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Full text of "Giardino istorico lodigiano, o sia, Istoria sacro-profana della città di Lodi e suo distretto : che contiene le vite de'santi, de'beati, de'vescovi, le funzioni ecclesiastiche, le informazioni di tutte le chiese, e fatti illustri de' patrizj lodigiani, il tutto distribuito per ogni giorni dell'anno .."

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GIARDINO 

ISTORICO 

L  O  D  I  G  I  A  N  O' 

O     SIA 

ISTORIA  SACRO:PROFANA 

DELLA  CITTA  DI  LODI, 

E  SUO  DISTRETTO, 

Che  contiene  le  Vice  de'  Santi,  de*  Beati,  de'Vefcovi,  le  fun- 
zioni Ecclefia diche,  le  informazioni  di  tutte  le  Chiefe,  e 
facci  illurtri  de'  Patrizj  Lodigiani . 

//  tutto  dijìrihtiito  per  ogni  giorno  dell'annoi 

E  per  fine  le  Iflorie  della  Città  in  compendio  fino  al  giorno  d'oggi . 

OPERA  DEL  PRETE  ALESSA^ÌDRO  CISERi  LO  BIGIANO. 

DEDICATA  AGLI  ILLUSTRISSIMI 

SIG"  DECURIONI 

PRESIDENTI  AL  GOVERNO  DELLA  STESSA  CITTÀ. 


MILANO   MDCCXXXIL 

NellaStampadi  Giufeppe  Marcili  in  Piazza  de'  Mercanti  al  fegno  della  Fortuna 
C  0  ìì    LICENZA    D  t'   i  V  P  E  tu  Q  K  l: 


ILLUSTRISSIMI   SIGNORL 


^;-Jè5^^He  bel  campo  di  applaudire  alle  voflre  glorie 
•"^^"^"^  ILLUSTKISSIMI  SIGNORI  mi  fi  rappre- 
fcnta  nel  tempo,  che  mi  avvanzo  a  dcpo- 
fìtare  fotto  l'ombra  dell' alci  ifimo  voftro  pa- 
trocinio queft' Opera  ,  primizie  della  mia 
più  diftinta  oflervanza.  Ma  chi  non  fa 
quanto  gareggiò l'  arce  colla  forza,  l'inge- 
ono  coli' oro  a  fcolpire  nV marmi  le  Scacue,  e  ad  innalzare 
Cololli  alle  Grandezze  Reali  ,  alle  Santità  trionfanti  dellc^ 
voftrc  nobiUHime  Profapie?  Per  tal  ragione  io  non  io  in- 
tendere ,  come  mai  certi  uni  prefumino  di  encomiare  le  voftrc 
prerogative:  Voi,  che  al  riverbero  degli  cfempli  de'  voifri 
Antenati  inguifa  della  Vite  traete  il  pregio  loro  ,  come  canto 
Giov.  Sac,  i.^zio.      Unjaf,  conf^eEla,  linjorem  duat  ah  U^va. 

A   2.  wci^r 


7ì: 258 


mentre  farebbe  !o  fteiTo,  che  fiancare  le  penne  de'p'u  faj^r'f, 
oppur  rendere  inaridico  ogni  più  fertile  incellccco.  Voi, 
che  alzace  una  fronte ,  in  cui  G  le^rgono  i  freggi  ingemmati 
diglorlofe  azioni  ^  e  di  eroiche  imprefe  degne  di  premj  im- 
niortah  ,  e  fp.ngendo  da  per  tutto  lumi  di  gloria  non  an> 
rncttete  alcun'onìbra  .  Voi,  che  come  tanti  moltiplicati  ger- 
moglj  de' voftri  Padri  rendete  ammitatori  i  fccoli  nelle  dimef- 
tichc  magnificenze  con  canto  treno  di  Augulle  dignità.  Ne 
dovrà  ciò  fembrar'un  iperbole,  fé  tanto  io  fono  rimoto  dalla 
fìnta  adulazione,  quant' è  vero  l'Oracolo  del  fapientifs.  Salo* 
mone:    Gloria  Fiiiorum  Patres  eorum,     Prov.  e.  17. 

Giardino  IQonco  è  intitolato  il  mio  tributo  d'oHequio  fìmbo- 
leggiante  la  volerà  Patria,  la  voltra  Città,  cui  precedete  per 
giulto  retaggio,  e  di  Giardino  appunto  gli  fi  conviene  il 
{imbolo,  ie  in  tanta  copia  vi  il  mietono  le  fpicche  di  tutte 
learti,  e  fanno  amenillima  comparfa  i  Pampini  fpiritofi  ,  e 
generofi  della  Nobiltà:  Piante  d'Alloro  de'Lodigiani  trionfi: 
Cedri  incorrotti  della  Giuftizia  :  Querele  coftanciiiime  della 
Religione.  Quivi,  oVe  fertipre  anno  dilettato,  e  dilettano  i 
Gigi)  de'facri  Chioftri,  le  Viole  de'  Mitraci,  le  Rolede'  Por- 
porati, ed  in  compendio  un  gran  fafcio  d'ogni  forta  de  fiori, 
limboli  di  Beaci,  e  Beate,  de  Sante  Vergini,  e  non  Vergini, 

f  Santi  Confellori  ^  e  Vefcovi  ,  che  la  voltra  Patria  ha  pre- 
fentati  riverentemente  al  Giardiniere  Celefi:c  ,  e  che  anno 
rcfo  illultre  il  voRro Sangue  più  di  cjuello  la  polFino  aver'  il- 
iuftraco  le  Spade,  le  Toghe,  le  Mitre,  le  Porpore.  Giardino 
e  il  Lodigiano  ,  bagnato  da' canali  proficui  dell'Adda,  quel 
fiume ,  che  vanta  il  ieno  di  criftallo,  e  d'argento,  ed  il  fon- 
do d'oro.  Ma  molto  più  gloriofamente,  e  fenza  paragone 
reilò  innaffiato  dal  Sangue  preziofo  de'  Santi  Cittadini  del 
Ciclo,  quali  interra  combattendo  riportarono  le  palme  trion- 
fanti dei  Martino ,  oppure  de' Campioni  guerrieri ,  che  apprò 
r^i^m  della 


tìelKi  ratrla,  fncendo  fronte  a*  nemici  imprcffero  i  loro  nomi 
nell'immortalità.  So  che  mal  puòreftrignerfì  nell'aneullic 
di  breve  lettera  ciò  che  darebbe  materia  di  volumi  moltillì- 
mi,  tuttavia  rimetto  la  virtù  della  volìra  innata  crcntilezza  a 
favorire  d'un  faggio  benigno, egenerofo aggradimento  quello 
dono^  che  attende  da' veltri  occhi  benevoli  quello  fplcndorc 
che  il  debole  mio  talento  non  ha  faputo  contribuirgli  ^  o-jac- 
chcdaVoi  ha  impetrato  ilpcrrneffo  d'indorare  la  prima  paaU 
na  col  voflro  pregiati  (Fimo  Nome,  e  profondiliimamencc-» 
alle  volile  curazie  m'inchino. 

Pelle  Sif^noric  loro  IlluHriflìmc  "  i 


Vmììijljìmo  Servidore 
P.  AlcfTanuro  Clfcrl . 


A  J 


AL  LEGGITORE. 

CcovI  una  volta  aperto  il  mio  Giardino  IftoricoLo- 
disiano.  Goderà  e^li  di  fìn^olare,  che  in  tutte  le 
ftagioni  dell'anno  vi  fomminiftrera  ogni  fortadeTuoi 
frutti ,  e  fiori  ;  Privilegio ,  che  non  è  mai  ftato  con- 
cefTo  a  tutta  l'arte  de' più  efperti  Giardinieri.  Soche 
il  terreno  Lodigiano  è  vantato  da  moltiflìmi  Scrit- 
tori, come  ilMagino  nella  Geografia  dell' Infubria, 
lo  Scotti  nel  fuo  Itinerario,  il  Boterò  nelle  lue  Rela- 
zioni ^  e  Fr.  Leandro,  difcorrendo  ambidui  delia  Lombardia  ;  ma  molto 
più  è  commendato  da  GaudenzoMerula  Scrittore,  e  Cavaliere  Nova- 
refe  >  trattando  della  Gallia  Cifalpina  a  e.  8. ,  ove  dice  :  Ager  Lauden- 
Jis  adeo  tmnium  jimiimorum  fertilifstmus  eft  ^  ut  fumen  CifalfirtAGd- 
lt£  dici  pjsit .  Et  cumGalUaCifalftna  omnium  Scriftorum  cdculo  ca- 
teris  Europèi  farttbns  antectlUt ,  é'  hac  Afhrica ,  ér  Afis ,  merito  ài- 
cere  fojfumus  Agrur»  Laudenfem  $mnium  ^  (jttos  Cceli  decìtvitas  tegit  bea- 
tìfsimum'.  Il  terreno  Lodigiano  è  tatto  fertile  più  di  tutti  i  vicini  ter- 
reni, che  fi  può  dimandare  il  migliore  della  Gallia  di  qua  dall'Alpi: 
Epereffere  la  Gallia  di  qua  dall'Alpi  a  giudizio  di  tutti  gli  Scrit- 
tori, fuperiore  a  tutte  Je  parti  dell'Europa,  e  quella  fupcriorc  all'A- 
frica, ed  all'Afia,  con  giufta  ragione  potiamo  dire,  che  il  terreno 
Lodigiano  fia  il  piùfavorito  dalCielo  tra  tutto  il  Mondo. 
Chi  volefle  però  valutare  quello  terreno,  dovrebbe  contrapporgli  le-.» 
fpefe  inevitabili,  rilevantiffime  perla  derivazione  dell'acquaie  per 
la  difpendiofiflìma  indiiftria  a  renderlo  fruttifero,  colla  quale  fiob- 
bligarebbero  a  prender  faccia  di  fertili  anche  le  Brughiere  più  fterili. 
Ed  in  fatti  da  alcuni  anni  in  qua  fi  vedono  de'  PolTefiori ,  che  per 
cflere  impotenti  a  tali,  e  tante  fpele  contano  i  di  loro  terreni  fulle 
partite piuttofto  de'debiti ,  che  delle  rendite,  perchè  co' loro  frutti 
appena  poflbno  pagare  ì  carichi ,  e  far  contentare  i  loro  terreni  d' una 
ordinaria  indifpenlabile  coltura .  Or  fé  potefiero  alzar  il  capo  da'fe- 
polcri  quelli,  che  vantarono  il  terreno  Lodigiano,  che  verfava  rivi 
di  latte,  e  miele,  come  fé foffe  fiata  la  Terra  di  promiflìone;  iV.  15. 
quanto  fi  ftupirebbero  al  prefente  nel  vedere  i  fuoi  Abitanti  lommerfi 
in  un  mare  d'amarezze,  e  quelli,  che  fono  nati  in  un  pnclc  tanto  cele- 
bre per  la fua fertilità, che fomminiftrava  copiolo  alimento  a  fé,  ed 
agli  ftriinicri,  ora  veder  a  piangere  molti  per  le  loro  anguftie,  oppure 

._-.-.        —  -    -  -  -        -  obbli- 


obbligati  a  procacciare  il  nccefTario  vitto  da  clima  rlmotol  ' 
Dunque  in  quella  guifa, che  fenza  una  faticofa  coltura  il  tcneno  Lodi- 
giano  non  fruttifica  copiofe  mclfi,  così  ancor' io  a  piantare  quefto 
mio  Giardino  Iftorico  oh  quanta  fatica  vihodovuto  (pendere,  nonio 
fé  mi  dica  di  fette  anni  in  circa,  ne' quali  vihoattefo  indefeffamente, 
o  piuttofto  fino  da  fanciullo,  nel  qual  tempo  principiai  adilettarmi 
d'imparare  a coltivailo.  Pcrqucfto  il  miodivercimcRto  di  allora  era 
di  leggere  con  attenzione  gì'  Iftoiici  noftri ,  come  li  Moreni ,  Lodi, 
Villanova;  in  proceilo  di  tempo  vedere,  e  rivedere  molti  archÌTJ  di 
quefta  Città,!  MSdei  Zani,  Zumalli  >  Cavenago,  Benzeni , ed  altri» 
che  fi  troveranno  citati  nel!' Opera. 
Per  primo  frutto  delle  mie  fatiche  mandai  alla  lucè  tempo  fa  una  facra 
Iftcria,  colla  quale  feci  palcfe  l'origine  de'Santuarj  dedicati  alla  P. 
Vergine  nella  Città  ,  e  Borghi  di  Lodi,  indi  riafunfi  1'  imprefa,e  deter- 
minai di  dare  1' ultima  mano  alla  coltura  di  quello  Giardino,  fimbo-» 
leggiate,  non  già  per  deliziarvi!  lentimenti  del  Corpo,  mapcrlolie- 
varvi  la  mente.  E  fìccome  la  varietà  de'  fiori ,  frutti ,  erbaggi,  ed 
alberi  rende  più  ameni  i  giardini,  così  per  rendere  più  gradito  algufto 
comune  quefto  mio  Giardino  Iftorico  Lodigiano  vi  ho  fparfi  lopra 
trattati  di  varie  forti ,  a  favore  de'  quali  ho  impiegato  i!  mio  ftuJio  per 
piantaigli  fui  lodo  terreno  della  verità  più  che  iulla  polvere  d'uno 
ftiic  elcgant-e,  ma  favolofo.  Qui  di  giorno  in  giorno  il  divoto  avrà 
da  pclccrfi  l'inteletto  fopra  la  Icttuiadelle  Vitedc'Santi,  edc' Beati 
Lodigiani  ;  e  di  quelli,  de' quali  la  noftra  Chiefa  ne  celebra  bensì 
gloriola  memoria,  ma  difficilmente  fi  trovano delcritte  da'  Lcgen- 
darj  uluali  .  Il  Contemplativo  fopra  gli  avvenimenti  funcfti ,  e  pro- 
digiofi.  L*  Ecclefiaftico  fopra  i  luoi  riti.  Vite  de'  noftri  Vtlcovi , 
funzioni  iacrc,ed  iftorie delle  Chiefe  urbane.  L'lftoricolacro,c  pro- 
fano lopra  i  fatti  memorabili  de' Cittadini  Lodigiani,  lucccfTì  nella 
vecchia,  e  nella  nuova  Città,  ma  fpecialmcnte  delle  Nobili  Fami- 
glie che  ora  prcliedono  aldi  lei  governo  ,  della  quale  ancora  riferifco 
lelftcrie;  edogn'uno  potià  imparare  dai  cafi  altrui  a  rci^olar  bciiC  i 
prof-rj  inteitiri  .  come  cantò  il  Poeta: 

F.iiX  quem  fu'ikfit  aliena  per icuU  cauliim. 
E  perchè  foi.ra  tutti  igiv.iiii  dell'anno  non  ho  trovati  fucccffi  precifa- 
ix.e.Mcfeguiti  in  cadauno  dic/Ti,  holcminate  lopra  quelle  profe  altre 
notazioni ,  che  tengono  proprj  lolamtnte  il  mele,  edanno,  oppure 
gli  anni  Ioli,  quali conoiccrcte  daqucftofcgno*  E  pcrulrimo  v'in- 
contrerete nell'aggiunta  delle  di\ozionicotidiane,  e  di  tutte  le  felle 

A4  Ec; 


EcclcfiaftlchCjPfilTc,  che  fra  l'anno  fi  celebrano  in  Città.' 
Per  laDiocefi  vi  cf pongo  folamente  ie  fefte,  e  le  Vite  de' Santi  princi- 
pali protettori  delle  Parrocchie,  che  non  fi  trovano  facilmente  fu  de* 
Lef^gendarj ,  le  notizie  de' Corpi  de'  Santi ,  che  in  cflè  fi  venerano,  e 
nel  fine  ancora  le  miglia  ,  che  fono  lontane  dalla  Citta,  tanto  quelle, 
che  fono  Lodigiane  nel  temporale  ,  quanto  nello  fpirituale  ,  colie 
Terre  vocahs  male  fue  notazioni  faranno  poche  ,cffendoilmio  prin- 
cipal  intento  di  difcorrere  della  Città  . 
Perfine  giacché  l'Uomo  naturalmente  defidera  la  varietà  delle  cofe, 
così  quell'Opera  comparirà  veftitadivarj  colori,  affinchè  con  maggior 
facilità  pofìfa  incontrarfi  nel  genio  di  tutti ,  mentre  da  tutti  fpera  u/i  ge- 
rerofo  compatimento  delle  luedcbolei-'e.  E  fequalch'uno  afpctcava 
altre  notizie  maggiori  di  quelle,  che  vi  ho  inferite,  potrà  incolpare 
lamiafvcnturadi  non  averle  potute  fapere,  oltre  tutte  le  diligenze, 
edinduftriedame  ufate  per  andarle pefcando,o  limofinando;  oppure 
potrà  dolcrfi  di  quelli ,  che  avendole,  piuttofto  le  vogliono  tenere  naf- 
cofte,  che  far  comparire  al  Mondo  i  pregj  gloriofilfirai  della  Patria 
loro,  e  vivi  felice  . 


PROTESTA  DELL'  AUTORE. 

IN  efecuzione  de'  Decreti  della  gloriofa  memoria  del  Sommo  Pon- 
tefice Urbano  Vili.,  e  della  S.  Romana  univerfaleinquifizione,  pro- 
tefto  ,  e  pretendo  che  non  fi  prefti  altra  fede  a  quanto  ho  fcritto  nella 
prefcnte  Opera ,  che  quella  che  refta  fondata  fopra  l'autorità  umana; 
fottoponendo  il  tutto  al  giudizio  della  S.  Sede  Apoftolica,  a  cui  mi 
profello  in  tutto,  e  per  tutto  ubidientiiTimo  figliuolo. 

Die  14.  Martii  173  z. 

1  M  P  i^J  Ai  A  T  V  7{. 

T.  Domìnìrus  lofeph  Capponi  Ord.  Pr^d.  S,  T,  Frojejfor  Commifr- 

farius  Sancii  Officii  Aiediolani. 
FranafcHs  Curionus  Archipr.  S.  Eufehii  prò  Eminentifs,  ^  7\eye' 

rendifs.  D.   D.  Card.  Odefchalco  Archiep» 
CdUrìnHS  (tq  J^xcelUmifs,  Senattt . 


PER  IL  MESE  DI  GENNAJO 

E  fu  dogma  dell'  antica,  e  cieca  Gentilità,  che  ogni 
azione  dovefTe  principiare  da  Giove  Nume  fupremo  ; 
Ab  jfove  principium  ;  che  potrà  mai  fare  di  meno  la 
Criltianità  illuminata  dalla  vera  ,  e  fantaFede,  fé  non 
al  di  lei  efemplo  principiar  ogni  opera  dal  Sommo 
Iddio  ?  Cosi  farò  io  in  qiicfto  mio  Libro,  da  che  lo 
ftelTo  Iddio  ancora  fi  dichiara  Principio,  e  Fine  di 
tutte  le  cofe  :  Ego  funi  Al^bUfà'  Ornerà,  Principium, 
ér  Finis .      Apoc.  e.  J. 

I  T  'Anno  del  Signore  1^99-  dopo  longhe  ,  e  travagliofe  guerre  furono 
1^  i  Lodigiani  in  procinto  di  vedere  il  total' efterminio  della  loro  Pa- 
tria ,  quando  la  mifericordia  del  Signore  non  gli  aveffe  miracolofamente^ 
foccorfi .  Erafi  radunata  vicino  alla  Città  tanta  quantità  d'acqua  traboccata 
da' fiumi  vicini,  (come  dice  il  Villanova  ,  ed  il  Lodi  di  fc.  8.  p.  421.  efeg.)che 
formava  una  grandilfima  laguna,    a  cui  fu  relo  l'antico  nome  di  Mar  Ge- 
rendo .    In  quell'acque  {lagnanti  nacque  ,  non  fo  come  ,    un  Dragone,  e 
Serpente,  di  fmifurata  grandezza,  che  fpirava  fetore  intollerabile  ,  e  pefti- 
lente  ,  che  ballava  a  priv^are  di  vita  gl'infelici  Cittadmi  ,   molti  de' quali 
erano  in  iilato  d'  abbandonare  la  Patria  per  isfuggir'  il  pericolo  ,  ed  altri 
erano  morti;  e  crefcevano  di  giorno  in  giorno    le  rovine,  fenza  fperanza 
di  potervi  trovare  alcun  rimedio  umano  .  Per  liberarfi  dall'  uno,  e  dall'altro 
flagello  di  Dio  il  Vefcovo  Bernardino  Tolentino  ordinò  procelFioni  generali 
di  penitenza  per  tre  giorni ,  e  fece  voto  col  Clero,  e  colla  Città  di  edificare 
un  Tempio  ad  onore  della  SS.  Trinità,e  di  S.Crilloforo  Martire, e  di  felteggiare 
■  quel  giorno,  nel  quale  avelie  potuto  ricevere  le  grazie.  Ne  fu  vana  la  di  luil'pe- 
ranza,perchè,  fatte  che  furono  le  procenioni,eltabilito  il  voto, in  quello  giorno 
dell'anno  feguente  1300.  fu  trovato  afciugato  miracolofainente  il  Lago,  e 
morto  il  Drago  .  Perlocchè  (  come  dice  Defendente  Lodi  nel  dilc.  8.  p.  428  ) 
trovandofi  già  edificata  la  Chiefa  di  S.  Cnftoforo,  pofleduta  da'PP.  Umi- 
liati fino  dall' anno  1229. ,  fu  fatta  rillorare,  o  riedificare  dalla  Città  pereff'ere 
cadente.  La  cagione  poi,  perchè  avendo  la  Città  conleguite  oggi  le  grazie, 
pure  la  fefta  del  voto  fi  faccia  il  giorno  7.  del  corrente,  è  addotta  dalla  ta- 
voletta appefa  inanzi  l'Altare  del  Santo  in  quella Cluelà,  che  dice  :   come 
celebrandofi  fella  in  tal  giorno  dalla  Chielà  univerfale  per  laCirconcifione 
del  Signore  ,    Monfign.  Palatino  nodro  Velcovo  l'anno  13 19.  la  trasferi  al 
giorno  7.,  acciò  fé  ne  celebrale  feda  particolare  per  folenne,  e  gioconda  me- 
moria delle  grazie  ricevute .  E  per  accrefcer  in  oltre  la  divozione  a  quello 

Sauto 


-,o  G  E  N  N  A  J  O . 

Santo  Martire  fi  vedono  appefi  ancora  al  muro  entro  la  Chiefa  un  ofTo  ,ed  una 
colla  di  quefto  Drago,  e  quefta  prima  era  confervata  nello  Spedai  maggiore 
di  Lodi ,  ma  ad  iftanza  delP.  D.  Bernardo  Somnhariva  Abbate  di  effa  Bafili- 
ca,  e  del  P.  D.  Angelo  Leccamo  Abbate  titolare  le  fu  concefTa  per  precario» 
ed  ivi  efpofta,  come  coniU  per  provifione  de' Deputati  di  elfo  Spedale  fotto 
il  15.  Novembre  i66(). ,  e  ne  fu  ftipulato  l' ifhumento  di  tal  concelTione  . 

PafTa  per  errore  comune  che  la  Chiefa  della  SS.  Trinità  nella  contrada  di 
Monferrato,  dove  j  il  Collegio  delle  OrfolcfolTe  fabbricata  dalfx  Città  ad  onore 
della  SS  Trinità  in  adempimento  del  voto,  che  fece  per  lecaufegià  dette  ;  ma 
chi  oilerverà  la  citata  tavoletta  intenderà  chiaramente  che  il  voto  fud'erger'ua 
Tempio  folo  ad  onore  della  SS.  Trinità,  e  di  S.Criftoforo  :  Trmplumfeejpofdi- 
fìcaturos  in  honorem  SS.  Trinitatis,  &  gloriofìjjlmi  Martyris  Chvisìophon  .  ed  aven- 
do ottenute  le  grazie,  dice  :  Tiynf.wn  (atis  amp'ttm  aiifìcarunt ,  ficut  rou 
promifrarìt  y  non  Tempia,  tn^Tonplum  ,  cioè  un  Tempio  fole  ad  onore  della 
SS-  Trinità,  e  del  S.  Martire.  In  oltre  difcende  all'individuo  del  Tempio, 
dicendo:  il  quale  fa  poi  riedificato  da' PP.  Olivetani,  come  io  fono  per 
raccontarvi  ,  e  notano  1'  archivio  di  queftiPP. ,  e  D.  Secondo  Lancelloto  al 
cap.  <4.  dell'  Htorie  di  quefia Religione. 

L'anno  1554  uno,  o  due  Frati  Umiliati  fi  trovavano  in  quefto  Moniftero, 
«Chiefa,  la  di  cui  Prepofitura  era  conferita  in  Comenda  al  Co  Roberto 
Malatefta  da  Soliano,  che  ne  ricavava  annualmente  cinquecento  cinquanta 
feudi  d'oro  di  penfione  .  Con  queito  trattarono  gli  Olivetani ,  e  fi  accordaro- 
no, e  fi  mifero  in  poffeflò  della  Chiefa,  e  Monidero  ,  avendone  privati  gli 
Umiliati.  L'anno  156}.  moiì  il  Conte,  e  gli  Olivetani  rellarono  liberi  dell* 
annua  penfione,  perlocchè  rifolvettero  di  fabbricare  un  nuovo  Monifiero,  e 
Chiefa,  e  vennero  fubiroall'efecuzione  .  L'anno  15^4  14.  Febbrajo  con  fo- 
Icnne  funzione  fu  benedetta,  e  gettata  la  prima  pietra  della  Chiefa,  e  1'  an- 
no 1587.  D.  Ambrogio  da  Lodi  Abbate  cominciò  la  fabbrica  del  nuovo 
Moniltero  ,  al  quale  altri  Abbati  conferirono  maggior  luftro  con  fabbri- 
che più  infìgni  .  Quivi  è  una  Libreria  dotata  di  molti  libri  per  varic^ 
fcier.ze  ,  e  di  molti  MS.  preziofi  ,che  fifentiranno  citare  fovvente  dall'  Au- 
tore di  quefto  libro.  Quivi  è  anche  latefta  d'un  moftro  detto  Tarando,  fi- 
inile  a  quella  d'un  Bue  in  grolfezza,  e  colle  corna  fimili  ;  quella  è  impietrita, 
ed  è  fiata  ritrovata  in  una  ripa  del  Lambro  fepolta ,  e  da  effo  fcoperta  .  Si 
giudica  che  i  Gotti,  o  Longobardi  aveffero  di  quefte  bellie  ne' loro  ber- 
citi quando  s'impoffefTarono  de' noflri  paefi ,  e  che  quefia  folle  una  delle  morte 
«  loro  j  ed  ivi  feppellita .        Per  il  Lago  vedi  giorno  frguente  , 

11  Canonico  Penitenziere  della  noflra  Cattedrale  Camillo  Guffi,  mentre  era 
Prepofito  della  Chiefi  Parrocchiale  diS.Maiia  Maddalena  di  quefii Città, 
cantò  nella  fu:i  Chiefa  Meild'  Solenne  adinftanza  de'Signori  Decurioni  delia 
Città  ,ed  allOffcfrtorio  ii  iJott.  FificoGiulio  Inzaghi  Decurione  offerì  anome 
di  eflaCittaalSS.  CrocifiiTo  unLampedario  d'argento,  e  per  provifione  della 
medefima  retta  continuamente  accefo.  An.  i6j6.  tor.  Ret.  aldifc.di  quejU 
SS.  Croiifiifo . 

S.  Baf- 


G  E  N  N  A  J  O.  II 

S.  B-ifTano  Padrone  Principale  della  nolira  Cliiefa,  oggi  è  confacrato  Vef- 
eovo  della  vecchia  Cicti  .      An .  378.  vedi  fua  l'ita  fra  qudk  de'  f'ejcovi . 

z  S.  DEFENDENTE  Marcire,  e  Capitano  della  Tanta  Lgione  Tebea ,  Fefta 
alla  fua  Chiefa,dove  fi  fa  bacciare  un  reliquiario,  che  contiene  due  nodi  del 
Santo  Martire  ,  come  il  Por.  nella  Vita  di  edb. 

Di  queftaChiefa,  e  Confraternita  ,  perchè  il  detto  Porri  ha  pubblicata  alle 
ftampe  la  fua  origine  ,  e  progrefll ,  a  me  balterà  trattar  un  breve  compendio, 
in  parte  dellbnto  dallo  fteflo,  ingrazia  di  quelli,  che  ne  avranno  poca  cogni- 
zione . 

EBbe  quefta  il  Tuo  principio  circa  l'anno  1254.  fotto  il  titolo  di  S.  Maria  io 
Vallicella,  effendo  noitro  Vefcovo  Bongiovanni  Fifiraga  ,  ed  i  Confra- 
telli fuque' principj  andavano  vertici  con  Tacco  di  tela  grolla,  e  cinti  di  corda 
ruvida  in  fegno  della  penitenza  pubblica,  che  faceva  la  Città,  per  aver  ade- 
rito a  Federico  II.  Imperatore  perlecutore  della  S.  Chiefa,  ellendo  fiata  in- 
terdetta dieci  anni  per  la  ftella  colpa.     Sopraggiunfero  trattante  le  guerre 
crudeli  tra  i  Vifconti,  e  Torriani,ed  i  miCeri  Cittadini  Lodigiani  dovettero 
lafciar  le  difcipline,  e  prendere  l'armi  a difefa della  Patria  .  A  quelte  fuccelTe 
la  detta  inondazione  del  Mar  Gerendo  ,    che  avanzandofi  tanto  nella  Città 
profanò  quefta  Chiefa  ,. arrivando  inoltre  le  acque  fino  alla  cima  della  coita, 
dove  altre  volte  era  fabbricata  la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Criitoforo  ,  detto 
S.CriltoforinOjC  per  farmi  intendere  fecondo  lo  fiato  prefente  arrivavano  le 
acque  fopra  il  cantone  della  Cala  de'  Nobili  Somarivi  prelTo  S.  Domenico  . 
Acquietati  cotefti  flagelli  di  Dio,i  Confratelli  ripigliarono  con  maggior 
lena  gli  efercizj  fpirituali ,  aggiungendovi  i'ofpitalità  de' Pellegrini,  e  degli 
Infermi  ,  ed  avendo  aggrandito  l'Oratorio,  lo  dedicarono  a  S  Gio.  da  Lc^di 
Vefcovo   di  Gubbio,  ed  a  S.  Marta.    L'anno  13 s8.  ,come  ilViUanova  nelle 
fue  Illorie,  inforfe  nuovo  tumulto  nella  Città,  e  fu  ,  che  effendo  flati  carce- 
rati da  Pietro Temacoldo  i  Principi  di  Lodi  Succio,  e  Giacomo  fratelli  Vif- 
tarinidilui  Patroni  per  cert' ingiuria  da  Succio  ricevuta,  s'impoiTelsò  fubiro 
anche  della  Città, e  lafciò  il  Contado  alfaccheggio  de'fuoi  Soldati .  Tra  i  miferi 
Contadini , che  ricorfero  a  Lodi  perfalvarfi  dalle  rubbcrie  ,  edinlolenze  mi- 
litari ,  fu  una  donna  da  Caiacco  del  Territorio  Lodigiauo ,  come  il  Lodi ,  e  da 
Villambrera,   come  il  Porro  (  ambidue  peròCaifinaggi  vicini  fotto  la  Par- 
rocchia di  Paullo  )  che  promife  a  S.  Defendcnce  di  far  dipingere  la  fui  Im- 
magine in  qu jfl'  Oratorio  fé  le  avelTe  fatta  la  grazia  di  prelervarle  la  fua  Caia 
dal  faccheggio  .  Fu  quefta  efaudita,  efubiro  vi  fece  dipingere  ilSanto,  pcr- 
locchè  fparla  la  fama  concorrevano  molti  Devoti  a  raccomandarfi  alla  iacra 
Immagine,  dalla  quale  riportavano  molte  grazie.  Ciuindi  a  poco  a  poco  l'O- 
ratorio cominciò  a  perdere  i  nomi  primieri,  ed  acquiftare  quello  di  S.  De- 
fendente ,  e  molto  più  perchè  gli  fu  fabbricato  1'  Altare  ,  ed  in  progrellb  di 
tempo  anche  una  Chiefa  piìi  bella,  e  più  grande  della  prima.  1  Confratelli 
ancora,  lafciato  l'Abito  ruvido,  impetrarono  dal  Vefcovo  noftro  Fra  Luca 
Caftello  l'Abito  di  tela  candida,  e  la  medaglia  coli' impronto  del  Santo,  e 
poi'cia  dal  noftro  Vefcovo  Federici  un  alerà,  nella  quale  ita  fcolpua  in  campo 

celefte 


14  G  E  N  N  A  J  O  ; 

celefie  una  Croce  col  fafto  roiTo  ,e  traverfo  bianco  ,  vera  infegna  del  Gonfa- 
lone ;  e  prefero  la  cura  de' Gart Tarati ,  e  de'  Gondannati  alla  morte  ,  qual 
carità  dopo  molti*anni  pafsò  nella  Scuola  della  Mifericordia  di  S.  Maria  del 
Sole,  come  (ì  può  vedere  al  difc.  di  quello  Santuario  nell'Iftoriafacra  de'San- 
tuarj  della  Vergine  emanata  dall'Autore  della  prefente  Opera.  L'anno  1457. 
il  ZI  Ottobre  tra  moki  Spedali  d'Infermi  di  queftaGittà,  e  del  Contado,  Monf. 
Carlo  Pallavicino  fopprelTe  anche  quello,  ondeeflendo  follevati  li  Confratelli 
dalla  cura  degl'Infermi ,  recandovi  folo  quello  d'alloggiar  le  Pellegrine  .  in- 
grandirono la  Cliiefa ,  ma  avendo  concepiti  fentimenri  più  alti,  e  pietofì , 
quella  fu  demolita  per  fabbricarne  un  altra  nuova,  della  quale  l'anno  kSoj. 
il  2(5.  Giugno  Monf.  Lodovico  Taverna  benediffe,  e  gettò  la  prima  pietra, 
cdopo  tre  anni  nel  i(5o5.  il  21.  Dicembre  le  fece  I"  benedizione,  dedicandola 
aS.  Defendente.  Né  èmaraviglia  le  cosi  predo  quella  sibellaChiefa  fu  ri- 
dotta a  tal  perfezione,  perchè  il  Nobile  Lucrezio  Muzani ,  oltre  di  averle 
lafciato  un  capitale  di  lire  tre  mille  per  fondare  unaMeil'acotidiana,  egli  folo 
donò  alla  di  lei  fibbrica  cento  ducatoni ,  come  periftrum.  rogatodaCrillrforo 
Bignami  l'anno  i6or.  il  25.  Settembre, come  i  MS.  u'efla  Nobile  Famiglia  . 
L'anno  1577.  li  27.  Ottobre  quelli  Difciplini  ,  o  Confcacelli  furono  aggre- 
gati air  Arciconfraternita  del  Gonfalone  in  Roma  forto  laRegola  di  S.  Bona- 
veutura ,  che  ha  per  inflituro  di  liberare  i  Schiavi  Crifliani  dagl'infedeli ,  colla 
comunicazione  deil' Indulgenze,  Piivilegj,  Grazie,  ed  indulti  d'eiìa  Arci- 
confraternita, ma  perché  il  Papa  Paolo  V.  annullò  tutte  le  Indulgenze  con- 
ceflè  da' Tue. i  Predeceiroriall' Arciconfraternite.  e  da  quelle  cf^jnunica'e  lUe 
Confraternite  aggregate  .  L'anno  i6i3  il  i8.  Settembre  ottennero  dilla  me- 
defima  nuova  aggregazione. lotto  della  quale  continuarono. e  continuano  a  man- 
tenere la  loro  Chiefa  i  Confratelli  in  fomma  venerazione  .  Ma  la  Scuola  del  Rif- 
catto  dilàtrasferita,  ebbeil  fuoprincipio  nella  Chiefa  Parrocchiale  Prepofìcu- 
rale de' SS.  Naborre,  e  Felice  l'anno  16154.  7  Dicembre.  Rende  però aifai  piìl 
fplendore  a  quella  Chiefa  il  Corpo  di  S  Bonifazio  Martire  ,  del  quale  l'aiino 
1688.  li  19.  Dicembre  in  Domenica  al  dopo  Vefpro  fé  ne  fece  iòlenriiiiima 
Traslazione  dalla  Cattedrale  a  quella  Chitfa,  ove  lì  venera  l'opra  l'Aitar  mag- 
giore, e  fé  ne  celebra  la  fella  annuale  della  Traslazione  ogni  terza  Domenica 
di  Settembre,  e  alli  29.  Dicembre  il  giorno  fuo  natalizio. 

Prima  di  lafciare  ii  uilcorfo  di  quella  Chiefa  voglio  riferire  un  fatto,  che 
a  molti  farà  caro  faperlo,  e  palFa  per  tradizione  . 

Un  cert'uomo,  che  per  molti  anni  aveva  fervito  il  Dott.  Fificolfidoro  Ma- 
jani  Lodigiano  benefattore  infigne  di  qucila  Chiefa,  in  tutto  il  tempo  di  Tua 
vira  avea  patito  un  fiero  dolor  di  capo,  che  alla  fine  lo  ridulTe  alla  morte. 
Elfo  tuo  Padrone  fece  l'anatomia  del  cranio,  evi  trovòdentro  una  gran  palla 
di  terra,  e  tabacco  ammaliato  infieme  .  Fu  attribuita  la  cagione  del  dolore 
di  capo  alla  gran  quantità  del  tabacco,  che  quello  prendeva  infetto  di  terra, 
che  aveva  prodotto  quella  malfa  .  Purgò  il  cranio,  e  lelotenne  inlualtanza 
finché  piacque  al  Siguore  di  largii  mutar  luogo,  efu. 

Accaade  che  quello  Signore  rilolie  di  portarii  a  venerare  il  Santuario  della 
S-Cifa  di  Loreto,  onde  varj  iuoi  amici  le  gli  raccoaiandavano ,  aifinchè  ivi 

pie- 


O  E  N  N  A  J  O.  „ 

pregafTe  per  loro.  La  fera  antecedente  alla  (uà  partenza  fìmlfe  incamera» 
.Scrivere  i  nomi  di  tutti  quelli,  che  (e  gli  erano  raccomandati,  e  quando 
fui  fine  pcnfava  di  chiudere  la  carta  delie  memorie  ,  fenti  da  quel  cranio 
dirfi  e  mi.  Intefe  con  gran  Tuo  ftupore  anche  l'iitanza  del  povero  Defunto 
che  pregade,  come  fece,  per  lui ,  ed  in  avanti  ne  concepì  tanta  ftima,  che 
non  la  volle  piìi  tener  in  cafa  ,  ma  la  (tee  portare  a  quefta  Chiefa  ,  ed  i  Con- 
fratelli con  miglior  configlio  la  depofitaruno  a'piedi  del  SS.  CrocifiiFo  il  di 
cui  Altare  e  il  primo  dcnuo  aiU  fmiltwòeiringreflb .  ' 

3  Con  gran  folennità,  ed  allegrezze  è  Battezzato  un'Ebreo  d'anni  tredici 
qu?ita  Cattedrale  l'anno  x<S44.     licnx,. 


in 

4  Per  la  morte  Teguita  oggi  d'un  Dacurione  della  Città,  s'introduce  l'ufo 
di  luonare  la  campana  maggiore  dei  Duomo  eoa  tre  fegni  da  morto ,  ancht 
KOfendo  altri  Decurioni.     1713. 

5  Non  eiTendofi  impetrata  la  Cerenità  dell'aria,  per  duoi  mefì  fofpirata, 
d-po  molte  preghiere ,  oggi  fono  ordinate  da  farfi  le  14  ore  in  Duomo  all' 
Altare  del  Sacrario,  al  foliio  della  Settimana  fanta  ,  dove  intervengono  anche 
i  Sig  Decurioni  di  Città  a  fare  la  loro  ora  di  orazione.  An.  1  jzZ.  vedi -^o.  Die» 

6  L'EPIFANIA  DEL  SIGNORE,  fefta  alla  Bafilica  di S.  Criftoforo . 

Comincia  un  freddo  ecceflìvo  nella  notte  feguente  con  danno  gravillìmo  de- 
gli alberi,  e  delle  viti .     1709. 

.  7  LA  CRISTOFORIA,  cioè  ritorno  di  Gesù  dall'Egitto,  come  il  Mar- 
tirologgio  ,  fella  alla  Chieia  di  S.  Cnftoforo,  comir  ho  detto  il  primo  Gennaio. 

Muore  in  Milano  il  Co.  Reggente,  e  Prefìdente  del  Magiftrato Ordinario, 
^Decurione  di  quella  Città  Ui  Lodi  Gio.  Bittilta  Modegnani  appena  com- 
■  piuto  ci  ùbbrkare  il  Palazzo  fontuornlimo  lotto  la  Parrocchia  diS.  Michele 
.fulcoribdi  PorraCremoneledi  Lodi ,  nell'anno  1727.  Q.udto  deriva  da  due 
Celli  di  Tua  .N'obile  tamiglin,  u  10  Plenipotenziario  di  i-crdinando  I.  Imie- 
;radorc,e  Cameiiere  della  Chiave  d'oro,  e  l' altro  Senatore  ,  e  primo  Confì- 
.glicredi  Cario  IH.  Duca  di  Savcji  ,  e  da  B.il/iarioo  Generale  della  Cavalieri* 
^1  Gudavo  Adolfo  Re  di  Damnarca  .  Pi  n  dJMaUot.i  ,eFr.  Grubidc  dt  S.  ;  /- 
CfViCil  R.  Ignor. 

8  Ed  oggi  il  defunto Prefìler-tc  Sporta  a  Lodi ,  nel  di  cui  ingreflb  fé  ne 
dà  il  iopra  alfcgaato  fegno  delia  moriu  d'  uà  Decuiione  di  Città . 

9  S.  BONOMO  Martire  Lodigiano  ,  il  di  cui  (acroCorpo  fi  conferva  nel!» 
Chiefa  di  S.  Salvatore  della  C:tu  diBitlcia,  come  il  noltroMartiroloi  mo. 

li  freddo,  che  per  le  couiinae  pioggie  s'era  cosi  mitigato,  oggi  per  fine» 

dopo 


,4  Ò  É  N  N  A  J  O  . 

dopo  molte  devozioni ,  e  proceflìoni  fatte ,  fi  rimette  a  mi  fura  della  ftagione," 
■accompagnato  da  bel  tempo  nell'anno  1718.    Vedi  j.  con. ,  e  30.  Dicembre, 

•  IO  Ardoino  Re  dell'Italia  conceflTe privilegio  di  pefcar l'oro  nell'Addaal 
VeCcovo  Andrea  di  Lodi  1'  anno  1002.  »  qual  privilegio  dura  ancora  ne'  Suc- 
ceflbr i .    Lodi  difc .  8 .  ;> .  40 1 . 

11  Per  i  privilegi  concefTì  dall' Imperadore  Enrico  VII.  a' Vefcovi  di  Lodi 
vedi  la  Vita  di  Monf.  Egidio  dall' Acqua . 

14  Efequie  con  pompa  fontuofiflima ,  ed  intervento  copiofiffimo  del  Clero 
Secolare  ,  e  Regolare  ,  e  Confraternite  tutte  della  Città  al  Cadaverodel  detto 
Co.  Reggente  Prefidente  Modegnani ,  ed 

13  Officio  infigniffimo  fopra  il  di  lui  Cadavere ,  celebrato  nella  Bafilica  de* 
PP.  Oflervanti  di  S.  Francefco ,  dove  rcfta  feppellito .  l7^7'    Vedi  il  giorno  7. 

Carlo  II.  Re  di  Spagna  raccomanda  al  noftroVefcovo  Bartolomeo  Menati 
la  vigilanza  fopra  l' abufo  delle  frequenti  converfazioni  de'  Secolari  con  le 
Religiofe  .    Ah.  i68x.  Sin.  6.  p.  141. 

14  Cofmo  Gufmeri  Canonico  della  Cattedrale  prende  il  pofielTo  di  quefta 
Chiefa  a  nome  di  Monf.  Pietro  Vidoni  Cremonele,  e  da  Vicario  Capitolare 
pafla  ad  elTere  Pro- Vicario  Generale .  164J.  Nat.  del  Benz. 

15  S.  MAURO  Abbate,  fefta al fuo Oratorio, 

Sua  Ifioria  conforme  i  documenti  della  famiglia  Cafetta  antìchijjìma  patrona .' 

IL  iufpatronato  tenuto  dalla  famiglia  Cafetta  fopra  queft'  Oratorio  è  tanto 
antico  ,  che  non  fé  gli  può  trovare  principio;  concorrono  molte  fcritture 
•antichilfime  in  prova  del  vero  .  Per  strumento  rogato  da  Lorenzo  de*  Vef- 
chj  Cittadino  Lodigiano  Notajo  Imperiale  rogato  l'anno  1345.  li  13.  Aprile 
confta,  come  i  Caletti  fono  nominati  i  foli  patroni  in  un'inveftitura  di  una 
Cafa  porta  in  Vallicella  vicinanza  di  S.  Maria  Maddalena  preflo  Porrà  d'Adda  . 
L'anno  1434- 13  •  Luglio  i  Cafetti  foli  nominarono  per  Rettore  d'elfo  Beneficio, 
e  Chiefa  Nicolò  Dragone,  come  per  ilirumento  rogato  da  Gio.  Vallate  Cit- 
tadino Lodigiano  Notajo  Imperiale,  e  Scrittore  della  Curia  Vefcovale,  gior- 
no, edanno  fudetti,  e  così  fucceffivamente  loro  foli  fono  tempre  flati  chia- 
mati patroni  anche  in  molti  altri  illrumenti  di  nomine  pofteriori ,  come  ivi 
fi  può  vedere,  quali  tutti  mettono  come  i  Cafetti  per  antica,  e  provata  con- 
fuetudine ,  ed  immemorabile  prefcrizione  anno  fempre  prefentati  i  Chetici 

•  àila  detta  Rettoria  del  Beneficio  della  Chiefa  di  S.  Mauro ,  che  de'  Cafetti 
■parimente  ha  fempre  portato  il  nome. 

Tra  quelli  Nominati  da  Cafetti  trovofli  nell'anno  1587.  anche  il  Dott.  Or- 
'tenfio Bracco ,  che  poffedeva  quelto  Beneficio  nel  tempo,  che  Monf.  Fran- 
cefco 


G  E  N  N  A  y  O.  ty 

cefcoBoflb  Vefcovo  di  Novara,  Vifitatore  Appoftolico  della  noftra  Città,  e 
Diocefi  ,  viiitò  anche  l'Oratorio  di  S.  Mauro  ,  il  quile  elTendo  ftato  ritrovato 
bifognofo  di  reparazione  colle  fue  Cafe,  decretò  il  Vefcovo  Vifitatore  di  rif- 
torarlo,c  perchè  i  Caletti  fcufaronfi  ,  come  poveri  che  erano,  d'elTer'im. 

fiotenti  a  far  tale  fpela ,  il  titolo  fu  trasferito  nella  Cattedrale  ,  come  fi  può 
eggere  nella  delcrizione  di  efla  nel  Sin.  5.  di  Monf.  Seghizzi ,  celebrato  l'an- 
no 1619.,  dove  fi  vede  quefta  Rettoria  de' SS.  Mauro  ,  e  Martino  titolari  uniti 
trasferita  dalla  fuaChiefa  poco  meno  che  rovinata  .  Il  detto  Beneficiato  pofcia 
Ci  fece  a  riparare  leCafe  ,  ed  a  rifabbricare  la  Chiefa  ,  e  cosi  bella  ,  e  forte  » 
come  fi  veae,  ma  nel  tempo  fieffb  fi  mife  in  precenfione  di  volere  tutto  iljuf-» 
patronato  di  elTa  .  Si  mifero  indifefa  anche  iCafetti,  allegando  che  poteva 
riparare  l'Oratorio  fenzatante  fpefe  fuperfluced  eforbitati,  le  quali  cucce  erano 
fiate  fatte  anche  fenza  il  loro  confenfo  .  Inoltre  quantunque  fivedelFe  a  fab- 
bricarlo ,  avevano  potuto  credere  con  tutta  ragione  che  le  avefTe  fatte  afca* 
lieo  della  fua  cofcicnza,  che  in  57.  anni ,  che  aveva  goduto  il  Beneficio  ,  e 
ricavato  100.  feudi  annui .  e  più  di  netto,  fé  lo  aveiTe  tenuto  riparato  qualche 
poco  ogni  anno  non  farebbe  tanto  precipitato  in  rovina.  Di  più  fé  il  Vifita- 
tore Appoftolico ,  attefà  la  loro  miferabilità,  aveva  trasferito  in  Duomo  il 
titolo  del  Beneficio,  loro  fé  ne  contentavano  cosi,  onde  non  vedevano  la  ca- 
gione perche dovelTero  eflere  rimofll  dal  loro  antico  polTeiTo ,  non  avendoli 
Beneficio  patito  danno  alcuno  per  colpa  loro  ,  ma  del  Beneficiato  iftefib. 
Tuttavia  però  per  fentenza  dell*  Ordinario  il  Bracco  acquil^ò  la  metà  dell'  juf- 
patronato ,  oltre  la  propria.  Quefla  propria  gli  pervenne  perchè  derivava 
da  StefTano  Bracco  marito  d'Anna  Maria  Caletta  ,  onde  i  poveri  Caletti  ven- 
nero a  perdere  più  della  metà  della  padronanza  .  Lalciò  poi  in  fua  morte  il 
Doct.  Bracco  AlefTandro  Codecafa  Dott. ,  e  Prepofito  della  Cattedrale  erede 
del  fuo  jufpatronato  ,  come  nipote  figlio  d'una  fua  Sorella  ,  eda  quello  pafsò 
cella  nobile  Cafa  Bonella  ,  d'onde  ne  fono  diramati  tanti  altri  Compatroni  , 
oltre  l'antico  pon'efTo  de*  Cafetti ,  incui  ultimamente  fono  entrati  anche  altri 
della  FamigliaGarzia.  come  era  il  a.  Gio.  Battifta  PolaflroGirzia  Prepoflo 
di  PauHo  per  ragione  d'una  feminaCafetta  entrata  in  fua  Cala  .  Q.uefta  Chiefa 
nuova  fu  benedetta  da  Monf.  Veicovo  Clemente  Cera  l'anoo  1(535.  i'  3'  Luglio, 
e  poi  fubiio  vi  celebrò  Mefla . 

16  Si  mettono  li  tre  fcalini  nuovi  d'argento  all'Altare  di  S.  Baflano  in  quefla 
Cancellale  .     An.  iyi6. 

17  S.  ANTONIO  Abbate ,  fcfta  alla  fua  Chiefa . 

Sua  Ifloria . 

IL  nobile  Guidone  Riccardi  Lodipiano  nel  fuo  te/lamento  ,   rogato  da  Al- 
beito  Curio  Not<»)o  del  Sacro  Palazzo  l'anno  mi.  io.  Luglio,  lafciò  a 
h  no  Giovanni  Abtnte  ui  Cereto,   e  ad  Alberico   fuoi  frartlli  ,  ed  aGual- 

teiio  fuo  mpoie,  miti  iuoi  cicdi,  l'obbligo  clie  in  una  diluiCafaergt'ffcro 

uno 


itf  GENNAJO. 

uno  Spedale,  per  la  qual  fabbrica  lafciava  175.  lire  Imperiali ,  e  fabbricato 
che  folTe  vi  facefTero  celebrare  ogni  giorno  una  MelTa  in  fuffraggio  dell'  anima 
fua,  e  di  fuo  Padre  .  In  oltre  il  detto  Abbate,  ed  1  fopranommaci  Tuoi  eredi 
foflero  i  Fundatori ,  e  Protettori  di  quefto  Spedale  ,  a  beneficio  del  quale  anche 
Bregondio  Denario  nel  fuo  teftamento  rogato  da  Rubeo  da  Dovera  l'anno  1229. 
IO.  Gennajo  fece  un  legato  d'un  moggio  di  biada  .  Eretto  che  fu  continuò  in 
Spedale  finché  Monf.  Carlo  Pallavicino  noltro  Vefcovo  foppreffe  quefto  con 
molti  altri  della  Città,  de' Borghi ,  e  della  Diocefi  ,  come  difcorerò  li  ii. 
Settembre  giorno  di  S.  Matteo  fella  allo  Spedale,  e  dopo  non  fi  trattenne  di 
Spedale  altro  che  il  nome  . 

I  Frati  del  Terz'  Ordine  di  S.  Francefco  avevano  un  loro  Convento ,  e  Chiefa 
detta  di  S.  Maria  Bianca,  fotto  la  Parrocchia  di  S.  Giaccomo  maggiore  in 
Città,  e  fopra  la  Porta  della  Chiefa  per  memoria  della  fua  origine  v'era 
un' ifcrizione  latina  ,  come  fi  trova  nell'archivio  di  S.  Giaccomo  ,  e  quefta 
indicava  come  l'anno  1420.  li -24.  Luglio  Antonio  Piacentino  comprò  quel  fito 
colle  fue  Càfe  ,  nel  qual  fece  fabbricare  tal  Chiefa  a  fue  fpefe .  Quefta 
poi  col  tempo  reftò  profanata ,  ed  il  Moniftero  fopprelTo  per  efiere  troppo 
miferabile,  ed  indecente,  onde  convenne  ai  Frati  vendere  il  tutto  ,  che  quivi 
pofledevano  ,  e  col  danaro  comprarono  unaCafa,  detta  del  Crocifillb  fotto  la 
Parrocchia  di  S.Lorenzo,  la  quale  da' Frati  pofcia  fu  ceduta  V  anno  1616.  li 
10.  Marzo  al  Beneficiato  ,  o  fia  Rettoria  della  fudetta  Chieià  di  S.  Antonio 
Abbate  nel  cambio  che  fecero  delle  Cafe  ,  e  Chiefa  d'  elfo  Santo  ,  come  per 
iftrumento  rogato  da  Aurelio  RolTi  Cancellier  Vefcovale  giorno  ,  ed  anno  fu- 
detti ,  o  pure  per  altro  iftrumento  rogato  parimente  li  io.  Marzo ,  ma  dell'anno 
jóiS.  daGio.  Fino  Notajo  Collegiate  di  Lodi .  Seguita  quefta  permuta  tra 
i  Francefcani ,  e  Gio.  Giaccomo  Riccardi  Rettore  beneficiato  con  alcune  con- 
dizioni,  che  fi  leggono  nel  citato  iftrumento,  continuò  nel  fuo  antichiffimo 
pofielTo  la  nobile  Famiglia  Riccardi  ,  finché  l'anno  1649.  il  5.GennaioCefare 
Riccardo  padrone  di  quefto  Beneficio,  o  Rettoria  noncupata,  ne  fece  ampia 
ceffione,  o  donazione  al  Dott.  Minfredo  Ugone ,  e  fuo  Figliuolo  primoge- 
nito,  e  loro  difcendenti  primogeniti,  come  per  iftrumento  rogato  dal  Cancell. 
Polli  allaprefenza  diMonf.  Vtdoni .  Abitarono  in  quefto  Convento  fui  prin- 
cipio nove  Frati,  come  il  Sin.  }. ,  poi  due  ,  poi  un  Sacerdote  ,  e  due Converfi, 
come  dagli  atti  della  Curia  Vefcovale  di  Lodi  nell'anno  i65j.  4  Giugno,  e 
per  tale  fcarfezza  de  Sacerdoti  non  fi  facevano  alcune  funzioni  in  Chielà,  e 
nelle  occorenze  bifognava  chiamare  altri  fuori  del  Convento.  Sorti  pofcia 
la  Bolla  d'InnocenzioX.  Sommo  Pontefice,  che  fopprimeva  li  piccioli  Con- 
venti ,  in  vigor  della  quale  reftò  foppreffb  anche  quefto  l'anno  1652.  io.  Di- 
cembre, ed  i  Frati  l'abbandonarono  fenza  celebrarvi  né  pure  la  Meftà  coti- 
diana,  che  erano  tenuti  a  celebrarvi.  Dolevafi  pertanto  acremente  il  Dott. 
Afcanio Ugone,  come  Rettore  beneficiato,  e  pulfava  i  Frati  per  l'addem- 
pimento  almeno  della  Meda  cotidiana .  Venne  anche  a  convenzione  coi  Frati 
ìlgoftiniani  fcalzi,  che  trattante  cercarono  d'introdurvifi  loro,  ma  non  ebbe 
l'effetto  né  l'uno,  né  l'altro  attentato.  Piacque  però  al  Signore  che  dopo  ij. 
anni  in  circa  altri  Terziarj  di  S.  Francefco,  quali  da  Monfig.de'Capuanei 

etano 


GENNAJO.  i^ 

erano  flati  introdotti  a  Montebello  in  una  Ghiefa  appellata  di  S.  Maria  di  Pf- 
Zighettone,  e  di  S. Giovanni  di  Pojano  fotto  la  Parrocchia  di  Galgagnano,  come 
il  Lodi  difc.  8.  pag.  404. ,  e  gli  atti  della  Curia  Vefcovale ,  colle  dovute 
permiflìoni ,  e  convenzioni  entraflero  nel  polTelIb  di  quefto  Convento ,  e  Chiefa 
di  S.  Antonio  ,  èlVendo  di  partenza  da  quello  dove  erano  per  eflere  pofto  in 
folitudine,  ed  efiendo  anche  al  prefente  in  quefto  Convento,  godono  gli  ef- 
fetti,  che  ivi  fono  a  loroavvanzati  dalla  corrofione  delfiume  Adda . 

NegUatti  della  Vifita  AppoftolicaMonf.  Bodò  nell'anno  1583.  30.  Novem- 
bre alla  Chiefa  di  Montebello  comefopra  ,  detta  anticamente  del  luogo  di  Po- 
jano ,  fi  iruova , come  vi  folle  uni  Chieia  decente, bella, e  confecrata  ,  e  fé  ne 
celebrava  il  giorno  della  fua  Confecrazione.  Parimente  v'era  un'Altare  del 
detto  S.  Giovanni  con  poca  dotte  facra,  e  folouna  volta  l'anno  vi  fi  celebrava  . 
V'era  una  cafla  ,  che  nelfondoera  coperta  tutta  di  chiodi  di  ferroacuti ,  nella 
quale  diceafi  come  il  Frate  Geremia  Albertengo  detto  da  Forlì  (perchè  in 
quella  Citta  è  morto,  e  leppellito,e  giace  il  fuo  Corpo  benedetto)  abitando 
in  quefto  Convento,  che  foleva  coricarvifi  fopraper  far  penitenza.  Q.uefti» 
cafla  fu  co'  Frati  trasferita  alla  Chiefa  diS.  Antonio  Abbate  di  Lodi ,  ma  poi 
fu  portata  nella  Chiefa  di  S.  Donato  del  Terz' Ordine  di  S.  Francefco  alla_, 
Città  di  Como  per  ellere  quefto  Padre  nato  da  Nobili  Patenti  d' elFa  Città , 
ove  la  cafla  con  eflb  fono  tenuti  in  gran  venerazione . 

Prima  di  finire  però  quefto  difcorfo  piacerai  di  riferire  un  efempio,  che 
al  Leggitore  porrà  eflere  molto  gradito  . 

Nel  dttto  luogo  di  Montebello  l'anno  1094.  come  negli  atti  della  noftra 
Curia  Vefcovale  il  nobile  Petrabello  Bufnate  fece  fabbricare  una  Chiefa  ad 
onore  di  S.Giovanni  detto  di  Pojano,  poi  fuo  figliuolo  Gregorio  l'anno  1107. 
la  dotò  di  pertiche  di  terra  930.  incirca  polte  in  eflb  luogo,  ma  con  patto  che 
quelU  Chiefa  fi  domandafle  S.  Maria  di  Pizighettone ,  e  di  S.  Giovanni  di 
Poj  ino  .  Tra  le  coerenze  di  quefti  terreni  fé  ne  trova  uno ,  che  dice  alla  guaf- 
tura  della  Chieia  rotta ,  di  coerenza  a  mattina  il  letto  del  MarGerondo,  a 
mezzo  giorno  il  Comune  di  Villa  Pompejana  Scc.  Riftetti  alquanto  nell'in- 
contro di  quefta  coerenza  della  guaftura  della  Chiefa  rotta,  riflettendo  quii 
Chiefa  mai  potefl'e  effereftata  quivi  tanto  anticamente  eretta,  e  poi  guafta  . 
Dopo  qualche  penfare,  eripenlare  mi  venne  in  mente,  con  ^ranmiaconfo- 
lazione,  che  quefta  doveva  eflere  ilmifero  avanzo  d'una  Chiefa  ,  alia  quale, 
era  anneflà  un  Monaftero  de' Monaci ,  nel  quale  fecondo  mi  era  Itato  riferito 
daPerfone  degne  di  fede  ,  ed  in  loro  era  paflatoper  tradizione  d'altre  Perfone, 
era  fucceflb  quel  beli' efempio  riferito  dal  P.Gio.  Eufebio  Nierembergh  della 
Compagnia  di  Gesù  nel  luo  libro  intitolato  Bilanza  del  Tempo  l.  4.0.  i.,quarè. 

Alliltendo  un  Monaco  a  Mattutino  inlieme  con  altri  Religiofi  del  Moniitero, 
edarrivai'do  m  unode'Salmi  aqucl  verletio,  che  in  volgare  vuol  dire  :  mille 
anni  nel  cofpetto  di  Dio  fono  come  ilgioruo  d'jeri ,  che  è  palfato  ;  parvegli 
cola  ftrana,  e  cominciò  a  meditare  coraeciò  potefle  eflere .  t  gli  era  un  gran 
Servo  di  Dio  ,  e  quella  notte  fi  rimafe  dopo  il  Mattutino  ,  lecoi.do  ch'egli  ave» 
incoliume,  nel  Coro,  epregòinftantemcnte  il  Signore  adichiarargli  il  vero 
fentimcuio  di  quel  verfetto .  Apparve  allora  ivi  nei  Coro  un  uccelletto,  eh» 

B  foa- 


tS  G  E  N  N  A  J  O .    ^ 

foaviflìmamente  cantando  gli  andava  fvolazzando  d'avanti  ,e  fraquefti  fcher- 
zitraffe  bel  bello  il  Monaco  dallaChiefa,eloguidòadunborco  fuori  del  Mo- 
niftero.  Fermoffi  fopra  il  ramo  d'un  albero  a  far  fuamufica,  ed  il  Monaco 
fotto  l'albero  ad  udirlo  ;  né  andò  nnolto  che  volò  via  con  gran  ramarico  di  quel 
buonServodìDio.  O  uccelletto  amatiffimo,  diceva  ,  dove  rie  andarti  ?  Tor- 
nerai tu  ?  E  vedendo  che  non  tornava  diede  volta  al  Moniftero ,  parendogli 
che  elTendo  ufcito  dopo  il  Mattutino  prima"  dell'alba,  allora  dovefle  effere 
circa  l'ora  di  Terza  .  Arrivato  al  Moniftero,  che  era  prefTo  lafelva,  ritrovò 
tutto  muraglia  ove  era  prima  la  porta,  e  la  porta  fabbricata  in  altra  parte, 
dove  era  muro  ;  dato  il  fegno  alla  porteria  ,  il  Portinajo  interogollo  chi  foffe  ; 
d'onde,  ed  a  cheveniffe.  Rifpofe  io  fono  il  Sagriftano,  (che  taleerailfuo 
ufficio)  che  ufcii  poco  fa,  e  adeffo  ritorno ,  e  trovo,  non  lo  come,  ogni  cofa 
cambiata  .    E  qual'  è  il  nome  dell'  Abbate  ,  del  Priore  ,  e  del  Procuratore  , 
eh  iefe  il  Portinaio.  Nominogli  quefti ,  e  fi  maravigliava  che  colui,  moftrando 
di  non  aver  udito  mai  piìi  tai  nomi ,  gli  proibiflè  l'entrata.  Ottenne  per  fin» 
d'eflere  introdotto,  e  condotto  dall'Abbate,  ma  non  fi  conobbero  punto  l'un 
l'altro  .  Finalmente  dopo  vario  dibattimento,  datifi  a  cercare  gli  anali ,  ve- 
rificarono effere  paffati,  dalla  morte  dell'Abbate,  che  il  buon  Servo  di  Dio 
nominava  ,  fino  a  quel  giorno  ,  ben  trecento  anni .  Allora  il  Monaco  raccontò 
diftcfamente  cièche  intorno  al  Salmo  gli  era  avvenuto,  ed  i  Monaci  lo  ac- 
cettarono riverentemente  per  loro  Fratello,  ed  egli,  ricevuti  iSagramenti 
della  S.Chiefa,  dolcemente  riposò  nel  Signore. 

18  Vigilia  di  S.  Biffano  noftro  Padrone  ;  digiuno  di  precetto , e  vedi  Vita 
del  Vefcovo  Vidoni  per  il  fuono  univerlale  delle  campane . 

Trovandofi  molte  Anime  in  Gera  di  Pizzighettone  fotto  la  Parrocchia  di 
Maleo  ,  nel  recinto  del  Borgo  ,  che  di  notte  rella  chiufo  colle  porte ,  e  di  molta 
diftanza  dalla  Parrocchia,  Monf  Vefcovo  Scghizzi  fmembra  queite  Anime 
dalla  detta  Parrocchiale  di  Maleo,  ed  erge  Parrocchia  1'  Oratorio  di  S.Pietro 
inPirollo  dentro  di  effo  Borgo ,  o  fia  Fortezza,  reftando  come  prima  quefta 
Chiefa  di  S.  Pietro  unita  allo  Spedai  maggiore  di  Lodi .  An.  1624.  feriflru- 
tntnto  rogato  da  Aur.  Rof.  Fedi  l' Ifioria  di  quefla  Chiefa  lii^.  Giugno  ^e  ieglì 
Spedali  fopprejjì  alli  il.  Settembre . 

Per  il  Moniftero  di  Monache,  che  era  alla  Chiefa  di  S.  Rocco  del  Borgo 
diS.  Angelo  ,  Fedii^.  Luglio  l'Ifioria di  S.  Marta  . 

19  Fefta  del  gloriofo  S.  BASSANO  Vefcovo  ,  e  Prottettore  principale.^ 
della  Chiefa  ,  e  Città  di  Lodi . 

IBoria  della  nofira  Cattedrale ,  fecondo  il  fuo  archivio  nel  lib.  MS. 
appellato  Inventario  . 

MOnfig.  Lanfranco  de'Conti  Caffini  Nobili  Lodigiani  ultimo  Vefcovo  del- 
la vecchia  ,e  primo  della  nuova  Citta,  gettata  che  fu  la  prima  pietra 
di  quefta  Città  IÌ3.  AgoftoiijS.  chiefe  da' Confoli  fuoi  il  fico  per  fabbricar- 
vi il 


G  E  N  N  A  J  O;  ip 

vi  il  Duomo,  e  gli  concederò  quello annefTo  ad  unapicciolaChiefa  dedicata 
a  S.Carterina  Vergine,  e  man.,  sheferviva  di  Parrocchiale  a  puochi  abita- 
tori di  quefto  promontorio,  che  fi  chiamava  Monte  Ghezzone,e  li  J.  dello 
ftelTomefe  ,  ed  anno  fu  gettata  la  prima  pietra  ancora  della  nuova  Cattedrale 
in  querto  Ecclefiaftico  fito  dallo  ItelTo Vefcovo  colle  folite  preci,  e  riti  Ec- 
clcfiaftici,  come  dice  il  Lodi  nel  di(c.  7.  p.37?.  Non  volle  però  che  man- 
cafle  per  quello  la  memoria  né  della  Chiefa .  né  della  fua  prima  Santa  titolare, 
perchè  nello  itedb  ino  fabbricò  una  Cappella  al  di  lei  onore,  qual'èincon- 
feflìone  per  ifcontro  l'Altare  diS.B.iHano,  il  quale  febbene  cappellate  l'Al- 
tare della  Pietà,  o di S.  Alberto,  vi  fi  celebra  ladiluLfefta  lizj.  Novembre 
anche  al  prefente . 

Nella  parte  fuperiore  fu  eretto  l'Aitar  maggiore  in  mezzo  del  Coro  appog- 
giato alle  di  lui  mura  ,  fopr.i  del  quale  era  aperta  una  finellra  ,  il  di  cui  fegno 
iì  vede  ancora  aldi  fuora  .  Alla  dritta  fabbricarono  un  Altare  de' SS.  Appof- 
toli  Giaccomo  ,  e  Filippo  ,  come  Tutellarj  che  erano  della  noftra  Chiefa  avan- 
ti entrafle  S.  Ballano,  quali' Altare  poi  forti  il  nome  del  Sacrario.  Alla  fi- 
niftra  l'Altare  di  S.  Gaudenzo  Vefcovo  di  Novara,  di  cui  le  ne  celebrava  la 
fetta  IÌ3.  Agolto  in  memoria  dell' anniverfario  della  nuova  diifegnata  Città  , 
qual  Altare  pafsò  nel  titolo  di  S.  Bovo ,  edi  S.  Lucia  .  Varj  altri  Altari  furono 
dillribuitJ  per  la  Cattedrale,  de'  quali  ora  appena  fé  ne  tiene  memoria  d'ef- 
fervi  itati ,  come  quelli  di  S.  Giobbe  ,  di-S.  Secondo ,  di  S.  Eligio ,  di  S.  Orfo, 
di  S. Rocco,  di  S.Daniele,  ed  altri,  che  non  fono  Itati  uniti  agli  Altari  moderni. 

11  Cenacolo  di  Criito  co' SS.  Appoltoli  di  un  fol  pezzo  di  marmo  collocato 
a' piedi  della  fcala  del  Sacrario  in  egual  altezza  della  porta  del  Broletto ,  fu 
portato  da  Lodi  vecchio  al  nuovo  nel  giorno  della  Traslazione  del  S.  Velcovo, 
e  Protettore,  come  fi  legge  nell'iicrizione  fottopofta  ,  che  dice:  Catus  Apofìo- 
lorum  a  Laude  Vampe ja  diruta  httc  ad  hanc  novam  tramlat.  MCLXlll.  nonis  No~ 
vembris ,  eà  e  ftimata  l'Ancona  della  Chiefa  fabbricata  dal  Santo  ad  onore  de* 
SS.  Appoltoli,  la  quale  al  prefente  tiene  il  titolo  del  Santo  fuo  Fondatore. 

Laitatua  di  bronzo  dorata  diS.  BalTano  ,  che  era  in  una  nicchia  della  fac- 
ci.tta  della  fua  Chiefa  a  Lodi  vecchio,  fu  trasferita  con  folenne  proceliione 
daquellaalla  Cattedraleli  18  G!Ugnoi50j.e  melfa  nella  facciata  della  Catte-- 
drale  con  due  Cervi  uno  per  nicchia,  che  ancora  fi  vede,  ma  i  Cervi  poi  furo- 
no rubbati .  Governava  quella  Chiefaallora  Monfìg.  Claudio Sailello  Savojar  - 
do,  primo  Arcidiacono  della  Chiefa  di  Mondovi,  anome  del  noltro  Vt-fcovo 
Ottaviano  M. Sforza,  eflendo  padrone  di  queftoStato  Luigi  XII. Redi  Fianc'ia, 
Scacciati  i Sforzi,  e  per  talrifpetto  a  piedi  della  Itatua  furono  mclfi  iGilj  d'oro 
(colpiti  in  marmo  di  ballo  rilievo,  e  fcacciati  i  Fraceli  furono  sfiorati  ache  1  Gilj. 

Le  tre  porte  della  facciata ,  con  quella  del  Bi  oietto,  fono  del  primo  dil'ègno 
antichilTime  ,  co'fuoiornamenii  ,  ed  iltelli  Leoni,  e  marmi ,  quali  erano  ali* 
antica  Cattedrale  di  Lodi  vecchio,  d'  onde  furono  trafportati  . 

Il  Campanile  vecchio  ,  che  era  del  l^uomo  ,  l'anno  fjzi.  patì  una  gran  ro- 
vina, qual  fatto  è  riferito  anche  ne'MS.Comm.  deViltar.  nella  Libraria  di 
S.  Criftoforo ,  e  nelli  documenti  della  Nobiltà  Muzana  .  Ciò  fu,  perchè  cUendo 
Itati  dati  in  un  giorno  tre  fj^ccheggi  a  quefta  Cittì  da'  Franceli ,  Lanzch>netti, 

B  z  eSpa- 


40  G  E  N  N  A  J  O  ; 

e  SpagnuoH»  ed  altre  Seldacefche  ftraniere  ,  dopo  la  rotta  data  a'FranceS 
alla  Bicocca,  molti  Cittadini  Lodigiani  per  afficurarfi  riccorfero  al  Campa- 
nile ,  non  efTendoficu  ri  ne  anche  in  Duomo,  perchè  anch' elfo  reftò  fpogliato  , 
e  quivi  fortificatifi  contraftavano  a'  nemici ,  quali  non  potendo  fargli  difcen- 
dere  ,  portarono  molta  legna  nel  Campanile  per  intimorirgli ,  ma  non  fi  vol- 
lero rendere  .  Laonde  acceto  il  foco,  ranca  fu  la  legna,; che  vi  appofero, 
che  alla  fine,  fvaporando  la  fiamma  fino  alla  cima  ,  mandò  in  fumo  tutti  i 
miferabili  renitenti,  ed  in  oltre  appicciatofi  il  fuoco  nello  fteflo  cartello  delle 
Campane ,  quefte  conquafl'arono  ,  e  nella  gran  forza  dell*  incendio  fi  dilegua- 
rono col  longo  tempo ,  eccetta  k  maggiore  di  effe  ,  che  fopravanzata ,  al  pre- 
fente  fi  chiama  la  vecchia,  la  quale,  come  dice  il  Fagnano  nell'archiv.  di 
S.Domenico,  era  (tata  fatta  l'anno  1447. ,  ed  improntatavi  l'arma  Vi  fconta. 
Per  quefta  rovina  furono  neceffitati  il  Clero,  e  la  Città  a  rifarne  almeno  due, 
fuUa  maggior  delle  quali  fi  legge  :  Hkronymo  Sanfono  Epifcopo  una  cum  Vtn. 
Clero, &  Populo  Lauden.  pecunias  confcrentibus  abfoluta  eli.  Ann.  i^i-^.  pofi 
atrocijjìmam  depradationemà'c.  nel  qual  tempo  il  nobile  CaliftoMiizani  Decu- 
rione era  uno  de' quattro  Prefetti  alla  fabbrica  della  Cattedrale  ,  cui  per  rif- 
corarla  contribuì  molto  delfuo.  MS.  difua  Cafa  .  E  perchè  il  Campanile  era 
rimafto  tutto  deformato,  e  rovinofo  ,  le  campane  per  modo  di  provifione  fu- 
rono pofte  fopra  il  volto  del  Duomo  all'ufo  della  Metropolitana  ,  col  fuo 
cartello,  e  tetto,  e  le  corde  dal  volto  calavano  nella  nave  maggiore  avanti 
al  pulpito,  oveftettero  fin'  alla  fabbrica  del  Campanile  ,  nel  qual  tempo  die- 
dero SI  fatto  crollo  al  volto,  che  fu  neceflaria  una  fubitanea  riparazione. 
Perciò  fatte  le  contribuzioni  dal  Conforzo,  dall'Incoronata  ,  dalle  Scuole 
della  Pietà,  diS.Baflano,  di  S.Bovo,  di  S.  Croce,  da  diverfe  Comunanze, 
da'Monifterj ,  ed  inifpezie  da' Monaci  di  Villanova,  da'Collegj  de' Giurifti  , 
de*  Notati,  de' Paratici ,  e  da  tutto  il  Contado,  l*annoi5?9.  5-  Luglio,  con 
.  feftivi  fuoni  di  Campane,  fu  porta  la  prima  pietra  d'erto  da  Monfig.  Gio- 
'  vanni  IL  Simonetta  noftro  Velcovo,  e  fi  profeguì  con  gran  calore  l' imprefa  . 
i  Avvenne  però queft' accidente  ,  cheil Cartellano  l'anno  1547.  3.  Giugno  fece 
Vefueprotefte  contro  lafabbrica,  aflcrendo  alzarfi  il  Campanile  con  troppo 
p  'regiudizio  del  Cartello  ,  e  datane  parte  a  Milano  ,  fu  cortretto  Ferrante  Gon- 
Z.igaGovernadore  dello  Stato  venire  in  vifica ,  e  fa  riconofciuto  il  tutto  col 
d'ifegno ,  che  era  di  Calirto  Toccagno,  e  riguardato  il  porto  della  Città, 
al  la  fine  ordinò  che  il  Campanile  fi  potelfe  perfezionare  .  Venne  ,  e  parti  a 
fpf  fé  del  pubblico  ,  e  regalato  Jui ,  e  fuo  Figliuolo .  E'  probabile  che  fi  pro- 
feguifle  la  fabbrica  fin' allo  flato  prefente,  e  che  l'anno  1555.  ficeffafie,  per- 
che lopra  la  porticella  del  Duomo  all'ingreflo  del  Campanile  vi  è  notato  queft* 
anno  col  45.  Settembre.  Rerta  però  a  rimettervi  l'ornamento  delle  cornici , 
e  fua  guglia  fecondo  il  dilegno.  Vi  furono  pofcia  collocate  le  Campane  con 
altre,  che  fecero  fondere,  e  la  ruota,  che  ierviva  didentro  del  Campanile 
per  alzar  il  materiale,  ora  ferve  per  dar  la  corda  a' Condannati  ;  e  vedi  19. 
Dicembre  per  l'Orologio. 

Dal  Campanile  fi  pafsò  alla  riparazione  del  volto  della  Cattedrale,  che  mi- 
nacciava imminente  rovina  perlacaufa  già  detta ,  coli*  ordine ,  e  co*  foccorfì 

'di 


G  E  N  N  A  J  0  .  tf 

di  Monfig.  Lodovico  Taverna  noftro  Vefcovo ,  della  Città,  e  della  Grate; 
ed  il  tutto  fu  abbellito  con  pitture  affai  decenti .  E  perchè  in  quefl'occafione 
il  pavimento  reQò  molto  guaftato ,  fi  aggiuflò  coli'  alzarlo  al  piano  della^Piaz- 
za,  che  prima  era  al  piano  del  Broletto  ;  ma  più  decorofo  compare  al  pre- 
fente ,  mercè  che  l'anno  1718.  fu  laftricato  di  marmo  finiflìmo  il  piano  del 
mezzo,  dalla  porta  maggiore  fino  alla  fcala  di  mezzo  ,  che  conduce  all'Aitar 
maggiore  della  parte  Tuperiore ,  a  fpelè  della  Grate  ,  coli'  affiftenza  del  Nobile 
Camillo  Ponterollo  Decurione  di  Città  ,  come  delegato  ,  coftando  circa  quat- 
trocento filippi ,  a  ragione  di  fette  lire  al  quadretto  . 

Il  Duomo  fuconfacrato  da  detto  Mo:/fig.  Gio.  Simonetta  Senatore  di  Mi- 
lano, e  noltro  Vefcovo  l'anno  1544.  ,  fecondo  ilnollroMartirologgio,  e  Ca- 
lendario, benché  il  Sin.  3.  alla  Vita  di  quefto  Vefcovo  dica  l'anno  1540.  ,e 
febbcne  quella  facra  funzione  fu  fatta  li  18.  Dicembre,  pure  Monfig.  Frari- 
cefcoBolfi  Vefcovo  di  Novara,  e  VifitatoreAppoftolico  della  noilraChiefa, 
decretò  inattodi  Vifita ,  che  fi  faceffe  liji.AgoUo,  giorno  nel  quale  anche 
Monfig.  OrtenfioVilconti  noftro  Vefcovo  l'anno  1704.  confacrò  l'Aitar  mag- 
giore per  effere  ftato  rinovato  .  La  vaghezza  poi  del  nuovo  Tabernacolo  al- 
zato incomparfa  l'anno  i685.  15.  Agolto  ,  fefta  della  gloriola  Affiinzione  di 
Maria  Vergine ,  prima  titolare  della  Cattedrale,  non  può  effere  conofciuta 
fé  non  da  chi  ha  la  notizia  della  preziofita  de' marmi ,  che  arrecca  mirabile 
Splendore  alla  Cattedrale  non  folo ,  ma  anche  a'  diftinti  pregi  della  noltra  Città. 

Maggior  gloria  però  di  queftà  Cattedrale  fi  è  l'effere  dotata  di  cinque  Corpi 
Santi ,  e  fono  di  S.  Ballano  ,  di  S.  Alberto  ,  di  S.  Giuliano  Vefcovi,  di  S.  Da- 
niele martire,  e  di  S  Gualtero  Conf. ,  come  fi  dirà  ai  giorni  delle  loro  ref- 
pettive  felle,  e  Vite  .  Conferva  parimente  alcune  Reliquie  infigni ,  e  fono  di 
S.Malufio,  diS.  Riccardo,  di  S.  Giovanni  di  Lodi  Vofcovo  di  Gubbio,  e  d'un» 
delle  Vergini  Comp.  di  S.  Oriola  ,  de'q  lali  in  pegno  preziclb  abbiamo  nn 
braccio  di  cadauno,  come  pure  fi  dirà  nelle  loro  felle.  MoltilFime  al  ere  Re- 
liquie poi  in  con  tufo  fi  trovano  in  Reliquiari  foliti  cfporfi  nelle  minori  folen- 
rità,  come  afTeril'ce  un  certo  MS.  chiamato  £«c^/nc^;o«  delle  cole  più  notabili 
della  Città  di  Lodi.che  fi  conferva  nella  Libreria  di  S.  Criftoforo,  come  in  fatti. 

Rendono  anche  infigne  quella  Cattedrale  molte  Immagini  miracoloie  ,  e 
tenute  infomma  venerazione  da' Divoti  Lodigiani,  come  quelle  della  B.V. 
fotto  la  fcala,  dellat^e,  della  neve,  come  ne  tratta  l'Autore  di  quello  nelle 
Iftorie  facre  di  quelle.  Parimente  l'Immagini  miracoloie  della  SS.  Pietà,  o 
fia  del  Salvator  morto  dietro  l'Arca  di  S.  Alberto,  altra  del  SS.  Crocififlò 
Toltola  fcala  maggiore,  di  S.  Agata,  di  S.  Lucia  ,edi  S.  Apolonia,  cume  tef- 
tificano  le  tavolette  appefe  . 

•Qjjelta  Cattedrale  viene  qualificata  anche  da  varie  Congregazioni  ,  che 
vi  fono  erette.  La  più  antica  è  della  Grate, e  Laborerio, che  derivarono  da 
Lodi  vecchio,  come  teftifica  il  marmo  ,  che  ferve  d'architrave  alla  porta 
maggiore  ,  che  fa  menzione  di  Laborerio.  La  Grate  ha  avuto  la  fua  deno- 
minazione (  come  il  Gabbiano  nel  3 .  delle  fue  Laudiadi  )  da  un  lampcdario  di 
ferro  affai  grande  ,  che  conteneva  lopra  joo.  lumi  foliti  accenderfi  avanti  l'Ai- 
tar maggiore  nelle,  folennità  principali  ;   ma  pochi  anni  fono  fi  è  cangiata 

JJ  3  i'ilìu- 


It  G  E  N  N  A  J  O. 

l'illuminazione  de' lumi  d'oglio  ne'  cerei ,  che  fi  accendono  fopra  leantene 
delle  tapezzarie  nelle  folennicà  annuali  del  noftroS'anro  Vefcovo  ,  e  prcttet- 
tore  principale.  Il  Laborerio  ha  la  carica  della  riparazione  della  Chiefa ,  e 
per  i lerci  fudetti  nella  fella  del  noftro  Santo  ;  ma  per  celebrare  la  di  lui  feila 
la  fpefa  è  fatta  dal  Capitolo ,  febbene  in  parte  vi  contribuifcono  anche  la  Città, 
e  la  Scuola  del  Santo.  Qtiefta  Congregazione  è  ridotta  a  quattro  foli  Decu- 
rioni,  tre  foliti  eleggerfi  di  biennio  in  biennio  dal  fopranunricro  de' Signori 
Decurioni,  reitando  il  quarto  per  Te  foriere  . 

Segue  il  Ven.Conforzio  del  Clero  iftituito  da  S.Alberto  l'anno  117J.  ,come 
alla  Vita   di  quefto  Santo  difcorrerò. 

All'Altare  de'SS.  Giaccomo  ,e  Filippo  Appoftoli  ,Monfig.  Gio.  Simonetta 
l'anno  1J41.  ij.  Aprile  (  benché  il  Sin.  j.  dica  an.  1548.)  erelTe  la  Confrater- 
nita del  SS.  Sacramento  detta  del  Sacrario  fotro  il  governo  di  dodici  Nobili 
laici  da  eleggerfi  ,  e  moverfi  a  piacere  dell'  Ordinano  ,  come  il  Sin.  6.  ancora . 

Per  antichità  fuccede  la  Congregazione  della  SS.  Pietà  eretta  li  11.  Marzo 
1507.  parimente  fotto  il  governo  di  dodici  Laici  .  Sin.  6 

All'Altare  della  B.  Vergine  fotto  la  Icala  è  eretta  la  Congregazione  dell' 
Immacolata  Concezione  di  Maria  V.  fotto  il  governo  di  nove  Depurati .  Sin-  5. 

All'Altare  diS.  BalTano  la  lua  Scuola,  o  Congregazione  governata  daij. 
Deputati  laici .  Sin.  6. 

All'Altare  di  S.  Gaudenzo  è  eretta  la  Congregazione  di  S.Eovo  fotto  il 
governo  di  fei  Deputati ,  e  le  rendite  di  tutte  quelle  Scuole ,  o  Società  ,  o  Con- 
gregazioni, dopo  di  avere  foddisfati  i  proprj  obblighi ,  fecondo  i  loro  iftituti, 
fi  fpendono  in  beneficio  de  Poveri ,  e  di  maritar  povere  Zitelle . 

All'Altare  diS. Gallo  il  Card.  diS. Chiefa  Gio.  Antonio  Capifuochi  noftrp 
Vefcovo  fondò  la  Scuola  della  Dottrina  Criftiana. 

Alla  Cappella  del  SS.Crocifiiro  il  Cardinal  Pietro  Vidoni  noftro  Vefcovo 
l'anno  1*549.  i<5- Marzo  erede  la  Compagnia  degli  Agonizzanti  ,  efiendovi 
la  ftatua  del  S.  Patriarca  Giufeppe ,  la  quale  vi  fu  trasferita  dal  fuo  Altare, 
che  era  anneffo  alia  colonna  apprefib  il  Pulpito;  ed  il  Dolcino  nelle  fue  no- 
tazioni dice  come  l'anno  16J4.  19.  Marzo  fi  cominciò  in  Duomo  a  dar  ilfegno 
degli  Agonizzanti  colla  campana  maggiore  . 

La  fabbrica  del  Palazzo  Veicovale  dal  ilio  principio  fu  fatta  {efiant'anni  dopo 
la  fabbrica  del  Duomo,  a  fpefe  de' Cittadini ,  che  fu  l'anno  primo  dell'Im- 
pero di  Federico  II. ,  come  per  iflrumento  rogato  da  Gualt.  Dulcior.  li  io. 
Novembre  1220.  E  per  neflun  conto  fi  deve  ammettere  la  tradizione  ,  che  la 
Cattedrale  col  Palazzo  della  ragiorre  in  Broletto  foffero fabbricati  collaborfa 
de'Francefi  ifcomunicati  dal  Pontefice  AlefTandro III.  per  certo  misfatto,  ed 
alfoluti  coir  impofizione  di  ella  fabbrica  in  penitenza  alle  preci  di  Federico  I., 
effendo  afiicurati  dal  Morena ,  e  dall'  Officio  fiefib ,  che  diciamo  del  S.  Vefcovo 
Prottettore ,  che  quando  l'annoiiój.  fu  portato  a  Lodi  il  dilui  fantoCorpo 
fu  collocato  in  Duomo,  fegno  evidente  che  in  tali' anno  già  era  fabbricato, 
come  dirò  nella  di  lui  Vita,  e  come  difende  il  Lodi  ncldifc  7.  Sepoil'arcli. 
Vefcovale  dice  come  Monfig.  Lodovico  Taverna  fabbricò  il  Palazzo  Vefco- 
Yale,fideYeintead€re  che  lo  riitaurò  »  e  forie  auche  da' fondamenti  perelTere 

cadente. 


G  E  N  N  A  J  O.  a^ 

caclente.  Il  Card.  Pietro  Vidoni  noftro  Vercovo  loampIlò,e  fabbricò  la  Gal» 
lcria,che  ferve  di  palfaggio  nobile,  e  comodifllmo  dal  Vefcovatoin  Duomo, 
e  Monfig.  Bartolomeo  Menati  l'addornò  di  pitture  eccellenti  ne' Tuoi  nicchj, 
rapprelcniinti  tutti  i  Vefcovi  della  vecchia,  e  nuova  Città  di  lui  Predecef- 
fori  ,  deve  è  mcllb  anche  lui ,  e  fi  mettono  gli  altri  dopo  la  loro  morte  .  Le 
rendite  del  Vefcovato  ("arebbero  groffifrime,e  con  molta giurildizione anche 
temporale  in  godeflero  gli  antichi  polleiri ,  che  fi  leggeranno  nelle  Vite  de* 
Vefcovi . 

LaCinonica  conteneva  tutta  l'ifola  del  Vefcovato,  tirando  in  Piazza  dalla 
parte  deile  Caie  ,  e  Botteghe  fino  al  Campanile ,  ma  col  tempo  fi  fono  mutate 
di  maniera  le  cofc,  che  appena  fi  truova  che  abbia  alcuni  ii  velli,  ed  i'.rima- 
cenie,  che  prima  godeva  e  ftato  o  perduto,  o  aireguato  a'C;riunicirequiva-  • 
lente  in  altro  fito,  e  quelt' .ifola ,  che  anticamenr;  ii  dimandava  la  Fittua- 
lizia  de'  Canonici  ,  oggidì  chiamafi  ifcli  ùel  Duomo  .  Secondo  la  Bolla 
di  Eugenio  11.  Som.iio  Pci»^cnc2  queih  vivevano  in  comune,  indi  pafsò  ia 
difufo  ,  e  ciiicun Canonico  fidivilè  il  fuo  appartamento,  come  fi  ha  per  if- 
irumento  rogato  da  Alberto  Cornino  l'anno  ia68.  15.  Settembre  ,  e  le  rendite 
antiche,  e  comuni  orapalTano  fotto  titolo  di  malfa  Capitolare,  che  elfendo 
poi  molto  fminuire,  il  Vefcovo  Taverna  ottenne  per  Bolla  di  Clemente  Vili, 
un'annua  pinficne  di  mille  feudi  l'anno  da' Monaci  di  S.Girolamo  del  Mo- 
niltero  detto  il  Moniltirollo  di  Brembio  di  qucita  Diocefi  ,  come  racconto 
nella  Vita  di  quello  Vefcovo,  ed  i  Monaci  pofcia  fecero  la  celLone  dell' equi- 
valente in  tanto  terreno,  livelli,  ed  altre  taggioni  nello  fteilo  luogo  delMo- 
niilirolo  lotto  la  Parrocchia  di  Brembio  . 

Al  preferite  La  Ciittedrale  è  onorata  di  cinque  Dignità  ,  e  quindici  Cano- 
nici, quali  anticamente  portavano  Cappa  magna  col  Rocchetto  ,  e  perchè  o 
per  l'ingiurie  de' tempi ,  o  degli  uomini  la  lafciarono ,  portando  folamente 
l'Almuziafopra  la  Cotta,  il  Veicovo  Bartolomeo  iMeniti  nell'atto  della  vitita 
della Sacriiiia della  Cattedrale  decretò  di  riafumerii  l'ufo  anticodel  Rocchetto, 
e  Capa  magna,  fondato  fopra  buone  ragioni,  che  fi  leggono  nel  libro  della 
Provifioni ,  o  Ordinazioni  del  Capitolo  iotto  il  ij.  Luglio  1680. ,  e  fotto  il  25. 
Agolto  flcilb  anno,  regilirate  da  Gio.  Pietro  ViUanova  Dott.  di  Le.^ge,  e 
Canonico  Cancelliere  della  Cattedrale,  giorno  ,  ed  anno  fudetti  .  bellino 
il  Vefcovo  la  giornata  dell' Alfu:izione  di  Maria  Vergine ,  come  contitolare 
della  Cattedrale,  a  ripigliar  quefte  inlegne  gloriole,  ma  perchè  non  tutti  i 
Canonici  poterono  averle  in  pronto  fu  diferito  al  giorno  di  S.  Bartolomeo 
Appollolo  dello  Ileflb anno,  ad  onore  del  Santo  del  nome  di  elio  Prelato,  e  ne 
tèce  applaulo  tutta  la  Città  .  Tutti  queiti  Canonici  devono  eifereo Sacerdoti, 
o  in  eia  di  poter  effere  tali ,  come  per  decreto  di  Monfig.  Taverna ,  rogato  da 
Michele  Pallearo  Cancell.  Velcovale  l'anno  ij87. 31  Marzo. 

La  prima  fua  Dignità  è  quella  del  Prepolto  ,  al  prefente  Ercolano  Carminiti 
Abbate  CI  S.Pietro. di  Paullo,  fu  Vicario  Generale  della  Cuna  Veicovalc-, 
della  Cava,  Citta  nel  Regi.o  diNapoli,  poi'ci.i  in  quella  Città  fua  Patria  Ca- 
nonico cella  Cattedrale  ,  Vicario  Generale  delia  Cuna  Velcovale  di  Novara, 
e  fuccclIivanieniediLodi,  ed  indi  Pro- Vicario  Capitolare  nellaSede  vacante 

B  4  per 


«4  G  E  N  N  A  J  O  . 

per  la  morte  di  Monfig.Ortenfio  Vifconti,  e  pofcia  ancora  Vicario  Generale  ec. 
Alla  Dignità  della  Prepofitura  anticamente  era  unita  la  Cura  d'Anime,  ma 
Monfig.  Taverna  ladifmembrò  ad  iftanza  del  Preporto  di  quel  tempo,  e  colla 
Parrocchia,  che  parimente  levò  dalla  Ghiefa  di  S.  Egidio  ,  formò  un'altra  Par- 
rocchia in  Duomo  ,  unendole  ambedue  al  Canonicato  di  S.  Giovanni  Evan- 
gelifta  l'anno  1580.  ,  e  81.  primo  Giugno,  come  per  iftrumenti  rogati  dal 
detto  Pallearo  giorni ,  ed  anni  fteffi  ,  e  i.  Luglio  1574.  ,e  7.  Dicembre  1575  . 

AUaDignità  della  Prepofitura  fiiccede  quella  dell' Arcidiaconato  ,  la  quale 
prima  era  fondata  ancora  nella  Cattedrale  di  Lodi  vecchio  ,  (ebbene  col  tempo 
iellata  eftinta,  ma  il  Cardinale  Gerardo  Landriani ,  dopo  di  elFere  palTato  da 
queftoVefcovato  a  quello  di  Como,  come  Delegato  Appoftolico  infiitui  le 
Dignità  dell' Arcidiaconato,  e  del  Cantorato,  o  Primiceriato,  colle  rendite 
d'alcune  Chiefecampeflri  5  fotto  titolo  che  folTero  inutili  al  fervigiodi  Dio  , 
come  confta  per  iftrumento  rogate  da  BaldalTar  Capra  Notajo  di  Milano  l'anno 
1541.  13.  Dicembre,  e  per  altro  iltrumento  rogato  per  Gerolamo  Sforzago 
Notajo  Lodigiano  l'anno  1675.  29.  Novembre  .  Concorda  ciò  con  un'  altra 
notizia  che  trovo  in  quefto  Archivio  ,  come  l'anno  1444.  il  Vefcovo  Bernerio 
foppreffe  il  titolo  d'Arciprete  all'antica  Cura  di  Galgagnano  ,  incorporò  le  lue 
entrate  alla  menfa  Vefcovale  ,  e  creò  quell'ultimo  Arciprete  Arcidiacono 
della  Cattedrale .  E  per  quella  dignità  vedi  31.  Marzo ,  e  17.  Dicembre  . 

Aquefte  duefuccede  la  dignità  dell' Arciprebenda  inftituita  ,  o  piuttofto 
reftituita  dal  Vefcovo  Pallavicino  l'anno  1490.,  come  per  illrumento  rogato 
daGiaccomoBrugazi  Notajo  di  Lodi ,  ed  il  i<5.  Luglio,  come  ilfuo  archivio, 
edellaCattedraleparimente,  perchè  quantunque  folle  nella  Cattedrale  della 
vecchia  Città  ,  era  però  caduta:  (  vedi  21.  Gennajo  Iftoria  di  S.  Agnefe  ) 
Dopo  fegue  quella  del  Decanato  fondata  dal  Cardinal  Pietro  Vidoni  noftro 
Velcovo  l'anno  166^.  7.  Gennajo  fotto  il  Ponteficato  di  AlefTandro  VII.  ,  e 
come  alla  di  lui  Vita.  Monfig.  Lodovico  Taverna  dall' antico  Canonicato  di 
S.  Antonio  Abbate,  alias  di  Maruto  erellè  la  Penitenzieria  nella  Cattedrale 
l'anno  1580.  6.  Settembre,  e  dal  Canonicato  di  S.  Francefco  ,  alias  pure  dì 
Maruto,  formò  laTeologale  l'anno  1592.  3.  Marzo  ;  il  tutto  come  dal  citato 
Palleari  ne'  fuoi  atti ,  enei  citato  archivio  della  Cattedrale  ,  come  da  principio. 
Chidefidera  le  informazioni  del  Canonicato  della  SS.  Vergine  delle  Grazie, 
e  di  S.  Clemente  veda  l 'Iftoria  lacra  del  Santuario  d'eifa  B.  V.  defcritta  dall' 
Autore  di  queft' Opera;  e  per  l'ultimo  Canonicato  de' SS.  BaflànOjCd  Alberto 
vedafi  lui  fine  della  vi  ta  di  S.  Baflano  . 

Inoltre  per  fervigiod'effa  Cattedrale  vie  unMaeftro  delle  ceremonie,  che 
per  fuo  abito  ufuale  ,  anche  fuori  di  funzione  ,  è  di  color  paonazzo  ;  quattro 
Cappellanie,  o  Benefici  con  refidenza  al  Coro,  e  23.  lenza,  ma  con  obbligo 
diMelfa,  un  Vice-Cantore  ,  Mufici  a  due  cori  col  Maellro  di  Cappella,  lèi 
Wanfionarj ,  duoi  Sacrifti ,  quattro  Cuitodi ,  duoi  Miniftri  affiftenti  al  Cele- 
brante ,  50.  Cherici  del  Seminario ,  quattro  Accoliti ,  e  per  fervire  alle  Meffie 
iei  Cherici .    Sin,  6, ,  e  fiato  preferite . 

Jnfof» 


G  E  N  N  A  J  O  .  ly 

Informizione  perii  Te  foro  di  S.  Bajjano, 

MOnfìgnor  Carlo  Pallavicino  Marchefe  d'enbSato,  enoftro  Vefcovo  ,  il 
Giorno  15.  Giugno  ,  vigilia  del  Corpus  Domini ,  dell'  anno  1495-  ,  co- 
me perilhumento  rogato  da  Giaccomo  Brugazi  Notaio  Vcfcovale  ,  donò  a 
quella  fua  Catredrale  per  teforo  di  S.  Baflano  un  Baldachino,  e  molti  para- 
menti,  e  facra  dote  di  tanto  prezzo,  chealiora  crefcevano  il  valore  di  trenta 
millefcudi,  cerne  ilSin.  j.  nella  Vita  d'elio  Vefcovo  .  Lo  fece  portare  dalla 
Città  di  Brefcia  ,  (  per  atteftazione  del  Zumalli  )  ed  arrivato  che  fu  a  Porta 
d'Adda  vi  lì  trovò  prefente  tutto  il  Clero  procelfionalmente  a  riceverlo  ,  ellendo 
ornate  tutte  le  contrade  per  dove  aveva  da  pallare  fin'al  Duomo  di  tapezzerie, 
e  quadri ,  non  meno  che  nella  proceflìone  del  Corpus  Domini .  Il  più  preziofo 
fu  introdotto  fotto  il  Baldachino  fino  al  Duomo  ,  ed  il  refiduo  era  Itato  diftri- 
buito  con  bell'ordine  per  la  ftelTa  proceflìone  .  Aveva  fatte  fabbricare  anche 
le  tapezzarie  di  Fiandra  lavorate  d'oro,  rapprefenianti  Ja  vita,  e  miracoli 
del  noftro  Santo  V^efcovo ,  e  Padrone  ,  ma  mentre  le  facea  condurre  a  Lodi 
pafsò  a  miglior  vita,  ed  i  di  lui  Parenti  le  le  trattennero  per  loro  ;  un  pezzo 
delle  quali  con  molta  filma,  e  venerazione  fi  confervava  nella  Cappella  del  Du- 
ca di  Parma . 

Sebbene  quefto  Vefcovo  è  flato  molto  fplendido  nel  far  comparire  la  pro- 

fjria  divozione  al  Santo  fuopredecelfore  ,  e  nollro Padrone  principale  ,  nobi- 
itando  la  fua  Cattedrale  con  si  preziofa  dote  ,  molti  altri  Vefcovi  parimente, 
provocati  dal  di  lui  efempio  ,  l'anno  ornata  di  preziofi  paramenti  ,comeliMon- 
fignori  Gio.  Simonetta  ,  Antonio  Scarampo ,  Lodovico  Taverna  ,  come  il 
Sin.  3.  11  Cardinal  Pietro  Vidoni ,  come  per  iltrumento  rogato  da  Carlo  Ci- 
pelli  l'anno  1668.  12.  Agollo  ,  e  primo  Febbrajo  166^.  Moiilig.  Bartolomeo 
Menati,  che  contribuì  molto  denaro  all'erezione  del  Tabernacolo  nuovo,  e 
rell'alzare  parte  delle  coione  di  marmo  nero,  che  ibitengono  tutta  la  con-, 
fellione,  o  fia  Duomo  inferiore,  al  refto  delle  quali  tutte  vi  diedero  l'ultima 
mano  Monfig.  Viiconti ,  ed  il  Canonico  Teologo  della  Cattedrale  Fi-ancefco 
Ferino . 

IJìoria  della  Chicfa  fabbricata  dallo  fleffo  Santo  Vefcovo  in  Lodi  vecchio  ,  fcconJ» 

certi  MS.  ^  che  fi  confcrvano  nrlla  Biblioteca  Filippina 

fenza  nome  d'Autore . 

ESfendo  ftata  piantata  quefta  Chiefa  dal  noflro  Santo  ad  onore  c'e'Santì 
dodici  Apposoli,  e  dal  medefimo  dotata  di  grolfe  rendite,  vi  aflegnò 
fufficiente  numero  di  MinillriEcclefiallici  per  ufiiciarla,  e  renderla  decorofa, 
e  divota.  Paffato  al  Cielo  ranno4i3.  il  fuo  prezioiò  Corpo  fu  collocato  in 
robiliflimo  avello  di  marmo  in  eflà  Chiefa  ,  la  quale  per  li  continui  miracoli , 
che  Iddio  operava  per  l'interceffione  del  Santo,  mutò  il  nome  de'  dodici  SS.  Ap- 
posoli in  quello  di  S.  Baflano  .  Sifminuirono  pofcia  le  di  lei  rendite  per  la_. 
barb.ìiie  de' tempi  nel  corlò  di  molti  fecoli  feguenti,  ne' quali  la  milera  Italia 
fu  dominata  da'  Gotti ,  Unni ,  e  Longobardi  ;  e  per  rellituirla  al  fuo  culto  pri- 
miero 


iS  G  E  N  N  A  J  O . 

miero  Monf.  Andrea  noftro  Vetcovo  1'  anno  994.  le  affegnò  pertiche  517. ,  e 
tavole  dieci  di  terra  con  edificj  del  proprio  patrimonio,  e  vi  defignò  Cappel- 
lani con  obbligo  di  cotidiana  refidenza,  come  confta  nell'archiv.  del  Vefco- 
vato  arm.  I.  cair.  9.  per  iflrumento  rogato  da  Guidone  Notajo,  e  Rainaldo 
Giudice  del  Sacro  Palazzo .  Dicono  poi  alcuni  MS.  delle  Vite  de'  Vefcovi 
Lodigiani  ,  che  fi  leggono  anche  nella  Biblioteca  di  S.Criftoforo  ,  come^ 
avendo  i  Milanefi  sfafciata  dalle  mura  la  vecchia  Città,  e  quafi  diftruttala 
l'anno  tiii.  vi  demolirono  anche  il  Duomo  ,  che  perciò  abitando  t  Vefcovi 
dove  potevano,  ii  legge  che  il  Vefcovo  noftro  Vidone  Milanere  iftitui  Cat- 
redralc  quella  Balìlica  di  S.  Baflano.  Seguono  i  primi  MS.,  e  dicono  ch<^^ 
elicendo  Itato  portato  il  facto  Corpo  al  Duomo  della  nuova  Città, e  lafciato  foloil 
coperchio  dell'avello  alla  Chiei'a  del  Santo,  per  altre  guerre  reftò  quella— 
Chiefa  abbandonata  ,  e  perchè  l'anno  1320.  minacciava  ultimamente  con- 
quaffb,!  Prelidenti  di  quella  Città  l'anno  ijti.  24.  Aprile,  col  confenfo  del 
Vel'ccvo  Fr.  Leone  Palatino,  e  di  Giaccomo ,  e  Sozzo  fratelli  Viflanni  Si- 
gnori di  Lodi  ,  nel  pubblico  Confilio  delegarono  Aldecario  Manfredi  ,  e 
MatfeoOldo  per  Fabbricieri,  ed  Amminiflratori  di  ella, e  delle  fue  limoline 
per  la  riparazione .  Aftegnaronla  pofcia ,  dopo  che  fi  ravvivò  in  efl'a  e  l'Uilì- 
ciatura,edil  concorlo  de  Fedeli  di  voti,  l'anno  i^jo.  a' Frati  Ofpitalari  ,0 
dopo  alcuni  anni  per  poco  tempo  vi  fu  pollo  dalla  Città  il  B.  Giaccomo  Oidi, 
come  dirò  nella  iua Vita  ÌI21. Maggio.  Ceifàti  gli  Olpitalari  per  l'unione 
fatta  di  molti  Spedali  nel  folo  Spedai  maggiore  della  Città  daMonfig.  Carlo 
Pallavicino  nollro  Vefcovo  ,  la  Città  tornò  al  fuo  poffeiro  della  Chiefa  colle 
lue  entrate  ,  onde  per  renderla  di  nuovo  Ufficiata  v'inlliiui  il  Priorato,  o  folTe 
Restore  d'elFa  per  fuo  governo,  colla  confermazione  diiiilpatronaci  conccf- 
lole  dal  Papa  Calillo  III.  l'anno  1458.  8.  Luglio  ,  ma  con  certe  cliufole,  ed 
in  ifpezie  che  l'elezione  del  Priore  cadelTe  in  perfona  Ecclefiailica  ,  fuddua, 
eJipendnte  dell'Abbate  de' Monaci  di  S\  Pietro,  come  dall' archtv.  dclVefc. 
arm.  t.  ca(I'.  10.  Continuò  la  Città  nel  iuo  polTeffb  di  prefentare  fino  al  tem- 
p;-)  del  Cardin.  AgollinoTriuIzi ,  perchè  l'anno  1529.  primo  Marzo  lo  conferi 
tJiFo  allòlutamenteaCefare  Andena  ,  fu  ponendo  che  avelFero  goduto  detto  Prio- 
rato i  Moncci  della  detta  Abbazia  di  S.  Pietro,  la  quale  efièndo  llat.i  foppreiFa, 
egli  godeva  in  Comenda»  e  che  folTe  membro  di  ella.  Q,ui  farebbe  altra 
informazione  da  riferire  ,  ma  per  ellère  di  poca  confeguenza  la  tralafcio . 
Dirò  bene  che  le  rendite  di  elto  Priorato  rellarono  aliai  fminuite  nel  corfo 
di  60.  anni  in  circa,  che  le  godette  r  Andena  ,  onde  venne  a  perdere  ancora  il 
fuodcc(3Xo,  reltando  derelitta ,  né  più  celebrandofi  in  elTa  i  Divini  Ufficj  ; 
ma  vi  provvidde  Marc' Antonio  Amidano  Vicario  Generale  di  Monfig.  Ta- 
verna, che  per  renderle  il  di  lei  fplendore  vitrafportò  la  Confraternita  della 
Mortegli  prima  eretta  nell'Oratorio  di  S.  Salvatore  della  flelTa  Parrocchia 
l'anno  1583 .  9.  Agoilo ,  come  da  ifirumento  di  Michele  Palearo  Not. ,  e  Cane. 
Vele.,  confermato  anche  dal  Lodi  neldifc.  7.  p- 349  »  efeg.  Tutto  quello 
fegui  col  cosfenfo  dell' AndenaPriore,  e  fenza  pregiudizio  delle  lue  ragioni , 
rifervandolì  anche  leCaleadjacenti ,  ed  addoUàndo  ogni  carico,  che  lui  teneva 
a' Gontratelli ,  i  quali  annorimella  quella  Bafilica  al  fuo  aatico  decoro,  e  di- 
vozione .  Ilforia 


G  E  N  N  A  J  O .  Vf 

Jflott»  d'art  altra  Chiefa  Abb^ziale  dedicata  al  Santo  Vefcovo , 
che  era  ne'  Borghi . 

• 

NE'Borghi  di  Porta  del  Cartello  preferite  era  un  altro  diluì  rontuofo  Tempio 
colMoniftero,  dove  anticamente  abitavano  Monaci  Ciftercienfi ,  quali 
come  fofTero  privati  di  quefla  Abbazia  lo  rimetto  ad  altri,  epaCsò  in  Comen- 
da  (come  il  Lodi  ne' MS.  delleChiefe)  e  da'  Comendatori  furono  deputati 
allaCura  d'anime,  che  v'era  anneflà ,  Sacerdoti  amovibili  a  loro  beneplacito, 
finche  Clemente  Vili,  la  creile  in  Vicaria  l'anno  1598.  duelta  Chiefa  fu 
diftruta  l'anno  1448. ,  come  ilVillan.,  e  perchè  v'era  il  Corpo  di  S.Daniele, 
teneva  anche  Untolo  di  quello  Santo,  che  fu  trasferito  nella  Cattedrale  per 
cagione  della  diltruzione  di  ella.  Poicia  fu  riedificata  ,efi  mantenne  in  piedi 
fin' air  anno  k^JJ- ,  mentre  per  le  guerre  de'Franceii  fotto  Pavia  fu  ancora^ 
diftrutta  con  quefti  Borghi .  La  Cura  d'anime,  che  era  annelfa  a  quella  Par- 
rocchiale ,  fu  trasferita  li  30.  Luglio  1655.  all'Oratorio  di  S.  FerioUo,  mem- 
bro della  medefima  ,  e  da  Oratorio  fu  convertilo  col  tempo  in  una  Chiefa 
molto  bella  dagli  ftefli  Comendatori ,  che  vi  confcrvano  il  loro  antico  titolo, 
e  ragioni,  che  avevano  a  quella  ne' Borghi.     Not.ddBcnz. 

10.  SS.  FABIANO,  e  SEBASTIANO  martiri  ,  fefta  in  Duomo,  alla 
Santifs.  Trinità  ,  e  per  divozione  fi  celebra  da  tutta  la  Città. 

Per  la  morte  di  Monfìg.Gio.Battifta  Rabbia  noftro  Vefcovo  vedi  fua  Vita. 

Per  le  Monache  di  S.  Rocco  in  S.  Angelo  vedi  i?.  Lugl.  Monift.  di  S.  Marta. 

->.i  S.AGNESE,  fefta  alla  fua  Parrocchiale  ir.  Duomo,  ed  alla  fua  propia 
Chiefa,  ove  rifìedonofedici  Religiofi  incirca  deli' Ordine  di  S.  Agoftir.o  dell» 
Congregazione  di  Lombardia . 


D 


Ifioria  della  fua  Chiefa . 

Tee  Michele  Pallearo  Notajo,  e  Cancelliere  della  Curia  Vefcovale  di 
»^'  Lodi  in  luo  iftrumento  rogato  li  la.  Ottobre  1571.  come  Monfig.  Sca- 
rampo  in  atto  di  vilita  venne  in  cognizione  cheunRettore  dellaChida  Par- 
rocchiale diS.Agnefe  aveva,  con  autorità Pontihzia,  o  forfi Ordinaria  ,  ce- 
duta la  fua  Chiefa  a' PP.  dell'Ordine  de' Romiti  diS.Agoltino  dell' Olfervan- 
2a,rifervando  a  fé,  e  fuoi  fucceflòri  tutte  l'entrate  certe,  ed  incerte  ii^ertinti 
ad  eda  cella  flefla Cura  d'anime,  ed  avevafi  eretta  perefercizio  d'elfaCura 
una  Chiefa  ,  che  prima  era  ilanza  della  fuaCafa  ,  ma  tantoanguita.e  m.al  in 
elTcre  ,  che  non  vi  fi  po:eano  celebrare  i  divini  UfHcj ,  ne  trovavafi  alcun 
fondamento  di  quefla  alienazione  .  Perciò  ellendo  quella  Cala  ,  dove  era 
fiata  eretta  la  Chiefa  Parrocchiale,  membro  della  Parrocchia  maggiore  del 
Duoroo  ,noii  già  nell'ambito  di  feftellà,  e  fabbricata  yerloilcorio  m  mezzo 

delle 


1»  G  E  N  N  A  J  O. 

delle  Botteghe  profane,  con  un  folo  Altare ,  fenza  Fonte  facro ,  Cimkerio  ,  e 
Sepolture  ,  e  nel  (uperiore  di  elFa  mangiava ,  dornìiva  ,  ed  abitava  il  Rettore  ; 
ed  avendo  trovato  come  altre  volte  quella  Parrocchia  era  unita  all' Arcipre- 
benda  della  Cattedrale  ;  in  quell'atto  di  vifita  la  dichiarò  ancora anneffa  alla 
medefima  Arciprebenda ,  e  che  fi  rimovelTe  da  quella  Cìiicfa,  dichiarando 
l'Arciprete  del  Duomo  coi  Tuoi  lucceflbri  Rettore  di  quefta  Parrocchia  di 
S.  Agnele,  e  che  ad  elTo  dovelTero  riccorrere  i  Pj.rrocchiani  per  ricevere  i 
Sagramenti ,  e  che  tutte  le  altre  funzioii  fi  i.icefTero  dall'Arciprete  in  Duomo  , 
allegnando  la  Cappella  del  SS.  GrocitilTo  della  Cattedrale  per  1'  efercizio  di 
quella  Cura  d'anime.  E  perchè  detta  Rettoria  aveva  in  ella  eretto  un  Be- 
nefizio ("otto  titolo  di  Chericato,  (  come  dicono  l'archivio  d' elTa  Arcipre- 
prebenda,  gli  atti  della  vifita  di  Monfig.  Menati  ,  ed  altri  )  le  di  cui  rendite 
erano  godute  metà  dal  Rettore ,  o  Arciprete  ,  e  metà  dal  Chsrico  ,  eflTendo  vero 
che  qu£  communia  funt ,  conmuniternrgli^untur,  effe  erano  trafcurate  daara- 
bidui,  onde  per  quefta,  e  per  altre  ragioni  l'anno  i5oi.  io.  Giugno,  come 
per  iftrumento  rogato  da  Flavio  Antonio  Raggio,  l'Arciprete  Antonio  Mi- 
gliorati, e  Girolamo  Sacco  Cherico  beneficiato  vennero  ad  ugual  divifione 
di  tutte  le  rendite,  e  ragioni,  godendo  in  avanti  feparatamente  ,  e  libera- 
mente ogn'  uno  la  fua  porzione .  Come  poi  quello ,  che  era  parte  del  Cheri- 
cato paflalle  nella  dignità  del  Diaconato  della  Cattedrale  ,  vedi  Vita  del  Vef- 
covo,e  Cardinale  Vidoni . 

In  ordine  poi  a'  Regolari ,  che  fono  dimorati ,  e  dimorano  nella  prima  Chiefa 
già  fopraccennata ,  dico  che  da  principio  la  convenzione  feguita  del  Rettore 
fu  cogli  Agofliaiani  Conventuali,  leggendofi  (a)  come  Fra  Luca  Cartello 
dell'Ordine  di  S.Francefco,  il  quale  (i^)  fuconfacrato  noftro  Vefcovo  l'anno 
1344.  introduceffe  i  primi  Agoftiniani  Conventuali  .  Q,uefto  concorda  collt 
Croniche  dell' Ordine  Agoftiniano,  (r)  le  qualidicono  che  il  fuo  Moniftero 
in  Lodi  fu  coftrutto  l'anno  135 1. ,  nel  qual  tempo  appunto  viveva  per  noftro 
Vefcovo  il  detto  Fr  Luca.  E  perchè  da  principio  non  dovette effere  ftato 
fabbricato  di  quella  grandezza ,  e  vaghezza  ,  che  ora  gode  ,  (  ^)  Monfig.  Bo- 
nifazio Botigella  di  queft'  Ordine,  e  noftro  Vefcovo  confacrato  l'anno  139J. 
lopropagò,  (e)cioèlo  ingrandì,  ed  abballi  .  In  queftoConvento  dimorarono 
i  PP.  Conventuali  Agoftiniani  fin' all'anno  1522.,  come  dirò  al  giorno  18.  No- 
vembre neiriftoria  della  Chiefa  di  S.  Romano,  o  fin' all' anno  15^3. ,  come 
queft'archivio,  nel  qual  tempo,  pereflere  ftato  diftrutto  a  cau  fa  delle  guerre 
il  Moniftero  di  S.  Bartolomeo  fuori  della  Porta  di  Pavia  ,  chiamata  dal  volgo 
Porta  ftopa,  dove  rifedevano  i  Canonici  Lateranefi,  furono  necefiìtati  a  riti- 
rarfi  dilà  ,  ericoverarfi  inCittà,  e  poi  col  braccio  di  Francefco  II.  Duca  di 
Milaao  ,  e  col  favore  della  Città,  mail' affetta  a' PP.  Conventuali ,  perchè 
voleva  che  in  quefto  Moniftero  rifiedeffero  de' Riformati  di  S.  Agoilino ,  e 
non  più  i  Conventuali ,  licenziati  quefti ,  v'entrarono  i  Canonici  Regolari 
Lateranefi.  (f)  Vi  dimorarono  però  pochi  anni  ,  perché  l'anno  1528.  in  vi- 
gore 

(a)  AlS.  Annali  delle  Vite  de"  Fefcovi .  (ù)  Sin.  3 .  Fita  di  quefto  .(c)f.  Gia- 
feppe  Panfiglio  Agof}.  Vefccvo  di  Segni .  (  d)  MS.  citati,  edarch.  de'  PP.  (e)  Sin. 
|.  a//a  dtlfùp'ita  .  (f)  Bolla  di  Clem.  FU  datain  Civita  vecjhial;  %.  Febbr.  1528. 


G  E  N  N  A  J  O.  19 

gore  d'una  Bolla  di  Clemente  Vii.  furono  coftretti  ad  abbandonare  il  Con- 
vento di  S.  Agnefe  nel  termine  di  tre  giorni  ,  ed'ordi«e  dello  ftelFo  Ponte- 
fice fu  rinunziato  a'  PP.  della  Congregazione  dell'  OiTcrvanza  di  Lombar- 
dia,  (a)  come  Riforma  che  era  de'  Conventuali  diS.  Agollino  feguita_ 
l'anno  1444-  In  quelta  Chiefa  fi  venera  un  deto  di  S.  Agnefe  ancora  in  carne, 
e  coir  unghia  viva  di  fomma  confolazione  a' di  voti  Lodigiani,  ed  argomeuto 
della  gran  fantità  della  Vergine,  Martire  di  Grillo. 

ai  S.VICENZO  Martire,  fefta alla fua Chiefa. 

Sua  IfJoria. 

Quanto  (ìa  antico  quello  Moniftero  di  Monache  dell'Ordine  di  S.  Benedet- 
to fi  può  conofcere  da  un  iflrumento  incarta  pergamena  rogato  da  En- 
rico Giudice  ,  e  delegato  da  Corrado  II.  Imperatore  l'anno  1142.  li  i-  del  mefe 
di  Novembre,  in  occafione  d'una  permuta  di  un  campo  fatta  tra  la  Priora  ,  e 
Monache  del  Moniftero  di  S.  Maria  di  Gelo ,  poco  dittante  dalla  vecchia  Città 
prelToilfiumeSilero.e  l'Abl^adelTa  ,  e  Monache  del  Moniftero  diS.  Vicenzo 
poftoinelTa  Città,  come  leggcfi  nel  fuo archivio,  quindi  ognuno  può  imma- 
ginarfi  quanto  tempo  prima  del  detto  anno  doveva  ellere  Itato  ivi  piantato. 
Quando  riforfe  la  nuova  Città  ,  riforfe  anche  quella  Chiefa,  perchè  il  Mo- 
rena adduce  per  un  confine  d'  elTa  Città  la  corta  di  S.  Vicenzo  ,  come  allora  fi 
dimandavafin'air  Adda,ed  io  tempo  che  l'anno  ii5o.  li  Milanefi  alfediarono 
Lodi  nuovo  ,  riferifce  come  quelli  di  porta  Vercellina  ,  e  Ticinele  alTediarono 
lapurte  della Pufterla  di  S.  Vicenzo. 

Ma  col  tempo,  effendo  quefto  Moniftero  piantato  appreffo  le  muTa.  della 
Città  ,  ed  in  fito  di  aria  infelice ,  e  per  altre  cagioni ,  fu  ridotto  a  due  Iole  Mo- 
nache ;    ma  Monfig.  Vefcovo  Gerardo  Landreani ,  folleciiiirimo  degli  avan- 
taggi  della  fua  Cattedrale  ,  e  per  provedere  alle  dette  Monache  ,  ottenne  Bolla 
da  Eugenio  IV.  Sommo  Pontefice  l'anno  14H  '  e  prefentata  dal  Capitolo  ali 
Abbate  di  S.Pietro  di  LodiV^ecchio  l'anno  feguente  1435.  in  vigor  della  qua.e 
ilMoniftero  reftava  unito  ad  elFa  Cattedrale,  perconvertirfi  ledi  lui  entrate 
nelle  diilribuzioni  cotidiane  del  Capitolo  ,  (  come  il  Lodi  ne'  luoi  MS.  al  dil- 
corfo  di  quefto  Moniftero)  onde  andò  molto  a  pericolo  di  reftare  fopprello. 
Pure  foftenendofi  al  meglio  che  poteano  le  due  Monache,  nell'anno  1447-  «ilen- 
do  ancora  due  ottennero  lettere  Appoftoliche  dirette  a  Riccardo  Abbate  del 
Moniftero  diBrembio,  comeefccutorediefle  ,  periftrumento  rogato  da  Va- 
lentino da  Lodi  li2i.  Gennajo  detto  anno,  ed  in  virtù  d*  elle  fu  eletta  per  Ab- 
badefla  D.Livia  Boldizoni  Monaca  profeffa  nel  Moniftero  diS.  Giovanni ,  e 
procurando  d' avere  delle  Religiofe  in  tutti  i  modi  che  poteano ,  poco  alla  volta 
l'accrebbero  di  numero,  e  coll'acquifto  delle  Religiofe,  e  delle  doti  fi  avan- 
zarono in  maggior  potere  perchè  comprarono  altri  etFeiti ,  e  molte  Cale  verlo 
S.  Naborre  ,  colle  quali  ampliarono  il  Moniftero  di  modo  che  al  prefente  tren- 
cafei  Monache  vi  dimorano  comodamente  confacrace  ,  e  fempre  intente  .al 
fervigio  di  Dio. 

(j)  Mori^.  delle Rcli^,  S-GAU- 


^o  G  E  N  N  A  J  O . 

-  S.GAUDENZO  Vefcovo  della  Città  di  Novara,  fefta  principale  della_, 
Chiefa  di  Secugnago  del  Contado  ,  dove  in  quefto  giorno  l'anno  407. 
fuUe  ore  iz.  in  circi  il  Santo  fermandofi  nel  venire  da  Roma,  e  non  trovando 
cofa  alcuna  da  cibarfi  alla  Cala  del  Parroco  del  Luogo  per  fuo  riftoro ,  perchè 
l'efercito  de' Gotti  poco  prima  aveva  ditlipato  il  tutto  ,  fece  gettare  delle  fe- 
menze  nel  di  lui  Orto  ,  ed  in  due  ore  di  tempo  produ (fero  erbaggi  da  prepa- 
rarfegli  per  cena,  alla  quale  non  trovandofi  né  meno  del  vino  ,  col  fegno  della 
Santa  Croce  converti  1  acqua  in  vino.     SuaFita,  e  vedii-Agoflo. 

i?  LO  SPOSALIZIO  DELLA  B.  VERGINE,  fefta  concclTa  da  Innocen- 
zioXl.  alle  preci  del  Re  Cattolico  per  li  (uoi  Stati,  Regni,  e  Provincie. 

Li  Padri  Francefcani  della  Congregazione  degli  Amadei,  che  avevano  il 
Convento  ,  e  Chiefa  fottoil  titolo  della  B.  V.  delle  Grazie  longo  la  folTa  della 
Città  lubito  fuori  di  Porta  di  Pavia,  perchè  l'anno  1543.  nella  demolizione  de* 
Borghi  fu  a  loro  fpianato  il  tutto  dove  abitavano  ,  ebbero  per  loro  ricovero 
la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Michele,  come  Defendente  Lodi  ne'fuoi  MS., 
ma  perfine  oggi  S.PioV.  i'upprime  la  loro  Congregazione ,  e  launilTealli 
Minori  Offerv.  di  S.  Francefco  .   Ann.  ij(58.  Cherub.  mlBoUar. ,  evedi  io.  Sett. 

*  24  I  Lodigiani  fanno  metter  un' ifcrizione  alla  loggia  della  pubblica  Piaz- 
za per  grata  memoria  di  Gnejo  Pompejo  Strabone  Conlble  Romano  Fondatore, 
o  piuttoftoRiitauratore  della  vecchia  Città,  colla  diluitela,  e  butto. 

25  LA  CONVERSIONE  DI  S.  PAOLO,  fefta  alla  Chiefa  di  S.Giovanni 
Appoftolo  de' PP.  Barnabiti.  Fedi  IJìoria  ddla  Chiefa  di  S.Gio.£vang. 
zj.  Dicembre ,  e  fefia  all'Oratorio  ,  0  Chiefa  à'effo  Santo . 

l3oria  della  Chiefa ,  e  Scuola  diS.  Paolo ,  fecondo  il  fuo  archivio. 

L'Anno  1505.  ebbe  quefta  Scuola  il  fuo  principio  da  Uomini,  che  ad  una 
Predica  del  P.  F'r.  Damiano  da  Mantova  dell'Ordine  de  Predicatori  fi  ri- 
lolferodi  iervire  a  Dionello  fiato  di  perfezione  .  Per  metter  in  efecuzione  i 
loro  fanti  propofiti  cominciarono  ad  accomiragnare  il  SS.  Sacramento  quando 
fi  portava  agì' infermi  con  molte  torcie  accefe,  ed  a  portare  il  Baldachino, 
il  che  tutto  era  proveduto  a  lorofpefe,  ed  ogni  Fefia  recitavano  l'Ufficio  di 
S.  Paolo  Appoflolo,  già  che  s'erano  confacrati  alla  di  lui  protezione  ,  quali' 
Ufficio  poi  col  tempo  li  mutò  nel  Rofario  della  B.  V.  Maria  con  altre  orazioni . 
Si  Confeffavano,  Comunicavano,  udivano  la  S  MelTa  ,  ed  avevano  per  quefto 
un  Sacerdote  Prete  Confratello  felanaro  . 

L'anno  1509.  aj.  Gennajo  ,  fefta  della  Converfìone  di  S.  Paolo  Appoftolo 
lóro  Avvocato  ,  elieffero  fette  d'effi  appellati  li  Seniori ,  a'quali  fu  conferita 
piena  poteftà  di  fare  quanto  foiTe  flato  utile  ,  e  necefTario  per  la  Scuola,  ma 
elfendo  crelciuto  il  numero  de'  Scuolari  fu  crefciuto  fin'  a,  dodici  il  numero  dei 
Seniori,  che  erano  lo  fteiro  che  Deputati  :  l'anno  i5<54. 

L'anno 


G  E  N  N  A  J  0 .  31 

L'anno  lyii.  per  fiflarfì  maggiormente,  e  con  miglior  ordine  nel  fervigio  di 
Dio,  s'appigliarono  tutti  aduna  fola  regola  ,  fatta  per  loro  dal  P.  Fr.  Battilta 
da  Salò  dell'  Ordine  de  Predicatori  ,  e  l'anno  1519.  fecero  dipingere  l'Imma- 
gine di  S.  Paolo  nella  Chiefa  maggiore  ,0  Oratorio  all' Altare  di  S.  Lucia  per 
il  prezzo  di  lir.  400.,  nel  qual  Oratorio  fino  da  principio  fi  congregavano 
tutti  a  fare  i  di  loro  Efercizj  fpiricuali .  E  perchè  tanta  pietà  non  andall'e 
priva  della  (uà  mercede,  ottennero  dal  Pontefice  PioiV.  l'approvazione,  e 
confermazione dellaScuola,  colla  conceflìone  d'alcuni  privilegi ,  ed  Indulgenze 
plenarie  perpetue,  il  che  fecero  anche  altri  Sommi  Pontefici  polteriorracnte  • 
Or  veduta  da  molti  la  buona  regola  di  quelta  Scuola  s' indulfero  a  lafciarle 
diverfi  legati  ,  come  per  ("occorrere  a'  Capuccini ,  Convertite,  ed  altri  Poveri, 
ed  anche  agl'Infermi  della  Città,  coli' iltituire  una  fpecieria,  ed  a  fovvenire 
a' poveri  Defunti  con  una  Mella  cotidiana  ,  con  obbligo  che  quefto  Cappel- 
lano Confeiralfe,  e  ComuniealTe  tutti,  e  tutte,  che  concorrevano  a  quefte 
divozioni ,  e  che  ne'  giorni  feftivi  v'  infegnalTe  la  Dottrina  Criftiana  a' fan- 
ciulli.    Altri,  fecondo  la  loro  buona  inclinazione,  vi  lafciarono  legati  di 
celebrarvi  Ufficj ,  e  MefTe ,  di  foccorrere  a'  mileri  Carcerati ,  di  maritar  po- 
vere Zitelle  originarie  della  Città;  altri  con  limitazione  chefoflero  di  buona 
fama,oneUe,e  non  Serve  .  Sopra  tutti  gli  ofl'equj  però  facea  maggior  rifalto 
inque'Scuolari  quello  verfo  ilSS.  Sagramento  ,  invita,  e  dopo  morte;  ia 
vita  coir  accompagnamento  decorofo,  e  dopo  morte  con  infini  legati,  per- 
che lafciarono  rendite  per  mantenergli  l'illuminazione  in  alcune  Chiefe,  co- 
me fi  truova  che  fece  Alberto  AgoftanoPrepofto  della  Chiefa  Prepofiturale 
de' SS.  Neborre,  e  Felice,  Canonico  della  Cattedrale  di  Lodi,  e  Canonico 
Ordinario  del  la  Metropolitana  di  Milano,  il  quale  nelfuotefiamento,  rogato 
da  Criltoforo  Sacco  Cittadino  Milanefe ,  e  Notajo  imperiale  il  giorno  io. 
Marzo  1516.  ,  lafciò  tre  lire  Imperiali  annue  alla  BafiHca  Collegiata  di  S.Lo- 
renzo ,  o  a  fuoi  Canonici ,  affinché  mantenneflero  ogni  giorno  accefa  una  Lani- 
pida  con  oglio  d'oliva  nella  loro  Bafilica  avanti  il  Sii.  Sagramento,  oltre  le  altre 
Lampade,  qual  danaro  inqueitempi  era  iufficiente  a  foftener  quello  carico  . 
Di  più  quivi  l'anno  i5<J4.  3.  Aprile  ebbero  il  loro  principio  le  Scuole  della 
Dottrina  Crilliana  de' fanciulli ,  e  li  8.  Maggio  dello  Iteflo  anno  ,  nella  Fella 
dell'  Afcenfione  ,  quella  delle  fanciulle,  qual  piiflimo  inlluuto  polcia  fi  di- 
latò per  tutte  le  Parrocchie  della  Città,  e  della  Diocefi ,  e  quivi  ogni  terza 
Domenica  del  Mefe  fi  congregavano  tutti  li  Parrochi  della  Città  ,  comc_- 
Priori  delle  Dottrine  Cridiane  erette  nelle  loro  Chiefe,  alle  Congregazioni 
Generali  della  Dottrina,    quale  poi  reftò  confermato  da' Sommi  Pontefici. 
f^eJi  laFitJ  dei  nofiroFefcovo ,  e  Cardinale  Caftj'ucco . 

Quivi  riconofcono  il  loro  principio  ancora  le  Congregazioni  dell'Oratorio 
di  S.  Filippo  ;  delle  Vidue  di  S.Anna;  delle  Convertite  ;  delle  Vergini  di 
S.  Orfola  ,  e  delle  Orfane  ,  ed  in  quelle  Cafc  abitarono  li  PP.  Capuccini  quando 
furono  introdotti  la  prima  volta  in  Città  da'  Deputati  di  quella  Scuola  coli  al- 
{tr\{'o  del  Vcfcovo  ,  frattanto  che  fi  fabbricava  il  loro  Con\  ento  a  S.  Giovanni 
fuori  delle  mura,  come  di  tutù  fi  dirà  a  fuoi  refpeciivi  luoghi.  Le  Monache 
Capuccine  parimente  devono  riconofcere  il  loro  primo  londamento  da  qucUa 
*^  '  bcuola, 


31  G  E  N  N  A  J  O. 

Scuola,  Te  dieci  Orfole  colla  Nob.  Clara  Modegnana  furono  le  prime  aveftir 
il  loro  Abito  .  E  con  tutta  ragione  quella  Scuola ,  per  ellere  ftata  la  madre 
di  tanti  piiinftituti,  nelle  proceffioni  del  Corpus  Domini  (lava  dietro  tutte 
le  Dottrine,  accompagnata  dalleScuole  della  Dottrina  Criiliana  di  S.Mau- 
rizio alla  Trinità  ,  al  prefente  delle  Vergini  Orfole ,  ^dalle  Vidove  di  S.  Anna, 
e  dalle  Orfane ,  ordinate  bensì ,  ma  faceano  un  fol  corpo  ,  quali  tutte  col  be- 
neficio del  tempo  fono  fiate  collocate  ne'  loro  Collegi ,  e  Confèrvatorj ,  con- 
tinuandofi  folo  anche  oggidì  in  quella  Chiela  ,  o  Oratorio  li  fopradetti  efer- 
cizi  di  pietà,  e  divozione,  e  daili  Seniori  ,  o  Deputati  l'addempimento  dei 
fuoi  legati  a  maggior  gloria  di  Dio  ,  e  del  loro  Santo  Prottettore,  ed  Apoflolo 
S.  Paolo,  ed  a  beneficio  fpirituale,  e  corporale  del  fuo  proffimo ,  fecondo  il 
fuo antico  ,  e  fanto  inftituto  . 

Altra  Chiefa  di  S.  Paolo,  che  era  nel  Borgo  di  Porta  Cremonefe  da  mene- 
minata  nella  Vita  di  S-  Gualtero  fi  tralafcia,  perchè  elfendo  ftata  diftrutta 
coi  Borghi  non  fé  ne  vede  più  alcuna  memoria . 

a5  Benedetto  XIII.  Sommo  Pontefice  concede  un  Giubileo  univerfale  per 
placare  l'ira  di  Dio,  checadiga  molti  Paefi  con  terremoti,  pioggìe  ,  e  con- 
tinue innondazioni ,  grandini ,  e  tempeftedimare  con  danno  graviliimo.  1728. 

•27  Federico I.  Imperadore  dopo  d'avere  con  lungo,  e  flrettiffimo  afTedìo 
vinta  le  Fortezza  di  Crema ,  fa  un  generofo ,  e  preziofo  dono  di  molte  di 
quelle  fpoglie  a'  Lodigiani .     1160.  Moren. 

*  z8  Sul  fine  di  quello  mefe  dell'anno  i730.inforfe  un  male  di  freddore  con 
cattaro  veementilfimo ,  che  durò  in  quella  Città  fin  al  fine  di  F'ebbrajo  fe- 
guenie ,  cagionando  in  molti  la  morte  ,  e  da  quello  male  pochiflimi  fi  (alvaro- 
no,  che  non  fofiero  o  poco,  o  molto  opprelfi .  Serpeggiò  anche  per  moke 
Città  dell'Europa ,  ed  in  ifpezie  a  Roma  ,  ove  levò  di  vita  il  Pontefice  Bene- 
detto XIII.,  ed  altri  Perfonaggi .  Anche  l'anno  1580.  ,dice  il  Platina  nella 
Vita  del  Pontefice  Gregorio  aIII.  ,  che  (tot  molta  ftrage  d'  uomini  quello 
male  dimandato  del  Caprone,  perchè  quell'animale  lo  patifce  molto  ;  ncura 
con  vino  nero,  e  generofo,  benché  tardi  fi  fia  {'coperto  il  rimedio  . 

ap  S.  FRANCESCO  DI  SALES  Vefcovo  di  Geneva,  fefta  alle  Chiefe 
delia  B-  Vergine  delle  Grazie,  e  di  S.  Filippo  Neri. 

*  Gerardode  Capitanei  flato  noftro  Vefcovo  fu  creato  Cardinale  l'anno  1439. 
nel  Concilio  Fiorentino .     Vedi  fua  Vita . 

30  S.  SAVINA  TrefenaMatronaLodigiana,  fella  alla  Chiefa  di  S.Pietro 
delle  Vergini  mantellate.  Vedi  ii.  Luglio  la  Vita  de  SS- Martiri  Naborre ,  e 
Felice,  anche  quella  di  queffaSanta  (oW  Iftoria  della  [uà  Chiifa  ^  e  Collegio ,  cht 
erano  in  Seravalle . 

La 


G  I  N  N  A  J  O.  ,9 

La  facra  Immagine  miracolofa  della  B.  Vergine  dell'Incoronata,  oggi  fo« 
lennementectrasi'erita,  dall' ingreiro  dell'intime  filo  ove  tiovavafi,  al  luogo 
preiente  dopo  l'erezione  del  nuovo  Tempio .   /4rmo  1494.  f""  archivio . 

}i  S.GEMINIANO  Vefcovo,  fefta  alla  fua  Chiefa  Parrocchiale  Prepo- 
iiturale  in  Cicca . 

Fit»  dd  Santo  eflratta  dal  Fdrario  de  SS.  Itali j, 

GEmiriiano  nato  nella  Citrà  di  Modena  da  Nobili  Parenti ,  dopo  d'efTcra 
ftato  ilhuico  nelle  lettere,  ed  alcricto  tra' Gherici  fu  creato  Diacono  da 
Mondg.  Antonio  Velcovo  di  ella  Città.  Dopo  la  morte  di  quefto  Prelato, 
ellendo  da  tutti  conoCciuia  la  Santità  diGeminiano,  funecellìtato  dal  Clero, 
e  dalla  Nobiltà  a  ricevere  quetta  Dignità,  la  quale  non  potendo  rifiutare  per 
firn  umiltà,  conolcendo  chetale  era  la  volontà  di  Dio,  fuconfacrato  dall' Ar- 
civefcovo  di  Ravenna,  In  tal  miniitero  quanto  più  egli  s' indullriava  a  fervir 
al  Signore,  ed  impiegarfi  a  beneficio  delle  lue  anime,  tanto  piìi  il  Diavolo 
gli  minacciava  ogni  oltilità  ,  come  quando  gli  comparve  una  volta  per  inti- 
niorirk)  col  Tuo  rpaventafiifimo  afpetto ,  ma  fé  lo  fcacciò  col  fegno  della_^ 
S.  Croce.  Quivi  non  celiarono  le  moleltie  dello  Spirito  maligno,  mentra 
che  per  maggiormente  inquietarlo ,  ed  obbligarlo  ad  abbandonare  il  fuo  Grege 
entrò  nel  Corpo  della  Figliuola  dell'  Imperadore  di  Coltanrinopoli  ,  e  da^ 
quello  gridava  che  non  farebbe  mai  fonico,  fé  non  ai  comandi  di  Geminiano, 
per  il  che  fattolo  ricercare,  e  trovatolo,  ebbe  a  portarficolà  per  liberare  l'Of- 
filTa.  In  queltosiloiigo  ,  e  borafcofo  viaggio,  colle  fue  orazioni  acquietò 
il  mare  ,  che  con  una  ipaventofa  tempelta  minacciava  di  ibmmergere  la  nave  . 

Da  CoftantinopoU  ritornato  vittoriolo  del  Diavolo,  e  carico  di  regalli 
donatigli  dall' Imperadore,  fìreftitui  alla  fua  Modena,  alla  quale  (lava  im- 
minente il  lacchegi^io  del  birbaro  Attila  Re  degli  Unni ,  e  Sciti  .  Appena 
intefe  che  collui  eraappreifo  la  Città,  che  gli  fi  portò  davanti  a  perorare  a 
favore  della  Patria,  e  dellafuaChiefa,  mail  Tiranno  gli  diiTc:  chi  era,  ed  il 
Santo  Velcovo  gli  rilpofe  :  che  era  un  lervo  di  Dio  ,ed  eflb  foggiunfe  :  e  non 
fapete  che  io  fono  il  llagello  di  Dio  por  caligare  i  llioi  fervi  ?'  Intefe  l'ubito 
il  Santo  Velcovo  il  mal  animo  del  Re  ,  e  ritiratofi  in  Città,  in  cambio  d'inna- 
rimire  iCittadinialladifefa  ,  ed  a  ferrare  le  porte  di  ella,  impole  a  loro  che, 
eflendoanzichiule  ,fiaprilfero  ,  per  le  quali  entrò  il  Re,  epaf^ò  tutta  laCirtà 
per  mezzo,  come  fé  folfe  paffato  per  mezzo  d'una  campagna  fenza  mai  ac- 
accoigerfi  d' elitre  in  Città,  e  per  confeguenza  fòrti  fuori  fenza  apportare 
alcun  oanno  a'Cittadini  ,  i  quali  per  graia  memoria  di  cos'i  fegnalata  vittoria 
di  quefta  Città  ,  anche  oggidì  fi  celebra  la  feita  annuale  con  rito  folenne.  Fi- 
nalmente carico  di  menti  apprelTo  Iddio,  e  di  anni  ben  impiegati ,  il  gif  rno 
3oGeniiaio  volò  l'anima  lua  beata  allaglorn  eterna ,  non  lalciando  però  di 
operare  llupendi  miracoli  ,  tra' quali  narrerò  qutfto,  come  più  portentclo. 

Teodoro  fuo  fucceliòre  nel  Velcova^ó,  e  Diicepolo  di  S  Ambrogio  volle 
ceaikciargli  uo  Tempio  nuovo ,  ael  quale  gufi  venerava  il  di  lui  iacro  CorpOf 

C  ma 


^  G  E  N  N  A  J  O  • 

ma  in  queflomentre  crebbe  tanto  il  fiume  ,  che  vicino  gli  fcorre  ,  che  l'acqua 
innondava  tutta  la  Città  ,  edipiìi  arrivava  fino  alle  fineftre  più  alte  del  Tem- 
pio ,  e  pure  dentro  non  ve  n'entrò  una  goccia ,  anzi  di  più  il  popolo  ,  che  ivi 
£  trovava,  fé  ne  prevaleva  in  proprio  fervigio  .  In  memoria  di  quel  mira- 
colo parimente  la  Chiefa  di  Modena  ne  celebra  la  gloriofa  Fefta .  E  fé 
la  Città  di  Lodi  parimente  ,  coli' ergergli  un  facto  Tempio,  infìemc  fé  lo  ha 
eletto  per  Prottettore,fiapure  divotifiìma  ad  un  Santo  di  tanto  merito  appreflò 
S.  D.  M. ,  affinchè  colle  fue  preghiere  efficaciflìme  polfa  anch'ella  effere  pre- 
fervatada  tutt"  icaltighi  di  Dio,  e  fpecialmente  delle  guerre  crudeli  de  fuoi 
nemici ,  e  dalle  innondazioni  dell'Adda  ,  giacché  lopratali  pericoli  pare  che 
goda  grazie  fpeciali . 

IJìoria  della  fua  Chiefa  in  Lodi . 

ANcheaLodi  veccioerala  Chiefa  dedicata  a  queflo  Santo  ,  fecondo  i  MS. 
iilorici  del  Nobile  Paolo  Emilio  Zani ,  e  feco  fu  diftrutta  l'anno  mi. 
e  per  ufo  antico  chiamavafi  Chiefa  di  S.  Miliano,  qual  titolo  per  linguaggio 
corocto,  è  coofervato  ancora  da  un  Villaggio  lotto  la  Parrocchia  delle  Ca- 
felle  di  là  dal  fiume  Lambro  nel  Territorio  Lodigiano  ,  ove  la  prebenda  di 
queftu  P^epoito  tiene  le  maggiori  fue  rendite,  quali  fono  paflate  in  livelli. 
Q.uefta  Chiefa  rinovata  nella  nuova  Città,  trovo  in  un  iflrumento  di  confer- 
mazione, e  di  approvazione  Apportolica  tra  l'Abbate  de'  Monaci  Benedettini 
della  Chiefa  di  S.  Balfano  ne' Borghi,  concerti  Bonfignori ,  rogato  da  Giac- 
como  Brugazi  Notajo  Imperiale  ,  e  Cancell.  della  Curia  Vefcovale  l'anno 
1471  che  aveva ilfuo Parroco Prepolto fino  daque'  tempi  ,  come  nell' archi v. 
di  S.  Michele  fi  legge  ;  ed  in  un  altro  libro  appellato  Statura  vctera  Pen. 
Confort.  Ljiuds  dell' anno  1357.  27.  Marzo  ,  nel  numero  di  quelli,  che  dove- 
vano intervenire  agli  Ufficj  di  elio  Ven.  Conforzo ,  trovo  defcntto  Pmsbiter 
unus  Capitali  S.  Gi\niniani  perchè  in  oltre  ha  due  beneficj  Canonicati  nuncupati. 


FEB- 


F  E  B  B  R  A  J  O. 


?J 


EAa  del  B.ANDREA  CONTI  alla  Chiefa  di  S.Antonio 
da  Padova  de'PP.  Minori  Conventuali  di  S.  Francefco  . 
Ellendo  aueflobuon  Miniftro  di  Dio  ftato  Beatificato 
li  2.  Dicembre  172^  dal  Ponicfice  Innocenzio  XlII.  li 
detti  PP, Conventuali  nella  loro  Chiefa  vollero  applaudi- 
realìedi  lui  glorie  confolennizzargli  un  Triduo,  che  co- 
minciò li  20.  Aprile  1724.  Per  buona  ibrte  ancora  pafsò» 
per  quelta  Città  il  P.  Fra  Modefto  Colta  della  fteTa  Re- 
ligione ,  Uomo  di  molto  grido  per  la  fui  gran  bontà  di  vita,  mentre  andava 
MifTionarioaSicilia,  ed  induegiorni,  chequivi  fi  fermò,  che  furono  li  14. ,  e 
ly.  Maggio  del  detto  anno  17^4  lafciò  eterna  memoria  di  fé  ,  mercechè  pre- 
dicava in  quelta  Chiefa  i  Miracoli  d' effo  Beato ,  e  poi  benediceva  dell' acqua 
conunafcgeggia  di  fallo  della  Gtotta  del  Piglio,  Terra  della  Diocefi  d'Ana- 
gnk Città  della  Romagna,  la  qual  Grotta  fervi  per  molti  annidi  fanto  romir- 
taggioalBcato  Padre,  come  fi  legge  nella  fua  vita  ,  e  bevendo  di  quell'acqua 
ogni  fona  d'infermi  ricevevano  la  lanità  .  Perlocchè  un  Divoto  fpecialmente 
prefe  tanto  affetto,  e  divozione  al  B.  Padre,  che  confegnò  lire  cento  nelle 
mani  del  P.  Fra  Francefco  Antonio  Piantanida,  allora  Guardiano  attuale  di 
cfTo  Convento,  affinchè  ledifpenfuire  a  maggior  gloria  di  Dio,  e  del  Beato  , 
colle  quali ,  e  molt'altre  ,  raccolte  da  diverti  Benefattori  divoti,  fece  fibbrt- 
care  il  luo  Altare,  che  fu  folennemente  benedetto  li  20.  Gcnnajo  1725'.  E 
perche  con  tal'  occafìone  furono  diltribuiti  molti  libri  della  di  lui  Vita  ,  io 
qui  nonlaefpongo,  perchè  rimetto  a  quelli  il  divoto,  e  benigno  Leggitore  . 

^  PUaiFlCAZIOE  DELLA  B  V.  Fefta  principale  della  Chiefa  di  S.  Ma- 
ria del  iiolede'  Coafratelh  delia  Miièricordia . 

Compendio  ddl'  Jfforh  di  qurfla  Chiefa . 

TRovavafì  una  divota  immagine  della  B  Vergine  dipinta  fui  muro  prefTo 
il  tcrragliodelle  mura  ci  Porta  a'/^dda  folto  U  Parrocchia  di  S.  M.  Mad- 
dalena ,  alla  quale  i  Lodigiani  1'  anno  1519.  vi  comi  iciaronoa  portare fìngolar 
ùv.  uziune  ;  1'  anno  1545.  vi  fabbricarono  una  Cappclleita  ,  e  poi  da  certi  Di- 
voii  l'anno  1551.  fu  luidata  la  Scuola  della  Mifencordia ,  che  prcfe  la  cura 
de' Carcerati ,  e  de'mifeii  condannati  dallaGiultiZia.  Fabbricarono  quedi 
Confratelli  una  bei'a  Chiefa  ad  onore  del  la  B  Vergine,  ma  perchè  col  tempo 
leminactiua  rovina  il  vicino fitme  Adda  ,  l'anno  1710  fu  gettata  la  prima_« 
pietra  d'un' altra  Chiefa  nel  corpo  dellaCittà.  e  ridotta  a  perfezione  l'anno 
1715.  fuconfacrata  ,  ed  è  tenuta  in  fomma  veneiazione  da  ruotala  Città  Chi 
dcfidcra  più  diliinta  ,  e  mir.uta  irf  vrmazione  di  quefta  Chieià  ,  legga  il  ca.p. 
VII.  deil>  fjgra  Iftoiiade'Santuarj  dedicati  allaii.  Vergine  in  quelta  Città, 
pubblicata  dall'  Autore  di  quelV  Opera  . 

C  *  S.BIAG- 


^tf  FEBBRAIO. 

«  S.  BIAGGIO  Vefcovo  ,  e  Martire  ,  fefta  alla  Tua  Chiefa  Parrocch.  in  Città .' 
La  maggior  antichità  di  quelta  Chiefa  non  ho  trovato  di  provarla,  che  con 
un  iftrumento  rogato  da  Bernardino  Codecafa  l'anno  1496.  27.  Febbrajo  ia 
occafione  che  il  Prete  GiaccomoPirtoUo  Rettore  beneficiato  di  quefta  Chiefa 
affittò  un  terreno  pofto  nel  Territorio  di  Cazzano  Vefcovato  di  Lodi  (  fuo  ar- 
chivio. Vedi  al <5.  Novennbre  T  litoria della  Chiefa  di  S.  Leonardo)  L'anno 
I7JI.  19.  Dicembre  Monfig.  Patriarca  no(tro  Vefcovo  CirrAmbrogio  Mezza- 
barba  foppreife  il  titolo  di  Rettore  di  quefta  Parrocchiale  ,  e  la  erede  in  Pre- 
pofiturale.  Per  altra  Chiefa  ,  che  era  nel  Borgo  di  Porta  Cremonefe  vedi  15. 
Agofto, e 4.  corrente. 

Fefta  pure  della  Parrocch.  ed  infigne  Collegiata  del  Regio  Borgo  di  Codogno, 

Informazione  della  Collegiata  di  quefta  Bajìlica . 

URbtno  Vili,  l'anno  i5  3  j.  5.  Marzo  direfTe  al  Vicario  Generale  di  Lodi 
la  Bolla  della  /oppreflione  delia  Rettoria  di  Codogno,e  l'erezione  di  eilà 
in  Prepofitura  con  privilegio  di  Cappa  magna,  e  Rocchetto  per  il  Preposto  , 
cdeirAlmuziaalli  Canonici ,  perchè  la  ergeva  in  Collegiata  .  Diferi  il  Vi- 
cario Generale  per  lo  fpazio  di  molti  me(ì  l'efecuzione  della  Bolla., 
Pontificia,  aderendo  varj  pretefti ,  ed  in  ifpecie  che  per  non  portare  Cappa 
magna,  né  Rocchetto  il  Prepoito  della  Collegiata  di  S.  Lorenzo,  e  né  tam- 
poco le  maggiori  Dignità  della  Cattedrale  in  quei  tempi ,  rendeva  fol'petto 
il  merito  dell' efecuzione  della  detta  Bolla  .  Il  Cardinale  Teodoro  Triulzi , 
che  aveva  ottenuto  da  fua  Santiia  quefto  privilegio  a  favore,  ed  onore  di 
quel  Borgo  ,  di  cui  egli,  e  la  fua  Nobiliflìma  Cafa  n'era  Hata  anticamente  la  pa- 
drona ,  comealloratrovavafi  per  la  ragione  del  Feudo  ,  ebbe  nuovo  riccorfo 
allo  fteflb  Pontefice,  il  quale  con  altra  Bolla  fotto  li  io.  Sett.  1634.  delegò 
il  Vefcovo  ,  o  Vicario  Generale  di  Piacenza  per  l'efecuzione  della  prima  Bol- 
la ,  ed  il  i5.  Gennaio  kJjJ.  fu  eretta  in  Collegiata  per  quello  mezzo.  In 
feguito  pofcia  Monfig.  Gera  approvò  l'anno  fteffo  1635.  7-  Luglio  l'erezione 
in  Collegiata  fatta  a  Piacenza  ,  e  ricevette  il  giuramento  di  fedeltà  ,  ed  ubbi- 
dienza dal  primo  Prepofto  ,  che  fu  il  Dott.  Andrea  Cornali ,  e  dai  Canonici  do- 
vutaasè,  edalli  Velcovi  l'uoi  fuccefibri ,  e  l'anno  idjS.  16.  Settembre  vi  fu 
eretto  anche  il  Seminario  de'  Cherici .  E  perchè  nulla  del  decorofo  mancafle 
a  quefta  Collegiata  ,  li  8.  delmefedi  Febbrajo  dell' anno  i6^$.  (  Atti  della  Cu- 
ria Vefcovale  ,  ed  inllrum.  d'Aurelio  Rofiì)  lo  fteflb  Cardi  naie  Triulzi  ottenne 
dalnnocenzioX- Papa,  che  il  Prepofto  Gafpare  Domenicano,  e  fuoi  fuccef- 
fori  nella  Prepofitura  di  quefta  Collegiata  poteffero  ufare  )a  Mitra,  Baftone, 
e  Anello  Paftorali ,  e  di  poter  benedire  in  Chiefa  quelli ,  che  foflèro  ftati  pre- 
fentiallaMeflafolenne,  qual  privilegio  fi  offerva  anche  oggi  di,  ed  é  ufficiata 
quefta  infigne  Collegiata  da  ledici  Canonici  col  Prepofto  a  maggior  gloria  di 
Dio,  e  di  S.Biaggio Vefcovo  ,  e  martire  principal  Protettore.  Atti  della 
Curia  Vefcovale  ,  ed  inflrum.  d'Aur.  RoJJì  Camell.  della  medefima  . 
Vedi»5.  Settembre  per  il  Corpo  di  S.  Ercolano ,  e  6.  Giugno . 
-Tji„id  '  *  4  Ef- 


F  E  B  B  R  A  J  O.  9, 

4  EfTendo  fiata  fabbricatacollaCittà  nuova  ailìeme  altra  Chiefa di  S.  Biag- 
;io  ne'  Borghi  a  Porta  Cremonefc  dove  era  Spedale ,  (  come  il  Morena)  aven- 

Jola  poi  avuta  inComenda  il  Card.  Angelo  Somariva  Nobile  Lodigiano  l'an- 
no 1405.  la  cedette  poCcia  a' PP.  Olivetani  diVillanova,  che  vi  fondarono  uo 
Moniflero  ,  e  vi  fletterò  finche  fu  diftrutto  ,  come  ne  difcorro  al  cap.  9.  dell'If- 
toria  facra  de' Santuari  dedicati  allaB.  V.  in  quefta  Città.  Vedi  archivio  di 
S.  Crijìofcro ,  <r  D.  Secondo  Lancel lotto  tifile  Storie  de'Alanaà  Olivttam . 

5  Per  IciMonachcdi  S.  MariadiPaulIo  vedi  21.  Marzo  . 

•  6  11  Cartello  del  Borgo  di  S.  Angelo  ,  pofto  falla  riva  del  fiume  Lambro  fu 
fabbricaro  l'anno  1381.  da  Regina  della  Scala  moglie  di  Barnabò  Vil'conricon 
cento  m.  fiorini  d'oro,  Leandro  Alberti  Bolcgnefe  ;  e  come  quefto  fofie  anche 
il  Cartello  della  lega  centro  Francia,  vedi  Fra  Giaccomo  da  Bergamo  nel  fu© 
fupplemento  p.  365.  all'anno  ija8.     Fedi  17.  Maggio  ,  e  5.  Ottobre. 

7  Per  liScuoIari  della  Mi  fericordia,  che  fi  mettono  inpoflelTo  di  a/Iìfter» 
a'  miferi  condannati  alla  morte  dalla  Giuftizia  in  quefto  giorno  dell'anno  1551. 
▼edifualrtoriafacra  emanata  dall'Autore  di  quelt'Opera. 

8  Alla  notte  feguente  11  Martedì  di  Carnovale  dell'anno  1701.fi  accefe  il  fuoco 
nel  inagazeno  del  fieno  deirimprefa,ed  alla  mattina  arrivarono  le  prime  trupp» 
deli'Eftri'cito  Galifpano  alle  porte  della  Città  per  entrarvi  la  prima  volta  per 
la  guerra,  che  cominciò  quett' anno,  mafentendo  a  fuonàre  a  martello  tutte 
le  campane  della  Città,  fecondo  il  folito  per  chiamare  il  Popolo  adeftinguer 
il  fuoco,  mai  vollero  entrare  in  Città,  fin  a  che  non  furono  allicurate  che  non 
fi  iuonava  contro  di  loro.  Inoltre  alla  mezza  notte  feguente  incirca  ,  fen- 
tendo  quelli  a  iuonar  la  campana  maggiore  del  Duomo,  per  dare  il  folito  av- 
vilo dell' entrante  Quarefìma,  temercio  di  revoluzione  contro  di  loro,  accor- 
fero  tutti  armati  alla  Piazza  maggiore,  né  fi  acquietarono  di  ritirarfì  a'  loro 
Quartieri ,  fin  a  che  non  ebbero  iniefo  certamente  la  detta  cagione .  Nit.  del 
P.  Fagn.  neir  Arch .  di  S.  Dom. 

9.  S  RICCARDO  Red*Inghilterra,e  febbene  il  Ferrarlo  de  SS.Italia;  dice  che 
morijen  8.  correntedeirantio77i.  in  Lucca  Città  della  Tofcana  ,  pure  la  nof- 
traChie/a  celebra  oggi  la  di  lui  fefta  ,  perchè  jeri  era  impedita  dall'oflici odi  S. 
Gio.de  Muta  celebrato  dalla  Ch  lefa  uni  verfile, e  fi  celebra  lolamente  in  Duo- 
mo,ma  con  officio  doppio,  perchè  conferva  per  infigne  fua  Reliquia  un  braccio 
donatoli  da  Maffeo  MagAin?  fuo  Canonico  ,  ed  eflendo  fiata  nconofciuta  da 
Monfg.  Velcovo  Taverna  ladepcfitò  in  un  braccio  d'argento  a  perpetua  me- 
moria, e  fua  divozione.     Archivio  del  Duomo  al   [uo  mventario. 

Quefla  notte  antecedente  i  Ladii  facrileghi  fpogliano  tre  Chicfe  del  Lodi-, 
giano  QcU'aano  173 1. 

C  3  19  \\ 


^S  F  E  B  B  R  A  J  O . 

IO  II  Maflro  di  Campo  delle  noftre  milizie  urbane  Cavaliere  Lodigiano  fu 
air.mazzato  di  notte  tempo  fui  cantone  di  S.  Geminiano  andando  a  ca(a  Tua  dopo 
dieffere  flato  alla  recita  di  una  Tragedia  in  Seminario  .  Art.  1649.  ^evedi 
3.  Luglio  mone  del  Marmogno  .     JNot.  del  Ben%. 

SI  S.  DESIDERIO  Vefeovo  di  Lodi .    Veiifua  Vita  frali  p'efcovi  di  Lodi . 

12  La  Città  di  Lodi  fa  un  dono  di  lir.  41393.  15.  al  Duca  Francefco  IL 
Sforza,  ellendo  riilblto  nell'anno  15x7.  di  portar  l'armi  contro  il  Milancle. 
Regifl.  del  Land,  y  e  vedi  i^.  correrne. 

13  I  Lodigiani  queft'anno  rito,  fi  accingono  all'erezione  della  Muzza, 
che  durò  fotto  il  loro  poffelTo  fino  all'anno  1499. ,  nel  quale  Lodovico  XIL 
Redi  Francia,  impadronitofi  dello  Stato  di  Milano,  e  queito  netece  un  dono 
a  Gio.  Antonio  Pallavicino  fuo  famigliare,  e  benemerito  ;  e  l'anno  1508. 
gliela  levò,  e  la  uni  alla  Reggia  Camera  fotto  della  quale  è  fcmpre  conti- 
nuata ,  e  continua .     Arch.  della  Città  negli  atti  di  quefia  Caufa . 

*  14  Riformandofi  l'antica  lega  di  Lombardia  in  una  Dieta  tenuta  in  Milano 
da  molte  Città  l'anno  1257.  per  la  Città  di  Lodi  v'intervennero  Sozzo  Vi  ita- 
fino  ,  Guglielmo  Fifiraga  ,  Uberto  Sommariva,  ed  Alberico  GarnaicUa.  F;7/. 

15  Per  il  Corpo  di  S.Gualtero  rubato  vedi  fua  vita  per  quello  feguì  in  quefto 
giorno . 

16  S.  FILIPPINO  martire  Lod'giano,il  di  cui  facro Corpo, fecondoil  noftro 
Martirologio,  fi  conferva  nella Chiefa  di S.  Salvatore  nella  Città  diBrefcia. 

*  17  Federico  II.  Imperadore  l'anno  1237. ,  dopo  d'aver  tenuto  alTediato  Lodi 
tre  mcfi,  pertradimento  d'alcuni  Gibellini  loprefe,  e  maltrattò  i  Guelfi  ,  rile- 
gando in  Puglia  li  Sommativi ,  capi  di queflia fazione,  ma  molto  più  incrudelì 
contro  degli  Ecclefiaftici,  e  Religiofi,  come  dirò  li  4.  Ottobre  nell' Iftoria  di 
S.  Francefco .    Villan. 

18  Una  Monaca  di  unMoniflero  in  Città,  ora  fopprelTo,  introdulTe  nella 
fua  Chiefa  efteriore,  in  tempo  di  Carnovale,  alcuni  Soldati  mafcherati  gio- 
catori di  fcherma ,  e  vi  giocarono  licenziofamente ,  come  fé  foffero  flati  in 
loco  profano,ed  ecceflb  tale  fcandalizzò  tutta  la  Città.  An.  i6^%.  Not.  del  Zim. 

19  Quantunque  la  Città  aveffe  fatto  al  Duca  Francefco  il  donativo,  come 
ho  detto  alli  12.  corrente,  tuttavia  il  Cavalier  Matteo  Maggio  da  BulTetto 
Ducal  Senatore,  e  Governatore  di  Lodi,  entrato  dopo  la  morte  di  Gio.  Cle- 
mente Viftarino,  cita  cento  cinquanta  Cittadini ,  acciocché  compifchinoalle 
taglie  impoftc  ,  quali  erano  pitiche  ecceflìve  ,  fotto  pene  diconfifca  debeni , 
«  di  eflere  dichiarati  rubelli.    ^n,i$iB.  Regifi,  del  Land.  Vtdi  11.f29.corr. 

20  Per 


FEBBRAJO.  ^> 

10  Per  la  morte  del  B.  Leone  Palatino  noltro  Vefcovo  vedi  fua  Vita. 

*  ai  Monfig.  Arderico  Sommariva  nortroVeTcovo  circa  l'anno  1200.  intro- 
dulTeinCitta  gli  Umiliati ,  e  nella  Diocefi  al  Monallero  d'ogni  Santo.  Alanf, 
e  vedt  f'ita  di  qui  fio  Fefiovo . 

11  EfTendo  l'ultimo  Venerdì  di  Carnovale  dell'anno  1575.  Monfig.  Barto- 
lomeo Menati  nollro  Vefcovo,  ellcndogli  contraftata  la  giiirifdizione della-, 
Chiefa  Parrocchialedi  S  .Pierro  di  Lodi  vecchio  dal  Collegio  Germanico  On- 
garico  di  Roma  padrone  di  queft'  Abbazia, oggi  vi  fi  porta  col  feguito  del  Clero, 
NobiltàLodigiana.e  del  Militare  ,  e  fa  atterrare  la  Porta  maggiore  della_^ 
Chiefa  ,  erompere  tutti  gli  odaceli  violentemente  ,  poi  la  vifita  Pontifical- 
mei-.ie,vi  canta Mefla,  e  vi  fa  predicare,  avendo  feco  il  tutto  in  pronto,  e 
dopo  un  lauulTimo  pranzo  ,  dato  alla  ("uà  comitiva  nel  Palazzo  del  Sig.  Fedele 
jneflbluogo,  ritorna  alla  Città  .  Fagn.ncll' arch-diS.  Dom. 

*  ITI  L'acqua  del  PÒ  divenneneraperinfaunopronoAico  delletantedifgrazie 
che  erano  per  venire  .     Camp.  Ifl.  di  Crcmonaan.  1174. 

14  S.  MATTIA  Appoflolo,  fcfta  particolare  alla  Chiefa  dello  Spedale, 
dove  lìefpoDc  una  iua  Reliquia  icfigne,  ed  alla  Chiefa  della  SS.  Trinità. 

Inquefto  giorno  dell'anno  rjiy.  Bernardo  Carpano  Nobile  Lodigiano  Ca- 
pitano valorolo,  e  celebre  nell' affedio  di  Pavia  aireftò  Francefco  I.  Re  di 
Francia  .     Alaldot.  nelle  Ictt.  dogm. 

15  II  Conte  Tomafo  diMelgar  Governatore  dello  Stato  di  Milano  coIla_, 
Contella  fua  Conlorie  entra  in  Lodi  corteggiato  dalla  più  fiorita  Nibiiià  di  Mi- 
lano,e  di  più  Città  anciie  molto  remote  dell'  Iralia  per  godere  le  dimoltranze  di 

f -ubilo  della  Ipiritofa  Nobiltà  di  Lodi  per  le  nozze  Regali  del  Monarca  delle-, 
pagne  Carlo  li. ,  ed  il 

16  Con  una  mirabile  ,  e  belliflima  mafcherata  rapprefentante  dieci  Dei  af- 
fili {opra  deftrieri  riccamente  ornati,  precedendo  ciafcuno  lefueDee  corrif- 
pondenti,  pofate  in  ledie  volarti,  vaghe,  e  riccamente  dipinte,  ed  indo- 
rate, che  aggrandite  digeroglifìchi  ,edinfegne  indicative  delle  D^ilà  ,  ch« 
figuravano,  potevano  dnfi  meglio  tanti  carri  trionfali  ,  ove  colla  belczzaga- 
xeggiallèlamaeltà.  Alla  fera  fi  fece  una  (ontuofilfima  fella  di  ballo  nella  fala 
delìaCitrà,  fui  principio  della  quale  portoni  il  coro  de' Dei  a  rendere  tnbuto 
d'olTeqiiio  al  Co.  Governatore,  e  ciafcuna  Dea  alla  Conteda  con  vivacilìimi 
componimenti  del  celebre  Patrizio  fuo  Oratore,  e  Poeta  ilDott.  Francefco 
de  Le  mene . 

Si  da  principio  alla  Dottrina  Criftiana  de' Poveri  nella  Cattedrale  ,  che  poi 
fi  fiasfcri  all'Oratorio  dc' SS.Gcrvalo  ,  e  Protalò.  Jtn.  i-jii-Ubro dille  prov. 
dilla  Dottrina  AIS, 

C  4  47  liua» 


4»  FEBBRAJO. 

1J  I  fuddetti  due  Perfonaggi  fi  partono  col  corteggio  di  Dame ,  e  Cavalieri, 
come  nell'ingreffo .     An.ióZo.  fuo  libro . 

18  Come  ultimo  di  quefto  mefe  dice  il  Morena  che  1*  anno  ii6t.  s' accefe 
un  grand'  incendio  in  VallefeUa,che  l'abbruggiò  quafi  mezza  colle  Chief  e  di 
S.  Maria  Maddalena  ,  di  S.Giovanni  delleMonache,  ed  altre,  che  v'erano, 
f^tdi  i.  Dicembre . 

MARZO 

Odigiani  Cittadini ,  e  Forenfi  in  grandi  (limo  numero  vanno 
a  riverire  laSS.  Vergine  di  Triviglio  ,la  quale,  come  jcri, 
giorno  28.  Febbraio  ,  mandò  copiofe  lagrime  dagli  occhi , 
per  il  qual  miracolo  Lotrecco  Generale  dell'armi  de'Fran- 
cefi  perdonò  al  detto  Borgo  la  ftrage  crudele  ,  che  aveva 
minacciato  di  farvi, e  dell'abitato, e  degli  Abitanti  ;  e  queft* 
Immagine  datai  miracolo  prele  il  nome  della  B.  Vergine 
delle  lagrime ,  fucceflb  nell'  anno  1521 .  fuo  libro . 

Vengono  a  Lodi  i  Confoli  di  Milano  per  implorare  da  Federico  I.  Impera- 
dore,  che  quivi  loggiorna,  la  pace  adifcrezione  fua.     An.  nói.  Morert. 

*  4  Dice  il  Lodi,ne'MS.  Comm.  Iftor.  de' Viftarini,  come  dopo  la  vittoria, 
che  Carlo  V.  Imperadore  ebbe  lotto  Pavia  li  24.  Febbrajo  1525.  Gio.Arcim- 
boldo  Governatore  di  Lodi  dichiarò  fettantacinque  Cittadini  noftri  ,  quafi 
tutti  di  famiglie  Nobili,  incorfi  nelle  pene  di  confìfca  ,  e  di  ribellione  per  el- 
ferfi  abfentaii  dallaCittà  nel  tempo  delle  terribili  rivoluzioni  dello  Stato,  dopo 
l'ultima  ufcitade' Francefi,  ma  per  editto  del  Duca  Francefco  II.  di  Milano 
furono  rilafciate  le  pene ,  e  baadi  luddetti,  purché  in  termine  di  20.  giorni 
tornaflero  a  ripatriare  colle  loro  Famiglie,  epagalTero  le  gravezze  impoft* 
dopo  il  riacquillo  della  Città  fatto  dagli  Imperiali .     l^edi  4.  Settembre  . 

3.  Come  S.  Gregorio  Pontefice  fcrifle  alla  Città  di  Lodi,  raccomandandole  il 
fuo  Vefcovo  Opizzone  vedi  Vita  di  quello  Vefcovo  . 

4.  LiMilanefi  fuperati ,  e  foggiogati  da  Federico  L  Imperadore  ritornano 
a  Lodi  a  prefentargli  le  chiavi  della  loro  Città.     An.  ii6z.  Vedi  il  giorno  \, 

Albernandode  Allamani,  edOmobono  de  Maeflri  Cittadini  Lodigiani,  quafi 
mofli  da  fpirito  Divino, colle  Croci  Tulle  Tpalie  fi  prefentano  al  detto  Imperadore 
rella  Città  di  Coltanza  per  implorare  il  fuo  patrocinio  contro  de'  Milaneli ,  che 
aveaao  diftrurto  Lodi  vecchio  ,  ed  impedivano  che  non  faceilero  il  mercato  del 
Martedì  nel  Borgo  Piacentino,  egli  opprimevano  con  mille  etlorfioni .  Art. 
1153.  Mmn.  Vedi  i,  Giugni  la  penultima ,  aj.  Aprile  l' ultima  difìruzione  di  Ledi 
Vie£l>;9.  S-  Fefta 


MARZO.  4» 

j  Fefta  del  B.  Antonio  da  Lodi  de' Minori  di  S.Francefco. 

Fita  del  Beato  . 

Dicono  il  noftro  Martirologio,  e  le  Croniche  de' Frati  Minori  di  S.Fran- 
cefco (a)  come  queflo  Beato  fu  della  Nobile  Famiglia  de  Gavazzi  Lo- 
digiana,  Semplice  Laico  ,  e  di  tanta  fantità,  che  nell'ora  del  fuo  tranfito  fi 
viddero  molte  cofe  di  Dio  meravigliofe  ;  udendo  i  Frati  gli  Angeli ,  che  can- 
tavano, portando  la  di  lui  Anima  alla  gloria  del  Faradilo,  anzi  il  Maldotti 
nella  Tua  Penna ,  tra  gli  Uomini  illuftri  di  Lodi  Tua  Patria,  difcorrendo  di  quefto 
Beato  ,  dice  ,  che  nel  morire  ie  gli  vide  in  fronte  una  lucidillima  ftella .  Fu 
de' primi  amatori  dell' Odervanza,  edèfeppellito  nella  Chiefa di S.  Giovanni 
fuori  della  Città ,  fecondo  il  citato  Martirologio ,  e  Croniche  ,  ove  al  prefentc 
fono  liCapuccini  :  molte  Perfone,  che  con  fede,  e  divozione  nelle  lorone- 
ceflìtà  anno  invocato  il  fuo  nome  ,  ottennero  da  Dio  rimedj  con  falute . 

tf  Gio.  Vignati  già  Signore  di  Lodi  ottiene  l'inveftitura  di  eflà  Città da_, 
Sigifmondo  Imperadore  l'anno  1415.  per  diploma  dato  oggi ,  avendo  fatti  tra 
fuoi  Procuratori  de'  Lodigiani,  apprclTo  la  Maeftà  dell'  Imperadore,  il  Vefcovo 
>\rrigonc ,  e  Maffeo  Muzzani .     PWan. 

7  S.TOMASO  D'AQ,UINO  dell' Ordine  de' Predicatori,  fefta  alla  Chie- 
fa di  S.  Domenico. 

Comincia  il  Sinodo Diocefano  di Monfig.  Lodovico  Taverna.  Att.  1591. 
AnidtlPallearo  Camcll.  Vefc. 

8  Acerbo  Morena  figlio  di  Ottone  Cavalier  primario,  e  Podeflà  di  Lodi, 
infìgne  Iftorico  da  tutti  celebrato,  riceve  con  l-edenco  di  AfTia  Carnei icrc-, 
dell' Imperadore  Federico  L  il  giuramento  di  fedeltà,  chepreftano  li  Milanefi 
di  P.  Nuova  ad  elio  Imperadore  .     An.  iióz.  lo  flejjb  Iflorico  ,  e  P'tllan. 

9  S.  FRANCESCA  Matrona  Romana,  fefta  alla  Chiefa  di  S.  Criltoforo 
de'  Monaci  Olivetani . 

PubSlicafì  una  grida  rigorofìfTima  di  denunziare  tutti  i  Camini  della  Città; 
An.  i<?47.  Nùt.  del  Benz. 

) 

Terremoto  fpaventofo  fa  crepare  il  Duomo,  e  la  Chiefa  dell' locoronata .' 
An.  1695. 

10  Per  efempio  di  tremenda  giuflizia  contro  de' Ladri,  cinque  fono  appic- 
cati, e  trearruotati  fu  queiU l'azza .  An.  1705.  iagn.  Arck.diS.  Dom. ,/ 
vedi  I.  Luglio . 

(j);).  j./.  3.  f.44. 

ti  II 


4»  MARZO. 

11  II  Corpo  di  guardia  de  Soldati,  qual  e  piantato  in  mezzo  della  Piazza 
maggiore,  oggi  è  demolito,  e  trafportato.    An.  tjzi.  vedi  ly  Agofìo . 

12  Per  la  Confecrazione  del  Vefcovo  Taverna  vedi  fuaVita. 

*  1}  Maffeo  deVecchj  Nobile  Lodigiano,  Poeta  eccellentiffimo ,  creato  dal 
Pontefice  Martino  V.  Secretario  de'  Brevi ,  Canonico  di  S.  Pietro  in  Vaticano, 
e  Datario;  quello,  che  fece  trasferire  afuefpefe  il  facro  Corpo  di  S.  Monica 
madre  di  S.  Agoilino  dalla  Città  diOitia  a  Roma,  e  che  rifiutò  Vefcovadi  of- 
fertigli da  Sommi  Pontefici,  nell'anno  1459.  mori  in  Roma,  e  fu  feppellito 
nella  Chiefa  di  S.  Agoftino  nella  Cappella  da  efTo  fabbricata  ad  onore  della 
Santa ,  e  dove  ripofe  il  di  lei  lacro  Corpo  .  Tiene  quello  breve  epitafio  il  fuo 
fepolcro:  D.  Maffii  Veggi  Laudin.  Le  fue  Opere  fono  Iparfe  per  tutto  il 
Mondo,  ma  in  particolare  con  gran  diligenza  fi  confervano  nella  Biblioteca 
Vaticana  ,  dalle  quali  fi  fcorge  quanto  folle  perito  nella  hngua Greca  ,  e  La- 
tina, e  parimente  nella  Orazione  (biuta,  e  quanto  folle  Poeta  eccellente  lo 
prova  il  luppleiriento  che  fece  all'  Eneide  di  Virgilio  con  moke  altre  fue  opere, 
che  fi  leggono  anche  nella  Biblioteca  Filippina  di  Lodi .  fillan.  Itinixan» 
dello  Scot.lnform.  di  Roma  ^  cFr.  Leandro. 

*  14  L'anno  1(^98. cominciò  a  rlfabbricarfi  il  Reale  Palazzo  dal  Conte  An- 
tonio Barnt,  ove  alloggiano  folamente  Imperadori ,  Re,  Principi  fecolari ,  ed 
Ecclefialtici,  fecondo  l'antichifTimo  fuo  privilegio,  ed  è  piantato  fu'l  corlò 
della  P.  Regale  come  oggidì ,  ed  Imperiale  come  dicevafi  anticamente  fino  dal 
Morena  .  Not.delFagn.  Quefta  nobile  Famiglia  è  anche  delle  amiche  di  Lodi , 
mentre  fino  dalla  riforma  de' Decurioni  feguita  l'anno  1492.  13.  Aprile  leggo 
tra  queftì  neir  Archivio  della  Città  Ambrogio  Barni .     i-'cdi  30.  Agofto  . 

15  Rifletendo  liSig.  Decurioni  della  Città  come  quello  Territorio  ,  contro 
il  fuololito,  erada  molti  anni  indietro  iterile  ,  ottennero  dal  Sommo  Ponte- 
fice Paolo  V.  un  Breve  Appoftolico,  in  virtù  del  quale,  dopo  tre  giorni  di 
penitenze,  e  d'aver  fatte  le  debite  reftituzioni ,  e  foddisfazioni ,  e  ricevuti 
li  SS.  Sagramenti  della  Penitenza  ,  ed  Eucariftia  ,  Monfig.  Vefcovo  Seghizzi 
Pontificalmente  vellico,  coli' intervento  d'ambi  li  Cleri ,  Nobiltà,  Confra- 
ternite, ed  ianumerabile  popolo  concorfo  in  proceflione,  dalla  Loggia  del  Pa- 
lazzo della  Cittàaffolfe  tutti  i  Lodigiani  Cittadini,  e  del  Contado  da  ogni  forte 
di  Cenfure  ignorantamente  incorfe,  e  poi  diede  la  Bc;ned!Zione  Papale  alU 
Città,  ed  al  fuo  Territorio.     Ifirum.  vogato  daAur.RojJì  i6zo. 

Ì.6  Fefta  del  B.  Giovanni  da  Lodi  dell'Ordine  de'  Minori  di  S.  Francefco, 
e  così  famigliare  del  Santo  Patriarca,  che  meritò  di  toccare  le  di  lui  làcra- 
tillime  fligmate  .    Nosìro Marurologgio . 

17  EiTendoprevalfa  la  fazione  Guelfa  l'anno  1399.  reflarono  fconfitti  iNo- 
bili  Vittarini  principali  della  fazione  Gibellina  :  ed  alcuni  d'elli furono abbruc- 
cuti  nella  pubblica  Piazza  ,  e  Ipianate  le  loro  Caie .    kilUn.  j8  Lodi 


A' 


MARZO.  4? 

i8  Lodi  fi  arrende  all'Efercito  dell'Imperadore  Enrico  VII-  l'an.  ijii.  Fili. 

I  Borghefani  fanno  molte  orazioni  ,  e  devozioni  a  S.  Ba{rano  per  non  fog- 

Siacere  alla  diltruzione  de' Borghi  minacciata  dal  Card.  Triulzi  Governatore 
eliostato  di  Milano,  e  dal  Generale  dell'Artiglieria,  ed  in  fatti  per  allora 
furono  preicrvati .    An.  1642.  Not.  dclBenz. 

19  S.GIUSEPPE  SpofodellagloriofiiTima  Vergine,  e  MadrediDioMaria, 
e  Padrone  principale  delle  Spagne  titolare  della  Chiefadel  Collegio  delle  Or- 
fane ,  il  quale  gode  il  privilegio  dell  Indulgenza  plenaria  in  perpetuo  concelTa 
ad  inftanza  del  Re  Cattolico  delle  Spagne  per  i  fuoi  Stati ,  Regni ,  e  Provincie  , 
dal  Pontefice  Innocenzio  XI.  per  elTere  dedicata  a  quefto  Patriarca  .  Fefta  pure 
a'SS.  Nabore ,  e  Felice ,  a  S.  Giovanni  le  Vigne ,  a  S.  Marco ,  ed  a  S.  Agneie. 

'ifloria  della  Chiefa  ,  e  Collegio  di  S.  Giupppe  delle  Orfane . 

Nche  delle  povere  Orfane,  cioè  povere  Zittelle  prive  di  Padre ,  e  Madre , 

.odi  chi  potelfe  allevarle ,  i  primi  che  ne  prendelTero  la  cura  furono  li 

Deputati  della  Scuola  di  S.  Paolo,  come  fi  legge  nel  Tuo  archivio  nell'anno 
1575. ,  e  tanto  piacque  a  Perfone  pie  quefta  carità  ,  che  col  tempo  fi  mofTero 
a  foccorerle  co*  loro  lafciti .  Per  prima  Perfona  benefatrice  fi  racconta  la 
Nobile  Lucrezia  Bagliona  Fiorentina  maritata  con  Gio.  Battifta  Pozzi  Gen- 
tiluomo Lodigiano ,  la  quale  nel  fijo  ultimo  teftamento  rogato  da  Gio .  Pietro 
Fino  Notaio  Coli,  di  Lodi  l'anno  16x7. 12.  Marzo  lafciò  parte  de'iuoi  beni 
ftabili ,  e  mobili ,  affinchè  s'impiegaflero  per  allevare  povere  Figliuole  orfane 
native  di  Lodi  prive  del  Padre  ,  e  della  Madre,  e  d'altri  Parenti,  che  avellerò 
il  commodo  di  poterle  ioilenere  ,  e  folfero  allevate  dalle  Orlole ,  come  legged 
nel  citato  Archivio  di  S  Paolo ,  che  praticavafi  anticamente  l'anno  1575.  men- 
tre abitavano  afiieme  le  Convertite,  Orfole,ed  Orfane.  Lalcia  va  pero  la  liberta 
agl'efecutori  teltamentarj  d'aggregarle  al  altro  Luogo  pio,  volendo  anche  che 
quefte  Zittelle  fi  dimandaflero  le  Orfane  della  Madoiina .  Mori  la  detta  Signora 
Lucrezia  l'anno  1627.  7.  Luglio  ,  e  le  Orfane  ricevettero  talacquilto. 

Segui  poi  che  le  Orfole  effendofi  collocatene!  Collegio  della  Chiela  della  SS. 
Trinità  fi  fcaricarono  della  cura  delle  Orfane,  e  quefte  furono  accolte  dalla 
carità  d' altre  Perfone  pie,  una  delle  quali  fu  il  PreteProfperoGalleano  ,  il 
quale  l'anno  1654.  aflegnò  a  loro  una  fua  propria  Cafa  pof^a  per  il  contro  la 
Chiela  di  S.Giovanni  nelle  vigne,  e  per  aver  quivi  cominciato  le  Orline  a 
far  corpo  da  sé  Iole  ,  dicefi  che  in  quefta  Cala  abbia  avuto  origine  la  Congre- 
gazione delle  Orfane;  erano  quivi  anche  governate  da  una  Donna  vecchia 
appellata  la  Madre,  o  la  Madonna ,  e  foccorfe  colle  limoline  ,  che  andavano 
accattando.  Provvidde  il  Signore  parimente  altre  Beneiairic»  ,  come  a 
Nob.Angela  Secca,  moglie  del  fu  Francefco Gavazzo  Nobile  Lodigiano,  la 
quale  l'anno  1627.  ,  ed  un  altra  volta  l'anno  165  5.  18.  Marzo ,  come  per  iltru- 
mento  rogatoda  Francefco  Vitali  Notajo  Coli. di  Lodi,e  per  fine  lo  ttello  anno 
li  19.  d'elio  mele  ,  per  telUmento  rogatoda  Ballano  Mellefi  Notajo  Cauli- 


44  MARZO-' 

dico  di  Lodi ,  lafciò  erede  la  Congregazione  delle  povere  Orfane  di  Lodi , 
eretta  come  fopra  nella  Cafa  del  Prete  Galleano  ,  con  patto  che  nel  ter- 
mine di  tre  giorni  fi  trasferiflcro  le  Orfane  ad  abitare  nella  Cafa  d' elTa.* 
Signora  pofta  nella  vicinanza  di  S.  Salvatore,  e  che  in  ella  abit afferò  tutte 
quelle,  che  fodero  ftate  ricevute  fino  in  perpetuo;  ed  in  riguardo  a  quefta 
difpofizione  le  Orfane  fubito  lafciarono  la  Cafa  del  Prete  Galleano  ,  e  fi  por- 
tarono a  quefta  ,  nella  quale  fono  fempre  dimorate  ,  come  anche  al  prefente. 
Morta  che  fu  inforfero  alcuni  litigj  con  li  PP.  Somafchi  di  S.  Andrea,  ma  per- 
chè non  fanno  al  miopropofiro  glitralafcio  ;  dirò  folamente  che  le  Orfane  in 
virtù  della  detta  donazione  furono  obbligate  dalla  Teftatrice  a  recitar  ogni 
giorno  le  Litanie  della  B.  Vergine  avanti  la  fua  benedetta  Immagine  infuf- 
iragio  dell' Anima  fua  ,  come  ancora  ficoftuma. 

