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Full text of "Guida per l'Acquario della Stazione Zoologica di Napoli"

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GUIDA 


PER 


L'ACQUARIO 


DELLA 


STAZIONE ZOOLOGICA 


DI NAPOLI 


TERZA EDIZIONE 


‘ con '167 fieure intercalate nel testo. 


IN MODENA 
COI TIPI DELLA SOCIETÀ TIPOGRAFICA 


ANTICA TIPOGRAFIA SOLIANI 


1990. 


HOLNsI 


ANIMALI E PIANTE 


CONTENUTI IN CIASCUNA VASCA 


L’Acquario contiene soltanto animali e piante di mare, gli uni e le altre 
provenienti esclusivamente dal Golfo di Napoli. 


Per rendere più facile l’ osservazione, si sono indicati di 
proposito solo gli animali e Ie piante che colpiscono più lo 
sguardo. I nomi segnati con * sono di animali che si trovano 
solamente in certe stagioni. Per chi desidera maggiori spiega- 
zioni, dopo il nome degli animali si è segnata la pagina 
della Guida. Pe: tutto il resto si richieda il Custode. 

Alle pareti del maggior numero dei bacini si vedono at- 
taccate molte Cione ( Ciona wtestinalis p. 55) facili a distin- 
guere per la loro forma particolare a guisa di tubi gelatinosi, 
bianco - trasparenti, ed altre Ascidie, e Spugne (p. 5) di ogni 
sorta, le quali si fissano da loro stesse e trovano sempre nutri- 
mento ed acqua fresca. — Per lo più nuotano nelle vasche, a 
sciami numerosi, piccoli Crostacei ( Misidei, p. 39 ), dal colorito 
rosso - bruno. 

La riflessione operata dalla superficie dell’acqua fa apparire 
raddoppiati quegli animali e quelle piante che si trovano presso 
alla parte superiore. Questo fenomeno è notevole soprattutto nella 
vasca N. 1. / mwneri delle vasche stanno al disopra di esse. 
Vasca 

1. | Echinodermi: Stelle di mare, Ricci, Oloturie, Gigli 
di mare, ecc. (p. 21). Gli arboscelli, che si veggono 
nel mezzo della vasca, sono pezzi morti di Antipathes 
(p. 12), che è un corallo corneo. 

DI Pesci: Bobe p. 77, Pagelli p. 78, Oblata poi it 
* Rondini di mare p. 69. 
Piante: Le alghe verdi, U/va luetucea, servono 
come cibo di questi pesci. 


Vasca 


4, 


DI 


6. 


©) 


CO 


IO; 


Molluschi, e propriamente: 

nuotanti: * Calamai p. 43. 

nuotanti o in riposo: Aplisie p. 47, Pettini 
Piro 

striscianti o in riposo: Dolii p. 46, Tritonii 
p. 45, Pleurobranchus p. 47, ed altre grandi 
lumache. 

Quei filamenti gialli lunghi, quei grossi nastri 
larghi e trasparenti, sono ammassi di uova di 
molluschi. 

Piante: Ulva per cibo delle aplisie. 

Ascidie: Fallusie p. 54, Cione p. 55, ecc. 

Vermi tubicoli ( Spwrographis) p. 27 (V. vasca 

N22) A pogon pito 

Piante: Alghe rosso-brune ( Sebdenia e Vidalia), 
ed una verde-bruna, a forma di palla: Codiwm 
bursa. 

Pesci labroidi p. 73, Sarghi p. 78, Dentici p. 79. 

Piante: Erba di mare ( Posidonia Caulimi): non 
è alga, ma pianta fanerogama. 

Pesci: Lizze p. 82, Scorpaena p. 67. 

Crostacei: Elefante di mare p. 30. 

Piante: Sulle pietre l’ alga verde Cod elon- 
gatum. 

Crostacei: Aragoste p. 31, Maja p. 36, Seylarus p. 32. 

Attinie, soprattutto Anemonia sulcata p. 8. 

Nella parte anteriore alcuni esemplari dell’ attinia Ce- 
reactis aurantiaca p. 9, nel fondo il corallario di color 
giallo ranciato Astroedes calycularis p. 9. 

Pesci, e propriamente 

nuotanti: Pesci lupi 0 Spinole p. 60 e 76, Sclar- 
rani giganti o Cernie p. 75, Corvime p. 80, 
Orade p. 78. 

per lo più in riposo: Gattucci di mare p. 59, 
* Pesci palombi p. 61, Pesci, angeli p.. 6, 
* Rane pescatrici p. 65. 

Rettili: * Tartarughe di mare p. 82. 

Quei sacchi quadrangolari attaccati per mezzo di 
filamenti ai rami di Antipathes sono le uova dei 
pesci cani p. 61. 


co 


Davanti al N° 10, in una piccola vasca aperta si trova una 


torpedine (p. 62), destinata a fare sperimentare all’ os- 


vasca Servatore che la prenda colla mano la scossa elettrica. 


Ibi 


12. 


16. 


IBSE 


20. 


Pesci: Murene e Gronghi p. 71, ficcati nelle pentole ed 
urne rotte. 

Pesci: sulla sabbia: Ghiozzi p. 68, destinati come 
cibo delle razze. 
mezzo nascoste nella sabbia: Razze e Torpedini 

p.. 62-e. 605. 

Pesci: nuotanti: Smaris p. 79. 
per lo più sulla sabbia: Caponi p. 69, Triglie p. 70. 

Pesci di mediocri dimensioni, p. es. varie specie di 
Sciarrani p. 76. 

Rettili: Tartarughe di mare p. 82. 

Cefalopodi: Polpi p. 41. // custode, a richiesta, dà 
loro a mangiare dei granchi. 

Pesci: Cefali p. 76, * Pesci balestra p. 81. 

Bacini destinati a conservare provvisoriamente animali 
da distribuirsi poi nelle varie vasche speciali. 

