studer . 
—  scalarinus, Adami. 
_ Westerlundi, Paulucci. 
Prospetto sistematico 
PULMONACEA . 


222 INDICE ALFABETICO 


PULMONOBRANCHIATA . 
PEPATI 
Pupa caprearum, Philippi 
—cylindracea, Da Costa . 
—  granum, Draparnaud 
—  minutissima, Hartmann 
—  muscorum, Draparnaud . 
—  mnormalis, Menke 
—  Philippi, Cantraine . 
— primitiva, Menke 
—  Semproni, Charpentier . È 
= _ Var. dilucida, Ziegler . 


_  tridens, Var. eximia, Rossmiissler . 


___ umbilicata, Draparnaud . 
AINSI (Aa a e DE II 
Pupula acicularis polita, Hartmann 
Rettifica 
SpnerIne, FAm. 
STENOGYRA, G. I 
Stenogyra decollata, Linneo 
SuccInrA, G. N 
Succinea debilis, Morelet. Li: 
“i — Var. stagnalis, Gasstes. 
sa stagnalis, Gassies 
Succinina, Fim. 
TesracELLA, G. 
Testacella, Sp. 
TestaceLLiDE, FAm. 
Turbo bidens, Linneo 
— fasciatus, Pennant. 
— laminatus, Montagu 
— Leachi, Sheppard 
o ici MOlivi 


150 
114 
145 
197 
184 


PE E 


INDICE ALFABETICO 


Turbo striatus, Da Costa. 

— tumidus, Pennant . 7 
Vertigo muscorum, Moquin-Tandon . 
Virrina G. TT SME 
Vitrina Maravigno, piTO 

— Pauluecia, Fischer 
Zoxires, G. 

Zonites algirus, Linneo 

— diaphanus, Moquin- Wa 

-— Fulvus, Moquin-T'andon 

—  verticillus, Férussac. 


—sAE— 





SAVA ETA E 


DELLA 


FAUNA MALACOLOGICA 


DFE ICARO ASA Rd 





TAVOLAT. 


DO 


DI 


SPIEGAZIONE DELLA Tavocra I. 


. Vitrina Paulucci®, Fischer. Da un esemplare raccolto da Ca- 


roti sull’ Aspromonte; ingrandimento veduto dal lato della 
spira; - 1. a (idem) ingr. veduto di faccia dal lato dell’aper- 
tura; - 1 d (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal 
lato della spira; - 1 c (idem) ingr. veduto dal lato del dorso; 
- 1 d (idem) ingr. veduto dal lato dell’ombelico (1). 


. Hyalinia lucida, Draparnaud, Var. Calabrica, Paulucci. Da 


un esemplare raccolto da Caroti a Soriano; veduto dal lato 
della spira; - 2 @ (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 2 6 
(idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 


Hyalinia ercica, Benoit. Da un esemplare raccolto da Caroti 
a Soriano; veduto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto 
dal lato dell’ ombelico; - 3 è (idem) veduto di faccia dal lato 
dell’ apertura. 


Hyalinia Carotii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Ca- 
roti a Mongiana; veduto dal lato della spira; - 4 @ (idem) 
veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 4 è (idem) veduto 
dal lato dell’ ombelico. 


Hyalinia fragrans, Paulucci. Da un esemplare raccolto da 
Caroti nei dintorni di Scilla; veduto dal lato della spira; - 
5 a (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 5 5 (idem) 
veduto dal lato dell’ ombelico. 


. Helix Olivieri, /érussac, forma major. Da un esemplare rac- 


colto da Caroti a Briatico; veduto di faccia dal lato dell’aper- 
tura; - 6 a (idem) veduto dal lato del dorso. 


. Helix Olivieri, Férussac, forma nana. Da un esemplare rac- 
5) bj 


colto da Caroti a Monteleone; veduto di faccia dal lato del- 
l’ apertura. 


(1) Il disegno di questa specie è riuscito alquanto inesatto, inquantochè 


l’apertura della Vitrina è troppo allungata e scendente mentre nell’ origi- 
nale è invece di forma più rotonda e meno traversa, 


Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav, I 








Ed.Ximenes dis. e li}. Lit. Ach. Paris Firenze e Roma 








SPIEGAZIONE DELLA Tavora Il. 


1. Helix planospira, Lamarck, tipo. Da un esemplare raccolto 
a Sammezzano, Valdarno superiore, prov. di Firenze (para- 
gonato al Museo di Ginevra); veduto dal lato della spira; - 1 @ 
(idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 1 % (idem) 
veduto dal lato dell’ ombelico. 