ÈlTendoquefto  Collegio  governato  da  fuoi  Deputati ,  in  una  provifione  dell' 
ultimo  di  Marzo  dell'anno  i55o.  ftabilirono  di  fabbricare  laChiefa  ,  e  Cap- 
pella ad  onore  di  S.  Giufeppe  nella  iteflaCafa,  o  Collegio  delle  Orfane,  ed 
cfTendo  fiata  finita  l'anno  i(575. 8.  Novembre  fu  benedetta  dal  Vicario  Gene- 
rale Vincenzo  Brinzago  Deputato  da  Monfig.  Vefcovo  Menati ,  come  gli  atti 
della  Curia,  e  godei' Ingulgenza  accennata  da  principio,  conceffa  da  quel 
Pontefice  ad  inftanza  di  Carlo  II.  Re  delle  Spagne  per  tutto  il  fuo  dominio. 

Anche  il  Canonico  Penitenziere  della  noftra  Cattedrale  Camil  lo  Guffi  ,  dopo 
di  aver  governato  quello  Collegio  molti  anni  con  grand' avantaggio  in  vita 
fua,  anche  dopo  morte  vi  volle  perpetuare  la  memoria  della  fua  carità,  ed 
affetto,  che  vivendo  gli  aveva  portato,  perchè  nel  fuo  teitaroento  rogato  da 
Gerolamo  Morone  Manufardi  Not.  Coli,  di  Lodi  l'anno  1717.  J.  Maggio 
inllituì  fuo  Erede  univerfale  quefto  Ven.  Collegio  ,  con  patto  di  mante- 
nere feiReligiofe  regolatrici  di  elTo  nella  forma  defcritta  dalla  fua  Regola  , 
affinchè ,  entrando  quefle  con  tenue  dote ,  fi  poffa  foccombere  al  Collegio  colla 
fua  eredità  per  il  di  loro  mantenimento,  volendo  in  oltre  che  il  rimanente, 
Soddisfati  che  foffero  alcuni  fuoi  legati ,  fi  converta  in  beneficio  d'effe  povere 
Orfane  ,  le  quali  anno  molfe  acompalfione  anche  altre  pietofe  Perfone  ,  come 
il  Prete D.VicenzoTofiLodigiano,  ed  altre  a  foccorele  con  divertì  ialciti, 
«he  al  prefente  fono  fufficienti  a  mantenere  circa 30. Zittelle. 

Nella  Chiefa  di  S.Antonio  di  Padova  de' PP.  Conventuali  diS.  Francefco 
con  folenne  proceflìone  fu  tralportata  la  Statua  d'eflb  Santo  dalla  Cappella  di 
S.  Francefco  a  quella,  dove  è  al  prefente,  che  era  del  Grocifillo,  e  quello 
relia  collocato  lopra l'architrave.     An.  16^1. Not. dd Btnz. 

*  10  BarnabòVifconti  Signore  di  Lodi ,  di  Cremona,  e  d' altre  Città ,  l'anno 
»370.  donò  a  Regina  della  Scala  fua  moglie  Cartel  nuovo  bocca  d'Adda  ,  So- 
Jnaglia,  Roncaglia,  Majano,  Monte  Diado,  ed  altre  Terre  nel  Lodigiano. 
Villan. 

Il  S.  BENEDETTO,  fefiaalla  fua  Chiefa,  a  S.  Griftoforo ,  a  S.Vicen- 
20,  a  S.  Gio,  Batiifla,  ed  a'iS.Cufmo,  e  Damiano,  tutti  Moniflerj  Bene- 
éettwi.  liìoria 


MARZO.  -  ^1 

I/Jorh  della  Chiefa  di  S.  Benedette . 

Dicono  alcuni  MS.  annonimi  nelle  Vite  de'noftri  Vofcovi ,  come  Monfig. 
Egidio  dell'Acqua,  qual  vifTeVelcovo  di  quefta  Città  dall'anno  1307. 
fin  all'anno  1311.  ontrodulTe  in  Città  le  Umiliate,  e  perchè  trovo  come  quefte 
già  vi  foffero  più  di  cento  anni  prima  ,  ma  in  altri  luoghi  ,  bifogna_, 
che  quelli  MS.  s'intendino  delle  Umiliate,  che  furono  introdotte  in  quello  Mo- 
nirtcro,  delle  quali  non  trovo  alcun  documento  prima  delli  anni  (bpralcritti , 
re'  quali  vide  il  detto  Vefcovo  ,  ficcome  le  trovo  nominate  dopo  in  varii  luo- 
ghi .  ElFendo  ItatafoprelTa  la  Religione  delli  Umiliati  da  S.  Pio  V-  l'anno  1570. 
palTarono  qaelte  Monache  da  Umigliate  alla  Religione  Benedettina,  febbene 
continuarono  la  prima  ufficiatura  dell  Ordine  delli  Umigliati  fin'  all'anno  i6<^6. 
15.  Gennajo  fefta  di  S.  Mauro  Abbate  ,  nel  qual  giorno  ripudiato  quel  Brevia- 
rio, s'appigliarono  al  Benedettino  ,  fecondo  dice  il  loro  archivio  ;  vertono 
però  l'abito  candido  ancora,  fecondo  l'antico  coftume  Umiliato  ,  ccetto  che 
portano  in  terta  un  velo  nero  fopra  d'un  altro  bianco.  Q.uefloMoni(tero  dal 
fuo  principio  conteneva  puoco  fito,  eftendendofi  dalla  parte  del  Convento 
di  S.  Francefco  ,  finchj  (  come  dice  il  Lodi  difc.  9.  p.  47i'  e  fuo  archivio) 
rannoi5a5.  ,  le  Monachecomprarono  una  Cafa  grande,  o  Palazzo,  che  prima 
era  del  Card.  AngeloSomariva,epa(ratadaeflò  negli  Olivetani  per  donazione 
di  detto  Cardinale  ,  e  da  quefti  nella  nobile  ,  ed  antica  Famiglia  de'  Cani ,  po- 
scia dirocato  fervi,  comediffi,  alle  Monache  l'anno  fudetto  per  ampliare  il 
loro  vicino  Moniftero ,  dove  anche  fabbricarono  la  Chiefa  prefenre  molto  bella 
detta  di  S.  Benedetto  ,  polta  fopra  la  corta  chiamata  dal  nome  antico  del  Mar 
gerondo. 

Pofcia  è  accrefciuto  molto  per  l'unione  fattagli  delle  Monache, ed  effetti 
d'altri  Moniiterj  fopprefli ,  come  dice  il  Nob.  Girolamo  CadamofH  ne*  luoi 
MS-  dello  Spedai  magiore  di  quefta  Città,  cioè  che  poco  prima  dell'anno  1467. 
fu  unito  a  quefto  Moniltero  quello  detto  delia  Cafa  de  Dinari  colle  (uè  Mona- 
che, che  erano  anche  loro  Umiliare,  e  colle  loro  entrate,  nel  qualMoniflero 
poi  fi  portarono  le  Monache  di  S.  Damiano  quando  vennero  in  Città ,  come  al 
diicorib  di  quefle  tratterò  .  Anche  altre  Monache  Umiliate  dette  del  Mo- 
riflero  di  S.  Maria  di  Paullo,  alias  di  S.  Criiloforino  preffoS-Criftoforo  ia 
Città ,  dopo  molte  controverfie  fi  trasferirono  in  quefto  Moniftero  l'anno  i5i  J. 
li  li.  Febbrajo  circa  unora  di  notte  ,  qutli  furono  quefte  due  fole  Donna  Rie* 
cadona  Villanova  Abbadeilk,  e  Donna  Profpera  Viglezia  Vicaria. 

Parimenterannoi595.  30.  Aprile  in  Sabato  alle  ore  9.  vi  furono  trasferite, 
ed  incorporate  fette  Monache  da  Offizio,  e  due  Converfe  del  Moniftero  di  S. 
Marta  in  Città,  fìtuato  nell'  Ifola  Quarefmi ,  perchè  minacciando  rovina,  né 
potendofi  riparai^  perla  fpefa  ecedente  le  fue  forze  ,  Moni.  Bartolomeo  Me- 
niti noltro  Vefcovo  le  dillribui  parte  in  quefto  Moniftero  ,  parte  in  quello  di 
S.  Damiano  ,  e  parte  in  quello  di  S.  Giovanni ,  come  fi  dirà  trattandofì  di  quefli 
Monilterj,  a'  quali  colla  refpettiva  porzione  delle  Monache  furono  afTegnate 
ancora  le  entrate  del  Mojillero,  che  redo  foppreflb.    Poi  li 8.  Novembre 

dello 


4<5  MARZO. 

dello  ftefTo  anno  furono  trasferite  le  offa  de'Cadaveri  feppelliti  nella  Chiefa  del 
fuo  MonifteroallaParrocchiale  piìi  vicina  di  S.  Biaggio,  e  fu  profanata  dal  Ca- 
nonico della  Cattedr  Gio  Batt.Griffino  d'ordine  dello  fteflo  Prelato. Si  deve  no- 
tare ancora  come  neU'eftraerfi  le  oda  delle, Monache  furono  ritrovate  in  una 
cafl'etta  feparata  quelle  di  Donna  Geneura  Senchia  Cittadina  di  Lodi ,  le  quali 
col  permefTo  del  detto  Vefco\o  ad  inftanza  delle  nove  Monache  unite  col  Mo- 
niitero  di  S.  Benedetto  furono  portate  a  quefto  Monifiero,  edepofitateinaltra 
calTetta  fatta  di  nuovo ,  ferrata  con  chiave  femina  affai  grcffa  ,e  fu  ripoita  nel 
fepolcro  comune.  Era  quefta  Monaca  viHuta  efemplariiTima ,  edoflervan- 
tiliìma  de' Voti  profcflati ,  e  morta  in  conretto  di  gran  itima  nella  pietà,  e  le 
fue  Conforellc!  le  avevano  Tempre  confervata  particolar  divozione  ,  e  per 
tradizione  verbale  fi  ha  che  certa  Nob.  Lodovica  Sommaglia  Lodigiana  da 
lei  ricevette  una  grazia.  Tutto  quefto  fi  ha  da  iftrumenti  rogati  da  Fran- 
cefco  Maria  Erba  Cancell.  Vefcovale  giorni ,  ed  anni  fuddetti  ,  e  dall'  archi- 
vio di  quelle  Monache,  che  liferifce  anche  l'ultimo  fatto.  In  quello  Mo- 
nifterorifiedono  circa  45.  Monache  ,  ed  al  principio  di  quello  fecolo  fono  Hate 
anche  più  di  cinquanta  .     Vedi  29.  Luglio . 

Bona  DuchefTa  ,e  Gio.  Galeazzo  Vifconti  di  lei  figliuolo  Duca  di  Milano 
concedono  molti  privilegi,  e  l'efenzione  di  molti  dazj  alla  Città  di  Lodi. 
j4n.  1471.  Rub.  della  Muz. 

Fraterna,  e  facrilega  uccifione  con  fedeci  altre  perfone  in  circa,  che  reflarono 
ammazzate  nella  Balilica  di  S.  Francefco  nel  tempo  di  predica  ,  ed  anch<u. 
molte  altre  ftroppiate,  ©ferite  mortalmente,  e  perchè  il  P.  Predicatore  volle 
Igridare  i  ficcarj  sbararonodell'archibugiate  anche  contro  di  elio,  ma  per  gra- 
zia del  Signore  non  reflòofFefo,  perchè  le  palle  colpirono  folamente  il  pul- 
pito, delle  quali  anche  al  prefente  fé  ne  vede  ilfegno  .  An.  16^2.  Not.  del  Benz. 

ai  Al  nuovo  Altare  della  PalTione  nella  Chiefa  Parrocchiale  di  S  Maria 
Maddalena  fi  cantala  prima  MeiTa  folennemente  ,  efl'endo Domenica QiPalIio- 
ne  nell'anno  1^4  j.     Por.  nel  fuo  libi  9 

*3  La  Rettoria  de'  SS.  Cofmo  ,  e  Damiano  è  trasferita,  ed  incorporata  colla 
Parrocchiale  di  S.  Salvatore  l'anno  ijpi.  come  d'iftrumento  rogato  da  Mi- 
chel Palleari ,     Vedi  18.  j^ovembre  ifioria  di  S.  Romano . 

•  24  Scrive  Antonio  Maraviglia  Giureconfulto  ,  che  dimorando  in  Lodi  Vi- 
cario nell'anno  1399.  vide  il  Sole  chiaro  a  render  puoco  ,  e  quafi  niente  di 
fplendore,  tal'ora  pareva  che  gettale  fuoco,  e  tremanti  fcimille  ignee.efumofe 
a  guifa  di  fornace ,  tal'  ora  compariva  di  color  azuro ,  e  tal'  ora  d'altri  civeifi 
colori .     Vi  lan. 

ì5  L'ANNUNCIAZIONE  DELLA  B.  VERGINE,  fefta alla  Chiefa  de* 

PP.  Carmelitani . 
QMeilaChida  era atiticamente  dedicata  a  S. Maria Elifabetta  jufpatronato 

delia 


MARZO'.  47 

della  Nob.  Cafa  Cidamoftì ,  e  da  quefta  ceduta  a'  PP.  Carmelitani  l'snno  149^. 
e  fuliito  che  lapollederono  vene  fabbricarono  uà' altra  nuova,  quale  la  pre- 
fente,  che  fu  confacrata  l'anno  1522. ,  echi  defidera  maggiori  notizie  veda  il 
cap.  5.  dell'  Irtoria  facra  de'Sancuarj  della  B.  V. ,  opera  dell'Autore  di  quefta. 

Edendo  ftara  portata  alla  Chiefa  di  S.  Defendente  la  flatua  della  B.  Vergine 
del  SS.  Rofario  l'anno  1705. ,  perchè  nella  Chiefa  di  S.  Domenico  ,  ove  fi  ve- 
nerava, fu  piantato  lo  Spedale  de' Francefi ,  oggi  con  pompa,  e  giubilo  di 
tutta  la  Citta  fi  reltituifce  proceflìonalmente  alla  fua  prima  nicchia  .  An.  \yo6. 
fua  Ifloria . 

Oggi  è  fefta  principale  ancora  d«lla Chiefa  diS.  Maria  dell'Annunciata»* 
delle  Òrfole  di  Lodi  vecchio . 

Ifloria  à'  efa  Chiefa . 

^He  quefta  folTe  la  Cattedrale  dell'antica  Città  non  v'  è  da  dubitare .  Tutti 
j  gli  Scrittori  Lodigiani,  e  tradizioni  verbali  1' accordano  ,  come  anche 
l'ilcrizione  ,  che  fi  legge  nell  ingrelTo  del  Collegio  fopra  la  porta  ,  che  comin- 
cia :  Ecchftam  hanc  o'.im  CathedralfmUrits  vcteris&c.  ed  il  Lodi  neldilc.  7. 
dice  :  La  Bafilica  di  S.  M^ria  ,  altre  volte  Cattedrale  ,  mofira  dall'  appetto  fua 
il  rtfarcimento  avuto,  vfggcndoffi  in  parte  antica y  e  in  parte  nuova.  Monfig. 
Cadamolèi ,  come  dall'arch.  del  Vefcovaro  ,  fu  il  primo  ,  che  applicò  il  pen- 
derò a  ripararla  l'anno  1381.  L'ultima  mano  vela  pofero  i Canonici  di  Starla, 
che  vi  ebbero  refidenza  qualche  tempo,  e  laridulfero  a  poco  pih  della  meta 
in  longhezza  di  quella  era  prima,  come  il  citato  Lodi  aldifc.7.  pag.  349-» 
ed  ellendo  fiata  iopprelTa  quefta  Religione  li  6.  Dicembre  1668.  ,  come  il 
Bollar. ,  reftò  ancora  derelitta  la  Chiefa  ,  finché  T  anno  i6()o.  v'  entrarono  in 
pollelfo  le  Orfole  di  Lodi  vecchio ,  quali  prima  abitavano  in  una  Cafa  privata, 
elfcndo  qua  ven-jte  da  Brembio  in  numero  di  fei  Vanno  1682. 

Anche*  Monfig.  Ortenfio  Vifconti  noftro  Vefcovo  pofe  la  fua  benigna  ,  e 
prodiga  mano  alla  perfezione  ,  e  bellezza  di  quefta  Chiefa,  e  Collegio,  come 
al  prelente  fi  vede,  e  refiò  il  tutto  perfezionato  l'anno  1710.  Sua  tfcrizione  k 
Leggafiii.  Ottobre ,  <r  *i.  Maggio  Vita  dd  B.  Giacomo Oldo . 

Fefta  principale  anche  alla  Chiefa  di  S.  Maria  del  Bofco  fotto  la  Parroc- 
chia del  Luogo  di  Spino. 

I fiorì  a  d'epi  Chiefa . 

PEr  dare  foddisfazione  ad  alcuni  Cittadini  di  Lodi  divoti  della  B.  Vergine 
detta  del  Bofco  forto  la  Parrocchiale  Arclpreturaledel  Luogo  di  Spino  m 
(jera  d'Adda,  debbo  feri  vere  qualche  cofa  anche  di  queilo  Santuario,  abben- 
chè  fia  fuori  del  mio  aflunto  .  .    '. 

Dell'origine  più  antica  di  quefta Chiefa  non  ho  potuto ftabilire  altro ioa» 

^  danaea-. 


4^  M    A    R    7    O. 

demento  che  quello  pafla  per  antichiflìma ,  e  coftante  tradizione  verbale» 
paflàta  in  noi  da  Uomini  di  gran  fenno ,  e  credito  ,  EcclefialHci ,  e  Nobili ,  e 
però  degni  di  tutta  la  fede  ,  avendogli  conofciuti anche  molti  di  quelli, che 
vivono  oggidì . 

Ne' Bofchi ,  ove  èfituata  quefta  Chiefa  fu  anticamente  prefo  uno  da'Sbirri 
per  condurlo  a  Lodi  nelle  Carceri,  ma  egli  o  perchè  fofTe  innocente  gli  preme  f- 
fc  la  difel'a  del  Tuo  buon  nome  ,  o  perchè  fbfl'e  reo ,  e  molto  temell'e  della  fua--. 
vita,  nel  parlar  da  quefta  parte ,  mentre  era  condotto  legato,  di  vero  cuore 
contrito  invocò  in  ilio  ajuto  la  B.  V.  ,ladi  cui  Sacra  Imagineerain  quello  fito, 
ove  anche  al  prefente  (i  venera  verfo  la  Chiefa  in  Confcffione  .  Fu  pronta  la 
Santiffima  Vergine  Madre  di  Mifcricordia  ,  la  quale  li  dichiarò  a  S.  Brigida, 
ch'era  Madre  di  tutti  li  peccatori ,  che  fi  volevano  emendare;  perchè  (ubito 
prcCe  la  ditela  di  quel  prigioniero,  gli  caddero  a  terra  due  maneae  congiunte-, 
con  grolla  catena,  che  g'i  tenevano  legate,  e  ftreite  le  mani  ,e  iì  vide  fciolto  ,c 
libero  da'Sbirri  ,  che  per  maggior  compimento  della  grazia  della  B.  V  lo  per- 
dettero  anche  di  villa,  febbenegli  foifero  prefenti  :  onde  loro  fi  partirono  con- 
fufi ,  come  un  Cacciatore ,  dal  quale  foffe  fugita  la  tìeri  dalla  rete  ,  ed  egli  con- 
folato,  ed  allegro  fi  prefentò  con  que' ferri  avanti  la  Santiihma  Im  .gine  fua  li- 
beratrice ,  che  dovette  renderle  mille  grazie ,  dicendo  :  Per  voi  ò  potentillima 
Regina  del  Cielo,  edella  terra  fièfcioltoil  mio  laccio,  e  per  voi  io  fono  libe- 
ratp .  Laqttats contritus cIÌ ,  à' fgo liberatus  fmn  .  Lalciò  anche  a'  piedi  riell.i  Sa- 
cra Imagineinteftimonio  della  grazia  ricevuta  le  manette  colla  catena  ,  quali 
ancorafi  vedono appelè  vicino  all' Immagine  a  perpetua  memoria  delle  glorie 
di  Maria.  Da  quello  miracolo  prefero  confidenza  di  ricorrere  ad  ella  varj  Di- 
voti ,  che  partendo  poi  confolati  vi  laiciavano  copioiè  limofine  per  gratituoine 
de'  favori ,  e  grazie  che  riceveano ,  quali  tanto  fi  accumularono,  che  li  poie  con 
quel  danaro  fabbricare  la  Chiefa,  non  già  fecondo  le  mifene  del  Borco,nel 
quale  fi  adora,  ma  a  mifura  della  grandilfima  divozione  ,  che  le  profell'avano  i 
Popoli ,  mercechè  le  fu  tàbbricata  una  Chiefa  di  si  nobile  difegno  ,  che  per  la 
fua  Maeltà  ,  e  vaghezza  potria  numerarfi  tra  le  fingolari  in  qualfifia  Citta . 

Comepoi  foflècuftodita  ,ed  amminillratafelo  può  immagiHare  chi  che  fia 
informato  delle  miferie  de' noltri  paefi  nei  fecoli  pafi'ati ,  or  co'  flagelli  della 
pefte,orco'I  innondazioni  dell'  Acque, or  colle  crudeltà  delle  guerre  m  ilto 
più  frequenti  di  ad  elio  ,  edin  ifpezie  in  Cera  d'Adda  nel  (ecolo  del  1500.  Tra 
queftelpaventofe  memorie  raccontano  Fra  Giacomo  da  Bergamo  nelle  Cron. 
del  Mondo  ,  e  molti  altri  Scrittori  ancora  la  fanguinoia  battaglia  ieguita  prelTb 
il  Borgo  di  Pandinopuoco  difcolto  , colla  vittoria  de' Francefi  contro  Vene- 
aiani ,  come  dirò  li  14  Maggio.  Ma  che  occorre  andar  indagando  ne'  lecoli 
andati  ledifgrazie  che  ha  incontrato  queito  benedetto  Santuario  ,  fé  fu '1  prin- 
cipio del  fecolo  corrente  cogli  noltri  occhi  abbiam  vedute  le  Sold  uelche  Fran- 
cefi a  fpogliarlo  delle  fuppelettili  facre,e  fino  delle  Campane?  Che  lluporc 
poi  farà  ,  le  quefta  miferabile  Chiefa  è  reif  ata  abbandonata  da'  Mmiltri ,  dere- 
litte le  fue  entrate  ,  intepidita  la  devozione  fenza  di  uno  che  le  provedefle  al- 
meno del  necelTario  mantenimento  ,  e  fpogliata  dell'  Archivio  di  maniera  che 
A&li'iinao  i;^9.  retro  non  vi  £  trovano  documenti  di  forte  alcuna-  Da  qui 

iaaaiuzi 


MARZO.  49 

inanzi  però  fi  comincia  a  vedere  come  in  detto  anno  Monfig.  Vefcovo  Taverna 
la  vifitò,  e  co' buoni  decreti  vi  ftabili  qualche  ordine  ,  fé  prima  il  tutto  vi  era 
dilcrdinato,  leggendofì  anche  nei  Sin.  ?.ap.  144.  come  quefia  Chiefa  l'anno 
1519.  eraamminiuraia  da  Laici ,  vi  fi  celebrava  MefTa  tutte  le  fefte,  e  due  volte 
la  lettimana,e  v'eraun  Beneficio  appellato  Chericaro  del  titolodellofteflo  Ora- 
torio,o  Chiefa.  Anche  Monfig  Vefcovo  Gera  vificandola l'anno  i(5z(5.i5. Settem- 
bre ordinòoitoDeputaticompreCorAreipretedi  Spino  come  proprio  Parroco 
al  di  lei  governo, amovibili  dall'  Ordinario, prefcrivendo  loroottime  regole,  che 
fi  leggono  nel  principio  d'un  libro  vecchio  colli  cartoni  coperti  di  bazma  .  In 
oltre  Monfig.  Menati  l'anno  iiJpj.  zz.  Dicembre  rinovò  la  nomina  di  altri  otto, 
e  l'anno  1699  (pedi  a' medefimi  la  licenza  di  ridorare  ,  e  rifabbricare  la  Chiefa 
dove  faceva  il  bilbgno,  come  fegui .  In  quella  Chiefa  ,  oltre  il  detto  Chierica- 
to ,  Ibno  altri  duoi  Beneficj  femplici ,  come  il  Sin.  6.  ,  e  l'Arciprete  della  detta 
Parrocchiiledi  Spino  Gio.  Locato  nel  fuo  Tellamento  rogato  da  Aldo  FafoUo 
Notaj  5  di  Lodi  l'anno  1640.  25.  Agoflo  ,  ed  iii  fuo  Codicillo  del  giorno  feguente 
fifsò  una  Meda  cotidiana  ,  la  quale  anche  oggidì  efattamente  fi  celebra  a  mag- 
gior gloria  di  Dio  ,  e  di  quefta  B.  Vergine  ,  la  di  cui  Immagine  facra  fi  adora , 
comefièdetto,  all'Altare  della  Gonfeflione  ,per  edere  quefta  Chiefa  in  tre 
ravidivifa,cioè  luperiore ,  con  lòtto  la  Gonfeflione,  o  Scurolo,e  poi  altra 
nave  al  piano  ,  alla  quale  concorrono  anche  da  lontani  paefi  li  Fedeli  Criftiaui 
ad  onorar  Maria  ,  ed  in  particolare  in  queita  benedetta ,  e  facrofanta  giornata  » 
nella  quale  lene  celebra  la  fua  maggior  fclta  tra  l'anno,  colla  Predica  al  dopo 
pranzo . 

Oggi  feflainCittà,a  S.  Domenico, a S. Marco,  enella  DiocefiacampoRi- 

nalao  . 

i5.  S.  BERTAZlJvO  Mart.  Lodigiano,  ildicui  facro  Corpo  fi  venera  nella 
Chiefa  di  s .  Salvatore  della  Citta  di  Brefcia ,  come  il  noftro  Martirologio  . 

17.  Per  la  Traslazione  in  Città  del  Corpo  di  S.  Daniele  Mart.  ,vedifuaVita 
23.  Aprile  . 

I  Lodigiani  diflruggono  la  Regione  di  Porta  Orientale  di  Milano  di  ordine 
d:  Federico  1.  ,chev  entra  vitti^nolo  l'anno  iKJi.^onw. 

28.  Si  comincia  il  Sin.  6.  di  Monfig.  Menati ,  l'anno  1(589. 

19.  Per  l'elezione  di  S.Alberto  in  noftro  Vefcovo  vedi  fua  Vita.  ) 

Effendo  Domenica  quarta  di  Quarefima  d'ordine  di  Clemente  IX.  è  fulmina- 
ta la  (commu;iicareila  Cattedrale  contro  gli  ucciforidil  Vefcovo  della  Citta 
di  Nocera  nel  Regno  di  Napoli, qual  funzione  apportò  molto  terrore  l'anno 
>66y.  Not.  dtl  hcnz. 

D  -  30  ^^* 


5©  MARZO. 

30.  Finifceil  Sin.^.  quale  elTendo  /tato  itampato  furono  obbligati  tutti  li 
Preti  comprarlo  fotto  pene  rigorol'e  ,  ed  arbitrarie  al  Vicario  Generale  ,  elFendo 
ablente  il  Veicovo  l'anno  1689. 

31.  Il  Sommo  Pontefice  Leone  X.  coftituifceDalegati  l'Archidiacono  della 
Cattedrale  di  Lodi ,  e  li  Vicari  Generali  dell*  Arci /elcovato  di  Milano,  e  del 
Vefcovato  di  Bergamo  prò  tempore  enfienti  per  l'eiecuzione  de' Privilegi  con- 
ceffi alla  Chiefa  ,  ed  Ofpitale  della  B.  V.  Maria  della  Fontana  di  Caravaggio  . 
Dat.  in  Roma  l'anno  i  j  i5.      Liòro  d'tjpi  Santuario  infine . 

Fondandofi  la  Compagnia  della  B.  Vergine  de' fette  Dolori  nella  Chiefa  Par- 
rocchiale di  S.  Giaccomo  ,  oggi  del  i68(5.  Monfìg.  Menati  benedice  quella  Sta- 
tua in  Duomo ,  e  poi  con  proccliìone  folenne  è  portata  alla  fua  Chiefa ,  correndo 
la  Domenica  di  Palllone . 

APRILE. 

Onfig.  Vefcovo  Menati  parte  da  Lodi  per  Nimzio  Appof- 
tolico  in  Lucerna  apprelfo  li  Grigioni ,  e  Svizzeri  l'anno 
1589.  >  ^  ritornò  a  Lodi  il  primo  Maggio  16^6.     Not.  del 

Caven. 

1  S.  FRANCESCO  DI  PAOLA,  fefta  con  Indulgenza 
plenaria  alla  Chiefa  della  B.  V.  delle  Grazie  de'  PP. 
Minimi. 

Narfete  Eunuco  Governatore  d'Italia  creato  da  Giuftiniano  Imperadore  di 
Coltantinopoli,  per  premio  indegno  del  fuo  gran  valore  di  avere  purgato  l'Italia 
dalla  barbarie  de' Gotti,  fu  chiamato  a  Coftantinopoli  dall'  Imperadrice  Soffia 
moglie  del  detto  Inaperadore,  per  diftribuire  le  lane  da  filare  alle  più  vili 
ferventi  ;  onde  egli  fdegnato  rifpofea  Soffia  che  le  averebbe  ben  predo  ordita 
una  tela,ch'ellan5  farebbe  ftata  capace  di  diltiorre  per  tutto  il  corlo  di  fua  vita. 
Corrifpofero  le  parole  a'  fatti ,  perchè  Narfete  chiamò  in  Italia  Alboino  Re  de' 
Longobardi ,  che  in  quelto  giorno  dell'anno  j68.  fiparti dall'  Ungaria  con  nu- 
tnerofiffimo  efercito  de  Soldati ,  che  conduil'ero  fecole  loro  mogi]  ,  figliuoli,  e 
foflanze,  e  giunti  in  quella  Provincia  portarono  il  nome  di  Lombardia  dalle 
lunghe  barbe  che  avevano,  e  l'anno  570.  s'ìmpofl'clTarono  di  Lodi,  e  di  altre 
Città  .  Vedi  Villan. ,  f  ^3  •  conenti  Vita  di  S.  Daniele  . 

3  Oggi  come  prima  Domenica  del  mefe  nell'anno  1554.  fu  cominciata  fu'l 
Lodigiano  nell'Oratorio  di  S.  Paolo  in  Città  la  Dottrina  Criltiana  .  Rg.  di  ef- 
fa  Dottrina ,  ed  Arch.  dt  S.  Paolo  . 

*  4  In  quello  niefe  dell'anno  1559.  le  acque  di  Adda  allagarono  dal  Cartello 

fino 


APRILE.  yi 

Ano  alla  Torretta  ,  ed  oltre  Adda  fino  al  Caslari.  Lodidifc.E.p.^'^-^.  ji.  icdi  ^. 
Ma^po  replicata  la  flcjpt  innondazione ,  e  primo  Gennajo . 

y  Monfig. Pietro Vidoninoflro  Vercovo,efIendo  Nunzio  Appoftolico  in^ 
Polonia,  oggi  è  creato  Cardinale  dà  Alellandro  VII.  Semino  Pontefice  l'ann» 
1660.  Nat.  del  Emi, 

•  6  Francefcol.  Sforza,  marito  di  Bianca  Maria  figlia  naturale  di  Filino» 
Maria  Vifconti  ultimo  Duca  di  Milano  di  qiiefta  prosapia  ,  e  che  anche  dal  me- 
defimo  Duca  era  lìato  addotatoper  figlio  ,  l'ann.o  1449.  fu  ricevuto  da'Lodi- 
gianiper  loro  Sovrano  con diraollrazioni  di  Ilraordinario  contento  .  Villan. 

7  Per  la  Solenne  ,  e  Pontificale  entrata  fatta  dal  noftro  Vefcovo  Bongiovanni 
Filfiraga  in  quello  giorno  vedi  fua  Vita . 

8  FeftadelB.  AmicinoConf.  dell'Ordine  de'  Minori  OlTervanti  diS.  Fran- 
cefco ,  il  quale  per  la  ftrada  dell'  Umiltà ,  pazienza ,  manfijetudine ,  ed  afprifll- 
ma  penitenza  c^mirando ,  pafsòalla  gloria  del  Paradifo ,  come  per  antica  ifcri- 
Zione  pofta  alla  fua  Immagine ,  che  altre  volte  Ci  venerava  nella  Chiefa  Parroc- 
chiale di  Maiialengo  di  queita  Dioccfi.  im.  j.  alla  fua  Vita  p.  93.  yC Marti» 
rologio . 

Acerbo  Morena,  figlio  di  Ottone,  ambidue  infigni  Iftorici  in  qiiefto  di,  co- 
me giorno  di  Pafqua  di  Refurrezione  dell'  anno  ii6z. ,  efTendo  Podeftà ,  e  Cava- 
lier  primario  di  queita  nuova  Città,  pranla  con  Federico  primo  Imperadore, 
e  con  Beatrice  liia  Moglie  nella  Curia  Vefcovale  di  Pavia  ,  nel  cui  Duomo  dopo 
Mefiàiblenne  li  era  fatto  incoronare  ,  volendo  accora  allo  ftellò  prar.fo  li  Vef- 
covi ,  alladntta  ,  edalla  finiltra  di  fé  ,  e  dell'  Imperadrice  ,  velliii  cogli  orna- 
menti Pontificali ,  e  Mitre  in  capo,  ed  aiiìeme  U  Marchefi  ,  Conti , e  Conioli 
tutti  delle  Città  d'Italia  . 

Oldradode  Ponte  NobilifTimo  di  Lodi,  Lettore  pubblico  di  Leggi  in  Roma  , 
Padova  ,  e  Bologna,  Avvocato  Ccnciftorriale  ,  Auditor  delle  Giu("e,e  carif- 
fimoa' Pontefici,  dopo  aver  compolti  eggregj  Comentarj ,  e  meritatofi  il  glo- 
riofo  titolo  di  Padre  delle  Leggi ,  e  di  quelie  ellèndo  Lettor  pubblico  anche  in 
Avignone  ,  oggi  vi  muore  l'anno  1335.     Fillan.f.  131. 

9  Segue  in  Lodi  l'aggiuftamento  tra' Veneziani,  e  Francefco  I.  Sforza  Si- 
gnore vii  Lodi ,  ed  il  primo  ,  che  di  quella  Famiglia  folle  Duca  di  Milano  l'anno 
1454.  Vtllan. 

10  Cominciò  il  male  de'fegniafare  molta  ftragge  .ftreppando  colla  morte 
£noaclle  famiglie  intieie  l'anno  161  j.     Not.ddAhr. 

11  S.  LEONE  Papa ,  fefta  alla  Terra  di  Bargano .     Ftdi  ij.  Dùembre . 

D  »  Per 


yz  APRILE. 

Per  la  Creazione  del  Cardinal  Vidoni  fi  canta  MefTa  in  Duomo  col  Te  Deum» 
ed  alla  fera  con  illuminazioni ,  sbarri ,  e  fuochi  artificiali  fulla  Piazza  maggió- 
re fi  mandano  fin  al  Cielo  fegni  di  giubilo  .  Not.dd  Caven. 

Per  la  nafcita  d'un  Figlio  del  noflro  Re  Filippo  IV.  Monarca  delle  Spagne, 
oltre  moltifTime  fefte  celebrate  dalla  Città,  gli  Mercanti  fecero  rapprefenrare 
fulla  Piazza  maggiore  tutt' oggi  la  Città  di  Lodi ,  come  una  Donna  veflita  di 
color  di  bronzo  ,  che  tramandava  vino  da  una  poppa  ,  e  latte  dall'  altra,  che  ve- 
ni vano  goduti  da  chi  gli  coglie  va,  e  diftribuironfi  a'  poveri  otto  moggia  di  for- 
mento,  ftando anche  fempre  chiufc  le  Botteghe .  Anno  i5<$i.  Not.de  Dolcm. 
Averti  come  altri ,  che  hanno  notato  quefte  dimofirazioni ,  lo  mettono  replicate  aitrc^ 
volte  in  tempo  divcrfo  . 

12  S.ZENONE  Martire,  e  Vefcovo  di  Verona,  falla  alle  Parocchiali 
dello  iieiro  luogo  ,  di  Vallerà  ,  di  Vajano,  di  S.  Biaggio  in  Città  ,  e  dell' Ora- 
torio di  RioUo  lòtto  laParrochia  di  S .  Giaccomo  maggiore . 

P'it.i  del  Sat7to  ejìratt.t  da  quella  che  ha  fcritto  D.  ZENO  Pafìori . 

N  Acque  il  noflro  Sa,nto  da  Giaccomo  Conte  Zabarella  defccndentè  dall'anti- 
co fangue  de' Favj  ,  che  congiunto  in  Matrimonio  con  una  Gentil  Donnaa 
lui  eguale  nella  pietà ,  e  nella  Nobiltà  in  Verona  ,  lo  impetrarono  dal  Signore 
quafi  come  un' altro  Zaccaria  il  fìioGio.  Butifia,  perchè  mentre  lo  pregavano 
a  concedere  loro  iuccelFione  ,  furono  awifati  in  fogno  che  a verebbero  avuto  un 
Figliuolo  ,  e  che  gli  mettefTero  nome  Zenone,  che  vuol  dire  Divino,  perchè 
tale  farebbe  flato  ne'  fatti .  t 

Nato  che  fu,  e  battezzato,  prevedendo  il  Demonio  molta  rovina  da  queflo 
B  imbino  ,  per  vendetta  lo  levò  dalla  culla  ,  ed  in  fuo  luogo  vi  pof'e  un  Diavolet- 
to tanto  fimile  ,  che  li  Parenti  ,non  fé  ne  avvedendo  ,lo  tenevano  perii  proprio 
Bambino ,  ma  queflo  dalla  perfìdia  del  Diavolo  doveva  eilcre  flato  portato  alla 
riva  deli' Adice,  fiume  che  pafTa  appreffo  la  Città,  atancliè  o  dall'  ondefoffe 
fomerfb  ,  o  dalle  beftie  divorato  :  ma  Iddio  ,  che  lo  voleva  difendere  ne  impofe 
la  cura  al  fuo  S.  Angelo  Cuflode  ,  il  quale  di  là  lo  folle  vò  ,  eportollo  alla  cafa 
del  Padre  ellendo  di  note  avanzata  ,  e  picchio  alla  porta  dicendo  :  che  venifle  a 
prender  il  fuo  figlivoletto  .  Udì  la  Madre  quefte  parole  ,  ma  tenendo  per  certo 
chelo  avefTe  incafa,  e  nella  culla,  filmava  fogno  la  verità  ,  e  la  verii;à  un_, 
iògno.  Pure  alle  replicate  illanze  del  S.  Angelo  Cuflode  ,  febbenea  loro  inco- 
gnito come  tale,  perchè  era  loro  comparfo  in  guifa  di  Giovane,  fu  ammefTo 
in  cafa  ,  e  orefentato  alla  culla  dove  lo  fpirito  maligno  giaceva  trasfigurato 
nel  Bambino ,  e  facendogli  l'Angelo  contro  il  legno  della  S.  Croce  fvani  colui , 
Uafciando  vota  la  culla  ,  e  la  flanza  infetta  di  fetore  per  afTicurar  dell'  inganno 
li  Parenti  ,  rimafi  attoniti  per  lo  ftupore  . 

Arrivato  all' erta  giovanile  fi  ritirò  dal  Mondo,  e  fi  diede  a  fantificarfi  nell' 
eremo  predo  il  detto  fiume  ed  avanzatofie  negli  anni,  e  nella  pietà  ,  di  là  fi 
ritirò ,  edinviolL  ad  incogniti  Pàefi  a  Predicar  i'£vangelo,aiizi  mollò  da  fpiriro 

celelte 


APRILE.  _  f$ 

eelefle  Sporto  a  vifitarTerra  fanta  ,  poi  entrato  in  una  delle  vicine  Città  vi 
cfiminciò  a  predicar  Gesù  Crifto.  Un  Pontefice  Idolatra  vedendo  la  gran  mol- 
titudine de' popoli ,  che  concorreva  a  lèntirlo, montato  lulle  furie,  le  lo  fece 
empiamente  condurre  d'avanci,  e  fiagelar'  a  l'angue,  poi  per  alte  balze ,  e  dirup- 
pi Ihafcinato  fu  lat'ciato  per  morto  ;  ma  inunmomento  per  virtù  divina  fu 
liilmato  .  In  quello  mentre  per  cadigo  di  Dio  un  el'ercito  de  Demonj  entrò 
nel  corpo  d'un  figliuolo  del  barbaro  Idolatra  ,  e  come  indomita  fiera  non  li 
lafciava  avvicinar' alcuno  né  meno  iuo  Padre,  che  non  potendo  in  altra  ma- 
nieta sfogar  iHuo dolore  gridava:  Ah  figlivolo,  ah  figlivolochi  t'ha  tolto  il 
cervello?  Ah  perfido  ,  ah  iacrilego,  riionavadallabocca  del  figlivolo,  e  dove 
hai  tu  polte  le  mani  ?  Voleva  repplicar  il  Padre ,  quando  il  figlivolo  sbalzandoli 
di  li  velociOimamente  fu  portato  dalla  forza  de' Diavoli  avanti  del  Santo  che 
in  pubblico  predicava  la  parola  di  Dio.  Lo  conobbe  il  Santo  per  quello  che 
era,  efubito  mollo  a  compaflione ,  comandò  a  Satanallb  chefi  partilVeda  quel 
corpo  in  virtù  di  quel  Gesù  Grillo  che  predicava,  e  non  potendo  refiltere  a  si 
forte  comando  ,  iu  necellitaco  ubbidire  ,  e  lafciar  libero,  e  quieto  l'infelice 
Energumeno. 

Da  quelli  duoi  prodigi,  che  il  Popolo  ammirava,  cioè  del  Santo  rifanatoia 
un  Cubito  ,  e  lenza  rimedio  umano  ,  e  del  figliuolo  liberato ,  prefc  animo  mag- 
giore a  predicar  Gesù  Grido  ,  ed  il  popolo  liberamente  fi  convertiva  alla  S. 
Fede,  abbandonando  il  Gentilefimo.  Poi  entrato  nel  Tempio  dell' Idolo  più  vi- 
cino, dilfe  al  Demonio:  fé  tu  fei  vero  Dio  fa  che  quello  mio  corpo  ritorni  an- 
cora tutto  lacerato  ,  %d  infanguinato  come  era,  e  che  quello  Giovine  diventi 
xiovamente  infuriato ,  ma  le  è  vero  che  Gesù  Grillo  ,  quale  io  predico  lia  lui  folo 
il  vero  Dio ,  e  che  tu  fii  vera  creatura  vile ,  e  foggetta  all'  impero  di  Grido ,  par- 
titi fubuodiquà,  e  quelt'  Idolo  fi  rilblvi  in  cenere,  acciò  conofca  tutto  quello 
Popolo  che  altro  Dio  non  fitruova  fuori  di  quello,  che  logli  annunzio.  Non 
ebbeforzadi  lare  alcuna  relilter.za  il  Diavolo,  ma  in  un  baleno  fcuottendolì 
la  darua,  con  gridi  orribili  cadde  a  terra  ridotta  in  polvere,  e  riempi  tutto  il 
Tempio  di  odore  fuliureo  .  A  fpettacoli  si  portentofi  levoffi  un  grido  nel  Popolo 
innumerabile,  econfelsò  elfere  il  vero  Dio  folo  quello  ,  che  adoravano  li  Gril- 
tiam  .richiedendo  tutti  d'eilere  Battezzati,  quali  tutti  redarono  confolaii,  e 
Tempre  più  conlermati  quando  che  vedevano  gli  dupendi  miracoli  ,  che  il 
5anto  operava  l'Io  cui  legno  cella  S.  Groce . 

Q,c.inc.i  palsò  alla  Grecia,  e  da  queda  alla  Macedonia  ,  ed  avendo  da  per- 
tuttoptedicaio  il  l'uu  Grido  con  gran  frutto,  dalla  parte  del  Mar  Adriatico  fece 
ritorno  a  Verona  Tua  patria,  di  cui  appunto  il  Velcovo  in  quello  Hello  giorno 
era  pallate  all'  altra  vici,  e  fu  da  tutti  ad  una  voce  acclamato  Zenone  per  fuc- 
cellòrcnel  Velcovato  .  Fecegii  ultimi  sforzi  di  refidenza  la  lua  umihà  ,  ma 
alla  fine  conofcendo  di  edere  chiamato  da  Dio  ,  chinò  la  teda  alii  fuoi 
decreti  ,  ed  alli  8.  del  mele  di  Dicembre  fu  confagrato  l'ottavo  Velcovo» 
come  all'  olTcrvazicne  quinta  p.  17.  del  libro  citato  ;  e  quelle  parti  degne, 
che  agii  ottimi  Padori  ci  S.  ChicfaprelcrideS.  Paolo, già  tutte  in  Zenone 
il  epilogarono . 

lira  lolite  perrairomigliarfi  a' SS.  AppoIloU  divertire  cgilapefcagione  dft 

D  3  canna y 


^4  APRILE. 

tanna,  colla  quale  nello  ftefTo  tempo  facea  l'ufficio  di  Marta  col  provvederfi 
del  necefTario  vitto  ,  e  faceva  quello  di  Maddalena  col  trafportar  la  fua  menle 
al  Simbolo  dell' Ufficio  Paltorale,  edaquefto  pairava  ad  altiffimecontempla- 
aioni  alle  rive  del  fiume  Adice  ,  e  come  mai  potè  ile  lolle  var'  anime  peccatrici 
dell'onde  del  Mar  infernale  ;  ma  in  queflo  mentre  per  avventura  ebbe  col  fe- 
gno  della  S.  Croce  adilcacciar'il  Diavolo  chedair  altra  parte  del  fiume  aveva 
tnelTo  in  precipizio  alcuni  buovi, che  tiravano  col  carro  anche  il  Bifolco  nel 
fiume  :  Parto ,  dille  allora  lo  fpirito  maligno ,  ma  me  ne  volo  altrove  per  ordire 
contro  di  teinfidie  cosi  intricate  ,  che  sforzato  quindi  tu  partirai.  Non  s'inti- 
morì il  Santo ,  ma  coraggiolamente  rilpole  :  Non  tenterai  cola  ,  che  non  fìa  per- 
meffa dalla  fuprema  volontà  del  mio  Dio  ,  al  quale  di  buona  voglia  mi  fotto- 
metto . 

Poco  tempo  pafsò,  che  coftui  invasò  il  Corpo  d'una  figliuola  di  Licinio  Gal- 
lieno Imperadore ,  figlio  di  Valeriano ,  e  con  tutto  iuo  potere  la  tormentava  ,  e 
mentre  il  Padre,  non  lapeva,  come  voleva,  ajutarla  ,  s'udivano  dalla  di  lei  boc- 
ca quelle  parole  :  Nonul'ciròmai ,  fenonalli  comandi  di  Zenone  fervo  di  Cri- 
fto.  S'innoridironoGallieno,  li  Medici ,  e  tutti  gli  altri  fpettatori  a  queltcw 
voci ,  e  Cefare  fenza  altra  dimora  f'pedi  alcuni  fuoi  Principi  in  cerca  del  Santo  . 
Affrettarono  quefti  li  palFi ,  e  dopo  varie  diligenze  fatte  per  molti  Paefi ,  feppe- 
ro  che  quefto  fi  trovava  in  Verona  ,  e  colà  portarifi  fi  prefentarono  al  Santo 
Paftore,  appunto  il  tempo,  che  fecondo  il  i'uo  coltume,  fi  divertiva  alle  rive 
dell' Adice.  Gli  riferirono  le  premure  dell' Imperadore,  ed  allora  conobbe 
l'arte  del  Diavolo,  che  dal  carro  di  quel  Ruflico  era  pafH^to  alla  Corte  dell' 
Imperadore  di  Roma ,  ma  non  gli  difpiacque  quefto  incontro  ,  perchè  prevede- 
va! opportunità  d'onorare  il  fuo  Dio  anche  in  quell'alma  Città  ,  e  però  difTe 
a  loro:  che  a  dimanda  sigiuila  non  lapeva  dar  la  negativa,  e  che  andaffero 
avanti  ,  che  elfo  gli  avrebbe  feguitati .  Prima  però  che  partiffèro  donò  a  loro 
tre  pefci  de'  più  fcielti,  che  aveva  pefcati ,  ma  uno  di  elfi  Principi  delira- 
mente ne  tolfe  un  altro  ,  forfè  per  ingordigia  ,  o  forfè  per  leggerezza  .  Par- 
tironfi  ,  ed  ognuno  diceva  quel  tanto  che  loro  pareva  del  Santo  ,  chi  dileggian- 
dolo, echi  lodandolo  .  In  tanto  rifoHero  difermarf:  perlaftrada,e  far  cuo- 
cere li  quattro  pefci,  ma  reftarono  burlati  quando  penlàrono  di  prenderli 
beffe  del  Santo  Prelato ,  perchè  il  quarto  pelce  rubbato ,  con  quanto  fuoco 
aveffero  cotti  li  tre  ,  quefto  iempre  guizzò  cosi  vivo  per  il  vafo  nell'oglio, 
che  peròravvedutifi  dell' errore  comelfo  ritornarono  indierro  a  fargli  fcufa  » 
e  da  quefto  miracolo  s' introduire  poi  a  rapprefentare  il  Santo  o  in  pittura  ,  o 
in  ftatua  con  unpefce  che  gli  pende  dal  baltone  Paftorale  per  fuo  diflintivo. 
Ebbe  nulla  aftancarfi  nel  fuo  viaggio  il  noftro Santo,  perchè  quello  Spirito 
celefte  ,  che  rapi  l'Appoflolo  Filippo  ,  come  U  legge  negli  atti  degli  Appoftolt 
tap.  8.  rapi  a  mio  credere  anche  S.Zenone  da  Verona  ,  e  loripofein  Roma, 
e  fattofi  conofcere  da  Gallieno  fu  condotto  avanti  1' oflèlfa  Figliuola  ,  dalla 
quale  col  fegno  della  S.  Croce  fubito  efigliò  il  Demonio  nel  fuo  Inferno. 
Allora  rimperadore  levatofi  dal  fuo  Trono  ,  e  toltafi  la  Corona  di  capo  la  donò' 
al  Santo  Vefcovo,  il  quale  la  ricevette  cortefemente  per  farne  di  eiìà  iubito 
una  generofa  offerta  a'  Poveri ,    d'ùvi  non  fece  molta  dimora ,  conofcendo 

ilbifo- 


APRILE.  yj 

ilbifogno  che  teneva  di  coltivare  la  vigna  della  fua  Chiefa,  ma  vifitò  il 
Pontefice  Dicnifio  il  Greco,  poi  licenzidoii  daambidui  fbpremi  Perfona^gi,  fi 
mife  in  viaggio  per  reltitiiirri  alia  fua  diletta  Verona  ,  avendo  riportato  dall' 
Imperadore  licenza  di  poter  Predicare  liberamente  la  Fede  di  Crifto  ,  edin» 
nalzir  Tempj  al  vero  Iddio. 

Ritornato  alla  Patria  ieguitò  colla  fua  facondia  diParadifo  a  predicare  le 
verità  delfanto  Evangelo,  e  colla  penna  a  fpargere  celefti  dottrine,  quali 
la  S.  Chiefauniverldle  veneraanche  di  bel  nuovo,  anzi  ammira  ancora  come 
colla  Ina  dottrina,  e  diligenza  nftorò  il  modo,  e  Canone  per  ritrovare  la 
Pafqua  diRefurezione,  che  fu  abbraciato  da  tutto  il  Mondo  Cri ftiano  . 

Solamente  i  Pagani  fremeano  di  rabbia  nel  vedere  tanta  convcrfìone  d'anim« 
tCrifto,  e  tentavano  ogni  modo  per  ifcreditarlo  ,  ma  perchè  le  caufe  di  Ze- 
none erano  tutte  appoggiate  all'  onore  di  Dio  ,  rifultavaao  anche  fempre 
con  maggior  fuo avvantaggio.  Vaglianmi  perpruova  alcuni efempU  ,  che 
ione  per  n arar vi . 

Fu  trovato  un  giorno  il  Cadavere  d'unmifero  annegato  nel  fiume,  e  le- 
vato da' Pagani,  lo  portarono  avanti  il  Santo  ,  che  per  buona  forte  predicava 
ad  una  moltitudine  di  Popolo.  Lo  gettarono  a' di  lui  piedi  con  derifo,  di- 
cendo che  anche  loro  avrebbero  creduto  alla  fiia  Dottrina ,  fé  avelie  fatto 
rifulcitarequel  morto  ;  ed  in  fattialtronon  vi  volleperammolire  i  loro  cuori, 
perchè  avendo  il  Santo  ricchiamato  alla  vita  il  morto,  immediatamente  detef- 
tarono  le  loro  colpe  pallate  nel  Gentilefiino  ,  e  chiefero  d'  eflere  B.ittezzati . 

Non  men  mirabile  è  il  leguente  prodigio  :  Avvenne  un  giorno  che  alcuni 
Idolatri  pregavano  i  loro  falli  Dei  per  la  liberazione  d'un  Giovinetto  ,  qual 
era  malaniecte  tormentato  da' Pemonj ,  ma  riufcirono  fempre  inutili  le  loro 
meriZ')gne,  e  preghiere.  Perfine  il  Padre  dell' OHelI'o  fuconfig'.iato  a  con- 
fidarfi  nel  Dio  de'  Crirtiani ,  e  riccorrere  al  Santo  Vefcovo,  e  ficcome  non  tar- 
dò egli  a  metter  in  efecuzione  il  buon  conlìglio,  vide  anche  fubito  l'elferto 
dtHa  liberazione  ,  e  confinò  quel  Demonio  atrattcnerfi  in  unpicciolocantons 
d'una  caia  vicina  finché  ritornava.  Indi  volendo  il  Santo  far  vedere  a  tutti 
quanto  fofie  debole  il  Demonio,  e  quanto  follerò  ingannati  quelli  chegli  cre- 
devano ;  dopo  ch'ebbe  inftrutto  nella  Fede  Criftiana  il  liberato  Giovane,  fuo 
Padre,  con  tutta  quella  Gente  andarono  al  fito  dove  era  flato  confinato  il  De- 
monio ,  e  ccmancogli  che  fubito  fitrasferilTe  oltre  il  Mare  in  un  certo  luogo, 
dove  aveva  veduta  una  gran  bella  conca  di  porfido  ,  andafl'e  a  prenderla,  e 
la  portane  alla  fua  prcfenza .  Se  n'andò  llibito  lo  fpirito  infernale ,  ed  il  Santo 
profegui  a  fpiegare  la  Dottrina  di  Crifto  ,  quando  da  lontano  fi  vidde  un'  om- 
bra rotorda,  che  facendo  fembianza  a  prima  vidad'ofcura  nuvola,  nell'av- 
vicinatfi  fu  raffigurata  da  lutti  per  il  gran  vafo  di  porfido  portato  dal  Diavolo, 
e  lodepoie  a' piedi  del  Santo  ;  ma  perchè  vi  mancava  il  piedeilallo,  impofe 
di  nuovo  allolpirito  che  loandafie  a  prendere  colla  itefia  velocità,  ilchè  fu 
rigorolamente  eleguito,  ed  anche  a' giorni  ncflri  quella  gran  conca  fi  vede 
avanti  il  Tempio  maggiore  del  Santo  ia  Verona,  fetibene  per  l'a'Uichità  ir» 
qualche  parte  è  manchevole.  Finalmente  per  amore  del  fuo  Grillo,  che 
iempre  iìveva  pioielkto  colie  opere,  predicato  colla  lir^gua,  ed  amato  co| 

D  4  vero  a 


) 
56  APRILE. 

vero  cuore  ,  mori  1*  anno  t6^.  12.  Aprile  .  Stette  però  Tempre  viva  la  devo- 
zione de' Popoli  verlb  del  Santo,  e  per  fegno  ancora  l'anno  feguente  alcuni 
congiunti  coU'Imperadore  ,  quali  in  Roma  per  aver  veduto  la  mirabile  libe- 
razione della  di  lui  Figliuola  s'erano  convertiti  aCrifto  ,  fabbricarono  un 
Tempio  fuori  di  Città  prelio  il  fiume  ,  dove  poi  ripofero  il  fuo  lacro  Corpo, 
ingrazia  del  quale  iddio  benedetto  conceflè  la  fanita  agl'Infermi,  laconfo- 
lazione  a*  Tribolati,  la  vita  a' morti .  In  quelto  Tennpio  l'anno  590.  crefccn- 
do  l'Adice  fuoridi  mirura,nèfapendo  iCittadini  doveadìcurarfì ,  fi  rifugia- 
rono entro  di  quello  Tempio  medellmo  ,  quantunque  più  vicmo  al  fiume  ,  e 
febbene  le  acque  tanto  crebbero ,  che  formontarono  e  la  porta  ,  eie  fineftre, 
mai  però  perdettero  il  rif  petto  al  Santo  coU'entrarvi . 

La  divozione  però  di  queftoSanto  Vefcovo,  e  Martire  non  è  ristretta  fo- 
lamente  in  quella  Chiefa ,  ma  è  dilatata  per  molte  parti  del  Mondo  ,  provando 
li  Fedeli  Criitiani  quante  grazie  ricevono  quelli,  che  ad  elio  fanno  divoto  ri- 
cor  fo  .  Il  continuo  concorfo  diFerfone,  che  portano  Bambini  a  far  bene- 
dire avanti  la  liaa  Immagine  nella  Chieia Parrocchiale  diS.Biaggio  in  quella 
Città,  ed  anche  ogni  fona  d' Infermi ,  che  concorrono  in  tanta  copia  per  eilere 
benedetti  fotte  la  fua  protezione  avanti  la  di  lui  Statua  ,  che  fi  conlerva 
nella  Parrocchiale  Arcipreturale  del  Luogo,  che  da  quelto  Santo  fuo  titolare 
porta  il  nome  di  S.  Zenone  ,  ed  in  altri  Luoghi  del  Lodigiano  ,  le  Chiefe  dei 
quali  fono  dedicate  a  fuo  onore,  o  che  vi  fi  venera  per  Cappelle,  o  per  Imma- 
gini,  o  per  Statue,  che  tengono  fempre  viva  la  fua  divozione  ,  fono  tutti  argo- 
menti della  fua  gran  Santità ,  mentre  provano  quanto  fia  amato  da  Dio  in  Cielo, 
f"e  vuole  che  fia  tanto  onorato  in  terra  .  ^cdi  23.  Ottobre  per  la  Cbùfa  dt  qucflt 
Santo  ,  e  fua  Reliquia  . 

13  Lodovico  Sforza,  detto  il  Moro,  Duca  di  Milano  flabilifce  nuova  ri- 
forma de'Decurioni  di  Lodi  l'anno  1492. ,  come  fui  fine  dell' Opera  allo  itato 
della  vecchia,  e  nuova  Città. 

14  Nella  lagrimevole  giornata  de'  faccheggi  della  noftra  Città  ,  della  quale 
ho  difcorfo  nell'informazione  del  Campanile  della  Cattedrale  fottoliip  Gen- 
najo  ,e  fecondo  ilZumalli  nelle  fue  annotazioni  feguita  nel  mefe  corrente  , 
racconta  come  la  prima  volta  furono  fpogliate  le  Cafe ,  e  le  Botteghe  ;  la 
feconda  volta  le  Chiefe,  e  ruppero  anche  il  luogo,  dove  fi  conferva  il  Telbro 
diS.BafTano  per  rapirlo  ,  maelfendo  Itato  difefo  dal  Clero  ,  poterono  gì' ini- 
mici folo  portar  feco  tre  anelli  d'oro  ,  due  Croci  ingemmate,  e  lefafciedella 
Mitra  maggiore,  perchè  eilendo  quelta  ftata  Itrappata  dalle  loro  mani  facri- 
leghe  a  tutta  forza  gli  rellarono  le  Iole  code  ,  o  iafcie  ;  e  la  terza  volta  an- 
darono per  Spogliare  il  Ven.  Monte  di  Pietà,  dove  fi  cultodifcono  i  pegni, 
ma  lo  lalciarono  intatto,  mediante  la  convenzione  di  sborlàrgli  6000.  Icudi. 
Avvertaficome  dal  detto  Zumalli  è  fegnato  l'anno  1528. ,  nel  quale  feguirono 
queiti  faccheggi ,  e  dopo  la  perdita  de' Francefi  alla  Bicocca  ,  ma  non  io  come 
poiTa  fcrivere  ciò  ,  perchè  tal  fatto  d'armi  ècerto  apprelToil  ViUanovache 
leguiflè .l'anno  1522.,  ilqual'anno  cconfermato  anche  dall'archivio  della-^ 
aollra  Cattedral  e  ia  uà  libro  appellato  Inventario.  15  In 


APRILE.  ^y 

T<  In  Martedì  Santo  dell'anno  1158.  li  Mil.xnefi  impongono  pena  del  bindó 
«'Lodigiani,  fé  prima  del  Giovedì  dopo  Pal'qua  non  giureranno  fedeltà  ad 
effi  .     Morcn.     Vedi  23 .  24.  con. ,  «r  i.  Giugno  . 

1(5.  ConBeneplacitoAppo/tolico  oggi  dato  in  Roma  l'anno  15^(5.  fegiie  k 
convenzione  tra  il  Capitolo  del  Duomo  ,  e  li  PP.  di  S.  Girolamo  dell'  L/(pita- 
letto ,  e  di  S.  Michele  di  Brembio  .  Vedi  la  vita  ddVefc.  Taverna ,  e  MS.  del 
■Lodi  neW  archivio  del  Duomo  . 

17  Prendendo  il  giorno  15.  per  Martedì  Santo ,  oggi  come  Geovedi  Santo 
ogni  anno  nella  noftra  Cattedrale,  coli' intervento  del  Clero  Secolare,  ed  in 
ifpecie  de'Pjrrochi  urbani,  e  fuburbani ,  con  funzione  Pontificale  ,  e  folen- 
nilTima,  il  noftro  Vefcovo  confacragliOglj  fxnti,  e  quefto  facto  Criima  per 
la  mafericordiadi  Dio,  e  peri  meriti  di  S.  BaiTano  noltro  Protettore  princi- 
pale !ia  tanta  virtù  ,  che  qualunque  d'eflb  re/ti  onto  non  può  foggiacere  al  male 
della  Lepra  .    Vedi  vita  del  Santo  . 

18  La  noflra  Città  efprime  le  fue  allegrezze  per  effere  fiato  creato  Car- 
dinale Monfig.  Pietro Vidoni  noftro  Vefcovo  ,  con  fuochi  artificiali,  rappre- 
lentanti  una  Torre  ,  illuminazioni,  e  sbarri  ;  ma  quello  che  è  più  lode- 
vole, e  proprio  col  canto  del  Te  De«w,  eMelTa  cantata  folennementc  nella 
Chiela  della  B.  Vergine  dell'Incoronata.     1660.  Not.  del  Caven. 

In  Duomo  fi  fulmina  con  grad' orrore  la  fcomunica  contro  gli  uccifori  del 
Vefcovo  di  Caltro  ,  e  fucceffivamente  in  tutte  le  Parrocchie  d'ordine  del  Pon- 
tefice Innocenzio  X.  l' anno  1649.     Not.  del  Benz. 

19  Fatto  gì  or  io  fa  diTito  da  Lodi,  detto  il  Fanfola^  fcritto  da  Aìfonfo  Uloa 

mi  libro  primo  della  vita  dell'  Imperador  Carlo V. 

RItrovandofi  nel  Regno  di  Napoli  learmate  nemiche  Francefi  ,  ed  Italiane , 
gli  Officiali  Francefi  inunaconverfazione  avvilirono  ,e  difpreggi  irono 
inalamente  la  nazione  Italiana;  ne  fu  fubito  refo  confapevole  Prolpero  Co- 
lonna Generale  dell'armi  Italiane,e  reltò  molto  ofFe(b,coficchè  non  potè  fofPrire 
quelta  calunnia  contro  l'Italia  tutta.  Volendo  però  fare  lecofe  maturata- 
mente,  mandò  a  quelli  Officiali  Francefi  due  Nobili  Romani  ad  intendere  fé 
era  vero  quello  ,  che  fi  diceva  ,e  che  fé  rifpondefièrodi  sì  ,  che  dall'ero  a' Fran- 
cefi la  mentita  con  intimargli  la  disfida  a  combattere  canti  per  tanti ,  per  mof- 
trar'il  valore  dell'una,  e  dell' altra  Nazione  .  Fecero  l'ambafciata  li  Roma- 
ni, ed  i  Francefi  confermando  con  altiera  rifpolta  quanto  avevano  detto  con- 
tro gl'Italiani,  ebbero  la  mentita  daquefli>  ed  inumarono  loro  la  disfida , 
come  il  Generale  gli  aveva  importo  . 

Furono  dunque  fcelti  tredeci  onorati  Cavalieri  d'ambeleNationi  ,giàef- 
perimentati  in  altre  imprefe,  eleggendo  per  gl'Italiani  li  più  valenti  di  iurte 
le  Provincie  d'Italia,  affinchè  neffuna  poteife  dolerfi  di  non  aver  muftrato  il 
fuovaloie  ,    Gli  eletti  della  Lombardia  furono  Kiccio  diParraa,  e  Tito  da 

Lodi^ 


58  APRILE. 

Lodi  ,  chiamato  perfopranome  il  Fanfola  ,  perchè  fprezzava  ogni  pericolo 
della  vita  in  battaglia  .  Recarono  ben  avvertiti  dal  Generale  come  potefTe- 
rodif'enderfi  da'Francefi,e  peròl'aceflero  ogni  sforzo  perefTere  ottimi  difen- 
fori  del  nome  Italiano  .  Fu  eletto  il  luogo  ,  ed  alzato  il  Tribunale  ,  nel  quale 
fedevano  tre  Giudici,  che  ordinarono  fi  avelTero  per  vinti  quelli ,  che  fodero 
fìati  cacciati  fuori  dello  fteccato  ,  e  clie  il  premio  di  ciafcun  Vincitore  foflero 
le  armi,  ed  i  Cavalli,  e  cento  ducati  d'oro  per  cadauno  .  Eirendoafficurato 
il  campo  d'ambe  le  parti ,  acciocché  non  folfe  fataalcuna  fuperchieria  ,  fi  pre- 
Tentarono  in  campo  li  Cavalieri ,  e  gl'Italiani  fenzalpingere  punto  i  loro  Ca- 
valli »  folo  coir  abballare  le  lancie  foftennero  animofamente  i  Francefi  ,  che 
con  tutta  la  loro  furia  vennero  ad  adalirgli  ;  poi  dopo  un  longo  ,  e  fiero  com- 
battiinento  , un  Cavalier  Romano  detto  Bracalone,  eletto  per  la  parte  di  Ro- 
ma ,  con  Tito  per  quella  di  Lodi ,  rimafero  abbatuti ,  e  fi  ritrovarono  a  piedi 
fenza  i  loro  Cavalli ,  onde  con  gran  preftezza  diedero  di  mano  a  certi  fpiedi, 
che  erano  ftati  piantati  fui  campo  con  quella  prevenzione  di  doverfi  adope- 
rare da  q^uelli ,  chelolTero  flati  gettati  da  Cavallo  .  Con  tali  iftrumenti  fo- 
rarono SI  fieramemte  i  Francefi,  e  i  loro  Cavalli ,  che  furono  cagione  che  U 
vittoria  cadefle  dalla  parte  degl'Italiani  ;  perlocchè  i  Giudici  impofero  fine 
della  contefa  a  fuoni  di  trombe,  e  fentenziarono  che  gl'Italiani  erano  (lati 
li  vincitori .  E  perchè  nell'uno  de'  Francefi  aveva  portato  feco  li  cento  feudi 
da  rifcattarfi,  fecondo  gli  ordini  dati,  furono  condotti  prigioni  ;  meritandofì 
l'uni verfale, 'ed  immortale  applaufo  si  il  Braccalone,  che  il  Fanfola,  come 
quegli,  che  avelTero  foftenuto  l'onoredi  tutta  l'Italia. 

10  Per  lafundazione  della  Scuola  della  Mifericordia  fatta  ogginell'anna 
1551.  vedi  la  Vita  di  Monfig.Gio.  Simonetta  . 

Per  la  morte  di  Monfig.  Corio  vedi  fua  Vita . 

^l  Alla  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'Incoronata  oggi  fi  efpone  1*  Indulgen- 
za plenaria  a' primi  Vefperi ,  come  fé  folfe  feconda  Felta  diPafqua,  e  con- 
tinua tutto  dimani  come  terza  Fefla .     Fedi  l'iflonafacra  di qiuiìo  Tempio . 

it  LiPP.  Roniiti  di  S.  Agoflino  della  Congregazione  di  Lombardia  fanno 
alla  fua  Chiefa  diS.  Agnefe  una  proceffione  prima  di  cominciar  il  Capitolo 
per  crear'  il  loro  Vicario  Generale  in  queffa  Città ,  e  fu  creato  li  25.  corrente , 
e  pubblicato  a  fuoni  di  trombe  l'anno  1554.     Not.  ddBenz. 

25  Seguitando  l'ordine  di  prendere  il  giorno  15.  corrente  per  Martedì  fanto, 
cggi  corre  il  Mercoledì  dopoPafqua,  r,el  quale  in  Duomo  fi  celebra  la  fella 
di  S.  Daniele  Martire. 

Vita  di  S.  Daniele  Martire  Le  digiano  eflratta  come  fi  dirà  a  fuoiluoghif 
e  fecondo  i  MS.  nell'archivio  della  Parrocchiale  di  Calino . 

NEH'  anno  774.  Adriano  I.  Sommo  Pontefice  chiamò  in  Italia  (a)  Carlo 
Magno  Re  di  Francia  per  reprimere  l'alteriggia  di  Defiderio  ultimo  R« 
(«)  FiUan,  abitami  $68.  J70.  774. ,  e  1448,  de'Lon- 


APRILE.  59 

de' Longobardi  fcomunicato  dal  Pontefice  perchè  procurava  di  contraftargli 
lagiurildizione  Ecclcliaftica,  ed  aveva  già  ufurparo  moke  Città,  e  Caftelli 
allo  Stato  della  ChieCa  ;  onde  dopo  la  vittoria  contro  il  Longobardo  ,  Papa 
Leone  III.  dichiarò  (biennemente  Carlo  Imperadore  dell'Occidente,  e  tral- 
mife  ne'  (iioi  Succellbri  il  Regno  de'  Longobardi  da  lui  acquiitato  coll'armi  ; 
ma  pailàco  1*  Imperio  negli  ilranieri,  il  loro  Governo  era  abborrito  dagl'  Ita- 
liani, e  particolarmente  da' Popoli  Longobardi ,  t  quali  crearono  finalmente 
per  alcuni  anni  i  Berengarj,  Ugo  ,  Lotario  ,  Alberto,  ed  Ardovino  per  loro 
Regi,  tra' quali  ,crimperadore  nacquero  molte  guerre,  che  non  fanno  a  mio 
propofito  ,  mafeguirò  la  vita  del  noltro  Santo  Martire  ,  ri  mettendo  il  Lettore 
curiolb  di  alcuni  fatti  di  quefliRe  dell'Italia  alle  Vite  de'  Vefcovi,  che  def- 
erivo in  queft'Operaa  (uoi  luoghi  . 

Era  ilReCarlo  molto  difenlbre  della  Fede  Cattolica  ,  ed  efpugnatore  ze- 
lantiffimo  dell' Erefie,  delle  quali  non  folo  aveva  purgato  il  Tuo  Regno,  ma 
molti  altri  Paefi  de'  Criftiani  ancora ,  e  fubito  che  udì  le  iftanze  del  Pontefice, 
con  grolTo  Efercito  venne  in  Italia,  e  giunfe  nel  Territorio  di  Caflino  .  (^j) 
Quivi  intefe  come  i  nemici  di  S.  Chiefa  (  molti  de'  quali  erano  Eretici ,  e  da 
alcuni  fono  nominati  Pagani  ;  ma  dice  il  Terrario  in  quefta  Vita  che  erano 
Eretici,  perchè  in  quell'anno  l'Italia  era  tutta  libera  dal  Paganesimo,  e  v'erano 
Solamente  Carolici,  ed  Eretici  )  fi  erano  fortificati  nel  luddettoCaltello  di 
Caflìno,  luogo  aliai  riguardevole,  appellato  allora  Rocca  bruna  ;  Lo  cinfe 
d'ogni  parte  col  fuo  Elercito ,  ma  nell'  aiì'aito  vi  reftarono  d'ambe  le  parti  molti 
Soldati,  fra' quali  reftò  uccifo  ,  e  feppellito  dalle  pietre  un  valentilfimo  Ca- 
valiere per  nome  Daniele  .  Ciò  non  citante  riportò  la  vittoria  il  Re  di  Fran- 
cia, e  trattenne  feco  pt?r  guarniggione  del  Caflello  alcuni  Soldati ,  mandando 
il  rimanente  dell'  Efercito  a  Modena.  I  Longobardi  ,  dopo  la  perdita  di 
queltoCaftello  riunirono  di  nuovo  un  numerofo  Efercito  perriacquiltarlo  ,  e 
cinfero  la  Fortezza  in  tempo  ,  che  il  Re  Francefe  vi  fi  trovava  di  dentro. 
Si  vidde  egli  ridotto  a  mal  partito,  e  perciò  anche  molto  anguftiaro.  (i) 
Pure,  mentre  andava  macchinando  qualche  progetto,  gli  comparve  un  Ve- 
nerando Vecchio  di  beli'  afpetto,  e  eli  parlar  eloquente,  che  per  ogni  modo 
conciliava  riverenza,  il  quale  dimandò  al  Re  :  perchè  tanto  s'attriftalfe . 
Maravigliatofielfo  di  tale  comparla  glirifpole:  mi  vedo  da  ogni  parte  cir- 
condato dall'  Efercito  nemico,  e  non  focomepofla  da  lui  difendermi,  per- 
chè ilgroffo  del  mio  Elercito  fi  trova  in  molta  diftanza  :  il  Cartello  è  mal  pro- 
veduto permctterfi  indiiefa,edio  mi  trovo  in  necellità  di  perdere  ola  libertà, 
o  la  vita,©  ilCafiello.  Rifpofegli  il  buon  Vecchio:  Se  una  fol  cofa  mi  vo- 
lete accordare ,  predo  predo ,  con  1'  ajuto  di  Dio  ,  vi  verranno  li  voftri  Soldati 
in  foccorfo  ,  ancorché  lontani  vifiano  .  Repplicò  il  Re:  E  come  potrà  eflere 
fedi  momento  in  momento  afpetto  di  efTere  ailalito  dai  nemici?  Soggiunlcil 
Venerando  Vecchio  :  Solamente  promettetemi  di  ftare  a  quello  che  vi  chiedo, 

e  poi 

(^)  Villan.  Zan.  MSJatimfrejpi  l'Juton  di  fjja^  ed  altri  annonimi  antic/^h 
che  tutti  fi  Ifggono  nella  B:bl.  Filtp.  (,';)  Sebbene  ti  Villan. ,  ed  il  fuddctto  Zani 
mettono  l'ilo  che  due  volte  f  «  [coperto  il  [acro  Corpo  miracolo[amcnte ,  ma  non  ri[e~ 
rifeooj  li  •mrai.oli,  [oao  a[[c^naU^crò  da  dati  MS>  diU'arch.  di  CaJ/ìno,  e  dal  Manfr,, 


^Q  APRILE. 

e  poi  velerete Tefito  coi  proprj  occhi.  Tanto  era  lo  fpavento  de'  nemici 
ccncepito  da  Carlo,  die  afTolutamente  acconfenn  a  quanto  il  Vecchio  ri- 
chiefe  .  Avuta  quefta  promeffa  fcomparvc  dalla  di  lui  prefenza  ,  e  comparve 
al  Generale  dell'  Efercito  Francefe ,  raccontandogli  il  pericolo  imminente , 
nel  qualtrovavafiil  fuo  Sovrano  ,econ  tanta  bella  maniera,  che  fi  meritò  tutta 
la  fede;  diltegli  però  il  Generale  :  e  come  potrò  foccorerlo  cosi  prefto ,  Ce 
egli  è  tanto  lontano:  No  no,  dilT'egli  il  buon  Vecchio,  feguitatemi  pure, 
e  non  dubitate  che  Iddio  è  con  noi.  Simifecongran  follecitudine  in  viaggio 
il  Generale  coli'  Efercito  ,  ed  in  poche  ore  ,  per  miracolo  del  Signore,  fi  trovò 
fotto  il  Forte  di  Rocca  bruna  .  Intefefubito  il  Re  come  un  Efercito  s'eraav- 
vanzato  predo  la  Fortezza  affediata,  e  perciò  fpiando  qual  forra  di  gente^ 
fodero,  conobbe  di  dentro  del  CaftcUo  cfTere  il  fuo  Efercito,  onde  mutata  la 
triflezza  in  allegrezza  fividde  fopra  di  sé  l'ajutod'iDio  ,  e  fece  lafuafortita 
dal  Callello  ,  altalendo  gl'inimici  da  una  parte  con  quei  Soldati ,  che  ivi  avea, 
ed  il  fuo  efercito  dall' altra,  ferrandogli  in  mezzo,  e  ne  fecero  una  fanguinofa 
ftragge,  rodando  libero  il  CaftelIoa'Francefi  .  Si  vide  pofcia  il  Re  circondato 
eriveritoda'  fuoi  Capitani ,  edifTeloro  :  comemai  foffero  (tati  cosiprontia 
foccorrerlo  in  tanto  fuo  cftremo  bifogno?  Rifpofegli  il  Generale  come  da  un 
■Venerando  Vecchio ,  che  avea  più  di  fpirito  celefie  ,  che  di  uomo  era  fiato  av- 
vertito ,  e  con  sì  bel  modo  che  non  avea  potuto  dubitare  diverlamente  ,  e  come 
feco  in  puoche  ore  avea  potuto  far  tanto  viaggio  che  richiedeva  molte  gior- 
rate  ;  laonde  tutti  fi  mifeto  a  dar  lode  a  Dio,  perchè  (olamente  dal  fuo  mi- 
racolo riconofcevano  quell'infigne  vittoria.  Frattanto  però  che  feco  dif- 
correvano  ,  ecco  che  di  nuovo  compare  il  Santo  Vecchio  a  Carlo  Magno,  e 
gli  dice  :  Vi  riccordate  o  Sire  della  promefia  già  fattami  fé  Iddio  vi  concedeva 
la  vittoria  ?  La  vittoria  è  fiata  voftra  ,  e  perciò  ora  fon  da  voi ,  acciò  mi  at- 
tendiate la  promelfa .  Lo  ringraziò ,  il  Re  ,  e  fi  efibi  di  attendere  a  quanto  ave- 
va promefiò  .  Allora  il  Venerando  Vecchio  feguitòil  fuodifcorfo,  dicendo- 
gli: Q.uando  ivoitri  Soldati  vinfero  la  prima  volta  quefto  Callello  ,  tra  i  piìi 
fedeli  che  combatterono  indifefa  dellaS.  Chiefa  eravi  quel  gene rofo  Cava- 
liere chiamato  Daniele,  il  quale  refiando  perccfib  nel  cipo  dai  nemici  con 
grolfe  pietre  efalò  l'anima  immortale  al  Cielo:  Giace  il  fuo  Cadavere  nella 
fofia  del  Cartello,  e  perciò  io  fono  ftato  mandato  da  Dio  per  avviiarvi  com.e 
non  vuole  che  quefi' inclito  Martire  refii  infepolto  ,  ma  che  da  voi  fia  ricer- 
cato, ed  accolto  onorevolmente,  e  gli  apprefiiate  degna  l'epoltura  .  Ciò  detto  il 
Santo  Vecchio,  qual  doveva  effere  un  Angelo  del  Paradifo  ,  difparve.  Si 
iTìifefubito  il  Re  co' fuoi  Baroni,  eCapitani  in  cerca  del  facro  Corpo  neli'ac- 
cennata  fofla  del  Cailello ,  ed  in  poco  tempo ,  e  con  minor  fatica  lo  ritrovarono 
coperto  di  faffi  ,  e  pietre  ,  (a)  rifplendente  da  raggi  Celeili  ,e  che  efalava 
fragrantiffimo  odore.  Fu  levato  da  quel  luogo,  e  portato  nella  Chiefa  del 
CaUello  dedicata  alla  B.  Vergine ,  e  poi  lu  leppellito  in  un  degno  fepolcro  (/-) 
in  una  Chiefa  fatta  fibbricare  ad  onore  del  Santo  da  quelto  Imperadore. 
■  Partito  pofcia  Carlo  Magno  da  Rocca  bruna  (e)  pacificò  tutta  l'iialia  colla 
prigionia  dei  ReDefiderio,  nel  quale  fini  il  Regno.dc' Longobardi ,  durato 

poco 

(a)  Martirol. ,  Z^ni ,  e  ditto  arcb.  di  CaJ/Ino .   {i>)  Martkoh  (0  Vili-  a».  774. 


APRILE.  5i 

poco  piti  di  200.  anni ,  e  pairaro  in  ventidue  Re  .  Occorfe  poi  che  tnfcorfi 
moltiilimi  anni  dopo  la  morte  del  Re  Carlo,  perle  varie  guerre  ,  che  inquie- 
tarono la  mitera  Italia  ,  e  (eco  il  LoJigiano  ancora  ,  rcftò  abbandonato  ,  anzi 
diltrutto  il  Caltello  di  Rocca  bruna  ,  ed  i  fuoi  Abitatori  s'  erano  dimenticati 
del  luogo,  ove  Ritrovava  quello  preziolb  Corpo ,  onde  Iddio  con  nuovo 
miracolo  lo  palesò  in  quello  modo,     (^^i) 

Un  certo  l-'redicatore  di  Patria  Cremonefc,  molto  ftimato  per  la  di  lui  San- 
tità ,  e  Dottrina ,  al  quale  Iddio  avea  anche  donato  lo  fpirito  di  Prol'ezia  ;  tro- 
vandoli nelle  parti  oltremarine,  mentre  un  giorno  era  concorfo  un  numero- 
fi  (limo  Popolo  alla  di  lui  predica,  terminata  la  quale  gridò  ad  alta  voce:  fé 
tra  queir  uditorio  fi  trovalie  alcun  Lombardo .     Tacquero  tutti ,  nell'uno  rif- 
pondendo,  quafi  che  in  quel  Paefe  non  folle  intefa  tal  dimanda.     V'era  però 
prefente  un  Lombardo  anch' elTo  della  Città  di  Cremona,  ma  perchè  era  po- 
vero ,  pezzente  ,  ed  infermo ,  mai  fi  farebbe  creduto  che  la  dimanda  folfe  fatta 
per  lui ,  e  perciò  non  diede  alcuna  rifpoli:a  di  ell'er  tale  .     Repplicò  le  iltanze 
riuovii  mente  il  Predicatore  con  voce  più  alta,  dicendo  che  le  v'era  qualch'uno 
fi  portalTe da  lui,  che  aveva  da  comunicargli  un  importante  intereife.    Allora 
il  Pellegrino  Cremonefe  intcfe  elfer  egli  uno  di  quelli ,  che  cercava  ;    fi  portò 
dal  Predicatere,  e  mai.ifeltoffi  elfer  Lombardo  .      Il  buon  Religiofo  gli  di- 
mandò fé  aveva  defiderio  di  ritornare  alla  Patria:  molto  volentieri,  rilpofe 
il  Lombardo  ,  ma  come  potrò ,  fé  la  mia  Patria  è  tanto  lontana ,  ed  io  fono  così 
infermo  ,  che  mi  vedoimpoiribilitatal'efecuztone  del  miodefiderio  ;  repplicò 
ilReligiolo:  fai  dove  fia  una  Città  chiamata  Lodi ,  ed  un  Caitello,  che  in 
quel  Territorio  fi  chi  ima  Gallino  ?  Rifpole  il  Pellegrino:  so  e  l'uno  ,  e  l'altro. 
Orsù  dunque,  foggiunfe  il  Predicatore,  fé  ti  folle  conceflà  la  grazia  di  lar 
ritorno  alia  tua  Patria  mi  faredi  un  piacere  ?  Di  buona  voglia  ,  diife  il  Povero. 
Dunque,  repplicò  il  Predicatore,  non  ti  dubitare  ,  intraprendi  pure  il  viag- 
gio ,  che  Iddio  ti  ajuterà  ,  e  ti  renderà  fano  ,  e  falvo  ;  ma  quado  farai  giunto 
alla  tua  Cafi ,  ed  avrai  vifitati  li  Parenti ,  ed  amici  ti  porterai  a  quel  Caltello 
chiamato  Callìno,  o  Rocca  bruna  della  Diocefi  di  Lodi  ;  ivi  troverai  una  Chie- 
fa  fabbricata  ad  onor  della  Vergine  ,  dove  ftàfeppcllito  il  Corpo  di  un  Santo 
Martire  ,  nominato  Daniele  ,  il  quale  per  tralcuraggine  degli  Abitanti  di  quel 
Luogo  non  è  più  né  riverito,  né  riconofciuto  da  alcuno  ;  ricordati  però  di 
quello  fegno  :  Entrato  che  farai  in  detta  Chiefa  farai  dimandare  il  Parroco 
di  ella ,  e  gli  racconterai  quanto  ti  dico  ,  e  lo  eforterai  a  far  cavar  terra  nel 
mezzo  della  Iteflà  Chiefa  ,  che  ritroverà  il  Corpo  del  Santo  Marcire  ;     Egli 
ti  fprezzerà,  e  ti  terrà  per  lemplice ,  e  pazzo;  In  quello  mentre  fopravve- 
ranno  in  Chiefa  tre  Giovani,  uno  de' quali  chiamerai  per  Pietro,  l'altro  per 
Ambrogio,  e  l'altro  per  Giovanni,  ed  a  quelli  riferirai  il  tutto,  e  dirai  all' 
ultimo,  che  febbene  tutti  etreproccureranno  di  cercare  il  facro  Corpo,  elio 
però  folamente  lo  troverà .     Stupì  di  ciò  il  Pellegrino  ,   e   promife  inno- 
ine  di  Dio  di  fare  quanto  il  buon  Predicatore  gli  avea  incaricato.     Si  partì 
ò.x  quel  luogo  ,  e  nel  profegtire  l'intraprefo  viaggio ,  fentendofi  a  ricuperare 
le  forze,  s'accoi  fé  che  gliailifteva  il  Divino  ajuto,  onde  facendofi  ferapre  piìi 
animo  nel  viaggio,  alla  fine  dopo  un  lungo  camino  arrivò  alla  propiaC  ila.. 

(a)  MS.aonommicomcfoprafeA^anfr,  Scoiz 


6ì  APRILE. 

Scordoni  l'ingrato  e  di  CafTino  ,  e  del  facro  Corpo ,  fecondo  la  pronfielTa  fatta, 
ma  quando  meno  fé  lo  credette  fu  affali  to  da  febre,  e  da  dolori  siattroci,  che 
a  poco  a  poco  lo  conducevano  alla  morte,  nonché  a  CaiTino  .  Eragiàdif- 
perato  il  cafo  della  iua  faluce  ,  quando  ricordato(i  della  proniefla  fatta  al 
mentovato  Predicatore  di  portarli  aLodi,e  di  qua  a  Rocca  bruna,  o  fia  Gallino  , 
onde  cominciò  a  chiedere  perdono  a  Dio,  ed  al  Santo  Martire,  facendo  voto 
chefeaveiT'e  ricuperata  lalalute  Sfarebbe  inimediatamente  portato  a  Cafiino 
per  metter  in  efecuzione  il  tutto,  raccomandandofi  anche  di  vero  cuore  al 
Santo  Martire  per  ottenere  la  grazia.  Elaudi  il  Signore  ad  intercefiione  del 
Santo  le  preghiere  dell' Infermo,  perchè  gli  celarono  i  dolori,  elafebbre,  e 
lui  fubito  fi  pofein  camino  verfo  Lodi ,  e  di  qua  a  GaiTino,  ove  invocato  in  fuo 
ajutoilfantoMartire, fi  poriòallaChiefa  della  Beata  Vergine,  e  fatto  diman- 
dar' il  Parroco,  cominciò  a  raccontargli  diffufamente  quanto  gli  aveva  impoflo 
il  Predicatore  ,  e  quanto  gli  era  avvenuto  di  male  per  eil'erfene  dimenticato,  o 
ronefeguito quello,  che  aveva  promellb  ,  ma  ridendofi  di  fimil  narrativa  il 
Parroco,  la  itimava  un  invenzione  birbantefca,  e  con  mali  termini  da  fé  lo 
rigettava:  quando  entrarono  un  dopo  l'altro  in  Chiefa  i  tre  Giovani,  e  da 
quelto  prendendo  il  buon  Pellegrino  il  fegno  del  fuo  aufpicio ,  fi  voltò  verfo  di 
ciri,e  chiamogli  per  nome  uno  dopo  l'altro,  e  fi  mife  a  riferir- loro  tuttala 
ferie  fopra  l'invenzione  del  (agro  Corpo ,  voltandofi  verfo  di  quello  in  ifpezie 
cheaveva  nomcGiovanni ,  e  che  lui ì'olo felicemente  doveva  trovarlo.  Stu- 
pironfi  tutti  allora,  ed  il  Parroco  cominciò  a  credere  qualche  cofa,  maffima- 
mente  perchè  fi  teneva  certa  memoria  che  in  Cc^lfmo  vi  folle  Itato  il  Corpo  di 
detto  Santo  Martire,  ma  fi  fupponeva  che  ellendo  flato  diftrutto  il  Luogo, 
e  la  Fortezza,  folle  anche  fiato  trafportato  altrove  il  fagro  Corpo.  Pure 
fentendo  a  parlare  in  quella  maniera,  e  con  tanta  franchezza  il  Pellegrino, 
ed  a  chiamare  improwifàmente  quei  tre  Giovani  col  proprio  nome  da  uno, 
che  mai  avevano  né  veduto  ,  né  conofciuto,  cominciarono  a  dargli  credenza, 
«  prendendo  zappe,  e  badili  fcavarono  terra  nelfiro,  dove  fi  fupponeva  po- 
teirceffere,  ma  fianchi  Pietro,  ed  Ambrogio  del  longo  faticare  quelli  celia- 
rono, e  Giovanni  tutto  pieno  di  fede  ,  e  divozione  tanto  lavorò  afcavar  terra, 
che  arrivò  a  rompere  come  un'apertura  di  fepokro  .  Allora  il  Giovane  tutto 
lieto  chiamò  a  sé  i  Compagni,  ed  il  Parroco,  e  viddero  che  eraun  fepolcro 
di  marrfto  ,  dal  quale  ne  fortiva  odore  foaviffimo  di  Paradifo.  Vinto  da 
fantacuriofità  ,  e  divozione  il  Parroco  volle  decentemente  vifitarlo  ,epoi  fi 
portò  a  Lodi  a  darne  parte  al  Vefcovo  .  A  tal' innafpettata  felice  novella  giu- 
bilò il  Prelato,  e  portatofi  alla  vifita  del  facro  Corpo  lo  riconobbe  con  gran 
tenerezza  ,  e  divozione,  autenticando  l'atto  i  fuoi  Notati  ;  tutti  fi  maravi- 
gliarono della  fragranza  dell' odore,  che  rendevano  per  tutta  la  Chiefa  quelle 
iacreOlTa,  onde  maggiormente  credettero  efiere  il  Santo  Martire  ,  edanche 
per  avervi  trovato  appreilo  alcune  pietre  ancora  tinte  di  fangue  ,  che  pia- 
mente fu  creduto  cfler  di  quelle,  che  fervirono  d'iflrumento  nel  diluì  marti- 
rio .  Dopo  fu  chiufo  il  fepolcro ,  e  trafportato  nel  Coro ,  finché  vi  fu  eretta 
la  propria  Cappella  d'ordine  del  Vefcovo ,  nella  quale  con  folenne  procellionc 
fu  depofitato . 

Eflendo 


APRILE.  (5j 

EfTendo  pofcia  (  -j)  maltrattato  dalle  guerre  lo  Stato  di  Milano  ,  e  mallime 
il  noftro  Territorio  Lodigiano,  prudentemente  dubitarono  i  noftri  Antenati 
che  poteije  elTere  rubbato  ,  o  pure  maltrattato  dagli  Eretici ,  come  era  feguito 
in  altri  Luoghi  ,  ed  anche  per  elfere  quelta  Villa  aperta  ,  e  con  puochi 
Abitanti  ;  fu  dunque  levatoda  CalTino  ,  e  trasferito  nella  Chiefadi  S.  Bif- 
fano fuori  delle  mura  di  Lodi  ,  ma  diftrutta  pofcia  da'  noftri  per  caufa 
delle  guerre  infiemeco'Borghi  anche  quefta  Chiefa  Abaziale  del  Santo,  l'anno 
1448.  27.  Marzo  fu  portatonellaCattedralecon  folenne  procclTione,  alla  qual« 
intervenne  Bernardo  Contarino  Nob.  Veneziano  Provveditore  della  fua  Re- 
pubblica, cui  allora  foggiaceva  Lodi,  elTendo  Vefcovo  Monfig.  Bernerio .  Ref- 
tarono  pofcia  fmarite(<^)  le  fue  entrate,  e  perciò  demolito  il  fuo  Altare, 
che  era  in  Duomo  da  Monlìg.  Scarampo  ,  ed  il  fuo  facro  Corpo  fu  trasferito 
nell'Altar  maggiore  fuperiore,  finché  per  decreto  dellavifita  Appoftolica  da 
Mcnfìg. Taverna  fu  ripofèo  nell'Altar  maggiore  fotterraneo  in  fua  cadetta 
particolare  d'argento,  nel  quale  viene  onorato  dalla  pietà  de' Fedeli. 

Il  fuo  glorioio  martirio  legui  fecondo  il  Ferrar,  de  SS.  Italia  li  21.  Aprile , 
xnadallanoftraCittà  fene  fa  la  fefta  di  devozione  il  primo  Mercoledì  dopo 
Pafqua,perchè  in  tal  giorno  l'anno  1448.27.  N4ar2o  (  come  il  ViUan.  )  fu  tras- 
ferito fòlennemente  da' Borghi  nella  Cat  drale. 

Annotazione . 

IO  non  fo  intendere  come  alcuni ,  tra' quali  uno,  cui  profelTo  in  altro  ogni 
fede,  abbiano  potuto  aflerire  che  Cafllno  dove  fu  martirizzato  il  Santo  fia 
itato  alla  Cà  del  Gonre>  Luogo,  o  Caifinaggio  poco  dillante  da  Lodi.  E  primie- 
xaraente  dicono  in  loro  favore  gli  Averfarj ,,  Che  pallando  il  noftroSanto  Mar- 
„tire  per  la  ftradaCremoneielu  all'alito da'Corfari  del  MarGerondo,o  follerò 
,,Ailaflìni  ,  e  l'interrogarono  di  che  Religione  foflè  ;  riipondendo  che 
),  era  CaTfolico  lo  tirarono  in  quefto  Luogo ,  che  Rocchetta  bruna ,  o  Rocca 
,,  brunettafi  dimandava  ,  e  lo  uccifero  in  odio  della  fanca  Fedi,,  Maquelta 
obiezione  fi  fcioglij  facilmente  colla  Lezione  del  noltro  Martirologio  ,  quale 
danoimetita  fede  innaltetabile  ,e  dice:  Lauda S.  Daini lis Mmyrts sb Hare- 
ticis  cb  fìdci  defcnfioncm  apud  Roccam  brunam  in  agro  Laudi  nfi  lapidibus  martirio 
coronati ,  a  Carolo  Magno  Imperatore  in  cujus  exercitu  militaverat  radii  Cdc-s^'Hs 
fgno  inventi  &€.  d'onde  fi  vede  come  fu  martirizzato  dagli  Eretici  avendo 
combatuto  nell'Efercito  di  Carlo  Magno  Imperadore  per  difefa  della  fanta 
Fede  a  Rocca  bruna  ,  non  dice  Rocca  brunetta,  né  Rocchetta  bruna.  Che 
poi  quefta  Rocchetta  bruna  foffe  alCaffinaggio,  che  ora  finomina  laCàdel 
Conte,  e  fia  cosi  detta  da' Conti  CalTi  ni ,  come  tengono  gli  Averla:] ,  ho  tante 
congruenze  da  concederlo  anch'io,  si  perchè  ancora  vi  reftano  veftigie  anti- 
che della  Rocchetta,  si  perchè  in  quelle  vicinanze  trovo  che  quefti  Signori 
vi  avevano  degli  efetti  Itabili ,  de'qualinon  mi  conviene  trattarne  ;  ma  ch>:^ 
quefta  Ca  del  Conte  s'appelIafTeCalfino  ,  né  anticamente,  né  mai  io  lo  polfo 
concedere,  perchè  loro  mai  me  lo  potranno  provare  .  Hoben  trovato  come 
li  Conti  Cafiini  anticamente  abitallero  nella  Villa  di  CalQno,  quando  folTc 

vero 
{a)  Villan.  al^an.  1448. ,  e  Zan.    (  6  )  AlATtirol. ,  ed  ank.  dd  Duomo ,  e  di 
t§à  ^Parr.  dt  Cajpno .  ^ 


<J4  APRILE. 

vero  chequeflo  Luogo  avefle  larciato  l'antico  nome  di  Rocca  bruna,  e  prefo 
quello  di  CalTino  da' Conti  Caffini  fuoi  pofTeflori .  Vedafi  l'archivio  delle  iVIo- 
nache  di  S.  Benedetto,  dove  fi  trovano  in  piìi  luoghi  nominatili  Caffini ,  o  li 

Conti  Caffini,  come  in  un  legato  di  tre  lire  lafciato  dal  Conte Caffino 

alle  Umiliate  della  Cafa  nuova  fotto  la  vicinanza  diS.  Andrea  di  Lodi  per  if- 
trumento  rogato  daBaffiano  daBagnollo  l'anno  1272.  8.  Gennajo,  ed  in  effio 
fecole  fi  trovano  molti  altri  contratti  di  queiti  Signori  colle  Monache  Umi- 
liate ,  le  quali  col  tempo  furono  unite  al  Monidero  di  S.  Benedetto  .  Di  piìi 
fotto  rannoT433  4,  Febbrajo  fi  legge  altro  iftrumento  di  emancipazione  di 
Daniele  Caffino,  e  molti  altri  iltrumcnti  di  queita  Nobile  Familia  ,  ne' quali 
tutti  è  nominato  Caffino  ,  non  la  Cà  del  Conte  .  Si  cont'enna  col  Ferrano 
deSS.  Italiae,  il  quale  nella  Vita  di  quelto  Santo  concorda  in  tutto  col  uoftro 
Martirologio  ,  e  conchiude  dicendo  neil'  addizione:  AfudLauitm  Pompcjam 
in  Vico  CaJJtno ,  cioè  a  Lodi ,  o  pure  apprefiò  a  Lodi  fi  celebra  la  fefta  di  S^  Da» 
niele  martire  nel  Villaggio  di  Caffino .  Può  p.irlare  più  chiaro  .  giacché  non 
può  parlare  con  piìi  lodo  fondamento  ,  cheaddurre  li  documenti  della  noftra 
Chiefa  Lodigiana?  Di  piìi  molto  celebre  è  la  tradizione  più  comune  che  fia 
itato  martirizzato  a  quello  Caffino ,  perchè  vi  fi  conferva  ancora  la  memoria 
dove  era  la  Rocca  bruna  ,  e  Caltello ,  ove  fegui  la  morte  del  noftro  Martire  ; 
E  fenza  alcuna,  benché  menoma  m.emoria  d'ucmini , ma  aniichirimamtnte. co- 
me paffa  per  tradizione,  è  fempre  llato  eretto  l'Altare  dei  noltro  Sante  Mar- 
tire nella  Chiefa  Parrocchiale  di  Caffino,  e  confervatafi  gran  devozione,  in 
virtù  della  quale  oggi  vi  fi  celebra  degnamente  la  Fella  d'elfo  Santo  per  la 
devozione  del  Popolo  di  quel  Luogo  ,  qual  Fella  non  fi  truova  che  fia  mai 
fiata  celebrata  alla  Cà  del  Conte  ,  né  vi  fia  Hata  Chiefa,  o  Oratorio  .  Ed 
all'Oratorio  di S.  Bernardino  della  Cade' Bolli ,  Luogo  vicino  alla  dertaCà 
del  Conte,  appena  da  pochi  anni  in  qua  v'  è  llato  filiato  il  legato  di  unaMelìa 
cotidiana  in  quelto  giorno  ad  onore  d'elfo  Santo  tial  NcbileGio.  Battilla  Lodi 
nel  fuo  tedamento  rogato  da  Giulio  Maldotti  Notajo  di  Lodi  li  14.  Agolto 
1679.  E  penultimo  che  fi  potrà  adcurre  ci  più  che  citate  un iltrume. ito 
rogato  da  Andreolo  Pelato  Notajo  Lodigiano  l'anno  1340,  nel  qual  conila  che 
efl'endo  flato  trafportaco  il  fagro  Corpo  del  Santo  Marcire  dalla  luaChiela  di 
Caffino  a  quella  di  S.  Ballano  fuori  di  Porta  Regale  ne' Borghi ,  pofcia  co' beni 
della  Chiefa  del  Santo  ,  che  era  a  Caffino  fu  eretta  una  Cappeilania  nella  noftra 
Cattedrale  fotto  il  titolo  d'elio  Santo,  lebbene  al  preftnte  non  v' e  n' è  più 
memoria,  come  ho  detto  di  fopra  .  11  detto  iftrumento  è  citato  dall'archivio 
delloSpedale  ;  ed  il  Canonico  Defendente  Lodi  Archivila  della  Cattedrale 
in  quello  Archivio  dice  lo  fteiTo ,  cioè  :  che  alla  quarta  colonna,  prcnJ.^ndo  l'm~ 
grejp)  alla  dritta  dellaforta  maggior  yV  ira  l'Altari:  di  S.  Daniclt  fondato  celi'  unio- 
ne fattagli  della  Chiefa  diS,  Damele  ,  che  era  a  Cajjìno  ,  ove  prima  /«'  trovavano  le 
facTc  R.  liquie  dd  Santo ,  che  poi  furono  trasferite  alla  Chiefa  Àòbazzta'e  di  S.  Br,f~ 
fano  fuori  di  Porta  Caflello  ,  e  da  qufia  nella  Cattedrale  ,  e  colla  mani  era  già  det- 
ta di  fopra.  Avvercafi  come  Dei'endente  Lodi,  come  fopra,  cita  il  detio  if- 
trumento del  Pelato  rogato  l'anno  1342. ,  e  l'archivio  dello  Spedale  l'anno 
«340. ,  ma  l'errore  di  queiti  dueanai  poco  aùerauo  la  foilanza ,  potendo  elìere 

iiato 


APRILE.  (fy 

flato  un  trafcorfo  di  penna  .  Come  pure  il  detto  Lodi  pare  che  dica  che  l' Ab- 
baziale  di  S.  Biflano  fu  diftrutta  l'anno  1348. ,  ed  in  queft'anno  trasferito  in^ 
Duomo  il  Corpo  del  SiPto  ;macon  piti  ("oda  ragione  il  Villan.  riferifce  l'anno 
1448.  ,  onde  può  edere  leguito  lo  sbaglio  nello  (cri  vere  il  centefimo  ,  elTcndo 
certilTimo  che  la  Traslazione  feguieffendoLodi  lotto  il  dominio  Veneto  ,che 
fu  l'anno  1418.  e  l'anno  1^48. era  dominato  da  Luchino  Vilconte  Principe  di 
Mi  lano,  come  il  citato  Villan. 

Prendendo  il  giorno  15.  corrente  per  Martedì  Santo ,  come  ho  detto  altrove  , 
og^i  nel"  anno  1158.  Mercoledì  dopo  la  Fefta  di  Palqua  di  Rcfurrezione  li  Mi- 
lanefì, non  avendo  voluto  ai'petrare  domani  Giovedì,  giorno  intimato  ai  Citta- 
dini Lodigiai-.i ,  vengono  per  diltru^gere  la  loro  Città  vecchia  ,  fcacciandogli 
fuori  di  ella ,  ufando  le  più  tìere  oililità  ,  facchcggiandola  ,  ed  abbruggiandola, 
e  quefta  fu  la  finale  dillruzione  di  efla  per  la  caufa  ,  cheriferico  il  primo  di 
Giugno . 

Monfig.noftroVefcovo  Carlo  Ambrogio  Mezzabarba  Patriarca  di  AlelTan- 
dria  ,  confagrail  Padre  Gio.  Francelco  Bolli  del  B^rgo  di  Varefe  per  Vefcovo 
di  Sita  Città  nella  Sona,  nella  Chiefa  di  S.  Francefco  di  Milano  de'Minoii 
Conventuali  del  fuo  Ordine  l'anno  1730. 

14  I  miferabili  Cirtadini  Lodigiani  feguitano a  ritirarli  da  Lodi  diftrutto, 
ed  incendiato  dai  Milanelì ,  lai'ciando  (  come  dice  il  Mor.  )  le  loro  Cale  in  cuf. 
todia  de'  foli  cani ,  e  gatti ,  avendo  più  timore  di  Dio  onnipotente  ,  che  de* 
Milajieli,  elafciarono  il  tutto  ,  fuggendo  chi  a  Pizzighettons  e,  chi  inaiti» 
parti,  p^edi giorno  d'jiri . 

1$  S.  MARCO  Evangelifla,  fefta  alla  fua  Chiefa,  ove  tutto  il  Clero  Seco- 
lare fi  porta  procedionalmente ,  e  dal  Capitolo  della  Cattedrale  fi  canta  la  Mclf» 
col  di  lui  intervento  . 

Ifioria  ài  quefia  Cbiofa  cavata  dal  proprio  Archivio . 

LA  Religione  de' Monaci  Cluniacenfi,  che  fu  una  Riforma  dell'Ordine  di 
S.  B-Miedetto aveva  un  M^riitero  con  fua  Chiefa  detta  di  S.  Marco  alla_. 
vecchia  Città  di  Lodi ,  le  Reliquie  della  quùi  Chiei"a,che  ancora  fi  vedono, 
figniHcano  quanto  folle  maeltola.  Diltrutti  colla  Città  quefto  Tempio  ,  e 
Convento  ,(1  portarono  1;  Monaci  al  la  nuova,  dove  fabbricarono  un' altro  Mo- 
Tiiftcro,  e  ChielaaGu.ioie  dello  llclfo  Santo.  Dimorarono  quivi  fino  all'amo 
14}8. ,  e  poi ,  f  er  Jiè  il  Priore  co'  Monaci  aderì  al  Conciliabolo  di  Bafilea  ,a 
fcggeltionedi  tilippo  Maria  Vifccnti  Duca  di  Milano,  furono  quelli  privati 
dei  Moniltero ,  cne  fj  r  onferuo  in  Comenda  l'otto  Eugenio  IV.  ,  e  poi  Monlig. 
Vefcovo  bea  rampo  vi  mife  il  Seminario  de' Chenci  nel  giorno  ,  che  lo  iili  litui , 
come  Qiròalli  il.  Dicembre,  gioir.o  diS.  Tommafo.fm' all' anno  1579.  Conti- 
cuò  però  quella Chicla  in  Comenca  (tra'  quali  Lomendatori  vi  fu  l'Abbate 

£  Fi- 


66  APRILE. 

Filippo Bononi  Nobile  Lodigiano  Segretario  di  Stato  di  Ferdinando  primo 
Redi  Napoli  Maldott.  nelle lett.  dogm.  fino  che  il  Cardinal  Teodoro  Triulzi 
Comendatore  l'anno  1642.  prinno  Novembre  conceffe  la  Chieia ,  e  Cala  del 
Moniftero  fopprelTo ,  con  un  Cafino  a'  PP.  Carmelitani  Scalzi  della  Riforma  di 
S.  Terefa  ,  quali  dopo  d'aver  fuperati  molti  oltacoli  degli  altri  Regolari  della 
Città  ,  il  giorno  2.  Ottobre  dell'  anno  164.-^.  per  fine  ottennero  la  confermazio- 
ne dalla  Congregazione  de' Cardinali  fotto  il  Ponteficato  di  Urbano  Vili.,  e 
ne'  Protocolli  di  Aurelio  Rofii  ,  Cancelliere  Vefcovale  fi  trova  ,  come  Monfig. 
Clemente  Gera  noftro  Vefcovo  concell'e  a  loro  la  licenza  di  avere  la  Chiefa  ,  e 
Convento  in  Lodi  il  giorno  31.  Ottobre  dell'anno  1(543.  per  confermazione 
d'un  altraconcefiìone  ,  che  loro  avea  fatta  fino  l'anno  1642.  primo  Luglio ,  co- 
me dice  l'Arch.  del  Conv.  Effendofi  meflì  in  quefto  poirelTb  ,  la  lagrimevole 
difgrazia  della  demolizione  de'B)rghi,feguita  pochi  anni  dopo, fu  la  la  loro  for- 
tuna ,  perchè  arquiftarono  molto  di  quel  materiale  con  poco  ,  o  niente ,  però  ad 
onore  di  Dio,  e  fi  rifoli'erodi  atterare  la  Chiefa  vecchia  ,  e  fabbricarne  una_, 
nuova  ,  della  quale  l'anno  1666. 15.  Ottobre ,  fe/ta  della  loro  S.  Madre  Terefa  , 
il  Cardinale  Gerolamo  Farnefibenedifle,  e  gettò  la  prima  pietra  della  nuova 
Chiefa  dedicata  a  S.  Marco  fotto  l'invocazione  della  B.  V.  Maria ,  de'  SS.  Gioa- 
chino ,  Anna  ,  e  Terefa  ,  qual  felta  fi  celebrò  folennifllmamente  ,  come  attefta 
il  fuo  Arch.  Il  Prete  Lodovico  Benzeni  Cittad.  Lodigiano  però  teltimonio  di 
vifta  nelle  fue  notazioni  dice:  che  etlèndo  in  Roma  il  Cardinale  Vidoni  noflro 
Vefcoco  facefle  quefta  funzione  il  fuo  Vicario  Paolo  Emilio  Zani  in  quefto 
giorno  ,  mefe  ,  ed  anno  .  Può  eflere  però  che  quefto  Vicario  facefle  tal  funzione 
come  delegato  dal  detto  Cardinal  Farnefi,  e  che  però  l'Arch.  la  confideri 
come  fatta  dallo  fteflo  Cardinale,  fecondo  1'  aflioma  .  Qatper  aliumfacit ,  per 
feipfiimfjccre  cenfetur  . 

Ridotta  a  perfezione  la  Chiefa,  profeguirono  l'opera  coli' fabbricare  ,  feb- 
bene  con  commodita,  e  fenza  tanta  folleci  udine,  anche  il  Coro ,  e  l'Aitar  mag- 
giore ,  quali  nel  giorno  16.  del  mefe  di  Luglio,  fcfta  della  B.  Vergine  del  Car- 
mine dell'anno  i59<?.  furono  benedetti  da  Monfig.  Vefcovo  Bartolomeo  Mena- 
ti ,  che  proceflìonalmente  col  fuo  Capitolo  vi  fi  era  portato  ,  e  poi  vi  cantò  Mef- 
fa  Pontificale  ,  e  l'anno  1703.  nella  Domenica  in  Albis  collocarono  li  Pad  ti  Ia_, 
ftatua  della  B.  V.  del  Carmine  fopra  l'Aitar  maggiore ,  e  dal  Vefcovo  Ortenfio 
Vifconti  fu  benedetta  .  Notaz.  del  Conv.  ò'c. 

Tra  li  Religiofi  di  quefto  Convento  ,  che  fono  vifTuti  con  molta  pietà ,  ed  ol» 
fervanza  della  loro  Regola,  voglio  in  i{pezie  notar  quefto  ,  che  per  eflere  flato 
conofciuto ,  ed  amato  da  me  quando  viveva  ,  eflendo  io  figlioolo ,  mi  fento  an- 
cora molto  inclinato  a  palefare  ladi  luiconverfionedal  fecolo  alla  Religione» 
come  nferifcc  l'Arch.  di  quefto  Convento  . 

Era  quefto  un  Prete,  nato  da  nobiliflimi  Parenti  di  quefta  Città ,  ed  era  mol- 
to amante  delle  allegrie  del  Mondo  ;  Stando  una  notte  in  converlazionetra 
molti  fuoi  amici ,  uno  di  quefti,  con  poco  cervello ,  e  meno  timor  di  Dio,  difle  : 
Faccia.^.o tutti  un brindefi  alla  falute  del  Diavolo:  Moftrò  fubito  lo  Spirito 
maligno  che  accettava  la  loro  cortefia  ,  perchè  in  un  fubito  eftide  tutti  i  lumi  , 
che  v'erano  accefi  ,e  con  cjuello  legno  della  l'uaprefenza  lafciò  tutta  la  compa- 
gnia 


APRILE.  «y 

gnia  fravenrata  col  noflro  Prece,  che  temeva  anchedi  peggio  .  Iddio  m iferi- 
cordinfo  però  nel  far' eftinguere  que'  lumi  agli  occhi  loro  gli  accefe  a  quello 

3uelli  dell' incellerto  ,  perchè  mettendoli  a  confiderare  la  fuavita  fi  rifolvette 
'abbandonar generofamente  il  Mondo, e  di  conl'acrarfi  tutto  alla  Regola  de* 
PP.  Scalzi  di  S.  Teref'a  ,  e  nella  Tua  Rf  ligione  . 

Li  Religiofi  di  quello  nuovo ,  e  belliilimo  Convento  coli'  amenità  d'un  vafto 
Giardino  godono  quivi  quanto  mai  polTano  loro  contribuire  di  n  cile  ,  e  dilette- 
vole ogni  altro  Paele,  onde  la  loro  Chielà,  e  Convento  concorrono  a  dar  molto 
fplendore  alla  Citta  ,  e  (Vegliano  l'ammirazione  della  divina  previdenza  a 
quelli ,  che  profetano  la  fanta  povertà . 

16  Come  Domenica  in  Albis,  fefta  alla  Chiefa  di  S.  Maria  degli  Angeli, 
come  il  Sin.  j.  detta  comunemente  dell'  Angelo  Cuftode  de'  PP.  Sommaldù . 

Sua  Isotta, 

PEr  Iftrumento  rogato  da  BafTano  Moro  l'anno  1^99.  io.  Maggio  fi  trova  come 
le  Monache  Umiliate  di  S.  Maria  di  Panilo  fecero  celTione  d'una  loro  Cafa 
polla  nella  vicinanza  de'  SS.  Naborre,  e  Felice  a  Pietro  Veggi  in  cambio  d'un* 
altra  Cafa  ,  che  quello  cedeva  a  loro,  porta  nella  vicinanza  diS.  Gemiriiano, 
affinchè  pocellero  in  quella  fabbricare  la  loro  Chiefa  ,eMoQÌllero  .  Chiamofli 
quella  Chiefa  di  S.  Crilloforino  forila  diRinzione  di  quella  degli  Umiliatia_. 
S.  Criftoloro  contigua  alle  Monache,  al  prefente  de' Monaci  Olivetani,  ed  a 
dillinzione  di  quella  de' Somari  vi ,  come  ne  difcorrerò  nell'  Iftorie  delle  Parroc- 
chiali di  S.  Giaccomo  ,  e  diS.  Vitto.  Avendo  dunque  le  Monache  eretta  la_, 
Chiefa  col  Monillero,vi  abitarono  fino  all'anno  i<5ij.  11.  Febbrajo ,  perchè 
furono  trasferite  al  Monillero  di  S.  Benedetto  ,  come  fi  può  Iegg?re  all'  I(loria_. 
diquefto.  Lolleffo  annoa'a.  del  mefe  di  Maggio  il  P.  Ottavio  Cenino  del  Col- 
leggio di  S.  Andrea  degli  Orfani ,  come  Procuratore  ,  edanome  della  Congre- 
gazione Sommalca,  comprò  dalle  Monache  di  S  Benedetto,  come  fucceiTe  nel 
polle  Ilo -d'elio  Monillero  di  S.  Maria  di  Panilo  foppreffo  ,  la  Chiefa,  Cife, 
ed  Orto,  ch'erano  di  quello  Moniftero  perii  prezzo  di  lire  dodici  mille,  aflù- 
mendofi  anche  l'obbligo  di  far  celebrare  ogni  anno  un'Officio  per  le  Monache, 
da  tutti  li  PP.  ,  che  follerò  abitati  in  quello  Collegio,  eh' era  per  fabbricarfì 
come  per  Iftrumento  rogato  da  Aur.  Rolli  Cancelliere  Veicovale  .  Subito  che 
vi  furono  collocati  firn  ilero  a  fabbricar  il  Collegio,  colla  Chiefa,  rinovata  la 
quale  l'anno  1656  aj.  Aprile.  Not.  dd  Dulc.  fi  apri  alia  pubblici  venera- 
Zio.iededicataa  S.  Maiiadegìi  Angeli ,  e  queftaè  delle  pifj  btille  che  onorino 
la  nollra  Città  •  Quivi  è  anche  un  Collegio  ,  che  de' Padri  lteffi,che  ne  hanno 
la  cura,  appellafi  de*  Sommafi-hi,  dove  s'alleva  la  Giovenrìi  e  nells  Ietterete 
nella  pietà  lòtto  la  direzziont  di  quattro Secerdoti  in  circa. 

17  La  B.  BRUNA  da  Vercelli  dell'Ordine  delle  Umiliate,  oggi  pafTa  alli^ 

floriaeterna,  il  dicuilacro  Corpo  fi  conferva  nella  Chiefa  delle  Monache  di 
.£cnedecio,  altre  volte  dello  ileifo  Ordine,  come  annunzia  il  Martirologio 

£  %  della 


en  APRILE. 

della  Cattedrale  .  Fedi  Ifioria  di  S.  Benedetto . 

Monfig. Clemente Gerafeguita  il  fecondo  giorno  del  luo  Sinodo, che  è  il 
quarto  della  noftra  Chiefa  Lodigiana  dopo  il  Concilio  Tridentino  ,  l'anno 
1637.  Il  medcfimo ,  e Caven. 

18  Avendo Giaccomo  Pozzo, Prepofto  di  S.  Maria  Maddalena,  e  Vicario 
Generale  del  noftro  Vefcovo  Monfig.  Sanfone,  d'ordine  di  Clemente  VII.  di- 
chiarati fcomunicati  li  Decurioni  di  Lodi  coi  loro  Forieri ,  e  la  Città  interdetta 
]i  13.  corrente  ,  per  alcuni  aggravj  fatti  a'  Religiofi  in  materia  d'alloggiamenti 
de*  Soldati,  oggi  reità  fofpelb  i'interdettOjl'anno  iji8.  Regifhr.  del  Lant. 

19  S.  PIETRO  Martire  dell'  Ordine  de'  Predicatori ,  feda  alla  Chiefa  di 
S.Domenico. 

Collocandofi  la  bella  Croce  grande  fu  l'Altare  maggiore  della  Chiefa  de* 
Confratelli  di  S.  Croce ,  fé  ne  celebra  felta  con  mufica  ifquifica  ,  ed  apparato 
molto  vago  ,  l'anno  i6^<). 

30  S.  CATTARINA  da  Siena  dell'Ordine  de'  Predicatori  ,fcfla a S.  Do- 
menico. 

Per  la  Traslazione  delle  Monache  di  S.  Marta  vedi  21.  Marzo. 
Della  Città  di  Lodi  con  S.  Gualtero ,  vedi  ^^.  Luglio  Vita  del  Santo . 

MAGGIO. 

^nti  GIACOMO, e  FILIPPO  Appoftoli  Prottetori  dellaJ 
noftra  Chiela  avanti  S.BafTano  .  Fefta  alla  Parrocchiale  di 
S.  Gualtero,  Chiefa  fabbricata  da  quefto  Santo  Confefl'ore 
ad  onore  d'effi  Santi  Appoltoli .  Vedi  za.  Luglio  fua  Vita  . 

i       S. TIZIANO  Vefcovo  di  Lodi  ;  fua  fefta  nella  Parroc» 
-I  chiale  di  Lodi  vecchio,  ove  (i  venera  il  di  lui  facro  Corpo . 
Vedifua  Vita  tra  gli  altri  Vefcovi. 

Lodi  come  Città  dello  Stato  di  Milano,  dopo  la  prigionia  di  Barnabò  Vif- 
conti  fuo  Signore }  oggi  giura  ubbidienza  a  Gio.  Galeazzo  di  lui  Nipote  l'anno 
1388.  Villan. 

Lo  ftelToGio.  Galeazzo  dopo  d'efrerfiimpolTefrato  di  quefto  Stato  colla  pri- 

f  ionia ,  che  fece  fare  di  detto  Barnabò  fuo  Zio ,  oggi  del  1395,  ottiene  diploma 
i  Duca  dello  Stato  da  Wenceslaoliiìperadore.  eMb,Muz-p,io-7, 

-  2  Fefta 


MAGGIO.  €f 

%  l'erta  airinfigne  BafilicadiS  Lorenzo  per  grata  memoria  a  Dio  bene- 
detto di  quando  il  fulmine  calcò  nel  Coro  ,  prefenti  li  Canonici ,  e  non  apportò 
dannonèadeiri,ncaliaChiei'a,nè  ad  alcuno.  Suo  Martiroh^io  ,  ma  nonftitt' 
auto  memoria  dell'  anno . 

limale  epidemico,  qual' era  una  veflìca  bianca  ,  gro/Ta  come  una  fava,  che 
nafceva  fiiUa  lingua  delle  Bcftie  bovine  ,  ed  a' Cavali:, anche  nelle  parti  vergo- 
gnofe  ,  quell' annoi7ja.  dalli  Paefi  de' Svizzeri  è  caliate  nell'Italia,  nella^ 
Lombardia,  e  i'u'l  principio  di  quefto  mele  di  Maggio,  anche  nel  noftro  Con- 
tado ,  ed  appellavafi  il  Cancro  volante,  perchè  da  una  parte  repentinamenta 
volava  ad  infettar  altre  parti  molto  rimote.  Per  grazia  del  Signore  però  ha 
fatto  puoco,  o  niun  male,  prima  a  caufa  delle  moltidime ,  ed  incellanti  Orazioni 
che  fi  fecero  ;  In  fecondo  luogo  per  li  varj  medicamenti,  che  fi  trovarono  ufiti 
altri  anni  in  dietro  contro  fimi  1  male  .  Il  più  commune,e  facile  fu  radere  prima 
le  vefliche  ,  o  veflica  con  qualche  moneta  d'argento  ,  poi  purgar ,  o  fregar  beo 
bene ,  e  replicate  volte  al  giorno  la  parte  ofFefa  con  pezze  di  lana  ,  medicandola 
con  aglio  pifto,pepe  mezzominuto. fale trito,  aceto, e vetiioUo tutto ailieme  . 
Altre  ancora  guarivano  da  fc  fenza  alcun  rimedio . 

^  Monfig.  Carlo  Ambrogio  Mezzabarba  Pavefe  Patriarca  di  Ale{randria_. , 
Vefcovo  di  Lodi ,  e  Conte  &c.  Afliftente  al  Soglio  Pontificio ,  Prelato  domeftico 
di  N.  S.  Papa  Benedetto  XIII  ,  dell' una,  e  dell'altra  legnatura  Referendario, 
fa  la  fonzione  Pontificale  delle  SS.  Spine  in  Pavia,  trovandofiinRoma  iIVef« 
covo  di  quella  Città  Monfig.  Francelco  Pertufati,  l'anno  172Ó. 

S.  CROCE  ,fefla alla fuaChiefa de' Confratelli. 

Sua  Ifjeria  . 

ANcheinLodirecchioeralaChiefadiS.  Croce,  nella  quale  giacque  mol- 
totempoilCorpodi  S.  Giuliano  Vefcovo, come  Anielmo  Vairano  nfc- 
ruo  dal  Lodi  dìfc.ó.  p.  i26.  L'origine  di  qucfta della  nuova  Città  ,eilendo  ita- 
la diftrutra  la  Chieia  della  vecchia,  come  alcuni  MS.  dell'Archivio  di  S.  De- 
fendente, citati  ancora  da  Por.  nell'origine  di  elfa  Chiefap.  35.  ,edal  Lodine* 
fuoi  mf. ,  dicono  che  fu  fotto  Monfig.  Vefcovo  Palatino  nel  Borgo  di  Porta 
Cremonefe  in  un  Vicolo,  che  andava  a  riferire  nella  Itrada  di  S.  Colombano 
dalla  Chiefa  medefima  nominato  di  S.  Croce  ,  altre  volte  detto  Cabiinello, 
fino  il  25.  Marzo  de- 11'  anno  i?4o.  Ma  demolito  il  Borgo  colla  Chiefa  da  Fede- 
rico Gonzaga  Marchefe  di  B  zolo ,  e  Governatore  di  Milano  per  Francia  l'anno 
i5a3.,comcil  Manf.  ,fiportaronoli  fuoi  Confratelli  in  Città  ad  Ufficiare  nella 
ChiefadiS.  Andrea,  di  la  in  quella  dell' Am.unziara  ,  e  da  quella  i.clla  Chiefa 
de'  SS  Cofmo  ,  e  Damiano  ora  demolita,  della  quale  ne  tratterò  nel  gurno 
ib.  Novembre  nell'lltorià  di  S.Romar.o.  Fecero  poi  acquillo  d'uufito  nella 
iiella  CoutiaUa ,  e  vi  iiibbricarono  un'  Oratorio  non  molto  grande ,  ma  puoc» 

E  3  con- 


70  MAGGIO. 

contenti  di  quefteanguftie,  l'anno  1585.  diedero  principio  alla  Chiefa  moder- 
na ,  e  Sacriltia  con  quella  magnificenza  ,  che  fi  vede  ,  eflendo  ftati  ajutati  dalle 
limofine  di  varj  Benefattori ,  leggendoli  in  oltre  neìl'  Archivio  della  Città  ,  co- 
me quella  aflegnò  alla  fabbrica  d'elfa  Chiefa  lireduceato  de' danari  delle  con- 
danne, contro  quelli ,  che  fporcavano  la  pitturadella  Chiefa  Cattedrale  l'anno 
1596. ,  ed  in  quelto  giorno  ,  dell' anno  i<5o3.  con  folenne  procelTione  ,  ed  inter- 
vento d'ambidue  li  Cleri  Secolare  ,  e  Regolare ,  e  Confraternite  da  quefto  Ora- 
torio trafportarono  il  Santillimo  Crociiìl{b  nella  Chiefa  nuova, avendo  fatta  la^ 
funzione  Pontificale  Monfig.  Lodovico  Taverna  ,  che  vi  cantò  la  prima  Mella  > 
ed  il  9  Ottobre  dello  (telTo  anno  lóoj.  fu  profanato  il  picciolo  Oratorio,  e  le_ 
olla  de' morti  furono  portate  nella  Sepoltura  della  Chiefa  nuova  avanti  l'Altare 
di  S-  Elena  Imperadnce ,  la  qual  fepolcua  fu  coperca  e  olla  pietra  del  Sepolcro 
del  fuddetto  Oratorio  Arch.  d'ej[a  Chiefa . 

Quelli  Scuolari  da  principio  s'aggregarono  alla  Confraternita. ed  Ofpedale  di 
S.  Maria  del  Cerchio  in  Milano,  d'onde  ebbe  l'inltituto  dell'  Ofpitalità  ,  colla 
qualegiàgran  tempo  continuarono  ,  pofcia  s'aggregarono  all' Arciconfrater- 
nitadiS-  Marcello  in  Roma  con  amplifiime  Indulgenze,  e  con  tal'  occafione-. 
cangiarono  l'abito  bianco,  che  prima  portavano,  in  quel  nero,  ma  avendo  il 
Pontefice  Clemente  Vili  fofpefe  tutte  le  Indulgenze  concefiè  per  via  d'aggre- 
gazioni convennealoro  di  procurare  nuova  erezione  dall'Ordinario  ,  e  pofcia 
dalla  ftefla  Arciconfraternita  nuova  aggregazione  l'anno  i6i5. 16.  Settembre, 
fotto  la  di  cui  ombra  pure  foggiornano  ;e  le  qualche  Pellegrino  della  llella_. 
aggregazione  richieda  alloggio  da  quelta  gli  fidalimofina  fecondo  la  fua  con- 
dizione ,  e  fi  licenzia  ellendo  pafiato  in  dilufo  l'alloggiare  di  notte .  Lodi  MS. 
ld  archiv. proprio . 

4  S.  FIORANO,  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale  Arcipr.  del  luogo  dello  ftef- 
fo  Santo  . 

Sua  Vita  eflratta  da  varj  Autori . 

SFIORANO  (ij)  fu  un  Signore  de'  piìi  principali  della  Germania ,  Tri- 
•  buno  ,  e  Capitano  Generale  dell' Efcrcito,  ornato  della  dignità  intitolata^. 
Frinceps  Officti,  folita  a  concederfi  dagli  Imperadori  Romani  folàmentea  chi 
fofle di  nafcita  infigne,  di  valore, e  prudenza  fperimentata  .  Ma  perchè  altri 
dicono  (^)  che  S.  Floriano  ,  o  Fiorano  ,  che  è  lo  flefib  nome,foffe  Soldato, e 
Cittadino  di  Vicenza ,  come  afierifcono  pure  le  antiche  memorie  di  quella  Cit- 
tà ;ioper  conciliare  gli  uni,  egli  altri  dico, che  potelTe  efiere  nobilifiimo 
Soldato ,  e  Cittadino  di  Vicenza ,  ed  in  qualità  militare  efi'ere  pafiàto  tant'  oltre 
per  il  fuo  valore  ,  che  militando  fotto  l'Lfcrcito  Imperiale  arrivaflé  alle  dignità 
fopradette  .  Leggafi  l'Officina iflorica  dell' Allolh,  dove  fi  trovano  molte  di 
quelle  metamorfofi,  e  tra  effe  quella  nella  perfona  di  Sforza  Attendolo  Bolo- 
gnino ,  che  da  povero  Contadino  di  Madrara,  Villa  dilcolla  da  Cottignolla  poco 

pili 
(«)  Bafgape  della  Congf.  dell'Oratorio  di  S.  Filippo  Neri  in  Napoli  icrtt.^. 
^onv,  i»,    (  ^  )  Fr.  Lorenzo  Sur .  Qrtof. ,  e  Ferrar,  de  SS.  Italis . 


MAGGIO.  yt 

piti  d'un  miglio, divenne  in  proeffo  di  tempo  rantoltimato  perii  fuo  valore,  cht 
oltre  d'averavutoegliltelToli  primionori  della  milizia  , anche  il  fuo  figliuolo 
Francefco,  che  dal  Padre  non  volle  ponto  degenerare,  fu  crtato  Duca  delio 
Stato  di  Milano ,  come  nota  anche  il  Corio ,  ed  altri . 

Concordano  però  quelti  Srittori  nella  foltanza  del  martirio  ,  e  dicono  che 
trovandofi  il  Santo  Campione  in  Zeillelmur  nella  Germania  ,  intefe  come^ 
Diocleziano  Imperadore,  quel  crudeliffimo  Tiranno ,  e  periecutore  della 
Fede  ,e  del  nomedi  Crifto,e  de  Criltiani,  aveva  comandato  eiprell'amente 
che  foiVero  queiti  perfeguitati ,  tormentati,  ed  uccifì  in  qualunque  luogo  fi 
potellero  trovare.  Fiorano  che  faceva  profellione  di  gloriofo  Criitiano  piìi 
che  di  Principe  ,  e  Generale  di  Ceiàre  ,  per  Io  zelo  del  ianto  Evangelo  fi  pre- 
fentò  ad  Aciuilino  Prefetto,  che  nella  Metropoli  di  Lorch  faceva  crudelilH- 
maftragede  Criltiani  ,e  lo  riprefe  per  difefa  de' Santi  Martiri .  Q,uelto  balio 
per  farlo  confinare  in  una  penolillima  Carcere  ,  e  poi  di  là  fu  condotto  alla_ 
prefenza  de'  fai  fi  Dei  acciò  a  loro  facnficallè ,  ma  puotè  bene  il  Tiranno  ten- 
tarlo, e  con  perfuafìoni ,  e  con  minacciò  ,  e  con  baltoni  farlo  battere  cru- 
gelmente  ,cheellbmai  perdette  la  fuainvitacoltanza  ;  licchè  vedendo  come 
per  nelTun  conto  poteva  rimovelo  dal  luo  fantopropcfito,  più  heramente  fde- 
gnato  gli  fece  cacciar  un  coltello  nelle  fpalle,  per  il  quaie  fpafimo  mai  però 
cedette  a' tormenti,  qunatunque  tutto  il  luo  Corpo  nuotalTe  n^^l  proprio  fan- 
gue.  ina  col  grondargli  del  fangue.accrefcendovi  il  coraggio,  intrepido  pre- 
dicava la  fama  Fede  diGesùCrilto  ,  e  deteha'  a,  e  malediceva  li  falfi  Dei , 
di  modo  che  non  potendo  Aquilino  vincerlo  in  niente  ,  gii  fece  mettere  al  collo 
un  fallo,  e  precipitare  n^lhumeEns,  affinchè  fommeilo  nell'acqua  perdelle 
lavira,  che  non  aveva  perduta,  elTenao  fommerlonelfanguc  ,  e  cosi  fu  apu.ito, 
perchè  dopo  tanti  martirj  volò  alla  gloria  eterna  .  Iddio  però  che  rel'tò  clFelb 
da  qucfti  tiranni  Idolatri  volle  moltrarne  rigorola  vendetta  ,  e  rendere  alfieme 
gloriofo  il  luo  Santo  Martire,  perche  nei  mecterfi  in  elecuzione  la  barbara 
fentenza  (-i)  fu  da  un  Giovine  con  (omma  rabbia  gettato  nel  detto  fiume, 
ed  in  pena  gU  creparono  gli  occhi ,  ed  il  fiume,  quali  vergognandofi  di  rice- 
vere in  sé  il  piezic  lo  Corpo  del  gloriofo  Martire  di  Crilto,  lollevò  tanto  in 
alto  lefueonde,  che  lo  dcpole  fopra  d'un  (allb  molto  alto,  allacullodia  del 
quale  Iddio  providde  d'un' Aquila,  che  lo  copriva  colle  proprie  ali,  iinchè 
riveiò  ad  una  fanta  Donna  Criltana  dove  quello  li  trovalle  per  onorarlo  di 
degna  fepoltura . 

Per  ubbidire  dunque  a'  comandi  di  Dio  ella  vi  lì  portò  con  un  Carro ,  fopra 
del  quale  ripole  il  Santo  Cadavero  ,perritirarlodi  làfecretamente,  mali  Bovi, 
che  lo  tiravano  mancavano  per  lagranfete,  onde  non  potevano  caminare, 
fìcchè  temendo  la  Donna  di  ellert-  fcoperta  fi  raccomandò  di  vero  cuore  al  Si- 
gnor Iddio,  quàl  fubito  fece  Icaturire  una  Fonte  ,  e  con  quell'acqua  ellèndoli 
riltorati  li  Bovi  feguirono  il  luo  viaggio  lino  al  luogo  dtltinato  perla  diluì 
i'epoltura,  aila  quale  concelle  il  Signore  molti  miracoli  per  i  nienti  del  fuo 
Santo  Martire  .  IL  luogo  però  dove  al  prclentè  fi  conlervi  è  incetto  felia  m 
Jefi  Città  della  Marca  a'Ancuna,o  pure  in  Vicenza,  meatre  d'una,  e  l'altra 
Citiii.ei  gano  dipoflederlo.  E  4  QueUo 

(j)  Sur. 


7«  MAGGIO. 

Quefto  è  ben  ficufo  che  molte  parti  dellaCrUlianita  fé  ?o  anno  eletto  per 
Protettore,  come  anche  il  Lodigiano  nel  Luogo  dedicato  al  fuo  nome,  ed  è 
molto  celebre  per  il  fuo  numerofo  mercato .  Nella  Germania  pure,  e  nelle 
Provincie  dell' Àudria  pare  che  fìa  tenuto  in  maggior  venerazione  che  in  qual- 
fìfia  altra  parte  del  Mondo,  perchè  gli  fono  erette  molte  Chiefe ,  Cappelle, 
«d  Altari, e  dove  eflendofi  mollrato  cosi  valorofo  in  vita  ,  fono  (lati  pubbli- 
cati anche  tanti  miracoli  dopo  morte,  tra' quali  riferirò  il  prefente  .     (a) 

Aduna  Cappella  dedicata  al  Santo  difcofta  dall' abitato,  per  le  grazie  ,  che 
concedeva  vi  concorreva  gran  Popolo,  ed  era  mediocremente  arrichita ,  di  fu- 
pelletili  preziole colle  limofine  de' Concorrenti.  Il  che  eilendo  ftato  adoc- 
chiato da  tre  Ladroni,  penfarono  di  faccheggiarla  fu  la  fperanza  di  fare  un 
ricco  bottino.  Andati  colà  di  nottetempo,  avendo  trovata  la  porta chiufa 
acattenaccio  ,  faliunofoprail  tetto  della  Chiefiola  ,  efattounbucco  vi  entrò  , 
e  corfe  alla  porta  per  aprirla  coi  deti ,  ma  non  gli  riufci ,  e  fi  accorfe  che  gli  bi- 
fognava  una  ponta  di  ferro ,  o  chiodo  per  follevare  la  molla  ,  ed  aprire  la  ferra- 
tura ,  e  levare  il  Cattennaccio .  Si  diede  perciò  a  girare  per  la  Cappella ,  e  cer- 
carne uno  ,  ma  che  fiiccefle  ?  ovunque  filtava  l'occhio,  o  metteva  le  mani,  ve- 
deva ,  e  toccava  la  Statua  miracolola  di  S.  Fiorano  che  ftava  fu  l'Altare  .  S'ar- 
retra per  riverenza,  e  volta  in  altra  parte,  ed  ivi  pure  incontra  la  ItelTk  Imnia- 
gine,che  con  muto  linguaggio  lo  riprende  dell'  attentato  facrilegio  .  Gira, 
e  ragira  con  fempre  la  flefia  figura  d'avanti  gli  occhi  fenza  poter  avere  il  ferro 
chedefidera  ,nè  apre  la  porta  ai  Compagni,  né  apre  il  cuore  alla  vocazione, 
che  gli  fanno  il  Santo,  e  Dio,  che  lo  folecitano  al  pentimento  ,  ed  intanto 
/lavano  quelli  alla  porta  inftando  che  aprifle  per  compir  il  furto  facrilego.  Af- 
frettato quel  di  dentro  dai  due  di  fuori  s'avvicinòallafeflura  della  porta, e  dilFe 
loro  quel  che  gli  accadeva  ,  ed  eflere  rifoluto  per  tanto  ufcire  di  là  .  Alche  efiì 
petulantemente  rifpoferorimbrotandolod' animo  vile,  e  conchifero  che  con  la 
tovaglia  che  copriva  l'Altare  ,  coprifle  la  faccia  del  Santo  ,  che  in  quefto  mo- 
do non  averebbe  egli  veduto  il  Ladro ,  né  il  Ladro  lui  .  Tanto  fegui .  Si  lafciò 
il  Santo  velare  laiaccia  ,  e  parve  che  non  vedellé  quel  che  vede  va,  onde  potè  il 
Ladro  aver  il  ferro  acuto  per  aprir  la  ferratura ,  fplancare  la  porta  ,  e  rubbare 
quanto  loro  piacque  ,  e  carichi  fi  partirono. 

Non  erano  molto  fcoftati  dalla  Chiefa,  quando  furono  fovragiunti  dal  giuflo 
fdegno  di  Dio  :  11  primo  da  quello  colpito  fu  colui ,  che  ff  andò  fuori  aveva  con- 
ligliato  che  fi  coprifTe  la  faccia  del  Santo  colla  tovaglia  dell'  Altare:  Il  gafligo 
fu  una  diabolica  rabbia, flracciandofi  efTo  flefTo  le  carni  colle  mani ,  lacerandofi 
coir  unghie  ,  e  mordendofi  coi  denti,  fpirò  alla  prefenza  de' Compagni  l'Anima 
infelice .  11  fecondo  fu  l'altro ,  che  era  riraafto  fuori  della  Cappella, forfi  per  non 
tfTere  si  colpevole  non  fu  egli  prefo  dallo  Spirito  maligno ,  ma  il  Cavallo  eh» 
cavalcava  prcfe  una  carriera  precipirofifiima,  dal  quale  fu  portato  ad  annegarfì 
ieco  nel  Fiume  Danubio ,  non  molto  difcofto  .  Qual  rimanelTe  a  si  orribile  fpet- 
tacolo  il  terzo  Compagno  non  é  facile  a  fpiegarlo ,  bensì  gli  diceva  li  confcien- 
za  fé  effere  reo  più  de  i  due  fepelliti  nell'  Inferno ,  come  quello  che  più  degli  al- 
tri aveva  cooperatone!  rubbamenio ,  come  quello  che  aveva  veduto  coi  propri 

occhi 


M    A   O   G    I   o  ;  . .     ^J 

«celli  la  mirRColonim?ntemijiaciante  figura  del  Santo  ,  e  non  s'era  ritirato  dal 
furto,  come  quello  ch'aveva  ardito  di  coprir  ,  e  naicondere  quegli  occhi  ,che 
l'invitavano  a  penitenza  ;  onde  timorofo  dell'  eterna  perdizione  cominciò  a 
chiedere  di  cuore  perdono  a  Dio,  e  rivoltati  in  fretta  li  piedi  tornò  a  rimet- 
tere nella  Chiefa  quanto  vi  aveva  levato,  ed  andato  a  ritrovare  il  Sacerdote, 
alla  di  cui  cuftodia  ftava  raccomandata  la  Cappella, gli  raccontò  quant'  era  fuc- 
ce!ro,econ  lui  fece  una  dolorofa  confefllone  di  tutti  i  liioi  peccati,  e  diedo 
principio  a  nuova  vita  in  ferviggiodi  Dio,  e  del  Santo,  dalla  di  cui  Cappella  non 
(ì  mode  mai  più  in  vita  fua,  fervendo  di  continuo  a  quella  Ghiefa,a  cui  egli 
aveva  rubbato. 

Sono  deputate  dueMonache  del  Moniftero  di  S.  Chiara  vecchia  dal  Vicario 
Capitolare  a  trasferire  nel  nuovo  Moniftero  delle  SS.  Orlbla,  e  Chiara,  eretto 
nel  Regio  Borgo  di  Codogno  l'anno  1616.  Ifìr.  diAur.  Rof. 

*  5  In  queflo  mefe  dell'anno  tj^Sj.  leacquedi  Adda  allagarono  dalCaftello 
fino  alla  Torretta ,  e  oltre  Adda  fino  al  Caslari .  Lod.  d:fc.  8.  p.  434. ,  ejrq. 

6  Perlafolenninima  Traslazione  de'Corpi di S. Tiziano Vefcovo, e  de' SS. 
Innocenti  vedi  la  Vita  di  elfo  Santo  al  fuo  luogo  . 

D'ordine  di  Luiggi  Ponz  de  Leon  Governatore  di  Milano  fi  commodano  tutti 
li  fentieri,  eftrade  di  quefta  noftra  Città,  levandofi  molte  mezze  colonne  di 
marmo,  che  erano  a  vanti  ad  alcune  Cafclafciandole  folo  alle  piùcoipicue  ,e 
privilegiate  ;  ann»  1666.  Caven. 

7  Come  feconda  Domenica  dopo Pafqua  fefta  annuale  folenne  all'Oratorio 
del  Luogo  della  Bonora  fotto  la  Parrocchia  Arcipreturale  della  Pieve  di 
FilTìrag  i ,  ad  onore  di  S.  Bona  Romana  Vergine ,  e  Martire  ,  in  cui  fi  venera  il 
di  lei  fagroCorpo donatogli  dalla  pieràdel  Padrone  di  elio  Luogo  ilMarchefe 
Gregorio  Orfino  Roma  Nobile  Milanefe  ,come  per  Iltrumenio  rogato  dal  Pr. 
Antonio  Maria  Garotta  Notaro  Appoftolico  ,  e  Goadjutore  della  Curia  Velco- 
valedi  Lodi ,  il  di  ij.  Ottobre  1726.  Qjaefto  facio  Pegno  fu  donato  allo  ftedb 
Marchefe  dall' Abbate  del  Moniftero  di  S.  Pietro  in  GefTate  de' Monaci  Calli- 
refi  in  Milano,  ove  riverentemente  fi  conferva  va,  ed  era  {taro  riconolciuto 
dalla  Curia  Arcivefcovale  di  Milanofino  l'anno  1619. 1.  Aprile  dalla  qual  rico- 
gnizione ne  confta  l'identità,  e  come  tale  fé  ne  fa  l'Uffizio  proprio.  Parimente 
il  detto  Marchefe  donò  ad  ci'ò  Oratorio  un  Dente  della  Iterfà  Santa ,  ma  lepara- 
todal  Corpo,  col  quale  fi  benedicono  gli  addolorati  del  male  de'  denti,  e  ne 
feguono grazie  mirabili. 

8  ElifabetraCriftina  Imperadrice  moglie  di  Carlo  VI.  noftro  Imperadore 
arriva  in  Lodi  daBarcrllona  per  ar.dare  a  Vienna,  ed  alloggia  al  lolito  nella 
'  Cala  del  Co-  Antonia  Bartù ,  l'anno  171}.  iV«;.  dei  DuU, 

9  L» 


74  MAGGIO. 

9  La  Nobile  CafaCadamofta  fa  libera  donazione  della  fua  Chiefa  dedicata 
a S.  Maria  EliCabetta  alli  PP.  Carmelitani,  acciò  VI  poffino  fabbricare  la  loro 
Chiefa  ,  come  fecero ,  dedicandola  alla  SS.  Annunziata ,  l'anno  1496.  Sua  Iflo» 
ria  Sacra . 

10  II  Duca  di  MadredapafTa  da  Lodi  per  andare  a  Trento  a  ricevere  la  Regi- 
na Marianna  Spofa  di  Filippo  IV.  Re  di  Spagna, l'anno  1649.  Vedi  z8.  corr. 
Noi.  dd  Benz. ,  e  Dulc. 

*  Il  Franchino  GafifurioLodigiano  Maeftro  di  Capella  della  Metropolitana 
di  Milano  fece  riforgere  la  mufica,  già  quafi  perduta  ,  l'anno  1504.  ,come  da 
ifcrizione  in  marmo  pofta  al  Campanile  maggiore  di  Lodi ,  e  di  queit'  artecom- 
pofe  vari  Libri,  de'  quali  alcuni  fé  ne  leggono  nella  Biblioteca  filippina  Lodi» 
giana  pieni  di  erudizione . 

11  Le  Città  confederate  contro  Federico  I.  ImperadorealTediano  Lodi  eret- 
tamente perche  ricufa  collegarfi  con  loro ,  l'anno  n6j.  Morm. ,  e  p'iUan.  Vtdi 
19.  corrente . 

Con  pompa ,  ad  apparato  fontuofifllmo  fi  celebrano  dalla  Città  l'efequie  della 
Regina  Maria  Lui  fa  mogli  e  di  Carlo  il.  Re  di  Spagna  nella  Chiefa  ddi' Incoro- 
nata l'anno  1589.  ^°^-  ^'■'^  Caven. 

Li  Decurioni  di  quefta  Città  l'anno  1514.  ,temendo{ì  fopra  la  guerra  immi- 
nente da'  nemici  Veneziani ,  e  Re  de'  Romani  ricorrono  da  Federico  Gonz  .ga 
Marchefedi  Bozolo,  il  qualea  nome  della  Corona  di  Francia  s'era  impadronito 
di  Lodi  .ed  abitava  nel  Moniilero  de*  PP.  Umiliati  di  S.Criftofforo  ,  e  lo  pre- 
gano a  difporre  in  maniera  le  cofe  ,  che  la  Città  ,  e  Contado  non  polTano  pati- 
re né  faccheggio,  né  verun' altro  danno,  parlando  a  nome  di  ella  il  Dott.  Ghe- 
rardo Cada  motti .  La  rifpofta  del  detto  Marchefe  L.  T.  R  fu,  che  a  tutto  (uo 
potere  averebbe  procurato  eh  e  non  foUemoleftata  né  la  Città,  né  liCittadmi» 
néil  fuo  Contado,offerendofi  co'  medelimi  Cittadini ,  o a  morire ,  oa  prefervar- 
gli  illefi  da'  nemici .  Atti  di  Ce  fare  Lecrami  Notajo  di  Lodi  ,gtorno ,  ed  anntfud- 
detti  y  come  dall'  Archivio  del  Nat.  Alcfs.  Trifs. 

13  S.  CRISTINZIANO  Martire ,  fefla  in  molti  luoghi  del  Lo(^igiano  per 
divozione ,  ed  in  iipezie  ali'  Oratorio  della  Torretta  lotto  la  Parrocchia  di 
S.  Gualtero . 

Sua  Fifa . 

IL  Ferrarlo  de  SS.  Italia;  dice  di  queflo  Santo  colle  refpettìve  autorità  antiche 
della  noltra  Chiefa,  e  di  quella  d'Afcoli ,  che  fi  celebra  la  iua  fefta  nella 
Chiefa  Cattedrale  d'Afcoli  nella  Marca  d'Ancona,  dove  dicefi  che  fi  confervi  il 
ilio  Corpo ,  e  li  celebra  con  officio  doppio.  Parimente  nella  Diocefi  di  Lodi 

quelto 


.■^ 


MAGGIO.  75 

querto  Santo  è  in  gran  venerazione ,  e  tnairime  perchè  è  invocato  contro  le 
gragnole  ,  ma  il  Tuo  officio  da  quefta  Chiefà  non  iì  fa.  Sopra  di  quefto  Santo 
vano  è  il  parere  de'  Lodigiani .  Alcuni  lo  giudicano  Confellore  ,  altri  Martire  > 
ed  ahri  Velcovo di  Bobbio.  Il  tutto  è  incerto  . 

14  ElTendo  giunta  a  Lodi  nuova,  come  oggi  la  B.  Vergine  Maria  fia  com- 
parla a  una  Figliuola  muta  ,  e  monca  d' una  mano  nel  Luogo  di  Deverà  Gera 
d' Adda,  poco  diflante  da  Lodi  nell'  anno  1385.  mentre  tendeva  le  ocche ,  e  che 
le  abbia  concelle  le  grazi  e  della  loquela,  e  della  mano;  fubito  fi  leva  dalla 
Città  un  concorlògrandiflimo  di  Popolo  perandare  a  venerarla  .  Suaifcriz. ,  e 
traitz. 

lilma  della  Feria  Repentina . 

L'Anno  1509.  emendo  ftata  ftabilira  la  lega  tra  il  Pontefice  Giulio  IL  ,  Maffi- 
miliano  Imperadore  ,  Ferante  Re  di  Spagna,  LodovicoXlI.  Re  di  Fran- 
cia ,  già  padrone  dello  Stato  di  Milano,  ed  altri  Potentati  contro  la  Repub- 
blica Veneziana,  chemolro  deminava  fopra  Terra  fei  ma  ;  oggi  eflendod  az- 
zufFari  gUECerciti  Franzefe,  e  Veneziano  in  Gera  d' Adda,preiro  il  Borgo  di 
Pandino,  in  fito  dove  è  una  roggia,  che  al  prelente  ferve  di  contine  del  Mila- 
reie  colCremafco  ;  reftòvittoriolo  ilFranzefe,  ed  in  quella  battaglia  fi  Ipar- 
fe  tanto  ("angue  ,  che  fece  venir  rofTa  la  detta  roggia  ,  mercechè  come  fiume 
vi  correva  dentro  ,  e  tiene  ancora  il  nome  dell'acqua  rolfa;  come  anche  uà 
Oratorio  dedicato  aMaria  Vergine  ,  che  v' è  piantato  appreefib  tiene  il  nome 
della  Vittoria  .  Onde  per  quello  fatto  cos'i  memorabile  il  Re  Franzeie  l'anno 
feguente  ijiQ.  11.  corrente  lece  pubblicare  una  Grida  rigorofa,  che  in  quefto 
giorno  14.  non  (eguiflero  atti  giudiziali  ,  e  prele  il  nome  di  Ferii  Repentina, 
che  continuò  fino  all'anno  1704  ,  nel  quale ,  non  fo  per  qual  raggione ,  tu  leva- 
ta in  quelta  Citta  ,  e  permeila  la  libertà  al  Foro  giudiziale.  Not.  mll'arcb. 
ddN^t.  Alcf.  Trtjfcm  ,ed tlGiovio . 

15  Dopo  due  anni  che  ,  fu  finito  ,  e  collocato  il  Tabernacolo  di  finilTimi 
marmi  all'Aitar  maggiore  del  Duomo ,  che  coita  circa  24.  mille  lire,  oggi  vi  fi 
mettono  anche  i  dueAngeli  di  alabaftro  per  maggior  frcggio,  a*  quali  non 
manca  alrro  che  la  loquela  per  efprimere  la  loro  vivacità  .  Jln.  1694.  Not. 
del  Dulc. 

Il  Prete  VicenzoBignarai  Cittadino  Lodigiano,  uomo  di  riguardevole  ftima 
in  quefta  Città, con  univerlale  ammiraziouc,  nell'età  d'anni  70.  ia  amplilfima 
donazione  della  lua  Perfona,  e  di  tutte  le/ue  molte  loitanze  alla  Compagnia  di 
Gesù.     An.  lóS^.Not.drl  Zum. 

1(5  S. GIOVANNI  NEPOMUCENO  Martire,  fefta  alla  Chiefa  di  S.An- 
tonio da  Padova  de'PP.  Conventuali  di  S.  fraacefco  ,  ed  al  Pome  del  fiume 
Adda ,  ove  è  la  lua Statua . 


7<J  MAGGIO. 

l^ita  di  S.  Giovanni  Nepemuceno  Prete  Canonico ,  e  Martire  della  Confederi ,  ef- 

trata  dalla  latina  ,  fcritta  dal  P.  Bouslao  Balbino  della  Compagnia 

di  Gesù  ,  la  qualt  concorda  col  proprio  Officio . 

N  Acque  Giovanni  Nepomuceno  nella  Boemia  in  un  Borgo  chiamato  N«- 
pomuch  ,  lontano  da  Praga  Città  principale  del  Regno,  dalla  parte  di  Ba- 
Yiera,dieci  gran  miglia,  circa  l'anno  ijiy  da  parenti  più  ricchi  di  pietà, che  di 
Ibftanze  terrene  .  Eflendo  devorifllmi  della  B.  V.  Maria  ,  per  voto  a  lei  fatto 
ottennero  quefto  figliuolo ,  e  gli  polèro  nome  Giovanni ,  affinchè  fi  ricordalTe  di 
continuo  d'elTer  egli  figliuolo  della  Vergine,  come  lo  fu  per  amore  S.  Gio. 
Evangelil'^afottituito  in  luogo  del  Redentore  Gesù, ed  in  fatti  alle  replicate 
preghiere  de' Parenti  Maria  Vergine  Io  liberò  d'una  malattia  molto  pericolofa 
miracolofamente,  per  dar  l'aggio  ancor' ella  dell' amore,  che  portava  a  quella 
pargoletto  fui  principio  della  lua  età  innocente . 

Quanto  folTe  per  diventar  grande  in  Santità  fi  conobbe  quando  nafceva  « 
mentre  furono  vedute  fplendentiifime  fiamme  a  calare  dal  Cielo,  che  con  gra- 
tilfimo  fpettacolo  di  tutto  il  Borgo  circondavano  la  Cafa  dove  veniva  alla  luce  . 
Crefciuto  in  età  fu  applicato  alle  lettere,  mentre  fcorgevafi  in  elfo  un  talento 
vivo  ,  pronto  ,  e  perfpicace  ,  accompagnato  da  dolce  modeftia ,  pietà ,  ed  umil- 
tà, ed  avendo  apprelo  a  fervir  alla  S.  Mefik ,  ogni  mattina  molro  per  tempo 
correva  velocemente  ad  un  Monillero  de'PP.  Giftercienfi  per  poter  fervire  in 
quello  facrominiftero  a  tutti  gliSacerdcti  ,che  vi  celebravano  .  Apprefi,  che 
ebbei  primi  principi  delle  lettere  fu  manduo  a  ZAteccio  Città  iniig.ie  della 
Boemia, affinchè  attendefTe  ai  Studj  maggiori ,  ed  effendofi  impoliclsatodi 
tutre  le  fcienze  che  vi  s'infegnavano ,  di  là  pafsò  a  Praga ,  dove  Carlo  IV.  Impe- 
radore  ,  e  Re  di  quel  Regno  aveva  aperte  tutte  le  Scuole  delle  Dottrine  Divina, 
ed  umana.  Quivi  fu  creato  Lettore  di  Filofofia  ,  poi  Dottore,  e  Letture  di 
Teologia,  e  della  Legge  Canonica,  e  febbenc  allo  fludio  delle  lettere  voleva 
fempre  che  precedelle la  pietà, pure  dovendofi  prvmovere  alli  facri  Ordini 
s'allontanò  da  tutti  que'  ftudjperun  mefedi  ttmpo,  qu^leìolpefe  tucto  per  fa- 
cro  aparecchio  in  fante  meditazioni ,  ed  affiizioiii  del  C(rpo,e  col  purgare  la 
cofcienza,ecol  pregare  dalla  Divina  clemenza  favori  Celelti . 

Ordinato  che  fu  Sacerdote  fi  mif'e  a  predicare  il  Santo  Evangelo,  e  non  è  si 
facile  a  fpiegarfi  il  frutto  mirabile  delle  ibe  Prediche, co:  quinto  zeio  ripren- 
defl'e  le  licenze  de' Nobili  ,ede'  Cortc-ggiani,le  vani;à  ,ele  Lberià  dei  fello  fe- 
rninile ,  il  vizio  dell'  ubbriacchezza,che  allora  moho  fi  avvanzava  ,  e  per  fiae 
non  v'era  peccatore  per  oftinato  che  fcile  in  qua.fifia  vizio,  che  noi:  reit  alle  in- 
tenerito dalle  forti  perfuafive  del  noii:ro  Giovanni .  Che  niara\  igiia  poi  «ara  fé 
la  di  lui  benedetta  lingua  trecento  trent' anni  dopo  morte  fa  per  miricolo  tro- 
vata ancor  incorrotta  , e  di  vivo  colore  ;  Anzi  dopo  fei  anni  eifeiido  ftata  mof^ 
trata  a'Giudici  delegati  della  Santa  Sede,  con  nuovo  prodigio  fubiro  fi  gonfiò  .  t 
di  vofl'egianteofcura  fi  mutò  in  porporina  .  Anche  l'Iraperadore  Wencesiao 
primogenito,  e  fuccefTore  di  Carlo  IV.  nell'Impero  ,  non  efiendo  ancora  dato 
in  reprobo,aguifad'un  altro  Erode  fenrendo  le  predich  e  del  noltro  Giovanni  fa- 
ceva molte  colie  .  Mart.ó,  Onde  perlualo  dalla  di  lui  prudenza, Doit ri !ia,« 

Saa- 


MAGGIO.  77 

Santità  gli  efebi  Vefcovati ,  ed  altre  luperioii  dignità  Ecclefiartiche ,  quali  tut- 
te furono  ripudiate  dall'  umile  Miniftro  di  Dio,contentandori  Iblamence  della 
dignità  di  Limofiniere  del  Re  ,  e  della  Regina  ,  nel  qual  grado  tutti  li  Coneg- 
giani  ebbero  a  lodare  la  di  lui  compaflione  ,  integrità  ,  e  giuUizia  ver(o  de' Po- 
veri ,  facendo  anche  l'Avvocato  per  elTi  .dalla  qual  occafìone  molti  prendcv.mo 
la  confidenzi  di  elegerlo  arbitro  nelle  caufe  delie  liti  più  intricate  ;  e  tanto  s'era 
avvanzato  nel  buon  concetto  appreflo  di  tutti ,  che  Giovanni  Arcivefcovo  di 
quella  Imperiale  Città,  e  Metropolitana  di  Praga,  col  pieno  voto  di  tutto  il 
Collegio  de'  Canonici, lo  eleile  Canonico  di  quella  Cattedrale  ,  dedicata  ad  onor 
redi  S.  Vitto  . 

L'anno  138J.  Comminciò  Vvenceslao  a  precipitare  di  mal  in  peggio,  fprez- 
Zando  anche  le  riprenfioni  della  fua  zelante  Conforte,  anzi  li  mille  afolpet- 
tare  nella  Regina  innocente  di  quel  male,  che  ellbcometteva  per  fuo  capric- 
cio ,  avendo  rilaleiate  le  redini  ad  ogni  iniquità  ,  ed  impudicizia  ;  che  però 
eifcndo  ftato  eletto  il  Beato  per  Confellbre  delle  Monache  di  S.  Giorgio  nell'Im- 
pcriil  Caltello,  e  dell' Imperadrice  Giovanna,  tormentava  coltui  perilfacri- 
lego  defiderio,che  aveva  difapere  i  peccati,  de' quali  fi confelFava  l' impera- 
drice fua  Conforte,  ma  fempre  furono  vane  le  liie  inftanzc  ,  che  faceva  al  B. 
ConfelTorc  ,  e  conlulìnghe,  e  con  minacele  .  Chepiù?  La  crudeltà  di  quello 
perfido  Imperadore  s'avvanzò  a  tanta  inumanità,  che  condannò  illuo  Cuoco 
ad  efler  arrolHto  cos'i  vivo  fu  d'un  fpiedoin  pena  d'avergli  mandato  in  Tavola 
un  Capone  mal  cotto  a  rollo.  Cluelta  barbane  fece  inorridire  tutta  la  Corte,  ma 
molto  più  il  Santo  Canonico  ,  e  Predicatore  ,  che  con  potendo  fofFerirla  {ti- 
mo debito  dell' Appollolico  luo  miniftero  ad  avvertire  il  Tiranno  ,  come  an- 
cora i  Re  devono  render  conto  delle  loro  azioni  al  Dio  terribile  appreflb  gli 
Monarchi  della  Terra.  Sjlm.  75.  13.  e  che  condaina  i  Potenti  ad  elFere  tor- 
mentati potentemente  Sap.ó.y.  Il  Tiranno,  che  già  andava  machinando  forti 
pretelti  per  vendicarli  del  B.  Confeffore  Giovanni  zelante  del  fegieto  delle  Con- 
felfioni  della  Regina,  provocato  più  fieramente  a  fdegno  per  quell'ammoni- 
zione lo  fece  carcerare,  e  dopo  qualche  tempo  indulfe  altri  ad  ailalirlo  più  ga- 
gliardamente ,  chefcoprilTe  le  ConfelTioni  della  Regina  ,  fé  voleva  ul'cir  di 
prigione.  Ma  intrepidamente  rifpofe  ,  che  l'Impei  adora  gli  aveiebbe  prima 
frappato  co'  tormenti  l'animadalCorpo,  che  dalla  iua bocca  una  parola  lenti» 
ca  in  Confefiione . 

Mutò  l'affalto  l'Imperadore  fcelerato,  e  fatolo  levar  di  prigione  fé  lo  tene- 
va alla  propria  menla,  inliandocon  lufinghe  ,  e  larghe  promell'e  a  rivelargli 
le  ConfelTioni  della  Regina ,  ma  per  fine  vedendo  che  erano  inutili  tutti  gli  (uoi 
ftratagcmi,  montando  fu  le  furie  peggio  di  prima  lo  fece  crudelillimamente 
lormer.tare,  ed  abbruggiargli  i  fianchi  con  fiaccole  accefe  ;  Ma  il  Santo  Martire 
alzando  la  mente  a  Dio  in  que' tormenti ,  altro  non  peniàva  ,  che  a  chiamar 
in  luo  ajuto  Gesù  ,  e  Maria  ,  ad  efli  offerendo  i  fuoi  dolori ,  ad  elli  raccoman- 
dando l'Anima  fua,  e  potè  bene  il  Tiranno ftancarfi  di  farlo  tormentare  ,  ma 
non  già  il  Beato  di  patir  i tormenti,  ficchè  difperato  l'Imperadore  di  poter 
ottenere  il  fuo  intento  ,  lo  fece  levar  dalla  Gaialt»  ,  ove  era  itato  diltcfo, 
legato  ,  e  tormentato . 

Pài". 


78  MAGGIO. 

PafTataqueftatempefta  fegui  alConfefTore  Giovanni  un  bel  fereno  del  Cielo, 
perchè  internamente  reftò  confolato  da  Dio  ,  ed  efterna niente  dagli  Angeli, 
che  gli  comparvero,  e  rifanato  che  fu  del  Martirio,  che  per  amor  di  Dio 
tenne  fecreto  ,  come  fc.ldato  di  Crifte  già  ferito,  e  rifanato  fi  relHtui  intre- 
pidamente alla  cuftodia  del  poflo  primiero  ,  cioè  a  dire  alla  reflidenza  del 
Coro,  alla  Confeffione  della  Regina,  alla  predica  dell' Evangelo,  in  una  del- 
le quali,  dopo  d'avere  difcorfo  con  gran  calore  più  del  folito,  predilTela  fua_, 
morte  imminente,  e  tutti  i  mali',  che  poi  feguirono  alla  miferabil  Boemia  ; 
con  umiliiTime  parole  fi  licenziò  da' funi  Col  leghi  Canonici ,  e  da  tutto  l'udi- 
torio ,  e  poi  dando  l'ultimo  Addio  con  molte  lagrime  agli  occhi  terminò  la 
predica  con  gran  dolore,  ed  ammirazione  di  tutti . 

In  BolesUvia  era  un  immagine  antichiffima  della  BV.  tenuta  in  fomma_. 
Venerazione  dal  Popolo,  ed  il  B  Gioanni ,  che  lempre  l'aveva  amata  di  ve- 
ro Cuore  in  fua  vita,  fapendo  che  pochi  giorni  era  lontano  dalla fua morte , 
f\  portò  da  quella  per  implorare  il  di  lei  efficacilTimo  padrocinio  ,  ed  aiuto 
nel  palTaggio  all'altra  vita  ,  e  nel  ritorno  fui  tardo  della  giornata  dal  San- 
tuario palsò  per  ifcontro  alla  Corte  Imperiale  ,  e  veduto  da  Wenceslao  lo 
fece  chiamare,  e  nuovamente  diede  nelle  fue  frenefie  di  tentarlo  a  rompe- 
re il  figiilo  della  Confeffione  della  Regina  ,  dicendo  ;  Senti  o  Prete  ,  o  fco* 
primi  fubito  tutti  i  peccati,  che  mia  Moglie tihamanifcrtatiin  Confeffione, 
altrimente  fei  perduto:  giuro  a  Dio  bevcrai  Tacque,  (s'intendeva  il  barbaro 
con  quelle  minacciolè  parole  di  farlo  fommergere  nell'acqua)  Il  Coftan- 
tilfimo  Martire  ,  non  più  con  parole,  ma  con  tutta  la  tefta  ,  e  colla  faccia 
fevera  ,  e  follenuta  negò  di  voler  commettere  quel  facnleggio,  ed  il  Ti- 
ranno per  allora  fé  lo' fece  fubito  levare  d*  avanti ,  e  di  pelò  portare  in  una 
ilanza  ,  afpettando  la  notte  già  vicina  a  farefeguirela  lua  crudel  fentenza, 
per  ifchivare  d'elfere  veduto  dal  Popolo  ,  ed  affinchè  nelmno  vi  s'interpc- 
neffe .  Pertanto  la  fteffa  notte  lo  fece  condurre  al  Ponte  del  fiume  Molda, 
che  congiunge  le  due  Città  Praga  maggiore,  e  minore  ,  e  legategli  le  ma- 
ni ,  e  piedi  fu  gettato  dal  Ponte  nel  fiume  ,  e  mori  Martire  del  figlilo  della 
Confeffione  l'anno  1385.  nella  vigilia  di-lf  Afcenfione  . 

Pensò  il  crudele  Tiranno  celle  tenebre  della  n'tte  nafcondere  al  Mondo 
la  morte  del  Beato  Giovanni,  ma  fu  imì.egno  del  Cielo  di  manifeftarla  a  for- 
za de  miraceli  ,  perchè  quel  Dio,  che  coi  lumi  Cele  :i  feiteggiò  il  di  lui 
f;loriofo  natale,  gli  fpedi  anche  dopo  la  morie  a  fargli  un  fonruofo  funera- 
e,  perchè  comparvero  fubito  a  fior  d'acqua  fopra  del  fiume  innumerabili 
faccelle  luminofiffime  come  tante  lorcie  ,  o  fanali  accefi  ,  che  fpatgen  io 
d'ogni  intorno  vivi  raggi ,  e  con  bell'ordinanza  accompagnarono  il  Sacro 
Corpo  al  lido  ,  e  Con  di  Angeli,  che  cantarono  alle  gione  di  unCittadi- 
Do  del  Cielo. 

Accorfe  allo  fpetacolo  tutta  la  Città  attonita  persi  gran  meraviglia  ,  e 
Wenceslao  folo  ,  che  fapeva  1' efecrabile  fatto,  tormenrando  per  il  rimorfb 
della  conRienza,  tutto  confufb  fremeva  di  rabbia  ,  vedendo  fcoperta  la  fua 
malignità,  il  fuo  facrilego  omicidio  ,  e  la  giuiìizia  ,  che  faceva  il  Cielo, 
onoraado  un  ule  a  fé  diletto  «  e  come  dalle  bocche  de'  Carnefici  itelTi ,  ch« 

d'o£- 


MAGGIO.  79 

d'ordine  Tuo  lo  avevano  tormencato  col  fuoco  ,  e  fommerfo  nell'acque,  era 
paleiato  il  martirio  del  Beato  ,  e  fu  si  veemente  la  luaconfufione,  che  per 
ere  giorni  liecte  tempre  nafcofto. 

I  Canonici  della  Metropolitana  levarono  il  Corpo  di  quel  Santo  Cam- 
pione loro  collega  dalla  ripa  del  fiume,  elorifpofero  per  mododiprovvifione 
nella  vicina  Chieù  di  S.  Croce  di  ceni  PP.  Religiolì  chiamiti  della  Peniten- 
za per  fino  che  fu  fabbricato  il  fuo  proprio  lepolcro  gloriofo  .  Divolgata^ 
la  morre  ci  quelto  Beato  Martire  di  Crilto  accorrevano  i  popoli  iiinumera- 
bili  a  venerarlo,  e  tanto  più  s'accrefceva  il  numero,  e  la  divozione,  quan- 
to pili  vedevaii  la  facilità,  colla  quale  impetravano  ogni  lorte  di  grazie  .  Il 
maligno  Wenceslao  però  che  voleva  col  Corpo  folle  ftatafepolta  anche  la  me- 
moria del  Santo  Marcire,  mandò  ordini  violenti  a  quei  Religiofi,  che  lo  fe- 
peiliflero  in  luogo  rimoto,  e  fcaccialkro  di  Chiela  le  turbe  devote  .  Ma  al  dif- 
pe'.to  del  Tiranno,  quanto  più  macchinava  di  levargli  la  venerazione,  tanto 
più  Iddio  gliela  accrefceva  ,  perchè  da  qualunque  luogo  ,  oveeraripoftoper 
leuerlo  fecreto,  lì  manifeltava  da  le  coli'  odore  fragrantiffimo ,  che  elalava. 

Rifolfero  pofcia  i  Canonici  di  ergergli  un maeltofo Sepolcro,  edinquell* 
ifteirb  luogo,  che  fu  eletto  per  il  Sacro  depofito  del  Beato  fu  ritrovato  un  ric- 
chillìmoteforOfquaficchèil  Beato  volede  rimunerarci  Canonici  nelle  fpefe  . 
Ridotto  a  perfezione  quello  preziolo  Sepolcro  fu  levato  dalla  Chiefa  di  S. 
Croce  con  tutto  il  concorlo del  Clero,  e  del  popolo,  e  portatolo  folennemente 
a  fuono  di  tutte  le  campane  nella  Cattedrale;  ma  con  tali' occalìone ,  per  lod- 
disfare  alle  illanze  importune  del  popolo  devotiffìmo  ,  eflendo  tenuta  aperta 
per  qualche  tempo  l'arca,  che  bello  fpettacolo  era  il  vedere  tanti ,  che  pian- 
gevano di  confolazione,  ed  altri ,  che  giubilavano  di  vedere  tanti  miracoli , 
che  Iddio  operava  per  i  meriti  del  B-  Martire  Giovanni  . 

Non  cosi  però  rallegra  vali  la  Regina  Giovanna,  perchè  dopo  d'avere  faputo 
che  il  crudele  martino  del  luo  Beato  Padre  Spirituale  era  avvenuto  per  (ua_ 
cagione  fu  forprefa  da  tanto  cordoglio  ,  che  poco  alla  volta  mancandole  le 
forze,  pairati  quattro  anni,  mori  il  primo  Gennajo  dell'anno  1387.  fenza 
lalciar  fuccellionc .  Ed  il  tiranno  Wenceslao  ebbe  a  provare  la  vendet- 
ta del  Signore,  perchè  fcopcrtafi  tale  fceleraggine  s'amnr.utinaronoconirodi 
elfo  1  Popoli ,  dal  tlirorede'quali  fuggendo,  fu  anche  nello  Hello  tempo  privato 
dell'  Impero,  e  tocco  finalmente  a' appoplefia  (  come  dice  il  Forelli  nel  fuo 
Mappamondo  lltorico)  vomitò  l'anima,  carico  di  mille  maledizioni  di  tutto  il 
Mondo  ,  e  principalmente  dell'Impero  da  lui  per  ventidue  anni  contaminato  . 

La  Venerazione  al  noltro  Beato  Martire  andò  pofcia  continuando,  anzi  ac- 
crefcendoli  in  tutti  i  Popoli,  ed  in  ifpezie  della  Germania,  e  ne'  Serenilfinii  Arci- 
duchi ,  Imperadoii,  Cardinali ,  Arcivefcovi  di  Praga,  c';e  a  tutto  loio  potere-, 
lempre  procurarono  che  folle  Canonizzato  ,  e  le  accefe  lampadi ,  gli  appetì 
voti, le  dipinte  Immagini  ancora  antichiffime,  belliilìmi  Altari  ad  elfo  confa- 
graii ,  dove  lacrihcano  Sacerdoti,  fé  non  h^nno  potuto  fpeditamente  Cano- 
nizzarlo per  Santo,  gli  anno  però  fempre  confervata  la  dignità  di  Beato, 
la  quile  gli  fu  confermata  anche  dal  fommo  Pontefice  Urbano  VIII. ,  e  dalla 
forza  de'  Miracoli ,  che  dalla  morte  fin'  a  quelto  tempo  ha  operati,  alcuni  de' 
quali  fono  per  raccontare.  Ab- 


eo  MAGGIO. 

Abbiam  detto  àa,  principio,  come  nafcendo  il  B.  Giovanni  difcefero  dal 
Cielo  rifplendentiffime  fiamme  a  circondare ,  ed  illuminare  la  Cafa ,  quafi  che_ 
fino  d'allora  vi  prendeiTe  poffeiro  il  Cielo  ,  {tando  che  dopo  che  fu  morto  non  fu 
mai  polTibilead  alcuno  di  poter  prender  alcun  ripofo  in  effa  di  nottetempo. 
Contale  prodiggiodiedead  intendere  cerne  quella  Cafa  non  doveva  fervire-. 
più  di  abitazione  a  Uomini  di  quefto  Mondo,  ma  di  Tempio  ad  onore  del  Bam- 
bino Beato  ,  che  vi  era  nato  ,  il  quale  eretto  che  fu  ,  e  per  moltiffimi  anni  tenuto 
in  fomma  venerazione ,  fu  poi  riltorato  fenza  alcuno  rifparmio  di  Ipti'e  per  farlo 
inaertofo,  mentre  per  l'antichità  minacciava  rovina  . 

Gli  Eretici  Calviniani  lolamente fremono  di  rabbia  a  vedere  tanto  onorata, 
ed  efaltata  la  fantità  di  Giovanni,  ma  tante  volte  ancora  hanno  dovuto  provare 
fìuporo(ì,e  fpaventofigaiiighi.comequando  l'anno  i6iS.  avendo  prefa  la  metà 
della  Chiefa  Metropolitana  di  Praga  ,  non  potendo  fofFrir'  il  fagro  Depofito  del 
noflro Beato, fi  mileroper  itrapparlo  ,e  gettarlo  a  luogo  commune,  ed  inde- 
gno ,  ma  a  mifuia  dell'attentato  delitto  riportarono  la  pena,  perchè  altri  vi  mo- 
rirono di  fubito,  altri  rcftarono  (èmivivi ,  altri  temendo  fopra  di  fé  fimili,  o 
peggiori  gaftighi  fuggirono . 

Uno  per  prenderfi  piacere  di  quello,  che  aveva  la  cura  di  tener  accefa  la_. 
Lampada  avanti  del  Beato,  aveva  levato  fuori  di  effa  tutto  l'oglio  ,  ed  incambio 
l'aveva  empiuta  d'acqua  ;  S'accoflò  poi  quello,  che  non  fapeva  la  burla  ,  che.^ 
gli  aveva  tramata  quell'altro  ,  chepurefieraritiratodi  nafcofto  ,afpettando  il 
tempo  di  riderfi  .  Ma  riufcì  di verfamente,  perchè  avendo  quelloaccefa  la  Lam- 
pada prefe  fuoco, e  rendeva  fplendentiffimo  lume  ;  Spaventato  quell'altro  a 
tal  no  vita ,  che  vidde  co'  proprj  occhi ,  confefsò  quello  che  aveva  fatto  al  Com- 
pagno, ed  ambidue  conobbero  il  miracolo  ,  e  chiamando  anct)ra  altri  a  vedere 
quello  Ipctcacolo ,  come  l'acqua  avefiTe  forza  di  dar  alimento  al  luoco ,  tutti  v  iri- 
derò il  gran  miracolo,  e  da  vano  gloria  a  Dio,  che  tanto  onoralfe  il  (uo  Beato 
Martire  Giovanni . 

Chi  deiideralle  ulteriori  notizie  de'  miracoli  di  quefto  Beato ,  potria  leggere 
un  Libro  mandato  alle  Stampe  dal  P.  Giorgio  Fero  l'anno  1641.  nel  quale  cele- 
bra molte  altre  prerogative  ,  grazie,  e  miracoli,  come  di  morti  rifufciiati, 
d'infermi  rifanati ,  di  condannati  alia  morte  liberati  ,  di  fommerfi  ne'  Fiumi  fal- 
vati ,  di pioggie,  oferenità ottenute, dalle  peltinelii  Uomini ,  e  nelle  BeHie_. 
prefervali,  e  quello  cheè  più  portentofo  di  chi  fente  forza  mirabile  a  fuperar 
il  rofTore  di  confelTarfi  gli  luoi  peccati, o  va  a  pericolo  di  perdere  ii  buon 
come. 

Non  folo  però  è  dilatata  nel  Settentrione  la  divozione  di  quelto  Beato  ,  ma_^ 
anche  in  buona  parte  della  Criflianirà,  dopo  che  la  Santità  di  Noltro  Signor 
Papa  Innocenzio  XIII  per  aderire  alle  fuppliche  della  Cattolica  ,  e  Celare» 
MaeftàdiCarlo  VI. ,  di  tutta  l'AugufiilIìma  Cafa  d'Auftria  ,  del  berenilTimo  Re 
di  Polonia  ,  e  degli  Arcivefcovi  ,  Vef.ovi ,  e  Principi  turti  della  Germania, 
conceire  li  7.  Giugno  deli' anno  1721.0  come  ilnoftro  Calendario  del  1721.  che 
il  potefle  celebrare  l'Offizio ,  colla  MelTa  fotro  rito  doppio  per  tutta  la  Boemia , 
Germania, t: Stati Ereditarj deli' Augaltili; ma  Caia d'^iuftria  ogn'annom que- 
llo 


MAGGIO.  «1 

fio  giorno  del  commnneJi  uà  fol  Martire  ,  e  cheli  facro  Corpo /ìpotefTe  alzare 
da  terra  ,  e  riporre  lopra  la  menfa  dell' Altare  .  Che  perciò  in  vigore  di  quefta 
benigna  concelTione  Monfìg.  Ortenfìo  Vi  (conti  Veicovodi  quella  Città  Fcdelif- 
{ìmaludditaallaCefarea  Maefta  obbligò  tutto  il  Clero  a  recitare  l'Offizio  ; 
ma  perfine  l'anno  1719. 19.  Marzo  il  Pontefice  Benedetto  XIII.  lo  afcriiFe  nel 
numero  de'  SS.  M.utiricol  luo  Offizio  proprio. 

E' Ikta  molto  onorata  quella  Città  dalla  pietà  del  PreHìdio  militare  Tedefco 
l'anno  1724.  ,  quando  il  giorno 2 j.  Aprile  fui  principio  del  Ponte  d'Adda  dalli 
parte  dellaCittà  alzò  la  bella,  divota ,  e  tanto  naturale  Statua  di  marmo  di 
Viggiù  dello  flellò  Santo  ,  quale  chi  la  vede  è  obbligato  con  tutta  ingenuità  a 
confelTarechenon  le  manca  altro ,  che  lo  fpirito  per  animarla.  Di  pia  nello 
ftelTò  anno  li  15- del  corrente  mele  alla  (era  fu  benedetta  dal  detto  Prelato  coli' 
interventodi  tutto  il  Capitolo  della  Cattedrale,  di  tutta  la  Nobiltà,  ed  OìH- 
zialitàcomparCacolPreffidio,  il  quale  coi  sbarri  ,e  più  cori  di  Trombe  ,  Tim- 
pani, e  Mufica  foraftiera  eccellente  mandò  fino  al  Cielo  le  viviflìme  voci  di 
giubilo, ellèndo Hata melTa nel  di  lei  Piedeitalouna  caffettina  di  piombo  eoa 
dentro  delle  Ceneri  del  Beato.  Anche  il  giorno  feguentefi  repplicaronole  felle 
cella  Cattedrale  ,  dove  il  Prelato  con  tutta  la  Nobiltà  ,  e  gran  numero  di  Po- 
polo roncorfe  ad  udire  le  glorie  del  Beato  rapprel'entate  in  un  erudito  Panegiri- 
co .  Quindi  dal  Prepoito  della  Cattedrale  fi  celebrò  MelTa  folenne  cantata  a  piì» 
Cori  d'eccellenti  Mufici  foraltieri.  terminata  la  quale  fu  intonaco  il  TV  D^u  dal- 
lo ftelFo  Vefcovo  ai  luono  di  Trombe  ,  e  Timpani  con  triplicata  fitlva  del  Re- 
gimento  melPo  in  Battaglia  nella  Piazza  maggiore.  Al  dopo  pranzo  iì  cantò 
colla  ItelTàfolennità  anche  il  Vefpero  colla  Beuedizione  del  Santiirimo  Sagra- 
mente  data  dal  Prelato  ,  eaiun  ora  di  notte  lì  diede  fuoco  ad  una  bcilinima  ma- 
china di  Fuochi  artificiati  fui  mezzo  d'ella  Piazza ,  che  con  applaulo  univerlàle 
coronò  la  folennità  di  quello  Beato . 

Le  grazie  poi  di  quelle  per  iempre  memorabili  funzioni  fi  deveranno  prima 
a  Dio  ,  e  poi  alla  gloriola  condotta  del  Conte  Amadeo  Olgiati  Piemontefc  di 
Vercelli, Cavagliere,  e  Commendatore  del  Sacro  Ordine  de' SS.  Maurizio, e 
Lazaro  ,  Tenente  Colonello  per  S.  M.  C.  C.  ,  e  maggiore  di  quefla  Piazza  ,  il 
quale  di  più, per  eternare  la  memoria  della  fua  divozione  a  si  gì  an  Beato  Marti- 
re ,  e  caro  Miniltro  di  Dio  ,  colle  Tue  limolane ,  e  colle  raccolte  da  altri ,  qual 
Apeingegnolaha  ert-ttoun  Aitaredi  finilTimo  marmo  al  di  lui  onore  nella  Chie- 
la  di  S.  Antonio  da  Padova  de' PP.  Minori  Conventuali  di  S.  Francefco  .  Né 
menofu  l' indetlffàfollecitudinedel  P  Fr.Francelco  Antonio Piaiitanida Lodi- 
giano,  Baciliiere  .  e  Guardiano  d'effbConven'.o  per  ridurlo  a  flato  d'ellcre  bene- 
detto l'anno  ("egucnte  1725  inquefto  giorno  fella  del  Santo, il  quale  Cubito, 
checominciò  ad  eireremellò  in  venerazione  in  quella  Città  ,  cominciò  pure  a 
farkconofcere  il  patrocinio  de' fuoi  Devoti, come  tellificano  tante  tavolette 
appele  intorno  alla  fua  Statua  al  ponte  d'Adda ,  ed  al  luo  Altare .  Tellimonj  di 
Villa  (bno  (lati  meltiCictadini  ,  quando  lo  Hello  Colonello  del  RegiraentoTc- 
delco ,  che  gli  ave .  a  fatta  alzare  la  detta  Statua ,  fu  per  grazia  fìngclare  preler- 
Yato  dall' annegarli  in  una  tomba  piena  d'acqaafu  la  ripa  dell' Adda  . 

Mirabile  iu  anche  quelio  calo .  Un  Signore  di  quella  dui ,  cheterà  porta-» 

F  IO 


9t  MAGGIO. 

to  in  Cocchio  air  Adda  ,  efmonratolo  aveva  lafciaro  fulla  Piazza  apprefTo  la 
benedetta  Statua ,  ma  allo  sbarro  accidentale  d'un  Archibuggiata  fpavcntaronfi 
i  Cavalli,  e  trovandofidifcefoil  Cocchierofifeceavantialoro  per  ratenergli  » 
ma  infuriati  feguitaronoil  loro  velocilliino  corfo ,  né  fi  fermarono ,  fé  non  per- 
chè fu  (errato  il  Raftello  della  Porta  della  Città,  ed  il  Cocchiere  quantunque 
fofFeltato  gettato  a  terra  da' Cavalli ,  che  d'avantaggio  gli  paflarono  lopra  , 
quando  fi  fece  loro  d'avanti  per  fermargli ,  per  grazia  del  Beato  Martire  fi  levò 
da  terra  ,  e  fenza  minima  offefa  . 

Molti  altri  hanno  ricevute  varie  grazie ,  quali  tutte  obbligano  il  Cittadino 
Lodigiano  ,  edognifedelCriftiano  adaccrefcergli  la  devozione  ,  giacché  a  for- 
za de'  miracoli  fi  fa  conofcere  quanto  (ia  amato  da  Dio  ,  il  quale  per  i  meriti  del 
no(tro  Santo  quanto  prima  concedaatuttalaCriftianitàlaconlblazione  di  ve- 
dere all'  Augultiilimo  noftro  Supremo  Monarca  la  iòfpirata  prole . 