La vasca è divisa in due compartimenti mediante una 
lastra di vetro che impedisce alle seppie di scappare 
nella parte posteriore oscura. 

| Parte anteriore: Seppie p. 42. Spesso somigliano 

| tanto alla sabbia, su cui generalmente riposano, che 
solo con molta attenzione si possono distinguere. 

Parte posteriore: Spugne e Coralli, V. vasca N.° 21. 

Animali pelagici con trasparenza vitrea. I più 
delicati sono stati messi dentro cilindri di cristallo 
verticali, per mantenerli bene in vita. Le specie con- 
tenute in questa vasea variano molto secondo là 
stagione e lo stato di calma o° tempesta del mare 
(v. pag. 20). Fra gli animali che vi si veggono più 
frequentemente sono: Meduse p. 14 (specialmente le 
grandi Cassiopeie e Rizostome ), Ctenofori p. 19 ( so- 
prattutto Leroe, e Cinto di Venere), Sifonofori p: 18% 
Alciopa p. 28, Phronima p. 39, Eteropodi e Ptero- 
podi p. 49, Pirosomi p. 55, Salpe p. 56; 
nalmente anche la Tetide p. 48. 

Nella vasca si vedono anche dei Cefalopodi rari e delle 
piccole Lumache, p. es. Doris p. 48. 


site. 


occasio- 


4 


Vasca 


21. | Pesci nuotanti, o in riposo: Cavallucci, e Aghi 
di mare, p. 73. 

Sulla sabbia e sulle roccie: Spugne p. 5, Al- 
cionii p. 11, Coralli cornei p. 12, Penne di mare 
p. 11, * Dendrophyllia p. 10, * Corallo nobile p. 12, 
oPolipi idroidi*p39 Lo#Brloz010pa29) 

Piante: Alghe di color rosso-bruno ( Vidalia ), di 
color verde ( Dasyeladus), e Coralline ( Lithophyt- 
lum ecc. ), che sembrano croste pietrose. * I gruppi 
di sferette verdi iridescenti sono la Valonia 
macrophysa. 

dI Nuotanti 0 IE * Capros p. 82, * Cen- 
triscus p. $ 
Nuotanti o in riposo: Cavallucci e Aghi di mare 
73. 
Striscianti: piccole Lumache p. 44. 
Sul fondo: Vermi tubicoli p. 27, Attinie rare (Ce- 
rianthus p. 9), Vermetus p. 46, Pinne p. 51, Ostriche 
p. 50, Avicula p. 51, ed altri bivalvi. 
Piante: presso a poco come nella vasca N.° 21. 
23. | Crostacei di mediocre grandezza, p. es. Eremiti, o Pa- 
guri p. 33. Abitano nelle conchiglie sulle quali si 
fissano attinie. Granchi brachiuri p. 35, Gamberi p. 32. 
24. | Sulla sabbia: Polpi muschiati p. 42, Squille P. 38, 
* Razze giovani p. 63, * Rane pescatrici giovani p. 65. 
Sotto la sabbia: Pesci piatti p. 66, Pesci lucerna 
e Trachini p. 64. S- 
Il Custode, se richiesto, li fa uscire dalla sabbia. 
25. | Pesci: Scorpene p. 67. 
Granchi: Pisa, Maja ecc. p. 35. 
Tanto i pesci quanto i granchi somigliano molto 
pel colore alle pietre. 


Pesci piccoli variopinti nuotanti, come: Donzelle pe te + 


26. * Castagnole p. 75, Sciarrani. p. 76, ‘ect. i 
D'inverno questi pesci per lo più si nascondono 
nella sabbia. 
Piante: Erba di mare, V. vasca N. 


mi Frate. 


Vasca N. 21. n 5 


Spugne (.Spongiae). 


(Vasca N. 21.) 


Si dubitò lungo tempo se questi corpi, fissi ed apparentemente immobili 
nello stato adulto, fossero animali o piante; e solo in seguito di recenti 
ricerche si è finalmente stabilito che sono animali, e che la loro somi- 
glianza con le piante si limita appena alle apparenze esterne. La massa 
del corpo di questi esseri consta dig una sostanza po vivente, che in 
guisa di gelatina compenetra e riveste un'impalcatura interna. Questa, 
a sua volta, prodotta appunto dalla secrezione della massa gelatinosa, è di 
natura varia, giacchè risulta o di una rete di fibre cornee elastiche 
(Spugna da bagni, ed affini), ovvero è rappresentata da un'infinità di 
corpuscoli microscopici, duri, silicei o calcarei (Spugne silicee, spugne 
calcaree), dalle forme bellissime, è delle più svariate che si possano im- 
maginare, come cilindretti, uncini, sferette, ancore, e piccole stellette. Anzi, 
per ogni specie di spugne, la forma di questi corpicciuoli è costante, 
così che serve ai zoologi come carattere importantissimo per la classifica- 
zione di questi animali. 

Ma, si noti, la spugna che tutti sanno, anche i profani alla zoologia, 
vale a dire la spugna comune da bagni, Euspongia (fig. 1), quando è viva, 
non ha punto l'aspetto solito di qui del 
commercio. Le fibre cornee elastiche, in- 
trecciate fra loro così capricciosamente per 
fare quella rete, che noi usiamo per la- 
varci, non sono che lo scheletro della 
spugna; poichè invece questa, allorchè è 
viva, è come abbiamo detto, rivestita in- 
tieramente di una materia molle, fornita 
di un grandissimo numero di pori, che si 
possono aprire e chiudere, e servono a 
dar passaggio all'acqua marina che deve 
entrare nei numerosi canali da cui tutta 
la massa della spugna è attraversata. Ogni 


canale nella parte media si allarga in una Fig. 1. Euspongia officinalis, 
così detta « camera dei flagelli », appunto su una pietua, ridotta al terzo, 
perchè ha le pareti fornite di ciglia vibra- i 


tili o flagelli mediante cui l’acqua si muove continuamente, finchè abban- 
dona la spugna, uscendo dai pochi ma ampii fori di espulsione « oscula ». 
In questo cammino gli organismi microscopici ed anche sostanze nutritive 


6 Vasca N. 21. 


morte, trasportate dalla corrente, trovandosi a contatto delle cellule in- 
terne della spugna, sono trattenute da queste e consumate come alimento. 