2. Helix planospira, Lamarcek, forma depressa major. Da un 
esemplare raccolto ai Bagni di Lucca; veduto dal lato della 
spira;-2 a (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 2 d 
(idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


3. Helix planospira, Lamarek, forma minor. Da un esemplare 
raccolto da Caroti a Perugia; veduto dal lato della spira; 
-3 a (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 3 d 
(idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


4, Helix planospira, Lamarck, forma globosa; Da un esemplare 
raccolto a Sammezzano. 


5. Helix planospira, Lamarck, mutazione a guscio quasi intera- 
mente coperto di fitti fori. Da un esemplare raccolto a Castel- 
lonchio, Valdarno superiore, prov. di Firenze; - 5 @ (idem) 
ingrandimento dei due ultimi anfratti per mostrare la dispo- 
sizione dei fori. 


6. Helix planospira, Zamarck, mutazione a guscio coperto di 
peli lunghi, nti e sottili. Da un esemplare raccolto nell’An- 
fiteatro romano a Fiesole; - 6 a (idem) ingrandimento dei due 
ultimi anfratti per mostrare la disposizione dei peli. 


7. Helix planospira, Lamarck, mutazione a guscio rugoso. Da 
un’ esemplare raccolto dall’ Ing. Molteni alla grotta di Pale 
presso Foligno. 


Fauna Malacol. della Calabria, M.Paulucci. Tavall 





Ed. Ximenes dis.e lit Lit. Ach. Paris Firenze e Roma. 


LA 





TAVOLA IIT, 


DI 


SPIEGAZIONE DELLA Tavora III. 





. Helix planospira, Lamarek, Var. pubescens, 7berî. Da un 


esemplare del monte de’ Fiori, Abruzzo Ultra, ricevuto dal 
Dott. Tiberi; veduto dal lato della spira; - 1 a (idem) veduto 
di faccia dal lato dell'apertura ; - 1 dè (idem) veduto dal lato 
dell’ ombelico; - 1 e (idem) ingrandimento di porzione dei due 
ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. 


. Itelix planospira, Zamarcek, Var. pubescens, Z%beri. Da un 


esemplare raccolto dal Dott. Cavanna presso Caramanico, in 
Abruzzo Citeriore; veduto dal lato della spira; - 2 & (idem) 
veduto di faccia dal lato dell’apertura; - 2 5 (idem) veduto dal 
lato dell’ombelico; - 2 e (idem) ingr. di porzione dei due ul- 
timi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. 


Helix planospira, Lamarck, Var. Casertana, Paulucci. Da 
un esemplare raccolto fra le rovine del Castello di Caserta- 
Vecchia prov. di Terra di Lavoro; veduto dal lato della 
spira; - 3 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; 
-3 0 (idem) veduto dal lato dell’ombelico ; - 3 e (idem) ingr. 
di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio 
della scultura. 


4. Helix planospira, Lamarck, Var. depilata, Orsini. Da un esem- 


plare di Teramo, Abruzzo Ultra 1°. ricevuto dal Cav. I. 
Blanc; veduto dal lato della spira; - 4 a (idem) veduto di 
faccia dal lato dell’ apertura; - 4 6 (idem) veduto dal lato 
dell’ombelico ; - 4 e (idem) ingr. di porzione dei due ultimi 
anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. 


Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav.Il 





Fo. Ximenes dis e lit. Lit. Ach Paris firenze e Roma 





PAMORA 


I, 


[a9) 


I 


SPIEGAZIONE DELLA T'avoLa IV. 





Helix planospira, Lamarck, Var. setulosa, briganti, forma 
globosa. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dal prof. Ma- 
scarini; veduto dal lato della spira; - 1 @ (idem) veduto di 
faccia dal lato dell’ apertura; - 1 è (idem) veduto dal lato del- 
l'ombelico ; - 1 c (idem) ingr. di porzione dei due ultimi an- 
fratti per mostrare il dettaglio della scultura. 


. Helix planospira, Lamarek, Var. setulosa, Briganti, forma 


depressa. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dall’ Ing. 
Valentini; veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) veduto di 
faccia dal lato dell’ apertura; - 2 è (idem) veduto dal lato 
dell’ombelico. 