*  17  Francefco  I.  Sforza  Duca  di  Milano  donò  in  Feudo  aMatteo  da  Bologna 
il  Borgo  di  S .  Angelocol  Tuo  Caitello  del  Territorio  Lodigiano,perchè  gli  diede 
il  Cartello  di  Pavia  nelle  mani ,  anzi  quefto  Duca  gli  diede  il  proprio  cognome 
di  Atendolo  Bolognini  col  titolo  di  Conte  ,  ia  di  cui  generofa, e  Nobili iTima 
Famiglia,  divifa  però  in  molti  capi  ,  lo  poffiede  ancora.  E'poito  iul  fiume 
Lambro ,  altre  volte  cinto  di  mura  ,  al  prefente  qu  ifì  tutto  sfafciato, popolato  di 
5000.  Anime  in  circa  ,  e  molto  famofo  per  il  fuo  mercato ,  che  vi  fi  fa  ogni  Mer- 
coledì, uno  de'  maggiori  di  quefto  Stato,  malhme  per  la  gran  quantità  de'  Bef- 
tiami ,  Carne  ,  Corami ,  e  Lino .  Fu  quefto  fabbricato  da  Regina  Scala  Moglie 
di  Barnabò  Vifcontil'anno  1381. ,  e  VI  fpefecento  milla  Fiorini  d'oro,  come  il 
Corio ,  Leandro  de  Alberti  nella  defcrizione  deli'  Italia ,  ed  Archivio  del  Cont. 
yi'di  6.  FebbrAJo . 

•  18  Francefco  I.  Sforza  Duca  di  Milano  l'anno  1455.  concede  in  Feudo  alla 
Nobile  Famiglia  Lampugnani  il  Borgo  di  Cafale  Pufterlengo,  molto  celebre 
per  il  Mercato  ,  che  vi  fi  fa  il  Lunedì ,  ed  è  popolato  di  3500.  Anime  in  circa, 
al  prefente  però  è  Feudo  del  Principe  D.  Antonio  Tolomeo  Triulzi  .  Anb. 
del  Contado . 

19  Ricufando  la  noftra  Città  di  collegarfi  colle  altre  della  Lombardia  con- 
tro Federico  I.  di  lei  glorioio  Fondatore  ,  e  Difenfore  ,  oggi  fofFre  un  fiero  com- 
battimento da  effe  al  cantone  di  Serravalle  ,  con  molto  iangue  fparib  da  ambi 
gli  Eferciti  »  l'anno  1157.  More». ,  e  vedi 23. 

10  Sì  terribile  è  la  carefliadel  vivere  in  quefloPaefe,che  il  formcnto  vale 
allo  ftaro  lire  dieci ,  la  formentata  lire  fette, e  mezza, il  miglio  lire  fei,la  crufca 
foldi  quaranta, tre  oncie  mieferabili  di  pane  fcldi  due;  e  molti  poveri  fi  trovano 
in  Campagna  morti  di  fame  coli'  erba  in  bocca ,  l'anno  1628. ,  e  l'anno  1629.  il 
formento  vale  un  Zecchino  aleftaro,  il  miglio  lire  8.  lo  Marafc.  f  ed  altri ,  e  veda/i 
il  6.  Luglio. 


MAGGIO.  8} 

»i  Fefta  delB.  GiaccomoOldo  Nobile  Cittadino  Lodigiano  airOratonodi 
S.  Giuliano. 

Sua  Vita  ifiratta  in  compendio  da  quella  ,  che  ha  fcritto  Baff'ano  Dardantne ,  quaì 

dice  d'avtrl.ì  prefa  dalle  Effemeridi  fiere  del  mcfe  d'Aprile  del  P.  G^rolama 

Bafgapè  della  Congrn^azionr  dell'Oratorio  di  S.  Filippo  Neri  in  Napoli f 

\del qualy^Beato  qiic  fio  Padre  ne  difcorre  anche  nelle  fuc  mtamorfofì  lib,  x. 

Ceniur.  I.  Converf.  15. ,  ed  ifiratta  altrove ,  come  fi  dirà  . 

DA  P.irenti  Nobili  Cittadini  Lodigiani  nominati  Marchefio  Oidi  il  Padre  ,c 
Flordonina  1:1  Madre  nacque  in  quefla  Città  il  B  Giaccomo,al  quale  ef- 
lendo  morto  il  Padre mentreera  ancor  fanciullo,  fu  allevato  dalla  Madre  con 
ottimi  coflumi,ma  crefciiuo  in  età  fece  la  folita  riufcita  de'  figliuoli  delle 
Donne  vedove ,  abbandonando  gli  lludj ,  e  veftito  di  galla  diedefi  in  preda  alla 
var.itàdel  Mondo  ,  agliamoreggiainenti,  bagordi,  e  mufìchc  .  Giunco  il  tem- 
po di  collocarfi  in  Matrimonio  ("p^isò  una  fua  pari  di  nobiltà  ,  di  età,  e  di  va- 
nità mondane  per  nome  Catterina  Bocconi  figlia  di  Giovanni ,  ma  dopoalcuni 
annipiacqueal  Signore  d'intorbidar  a  loro  i  modani  piaceri, perchè  l'anno  1J90. 
(o  come  il  Vilan.  nell'anno  ij88.  )  fu  Lodi  infettato  di  Peftesi  fpaventofa  ,  che 
entrando  in  qualche  Cafafeppelliva  tutti  ne' fepolcri  .  Perquefto  timore  ogn' 
uno  de'Citt-idini  fi  ritiravadalla  Città  alle  Ville,  e  tra  gli  altri  anche  Giacco- 
mo  cernia  Moglie  Catterina,  ed  un  loro  figliuolo  chiamato  Antonio,  lafciati 
duealtri  futi  hgliuoli  in  Città  colla  Madre  Fiordonina  ,  quali  due  morirono  di 
pefte .  Con  Canarina,  ed  Antonio  dunque  fé  n'andò  alla  Terra  di  S.  Marco 
(  cos'i  appellata  anticamente  quella  ,  che  al  prefente  e  un  folo  Cairinaggiu  per  le 
ingiurie  de'  tempi  .  avendo  io  veduto  fino  a'  miei  giorni  a  demollirvi  delle  Ca- 
fe  )  apprello  del  Boccone  Padre  di  Cattarina,  dal  quale  furono  accolti  con 
jimorev  olezza  paterna.  La  libertà  diGiaccomo  però  raaUmenre  (tentava  ad 
accomodarli  alla  lolitudine,  e  ritiratezzadi  quella  Cala  fola  per  ifchivar  ogni 

f)ericolo  d'infezione  ,  onde  con  permiflionedcl  Suocero  fi  parti  di  Cala  con  Baf- 
anofrdtellodi  Cattarina  ,  e  prefe  il  cammino  alla  volta  di  Lodi  vecchio  .  Per 
ubbicire  alli  avvertimenti  avuti  dal  Suocero  ne  Giaccomo  ,  né  Ballano  v'entra- 
rono dentro  per  non pratticare  ,nèconverfare  con  alcuno  ,nè  in  circoli ,  né  in 
Olterie,  me  circondandola  per  di  fuori  viddero  una  Chiefa  di  maellofa  ftrut- 
iura,aperta,poco lontana  dalle  mura  della  Terra,  dove  entrarono,  e  trovata- 
la, the  nif-uiiO  v'era  dentro,  dopo  d'averla  brevemente  adorata  fi  diedero  a 
mirarla  tutta  ,  e  considerarne  le  parti . 

(ìuerta  Chiefa ,  come  fi  legge  nell'  Arch.  dell'  Infigne  Collegiata  di  S.  Loren- 
zo ,  era  de^iicata  alla  memoria  del  S.  .Sepolcro  del  noftro  Redentore  Gesù ,  ed 
era  annelTa  allo  Spedale  de' Pellegrini,  l'una,  e  l'altro  fatti  fabbricare  dal  Pre- 
pofio ,  e  Canonici  d'elTa  Collegiata  della  vecchia  Città  per  legato  di  Ghifalber- 
to  Camardo  Nobile  Lociigiano,  eflèndo  il  Vefcovo  Arderico  1.  Vignati . 

In  difparte  di  quella  Chiefa  era  una  Cappella  ,  e  dentro  d'eflà  una  caverna 
rapprekntante  colle  giuite  mfure  ,  e  qualità  il  vero  Sepolcro  del  Noftro  Si- 
gnore di  Ceiulalemme  .  Vi  uiuaroiio  dentro  i  due  Giovani  per  bizzaria,e 

F  »  ca- 


«4  MAGGIO. 

capriccio ,  fé  non  vogliamo  dire  che  Giaccomo  fofTe  fpintodal  Tuo  Angelo  Cnf- 
tode  là,  dove  la  grazia  Divina  lo  afpettava,  e  voltato  al  Cognato  difle:  Vo- 
glio mifurarmi ,  le  io  fono  di  Itatura  maggiore  ,  o  minore  di  Crilto  Nollro  Si- 
gnore, ed  in  ciò  in  dire  fi  corricò,  dove  il  rapprefentava  che  foife  giacciuto  il 
Noftro  Redentore  morto,e  d'onde  fi  levò  riluicitato  .  Non  s'era  appena  ftefo  fu 
ouel  pavimento  Giaccomo,  chea  guila  d'un  ferro  ,  che  pofto  nell'acqua  perde 
il  colore  di  fuoco  ,  ed  il  calore  ,  così  in  quelto  Giovane  rimafe  evinto  il  defide- 
rio  delle  cofe  mondane,  come  anche  fi  legge  nel  4.  Libro  de' Re  11.  ii.jche 
avendo  alcuni  gettato  un  Cadavere  nel  Sepolcro  d'Elileo  ,  fubito  che  il  Cada- 
vero ebbe  toccate  le  ofladi  Elifeo  rilufcitò  quel!' Uomo,  e  flette  l'opra  i  fuoi 
piedi.  Gadavcro  lenza  fpirito,e  fenza  fentimento  di  cofe  dell' Anima,  e  di 
virtù  eterna  era  Giaccomo  ,  ma  fubito  che  fi  ftefe  nel  Sepolcro ,  in  toccando  non 
IcolTa ,  né  meno  la  vera  Pietra  fulla  quale  giacque  Noftro  Signore  ,  ma  la  fatta  z 
fomiglianza  di  quella, rifufcitò  l'Uomo,  gli  entrò  in  Corpo  lo  Spirito  di  Dio  ,  fi 
avviddedellefuevanirà, e flettefoprafuoi piedi, perche  cominciò  a  gran  paffi 
di  penitenza  camminare  alla  perfezione  . 

Ritornato  a  Cafa  tutti  fi  maravigliarono  della  fua  mutazione  fatta,  per- 
che lafciate  le  bizzarie,  e  le  leggerezze  del  Mondo  ,  tutto  il  fuo  divertimento 
era  l'immagine  del  Crocifìiro .  Ceffata  la  pelle  ritornò  a  Lodi ,  eveflitofidi 
cilicio  fece  laConfeffione  generale  de' fuoi  peccati  con  un  Sacerdote  chia- 
mato Pietro  Andrea  Bonone  ,  col  quale  fimife  a  recitare  l'Ufficio  Divino  per 
afiuefarfi  alla  pronunzia  del  parlar  latino,  del  quale  non  aveva  l'ufo,  econ 
-[uefta  occafione  s'invogliò  di  farfiCherico,  al  che  era  parimente  ftimolato  dal 
uo  Confeflbre ,  che  per  quefto  fioe  gli  infegnò  la  Grammatica.  Il  più  duro 
intoppo  per  tale  dilfcgnoera  la  moglie  colla  quale  da  che  fi  era  convertito  a 
miglior  vita  ,  in  tre  anni ,  di  confenfo  commune  ,  llavano  feparati ,  e  facil- 
mente avrebbe  acconfentito  al  divorzio  perpetuo,  fé  la  Madre  Flordonina 
non  glielo  avefTecontraftato.  Ma  Iddio  ajutò  il  fuo  buon  Servo  con  un  fogno  ,0 
vifionc  che  folTe  ,  mandata  alla  Madre  una  notte.  Le  parve  di  vedere  Gia- 
como in  una  delle  fue  Camere  piena  di  fumo  ,  e  quello  chiamare  ajuto  perchè 
fi  moriva  fofFocato .  Parevale  di  far  ogni  sforzo  per  ajutarlo ,  e  non  poteva  ; 
perchè  prefe  a  dirle  :  Per  voi  o  cara  Madre  io  muoro  in  q^uefto  flato  .  Si 
fvegliò  in  quello  mentre  la  Donna,  e  meflafi  a  penfare  il  fignificato  del  fo- 
gno, s'accorfe  ,  ch'ella  era  quella,  che  faceva  morir  Giacomo  nel  fumo  del- 
le vanità  del  Mondo,  e  perciò  gli  diede  la  fua  benedizione  ,  e  Catarina  la 
moglie  confermò  il  confenfo.  Fattoil  divorzio  volontariamentealla  prefenza 
delVefccvo  prefe  l'Abito  di  Frate  Terziario  Giacomo  ,  e  di  Terziarie  la_. 
Madre,  e  la  Moglie,  e  della  Salane  fece  un  Oratorio  dedicato  a  S.  Giuliano, 
e  l'Altare  riufcì  nel  luogo  dello  Scrigno,  verificandofi  in  quefto  unavifione 
di  Giacomo,  fin  quando  era  del  Mondo,  che  in  quel  fiio avrebbe  trovato  un 
gran  teforo . 

Giunto  allo  flato,  che  fapeva  reccitare  l'uffizio  Divino,  ed  intendere  il 
latino,  fu  promcffo  dal  Vefcovo  a  gU  Ordini  Sacri,  ed  Iddio  fi  compiacque 
di  mandargli  de'  Difcepoli  ,  or  l'uno,  or  l'altro  fino  a  nove.  Anche  laCon- 
telTa  della  Mirandola ,  eCTendo  venuta  a  JLodi  volle  fece  abboccafì ,  ed  alle^ 

lue 


?, 


MAGGIO.  9f 

fue  fcrruafìonì  fondo  un  Moniftero  fono  la  regola  di  S.  Chi.ira. 

II  grido  della  di  Un  Santirri ,  che  aveva  chiamati  quei  pochi  Terziari  ec- 
citò qualche  emulazione  dei  PP.  di  S.  Francefco  ,  vedendo  ,  che  reftavano 
ofcurati  da  quefti  puochi  di  S.  Giuliano,  e  perciò  proccurarono  che  fìpor- 
taflero  altrove  .  Voleva  fubiro  Fra  Giacomo  ubbidire  à  loro,  ma  fu  trat- 
tenuto dai  Prendenti  della  Città,  finché  gli  ebbero  trovato  un  altro  luogo 
molto  più  bello  ,  e  rcmmodo  di  quello  che  laf'ciavano ,  il  quale  era  pofto 
nella  detta  Terra  di  Lodi  vecchio  ,  che  fu  la  Chiefa  di  S.Baflano,  e  molto 
volontieri  vi  andò  per  efTere  piìi  d'apprellb  a  quel  fepolcro  ,  dove  aveva_. 
rifufcitata  l'anima  Tua.  Quivi  per  pafTar  il  tempo  più  utilmente  ,  che  gli 
avanzava  dall'  orazione  ,  dal  Sacrifizio  ,  e  da  i  fanti  Efcrcizj  fpirituali  ,  {{ 
diede  a  lavorare  dei  CrocififTì  di  legno  ed  è  parere  d' alcuni ,  eh' egli  ftibbri- 
cafTe  il  miracolofo  CrncififTo  delIaChiefa  Parrocchiale  di  S.  Maria  Maddale- 
na .  Non  fece  però  molta  dimora  nella  Chiefa  di  S.  Baflano  coi  fuoi  Com- 
pagni ,  perchè  gli  fu  efbita  quella  di  S.  Maria,  alla  f;uale  pafsò,  e  comin- 
ciò a  farfi  udire  dal  Popolo  nelle  eforrazioni ,  e  nelle  Prediche  ,  dimodoché 
era  (limato  un  miracolo  della  crazia  Divina  da  quelli ,  che  lo  avevano  co- 
nofciuto  di  prima ,  quando  era  del  fecole . 

Sapendo  ,  che  non  fi  va  al  Paradifo  per  la  ftrada  delle  delizie,  dopo  Ia_. 
fua  converf^one,  s'afìenne  fempre  dal  mangiar  carne  ,  e  bever  vino,  anzi 
per  fua  bevanda  ufava  certa  cornpofìzione  da  lui  fatta  col  far  bolliracqua, 
mira,  ed  incenfo,  finche  fi  folTe  fcemata  la  terza  parte  ,  poi  vi  mifchiava 
un  puoco  di  miele,  e  di  quefta  beveva  .  Il  veftito  che  prefe  fu  porfifopra 
la  Kuda  carne  una  Camifcia  di  maglia  di  ferro,  la  quale  dopo  che  fu  rotta 
ufava  un  cilicio  inreiTuto  di  cordicelle  ,  e  fé  lo  ftringeva  alla  vita  con  tre 
corde  in  onore  della  SS.  Trinità  ;  una  dell  e  quali  era  fatta  di  fecole  d'  animale, 
l'altra  di  Crini  di  Cavallo,  e  la  terza  di  lana  di  Capra.  11  di  lui  letto  erano 
fafci  di  Tarmanti,  il  capezzale  una  dura  ,  e  fredda  pietra  di  marmo.  Un  anno 
fi  prò  pò  fé  di  (tare  una  Qjjarefima  intiera  fenza  mangiar  altro  cibo  che  l'Euca- 
riftico  Sacramento  ,  evi  durò  la  prima  fettimana  intiera,  ed  avrebbe  fcgui  ta- 
to ,  fé  non  gli  foffe  fiato  pnnbito  or  dai  fuoi  Fratticelli, or  da  fua  Madre  ,  e  fino 
dal  Vcfcovo  Fr.  Bonificio  Boti^ella  ,  ed  alla  fine  s'accomodò  a  cibarfi  tre 
voltealla  fettimana  la  Domenica  ,  Martedì ,  cGiovedì,  la  qual  regolaolTervò 
in  avanti  per  tutte  le  Q.uaref^me  della  fua  vita . 

Quanto  eodeffe  il  dono  della  Profezia  lo  moflrò  un  giorno  di  feffa  ,  quando, 
elTendo  concorfo  molto  Popolo  alla  fua  predica ,  fall  in  pergamo,  e  lafciato 
ogni  ornamento  di  difcorere  gli  diffe:  vi  fcongiuro  quanto  Co,  epofTo,  ie^ 
vi  è  cara  la  vita  voflra  che  vi  partiate  di  qua,  e  che  vi  afficuriate  in  luoghi 
forti ,  e  murati ,  avanti  che  vengano  a  cadere  fu  queflo  Luogo  i  gallighidi  Dio, 
che  fono  vicini .  Non  prendete  quefto  per  burla  ,mercecchc  ve  lo  dico  per  vo- 
firo  bene  ,  e  me  lo  fa  dire  Iddio.  Vedendo  che  non  fi  movevano,  il  giorno  fe- 
g'iente  congregatigli  di  nuovo  difle  a  loro:  udite  Frattelli  ,  e  Sorelle,  ve- 
dendo che  voi  non  date  fede  alle  mie  parole,  perchè  è  neceflàrioil  partire 
di  prefente  chi  vuol  efTere  (;ilvo  ;  forfi  crederete  al  mio  efempio  :  Io  me 
se  vado  a  Lodi»  e  Iceio  dal  Pergamo commiaciò a  difpore la parteDza »  nel* 

F  3  ia 


96  MAGGIO. 

la  quale  alcuni  lo  feguitarono  ,  e  gli  increduli  perdettero  ìa  robba,  la  liber- 
tà e  la  maggior  parte  ancora  la  vita  ,  e  ciò  avvenne  perchè  elFendo  quefti 
abitatori  della  fazione  Guelfa  ,  furono  afTaliti  fieramente  da  i  Gibellini ,  che 
Si  malamente  gli  trattarono.  Dopo  quefta  difgrazia  tanto  fi  affatticò  Fr. 
Giacomo  a  foccorere  quei  poveri  miferabili  Carcerati  a  tutto  fuo  potere, 
andando  per  le  Cafe  a  chiedere  limofine  per  loro,  mentre  per  il  buon  cre- 
dito, nel  quale  elTo  era  tenuto  da  tutti  gli  venivano  fatte  in  abbondanza, 
e  tali  furono  li  patimenti  ,  che  ne  contraire  la  febbre  tanto  gagliarda, 
che  mofie  a  compaffione  un  fuo  Compagno  per  nome  Fr.  Franceichino ,  del 
che  accortofene  il  B.Giaccomo  gli  dille  :  Perchè  tanto  ti  rammarichi  della  {e- 
parazionenoitra ,  non  farà  cosi,  tu  ancora  verrai  a  Dio  ;  ed  in  fatti amma- 
latofi  fubito,  dopo  tre  giorni  di  male  andò  a  preparare  il  luogo  al  fuo  Maertro 
inParadifo,  quale  dopo  d'avere  affaticato  in  tempo  di  fua  falute ,  e  fofferti 
molti  patimenti  nella  di  lui  infermira  ,  prefi  con  inefplicabile  devozione  i 
Sagramenti ,  in  giorno  di  Venerdì  alli  iS.del  mefe  d'Aprile,  per  quanto  fi 
crede ,  dell'anno  1404.  fpirò  l'anima  beata  fenza  fcapito  del  giubilo,  che  por- 
tava nel  fembiante  ,  recitando  il  verietto  del  Salmo  iij.  Dirupifii  Domine 
vincula  mea  y  tibi  facrificabo  hofliayn  laudis  .  La  mattina  feguente  ,  che  fu 
ali  19.  d'  Aaprile  ,  come  dice  il  Leggendario  Francefcano  del  P.  Fr.  B:;ne- 
detto  Mazara  ,  fu  veftito  il  fuo  Cadaveio  dell'Abito  Francefcano,  ed  accom- 
pagnato da  tutto  il  Popolo,  fu  portato  al  Palazzo  della  Città,  dove  ognuno 
vidde  la  fua  faccia  belilfima  ,  eie  membra  trattabili ,  che  fpiravano  unfoavif- 
fìmo odore.  Quindi  poi  trasferito  proceiTìonalmente  nella Chiefa  di  S.  Giu- 
liano (da  lui  eretta,  come  fopra,  nella  fua  propria  Caia  coU'entrata  per  due  Sa- 
cerdoti, ed  altre  cofe  neceilàrie  al  di  lei  fervigio,  come  da  fuo  teftamento 
rogato  daGio.  Dardanone  Norajo pubblico  di  Lodi  l'anno  1404.  io.  Aprile) 
fu  feppellito  appreffo  l'Altare,  accompagnando  ferapre  la  funzione  ladi  lui 
Madre,  che  ancor  viveva,  la  moglie  Catterina,  ed  Antonio  fuo  figlivolo. 
Dopo  fette  anni  fu  diflòtterrato  ,  e  ritrovato  ancora  intiero  colla  pelle  at- 
attaccata  all'  offa  ,  che  fpiravano  foaviflima  fragranza  e  fu  ripoito  in  uà 
onorevole  depofito  fattogli  fabbricare  dalla  Madre  alla  parte  deltra  dell'  ac- 
cennato Altare  della  Chiefa  di  S.  Giuliano. 

Q.uefta  Chiefa  ,  o  Oratorio  di  S.  Giuliano  piantata  dal  B.  Fondatore-^ 
era  appreffo  la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Egidio  ,  e  da  Monfing.  Scarampo 
fu  deftinata  colle  Cafe  annefle  ad  egervi  il  Seminario  de' Cherici  di  Lodi, 
come  confta  per  Breve  del  Pontefice  Gregorio  XIII.  dell'anno  1579-  Tal 
difegno  non  ebbe  il  fuo  efito  ,  ma  efiendo  l'Oratorio  cadente  per  l'antichi- 
tà, fu  profanato  d'ordine  di  Monfing.  Taverna  ,  come  per  iftrumento  ro- 
gato da  Michele  Pallearo  Cancell.  Vele,  l'anno  1580.  18.  Luglio.  In  efTa 
profanazione  fu  ritrovato  il  Corpo  del  Beato  in  una  calla  di  pietra,  e  le- 
vato di  là  fu  trasferito,  e  depofto  nel  muro  del  Presbitero  della  vicina». 
Chiefa  ,  la  quale  era  ftata  ricoltrutta  ad  onor  del  Beato  fino  da'fuoi  fon- 
damenti ,  dove  era  la  Chieià  di  S.  Egidio  ,  reltandovi  eftinto  anche  il  di 
lui  titolo  l'anno  1587.  ,  come  da  ifcrizione  in  marmo  fcolpita  lopra  la  por- 
ta di  effa  Chiefa,  o  Oratorio  ,  Q^a  furono  anche  trasferitele  dueCappel- 

lanie 


MAGGIO.  Tj 

lanie  dal  profanato  Oratorio ,  iftituite  dal  Beato ,  come  dal  fuc^detto  teflamento 
rogato  da  Giovanni  Daruanone  di  Lodi  Nocajo  Imperiale  l'anno  1404.  io. 
Aprile.  E  perchè  in  vigore  del  citato  teflimento  reltarono  di-'tti  padroni 
d'  elle  Capellanie,  e  dell'Oratorio  Lorenzo  Corradi  ,  Ottobello  Cagamofto  f 
(  come  apptUavanfi  anticamente  i  Cadamofti  )  Antonio  del  Popolo,  e  Bet- 
tino V'illanova  ,  la  difcendcnza  dal  primo  gode  ancora  ,  come  vivente,  il 
fuo  antico  poireiro,  le  altre  Famiglie  fono  o  elUnte,  «  diramate,  edilperlc, 
fopra  delle  quali  fono  anche  divif'e  le  nomine  .  E  per  la  cura  deli'ani- 
me  ,  ch'era  unita  alla  Chiefa  di  S.  Egidio,  vedi  19.  Gennajo  la  dignità  del 
Prepoito  nell'informazione  del  Duomo. 

Dopo  di  avere  riferita  la  Vita  di  quefto  Beato  Miniftrodi  Dio,  de /o  an- 
che narare  alcune  grazie  ,  ciie  per  la  di  lui  iaterceflìonc  ,  come  piamance 
a  crede,  ha  operato  il  Signore. 

La  prima  fia  quella  con  una  fua  Parenre,  la  eguale  avendo  foffcrti  per  do- 
dici anni  attroci  dolori  di  Uomaco,  chela  ridullero  all'  ultimo  di  fua  vita—,» 
mentre  era  per  morire  fé  gli  raccomandò  di  vero  cuore ,  ed  ottenne  per- 
fetta làlute . 

Ad  un  altro,  che  per  due  anni  prefo  da  paralifia  ,  non  fi  poteva  muove- 
re, né  pure  perii  letto,  una  notte  gli  comparve  ,  egli  diile  :  che  andallea 
far  celebrare  tre  Melle  alla  fua  Chiefa  di  S.  Giuliano  che  farebbe  guarito. 
Si  fece  portare  a  quella  Chiefa,  e  dopo  celebrate  le  tre  Melle  da  se  ritor- 
ri ò  iano  a  Cafa. 

Un  Sacerdote,  chiamato  B'fTano  Gorgonzola  ftando  vicino  a  morte  per 
infermità,  fi  raccomandò  al  Beato,  del  quale  quando  viveva  era  Itatoan.i- 
co,  e  compagno;  la  notte  feguente  gli  comparve  ,  e  gli  promife  la  lanità, 
imponendogli  che  un  giorno  di  felta  a  quar.te  più  perfone  potellè  raccontaf- 
fc  per  minuio  la  grazia,  che  allora  g  i  concedeva,  acciocché  folle  lodato 
Iddio,  il  che  fece,  e  lo  averà  latto  molto  meglio  di  me  ,  che  cosi  rozza* 
mente  la  ferivo  .  \ 

Aloifa  Moglie  di  Luiggi  Vignati  de' Principali  Signori  di  quefla  Città, 
trovandofi  fenza  figlivoli  iiccorle  a  quelto  Beato,  facendogli  alcuni  voti ,  ed 
ottenne  la  grazia.  Altre  grazie  ancora  fono  raccontate  dal  detto  Leggenda- 
rio opeiaie  dal  noftro  Beato  ,  e  per  quelto  è  tenuto  in  gran  venerazione  » 
acclamcito  per  Beato,  coi  raggi  atorno  ni  capo  nelle  antiche  pitture,  ed  è  an- 
noverato nel  cattalogo  de'  Beati  dal  noltro  Sinodo  terzo  celebrato  da  Monfig. 
Seghizi,  e  nella  vifica  di  qucfta  Chielà  da  lui  fatta,  comandò  con  un  decrct- 
to  particolare,  che  il  iuo  Corpo  folFe  piìi  decentemente  acconcio  nclia detta 
Cincia  di  S.  Giuliano. 

E'  però  cola  molto  Ituporofa,  dicono  alcuni,  come  quefto  Sacerdote  tan- 
tanto  caro  a  Dio.  non  fiitiuon  onorato  del  titolo  di  B.-ato  fu  l'antica  Scri- 
zione citata  ,  dove  le^gefi  folo  JACOBI  OLUI  OSSA  &c.  fé  fino  da  Na- 
poli Città  molto  diltante  è  tenuto  per  Beato  ,  e  ie  fino  di  là  anno  avuto  t 
LoL-.igiani  a  pr^-adere  le  noti/:ie  di  dilcorrere  d'un  loro  Nobile  Concittadino, 
che  Gevono  teiere  in  venerazione  nella  loro  propria  Città,  a  tjuifa  di  ijii.l- 
U  che  foco  aeceflìtau  di  andare  in  lontani  Taefi  a  proccaciarfi  delle  più  iceU 

F  4  ce 


«8  MAGGIO. 

te  dovizie  della  loro  fteffa  Patria.  Ma  non  coafiierano  cjuefli  zelanti ,  che 
maiv'é  flato  pofto  avanti  il  B.  per  indicarlo  Beato,  a  cagione  di  non  altera- 
re la  prima  infcrizione  dell'antico  monumento  ,  e  di  lafciarlo  nel  fuo  primo 
elTere,  badando  alla  divozione  della  Città,  che  fia  nominato  per  Beato  fui 
Martirologio  della  nodra  Gliiefa  Lodigiana,  la  quale  oggi  ne  celebra  la_, 
felta  t  e  come  Beato  fiariconofciuto  da  tutti  i  Fedeli  Criftiani  . 

42.  S.  BOVO  Confeflbre. 

Quefto  Santo  è  in  gran  venerazione  apprelTo  di  molti  Fedeli  Chriftiani 
ed  anche  da  noi,  ad  onore  del  quale  parimente  la  noftra  Cattedrale  conferva 
il  fuo  Altare,  al  quale  oggi  fé  ne  fa  la  fua  fefta,  e  vi  è  ancora  erretta  una 
Congregazione,  come  ho  detto  ncll'  informazione  della  Cattedrale. 

Quefla  Città  è  sforzata  dall'  efercito  della  Lega  a  feco  collegarfi  contro 
rimperadore  Federico  primo,  falva  però  reftando  la  fede  giurata  all' Im- 
peradore  fteflb ,  l'anno  ii6j.  Aloren.  Vedi  12.  e  19.  carente,    ed 

23.  Acquietata  la  guerra  l'Efercito  ibpraccennaco  della  Lega  fi  ritira^ 
dall' aflèdio  di  quella  Città  .  More». 

24.  Eraclito  Morone  Nobile  Decurione  di  Lodi ,  quello  ,  che  con  infi- 
gni,  e  perpetui  legati  lafciati  alle  Chicle, ed  a  poveri  di  quella  fua  Patria 
s'è  refo  immortale  in  Terra, ed  in  Cielo,  oggi  entra  Governadore  ,  e  Ma- 
itre di  Campo  in  Lodi  1555.  Not.  del  Benz. 

25.  S.  MARIA  MADDALENA  DE  PAZZI,  fefta  alla  Chiefa  della  E.  V. 
del  Carmine . 

Fefladi  S.  DioDÌgioMarIianoMilanefe,Vefcovo  di  Lodi.  Fedi  fua  Vita 
fra  qudle  de'  Fefcovi . 

Gio.  Vignati  Signore  di  Lodi ,  dopo  d'aver  prefo  al  Duca  di  Milano  Gio.  Ma- 
ria Vifconti  il  Borgo ,  e  Caltello  di  Melegnano ,  fece  tregua  col  Duca  ,  la  quale 
dovelTe  durare  da  oggi  dell' anno  1410.  finoalli  3.  del  mefe  di  Luglio  dell'anno 
feguente  1411.  Villan. 

16  S.  FILIPPO  NERI, fefta  alla  fua  Chiefa  de'PP.  della ftelTa Congrega- 
zione . 

tjlorìe  di  quella  Chiefa ,  Cafa ,  e  Congregazione  dell'  Oratorio .  ' 

L'Anno  i<52i.  eflendonoftro  VefcovoMonfig.  Seghizzi  fui  principio  di  Qua- 
refima  (  ^  )  fi  cominciarono  gli  Efercizj  Spirituali  per  il  giorno  del  Vener- 
dì d'ogni  fettimana  neir  Oratorio  di  S.  Paolo  alla  forma  dell' Oratorio  picciolo 
di  S.  Maria  di  Vallicella  di  Roma ,  (  ^  )  dove  il  Santo  con  auttorità  Apoftolica 

ave- 

(4)  Anh-tto^,    (^b)  Vita  del  Santo, ^        _^ 


MAGGIO.  «9 

aveva  eretta  la  Congregazione  de'  Preti  fecoUri ,  alla  quale  diede  il  nome  della 
Congregazione  deìl'  Oratorio.  Ed  il  Canonico  Ambrogio  Dugnano  Curato 
della  Cattedrale  ne  fu  il  Promottore  in  Lodi ,  come  (ìj)  prima  eierctcato  nei 
medefimi  per  longo  tempo  in  Roma ,  mentre  vi  dimorò.  PalFata  Pafqua,  a 
caula  di  alcune  diflìcokàinforte,  di  comune  confenfo  quelli  Confratelli  itima- 
rono  benelevarfi  di  là,  e  portarli  nella  Chiefa  di  S.  Martino  de' Trelleni  col 
mezzo  del  Canonico  Defendente  Lodi ,  uno  de'  più  principali ,  e  più  ferventi 
in  elfi  Elercizj .  Fu  molto  gradita  quella  Congregazione  ,  ed  in  fegno  alcuni 
Preti  (  A)  di  elfa cominciarono  a  convivere  il  primoSettembre  1540.  Tra*  quali 
fi  leggono  il  detto  Canonico,  Giovanni  FafoUo  ,  e  Giacomo  Negri .  Con  que- 
llo buon  principio  rilfolfero  di  collocarli  in  un  proprio  luogo ,  per  tanto  il  detto 
Prete  Gio.  FalblloLodigiano  a  nome  della  Congregazione  fece  acquirtodi  fito 
per  fabbricarvi,  colla  licenza  del  Vefcovo  ,  la  Chiela  ad  onore  del  Santo  no- 
vello Fondatore,  la  quale  reftò  quali  compita  l'anno  1544. ,  benché  P^^  isba- 
glio  nel  dilc.  di  quello  Oratorio  che  fi  legge  nell' Iftoria  Sacra  de'Santuarj  de- 
dicati alla  B.  Verginella  trafcorlo  l'anno  1554.  Mentre  però  ti  flava  adornan- 
do ,  e  dorando  la  loffitta(  e)  del  nuovo  Tempio  ,il  Santo  diede  un  fegno  ma- 
nifcllo  quanto  gradiire  tal' olFequio,  nel  quale  godeva  il  FafoUo  d'impiegare 
non  folo  lefuelortanze,  ma  la  Perfona  ancora  indi  luiferviggio. 

Nel  giorno  7.  di  Novembre  dell'  anno  1544.  era  egli  falito  fopra  d'uno  de' 
più  alti  Ponti  vicino  alla  foffitta,  e  nel  porgere  ad  uno  degli  Artefici  non  fo  che 
legno  ,  inavvedutamente  fi  avanzò  tanto  fopra  la  ripa  di  quello,  che  rover- 
fciandofi  fopra  di  lui  il  Ponte,  precipitò  da  quell*  altezza  col  capo  all'  ingiìj 
contro  delpavimento  .  Credevafiogn' uno,  che  egli  per  quel  precipizio  folle 
reftato  tutto  infranto  ,  e  mezzo  morto  ,  ma  non  ricevè  ofFelà  alcuna,  onde  lu- 
bito  rizzatoli  in  piedi ,  cominciò  francamente,  e  fpeditamente  a  cam.minare  , 
ed  a  rendere  le  dovute  grazie  a  Dio,  ed  al  Santo  Padre,  per  la  di  cui  intercef- 
fionereftò  libero  da  queir  evidente  pericolo  della  morte  ,  e  per  gratitudine  fe- 
ce delineare  in  una  Tabella  di  puro  argento  la  fua  effigie  in  atto  di  cadere,  ed 
intagliare  le  parole  ,  che  indicano  il  maravigliofo  lucelìb.  L'anno  leguente 
1545.  jcH'cndo /tata  ftabilita  la  Chiefa,  nel  29.  Ottobre  in  Domenica  Monlig. 
Pietro  Vidoni  noftro  Vefcovo  la  benediffe  ,  e  l'ubi to  vi  celebrò  la  prima  Mellà  * 
evi  fi  trasferirono  anche  iPP.  coi  loro  Efercizj  Spirituali  ,  quali  da  qualche 
tempo  prima  s'erano  introdotti  a  farfi  cotidianamente  conforme  l'illituto  del 
S.  Padre, e  l'anno  1661.  iz.  Novembre  fu  confermata  la  Congregazione  dal 
Pontefice  Alelfandro  VII.  Quella  Chiefa  è  delle  più  frequentate  dalla  devo- 
zione de'  Cittadini ,  e  Forenli ,  ferviti  da  nove  Padri ,  otto  de'  quali  fono  Con- 
feilori .  In  quella  Chiefa  ficonferva  una  Reliquia  del  Santo  con  fomma  rive- 
renza .  N'iii  pollo  tacere  due  felle  infigni  celebrate  da  quelli  Padri ,  le  quali 
mentano  eterna  memoria  . 

Nell'anno  1660,  il  giorno  i5.  Maggio  Domenica  della  Pentecofte  per  aHe- 
grczza  di  cilère  fiato  creato  Cardinale  il  fopradetto  nollro  Vefcovo  Monfig, 
Vidoni  fi  fecero  gran  fede  in  quella  Chiefa  accompagnandole  col  far  cantare  la 

pri- 

{a)  Arch.  cirato  .  {b)  Marciano ,  e  MS.  dd  Fallati,  wl  Arcb.  di S.  Dome' 
r.ico.    (t)  Marziano dt ^iisfiii Congelazioni i 


90^  MAGGIO. 

prima  MefTa  nel  loro  Oratorio  interiore, e fuperiore, che  era  allora. 

L'anno  1695.  per  otto  giorni  continovi  fi  celebrò  laFefta  del  noftro Santo 
con  apparato  rupcrbilTimo  ,  Panegirici  eruditiffimi ,  Mufica  tbraftiera  della  piìi 
fceltaalle  Ufficiature,  ed  Oratorj  rapprefentati ,  per  il  centefinio  anno  della 
xnorce  del  Santo  .     f^edi  11.  Novembre  giorno  di  S.  Martino . 

Apparizione  della  B.  Vergine  a  Caravaggio,  fefta  a  S.Francefco, 

rj  I  PP.  dell'Ordine  de' Servi  di  Maria  ricevono  il  pofleflb  dell' Oratorio 
dedicato  alla  B.  Vergine  della  Fontana  oltre  Adda  preflo  Lodi  l' anno  1505. 
Vcdifua  I/ìoria  emanata  dall'Autore  dt  quefi'  Optra  . 

Michele  Robba  Archldiacono  della  Cattedrale,  e  Vicario  Generale  della 
Curia  Vefcovale benedice,  e  getta  la prinna pietra  del  nuovoOratorio  in  Pe- 
faluppo,  CaiTinaggio  oltre  Adda  fotto  la  Parrocchia  di  S.  Maria  Maddalena 
in  Città  ,  l'anno  1718., il  di  cui  Prepofto  il  giorno  14.  Febbrajo  1729-  lo  benedi- 
ce ,  ed  il  10.  Sett.  1730.  il  fudecto  Vicario  Gen.  vi  benedice  la  Statua  della  B.  V. 

a8  Monfìg.  OrtenfìoVifconti  benedice 'l'Oratorio  degli  Efercizj  fpirituali 
cuovaaiente eretto  nel  Seminaiio  de'Cherici  in  Città,  l'anno  1718. 

Arriva  in  Lodi  l'anno  i<?49.  Marianna  d'Auflria  Regina  di  Spagna  Spofa 
del  Re  Filippo  IV. ,  che  alloggia  relPaidzzo  de' Viltanni , quale  alprefente 
è  del  Conte  Gio.  Paolo  Barni .     Net.  del  B^nz. 

Si  canta  la  prima  Mefla  all'Altare  dellanuovaChiefa  dellaB.  Vergine  dell' 
Incoronata  ,  l'anno  1488.     Sualftoria. 

«9  S.  SISINIO  Martire  ,  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale  di  Galgagnano, 
della  quale  vedili  19.  Gennajo  alla  Dignità  dell' Arcidiaconato  nell' informa- 
zione della  Cattedrale . 

Vita  di  S.  Sijìnio  fflratta  dalle  fue  Legioni  dell'  Offuio  Amhroftano-Romano . 

SAnti  Sifinio  ,  Martirio  ,  ed  Aleflandro  Cittadini  di  Cappadocia,  eiTendofi 
portati  unitamente  alla  Città  di  Trento  ,  furono  amorevolmeiuc  ricevuti 
da  V^igilioVefcovoa'ellà  Città  ,egli  fpedìper  lafua  Diocefia  predicare  la  Fe- 
de di  Grillo,  ecenvertire  que' Popoli  dalla  fuperftizione  degli  Idoli  ,nelli  qua- 
le vivevono .  Di  buonillìmo  animo  accettarono  quell'  Ufficio  di  piecà ,  ma 
prefi  dagli  Idolatri  si  crudelmente  gli  batterono  ,  che  gli  lalciarono  per  morti . 
Non  fuperò  f<iZialaloro  rabbia,  perchè  poco  dopo  tormentarono  Sifinio.piii 
crudelmente  ,  e  per  fine  elTendogliitato  reciio  il  capo  guadagnò  la  Corona  del 
Martino.  Anche  idi  lui  Santi  Compagni  furono  privati  delia  Vita  in  protefta- 
Zione  della  fede  di  Grillo  ,  ma  di  quefti  non  ne  difcorro  più  oltre,  perche  non 
faauoalmioaffunto  .  Ciuciti  lacri  Corpi  furono  portati  a  Trento,  e  di  la  al 

Borgo 


MAGGIO.  91 

Borgo  di  Bri  vio  del  Territorio  Milane/e,  e  S.  Simpliciano  Arcivefcovo  di  Mi- 
lano gli  trasferì  nella  Bafilica  ,  che  lui  fece  fabbricare  in  Milano  ,  la  quale  dal 
Santo  Fondatore  prele  il  nome  ,  e  quivi  fono  fempre  Rati  tenuti  in  gran  venera- 
zione da 'Cittadini  Milanefi  ,  quali  hanno  fcmpre  confeguici  fingolari  beneficj 
da  Dio  coir  intercefllone  di  quefti  Santi  Martiri . 

^o  E' confermato  dall' EccelIentifTimo  Senato  l'Editto  di  quefla  Città  ,  che 
per  S.  Martino  proirimo  venturo  tutte  le  Fornaci  di  Majolica ,  e  di  Pietra  fiano 
trafponate  fuori  di  ella  per  ifchi  vare,  gli  incendj.che  IpeiTo  minacciano,  feb- 
bene  ancora  continovaiio  in  Città  per  non  avere  avuto  il  fuo  efxco  l'Editto. 
JSanno  ijid. 

GIUGNO 

Della  diflruzione  della  vecchia  Città  di  Lodi . 

Lcune  favoloft  I/torie  feguitate  anche  al  prefenteda  qualche 
Alraanaco ,  le  quali  l'olamente  fanno  conolcere  l'antico  li- 
vore de' malevoli  contro  quefta  Ci:tà, ebbero  a  lognarfì 
che  i  Milanefi  la  diftrullero  perchè  erano  ofFefì  dalle  conti- 
nue rapine  de' iuoi  Cittadini .  Primieramente  io  rifpondo, 
o  che  h  tratta  della  penultima  diltruzione,  e  fu  quando  rcitò 
sl'afciata  delle  mura,  e  quali  del  tutto  rovinata,  ilchè  feguj 
r  anno  mi.  in  quefto  giorno, e  mele, come  lafciò  fcritto 
Ortone  Morena  :  l't  in  notis  at  Landulph.  de  S.  fa.ulo  in  Tom.  6.  deR.r.  Italie. 
Scrip.pag.  957.  ,0  che  fi  tratta  dell' ultima  ,  e  finale  defolazione  feguita  l'anno 
II 58.  li  2j. ,  e  24.  Aprile  ,  come  il  citato  Morena  teltimoniodi  viltà  di  quelta 
tragedia.  E  per  l'uno,  e  per  l'altro  ponto  vedafi  ildifc.7.  di  Def'cndente 
Loi.ti  ,dovegia  cento  anni  fonone  diede  le  rifpolte  adequate.  Vedanfi  pure 
quefte  ,  dove  leggeranfi  le  continue  guerre  dell' anno  un.  retro,  che  li  Mi- 
]an:fi  facevano  contro  de' Lodigiani ,  per  le  quali  venivano  necelTuati  adi- 
fenderfi,  piegando  la  forte  orda  un'Armata,  or  da  uà' altra.  E  che  nefia  la 
verità  conferva^  pure  anche  al  prefente  in  Milano  viva  la  memoria  delle  vit- 
torie de' Lodigiani  ,  e  di  quando  Giorgio  Tintorio  Generale  dell' armi  Lodi- 
giane,  dopo  d'avere  riiituzzati  i  Milanefi  in  Città,  fabbricò  un  Forte  tra  le 
Porte  Ticinefe,  e  Romana  ,  anzi  fpianaro  il  follò,  e  fatta  breccia  fufliciente, 
entrò  vittoriofofinoaS.  Eufemia,  ma  ellèodo  ritenuto  dafortiflìmi  fiaccati, 
fabbricò  fopra  il  medefimo  folTo  per  trofeo  una  Chiela  dimandata  S  Pietro 
in  Campo  Lcdigiano  ,  nel  qual  tempo  non  potendo  i  Milantii  vincere  i  Lodi- 
giani colla  forza,  glivinfero  col  tradimento,  come  dice  Gio.  Molto  nella_, 
Cror.ica  di  Lodi  Mb'.  ,  clie  tuttavia  iì  conferva  nella  Bibl\oteca  Ambroliana 
di  Milano,  raccolta  con  lommo  ftudio  ,  elcnzarilparmio  d'oro  dal  Cardinal 
Federico  Borromeo  di  lempre  gloriofa  memoria;  come  il  ViUan. ,  al  quale 
rimetto  il  coriefe  Leggitore .    Onde  vediamo  che  Te  i  Lodigiani  moleltavano 

iMi- 


9t  GIUGNO. 

i  Milanefi  colle  continue  rapine,  erano  neceffarie  difefe  dall' oftile  furore  Mi- 
lanefe  ,  che  faceva  le  flelT'e  rapine  continue  nel  Lodigiano  quando  poteva  ,  non 
avendo perordinario la  guerraaltra  legge,  che  quella  dipende  dalla  forza  di 
chi  puopiìi5'f«i»  Armis .  Se  poi  fi  tratta  dell'ultima,  e  finale  defolazionelegui- 
ta  l'anno  1158.  ,  come  mai  potevano  i  Lodigiani  offendere  i  Milanefi  culle 
loro  rapine,  fé  dall'anno  un.  quando  foggiaquero  alla  Penultima  diflruzione, 
fm'all'anno  11 58.  viffero  fempre  fottode'  Milanefi  inanguttiflìma,  ed  amariffi- 
ma  fchiavitudine  da  tutti  gli  Storici  biafimata  ?  Ecco  quel  che  dice  licitato 
Morena  feguitato  da  Bernardino  Corio,  Triftano  Calco,  e  da  altri  Iftorici 
claffici ,  e  Milanefi  ,  che  nelle loroOpere parlano  candidamente.  Lacagio- 
re  fu  un  mendicato  pretefto  di  difl:ruggere  affatto  e  la  Città,  e  fino  il  nome 
de' Lodigiani  fé  aveff'ero  potuto,  come  fecero  colla  Città  di  Biandrato  nel 
confine  uelNovarefe,  ora  Borgo  del  Ducato  di  Milano  nel  temporale,  e  nello 
i'pirituale  della  Dioccfi  di  Vercelli.  Tale  in  verità  fi  deve  credere  che  fofle 
il  fine  de' Milanefi  folamente  nella  diftruzionedi  Lodi ,  mentre  preteferodai 
Lodigiani  il  giuramento  di  fedeltà,  la  q^uale  di  prima  avevano  giurata  a 
Federico  L  Imperadore,  e  di  loro  confenlo.  Creàafi  pure  (dico)  al  Corio 
fopracitato,  che  nelle  fiie  Iftorie  ftampate  l'.inno  150 j.  attribuifce  la  diitru- 
2ione  di  Lodi  alla  pravità  de' ccfiumi  de' Milanefi  ,  e  che  ardirono  didifiugere 
qucfta  fiorita  Città  folamente  perchè  temendo  più  la  legge  Divina  che  l'umana, 
con  volle  ellèrefpergiura.  Vedanfi  anche  fopra  di  quefto  fatto  l'itinerario 
dello  Scotti,  con  elfo  Fr.  Leandro  Alberti  Balognefe  nella  defcrizione  di 
turta  l'Italia  nel  difcorrere  della  Città  di  Lodi,  e  molti  altri,  che  tutti  d'ac- 
cordo concludono  a  favore  ,  ed  a  compalTione  de' Lodigiani .  Dunque  dove 
erano  ,  ed  in  che  confiftevano  le  continue  rapine  de'  Lodigiani  ?  Parlino  pure 
più  Criltanamente  gliAveifarj,  e  dicano  che  fé  tante  Città  della  Lombardia 
in  qnei  tempi  rimaiero  diihutte,  furono  colpi  della  vendetta  di  Dio  contro 
i  peccati  degli  uomini  ,  perchè  fé  adoprò  i  Milanefi  per  vendicarfi  contro 
delle  Città  di  Lodi  ,  Como,  Biandrato,  ed  altre  ;  fi  fervi  poi  dell' Impera- 
dore Federico  L  per  vendicarfi  contro  di  Milano  ,  Tortona  ,  Crema  ,  ed  altre 
Città,  o  Fortezze  (èco  collegate.  1  flagelli  orribili  ,  che  GiaccomoGual- 
teri,  e  Tomaio  Bozio  riferifcono  di  quei  tempi,  potevano  abbaftanzaprela- 
gir'  i  flagelli  minacciati  da  Dio  per  i  peccati  de'Sacerdoti,  e  de' Popoli  ;  ed 
il  Bardi  icrive  che  una  Donna  in  Lodi  partorì  alcuni  Serpenti,  come  nel  diic. 
7.  pag.  328.  afferifce  il  Lodi.  Fedi  il  fine  della  Vita  ddFefi-ovoNotheriOy  t- 
-x-^.Mp'iU. 

Stando  la  lodevole  confuetudine,  eh  e  paffa  tra  iPP.  Conventuali  diS.  Fran- 
cefcodellaChiefadiS.  Antonio  da  Padova,  ed  iPP.  Romiti  Agoltimani  della 
Congregazione  di  Lombardia  della  Chieià  diS.  Agnefe  in  Città,  di  farfi  vi- 
cendevolmente l'etequie  quando  muojono  alcuni  di  elTi  Padri  ;  oggi  un  Padre 
AgolHniano  ,  dopo  che  ha  cantata  laMclfa  nella  Chiefa  fuddetta.  di S.  Anto- 
nio da  Padova  per  l'efequie  d'un  Padre  Conventuale  morto  in  tre  giorni  di 
accidente  appopietico  ;  nell'atto  che  mette  l'incenfo  nel  tombolo  avanti 
l'Arca,  ancor  egli  reità  oppreflò  da  fimiie  accidente,  ed  alle  ore  a»-  dell© 
iteilò^ioroo  muore,  nell'anno  17x7.  ala 


GIUGNO.  9} 

1  In  CiHione  nafce  U'i  Vitello  conduoi  colli  ,e  due  tefte  nell'anno  1714.-,' 
«l'anno  1729.  14.  Maggio  nello  ftelTo  Borgo,  o  contrada  nactjue  uà  Pollino 
/ìmilc,e  gridava  conambiduiliroltri . 

5  Per  la  morte  di Monfig.  Taverna  noflro  Vefcovo vedi  fua Vita. 

4  Avendo  qiiefto  ftelTo  Prelato  benemeritifTimo  della  Cattedrale,  e  della 
Città  ,  rinunziato  il  Vclcovato  1'  anno  1616.  28.  Maggio  a  Munfìg.  Seghizzi , 
oggi  il  Capitolo  della  Cattedrale  crea  per  Vicario  Capitolare  il  celebre  Ilto- 
rico  della  Città  noltra  il  Nobile  Cajionico  Defendente  Lodi .  Jftrum.  di  Aur. 
RoJiCancdl.Fefe. 

*  5  Dice  Francefco  Scotti  nel  fuo  Itinerario  dell'  Italianel  difcorro  della  Città 
di  Lodi ,  e  del  di  lei  fertili  Aimo  terreno  ,  come  l'anno  1231.  furono  fatte  quat- 
tro forme  di  cafcio  di  tanta  fmilurata  grandezza  per  commiilìone  di  Gio. 
Francefco  Conte  della Sommagha,  che  ciafcuna  di  elle  pesò  lire  minute  cin- 
quecento ;  cofa  molto  maravigHofa  da  confìderarfi  ,  come  folfe  poffibile  a 
maneggiar  tanta  macchina  di  latte  ftretto  aflieme  nelle  fue  Caldare  .  Ma 
non  lari  cofa  maravigliola  che  cosi  facilmente  (I  potefl'e  trovare  tanta  quan- 
tità di  latte  per  tal  imprefa ,  fé  per  iperbolico  proverbio  fi  dice  che  il  terreno 
Lodigiano  [.roduce  più  latte  che  acqua.  E  la  ragione  fi  è,  perchè  il  latt$ 
è  frutto  del  proprio  Paefe,  ma  l'acqua  deriva  daltiume  Adda ,  che  le  viene 
collata  da  monti  rimoti .  E  per  faper  verifimilmente  di  quanto  latte  abbondi 
il  Lodigiano  ,  vedafi  nel  giorno  7.  di  Luglio  quante  beflie  bovine  ve  ne  mori- 
rono del  mal' epidemico  anni  Ibno  . 

Alpropofito  di  queita  Terra  della  SonomagHa  ,  la  quale  è  delle  piìi  cofpi- 
cue  del  Contado  di  Lodi ,  fcrivono  il  Zani ,  ne'  fuoi  MS.  dell'  Iltorie  di  Lodi 
nella  Vita  del  noltro  Vefcovo  Nocherio ,  ed  altri  ;  come  poco  longi  dalla_i 
Sommaglia  vi  folle  Roncaglia,  qual  Luogo  infigniffimo  vien  celebrato  da 
tutti  gl'lltorici ,  perchè  ivi  fi  congregavano  tutti  i  Principali  d'Italia ,  e  d'altri 
Paefi  ittanieri  per  le  Diete,  che  vi  fi  facevano  avanti  grimperadori,Re  ,  ed 
altri  Sovrani  .  Ma  non  fo  come  quella  polla  elfere  quella  Roncaglia  ,  le  il 
Morena  ,  telHmonio  di  viita  quando  Federico  I.  Imperadore  faceva  i  iuoi  con- 
grelTi  in  Luogo ,  che  portava  tal  nome  ,  atteltadiverfamente  .  Dice  dunque 
colfeguitodi  tutti  gl'lltorici  clalfici,  che  erafituato  tra  Piacenza  ,e  Cremo- 
na,onde  fi  vede  che  prendendo  Roncaglia  preflb  laSommaglia,eiià  è  fituata  tra 
Piacenza,  e  Lodi.  Il  mio  parere  fi  è,  che  Roncaglia,  cosi  inligne  ,  e  cele- 
bre anticamente  ,  folTequella,  che  oggi  pure  conferva  tal  nome  ,  ma  fituata 
di  là  dal  fiume  Pò  fottola  Pieve  di  Ponte  Nuro  Dioccfi  di  Piacenza,  ed  e  Villa 
mifcrabile  iopra  la  Itrada  maeftra,  che  conduce  da  Piacenza  a  Cremona,  e 
dove  pochi  anni  fono  è  itato  fabbricato  un  ponce  forte,  e  mirabile  di  pietra 
fopra  il  contiguo  torrente  Nuro,  e  la  giurifdizione  di  quella  Parrocchia  con- 
fina col  Girgatano, parimente  di  là  dal  Pò ,  benché  membro  della  Parrocchia  di 
Corno  giovane  Locfigiano.  E  tanto  paflàlper  tradizione  coftantiflima  di  quei 
•Paefi  ancora .    Si  conferma  parimente  che  Roncaglia  prelTo  la  Sommaglia  è 


94  GIUGNO. 

di  qua  dal  Pò  ,  e  l'altra  per  neceirità  deve  edere  di  là  .  Vedafi  l'Anfiteatro 
Romano  di  Pietro Crclcenzi  parte  i.  p.  178.  ,  che  dice:  come  rannoi37i. 
BarnabòVilconti Principe  di  Milanodiede  l' invellitura  Feudale  alla  Nobi- 
lilTima  Famiglia  de' Capacci,  o  Capecci  del  Camello  ,  e  Terre  della  Som- 
fn;iglia,  di  Calici  Oldrado,  e  di  Callel  nuovo  di  Roncaglia,  tra  Piacenza  ,c 
Lodi ,  e  con  tale  coerenza  la  diltingue  dall'altra,  che  trovafi  tra  Piacenza, 
eCremona,  nella  quale  il  citato  Morena,  allora  Podeftà  di  Lodi,  e  Vicario 
Imperiale  dice:  che  l'anno  1158.  2}.  Novembre  vi  fi  facelTe  un  congreffo  avan- 
ti airimperadore  Federico  1. ,  il  quale  fi  parti  dal  Milanefi; ,  e  fi  trasferì  a  Ron- 
caglia di  là  dal  Pò  con  quafi  tutti  1  Principi ,  e  Confoli  delle  Città  d'Italia  ,  ove 
allora  feguì  quello  fat  to  notabile  . 

Volle  r  Imperadore  che  quivi,  oltre ifuddetti Principi , e  Confoli  v'inter- 
veniflero  quattro  Dottori  di  Legge,  i  piìi  eccellenti,  che  vantalTe  Bologna, 
e  cavalcando  un  giorno  l'Imperadore  in  mezzo  di  due  d'elfi  Dottori ,  li  più  tti- 
mati  in  Dottrina,  uno  chiamato  Bulgaro,  e  l'altro  Martino,  chiefe  a  loro: 
Se  di  ragione  elio  era  padrone  del  ivlondo  .  Rifpofe  il  Dottor  Bulgaro:  che 
inquanto  alla  proprietà  non  era  padrone;  ed  il  Dottor  Martino  rilpofedisi. 
Allora  l'Imperadore  per  mollrare  quanto  gli  folTe  gradita  la  favorevole  nf- 
polta  del  Dottor  Martino,  fubiio  diicefe da  Cavallo,  e  lo  fece  preientare  al 
Dottor  Marti  no ,  ed  il  Dott.  Bulgaro  vedendo  ciò  ,  diffe  queftc  eleganti  parole  ; 
^miji  equum  quta  dixi  aquum ,  quod  nenfuitaquum  . 

6  Per  la  morte  del  Principe  Antonio  Teodoro  Triulzi  fenza  difcendenti 
xnafchj ,  che  eraFeudetario  diCodogno  Lodigiano,  quelto  Borgo  ottenne  pri- 
vilegio da  Carlo  11.  Re  di  Spagna  di  non  poter  effere  più  lottopoito  a  giurif- 
dizione  diFeudetarj,  l'anno  K579.  nel  giorno  prefente .  In  oltre  fimiie  ir» 
pretenfionedi  volere  un  Regio  Podeftà  particolare  perse,  e  perii  fuoTcrri- 
torio  redento dalì'infeudazione,  onde  ne  nacque  lite  colla Cittid;  L^di ,  che 
fi  fentiva  ofFefa  per  ladifmembrazione  di  quelto  Borgo  dalla  luagiuuldizio- 
re,  ma  finalmente  furono  compolte  le  Parti.  N^'i  pailar  gli  atti  oi  queita 
lite  mi  è  capitato  fotto  gli  occhi  di  vedere  come  gli  Uomini  di  Goaogno  otten- 
nero anticamente  la  Cittadinanza  di  Piacenza,  come  per  iltrumeato  rogato 
da  Lodovico  Dordone  Notajo  di  quella  Città  l'annt)  1491.  ai.  Agolto,  onde 
«i  per  quello,  che  qui  riferilco  ,  come  per  il  notato  fotto  il  j.  Febbrajo  ,  fi  ar- 
guifce  che  Codogno  anticamente  pure  fiallico  Borgo  dipterogative  fing(;la- 
ri,  non  inferiori  delle  prefentanee  ,  riputato  il  primo  Luogo  Ltdigiano  uopo 
Ja Città,  e  come  tale  fu  ultimamente  riconolciu-.o  puochi  anni  fono  , allorché 
dovendofi  in  nome  di  tutto  il  Contado  far  folenne  giuramento  di  tener  la  pia 
opinione  dell' Immacolata  Concezione  de  la  BV.  Maria,  fu  eletto  fra  tutto 
il  Lodigiano,  il  Borgo  Regio  di  Codogno  per  farvifi  tal  (olenne  funzione» 
benché  fia  tanto  rimoto  dalla  Città .    k' cdf^.  Febbrajo  ^  e  8.  Dtctmbrt . 

Si  cominciano  a  mettere  .la  prima  volta  le  sbarre  al  ponte  d'Adda  ,  oggi 
bell'anno  1709. 

Avve- 


GIUGNO-  9J 

7  Avvtrtimmto  fitnejìo  pguito  nella  Chtefa  l'arrocchiale  di  S.M.irt.i  MadduUna  , 

eftrattepjrte  da  un  Libro  antico ,  nel  quale  fi  fcrivevano  i  Aborti 

della  Città  ,  e  parte  dalla  tradizione  verbale  . 

L'Anno  i5io'mori  un  Navarolo  d'Adda,  e  tu  ieppellico  nella  Chiefa  di  S.  M. 
Maddalena! come  fua  Parrocchiale.  Coltumavafi  in  quei  tempi  di  fep- 
pcllir  i  Morti  involti  in  un  lenzuolo,  opure  col  veftito  migliore  che  avelFe 
il  Defunto  quando  viveva  .  Perciò  fecondo  l'ulanza  anche  quello  fu  veftito 
dell'abito  migliore  cheavelle.  Il  figliuolo  del  Sacriltano  della  Parrocchiale, 
che  aveva  adocchiato  quell'abito,  s' invogliò  di  appropriarcelo,  e  fatti  tra  fé 
i  conti ,  riflblfe  d'accingerfi  al  furto,  ma  perchè  non  gli  fece  tutti  gli  occorfe 
quanto  fono  per  narrare  .  Appri  coftui  la  fepoltura,  e  con  una  Icala  vidi- 
fcefe ,  ma  appena  v'entrò  dentro  ,  e  che  ebbe  prefo  il  Cadavero  per  ifpogliarlo, 
nel  muoverfi  dovette  calpeltare  altri  Cadaveri ,  de  quali  ne  crepò  uno ,  e  per 
il  fctcore  fubitomori.  Quivi  itette  tutta  lanette,  lenza  che  alcuno  lapelFe 
delfeguito,  ma  alla  mattina  per  tempo  eflendo  entrato  fuo  Padre  in  Chiefa 
per  attizzare  le  Limpidi  degli  Altari,  e  per  far  i  fuoi  foliti  ufficj ,  vidde  ri- 
mofla  la  pietra,  aperta  la  fepoltura,  e  la  fcala  che  lafopravanzava  .  Spinto 
dalla curiofità  fubito  corle  a  mirare  nel  fepolcro  ,  e  vedendovi  dentro  uno 
che  pareva  fuo  figlio  ,  lo  dimandò,  e  ridimandò,  ma  non  fentendofi  a  rifpon- 
dere  volle  calar  a  baffo  anch' egli  per  la  Itefla  fcala  ,  ma  appena  pole  il  piede 
fopra  de' Cadaveri  vi  trovò  la  rtefla  tomba,  che  vi  aveva  trovata  il  figliuolo, 
cdimantinente  vi  reltò  morto,  o  per  il  fettore  ,o  per  altra  cagione  folamente 
nota  al  Signore.  Furono  poi  trovati,  e  levati  dal  lepolcro  ambidue  per  far 
aloroi'elequie,epoiriireppelliti  ove  dafelteiri  avevano  trovata  la  morte. 

8  PrendendoPafquadal  20.  Aprile,  oggi  corre  lafolennità  della  Pentecof- 
te,  fella  allo  Spedai  maggiore,  e  vedi  lua  llloria  al  ii.  Settembre  fella  di 
S.  Matteo  Appollolo. 

9  L'EfercitoMilanefe  aflalta  la  nuova  Città  di  Lodi,  che  Io  refpingeva- 
lorofamente  l'anno  ii5o.     Morcn, 

10  Federidol.  Imperadore  efTendo  palTato  per  comando  del  fommoPonte- 
fìce  con  numerofo  Elercito  nell'Afìa  inlbccorfo  de'Crifliani ,  leguito  da  molti 
valoroiì  Lodigiani ,  mentre,  come  dicono  alcuni ,  in  un  giorno  di  caldo  eccef- 
fìvo  entra  per  bagnarli,  come  era  folito  ,  in  nn  fiume  dell' Armenia  minore, 
trafportato  dalla  violenza  dell' acque  ,  ivi  reità  mileramente  affogato  nell'an- 
no iiyo.  trentcfimofelto  del  tao  Impero.     Villan. 

11  S.BARNABA  Apposolo  della  Provincia  Milanefe,  quello,  che  con- 
verti alla  fanta  Fede  anche  la  vecchia  Città  di  Lodi,  come  il  Sin.  5.  p.  100. 
Fella  al  fuoOrAtorio  fuori  di  Porta Cremonefe,  pollo  lulla  (trada  di  S.  Co- 
lombano folto  la  Parrocchiale  de' SS.  BilTance  FerioUone'  Borghi  di  Porta 
del  Caftello.  Quetl' Oratorio  fino  anticamente  era  pollo  in  detto  fito  vicino 
alla  Città ,  come  dice  il  Lodi  difc .  6  p.  %6Z,  il  quale  retto  demolito  in  guifa  , 

che 


9«  GIUGNO. 

che  non  vi  redo  altro  ,  che  il  nome,  ma  Aur.  BolTi  Cancelliere  Vefcovale  per 
fuo  Iflrumento  oggi  rogato  dall'  Anno  1630.  dice:che  nello  fteiro  ^ito  fu  gettat» 
la  prima  Pietra  per  ergervene  un'  altro  nuovo ,  qual  è  il  prefente  . 

IMilanefi  coi  Cremafchi  afTediano  ftrettamente  Lodi  dalle  parti  del  Pont« 
d'Adda  di  Selva  Greca,  e  della  Porta  di  Milano  ,  ma  reftano  fuperati.  Àn. 
11J9.  Moren. 

•  12  Scrive  il  Lodi  difc  8.  pag.  429-  prr  relazione  di  molti  Iftorici  da  lui  alTe- 
gnati ,  come  l'anno  1124.  comparve  una  Scella  commetta  nell'  Italia,  e  fuori  di 
eilà  ,  la  Luna  pati  l'ecclillè  ,diluvi  d'acque  ,  che  fommerlero  Villaggi  ,la  terra 

muggì  orribilmente,  i  Templi  conquaffarono  per  il  gran  Terremotto  ,  le 
Campane  fuonarono  da  fé  fpontaneamente,  ed  i  Fiumi  ritornarono  indietro 
verfo  i  loro  fonti .  E  per  venire  al  particolare  del  Lodigiano  l'anno  1239  l'Ad- 
da trovando  impedito  il  decorfo  nel  Pò,  dopo  d'aver  allagate  quelle  bafiiire 
fcarricò  buona  parte  in  Adda  picciola ,  che  Addella  dimandiamo  ,  la  quale  luo- 
le  terminare  nel  Lambro;  dalle  quali  tanto  frequenti  inondazioni  ne  naque 
poi ,  o  per  dir  meglio  nuovamente  (i  formò  dopo  moki  anni  l'antico  Mar  Gctoa» 
do  ,  del  quale  ne  difcorro  il  primo  Gennajo  . 

13  S.  ANTONIO  DA  PADOVA  feftaalla  fua  Chiefa  de' PP.  Conventuali 
ài  S.  Franccfco ,  e  vedi  la  fua  liloria  il 4.  Ottobre  . 

Si  fente  un  orribile  Terremotto  alle  tre  ore  di  notte  dell'  anno  1541.  BeH%. 

•  14  I  Lodigiani  ricevono  in  Città  per  loro  Sovrano  Martino  Torriani  l'atina 
«259.  Ftllan. 

15  Prendendo Pafqua ,  che cadda  nel  20.  Aprile, e Pentecofte  negli  8.  cor- 
rente, in  quello  giorno  fi  celebra  lafcfta  della  SS.  Triniti,  ed  alle  lue  Chief» 
delle  Orlole ,  e  de' Confratelli  con  lolennità . 

liiorie  delle  Chiife  dedicaU  alla  SS.  Trinità  . 

PErchè  in  quella  delle  ORSOLE  fi  conferva  il  Diviniflìmo  Sagramento, 
da  quella  pure  comincierò  per  efTere  la  più  degna  . 
L'anno  1568.  25.  Giugno,  come  quell'Archi  vio  ,  fa  dato  principio  alla  vita 
Commune  da  alcune  Vergini  in  una  Cafa  apprello  la  Bahlita  di  S.  Francefco  vi- 
cinanza di  S.  Nicolò  colli  Ordini ,  e  Regole  loro  ,  come  appare  da  Libro  parti- 
colare fcritto  dal  Dottore  Alberto  Vignati  Prepoito  della  Cattedrale,  e  Priore 
Generale  delle  Scuole,  dove  viene  eletta  al  loro  governo  ,  e  protezione  la 
Scuola  di  S.  Paolo  con  l'auttorità  di  Monfig.  Scarampo,  e  di  anno  in  anno  la 
Scuola  elleggeva  i  loro  Protettori  ad  averne  la  cura  ,  il  che  fi  conofce  anche  dai 
^ibii  di  Jpeie  fatte  per  loro ,  anzi  H  fcorge  da  quefli ,  come  i  più  nobili ,  e  pi4 

eoa- 


GIUGNO.  97 

confpicui  della  Città  godevano  d'effere  Deputati  al  governo  di  quefle  Ver- 
ginelle . 

Ebbe  la  Tua  fundazione  quefta  Congregazione  dal  P.  Dcfìderio  Verone- 
fe  dell'  Ordine  de*  Predicatori  di  S.  Domenico,  ed  in  brevegiunle  ad  avere 
defcritte  trentatre  Orfole  ,  tra  le  quali  le  Monache  ftefie  procuravano  d'ef- 
fere arrolate .  Tenevano  per  loro  Officiali  la  Priora,  e  Vicaria  ,  ed  erano 
dirette  dalle  Vidue  di  S.  Anna,  che  vivevano  nell'iftelTa  Cafa .  E  Monfìg. 
Scarampo  tanto  le  ne  compiaceva,  che  qualche  volta  fé  le  faceva  prefenta- 
re  avanti  nella  Cattedrale,  ed  ivi  con  devota  funzione,  accompagnata  dal- 
la Nobiltà  dell*  uno, e  dell'altro  fedo  ornava  ad  una  ad  una  il  lorocapodell* 
Aureola,  la  mano  deltra  del  Giglio,  e  dell'Immagine  del  CrocifilTo  ,  e  la 
finiltra  della  Candela  accefa  ,  eilendo  il  tutto  prima  flato  benedetto  dal  Pre- 
lato .  Poi  lì  cantava  il  Te  Dcum  ,  indi  con  quefta  facra  pompa  procellìo- 
nalmente  ,  fecondo  che  s'erano  portate  in  Duomo,  ritornavano  Jà  d'onde 
erano  partite,  cioè  all'Oratorio  di  S.  Paolo  ,  precedendo  ordinatamente  i 
loro  Protettori,  come  lòpra ,  poi  le  Orfole  a  due  a  dueacconìpagnate  dalle 
fodette  Vidove.  Fecero  la  loro  prima  comparfa  in  quelta  guUa  per  eflèrc-. 
ornate  dalle  proprie  divil'e  l'anno  1J74.  18.  Aprile  Domenica  in  Albis,  e 
quantunque  il  Sinodo  3.  nella  vita  di  Monfig.  Scarampo  dica,  che  quella^. 
Congregazione  fu  inltituica  quell'anno,  non  fi  deve  intendere  per  quefto  il 
tempo  della  fua  fundazione,ma  quando  furono  all'egnate  a  loro  le  propie  infegne, 
avendo  avu'o  il  loro  principio  ,  come  ho  detto  da  capo. 

In  quello  ftato  continuarono  molti  anni  finché,  reità  ndo  innamorate  de' loro 
punllimi  colturai  multe  pie  Perl'one  ,  andavano  penfando  di  collocarle^ 
in  fico  più  appropofito ,  dove  potelfero  avere  qualche  Chiefa,  e  formare  un 
Collegio.  Tra  quelle  fu  il  Canonico  della  Cattedrale  BaldalTar  Franzmetti; 
qual  fon  fi  contentò  Iblo  di  penlarvi  fopia  ,  ma  venne  ancora  all'atto,  iin- 
perochè  l'anno  1607.  lafciò  a  queita  Congregazione  diS.  Oribla  il  valore», 
di  dodeci  milla  lire  in  circa  con  diverl'e  condizioni,  che  fi  leggono  nel  fuo 
Teltamento.  Dopo  che  ebbero 'alTicu rato  quello  capitale  fecero  acquilto 
della  Chiefa  della  SS.  Trinità  da'  di  lei  Compatroni  beneficiati  con  alcune 
Caie  annelfe  nella  Contrada  appellata  di  Monferato  ,  come  per  illiumento 
rogato  da  Aurelio  RolR  Cancelliete  Vefcovale  l'anno  i5ij.  j.  Luglio. 

Riconolce  quefta  Chieia  la  fua  origine  circa  il  principio  della  rmovata  Città 
dalla  nob.  Famiglia  Carnefella  Loui^^iana,  dalla  quale  fu  dotata  d'una  Ret- 
toria diltinta  in  due  porzioni  lenza  cura  d'anime.  Continuò  quella  Famiglia 
^el^antico  pofTeilo  finché,  come  dice  U  Cancelliere  della  Cuna  Vefcovale 
Giacomo  Biugazi  23.  Marzo  l'anno  1499.  P^c  lentcnza  di  Galeazzo  Baldi 
Vicario  Generale  del  Velcovo  Ottaviano  Sforza,  ellcndovi  lei  Compatroni 
tutti  Carntfella  ,  furono  uivifi  in  due  colonne,  con  tre  Patroni  per  cada- 
una, e  per  difiingucrle  tra  loro  ,  una  era  appellata  Carneiella  Barona,  e 
l'altra  Carnefella  Gajarda  .  Dalla  prima  è  alicela  la  ragione  della  nomina 
in  femme  per  dilcencenza  di  langue  nelle  famiglie Cortefa  ,  Pocalodia,  e 
finalmente  Muieffa  ;  e  la  feconda  collonna  detta  la  Gajarda  s'è  coiifervata 
fin'a'ncitri  tempi,  eflendofi  eitinia  colla  morte  di  Pietro  Franccfco  ,  eGio. 

G  Fra, 


98  GIUGNO. 

Fratelli  Carnefella ,  de' quali  il  primo  nel  fuo  teftamento  donò  la  fua  por- 
zione a  Felice  Bonanomi  Feudetario  di  Marignanello  Lodigiano ,  ed  a  fuoi 
difcendenti,  del  che  ne  fu  rogato  il  Dottore  Giacomo  Reftocchi  Lodi- 
giano. 

Avendo  dunque  cominciato  ad  abitar  quivi  le  Orfole,  col  mutarfi  delle 
cofe,  mutò  la  faccia  ancora  del  fuo  primo  inftituto  quello  Collegio,  per- 
chè adeifo  quelle ,  che  vi  entrano  portano  feco  le  loro  doti  competenti ,  a 
riferva  d'  alcune ,  che  vi  entrano  gratis  per  il  detto  lafcito  del  Franzinetti, 
e  quivi  in  numero  di  trencacinque  in  circa  fervono  devotamente,  e  gene- 
rofamente  al  Signore . 

Ifforia  della  Chiefa  della  SS.  Trinità  in  Valtcella  di'  Confratelli , 
altre  volte  detta  di  S.  Sepolcro  . 

DI  tre  Chiefe  dedicate  al  Santo  Sepolcro  in  queft'  Iftoria  mi  viene  propo- 
fto  di  difcorrere,  ma  per  non  far  reppliche  fupertìue  vedafi  d'una  Chie- 
fa, che  era  a  Lodi  vecchio  il  21.  Maggio  nella  vita  del  B.  Giacomo  Oldo, 
d'una  altra  che  era  ne' Borghi  il  21.  Settembre  tra  gli  Spedali  foppreUi,  e 
di  quefta  fi  attendi  il  difcorfo . 

La  fua  prima  origine  io  non  la  trovo  ,  fo  bene  che  fino  dall'anno  i?57. 
57.  Marzo  in  un  libro  appellato  Statuta  Ven.  Confort,  dello  ftello  Archi- 
vio ,  tra  quelli ,  che  reftavano  defignati  ad  intervenire  agli  Officj  di  elfo 
Conforzio  viene  nominato  una  volta  Prafbiter  unus  Capituli  Ecclefice  Sanili 
Sepulchri  ,  ed  in  molti  altri  luoghi  leggefi  Prapofitm  Canonicorum  Rcgiila- 
rium  Sanili  Stpuhhri  ,  ed  in  altro  libro  appellato  Cilcndarium  vttus  dice: 
Unus  Canonicorum  Regularium  SanSii  Sepulchri  ;  onde  fi  viene  in  cognizione, 
che  quivi  folFero  de' Canonici  Regolari  ;  di  quali' Ordine  poi  foffero  io  non 
Io  trovo,  giudico  però,  che  follerò  de' Lateranefi ,  poiché  Gabriele  Penot- 
ti  neiriflona  tripartita  di  tal'  Ordine  dice  :  che  l'anno  1340.  molti  de  fuoi 
Monifteri  erano  nella  noftra  Città  ,  e  Diocefi  ,  de' quali  le  ingiurie  de'  tempi 
anno  diitruti  non  folo  i  Monifterj  Itelli  ,  ma  fino  le  memorie  dove  follerò  . 
Ho  bene  ritrovato  nella  Libraria  d'un  nobile  Decurione  di  quella  Città 
come  l'anno  1503.  a  richielta  d'alcune  pie  Perfone  con  autorità  dell'Ordi- 
nario (a)  fu  eretta  canonicamente  la  Confraternità  fotte  il  titolo  della  SS. 
Pietà,  e  del  Santo  Sepolcro  di  Crifto,  con  abito  nero  in  quefta  Chiefa,  di 
cui  teneva  il  titolo  (é)  unita  da  gran  tempo  all' Abbazia  di  S.  Pietro  di  Lodi 
vecchio,  e  quefta  ultimamente  al  Collegio  Germanico  di  Roma,  (f  )  L  anno 
1524.  diitrutto  per  le  Guerre  il  Moniftero  di  S.  Maria  dello  fpafimo  delle 
Monache  dell'Ordine  de' Servi  Regolari  di  Maria,  pofto  a  Bofalora  puocodi- 
ftantc  dalla  Città,  furono  rimoffi  1  Dilciplini  da  quefta  Chiela  ,  ed   intro- 

dot- 

(  'J  )  Chiamato  Marc'  Antonio  Cadamoflo  Vicario  Generale  di  Monfìg.  Seifcllo , 
eper  Ifìrumento  rogato  da  Giacomo  Brugazo  9.  Novembre .  (  ^  )  Come  dall'  In^ 
ve  flitura  fatta  dal  Card.  j4fcanio  Sforza  Cemmtndatcre  dell'  Abbazia  alli  Confra- 
telli,  che  è  neW  Archivio  della  Scuola  .  {e)  Da  un' altra  Inv^'flititra  conceda  ai 
^erniari  da  Cardinali  protettori  del  Collegio ,  iQme  nel  detto  Archivio . 


GIUGNO.  99 

dotrevi  quelle  per  modo  di  provifione,  le  quali  pofcla  furono  levate  di  U 
dagli  /\gcnti  del  Card.  Agollino  Triulzi,  come Commenduore  d'ella  Abba- 
zia ,  e  vi  furono  rimelli  i  Difciplini  l'anno  1J27.  i6.  Gnigno,  come  per 
Ilirumento  rogato  da  Tommalo  Bracco  e  le  Monache  (i  miiero  ad  abitare  iri^ 
una  Cala  apprello  S.  Francefco,  che  poi  fu  incorporata  colla  fabbrica  dello 
Spedale  ,  come  tratterò  al  luo  difcorib  .  L'  anno  1570.  tentarono  le  Itcfl'e^ 
Monache  di  ritornarvi  ,  come  confta  per  una  lettera  Appoitolica  data  quell' 
anno  a'  n.  Marzo,  diretta  al  Velcovo  nollroScarampo,  ma  non  avendo  ri- 
portato alcun  eiìto  felice  ,  il  Monillero  finalmente  reltò  elhnto ,  e  le  Mo- 
nacheranno 1571.10.  Febbrajo  furono  trasferite,  ed  incorporate  col  Moiille- 
rodi  S.  Giovanni ,  reitando confermati  i  Confratelli  nel  loro  poileiroda'  Cardi- 
rali  Protettori  del  Collegio,  e  ne  impetrarono  la  conferma  di  quella  concefàone 
anche  daGregorio  Xlll.  lo  itelfo  anno  15.  Luglio  .  L'annoavanti  1577.  i  mede- 
fimi  Confratelligià  polledendo  quella  Chiela  pacificaméce ormai  furono  aggre- 
gati all'  Arcicont'raternira  (  J  )  della  SS.  Trinità  di  Ponte  SiltoinRoma  ,  e  Io 
Iteiroanr.o  a'  6.  Novembre  fi  prefentarono  procellionalmente  in  Duomo  d* 
Bartolomeo  Gorla  Vicario  Generale  ,edepofto  l'Abito  nero  ,  veltirono  il  rol- 
lo, come  per  lltrumenio  rogato  daGio.  Pietro  BarniNotajo  di  Lodi .  E  perchè 
quella Chiefaeratroppoangulta  ,  l'anno  1581.  a'to.  Marzo,  come  per  litru- 
mento  rogato  da  Michele  Pailearo,ottennero  facoltà  dall' Ordinario  ,  e  da'  lud- 
«ìetti  Protettori  del  Collegio  di  poterla  demolire ,  e  fabbricarne  un'  altra  .  Fu 
inalzata  quella  molto  grande,  con  vago  diilegno,  e  la  dedicarono  alla  SS.  Tri- 
nità l'anno  1588. ,  come  coi.ità  per  ilcrizione  iopra  la  Porta  maggiore  al  di  den- 
tro .  Fu  polcia  arricchita  di  molti  legaci ,  e  di  MelIe,come  da  Manfredo  Mu- 
zani  Decurione  ,  e  Reg  Due.  Referendario  di  Lodi ,  il  che  imitarono  moUilfi- 
ini  altri  Benefattori ,  e  fu  ornata  di  tutto  punto  di  Statue  di  (tucco ,  Taberna- 
colo ,  Architrave  ,  Lampedario  ,  Sedili  a  tre  ordini  ,  Coro,  Organo  dora- 
lo ,  Cantone,  Balaultrate  di  marmo  finilfimo ,  Altari ,  Torre  lacra  ,  e  Sacrili  ia . 
E  perche  il  loroiltituttoerad'alloggiare  i  Pellegrini ,  a'  quali  anche  alprefente 
fomminiilrano  il  ricovero  ,  e  danaro  in  cambio  del  vitto,  fabbricarono  pure  il 
loro  Spedale  bello,  e  comodo  per  molti  letti  .  L'anno  1691.  affinchè  quelìa 
Chitla  companlle  maellofa  con  ogni  perfezione,  fu  adornata  della  facciata  tut- 
ta di  marmo,  con  Statue,  che  moltranoal  vivo  il  Trono  dellaSS.  Trinità  nella 
cima  ,  ed  altre  Statue  nelli  nicchj  inferiori . 

Sebbene  quelli  Confratelli ,  come  (òpra  ,  mutarono  il  titolo  della  loro  Chic- 
fa  di  S.  Sepolcro  in  quello  della  SS.  Trinità,  tuttavia  però  hanno  lempre  con- 
fervato,  e  conlervano  con  tenera  devozione  la  lugubre  ,  e  felice  raemoiia  della 
morte  del  Salvadore  in  una  Cappella  poita  in  Presbitero  per  licontio  un  altra 
della  Cena  del  Signore  cogli  Appoltoli,  ed  in  ambedue  s'ammirano  Statue  tan- 
to naturali  ,  che  non  fi  può  deliaerar  d'avantaggio  in  loro  .  In  oltre  la  lera  del 
Giovedì  Santo  vanno  alla  vilita  de' Santuari  in  procellione,  portando  molti  Mil- 
le rj  della  Palllone  ,  e  morte  del  Redentore,  e  la  feconda,  e  terza  Fella  di  Paf- 
qua  ,  Igombrateiutte  lemeltizie  della  Paflione,  emette  ci  Crilto,  peraccoin- 
pagr.are l'allegrezza  Cella Chicla  univeilalc,  quivi  per  ore  quaranta  reità  cu 

Gì  poltu 

(  a  )  Sotto  il  dì  19.  ScUembre  1578.  comi  ntìl'  Ani/,  dC  Confraulli , 


loo  GIUGNO. 

poftoilDivinifTimo  Sacramento  ,  al  quale  ,  e  co' Sacrifici ,  e  con  illuminazioni 
gli  fi  tributa  il  più  devoto  ,  e  copiolo  ofiequio  ,  ed  è  tanto  numero  fa  de  Con- 
fratelli,  che  nella  morte  del  Prefidente  del  Magiftrato  il  Co.  Gio.  Bittifta  Mo- 
degnani ,  come  ho  detto  al  i*.  Gennajo  ,  ne  comparvero  alla  procefiìone  dell* 
efTequie  quafi  quattrocento,  tutti  col  loro  Abito  rollo,  colà  che  diede  molta 
ammirazione,  e  lòddisfazione  alla  Città. 

Corre  anche  la  fcfta  de*  SS.  Vitto,  e  Modello  alla  loro  Chief;»  Parrocchiale 
Prepofiturale . 

Sua  Iflor'ta  . 

PAolo  Emilio  Zani  ne' Tuoi  MS.  dell' Iftorie  di  quella  Città  dice:  come  tra 
molte  Chicle,  che  furono  didrutte  a  Lodi  veccliio  nel  tcm  pò  delia  lua  ro- 
vina dell' anno  mi.  ,una  fu  quella  di  S.  Vitto  ,  onde  è  credibile  che  ri(orgellc_, 
anche  in  quefta  nuova  Città  lino  da  fuoi  principi ,  come  molte  altre.  ìì^ì-ì  h 
vero  che  l'efiflenza  di  quella  Chiefa  ,  fecondo  il  fuo  Archivio  non  fi  può 
fìfTare  ,  che  dopo  l'anno  1400.  per  il  relto  fi  mantiene  fu  l'antico  pofleiro  . 

Si  ampliò  la  cura  l'anno  1574.  perchè  Monfig.  Vefcovo  Scarampo  in  atto  di 
vifita  dichiarò  fofpela  la  Chiela  Parrocchiale  di  S.  Criftoforino  ,  detta  de' Som- 
marivi,per  effere  cadente ,  e  troppo  indecente ,  e  Monfig.  Taverna  l'anno  i  J90. 
a6.  Settembre  uni  le  Anime  di  quefta  a  quella  di  S.  Vito,  e  le  Cale  Parroc- 
chiali colle  rendite  alla  Parrocchiale  di  S.  Giaccomo,  per  hit.  rogati  da  Aur. 
Roiri ,  ed  il  IO.  Febbraio  1614  fu  profanata ,  e  le  olTa  de'  Cadaveri  furono  traf- 

fiortate  alla  detta  Chiefa  di  S.  Giaccomo ,  come  dagli  atti  di  Aur.  Roffi  Cancel- 
iere  Velcovale  .  Tenne  quefla  Parrocchiale  il  titolo  di  Rettore  fino  che  l'anno 
1719.  a'  13.  Ottobre  ,  eflendofi  impofieilàto  di  quefta  Chiefa  Antonio  Albarollo 
Dott.  di  Sacra  Teologia,  e  Secretarlo  della  vifita  Epifcopale  nella  Città ,  e 
Diocefi  di  Monfig.  Mezzabarba  Patriarca  d'AlelTandria  ,  e  noftro  Vefcovo  ,  do- 
po qualche  giorno  lo  dichiarò  Prepofto ,  fopprimendo  l'antico  titolo  di  Ret- 
tore. 

*  16  L'anno  1311.  fi  levò  un' oftinatiflimoScifma  in  quefla  Città  tra  le  fazioni 
Guelfa  ,  e  Gibellina  per  l'elezione  del  Vefcovo ,  e  durò  fei  anni  con  danno  gra<; 
viffimo  della  Città  nello  Spirituale  ,  e  Temporale  . 

17  Feda  del  B.  Michele  Carcano  Milanefe  dell'  Ordine  de'  Minori 
Oflervauti  di  S.  Francefco . 

Sua  Vita , 

1LB.  Michele  per  le  fue  fante  virtù  fu  chiamato  Beato,  e  come  tale  oggi  fé  ne 
fa  la  memoria  nel  noftro  Martirologio.  Dice  il  Villanova  nell' lltorie  di 
Lodi,  come  trovandofi  in  Melegnano  al  fuo  Convento  di  S.  Francefco  per  il 
Capitolo }  ivi  fi  infermò  là  DuchefTa  Bianca  ,  figlia  naturale  di  Filippo  Maria— 

Vif- 


GIUGNO.  roi 

Vifconti , ultimo  di  queftà  Famiglia,  Duca  di  Milano ,  Moglie  di  Francefco  I. 
Sforza  ,  primo  di  que(ta  Famiglia  Duca  di  elio  Scaro  ,  e  jMadre  di  Galeazzo 
Maria  II.  Duca  de' Sforzi  .  Intefc  quefto  buon  Servo  di  Dio  lo  itato  pericolofo 
della  DuchefTa  ,  eia  difpofe  a  morire  Griltianamente  ,  munita  di  tutti  i  Sacra- 
rnenti ,  e  circa  il  mezzo  del  mefe  di  Ottobre  deli'  anno  1468.  terminò  que(ta_, 
vitamortale.  AHcmanioFinoneU' Iftoriadi  Cremadice  di  quefto  Beato:  co- 
me un  Venerd'i  Santodell'anno  1479.  afua  perfuà(ionediede(i  principio  aduno 
Spedale  nel  luogo  di  S  Martino,  il  quale  poi  l'anno  1481.  fu  trasferito  a 
S.  Maria  Stella  .  Finalmente  ricolmo  di  meriti  apprelFo  Iddio  pafsò  alla  gloria 
eterna  ,edil  luo benedetto  Corpo  ,  fecondo  il  citato  Martirologio  ,  ripofa  nel- 
la Bafiiicade'PP.  Minori  Qilérvantidi  S.  FrancelcodiLodi ,  ed  il  fuoCapo  in 
un  pilaltro  apprefTo  la  Cappella  contigua  all'Aitar  maggiore  dalla  parte  della— 
Sacrilìia  ,  ove  è  tenuto  in  gran  venerazione.  Altri  dicono  che  il  fuo  Corpo  fi 
crovi  nella  Chiefa  del  loro  Convento  di  Como  ,  come  noterò  li  4.  Ottobre  nell' 
Uxoria  della  detta  Bafilica  di  S.  Francefco.  Dicanoperògli  altri  quantoaloro 
pare ,  io  prefto  tutta  la  fede  al  citato  noftro  Martirologio,  quando  effi  noa 
adduchino  prove  maggiori  di  quelle  che  allerifcono . 

18  Inf or  inazione  dilla  ptflc^  che  fu  in  Lodigli  anni  i5i8.,  19. ,  f  jo. 

PUÒ  ben  dirfiche  il  mifericordiofoSignore  in  quefli  anni  ftefe  la  mano  al  fla- 
gello della  pefte  fopra  de'  Lodigiani  per  caitigo  de*  peccati ,  ma  affieme 
provvide  a  loro  didue  valorofi  Campioni,  che  con  ifquifitiflìme  diligenze,  e 
con  tutto  il  loro  neceflario  valore  operarono  coirajuto  dello  rtelTb  Iddio  ,  che 
o  non  infettaile ,  o  infettando  che  non  apportafle  quella  ftragge  ,  che  minaccia- 
va .  Quefti  furono  il  noftro  Vefcovo  Clemente  Cera  No  varele  per  il  farefpiri- 
tuale  ,  e  per  il  far  temporale  Pietro  Martire  Boldoni  Maftro  di  Campo  della_. 
Milizia  Urbana  ,  Governatore  della  Città  fua  Patria  ,  de'  Giudici  delia  Sanità  , 
che  conta  nella  fua  Nobile  Famiglia ,  tra  gli  Uomini  illuftri ,  un  Ottavio  Vef- 
covo  di  Tiano  neii'  anno  i6yo. ,  come  l'Archivio  della  Città . 

Vide  il  Zelantifllmo  Prelato,  come  dice  nel  luo  Sin.  4.  Diocefano,  cheda 
principio  molti  Parrochi  ,0  Conieirori  ,con  puoca,oniuna  cautella  attende- 
vano alla  cura  delle  Anime  degli  Appeftati  ,onde  in  breve  tempo  feminarono 
il  male  ne'  fani .  Per  rimediare  a  sì  grave  danno,  oltre  le  providenze  prelcrirte 
dal  Gloriofo  S.  Carlo  nel  Concilio  Provinciale  V.  ,che  procurò  di  farli  efe- 
quire  il  noltro  Vefcovo  inviolabilmente,  furono  fcielti  de'  buoni  Sacerdoti 
r.clla  Città  ,  e  nella  Diocefi ,  quali ,  come  Martiri  della  carità  fi  efponevano  a 
tutti  i  peliceli  per  miniftrar  i  S;igramenti  agli  Appellati  ,reftando  a  loro  alle- 
gnaiol'ipporiuno  vitto  ,  veftiro  ,iervitìi ,  ed  antidoti  per  prefcrvarfidal  male 
nel  miglior  modoche  fcflls  pcffibile  .  I  Parrochi  poi  dovevano  guardarfi  dal 
contrattar  con  inletti  ,ofofpetti ,  per  mantenerfi  fani ,  eper  poter  pratticar(L_ 
liberamente  coi  fani  ;nè  dovevano  efporlì  ad  alcun  pencolo  ,  fé  non  per  eltrc- 
ma  necelfità.in  mancanza  de' fopradetti  Sollituti,  o  the  quelli  non  follerò 
fufficienti  ad  attendere  alla  cura  dell' Anime  di  ruttigli  Appellaci .  E  con  que- 
lla ottima  regola  praticata  dal  idiB.  ,nel  qu«le  cominciò , fino  all'anno  lojo. 

G  3  lui    ■ 


tot  GIUGNO. 

fui  fine ,  nel  quale  cefsò  il  male ,  un  Parroco  folo  morì  di  pefte ,  e  tutti  gli  altri 
reilatonofalvi . 

Per  le  diligenze  poi  ufate  dalla  Città  ,  e  dal  Boldoni  per  precauzioni  di  que- 
llo male ,  come  tra' MS.  di  quella  Famiglia  ,  appena  giunte  l'infliufta  nuova, 
che  il  male avanzavafi  ne' Paefi  circonvicini ,  che  furono  melBi  Raftelli  a' con- 
fini del  Cremafco,  Piacentino,  Gremonele  ,  Pavefe  ,  e  Milanefe  ,  e  furono  eletti 
i  Deputati  ad  invigilare  che  nelluno  pairalFe  fenza  le  bolecte  della  Sanità, ed 
efTendofi  avvicinato  anche  di  piìi ,  (ubi  to  furono  meffi  i  Rafèelli  alle  Porte  della 
Città,  alle  quali  affiftevano  di  continuo  i  Decurioni  di  elFa  con  gente  armata, 
e  non  lalciavano  entrare  Perfona,  che  veniflè  da  Paefe  fofpetto  .  Q.uando  poi 
penetrò  nelle  Terre  del  Lodigiano  ,  furono  ferrate  del  tutto  le  Porte  della  Cit- 
tà ,con  proibizione  rigorofa  che  nelTunopoielIe  entrare  in  Città.  Con  quefto 
divieto  però  non  s'impediva  la  provifione  cotidiana  de'  viveri  ,  altrimenti  pref- 
to  preflo  farebbero  morti  di  fame  quelli ,  che  non  perivano  della  pefte  .  Per 
talneceffità  furonoflabilitii  mercati  a  tutte  le  Porte  della  Città  colle  loro  ore 
di  tempo  determinato,  e  con  tale  cautella:  Portavano  i  Contadini  ciò  che  ave- 
vano da  vendere,  e  Io  lafcia  vano  apprellò  la  Porta,  con  fcritto  (opra  le  merci 
il  loro  prezzo .  Sortiva  il  Madro  di  Campo  Boldoni  con  trenta  Perfone  alla 
dicuicomparfai  Venditori  dovevano  ritirarfi  indietro  cento  palli  :  quello  te- 
neva le  lifte  ,  e  danari  de*  Cittadini  bifognofi  di  quelle  robbe  ,  e  provedeva  per 
tutti ,  lafciando  il  danaro  dove  levava  le  merci ,  e  con  elle  carricando  le  perfo- 
ne ,  che  feco  aveva  condotte  ,  le  faceva  diltnbuire  a'  Cittadini  compratori ,  e- 
quefto  faceva  replicate  volte  finché  aveva  provifto  per  tutti  di  quella  Porta 
ove  trovavafi  ,  durante  il  tempo  prefcntto,  una  dopo  l'altra.  Scoprendoli  de- 
gli Appesati  lubito  reltavano  chiufi  nelle  loro  Itanze.le  ftrade  ferrate  con 
travi ,  e  pallizate  con  guardie  armate  per  oftare  che  neffuHo  fortilfe  yC  con 
ordine  efprefro  di  ammazzare  chiunque  volefle  trafgredire  t  ali  Ordini .  Anzi 
efTendofi  il  male  molto  avanzato  ,  comandò  il  Boldoni ,  che  neffuno  lotto  pena 
della  VitafortifTediCafaarilerva  de' Giudici  della  Sanità,  e  loro  Miniftri,e 
perchè  una  truppa  de  Soldati  non  volle  ubbidire, avendola  trovata  a  girare 
perla  Città,  comandò  a' fuoi  Soldati  Urbani  difcarricar  contro  di  efTì  gli  Ar- 
chibuggi ,  e  ne  rettarono  morti  fui  colpo  tre,  e  due  feriti ,  ed  in  avanti  non  fé 
ne  viddero  più  atorno  alla  Città ,  efTendo  reitati  ben  perfuafi  i  loro  Ufficiali  dal 
Maftro  di  Campo  Boldoni ,  che  tale  ritiro  era  neceflàrio,  non  folo  per  la  con- 
fervazione  ,  e  cauzion&de' Cittadini ,  ma  anche  de' Soldati ,  tanto  più  per  eC- 
fere  di  nazione  ftraniera  .  1  Gatti ,  e  Cani  parimente  per  il  pericolo,  che  paf- 
fandoda  Gafe  infette  in  quelle  de' fani  le  ammor  baderò,  furono  di  fuo  ordine 
uccifì  tutti  .  E  perchè  erano  paflàti  alcuni  giorni, chenon  fi  fentì  moleftia  alcu- 
na del  male ,  col  fuppofto  ,  che  follèceflato  del  tutto ,  fi  fece  in  Duomo  una  fef- 
ta  grande  col  cantarli  MelTa  folenne  ,  e  Te  Deum ,  ed  al  dopo  Vefpero  una  Pro- 
ceilione  ,  nella  quale  al  color  della  galla ,  che  portavano  tanto  i  Laici ,  quanto 
gli  Ecclefialtici,fi  diflinguevano  rutci,mercecchè  facevano fchiera  feparata ,  ed 
unita afTieme ,  quelli  che  erano  flati  prefervati  fino  allora, quelli  che  erano 
flati  infetti ,  e  guariti ,  e  quelli ,  che  erano  fofpetii ,  come  lo  fteflb  Boldoni ,  ed 
altri  che  avevano  praticato  con  infetti . 

Non 


GIUGNO.  .        '*' 

Non  cefsò  però  allora  ,  che  fua' 5.  Luglk)i6jo. ,  ma  fui  fine  dell'anno;  ed 
il  giorno  (eguenre  riforfe  ancora  il  male  ,  e  ne  morirono  molti ,  che  al  (bliio 
fi  conducevano  fuori  ("opra  de'Carrelli  nel  Borgodi  S.Mattia,  ove  erano  l'eppel- 
liti,  alla  qual  Chicla  eraanne.Ib  il  Lazaretto,  come  per  Iftrumento  rogato 
da  Aurelio  Roill  Cancelliere  Velcovale  di  Lodi  li  ji.  Ottobre  dell'  Anno  i6}0.  , 
nel  qual  tempo  furono  deputati  gli  Amminiftratori  della  Fabbrica  d'efta^ 
Chieia . 

Celso  finalmente  per  la  mifericordia  del  Signore  quefto  flagello  ,  e  Ci  efpur- 
garono  le  robbe,  molte  delle  quali  furono  abbrucciace,  e  le  muraglie  delle 
Cafe  furono  fcrollate ,  e  di  nuovo  ricalcinate  . 

I  migliori  prcfervativi  da  quello  male  furono  il  mangiar  fpeiiOjC  per  efpe« 
ricnza  li  vedeva  che  chi  s'accollava  agli  infetti  ed'endo  digiuno  facilmente 
reiUva  appeftato  .  I  profumi  con  bacche  di  Ginepro  ,  di  Lauro ,  o  di  Rofmari- 
ro  erano  ottimi.  Icibi  piùfani  erano  d'Aglio,  di  Cipolle,  de' fughi  di  Limo- 
ne ,  o  di  Naranzi ,  e  in  tutte  le  vivande  metter  aceto  .  Per  l'odorato  era  ottimo 
l'aceto  canforato  .  Giovavano  molto  i  cufcinetti  allo  flomaco,  ma  più  al  cuore 
«on  entro  Salvia,  Ruta,  Rofmarino,  bacche  di  Lauro,  o  di  Ginepro.  L'abito 
più  ficuro  era  quello  d'incerata ,  o  di  fcta ,  di  minor  male  quello  di  tela ,  e  pelli- 
ino  quello  di  lana  . 

Attefe  tutte  le  riferite  diligenze  trovo  nell'Archivio  della  Città,  che  dal  itf. 
Luglio  fin  a  tutto  Ottobre  dell'  Anno  1630.  morirono  folo  cinquecento  perfone 
in  circa  in  tre  mefi  ,  e  mezzo  ;  ma  fé  vallerò  molto  tante  ifquifitilfime  diligenze 
di  quefti  due  Campioni ,  e  confervatori  della  noftra  Città ,  molto  più  furono  bea 
ifpiraci  quando  rifolvettero  colla  Città  di  riccorere  al  patrocinio  del  gloriofo 
S.  Rocco ,  e  di  S.  Badano  noftro  Prottetore ,  e  la  grazia  fu  tale ,  che  a  propor- 
zione delle  altre  Città  circonvicine  la  noflra  fu  meno  moleftata  ,  onde  per  grati- 
tudine, e  per  efecuzionedel  voto, fece  fare  ad  onore  del  noltro  Santo  V'elcovo, 
e  Padrone  un  Palio  tutto  d'argento  per  il  fuo  AltarecoU' impronto  della  grazia 
ricevuta  con  quelle  parole:  D.  Bajjìano  Prtefidi,  ac  Patrono  jam  pridit»  Ltprat 
nun:  fefie  Civita:  tnjìgniter  libtrata  .  M^mor  ,  &  grata  devovit .  Anno  1631. 
Dice  queit'  anno  i5}2.  perchè  fcorfc^ro  due  anni  di  tempo  per  lavorar  il  tutto  . 
AiPaglio  aggiunle  anche  le  tapezzerie  di  Fiandra  rapprelentanti  gli  Atti  degli 
AppuUoli ,  colle  quali  fi  orna  il  Duomo  nelle  felle  Iblenni ,  e  l'un,  e  l'altro  dono 
ferve  di  perpetua  memoriadella grazia  ricevuta  da  Dio,  che  fermò  lo  fdegiio 
col  levare  la  peite  ,  il  di  cui  orrore  fu  tale,  che  lalciò  ne'  polten  per  detto 
commune. 

ben  i  duro  quel  Cuor ,  che  n«n  paventa 
Sentendo  a  nominar  l'anno  del  trenta 

19.  Piendendo  il  giorno  15.  corrente  per  la  fefta  della  SS.  Trinità, oggi  fi 
celebrala  lolennità  del  bacracilfmo  Corpo  del  Redentore  con  pompofilfima  ,  e 
Pontificale  funzione  ,  e  con  maniera  al  certo  fingolare,  perche  in  virtù  d'un  di- 
ftiiitiirimo  privilegio  è  portato  in  procelfione  iòpra  d'un  picciolo  Taberna- 
colo preziofìllimo  il  Jquale  è  parte  del  teforo  di  S.  Ballano  ,  fopragli  omeri  di 
quattro  Diaconi  paraci  fecondo  il  loro  Sacro  Ordine ,  e  fi  porca  anche  tutto 

C  4  ^^ 


1^4  GIUGNO. 

il  relto  di  eflb  teforo,  del  quale  ne  ho  difcorfo  fotto  il  19.  Gennajo . 

SS.  GERVASO  ,  E  PROTASO  Martiri  Mihncfi,feftaal  fuo  Oratorio.' 

Sua  I/ìorh  . 

QUeft' Oratorio ,  o  Chiefa  fu  fondata,  e  dotata  d'un  benefizio  con  titolo  di 
Rettore  fenza  cura  d'Anime  ,  ed  era  piantata  (ino  l'anno  1206.  15.  Agofto , 
come  confta  per  Ktrumento  rogato  da  Alberico  de  Vacci  giorno  edanno 
fuddetti ,  in  occafione  di  una  decima  da  pagarlt-fi  fopra  pertiche  ventitré  di 
terra  .  Riconofce  la  Tua  prima  origine  dalla  famiglia  de' Capitanei  daSalarano, 
come  il  fuo  arth.  pofcia  è  paflàto  nella  Famiglia  Rigorera  Lodigiana  ,  che  la 
riedificò  per  ellere  cadente  ,  e  con  quella  bellezza ,  e  vaghezza  ,  che  trae  l'am- 
mirazione di  tutti ,  ed  il  giorno  30.  Novembre  dell'anno  1720.  fubito  fabbri- 
cata Monf.  Ortenfio  Vilconti  la  benedilTe  come  da  fua  Ifcrizione  fopra  la  porta 
maggiore  di  dentro . 

Della  Collegiata  di  Maleo ,  che  per  ejJW  infigne  ne  formo  quefl'  Ifloria  . 

LA  Collegiata  infigne  della  Chiefa  Parrocchiale  de' SS.  Gervafo  ,  e  Protafo 
del  Borgo  di  Maleo  di  quello  Contado  è  antichilfima  ab  immemorabili  colla 
dignità  dell'Arciprete,  del  quale  vedafi  l'iftoria  della  Chiefa  di  S.  Pietro  in 
Pirollo  li  29.  corrente;  ed  in  quanta  Itima  fia  fempre  flato  quell'Arciprete 
fi  può  comprendere  da  un  Breve  del  Pontefice  Giulio  II.  dato  in  Roma  li  25. 
Febbrajo  l'anno  1510.  a  favore  della  Chiefa  della  B.  V.  dell'  Incoronata  di  Lodi, 
dove  prima  viene  nominato  egli,  poi  i  Prepofti  della  Collegiata  infigne  di 
S.Lorenzo,  e  della  Parrocchiale  di  S.  Maria  Maddalena  di  quella  Città  ,  ac- 
ciocché, come  Delegati  Appoftolici,  fotto  pene  di  cenfure  Ecclefiafliche  a* 
Contraventori ,  faceìleroefeguire  molti  privilegj ,  grazie,  e  ftatuti,  che  detto 
Pontefice  concelfe  a  quella  Chiefa  dell'Incoronata,  come  fi  può  vedere  nella 
di  lei  facra  Hloria  fatta  dall'Autore  della  prefente  Opera  .  Ben  è  vero  che 
quelli  Canonici  anticamente  ufficiarono  folamente  alla  Fella  fino  all'anno 
1445.  15.  Settembre  ,  nel  qual  giorno  vi  fu  riabilita  l'officiatura  cotidiana_, 
fotto  Monfig.  Pallavicino  noltro  Vefcovo  ,  come  da'llatuti  della  flellà  Colle- 
giata ,  la  quale  al  prefente  è  ufficiata  da  undeci  Canonici  con  almuzia  ,  e 
l'Arciprete  con  Cappa  magna,  ed  è  dotata  di  molte  facre  Reliquie,  anzi 
l'anno  172(5.  30.  Giugno  in  Domenica  fi  fece  una  folenne  procelTione  per  la 
Traslazione  del  iàcro  Corpo  di  S.  Ireneo  Martire  con  un  ampolla  del  fuo  fa- 
crato  Sangue,  efi'endo  dopo  la  funzione  (lato  ripolto  il  tutto  nella  flelTaBa- 
iilica Collegiata  ,  dove  è  tenuto  in fomma  venerazione. 

Anche  i  PP.  Minori  Ofiervanti  di  S.  Francefco  ,  che  prima  avevano  un_ 
picciol  fito  in  quello  Borgo  per  loro  ricovero  ,  l'anno  149(5.  fundarono  il  loro 
bel  Convento  tra  Maleo  ,  e  Gera .     Arch .  d'ejfa  CoUegita  . 

i 

ao  Eflendo  appena  labilità  la  Cappellecta  del  Cimitero ,  ove  fi  feppellif-. 

cono 


GIUGNO.  loj 

cono  i  Cadaveri  del  Prefidio  Tedefco  nelle  mezzelune  di  Porca  Caflello  preiro 
la  Itradaconrigua  al  Dazio,  Cubito  fi  fa  dipingere,  ed  oggi  deli/zS.vili  ve- 
de gran  concorfb  de  Devoti  a  fuflragar  l'anime  di  que'  Defunti. 

11  Fefta  del  B.  Calimero  da  Monte  chiaro,  a  S.Domenico. 

Suo  Vita  eflratta  dal  Libro  delle  ftindazimi  de  Conventi  di  S.  Domenico  del 

P.  Alacflro  Gio.Michde  Piò,  come  nella  Biblioteca 

d'fjfo  Convento  di  Lodi . 

ILB.  Calimero  da  Monte  chiaro  Brefciano  dell*  Ordine  di  S.  Domenico  abitò 
nel  Convento  di  S.  Clemente  di  Brefcia,  ftudiò  in  S.  Domenico  di  Bologna  t 
dove  fu  ricevuto  in  qualità  di  Studente  l'anno  1455.  y. Luglio, enei  progreflò  di- 
venne fruttuofillìmo  Predicatore,  fcorrendo  quafi  tutta  l'Italia  Tempre  a  piedi. 
In  tuttala  Tua  vita  fece  Tempre  quell'officio  Appcftolico  foiamente,  e  fu  cosi 
accetto  nel  predicare  a' Popoli,  e  di  tanto  frutto,  che  nell' eftrema  lui  vec- 
chiaia non  potendo  più  falire  il  Pergamo,  bifognava  portarvelo  per  foddif- 
fare  alle  genti .  Più  volte  in  quella  decrepitaetà  fu  ricercato  da' Milanefi  per 
la  loro  Città ,  ma  egli  fi  ridulie  a  finire  la  fua  vita  nel  Convento  di  Lodi,  dopo 
l'età  di  80.  anni  nell'  anno  del  Signore  1521.  la  notte  di  S.  Catterina  Vergine  ,  e 
Martire.  Mentre  che  ville  fu  Ipecchio  d'umiltà  ;  e  di  pacienza,oirervantilfimo 
delle  lue  regole,  e  per  quelto  fi  meritò  il  titolo  di  Beato.  Come  tale  è  ricono- 
fciuto  anche  dalla  noftra  Chiefa  Lodigiana,  la  quale  oggi  nel  fuo  Martirologio 
re  fa  gloriofa  memoria,  e  meritamente  , perchè  ,  eilendo  flato  f'eppelito  alla 
delira  dell'  Aitar  maggiore  nel  Coro  del  fuo  Convento  in  Lodi ,  furono  portate 
al  luo  Sepolcro  molte  tavolette,  e  voti  da' divoti  Fedeli  per  fegno  delle  gra- 
zie, che  ricevevano  da  Dio  per  la  fua  intercelRone .  Anzi  il  P.  Serafino 
Razzi  nel  Libro  de'  Beati  di  queil'  Ordine  alTerma  come  le  velli  di  quello  Beato 
Padre  ebbero  virtù  dopo  fu  1  morte  di  conceder  alcune  grazie  .  Appreilb  l'Aitar 
maggiore  dalla  parte  del  Coro  fi  legge  l'elogio  di  quello  Beato. 

D'ordine  del  noltro  Vefcovo  Clemente  Gera  in  quello  giorno  dell'  anno  i5jo.' 
fi  fauna  proceilione  generale  di  Penitenza  coir  intervento  d'ambidue  i  Cleri, e 
Confraternite ,  e  fi  portano  alcune  Sacre  Reliquie  della  Cattedrale  per  placare 
l'ira  di  Dio  nel  flagello   della  pelle.     Arch.  della  Curia  Fcfcovalc . 

12  S.  GIULIANO  Martire,  fella  al  fuo  Oratorio  ,  o  Chiefa  altre  volte 
dedicata  a  S.  Egidio  Abbat  e,  dove  ripofa  il  Sacro  Corpo  del  B.  Giacomo  Oldo, 
come  ho  detto  alli  21.  Maggio. 

^■«4  vita  eflratta  dal  Ferrario  de'  SS.  Italia  ,  che  l'ha  avuta  dJ 
documenti  della  Chiefa  di  Rimini . 

«Tubano  nacque  nell' Iflria, ed  elTendo giunto  all'etàd'anni  i8.fu  accufaroa 
Marziano  Conlcle,  qualmente  profelTava  la  Religione  Criftiana  ,  e  lo 

mandò 


io5  GIUGNO. 

mandò  alla  Città  di  Flavia  nella  Cilicia  ,  dove  elFendo  (tato  tentato  da  quel  Con- 
fole a  rinegar  la  Fede  di  Cri(to,e  non  volendo  ubbidirli  lo  fece  crudelmente  per- 
cuotere ,  e  poi  cacciar  in  prigione.  Per  poterlo  più  facilnnente  ridurre  a'  luoi 
cenni ,  pensò  il  Tiranno  un  diabolico  configlio  ,  e  fu  di  mandar  Afclepiodorafua 
Madre  a  perfuaderlo  di  adorare  gli  Idoli  ,  ma  anzi  da  quefta  rellò  più  confer- 
mato a  foffrire  tutti  i  tormenti  per  amore  di  Crifto .  Per  il  che  trovandofì 
burlato  il  Confole  comandò,  che  il  Figliuolo  ,e  la  Madre  foflero  confinati  in 
un  ofcuriflimaprig'ione .  Lafciò  paflare  tregiorni,  e  poi  fi  fece  condurre  d'avanti 
il  Santo  Giovane  ,  e  trovandolo  ancora  più  coftante  di  prima  lo  (cce  crudelif- 
fimamente  tormentare,  e  poi  rinchiufo  in  un  facco  co' Serpenti  lo  fece  gettare 
rei  Mare ,  ed  in  querta  maniera  fini  il  fuo  gloriofo  Martirio  il  giorno  16.  Maggio 
lotto  il  Ponteficato  di  Sifto,  e  di  Valleriano,  e  Gallieno  Imperadori.  11  luo 
Corpo  ellendo  Ihto  portato  da  Il'onde  a  Proconelb  Ifola  del  Mjre  di  Marinerà  fu 
feppellito  da'  Criitiani  in  una  cafla  di  marmo .  Poi  fotto  l'Impero  d'Ottone  nella 
medefima  caflTa  da  fé  fi  trafportò  alla  Cittì  di  Rimini  miracololamente  foprale 
onde,  e  da  que'  Cittadini  fu  accolto,  ed  onorevolmente  collocato .  Qu.ivi  facen- 
do molti  miracoli  i  Riminefife  lo  eleffero  per  loro  Avocato  .  Si  celebra  poi  in 
guelto  giorno  la  fella ,  forfi  in  memoria  del  miracolo  ftupendo  di  quando  fi  traf- 
feri  a  quefta  Città.  U  informazioni  di  quefla  Chicfa  vedila  It  zi,  M^iggio  nel 
fine  della  vita  del  B.  Giaccomo  Oldo . 

11  Dottor  Collegiate  di  quefta  Città  Tiberio  Azati,ftato  53.  anni  di  lei  Orato- 
re,a  nome  di  tutti  gli  Oratori  delloStato  di  Milano  ,con  erudita  Orazione  fece 
complimento  colla  Regina  Anna  Maria  d'Auftria  Moglie  di  Filippo  IV.  Re  di 
Spagna  1649.  not.  dell'  Ar eh.  del  Tref. ,  e  [uà  Infcriztone  a  S.  Franeefco . 

*  a^.    Lodi  con  molte  altre  Città  è  travagliato  da  crudeliilìma  pefte  l'anno 
1388.  Ftllan. 

24  LA  NATIVITÀ'  DI  S.  GIO.  BATTISTA  ,  fella  alle  fue  Chiefe,  del 
Moniftero  del  Santo, della  Commenda, de* Cavallicri  di  Malta, e  de'PP.  Ca- 
puccini  fuori  di  Città  . 

Ifioria  della  Chiefa  di  S.  Gìo.  Battigia  delle  Monache  Benedettine . 

IL  Lodi  nel  difc.  7.  pag.  384.  dice  chequeflo  Moniftero  era  anche  a  Lodi 
vecchio,  ed  in  fatti  vi  poflede  ancora  unaCaffina,  che  tiene  il  nome  di 
quefto  Santo  ,  che  in  linguaggio  corrotto  viene  appella  il  S.Zano,  dove  fi 
vedono  ancora  lagrimofe  rovine  dell'  antichità .  C!ie  poi  eltinta  la  vecchia 
Città,  e  quivi  rilbrta  l'anno  1158. ,  feco  pure  riirorgefTe  quefto  Moniftero,  lo 
la  credere  il  Morena  nel  riferire  come  nel  mefe  di  Marzo  dell' anno  ii6k  fu 
cominciato  il  Palazzo  dell'  Imperador  Federico  I.  nella  rinovata  Città  apprelTo 
il  Monaflero  di  S.  Gio.  Battifta  fopra  la  cofta  del  fiume  Adda ,  dunque  prima  del 
«ietto  anno  per  necefiltà  doveva  già  eflere'ftato  piantato  tal  Moniftero  Lo  con- 
ferma parimente  lo  ftelTo  Iftorico ,  dicendo  ;  come  l'anno  nói.  ultimo  giorno 

di 


GIUGNO.  107 

di  Ft?bbraio,  rpirandogat^liardiflimo  vento,  alla  prim' ora  di  notte  fi  accele  il 
fiiocoinVilliceIla,e  Tabbrucciò  quafi  mezza  colle  Ghiefe  di  S.  Maria  Madda- 
lena ,  e  quella  delle  Monache  di  S.  Gio.  B  utilta  con  alcune  Cale  .  Io  proceOb  di 
tempo  queflo  Moniltero  è  crcCciuto  coll'unione  fattagli  delle  Monache  d'altri 
Moniiterj  foppreffi  ,  come  per  Iftrumento  rogato  da  Gio.  Paolo  Vittalone  No- 
tajo  Lodigiano  l'anno  1571.  6.  Luglio  ,  dove  conila  che  in  quelV  anno  il  gior- 
no 20.  Febbr.ijo  vi  furono  trasferite  le  Monache  di  S.  Maria  dello  Spafimo 
dell' Orduie  de'Servi  Regolari  di  Maria  Vergine  ,  le  quali  prima  erano  a^ 
Boffallora ,  come  tratto  li  15.  corrente  .  L'anno  1575. 19-  Marzo  vi  futo'io  unite 
le  Monache,  che  prima  erano  nel  Moniftero  di  S.  Margarita  ,  ove  al  prefente 
fono  le  Monache  Capuccine,  come  per  Iftrumento  rogato  da  Michele  Pal- 
learo  giorno, ed  anno  fuddetti .  E  perchè  il  fuo  recinto  era  angulto  Tanno 
i<5o».  lo  ampliarono  con  fette  Cafe  ,  che  comprarono  le  Monache  da  diverfi 
particolari ,  le  quali  erano  porte  nella  contrada  di  Roncifyalle  nella  vi- 
cinanza di  S.  Geminiano  ,  e  tutte  furono  incorporate  col  giardino  giù  dal- 
la corta  per  ifcontro  al  Quartiere  de'  Soldati ,  come  per  più  Irtrumenti  ro- 
gati da  Aur.  RortlCancell.  Vefcovale.  Anche  l'anno  1695.  30.  Aprile  vi^  fu- 
rono trasferite  ,edanne(Te  nove  Monache  delMonirtero  di  S.  Marta  in  Città 
pereffere  rtato  fopprelìo  ,  come  al  29.  Luglio  fi  difcorrerà.  Anzi  qualche 
tradizione  dice:  che  vi  fofTero  unite  anche  le  Monache  ,  che  erano  a  Riollo 
ne' Borghi  di  Porta  d'Adda,  fotto  la  Parrocchia  di  S.  Giaccomo  in  Citta, 
come  difcorrerò  nell' Iftoria  della  Chiefa  di  S.  Romano  li  18.  Novembre. 
Tta  le  memorie  di  quefto Moniftero  ritrovo  che  l'anno  1691.  <5.  Novembre 
alle  due  di  notte  ricevettero  quattro  Monache  Profeflc  .  ed  una  Laica  Or- 
folineCLultralì  dell'Ordine  di  S.  Agoftino  della  Città  diMons,  che  h  por- 
tavano a  Roma,  chiamate  dal  PonteHcelnnocenzio  XII.  per  ergervi  un  Mo- 
niftero di  quell'Ordine  ;  e  la  mattina  feguente  fi  partirono  per  il  loro  viaggio  . 
Godono  quefte  una belliiTimaChiela  nuova,  noneflendo  per  anche  demolita 
la  vecchia  ,  (ebbene  profanata  ,  le  di  cui  preziofinìme  pitture  iono  indegne  dt 
ftare  fotto  laclaufura,  imperocché  doveriano  far  comparire  in  pubblico  le 
glorie  di  querto  Moniftero,  giacché  è  anche  chiamato  il  maggiore,  pollo  co- 
mt  fopra ,  ed  alle  mura  della  Città  come  di  lei  forte  propugnacolo,  quale 
devono  eflere  le  ferventi  orazioni  di  quaranta  Monache  in  enea,  che  quivi  fi 
fono  confagrate  al  fervigio  di  Dio  . 

Dcir  Orvtorio  di  S.  Giovani  della  Contenda  de'  Cavalieri  di  Malta  • 

Dicono  il  Manfr.  ,Por. ,  ed  altri ,  come  la  Comenda  de' Cavalieri  di  Malta 
anticamente  era  pofta  al  Bofco ,  o  Colle  di  S.  Gio.  Battifta ,  e  qucti  te- 
cero  certione  della  Chiefa ,  e  Cafa  annefta  a'  PP.  di  S.  Francelco  la  prima-- 
volta  che  piantarono  a  Lodi  il  loro  Convento,  come  alli  4  Ottobre,  ed  i 
Cavalieri  trasferirono  il  luogo  della  Comenda  in  Citta ,  dove  di  prefente  li 
trova  col  fuo  Oratorio  dedicato  pure  all'antico,  e  primo  titolo  di  S.Gio. 
Bittifta  .  Fu  molto  celebre  queft' Oratorio  nel  tempo,  che  vifudepohtaia 
per  modo;  di  provilione  l'immagine  della  B.  Vergine  delle  Grazie ,  come  u 


io8  GIUGNO. 

può  vedere  nella  Tua  Sacra  Iftoria  emanata  dall'  Autore  di  queft'  Opera ,  e  per 
eterna  ,  e  grata  memoria  vi  è  tenuta  in  gran  venerazione  ancora  al  preiente, 
mentre  vi  fi  conferva  una  copia  d' elTa  facra  Immagine  . 

Della  Chiefa  de'  PP.  Capuccini  didicata  a  S.  Gio.BaUifla  ,  e  Itro  Convento , 

NEI  tempo,  che  i  primi  Scuolari  della  Scuola  diS.Paolo  in  Città  s' inpie- 
gavano con  tutte  le  vifcerè  della  loro  carità  a  benefizio  i'pirituale  delle 
Anime,  ottennero  per  grazia  dal  Cardinal  Capiiucco  noltro  Vefcovo  che  i 
Frati  Capuccini  cominciaffero  quivi  a  far  provare  il  loro  fpirito  Evangelico  . 
Il  primo  fu  Fra  Angelo  da  S.  Fermo  Milaneiis,  Angelico  Piedicatore,  il  quala 
dal  fine  del  mefe  di  Settembre  dell'anno  1564.  fino  all'Avvento  predicò  in  Duo- 
mo .  (.7)  Per  puochi  giorni  quelli  Scuolari  gli  provvidero  d  el  vitto,  mo- 
bili ed  ciliegio  nelConvcnto  di  S.  Maria  in  Borgo  ,  mediante  la  buona  grazia 
di  quei  Canonici  Regolari,  e  poi  l'in  trodu  fiero  col  ibo  Compagno  nella  loro 
Cafa  ,annefra  alla  ftefla  Chiclàdi  S.  Paolo  li  19.  Ottobre  ,  e  vi  dimorarono  per 
fino  che  furono  provveduti  diConven'-o.  Per  venir  a  quefta  efecuzione  il 
Prete  Bonadeo  della  Valle  del  Luogo  dellaTorretta,  (ó)  come  per  ilirumen- 
to  rogato  da  Gerolomo Calco  l'anno  fuddetto  1564.  30.  Novembre,  fitruuva 
nell'archivio  della  Città,  che  diede  per  amor  di  Dio  alla  Magnifica  Comuiiità 
di  Lodi  quattordici  pertiche  di  terreno  incirca  per  fabbricare  a  quefti  Fruiti 
la  Chiefa,  e  Convento  alla  colla  del  Pulignano,  dove  per  il  pafiato  era  la  Chie- 
fa, e  Convento  de' Frati  Minori  Ofiervanti  di  S.  Francefco, intitolato  S.Gio. 
Battifta,  come  ho  narrato  nel  fopraddetto  difcorfo  della  Comenda  ;  avendo 
anche  ceduto  a  loro  per  carità  due  pertiche  di  terreno  incirca  per  ampliare 
il  Giardino  verfo  mezzogiorno  il  Dott.  Mario  Corrado  coi  fuoi  Fratelli  alle 
preghiere  del  Conte  Lodovico  Viftarini  da  Salarano .  Defìgnato  che  fu  il  fito, 
il  giorno  13.  Dicembre  dello  fteilo  anno  i  Capuccini  ottennero  licenza  dal 
Governatore  di  Milano  per  fabbricarvi  il  Convento,  con  patto  che,  fecondo 
l'eipoftogli,  fùfiè  povero,  picciolo  ,  umile,  ebafio;  i  muri  non  foffero pili 
grofTid'un  quadrello  e  mezzo  ;  a  porli  in  opera  ufalfero  rerra  per  calcina,  e 
non  follerò  più  alti  di  braccia  otto  fopra  rerra  ;  e  con  ordine  efprelFo  al  Callel- 
lanodiLodi  d'invigilare  che  queiie  condizioni  follerò  inviolabilmente  olTèr- 
vate ,  affinchè  col  tempo  quello  Convento  non  potefie  efiere  di  alcun  pregiudi- 
zio alla  ficurezza  della  Città  .  Per  profeguire  l'imprefa  gli  Scuolari  fi  deputa- 
rono alcuni  di  loro  flefli  per  Fabbricieri, ed  il  25. Marzo  dell'anno  feguente  ij<55. 
fella  dell'Annunciazione  di  M<iria Vergine,  fi  fece  una  folenniilima  procel- 
fìone  di  ambi  li  Cleri  dalla  Cattdrale  al  fito  dove  fi  doveva  cominciare  la  fab- 
brica ,  e  vi  fu  benedetta,  e  piantata  la  prima  pietra  dal  Vicario  Generale  del 
detto  Cardinale  ,  e  noflro  Vefcovo  Capifucci  ,  (e)  coU'innervento  di  nume- 
rofiffimo  Popolo,  che  vi  fece  anche  una  buona  offerta  per  la  fabbrica,  il  che 
fu  fatto  anche  dalla  Città  in  altro  tempo,  come  dal  fuo  archivio. 

Per  innalzare  quella  fabbrica  fu  neccflàno  atterrare  una  picciola  Cappella 

dedi- 

(<j)  Arch.  della  Scuola,     (b)  Arch.  della  Città  diceli  30.  Ottobre ,  e  l'Arch. 
àe  Ca^uiciyìi  fCdiS.  Paolo  dicom  li  30.  Novembre ,     (  r  )  Arch.  di  S,  Paolo  . 


GIUGNO.  109 

dedicata  all'IrnmacoUta  Concezione!  di  Miria  fempre  Vergine  ,  (.j)  rimaf- 
tavi  quando  fu  demolita  laChiefa.  clieprinria  vi  era  ,  mi  per  la  gran  devo- 
zione, cheogn'uno  vi  aveva,  nefruno  ardiva  di  ell'ere  il  primo  a  mercerie 
mano  ;  ondeun  concia  retti  Biellotto,  vedendo  tal  ricrofia  ,  qaafi  per  ifcherzo 
dille:  A  me  a  me  lalciate  pur  fare  a  me,  che  fenza  tanti  (crupoli  benpreflo 
velamefoa  terra ,  e  (  fatto  mirabile,  e  rpaveitofo  )  dato  di  mano  ad  u'ia 
mazza  di  ferro,  appena  che  diede  il  colpo  nella  muraglia  della  Cappella, 
la  rovinò  tutta,  e  fi  colle  ferro  anche  elfo ,  reflando  immediatamente  morto  , 
fenza  poter  dire  fuacclpa.  Cafo,  che  fpa ventò  tutti  i  Circoftanti ,  e  chiun- 
que lo  feppe  . 

Si  profegui  la  fabbrica  del  Convento  ,  che  fu  ridotto  a  perfezione  ,  fecon- 
do la  licenzi  ivuta  dal  Governatore  di  Milano,  ed  era  anche  conforme  all' 
ufo  di  quei  aurei  tempi ,  che  conteneva  Celle,  ed  Officine,  e  tutta  la  drictura 
dell'andito,  che  di  prefente  conduce  dal  Refetorio  al  Coro  ,  e  quafi  tutta  in  un 
fol  piano  inferiore,  a  riferva  di  una  picciola  alzata  di  circa  un  braccio. 
Qiefta  era  la  vaga  ,  fontuofa  ,  e  comoda  fabbrica  ,  in  cui  con  fommo  giubilo, 
e  contento  abitavano  que*  primi  zelantilTimi  profelTori  dell' akiffima  povertà  . 
Con  furto  ciò  chi  crederebbe  un  orrendo  caitigo  di  Dio  contro  d'uno  di  efll 
Frati  .  come  raccontano  gli  Annali  di  Fr.  Zaccaria  Boverio  Capuccino  nel 
difcorfo  di  quefto  Convento  tom.  i. ,  alli  quali  rimetro  il  Leggitore. 

Al  propo{ì'"o  degli  Annali  ferirti  da  quelto  Frate  ,  che  dicono  ancora  come 
dcbbifi  attribuire  a  miracoli  l'elTerfi  piantati  prellb  laCitta  di  Lodi  i  Capuc- 
cini  ;  Io  che  ho  veduto  gli  archivi  di  quello  Convento,  della  Scuola  di  S. 
Paolo,  della  Città,  e  molti  atti,  e  notazioni,  doveiidifcorre  dell'erezione 
di  tal  Convento  ,  e  nulla  toccano  del  particolare  de' miracoli  citati  da' detti 
Annali,  anzi  piuttofto  mettono  chiaramente,  e  concordemente  quanto  io 
riferifco,  non  so  come  polla  tenerli  diverfamente  ,  pure  per  foddisfazione^ 
del  Legi^itore  riferi  rodai  latino  quello  miracoloaflerito  dagli  ftelT:  Annali . 

L'Anno  15^5.  edendo  Generale  Fr.  Evangelica  ,  e  Fr.  Francelco  Meazza_. 
Vicario  Provinciale  della  Provincia  di  Milano,  furono  gettaci  i  piimi  fonda- 
menti del  Convento  de' Capuccini  di  Lodi  .  Che  Iddio  ne  folFe  TAuctore  facil- 
mente fi  può  comprendere  da  quinto  operò  egli  in  quefto  tempo  ;  imperocché 
elfendo  un  Campo  pocodiftante  dalla  Città  accoraodatiffimo  per  la  fabbrica 
del  Convento  , il  VicarioProvinciale  facevatutte  le  diligenze  per  averlo  dal 
fuo  Padrone  coli' efebizione  del  giuilo  prezzo,  ma  quello  che  lo  poH'edeva,  of- 
fendo Cavallierprincipaledella  Città,  nonfolamente  riculava  il  prezzo,  edi 
venderlo  ,maquelchcera  peggio  contermini  impropri  rifpondeva  al  Provin- 
ciale ,  il  quii  coraggiofamente  dilfe  al  Cavaliere:  Non  vi  prendere  tanto 
falcidio  Signore  della  noli  ra  dimanda  :  Voftro  fia  il  Campo,  noi  fé  neritornare- 
moa  Milir.o  ,  e  tanto  pregaremoinllantemente  il  Signore  (ino  che  fcnz'altra-. 
richieda  voi  ce  lo  concediate  .  Parve  ridicola  quella  cola  al  Nobile  ;  ma  le 
■parole  del  Padre  non  furono  ,  né  ridicole  ,  né  vane  ,  come  l'efito  mollrò  in  bre- 
ve tempo  .  Appena  ciunfe  il  tramontar  del  Sole  dello  fteflb  giorno  ,  che  il  Ca- 
valiere fu  col  coda  febbre  repentina,  e  cosi  gagliarda,  che  cominciò  a  temere 

della 

(4)  Ar:h.dc  Ca^itcdni, 


ITO  GIUGNO. 

della  Tua  falute.  Intimorito  di  tal  pericolo,  e  riconofciutofi  del  gafligó  di 
Dio  ,  gli  promife  di  dare  il  Campo  a'  Capuccini  fé  ricuperava  la  fanità, 
la  quale  fubitoottenne  dalla  tnifericordia  del  Signore,  le  la  fua  malizia  glie 
l'avevalevata.  Ma  per  la  facilità  del  perdono,  il  che  fpeilo  fuoleavvenire 
per  vizio  degli  Uomini,  fcordatofi  della  grazia  ricevuta  mutò  parere  ,  e  rif- 
Iblfe  di  non  efeguire  quanto  aveva  prò  me  Ilo .  Ma  Iddio  ottimo  maflìmo» 
cui  difpiacque  il  mancar  di  parola  ,  conacerbilTimi  dolori  denervi  cominciò 
a  farlo  tormentare  di  modo  che  conofcendo  il  caftigo  più  fé  vero  del  primo, 
pentitofi  dell'errore ,  ftabilmente  propofe ,  e  promife  al  Signore  di  dare  a'  Ca- 
puccini  il  Campo,  e  per  la  di  lui  fcmma  pietà  gli  celiarono  anche  idolo- 
ri.  Né  tardò  punto  a  mettere  in  efecuzione  il  buon  propofito,  perchè  chia- 
mati a  fé  i  Capuccini  gli  accolfe  con  particolar  benevolenza  ,  e  fece  a  loro  il 
dono  del  Campo  .  InteTe  un  fuo  Figliuolo  di  età  avvanzata  quanto  aveva  fatto 
il  Padre  verlbde'  Frati ,  e  non  potendo  ciò  fofferire  ,  tanta  fu  la  rabbia  che  lo 
colfe  ,  chefguainato  un  coltello  minacciò  di  privar  di  vita  il  Padre  le  non  ri- 
vocava  ladonazionedel  Campo;  ma  il  Padre  rintuzzando  colla  lui  autorità 
la  pazzia  del  figliuolo,  compì  perfettamente  quantoaveva  promello  a  Dio. 
Non  pafsò  turtav  iafenzagaftigo  il  Giovane  per  il  fuo  troppo  infoiente  ardire, 
perche  ellendo  il  più  robulto,  e  più  bello  che  fi  vedelìe  per  la  Città,  tali,  e 
tanti  furono  i  difaggi ,  che  in  breve  gli  fucceirero  ,  che  diventò  molto  infer- 
miccio ,  e  deforme,  e  con  quelti  duoi  fupplicj  meritamente  fu  punito  per  le 
due  fcelleraggini  comefle,  e  contro  Dio,  e  contro  il  Padre  . 

La  fabbrica  della  Chiefa,  e  Convento  fu  pofciarinovata,  per  relazione  del 
Benzoni  ,chene' fuoi  MS.  dice:  come  l'anno  1(554.  ^^  fi  diede  principio  ,  ma 
non  già  {a)  come  la  prima  ,  che  era  picciola  con  un  folo  Altare  ,  lenza  Cap- 

f ielle,  e  lenza  lepolture  ,  fervendofi  per  molti  anni  del  Cimitero  per  itppel- 
irei  Frati,  nella  quale,per  edere  fiata  tanto  più  grande,  e  colpicua  di  devo- 
zione,Monfig.  Clemente  Gera  noftro  Vefcovo  (Z»)  l'anno  1643.  ai.  Maggio  vi 
aveva  coniàcrato  l'Altare  .  Alzata  dunque  poco  alla  volta,  e  ridotta  a  queir 
eflere  così  bello  ,  come  fi  trova  col  fuo  Convento  ,  Monfig,  Serafino  Cono  il 
primo  Settembre  1670.  la  confacrò(  r)  coli' Aitar  maggiore,  nella  quale  tren- 
tadue  Frati  iervono  al  Signore  . 

In  queltaChiefa  fi  trova  il  Corpo  del  B.  Antonio  de  Gavazi,  come  ho  detto 
a' 5.  Marzo. 

25  In  quefto  giorno  dell'anno  ii8j.  fu  pubblicata  la  pace  di  Coftanza  tra 
rimperador  Federico  I.,  e  le  Città  confederate,  al  la  quale  intervennero  per 
deputati  della  Città  di  Lodi  Vicenzo  Fifiiraga,  Anfelmo  Sommari  va ,  e  Vicen- 
20  Corno.  In  quello  congrelFo  fi  fopirono  tutti  i  palfatidifgulti  tra  le  parti ,  e 
rimperadore  reftituì  le  antiche  giurifdizioni  Civili ,  e  Criminali ,  e  l'auiontà 
d'eleggerfii  Conlòli ,  e  Governatori  alle  Città  ,  che  lo  riconobbero  per  Sovra- 
no ,  e  gli  giurarono  fedeltà ,  ed  ubbidienza .  Cosi  k  leggi  Ttt.  de  Pace  Cùnftanua  > 
tdilP'tUan. 

*^^ 
■(a)  ylrcb.  dt*  Capuccini.     [b)  Aur.  Rojfi  Cancdlicre  Fefrovale .     (O    ^f~ 
(riùoncfo^ra  la  Porta  maggiori ,  e  Carlo  CipcllipLrfuo  Ifltommto . 


GIUGNO-  "I 

•  16  Otro  Vifconti  Arcivefcovo  di  Milano  coirajuto  de'Milanefì,  Pavefi, 
Novarefì,  Vercellefi,eComafchi ,  piantò  il  Campo  alla  Terra  di  Lodi  vecchio 
peravvicinarfi  all'airediodi  Lodi  nuovo,  ove  fi  trovava  Gallone  Torriano  in— 
aj'Jto  de*  Lodigiani ,  che  obbligò  l'Efercito  nemico  a  falvarfì  colla  fuga ,  e  pre- 
fero  anche  Crema  ,  e  l'abbruggiarono,  e '1  Caftello  diBirgano  nel  Lodigiano  , 
che  fi  mante  nevano  l'otto  l'ubbidienza  de'  Milaneli ,  li  quali ,  febbene  tentarono 
lo  (telTo  alledio  un'  altra  volta  in  quello  fteflb  anno  1278.  i\  falvarono  nello ilel- 
fo  modo .  Vtllan.  vedi  29.  corrente  I/ìoria  di  S.  Pietro  dt  Lodi  vecchio  . 

Si  principia  a  demolire  il  Borgo  fuori  di  Porta  d'Adda  chiamato  diS.  Maria 
degli  Angeli  nell'anno  1658.     Not.delBenz. 

*  27  I  Lodigiani  non  ingrati  de' fingolariffimi  benefici  ricevuti  da  Federico  L 
Imperadore  pofero  nell'anno  1190.  U  di  lui  effigie  di  marmo  nella  loggia  pub- 
blica della  Piazza  mggiore  coir  ifcrizione  ,  che  vi  fi  legge.     Villan. 

28  Alle  ore  22.  in  circa  dell' anno  1528,  mentre  fi  cantava  ìzSalve  ad  onore 
dellaB-V.  nella  fuaChiefa  dell'Incoronata  per  divozione  della  Citta,  fa  libe- 
rata dall'afièdio  degli  Spagnoli ,  e  Lanzchinetti  per  grazia  attribuita  alia  Gran 
Madre  di  Dio,  quantunque  colla  forza  del  canone  avelTero  fatta  larghiffima 
breccia  tra  il  Caaello,edil  Monilterodi  S.  Vicenzo,  al  fico  appellato  ilGuaf- 
to  ,  perchè  ivi  furono  allora  guastatele  mura  ,  e  di  già  erano  entrate  in  Citta 
alcune  bandiere  nemiche .  l/edi  tutto  il  fatto  nella  propria  Iftoria  di  queflo 
Santuario  emanato  dall'  Auttore  della  prefente  opera  . 

19.  S.  PIETRO  Apponolo,  feftaalle  fueChiefe  in  Città,  nella  Diocefi, 
a  Lodi  vecchio,  a  Cereto,  al  Borgo  di  Gera  di  Pizighctrone,edaltrove  . 

Ifìcria  della  Chiefa  di  S.   Pietro  in  Città  y  e  Colleggio  ,  altre  -volte  detta 
delle  Matrone ,  al  prefente  Vergini  Mantellate . 

Quanto  folTero  devotiUìmi  i  Cittadini  Lodigiani  de' Santi,  che  venerava- 
no per  Protettori  nella  vecchia  Città,  fi  fcuopre  da  quefto  ,  che  dif- 
trutii  con  effagli  Templi,  gli  fecero  riforgcre  leco  nel  feno  duella  rinovata 
Città,  come  ho  moftrato  in  molti  luoghi  .  Anche  quefto  di  S.  Pietro  n£_ 
fu  uno  ,  e  nel  citato  libro  del  Ven.  Conforzio  fino  dell'anno  13 J7-  ^^bcP 
tra  gli  defctitti  ,  che  dovevano  intervenire  alli  di  lui  OfHc)  .  Prejùyicr 
unus  Eecleft£  S.  Petri  fitpra  Rugian  .  Trovo  poi  nell'Archivio  dell'  Abbazia 
di  Lodi  vecchio  ,  che  quivi  abitavano  li  Benedettini ,  ed  era  picciolo  Mo- 
niftero  ,  che  ferviva  di  Oipizio  all'Abbate,  e  Monaci  di  S.  Pietro  di  Lodi 
vecchio.  Fu  quefto  Moni/tero  colla  ChieCa  in  proceftb  di  tempo  nnovaco 
dall'Abbate  TadeoFifliraga  Monaco Profellò  ,  e  VicarioGen.del  Velcovo  Pai-, 
lavicino.  ed  ebbbe  cu. ft"  Abbazia  per  breve  di  Nicolò  V.  Sommo  Pontefice 
l'anno  1447-  •.  e  per  quefto  lo  nominava  il  Moniltero  nuovo  di  S.  Pietro  in 
Broglio,  Cafa  della  fua  reflldenza,  ed  in  legno  efpoie  l'arma  della  luanobi- 

liiUm^ 


t,i  GIUGNO. 

liffima  Famiglia Lodigiana  a  canto  del  frontifpicio  d'efTa  Chiefa  ,  fìcccome 
pure  nel  Chioltro  dell'Abbazia  di  Lodi  vecchio  fi  vede  la  fua  arma,  come 
anche  fopra  de'  Reliquiari  de  SS.  Innocenti ,  che  iono  nella  Chiefa  annelfa, 
e  nel  muro  all'  ingreiTo  in  efla  fi  vede  la  di  lui  Itatua  di  marmo  in  bailo 
riglievo  .  Ebbe  per  fuccellbre  immediato  l'Abbate  Ambrogio  Griffi  di 
Varefe,  che  ebbe  quell'Abbazia  in  Commenda  ,  ed  oltre  molte  memorie, 
che  lalciò  di  le,  ordinò  nel  fuo  Teftamento  l'anno  1489.  ,  che  nel  Colle- 
gio de'  Griffi  da  eflb  fondato  in  Pavia  fodero  ammefii  tre  Lodigiani ,  e  fi 
dalTero  due  doti  alle  Girelle  di  Lodi,  con  certe  condizioni. 

Il  Griffi  ebbe  per  fucceflbri  un  dopo  l'altro  li  Cardinali  Afcanio  Sforza 
fratello  del  Duca  Lodovico  detto  il  Moro  ,  ed  Agoftino  Triulzi  ;  dopo 
entrò  Antonio  Rhò  nell'  Abbazia  ,  che  pofcia  rinunziò  la  meta  de' frutti  di 
ciì'a  a  Teodoro  Rhò  fuo  cugino  l'anno  1554.  ,  quali  due  Abbati  l' anijo 
1558.  fecero  ceffione  di  quella  Chiefa ,  dove  già  da  molto  tempo  era  cef- 
fate l'inftituto  regolare,  alla  Religione  de'  Gefuati  con  obbligo  di  dara^ 
ogni  anno  due  torchie  di  cera  per  ricognizione  all'  Abbate.  Sin  qtti ti [jpra- 
citato  Archivio. 

Reftò  poi  foppreffa  la  Religione  de'  Gefuati  da  Clemente  lA-  fa  Giulio 
Rofpigliofi,  l'anno  1668.,  come  dirò  a' 14.  Dicembre  ,  e  a  quelta  Chiefa 
colle  Cale  ,  o  Convento  annelfo ,  fé  prima  la  fudetta  Comenda,  o  Abbazia 
vi  manteneva  fopra  il  dominio  diretto  ,  ne  prefe  poi  anche  il  polTcìro  del 
dominio  utile  il  Collegio  Germanico  Ongarico  di  Roma  fuccellò  in  luogo 
di  lei  lotto  Clemente "X.  Pontefice  maffimo,  come  conila  anche  per  iltiu- 
mento  rogato  da  Lodovico  Martolo  Norajo  di  Roma  l'anno  1673.  primo 
Settembre  ,  e  come  da  ifcrizione  fopra  l' ingreffo  nella  Sacriftia  di  ell'a_ 
Chiefa  .  .  . 

Da  quello  Collegio  fu  conferita  in  emfiteufi  alle  fopradette  Vergini  man- 
tellare,  quali  al  prelente  vi  rifiedono,  e  fono  per  raccontare  agli  la.  Luglio 
nel  fine  della  vita  di  S.  Savina. 

Oggi  pure  fella  alla  Chiefa  Abbaziale  Parrocchiale  de'  Monaci  Ciller- 
cienfì  del  luogo  di  Cereto ,  fabbricata  col  Monillero  da  S.  Bernardo  Abba- 
te colle  entrate  del  Conte  Alberico  Cavalier  di  Lodi  l'anno  1142.  fecondo 
i  MS.  del  Zani. 

Ifioria  della  Chiefa.  Parrtcchiale  di  Lodi  vecchio  attinente  a  queH:'  Opers 

per  ejfere   fiata  Bafilica  inftgnijjìma   nel  tempo  della  vecchia 

Città  e   dopo   di  ej]a  ancora  . 

Lodi  vecchio  Terra  molto  popolata  ,  che  co'fuoi  Caffinaggj  contiene- 
^m.  anime  in  circa  ,  come  il  Sin.  3.  ,  è  copiala  di  Cale  ,  fundata  lol- 
le rovine  dell'antica  Citta,  che  agguifa  di  Madre,  dopo  d'avere  pariori- 
ta  la  nuova  Lodi ,  ecrefciutala  colle  fue  llell'e  vifcere,  cioè  co'  fuui  Citta- 
dini ,  e  Popoli,  le  ha  ceduto  il  titolo  ,  e  gli  onori  di  Città,  e  tre  miglia 
difcolla  vive  all'ombra  ,  ed  a  parte  delle  delizie  della  Figliuola^. 
Tuttavia  peiò  fé  volle  con  prodiga  mano  farle  un  dono  delle  moitiirimc», 

lue 


giugno:  jij 

fxic  prerogative,  trattenne  nel  fuo  Icno,  per  memoria  di  quella  che  fu,  tr« 
prcziofe  gioje  ,  quali  tre  durilfim»  di.inìanti ,  che  fempre  fecero  relliltenza 
a  tortilliini  colpi  de'  luoi  nemici ,  e  delle  ingiurie  de  tempi .  Quelle  fono 
tre  Tentpli  .  che  in elFa Terra  fi  venerano:  Il  primo  di  S.  Pietro,  il  fecon- 
do di  S.  Bairano,  ed  il  terzo  di  S.  Maria,  e  perchè  del  fecondo  ne  tratto 
fotto  il  19.  Gennaio  ,  del  terzo  fotto  il  t$.  Marzo  ,  mi  reità  qui  folo  di 
iiifcorrerc  del  primo  . 

Qyanto  lia  antico,  ed  infigne  queflo  magnifico  Tempio  fi  fcorge  da  due 
ifcrizioni ,  che  fi  leggono  nel  fuo  Presbitero.  La  prima  dalla  pane  deli* 
Evangelo,  che  dice: 

L'ANNO  DEL  SIGNORE  CCCXXVII. 

LEGATI  APPOSTOLICI .  TORNANDO   DAL  CONCILIO  NICENO, 

CONSACRANO  LA  CHIESA  Di  S.  PIETRO  Di  LODI, 

oggidì  lodi  VECCHIO, 

ALLA  PRESENZA  DI  S.  ELENA  IMPERATRICE  . 

CHE  DONA   LE  RELlCLUlE  DE' SS.  INNOCtNTI, 

ET   ALTRE,    CHE  PORTAVA  DA  GERUSALLME. 

Dalla  parte  dell'  Epiftola  fi  legge  l' altra ,  che  dice  : 

L'ANNO  DEL  SIGNNORE  CCCXXVIIl. 

S. SILVESTRO  PAPA  MANDA  UN  NUNZIO  APOSTOLICO 

A  DONARE  LA  CHIAVE  DI  S.  PIETRO  , 

CHEOGoIDlSI  CONSERVA  IN  QUESTA  CHIESA, 

£  SANA  DI  CONTINUO  I  MORSICATI 

DA  CANI  RABBIOSI. 

Quindi  fi  può  comprendere  in  quale,  e  quanta  ftima,  e  venerazione  dovette 
eficre  ;n  tutta  la  Cincia  univeriale,  fé  così  altamente  fu  onorata  da' Legati 
Ap^oitolici  ,  di  u  la  S.  Imperatrice,  e  da  un  S.  Pontefice  . 

Che  folle  Collegiata  tino  da  quc' tempi,  fi  pruova  colle  pitture  ftefie ,  che 
lappreientai.o  le  oeuc  funzioni  ,  dove  fi  vedono  de' Canonici  con  Cappa-. 
iragna ,  e  Rocchetto  in  atto  di  ricever  il  dono  della  ItelTa  Chiave  ,  che^ 
comunemente  Ci  chiama  la  Boga  di  S.  Pietro. 

Da  Collegiata  de  Canorici  pafisò  in  Abaziale  de  Monaci  Benenedettini 
Callineofi  per  opera  del  Vefcovo  Raileto,  come  difcorerò  nella  lua  vita>_  . 
La  cagione  principale  fu  perche  i  Canonici  non  vollero  ubbidire  alle  Sagre 
Coiti  UiSioni  del  Pontefice  Eugr^nio  lì.  ,  e  fpe/ialmente  intorno  l'ollervanza 
del  Dwimitorio  ,e  Relectono  communi ,  e  quelta  tranlazione  fegui  colli  af- 
fenfi  del  Pontetìce  Gicgoiio  IV.  ,  dell*  Imperudor  Lodovico  detto  il  Pio, 
e  di  aituni  d' elii  Canonici  l'anno  832. 

Sppitifa  la  Canonica,  e  pallata  in  Monaftero,  lo  (lefib  Imperadorele  ac- 
creboe  molte  reagire,  privilegi,  ed  eilcnzioni .  In  oliie  l' Imperador  Car- 
lo Cìraiiò  le  duio  cxi-quanta  Jugen  di  terreno,  che  cifcoadava  loItelloMo-,. 


IT4  GIUGNO. 

naftero  ,  f  un  Jugero  è  tanto  terreno  ,  quanto  ne  può  lavorare  un  pajo  de* 
Buoviin  una  giornata  ]  e  molte  altre  proprietà  nella  Villa  di  Orio  Lodi  gia- 
no. Poco  dopo  gli  donò  pure  la  ricchiflTima  Cappellania  de'  SS.  Michele, 
e  Rafaele  Arcangeli  nel  Luogo  di  Portadore  con  molte  altre  rendite  di  ter- 
re, porte  ancor  loro  inGera  d' Adda  ,  come  in  CàGallana,  alle  preghiere  del 
noftro  Vcfcovo  Gerardo  primo,  l'anno  875.  Guidone  Imperadore  ,  e  Re 
d' Italia  gli  allegnò  molto  altro  terreno  ,  come  anche  Berengario  pure  Re 
d'Italia,  prima  Signore  di  Verona,  e  ForFi  ,  oltre  di  avergli  eretto,  o rie- 
dificato il  Tempio  ,  conceifegli  ottanta  Jugeri  di  terreno  ,  ed  ambidue 
di  quello  pollo  vicino  al  fiume  Lambro  .  Parimente  la  Conteffa  N.  Madre 
del  Conte  Lodovico  N.  lo  arrichì  di  due  Cappelle,  una  di  S.  Steffano  di 
Qualcalengo,  e  l'altra  di  S.  duirico  nel  villagio  di  Meleto  Lodigiano, 
ricche  di grodìme entrate,  e  privilegi.     Sin  qui  il  Zani  ne' MS. 

Neil'  ultima  defolazione  dell'  antica  Città, come  il  Lodi  difc,  7.  pag.  549. 
e  feco  il  Vairani  Monaco  di  quefta  Abbazia,  chevifl'e  vicino  a' tempi  d'cila 
diftruzione, anche  quefto  Tempio  rovinò  col  Moniftero  unito,  quale  pofcia 
fu  rifabbricato  da'  Monaci  medefìmi ,  che  quivi  continuarono  nel  polT'eflb  fino 
che  r anno  1439.  dal  Pontefice  Eugenio  IV.  furono  privati  dell' Abbazia_. 
per  certe  cagioni  ,  che  io  per  dovuti  rifperti  tralafcio,  e  u  riferifcono  dai 
MS.  del  Manfr.  nella  vita  del  Vefcovo   Raileto . 

Privati  dunque  i  Monaci  di  queft'  Abbazia  ,  pafsò  in  Comenda  fecolare^ 
poflTeduta  da  molti  Abbati  Comendatori  fino  all'  anno  1554.  in  tempo,  che 
era  Comendatore  Antonio  Rhò ,  il  quale  per  fgravare  l'Abbadia  dal  pefo  del- 
la Cura  delle  Anime,  che  era  fempre  Itata  unita  alla  medefima,  ladilmem- 
brò  coU'alTenfo  Appoftolico  il  1^.  Marzo  ,  e  come  per  Iftrumento  rogato 
da  Michele  Pallearo  Canccll.  Vefcovale  il  19  Marzo  pure  dello  Iteffo  an- 
no, ed  erefTe  un  benefizio  di  Vicaria  perpcpctua,  feparando  dall' Abbadia  ,  e 
Tuo  Comendatore  la  Cura  d'Anime  ,  applicandola  perpetuamente  ad  un_ 
Prete  focolare  coU'aflegno  di  rendita  particolare. 

L'anno  1578.  eflendo  vacata  la  iteila  Comenda  fu  unita,  ed  incorporata 
«1  Collegio  Germanico  di  Roma  dal  Pontefice  Gregorio  XIII.  come  dagli 
Atti  della  Curia  Vefcovale,  ed  il  Tempio  per  efl'ere  miferabile,  e  cadente, 
per  relazione  del  citato  Lodi,  fu  rinovato  da  fondamenti  d'ordine  de'Prot- 
tettori  del  Collegio,  cui  (bno  riffervate  l'entrate,  ma  però  tal  rinovazione 
fcgui  in  virtù  de'  Decreti  delle  vifite  di  Monfig.  Taverna  negli  anni  1589. 
ij.  Luglio,  e  1595.  20.  Maggio. 

duello  poi  che  rende  più  raguardevole  quefto  Tempio  anche  di  prefen- 
te  è  il  facroTeforo  delle  mentovate  reliquie  de'  SS.  Innocenti  donate  da_ 
S. Elena,  che  fi  portano  in  proceffione  ogni  anno  ne'giorni  della  feconda  fefta 
di  Pafqua  di  Refurrezione  ,ed  in  quello  della  loro  fella;  come  pure  della 
luddctta  chiave  di  S.Pieto,di  parte  delle  ceneri  di  S.  Giuliano  ,  e  Compa- 
gni Martiri,  come  ne  difcorro  nella  fua  vita  il  ■24.  Luglio,  e  de'  Corpi  di 
S.  Tiziano,  e  di  S.   Ciriaco  Vefcovi  ,  come  alle  loro  Vite. 

Non  fempre  però  quefto  Tempio  ha  fervito  di  decoro  alla  Cattolica  Re- 
ligione, di  benefizio  all'anime  ,  e  (i'oirequioAlcuUoDivuio,maanche  (oh 

quaa- 


G    I    U    G    NO':  «^ 

quanro  mi  arroflìfco  il  riferirlo  a  Criftiani  )  di  preftìdio  militare.  Credia- 
mo al  Villan.  che  dice  come  l'anno  1295.  Matteo  Vilconti  Vicario  Impe- 
riale ,  per  foggiogar  ;  e  diltrugerc  Lodi  ubbidiente  a'  Toriani  di  lui  nemi- 
ci,  fi  condufTe  a  Lodi  vecchio;  poCe  torte  pre{)dio  nella  Ghiefa  di  S.  Pietro» 
intorno  alla  quale  fece  cavare  una  larga  foiliì,  e  fabbricarvi  un  Caftello  di 
legno  provveduto  edentro, e  fuori  di  gagliardi  ripari,  poi  conduUe  da  Milano 
a  Lodi  vecchio  trentamille  combatenti,  ma  mentre  penfava  di  debellare», 
l'Eferciio  dc'Lodieiani ,  incontrò  tale  refiflenza,  e  forza  de'  noftri ,  che  lo 
necertitarono  a  prendere  lo  ("campo  in  Milano  ,  dove  procurò  di  Itabilire-, 
coi  Lodigiani  una  pace  ,  che  fu  di  molta  foddisfazione  ,  e  durata,  f^cdè 
»ó.  Corr.  Otto  P'tfconti. 

Ifioria  della  Chiffì   Patrecchiale  di  S.  Pietro  in  Piroh  del  Borg9 
di  Ocra  di  Pizighettone  . 

DAir  antichità  del  B)rgo  fi  può  comprendere  l'antichità  pure  della  Tua 
Chiefa  .  Scrive  il  Do;tor  Paolo  Emilio  Zani  ne'fuoi  MS.  dell' lilorie 
Lodigiane  nel  lib.  i.  come  i  Galli  Boi  elFendo  patroni  di  tutta  la  Lom- 
bardia ,  che  era  quel  paefe,  che  refta  chiufo  tra  il  Pò  ,  Adda,  e  Tici- 
no ,  nelle  guerre,  che  avevano  contro  M.  Marcello  ,  e  C.  Cornelio  Con- 
foli Romani,  allicurarono con  buon  prellidio  de  Soldati  un  Borgo  infigne  tra 
Lodi ,  e  Cremona,  pollo  poco  longi  dalle  rive  del  fiume  Pò,  per  ifcontro  alU 
fortezza  di  Pizighettone  dove  il  fiume  Adda  paflà  per  mezzo  tra  la  for- 
tezza, ed  il  Borgo, che  chiamavafi  Acerra,  quale  ogjjidi  fi  chiama  Gera_, . 
ducila  aflìcurarono  con  forti  mura  ,provvifioni  necellarie  da  bocca,  e  da^ 
guerra  per  refiltcre  alle  forze  de' Romani  nemici .  Volle  però  la  mala  for- 
te, che  i  Romani  aveflero  vittoria,  e  come  ben  prorviila, che  era  Gera  la 
faccheggiarono  ,  e  la  diltrull'ero ,  poi  la  ritabbricarono  .  Nò  alcuno  mi 
dica,  che  volendo  io  di fcorerc  di  quello  vada  fuori  del  mio  allunto  ,  perchè 
l'attinenza  dell'antico  Lodi  diltrutto  con  quello  Borgo,  e  fua Chiefa,  feb- 
bene  rinova  una  memoria  infelice ,  pure  colle  lltone  di  Ottone  Morena^ 
mi  conviene  riterirla  .  Dice  dunque  quello  lltorico  teflimonio  di  villa  del- 
le fciagure  de' Lodigiani ,  come  l'anno  1158.  ellendo  quelli  tugici  in  parte, 
parte  ("cacciati  dalla  loro  Città,  fi  ricoverarono  in  buon  numero  a  Pizighet- 
tone, ma  tanti  furono  i  Lodigiani  che  morirono  di  miièrie,  che,  non  ellen- 
do capace  la  Chiefa  maggiore  di  Pizighettone  per  (e[)peliirghi  ,  era  loro 
data  (epohura  anche  nella  Chiefa  di  S.  Pietro  in  Pirolo  .  Quanto  poi  anti- 
camente quella  Chiefa  folle  cofpicua  vedafi  un  lllrumento  rogito  da  Ta« 
lia  Notajo  Palatino  l'anno  1187.  primo  Febbrajo  ,  che  fi  trova  tra  le  (crit- 
ture  dell'  Arciprebenda  di  Maleo,  come  alleriicono  i  MS.  di  Monfig.  Me- 
dici ,  che  fi  legono  nello  Spedai  maggiore  di  Lodi  ,  nel  qual  Ulrumcnto  fi 
nomina  Alberto  Arciprete  di  S.  Pietro  in  Pirolo  ,  e  di  Malco .  Non  trovo 
poi  come  quella  Chiefa  Arcipreturale  ,  maggiore  in  precedenza  da  quel- 
la di  Maieo,  fia  pallata  ad  eilere  di  lei  milerabile  membro  ,  come  era  la 
l&ui^  l'è  aua  foUero  itait  le  ingiurie  delle  Guerre  ^  «  la  prcrogativii  del  fito, 

H  •  che 


11^  GIUGNO. 

che  la  può  rendere  jnefpugnabile,  che  le  abbiano  fabbricata  la  fua  rovina.., 
come  pure  a' tempi  noftri  ci  è  fpecacolo  di  compaffione ,  come  diròabbadò. 
Né  pure  fi  trova,  come  paflafle  in  OrpedaJe,  trovandofi  (olo  atti  pubblici, 
che  lo  riconofcono ,  e  nominano  per  tale,  come  unteftamento  di  PcJraccio 
Cipelli ,  rogato  da  Belatrone Carentano  l'anno  i%z$-  25.  Luglio,  ed  in  fatti 
dice  il  citato  Medici  che  teneva  obbligo  d'Ofpital  ita,  e  di  treMefTe  alla  fetti- 
niana,e  l'anno  1466  anche  quefto  tuunito  allo  Spedai  maggiore  di  Lodi  i  di  cui 
Deputati  vi  raifero  alla  cuftodia  della  ChieCa,  perchè  non  rett^ire  derelita, 
un  Frate  del  Terz'  Ordine  di  S.  Francefco,  chiamato  Frate  Onello  Bnorio . 
Ma  attefa  la  difficoltà  di  riccorere  alla  Parrocchia  di  Maleo  perla  molta  dif- 
tanza  ,  e  per  altri  giufti  imotivi,  Monf.  Seghizzi  in  atto  di  vifita  l'anno  1514, 
18.  Gennajo  ,  come  per  iltrumento  rogato  d'  Aurelio  RolFi  Cancell.  Vefc. 
giorno,  ed  anno  iuddetti  levò  le  anime,  che  quivi  dimoravano  fotto  la  Par- 
rocchia dell' Arcipretura  di  Maleo,  e  le  uni  a  quella  di  S.  Pietro  ,  che  allora 
«reffe  in  Parrocchia ,  reftando  però  il  Parroco  amovibile  a  cenno  de' Deputati 
del  fuddetto  Spedale  di  Lodi ,  (ebbene  qualche  volte  l'anno  conferita  intitolo, 
e  da  quefto Spedale  ancora  gli  viene  fomminiftrata  l'annua  contribuzione  di 
lire  trecento  .  Qui  però  non  fi  fermarono  le  folite  fventure  di  quella  Chieia  , 
perchè  inoltreranno  172$-  per  faraltre  fortificazioni  ad  elio  Borgo  ,  laChiefa 
reftò  demolita,  febbene  l'anno  1717. 13.  Luglio  fu  benedetta,  e  gettata  la  prima 
pietra  per  fabbricarvi  di  nuovo  un' altra  Parrocchiale  a  benefizio  dj  quelle  puo- 
che  Anime,  che  fono  avanzate  dalla  lagrimevole  demolizione  della  maggior 
parte  del  Borgo ,  eflendofi  prevalfo  quel  Parroco  della  Chieia  Parrocchiale 
di  S.  Rocco  piantata  nello  ftelTo  Borgo  ,  ma  della  Dicceli  di  Cremona  , 
nel  tempo  che  la  fua  flava  atterrata . 

30  S.  PAOLO  APPOSTOLO,  fefta  al  fuo  Oratorio.  Fedi  fua  morìa  a* 
ty  Gennajo . 

1/ioria  delV  Immagine  della  B.  V.  trasferita  dalla  firada  ,  che  conduce  dall'  Oratori» 

di  S.  Lodovico  alla  Chiefa  delle  Monache  di  S.  Chiara  nuova  ^  ed  in  quefla 

collocata,  fecondo  riferifce  il  fuo  Archivio. 

PAfTa  per  comune,* e  collante  tradizione,  che  quefta  Beata  Immagine  fu 
donata  dalla  Nobile  Famiglia  CadamolH  alle  Monache  di  S,  Chiara  nuova  , 
e  la  fecero  collocare  nel  muro  efteriote  della  Cafa  del  Fattore,  come  fito  piìi 
proprio  ,  e piìi  vicino  all'abitazione  de' Donatori  ,  affiachè  foflero  partecipi 
dello  fpirituale  contento  potevano  ricavare  nel  vedere  in  quel  luogo  pubblico 
maggiormente  oflequiata  la  facra  Immagine  .  Ne  moftrò  il  gradimento  anche, 
la  Vergine  Beata  con  un  miracolo,  che  impetrò  dal  fuo  Di  vin  Figliuolo  a  fa- 
vore d'una  povera  vecchia,  cheelTendo  del  tutto  cieca  ,  implorò  il  di  lei  pa- 
trocinio per  avere  la  grazia  della  vifta,  e  l'ottenne  inftantemente  con  iftupore 
di  tutti.  Divolgatafi  per  Città  la  fama  di  si  gran  miracolo  fi  accrebbe  in  mag- 
gior numero  il  concorio  de' Cittadini ,  e  jporaftieri  a  vificare  quella  benedecta 

Imma- 


GIUGNO.  IT7' 

Immagine,  e  le  tante  tavolette  ,  che  v'erano  appefe  rendevarro  teftimonianza 
di  quante  grazie  ella  impetralTe  a'  Tuoi  Devoti ,  non  folo  allora  ,  ma  ancora  nel 
proceiFo  del  tempo.  Le  Monache  parimente  roliecicilTime  di  accrefcervi   il 
cultovifecero fabbricareunabendifpofta Cappella  ,  eper  memoria  del  primo 
itiiracoloogn'annoin  quello  giorno  anniverlario  in  cui  fuccelTe  ,  fecero  , che 
vi  fi  cantaltero  folennemente  le  Littanie  con  altre  preci  dal  Padre  ConfcUbre  del 
Monilkno,  il  quale  un  OlTervante  di  S.  Francelco  ,  apparato  con  Piviale,  e 
StoU.unitamente  con  quattro  altri  Religiofi  apparati  pure  con  Cotta,  elfendo 
le  Monache  lotto  la  direzione  fpirituale  di  quelli  Religiofi,  e  fi  continuò  per  lo 
fpaziodi  fetianta,e  più  anni  iìn'al  1718.,  e  non  più.  La  cagione  fu,  perchè 
forfi  non  più  gradendo  la  Vergine  Sacratillima  che  la  fua  benedetta  Immagine 
folle  venerata  in  quel  fito ,  ormai  indecente,  ed  abbominevole  per  il  letame  ,  ed 
altre  immondezze  ,  che  evacuavano  dalle  Stalle  de' Soldati ,  che  per  neceflita 
di  continuo  alloggio  vi  dimoravano  per  ilcontro,  fufcitò  alcune  controverfie 
di  giurifdizione  tra  il  Prepolto  di  S.Biaggio,  fotte  la  di  cui  Parrocchia  è  il  fito , 
dove  era  dipinta  la  facra  Immagine  ,  ed  1  Padri  Olfervanti  colle  Monache.  Per 
cfTerc  il  ponto  di  giurifdizione  delicato ,  e  gelofo  era  per  eccitar  molto  Itrepito 
tra  le  patti ,  ma  Monfig.  Patriarca,  d'Alellandria  ,  e  noftro  Vefcovo  Cari' Am- 
brogio Mezzabarba,  per  dar  giufto  pefo  al  merito  delia  caula(bifogna  dire_. 
che  fodè  ifpirato  dalla  B.  V.  )  perluale  a'  PP. ,  ed  alle  Religiofe.che  fi  ta- 
gliaire  cai  muro  la  benedetta  Immagine,  e  fi  trasferifie  nella  vicina  Chiefa 
dell*' Monache,  cerne  in  fatti  fi  pole  mano  all' opera  ,edil  giorno  5.  del  mele  di 
Li'glio  privatamente  vi  fu  tralponata  ,  e  collocata  in  una  nicchia  molto  bella, 
fabbricata  a  polla  inpucchi   gioini ,  nella  quale  è  tenuta  in  grande  venera- 
7ione  ,  ed  ogni  anno  in  quello  giorno  ;o.  del  corrente  mele  di  Giugno  vi  fi  ce- 
lebra la  fua  fella  annuale  ancora  con  Indulgenza  Plenaria  a  chi  la  vifita. 

La  Cappella  ,  o\  ed  venerava  la  (acrd  Immagine  lulla  Itrada  reltò  del  tutto 
demolira  ,  ed  appei.acompajonoalcuni  mileri  avanzi ,  e  dove  era  dipinta  l'Im- 
magine è  fiata  a  pena  una  Hneftra  ,  che  dà  luce  ad  una  Camera  del  Fattore  d'efle 
Monache  ,  ed  e  la  feconda  finellra  dopo  la  Porticella  della  Cala  del  loro  Giar- 
dinieroandandoal  Moniliero  .  ducila  benedetta  Immagine  è  tanto  bella,  che 
f^eglialade^/ozionein  ugn'unocne  l'ammira  ,  ed  è  quali  fimile  alla  celebre, 
ed  iufigne  d(flla  Chiefi  dell'  lucoronata  colla  B.  Vergine ,  che  tiene  il  fuo  Bam- 
bino Gesù  in  piedi ,  che  riguarda  l'immagine  di  S.  Catterina  Vergine ,  e  Mar- 
lire,  anzi  quella  è  di  color  più  vivo,  e  fopra  d'ella  fi  legge  il  motto  Major  ey» 
frjif</1;one,  e  nella  ftrada,  ma  nello  Itello  muro  per  ilcontro  fi  ledono  quelli 
verfi  : 

Venerarli  0  Fcddfu  qneflaflrada 

Con  vivo  cuor  d  ICullagrjn  Regina , 

Ora  con  drjozion  ^cht  j)iù  le  aggrada  f 

La  fiejj'a  qutvt  riverente  tnchtnu  . 

I  Milanefi  vengcnoa  diflruggereunNavilio  ,  cheì  Lodigiani  hanno  fabbri» 
caro  dalla  loro  Citta  fin  al  Lambro.edin  oltre  e/pugnano  Cavcnago,  cU  ab* 
bruciano  ZovanciiA:o  I  erre  del  LodiKi^ino  l'anao  Ì193.  VUlan. 

fi  j  LU- 


LUGLIO. 

llippo  V.  Re  di  Spagna  viene  da  Milano  a  Lodi ,  ove  quef- 
ta  Città  gli  dona  un  Manzograiro  «grolTo,  ebeliilluno, 
fregiato  di  bizzari  ornamenti  a  tutta  galla  1702. 

D'ordinedel  Senato  di  Milano  fono  appiccati  alla  Forca 
di  quefìa Città  cinque  Ladri  in  quefta  mattina  dell'anno 
1700.  vedi  IO.  Marzo . 

1  LA  VISITAZIONE  DI  S.  MARIA  ELISABETTA  ,  fefla  all'  Inco- 
ronata . 

Monfig.  Vefcovo  Clemente  Gera  concede  licenza  d'ergerfì  la  Colonna  di 
marmo  colla  Croce  fopra, avanti  la  Chiefa  di  S.  Rocco,  oofta  ne' Borghi  di 
P.  Cremonese, nel  tempo  del  Contaggio  dell'  anno  1630.  Atti  d'Aur.  Ro^fjl  Can- 
celliere Fef  covale.  Qaefta  Colonna  fu  poi  atterrata  coUa  Chiefa ,  e  Borghi  nell* 
anno  1^47.  Vedi  anche  iz.  cornute. 

3  liioria  del  celebre  Marmogno  . . 

Dicono  il  Cavenago ,  e  Benzoni  nelle  loro  annotazioni,  come  Ermiglio 
Pavefe,  detto  il  Marmogno,  abitante  in  Borgo  R  impino  fotto  la  Parec- 
chia di  S.  Giaccomo  Maggiore  ,  oggi  in  giorno  di  Sabbaco  dell'anno  i(?49.  fu 
appiccato  fu '1  cantone  di  S.  Geminiano  prellb  la  Cafa  de' Nobili  Brinzughi . 
Poi  fubitoilfuoCadavero  fu  facto  in  quattro  pezzi  ,  e  la  Tefta  tro.icata  aal 
Bufto  fumefTa  in  una  gabbia  di  ferro  fopra  il  Torrione  del  Rivelino  a  Porca^ 
d'Adda  di  la  dal  Fiume.  Meritò  quefta  mala  morte  per  aver  commeifi  molti 
omicid],  anche  de' principali  di  quefta  Città  ,  ed  in  ifpezie  d'uno  li  io.  Feb- 
brajoanno  fuddetto  nello  ftelTo  luogo, ove  coftui  fa  appiccato  .  ElTendo  in  quef- 
to  tempo  il  Ciel  fereno ,  (i  levò  in  un  fubito  un  temporale  fieriffimo  con  tuoni , 
lampi ,  e  fulmini ,  de'  quali  reftò  uccifo  un  Uomo  in  Campagna  ;  ed  il  Fagnano 
ne'fuoi  MS.  ,che  fono  nella  Biblioteca  Domenicana  foggiunge  ,  che  dopo  la 
morte  di  quefto  fuorufcito  per  molti  anni  fu  f  entità  una  voce ,  or  come  di  filchio 
di  Serpente,  or  come  muggito  di  Bue,  che  dal  cantone,  dove  era  flato  giufti- 
ziato  per  diritura  della  ftrada  di  S.  Naborevelociffimamente  correva  alle  Car- 
ceri. Q.ual  verfo  ioho  fentitoa  dire  ,che  faceva  in  vita  fua, quando  voleva 
indicare  a'Sicarj  fuoi  compagni  d'uccidere  qualch' uno /enza  potere  efleregli' 
fcoperto  ,  perchè  il  fuo  coltumeordinario  era  da  Ipocrita,  portando  fempre  la 
Corona  in  mano ,  ma  in  verità  era  facinorofo  Mandatario  di  uno ,  che  colle  fue 
fceleragini  aveva  macchiato  l'antico  fplendure  de' fuoi  nobjliflimi  natali.  La 
Tefta di  quefto  miferabile  puoco  alla  volta  s'è  confumata, ed  e  caduta  fuori 
àella  Gabbia ,  quale  fola  vedefi  ora  fopra  il  mentovaco  Torrione . 

4  S. 


LUGLIO.  ITO 

4  S.  ALBERTO  de'  Q^udrelli  da  Ripalta  noftro  Vefcovo  ,  e  Patrone 
menoprincipaledellanolèrd  Chielà  ,fefta  in  Duomo  .  F'edi  la  fua  vita  tra  q:icllc 
dirglt  altri  Fcfsovi  di  Lodi . 

I  Cremonefi  prendono  da'  Milanefta  forza  d'armi  Cartel  nuovo  Bocca  d'Ad- 
da Lodigiano  nello  fpifituale  nell'anno  II jo.  Campi ncir Ifioria  di  Cremona . 

6  E' s'i  grande  l'abbondanza  del  grano  nell'anno  1711  in  qoefto  Conrado  , 
che  appena  fi  trova  chi  efebifca  otto,  o  nove  lire  al  (acco  perii  bel  fermen- 
to, ed  il  Be;-.z,  notalo  itellò  nell'anno  lóó^.^edia  quell'anno  parimente  il 
vino  buono  valeva  folamente  lire  4.  alla  Brenta . 

7  Proceflìone  Generale  con  dimoftrazioni  di  vera  penitenza  fi  fa  in  quefla 
Città,  portandofi  il  SantifTimo  Crocifillb  della  Parrocchiale  della  Maddalena 
per  la  mortalità  delle  beftie  Bovine  Ja  quale  in  tre  anni  che  durò  fece  un 
macello  fpaventofo  con  gravilTimo  danno  del  Lodigiano  ,  perchè  fecondo 
le  denonzie  ,  che  fi  davano-  coarta   nell'  Archivio  del   Contado  ,  corr.e 

nell'anno  1712.  morirono  beftie  num.     5790. 

nel  171^.  num.  25407. 

enei  1714-  num    19918. 

*■      ■     ^ 

Sicché  in  tre  anni  ne  morirono  Bertie  num.  51115. 

fenza  gran  numero  d'altre  beftie  ,  che  non  furono  denunziate  al  Tubunale 
della  Sanità  ,0  per  non  dichiarare  infetta  la  propria  Cafa  ,  perchè  Ci  attribuiva 
la  cagione  a  cafi  accidentali ,  oa  foliti  ii/fonurj  ,onde  calcolandofi  la  rimelFa 
di  elli  neccftarj  bcftiami ,  o  pure  il  valore  del  danno  patito  per  la  loro  mortalità 
a  ragicnedi  fertanta  ,in  fettantacinque  Icudi  alpajoche  valevano  allora  quel- 
le dei  Cantone  di  Svitz,  che  loi-.u  le  più  confacevoli  all'aria  del  noitro  Paefe, 
ciafcufio  può  (bmraare  il  danno graviITmo  del  Lodigiano  patito  in  quc'trean- 
nidcli'  Epidemia.  Merita  pure  la  luaconfiderazione  il  graviffimo  numero  del 
bc/tiame  perito  ,  e  non  denuiziato  ,  che  in  qualità  di  fano  era  condotto  al  ma- 
cello, e  tanta  era  l'abbondanza  delle  Carni  in  quel  tempo, che  oltre  i  macella 
della  Città,  e  di.  1  Contado,  fempre  ben  provveduti ,  n'erano  aperti  altri  venti- 
due nelle  Cale  ,  e  Quartieri  de'  Soldati .  Arch.  del  Cont. 

ù 

8  Per  la  Chiefa  di  S.  BaiTano  di  Lodi  vecchio  vedi  fua  Iftoria  fottoil  19.'^ 
Gennajo . 

Per  l'immagine  della  B.  Vergine  della  Canonica  di  S.Lorenzo  vedi  io.  Set- 
tembre . 

9  Fefta  della  B.  Coftanza  Riccarda.  Pedi  fua  vita  neinHoria  del  Monincro 
U  S.  Cùiara  nuova  a'  il.  ji^oiio , 

H  4  Si 


fio  luglio; 

Si  pubblica  una  lagrimevole  Grida  di  demolire  tutti  i  Borghi  della  Citta 
l'anno  1555.  emendo  aifediata  Pavia  dall'  Efercito  Francele .  Bent.  ycvedi  18. 
torrente . 

10  Per  il  principio  del  Ven.  Seminario  de'Cherici  vedi  21.  Decembre  l'If- 
toria  della  Ghie  fa  di  S.  Tommafo  . 

11  Alle  ore  li.  dell'anno  1595.  ^^  ""  temporale  fpaventofo  con  grandini, 
pioggia  ,  e  vento  si  impetuoiò  ,  che  oltre  il  danno  gravitlimo  de' frutti ,  della 
Campagna,  e  dell  e  Piante,  atterrò  gran  parte  della  muraglia  del  Momltero  di 
S.  Chiara  nuova ,  e  quella  del  Convento  di  S.  Antonio  Abbate  nella  contrada 
Grande.  Caven. 

11  SS.  NABORRE  ,  E  FELICE  Martiri ,  fefta  alla  loro  Chiefa  Parroc-. 
chiale,e  Prepofiturale  in  Città. 

Sua  Informazione  .  .' 

IL  Zani  ne'  fuoi  MS.  Iftorici  della  Città  di  Lodi  dice  :  che  un  altra  Chiefa 
dedicataa  quelti  Santi foirediltrutca l'anno  mi .  nella  rovina  della  vecchia 
Città ,  onde  col  nforgere  della  nuova  bifogna ,  che  fponcaife  anche  quefla  Chie- 
fa .  E  fino  l'anno  1357.  trovo  nell'Arch.  del  Ven.  Conforzio  del  Clero  in  un 
libro  appellato  *ytatMU  P'en.  Con/òn«i  nominato  preci  famente  Pra'pojàus  Ecck" 
Jìs  *r.  iVlj^om,  onde  quello  titolo  di  Prepoito  dovea  efierle  alcricto  molto  anti- 
camente,e  forfi  fino  a  Lodi  vecchio,  come  avevano  altre  Chiefe,  delle  quali  ne 
difcorro  a' loro  luoghi .  Aquefta  fono  anneili  due  Canonicati  noncupaci. 

Vite   de   SS.  Naborre  e  Felice  Martiri  ,  e  di  S.  Savina  Mattrona  Lodigiani  ^ 

e ff  ratte  dalle  lezioni  del  loro  Ojjizio  ,  da  Don  Gafparo  TrrJJl-no  ,  da  MS.  de' 

Canonici  Lodi ,  e  Medici,  dal  Sin.  3 .  p.  40.  ,e  dall' Ifioria  della  Congrega^ 

xione  del  SS.   Sjgramento  fatto  la   protezione   dille  SS.  Anna  , 

e  Savina  ,   come  il  juo  Arch. 

MEntre  Maflìmiano  barbaro  Imperadore  dell'Occidente  ri  trovavafi  in  Mila» 
no  ,  e  perfeguitava  furiofamente  il  nome  Criftiano  ,  furono  accufati 
avanti  d'eflb  per  Crilliani  Naborre  ,  e  Felice  .  Furono  fubito  prefi ,  e  condotti 
air  Imperadore ,  i  quali  efaininati  fé  era  vero,  che  fodero  Crilliani,  rif- 
pofero  coftantemente  di  si,  e  fubito  furono  carcerati  con  ordine  Itrettiffimo» 
che  non  folle  dato  loro  da  mangiare  ,  affinchè  per  tal  tormento,  o  perlifero  o 
mutalTero  propofito .  Ma  vedendo  poi  che  il  tutto  era  vano  gli  fece  crudel- 
mente battere  con  molte  baftonate  ,  poi  fece  mettere  Naborre  fopra  1  equleo  ,  e 
confiacole  accefe  abbrudolargli  i  fianchi,  e  con  pettini  di  ferro  {tracciargli  le 
carni .  Dopo  quello  commandò  l'Imperadore  ,  che  tutti ,  e  due  foifero  gettati  in 
un  gran  fuoco  ,  ma  quefto  più  pietolò  del  Tiranno  ,  né  pure  molellò  a  loro  un 
capello  della  tefta .   Q.uando  Maflìmiano  vidde  tal  cofa  gli  fece  rimetter  la 

pn- 


luglio;  itf 

prigionie  poc^i  giorni  dopo  gli  t'ece  menare, o  per  dir  meglio  flrafcinare 
legati  dietro  il  Tuo  Coccio  da  Milano  a  Lodi,  nella  qual  Città  avendo  nuova- 
mente tentata  la  loro  cofl:anZ3,e  trovatigli  più  forti  nel  profellar  la  fede  di 
Crifto  ,  commandò,  che  follerò  decapitati  al  Ponte  del  fiume  Silero,  di  poi 
gettati  nella  vicina  Selva ,  acciò  i  loro  fagri  Corpi  follerò  divorati  dalle  Beihe  , 
e  di  loro  periife  la  gloriofa  memoria .  Ma  non  fu  cosi .  perchè  quel  Dio  ,  che 
cuitodifce  tutte  le  olla  de'fuoi  diletti,  di fpofe  il  modo,  affinchè  lempre  reftaflero 
venerare  . 