Grandissima è la resistenza presentata dagli esseri, di cui ci occupiamo, 
contro ogni specie di maltrattamenti: t tagliatane una in più pezzi, ciascuno 
di questi possiede la facoltà di continuare a vivere, costituendosi in indi- 
viduo speciale, indipendente. Di tali proprietà si profittava per la coltiva- È 
zione delle spugne da bagni. Queste sono molto diffuse nel Mediterraneo, 
nè mancano nel golfo di Napoli, prediligendo le coste rocciose e i banchi i 


Tethya lyncurium, 


su una pietra. 


Fig. 4. Alcuni esemplari di 
Sycon capillosum. Sono 
attaccati a sinistra su una 

Fig. 2. Ainella, su una pietra, Impiccolita della metà. roccia, 


RA } Vasca N. 21. " 


DI 
i corallo. Volendo prepararle per l’uso ordinario, si lavano con acqua e 
acidi, così che la parte propriamente viva dell’ animale, ossia le cellule, 
‘esti eliminata. Nei grandi mercati di spugne, p. es. in Trieste, si distin- 
| guono varie specie di spugne da bagni. La più fina e costosa è la levantina, 


da cavalli (ZMippospongia equina), non vale più dell’ altra; si pesca sulle 


É Pochi gruppi di animali presentano tanti diversi aspetti quanto le 
spugne. Oltre alla spugna da bagni, l’ Acquario contiene ancora una serie 
i, spugne silicec, che richiamano l’attenzione per i vivaci colori, e per le 
forme strane. Tali sono p. es. i cespuglietti di Aximella (fig. 2) e le 
masse tondeggianti di Tethya, dal color giallo di zolfo (fig. 3). Altre 
crescono in forma di croste sulle pietre e sulle piante; ed alcune anche 
| Sopra gli animali. Le spugne calcaree sono quasi tutte piccole e di me- 
| schina apparenza, grigie o bianche; una molto comune nell’ Acquario, dove 
aderisce alle pareti delle vasche, è il Syeon capillosum (fig. 4). 
ci Quantunque le spugne adulte siano fisse, nondimeno quando sono gio- 
«vanissime, cioè allo stato di larva, vagano liberamente, fino a che trovano 
bi: il luogo opportuno per fissarsi, senza che poi lo possano più cangiare. Così 
«avviene che il Sycos: ora nominato si fissa da sè medesimo nell’ Acquario, 
| e vi prospera assai bene, siccome lo dimostra la sua grande diffusione. Le 
altre spugne che sono esposte sono state, invece, pescate, e si debbono ogni 


. tanto sostituire con altre, perchè durano poco in vita. 


Polipi o fiori di mare ( Anthozoa). 
Me. ca 1 
e riesce difficile ad un osservatore profano considerare come spugna 
un corpo, che, veduto nello stato di vita, non desta punto l impressione 
di una spugna, riesce similmente difficile ad intendere sotto il nome di 
‘corallo, altra cosa che non sia quel bell’ alberetto rosso o bianco, che so- 
— gliamo vedere adoperato come ornamento. Eppure quell’alberetto non è 
| già il vero animale, ma è soltanto il sostegno costruito da centinaia e da 
— migliaia d’individui. Scientificamente i veri animali sono detti Polipi, 
ei quali quelli che si presentano con forme più splendide, e che negli 
Acquarii del nord sono considerati come il migliore ornamento delle 
vasche, sono le: 


va 


100 


Attinie ovvero Rose di mare. 


(Vasche N. 8, 9, 21, 22 e 23). 


_ In esse noi vediamo un corpo cilindrico, di solito fissato sopra qualche 
oggetto per mezzo della parte inferiore, con la parte superiore munita di 
| una corona di numerosi tentacoli che si vanno muovendo continuamente. 

el mezzo di questa corona è facile vedere una apertura la quale serve 
l’animale nello stesso tempo da bocca e da ano (V. fig. 5). Segue al- 


8 Vasche N. 8 e 21. 


Fig. 5. Anemonia sulcata, impiccolita Fig. 6. Cladactis Costae, fissata su una pie- 
della metà. A destra vedesi la roccia tra. Impiccolita della metà. 
su cui è fissata. 


e destinato alla digestione delle materie introdotte. A prima giunta si 
potrebbe credere che il corpo del polipo sia privo di difesa, ma non è così, 
giacchè anzi esso è armato piuttosto potentemente. Difatti in molti punti 
del corpo, e specialmente nei tentacoli, destinati ad afferrare la preda, si 
trovano numerose vescichette, le così dette vescichette urticanti, piccolissime 
e visibili soltanto al microscopio, le quali contengono un liquido acre ed 
un filamento avvolto ad elica. Se all’ attinia si avvicina un nemico, o un 
animale di cui essa voglia far preda, subito migliaia di questi filamenti 
avvelenati sono lanciati contro di quello, ne intorpidiscono le forze, spe- 
cialmente se si tratta di un piccolo organismo, e talvolta ancora lo ucci- 
dono. Le attinie sono straordinariamente voraci, e non solamente divorano 
i pezzi di pesce somministrati come cibo dal custode, ma ancora ghermi- 
scono, spesso anche se sono di volume superiore al proprio, vermi, granchi, 
molluschi e pesci che giungono alla loro portata. 

Camminano raramente e con lentezza; quando sono inquietate, sì 
contraggono, espellendo l’acqua da cui sono riempite, talvolta così forte- 
mente da non essere più riconoscibili. 

Per la loro straordinaria resistenza di vita la conservazione di questi 
animali nell’ Acquario è molto facile; in molti casi è riuscito di avere 
qualche attinia viva nelle vasche per più anni; ed in Edimburgo un’ at- 
tinia ha vissuto in un piccolo acquario per più di 50 anni, avendo partorito 
in questo tempo migliaia di piccoli. 