. Helix planospira, Lamarck, Var. Calabrica, Paulucci, forma 


depressa. Da un esemplare raccolto da Caroti a Mongiana, 
veduto dal lato della spira; - 3 a (idem) veduto di faccia 
dal lato dell’apertura - 3 d (idem) veduto dal lato dell’ombelico. 


. Helix planospira, Lamarek, Var. Calabrica, Paulucci, forma 


globosa: Da un esemplare raccolto a Mongiana da Caroti; 
veduto dal lato della spira; - 4 @ (idem) veduto di faccia 
dal lato dell’ apertura; - 4 d (idem) veduto dal Jato dell’om- 
belico. 


Helix planospira, Lamarck, Var. setulosa, Briganti, forma 
minor. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dal prof. Ma- 
scarini; - 5 a (idem) ingr. di porzione dei due ultimi anfratti 
per mostrare il dettaglio della scultura. 


Fauna Malacol. 


- 


(i 


[a) 
ù 


Ila Calabria. M. Paulucci. 





Ed. Ximenes dis. e lit 


Lit. Ach. Paris Firenze e Roma 











I 


SPIEGAZIONE DELLA Tavona V. 





. Helix planospira, Lamarck, Var. Neapolitana, Paulucci. Da 


un esemplare raccolto a Castellamare di Stabia; veduto dal 
lato della spiraj - 1 « (idem) veduto di faccia dal lato del- 
l'apertura; - 1 6 (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 1 e 
(idem) ingr. di porzione di due ultimi anfratti per mostrare il 
dettaglio della scultura. 


Helix planospira, Lamarck, Var. Neapolitana, Paulucci, for- 
ma minor. Da un esemplare raccolto a Castellamare di Stabia; 
veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) veduto di faccia dal 
lato dell’ apertura; - 2 è (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 


. Helix planospira, Lamarek, Var. Neapolitana, Paulucci, forma 


minor depressa. Da un esemplare raccolto a Pozzuoli; veduto 
dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto di faccia dal lato 
dell’apertura;-3 d (idem) veduto dal lato dell’ombelico. 


. Helix planospira, Lamarek, Var. Cassinensis, Paulucci. Da 


un esemplare raccolto a Monte Cassino; veduto dal lato della 
spira; - 4 4 (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; 
- 46 (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 4 c (idem) ingr. 
di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio 
della scultura. 


Helix planospira, Lamarck, forma typica depressa. Da un 
esemplare raccolto a Lucchio, prov. di Lucca. 


Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. oe 





4e 





Ed. Ximenes dis.e lit. Lit. Ach. Paris, Firenze e Roma 

















TAVOLA VI 


SPIEGAZIONE DELLA Tavonra VI. 





le 


. Helix subprofuga, Stabile. Da un esemplare dei dintorni di 
Napoli avuto dal cav. I. Blanc; veduto dal lato della spira; 
- 1 a (idem) veduto dal lato dell’ ombelico; - 1 d (idem) ve- 
duto di faccia dal lato dell’ apertura. 


2. Helix subprofuga, Stabile. Da un esemplare raccolto da Ca- 
roti a Melia, presso la grotta di Tremisij veduto dal lato 
della spira; - 2 @ (idem) veduto dal lato dall’ ombelico; - 2 6 
(idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 


3. Helix subprofuga, Stabile, forma depressa minor. Da un 
esemplare raccolto da Caroti a Pizzo nel giardino del cav. 
Alcalà; veduto dal lato della spira; - 3 a (idem) veduto dal 
lato dell’ombelico; - 3 d (idem) veduto di faccia dal lato del- 
l’ apertura. 

4. Helix subprofuga, Stabile, forma major, divaricata. Da un 
esemplare raccolto da Caroti a Palizzi; veduto dal lato della 
spira; - 4 a (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 4 d (idem) 
veduto di faccia dal lato dell'apertura. 


(bi 


. Helix Lallemantiana, (1) Bourguignat. Da un esemplare rac- 
colto da Caroti sul colle che domina Pizzo; ingrandimento 
veduto dal lato della spira; - © a (idem) contorno di grandezza 
naturale dal lato dell’ apertura; - 5 6 (idem) ingr. dal lato 
dell’ apertura; - 5 c (idem) contorno di gr. nat. dal lato del 
dorso; - 5 d (idem) ingr. dal lato dell’ ombelico. 