Primieramente  tlTendo  reftate  tinte  del  loro  fangue  alcune  pietre  del  detto 
ponte  nel  luogo  del  loro  martirio  ,  di  quefte  ne  reità  ancora  coltrutto  un  altare 
nella  fopraddetta  loro  Chiefa,  ed  a  loro  onore,  come  in  fatti  fi  vede,  e  nota  il 
Sinod.  6.  a  pag.  143.  y^ra  fahricata  ex  lateribus  fupir  ^tiibus  fuerunt  decollati 
SS.  N.ibor,  ér  Ftlix.  E  fetantacurahatenuraiddiodellepietre  tintedel  loro 
fangue  dall'anno  291.  in  qua,  come  prova  il  fopracitatoTreflenoa  pag.  55. 
della  vita  di  S.  Savina;  quanta  maggior  cura  poi  averà  tenuto  affinchè  non 
perillero  1  loro  Cadaveri ,  ma  fempre  foflero  mantenuti  in  gran  venerazione  ? 
Cos'i  i"u  appunto  ,  perchè  providde  d'una  Santa  Matrona  ,  che  dalle  loro 
onelta  lepoltura  . 

Ella  fu  S.  Savina  Matrona  Lodigiana,  come  dice  il  propio  Uffizio,  che  li 
recita  nelle  Chicle  di  Milano ,  e  di  Lodi ,  nata  dalla  nobile  Famiglia  Trelfena  , 
tra  le  più  cofpicue  dell' Italia,  che  per  ubbidire  a' fuoi  tenitori  fi  congiunle  ira 
fanto Matrimonio,  e  febbene  ,  per  l'antichità  de' tempi,  e  per  le  ingiurie  de' 
Barbari  perfecutori  della  Chiela  Santa  ,  non  fi  può  iapere  la  di  lei  vita  ,  qual 
menò  ,  quando  con  purità  verginale  ,  fgravata  dagli  intereffi  del  Mondo,  traf- 
correva  la  fua  gioventù,  oppuie  nello  Itato  matrimoniale ,  che  rifplendeva 
comeunelemplale  a  tutto  il  lellb  feminile,  tuttavia  da  quanto  operò  nello 
ftato  vedovile  fi  può  congetturare. 

Liberata  che  fu  dal  vincolo  del  Matrimonio  colla  morte  del  Marito  fi  miie 
con  maggior  fervore  di  prima  a  fervire  al  Signore  nella  frequenza  de'  SS.  Sagra- 
menti,  nella  liberalitàdelle  limofine.e  nel  continuo  efercizio  di  ogni  altra  opera 
di  pietà, come  iniegnaS.  Paolo frivendo  a  Tim.  i.c.  5.  E  molto  più  crelceva 
nella  pietà,  efortando  li  Griftiani  tribulari,  e  perfeguitati  alla  coltanza  nel 
confelfar  la  fede  diCri(to,e  quantonque  gì' Imperadori,  e  Giudici  la  ripren- 
delìèroconterribili  minacele,  mai  però  fi  altenne  di  loccorer  intripidamenre, 
e  a' vivi, ea'mortinella  miglior  forma,  che  permettevano  le  angultiedique 
miferabili  tempi  .  n     •  • 

Simile  Carità  usò  anche  coi  noftri  Santi  Martiri,perchè  elTendo  (tati  carcerati, 
e  decapitati ,  nel  più  cuppo  filenzio  della  notte,  i\  portò  a  quella  Selva  co 
più  fi  lati  iervidori,  dove  erano  (lati  gettati  li  Santi  Cadaveri,  gli  venero  divo- 
tamente  ,  e  poi  con  facro  furto  gli  trafportò  nel  iuoPalaggio,  e  dopo  di  avergli 
imbalfamati ,  fi  tratteneva  con  loro  in  fante  orazioni  giorni,  e  notti  intiere  .  ^ 
Dopo  il  corfo  di  dieciotto  anni ,  che  fu  il  310.  fecondo  il  lopracitatoTrelIeni 
pareva  che  per  la  morte  degli  perfidi  Imperadori  Diocleziano  ,  e  Maflimiano_ 
aveife  prefa  un  puoco  di  calma  la  S.  Chiefa,  che  però  rilolle  di  dar  a' Sacri 
Corpi  Sepolcro  più  degno ,  e  gloriofo ,  e  di  coadurgli  ,a  Milauo  j  ma  come  ,  ic 


tu  LUGLIO.  I 

vivendo  allora  MafTenzìo  Tiranno ,  permetteva  bensì  ,  che  fi  potefle  dar  fepol--  I 
tura  in  qualunqe  luogo  a  Criftiani  ma  però  anch'  egli  crudelmente  perfeguitava,  I 
elorceglidifenlori  ?  Ma  come  poteva  ella  fidaifidi  metterfi  iniftrada  ,  dove- 
da  per  tutto  s'incontravano  Idolatri ,  e  nemici  del  nome  Criftiano  ?  Il  Signore 
però  le  (Uggeri un  aftuziafotcile  per  condurgli  (icuri  daLcdi  a  Milano,  e  fu, 
che  ,  lafciando  gli  abiti  (uoi  nobili ,  e  ricchi, fi  veflill'e  de'  poveri,e  rullici  panni, 
acccmodalFegli  Sacri  Cadaveri  colie  ielle  recifc  in  picciola  botte,  la  quale  lece 
ripore  fu  d'un  Carro,  efalendovi  lopra  ancor  efTa,  ordinò  alCarratiiere  ,  che 
s'in viaffe  vei  fo  Milano .  Arrivata  che  fu  ad  una  terra ,  o  Borgo  per  nome  allora 
Legnano  ,e  dovendo palTar il  Porro fopradel  fiume  Lambro  fu  fubito  da'  Gabel- 
lieri ,  e  Soldati  cultodi  del  Porto  circondato  il  Carro  ,  e  con  parole  arroganti  , 
ed  imperiole,  proprie  di  fimil  ciurmàglia,  interrogarono  la  divora  feinina,che 
cofaconducell'ein  quella  botte  rinchiufa  .  Savina  in  cosìgrave  pencolo  alzando 
lamenteaDiofuinfpirata  a  rifpondere,  che  era  miele  .  Inlolpetiti  peròal  loro 
iblito  coltoro  delia  rilpolla  volltro  far  un  bucco  nella  Botte  ,  ed  (oh  meraviglia) 
videfi  da  quella  ftaturir  miele.  Pensò  allora  la  Santa  Matrona  di  prevalerli 
dell'opportuna  occafione  di  guadagnare  quell'anime  a  Crilio,  ed  a  tal  Hnc_ 
aprendo  la  Botte  ,  mollrò  li  Santi  Cadaveri ,  che  dentro  Itavano  rinchiufi,  e 
non  miele  ;  e  prendendo  quindi  il  tenore  di  un  lamodifcolo,  mediti  fi  converti- 
rono a  Grillo,  ed  avenne,  che  l'antico  nome  di  Legnano  fi  mutalle  in  MelegnaiiQ 
dal  miiacolo  del  miele  quivi  feguito,  e  d'indi  per  lempre  è  coniinuaiu  liuo 
al  prefente  . 

Entrata  Savina  nella  Città  di  Milano ,  proftrata  a' piedi  del  Santo  Vefcovo 
MateriiO  ,  gli  confegnò  il  fagro  leforo  ,  non  celiando  di  racconi.ir  ad  e'ib ,  ed  a 
tutti  il  bel  miracolo  del  miele  l'eguito  in  Melegnano.  Accolfeil  ja.ito  Ve!  covo 
i  Sagri  Corpi,  e  dopo  d'avergli  vene.ati  gli  collocò  nella  Chicfa  Lbbiicata  dal 
pio  Filippo  Oldano  finorannonovantefìmo  della  noilra  lalute,come  da  Uii'ikrif 
zione,o elogia  fulla Porta  maggiore d'elTaChiefa,  che  pei  in  prot elio  d' tem- 
po prefe  il  titolo  di  quelli  Santi  .  Qjivi  la  Sanva  fece  fabbricare  il  loio  Sepol- 
cro, e  ripoili  chevi  furono  dentro,  collo  fplendoie  e  fama  de' loro  miracoli 
convertivano  molti  Infedeli  , confermavano  i  Fedeli ,  ed  erano  d'inefpiicabile 
contento  alla  Santa,  e  per  queilo  fifsò  l'animo  (uodipailar  il  rcilo  della  vita 
appreflb  de'  Tuoi  cari  Santi  martiri .  Dopo  qualche  tempo  piacque  al  Signore  di 
compenfarla  della  fedel  fervitìipreltata  a'fuoi  Santi,  ed  a  le  Iteifb  ,col  chia- 
marla alla  Gloria  del  Cielo  nel  giorno  30.  del  mele  di  Gennajo  dell'anno  317.  » 
come  prima  era  Hata  avvilata  dal  S.  Angelo. 

Fu  compianta  da  tutta  la  Città  come  la  Madre  de*  poveri,  e  de'pupili,  il 
rifuggio  de' tribolati ,  l'erario  delle  Chiefe,  e'I  conforta  de' fedeli  Cnltiani  ; 
Ma  ebbeanchearallegrarfi  quanco  vide,  che  quelli ,  che  ad  ella  nccorrevdno, 
ottenevano  ogni  forta  di  grazie .  Stette  il  di  lei  Sagro  Corpo  feppellito  in  quella 
Chiefa  diS.  Maborre,  e  Felice  fin  all'  anno  12,^3.  quando  il  grande  Oldrado 
TrelTeno  Lodigiano  ,  difcendente  da  quella  nobiliifima  pro(a[..ia ,  Podellà,  o 
Governatore  ai  Milano,  dopo  d'aver  abbruggiati  gli  Lretici  Catari,  che  in- 
fettavano co'  loro  faifi  dogmi  Milano,  con  molte  altre  Città  ,  e  Caitelli  ;  Pet 
antemurale  della  aoitra  Cattolica  Keligione  procurò  che  vi  s'iinpoflt^ilailèro  i 

Padri 


LUGLIO.  115 

Padri  Conventuali  di  S.  Francetco  ,  dando  egli  principio  ad  una  nuova  Bafilica  » 
che  da  quelli  Religiolì  prefe  il  nome  del  loro  Serafico  Padre  S.  Francelco  ,  la- 
fciando  l'antico  nome  de* SS.  Martiri  Naborre,e  Felice.  Delle  prodezze  di 
quefto  grand'  Uomo  ne  fa  indubitata  fede  la  lua  ftatua  di  marmo  a  Cavallo 
elpolta  nel  pubblico  Palazzo  del  Broletto  nuovo  l'atto  da  lui  fabbricare  ,  che  di 
prelènte  li  dimanda  Piazza  de' M-ercanti, come  il  ViUan.,  ed  il  Ritratto  di  Milano 
di  Ca  lo  Torre  Canonico  di  S.  Nazaro  ni  dil'corlb  di  Porta  Comafiina  , 
come  in  fatti  fi  \  ede,  e  l'anno  12^7.  fu  Podeltà  di  Genova  .  in  quelto  Tempio 
du  qu'*  llctte  il  Corpo  della  no/Ira  Santa  ,  depolto  in  una  grand'  Arca  di  marmo 
fin'aii' anno  1571.  4-  Settembre,  come  dice  il  Giuliani  nella  Vira  di  S.  Carlo 
Boi  romeo,  e  fu  vilitato  dal  Santo  Arcivefc. ,  e  Cardinale  coi  Corpi  de'SS.  Mar- 
tin Naborre,  e  Felice,  e  furono  dallo  Itelfo  collocati ,  ove  prima  giacevano, 
ma  con  maggior  decenza  ,  ed  onore .  E'  però  da  notarli  ,  dice  D.  Gafparo 
Trelfeni ,  come  il  Corpo  di  quelta  Santa  credevafi  da  tutti  incenerito  ,  e  pure 
dopo  1154.  anni  in  circa  della  fua  morte  fu  trovato  intiero ,  d'onde  il  Santo  ne 
concepì  tanta  Itima  ,  e  divozione  ,  che  le  levò  un  dente  dalla  mafcella ,  e  mentre 
che  ville  le  lo  portò  al  collo ,  eleggendola  per  fua  Avvocata. 

Anche  la  nobilillima  Famiglia  da  lei  difcendente  ,  tanto  nella  Città  di  Vicen- 
za, qujntonclla  vecihia-e  nuova  Città  di  Lodi  ha  procurata  a  tutto  fuo  potere 
di  ccnlervarle  fempre  viva  la  div  ozione,  ira  non  meno  i  Cittadini  Lodigiani  lo- 
ro Itan  foUeciti  ad  onorarla  con  Statue,  Capelle,  Immagini,  come  nelle  Chiefe 
di  S.  Croce,  di  S.  Chiara  vecchia  fabbricata  dal  luo  principio  da  Fiora  pari- 
mente Trelfena,  e  finoccn  Chiefe  ,  elagri  ChiolL'i  ,come  fon  per  riferire  nella 
feguente  Utoria  della  Congregazione  ilei  SS  Sngramento,  ietto  la  protezione 
diS.Anna,e  diellà  S.  Savina  ncitra  Matrona  Lccigiana. 

Racconta  l'È vangeliltaS.  Luca  a  c.z  ,chequ.5ncioMaria,  eGiufeppedi  lei 
Spolo  preleniarono  il  B  >mb. no  Gesù  nel  Tempio  ai  Geruialeme,  e  lo  ricevette 
il  S.  Simeone  nelle  lue  braccia,  e  loconfellava  per  il  Salvadore  del  Genere  Uma- 
fio  ,  in  quello  Itelfo  tempo  lu[  ravenne  una  Santa  Donna  Profcttellavidua  chia- 
mata Anna  figlia  di  Faiiuelle  che  mai  fi  partiva  dal  Tempio , cioè  a  dire  lerviva 
di  continuo  al  .Signore  uel  Tempio  con  uigiuni ,  ed  orazioni ,  giorno ,  e  notte  ,  e 
che  quella  pure  oUVri  lodi  .  e  gi-az:e  a  quel  divino  Infante ,  perche  ,  fecondo  gli 
oracoli  delle  profezie  ,  folfe  nato  per  rcd.mere  il  Mondo  .  Cosi  ad  imitazioiie 
di  quella  Santa  ,  otto  ViJue  Louigiane  l'anno  1568.  per  frutto  delle  Prediche 
fatte  in  Lodi  dal  P.  Fr.  Delideno  Verone/e  dell'  Ordine  de' Predicatori  s'erano 
confacrate  al  fervigio  di  Dio  giorno,  e  notte,  le  quali  fono  il  governo  della 
Scuola  di  S.  Paolo,  come  il  fuo  Arch. ,  vivevano  in  una  itell'a  Caia  colle  Vergini 
Orlo'.e  ,alle  quali  fervivanodi  direzione,  comenehodifcorloalli  15. Giugno  . 
Ma  elfendofi  le  fagre  Donzelle  filiate  CoUegial.mcnte  ove  al  prefente  dimorano  , 
cominciarono  le  Vedove  nell'  anno  1631.  28.  Giugno,  come  il  loro  Arch.  ad 
abitare  m  ura  Cala ,  la  quale  fu  convertitanel  loro  Collegio ,  quando  dimorava- 
no a  S.  Savina  in  Seravalefottola  Parrocchia  di  S.Nicolò.  Erano  allora  fc>la- 
mentefette  ,  enomiiiate  per  i'erziarie  ,0  Mantellate,  eper  vivcrecon  maggior 
perfezione  iegregited.i'  romondel  fecolo,  ncorleroaMonf  Vefcovo  Clemen- 
te òcra  si  pet  a-vercChieù  propria , come  per  fundaie  di  lorouaa  Congrcga- 


t4^  LUGLIO*. 

zione ,  o  Collegio .  Benignamente  acconlenù  alle  loro  ìftanze  il  Prelato l'annd 
i<St4  16.  Settembre ,  e  fubito  il  giorno  ^.  Ottobre  diedero  principio  alla  fabbri- 
ca della  Chiefà,  parte  col  danaro  delle  doti,  e  parte  colle  limofine  de'  Benefatori, 
ma  con  tanto  calete,  che»  per  il  ay.  Gennajo  dell'anno  feguente   fu  perfetta» 
cotnedagliattidi  Aur.  Rolli  Cancell.  Vefc.  In  quclto  giorno  callo  alla  nuova 
Chiefa  il  Vefcovo,  e  fenza  pregiudizio  delle  ragioni  del  loro  (Parroco,  ercfle 
di  prima  la  nuova  Congregazione,  intitolandola  del  SS.  Sagranr.ento,iotto;la_. 
protezione  di  S.   Anna  ,  e  S.  Savina  Matrona  Lodigiana    ,  promettendo  le 
medefime  Vidue  al  Vefcovo  di  vivere  lotto  la  di  lui  ubbidienza,  e  de'  luci 
fucceflori ,  e  di  offervare  quella  Regola ,  che  elfo  avelie  a  loro  prefcritta  .  Di 
poi  benedifle  Ki  Chiefa  ,  dedicandola  alle  Itelle  Sante  ,  non  già  però  a  S.Anna 
Piofctelìa ,  come  dal  loro  principio  ,  ma- a  S.Anna  Madre  di  Maria  Vergine  , 
comeSantapiù  degna  ,  e  più  potente  Avvocata  preilb  il  diviniflìmo  Figliuolo 
della  di  lei  Figliuola,  e  dopo  tal  benedizione  Monlignore  vi  celebrò  fubito  la 
prima  Mefl'a,  come  confta  dal  citato  Arch. ,  e  dall' Inftr.  rogato  dal  detto  Aur. 
Rodi  Cancell.  Vele,  giorno,  ed  anno  (u-idetti .  Col  tempo  poi ,  tralafciato  il  ti- 
tolo di  Vidue ,  perche  di  quefte  più  non  ve  n'  entravano  ,  prefero  quello  di 
Vergini  mant  diate  della  Congregazione  del  SS.  Sagramento ,  come  l'opra  ,  ed 
affinchè  l'avrflero  in  maggior  comodità d'olTequiarlo  di  continuo,  e  di  gicrno, 
e  di  notte, l'anno  1544.  9.  Gennajo  il  Canonico CofmoGufmeri  VicarioGene- 
ralepermife  a  loro  di  confervarlo  nella  loro  Chiefa.  Andò  poi  vacante  il  Con- 
vento di  S .  Pietro  ,  che  era  de'  Gefuati  ,  ed  efle  ne  fecero  l'acquifto  l'anno  lójS. 
3 .  Aprile  dal  Collegio  Germanico  di  Roma,  con  alcune  condizioni ,  tra  le  quali , 
che  ogni  anno  nella  vigiliadi  S.Pietro  Appoltolo  paghino  all' Agente  del  Col- 
legio di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio  duoi  candelotti,©  torcie  di  cera  Veneziana 
d'una  libra  l'una  ,  come  per  Iftr.  rogato  dal  Dot.  Gio.  Paolo  Gropelh  Notajo 
Appoftolico  giorno  ed  anno  fuddeiti,ed  il  giorno  25.  del  mele  di  Seiiembre 
dello  (teflo  anno  alle  ore  dodeci  in  circa  ,  dal  primo  Collegio  ti  trasfeiuono  a 
quello,  come  per  Klruraento  rogato  da  Francefco  Maria  Jirba  Cancell.  Vele, 
dove  al  prelente  loggiornano  ventidue  Vergini  ,  che  ornate  di  fanti  coilumi 
ofTervano  volontariamente  ,  e  fenza  alcun  aggravio  di   coicieoza  elaiiiTi- 
mamente   una  Regola  ,  fotto  la  cui   direzione  feguono  il  loro  Spold  Ce- 
lere per  la  via  della  perfezione  .    11  30.  di  Gennajo  giorno  nel  quale  la 
nottra  Beata  volò  alla  Gloria  immortale ,  le  ne  celebra  fetta  grande  in  quella 
Chiefa,  alla  quale  concorre  tutta  la  Città  ad  oirequiarla,  ellendo  npolta  l' icona, 
che  era  alla  Chiefa  derelitta ,  fu  l'Aitar  maggiore ,  la  quaie  rapprcfenta  al  vivo 
le  Immagini  delle  due  loro  Sante  Avvocate  ,  e  tenute  in  lomma  venerazione  . 

La  Chiefa  pofcìa  profanata  col  Collegioannello  porto  in  òeravalle  fu  venduto 
4' Monaci  di  S.  Gerolamo  del  luogo  dell'  Olpitalctco    di  quello  Contado  . 

Inoltre  Monfignor  Vefcovo  OrtenfioVifconti  ottenne  dilla  (agra  Congrega- 
zione de'  Riti  l'anno  1704.  la.  Luglio ,  che  fi  poteilero  fare  gli  Ufficj  in  Cirtà 
della  Santa  Matrona,e  de' SS.  Martiri. ed  in  tal  modo,  e  con  Sacrificj  ecou  Uifi- 
cj,  econFefte  la  no/ira  Chiefa  Lodigiana  applaudifcealleglone  immortali  di 
S.Savina  ,  e  de' SS.  Martiri  Naborre  ,  e  Felice,  quali  in  terra  venera  per 
Prottettori ,  affinchè  polfa  regnare  per  fempre  nel  Cielo  con  loro  .  y'edt  2,9. 
Gtu^no  Iftonu  dt  ^udìa  Chuja  di  S.  i^iatro .  Si 


LUGLIO.  nf 

Si  cominciano  a  diftruggere  con  ogni  premura  i  Borghi  di  Porta  Cartello, 
ediP.  Pavele,  e  fi  arterra  l'Oratorio  di  S.  Rocco  ,  poi  in  altro  tempo  rifab- 
bricato nel  (ito  prefente  ,  e  fi  leguitano  a  distruggere  le  Chiefe  di  S.  BalFano, 
che  era  intitolata  anche  di  S.  Daniele  ,  quelle  di  S.  Maria  in  Borgo  ,  che 
«a  de'  Canonici  di  S.Giorgio  in  Alega  ,  la  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Par- 
tolomeo,  dove  era  il  MoniUero  de'  Canonici  Lareranefi ,  ed  altre  Chiefe, e 
Cale  diltribuite  m  amene  Contrade;  e  perchè  di  tempo  in  tempo  gli  Fran- 
teli ,  che  allediavauo  Pavia  venivano  anche  in  vifta  di  quefta  Città,  men- 
tre non  potevano  i  Borghelani,  o  padroni  delle  Cafe  ne' Borghi  tanto  prefo 
rimovete  i  ferramenti  ,  legnami  ,  pietre  ,  e  mobili  delle  Cafe  rovinate,  u 
fatta  una  erida  dopo  puochi  giorni,  che  fofie  lecito  rd  ogn' uno  di  poter 
appropriarfi  d'elFe  cofe  per  ifpedire  quanto  prima  quel  fito  in  occafionc  di 
guerra  contro  la  noUra  Città  nell'  anno  i6$^.  not.  del  Binz.  Per  gli  Canonici 
Lataarufi  vedi  18.  Novembre  e  fa  S.  Amaria  in  Borgo  6.  Dicembre . 

1^.  In  quefte  ,  e  tante  iriferie  di  demolizione  de' Borghi,  e  della  guerra 
imminente  fi  gode  però  il  foglievo,  che  per  lei  giorni  lono  fofpefi  li  Dazj . 
Ann.  165  5.  r.ot.  dd  Benz. 

14.  Monsignor  Vefcovo  Vidoni  ordina  una  proceflìone  generale  di  peni- 
tenza col  SS.  Crocif.flò  della  Maddalena  ,  mentre  i  Francefi  battono  Cre- 
mona ,  e  faccheggiano   il  Lodigiano.  Ann.  1648.  not.  varie. 

•  15  Raimondo  Torriani  Patriarca  d'Aquilea  entra  in  Lodi  col  fuo  efercito 
in  ajuto  di  CalLne  Torriano  ,  chiamato  da'  Lodigiani  in  difela  contro 
Ottrne  Vifconti  Arciftefcovo  di  Milano,  Villarini,  ed  Overgnaghi  Citta- 
dini Lodigiani,  che  fi  avevano  occupato  coli' Armi  il  Giltello  di  Bargheno 
del  Territorio  Lodigiano.  Ann.iij%.l'ilan..,eJiojJi. 

\6.  FcfJa  della  B.  Vergine  del  Carmine  conceffa  dal  Pontefice  Clemente  X. 
alle  preci  di  Marianna  d'Aufiria  Regina  di  Spagnaper  tutti  iScati,  e  Regni 
ibggetti  al  Re  Cattolico  .   Fefta  alla  Annunziata.' 

SS.  Q.UlRICO,e  GIULITA  Martiri,  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale  Prepo- 
fuurale  del  Luogo  di  Paullo  ,  e  di  Meleto  nel  Te;  ritorto  Lodigiano . 

Vira  !Ì:'  SS.  Martiri  Quirico,  e  Giulita  e/Irata  da  Fr.  Lor,  n'^n  Surio  Cartujlano  , 

e  dia  ,  chefia  di  Strmcn  M  tafrafti-  vera ,  e  non  quella ,  che  dal  Pontefice 
Gelajlo  è  chi  amata  apocrifa . 


G 


lulitta  oneftifilma  ,  nobiliflima  ,  anzi  nata  da  fangue  Reale  della  Città  di 

I  Cogni ,  o  Iconio  ,  che  è  la  ItelFa  Metropoli  della  Licaoma  nella  Morea  con- 

^^  i,:ta  che  fu  in  Matrimonio  con  un  perfonaggio uguale  ad  eila  intutteleprciro- 
^d.i>e, ville  leco  per  poco  tempo,  perchè  il  Maritolpalsòall'altraviia  ,  elala- 
4"ciò  libera  dui  vincolo  Marrimoniale,  ed  mqueiioiUio  aveva  più  commudo  di 

ftare 


it5  LUGLIO. 

ftare  congiunta  col  fuo  CrocifilToGesù  ,  che  con  tutte  le  vifcere  Tempre  aveva 
amato.  Per  frutto  del  fuo  Matrimonio  aveva  confeguito  Qnirico  fuounigenito 
figliuolo,  il  quale  dopo  d'averlo  fatto  battezzare  ,  a  tutto  fuo  potere  s'induf- 
triava  di  fargli  fucchiare  col  late  delle  proprie  mamellc  anche  il  rimedio  pet 
confcrvargl)  l'inrccenza  baittfìmale,  inftillandogli  dolcemente  ,  ma  effica- 
cemente il  fanto  timore  ,  ed  amore  di  Dio,  come  fé  ne  viddero  gli  effetti . 

Aveva  alzato  il  fuo  Tribunale  per  comando  di  Diocleziano  Imperadore  in 
Licaonia  un  crudeliffimo  Tiranno,  il  quale  con  ifquifitiffimi  tormenti  faceva 
morir  i  leguacidi  Crifto  .  Alla  faina  di  coflui  fi  rifolfeGiulitta  fuggire  da  Ico- 
nio ,  ed  abbandonare  Parenti ,  ed  amici ,  e  conofcenti  con  tutte  le  fne  ampliffimc 
ricchezze  ,  e  portarfi  in  Seleucia  ,  ma  vedendo  ,  che  Alefl'andro  Governatore  di 
quella  Provincia  perfeguitava  anche  lui  i  Criftiani,  volle  partirli  parimente  di 
là  col  fuo  Pargoletto ,  che  già  aveva  tre  anni  di  vita  ,   con  due  fue  ancelle  ,  ed 
andò  in  Tarlo .  Ma  in  quella  guifa  che  un  vafo  d'oro,  o  d'argento  in  mezzo 
delle  pietre  facilmente  fi  diflingue  ,  cosi   in  breve  Giulitta  in  mezzo  de' 
perverfi  peccatori  fi  dava  a  conofcere  per  quella  gran  Santa  ,  che  era,  perchè 
efiendo  giunto  anche  in  Tarfo  j'Mefland.ro  ,  ed  avendo  commandato  che  gli 
folTero  prefentati  tutti  i  Chrifliani,  furono  tra'quelti  condotti  alla  fua  prefenz» 
Giulitta,  e  Qijirico,  ed  interrogata  chi  folle, non  ebbe  paura  a  rifpondere  in- 
trepidamentecheellaeraCrilliana,  e  che  proteltava  di  conofcere  oer  vero  Dio 
fola  mente  Gesù  Crifto   vero  Dio  de'Crifiiani .  Da  quefla  cosi  libera  rifpoita 
moffo  afdegno  AlelTandrolefece  Itrapparedallebraccia  ilfigliuolo,efpogliata 
la  fece  flagellare  con  nervi  di  Bue  .  Non  poteva  vedeifi  di  più  comoaffionevo- 
le  di  quel  Bamibino  , perchè  al  vederfi  privo  delli  abbracciamenti  della  Madre 
fi  lamentava,  e  gridava.  Per  tante  belle  grazie  ,  che  in  ouel  vifo  fi  leggevano 
s'innamorò  il  Tiranno,  e  lo  prefe  in  mano  provando  di  pcfarfelofulgi 'ochio  , 
e  dolcemente  accarezandolcebacciandolo  gli  diceva  :  Guarda  caro  mio  figli- 
uolino  ,alcolta  me  che  fono  tuo  Padre,  né  mira  a  quell'empia  M.iga  di  tua 
Madre,  che  come  inimica  de' noftri  Dei  fono  per  farla  perire  di  mala  morte.^: 
Si  sì  guarda  purea  me,  che  mi  avrai  per  Padre  ,  e  viverai  in  contenti ,  e  piace- 
ri.  Ma  ficcome  il  fìioco  per  falire  alla  fua  sfera  non  bada  a  nient' altro,  anzi  fé 
trova  intoppo, come  fuoi  nemici  procura  di  annientarli,  così  queflo  Pargolet- 
to per  congiungerfi  ancora  al  feno  della  fua  cara  Maiiia,  niente  filmava  gli  ab- 
bracciamenti ,ibacci ,  e  le  promefle  del  Giudice,  ma  tutto  vampante  di  fde- 
gno  colle  mani ,  e  tenerelli  piedi  faceva  refilfenza  alle  forze  del  Tiranno ,  e  (ìc- 
come  un  uccello  pref  o  che  fia  dalla  rete  ,  col  roftro ,  e  colle  ugne  tenta  ci  Ipez- 
zarla  per  fortire  ,  così  quello  calcitrando  co' piedi ,  e  colle  mani  lacerandogli 
la  faccia, tentava  in  tutt'imodi  d'ufcire  dalle  mani  del  Tiranno,  il  quale  per 
fine  dal  fentirfi  ferita  la  faccia,  convertendo  l'amore  in  odio,  e  fdegno ,  lo 
slanciò  arrabbiatamente  contro  de' gradini  di  marmo  del   fuo  Solio,  e  come 
debole  vetro  fpezò  tutto  quel  tenero  corpicello  .     Alla  villa  di  queflo  crudel 
fpettacolo  non  s'inorridì  la  Santa  Madre, ma  rendendo  grazie  al  Signore,  che  (i 
fofTe  degnato  di  ricevere  un  fuo  figliuolo  per  fagra  vittima  innocente  ,    ri- 
prefe  generofamente  il  barbaro  Giudice  .     Era  cofiui  per  impazzire  di  rab- 
bini nel  vederfi  rimproverato  da  una  femmina ,  fchernito ,  e  ferito  da  un  bam- 

biao 


LUGLIO.  117 

bino,  e  per  isfo^o  della  Tua  vendccra  fece  fofpcndere  la  Madre  ad  un  legao, 
e  con  pettini  di  terrò  llracciarle  le  carni  d'addolfo,  e  poi  gettare  (òpra  le 
piaghe pecce, e graHb  dileguato  :  ma  ella  (empre  rcfillendo a  tutti  i  tormenti, 
e  ftrapazzando  i  faUì  Dei ,  e  conteirando  Gesù  Crifto  per  vero  Dio  ,  e  lei  fua_j 
feguace  ,perfinelefu  troncatalatefta  ,  e  laiua  anima  benedetta  volò  al  Cielo 
per  godere  quella  Gloria,  che  s'era  meritata  collo  sborfo  di  tutto  il  fuolangue 
e  col  Sagnfizio  del  iuo  unico  figliuolo . 

Monfìg.  Ortenfio  Vifconri  folennemente  benedice,  e  getta  la  prima  pie- 
tra della  Chiela  di  S.  Maria  nuova  uell' aono  1710.  Sua  Ifcrizionc  y  t  [aera 
Ifloria . 

Il  fulmine,  all'ora  di  Terza ,  piomba  dalla  Lanterna  della  Chiefi  dell'  In- 
coronata nella  Cappella  di  S.  Anna  ,  ed  offende  nell'uno  per  grazia  della 
B.  Vergine  febbene  in  quel  tempo  folle  molta  gente  in  Ghiefa,  nell'anno 
1511.  Sacra  Ifloria  d'ejjb  Santuario. 

17.  Sorge  orribilillimo  Temporale,  e  nel  cader  del  fulmine  guella  mala- 
mente la  raggia  dell'  Orologio  del  Duomo  l'anno  1640.    Not.  del  Bcnz. 

Il  Cardinale  Lodovifio  Legato  a  Latere  d'Innocenzio  X.  entra  in  Lodi» 
e  vi  fi  ferma  alcuni  giorni ,  afpetando  che  fi  ftabilifca  il  giorno  della  fua  en- 
trata folenne  in  Milano  per  vifitare  la  Regina  Marianna  Spofa  di  Filippo 
IV.  Re  di  Spagna,  e  figlia  di  Ferdinando  III,  Imperadore  neil' anno  1649. 
Not.  del   Uenz. 

18.  S.  MATERNO  Vefcovo  di  Milano  ,  fefta  a  Comazo  . 

Sua  -vita  cavata  dal  P.  Gerolamo  Bafgapè  della  Congregazioni  dell'  Oratori» , 

MOrto  che  fu  S.  Mona  Vefcovo  di  Milano,  e  ceffata  la  crudele  per- 
iecuzione  de' Fedeli  Criffiaiii  ,  quali  per  falvarfi  dalle  furie  degli 
Imperadori ,  e  de' loro  diabolici  Minillri,  chi  fuggiva  nelle  Caverne  o  Cloa- 
che, chi  ne'Bofchi  ,  chi  nc'fcpolcri,  anche  Materno  nato  nella  Cttà  di  Mi- 
lano da  Genitori  Cattolici ,  ed  onorati  ,  creato  Primicero  de'  Lettori,  e  Sa- 
cerdote del  S.  Vefcovo  defunto,  ritornò  alla  Patria,  e  fi  congregarono  iCat- 
tolici  nella  Bafilica  FauftiGna,  oggi  di  S.  Franceico  ,  per  elegger  il  Vef- 
covo,  ove  intervenne  anche  Materno'che  per  la  fua  dignità  era  de'  princi- 
pali del  Clero.  Con  tutto  che  offeriffero  al  Signore  caldiffìme  preghiere», 
acc'.ò  {ì  degnaffe  di  infpirar  a  loro  un  Santo  Paitore,  tuttavia  molte  volte  fi 
partirono  vuoti  ,e  mottiticati ,  perchè  non  <;' accordavano  nell'elezione^. 
Un  giorno  però  ,  mentre  uicivano  dal  fa.'/o  Tempio  molto  mal  loddiifatti 
per  quelto ,  fi  ientirono  il  cuore  ripieno  di  contento,  e  di  fiducia,  e  fi^mi- 
(cfo  ancora  al  loro  luogo ,  fpctando  che  Iddio  benedetto  gli  voleffe  final- 
i  .  .  .  mente  . 


ti8  LUGLIO. 

mente  confolare .  Così  fu ,  perchè  videro  comparfo  in  quel  Tempio  un  te- 
nerando  Vecchio  di  faccia  gioconda,  e  di  dolce  loquela,  che  (pirava  fanri- 
tà  ,  il  quale  fuggeri  a  loro  eflere  voler  di  Dio  »  che  eleggeffcro  per  Vef- 
covo  il  Primicero  Materno  (ogetto  atto  a  governare  le  loro  anime  per  la 
bontà  di  vita  ,  e  per  la  cognizione  delle  lettere,  e  prendendo  perle  nnani  il 
Santo  ,  diHe  :  Ecco  il  voliro  Paftore  degno  di  quefla  carica ,  e  di  fubito  eoa 

frand' ammirazione  ,  e  confolazione  lo  collocarono  nel  leggio  Vefcovale. 
orto  in  tal  dignità  non  fi  moftrò  gonfio  di  fuperbia ,  ma  a  Cherici  rivercn^ 
te,  a  gli  affliti  compaflìonevole ,  e  limofiniero.  Vinto  da  tali  prerogative-i 
dt  pietà,  e  Dottrina , Gallieno  Imperadore molto  lo  nfpettava,  e  quantun- 
que non  lafcialVe  il  Gentilefimo  ,  concefle  però  a  Materno  la  facoltà  di  poter 
fare  le  Tue  funzioni  liberamente  ,  con  patto  però  di  non  moltiplicare  altri 
Fedeli  Cridiani  di  più  di  quelli,  che  erano  allora.  A  quelt'  ordine  per  un 
puoco  di  tempo  ubbidì,  ma  alla  fine,  deporto  ogni  timore,  fi  mife  a  predi- 
car liberamente  ,  e  con  tanta  grazia  ,  che  indulTe  molti  infedeli  al  facro 
Batttfimo. 

Avendo  intefo  come  i  Tortonefi  per  per  la  morte  di  Martiniano  loro 
Vefcovo  Itei.tavano  ad  eleggerfi  un  nuovo  facro  Paltore,  e  per quefta cagio- 
ne molti  tornavano  al  vomito  della  Gentilità;  colà  fi  trasferì  il  Santo  Arci-* 
vefcovo,  cerne  Metropolitano,  e  gli  indufle  iubito  allarifoluzione  di  crear 
Meliodoro  Diacono,  e  Difcepolo  del  Defunto  Martiniano infigne  nell'efem- 
pianta  e  Dottrina . 

Vifi:ò  i  facri  Templi  della  fua  Diocefi  ;  governò  la  Chiefa  Brefciana  nel 
tempo,  che  durava  ancora  la  perfecuzione  de' Tiranni,  e  l'Idolatria  de  Ce- 
romani  ;  fece  fcrivere  le  azioni  de'Mirtiri,  affinchè  ferviffero  d'  amaedra- 
mento  a' Fedeli,  facendo  nafcondere  quarti  MS.  in  luoghi  fegreti  ;  mile  m 
oflèfvanza  i  decreti  di  Felice,  e  d'  Eurichiano  Som  ni  Pontefici  nel  benedi- 
re i  frutti  (opra  l'Altare  ,  e  nel  celebrar  il  Sagrificio  fopra  gli  Altari  de* 
Martiri  ad'onta  della  Setra  Manichea  . 

Celso  pofcia  querta  tregua  nella  S.  Chiefa,  perchè  elTendo entrato  Mafli- 
miano  Imperadore  in  Milano,  molti  per  aquirtare  la  fua  grazia  ,  al  quale-, 
iàpevano  di  non  potergli  fare  più  grato  piacere  ,  che  manifeilare  ,  e  perfe- 
guitare,  i  Crilliani,  mortravano  querto  fiero,  e  più  che  berti  ile  fpeuacolo, 
che  la  Madre  accufava  la  figliuola,  la  figliuola  là  Madre  ,  il  figliuolo  rtra- 
fcinava  alle  Carceri  il  Padre,  la  Moglie  era  denui  ziata  dal  Marito,  il  Fra- 
tello ,  la  Sorella,  l'amico  ,  i  Compagni,  ed  i  Parenri  inumanamente  tradì 
loro  fi  uccidevano,  i  Pallaggi  erano  abbruggiati  ;i  fagri  Temoli  prolanati 
e  rovinati ,  ed  i  libri  facri  nelle  pubbliche  piazze  erano  gettati  alle  fiam- 
me.  Appena  i  Criftiani  erano  acculati ,  che  fubito  erano  trucidati  da'  Car- 
nefici,  altri  vivi  erano  gettati  per  cibo  alle  fiere  indomite,  molti  dalle-, 
fiamme  ardenti  arrortiri  ,  altri  con  diverfi  inventati  tormenti  uccifi  ,  e  deca- 

f)itati  lenza  alcun  perdono  ,  né  al  fclTo,  ne  all'età,  ne  all'amicizia ,  né  al- 
a  conlanguinità  .  In  così  attroce  perfecuzi'.<iie  con  intreppidezza  Materno 
fortenne  la  (uà  carica,  non  celTando  di  predicare  l'Evangelio  ,  e  correva-, 
or  qua,  or  là  a  confolare  gli  aiììiti  Criitiani,  a  coufortargii  ,  ed  clòrtargli 

alla 


LUGLIO.  129 

«Ih  coflanzi  del  martirio.  E  perche  iCimiterj  fatti  da'SS.  Cajo,  Cali  Tizia- 
no ,  e  Calimero  iuui  antcceflbri  non  erano  l'ufficienti  a  ricevere  la  molcitudmc 
de' Cadaveri  de' Martiri,  ordinò  che  le  ne  facell'ero  degli  altri,  ed  in  tante 
boral'che  toccò  anche  a  Materno  d'elT'erere  più  volte  carcerato  ,  e  flagella- 
to. Dirò  in  particolare  di  qu.indo  Vittore  Cavaliere  di  Moravia  per  la  tede 
di  Crilto  Tu  condannato  ad  ell'ergli  tagliato  il  Capo  fuori  di  Porta  Venere 
(  al  prefenie  Porta  VerccUina  )  ove  era  una  felva  d'olmi  ,  o  Bofco  ,  con 
ordine  che  nello  ftellò  Bofco  folfe  lafciato  il  Cadavero  per  elTere  divorato 
dalle  beitie.  Materno,  che  come  buono,  e  lol lecito  Paitore  del  fuo  Gregge 
aveva  cura  fpeziale  ,  non  folo  de' vivi,  ma  ancora  de'  moni  ,  ulcito  il 
fefto  giorno  dopo  la  morte  del  S.  Cavaliere  fuori  della  Città  da  quefta_. 
Porta  trovò  il  facto  Corpo  guardato  da  due  fiere  ,  l'una  dalla  telta,  l'altr» 
da'  piedi  .  C'ò  vedendo  il  Santo  Arci vef covo  con  (ingoiare  affetto,  e  di- 
vozione diedegli  fepoltura  poco  longi  da  elfa  felva,  ove  fu  persi  graru 
memoria  eretta  una  Cappelletta  ,  che  al  prefente  ancora  fi  vede  a  mezzo  del- 
la Itrada,  e  vi  fu  piantato  parimente  un  Moniltero  de  Vergini  Benedetti- 
re,  ma  dopo  qualche  tempo  furono  rimofle  ,  e  collocate  dentro  della  Cit- 
tà, evi  furono  meffi  i  Capuccini  quando  vennero  ad  abitar  in  Milano. 
Fu  accufato  di  queita  fagra  funzione  il  Santo  Arcivefcovoall'  Imperadore, 
che  lo  fece  prendere,  e  condurfi  d'avanti  ,  e  cornandogli  che  offeriire  in- 
cenfo  agi'  Idoli ,  o  che  eleggelle  la  morte  capitale.  11  Santo  Vefcovo  fprez- 
zò  il  reggio  comando  ,  e  ùiife  apertamente  che  non  avrebbe  incenlato  altro 
Dio  che  quello  de'CriUiani.  Stavano  già  pronti  i  CarneHci  per  troncar- 
gli la  terta  ,  ma  per  virtù  divina  recarono  ammollirli  loro  cuori,  e  mi- 
rando la  faccia  di  Materno,  che  (jpirava  Santità,gli  diedero  la  libertà  lenza 
offenderlo  .  E'  opinione  d'alcuni  Scrittori  che  Materno  folle  mandato  ìa 
efilio  ,  e  fopravivelle  pochi  giorni  ,  pure  di  ciò  non  lì  truova  icrittura_ 
certa  .  Quello  è  ben  vero  che  dopo  tanti  travaglj  e  pericoli  (offerti  ,  per 
la  fede  di  Gesù  Crilto  nella  Città  di  Milano,  circa  l'anno  della  noltra  (a- 
lute  30 j.,  a' 18.  del  mele  di  Luglio  reie  l'anima  beata  al  Creatore  e  fu  fep- 
pelliio  nel  Poliandro  di  Cajo  ,  cicèj  ne, la  Balilica  Fauflu  iii  a  ,  e  l'anno 
IJ71.  da  S.  Carlo  fu  npolto  nell' Aitar  maggiore  di  ella  Chieia . 

1  fuoi  miracoli  furono  molti ,  ed  in  ifpez;e  ha  goduto  queita  grazia  par- 
ticolare, che  elfendo  (tato  invocalo  da'  Carcerati  ,  vifibiimente  è  compar- 
fo  loro  a  ditciorre  le  catenne  ,  aprir  le  prigi<:ini ,  e  mettergli  nella  Itrada-. 
fjcura  della  fuga  .  Per  tali ,  e  tante  pren  gative  ,  delle  quali  fu  favo- 
rito da  Dio,  molti  Popoli  fé  lo  eleiFero  per  loro  Avvocato,  e  tra  efli  quel- 
li dell'antica  Terra  di  Gomazzo  Lodigiano,  e  ne  celebrano  Fella  iolenne 
nella  loro  nuova,  e  vaga  Chieia  Parrocchiale  Arcipreturale.  Chi  dcfi- 
dera  altre  notizie  di  queito  Santo ,  legga  il  Zodiaco  della  Chiefa  Milanefc 
del  P.  D.  Piacidio  Pucinellida  Pelcia  . 

Cofmo  Gufmeri  Vicario  Generale  di  Monfig.  Vefcovo  Vidovi  intima  « 
tutta  la  Cuti,  e  Dioccfi  una  lettera  circolare,  affinché  l'uno,  e  l'altro Cle« 

1  IO 


*30  LUGLIO. 

ro  vada  al  travaglio  delle  fortificazioni  della  Città,  Hell'anno  i6$^.  efien» 
do  i  Francefi  focto  Pavia  .     Benz.  ed  altri. 

*  19  Andrea  Vifconti  Signore  di  Milano  colle  fpoglie  della  vecchia  Città 
di  Lodi  abbellì  Milano ,  e  molti  altri  luoghi  del  Milaneie  ^  come  Cantu- 
rio ,  ed  in  ifpezie  co'  merli  delle  Tue  mura,  che  erano  tutti  di  marmo ,  che 
facevano  rirplendere  la  diftrutta  Città,  nobilitarono  le  loro  Chiefe  in  Milano, 
e  fuori .     Majan.  e  Cor. 

10.  S  MARGARITA,  titolare  antico  della  Chiefa  delle  Monache  Cappuc- 
cine ,  (ebbene  addeffo  è  mutato . 

Sua  IHoria  . 

LA  prima  notizia  della  Chiefa  ,  e  Moniftero  di  S.  Margarita  l'ho  da_. 
da  certi  MS.  annonimi  ,  che  trattano  dell'  antichità  della  nobiliHìma-. 
Cala  Sommariva,  quali  mettono  come  l'anno  1571.  efTendo  i  Nobili  Decu- 
rioni B  )ngicivanni  Filftraga ,  e  Giacomo  Sommariva  padroni  della  Cala  di 
S.  Margarita  della  Città  di  Lodi  ,  ove  rifiedevano  alcune  Monache,  altrc^ 
volte  dell'Ordine  degli  Umiliati,  appellate  le  Cappuccine,  pretcfero ,  co- 
me tali  ,  di  nominare  la  Miniitra  della  Cafa ,  e  Moniitero  ,  e  di  rimovere 
quella  che  v'era.  Eifendo  l'anno  1570.  ftata  foppreiTa  la  Religione  Umi- 
liata ,edi  giàquefte  Monache  profefiavano  la  regola  di  S.  Benedetto  (  a  )  ed 
in  oltre  con  autorità  Pontificia  Tanno  1575.  29-  Marzo  furono  trasferite, 
ed  incorporate  col  Moniftero  di  S.  Gio.  Battiita  dello  fteflb  Ordine  di  S. 
Benedetto . 

Viveva  l'anno  1578  la  Nobile  Vedova  Zenobia  Modegnana  Matrona  Lodi- 
giana ,  la  quale  infiammata  del  Santo  defiderio  di  fervire  a  Dio  con  mag- 
gior perfezione  (^  b  )  aveva  prefe  feco  dieci  Vergini  della  Compagnia  di 
S.  Orfola,  (e)  e  s'era  ritirata  dal  Mondo  per  vivere  fecondo  le  regole-, 
delle  Cappuccine  ,  ficcome  in  fati  ancora  l'anno  feguente ,  (  d  )  abitando 
in  una  Cafa  vicina  a  S.  Egidio,  veftirono  tutte  quell'Abito  nei  giorno 8. 
del  mefe  di  Dicembre  colla  licenza  dell'Ordinario. 

Paffato  qualche  anno  fu  meflb  in  vendita  quefto  Moniftero  foppreffo ,  e 
la  Nobile  Zenobia  col  fuo  danaro  ,  (^  e  )  e  forfi  come  la  itelTa  Bolla  riffe- 
rifce ,  con  quello  delle  dette  Vergini  ,  lo  comprò  ,  e  vi  fi  trasferì  col  lìio 
bel  drapello  di  Vergini  .  Filfate  che  furono  in  quefto  luogo  con  tutte  lc_ 
dovute  circoftanze,  procurarono  col  mezzo  del  Ven.  Conforzo  di  tutto  il 
Clero  di  Lodi  l'erezione  dello  fteflò  in  Moniftero  di  Monache  da  chiamarli 
Cappuccine  dell'  Ordine  di  S.  Clara,  forto  la  Regola  de'  Frati  Minori,  ed 
in  perpetua  Claufura,  foggietre  all'  Ordinario  ,  e  fotto  la  cura  ,  tutella,  e 
governo  de' Rettori,   e  Deputati  dello  fteflb  Conforzio.     Ottenuta  qucfta 

Bolla 

(  a  )  Boi.  di  Gregorio  XIII.  nel  lib.  delle  loro  regole ,  ed  inflrum.  del  Pali,  giorno  , 
ed  anno  fudt  tti .  {b)  Arch.  della  Curia  Fefc.  (  r  )  Arch.  di  S.  Paolo  .  (  d)  Ar- 
chivio della  Curia  Fe[c.    (f)  MLctt.fCfud.An^» 


LUGLIO.  iji 

Bolla  l'anno  1584.  29.  Aprile  diCpofero  il  Moniflero  ,  fecondo  richiedeva 
il  loro  ftato  ,  e  l'anno  1588.  primo  Novembre  detta  Modegnana  ,  che  poi 
aveva  prefo  il  nome  di  Giara  ,  con  quattordici  Vergmi  ,  comprefe  due- 
Converle  ,  fece  la  Profeiiione  nelle  mani  di  Livio  Pallàri  Vicario  Generale 
del  Vefcovo  Taverna . 

Per  cagione  poi  ,  che  nel  giorno  8.  Dicembre,  fefta  dell'  Immacolata», 
Concezione  di  Maria  fcmpre  Vergine,  vellirono  la  prima  volta  l'Abito  da 
Cappuccine,  come  s'è  detto,  fìmiflero  per  degna  memoria  a  celebrare  ogni 
anno  con  devozione,  ed  oflequio  particolare  si  gran  feita  nella  loro  Chiela, 
ed  m  proceilo  di  tempo  e  crcfciuta  a  tal  fegno,  che  or  mai  quafi  non  porta 
ptìi  il  primo  nome  anticho  di  S.  Margarita  Vergine,  e  Martire,  ma  quello 
dell'  Immacolata  Concezione  ,  alla  qu.ile  nel  numero  di  25.  in  circa  fervo- 
no al  Signore  in  ftrectillima,  ed  inviolata  offervanza  della  loro  RegoJ» 
con  vita  immacolata  . 

S.  ELIA,  Fefla  alla Chiefa dell'Annunziata  de'PP.  Carmelitani. 

Si  cominciano  a  diftruggere  i  beilifTimi  Borghi  ,  ed  ameni  di  Porta  Cre- 
fr.oiieie,  commcir.ndo  dalla  Chiefa  Parrochiale  di  S.  Biaggio  col  Monilte- 
ro  anneflo  ce'  PP.  Olivetani  aha  colta,  dove  ancora  al  preleue  fi  fcoprano 
od  <  de  morti ,  per  il  terreno  che  cade  abbaffo  ,  e  poi  fi  feguita  ad  aitre_ 
Chicle ,  e  Cafe  di  gran  tenuta  ;  ciTendo  Cremona  aflediaca  da'  Francefi 
celi'  anno  1648.  Not.  var.  cdtt  iSenz. 

II.  Monfig.  Ortenfio  Vifconti  noflro  Vefcovo  benedice  ,  e  getta  la  pri- 
ma pietra  della  Chieia  nuova  della  Parrochiale  Prepofiturale  di  S.  Mari» 
M'itidalena  nell'  anno   1719.  Juo  Arch. 

21.  S.  MARIA  MADDALENA  ,  fella  alla  Tua  Chiefa  Parr.  Prepofic. 

Sua  Ifloria ,  e  del  Santijjìmo  Crocifijjb  y  che  ivi  fi  Vi-ntra . 

L'  Antichirà  di  quefla  Chiefa  Parrocchiale  fi  può  comprendere  da  quanto 
dice  Acerbo  Morena,  che  l'anno  ii6i.  i.  Marzo  fpirando  un  vento 
molto  gagliardo  acceJe  un  fiioco  in  Valielelia  ,  che  abbrucciò  quafi  la  metà 
d'ed'a,  e  la  Ghiclà  di  S.  Maria  Maddalena.  Quello  concorda  coli' iicrizio- 
ne ,  che  fi  '«^i^ge  lopra  d'  un  arco  della  Cappella  della  Concezioi.e  in  effa». 
Chiela  ;  la  quale  dice  come  quelto  Tempio  tu  fubbiicato  nel  principio  del- 
la r.uova  Ciiia.  Aveva  quelia  Parrocchiale  il  titolo  di  Rettoria,  ma  come 
il  Lodi  ne'  fuoi  MS.  ,  l'anno  1477.  *•  Dicembre  Pietro  Inzago  Rettore  ot- 
tenne da  Leonardo  btaùiano  Canonico  di  Parma,  e  Vicario  Generale  del 
Vele  Pallavicino,  di  cunle'ifo  d'eilo  Vefcovo  nella  facriltia  della  Cattedra- 
le, prelente  il  Capitolo  ,  l'erezione  della  Rettoria  meoefima  in  Piepofiiura, 
e  de'  due  benchtj  femplici  di  quella  Chiefa  in  Coni  nicati  per  maggior 
ocaamcQtu  del  Clero  Ludi^iano,  attelu  il  puuco  numero  de'  Pieii  graduati 

1  X  che 


i^t  L    a   G   L    I   o. 

che  erano  in  Citta.  Trovo  però,  che  fino  l'anno  1^19.  il  Sinod.  5.  vi  af- 
fegna  tre  Canonicati  fenza  reddenza  .  Quefta  Ghiefa  fu  rinovata  I'  anno 
i6t-7.  come  la  citata  ifcrizione,  ma  perche  dopo  che  fi  è  introdotta  la  di- 
vozione del  fuo  Santiffimo  CrocifilTo  ,  non  è  capace  (  quantunque  fia  di 
competente  grandezza  )  di  tutta  la  gran  moltitudine  del  Popolo  ,  che  vi 
concorre  ,  ed  in  particolare  quando  vi  fi  tanno  ,  o  funzioni  ,  o  pubbliche^, 
preghiere  ,  è  ftata  cominciata  un'  altra  come  ho  detto  il  giorno  d*  jeri ,  la  quale  è 
già  arrivata  alla  fua  altezza  ,  ed  il  Coro  è  già  coperto  ,  e  iebbene  il  fuo  maelto- 
lo  diflegno  fupera  le  forze  della  Chiefa  ,  non  ha  potuto  fuperare  la  devozione 
de'  Popoli  colla  continuazione  d'abbondanti  limofine  ,  che  l'anno  inalzita  a 
tanta  fommità  che  fi  vede.  Lo  Itimolo  maggiore  dunque  di  tanta  divozione 
a  quefta  Chiefa  fi  è  per  la  grande  itima ,  che  fi  fa  del  SautilTimo  Crocifiiro  ,che 
dalla  Chiefa  fua  ha  prefo  anche  il  nome  della  Maddalena  . 

Circa  alla  di  lui  informazione  non  polTodire  di  più  di  quello  riferifcc  Dsfen- 
dente  Lodi  ne'  fuoi  MS.  citati  dal  Porro  nel  fuo  Libro  intitolato  Difcorfo  [opra  i 
progrefjt  del  Santi'Jìino  CroifiJJo  della  Middalena  ,  il  che  brevemente  repplico 
in  grazia  di  quelli ,  che  non  ne  averanno  fin'  ora  alcuna  notizia . 

Quanto  alla  fua  origine  porta  due  Tradizioni  verbali  ,  e  nefTuna  fcrittu- 

rale. 

La  prime  dice,,  chequefla  facra  Statua  elTendo  fopra  l'Architrave  di  una 
„  Chiefadanoi  puoco lontana, main  vicinanza  del  Fiume  d'Adda,  (come  fé 
„  ne  trovano  alcune  in  quella  Diocefi  vicine  allo  llelfo  Fiume)  acuì  per  fue 
„  corrofioni  ellendofi,  accollata  furono  le  cofe  più  preziofe  di  eifa  trafportatc 
„  altrove  per  falvarle ,  ma  fmenticati  i  Cultodi  della  Chielìi  di  rimovere  il 
„  Crocififlb ,  il  Fiume  la  notte  corrofe  il  terreno ,  dove  era  fabbricata,  e  porta- 
„  rono  le  rapide  onde  lue  tanto  fimolacro  agalla  fopra  di  loro,  finché  renò  at- 
„  traverfato  fra  le  colonne  del  noftro  ponte  vicino  a  quella  Città:  aldi  cui 
„  cafo  accorrendovi  molti ,  e  fra  effi  il  Parroco  di  S.  Maria  Maddalena,  nel  di 
9,  cui  dillretto  della  Parrocchiale  reità  {oggetto  il  fiume  verfo  tramontana, 
„  dal  quale,  religiofamente  accolto  con  ogni  devozione,e  decoro,  fu  trasferito 
„  alla  propria  Chiefa  ,  collocandolo  lopra  l'Architrave. 

„  La  feconda,  che  pare  pia  credibile  e,  che  la  Itefla  Santifiima  Immagine  fi 
confetvalTe  nell'  antica  lua  Parrocchia  di  Lodi  vecchio  tenuta  fin'  a  quel 
tempo  in  grandiflima  venerazione  dal  Clero  ,  e  dal  Popolo,  folito  riccorrere 
ad  ella  per  chiedere  la  pioggia ,  e  dopod'eirere  ftata  rifabbricata  quella  nuo- 
va Città  per  non  perdere  pegno  così  facro,  e  benefico  ,  foife  con  ognilolen- 
nità,  e  devozione  trasferito  a  quello  fuo  nuovo  Tempio  ,  e  collocato  fopra 
l'Architrave  femplicemente  dipinto  per  prevalertene  la  Città  parimente  ad 
impetrare  la  pioggia  . 

Io  aggiungo  quell'altra  tradizione  verbale,  ed  è, che  fofle  fabbricato  dal 
B.GiaccomoOIdo,  come  ho  detto  alli  41.  Maggio  nella  Vita  di  elio  Beato,  ed 
ancor  quella  non  è  fuori  della  fua  credenza.  Vedendofi  pofciailfuo  eificacilli- 
moajuto  ne'  communi  bifogni  di  pioggia ,  fi  cominciò  a  portarlo  in  procef- 
iìone anche  per  ottenere  la  lerenità dell' aria  ,  ne*  pericoli  di  guerre  ,  di  pelle, 
di  conwggio  )  ed  in  ogni  neceffità  del  pubblico .  Fedi  primo  Gmnajo . 

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LUGLIO.  T^j 

E' innalzata  la  colonna  di  marmo  con  fopra  la  Croce  avanti  Porta  Cremo- 
•eleneliuo  corlo  ,  per  cagione  della  peite  .  An.  1610.  ftu  i frizione. 

S.  GUALTERO  Confenorc  Cittadino  Lodiglano  ,  fefta  in  Duomo  ,  ed 
alla  fua  Chiela  ne'  Borghi  di  Porta  Cartello  . 

Sua  Vits  efìr.itta  d.t  fj^ella  ,  chefcrìjje  Bono  Giov.inni  Canonìe» ,  amico ,  e  Pari-nte 

del  Santo  ,  oual  MS.fi le^ge  nella  Libraria  di  S.  Crifloforo ,  e  com  orda  col  noflro 

Alartirologh ,  e  con  altri  Scrittori ,  che  di  e£o  Santo  anno  trattato. 

NAcqoe  il  B.Gualtero  circa  l'anno  del  Signore  1184.  nella  Città  dì  Lodi, 
puoclii  anni  dopo  risdiflcata  dall'  Imperadore  Federico  I. ,  da  Aliprando 
de  Garbagni  Tuo  Paare  ,  e  dalla  Madre  per  nome  Aleffia  ,  quali  dcfiderando 
fommamente d'avere l'iccefTioue  ,  fecero  voto  a  Dio,  edall'Appoftolo  Pietro, 
che  fé  foiFe  Itato  concelTo  a  loro  un  Figliuolo  l'averebbero  portato  a  Roma  ,  £_ 
prefentato  alla  fua  Chiefa  ,  edopo  d'averlo  fatto  ammae/trare  nelle  lettere  lo 
avrebbero dedicTto al  fervigiodi  Dio.  Furono  efiudite  le  loro  preghiere,  e 
voti,  ed  avuto  il  Figliuolo  gli  pofero  nnme  nel  Battefìmo  Guiltero,  ringra- 
ziando fommamente  il  Signore,  e  S.  Pierro  della  grazia  ricevuta.  Di  poi  a 
tempo  opportuno  fé  n'andarono  a  Roma  col  Figliuolo, e  compito  il  voto  già 
fatto,  lo  reportarono  a  Cafa  .  Allevarono  Gualtero  con  molta  diligenza,  c^ 
nelle  lettere,  e  nella  pietà,  e  nell'etìi  di  quindici  anni  prefe  l'Abito -d'Ofpita- 
Jiero  .  EfTendogi  i  morto  il  Padre,  per  fervireCrifto  più  Ipeditamente  ,  fecon- 
do l'Evangelio  .  diftribui  a'  Poveri  il  prezzo  di  quanto  pofledeva  .  Aveva  però 
laMadrcbench:- vecchia,  ed  affinchè  niun  affetto  del  lecolo  ,  edella  carne  lo 
potelfe  rimovere  dal  fervire  Iddio,  la  collocò  in  un  luogo  Religiofo,e  lui  per 
imparale  la  Regola  degli  Ofpital  ieri  (ì  parti  per  Piacenza,  preirolaqual  Città 
per  lo  fpazio  di  due  anni  fervi  agi' Infermi ,  e  Poveri  ncU' Ofpitale  di  5-  Rai- 
monco  ,  pofto  in  un  Borgo  di  quella  .  Pofcia  ritornò  alla  Patria  ,  e  con  gran_, 
follecitudines'.iffaticò  nell' Ofpitale  di  S.  Bartolomeo  ,  polto  fuori  delle'mura 
nella  itradaPavefe,  fervendo  a  Dio  nell'ajuto  degli  Infermi  con  tutte  le  vilcerc 
della  fua  carità  . 

Per  lo  fpazio  circa  d'un  miglio  fuori  di  Città  fulla  ftrada  Milanefe,che  al- 
lora guidava  dalla  Torretta  alla  Puflerla  di  S.  Vicenzo,commettevanfì  tante 
fcclcraggini  da'  Mafnadieri ,  che  rendevano  il  pafl'aggio  molto  pericoiofo,e 
per  rimediare  a  quello  inconveniente  ,  procurò,  ed  ottenne  il  pietolo  Gualte- 
ro quclto  luogo  deferto  connato  perticlie  di  terrene  in  circa  dalla  Comunità  di 
Lodi  l'ultimo  giorno  d' Arriledell'  anno  1106. ,  come  per  Iftrumento  rogato  da 
Alberto Longo  NotajoLodigiano,  per  fabbricarvi  un  Ofpitale  con  fia  Cap- 
pella ad  onore  di  Dio,  e  rie' SS.  Appoltoli  Giaccomo  ,  e  Filippo  ,  cui  Enrico 
b'eitaia  Arci  vefcovo  di  Milano  aggiuale  la  Chiefa  per  la  grande  ftima,  che  fa- 
ceva del  noflro  Santo . 

Anche  Gio.  Vcrtua  Lodigiano  gli  dorò  certa  fbmma  di  danari  con  una  Cafa 
polla  in  Vallefeila  di  Lodi,  come'dice  il  Lodi  il  difc.  8.  pag.  404. ,  e  come  pec 
ilUumeuto  rogato  da  Ravifò  Capodibue  l'anno  1207. 

i  3  la 


i}4  LUGLIO. 

In  breve  ebbe  un  grand*  accrefcimento  quefto  Spedale  ,  che  allora  aveva 
prefo  il  nome  della  Mifericordia ,  e  poi  di  S.  Gualcero  dal  nome  del  luo  Fonda- 
torc,morto  che  fu  ;  perchè  moke  perfone  sì  Uomini ,  come  Donne  molTe  dall' 
efempiodel  noftro  Santo  venivanoa  far  vita  eremitica  in  quello  Li'ogo  ,  e  nel- 
la ftrada  dello fpirito  erano  femprc  più  infiammati  dalle  Dottrine,  ed  efem- 
pli del  loro  Santo  MaeftroGualtero, che  veltito  di  facco  andava  a  piedi  nudi, 
taceva  copiofe  limofine,  mortificava  la  carne  col  vivere  fcarfo  ,  e  co' digiuni 
frequenti,  folito  a  racchiuderli  nella  Tua  picciola  Camera, fabbricata  aguifa  di 
fpelonca  nel  fianco  meridionale  della  Chiefa  ,ove  flava  in  orazione,  e  gior- 
no, e  notte  ,  e  con  gran  coppia  di  lagrime  dimandava  a  Dio  perdono  de'fuoi 
peccati ,  intraprendendo  anche  di  fpeiìò  fagri  pellegrinaggi ,  ed  il  fuo  mag- 
gior diletto  era  il  praticar  con  perfone  pie ,  e  leligiofe  . 

Inflitui  altri  Olpitali  in  diverfe  parti  per  rifuggio  de'  poveri  infermi  ,  e 
Pellegrini ,  tra  i  quali  uno  preffo  Vercelli  ,  uno  di  là  da  Tortona  nella  ff  rada , 
che  conduce  a  Genova,  uno  a  Crema  ,  un  altro  vicino  a  Melegnano  preflò  il 
Fiume  Lambro  tra  Lodi ,  e  Milano ,  un  altro  fopra  il  Fiume  Vicciabbia ,  quali 
erano  cultoditi ,  e  fovvenuti  da' Fratelli ,  e  Sorelle  della  ffelTa  prcfefllone  ,  e 
fpello  vifitati  dal  Santo  .  Perquefti,e  per  molti  altri  Ufficj  di  pietà  illuftra- 
to  co  i  miracoli  il  grand' Uomo  di  Dio  ,  alla  fine  fu  forprefo  da  grave  infermi- 
tà, e  circa  il  quarantefimo  anno  della  fua  Vita  l'anno  1124.  zi.  del  mefe  di 
Luglio  ,alzandolebracciaal  Cielo  per  ricevere  la  morte,  (come  egli  dille) 
già  vicina,  refe  l'anima  beata  al  Creatore  alla  prefenza  di  molti  Religio{ì,e 
di  perfone  d'ogni  felTo,  e  condizione,  che  afpettavano  con  fofpiri,e  lagrime 
il  fuo  felice  palfaggio  . 

Eflendo  in  un  fubitofparfa  la  funefla  nuova  della  di  lui  morte,  il  Popolo  Lo- 
digiano  concorfe  in  gran  numero  a  venerare  il  luo  fagro  Corpo,  il  quale  di  poi 
fu  feppellito  con  grand' onore  nella  Cappella  da  lui  dedicata  a  detti  Santi  Ap- 

fioftoli  unita  alla  Chiefa  ,  e  febbene  il  Sinodo  3.  alla  Vita  di  Monfig.  Ottobel- 
o  Soffieniino,  dice,  come  queflo  Prelato  accompagnato  da  tutto  il  Clero  vi 
facelTc  egli  le  facreefequie  ,  il  citato  Autore  di  queita  Vita  dice  di  avergliele 
preitate  lui ,  e  però  per  conciliar  ambidue  i  palli,  può  Ilare  che  Buono  Gio- 
vanni Canonico  facefle  lui  efequie ,  ed  il  Vefcovo  v'interveniire  con  tutto  il 
Clero,  come  fi  vede  fpelTo,  che  1  Vefcovi  allìltono  alle  funzioni,  che  fanno  i 
Canonici ,  e  per  queft'aflìftenza,  che aveffe  preftato  il  Vefcovoatali  efequie, 
alcuni  hanno  prefo  campo  di  dire  che  le  celebrafle  il  Vefcovo.  llfitoprecifo 
dove  fu  feppellito  ,  fecondo  la  Vita  latina  del  Santo,  che  fi  conferva  nello  Spe- 
dai maggiore,  e  buona  parte  fi  legge  ne' MS.  del  Nob.  Girolamo  Cadamoftoal 
difcorlo  di  quello  Spedale  a  pag.  47.  fu  la  Cappella  de'  SS.  Appofloli  Giac- 
comOjC  Filippo,  qual  oggidì  ferve  di  Sacriltia  .  In  quello  mentre  ancora.^ 
non  celTava  di  concedere  molte  grazie  a  quelli,  che  divotanaente  fé  gli  racco- 
mandavano, e  vifitavano  il  fuo  Corpo ,  godendo  grazia  particolare  nel  fanare 
gì'  infermi  dal  male  di  podagra . 

In  altri  MS.  che  fi  confervano  nell'  Arch.  dell' Ofpital  maggiore  fi  leg- 
ge quanto  fegue  . 
Crefcendo  tuttavia  U  fama  de  fuoi  miracoli ,  alcuai  del  Borgo  di  Porta 

Cre- 


LUGLIO.  Tff 

Cremonefe  ,  deliberarono  di  voler  rubbare  il  fuo  facro  Corpo  ,  così  ifti^a» 
ci  da  un  certo  Martirio  Marifco  Agricoltore  ,  quale  avendo  ricevute  molte 
grazie  dal  Sante»  riferiva  anche  una  maravigliora  vifione  avuta,  e  parimen- 
cene  venivano  perluafì  alla  gagliarda  dai  Mii.iftro  dell' Ofpitale  di  S.  Biaagio 
dello  fleflo  Borgo  .     Perloche  nel  giorno  26.   Gennajo  l'anno  1384.   dieci 
Vomini  con  alcuni  Crocifilli  nelle  mani  andarono  di  mezza  notte  alla  Chie- 
fa  del  Santo,  e  non  trovando  alcun'  oftacolo  ,  rotto  l'Altare,  e  levate  le— 
iacre  Reliquie  ,  gii  cento  ,  e   feffant'  anni   ivi  feppellite  ,  le  trafportarono 
alla  detta  Chiefa  di  S.  Biaggio  con  idea  di  frabbricargli  una  fontuofa  Cap- 
pella .     Il  Cielo  però  volle  farne  qualche  riCentimento  di  quello  facrilego 
furto  ,  perchè    nello  fteflo   tempo  turboffi   l'aria,  e  fi  commolfcro    impe- 
tuofi  venti .     Divolgatofì  quefto  fatto,  i  Cittadini  fi  riH'entirono  molto,   per- 
chè incitarono  Manfig.  Paolo  Cadamofti  Vefcovo,  e  Gorizio  Froozula  Capi- 
tano, e  Podeltà  ad  ufare  tutti  gii  ftrattagemmi  per  venir  in  cognizione», 
del  ladro  ,  laonde  temendo  i  facrileghi  di  ell'ere  fcoperti ,  la  notte  delli  ly. 
Febbrajo  portarono  il  (agro  Corpo  dalla  Chiefa  di  S.  Biaggio  alla  Chief» 
vicina   di  S.  Paolo  prelTo  l'Altare,  nel  qual  tempo  di  nuovo  l'aria,  di  pri- 
ma quieta,  e  lerena  ,  fiibito  fu  turbata  da  gran  furia  de'  venti  ,  e  dopo, 
ch'ebbero    depofto  il    Santo   ritornò  alla  fua  primiera  ferenità.     Due-, 
giorni  dopo  che  fuccefiero  quelle  cole,  Giovanni  Micolii  Cancelliere  della 
Communità  di  Lodi  molto  divoto  del  Santo,  dal  quale  anche  elTo  aveva-, 
riportato  molte  grazie  ,  fpinto  da  quilche  fofpetto  ,  fi  mile  fecretamefitea 
ragionare  col  Miriftro,  e  Crociferi ,  che  erano  gli  Ofpitalieri  di  S.  Biaggio, 
e  prumife   loro  /impunità  fopra  la  fua  fede  fé  gli  (cuopi  ivano  la  verità  del  fe- 
guito,  ed  in  fatti  prima  del  mezzo  giorno  rellò  informato  del  tutto  ,  ed  aven- 
done pallate  le  lue  parti  col  Podeltà  ,  ed  a' venti  de' principali  drlla  Città, 
avendo  anche  ricevuio  da  elfi  prima  il  giuramento  ,  the  non  mancalTero  alla—, 
fede  da  elio  cata  ,  la  notte  andarono  a  vedere  il  lacrodepofito,  e  lo  ritrova- 
rono ferrato  con  chiave  ,  e  figillato  ,  perchèera  Itato levato  dal  fuo  Altare, 
come  itava  nella  iua  calTa  .     Per  riportarlo  al  luogo  di  prima  fi  pubblicò 
una  prccefTione  folenne  dal  fuddetto  Vefcovo  per  la  mattina  fèguente  ,  giorno 
18.  Febbrajo  in  Giovedì  ,  coli'  intervento  di  tutto  il  Clero  Secolare  ,  e  Re- 
golare, e  levato  il  (acro  Corpo  dalla  detta  Chiefa  di  S.  Paolo,   fu  portato 
con    grande  onore   dentro   della  Città   fino  in  piazza  ,  eilèndo  prima  (ta- 
to levatodagU  Abbati  di  Cereto,  di  S  Ballano,  dal  Priore  di  S.  Marco,  e  dai 
piìi  degni  dei  Clero,  e  dopo  di  efiidai  Nobili ,  quali  furono  il  detto  Gorizio  Po- 
df'lta  ,  CalttUno  Beccaria  principale  di  Pavia,  trovattfi  qui  vi  a  calò,  Paolo 
ViJtarino  ,  Co.  Ginvai.ni  Cadino ,  e  da  altri  più  raguardevoli  della  Città  ,  e  fu 
reltituuo  alla  fua  Cmefa  della  Mifericordia,  dalla  quale  dopo  molti  anni, 
comeilnoiiro  Martirologio,  fu  portato  in  Città,  e  collocato  r.ella  Chiela-, 
Cattedrale  ,  clfeni.;o  nciltro  Vcfovo  Monfig  Bernerio,e  pofciaMoofig  Vef-k 
covoTavcrna  lo  rinchiulè  n  un  depofitou'arge  uo  ,  e ripofenell' Aitar  mag- 
giore lùtieraneo ,  dove  e  divotiffimamente  venerato. 

La  (uà  fella  caaeio  quello  giorno  in  memoria  di  quando  fall  all' crema  glo« 
eia,  m*  lì  uasfenlwe  al  giorno  24.  perchè  eoo  iì  ^uò  farla  oggi ,  attcioche 

A  <|  con* 


tj«  LUGLIO. 

corre  la  fefta  di  S.  Maria  Maddalena,  né  dimani  perchèè quella  di S.  Apol- 
linare ,  ambedue  celebrate  dalla  Chìefauniverfale  ,  alle  quali  deve  cedere  l'uf- 
fìzio di  queito  Santo  ,  come  particolare  di  rito  doppio  nella  noflra  Chiefa_, 
Cattedrale  per  effere  il  primo  giorno  non  impedito  ,  come  per  Decreti  reppli» 
cati  dalla  Sacra  Congregazione  de'  Riti  . 

Grazie  del  Santo  riferite  da   Scritorì  ,  e  MS.  (itati. 

L'Anno  1383.  Alghifio  Graffo  Medico  Lodigiano  era  talmente  tormentato 
da' dolori  di  podagra  ne' piedi ,  che  non  poteva  né  andare  né  Itare  termo, 
avendo  provati  tutri  i  rimedj  umani  per  innutili.  Finalmente  ricorlé  alla 
protezione  dei  Santo ,  e  cominciò  a  vifitarlo,  alla  miglior  forma  che  poteva 
cella  (uà  Chiei'a  ,  ed  ogni  volta  che  lo  vificava  provava  fenfibile  miglioramento, 
ed  in  breve  reitò  libero  affatto. 

Una  perfona  illuftrc,  eflendo  tormentata  da  acerbifllmi  dolori  di  gotta,  fece 
voto  in  tempo  »  che  era  fmarrito  il  liio  (agro  Corpo  ,  le  li  trovava  di  donare  alla 
fabbrica  della  fua  Chiefa  dieci  Fiorini  d'oro ,  e  fubito  anche  lui  trovò  la  Sanità  . 

Antoniollo da Berfello,  Territorio  Parmigiano, era  talmente  infermo  negli 
occhi ,  che  per  nedun  conto  poteva  Ibltener  l'aria  ,  fu  guidato  alla  Chiefa  del 
Santo  ,  per  la  famade'fiioi  miracoli  fino  dal  fuoPaefe,  e  compiuto  che  ebbe  il 
voto  fattogli  di  offrirgli  una  candela,  ed  un'  immagine  di  cera  ,  ricevette  la 
luce  chiariffimamente  con  iftupore  di  tutti  . 

Gianolio  Boccardo  Milaneie  giacendo  a  letto  ,  travagliato  molto  da'  do- 
lori di  podagra  ,  per  avvilo  de'  tuoi  amici  fece  voto  di  andar  nove  Dome- 
niche a  vifitare  il  di  lui  Corpo,  ed  alia  prima  Domenica  fi  fentì  in  forz» 
ballanti  a  far  la  fua  vifita ,  e  la  terza  Domenica  fu  perfettamente  fano. 

Un  Cittadino  di  Parma  ,  molto  anguftiato  dello  ItelVo  male  ,  e  per  quaranta 
giorni  non  puoté  muovere  le  non  il  capo  ,  e  le  mani  ,  avendo  provato  ia 
vanno  ogni  rimedio  ,  ma  quel  giorno,  che  fi  raccomandò  a  S.Gualtero  potè 
levarfi  dal  letto,  appoggiato  a  due  bafloni,e  fi  portò  alla  Chiefa  più  vicina, 
e  dopo  venti  giorni ,  tenendo  ferma  opinione  di  non  poter  elFere  liberato  fé 
non  vifitava  quella  Chiefa  del  Santo,  fal'i  fopra  di  un  piacevole  Cavallo, 
ma  appena  ebbe  oltre  paffàta  la  Città  di  Lodi  non  volle  guadare  un  rivo 
d'acqua  ,  onde  fu  necellìtato  che  fmontafle  di  Cavallo ,  e  lafciafle  la  briglia 
al  Servidore  ,  ed  egli  con  difficoltà  arrivò  a  piedi  alla  vicina  Chiefa  del 
Santo  ,  nella  quale  dopo  d'aver  udita  la  S.  MeiFa  fi  fenti  fano  del  tutto  ,  e 
fenza  alcun  ajuto  volle  ritornar  a  piedi  a  Cafa  fua  ,  per  maggior  offequio 
del  Santo,  in  grazia  del  quale  mai  più  foggiacque  a  quello  dolore;  E  piaccia 
a  Dio  che  per  l'intcrcelTione  di  queito  noltro  Santo  Confeffbre  Concitta- 
dino ,  noi ,  con  tutti  quelli ,  che  gli  faranno  devoto  ricorio  poffiamo  felice- 
mente paflare  per  i  dolori  di  quella  miferabile  vita  ,  a  vederlo  gloriofo  io 
Paradifo  . 

«3  S.  APPOLLINARE  Vefcovo,  e  Martire,  fefta  a  Mairano . 


LUGLIO.  IJ7 

S.  LIBORIO  Vefcovo  di  Cenomano,  la  di  cui  fefla  fi  celebra  nella  Cluefa 
Parrocchiale  di  S.  Geminiano  ia  Città  ,  tenuto  in  grande  venerazione  da 
tutti  i  Cittadini,  e  fpecialmente  da  chi  patifce  il  male  de'  calcoli ,  la  di  cui 
vita  è  palefe  per  certi  libri  ,  che  la  delcrivono  ,  ilainpati  in  Milano ,  t^ 
riftampati  in  Lodi  l'anno  1711. 

Monfìgor  Patriarca  d'AIelTandria,  enoftroVefcovo  Cari' Ambrogio  Mezza- 
barba,  llabilifce  che  fi  aprino  le  Scuole  di  Filoibria,  e  di  Teologia  a'CUe- 
rici  del  Vcn.  Seminano  della  Città  ,  nell'anno  i6i6.  fuo  Arch. 

«4  SS.  GIULIANO,  e  Compagni  Martiri  Cittadini  Lodigiani. 

Loro  Vita  in  compendio  . 

Giuliano ,  Giovane  Nobile ,  Soldato ,  e  Cittadino  di  Lodi  vecchio ,  afTieme 
col  Veicovo  di  elTa   Città  ,     Capitolo ,   e  fuo  Clero  ,    nella  barbara 
periecuzione  dalla  Chiela,  molla  da  Diocleziano,  e  Mailimiano  Imperadori, 
furono  tentati  da  Marziano  Prefidente  di  ella  Città  a  conlcgnargh  le  làcre 
Iftorie  ,  gli  atti  della  noftra  Chiela ,  e  rinegar  la  fede  di  Gesù  Criilo  ,  che 
generofamente  proleffàvano ,  ed  a  l'acrificar  agl'Idoli.  Ma  non  giovarono  né 
parole  ,  né  promeffe ,  né  minacele  per  rimovergli  tutti  dal  loro  fanto  pro- 
pofito  ,(a)  perchè  elTendofi   ritirati  nella  Cattedrale,  e  con  loro  moltillimi 
Criftiani,che  in  tutto  facevano  mille  quattrocento ottantal'ei  Concittadini,  tutti 
Cattolici  ,  per  racccmandarfi  al  Signore ,  e  per  ricevere  maggior  coltanza 
neir  orazione  ,  mentre  erano  intenti  a  celebrare  le  divine  lodi, ed  il  Santo 
Vefcovo(del  quale  non  s'è  potuto  fapere  certamente  il  nome)  gli  efortava  colla 
forza  delle  fue  Prediche  ad  eiporli  intrepidamente  ad  ogni  forta  di  martirio 
piuttoito  che  aderir  in  minima  parte  alle  inftanze  del  Tiranno.  Coltui  fece 
accender  il  fuoco  al  fagroTemplo,  e  quali  tutti  vi  reftarono  inceneriti .  Superò 
la  forza  dell'incendio  il  noftro  S.  Giuliano  ,  e  fenza  alcun  timore  di  Marziano 
gli  fi  prefentò  d'avanti,  rimproverandolo  della  fua  crudeltà  per  aver  condannato 
alla  morte  fenza  compaffione  d'alcuno  tanti  fuoi  innocenti  Compagni .  Stupillì 
il  barbaro  Prefidente  nel  veder  ancor  vivo  Giuliano,  quando  lo  credeva  abbrug- 
giato ,  e  non  potendo  lòfFrire  le  repenfioni  del  Santo  Campione ,  comandò  che-. 
gli  follerò  fracafl'ate  le  olla  con  baioni  nodoli ,  e  mentre  1  Manigoldi  cfequivano 
canta  carnificina,  uno  d'elfi  reltò  privo  d'un' occhio  .  Chiamò  lubito(Z')  Mar- 
ziano i  Sacerdoti  degl'  Idoli,  affinchè  da'  Numi  loro  gì'  impetrall'ero  la  vita  1 
ma  non  poterono  in  conto  alcuno,  anzi  di  più  per  maggior  coni'ufione  del 
Gentilefimo,  alle  Orazioni  del  Santo  cadevano  gli  Idoli  tatti  in  pezzi  ,  ed 
udi\  anfi  nt- ilo  Itellb  tempo  i  Demonj  a  lamentarfi  ai  Giuliano  ,  che  gli  tormen- 
lallé  ;  e  Marziano  Itbbene  aveva  veduto  che  Giuliano  lolo  colla  forza  delle  fue 
orazioni  aveva  anche  tela  la  villa  al  Carnefice  ,  pure  attribuendo  il  tutto  ad 


arti  magiche  , comandò  che  ilSanto  folle  decapitato.  iSion  cosi  ingrato  però 
iu  quello  f  che    a\e/a  ricevuta    la   grazia    della  viltà  per  muacolo  del 

San-^ 
(  4  )  Mmirol.  Lodi^.  Ferrar.  Fairaa. ,  1  Ledi  dif(.  6.$.  150.    (  *  )  FcrtéU 


1,8  LUGLIO. 

Santo  Martire,  perchè,  convertico  allafanta  Fede,  confefsò  arditamente  di 
eflere  flato  rifTanato  folamente  per  la  virtù  dell*  Onnipotente  Dio  de'  Criftiani . 
Sdegnatofi  Marziano  gli  fece  cavare  gli  occhi  con  oncini  di  ferro  ,  e  poi  con 
Antonio  Prete,  (a)  Anaftafìo  Diacono  ,  ed  alcuni  altri  avvanzati  dalle  fiamirie 
fu  crudelmente  uccifo.  In  quefto  tempo  fi  levò  un  grande ,  e  repentino  tre- 
muoto ,  che  fece  fcuotere  gran  parte  della  Città ,  e  moltiflimi  Infedeli  reilarono 
ucciri,e  feppelliti  lotto  quelle  ruine .  Si  mife  a  fuggire  Marziano  ancora, 
penfandodi  fcanfare  lofdegnodiDio,  ma  perchè  quefto  giugne  da  per  tutto, 
in  puochi  giorni ,  confumato  da  vermi,  miferamente  perì .  I  Corpi  de'  SS.  Mar- 
tin ,  efTendo  flati  mifchiati  con  altri  Cadaveri,  Iddio  benedettogli  fece  cono- 
fcere  diitinti  con  prodigi  miracolofi  da'Sacerdoti  Criftiani, i  quali  diedero  a  loro 
fepoltura  onorevole  ,  e  fiorirono  pofcia  di  molti  miracoli  ;  e  parte  delle  loro 
ceneri  fi  trovano  in  un  pozzo  ,  che  di  prefente  è  incognito ,  e  parte  fotto 
l'Altare  di  S.  Pietro  della  Parrocchiale  di  Lodi  vecchio,  quali  devono  efferc 
quella  polve  roffa  ammafTatacon  offa  minute  ritrovate  fotto  l'Aitar  maggiore 
in  una  caffetta  di  marmo  bianco,  quando  fu  rotto  per  eftraerfi  il  Co. pò  di 
S.  Tiziano ,  come  racconto  alla  fua  vita  . 

L'Officio  di  queftì  SS.  Martiri ,  (i)  per  decreto  del  Vifitatore  Appoftolico 
Moni'  Francefco  BofTì ,  celebravafi  il  giorno  corrente ,  (<r)  quantunque  il  gior- 
no del  loro  martirio  feguifrejeri  ,maoiferito  ad  oggi  p.r  ell'ere  impedito  dall' 
Officio  di  S.  Appollinare  ,  trovandofi  fui  Calendario  Lodigiano  dell*  anno  i6i$. 
che  fi  celebrava  da  tutta  laChiefaLodigiana,febbene  al  prefente  fé  ne  fa  men- 
zione folamente  rei  noftro  Martirologgio  .  Celebriamo  la  feita  de'  SS  Giulia- 
no ,  a  Compagni  Martiri ,  non  del  Vefcovo ,  e  Comp.  Martiri .  avendo  riguardo 
non  alla  dignità  della  perfona ,  ma  alla  qualità  del  martiro ,  come  quello ,  che 
con  più  longhi,ed  orribili  tormenti  diede  teftimonio  maggiore  della  uoflra 
Santa  Fede ,  ed  a  fé  fteflb  la  vittoria  più  illuftre . 

annotazione . 

SO  che  Pietro  de  Natali  annunzia  un  altro  S  Giuliano ,  e  Compagni  marti- 
rizziti in  Antiocchiail  giorno  7.  Gennaio,qual  martirio  dc'ftefTì  Santi ,  dal 
Baronio  nel  Martirologio  Romano  della  Chiela  u  liverfale  ,  emanato  d'ordine 
del  Pontefice  Gregorio  XIII.,  dille  Effemeridi  facredelP  Bifgapè,eda  altri 
vien  riferito  il  9.  dello  fleilo ,  co'  nomi  ftefli  del  Prefidente  ,  e  d'alcuni  Martiri , 
e  con  qualche  circoftanza  fomigliante  nel  martirio.  Ma  chi  non  fa,  dice  il 
Ferrar,  nel  CataldeSS.  lalieein  principio  , che  sì  perla  ftefla  qualità  del  mar- 
tirie ,  feguita  fotto  gli  flelfi  Imperadori ,  come  perii  nomi  ,  e  circoflanze 
uguali,  fi  confo-dono  le  Iflorie.  Ma  non  potrà  effere  confufa  la  vitade'nof- 
iri  Santi,  perchè  viene  guidata  da  documenti  antichi  della  nofira  Chiela, 
addotti  dal  citato  Ferrari  ,  ma  molto  più  francamente  foflenuta  dalla  cer- 
tllhma  avtorità  del  Martirologio,  che  fi  legge  nella  noftra  Cattedrale. 

11  celebre,  ed  Eccellentifiìmo  Oratore,  e  Poeta  Dott.  Francefco  de  Lemene  ; 
la  di  cui  Nobile  Famiglia  Lodigiana  ebbe  un  altro  Francefco  Decurione— 
tìella  Patria  fino  al  te.npo  del  la  nuova  riforma     del   14^1.  ij-  Aprile,  e 

(tf)  Alartirelo^. afferrar.    (^)  Lodicit.    {e)  Ferrar.  dura 


LUGLIO.  M9 

c!ura  prefenremente  ;  fu  figliuolo  di  Antonio  Decurione,  e  Dott.  Collegiaro  di 
Lodi,  e  di  AppoUonia  Garati  ultimo  rampollo  della  fui  Nobile  F'amiglia, 
dilcendente  da  Martino  Garati  famofiirimoGiureconfulto,  che  fiorì  negli  anni 
i4?8.  e  feguenti,  come  il  Villan.  Q,uel  Dott.  Francefco  de  Lemene  Patrizio 
Lodigiani; ,  cariirimo  per  la  (uà  Dottrina  a  più  Pontefici ,  Re  ,  e  Principi ,  che 
con  molti  eruditiiFimi  volumi  Itampaci  ha  illustrato  eternamente  il  Tuo  nome  ,  e 
Patria;  oggi  d'anni  iettanti  ,  mefi  cinque  ,  e  giorni  cinque  palFa  a  miglior  vita 
nell'anno  1704.  ,  per  ricevere  il  premio  delle  fue  opere  gloriofe,  ma  in  parti- 
colare di  quella  intitolata  il  Dio  .  tanto  celebrato  per  tutto  il  Mondo  ,  dedicata 
al  Vice  Dio  in  terra  InnocenzioXl.,  ed  è  feppellito  nella  Bafilica  de' PP.  Oirer- 
vanti  di  S.  Francefco  ;  e  la  Scuola  di  S.  Croce,  di  cui  per  40.  anni  è  (lato  bene- 
fico Protettore  ,  il  giorno  feguente  con  efequie  folenni  mette  in  comparf.i  la  (uà 
degna  gratitudine.  Chi  defidera  leggere  difFufamente  la  di  lui  vita,  veda  il 
P  Ceva,  ed  U  Panegirico  nella  di  lui  mone  intitolato  la  Gratitudine  della 
Fede  . 

15  S.  GIACCOMO  Apposolo  ,  fefta  alla  fua  Chiefa  Parrocchiale ,  ed 
all'  Oratorio  di  queito Santo  lulla  ftraaa  di  Lodi  vecchio ,  ("otto  la  Parrocchiale 
di  S.  Gualteio . 


Q 


I/ìoria  della  Parrocchiale ,  fecondo  il  fuo  Arch, 

Uefta  Chiefa  Parrocchiale  ebbe  la  fua  origine  da  Lodi  vecchio,  ed  t^o 
diftrutto  ,  e  rifabbricato ,  (eco  incontrò  ambedue  le  forti.  Anzi  Tanti» 
chità  di  quella  rinovata  fi  prova  con  un  libro  di  carta  pergamena  del  Ven. 
Conforzo  ,  appellato  Meliate  ,  nel  quale  fi  legge ,  come  il  Rettoredi  S.  Giacco- 
mo  cfFiri  fei  danari  Imperiali  al  mededmoConforzo  per  la  iua  erezione  latta 
l'anno  1173.  da  S.Alberto  ncitro  Velcovo.  In  quella  Chie(a  ebbe  gli  Cuoi 
primi  fu'idamenti  l'ani.o  1220.  la  Religione  Domeni -ana  nel  fuo  ingrelfo  in 
queita  Città  ,  erme  dirò  alli  4.  Agofto  ,  e  per  l'unione  della  Parrocchiale  di 
S.  Criftofbrino  fjtta  a  quella  Chiela  vedi  li  15  Giugno  all'  lltona  della  Parroc- 
chiale di  S.  Vitto.  L'anno  17^1.  22.  Novembre  Monf.  Patriarca,  e  noUro  Vef- 
covo  Carl'Ambrogio  Mezzabarba  levò  il  titolo  di  Rettore  a  queita  Parrocchia- 
le ,  e  lo  creò  Prepolto . 

t6  S.  ANNA,  fellaalleChiefediS.Giovanninellevigne,diS.GIaccomo 
in  Città  ,  di  S.  Filippo  Neri  ,  di  S.  Pietro  Appoitolo, dell'  Incoronata  ,  ed 
dell' Oratorio  della  Torre  (otto  la  Parrocchia  de' SS.  Badano  ,  e  Feriollo,chc 
fu  fatto  fabbricare  dal  Co. Pietro  Pedracino  Senatore  di  Milano,  Dott.  Colle- 
giato ,  e  Pattizio  di  Lodi ,  l'anno  1641. ,  ed  il  25.  Novembre  dello  ItelTo  anno 
£u  benedetto  dal  noftroVefcovo  Clemente  Gera  ,  come  per  iftrumento  rogato 
daAur.  RoiTiCancell.  Vele. giorno, ed  annofuddetti . 

17  S.  PONTALEONE  ,  fefta  alia  Parrocchiale  di  Nofadello  in  Gera 
d'Adda  . 

♦  Seri- 


140  LUGLIO. 

*  Scrive  I/ìdoro  Maiani  FificoLodigiano  ap.  7.  che  Lodi  vecchio  fu  piantato 
la  prima  volta  da' Tofcani ,  e  ri{torato  da' Galli  Boi,  come  anche  ilVillan.a 
p.  3. ,  e  feconmolti  Scrittori , anche  coli'  ifcrizione  ,  cheli  legge  nella  loggia 
della  pubblica  Piazza, /i  dice  chefoffe  fabbricato  da' Galli  Boi  ,deveri  intendere 
riftorata  ,confondendofi  tal'  oraquefti  vocaboli  ,  come  accortamente  oflervano 
molti  altri  Scrittori .  Tanto  più  che  un  MS.  antichiffimofenza  nome  d'Autore, 
ove  legonfì  molte  memorie  Lodigiane  ,  dice  :  eflere  (tata  fabbricata  la  Città 
vecchia  fettecentocinquantedue  anni  avanti  la  nafcita  del  Salvadore,nel  qual 
tempo  i  Tofcani  fignoreggiavano  nella  Lombardia, come  tengono  parimente 
alcune  allegazioni  nella  caufafopra  la  precedenza  della  Città  di  Lodi  a  quella 
di  Como  .  Vedi  13.  Novembre  . 

'  18  SS.  NAZARO  ,  e  CFXSO  ,  fefta  alle  Parrocchiali  di  Zorlcfco  ,  c^ 
diCaninod*Albere,e  di  quella  Chiefa  vedi  23.  Aprile  la  vita  di  S.  Daniele. 

29  S.  MARTA,  feftaallafuaChiefa. 

l[iorie  della  Chieda  ài  qttefia  S'ama  de  Confratelli,  comt  il  fuo  Af  eh.,  e  MS. y 

e  d'un  altra  profanata . 

IL  primo  principio  della  Scuola  di  S.  Marta  fu  nell'anno  1487.  12-  Aprile,  e 
la  formalità  di  Scuola  le  fu  data  il  primo  Novembre  dell'  anno  luddetto  da 
GabrielleCippelli  Vicario  L.T.  di  Monfìg.  Pallavicino  noftro  Vefcovo  nella 
Chiefa  della  rteila  Santa  da  loro  riformata  .  L'anno  1513.  furono  privati  di 
quertaChiefa,  evi  furono  introdotte  le  Monache  Benedettine  ,  ed  effi  paffk- 
ronopermododi  provifione  a  fare  le  loro  funzioni  all'Oratorio  de'  SS.Ger- 
vafo  ,  e  Protafo  .  Finalmente  l'anno  1544.  fecero  acquifto  d'alcune  Cale  nella 
vicinanza  diS.  Biaggio,ediconfenro  del  Vefcovo  Gio.  Simonetta  vi  fabbri- 
carono la  Chiefa  fotto  l'antico  titolo  di  S.  Marta  ,  e  fu  benedetta  da  Onofrio 
Bellavita  fuo  Vicario  Generale  1ìt8.  Marzo  dell'anno  154(5.  Dice  il  Lodi 
nei  fuoi  MS.  come  l'anno  1581.  quelta  Confraternita  fu  aggregata  all'  Arci- 
confraternità  diS.  Rocco  in  Roma  ,  e  l' anno  1624.  d' ordine  del  Pontefice  ot- 
tennero nuova  aggregazione  alla  medefìma  . 

Ebbero  quelli  Confratelli  molte  cor.troverfìe  in  materia  di  giurifdizione 
contro  il  loro  Parroco  di  S.  Biaggio,  quali  la  facra  Congregazione  de'  Riti 
fciolfe  tutte  r  anno  1589.  9,  Maggio  ,  come  il  Sin.  j.  p  38. 

Quefta  Chiefa  non  è  canto  grande,  ma  per  la  fua  bellezza  fi  numera  tra 
quelle,  che  maggiormente  ribaltano  nella  Città  .  e  per  coronare  la  lua  pre- 
Ziufità  i  Confratelli  vi  anno  innalzato  un  nuovo,  e  bello  Tabernacolo  di  mar- 
mo, vago  ,epreziofo,  quale  l'anno  1730. 16.  del  corrente,  nella  fella  di  S.  An- 
na, Monfig.  Patriarca  d'Alelfandria  Carl'Ambrogio  Mezzabaiba  noltro  Vef- 
covo lo  confàcrò  ,  e  con  molte  Mefle  ,  che  vi  fi  celebrano  ogni  giorno  ,  e  ce  ile 
funzioni  decorofe  ,  che  vi  fanno  queiii  Cor  fratelli,  rcfìa  molte  gloritìca'o  il 
Signore  ,S.  Rocco  ,eS.  Marta  ,  de' quali  Santi  le  necelebrano  felle  folenni  . 

Le  dette  Monache  dell' Ordine  dio.  Benedetto  ebbero  il  loro  principio  fino 

l'&an<è 


LUGLIO.  141 

l'anno  1487. ,  f  perche  non  avevano  fico  conveniente  furono  collocate  in  detta 
Chiefa  di  S.  Marta ,  imperocché  le  Monache  prima  del  Concilio  di  Trento, 
ron  vivevanocon  tanta  proprietà  di  Religiofe,  come  dopo  di  elio  Concilio, 
che  le  reltrinie  lotto  Claui'iira.  Dice  poi  Aur.  Rolli  in  fuo  litrumento  rogato 
l'anno  i6io  18  Gennajo  ,  come  in  quello  giorno  Monlìg.  Michel  Angelo  Se- 
ghizzi  fopprelle  il  Moniitero  delle  Monache  di  S.  Agollino  della  Chiefa  di 
S.  Rocco  nel  Borgo  di. S.  Angelo  per  ellervene  Solamente  due,  e  fenza  alcuna 
proprietà  di  Moniilero,  e  prive  della  poiribilicà  di  farlela,  e  per  quello  il  giorno 
IO.  delli  detti  mele,  ed  anno  furono  trasterite  al  MonifterodiS.  Marta  di  Lodi . 
Quelte  due  Monache  furono  Donna  Giullina  Sommariva ,  e  Donna  Vittoria 
Maddaleni  AttendolaBolognina  .  In  quello  Monilieio  di  S.  Marta  dimora- 
rono le  Monache  fiii'all'  anno  1595.30.  Aprile,  e  poi  reftò  foppreflò  il  Moniitero , 
e  profanata  la  Chiefa  ,  come  ho  detto  li  ti.  Marzo  nell'Iltoria  del  Monilrero 
di  S.  Benedetto  ,  eia  Chiefa,  e  Moniftero  profanati  fono  (lati  venduti  a* Pi*. 
Centuroni  di  S.  Agoltino  ,  che  di  prefentc  gli  allittano  . 

30  Monfig.  Vefcovo  Antonio  Scarampo  muore  ,  e  S.  Carlo  Arcivefcovo  di 
Milano  viene  a  fargli  l'efequie  nell'anno  1575.  p'ite  del  Vefcovo  y  e  del  Siinto  . 

31  S.  Carlo  dopo  l'efequie  (addette  fubito  fi  parte  da  Lodi  per  la  trifta  nuo- 
va d'elferfi  fcoperta  la  pelte  in  Milano .  Sua  Vita  come  [opra  all'  anno  1570. /(,n>- 
ta  dal  Giu[fani  . 

S.  GERMANO  Vefcovo  d'Antifiodoro  in  Francia  ,  fefta  alla  Parrocchiale 
di  Sena  .  Leggi fua  Vit*  nel  Ribaderteira  m' Santi  itravaganti . 

L'Imperadore  Federico!,  fi  ferma  col  fuo  potente  Efercito  nella  Campagna 
diCafliraga,  ed  arriva  la  fua  armata  ben  numerofa  da  tutte  due  le  parti  del 
Lambro  ha  a  Sallarano  nell'anno  1158.  Monn. 

AGOSTO, 

^^^Sl  AB.  Vergine  della  Clemenza  comincia  a  difpcnfaregra- 
&j°^      zieinfigni  a' faoi  Devoti  nell'anno  i520.  Sua  IfioricL^ 


^      Sacra  emanata  dall'  Autore  di  queUa 


4  La  MADONNA  DEGLI  ANGELI 
le  Chicle  de'  Francefcani . 


fefta  a  tutte 


1  Cittadini  Lodigiani  fi  prefenta-ioa  FedericoL  ,  e  gli 
lignificano  la  rovina  di  loro  ,  e  l'ultima  della  Citta  di  Lodi  vecchio ,  e  lo  fuppli- 
cano  a  concedergli  il  Monte  Ghezzone  per  fabbricarvi  una  nuova  Città ,  ed  ia 
fatti  il  giorno  fegucnic  dell'  anno  1158. 

3  Che 


t^i  N    G    O    S    T    O. 

3  che  fu  in  Domenica  al  dopo  pranzo  venne  fu '1  detto  Monte  Ghe2;zone_, 
picciolo  promontorio ,  che  in  forma  di  penilbla  forge  (opra  la  riva  dell'  Adda  , 
longi  quad  quattro  miglia  dalla  rovinata  Città,  ove  pervenuto,  luccelfe  un  ac- 
cidente ,  che  da  tu'ti  fu  ftimato  augurio  molto  felice.  Poiché  eflendo  il  Cielo 
moltoierenoinun  baleno  cadette  una  gran  pioggia ,  che  poco  tempo  durata 
comparve  di  bel  nuovo  l'aria  molto  chiara  fenzi  l'ingombro  di  nuvola  di  al- 
cuna forte  ;  onde  ebbe  Federico  comodità  di  confiderare  molto  bene  la  qua- 
lità del  luogo,  e  giudicatolo  opportuno  per  la  nuova  Città  Io  dilTegnò  ,prei- 
crivendole  i  fuoi  confini ,  che  Itimò  convenienti ,  e  dato  nelle  mani  a'  Confoli 
Lodigiani,  che  erano  in  quel  tempo  Cofmo  Morena,  Arcembaldo  Sommari- 
va,  Loterio  degli  Aboni  ,  ed  altri,  uno  Stendardo  ;  pretefe  con  quell'atto 
d'inveitirgli  della  nuova  Patria,  confermando  l'inveilitura  con  Imperiale  Di- 
ploma, nel  quale  fono  regiitrati  importanti  Privilegi  concedi  benignamente 
da  Federico  a  Lodi ,  e  Lodigiani ,  quale  è  inferito  dal  Villanova  nelle  fue  If- 
torie  di  quella  Città, ed  in  oltre  compiacqueli  l'inoperadore  di  propria  fua 
roano  gettare  la  prima  pietra .  Aknn. ,  e  ViUun. 

Alberico  Merlino  noftroVefcovo  getta  di  fua  mano  la  prima  pietra  delle 
mura  della  rinovata  Citta,  nel  cantone  fopra  la  palude  di  Selva  Greca  apprelTo 
Porta  Cremoncfe  nell'  anno  1160.  Mann.  ,eptllan. 

S.  GAUDENZO  Vefcovo  di  Novara,  fefta  alla  Terra  di  Secugnago  nel 
Contado  di  Lodi . 

Sua  Ifloria  circa  il  pguito  dopo  fua  morte,  eflratta  dalla  fua  Vita  . 

Esfendo  morto  il  Santo  d'anni  88.  inforfero  per  dargli  onorevole  fepoltura 
grandi  diflìcoltà  fra  i  Novarefì  ,  perche  .  vivente, aveva  ma  1  fella to  il 
iuo  cuore  ,  che  non  defiderava  altra  fepoltura,  che  in  una  Chiefa,  la  qunle  «ITo 
diiTeriva  a  fabbricare  .  Perciò  alla  fine  con  unanime  conlcnfo  fu  itabilito, 
che  non  fi  diicorefl'e  più  né  di  funerale ,  né  di  fepolcro  ,  né  di  depofiio  ael  Santo 
Vefcovo,  ma  che  fi  follecitailé  a  tutto  calore  la  perfezione  della  Chicfa,e 
frattanto  il  Iuo  iantoCadavero  reftafTe  infepolto  .  Cesi  fu  eli  quio  ,  e  nel  ter- 
mine di  fei  mefi  reltò  compiuta  la  fabbrica ,  ed  il  nuovo  Santo  Veicovo  Agab- 
bio,  che  era  Ifato  nominato  dal  Santo  Paifcre  defunto  per  iuo  Succeifore  ,  in- 
timò per  li  3.  del  mefe  d  Agufto  dell'anno  medefimo  della  iua  morte  417.  il 
traiporto  del  fanto  Cadavero,che  fempre  fi  era  coniervaio  mcoiotio,  an/à 
odorifero  ,  e  difpenfatore  di  ftupendiflìmi  miracoli  ,  nella  Chiela  di  ^utti  i 
Santi ,  mantenendo  fempre  la  giojalità  della  faccia  ferena  ,  vaghcz/a  di  fronte 
Angelica , colore  vivo  rofato  delle  guancie  ,  e  cinabro  vivace  tulle  labbra, 
anzi  per  tutto  il  tempo,  che  Itette  iniepolto  gli  comiLuaronoacreictre  le  un- 
ghie, i  capelli  ,  e  !a  barba  ,  di  forma  che  appena  poteva  crederfi  che  non  fcfTe 
ancor  vi\o  .  Ed  il  Popolo  di  Secugnago,  fic  come  aveva  prt  lo  grano'  afìctto,e 
devozione  al  Santo  quando  in  qutlto  Villaggio  operò  tanti  miratoli,  e  col- 
le fue  prediche  lo  confermò  nella  fama  FeUe,iaiciaado  vi  buoni  riccordi  della 

iua 


AGOSTO.  145 

fua  Santità  ,  come  ho  detto  al  12.  Gennajo,  feloprefeper  Avvocato  fingolite, 
ed  in  fegno  celebra  amhidue  li  giorni  «cioè  del  22.  fuddetto  quando  palsò  ali* 
eterna  gloria  ,  e  quello  della  fui  gloriofilliraa  Sepoltura  nella  nuova  Chiefa  . 
Anzi  perchè  quefto  Popolo  reftallèinaggiorm'enre  infervorato  nella  divozione 
di  quello  Santo,  Monfìg.  Orcenfìo  Vifconti  no<iro  Velcovo  ottenne  una  diluì 
Reliquia  da  Moifi^.  Gio.  BattHla  \'ifconti  fuo  Frattello ,  e  Velcovo  di 
Novara,  nel  tempo  ,che  intervenne  alla  (blennilIimaTranslazionedi  elfo  Santo 
fatta  dil  detto  Monfìg.  Gio  Battifta  ,  ed  il  noftro  Prelato  la  donò  alla  Cliiefa 
Parrocchiale  di  quello  Luogo  ,  nel  quile  in  quello  giorno  dell'  anno  1711.  (e  ne 
celebròunafolenniflìma  fella  per  la  prima  volta  che  fi  portò  in  procelfione  ,e 
fiefpofe  alla  pubblica  venerazione,  alla  qual  funzione  conferì  maggior  ap- 
plaufo  la  continova  alfiftenza  dello  ftelfo  nodro  Prelato  ,  portando  elfo  la 
S  Reliquia  per  tuttala  procelTione.  Il  Cielo  ancora  per  moftrare  quanto  gra- 
dilTe  l'onore,  che  fi  offeriva  ad  un  fuo  gloriofo  Cittadino,  con  puoca  pioggia 
hce  fpnjzzar  dalle  nuvola  la  polvere  ,  che  per  la  gran  quantità  farebbe  Itaca  di 
gran  mfledia,  e  poi  onorò,  e  rallegrò  la  fella  coi  fplendidiflimi  raggi  del  Sole. 
Per  quifle  Santo  vedi  ancora  a  19.  Gcnnaje  informazione  delia  nofìra  Cattedrale . 

4  S.  DOMEMICO ,  feda  alla  fua  Bafilica  . 

In  grazia  di  chi  fin*  ora  non  folle  provveduto  della  mia  Opera  intitolata  If- 
toria  Sieri  de' Santuari  dedichiti  allaB.  Vergine  nella  Città  ,  e  Borghi  di  Lodi  , 
nella  nuale  difcorendo della  Cappella  del  fantiflìmo  Roiario  di  quella  Bafilica, 
riferifco  ancora  la  fua  origine  ,  con  quella  breve  informazione. 

Sul  principio  della  nafcenre Religione  di  S.  Domenico  i  luoi  padri  furono 
introdotti  in  Lodi  da  Monfig.  Ottobello  Soffiantino  nollro  Vefcovo  l'anno  1220. 
e colloca'-i  alia  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  Giaccomo  maggiore,  finché  l'anno 
I2<jr.  effendofi  cominciato  il  loro  Convento  proprio,  coli  fi  trasferirono, ove 
fono  anche  di  prefente  ,  come  il  Borfelli  Scrittore  antico  di  quella  Religione 
nel  fuo  Libro  intitolato  Progenie  di  S.Domenico  lib.  i.  cap.  47- »  e  51.,  dice 
anche  come  uno  de' primi  fuoi  Fondatori  fu  il  P.  Fr.  Raimondo  Sommariva 
della  Nobile  Familia  Lodigiana,  chepofciafu  noftro  Vefcovo  ,  come  dirò  alla 
fua  Vita  .  Anche  il  Nobile  Calilto  Muzzani  Decurione  di  Lodi  l'anno  1522.  fi 
fe-'nalò.fibbricandovi  quella  parte  del  Monillero  ,  che  guarda  verfo  il  fiume 
Adda  .qual' è  di  moka  longhezza  ;  e  Maffeo  Muzzani  fabbricò  in  Chiefa  la 
Cappella  di  S.  Gio.  Battifla ,  ora  appellata  di  S.  Raimondo  ,  e  la  dotò ,  fondan- 
dovi anche  il  Sepolcro  di  fe,edellalua  Famiglia  ,  come  per  Iflrumento  rogato 
da  David  Sablali8.  Lugl'o  i50i.,e  l'anno  1582.  fi  principiò  la  Cappella  del 
fan'ifiìmo  Rofario  .  Circa  l'anno  1609.  quella  Bafilica  fu  riedificata,  come 
dall'  Archivio  della  Città,  alla  quale  trovo  per  prov  vifione  data  lotto  il  j  1.  Ago- 
ftn  d- elfj  anno  che  le  defignòlire  trecento.  L'anno  1730.  detta  Cappella  del 
fa^tifTimo  Rofiiriofu  rinovata  con  marmi  tìniniirimi,epreziofiffimi ,  il  di  cui 
valore afcenderà al'a  fbmma  di  due milla  Filippi  in  circa,  la  di  cui  bellezza, 
e  vaghezza contrihuifce  molto  fplendore  anch'  efla  alla  nofira  Città  .  f^'eJi  li 
25  Al irzo  a  difrorfo  di  qucfìa  Cappella  quando  fu  levata  y  e  Tiflituita  la  Statua  a 
quefia  BaJìU.'J ,  tlje  vnm  U]fi:iati  da  io.  Rdigitfiin  circa . 

j  S.MA- 


t44  AGOSTO. 

5  S.  MARIA  DELt.A  NEVE,reiJain  Duomo,  ove  per  il  gran  concorfo 
de' Divori,  che  per  il  palfato  venivano  per  acquiftare  l'Indulgenza,  limile  a 
nella  della  Porzioncola  di  Aflid,  conceila  a  chi  viiitava  il  iuo  Altare  ,  qual 
,i  prelcnte  e  quello  del  Ven.  Conforzo  ,   fi  faceva  in  quefta  Città  un  gran 
mercato ,  o  fiera  .     Vedi  la  citata  Iftoria  emanata  da  me ,  come  fopra  alli  4.  corr. 
Fella  anche  alla  Chiefa  di  S.  Romano  de' Canonici  Regolari  Lateranefi, 
dove  ad  onore  della  B.  Vergine  della  Neve  reità  dedicata  una  Cappella  parti- 
colare ;  come  pure  alla  Clemenza  fuori  di  Porta  Cremonefe  . 


ì 


Per  la  prima  pietra  del  Duomo,  oggi  gettata,  vedi  fua  Informazione  alli 
19.  Gennajo . 

6  LA  TRASFIGURAZIONE  DEL  SALVADORE  ,   fefla  alla  fu<L- 
Cliicfa  Parrocchiale  Prepoliturale,  detta  anche  diS.  Clemente. 

Sua  Iftoria, 

QUefta  Chiefa  deve  elTere  fiata  una  delle  prime  fr.bbricate  colla  rinovatft 
Città,  mentre  viene  nomjnata  nell'archivio  dello  Spedai  maf^giore  da 
Ballano  Felato  Notajo  di  Lodi  in  un  illrumento  di  vendira  d'unaCafa  loiio 
di  ella  Parrocchia,  venduta  da' Frati  Umiliati  di  \''iboldone  Diocefi  di  Milano 
a' Frati  della  Carità  di  Lodi ,  e  rogato  l'anno  1202.  8.  Agolìo.  11  Lodi  ne* 
luoiMS.  aldifcorfo  di  quella  Chieia  dice:  come  da  principio  non  ebbe  la  di- 
gnità Prepcfirurale,  ma  l'ottenne  Alberto  Grilla  Rettore  delia  flellii  Chiefa  da 
Leonardo  Stadiano  Vicario  Generale  di  Monfig.  Carlo  Pallavicmo  noltro 
VelcovocoU'ntervento  del  Capitolo,  e  nella  Sacrillia  Capitolare  del  Duomo 
l'anno  1477.  10.  Settembre  ;  e  Michele Pallearo  in  fuo  Strumento  rogatoli 
IO.  Novembre  1575.  dice  che  Monfig.  Scarampy  fece  foppnmere  da  Barto- 
lomeo Giorgio  i'jo  Vicario  Generale  la  Parrocchia  di  S.  Leonardo,  e  uni  la 
rr.eràa  quella  di  S.  Salvatore  ;  elofteiFo  in  un  altro  iltrum.  rogato  l'anno  1592. 
aj.Marzodice  :  che  in  tal  giorno,  ed  anao  fu  trasferita  a  quella  Parrocch, ale 
anche  la  Rettoria  de'SS.Cofmo,  e  Damiano,  come  ne  tratto  li  27-  Settem- 
bre, giorno  di  quelli  Santi  Martiri,  onde  lì  fcorge  come  que/la  Cura  poco 
alla  volta  ha  ampliato  i  luci  confini  ,  e  s'èrefapiùcofpicua  colla  Prepoiìt uri, 
graduata  anche  da  duoi  Canonicati  nuncupati  fenza  refidenza  . 

7  S.GAETANO,  fella  in  Duomo. 

Dice  il  Morena  come  oggi  nell'anno  ii5i.  elTendo  alloggiato  Federico  L 
Imperadore  col  fuo  Efercito  ad  un  luogo  nominato  Cerro  ,  i  Coiifoli  della 
Città  di  Milano,  nemici  dello  ftelTb  Imperadore  ,  chiefero  al  Lantgravio,  Co- 
gnato di  Federico,  ai  Duca  di  Boemia,  ed  al  Conte  Palatino,  fratello  dell' 
Imperacore ,  di  poter  abboccarli  con  loro,  e  mentre  1  Milanefi  ,  fu  la  fede 
avuta,  fi  accoltavano  a  loro,  furono  fatti  prigionieri  da'  Soldati  del  Can- 
celliere deli' imperadore  prelfo  ilMoniItero  di  Ba^aolio ,  aon  fapendo  il  Can- 
celliere 


A    e    O    S    T    O.  r4f 

celliere  l'accordato  tra  quelli,  onde  ne  nacque  una  battaglia  fanguinofa  tra 
i  Milanefi,  e  Tedefchi  colla  peggio  de'  primi,  molti  de' quali  furono  carce- 
rati nel  Cartello  di  Lodi  .  Quelta  Terra  ,  o  Luogo  di  Cerro  ,  con  Mele- 
gnano,  Calvenzano  ,  VighizoUo ,  ed  Agnarello  erano  di  giurifdizione  Lo- 
digiana  fino  antichifrimamente  ,  ma  l'anno  1200,  in  una  pace  feguita  tra  i 
Lodigiani,  e  Milanefi  furono  accordati  al  polTellb  di  quelli  ,  come  il  Villaa. 


8  S.ALBERTO  ConfefTore,  feda  all' Annunziata  . 

Si  dà  principio  a  Porta  Cremonefe  ,  e  fuccefllvamente  alle  altre  Porte  della 
Città ,  a  fabbricare  i  belli ,  e  comodi  Corpi  di  Guardia  colle  vetriate ,  e  ftuiTe 
per  li  Soldati  prefidiarj  nell'  anno  1727. 

9  Per  la  Confraternita  della  Morte  diS.  BafTano  di  Lodi  vecchio  vedi  l'in- 
formazione di  queftaChiela  li  19-  Gennajo  . 

SS.  FERMO,  E  RUSTICO  Martiri,  fefta  di  devozione  alla  Chiefa  della 
B-  Vergine  della  Fontana  ,  ed  in  molti  luoghi  della  Diocefi  . 

T^ita  ài  quefli  Santi ,  cavata  da  qudla  fcritta  da  Gio.  Battifia  Rofati  Carmo  1709. 

S  Fermo  non  fi  truova  che  fia  (lato  Soldato,  quantunque  da  alcuni  Pittori 
.  fi  veda  dipinto  a  Cavallo  con  un  Crocifillb  in  mano  ,  ed  un  Re  fotto  i  piedi, 
e  dall'altra  mano  una  palma  .  Si  può  credere  però  che  queftafia  ftata  un' in- 
gegnola  invenzione  de'  Pittori,  perchè  dipingendolo  a  Cavallo  fignifica  la 
lua  prontezza  di  combattere  per  amordi  Gesù  Crilto.ed  ilgrand'amoreche  gli 
portava  col  tener  il  CtocifiiTo  in  mano,  e  dipingendolo  colla  palma  fignifica  la 
coftanza  nel  ditendere  la  Fede  di  Gesù  Crifto  ,  per  la  quale  confegui  lapal- 
madel  martirio . 

E'  cofa  certa  però  che  il  gloriofo  Santo  nacque  l'anno  187.  nella  Città  di  Ber- 
gamo della  Lombardia  dall'antichiilima  famiglia  Grotti,  nel  tempo,  che  re- 
gnavano Diocleziano  ,  e  Maflimiano  Imperadori ,  e  crudeliflìmi  tiranni,  ne- 
mici del  nome  di  Crifto  ,  e  de'  fuoi  Fedeli .  Arrivato  S.  Fermo  all'  età  giove- 
mie  ,  ed  intendendo  le  barbare  perfecuzioni  degl*  Imperadori  contro  i  Criftia- 
ni ,  cominciò  a  dillribuire  le  Tue  grolle  entrate  a' poveri ,  e  lènza  alcun  timore 
fi  mife  a  predicare  la  noflra  S.  Fede  .  Queftopcnetrò  all' orecchie  di  Maffimia- 
no  ,  che  allora  regnava  in  Milano ,  e  per  tanto  comandò  ad  una  moltitudine  de 
fuoi  Soldati ,  che  andalTero  a  Bergamo,  l'incarcerallcro  ,  e  lo  conducellero  a 
Milano.  Per  metter  in  efecuzione  i  comandi  dell' Imperadore  quelli  fubito  fi 
poitaroQo  a  Bergamo ,  dove  non  trovarono  il  Saaco,ma  bensì  poco  dillant&« 

K  dalla 


t4(5  AGOSTO. 

dalla  Citt?i,ed  i  malvaggi  rallklirono,e  lo  legarono  con  funi,  e  catene  per  ftrafci- 
narloa  Milano.    In  quello  viaggio  s'incontrarono  in  un  Nobile  Giovane  chia- 
mato Ruftico,  congiunto  di  l'angue, e  di  profefllone  Criltiano  con  Fermo,  ed 
jmmaginandofi  che  que' Soldati  conduceUero  il  iuo  Parente  dall' Imperadore, 
fi  fece  d'avanti ,  e  dille  che  profelTava  la  lleffa  Fede  di  Gesìi  Crifto  ,  che  profef- 
fava  Fermo,  e  però  che  conduceflero  pure  all' Imperadore  anch' egli  fteflb, 
come  conducevano  Ferma.     Subito  gli  falcarono  addoflb  coftoro  con  pugni , 
calci ,  e  baronate  ,  e  ponendogli  un  gran  ptfo  al  collo  lo  legarono ,  ed  ambidue 
gli  fecero camminarea  piedi  (ina  Milano  , dove  furono confegnati  alla  cuftodia 
d'un  certo  Anelino,  Uomo  peflìmo,  e  cacciati  in  una  ofcuriifima ,  e  puzzolen- 
tiflìmapriggione.     Il  giorno  fegucnte  Maffimiano  fi  fece  condur  avanti  Fer- 
mo, e  voltatofi  ad  effb  gli  dilTe  :  Molte  cole  di  tè  mi  fono  ftate  riferite,  quali 
tutte  io  credo  che  fieno  invenzioni  de'  tuoi  nemici ,  e  per  quello  ti  ho  mandato  a 
prendere  ,  affinchè  io  fleiro  ti  pofTa  conolcere.  Allora  Fermo  intrepidamente 
rifpofe.  Signore  fé  vie  flato  detto  che  io  fia  Criltiano  non  vi  anno  detto  la  bu- 
gia ,  perchè  veramente  lo  fono  ,  e  mi  glorio  di  adorare  quel  folo  Iddio, che  ha 
creato  il  Cielo,  e  la  Terra  ,  e  che  nefl'una  cofa  gli  èimpoifibile  .     Procuròpia- 
cevolmenteil  Tiranno  d'indurre  Fermo  nel  fìjo  partito,  ma  vedendo  che  per- 
deva il  tempo  ,  mandò  a  prendere  anche  Ruftico  dalle  Carceri ,  e  fecegli  fpo- 
gliare  ambidue  ,  e  battere  con  tanta  furia,  che  in  breve  i  loro  Corpi  gronda- 
vano tutti  di  fangue ,  ma  il  loro  fembiante  però  fi  mollrava  allegro  in  quell* 
afpro  tormento  ,  burlandofi  della  rabbia  ,  che  contro  di  effi  aveva  prefo  il  Ti- 
ranno .  Furono  di  poi  ricondotti  alla  prigione  ,  dove  Itettero  alcuni  giorni  fen- 
zaalcun  riftoronè  di  cibo,  né  di  bevanda,  e  di  là  cavati,  furono  nuovament» 
tentati  dall'  Imperadore  con  minacele  di  Ipaventofi  tormenti,  fé  non  gli  ubbidi- 
vano ,  macoftantementerifpoferoche  mai  per  alcun  conto  averebbero  adorato 
altro  Dio ,  che  quello ,  che  condannava  all'  Inferno  coloro  ,  che  adoravano  gli 
Idoli ,  e  vi  farebbe  flato  condannato  ancor  elfo  fc  non  rinunziava  alGentilefi- 
mo.     Diflelororimperadore:  e  periqual  cagione  mi  rifpondete  così  ardita- 
mente ,  lenza  alcun  rifpetto  alla  mia  Imperiale  Macftà  ?  Sin  a  tanto  (  dilTero  ) 
che  voi  non  ci  avete  tentati  a  rinegare  il  vero  Imperadore  Sommo  del  Cielo ,  e 
della  Terra  vi  abbiam  rifpettato  ,  come  dovevammo ,  ma  ora  fapiate  che  mai 
viacconfentiremo ,  e  fé  voi  vi  confidate  ne'voftri  tormenti  per  farei  ritirare 
dal  noftro  propofito  ,  noi  vi  afficuriamo  che  la  miglior  fortuna ,  che  ci  poffa  ca- 
pitare in  quefto  Mondo  fi  è  il  poter  patire  per  amore  di  Gesù  Criflo ,  che  a  for- 
aa  de' iuoi  patimenti  ha  falvate  le  anime  noltre  per  puro  amor  fuo  .  Nuove  in- 
duftrie  cercò  il  Tiranno  per  fare  che  rinegaflero  Crilto ,  e  fecegli  veftire  d'abiti 
pò  m pofi  ,  e  preziofi ,  promettendo  a  loro  ricchezze  ,  ed  onori  fé  gli  ubbidivano  ; 
ma  i  Santi  Martiri  rifpofero  :  I  voftri  onori ,  e  le  voftre  ricchezze  nulla  da  noi 
fono  (limate  a  paragone  della  Gloria  ,  che  ci  afpetta  in  P.!radifo  ,  e  quando  pre- 
fumefte  di  onorarci ,  fapiate  che  quanto  più  m  terra  accrefcerete  la  pena, 
tantomaggior gloria  goderemo  in  Cielo.     Si  accefe  tanto  di  fdegno  Maffi- 
miano, che  egli  fteflb  di  fuamano  neaverebbe  fatta  una  crudele  carnificioa 
di  loro  ,  fé  Anelino,  permitigar  in  parte  il  di  lui  furore  ,  non  gli  aveffe  detto 
che  ad  effo  rirnetteffe  quefta  cura ,  mentre  averebbe  trovalo  modo  di  fare  che 

jido- 


agosto;  147 

«dorafTero  gl'Idoli ,  o  cheqli  averebbe  tormentaci  sì  crudelmente  ,ch?  fareb- 
bero Itaci  di  efemplo  a  chi  non  aveffe  voluto  ubbidire  alla  Matftì  Impe- 
riale ;  e  pertalfine  gli  far :)no  congegnici .  In  quefto  tempo  doveva  Anolmo 
d' orciine  dell*  Iraperadore  portarH  a  Verona  per  Tuoi  intereHì ,  per  tanto 
comandò  che  i  Santi  Martiri  folFero  mandaci  avanci  ,  ed  in  quello  viaggio 
non  fi  può  cosi  facilmente  fpiegare  quante  ingiurie,  e  totmenti  paciffero  per 
tmore  di  Grillo . 

Giunti  chefuronoa  Verona  Fermo  ,  e  Ruftico  furono  dati  nelle  mani  di  Can- 
carioPreietro  della  Città,  e  fubito  gli  fece  legare  .caricar  di  catenne,e  conH- 
nar  in orribil  prigione.  Q.uivi ,  m:;ntre  in  contigue  orazioni  ii  raccomanda- 
vano a  Dio  ,  a  mezza  notte  li  uji  un  gran  tuono  di  maniera  ,  che  fi  credeva  che 
tuttala  Città  rovinafie  .  A  quello  romore  Ivegliolfi  Gancano.c  facendo  ri- 
flcifioneche  loltrepitofoJTe  unfegno  che  a  torto  fodero  condannati  in  prigione 
i  Santi ,  fi  portò  alla  Carcere  ,  e  guardando  dentro  di  efia  per  una  feifura  della— 
porta,  gli  vide fciolti  dalle  catene  ,  circondati  da  belliilimo  fplendore  , e  ri- 
creati da  celelle  armonia,  che  glorificavano  il  loro  Dio.  A  tal  villa  redo 
ibigottitoCancario,  e  cadde  a  terra  tramortito  ,  ma clTendofi  miracolofimentc 
aperte  le  porte  della  prigione,  ufi.irono  fuori  i  Martiri ,  e  pigliando  Cancario 
lolevaronoda  terra,  ed  avendo  ricuperati  i  fentimcnti  pregò  loroafpiegaigli 
la  vifione  .  Fermo  rifpofe  che  quella  era  itati  opera  di  Dio  omnipotente  ,  qua- 
le eflì  adoravano,  e  che  averebbe  vedute  anche  più  mirabili  cofe  ("e  nel  loro 
Dio  avelTe  creduto,  e  tanto  diffe,  e  fece  il  Santo  ,  che  indulfe  Cancario  a  farfi 
baccczzare  con  tutta  la  fua  Famiglia  .  Anche  il  Venerando  Procolo  Vefcovo  di 
Verona,  che  per  la  pcrltcuziooc  contro  de*  Criiliani  ftava  nafcotto  in  una_ 
Chiefa  apprelTo  la  Città  ,  attendendo  al  fuo  gregge  Cristiano  nella  miglior  ma- 
nierache  poteva  ,  all' ora  fenza  alcun  timore  G  portò  da*  Santi  Martiri  per  aui» 
marli  alla  foff(;renzadel  martirio  ,  che  Itavaa  loro  imminente . 

Dopo  tre  giorni  entrò  nella  Città  Anolino  ,  e  mandò  a  cavar  di  prigione  i 
Santi  Martiri , e fattifili condurre  d'avanti,  dilfe  loro;  Siete  qua  fratelli  miei 
caridimi  ?conofcendo  io  la  Nobiltà  del  voftro  l'angue,  la  voftra  grazia,  e  pru- 
denza procurai  d'acquierare  lo  fdegno  dell' Imperadore  ,  dicenuogli  ,  che  la- 
fciailè  a  me  la  cura  di  voi  ,  e  che  mi  farebbe  dato  l'animo  di  larvi  cangiar  pen« 
fiero  ,  onde  per  quel  grande  amore  ,  che  vi  porto ,  vi  eforto  a  rinegar  quel  Dio  , 
che  confelVate  ,  e  di  non  perdere  a  forza  de  tormenti  la  voltra  vita  in  età  cosi 
giovane.  Rifpole  Fermo  :  O  iftrumcnto  del  Diavolo,  o  nemico  del  vero  Dio, 
e  non  fai  che  più  imm'co  farei  cell'anima  mia  ,edel  mio  corpo  (è  preflaili  orec- 
chio alle  tueciancie,  che  cercano  lolo  di  privarmi  dell'amicizia  del  mio  Si- 
gnore? Alloradille  Andino:  A  noi  non  conviene  più  rifpondere  con  parole, 
xna  Cfjl  fuoco,  e  comandò  eh  e  fodero  Ipogliati  nudi  alla  lua  prelenza  ,  e  che  ia 
terra  fodero  diftefe  molte  L me  infuocate  ,  ed  ancora  molte  punte  di  ferro ,  ac- 
ciò le  lame  gli  lagliadero,  eie  puntegli  trafigetlero,  facendogli  più,  e  più  volte 
voltare , e  rivoltare iopra  di  elle.  Soffrivano  i  S.mti  Campioni  ci  Cnfio 
quc' tormenti  con  fommo  contento,  ma  Anolino  arrabbiava  vedendoli  Ilare 
lopraque' ferri  tanto  allegri,  come  fé  folfero  Itati  diftefi  l'opra  di  un  dilicato 
letto,  e  per  maggior  islùgo  del  luo  furore  comaDdò  che  l'oife  acgelo  un  graa 

K  1  iuo- 


14»  AGOSTO. 

fuoco ,  e  dentro  vi  fofTero  gettati .  Iddio  però ,  che  proteggeva  I  Tuoi  Martiri, 
fece  che  quelle  fiamme  fi  divideflero ,  né  gli  offendeirero ,  ma  crefcendo  il  fuo- 
co, piuttofto  offendeva  li  circoftanti ,  quali ,  temendo  d'clTere  abbruggiati, 
fugirono,  reflando  liberi  i  Santi  Martiri.  Anelino  poi,  che  tanto  s'era  van- 
tato coli*  Imperadore  di  potergli  indurre  ad  adorare  gU  Idoli,  e  con  tutte  le_ 
fue  arti  nulla  aveva  potuto  confeguire  ,  agitato  da  mille  penfieri,  ed  ango- 
fciefi  voltò  al  Popolo,  e  diffegU:  fapiate  che  quanto  è  feguito  per  coltoro 
il  tutto  è  ftato  per  arte  magica  ;  e  mentre  più  s' affaticava  a  (ereditare  i  Santi , 
anche  quelli  fi  facevano  beffe  di  lui ,  e  non  potendogli  più  fbfferire  gli  fece  con- 
durre fuori  di  Città  vicino  alla  ripa  del  fiume  Adice, ed  ivi  furono  decapitati, 
il  che  feguì  come  oggi  dell' anno  307.  della  nolfraialuie  ,  e  quelli  Santi  furono 
de'  primi ,  che  fi  convertiflèro  a  Crilto  per  le  Prediche  di  S.  Alelfandro  Martire 

Suando  fi  trovò  in  Bergamo,  come  dice  Fr.  Geleftino  Cappuccino  nella  p.  2. 
eir  Iflorie  di  Bergamo . 

Qjui  però  non  lini  la  malignità  d' Anelino  contro  de'  Santi  Martiri,  per- 
chè comandò  che  i  loro  Cadaveri  non  folfero  feppeUiti,  ma  bensì  abbrug- 
giati,  affinchè  neffuno  potelfe  dare  loro  conveniente  fepoltura  ;  ma  Iddio 
difpofe  diverfamente  ,  perchè  Gancario  ,  il  quale  per  la  morte  de'  fuoi 
Maeftri  era  tutto  doglioib  ,  ulc'ila  notte  feguente  in  cerca  de'  fàgri  Corpi 
per  feppellirgli  fegretamente ,  e  giunco  al  luogo  dove  erano  (tati  martiriz- 
zati, vi  trovò  anche  duci  Giovani  Bergamafchi  parenti  de'Smti  Martiri» 
che  dopo  d'avergli  feguitati  da  Bergamo  a  Milano  ,  e  di  là  a  Verona  per  ve- 
dere il  loro  fine,  anche  loro  andavano  penfando  come  feppellirgli  .  Or 
mentre  tutti  e  tre  conferivano  affierae  ,  comparvero  all'  improviio  fettc^ 
vernini  ,  che  ufcirono  da  una  Nave  venuta  per  il  detto  fiume  Adice,  nori^ 
conofciuti  da  loro,  veftiti  d'abito  da  foraftiere,  e  fpiegarono  alcune  lenzuo- 
la bianchiflìme  ,  che  feco  avevano  portate  ,  fenza  che  quelli  tre  gli  facelle- 
ro  alcun  oftacolo  ,  dicendo  con  lagrime  .  Guai  al  Popolo  di  quefta  Città, 
e  Contado  .  Beati  qua  eligifliy  &  ajjumpftfii  habitabunt  in  atriis  tuis  ^  gli 
levarono  ,  e  potatigli  nella  Nave  ,  in  breve  tempo  difcomparvero  dagli 
occhi  loro,  lafciando  i  tre  meftiffimi  ,  che  non  poterono  fapere  né  purt^ 
dove  foffero  portati,  finché  Iddio  non  lo  manifeftò  in  queflo  modo. 

Un  certo  Gaudenzio  figliuolo  di  Terenzio  mercante  della  Città  di  Capre 
neir  Iftria,  che  col  Padre  folcava  il  Mare  per  farfi  pratico  de' viaggi  e  di 
mercantare  ,  fu  in  un  fubito  affalito ,  ed  opprefTo  dal  Diavolo,  che  trava- 
gliandolo malamente  ,  per  la  bocca  dell'  OffefTo  gridava  :  che  da  nefluno 
farebbe  flato  fcacciato  da  quel  Corpo ,  fuori  che  da'  Santi  Martiri  Fermo , 
e  Rullico  .  Non  intendeva  l'afflitto  Padre  quello  che  dicelfe  lo  fpirito  infer- 
nale, non  avendo  notizia  alcuna  de' Santi,  né  meno  dove  fi  trovafl'ero,  e 
per  tal  cagione  molto  gli  crcfceva  il  cordoglio  ,  pure  Ci  rifolvette  di  con- 
durlo in  diverfe  parti  del  Mondo ,  non  perdonando  nò  a  fpefe  ,  nò  a  fatica 
alcuna  per  poter  trovare  i  Santi  Liberatori .  Finalmente  quando  piacque 
al  Signore  arrivò  ad  una  Città  chiamata  Precone,  o  Predone,  come  dicono 
altri,  nella  Provincia  di  Cartagine  nell'  Africa,  dove  fi  trovavano  quefli 
Saoti,  e  conferendo  con  alctiai  il  fuo  travaglio  »  fu  configliato  a  condurre 

41 


AGOSTO.  149 

il  fuo  Figliuolo  al  loro  Sepolcro,  dal  quale  l'orti  vano  tante  grazie.  Non 
i'rappofe  alcuna  dimora  a  condiirvelo ,  e  fupplicandogli  Utantemente  di  li- 
berare il  l'uo  Figlivclo  dalla  podeftà  del  Demonio  ,  al  fineGauieiJzio  ac- 
collato, e  toccato  il  fepolcro  de' Santi  ,  ottenne  la  lofpirata  grazia,  benché 
Padre,  e  tìglivolo  folTcr*  Pagani.  Quantunque  però  tbll'ero  di  Religione^ 
inledele,  venne  loro  gran  vcrglia  di  veder  quelli  Corpi  ,  e  furono  conten- 
tati coir  aprirgli  il  Sepolcro  ,  nel  quale  furono  trovati  coperti  d'alcune_ 
cole  odoritere,  e  vicino  a  loro  un  Breve  ,  colle  parole  fegucnti  :  Fermo,  t 
Rufitco  furerie  dccaj'itati  fuori  delle  mur^  di  Itrona  apprejjo  al  fiume  Adtce , 
folto  e  hnfitadore  Alajjtmiano ,  ed  Anolir.o  [uo  Con/ìgUcre  ,  dove  in  qui  tempo 
iT.ì  f'if.ovo  Procolo.  Ricevuta  grazia  tanto  inllgne,  per  moftrarlene  grati 
fi  fecero  illruire  nella  Fede  Criitiana,  e  colla  loro  Famiglia  fi  fecero  Bat- 
tezzare. Ma  tanta  fu  la  devozione,  che  Terenzio  prelè  a'Santi,  che  giu- 
dicando anche  di  poterla  accrefcere  fé  gli  avelie  portati  alla  fua  Patria, 
gli  levò  lalccltamenie  ,  ma  devotamente  di  là  ,  e  ponendogli  in  una  Nave 
gli  condullero  a  Ca^-re,  qual  Città  rellò  molto  onorate  nell'  acquilto  di  un 
tanfo  Teforo,  e  gli  appreltarono  onoratifTimo  Depofito.  Altri  dicono  che 
non  gli  tcgliellero  furtivamente  ,  ma  che  pagalTero  quantità  grande  di  da- 
r.ari  per  averli  dalla  Città  di  Precone . 

In  Capre  iurono  tenuti  in  f(  mma  venerazione  per  molto  tempo,  dopo 
del  quale  Iddio  volle  che  quelti  Santi  folfero  riconofciuti ,  e  riveriti  in- 
queil'ilteflò  luogo,  dove  erano  Itati  come  malfat;:ori  ,  derifi  ,  tormentati, 
e  martirizzati  ,  perchè  diicefe  lopra  de' Veronefi  un  orendo  galtigo,  e  fu 
che  fi  leccarono  di  maniera  l'Adice,  i  fii^mi ,  le  roggie,  fontane,  pozzi,  e 
elicerne  delle  Città  ,e  del  Contado  ,  onde  la  tetra  s'apriva  ,  e  divenendo  (te- 
nie ,  riouUe  i  mileri  Veionefi  a  non  trovare  per  il  loro  vivere  né  grano, 
ne  erbe  per  le  beltie  ,  e  quelta  fìcità  ,  ed  arfura  fu  fenza  paragone  peg- 
giore di  quella  a"  Elia  ,  perchè  fé  ella  durò  tre  anni ,  e  lei  meli  ,  que- 
lla ui  Verona  durò  diecifette  anni  ,  benché  altri  dicono  fette  .  Alla  Ite- 
rilita  di  quelti  tempi  ,  ne  quali  mai  cadde  una  picciola  pioggia  ,  o  rugia- 
da dal  Ciclo,  fcgui  una  fame  crudele,  edalla  fame  una  orribile  pelle  ,  che 
bene  fpello  amniazzava  le  Perlone  all' improvvifo  ,  né  fi  trovava  alcuno, 
che  le  feppeUillè  ,  perchè  tino  il  Padre,  e  la  Madre  fuggivano  i  figliuoli ,  e 
letig.iuoie,equeUi,equeltci  Padri,  e  Madri  ;  i  Mariti  le  Moglj ,  e  le  Mogij 
i  loto  Manti  .  In  qucfto  deplorabile ,  ed  infelicilfimo  fiato  lagnandofi  i  Vero- 
Defi  ,  non  celTavano  di  pregare  il  benignillimo  Signore  ,  il  quile  mollò  per 
fine  a  mifeticordia,  rivelò  ad  una  Vergine  devoti>fima,  di  nobili  natali  di 
quella  Città,  chechiam.avafi  Maria,  la  quale  in  continue  orazioni,  e  peni- 
tenze offeriva  fé  i-.clla  in  olocaulto  per  i  peccati  della  Patria,  che  le  i  Ve- 
roiicli  volevano  uiciie  da  tante  miferie  andallero  cercando  dove  fi  trovaf- 
fero  1  Corpi  de'  Santi  Fermo  ,  e  Rullico  ,  e  gli  riportaifero  onorevolmen- 
te alia  loro  Città  ,  nella  quale  erano  (tati  martirizzati .  Partecipò  que- 
fla  rivelazione  ad  Annone,  allora  Vcfcovo  di  Verona  ,  e  tuo  Fratello,  il 
quale  la  meuefima  noue  aveva  ricevuto  lo  Iteiro  avvilo  dal  Cielo  ,  mentre 
iatcva  orazione  per  il  l'uo  afflitiilTimo  Grege,  e  perciò  iurono  incontineu-. 


15©  AGOSTO. 

te  fcielti  Uomini  prudenti,  e  dabbene,  che  andaffero  in  cerca  de' fieri  Cor- 
pi,  da'  quali  dipendeva  la  loro  rof'pirata  lalute  .     Dopo   molte  diligenze^ 
li   ritrovarono    nella  detta  Città   di  Capre  ,  e  con  molta   loro  allegrezza 
ritornati  a  Cafa ,  riferirono  il  tutto  a'  Cittadini  ,  aggiungendovi  che  quelli 
di  Capre  non  gli  volevano  cedere  i  facri  Corpi ,  fé  non  gli  sborfavano  tan- 
to oro,  quanto  aveifero  pefato  .     Si  mite  Maria  a  cercare  per  la  Città  quan- 
to baftava  per  avergli ,  e  tutti  i  Cittadini  andavano  a  gara  a  contribuirle 
quanto  avevano  ,  da  che  erano  afficurati  che  col  ricevere  quelti  in  Città  av- 
rebbero ricevuta  la  liberazione  dalla  ficcità  ,  e   dalla  pelte  ,  e  poi   di  co- 
mune confenfo ,  con  altri  Cittadini  ,  fu  eletta  Maria  per  andare  a  rifcuot- 
tergli.     Arrivati  a  Capre,  e  llabilito  il  contratto,  avvenne  per  miracolo, 
che  pefandofi  i  fagri  Corpi ,  conforme  la  convenzione  fatta ,  furono  trovati 
tanto  leggieri,  e  di  cosi  puoco  pelo  ,  che  non  vi  fpefero  la  minima  parte 
di  quello,  che  fi  credevano.     Fece  fubito  Maria  imbarcare  i  Santi  Corpi, 
e  fi  parti  per  Verona,  ma  appena  fu  {"piegata  la  vela  della  Nave  ,  ed  in- 
traprefo  il  viaggio,  i  Capreli  avendo  fatta  riffleffione  a  quanto  poco  avef- 
fero  pefato  ,  giudicarono  che  ciò  folfe  avvenuto  per  qualche  frode  di  Ma- 
ria ;  e  però  fubito  fi  mifero  a  feguirla  per  levarle  i  Santi  Martiri  ,  delchè 
accorgendofi  ella  quando  le  gli  vide  apprelfati  ,  fece  umile,  e  devotilfima 
orazione  al  Signore  ,  ed  impetrò  che  la  fua  Nave  prendefle  il  volo ,  ed  in 
brevillimo  tempo  tanto  s'allontanò,  che  gli  perdette  di  viltà  ,  giongendo  feli- 
cemente alla  Patria,  nella  quale   furono  accolti  con  lietiihmo  applaufo,  e 
folennilTima  Proceilione.  Quclta  appena  gioiife  nella  Chiefa,  dove  fi  dove- 
vano colocare  i  Santi ,  che  lubiio  (  o  bontà  di  Dio  !  )  fi  udì  un  chiaro  tuo- 
no, fi  vide  ofcurarfi  il  Cielo  con  alcuni  lampi,  ed  in  un  lubito  cominciò  à 
piovere  ,  ed  in  tanta  copia,  che  riftorò  i  Cittadini,  e  per  compimento  del- 
la grazia  celsò  anche  la  Pelte .     Segui  tutto  quefto  l'anno  775.  iz.  di  Maggio, 
pcrioche  grati  i  Veronefi  di  tanti  beneiicj  fabbricarono  in  Città  cinque  Chic- 
le a' Santi  loro  liberatori  ,  e  molte  altre  nella  loro  Diocefi  ,  e  ne  erefTero 
anche  una  in  grazia  della  detta  Maria  ,  e  le  diedero  il  titolo  di  Maria_, 
Confolàtrice . 

Fallato  molto  tempo  s'invogliarono  i  Bergamafchi  d'avere  quefti  Corpi 
de' Santi  Martiri  loro  Concittadini,  e  però  certi  Mercanti,  che  pratticava- 
no  in  Verona  fecero  amicizia  con  quelli  che  gli  avevano  incuftodia ,  e  tan- 
to operarono  ieco,  che  infieme  di  elfi  levarono  di  nafcofto  anche  il  Corpo 
di  S.  Procolo,già  detto,  Velcovo  di  Verena,  e  gli  trasferirono  alla  loro  Città 
di  Bergamo  nell'anno  87J.  (altri  dicono  855.),  e  fegretamentc  gli  feppel- 
lirono  in  una  Selva  chiamata  di  Plorzano  ,  oggidì  S.  Catterina ,  per  il'chi- 
vare  i  romori  co' Veronefi.  Stettero  quivi  nafcolti  ,  e  fenza  venerazione 
19(5.  anni,  o  come  in  fatti,  perchè  quelli ,  che  fecretamente  ivi  gli  avevano 
feppelliti  erano  morti  lenza  manifeltargli  ad  alcuuno  ;  ma  Iddio  gli  Icopri 
finalmente  per  maggior  gloria  fua  ,   e  di  quefti  Santi . 

Eilendo  Vefcovo  di  Bergamo  Monfig.  Gerardo  ,  occorfe  che  una  Donna 
ifpintata  chiamata  Salvatica,  era  travagliata  dal  Demonio  in  maniera,  che 
andando ,  e  fcorrendo  ,  or  ^uà,  or  là,  lenza  che  fi  poielfc ractenere ,  capuò 

in 


AGOSTO.  lyi 

in  detta  Selva,  nel  luogo  appunto  dove  erano  nafcofle  le  fagre  Reliquie, 
lopra  delle  quali  pjltifi  a  ledere,  fu  in  un  lubito  liberata  dalla  dibolica_, 
molelHa  .  Saputali  in  Città  la  maniera  della  di  lei  liberazione,  giudicò  il 
V'cfcovo  che  ciò  folle  avvenuto  per  miracolo,  per  tanto  (e n'andò  a  quel 
(ito  ,  accompagnato  da  molti ,  e  diede  ordine  che  ivi  fi  cavalTe  la  terra  ,  dove 
con  grandiiUmo  llupore ,  ed  allegrezza  univerfale  ii  trovò  un  Arca  di  pie- 
tra, nella  quale,  levato  che  fa  il  coperchio,  fi  trovarono  elTcrvi  ripolH  i 
tre  Corpi  Santi  di  Fermo,  Rultico,  e  Procolo ,  da' quali  ufci  fragrantillìmo 
odore,  ed  apprellb  a' loro  Capi  era  una  cadétta  di  marmo  piena  d' acqua_, 
chiara,  ed  odorifera,  che  guariva  molti  Infermi,  jd  in ilpezie giovava alli 
Leprofi ,  e  fu  trovato  anche  un  fiore  ,  che  ftava  fopra  l'acqui  ;  e  fuori  dell' 
Arca  era  feri  to  ,  come  ancora  di  prefente  fi  legge  quelt'  Epitaho  : 
j2'«  giacciono  i  Santi  Corpi  dt  Fermo,  e  Ruffico  Cittadini  Btrgam.ifhi ,  quali 
furono  d.-caf itati  a  f^erona  vi:ino  alla  ripa  del  fiume  Adice  [otto  Aiajjìniano 
JnperaJore  ,  ed  inolino  fuo  Confìgliero  ,  &  Procolo  Vcfovo  ,  il  qual  effendi» 
ancor  lui  Santo  comandò  ntll^  eflrcmo  dslla  fua  vita  d'  efpre  rinchtufo  mllcL^ 
tnrdifhna  Arca.  Qudnro  grande  folle  l'allegrezza  del  Prelato,  e  di  tutti  i 
Cittadini ,  quando  viddero  ,  e  conobbero  che  fi  erano  trovati  quelli  fuoi 
Santi  Concittadini  ,  cialcuno  fé  la  può  immaginare,  ed  affinchè  fodero  ve- 
neraci in  luogo  più  decente,  ben  prelto  fu  fabbricata  al  loro  onore  una  Chie- 
fa  poco  dillante  da  dove  erano  Ilari  ritrovati ,  alla  quale  furono  trasferiti 
con  Iblenne  Proceflìone  ,  e  da  quella  furono  poi  levati  da  S.  Carlo  Arci- 
vefcovo  di  Milano  in  atto  della  fua  vifita  Appoilolica ,  e  ripolti nella  Cfaiela 
maggiore  l'arino  1575.  a' 22.  Settembre. 

Alcune  gra-ùe  di  qucfii  Santi  Martiri ,  efiratti  dagli  Autori  di  Jopra  citati. 

L'Annno  158J.  nel  mefe  d'Agollo  lavorando  in  un  Campo  un  certo  Con- 
tadino da  Cenate  della  Valle  di  Trefccno  ,  per  il  caldo  eccedi vo,  che 
laceva  ,  e  per  la  fatica  venne  ad  uro  de' fuoi  buovi  il  malechiamaro  Pifcia 
fangue  ,  ed  edcndo  per  quello  caduto  morto,  il  Contadino  voleva  fcorticar- 
lo  ,  ma  fu  tiprelo  da  un  fuo  Fratello  ,  e  confìgliaco  a  conHdarfi  in  Dio,  e 
nell' interceflione  dc'gloriofi  SS.  Martiri  Fermo  ,  e  Rultico  .  Tutti  duoi 
d'accordo  fecero  il  vi^to  a' Santi  ,  e  vifiiarono  la  loro  Chiefa  in  lierzio,  e 
per  li  meriti  di  edi  la  mattina  fegueote  iii  trovato  il  Bue  fano  ,  che  andava 
f  a  isolando  . 

L'anno  1589.  un  Uomo  da  LefFo  nella  Valle  ci  Gandino  fenciva  un  dolor 
infutfribile  per  un  ferro,  che  le  gli  era  cacciato  nelle  deta  delle  mani ,  e  con 
tutti  i  rimedi  naturali,  mai  potè  nello  fpazio  di  lei  mefi  Icn'ir  un  puoco  di 
miglioramento,  anzi  che  i  Medici  Io  davano  per  morto.  Prele  però  molta 
coiitidenza  in  quelli  Santi ,  e  fece  voto  d'  andar  a  vifitare  la  loro  Chicia^ 
del  Luogo  fuUctio  di  Borziu .  e  fubito  fatto  il  voto  fu  rifanato  . 

Avendo  un  Uomo  della  Valle  Camonica  un  figliuolo  mutto  di  dodici  an- 
ni,  l'anno  I6o^  le  n'ancò  per  fua  devozione  ai  ccuo  luogo  col  fuo  figliuo- 
lo per  viiiure  i  Sunti  e  Uopo  d'avervi  leniito  Mellù  ,  ii  Multo  dima^^dò  il 

K  4  daaa- 


1J4  AGOSTO. 

danaro  al  Padre  per  far  celebrare  una  MelTa  a  quefti  Santi  ,  e  poi  fempreJ 
in  avanti  parlò,  con  i'omma  allegrezza  de'  parenti  ,  maraviglia  di  tutti,  e 
per  maggior  gloria  di  Dio  ,  e  de'  fuoi  Santi  Martiri . 

Conducendo  un  Contadino  un  Cairo  da  due  ruore  con  un  pajo  de  buovi 
per  la  ftrada  vicina  a  detta  Chicia  fopra  un  alta  ,  e  precipitofa  ripa  ,  eflen- 
dofi  meffi  HI  fcorfa  i  buovi  cafcarono  giù  ,  e  vedendogli  il  Contadino  a  ca- 
dere, gridò  S.  Fermo  un  voftro,  e  un  mio  :  Intendendoli  le  gli  buovi  non 
fi  ammazzavano  nella  caduta,  uno  ne  prometteva  per  voto  al  Santo,  e  l'al- 
tro l'averebbe  tenuto  per  sé.  Detto,  e  fatto  quello  voto,  vidde  che  iii_ 
quella  si  precipitofa  caduta  ,  per  l' interceifione  del  Santo,  i  buovi  erano 
reltati  vivi,  e  fenza  nocumento  alcuno,  ed  il  carro  intiero,  onde,  venduto 
il  più  bello  ,  offerì  il  prezzo  di  quello  alla  Chiefa  vicina  dedicata  al  Santo. 

Per  fine  voglio  raccontare  ancora  quefto  ,  riferito  da  Fr.  Celerino  Cappuc- 
cino neir  Iftoria  di  Bergamo  par.  2. 

Mentre  per  ordine  d'Anolino  i  SS.  Martiri  erano  condotti  da  Milano  a  Verona, 
paflarono  per  Caravaggio,  nel  tempo  che  i  Caravaggini  in  numerofa  fchiera 
accompagnavanoun  morto  alla  Sepoltura  .  I  Santi  fecero  fermare  quelli  ,  che 
lo  portavano,  e  dopo  breve  orazione  comandarono  al  morto  nel  nome  di  Gesù 
Grillo  ,  che  riforgelfe  vivo  dalla  barra  ,  e  nello  ftelfo  tempo  feguirono  due 
miracoli:  Uno  le  funi ,  che  tenevano  legati  i  Santi  li  fciolfero  ,  e  le  maniglie  di 
ferro  cadderono  a  terra ,  onde  poterono  alzar  le  mani ,  e  legnar  il  morto  ;  l'altro 
miracolo  fu, che  il  morto  riilifcitò  vivo,  e  lubito  fi  mife  a  confeilare  Gesù 
Grillo  per  vero  Iddio.  Rellarono  attoniti  i  Caravaggini  a  si  llupendi  mira- 
coli ,  e  molti  di  loro  li  convertirono  alla  Fede  di  Grillo  ,  ed  in  procelTo  di  tempo 
accettarono  quefti  Martiri  per  loro  Prorettori,  ed  erellèro  a  loro  onore  il  fon- 
tuofo  Tempio.  Rellarono  però  confuli  ed  arrabbiati  i  Sbirri,  che  prima  tene- 
vano legati  i  Santi ,  quando  li  vidderoimprovilamente  fciolti,  e  gridarono  che 
quelli  non  erano  miracoli,  ma|incantefimi,e  di  nuovo  gli  leggarono  con  più  forti 
morte,  e  feguirono  il  viaggio  a  Verona  ,  dove  i  Santi  confumarono  il  loro 
Martirio  ,  e  volarono  alla  gloria  del  Paradifo  . 

Molrillime  altre  grazie,  e  miracoli  anno  operato  a  favore  de' fuoi  Devoti 
quelli  Santi  Martiri,  come  ne  teltificano  le  tante  tavolette  appefe  avanti  le 
loro  Immagini,  o  Statue,  ed  in  particolare  di  S.  Fermo,  il  quale,  oltre  tanti 
Paelì  dove  e  tenuto  in  fomma  venerazione  ,  anche  da' Lodigiani  è  molto  olfe- 
quiato ,  come  nella  Chiefa  della  B-  Vergine  della  Fontana ,  poco  diltante  dalla 
Città,  in  quella  di  S.  Balfano  di  Lodi  vecchio,  ed  in  molte  altre  del  nollro 
Contado,  ma  particolarmente  nella  Chiefa  di  S.  Agnefe,  dove  fi  efpone  una 
fua  Reliquia  . 

IO  S.  LORENZO  Arcidiacono  ,  e  Martire ,  fella  alla  Bafilica  della  fua 
infigne  Collegiata . 

IJioria  di  qu-fla  in/ìgne  Bafilica  . 

Sino  nella  vecchia  Città  trovavafi  quella  Chiefa  Collegiata  col  fuo  Prepoflo, 
come  fi  legge  in  una  fentenza  di  Moni.  Vefcovo  Arùerico  Vignaci ,  feguita 
poco  dopo  la  penultima  demolizione  della  Città  l'anno  mi.  ,in  occafione  che  i 

fuoi 


AGOSTO.  15? 

fuoi  Parrocchiani  prcfumevanodifcacciareil  Prepofto,  e  Canonici  dal  pon'elTo 
d'uno  Spedale  colia  Chie(a  annella,  dedicata  al  S'anco  Sepolcro ,  ed  alla  S.  Croce, 
come  dice  il  proprio  Archivio  ,e  comi:  racconto  nella  vita  del  B.  Giaccomo 
Oldo  .  Diflrutra  poi  affatto  la  vecchia  Cina  ,  e  feco  pure  quella  Chi  eia  non 
rimanendovi  di  prclcnte  altroché  il  nome  del  Santo  ,  dove  ionomileri  avanzi 
della  Iba  antichità  ,  co' di  lei  effetti;  rinovata  poi  la  Città  ,rilorie  anche  queita 
Chiela  ,  e  Canonica  ,  fpiccando  in  ella  Uomini  illuftri  ,che  la  onorarono  ,  come 
un  Bernardo  de  Talente  Canonico  ,  ed  Egidio  dall'  Acqua  Prepoflo  ,  creati 
noftri  Vefcovi  ,come  riferirò  alle  loro  vite.  Non  godevano  i  Canonici  l'infe- 
gna  dell' Almuzia,  tutto  che  foflè  cosi  antica  ,  mala  confeguirono  d;il  Pontefice 
Paolo  V.  l'anno  1607. ,  e  come  in  quella  mattina  d'elfo  anno  fu  diltribuita  ad 
ogn'unodi  loro  da  Monf  Lodovico  Taverna,  dopo  d'avervi  celebrata  la  Mcffa, 
avendovi  anche  fatto  un  breve difcorfo  (oprali  fignihcatodellemedehme,  come 
tiene  il  Lodi  ne'  MS.  della  Libreria  di  S.  Filippo  ,  e  varie  altre  notazioni  . 
Anche  la  Chiefa  col  procelfo  del  tempo  è  reftata  più  onorevolmente  qualirìcata, 
perche  dopo  di  eflère  fiata  riedificata  Monf  Velcovo  Clemente  Gera  la  confa- 
crò  l'anno  i6i6.  li  25.  Novembre  ,  benché  l'ufficio  fuo,  colla  Felta  fi  celebri 
li  26.  fuddetto  per  decreto  del  V'efcovo  ,  ed  elfendo  flato  codrutto  di  finiifimi 
marmi  il  Tabernacolo  coli'  Aitar  maggiore  ,  f'ubito  da  Monf.  Ortenfio  Vifconti 
fu  con  (aerato  l'anno  171 5.  li  29.  Dicembre,  come  dalle  fueril  petti  ve,  ifcrizioni, 
che  inelfa  Bafilica  fi  leggono  ,  e  fecondo  il  fuo  Martirologio  .  Quivi  fono  dieci 
Canonici ,  quali  con  alcuni  Miniftri  fervono  lodevolmente  Iddio  ;  ed  a  quella 
infigne  Bafilica  ,  per  ultimo  ,  conferì  maggior  ludro  il  Prepoflo  moderno, 
mentre  nel  (uo  primo  ingrelfo  nel  Coro  l'anno  1728.  a' 15.  Dicembre  fu  il  primo 
che  faceffe  la  (uà  decorofa  comparfa  con  Rocchetto ,  e  Cappa  magna  per  pri  vi- 
leggio  de  elfo  impetrato. 

Per  riinmagiiie  della  B.  Vergine  della  fua  Canonica  vedi  io.  Settembre  . 

II  Un  Eccellente  Pittore  di  quefla  Città,  che  dimora  fotto  la  Parrocchia 
di  S.  Biaggio  muore  repentinamente  (otto  il  portico  della  (uaCaià,  facendofi 
radere  la  Barba  ,  nell'anno  1642.     Not.  del  Bdìz.  e  tradizione  v/rrùMe  comune. 

Il  S.  CLARA  Vegine,  feflaa'duoi  Moniflerj  di  Monache  di  quello  titolo. 

IJloria  del  primo  Monifliro  appellato  S.  Chiara  vecchia . 

LA  Nobile  Flora  Trelfena  (j)  fabbricò  queflo  Moniflero  ,  ed  Antonio  Fi(T5- 
ra^.i  Primario  di  quella  (^ittà  ,  e  di  lei  manto  gli  i'cce  la  dote  (/*)  circa 
l'anno  1309.  e  Monf  Velcovo  Egidio  dall'Acqua  ()  v'intrudulfe  leMonaclie 
dette  da  noi  comunemente  di  S.  Chiara  vecchia,  le  quali  dovevano  già  elfere 
in  Città,  mentre  trovo  nella  vira  di  S.  Alberto  che  una  AbbadefTa,  poco  dopo 
la  morte  del  Santo  ,  ottenne  una  grazia  ,  che  io  rif'eriico  nella  lua  vita  .  Q,ueile 
profellano  la  piìi  antica  Regola    de'  Minori  Conventuali  di  S.  Francelco 

d'Alft- 
(  a  )  Vtllan.    (  *  )  Lodi  ne  MS.  Comm .  di  Fijiar.    (  e  )  FJta  del  Frfovo .  ^ 


1^4  AGOSTO. 

d'Ailifi.  ed  inpremiodellainviolaca  oilervanza  di  efla  il  Duca  di  Milano  Fran- 
cei'co  I.  Sforza  conceire  (4)  a  loro  molte  eienzioni  d'aggravj ,  d'imbottati, 
da'Dazj  alle  Porte  della  Città,  e  per  dodici  oncie  d'acqua  della  Muzza  per 
adacquar  i  terreni  del  loro  Moni  Itero  l'anno  1450.21  Dicembre,  ed  in  numero 
di  35.  Monache  in  circa  vi  dimorano  fervendo  al  Signore  in  Tanta  purità  de 
coftumi  ,e  Itretta  ollervanza  della  loro  Regola  fotto  l'ubbidienza  del  nollro 
Moni".  Vefcovo  . 

IJìoria  del  frcondo  Moniflero  appellato  di  S.  Chiara  ,  0  Clara  nuova  , 
ftcondo  il  fuo  Archivio . 

BEttino  da  Lodi  lafciò  una  Cafa  fituata  nella  vicinanza  diS.  Lorenzo ,  volen- 
do che  ne  fotreufufruttuana  Amadma  Tua  Moglie  mentre  viveva  ,  e  dopo 
re  tollero  padrone  la  Miniltra  ,  e  Suore  della  Cala  che  chiama vafi  di  S.  Elifa- 
betta  figlia  del  Re  d'Ungaria  del  Terz'  Ordine  di  S.  Francesco  ,  con  patto  che 
follerò  dirette  fpiritualmente  dal  P.  Guardiano  dell'  Ordine  de'  Minori  di 
S.  Francelco  ,  eia  Regola,  che  quelle  Suore  ,  appellate  della  Penitenza  ,  olTer- 
vavano,  fu  comprovata  dal  Pontefice  Pio  II.  l'anno  14.59.  li  iz  Giugno  ,  come 
conlta  per  lua  Bolla  .  Qjaindi  li  inferiice  almeno  il  tempo,  che  cominciarono  a 
vivere  lotto  la  dttca Regola  ,  fé  per  la  fcarlezza  de'  documenti  non  fi  può  mfe- 
rireil  principio  della  loro  unione,  come  che,  tempo  prima  che  Bettino  lalcialTe 
a  loro  la  Cala  ,  giàdovevano  conviver  aflieme per  lervire  al  Signore  .  Che  poi 
dopo  la  mone  di  Amadina  non  folo ,  ma  ancora  ella  vivente  andailèro  ad  abitare 
la  Cafa  làl'ciata,  a  loro  conila  dalla  citata  Bolla,  perchè  prefe  l'Abito  delle 
Suore  ,  e  feco  viveva  in  quella  Cala  ,  che  era  lotto  la  detta  vicinanza  di  S  Lo- 
renzo .  Quella  Cala,  o  fuireMoniitero  per  meglio  dire,  al  prefente  è  di  Cu  )i 
Padroni,  il  March.  B.irtolomeoCalderaii  da  Milano,  ed  il  nobile  Docurione  di 
Lodi  Capit.  Gaetano  Maldotti  ;  confina  colle  mura  della  Città  ,  al  di  fu(>ri  fu'l 
muro  ha  dipinto  un  Ecce  Homo ,  e  dentro  la  Pona  nell'  ingrelTo  alla  liniltra  fono 
dipinti  i  SS.  Bernardino  da  Siena,  e  Nicolò  ;  Approvano  quello  mio  difcorfo 
la  collante  tradizione  verbale,  la  detta  Bolla  diretta  all'Arcidiacono , ed  a_. 
Romano  Barni  Canonico  della  Cattedrale  delegati  Appoltolici ,  ed  il  ViUanova, 
che  neir  Iltorie  di  Lodi  dice  al  mio  propofito  ,,  Che  nell'  anno  1439  come  in 
,,  numero  di  venticinque  le  Serve  di  Dio  del  Terz' Ordine  di  S.  i*rancelco 
„  abit  avano  in  unaCafadetta  di  S.  Maria  Elilàbetta  figlia  del  Re  d'Ungaria, 
,,  dentro ,  ma  contigua  alle  mura  di  Lodi ,  molto  incomoda  ,  ed  angulta  ,  e  poco 
Vana  per  la  qualità  del  fito,  ombrofa  ,  e  fredda,  ma  coli' autorità  del  Sommo 
Pontefice  Pio  II. ,  m-olto  ben  informato  della  virtù  ,  e  bontà  di  quelle  Vergi- 
nelle ,  furono  provvedutedi  migliore  , e  capacilfima  abitazione  nel  luogo, 
che  al  prefente  dicefi  S.  Chiara ,  pallata  in  Monittero  ,  e  crefcendo  tuttavia 
„  la  fama  della  loro  oll'ervanza  fi  moltiplicarono  fino  al  numero  di  cento,  e 
,,  vivendo  di  iòle  linnofine,e  profellando  la  Regola  della  ilcOaS.  Chiara  erano 
„  d'elempio  a  tutta  la  Città  ,  ma  polcia  mancando  loro  il  ioltentamento  per 
„  tanto  numero  furono  ridotte  da' loro  Superiori  a  loie  cinc]uauta,>  Come  poi 

le 
(  <?  )r-  Ruò.  della  iMuz.^a^.  16^. 


»» 
»» 


AGOSTO.  »jy 

le  ftefTe  Verginelle  fi  levafTero  dalla  fuddetta  Cafa  della  Parrocchl  ile  di  S.  Lo- 
renzo ,  e  fi  pòrtaflero  là ,  dove  fono  al  prefente ,  iegue  il  loro  Archivio,  dicendo  : 
L'anno  1470-  7  S'ertembre  ,  come  per  iftrumento  rogato  daFrancefco  Le- 
mene  Notajo  di  Lodi ,  Martino  CalTini  comprò  tutta  l'Ilbla  per  quelle  Mona- 
che ,  ove  fono  al  prefente  nella  vicinanza  di  S.  Leonardo ,  (  la  qual  ora  e  di 
S.  Biaggio)  e  ne  fece  loro  donazione,  ergendovi  la  Chiefa  ,  e  Momlteio 
,.  di  S.  Chura  ,  dove  fi  trafportarono ,  e  per  quello  beneficio  furono  aggravate 
d'una  Mellà  cotidiana,  e  di  leggeri  Legati,  come  di  vilitare  il  Sii.  bagra- 
mento  ,  d'andar  in  proceffione  per  il  Monjllero  recitando  i  Salmi  D.pro- 
,,  findis  y  e  Mifmre  per  l'anima  fua  tutti  i  Sabbati  di  Q,'jarcfima  ,,  Ei 
affinché  con  armonie  di  voci ,  ed  Hlromenti  lodalTero  il  Signore  ,  Alberto  Ago- 
ftano  Preposto  de'  SS.  Naborre ,  e  Felice ,  e  Canonico  della  Cattedrale  di  Lodi , 
e  di  più  Canonico  Ordinario  della  Metropolitana  di  Milano,  ficcome  aveva 
donato  loro  un  Organo  ,  lafciònel  fuo  tellamento  ,  rogato  da  Criltoforo  Sacco 
Kot-ijo  di  Lodi  l'arno  151(5.  li  io.  Marzo ,  anche  lire  cinquanta  ,  atlìne  di  fado 
aggiullare  ,  ed  il  nobile  Califto  Muzzani  creato  Decurione  di  Lodi  l'anno  i49Z. 
a  fue  fpefe  fabbricò  l'infermeria  del  Moniftero,  ed  Antonio  Agoltino  dell'  iltelfa 
Nobile  Famiglia,  nel  fuo  teltamento  rogato  da  Cnltofero  Bignami  li  2.  Set- 
tembre 1596  ,  col  lafciare  che  quivi  foflefeppellito,  vi  fifsò  anche  un  capitale 
di  lue  tre  mille  per  la  fundazione  d'una  Meflà  cotidiana  i  il  tutto  come  da  MS. 
di  effa  Nabililjìma,  Cafa  . 

VilTero  poi  fcmpre  fecondo  le  Regole  del  Serafico  P.  S.  Francefco ,  che- 
profcllano  la  fanta  Povertà ,  ma  perchè  co'l  procello  del  tempo  dentavano  a 
trovar  limofine  fufficienii  per  poter  vivere  fenza  entrate  ,  ottennero  dal 
Pontefice  Giulio  U.  l'anno  1509.  li  ió.Febbrajo  la  facoltà  di  far  acquilli,  e  di 
poiredere  ogni  forra  de  beni  ,  co'  quali  al  prefente  fi  mantengono  quaranta 
Monache  ,  e  le  ve  n'entrano  alcune  di  più ,  pagano  anche  cento  icudi  d'avvan- 
taggio, oltre  li  lolita  dote  fpirituale  dell'altre. 

Fra  quefte  faranno  fempre  di  gloriofa  memoria  alcune  ,  che  furono  ,  e  fono 
tenute  anche  al  prelènte  in  diltinta  venerazione . 

Narrafi  di  Suor  Barbara  da  LodiMonacha,  ed  Infermiera ,  conie  un  giorno 
mentre  lafciò  di  parlar  famigliarmente  col  noltro  Redentore  Gesù  per  andare 
a  (occorrer'  un'  Inferma  ,  ritornando  pofcia  alla  fua  Orazione  di  prima , 
ritrovò  ancora  lo  Spolo  Gesù,  che  vifibilmente  l'afpettava. 

Di  Suor  Cortania  Riccarda  da  Lodi ,  figlia  di  Elifibetta  Cadamofta  (come 
il  Lodi  ne' MS.  coment.  litor.  de'  Cadaraolti  )  la  quale  dopo  d'aver  menata 
una  finta  vita  pafiò  alle  nozze  dello  Spofo  Cjlelte  ,  circa  l'anno  1459.  La  di  lei 
Immagine  fi  vede  dipinta  nella  Chiela  ellenore  nel  muro  alla  antta  dcll'in- 
grello,  colla  telta  ornata  di  raggi ,  ed  e  venerata  per  B^atanelSin.  j.a  p-94., 
ne' MS.  del  .Medici,  enei  noftro  Martirologio  il  giorno  9.  del  m,4e  di  Luglio, 
nel  quale  fé  ne  fa  degna  commemorazione  . 

Di  Suor  Minlueta  Sommariva  Lodigiana  Vergine  infigne  ,  la  qual  un-, 
giorno  avendo  fommo  defideriodi  ricevere  il  SS.  Sagramentodell'Eucareliia, 
non  elFendovi  alcun  Sacerdote  che  glielo  miniltralTe,  le  comparve  un  Angelo 
a  far  quell'Ufficio  facrofamo;  come  feri  ve  anche  Moaf.Fwnceico  Oon^-ig* 

di 


r^g  AGOSTO. 

de  Grig.  Strapb.  Rdig.  Frane. p.  %.  de  Mon.  S.  Clara  Laud.  citato  ancora  dal  Vil- 
lan. , oltre  l'Arch. 

Di  Suor  Veronica  Sommariva  ,  parimente  Lodigiana  ,  Vergine  in  quefio 
Moniftero ,  dotata  di  tutte  le  prerogative  di  Santità ,  che  più  volte  parlò  a  fac- 
cia a  taccia  con  Gesù  Crilto  .  f-'tUan.  oltre  TArch. 

Si  cominciano  a  mettere  i  Raftelli  alle  Porte  della  Città ,  ecingerla  di  mura 
dove  mane  ano  ,  ed  a  lari  terrapieni  nell'anno  i<53j.  Not.  delBtnz. 

jj  Martirio  di  Giufppe  Cirefa  Cittadino  Lodigiano . 

C'^TureppeCirefa  della  Città  di  Lodi  figlio  di  Carlo  , battezzato  nella  Chiefa 
I  Parrocchiale  deiri:i{ìgne  Collegiata  di  S.  Lorenzo. nato  da  baflb  lignaggio, 
ina  tanto  più s' è  efalrato  egli  col  iuo  fpirito  da  valorofo  Cattolico.  Daian- 
ciuUo  appreferelercizio da  Barbiere  , poi crefcendo  in  età  giovanile,  permu- 
tar lua  fortuna  ,  fi  tece  Soldato  Veneto  nella  Città  di  Crema  .  Servi  molti  anni 
a  quella  Repubblica,  pofciaannojato  anche  di  quella  vita  miferabile  Te  ne  fug- 
gi ,  mentre  trovavafì  col  fuo  Reggimento  appreiFo  la  Turchia  .  EiTendo  ben 
pratico  del  linguaggio  di  querta  barbara  nazione  girò  molto  per  talPae("e,e^ 
dopo  fi  maritò  ciin  una  Donna  Greca  iiell'Hola  di  Xagora  al  Mare  Egeo,  ma 
avendo  l'perimentato  che  colà  difficilmentefi  poteva Toitentare  colla  i'ua  Mo- 
glie .  ril'olle  di  portarfi  feco  nella  Città  di  Smirne.   Q,ijivi  avendo  inrefo  che 
unfuoConcitadinoeraGuirdiano  attuale  del  Convento  de*  Minori  Olfervanri 
Riformati  ,h cui  Chielaè  Parrochiale  ("otto  il  titolo  dell'Immacolata  Conce- 
zione della  Gran  Madre  di  Dio  Maria  fc-mpre  Vergine  ,  aniò  a  vifitarlo,  e 
fece  contraiTe  molta  confidenza.  Q,MeH:o  buon  Sacerdote  avendo  interaladi 
lui  vita  menata  fra  Turchi  ,  dove  con  d  fficolcà  fi   trovano  ConfeiFri,  lo 
elortò  a  confellàrfi  ,  e  lo  fece  generalmente    il   giorno    9.  del  correncc_ 
mele  dell'  anno  1711.  ,  e  con  tal  contrizione   de'  luoi   peccati  ,  che  pro- 
rompenao  in   atti  citeriori  ,   e  clamori  era  giudicato   mezzo   freneùco  . 
Parnlli  dal  P.   Confefiòre  ,  e  poi  ritornò  da  elio  altre  due  volte    ,    ricer- 
cando nuova  penitenza  ,  e  licenza  di  poterfi  Comunicare  ,  perchè  gli  era  proro- 
gata ,  ma  ne  riportò  la  ri  fpofta  che  lo  averebbe  confolato  nel  giorno  della  Felti 
deli' Allùnzione  di  Maria  Vergine  .  Andò  a  cala,  ed  invece  di  metter  in  pace 
il  Tuo  animo  ,  prefe  quanti  danari  aveva  ,e  diltnbuigli  a' Poveri ,  e  poi  (  non 
(ì  sa  le  fpinto  dalla  frenefia  ,  che  gli  occupafle  la  mente,  o  per  la  memoria  della 
vita  menata,  oppure  dall' ignoranza)  la  fera  dello  Ile  fo  giorno  andò  da' Tur- 
chi ,  e  dille  loro  di  volere  farfi  Turco .   Lo  accolfero  benignamente  per  quella 
notte  colloro  ,  poi  alla  mattina  lo  interrogarono  fé  voleva  fare  ciò  che  fpon- 
taneamente  aveva  loro  promellòla  lera  antecedente  ;  rilpofe  arditamente  che 
egli  era  Criltiano  ,  e  tale  voleva  morii  e  ,  maledicendo  Maometto  ,  la  lua  falfa 
Legge,  e  Setta.  Adirati  i  Turchi  di  tal  innafpetata  rifpolli  lo  batterono  con 
cinque  cento  baftonate  fotto  le  piante  de'  piedi  alla  loro  barbara  u<ànzi  ,  e 
vedendolo  feniprecoltante  nella  S.  Fede  di  Crilto,  e  nel  maledir  la  loro  Setta, 
io  tenagliarono  quafi  in  tutte  le  parti  dei  Corpo ,  gl'infuiero  pece  dileguata 

l'opra 


AGOSTO;  fjT, 

Topra  la  te{l,i,^H  slogarono  le  giunture, e  gli  p'jnrarono  i  deti  delle  mani, 
quali  mirtirjfofTrj  con  in  vieta  pazienzi  due  noeti,  itanio  che  folo  di  notte  era 
tormentato  ,  fecondo  il  coflume  de'  Turchi.  Iddio  dementiirimo  però,  che 
vedeva  con  qual  coftinza  quelto  Campione  del  Cielo  fofFrivaper  amor  Tuo  sì 
crudi  fupplicj ,  lo  confortava,  e  lo  rinvigoriva  ad  cfporfi  con  animo  più  forte 
da  un  giorno  all'  altro ,  e  da  un  tormento  all'  aKro  a  cimenti  più  attroci .  Q,uefto 
fu  deporto  da  un  Greco,  che  feco  era  nella  itella  prigione,  febbene  non  foilè 
Cattolico  ,  qual  difle  ancora  che  effendo  il  noftro  Martire  di  Grillo  rtrafcinato 
alla  Carcere  ,  dopod'eller  (tato  tormentato  ,  fi  raccomandava  con  profondifiima 
umiltà  al  Signore,  edera  veduto  liberamente  follevarfi  in  alto  da  terra,  tutto 
attorniato  da  fplendenti  rae;gj .  Ma  vedendo  i  Turchi  che  Tempre  lo  trovava- 
no fciolto  da'  ceppi ,  benché  lo  legaflero  ben  ftretto  affinchè  non  fi  pocefle 
più  muovere  ,  né  slegare  ,  con  groffe  funi  appefe  al  muro  lo  legavano  con 
repplicate  ritorte ,  ma  lubito  partiti  loro ,  elio  fi  trovava  in  liberta ,  ed  allbrto 
rcir  orazione. 

L'originale  della  fede  di  quefti  prodigi ,  fatta  dal  Greco  è  ftata  lafciata  dnl 
detto  Padre  Guardiano  nelle  mani  di  D.  Criitofaro  de  Janis  Segretario  di 
Monf.  Arcivefcovo  di  Mirra  ,  e  Vicario  di  S.  Pietro  in  Vaticano  ,  Minor 
OiTc-rvante  Riformato,  e  la  copia  nell'Archivio  ^f  Vropaj;Md:iFtde . 

Per  fine  fiando  lempre  coftante  nella  fua  fedele  Confedìone  ,  fprezzando 
tutte  le  più  orribili  minaccie,  e  fpietati  tormenti,  fu  condannato  ad  edere 
decapitato  .  Per  tanto  lo  conduffero  al  patibolo ,  e  feritolo  leggermente  nel 
collo  gli  diflero  che  fi  facelle  Turco  ,  ma  egli  intrepidamente  rifpole  : 
Tagliatemi  pure  il  capo,  che  non  ho  timore  alcuno  di  perdere  quefta  vira 
per  amore  di  Gesù  Crillo  per  me  CrocifilTo .  In  ciò  udendo  gli  fu  troncato 
il  capo  ,  che  appena  feparato  dal  bufto  fece  tre  falti .  Volata  l'anima  lui 
alla  gloria  immortale  colla  palma  del  gloriofo  martirio  ,  in  queito  giorno 
dell'  anno  lu.ìdetto  ,  d'età  d'anni  ^6.  in  circa  ,  come  ha  depoito  fuo  Padre 
ancor  vivente  ;  il  detto  P.  Guardiano  facendo  matura  riftielhone  alla  costan- 
za ,  colla  quale  quello  benedetto  Martire  tanto  aveva  patito  in  profelliire  la 
iKjltra  Santa  Fede  ,  qual  martirio  è  molto  fingolare  in  quelti  lecoli  ,  pro- 
curò di  nfcattar  il  di  lui  Cadavero  per  dargli  onorata  Sepoltura  ,  e  collo 
sborfo  di  quaranta  cinque  Reali  lo  ricuperò,  febbene  con  molta  dithcoità, 
ed  il  giorno  quindeci  del  corrente  ,  appena,  ricevuto,  lo  fece  feppellire  in^ 
una  Calla,  o  tolTedepofito  feparatamente  dagli  altri  Cadaveri .  Ed  il  Signore 
non  tardò  di  moltrare  quanto  gradille  il  valore  di  quella  grand' anima,  che 
per  amor  fuo  aveva  facrificato  il  fuo  Corpo  ,  ed  ofìfertogli  il  fuo  fangue  ; 
perchè  ellendone  ftato  raccolto  da  alcuni  Cristiani  ,  che  ftetcero  prelenti 
al  luo  martirio,  quando  fu  decapitato, difpofe  che  fpiraire  foavillimo  odore, 
quU  prodigio  fu  palefe  a  tutti  .  Di  più  un  Servidore  di  erto  Convento, 
nominato  Domenico  Veronefe  ,  effendo  Itaro  opprello  di  una  febbre  lenta 
per  lo  fpazio  di  due  anni  ,  fu  perluafo  dal  detto  P.  Guardiano  a  pigliar  un 
puoco  dtlla  terra  del  fuo  Sepolcro ,  che  averebbe  ricevuta  la  (anità  ,  ed  in  fatti, 
bevendola  (temperata  nell'  acqua,  fubito  ricuperò  la  perfetta  falute . 

Chiaraifi  quefto  Guardiano,  che  abitava  nella  Citw  di  Smirne,  come  h.9 

tiier 


158'  AGOSTO. 

riferito  di  fopra,  Fr.  Giufeppe  Maria  da  Lodi  Minor  OfTervante  Riformato, 
Miniftro  Appoftolico  ,  Lettore,  e  Predicatore,  che  ritornato  pofcia  alla  Tua 
Patria,  oggidì  foggiorna  nel  fuo Convento  de'Min  Oli.  Rif.  di  S.  Francefco 
della  più  eretta  Olfervanza  del  Reggio  Borgo  di  Codogno .  Q,uefto  zelan- 
tiffimo  Padre  (crilTe  fubiro  l'informazione  del  fatto  alla  Sagra  Congregazione 
de  Prop.tganda  Firle  a  Roma  ,  ed  un  altra  lettera  a  Monf.  Ortenfio  Vifconti 
noilro  Vefcovo ,  data  in  Smirne  li  9.  Settembre  1712. ,  che  comincia  :  Una 
Pecora  di  qmflo  può  grege  ec.  e  mentre, che  per  efporre  quanto  qui  riferifco, 
mi  mancavano  alcune  degne  notizie  non  contenute  in  elFa  lettera  ;  dopo  che 
egli  ha  ripatriato  ho  procurato  d'averle,  e  per  dare  tutta  la  dovuta  credenza 
alla  medcfima  lettera  ,  ed  a  quanto  di  più  io  l'ho  pregato  ,  ha  deporto  il  tutto 
con  fuo  giuramento,  more  Sacerdotali  ,  in  un  altra  Lettera, che  comincia: 
Jo  infrajcritto  facio  piena  ,ed  in.dubitata  fde  ec.  ,anzi  elTendofì  portato  a  Lodi , 
l'ha  confermato  al  Prete  Gio.  FrancelcoGarotta  Notajo  Appoftolico  ,  e  Norajo 
Coadjutore  della  Curia  Vefcovale  di  Lodi  nel  giorno  11.  Ottobre  1731.  il  quale 
ha  autenticato  ambedue  le  lettere  ,  che  con  fomma  riverenza  ,  cai  ligenza  fl 
confervano  apprelTo  di  me  ,  e  CIÒ  fia  detto  a  maggior  gloria  di  Dio,  e  della  nof- 
tra  S.  Fede  Cattolica  . 

Filippo Mari.i  ultimo  Duca  di  Milano  della  Famiglia  Vifcontì  muore  fenza 
legitima  fucceflìone nell'anno  1447. ,  e  Lodi  fi  fottrae  da  quello  dominio  Du- 
cale .  Villan. ,  i  vedi  ly.  corrente  . 