Fra le numerose specie, in parte fornite di smaglianti colori, ricor- 
diamo |l Anemonia suleata (fig. 5 0) dr equentissima nel golfo di Napoli, 
dove a centinaia d’ individui si trova fissata sopra gli scogli, che pigliano 
così l’aspetto di un’ aiuola fiorita ( Vasca N. 8). 

Più bella ancora di questa è un'altra rosa di mare, la splendida 
Cladacetis Costae (fig. 6), finora trovata solo nel nostro golfo: spesso 
raggiunge una notevole grandezza, ed è sopratutto magnifica quando spiega 
i suoi tentacoli. Vive a grandi profondità ed è rara, quindi non sempre 
sl trova nell’ Acquario ( Vasca N. 21). 


fondo della vasca, può essere appunto 


Vasche N. 9, 22 e 23. 9 


Per la sua maniera di vita è interessante l Adamsia (fig. 7, Vasca 

N. 28), solita a trovarsi sulle conchiglie abitate dai paguri, dai quali viene 
9 . . . » r 

trasportata (v. pag. 34) Bellissima è la Cereactis (fig. 8; Vascal9 


a \D7 SÌ 4 ì e 
ii o IIS p 


e 77 \ 


TREN Let A i pateia . pala N° D v . . "-_p 
Fig. 7. Adamsia Rondeletii, impiccolità della Fig. 8. Cercactis aurantiaca, infossata 
‘metà. Tre individui trasportati da un gran- nella sabbia, impiccolita della metà. 


chio ( Pagurus striatus). 


nel piano anteriore) dal colore rosso ranciato. E il Cerianthus (fig. 9 
Vasca N. 22) vive in un tubo di membrana floscia fabbricato da sè 
medesimo. È quasi tutto nascosto nella 
sabbia, lasciando sporgere soltanto pic- 
cola parte del suo corpo. Esso è uno 
dei più grossi anemoni di mare e rag- 
giunge una lunghezza di 20 centimetri. 

Per mezzo delle attinie ci riesce ora 
facile d'intendere la struttura dei veri 
coralli. Difatti, se le attinie avessero la 
proprietà di segregare intorno, ovvero 
dentro al loro corpo uno scheletro cal- 
careo, allora quest’ ultimo, dopo la morte 
dell’ animale, sarebbe egualmente come 
« corallo » ricercato quale ornamento 
dagli amatori. Il bel corallo del genere 
Astroides (fig. 10, Vasca N. 9) dal 
colore aranciato, che si vede ornare il 


considerato come una tale attinia for- Fig. 0. Cerianthus membranacevs, infos- 

nita di scheletro. sato nella sabbia, impiccolito della metà. 
La sua forma vera di solito appa- 

risce soltanto a debole luce, e quindi a cielo annuvolato, poichè solo 

allora Vl animale fa pompa della sua bella corona di tentacoli, e stende il 

corpo, che raggiunge spesso la grandezza di un centimetro e più. Le 

migliaia di individui riuniti ed estesi dànno nell’ assieme 1° aspetto di 


10 Vasche N. 9 e 21. 


un magnifico tappeto colorato in arancio. Se invece la luce è più viva, 
gli Snai sl contrag 


ggono, ritirano i tentacoli ed 1 coralli appariscono 
molto meno visibili, sebbene anche in 
questo caso dello scheletro nulla si veg- 
ga. Solo quando l’animale, che è ap- 
punto tinto in aranciato, è morto ed è 
distrutto, lo scheletro calcareo che ri- 
mane apparisce chiaro, e mostra la sua 
forma simile a quella di un favo d'’ api, 
ciascuna celletta del quale presenta nel- 
l'interno tante laminette disposte a raggi. 
Tali scheletri spogliati di parti viventi 
sl possono vedere nella vasca, in forma 
di tante macchie biancastre. 

Le coste d’Italia sono coperte in 
molti punti da questo corallo; e chi 
percorre in battello la riva da Amalfi 
a Scaricatoio, ha più volte Il occasione 
di vedere immediatamente sotto la linea 
dell’ acqua, le roccie coperte di corallo 
ranciato. Coralli affini a questo sono quelli che costituiscono i potenti 
banchi che negli oceani meridionali spesso si estendono per molte miglia. 

Molto affine all’ Astroides è la bella BendrophyHlia (fig. 11, bi: 
N. 21), di eni lo scheletro bianco, costituito di puro carbonato di calce, s 
presenta in forma di grossi rami; i polipi sono d'uno splendido pa: 
giallo di solfo, ed ornati di una bella corona di tentacoli, quando sono in 
istato di distensione. È abbastanza frequente sui banchi di corallo del Golfo. 

Gli alberetti di corallo si formano in 
seguito di processi particolari di riprodu- 
zione, che la scienza chiama scissione e 9gem- 
mazione. Nella scissione avviene che un or- 
ganismo si divide in due parti o più, cia- 
scuna delle quali poi cresce e riproduce 1° in- 
dividuo intero. Questo processo è frequente 
ad avverarsi, e può prodursi anche artificial- 
mente. Così, se si taglia convenientemente in 
più pezzi un polipaio vivente, ciascun pezzo 
s' ingrandisce, ed a poco a poco forma una 
nuova colonia intera. Avviene similmente nei 
polipi del corallo; solo vi è questa impor- 
tante differenza: che la scissione nel corallo 
non arriva fino alla base dell’ animale, ma 
giunta verso la base medesima si arresta, 
le due pareti rimangono attaccate l'una al- 
l’altra. Intanto ciascuna secerne materia cal- 


Fig. 10. Colonia di Astrozdescalycularis, 
impiccolita della metà; al disotto la 
roccia su cui giace. 