6. Helix pyramidata, Draparnaud, forma depressa. Da un esem- 
plare raccolto dal dott. De Stefani a Archi presso Reggio; 
veduto dal lato della spira; - 6 a (idem) veduto dal lato del- 
l'ombelico; - 6 d (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 


7. Helix pyramidata, Draparnaud Var. nova, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto dal dott. De Stefani a Monteleone; veduto 
dal lato della spira; - 7 « (idem) veduto dal lato dell’ombelico; 
- 7 b (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 


(1) Questa figura non è ben eseguita; in primo luogo perchè non si vede 
su di essa la scultura costulata della conchiglia; in secondo perché la ca- 
rena che ne orna la periferia non è bastantemente accusata e l ultimo 
anfratto è troppo rigonfio superiormente e inferiormente; e finalmente perchè 
l’apertura è troppo rotonda. 


Fauna Malacol. della Calabria. M. Paulucci. Tav. VI 








5 54 
5. 
5a De 
CD) s ; 
6 62 7 78 








£d. Ximenes dis. e lit. Lit. Ach. Paris Firenze e Roma 










ST 


bce 7- QU 


TAVOLA VII (80) 


- 


N 


(DL 


SPIEGAZIONE DELLA TavoLa VII, 


. Helix pyramidata, Draparnaud, Var. nova, Paulucci. Da un 


esemplare raccolto dal dott. De Stefani; ingrandimento dal 
lato della spira; - 1 @ (idem) contorno di grandezza natu- 
rale veduto di faccia; - 1 % (idem) ingr. veduto di faccia 
dal lato dell’ apertura; - 1 c (idem) contorno di gr. nat. ve- 
duto dal lato del dorso; - 1 d (idem) ingr. veduto dal lato 
dell’ ombelico. 


Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- 
plare raccolto dal Reina presso il fiume Oreto nei dintorni 
di Palermo; veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) ve. 
duto dal lato inferiore ; - 2 d (idem) veduto dal lato del- 
l'apertura. 


. Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- 


plare raccolto da Caroti sulle rocce del monte Consolino; ve- 
duto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto dal lato infe- 
riore; - 3 d (idem) veduto di faccia dal lato dell’apertura. 


. Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- 


plare raccolto da Caroti sulle rocce del monte Consolino; ve- 
duto dal lato della spira. 

Clausilia Kobeltiana, Atister. Da un esemplare raccolto da 
Caroti nei ruderi del castello di Bivona; ingrandimento ve- 
duto dal lato dell’ apertura; - 5 @ (idem) ingr. veduto di 
profilo; - 5 d (idem) contorno di grandezza naturale ; - 5 € 
(idem) ingr. dal lato dal dorso. 


. Clausilia Kobeltiana, Atister, Var. contorta, Pawlucci. Da 


un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone ; ingr. veduto 
dal lato dell’ apertura. 


. Clausilia Kobeltiana, Auster, Var. furcata, Paulucci. Da un 


esemplare raccolto da Caroti tra le rovine del castello di Bi- 
vona; ingr. dal lato dell’ apertura. 

Clausilia transitans, Paulucci. Da un esemplare raccolto da 
Caroti sul monte Consolino; ingrandimento veduto dal lato 
dell’ apertura ; - 8 « (idem) ingr. veduto di profilo; - 8 è 
(idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato dell’ apertura ; - 
8 c (idem) ingr. veduto dal lato del dorso. 


Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci, Tav.VI 





fd.Ximenes dis: e lit: Lit. Ach. Paris Firenze e Roma 





la. 
I 
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TAVOLA VIII, 





b 


I 


6. 


- 
. 


SPIEGAZIONE DELLA Tavora VIII. 


. Clausilia Deburghia, Paulucci. Da un esemplare raccolto da 


Caroti a Palizzi; ingrandimento yeduto dal lato dell’ aper- 
tura; - 1 a (idem) ingr. veduto di profilo ; - 1 d (idem) con- 
torno di grandezza naturale; - 1 c (idem) ingr. veduto in 
profilo dal lato della rima ombelicale; - 1 d (idem) ingr. ve- 
duto dal lato del dorso. 


Clausilia Deburghie, Pawlucci, Var. Cylindrelloides, Pau- 
lucci. Da un esemplare raccolto da Caroti a Palizzi; contorno 
di grandezza naturale; - 2 a (idem) ingrandimento dal lato 
dell’ apertura. 


Clausilia solida, Draparnaud, Var. Cajetana, Lossmiissler. 
Da un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone; contorno di 
grandezza naturale; - 3 a (idem) ingr. dal lato dell’apertura. 


Clausilia solida, Draparnaud, Var. Mofellana, Parreyss. Da 
un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone ; ingr. dal lato 
dell’ apertura ; - 4 @ (idem) contorno di grandezza naturale. 