14  Dice  il  Lodi  ne'MS.  Comment.  de' Viftarini ,  come  efTendo  oggi  dell* 
annoi339.  morto  AzzoVifconti  Principe  di  Milano  fenza  figliuoli  ,  fucceffe 
r.ci  dominio  Luchino  di  lui  Zio.  Q.uefta  mutazione  fu  moltodannofaaila  no- 
ftraPairia  ,  poichèavendoLuchinocreatoPodeftà  di  Lodi  Bruzzo  fuo  figliuo- 
lo naturale.  Uomo  fiero,  ed  avaro  ,  colle  oppefFioni ,  ed  eftorfioni  pubbliche, 
e  privale  fi  refe  al  fommo  abbominevole  ,  e  femprc  più  perfeguitava  quelli, 
che  erano  più  facoltoiì  ,  finalmente  morto  Luchino  fuo  Pajre  l'anno  1349. 
Bruzzo  fu  fcacciatodaLodia  furor  di  Popolo  ,  e  Gio.  Fratteiio  di  Luchino  già 
ArcivefcovodrMilano  fuccefTo  nel  dominio  del  Fratello  applicò  alio  Spedai 
maggiore  di  Milano  gran  quantità  degli  effetti  tolti  da  E:  uzzo  alle  ricche,  e 
Nobili  Famiglie  di  Lodi ,  ed  al  fuo  Vefcovo  ,  colle  quali  reitò  grandemente 
aricchito  lo  Spedale .  Edil  Nobile  Paolo  Camillo  Cernufcolo  dif.  orrenur.  del- 
la Nobile  Famiglia  Vignata,  dice  ,  che  quefta  ricuperò  molti  effetti  in  Tura- 
no, de'  quali  ei-a  {tato  indebitamente  Ipogliato  da  Bruzzo,  qual  buona  forte 
incontrarono  anche  ilVelcovo,  ehi  maggior  parte  delleNobili  Famigliedi 
Lodi.  Ben  è  vero  che  con  tutto  quello  il  Vefvovo  gode  appena  una  minima 
parte  di  quel  molto,  che  pofledeva  anticamente.     Ftdi  anche  ilFUlan. 

15  ASSUNZIONE  DI  MARIA  VERGINE,  primo  titolo  della  noftra^ 
Cattedrale,  dove  fé  ne  celebra  la  fefla  Pontificale.  Fefla  principale  alia 
Chieia  della  B.  Vergine  dell'Incoronata,  ed  in  mokiflìmc  altre  Chicle  della 
Ciuà,eL>ioce{ì. 


AGOSTO.  ^$9 

Ifforh  in  ctmpendit  del  Santuario  dell'  Inceronata . 

TRalafciando  tante  dicerie  del  Volgo  fopra  l'errezione  di  queflo  infìgne 
Santuario  ,  la  verità  e  ,  che  quivi  era  un  infame  poftribolo,  nel  di  cui  in- 
greiro  era  dipinta  la  miracolofa  Immagine ,  che  ora  fi  venera  all'  Aitar  maggio- 
re, la  quale  lebben  era  di  molta  divozione,  tuttavia  però  a  nell'uno  ballava 
l'animo  di  ftrappare  il  peccato  da  queft' infame  luogo,  al  quale,  quando  vole- 
vano portarli  i  viziolì ,  dicevano:  Andiamo  alla  Madonna  di  Piazza,  quafìchè 
la  B.  \'c'rgine  puriffima  dalFe  il  nome  al  ferraglio  d'ogni  beftiale  impurità  . 
Pure  fu  opera  d'elfa  B.  Vergine  a  farvi  cangiare  la  leena,  perche  concelle  la 
grazia  della  fanità  ad  uno  ftorpiato  per  nome  Giaccomo  Abone  nobile  Cittadi- 
ro  di  Lodi .  duello  miracolo  diede  l'ultimo  impull'oal  Vefcovo  Monlìg.  Car- 
lo Pallavicino  ,  edalla  Città  di  (radicare  la  cala  dell' iniquità  l'anno  1487. ,  e 
piantarvi  un  Santuario  ad  onore  della  gran  Madre  di  Dio,  la  di  cui  prima  pie- 
tra fu  gettata  con  gran  felle  l'anno  feguente  1488.  28 .  Maggio .  Fu  alzata  la 
Cincia  ,  e  la  Cupola  meravigliofa  lenza  rifparmio di  l'pefe,come  teflifìcano  la 
preziofità  delle  Pitture,  la  vivacità  delle  Statue  ,  alo  fplendore  de' fuoi  freggi 
tutti  ad  oro  lavorati ,  mercé  alle  copiofilTime  limofine  offerte  dallaCittà,  Con- 
tado ,  e  da  Paetì  rimoti  .  In  breve  reltò  anche  tanto  arricchita,  che  le  fu  alle- 
gnata  l'Ufficiatura  continua  cotidiana  ,  poi  dopo  molti  anni  folamente  la  fe- 
Itiva.  L'anno  1689.  II.  Maggio  alleore  vent' una  ,  e  mezza  dal  Prepolto  della 
Cattedrale  Cario  Francefco  Fagiuollo  fu  gettata  la  prima  pietra  d'un  nuovp 
Coro  in  capo  di  elio  Tempio,  perche  prima  era  Copra  il  Capitello,  ed  olen- 
do llato  perfezionato  l'anno  1691.  fi  portò  indietro  l'Immagine  Sacra_,  , 
e  fi  ampliò  il  Presbitero  ,  come  ha  nettato  nelle  fue  memorie  il  Prete  Alei- 
fandro  Cavenago  allora  fuoSacrifta.  Ai  primi  Vefpri  della  prefente  Solen- 
nità dell'  anno  1699.  fi  diede  principio  alla  cotidiana  relFidenza  di  dodici 
Cappellani  ,  oltre  il  Prefetto  ,  quale  Tempre  è  di  Famiglia  nobile,  aramovibi- 
li  tutti  a  piacere  di  fedici  Nobili  Deputati ,  che  la  governano ,  quali  rel- 
tano  eletti  da'  Frcfidenti  della  Città  ,  e  l'anno  1731.  a'  2.  del  mefe  d'Agolto 
ne  fono  flati  aggiunti  altri  due  Cappellani ,  e  comminciarono  ad  uffiziare  il  j, 
fella  della  B.  Vergine  della  Neve ,  che  in  tutti  l'ano  quattordeci ,  oltre  il  Pre- 
fetto .  Chi  defidera  più  diflintoraguaglio  legga  il  cap.  3.  del  Libro  intitolato 
Sagra  Iftoria  de'  Santuarj  dedicati  alla  B.  Vergine  nella  Città ,  e  Borghi  di  Lodi, 
pubblicato  dal  Autore  di  quelt'  Opera ,  dove  trattafi  ancora  dell'  immagiue 
della  B.  Vergine  lotto  il  fuo  Capitello . 

Annotarjone . 

DOpo  d'aver  data  alle  flampe  la  fopracitata  Opera,  nella  quale  dico,  che 
ilCoioebbf  il  fuo  principio  l'anno  1691., mi  fono  pervenuti  documenti 
■più  chiari ,  e  ficuri ,  Ufciati  dallo  ItefTo  Cavenago  ,  che  metrono ,  qualmente 
gli  fu  dato  principio  l'anno  1689. ,  come  ho  detto  di  (opra ,  e  perciò  ho  Itinuro 
«ene  iilevare  quello  sbaglio  per  degna  foddisiazionc  del  benigno  leggitore,  e 

rendo 


i<?o  AGOSTO, 

rendo  grazie  al  Signore,  che  mi  abbia  conceduta  la  vita  ,  e  fortuna  di  poter 
correggere  io  fteflb  le  mie  Opere,  come  fi  legge  di  Defendente  Lodi ,  che  nel 
Sinod.  3.  mette  per  illegitimo  il  noftro  Vefcovo  Opizzoiie  ,  e  poi  ne'  Tuoi  MS. 
che  fi  leggono  nella  Biblioteca  Filippina  fi  difdice,  e  lo  loda  ,  effendole  giunte 
dopo  notizie  più  ficure ,  come  fi  può  leggere  ,  che  abbiano  ptatticato  il  Baronio, 
ed  altri ,  che  in  un  Opera  pofteriore  corregono  l'anteriore ,  dopo  che  hanno 
trovati  documenti  più  certi . 

Oggi  pure  feda  all'Oratorio  in  Caflello,  del  quale  non  fo  dir  altro,  fé  non 
quello  ,  che  rifetifce  il  Villan.  ,  che  cfTendo  ftato  fabbricato  il  Caftello  da 
Barnabò  Vifconti  Signore  di  Lodi  col  conienfo  della  Città  l'anno  1370.  era 
conveniente,  che  vi  folle  erretto  anche  il  luo  Oratorio,  nel  quale  cclebrafi 
Mefla  cotidiana,  come  il  Sinod.  6. 

Dal  vedere  però  che  il  VillanuovaafTegnaunCafiello  fatto  piantare  l'anno 
1170.  nel  mefe  di  Luglio  da  Napo  Tornani  Signore  di  Lodi  a  quella  Porta 
Regale  ,  mi  fa  credere  ,  che  pcfcia  folfe  diltrutto  ,  come  fu  quello  ,  che 
cflb  fece  fabbricare  nello  ftefibrempoa  Porta  di  Milano  ,  qual'era  a  S.  Vin- 
cenzo ,  dove  al  prefente  appena  fé  ne  vedono  alcune  miferabili  ruvine. 

I  Soldati  Tedefchi  preflìdiarj  entrano  la  prima  volta  nel  nuovo  Corpo  di 
Guardia  ,  che  prima  era  Portico  del  Mercato  del  grano  l'anno  1711.  fedi 
li.  Marzo. 

x6  S.  ROCCO  ,  fefta  a  i  fuoi  Oratorj  di  Porta  d'Adda,  di  Porta  Caftello, 
•  di  S.  Marta . 

JJÌoria   àtW  Oratorio  di   S.  Rocco  fuori   di  Porta   d'Adda , 
fecondo  il  fuo  Archivio  . 

L'Anno  1411.  effendo  Lodi ,  ed  il  fuo  diftretto  abbaruti  dalla  pefte ,  il  Popolo 
Lodigiano  riccoreva  con  gran  divozione  ad  un'immagine  del  gloriofo 
S.  Rocco,  che  flava  dipinta  fopra  d'un  murello  fuori  della  Porta  della  Città 
vicino  al  fiume  Adda  polla  nel  Borgo  Rampino  .  Ottenne  finalmente  dopo 
molte  preghiere  la  grazia  fofpirata ,  e  colle  limofine  ,  che  le  furono  offerte 
s'erreile  la  Chiefa  ,  o  Oratorio  prefente  in  onore  dei  Santo  ,  riufcendo  la 
ilefla  Ancona  dell'  Altare ,  quella ,  ove  era  dipinta  l'antica  Immagine  fopra 
lo  lleflb  murello  .  Col  tempo  fu  fabbricata  anche  la  Sacriilia  della  Chiela,  e 
quefta  re/tò  dotata  di  Suppellettili  facre  ,  d'ornamenti  d'argento ,  ed  arricchita 
di  diverfi  lafciti,  ed  entrate,  perlocchè  l'anno  1447.  fu  vifitata  dal  Vefcovo  Ber- 
nerio ,  come  fi  legge  negli  atti  della  fua  vifita  in  elfo  Archivio .  L'anno  1485. 
ellendo  nuovamente  inforta  la  pelle  ,i  Popoli  fecero  a  quefto  Santo  nuovo  ric- 
corlb  per  la  fua  intercefiione  apprefib  lidio ,  ed  in  fimu'occafione  crefcendo  la 
contribuzione  di  larghe  limofine  fu  necefiario  inltuuire  una  Scuola  di  fedeci 
Lai:i ,  Uomini  principali  della  Città  ,  ed  apoggiai  a  loro  il  buon  governo  aell* 
Oratorio,  e  delie  fue  entrate,  il  che  fegui  l'anno  15 14.  Q,uivi  però  non  inten- 
do 


AGOSTO,  fffr 

do  come  l'Archivio  dell'  Incoronata  dica  ,che  inqueft'anno  contribuì  alla  fab- 
brica di  ella  Chiefa  qualche  limofina  ,  le  di  già  era  (tata  fabbricata,  come 
fopra ,  molto  tempo  prima  ;  ie  non  folle  che  in  quelt'  anno  rellallè  ingrandita  f 
o  riltorata. 

Su  però  qualunque  pofTa  elTere  la  verità  in  fenfo  ris^orofo ,  trovo  come_» 
l'anno  1514-  i.  del  mele  di  AgoHo  Gio.  Battilta da  Bulfeto  Vicario  Luogo  te- 
nente del  V'efcovo  Ottaviano  Maria  Sforza  Viiconti  approvò  i Statuti,  eia 
Regola,  che  dovevano  olfervare  quelti  Scuolari  per  il  buon  governo  dell' 
Oratorio,  e  pofoa  furono  confermati  da  i  Pontefici  Leone  X.  l'anno  1515. 
I.  Nevembre  per  fua  Bolla  data  in  Viterbo,  da  Giulio  IH.  l'anno  1554  12. 
Dicembre  ,  e  da  Pio  IV.  L'anno  ij<5j.  ij.  Aprile  .  L'anno  i<$28.  furono 
lubbati  all'  Oratorio  tutti  gli  ornamenti  d'argento,  molte  fuppellettili ,  e 
perGUte  alcune  fcritute  ,  onde  fu  molto  impoverito  ma  l'anno  idjo.  elTea- 
éo  ancora  ripullulato  il  male  contagiolb  ,  tanti  furono  i  voti,  e  l'ofFcrte^. 
fattegli  da' Devoti ,  che  provarono  la  prelervazione  ,  o  la  liberazione  dal 
inile  ,  che  ia  buona  parte  fu  riltorato  dal  pregiudizio  del  furto  facrilego» 
e  lempre  fi  è  conl'ervaco  nello  frato  felice,  che  gode  ancora  di  prelente,  nel  qua- 
le o^ni  giorao  li  celebra  una  Mella  cotidiana . 

IHoria  dtir  Oratorio  di  S.  Hocco aìla  Porta  del  Ci flelìo .,  e  della  difìruziom  dei 
Borghi  fecondo  il  Lodi  nei  MS.  coment,  de  f^tlfauni  ,  e  Alinfr. 

1  Borghi  di  quefla  Città  in  divertì  tempi  patirono  varie  rovine  ,  quantun- 
que follerò  cinti  di  mura  ,  difefi  da  baltioni,  ed  allicuratida  foflè ,  onde 
Icbbene  erano  (oggetti  alle  frequenti  demolizioni  ,  o  in  tutto,  o  in  paite^, 
l'anno  1619.  erano  popolati  di  4000.  anime  in  circa  (oiamente  quelli  di 
Porta  Regale  ,  di  Porta  di  Pavia  ,  e  di  Porta  Cremonele  ,  non  comprefi 
quelli  fucri  di  Porta  d'Adua  lòtto  le  Parrocchie  di  S.  Maria  Maddalena,  e 
di  S  Giacccmo  in  Città  ,  che  erano  molti  valli  ,  e  popolati  anche  loro, 
come  il  Sinod  J-  ,  e  l'Archivio  del  Contado  .  Erano  quelli  le  deliz:e  de* 
Cittadini,  nulladimeno  dopo  d'aver  (bll'crte  tante  demolizioni,  e  por  lem- 
pre rifforti ,  almeno  in  parte,  l'anno  1555.  lurono  totalmente  atterrali ,  re- 
Itando  milerabile  Teatro  di  lagrimevole  compallione  . 

Teltimon]  ih  primo  luogo  (ono  le  tre  Parrocchie,  e  Monilterj  infigni  de 
Regolari ,  che  facevano  frante  alle  tre  Porte  della  Citta  .  A  porta  Recale, 
e  fiadel  Ca(lello,laParrocchiale,eMonillerodi  S  Ballano,  j/Ù5  Abbazia  dè'Ci- 
itercieiifi  ;  a  Purra  di  Pavia  la. Parrocchiale  di  S.  Bartolamco ,  e  Moniltero 
de  Canonici  Laterancli  ;e  a  Porta  Cremonele  la  Parrocchiale  di  S.Biaggio, 
che  nell'anno  ii6y.  è  nominata  Ofpitale  dall' iltorie  del  Morena  ,  e  poi  paf- 
$ò  in  Moniltero  de  Monaci  Olivetani ,  che  avevano  nei  Borghi  un  altra^ 
Chiefa,  e  Moniltero  detto  dell'Annunziata,  quali  tutti  piìingn  compajono. 
E  COI)  quelli  ancora  e  quali  perduta  fino  la  memoria,  dove  erano  piatitati 
altri  Con\?enti  ;  come  di  S.  Maria  delle  Grazie  de  Frati  Aniadei  ;  altro  del- 
lo ItoiVo  titolo,  ma  dei  Frati  Minimi  di  S.  Francefco  da  Paola  ;  di  S.  Maria 
in  Borgo,  altat  de' Canonici  d'Alga  ;  di  S.  Maria  degU  Angeli  ani  B^  rgo 


t<f«  AGOSTO. 

di  Porta  d'  Adda  ;  e  con  quelli  Conventi  ,  e  Chiefe  gli  Spedali  di  S.  Sepol- 
cro, pure  nel  Borgo  di  porta  d'Adda;  di  SS,  Simone,  e  Giuda  in  Borgo 
nuovo;  e  di  S.  Alberto,  pofcia  incorporato  col  Moniftero  degli  Amadei . 
Ed  in  fatti  dove  fono  mai  le  Chiefe  di  S.  Croce  dei  Confractelli  nel  Bor- 
go Gabianello  ;  di  S.  Mattia  per  gli  Appellati  ,  e  del  loro  Lazaretto  ;  di 
S.  Paolo  ,  apprellb  il  Moniftero  di  S.  Biaggio  ;  di  due  Oratorii  di  S.  Roc- 
co ,  uno  a  Porta  Cremonefe ,  altro  a  Porta  Regale  ?  Be.V  evero  che  ("ubico 
che  furono  alzate  le  fortifazioni  dalla  parte  di  Porca  Regale,  alzò  il  capo 
da  terra  anche  quello  Oratorio  nello  fteilb  fito  di  primi  ,  che  era  contiguo 
alla  fuddetta  Chiefa  Abbaziale  di  S.  Ballano . 

Oggi  fefta  {ingoiare  pure   all'Oratorio  de' Confratelli  di  S.  Marta  ,  ed  al- 
la Crocetta  di  Porta  Cremonefe  . 

17  Lodi  fi  foitomette  al  dominio  dei  Veneziani  nell'  anno  1447.    VilUn. 
e  vedi  ai  13. 

18  S.  ELENA  Imperadrice,  fefta  alla  Chiefa  di  S.  Croce,  e  vedil'ifto- 
ria  di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio . 

19  La  Parrocchia  di  S.  Eufebio  del  luogo  di  Villambrera  refta  fcjpprelTa, 
«d  unita  alla  Parrocchiale  di  PauUo  l'anno  1591.   Infir.   di  Mich.  l'alleati. 


glWJJV^       IJ^IA      auliva      Kl^%.{^%  y    i^kU^Ttn 

Di  quefto  Conte  le  ne  vedono  denari  d'argento  della  qualità  circa  d'uru 
Paolo,  che  da  una  parte  fono  improntati  coli' Arma  Vignati  ,  e  dall'altra 
coi  Santi  Ballano,  ed  Antonio  Padroni  d'ambe  le  Citta  da  lui  polFedute.^ 
Lodi,  e  Piacenza,  e  fi  confervano  nella  ftelTa  famiglia  del  Decurione  Sfor- 
za Vignati . 

10  S.  BERNARDO  Abbate,  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale  della  Cle- 
menza ne'  Borghi  di  Porta  Cremonefe  . 

Francefco  li.  Sforza  Duca  di  Milano  dona  400.  feudi  d'oro  alla  Chiefa 
della  B.  Vergine  dell'Incoronata  di  quella  Città  l'anno  15^9.  con  obbligo, 
che  fi  impieghino  per  la  manutenzione  di  cantarvi  la  Salvi  ogni  fera ,  in 
luogo  della  quale  fi  cantano  le  Littanie  della  B.  V.  anche  al  prelem^_. 
Vedi  Ifìoria  di  quefto  Santuario . 

'   li  Fefta  della  B.  Lugrezia  Cadamofta  Nobile  Lodigiana  del  Terz'  Ordi- 
ne di  S.  Domenico. 

Sua 


AGOSTO.  i<jj 

Sua  vita  eftratts  da  alcuni  MS.  di  Deftndente  Lodi ,  che  difcofrono  di  qufla 

Nobile  Famiglia ,  e  dalla  vita  fcritta  da  Don  Gio.  Agoflino 

de  Conti ,  e  dai  MS.  del   Canonico  Medici . 

N Acque  Lucrezia  da  Dantno  Cadamofti,  e  Giaccomina  Riccarda  Nobili 
Lodigiani  l'anno  1478.  ,  nell'età  di  fette  anni  in  circa  reltò  priva  del 
Padre,  e  della  Midre ,  raccomandata  con  due  luoi  Frattelli ,  e  due  Sorelle 
minori  alla  tuttela  di  Lampugnar.o  Birago,  AleiFandro  Filfiraga,  e  Badano 
Pelato,  quali  la  tenevano  in  tanto  conto,  come  fé  folTe  Itata  la  pupilla», 
degli  occhi  loro  .  Il  Leggendario  de' Santi  era  il  di  lei  più  geniale  diporto, 
fuggendo  a  tutto  fuo  potere  le  irafcherie  delle  fanciulle  .  Col  crefcere  de- 
gli anni  crebbe  aflieme  la  dote  naturale  di  vaga  apparenza  ,  perlocchè  eb- 
be molto  da  travagliare  per  diffenderfi  da' pazzi  amatori.  Anfìofa  di  veftir 
l'Abito  di  S.  Domeiìico  fodJisfece  al  liio  buon  desiderio  ,  non  già  rini'er- 
randofi  ne'  facri  Chioliri ,  ma  nella  lua  Cafa  ,  e  coli'  efemplo  della  fua  vita 
innocente  era  lo  fpecchio  de'coftumi  atutte  le  nobili  Femmine,  divenuta  an- 
che di  fé  iiella  Martire  della  penitenza.  Li  fuoi  divertimenti  manuali  era- 
no di  riccamar  tele,  che  dovelfero  fervire  adornamento  delle  facre  Imma- 
gini, o  degli  Altari,  oppure  di  portarfi  agli  Spedali  ,  o  alle  Cafe  de' po- 
veri infermi  ,  fafciando  le  loro  piaghe  ,  confortandogli  nella  fofFerenza  ,  e 
fcorrendcgli  colle  limoline.  Il  maggiore  contento  però,  che  ella  provava.* 
in  quello  mondo  era  quando  aveva  da  cibarfi  del  facro  Pane  Eucariltico,  ed 
il  Signore  permoftrare  quanto  gradilfe  lo  ftrano  apparecchio,  che  pratica- 
va avanti  di  riceverlo,  lo  diede  a  divedere  nella  Chiefa  di  S.  Romano  fua 
Parrocchia  (che  tale  era  allora)  con  un  maravigliolofucceflb. 

Avvenne,  che  prefentandolegli  il  Sacerdote  coli' 01tiaSacratifIìmafopra_, 
la  Patena  per  comunicarla  ,  parve  al  metitrimo  che  1' Olila' gli  cadellc.^, 
onde  fmarito,  ed  angofciofo  ponendofì  a  ricercarla  la  vide  miracolofamen- 
te  levata  in  aria  avanti  la  bocca  della  Serva  di  Dio  ,  che  dentro  le  entrava  da 
fé  lielfa,  e  quali  folle  impaziente  di  alpettazione  volle  fpiccarfi  dalla  mano 
del  Sacerdote . 

.  Fu  dotata  dello  fpiriro  di  profezia,  come  tiene  anche TomafoBozio  del- 
la Congregazione  di  S.  Filippo  Neri  De  Jtgnis  Ecclef.  Dà,  perchè,  trovan- 
dofi  la  noltra  Città  l'anno  1544.  in  molto  travaglio  per  il  pallàggio  dell* 
Eferciro  Francéle  nel  Territorio  Lodigiano  ,  guidatodaPietro  Strozzi  Cava- 
lier  Fiorentino,  clie  aveva  paifato  Adda  aCa/tione  per  fjr  un  macello  de' Lo- 
digiani,  predille  Lucrezia,  che  colini  farebbe  llato  vinto,  ed  il  tatto  d' Armi 
farebbe  feguito  altrove  fenza  danno  di  quelto  Pacfe,  come  appunto  fuccelfe, 
perché  fu  neceifirato  a  partirli  fubito  ,  lenza  poter  metter  un  piede  in  Lodi  » 
e  fu  foggiogato  a  Seravalle  fulle  rive  delia  Scnvia  dal  Principe  diSalcino. 

Co' Poveri  era  liberaiillima  ,  e  la  lua  Cala  era  lo  Spedale  de' Pellegrini  onde 
per  quelto  lamentandoli  un  giurno  i  fuoi  nipoti  che  non  vi  l'alfe  più  vino  m 
Cantina,  in  oc^aficu-  che  vi  ciano  giù  .ti  a  Cala  dei  nobili  Foriitieri,  ella 
#cccuò  le  loio  queiclC)  e  cun  un  Ionio  dille  loro:  che  corniciaci  in  Dio  ,  an^ 

L  »  dailìg- 


ig^  agosto: 

daflero  alle  Boti ,  quali  furono  ritrovate  piene  miracolofamente  di  preziofìf- 
fìmo  Vino  ;  Qijindi  s'avvide  il  Mondo,  che  la  famiglia  Cadamofta  poteva^. 
Tempre  portare  le  uve  nella  fua  inlegiia  ,  giacché  nella  fua  Cafa  fi  facevano  le 
vindemie  ,  e  le  raccolte  di  Vino,  anche  fuori  di  tempo,  e  quelV  infigne  mi- 
racolo operò,  che,  fé  fino  anticamente  la  fua  famiglia  era  nominata  dcCaga- 
mofti,  quindi  s' appellale  de'Cadamofti. 

Tali,  e  tante  furono  le  penitenze  ,  e  tormentofì  cilicj ,  co' quali  mortifi- 
cava il  fuo  Corpo  ,  che  alla  fine  cafcò  in  penofiliima  infermità  ,  per  la  qua- 
le giacque  in  un  letto,  (il  che  le  fu  comandato  dal  fuo  Gonfefibre  ,  elTendo 
fuo  coftume  di  pofarfi  fopra  dure  Tavole)  rendendofìper  1' attrocità  de' do- 
lori, quafi  immobile,  non  potendo  né  anche  apprelTare  una  mano  all'altra, 
e  con  tutto  ciò  Iddio  operò  in  lei  quello  prodigio ,  che  ellendo  venuti  all' 
armi  li  detti  fuoi  due  Nipoti  per  certe  diferenze  di  Gafa,  ella  Icordatafi 
del  fuo  graviffimo  male  fi  pofe  una  guarnaccia  intorno,  balzò  di  letto,  e_. 
volò  in  mezzo  a'Nipoti  per  acquietargli  ,  e  mettergli  in  pace,  e  poi  fi  ri- 
mife  coi  fuoi  amatiifimi  dolori  al  letto,  nel  quale  eil'endo  Itata  imprigio- 
nata quarantacinque  anni,  mai  fu  fentita  dare  un  picciol  fegnodi  rincrefci- 
mento .  Falsò  alla  gloria  eterna  li  ii.  del  mefe  di  Settembre  dell'  anno  1545. 
con  77.  anni  di  fua  vita ,  quantunque  il  noftro  Martirologio  ne  faccia  oggi 
la  di  lei  memoria .  Fu  onorata  nel  funerale  da  incredibile  concorfo  di  'r'o- 
polo  ;  le  fecce  l'efequie  folennifiìme  il  Capitolo  della  Cattedrale  ,  e  di  li 
portata  alla  Bafilica  di  S-  Domenico,  fu  feppellita  dalla  parte  finifi:ra  dell' 
Altare  maggiore  nel  Coro  ,  reftando  alla  drita  feppellito  il  B.  Calimero  de-* 
Monte  Chiaro,  come  al  ii.  Giugno,  e  Livia  Cadamolta  Torniella,  Dam- 
ma di  grande  fplendore ,  e  di  altretanta  pietà  fece  trasferire  il  benedetto 
Cadavero  nella  Cappella  de' Maggi  di  effa  Chiefa  l'anno  1639.  come  dall' if- 
crizione,  che  leggeii  fopra  il  Depofito ,  e  come  notò  Aur.  Rolli  Cancelliere 
Vefcovale  li  11.  Maggio  dell'anno  fuddetto. 

Quella  gran  Serva  di  Dio  è  regiftrata  nella  Tavola  de' Beati  dell'Ordino 
di  b'.  Domenico,  ficcome  anche  nella  Tavola  de' Santi ,  e  Beati  di  quella  Cit- 
tà nel  noftro  Sinod.  5.  Leggefi  la  di  lei  vita  in  compendio,  Icritta  da  Fra 
Serafino  Razzi  nel  libro  de' Beati  dell'Ordine  Domenicano  ;  da  Fra  Ambro- 
gio Taegio  ne  i  monumenti  della  llelTa  Religione,  nel  Martirologio,  e  da  j 
xnolti  altri  .    f^edi  25.  corr.  Jjìoria  di  S.  Ludovico,  ' 

iz  Come  quarta  Domenica  del  mefe  ,  fefla  della  B.  V.  della  Cintura  alla       j 
Chiefa  di  S.  Agnefe  de' PP.  Romiti  di  S.  Agollino.  ? 

Teodorico  Re  de' Gotti  l'anno  49?.  avendo  vinto,  educcifo  OdoacreRe 
degli  EruU  ,  ch'era  pure  padrone  dell'Italia,  fortificò  Lodi  rovinato  da  que- 
lli,  e  fra  gli  edificj ,  che  eflb  alzò,  edificò  per  fé  un  bel  Palazzio,  il  quale 
fi  dimandava  Cartello  di  Teodorico  ,  che  oggidì ,  con  nome  corrotto  ,  vo- 
gliono che  folle  ove  fi  dice  de  Roldi ,  fece  fabbricar  anche  una  forte  Torre, 
o  Rocca  a  Salarano  cosi  dimandato  per  effer  allora  il  luogo ,  ove  fi  repone» 
jwtil  Sale.    Quello  Luogo  era  vicino  alla  Città  circa  un  miglio,  e  per  eiTere 

-....>  aUo 


AGOSTO.  fVj 

alto  aflìcurava  il  fiume  Lambro,  della  qual  Roccs  gli  anni  pafTati  Tene  ve- 
devano ancora  alcuni  veltigj  di  Saliccio  .  Ddl' origtnt  dt  Lodi  opera  del  Dotx. 
IJidoro  Majani  Lodigiano  ,  e  del  Fillan. 

13  S.  FILIPPO  BENIZIO  de  Servi  Regolari  di  Maria,  fcfta  allaChiefa 
della  B.  V.  della  Fontana  de'  Frati  di  quelt'  Ordine. 

•  Gio.  Galleazzo  Vifconti  Duca  di  Milano  concede  la  Rocca  della  Macca» 
Corna  Lodigiana  l'anno  1385.  a'nobili  Bevilacqua  Ferraresi,  e  l'anno  1437. 
il  Duca  Filippo  Maria  Vilconti  di  più  concefle  Corno  vecchio, e  Corno  gio- 
vi ne ,  comprefa  la  Regona  ,  ed  altri  anncfli ,  ma  lenza  il  Caftello  del  Pallóne, 
(ulurpato,  come  diceli ,  dai  Piacentini  )  con  titolo  di  Conte  a  Galeotto  Bevi- 
la^quH pure  di  Ferrara  ;  quelle  Terre  faranno  in  tutto  due  mille, e  dugenro 
anime  .  L'Arch.  del  Cont.  ,  ed  il  Campi  nell' Htoria  di  Cremona  a  pag.  78.  di- 
ce ,  che  l'anno  1170.  i  Gutrlfi  poleroralTedioalla  Maccaftorna,  Caltellodif- 
cofto  otto  miglia  da  Cremona ,  ove  fu  fatta  uccilione  grandilTima  de'  Cremonefi 
di  dentro,  edifnori  ,e  l'anno  feguente  1271.  «4.  Maggio  {u  prefa,  dKtrutra, 
e  poi  riedificata  ,  e  l'anno  140^.  Gio.  Vignati  Signore  di  Lodi  prefe  quella  Roc- 
ca .  oCallello  a  forza  d'armi ,  e  continua  ancora  fotto  queflo  Contado.  Tolto 
ilCallello  ,0  Palazzo  ,  la  Villa  col  luo  Territorio  è  miierabils,  fo^getu  anco- 
ra alle  innondaztoni  dell'  Adda  ,  e  del  Pò . 

«4  S.  BARTOLAMEO  Appoftolo,  feftaalUChiefadiS.Romano, edalU 
Terra  di  Borghetto .     Vedi  li.  Novembre. 

*  AlelTandro  Rhò  Consigliere  del  Duca  Gio.  Galeazzo  Sforza  comprò  il  Feudo 
di  Borghetto  ,  e  di  Bargheno,  Terre  del  Lodigiano  ,con  moltiCafali  circon- 
vicini per  il  prezzo  di  lire  «5400  ,  e  l'anno  148 1.  n'ebbe  l'inveftiiura  ,come  d* 
fuoi  privilegi ,  e  relazioni.  Quello  Feudo  è  divifo  in  molti  capi  della  ItelFa^ 
Nobile  Famiglia  Rhò  ,  e  le  anime  fono  in  circa  4500.  u4rch.  del  Cont.yt  l'Atì' 
fiteaXro  Romano  dt  Gio.  Pietre  Crefccnii  fan.  i-  p'ig-  iJO. 

Per  la  Cappa  magna  de  Canonici  della  Cattedrale  vedi  fua  informazione  U 
19.  Gennajo . 

35  S.  LODOVICO ,  fella  al  fuo  Oratorio . 

Saa  I fiorì j» 

P lacelTe al  Cielo,  che  tutte  le Chiefe  di  Lodi  aveffero  fcolpito  nei  marmi  il 
loro  Itato  ,  come  ha  quell'  Oratorio  ;  mercechc  per  indagare  le  notizie  di 
lante  altre ,  tanto  ho  dovuto  lludiare ,  e  ludare ,  e  poi  dopo  ciò  non  oitante  fon 
iellato  all'  olcuro  in  alcune  cofe .  Il  difcorfo  (icuro  di  quell*  Oratorio  mi  viene 
fomminillratodauna  Ifcri^ione  latina  fcolpita  in  una  lapide  dalla  parte  deli* 
Evangelio ,  la  ^uale  io  la  riferirò  in  volgare ,  e  dice  ; 

Lì  9t  Lor 


i66  AGOSTO. 

„  Lod.-)vico  Cadamòfto  ,  dopo  d'aver  fabbricatala  Cafa  in  Città  vi  erede 
)»  auchel'Oratorioperirconrroadonoredi  S.  Lodovico  fuo  Proctetore,e  gli 
,,  fece  la  dote  d'una  iMeiracotidiana(qual  pur  oggidì  celebrafi)  Effendo  (lato 
),  fabbricato  fu  benedetto  da  Ambrofio  Mondino  Vicario  Generale  del  Vefco- 
„  vo  Clemente  Gera,  e  fubito  vi  celebrò  la  prima  Mella  l'anno  1539.  5- Mag- 
„  gio.  Per  trovar'una  Reliquia  di  qualche  Santo  da  efporfi  qui  dentro  alla 
„  pubblica  venerazione,  non  ebbe  da  cercarla  da  lontano,  ma  nella  Tua  pro- 
„  pria  Caia  .  ed  in  una  Tua  parente  congiunta  di  fangue,  la  quale  fu  la  B  Lu- 
„  crezia  Cadamoda  ,  e  fece  dipingere  fopra  il  quadro  dell'  Altare  per  efcm- 
„  piare  della  vera  pietà  la  di  lei  Immagine  . 

Fece  collocar'unaMalcella  della  Beata  in  un  nicchio  infacciata  dell' Orato- 
rio fotte  l'Icona  del  Santo ,  e  di  quella  Beata  vedi  [uà  Vita  li  21.  corrente . 

Gio.  Clemente  ViftarinoGovernadore di  Lodi  perii  Dura  di  Milano  Fran- 
cefcoll.  Sforza  l'anno  1526.  obbliga  quelli  fuoi  Concittadini  fotto  pene  rigo- 
rcfiffimearittornar  alla  Patria,  la  quale  avevano  abbandonata  per  le  continue 
moleftie  di  afpriffime  guerre  .  Lodt  ne' MS.  Coment,  de'  Viflarini . 

Ritrovandofi  li  8.  Aprile  nel  Convento  dei  Frati  Cappuccini  di  Lodi  Fr.  Lo- 
renzo da  Brundufio,  detto  il  Padre  Brindefi  Cappuccino,  fanò  mirabilmente 
alcuni  da  varie  infermità  ,  due  dei  quali  in  quello  giorno  dell'  anno  ftelTo  \6^l, 
depofero  con  fede  giurata  nella  Curia  Vefcovale  di  Lodi  le  grazie  ricevute  . 
^tti  d'Aur.  RoJJi  Cancelliere  Vefcovale . 

a5  S.  ALESSANDRO  Martire,  fella  in  molti  Luoghi  del  Lodigiano. 

Sua  Vita . 

AVendofi  Diocleziano  Tmperadore  prefoper  Compagno  dell'  Impero  Maf- 
fimiano  Erculeo,  e  deliberato  a  tutto  fuo  potere  d'eflinguere  la  Chiefa 
di  Dio ,  ed  il  nome  di  Criftiano  ,  alcuni  Griftiani  nella  Gallia  fi  fottralTero  dal 
tirranico  dominio  di  coflui .  MafTimiaHO  ,chenel  perfeguitareiCriftiani  era 
dello  fteiro  maligno  umore  di  Diocleziano,  feco  conclufe  in  Roma  il  modo  di 
deprimere ,  e  foggiogare  i  Galli ,  e  vendicarli  deliramente  della  Santa  Legione 
Tebea,  che  ancor  Gattecumena  in  buona  parte  profeflava  la  fede  di  Cnfto  .^ 
Dimandavafi  Tebea  quella  Legione  da  Tebe  Città  dell'  Egitto ,  Provincia  dell' 
Impero  Romano.  A  tal  fine  fu  chiamata  a  Roma  da  Diocleziano  per  mandar- 
la contro  la  Francia,  nel  qual  viaggio  pafsò  per  Gerufaleme  ,  ivi  vifitò  i  San- 
tuari, e  furono  battezzati  dal  Vefcovo  per  nome  Zabia  quei  Soldati,  che  per 
allora  non  erano  ancor  battezzati .  Arrivati  a  Roma  tutti  reflarono  Crefimati 
dal  Santo  Pontefice  Marcellino,  che  gli  animò  alla  dilFefa  della  nollra  Santa-. 
Fede  contro  l'impeto  de*  fuoi  nemici,  ed  a  prendere  piuttofto  l'armi  contro  dei 
Prencipi  infedeli,  prima  che  prenderle  contro  de'  Francefi  Cattolici  . 

Era  Arciduca  di  quella  Santa  Legione  S.  Maurizio  ,  e  fuo  L.Tenente  S.  Se- 
condo ,  i  quali  coi  maggiori  fuoi  Ufficiali  fi  prefentarono  a  Diocleziano , 


AGOSTO.  j57 

qua!  finfe  d'accogliergli  con  benevolenza,  ma  per  diftoglier/ì  preflo  dagli  oc- 
chi loro  .  gli  comandò  che  liibiio  prendeilerola  marchia  verfoil  Piennoiite  per 
reilìrter' a  1  Tuoi  Ribelli .  Proleguirono  lenza  induggio  il  loro  cammino  verlo 
la  Gallia  al  pie  deli' Alpi ,  dove  trovarono  Milfimiano  accampato,  che  non 
potendogià  più  diilìmulareil  luo  fdegno  gli  rimproverò  perche  avefTero  ab- 
bracciatala Fede  CrifHana,  e  poi  ingiuriandogli  gravemente  minacciò  a  loro 
terribili  galtighi .  Prele  tolto  S.  Secondo  a  far  conitare  al  Tiranno  l'errore  in 
che  trovdvafi  elio  cogli  altri  fuoi  Gentili ,  fbptadi  che  irritato  Maflìmiano  ,  lo 
fece  carcerare,  e  condurre  in  mezzo  della  Ltgionelper  intimorirla,  ma  lenren- 
do  che  anzi  più  fi  rinvigoriva  nella  Santa  Fede  di  Criftoper  le  Prediche,  che 
le  faceva  il  hanto  incatenato,  riaccefo  di  rabbia,  ordinò  ,  che  folle  (ubito  de- 
capitato, il  che  fu  efeqaico  in  Venti  miglia  Città  dd  Genovcfato,  e  (ebbene  gli 
fuieparata  latelladal  bullo,  lalua  beacdetta  lingua  più  volte  invocò  il  San- 
tilfimo  nome  di  Gtsù  Grillo  . 

Per  potere  più  facilmente  renderfi  ubbidiente,  e  timorofa  quefta  Legione, 
il  Tiranno  la  indebolì,  mandandone  una  parte  verfo  Bretagna  contro  d'altri 
ribelli ,  di  poi  limile  a  tentare  gli  altri  Soldati,  che  erano  rettati,  affinchè  ri- 
runziaflero  a  Grillo,  ma  conolcendo  vane  tutte  le  lue  arti,  comandò  che  fof» 
ferodeciiiati  in  Agauno,  cioèdifpofti  per  file  tutti  quelli  Soldati  Grilliani , 
quello  che  diceva  dieci  che  folle  trucidato.  Dopo  quella  barbara,  e  langui- 
rofa  decimazione,  tentò  di  nuovo  il  Tiranno  gli  altri  Soldati,  ma  intendendo 
comeaiizi  dolevanfi  tuttiche  non  fofle  toccata  a  loro  la  buona  forte  d'elTere_i 
de'  primi  martirizzati  per  Crifto,  e  trovandogli  vie  più  collanti,  comandò  un 
altra  dcv.  imazione  ,  ed  alla  line  un  macello  univerfale  di  loro ,  il  che  /egui  li  21. 
Settembre  dell' anno  297.  dopolanai'citadi  Grillo  . 

Per  divina  difpofizione  molti  altri  Soldati  Tebei  non  fi  trovarono  uniti 
alUif  Legione  nel tempoche  fu  martirizzata, come  avvenne  a  S.  Alclfandro 
lino  degi  Alfieri,  e  gloriofi  Soldati  di  quella  S.  Legione.  Spiacemi  che  non 
ho  potuto  fa}  ere  altre  notizie  di  quello  òanto  ,  più  di  quello  ho  dette  ,  e  fono 
per  riferire  ,  quali  ho  cavato  da  Giuglieimo  Baldefàno  Ganonrco  ,  eTeologd 
della  Ghielà  Metropolitana  di  Tonno,  e  da  Fr.  Geleltino  nell'illorie  di  Ber- 
gamo, onde  non  pollo  (aperenò  la  fua  nafcita  ,nc  la  lua  Famiglia,  ie  non  che, 
per  confeguenza  d'elfere  llato  Alfiere  di  quella  così  colpicua  L'^gione  ,  bifogna 
inferire  che  non  poteva  ellisre  che  d'iUullnllimi  natali,  e  di  Ipiritogeneroliilimo, 
come  fono  per  narrare  . 

Non  eflcndo  ancora  faziata  la  rabbia  di  Maffimiano  con  quefte  crudelidl- 
tne  carneficine  ,  fece  bando,  che  in  qualunque  luogo  foUè  trovato  alcuno  di 
quella,  da  lui  tanta  odiata  Legione,  folle lubico  prclo  ,  e  quando  non  fi  potefle 
indurre  a  lacrificare  agli  Idoli  folle,  come  gli  altri,crudelmenteuccifo  ,  e  così 
avvenne  di  molti  altri  Tebei, che  non  ellendo  per  volere  aiDi»)unui  allaS.  Le- 
gione ,nei  tempo,  che  era  a  Dio  lacriricata, furono  poi  in  vaij  luoghi ,  ed  in 
Uiverle  maniere  martirizzati.  'r;    i/ 

Anche  in  Lombardia  paffarono  alcuni  d'r'qucfti  valorofi  Tebei ,  tra*  quali 
S.  Aleilandro  con  alcuni  Compagni .  Si  riiirò  p.ima  in  Milano ,  ma  (ubito  che 
fu  Icopercoper  Tcbco  Cnltiauu  lu  prefo ,  e  nnchiuloin  unaoicura ,  epuzzolen* 

L  4  le 


1^8  AGOSTO. 

iepriggione,nel  tffmpo  che  eraVefcovodi  eda Città  ilB.  Materno.  Andava 
queftoSantofollecitoPartore  vifitando  i  Criftiani  ,efortaiidoglialla  coftanza, 
ed  in  particolare  gì'  incarcerati  ,  a'  quali  ,  in  compagnia  d'un  altro  Soldato 
Criftiaoo  chiamato  Fedele,  fov  veniva  fecondo  le  forze  a' loro  bi  fogni .  Giunfe 
anche  dove  era  flato  ferrato  ,  ed  incatenato  Aleflàndro  co'  Compagni ,  e  mentre 
cominciò  a  confolargli ,  trovò  che  con  tanta  allegria  fofFerivano  l'ofcurità  ,  e 
fetore  della  prigione  ,  la  gravezza  delle  catene ,  i  ceppi ,  ed  altre  aftiizioni , 
che  altro  non  vi  volle  per  fargli  conofccre  per  Soldati  Tebei ,  e  Cavalieri 
fpiritofì ,  quali ,  non  per  codardia  ,  ma  per  Divino  volere,(i  erano  leparan  dagli 
altri  :  Onde  quanto  da  una  parte  fi  condoleva  il  Prelato  de'  loro  travaglj ,  tanto 
fi  confolava  dall'altra  in  vedergli  di  cuore  si  generofi. 

Era  Guardiano  di  quella  piggione  un  certo  Soldato  per  nome  Sillano  ,  il 
quale  fin  da  principio  ollervandoper  carico  del  fuo  Ufficio  si  fatte  yifite  ,  comin- 
ciò a  maravigliarfi  di  quefti  si  gravi  raggionamcnti  delle  cole  di  Dio  ,  e  molto 
della  pacienza  di  que' Cavali -ri,  e  divenuto  attonito  prefe  a  difcorrerne  con 
due  Soldati  della  guardia  di  Maffimiano  dimandati  Xanto  ,  e  Carpoforo ,  quali 
lenz' altro, ben  tolto  fpinti  da  curiofità ,  andarono  a  vifitarc  i  Prigionieri , e 
falutatigli,  chiefeio  a  loro  come  mai  fenza  alcun  tedio  potell'ero  foflrire  quelle 
pene  .  Riipofe  cortefemente  il  S.  Alfiere  alle  loro  iltanze  :  Che  tutto  quanto 
<i  patifcc  per  Crilto  non  è  pena, ma  contento,  e  feguitò  a  far  loro  un  breve 
difcorlb,nel  quale  s'introduflè  avanti  con  potentillime  ragioni  a  convincere 
l'errore  dell'  Idolatria  ,  edimoftrò  loro  i  Miiterj  della  noltra  S.  Fede  ,  di  modo 
che  cominciarono  i  cuori  di  que' Soldati  pian  piano  a  itaccarfi  dagl'Idoli,  e 
rivolgerfi  a  Crifto,  e  continuando  efli  la  cominciata  prattica,  affatto  ii  coa- 
felTarono  per  Criftiani. 

Trattanto  Maffimiano  avendo  pofto  fine  alla  guerra  della  Francia  le  ne 
ritornò  di  qua  da'  Monti  ,  e  giunto  a  Milano  comandò  che  gli  ioffe  pre- 
Tentato  Aleflandro  co'  fuoi  Compagni  Tebei .  Condotti  che  furono  avanti 
all'  Jmperadorc  impofe  a  loro  coltui  che  fagrificaflero  agli  Dei ,  le  non  volevano 
provare  tormenti ,  ed  acerbiflìma  morte.  Rifpofero  intrepidamente  i  Santi  f 
che  troppo  grave  lacrilegio  farebbe  dare  ad  un  pezzo  di  marmo,  ovvero  ad 
una  mafl^  di  metallo  ,  o  di  legno  lavorato  a  fembianza  umana ,  che  non  ha 
fenfi  ,  né  forza  di  giovare  né  a  fé  nò  agli  altri,  l'onore  , che folodevefi a  Dio 
Creatore  dell'  univerfo  :  Che  perciò  non  fi  proroetteffe  ,  né  con  minacele, 
nò  con  tormenti  di  rimovergli  dalla  verità  della  S.  Fede  di  Gesù  Grillo  , 
che  profeflavano  .  Quella  si  riioluta  rifpolta  toUe  a  Celare  ogni  fperanza  , 
e  però  fumante  di  fdegno  ordinò  ,  che  nmenati  folTero  in  prigione ,  fintan- 
to che  avclTe  deliberato  con  qual  morte  più  fiera  levalfe  a  loro  la  vita.  M* 
reftò  delufo  per  allora  ,  imperocché  Carpoforo  ,  e  Fedele  la  notte  feguente 
fciolfero  dalle  carceri  Alefiandro ,  e  i  fuoi  Compagni ,  e  tutti  aflìeme ,  elTcn- 
doglifi  congiunto  ancora  Xanto  s'inviarono  alla  volta  di  Como, 

Erano  i  Santi  quafi  giunti  vicino  a  quella  Città  ,  quando  fi  hcc  loro 
incontro  all'  improvifo  una  moltitudine  di  perforje  ,  che  accompagnavano 
un  morto  alla  lepoltura,  con  molta  triilezza,  e  lagrime  di  tutti.  A  queita 
5rift»  fi  rooilcro  a  compalTionc  i  nolUi  Santi  ,  e  iubuo  fi  mifero  a  pregare 

Iddio  > 


AGOSTO.  .      ^^9. 

Iddio  ,  che  fi  degnafTe  di  operare  qualche  maraviglia  A  Tua  maggior  gloria 
in  mezzo  di  quella  turba  de  Gentili  ;  Po»  fecero  fermare  il  Caculetro,  ed 
all'  invocazione  ,  che  fece  S.  Alefl'andro  ,  del  SS.  Nome  di  Gesù  Crifto» 
tanto  pronta  fi  moftrò  la  Divina  potenza,  che  il  morto  iubito  riiulcicò.  Alla 
vifta  di  quelto  miracolo  fi  convertirono  moltiflìmi  Infedeli  ,  non  folaraente 
in  Como  ,  e  ne'  fuoi  confini  ,ma  in  Milano  ancora  ,  dopo  che  arrivò  la  nuova 
del  miracolo ,  ed  anche  lo  itelFo  rifufcitaco  per  ricevere  l'acqua  del  Santo  Batte- 
fimo  dalle  mani  del  Santo  VeCcovo  Materno  ,  e  tale  fu  la  riverenza  ,  chi— 
i  Milanefi  concepirono  del  Santo  Alfiere  ,  e  Compagni  ,  che  ceffata  a  poco 
a  poco  quella  sì  attroce  perfecuzione  ,  gettarono  a  terra  la  prigione  dove 
erano  ftati  confinaci  ,  e  vi  fabbricarono  una  Cappella  a  loro  onore  ,  che 
pofcia  pafsò  in  Chiefa  ,  ed  eilendo  ftata  rinovata  noftri  giorni  fu'l  fine  del 
fecolo  (corfo  ,  per  la  fua  bellezza  ,  e  preziofità  è  ftimata  delle  più  mirabili 
di  quella  gran  Città,  cultodita  da'  PP.  Barnabiri,  ove  col  loro  infìgne  Col- 
legio tengono  aperte  le  Scuole  pubbliche  a  beneficio  della  gioventù  ,  che 
da'  mede/ìmi  nella  pietà,  e  nelle  lettere  refta  si  bene  iilrutta  . 

Intefe  Malfimiano  la  fuga  d'AlelTandro,  e  Compagni , e  mandò  dietro  loro 
una  Squadra  de  Soldati,  con  ordine  di  prendergli  tutti ,  e  condurgli  a  Mi- 
lano .  Erafi  S.  Aleffandro  colla  lua  Compagnia  fermato  poco  diltante  da  Como 
in  una  felvetta  ,  o  bofchetto  ,  dove  prendeva  ripofo  ,  quando  gli  venne 
detto  da  non  so  qual  FalTaggiero,  che  Maffimiano  mandava  per  eÌTi  ,e  poco 
tarderebbero  i  fuoi  Miniftri  ad  arrivargli .  Allora  AlelFandro  efortò  i  Com- 
pagni  a  nafconderfi  in  quel  bofchetto  finché  fcorreffero  inanzi  i  Soldati 
dell'  Imperadore  ,  il  che  fecero  ;  ma  egli  meflofi  adafpettargU  ,  lì  lalciò  pren- 
dere ,  legare  ,  e  condurre  da  Maffimiano ,  il  quale  ora  con  promefTe  ,  ora  con— 
minacele  lo  tentò  nuovamente  a  facrificare  agli  Idogli  ;  ma  tempre  indarno;, 
perchè  gridò  il  Cavaliere ,  che  piuttollo  averebbe  perduta  la  vita  ,  che  la 
Fede  di  Criilo  .  Allora  l'imperadore  lo  fece  battere  crudelmente  con  balloni, 
poi  di  nuovo  carcerare ,  dolendofi  fcco  di  dover  reftar  privo  di  sì  valorofo  Sol- 
dato ;  ondefottomanoinviòalcuniaperluaderloche,  fenon  voleva  facrificare 
agi'  Idoli ,  almeno  s'inducefle  a  trovarfi  prefente  a  Sacrificj ,  perchè  tanto  batte- 
rebbe a  placare  io  fdegno  di  Cefare .    Qiiefti  vennero  in  iiperanza  che  Alellàn- 
drofolTe  per  aderirgli ,  e  a  calfineloconduITeroal  luoeodel  Sacrificio,  nel  qua- 
le fi  trovava  prefente  l'Imperadore  ancora  .     Ma  riflettendo  il  Santo  che  non 
doveva  in  conto  alcuno  ufar  falle  apparenze,  ma  apcr  ramence  proteftarfi  con- 
trario all'idolatrìa,  rivolto  a' circoltanti  dille  :  Che  accade  che  in  d.'.rno  vi 
affatichiate  ?  Non  farà  mai  polTibile  che  io  pieghi  il  mio  animo  a  quelle 
voftre  abominazioni,  che  altro  non  fono  che  fuperflizioni ,  e  favole  de  Poe- 
ti.  QjC'^O' ^'^  ^'^^'  fimili  difendi,  efalperaronoaifai  pia  MatTimiano,  e  fpe- 
cialmente  perchè  gli  parve  di  lafciar  troppo  del  fuo  onore ,  fé  almeno  non 
avelie  ottenuto  dal  Santo  qualche  parte  del  iuo  intento.  Che  però  il  g<of- 
no  feguente  i'ccc  raddoppiar  l'apparato  de' Sacrifici] ,  econdurvi  molti  Cri- 
Itiani  allieme  col  Santo  Alfiere ,  con  ordine  rigorolo  a'  Soldati  ,  die  gli  at- 
"torniaffero  t'-tti ,  e  tenellèro  bene  fopra  di  loro  fiffi  gli  occhi, che  fé  fi  fol- 
fcro  accorti  di  qualcli^;  minima  renitenza,  fubiio  gli  uccideflero.  AleifaQ- 

dto 


xjo  AGOSTO. 

dro,  che  febbene  era  di  collumi  afFabiliffimo  ,  nulladimeno  dove  fitnttava 
dell'onor  di  Dio  era  zelantiffimo,  quando  fi  vide  condotto  al  lucgo  de'  fa- 
gnficj ,  riputando  che  troppa  ingiuria  fi  farebbe  fatta  a  Dio,  fé  non  avcfl'e 
moftrato  qualche rilTentimento,  appreHatofi  alla  raenfa,  dove  era  l'appara- 
to de' Sacrifici,  con  un  calcio  la  gettò  per  terra,  e  con  tal  furore  ,  che  fe- 
ce rellar' attonite  le  guardie  de' Soldati  armati,  che  lo  cingevano  ;  di  mo-  , 
do  che  arrabbiando  molto  più  l' Imperadore  gridò  a' Soldati  ,  riprendendo-  \ 
gli  perchè  non  fi  moveffero  ,  né  efequiifero  il  comando  fatto  a  loro  ,  trat- 
tando principalmente  dacodardoun  ceno  nominato  Marziano»  principale  dei 
fuoi  Carnefici,  ed  in  quefti  maneggi  pronto  ,  ed  innumano  ,  perchè  nonavelTe 
iubito  uccifo  Alcllandro  .  Rifpoie  coituiche  lo  aveva  ritenuto  la  prefenza , 
e  natura  di  quel!' Alfiere  Tebeo  ,  che  di  gran  lungo  iuperava  tutti  gli  al- 
tri ,  e  parevagli  una  igran  montagna  .     Trattò  Mafilmiano  da  ubbriaco  co-         1 
ftui  ,  e  per  allora  non  fece  altra  molTa  contro  del  Santo  ,  ma  della  forza,         I 
e  virtLi  fua   relìò    flupiro,    e  confufo  .     Si  ritirò  nel   fuo  Palazzo ,    ed   il         y 
Santo  {u  di   nuovo  incarcerato  ,  ed  afflitto  con  eftremi  patimenti .  Avendo 
^^erò  avuta  buona  occafione,  ufci  di  prigione,  e  s'incarnino  ver/o  la  Città  di 
Bergamo  ,  ed  arrivato  al  fiume  Adda ,  né  trovando  Nave,  che  lo  traghertaire 
all'  altra  riva  ,  è  fama  pubblica  ,  che  miracolofamente  paflalie  fopta  l'acque  , 
fenza  né  pure  bagnarfi  le  piante  de' piedi. 

11  giorno  i'eguente ,  ottavo  del  mefe  d'Ago(lo ,  entrò  il  Santo  Campione  nella 
Città  di  Bergamo ,  che  allora  era  bensì  fituaia  Ibpra  la  cima  del  colle  ,  ove  è  di 
prelente  ,  ma  lènza  le  altre  abitazioni  da  baffo  ,  o  a  parte ,  che  ora  vi  fono  ,  e  qui 
elefle  per  fua  danza  una  Cafa  vicina  alla  Porta  meridionale  di  efib  colle  ,  ed  ivi 
fcorrendo  nel  Borgo  cortiguo,  e  da  quefto  negli  altri  ,e  nella  Città  ancora, 
predicava  a' Popoli  la  falfità  degl'Idoli  ,  e  la  verità  della  Fede  Criltiana  , 
col  linguaggio  Latino  ,  che  allora  era  il  comune  ,  e  fi  (piegava  con  tanto 
fervore,  che  indufiè  molti  di  quei  Cittadini  ad  acccltariì  a  Crifio  ,  ed  alla 
ofiérvanza  della  fua  fanta  Fede,  e  Legge  .  Perlocché  fpargemJofi  il  buon  odo- 
re della  virtù  d'Alellandrc ,  nuovo  Appoftolo,  per  quei  contorni ,  facilmente 
la  fua  fama  penetrò  nelle  Camere  di  Grata  figlia  di  Lupo,  Principale,  e  Capo 
della  Città.  Era  quella  devota  Femmina  dalla  liia  fanciullezza  itata  allevata 
nella  Fede  di  Crilto  ,  ed  aveva  convertito  anche  il  fuoSpofo,  il  quale  eirendo 
pofcia  pafTato  a  miglior  vita,  alcuni  anni  prima  ,  ella  amante  della  quiete  fé 
re  flava  ritirata  nella  Cafa  di  Lupo  fuo  Padre  ,  attendendo  con  ogni  dili- 
genza a  devoti ,  e  fanti  efercizj  ,  come  un  altra  Giuditta  .  Di  più  affinché 
la  troppa  folitudine  non  le  arrecalTe  nocumento  ,  fuo  Padre  le  aveva  afié- 
gnata  per  Compagna  una  nobile  ,  e  viriuofa  Giovane  chiamata  Efteria . 
Con  quefia  fua  confidente  ufciva  di  cafa ,  e  portavafi  ad  afcoltare  le  infuo- 
cate efortaz  oni  di  Aleflandro  ,  per  le  quali  ambedue  fi  fentivano  miiabil- 
inente  acccfe  nel  divino  amore,  e  confortate  nella  perfevcranza  della  Re- 
ligione Gnitiana  .  Conferì  Grata  ,  tra  varie  cole  co'l  S.  Predicatore  Alef- 
fandro  ,  il  dolore,  che  fentiva  ,  che  Lupo  fuo  Padre  vivelTe  oftinato  nelle 
tenebre  dell'Idolatria,  ed  il  Santo  la  confolò,  predicendole  con  Spirito  Pro- 
fetico ,  che  del  cerco  fuo  Pw'idre  fi  farebbe  convertito  a  Criito . 

Gre- 


AGOSTO.  171 

Crefceva  di  giorno  in  giorno  il  nunnero  de'CrUtiani  in  Bergamo  per  le  fa- 
tiche delSanto  Altiere  Ardlandro,  e  di  rabbia  Iremeva  il  Demonio  per  la  per- 
dita di  tante  anime  che  faceva,  onde  avendo  la  fama  portate  all'orecchie  dell' 
Impetadore  quelle  nuove,  tanto  fece  Satanallò,  che  lo  Ipinle  a  mandar  a_ 
Bergamo  de'iuoi  Miniltri ,  con  ordine  che  prefo  Aledàndro,  fenza  fallo  lo 
Hccideuero  »  fc non  voleva  facrificare  agl'lJoli .  Era  in  qnefta  Città  una  Ita- 
lua  diCrotario  Padre  di  Lupo,  fatta  dai  Bergamalchi  pei  fua  memoria,  ed 
onore  ,  e  da  quelli  era  adorata  per  Idolo,  avanti  delia  quale  1  Geianani, 
avendo  prefo  il  Santo,  ve  lo  conduilero,  minacciandogli  la  morte  fé  non 
le  oiTcriva  lacnficio  ;  mail  Santo  conofcendo  per  Dìvìija  infpiiazione  che 
era  giunta  l'ora  felice,  e  tanto  fofpiraca  del  fuo  martirio  ,  piegò  le  ginoc- 
chia ,  ed  alzando  gli  occhi  al  Cielo  ,  raccomandando  a  Dio  l'anima  fua  « 
la  Città,  e  la  S.  Fede  che  vi  aveva  piantato,  lo  pregò  che  li  degnaflb  di  ri- 
cevere il  fuo  fpiritoncUaCelelìe  Patria  •  Appena  ebbe  fatto  un  puoco  di  Ora- 
zione in  tal  guifa ,  che  dal  Carnefice  gli  fu  troncata  la  telta ,  e  l'anima  fua  volò  al 
Cielo  pergoderein  compagnia  deglialtri  Santi  Martiri  Tebeila  Corona  del  luo 
martirio ,  e  ciò  fu  il  decimo  ottavo  giorno  dopo  il  luo  arrivo  nella  Città  di  Ber- 
gamo,  cioè  li  26.  d'Agollo  . 

Qiiefta  nuova  reccò  a  Grata  eftremo  cordoglio  per  la  perdita,  che  fece, 
e  lei ,  e  la  Città  di  si  buon  Operario  per  le  anime  loro  ,  che  però  tutta  lagri- 
mofa ,  ed  addolorata,  in  compagnia  di  Eileria,  e  d'alcuni  fuoi  Servi ,  andò 
al  luogo,  dove  il  Santo  Martire  era  ftato  decapitato,  e  colle  propie  mani  in- 
volle in  drapo  preziofo  il  l'agro  Capo ,  e  feco  le  lo  portò,  ed  il  Corpo, che 
poco  difcolto  giaceva  nel  fango,  iu  da'fervidori  levato  da  terra  ,  e  coper- 
to di  panni  onorevoli  per  portarlo  al  luogo  deltinato  per  la  diluì  fepoltura. 
Ma  oh  prodiggi  di  Dio!  Arrivati  che  furono  quelti  col  Santo  Cadavere  al 
colle,  oggi  detto  Borgo  da' Pini ,  depofero  il  Cataletto  per  ripofarli  alquan- 
to ,  ed  ecco  che  ilillanJo  dal  Cadavero  alcune  goc  ciole  di  fref-hiifimo  fangue , 
e  cadendo  in  terra,  ne  nacquero  lubito  ceni  Bori  purpurei  differenii  dagli 
ordinar), che  Ipiravano  foavilfimo  odore:fegnomanifeitode'maravigliofì  effet- 
ti,  che  volle  Iddio  moftrare  col  fangue  lacrato  nel  fuo  MariireaLa  Città  di 
Bergamo  ;  perche  Grata  ,  dopo  d' avere  feppellito  il  Corpo  del  Santo  ,  coWg_> 
un  ^fcetto  di  que'miracolofi  fiori,  e  lopreftntòafuoPadre  ancor  Idolatra,  e 
da  quelli  preie  giuflo  motivo  di  favelargli ,  come  fino  la  terra  moftrava  legni 
d'allegrezza  per  effere  (tata  tinta  del  fangue  d'un  Santo  Martire  di  Crilto, 
ed  egli,  che  aveva  ricevuti  tanti  beneficj  da  Dio  nell'Anima  ,  nel  Corpo, 
nella  Cala,  nella  famiglia,  nelle  facoltà,  nell'onore,  e  nelle  dignità,  anco- 
ra non  fi  rifolveva  d'aprir  gli  occhi  della  mente,  per  mezzo  del  lume  della»- 
Fede,  a  riconofcere  il  Creatore,  e  Redentor  fuo  .  Quindi  più  vivamente  ,  e 
teneramente  ,  inlìnuandofi  col  dilcorlo  la  devota  FigUvola ,  parrai  che  cosi  ieco 
parlalle  :  Deh  arrendetevi  pure  una  volta  o  caro  Padre  a  fegni  tanto  eviùenti, 
e  palpabili,  co' quali  il  Cielo  vi  iaconolcerc  la  verità  della  mia  Cattolica  Re- 
ligione: Se  in  voi  nodrite  un  cordiaidefiderio  del  voilro  bene,  non  tardate» 
•corrifpondere  a  ii  efficaci  loaviflime  difpofizioni  della  grazia  divina  ,  che  vi 
•*»uol  ialvo,  aaii Santo,  e  che  v*  propoae  in  quella,  ma  più  celi' altra vita^ 

un» 


t^»  AGOSTO.  -^ 

«na  feliciti  ferza  pari:  Che  bella  forte  f;iràlanoftra  ,  fé  io  come  Figlia  ,  e  voi 
come  Padre  s'uniremo  fcambievolmente  %  riverire,  ed  amare  quel  Dio,  che 
per  la  noftra  falute  diede  tutto  fé  ftelTo  ,  né  mai  ha  lafciato  per  verun  tempo 
da  dimoftrarci  fègni  più  convincenti  dell' infinito  fuo  amore  .  Deh  rinunciate 
ft' ciechi,  e  falfì  vaneggiamenti  del  Gentilefìmo  ,  e  purificateli  voftrofangue 
coir  acque  falutari  del  Santo  Battefimo .  Deh  generofamente  abbandonate 
ogni  rifpetto  mondano,  e  tranfitorio  ,  alzate  gli  occhi  al  Cielo,  per  le  di  cui 
eterne  felicifà  liete  ftato  creato  ;  e  veftendovi  della  candida  ftola  dell' inno- 
cenza Battefimale  ,  in  tal guifa avrete  bensì  l'antico  nome  diL^po,  ma  qual 
nuovo  Agnello  di  piirirà  ,  e  di  coftumi ,  accrefcerete  il  numero  tortunato  del- 
la greggia  diCrifto,  che  è  Paftore  si  amante  delle  noltr' anime.  Menrre 
Grata  feguiva  s"i  fattamente  a  difcorrere  con  Lupo  fuo  Padre,  tramandava 
dagli  occhi  copioffTime  lagrime,  e  dal  cuore  dolorofi  fofpiri,e  finghiozzi, 
che  le  interompevano  il  parlare  ;  onde  le  vive  ragioni ,  mefcolate  co' teneri 
affetti ,  e  lagrime  dell' amantiffima  Figliuola,  e  colla  foaviflìma  fragranza  di 
quei  mirabili  fioii ,  ma  fopra  il  tutto  colpito  nell' intimo  da' più  forti,  e  pene- 
tranti li  imoli  della  Grazia ,  che  già  già  cooperv  va  al  fuo  irrendimento ,  fpez- 
earono la  durezza  del  cuore  di  Lupo  ,  che  n  convertì  alla  Fede  di  Gesù  Crilto, 
anzi  inbrcvetempo  ,  fattofi  maeftro  de*  facrofanti  Mifterj ,  fimife  a  predicare 
agli  altri  con  tanta  virtù  ,  e  fervore,  che  la  Città  tutta, qual  pendeva  dai  cenni 
di  Lupo  fuo  Capo,  udendo  la  fua efficace  deteihizicne  dell'Idolatria,  voltò  le 
fpallealGe:  tilefìmo,  ed  abbracciò  la  fede  predicatale  prima  da  S.AlelFandro 
già  morto  per  elTa  . 

Il  tutto  riufcì  felicemente  a  maggior  gloria  di  Dio,  non  ceflàndo  Lupo» 
Grata,  ed  Efteria  d'infegnare  la  Dottrina  Criftiana  con  ogni  carità,  e  folleci- 
citudine  a' novelli  Battezzati,  ed  in  breve  fi  diltrullero  tutti  i  Templi  degli 
Idoli,  ed  in  quel  luogo,  dove  Lupo  fu  Battezzato  con  tutta  la  fua  Famiglia  , 
che  fu  fopra  la  cima  del  Colle ,  fabbricò  un  Tempio  ad  onor  del  Salvadore  » 
«(regnandovi  dote  fufficiente  per  foflenervi  il  culto  di  Dio .  Cade  trattanto 
infermo  Lupo ,  e  vedendofi  giunto  all'ultimo  de'fuoi  giorni ,  chiamò  la  (lia 
Moglie  nominata  Adleida  ,  e  Grata  fua  figliuola  ,  e  con  puoche  parole  dilpofe 
de'  fuoi  beni  temporali .  In  quefto  mentre  erano  concorfi  i  Principali  della 
Città,  e  ad  effi  rivolto  fece  nn  belliffimo  difcnrfo  fopra  l'importanza  della 
lanta  Religione  Criftiana,  efortandogli  alla  perfeveranzi  della  fanta  Fede, 
fino  ad  efporre  la  propria  vita  in  (ùa  difefa  ad  efemplo  dei  Santo  Martire  Alef- 
fandro;  ma  mancacdogli  poco  alla  volta  lo  fpiriro,  pafsò  all'altra  vita  ,  e  fu 
Seppellito  nella  detta Chiefa  da  lui  fabbricata  ad  onor  di  S.  Salvadore. 

Dopo  Lupo  facce Ife  nel  governo  Adlaida ,  qual  mori  dopo  un  anno ,  e  la  Città 
carricò  ilgoveno  alla  Figliuola,  che  fabbricò  tre  Chiefe  ad  onore  di  S  Alef- 
fandro ,  da  cui ,  dopo  Iddio,  riconofceva  ogni  fuo  bene.  La  prima  dov» 
abitava,  mentre  dimorò  in  Bergamo  ;  la  feconda  dove  occorfe  il  gran  mira- 
colo de'  fiori  ;  e  la  terza  fopra  la  fua  fepoltura  ;  e  nel  quarto  anno  del  fuo  go- 
Yerno  parti  da  quefta  vita ,  operando  il  Signore  per  il  di  lei  merito  molti  mi- 
racoli ,  e  fu  feppellità  in  una  delle  Chiefe  ,  che  efla  aveva  erette  ,  dalla  quale 
l'aacoioi/.  fu  ievau>  e  trafpoitata  neHa  Chiefa»  che  di  prefente  chiamai 

Saou   . 


AGOSTO.  I7f 

Sintft  Grata.  Ed  i  Bergamafchi  feguitarono  fempre  a  riconofcere  per  loro 
-fingolar  Protettore  ilS.  Alfiere,  giacche  è  fempre  fiato  ,  ed  è  loro  potente  Av- 
.vocato  appreflo  Iddio  ne'  privati ,  e  pubblici  bi  fogni ,  come  fi  pruova  con  alcu- 
ni miracoli,  chequi  foggiongo  per  degna  foddisfazione  de' fuoi  Devoti . 

L'Imperadore  Carlo  III.  cognominato  il  GrofTo  cadutoin  grave  malattia, 
raccomandandofi  al  S.  Marcire,  cominciò  a  migliorare  ,  ed  appena  riavuto 
alquanto,  fi  portò  a  vifìrare  le  di  lui  SanteReliquie  ,  efubitofi  ricuperòaf- 
fatto.  Per  grata  memoria  favori  la  Città  di  molti  privilegi,  e  lafciò  in  dono 
al  Santo  una  Corona  Imperiale  d'oro,  guarnita  di  molte gioje preziofìflime , 
facendo  fcrivere  1' Htoria  della  grazia  ottenuta  dal  Santo  . 

Raimondo  da  Cardona  Capitano  Generale  della  Gente  del  Re  di  Napoli 
afTediava  la  Città  di  Bergamo,  e  giàfracailato  ilmuroaS.  Agoftino,  agevol- 
mente poteva  entrar  dentro  la  Città,  non  volendo  udire  lo  Sdegnato  Princi- 
pe le  ragioni  de' Cittadini  afTediati.  La  mattina  nel  far  del  giorno,  mentre 
machinava  di  distruggerla,  reftò  foprapprefodaprofondifTimo  fonnonel  qual 
tempo  gli  comparve  S.  AlelTJindro,  che  vefìito  d'arme  bianche,  e  con  le- 
verò fembiante  minacciava  d'ammazzarlo  con  quelle  armiUeffe,  fenoncef- 
fava  di  travagliare  la  fua  Città  di  Bergamo  .  DeflofTì  Raimondo  ,  e  fubito 
s'accordò  co' Cittadini ,  ed  entrato  in  Città,  andoffene  a  vifìcare  il  Santo,  al 
quale,  dopo  d'aver  fatta  devota  orazione,  ed  adorate  ledi  lui  fagre  Reliquie, 
dilTe  al  Prepofto di  quella  Chiela  ,  ed  a'Cittadini  prefenti  :  Voi  fìete  molto 
obbligati  a  quefto  Santo  ,  perchè  s'egli  non  teneva  la  voflra  protezione  ,  og- 
gi levoftre  cofe  erano  ridotte  all'ultima  rovina. 

Cinque  anni  prima  di  quefto  fatto,  al  tempo,  che  s'  erano  collegati  i  Ve- 
neziani,  Giulio  II.  Pontefice,  Maflìmiano  Imperadore,  e  Ferdinando  Re  d'A- 
ragona ,  e  di  Napoli,  e  che  indiverfe  parti  contro  di  quefli  armavafi  il  Mon- 
do, fui  principio  dell'anno  lyco.  Riva  terra  del  Veronefe  era  molto  oppref- 
fa  dalle  fccrrerie,  e  prede  della  fanteria  nemica,  e  finalmente  dopo  d'ave- 
re foflenuto  longo  afTedio,  non  fperando  ajuto  umano,  riccorfe  quel  Popo- 
lo a  S.  AlelTandro ,  di  cui  avevano  un  Tempio  eretto  al  di  lui  onore,  ilchè 
facendo  fi  fenti  talmente  rinvigorito,  e  quafi  da  celefte  oracolo  (pinco  ad  af- 
falire  gl'inimici,  come  fecero  fubito  con  gran  confidenza  nella  protezione  del 
loro  S.  Avvocato  ,  che  appena  comparve  armato  alla  fronte  de' nemici ,  quc- 
ftt  sbigottiti  fi  diedero  a  precipitofa  fuga,  reflando di  loro  fatta  una  ftragge 
fanguinofa  ;  E  per  grata  memoria  di  quefla  fegnalatifiìma  Vittoria  ,  ottenu- 
ta ad  interceflìone  del  Santo,  celebra  annualmente  la  fella  del  luogloriolo 
martirio. 

Più  antico  è  l'onore  ,  che  gli  fu  fatto  l'anno  90?.  di  nodra  falute ,  perchè 
Adalberto  Vefcovo  di  Bergamo  volle  dare  fèroltura  più  onorevole  al  facro 
Corpo  del  S-  Martire,  e  ciò  intendendo  Berengario  I.  Imperadore,  volle  in- 
tervenire aquefta  Traslazione  Iblenne  dal  fuo  antico  Sepolcro  al  luogo  detto 
ConCeiTione,  o  Scurollo,  lafciando  memoria  di  quefta  Solennità,  che  fu  il  de- 
cimoreflo  anno  del  fuo  Regno. 

Anche  Grimoaldo  Re  de' Longobardi  efTendo  dato  convertito  alla  noftra— 
Santa  Fede  da  b.Giovanoi  Vefcovo  di  Bergamo,  ikbbiicò  una  Cliicfa  al  Simo 

Mar- 


j^^  AGOSTO. 

Martire  .  e  dopo  d'averla  riccamente  dotata,  la  donò  al  S.  Vefcovo  • 
■    Lo  rtefTo  praticarono  molti  Paefi ,  ed  in  ifpezie  le  Terre  di  Mulcrafio  ,  e  Vir- 
cana  ,  elTendo  flati  travagliaci  da  Lupi  ,edaOrfi,  che  guadavano  gli  armenti, 
le  e;re<Tf3;ie,  e  le  perfonè  iftefTe  ,  raccomandandofi  co' voti  a  S.  AlelFandro , 
Iparirono  fubiro  quelle  beftie  da' loro  Paefi  . 

Parimente  S.  Carlo  Borromeo  Arcivcfcovo  di  Milano  ,  nell' atto  della  Vifita 
Appoltolica  della  Chiefa  di  Bergamo  riverì  con  devozione  ,  da  quel  gran  Santo 
eh'  egli  era ,  il  iagro  Corpo  ,  e  per  moftrare  la  (lima  ,  che  faceva  di  elTo 
S.  Martire,  mentre  in  Befozzo  Terra  della  lua  Diocefi  di  Milano  era  una 
ciiieia  anticamente  dedicata  ad  effo  volle  ergere  quelta  Chiefa  in  Collegiata, 

e 

■ter_ 

i  i  Lodigi ,  .         .  ■  r  n 

ti  tanti  altri  Paefi,  fino  anticamente  dedicarono  a  fuo  onore  le  Chiefe Par- 
rocchiali delle  Terre  di  Cervignano ,  e  di  Bifnate  del  loro  Contado,  come 
anche  a'noltri  tempi  abbiam  vedute  innalzargli  altrove  Capelle  ,  Statue, 
e  Immagini  ,  come  alla  Terra  di  S.  Zenone  una  Capella  di  preziofe^pit- 
ture  in  quella  Chiefa  Parrocchiale  Arcipreturale  ,  ed  in  Città  nella  Chie- 
fa di  S.  Defendente  una  vivace  Statua,  e  ciò  fia  detto  a  maggior  gloria  di 
Dio,  che  tanto  fi  compiace  di  ellere  glorificato  in  quelto  Santo  Martire. 

17  S.  CIRIACO  Vefcovo  della  Città  vecchia  di  Lodi  .Ffii  fuA  Vita  tra 

gudk  dt  yefcovi . 

•z8  S.  AGOSTINO ,  fella  alla  Chiefa  di  S.  Agnefe  .    P'edifm  moria  il  n. 

Gmnajo  . 

•29  S.  GIOVANNI  Decollato  ,  fella  alla  Chiefa  di  S.  Maria  del  Sole  de» 
Confratelli  della  Milerirordia . 

L'anno  i<543.  in  qtiefto  giorno  fi  celebrò  in  efia  Chiefa  una  Fefta  Iblenniffi- 
nia  nel  pubbticarfi  il  Privilegio ,  che  conceffe  Filippo  iV  .Re  di  Spagna  a  quef- 
ta  Scuola  di  poter  liberare  ogni  anno  un  condannato  alla  morte  di  cafo  grazia- 
bile. Vedi  l'I  fior  ta  di  quella  Chiefa  li  i  Ftbbrajo . 

30  Reflandoperlecontinuepioggieefterminata  la  Campagna,  e  molto  più 
per  le  innondazioni  de' fiumi ,  oggi  in  devotilfima  pioceffione  di  penitenza  iì 
portano  le  Sante  Reliquie  pm  iniigi.idi  quelle  Chiefe  dal  Cleto  Secolare,  e 
Regolare  per  placare  lo  fdegno  di  Dio .  Anno  i6j<j.  Not.  del  Caven. 

Muore  Monfig.  Giorgio  Barni  Vefcovo  di  Piacenza  ,  e  Patrizio  di  Lodi . 

Sua  Vita . 

L'Anno  del  Signore  i6$i.  11.  Ftbbrajo  Monfig.  Giorgio  Barni  trafTe  i  fuoi 
natali  da  nobilifiìmi  Parenti,  che  da  molti  Itrcoii  in  qua  per  la  parte  del 
Padre  hanno  femore  continuato  nel  poireilo  della  Cattedra  Decunonale  di  que- 
lla 


AGOSTO.  175 

ffa  Città  fino  al  prefente  giorno  ,  in  cui  fé  ne  contano  due  ,  il  Conte  Giampaolo 
FeudiUario  di  RoncadcUo  ,  ed  il  C"nteGiul'eppeMaltro  di  Campo  della  Mili- 
zia Urbana  di  lui  figliuolo  ,  uno  Nipote,  e  l'altro  Pronipote  del  nollro  Prela- 
to. Il  di  lui  Padre  Ili  un*  altro  Giampaolo  Birni  Avo  del  fudetto,  eia  Madre 
Paola  Vifconti  della  Città  di  Milano:  E  ie  l'illibata  nobiltà  del  Padre  hadifefa 
nel  Conte  Pronipote  la  Croce  venerata  di  Malta,  quella  della  Madre  ha  illuf- 
trato  il  iuo  tangue  colle  Cattedre  Senatorie  di  Milano,  oltre  di  che  l'un*,  e  l'al- 
tra gentile  Profapia  tu  iempre  feconda  di  glonoli  Campioni.  Crefciuto  il  no- 
bile Fanciullo  coli'  età  nella  dottrina ,  pietà ,  e  prudenza ,  portoli!  a  Roma  ,  ove 
dal  Sommo  Pontefice  InnocenzioXl.  fu  creato  Referendario  dell' un  ,  e  dell* 
altra  Segnatura,  cioè  di  Grazia  ,  e  di  Giuftizia,  E  perchè,  qual  Lucerna  ar- 
dente ,  non  doveaftare  nafcofto  fotto  il  moggio, ma  rilplendere  nella  Chiefa 
di  Dio,  avendoli  Pontefice  lleifo  fcoperto  nel  Prelato  parti  riguardevoli ,  lo 
lo  Ipedi  per  molte  condotte  adi  verfe  Città  .  La  prima  fu  ,  che  nell'età  d'anni 
28.  lo  mandò  Governatore  di  Tivoli ,  poi  Vice-Legato  a  Ravenna  :  Di  anni  32. 
gliconfegnòil  governodi  Fermo,  edi  là  fu  avvanzato  ad  effere  Vifitator'  Ap- 
poftolico  di  Camerino,  e  tant' erano  lelimofine  da  lui  offerte  a' pò  veri,  che  da 
per  rutto  nel  partirfi  era  accompagnato  gloriofamente  da'  loro  fofpiri . 

Nell'anno  1687.  la  Chiefa  di  Piacenza  era  già  da  fette  anni  vedova  del  fuo 
Spolu  per  la  morte  di  Monfig.  GiureppeZandemarÌ3,eper  confeguenzaogn'uno 

J)uò  immagir.arfi  quanto  afriittodovefletrovarfi  quel  mifero Gregge  ,  onde  con 
aggi  i  elezi  jne  del  mentovato  Pontefice  ,  degna confolazione  del  Duca  Ranuc- 
cioll.  Farnefe,egiulivoconfortoditutce  quali' anim;  ,Monfig.  Giorgio  ,  che 
gii  correva  gli  anni  37.  di  fua  vita,ne  fucreatoil  Vcfcovo  ,chcfu  il  novantefi- 
raodi  quefta  Città.  Mentre  da  Roma  partito  s'accoltava  al  fuo  Ovile,  Iddio 
lo  volle  toccare  con  una  pericolofa  malattia  ,  per  la  quale  elTendo  flato  difpe- 
rato  da'Medici,rOracoloperodelSom.Pontelice predille  ladilui  fanità,  come 
in  fatti  fegui .  EiTendofi  pofcia  fpyfato  colla  fua  Chiefa  ,  le  prefe  tanto  affet- 
to, che  pernon  abbandonarla,  rifiutò  l'efebizione  del  Vefcovato  di  Pavia ,  la 
N'un7,iaturadiPolonia,edinfiemeledi  lei  grandiofe  confeguenze  .  LaluHeci- 
tuJi  ledei  luogovernoinello  fu  fempj'e mirabile, perchè,  nel  vi(i:ar  le  Chiele 
della  Città,  eDiocefinon  perdonò  a  niuno  intoppo,  ne  aneflan  diifag^io:  Di 
Villa  in  Villa  fall  perogni  balzi  più  alpe/tre,  traversò  le  itlontagne  pili  lltari- 
pevolicon  animo  fvimprc  imperturbabile  .  Celebrò  duoi  Sinodi  ;  arriccili  dt 
Suppellettile  facra  il  Duomo,  e  molt' altre  Chiefe,  riftoro  a  fua  fpefe  il  Colle- 
gio delle  mal  maritate,  e  ne  erelfe  uno  per  le  Vergini  ;  donò  a  Chiele  dila- 
dorne  ornamenti belliffimi, altre concorfe  a  rifarle,  (e rovinofe  ;  Inltitui  Con- 
gregazioni, e  Monifterj,  oppur  di  nuove  rendite. accrebUe  ;  anzi  iu  tanto  li- 
berale verfo  de' bifognofi  ,  che  qualche  volta  le  lue  limofin^  giugnevano  a  mi-- 
gUajadi  feudi:  Q.Mindi  erano  si  fervorofe,ed  efficaci  leloro  orazioni  apprò 
del  Vefcovo  loro  infigne  B^^net'attore  ,ePadre,  che  ridotto  all'ellremo  di  lui 
vira  per  le  gravillimc  malattie  ,  fu  voce  comune  che  lo  lalvallero  quelle 
dall'imminente  pericolo  della  morte  .  Tuttavia  però  non  fi  dimenticòdi  la- 
fciar' eterne  memorie  della  fua  pietà  anche  in  Lodi  lua Patria  ,  perchè  eden- 
doilato  aoiii  l'à.  Protettore  dcila  Coniutermca ,  o  Scuola  di  S.  Maria  del  Sole, 

neli' 


ij6  AGOSTO. 

nell'anno  1707.  clonò  aquefta  Cliiefa  un  Reliquiario  fatto  a  fne  fpefe  ,  lavo» 
raro  a  forma  di  Oftenfono ,  tutto  di  argento  mafiìccio  ,  etieggiato  ,  chiufo  con 
criftallo  ,  con  entro  una  parte  del  Legno  della  S.  Croce  del  N.  S.  Gesù  Grillo . 
Giunfe  finalmente  l'ultimo  tempo  del  Aio  governo  il  quale  fusilongo,  che  dopo 
S.  Savino  li-io  prcdecelTore,  che  lo  tenne  45.  anni ,  non  fé  ne  legge  un'  altro  che 
lo  reggefle  44.  anni  come  quefèo  ,  eiTendofempreviOutto  con  tal'efartezza,  e 
carità  ,  che  mai  incontrò  alcun  difgufto  ,  né  colla  S.  Sederne  co'Prencipi ,  né 
col  fuo  Capitolo, e  circa  la  mezza  notte  del  giorno  d'oggi  venendo  il  31.  del 
corrente  neir  anno  173 1.  d'anni  81.  pal'sò  daquefto  Mondo  per  godere  ,  come  (ì 
fpera  , il  frutto  de'fuoi  tefori ,  che  s'era  accumulato  nella  Celefte  Patria  col 
mezzo  delle copiofiffimelimofine.  IHiio  Cadavero  fu  ripolto  nella  Cattedrale 
a  piedi  d'un' Immagine  della  B-  Vergine,  predò  della  quale  tre  anni  prima  della 
fua  morte  erafi  fatto  apparecchiare  il  fuo  Depofito,  ornandolo  di  ricchilU- 
mi,  e  finiflimi  marmi, con  queft'  Ifcrizione  ,  che  pure  effo  vivente  h  aveva 
fatta  . 

yirg'tnis  ad  Phntas  humilì  jiYoflernor  in  Urna  , 
Me  locet  in  Cali  fcdsbus  Alma  Parens . 

31  Per  la  Confecrazione  del  Duomo,  e  dell' Aitar  maggiore  vedi  l'informa» 
alone  della  noitra  Cattedrale  il  19.  Gennajo. 

Monfìg.  Carlo  Ambrogio  Mezzabarba  Patriarca  d'Aleffandria  ,enoftro  Vef- 
covo,  perla  fefia  della  Canonizzazione  de' SS.  Francefco  Solano  ,Giaccomo 
della  Marca,  e  B  Giacinta  Marefcotti  del  Serafico  Ordine  di  S.  Franccico, 
oggi  canta  Pontificalmente  Mefla  ,  e  Vefpero  nella  Chiefa  de'  PP-  Rifor- 
mati di  S.  Francefco  di  Pavia  ,  coli' afTiflenza,  e  minifìero  delle  Dignità  ,  C-. 
Canonici  dei  fuo  Capitolo  della  Cattedrale  di  Lodi .  Anno  17^7. 


SET- 


SETTEMBRE.    '" 

An  B.ifTino  Vefcovo  ,  e  principal  Proretcore  della  Chie- 
fa  Lodigiana,  confacr.i  il  nuovo  Tempio  da  lui  fabbrica- 
to ad  onore  de' SS.  dodici  Appoftoli  ,  coli' intervento  di 
S.  Ambrogio  ArcivefcovodlMilano.edcI  B.  Felice  Vef- 
covo di  Como  nell'anno  380.  «ì^mj    Vita. 

J  1  Per  le  fovverchie  pioggie  dell'  anno  11589.  '1  fiume 
Adda  tanto  crelce,  che  rompe  la  ftrada,che  ierve  d'argine  alla  roggiache 
palla  prelìo  le  mura  contigue  alla  Chiefa  vecchia  di  S.  Maria  del  Sole, ed 
unite  alFieme  quell'acque  mettono  in  gran  pericolo  la  CittA  ,  ed  il  giorno  5. 
Novembre  dello  ftelTo  annoi' Adda  rompe  cinque  archi  del  Ponte,  onde  per 
il  timore  che  entrallc  in  Citrà,  e  per  il  danno  evvidente  delia  Campagna , 
fi  fecero  procelfioni ,  portandofi  Reliquie  infigni ,  ed  il  SS.  CrocinlFo  dcila«. 
Parrocchiale  della  Maddalena .     Cavcn. 

^  Oggi,  come  prima  Domenica  del  mefe,fì  celebra  nella  Chiefa  Parroc- 
chiale Prepofìturale  del  Luogo  di  Liuraga  di  quefta  Diocefi ,  fefta  infìgne  di 
S.  Gennari  Martire ,  dove  confervaii  il  di  lui  (acro  Gorpo,il  quale  l'anno  1^71. 
dal  P.  Steffino  Roffi  della  Compagnia  di  Gesù  fu  donato  alla  detta  Comunità, 
ed  in  memoria  che  laprima  Domenica  di  quefto  mefe  in  quell'anno  futrasfe- 
rirocon  folenniflima  procclfione,  in  qucfto  giorno  parimente  le  ne  celebra  la 
fefta  anruale  della  Traslazione  ,  col  proprio  Officio  ,  per  provare  che  il  bene- 
detto Corpo  è  lo  ttefib  del  Santo  che  ivi  fi  venera  ;  e  fu  levato  dal  Cimitero  di 
Santa  Prilcilla  in  Rema;  confervafi  in  eifa  Chiefa  Parrocchiale  all'  Altare, 
altre  volte  di  S.  Carlo,  con  fomma  venerazione  ,  e  (Urna  de"  Popoli ,  e  mtrita- 
mente  ,  (e  fono  evvidenti  le  grazie,  checontedea'fuoi  Diveti. ed  in  partico- 
lare n*^!  tempo  de'  fpaventoli  Temporali  ,  prefervando  elio  Territorio  dalle 
gragnuole  .     Sotto  il  fuo  depofito  fi  legge  : 

'^anuartus  Xtfli  SubdiMonus  Criflt  martyr  Rome  pajjui  hie  /ìtut  colitur , 
Arch.  d'ella  Parrocchiale, e  come  infatti. 

4  Eflendo  le  gravezze  di  quefto  Paefe  tanto  infoffribili  ,Gio.  Arcimboldo 
Gcvernatore  ci  Milano  ,  e  fuo  Stato  dichiara  più  di  80.  Cittadini  Lodigiani, 
quid  tutti  Nobili,  per  rubelli  ,  ed  innimici  del  Duca  francelcoll.  padione  di 
cflb  Stato,  a  caula  di  non  avere  foddisfato  alle  taglie  impelle  ,  ailegnando 
tre  giorni  di  termine  a  fgombrar  il  Paefe  ,  o  lei  giorni  in  tutto  ad  aggiuftarii 
col  Duca,  nell'anno  1515.  Rcgifl.  dd  Lanxer.^e  vedt  19.  F<.bbrajo,c  2.  £)<• 
S(mbrc . 

5  Li  Signori  Decurioni  dì  quefta  Citta  per  gratiflìma  memoria  di  quanda 
laB  Vergine,  detta  della  Pace,  gr:(_ò  tre  vclit  P.,cc  per  illabiliria  tra  quefti 
Ciuadioi  divi^  ia  barbare ,  ed  &lUnate  fazioni  de'  Guclii  ,e  GibcUioi .  oggi 

M  deU' 


f7«  SETTEMBRE. 

dell' anno  17JO.  nello  ftelTo  (ito  dove  parlò  fanno  metrer'  una  lapide  coli*  ìT- 
crizione  di  quefta  memorabile  grazia.  Vedtlafacra  Ifìoria  compiala  dall'  Au- 
tore di  quifla ,  e  7.  corrente . 

6  EfTendoPavia  aflediata  da' Francefi  fi  fanno  molte  divozioni  nella  Chiefa 
della  B.  Vergine  dell'  Incoronata  ,  ed  in  altre  Chiefe  della  Città  per  implorare 
la  clemenza  del  Signore  col  padrocinio  della  liia  SS.  Madre  .  Anno  1655.  Bcnz. 
Vedi  li.  corrente . 

,   7  L'Immagine  dellaE.  Vergine  della  Pace,  circa  alle  ore  i5.  dell'anno  1J15. 
operò  il  miracolo  itupendo  già  riferito  il  giorno  j. 

8  LA  NATIVITÀ*  DI  MARIA  VERGINE,  fefta  alle  fue  Chiefe, una 
delta  delle  Grazie ,  e  l'altra  della  Pace . 

IJìoria  in  Compendio  della  Chiefa  della  B.  V.  delle  Grazie . 

L'Anno  1599.  era  in  un  Oratorio  de'Borghi  di  Porta  Cartello  un  Immagine 
della  B.  Vergine  detta  delle  Grazie,  e  di  tanta  divozione,  che  col  cumulo 
delle  fue  limofine  Monfig.  Taverna  comprò  il  fìto  per  fabbricare  al  di  lei 
onore  un  Tempio  fontuoTo,  qual'  elTendo  itato  perfetto  vi  trafportòla  B  Im- 
magine ,  ed  avvenne  che  effendo  molto  tormentato  da' dolori  renali,  nel  fot- 
toporre  la  ("palla  alla  ftanga  per  levar  l'Immagine,  ancor  elfo  ebbe  la  perfetta 
falute.  L'anno  i(5jo.  Monfig.  VefcovoGera  conceife  quarto  Santuario  a'  PP. 
Minimi  di  S.  Francefco  di  Paola ,  ma  effendo  Uata  demollita  co'  Borghi  l'anno 
1^55.  anche  quefta  Chiefa ,  portarono  l'Immagine  Sacrofanta  in  Città,  e  poi 
avendo  fatto  acquifto  del  fito,  dove  fono  di  prefente  ,  fabbricarono  la  Chiefa  , 
e  vi  trasferirono  l'Immagine  tenutavi  in  fomma  venerazione  ;  E  chi  defìdera 
maggior  informazione  e  di  quefta  Chiefa  ,  e  di  quella  della  Pace ,  come  ho  ac- 
cennato ne'  giorni  5. ,  e  7. ,  veda  la  tante  volte  citata  Irtoria  fagra  de'  bantuarj 
della  B.  Vergine . 

Monfig.  Cari'  Ambrogio  Mezzabarba  Patriarca  d'Aleflandria  ,  e  noftro 
Vefcovo ,  canta  MeiTa  Pontificalmente  nella  Bafilica  di  S.  Francefco  per  le 
Jeile  folenniffime  di  tre  Santi ,  come  il  3 1.  Agorto . 

9  S.  GIOVANNI  DA  LODI  Vefeovo  della  Città  di  Gubbio,fefta  in  Duomo. 

B-ifiretto  della  Vita  diqueflo  Santo,eflratto  della  mandata  alle  Stampe  da  Difendente 
_    Lodi  l' anno ^i6ii^.  31.  Gennajo  ,  e  concorda  co'  MS.  del  Doti.  Gianfrancefco 
Medici  Canonico  della  nofìra  Cattedrale . 

N  Acque  S.  Giovanni  circa  l'anno  mille ,  e  ventifei  di  noftra  falute  nella  Città 
di  Lodi  vecchio  da  Nobili ,  e  pii  Parenti .  Battezzato  che  fu  ,  e  con  fom- 
ma accuratezza  nodrico ,  nella  fua  tenera  età  fu  tUrutto  ne'  fauci  colìumi ,  e 

nella 


SETTEMBRE^  ,    .     '7? 

rella  pietà  verfo  de'  poveri  infermi .  ed  afflitti,  effendo  giunto  all'età  giovanile, 
{occorrevi  loro  nelle miferie  ,egli  confolava  nelle  rnbulaz  oni  .procurando di 
condiir  (eco  de'Compagni  .quali'graziofamente  fé  gli  guadagnava  col  lu^.  efem- 
plo ,  ed  efortazioni  corredi .  Per  metter  in  pratica  quello  che  lod  iva ,  e  perfiia- 
deva  agli  altri,  darofi  totalmente  alle  aftinenze  ,  vigilie,  ed  orazioni ,  Icielfe 
per  fuo  ricetto  un  picciolo  tigurio  appreflb  d'una  Chiefa  ,  il  quale  fembrava^ 
piu'tofto  un' angusta  prigione,  che  cella  Religiofa,  nella  quale  la  nuda  terra 
gli  ferviva  di  letto,  ed  un  duroialTodi  capezzale  .  Fundati  adunque  fodi  prin- 
cipi di  San'.ità.rendendofi  anche  nelle  letrerea  maraviglia  riguardevole  ,  e  bra- 
mando maggior  perfezione  .  elell'e  di  menar  vira  Religiofa  iti  un  Romitaggio.' 
Fioriva  in  que' tempi  S.  Pietro  di  Damiano  con  fama  grandiiriinadiSanrit'i,* 
e  Dottrina  nel  vaft  ilfimo  Eremo  di  S.  Croce  alla  Fontana  dell'  Avellata ,  Terri- 
torio di  Gubbio.  A  quefto  gran  Santo,  e  Cardinale  deve  molte  grazie  la  noftra 
(;;hief i .  perchè  dopo  d'aver  vifìtato ,  come  Cardinale  Legato  a  Licere  del  Santo 
PonteticeGregorio  VII., molte  Provincie  colla  Città  di  Milino,per  le  iftanze 
fattedaOppizzone  Vefcovo  di  Lodi  al  Santo  Pontefice  fi  portò  anche  alla  noUra 
vecchia  Citrà  per  curarla  da  molti  mali ,  e  da  quello  che  feriflè  il  Santo  ad  un 
Vefcovo  di  Torino  nella  terza  Epiltola  del  fuo  lib.  3.,  fi  può  comprendere  il 
pefìTimo  ItatodiqueltaChiefi  in  que' tempi ,  mentre  dice  :  Aliquar.do  me  ctim 
LiuJenJts  Ecde/icg  Tauri  pinrufs  armita  conferiti  one  vallarent,  ac  furiofo 
fìrcpitu  J^ttuli  multi  tumulttiar.tes  infrendermt  &c.  Quefto  Santo  adunque  per 
fine  depofe  con  lice  za  del  Pontefice  la  dignità  Cardinalizia  ,  e  veftito  di 
{empiici ,  e  rozzi  panni  s'era  rinchiufo  in  detto  Romitaggio  ,  al  di  cui  efem- 
plo  molti  .  fprezzando  gli  onori  del  Mondo  ,  fi  dettavano  a  fervir  Dio  eoa 
tutto  lo  Ipirito.  Tra  quelli  anche  il  diletto  Servo  delSi^nore  Giovanni  ebbe 
riccorfo  al  mentovato  Ven.  Padre  Pietro  di  Damiano,  già  per  la  Santità  fua 
Piepìlto  alla  cura  di  qt.el  luogo  ,  e  gcttatofegli  a'  piedi  lo  pregò  i(tante- 
mentf  che  lo  ammettelle  lotto  quella  difciplina  ,  la  qual  profelfava  la  Re- 
gola di  S.  Benedetto  ,  ed  avendo  il  '^anto  Prelato  conofciuta  in  Giovanni 
ogni  degna  dimoOrazione  di  vero  Religiofo  ,  lo  accolfe  amorevolmente. 
V-llito  dell' Abito  Monacale  Giovanni,  furono  conolciuri  appieno  dal  Santo 
Priore  i  maravig  infi  progrelTi  nella  Santità  dt 11' ottimo  di  lui  figliuolo  ,  e 
Didepolo  ,  e  pt-rc  io  inalzatolo  al  Sacerdozio  le  lo  fece  G^auiutore,  e^ 
Compagno  nella  cura  de' Religiofi,  e  l'opra  intendenza  del  Moniliero  .  e  con 
tanta  carità,  diligenza,  e  deltrezza  fi  addoperò  in  quella  carica,  che  fi  (ecs 
conolV.ere  ben  degno  Difcepolo  di  si  gran  Maellro .  Cesi  il  buon  Servo  di 
Dio  llasra  in  quella  folimJme,  qiufi  vivendo  una  vira  Angelica.  E  perchè 
la  carne  non  ncalcitralTe  contro  lo  fpirito  ,  oltre  le  aftinenze  ,  e  vigilie 
ordinine,  anche  ne'  più  rigorofi  freddi,  the  iogliono  in  quell' Eremo  elfer* 
eccellivi  ,  fempre  era  coperto  di  puochi  ,  e  rozzi  panni  ,  e  di  giorno  com- 
pariva calzato  come  gli  altri  per  isfuggire  l'applaulo  mondano  ,  mi  di  notte 
a  piedi  nudi  andava  agli  Uffi^j  nofuini  .  Non  so  p*  i  le  più  moriificaflè  li 
piedi  col  freddo  notturno  ,  oppure  quando  andava  calzato  ,  che  ulà^a  nal- 
codamente  di  (raporre  minutili, mi  ,  ed  acuti  falluolini  fii  la  nuda  piintadel 
piede,  e  ueila  Ica.pa  ,  e  tua  iuicxilo  dolore  rcggcndovili  loura,cam.nando^ 
'  M  »  tiai- 


rto  SETTEMBRE: 

cialcheduno  può  immaginarfi  che  fpafimo  avrà  fentito. 

Chiamò  a  fé  Iddio  benedetto  S.Pietro  di  Damiano,  e  tutti  q'je'Religtofi 
concordemente  elellero  per  luo  Superiore  primario  Giovanni,  e  gli  fa  vano 
il  tentativo  d'ogni  ripulfa,  perchè  gli  convenne  conformarfi  al  loro  giudi- 
zio .  In  quefto  pefo  ,  non  oilante  che  il  vigor  naturale  per  la  gravezza 
degli  anni  andafl'e  declinando  ,  la  tua  virtù  nondimeno  ,  come  fé  foll'e  ancora 
più  freica  ,  e  vigorofa  ,  non  diede  mai  fegni  di  mancamenco  ,  non  elFen- 
dofi  mai  veduto  per  vecchio  che  iofle  a  tralalciar  punto  delle  lunghe  l'olite 
vigilie  neir  orazioni  ,  altinenze  ,  e  , macerazioni  ,  ed  in  tutto  il  tempo  che 
viil'e  volle  fempre  che  fi  olTervalTe  ,  e  da  sé  ,  e  dagli  altti  la  fua  Regola, 
quantunque  folle  richiefto  a  rilafciarla  alquanto  dal  Tuo  rigore  Eremitico . 

Qjaanto  poi  folle  ardente  la  fua  carità  verfo  de'  Poveri ,  balta  che  adduca 
quello iolo  efemplo  tra  li  molti, che  in  fimilc materia  fi  potrebbero  raccon- 
tare . 

Stavafi  l'Italia  tutta  afflittifTima  da  eftrema  penuria  e  gli  Poveri  ,  oltre  11 
confueto  ,  concorrevano  in  numero  infinito  dal  noltro  Santo  per  elfere 
foccorfi  ,  ed  eflb  per  provvedere  comodamente  al  bifogno  di  tutti  ,fpogliò 
prima  tutto  il  Moniftero  di  quello  ritrovavafi  per  ufo  de' Monaci,  e  fino  se 
Itefib  de'  fuoi  abiti  per  far  danaro, e  poi  trasferitofi  nella  Puglia  ,  ne  riportò 
tanta  quantità  di  grano ,  per  Un.  che  paffalTe  quell'  ultima  penuria  cagionata 
dalla  moltitudine  de'  peccati . 

Pafsò  a  miglior  vita  trattante  il  Vefcovo  di  quella  Città  ,  ed  il  Cardi- 
nale Giovanni  di  Gubbio,  Legato  della  S.  Sede  Appoftolica  nell'  Ombria  , 
trovavafi  nella  fua  Patria  ,  e  da  tutto  quel  Clero  ,  e  Popolo  fu  pregato  di 
adoperarfi  nell'  iltante  elezione  del  Vefcovo  .  Accettò  di  buona  voglia_, 
l'impegno ,  e  nel  prendere  le  informazioni  de*  fogetti  capaci  di  reggere  il 
Bafton  paftorale  ,  intefe  le  fante  qualità  di  Giovanni  Priore  di  S.  Croce ,  e-. 
per  dar  foddisfazione  al  Pubblico  furono  fpedite  Perfone  Religiofe  ad  invi- 
tarlo d'ordine  del  Cardinale  d'  intervenire  alla  fuddetta  elezione .  Al  pri- 
mo avvifo  il  Santo  vi  fi  portò  con  alcuni  fuoi  Monaci,  e  fu  accolto  da 
tutti  riverentemente .  Subito  fi  ripigliò  il  difcorlo  di  tal*  elezione  ,  ma  noa 
jiflblveafi,  quando  Iddio  per  fua  pietà  rivelò  al  cuore  di  tutti  che  chiedef- 
fero  per  Velcovo  il  Priore  Giovanni .  A  cosi  improvvifo  ,  ed  inalpettato 
annunzio  fi  comoffe  con  tutto  Io  fpirito  ad  opporfi  gagliardamente,  proteftando 
che  in  età  cosi  avvanzata ,  oppreflo  da  tante  infermità ,  era  imponìbile  che 
potefl'e  fellenere  un  pefo  di  tanto  riglievo .  Ma  poco  ,  o  nulla  valfero  le 
lue  ragioni  preflb  que'  Cittadini ,  perchè,  anche  p«r  Tavtoricà  del  Cardi- 
nale ,  convenne  al  Santo  fottometterfi  al  voler  di  Dio .  E  perciò  dopo  puoco 
tempo, nel  miglior  modo  che  gli  fu  poffibife,fì  trasferi  a  Roma  dal  Sommo 
Pontefice  Pafcale  II.  ,  dal  qual  fu  accolto  benignamente ,  e  di  fua  propria 
jnano  ancora  fu  confagrato  .  Di  là  ritornò  pretto  alla  lua  Chiefa  ,  e  quivi 
Don  dilcoitaodofi  punto  dal  fuo  primo  inftituto  di  vivere  per  la  nuova  di- 
gnità fopraggiuntagli,  moftravafi  umaniffimo  verfo  del  Clero  ,  aifiduo  nelle 
l'unzioni  Ecciefiaftice  ,  e  zelante  del  culto  Divino  .  E  ne  fono  chiari  tefti- 
nonj  la  confacr,tzion(B  da  ilio  iait»  della  CUiela  di  S.  Salvadoie  di  Monte 

acu- 


SETTEMBRE.  ,8i 

acuto  ,  al  preferite  chiamata  l'Abbazia  de*  Romiti  di  Monfe  corona  l'anno 
1(05.  non  molto  dopo  che  fu  adonto  al  Vefcovato .  La  Chiefa  di  S.  Croce, 
che  fondò  nel  Vign.ile  del  fuo  Vefcovato,  col  Moniftero  a  canto,  defo  al 
prefente  S.  Croce,  nel  mercato  di  Gubbio;  ed  il  fimile  porrebbe  dirfi  dello 
Spedale  per  li  Poveri  da  lui  fundato ,  non  molto  lungi  dal  detto  Moniflero  , 
benché  di  qaefto  per  le  ingiurie  de'  tempi  oggidì  non  fé  ne  veda  alcuru. 
fegno  . 

Da  quefli  Chiefa  ,s'i  ben  coltivata  da  un  Santo  Paftore,  fortivano  Miniftri 
molto  ben  addottrinati  ,  ed  in  tanta  copia  ,  che  era  come  un  Seminario  de 
fogetti  ,  che  indiffefamente  f\  adoperavano  per  la  propria  Chit-fa  ,  e  ne^ 
reftavano  provvedute  anche  molte  altre.  Fra  quefli  figliuoli  fpirituali,  che 
il  Santo  Prelato  partorì  al  Signore  ,  fi  tiene  aver  avuto  luogo  S.  Ubaldo 
N  )b.  Eu2;ubino.  C  inon.  Regol.  Lateranefe  Protettor  principale  di  ella  Città , 
il  quale  ,  benché  giovanetto  in  quei  tempi,  pure  da  S.Giovanni  ,conofciuta 
in  eflb  la  matura  prudenza,  fu  ricchiamato  dalla  Chiefa  di  S.  Secondo  alla 
fua  Cattedrale,  e  col  tempo  divenne  un  gran  Vefcovo  della  Patria  ,  ed  uà 
gran  Santo  del  Paradifo  ;  la  di  cui  virtù  /ingoiare  fi  ammira  nel  liberare  gli 
Ofrefll  dall'  immondo  fpirito  infernale  ,  e  ne  ricevono  i  Fedeli  continue  fe- 
gnalatifTìme  grazie,  non  folo  al  di  lui  Santuario  ove  ripofa ,  ed  è  venerato 
il  fno  C<:rpo.  ancora  dopo  tanti  fecoli  incorrotto,  e  palpabile,  nel  Monirtero 
di  Gubbio  della  medefima  infigne  Congregazione  Lateranefe  ,  ma  in  ogni 
altra  Città  ,  e  I  ungo  ,  in  cui  fia  riverita  la  fua  immagine  ,  od  invocato 
con  viva  fede  il  fuo  nome. 

In  tanto  il  Santo  Prelato,  tutro  pieno  di  fpirito  Divino,  e  carico  d'anni, 
dopo  d'aver  governata  la  fua  Chiefa  puoco  più  d'un  anno,  raccomandandofi 
al  Salvatore  ,  pafsò  alla  gloria  de'  Beati  il  giorno  7.  del  correrie  mcfe«, 
dell'  inno  1106.  ,  ed  otiantefimo  della  fua  vita,  nel  Ponteficato  di  Pafcale  II.  , 
e  neir  Iinpero  di  Enrico  IV.  c.-^me  tiene  ancora  il  Villanova  ncll'  lltoiie  di 
Loi^.i .  E  ficcome  da  Dm  benedetto  fu  fegnalato  in  vita  di  tutta  la  Sar.tità» 
Cf.sì  di'po  morte  venne  illu(trato  da  molti  miracoli  ,  per  i  quali  dallo  flelfo 
Ponrefice  fu  fcritto  nel  Catalogo  de*  Santi  VcfcoviConfelTori .  Ed  ogni  anno 
il  fettimo  giorno  di  quello  mele  la  Chiefa  di  Gubbio  ne  fa  foleiin:ll;ma_i 
feftn  all'  A'tarf,  dove  fi  conferva  con  (omma  venerazione  il  fuo  Corpo.  La 
noftra  Chiefa  Lodigiana  però  celebri  la  di  lui  fella  due  giorni  dopo  ,  per- 
chè il  m>rno  7.  è  im,  edro  dall'  officio  dell'  ottava  delia  Confici  azione™, 
della  Caitedr.ile,  ed  il  giorno  8.  dalla  fetta  della  Natività  di  Mani  Vergine. 

Secu'i  la  morte  di  quello  Santo  Vefcovo  poco  prima  che  l'anticha  Città 
di  Loùi  foiTe  rovinata  dalle  guerre  .  ma  ellendo  fiata  fabbricata  qiella  nuova, 
vi  pafsò  anche  la  Orna  della  di  lui  Santità  ,  e  la  divozione  del  Popolo  Lo- 
digiano,  con  dedicargli  pubblicamente  Altari ,  e  Chicle,  benché  a  cagione 
delle  varie  vicende  delle  cofe  in  cosi  longo  corlo  di  anni  ,  altra  particolar 
notizia  non  ci  fia  rimalta  ,  che  d'una  fola  Chiefa  ,  la  quale  al  preren-^ec^ 
neppu.e  conferva  il  di  lui  nome  ,  ma  benVi  un  lemplice  Altare  ,  e  queua 
chiimafi  la  Chiefa  di  S.  Defendente  martire  ;  cagione  cviuentiifima  che 
iauilmciue  cadelTe  ancora  la  divozione  del  Santo  . 

M  3  M» 


,St  SETTEMBRE.  1 

Ma  dopo  lungo  tempo  volle  la  Divina  bontà  che  il  Cardinale  di  S.  Eufe-         } 
bio  Ferdinando  Taverna  ,  Nipote  del  noftro  Velcovo  Lodovico  Taverna  », 
pafTando  per  Gubbio  fofle  ifpirato  a  chiedere  al  Vefcovodi  efla  CittàMonfìg. 
Andrea  Sorbolongo  qualche  Reliquia  infigne   del  Santo  Corpo  ,  che  vide 
confervarfi  tuttavia  intiero  nella  Cattedrale,  per  arrichire  la  Chiefa  Lodi- 
eianadiuntalteforo.     Reftò  il  Cardinale  favorito  dal  Vefcovo  il  dì  ai.  Set- 
tembre dell'anno  1608.  perchè  andato  avanti  l'Altare  del  Santo  con  nume- 
rofiffima  comitiva  de  Religiofi,  dopo  lunga  orazione,  con  ogni  poflìbile  ri- 
verenza fecegli  tagliare  l' oiTo  fuperiore  del  bracchio  finiitro,  che  congiunge 
la  mano  col  gomito,  e  lo  inviò  fra  puoco  tempo  al  mentovato  Cardinale. 
Quelli  nella  fua  venuta  in  Lombardia  ne  feceundonogratidimoal  noltro  Vef- 
covo ,  e  fuoZio,  il  quale  nel  giorno  17.  Marzo  i5ij.  quarta  Domenica  di 
Quarèfima,  fatto  prima  invitar  il  Popolo  dal  Predicatore  con  un  nobilillimo 
ragionamento  de'  meriti  del  Santo  ,  al  dopo  Vefpero  ,  veftito  Pontificalmente , 
con  pubblica  proceflione  di  tutto  il  Clero ,  e  concorfo  di  Popolo  innumeiabile  , 
lo  levò  dall' Aitar  maggiore,  e  lo  riportò  nella  ftelTa  Cattedrale,  come  pet 
jltrumento  d'Aurelio  Roflì  Cancell.  Vefc. 

annotazione . 

IL  Ferrarlo  nelle  vite  de' Santi  dell'Italia  fcrive,  che  vifTe  Vefcovo  tre  anni , 
feguendo  alcune  relazioni  avute  da  altra  parte ,  che  forfi  debbono  intenderfi 
del  tempo,  che  il  Santo  Vefcovo  governò  i  Monaci  nell'Eremo,  come  tiene 
licitato  Lodi . 

Alcune  grazie  ,  che  il  Santo  Ve\c6V0  ha  concejje  a'fuoi  Divoti  ,  riferite  da  Vi- 
cerno  Armanni ,  da  Gubbio  nella  Traslazione  d' ejp)  Santo . 

TOmmafo  Barberioda  Urbino,  abitante  in  Gubbio,  giacca  infermo  a  let- 
to con  dolori  nel  petto  lommamente  ecceffivi  ,  e  ridotto  da  tale  vio- 
lenza all'anguftie  della  morte  ,  cominciò  divotiffimamente  ad  implorare  il 
loccorfo  del  Santo ,  e  con  iftupore  di  tutti ,  in  un  fubito  gli  fi  dileguò  l' af- 
fanno,  e  rimafe  perfettamente  guarito  .  .      j.     . 

Guido  Baldo  Cirinci  di  Gubbio,  avendo  portata  più  di  cinque  anni  una 
travagHofa,  ed  incurabile  malattia  nelle  gambe  ,  per  la  quale  totalmente^ 
non  potea  camminare  ,  concepì  una  fede  alTai  viva,  che  per  intercelTione del 
Santo  volefTe  Iddio  reftituirgli  la  fanità,  che  da' Medici  gli  veniva  dilperata 
del  tutto,  e  dopo  lunga  fatica,  e  grande  flento  ,  fi  conduffe  al  Duomo  con 
incredibile  dolore  ,  e  proftrato  avanti  al  Corpo  del  Santo  ,  fupplicoUo  eoa 
umiltà,  e  con  affetto  per  la  lua  lalute,che  veramente  fu  miracolofa , elTen- 
do ritornato  a  cafa  fua  fano,  e  gagliardo. 

EfTendofi  ammalata  di  febbre,  e  di  una  faftidiofiffima  infermità  SuorMa- 
■ria  Innocenza  BiUi  ,  Monaca  nel  Momliero  di  S.  Benedetto  della  Città  di 
Gubbio,  fi  trovava  in  letto  giunta  agli  ultimi  termini  della  fua  vita  ,  giàfta- 
ta  facramentata  ,  e  più  volte  creduta  morta  ;  cosi  languente  ,  e  moribonda 


SETTEMBRE.  183 

in  quel  penofo  flato  le  venne  ifpirazione  d'  implorar  ,  come  fece  ,  l'ajuro 
del  banco  Vclcovo  Giovanni,  ed  in  quel  medesimo  tempo  li  luci  Genitori, 
ellendofi  raccomandati  al  Santo  per  la  falute  della  Figliuola  ,  mandarono  im 
Sacerdote  a  celebrar  Meifa  nella  Cappella  del  fuoDepofito  ,e  fu  col'ad' intìnua 
maraviglia,  che  mentre  fi  offeriva  per  lei  il  SS-  Sacrificio,  ella  cominciò  a 
migliorare  ,  ripigliando  la  loquella,  che  di  già  aveva  perduta,  edindi  a  due 
giorni  ufc'idi  letto  cosi  libera,  come  le  mai  avelie  patito  male  di  Ibrte  alcuna. 
Un fimile  ("uccellò  (irete  molto  mirabile,  perchè  quando  ella  fi  mife  a  letto  era 
ftorpiata  affatto  ,  e  caminava  così  curva  ,  che  non  poteafi  alzare  né  meno  leg- 
germente ,  e  perciò  i  Medici  ancora  confcffarono  che  il  fuo  fanarfi  così  prelto 
foffe  proceduto  da  forze  (uperiori,  e  piìi  potenti  delle  di  loro. 

Chidefidera  leggere  altre,  e  più  diffufegratie, vedali  lòpracicato  Arm  anni, 
che  trovafi  nella  Biblioteca  Filippina  di  Lodi  ,  il  quale  racconta  come  alla 
Cappella  del  Santo  fi  vedono  appefi  molti  voti,  ed  ogni  giorno  femprepiìi 
andavano  crelcendo  per  le  grazie ,  che  il  Santo  concedeva,  particolarmente 
nel  tempo  della  fua  Traslazione  ;  E  tanto  a  me  balta  per  rifvegliare  la_, 
divozione  de' Lodigiani  verfo  di  quelto  Santo  Vcfcovo  loro  Concutadino  , 
atfinchc  fé  lo  provino  Avvocato  in  vita  ,  ed  in  morte . 

IO  S.  NICOLA  DA  TOLENTINO  ,  fefta  alla  Chiefa  di  S.  AgncCe 
de'  PP.  Agoltiuiani . 

Si  prende  quefto  giorno  per  la  Domenica  fra  l'ottava  della  Natività  di 
Maria  V'ergine,  nella  quale  cade  la  feita  del  di  lei  SS.  Nome,  e  fi  celebra 
alla  Cappella  antica  della  Stella,  ma  rinovata  l'anno  1711.  in  occafione  che 
cominciò  a  dillribuire  a' fuoi  Divoti  molte  grazie;  E  chi  ne  defiucra  pi.na 
informazione,  legga  il  cap.  12.  della  tante  volte  citata  lltoiia  Sacra  de'  San- 
tuari dedicati  alla  tì.  V.  ec.  Pir  Li  f:fta  pure  d' o.(7Ì  vt di  giorno  12. 

Iella  paiimente  alla  divota  Immagine  della  B.  Vergine,  che  fi  venera-, 
nella  Canonica  di  S.  Lorenzo.  Sua  origine  come  Ita  emanata  dall'Autore 
di  quelt'  Opera,  ed  appeia  preffo  la  iliJdetta  Immagine. 

Cne  quelto  fito  ,  dove  e  dipinta  la  Sacra  Immat^ine  ,  foffe  ,  già  tempo 
prima  che  vi  Ci  dipmgellè  ,  profetizzato  da  un  gran  Servo  di  Dio,  che- 
dovea  edere  conlacrata  ad  onor  di  Maria  ,  Io  nferilce  il  P.  Bartolomeo 
Cimarelh  Teologo  de' Minori  Offervanti  nella  vita  delB.  AmadeaPortoghefe, 
1-UT.iatore  della  Congregazione  degli  Amadei  dell'  Ordine  di  S.  Francelco 
d'AlIilì  pel  cap.  19.  in  quella  m  iniera  pieci  (a: 

„  Madonna  Catarina  Gualtieri  ,  moglie  di  Giacomo  Vairolli  Cittadino 
„  di  Lodi,  era  lolita  confeirarli  a  Caltel  Leone  del  R.  P.Amadeo  .  Suc- 
„  celle  che  eifendo  ella  in  Loui  vi  iòppraggiunfe  anche  il  B.  Padre  ,  ed  aven- 
,,  dolo  laputo  la  Donna,  gli  mandò  a  due  che  defìderava  confeffarfi  da  lui, 
,,  e.l  effj,non  làpendo  ciò  negare  a  così  di  vota  Gentildonna,  len'  andò  alla 
,,  Chiel  i  di  S.  Lorenzo  ad  alpettarla  in  un  luogo  fuccido  .  Onueeilama- 
,,  ravigliandofi  che  il  Santo  folle  andato   in  quel  luogo    per  confeffarla_-  » 

(  Qou  cllenao  in  quei  tempi  prefcritte  dai  Sommi  Pontefici  tante  cauzio» 

M  4  „  ni 


s84  SETTEMBRE. 

ni  per  udire  le  confezioni ,  conne  al  prefente  )  „  le  difTe  :  non  vi  mar  avU 
ff  gliate  che  io  fia  venuto  piuttofto  qua,  che  in  altro  luogo  poiché  noriw 
,,  paiTarà  molto  tempo  che  quello  luogo  fia  di  gran  divozione  alla  B.  Vergine,, 

li  che  avvenne,  come  prediffe  il  Santo,  elTendo  Hata  dipinta  quella  be- 
nedetta Immagine  in  eilb  luogo,  ove  al  prelente  ancora  non  èei'enteda  im- 
mondizie in  puoca  diltanza  ;  tuttavia  però  l'Immagine  è  tenuta  ,  ficcome  è 
Tempre  Hata,  in  gran  venerazione,  ed  ogni  l'era  il  Vicinato  vi  canta  le  Lit- 
tanie  ad  onore  della  gran  Madre  di  Dio ,  perlocchè  fi  conobbe  chiaro  che 
il  B.  Padre  ebbe  m  ciò  lo  Spirito  di  Profezia  . 

Di  che  anno  feguiìTe  quello  fatto  non  è  aflegnato  dall'  Iftorico ,  fi  sa  bene 
che  Prino  Violafco  fece  dipingere  nell'ingreflo  della  Canonica  alla  dritta^ 
la  B.  Vergine  l'anno  1433.  8.  Luglio,  come  fi  legge  dentro  il  fuo  nicchio, 
ed  il  citato  Autore  al  cap.  2^,  ed  il  Meriggia  nel  difcorlo  delle  Religio- 
ni ,  mettono  che  il  Beato  volaffe  al  Cielo  l'anno  1481.  io.  Agolto  alle  ore 
so.  nel  giorno  di  S.Lorenzo. 

Anche  a  Lodi  avea  piantato  il  fuo  Convento  colla  Chiefa  quello  Beato 
Padre  ,  ed  una  parte  prima  era  lo  Spedale  de'  S.  Baifano  ,  ed  Alberto  jui'pa- 
dronato  de'Trefleni,  come  dall' arch.  dello  Spedai  maggiore;  ma  cllendo 
(lato  con  molti  altri  foppreiTo  ,  ed  unito  col  fuddetto  Spedale ,  l'anno  1484. 
li  Deputati  dello  fteflb  fecero  cefTione  di  quello  fito  alli  Frati  Amadei,  ed  eli» 
di  una  Cafa  alli  Deputati  dello  Spedale  ,  e  pofcia  gli  Amadei  incorporaro- 
no il  fito  acquiitato  dello  Spedale  lopprelfo  col  loro  vicino  Convento ,  che 
appellavafi  della  B.  Vergine  delle  Grazie .  Ellèndofi  poi  trasferiti  li  Frati 
in  Città  alla  Chiefa  di S.  Michele,  perchè refiò  diltrutto co' Borghi  per caula 
delle  guerre  anche  il  loro  Convento  l'anno  1543.  ,  fecero  vendita  li  Frati 
di  quello  fito  al  Dote.  Paolo  Emilio  Sommariva  ,  e  l'anno  1630.  il  Dott. 
Gianmatteo  Sommariva  luo  SuccelTore  lo  vendette  alli  Confervatori  della_. 
Sanità  per  fabbricarvi  il  Lazzaretto  nel  tempo  che  la  pelle  infettava  quefto 
Paefe . 

11  Li  PP.  Cappuccini  con  un  triduo  folenniflìmo  celebrano  la  Beatifica- 
2ione  del  Beato  Martire  Fedele  da  Sigmaringa  del  loro  Ordine  l'anno  1729. 

12  II  Sommo  Pontefice  Innocenzio  XI.  in  memoria  dell'  infigne  vittoria  de' 
Criltiani  riportata  oggi  dell'anno  1683.  dall' Elercito  Turco,  chetenevaaf- 
fediata  l' Imperiale  Città  di  Vienna  d'  Auftria  ,  impofe  che  fi  celebrale  oggi 
la  fella  pure  del  SS.  Nome  di  Maria  ,  come  Domenica  fra  l'Ottava  della.^ 
Natività  di  Maria  Vergine ,  e  che  fi  fuonafiero  la  fera  avanti  tutte  le  cam- 
pane della  Chiefa  univerfale.  E  Benedetto  XIII.  Sommo  Pontefice  concef- 
le  Indulgenza  plenaria  in  perpetuo  ,  applicabile  anche  per  i  Delunti,  a  tut- 
ti quelli ,  che  in  eifa  Fella  interverranno  alla  Mellà  folenne  ,  come  fi  legge 
nel  proprio  Ufficio  ,  e  Calendario  nel  giorno  proprio  .     Fedi  io.  corrente  . 

15  Si  fuonano  alla  fera  tutte  le  campane  della  Città  per  la  vittoria  di 
Buda  riportata  da'  Cnltiaui  contro  Turchi  l'anno  i6Ì6.    2um.  vedi  ij. 

Mod- 


SETTEMBRE.  i?< 

Monfig.  Ortenfio  Vilconti  nortro  Vefcovo ,  con  tutto  il  Rito  Solenne  be- 
nedice il  non  men  divoto  che  vago  Oratorio  »  fìtuato  nel  Luogo  della  Baron- 
cina  fra'Chioin  di  Porta  Gremonele,  e  vi  celebra  la  prima  MelFa  con  inter- 
vento di  molto  Clero,  e  numerolb  Popolo  accorlbvi  non  Iblo  per  ammirar 
tal  funzione ,  ma  anche  per  adorare  l' Immagine  d'  un  SS.  Crocififlb  ed  una 
Statua  della  B.  V.  adolorata  ,  che  ivi  fi  coniervano  con  gran  devozione-. 
PtT  /('  ditte  flatuc  di  qucft' Oratorio  vedi  il difcorfo dHl' Incoronata ,  chcfal'AU' 
tare  di  quefl'  Opera  nelF  Ifl.  Sac.  di  Santuarj  della  B.  V.  già  citati . 

14  L'  EASALT AZIONE  DI  S.  CROCE  ,  fefta  a  S.  Agnefe  alla  Chiefa 
di  b.  Croce  ,  ed  al  liiJdetto  Oratorio  della  Baroncina  eretto  l'anno  1710.  dal 
Decurione  Dott.  Antonio  Maria  Bonelli» 

Maffimiliano  Sforza ,  penultimo  di  quefta  profapia  ,  Duca  dì  Milano  ,  l'an- 
no 1)12.  ritornando  dall' Alcmagna  ,  oggi  fu  ricevuto  da  tutta  quella  Città 
colla  maggior  dimoftranza  di  affetto,  e  di  onorcvolezza  dovuta  a  Gran  Prin- 
cipi,  colle  ftrade  coperte  ove  doveva  paffare,  fervito  da  <5o.  Giovanni  No- 
bili, riccamente  velHri  alla  divifa  del  Duca  .  Per  otto  giorni ,  che  fi  fermò 
quivi,  alloggiò  nel  Palazzo  di  LancellottoViftarini  Senatore  di  Gappacorta, 
e  dell'  Ordine  de'  Cavalieri .  Ed  avendo  i  Francefi  abbandonato  lo  Stato  fen- 
za  combattere ,  la  noftra  Città  colla  Rocca  fi  refe  alla  Lega  contro  Francia, 
e  ne  preiè  il  pofl'eflb  a  nome  del  Duca ,  chealli  19.  Dicembre  di  queit'  anno 
fu  coronato  in  Milano,  dopo  che  fé  ne  fu  impadronito.  AlS.  Coinmmt.  de' 
Viflarini ,  e  Villan. 

15  Si  rendono  le  efpreinoni  di  giubilo,  e  rendimento  di  grazie  all' Alti  f- 
fìmo  col  cantar  il  Te  Deum ,  e  colle  procelTioni  generali  per  la  vittoria^ 
fuddetta  di  Buda,  come  il  13.  corrente.     Caven. 

16  Come  terza  Domenica  del  mefe  ,  fefta  alla  Chiefa  della  B.  V.  della 
Fontana  de' PP.  de' Servi  Regolari  di  Maria,  dove  in  procelfione  lolenne  lì 
porta  la  di  lei  Statua  de'  fette  dolori . 

Si  pubblica  una  grida  del  Principe  Teodoro  Triulzi  Generale  della  Mili- 
zia Lodigiana,  che  cialcun  abile  all'armi  fi  faccia  Soldato,  e  fi  impongono 
altre  prevenzioni ,  eflendo  in  prolllmo  l'afledio  fotto  Cremona  dell'  Elercito 
Francefe  l'anno  i6^j.  Benz. 

17  Levafi  un  vento  fierilTimo  ,  che  sbalza  giù  dal  ponte  d'Adda,  non  an- 
cora armato  di  sbarre  ,  come  oggidì  ,  cavalli  ,  e  refpin^e  in  dietro  carri, 
benché  carrichi  gli  uni ,  e  gli  altri  ;  ftorce  facilillimamente  roveri  grolfilfi- 
me,  e  cagiona  molti  altri  graviflimi  danni  l'anno  1671.     Caven. 

18  S.  FERIOLLO  Martire,  fefta  alla  fua  Chiefa  Parrocchiale  Abbaziale  ne* 
B(irt:,!ii  .  Per  l' informa ùcne  di  quijia  vedi  l' J/ioria  dilla  Chiefa  Abbuztale  di 
S,  iìajfano  fotto  il  19.  G(nnajo .  Mar- 


i86  SETTEMBRE. 

Martirio  di  S.  Feriollo  Tribuno  ,  fecondo  gli  antichijjlmi  MS.  , 
e  Mattirolcg, ,  cavato  dal  Surio  . 

MEntre  da  per  tutto  venivano  perfeguitati  i  Criftiani ,  Crifpino  Prenden- 
te della  Città  di  Vienna  in  Francia,  per  aderire  a* comandi  degl'Im- 
peradori  fi  mife  ad  onorare  chi  rinegava  Crilto,  e  ad  incrudelire  contro  chi 
coltantemente  lo  confelTava  .  Fra  quefti  Santi  Martiri  fi  fece  condurre  d'avan- 
ti Feriollo  Tribuno,  o  dircffimo  al  preientc  Colonello  ,  e  gli  diiTe  :  Senti 
Feriollo  e  per  la  profeirione  Militare,  e  per  maggior  avvantaggio  del  tuo  ono- 
re devi  fagrificar  agli  Idoli  per  ubbidir  alle  Leggi  dcli'Imperadore  ,  fé  non 
uvoi  provare  crudeli  fupplicj.  Il  Santo  rilpoi'e:  Son  Criltiano  e  non  devo 
lagrificareagli  Idoli:  Sin  tanto  che,  lalva  la  Religione,  ho  potuto  milita- 
re lotto  le  infegne  degli  Imperadori  l'ho  fitto  ,  ma  al  prefente  che  fi  tratta 
di  ubbidire  alle  leggi  del  Diavolo ,  mai  ubbidirò  ,  e  perciò  non  mi  curo  ne 
di  onori  ,  né  di  dignità  temporali  ,  ma  bensì  (bn  apparecchiato  a  morir  di 
qualfifia  più  fiera  morte,  piuctolto  che  macchiar  1' onore  della  mia  Cattolica 
Fede.  DilTe  il  Prefidente:  d'onde  mai  tieni  tanta  fiducia  di  morire?  forff 
che  dopo  d'aver  tu  ingiuriare  le  leggi  ,  e  rtrappazziti  li  Principi  dai  per 
difperata  la  tua  vita  ?  Pentiti  pure,  pentiti  de*  tuoi  errori  proferiti ,  che  fei 
ancora  a  tempo  di  provare  la  noftra  umanità.  Riipofe  il  Santo:  Che  urna» 
nità  ?  tieni  pure  per  te  fteiTo  quelta  tua  umanità,  e  perdono  che  mi  promet- 
ti,  che  non  fa  ingiuria  né  alle  leggi ,  né  agli  Imperadori  chi  prima  antepone 
le  leggi  di  Dio  a  quelle  di  coitoro  .  Quel  Dio  ,  io  dico ,  che  ha  creato  il 
Cielo  ,  e  la  Terra  ,  con  tutto  quello  fi  truova  in  elfi  .  Vedendo  pertanto 
Crifpino  che  nulla  giovarano  rclelufinghe  ,  né  le  minacele  de'  tormenti  per 
rimovere  Feriollo  da'  fuoi  fanti  propofin ,  lo  fece  battere  crudelmente,  e  di 
poi  carrico  di  ferri  in  una  prigione  lo  fece  racchiudere  ,  acciò  avelie  a  pro- 
vare anche  quelle  pene,  che  può  cagionar  non  fblo  l'orrore  d'un  olcurnifi- 
ma  carcere  .  ma  li  ceppei  e  lecctene,  co'  quali  fu  tormentato  in  eifa  ;  dicen- 
do provi  pure  qucito  Ribelle  tali  fupplicj,  finche  fé  ne  apparecchiano  de* 
pib  fieri  ,  dovuti  a  uomini  malvaggi ,  e  federati . 

Per  due  giorni  flette  carcerato,  ma  la  mattina  del  terzo  giorno  ,  mentre  con 
faporitillìmo  fonno  dormivano  li  Cuftodi,  il  Martire  di  Criito  fi  fenti  Iciulto 
dalle  catene,  e  da' ceppi,  e  pian  piano  andando  alla  porta  fé  la  vide  aperta  . 
Intefe  allora  eflere  voler  di  Dio  che  fugilTe  dalla  prigione,  come  fece,  per 
condurfi  in  Paefe  itraniero .  Partito  dunque  di  Città  per  la  Porta  Lugdu- 
nenfe ,  ma  non  fapendo  qual  firada  tenere  ,  per  isfugire  i  Tuoi  perlecutori  , 
confidato  in  Dio  ,  che  dalle  Carceri  ,  e  da' ceppi  lo  avea  liberato,  per  fine 
rifoHe  di  entrare  nel  fiume  Rodano,  e  a  nuoto,  con  puoche  fpiute  fi  trovò 
all'altra  riva.  Di  poi  in  fietta  feguitando  il  cammino  verlo  il  fiume  are, 
fu  tuttavia  prefo  da'  perfecutori,  e  legategli  le  mani  di  dietro  ,  quando  ar- 
rivarono al  luogo,  dove  di  prelente  è  il  iuo  Sepolcro  ,  empiamente  oammaz- 
Staroao ,  e  dalla  devozione  de'  Criftiani  fu  Seppellito  appreiio  il  fiume  Roda- 
no ( 


SETTEMBRE.  i»7. 

jjo,  prendendofelo  per  Avvocato  di  efla  Circa,  le  di  cui  grazie,  nen  fole  io 
quella,  ma  anche  in  tutto  il  mondo  fono  raanifelte  . 

19  Per  la  Traslazione  del  Corpo  di  S.  Bonifazio  Martire  vedi  i.  Gennajo 
Iftoria  della  Chiefa  di  S.  Defendente. 

*  10  In  quefto  mefe  dell'anno  1515.  Federico  Gonzaga  Marchefe  di  Bo- 
zolo,  impadronitofidiLodi  a  nome  di  Francia  ,efrendori  prima  partiti  gi' Im- 
periali ,  prevedendo  di  non  poter  confervaril  poirelFo  dello  Stato  per  li  Fran- 
cefi ,  fece  faccheggiar  miferamente  il  nollro  Contado,  e  la  Città  ;  e  per  te- 
nerla più  facilmente  in  difefa  fece  fpianare  li  Borghi  lenza  alcuna  rcmiilione  . 
MS.  del  Ahnfr.  ed  il  Lodi,  che  fi  leggono  nella  BM.Ftlipp.  al  difc.  del  Monijì. 
di  S.  Bartol.  ne  Borghi  ^  e  vedi  14.  Novembre  . 

21  S.  MATTEO  Appoflolo,  ed  Evangelifta,  fefta  allo  Spedai  maggiore . 

Ifloria  di  queflo  Fen.   Spedale    eflratta  da  MS.  del  Dott.  Medici ,  di  Antonio 
Vago  ,  e  del  Nob.  Gerolamo  Cadamofii  nel  fuo  archivio^. 

LA  prima  origine  di  quefto  Luogo  pio  fiafcrive  all'anno  laoi.  incirca  » 
perchè  in  detto  anno  fi  vede  che  alcuni  Frati  della  Carità  comprarono 
da'  frati  Umiliati  di  Viboldone  Diocefi  di  Milano  una  Cafa  fotto  la  Parroc- 
chia di  S.  Salvadore  di  quefta  Città  per  il  prezzo  di  lire   cento  ottanta  , 
come  per  strumento  rogato  da  Badano  Felato  Notajo  di  Lodi  8.  Agoftoan- 
no  fuddetto.     E  nello  Iteffo  tempo  fi  vedoncle  compre  di  altre  quattro  Ca- 
fc  contigue,  forfi  per  l'erezionedi  eflb  Spedale.     E  per  non  vederfi  alcuna 
memoria  prima  di  quell'anno,  fa  credere  che  avanti  tal  tempo  non  folle  pian- 
tato .  Cos'i  iuccelFivamente  fi  trova  come  GelminoGambaroappellatod'  Uella 
iltitui  erede  quelto  Spedale  ,  e  lo  dotò  d'  una  Mefia  cotidiana  ,  come  per  luo 
telbmento  rogato  da  Gioannone Felato  l'anno  izi6.  Anche  il  Prete  Ambro- 
gio Marfio  lalciò  da  celebrarfi  nella  Chiefa  dello  Spedale  la  fefta  della  Cu- 
ledra  di  S.  Pietro  in  Antiochia,  come  per  fua  divozione, rogata  da  Alellio 
Lodi  l'anno  1392.  anzi  molte  altre  fcritcure  ,  e  memorie  fi  oilervano  di  tut- 
ti i  tempi ,  fino  alla  fua  mutazione.     Il  fuo  Fundatore  fi  fuppone  un  Frate 
per  nomepacio,  per  efiere  fèato  dimandato  gran  tempo  quefto  Spedale  la_, 
Cafa  del  Frate  Facio  ,  di  poi  Conforzio  de'  Frati  della  Carità ,  ed  ultimamen- 
te Convento  de' Frati  di  S.  Spirito  della  Carità,  come  iì  legge  in  una  memo- 
ria del  Dott.  Gandino  dell'anno  129J.  Che  abbia  avuto  il  luo  prmcipio  dal 
detto  Fondatore  ,  il  quale  per  fua  bontà  di  vita,  e  pietà  fingolare  e  adorato 
per  Beato  ,  e  fecondo  il  Gavitello  folle  Fondatore  parimente  dello  Spedale 
di  Cremona, io  non  so  alìòlutamente  contradirlo,  mentre  trovo  che  vifle  m 
tal  tempo,  e  mori,  fecondo  il  Befgapè  nelle  (iie  ElFcmeridi  facre,ranno  12^7., 
quantunque  il  Ferrarlo  de  SS.  Italix-  nella  di  lui  Vita  feriva  che  monile^ 
l'anno  1272.  Vifleio  quelli  Frati  della  Carità  una  vita  ricolma  di  tutta  la 
cariù  Crirt lana , e fcnza  alcuna  Regola, ma  l'anno  1308.  fu  a  loro  allegnata 

quella 


«88  SETTEMBRE. 

quella  di  S.  Agoflino ,  e  giurarono  fedeltà ,  ed  ubbidienza  a  Monfig.  Cadamoflt 
noftro Vefcovo.  e fuoi SuccelTori . 

In  breve  tempo  quefto  Spedale  divenne  aliai  ricco,  perchè  cominciò  il  noftro 
Vefcovo  Bernardo  Talenti ,  e  dopo  di  elTo  molti  altri  fuoi  Succeilori  ,  a  conce- 
dere quaranta  giorni  d'IodulgenzaachìgliavefTe  fatta  qualche  offerta ,  effen- 
done  anche  tutti  allettati  per  il  buon  efemplo  di  quefti  Rcligiofì.  Erano  tutti 
Laici, ma  per  le  ufficiature,  Me{re,edammini{trazione  de' Sagramenti  il  Vef- 
covo deftinava  loro  un  Prete ,  né  potevano  avere  del  proprio  ,  e  dello  Spe- 
dale tenevano  il  femplice  ufo  ,  non  il  dominio.  Non  fi  ammetteva  in  Reli- 
gione Ferfona  che  folle  di  altro  Ordine,  oche  aveffe  Moglie,  o  Marito,  e  fé  fi 
efercitava  l'ofpitalità  per  gli  Uomini ,  e  perle  Doone,  a  quelli  fervivanoi  Fra- 
ti ,edaque/tele  Monache.  Il  fentire  però  che  i  Frati ,  e  Monache  affieme  fer- 
vifferoallofteffoSpedale,  nondee  cagionar  ammirazione  ,  omifcredenza  ,  per- 
chèin  un  Iftrumentodi  livello  rogatoda  Luchino  Gavazzi  l'anno  1353.  fi  legge 
che  vi  concorreflero  Fra  Martino  Guarnerio  Rettore  ,  e  Miniftro  ,  Fra  Ge- 
rardo Scova  ,  Fra  Pietro  Caz/.ulani  Proferfi  ,  e  Suor  Riccadonna  Tavazana, 
con  Suor  Ghisla  Oldani  Profcile ,  che  affieme  conitituivano  l'intiero  Capico- 
lo  dello  Spedale  de'  SS.  Appoftoli  Simone  ,  e  Giuda,  come  nell  Archivio 
dell' Incoronata  citato  dal  Nob  Girolamo  Cadamofti  ne' fuoi  MS.  del  nuovo 
Spedai  di  Lodi  a  p.  39. ,  dove  pure  dice,  che  l'anno  1386.  v'erano  folaniente 
per  Miniftro  Fra  Ballano  Abone,  e  per  Miniltra  Donna  Donnola  Bernardefi, 
come  per  Iftrumento  rogato  da  Pino  Tradato  31.  Gennajo  anno  fuùdetto  .  Pa- 
rimente fi  leggi  che  nello  Spedale  de' SS.  Baffano,  ed  Alberto  citati  dallo  fi  elfo 
a  p.  44-  fono  nominati  Fra  Pietro  da  Villa  Mmiftro  ,  e  Donna  Belvila  buora  ,  o 
Frata dello  ftelTo  ,  che  rapprefentavano  tutto  il  Capitolo  ,  come  per  Hhumeoto 
rogato  l'anno  1369.  Frati  ,e  Frate  ,  Suore,  o  Monache,  fi  leggono  che  rilue- 
delfero  nello  Itelfo  tempo  anche  in  altri  Spedali  ,come  ivi  ii  può  vedere.  U 
loro  Abito  era  longo  ,  e  ui  Lina  ,  che  confilteva  in  un  Mantello  nero  ,  e  Tonica 
azura  colla  Colomba  per  in(egna  dello  Spedale.  Erano  governati  daunMi- 
niitro  ,  che  di  anno  in  anno  era  eietto  ,  0  con  fermato  dal  Vefcovo ,  o  dal  luo  Vi- 
cario Generale . 

Ccn  quefti ,  ed  altri  buoni  ìnftituti  continuarono  molto  tempo,  ma  per  le 
guerre  pallate,  ri laiciata la  difciplina  regolare,  edi  Frati  ridoitia  puoco  nu- 
mero ,  lo  Spedale  fu  con  graviiFimo  danno  del  pubblico  impetrato  inComenJa 
da  Gio.  Forti  Prepofto  della  n;, ftra  Cattedrale  .  Trovandoli  pertanto  le  rendite 
non Iblo  di  quefto  Spedale,  madi  molti  altri ,  convertite  in  altri  ufi  non  pref- 
critri  dalli  Fundatori  ,  oBenefatori  ,  e  le  perle  ingiurie  delle  gueireeilenuofi 
fminuitelerendice  ,puoca01pitalità  fi  praticava  di  prima  ,  meno  fé  ne  praticò 
dopoché  quello,  ed  altri  Spedali  fimilmente  furono  conferiti  in  Comenda. 
Pertanto  firifolfela  Città  di  fare  i  fuoi  riccorlial  Vefcovo  Bernerio,  ma  non 
avendo confeguitoi'  intento  a  cagione  di  tante  difficoltà,  e  molto  più  per  la 
puoca  rellidenza  che  quivi  faceva,  il  tutto  fu  nllervato  all'  altilIkTa.  intelli- 
genza di  Monlig  Pallavicinodi  lui  fucceJIòre  .  Entrato  dunque  quefto  Prelato 
ai  polìclfo della  Chielà  Lodigiana  ,  i  Decurioni  di  Città,  per  mezzo  oe'iuoi 
£ietii  informarono  il  nuovo  Velcovo,  come  eUcndo  nella  Città^  Borghi ,  e 

Diocefi 


SETTEMBRE  189 

Diocefi  molti  Spedali  fondati  a  beneficio  de' poveri  infermi.  Pellegrini  ,  ed 
Elpofti,  e  per  varj  inconvenienti  erano  derelitti ,  e  perciò  li  Poveri  di  Ciifto 
malamente  perivano  nelle  loro  miCerie,  con  pericolo  che  perifsero  anche  le 
loro  anime  per  mancamento  di  chi  aveva  obbligo  di  (occorrerle,  onde  efsendo 
quelli  Spedali  rutti  uniti  in  un  lolo  colle  loro  nfpettive  entrate  fi  farebbe  po- 
tuto più  propiamente , e  comodamente  fovvenire  al  bifogno  de' Poveri,  im- 
pedire tanti  Icandaii  ,e(bddisfareallepie  difpéifizioni  dc'Te/i^atori .  Per  quefto 
Aipplicarono  umilmente  Monfig.Vefcovo  ad  ergere  un  nu3vo  Spedale,  unire 
ad  efso  tutte  le  entrate  degli  altri,  e  concedere  la  perpetua  amminiltrazione| 
egoverno  di  elso  ,  perdegni  rilpettialla  ftefsa  Città. 

Il  diligente,  e  pio  Prelato  prefelubito  le  pie  informazioni  fopra  l'efpofto,  e 
re  trattò  col  Capitolo  della  f  uà  Cattedrale,  e  rifiblfe  di  propria  autorità  Ordi- 
naria per  allora  di  conceder  ampia  facoltà  di  poter  fabbricare  in  elio  vecchio 
Siedale  di  S.  Spirito  della  Carità  un  altro  nuova  in  ogni  miglior  forma,  con 
Cappella,  Campanile  , Cimitero  ,  edaltre  reipettive  cofe  necelT'arie  ,  come  fi 
dirà  in  avanti .  Il  tutto  fu  elequito  ,eirendofiriflrabbricatala  Chiefa  nel  fito  di 
prima  ,  già  anticamente  dedicata  a  S.  Matteo  Appoftolo.  Uni  a  quelto  molti 
ahri  Spedeli  della  Città ,  Borghi ,  e  Dicceli  colle  loro  entrate ,  alTegnando  puo- 
ca  parte  di  eflè  al  nuovo  Spedale,  ed  li  rimanente  alli  Rettori,  e  Miniftri  d'effi 
Spedali ,  durante  la  loro  vita  .  Dichiarò  l'amminiftrazione ,  e  governo  dover 
fpettare  alla  Città  ,  con  che  l'elezione  de' Deputati  al  fuo  governo  folle  confer- 
mata dal  Vefcovoprefentaneo,  eluoi  Succeflòri .  11  Cappellano,  che  virilUe- 
delTe folTe eletto  da' Deputati  ,pofcia  approvato  dall'Ordinario  ,  ammovibile 
però  al  loro  beneplacito  ,  con  ampia  facoltà  di  amminiftrarei  Sagramenti  agli 
infermi ,  e  ferventi  dello  Spedale  ,  di  poter  fepellirei  morti  nel  proprio  Cimi- 
terio ,  e  con  altri  ordini  opportuni  a  norma  del  Concilio  Vicnnenfe .  Reclamò 
a  quella  concelTione  il  Rettore  di  .S.Salvadore  ,  (che  tale  era  il  (uo  titolo) 
nel  di  cui  recinto  è  lo  Spedale  »ma  poi  fu  compolto  il  tutto  con  foddisfazione 
delle  patri  l'anno  1470.  3.  Febbrajo ,  e  lo  ItelFo  fi  v?de  concelTo ,  e  confermato 
da' Sommi  Pontefici  Pio  li.  Silto  IV. ,  e  da  altri  nelle  loro  Bolle  .  Ingiunfe  pu- 
re il  VefcovoallaCittà  che  procurallè  dalla  S.  Sede  la  confermazione  di  tutto 
3uello  elfo  concedeva ,  e  prefcrivcva  :  e  per  venir  alla  efecuzione  di  quelli  or- 
ini ,  la  Città  eleife  fette  Deputati ,  affinchè  attendeflèro  alla  perfezione  del 
tutto  con  ogni  calore  . 

Le  condizioni  di  que*  tempi  erano  che  i  Principi  fecolari  aflìftevano  anche 
a  fimili  affari ,  e  però  prima  di  metter  mano  ad  opera  si  degna  riportarono  il 
confenfo  del  Duca  di  Milano  Francefco  Sforza  primo  di  tal  nome  ,  il  quale 
non  iolo  fu  pronto  a  concedere  quanto  gli  venne  ricchicllo,  ma  di  piìi  anco- 
ra procurò  la  confermazione  dal  Pontefice  ,  ma  a  nome  della  Duchelià  Bian- 
ca Maria  fua  Moglie. 

Segui  puoco  alla  volta  quella  fopprelTionced  aggregazione  degli  Spedali 
fatta  da  Monfiig.  Pallavicino  ,  come  per  iltrumento  in  cart.^petgamena  ro- 
gato da  Steffano  Brugazo  Cancell.  Vefc.  l'anno  14J7.  21.  Novembre ,  e  eoa 
ogni  diligenza,  ed  induftria  fi  applicavarono  li  Deputati  alar  raccolta  di  mol- 
te limofine  dalla  Città,  «dal  Contado,  ed  »  proveder  il  materiale  neceilàrio 

per 


19©  SETTEMBRE. 

per  la  fabbrica,  pagando  le  pietre  quattro  lire  al  miaro  ,  ed  ì  coppi  otto  lire' 
e  mezza  ;  e  non  minor  follecitudine  ufarono  per  effettuare  l' incorporazione 
degli  altri  Spedali  a  quelto,  nel  che  ebbero  a  (tentar  molto  per  foilener  le 
liti,  e  fradicare  le  difficoltà,  che  fé  gli  opponevano  . 

Dopo  che  ebbero  fatta  buona  fcorta  per  fabbricare  lo  Spedale  amifura_, 
delle  loro  forze,  fu  gettata  la  prima  pietra  con  grande folennità  ,  e  concorfo 
di  P(ipolo  l'anno  1459  6.  Gennajo,  felia  dell'Epifania,  e  fu  proleguitala_, 
fabbrica  con  gran  calore  ,  pagandofi  alli  Muratori  foldi  dieci  per  cadauna 
giornata.  E  perchè  il  capitale  delle  limofine  non  fu  l'ufficiente,  furono ne- 
ceffitati  alienare  molti  fondi  ;  e  trattanto  l'anno  fuddetto  1459.  nel  mefe  di 
Luglio  gmnfe  da  Roma  la  confermazione  di  tutto  quello  aveva  operato,  e 
dichiarato  il  Vefcovo  Pallavicino  dal  Pontefice  Pio  II.  In  quefte  offerte  fi 
fegnalò  grandemente  il  Forti  ,  cui  eflendo  ftita  affegnata  l' annua  penfione  di 
50.  fiorini  per  la  ragione,  che  aveva  fopra  quello  Spedale,  ed  altri  da  elio 
goduti  in  Comenda ,  fece  la  rinunzia  di  quefta  pingue  penfione  ,  e  fi  con- 
tentò di  foli  dieci  fiorini  annui,  cedendo  anche  tutte  le  ragioni  ,  che  avea 
lopra  le  Cale  degli  Spedali,  ed  a  fuoefemplo  alcuni  Miniftri,  e  Rettori  d'al- 
tri Spedali  fecero  la  rtelfa  rinunzia  nelle  mani  del  Prelato  . 

Li  Spedili  .  che  in  quefta  foppreffione  reftarono  uniti  al  maggiore,  furo- 
no di  S.  Maria  de' Tizzoni  fotto  la  Parrocchia  di  S-  Tomraafo  ;  di  S.  M  di 
Virolla  (otto  la  Parrocchia  di  S  Nicolò,  che  al  prefente  farebbe  per  ifcon- 
tro  alla  porta  della  Ghiera  di  S.  Benedetto;  di  S.  Elifabetta,  doveal prefen- 
te è  la  Chiefa  della  B.  Vergine  dell' Annunziata  de' PP.  Carmelitani  ;  de'SS. 
AppoftoliSimonceGiuda  ,  al:às  nel  Borgo  dipjfta  Cremonefe  ;di  S  Alberto 
a  Caftione,  che  era  (tato  incorporato  con  quello  di  S  Baifano,  altàs  fuori  di 
Porta  di  Pavia  a  diltinzione  d'un  ahro  fuori  di  Porta  Regale  ;  di  S  Sepolcro, 
ma  oltre  Adda  ;  di  S.  Ballano  di  Beffai  ora  ;  de'SS.  Giaccomo  e  Filippo  Ap- 
poltoli  fundato  da  S.  Gualtero,  quale  al  prefente  e  Parrocchiale  ,  e  tiene  il 
titolo  del  Santo  Fundatore  ;  di  S.  Maria  d'Arluno  a  Paullo,  dove  fi  giudica 
che  co'  Frati  vi  fuffero  le  Monache,  che  trasferite  poi  a  Lodi  fi  nominarono 
Umiliate  di  S-  Maria  di  Paullo  ,  come  ne  tratto  al  ^l  Marzo  felta  di  S.  Be- 
nedetto ;  di  S.  Giambattifta  di  Tavazmo  ;  di  S.  Salvadore  a  Graffignana  ; 
di  S.  Michele  a  Brembio,  ma  non  il  Moniftero;di  S  Giambactiita  aS.  Co- 
lombano, la  di  cai  Chiefa  dopo  molto  tempo  fu  co'iceffa  dalla' Comunità  d' ef- 
fo  Borgo  a' Frati  del  Terz' Ordine  di  S.  Francefco  ;  di  S.  Pietro  in  Piroilo 
in  Gera  di  Pizzighettone  ;  di  S.  Mamerto  in  Caftel  nuovo  bocca  d' Adda  ;  di 
S.  Antonio  Abbate  in  Città;  diS  BaOano  a  Lodi  vecchio  ,  ed  altri  ,  che-, 
parimente  erano  piima  (tati  foppreffi ,  ed  inocorporati  con  alcuni  de'  mento- 
vati O (pitali . 

Co'  principi  tanto  felici  profeguendo  tuttavia  queft'imprefa  ,inpuochi  anni 
{ì  ftabiii  la  fabbrica  della  Ciiie(a  ,  Sacrifìia  ,  ed  Iriiermeria  .  ma  condderandofiil 
molto  aggravio,  e  diiiurbo  ,  che  fodenevano  li  Deputati  ,  riifoKe  la  Littà» 
ad  elemplodi  moiri  aitri  Spedili  della  Lombardia  governati  da  Laici ,  di  veni- 
re ad  una  pili  numerofa  elezione  ,  e  perpetua  ,  (penando  coll'accreli-imento 
d'elTi  ma^^ior  icrvigio  de'  Poveri ,  e  benefìcio  del  pio  Luogo .    A  tal  fine  l'ani.a 


SETTEMBRE.  19, 

f4(?<$.t^.  Giugno  fu  iftituira  dalla  Città  una  Confraternita  con  procura  gene- 
rale, edampliirima  a' detti  Confratelli ,  con  nfTerva  cfprefTa  del  juipatronato 
ali  i  Città.  Furono  quelti  ventidue  ,  egli  Ordini,  e  Statuti  furono  (tabiliti  fe- 
condo quelli  dello  Spedale  di  Pavia,  ed  affinchè  non  folfero  tanto  aggravati 
tutri  allìeme  ,ogni  quindici  giorni  fi  eleggevano  a  forte  quelli ,  che  avevano 
d'alFillere  alla  fabbrica  ,  e  ad  altri  bifogni  ;  e  l'anno  1492.  Lodovico  Sforza 
Governatore  di  Milano,  a  nome  di  Ciò.  Galeazzo  fuo  iVipote  operò  che  li 
Confratelli  rinunciaflero  fpontaneamente  alia  perpetuità.  Si  coftumò  un_ 
tempo  di  eleggere  un  Confratello  ,0  Deputato  per  cadauna  Parrocchia  della 
Citrà  ,  e  gli  <i  aggiungevano  altri  ouattro  Vecchj  per  irtruzzionede'  Nuovi  , 
e  che  lo  Spedale  eleggelTe  li  Vecchj  circa  il  mele  d'Aprile  prima  che  ter- 
minalTe  il  tempo  del  loro  governo,  e  che  il  Vefcovo  col  Podeità  facelTero 
l'elezione  delli  Nuovi  il  primo  di  Maggio,  ma  che  foflero  efclufì  da  quefto 
numero  tutti  quelli,  che  in  qualfifia  modo  avellerò  interelTe  coli'  Ofpitale, 
come  pure  gli  Avvocati,  Dottori  ,  Procuratori,  Ufurarj,  Soldati  ,  e  quelli 
che  li  due  anni  antecedenti  aveffero  governato, eccetto  i  Vecchj.  Su  quello 
piede  camino  molto  tempo  l'elezione  de' Deputati  ,  perchè  allora  v'erano  in 
Città  diecilette  Parrocchie  ,  ma  per  elTerne  fiate  fopprellè  alcune  ,  e  per 
elT'erfì  fminuiro  il  numero  de'  foggetti  ,  fi  mutò  col  lafciar  l'ordine  delle 
Parrocchie,  e  fare  in  confufo  la  loro  elezione. 

Però  l'ufo  prefentaneo  di  tal'  elezione  fi  è  che  il  Vefcovo  un'anno  elegge 
fette  Nobili ,  e  fei  il  Podeltà,  l'anno  feguente  elegge  lei  Nobili  il  Vefcovo, 
e  fette  il  Podeftà ,  e  cosi  alternativamente  fi  pratica .  Quefti  eletti  però  dal 
Vefcovo  e  dal  Podeftà ,  prima  fono  nominati  dalla  Città,  ed  in  queftomodo: 
Li  Signori  Decurioni  fanno  il  loro  giuramento  nelle  mani  de'  Cancellieri 
di  eleggere  tre  ta  Nobili  delle  qualità  già  defcritte  ,  quàli  tutti  fulFragati 
ne  reftano  efclufì  due,  e  li  ventiotto  fi  portano  in  una  lilla  da  quello  a  cui 
tocca  in  quell'anno  a  fciegliere  li  fette  ,  ed  eletti  che  fono  fi  porta  dall' 
altro,  a  cuifpetta  a  fciegliere  li  fei  afììnchè  faccia  la  fua  elezione  .  Rellano 
poi  quattro  de' Vecchj  per  compir  il  numero  di  diecifètte  ,  quali  fono  eletti 
dal  Confìlio  dello  flefTo  Spedale.  Q,uefli  Vecchj  diflnbuifcono  poi  li  volìi 
alli  Nuovi ,  cherutti  reflano  confermati  dal  Confìglio  alla  prefenza  del  Vef- 
covo ,  o  fuo  Vicario  Generale  ,  e  del  Podeflà ,  o  fuo  Luogotenente  .  La_, 
elezione  de'  nuovi  fi  fa  il  primo  di  Maggio  nello  Spedale,  dove  e  Vecchj, 
e  Nuovi  preflano  il  giuramento  nelle  mani  del  Vicario  Generale,  e  l'elezio- 
ne de'  quattro  Vecchj  fi  fa  al  fine  d'Aprile,  fecondo  il  coftume  inveterato. 

L'Anno  i(\6-j.  iz.  Aprile  fi  diede  principio  all' Ofpitalità,  e  perchè  la  fabbrica 
non  reflò  perfetta  tutta  in  una  volta  ,  l'anno  147?.  l'ultimo  di  Aprile  fi 
deliberò  l'appalto  di  tutte  le  colonne  maggiori  del  Cliuttro.  Tra  le  (>afc^ 
contigue,  che  furono  incorporate  nella  tìibbrica  dello  Spedale,  fu  l'Ofpizio 
delle  Monache  del  Moniftero  de'  SS.  Colmo  ,  e  Damiano  nel  tempo  che 
abitavano  a  Dovera ,  come  riferirò  nell'lltoria  di  quello  Moniflero.  Com- 
prarono anche  la  Cala,  e  Chielà  delle  Monache  di  S.  Maria  dello  Spafimo 
del  Luogo  di  Boffalora  l'anno  1571. ,  dopo  che  furono  unite  al  Moniflero  di 
S.  Gio.  Batrilla ,  come  ho  difcorlo  nella  fua  lltoria ,  e  gli  furono  unite  queite 
due  Caie  eoa  altre  cinque  .  ^•o" 


tgi  SETTEMBRE. 

Non  meno  generofi  che  divoti  fono  (lati  anche  molti  Principi  Secolari  verfo 
di  efio  pio  Luogo  ,  al  quale  anno  concelTi  varj  privilegi  ,  come  la  giuriC- 
dizione  che  tengono  li  Priori  di  poter  convenire  avanti  di  loro  ,  come  Giudici 
ordinar)  ,  li  debitori  dello  Spedale  ,  con  facoltà  di  poter  far  fequeltrare, 
ed  elecutare,  qual'  antico  pri  vileggio,  già  flato  conceffo  ,  e  confermato  da  molti 
Duchi  di  Milano  ,  ultimamente  è  flato  confermato  anche  da  Filippo  IV. 
Re  di  Spagna  l'anno  16^6.  14.  Agoflo.  In  oltre  Luchino,  e  Giovanni  Vif* 
conti  Signori  di  Milano  gli  conceilero  di  poter  acquiflare  ,  e  pofledere, 
quantunque  (ia  proibito  da' Statuti  di  Lodi.  Gode  pure  il  privilegio  dell' Im- 
botato, ed  altri,  quali  tralafcio  per  non  eflere  tcdiofo  al  Lettore  . 

La  maggior  carità  di  queflo  Spedale  per  proprio  inflituto  è  intorno  alli 
Efpofli  (  quali  fi  allevano ,  e  fi  collocano  onorevolmente  ,  fecondo  il  loro  flato  ) 
Infermi ,  Incurabili ,  e  Vecchj  della  Città ,  e  Contado  folamente  ,  perchè  quan- 
do fi  ammettevano  ogni  forta  deforaflieri  ha  patito  graveidanno  .  Li  foraflieri 
però  che  acafo  fi  trovano  in  Città,  e  che  non  anno  ricovero,  più  facilmente 
devono  edere  ricevuti  ,  che  gli  ftefli  Cittadini  ,  mercechè  quefli  nelle  loro 
cale  poflbno  godere  il  benetìcio  di  moìte  altre  carità  dalle  quali  fono  ef- 
clu(ìi  Poveri  foralticri  ;  non  dovendo  foffeiire  la  pietà  Criftiana  che  quefli 
abbiano  da  perire  miferameiite  come  beflie  fulle  ftrade,o  fulle  Piazze.  Tie- 
ne anche  l'obbligo  in  vigor  de' Legati  di  maritare  molte  Zittelle  povere,  di 
{occorrer  a' Carcerati  ,  al  Sacro  Monte  di  Pietà,  e  a' Poveri  della  Città,  di  ali- 
mentare ,  e  trattenere  i  convalefcenti ,  dopo  che  fono  licenziati  da'  Medici ,  e  di 
più  fomminilt  ra  a  loro  qualche  danaro  per  ritornarfene  alle  proprie  Cafe  ,  e  tie- 
ne obbligo  di  far  celebrare  moltillime  Mefle  nella  Città ,  e  Contado  .  QjJi  pari- 
niente  fi  da  ricovero ,  ed  alimento  continuo  a  dodici  Vecchj  d'ambi  li  lefli ,  ed  i 
Letti  per  li  infermi  fono  cinquant'  otto . 

Se  voleflì  poi  raccontare  tutti  li  Benefattori  riufcirebbe  troppo  ecceflivo  il 
mio  aiiunto,  dirò  dunque  lolamence  di  alcuni  che  fono  i  più  infìgni,cioc:  Il 
Prete  Ambrogio Macio,GelminoGambaro,Francefco  Meleto,  Martino  Caffi- 
no, Leonardo  del  Pozzo, Battifta  Baronzino,  Teodolinda  Dente  ,  Alellàndro 
CerefoUo,  Monfig  Alellàndro  Leccamo,  Francefco  Nova  (  queflo  tra'  varj 
Legati  lafciò  che  fi  pagaiTe  Icudi  zj.  d'oro  ad  un  idoneo  Lettore,  o  Dottore  del- 
la Città  il  qual  legelfe  l'inftituta ,  ficcome  è  flato  efequiro  mohiinmi  anni ,  ma 
poi  s' è  tralafciato  per  la  mancanza  delle  fue  rendite)  AgoliinoBonone  .  Giac- 
como  Filippo  Portaluppo,  Francefco  Pelloja,  Bartolomeo  Ghindino  ,Giambat- 
tiflaGorla  , Giulio  Codecala,  Aleflandro  Carminati ,  Pietro  Camillo  ViUano- 
Ya,Conteiri  Camilla  Tavaza  Somiglia  ,  e  Suor  Giulia  Serafini  Inzaga  . 

Tra  il  fuo  recinto  fi  celebra  Meilàm  tre  luoghi  .  Uno  fi  e  la  Chiefam  iggior* 
dedicata  come  fi  è  detto  a  S.  Matteo  Appo/lolo  ,  dove  fi  conferva  per  Reliquia 
infigne  parte  del  Tefchio  di  S  Mattia  Appoflolo,  riccamente  legata  in  argen- 
to, con  moltiflìme  altre  fante  Reliquie  .  duivificelebra  la  fefla  di  S.  Rocco, 
eie  tre felte  della Pentecoflerefta  efpoflo  il  Divin.lfimo  Sagramento  ,  ove  in- 
terviene grandiflìmo  concorfo  di  Popolo.  Il  lecondo  luogo  e  nei  mezzo  dello 
Spedale  nella  Crociera  per  commodo  di  far  fentir  Meflà  a  tutti  gì' interrai.  H 
tcrsoèacU'Oiatorio  nuovo, dove  fi  ièppellifcono  i  Ladaven  ual  giorno  18. 

Ajpri- 


SETTEMBRE.  19, 

Aprile  1^98  fino  ad  oggi.efTeiido  ftati  f'eppelliti  per  il  paillito  in  fico  contiguo  alla 
Chiefa  maggiore  ,  appellato  il  Campo  fanto  .  Inquelt'  Oratorio  tutte  le  felte 
alla  mattina,  ed  al  dopo  Vefpero  concorre  gran  numero  di  Peribne  divoce  a 
fufFragar  l'anime  de'Delunti  ,  quivi  feppelliti  ,  coli'  Ufficio  de' Defunti,  co* 
Rofarj  ,  e  co'  fanti  Sacrificj  di  MelTe  ,  che  vi  fi  celebrano  ne'  giorni  fedivi ,  e  fe- 
riali ,  e  tanto  badi  per  l'informazione  di  quefto  Spedale  ,  e  fé  dal  fuo  principio  fu 
intitolato  della  Carità ,  quella  per  fine  anche  al  preiente  ha  vi  il  fuo  larghilH- 
010  fpaccio . 

Molti  Divoti  della  B.  Vergine  in  queflo  giorno  dell'anno  itfjj.  fanno  cele- 
brare una  ftftafolenneconMelIà  cantata,  e  Te  £?<■«>»  nella  Gii  i  eia  del  la  B  Ver- 

111»* —  J! j;___.__*__ir»'  I        11         ---^  ..        k 


nel  tcmro che  l'artiglieria  Francele  tormentava  la  Città,  perchè  con  una  palla 
rercofie  un  Immagine  di  ella  Vergine ,  al  prefente  detta  della  balla  ,  ma  miraco- 
fofamentenon  fuoffela,e  lapalla  rellòafliiranello  Iteflb  luogo  che  colpi  l'Im- 
magine, cioè  tra  il  di  lei  facratilllmo  collo,  e  quello  del  Bambino,  che  ciene  ia 
braccio .     ^edi  6.  cerr.  Caven. ,  efua  Ifl. 

*  21  Marchetco  Graffi  Podeflà  di  Lodi  fotto  Azzo  Vifconci  Principe  dello 
Stato  di  Milano  fece  fabbricare  il  Palazzo  della  Città  l'anno  1337.  Suaijlriz, 
nella  loggia  d'cjjo  Palazzo . 

•23  Li  Lodigiani  fi  fcttomettono alla  Signoria  di  Azzo  Vifconti  Principe  di 
Milano  ,  figlio  di  Galeazzo  1.  l'anno  1335-  dopo  che  ebbero  forze  di  fotcrarfi 
dalla  tirannia  di  Pietro  Temacoldo  .  Coduifu  oriondo  daCaftione  di  qucito 
Con-ado  ,ofcurodinafcita  ,  ma  tanto  più  dotato  d'ingegno,  perii  quale  ,  ed  an- 
che col  (uo  grand'  ardire  s'avanzò  ad  eilere  Cancelliere  di  Giaccomo ,  e  Succio 
fratelli  Viitarini  Piincipidi  Lodi ,  e  Comandante  d'alcune  loro  genti  da  guerra, 
al  a  cui  fede  era  raccomandata  la  cuftodia  delle  Porte  della  Cuti  l'anno  1328. 
E  perchè  Succio  gli  avea  violata  una  lua  Nipote,  volle  vendicarfene  ,  facendo 
prigit.nieri  ambidue  li  Principi  liaoi  padroni  ,  e  dopo  di  averli  fatti  tormen- 
tare in  vane  guife,  gli  fece  miferamente  perire  di  fame  .  Q.'je{to  fu  un  col- 
po della  vendetta  di  Dio,  perchè  anch'eli!  Principi  fi  dilettarono  di  lar  mo- 
rire molti  miferabili  in  fimiglianti  crudeli  maniere,     f'illan.^ 

Li  fiumi  Adda,  e  Ticino  per  le  continue  pioggies'ingrolTano  fuor  di  modo, 
9  flrappano  molti  Cafiìraggi  nell'anno  1640.     Bcnz. 

24  Fefta  della  B.  Vergine  della  Mercede  ,  o  fu  Redenzione  de' Schiavi, 
la  quale  alle  iftanze  di  Leopoldo  I.  Imperadore,  da  Innocenzio  XI.  Som- 
mo Pontefice  fu  conceil'a  per  tutta  la  Griftianità  ,  come  per  Indulto  (òtto  li 
18.  Gennajo  1680.     Prup.  Uff. 

Fedeiico  I.  Imperadore  concede  a' Vefcovi  di  Lodi  alcuni  privilegi ,  tra* 

N  quali 


,94  SETTEMBRE. 

Juali  gli  onora  del  titolo  di  Principi  del  Sacro  Rem.  Impero  l'anno  ii<54. 
,odi  difc.  7.  ,  e  FiUan.  air  anno  1190. 

Li  Francefi ,  oppure  Gallifpani ,  dopo  la  perdita  di  Torino ,  oggi  comlncia- 
00  a  fgombrar  il  Lodigiano  nell'anno  1705.     Maraf 

25  S.  ERCOL'^NO  Martire,  fefta  nella  Bafìlica  della  Collegiata  infi- 
cne  del  Regio  Borgo  di  Codogno  di  quefta  Diocefi  ,  nella  quale  fi  ve- 
nera il  di  lui  fagro  Corpo  donatole  dal  Principe  Teodoro  Triulzi  l'anno  1649. 
y^tti  della  Curia  Ftfc.  La  vita  diquefto  Santo  Martire  è  fcritta  dal  Ferrar  io  nelle 
vite  de' Santi  d'  Italia.     Vedi  3.  Fibbr. 

Si  pubblica  in  Milano  la  pace  tra  il  fuo  Duca  Gio.  Maria  Vifconti ,  od  il 
Contedi  Lodi  Gio.  Vignati  ,ed  in  iegno  di  giubilo  ne  fono  celebrate  molte 
feite  da' Popoli  l'anno  1405.     Corto. 

Cominciano  fuUa  fera  tuoni,  lampi,  e  fulmini ,  che  continuano  tuttala-, 
cotte  con  grande  fpavento  di  tutti  .     1725. 

25  Seguita  l'evacuazione  dallo  Stato  di  Milano  delli  Gallifpani,  entrano 
in  Lodi  li  Tedefchi  l'anno  1706. 

Li  Prefidenti  a  quefta  Città  fanno  diftribuire  molte  carità  a' Poveri,  e  can- 
tare il  Te  Dettm  con  Mefla  folenne  nella  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'  Inco- 
ronata in  ringraziamento  al  Signore,  ed  alla  B.  Vergine  perla  liberazione 
delia  Città  di  Vienna d' Aultna  dall'  affedio  de'  Turchi  nell'  anno  i<58 j.  Caven, 

17  SS.  COSMO ,  E  DAMIANO  Martiri ,  fefta  alla  loro  Chiefa  dellcJ 
Monache  dell'  Ordine  di  S.  Benedetto . 

Ifloria  di  quefìa  Chiefa ,  e  fuo  Moniflcro ,  fecondo  il  proprio  archìvio  .' 

LE  prime  notizie  dell' antichità,  ed  infigni  prerogative  di  quefta  Chiefa  col 
fuo  Moniftero  pofto  anticamente  nel  Territorio  di  Dovera  Diocefi  di 
di  Pavia  ,  come  dirò  piìi  avanti,  le  quali  io  abbia  potuto,  o  faputo trovare, 
fi  leggono  in  un  privilegio  impetratole  da S.  Caldino  Arcivefcovo  di  Milano, 
e  Legato  Appoftolico  ,  e  da  S.  Alberto  Vefcovodi  Lodi ,  appreftb  il  Sommo 
Pontefice  AlelTandro  III.  l'anno  11Ó9.  31.  Luglio,  e  mediante  l'offerta  annuale 
di  dodici  danari  moneta  di  Milano  ,  che  il  Moniftero  faceva  alla  Bafilica  di 
S.  Pietro  in  Roma  godeva  quanto  contenevafi  in  detto  privilegio,  edera  :  Che 
il  Moniftero  potelfe  appropriarfi  tutti  li  beni  lafciatigli  fin  all'  ora  da'fuoi 
Benefattori,  e  che  in  avvenire  gli  folfero  lafciati,  de' quali  nelluno  potefrc^ 
fminuirglieli,  levarglieli,  trattenerglieli  ec.  Che  ilVefcovo  Diocefano  non 
lo  potelTe  aggravare,  né  efercirvi  alcuna  giurifdizione  giudicarla  fuori  che 
di  confacrare  il  luogo,  di  beaedir  le  Monache,  di  Ordinare  li  Chierici,  che 

ivi 


SETTEMBRE/  rpj 

ivi  fi  foffero  coftituiti,  e,  fé  era  Vefcovo  Cattolico,  e  nella  Comunione  del- 
la S.  Sede,  che  potelTe  amminiftrarc  i  Sacramenti  alle  Monache,  altrimen- 
ti li  potedero  ricevere  da  qualunque  Vefcovoaloro  bcnevifo  .  L'AbbadeC- 
fa  che  folTe  creata  di  confenfo  delle  Monache  di  più  (Imo  giudizio,  lenza  alcuna 
violenza,  e  Secondo  la  Kegola  di  S.  Benedetto,  e  dopo  di  cHereltataelcita-, 
lolle  coalacrata  dal  Pontefice  Romano,  oda  chi  lui  avelie  delegato  .  La  loro 
fepoltura  l'olle  comune  ad  altri,  falve  però  le  ragioni  P.irrocciiiali .  duello 
che  loppravanzava  dalle  loro  rendite  li  IpendelTe  ncU'  Ofpitalità  ,  e  che  non 
follerò  aggravate  di  decime  per  quelle  terre, che  lavoravano  elle  colle  proprie 
mani,  ol  loro  fpcl'e  ,  o  che  dovevano  lervire  per  nodrimento  de*  loro  beltia- 
mi .  Qual  privilegio  fu  riconof'ciuto  ,  ed  approvato  anche  l'anno  1417  .  io. 
Luglio,  e  molte  altre  volte  pofteriormente  . 

Leggefi  altrove  pure  che  quelt' AbbadelTa  preflìedeva  a  due  Monafterj  di 
Monache  ,  uno  di  S.  Pietro  di  Triviglio  grallb,  e  l'altro  di  S.  Fabiano  di  Fa- 
rinate, e  non  avendo  voluto  alcune  Monache  di  quell'ultimo  Mcniltero  inde- 
bitamente preftarle  la  dovuta  ubbidienza,  in  vigore  de' fiioi  privilegj  le  fcomu- 
nicò  per  rendertele  fuddite,  come  fi  legge  nella  protetta  d' ubbidienza  che  le 
pteltaiono  polcia  la  Priora,  e  Monache  di  elTo  Moniltero  di  Farinate,  o  per 
altro  nome  dette  le  Monache  delia  Celia  ;  il  tutto  rogato  da  Gio.  Molmo 
l'agno  izii.  8.  Maggio.  Anche  qualche  Prelato,  che  pretele  di  vifitar  il  Mo- 
niltero ce' SS.  Colmo,  e  Damiano  control!  Divieto  Appoltolico  ,  ebbe  mol- 
to che  fare  per  difgravarfi  dalla  querela  datagli  dalle  Monache  avanti  la 
S.  SeJe l'anno  r499. ,  ed  in  cesi  alta  giunldizione,  e  prerogativa  (i  mantenne 
quello  Moniltero  colla  Tua  Abbadella  per  alcuni  fecoli . 

Qui  mi  giova  rileiire  come  quello  Moniltero  era  in  luogo  campeftre, 
rimoro  dall'  abitato,  d'aria  infelice,  e  dove  lolamente  dimoravano  i  lavo- 
ratoti de'  loro  effetti  ,  niente  fituro  ne'  tempi  deile  guerre,  dillanie  dalla 
Città  di  Lodi  quatiro  miglia,  nella  quale  avevano  Cale  comode  per  abitarvi, 
quali  motivi  indullero  i'abbadellii ,  e  le  Monache  a  riccorrere  dal  Pontefice 
Siilo  IV.  l'anno  1471.  per  ottener  il  permeilo  di  rimoverfi  da  quel  luogo,  e 
ponarfi  in  Lodi.  i>Jon  andarono  falliti  i  loro  dilTegni  ,  perche  il  Pon-efice 
inclinando  a  conlolarle  delegò  l'Abbate  di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio  Tadeo 
Fifliraga  a  prendere  le  dovute  informazioni  fopra  l'efpolto ,  e  risultando  la 
verità  che  fopprimele  il  Moniltero  nel  luugo  campellre  di  Dovera  ,  e^ 
lo  ergelle  nella  Città  di  Lodi  ,  in  quella  Cala  che  le  Monache  aderivano 
che  f'jUe  propria,  e  comoda  per  traiportarvi  il  Moniltero,  dove  fabbrical- 
Icro  ancora  la  Chiefa  lotto  il  luo primo  titolo  de' SS.  Martiri  Colmo,  e  Da- 
miano. 11  tutto  fu  efequito  dal  l'Abbate,  come  per  llia  fentenza  data  l'anno 
1471.  y.  Settembre  nelle  Cale  d'ella  fua  relTidenza  licuate  nel  Tuo  nuovo 
Moniltero  di  S-  Pietro  in  broglio  della  Città  di  Lodi  ,  vicinanza  di  S.  Mi- 
chele ,  e  fecondo  il  decreto  Pontificio  iftitui  in  una  Cala  d'elle  Monache 
la  Chiefa  ,  Moniltero  ,  1'  Abbaziale  dignità  ,  ed  ordine  ,  con  tutti  li  fuoi 
privilegi,  efenzioni,  onori  ,  e  pollelfi  ,  che  godeva  elfendo  a  Dovera  ,  qual 
dignità  anche  oggidì ,  tra  tante  prerogative  Ipeciali  amiche  ,  gode  quella 
del  Ballon  Paltorale  d'argento,     t  la  Cala  ,  nella  quale  fi  irailerirono  le- 

^<  1  delie 


19<J  SETTEMBRE. 

dette  Monache  qual  foffe   dirò. 

BergundioDenario  nel  fuo  teftamento  rogato  da  Rubeo  da  Deverà  l'anno 
1219.  IO.  Gennajo  lafciò  la  Cafa  di  iua  abitazione ,  pofta  fotto  la  vicinanza 
di  S.  Tommafo  ,  allora  Parrocchiale  ,  con  tutti  li  lùoi  mobili  ,  ed  effetti 
Itabili ,  che  poll'eueva  nel  Territorio  di  Mulazano ,  e  Cuoi  contini  di  quefto 
Contado  ali"  Ordine  ,  o  Compagnia  degli  Umiliati ,  ed  Umiliate,  con  patto 
che  in  elTi  Cafa  piantalfero  una  loro  Congregazione,  affinchè  il  Signore  ivi 
folle  maggiormente  fervito,  e  glorificato  .  In  virtù  di  tal  diipofizione  vi  fu 
eretto  un  Monillero  di  Monache  Umiliate  ,  il  quale  dal  Cognome  del  fuo 
Fundatore  tenne  f'empre  il  nome  della  Gala  de'  Dc'nari .  11  titolo  della_j 
Chiefa  però  era  di  S.  Maria ,  e  di  S.  Giaccomo ,  come  per  iftrumento  rogato 
da  Lorenzo  Arluno  l'anno  1438.  15.  Giugno  in  occafione  di   permuta  tra_, 

Suelte  Monache  ,  e  Donnina  de  Armagni ,  come  nell'  archivio  di  S.  Bene- 
etto  ,  e  con  quelli  titoli  della  Chiefa  lì  diftingueva  il  Moniflero  dagli  altri 
pure  de'  Denari ,  come  fi  legge  in  un  iftrumento  rogato  da  Anlelmo  Melefì 
l'anno  1271.20.  Marzo,  il  quale  ne  cita  un  altro  fottola  vicinanza  di  S.  Nico- 
lino,  come  lo  fteffo  archivio  .  In  quefla  Cafa  ,  o  Momftero  dimorarono 
le  fuddette  Monache  finché  poco  prima  dell'anno  i^6j.  ,  come  dice  Giro- 
lamo Cadamofti  nell'  arch.  dello  Spedale  ,  fi  trasferirono  nel  Moniltero  di 
S.  Benedetto  di  quefta  Città  ,  per  effere  in  que'  tempi  dello  itellb  Ordine, 
e  Regola  .  Ciò  premeifo ,  le  dette  Monache  de'  Santi  Cofimo ,  e  Damiano 
nel  tempo  che  abitavano  a  Dovera ,  qual  luogo  di  prefente  è  chiamato  il 
Monafterollo ,  tenevano  in  Lodi  una  Cafa,  che  fervi  va  a  loro  per  Ofpizio 
quando  vi  venivano  per  attendere  a'  loro  inrereffi,  non  eilèndo  proibito  per 
il  paffato  alle  Monache,  come  al  prefente  ,  di  portarfi  dove  volevano  fuori 
dei  loro  Monifterj  .  Q.uefla  Cafa  ,  nel  tempo  che  Monfig.  Vefcovo  Palla- 
vicino ingrandì  lo  Spedai  maggiore  della  Città  colla  iopreffione  di  molti 
altri  Spedali ,  fu  incorporata  colla  fabbrica  d'elio  Spedale  ,  ed  in  vece  li  fuoi 
Deputati  fecero  alle  fteffe  Monache  la  ceffione  del  Moniflero  foppreflb  di 
S.  Maria  ,  e  di  S.  Giaccomo ,  che  già  era  pervenuto  nello  Spedale  .  Dun- 
que in  quefto  Moniltero  fi  trasferirono  le  Monache  da  Dovera  per  fentenza  del 
luddetto  Abbate  Delegato  Appoflolico  . 