Fig. 11. Dendrophyllia ramea, 
impiccolita della metà. La co- 


lonia sta sopra una pietra e 
porta due individui (polipi) 
viventi e tre morti. 


centinaia e 


secondo processo, ancora 


migliala d'anni si costituiscono 
più 
quale l'organismo riproduttore rimane intatto. 


carea, che naturalmente si aggiunge alla massa 
comune del corpo; così che, continuando que- 
sto processo per qualche tempo, formasi a poco 
a poco una colonia di coralli, e nel corso di 
estesi isole di corallo. — 1l 
rapido del primo, è la gemmazione, nella 
In un punto del corpo 


incomincia a nascere una sporgenza; a poco a poco questa piglia la forma 


Vasca N. 21. 11 


di un altro individuo, che, almeno nei coralli, non si divide dal primo, 
ma vi rimane attaccato in intima connessione. Tutti poi gli individui 
vecchi e giovani sono parte protetti, parte circondati dalla variopinta 
materia calcarea da loro stessi segregata, e prendono tutti insieme or la 
forma di alberetto o di cespuglio, ed ora la forma di quelle ceppaie di 
funghi, che vediamo spesso attaccati nei boschi alle corteccie degli alberi. 
Nondimeno, qualunque ne sia l'aspetto ed il colore, sempre si deve rite- 
nere che queste masse non sono già i veri animali del corallo, ma che 
sono semplicemente le case, costruite da milioni di piccoli polipi, dei quali 
sono già morte le generazioni antecedenti. 

Fra questi coralli ramosi comunissimi e molto notevoli sono i coralli 
coriacci, Aleyomiuam (fio. 12), molli, privi quasi di scheletro calcareo, e 
perciò capaci ancora di aumentare di molto il loro volume, introducendo 
acqua. Così avviene che un alcionio, il quale, quando è contratto, sembra 
un pezzo di spugna gialla o rossa, con tante appendici grossolane, invece 
quando è interamente gonfio, aumenta le sue dimensioni di tre e quattro 
volte, diviene quasi trasparente, e si copre dovunque di polipi, che spor- 
gono su di esso come piccoli fiori trasparenti alla superficie d’ un ramo. 


Fig. 12. Alcyonium palmatum, con Fig. 13. Pennatula phosphorea, 
i polipi espansi. Fisso su una impiccolita della metà. 
pietra. Impiccolito della metà. 


Li Quasi più belle ancora si potrebbero dire le colonie di polipi dette 
Penne di mare, Pennatula (Fig. 15), parimenti dotate della proprietà 
di gonfiarsi a piacere, introducendo l’acqua nel proprio corpo. Brutto è 


n" 


IL: Vasca N. 21. 


il loro aspetto qnando sono contratti, giacchè si crederebbe di avere in- 
nanzi a sè un animale morto, vedendo. uno di questi corpi molli e privi 
di movimento. Pure questo corpo medesimo domani forse apparirà in forma 
splendida, rigonfio e trasparente, ed avrà tutti i suoi rami e le sue appen- 
dici coperte nel margine superiore di polipi bellissimi. I Pennatulidi pos- 
sono cangiar di so e sprofondarsi nella sabbia con la loro estremità 
carnosa. Sinolati dànno una bella luce verdiccia. 

Nell’ Acquario vivono abbondantemente i coralli corrmei dei generi & n- 
tipathes (fig. 14) e Gorgonia (fig. 15), che presentano uno scheletro 
corneo pieghevole. Gii alberetti di Gorgonie sono ramificati in un piano ver- 
ticale, e quando i polipi cacciano il corpo ed i tentacoli, allora in ambedue 
i lati di ciascun ramo, a regolari intervalli, si veggono tante piccole piume. 
che sono appunto gli animaletti vivi che si muovono. Nel Golfo vi sono 
Gorgonie bianche, gialle e rosse; queste ultime più abbondanti. 

Nell’ Antipathes lo scheletro è d’ uno splendido color nero, e. nei 
grossi esemplari raggiunge la spessezza d'un dito; ma si presta male per 
farne oggetti d’ ornamento, che vanno falsamente sotto il nome di corallo 
nero. Nel corallo bianco, Esîs (fig. 16), lo scheletro consta di strati al- 
ternanti di sostanza cornea e calcarea; mentre che invece il corallo nobile, 
appartenente alla stessa famiglia, è formato interamente di materia calcarea. 

Il corallo nobile, Corallium rubrum (fig. 17), deve il suo grande 

valore, come oggetto di ornamento, al bel colore del suo scheletro pietroso, 
capace di prendere una bella pulitura. Anche gli antichi conobbero il 
orallo e 1’ ebbero in pregio, ma s’ingannarono interamente circa alla 
natura di questa produzione naturale, avendo creduto, siccome anche oggi 
si crede da moltissimi profani, che il corallo nobile sia una pianta la 
quale, molle e pieghevole finchè resta nel mare, sia capace invece d’in- 
durirsi immediatamente come pietra, tostochè venga messa fuori dall’ acqua. 
Però osservando con attenzione un ramo di Corallo tratto vivente dal 
mare, si trova che lo scheletro calcareo è rivestito di una scorza molle ed 
egualmente rossa, precisamente come un tronco d’ albero è rivestito della 
sua corteccia. Inoltre, se con qualche cura si sospende il ramo in un vaso 
di cristallo riempito d’ acqua di mare pura, dopo alcuni minuti in parecchi 
punti della superficie si vedranno comparire gli animaletti in guisa di al- 
trettanti teneri calici di bianchi fiorellini, con otto petali pennati. Ogni 
animale ha la struttura del polipo, da noi accennata di sopra, e trovasi 
unito agli altri polipi, oltre che per lo scheletro comune, anche per un 
sistema n canali nutritivi che percorrono la scorza. Anche quest’ ultima 
come lo scheletro, è un prodotto di secrezione degli animali, e consta 
di innumerevoli corpuscoli calcarei microscopici aghiformi. Lo scheletro 
interno poi risulta dall’ intima unione di simili corpuscoli ammassati negli 
strati, e così per questa struttura si distingue subito da ogni altra ma- 
teria che venga adoperata per falsificare il corallo nobile. La moltiplicazione 
del corallo nobile avviene per uova e per gemme. Accanto a colonie che 
portano solo individui maschi, o solo individui femmine, se ne trovano 
altre che portano individui dell’ uno e dell’ altro sesso, anzi talora si pos- 
sono osservare anche dei veri ermafroditi (organi maschili e femminili 
riuniti in un solo individuo). Dall’ uovo, mentre che è ancora nell’ orga- 
nismo materno, si sviluppa una larva piriforme, allungata, che esce dalla 
bocca del polipo, e per qualche tempo va libera, nuotando qua e là per 
l’acqua; ma, dopo si fissa con la parte posteriore del corpo, e si trasforma 
in un polipetto, che poi, producendo per gemmazione altri individui, dà 
origine ad una nuova colonia. 