Sucecinea debilis, Morelet. Da un esemplare raccolto da Ca- 
roti alle sponde del fiume Angitola; ingr. dal lato del dorso ; - 
5 a (idem) contorno di grandezza naturale dal lato del dorso; 
- 5 d (idem) ingr. dal lato dell'apertura ; - 5 e (idem) contorno 
di gr. nat. veduto dal lato dell’apertura ; - 5 d (idem) ingr. 
veduto di profilo. 


Limnwa peregra, Miller. Da un esemplare raccolto da Ca- 
roti nella fonte di Pazzano; veduto dal lato dell’ apertura; - 
6 a (idem) dal lato del dorso. 


Pomatias Adamii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Ca- 
roti sul monte Stella ; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - 
Ta (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato 
del dorso ; - 7 d (idem) contorno di gr. nat. veduto di faccia. 


Fauna Malacol della Calabria. M.Paulucc1. 











fd.Ximenes dis. e lit 


I 
9 


NOI 











Lit. Ach. Paris, Firenze e Roma 








9 
de 


(| 


Sì 


3. 


SPIEGAZIONE DELLA Tavonra IX. 


Pomatias Adamii, Paulucci, forma di transizione alla Var. 
rudis, Paulueci. Da un esemplare raccolto dal Cap. Adami 
a Tiriolo; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - 1 @ (idem) 
contorno di grandezza naturale veduto dal lato del dorso ; 
- 1 è (idem) contorno di gr. nat. veduto di faccia. 
Pomatias Adamii, Paulucci, Var. rudis, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto dal Cap. Stefanini a Tiriolo; ingr. veduto 
dal lato dell’ apertura; - 2 @ (idem) contorno di grandezza 
naturale veduto dal lato dell’ apertura; - 2 è (idem) contorno 
di gr. nat. veduto dal lato del dorso. 

Pomatias Westerlundi, Paulucci. Da un esemplare raccolto 
da Caroti sul monte Consolino ; ingrandimento veduto dal lato 
dell'apertura; - 3 a (idem) contorno di grandezza naturale ve- 
duto dal lato dell’apertura; - 3 d (idem) contorno di gr. nat. 
veduto dal lato del dorso. 


Bythinia Leachi, Sheppard, Var. Italica, Paulucci. Da un 
esemplare raccolto nei fossi presso Novoli; ingr. veduto dal 
lato dell’ apertura; - 4 @ (idem) contorno di grandezza naturale 
veduto dal lato dell’ apertura; - 4 6 (idem) ingr. veduto dal 
lato del dorso; - 4 c (idem) contorno di gr. nat. veduto dal 
lato del dorso. 


. Bythinia Leachi, Sheppard, Var. Italica, Paulueci. Da un 


esemplare raccolto da Caroti nel fiume Angitola; ingr. ve- 
duto dal lato dell’ apertura; - 5 @ (idem) contorno di gran- 
dezza naturale veduto dal lato dell’ apertura; - 5 d (idem) 
ingr. veduto dal lato del dorso; - 5 c (idem) contorno di gr. 
nat. veduto dal lato del dorso. 


Bythinia Leachi, Sheppard, Var. producta, Gentiluomo. Da 
un esemplare raccolto nei fossi presso Novoli; ingr. veduto 
dal lato dell’apertura; - 6 a (idem) contorno di grandezza na- 
turale veduto dal lato dell’apertura;- 6 d (idem) contorno di 
gr. nat. veduto dal lato del dorso. 


. Amnicola Carotii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da 
, I 


Caroti nello scolo di un mulino a Pizzo; ingr. dal lato del- 
l'apertura; - 7 a (idem) ingr. dal lato del dorso; - 7 d (idem) 
contorno di grandezza naturale dal lato del dorso; - 7 e (idem) 
contorno di gr. nat. veduto dal lato dell’ apertura. 


Amnicola Carotii, Paulucci, Var. scalarina, Paulucci. Da 
un esemplare raccolto da Caroti nello scolo di un mulino a 
Pizzo; ingr. veduto dal lato dell’apertura ; - 8 @ (idem) ingr. 
veduto dal lato del dorso ;-8 % (idem) contorno di grandezza 
naturale veduto dal lato dell’apertura ; - 8 c (idem) contorno 
di gr. nat. veduto dal lato del dorso. 


Fauna Malacol. della Calabria. M Paulucci. onice 


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