Non  fo  poi  ciò  che  fèguiffe  dopo  alcuni  fecoli  del  Moni  fiero  di  S.  Pietro 
di  Triviglio  graffo  ,  mentre  non  lo  trovo  più  nominato  .  duello  però  di 
S.  Fabiano  di  Farinate,  che  era  pofto  nel  Territorio  di  Monte ,  luogo  Cre- 
mafco  ,  del  quale  oggidì  appena  fé  ne  conferva  memoria  dove  foffe  piantato, 
reflò  anneflb  a  queflo  di  Dovera,  perchè  in  tempo  che  già  era  flato  trasfe- 
rito in  Lodi  ,fi  legge  una  Bolla  d'Aleffandro  VI.  data  l'anno  1492. 12.  Marzo, 
nella  quale  viene  delegato  il  Prepofto  di  S.  Salvatore  di  Lodi  ad  approvare, 
e  confermare  la  Monaca  BartolameaPontirolla  per  Abbadelfa  del  Moniftera 
alias  di  Farinate  ,  e  de'  Santi  Cofmo  ,  e  Damiano  di  Dovera  di  Lodi ,  im- 
mediatamente foggetto  alla  S.  Sede  ,  dell'  Ordine  di  S.  Benedetto  ,  che  hi 
di  entrata  ducento  ducati  d'oro  di  Camera.  Al  propofito  dell'  elezione^ 
dell' Abbadelfa  trovafi  una  Bolla  di  Leone  X.  data  in  Roma  prelfo  S.Pietro 
i'aoQO  1514.  primo  Novembre  ,  U  quale  ordina  che  i'Abbàdeifa  di  elfo  Mo- 
mftero 


SETTEMBRE.  19^ 

nlftero  non  pofTa  durare  più  di  tré  anni  ,  e  che  non  poITa  elTere  confermata 
per  altri  tre  ,  fé  non  fu  eletta  da  tutte  le  Monache  ProfefTe  co*  loro  pieni 
voti,  e  che  nelfuno  d'elfi  contravenga,  altrimenti  oftando  anche  un  fol  voto 
l'elezione  f\x  nulla  . 

EfFendo  poi  ftaro  pubblicato  il  facto  Concilio  di  Trento  ,  il  quale  nella_. 
fef  25.  e.  9.  diciiiara  che  li  Monifterj  di  Monache  {'oggetti  im'nediatamen- 
te  alla  S.  Sede  Appoilolica  fiano  governati  da'  V^efcovi  Diocefani ,  come  Dele- 
gati d'cHàS.  Sede,anchequeftoMonifteropa(sò  fotto  il  governo  dell'Ordinario  , 
dal  quile  fu  fempre  paternalmente  riconofciuro,  e  diretto,  e  ne  ha  provato  l'ef- 
fetto dell' amore  paterno  nelle  occafioni,  come  lo  prova  ancora  oggidì  coli' an- 
nua penfìone  di  feudi  quaranta  contribuitigli  dal  Vcn.  Seminario  de'  Cherici  in 
Città,  ed  impcrraragli  apprelfola  S.  Sede  dal  noftro  Velcovo  ,  e  Cardinale  di 
S.  Chiefa  Pietro  Vidoni ,  attefochè  per  le  guerre,  pedi  ,  e  careftie  di  quelto 
Paefe,  arche  le  ItefTe  Monache  non  erano  {tate  elclufe  da  provare  gran  parte  del- 
le comuni  miferie  ,  e  povertà  . 

Anche  il  Magiftrato  Straordinario  delle  rendite  dello  Srato  di  Milano  non  fu 
men  pietofo  verfo  di  que.'lo  Moniftero,  quando  gli  conce{Ic  l'elenzione  ("opra  i 
benidi  Dovera,  e  di  Poftino,  eloro  giurifdizione  di  Gera  d'Addi  Ducato  di 
Milano ,  per  la  parte  Dominicale  ,  ed  in  pagamenjo  de' fìtti.  Atti  dell'  Uffici* 
ddla  Tratta  an.  i6j^.  tz.  Ageflo  . 

ColproceiTo  del  tempo  ampliarono  anche  il  Moni{lero  con  due  Cafealcro 
vend'jtedal  Nob.  Dott  Antonio  Maria  Bonelli ,  come  per  Iitr.  rogato  dal  Dott. 
Miche!  Angelo  Bonelli  Decurione  ,  eNotaioCaufidicoColk^giato  di  Lodi  l'an- 
no 1579  ^^-  Novembre.  E  perchè  non  avevano  le  Monache  Sacriftia  partico- 
lare a  difpofizione  de' Sacerdoti,  l'anno  1727.  la  fabbricarono  nel  {ito,  che  pri- 
ma ferviva  di  Coro,  ed  il  Coro  fu  fabbricato  {"opra  l'ingrelTodel  Moniltero,e 
fopra  il  Parlato!  io  per  ilcontro  l'Altare  ,  d'onde  per  una  finefèra  ,  armata  di 
groila  ferrata .  godono  la  cimoditìi  di  poter  udire  le  Mede ,  vedere  tuue  le  fun- 
zioni ,  e  di  dominare  la  Chiefa  ,  fenza  elTere  vedute  ,  {'e  vogliono  ,  col  riparo 
d'una  gelofia  di  legno  dorata  ;  cofa  che  verameine  ha  dato  molto  luftro  al  Moni- 
'ftero  ,  e  (oddisfazicnealla  pietà  delle  Monache,  le  quali  nel  numero  di  27.  in_ 
circa  fervono  alloro  Spolb  celeftc  con  tanta  efemplarità,ed  oiiervaoza  rogo-» 
lare  . 

Iflorìa  d'un  altra  Chic  fa  dedicata  a'  SS.  Cofmo ,  e  Damiano  fiata  diffrutta . 

V'Era  anticamente  in  Lodi  un  altra  Chiefa  dedicata  a  que{ti  Santi  Martiri 
fotto  titolo  di  Reuoria,  po{ta  nella  Contrada  grande  peri  fcontro  là  Chie- 
fa dell' Annunziata  ,  la  quale  ellendo  {lata  prolanata,  l'anno  IJ92  2j.  Marzo  fu 
tasferita,  ed  incorporata  colla  Chitla  Parrocchiale  Prepo{ìrurale  di  S.  Salva- 
dorè  col  conferì  fo  de' Nobili  de  Vecchj.che  ne  avevano  il  jufpadronato  ,  come 
fucceifi ali. i  famiglia  Galla,  Fundatrice di  efla  Cliiefa  dl{lru;ta.  Ed  d  Cheri- 
cato  .  e  Caopellatiia  di  S.  Gottardo  ,  che  vi  erano  ,  furono  trasferiti  nella  (-hiefa 
diS.  Tommafo  ,come  per  I{trumento  rogato  da  Michel  Palearo  giorno  ,  ed  anno 
fuudetto.     E  l'anno  1619. 18.  Aprile  queita  Chiefa,  eia  Cafa  furono  \eridutea* 

N  j  Cano- 


19»  SETTEMBRE. 

Canonici  Regolari  LateranefidiS. Romano, nel  qual  fito,o  fìa  mìrerabile_ 
avanzo  fi  vedono  ancora  delle  pitture  de  Santi  ,edinpairicolare  quella  di  S. 
Giovanni  intercifo . 

Si  cominciano  alla  fera  le  fefte  al  Convento  della  B.  Vergine  della  Fon* 
tana  per  la  Canonizzazione  di  S.  Pellegrino  Laziofi  dell' Ordine  de  Servi  Re- 
golari di  Maria,  e  durano  tre  giorni  leguenti'  l'anno  1727. 

iS  Per  il  pofTelTo  della  Chiefa  Lodigiana  prefo  da  Monfig.  Patriarca  Me»- 
aabarba  vedi  fua  Vita  . 

ap  S.  MICHELE  Arcangelo  ,  fefta  alla  fua  Chiefa  Parrocchiale  Prepofj- 
turale . 

Sua  IJìoria . 

Dice  il  Lodi  nel  difc.  6.  fui  fine ,  come  la  Prepofitura  di  S.  Michele  era  anche 
a  Lodi  vecchio,  ed  io  mi  ricordo  d'aver  veduto  de'miferi  (iioi  avvanzi 
di  muraglia(  per  quello  dicevafi)  polli  in  una  Campagna  prelfola  ftrada  ,  cheda 
Lodi  conduce  ad  elfo  luogo  ,  ed  alla  Chiefa  di  S.  Ballano,  poco  dittante  dal 
Ponte  del  Sitero.  Fabbricata  che  fu  in  Lodi  fi  mantenne  nel  fuo  fplendorce 
rei  fuo  Archivio  fi  legge  un  Iftrumento  rogato  da  Annibale  Aimo  Notajo  di  Lodi 
l'anno  1398. 13.  Maggio  ,  nel  quale  appare  che  il  Prepollo  co*  fuoi  Canonici  ,che 
formavano  tutto  il  Capitolo  di  Collegiata  ncncupata ,  diede  a  livello  una.- 
pezza  di  terra  della  fua  Chiefa  ad  Orino  Sommari  va  mediante  il  Breve  Appof- 
lolico  .  Dopo  molti  anni  paffò  in  Comenda  ,  ed  elTendo  Comendatario  Antonio 
Moneta  conceffe  la  Chiefa  a'  Frati  Amadei,  che  avevano  il  loro  Convento  longo 
la  fofla  della  Città  fuori  di  Porta  di  Pavia,  attefo  che  1*  anno  1543.  efl'endo  flato 
dillrutto  co' Borghi  anche  il  loro  Convento,  fi  trasferirono  in  quello  luogo,  e 
vi  continuarono  fino  all' anno  1568. ,  in  cui  il  Santo  Pontefice  Pio  V.  fopprelTe 
quell'Ordine  ,  o Congregazione,  eia  uni  a  Minori  Conventuali  di  S.  Fran- 
cefco,  amminiflrandovi  però  femprela  cura  d'  anime  un  Prete  deputato  dal 
Comendatario.  Pofcia l'anno  1579.  clTendone  Comendatario  Monfig.  Fauflo 
Rebaglio  nobile  Lodigiano,  Cameriere  del  Pontefice  Gregorio  XUI.  Refe- 
rendario d'  ambedue  le  Segnature  di  Grazia ,  e  di  Giuftizia  ,  Governatore  di 
Ber.evento,eVefcovodiSelsa,lo  Itelso  Pontefice  fopprel'se  la  cura  d'anime, 
e  launìalla  Parrocchiale  di  S.  Tommafo  per  trafportarvi  il  Seminario  dalla 
Chiefa  di  S.  Marco, con  obbligo  al  Rettore  di  S.  Tommafo  di  pagare  l'annua 
penfione  al  Parroco  di  S.  Michele .  Poco  tempo  qui  fi  fermò  il  Seminario  per 
certe  caufe ,  onde  reftò  fopprefsa  la  cura  d'anime  a  S.  Tommafo ,  e  fu  trasferita 
a  S.  Michele ,  Col  tempo  fu  anche  fopprelfa  la  Comenda ,  e  vi  è  reftato  folo  in 
pacifico  poirelTo  il  Prepofto  co* due  Canonici  noncupati. 

Oggi  fefta  anche  alla  Chiefa  Abbaziale ,  e  Parrocchiale  del  Moniftero  de'  SS. 
Angelg ,  e  Nicolò  del  Luo^o  di  Vilianova  . 

Su» 


SETTEMBRE. 


«9> 


Su»  Iflorta. 

L'Anno  1401.  Nicolò  Sommariva  Cavaliere  Giureconfulto  di  Lodi  lafciò  al 
Cardinal  Angelo  Tuo  fratello,  che  della  fua  eredirà  fundàfTe  la  Chie(a,e 
Monidero  de*  Monaci  Olivetani  ad  onore  de'  SS.  Angelo  ,  e  Nicolò  nel  fuo 
Cartello  di  Villanova,  adegnandogli  l'entrata  di  mantenere  venti  Religinfì . 
Non  potè  cos'i  prefto  metterli  inefecuzione  uii  sìgloriofo  diffegnoacaufa  delle 
guerre  del  Paefe  ,  ove  per  altro  il  Cardinale  aveva  tutto  il  lùo  buon  animo,  e 
molto  pia  lo  dimodrò  quando  l'anno  1405.4.  Settembre  avendo  avuto  la  Co- 
menda  di  S.  Biagio  ne'  Borghi  di  Porta  Gremonefe  ,  collo  Spedale  annelTo  ,  co- 
minciòadunirlaa  quefta  erezione  confue  rendite  ,come  conila  da  lettere  del 
Pontefice  Marcino  V.  date  in  Roma  il  primo  Luglio  del  1426.  Quertc  rendite^ 
confiftevano  ne'  poderi  di  S.  Maria  della  Cà  de  Ghieri ,  di  S.  Bernardo ,  e  della 
Mafcarina  .  Perefequire  finalmente  l'ultima  volontà  del  Fratellogià  defunto  , 
il  Cardinale  l'anno  J417.  lafciòa  Fr.  Francelco  da  Piacenza  Vifitarore  il  Cartello 
di  Villanova  .colle  cale  dentro,  e  fuori ,  e  con  tutti  li  Tuoi  poderi  adjacenti  , 
come  per  dotazione  rogata  in  Roma  nella  Cappella  del  Tuo  Palazzo  vicino  A 
S  Lorenzo  in  Damafo  da  GhislerioBonacenri  il  20.  Dicembre  anno  fuddetto. 
E  l'anno  fe^uente  1418.  il  Generale  degli  Olivetani  ne  fece  prender  il  portefTo. 
L'anno  1497  quefto  Luogo .  o  Cartello  pafsò  in  Parrocchia  ,  che  prima  era  fog- 
gettnaqu  Mladi  M.iflalengo,  onde  li  Monaci  godono  il  dominio  fpirituale,  e 
temporale  col  Feudo,  ma  il  Cartello  non  più  compare.  J/Ioria  Oljvet.  di 
D.  Secondo  Lancdlotto  .  Lodidifc.^.  p.t^^i.  ^e  ^i.  sht  cita  pure  l'Archivio  dilla 
fi.-faAbò*zia.  • 

30  II  Principe  Eugenio  di  Savoia  Generaliffimo  dell'Armata  Imperiale, 
che  dal  z6.  corrente  fino  ad  oggi  fi  è  fermato  in  Melegnano  circondato  dal  iuo 
Efercito,  oggi  entra  in  Lodi  1706.     pedi  i6.  corr.  e  }.  Ottone. 

Nel  fabbricarfi  il  nuovo  Campanile  del  Duomo  cafca  un  marmo  dalla  cima 
io  terra ,  e  tra  molti  che  cfFele ,  ammazzò  lubito  il  Capo  MaUro  della  Ubbnca 
i'anao  *549>     Arch.  del  Duomo . 

OTTOBRE. 

Er  la  morte  del  nortro  Vefcovo  Carlo  Pallavicino  vedi 
fua  vita . 

t  LI  SANTI  ANGELI  CVSTODI,  fetta  alla  loroChie- 
fa,  per  la  quale  vedi  16. Aprile. 

3  II  Principe  Eugenio  di  Savoia  ,  avendo  riconofciuta 
ubbidientillima  a  Celai  e  quelta  (?ittà  ,  vi  lafcia  Gover- 
natore ,  e  Prcfidio  Tcaefco  >  poi  oggi  parte  per  Mantova  1706.  f'fd*  *<5.  0 
30.  S(tteml>re.  N  4  4  S. 


aoo  OTTOBRE. 

4  S.  FRANCESCO  d' AiTifi ,  ferta  alla  fua  Bafilica  . 

Jfioria  ddU  Chiefe  de  Frati  Convenutali  ,  e  di  Minori  OJfervanti 

di  S.  Franccfco . 

SOpra  di  un  colle  amenifT.nno,  che  dal  Morena  l'anno  ii(5i.  è  nominatoli 
Boico  di  S  Giovanni,  il  noftro  Vefcovo  Ottobello  Soffiantino  introdut- 
fe  li  primi  Frati  Conventuali  di  S.  Francefco  nel  Convento  fabbricato  di 
nuovo  per  effi  circa  l'anno  iizj.  fui  principio  del  loro  inftituto ,  come  ten- 
gono il  Por.  Manfr.  ed  altri  co' M  S.  della  Libraria  di  S.  Crifloforo.  dui- 
vi  dimorarono  finché,  come  dice  il  Villan.  ,  furono  fcacciati  dall'orribile— 
perfecuzione  de'Gibellini  a  favore  di  Federico  li.  ,  perché  quelli  Padri  fi 
mantennero  fempre  collanti  nell*  ubbidienza  al  vero ,  e  legittimo  Pontefi- 
ce ,  anzi  perchè  uno  di  elfi  intrepidamente  andava  predicando  a' Popoli  di 
non  lai'ciarfi  fedurre  dalla  perfida  fazione  Gibellina ,  fu  abbruciato  cos'i  vi- 
vo in  quella  pubblica  Piazza  ,  come  conila  da  una  lettera  fcritta  dal  Som- 
mo Pontefice  Innocenzio  IV- al  nollro  Vefcovo  Bongioanni  Fifllraga,  cita- 
ta da  Odorico  Rainaldo  Tarvifino  della  Congregazione  dell'Oratorio  t.  3. 
alla  vita  di  quello  Pontefice ,  dove  dice  :  Liudcnfes  qui  mtximis  in  Federici 
gratiam  fcekubus  fé  inquin»rant ,  ob  qtip  a  Gregorio  nono  eorttm  Civitas  Epif- 
copalis  Sedis  dignitate  exuta  fuerat ,  in  caflra  Ecdefìp  tramfugae  prome.ru're  ah 
Innoccnùo  ,  ut  prtflinum  decus  illorum  Patrip  fcflitutret  d'i;.  Cita  di  poi  la 
detta  Lettera  Pontificia,  la  quale  è  l'ottantefimaterza,  ed  il  Lodi  ne'MS. 
Commenta,  de'Viitarini  dice  che  folfe  data  in  Perugia  l'anno  1257.  3.  Set- 
tembre ,  qual'anno  è  citato  anche  dal  detto  Rauialdo. 

Dice  dunque  quella  Lettera  Pontificia  :  Sane  quamvis  dudtim  irt  Civitat» 
Laudenjì  dih£ìi  Filii  Fratrcs  Minor t%  habmrint  Manfionem  ,  eadem  tamin  Civi- 
tas cxiftens  fub  tyrannica  potc fiate ,  quia  unta  ipjorum  Fratrum  fuit  ibidem  prò 
fide  Ecclefi^  Roman^  fervanda^ficutremotis  innotmt  ^  per  mini  flros  impietatis  ext*f- 
tus  ,  eorundem  Fratrum  confortio  ufque  ad  hac  tempora  rcdJidit  fé  indignam . 
Cum  igitut  nunc  ipfi  Fratres  ad  Civttatem  eandem  utpotc  devotam  Ecclefif  cu- 
piant  prò  animarum  falute  ndire,  Fraternitati  tuf  per  Apofiolic a  f cripta  mandai 
mtts ,  quatenus  eis  ibidem  ob  reverentiam  Apofiolic f  Sedis  ,  &  noflram ,  nec  non 
multorum  fpiritualium  profeSlum ,  de  aliquo  loco  idoneo  ,  éJ"  ampio  Religioni  eo- 
Turn  fludeas  providere  ^c.  La  provifione  fu ,  come  notano  il  Villanova  all'  an- 
no 1327. ,  il  Lodi  difc.  IO.  p.  513.  i  MS.  Comment.  de  Viftarini  p.  99. ,  e  Fr. 
Francefco  Gonzaga  de  Orig.  Seraph.  Relig.  par.  i.  De  Convent.  S.  Francifci 
Laudigy  che  Antonio  Fiffiraga  Cavalier  primario  di  quefta  Citta  Governatot 
della  Patria,  e  di  Milano,  Generale  dell' armi  Fiorentme  ,  e  Fratello  uterino 
d'eflb  Vel'covo  Bongianni  ,  con  Flora  Treifena  di  lui  Moglie  ,  non  avendo 
luccefllone,  eleflero  per  fuoi  Figliuoli,  e  Figlivole  li  Frati ,  e  le  Suore 
di  S.  Francefco,  come  ho  notaro  anche  nel  iz.  Agollo  .  Quello  pietofo Si- 
gnore adunque  dopo  di  aver  ottenuta  la  ceffione  della  Chiefa  Parrocchiale— 
é\  S.  Nicolò  (  come  difcorrerò  nell' Illoria  di  quella  Chiefa)  per  fabbricare 
un  Te.mplo  nello  ileffo  fito  dove  era  la  detta  Parrocchiale  ,  nell'  anno  ii83. 
ye  lo  creile  ad  aaor  di  Dio  ,  e  di  S.  francefco  coi  Convento ,  e  vifuronom- 


OTTOBRE.  lot 

tro^otti  li  deftì  Frati  Conventuali  ,  nel  miai  poHeiro  Ci  confervarono  fin  all' 
anno  ^^''■J- ■,  e  poi  furono  neceiritati  ad  aobandonarlo  in  quelta  maniera. 

Li  Frati  Minori  OlTervanti  di  S.  Francefco  ,   che  in  amenza  de' Conven- 
tuali già  pofTedevano  il  detto  Convento  diS.Gio.  Battigia  diliante dalla  Città 
un  miglio,  e  dove  per  molcilFimi  anni  vi  erano  dimorati  con  grandifllma  quie- 
te, e  tranquillità  di  Spirito,    ed  opinione  di  Santità   appreilò  del  fecole, 
tuttavia  per  elferc  quefto  dittante  dalla  Città  procurarono  da'  Cittadini  un'al- 
tra Chiela  chiannata  dal  volgo  il  Giardino,  qual  ottenuta  (èrvivaagliOil'er- 
vanti  per  maggior  connodo di  Predicare,  e  Confellàre  in  Città  .  Dopo  di  clic 
occorie  che  elio  Convenuto  di  S.  Giovanni  per  eilere grande,  iontuolb,  forte, 
e  vicino  alla  Città  ,  che  coli' occhio  la  dominava  quali  tutta,  nelle  guerre  di 
Carlo  V. ,  e  di  Francia,  Antonio  de  Leva  Generale  dell'Armata  Spagnuola^ 
lo  diilrulTe  affatto,  ed  ellendo  demolita  la  Chiefa ,  e  Convenuto  queiti  Fra- 
ti fi  mifero  nel  Convento  di  S.  Francefco  l'anno  1526.  col  favore  di  Francef- 
co  II.  Sforza  Duca  di  Milano.     Si  oppofero  virilmente  li  Conventuali  ,  fof- 
tenendo  f'empre  il  loro  pollo,  anzi  fecero  riccorfo  al  Sommo  Pontefice  Cle- 
mente VII.  dal  quale  ottennero  una  lettera,  di  cui  fé  ne  legge  copia  ancora 
in  carta  pergamena  nell'arch.  d' elfi  Conventuali ,  diretta  allo  ftellò  Duca_. , 
colla  quale  vien  efortato  a  rimettere  le  cofe  nello  flato  primiero  .     Conven- 
ne però  alli  Convet;udli  pirtirfi  dal  loro  antico  Convento  di  S.  Francefco  l'an- 
no 1517-»  e  per  dar  foddisfazione  al  Pontefice  gli  Oflervanti  d'ordine  del  Duca 
fecero  ceffione  a*  Conventuali  della  Chiefa  ,  e  Convento  del  Giardino  ,  o  del- 
la CafFina  ,  come  fi  appellava  anticamente  ,  con  alcune  fagre  fuppellettili , 
Organo,  Campana,  e  certi  reditti,  come  per  iflrumento  rogato  da  Giain- 
battilH  Centenario  Notajo, "e  Cittadino  di  Cremona  ,  e  Cancelliere  dell'  Eco- 
nomato Ducale  l'anno  ijji.  io.  Giugno.  Trovo  poi  che  quelta  Chiefa  fortìf 
varj  Benetàttori,  tra' quali  il  Nob.  Claudio  Muzani ,  che  concorfe  alla  dote 
dell'Altare  dilla  B.  Vergine  l'anno  1577.  3.  Giugno  per  iftrumento  rogato  da 
Bartolo  de' Mezzi .     Ciuefto  Convento  della  Gallina,  o  del  Giardino  al  pre- 
fente  fi  chiama  di  S.  Antonio  da  Padova ,  che  con  quindici  Frati  Conventuali  in 
circa  mantiene  la  fua  Chiefa  decorofamente  .     Fedi  19.  Marzo,  pr.  e  2 1 .  G/f<j)io» 
t  }o.  Ottobre. 

Il  Convenuto  pofcia  di  S.  Francefco,  che  era  capace  di  trenta  Frati,  come 
il  citato  Gonzaga,  fu  dagli  Oilervanti  riftorato  ,  ed  ampliato  colle  limoline 
de' Benefatori ,  e  fpecialmente  della  Città  l'anno  1605.,  ^^^  quale  di  pccfente 
riffiedono  d'  ordinario  circa  fefl'anta  Frati ,  che  con  tutta  la  pompa  ,  e  pietà 
fanno  fpiccare  l'onore  di  Dio,  ed  il  fervizio  dell'anime  nella  loro  Bafilica, 
al  di  cui  Altare  della  Concezione  Gio.  Antonio  Muzani  lalciò  un  capitale  di 
lire  quattromille  per  una  MelTa  cotidiana,  come  per  iftrumento  rogato  da_< 
Giulio  Maldotti  l'anno  1592.  13.  Maggio.  Quella  nobiliifima  Famiglia  vi 
tiene  anche  il  fuo  Altare  ,  qual' è  di  S.  Bernardino  colla  fepoltura  avanti .  come 
<3a' documenti  di  ella  Famiglia.  E  Francefchino  Modegnani  in  quefta  Bi- 
lilica  parimente  creile,  ©  dotò  la  CappelladiS. Cattefinal'aaao  1377.  ,come 
dall' ifcriz.  d'ella  Cappella. 

Si 


aot  OTTOBRE 


Si  onerano  in  quefta  Bafilica il  Corpo  del  B.  Padre  Leon  Pillatine  dell'Or- 
dine de' Minori,  e  noftro  Vefcovo  ;  Il  CapodiS.  OUiUa  Vergine  ,  eMarcire; 
Il  Capo  del  B  Padre  Michele  Carcano  de' Minori,  il  di  cui  Corpo  quivi  pari- 
mente fi  conrervava,ma  al  prefente  credefi  che  fia  ftato  trasferico  altrove  da'Fra- 
ti  Conventuali ,  come  il  citato  Gonzaga  ,  ed  il  P.  Benedetto  da  Mazara  dice  che 
filmato  portato  nel  loro  Con  vento  di  Como,  ma  vedi  fua  Vita  il  17.  Giugno. 
E  perchè  nelTuna  prerogati  va  fi  potededefiderare  a  queftofontuofo  Tempio,  il 
noitroVefcovo  Giovanni  Simonetta  loconfacrò  l'anno  1541.  ^^.  Aprile, coma 
da  fua  ifcrizione  preflb  l'Aitar  maggiore  . 

5  Giovanni  Vifconti  Arcivefcovo ,  e  Principe  di  Milano  muore  l'anno  »3y4., 
quello  che  puoco  prima  avea  donato  a  Gio.  Galeazzo  fuo  Nipote  CaftelS.  An- 
gelo ,  Monte  buono  ,  e  Mairano  ,  tutti  del  Territorio  Lodigiano,  che  erano  di 
aiuridizionedi  Muzio  Vicarino  Patrizio  di  Lodi ,  come  il  Villan  ,  e  vedi  17. 
Maggio .     In  oltre  i  documenti  della  nobililTima ,  ed  antichiflTima  Famiglia  Mu- 
S'.ana ,  compilati  dal  Nob.  Dott.  Paolo  Camillo  Cernufchio  Conte  Pallatino, 
provano  come  lo  fleflb  Arcivefcovo  ,  e  Principe  donaOe  ad  Ambrogio  ,  detto 
IWuzanodeMuzani,tuttelepo{relTioni,ebeni,  che  elTo  godeva  nelle  Ville  di 
Vitadone ,  e  di  Marignanello  del  diftretto  di  Lodi ,  come  ne  fa  fpezial  menzione 
unPrivilegiodiefenzione  conceiTo  dal  Duca  Filippo  Maria  a  Maffeo  Muzani 
figlio  del  detto  Ambrogio  l'anno  141 J  9.  Settembre  ,  nella  qual  dona/ione  fatta 
dali'Arcivefcovo,e(ro  Ambrogio  è  nominato  di  lui  alfine,  ed  in  effe  Ville  fab- 
bricarono ,  dotarono  ,  e  pofcia  riftorarono  i  Nobili  Muzani  le  Chiefe  Parroc- 
chiali, riiTervandofi  le  ragioni  di  jufpatronato .     Fu  quefla  Famiglia  fempre 
infi''niffima,da  cui  derivò  quel  Muzio  Scevola  Giovane,  e  Cavalier  Romano 
tanto  celebrato  dalle  Iftorie,  il  quale  per  la  liberazione  di  Roma  fui  Patria  ab- 
bruggiò  la  propria  mano  deftra ,  perchè  aveva  fallato  ad  uccidere  un  Soldato  ia 
▼ece  del  RePorfena,  perchè  teneva  affediata  quella  Città.     Q.uefta  Famiglia, 
come  dice  Maffeo  Veggi  iu/ii-.ùVivr^or  fìgnificat.inprafat.  funcò  ilJusCivil© 
in  Roma,  e  di  là  con  S.Ambrogio  calò  a  Milano  l'anno  ^66.,  e  quindi  a  Lodi 
dopo  mille  anni  in  circa  .     FuTempre  cara  alla  Repubblica  Romana,  agii  Im- 
peradori,  e  Duchi  di  Milano  ,  onde  con  tutta  la  ragione  uguale  ai  dilei  h.blime 
inerito  ha  occupate  Ca-rtedre  de'  Q.Marrumvirati  ne'  Magiftrati  antichiiF.mi,  e 
col  prceeffo  del  tempo  ha  coperta  le  Senatorie  ,    ha    prodotti  Generali  d'E- 
ferciti.  Cavalieri  dell'Ordine  de'  SS.  Lazaro.e  Maurizio  di  Savoja.eGran 
priori  alla  facra  Religione  di  Malta,  come  a' noftri  t^mpiabbiam  not.  to  un  Fn 
Marc'  Antonio  Muzani  Gran  Priore  di  Cspua  ,  e  Feudetario  di  Secugnago  Lodi- 

Éiano .  E  rUniverfnà  de'  ftu  Ij  di  Pavia  per  eternare  la  memoria  dell*  infigna 
)ott.  Claudio  Muzani  di  lei  Rettore  ,  per  teftimonio  dell'  altiifima  prudenza  »  e 
dottrina,  colle  quali  conduffe  quel  governo,  gli  innalzò  un  onorevole  ifcrizio- 
ne  .  E  fé  nella  nuova  riforma  de' Decurioni  di  Lodi  fatta  l'anno  1491  13.  Apri- 
le da  Lodovico  Sforza  derto  il  Moro  ,  come  Tutore  del  Duca  Gio.  Galeazzo, 
2uel>a  nobile  Famiglia  fu  meffa in  poffelfo  t^''  <^"e  Cattedre  Decunona'.i .  come 
può  vedere  nel  loro  Cattalogodifcorrendo  dello  flato  della  vecchia,  e  nuova 


OTTOBRE.  «of 

Città  JiLoJi,  in  effe  Tempre  ha  flitta  la  fui  degna, enobile  comparfa  fino  al 
giorno  d'oggi  .  Vedi  il  giorno  i.  Gennajo  Ifloria  ddla  Chicfa  di  S.  Difendente ,  19. 
dello Jìefo  ìfì-  d.-llanoftraCjtTcdréli-  al  Campanile  ,15.  Giugno  la  Chiefa  ddla  SS. 
Trinità  de' Confratelli  ,:^.  Agofto  là  Baftlica  di  S.  Domenico, e ^.  corr.  quelle  di 
S.  Francefco  ,  e  di  S.  Antonio  da  Padova  . 

*  6  Scrivono  il  Villanova  ,  e  Paolo  Emilio  Zani  nelle  loro  Iftorie  della-. 
Città  di  Lodi  ,  che  l'anno  454.  Attila  Re  degli  Uni  ,  Popoli  della  Scizia, 
comandando  ad  un  Elercito  non  men  barbaro  di  lui  ,  che  era  chiamato  il 
Flagello  di  Dio,di(truire con  molte  altre  Città  anche  Lodi.  Fedi  31.  Gf«. 
vita  di  S.  Geminiano  . 

*  7  Nell'anno  idiS.  cominciò  in  Lodi  a  fcoprirfì  il  male  della  pefte,  che 
fini  a  Natale  dell'  anno  1730.    Sin.  4.  p.  90.  e  feg.  e  Not.  dd  Romag. 

8  Per  la  morte  del  Velcovo  Bongioanni  Fifiraga  vedi  fua  vita . 

9  Per  la  morte  del  Vefcovo  Landriani  vedi  fua  vita. 

10  II  noftro  Vefcovo  Lodovico  Taverna  fopprime la  Parrocchia  di  S.  Biag- 
gio  del  Luogo  di  RolTate  ,  e  la  unilfe  alla  Parrocchiale  del  Luogo  di  La- 
vagna l'anno  1590.     Iflr.  rog.  da  Mich.  Pali. ,  e  vedi  7.  Novemb. 

Monfìgnor  Patriarca  d'AllTandria ,  e  noftro  Vefcovo  Cari' Ambrogio  Mez- 
Zabarba  canta  Meffa  Ponteficalmente  col  Te  Dctim  nella  Chieia  di  S-  Terefa 
de'  PP.  Carmelitani  Scalzi  per  la  feda  della  Canonizazione  di  S.  Giovanni 
della  Croce  del  loro  Ordine  l'anno  1717.,  quali  felle  durarono  fei  giorni. 

11  Per  la  benedizione  della  Chiefa  della  B.  Vergine  della  Clemenza  vedi 
fua  fac  HI.  emanata  dall'Autore  di  quella. 

Il  S.  GIULLANO  Vefcovo  di  Lodi  ,  fella  in  Duomo  ,  ove  ripofa  il  fuo 
fa  ero  Corpo  .     Vedi  fua  vita  tra  qudle  de'  Ve j  covi . 

13  Traslazione  folenne  della  fuddetta  Immagine  della  B.  V.  della  Cle- 
menza neir  anno  1541. ,  come  alla  Iba  fopracitata  litoria.  •  ' 

S.  CLEMENTE  ConfelTore  Prete  Lodigiano. 

Sua  Vita  efhatta  dal  nofiro  Martirologio  ,  dal  Ferrarlo  de  SS.  Italta  , 
e  ddla  Vita  di  S.  Eaffano  feruta  dal  Ruggieri . 

Uanto  fQlTe  caro  a  Dio  S.  Clemente  fi  conobbe  principalmente  quando, 
effendo  morto  S.  Genebardo  Vefcovo  della  vecchia  Città  ,  ad  elio 
folo  rivelò  che  aveva  eletto  per  fucceflbie  S.  Ballano  ,  che  dimorava 


Q 


TO4  OTTOBRE. 

in  Ravenna  .  Anche  il  S.  Prelato  che  ricevette  quefto  Vefcovato  alle  di  lui 
perluiifioni  da  parte  del  Signore  ,  eiTendo  giunto  a  Lodi  ,  e  fcoprendo  fem- 
piìi  la  Santità  di  Clemente, fé  lo  teneva  per  luo  intimo  famigliare  ,e  Com- 
pagno de'  viaggi  .  Onde  fi  legge  che  andando  un  giorno  S .  Ballano  a  visi- 
tare il  iacro  Corpo  di  S.  Ambrogio  già  defunto  ,  aveva  feco  S.  Clemente, 
quando  in  Milano  ebbe  a  riprendere  quell*  avaro  Mercante  ,  fopra  la  di  cui 
bilancia  laltava  il  Diavolo  in  ferabianza  di  un  Moro  per  teftimonio  delle-^ 
frodi ,  che  cometteva  nel  vendere  ,  e  nel  comprare  .  Per  fine  efTendo  vilTu- 
to  uno  fpecchio  di  Santità  ,  pafsò  alla  gloria  del  Paradi(ò  in  queft'  oggi , 
fecondo  il  noftro  Martirologto,  (ebbene  per  relazione  del  citato  Ferrario 
Monfìg.  Francefco  Bolh  Vifitatore  Appoltchco  della  noitra  Chiefa  ordinò  che 
fi  faceile  la  lua  fefta  il  17.  corrente  . 

14  Si  fottofcrivono  in  Milano  le  convenzioni  tra  i  Milanefi ,  ed  i  Lodigiani , 
per  iottcmetterfi  quelli  al  dominio  di  quelli  ncli'  anno  144.8.  iRM^r.  della 
Aiuza  p.  159 

15  S.  TERESA  ,  fefta  alla  Chiefa  di  S.  Marco  Evangelifta  de*  PP.  Car- 
melitani Scalzi ,  e  per  quella  Chiefa  vedi  25.  Aprile  fella  del  Santo  tito-. 
lolare  ,  e  io.  corrente.  « 

16  S.  GALLO  Abbate,  fefta  in  Duomo  al  fuo  Altare. 

Si  fanno  in  Lodi  le  allegrezze  per  la  ritirata  de'  Francefi  dall'  affedio 
di  Cremona  l'anno  1648.  iJcnz. 

*  17  II  fiume  Adda,  paffata  la  Chiefa  di  S  Defendente,  s'avanzò  a  quella 
di  S.  Criltoforo  de'  Sommarivi  ,  reftando  tutta  la  Vallicella  colie  due  Par- 
rocchie di  S.  Giaccomo,  e  di  S.  M.  Maddalena  lòpraff«itta  dall  acque  i'aano 
1398.     Lodi  dtfe.  8.  f,  434. 

18  S.  LUCA  Evangelifta  ,  fefta  alla  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'  In- 
coronata . 

Si  fottofcrivono  in  Lodi  le  convenzioni  reciproche  tra  i  Milanefi  ,  ed  i 
Lodigiani  ,  come  al  giorno  14. 

Acerbo  Morena  figlio  di  Ottone  Cavalier  primario  di  Lodi ,  e  fuo  Podeftà , 
Capitano  ,  e  Vicario  della  Curia  Imperiale  di  Federico  I.  Imperadore  > 
quello,  che  ricevette  il  giuramento  di  fedeltà  all'  Imperadore  da' Cittadini 
Milanefi  di  Porta  Nuova  ,  mentre  riceve  pure  lo  itellò  giuramento  da'  Ro- 
mani in  Roma  ,  rtlta  infetto  di  ptfte  ,  della  quale  ne  diicorro  nella  vita 
di  S.  Alberto  noftro  Vefcovo  ,  e  da  Roma  fattofi  portare  alla  Città  di  Sienna  > 
in  quefto  giorno  dell'  anno  1167.  ^*  mori,  e  fu  feppelliio  apprtflb  fi  Chiflà 
di  S.  Pietro  nel  Borgo  di  effa  Città  ,  preflò  la  ftrada  Romea.  Htfl.  Rcr. 
Ljud.  dello  iìcjjo  Murena  .  ij 


OTTOBRE.  io^ 

19  Fuoco  fenomeno  fu  veduto  in  Lodi ,  ed  in  molte  altre  Citta  di  notte  tempo 
a  Icorrere  per  l'aria,  e  durò  circa  lette  ore  nell'  anno  1726. 

10  Muore  il  P.  Fr.  Francefco  Qjarefmi  de'  Minori  OfTervanti  di  S.  Fran- 
cefco  ,  Lettore  giubilato  ,  Procuratore  dell'  Ordine,  Miniltro  Provinciale, 
Prefidente  di  Terra  Santa,  e  Comiirario  Appoltolico,  ma  molto  più  infigne 
per  i  fuoi  tomi  intitolati  de  f^ulnirièus  Còri/}i,  Elucid.nio  Ttrm  Santlc-  ,  e 
per  altre  Opere  MS.  Di  più ,  perchè  cogl' iltrumenti  della  fua  penitenza 
ha  illuftrato  il  Convento  di  queita  Città  lua  Patria,  dove  fi  conferva  pari- 
mente il  fuo  Cuore  incorrotto,  ed  il  luo  benedetto  Corpo  nella  Confefiione  della 
Cliiefa  di  S.  Angelo  di  Milano  ,  nel  di  cui  Convento  l'anno  16^6.  laiciò  la 
fpogUa  mortale  in  età  d'anni  74.     ^rcb.  del  Conv.  di  S.  Fraa.  di  Lodi . 

11  S.  MALUSIO  Martire,  e  Vefcovo  di  Lodi,  come  il  noftro  Martiro- 
logio ,  feita  in  Duomo  ,  dove  s'efpone  una  lua  Reliquia.  Vcd;  fua  v:ta. 
Fella  anche  alla  Chiefa  delia  SS.  Trinità  in  Monlèrrato  delle  Ven.  Orlòle. 
Fedi  fua  Ifi.  a   1$.  Giugno. 

Monfig.  Ortenfio  Vifcontl  noftro  Vefcovo  l'anno  1709.  confacra  la  Chiefa 
di  S.  Maria  di  Lodi  vecchio,  anticamente  Cattedrale,  ed  al  pref'ente  unita 
al  Collegio  delle  Ven.  Qrfole  di  eflb  luogo .    Fedi  t$.  Marzo. 

E'  benedetta ,  e  gettata  la  prima  pietra  per  inalzare  la  Colonna  della^ 
Croce  avanti  il  Caitello  in  Porta  Regale  ad  onore  di  Dio,  e  di  Lorenzo  nel 
tempo  della  pelle  dell'  anno  i<530.    ^tti  d'Aurelio  Rojfl  Cariceli.  Vefc. 

■22  Nella  Cattedrale  fi  celebra  la  fefta  d'una  delle  Sante  Vergini  Compa- 
gne di  S.  Orfola,  perchè  vi  fi  elpone  una  di  lei  Reliquia  intigne  ,  qual'  è 
un  Olio  intiero  d'un  bracchio  ,  donato  da  un  Padre  Provinciale  de'  Padri 
Predicatori  a  Monfig.  Vefcovo  Michel' Angelo  Seghizzi  ,  e  da  elfo  donato 
a  quella  fua  Cattedrale  ,  come  nel  luo  archivio  ,  e  fi  celebra  la  di  lei  fella 
oggi  per  elfere  impedito  il  giorno  d'jeri  da  quella  di  S.  Malulio.  Noftf 
Martirologio . 

aj  Come  quarta  Domenica  del  corrente  mefe  Monfig.  Vefcovo  Vi  fconti  con- 
facrail  nuovo  maeltofo  Tempio  della  Parrocchiale  Arcipreturale  di  S.  Zenone 
dello  Hello  Luogo  Lodigiano  ,  e  poi  vi  celebra  la  prima  Mellà  Pontifical- 
nienre  in  atto  di  vifita  l'anno  1711.  ,  ed  ordina  che  ogni  quitta  Domenica 
di  quello  mefe  fé  ne  faccia  ruflicio,e  fefta  annuale  della  Confacraziune  ,  nel 
qual  giornoancora ,  per  ufo  inveterato ,  fi  portano  le  Reliquie  di  elio  Santo  Vef- 
covo ,  e  Martire ,  e  di  S.  Orfo  Martire  della  Santa  Legione  Tebea  ;  e  fegnandofi 
li  temporali  colla  fuddetta  Reliquia  del  Santo  Vefcovo  ha  la  virtù  prodigiofa, 
ed  evidente  contro  le  gragnuole  .  E  la  divozione  di  quello  gran  Santo  è  poi  ta- 
le ,  e  tanta ,  che  gli  profellano  i  Popoli  vicini ,  e  rimoti ,  che  ballerà  a  dire  che 
quantunquelìa  itato  fabbricato  quello  Tempio  nel  ferver  delle  guerre ,  ed  in- 
^  vallone 


20<J  OTTOBRE. 

vafione  di  queflo  Stato  ,  pure  ccinftupor  mirabile  è  flato  eretto  colle  fole  limo- 
fine  del  fuo  Popolo  ,  e  de'  Devoti  Benefattori  del  Santo  . 

14  Fefta  di  S.Rafaele  Arcangelo  concelTa  dal  Pontefice  Innocenzio  XI.  ali» 
preci  di  Carlo  II.  Re  di  Spagna  per  tutti  i  fuoi  Srati . 

*  Ardoino  Red' Italia  l'an.  1002.  donò  al  Vefcovato  di  Lodi  vecchio  li  Caftelli 
di  Cavenago,  e  di  Galgagnano  del  Territorio  di  Lodi.  Emman.  Tef  auro  nei 
tirzo  Regno  d'  Italia. 

45  Sibenedice,  e  fi  getta  la  prima  pietra  della  bafe  da  ergervi  fopra  la  Co- 
Iona ad  onore  di  S.  Giufeppe  nel  quadrivio  della  vicinanza  maggiore  di  S. 
Agnefe  l'anno  della  pelle  del  16  jo.  ,  la  quale  di  poi  fu  demolita  peri' anguflia 
del  fito  dove  era  piantata .    JJìrum.  d' Aurelio Rojfi . 

*  2(5  Scrivono  il  Villanova  neir  Ifloria  di  Lodi,  e  Carlo  Torre  Canonico  della 
BafilicadiS.  Nazaro  di  Milano  nel  Tuo  libro  intitolato  Ritrato  di  Milano,  al 
difcorfo  della  Piazza  de' Mercanti  di  elTa  Città  ap.  253.  ,  come  l'anno  1232. 
dieciotto  anni  prima  delle  Carceri  fu  fatto  fabbricare  il  gran  Salone  ,  che 
vedefi  nel  mezzo  di  ella  Piazza  da  Oldrado  Treffcni  Nobile  Lodigiano  ,  men- 
tre era  Podeftà  di  Milano,  la  dicui  Statua  fi  vede  a  cavallo  in  nicchia  fo- 
pra uno  delli  (ette  archi ,  che  fomentano  il  medefimo  Salone  a  rimpetto  la_, 
loggia  degli  Osj , ove  fotto  è  la Pofta  delle  lettere,  e  colla  fua  degna  ifcriz- 
zione  in  verfi , 

*  27  Francefco  I.  Sforza  Duca  di  Milano,  e  noftro  Sovrano ,  l'anno  i4(5(5, 
fu  preib  da  repentina  morte  in  Milano  .  Villan. 

28  SS.  SIMONE ,  e  GIUDA  Appoftoli  ;  Vedi  loro  Cbiffa  ,  ed  Ofp<:d.  mlF 
IJÌ.  dell'  Off.  mag. 

29  Viene  la  neve  alta  pili  d'una  fcarpa  l'anno  1708.  ,  e  per  effere  cosi 
temporita  prefagiiTe  un  freddiffimo  Inverno,  come  è  Itato . 

30  Alle  ore  quindici ,  elTendofi  congregati  li  Padri  Conventuali  di  S.  Fran- 
cefco nella  loro  Chiela  di  S.  Antonio  da  Padova  ,  creano  il  loro  Padre  Pro- 
vinciale ,  e  dopo  fanno  una  iongi  ,  e  bella  pruvelfione  per  la  Città  l'anno 
1558.     Bcnz. 

*  31  Sul  fine  di  quello  mefe  dell'  anno  1535.  morì  Francefeo  II.  Sforza 
Duca  di  Milano ,  e  Carlo  V-  Imperadore  ,  impadronitofi  di  tutto  lo  Stato  lenza 
llrepito  d'armi_,  l'anno  1540.  ne  fece  la  ceffione  di  elfo  a  Filippo  II.  He  di  Spagna 
fuo  figliuolo .    VtUan. 

NO- 


NOVEMBRE. 


XOJ 


Er  la  morte  del  Vefcovo  Giaccomo  Simonetta  vedi  fua 
Vita. 

Comincia  la  diaria  contribuzione  per  il  mantenimento 
dell' Efercito  Imperiale  nello  Stato  di  Milano  l'anno  1705. 

Strano  ,  e  raro  avvenimento  fiegue  in  Lodi ,  percliè  oggi 
muojono  un  Medico,  un  Chirurgo,  ed  uno  Speciale  neli' 
anno  K592 .     Libro  de  morti  del  Stfoltore  di  Città . 

z  VengonoinLodi  molti  Cardinali,  ePrelati  per  fare  la  folenne  Traslazione 
di  S.  BaJano  l'anno  ii5j.  Moren.  vedi  ^.  con. 

Spaventofa  inundazione  del  Pò ,  che  apporta  molto  danno  anche  al  Lodigiano 
l'anno  170J. 

3  II  VeCcovoScarampo  vifitando  la  Parrocchiale  di  Merlino  Contado  di  Lo- 
di l'anno  1574.  trovò  ad  un  luogo  detto  Bariano,fotto  d'efla  Parrocchia, la 
Chiefa  qua(i  diroccata  ,  perche  le  (uè  rendite  erano  itate  unite  alla  dignità  del 
Cantorato ,  0  Prim  iceriato  della  Cattedrale  di  Lodi ,  e  perchè  non  v'era  modo  di 
ripirarla,  ordinò  che  fofl'e  diftruita  del  tutto,  eie  die  ragioni  col  titolo  fi  traf- 
feriiìèro  nella  detta  fua  Parrocchiale ,  come  fu  efequito .  Suo  Arch. ,  e  vidi  l  in- 
formazione dilla  Cattedr.  alla  fiejfa  dignità  il  19.  Gen. 

4  S.CARLO  Borromeo  Arcivefcovo  di  Milano, fcfta  in  Doomo  ,aS.  Fi- 
lippo ,  all'  Incoronata ,  ed  a  S.  Gio .  nelle  vigne . 

11  Cardinale  Giufeppe  Renati  Imperiale ,  Legato  a  Larere  di  Cleraente_ 
XI.  Sommo  Pontefice  appreflb  Culo  VI.  Imperadove,  che  fi  truova  in  Mila- 
no, alle  ore  tre  di  notte  arriva  daPiacenzaa  Lodi  l'anno  1711.  ricevuto  nel  Pa- 
lazzo del  Conte  Antonio  Barni . 

5  duantunquecome  jeri  feguifle  la  fopracitata  Traslazione  del  noftro  Santo 
Protteitore,e  Padrone,  pure  non  potendofì  in  tal  giorno  fare  laliiaielu,  ed 
officio  proprio  per  eObr  impedito  dalla  fella  di  S.Carlo,  che  celebrali  dalla 
Chiela  univerl'ale,  li  diferiice  ad  oggi  . 

6  S.  LEONARDO,  fefta  alla  (uà  Chiefa  detta  delle  Convertite ,  al  prefen- 
te  Colleggio  de  Vergini  iUbilite . 


Sua 


4o8  NOVEMBRE. 

Sua  Ifloria  . 

TRovandofi  anticamente  In  quefta  Città  alcune  Donne  di  vita  llcenziofa,  le 
quali  polcia  convertitene  iaceano  penitenza  ,  eli  Deputati  dellaScuo- 
la  di  S.  Pacione  tenevano  cura  {ingoiare  col  loro  buon  governo,  e  (ovvenimen- 
to  del  vitto,  dove  non  badava  il  prezzo  del  loro  lavorare.  Per  maggior- 
mente aflkurarle  dalle  peifime  occafìoni  di  riccadere  ,  li  fuddetti  Deputati 
(  (T  )  le  collocarono  in  una  povera  Cala  l'otto  l'ubbidienza  d' una  pietofa  Vedo- 
va ,  e  coU'allenfo  del  VelcovoScarampo  l'anno  1575.  ^J-  Gennajo,  nel  gior- 
no della  Coveriìone  di  S.  Paolo,  fu  eretta  una  Congregazione,  che  preCe  il 
nome  delle  Donne  penitenti.  Il  primo  loro  abito  fu  di  tela  nera,  col  gremia- 
le,  o  fcolTale  limile,  e  difetto  una  Tonaca  beretcina  .  Per  l'Inverno  anche^ 
una  peliccia  con  calcette  ,  e  fcarpe  ;  ma  d'Eltate  andavano  fcalze  cor.  zoc- 
cole cii  mezza  patta,  eie  ftabilite  cingevano  un  cordone  nero. 

Fu  tanto  gradito  univerfalmente  quedo  idituco,  che  il  medefimo  Prelato, 
per  ma^giomente  onerarlo ,  li  io.  Novembre  dello  fteilb  anno  ,  come  per  iftru- 
mento  rogato  da  Michele  Palleaio,  iopprelfe  la  cura  deli' anime,  che  era  alla 
Chiefa  di  S.  Leonardo  per  collocarvele  loro,  la  quale  eflendo  (  /^  )  ilata^ 
demolita  colla  vecchia  Città  era  riilbrta  in  quefta  nuova  .  Divife  per  tanto 
le  anime  coli' entrate  della  Parrocchia  ,  e  pane  le  uni  alla  cura  di  S.  Salva- 
tore ;  e  parte  a  quella  di  S.  Biaggio  in  Città,  ed  applicò  a  quella  C.)ngiega- 
zione  le  Cafe  del  Parroco,  e  la  Chicfa  Parroo-hiale  ;  ed  affinchè  tal  loi.'pref- 
(lone,  e  concellione  aveffcro  tu'to  il  loro  vigore  furono  ancheconfermate  aal 
Pontefice  Gregorio  XUI.  l'anno  1581.  7.  Marzo  con  alcune  coadizioni  a  favore 
de' Deputati  della  Scuola  diS.  Paolo,  come  Conlervatori  di  quello  Collegio, 
del  quale  l'anno  feguente  1582.  3.  Settembre  elli  ne  prefero  il  poll'eflb  ,  come 
per  iltrumento  del  detto  Palleari . 

Celiarono  pofcia  col  benefìcio  del  tempo  le  Donne  di  malaqualità,  come 
nel  sin.  j.  p.  117.  ,  dove  la  Chiefa  di  S.  Leonardo  è  bensi  chiamata  delle 
Donne  penitenti,  ma  circa  lo  flato  del  Collegio  dice  che  ha  Monache 38.  , 
cioè  vergini,  ed  onelte  ,  le  quali  vi  entravano  con  licenza  dell' Ordinario  col- 
le loro  doti  convenienti  per  vivere  una  vita  pari  al  loro  onore,  non  entran- 
dovi più  Donne  convertite,  fé  non  per  alquanti  giorni  per  forma  di  provifio- 
ne  .  Di  modo  che  il  Velcovo  G.ra  vedendo  come  quello  Collegio,  oCon- 
iervatorio  aveva  mutata  faccia  dal  fuo  primo  iltuuto ,  decretò  che  non  vi  li 
cicevelfero  più  Donne  ,  che  fodero  date  di  mala  fama ,  ma  onelte  ,  echeavef- 
fero  termo  propofito  di  fempre  abitarvi  ,  e  di  vivere  lotto  le  lue  Regole, 
e  quindi  prefero  il  nome  di  Vergini  llabilite,  come  nel  Sin.  5.  p.  141-  Nul- 
la di  meno  però  ,  fé  quedo  Sinodo  mette  due,  o  tre  Donne  penitenti,  che 
v'erano  ancora,  vi  fi  leggono  però  venticinque  Vergi  ;i  dabilite,  e  tre  Ser- 
venti, onde  quelle  due  ,  o  tre  non  fi  confiderano,  ricrovanaofi  in  quel  tempo 
forfi  fola  per  qualche  accidente ,  o  caufa  indifpenfabile  . 

Così 

(a  )  Arch.  del  Coli. ,  e  di  S.  Paolo ,  Sin.  3. ,  idiflr.  del  Pali,  giorn» ,  (dannofitjjt, 
ii>)  Lodtnelfinedild/Jl.j. 


NOVEMBRE.  lep 

Cos'i  elTendofì  avanzato  qiiefto  Monltero  in  fcggerti  piìi  onorati ,  meritò 
anche  puoco  alla  volta  qualche  dift  n2Ìone  da'  Vcfcovi  .  Il  primo  de* 
quali  fu  Monfig.  Taverna,  che  l'anno  1614.  i^.  Maggio  conceffe  (a)  alle_ 
Sorelle,  o  Vergini  ftabilite  di  portare  la  Oneita,  o  fia  Pazienza,  quale  per 
la  prima  voltaelTo  volle  benedirla  ,  e  diftribuirla  ad  eiFe  in  queita  loro  Chiefa  . 
Il  fecondo  fu  Moniìg.  Vifconti  il  quale  permileche,  dimellb  l'Abito  di  tela. 
Io  prendeiTero  di  Saglia  nera,  e  Monfig.  Patriarca,  e  Vefcovo  Mezzabarba 
concelTè  loro  di  coprir  la  fcuffia  della  celta  con  un  velo  nero.  MafehVef- 
covi  le  anno  onorate  nell'Abito,  Iddio  in  premio  della  loro  fedeltà,  colla., 
quale  gli  fervono  ,  le  ha  prov  vedute  ancora  di  Perfone ,  che  fi  fono  fegnalate 
per  loro  infigni  Benetactrici ,  come  la  nobile  Angela  Leccama  ,  il  Prete 
Doct.  Vincenzo  Tofi ,  ed  altri ,  che  o  con  capitali ,  o  con  fundi ,  o  con  legati  le 
anno  obbligate  pergratitudineadelTerne  perpetue  Oratriciapprcilb  il  Signore  . 

Vivono  però  lenza  alcuna  Regola  Uabile,  eper  queito  pocliianni  fono  fu- 
rono in  trattato  d'appigliarfi  alla  Regola  ,  ed  Ordine  della  Vifitazio- 
nedellaB.  V.  Maria,  iilituito  di  S.  FrancefcodiSales ,  col  veftire  queir  Abi- 
to ,  e  profeilare  que' voti ,  coli' obbligo  di  perpetua  claufura  ,  ma  fin  ora„, 
cifervano  ancora  la  l'olita  loro  Regola  eoa  ogni  efattezza  ed  efemplarità  nel 
numero  di  14.  incirca  ,  alle  quali  il  no/èro  Signore  continui  pure  la  grazia  d'a- 
vanzarfiin  maggior  perfezione,  ficcome  loro  vanno  foUecitamenteltudiando. 
E  Monfig.  Vifconti  l'anno  1724. 2.  Luglio  configrò  l'Aitar  maggiore  di  quefta 
Chiela,  fatto  di  nuovo  dal  la  pietà  di  quelie  Vergini ,  e  concefle  quaranta  giorni 
d'Indulgenza  in  perpetuo  a  chi  la  yifiterà  in  ellb  giorno  >  come  da  lua  ifcnzione 
in  ella  Chiefa  . 

7  Come  Domenica  fra  l'ottava  de'Morti,fefla,e  proceffìone  del  SulTragio 
»Ua  Chiefa  di  S.  Agnefe  . 

Parimente  ,  come  prima  Domenica  di  quefto  mefe ,  fefta  alla  Parrocchiale  di 
Lavagna  di  quella  Diocefi  per  i'Aiinivcrlario  della  Trailazione  del  Corpo  di 
S.  Ciriaco. 

Sua  informazione . 

QUefto  Santo  Corpo  fu  trasferirò  da  Roma  cento  anni  prima  di  quefta  fun- 
zione ,  e  fu  fempre  tenuto  privatamente  a  S.  Pietro  in  Geliate  di  Milano  , 
finché  Monfig  Gio.  Battilta  Stampa  Vicario  Generale  flell'Eminentils. 
Cardinale  ,  ed  Arcivefcovo  di  Milano  Benedetto  Erba  Odeicalchi  lo  donò  alla 
Chi-fa  Parrocchiale  di  Lavagna  l'anno  1728.  30.  Agolto  in  grazia  del  Co.  Carlo 
Anguillbla  Condomino  d'cili)  Luogo  .  Collo  ItelTb  Santo  Corpo  donò  anche  un 
Reliquiario  ,  con  entro  un  pezzetto  della  Colla  d'flTb  Santo,  ed  U  tutto  conila 
per  lltrumento  rogato  dal  Prece  Gianl'ranceico  Garocta  JNotajo  della  Cuna 
Vele,  di  Lodi  l'anno  fuddetto . 

O  Per 


aio  NOVEMBRE. 

Per  farne  la  dovuta  folenne  Traslazione  ,  fu  deporto  privatamente  per  la 
notte  avanti  nell'  Oratorio  delle  Grazie  d'elfo  Luogo  ,  da  dove  fu  poi  le- 
vato come  oggi,  e  con  fontuofilfima  pompa  in  procelìione  ,  accompagnata 
da  tutto  il  Clero  del  Vicariato  di  Zelo  buon  perfico ,  fotio  di  cui  era  quef- 
ta  Parrocchia . 

Perchè  non  fi  sa  quando  corra  il  giorno  della  feda  di  quello  Santo,  fi  ce- 
lebra annualmente  in  quefta  Domenica  la  felta  della  fua  Traslazione  in  ef- 
i'a  Chiefa  per  devozione  del  Popolo . 

Giacché  ho  fatta  menzione  di  queft'  Oratorio  dedicato  alla  B.  V.   delle 
Grazie,  dirò  come  mi  fono  venuti  alla  mano  alcuni  manofcritti  fedeli  bensì , 
ma  non  pofib  nominarne  nò  il  luogo  dove  fono ,  né  la  Perfona ,  che  mi  gli 
ha  notificati,  ne*  quali  fi  legge  che  anticamente  alcune  Suore  ,  o  Donne  ri- 
tirate ,  fino  al  numero  di  tredici  abitavano   in  cerca  Cafa  anneffa  a  quelto 
Oratorio,  dove  vivevano  una  vita  efemplare,  procacciandofi  il  vitto,  parte 
con  alcune  rendite,  che  a  loro  erano  ftate  lafciate ,  parte  col  loro  lavoro. 
Mancarono  polcia  col  tempo  per  la  morte  dodici,  e  la  decimaterza ,  alla_, 
quale   rincrefceva  il  vivere  (bla  in  quella  Cafa  procurò  di  avere  dal  Mo- 
nifiero  delle  Monache  di  Vallate  una  di  eiFe  per  Compagna  ,  ed  impetrata- 
la vi  fletterò  ambedue  finché,  elfendo  emanato  il  Concilio  di  Tremo,  che^ 
proibiva  alle  Monache  il  vivere  fuori  de'  loro  Monifierj ,  fi  ritirò  con  quella 
Monaca  anche  quelfa  Suora  in  elfo  Moniitero ,  e  portò  feco  le  rendite  che 
erano  anneffe  al   fuo  Confervatorio,  o  Congregazione,   e  le  uni  al  detto 
Momflero  di  Vallate,  effendo  noiiro  Vefcovo  Monf.  Scarampo.    Fedi  io. 
Ottobre  . 

8  Li  Milanefi  eletti  Arbitri  di  quella  Città  acquietano  le  guerre  civili 
tra  la  Nobiltà,  e  la  Plebe,  elfendo  Capo  della  Nobiltà  la  tamiglia  Somma- 
riva,  e  della  Plebe  la  famiglia  Overgnaga,  ambedue  nobiliUime  di  Lodi, 
ann.  1115.  Fillan. 

9  Per  le  Scuole  pubbliche  fuperiori  aperte  da*  Padri  Barnabiti  vedi  47. 
Dicembre  . 

10  Arriva  in  Lodi  da  Milano  Carlo  VI.  eletto  Imperadore  noftro,  qual' è  ri- 
cevuto ,  ed  allogiato  nel  Palazzo  del  Co  Antonio  Barni ,  folito ,  ed  antico  ricet- 
tacolo di  tutti  li  Perfonaggi  Coronati ,  Porporati ,  e  più  cofpicui ,  e  la  ftefia  notte 
refta  illuminata  tutta  la  Città  nell*  anno  1711.    Vedi  giorno  pgumte . 

n  S.  MARTINO  Vefcovo ,  fella  al  fuo  Oratorio . 

Sua  Ilìoria . 

Q Ueft' Oratorio, o Chiefa, fu  fabbricata  da  Marrino Capiraneo de' TrelTeni 
Nobile  Lodigiano,  alla  quale  fece  la  dote  di  duoi  beneficj  Rettorie  non- 
cupate ,  come  per  Iftrumeato  rogato  da  Bernardo  de  Armagni  Notaj-j  Cpl- 


V 

NOVEMBRE.  m 

legiato  di  Lodi  Tanno  ii8j.  14.  Novembre  .  Qui  pure  fono  due  alrrìBeneficj 
Clieiicatiiioacupaci ,  e  di  lutti  quelli  quattro  Reiieiìcj  conferva  ancora  rjufpa- 
tronato  la  detta  famiglia  Trefl'ena ,  come  il  Tuo  archivio.  Qpefta  nobile  Fa- 
miglia anticamente  iundò  altre  Chiel'e  ne'  Borghi ,  e  fece  anche  a  queltc 
la  dote  de'  Benefici  Ecclefiaftici,  come  della  Ghicfa  di  S.  Martino  in  Sola- 
rollo ,  di  S.  Giorgio  extra  muros  ,  e  di  S.  Mattia  ,  quali  tre  Cliiele  ,  per  edere 
Hate  diltrutte  una  alla  volta  in  diverfi  tempi  delle  demolizioni  de'  Borghi, 
li  loro  Benefici  furoaio  trasferititi  in  quelta  Chiela  in  Città ,  e  formano  un 
lolo  Benchcio  lòtto  il  titolo  de*  fopradetti  Santi  ,  e  ne  mantiene  parimente 
la  itclla  Famiglia  l'JLilpatronato ,  comeperuna  fenten^a  data  da  Ottavio  Sa- 
raceno Prepoito  della  Cattedrale,  e  Vicario  Generale  l'anno  1595.,  cosi  i 
documenti  MS.  d'elfa  famiglia.  Anche  Fanone  Trelfeno  l'anno  1202.  in-, 
quelta  Chitrl'a  erefle  la  Comunanza  per  la  di  lei  riparazione,  e  confervazione, 
come  nierifcono»  oltre  gli  accennati  MS.,  anche  il  Lodi  difc  8.  p.  403., 
ed  il  Sin.  }.  p.  114.  Bella  gloria  di  quefU  Chiefa  fi  è  ,  che  gli  Efercizj 
l'pintuali,  che  fi  pratticano  al  prelente  nell'  Oratorio  di  S.  Filippo  Neri, 
dopo  la  loro  prima  inllituzione,  che  ebbero  in  S.  Paolo,  furono  in  effa  traf- 
fenti ,  e  quindi  a  S.  Filippo,  come  al  26.  Maggio.  Fedi  io.  Settcmòn'f 
e   II.   Luglio  .  I 

Carlo  VI.  Icperadore,  partitofi  da  Lodi  per  andare  a  Cremona,  viene 
incontrato  dal  Duca  di  Parma  Francefco  Farnefe  nella  Terra  di  Secugnago 
Locigiano  ,  e  fi  ritirano  fotto  un  piccol  portico  del  forno  della  Comunità 
per  tare  le  loro  accoglienze,  elTendo  il  tempo  piovofo .     an.  1711. 

12  11  Dott.  Ifidoro  Majani  Nob.  Lodigiano  dà  alle  Stampe  il  fuo  libro 
iniitoìato  dell'  Origine  ,  e  prima  fundazione  della  Città  t  di  Lodi  vecchio  y  nell' 
anno  1591.  fua  Ijiona  . 

•  ij  Dice  il  Villannva  p.  a.  nell'Iftoria  di  Lodi,  come  l'anno  4<5oj.  della 
creazioi-e  del  Monuo  li  Galli  Boi  fcefi  dalla  Francia  nell'  Italia  vinfero  li 
Tofcani ,  che  la  dominavano  ,  appreiTo  il  fiume  Ticino  ,  e  poi  riftorarono 
la  Città  di  Lodi,  già  da'  Tofcani  fabbricata  752.  anni  prima  della  nalcita 
di  Cmto  .     yedf  27.  Luglio  . 

*  14  Le  Terre  del  Lot'igiano  l'anno  1523.  allagarono,  non  tanto  per  l'ecccf- 
(ìva  innundazione  deli' Adda  ,  quanio  perche  Giovanni  Bona  valle  Governatore 
di  Lodi  per  Fra:icclco  1.  Re  ci  ir.mcia  ,  e  fucccflivamente  ancora  Tanno 
1524.  Federico  Gonzaga  Signore  di  Buzolo ,  per  tener  lontani  da  Lodi 
gli  inemici  ,  fecero  rcmpeie  gii  alvei  della  Muza,  e  della  roggia  Bertunica 
per  dirizzarle  lopra  d'elle  Terre  balle  .     Lodi  dtf.  8  f.  /\oZ' vedi  20.  Sctt, 

15  Si  dà  principio  Tanno  1731.  ad  un  nuovo  Confervatorio  delle  Donne  con- 
vertite a  penitenza,  appellare  della  Cjfa  della  prjvidtnztt  divina ,  futro  la 
proiezione  di  S.  M.  Madaalena  con  tie  tali  Donne,  e  la  Madre  Donna  di 

O  »  onore 


tti  NOVEMBRE. 

onore  per  loro  governo,  nella  Cafa  per  ifcontro  al  cantone  del  Moniftero 
diS.  Vincenzo,  per  andare  a  quello  di  S  Giovanni ,  polla  fotco  la  Parrocchia 
de'  SS.  Naborre ,  e  Felice,  ed  il  Prete  che  ha  eretto  quefto  pio  luogo,  c_ 
lo  mantiene  a  fpefe  della  providenza  divina  ,  godo  che  xl  luo  _nome  fià 
fcritto  in  Cielo ,  e  non  in  terra . 

i5  I  Lodigimi  fcorrendo  il  Territorio  Milanefe  riportano  grofTa  preda, 
ed  uccidono  molti  loro  nemici  Milanefi  nell'  anno  140J.     Bojji . 

17  Come  Domenica  terza  del  mefe,  fefta  del  Patrocinio  della  B.  Vergine, 
concella  dal  Pontefice  Innocenzo  XI.  alle  preci  di  Carlo  II.  Re  di  Spagna 
per  tutti  li  Stati  della  fua  Monarchia.  Felta  all'Oratorio  di  Pelalupo. 
Vedi  27.  Maggio  . 

L'Anno  1J12.  i  Nobili  Deputati  della  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'Inco- 
ronata ilHtuifcono  il  facro  Monte  di  pietà.  Suo  arch.t  e  libro  de  Santuarj 
della  B.  V.  dell'  Autore  dt  qucfl'  Opera  . 

18  S.  ROMANO  Martire,  fefta  folenne  alla  Chiefa  de' Canonici  Regolari 
Lateranefi . 

Sua  IJìoria  . 

LA  Chiefa  di  S.  Bartolomeo  pofta  ne'  Borghi  di  Porta  Pavefe ,  (  qualej 
oggidì ,  per  eflere  ferrata,  chiamafi  comunemente  Porta  Stoppa)  anti- 
camente era  Ofpitale  ,  nel  quale  S.  Gualterio  fece  reffidenza  per  qualche 
tempo  ,  come  dico  nella  lua  vita.  Quivi  abitarono  certi  Frati  laici ,  pofcia 
ammeffi  al  Sacerdozio,  ottennero  dal  Papa  Pio  II.  l'Abito  azuro  (j)  coli 'in- 
fegna  della  Croce  ,  mentre  lo  ftelTo  Pontefice  in  que'  tempi  procurava 
l'imprefa  di  Terra  Santa .  Finalmente,  ceffata  l'ofpitalità,  tennero  quel 
luogo  in  qualità  di  Moniftero,  e  Frate  ArdecinoZorla ,  Crocifero,  aven- 
dolo impetrato  in  Comenda,  fotto  titolo  di  Priore  perpetuo,  ne  fece  cefiio- 
ne  l'anno  1480.  a'  Canonici  Regolari  Lateranefi  Riformati ,  della  Chi?fa  ,  Cafa, 
o  Moniitero ,  e  Giardino  annelTo ,  {b)  rilTervate  però  a  sé  tutte  le  altre  rendite, 
mentre  viveva,  e  ciò  colla  difpenfa  del  Pontefice  Sifto  IV.  ottenuta  dal  Duca 
di  Milano  Gio.  Galeazzo  Sforza  l'anno  feguente  1481.  13 .  Febbrajo  . 

Dopo  d'avervi  meflì  i  piedi  i  fuddetti  Canonici ,  fabbricarono  la  Chiefa  nuo- 
va ,  e  fervivano  fedelmente  al  Signore,  pregandolo  di  continuo,  ed  inftante- 
mente che  non concedeffe  loro  ricchezze  terrene,  ma  fpirituali,  contenti  d'una 
gran  povertà ,  e  d'una  gran  bontà  di  vita ,  effendo  que/to  il  quarantefimofettimo 
Moniftero  della  Riforma,  ove  giubilavano  più  avendo  li  cuori  ri  pieni  dell'  amor 
di  Dio, che  gli  errar]  di  pteziofi  tefori .  Penetrò  quelta  loro  oilervantiOima 
vita  il  fuddetto  Duca ,  ed  impetrò  di  piìi  dal  Pontefice  a  loro  favore  anche  il 
Moniftero  delie  Monache  di  S.  Maria  di  RioUo  appreflò  la  Città ,  qual'  era  dell' 

Or- 

(<?  )  Lodi  ni' [noi  MS.  della  Bill,  di  S.  Filippo .    (  ò)  Ifl.  tripartita  dd  Pernii , 


NOVEMBRE.  ii} 

Ordine  Ciftercienfe  ,  dimorando  in  efTo  folanìente  quattro  Monache  coli' Abba» 
defla.»  le  quali  l'anno  1481.  ti.  Febrajo  furono  trasferite  altrove. 

Non  goderono  però  molti  anni  queflo  Moniftero,o  Canonica  (<j)  perchè 
l'anno  i jij  •  nella  rovina  de'  Borghi ,  governando  quefta  Città  per  Francia  Fe- 
derico Gonzaga  Signore  di  Bozolo  ,  fu  diftrutta  la  loro  Chiefa,  eMonifte- 
to  .  Per  queite  difgrazie,  eflendo  flati  neceflitati  a  ritirarfi  di  la ,  fi  trasferiro- 
no in  Città  in  alcune  Cafe  particolari  ,  poi  col  braccio  del  Duca  di  Milano 
entrarono  nel  Convento  di  S.  Agnefe,  licenziando  gii  Eremitani  Conventua- 
li di  S.  Agoftino.  Q,uindi  però  alle  inftanze  de* Conventuali  furono  riraof- 
fi  da  Clemente  VII.  ,  e  fi  riduifero  nella  Cafa  della  Chiefa  di  S.  Andrea  ,  e 
poco  dopo  in  quella  di  S.  Romano , perchè  il  Rettore  di  queda  Chiefa,  che 
allora  era  Parrochiaie,  l'anno  1545.  t.  Agofto  la  raffegnò  al  Papa  Paolo  III., 
affinchè  vi  trasferiflc  quelli  Canonici  Regolari,  (A)  del  che  ne  prefero  il  pof- 
fcffo  con  tutte  le  ragioni ,  che  tenevano  cfTendo  a  S  Bartolameo ne*  Borghi, 
avendo  qua  trasferita  la  fua  Statua  colla  di  lui  particolar  divozione  de'  Po- 
poli «  che  di  prefente  ancora  continua .  Pure  nel  detto  Borgo  di  Porta  di  Pa- 
via mantennero  fcmpre  il  pollo  ,  tiflìedendovi  almeno  uno  di  effi  per  Vie» 
Curato ,  come  fi  puoi  vedere  nel  Sin,  j. ,  efteodendofi  la  cura  d'anime  che 
loro  tenevano  in  diverfe  Cafe  ,  e  Cafline  oltre  li  Borghi  diftrutti,  che  fu- 
rono quello  di  S.  Bartolomeo  ,  e  quello  di  S.  Mattia  ,  come  tiene  il  Lodi 
ne'luoi  MS.  Per  fine  1  anno  1647.,  efpugnando  i  Francefila  Cittàdi  Cre- 
mona, furono  li  Borghi  per  fempre  del  tutto  dift rutti  dove  era  quella  Chie- 
fa ,  non  recandovi  altra  memoria  che  una  Cappella  per  ifcontro  la  detta  Por- 
ta di  Pavia  ,  dove  flà  dipinta  la  B.  Vergine  con  S.  Bernardo  di  Montone  da 
una  parte,  e  dall' altra  S.  Aquilino  Martire. 

duella  Chiefa  di  S-  Romano  fu  poi  riedificata  da  loro  cosi  bella  ,  epre- 
Eiola  come  li  vede  al  prefente  ,  e  Monfig.  Velcovo  Scarampo  l'anno  1576.  19. 
Marzo  la  conlacrò  co'  luoi  Altari,  dalla  quale,  cllendo  Vefcovo  Monfig  Menati, 
fu  fmembrata  la  cura  d'anime  ,  ed  incorporata  colla  Parrocchiale  di  S.  Sal- 
vaJore  ad  inltanzi  degli  Iteffi  Canonici.  Fu  poi  ampliata  la  Canonica  coU* 
acquifto  che  fecero  della  Cafa,  e  Chiefa  profanata  de'  SS.Cofmo,  e  Damia- 
no l'anno  161^.  18.  Aprile  .  Fedi  27.  Settembre  ,  e  21.  ^^oflo  vita  dtUa^ 
£.  LucnZiJ. 

Riditevi  fopr*  qurfl'  Ifforia . 

SO'che  il  citato  Peroni  riferilce  come  li  Canonici  Laterane/ì  ,  abitaron» 
a  S .  Bartulcmeo  ne'  Borghi  fin  all'anno  1540. ,  poi  fi  partirono  ai  la  , per- 
che furono  a  loro  diftiutti  Chiefa,  e  Moniltero  .  Ma  non  sòconqualfondamcn- 
co  io  dica,  perchè  il  Moniltero  fu  diftrutto  l'anno  151 J-  »  come  il  Lodi ,  op- 
pure l'anno  15x2.  come  l'archivio  di  S.  Agnefe  ,  e  li  Canonici  fi  portarono  m 
Città  nel  Convento  di  S.  Agnele  ,  ed  altrove  ,  come  ho  detto  .  Anzi 
quello  fi  prova  cvideaiemente  colla  Bolla  di  Clemente  VII.  a  favore  degli 
Agofliniani  Ipedita  l'anno  1528  ,che  obbligava  li  Canonici  Lateranefi a  ce- 
dere agli  Agolhniani  il    Convento  di  S.   Agneie  .      In    oltre  conila  dal 

O     3  UOtm 

(  3  )  il  citato  L  odi ,  e  C  arih.  di  S.  Agne^t  mts  i'  aano  i J12. 
l^è)  ftiJdctté  Iti.  trif.  dei  ttmtti. 


114  NOVEMBRE. 

noItroSiiì.  ^.celebrato l'anno  1619.  ,come  i  Lateranefi  avevano  la  Canonica  ia 
Città  a  S.  Romano,  ed  a  S.  Bartolomeo  ne'  Borghi  tenevano  ancora  la  Cu- 
ra d'anime  con  un  Vice  Parroco  pure  Canonico  Lateranefe.  Dunque  è 
chiaro  che  il  Moniftero  ,  o  Canonica  colla  Chiefa  non  tu  diltrutto  l'anno 
1540.  ,  elTendo  vero  che  i  Canonici  (ì  erano  gii  trasferiti  in  Città  ,  ed  il 
Moniftero  era  ftato  diltrutto  fino  l'anno  i$zz.  ,  o  152J.  ,  come  ho  detto  . 
Ma  la  Chiefa  che  forlì  era  fiata  riedificata  ,  o  in  parte  rimalta  io  iftato  di 
potervi  efercire  la  Cura  d'anime  ,  fi  coni'ervò  fin'  all'anno  1647.  nel  qual 
tempo  fu  demolita  anche  la  Chiefa  per  inalzarvi  le  fortUicazioni  . 

19  S.  ELISABETTA  Regina  d' Ungaria .    Fedi  12.  Agoflo  IJÌ.  di  S.  Chiara 

nuova . 

IO  Lodovico  Vignati  Patrizio  Lodigiano ,  che  per  la  fua  infigne  dottrina  ,  e 
prudenza  fu  caro  a  tutti  li  Principi  dell'  Italia,  e  molto  più  ad  Urbano  VIIL 
Pontefice  ,  oggi  muore  Reggio  Ducal  Senatore  di  Milano  nell'anno  1629.  ,ed 
è  feppellito  nella  Bafilica  di  S.  Criftoforo  di  Lodi  .  Suo  E^itafio  alla  Uefa 
Bajflica ,  e  documenti  di  fua  Famiglia . 

Muore  l'anno  1327.  Antonio  Fiffiraga  Patrizio  Lodigiano,  ftato  piìi  volte 
Generale  dell'armi  Fiorentine  ,  Signore  di  Lodi  ,  Pudeftà  di  Milano,  ed  è 
feppellito  nella  Bafilica  di  S.  Francefco ,  che  egli  ilelTo  in  vita  aveva  fatta- 
fabricare  .     Suo  Epitaf.  preffb  la  Cappella  di  S.  Antonio  da  Padova . 

Di  quefto  grand' Uomo  fé  ne  vedono  ancora  monete  d'argento  colla  fua^ 
arma ,  che  io  ho  vedute  nella  Cafa  de'  Nobili  Dott.  Coli., ed  Oratore  della  Città 
Antonio,  e  Francefco  FilTiraghi  fratelli,  e  Decurioni .     Fedi  4.  Otttbre . 

ai  S.  COLOMBANO ,  fefta  al  Borgo  di  tal  nome ,  fatto  fabbricare  col  Ca- 
fìello  da  Federico  I.  Imperadore  l'anno  1164. ,  come  il  Morena  .  Quefto  Bor- 
go colla  Terra  di  Graflignana  è  feudo  de'  Monaci  Certofini ,  comprato  da 
certi  Signori  de' Concorreggi  antica  Famiglia  Lodigiana.    Arch.  del  Contado 

Vita  diS.  Colombano  fritta  dal  Ferrario  nel  libro  de' Santi  dell'Italia. 

N  Acque  Colombano  nell'  Ibernìa,  e  qual  grand' Uomo  foffe  per  efTere  lo  vide 
in  fogno  fua  Madre ,  perchè  portandolo  ancora  nel  ventre ,  le  parve  di 
mandar  alla  luce  col  fuo  parto  un  Sole  Iplendentiffimo  .  Elfendo  nato,  e 
crefciuto  inetàfu  iftruito  nelle  lettere,  e  perchè,  giunto  all'età  giovanile, 
per  le  fue  buone  ,  e  rare  doti  di  bellezza,  e  di  Nobiltà,  fi  rendeva  a  tutti 
caro,  ed  amabile  ,  ebbe  a  durar  molta  fatica  per  fottrarfi  dalle  tentazioni 
in  queir  età  molto  pericolofe,  e  per  diftoglierfi  del  tutto  da  tali  occafioni  ab- 
bandonò la  Patria  fprezzando  le  preghiere,  e  le  lagrime  della  Madre,  che- 
con  tutti  gli  sforzi  gì' impediva  gli  inviti  di  Crifto,  che  nell' Evangelio  dice: 
che  chi  per  amor  hio  non  abbandona  il  tutto,  anche  il  Padre,  e  la  Madre, 
«  fino  sé  Ileffo,  non  può  elferc  di  lui  vero  Difcepolo.    Ville  qualche  tempo 

folto  ; 


NOVEMBRE,'  itj 

(otto  gli  ammaeflrameiiti  d'un  buon  vecchio  Religiofo,  edotto,  edilàpafsè 
al  Moniltero  BencorenCe  ,  dove  era  Abbate  S.  Comogello ,  e  da  quello  coli'  Abi- 
to prefe  anche  le  rare  qualità  ,  e  virtìi  di  vero  Monaco .  Dopo  di  che  gli  ven- 
ne gran  defiderio  di  andar  pellegrinando,  e  per  tanto  con  dodici  fuoi  Compa- 
gni andò  in  Francia  dal  Re  Segeberto  ,  dal  quale  ,  elTendo  ftato  accol- 
to amorevolmente,  ottenne  un  Romitaggio  fui  monte  Urfago ,  in  un  luogo 
detto  Luxovio.  Parvegli  tal  deferto  appropofito  al  Tuo  intento,  e  per  quello 
vi  fabbricò  fubitounaChiefiollacon  alcune  Capanette,e  vi  pafsò  co'  (uoi  Com- 
pagni qualche  tempodi  ("uà  vita  .  E  perchè  alla  fama  della  fua  Santità  vi  con- 
correvano molte  altre  l'erlbne  a  prender  il  fuoinftitutodi  vivere,  non  emen- 
do capace  quell'anguito  Romittaggio  vi  fabbricò  un  grandiiiìmo  Moniltero, 
Accadegli  un  giorno,  che  palleggiando  per  quei  deferti ,  moleitato  da  cattivi 
penfieri,  fé  più  di  buona  voglia  averebbe  fofFerco  le  ingiurie  degli  Uomini 
chele  fierezze  delle  beftie,  gli  comparvero  dodici  Lupi,  che  lo  cinfero  da  tutte 
le  parti  ,  attaccandofi  al  fuo  Abito  co' denti  rabbiofi ,  ma  avendogli  conofciuti 
il  Santo  per  Demonj ,  col  fcgno  della  S.  Croce  fé  gli  dilcacciò,  eloftellb  fan- 
to  rimedio  usò  un  altra  volta  contro  di  coftoro  ,  quando  gli  comparvero  in  gui- 
fa  di  fieridimi  Ladri  per  metterlo  in  fuga,  e  farlo  abbandonare  quel  fanto  de- 
ferto .  Dopo  queflo  Moneterò,  vedendo  il  gran  numero  di  Uomini,  che  per 
fervire  a  Dio  abbandonavano  il  Mondo,  e  fi  Ibttomettevano alla fuafanta  ub- 
bidienza ,  ne  fabbricò  ancora  un  altro  detto  Foranenfe. 

Coftumava  ne' giorni  feftivi  fepararfi  dal  comercio  de*  Monaci ,  e  penetrare 
ne' fisi  più  (olitarj  del  deferto  ,  quando  un  giorno  s' incontrò  in  un  groffimofaf- 
fo ,  nella  di  cui  coi  cavità  vide  un  Orfo  nafcofto  ,  e  conofcendo  quelmifera- 
bile  fito  atto  al  fuo ritiro,  precettò  1*  Orfo  apartirfidilà  ,  dovefifsòegliil  fuo 
tigurio  per  menarvi  dentro  una  vita  folitaria,  e  colla  virtù  delle  lue  orazion? 
vi  fecefcaturirappreflbun'i  fonte  perenne.  Era  trattanto  fucceifu nel  Regno 
Teodorico,  che  faceva  grande  iti  ma  del  Santo  Abbate,  mettendo  in  efecuzio- 
re  li  di  lui  fanti  configli  »  "^^  1*  buona  grazia  di  quefto  Principe  ebbe  puoc» 
durata,  perché  fua  Z  a  Brunechildea  cmfa  di  certi  l'uoi  finiperverfi,  tanto 
operò  di  male  col  iVipoce,  che  cominciò  ad  oliarlo  ,  e  dopo  l' odio  fegui  di  ef- 
iere cacciato  in  una  prigione  ,  detta  Vefunzione  ,  piena  di  molti  condanna- 
ti per  I  loro  misfatti.  Q;iivi  non  lamentandofi  delia  fualVentura,  ma  tutto 
nlìegrato  nel  volare  di  Dio  non  perdeva  la  buona  fortuna  di  fvegliarequell* 
anime  alla  cognizijne  de'  loro  peccati  ,  e  farne  penitenza  dovuta  .  Alcuni 
perfine,  convinti  dalle  perluafioni  del  Santo,  gli  diifero  che  gli  averebbero 
ubbidito  fé  aveifero  avuta  qualche  fperanza  di  perdono  e  fubito  il  Santo  Abba- 
te dide  a  Comolao  fuo  Miniltero  chelevalfealoro  il  ferro  ,  chegli  teneva  ne' 
ceppi,  qual  fubito  fi  (pezzo  come  fé  fofle  (tato  di  legno  marcio,  edinque- 
lìi  maniera  avenacgli  tutti  fcii.iti,  dopo  ci*  aver  a  loro  lavati  i  piedi  ,  gli 
l?.(ciò  tutti  in  liberta.  Subito  chcii  Cultode  della  Carcere  fi  accoi  fé  che  e  ili 
fuggivano  fi  mi(e  a  (èguitargli  perprc  ndcrgli  ma  con  nuovo  miracoloni  Santo 
gli  (al\ò,  perchè  peniàiio)  quefti  di  nafcunderfi  in  una  Chicfa,  ma  non  po- 
tendovi entrar  dentro,  per  ellere  le  porte  (errale,  quelle  (ubito  fi  aprirono, 
ed  imnieUiatàmcQte  ancuu  (i  chiulVrc;  da  sé  (ielle  dopoché  vi  furono  entrati 

O  4  dea-. 


uè  NOVEMBRE. 

dentro.  Anche  11  Santo  Abbate,  confidandofi  nell'ajutodi  Dio,  non  ebbe  ti- 
more di  ritornar  al  fuo  Moniitero,  ma  faputofi  dal  Re,  e  da  Brunechilde,  vi  fpe- 
dirono  Guardie  de  Soldati  per  catturarlo,  e  condurlo  di  nuovo  nella  prigione  , 
ma  non  riufci  loro ,  perchè  appena  entrati  nel  Moniftero ,  quando  peniaro- 
00 di  mettere  le  mani  addolTo  al  Santo  ,  tutti  reftarono  acciecati .     Onde  ve- 
dendo la  perfecuzione  continuva  del  Re  ,  ftimò  bene  a  partirfi  di  quel  Monille- 
ro  prima  che  gli  accadelle  di  peggio ,  cs'  imbarcò  per  l' Ibernia  .     Giunto  colà 
prelentoflì  a  Giocano  Re  dell' Aultra  fi  a  ,  quale  ben  conofcendo  l'ammirabile 
fantità  del  Servo  di  Dio  gli  fece  torto  un  cortefe  invito  a  fermarvifi ,  ma_ 
temendo  che  per  lua  cagione naCcell'e  qualche  inimicizia  tra  queiti  due  Re, 
di  là  partifli,  e  venne  in  Italia  da  Agilulfo  Re  de' Longobardi  a  Milano,  nella 
qual  Città  avendo  fcritto  un  libro  contro  1'  erefia  Arriaaa,  dopo,  col  conlen- 
?o  di  Giocondo  Re,  andò  a  Bobbio  porto  nella  valle  del  Monte  Apemno  oltre 
il  torrente  Trebbia  ,  nel  fitodove  era  una  Chiefa  dedicata  a  S.  Pietro  Apporto- 
Io  .     Era  querta  mezzo  diroccata ,  ma  il  Santo  Abbate  la  riparò ,  e  vi  ereifc-, 
un  Monirtcro,nel  quale,  dopo  di  cffervi  vUruto  qualche  tempo  ,  finalmente 
oggi  pafsò  alla  Gloria  del  Paradifo  in  premio  della  fua  lanta  vira  menata  in 
terra  l'anno  6i$.  ed  il  fuo  facro  Corpo  rcila  feppellito  in  qucfto Moniitero, 
▼enerato  da'  Popoli  vicini  y  e  remoti . 

»  tz  I  Lodigiani  mandano  in  dono  una  Chiave  d'oro  finiflìma  a  Federico  I. 
Imperadore,  e  lo  pregano  a  ricevere  fé  Itefli ,  e  la  loro  Città  fotto  la  fu» 
protezione  nell'  anno  115  j.  Moren. 

1?.  S.  CLEMENTE  Papa,  e  Martire, fefta  alla  Parrocchiale  del,Luogo 
di  Bertonico. 

•  Gli  effetti  di  quefta  Provincia ,  o  Territorio  furono  ceduti  dal  Duca  Bar- 
nabò  Vifconti  metà  allo  Spedale  di  Broglio,  che  era  piantato  dove  di  pre- 
fente  è  il  grande  di  Milano,  e  l'altra  metà  allo  Spedale  di  S.  Catterina, 
quali  due  con  molti  altri  fono  rtati  uniti  al  detto  Spedai  grande  di  Milano, 
come  tiene  Salvator  Vitale  nel  fuo  Teatro  trionfale  della  Città  di  Milano . 

Giovanni  Vignati  Gentilvomo  della  Città  di  Lodi  ,  in  quefto  giorno 
dell'anno  140}.  fi  fece  Signore  della  Patria,  togliendo  la  Signoria  ad  Anto- 
nio Fifliraga  Cavalier  Aureato ,  e  de'  Primarj  di  quefta  Città .  MS.  della 
Spedale  (itati  dal  Lodi  al  difc.  io.  p.  510. ,  e  Vtllan. 

Di  auefto  Giovanni  Vignati  io  ho  veduto  delle  monete  d'argento ,  che», 
per  indicare  il  dominio ,  che  teneva  delle  Città  di  Ledi ,  e  di  Piacenza ,  da 
una  parte  tengono  il  di  lui  ftema,  e  dall'  altra  le  faccie  de*  SS.  BalTano ,  ed 
Antonino  Protettori  d'effe  Città,  d'onde  ne  nacque  anticamente  un  proverbio, 
che  per  ifpiegare  un  Uomo  di  due  faccie ,  o  mancator  di  parola ,  diceafi 
che  avea  un  mortacelo  di  moneta  Piacentina. 

11  fuddetto  Antonio  Fiffiraga  uoo  è  il  fegnaio  al  giorno  ao.  corrente, 
na  uà  altre , 

H 


NOVEMBRE.  117  . 

14  Monfig.  Vefcovo  Ortenfìo  ViTconti  conl'acra  la  Chiefa  de'  Confraielli 
di  i>.  Maria  del  Sole  l'anuo  171  j.     Sna  Ifl.  emanata  dall'Autore  dt  qunfì'  Opera , 

ij  S.  CATTERINA  Vergine,  e  Martire,  fefta  in  Duomo,  e  vedi  19. 
Gennaio  Iftoria  della  Cattedrale .  Pefla  delle  Scuole  pubbliche  di  S.  Gio- 
Tanni  nelle  vigne. 

•  1(5  Fu  rinovata  la  pace  Tanno  1190.  tra  i  Milanefi ,  ed  i  Lodigiani ,  la- 
fciando  quelli  libera  la  giurildizione  di  Cavacorta,  Monte  Malo,  S.  Colom- 
bano ,  Graffignana ,  Sommazauo ,  Gradella ,  Roncadello ,  ed  altri  Luoghi 
del  Lodigiano.    Villan. 

•  17  Sacco  de  Sacchi  Nobile  Lodigiano,  Uomo  di  gran  prudenza  ,  ed  au- 
torità,  eflèndo  flato  eletto  Arbitrio  da'  Milanefi,  che  divifi  in  più  fazioni 
avevano  creato  in  un  medefimo  tempo  più  Podeftà  della  loro  Patria,  tu  dal 
Sacco  provveduto  a  loro  opportunamente,  e  rlulci  queito  Pecfonaggio  di 
tanta  loro  foddisiazione  ,  che  fé  lo  eleflero  Fodeltà  gU  anni  1103.  >  e  izii. 
VilUn. 

a8  Federico  II.  Imperadore  concede  molti  privilegi  alla  Città ,  e  Citta- 
dini di  Lodi  l'anno  izio.    Rub.  della  Muza . 

19  Si  Tuonano  alla  fera  tutte  le  Campane  della  Città  per  allegrezza  della 
pace  feguita  tra  le  Corone  di  Spagna,  e  di  Francia  l'anno  1^59.     Bem.. 

30  S.  ANDREA  Appoftolo,  fefta  alla  fua  Chiefa  de*  PP.  Sommafchi,  e 
Luogo  pio  de'  poveri  Orfani. 

Sua  Ifferia  . 

LA  Chiefa  di  Sant'  Andrea  Appoftolo  ,  come  il  Sinodo  terzo  cele- 
brato l'anno  1619.  era  jufpatronaco  della  Nobile  Famiglia  Bonond.,  ca  \a 
occafione  della  diftruzione  de'  Borghi ,  e  loro  Chiefe  fervi  di  comodo  V  Con- 
fratelli di  S.  Croce  per  le  loro  Ufficiature,  ed  a'  Canonici  Lateranefi  di  ri- 
covero nella  fua  Cafa ,  come  ho  trattato  ne'  loro  relpettivi  luoghi .  Polcia 
fu  conceffa  da  Monfig.  Vefcovo  Scarampo  a'PP.  della  Congregazione  Som- 
maica  in  favore  de'  poveri  Orfani,  dove  nel  timore  di  Dio  vi  fono  educati 
da  quefti  Padri .  Il  tutto  per  Iftr.  rog.  da  Michel  Fall.  Not.  *  Ciin;ell.  F^fc. 
a  11.  f  14.  Gmn. ,  rij.  j4pr.  dell'  anno  1575. 

o 


DICEM:: 


Die  EM  BRE.  '^ 

Er  la  foppreffione  della  Rettoria  ,  ed  erezione  in  Prepo- 
fitura  della  Chiefa  Parrocchiale  di  S.  M.  Maddalena-» 
vedi  22.  Luglio. 

2  Avendo  Carlo  V.  Imperadore  per  certo  fuo  fofpetto 
privato  del  Dominio  di  qiiefta  Città  ,  e  dello  Stato  di 
Milano  Francefco  11.  Sforza,  Giovanni  Ribcra  Capi- 
tano Spagnuolo  pubblicò  feveriirimo  bando  contro  cin- 
quanta Cittadini,  buona  parte  Priniarj  della  Città  di  Lodi,  a  comparire 
avanti  di  efib  per  ricevere  li  comandi  del  Marchefe  di  Pefcara  Governatore 
dello  Stato  di  Milano,  altrimenti  farebbero  incorfi  nelle  pene  della  confifca  ,  e_» 
di  ribellione,  a  caufa  di  ellerfi  ablentati  dalla  Città  nel  fervor  delle  Guerre 
del  Paele,  contro  gli  ordini  dati.  An.  1525.  Regifl.  d.l  Arnolf.  LanUr, 
ne  MS.  Comment.  de  Plfiar. 

3  S.  FRANCESCO  SAVERIO  della  Compagnia  di  GesJi ,  fefta  alla.. 
Chiefa  di  S.  Martino. 

Al  proposto  di  quefta  Compagnia  mancherei  del  mio  dovere  fé  paflafli 
(otto  fìlenzio  due  fuoi  Religioli ,  che  colla  loro  pietà  anno  illuftrata  e  U 
facra  Religione  ,  e  Lodi  loro  Patria.  Sia  il  primo  uno  della  Nobile  Fa- 
miglia Codazi,  del  quale  il  P.Daniele  Bartoli  al  lib.  4.  p.  49^  della  Vita  t 
ed  Initituto  di  S.  Ignazio  Fundatore  di  efla  Compagnia  riferifce  ,  parlando 
del  Santo  . 

,,  Ma  {ingoiar  moftra  di  gratitudine  fu  quella,  che  usò  col  P  Pietro  Co- 
„  dazio  .  Q^iefti  fu  il  primo,  che  d'Italia  entrafle  nella  Compagnia  ,  ab- 
bandonata perciò  la  Corte,  e'i  fervigio  del  Pontefice,  a  cui  era  cariflìmo  . 
Entratovi  poi,  l'amò  tanto,  e  si  follecito  fu  in  ajutarla ,  con  ogni  pi?i 
induftriofa  maniera  di  procacciarle  fovvenimenti  neceflaij  a  mantener 
tanti  foggetti ,  che  allora  fi  lollentavano  in  Roma  alle  fpefe  della  pubblica 
carità,  che  giunfe  fino  a  ftabilir  una  fondazione  alla  Cafa  profelTa,  per 
que' tempi  d'allora  baftevole  .  E' la  Congregazione  ora  chiamata  da  moki  la 
\y  Religione  del  P.  Pietro.  Perciò  S.  Ignazio  un  certo  folenne  di  ,  com- 
pito il  definare,  rizzandoli,  e  (coperto  inanzi  a  lui  ,  con  parole  di  rico- 
nofcenza  degli  obblghi  ,  che  egli,  e  !a  Compagnia  gU  aveva,  come  a_ 
Fundatore  .  gli  ofFerle  una  candela  ,  e  con  eflà  le  medefimo,  e  gran  nu- 
mero di  o'-azioni ,  e  di  Meffe  .  Il  che  moCPe  a  gran  pianto  il  buon  Padre, 
il  quale  accettata  la  candela,  poiché  cosi  il  Santo  voile,  immediatamente 
„  glie  la  relè,  dicendo  che  il  folo  averlo  ricevuto  a  (ervir  Dio  nella  Cotfi- 
„  prignia  ,  l'obbligava  di  tanto,  che  per  molto  più  che  poteffe  addoperarfi 
ti  per  lei ,  non  averebbe  {contato  mai  la  minima  parte  del  debito,. 

Nella  Sala  dell' Ofpizio,  che  il  Padre  Procuratore  dell' Abbazia  di  S.Pietro 
di  Lodi  vecchio  tiene  ia  JLodi ,  come  ancor  ^iìo  dell'  ilielia  Compagnia  » 

tro- 


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DICEMBRE.  119 

trovafi  un* quadro  rapprefentante  il  ritratto  d'elfo  P.  Pietro  al  puro  naturale 
con   quella  iicrizioiie  : 

Petrus  Co Jjtius  Patrir.  L.mdtn.  Pauli  IH.  Prelatm  ,primHS  Italortim  Sochtatem 
Iffu  in^.-jU'us,  nafcenti  Roma  Ordini  ntmen  fecit  y  ciim  dcdit  :  Obitt  Proc. 
Gen.  7.   Dee.   1549.  S.  Patri  Ignatio  cariffìmus  . 

(  L'altro  fi  legge  nell'Opera  intitolata  dell' Ifloria  della  Compagnia  di  Gesù 
la  Ctnna  tirza  par.  dell'  AJìa  dtfcrttta  dal  P.  DamHe  Bartoli  della  Comp.  di 
Qesù  lib.  4.  p.  1129.  difcorrendo  de'  progrelFi  Sprituali  ,  che  faceva  la_ 
Compagnia  nelle  Provincie  del  Tunchin  l'anno  i6j8.  dice  : 
.  „  Vennevi  da  Macao  in  uffizio  di  Vifitatore  il  P.  Gio.  Battifta  Bonelli , 
»«  e  lòddisfatto  a  quel  debito,  fé  ne  i)art"i  a' dodici  di  Agofto  per  la  Milfione 
«.  de  Lai,  verfo  la  quale  portatofì  fino  ad  ottantaquattro  giornate  di  penofo 
f,  viaggio,  e  giunione  alle  Porte,  ivi  morì  a' quattro  di  Novembre  ,  uccifo 
t,  parte  dalle  peltilenti  acque  del  grand'  Eremo  che  fi  framezza ,  e  divide 
„  il  Tunchin  dal  Regno  de  Lai,  parte  dall' intolerabile  arfura,  e  mille  al- 
„  tri  diffaggi ,  di  che  Iblo  è  fecondifiìmo  quel  Deferto  .  Il  Cadavero  ne  fa 
„  portato  al  Tunichin ,  e  quivi  nella  Terra  di  Nò  feppellito,,  Nella  fo- 
pracitata  Sala  vedefi  parimente  il  ritratto  di  quefto  Padre  colla  feguentc- 
ifcrizione  :  P.  /.  B.  Bondlus  N.  Laud.  S.  I.  Tunchini  P'ifitator  invebenda 
in  Laos  Cbrifiiana  fidei  immortuus ,  qtiam  inferre  nequiity  faltem  immijìt.  Obiit 
ex  vaticinio  vafia  in  eremo  4.  Novemb.   16^8.     Etatis  49. 

I  documenti  MS.  della  nobile  Famigla  Bonelli  Lodigiana  provano,  come 
quefto  Padre  folTe  fratello  del  Dott.  Francefco  Maria  Bonelli ,  che  l'anno  163  j. 
7-  Giugno  fu  creato  il  primo  Decurione  di  quella  Nobile  famiglia,  e  di 
Biffano  Dott.  Fifico Collegiate. 

4  S.  BARBARA  Vergine,  e  Martire,  fefta  nell'Oratorio  del  Caftello. 

♦  11  Palazzo  del  Vefcovato  fu  fabbricato  l'anno  ino.  ,  cioè  feffant'  anni  in 
circa  dopo  la  Città  nuova,  ed  a  fpeie  de' Cittadini  Lodigiani,  non  de'  Fran- 
cefi ,  come  alcuni  anno  inventato  ,  cosi  il  Lodi  al  dllc.  7-  »  e  l'arch.  del 
Duomo  nel  libero  incoiato  Inventario. 

•  «..•.■ 

5  Federico  I.  Imperadore  fi  parte  da  Roncaglia,  e  viene  al  Borgo  Pia- 
centino della  Città  di  Lodi  diitrutta  ,  nel  quale  i  Cittadini  gli  giurano 
iedeltà  l'anno  1154.  Moren. 

6  S.  NICOLO'  Vefcovo, fefta  alla  fua  Chiefa  Parrochiale. 
"i^  Sua  Ifloria . 

QUcfta  Chiefa  dal  principio  della  nuova  Città  fu  fabbricata ,  ma  nel  (ito , 
che  prima  ferviva  di  Porto  al  Mar  Gerondo  lulla  cofta  del  monte  Eghcz- 
zone,come  tiene  Girolamo  Sabbia  citato  dal  Lodi  al  dilc.  8.  pag.401. 
Occorfe  poi  che  il  Nob.  Aaionio  FiUiraga  per  fabbricare  la  Balilica  di  i>  •  Fran- 
cesco 


,«9  DICEMBRE. 

«efco  ebbe  a  comprare  tal  fico  della  Chiefa,  e  Cafa ,  come  ho  dlfcorfo  li  4. 
Ottobre  neir  Iftoria  di  ella  Bafìlica,  onde  la  Chiefa  di  S.  Nicolò  reftò 
demolita  ,  e  ne  fu  eretta  un  altra  nel  fito  prelente  dal  Prete  Filippo  ,  e  Vberto 
de  Pocalodj  a  nome  proprio,  e  da'  Difcendenti  dall'  iftefla  Nobile  Famigli* 
per  conceffione  a  loro  fatta  dal  Vefcovo  Bongiovanni  Fiffiraga  l'anno  iz86. 
|8.  Settembre ,  come  per  iftrumento  rogato  da  Baflano  Morena  Notajo 
Palatino  nella  lobbia  del  Vefcovato  di  Lodi ,  giorno ,  ed  anno  fuddeui  . 
Invirtìi  di  elTa  permiflìone  il  medefimo  Filippo  Beneficiato  della  fteflaChielà, 
l'anno  feguentc  1287.  *.  Gennajo,  come  Delegato  di  eflb  Vefcovo,  gettò  la 
priira  pietra  ,  che  già  dal  Prelato  fteffb  era  ilata  benedetta ,  e  fantjficata  ,  come 
per  Iftrumento  di  riedificazione  di  efla  Chiefa  rogato  dal  citato  BalFano  More- 
ra.  Sifonoiempreconiervati  in  quefto  pofielTo  li  Pocalodj ,  benché  ,  o  per 
ragione  di  donazione  ,  o  per  altri  rifpetti ,  vi  fiano  entrate  altre  Famiglie ,  tra  le 
quali  al  prefente  il  Nob.  Decurione  della  Citta  Camillo  Ponterollo  per  la  metà 
del  jul  patronato,  e  per  l'ai  tra  metà  coi  primi  Patroni  il  Nob.  Decurione  Giana- 
batti  fta  Mufeffi  ,  gli  Arigoni ,  ed  altri .  Per  maggior  perfezione  del  decoro  di 
quetlaChiefaBalianoTofiilgiornoai.Agofto  dell' anno  1731.  vi  ha  la(ciata_. 
una  Meflacotidiana  perpetua  ,  come  per  (uoteltamento  rogato  dal  Notajo  Giù» 
feppe  Beonio  giorno.ed  anno  (addetti .  El'annoftelTo  a'23.  Dicembre  Monfig. 
Vefcovo  Cari' Ambrogio  Mezzabarba  tolfe  il  titolo  di  Rettore  al  Parroco  di 
quella  Chiefa  Parrocchiale ,  e  lo  appellò  Prepolto . 

Clemente  IX.  Sommo  Pontefice  l'anno  166B.  (opprime  la  Congregaziont* 
di  S.  Giorgio  in  Alga  de'  Canonici  Regolari  di  Sturla ,  che  ruhedevano  nei 
Honiftero  ai  S.  Maria  in  Borgo,  oppure  come  altri  dicevano  di  S.  Maria  Ag- 
guggieranel  demolito  Borgo  di  Porta  Cafiello  ,  ed  in  altro  Moniftcru  di 
S.  Maria  di  Lodi  vecchio,  «/wj  il  Duomo ,  e  fopprime  anche  la  Religione  de' 
Gefuati ,  che  erano  alla  Chiefa,  e  Convenuto  di  S.  Pietro  in  Città.  Zum.» 
£eiiar.  magn.  dei  Lamufcs  . 

7  S.  AMBROGIO  Arcivefcovo  di  Milano,  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale 
del  Luogo  di  Marzano  alla  quale  è  (tato  unito  un  mileraL)tle  avvanzTdi  due 
Cafe  della  Villa  di  Cacciano  dillrutta  dal  fiume  Adda  colla  fua  GhieiaPar- 
rochiale. 

8  L'IMMACULATA  CONCFZTONE  DI  MARIA  Tempre  Vergine ,  fe- 
fta in  Duomo  alla  miracolofa  ,  e  CL*iebre  per  tutto  il  Mondo  im'nu.j^uitdell» 
Gran  Madre  di  Dio,  detta  fotto  la  Scala,  che  ferita  neil'  occ/.io  liiiiltro  da 
un  perfido,  e  facrilego  Giocatore,  e  bcflemmiatore,  ■^ramandòmiracolofa- 
mente  vivo  (angue  in  gran  copia ,  e  parlando  preunlc  ài  feritore  che  in  Bruo- 
du(io  farebbe  flato  caitigato ,  ficcome  il  tutto  fucccfle  per  dilpofizione  Di- 
vina .  Qui  non  riftrifco  altro ,  perche  multi  divoti  Scrittori  ne  anno  (iampa- 
tal'lftoria,  come  per  ultimo  fi  può  vedere  anche  quello,  che  ho  Icntto  10  col- 
la mia  agg,  unta  nel  primo  capo  dell' lltoru  iacia  de'Samuarj  dedicati  alla 
Vergine  nella  Città  ,  e  Borghi  di  Lodi ,  cui  deyg  la  notizia  Ui  quelto  legato  f 
•h«  mi  è  arrivata  dopo  iiampato  detto  libr«  .  Luci» 


DICEMBRE.  m 

Lucia  Albertina  Moglie  di  Gio.  Bignnmi  nel  fuo  ultimo  teflamento  rogato 
li  4.  Febbrajo  dell'anno  1709.  da  Carlo  Francefco  Reitocchi  Notajo  di  Lodi , 
dilpeafatodil  Senato  di  Milano,  lafciò  lire  cinquecento  Imperiali  per  una  volta 
tanto  da  pagarfi  da*  Tuoi  Eredi  alla  detta  Suola  della  B.  Vergine  l'otto  la  Scala 
in  Duomo,  con  carico  che  ogni  anno  in  perpetuo  fi  accendinol'ei  candele  di 
cera  da  oncie  nove  l'una  all' Altare  di  ella  B.  Vergine  Torto  la  Scala,  turre  le 
ielte  della  di  lei  Ni' i  vita,  e  di  Pal'qua  di  ReCurrezione  ,  e  che  debbano  fiar' 
accefe  tutta  la  giornata  dalla  mattina  per  tempo  fin' alla  fera  .  E  ricevuto 
che  avelFe  detto  capitale  delle  lire  cinquecento  fi  obbligalVe  la  Scuola  a  que- 
fto  legato  fino  in  perpetuo,  quantunq'ie  il  capitale  itefib  fiperdelle,  il  quale 
in  fatti  fu  pagato  alla  Scuola,  che  fi  alfunfe  tal' obbligo,  come  per  iltrumen- 
to  rogato  dal  Dott.  Angelo  Antonio  Maldotti  Notajo  Coli,  di  Lodi  l'anno 
171^.  IO.  Febbrajo.  Ed  in  caio  di  contravcnzione  alla  mente  della  detta_^ 
Tcltarrice,  refta  foftituita  la  Chiela,  o  Oratorio  della  B.  Vergine  dclla_ 
Pace  collo  ftello  obbligo  . 

Feda  parimente  alle  Bafiliche  della  Collegiata  di  S.  Lorenzo  ,  ediSFran- 
cefco ,  ed  alle  Chiefe  di  S.  Gemtniano ,  di  S-  Maria  Maddalena,  di  S.  Agnefe  , 
e  delle  Cappuccine  per  la  quale  vedi  20.  Luglio  felta  di  S.  Margarita  ,  e  fua 
Idoria . 

Prima  che  il  Sommo  Pontef.  Clemente  XI.  fui  principio  del  fuo  governo  della 
Chiefa  univerfale  l'anno  1700.  comandafl'cquefta  Felta  da  celebrarfi  ,  in  avan- 
ti fotto  precetto  grave  per  tuttala  Criftianità ,  era  rifpettata  per  fola  divo- 
zione ,  iTia  [.ucco  alla  volta  tanto  s'era  avanzata  ,  che  d'ordine  di  Filippo 
IV.  Re  di  Spagna  ad  onore  di  quelto  ineffabile  Miftero  fé  ne  celebrò  una  felta 
folenne  nella  Cattedrale  noftra  il  giorno  6.  Marzo  dell'anno  K572.  in  Dome- 
nica. La  Meda  fu  cantata  dal  Prepofto  della  Cattedrale  ,  ed  all'Offertorio 
tutti  li  Signori  Decurioni  della  Città  che  v'intervennero,  giurarono  nellc_ 
mani  d'elfo  Prepolto  di  credere,  mantenere,  e  difendere  il  iacrofanto  Mifte-  , 
ro  dell'  Immacolata  Concezione  di  Maria  Vergine  nel  primo  iltante.elfendo  ac- 
compagnata quefta  per  fempre  memorabile  funzione  dal  rimbombo  di  tutte 
le  campane  della  Città,  il  che  commolfe  gran  tenerezza  di  aifetto  ,  adi  divo- 
zione nel  cuore  di  tutti  verlb  la  puriiTima  Vergine ,  e  Madre  di  Dio .  La  ftef- 
fa  funzione  fu  folennizzata  anche  nel  Tempio  dell' infigne  Collegiata  del  Re- 
gio Borgo  di  Codogno  a  nome  di  tutto  il  Contado.  Anh' della  Otta  y  e  del 
Contado .     Caven. ,  e  vedi  6.  Giugno . 

9  S.  SIRO    Vefcovo  di  Pavia  ,  e  Nutrizio  della  Chiefa  Lodigiana_j  . 
f^edt  il  principio  del  Catalogo  de'  Vescovi . 

Per  il  Concilio  Univerfale  di  Coftaoza ,  oggi  intimato  in  Lodi ,  vedi  la  vita 
del  Vefcovo  Arrigone . 

*  IO  L'imperadore  Federico  II.  l'anno  1238.  fabbricòun  Cartello  molto  for- 
te a  Porta  Gremonefc  di  Lodi  a  favore  de'Gibellini  Lodigiani  .  f^tUan.y  e 
vedi  14. 

*  II 


xtt  DICEMBRE. 

*  II  Lo  fteffo  Tmperadore  concefle  privilegio  a' Lodigiani  Gibellini  di  poter 
batcere  ogni  ibrta  di  moneie  l'anno  1239.  in  circa,     yuian. 

iz  Per  la  morte  della  Regina  Ifabella ,  Moglie  di  Filippo  IV.  Re  delle_. 
Spagne,  fi  celebrano  in  queiia  Cattedrale  fontuoriirinie  efequie  coli' inter- 
vento di  tutta  la  Città,  reftando  chiufe  tutte  le  Botteghe  nel  tempo  dell' of- 
fìciatura  funebre ,  e  le  Confraternite  ,  e  Dottrine  Criltiane  vanno  proceflional- 
mente  a  vifìtare  la  Cattedrale ,  e  la  Baffilica  di  S.  Lorenzo  in  TufFragio  del- 
ia Regina  defunta  l' anno  1644.  ^e"^- 

13  S.  LUCIA  Vergine  ,  e  Martire  ,  fefla  in  Duomo. 

Li  Milanefi  foftenendo  la  parte  de' Guelfi  diftruffero  totalmente  li  Caftelli 
di  Zinida ,  Bargano,  e  Fifiiraga  del  Contado  Lodigiano  nell'anno  1250.,  e 

14  Gli  {tedi  Guelfi  Milanefi  diltruggono  il  Caftello  di  Porta  Cremonefe  l'anno 
1151.  fabbricato  come  fopra  il  ai  io.  ^tllan.  ap.  95. 

*  15  S.Pier  di  Damiano,  Card.  Legato  a  Latere  del  S.Pontef.  Gregorio  VII-,  di 

fuacommiffione  vifita  quefta  Cliiela  per  curarla  dell'  erefia  de'Nicolaiti ,  da* 
Simoniaci ,  e  dal  concubinato  de'  Sacerdoti  fotto  pretelto  di  Matrimonio  ,  de* 
quali  errori  era  infetta  tutta  la  Lombardia ,  anzi  molte  Provincie ,  Lom.e  fi  leg- 
ge nelle  lezioni  dell'  Offizio  dello  ftellò  Santo  Poucefice  .  yetit  9.  SetUmbn  vita 
di  S.  Gio.  da  Lodtf'efcovo  dt  Gubbio . 

16  Per  la  folenne  entrata  in  Lodi  del  Vefcovo  Federici  vedi  fua  vita . 

*  17  Gregorio  X.  Sommo  Pontefice ,  Piacentino  di  Patria ,  Vifconti  di 
Famiglia,  chiamato  prima  Teobaldo ,  entrò  in  Lodi  l'anno  1273.,  dove  fu 
ricevuto  con  tutta  la  magnificenza.  Q^ivi  fi  fermò  alquanti  giorni,  poi 
feguitò  il  luo  viaggio  per  Lione  di  Francia,  nella  qual  Città  fi  celebrò  il 
Concilio  univerfale  per  follevar  terra  fanta  opprelTa  dagli  lnfe;leli,  come_ 
dice  il  Villan.  Fra  Giaccomo  da  Bergamo  nelle  fue  Croniche  del  Mondo 
riferifce  qualche  autorità,  che  quello  Pontefice  ,  quando  fall  alia  fuprema 
dignità,  era  Arcidiacono  di  Lodi,  e  può  ilare  che  godefle  tal  Beneficio, 
ma  non  r.ffiedefie  quivi,  come  praticavafi  avanti  del  Tridentino,  che  fi  per- 
metteva la  pluralità  de'  Beneficj ,  quantunque  ricchiedell'ero  la  reflidenza . 
lo  però  ftimo  che  fia  itato  sbaglio  d'alcuni  ,che  in  vece  d'intendere  Leodmm, 
che  vuol  dire  Liegi,  della  qual  Città  era  Arcidiacono,  abbiano  apprefo 
che  volefle  fignificare  Lodi,  come  fegui  a  me  di  avvertire  il  Deputato  alle 
fedi  della  Sanità  l'anno  1721.  nel  Campidoglio  di  Roma,  che  in  cambio 
Icrivermi  Laudcnfis,  fcrilfe  Leodienfis.  Error  fimile  reità  notato  anche^ 
dal  Lodi,  al  dilc.  6.  p.  277.  in  chi  prefe  Laodicea  Città  della  Sina  per 
Lodi  Città  della  Lombardia. 

18  S.  GENEBALDO  noftro  Vefcovo  .    Fedi  fmvitafra  fucila  de'Vefovi . 

»9 


DICEMBRE.  II? 

T9  Per   Monfìg.  Taverna  oggi   eletto  noltro  Vefcovo   vedi   fua   vita-, 
fra  quelle  de'  Velcovi . 

*  Refta  compiuta  labelliflìma facciata deirOrologiodellaPiazzal'anno  1^54. 
BfTiz.  ,e  l'anno  1710.  fu  rillorata  coli' aggiunta  del  luono  della  mezz'ora  . 

20  Monfìg-  Vefcovo  Vidoni   celebra  Pontificalmente  l'efequie  di  Filip- 
po IV.  Re  di  Spagna  l'anno  16^6.  Bcnz. 

II  S.  TOMMASO  Appoftolo,  fefla  alla    Chiefa  del  Ven.  Semminario. 
de*  Cherici  in  Città  . 

Sua  Ifioria  . 

COn  avere  Monfìg.  Lanfranco  CdfTmi ,  ultimo  Vefcovo  della  difkutta, 
e  primo  della  rinovata  Città  di  Lodi,  introdotte  le  diecifette  Parroc- 
chie, che  in  ella  Città  vi  erano ,  (a)  dovette  introdurre  anche  la  Parrocchiale 
di  S  Tommalb.  E  che  quelta  folfe  Parrocchiale  fino  da  pochi  anni  dopo 
la  rilTorta  Città,  fi  pruova  per  un  teftamento  di  Bergundio  Denario  rogato 
da  Rubeo  da  Dovera  l'anno  1229.  io.  Gennajo  ,  come  ho  detto  il  27.  Settembre 
neU'Ktoriadel  Moniflero  de'SS.  Cofìmo  ,e  Damiano.  Avvenne  poi.cheef- 
fendoftatocelebrato  il  Sacro  Concilio  di  Trento,  impofe  nella  fefs.  zj.  e.  18. 
che  ogni  Cattedrale  aveire  il  fuo  Seminario  de'  Cherici ,  quii  folTe  eretto,  e 
mantenuto  a  fpeCe  de' Beneflcj ,  e  de' Moniflerj .  Per  ubbidirgli  Monfìg.  Sca- 
rampo  gli  diede  il  fuo  primo  inftituto  ,  fciegUendo  ventiquattro  figliuoli  dc_ 
buoni  coftumi ,  e  d'elevato  ingegno, ed  il  giorno  io.  Luglio  in  Domenica  dell* 
anno  1575  mifea  loro  l'Abito  da  Seminanltiin  Duomo,  indi  procefTional  mente 
furono  accompagnati  dallo  ItelTo  Capitolo,  (/))  e  da  grande  concorfo  di  Popolo 
alla  Chiefa  di  S.  Marco  per  modo  di  provifione  .  A  quella  Chiefa  ,  e  nelle  fiie 
Cafe  dimorarono  finché  l'anno  1579.  il  Pontefice  Gregorio  XIII.  fopprelle  la_i 
Parrocchia  di  S.  Michele  ,  ed  uni  alla  ftelTà  Chiefa,  e  Cafa  annefTa  il  Semina- 
rio, avendolo  trafportato  da  S.  Marco  ,  e  la  cura  d'anime,  che  era  a  S.  Michele 
la  uni  alla  Parrocchiale  di  S.  Tommaib.  Quivi  parimente  il  Seminario  fi  fer- 
mò poco  tempo  ,  perchè  attefa  la  ftrettezza  del  fìto ,  e  per  altre  ragioni  tu  traf- 
feritalacuradi  S.  Tommafò  a  quefta  di  S.  Michele  l'anno  1582.  5.  Agoflo  ,  co- 
me ho  detto  ncir  Ifioria  di  quefta  Parrocchiale  Prepoiìturale  ;edaS.  Tommaib 
trasferì  il  Seminario  ,  obbligandolo  a  pagare  una  penfione  annua,  e  vitalizia  al 
RettorediS.Tommafo.  Morto  che  fu  cjueflo  ,  il  Seminario  acquilo  l'annua 
penfione,  che  pagava,  e  a  poco  a  poco  Tettarono  eflinti  gli  obblighi  de*  Bene- 
licj ,  e  de'  Moniflerj  verfo  del  Seminario  ,  perchè  gli  furono  ailegnate  altre  ren- 
dite Ecclefìaftiche ,  quali  furono  li  Chericati  di  S.  Vitto  in  Lodi ,  della  Parroc- 
chiale di  Caflione,diS.MariainBrellana  lotto  la  Parocchia  di  KifTiraga,  del 
Priorato  de*  SS.  Nazaro,  e  Celio  a  Lodi  vecchio,  della  Chiefa  di  S.  Germano 

fotto 
(  a  )  Fifa  del  Vefcorjo .    (  ^)  LodinfMS.  inS.  FiUp. ,  ed  Ani;,  di  S.  M:ch.  di 
S.Tom,  diirOf2.,id  altri. 


it4  DICEMBRE. 

fotto  la  Parrocchiale  di  S.  Colombano,  de' SS.  Q,'JÌrico,e  Giulita  a  Melitto, 
del  Legatodel  qu.  Nicolò  BofTì , de' MoiiKterj  de' Canonici  di  S.  Giorgio  in 
Alga  ai).  Maria  in  Borgo,  ed  aS.  Maria  di  Lodi  vecchio  ,  ed  altri  effetti  acqui- 
ftati .  Q,aa  poi  fu  anche  trasferita  IaCap[)ellania,  oChencatodi  S.  Gottardo, 
alias  AtWa.  Chiefa  de' SS.  Cofmo ,  e  Damiano  prcfanata ,  e  demolita ,  come  ho 
detto  al  17.  Settembre. 

In  quefto Seminario  foggiornano  di  continuo  fei  Miniftri  tutti  Preti .  11  Ret- 
tore foprail  far  economico  ;  il  Sindico  per  attender  all'  entrate  ,  e  caufe  civili . 
Lo  ItelTo  è  anche  Direttore  fpiritualede' Cherici ,  non  folo  del  Seminario,  ma 
ancora  di  tutti  gli  O;  dinandi,ed  altri  Sacerdoti  -e  Secolari ,  che  per  elezione  vo- 
gliono farvi  gliEfercizjfpirituali.  A  quefto  fine  vi  è  Hata  erettadinuovouna 
fabbrica  di  trenta  Camere ,  e  la  prima  pietra  fu  benedetta  ,  e  gettata  da  Monfìg. 
Vefcovo  Vifconri l'anno  1717. 19  Giugno  ,  el'anno  feguente  vi  fu  eretto  pure 
l'Oratorio,  che  fu  benedetto  dallo  (leilò  Veicovoin  elio  annoi7i8.  29.  Maggio 
in  Domenica,  econtaroccafioncfiampliòmoltoilSeminarioancora.  Al  Di- 
rettore fpiritnale  fuccede  il  Lettore  di  Teologia  fcola!tica,ede*Gifi  di  Co- 
fcienza  ,  poi  un  altro  Lettore  di  Filofofia,  quali  fcienze  fi  cominciaronoa  leg- 
gere inseminarlo  iolol'anno  17KJ.  dopo  la  fetta  di  S.  Carlo,  mentre  perii  par- 
latoli Seminarifti  andavano  alle  Scuole  pubbliche  di  S.  Giovanni  nelle  Vigne 
per  quefti  Itudj ,  infegnandofi  folamentenel  Seminario  la  Rettorica  -  ed  Uma- 
nità da  un  loloMaeitro,  e  due  Clafll  di  Gramatiea  dal  Prefetto  .come  anche^ 
oggidì  fi  pratica .  Di  più  vi  fono  li  Maellri  per  il  Canto  Gregoriaiiv> ,  e  per  le 
Ceremonie  (acre,  ed  intervengonoalle  loro  convenienti  ufficiature  fellive  nel- 
la Cattedrale  m!</o^oHor«/?fO,  onde  effendo  ben  provveduti  di  una  rigorofa  col- 
tura ne' buoni  collumi ,  nel  fervigio  della  Chiela,  eneile  le  tere  ,  lortono  poi 
ornati  di  tutte  le  doti ,  cht  fi  ricchiedono  in  un  vero  Ecclefialtico  ,  e  capaci  di 
occupare  decorofaraente ogni  forra  de  Benetìcj  Ecclcfialtici,con  grand' avvan- 
taggio Ipirituale  della  Città ,  e  della  Diocefi . 

Viene  un  diluvio  fpaventofo  di  acqua  con  tuoni,  lampi,  ed  Impetuofifll- 
tnì  venti  l'anno  1642.  Btnz    e 

11  Si  ripiglia  la  fola  veemenza  dell'acqua  col  tempo  caldo,  con  danno  gra- 
Vilfimo  della  fànità  ,  e  della  Campagna.     L'jfi-Jfo. 

»3  Per  la  Traslazione  del  Corpo  di  S.  Alberto  vedi fija  vita. 

14.  Paolo  Emilio  Zani  Vicario  Generale  di  Monfig.  Vefcovo  Uidoni  fi  porta 
al  Convento  de  PP.  Gefuatidi  S.  Pietro  col  Cancelliere  della  Curia  Vefco- 
vale  Carlo  Cipelli  Canonico  della  Cattedrale,  ed  intima  a' medefimi  lalop- 
preffione  della  loro  Religione  fatta,  come  al  6.  del  corrente,  e  fa  l'inventa- 
rio di  tutti  li  beni  mobili,  e  Itabili  della  Chiefa,  e  Convento  ,  e  corxede 
Uri  Iblo  mefe  di  tempo  per  provvedere  al  loro  Peifonale.  Iftr.  rogato  dui  da  f 
Canali,  in  gue fio  giorno  ddl' anno  16Ó8. 

^<  LA  SOLENNITÀ'  DEL  SS.  NATALE   DI  GESÙ'  CRISTO. 

'  Uio- 


DICEMBRE.  »ty 

Giovanni  Romano  Pontefice,  (  per  fervin-ni  delle  parole  delle  Lezioni 
dell' Utficio  di  S.  BilFino  )  quii' era  il  vigeiìmoterzo  di  queilo  nome  ,  tro- 
vandofi  in  Lodi  l'anno  141  j.  colla  MaefladiSigifmonJo  Imperadore  ,  canta 
la  prima  Mella  di  quella  lacratiifima  notte  nella  Cattedrale  nodra  all'Altare 
di  S.  Balfano,  e  l' Imperadore  vi  interviene  a  far  l'utlìcio  da  Diacono ,  can- 
tando l'Evangelo  Exttt  Edi^ium  a  Cafarc  Auguflo  é'c.  vedi  29. 

^6  S.  STEFFANO  Protomartire,  fefla  all' Oratorio  del  fuoOfpitale. 

Suji  IJìcria . 

QUeflo  fu  fundato  dal  Nob.  Pietro  Modegnano  coli' Ofpitale  de' Pellegri- 
ni annelTo,  a'qualifilbmminiftranoperuna  ferail  letto  ,  due  (oidi  di  pa- 
ne ,  un  boccale  di  vino,  e  due  foldi  e  mezzo  in  danaro  in  luogo  della  pit- 
tanza  d'ordine  de'fuoi  Compadroni,  che  fono  della  ftelTà  Nob.  Famiglia^, 
Modegnana,  chiamata  dal  detto  Fundatore,  come  per  luoteltamento  rogato 
da  Giovanni  Burgati  7.  Dicembre  147S. 


Per  l'Abbazia  di  S.  Steffano  del  Corno  giovane  vedi  le  vite  de'Vefcovì 
Giaccomo  e  Nocherio . 

rj   S.   GIOVANNI   Appoftolo  ,  ed  Evangdifta  ,   fefta  alla  Chiefa  di 
S.  Giovanni  nelle  Vigne  de'  PP.  Barnabiti  delia  Congregazione  diS. Paolo. 

Sua  Ifioria . 

QOeflo  Collegio  colla  fua  Chiefa  anticamente  era  refìdenza  de' PP.  L'umi- 
liati come  da' documenti  MS.  della  Nob.  famiglia  Vignati  ,  ne' quali 
e  ..^.iniiiato  il  Ven.  Fr.  Luigi  Prepolto  deìlaCafa  di  S.  Giovanni  nelle  Vigne 
dell'Ordine  de^^li  Umigliaii  l'anno  1451-  i<5.  Settembre,  e  come  per  Bulla 
diretta  dal  Puntetìce  Puolo  li.  l'anno  •4<59.  11.  Luglio  a  Fr.  BildaH'ar  de* 
Pagani  Prepollo  di  quella  Chiefa  ,  e  Cafa  ,  colla  quale  refta  delegato  per  la 
fopprciTione  di  tutti  gli  Spedali  della  Città  ,  Borghi,  e  Dioceli  di  Lodi  per 
l'unione  di  elli  alloS,>eJil  maggiore,  ed  eilcndo  itata  lopprellà  la  Religione 
degli  Umiliati  da  S  Pio  V.  l'anno  1570.  qu.ita  Caia  ,  o  Moniltero  colla  liia 
Chiefa,  cui  era  incorporata  la  Chiela,  o  Oratorio  di  tutti  i  Santi,  che  pur 
era  d;gli  Itelli  Umigliati  lotto  la  Parrocchiale  di  Borghetto ,  paikò  in  Co- 
menda  ,  come  il  LoJi  ne'  luoi  MS",  tante  volte  citati . 

Dice  poi  l'archivio  del  noitro  Contado,  come  il  Cardinal  Andrea  Peretti 
Comcndatore  di  quella  Prepofìtura  concell'e  a' PP  Barnabiti  la  di  lei  Chiela, 
e  Moniltero,  eil'e.iJori  ri.Ietvate  a  (e,  e  afuui  fucceil'ori  Comendatori  lenii- 
dite  ,  come  per  Bona  di  Paolo  V.  Sommo  Pnntetìce  fped'ta  l'anno  itfoj.  25. 
Luglio,  e  per  lUrumeiito  rogato  da  Aur.  Kolli  Cancell.  Vele.  1' anno  lleùò 
19.  Novembre,  ellenco  noltrc  Vefrovo  Monfìg.  Taverna. 

Gii  obblighi ,  che  alJunfero  li  Padri ,  come  il  lib.  iniit.  Origine  de  Padri 

P  iiar^. 


ìiiS  DICEMBRE. 

Barnabiti,  fu  di  celebrarvi  quattro  Mede,  ed  il  Vefpero  alle  fefte,  due,  o 
tre  delle  quali  già  fé  ne  celebravano  per  antica  obbligazione  qualche  volta 
prima  che  vi  entrafl'ero  loro,  ed  in  tal  tempo  folo  fi  apriva  la  Chiefa  ,  e  per 
l'altra  MefTa  s'obbligò  il  Comendatore a  contribuire  a' Padri  cinquanta  Scudi, 
affinchè  la  celebraiVero  ogni  giorno,  e  lo  ftelFo  viene  riferito  anche  dal  fopra- 
citato  Lodi,  il  quale  dice  che  quattro  Melfe  erano cotidiane  . 

Impadronitifi  li  Barnabiti  di  queita  Cafa,  e  Chiefa  con  piena  foddisfazio- 
ne,  e  confolazlone  di  tutta  la  Città,  dopo  alcuni  anni  fi  applicarono  per  fab- 
bricarvi una  nuova  Chiela  ,  effendo  la  vecchia  mal' in  ellere,  e  perciò  il  no- 
ftro  Vefcovo  Michel'  Angelo  Seghizi  ne  gettò  la  prima  pietra  l'anno  1618. 
5.  Agoflo  ,  e  l'anno  1627.  •23.  Dicembre Monfig.  Cera  la  benedifPe,  quantun- 
que per  allora  non  reltafle  tutta  la  fabbrica  perfetta  ,  fecondo  il  diflègno ,  e  ne 
reftò  dell'  una ,  e  dell'  altra  funzione  rogato  U  citato  Roffi  . 

Negli  anni  antichillimi  dell'  Impero  di  Giulio  Cefare,  quando  la  vecchia  Città 
godeva  le  prerogative  onoratiffime  della  Cittadinanza  di  Roma  ,  e  viveva  iotto 
l'ombra  di  quella  potentillima  Repubblica  ,  s'introduffèro  in  eflale  Scuole  pub- 
bliche ,  e  la  Porta  di  marmo  della  loro  Aula  fu  trafportata  alla  nuova  Città ,  ed 
oggidì  ancora  fi  vede  fregiata  di  quefte  parole  ,  che  fervono  d'irrefragabile  tef- 
timonic  della  verità  :  IGNORANTI^  ,  ET  PAUPERTATI ,  qual  Porta  al 
prefente  ierve  d'ingreilb  nel  Giardino  della  Cafa  del  fu  Dott-  Fifico  Pietro  Pao- 
lo Ferrandi  fotto  la  vicinanza  di  S.  Michele  prefTo  la  Porta  di  Pavia  ,  che  al  pre- 
fente chiamafi  Porta  Stoppa  .  Qual  Cafa  altre  volte  era  della  Nob.  Livia  Ga- 
■damolta  ,  come  attelta  il  Dott.  Paolo  Emilio  Zani  Decurione  di  quefia  Città  nel 
primo  Libro  de'  fuoi  MS.  intit.  IJìoria  Rerum  Laudenfium.  Cosi  dunque  a 
fpefe  del  Pubblico  fi ftipendiavano  Maeftri,  tanto  nella  vecchia,  quanto  nella 
rinovata  Città,  ed  eletti  da'  SS.  Decurioni ,  come  all' Arch.  del  Cont.  Macon 
miglior  configlio ,  elTendo  entrati  in  Città  quelli  Padri,  l'Arcidiacono  della 
nolTra  Cattedrale  Paolo  Dunerio  nel  fuo  teftamento  inftitui  Erede  il  loro  Colle- 
gio di  tutto  il  fuo ,  fomma  molto  confiderabile  ,  affinchè  i  Padri  apnifero  le 
Scuole  fuperiori ,  infegnando  Filolofia  ,  e  Teologia  fpeculativa  ,  e  Morale ,  co- 
me gli  arch.  d'eflbCoU.  ,edel  Duomo  al  difcorio  di  quefìo  Archidiacono  nel 
libro  intitolato  Inventario  .  In  fatti  furono  aperte  l'anno  i6ji.  9.  Novembre, 
e  vi  fi  diede  principio  con  una  eruditiffima  Orazione  de'  Studj ,  coli'  intervento 
di  Monfig.  Vefcovo  Gera,  Capitolo  della  Cattedrale,  di  tutti  iCapi  delle  Reli- 
gioni ,  e  de'  Signori  Decurioni  di  Città  .  Si  deve  però  notare  ,  come  prima  di 
queft'anno  v'era  bensì  lo  ftudio  di  Speculativa  per  i  Novizj  Profeffi  di  queita 
Congregazione  ,  quali  fin  al  numero  di  dieci  quivi  fecero  più  corfi  di  Filolofia, 
e  di  Teologia  ,  ma  quelle  Scuole  non  erano  pubbliche ,  ma  private  per  li  detti 
Padri  folamente.  Anche  la  Nob.  Camilla  Tavaza  Cattenaga  vidua  perla 
•  morte  del  Nob.  FrancefcoCattenago  ,  per  foddisfar  alla  pia  mente  del  fuo  Fi- 
gliuolo Davide  Fifico  Collegiato  di  Lodi ,  ed  alla  propria  cofcienza  ,  lalciò  un 
capitale  competente  ,  con  obbligo  di  mantener  in  Città  li  Maeltri  di  Gramaii- 
ca  maggiore,  e  minore  ,  e  di  Umanità  per  iilruir  li  figliuoli  della  Citta,  del 
Contado  ,ede'  Foreltieri  nelle  lettere  ,  nella  pietà  Criltiana,e  nella  divozione 
della  SS.  Vergine,  richiedendo  particolarmente  chefiteneflèlaCongregJzio- 

ue 


DICEMBRE.  «7 

oealdi  lei  onore  ,egli  Scuolari  recitaireroogni  felhi  l'UlTìcio  d'efTa  B.  Vergine, 
qual  pelo  delle  Scuole  fu  parimente  appoggiato  a  queiti  P.uiri ,  come  pe  r  t  jlla- 
iTìentodell.i  Itell'a  Signora  ,  rogato  dal  i\'ob.  Dott.  Caufidico  Coli,  della  Cuti 
Paolo  Emilio  Zani  l'anno  i6<5o.  ij.  Settembre  .  E  perchè  a  ioftener  quello  car- 
rico  pareva  che  la  ricognizione  della  Nob.  Catenaga  folle  tenue  ,  fi  obbligarono 
la  Città  ,edil  Contado  a  contribuire  a'  Padri  altro  danaro  di  lire  feicento  per  ca- 
dauna parte, ed  in  vigore  di  quefle  convenzioni  dopo  la  morte  di  detta_. 
Signora  (i  diede  il  loro  principio  li  6.  Nj^ovembre  i66i.  a  beneficio  pubblico  ,  in- 
fegnandod  quegli  Studj  ci. e  mancavano,  e  con  uni  verfile  contento  di  tutta  la_ 
Citta,  Conrado  ,  e  Foraitieri,come  quelli,  che  i'urono  dellmaci  a  godere  uà 
tanro  beneficio . 

Quale  pofcia  ,  e  quanto  fia  il  beli'  utile  del  Pubblico  ,  che  quindi  ne  ridonda 
per  la  reità  educazione  ne'  buoni  colhimi ,  e  nelle  lettere,  chi  olTervera  la 
Irequer.za  de  SS.  Sacramenti,  gli  Elercizj  Spirituali,  tutte  le  divozioni, 
che  li  pratticano  nelle  due  Congregazioni ,  una  per  le  Scuole  luperiori , 
l'altra  per  inferiori,  e  li  Soggetti  letterati,  che  fpiccano,  abbaflanza  potrà 
reltar  perfuafo  dell'  indeielTa  lollecitudine  de'PP.  nell"  allevarequefta  Gioventi;i. 

Anche  la  loro  Chiefa  è  una  delle  più  frequentate  della  Cittì  per  la  gran 
divozione,  che  vi  fi  profefla,  particolarmente  ad  onore  del  S.  Patriarca.-. 
Giufeppe  Spofo  della  lèmpre  Vergine,  e  Madre  di  Dio  Miria ,  del  quale 
vi  è  la  Compagnia  degli  Agonizzanti  all'Altare  con  un  bellillimo  quadro 
del  Santo,  qual  fu  benedetto  Pontificalmente  da  Monfig.  Velcovo  Menati 
l'aniio  kS^pj.  in  quarta  Domenica  d'Aprile  .  In  quella  Chieià  parimente  fi 
promove  a  gran  palli  la  divozione  di  S.  Anna  Madre  della  B.  Vergine  ,  e 
di  S.  Carlo.  Q.u'i  ancora  per  legato  del  Nob.  Canonico  della  Cattedrale 
Francelco  Catenago  emulatore  della  picrì  de'  fuoi  Antenati  ,  come  per 
illrumciiti  rogati  uno  dal  Nob.  Dott.  Cui'.  Coli,  di  Lodi  Antonio  Maria_ 
Bonelli  l'anno  171 1.  8.  Agolto  ,  e  l'altro  da  Francefco  Legnano  Nutajo  di 
Lodi  l'anno  1711.  20.  Agolto  ,  ogni  fella  dell'  anno  ,  eccetto  dalla  feconda 
Domenica  ai  iiettembre  lino  per  tutto  Ottobre,  oltre  il  lòlito  Vefpro  fi  fa 
il  Catechilmo  della  Dottrina  Crilliana  ,  colla  fpiegazione  di  qualche  palio 
della  Sacra  Scrittura  ,  e  dopo  le  Littanie  della  B.  Vergine  fi  licenzia  il 
numerofiiilmo  uditorio  colla  benedizione  del  SS.  Sagramento ,  e  tanto  balli 
di  aver  detto  di  quelli  Padri  della  Congrcgazioe  di  S.  Paolo,  quali  ad 
imiiaz'one  del  S.  Appoltolo  s'accomandano  al  cuore  di  tutti  per  guadagnar 
a  Crillo  le  anime  di  tutti,  e  le  un  S.  Barnaba  Appoflolo  piantò  li  Vigna 
di  Criflo  nella  vecchia  Città,  glorie,  e  grazie  a  Dio,  che  ha  proveduto 
d'undici  Padri  Barnabiti,  come  undici  Operar)  nella  rinovaia  Città  a  cosi 
inuifellimente  coltivarla  nella  Chiefa, che  da  S.  Giovanni  altro  Appoltolo, 
appunto  neile  Vigne  fi  chiama  . 

Avanti  però  ci  finire  queil'  U'oria  voglio  raccontare  un  prodigio  fuccef- 
fo  in  quelta  Chiefa  l'anno  1658.  15.  Ottobre, fecondo  l'archivio  d'elfi  Padri  , 
e  la  fama  pubblica  . 

S'accefe  di  notte  tempo  ,  non  fi  fa  come  ,  il  fuoco  nel  Coro  di  queQa_, 
Chiela  ,  che  inceneri  tutte  le  Sedie  della  parte  finiftta .     Vniva  qucfla  parte 

P  1  coli* 


428  DICEMBRE. 

colla  deflra  una  gran  cornice  dell'altezza  delle  Sedie  ,  a  quali  ferviva  di 
finimento  tutto  all'intorno  del  Coro,  e  fopra  di  elio  varie  divote  tavole, 
rapprefentanti  alcuni  Mifterj  della  Pallione  del  Salvatore,  ed  in  mezzo  di 
elle  ,  quali  principal  tavola,  o  quadro  delia  Cappella  maggiore  uno  piìi 
grande  della  B.  Vergine  di  (ingoiar  divozione.  Cola  prodigiofitrima  :  Il 
i'uoco  arrivò  colle  fiamme  alla  cornice  d'una  di  quelle  pitture  ,  che  rappre- 
fentava  la  flagellazione  ,  e  la  confumò  dalla  parte  inferiore,  abbrucciando 
i  piedi  folamente  de' Manigoldi,  lenza  punto  offendere  la  figura  del  Reden- 
tore ,  ma  quando  le  fiamme  giunfero  al  mezzo  della  cornice  in  vicinanza 
quali  contigua  della  B.  Vergine,  per  efiere  un  quadro  di  maggior  grandezza  , 
e  perciò  più  vicino  agli  aUri  più  piccioli  della  ileiTa  cornice,  parve  che_. 
Gesù  Criito  dicefie  alla  Madre  ,  come  già  agli  Appoltoli  Majora  horwn 
facictts  ,  perchè  quafi  follerò  elìinte  le  fiamme  da  mano  invifibile,  l'Imma- 
gine lacrolanta  di  Maria  reftò  totalmente  intatta,  anche  col  (uo  velo  di  fera, 
che  la  copriva,  faciliiTimo  per  altro  ad  ellere  coniumato  dalle  fiamme. 
Querto  avvennimento,  Itimatoprodigiofo  da' Divoti  della  Vergine  ,  cagionò 
che  fi  accrefcefie  da'  Fedeli  l'antica  divozione  a  quel!'  Immagine,  come  atteita 
la  memoria,  che  ne  viene  laiciata  a'  Pcfleri  nelle  cole  più  notabili  di  quello 
Collegio.  Il  medefimo  quadro  coli'  Immagine  benedetta  della  Vergine  di 
prefente  (tìi  appeio  al  muro  alto  fopra  l'Aitar  maggiore,  ma  attefa  la  per- 
fezione della  fabbrica  della  Chiei'a,  che  fi  va  continuando  ,  non  fi  fa  dove 
pofcia  refterà  collocato . 

18.  LI  SS.  INNOCENTI,  fefta  alla  Parrocchiale  di  Lodi  vecchio,  e 
vedi  29.  Giugno  fua  Iftoria. 

29  Giorno  natalizio  di  S.  Bonifazio  Martire, fefta  alla ChiefadiS. Defen- 
dente ,  ove  fi  venera  il  di  lui  facro  Corpo.  Fedi  z.  Gmnajo  Iflorii  di 
quefla  Chiefa , 

Per  l'Indulgenza  Plenaria  perpetua  conceffa  all'Altare  di  S.  Baffanovedi 
il  fine  della  vita  di  S.  Ballano,  e  vita  del  Vefcovo  Arigone. 

Per  l'Alrar  maggiore  della  BafiJica  di  S.  Lorenzo  vedi  vita  del  Vefcovo 

Vifconti  . 

30  Tanto  è  mite  il  tempo  nell'anno  1727.  per  le  continue  pioggie ,  che 
la  Campagna  è  verdeggiante ,  Itanno  per  liponrar  i  germoglj  de'  Moroni,  e 
iì  colgono  viole  in  abbondanza  .     Vedi  $.  e  ^.  Gcnn. 

3 1  S.  SILVESTRO  Papa  .    Vedi  29.  Giugno  Ifl.  di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio . 

S.  BARBAZIANO  Confeffore  fefta  alla  Chiefa  Parrocchiale  dello  ttelTo 
Luogo,  il  di  cui  Rettore  Giambattifta  Bolelli  l'anno  1732.  fui  principio  di 
Aprile  fu  dichiarato  Arciprete  al  fuo  prioio  ingrello  dal  noltro  Prelato . 

Ut» 


DICEMBRE.  «9 

flta  di  S.  Bjrh.iziano  Vtete  di  Antiochia  eflratta  da  quella  ha  fcritta  Qfare 
Lampu^ano ,   chf  concorda  con  il  Surio ,  e  col  Ferrano . 

N Acque  S.  Barbaziano  in  Antiochia  Capo  ,  e  Metropoli  dell*  Oriente  ,  ma 
non  fi  sii  di  chi  foffe  figlivolo.  Giunto  alla  virilità  fi  fece  Sacerdote, 
e  con  Timoteo  fao  Concittadino  partiflì  per  Roma.  Dove  arrivato  fi  por- 
tò al  Cimicerio  di  Califto  ad  adorar  le  Reliquie  de' SS.  Martiri,  che  ivi 
ripofano.  Cominciò  in  breve  alla  fintità  della  fui  vita  a  corrifpondere  la 
fama  de*  miracoli,  rilTanando  languenti  d'ogni  fotta  d'infermità,  e  per  co- 
prire la  grazia  delle  curazioni,  che  Iddio  gli  aveva  donato,  con  làuta  a(tu- 
zia  componeva  un  onguento  di  pane,  cera,  ed  oglio,  che  applicato  allc^ 
piaghe  anche  peftift-re,  ed  incancherite,  fubito  le  dilTipava.  E  quando 
aveva  da  curare  qualche  infermità  interne  di  febbri,  o  d'altri  inali,  foleva 
porgere  agli  Infermi  un  boccone  di  Cedro,  ovvero  un  morto  di  frutto  in- 
cognito, col  qual  rimedio  fubito  gli  rifTanava .  Ma  in  vanno  gli  riufcì 
l'arte  per  tener  occulta  la  fua  virtù  divina,  perchè  fpirfafì  la  fama  di  lui 
per  tutto  il  Mondo  ,  Galla  Placidia  Madre  di  Valentiniano  Imperadore  dell' 
Occidente  fé  n'andò  a  Roma  per  vifitar  il  Santo,  ed  appunto  la  prima  volta 
lo  andò  a  ritrovare  nel  detto  Cimiterio  ,  e  facendofele  incontro  il  Santo  la 
falu'ò  COSI  :  Pax  ubi  Galla  Placidia  Famula  Chrifti,  &  vi5ioria  Ftlti  lui 
Augufli .  Dopo  di  aver  fatte  tra  loro  le  dovute  accoglienze  ,  l'Imperadrice 
lo  pregò  a  ridknare  gli  occhj  infermi  d'una  fua  Damigella,  il  che  fubito 
fece  coir  applicar  alla  parte  ofFefa  un  candido  lino  immerfo  nell'acqua  ,  col 
quale  non  folo  le  rifcliiarò  la  luce  ,  ma  difcacciò  affatto  il  dolore  ,  comc^ 
fcrive  S.  Pier  di  Damiano.  Né  andò  m^^lto  che  fi  raddoppiarono  le  mara- 
viglie, perchè  un  Giovane  Greco  per  nome  Calogene  Servo  dell'  Impi;ra- 
dore  nel  cadere  dalia  fommità  d'una  fcala ,  rotteli  l'oflà ,  e  fpczzato  un-, 
piede  era  vi:ino  al  morire,  quando  da'  fuoi  amici  fu  portato  dal  Santo,  e 
gli  concelì'e  la  perfetta  falute  col  legno  della  S.  Croce  fatto  fulle  parti  olFefe. 
ma  moiri  altri  miracoli  ebbe  a  vedere  la  Regina,  onde  dovendo  parure  di 
là  per  Ravenna,  volle  feco  il  Santo  Prete  Barbiziano.  Arrivato  in  q.ieita 
Cica  primieramente  perfuafe  alla  Regina  che  facefTe  fabbricare  u;ia  Chiefa 
ad  o^'.ore  di  S.  Gio.  Battiffa,  la  quale  elfendo  ftata  magnificamente  eretta  , 
e  dotata  di  tutta  la  fàcra,e  doviziofa  fuppellettile  desiderava  l'Imperadrice 
qualche  Reliquia  d'elio  Santo  per  ivi  depofitarla .  Ad  inltanza  però  del 
Santo  Prete  molto  fi  confidava  in  Dio,  e  faceva  divotillime  orazioni  al 
Salito  Precurfore ,  affinchè  poteiTe  confcguire  il  (uo  intento,  quando  ambi- 
due  vegliando  in  Orazione  nella  flellà  Chielà ,  comparve  dal  Cielo  il  Santo 
cinto  di  gloiiofi  lplendori,e  prefo  un  toribolo  in  mano.fi  m;fe  ad  incenfar 
l'Aitar  maggiore.  Tolto  che  Placidia  vide  quefto,  S.  Barbaziano  le  dille  : 
Ecco  quello,  al  quale  dedicaftì  la  Chiefa  ,  ecco  di  cui  delìdciate  la  Reli- 
quia. Di  fubito  l'Imperadrice  corfe  ad  abbraciar  i  piedi  del  Santo,  ma 
nel  volerizli  ftringere  per  bicciargli ,  fcomparve,  lafciandole  nelle  mani 
uno  de'  lu«'i  calzari  ,  che  fino  al  di  d'oggi  con  iomma  vederazione  fi  con- 
ferva iu  quella  Chiefa .  P  3  Ave- 


«^«  STATO  DELLA  VECCHIA, 

Aveva  S.  Birbaziano  fanita  anche  Teodora  Gentildonna  Ravennate  da  in- 
tollerabile flulTo  di  {"angue  ,  il  che  diede  occafione  alla  Signora  di  andarlo  fpelTo 
a  vifitare  y  si  per  divozione  ,  come  per  gratitudine  .  Da  converfazione_. 
così  frequente  ingelofito  Urfìcio  di  lei  Marito  s'indulTe  una  Mattina  allo 
{puntar  del  giorno ,  mentre  il  noltro  Santo  fi  portava  verfo  la  Chiefa  ,  a_, 
sfodrar  il  ferro  per  troncargli  il  Capo  .  Ma  vedendo  Iddio  che  in  un  punto 
Iblo  fi  metteva  in  compromclfo  la  vita,  e  l'onore  del  fua  Servo,  fece  che 
colui  reltaiTè  immobile ,  finché  a  chiaro  giorno  non  ebbe  pubblicamente 
confeflato  l'attentato  delitto  . 

Carico  per  fine  di  menti,  e  ripieno  di  grazie  appredo  Iddio  il  Santo  Prete, 
accorgendofi  che  con  una  febbre  leggiera  veniva  chiauiato  al  Paradiio,  fi 
dirtele  in  un  letto  ,  fé  pur  tale  dir  fi  poteva  un  duro  pagliariccio  ,  dopo 
d'avere  difpofto  fé  ftelTo  alla  morte  con  ricevere  i  Santi  Sacramenti  della 
Chiefa,  confolando  i  mefti  circoftanti ,  ed  invitandogli  alla  Gloria  del  Cielo  , 
refe  lo  fpirito  felice  nelle  mani  del  Creatore  l'anno  438.  in  quello  giorno , 
il  di  cui  facro  Corpo,  come  dice  il  citato  Surio,ebbe  l'efequie  da  S.  Pier 
Grifologo,  e  fu  feppellito  nella  fteffa  Chiefa  di  S.  Gio.  Battifta  ,  vicino  all'Ai- 
tar maggiore  ;  Di  là  fu  trasferito  in  altra  Chiefa  eretta  a  fuo  nome  non  longt 
dal  Tempio  di  S.  Zaccaria  >  e  rovinata  poi  quella ,  fu  trafportaio  nella  Chiefa 
Urfiana . 

STATO  DELLA  VECCHIA  ,  E  NUOVA  CITTA* 

DI     LODI. 

Uanto  fofTe  antica  la  vecchia  Città  non  è  mio  intento  a  dif- 
correrne  in  quefto  luogo,  mavedanfilemie  Iftorie  di  Lodi 
in  Compendio,  ed  il  giorno  17.  Luglio  .  Di  quante  miglia 
folle  il  fuo  circuito  non  ho  potuto  faperlo  dagli  Iftorici. 
Per  congetture  però  direi,  che  non  dovette  eflère  inferiore 
alla  Città  di  Milano,  fé  nelle  battaglie  le  faceva  fronte, 
ed  aveva  fpirito  ,  e  forze  di  difenderfi  da  lei ,  e  di  ripor- 
tarne gloriofe  vittorie  ,  anche  in  aperte  campagne,  come 
riferifcono  molti  Iftorici  a'  loro  luoghi  ,  e  come  dirò  nelle  mie  iftorie  .  E 
con  piìi  forte  ragione  proverò  che  anch' ella  dovette  effere  una  grande  Città 
per  eflere  ftata  onorata  della  fede  Vefcovile  fino  dal  tempo  della  primitiva 
Chiefa,  avendo  prefcritto  S.  Anacleto  Papa  nell'Epift.  j.  chela  degniti  del 
Vefcovo  non  folle  afcritta  né  aCaftelli ,  né  a  picciole  Città,  e  la  ragione  era, 
come  feri  (Te  anche  S.  Clemente  nell'Epift.  i.  ad  jfacobum  Fratnm  Domini^ 
perchè  non  fi  avvilifie  il  loro  nome  ,  EneH'arch.della  noftra  Cattedrale  leg- 
gefi  una  Bolla  del  S.  Pontefice  Pio  V. ,  nella  quale  quefta  Cattedrale  è  no- 
tata una  delle  piìi  antiche  di  tutta  la  Lombardia ,  come  anche  il  Lodi  rife- 
rifce  al  difc.  6.  p.  i6}.  ,  e  provo  ancor  io  colli  primi  Vefcovi  che  ha  avuto, 
fecondo  il  loro  Cattalogo .  Dominava  pure  fopra  di  un  Contado  affai  più  va- 
fto  del  prefeaie,  per  ellerlepaffatine'yicini^  molti  Territotj  alTai  popolaci,  e. 

Bor- 


E  NUOVA  CITTA' DI  LODI.  iji 

Borghi  infigni  per  le  vicende  de' tempi  ;  altri  dillrutti,  o  in  parte  co' loro  Ca- 
melli ,  come  di  S.  Colombano  ,  di  S.  Angelo,  e  di  molti  altri  del  tutto,  di 
maniera  che  appena  fé  ne  conferva  la  di  loro  tradizione  ,  comedi  Rocca  bru- 
na di  Zoanengho,  della  Motta,  e  delle  loro  Fortezze  tanto  celebri ,  nonve- 
dendofi  di  quell'ultima  neppur  una  pietra,  dicendo  per  altro  il  Zani  nelle 
fue  Iftorie  MS.  di  Lodi  ,  che  trovavafi  di  qui  da  Melegnano  ,  e  per  tradizio- 
ne coftante  verbale  fi  là  che  poco  di  qua  dall'  Oftaria  del  BilFone  v'  è  qualche 
iìto  campeltre,  che  tiene  tal  nome,  enei  Citalogo  delle  Terre  defcritte  a' Li- 
bri del  Contado  fi  legge  Sordio,  e  la  Motta,  quii  Luogo  di  Sordio  èia  Par- 
rocchiale del  Bilione,  e  del  <ico  della  Motta,  eia  Itella  rovina  anno  incon- 
trata parimente  li  Cartelli  di  S.  Vitto,  di  S.  Fiorano,  di  Bargano ,  diCave- 
nago ,  e  molti  altri  luoghi  coCpicui  ;  ed  in  riguardo  all' eiTer  antico ,  quelti 
di  prefente  fanno  una  miferabile  comparfa,  e  li  Cartelli  a  loro  anneffi  ,  nep- 
pure fi  fa  dove  precifamente  firtaffero  il  piede.  Dunque  fé  il  di  lei  domi- 
nio fi  eitendeva  fopra  molte  Fortezze,  e  di  un  Territorio  più  vallo,  ficcome 
pure  ho  detto  anche  al  giorno  7.  Agofto  che  pollèdeva  Melegnano ,  Agna- 
rtl  Io,  e  molte  altre  Terre,  ciafcuno  può  arguire  quanto  doveva  effere  più  po- 
tente la  giurifdJzione  di  Lodi.  Vagliami  per  confermazione  ciò  che  fcnlFe 
Carlo  Girolamo  Cavazzo  della  proiàpia  de' Conti  della  Somaglia  Gentiluomo 
Milanefe  nell*  AUegiamento  dello  Stato  di  Milano ,  che  per  mifura  generale 
dello  Stato,  finita  l'anno  1552.  il  Lodigiano  rifluitò  pertiche  956021.  zz.  3.  noa 
già  perchè  così  forte  in  fatti ,  ma  perchè  allora  molti  luoghi  dello  Stato  non  fu- 
rono miluraci ,  parte  per  efler  alpertri ,  e  fcommodi ,  e  parte  per  ell'er  di  Perfo- 
ne  Grandi ,  e  Guerriere,  che  poi  part'arono  eiènti,  dal  carrico  ,0  rafia,  che  fa 
importa  fopra  ciafcuna  pertica  .  E  quando  folfe  veridica  oppure  non  patiUe 
eccezione  l'ultima  mifura  generale  fatta  pochi  anni  fono,  come  nell  Archivio 
della  Città  ,  fi  trovena  che  il  Terricorio  Lodigiano  utile  è  riiTultato  Per- 
tiche •  num.  101^666.  4. 
l'mutile  Pertiche  num.        12418. 

il  tutto  Pertiche  num.     1058084   4. 

dico  un  miglione  trenrotromille  ottantaquatrro  pertiche,  e  tavole  quattro. 
Onde  ogn'  uno  può  confiderare  qual  maggior  quantità  di  terreno  dovev» 
poiredere  anticamente  ie  più  ampia  era  la  fua  giurildizione  ,  e  che  coli'  avvan- 
taggio della  fua  fertilità  non  folo  provvide  lemprealùoi  abitanti  di  copiofo 
alimento  ,  ma  a  rtranieri  ancora  ,  benché  al  prefente  polfa  dolerfi  con  Virg,  di- 
cendo :         Sic  vos  non  vobis  mdlificjtis  apri  . 

Fu  riguardevole  pure  il  Lodigiano  per  il  commodo  de'  traffici  ne*  molti 
fuoi  Mercati ,  quali  al  prefente  fono  Iblamente  quelti  : 

Lunedi  a Cafal  Pulterlengo  .  Giovedì  a  Gerra  di  Pizzighettone,« 

Martedì  a  Lodi  ,  S.  Colombano  ,  e  ad  Orio. 

Codogno  .  Venerdì  a  S.  Fiorano  ,  e 

Mercoledì  a  S.  Angelo  .  Sabbato  a  Lodi . 

l^e  fi  deve  paliare  focto  filenzo  il  gran  benefieio  uelU  navigazione  antica  per 

P  4  il 


a?»  STATO  DELLA  VECCHIA, 

ilLambro,eperil  MareGerondo,che  icorreva  per  tutta  la  Provincia  della  Cera 
d' Adda,ove  poibia  furono  piatati  de'  Villaggi, Borghi, e  Gaftelli  con  terreno  aliai 
fercile,ina  per  edere  fito  abbandonato  dall'  Adda,qual  produceva  lo  fteflb  Mare  , 
ha  contratto  una  natura  gerofa ,  ed  in  molti  luoghi  i'aflbfa  ,  e  ftenle  .  Ed  il  Fino 
riferito  dal  Lodi  difc.  8.  gli  all'egnò  per  confini  dall' Oriente  le  cofte  di  Chievi, 
cosi  dette  perchè  a  quelle  rive  vi  fi  loleano  colle  chiavi  incatenare  le  navi ,  ed  a 
Ponente  quel  promontorio,  che  corteggia  l'Adda  per  lo  l'pazio  di  quaranta  mi- 
glia in  circa.  Cefiàto  poi  il  Mar  Gerendo  non  cefsò  la  navigazione  per  l'Ad- 
da ,  per  la  quale  dal  Pò  nel  Mare ,  e  dal  Mare  pet  tutto  il  Mondo  tramanda  com- 
modamente  le  merci  del  fuo  Paefe  il  Lodigiano . 

In  tale  {lato  addunque  era  la  Città  di  Lodi ,  e  di  modo  abitata  ,  che  il  fuo  cir- 
cuito non  potendo  contenere  tutti  li  Popoli ,  che  vi  concorrevano ,  fi  {tendeva  in 
alquanti  Borghi  capaci  di  grandilfimo  numero  di  gente ,  e  nobilitati  da  maefloli 
Palazzi ,  preziofi  maufolei,ed  antichilTime  memorie  imprefl'e  ne'  marmi,  ar- 
recavano mirabile  Iplendore  alla  Città.  Era  circondata  da  larga ,  e  profonda 
foflTa,  cinta  di  mura ,  co'  merli  di  marmo  d'un  Iblo  pezzo  lavorati  con  vago  ar- 
tificio ,  come  notano  il  Zani  nelle  fuc  Htorie  di  Lodi ,  il  Lodi  al  diic  7.  p  3(5^.  , 
e  Villan.  p.  25.  In  mezzo  giorno  alzava  un  fortilTimo  Ca{tello,che  difendeva 
Ja  Città  da*  nemici ,  ed  innanimiva  1  defenlòri.  Da  quattro  parti  apriva  le 
Porte  maggiori  ;  dalla  parte  di  Piacenza  la  Porta  Orientale  ,  o  Piacentina  ;  dalla 
parte  di  Pavia  la  Porta  Meridionale  ,odi  S-  Sepolcro  da  tal  Chiefa  ,  che  v'era 
d'apprelTo  ;  dalla  parte  di  Milano  ,  o  di  Tramontana  la  porta  di  Milano  ,  e  dalla 
parte  di  Settentrione  verfo  Monza  la  Porta  di  Monza.  V'erano  anche  altre 
Porte  minori,  come  quella  preilò  il  Monirtero ,  di  S.  Pietro,  ed  altre,  delle 
quali  l'incendio  della  Città  fvani  le  memorie  ancora.  Dal  luo  principiofidi- 
ramava  in  tre  Borghi ,  come  il  citato  Zani ,  pofcia  il  Lodi  gliene  afi'egna  di  piìi, 
e  lo  iteflb  Zani  nella  vita  del  Vel'covo  Arderico  Vignati  dice  che  quando  fu  dif- 
trutta  l'anno  mi.  ne  aveva  fei,  e  tutti  grandi,  come  altretanti  Lodi,  e  lo  tteffo 
tiene  Ottone  Morena  nel  rifer  le  lamente  de'due  Mercanti  Lodigiani,  che  fecero 
all'  Imperadore  Federico  I.  nella  Città  di  Co{lanza  ,  contro  de'  Milanefi  l'anno 
115J.  Il  primo  però,  e  principale  fra  tutti  era  il  Borgo  Piacentino,  nel  quale 
ogni  Martedì  fi  faceva  l'infigne  mercato,  tanto  celebrato  da' Scrittori ,  e  con- 
giunto a  queiio  doveva  elTere  quello ,  che  il  Lodi  nomina  Borgo  di  S.  Naborre . 
il  terzo  fi  eftendeVa  per  li  confini  della  Porta  di  Pavia .  Il  quarto  dalla  Porta  di 
Milano .  11  quinto  appellato  Borgo  Carea  ,  dove  il  citato  Lodi  difc.  7. 
p.  354.  diceche  il  Vefcovo,e  Capitolo  negli  anni  47.  dell'infortunio  fecero 
reffidenzapreflb  una  Chiefa  dedicata  a  S.  Maria.  Il  i'elto,  come  alcuni  Htorict 
citati  dal  Majano ,  vollero  che  foffe  Salarano ,  e  cosi  dimandato  per  efier  allora 
il  Borgo,  dove  fi  riponeva  il  fale,  il  quale  elTendo  antico  Feudo  de' Conti  Vilta- 
rinijquefti  e{linti  èpaflàtonella  Caia  del  Marchefe  Annibale  Sommariva,  am- 
bedue Famiglie  antichiflime,  e  nobiliflime  di  que{ta Città .  Gli  ultimi  confini 
de'  Borghi  verfo  mezzo  giorno  erano  bagnati  dal  fiume  Lambro ,  e  le  mura 
dellaPorraOrientaledal  fiume Silero,  il  di  cui  ponte  è  tanto  celebre  apprefTo.' 
gì'  Iftorici  per  il  martirio  de'  SS.  Naborre  ,  e  Felice  ivi  feguito  .  Dopo  rooite 
vicende  de'  tempi  rcItòfìnalmencediftfUitaapkttQ  l'anno  115  8. ,  e  se  fu  piantata 

la 


E  NUOVA  CITTA' DI  LOLK^  »?1 

h.  nuova  col  patrocinio  di  Federico  1.  Imperadore  ,  che  gettò  egli  la  prima  pie- 
tra .  e  ne  prefcriirei  fuoi  termini,  fecondo  gli  parvero convevienti  .  Diede_ 
nelle  mani  di  ArcembolJo  Sommariva,  e  ad  altri  Confoli  Lodigiani  ,cheera- 
'no  in  quel  tempo  uno  Stendardo  ,  e  con  queft'atto  pretefe  d'invertirgli  della 
nuova  Citta  ,  confermando  l'inveftitura  con  Imperiale  diploma  dato  in  Voghe- 
ra l'annoi  158.  t;.  Dicembre,  nel  quale  fono  regiltrati  importanti  Privilegi  con- 
ceffi bcnignaniente  dall'  Imperadore  a  Lodi ,  ed  a'  Lodigiani ,  quali  io  qui  non 
inferil'co ,  perchè  fi  poffbno  vedere  diffufamente  fulle  lltorie  di  Lodi  ,  fcritte_- 
dal  Villan.  fui  principio  del  lib.  2. ,  ficcome  anche  concelle  un  altro  Privilegio 
a' Vefcovi  noltridato  in  Pavia  l'anno  1164  24.  Settembre  ,  nel  quale  fingoiar- 
n?ente  gli  onorò  col  titolo  de'Principi  del  Sac  Rom.  Impero,  come  il  Lodi  difc. 

7-  P- 3^°- 

Non  fi  contentarono  però  i  Lodigiani  di  quelli  diplomi  Imperiali ,  per- 
chè temendo  che  i  loro  emoli,  che  avevano  lèmpre  a*  fianchi  per  molellar- 
gli ,  non  pigliallèro  qualclie  pretefto  per  la  nuova  fabbricata  Città,  di  tur- 
bar a  loro  quelle  gmrifdizioni  ,  preminenze ,  e  privilegi  ,  che  godevano 
nell'  antica  loro  Patria,  procurarono  di  ottenere  dal  Sommo  Pontefice,- 
AleiTandro  Ili. ,  mentre  fi  tratteneva  in  Venezia ,  un  Breve  dato  in  ella 
Citrix  l'anno  1177.  ij- Giugno,  col  quale  conila  la  confermazione  della-, 
nuova  Città  fatta  dallo  fteilb  Pontefice  a'  Lodigiani,  come  il  citato  Villan. 
1.  2.  p.  78.  Ottennero  parimente  negli  anni  feguenti  vari  altri  privilegj 
Imperiali ,  come  da  Enrico  I.  figlio  di  Federico  1.  dato  in  Lodi  l'anno  ii9i- 
19.  Gennaio  .  Da  Ottone  IV.  dato  pure  in  Lodi  l'anno  i2ti  primo  Maggio  . 
Da  Federico  li.  figlio  di  Enrico  fuddetto  l'anno  1220.  28.  di  Novembre. 
Impetrarono  anche  da  Bona,  e  Giovanni  Gal-azzo  M.uia  Sforza  Vilconti 
Duca  di  Milano  in  dono  alcuni  Dazi  per  le  Ipefe ,  e  riparazioni  delle  mura 
della  Città  ,  e  del  fiume  Adda,  quali  privilegi  io  tralalcio  di  fpiegare  qui 
minutamente  ,  potendoli  leggere  nella  Rubr.  della  Muza  a  p.  75. ,  i  170.  . 

Quella  Città  al  prefente  è  governata  come  fiegue . 

Nomi ,  e  cognomi  de'  Signori  Decurioni  Prefidenti  al  governo  di  queflo 
Città,  colli  giorni,  mele,  ed  anno,  che  anno  prefo  il  polleflo  del  loro  Dc- 
curiooato,  divifi  in  due  fquadre,  una  de' Bianchi,  l'altra  de'  Neri .  Li 
Bianchi  fono  fuccefll  in  luogo  di  quelli,  che  per  il  pallaio  chiamavanfi  i 
Guelfi,  che  erano  i  Papalini,  ed  i  Neri  fono  fuccelTi  in  luogo  di  quelli, 
che  per  il  palfato  chiamavanfiiGibellini  ,che  erano  gì' Imperiali ,  nelle  quali 
fazioni  era  divifa  non  folo  la  nollra  Città  ma  l'Italia  tutta  ,  come  tratto 
reir  Iftoria  della  B.  Vergine  della  Pace.  E  ficcome  li  SS.  Decurioni  antica- 
nriente  erano  nominati ,  ed  eletti  dalle  due  nobili  Famiglie  di  Lodi  Fiiriraga,e 
Viltarioa,  come  Capi  delle  fazioni  Guelfa,  e  Gibelhna  ,  nell'  ultima  rifor- 
ma d'elfi,  fatta  da  Lodovico  Sforza  detto  il  Moro,  come  Tuttore  del  Duca 
Gio.  Galeazzo,  furono  (tabiliti  ordini  diverfi,  lafciando  però  alle  dette  due 
Famiglie  l'onore  di  poterne  ell'ere  tre  Decurioni  per  cadauna  Famiglia, 
Cornelia  fatti  nella  creaz;one  feguita  l'anno  1492.  13.  Aprile  fu  efeqoito, 
mantenendo  anche  al  prelente  la^  ragione  privativa  di  tre  Catedre  Uecu- 
riooalii  benché  U  Nubile  Famiglia  Villaruìa^  come  fi  vede  al  preiente, 


134  STATO  DELLA  VECCHIA, 

f.e  occupi  una  fola  ,  per  aver  un  ("olo  foggetto  capace  ,  dal  quale,  col  bene- 
ficio del  tempo,  ne  potranno  fpuntar  dagli  altri . 

^  BIANCHI. 

SS.  AlefTandro  Benvenuti  29.  Agofto  1681. 

March.  Alfonlb  Corrado  Dote.  Coli.  2(5.  Aprile  1687. 

GianbattUèa  Mufeffi  30.  Luglio  1689. 

Co.  Giampaolo  Barni  a.  Maggio  1693. 

Tiberio  Azazi  Dotr.  Coli.  a8.  Nfov.  1698.  al  prefente  Q,ueflore  dell'  lUuitrfs. 
Magiitrato  Ordinario ,  ed  entrato  in  quello  pofleflò  U  io.  Marzo  172.7. 

March.  Annibale  Sommariva  12.  Giugno  1700. 

March.  Francefco  Villani  Dote.  Coli.  iB.  Sett.  1703. 

Capir.  Sforza  Vignati  7.  Maggio  1707. 

Bartolomeo  Muzzani  Dott.  Coli.  31.  Ott.  1711. 

Alonfo  Vignati  Dott.  Coli.  21.  Nov.  1711. 

Pietro  Maria  Codazi  9.  Gen.  1712. 

Antonio  Fiffiniga  Dott.  Coli.  29.  Dicemb.  1713.  al  prefente  Oratore. 

Daniele  Lemene  14.  Dicemb.  1715. 

Ugo  Villani  6.  Giugno  iji6. 

Capit.  Gaetano  Maldotti  20.  Giugno  1716. 

Co.  Giufeppe  Maria  Barai  Maliro  di  Campo  della  Milizia  Urbana  pr. 
Agofto  1725. 

Gianfranceico  Bonone  7.  Agofto  1725. 

Gerolamo  Sommariva  13.  Marzo  1728. 

Antonio  Agoftino  Muzani  Dott.  Coli.  27.  Nov.  iJiS. 

Francefco  Fiffiraga  2.  Nov.  1730. 

Carlo  Fifliraga  Dott.  Coli.  22.  Febr.  1731.  .^i 

NERI. 
SS.  Antonio  Cipello  19.  Giugno  ió88. 

Pietro  MicoUi  Dote.  Coli.  25.  Gen.  1689. 

Capit.  Lodovico  Viftarino  4.  Feb.   1598. 

Vincenzo  Maria  Cernufcolo  Dott.  Coli.  27.  Agofto  1701. 

Giovanni  Carpano  Sarg.  Magg.  della  Milizia  Urbana  3.  Apr.  1703. 

Camillo  Ponterollo  5.  Magg.  170J. 

Pietromartire  Boldone  23.  Magg.  1705. 

Marcantonio  Baggio  Muzano  24.  Apr.  1705. 

Co.  Gioannantonio  Capacci  della  Sommaglia  13.  NoY.  171^. 

Luigi  Cernufcolo  22.  Dicemb.  1717. 

Capit.  Giulio  Mainerio  3.  Febr.  1718. 

Ballano  B^nello  pr.  Febr.  1721. 

Capit.  Felice  Gandino  22.  Dicemb.  1723. 

Dott.  Antonio  Berinzago  20.  Maggio  1724. 

Co.  Gioanfrancelco  Mode^nano  Dott.  Coli.  io.  Maggio  1717. 


Cata- 


E  NUOVA  CITTA' DI  LODI.  iT5 

Catalogo  de*  primi  Signori  Decurioni  della  Città  ,  creati  da  Lodovico  btbr- 
2:\  detto  il  Moro ,  come  Tuttore  del  Duca  Gio.  Galeazzo  nell'ultima  riforma 

13.  Aprile, come  dall'  ardi,  della  Citta  nel 


fopraccennata  dell'  anno  149* 
Cirdenzone  primo . 

Squadra  Guelfa . 
SS.  Nicolò    Cadamolto    Dottor  di    SS 
Legge . 

Carlo  Cipelli  Dott.  di  Legge  . 

Bairano  Cadamofto  Dott.  di  Legge. 

Arnolfo  Fiiliraga  . 

Aleilandro  Filhraga. 

Giaccomo  FiiTiraga. 

Sreiano  Sommariva . 

Bartolomeo  Vignati. 

Giaccomo  Riccardi. 

Aleilandro  Muzzaai . 

Ambrogio  Barni . 

Matteo  de  Camoli . 

Filippo  Leccami . 

BxfTano  Villanova. 

Francefco  LeraeneCaufidico  . 

Bartolomeo  Bononi . 

Leonardo  Trinino . 

Francefco  Saleflano . 

Marco  Preftarj  . 

BafTano  Carati  Caufidico  .' 

Steff'ano  Corradi . 

Agoltino  Mairani . 

Paolo  Dardanone . 

Giaccomo  Sommariva . 

Giovan  Antonio   Favali 

Daniele  Concoreggi . 

Calillo  Muzzani . 

Giovanni  Maldotti  f.  del  Sig.  An- 
tonio . 

Gafparo  Villani . 

Luigi  Borfinario . 

Luigi  Vefco. 


S^jtndra  Gibellina . 
Lancillotto   Viièarini   Dott.   di 
Legge  . 

MalTio  Micolli  Dott.  di  Legge  . 

Matteo  Micolli  Dott.  di  Legge  . 

Daniele  Viflarino  Soldato  . 

Ballano  Viltanno  f.  del  Sig.  Go- 
ftanzo  . 

Francefco  Quarteri ,  o  Quinteri . 

Giovanni  Calco  Caufidico , 

Francefco  Bonfignori. 

Moifetto  Puiterla . 

Balzarino  Modegnano. 

Battida  Pellati  f.  del  q.  Sig.  Bif- 
fano . 

Bartolomeo  Burgazi . 

Ferietto  Morbio . 

Antonio  Gavazzo. 

Filippo  Boldone  . 

Onofrio  Bracco  . 

Clemente  Farufino. 

Giovanni  Dorfo . 

Matteo  Migliazzi . 

Antonio  Aliprandi . 

Giaccomino Gagnolìi . 

Tiberio  Bufnati . 

Gianpietro  VoltoUini. 

Gianbartolomeo  Loderi  di  Calco  . 

Michele  Armagni. 

Clemente  Elio. 

Agoltino  Bonfignori . 

Giannantonio  Gariboldi. 

Pietro  Gavazzi . 

Gianmaria  Maineri . 

Ferino  Cancri ,  ma  in  fuo  luogo  fu 
pollo  il  Sig.  Andrea  PontiroUi  ia 
Tirtù  d'una  lettera  Ducale . 


Do- 


43<5  STATO  DELLA  VECCHIA, 

Dodici  Prendenti  eletti  nel  principio  di  quefto  governo  ,  quali  dovevanocon- 
tinuare  nella  Pi  efetiura  fino  al  pr.  di  Luglio 

Guelfi . 
SS.  Baflano    Cadamofti    Dottor    di 
Legge. 
Alellandro  Fifliraga . 
Stetano  Sommariva .  • 

Bartolomeo  Vignati . 
Giaccomo  Riccardi. 
Alellandro  Muzzani . 

Dat.  in  Vigevano  13.  Aprile  1491. 

Q.uefia  Città  fl^nde  la  Tua  giurildizìone  in  molte  Terre , 
fi  dimandano  Vocali ,  perchè  nelle  Congregazioni  Generali 
no  le  loro  voci,e  vi  mandano  i  loro  Deputati.  Q.ueftefono 
quartiere  delle  parti  del  Lodigiano,  con  tal' ordine. 
Tt m  del  Vcfcovato  j  Terre  del  Ft [covato  1      Terre  dt  fìrada  ■ 


Gibi  nini . 
SS.  Lancellotto  Viltarini  Dottor  di 

Francefco  Q,uinteri ,  o  duarteri . 
Giovanni  Calco  Caufidico. 
Moifetto  Pufterla. 
Francefco  Bonfignori. 
Balzarino  Modegnani . 


alcune  delle  quali 
del  Contado  tengo- 
otto ,  fecondo  ogni 


di  [opra 
Cafal  Majocco 
Drefano. 
Mulazano . 
Merlino. 
Comazo 


j  di  mezzo . 

I  Borghetto. 
I  Viilanova. 
I  Bargheno  . 
I  Lodi  vecchio 
!  S.  Angelo 


Zelo  buon  perfìco .  |  Vallerà  Frata . 
Paullo  .  J  Salarano  . 

Cervignano  .  j  S.  Colombano 


I        Piacentina . 
Orio. 
I Secugnago. 

Brembio. 
I  Zorlefco . 
I  Cai'alPulterlengo. 
I  Sommaglia . 
I  Ofpitaletto . 
I  Liuraga. 


I   Terre  di  flrada 
I       Cremonese , 
I  Turano . 

I  Cavcnago . 

l  Caftione  . 

I  Ccimairago  . 

I  Codogno. 

I  Cavacurta .       ' 

I  Maleo . 

I  Corno  giovine. 


Catalogo  di  tutte  le  Terre  del  Lodigiano  nello  fpirltuale  ,  e  temporale,  dif- 
pofto  fecondo l'crdine  de' Santi  titolari  ,  che  fi  celebrano  da  cadauna  Parroc- 
chia ,  col  rumerò  de'  giorni ,  e  de'  mefi  che  corrono ,  e  delle  miglia  in  circa  , 
che  ogni  una  è  dift  :nte  dalla  Città  di  Lodi  per  le  ftrade  maestre  . 
MtgUa,  Luoghi  y  Santi  titcl.,  e  giorni  \  Miglia,  Luoghi ,  Santi  titol-,  egiorni, 
GENNAJO.  j  MARZO. 

Marignanello  .         S.  Ilario       141^1.  Campo  Rinaldo  in  /'^^^2^7«Bfil3Z. 
S.AKt.Al>ò.iy.\  tempor.  Pavefe.     di^M.Verg.i^, 

S.  Ba(fauo    \c-  -    -        -    _ 


9- 
7- 

IO. 

7- 


S.  Ai. gelo. 

Lavagna. 

Secugnago 

FEBBRAIO 
€    Salarano. 
ao.  Corno  vecchio 


S  Gaudenz.^^.  1  8 

I 

La  Purificaz.     1 


APRILE 

Gradella   nei  tem- 
porale metà  Lo-  La  SS.  Trinità. 
dig. ,  e  metà  Due. 


19.  S.  Stefano  la  Par-  diM.Ferg.z.xó    B.irgano. 


xochiale . 

ly.  Codogno. 

iS.  Corno  giovine . 


S.  Biaggìo     3  I 


9- 
.'9- 


S  Zenone , 

Vajano . 
Vallerà. 


S.  Leone      11. 

S.  Zenone    it* 
8.  Dfc- 


. ,  e  gtornt 


E  NUOVA  CI 
Militi,   L'ioghi.,  Sjrttititol 
8.      Drefano  . 
21.  Maccaftorna. 
5.  Montana  lo  . 
4.  Pn.li. 

7.  Calaietto  . 


S.  Giorgio 


*3- 


TTA*  DT  LODI.  137 

,1%//j  ,  Luoghi  y  Santi  titol.  ,  e  giorni . 
21.  Meleto.  S.Crifìoforo.ì^ 

7.     Nnfadcllo  in  tcmp. 

metà  Lodig.,emetà>r.  Pantalco- 
Ducale.  w-  *7- 


5.  Mairago. 


«T.  j^farro       15 


MAG  GIO. 

7.  Mignetto  S'?:Giac.eFil.  1 

17  S.  Fiorano.  S.  Fiorano    4. 

4.  Galgagnano.  S.  Sifmio     29- 


GIUGNO 

IO.  Trebbiano. 
8.     Gugnano  nello  fpi- 
riiualePavefe . 


SS. Vitto,  e 
Modtfio.  15. 


18.  Màleo. 

9.  Maruto . 

5.  OlTago. 

9.  Orio: 


SS.  G  rvafoy 
e  Protufo  1^. 

S.Gio.Batt.i^ 


Quarriano ,  elfola 

de'  Balbi  . 
6.     Cavenigo. 
•zo.  Gera  Lodigiana. 
8.     Graffignana. 

Orpitaletto. 

Calblate . 

Lodi  vecchio. 

Cereto  . 
L  U 

Paullo. 


5 


S.  Pietro .  2p, 


G  L 


11. 

7- 


Comazo . 
Mairano  . 


I  O. 

SS.  Qttìrtro , 

e  Giulita.i6 
S.  M.jtcmo.  18. 
S.  ^ppoHn.  13. 


6.     Spino. 
4.     Cavriga. 
13.  Gallina  de  PalTa- 
cini . 


S.  Giacomo. 


25 


IO.  Znrlefco  . 
9.  Caflìao . 

9.  Sena . 


SS.  Nazaro , 
eCclfo.       28. 


S.  Germano. II. 


AGOSTO 

14.  Sommaglia. 
9.     V'^itadone . 
5.    Villavefco. 
12.  Ca/Hone  . 
3.     Arcagna . 
Filfiraga . 
Turano . 

Roncadcllo  nello 
fpriric.  Pavele. 


yìjpmztone  di 
M.  V.      »S' 


8.     Borghetto. 

12.  CafaT  Puiterlengo  .  S.  Bartolo- 
16.  Cavacurta.  meo. 

7.     Sordio . 


24. 