13 


21. 


Vasca N. 


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pra una pietra. Impiccolita tre 


volte. I singoli pOlipi sono 


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base è morto il poli- 


sopra una pietra, con 
paio, quindi lo schele- 


Fig. 16. Isis neapolitana 


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polipi espansi. 


Fic, 17. Corallivm rubrum, con 


Fig. 14. Antipathes larix, su 


polipi espabsi, impiccolito 


della metà. 


una pietra, impiccolito 


tro è visibile. Impic- 


della metà, 


x 
. 


colito della meti 


14 Vasche N. 20 e 21. 


Il corallo nobile è proprio del Mediterraneo, e vi cresce in banchi presso 
alle coste, sopra di una parete rocciosa, alla profondità di 80-200 metri, 
raramente a profondità minori. Vien pescato principalmente presso alle Isole 
Jonie, ed alle coste di Algeri e Tunisi. Anzi, soltanto da queste ultime, il 
prodotto annuo è di circa 30,000 chilogrammi, del valore di circa due mi- 
lioni di lire. Anche tra Napoli e Capri s trova un banco, dal quale pro- 
vengono gli esemplari che si trovano nell’ Acquario, L'apparecchio per la 
pesca risulta di due pesanti sbarre di legno incrociate, a cui son sospese 
vecchie reti, funi a capi districati, ed altre cose simili, tutte trascinate sul 
fondo del mare da una robusta gomena, ed atte ad intricare nelle loro 
maglie i pezzi ramosi di corallo che sono strappati e tirati su. Quando 
poi si vogliono ridurre ad oggetti di ornamento, si strofinano con una 
spazzola, per allontanare la corteccia insieme con gli animali; quindi 
con una lima si toglie lo strato superficiale dello scheletro calcareo. Pre- 
parati i pezzi in tal modo, sono lisciati con tela smerigliata ed olio, e 
bruniti con l’acciaio; le perle sono arrotondate e traforate al tornio; le 
figure sono scolpite col bulino. Il prezzo del corallo, anche greggio, è 
molto vario. Spesso i pezzi grossi sono stati forati in vario senso da di- 
versi animali (vermi, spugne ), e quindi il loro valore è diminuito ; difatti, 
appena si riduce a 20 lire ed anche a 5 lire il chilogramma. La merce 
buona ordinaria vien pagata 40-70 lire il chilogramma; i pezzi scelti, co- 
lorati in rosa, possono giungere a 400-500 lire, ed anche oltre. Il corallo 
nero è un corallo nobile, trasformato chimicamente per l'azione del fango. 
Abituato come è alle acque profonde, il corallo non resiste nell’ Acquario, 
e quindi non vi si trova vivente, ma sta entro un piccolo recipiente con 


alcool nel fondo della vasca 21. 


Meduse (Cappelli di mare). 


(Vasca N. 20.) 


A questo gruppo appartengono forme gelatinose, o grosse come quelle 
dei generi Rhizostoma (fig. 18) e Cotylorhiza (fig. 19) ovvero 


Fig. 19. Cotylorhiza borbonica, 
impiccolita della metà. 


Fig. 18. RRisostoma pulmo, piccolo esemplare, 


i 


Vasca N. 20. 15 


quelle più piccole dei generi Pelagia (Fig. 20), Tima (Fig. 21), 
Qlindias (Fig. 22), Carmarina (Fig. 23) ecc. La trasparenza quasi 
completa del loro corpo, la bellezza dei movimenti, ed i colori spesso 
splendidi, attirano l’attenzione di ogni osservatore. 


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Fig. 20. Pelagia noctiluca, Fig. 21. Tima flavilabris, impiccolita 
impiccolita tre volte. della metà. 
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Fio. 22. Olindias Mitllerii, 
impiccolita della metà. 


Fis. 23. Carmarina hastata, 
impiccolita della metà. 


Come i polipi, le meduse non hanno nulla che si possa rassomigliare 
a capo, braccia o gambe. Guardate mentre nuotano, hanno l'aspetto di un 
largo disco in forma di un'ombrella aperta, o di un cappello di fungo, 
per mezzo delle cui contrazioni ritmiche l'animale viene spinto innanzi. 
Al margine di questo disco si trovano organi di senso che probabilmente 
servono alla vista ed all’udito. Dal mezzo della faccia inferiore del disco, 
come nella Carmarina, scende un peduncolo lungo, anche esso trasparente 
e gelatinoso, cavo nell'interno e munito all'estremo inferiore di un’ aper- 


» 


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16 Vasche N. 20 e 21. 


tura, l'apertura boccale. Talvolta questo peduncolo o proboscide, p. es. 
nella Cotiloriza e nella Rizostoma, è ampio e diviso in un gran numero 
di piccoli lobi, ciascuno dei quali a sua volta presenta pure un foro che 
mena nella cavità comune, ossia nello stomaco. Dal margini del disco, 
spesso lobati, della maggior parte delle meduse, pendono lunghi fili ( ten- 
tacoli), non ‘di rado disposti in doppia serie, e tali che 1 animale può a 
volontà ritirarli ed estenderli. Al pari dei polipi, anche le meduse pos- 
seggono cellule urticanti, mezzo di difesa eccellente pel loro corpo tanto 
delicato. L’ingrato bruciore, che talvolta risentiamo durante un bagno di 
mare, dipgade in molti casi dall'aver toccato qualche medusa. Anzi, ‘alcune 
Sec dell’ Oceano, che raggiungono un diametro di 30-60 cm. ed un peso 
di 25 o 30 chilogr., possono riuscire pericolose anche all’ uomo. 