9.     BiTnato. 
5.     Cervignano. 


S.  Alcjjan- 
dro .        25. 


SETTEMBRE . 
7.  Brembio . 
3.     BofFalora . 
22.  Caftel  nuovo  bocca  la  Natività  di 

d'Adda    in   lemp.    A^.V.         8. 

Cremonel'e. 


8.     Muzano. 
14.  Camairago. 

y.    Villano^'a, 


SS.  Co/imo  ,  e 
Damiano.iy 

SS.  Michele , 
e  Nicolò.  29. 
0  6.  Dicembre 

7.  Vi-. 


^j^g  STATO  DELLA  VECCHIA, 

Mx^i^  1  Luoghi ,  Santi  titol. ,  e  giorni .  I  A^glta  ,  tMC^;;i ,  Santi  titot. ,  ?<^iorni . 
7      Vidardo .  7-     Caielle .  ^        j'.  C^tcTm.M5. 

8.     Miradolo  in  temp.  S.  Michele .  %<).  \  7. 
Pavefe . 


OTTOBRE. 

CornagUano .  S.  Califto 


14 


I4. 
14. 

I 
I 


Zelo  buon  perfico. 
MaHalengo . 
Ctefpiatica  nello 
fpiric.  Pavefe. 


S,  Andrea.  30. 


7 
II. 

8. 

3- 


9- 

IO. 


NOVEMBRE. 

Liuraga. 

Pizoìano.  . 

Calai  Majocco .       S.  Martino.  11 

S.  Martino  in  Stra- 
da. 

S. Colombano  r\\ 
S.  Clemente.!^  I9 


DICEMBRE. 

j  S.Marzano,  e  Cacciano. <r.  Ambregìo.y, 

I  7.     Mulazano  . 

J8.     Merlino. 

Caltel  Lambro  .       S.  Stefano  .  2(5. 
S.  Stefano  all'  Ab- 
bazia. 


12. 
19. 


S.Colombano. 
Bertonico  • 


S.  Barbaziano .        S.  Barbaz.  %x. 


CATALOGO  DE'  VESCOVI  DELLA  SANTA  CHIESA    LODIGIANA 

Colle  loro  vite  in  conpendio,  eftratte  da' Difcorfi  Iftorici  di  Defendente 
Lodi  ,  dalle  vite  de'  Vefcovi   del  Sin.  3.  ,  dal  Dott.  Sigifmondo 
Betti  Retore,  e  Vicario  Foraneo  di  Salarano,  dagli  Archivj, 
dalle  Htorie  di  Lodi  MS.  latine  del  Dott.  ,  e  Canonico 
Paolo  Emiliio  Z.Mìi,e  da'MS.  annonimi  della  Libra- 
ria di  S.  Criiloforo  ,  e  da  altre  autorità  ,  che 
produrrò  a' Tuoi  refpettivi  luoghi  . 

Opo  lo  flato  della  vecchia,  e  nuova  Citta,  rempoèdipafTare 
allo  ilato  della  Tua  Chiefa .  duella  è  divifa  in  dodici  Par- 
rocchie ,  che  fecondo  il  Sin.  6.  contenevano  circa  dodici 
mille  anime.  La  ("uà  giurifdizione  nella  Diocefi  fi  eilende 
per  quaranta  miglia  di  longhezza  incirca  ,  prendendo  da* 
confini  delle  Parrc  cchie  di  Comazzo ,  o  di  Calle!  Lambro  , 
fino  a  quelli  di  Callel  nuovo  bocca  d'Adda,  prelTo  dove 
Adda  entra  in  Pò  .  Ella  è  compofla  di  ortantanove  Parroc- 
chie, non  comprefe  le  due  di  Cacciano,  ed'ifola  de' Balbi  fubcrdinate  a  due  al- 
tri p'arrochi,  e  tra  quelle,  e  quel  le  delia  Città  form.eranno  cento  mille  anime 
in  circa.  Stabilito  taTeilèrere  prefeiitaneo  della  noftra  Chiefa  devcfi  fapere 
che  ella  fu  piantata  dall' Apollolo  S.  Barnaba  ,  come  affermano  ilGallefinio 
nelle  annotazioni  del  fuo  Martirologio  ;  lo  Scotti  nel  Tuo  Itinerario  ,  Luca 
di  Linda  nelle  Relazioni,  e  defcnzioni  univerfali ,  e  particolari  del  Mondo, 
e  molti  altri.  Dopo  del  S.  Appoftolo  per  molti  anni  fu  nodrita  da  S  Siro  Ve- 
Icovo  di  Pavia,  il  quale  coli' aver  datala  luce  ad  un  Cieco  nella  noftra  Cit- 
tà converti  molti  Infedeli,  come  attefta  il  Ferrar,  de  SS.  Italia  alla  di  lui 
vita  ,  ed  Agoltino  Valerio  citato  dal  Lodi  difc.  <5.  p.270.  Morto S.  Siro  gU 

lue- 


VITE    DE'    VESCOVI.  ^^9 

fuccefTe  S.  Invenzio  nel  Vefcovato ,  del  quale  il  Lodi  al  difc.  6.  p.  iy5.  af- 
fé ^na  moke  ragioni  per  provare  die  confervalVe  lanoltraChiefa  dalle  barbare 
perlècuzioni  de"  Tiranni  ne'  tempi,  che  era  priva  de'  fiioi  Paftori  ,  e  qiielta 
e  la  ragione  per  la  quale  il  noltro  Sin.  3.  a  p.  40.  comandò  che  fé  ne  fai-elfe 
la  di  lui  commemorazione  ne'  giorni  delle  loro  fclte  .  Veùefi  però  nella_, 
Calieri  i  Velcovale  tra  li  ritratti  de' Vefcovi  della  noftra  Chiefa  per  il  primo 
uno  chiamato . 

I.  S.  Giacomo  I.  alTerto  noftro  Vefcovo  fino  dall' anno  96  della  noftra  fa- 
lule  ,  ma  perchè  di  quello  non  trovo  alcun' altra  notizia,  procedo  a 

i  S.  Maiufio  martirizzato  in  Colonia,  come  il  noftro  Martirologio  . 

Sua  Ifloria  effrata  daW  archivio  della  Cattedrali  . 

Quanto  fia  ammirabile  Iddio  ne*  fuoi  Santi ,  ci  viene  propofto  dal  RealSal- 
milTa  Sai.  67.  ma  anche  lo  profefTa  la  noftra  ChielaLodigiana  ,  eif^ndo 
pur  vero  che  il  Signore  cuftodifce  tutte  le  ofl'a  de' Tuoi  più  cari  Sai.  3J.  come 
fono  per  raccontarvi  nel  modo,  col  quale  fu  ritrovato  il  Corpo  di  S.  Maiufio 
Martire  noftro  Vefcovo  in  Colonia,  il  che  a  tutti  era  Tempre  ftatonalcofto  ,  fin- 
ché piacque  al  Signore  di  manifeftarlo  al  Mondo,  e  farci  pervenire  una  di  lui 
lanca  Reliquia  infigne . 

Mentre  il  Vicario  Generale  dell'Ordine  Ciftercienfe l'Abbate  Giovanni 
Blanchenbergh  visitava  molti  Corpi  de' Santi,  chiamati  della  Compagnia  di 
S.  Orfola  Vergine,  e  Martire,  che  fi  ripofavano  nel  Coro  della  fua  Chiela 
Abbaziale  del  Moniftero  della  B.  Vergine  del  Monte  vecchio  di  Colonia^,  aven- 
do feco  alcuni  Padri  della  Compagnia  di  Gesù  ,  che  componevano  l' Uxoria 
della  Santa,  gli  capitò  anche  il  Corpo  d'un  Santo  Martire,  che  aveva  per 
indice  Corpus  S.  Maltt/ìi  Mart.  Epifc.  Laudm.  Giunfe  quefta  nuova  a  Monfig. 
Fabio  Chigi  Vefcovo  di  Nardo  ,  allora  Nunzio  Appoftolico  nella  G:;;rma^/ 
ria  inferiore,  che  era  molto  caro  amico  del  noftro  Vefcovo  Monfìg.  Pietro 
Vidovi ,  e  per  firgli  cofa  graciflinìa  procurò  dal  detto  Abbate ,  e  Vicario 
Generale  un  olio  di  elfo  Santo  di  lui  Predeceftbre ,  e  glielo  inviò  con  quelt' 
autentica  annefta  ,  e  fedele  jccm-ifi  trova  nel  citato  archivio  della  Cattedrale. 

Nos  yo.tnncs  a  Blan:henbagh  Dei  Grafia  Monafìeriorum  S.  Maria  de  vmri 
Monte,  &  Amelringiborna  Abbas ,  S.  Teologia  DoClor^Ordinii  Cifltrcirnfis,  Vica- 
rius  G:neralis  notwn  facimtts  univcr/ìs ,  quod  cwn  noi  fub  initiwn  regiminis  nojhri 
decortm  Domiis  Dei  diligentes  in  Cboro  EccLft£  noflrn  B.  Mine  de  vetcri  Mon- 
te  (juadam  ai  ornjtum  ijtt!  infìauraremus ,  &  Dea  propitioTòtfa-irum  latintem 
multorum  Corporum  nomnatofiim  t  Sodalitate  S.  Urfula  m.%,pìO  curri  animi  m- 
flrifolatio  rtperijfnnus ,  aihibitis  ad  examen  corundem  Patribus  Societatis  Jff»y 
qui  fan:  in  adornanda  Hijìoria  S.   VrftiltS  laborabant . 

Adinflantiam  Il'.uflrijt'ni ,  ac  RivcrendiJJìrni  Domini  D.  Fabii  Ghifù  Epifo- 

piNtritonen.    S.  Sedis  Apofìoli:a  ptr  inferior.m  Gain.tniam    cwn  potefìatc  Le- 

'gati  a  Latere  Nuntii,  ac  ad  univerfales  Pacis  traóìatus  Pknipotentiar.  Pontificii 

donavcrhy.is  fu£  Illun ci fs.  Gratin  e:<inisRfnqH:Ì5  O.?  UNUM ,quafimcdiaatem 

f^.norisS.MALUSIlEPlSC.  LAUDEN.Mirt.  HocOuòlikntimdma  ju^U' 


-I40  VITEDB'    VESCOVI. 

luflrtfs.   Grnt'ttt  contulimus ,  qtiod  dicerctur  in  Qittedr.iH  Ecdefii  Laudenjt  prU'- 
cip'.to  cultn  h'inorandun  .     In  quorum  OinniLun  fidem  hanc  piginam  chirj^rapho  ^ 
éy  fiatilo  nofiro  Abbattali  muntvi'nus  .     Anno  Domini  mille/imo  fexcentejltno  qua- 
dragejìmo  fptimoy  die  vigeftma  nona  mrnfis'Januarii . 

Signat.  "Joannei  Blanchenbergh  Abas  &c. 
Copia  della  lettera   fcritta  dal  detto  Velcovo  di  Nardo  Monfig.  Fabio 
Chigi  diretta  coli' autentica  foprafcritta  a  Monfig.  Pietro  VidoninoftroVe- 
fcovo,  il  quale  l'anno  i65o.  fu  creato  Cardinale  dallo  ftclTo  Nunziodi Co- 
Ionia    dopo,  che   fu  creato  Pontefice  col  nome  di  AleffandroVII. 

Illufirijf. ,  e  Rcverendijf.  Signou  mioOJprvandijJl 

„  T  Nvio  a  V.S.  IlluftrifT.  la  Reliquia  del  S.  Vefcovo  fuo  predecefTore  Malu- 
„  L  fio,  che  le  promifi colle  mie  lettere  a' giorni  pafTati  ,  cosìferrata  ,  e-, 
,,  figillata,  come  il  P.  Abbate  vcteris  A^ontis  dell'Ordine  Ciltercienfe  me  la 
„  mandò  di  Colonia  con  la  fua  attellazione .  Io  la  ho  fatta  involgere  ,  di 
„  nuovo  figillare  ,  ed  ora  accompagno  Conia  prefente  letten  ,  fperandoche 
„  fia  perairivare  intatta  fedelmente >  e  prefentata  a  V.S.  lUufhil's.  Sjc. 
Di  Munfier  li  <;.  Aprile  K547. 

Di  V.S.  Illufìrifs.  e Rcvmndifs. 

HumUifs.  Ohbllcatìfs.  Sirvitore 
fottofcrit.  Io  Vefcovo  di  Nardo. 
a  tergo  Monf.  Vefcovo  di  Lodi . 

Subito  che  il  noftro  Vefcovo  ebbe  ricevuta  la  S.  Reliquia  con  fomma_« 
allegrezzi ,  e  divozione  fua  ,  del  Clero  ,e  di  tutto  il  Popolo  Lodigiano,  la 
fece  collocare  in  una  piramide  d'argento  con  mirabile  artifìcio  lavorata,  poi 
la  efpofe  alla  pubblica  venerazione,  facendofene  ancora  teita  annuale  li  zi. 
Ottobre  ,  come  quello  nel  quale  il  noltro  S.  Vefcovo  fu  martirizzato  con 
S.  Orfola  ,  e  colle  fue  Ccmpagne. 

Alcuni  anno  me.To  in  dubbio  fé  quello  S.  Martire  abbia  potuto  elTere  noftro 
Vefcovo  ,  perchè  gli  Scrittori  non  concordano  nel  tempo  del  martirio  di 
S.  Orfola. Ermanno Cherubacchio  della  Compagnia  di  Grsù  nel  fuolib.  i.  intit. 
yindectarum  Urfularitm  ,  ed  altri  foftengono  che  feguilfe  l'anno  257.  ,  0238. 
incirca.  11  Cardinal  Baronie  negli  Annali  Ecclefìalhci  tom  4.  afcrive  que- 
fto  martirio  all'anno  383.  Il  V^iliegas  nel  fuo  Legendario  de'  Santi,  ed  altri 
Scrittori  lo  ali'egnano  all'anno  455.  Ma  quelle  due  ultime  alferzioni  non  so 
come  poflìno  efler  vere,  perche  l'anno  383.  è  certo  appreffo  di  tu^ti  che  la 
noftra  Chiefi  Lodigiana  era  governata  da  S.  Bilfano  ,  come  ne  conila  anche 
dal  proprio  di  lui  Officio  ,  che  noi  recitiamo  ,  e  l'anno  453.  era  governata  da 
S.  Ciriaco,  il  quale  fecondo  molti  fedeli  MS,  fu  creato  noftro  Vefcovo  l'an- 
no 437.  Nell'anno  451  è  citato  noftro  Vefcovo  dal  Villanova  nelle  Iftorie  di 
Lodi ,  e  neir  anno  454.  intervenne  al  concilio  Provinciale  di  Milano  cele- 
brato da  S.  Eufebio  Arci  vefcovo  d'elTa  Città,  come  ii  legge  ancora  riferito 
da  Salvaltor  Vitale  nel  Teatro  della  Città  di  Milano.  Dunque  bi  fogna  cre- 
dere che  il  martirio  di  S.  Orfola,  e  con  ella  del  noftro  S.  VelcovoMalufio 

fé- 


V  I  T  E    D  E'    V  E  S  e  O  V  I  ;  141 

fegulHe  l'anno  2^7. ,  o  238.  in  circa,  e  tanto  più  merita  fede  qiiefla ragione, 
quanto  che  non  troviamo  che  la  noftra  S.  Ghiela,  Lodigiana  in  queit'anno 
fofle  proveduta  d'altro  Velcovo  . 

3  Dopo  di  qucfto  Velcovo,  e  Martire,  ebbe  pure  la  noftra  Chiefaun  altro 
Santo  Vcfcovo,  e  Martire,  il  quale  tra  i  ritratti  della  Galleria  VeCcovale  e 
nominato  S.  Antonio,  altri  dicono  che  perle  ingiurie  de' tempi  ne  fia  ("marito  il 
nome.  Vedali  però  la  vita  di  S.  Giuliano  ,  e  Compagni  Martiri,  co' quali 
Ì€  ne  celebra  la  memoria,  come  il  giorno  14.  Luglio. 

In  quedi  tempi  cominciarono  a  celfare  le  fiere  perfecuzioni  della  Chief» 
Santa ,  e  prefe  a  godere  un  poco  di  pace . 

4  S.  Giuliano  ,  che  comunemente  è  citato  per  terzo  Vefcovo  ,  che 
tale  anche  da  me  farebbe  considerato  ,  Te  non  fi  fofie  fcoperto  S.  Malufio 
non  molti  anni  fono,  come  ho  narrato.  Q.ucfto  prefe  il  polìelTo  della  Chiefa 
Lodigiana  l'anno  305.  ,  diftrulTe  gli  Idoli,  inalzò  facri  Templi,  ordinò  Sa- 
cerdoti ,  diltinfe  le  Parrocrhie  ,  liabili  buone  regole  per  il  governo  della 
lua  Chiefa  ,  e  dopo  di  averla  retta  diecinove  anni ,  come  il  Ferrar. ,  eVairan., 
oppure  anni  dieciotto,  mefi  otto,  giorni  diecinove,  come  il  nollro  Sin.  3, 
paiso  all'eterna  gloria  l'anno  324.  in  circa.  E  fecondo  il  parere  d'alcuni, 
che  tengono  come  elio  riceveffe  i  doni  ,  che  S.  Silveltro  Papa»  e  S.  Elena 
Imperadrice  fecero  alla  Bafilica  di  S  Pietro  di  Lodi  vecchio,  come  racconto 
al  19.  Giugno  ,doveiebbe  ell(?re  fopraviliuto  due,o  tre  anni  di  più.  11  fuo 
Corpo  fu  trovato  miracololàmente  da  S.Galdino  Arcivelcovo  di  Milano,  e 
ài  S.  Alberto  noftro  Velcovo  nel  vifitarc  la  detta  Bafilica  di  S.  Pietro,  dopo 
la  rovina  della  Città,  e  da  quelli  Santi  l'anno  1173.  fu  trasferito  folenne- 
mente  da  Lodi  vecchio  alla  Cattedrale  della  Città  nuova.  Stette  ripoito 
neir  Aitar-  maggiore  luperiore,  finché  Monfig.  Taverna  lo  levò  di  là  ,  e  depofe 
nell' Aitar  mat^giore  in  Confeflìjne ,  dove  ancora  ripofa  ,  collocato  in  una 
Cafiètta  d'argento  ,  e  tenuto  in  particoìar  venerazione.  La  noltra  Chiefa 
fa  la  (uà  fe(ta  il  giorno  12.  Ottobre,  forfi  per  ciliare  ftato  in  tal  giorno 
trasferito  (biennemente  da  Lodi  vecchio  al  nuovo,  trovando  io  per  altro, 
come  lo  Zani  ne'  MS.  met  e ,  che  volide  al  Cielo  il  25.  Settembre.  /Vii 
il  nostro  Aljrtirol. ,  //  Sm.  3.  fui  zita  ,  il  Ferrar,  de  SS.  Italia,  ti  Lodi  difc.  6. 
f.   285  ,  f  l'arch.    d  ila  Cattedrale. 

5  S.  Dionigi  Mirliano  Milanefe  ,  l'anno  ^45.  effendo  Imperadorc_ 
Ci'ltanzo  figlio  del  magno  Coft,:ntino  (.;).  cominciò  a  governare  quella  Chiefa , 
riipleiidendo  di  carità  ,  pazienza  ,  milericordia,  iniiocenza  di  vita  .  edi  tutte 
le  altre  virtù,  che  convenivano  ad  un  vero  Vefcovo,  come  prelcrillé  l'Ap- 
podolo  S.  Paolo  a  Timoteo,  ed  a  Tito  .  Dì.  quefla  Chiefa  pafsò  (^b)  per  Arci- 
vefcovo  a  quella  di  Mi. ano, e  per  ifpii-gare  quanto  la  defendelie  dal  veleno 
dell'  Erelia  Arriana  ,  non  bifognano  altre  prove  che  addurre  ,  quaime  ite  si 
fiero  fu  l'odio  di  Coftanzo  Imperadoie  Protettore  di  quella  lacrilcga  Setta, 
che  fi  irritò  contro,  che  mn  cisò  di  perleguitarlo  .  Pure  per  colorire  la 
fua  perfidia  (t.)  convocò  a  Milano  un  Concilio  di  Vefcovi,ncl  quale  difea- 

a  den-    ■ 

(.1)  Sin.  3.  ,eCuaVital.odidif.6.  p.z^y.  MS.  df' Fefc.  di Sctitt.  anonimi . 
(^b)  M^niTQl.  nojh-o .     (  e  )  ^«dtaio  de  Ila  Chsija  Mlancje  dtl  t.  l'uuncUt . 


14«  V  I  T  E    D  E*    V  E  S  C  O  V  I. 

dendo  il  noftro  Santo  la  caula  di  Sant' Aianafio  Vefcovo  di  AlefTandria  d'Egitto  » 
perfeguitato  anch'  elTo  per  la  fteffa  cagione,  e  contraftando  gagliardemente 
contro  gli  Arriani ,  alla  fine,  perchè  non  volle  mai  aderire  agli  errori 
dell'  Imperadore,  coftui  lo  condannò  all' efilio.  (^a)  Rileguochefu  nell'Ar- 
menia, fu  ricevuto  benignamente  da  Aurelio  Uomo  di  Dio,  e  fiore  della 
Santità,,  Velcovo  di  Redicia  Città,  {b)  appreilo  del  quale  pafsò  i  fuoi  giorni 
fin  che  la  morte  gli  ruppe  i  lacci  del  fuo  efiglio ,  ed  alli  25.  Maggio  volò 
alla  celefle  Patria  . 

Prima  di  morire  però  aveva  pregato  inftantemente  il  Santo  Vefcovo  Au- 
relio, che  procurane  di  mandare  il  fuo  Cadavero  a  Milano  ;  al  di  cui  pio 
defiderio  volendo  foddisfare  egli  in  perfona ,  fi  mife  in  viaggio  per  condur- 
velo .  Giunto  che  fu  a  CalTano  preflò  l'Adda  furono  incontrati  i  due  Santi 
Vefcovi ,  il  vivo  ,  ed  il  morto  con  gran  dimoftrazione  d'affetto ,  e  Itima  dal 
S.  Arcivefcovo  Ambrogio  col  fuo  Clero  .  Fece  fubito  aprire  la  caifa  il 
S.  Dottore ,  e  riverito  il  fuo  defonto  Predeceflbie  lo  lafciò  in  quel  luogo 
per  alquanti  giorni ,  finche  avendo  fatto  il  dovuto  apparecchio  in  Milano 
ve  lo  (ece  irafportare  con  folennifllma  pompa ,  ed  eltremo  fuo  giubilo  , 
accompagnato  lempre  dal  S.  Vefcovo  Aurelio ,  e  da  S.  Bafilio  magno  Vef- 
covo delia  Città  di  Cefarea  nella  Grecia .  Fu  poi  collocato  in  un  degno 
lepolcro,  ove  flette  (e)  finche  l'anno  ni}.  Eriberto  Entimiano  lo  trasferì 
folennemente  nel  Tempio  dedicato  ad  onore  di  quelli  due  Santi  Vefcovi 
Dionigio ,  ed  Aurelio  quale  al  prefentc  è  cuitodito  da'  PP.  Servi  Regolari 
di  Maria . 

6  S.  Genebardo  ,  il  quale  fu  gagliardifiimo  difenforc  della  S.  Chiefa_* 
contro  gli  Arriani.  Il  noltro  Martirologio  lo  afcrive  tra  li  Canonici  Late- 
ranefi,c  molto  celebre  per  la  fua  Santità.  Celebriamo  la  fua  felia  il  gior- 
no 18.  Dicembre.  Vedi  Marùrol.  ,  Sin.  3  [ha  vita  ,  Lodi  difc.  6.  p.  287. 
MS.  del  Zani, ed  altri  nella  libreria  di  S.Cnfloforo,e  l'arch. della Cattedr. 

7  S.  Baflano  Proteitore,  e  Pacron principale  della  noftra  Chiefa . 

Sua  Vita , 

DEgna  per  certo  è  delle  Iodi ,  che  porta  nel  nome  la  noflra  Città  pes 
elfere  bagnata  dall'acque  del  fiume  Adda,  che  le  bacia  riverente  le 
fponde ,  e  per  l  amenità ,  e  fertilità  del  terreno  che  gode ,  e  per  il  raro  talento 
degli  Abitatori  fempre  flati  celebri,  ed  infigni  nell'armi,  nelle  lettere  ,  e 
nella  pietà ,  come  anche  a*  noftri  tempi  è  palefe .  Maggior  gloria  però  ella 
vanta  per  avere  la  fua  Chiefa  inafBata  col  fangue  di  i48<$.  Martiri  (  come 
dico  nelle  vite  de'  Santi  Giuliano  ,  e  Compagni  Martiri  )  di  S.  Ma- 
lufio  Vefcovo  ,  de'  SS.  Naborre  ,  e  Felice  ,  e  diS.  Daniele  tutti  Martiri  ; 
ed  illultrata  di  otto  SS.  Vefcovi,  e  di  cinque  SS.  tutti  Confeflòri,  e  d'una 
S.Matrona,  di  fette  Beati ,  e  tre  Beate  (^)  come  a'  fuoi  giorni  rUpettivi .  Ma 
crefce  di  piti  la  gloria  di  quefta  Città  per  effere  la  iua  Chiefa  ftata  pian-» 

tata 
(  d  )  Lezioni  del  fuo  Uff".  Ambrof.  Romano  .     {b)  Le  ilcfpr  Lezioni ,  Zodiaco  ci' 
tato  i  Jìijrtirgi.  nojìro .      (  e  )  Lezioni  citate .    (  ^  )  *$"»».  j .  p .  9X , 


V  1  T  E    DF    V  E  S  e  O  V  r.  14J 

tata  da  un'Appoftolo,  qual  fu  S.  Barnaba,  come  accenna  Monf.  Boflì  Vef» 
covo  di  Navara  nella  Tua  vifita  Appoftolica  di  qiieita  Chiefa  nel  Sin.  5. 
p.  100. ,  e  come  prova  Defendente  Lodi  difc.  6.  p.  i6z.  e  feg. ,  e  per  efTere 
poi  miracolofamente  da  Dio  ftata  confegnata  alla  cura  d'un  si  gran  Santo, 
quale  fu  S.  Ballano,  del  quale  io  fono  per  raccontare  la  vita. 

Già  la  Santa  Chiefa  univerfale,  che  era  ftata  perfeguitata  da  fierilTitni 
Lupi  Diocleziano, e  MaflTimiano  barbari  Imperadori  or  mai  refpirava,  favo- 
xua  da  Cortantino  I.  Imperadore,  e  governata  da  S.  Silveftro  Sommo  Pon- 
«efice  l'anno  della  nolira  falute  ?ij.,  quando  in  Siracufa ,  nobililfima  Città 
del  Regno  di  Sicilia,  e  Patria  di  S.  Lucia  Vergine,  e  Martire,  da  Sergio 
Proconfole,  cioè  Governatore  di  effa  (a)  ma  Gentile  nacque  Baflano,  ed 
«Ifendo  bambino,  colle  paglie  attraverfate ,  o  col  deto  nella  p*lve  formava 
il  legno  della  Santa  Croce  per  indizio  della  fua  futura  Santità, nulla ftiman- 
do  le  riprenfìoni  della  Nodrice  .  Applicato  che  fu  col  tempo  alle  lettere, 
oflervò  fuo  Padre  che  il  figliuoletto  era  dotato  d'un  raro  talento,  e  però 
neir  età  di  dodici  anni  (ò)  lo  mandò  a  Roma,  affinchè  ivi  apprendefle  1&_ 
lettere,  ed  i  colhimi  Cavallerefchi.  Quivi  però  udendo  i  miracoli  ,  che 
operavano  i  Crilliani  in  vircìi  del  loro  Dio,  concepì,  e  crebbe  fuor  di  modo 
in  lui  il  buon  defiderio  di  rinegar  anch' egli  il  Gentilefimo,  e  farli  Cattolico  . 
Ma  come  potea  venir  all' e  fé  dizione,  fé  i  fuoi  lervi  ftavanofempre  occula- 
ciffimi  d'ordine  di  fuo  Padre,  affinchè  non  praticalTe  co'  Criltiani?  Fu  però 
cura  di  Crifto ,  che  vedeva  il  buon  cuore  di  Baflano ,  a  confolarlo ,  e  fc 
providde  di  Annania  per  Battezzare  S.  Paolo,  non  fu  men  provido  col  noftro 
oaflàno  ,  perchè  compirvc  tre  notti  continue  a  Gordiano  fuo  fanto  Miniftro,(<r) 
fjgnicandogli  le  giulte  premure  di  queito  Giovane,  e  per  maggiormente 
aliicurarlo  gli  e  ne  moflròun  ritratto  al  vivo  delle  fue  fattezze ,  con  efprelfo 
comando  che  la  mattina  feguente  andaflc  rintracciandolo  per  la  Città,  e_« 
dopo  d'averlo  iltrvito  ne' fagri  Mifterj, e  Dottrine  lo  battezzafTe.  Il  tutto 
elegui  il  Santo  Sacerdote,  ed  in  fine  dell'anno,  mentre  Ballano  fi  prefentò 
al  lagro  Fonte  per  effe  re  battezzato,  gli  comparve  un  belliffimo ,  e  fplen- 
dentiffimo  Giovane,  che  gli  fece  dono  della  vede  candidilTima  per  mano  degli 
Angeli  lavorata,  in  luogo  di  quella .  che  ufano  di  prestare  li  Miniftri  di 
S.Chiei'a,  fecondo  difpongono  i  fagri  Riti.  Ridette  il  noltro  Santo  a  quefto 
regalo  ,  ed  interrogò  il  Donatore  cortefe  d'onie  vernile,  e  chi  folle, e  lenii 
per  nfpolta  che  era  un  Angiolo  mandato  da  Dio  per  maggiormente  conter- 
marlo  ne*  fuoi  fanti  propofici ,  ed  in  un  baleno  difparve  ,  lafciando  dopo  di 
se  un  forfo  della  fragranza  di  Paradifo.  Colla  nuova  fagra.  velie  Battefi- 
male  prefe  anche  nuova  ,  e  più  perfetta  maniera  di  vivere,  fminuendofi  due 

f>arti  del  confueto  fuo  cibo,  contentandofi  Iblo  della  terza  parte  per  necef- 
ario  fuo  foltennimento  ,  e  macerandofi  con  penitenze,  e  digiuni  per  domare 
l'inlolenze  de'  lediziofi  appetiti  giovanili . 

1  primi,  che  s'accorgeflero  che  Balfano  avelTe  rinegato  il  Gentilefimo  furo- 
no i  fuoi  dimettici  ,  quando  trovandofi  fianco  un  giorno  per  le  longhe,  e* 

Q.  z  con- 

( a  )  Suo  Uff.  , e Rugtr.     {b)  Caio  da Rom. , e Ruger.     ( e )  Paneg.  dd  Sanf 
fatto  dal  t.  Mi^b.  Fr.  diS.  G19.  Uanifia  Cam.  Scalw ,  <^li(h^i . 


«44  V  I  T  E    D  E'    V  E  S  C  O  V  I . 

continue  veglie  nell'  orazioni ,  e  fatiche  fpefe  nel  foccorrere  al  profTimo  ,  fi 
corricò  per  prendere  un  poco  di  ripoil'o  meridiano,  e  nrìentre  dormiva  fu 
fentito  invocare  la  SS.  Trinità,  {a)  e  pregarla  a  degnarfi  d'indrizzarlo  per 
la  ftrada  della  Gloria  promefla  a  Tuoi  Fedeli,  e  fubito  feguitò  quelta  voce 
in  rifpofta  :  Rallegrati,  e  confortati  Baflano  fedelifllmo  Soldato  di  Grillo, 
perciocché  le  tue  preghiere  fono  fiate  efaudite  da  Dio  ,  e  di  già  ti  ha  appa- 
recchiata la  fede  nella  Gloria .  Tanto  ballò  per  chiarire  della  verità  i 
Servidori,  che  fubito  portatili  dal  Padre,  gli  manifeftarono  il  tutto.  A  tal 
novella  il  Proconfole  ,  non  fo  fé  montalTe  pivi  prerto  fuUe  furie  ,  che  fu'l 
dellriero,  o  naviglio  veloce  per  venir  a  fchiodare  dall'  amore  del  Crocfiiro 
Gesù  il  fuo  Figliuolo  Baffano  .  Ma  perchè  contro  Dio  non  v'è  prudenza, 
non  v'è  configlio,  in  quello  mezzo  elTendo  folito  Badano  vegliar  di  notte 
in  orazione  alla  Chiefa  di  S.  Gio.  Evangelifla,  comparendogli  il  Santo  Ap- 
portolo  lo  avvisò  che  fenza  dimora  partilTe  da  Roma  perifchivare  l'incon- 
tro co'l  Padre  .  e  fi  portafle  a  Ravenna  . 

In  quella  fuga,(^)  prefa  con  un  fuo  fervo  fedele ,  che  feco  era  flato 
battezzato ,  fa  gli  prefentò  nella  via  maeltra  una  Cerva  con  duoi  piccoli 
Cervetti ,  che  fuggiva  da' Cacciatori ,  fianca  ormai ,  ed  anfante  ,  che  moffe 
a  compalTione  il  gran  Servo  di  Dio  ,  ed  in  nome  d'eflb  le  comandò  d'approf- 
iìmarfi  ,  e  che  nelle  fue  braccia  prendelTe  lo  fcampo  da'  Cacciatori.  Alle 
parole  del  Santo  fu  ubbidiente  la  fiera,  e  quafi  da  fegreto  incanto  allettata 
corfe  co'  fuoi  figliuoletti  a'  di  lui  piedi ,  deponendo  ogni  timore  .  Scppravven- 
nero  trattanto  i  Cacciatori,  che  reflarono  ammirati,  ed  attoniti  nel  veder 
quelle  beflie  tanto  felvaggie  ,  co-^i  prelto  amnianfate  prendere  ripofo, e  fcam- 
po nelle  braccia  d'un  incognito  viandante .  (e)  Miravanfi  ftuporofi  l'uà- 
l'altro  ,  quando  di  loro  un  più  ardito  ebbe  a  dire  :  E  come  non  ci  pren- 
deremo quelle  beflie, che  tutt'oggi  ci  han  fatto  correre  fenza  profitto adelTo 
che  volontariamente  ci  fi  offrono  .  Ciò  detto  avventolTi  contro  del  Santo ,  ur- 
tandolo indietro ,  e  gli  averebbe  ftrappata  dalle  braccia  la  Cerva ,  fé  per  repri- 
mere la  petulanza  di  coflui  non  gli  avelie  oppoflo  il  precetto  nel  nome  di  Gesìi 
Grillo.  Era  quefto  Idolatra,  eperconfeguenzanulla  fapevanèdiGesù,nè  di 
Grillo,  ma  ebbe  a  provare  la  forza  di  quelli  porentifiimi ,  e  fantilfimi  nomi, 
quando,  rigettando  più  impropriamente  il  Santo,  loaifalironoi  Demonj,  e  eoa 
ilrane  guife  tormentandolo ,  lo  acciecarono ,  e  mezzo  morto  lo  gettarono  a  ter- 
ra .  Sbigottiti  i  Compagni  a  si  orrendo  fpettacolo ,  s'inginocchiarono  a'  piedi 
del  Santo,  e  colle  lagrime  fu  gli  occhi  lo  pregarono  del  perdono,  e  che  fi  de- 
gnaffedifanare  il  Compagno  .  Altro  non  appettava  il  Santo,  che  l'opportu- 
nità di  manifell;ire  l'onnipotenza  di  Gesù  a  loro  incognita,  ed  in  virtù  d'elfo  co- 
mandò a' maligni  fpiriti  di  partirfi  da  quel  Corpo.  Sgombrarono  fubito  con 
prontilTima  ubbidienza  i  Demonj ,  ma  elfendogli  rellata  ollèfa  la  villa,  con  nuo- 
vo miracolo  gliela  refe  perfettamente  col  legno  della  Santa  Croce  .  Fecero 
allora  diverfo concetto  della  fantita  del  Viandante  iCacciatori,  perchè  li  mi- 
feroda  per  tutto  a  predicare!  quattro  miracoli  avvenuti .  11  primo  delle  fiere 
dimefticate ,  il  fecondo  della fubitanea  invafione  Diabolica,  il  terzo  della  libe- 

ra- 

{*)  Rug.  .,Cat,    {i>)  Suo  Off.  Rug, ,  e  Cah    (0  ^uo  Uf.  Surio ,  e  dati .    . 


V  I  T  E    D  E*    V  E  S  e  O  V  I.\  i4j 

razione,  fdil  quarto  della  perfetta  vifta  ricuperata,  e  con  tal' energia  divolga-, 
rono  i  prodigi  si  miracololi ,  che  quella  Città ,  prelfo  la  quale  feguirono  ,  mutò 
raotico  nome  di  Ficocle  in  quello  della  Cerv  ia  (  j  )  in  memoria  de'  unti  mira- 
coli ruccelli  per  la  Cerva  . 

Seguitò  il  nollro  Santo  il  Tuo  viaggio ,  ed  entrò  nella  dettn  Città  di  Ra- 
venna,  dove  trovavaii  un  Cittadino  per  nome  Orio  di  lui  Parente  ,  quale  per 
le  lue  prerogative  vi  fu  polcia  creato  Velcovo .  Dilacatoiiinbrevelo  fplen- 
dor«  della  Santità  di  BaiTàno,  ciafcuno  vinto  dalla  iua  divozione  ,  e  riveren- 
za, fé  ne  rapi  di  modo  gii  animi  de' Cittadini ,  del  Clero  ,  e  del  Santo  Pallo- 
re ,  e  parente,  che  tutcì  ad  un  fol  cuore  lo  preconizzarono  per  Santo,  tutti 
ad  un  fol  cuore  lo  chiamarono  al  Sacerdozio,  {ò)  Sublimato  che  fu  aquelto 
làgro  Ordine  ,  lo  fa,  e  lo  confelTa  la  Chiefa  di  Ravenna  ,  qual  forte  propu- 
gnacolo le  folle  la  lingua,  la  penna,  e  la  Santità  di  Ballano  contro  le  più  cru- 
deli perfecuzioni  degli  Arriani  Coftanzio  ,  e  Collante  ,  e  dell' infame  Giuliano 
Appellata.  Lo  conobbe  anche  Bittinio,  uomo  di  vita  innocente,  e  Giudice-i 
in  Ravenna,  quando  per  calunnia  impollagli  di  ribellione  contro  Valentinia- 
no  Jmperadore  videfi  di  fuu  ordine  condannato  fopra  d*  un  palco  dal  Prefiden- 
te d'ella  Citta;  ma  fé  non  gli  fu  concedo  tempo  delle  fuegiuftediffefe  da  gli 
uomini,  che  a  tutti  i  conti  lo  volevano  per  morto  con  quell'infamia  ,  che  gli 
macchiava  il  iuo  buon  nome  ,  lo  providde  Iddio  d'un  Avvocato  potentillì- 
mo,  perchè  coli' invocare  S.  Baifano  protettore  della  fua  innocenza  ,  ogni 
icure  repplicate  volte  volava  per  aria,ogni  colpo  in  damo  era  slanciato  (e)  onde 
fé  all'invocazione  del  nollro  Taumaturgo  cominciò  a  provare  il  divinpadro- 
cinio,  ebbe  anche  perfetta  la  grazia  ,  perchè  il  Prefidentefcorgendo  da  quello 
ilrano  avvenimento  l' innocenza  di  Bitinio,  lo  rimile  alle  Carceri,  erelcrilìe 
il  luccellò  all'  Imperadore,  e  fattafi  nuova  inquifizione  fopra  ledi  lui  accufe, 
fu  trovato  innocente,  e  come  tale  fu  reltituito  alle  lue  primiere  dignità  ,  onori , 
e  ricchezze  confilcategli  ;  ma  daiido  egli  un  cakioa  tutte  le  mor.dane  vaniti 
fi  fece  Dilcepolo  del  fuofanto  Liberatore  ;  e  quanto  inbreve  divenille  perfet- 
to ,  li  può  comprendere,  perchè  alliUendo  un  giorno  alla  Meda  del  fuo  Santo 
Macltro,  Iddio  gli  rivelò  che  il  ledei  Servo  del  Santo,  feco  Battezzato  iru 
Roma  ,  e  feco  fugito  a  Ravenna,  fette  giorni  dopo  fua  morte,  dal  Purgatorio 
eiavoiatoal  Cielo,  (^d) 

Mentre  a  palli  di  Gigante  caminava  alla  Santità  il  nollro  BafTano  in  Raven- 
na ,  era  pallaio  all' eterna  Gloria  (<)  S  Gencbardo  Sello  Vefcovo  deila  vec- 
chia Citta  di  Lodi,  e  come  vedova  la nollra  Chiefa fofpira /alo Spofo  . 

Solcafi  m  aUri  tempi  far  l'elezione  de'  Vefcovi  molto  diverfamente  d' addef- 
fo ,  come  (i  iruova  praticato  dal  principio  della  nollra  Chiefa  (/')  e  conti- 
nuato iin'all'auno  i}i9.  nella  creazione  di  Fr.  Leone  Palatino  die  fu  l'ultimo 
Velcovo  creato  dal  Capitolo,  o  dal  Clero.  Di  piìi  in  Alberico  Merlino  crea- 
to Vefcovo,  come  favorito  dall' Imperadore  Federico  1  l'anno  1158  ,  pofcÌ4 
come  iicifmitico  fu  depollo  dal  Ca,)itolo,  ed  in  fuo  lu  igo  fu  elc.to ,  edal- 
lonto  dal  Clero  S.  Alberto,  come  fi  legge  nelle  Vuc  di  quelli.     Per  creare 

Q^j  dun- 

(  j )  Rug. ,  e  Manfr.  (  b )  Rug.  ,rCat.  (e)  Suo  Uf. ,  t  detti .  ( </)  Ru^.^ 
$Qmq.     (^e)  Alarttrol,     (/j  d'in.  j./tuFiU. 


14<?  VITED  E'    VESCOVI. 

dunque  il  Vefcovo,  fecondo  il  coftume  d'allora,  farom  dal  Clero,  e  da' Cit- 
tadini inftituite  per  tregiorniprocelTioai ,  e  digiuni  per  implorare  un  l'anco  Pa« 
flore  dalla  divina  Clemenza ,  che  efaudi  le  loro  preghiere  inviando  un  Angelo 
dal  Cielo  a  rivelare  a  S.  Clemente  Sacerdote  di  Lodi  il  Vefcovo  ,  che  le^ 
aveva  deftinato,  qual'  era  BafTano  ,  che  abitava  in  Ravenna  (  .«  )  All'annun- 
zio di  fi  felice  nuova  riferita  da  parte  di  Dio  a  tutti, li  Cittadini  relero  le  dovute 
grazie,  e  poi  ftabilirono  una  nobilitTima  Ambalbieria  al  Santo  .     Correva_< 
all'ora  l'anno  del  Signore  ^77.  il  cinquantefimo  quarto  dell'  etìi  del  Santo 
Prelato  ,  ed  il  terzo  dopo  il  fatto  di  Bitinio  .quando  quelli  nobiliffimi  Amba- 
fciadori  arrivarono  a  Ravenna  ,  ed  il  Signore  già  aveva  dif  polio  l'animo  del  luo 
eletto  Pallore  a  non  far  redìltenza  alla  ricchiefta  d'accettare  la  Dignità  da  Vef- 
covo della  noftra  Città  ,  perchè  già  eflb  eletto  lo  aveva .     Prefentarono  per  fine 
a*  piedi  del  Santo  la  loro  ambafciata,  e  come  da  parte  dell'Oracolo  di  Dio  gli 
offerivano  la  Mitra  Vefcovale  di  Lodi .     Intefe  il  Santo  che  veniva  chiamato  a 
quelli  Dignità  a  guifa  di  /*  ronne  ,  e  però  con  tutta  modeltia  rifpofe  :     Che  era 
pronto  a  fare  la  volontà  di  Dio  .    GratifTima  in  vero  fu  a'  Lodigiani  la  rifpofta , 
e  ricolmi  di  giubilo ,  (eco  in  breve  prefero  la  partenza  .     All'  arrivo  di  quefto 
Santo  Pallore  tutta  la  Città  (ì  vide  inmoto,ed  in  veritàfu  infigne  lafua  entrata 
in  Lodi ,  non  folo  per  le  divotiffime  dimoltrazioni  de'  Cittadini  in  accoglierlo , 
e  riverirlo ,  ma  anche  per  un  gran  numero  di  Itrepitofi  miracoli  operati ,  che 
lo  acclamarono  per  quel  gran  Santo  eh' era.     Inconorato  fuori  de' Borghi,  e 
dal  Senato  ,  e  dalla  Nobiltà  ,  mentre  ,  fecondo  il  coftume  di  quei  tempi , 
tutti  gli  ammetteva  al  bacìo  della  pace  ,  vide  fra  queili  un  Nobile  già  da_, 
molti  anni  talmente  appeftato  dalla  Lepra  ,  che  non  folo  poteva  articolar  pa- 
rola .  ma  né  anche  proferire  la  voce ,  ed  appena  fu  baciato  dal  Santo  ,  che 
lo  rilanò  perfettamente  dalla  Lepra,  e  da  ogni  altro  malore  . 
Poco  tempo  prima  queflo  contaggiofo  mal  della  Lepra  aveva  cominciato  a  far 
molta  ftragge  contro  d'ogni  feffo ,  e  qualità  de  Lodigiani ,  e  con  miferabile ,  e 
fchiffofo  fpettacolo  infettava  le  membra  tutte ,  ed  all'  arrivo  del  Santo  una  gran 
moltitudine  di  eflìfe  ne  flava  alla  di  lui  villa  ,  ma  feparati  dalli  fani ,  facendo 
quali  lagrimevole  teatro  alle  mura  .  Appena  il  Vefcovo  vi  fifsò  lo  fguardo ,  che 
moffoa  compaflione  ,  dimandò  conto  di  que'  miferi ,  ed  efTendogli  rilpofto ,  eh' 
erano  tutti  Cittadini ,  ma  infetti  di  Lepra,ne  fenti  crudo  dolore ,  e  fatto  vampo 
di  Carità ,  alzando  gli  occhj  al  Cielo ,  offerì  per  loro  una  breve  orazione  .  En- 
trò trattanto  in  Città,  e  pofcia  in  Duomo  ricevuto  dal  Sacro  Clero  col  debito 
Cerimoniale,  e  cantando,  ma  reftòfuperato  da  un  ripieno  di  Cori  Angelici  ivi 
comparfi,efalito  in  Pergamo  il  Santo  mviflo  a  lampeggiare  dal  volto  fplendor 
di  Beato  •  (^  )  Ma  fé  quelli  prodigi  furono  tranfitor] ,  continui  furono  quelli , 
che  al  fuo  amatifTimo  Gregge  ottenne  da  Dio,  ed  ancora  al  prefente  fi  accla- 
mano ,  perchè  verfo  la  prima  mezza  notte  dopo  l'entrata  del  Santo  ,  eirendofi 
ogni  uno  di  già  ritirato  alle  fue  Cafe ,  tutti  gli  infetti  di  Lepra  fi  fentirono  fani,  e 
falvi.     Appena  però  viddero  a  comparir  il  giorno,  e  riconofcendo  la  libera- 
zione per  grazia  del  loro  Santo  Vef  covo,  ciafcuno  correva  da  efro,ed  era  ma-ì' 
lavigliofo  ,  e  belliffimo  fpettacolo  il  vedere  per  tutte  le  Itrade  della  Città  a  ca-^ 

minare  ' 

(  a  )  Suo  Uff. ,  «  detti .    (  ^  )  Paneg.  cieato  del  P.  Mich.  Frane. 


VITED  E'    VESCOVI.  14^ 

minare  fani,  e  fai  vi  quelli ,  che  poche  ore  prima  non  potevano  formar  un  palfo  , 
ed  allegri  quelli ,  che  poco  prima  fpafimavano  de'  dolori,  etutticoncordement» 
facevano  rifonar  l'aria  di  Iodi ,  e  grazie  a  Dio,  che  avelie  provveduto  loro  per 
Vefcovo  un  SI  gran  Santo,  (j)  Giunfero  trattante  al  luogo  tutti ,  dove  elFo 
ftavafi  in  orazione ,  e  mentre  che  anche  loro  lo  accompagnavano  col  buon  cuo- 
re fu  fentita  quella  voce  dal  Cielo,  che  dilTe:  ,,  Rallegrati  BafTano  perchè  le 
„  tue  orazioni  fono  fiate  accettate  ;  E  voi  o  Cittadini  di  Lodi,  ancora  ralle- 
,,  gratevi ,  perchè  in  avvenire  qualunque  farà  battezzato  ,  crefimato,  overo 
,,  ontoconqueftofacroCrifma  ,  per  fempre  farà  ficuro  dal  mal  della  Lepra,» 
fi  videro  a  lai^riraar  tutti  d'allegrezza,  ed  a  lodare  il  Signore,  ma  il  Santo  prefe 
da  quella  voce  ,epromeire  del  Cielo  il  tema  d'un  dotillimo  Sermone  ,  animando 
loro  alla  coftanza  della  Santa  Fede ,  ed  a  refiller  intrepidamente  all'  erefie ,  che 
molto  male  la  travagliavano  . 

Per  tanto  nel  principio  dell'anno  ^78.  primo  Gennajo  giorno  dedicato  alla 
fefta  della  Circoncifione  del  noftro  Signore  fu  Bairano(6)  confagrato  noftro 
Velcovo  .  Né  vi  volevafi  meno  d'un  tal  Santo  per  reprimere  le  fierezze  di  tan- 
ti Lupi  erefiarchi .(?  )  che  tentavano  di  erterminargli  il  Gregge,  perchè  eiFo 
coll'efatilTima  olTervanza  de' divini  precetti  ,col  freno  della  penitenza,  e  di 
cemperanza  tale ,  che  quafi  mai  alTaggiò  vino  ,  col  zelo  delle  anime  a  fé  comell'e 
•ra  da  tutti  riverito  per  lo  fpecchio  di  Santità,  e  per  flagello  potentilllmo  con- 
tro de*  Scamatici ,  o  Eretici .  Per  quefto ,  fé  contro  d'elfi  in  Àquilea  fi  celebrò 
il  Concilio  univerfale ,  elfo  vi  intervenne  ;  Se  il  Santo  Dottore ,  ed  Arcivefcovo 
di  Milano  Ambrogio  celebrò  il  Concilio  Provinciale  contro  Gioviniano,ed  al- 
tri,  eHo  vi  rilìedette,  e  fi  fottofcrilTe  ;  (come  il  Zodiaco  della  ChiefaMilanefe 
EcUa  Viti  di  S.  Ambrogio,  ed  il  Teatro  della  Città  di  Milano  p.  xjó  )  Se  il  me- 
defimj  Santo  Dottore  ui  per  fcacciare  gli  Arriani,con  elfo  fi  collegò;  fedif- 
trutti  colloro  foprai  monti  di  Varefe  ,(i)  le  ivi  fé  ne  refero  le  grazie  a  Ma- 
ria ;  Scivi  s'innUsò  il  Tempio,  efeficonlagrò  l'anno  389.  i.  Novembre,  molTo 
di  divina  ifpi razione  vi  comparve  BalTano  . 

Nel  coltivare  la  vigna  di  quella  fua  Chiefa  vidde,  e  conobbe  il  Santo  eoa 
gran  confolazione  che  il  fuo  Popoloera  divotilTimo,  ed  in  particolare  de'  SS.  Ap- 
poftoli ,  eper  magf^iormente  ,  elbivemente  imprimergli  nel  cuore  quella  di- 
vozione .  erelTe  un  Tempio  ad  onore  di  elTi  Santi  l'anno  380.,  come  un  MS.  di 
quella  Chiefa  nella  B  blioteca  di  S.  Filippo  ,  e  coli'  alfiltenza  del  fuddetto 
S.  Arcivefcovo,  e  do' B  Felice  Vefcovo  di  Como  fu  confagrato  ,  liberando  (?) 
nello  ItrilTo  tempo  un' Olélla  dal  Demonio  .  Inoltre  tanta  eralallima, ed  imof 
vicendevole  ,  chepaflava  tra  quelli  cuoi  Santi  Prelaii  ^'^mbrogio ,  eBaflàno, 
che  trovandofi  quello  in  agonie  di  morte,  giaccliè  fi  aveva  anche  predetto 
il  giorno  del  fuo  tranfito  ,  non  potè  mai  rendere  l'anima  al  Creatore  fio* 
che  non  ebbe  prelente  il  fuo  diletto  BalFano .  Avenne  però  in  tal  tempo', 
come  eflendo  egli  per  morire  udi  dal  nollro  Santo  eoa  al  ri  Jiicorrere  che  lì 
poteva  fare  periuo  luccelFore  S.  Simpliciano,  (/")  ma  che  alcuni  non  lo  ap- 

Q.  4  pro- 

{a)  Or.  -prop  drl  ftioUff  ,Rug.,e  Lat  {b)  SuoUff.^e  detti .  {e)  StioUff.  ,Stn  3. 
fttfivitJ  ,eMartirol.  (^)  Btg'og.all  di  qtuffo  Santuar^e  ZoJtico  infr.  (t)  Su% 
Uff.  ,e  detti .  (f  )  Zodiaco  della  Chieda  Alti,  dei  ì^uein.  mila  vita  di  S.  Stm^lidano  . 


z^9  V  1  T  E    D  E'    V  E  S  C  O  V  I. 

provavano  per  effere  vecchio  ;  Allora  il  Santo  Dottore  ripigliando  tutto  il 
fiato,  che  la  fua  languidezza  gli  potò  fomminirtraie  ,  gridò  ,  e  repplicò: 
Senex ,  Jed  bonus  Vecchio,  ma  buono  ,  come  in  fatti  poi  fuccelTe  ;  moftran- 
do  in  quello  il  moribondo  Arcivefcovo  quanto  approvaffe  i  giudic]  del  San- 
to Vefcovo  di  Lodi  .  Se  poi  voleffi  trattare  quanto  era  (oliecito  del  luo 
Grege,  potrei  dire  che  non  palTava  giorno  in  cui  non  andaile  in  cerca  de_ 
poverelli,  ie  orfani  per  far  loro  da  Padre  ,  fé  infermi  per  cibargli  anche  di 
propia  mano,  e  fé  languenti  incurabili  fino  a  bacciargli  le  piaghe .  Quan- 
ti Monifterj  fabbricò  alle  Vergini ,  GoUegj  all'educazione  del  Clero  ,  e  Spe- 
dali per  ricovero  degli  Infermi ,  e  Pellegrini  ;  {a  )  Qual  forte  coftanza  fu 
la  fua  nel  fofferire  l'orribile  faccheggio  di  tutto  il  Lodigiano  latto  de'  Gotti 
l'anno  407.  quando  feco  fu  rovinata  anche  l'Italia  tutta?  E'purcofa 
molto  deplorabile  come  mai  un  Vefcovato  si  fecondo  di  fegnalate  azioni  di 
quello  Santo  Pallore  fia  ormai  refo  sì  iterile  d' iftone ,  e  come  mai  tante  il- 
luftri  imprefe  lavorate  per  lofpaziodi  35.  anni  dalla  mano  indefelTa  del  no- 
Itro  Santo,  fiano  Hate  ieppellite.  Ad  onta  però  dell'  inlaziabile  rabbia  de* 
uoftri  nemici,  che  nell'  incendio  della  vecchia  Città  machinava  d'abbrug- 
giare  con  effa  tutte  le  più  raguardevoli  memorie,  anche  della  nortraChiela, 
quantunque  gemella  con  la  loro,  (^ò)  anzi  da  fuoi  Santi Arciveicovi  perle- 
coli  ccnlervata  ,  non  ha  potuto  cancellare  alcuni  ftupendi  miracoli  operaci 
dal  noltro  Santo  e  invita,  e  in  morte,  come  fono  per  raccontare  (e) 

Tagliavanfi  da'  Mietitori  le  biade  nelle  Campagne  preflb  la  vecchia  Città, 
quando  un  fanciullo  innocente  fcorrendo  qua ,  e  là  per  li  campi  ,  non  vi 
badando  i  Genitori,  perchè  attendevano  a  cogliere  le  fpicche,  inciampò 
in  un  ferpe  velenofo ,  e  calpeftoUo  innavedutamente  col  piede,  e  fciolie^ 
fubito  il  veleno  colla  lingua  ,  e  morficò  il  fanciullo  sì  gravemente  ,  che  ia 
un'  inftante  chiamando  o  mama  ,  o  marna  ,  fmaniando  di  dolore  fpirò.  La 
Madre  accorrendo  ,  e  vedutolo  fubito  morto  ,  datafi  a  dirotiffimo  pianto  « 
lamentavafi  della  difgrazia,  malediceva  il  ferpente  ,  che  l'avelTe  uccifo,  e 
fcongiurava il  Cielo  che  gli  reftiiuifce  la  vita;  ma  il  tutto  in  vano.  Alla 
fine  portofFi  l'eltinto  Cadavere  per  feppellirlo  nella  detta  Chiefa  de'  Santi 
Appoltoli,  feguitando  la  Madre  il  Defunto  la  quale  non  poteva  reprimere 
né  le  grida,  né  il  dolore.  In  quello  tempo  per  buona  forte  era  nel  Tem- 
pio il  Santo  Vefcovo  trattenuto  in  orazione  ,  e  fé  lo  ftrepito  di  chi  accom- 
pagnava ,  e  portava  il  Defunto  lo  dillurbarono,  molto  più  la  Madre  quale 
non  fi  fiancava  di  fupplicare  il  Santo  a  rendere  la  vita  all'eftinto  fuo  figlio. 
S' intenerì  elfo  di  compaflìone  ,  comandò  che  tutti  ufciflero  fuori  di  Chiefa  » 
e  ferrate  le  porte ,  ripieno  di  confidenza  in  Dio  omnipocente  lo  pregò  a^ 
condecere  la  vita  al  morto  fanciullo  ,  e  quella  confolazione  alla  gran  fede 
della  Madre  fconfolata.  Lo  efaudì  il  Signore  ,  perchè  il  fanciullo  comin- 
ciò lentamente  a  palpitare ,  refpirare  ,  e  muoverfi  ;  indi  a  poco  a  poco ,  come  le 
fi  fvegliafle  dal  Ibnno  fi  dirizzò  in  piedi,  ed  aperti  gli  occhj  volgeva  qua, 
e  là  lo  fguardo  per  la  Chiefa,  e  cominciò  a  chiamar  iua  Madre,  come^ 
ufano  i  putti  ,  quando  rellano  sbigottiti  da  cafo  iniproviio.     Alle  voci  dei 

tìgli- 
i^a)  Paneg.citafodelCartu.  {i>)  Lodidiù.  6.f.26i.,efcg.  {€)SuoUf.,idim 


VITED  E'    VESCOVI.  *49 

figliuolo  tutti  ft  f'pinfero  dentro  la  Chiefa  già  fatta  aperta,  e  non  fapevano 
capire  in  fé  di  allegrezza  ,  ma  tutti  ammiravano  la  potenza  di  Dio,  e  U 
miracolofi  virtìi  del  Santo  Paftore  . 

Se  q'jefto  miracolo  lerabra  portentofo  ,  in  cui  trattafi  della  vita  del 
corpo  donata  ad  un  morto  ,  non  men  mirabile  dovrà  parere  il  feguente, 
col  quìle  diede  la  vita  dell'anima  aJ  un  ingoruillimo  avaro.  Era  iolito  il 
noftro  Santo  Prelato,  per  il  cordialiiTimo  arfVtto,  che  portava  a  S.  Ambrogio 
quando  viveva  ,  di  andar  a  vifitare  il  Tuo  Corpo  in  Milano,  e  per  quelto 
f:ne  paflando  un  giorno  per  una  delle  più  frequentate  contrade  rivolfe  lo 
fguardo  in  una  bottega,  nella  quale  vidde  che  il  Mercante  bilanciando  le_ 
mercanzie,  da  una  parte  della  bilancia  vi  ftava  il  Demonio  in  fembianzadi 
Moro,qual  veduto  dal  Santo  ,  ed  accortofi  della  cagione  ,  fentì  gran  dolore 
per  il  peccato  di  quel  mefchino  .  Aveva  in  fua  compagnia  il  Santo  due  , 
uno  de'  quali  era  il  Santo  Prete  Clemente  ,  già  detto  altrove ,  e  l'altro  Elboi- 
no  Diacono  .  A  quefti  dimandò  fé  vedevano  quel  Demonio  ,  e  rilpondendo 
di  nò,  fece  una  brcviffima  orazione  al  Signore,  affinchè  per  maggior  gloria 
fua  ,  e  falute  di  queir  anima  fi  degnafle  mamfeltare  il  tutto  anche  a  loro, 
per  poter  convincere  più  ficuramente  l'oftinazione  di  colui  colla  vifta  di 
tutti  e  tre.  In  fatti  meritarono  fubito  la  fteffa  vifione,  ed  il  Santo  chiaman- 
do il  Mercante ,  prcfe  a  dirgli  :  Q,ual  frode  voi  con  tanta  accortezza  ufate 
pel  vendere  le  mercanzie  per  guadagnare  a  danno  de'  Compratori?  Giura, 
e  (pergiura  il  malvaggio ,  e  chiama  in  teftimonio  della  iùa  giuftizia  e  Dio, 
e  i  Santi  ,  noa  repplicogli  il  Santo  :  O  quanto  è  pictofo  il  nofiro  Signore, 
che  per  farvi  riconofcere  del  voftro  errore  ha  moltrato  a  noi  il  Demonio, 
che  falta,  quafi  giubilando  ,  fopra  la  voftra  bilancia  dalla  parte  del  pefo: 
Emendatevi,  emendatevi  ,  e  guardatevi  che  quel  Dio,  che  chiamate  in_ 
teftimonio  della  bugia  non  ne  prenda  fubito  contro  di  voi  rigorofa  vendetta . 
La  correzzione  del  Santo  ebbe  si  viva  forza  nell'animo  di  quell'  avaro,  che 
fubito  fi  ravvidce,e  proftratofi  a'  di  lui  piedi  confeisò  il  delitto,  e  pregollo 
ad  impetrargli  da  Dio  il  perdono,  e  per  configlio  del  Santo  fi  mife  a  fcon- 
tare  le  colpe  con  larghe  limofine  ,infegnandoalTieme  agli  altri  ad  ulaie  1a_, 
rettitudine  dovuta  ne'  contratti. 

Già  fentivafi  ormai  conluraato  dal  pefo  di  novant'anni,e  che  le  continue 
malarie  erano  per  apprirgli  in  breve  il  fepolcro ,  e  perciò  fi  mile  con  in- 
fuocato amore  a  confermare  il  fuo  Clero  ,  ed  il  fuo  Popolo,  ne*  buoni  pro- 
pofiti,  fuggerendogli  faggi  avvertimenti,  affinchc.potelFero  tenere  da  lungi 
tutte  le  faU'e  Dottrine  dell' Erefie  Jafciando  che  t'ofie  feppeUito  nella  Chiela 
da  elfo  fabbricata  ad  onore  de'  Santi  Appolloli  ,e  dando  loro  la  Unta  benedi- 
zione, fpirò  l'anima  col  bacio  del  Signore,  qual  fempre  in  vita  fua  aveva 
cercato,  fofpirato,  e  fvifcerataraente  amato  ,  l'anno  41  j  19.  Gennijo  ,  dopo 
<3i  avere  governata  quefta  Chiela  trentacinque  anni . 

Gli  fece  l'efequie  il  mefto  Clero,  coli' intervento  della  Città  con  pompa 

funeltiffima  ,edi  tutta  la  dimoftrazione  deli' affetto  verfo  del  Santo  Vefcovo, 

-ma  non  pafsò  feoza  l'evidenza  del  gradimento  in  Ciclo,  poiché  in  riconi- 

penfa  al   tocco  del  facto  Corpo  li  Demoni  con  orribile  llrepico  fi  partivano 

dagli 


lyo  VTTEDF    VESCOVI, 

dagli  OfTefll,  gl'Infermi  ricuperavano  la  fanità  ,  e  confegutva  ogni  forta  di 
grazie  chi  con  vera  fede  la  richiedeva  da  Dio  per  i  meriti  del  Santo  .  Anzi 
quella  divozione  de' Lodigiani  verlb  del  loro  Santo  Pallore  mai  s'è  fminuita, 
nccome  Tempre  è  vifl'uta  la  protezione,   che  lui  mollra  verio  di  noi. 

Lo  vide  co*  propri  occhi  la  fua  Cura  l'anno  1158.  14.  del  mete  di  Aprile 
in  Giovedì  della  fetumana  di  Pafqua  {a)  quando  i  fuoi  nemici  l'abbruggia- 
rono  ,  e  con  inaudita,  e  facrilega  barbarie  incendiarono  Templi, e  trucida- 
vano i  Cittadini ,  perchè  molti  di  quelli  riccorlero  in  tanti  travaglj  dal  Santo 
loro  Avvocato,  e  Padrone  nella  fuaChiefa  ,  e  fi  legge  nella  Lezione  terza  del 
fecondo  notturno  dell'  Ufficio  antico  della  fua  Traslazione,  che  apparve  ia 
(ìmiglianza  d'un  Angelo  vedito  Pontificalmente,  e  paifando  fenza  oifefa.* 
gì'  incendi  fi  portò  lui  monte  Eghezzone ,  quafi  a  prendete  pofleflb  della 
nuova  Città,  che  in  breve  vi  fi  doveva  fabbricare  .  In  oltre  tentarono  gli 
Averfati  di  fpogliarci  delle  Ven.  Reliquie  di  elfo  Santo,  quafi  venilTero 
con  quello  a  privarci  della  fua  protezione  ,  ma  ebbero  a  pentirfene ,  men- 
tre lubito  che  pofero  le  mani  facrileghe  ,  e  crudeli  all'  opera,  caddero  a_< 
terra  tramortiti  ,  come  dice  il  citato  fuo  Ufficio ,  benché  D.  Pellegrino 
Merula  nel  fuo  li'«ro  intitolato  Santuario  di  Cremona  ,  difcorrendo  della 
Chiefa  Parrocchiale  dedicata  a  quello  Santo  nella  fopraddeita  Città,  dice 
che  rellarono  morti  auelli  ,  che  tentarono  di  toccarlo  per  trasferirlo  ,  op- 
pure rapirlo,  e  per  quello  fi  deve  afcrivere  alla  protezione  del  Santo,  che 
lolo  la  fua  Chiefa  folle  prefervata,  polla  ,  come  dic^vafi  in  que*  tempi  ,  nel 
Borgo  Orientale  ,  eflendo  ilate  tutte  le  altre  ,  o  in  tutto  ,  o  in  parte 
rovinate  .  (é) 

Leggefi  anche  nel  precitato  Ufficio,  come  elTo  Santo, o  l'Angelo  Cuftode 
della  vecchia  Città,  in  guifa  d'un  venerando  Vecchio  comparve  nelle  cam- 
pagne di  Crema  aJ  una  povera  Donna  Cittadina  Lodigiana,  affiittiffima 
per  l'eltrema  fua  povertà  ,  cagionatale  dalla  defolazione  della  fua  Patria  t 
si  per  elTere  anche  Hata  fcatciata  da  ella,  come  perchè  un  Lupo  aveale 
rapito  l'unico  fuo  figliuolo  trattanto  che,coftretta  dalla  neceilìtà  per  vivere» 
lavorava  a  coglier  Ipicche  per  le  campagne  :  Le  comparve  ,  dico  ,  e  le_. 
domandò  di  qjal  luogo  folle,  e  per  qual  cagione  tanto  fi  lagnaife  .  Rifpofe  la 
Donna  :  Signore  il  luogo  della  mia  abitazione  è  deferto,  ed  è  dillrutto  ; 
La  fua  gente ,  che  chiamafi  di  Lodi  è  trattata  quafi  da  (chiava  .  Le  rep- 
plicò  il  Sarjto  :  O  Donna  (là  pur  di  buon  cuore,  perchè  il  Signore  m  breve 
fi  ricorderà  dell'afflizione  del  tuo  Paele,  e  poco  dopo  foggmufe  :  E  non  ti 
cruciare  per  il  tuo  figliuolo,  perchè  ancor  vive  ,  ed  il  Lupo  non  l'ha  mo- 
leilato  in  conto  alcuno  ;  ed  in  fatti  fé  lo  viue  trattanto  correre  in  contro 
fano  ,  e  làlvo  . 

Un  povero  Contadino  lavorava  un  giorno  alla  campagna  (f)  con  un  pajo 
di  bovi,  col  lavoro  de' quali  manteneva  sé ,  e  la  fua  poveia  famiglia  :  arri- 
vata l'ora  di  ripofare  lalciolli  in  campagna  a  palcolare  ,  ed  elio  trattanto 
andò  a  vifitare  il  Santo  Corpo  nella  fua  Chieià  ivi  vicina  ,  di  cui  era  di- 
votiffimo.  Pafsò  in  quello  tempo  di  là  un  ladro,  dove  vedendo  chei  bo- 
vi 
la)  Mortn.  (i>)  Lodidifc.j.p.z^Z.  {3)  Rug.eCat. 


V  I  T  E    D  F    V  E  S  e  O  V  !.  «fi 

Ti  non  erano  da  verun  cuftodici,  gli  rubbò,  e  nafcofegli  in  una  Cafetta  vi- 
cina al  Te  ni  pi  o  .  11  Contadino,  dopo  d' aver  fodisfacto  alla  Tua  divozione, 
ritornò  per  il  fiio  lavoro,  ma  non  vi  trovò  più  li  bovi,  onde  per  tal  perdita 
reftò  fconfoIatifTirao,  e  dopo  d'avergli  per  le  campagne  cercati,  e  ricerca- 
ti ,  ma  in  damo,  ritornò  in  Chiefa  dal  Santo  piangendo  ,  e  pregollo  fi  de- 
gnafTe  d'ajutarlo  nella  (uà  dilgrazia.  Vi  llette  in  orazione  tutto  il  reftodel 
giorno  .  e  tutta  la  notte  confidandofì  Tempre  nel  padrocinio  del  Santo.  Né 
fu  Tordo  alle  di  lui  preghiere,  perchè  alla  mattina  per  tempo  il  ladro, fin- 
gendo divozione  ,  volle  entrare  nella  (Iella Chiefa  come  faceano  gli  altri, 
ma  ecco  appena  vi  miie  il  piede,  che  un  elercitodi  veCpe  lo  circondò  tut- 
to,  e  lo  morficò  si  crudelmente  ,  che  era  già  ridotto  col  vifo  mezzo  gon- 
fie ,e  mil  trattato  nella  teda,  nella  bocca,  nelle  narici, e  nell'orechie  ,  do- 
ve gli  penetravano  rabbioiamente  con  eftremo  Tuo  tormento,  fenza  poter  ef- 
fere  ajntato  da  alcuno ,  finché  come  pazzo  gettatofi  a  terra  fopra  la  ftefTa-, 
foglia  della  Chiefa  ,  palesò  con  orrendi  gridi  il  furto  de' bovi  ,  e  dove  gli 
aveva  nafcofti  :  Andate  prefto  ,  gridava  il  mifero  ,  andate  a  levargli  che 
fono  quelli,  che  anno  prela  la  vendetta  della  mia  fceleraggine .  Stavafi  in- 
torno a  cedui  attonito  il  Popolo,  ed  a  que' gridi  era  anche  accorfo  il  Padro- 
ne de' bovi ,  e  quando  fenti  palefare  il  luogo,  ed  indicarne  la  Cala  dove  era- 
no nafcolH ,  corfe  colà  fubito  allegro,  e  ritrovatigli  gli  conduffe  alla  fua^ 
filila,  e  poi  tornato  al  Tempio  raccontò  tutto  il  lucccflb  ,  ed  il  miracolo 
del  Santo.  Conobbe  il  Ladro  il  fuo  delitto,  e  pregando  il  Santo,  con  ef- 
fo  feco  tutto  il  popolo  ,  per  il  fuo  i)erdono ,  lo  lafciarono  le  veipe  ,  e  ben 
emendato  entrò  libero  in  Chiefa  a  deteftare  il  ilio  pecaato  . 

Se  aUix4.  d*  Aprile  fu  diftrutta  la  vecchia  Città,  fecondo  la  profezia  di  quel 
Ven.  Vecchio  rapprefentante  il  fuo  Santo  Paftore,o  pure  il  Santo  fuo  Angelo 
Cuflode.  che  comparve  a  quella  Donna  nelle  campagne  di  Crema,  in  breve 
fu  riedificata,  perchè  lo  ftelfo  anno  iij8.  3.  Agofto  fu  gettatala  prima  pietra  • 
del'a  nuova ,  che  al  prefente  fi  vede ,  ed  in  breve  fu  ridotta  a  perfezione-, 
col  favore,  ed  ajutodi  Federico I.  Imperadore;  (<i)  e  non  potendo  comporta- 
re oue' Cittadini  di  vivere  diitanti  dal  loro  Santo  Vefcovo  ,  eProttettore  prin- 
cioale  prefTo  di  Dio,  rifol  vettero  di  fare  una folenne  traslazione  deHuo  fanto 
Corpo,  nella  qual  funzione  lo  Itedolmperadore,  e  fommi  Prelati  portarono 
V  Arca  del  Santo,  il  che  fegu~i  l'anno  ii(Jj.  4.  Novembre  ,  come  fi  legge  nell' 
Ufficio  d'elfo  Santo,  e  con  tal'occafioue  fu  portata  anche  l' Icona  dell' Aitar 
maggiore  della  (uà  Chiefa,  come  dilli  nell'informazione  del  Duomo  .  Dopo 
quella  funzione  dice  il  Morena  che  l'  Imptrador  Federico,  con  pati  gene- 
rofiri  al  fuo  carrattere,  offerì  lire  trenta  di  danari  Imperiali  alla  fibbnca-. 
della  Chiefa,  e  l' Imperadrice  di  lui  moglie  cinque  lire  a  S.Baffano,  quali 
danari  in  quei  tempi  afcendevano  a  fomma  molto  confiderabile  .  Il  facto  Cor- 
po fu  ripofto  nel  fuo  Altare,  ove  fi  adora  con  grandiffima  divozione  da  tutto  il 
Popolo  Lodigiano  ,  ed  in  ilpezie  da  tutto  iT Clero  della  Cattedrale,  quale 
dopo  Compieta  ogni  giorno  va  proceffionalmente  a  cantarvi  la  fua  Antifona  , 
Verfetto,  ed  Orazione  de  proprio  ;  e  della  fua  Traslazione  le  ne  celebra  iti 
Città  la  fella  annuale  con  Mefla  ,  ed  Officio,  ed  in  oltre  a  fua  gloria  tutti i 
Ìa)Morin.  Lune- 


tji  VITED  E»    VESCOVI. 

Luned'i  dell'anno  il  Canonico  Parroco  canta  MelTa  al  fuo  Altare  con  Mufica» 
a  Ipele  della  Scuola  d'clTo  Santo  eretta  in  Duon:io. 

Anche  de' Sommi  Pontefici  anno  lafciata  perpetua  memoria  della  ftima  ,  che 
fecero  di  quefto  gran  Santo  .  Di  S.  Gregorio  fi  legge  in  una  fua  lettera  fcrit- 
talÌ3.  Marzo  l'anno  1075.  in  forma  di  Breve  alla  Città  di  Lodi  vecchio, 
efortandola  amorevolmente,  ed  alTieme  comandandole  diaffifterealdi  lei  Pa- 
llore Obizone,  che  molto  viene  lodato  in  elFa  come  difenlore  contro  T  Erefie 
de'Nicolaiti,  e  de' Simoniaci  di  que'  tempi,  (come  il  Zanni  iie*  fuoi  MS.  ed 
Inventario  della  Cattedrale)  e  nella  fteira  lettera,  ofia Breve,  il  S.  Ponte- 
fice comanda  che  nelTuno  di  quefte  Sette  prefijma  di  celebrare  fopra  l'Altare 
del  noftro  Santo  Vefcovo.  Anche  l'anno  1413.  eflendo  Velcovo  Fra  Giaccomo 
Arigone ,  eGio.  Vignati  Conte  di  Lodi',  Giovanni  XXIIL  trovandofi  quivi  coli* 
Imperadore  Sigiimondo  la  notte  del  Santo  Natale  di  Noftro  Signore,  cantò  Mef- 
fa  all'Altare  del  noitro  Santo  ,  e  l' Imperadore  l'Evangelo  Exiit  E.h£inm  a 
Cafare  Augufio  &c.  (  ^)  in  memoria  di  che  il  Papa  conceffe  l'  Indulgenza 
plenaria  perpetua  a  quelli,  che  avellerò  visitato  queit' Altare  il  giorno  della 
fua  Fella  ,  come  fi  è  detto  alli  -25.  Dicembre . 

Nota  qui  come  alcuno  ha  dubitato  del  valore  di  queft'  Indulgenza  per  elFe- 
re  ftata  conceda  da  un  Pontefice  ,  che  come  illegicimo  fu  depolto  dal  Con- 
cilio di  Coftanza  ;  ma  cosi  foflè  facile  ad  acquiftarla  ,  come  è  facile  ad 
intendere  la  ragione,  che  la  conferma  .  Primieramente  perchè  leggendoli 
la  conceiBone  di  quett' Indulgenza  nel  proprio  Ufficio  del  Santo,  che  è  flato 
approvato  e  dalla  Sacra  Congregazione  de'  Riti ,  e  da' Pontefici ,  aflìeme  vie- 
ne anche  approvato  il  contenuto  dell' Indulgenza  dello  Iteffo  concedente  Gio- 
vanni ,  che  in  queft'  Ufficio  è  chiamato  pure  Romano  Pontefice  ,  e  tal'  Ufficio, 
colla  Meffa  ,  che  fi  recita  nella  Feita  ,  coll'ottava  del  Santo  Vefcovo  è  flato 
emanato  ,  non  dirò  a  fecoli  fcorfi  ,  ma  folo  l'anno  iÓ28.  12  Febbrajo, 
come  in  fine  di  efTo  Ufficio  fé  ne  legge  la  conceffione  .  Di  più  ancora  per 
maggior  confermazione  del  valore  di  quefta  Indulgenza  dico  ,  che  eilendo 
rati  molti  dilpareri  in  que'  tempi  fopra  la  validità  degli  Atti  di  più  Putefi- 
ci  ,  che  vivevano  in  un  tempo  ftefTo,  il  Sacro  Concilio  di  Coftanza  dichia- 
rò che  gli  Atti  de' Pontefici  follerò  validiffimi  fino  alla  rinunzia,  anzi  che 
lo  ftefTo  Concilio  gli  confermava  tutti,  come  Defendente  Lodi  difc  9.  p. 
4JO.  e  feg.  ;  dunque  chi  potrà  dubitare  della  validità  di  quefta  Indulgenza? 

Anche  Gregorio  XIII.  concefTe  al  fùo  Altare  il  privileggio  ad  ogni  Meffa 
che  vi  fi  celebri  ogni  giorno,  ed  in  perpetuo  della  liberazione  d'un  Anima 
dal  (Purgatorio,  come  le  ne  legge  l' ilcnzione  in  marmo  nero  per  ifcontro  ali.* 
Altare  del  Santo  . 

Molti  luoghi  cofpicui  parimente,  (ò)  come  del  Cremonefe ,  della  Bref- 
ciana  ,  ed  altri  Paefi  ,  come  i  Milanefi  Iteffi  nella  Bafilica  dì  S.  Ambrogio 
maggiore  ne  fanno  la  fefta  ,  ed  in  oltre  Alberto  Agoltano  Prepofito  delia_, 
Chieia  Parrocchiale  Prepofiturale  de' SS.  Naborre  ,  e  Felice  ,  e  Canonico  del 
Duomo  di  Lodi  ,  ed  anche  Canonico  Ordinario  della  Metropolitana  di  Mila- 
no, in  fuo  teftamento  rogato  da  Criitoforo  Sacco  Cittadino  di  Lodi ,  e  No- 

tajo 

<«)  l//^aV,  f  F»//j«.  !>.  144.     (è)  RH^fi". 


VITA    DE'    VESCOVI.  ij3 

tajo  Imperiale  l'anno  1515.  io.  Marzo,  incarricò  li  Tuoi  Eredi  a  far  dipingere 
una  beila  ,  e  grande  Immaginedi  S.  BaiFano  in  detta  Metropolitana  all' Altare 
verCo  la  Sacriftia,  dove  è  la  ftatua  del  Sommo  PonteHce  Marcmo  V.  Anche 
il  Maltro  di  Campo  Governadore,  e  Callellano  di  PizzighettoneAlonlo  Pa- 
vone Palomino  nel  Tuo  teltamenro  rogato  da  Paolo  Emilio  Zanni  Notaio,e 
Caufìdicp  Coli,  di  Lodi  l'anno  1668.  zi.  Aprile  inftitu'i  un  Canonicato  nella 
Cattedrale  di  Lodi  fotto  li  titolo  de'  noltri  Santi  Vefcovi  Protettori  Ballano  . 
ed  Alberto,  anzi  all'Altare  precifodi  S.  BalFano  aggiunCe  altri  legati  ,  che 
li  poilono  leggere  in  detto  tellamento ,  il  che  tutto  moltra  la  gran  riveren- 
za ,  e  particolar  divozione  nella  quale  è  Tempre  (tato  tenuto  ,  e  (ì  tiene  il 
noilro  gran  Santo,  al  di  cui  Altare  le  oggidì  li  celebrano  quattordici  Melle  fiU'e. 
e  cotidiane,  s'argomenti  quante  di  piìi  faranno  quelle,  che  vi  li  celebraran- 
co  per  la  loia  pietà  de' divoti. 

Sarei  poi  troppo  tediofo  al  Leggitore  (  io  temo)  fé  volelTi  far  racconto  di 
tutte  le  perfone  ,  e  delle  Comunità  di  vote  del  noilro  S. Ballano, delle  quali  so 
che  fé  ne  pollòno  leggere  buona  parte  nella  di  lui  Vita  Icrittadal  Rugierio. 
Però  nonpoflbdi  meno  che  non  metta  quella,  per  ellère  leguita  di  frelcoje 
notata  lolamente  dagli  atti  della  noftra  Curia  Vefcovale  . 

La  Terra  di  Marola  fotto  il  Vefcovato  di  Sarzana  ne' tempi  andati ,  men- 
tre tutti  i  luoghi  circonvicini  erano  defolati  dalla  pelle,  ella  fola,  mediante 
il  padrociuio  di  S.  Beffano  a  cui  riccorlein  quello  deplorabile,  e  comune  fla- 
gello ,  fu  miracolofamente  prelervata  ;  per  il  che  in  rendimento  di  grazie  fondò 
una  Cappella  ad  onore  del  Santo  obbligandoli  con  voto  perpetuo  tutti,  e  ca- 
dauno delIaComur.itàa  pagareannualmenteun  tanto  per  iella  per  mantenerla  , 
e  di  celebrarne  la  fella  colla  MelTa,  ed  Ufficio  ;  e  perchè  continuò  moki  anni 
afervirlì  della  Mella,  edeil'Ufficio^c'f'owHni ,  l'anno  1718.  ottenne  dal  noftro 
VefcovoOrteijfio  Vifcontila  Melfa  ,  ed  Ufficio  noltro  dt  proprio  ,  acciocché 
folFe  perroeiro  dalla  Sacra  Congregazione  de' Riti  anche  a  quella  Chicli  col . 
iuo  Clero  ,  il  che  confegui  lo  ftello  anno  alli  9.  Dicembre  dalla  detta  Sagra 
Congregazione . 

Male  tanta  flima  ne  anno  fatti  Perfonaggi  di  fuprcma  ,  e  di  ordinaria 
qualità,  quanto  maggiore  ne  doveranno  farcii  Lodigiani  che  nella  propria 
Citta,  e  nella  propria  Chiefa  venerano  il  di  lui  Sagro  Corpo, dal  quale  co- 
me fonte  di  amore  derivano  innumerabili  grazie,  e  come  pegno  d  un  gran 
Santo  rilonano  ftrepitofi  miracoli?  Certo  che  si,  e  ballerà  il  due  che  in  pro- 
teftazione  del  loro  cflequio  anno  celebrato  fempre  ,liccome  celebrano  la  di 
lui  fella  con  tuttala  più  uilliuta  ,  ef;iftofa  folennitache  nella  Chiefa  univerfale 
fi  collumi ,  qual  è  quali  come  la  fella  del  SS.  Natale  del  Salvador  del  Mondo  , 
Collo  Hello  collume ,  e  rigorofa  legge  di  non  poter  elporfi  cola  alcuna  da  vende- 
re, e  ccn  tutte  le  botteghe  ierratein  tutte  le  ore  della  fua  giornata  folennc.  La 
Vigilia  li  olTcrva  con  digiuno  di  precetto  grave,  la  fera  della  medelima  coU'il- 
Juminazione  della  Piazza  maggiore  ,  e  fuono  univerfale  di  tutte  le  Campane^. 
deliaCittà,  cdellaDioceli  ;dopo  le  due  ore  della  notte  non  fi  luona  la  ronda 
della  Gì  ultizia;  di  notte  li  cantano  tutte  Icore  notturne  al  fuo  Altare,  e  di  gior- 
no MelFa,  e  Velcro  Poutiliwale  a  più  cori  di  mulici  toraitieri  }li  più  icitlti, 


ay4  V  I  T  E    D  E'    V  E  S  C  O  V  1. 

fenzarifparmio  di  fpefe  ;anzi  il  Rugeri  dice  che  per  il  paffato  fi  celebrava 
queftafefta  con  dieci  cori  di  Mufici  de*  più  ifquirui  .  Soleafi  anchein  tal  gior*- 
no  fare  una  dilettevole  caccia  de  quadrupedi  fuUa  Piazza  maggiore ,  ma  perchè 
difpefroilriibreltavamelcolatocol  dolore,etal  gaudio  finiva  col  pianto,  fa 
proibita ,  ed  in  quefta  maniera  tutta  la  giornata  reità  confagrata ,  ed  impiegata 
neir  onorare  il  S  anto  . 

EfeilLodigianodivoto  gli  ha  Tempre  profeflati  i  piìa  diftinti,e  riverenti 
oflequj.che  maraviglie  poi,  fé  (grazie  a  Dio)  lo  ha  fempre  conofciuto  po- 
tentilFimo  Avvocato.  Neil' orribile  llragge,  che  fece  la  pelle  l'anno  1630., 
come  ebbe  quefta  mifera  Città  finalmente  a  liberarfi  ,  fé  non  quando  fi  rivolfe 
alla  protezione  di  S.  Baflano,  e  ne  cofta  ancora  la  gratiifima  memoria  al  fuo 
Altare,quandoglidonòun  Palio  d'argento,  colle  tapezzerie  di  Fiandra,  dove 
fono  figurati  gli  atti  degli  Appoftoli  per  ornamento  della  fua  Cattedrale ,  come 
a  tutti  è  palefe ,  e  vedafi  li  i8.  Giugno .  E'  pur  fama  pubblica  che  il  cadere^ 
rella  profonda  Fofla  del  noltro  Caftello  fenza  minima  ofFela  fia  per  grazia  par- 
ticolare di  S.  Baflano?  Che  più?  la  grazia  fpeciale  concelfa  da  Dio  a'  Lo- 
«digiani  per  le  preghiere  di  quello  gran  Santo  d'eflere  (tati  tutti  liberati  dalla 
Lepra ,  come  per  approvato  da  S.  Chiefa  cantiamo  nella  fua  orazione ,  che  co- 
mincia Dem  qui  per  Beatum  Bajjianum  Conft(forem  tuam  ,  atque  Ponttficem  Fopu» 
lum  Laudenfem  mirabili  pietate à  corporali  Lepfa  curare  volutili  é?'f.  ,ed  il  non  eife» 
remai  più  alcuno  flato  oifefo  ,  come  atteftano  col  Rugeri  altri  da  eflo  citati,  e 
dall' ifperienzaftefla  ,  che  in  altri  Paefi  io  fteflb  ho  veduti  infetti  di  quello  pef- 
cilente  morbo ,  per  il  quale  tengono  Spedale  feparato,enon  già  nel  Lodigia- 
ro,  non  comprova  quanto  fia  ftato,  e  fia  oggidì  prediletto  il  Lodigiano  da  Di» 
benedetto ,  e  quanto  maggior  obbligo  tenga  di  rendergli  le  dovute  grazie ,  per- 
chè l'ha  provveduto  d'un  Avvocato  si  potente  in  Cielo ,  ed  in  terra . 

yijtta  del  Corpo  di  S.  Bajfano  t  fecondo  l'ilirumento  rogato  da  Lelio  Micolli 

ifotajo  di  Lodi  li  il.  Novembre  1583. ,  e  concorda  circa  la  foftanza  con 

mna   informazione   data   alle  Stampe   dal  Canonico   della  Cattedrale^ 

Carlo  Cipelli ,   mila  quale  per  fua   divozione  tratta  delle  fjìe 

celebrate  ad  onore  del  Santo  yefcevo . 

L'Anno  1583.  in  giorno  di  Lunedi  11.  Novembre  Monfig.  Francefco Bolli 
Vefcovo  di  Novara ,  come  Vifitatore  Appollolico  della  Chieia  Louigia- 
ra  fotto  il  Pontificato  di  Gregorio  XIII. ,  nella  vifita  della  Cattedrale, colle 
debite  folennità  vifitò  il  fagro  Corpo  circa  le  ore  ^l.  «  di  poi  fu  repplicata 
la  vifita  alle  due  della  notte  dello  Hello  giorno  venendo  il  Martedì  per 
foddisfare  alla  divozione  d'alcuni  de'  Deputati  della  Scuola  del  Santo,  e_ 
di  altre  perfone  Nobili .  Primieramente  da'  Canonici  furono  fatti  accen- 
dere lumi  in  gran  quantità,  e  fatto  il  debito  canto  a  lode  del  Santo,  e  fer- 
▼ate  le  convenienti  ceremonie,  o  folennità  fu  fcoperta  con  divozione  la  Calla 
di  marnìo,  ove  retta  depofitato  il  Santo  Corpo  con  i  piedi  verfo  il  Piazzolo 
delle  legne ,  ed  il  Capo  verfo  la  Cattedrale  per  il  longo  del  luo  Altare,  e 
dell'Arca»  o  fia  Cafla .  Sopra  il  SS.  Corpo  fu  ritrovata  una  coperta  di  or- 
na t^fiao 


VITE    DE'    VESCOVI.  155 

thefino  di  color  rofTo,  ibpra  la  quale  era  nguraca  l'immagine  del  Santo  in 
abito  da  Velcovo  con  lettere  d'oro  da  capo  del  tenor  prelente. 

D.     O.     M. 

ANIMAM  DEO  REDDIDIT  DIVUS  BASSIANUS  14.  GAL.  FEB.  412. 
ed  a'  piedi  altre  lettere  d'oro,  che  dicevano  : 

SANGTISSIME  CONFESSOR  CHRISTI  BASSIANE  PASTOR ,  ET 
DUX  POPULI  LAUDEN.  INTERCEDE  PRO  NOSTRA  OMNIUMQ,j 
SALUTE . 

Il  detto  fagro  Corpo ,  premelTe  le  decenti  adorazioni ,  ed  Orazioni ,  e  colla 
dovuta  riverenza  ,  fu  rimirato,  e  venerato  da  molte  Perfone  prclenti,  ier- 
vandofi  il  conveniente  ordine ,  e  dopo  d'elFere  flato  viiitato  ,  ed  ollequiato 
dagli  alianti,  il  detto  fagro  Corpo  fu  ricoperto  d'un  velo  nuovo  di  color 
bianco  zenellato  di  feta  di  color  d'argento  ,  ed  oro ,  comprato  allora  da  uà 
Deputato  della  Scuola  per  comidione  del  Velcovo  Vifitatore,e  fopra  detto 
velo  fu  mefla  la  detta  coperta  di  ormeflno  fìgurara,  come  fopra .  Di  poi, 
fatto  il  canto  conveniente  da'  Sacerdoti  a  lode  del  Santo ,  fu  chiufa  la  Cail'a 
di  marmo  ,  e  le  ferrate  al  folito . 

annotazione . 

Abbiam  detto  che  morilTe  li  19.  Gennaio4ri.,  dovendo  dire  413.»  ma 
quello  fi  fcioglie  facilmente  .imperocché  da  que'  tempi  antichi  fi  prendeva 
l'anno  dell'  Incarnazione  di  Grido,  non  quello  della  Natività,  come  per  il 
più  fi  pratica  oggidì  parimente  . 

Tre  Inni ,  che  fi  recitavano  nell'Ufficio  antico  della  feda  del  noftro  Santo 

Protettore    Badino  ,  quali  ,  perchè  in  breve  contengono  tutta  la 

di  lui  Vita  mirabile,  ho  filmato  bene  riportargli  qua  in  un 

folo  per  degna  foddisfazione  del  divoto  Leggitore. 

Hymntts . 

Mira  cantemus  venerando  Sanftu,    Orat  in  fomnis  ,  vigilantGlientes 
Qpi  rudisvoto  repcritur  almus,        Audiunt  vocem  puero  loquentem, 
A  l'acro  quodam  fene  Gordiano ,  Eft  Poli  Sedes  tibi  preparata 

Luce  fuperna.  Euge  Fidelis. 

Mira  res  multum  Baffianus  ante  Auribus  Patris  referuntur  ilta, 

JamfidemChriftiCrucem  indicanti,        Prceparat  qu2jdam   revocare  volens 
Pulveri  fignum  Crucis  imprimendo        Miliiem  Ghrilti  puerum  docentis 

Pradicat  Infans  .  Ire  Ravennam. 

Gaudet  inventor, lavacro  falutis  QjjafugaCervam.geminumquefoetum 

Imbuit  parvum  Domino  juvante  Acriter  urgent  properc  venantes 

Parvuli  votum  fibi  dante  veftem  Q,u«  peregrino  data  grellus  ejus 

Tunc  fpeciofam.  Lingere  caipit , 

Inde  rranfcendens  puerile  quodque:      Quam  volens  unus  nequior levare 

Tertia  viftus  foliti  ciborum  Impulit  Sandlum  temerò  ,  fed  illum 

Parte  contentus,  reliquis  duabus  Sternit,  &torquetDeus,acutroque 

Pavii  egeoos .  Lumiiie  privar . 

Hic 


i^tì  V  1  T  E    D  E' 

Hic  mifer  ftrarusiacet,8cligatus, 
d'io  tanien  Sanili  precibus  foluto 
Cerva  defenfa  redit  unde  jullà 

Venerar  ante . 
Jam  viri  nomen  refonat  peromnes, 
Auà\t ,  ac  orac  capur  amputandus  , 
Labitur  mox  de  manibus  tenentis 

Dira  bipennis. 
Cafar  hoc  audit  liberai  Bithinum 
Illius  jufTu  fua  poffidentem 
Gratus  US  Judex  fequiturPatronum 
Jugiter  h^erens. 
Urbs  erat  Laudse  viduata  Sponfo, 
Celitus  nobisdaturinPaironum 
Ute  vir  Sandlus  populo  precante 

Flamine  plenus. 
Nuntios  mittit  populus  Ravennam 
Ducitur  Laudem    propiando  Urbi, 
Reddidit  muto  modulos  loquelas 

Ofcula  dando. 
Intrat  hic  Urbem  ,  nimios  jacere 
Cernit  infirmos , generifqueclari 
In  luburbanis  fons  extra  Caltra 

Illius  Urbis. 
Ofculans  illos,  gemitufque  dando 
Largiter  fundit  lacrymarum  funtem: 


VESCOVI. 

Languidisautem  recreando  pra»ftac 
Munera  grata. 
Inde  fufpirans  precibus  falutem 
Imperar  Leprse  llmul ,  &  futurse  , 
Perpetim  totam  renovando  Urbem 
Chrifmate  SancSto 
Irte  San(florura  meriris  potenrum 
Firmiter  crede/is  fore  fé  juvandum 
Condidit  prudens  fub  honore  horum 
Iple  Gapellam. 
Quam  facrat  tandem  fratribus  vocatis» 
Uemones  clamant, precibus  fugantur 
Urbe  tunc  prorfus  :  fimul ,  &  puella 
Pelle  redemptis. 
Prasrer  hsec  orans  parer  in  facrata 
Sufcirat  motus  populo  itrepente 
Dente  Serpentispuerum  perernptum 
Tempore  melìis . 
Inde  pr^nofcens  obitum  propinquum 
Corporis  glcbam  tumulare  mandac 
In  domo  difta  iìbi  famulantes, 

Valdedolentes . 
G'iudet  in  Cxlis  pius ,  &  fidelis 
Servus ,  &  prudens ,  idt  ò  Bcatus . 
Reddito  terrae  Domino  vocante 

Corpore  Sacro.' 


8.  S.  Ciriaco  entrò  iti  quefto  Vefcovato  l'anno  4^7.  ,  come  li  MS.  del 
Zani.  Reggendo  egli  la  noitra  Chiel'à  l'anno  451.  iettila  Re  degli  Unni  ,  Pò- 
poli della  Scizia,  tra  alcune  Cictà  della  Lombardia  diltrullè  anche  Locii  con 
tutta  la  barbarie  propria  di  cottui ,  che  era  nominato  il  Flagello  di  Dio.  In- 
tervenne il  noftro  Santo  al  Concilio  Provinciale  fatto  in  Milano  da  S.  Eufebio 
Arcivefcovorottoil  Pontefice  Leone  I.  Tanno  454. ,  al  qual  fifotiol'cri'.ie  come 
glialtriVcCcovi  Comprovinciali ,  cume  fi  legge  anche  nei  Teatro  della  Città 
di  Milano  di  Salvator  Vitate  a  p.  243.  Finalmente  confumato  dalle  fatiche, 
e  difaggi  per  rimettere  le  Chiefe  ,  e  reftituire  al  luo  Iplendore  primiero  la  Reli- 
gione Cnlliana  nella  fua  Girti  per  la  fiera  perfecuzione  del  Barbaro  malamente 
trattata  ,  relè  lo  fpirito  al  Signore  l'anno  454.  27.  Agallo  ,  e  fu  leppell  ito  nel- 
la Bafilica  AbbazialediS.  Pietro  fotto  l'Altare  dedicato  allolieiioS.  Appoltolo, 
come  accenna  anche  il  Marrirologio  .  Benèvero  chela  Chiefa  e  fiata  mutata 
dal  fuofito  ,  ed  il  depofito  di  quello  Santo  al  prefente  preci lamente  è  incognito, 
e  non  è  da  farlène  maraviglia,  atrefe le  tante  frequenti  rivoluzioni  ,e  deilolar 
zioni  deli' antica  Città,    il fuodepofico aveva  quelt'ifcn^ione  . 


Si' 


V  I  T  F    D  E*    V  E  S  e  O  V  I.  «jf 

Si  quréris  Lelìor  tanto  (juii  di^nctur  honen 
rlir  jactt  Cyriacut ,  v.it^s  ChriCli , 
MoTum  flarus ,  àoihn ,  hontrificus  » 
Cafius  ,  fius ,  bonus ,  honrfjut  •     (  «  ) 

9.  S.  TIZIANO  di  nizioncAllemanoruccelTe  a  S.  Ciriaco  l'nnno  475.  forro 
il  PonriHcaco  di  Simplicio-  Governòquefta  Chiefa  due  anni  foli,  ma  con  tale 
fantitii  .che  viene  annoverato  tra  li  Santi  Vefcovi  della  vecchia  Ci  ttà  .  PA'sò 
jilla  gloria  iminortaleil  primodi  Maggio  dell'anno  477.  di  anni  55.  della  fua 
età ,  come  da  un'  ilcrizione  ,  che  fi  legge  nella  Chiefa  di  S.  Pietro  ,  ma  perchè  iti 
tal  giorno  cade  la  feftì  de' SS.  Giaccomo,e  Filippo  Appoltoli  fitrasfenvaal 
giorno  4-  di  Maggio  quella  del  Santo  per  decreto  di  Monfig.  Boffi  Vefcovrf 
di  Novara,  e  Vidtatore  Apportolico  della  r.oftra  Chiefa,  ma  l'anno  1717.  fi 
cominciò»  celebrare  nel  giorno  11.  come  giorno  proprio  afiegnaco  alfuo  Offi- 
cio .  P'rdi  Ferrar. ,  Sin.  ). ,  Zani  ,edArch.  della  Cattedrale . 

Oviedo facro Corpo  ,  come  il  Minfr.  ,eFerrar.  ;  nel  primo  eccidio  dalla^ 
vecchia  Città  dell'anno  iiii.rimafe  occulto  per  molto  tempo  .mictTendo  fla- 
to ritrovato  nel  Duomo  antico  di  S.  Maria  fu  trafportato  con  molte  fante  Reli- 
quie nella  Bafilicadi  S.  Pietro,  e  nella  feconda  ruina  dell'  anno  iij3.  reltò  pi- 
rimenie  nafcolto  ,  finalmente  vifitando  la  BafilicadiS.  Pietroilgloriofoaoltro 
Santo  Vcfcovo  Alberto  l'anno  117  j.  fu  manifcftato  dal  Demonio  per  bocca  di 
un' OlTefla  ,  come  il  Vairan.  citato  dal  Lodi  difc.  6.  Per  allora  il  Santo  lo  depo- 
fenel  proprio  Altare  della  llefià  Chiefa,  e  l'anno  1584.  fu  vifìtato  da  Monfìg. 
BolFi  Vifitator  Apportolico ,  e  lo  trovò  così  intiero  ,  e  da  auell'  Altare  lo  trasferi 
folennemcnteneir  Aitar  maggiore  .  E  non  so  con  qual  fondamento  il  Ferrar, 
abbia  potuto  aderire  che  detto  Vefcovo  lo  fece  trafportare  alla  nuova  Città, 
mentre  è  cofa  certa  che  fempre  è  ftito  venerato  in  Lodi  vecchio, ove  ancorafi 
venera  nella  llellà  Bifilica  dv  S.  Pietro ,  e  per  Inltrunaento  rogato  da  Aur.  Rolli 
Cancell.  Vcfc. ,  e  dalli  fuoi  atti  appare  quanto  fono  per  riferire  della  fua  trasla- 
zione a  parola  per  parola  . 
. ,  L'anno  1640.  Monfìff .  Vefcovo  Clemente  Gera  il  giorno  4.  di  Maggio  io 
Venerdì  fi  portò  a  Lodi  vecchio  nella  Chiefa  di  S.  Pie'  ro  ,  edalla  prelcuza  di 
molti  telUmonj  lì  ruppe  l'Aitar  maggiore  nella  parte  d'avanti ,  e  dopo  un  ta- 
„  volato  di  cotto  fi  fcopri  un  avello  di  marmo  bianco  col  coperchio  dclla.^ 
„  mcdefima  materia  ammovibile  ,  longo  alla  proporzione  della  larghezza, 
»,  quAle  in  am'oidue  li  capi  aveva  mtaghata  quelta  i  fcnzione 

A  $   IXJ. 

,,  enei  capo  d'avanti  era  legato  con  piombo  un  avello  di  ferro  grol!b;den« 
„  trn  di  detto  avelie  fi  trovò  una  Call'ecta  di  Piombo  col  coperchio  longo  due 
f,  fpiiine, larga  ,  ed  alta  la  metà  in  circa  .  Di  dentro  era  fodrata  tutta  col  co- 
ft  perchio  d'un  drappo  di  (età  rollo  dall'  anM'.hità  logorato  ;  dentro  inellàCaf- 
„  (et:a  fi  trovarono  varjoiri ,  che  la  riempi^vano  fino  alla  metta  dell'altezza, 
„  efoprailceperchiodiefla  Cadetta  erano  fcntte  di  color  rofleggiaute  l'in- 
i,  frufcntie  lettere  io  fimil  Forma 

R  COR.  ' 

(.j)  Zani  m' fuoi  MS.  Ifitr, 


♦» 


leS  V  I  T  E     D  E'    V  E  S  C  O  V  I . 

CORPUS  S.  TITIAN  l 
ETRE.   SS.  INNOCENTIUM. 
„  Di  poi  dal  vacuo  di  detto  Altare  fatto  per  levare  l'avello  fi  fcopri  anche  vicino 
),  alla  parte  di  dietro  d'eflb  Altare  una  Galletta  di  marmo  bianco  quadra  col  co- 
,,perchio  della  meucfima  materia  larga  una  fpana  in  circa  .     D'entro  d'elTa  fi 
,,  vide  effervi  materia  di  polve  rolTà  ammalTata  ,  qual  credefi  elTere  terra_. 
„  inianguinata  ,  mifchiata  con  minuzie  d'offi  ,  e  dentro  ancora   v'  era  un  ta- 
,,  Zino  di  vetro  di  color  azurocoU'orlo  bianco,  edineflbua  velo  rofl"eggiante_  > 
i,  quali  cofe  tutte  furono  ripofte  dove  erano.  Di  polii  partili  Prelato,  ed  il  gior- 
„  no  feguente,chefu  il  5.  in  Sabbato,  al  dopo  pranzo  GioannarabrogioPandino 
„  Vicario  Generale  d'elfo  Prelato  fi  portò  da  Lodi  a  quella  Chiefa ,  e  trovò  che 
,,  (opra  l'Aitar  maggiore  era  Itara  riporta  una  bellilTima  ,  e  preziofa  Gaffa», 
,',  d'argento  fabbricata  apporta,  e  dentro  v'era  ftato  riporto  il  Corpo  diS.Ti- 
„  ziano,  ede' SS.  Innocenti, e  co'  lumi  accefi  fu  trafportata  ,edepofitata  nell' 
„  Oratorio  delle  Cafe  dell'  Abbazia  ,  lafciandovi  i  lumi  accefi  .     Il  giorno  fe- 
,',  guente^.  in  Domenica  detto  Moniig.  Vefcovo  fi  portò  ancora  ad  elfa  Ba- 
„(ilica,  e  di  fuo ordine  fu  riportato  ,  ed  efpofto  il  Sacro  Corpo  colle  Reli- 
,,  quie  de' Santi  Innocenti  nella  ftelfa  Calta  d'argento  fopra  l'Aitar  maggiore 
„  alla  pubblica  venerazione  .     Vi  cantò  Me  (fa  Pontitìcalmente  Monfignore  , 
„  nella  quale  fece  un  erudito  Sermone  adonoredel  Santo,  e  finita  la  Melfa  fi 
,,  diede  principio  alla  proceiTione  folennilfima .     In  quella  portarono  il  Bal- 
„  dachino  diverfi  Nobili,  Difciplini,e  Confratelli  ,  tanto  della  Città  ,  quanto 
,,  del  luogo,  mentre  tutti  vietano  intervenuti  ,  facendo  in  querta  una  vaga 
„  compatta  un  grande  rtendardo  coli'  immagine  veneranda  del  Santo  ,  portan- 
„  dofi  in  proceffione  dentro  la  calla  d'argento  il  Corpo  del  Sato,  e  le  Reliquie  de' 
„  SS. Innocenti .  Finita  la  procelTione  flette  efporta  tutta  quella  giornata  fopra 
„  l'Alter  maggiore  la  Gaffa  con  entro  i  fagri  Tefori ,  e  dopo  fu  collocata  dentro 
),  l'Aitar  maggiore  d'efla  Bafilica ,  con  queft'  infcrizione  Icolpiiain  marmo  . 

CORPUS  S.   TITIANI 

LAUDEN.  EPISCOPI 

CUM  ALiaUOT  SS.    INNOGENTIUM  RELIQUUS 

SVB  HAC  ARA  FUIT  LVVENTUM 

ITERUMQUE  REPOSlTUxM  . 

PRiEMISSA  SOLEMNI  TRANSLATIONE 

MDCXL.  DIE  Vi.  MAH. 

LAUDE  ANTISTITE 

CLEMENTE  CERA  NOVARIENSI. 

vedi  24.  Luglio  Vita  di  S.  Giuliano ,  e  Compagni  Martin  .' 
Nel  tempo  che  viffe  S.  Tiziano  cominciò  la  bella  Italia  ad  ellere  moleftata_, 
dalle  naziozi  ftraniere ,  che  a  forza  d'armi  fé  ne  impoffelTarono  .  Ceffate  tali 
molertie  quando  penfava  di  godere  un  poco  di  refpirojfu  di  nuovo  aiTalita  da 
un  male  peggiore  del  primo, che  fu  l'Erefia  Arriana  ,riffortadopo  che  era_. 
fiata  ertinta  dal  Santo  Arcivefcovo  Ambrogio  ,e  S.  Baifano .  Ora  in  tali, 
è  tante  fventure  ciafcnno  può  immaginarfi  in  che  miferabile  ftato  poteva  tro-. 
Tarfi  laQhiefà  Lodigiana  .     Fet  quello  ,  avendo  gli  Uomini  in  que'  tempi  da^ 


V  I  T  E    D  E'    V  E  S  e  O  V  I .        ^  ^59  ^ 

ppnfarea  maneggiar  piìi  il  ferro,  che  la  penna  ,  e  di  avere  piìi  follecituain^ 
della  propria  vita  ,  che  de' tatti  ai  crui,  per  cento  anni  in  circa  non  fi  trovano  no-ì 
minati  alcuni  nofhi  Velcovi ,  i"e  non  (ino  all'  anno  594.  in  circa  ,  nel  quale  le  ne^ 
trova  uno  chiamato  _! 

10  Venanzio  ,  benché  da  alcuni  pare  che  fia  notato  Vefcovo  di  Luna  , 
di  prelente  C'ttà  diitrutta  ,  cui  è  fuccelTa  in  luo  luogo  Sarzana ,  ed  il  Vef- 
covato  di  Lodi  ,  e  non  di  Luna  era  Comprovinciale  dell' Arci  vtfcovato  di 
Milano  ,  qual'è  al  predente  ancora.  Né  vale  il  dire  che  nel  tona.  z.  delle 
Opere  di  S.  Gregorio  I.  il  magno  nelì'epift.  22.  data  nel  mefe  di  Maggio' 
è  nominato  Venanzio  V^efcovo  di  Luna  ,  perchè  nella  ftclla  epiltola  fonò  no- 
minati i  Lodigiani ,  non  i  Lunenfi .  Q,uefto  è  il  di  lei  principio  refcritto 
f'caelmenre,  come  fi  può  vedere  nella  ftcila  :  Qtwrundam  d.-  LjuJntium ve- 
ni, ntium  de  parttbus  ad  ncs  relationt  p.rvt'nit ,  Religiofoslocorum  tpforuin  ita  ah 
E^ck/ìjftuy  dtfceplinf  tramite  devtafff  ,  ut  nnllattnns  in  ftiis  ntoribus  aUioni^. 
buftjtucaHOYìfce  dtfpofìtio,m  /latuta  rrfpiciantà'c.  Se  non  voleiTirno  dire  che- 
Venanzio  per  qualche  accidente  folle  Vefcovo  e  di  Luna,  e  di  Lodi  nello 
(tellb  tempo,  quantunqire  Città  da  fé  tanto  rimote  .oppure  folle  flato  Vef- 
covo dell'  una  ,  poi  dall' altta  fuccelTiva-nenic  .  Nel  luo  primo  ingrelTo  trovò 
quella  Chiela  in  peflimo  fta'o  rovinata  da*  Icaadali  del  Clero ,  e  calpeltata  da- 
gli Eretici,  contro  le  quali  fventure  ebbe  molto  da  fudare  per  opporvi  il  rime- 
dio .  Ma  perchè  li  protervi  erano  tanti ,  che  da  fé  folo  non  era  (ufficiente  a  far 
rellillenrrnzaadelTi  ,ricorfealS.  Pontefice  Gregorio,  il  quale  icriflela  detta_, 
leacra  aColtanzo  Arcivefcovo  di  Milano  ,  affinchè  gli  preltaffe  ajuto  ,  come  in 
ell.i  fi  legge . 

n.  S.  Defideriofuccedeinquefto  Vefcovato  ,  regiftratoda  Giovanni  de  Ne- 
gravalle  per  Canonico  Rc-gt.lare  Lareranéfe  .  Mimllrò  quella  Chiela  con  "rati 
l'jJe,dottrr.ia,efanti:icircaranno'^26..comeli  MS.annonimidi  S.Criltoforo, 
Zani. Sin  3.,Ma  tiicl.cheindicalafuaieilailii.Febb.,ei'Arch.  della  Cattedr. 

11  Donato  intervenneal  Concilio  uni  vertale  di  Coltantinopoli  intimato  dal 
Pontctì,  e  Agatone  l'anno  680.  Fu  anche  prefente  al  Concilio  Provinciale  fatto 
da  S.  M  nlueto  Arcivelcovodi  Milano,  come  dagli  atti  dello  ftelfo  Concilio  ci- 
tati dalSurio  tv  m.  3. ,  e  dal  Te  itro  della  Città  di  Milano  p.  245.  di  Salvator 
Vitale.  Fu  Prelato  di  molta  dottrina,  e  pietà,  colle  quali  prerogative,^ 
fupeiò  le  tempefte  della  Chiefa  ne'  fuoi  tempi  aifai  miferabili ,  ne'  quali 
dominava  l'Erefia  Arriana ,  e  tal  volta  la  Chiefa  era  retta  da  due  Velcovi 
Amano,  e  Cattolico.     Zani,  e  Sin.  j. 

Qjipure  mancano  lenotiziede' Velcovi  per  lo  fpazio  di  cento  cinqumt' an- 
ni incirca,  non  trovandoci  alcune  memorie  d' elfi ,  mentre  regnavano  1  Longo- 
bardi ,  come  il  detto  Zani . 

13  Erimperto  Allemano  circa  gli  anni  del  Signore  822.  vifTe  noftro  Vefcovo 
vigilantilìiiiio,  del  q nle  lene  prevaUe  il  Pontefice  Eugenio  II.  per  acquieta- 
re le  dil'cordie  tra  li  Pitnarchi  delle  Città  di  Aquilea  ,  e  di  Grado,  ed  inter- 
venne al  Concilio  di  Mantova  celebrato  a  tal  hne  circa  l'anno  818.  MS.  det 
Zani,  e  di  S.  Cri  fi  f. 

14  Raileto  da  akuai  ftim<ito  di  nazione  Francefe,  da  altri  della  nob.  Fa- 

^1  migli» 


^6o  VITE    DE*    VESCOVI. 

ffiiglia  de'Fabj  Lodigiano,  da  Canonico  della  Cattedrale  affunto  al  Vefcova- 
fo  eletto  dal  Clero  ,  e  dal  Popolo.  Fu  molto  caro  a  Lodovico  Imperador  e  il 
Pio  ,  e  da  effb  ottenne  l'Abbazia  ricchiffitna  di  Saviniano  nella  D  iocefì  di  Tor- 
tona T  la  quale  pofcia ,  per  relazione  del  Zani ,  fu  confermata  dal  Pontefice 
Marino  1. ,  o  Martino  , come  il  Forefti  nel  Tuo  Mappamondo  l'anno  88 j.  al  Vef- 
covato  di  Lodi .  Confegui  che  l'antica  Canonica  di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio 
Ci  convertine  in  Moniiiero  de  Benedettini  Caffinenli  coli' alfenfo  del  Pontefice 
Gregorio  IV.  ,  e  dell' Imperadore  per  eflere  fuo  jufpationato ,  che  lo  arric- 
chì pure  di  molte  rendite  e  l'anno  8ji.  partì  da  quefla  vita  .  f^edt  Manfr. 
fin.  3    Zan.  Vairan.  Monaco  d' ejjo  Mcnifl. 

15  Enbcrto  falì  a  quefta  Cattedra  Vefcovale  Tanno  8^-  »  Uomo  d'altif- 
fjmo  ingegno,  del  cui  configlio,  e  prudenza  fé  ne  prevalfe  Lotario  Impe- 
radore, e  Re  dell'Italia  ne'negozj  rilevantiffimi  ,  avendolo  creato  de' Pre- 
fetti,  o  Vice  Re  dell'Italia.  Di  quello  ne  trattano  le  Iftorie  di  Verona  di 
Girolamo  della  Corte  ,  le  Croniche  della  Cancell.  d'clfa  Catied.  nell'anno 
837. ,  e  vedi  ancora  Sin.  3. ,  eZmi. 

\6  Giaccomo  II.  Lodigiano,  nel  cui  tempo  Lodovico  Imperadore  figlio 
di  Lotario  nel  principio  del  fuo  Impero  fece  fabbricare  ad  onore  di  S.  Stefa- 
no Protomartire  un  Tempio  l'anno  852.  fui  confini  del  Lodigiano,  e  del  Pia- 
centino in  fito  appellato  Riva  alta  ,  luogo  molto  eminente,  vago,  ed  ame- 
no per  le  balfe  pianure  che  domina  lafciate  col  tempo  dalle  rovine  del  vi- 
cino fiume  Pò.  Gli  applicò  per  dote  alcuni  redditi,  e  malfime  le  ragioni, 
«fcoflà  della  gabella  del  Porto  fu'l  detto  fiume,  ed  il  nortro  Prelato  gli  con- 
cerie la  ragione  di  poter  decimare  «  e  fu  confegnato  a'  Preti  per  fuo  gover- 
no. Al  prefente  fi  chiama  S.  Steffano  del  Corno  giovane  ,  ed  il  Vefcovo 
carico  d*  anni,  e  di  meriti,  preffo  la  Chiefa  Lodigiana  dalle  miferie  dique- 
iio  Mondo  pafsò  alla  vita  dell'altro  l'anno  875.  Vedi  la  vita  dd  Vefcovo  No' 
«hcrio  ,  i  AiS.  del  Manfr. ,  del  Zani  ,edi  S.  Crifioforo  . 

17  Gerardo  I.  Milanefc  entrò  per  Vefcovo  di  quella  Chiefa  l'anno  875. ,' 
e  colla  fua  diligenza  la  accrebbe  molto  nella  pietà  .  L'anno  8B3.  ottenne 
Anch' effo  da  Papa  Marino  I.  l'approvazione  dell*  Abbazia  di  Saviniano  , che 
aveva  Monfig.  Raileto  .  Intervenne  ,  e  fi  fottofcriflè  all'elezione  del  Re 
dell'  Italia  fatta  da  Carlo  Calvo  Re  di  Francia,  ed  Imperadore  feguita  in_ 
Pav  ia.  E  lo  fteflb  anno  875., come  il  Teatro  della  Città  di  Milano  del  Vitale,afri- 
ftette,  e  fi  fottofcriflè  al  Concilio  di  Pavia  convocato  da  1  Pontefice  Giovan- 
si  Vili. ,  finalmente  l'anno  833.  mancò  da  quefla  vita  .  Sin. ,  3.  Zani ,  e  MS. 
a  S.  Crifiof. ,  e  vedi  Ifl.  di  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio  19.  Giugno . 

18  Amajone  AUemano  molto  indefeflamente  governò  la  noftra  Chiefa  circa 
anni  cinque,  e  l'anno  894.  finì  il  fuo  corfo.  Q,ueflo  in  fua  vita  ottenne  pri- 
vilegi di  gran  confeguenze  da  Guido  Imperadore,  e  Re  dell'  Italia,  econ- 
ceffe  a  Melanfredo  Signore  di  Lodi  il  titolo  di  Conte  del  fuo  facro  Palazzo 
con  molti  privilegi ,  ed  all'Abbazia  di  S.  Pietro  molta  tenuta  di  terreno  dalla 
parte  del  fiume  Larobro  .     Zani,  ed  altri  [oliti  MS. 

19  Aldegraufo  governò  puoco  tempo ,  e  di  lui  follmente  fi  racconta,  che  pri-  . 
filegiò  d' etTsnzioni  l'Abbazia  di  S.  Pietro  luddcuo.  Sigliti  MS. 


VITE    DE'    VESCOVI.  »<Ti 

10  Ildegarìo  ,  o  Aldegario  ,  o  Uderio  Allemano  creato  noflro  Velcovo 
l'anno  896.  ,  Configliere  di  Berengario  Re  dell' Italia  ,  fu  a  diverfe  conferen- 
ze del  Pipa  ,  e  dell'  Imperadore ,  ed  efTendo  itato  fatto  un  Concilio  nella 
Citta  di  Piacenza  per  acquietare  le  turbolenze  della  Ghiefa,  elfo  v'interven- 
ne ,  e  fi  fottofcrilfc  .     Solite  autorità. 

ZI  Zilio  ,  o  Egidio  della  Nob.  Famiglia  de' Vignati  di  Lodi  Vefcovo .  11 
Zani  ,  ed  il  Lodi  difc.  io.  p.  498  dicono  che  quclto  Vefcóvo  reità  citato 
in  un  lltrumento  rogato  da  Gualterio  Aboni  i5.  Marzo  l'anno  914. ,  nel  qua- 
le lì  legge  la  vendila  che  fa  il  Nob.  Pietro  Sommariva  di  vna  parre  del 
Cartello  di  Turano,  e  del  Palazzo  grande  di  Vairano  con  (iioi  «dincj ,  e  ra- 

Sioni  per  il  prezzo  di  foldi  ottocento  di  nnoneta  Cefarea  al  Sig.  Tommafo 
e'  Vignali  t.  del  qu.  Zilietto  per  fé,  eperilVen.  Sig.  Prete  (perufarele 
parole  proprie)  Zilio  de  Vignate  fuo  fratello ,  e  Vefcovo  della  Chiefadi  Lodi, 
del  rclto  non  iitruova  cola  memorabile  di  quello,  fuori  che  fu  difenfore  del- 
la libertà  Ecclclìatica  ,  e  l'anno  916.  fini  li  fuoi  giorni .  MS.,  e  [olite  citazioni . 
Non  e  da  ftupirfi  che  in  quello  mio  Giardino,  di  fpeilo  nomini  Caftclli 
nel  Lodigiano,  perchè  anticamente  erano  frequenti  nel  noltro  Territorio, 
ed  erano  neceifari  per  reilillere  alle  fcorrere  delle  barbare  ,  e  ftraniere  Na- 
zioni,  e  de'  nemici  circonvicini,  febbene  oggi  in  moltilfimi  luoghi  non  fé 
oc  trovi  nepp'jr  pietra,  ne  nome,  o  memoria ,  verificandofi  il  detto  del  Poeta. 
Moti  ettam  faxis ,  nominitufq;  verut. 

11  Adecario  Prelato  d'ottimi  ccltumi  molto  caro  amico  di  S.  Adelberro 
Velcovo  di  Bergamo,  ed  in  pruova  dell*  affetto  /ingoiare,  e  fincero  che  ii 
portavano  fcambievolmente,  il  Santo  ne  fi  menzione  nelle  fue  memorie^ 
OccUf^ò  quella  Sede  Vefcovale  l'anno  917.  in  circa.     Solite  citazioni. 

1}  Oglerio  Allemano,  del  quile  preci famente  non  fi  polTono  fapere  né  gli 
atti,  rè  il  tempo  d;l  governo  di  queiU  Chiefa.  E'  rammenorato  dal  Ca- 
blano nelle  fue  Lauviiddi  lib.  7.     AlS.  folttt,  e  Sin.  3. 

^4  Andrea  Lodigiano  creato  Vefcovo  l'anno  960.,  confagrato  il  31.  Mag- 
gio ,  come  alcuni  dicono  ,  Uomo  di  grand'animo  ,  e  politica,  colle  quali 
prerogative  leppc  fchivare  lo  fdegiio  di  Berengario  Re  dell'  Italia  ,  che  la^ 
inetteva  tutta  in  rovina  ,  e  quantunque,  per  lottrarfi  dalla  periccuzione  di 
CoUui  ,  Valberto  Arcivefcovo  di  Milano  ,  e  Valdone  Vefcovo  di  Como  li 
rifuggiaffero  in  Germania  ,  il  noftro  Prelato  (lette  fempre  collante  ,  ed  in- 
trepido nella  fua  Sede  .  Calato  pofcia  nell'  Italia  Ottone  magno  impera* 
dorè  per  le  repplicateiftanze  del  Pontefice,  de' Principi,  e  de' di  lei  Domiiun- 
ti ,  fece  la  fua  dillmta  comparfa  ,  e  rappreientazione  con  Cefare  ,  e  dopo 
che  quello  lu  coronato  colla  corona  di  ferr  >  nella  Bafiiica  Imperiale  di 
S.  Ambroggio  maggiore  di  Mi. ano  ,  Morlig.  Andrea  ne  lenti  gli  effetti 
della  di  lui  real  gencroiiti  ,  cogli  altri  nvx  infigii  Perlonagi;i,  perche  gli 
conceffe  il  dominio  della  Città  con  fetv.  miglia  di  circuKo  uel  fuo  Conta- 
do,  e  colla  facoltà  di  ailoluto  Signore  aia  formadi  Principe  laico.  Quin- 
di nacque  a'  Vcfcovi  Lodigiani  il  titolo  di  Conti  per  il  loro  dominio  cha 
tnno  tenuto  anche  nel  temp(ìrale.  bfnché  alcuni  attribuilchino  tal  cagiono 
«d  altri  Vcfcovi ,  o  ia  altre  couciogenze  ieguite ,  e  di  qua  derivò  l'ulo  di 

R  I  diam-. 


iS^  V  I  T  E    D  E'    V  E  S  C  Ó  V  I . 

diftinguere  il  Contado  Lodigiano  nelle  Regioni  di  Vefcovato  di   foprU  ^ 
di   mezzo  ,  e   di  lotto,   come   confta  da   diploma    Imperiale   nell'  arch; 
del  Vele.     In  legno  però  della  fua  pietà  alTègnò  il  Prelato  entrate  pei  ilii» 
pendiarfi  Cappellani  obbligati  alla  cotidiana  refidenza  Corale  di  giorno,  e 
di  notte, come  praticavali  anticamente,  nella  Chiefa  di  S.  Ballano  fabbricata 
dallo  Itellb  Santo,  e  conceire  all'Abbazia  di  S.  Pietro  la  ragione  di   poter 
decimare,  qualragione  ,  o  privilegio,  come  dall' arch.  del  noftro  Duomo, 
fu  (bttofcritto  dallo  ftelTo  Vefcovo  ,   ed   ellendo  mmcaci   il  Prepolto  ,  e_ 
l'Arciprete,  che  non  intervennero  a  quel  Capitolo,  fu  fottofcritto  da  dieci- 
nove  Canonici  ;     Prima  li  Canonici   Preti  ,  indi  l'Arcidiacono  col   feguito 
de'  Diaconi,  poi  li  Suddiaconi  ,  e  dopo  di  elTi  gli  Accolici,  tutti  Canonici 
d'eflà  Cattedrale  ,  e  tal  privilegio  fu  dato  il  primo  Dicèftibre  972. ,  come  dal 
iopracitato  arcii.  della  Cattedrale  nell'Inventario  .     Morto  Ottone  ,  e  dopo 
d'elfo  due  altri  Ottoni,  li  Principi  ,   e   Prelati  dell'  Italia  vergognandoli  di 
avere  per  loro  Sovrani  de*  Principi  ftranieri,  crearono  Ardoino  Marcheie.- 
d'Invrea  per  il  Re  dell' Italia  nella  Città  di  Pavia,  ed  ellb  Re  permortrarli  gf;ito 
verfodiMonlJg.  Andrea, che  in  quella  Real  creazione  aveva  latte  le  funzioni  da 
Vefcovo, lo  Iteilb  anno,  che  fu  il  1002.  primo  del  fuo  Regno, gli  concelle  il  pri vi- 
legio di pefcar  l'oro  nel  fiume  Adda,  qual  privilegio  confervafi  anche  oggid'i 
dallamenfa  Velcovale,e  come  diceil  Lodi  difc.  8.p.  401.  Di  più  gli  donò  il  Caf- 
tello  di  Caven3go,e  di  Galgagnano  fpettanti  alla  R.  Cam. ,  come  dice  Emanuel 
Tefauro  nel  terzo  Regno  dell'  Italia  nell'  annot.538.  E  fé  qualch'  uno  mi  dicelle: 
Se  Ottone  aveva  denato,  come  fopra ,  al  Vefcovo  il   dominio  temporale_ 
della  Città  di  Lodi ,  e  di  fette  miglia  d'ogni  intorno  di  elTa ,  già  dovevano 
eflere  del  Vefcovo  anche  quelli  due  Caftelli ,  che  fono  diftanti  dalla  Città 
cinque  in  lei  miglia  in  circa  .     Io  rifpondoche  per  eliere  fpettanti  alla  Regia 
Camera  li  due  Caltelli,forfi  non  furono  comprefì  nella  donazione  fatta  da  Ottone, 
o  che  quella  donazione  era  reflata  ellinta  per  qualche  lìnidro  accidente  . 

Per  ellere  poi  flato  creato  Re  dell'  Italia  Ardoino  lenza  l'intervento  di 
Arnolfo  Arcivefcovo  di  Milano,  in  tempo  che  era  Legato  in  Coflantinopoli, 
dichiarò  invalida  quefla  elezione  ,  come  fatta  fenza  di  elTo  ,  elTendo  rifer- 
rata  Iblamente  agli  Arcivefcovi  di  Milano  la  ragione  di  coronare  i  Re_ 
dell'Italia  ,  sì  per  la  longa  prefcrizione  d'anni,  come  per  lin  decreto  del 
Pontefice  Gregorio  puoco  prima  emanato  .  Per  tanto  comandò  che  fi  facelTe 
una  Dieta  de  Principi,  Prelati,  e  Principali  dell'  Italia,  e  (i  addunairero  in 
Lodi  ,  ed  in  quefla  reltò  dichiarato  privo  del  Regno  Ardoino,  ed  eletto 
Ke  dell'Italia  Enrico  Duca'  di  Baviera  ,  che  allora  appena  era  flato  creato 
Imperadore  della  Germania.  Qjjindi  ne  nacquero  fanguinofe  guerre  tra_. 
Ardoino  ,  ed  Enrico  ,  nel  qual  tempo  il  noftro  Prelato  non  potendo  piìi 
folFerire  il  grave  pelò  de'  fuoi  anni ,  decrepito  mori  l'anno  1004.  A^S.  foliti 
ed  Zani  ,  e  Sin.  5.      -    ■  '■ 

-  25  Nocheriodi  Nazione Tedefco  afTunfe  al  Vefcovato  l'anno  1005.  Levò 
h  Preti  dal  polTeiro  della  Chiefa  di  S.  Stefano  nella  villa  di  Ripalta  ,0  Riva 

alta,  che   col  tempo  ,  laf ciato  tal  nome  ,  prefe  quello  di  Corno  giovane, 
4ella  quale  ho  trattato  nèUa  Vita  del  Vefcovo  Giaecomo  U.,  e  l'anno  ioo<)\ 

io- 


VITED  E'    VESCOVI.  2<?^ 

indufTe  la  ConrefTa  Ghilalba  co'  fuoi  figliuoli,  a  riitorare  h  ftefTa  Cliiela,o 
dotarla  per  Moiiiilcro  de  Monaci  Benedettini  .  Di  quell'Abbazia  Te  ne  leg- 
ge un  Breve  del  Pontefice  PaTcile  li.  nell' ardi,  del  iM^niitero  de' SS.  Cof- 
mo ,  e  Damiano  di  Lodi,  col  quale  il  Pontefice  l'anno  1006.  15.  Novembre, 
tra  varie  concelTioni ,  e  condizioni  che' vi  iì  leggono,  coni">;rma  alla  detta. 
i\bbazia,  o  Monirtero  la  Villa  adiacente,  ed  il  Cartello,  nel  cui  recinro 
era  coltruito  il  Moni'tero .  So  che  il  Sin.  j.  mette  la  data  di  quefto  Breve 
nell'anno  1009.  ma  la  verità,  come  in  tatti,  e  del  ioo5.  Nel  govCino  di 
quelto  Velcovo  cominciarono  i  torbidi  de' Lodigiani  co'  Milanefi,  ne'  quali 
alla  fine  i  Lodigiani  pelcarono  le  loro  rovine,  come  a  luoi  luoghi  dirò,  ma 
prima  di  vedere  tante  fciagure  della  (uà  Chiefa  il  Prelato  parti  da  quello 
Mondo  circa  l'anno  1025.     Z.in. ,  <•  Sin.  3. 

Gli  orribili  prodigi  rit'eriti  dagli  Itlorici ,  che  feguirono  in  queflo  tempo, 
fìgnificarono  abbaltanza  le  imminenti  difgrazie  di  quelta  Città,  e  furono 
calhghi  di  Dio  in  pena  de'  Tuoi  pecc.iti  ,  come  ho  djtto  anche  al  pr.  Giu- 
gno .  ToMmalo  Boz^o  ,  riierito  da  Giaccomo  Gualtieri  ,  nel  difc.  7.  del 
Lodi  dice  che  in  ella  Città  una  Donna  partorì  alcuni  ferpenti  .  Il  Zani 
nelle  fue  citate  lltone  MS.  latine  dice  che  molte  notti  furono  vedute  ombre 
orribili,  e  tentiti  voli  tpaventofi  di  voci  Umentevoli,  e  dilònanti ,  quali 
non  tolo  rompevano  il  filenzio  del  ripofo  della  notte,  ma  di  più  mettevano 
pegli  animi  di  tutti  li  Cittadini  un  implacabile  tpavento  .     p^edi  arjsbeil  Vtllan. 

Se  l'anno  653,  la  Città  di  Lodi  provvide  d'un  Vefcovo  degnidimo  alla 
Citta  di  Cremona  nella  Perfona  di  Ciriaco  della  Nob.  Famiglia  de  Ponte, 
l'anno  1025.  Cremona  glielo  refe  in 

.  i6  Oldenco  G&llàlengo  di  lei  nobile  Concittadino  cos'i  eletto,  ed  accia» 
rnato  dal  Clero,  dalla  Nobiltà,  e  dalla  Plebe  della,  noltra  Città,  comc^ 
tempre  fi  era  praticato  nell'  elezione  degli  altri  Vefcovi,  colla  maniera 
addotta  nella  vita  di  San  B.idano .  Fu  quetto  nuovo  Vefcovo  Uomo  dì 
fomma  vigilanza,  e  prudenza  ,  ma  molto  più  fegnalato  nella  pietà,  mentre 
di  lui  narrano  il  Zani, e  Giufeppe  Brefciani  nel  tuo  lib.  intit.  Rofe,  e  Viole 
della  Otta  di  Cre}n«nj,chQ  donò  alla  Chiefa  di  S.  Martino  di  Cremona,  dova 
erano  Monaci  di  San  Benedetto  cento  jugeri  ci  terreno  ,  ailìnchè 
pregalfero  Iduio  per  l'anima  iua  .  In  tanto  però  che  li  Cittadini  Lodigiani 
ti  ptoviddero  di  quetto  Vefcovo,  anche  Eriberto  Arcivetcovo  di  Milano 
co.aacrò  Ambrogio  Alluno  Canonico  della  fua  Metropolitana,  e  lo  ma.Tdò 
per  il  governo  di  quella  Chiefa,  torto  pretetto  di  aver  ricevuto  da  Corrado 
Irapcradore  privilegj  di  creare  il  noftro  Vefcovo.  Fu  Arluno  rigettato 
intrepidamente  da' Lodigiani,  e  conlideranJo  Ulderico  d'elfer  egli  l'origine 
di  si  gran  mali  per  le  guerre,  che  fubito  intimarono  i  Milancfi  a'  Lodigia- 
ni,  dovette  dire  nel  tuj  cuore,  come  Giona  cap.  1.  ToUite  me  ,  &  mtttitt 
in  ntjrc ,  &  cejjjbtt  mire.,  a  vobis .  Si  mife  a  tu:ca  forza  a  perfuadcre^ 
a'  Lodigiani  di  permettergli  il  ritorno  alla  fua  Patria  ,  allineile  ceiraifero 
le  boralche  di  guerra ,  che  a  loro  Itavano  imminenti  .  Tanto  teppe  ben_ 
tare  ,  e  dire  il  prudente  Prelato  Olderico,  che  la  Città  condefcetc  alla  di 
lui  partenza  per  ricevere  Aluny,  ma  mgaluzatofi  Eribsrto  prefuaieva  dide-^ 

R.  4  pri^^ 


atf4  VITED  E*    VESCOVI. 

primere  affatto  t  Lodigiani  ,  burlandofi  di  loro  ,  e  volendo  conferire  gli 
Uffici  della  Città  a  Tuo  beneplacito.  A  fprezzi  tali  s'inafprirono  i  Lodi- 
giani ,  e  fcacciato  Ambrogio  vollero  Oldsri  co  per  loro  Vefcovo  ,  ma  la_, 
difgrazia  portò  che  guerreggiando  quefto  a  favore  de'  Lodigiani  contro 
l'Efercito  Milanefe  per  tale  punto  di  ragione  ,  reftò  morto  fui  Campo  in 
un  luogo,  che  appelìavafì  il  Campo  Malo  ,  altri  dicono  che  folle  Alderico 
Vefcovo  di  Arti.  Egli  è  un  (ito  nel  confine  del  Lodig-.ano,  ftefo  in  pianura 
predo  il  fiume  Lambro  di  la  da'  Monti  di  S.Colombano  da  una  parte,  dall' 
altra  fu  i  confini  del  Pavefe  ,  e  dall'  altra  il  fiume  Pò ,  ed  oggidì  chiamafì 
Cantonale  per  corrotto  linguaggio .  Seguita  la  morte  del  Vefcovo  Olderico, 
o  di  Alderico,  qual  folTe  in  verità,  colla  rotta  dell' Efercito  Milanefe  ,  ve- 
dendo Eriberto  che  non  poteva  foftenere  i  fuoi  pretefi  privilegi  contro  de' 
Lodigiani  ,  ricorfe  dall'  Imperadore  Corrado  ,  e  tra  li  Cittadini  Milanefi, 
e  Lodigiani  amicabilmente  fu  concordato  tuttavia  ,  che  di  nuovo  li  Lodi- 
giani accettaflero  . 

27  Ambrogio  Arluno  fuddetto  per  loro  Vefcovo  ,  il  quale  colia  fua  pru- 
denza fi  guadagnò  talmente  gli  affetti  de'  Lodigiani,  che  in  elfo  riponevano 
ogni  loro  fperanza  di  quiete  «  benché  per  elfo  fofTero  inforte  le  cagioni  di 
tanti  mali.  Mentre  godeva  in  pace  qucflo  Vefcovato,  Rolinda  Moglie  di 
Ilderando  Conte  di  Palazzo  donò  alla  di  lui  menfa  Vefcovale  li  Caltelli  di 
S.  Vitto  ,  e  di  Caftione  con  tutte  le  loro  attinenze,  come  dall' arch.  del 
Vefcovato  l'anno  1044- ,  e  l'anno  1064.  in  circa  mori  compianto  da  tutto 
il  fuo  gregge  Lodigiano.     Zani,  Fillan. ,  e  Stn.  3. 

In  quefti  tempi  la  Chiefa  univerfale  pati  graviffime  moleflie,  mentre^ 
elTendo  ftato  creato  per  legittimo  Sommo  Pontefice  Aleffandro  II.  per  la 
fua  pietà  e  dottrina  ,  ebbe  molto  da  fudare  per  difenderfi  da  Cadaloo , 
quale  da  Vefcovo  di  Parma  era  ftato  creato  Antipapa ,  che  poi  fu  depoflo. 
11  vero  ,  e  legitimo  Pontefice  Aleffandro  fu  Vefcovo  di  Luca ,  chiamato 
Anfelmo  della  Nob.  Famiglia  de'  Baggi ,  o  Badaggi  ,  già  da  molti  anni 
pallata  da  Milano  a  Lodi,  dove  ne  pofnede  il  Decunonato.  Che  la  Fami- 
glia Baggi ,  o  Badaggi  fia  la  fteffa  ,  vedi  l'Anfiteatro  Romano  idi  Pietro  de 
Crefcenzi  p.  1.  Il  ritratto  di  quefto  Pontefice  fi  vede  nella  Cafa  del  Nobile 
Marc*  Antonio  Baggi  Decurione  di  Lodi ,  e  Feudetario  di  Secugnago .  E 
Gabriel  Penotti  nell'  Iftoria  tripartita  de'  Canonici  Regolari  di  S.  Agoflino 
p.  2,.  e.  4*.  conta  quefto  Pontefice  tra  li  Canonici  Lateranefì. 

28  Obizone  della  Citta  di  Acqui  della  Repubblica  di  Genova  entrò  nella - 
Cattedra  della  Chiefa  Lodigiana  l'anno  1067. ,  e  fu  eletto  fecondo  gli  anti- 
chi privivilegi  dal  Clero,  e  dalla  Città  fenza  alcuna  moleftia  de'Milanefì, 
perchè  Corrado  Imperadore  dichiarò  che  né  Eriberto  ,  né  liMilanefiaveva- 
ro  alcun  privilegio  di  dare  il  Vefcovo  a' Lodigiani ,  onde  per  quefta  dichia- 
razione ,  offefi  li  Milanefi,  nacquero  crudeliflime  guerre  tra  loro  ,  e  l'Impe- 
radore  ,  che  ii  puono  leggere  fu  li  Scrittori .  11  Lodi  nel  Sin.  3.  difcorrendo 
di  quello  Vefcovo  lo  mette  fra  li  meno  legittimi  ,  ma  poi  ne  fuoi  MS.  , 
che  fi  leggono  nella  Biblioteca  Filippina  fi  dildice,  e  loonora  meritamente 
Fer  fine  impiegò  tutta  la  fua  paitorale  foUecitudine  per  purgar  quefta  Chieià 

.     .  dall' 


VITE    DE*    VESCOVI.  i^S 

dall' Erefie,  e  da  mille  errori  che  la  infettavano.  Dice  il  citato  Zani ,  che 
il  Nobile  Lanfranco  da  Comazzo  donò  a  quello  Velcovo,  ed  alia  menfa_, 
Vefcovale  le  fu?  ragioni  di  pefcar  oro  nel  fiume  Adda  ,  il  Cartello  di  S.  VittOi 
ed  altri  fuoi  effetti ,  ma  eliendo  (tati  donati  alia  fua  menfa  dalla  liberalità 
dell'  Imperadore,  ed  altri  de  feudi,  e  de  Caftelli,  elTo  con  altrettanto  fpi- 
rito,  e  generofità  ne  fece  dono  alla  maggior  parte  della  Nobiltà,  ma  eoa 
obligo  di  pagargli  un  annua  recognizione.  Anzi  a  quelti  tali  conferiva-, 
con  Imperiale  autorità  de' feudi  colli  titoli  di  Conti,  Capitani,  Valvallòri, 
ed  altri  per  obbligare  li  Nobili,  e  feco  col  loro  efempio  li  Ignobili  a  con- 
fervarli  lotto  l'ubbidienza  della  S.  Romana  Chiefa  ,  giacché  tanto  i\  era_. 
affiticato  per  ridurvili  traviari ,  e  confermarvi  li  deboli ,  elTendo  allora  molto 
contraftata  dall' Erefie,  de' Nicolaiti,  e  de' Simoniaci ,  perchè  in  que  tempi 
deplorabili  ogni  beneficio  Ecclefiallico  nella  Lombardia  fi  conferiva  dalla_, 
podcità  fecolarc  a  chi  più  Io  pagava.  Finalmente  pafsò  all'eterna  gloria-, 
circa  gli  anni  107J.  oppure  1075  .  P^rdi  Zini,  ar  eh.  del  Duomo  ,  llfìnrddla 
vita  dà  S.  BjJpiM  ,  t  fui  principio  della  vita  dt  S.  Già.  da  Lodi  Vefc.  diGubbio 
9.  Settembre  . 

Anche  di  quefti  Vefcovi,  chea  forza  di  danaro  s' intrudevano  nelle  Cat- 
tedre ,  ne  toccarono  due  alla  noftra  Chiefa  . 

*9  Fredenzone  Mantoano  fu  l'uno,  e  l'altro. 

30  Rainaldo,   e  per  effere  ftati  invafori,ed  illegitimi ,  il  naaggior  onore 
che  polTa  a  loro  far/i  è  palTarli  fotto  filenzo . 

31  Arderico  della  nobilifs.  Famiglia  Vignati  fecondo  Vefcovo  l'anno  1104. 
prefe  poirelfo  della  Chiefa  Lodigiana,  la  quale  per  elFere  ftatadiftratta  dall' 
ubbidienza  del  Sommo  Pontefice  dalli  due  fopradetti  illegitimi  Vefcovi ,  eiro 
gli  e  la  riconciliò  .  Intervenne  al  Concilio  Romano,  e  vide  la  penultima-, 
rovina  della  fua  Patria  l'annoiiii.  Di  quello  Vefcovoleggcfinell'arch.  del- 
la Collegiata  di  S.  Lorenzo  una  fentenza  data  a  favore  del  Prepodo,  eCino- 
nici  d'elta  Collegiata  contro  li  fuoi  Parrocchiani  perchè  si  erano  ingiulta- 
mente  ufurpati  il  poiTeiro  della  Chiefa,  e  dell' Ofpitale di  S.  Sepolcro  ,  quali 
erano  di  ragione  della  Collegiata,  e  fabbicati  fu  certo  terreno  conccflb  da-, 
Bernardo,  e  Guarino  fratelli  Clevani .  Sollenne  molte  liti  per  difendere  le 
ragioni  della  menfa  Vefcovale,  che  teneva  a  Caftione  ,  quali  poi  turono  com- 
porti.  Ricuperò  da'Milanefi  tutti  gli  effetti,  che  la  fua  menfa  polfedeva  a  Gal- 
gagnano  ,  e  tutti  quegli  altri  che  potè  avere  in  feudo,  già  perduti  per  lc_< 
guerre  palTate.  Efiendo  nate  liti  fiere  tra  elTo ,  ed  il  Vcfcovo  di  Tortona, 
che  tentava  di  privarlo  delle  Abbazie  di  Saviniano, e  di  Precipiano  ottenute 
dalla  generofità  degli  Imperadori  ,  e  confermatedabeneplaciti  Appoftolici , 
coniegui  fentcnza  favorevole  da  Enrico  Arcivefcovo  di  Milano  ,  e  dopo  inrai- 
merabili  moleftie  virilmente  foftenute  pafsò  all'eterno  ripolo  l'anno  1118. 
2jn.  Sin.  ,  e  MS.  foUti . 

32  Alone  Lodigiano  fuccelTe  nel  Vefcovato  l'anno  iiip. ,  mi  non  fi  sa  al- 
tra memoria  ,  come  pure  di . 

33  VVidone  Milanefe,  che  inftitui  la  Chiefa  di  S.  BulTano  in  Cattedrale 
yel  tempo  della  rovinata  Città ,  e  non  fi  fa  altro  Sm,  3.  e  MS. [•liti . 

34 


i^5  VITED  E'    VESCOVI. 

34  Giovanni  Lodigiano  occupuò  quefta  Sede  Vefcovale  l'anno  "JP^  fu 
fortillimo  difeniore  celle  ragioni  Ecclcfiatiche .  Al  di  lui  favore  Roboaldo 
Aicivelcovo  di  Milano  diede  una  Sentenza  l'anno  1140.  iupra  la  mentovata 
caufa  dell'Abbazie  di  Saviniano,  e  diPrecipiano  conerò  Pietro  Vefcovo  di 
Tortona,  la  qual  fu  fegnata  da  S.  Galdino  allora  Cancelliere  della  Curia  Ar- 
ci vei'covale,  e  poicia  Arcivefcovo  di  Milano,  e  dopo  molte  vittorie  pafsò 
all'altra  vita  l'anno  114?.  Sin.  3.  e  MS.  joìiti. 

35  Lanfranco  della  Nobile  Famiglia  de' Conti  CafTini  Lodigiano  entrò  nel 
Vefcovato  l'anno  1143.  Nel  tempo  che  governò  quefta  Chielia  S.  Bernardo 
Abbate  di  Chiaravalle  circa  l'anno  1144.  fabbricò  il  Moniltero  di  Cereto  di 
là  da  Adda,  cui  il  Conte  Arderico  (fi  giudica  che  folle  della  fteffanobilif- 
fìma  famiglia  dc'CalTini  e  fratello  del  Vefcovo  )  contribuì  rutto  il  fito  ,  il 
danaro  per  la  fabbrica  ,  e  l'enrrata  per  la  dote  .  Abitò  in  Borgo  Carea  ,  e  fece 
Cattedrale  la  Chiefa  della  B.  Vergine  polla  in  elTo  Borgo,  e  vide  l'ultima-, 
rovina  della  fua  mifera  Patria  l'aano  1158. 

Vefcovi  della  Nuova  Città  . 

LAnfrancomedefìmo  ultimo  della  vecchia  ,  e  primo  della  riedificata  Città» 
come  già  rinovata  fenice  pofe  la  prima  pietra  del  Duomo  li  5.  Agofto 
dello  itelFoanno.  Introdude  le  dieciiette  Parrocchie  che  erano  in  Lodi 
vecchio ,  e  lo  ilelTo  anno  mori  .  Sin.  3.  MS.  dd  Zani ,  e  di  S.  Cnfl.  e  vedi 
arch.  dd  Duomo  aW  invcnt .  giorno  zi.  Alijgio  fui  principio  ddla  vita  drl  B. 
Giacomo  Oldo  ,  lo  fiato  di  Lodi  vecchio  djpo  che  fu  dilìru.to  ,  f  19 ,  Gut^n» 
in.  de  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio . 

36  Alberico  Lodigiano  della  nobile  flirpe  de' Merlini  Uomo  piuttofto  de- 
gno delle  armi,  che  della  Mura,  e  del  Batton  Paftorale ,  col  f;vore  di  Fe- 
derico I.  da  Canonico  della  Cattedrale  l'anno  ftefl'o  1158.  fu  latto  Vefco- 
vo. L'anno  1160.  3.  Agoftogettò  la  prima  pietra  de'fundamenci  delle  mu- 
ra della  nuova  Città  nel  cantone  di  ella  verfo  Porta  Cremonefe,apprcirola 
pallude  di  Selva  greca.  L'anno  1153.  ^^'^^  ^^  folennilfima  Traslazione  del 
Corpo  di  S.  Ballano  da  Lodi  vecchio  al  nuovo ,  come  dilcorro  nella  vita^ 
di  eflb  Santo ,  e  perchè  come  fcifmatico  aderì  a  Vittore,  e  Falcale  Antipa- 
pi contro  Aleirandro  terzo  Sommo  ,  e  k-ginrao  Pontefice  ,  fu  Icacciato  dal 
Clero  Lodigiano  ,  e  miferabilmente  morì  in  Carara .  Sin.  3.  Morena  ,  e 
vita  di  S.  Alberto  . 

37  S.  Alberto  de  duadrelli  tralTe  i  fuoi  natali  nel  Borgo  di  Ripalta  porto 
nell'ifola  Fulcheria  ,  detta  comunemente  Gera  d'Adda.  Mentre  iua  Ma- 
dre tormentava  per  i  dolori  di  partorirlo,  fu  pregato  un  buon  Prete  a  rac- 
comandarla al  Signore  ,  ed  effo  con  fpirito  profetico  predille  che  la  Ma- 
dre non  temeile(a)  perchè  quel  Figliuolo  che  era  per  nafcere  farebbe  di- 
venuto un  gran  Santo,  e  Sacerdote.  Tale  in  fatti  fu  ancora  l'elro  ,  per- 
chè nato,  e  crefciuto  in  età  fu  maravigliofo  il  profitto  che  riporrò  dalle  let- 
tere ,  e  da'  làmi  coftumi ,  e  tanto  crebbe  in  iftima  apprellò  di  tutti ,  che  ad 

elio 

(  a  )  Ferrar. ,  ed  Uff.  proprio  dd  Santo, 


VITE    DF    VESCOVI.  ^  i<57. 

cfTo  ricorrevino  i  tribulati  nelle  loro  angu(He  ;  i  Letterati  ne' loro  dubbj  ; 
i  Poveri  nelle  loro  milerie,  anzi  ogni  uno  per  tutti  i  cafì  taceva  capo  da 
lui,  come  le  Api  al  proprio  alveare  .  La  virtli  della  milericordia  però  fo- 
pra  d'ogni  altra  faceva  riirilti  in  quefto  Uom  ■>  di  Dio  ,  perchè  fcordatofi 
del  fuo  necelìirir)  vitto,  e  veltiro ,  niente  fi  poteva  dir  Ibo  ,  ma  tutto  il  lue 
de' Poveri.  Fattoli  Sacerdote,  giacché  nella  dottrina  ,  pietà,  e  prudenza.. 
«ra  Padre  della  Patria  ,  tu  creato  ancora  Capo  del  Clero,  e  Pallore  di  quel 
^rege  nel  tempo  che  la  Chieta  Santa  era  malamente  perteguittta  da  Fede- 
«ico  I.  Imperadore. 

-  Inqueltetciagurela  noftra  Città, che  da  Federico  riconolceva il  natale, e 
per  gratitudine  ad  elio  aveva  aderita  ,  l'anno  ii5o.  era  (tata  fcomunicata  (  ^t  )  ed 
il  (uo  Vet'covo  Alberico  privato  della  dignità  Vefcovale  (b)  dal  detto  Pontefi- 
ce Aleflandro  ,  ed  in  quello  deplorabile  Itato  fé  l'era  pallata  incallita  nelle  cen- 
sure per  otto  anni ,  che  tanti  pafTarono  tinche  fi  rimife  nella  buona  grazia  del 
Pontefice  fopradetto ,  come  il  Villan.  a  quelt'  anno  .  Mentre  quella  nulla  pen- 
ava a  cafi  (noi ,  il  mifericordiofiifimo  Signore  fi  compiacque  di  l'vegliarla  da_. 
que/to  letargo  in  tale  maniera  . 

Quando  1'  Imperadore  Federico  1.  prefunCe  d'alTediar  Roma  e  farfi  coro- 
nar lui,  e  r  Imperadrice  nella  Bafihca  di  S.Pietro  in  Vaticano  dall'Anti- 
papa Pafcale ,  ebbe  a  provare  quello  flagello  di  Dio  .  ElTendo  il  Ciel  lereno, 
e  bellillìmo  ,  quafi  in  un  batter  d'occhio  cominciò  a  piovere  coniflupore  di 
tutti .  Dopo  la  pioggia  immediatamente  lucceife  la  prima  ferenita  rilplenien- 
tillima,  la  quale  fubito  portò  il  pellUeote influirò  fopra dell' Efcrc ito  Impe- 
riale (blamente,  perilchè  molte  Perfbne  di  ogni  qualità  ,  econdizione,  tof- 
fero  Soldati  a  piedi  ,  o  a  cavallo  ,  Nobili ,  o  Ignobili ,  Arcivetcovi ,  o  Ves- 
covi,  Duchi,  o  Marchefi,  in  un  momento  fi  viddero  cadere  a  terra  morti. 
Or  vedendo  l' Imperadore  che  Iddio  combatteva  contro  di  lui  a  favore  della 
Città  (anta,  fi  parti  da  Roma,  e  tornolTene  nella  Germania  con  puochi  Sol- 
dati avanzati  dalla  pefle  . 

Subito  che  la  Chicfa  di  Dio  fi  vide  allontanato  dall'Italia  il  fuo  Perfecuto- 
re,  S.  Caldino  che  era  Arcivercovo  di  Milano,  coine  Legato  a  Lacere 
del  Sommo,  e  legicimo  Pontefice  AleiT^mdro  HI.  nella  Lombardia,  tpedigli 
Abbati  di  S.  Ambrogio,  e  di  S.  Vincenzo  di  xMilano  a  figiiticarad  Alber- 
to Cacciano  Prepoflo della  noftra  Cattedrale  ,  ed  a  tutti  gli  Ecclefialtici  ,  e 
Conloli  della  Città  di  Lodi ,  che  lafciaflero  il  partito  di  Pafcale  Antipapa  ,  c^ 
deirimperador  Federico  fiioi  nemici ,  e  che  venilfero  ben  tofto  all'elezione 
d'un  Vefcovo  Cattolico  ,  intimando  a  loro  le  pene  ,ele  cenfure  Ecclefialtichc 

•folite,  incalodi  dilubbidienza,come  attetfa  ilMorena.  

Cagionò  queft'arabafciata  alterazione  grande  nell'animo  de' Lodigiani  già 
obbligati  con  giuramentoa  Pafcale  ,  ed  a  Federico  ,  e  temevano  dall' altro  can- 
to lo  (degno  del  Pontefice  Aleflandro.  Per  fine  dopo  varj ,  e  longhi  configl) , 
nfolferodi  ubbidire  al  vero  Pontefice  AletTandro  ,  e  di  accoflarfial  di  lui  parti- 
to ,  (cacciando  il  Vefcovo  fcifmatico  Alberico  Merlino  .  Laonde  il  Giovedì 
Santo,  che  fa  li  19.  del  mefe  di  Marzo  dell'anno  ii<58.  fu  eletto  dal  Clero  per 
-        ■  Vei- 

C  a  )  Fill.w. ,  i  Morcn.    (  ^  )  Ferrar. ,  e  Mérrùrol, 


i<f8  VITEDF    VESCOVI. 

Vefcovo  di  Lodi  Alberto  Prepofto  di  Ripalta,  fogetto  di  bontà,  e  di  Religio- 
ne corrifpondenre  alla  dignità,  che  venivagli  impella  ,  E  perchè  in  tal  tempo 
fi  ritrovava  a  Bergamo ,  con  gran  pompa  fu  levato  da  quella  Città  di  tutti  gli 
ordinide' Lodigiani  EcclefiaUici  ,e  Laici ,  che  viconcorfero  ,edalli  5.  delme- 
fe  di  Aprile  con  inefplicabile  allegrezza  fu  accompagnato  a  prendere  il  poflelTo 
di  quella  Chiefa  ,  accolto  con  giubilo  univerfale ,  e  fauftillime  acclamazioni  di 
tutti  1  Popoli .  In quefto  fuo  Pailoral  miniflero  {a)  nulla  trafcurò  che  fpet- 
talTe  un  ad  vero  Santo  Velcovo  .  Primieramente  l'anno  117}.  i(titui  il  Con- 
formo del  Clero  della  Città  ,  con  regnandogli  molte  entrate  da  fpenderfi  in 
foglievo  de' Poveri, in collocarZitelle  ,  in  Tufragar  Defunti  ,  ed  in  foltene- 
re  Minillri  per  fervigio  della  Chiefa.  La  lua  Cafa  era  quella  de]  Po- 
veri ,  e  per  quanto  di  continuo  fi  difpenfaflero  in  elFa  molte  ,  e  grolle  li- 
mofine.mai  fi  fcemava  l'entrata,  anzi  v'e  memoria  di  quelto  miracolo,  che 
•vendo  un  giorno  diftruibuito  tutto  il  danaro  in  tante  carità,  da  li  a  poco 
lo  fcrigno  ,  che  era  reftato  voto ,  fu  ritrovato  ripieno  .  Ed  il  fuo  Ufficio 
proprio,  che  anticamente  fi  recitava  nella  noftra  Chiefa  aflerifce  che  tre— 
volte  in  un  giorno  fu  votato  ,  e  tre  volte  miracolofamente  fu  riempiuto. 
Col  prefato  5».  Galdino  acremente  perfeguitò  i  Scifmatici  nemici  di  Alefìan- 
dro  111.,  e  con  quefto  S.Atcivefcovo  ,  vifitando  la  vecchia  Città  rovinata, 
fcopri  molti  Corpi,  e  Reliquie  de'  Santi,  come  de'  SS.  Giuliano,  Tiziano, 
jp  Ciriaco  noftri  Vefcovi,  e  d'altri  Santi  Martiri  ,  con  alcune  Reliquie  de* 
Ì>S.  Innocenti,  quali  gli  furono  manifeftati  da  Spiriti  maligni,  che  tenevano 
oflcffa  una  Gentildonna  l'anno  1173.  ,  come  il  Lodi  dilc-  6.  p.  zjy.,  e  278. 
Trasferi  dalla  vecchia  Città  alla  nuova  il  fopraddetto  Corpo  di  S.  Giuliano 
noftro  Velcovo.  Governò  quelta  Chiefa  undici  anni,  e  tre  ixìeC\  in  circ» 
con  gran  famità,  confermata  da  tanti  fuoi  miracoli  mentre  viveva,  e  dopo 
la  morte,  che  fu  il  giorno  4.  del  mele  di  Luglio  dell'anno  1179.  11  di  lui 
Cacio  Corpo,  dopo  d'eflere  flato  (cppellito  con  fommo  onore,  e  tenuto  in  graru, 
venerazione  per  alcuni  fecoli  nel  proprio  Altare  della  Cattedrale  in  un  de- 
pofito ,  Monfìg.  Velcovo  Lodovico  Taverna  fuo  fucceiiore  l'anno  1588.  aj. 
Dicembre  lo  trasferi  da  quelto  rovinato  Altare  a  quello  della  SS.  Pietà  nel- 
lo Scurolo,o  fia  Confellione , dove  con  gran  divozione  è  riverito  per  ncltro 
Protettore  dopo  S.  BalTano,  al  cui  Altare  l'anno  iC^y.  per  maggior  iuo  or- 
namento la  Scuola  della  SS.  Pietà  quivi  annella  fece  mettete  le  baUuttre 
di  marmo.  La  di  lui  facra  Tefta  altre  volte  fi  coniervava  fopra  il  Salva- 
tor morto  di  dietro  l'Altare  Iuo  ,  ma  al  prefente  ila  ripolla  la  Reliquiario 
d'Argento ,  o  fia  bullo  nella  Sacriftia  maggiore,  e  fi  efpone  a'  tempi  aebiti . 
Fra  Celeltino  da  Bergamo  Sacerdote  Cappuccino  dice  come  quelta  facra_, 
Telia  foleafi  efporre  nella  folennità  di  S.  Maria  deda  Neve,  n;l  qual 
giorno  fi  faceva  la  fiera  infigne  fuUa Piazza,  come  per  1  Indul^^nza  Plencria 
nella  Cattadrale  vedevafi  in  Lodi  conc&rfo  di  genti ,  ed  i.-kimi  d'ogni  lor- 
ta,  che  col  bacciare  piamente  quefta  Santa  Reliquia  oitej.evauo  la  fanita. 

Anche  quelli  del  fopranominato  Borgo  di  R'paUa   ricordevoli  del   loro 
Santo  Compatriotto ,  e  mofll  dalla  di  lui  divozione  impeiiarono  l'anno  i7i<?, 

4-  Lu- 

(<? )  Sin.  3.  allafua  Piti ,  t eoncorda  «'  MS.  dd Canonito  Mrd. 


V  I  T  E    D  E*    V  E  S  e  O  V  r.  169 

4.  Luglio  da  MonOg.  Patriarca ,  e  Doftro  Vefcovo  Mezzabarba  lettere  cir- 
colari  per  la  Citrà  ,  e  Diocefi,  nelle  quali  efortava  tutti  i  Lodigiani  a  con- 
tribuir loro  larghe  limofìne  per  fabbricare  una  Cftiefa  nella  fteffa  Cala  ove  il 
Santo  venne  alla  luce  del  Mondo  . 

^li  uni  miracoli  di  S.  Albrrto  nofiro  Vtfcovo  efì  fatti  dal  proprio  Ufficio ,  che  fi  re  citava 
anticamente  dalla  nofìra  Cbiifa  Lodigiana  . 

PErino  da  Palazzo  per  quaranta  giorni  fu  tormentato  crudelmente  dal  dolore 
d'una  gamba ,  la  notte  del  quarantefimo  giorno  fi  ricordò  de'  miracoli ,  che 
operava  S.  Alberto,  e  perciò  fece  voto  di  donargli  due  gambe  di  cera  fé  fi 
liberava  dal  dolore,  ed  in  fatti  (ubico  la  fteflà  prima  mattina  feguente  fi  bvò 
fano  ,  e  libero  . 

Albertino  pure  da  Palazzo  per  duoi  anni  patnmagravifllma  infermità  nel  gi- 
nocchio dritto,  ftandofempre  per  mano  de' Medici  qui  in  Lodi ,  ed  il  Tuo  male 
era  ridotto  incurabile  ,  talmente  che  li  Medici  lo  abbandonarono.  Per  fine  fuo 
Padre  fece  voto  al  Santo  Velcovo  di  offerirgli  una  gamba  di  cera  col  ginocchio, 
fé  impetrava  dal  Signore  la  faniià  per  il  Figliuolo.  Il  voto  fu  fatto  alla  iera  , 
e  la  ftella  notte  l'infermo  reltò  liberato  . 

Il  Prete  Francefco  Gruga  ,  che  vifle  a'  tempi  del  Santo ,  racconta  che  un  Ab- 
badeffadiS.Claraavevaunmile  appellato  le  fcorbole,ed  avendo  fatto  voto 
che  lo  averia  fatto  dipingere  con  tale  miracolo  fopra  il  luo  Altare  ,  redo  fubito 
fanara  ,  efodcisfeceal  voto  . 

Vicenzo  Riccardi  d'anni  undici  in  circa  in  tempo  d'Eftate  avendo  fere  andò 
per  bere  dell' acqua  benedetta  ,  che  era  nell'avello  dentro  il  Duomo  apprellò  la 
porta  del  Broletto, ma  per  difgrazia gli  cadòe  l'avello  addofro,edalla  percof- 
fareilòquafi  morrò.  Se  lo  portò  a  Cafafua  Madre,  fece  ricotfo  al  Santo,  ed 
ebbe  la  grazia  perfetta  della  fanitàdel  Figliuolo  . 

Alcuni  MS.  della  Libraria  di  S.  Criltoforo  aggiungono  ancora  queftc_ 
grazie  . 

Nicolino  di  BslTanoAguzc  per  la  fierezza  de' dolori  fi  volgeva,  e  rivolgeva 
perterra  come  una  belila  ,epafsòbuona  pane  della  Tua  ianciulczza  tormenta- 
to da  sì  ftravaganti  dolori,  finché  il  fuo  Padre  ,  confidando  di  vctamente  nel 
Santo  ,  glielo  portò  d'avanti ,  e  dopo  qualche  orazione  gli  lece  baciare  la  di  lui 
Tefta ,  e  ritornò  a  Cala  fano  . 

Catterina  Agnefa  figliuola  di  Pantaleone  aveva  dolori  ,  che  la  rendevano 
pazza  , e futiolà.infpirata  un  giorno  di  riccorere  da  S.  Albercoper  la  fanita» 
in  fatti  dopo  d'avergli  fatta  un  poco  d'orazione ,  e  bacciato  il  di  lui  Capo  lì  fenti 
Cina . 

.  Vicenzo  Brambilla  putto  era  si  malamente  attratto  da'  nervi,  che  flava^ 
tutto  aggruppato.  Barofola  fua  Madre  lo  porto  avanti  del  Santo  ,  e  glielo 
raccomandò  con  divozione,  e  fubito  (idifciollc  dall' attrazione  ,  e  ritornò  da 
(e  a  Caia  fano  ,  ed  allegro. 

Antonina  figlia  del  Bellabocca  aveva  un  figlinolo  aggravato  dalla  febbre, 

e  dalla 


»70  VITE    DE'    VESCOVI, 

e  dalla.  Leora  ,  (bifagaache  noatbiTeftacooacocol  lacroCrifmi  della  Chie- 
fa  Lodigiaaa,  altrimenti  noa  avrebbe  patita  laLepra)  lo  raccomandò  divo- 
tamente  ai  Santo,  e  ticendogli  bacciar  lidi  loiCipo  reitò  fano  da  ogni  male. 

Crutoforo  Zanabone  per  tre  me'.ì  mii  po:è  moverli  dal  letto  per  il  male 
che  lo  tormentava,  finalmente  fartoiì  portare  dal  Santo,  al  quale  elTendofi 
raccominiato  divotamenie,  ad  avendo  bacciata  la  di  lui  facraTcfta  fubito 
fi  ri:Ta"ò  .  • 

Criltoforo  de*  Banfi  detto  l'Abbate  per  certa  fua  infermità  mai  potè  cam- 
minare. Elilabetta  tua  Vladre  lo  pofe  ibpra  l'.Altare  del  Santo  .  raccomah- 
dindog'iielo  inltantemeate ,  e  poi  facendogli  bacciare  la  di  lui  Ikcra  Tefta, 
fubito  li  fanò,  e  fi  miTe  a  cammnare  fpcditaTiente . 

.  Francelco  da  TrevigUo  putto  abitante  a  S.  Colombano  per  infermità,  delle 
gambe  non  poteva  ca.nmmare.  MìfFeo  fun  Padre  lo  p^rrò  avanti  del  San- 
to, e  dopo  d'avergli  fatta  bacciare  la  lacra  Teitafi  mileacorrerehbcrament» 
fenza  alcun  dolore . 

Margherita  tie'Cattanei  fi  ruppe  il  Capo  per  una  cafcata ,  onde  per  molti  an- 
si mai  potè  itencer  il  colio ,  per  fine  ebbe  divoto  ricorfò  al  Santo  ,  e  colla 
mano  toccandogli  la  Teiti,  nello  iteiTo  tempo  ebbe   la  grazia  d'ihderata . 

Lafcio  moke  a'tre  grazie  ,  che  potrei  aggiunger  ancora  ,  riferite  dagli  lleiQ 
MS'.,  colla  fperanza  che  per  degna  fod-isfazione  del  pio  Leggitore,  e  per 
accrei'csre  la  divozione  a  qutlio  graa  Santo  Velcovo  nortro  ,  e  Protef.ore 
abbia  detto  abbaitaoza  j:e:  maggior  gloria  di  qjel  Dio,  che  tanto  fi  ècoai- 
piaciuro,  e  fi  compiace  d'effere  glorificato   nel  noitro  S.  Alberto. 

38  Alberico  11.  della  nobile  famiglia  Cornea  Lodigiano,  prima  Canonico 
delia  Cattedrale,  governò  quelta  Chieia  dieci  anni,  e  difefe  valorofamente 
la  liberta  Eccletìaitica,  finalmente  mori  l'anno  1179.  Sin.  3.,  MS.  di S. 
Criiìeforo,  e   Dott.  B:tti  . 

39  Arderico  II.,  prima  Canonico,  poi  Prepofto  della  Cattedrale,  come 
il  Sin.  3.  alfonfe  al  Vefcovato,  e  logovernò  anni  i3.  Fece  li  primi  Statuti 
del  Capitolo  l'anno  1214.  quali  fi  cultodifcono  nell'arch.  d?lla  Cattedrale^. 
l'ottolcritri  da  elio,  e  da' Canonici  di  quel  tempo  .  Si  confervano  ancora  let- 
tere a  lui  dirette  dal  Pontefice  Innocenzio  111.  11  Sin.  3.  dice  che  di  quello 
Veicovo  non  fi  sa  il  cognome,  né  Patria,  ma  il  Nobile  Girolamo  Cidim.j- 
fti  nelle  fue  inibrmazio.ii  dello  Spedai  maggiore  di  Lodi  d-.ce  :  Mm^.^.i-  ef- 
covo  Albcri.o  So^mjrizj  l'anno  I186  ^.Seitiiììbn  fjiyìXÒ  la  Chi  fa ,  e  Sp:^Jak  di 
S.  Salvatore  di  Graffignar. a  da  ogr,i  fodro ,  albirgazione  ,  ed  altro ,  con  fatto  che 
il  Minifh-o  di  ditto  SpdaU  pagajje  a  ft,  e  [mi  furcejfori  ogni  anno  rje'.la  f  fta 
ài  S.  Bajfano  una  lira  di  cera,  e  con  altre  condizioni.  Si  deve  avcrtirc  però 
che  lo  sbaglio  del  nome  Alberico  può  elTere  leguito  per  errore  Ue.Ia  penna, 
ellendo  noi  certi  che  il  Veicovo  Alberico  non  era  Sommariva.  ma  di  Cafa 
Cornea  .  Per  tanto  fi  può  congetturare  che  quefto  Vetcovo  Sommariva_. 
avelie  nome  Arderico.  Per  il  reito  mi  rimetto  a  quello  che  polla eliere io 
fatti  . 

40  Giaccorao  ITI.  Lodigiano  della  Famiglia  Cereti ,  Abbate  di  Chiaravalle, 
eletto  neiiadifcordia  de' Vclcovi,  mori  prima  d'edere  conlagrato  l'atinoiiiS. 
òin .  3 . ,  £^{f « ,  «•  A2S.  di  S.  Crijìof.  41 


VITE     D  E*    V  E  S  C  O  V  T.  171 

41  Ambrogio  II.  Corneo  Lodigiano  ,  Nipote  del  lòpradetto  Alberico  ,  da_j 
Citionico  latto  Velcovo  ,  confacrato  da  Onorio  HI.  Sommo  F^Mtetìce  l'anno 
12 18. ,  d  il  qual  pelo  Li  morte  fra  pochi  mefi  lo  fciolle  nello  Iteflb  anno  .  Solite 
autorità  ... 

41  Ottobello  SoIHantino  Lodigiano  fu  confacrato  noftro  Vefcovo  l'anno 
1219.  Impiegò  tutte  le  forze  per  ricuperare  li  beni ,  e  ragioni  fiate  ufurpate  al 
fu(}  Vcfcovato  ,  e  per  correggere  li  cattivi  cojtumi .  11  P.  Girolamo  BorfcUi 
oeUe  Iltocie  di  San  Duraenico  ,  citato  dall'  Archivio  della  Parrocchiale  di 
S.  Giaccomoin  Città, dice  che  quello  Vefcovo  collocò  inelIaCiiiefadiS.  Giac- 
como  li  primi  Padri  di  S.  Domenico  l'anno  laio.,  e  lo  Itellb  vien  coufermaoo 
dal  Fagiani  uell'arch.  di  elTi  Padri .  Li  MS.  citati  di  S.  Criitoforo  mettono 
come  obbligò  li  Canonici  alla  refiJenza  perlbnale ,  ed  introdulTe  li  F  rancefcani  » 
ma  per  ultimo  fu  molto  {limato  dal  Clero,  tanto  lo  riformò,  e  con  provviden-^ 
za  ,  e  difcrezione  .  Fu  Uomo  molto  letterato,  e  pio  .  Inter  /enne  all'  efequie 
di  S.  Gua!iero  ConfefTore  Lodigiano  con  tutto  il  fuo  Clero  ,  e  l'anno  1241.  lo  le- 
guitò  all' altra  vita.     Stn.  ^.  .^fdifoUti  . 

,  Dopo  la  (uà  morte  flette  vacante  la  Sede  Vefcovale  dieci  anni ,  nel  qual  tern-r 
pò  la  Città  fu  interdetta  per  aver  aderita  a  Federico  li.  perfecutor  della». 
Chiefa.    . 

4^  Bongioanni  Fiffiraga  nob.  Lodigiano  fu  confacrato  noflro  Vefcovo l'anno 
1252. ,  e  11  7.  del  mefe  d'Aprile  fece  la  fua  entrata  folenne  con  gran  fella  della 
Città,  e  Ville  Vefcovo  J7.  anni,  mori  l'anno  1289.  8.  Ottobre,  efu  feppeUito 
nella  Bafiiicadi  S.  Francefco  :  Stn.  j.  ^e  vedi  Ifìorte  di  qit<flo  Convcmo  !i  4.  Otto- 
bre.  Reggendo  egli  la  noftra  Chiefa  l'anno  127}-  il  Pontefice  Gregorio  X. 
venne  a  Lodi  ,  e  fermoflì  alcuni  giorni  ,  poi  li  parti  per  Lion  di  Francia, 
ove  ragunolFi  un  Concilio  per  conchiuder  il  modo  di  loUevar  Terra  Santa 
opprellà  miferamentedagl' Infedeli .     l^tllan. 

,  44  Fr.  Raimondo  Sommariva  nob.  Lodigiano  dell'  Ordine  de'  Predicatori , 
elettoli  2}.  Dicembre  dell'anno  1289.  Fu  gran  Teologo,  e  Riformatore  del 
Clero.  Intervenne  al  Concilio  Provinciale  di  Milano  l'anno  129J.  co.ivocato 
d'ordinedel  Pontefice  Nicolò  IV.  per  la  fpedizione di  Terra  Santa  .  Rerel'ani- 
maal  Creatore  l'anno  i29'5. ,e  fu  feppeUito  nella  Baiìlica  di  S.  Domenico, la 
qu  ile  in  vita  fua  aveva  molto  venerata ,  e  di  molti  beneticj  accumulata  .  Fu  n- 
poftoinun' Arca  di  marmo  rolTo  coli' infegna  della  fua  nobiliilima  Famiglia 
Tcolpitavi ,  che  prima  fu  collocata  Ibpra  la  porta  della  Sacretlia ,  e  di  la  fu  leva- 
ta col  tempo,  ed  il  fuo  Corpo  fu  ripoito  nella  Sepoltura  de' Frati.  Il  depoiito 
ebbe  quelt'ifcrizione 

Ortum  fummj  dedit  darò  ntihi  Jlemmatr  Ripa 
Dominicus  morti ,  Lauda  fccunda  Mitram  . 

Vedile  [elite  autorità . 
45  Bernardo  de'  Talenti  ,oppure  Bernardino  Tolentino,  come  dice  Utavr>- 
letta  appela  alla  Cappella  dell'Altare  di  S.  Cnltoforo  nella  propria  Bafilica, 
daCanonico  di  S.  Lorenzo  diventò  Vefcovo  l'anno  ii9<5.  Peracciefcereii  cul- 
to della  fua  Cattedrale  ,  col  confenfo  del  Capitolo  ,  ilabili  che  tutti  li  Canonici 
ia  AvveniiefqlTero  obbligati  ilU  relìdenza  perlbnale  lotto  pena  della  pcrU'ta 
.         "  acUe 


f^l  V  I  T  E    D  E*    V  E  S  e  O  V  I . 

delle  rendite  delle  loro  prebende.  Per  li  miracoli  dall' inondazione  del  Mar  Gè» 
rondo ,  e  del  feftilente  Drago  vedi  pr.  Gennajo ,  Villan. ,  Sin.  ). ,  t  It  fopra  citate 
mutorità . 

45  Egidio  dall' Acqua  Lodigiano  ,  prima  Prepofto  di  S.  Lorenzo,  fecondo 
l'antico,  e  benedetto  coftunìe  tu  innalzato  alla  Sede  Vefcovale  dal  Capitolo 
della  Cattedrale  l'anno  1307. 15.  Giugno  ;  di  poi ,  fecondo  il  folito  ceremonia- 
le  ,  fa  confermato  dall'  Arcivelcovo  di  Milano ,  come  dall'  archivio  della  noftr» 
Cattedrale  .  Intervenne  all'  incoronazione  di  Enrico  VII.  fatta  colla  Corona  di 
ferro  da  Caflbne  Torriano  Arcivefcovo  di  Milano  nella  Bafilica  Imperiale  di 
S.Ambrogio  maggiore  di  elfa  Città  il  6.  Gennaio  ipi. ,  proceftando  però  V 
Impcradore  di  non  intenderfi  col  fucceflb  del  tempo  di  pregiudicare  all'  infigne 
Borgo  di  Monza ,  ove  dagli  Imperadori  foleafi  fire  tal  funzione ,  o  ceremonia. 
Dallo  fteflb  Imperadore  ricevette  ampliirimi  privilegi,  che  /ì  leggono  nell* 
Archivio  Vefcovale.  Intervenne  al  Concilio  Provinciale  di  Milano  l'anno 
fuddetto  y.  Luglio  intimato  in  Bergamo  .  Introduife-Je  Umiliate  nel  Mo- 
niftero  di  S.  Benedetto,  e  le  Francefcane  nel  Moniftcro  vecchiodi  S.  Chia- 
ra, e  come  dico  a  fuoi  luoghi.  L'anno  ijit.  nel  mefe  d'Aprile  lalciò  la«» 
Sede  Vefcovale,  e  la  vita  mortale.     Fillan..  ,e  fol. 

Nacque  un'oftinato  fcifma,che  durò  fei  anni  a  caufa  delle  fazioni  Guel- 
fa, e  Gibellina ,  avendo  i  Guelfi  Canonici  della  CattedrJe  creato  Vefcovo 
Alchero  dall'Acqua,  ed  i  Gibellini  Canonici  creato  Roberto  Vifconti,  ma 
per  fineambidue  fcilraacicando  furono  fcacciaii  ,  e  l'anno  1319.  il  Pontefi- 
ce creò 

47  II  B.  Leone  Palatino  Lodigiano  dall'Ordine  di  S.  Francefco  ,  Uomo 
di  fingolar  dottrina,  e  fantirà ,  per  le  quali  prerogative  non  potendo  foffri- 
te  li  depravati  coUumi  del  fuo  Clero  ,  in  ogni  miglior  modo  lo  corregge- 
va, e  quantunque  gli  fofl'e  dato  il  veleno  da  chi  non  voleva  pili  ibffenre  le 
di  lui  ripreniìoni ,  Iddio  benedetto  lo  difele  miracolofamente  ,  perchè  non 
fenti  offel'a  alcuna.  Elfendofortiffimodifenfore  delle  ragioni  della  Tua  Chie- 
fa  ,  fu  anche  qualche  volta  sbandito,  ma  alla  fine  rellando  gloriofo  in  tut- 
to ,  ricevette  la  corona  della  fua  pacienza  in  Cielo  l'anno  1343.  ^o  Feb- 
braio ,  fecondo  il  noflro  Martirol. ,  benché  il  Sin.  3.  dica  16.  Marzo,  e  fu 
feppellito  nella  Bafilica  di  S.  Francefco.  Gonzag.  de  Orig.  Scraph.  Rdi^.  » 
l^artirol. ,  Sin.  3.  MS.  foliti,  e  vedi  j.  Mai^gio  Ift.  di  S.  Croce . 

48  Fra  Luca  Caftello  Lodigiano  dello  ftello  Ordine  de' Frati  Minori,  Uo- 
mo eccellentitrimo  nelle  lettere,  e  nella  pietà,  fu  confcicraco  nofìro  Velcovo 
l'anno  1344.  Cominciò  egli  di  nuovo  a  ripigliare  il  titolo  di  elTere  appellato 
Vefcovo,  e  Conte  di  Lodi ,  il  che  è  fempre  flato  ritenuto  da' fuoi  Succefi'ori, 
Introdufle  li  primi  Agolliniani  Conventuali  .  e  l'anno  135^3  parti  da  quello 
Mondo .     Vedi  21.  Gennajo  Ift.  del Conv.  di  S  Agncfe,  efolttc  ataz. 

49.  Paolo  della  nobile  famiglia  Cadamolli  Lodigiana  confacrato  Vefcovo 
l'anno  1354-  Celebrò  un  Sinodo  per  difendere  le  ragioni  cella  fua  Chiefa  l'anno 
1364.  ,e  l'anno  1385.  ricuperò  molti  beni  da Gio:  Galeazzo  primo  Duca  di  Mi- 
lano, quali  erano  itati  tolti  alla  fua  menfa  Velco\ale  da  Bruzio  ,  e  Barnabò 
Vifconti.  Riformò  gli  Statuti  del  Vcn.  Conlorzo .  Pofe  l«i  pnma  pietra  del  Caf« 

cello  f 


V  I  T  E    D  E'    V  E  S  e  O  V  I  ;  i^j 

tello  ,  e  fu  Nunzio  AppoftolicoinUngheria,e  l'anno  ij86.  mori ,  efu  feppellito 
nella  Cattedrale  alla  Cappella  di  S.  Maria  della  Neve  entro  un  avello  di  marmo  , 
dal  quale  furono  gli  olB  Tuoi,  come  guellidel  Vefcovo  Cartello  fuo  predecello- 
re  traCportace  l'anno  1589.  ,  in  occahone  di  fabbrica  ,  e  di  riparazione  di  detta 
Cappella  .nella Sepoltura  del  Conforzo  del  Clero  di  Lodi ,  come  li  MS.  co- 
mentarjUtorici  di  quefta  Famiglia  fatti  da  Defendente  Lodi,  ^tdi  Ji».  3.  ,r 
f«lite  at.iz. 

Seguirono  due  anni,  ne' quali  chi  afferifce  efl'ere  ftato  Vefcovo  il  Cardinal 
Angelo  Sommariva,  echi  elVervifempre  Raro  il  Vicario  Capitolare  per  eilere 
la  Sede  vacante,  pure  fi  veda  il  Lodi  nel  difc.  9.  p.  450.  al  quale  io  mi  ri- 
metto . 

50  Pietrodella  Scala  Veronefe  l'anno  1^88.  fu  creato  noftro  Vefcovo, ma  il 
primo  di  Luglio  dell' anno  1590.  d'ordine  di  Gio.  Galeazzo  Vi  fconti  primo  Du- 
ca di  Milano  dovette  fgombrar  il  Paefe,emori  in  Mantova  ugualmente  ralfe- 
gnatoa  tutti  i  colpi  della  fortuna.     Lodidi[c.  p.p.  451. ,  e  citazioni  folite  . 

51  Fr.  Bonifacio  Botigella  Pavcfe  dell  Ordine  de'  Romiti  di  S.  Agoftino, 
Teologo  primario  dell  'Unirerfità  di  Pavia ,  col  favore  del  fuddetto  Duca  entrò 
in  quelta  Cattedra  Vefcovale  il  II.  Maggio  l'anno  1393.,  come  il  Sin.  3. ,  e  MS. 
foliti  ,  benché  il  Lodi  nel  difc.  9.  p.  451.  dica  l'anno  1395.  Uomo  di  virtù,  e 
prudenza  Angolare  .  Rirtorò  la  Chieia  di  S.  Agnefe  ,  fu  lollecito  nel  ricupera- 
re li  beni  fmaritidellafuaChiefa,eper  fine  l'anno  1404.  in  Pavia  pafsò  all'altra 
vita  ,  e  vi  fu  leppellito  nella  Chieia  di  S.  Agoftino ,  della  quale  ,  vivente ,  era 
fiato  infigne  Benefattore .     Solite   autorità  . 

51  Fr.  Giacomo  IV.  ArrigoneLodigiano dell' Ord.  de'  Predio.  (j)di  pove- 
ra, e  balfa  ftirpe,  che  eflendo  fanciullo  per  guadagnarfi  il  vivere  fi  mifcad 
imparare  il  meftiere  di  Sarto  ;  Ed  in  quefta  età,  o  per  gioco,  o  per  ira_, 
con  un  Stilo  feri  un  altro  fanciullo  fuo  pari  ,  e  compagno  di  meftiere  nella 
itelFi  bottega ,  e  tale  fu  il  colpo,  che  lo  ucci(e,  come  dicono  alcuni .  Per  tal  de- 
litto temendo  la  Corte  fc  ne  fuggi  per  ficurezza  in  una  Chiefa,  nella  quale 
entrando  a  cafo  un  Francefe ,  che  era  di  paflaggio  per  Lodi ,  come  lo  vide, 
ammirando  la  prontezza,  fagacità,  e  bellezza  del  figliuolo,  lo  richiefe  fé 
voleva  andar  feco  in  Francia.  Accettò  quefto  l'efebizione,  vedendo  dì 
non  poterfi  formare  nella  Patria  fenza  pericolo,  e  lafciollì  condurre  in  Fran- 
cia. Ivi  puoco  dopo  prefe  l'Abito  dell' Ordine  de' Domenicani ,  e  datofi 
con  fummo  ardore  agli  itudj,  divenne  in  breve  tempo  dottillimo  ,  non  fen- 
za idupore  di  chi  lo  conofceva,  non  avendo  imparato  prima  di  entrar  in^ 
Religione  che  i  primi  erudimenti  della  lingua  latina, che  fono  i  fondamenti 
di  tu  te  le  Icienze .  Fermatofi  un  tempo  in  Francia  tornò  in  Ira'ia.gia  per 
il  luo  valore  creato  Maeftro  in  Teologia,  e  poi  dal  Capitolo  Generale  di 
Norimberga  l'anno  140J.  creato  Reggente  nello  Studio  generale  del  Con- 
vento di  Bologna.  Qi^,indi  pallàndo  a  Roma  acquiilò  tanto  credito  nellci_ 
diifjue  geiierali ,  che  Gregorio  XII.  ,  udita  la  di  ItJi  buona  fama,  lo  lece 
Jklacilro  del  Sacro  Palaz/.u,  e  da  queft' Ulficio  fu  aHunto  al  Vefcovato della 
lua  Patria  dal  Puntefice  Aleilanàxo  V-  l'anno  1409.)  dal  quale  già  era  cor 

S  no- 

(j)  Micb.Ftò. 