Molte specie sono fosforescenti: e durante la notte si possono osservare 
p. e. gli individui di Pelugia noctiluca che emettono una luce verdastra. 

E degno d'interesse anche il fatto che piccoli pesciolini, come il Carana 
e lo Stromateus, hanno l'abitudine di starsene sotto 1’ ombrello dei grandi 
esemplari di Rkizostoma e Cotylorhiza, forse per essere difesi. 

In certi tempi le meduse, riunite insieme a schiere numerosissime, 
imprendono le migrazioni; e sono tanti individui che spesso i bastimenti per 
molte ore, ed anche per giornate, sono impediti nel loro corso da questa 
folla di animali trasparenti. Talvolta ancora si dà il caso che le meduse 
nuotano così fitte, che un bastone spinto in mezzo ad esse vi rimane fisso 
come in una massa tenace. Probabilmente queste migrazioni sono prodotte 
da un soverchio affollamento in un determinato tratto di mare, e quindi 
da mancanza di alimento, e forse in parte anche da influenze di clima. 
Le schiere più piccole, che non di raro si trovano sulle coste o nei seni, 
secondo ogni apparenza, trovansi in rapporto con la speciale maniera di 
propagazione per generazione alternante. 

Tale generazione alternante, scoperta la prima volta da Adalberto von 
Chamisso, poeta tedesco, mentre nel viaggio del Kotzebue intorno al 
mondo, studiava le Salpe, è stata dipoi dimostrata dal naturalista danese 
Steenstrup. Ridotta ai fatti essenziali essa può enunciarsi. così: Un indi- 
viduo A si riproduce, ma gli esseri generati non rassomigliano punto al 
genitore; li indicheremo con 5. Ora un individuo £ si riproduce a sua 
volta; la sua discendenza, lungi dal prendere la forma £5, ripete invece 
quella dell’ A. Ossia, con altre parole: perchè A riproduca A, vi è bisogno 
dell’intermedio .. 

In molte meduse, ma non in tutte, questo individuo intermedio ha la 
forma detta scientificamente di polipo idroide, la quale sembra una pianta, 
molto simile alle colonie di coralli. Come rappresentanti di questi polipi 
idroidi, nell’ Acquario esistono le belle forme dei generi Aglaophenia, 
Antennularia, Tubularia c Pennaria (fig. 24-27, Vasca Ni3219) 
i quali nascono da uova prodotte da meduse, si ramificano per scissione 
e per gemmazione, e formano così, al pari dei coralli, grandi e piccole 
colonie. In un certo periodo su di essi si sviluppano delle gemme, che si 
distaccano dal polipaio, e vanno nuotando sotto la forma di vere meduse, 
le quali poi a loro volta generano uova, da cui nasceranno dei polipi. I 
polipi idroidi si trovano in quantità immensa sulle pietre, sui banchi co- 
rallini e sulle coste rocciose fra le alghe marine. Gli animali. che concor- 
rono a formare queste colonie si nutrono di piccolissimi crostacei, vermi, 
infusorii, o larve che giungono alla portata dei loro tentacoli, e possono 
venire paralizzati dal veleno e dai dardi delle cellule urticanti, 


17 


yno. 
. Pennaria Cavolinii, 


piccola colonia. 


Fig. 26. Tubularia lar 


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Antennularia antennina. 


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Fig. 25. 


Fig. 24. Aglaophenia myrio- 
phyllwin, impiccolita della metà. 


18 Vasca N. 20. 


Sifonofori. 


(Vasca N. 20.) 


Questi bellissimi animali sono tanto interessanti quanto difficili a 
studiare; giacchè il loro corpo è molto fragile e così delicato che non si 
conserva se non con molta abilità. Non di meno, spesso, grazie alle cure 
speciali adoperate dai pescatori, principalmente allorchè il tempo è calmo, 
si possono vedere nelle vasche dell’ Acquario esemplari di Physophora 
(Fig. 28), Forskalia (Fig. 30), Hippopodius (fig. 29) ecc. 

Dal maggior numero degli autori i sifonofori sono ritenuti come co- 
lonie nuotanti, ossia come animali, che constano di più d'un organismo, 
e non di meno formano una sola unità. 

Che individui di una medesima specie possano vivere insieme, uniti 
in una colonia, è un fatto molto comune nel regno animale, ed i coralli 
ce ne offrirono già un esempio. Ma nei sifonofori le cose vanno diver- 
samente. Qui non si tratta più di individui simili, ognuno dei quali eser- 
cita le stesse funzioni, e così può in un certo modo vivere a sue spese 


Fig. 29. Hippopodius neapolitanus. 


Fig. 28. Physophora hydrostatica, 
impiccolita della metà. 


Invece le colonie dei sifonofori sono costituite dall’ unione d’ indi- 
vidui conformati assai diversamente (polimorfi), che si dividono fra loro 
le diverse funzioni della colonia, e così rappresentano un tutto orga- 
nico riunito, ovvero un organismo di ordine più elevato. Individui man- 
giatori, della forma di polipi, hanno cura di provvedere all’ alimento ; 
campanine nuotanti, simili a meduse, procurano o rendono più facile la 
locomozione; vere meduse s' incaricano della funzione della riproduzione, In 


Vasca N. 20. 19 


somma, a dirla in breve, esiste una « divisione del lavoro » analoga a quella 
che si trova nelle società di molti insetti (formiche, api); con la sola dif- 
ferenza, che, in questi ultimi, gl’ indi- 
vidui polimorfi sono tutti corpi isolati 
ed invece nei sifonofori gl’ individui 
sono insieme uniti indissolubilmente. In 
quel bel sifonoforo colorato in azzurro 
che fu detto Velella (Fig. 31).il tronco 
del polipaio è 
formato da un 
disco cartilagi- 
neo, dove gli a- 
nimaletti occu- 
pano la super- 
ficie inferiore, 
mentre che dal- 
la parte supe- 
riore si eleva un prolungamento, che, 
a guisa di vela, può contribuire alla 
locomozione della colonia nuotante alla 
superficie dell’ acqua. 