4^4  V  I  T  E    D  E*    V  E  S  e  O  V  f . 

»ofciuta  la  di  luì  virtìi,  e  molto  pili,  {a)  la  conobbe  nel  Concilio  Plfano,- 
dove  intervenne. 

In  quefti  tempi  la  Criftianità  era  molto  travagliata  dallo  fcifma  ,  ed  era- 
no tre  quelli,  che  pretendevano  d'edere  Pontefici .     11  primo  era  Pietro  de 
Luna  Spagnuolo  detto  Benedetto  XIII. ,  il   fecondo  Angelo  Corraro  Vene- 
ziano, detto  Gregorio  Xll. ,  il  terzo   Baldall'ar  Colla   Napolitano  ,  detto 
Giovanni  XXIII. ,  o  pure  XXII. ,  come  lo  appellano  altri  .     Onde  per  libe- 
rare la  Chiefadasi  pcrniciol'e  divilioni  (/;)  il  giorno  io.  Novembre  dell'anno 
1413.  vennero  a  Lodi  l'iinperador  SigUinondo  per  tenervi  una  Dieta  con.. 
Giovanni  XXIll,  luddetto  qua  venuto  ancor  eflb.     In  quelta  Città  fu  Inabi- 
lito effere  necedario  un  Concilio  generale  da  tenerfi  nella  Città  di  Coitanza, 
nel  quale  intervenendo  i  Prelati  della  S.  Chiela  ,  folle  tutto  il  Popolo  Cri- 
ftiano  ridotto  l'otto  l'ubbidienza  di  un  fol  Capo,  e  legittimo  Vicario  di  Cnlto, 
(e)   e  fu  intimato  in  Lodi  il  detto  Concilio  il  9.  Dicembre  dello  ftefTo  anno. 
Per  tutto  il  tempo  ,  che  quefti  due  gran  Perfonaggi  dimorarono  in  cotelta 
Città ,  Giovanni  XXIII.  fu  alloggiato  dal  noftro  Vefcovo  Arrigone ,  e  l'Im- 
peradore  da  Giovanni  Vignati  Conte  di  Lodi,  e  Signore  di  Piacenza.     In- 
tervenne il  noftro  Vefcovo  al  medefimo  Concilio  di  Coftanza  l'anno  1414.» 
nel  quale  più  volte  ebbe  da  predicare  con  fcmma  lode  ,  come  confta  dagli 
atti  dello  IteiTo  Concilio,  e  dove  per  di  lui  commillìone  condannò  al  iuoco 
gli  Eretici  Girolamo  Praga,  e  Giovanni  Hus .     Per  fine  l'anno  1418.  pafsò 
all'immortalità,  lafciando  dopo  di  le  eterne  memorie  d'elTere,  per  Tempre 
acclamato  Gran  Teologo ,  inligne  Dottore,  e  potentillìmo  flagello  dell'  Erefie 
de'  fuoi  tempi  . 

53  Gerardo  II.  de'  Capitanei  da  Landriano  (^d)  l'anno  1418.  creato  Vef- 
covo di  Lodi  ,  intervenne  al  Concilio  di  Bafilea  l'anno  1431-  nel  tempo , 
che  fi  celebrava  l'otto  l'ubbidienza  del  legittimo  Sommo  Pontefice,  e  dal  Con- 
cilio fu  mandato  Oratore  ad  Enrico  Re  d'Inghilterra.  Nel  tempo  che  go- 
vernava quelta  Chiefa  ,  il  Moiiiftero  de'  Monaci  Olivetani  di  Villanuova^ 
fu  fondato,  e  dotato  dal  Cavaliere,  e  Dottore  Nicolò,  e  dal  Cardinal  An- 
gelo fratelli  Sommariva  ,  (<:)  come  per  Iftrumento  rogato  da  Ghifterio  Bo- 
nacenti  IO.  Dicembre  1417.  in  Roma.  Introduile  i  Terziarj  diS.  Franceico 
a  Montebello  ,  e  accrebbe  l'entrate  alla  fua  menfa  Velcovale  .  L'anno  1437. 
Eugenio  IV.  lo  paisò  al  Vefcovato  di  Como .  (/)  L'anno  1439.  nel  Con- 
cilio Fiorentino  fu  creato  Cardinale  dallo  ftellb  Pontefice  ,  e  fpedito  per 
Legato  a  Latere  a  Filippo  Maria  Vifconti  Duca  di  Milano  .  In  tale  qua- 
lità di  Legato  l'anno  1440.  aggiunte,  o  piuttollo  refttitui  a  quefta  Catte- 
erale  la  dignità  dell'  Arcidiacono  ,  mentre  ,  come  abbiara  detto  nell'  llloria 
della  Cattedrale  ,  era  anche  a  Lodi  vecchio  ,  e  la  dotò  colle  rendite  di  S .  Mar- 
tino Rollo  da  Comazo ,  benché  quefte  per  !e  ingiurie  degli  Uomini  (^)  fia- 
po  pallate  a  formare  un  Beneficio  femplice,  Imembrate  da  quefta  dignità. 

Vi 
(  a  )  Sin.  3 .     {b)   Lodi  dìfc.  10. p.  $iS.,e  Villan.     (  e  )  Sin.  3 .  Michel  Piò ,  e 
Bollar.,  qual  non  concorda  col  Stn.  3. ,  che  mate  l'intimazione  fotta  il  8. 
{d)  Sin.  3.   {e)  Vedi  r().Sttt.  Lodi  dtfc. (). p.  ^^z., e feg.U [oliti MS.  {[)  Sin.  3. 
C  s  )  ■^rtf}.  dd  Duom  alfolitg  Ubrg  dtU'  Invcmam . 


V  I  T  E    DF    V  E  S  e  O  V  I.  275 

Vi  affegnò  aache  le  rendite  delle  Chicle ,  o  Oratorj  di  S.  Ambrogio  da  Bor. 
ghetto,  e  de'  SS.  Michele  ,  e  Rafaele  di  Portadore .  (.»)  Inltitui  anche  la 
dignità  del  G.mtorato ,  quale   fotto  il  governo  di  Monfig.  Ortcnfio  Vilconti 

f^aljò  al  titolo  di  Primiceriato  (b)  e  g_li  uni  le  rendite  di  S.  Pietro  all'Ange- 
o,  di  S,  Maria  al  Pratello,e  di  S.  Eulemia  di  Bariano .  Di  quell'ultimo 
leggefi  nell'archivio  della  Parroccliiale  di  Merlino,  l'otto  la  di  cui  Parroc- 
chia trovali  tal  fito,  che  Monlig.  Vefcovo  Scarampo  in  atto  di  vilìta  l'anno 
1574.  }.  Novembre  decretò,  che  non  potendoli  riparare  per  elTere  quelli 
lutto  rovinato  ,  foife  trasferirò  col  ilio  titolo  ad  elTa  Parrocchiale ,  eoa 
le  lue  ragioni  ,  e  finalmeiue  querto  Vefcovo  ,  e  Cardinale  Fanno  1445  9. 
Ottobre  mori  in  Viterbo,  (()  e  lU  feppellito  nella  Chiela  de'  Frati  Mmori 
di  S.  f  rancel'co  . 

J4  Antonio  Bernerìo  Parmiggiano  entrò  al  polTelTo  di  quefto  Vefcovaro 
l'anno  i4]7.  29  Settembre.  Accrebbe  l'Aula  Vefcovale  ,  e  le  lue  rendite, 
come  il  Sin.  j.,  perche ,  come  riferilce  l'archivio  della  Cattedrale  al  libro 
citato,  incorporò  coli' entrate  Veicovali  l'Arciprebenda  ,  che  era  a  G-jlga- 
gnano,  allegnando  alla  cura  d'anime  un  Parroco  mercenario,  e  graduò  l'Ar- 
ciprete attuale  di  quel  Luogo  della  dignità  dell'  Arcidiaconato  nella  Catte- 
drale l'anno  i444.  Donò  libri  ,  ed  altri  ornamenti  al  Capitolo,  riformò  li 
Statuti  del  Clero  ,  trasl'eri  folennemente  li  Corpi  di  S.  Gualtero  dalla  propria 
Chiefa  della  Mifericordia,  ed  il  Corpo  di  S.  Daniele  Martire  dalla  Chiefa 
Abbaziale  di  S.  Ballano,  ambidue  nella  Cattedrale,  come  tratto  nelle  vite 
di  quelli  Santi  a'  loro  giorni.  Avendo  la  B.  Vergine  lotto  la  fcala  nel 
tempo  del  di  lui  governo  operato  l'inligne  miracolo  celebre  per  tutto  il 
Mondo,  eflb  le  fabbricò  la  Cappella,  e  ne  fece  la  folennillima  Traslazione, 
come  dice  lAutore  di  quell'Opera  nel  cap.  i.  de*  Santuarj  dedicati  alla  B. 
Vergine  nella  Citta,  e  Borghi  di  Lodi ,  e  per  fine  mori  in  Parma  (uà  Patria 
l'anno  1456.  19.  Maggio,  e  fu  feppellito  in  quella  Cattedrale  nella  propria 
Cappella  eretta  ad  onore  di  S.  Ballano  nella  Confelfionc.     Solite  autorità. 

55  Carlo  Pallavicino  de'  Marchefi  del  fuo  Stato  Pallavicino  l'anno  1457. 
nel  mefe  di  Giugno  ottenne  quello  Vefcovato .  Erclli;  l'Olpital  maggiore, 
come  racconto  li  21.  Settembre  fella  di  S.Matteo.  A  fuoi  tempi  fu  labbri- 
cata  la  mirabile  ,  e  preziofa  Chiefa  ad  onore  della  B.  V.  dell'Incoronata, 
quella  di  S.  Marta,  di  S.  Clara  nuova,  e  rifabbricata  quella  di  S.  Pietro. 
LitroduCTe  li  Carmelitani  nel  Borgo  di  S.  Maria  degli  Angioli,  ed  in  Città 
air  Anunziata,  ne' Borghi  li  Canonici  di  Sturla  a  S.  Maria  Agugiera,  li 
Canonici  Regolari  Lateranefi  a  S.  Bartolomeo,  gli  Amadei  a  S.  Maria  della 
Grazie,  li  Servi  Regolari  di  Maria  a  Cavacurta,  ed  a  Turano  ;  li  Fran- 
Cffcani  Oflervanti  a  Maleo  ,  nella  di  cui  Collgiata  filsò  anche  l'ufficiatura 
cotidiana ,  come  fi  può  vedere  tutto  alle  loro  refpettive  lltorie  rifcrite_ 
dall'Autore  a' loro  luoghi.  L'anno  1471.  14.  Luglio  confacrò  la  Chielà 
Parrocchiale  del  Borgo  di  Calte!  nuovo  bocca  d'Adda,  relhtui  la  dignità 

S  1  dell* 

(  j)  Arche  per  un  Iflrummto  di  ricognizione  eli  livello  fatto  da'  Conforti  Eroe* 
(hiTt  all'  Archidiano  della  Cattedrale  rogatt  da  Gerolamo  Sforzalo  Notajo di  Lodi 
l'anno  1676.  19.  Novembri.     (*)  Arch.  [olito  dtl  Duomo  .     (e)  Jjh.j. 


«7«  V  1  T  E    D  E'    V  E  S  C  O  V  I. 

8eir  Arcìpretato  alla  Cattedrale ,  perchè  dallo  Itato  della  Chiefa  di  Lodi 
vecchio  a  quefta  era  caduca  .  Fu  liberaliffimo  verfo  de'  Poveri ,  e  non  meno 
verfo  della  Tua  Chiefa  ,  che  oltre  di  averla  arricchita  di  fuppellettile  (aera 
Colla  preziofirà  del  Teforo  di  S.  BafTano  ,  come  difcorro  il  19.  Gennajo  , 
aprì  a  beneficio  di  effa  tutte  le  vifcere  della  carità.  E  dopo  di  aver  go- 
rernara  quefta  Chiefa  40.  anni  ,  il.  primo  di  Ottobre  dell' anno  1497  palsò, 
come  fi  crede  ,  alla  gloria  immortale  -.  Il  Tuo  Corpo  ripofa  nella  Chiefa-. 
maggiore  del  Gattello  di  Monticelli  ,  che  era  del  Tuo  Stato ,  la  dove  fu 
Battezzato,  e  da  effo  inltituita  in  Collegiata.  In  occafione  di  riftorar  quefta 
Chiefa  l'anno  1642.  12.  Giugno  fu  aperto  il  fuo  depofito ,  ed  il  Corpo  bene- 
detto fu  trovato  ancora  intatto,  come  fé  folTe  ftato  allora  di  frefco  fepolto, 
e  per  legno  evidente  anche  oggidì  fi  moftra  il  fuo  dito  dell'anello  Paltorale 
ancora  incorroto,  e  come  conlta  dall'  Epitafio  fuo  in  detta  Bifilica  riferito 
daGiufeppe  Brefciani  nel  fuo  libro  intitolato  Rofe,  e  Viole  dì  Cremona  a  p. 
74.     Vedi  follie  citazioni ,  e  li  rifpativi  arch.  fopranominati . 

$6  Ottaviano  Maria  Sforza  Conte  di  Melzo  figliuolo  naturale  di  Galeazzo 
Maria  Duca  di  Milano  eletto  Ve(covo  l'anno  1498.  nel  mefe  di  Febbrajo  . 
Fu  molto  abbatuto  dalle  vicende  militari,  per  le  quali  elfendofi  impadro- 
niti li  Francefi  dello  Stato  dovette  allontanarfi,e  frattanto  lafciare  l'ammi- 
niftrazione  della  Chiefa  a  Monfig.  Claudio  Seifello  d' Aiqui  primo  Arcidia- 
cono della  Cattedrale  di  Mondovi  della  Savoja  dall'  anno  lyoi.  fiio  al  1J12. 
con  autorità  Pontificia.  Scacciati  li  Francefi.  col  favor  della  Lega,  di  cui 
efTo  ne  fu  Legato  ,  governò  tutto  Io  Stato  di  Milano  lino  alla  venuta  di 
Mafiimiliano  Sforza,  ma  ritornati  ancora  li  Francefi  l'anno  1515.  fu  necellt- 
tato  ritirarfi  di  nuovo  ,  lafciando  quella  Chiefa  al  governo  di  Gerolamo 
Sanfone  Vefcovo  d'Arezzo  della  Tofcana,ed  impoffeliatofi  ancora  gli  Sforzi 
ripigliò  la  fua  Chiefa .  L'anno  1527.  nel  fuo  governo  introdufle  le  Mona- 
che a  S.  Marta,  parlò  la  B.  Vergine  della  Pace ,  e  fu  fabbricato  l'Oratorio 
di  S.  Rocco  a  Porta  d'Adda.  Vtdi  del  tutto  le  rifpettive  Ifiorie .  Finalmen- 
te l'anno  15 ji.  da  Clemente  VII.  fu  melfo  in  alToluto  pofTelFo  il  detto  San- 
fono,e  lo  Sforza  fi  ritirò  in  Milano  a  menare  vita  privata  fin  all'anno  1540., 
nel  quale  la  lafciò  per  andare  all'altra.     Doti.  Betti,  e  [olite  citaz. 

57  Gerolamo  Sanfono  da  Savona  governò  quefta  Chiefa  undici  anni  inter- 
polati ,  nel  qual  tempo  indefeflamence  fi  adoperò  per  rimettere  la  difcipli- 
na  Ecclefiaftica  dalle  continue  guerre  molto  danneggiata,  poi  mori  l'anno 
15 ^($.     Solite  citaz. 

58  Giaccomo  V.  Simonetta  Milanefe  Cardinale  di  S.  Chiefa  fu  creato  Vef- 
covo da  Papa  Paolo  III.  l'anno  i53<5.  »  di  poi  avanti  di  andare  al  Concilio 
generale  di  Vicenza,  come  Cardinale  Legato  ralTegnò  quefta  Sede  Vefco- 
vale  a  Giovanni  fuo  Nipote  ,  figliuolo  di  fuo  fratello ,  e  mori  in  Roma», 
l'anno  i5?9-  primo  Novembre  ,  e  fepolto  nella  Chiefa  della  SS.  Trinità  nel 
monte  Pincio  .     Solite  citaz. 

59  Giovanni  II.  Simonetta  fuddetto,  elTendo  Senatore  in  Milano  entrò  al 
governo  della  noftra  Chiefa  l'anno  «538.  Confagrò  la  Cattedr.  li  18.  Dicembre 
fieli' anno  1544.  infticui  h  Confiaiefoità  delSS.Sagramentoin  Duomo,  e  del- 
la 


VITE    DP    VESCOVI.  rjj 

U  Mifericordli  in  S.  Maria  del  Sole,  come  tratto  ne' fuoi  luoghi  pruprj; 
Accrebbe  di  molta  facrafuppellettile  la  Cattedrile,  e  l'anno  ijj<J.  mori  nel 
mele  di  Dicembre  in  Milano,  feppellito  nella  Chieia  della  B.  Vergine  del- 
le Grazie  di  elfa  Città  .     Solite  citazioni  . 

60  Giann.intonio  Capifuoco  Romano  Cirdmale  della  S.  R.  Chiefa  fu  creito 
Vefcovo  dal  Pa-^a  Paolo  lV.ran.15j7.  In/htui  la  Scuola  della  Dottrina  Cnlliana 
il  j.  Aprile  1564  ,  come  notano  le  Regole  della  fteiia  Dottrina  Criftiana^ 
a  p.  iij. ,  e  come  ho  detto  il  ly.  Gennajo  nell'  Iftoria  dell'Oratorio  di  S. 
Paolo  ,  benché  il  Sin.  j.  dica  che  la  iftitui  l'anno  i$6o.  A fuoi  tempi  (ì  ce- 
lebrarono li  Concilj  Tridentino  della  Chiefa  univerfale,  ed  il  Provinciale- 
primo  da.  S.  Carlo  Borromeo  ,  a* quali  in  Perlona  fua  mandò  Procuratori. 
Mori  in  Roma  l'anno  1569.  nel  meledi  Gennajo,  e  fu  (eppeliito  nella  Chie- 
fa di  S.Clemenre  del  iuo  titolo.  Cluelto  vivendo  intr(dullic  li  Gefuaii  a 
S.  Pietro,  eh  Cappuccini  a  S.  Giovanni  fuori  de. le  mura,  l^edt  Ifi.  faira 
della  Chiefa  dt  S.  AJjria  dti  Sole  ,  emanata  dalP  Autore  di  qwfla ,  efolitt  citazioni. 

61  Antonio  Scarampo  da  Nola,  elTcndo  intervenuto  come  Vefcovo d'elfa 
Città  al  Sacro  Concilio  di  Trento,  a  quello  fi  fottofcriife ,  come  fi  vede  tra 
li  Vefcovidi  Paolo  HI.  L'anno  15^)9.  fu  designato  no/lro  Vefcovo  nel  mele 
di  Marzo,  e  li  9  Ottobre  dello  itelfo  anno  fece  la  fua  folenne ,  e  Pontefica- 
le  entrata  in  Lodi.  Celebrò  una  vifita,e  l'anno  IJ74.  il  Sinodo.  Jltituì 
la  Congregazione  di  S.  Oilola  ,  ed  i  Collegi  delle  Convertite  ,  de'  Chetici 
del  Seminano,  e  degli  Orfani,  e  confacrò  la  Chiefa  di  S.  Romano  ,  come 
a' propri  l'ioghi  ho  detto  .  Solpefe  alcune  Chiefe  ,  e  fopprefle  la  cura  di 
S.  Leonardo.  Varie  volte  fu  Legato  Appoltolico  appreilo  Imperadorl  ,  e 
Re,  e  fu  delegato  daS.  Pio  V.  l'anno  1570.  a  formar  il  procellb  contro  di 
•quelli,  che  furono  rei  dell'archibuggiata  dataa  S.  Carlo,  come  li  legge  nel- 
la vita  di  eflo  Santo  f;,ritrta  dal  Giuliani,  e  terminò  tante  fuefati>.he  in  que- 
sto Mondo,  per  riceverne  il  premio  eterno  l'anno  1575.  30.  Luglio  d'anni 
^So.,  puoco  dopo  d'ellerfi  fottotcriito  per  (cconduVeicovo  nel  Concilio  Pro- 
vinciale IV.  celebrato  del  detto  Santo  Arcivefcovo  ,  che  volle  elfo  fargli 
i'efequie,  coli' Orazione  funebre  ,  ed  è  feppellito  nella  Cattedrale  .  Souu 
autorità . 

6i  Girolamo  Federici  da  Treviglio  Cantore  della  Cattedrale,  poi  Vef- 
covo di  Sagona  della  Metropoli  di  Pifa  ,  quindi  alla  Chiela  di  Martorano 
Città  della  Metropoli  di  Cofenza  e  di  là  fece  ritorno  alla  Chiefa  ai  Lodi  jn 
dig.iita  da  Vcicovo  creato  l'anno  i^yS. ,  e  l'anno  leguente  1577.  i5.  Dr.em- 
bie  Con  gran  pompa  fece  la  fua  entrata  /bienne  in  Città.  Lbbe  il  governo 
di  Roma,  e  della  Romagna,  intervennne  al  Concilio  Provini  iale  V. ,  cui  fi 
foiiolcrilTe  l'ai. no  1579.  ,  e  poi  mofi  in  quell'anno  6  Dicembre,  e  fu  lep- 
pellito  nei, a  Cattedrale,  avendogli  fatte  refequie coli' Orazioni  funebre  Mon- 
ììg'ior  Girolamo  Ragizone  Velcovodi  Bergimo  .     Sdite  citazioni . 

6}  Lodovico  Taverna  MiUnele  fu  Governatore  di  molte  Città  d-'llaRoma- 
ina^iii,  di  ll>mi  (teli  i  ,  e  Teiònere  della  Cambra  Appoltolica  ,  poi  eletto 
Vcicovo  Oi  Lodi  l'amio  1579.  19.  Dicembre,  e  coufatracy  l'anaolisguentc  li 

^  ì  1% 


17»  V  1  T  E    D  E»    V  E  S  C  O  V  T . 

II. Marzo.  Avendo  trovatala  Cattedrale  rovinofa  per  le  caufe  dette  nelUi 
di  lei  Iftoria  li  19.  Gennajo  ,  la  riparò  ottimamente  col  fuo  danaro,  e  della 
Città.  Di  piìi  la  provide  di  fuppeìlettilefacra,  in  forma  che  poteva  ftare  al 
pari  delle  altre  piìi  decorofe  della  Provincia  di  Milano .  Reftava  lolo  di 
provvedere  anche  al  Coro,  il  quale  non  aveva  altro  Miniflro  che  un  Vice_, 
Cantore,  e  bifognando  che  gli  Canonici  faceflero  tutte  le  loro  funzioni  pre- 
fente  il  Vefcovo ,  il  Coro  di  ('pelTo  reltava  nudo  ,  e  maflime  nelle  felte,  ed 
il  Vefcovo  non  poteva  cantar  MelTa,  o  Vefpero  Pontificalmente  fenza  afpet- 
tare  che  li  Preti  delle  altre  Chiefe  fodero  sbrigati  da  quelle  con  inconvenien- 
2a,  e  confufione.  Le  Prebende  de' Canonici  rendevano,  da  due  in  poi ,  fo- 
lamente  circa  trentafei  Scudi  l'anno  per  ciafcuna,  e  lediftribuzionicotidiane 
d'  un  Canonico  non  partavano  otto  feudi  l'anno,  di  modo  che  difficilmente  fi 
trovavano  Perfone  atte  al  fervigio  della Chiefa  , che  volelTero  accettare  i  Ca- 
nonicati .  Il  noftro  Vefcovo  per  rimediarvi  ottenne  dal  Pontefice  Sifto  V., 
di  fempre  gloriofa  memoria,  il  perracflb  di  poter  difmembrare  alcune  en- 
trate d'un  Luogo  pio,  ed  applicarle  alla  Cattedrale ,  ma  perchè  furono  tropo 
puoche  per  il  foglievo  del  Coro,  dice  l'archivio  della  Cattedrale,  e  dell*  Ar- 
ciprebenda ,  che  operò  cosi  : 

EiFendo  in  quella  Diocefi  un  Moniflero  detto  il  Monifterollo  dell' Ordine 
de' Benedettini,  quafi  rovinato  ,  Leone  X.  l'anno  1519.  lo  aveva  unito  alla 
Congregazione  de'Monaci  Romiti  di S.  Gerolamo,  colle  condizioni,  che-. 
dovelTero  fabbricare  un  Moniftero  in  detto  luogo  ,  oppure  in  Lodi  ,  e  di 
mantenervi  un  numero  conveniente  de  Monaci;  ma  non  avendolo  fabbricato 
dopo  molti  anni,  quefto  Vefcovo  ottenne  dal  Pontifice  Clemente  Vili,  che 
detto  Moniftero  pagafle  una  penfionc  annua  di  mille  feudi  alla  Cattedrale-i 
di  Lodi,  liberandoli  Monaci  dall' obbligo  di  fabbricare  il  nuovo  Monifte- 
ro in  Lodi,  o  nel  Monifterollo  ,  eflendovene  un  altro  del  medefimo  Ordine 
detto  rOfpitaletto,  vicino  tre  miglia,  e  febbene  procurarono  li  Monaci  di 
fchermirfi  da  quefta  penfione  in  tutte  le  maniere  a  loro  poflibili  ,  tuttavia 
fiirono  artati  anche  da  altri  Pontefici  ;  e  per  fine  l'anno  i^}(5.  16.  Aprile, 
come  l'archivio  del  Duomo,  fecero  ceffione  di  molti  effetti  per  l'equivalente 
di  mille  feudi  da  pagarfi  annualmente  al  Capitolo  ,  col  Beneplacito  Appo- 
ftolico;  e  con  qu  e ft' entrate  furono  accrefciute  lediftribuziomcotidiane  del 
Capitolo,  deputati  nuovi  Miniftri  al  Coro,  e  fovvenuta  la  Sacriftia  ,  acciò 
potefle  mantenere  cera,  paramenti,  e  tutto  il  bifognevole  al  culto  di  Dio, 
e  fervigio  della  Cattedrale.  Fundò  quefto  Vefcovo  anche  tre  Beneficj  con 
obbligo  di  refidenza  Corale  ,  ma  fece  a  loro  la  dote  col  fuo  proprio ,  non,* 
collo  fpogliar  un  Altare  per  coprirne  un  altro.  Colla  cura  di  anime,  che  era 
anneffa  alla  Prepofitura  della  Cattedrale,  e  colla  cura  di  anime  della Chiela 
■di  S.  Egidio  formò  una  Parrocchia  fola  appellata  della  Cattedrale  ,  e  la  uni 
al  Canonicato  di  S.  Giovanni.  Secondo  difpofe  il  Sacro  Concilio  di  Trento 
nella  fefs.i^.  e.  8.,  che  in  tutte  le  Cattedrali  fi  ergefTe  la  Penitenziaria,  e  nella 
fefs.  5.  e.  i.la  Teologale, l'anno  1580.  congiunfe  alla  Prebenda  del  Canonicato  di 
S.  Antonio  la  Penitenziaria,ed  a  quella  del  Canonicato  di  S.  France-fco  la  Teo- 
logale l'anno  1592.3.  Marzo,come  il  PaU«ar.CanceU.Vcfc.,erarch.  dei  Duomo. 

In- 


VITED  E*    VESCOVI.  a7^ 

ÌTitervenne  al  Conc.  Provine.  VII.  in  qualità  di  Decano  ,  cui  /ìrofrofcriireal  di 
lui  nome  il  fuo  VicarioGeneralc  .  Per  il  fuo  alto  fapere, e deflrezzi  ne' ma- 
reggi mondani  era  continuamente  impiegato  nelle  Legazioni,  or  nella  Spagna, 
or  m  Venezia,  ed  or  apprelTo  altre  Corone  .  Riltorò  talmente  il  Palazzo  Vef» 
covale,  che  da  alcuni  è  creduto  lo  itelFo  primo  Fundacore  .  Qjattro  volte  vi» 
fitòlai'ua  Diocelì,  e  l'anno  1591.  fece  il  Sin.  z.  Introdulfe  in  Cicca  li  Padri  Bar- 
nabiti ,  e  di  S.  Francefco  da  Paola .  Fifsò  la  Clauiura  alle  Monache  Cappucci- 
ne di  S.  Margarita  ,  derte  al  prefente  della  Concezione  ;  finalmente  dopo  d'aver 
governata  quelta  Chiefa  J7  anni  con  fomma ,  ed  immortai  fua  lode ,  la  rinoaziò 
l'anno  i5c6.  ,e  fi  titiròin  Milanoagodere  la  fua  quiete, e  dopo  un  anno  il  j. 
Giugno  1617.  pafsòalla  gloria  eterna  ,  come  fi  fpera,  avendo  più  diottant'  anni 
di  iua  vira,  l'eppellito  nella  ChieCadc' Canonici  Regolari  Lareranefi  della  Pal- 
fione  ,cui  fece  l'efequie  fuo  Nipote  il  Cardinal  Ferdinando  Taverna  Vefcovo  di 
Novara ,  e  li  8.  dello  Itellb  mele  gli  furono  replicate  con  folennilllma  pompa-, 
nella  noltraCatredrtle.  Vedi  9.  Settembre  Vita  di  S.  Gio.  da  Lidi  Ftfcovo  di 
Gubbio  ,  cfoltte  autorità ,  e  rifpettivi  archivj  . 

6^  Fra  Michel  Angelo  Seghizzi  dell'Ordine  de'  Predicatori  Lodigiano  ,  nata 
l'anno  i^6y  ,  e  per  rinunzia  fatragl  i  dal  detto  Monfig.  Taverna  l'anno  i5r6-  z8. 
Maggio ,  come  per  Klrumento  rogato  d'Aurelio  Rolli  Cancelliere  Vefcovale—  » 
eletto  nnftro  Vefcovo  ,  ed  in  quelio  tempo  di  vacanza  il  Capitolo  della  Catte- 
drale eleffe  per  Vicarto  Capitolare  l'infigne  Iftorico  Defendente  LodilÌ4.  Giu- 
gno, come  il  citato  RolFi.  Fu  confagrato  in  Roma  nella  Chiela  di  S.  Maria 
maggiore  il  a5.  Giugno,  ed  il  io.  Novembre  fece  in  Lodi  la  fua  entrata  folen- 
ne  ,  e  nella  fefta dell'  Immacolata  Concezione  di  Maria  Vergine  cantò  la  prima 
Mclla  Pontificalmente,  nella  quale  per  Indulto  Appoitolico  concell'e  l'Indul- 
genza Plenaria  a  tutti  quelli ,  che  v'intervennero  .  L'anno  feguente  1617.  co- 
ni inciò  la  vifica  della  fuaChiefa  ,  benedille  quella  de'  Frati  Cappuccini  del  Bor- 
go di  S.  Angelo  dedicata  a  S.  Francefco  li  11.  Settembre  dello  Iteilòanno.coa- 
lagrò  quella  de' Cappuccini  di  Calai  Pulterlengo  ,  dedicandola  al  S.  Silvario. 
L'anno  (eguente  1618.  5.  Agolto  gettò  folennemente  la  prima  pietra  della 
Chiefa  di  S  Giovanni  nelle  Vigne ,  e  poco  dopo  la  prima  pietra  della  Chiefa  di 
S- Maria  delle  Grazie  nel  Borgo  di  Codogno  de' Frati  Minori  della  più  itretta 
OlTervanza .  L'anno  \6zo.  nel  tempo  del  luogoverno  la  tì  Vergine  della  Cle- 
menza cominciò  a  metterfi  in  venerazione  ,  ed  ebbero  principio  gli  El<;rcizj  Ipi- 
riruili  dell' OratoriodiS.  Filippo  Neri  l'anno  1^21.  Due  volte  viiitò  la  Dio- 
cefi  ,  e  celebrò  il  Sin.  3.  l'anno  i(5i9.  Abbellì  molto  la  Chiela  di  S.Domenico, 
ed  arricchì  laSacrilhadella Cattedrale  di  fuppellettile  fagra  per  li  Ponteficali . 
L'anno  1614  18  Gennajo ,  come  per  litrumento  rogato  dal  detto  .Aurelio  Rodi , 
«rtrlle  la  Parrocchiale  di  S.  Pietro  in  PiroUo  ,  e  nell'età  d'anni  60.  i'an.no  i6ij. 
o.  Marzo  lafciò  le  Ipoglie  mortali,  facendogli  l'efequie  Monfig.  Pietro  Lino 
Velcovodi  Crema,ela  Città  ne  perpetuò  la  memoria  di  queito  (uo  gioriolo 
Concittadino  con  un  ifcrizione,  che  fi  legge  in  Confellione  fcolpita  in  tiniùiina 
m.irmo  .     Z)ofr.  litttisarch.  rijpetttvt  ^ e jolm autorità  . 

6j  Clemente  Cera  Novarcle a  pieni  voti  del  Capitolo  della  Cattedrale  fua 
Fauufude(toCanoaico,qualCapitolodaS.  LeonePapalU.  éaoiiiiaatoilMa« 

S  4  ^uo. 


a«o  V  1  T  E    D  E*    V  E  S  C  O  V  1  : 

gno.  Nellavacanzadi  quella  Sede  Vefcovale  fi  fpadito  Governatore  della 
Riviera  foggerta  in  temporale  ,  e  fpirituale  ad  elTo  Vefcovato  .  Fu  Vicario 
Generale  della  Chiefa  di  Spoleri ,  e  di  là  fu  chiamato  per  lo  ftelfo  miniftero  nel- 
la Citta  di  Cremona  dal  Cardinale ,  e  fuo  Velcovo  Paolo  Sfondrati .  Da  Paolo 
V.  Sommo  Pontefice  fu  afflinto  al  Vefcovato  d'Interamini,  qual  dignità  foften- 
re  tredici  anni  in  circa  con  fomma  pietà  ,  e  provvidenza  .  Di  la  il  Pontefice 
Urbano  Vili,  lo  trasferì  alla  Cattedra  Ve  fcovale  di  Lodi  l'anno  1625.  zi.  Mag- 
gio d'anni  58.  di  fuaetà  .  In quelta dignità  a  nome  della  S.  Sede  trattò, e com- 
pofe  negozj  rilevantidimi  di  Foligno ,  Affifi ,  Perugia ,  Parma  ,  e  di  altre  Città  . 
Fece  le  (blenni  Traslazioni  del  Corpo  di  S.Tiziano  a  Lodi  vecchio  l'anno  1640., 
d'anno  1641.  dell'  Immagine  della  B.  Vergine  dell  a  Clemenza  ,  ed  ancorala  in- 
coronò ,  come  riferi  (co  nelle  loro  Iftorie.  Accrebbe  nella  Cattedrale  ildeci- 
moquarto  Canonicato,  come  nell'Ktoria  della  B.  Vergine  delle  Grazie  fi  nota  . 
Vifitò  la  Dioceli ,  e  fece  il  Sinodo  IV.  Confacrò  la  Bafiiica  dell'  infigne  Colle- 
giata di  S.  Lorenzo  ,  fundò  il  Collegio  di  S.  Savina,  introduce  li  Carmelitani 
Scalzi  a  S.  Marco,  e  l'anno  1643.  fi  parti  da  quefta  all'altra  vita  il  a  j- Novem- 
bre ,  notte  feguente  ,  come  dal  fuo  epitafio  .  Bcnz.  ,  Betti  ,  Arcb. ,  ed  ifi. 
tifate  . 

66  Pietro  Vidoni  Cremonefe  Nipote  del  Cardinal  Girolamo  Vfdoni  (a) 
effendo  entrato  in  Prelatura,  dal  Pontefice  Urbano  Vili-  fu  creato  Referen- 
dario dell'una,  e  dell'altra  Segnatura,  pofcia  fucceffivamente  Governatore 
di  Tivoli ,  Sabina  ,  Rimini ,  Orvieti ,  e  Fermo  .  {ò)  L'anno  1644  dal  detto 
Pontefice  fu  creato  noftro  Vefcovo  ,  ed  a  fuo  nome  il  Vicario  Capitolare, 
che  poi  entrò  in  Vicario  Generale  ,  Cofmo  Gufmeri  Canonico  della  Catte- 
drale prefe  il  poffelTo  di  quefta  Chiefa  l'anno  1645.  ^4-  Gennajo .  Il  giorno  17. 
dello  flelFo  entrò  in  Città  privatamente ,  e  nel  giorno  di  S.  Balfano  noltro 
Patrone  avanti  li  fecondi  Vefpri  fece  la  fua  prima  folenne  entrata  nella  Cat- 
tedrale ,  ed  il  giorno  z.  Febbrajo ,  felta  della  Purificazione  di  Maria  Ver- 
gine, cantò  Mefla  Pontificalmente,  e  concelTe  Indulgenza  Plenaria  per  Indulto 
Appoftolico  a  chi  v'intervenne ,  e  l'anno  fleilb  nel  29.  Ottobre  benediffe  la  nuo- 
va Chiefa  di  S.  Filippo  Neri  .  Colli  Signori  Prefidenti  della  Città  accolfe 
colle  formali  folennità  la  Regina  Marianna  d' Auftria  Figlia  di  Ferdi- 
nando III.  Imperadore,  e  Moglie  del  Monarca  delle  Spagne  Filippo  IV., 
mentre  palsò  per  Lodi  l'anno  1649.  20.  Maggio .  Introduffe  il  lodevole^ 
cortume  di  fuonarfi  tutte  le  Campane  della  Città  ,  e  Diocefi  alla  fera  della 
Vigiliadel  noilro  Santo  Vefcovo,  e  Patrone  S.  BalTano l'anno  fuddetto.  A 
Tuoi  tempi  ebbe  principio  il  Collegio  delle  Orfane,  e  l'anno  1648.  vide_ 
l'ultima  rovina  de'  Borghi  di  Porta  Cremonefe .  Conceffe  a'  Monaci  Olive- 
tani la  Chiefa  della  B.  Vergine  della  Clemenza  per  loro  Parrocchiale  traf- 
ferita  dalla  Chiefa  di  S.  Biaggio  porta  nello  fteflo  Borgo,  ed  acquietò  le  liti 
fufcitate  tra  quefta  Religione  ,  ed  il  Defunto  Vefcovo  Gera  ,  come  fi  vede  nell* 
iftoria  Sacra  della  Chielà  della  Clemenza  ,  e  diede  la  benedizione  Papale  ,  co- 
me Delegato ,  alla  Città ,  e  Territorio  Lodigiano  l'anno  165 1. 14.  Magg;o  dalla 

Log- 

(  a)  Viole ,  e  Roje  di  Cremona  di Giufep^e  Brefciani ,        (  ^  )  Not.  dtl  Beni-  >  « 
Cw£3, ,  e  JUS,  d'tjpfer  il  niio . 


V  I  T  E    D  E'    V  E  S  e  O  V  I.  »8i 

Loggiadelh  Città  .  L'anno  1551.  ii.  Luglio  parti  Nunzio  perR^lonia  ,  e  l'an- 
no 16S0  ta  creato  Cardinale  dal  Pontefice  Alellandro  VII.  ,nel  qual  tempo  del- 
la Tua  abfenza  fece  celebrare  il  Sinodo  5.  dal  detto  Canonico, e  Vicario  Gene- 
raleCoimo  Gulmeri  l'anno  1657.  dandoli  principio  li  24.  Settembre.  Nello 
ftellbanno  i66o.  ritornato  da  Polonia  giuni'e  a  Lodi  li  7.  Dicembre,  poi  fi  parti 
per  Roma  ,  dove  fi  l'ermo  ,  d'anno  i66z.  andò  Legato  a  Bologna,  e  vi  flette  fi- 
mo al  so.  Giugno  dell' anno  i5<55.  ,  nel  qual  tempo  ifHtuì  la  quinta  dignitàdel 
Decanato  nella  Tua  Cattedrale  di  Lodi  colla  metà  del  Beneticio  femplice  di 
S.  Agnele  ,  quaTelFo,  fino  dall'  anno  i6}d.  elTendo  ancora  Cheiico,  aveva  co- 
no inciato  a  poHedere  ,  come  dall' archivio  deli' arciprebenda  in  Duomo  .  Con 
prodiga  mano  donò  alla  fua  Cattedrale  fciCandeglicri  d'argento  con  altra  fup- 
pellettile  facra  prezioCa,  come  per  Iftrumenti  rogati  da  Carlo  Cipelli  l'anno 
1668  II.  Agolto.e  1659.  pr.  Febbr.  Ampliò  il  Vefcovato  ,  lo  nobilitò  della 
Galleria  ,  che  dal  Palazzo  Vefcovalc  commodilTimamente  conduce  nella  Catte- 
drale l'anno  lóói.  ,con  tutto  quel  molto,  chedi  più  fi  vede  del  fuo  .  Per  fine  ri- 
nunziò il  Vefcovato  al  feguente,  ed  egli  fermandofi  in  Roma ,  pofcia  vi  mori 
l'anno  1681.  j.  Gennajo  ,  lafciando  in  quella  Cattedrale  anQÌverlario,e  Meffe 
per  l'anima  fua  . 

67  Serafino  Corio  Milanefe  della  Congregazione  Teatina  gran  Filofofo  , 
Teologo  ,  e  Predicatore  eletto  noflro  Vefcovo  l'anno  1669.  14  Giugno ,  e  li  14. 
Luglio confacrato  da  Clemente  IX.  Il  giorno  2.  Dicembre  fece  prendere  il 
pollelFo  dal  Decano  della  Cattedrale  Carlo  FagioUo  ,  li  7.  entrò  privatamente  in 
Ljdi ,  ma  il  giorno  feguente  feda  dell'  Immacolata  Concezione  di  Maria  Vergi- 
ne fece  la  fua  entrata  folenne  .  Il  primo  di  Maggio  dell*  anno  feguente  i6jo.  co- 
minciò la  vifita  della  fua  Chiefa  dalla  Cattedrale.  Il  primo  Settembre  anno 
fìeiroconfagròl  inuova  Chiefa  de' Frati  Cappucini  di  S.  Gio.  Battifta  di  Lodi , 
come  da  fua ifcrizione in  effa  Chiefa,  eli  io.  Aprile  1671.  (ìfperache  come  Se- 
rafino volalle  a  miglior  vita  ,  dopo  un  anno  ,e  quattro  mefi  di  queflo  governo  ,e 
fu  feppellito  in  Confeffione.enisndogiillate  latte  l'efequie  il  giorno  27  da  Mon- 
£ig.  Alberto  Bidoero  Vefcovo  di  Crema  .     MS.  dH  Manfr.  Cavcn. ,  ed  altri . 

68  Gio.  Bittifta  Rabbia  Milanefe  Teatino  fu  creato  nollro  Vefcovo  dal 
Pontefice  Clemente  X.  l'anno  1671.  e  confacrato  il  4.  Ottobre  dal  detto 
Cardinal  Vidoni .  Per  un  impegno  che  gli  occorfe  mai  potè  ottenere  il 
Placet  Regio,  onde  accorato  ,  l'anno  feguence  nel  giorno  di  S.  Ballano  mori 
in  Milano  fenza  poter  prendere  il  poflelTo  della  Chiefa,  clTendo  d'anai  66., 
ed  ivi  feppellito  nella  Chiefa  di  i.  Antonio  Abbate  de'  Padri  delle  fua_. 
Congregazione  il  giorno  feguente  .     MS.  dclli  fuddatt . 

69  Bartolomeo  Menati  del  Borgo  di  Domalo,  Diocefi  di  Como  fui  Lago. 
Fu  dottorato  in  Pavia,  e  fatto  Sacerdote  diventò  Canonico  Teologo  di 
quella  Cattedrale.  Pafsò  a  Roma,  e  fu  fatto  Auditote  di  Monfig.  Altoiti 
Nunzio  in  Venezia  l'anno  1658.  Finita  quella  carica  fu  chiamato  per 
Vicario  Generale  di  Monfig.  Benedetto  Odcfcaìchi  Vefcovo  di  Novara .  .l_ 
vi  continuò  fei  anni,  nel  qual  tempo  rinunziò  la  Teologale  a  fuo  Fratello 
Stefano,  che  dopo  alquanti  anni  dilla  Teologale  pafsò  alla  Mitra  d'eiVa Cat- 
tedrale .    11  yiuiìo  Generale  lece  tal  imunxa  pecche  ebbe  uu  Cauoincato 

nella 


^S^  V  1  T  E    D  E'    V  E  S  C  O  V  I. 

nella  ftelTa  Cattedrale  di  Novara  da  Monfig  Odefcalchi ,  che  poi  andò  *_* 
Roma,  e  fu  creato  Cardinale  dal  Pontefice  Innocenzio  X.,  che   col  tempo 
fu  anch'  egli  creato  Pontefice  col  nome  d'innocenzio  Xi. ,  ed  il  Canonico 
Menati  Vicario  Generale  fi  ritirò  a  Como  per  Vicario  Generale  del   Vef- 
covo  Monfig.  Torriani.     EfTendoftato  creato  Cardinale  Monfig.  Odelcalchi 
rinunziò  il  Vefcovato  di  Novara  a  Monfig.  Maraviglia,  che  chiamò  da_ 
Como  il  Menati   per  fuo  Vicario  Generale .     In  quello  tempo  ottenne  il 
Vefcovato  di  Lodi  col  mezzo  de'  Cardinali  Odefcalco,  e  Vidone  da  Clemen. 
te  X. ,  ed  eletto  il  ii.  Settembre  1(^7?.    Giunta  la  nuova  a  Lodi  il  24.  Iteflb 
fi  fuonarono  d'allegrezza  tutte  le  Campane  della  Città,  ed  il  giorno  feguente 
(ì  cantò  MelTa ,  e  Te  Dewn  in  Duomo  ,  e  li  14.  Novembre  aono  ftefiò  fece 
la  lua  entrata  folenne  in  Lodi .     In  quefto  fuo  Paftoral   miniftero  vifitò  re- 
plicatamente  tutta  la  fua  Chiefa,  e  celebrò  il  Sin.  6.  l'anno  1689.  li  giorni 
x8.  29.  e  30.  Marzo.    Sopprelfe  il  Monidero  delle  Monache  di  S.  Marta  , 
trasferi  le  Vergini  Mantellate  da  S.  Savina  alla  Chiela  di  S.  Pietro,  come 
iì  può  vedere  nelle  loro  iftorie  .     Softenne  intrepidamente ,  e  felicemente- 
molte  controverfie  a  beneficio  delle  ragioni  Vefcovali .     Fu  Nunzio  con  fa- 
coltà di  Legato  a  Latere  in  Lucerna.     A  fuoi  tempi  fu  rimella  l'Ufficiatura 
cotidiana  nella  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'  Incoronata  dopo  che  fu  ftabi- 
lito  il  Coro  ,  come  dico  nella  fua  Illoria  .     Battezzò  varie  volte  degli  Ebrei, 
ed  un  Turco  l'anno  1592.  4.  Maggio.     Fece  le  folenniffime  Traflazioni  del 
Corpo  di  S.  Bonifacio  nella  Chiefa  di   S.  Defendente,  dei  SS-  CrociHiro 
della  Maddalena,  dopo  la  rinovazione  dell'architrave  fotto  la  cuppola  nuo- 
va d'efià  Chieia  Prepofiturale ,  e  della  Statua  della  B.  Vergine  de'  fette  uo- 
lori  della  Parrocchiale  di  S.  Giacomo,  la  quale  elfendo  lUia  benedetta  io 
Duomo  dallo  fleflò  Prelato  l'anno   16Z6.   31.  Marzo  fu  riportata    procef- 
fionalmente  alla  propria  Chiefa,  nella  quale  anche  oggidì  è  tenuta  in  famma 
Tenerazione  .  Condulfe  ioievolméte  li  negozj  vertenti  coi.tro  il  Princ.  di  Mailè- 
rano  per  commiffione  del  Pontefice  Innocenzo  XI.  Fece  ripigliare  l'ufo  anti- 
co, benché  dimelTo,  della  Cappa  magna,  e  Rocchetto  da'  Canonici  della.. 
fua  Cattedrale  .     Fece  replcare  le  Milfioni  Appofloliche  nella  Città  ,  tra  la 
quali  farà  immortale  la  memoria  di  quella  del  P.  Poggio  Gefuita  l'anno  1679. 
cominciata   li  ii.  Maggio.     L'anno  1688.  nobilitò  la  Galaria  Vefcovale^ 
de'  Ritratti  di  tutti  li  Vefcovi   fuoi  PredeceiTòri ,  lafciandovi  anche  Icnic- 
cheper  se,  e  fuoi  Succeirori ,  e  per  fine  l'anno  1702.  ij-  Marzo  in  età  d'anni 
84-,  de*  quali  ne  fpefe  39.  nel  reggere  il  Ballon  Paftorale  di  quelta  Chiefa, 
palsò  da  quefta  vita  •     Àlanfr.  C.wcn.  e  rij^ettivi  arch. 

70  Ortenfio  Vifconti  nato  da  Nobilifilmi  Parenti  nella  Città  di  Milano 
Tanno  \6^\.  z6.  Giugno.  L'anno  1685  fu  fatto  Canonico  Ordinario  della 
Prebenda  Dottorale  nella  Metropolitana  ,alfieme  Vicario  Civile  ,  e  ProVica- 
rio  Generale  del  Cardinale  Caccia  Arcivefcovo  ,  di  cui  dopo  morte  fu 
eletto  anche  fuo  Efecutor  teftamentario.  Creato  Arciprete  di  ella  Metro- 
politana ,  perargomento  della  fua  dottrina  fu  eletto  Vicario  Generale  Capito- 
lare ,  e  dal  Cardinale,  ed  Arcivefcovo  fucceifore  di  detto  Cardinal  Caccia, 
Giufeppe  Archimi  fuo  Vicario  Generale.    In  queitu  tempo  fu  creato noilr« 

Vef- 


V  I  T  E    D  r    V  E  S  e  O  V  I.  a8j 

Vefcovo  dal  Pontefice  Clemente  XI.  l'anno  1701.  12.  Giugno,  e  fu  confagrato 
li  ly.  dello  fteiro  mele,  giorno  anche  dilla  fua  nafcita  ,  ed  entrò  (olennemen- 
te  in  Lodi  li  22.  Settembre  dello  UelTb  anno  .  Fece  replicate  vifite  delle 
Chiefe della  Città,  e  della  Diocefi.  Al  Tuo  tempo  l'anno  1711.  cominciò  Ia_-, 
B  Vergine  ,  detta  di  Codogno  in  elfo  Borgo  a  fiorire  di  molti  miracoli ,  e 
e  l'anno  1714.  fu  benedettoli  fontuofo Tempio  al  di  lui  onore  fabbri(;ato  .  An- 
che alla  divotiflima  Immagine  della  B.  Vergine  detta  della  Stella  nelle  trm- 
ciere  di  Porta  Cremonefe  per  le  copiofc  grazie  che  fi  mife  a  concedere  le  fu 
eretta  la  fua  Cappella  ,  come  ho  riferito  nella  di  lei  facra  litoria  .  Bene- 
dille folennemente  l'Oratorio  poflo  nel  Luogo  delia  Baroncina  ChioflI  di  Porta 
Cremonefe  .  Coltrufle  il  Collegio  materiale  delle  Orfole  di  Lodi  vecchio  ,  e 
gli  riftorò  la  Chicfa  annelTa  dedicata  a  S.  Maria  ,  Cattedrale  della  Città  vec- 
chia .  Confacrò  molte  Chiefe  in  Città  ,  e  nella  Diocefi  ,  fpecialmente  il 
nuovo  Tempio  dell' Arcipebenda  del  Luogo  di  S.  Zenone.  Gettò  le  prime 
pietre  della  Chiefa  nuova  di  S.  Maria  del  Sole  ,  e  la  conlagrò  ,  della  fab- 
brica degli  Efercizj  Ipiriiuali  nel  Ven.  Seminario  in  Città  ,  e  della  Chiefa 
nuova  della  Prepofuurale  di  S.  Maria  Maddalena .  Confacrò  li  nuovi  Altari  di 
marmi  finiffimi  della  Bafilica  di  S.  Lorenzo  ,  di  S.  Benedetto  ,  e  di  S.  Leonardo, 
e  bcnedilTe  la  nuova  Chiefa  de'  SS.  Gervafo,e  Protafo.come  tratto  nelle  Htorie  di 
(Quelle  Chiefe  ;  e  pofcia  elTendofi  trasferito  a  Milano  per  farfi  curare  delle  fue 
indifpolizioni  l'anno  1725.2.  Maggio  ,  vi  mori  alle  due  di  notte  del  ij.  Giugno 
annoitelo,  e  la  medesima  notte  fu  portatoli  CadaveroaLodi  ,il  di  cui  ingrelTo 
fu  accompagnato  dal  (ìjono  di  meltizia  di  tutte  le  Campane  della  Città  .  In  quef- 
to  giorno  fu  efpofto  il  (uo  Cadavero  dopo  di  ellere  inbalfamato  nella  Sala  Vef- 
covale  per  ricevere  l'ora  di  fufraggio  offertogli  da  tutto  il  Clero  Secolare  ,  e  Re- 
golare ,  quale  pure  con  funeftiflima  pompa  intervenne  proceliìonalmente,  effen- 
do  portato  nella  Cattedrale  il  giorno  17.  Culla  fera,  eJ  il  giorno  18.  gli  fece  l'efe- 
quie  Monfig  Fauftmo  Griffoni  Vefcovo  di  Crema ,  e  l'orazione  funebre  il  Dott. 
e  Lettore  attuale  di  S.  Teologiade' Chierici  del  Seminario  di  Città  Carlo  Fran- 
celco  Inzighi ,  al  prefente  Prepolto  del  Borgo  di  Gaftione  di  quella  Dioceii . 

71  Cari' Ambrogio  ,  traffe  i  fuoi  Natali  da!  Conte  Gioanbattiftadifcendente 
dall'  antico,  enobiliffimo  (àngue  de'  Mezzabarbi ,  Patriziodella  Reggia  Cit- 
tà di  Pavia,  e  dalla  Conteffa  Artemilìa  Botta  Adorni  l'anno  i68j.  30.  Aprile. 
Avanzato  coU'età  nelle  lettere,  e  nello  Itudio  delle  Leggi ,  meritò  in  quell'Uni- 
yerfità  la  Laurea  Dottorale  l'anno  1711.,  indi  gareggiando  in  eflo  la  pietà 
colla  prudenza  ,  andoffene  a  Roma,  ove  dal  Sommo  Pontefice  Clemente  XL 
fu  eletto  fuo  Camerier  d' Onore  ;  dopo  due  anni  Referendario  dell'  una  ,  e  dell* 
altra  fegnatura  ,  indi  pafsò  alli  governi  della  Città  di  Todi,  e  da  quello  fi 
quello  della  Provincia  della  Sabina . 

L'ammirabile  deprezza,  l'incorrotta  giuflizia,  ed  indefcffa  vigilanza  del 
■fuo  grand' animo  dimoltrato  in  quelle  condotte  gli  avvantaggiarono  di  modo 
il  credito  apprelfo  di  lua  Santità ,  che  lo  refe  celebre  per  tutto  il  Mondo . 
4,^iuindi  è  (  J  )  che  confagrato  Patriarca  di  Alellandria  deli'  Egitto  l'anno  1719. 
■XI.  Settembre,  immediatamente  lofpedi  per  Comiffario,e  Vifitador Gene- 
rale Appollolico  nell' Imperio  della  Cmna,  e  nell' Indie  Orieutali ,  e  fue^ 

(  4  )  C.d  (  nj,  d(l  1716.  in  un  .^^iunta  fui  firn .  Ifole 


t84  VITED  E'    VESCOVI. 

Ifo'e  adiacenti.  In  tal'occafione  non  folo  ebbe  a  provare  il  parzialininio  ag- 
gradi me  no  del  Sommo  Pontefice  ,  ma  ancora  il  generofo  affetto,  percheef- 
fendo  vacante  l'Abbazia  di  S.  Steffano  del  Corno  in  querta  Diocefi  per  la 
morte  del  Cardinal  Ferdinando  d'Adda,  gratis  ne  ottenne  la  collazione. 

PartiflTi  da  Roma  nel  mefe  diSettembre  dell' anno  Ite  (Tb  ,  edopo  lofpazio 
d'un  anno  di  penofìffimo  viaggio,  nel  mefe  pure  di  Settembre  dell' anno  fe- 
Puence  1710.  gionie  nel  Portodi  Macao,  e  di  Dicembre  dello  ftelTo  anno  alla 
'Corte  di  Pecchino  Capitale  di  quell' Imperio,  nella  quale  per  efTere  precorfa 
la  fama  delle  di  lui  fìngolari  prerogative  fu  accolto  con  tutte  lediftinzioni  ben 
degne  al  fuo  impareggiabile  mento.  Quivi  fi  fermò  due  mefi.  ed  alcuni 
giorni,  e  pofcia  compiuto  da  fedele,  e  zelante  Ministro  la  fua  Appoftolica 
Nunciatura  ,  fui  principio  di  Febbrajo dell'anno  l'eguente  1711.  prele  conge- 
do dalla  Corte  per  far  ritorno  alla  S.  Sede .  Confeflo  poi  inì^nuamente  di  non 
aver  lena  baftevole  a  fpiegare  con  qual  intrepidezza  fuperaiTenel  fuo  viaggio 
li  moltilTimi  pericoli ,  <ino  colla  perdila  de' fuoi  preziofi  arredi  quando,  appe- 
na fmonrato  dal  naviglio  nel  Porto  di  Rio  Genero  nel  Brafile,  n  accefe  un  in- 
cendio nella  nave,  edinoltrecoU'averecontrattauninfermità.  abiiualeper al- 
cuni anni,  dalla  quale  il  folo  beneficio  del  tempo  lo  potè  rilfanare  . 

In  tanto  era  palfato  a  miglior  vita  il  mentoatoPontefice,  e  faccelTogli  nel 
Triregno  Innocenzio XIII.  per  puoco  tempo  ,  ed  indi  Benedetto  XIII.  ,  quale 
permoitrar  anch' egli  un  picciolo  atteftato  della  gran  ftima  conservava  verfo 
il  merito  di  s"i  gran  Prelato  (^)  gli  conferì  queftoVcfcovato  l'anno  1725.  18. 
Luglio.  A  fuo  nome  ne  preie  il  poflelTo  l'Arcidiacono  della  Ca'tedrale  il 
Nob.  Dott.  Baifano  Zani  il  giorno  28.  Settembre  dell'anno  Iteflo  ,  il  di  30.  Ot- 
tobre venne  da  Pavia  a  Lodi ,  entrando  privatamente  in  Città  ad  un  ora  di  not- 
te ,  ed  il  primo  di  Novembre  fella  di  tutti  i  Santi  cantò  il  primo  Pontificale, 
non  fadendo  altra  cerimonia  avanti  la  folenne  funzione,  che,  mentre  flava 
ieduto  nella  Cattedra  Vefcovale  nel  Presbitero ,  ammetter  al  baccio  dell'  anel- 
'loPailorale  tutte  le  dignità.  Canonici  ,  e  Clero  dieffa  CatteJrale  . 

L'anno  feguente  1716.  fece  Pontificalmenre  la  funzione  delle  Sante  Spine 
in  Pavia,  trovandofi  in  Roma  il  Vefcovo  di  quella  Città  Monfig.  Francefco 
Pertufati .  Sabili  nel  Ven.  Seminario  de'Cherici  inCittàche  napriiferole 
fcuole  fuperiori  .  Per  argomento  delia  lua  Paftorale  follecitudine  cominciò 
lavifita  delle  Chicle  della  Città,  e  Diocefi,  e  l'anno  17^9.  chiamò  a  Lodi 
i'Appoftolicamilfione  nel  mefe  di  Maggio.  Che  dirò  poi  delle  copiofiifnne  li- 
. moline,  che  lenza  mifuradiflribuilce  a' Poveri  ?  Per  certo  che  folo  a  quel 
Dio ,  che  le  numera  fono  palefi  ,  ed  in  oltre  ancora  a  que'  Luoghi  pii ,  che 
tante  ne  ricevono  per  la  educazione  de' poveri  figli  voli,  efiglivole  ,  oppure 
per  afficurare  loro  la  elezione  dello  flato. 

Molto  più  ancora  mi  rimarebbe  da  difcorrere  di  quefto figgio Prelaro  .Te 
non  fapeili  di  offendere  la  di  lui  rara  modeftia,  e  d'incorrere  nel  di  luifdegno 
ben  rigorofo  in  vece  di  vnbenignoaggradimento,  onde  è  che  di  buonavoglia 
mi  appigli  al  detto  decantato  dallo  Spirito  Santo,  riferito  (r)  dal  Vefcovo 
S.  MalTimo,  che  dice  :  Nf  laud.s  hominem  in  vita  fua  ,  tanquam  fi  diceret 
iauda  pofi  mortem  ,  magnifica  pofl  confumation  m  . 
i^)CaUnd.  annuali .  {^L)  Um.^^.  leiJ-^.  t.  No£ì.  de  com.  Conf.  P.  ISTO- 


185 
ISTORIE     DI     LODI     IN     COMPENDIO. 

Er  incontrare  nel  genio  de*  fpettatori  cortefì  del  mio  Giardi- 
no, dopo  che  vi  ho  iparfi  e  fiori  ,  e  frutti  ,  per  trecento 
fellantafei  Itazioni  quanti  fono  li  giorni  d' un  anno  intiero, 
prcfcnto  a'medefimi  le  iftorie  di  Lodi  in  riftretto  ,  come 
un  mazzetto  de  fiori  in  eilb  raccolti,  e  quivi  per  or- 
dine dilpofti.  ^^;^^ 
Nelle  tante  varietà  de' pareri  intorno  la  prima  origine  Mg,JJ^ 
di  Lodi  vecchio  mi  piace  la  più  comune  riferita  dal  Lodi  ^^  ^^ 
difc.  I.  p  12.,  e  dal  Vilhin.  p.  3.  ,  che  fofTe  fundato  l'anno  3132.  della^  '  ^ 
creazione  del  Mondo,  e  752.  anni  prima  della  nalcita  del  Salvadore  in  qua- 
lità di  Nobile,  e  ben  popolata  Contrada  da'Tofcani  ,  pofcia  da' Galli  Boi 
ampliata,  ed  onorata  del  titolo  di  Città  .  Siccome  pure  tanto  è  certo  che 
fino  da  principio  li  chiamalfe  Lodi  ,  quanto  è  incerto  il  modo  come  fi  ap- 
pellalTe  tale,  benché  da  alcuni  fia  ftato  nominato  Lambrana  dal  fiume  Lam- 
oro,  che  gli  bacciava  li  confini,  e  I3oja  dalli  fuoi  Fundatori  in  Città  li  Galli 
Boi .  So  bene  che  ficcome  li  Toicani  furono  fcacciati  dalla  Lombardia  da' 
Galli  Boi,  e  quefii  da  M.  Marcello,  e  C.  Cornelio  Confoli  Romani,  Lodi 
fu  dichiarato  Colonia  latina ,  e  riftorato  da  Gn.  Pompeo  Strabene  Conlole 
Romano,  riportò  da  effb  la  denominazione  di  Pompea  ,  e  Giulio  Celare-, 
Dittatore  Romano  lo  onorò  della  Cittadinanza  Romana,  e  lo  defcrifle nelle 
Tribù  Pupina,  ed  Oufentina.  Né  fi  deve  predar  orecchio  alle  favolofe  Cro- 
niche di  Milano  di  Donato  Boffi ,  quali  dicono  ,  che  Lodi  fofTe  piantato  da 
Laudo  Cittadino  Milanefe  vomo  fediziofo,  ed  altiero,  quale  eflcndo  ièato 
fcacciato  da  Milano,  fabbricò  la  Città  di  Lodi,  dandole  il  fuo  nome ,  qual 
gente  fu  fempre  fcelerata,  e  ribelle  dall'Impero  Romano,  onde  il  magno 
Pompeo  confinò  in  Lodi  i  Pirati  foliti  afpogliar  le  Ifole  del  Mare.  Ma  che 
Lodi  piantato  forte  da  Coflui  è  falfità  tanto  manifella  a  chi  elamina  le  cir- 
costanze del  nome  ,  e  delli  tempi ,  che  non  fi  può  trovar  d' avantaggio  ,  co- 
me prova  il  Lodi  nel  difc.  i.  pag.  15. ,  e  fcg.  al  quale  io  per  brevità  mi  rimet- 
to .  Che  dirò  poi  dell'altra  leggierezza  all'erta,  che  la  gente  Lodigiana_- 
iu  fempre  (celerata  ,  e  ribelle  dall'  Impero  Romano  ?  forfi  che  la  Repubblica 
Romana  voleva  onorare  fimil  feccia  di  gente   de'  citati  privilegi ,  come  fi 

f>rovano  in  moltiflime  ifcrizioni  fcolpite  ne'  marmi ,  che  fi  leggono  alla_. 
oggia  di  quefta  Città  ,  nel  giardino  delia  Canonica  Regolare  ui  S.  Roma- 
no,  ed  in  molti  altti  luoghi,  in  Lodi,  in  Milano  ,  ed  in  Roma,  riferiti  dal 
Lodi  difc.  }.  p.  ijo. ,  e  lèg.  ?  in  vigore  de'  quali  privilegi  concefli  a' Citta- 
dini Lodigiani  potevano  quefti  concorrere  co'  loro  voti  alla  creazione  de* 
Magilfrati,  ed  a  partecipare  di  tutte  le  dignità,  ed  onori  che  godevano  li  ^ 
Cittadini  Romani  .  L'anno  della  creazione  del  Mondo  5199.  nacque  in  terra  '  "' 
il  Salvatore  nollro  Gesù  Criflo ,  e  S.  Barnaba  Appoltolo  colla  predicazione 
del  fànto  Evangelio  diede  il  lume  della  fanta  Fede  alla  nollra  Citta,  e- 
dopo  le  fu  conlcrvata  da  S.  Siro  Vefcovo  di  Pavia,  benché  dell'anno  96.  fi 
aUcnfca  d'aver  avuto  uaVelcovo  per  tionie  Giiiccomo,    Nelle  crudeli  per- 

Quzioni 


tB6  istorie    di    lodi 

perrecuzioni  della  Chiefa  univerfale  quefta  fu  nodrita  anche  da  S.  Invenzio 
riicce0ore  di  S.  Siro,  e   da'  Santi  Vefcovi  di  Milano,  e  la  Città  di  Colonia 
iidi{\  gloria  di  eflere  {tata  inaffiata  dal  Sangue  preziofo  di  S.  Malufìo  noftro 
■^^0  Vei'covo  l'anno  238.  ivi  martirizzato  con  S.  Orrola,e  lue  Compagne .     An- 
^-     zi  nelle  furie  orribili  di  Diocleziano,  e  Mallìmiano  Imperadori  crudeliflìmi 
nemici  di  Crifto  ,  e  della  S.  Chiefa  fua  Spofa  S.  Giuliano  Soldato,  e  1485. 
Compagni  Lodigiani  col  Vefcovo  di  Lodi  fofferirono  gloriofi  martirj ,  che_ 
aprirono  a  loro  la  gloria  del  Paradifo ,  e  puoco  dopo  di  eflì  Santi  Naborre, 
e  Felice,  che  al  Ponte  del  Silero  furono  decolaii ,  poi  li   loro  Cadaveri  fu- 
rono cuftoditi  fecretamenteda  S.  Savina  Treirena  Matrona  Lodigiana ,  per 
fino  che  gli  depofe  nella  loro  Bafìlica  in  Milano. 

Pacificata  la  Chiefa  fu  fabbricato  l'infigne  Tempio  di  S.  Pietro  di  Lodi 
vecchio  ,  e  confegrato  da' Legati  Appoftolici  ,  e  per  oracolo  del  Cielo  la 
)-  nodra  Chiela  fu  provifta  di  .9.  Ballano  per  Vefcovo  ,  Protettore  ,  e  Padro- 
re  principale,  fotto  il  di  cui  governo  l'anno  407.  nel  lagrimevole  faccheg- 
gio  della  LornVardia  fatto  da' Gotti  ,  feguirono  li  due  miracoli  operati  da 
S.  Gaudenzo  Vefcovo  di  Novara  nel  Luogo  di  Secugnago  Lodigiano ,  co» 
me  dico  al  22.  Gennajo . 

L'anno  452.  Attila  Re  degli  Uni  Popoli  della  Scizia  »  tra  le  altre  CittJi 
dell'Italia  dillrulTe  anche  Lodi ,  e  riftoraio  da' Cittadini  ,  fu  nuovamente,, 
jìialtrattato  da  Odoacre  Re  degli  Eruli  ,  e  Turingi  ,  Popoli  ,  che  prima 
militavano  fotto  di  Attila  ,  ma  vinto  ,  ed  uccilò  Odoacre  da  Teodorico  Re 
de'  Gotti  l'anno 492.  gli  piacque  tanto  la  noUra  Città  ,  che  la  riparò  dalle 
Ji.  rovine  patite  ,  la  fortificò,  e  di  più  vi  fabbricò  un  fontuofo  Palazzo  ,  che 
poi  chiamavafi  il  Caftello  di  Teodorico  ,  ed  al  Borgo  di  Salarano  innalzò 
,5  una  Rocca  ben  forte  .  Morto  l' anno  526.  Teodorico  fetiza  fucceffione ,  paf- 
sò  r  Italia  fotto  l' Impero  di  varj  Gotti  ,  e  poi  fotto  dell'  Impero  di  Giufti- 
niano  Imperadore  dell'  Oriente  ,  ma  perchè  da'fuoi  Miniftri  era  troppo  ti- 
ranneggiata ,  di  nuovo  fi  fottomife  alla  Corona  de  primi  ,  avendo  creato 
loro  Re  Idoaldo,  e  dopo  di  edò  Artarico,  Totila,  e  Teja  gran  Capitani  , 
contro  de' quali  Giufiiniano  mandò  Narfette  valorofo  guerriero,  il  quale  vin- 
.fe,ed  eltinfe  totalmente nell' Italia  l' Impero, ed  il  nome  de' Gotti  l'anno  5JJ. 
S6.  Godette  quefto  gran  Capitano  il  governo  dell'Italia  fino  all'anno  5<5<5.  , 
nel  quale  Giuftino  fucceflb  a  Giuftiniano  ,  ftuccicato  da  Soffia  fua  moglie  , 
lo  ricchiamò  a  Coftantinopoli ,  e  gli  foftitui  Longino  con  titolo  di  Efarco , 
che  voleva  dire  primo,  e  fupremo  Magiftrato  .  Spiacque  a  Narfette  di  do- 
ver abbandonare  la  bella  Italia  ,  ma  molto  più  fi  fenci  offefo  dall' Impera- 
drice  ,  la  quale  gli  fé  fcrivere  che  lo  afpettava  alla  Corte  ,  ove  gli  aveva 
deftinato  il  diftribuire  le  lane  da  filare  alle  più  vili  Serventi  ,  carico  confa- 
cevole  a  Narfette  per  eflere  Eunuco,  ma  ingegnofamente  quefto  i'e  rifpon- 
dere  a  Soffia,  che  effendo  da  lei  {limato  abile  ad  eferciz]  si  vili,  leavereb- 
be  ben  prefto  ordita  una  tela  ,  che  ella  non  averebbe  Caputo  dilcioglierla_, 
in  tutto  il  cor{b  della  propria  vita.  Corrifpofero  le  parole  a' fatti  ,  perche 
Narlette  in  cambio  di  andare  a  Co{lantinopoli  chiamò  Alboino  Re  de' Lon- 
gobardi dall'  Ungaria  a  far  paifaggio  dal  iuo  Paele  iterile  a  godere  la  fer- 
^  liliifima , 


I  N      e  O  M  P  E  N  D  I  O  .  187 

tilifTìma  ,  e  doliziofa  Italia.  Accettò  l'invito  Alboino  ,  e  con  numerofitli- 
mo  Efercito  de'fuoi  Longobardi  ,  e  de'SalIbni  venne  con  le  loro  mogli,  fi- 
gliuoli, e  fortanze.  Giunti  nell'Italia  l'anno  jd8.  fenza  alcuna  relfiltenza 
dell'  Efarco  Longino,  iorfi  pciTchè  eilendo  Itaca  l'Italia  puoco  prima  atHic- 
ra  dalla  pe/iilenza,  non  aveva  forze  iutlìcienti  ad  opporfegli ,  pure  il  mag- 
gior contralto  che  incontrò  Ardoino  fu  lòtto  Pavia,  ma  elpugnatala  la  filsò 
capo  del  Aio  Impero  . 

Dominarono  i  Longobardi,  cosi  detti  dalle  barbe  longhe  che  portavano, 
e  durò  il  loro  Impero  molto  dannolo  agl'Italiani  (in*  all'anno  774.  ,  nel  qua- 
le Defìderio  ultimo  loro  Ré  fu  vinto ,  e  fatto  prigioniero  da  Carlo  Magno 
Re  di  Francia,  chiamato  in  Italia  dal  Pontefice  Adriano  ,  ed  in  quelte  guer- 
re di  Defiderio,  e  Carlo  Magno  fegui  la  morte  del  gloriofb  Marti  re  S.  Da- 
niele fotto  l'alledio  di  Rocca  bruna  ,  al  prcfente  per  nome  Calfino  del  dlf- 
tretco  Lodigiano .  Per  tanto  in  premio  di  avere  purgata  l' Italia  dall'  in- 
folenza  de' Longobardi ,  e  di  alcnni  Romani,  che  perfeguicavano  la  S.  Se- 
de, Carlo  Magno  fu  dichiiraro  dal  Pontefice  Leone  III.  Imperadore  dell'Oc- 
cidente, trafmettendo  in  elfo  ,  e  ne' fuoi  fuccelTori  il  Regno  de' Longobar- 
di ,  che  s'era  acquiltato  coli'  armi  ,  ma  per  fine  effendo  palT'ato  fotto  varj 
Potentati  Francefì,  Tedelchi  ,  ed  Italiani  ,  ritornò  ancora  alli  Aleniani  lot- 
to r  Imperadore  Ottone  III. ,  come  dice  il  Zani  ne' fuoi  MS.  Iftorici  latini . 

L'anno  1025.  ebbero  principio  le  guerre  crudelilTime  tra  li  Milanefi  ,  e 
Lodigiani .  La  prima  cagione  fu  ,  perchè  eircndo  morto  Nocherio  noltro 
Vefcovo,  Eriberto  di  Entimiano  Arcivefcovo  di  Milano  ,  fotto  pretelto  di 
aver  ottenuti  privilegi  da  Corrado  Imperadore  di  poter  eleggere  allbluta- 
mente  il  Vefcovo  di  Lodi  ,  vi  fpedi  Ambrogio  Arluno  Canonico  delia  fua 
Metropolitana,  ma  efiendo  (tata  tal  precenfione  contraria  airantichiirima-.^ 
confueiudine  de' Lodigiani  ,  che  era  di  eleggerfì  loro  i  proprj  Vefcovi  ,  fi 
oppofero  fortemente  ad  Eriberto,  fcacciando  il  Canonico  Arluno, che  ave- 
va a  loro  mandato  per  Vefcovo  ;  onde  ne  inforfero  fiere  battaglie. 

Nacque  l'anno  ioz6,  nella  Città  di  Lodi  vecchio  S.  Giovanni  da  Lodi 
Vefcovo  di  Gubbio  ,  la  di  cui  vita  è  da  me  riferita  fotto  li  9.  Settembre . 

In  tanto  le  guerre  delle  due  Città  andavano  di  male  in  peggio  per  ambe 
le  parti,  e  molto  fi  inanimivano  i  Lodigiani,  perchè  avevano  tcco  collega- 
ti anche  i  Mottefi .  Erano  quelti  Nobili  Cittadini  di  Milano,  che  elfendo 
fiati  sbanditi  dall'  Arcivefcovo  Eriberto  ,  che  dominava  non  folo  fopra  lo 
fpirituale  ,  ma  anche  atemporale  della  Città,  erano  Itati  amorevolmente^ 
accolti,  ed  accarezzati  da' Lodigiani  fundati  fulla  fperanza  di  poter  piìi  fa- 
cilmente co*  loro  mezzi ,  e  forze  vendicarfì  di  Eriberto  ,  ade'  fuoi  Mi'lanefì, 
e  per  maggiormente  obbligarfegli  gli  ajutarono  a  fabbricare  un  Caltello  fui 
Lodigiano,  del  quale  ne  tratto  fui  principio  dclliftati  della  vecchia,  enuova 
Citta,  e  ne  difcorre  anche  il  Villan.  Chiamavafì  quefto  Caftello  la  Motta, 
e  li  fuoi  abitatori  li  Mottefì .  Conquefti  s'erano  collegati  di  più  quelli  di  Se- 
prio ,  e  di  Martcfana,  anche  loro  antichi  nemici  di  Eriberto  ,  e  tutti  quefti 
a  favore  de' Lodigiani  avevano  prefe  le  armi  contro  dell' Arcivefcovo  ,  onde 
conofcendofì  quelto  di  forze  più  deboli  clic  li  Aioi  averfarj,  jrjlglfe  di  chia- 
male 


a88  ISTORIE      DI      L  O  D  I 

mare  in  ajuto  l'Imperadore  Corrado,  ma  giunto  in  Italia,  ed  avendo  intefo 
da'  Lodigiani  il  gran  male  cagionato  da'  pretefi  privilegi  dell'  Arcivefcovo  Eri- 
berto,  dichiarò  che  quefto  non  aveva  alcune  ragioni  di  crear  il  Velcovodi 
Lodi ,  della  cui  rilpofta  reftando  malamente  confulbr  Arcivefcovo  ri volfe  il 
Tuo  {"degno  anche  contro  dell'  Imperadore .  E  chi  volelTe  fcrivere  tutti  gli 
accidenti  cccorfi  in  que/te  lunghe  ,  e  fanguinofe  guerre  tra'Milanefi  ,  e  Lo- 
digiani fé  ne  fariano  di  verfi  volumi.  Finalmente  per  giufto  giudizio  di  Dio, 
non  per  le  forze  de*  Milanefi ,  reftarono  fuperati  i  Lodigiani,  come  ho  rac- 
contato nel  primo  di  Giugno,  e  fu  molto  rovinata  l'antica  Città  di  Lodi; 
e  li  fuci  Cittadini  parte  (i  partirono  per  altri  Paefì,  parte  fi  fermarono  quivi 
abitando  fei  Borghi ,  che  rinovarono,  non  elfendo  loro  ftatopermeiTodi  ri- 
itorarela  Città.  Viflero  però  quefti  fotto  le  rigorofe  leggi  de* Milanefi  fin 
all'anno  1158. ,  nel  quale  non  avendo  voluto  i  Lodigiani  giurare  ad  effi  fe« 

[154.  delrà  ,  perchè  l'anno  1154.  di  loro  confenfo  l'avevano  giurata  a  Federico  I. 
Imperadore  la  prima  volta  che  venne  in  Lombardia,  onde  fotto  quefto  efccran- 
do  precetto  diitruirero  affitto  la  Città,  eli  Borghi,  ulando  tuttclepiù  fiere 
oftilità,  anche  contro  de'l"uoiCittadini,coilo  fpolio  ,  col  bando,  col  ferrose  col 

^S^'   fuoco  l'anno  115 8. 

Avendo  però  intefo  Federico  1.  già  tornato  dalla  Germania  ,  come  i  Lo- 
digiani erano  iluti  rovinati  ,  e  diftrutti  per  mantener  ad  efib  la  giurata  fe- 
deltà ,  mollo  a  compafiione  delle  loro  mil'eric  ,  conceffe  a  loro  il  fito ,  che 
gli  dimandarono  per  fabbricarfi  un'  altra  nuova  Città ,  diftante  dalla  prima 
Iblo  tre  miglia  ,  dandole  l'antico  nome  di  Lodi.  Cefare  itello  vi  pofe  Ia_, 
prima  pietra  lo  Iteffo  anno  1158.  3.  Agofto,  confermandola  in  Citta  con  mol- 
ti privilegi ,  e  dopo  due  giorni  nel  giorno  5.  dello  fteflò  il  Vefcovo  Lan- 
franco de' Caffini  gettò  lolennemeiite  la  prima  pietra  della  fabbrica  del  Duo- 
mo, e  que*  Lodigiani,  che  erano  difperfi  per  varie  parti  del  Mondo  ritor- 
narono alla  nuova  loro  Città. 

Non  ceffarono  per  quefto  li  Milanefi  di  perfeguitare  nuovamente  a  tutto 
loro  potere  li  Lodigiani,  di  modo  che,  per  le  continue  Icaramuccie,  e  ba- 

i5o.  taglie  de'  nemici  tanto  vicini,  l'anno  ii(5o.  furono  necelTìtati  a  far  cingere 
di  muta  la  Città  ,  e  l'Imperadoje,  che  fempre  folienne  la  difefa  de*  noitri , 

j^^  l'anno  1162.  dtftrufle  Milano.  Ebbero  in  quell'anno  i  Lodigiani  dall'  Im- 
peradore il  privilegio  di  governarfi  a  loro  modo  fotto  la  direzione  de'  pro- 
prj  Confoli ,  ma  a  molte  altre  Città  dellignò  Governatori,  e  Podeftà  ,affin- 

i<5j.  che  le  governaffero  a  di  lui  nome.  E  l'anno  1163.  tr.sferi  folenniffimamente 
dalla  vecchia  alla  nuova  Città  il  Corpo  dei  noitro  glonoib  S.  Badano  . 

Durò  poco  tempo  in  quiete  il  fupremo  dominio  dell'  Imperadore  Fede- 
rico in  Lombardia ,  perchè  elTendo  mal  trattare  quefie  Città  da'  Miniltri 
Imperiali, ftabilirono  elle  tra  di  loro  una  lega  per  ifjuottere  il  di  lui  giogo, 
ma  non  volendo  aderire  i  Lodigiani  per  gratitudine  dovuta  airAuguftiffimo 

j^      Monarca  loro  protettore  l'anno  1167.  ne  furono  coitretti  dall' Eferciro  delle 

''  Città  collegate,  che  gli  obbligò  con  forte  afledio  ad  unirfi  feco ,  falva  però 

reltando  la  fede  giurata  all'  Imj)eradore  .     In  tanto abbaruto  Cefare,  e  dalia 

peiie ,  e  aalle  guerre ,  pentito  di  avere  perfeguitau  li  Chieu ,  ritornò  la 

Gei- 


IN      COMPENDIO.  289 

Germ-inia  ,  e  li  Lodigiani  do)enc:o(i  di  avergli  aderirò,  fcacciarono  dalla 
loro  ChieCa  Alberico  Merlino  VeCcovo  Sciimattico,  ed  elcllero  S.  Alberto, 
e  l'anno  1177-  Lodi  fu  confermato  in  Città  anche  dal  Sommo  Pontefice 
AlefTandro  IH- 

L'anno  ii8j.  fu  comporta  la  pace  rra  le  Città  di  Milano,  e  di  Lodi  ,  e 
fu  rinovata  l'anno  1190,,  ma  i  Mllanefi  la  ruppero  in  breve,  perchè  avendo  ''^J. 
i  noftri  cav-uo  un  na\iglio  da  Lodi  fino  al  Lambro  multo  prorittevole,  fé-  l'i^o. 
cero  ogni  sforzo  per  guiflarlo  ;  ma  pure  di  nuovo  fi  rapacifìc  irono  l'anno 
1200.  ,  cedendo  i    Lodigiani  a' iMilaneiì  Melegnano ,  Calvenzago,   Cerro,  ,,00' 
V'ighizolio  ,  ed  Agnarcllo,  e  trattante  ebbero  tempo,  e  comodo  i  Lodigiani  * 

di  fabbricarfi  l'Ofpitale  di  bì.  Spirito  della  Carità  nel  luogo  chiamato  al 
prefenre  l'Olpital  maggiore,  ficcome  parimente  di  piantar  il  Palazzo  Vef- 
covalced  a  proprie  Ipefe,  non  de'Fiancefi,  come  alcuni  raccontano,  riget- 
tati dal  Lodi  difc.  7.  p.  37J. 

Inforfero  poi  fubito  due  fazioni  molto  potenti  nella   propria  Città  ,  pre- 
tendendo una  fazione  di  foprafarl' altra  :  una  era  del  Popolo,  ed  era  capo  la 
Tamiglia  Overgnaga,  che  prevaleva  all'  altra  della  Nobiltà,  della  quale  era 
capo  la  famiglia  Somariva,  ed  ogni  fazione  negli  anni  rzij. ,  e  24.  fi  era  eletta 
un  Podeflà di  fua confidenza,  dalchè  ciafcuno  di  fano  giudizio  può  arguire  le  ***J. 
calamità  miferabili  de' Lodigiani  cosi  oftinatamente  alluniti .  In  queft' ultimo 
a:ino  ancora  non  folo  la  noltra  Città,  ma  l'Italia  tutta,  e  fuori  d'eilà  ebbe  a 
concepireun  grande  fpavento  per  molti  fegni  fpaventofì,  che  l'eguirono  ,  per- 
chè comparve  una  Stella  cometa,  la  Luna  patir  ecclilFe,  diluvjd'acque  fora- 
merfero  Villaggi,  la  terra  muggì  orribilmente.  Templi  conquallarono  per 
il  gran  tcrremuoto,  le  campane  fonarono  da  fé,  e  li  tìumi  ritornarono  indie- 
t;o  .     L'anno  1125.  avendo  i  Lodigiani  rimelFe  le  loro  diferenze  al  Podeflà 
ci  Milano,  da  efTo  furono  troncate  le  liti.     E  perchè  il  f'opraddetto  navilio  1125, 
ebbe  puoco  bnon  efiro,  i  Lodigiani  però  f:;mprc  ftudiofì  de'loro  vantaggii  l'anno 
12^0.  nel  tempo  che  la  Citta  reggevafi  da  Repubblica  ailbluta,  colirulTero 
il  fiume  Muzzi,  quale  fecondo  l'ultima  mifura  fatta  d'ordine  del  Magiftrato  "^°' 
emanato  li   18.  Maggio  1720.  con  bocche  74.  tramanda  oncie  2740.  ,  ed  un 
quarto  di  acqua  ad  innafFare  la  maggior  parte  del  loro  terreno.     Gli  Uten- 
ti della  quale  f'e  non  fono  cfenri ,  o  pure  convenzionati  pagano  lire  21.  per 
ogni  oncia  d'acqua  d'ordine  di  Ferdinando  Gor.zaga  Capitano  Generale  di 
Sua  Maeffà  nell'  Italia  ,  e  Luogoienenre  nello  Stato  di  Milano  l'anno  ijjo., 
come  dalla  Rubbrica  della  Muzza  a  p.  io.  e  feg. ,  benché  di  prima  fi  pa- 
gafTero  due  riorini  di  Ioidi  32.  l'uno  per  cadauna  oncia  Lodigiana .     Dall' 
avere   poi   letto  /otto  il  giorno  ij.  Febbraio  che  i  Lodigiani  fi  accinfero 
all'erezione  della  Muzza  l'anno  1220. ,  e  quivi  che  la  coftruilèro  l'anno  i2jo., 
non  dovrà  fèmbrare  sbaglio  dell'  Iftonco,  perchè  a\endo  ricevuto  1   Lodi- 
giani privilegio  da  Federico  II.  Imperadore  ,non  folo  come  dagli  altri  Impera- 
dori  antecedenti  di  poter  prevaleifi  dell'acque,  fcorrevano  per  il  loro  ter- 
ritorio ,   ma  in  oltre  di  poterle  divertire  a  loro  ufo  ,  e  maggior  utile,  rif- 
follerò  l'imprela  di   collruere   la  Muzza  l'anno   Itelìo  1210.  per  apportar 
quelto  binsticio  quanto  prima  al   loro  terreno  itcìnle  ,  ed  arrenofo  ;   e* 

1"  l'anno 


«9©  ISTORIE      DI      LODI 

l'anno  1230.  dico  che  reftò  coftrutta  ,  com,'  gli  atei  della  Muza  ,  e  gli  archivj 
della  Città,  e  del  Contado.     Parimente  fé  altrove  (i  legge  clie  reltatle  fon- 
data l'anno  1286.  devefì  intendere  che  in  tali' anno  fu  (tabilito  di  alargare  la 
bocca  dell'Adda  nuova,  o  fìa  Muza  dodici  braccia  di  più  ,  ed  alzata  uru. 
braccio  per  ricevere  maggior  quantità  d'acqua  dal  fiume  Adda   vecchia, 
attefe   le  convenzioni   leguue  tra  l'Ofpitale  di   Broglio  di  Milano,  ed   il 
Comune  di  Lodi  nel  detto  anno  1286,  23.  Ottobre,  come  dalla  citata  Rub- 
brica  della  Muza  p.  8j.      Altrimente  fé  fi   verificalfe   che  la   folle  (tata-, 
coftrutta  folo  in  quelli  ultimi  anni  non  averia  potuto  l'anno  1239.  il  fiume 
Adda  vecchia   per  la  troppa  efcrefcenza  delle  acque  ,  come  dice  il    Lodi 
difc.  8.  p-  429.  trovando  impedito  il   decorfo  nel  Pò  dopo  allagate  molte 
bailbre  ,  fcarricare  nel  Lambro ,  fé  prima  non  le  folTe  ftata  aperta  la  bocca 
per  il  canale  di  Addella,  che  dalle  porte  della  Muza  apprelTo  Paullo  riceve 
e  l'acqua ,  ed  il  nome ,  e  poi  apprellb  Melegnano  fcorre  nel  Lambro  a  ter- 
minare il  fuo  elTere.      Effendolì  pofcia  impadronito  Lodovico  XII.  Re  dì 
Francia  dello  ftelFo  Stato  di  Milano  donò  le  rendite  della  Muza  a  Gio.  An- 
tonio Pallavicino   fuo  famigliare  ,  e  benemerito  l'anno  1499.  ,   ma  perchè 
quello  curavafi  folamente  di  rilcuotere  l'entrate,  o  rendite  di  elTa ,  ma  non 
di  farle  le  necelTarie  riparazioni ,  ne  ridondava  gravilFimo  danno  agli  Utenti 
della  Muza,  ed  alli  Dazj  Camerali,  perchè  non  potendofi  adacquare  il; ter- 
reno Lodigiano ,  non  poteva  né  anche  produrre  né  lini,  né  grani,  e  molto 
meno  le  erbe  per  i  p'ifcoli  delle  beltie  bovine,  dalle  quali  provengono  in- 
tanta  quantità    Vitelli,  Gafcj,   bociri ,  ed  altri  frutti ,   che  molto  impin- 
guano le  imprefe,     il   Re  tclfe  la  Muza  al  Pallavicino  l'anno  1508.,  e  la 
aggregò  alla  Regia  Camera,  fotte  di  cui  anche  il  giorno  d'oggi  continua 
il  fuo  corfo  .     Arch.   d  Ila  Città  ,  e  del  Contado . 

In  quefto  anno  del  1-226.  avendo  il  Poiitefice  Onorio  III.  fcomu'iicato 
Federico  II.  Imperadore  perfecutor  della  Chiefa,  Lodi  entrò  in  lega  con_ 
Milano  ,  Bologna,  e  molte  altre  Città  <^.ell'  Italia  per  difendere  la  propria 
libertà  contro  chiunque  fi  folTe,  anche  l'Imperadore  itelfo  ,  il  che  potevano 
fare  i  Lodigiani  in  virtù  del  privilegio  di  Federico  I. ,  poi  confermato  da- 
gli altri  .  Ma  non  ballò  tanta  lega  a  difendere  Lodi  dalla  forza  Impe- 
riale ,  perchè  col  tradimento  degli  Overgnaghi,  e  di  altri  della  fazione  Gi- 
bellina  fé  ne  impadronì ,  relegando  i  Guelfi,  ed  incrudelendo  contro  de'  Re- 
ligiofi ,  fino  a  far  abbcciar  un  Francefcano  nella  pubblica  piazza  circa  l'an- 
no 1238.  Stabilitofi  il  dominio  di  quella  Città  in  tal  modo,  aggrandì,  c-. 
con  onori  ,  e  con  privilegi  li  Gibelhni  Lodigiani,  anche  di  batter  monete, 
e  per  maggiormente  aflìcurarfi  quella  Piazza  fabbricò  un  forte  Caftello  a_. 
Porta  Cremonefe,  di  cui  avendone  lafciato  il  governo  a'  fuoi  Gibellini,  fi 
parti.  Ma  quanto  fu  l'affetto  che  fi  conciliarono  dell'  Imperadore  i  Lodigia- 
ni, tanto  fu  l'odio  del  Pontefice  Giegorio  IX.,  che  fi  irritarono  contro, 
perchè  fottopolè  la  Città  all'  interdetto,  e  la  privò  della  dignità  del  Vef- 
covato  •  Li  Milanefi  anche  loro, che  tuttavia  fi  mantenevano  ibtto  l'ubbi- 
dienza del  Sommo  Pontefice  ,  ed  inimici  di  Cefare  ,  coli'  Efercito  de'  Guelfi 
iiiodigiani  a£^ilIerQ  {noUo  quello  cerritorio  ,  tuiuando  ancora  moki  Caitelli  » 

tr*' 


IN      COMPENDIO.  49f 

tra'  qunli  quelli  di  Zinida,  Bargheno,  e  Fiffir.iga  .  ReHirono  poi  accor- 
date le  parti  de'Milanefi  co'  Lodigiani,  e  de'  Guelfi  co*  Gibellini ,  e  Lodi 
acquiftò  la  grazia  del  Semmo  Pontefice  Innocenzio  IV.  l'anno  1252.,  cha_  '*5' 
lo  alToire  dall'  interdetto,  e  gli  reftitui  il  Vefcovo,  che  fu  un  luo  Nobile 
Concittadino  per  nome  Bongioanni  FiflTiraga,  come  ho  detto  alla  fua  vita, 
ed  al  4-  Ottobre  all'  Htoria  della  Bafilica  di  S.  Francefco  fabbricata  da  An- 
tonio di  lui  Fratello. 

(T^eda  pace  civile  unita  a  quella  della  S.  Chiefa  fu  di  fomma  conten- 
tezza alla  r.oftra  Citta,  ed  abbandonate  le  armi  s'era  data  a  far  pubblica 
penitenza  degli  errori  commeffi  negli  anni  pallciti ,  avendo  anche  flibbrica- 
to  l'anno  11.54.  a  tal  effetto  un  Oratorio,  che  chiamavafi  di  S.  Maria  in_ 
Vallicella,  o.^gidi  di  S.  Defsndente .     Volle  però  la  mala  forte  che  Marti-  .^^j 
noTorriano  Governatore  della  Repubblica  Mi.'anefe  per  intruderfì  nell' affo- 
luto  dominio  fcacciaffe  da  Milano  li  Perfonaggi  più   riguardevoli ,  alcuni 
de'  quali  C\  ricoverarono  in  Lodi,  e  vi  furono  benignamente  accolti.     Ma_. 
dopo  che  Martino  ebbe  vinto  a   CafTano   Ezelino  Tirrano  di  Padova   col 
fuo  Efercito  l'anno  1159.  »  fi  condofle  fu'l  Lodigiano,  e  mife  a  fuoco  ,  e 
fiamma  il  tutto,  anzi  minacciava  l'efterminio  della  Città  fé  non  dilcacciava  ^^^^ 
i  Milanffi  a  lui  fofpetti  .     La  necelTità  obbligò  i  Lodigiani  a  licenziar  i 
Milanefì,  ed  inrrodur  in  Città  Martino .  della  qnale  in  breve  tempo  la  mor- 
te gli  e  ne  tolfe  il  dominio  l'anno  ii^j.,  cui  lucceflTe  Filippo   fuo  Fratel-  j^x- 
Io  ,  e  morto  quefto   Tarino   1255.  fu  dichiarato  perpetuo  Governatore  ,  e  ..^ 
PoJeftà  di    Milano  ,  e  di   molte  altre   Città  Napo ,  o  come  altri  dicono        ^ 
Napoleone  Tornano  figliuolo  di  Pagano  fratello  del  detto  Filippo.     Entra- 
rono col  procelTo  del  tempo  a  foggiornir   in   Lodi  gli  Overgna?,hi,  e   li 
Sommarivi,  ma  in  breve  vennero  a  nuove  contefe,  che  eflendo  itate  evin- 
te da' Milanefi,  Napo  non  tardò  iftringere  Lodi  alla  Aia  ubbidienza  allbluta 
l'anno  1270.,  e  per  maggiormente  alKcurarfelo  fece  fabbricare  due  Caf^elli,  1275 
u  10  alla  Porta  di  Milano  ,  che  era  allora  a  S.  Vincenzo  ,  e  l'alrro  a  Porta 
Regale.     Ma  quando  penfava  di  viver  in  pace  Tanno  1277.     Ottone  Arci- 
Velcovo  di  Milano  afpirando  alT antico  dominio  della  fua  Patria  ,   follevò  '^^3 
nuovi  tumulti  contro  del  Torriani ,  e  dopo  longhe  guerre,    che  travaglia- 
rono  malamente   la  noflra  Città  fedele  a*  Torriani,  inforfe  anche  Mattea 
Vifconti  Vicario  Imperiale  della  Lombardia,  fpinto  dagli  avantaggi  propr;, 
e  della  fua  Famiglia,  e  fcacciati  quelli  ,  conchiufe  colla  Repubblica  Lodi- 
giana  una  Pace  cosi  fingerà,  che  li  Milanesi  eleflcro  per  loro  PodeQà  un  dopo 
l'altro  Cittadini  Lodigiani ,  e  furono  Bilfacco  Ricardo  ,e  Federico  Sommari  va  . 

Ma  Lodi  quclt*  ann<ì  in  vece  di  goder  la  pace  fu  in  pericolo  d'elTer  rovi- 
rato  colli  Cittadini,  fé  a  perfuafione  del  loro  Vefcovo  Bernardino  Tolen- 
tino non  avelTero  quciti  fatto  voto  alla  SS.  Trinità,  ed  al  S.  Martire  Cri- 
iloforo  di  fabbricare  un  Tempio  a  loro  onore  le  potevano  eficre  liberiti 
dall'  i.'inondazione  del  Mar  Gerondo  ,  e  dal  Drago  nato  in  quelle  lagune, 
il  di  cui  peliilente  fiato  infettava  l'aria ,  che  uccideva  i  Cittadini  ,  ed  in 
fatti  il  primo  Gennajì  del  1300.  il  Lago,  o  folTe  Mar  Gerondo  fu  eflicaro,  ,._. 
ed  il  Drago  m'erto,  ed  il  vot(j  fu  efcquito  fcnza  dimora,  come  ho  riferito  * 
alpiimo  Geoaaju  piùdiiTurdmcuce.  »  Neil' 


19«  ISTORIE      DI      LODI 

Neil' anno  1501.  il  Vi  (conti  cafcò  dalla  fua  fortuna  ,  perchè  effendo  da  quefta 
flato  molto  follevato  ,  fi  faceva  lecito  a  mancar  di  parola,  ed  Antonio  Filliraga_, 
Cavalier  primario  ,  e  Governadore  di  Lodi,  con  altre  Città  fi  confederò  colli 
Torriani a' danni  di  Matteo,  il  quale  foggiogato  ,  furono  ri mefli  nel  pofl'efTo  di 
Milano  li  Torriani,  e  li  Milanefi  molto  obbligati  alla  prudenza  ,  e  condotta  del 
Fiflìraga,  per  gratitudine  l'anno  1303. fé  lo  elelTero  Podeftà  .  Venne  pofcia  a 
Milano  rimperadore  Enrico  di  Lucemburgo,  il  quale  band'i  da  eflTa  Città  li  Tor- 
riani ,  rimettendo  il  Vifconri  nel  Principato  ,  e  fi  impoifefsò  di  Lodi  ,  che  di  poi 
lo  conceiTe  ad  Enrico  Conte  di  Fiandra  ,  e  quefta  al  Pontefice  nemiciffimo  di 
Matteo  ,dal  qual  Pontefice  due  volte  era  flato  fcomunicato  .  Ma  li  Vili  trini 
fautori  di  Matteo,  e  de'Gibellini  preocuparono  Lodi  loro  Patria  ,  efcludendo 
il  Conte,  ed  il  Papa,  della  qual  Città  l'anno  1321.  ne  fu  creato  Principe  Ballano 
Vicarino,  a  cui  fuccelTeroGiaccomo  ,  e  Succio  di  lui  figliuoli  nel  Tiincipato  . 

Nell'anno  1327.  mori  in  Milano  Antonio  Fiffiraga  foppraddetto  ,  il  quale  ia 
un  fatto  d'armi  contro  Gibellini  era  reftato  loro  prigioniero  ,  ma  fu  feppellito  in 
S.  Francefco  di  Lodi .  Neil' anno  1328.  li  detti  Fratelli  Principi  Viftarini  fu- 
rono traditi  da  un  loro  Servoappellato  Pietro  Temacoldo  di  Caftione  Lodigia- 
no  ,  Uomo  di  grand'  ingegno  ,  e  molto  più  d'ardire ,  perchè  Succio  gli  aveva  itu- 
prata  una  Nipote, egli  fece  morir  di  fame  in  prigione, ficcome  dell' ifteira_, 
morte  loro  s'erano  dilettati  di  farmorire  gli  altri .  Ebbe  poca  duratali  domi- 
nio di  Lodi  nelle  mani  di  coftui ,  che  (ì  diporrò  da  Tiranno  ,  non  da  Padrone  ,  e  li 
Cittadini  Lodigiani  fubito  fi  lottopofero  alla  Signoria  di  Azzo  Vifconti  Princi- 
pe di  Milano  nell'  anno  13  3  j . ,  ed  avendo  mandato  per  Podeftà  di  Lodi  Marchet- 
to Graffi  Nobile  Milanefe  l'anno  1337.  fece  fabbricar  il  Palazzo  della  Città. 
Morto  Azzo  fi  diedero  fotto  Luchino  di  lui  Zio,  il  quale  mandò  per  Podeità  di 
Lodi  Bruzo  fuo  figliuolobaftardo ,  ma  per  le  fue  tirannie  fu  pofcia  fcacciato  da 
Lodi  a  furor  di  Popolo  l'anno  1349.  dopo  la  morte  di  fuo  Padre.  Aqu^^fto  luc- 
celTero  Giovanni ,  Matteo ,  e  Barnabò  un  dopo  l'altro ,  tutti  tre  Signori  di  Lodi , 
e  l'ultimo  Tanno  1370.  fece  fabbricare  il  ditello  di  Lodi.  Fatto  prigioniero 
di  Gio.  Galeazzo  Barnabò  fuo  Zio  ,  fi  refe  Lodi  ubbidiente  a  quello  ,  lòtto  di 
cui  farla  vifiuto  in  quiete  ,  fé  da  crudeliffima  Pefte  dell'  anno  1388.  non  folFe  fla- 
to moleftato  .  Perpronoftico  infelice  del  le  fciagure  imminenti  l'anno  1399.  ap- 
parvero fegni  maravigliofi  in  Lodi, in  Milano,  ed  in  molti  altti  luoghi,  ne 
quali  il  Sole  fi  vide  chiaro  a  rendere  poco ,  o  nelTuno  fplendore  ,  tal' ora  pareva 
chegettalTe  fuoco  ,  e  fcintille  tremanti ,  ignee  ,  e  fumofe  in  guifa  di  fornace ,  or 
parca  azuro,  ed  or  d'altra  fembianza.  In  queft'  anno  pure  feguì  la  morte  di 
Gio.  Galeazzo  già  creato  Duca  da  Wenceslao  Imperadore  ,  e  palsò  il  Ducato  ia 
Gio.  Maria  fuo  primogenito,  dal  quale;per  lua  poca  politica  molte  Città  ne  fcof- 
fero  il  giogo  inloffribile  tra  le  quali  fu  Lodi ,  avendo  però  ricevuto  dal  Cardi- 
nal Legato  Appoftolico  del  Pontefice  Bonifacio  IX.  l'afibluzione  dal  giuramen- 
to di  fedeltà ,  e  la  liberazione  da  ogni  altra  nota  che  a  loro  potelTe  nnfacciarfi 
per  efferfifottratti  dall' ubbidienza  del  Duca,  il  quale  di  più  finalmente  fu  uc- 
cifo  da  Congiurati . 

In  quefto  tempo  prevalendo  j  GueHìrefl;arono  oppreffi  i  Viftarini  Gibellini, 
(ie quali  alcuni  furono abbrucciati  nella  pubblica  Piazza,  e  ipianateje  loro 


IN      COMPENDIO.  tcj 

Cafe  ,  ed  un*  Antonio  Fufiraga ,  diverfo  dil  fopraddecto  ,  nobile  Lodigiano  ca-" 
podella  fazione  Guelfa  potè  godere  la  Signoria  di  Lodi  folamente  pochi  mefi, 
mentre  mancòdi  vita,  e  gli  fucceire  nel  Dominio Gio.  Vignati  nobile  Lodigia- 
no l'anno  140^  Fu  qiielloSignore  di  Lodi  ItimatillìiTio  da  molti  Principi  /fece 
parentado  colli  Signori  di  Cremona  ,  e  di  Como  ,  e  con  quello  tentò  di  prendere 
Milano,  e  tolfe  il  Cartello  dell  i  Macaftorna  a  Cabrino  FonduUo,  perchè  in  un 
convitto  aveva  uccifo  Carlo  Cavalcabò  di  lui  Genero  .  Comprò  Piacen- 
7a.  e  n'ebbe  l'Inveltitura  da  Sigifmondo  Imperadore  per  sé,  e  fuoi  figliuoli. 
L'anno  14^-  l'imperadorc  fudjetto  dimorò  in  Lodi  in  Caia  del  Conte  Vignati  » 
e  Giovanni  XKIII.  in  Cala  del  VcfcovoGiaccomo  Arrigoni  per  due  mefi  acau-»  I 

lÀ  di  concerrare  tra  di  loro  di  liberare  la  Chiefauniuerfale  dallo  fcifma  di  tre,  i 

che  prefumevanod'eirere  veri, e  legittimi  Pontefici,  e  quivi  anche  fu  intimata 
il  Concilio  di  Coftanzi .  Sarà  per  fempre  memorabile  queft'anno  perchè  la__, 
notte  del  SS.  Natale  il  detto  Pontefice  cantò  la  primi  MelTa  all' Altare  di  S.  Baf- 
iano ,  e  Tlmperadore  vi  alTiitetteda  Diacono ,  e  cantò  l'Evangelio  £xiit  fdiiìum 
i  Ciff^'e  Au-ittfìo  à'c. ,  ed  a  Tua  memoria  il  Pontefice  concefle  Indulgenza  plena- 
ria perpetua  all' Aitare  d'clTo  Santo  per  il  giorno  della  Tua  fefta,  el'Imperadore 
di  Tua  propria  mino  con  pompa  folennillìma  armò  nella  Cattedrale  alla  prcfenzA 
del  detto  Pontefice  ,  e  di  molti  Cardinali ,  Principi ,  eGrandi  dell'Impero  il  Vi- 
gnaci ,  rinovandogli  l' In veftitura della  Signoria  di  Lodi ,  edaggiunfegli  il  tito- 
lo di  Conte  ,  del  qual  titolo  erano  itaci  onorati  li  Padroni  di  Lodi  fino  l'anno  891. 
da  V  Vi  Jone  Re  dell'  Italia ,  che  poi  era  paffato  in  difufo ,  facendofi  quefti  nomi- 
nere  Principi .  Partiti  il  Pontefice ,  e  l'Imperadore  ,  accrtbe  l'animo  fuo  il  Con- 
ce d'ingrandir  ja  Tua  fortuna  a  danni  di  Filippo  Maria  Duca  di  Milano  ,  ma  ef- 
fend'jgii  ftato  carcerato  in  un  fatto  d'armi  Giaccomo  fuo  figliuolo,  idi  lui  difle- 
cni  andarono  alla  peggio,  lafciandovi  anche  la  vita,  e  Lodicafcò  nelle  mani  del 
Duca  l'wnno  i4i<5. ,  ma  mentre  godeva  la  pace  col  Duca  ,  foggiacquealla  ìa,/; 
guerra  dell*  acqua  ,  perchè  l'anno  1445.  *1  ^""^  Territorio  fu  inondato  dall'  iT^-* 
Adda .  ^'^J  • 

Morto  quello  Duca  l'anno  1447.  fenza  Figliuoli  ,eFigliuole  di  legittimo 
Matrimonio  ,  hCittadi  Lodi,  nella  quale  prevaleva  la  Fazione  de' Guelfi  fi  fot- 
topofeal  dominiode*  Venezianil'anno  flellb  ,  ma  l'anno  feguciite  fu  ricuperata 
da' Milanefi ,  pofcia  Fra  icelco Sforza  Milito  di  Bianca  Maria  figlia  naturale^ 
d'elfo  Duca ,  che  prima  era  (lato  di  lui  Capitano  Generale  ,  e  dallo  Iteilò  adottato 
per  figlio  ,  fi  mi  le  in  pretenfione  del  Ducato  di  Milano,  e  fu  le  prime  moile  fece 
l'acquifto  di  Lodi  1  anno  1448. 

In  qucft'auno  legui  il  fatto  facrilego  di  colui ,  che  per  difperazione  feri  l*oc- 
chio  fiiiiilro  dell' Immigine  della  B.  Vergine  (òtto  la  Scala  del  Duomo,  che  co- 
me fé  folle  Itaca  vivente ,  tramandò  ("angue  copiofo  dalia  ferita ,  e  parlando  itn- 
lenziòilferitoread  efiere  appicato  in  Brundufio ,  comeavenne.  L'anno  (e- 
gueateloSfurzivinfeanche  Milano  ,eranno  J4<55.  fu  colto  da  morte  repenti- 
na, egli  iucceile  Galeazzo  Maria  fuo  (ìgiiuolo.ma  dopo  dieci  anni  per  le  lue 
crudeltà, e  libidini  fu  ammazzato  nella  Chiefa  di  S.  Stefanodi  Milano  da'Con- 
g;uKUi  .  A  quedofuccefi'e  Gio.  Galeazzo  fuo  figliuolo  ancor  picciolo  lòtto  la 
tuteiU  della  Duchez;£4 Bona lua  Madre,  e  poi  di  Ludovico  detto  il  Mo:o  i'a« 

T  i  Zio, 


H47. 
'44». 


«94  ISTORIE      f)  I      LODI 

Kio,  che  fi  ufurpòl'aflbluto  dominio  anche  vivente  il  Duca  Nipofe.' 
,vo        Li  Lodigiani  nell'anno  1488.  gettarono  la  prima  pietra  del  maeftofo ,  e  pre- 
+        ziofo  Tempio  dell*  Incoronata ,  governando  la  noltra  Chiefa  Monfig.  Carlo  Pal- 
lavicino, il  quale  erell'e  anche  l'Olpital  maggiore,  e  donò  alla  iua  Cattedrale  il 
preziofo  Teloro  di  S.  Baflano  . 
4.94        '"  qiieft'  anno  mori  il  Duca  Gio.  Galeazzo ,  e  Lodovico  continuò  nel  Ducato , 
ma  l'anno  1498.  leguì  la  Lega  tra  il  Pontefice  Aleflandro  VI. ,     Luigi  Re  di 
Francia,  e  Veneziani  coatro  dello  Sforza,  che  fugitto  in  Germania,  l'anno  fe- 
guente  li  Francefi  s'impadronirono  dello  Stato,  ma  ritornato  lo  Sforza  l'anno 
ijoo.  fcacciò li  Francefi  ,e  firimifenel  fuo dominio. 

L'anno  1505.  permife  il  Signore  che  fotto  le  ceneri  di  tante  mondanefciagurf 
fi  fcoprilFe  il  fuoco  dell'amor  fuo  in  alcune  divote  Perfone  ,  che  erefTero  la  Scuo- 
la di  S.  Paolo,  la  quale  fu  la  Madre  di  molti  altri  pii  inftituti  nella  Città  ,  e— 
Diocefi  noltra .  '  <  r 

Frattanto  il  Moro  nuovamente  perdette  lo  Stato ,  e  feco  la  lib&rtà ,  perchè  fu 
condotto  in  Francia ,  fotiodella  quale  ritornò  il  Ducato  , e  l'anno  1512.  fcacciati 
li  Francefi  entrò  Maffimigliano  figlio  di  Lodovico  fuddetto  detto  il  Moro  pec 
Duca  di  Milano ,  e  Padrone  ancora  di  Lodi  .     In  fomma  elTendo  ftatc  tanto  ire- 
quenti  le  mutazioni  de'  Padroni  di  Milano,  Lodi  fu  la  palla  della  fortuna,  vol- 
gendofi  or  da  quefta  ,or  da  quel!'  altra  parte  ,  e  come  un  Vafcello  nel  Mare  ,  che 
per  non  perire  cede  alla  furia  de' venti.     La  peggior  Tua  di  (grazia  però  fu  la_. 
guerra  civile,  anche  dimeftica  ,  e  tra' più  congiunti  nel  langue,divifi  tra  loro  in 
fazioni  Guelfa ,  e  Gibellina  ,  né  potevano  i  Giudici  mettervi  mano  ,  mentre  che 
in  vigore  d'un  refcritto  emanato  da  Gio.  Maria  Vifconti  Ducadi  Milano  ,  pur- 
ché non  reftafle  offefa  la  Maeftà  del  Principe ,  fi  commettevano  da  quefte  fazioni 
mille  fcelcragini  ;  onde  fino  di  giorno  non  erano  ficure  le  Perfone  nelle  proprie». 
Cafe  ,  né  nella  vita  ,  né  nella  robba ,  né  nell'  onore  .     Per  le  ftrade  feguivano 
frequentiffime  ,e  fanguinofe  zuffe ,  i  frutti  della  Campagna  andavano  a  ferro  ,  e 
fuoco,  le  Teff  e  de' Primari  Cittadini  erano  portate  alla  Piazza  in  fembianza  di 
quelle  de' più  federati  Mafnadieri,e  Pedone  facinorofe  ,  ed  a'  macelli  erano 
affini  i  pezzi  di  Uomini  nudi ,  ove  fogliono  ftare  le  carni  delle  beftie  in  moltra . 
A  tanti  mali  però ,  che  non  avevano  rimedio  umano  fi  oppofe  la  B.  Vergine  Ma- 
ria Madre  di  Milericordia  ,  perchè  battendofi  due  di  fazione  contraria  circa  le 
ore  16.  del  7.  Settembre  15  ij.  avanti  una  di  lei  Immagine,  gridò  tra  volte  Pace, 
onde  operò  miracolofameate  che  allora  fi  componeflè  la  Pace,  ed  incontrandofi 
in  avanti  Uomini  di  fazioni  diverfe ,  non  più  fi  ferifl'ero  ,  né  fi  uccideffero  ,  ma_. 
con  amore  fincero  fi  daflero  vicendevolmente  il  baccio  della  Pace  nel  nome  della 
B.  Vergine ,  la  di  cui  Immagine  che  parlò  prefe  il  titolo  della  Pace ,  e  li  Lodi- 
giani per  gratitudine  le  fabbricarono  la  Chiefa  fotto  tal  nome ,  e  nello  {lellb  fito 
d'onde  fu  rimoffa  quefta  Immagine  l'anno  1730.  rinovarono  la  memoria  con  un 
ifcrizione  di  marmo  .     Continuarono  però  le  altre  guerre  ,  e  li  mifcri  Lodigiani 
non  celfarono  d'elTere  iibbattuti ,  or  da'  Francefi ,  or  da'  Veneziani ,  or  da'  Te- 
defchi,orda'Spagnuoli  ;ed  un  giorno  efléndo già  flato  faccheggiato  Lodi  due 
volte,  fé  per  ifchivare  le  furie  militari  fé  ne  rifugiarono  nel  Campanile  del 
Duomo  buona  parte  de'  Cittadini  anche  Nobili ,  furono  quefti ,  e  loro  aflieme  di 

deaero 


IN      COMPENDIO.  i9j 

dentro  incendiati  :  Andarono  fcmpre  di  mal' in  peggio  le  cofe  deUanoftraCic» 
cà  .  a  legno  che  l'anno  1515.  le  furono  fpianati  i  Borghi  ,  quantunque  poteflero 
refTiftere  a' nemici  per  ell'ere  cine  idi  torti  mura  ,  e  di  profonde  folFe  ,  folo  per  il 
motivo  di  tenere  più  facilmente  in  difefa  la  Città.  Ne  (blo  col  ferro ,  e  fuoco , 
maanchecoir  acqua  fu  rovinato  dall' armate  il  noftro  Paefe,  perchè  febbenc-. 
l'anno  151?.  le  Terre  del  Lodigianoallagaflero malamente  perreccefTiveinnun-  ^5^ 
dazioni  dell' Adda,  Giovanni  Bonavalle  Governatore  di  Lodi  per  Francefco  I. 
Redi  Francia,  e fuccelTivamente ancora  l'anno  f«guente  1514.  Federico  Gon-  jc^ 
xapa  per  tenere  lontani  li  nemici  fecero  rompere  li  alvei  della  Muzza,e  della 
roggia  Bertonica  per  drizzar  queir  acque  fopra  le  balfe  Terre  del  Contadodi 
qua  dall'  Adda  .  Pure  il  minor  male  de'Lodigianifariaftatonelle  frequentiili- 
ine  murazioni  de'  Sovrani ,  in  tante  fciagure  di  poter  abbandonare  le  loro  Cafe  » 
e ibltanie,  e  ricoverarli [iltrove,  ma  neanche  quefto  miferabile  follievo  era  * 
loro  permefTo ,  mentre  che  venivano  dichiarati  incorfi  nelle  pene  di  ribellione, 
edi  confifca  fenonripatriavano,  eper  le  ftedè  ragioni  di  guerre ,  e  frequenti 
faccheggj ,  elTcndo  privi  di  danari ,  fenza  compafTione  alcuna  incorrevano  nelle 
ft  effe  pene  fé  non  pagavano  letaglie  molto  eccelTive  ,  che  venivano  impofte» 
quantunque  per  portare  Francefco  li.  Sforza ,  già  loro  Sovrano ,  all'  acquilto  di 
Milano  a  veliero  fatti  gli  ultimi  sforzi  l'anno  1527.  perdonargli  lire  quarantadue 
milla  trecento  novantatre ,  e  fs.  i j. 

Conobbe  però  lo  Sforza  che  l'albendente  al  dominio  del  Tuo  flato  fu  unicamé- 
rteladivozione,che  prwfelTavaalla  V.  Maria.efpecialmente  queft'annno  ij28. 
28.  Giugno  nel  rigorofoalledio  porto  a  quella  Città, che  gli  fi  mateneva  fogget- 
ta,dal  Duca  di  Brani  vich  Comidantedelle  truppe  Imper.,e  da  Antonio  de  Lev» 
Comandante  delle  Truppe  Spagnuole  afiieme  collegati  a'  di  lui  danni ,  perchè 
avédo  quelli  coll'artiglieria  loro  fatta  apertura  {ufficiente  nelle  muraglie  della 
Cittàtrail  Caflello,eS.  Vicenzo,  fi  sforzavano  d'entrare  nella  Piazzi,  full» 
quale  alcuni  Altieri  già  avanzatifi  avevano  inalzati  i  Itendardi ,  ma  vi  reltarono 
uccifi  da'dit"cr.rori,ed  alla  fine  vedendoli  Brani  vich  tanta  tragcche  fi  facevadel 
fuo  Eierciio  .{fece  fuonar  la  ritirata  ,  e  la  Città  rimale  libera  dall' allalto  .  Se- 
gui quello  fatto  circa  leoreii.,  nel  qual  tempo  li  Ipaventari,  elagrimtjfi  Lodi- 
giani Cittadini  ,  elTeiido  riccorfi  al  padrocinio  d-lla  Vergine,  gran  Madre 
del  Dio  degli  Eferciti  nella  di  lei  Chiela  dell' incoronata  ,  come  quella,  che 
f\h  di  frefco  aveva  cominciata  a  concedere  moltegrazie,  le  recitavano  devo- 
tiilimaraente  le  Litcanie  lue,  onde  nconofcendo  il  Duca  la  liberazione  dell' 
aflVdio  per  grazia  fola  dielFaB.  V.  fifsò  un  legato  alla  Chicfa  Itelfa  l'anno 
icf^uente  15*9-  di  caniarfi  aquella  ogni  giorno  in  perpetuo  la  S.ilvt  y  quale 
poi  è  fiata  mutata  nelle  Littanie,  che  di  Filate  fi  e  intano  alle  ore  22.  appun- 
to ,  e  d'Inverno  alle  ore    23.  E  le  bandiere  conquiltate  furono  dalla  Cittià 
coniàcrate  alla  B  Vergine  ineilo  fuo  Tempio,  come  a  fuoccrtiirimo  propu- 
gnacolo (Vedi  l'Uloria  (aera  de' Santuari  della  B  V.c.  j.  emanata  dall'Au- 
tore di  quell'Opera)  Entrò  pn  glonclàmente  in  pacifico  poflclTò  di  Milano, 
e  del  lue  Stato  Francefco  per  opera  di  Carlo  V.  ,  che  l'anno  i5?4-  gli  die- 
de per  Kpofi  Crifierr.a  fua  Nipote  figlia  del  Ke  di  Danimarca,  edliabeila 
d'Auiiria  St^relU  dell' Imperadoie  iteli <> ,  ma  durarono  puoco  tempo  le  eoa- 

T  4  iolar 


t^  ISTORIEDI      LODI 

folazioni  del  Duca ,  e  del  luo  Stato  ,  perchè  l'anno  (eguente  mori,  e  Carlo 
V.  ("enza  flrepito  d'armi  gli  fucceire  nel  doniinio  del  Ducato,  al  di  cui  governo 
deièinò  Alfonlbd'Avallos  Luogotenente  Imperiale,  e  Capitano  Generale  . 

EfTendo  ftato  abbrucciato  ,  come  fopra,  il  Campanile  del  Duomo  queft*  an- 
no 1539-  il  Vefcovo  Monfig.  Gio.  Simonetta  bcnediffe,  e  gettò  Pontifical- 
mente la  prima  pietra  d'un  altro  nuovo  ;  e  l'anno  1J44  confacrò  la  fua  Cat- 
tedrale. In  tanto  morì  l'Avalos  l'anno  1546. ,  e  gli  luccefle  FerranteGon- 
zaga  ,  e  l' Imperadore  fece  la  ceffione  di  queftoftatoa  Filippo  II.  Redi  Spa- 
gna fuo  figliuolo  ,  e  dopo  di  lui  pafsò  negli  altri  Tuoi  l'ucceilbri . 

Sotto  di  que(H  Monarchi  la  nollra  Città  prefe  finalmente  un  puoco  di 
refpiro  da  tante  guerre  ,  benché  tal  volta  folle  afflitta  dalla  Pefte ,  come  per 
ultimo  nell'anno  1630.  dalla  quale,  per  voto  fatto  dalla  Città  a  S.  Baffano,  fu 
puoco  molellata,  e  per  fine  liberata.  Ebbe  non  puoco  timore  de' Francefì 
l'anno  1548.  nel  tempo,  che  in  vano  afl'ediarono  Cremona,  ma  fi  vide  tutta 
gioconda  l'anno  1(549.,  «quando  ii  28.  Maggio  con  folenniffima  pompa  ed  aplau- 
ì'o  vi  fece  il  fuo  ingreflo  Mariana  d' Auitria  figlia  dell' Imoeradore  Ferdinan- 
do III.  andando  alle  Spagne  per  eflerfi  fpofata  col  Re  Filippo  IV. ,  e  giunta 
in  Milano  fu  complimentata  con  erudita  Orazione  ii  ai.  Giugno  ,  anche  a 
nome  di  tutti  gli  Oratori  delle  Città  dello  itato  di  Milano,  dall'Oratore», 
della  noftra  Città  Tiberio  Azati  Patrizio,  della  quale  foftennc  talnobililii- 
mo  grado  jj.anni.  Oracolo  della  Giurifprudenza,  di  cui  fi  fofpirano  alla_^ 
luce  le  fuc  Allegazioni  ,  e  di  cui  fu  mirabile  l'umiltà  nel  riculare  le  offertegli 
Cattedre  Senatorie.  Egli  fu  difcendente dall' antichilTima  nobiliffima  Fami- 
glia de  Azari,  che  colli  Aboni,  e  Sacchi ,  de' Principali  tra  Guelfi  diqueita 
Città,  riccorfero  alli  Conibli  di  Milano  per  ottenere  forze  baltevoli  a  lupe- 
rare  i  Gibellini  fautori  dell*  Imperadore  Federico  II.  l'anno  1243-  incirca, 
come  il  Corio  ,  riferito  dal  ViUan. ,  e  Lodi  dilc.  7.  p.  344. ,  e  feg.  Che  Azari, 
e  Azati  fia  la  ftedà  famiglia  ficuramente  viene  provato  dalli  documenti  di 
effa  famiglia  Azati  . 

Ndl'  anno  1655.  Lodi  fu  molto  travagliato,  non  folo  perle  fcorrerie  de* 
Francefi  nemici ,  che  faccheggiavano  il  Paei'e  ,  allediando  Pavia  ,  ma  perchè 
a  cagione  del  timore  che  non  s'avanzalTeio  alla  noftra  Città  ,  fofferì  l'ultima 
demolizione  de' Borghi,  e  nello  ftelTo  fito  furono  innalzatele  fortificazioni. 
L'anno  1698.  il  Conte  Antonio  Barni  Dote.  Coli.  Decurione  di  Lodi ,  e  Feu- 
datario di  Roncadello  fulle  rovine  del  Reale  Palazzo  de' nobili ,  ed  antichi 
Viftarini  cominciò  adergere  il  fuo  di  nuovo,  che  foftenendo  l'inveteratiffi- 
mo  privilegio,  è  folo  ofpizio  delle  Corone  Imperiali  ,  Reali,  edaltri Prin- 
cipi Supremi  Ecclefiiaftici,  e  Secolari. 

L'anno  1700.  pr.  Novembre  mori  Carlo  II.  Re  di  Spagna,  e  Duca  di  Mi- 
lano fenzafuccefllone»  cui,  efl'endofi  impadronito  della  fuaf/Ionarchia  il  Duca 
d' Angiò  fecondogenito  del  Delfino  figlio  di  Luigi  XIV.  Re  di  Francia  ,  fiiot- 
tomife  anche  il  Ducato  di  Milano,  e  le  truppe  del  fuo  Efercito  cominciaro- 
no a  metter  in  Lodi  la  prima  volta  il  piede  il  giorno  8.  di  Febbrajo  dell' an- 
no feguente  1701.  Ma  due  accidenti  occorfi  moftrano  con  quanta  timidezza 
Ipffeio  entrate  nel  ooitro  Paeie  .  Il  primo  cheeifendofi  accefo  il  fuoco  nel 
^.  '  '  ^  «aa^a- 


IN      COMPENDIO.  197 

magiwtio  del  fi?no  la  notre  antecedente,  lì  continuava  anche  il  giorno  fe- 
guenre  a  fuonar  a  mirtello  le  campine  della  Città,  pe^  chiamar  il  Popolo 
ài  eftini^uerlo,  e  liGilIifpini  ,  che  erano  per  entrar  in  Città,  udendo  quello 
ronnore,  temendofi  contro  qutlche  Ibllevazions,  m  li  vollero  fare  il  loro  in- 
grelTo  ,  finche  non  furono  accurati  della  verità  del  fatto  .  Il  fecondo  acci- 
den^e  occorfe  la  notte  feguente,  perchè  dandoli  colla  Campana  maggior£_ 
del  Duomo  l'awifo  della  Quarefima  entrante  ,  fortirono  tum  da' loro  Ietti, 
è  quartieri,  ed  armari  fi  portarono  frettolofi  alla  Piazza  maggiore  ,  quali  che 
tal  fegno  fi  diffe  per  convocare  li  Cittadini  a  prender  l'armi  contro  di  elii  :  ed 
in  fatti  tal  timidezza  era  q'jafi  prefaggio  del  fine  infelice  che  riportarono, 
perchè  dopo  dì  elTere  ftati  continuamente  abbattuti  dall'armi  Imoeriali  co-  ^  g 
inandate  dal  Principe  Eugenio  di  Savoja,  per  fine  l'anno  1705.  i6.  Settem-  ^  * 
bre  furono  evacuati  dal  Lodigiano,  che  accolfe  li  Tedefchi ,  a' quali  fi  fot- 
tomife  a  poco,  a  poco  tutto  loStato  .  Avenne  tal  refà  de' Galli fpani  fotto 
rim-^ero  di  Giufeppe  I. ,  ed  eflendo  morto  li  14.  Aprile  171 1.  gli  fucceireil 
di  lui  Fratello  Carlo  III.  Re  delle  Spagne,  ed  eletto  Imperadore  il  ii.  Ot- 
tobre dell'anno  ftefTo  col  nome  di  Carlo  VI. 

Cefl'ato  il  flagello  della  guerra  nella  Lombardia,  poco  dopo  vi  ferpeggiò 
quello  del  mal'  Epidemico  nelle  beitie  bovine,  ed  in  quelto  Contado  loia- 
mente  in  tre  anni  1711.  ij.  ,  e  14    ne  perirono^  cinquant'una  mille  cento,  e     ' 
quindeci  .  fenza  moltifiìme  altre,  che  non  furono  contate.     lutali,  e  tante    ^  *' 
metamorfofi  del  noflro  Paefe  abbi^m  avuto  da  notare  anche  quella  ,  che  l'an-    ^  ^* 
no  1711.  molti  furono  in  pericolo  di  perir  di  mifene  per  la  troppa  abbondan- 
za del  grano,  mentre  correva  a  prezzo  tante  vile,  che  cori  molte  fbmmi^  1721.' 
appena  fé  ne  p'^teva  ricavare  puoco  peculio.     Neil' anno  1726.  19. Ottobre  ijz6. 
di  nntre  tempo  fu  veduto  un  fuoco fenomenoinLodi ,  ed  in moltealtreCittà, 
che  fconeva  per  l'aria  ,  e  durò  circa  fette  ore.     Nell'anno   feguente  mori  u-,- 
in  Milano  il  Co.  Regente  Prefidente  del  Magiftrato  Ordinario  ,  e  Decurio-         '* 
ne  di  Lodi  Giambattifta  Modegnani  nel  dare  l'ultima  mino  al  Palazzo  (:)n- 
tuofo  che  fece  fabbricare  in  qusfla  fua  Patria  fotto  la  Parrocchia  di  S.  Mi- 
chele, e  fu  fepolto  nella  Bifilica  di  S.  Francefco  di  Lodi ,  quii  Città,  a  glo- 
ria del  Signore,  vìvendo  fotto  l'Impero  deli' AuguIhlFimo ,  ed  Invittiilimo 
•Imperadore  Carlo  VI.  ripofa  in  Pace. 

Gli  Indtfi  del  Catalogo  del^ep-ovi,  e  di  qucfle  Iflorit  di  Lodi  non  fi  tìfttorjo  per  fjfere 
qutjìi  un  t  filoso  di  quanto  ho  dtfcorfc  ne' dodici  mc/ì  Ht'qu^lije  m  vcdtrà  infine-  l'Indice. 

Catalogo  delle  Famiglie  Nobili  di   tutti  li  Signori  Decurioni  viventi 
per  ordine  d'Aliabetto,  delle  quali  ho  già  difcorfo  in  quell'Opera. 

Zzati  pag.  ajfS.  Fifiìraghi  11.  38.  ji.  no.         14J.  155.  loi.  102.70J. 

Paggi  264,  130.  153.  214.  216.  73}.     Soniarivi   38.    iio.    130. 

"Barni  42.  174.  *io.  Gavazi  ,oCapacci43.  93.         142.  155. 199.110.  261. 

'Bidoni  101.  94.   ■  270. 

■^Bonelli  185. 119.  Lemene  138.  Vignati  41. 145. 158.  ijz. 

'Bonbni  55.217.  Modegnani  ij.   14. 1130.         irti.  114.  ii5.-2ji.  161. 

Xarpani  39.'-  201.  «5.  •        .  Viilarini  11.  }8.i65.  i8j. 

Podazi  aia.  e  119.  Muzani  iz.  ao.  41.  99.        A».  133.  ^cf 


^98  ISTORIEDILODI 

Perefferepoi  il  mio  airuntodi  metter  in  comparfa  tutto  quefto  Giardino  Lo» 
digiano ,  mancherei  in  una  parte  elTenziale  fé  teneflì  coperta  alcuna  delle  No- 
bili, Famiglie,  almeno  viventi,  non  fteggiandole  di  qualche  particolar  in- 
fieneloro  prerogativa,  come  delle  già  nominate  .  E  per  tanto  guidato  da'  loro 
propri  documenti ,  compilati  da  Paolo  Camillo  Cernufcolo  Conte  Palatino 
Srittore  accuratilTimo  delle  famiglie  Nobili  di  quefta  fua  Patria  ,  da  Archivj  » 
dal  lib.  intitol.  deRemcdiis  Ignor.  di  Fr.  Gabriele  da  S.  Vincenzo  Carmelita- 
no ,  e  dalla  Penna  di  Monfig.  Maldotti  ,  procederò  alla  mia  Opera,  non  reftan- 
do  d'inferirv  i  ancora  quelle ,  che  fono  fiate  ommelTe  da  tutti  li  Scrittori  quan» 
tunque  ,  antiche  ,  e  che  di  bel  nuovo  fiorifchino  . 

Aleffandro  Benvenuti  Cremafco  ,  che  l'anno  i$Of.  fu  creato  Cavaliero  dA 
Luigi  XII.  Re  di  Francia,  quale  con  altri  della  Itefla  Profapia  molto  ope- 
rò a  beneficio  della  Patria ,  come  il  Fino  nell'  Ift.  di  Crema  ;  ElTendo  poi 
quefta  nob.  Famiglia  pallata  ad  abitar  in  Lodi,  il  primo  d'efla  che  prendeflc 
poflellb  della  Cattedra  Decurionale  fu  un  Criltoforo  Tanno  itfj  j.  7.  Giugno ,  ia 
luogodellancb.  Famiglia  Fina  ellinta.  _        ^ 

Lodovico  BrinzagoFifico  di  gran  nome  »  che  ha  fcritti  molti  volumi  dell 
arte  Medica. 

Marco  Cupelli ,  al  prefente  CÌDelli,  di  cui  il  Lodidifc.  i.  p.  41.  aUegrui 
un  antichiflìma  ifcrizione  di  quello  tenore  : 

M.  CVPELIVS  CARITON 
VL    VIR.    SENIOR    LAUDE 
V.    S.    L.    M. 
Cariton  parola  Greca  rigorofamente  prefa  in  latino  vuol  dire  Caput .    Il 
titolo  di  Settumviro  è  itato  cambiato  in  quello  di  Confole  ,  carne  il  citato 
Lodi  difo.  4.  p.  115-,  e  16.     Nella  riforma  de' Decurioni  di  Lodi  ultima- 
mente fatta  da  Lodovico  Sforza  detto  il  Moro  a  nome  di  Gio:GaIeazzo  Duca  di 
Milano  viene  nominato  un  Carlo  Cipelli  da  cui  fin   ad  oggi  fono  derivati 
gli  altri  ;  benché  dalla  fquadra  Guelfa,  o  fìa  B.  col  tempo  iìano  palTati  nella 
Gibellina,  o  fia  N. ,  come  l'arch.  della  Città  . 

Gabriele  Corrada  Tenente  Generale ,  pofcia  Sargente  Maggiore  di  Bat- 
taglia in  Cattalogna  per  S.   M.  Cattolica.     Lancellotto  Corrada  Giurecon- 
liilto  infìgne  Autor  del  celebre  trattato,  ds  Ducilo  y  Bello  ,  Ttfguat&  Pact  , 
e  di  altri  trattati. 
Romano  Gandino  Generale  de'  Camaldolefì . 
Giacomo,  e  Bsrnabò  Maincri  infigni  nelle  Leggi . 
Marco  Maldotti  Canonico  della  Cattedrale,  Vicario  Generale  >  eVifìtatore 
Appoftolico  della  Lombardia . 

Michele  Confìgliere  Ducale  ,  e  pofcia  Comiffario  Generale  di  Galeazzo 
Maria  Sforza  Duca  di  Milano. 

Tre  Pietri  Anton)  :  Il  primo  Prepofìto  di  S.  Salvatore  ,  Abbate  Ccraendatore 
di  S.  Maria  in  Verurola  di  Rimiui ,  Abbreviatore  de  Major t  Parco  ,  Secretano 
de'  Brevi,  e  di  LeoneX.,  e  Prelato  doinellico,  mori  in  tempo  che  gù  era  in  lilla 
per  elTere  creato  Cardinale  .  Il  fecondo  in  età  di  dieci  anni  compf'fe  ,  e  recitò 
uu  Orazione  latina  flampata  in  Milano  ne'  Funerali  del  Cardinal  Morene .    Il 

t£l20 


I  N      e  O  M  P  E  N  D  I  O.  199 

ferro  fu  l' u!  ti  mo  Lettore  pubblico  delle  Leggi  allo  Spedale  di  quefla  Città,  e 
cefsò  l'anno  1679.  17  Gennajo ,  perche  ceHaroiio  ancora  le  rendite  di  qucfto 
legato,  fu  Vicario  Generale  della  Curia  Vefcovale  ,  Prepofto  della  Chiefa  dei 
SS.  Naborre,  e  Felice,  indi  palTato  alla  Prepofitura  dell' infigne  Collegiata  di 
S.Lorenzo  in  Lodi ,  e  Vicario  Appo(tolico  di  Sora  Città  del  Regno  di  Napoli. 

Maffeo  Micolli  nelle  Leggi ,  e  Giovanni  nella  pietà,  efacundia  infìgni  . 

Girolamo  Mufeffì  Inqiii(itoreGenerale  della  Lombardia  . 

Andronico  PonteroUi  celebre  Capitano  nella  Fiandra  ,  e  delle  fpoglie  de" 
Milizia  lafciò  alla  Chiefa  della  B.  Vergine  dell'  Incoronata  di  Lodi  groffi  foi 
ma  de  contanti .   Camillo  celebre  Giureconlulto  arbitro  de' confini  tra  il  Dui. 
di  Parma,  è  Marche(i  Pallavicini  ;  etra  la  Repubblica  di  Venezia,  e  di  Gè 
rova  .  Giovanni  gran  Politico  ,  che  fu  arbitro  per  le  differenze  de' confini  tra 
il  Duca  di  Milano  ,  e  la  Repubblica  di  Venezia ,  e  tra  quelta  ,  e  quella  di  Ge- 
nova ,  che  anche  compofe  . 

Tre  Filiberti  Villani.  Il  primo  Signore  della  Baronia  del  Poer  ,e  del  Bofco 
inTarantafia,  e  Governatore  perpetuo  di  Momiliano  in  Savoja  .  11  lecondo 
Conte  del  Tieri  Tenente  Generale  dell'  Efercito  del  Duca  di  Savoja  .  11  terzo 
pure  Geo.  dell' Efercitodel  Duca  di  Savoja,  e  Governatore  di  molte  Fortezze. 
Gabriele  Prefìdente  del  Senato  di  Ciamberì ,  e  Prendente  del  Patrimonio  Du- 
cale, GranConccUiere  del  Duca  di  Savoja  Emanuele  ,  e  di,  lui  Ambafciadore 
al  Sommo  Pontefice . 

DivoTJoni  ordinarie  ,  che  corrono  tutto  f  anno  nrlla  Città  di  Lodi  ,  e  febbene 
ve  ne  ftano  moltijjime  altre  non  le  metto  per  noneffenfijje ,  come  le  fegutnti . 


Kel  irmp»  di  Carnovale . 

IL  giorno  7.  Gcnnnjo  fi  celebr.i  la  fefta  nella 
Bafilica  di  S  Criftoloro  Jc'  Monaci  Olive- 
tini,  per  voto  dell.i  Cicca  . 

La  Domenica  Ji  Scctujgefima  dopo  Vcfpe- 
ro  fi  cominciano  gli  Efcrciz)  fpiriciiali  nciii_ 
Cattedrale  ,  e  durano  fino  al  Sabbaco  groffimo 
inclufivcalla  Djmcnica  di  Qiiinquagcfuna, 
ed  ogni  fera  fi  da  la  Benedizione  del  SS. 

I.a  Domenica  di  Quinquagcfima  ,  Lunedi , 
e  Martedì  fcgienti  Efpoiizione  del  SS.allc-, 
ChitfcdiS.  Marco,  edi  S.  Gio  nelle  Vigne 
per  tutta  la  giornata  ,c  la  Benedizione  alle.» 
fere  d'cffi  giorni . 

Nt!  tempo  di  ^artfìrm  . 
Ogni  giorno  fi  Predica  alla  Cattedrale ,  alle 
Bafiliche.diS.  Domenico,  e  di  S.  Fra>;ccfco  , 
eccetto  nel  Sabbato  fec  giorno  feriale  ,  perche 
fé  vi  cade  qualche  fefta  fi  tralafcia  un  altro 
giorno  pet  predicar  nella  fella  del  Sabbato  . 
Dal  Mercoledì  primo  giorno  di  Qiurefima  fi- 
tto al  Sabbato  avanti  k  Domenica  delle  Pal- 


me, ogni  fera  rcfpofizione ,  e  Benedizione*; 
del  SS.  a  S.  Agncic  . 

A  S.  Marco  al  dopo  Vcfpero  delle  fcfte  Pr&. 
dica  ,  e  Benedizione  del  SS. 

Alla  Chiefa  de'  Confratelli  di  S.  Marta  ,  la 
prima  Domenica  , Lunedi ,  Martedì ,  e  Mer- 
coledì Icguenri  per  ditei  ore  in  circa  di  ciarcun 
giorno  (la  clpofto  il  SS.,  ed  alle  icre  d'effi  gior- 
ni la  Benedizione  . 

Ogni  lera  li  Sette  Salmi  Penitenziali  a  tutte 
le  Chicfcdc  Confratelli . 

NctUSetiimna fatti*  . 
Dopo  il  Vefpero  della  Domenica  delle  Pal- 
me fi  efponc  con  folenne  procefiìonc  nel(a_. 
Cattedrale  il  SS. ,  e  lo  fteflb  Cx  coiuinna  ad  ef- 
porre  alle  mattine  per  tempo  del    Lunedì , 
Maitcdi,e  Mercoledì  fegtienti ,  dandofi  la_ 
Benedizione  li  primi  tre  giorni  alle  ore  24.,cd 
alMcicoledi  alle  ore  i^.,  e  dopo  fi  ripone^. 
Mentre  Ita  eipofto  vi  fanno  tin  ora  di  orazione 
alla  Domenica  fi  Clero  della  Catte. Iraic ,  li  Si- 
gnori Decurioni  della  Citta,  e  li  S.uul.ui  di 
S.  Paolo  ,  Al  Lunedi  tutte  le  Sauole  dell  q^ 
'-  --  -  Dot- 


1^9 

Poctriiia  Crifiiana  delle  femine,al  Martedì 
quelle  de'  mafeh] ,  ed  al  Mercoledì  li  Regola- 
li,  e  le  Confrareinire . 

Al  Giovedì  Santo  alla  mattina  Monfig. 
Vefcovo  coir  intervento  di  tutto  il  Clero  del- 
la Cactcdiaie,  di  tutti  i  Panocchi ,  e  Chetici 
della  Ciuà.e  Borghi  fa  la  folenniffima  Pontifi- 
cale l'unzione  della  Confacrazione  degli  Oglj 
facri, quali  fotto  rinterccffione  del  r.oftro  prin- 
cipal  Protettore  S.  Baflano  prefervano  dal  mai 
della  Lcpra  chi  refta  onto  con  cfTì . 

Al  Giovedì  fanto  fulla  fera  li  Scuolari  delle 
Congregazioni  delle  Scuole  pubbliche  di  San 
Gio.  nelle  Vigne ,  vtftiti  di  Sacco  con  ogni  di- 
moflrazione  di  penitenza  vanno  in  proceflio- 
ne alle  vi/ìfc  delle  Chicfe  della  Città,  nclle_. 
quali  fladcpoiìo  ne' Sepolcii  il  Redentordcl 
Mondo . 

Ad  un  ora  di  quella  notte  in  circa  tutte  lc_. 
Confraternite ,  ccettuata  quella  di  S.  Croce 
fanno  le  tìcfie  vifiteproceffionalmente  col  lo- 
ro abito. 

Al  Venerdì  fanto  dopo  gli  UiBcj  del  gior- 
no fcguente  fi  celebra  con  fontuofa  pompa  la 
folicadivoriflìma  funzione  della  dcpofizionc^ 
delSalvadore  dalla  Croce  nella  Bafìlica  di  S. 
France/co  de'  Frati  Minori  Off. ,  come  fuole 
faifi  da  quelli  Religiofi  nel  fanto  Sepolcro  di 
Geiufaleme  ,  indi  fi  porta  in  prcccffione  coli' 
iutcrvento  di  numerofiflimo  P.^jolo ,  che  ac- 
corre allofpettacolo  di  tanta  compunzione , 
e  tenerezza  di  divozione  . 

QLiefta  fera  parimente  li  Confratelli  di  San- 
ta Ciocccelcbrano  lai'olcnnifiinia  ,edivotil- 
fima  procefllone  del  SS.  Enticro  ni  rimem- 
branza della  morte,  e  fepoltura  del  Reden- 
tore col  intervento  di  molto  Cleto  in  funzio- 
ne diilribuito  ,  degli  Uffc^ali  del  Prclìdio  col 
Militare  ,  e  de"  Nobili ,  alcuni  de'  quali  anco- 
ra Togui.  In  funi  ma  le  melodie  patetiche 
de  più  cori  de  Mufici,e  de'Muficali,  e  de'Guer- 
rieriiitru nienti  fono  fuflìcieiiti  a  cavare  la_. 
compunzione  da  cuori  dtaifnmi.  La  quanti- 
tà numcroflTima  de' lumi,  che  quantunque 
fieno  circa  le  due  della  notte  ,  pure  la  fanno 
rifplenderc  anche  in  lontanàza  come  di  mez- 
zo giorno  i  il  bcirordine  e  niirabiie  col  quale 
viene  difpofla  ;  il  Popolo  divetilTimo ,  e  cu- 
piofifTimo  che  vi  concotrc  Ibno  tali  preroga- 
tive ,  che  la  fanno  diflinguere  tra  le  più  divo- 
tc  ,  e  maeilofe  finizioni  della  noftra  Città . 
A  Pajiua  di  Rfurczuae , 

Al  Sabbato  fant»  a  fera  fi  repigliaiio  T  cfpo» 


fiziene,  e  Benedizione  dell  SS.  collette  fere 

delle  feftc  feguenti  alla  Chicfa  di  S.  Agnefe. 

Nella  Chicfi  de' Confratelli  della  SS-  Tri-^ 
nitàfi  efponc  il  SS.per  le  40.ore  continue  alle 
8.  della  feconda  fefta  ,  ed  alla  fera  della  terza 
fcftafi  dà  la  Benedizione  ,  e  per  tutto  il  tem- 
po che  refta  efporto  di  giorno  ,  e  di  notte  li 
Confratelli  a  due  adue  rcftanodiftribuitia», 
lluvi  l'ora  di  orazione . 

Alle  Fentccojle . 

Alle  Chicfe  delle  Monache  di  S.Chiara  nuo2 
va,  ed  a  quella  dello  Spedai  maggiore  tutto 
tre  le  fefte  ftà  tfpofto  il  SS.  per  le  40.  ore , x:  iì 
dà  la  Benedizione  del  SS.  alle  fere . 
tra  ratino  . 

Nella  Chiefa  Fatrocch.  di  S.  Biagio  dopo  li 
Vcfperi  delle  fefte  fcguéti  confagrate  ad  onoc 
della  Vergine  fi  efponc  il  SS. ,  e  dopo  qualch» 
tempo  di  orazione  fi  dà  la.Bciicdiz. ,  e  fono  ; 
LoSpofalizio.  La  Natività'. 

La  Purificazione,        IISS.  Nomefuo. 
L'Annunciazione .      Il  Patrocinio , 
Li  fette  dolori .  La  Prefcntazione. 

La  Vifitazione .  La  Concezione  ,  e 

Della  neve .  Il  giorno  della  fefta  del 

L'Afluiiziune .  iuo  Santo  titsii.ue. 

A  S.Domenico  nelle  fefte  fcgucnri  della 
B.  V.  l'Annujiciazione  ,  l'AfTunzio^ie  j  la  Na- 
tività, e  la  pr.  Domeuica  d'  Ottobre  fulcnnità 
dei  SS.Rofario  procefllone  generale foleniie 
perla  Città  coli'  Immagine  della B.  Vergine 
e  Mifterj  d'elfo  Rolario . 

AS.  Viccnzo  li  2(.,e  22. Gennajo ad  ono- 
re d'eflb  Santo  titolare  efpofizione  ,e  Benedi'. 
ziui-iC  del  SS.  alle  fere  . 

All'Annunziata  il  <>.Marzo  la  fefta  di  S.Ap- 
polonia  ,  e  fi  benedice  il  Popolo  colia  di  lei 
Reliquia. 

A.  y.  Marco  ,  ed  a  S.  Gio.  nelle  vigne  il  io. 
Marzo  comincia  la  Novena  del  Gloriofo  Pa- 
triarca S.  Giufeppe  alla  fera  colla  Ben.  del  SS» 

A.  S.  Benedetto  il  |(,.  20.  e  2  1.  Marzo  fefta 
alla  Chiefa  d'elfo  Sauto  titolare  colla  Benedi- 
zione del  SS.  alle  fere  . 

A.  S.  Croce  li  i  2. 5.  Maggio  efpofizione ,  9 
Benedizione  del  SS.  alle  fere  . 

AS.  Michele,cda  S-Francefco  del  17. Mag- 
gio comincia  la  Novena  della  B.V.  di  Cara- 
vagio  colla  Benedizione  del  SS.  alle  fcie . 

A  S.  Filippo  Neri  per  la  fua  fefta  il  2ó.Mag. 
per  tre  giorni  tutto  il  di  rella  efpofto  il  SS. 

Per  la  fefta  diS.Ant.  da  Padova  li  4.  Giu- 
gno comincia  la  fua  N&veaa  allapropr.  Chie- 


fa  ,  e  Jopo  ]a  fcfta  per  tiirra  l'Orrava  del  San- 
to la  Benedizione  del  SS.  a  S.  Fr.incerco . 

Alla  Cattedrale  il  giorno  del  Corpo  del  Si- 
f!norc  proceiTionc  foleniiiis. ,  e  Benedizione 
del  SS-  mattina  ,  e  fera  col  Venerdì  fegucnte, 
ma  necli  alt  ri  giorni  fra  lOttava  al  dopo  Vef- 
pcro  dopo  la  proccfs.  lì  da  la  Bcnediz.  del  SS. 
A  S.  Franeefco  cfpofizionc  ,  e  Bcnediz.  del 
SS-  in  tutta  l'Ottava  del  Corpus  Domini  colla 
proccf»-,e  Benediz.  al  dopo  Vcfp.dcirOtra\  a. 
Air  Annunziata  il  7.  Luglio  comincia  la 
Novena  della  B.V.  del  Carmine  colla  Bene- 
dizione del  SS.  ali* fere. 

A  S.  Agncfc  nella  quarta  Domenica  diA- 
gofto  proccffioiic  generale,  e  folenne  ad  onor 
della  B.  V-  detta  della  della  Cojifolazionc  ,  ed 
il  primo  del  mefc  di  Settembre  vi  comincia 
la  N)vcnna  di  S.Nicola  colla  Benedizione^ 
del  SS- alle  fere. 

A  S.  Michele  tutta  l'Ottava  del  Santa  cfpo- 
Czion"  ,  e  Benedizione  dtl  SS.  alle  fere  . 

A  S.  Marco  il  6.  Ottobre  comincia  la  No- 
vena di  S.  Tcrcfa . 

A  S.  Orfnia  li  2 1.  22. 2 j.,  e  24.  Ottobre  fta 
efpofto  il  SS-  facendoli  le  40.  ore  iiircrpolatc, 
re' quali  giorni  rcftacomprc/a  la  fefla  della 
S.int3  titolare . 

A  S.  Agnefe  fi  pr.  Novembre  fella  di  tutti 
ì  Santi  fi  comincia  V  cfpofizione ,  e  la  Benedi- 
zione del  SS-allc  fere  fino  all'Ottava  dcMorti, 
e  nella  D.^mcnica  fra  l'Ottava  proceflìone  ge- 
nerale della  Scuola  del  fuffraggio  eretta  in 
efla  Cliiefa . 

A  S  Domenico  il  2.  Novembre  gi-nrno  del- 
la f  otimcmorazionc  de"  Defunti  fi  recita  il 
Rofirio  allama;tina  molto  per  tempo,cd  alla 
fera  colla  Benedizione  del  SS.,  ed  il  giorno 
feguére  comincia  la  Novena  alla  mattina  co- 
me il  giorno  2. e  finifce  il  giorno  di  S-Marrino. 
A  S.  Agnefe  il  50.  Novembre  comincia  la 
Novena  dell'Immacolata  Concezione  di  M. 
Vergine  cella  Benedizione  de  I  SS-  alla  fera,  e 
ia  lielTa  pure  alla  Bafilica  di  S.  Franeefco. 
Nt!  tempo  d' Advenlo  . 
Si  predica  in  Duomo ,  .'•  S-  Domenico,  ed  a 
S.  Fr.ancefco  tutte  le  mattine  delle  Felle . 

Il  giorno  1 5. Dicembre  comincia  la  No- 
vena del  SS.  Natale  a  S.  Domenico  ,a  ìs'.  Lo- 
renzo ,  ed  in  molte  altre  Chicfc  colla Benedi- 
2i  one  del  SS.  alle  fere. 

Il  giorno  16. dello  {IclTo  comincia  quella^ 
No  vena  anche  in  Duomo  alla  maiiioa  mulio 
£e  r  tempo . 


5or 

Ogni  kfta  nella  Bafilica  di  S.Domciiico  do- 
po il  Vcfptro  fi  recica  il  Rufario  delia  B.  Ver- 
gine ,  e  dopo  fi  da  la  Benedizione  del  SS. 

AllaB-iiìIica  di  S.  Franeefco  la  Benedizio- 
ne del  SS. 

Air  Orato/ io  di  S.  Filippo  Neri  la  fpinga- 
zione  della    Srictura  Sacra  . 
A  tutte  le  Chiefe  de  Confratelli,  ed  allo  Spe- 
dale le  recite  degli  Ufficj  mattina  ,  e  dopo 
pranzo  al  Vefpero. 

Ogni  fella  d.i'ir  aimo  da!  pr.  di  Novembre 
fino  alla  feconda  Domenica  di  Setr.  a  S.  Gio. 
nelle  vigne  fi  fa  ilCatechifmo  della  Dottriiu 
Clnilliana  colla  fpicgazione  di  qualche  palio 
fcritturalc,  Littaiiie  della  B.  Vergine  ,  e  fi  di 
la  Benedizione  del  SS. 

Ogni  Domenica  fra  Tanjio,  eccettuati  i  mefi 
di  Sctt. ,  e  di  Ottobre,  nella  Ciiiela  di  S.  Filip- 
po Neri  de'  PP.  della  Congregazione  dell'  Ó- 
ratorio  la  leziojie  fpiricuale,  difcorfo ,  e  Bene- 
dizione del  SS.  dopo  il  Vefpero  . 

Ogni  Domenica  alla  Bafdiea  di  S.Franccfco 
fi  fa  r  efcrciziù  fpirirualc  della  f^ia  Ciu:u  al 
dopo  Vefpe*ro,  prevenuto  da  un  breve  difcor- 
fo del  fuo  Direttore ,  ed  a  norma  dclli  quadri, 
che  llano  appefi  alle  colonne  di  cflà  B.ifìlici,  i\ 
vamedit.uido  la  Pa.lìonc  di  Gesù  Crirtu  Sal- 
vator noflro  ,  che  confille  dalla  fc-ntcnza  del- 
la morte  data  da  Pilato  fino  alla  fcpoltura  ìjs- 
clufivc,  qual  divozione  è  fiata  degnamente  ar- 
ricchita di  molte  Indulg.  ancjic  Plenarie',  co- 
me dal  fuo  Lib.  llamp.  in  Lodi  per  iilru7i onc. 
Ogni  Domenica  fi  dà  la  Benedizione  d^l  SS. 
nella  Chicfa  deU'Annunzi.ita  de'  PP.  Carme- 
litani dopo  li  Vcfpri . 

Ogni  prima  Domenica  del  mefe  fi  fanno  le 
proctfiìoni  del  SS-  alla  Chiefa  di  S. Michele 
alla  mattina  colla  Benedizione  del  SS  aiiehc 
dopo  Vefpero,  ma  in  tenipod'iiivcrntj  fi  di 
folamentc  la  Benedizione  del  SS.  circa  ij 
mc72o  giorno  ,  ed  alla  fera . 

A  S.  Marco  la  proccfFione  del  SS.  eolla  Be- 
nedizione ,  ed  a  S-  Domenico  la  proceflìone 
dtl  SS.  Rofario. 

Ogni  feconda  Domenica  le  ProccfTioni  del 
SS- alle  Parrocchiali  diS.M.  Maddaie-na  alia 
mattina,  e  dopo  Vefpero  a  S. Naborrc,air 
Annunziatala  proceflìoncdcilaB- V.  del  Car- 
mine colla  Benedizione  del  SS.,  ed  alla  Bafiii- 
ca  di  S.  Domenico  la  proceflìone  del  SS.  no- 
me di  Dio. 

Ogni  terza  Domenica  la  proceflìone  del  SS. 
in  Duumci  alla  nuuiiu  colla  pcHcdizione  an- 


562 

che  d  )po  Vefpcro.  A  S.  Domenico  la  pro- 
ccinone  per  la  Croce,  g  vi  intervengono  li 
Famigliali  del  S.  Officio  con  torcia  ,  e  croce 
lofìa  nelle  mani . 

Ogni  quarta  Demenica  alla  mattina  pro- 
cciTionedclSS.  a  S.  Lorenzo  colla  di  lui  Be- 
nedizione al  dopo  Vcfptro  . 

Ogni  quinta  Domenica  proceflione  del  SS. 
alla  mattina  alla  Parrocchiale  di  S.  Vitto  col- 
la Benedizione  anche  dopo  Vcfpro  . 

Ogni  Lunedi  alla  mattina  fi  cfponc  il  SS. 
alla  Chiefa  de'  Confratelli  di  S.  Maria  del  So- 
le ,  ed  a  S.  Agncfc  ,  e  circa  mezzogiorno  la 
Benedizione  ,  ma  a  S.  Agnefe  fé  in  Lunedi 
corre  qualche  fcfta  rcfta  clpofto  tutto  il  gior- 
no, ed  alla  fera  folamente  fi  dà  la  Bcncdi- 
aionc . 

Ogni  Martedì  alla  mattina  fi  cfponc  il  SS. 
alla  Chiefa  di  S.  Antonioda  Padova,  ma  fé  ca- 
de in  fefta  reità  clpofto  tutto  il  giorno,  e  la 
Benedizione  del  SS.  fi  dift-lamcnte  alla  fera  . 

Ogni  Mercoledì  alla  mattina  fi  cfponc  il  SS. 
air  Amiunziata  ,e  circa  mezzogiorno  la  Be- 
nedizione, ed  a  S-  Domenico  alla  fera  fi  recita 
il  Rofario  ,  fé  non  cade  fefta  fra  la  fettimana , 
perchè  allora  fi  tralafcia  al  Mccukdi  per  reci- 
tarlo in  tal  fefta . 

Ogni  Giovedì  alla  fera  vi  è  l'efpofizione  ,  e 
Benediz.  del  SS.  in  Duomo  dopo  le  littanie 
aLP  Incoronata . 

Ogni  Venerdì  alla  Parrocchiale  di  S.  M. 
Maddalena  ,  ed  a  S.  Antonio  da  Padova  ,  fi  cf- 
ponc il  SS.,  e  fi  da  la  Benedizione  circa  a  mez- 
zo giorno,ma  a  S.  Antonio  fc  corre  oggi  qual- 
che feiU  iìa  efpoiio  tUKoil£Ìomo,e  li  da  la 


Benedizione  folamente  alla  fera'.     A  S.Do- 
menico fi  recita  il  Roftrio  alla  fera  . 

Ogni  Sabato  dopo  Vefpcro  fi  efpone  il  SS. 
alla  Chiefa  della  B.  V.  dell'  Incoronata ,  dan- 
dofi  la  Benedizione  di  Eftate  alle  ore  22.  o 
mezza  ,in  circa  ,  ed  all'  Inverno  circa  alle  ore 
2 3. e  mezza.  In  oltre  a  queftaChisft  in  tal 
tempo  tutti  ligiorni  dell'  anno  fi  cantano  ia 
mufica  le  Littanie  della  B.  V.  fuori  che  ne' 
giorni  fanti  della  fettimana  maggiore  ,  ne* 
quali  in  vece  fi  canta  il  Miferere  per  confor- 
mavfi  alla  mcftizia  della  Chiefa  univerfale. 
In  efta  Chiefa  parimente  fono  mokifllnie  altre 
devozioni ,  ficcomc  anche  in  Duomo,  in_. 
San  Domenico  ,  in  San  Francefco  ,  in 
S.  Giovanni  nelle  vigne  ,  in  S.  Marco, 
in  S.  Agnefe,  in  S.  Michele  ,  in  S.Naborre, 
in  S.  Gcminiano,  ed  in  varie  altre  Chicfe, 
quali  io  tralafcio  perchè  o  le  ho  nominate 
nelle  loro  Iftorie  ,  o  perchè  non  fono  fifte, 
o  perchè  non  ho  potuto  pienamente  effer- 
ne  informato.  E  giacché  ho  avuto  l'onore 
di  aprire  qucfto  mio  Giardino  col  raccon- 
to delle  grazie  che  conccffc  la  SS.  Trinità 
a  quefta  Città ,  godo  pure  la  fclicifllma  forte 
di  chiuderlo  col  notare  rofiequio ,  che  nella 
di  ki  Chiefa  da'  fuoi  Confratelli  deve  preùailì 
alla  Vergine  fiicratifTima  in  ogni  giorno  di 
Sabbato  colla  proccITione  ,  e  fus  Littanie  i 
E  tanto  mi  bafti  cVaver  detto  della  Cirtà  di 
Lodi  ad  onore  della  SS.  Trinità, della B.V. 
Maria  ,  de'  SS.  Baflano ,  t  d  Alberto  di  lei  Pro- 
tettori, e  di  tutti  i  Santi, e  Sante  ,  Beati,  e 
Beate  della  ChicfA  Lodigiani  ^  «  deUiu^; 
trioiifaace . 


IL    FINE. 


INDICE 

Del  contenuto  nella  prcfcntc  Opera . 


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ABbaria  Ji  S.  Pietro  di  Lodi  vecchio  ,  pa- 
5111.1  III.,  e  Kg. 
Abbu ndanz.1  d ì  grano ,  e  di  vino  •  1 1  p 
Ag;iirelIo.   145. 
Ali'H:rtinj  .    2ai. 
S.  AlL>crto.  1 19. 
AmaJci  Frati,   jtc.  185. ,  e  19S. 
Ancon.i  della  Chicfa  di  S.  Baffano  .   19. 
E.  Andrea Criui.  35. 
Arcidiaconi  della  Cattcdralò .  50. 
Avvenimenti  funcfti.  y2. 1^5. 1  io.,  e  207. 


B 


Beate  di  S  Clara  nuova  .155. 

Benedizione  Papale  data  alla  Città  ,  ed  al 
Contado.    4.2. 

S-  Bernardo.  1^2. 

S.  Bertaceino  .  49. 

Beftic  morte  nel  mal'  epidemico ,  e  loro  nu- 
mero .119. 

Bevilacqua.  16^. 

Biandrato  Città  diftrutta .  9 J. 

Bi'iiami  Gefuita  .  75. 

S.  Bor.ifivio.   12.  1S7.  ,c  228. 

S.  B>jnomc .   1  j. 

B.  B.una.  6^. 

Borgiii  pet  diftruggcrgli .   120. 

Borgo  di  S  Angelo,  e  Conti  Bolognini .  Zz. 

B<.rgo  a  Porta  d'Adda.  111. 

S.Bovo.  SS. 


Càdel Conte.  63. 
Caldc-ilnvemo.  124.  ,C22S. 
Caivcnzago.    145. 

Cai. onici  del  Duomo  con  Cappa  magna .  1 65 
Caravagio ,  perche  celebra  la  lefta  de'  SS.  Fer- 
mo, e  Rnft^o.   152. 
Careftia .  Zz. 
S.Carlo  Borromeo.   141. 
Cardinal! a  Ledi.    i*-.e2»''. 
Cafa  de  !  Dott .  Fifico  Ferrandi .  22^. 
Cafal  Pu.lcrlengo .  82. 
Cailci  nuovo  bocca  d'Adda .  1  ì^. 


CaftcIIo di Povta Crcmonefc  dillnmo.  232. 

Cailiraga.    141. 

Cutalogo  de" Decurioni  fedenti.  2:54.  dell' 
nltima  riforma  .  255.  d^lle  Tene  Vocali 
256.  di  tutte  le  Terre  Parrocchiali  colle 
miglia  che  fono  diftanti  dalla  Città, e  i 
luto  Santi  titolari .  256. 

S.  Cattarina  da  Siena  6S.    dalla  Ruota  217. 

Cavacorta  217. 

Cerro  villa   145. 

Chiave  d"oro  donata  da'  Lodigiani  .216. 

Chiefc  co'  fuoi  Moniflerj,  Conventi,  e  Collegi 
diS.  Agnefe  zS.,c  $)i.  di  S.  Andrea  217. 
dell' Aniiun2iaca46.  ,e  ■'4.  dell'Angelo 
Cuftode  67. ,  e  199.  di  S.  Antonio  Abba- 
te 15.  di  S.  Antonio  da  Padova  44.  e  20I 
diS-B-iffano  27.  di  S.  Benedetto 45.  de' 
Borghi  diftrutti  125.  diS.  Bi.aggio  ;;■'.  di 
Cereto  1 12.  diS.  Ctiftoforo,  e  di  "V^illano- 
va9.  15.  e  198.  de' SS.  Cofmo,  e  Damia- 
no 4'j. e  194.  diS.  Clara  vecchia  155.  di 
S.  Clara  nuova  154.  delle  Cappuccine  ijo 
de' Cappuccini  icS.  di  S.D  nncnico  145. 
di  S.Gio^nnni  nelle  Vigne  225.  di  S.Gio- 
vanni delle  Monache  45.  e  106.  diS.  Giu- 
fcppe45.  diS.Leonard>2„.7.  di  S.  Fra- 
celco  in  Lodi  2^0.  di  S.  Franccfco  a  Maleo 
104.  diS. Marco  <j5.  di  S.  Maria  bianca, 
16.  di  S.  Maria  di  Lodi  vecchio  4T.  di 
S.  Maria  di  Paullo4s.  dtlla  Clemenza  141 
144.162.205.  della  Fontana vo.  delle 
Grazie  178.  diPizighectonc  17.  di 
S-  Marta  delle  Monache  45.  1 40.  di  S.  Pie- 
tro 111.  di  S.  Romano  2S.  165.212.  diS. 
SteiTano  all'Abbazia  225.  di  S.  Terclà  66. 
20J.204,  dcllaSS.TrinitàdcUeOrfolc^ó 
205.     diS.  Vicenzo  29. 

Chicle  laParochialedi  S.  Agnefe  2-'diS.Am- 
br.jfio  alla  Parocchialc  di  Marzano  220.  di 
S.  Barb.iziano  Parrocch.  d'efib  luogo  22S.  e 
feq.  diS.  Aniu  Oratorio  1  ^9.  di  S.  Bar- 
naba Oratorio  95.  di  S.  Bartolomeo  alla 
Parrocchiale  di  Borghetto  165.  diS.  Biag- 
gio  alle  Parrocchiali  in  Citta  ,  ed  in  Cod.» 
gno  36.  di  S.  Bona  alla  Boi;ora  Oratorio 
^3.     di  S.  Cieiuuuf  alUr.uiocch.  di  Bcr- 


304 

tonico  2 1 6.    dell'  Eftkazione  di  S.  Croce 
alla  Baroncini  i  S5 .    Oracoiio  di  S. Colom- 
bano alla  Parrocch.di  effo  Borgo  214     di  S. 
Criftinziano74.     Oracorio  de  SS  .Cofmo  e 
Damiano  demolieto  1^7.     di  S.  Eufcbio  a 
Villambrcra  al  prefence  Oracorio  162.     di 
S.  Filippo  Neri  della  Congregazione  dell' 
Oracorio  88.     dì  S.  Fiorano  alhParroceh. 
à"  eAb  luogo  70.     di  S.  Germano  alla  Par- 
roech.  di  Sena  141.  de'  SS.Gervafòe  Pro- 
tafo  in  Cicrà,  ed  a  Maleo  104.     di  S.  Gual- 
tcrio  alla  Parrocch.  ne'  Borghi  6S.  155.     di 
S.  Gaudenzio  alla  Parrocchiale  «li   Secu- 
gnago  50.  142.    di  S.Geminiano  aliaPar- 
rocii.  in  Città    3.    di  S.  Gcnaro  alla  Parro- 
chialc  di  Liuraga  177.  di  S.  Giacomo  alia 
ParrochiJie  in  Città  50.15^.  ed  all' Orato- 
rio 159.     di  S.  Giuliano  Ocatorio  105.     di 
S.  Giovanni  della  Coiiienda  Oracorio  107. 
di  S.  Luddov'ico  Oracorio  1 65.    di  S.Lorcn- 
Collegiaca,cParrochiale  1 5  2.  de'  SS.  Naza- 
ro  e  Cclfo  aliai  Parrochiale  di  Caffino  1 40. 
dcllaB.  Vergine  dell  Incoronata  159.  del- 
la Pace  Oratorio  177.  17S.     del  Bofco47. 
Oracoiio,  di  Pefalupo  <fO.  212.     Oraco- 
rio   del  Caftcllo  itfo.    di  S.  Zenone  al- 
la Parrochiale  dicflb  luogo  52.  205.     di  S. 
Mauro  1 4.  Oracorio  di  S.  Marcino  de  Trcf- 
fejii  2  I  o.  de'  SS.  Naborre  e  Felice  12».     di 
S.  Materno  alla  Parroch.  diCoinazo  127. 
diS.MatceoApoftolo  allo  Spedale  1X7.    di 
S.  Mattia  39.  162.  d.  S.  Nicolò  alla  Tua  Par- 
rocchiale 2 19.    di  S.Pietro  alla  Parrocchia- 
le di  Lodi  vecchio  39.  73.  112.,    in  Campo 
LoJigiano  91.    di  S.Pietro  in  Pirollo  iJ!. 
115.       di  S. Paolo  116.       de'  SS.  Qiiiri- 
CO  ,    e  Giulita  alla  Parrocchiale  di  Paul- 
lo,e  di  Melito  125.  di  S.;Roccodue  Oratorj 
i6q.  161.    di S.Salvadore  Parrochiale  144. 
di  S.  Stefano  Oratorio  225.     di  S.Tomma- 
fo del  Ven.  Seminario  10.23.223.     de' SS. 
Vitto,  e  Modefto  Parrocch.  loo.    di  S.  Ma- 
ria Madalena  Parrocch.  131.     di  S. Michele 
Parrocchiale  i</31.     de' SS.Baffano e  Feriol- 
Io  Parrocchiale  27. 
Cimitero  de'  Todefchi     104. 
S.  Ciriaco  a  Lav'agna  209. 
Cleri  alle  Forciiìcazioni  129. 
Colonne  levate  avanci  le  Porte  j^l 
Concilio  di  Coftanza  221. 
CunfracernicA  di  S.  Croce  69.   di  S-Defenden- 
te  I  i.de'SS.  Marca,  e  Rocco  140.  della  SS. 
TrinitA  i/8.  di  S.  Maria  dei  Sole  jj.    di  S. 


BaffanodiLodi  vecchio 2tf. 
Concagio  o  Pefte  203 . 
Concribuzione  di  aria  207. 
Convenzione  tra  li  Canonicidel  Duomo  i  bS 

Monaci dclir  Ofpicaletto  57. 
Corpi  di  Guardia  42.  145. 
Cranio  nella  Chic  fa  di  S.  Defendente  i  j. 
Sacro  Crifma  della  Ghicfa  Lodigiana  57. 
Croci  alzare  nel  temp»  di  pefte  i  18.153.  205, 

206. 
CrocifiRb  della  Parrocchi.ale  di  S.  Maria  Ma* 

dalena  1^2. 


Dizj  fofpefi  125. 

Divozioni  ciie  corrono  di  giorno  in  giorno  per 

le  ChiefediLodi  2^9. 
Divozioni  altre  13.  45- 
Diavolo  cftingue  il  lume  in  una  conrefazion» 

66. 
Donna  di  Cofacco  1 1 . 
Dottori  Bulgaro ,  e  Marcino  94. 
Drago  peftillente  9. 
Duomo ,  e  fua  Iftoria  appieno  i  S. 
Duca  di  Madreda  74. 

Dtichi  o  Signori  di  Milano  FrancQfco  prima 
Sibrza  5  I.  2o6.Filippo  Maria  1  sS.Fianccf^ 
co  1 1. 38.  162.20o.Azzo  193. Luchino  153. 
MafTimigliano  1S5.  Giovaiini  202.  Gioy<u;j- 
xiì  Galcazo  Vifconti  2  S2 .  40. 621 . 

S 

Ebreo  batteeaco  13. 

Effigie  di  Federico  I.  It  J. 

S.  Ercolano  1 94. 

Efeicico  Milanefca  Lodi  vecchio  1 1 1^ 

Principe  Eugenio  ipj). 


SS.  Fabiano ,  e  Sebaftiano  37. 

Feria  repentina  75. 

Felle  in  Lodi  per  i  Re  di  Spagna  52.  perii 
Cardinal  ViJoni  51.  5  2.Per  le  Vircoricdi 
Viena  iS4.pcr  le  Viccorie  diBuda  1  S4  185. 
Perii  Duca  M  iffimigliano  1 85 .  A  S.Fran- 
cefco  per  le  feftc  de  Santi  di  effa  Religione 
17X.  A  S.  Terefa  per  la  Canoiiizazione  di 
S.  Giovanni  dalla  Croce  20J. 

S. Filippino  ?X. 

S.  f  ilippo  Bcniai  i6j. 

S.Fran- 


S.  Franccfco  di  Sale»  ja. 

S.  FrJiictfca  Romina  41. 

S.  Franccfco  Saverio  21$. 

Frate  Ccieniia  AIbcrtcngo  17. 

Frate  BriiiJtfi  166. 

Frati  Gcufati  1 12.  224.     Umigliau,cdUmi- 

gliatc  45.  i</6.  225. 
Fornaci  in  Città 91. 
Frctido  cvccfllvo  1?. 
Fulmini  6v-  ''^^  1 '/+• 
Fuoco  fi  iioiicmo  20S« 


S.  Gaetano  144- 

Gatario  Frani,  liino  74- 

Calcagnano  iua  Arciprccura  foppre/Ta.  Z4. 

S.C.ìÙoio^.. 

Gallifpani  194. 

SS.  Giaccomo ,  e  Filii>po  tfS. 

S.  Giovanni  di  Pojano  17. 

B.Giovanni  da  Lodi  42. 

Giubileo  ^2. 

Giiiftiziati  otto  in  un  giorno  41. 

Gonzaga  Federico ,  e  Dccuiioui  di  Lodi  74t 

Gnco  Pompeo  30. 

Graffi  M.irciKtto  195. 

Gradella,  e  Grafitgnana  217, 

S.  Gregorio  Papa  40. 

Guclti,cGibcllinÌ42. 

Caffi Prcpoilo  IO. 


Impcrador  Federico  I.  22.  jj.  jj.  9;.  m. 

141.  142-  2  i6.  219. 
Federico II.  5X.  2  17.  221.  222. 

Enrico  VII.  14.45.         Carlo  Magno  5X. 

Carlo V. 2.6.     Carlo  VI.  210.  ali.     Si- 

gifmondo  225. 
Impcrailrici  S.  EIcna  162. 

Elisabetta  Criflina  7  j. 
Incendj  37.  40. 

Indulgenza  di  S.Bananoi2j  .,e  tit, 
Inundai!Ìcni  >.  ii.7ì-i/6  207.  211. 
lavciiio  iQukomitc  224.  22ÌS, 


Ladri  di  Ch'efe  37. 
Lago  o  Mar  gerendo  9. 
Lega  della  Lombardia  jl. 
S.  Libano  137 


305 

Lodi  Difendente  S9.   $.?. 

Lodi  Iua  Irtoria  in  Compendio  2S5.  Sacchcg- 
gi-ato  tre  volte  in  un  giorno  56.  come_. 
rapprcfcnt-uo  52.  diftriitto  05.  91.  aPx - 
diato  T4.  XS.  95.  (X>-  III.  opprcfib  dal- 
la pelle  101.  Rifabbiicato  141.  Sue 
Mura  142.  e  156.     Si  da  a' Veneziani  \6t. 

Si  d.iaGiovangaicazzo  Duca  di  Milano  <3S., 
è  intcrdetto,cd  aflbhitto  11.  6S. ,  e  pri\ato 
del  Ve/covo ,  e  gli  è  refo  200. 

Lodi  vecchio  da  chi  piantato,  e   riftoraro 

140.    2  11. 

Lodigiani  Cittadini  fotto  pena  di  confife» 
3S.  40  fjtto  pena  di  bando  21S.  Col- 
le Croci  fulic  fpallc  40.  s  arrendono  ad 
Enrico  Impcradorc  45.  ottengono  pri- 
vilcgj  46.  dillruggono  Porta  Arienza  ,  o 
folle  Orientale  di  Milano  49.  dit'efi  dal- 
la B.  Vergine  Ili.  dilla  fterta  pacificati 
177-  e  178.,  loro  Confoli  con  Fede- 
rico I.  Impcradore  142.  Saccheggiano 
il  Milancfc  2is.  Suo  Territorio  inunda- 
to  appella  211.  Sua  copia  di  latte ,  5^ 
cafcio  fmifuraco  93. 


M 


Mafcherate  3?.  yj, 

Maccaftorna  165. 

Majano  Illorico  211. 

Maledclfrcddorc.oCapronc  J2.dc'fcgni  5  r. 

Malto  104. 

Manzo  donato  1 1 S. 

Marignancllo  202. 

Marola  terra  253. 

Marmogno,e  fua  Iftoria  iiS. 

MalTalengo  >;  1.  < 

Melcgnano  SS.    145. 

Mercati  del  Lodigian  )  231. 

Miiancfi  40   41.  65.  Hi.  91.   130-  104. 

Monache  14.    1 S.  27.  37.  73.   133.  212. 

Monaci Cluniaccniì  65.  Oliveuni  10.  CiUcr- 

ficn/ì  z-r.  112. 
Monte  Eghczonc   141. 
Monte  di  Pietà  2  12. 
Monte  Malo  217. 
Morena  Acerbo  204. 

Moronc  Eraclito  Governatore   di  Lodi  SJ. 
Muza  3S.  e  2^9. 


N 


Narfccc  Eunuco  50. 


??**h 


^e6 

Naviglio  de'  Lodigiani  117* 
Nevetemporita  206. 


Oratori  vedi  Chicfe . 

Orologio  nella  Piazza  maggiore  22?. 

Ofpicaìe  di  Milano  158.     Di  Lodi  187, 


Paci  di  Coflanza  110.,  tra  Mllancfi  ,  e  Lodi- 
giani 1 5/4.  2 1 7 . ,  tra  gli  Cittadini  di  Milano 
217.  tra  Spagna,  e  arancia  2  17.  iraFran- 
ccfco  primo  Sforza  ,  e  Veneziani  51. 

Palazzi  della  Città  193.  de'  Nobili  Cani ,  e  del 
Cardinal  Somniariva  45.  del  Conte  PrclTi- 
dcnte  Modegnani  13.  del  Conce  Antonio 
13arnÌ42. 

Pavia  alTediata  1 7 S. ,  e  liberata  IJ»?. 

Perticato  Lodigiano  2;  l. 

Pelli  101. 105.  ic6.  141. 

Pittore  muore  repentinamente  153» 

Pò  fiume  59. 

Oldrado  d^;  Ponte  5 1. 

Privilegi  de'  Vefcovi  14. 

PontcficiS.  PioV.45.,  Paolo V.  153.,  Gre- 
gorioX.  222.  Giovanni  XXUI.  225.  S. 
Silvefii0  2  2S. 


P.  Quarefmi  de"  Min.  OITervanri  205. 


R 


Re  di  Spagna  Carlo  IL  14.222.223.  Ardoi- 
110  Re  dell'  Italia  a  06.  Attil.1  Re  degli  Un- 
ni 256. 

Regine  di  Spagna  74.  pOt  1  a/t 

RhoAleffandro  165. 

S.  Riccardo  37. 

RÌ0II0212. 

Roncadelio  217. 

Roncaglia  93, 

Roncifvalle  contrada  107. 


Sacco  de' Sacchi  217. 
Saccheggio  del  Contado  di  Lodi  n. 
Monfig.  Saifello  19. 
Salarano  14.1.   164, 


Sarzana  Circa  255.  e  259, 

Scommuniciie  fuiminate  49.  57. 

Scuole  della  Dottrina  Criftiaiia  50.  de'  Po- 
veri 59. 

Scuole  pubbliche  della  vecchia  ,  e  nuova 
Cicca  226. 

Segni  Ipavencofi  92.  5)6.  e  263. 

Segni  colla  Campana  maggiore  per  la  mes- 
ce de' Decurioni  I  5. 

Sforza  Actendolo  70. 

S.  Siro  Vdlovo  di  Pavia  221.  238. 

Soldati  per  fare  e  Grida  1S5. 

Sommaglia  95. 

Somazano  217. 

Stato  della  vecchia ,  e  nuova  Città  238!. 

S:rùZ2Ì  Pietro  163. 


Tabacco  infetto  13. 

Taglie  graviffime  1%. 

Tarando  moiho  io. 

Tcdcfchi  194. 

Temacold'j  1 1.   193. 

Terre  del  Lodigiano  donate  44. 

Tcrremuoco  41.  9/^. 

Teforo  di  S.  Baffiuio  25. 

Tintorio   Generale    dell'  Efercico   Lodigt»: 

no  91. 
Titco  da  Lodi  57. 
Torrecta  74. 

Traslazione  di  S.  BalTano  207; 
S.  Tiziano  73.  e  257. 
Tregua    S8. 
Treflcni  Oldrado  206. 
Triulzi  ,  e  Codogno  36. 


Uccello  che  canta  300.  anni  17.' 

De  Vccchj  Maffeo  42. 

B.  Vergine  diDovera  75.  di  Caravaggio  51Q. 
di  Trcviglio  40.  Delia  Stella,  e  della.- 
Canonica  di  S.  Lorenzo  i8j.  Della  Pal- 
la in  Pavia  193.  Sotto  la  Scala  in  Duo- 
mo 220.  Di  S.  Giovanni  nelle  Vigne  227. 
Di  S.  Chiara  nuova   ii6. 

Vefcovi  di  Lodi,  e  loro  Vite  23S. ,  e   feg. 

Vefcovi  di  Lodi  creaci  Principi  dell'  Im- 
pero 94.  193. 

Vcfcovaro  da  chi,  e  quando  fabbricato  2 1 9. 

Vicari  Generali  di  Milano  ,  e  di  Bergamo  50. 

Vicadone  202. 

Vircl- 


Viccllo ,  e  Pollino  di  due  tefte  93. 

Vittorie  di  Viena  d'Auftria  1^4.  diBuJa  184. 
1S5. 

Vi.adiS.  Gcmiiii.ino  sj.  del  B.  Antonio  da 
LodÌ4i.  DiS.  O.iniolc  sS.  DclB.Ami- 
cino5i.  Di  S.  Zenone  5  .  DiS.  Ciil^in- 
2Ìano-'4.  Di  S.  Fiorano  70.  DiS.  Cio- 
vaniii  Nt'pomuccno  75.,  e  feg.  Del  B. 
GiaccomoOldo  83.  Di  S.  S!finio9C.  Del 
B.Cali.'Ticro  i?5.  DJ  B.  MiehcIeCarcjno 
100.  Di  S. Giuliano  Mutile  105.  DiS. 
Materno  127.    De' SS.  Giuliano, e Comp. 


3or 
Marc.  137.  Di  S.  Gualrcrio  13J.  Do"  SS. 
Naborrc  ,  e  Feliec  con  S.  Savina  1  20-  Do' 
SS.Qtiiiieo.e  Giulita  125.  De'  SS.  Fer- 
mo, e  R'Utieù  145.  Di  S.  A  le  n"indro  Mar- 
tire i6().  Della  B.  Liicre^^ia  Cadamofta 
162.  ,c  fcg.  Di  S.  Giovanni  da  Lodi  Vcf- 
covo  17S.  DiS  Feriollo  185.  DiSCle- 
mcntc  Confeirorc  205.  Di  S.  Colombano 
214.  Di  S.  Barbaziano  2'y.  Del  Dottor 
Leineiie  15S.  Di  Giiifcppc  Cirefa  156.  Di 
Moiiiig.Barm  Vclcovodi  Piacenza  174. 


IN     MILANO,     AiDCCXXXII. 

Nella  Stamperia  di  Giureppc  Morelli  in  Piazza  de'  Mercanti 

al  fc^rno  della  Fortuna. 
CON      LICE  N'z  a      DE'      SUPERIORI. 


Errori.  Corczionì. 

pag.         li"-  ^  r 

II.           ji.  Cafacco  Cofacco^ 

io'            11.  non  fono  flati  fono  itati 

37.  a8.  Re  d' Inghilterra  ,  e^    Re  d' Inghilterra  fi  celebra 

febbene  il  Ferrar.  &c. 

fi  celebra 

3^.           l^  fegeggia  fcheggJa 

i^i.         i8.  ii6i.  1.  Marzo  ii52.  giorno  avanti  il  i.  Marzo 
i85.         ■28.  liceppci,e  lecctene       li  ceppi,  e  le  catene 

1^7.          32.  la  vita  laviUa 

aio.           37.  Martino  Martino 

241.         35-  Coftanzo  Coftante 

i<;y.         39.  larga ,  ed  alta  largauna,  edalta 

183.         2'    giorno  anche  giorno  avanti 


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9" 


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UNIVERSITY  OF  ILUNOIS-URBANA 


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