Fig. 81. Velella spirans. 


Ctenofori. 


( Vasca N. £0). 


I Ctenofori hanno comune coi si- 
fonofori e con le meduse la traspa- 
renza del corpo, proprietà molto fre- 
quente anche in altri animali marini, 
come in moltissimi molluschi, in al- 
cuni anellidi, in vari crostacei e per 
fino in alcuni pesci. Per quanto le 
nostre congetture permettono di adden- 
trarci in questi oscuri fatti della vita 
animale marina, possiamo dire che la 
ragione della trasparenza e dell’ assenza 
di tutte le sostanze coloranti, si deve 
trovare in qualche vantaggio, che tale 
proprietà conferisce all'individuo che 
la possiede, vantaggio che forse consiste 
nella difficoltà, di essere veduti dai loro 
nemici, o dalla preda. — Però questi 
animali trasparenti, p. es. queste delicate 
meduse, sono quasi tutti feroci predoni, 
che spesso inghiottono animali che a 
prima giunta si crederebbero sufficienti 
ad annientarle. Ma le armi terribili delle 

Fig. 30. Forskalia contorta. capsule urticanti mettono i polipi, le 

1 meduse ed i ctenofori in grado di ueci- 
dere animali più grandi di loro, anzi talvolta dei piccoli pesci che l’animale 
apparentemente tanto delicato va riducendo in forma di poltiglia, e finisce 


20 E Vasca N. 20. 


per digerire. Anche ai Ctenofori adunque la trasparenza del corpo rende ser- 


vizi molto utili. !) i 3 

Fra le specie del Golfo ricorderemo quella a forma di botte, Reroè 
(Fig. 32), relativamente abbastanza resistente, e l’altra invece assai più deli- 
cata, Callianira (Fig. 33), e l Rueharis (Fig. 34) che per la grande 


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Fig. 33. Callianira bialata. 


1) Gli animali trasparenti vivono per lo più nel mare aperto (onde si dicono pure ani? 
mali pelagici) e vengono alla superficie delle acque soltanto nella calma, e con luce poco 
viva. Per questa ragione avviene che non si può averli quando si vuole. Di solito sono tra- 
sportati a schiere dalle correnti, ed in grande abbondanza. Per catturare i grossi si fa uso di 
mastelli, in cui si deve farli entrare con molta cautela per non farli guastare, e nello stesso 
modo si trasportano poi nell’ Acquario; per i più piccoli, spesso visibili soltanto col micro. 


Vasca N. 20. 21 


delicatezza dei tessuti è assai difficilmente pescato in buono stato, e final- 
mente il bellissimo Cinto di Venere, Lestus Veneris (Fig. 35). Tutti questi 
animali si trovano abbastanza frequentemente nei serbatoi dell’ Acquario, 
dove richiamano l’ attenzione dell’ osservatore pei guizzi luminosi iridiscenti 


Fig. 55. Cestus Veneris, impiccolito della metà. 


che s' accendono e si smorzano qua e là lungo il corpo. La causa di 
questo fenomeno sta nelle sottili lamelle poste vicinissime luna all altra 
come i denti di un pettine in varie linee lungo il corpo, le quali rifrangono la 
luce e, agitandosi con moto vibratorio rapidissimo, producono delle ondate di 
vario colore. 


Echinodermi. 


(Vasca N. 1.) 


Appartengono a questo gruppo i Iticci di mare, le Stelle, le Oloturie 
ed i Gigli di mare. Questi animali sono molto interessanti, specialmente 
per chi non abita sulla riva del mare, giacchè essi costituiscono un tipo 
esclusivamente marino. Sebbene abbastanza semplici, pure sono più evoluti 
dei coralli e delle meduse. 

La forma esterna degli Echinodermi è abbastanza varia. Alcuni sono 
quasi sferoidali, altri piatti come una foglia, altri sembrano una stella; 
e ve ne sono anche di quelli che somigliano ad una salsiccia, 0, per 
usare un paragone più conveniente, hanno forma di un cilindro, e final- 
mente se ne conoscono taluni che stanno fissati sur uno stelo, e, come 
fiori, sembrano avere una corolla e dei petali. 

La pelle di tutti questi animali è fatta come un mosaico, giacchè è 
incrostata di un gran numero di piastre calcaree diversamente conformate, 
ma regolarmente disposte. Nei rec? ( Echinidi) tali laminette sono inca- 
stonate in modo tra loro, da formare una sfera a pareti rigide. Per con- 
trario nelle stelle ( Asteridi) i pezzi calcarei sono più indipendenti o ar- 
ticolati fra loro, così che permettono tanto la distensione della pelle, quanto 
i movimenti delle braccia (così si chiamano i singoli raggi) in alto, in 


scopio, si ricorre ad una rete di velo fittissimo, di seta. — I sifonofori e gli ctenofori special- 
mente, non ostante la loro grandezza, sono molto delicati, sì che basta un tocco alquanto 
ruvido per romperli, e renderne impossibile la cattura. Per lo più vivono nell’ Acquario 
soltanto per pochi giorni, quantunque si usi per essi la precauzione di tenerli dentro spe- 
ciali cilindri di vetro. Si noti pure che la maggior parte degli animali trasparenti spesso allo 
scuro emettono una luce viva, contribuendo così molto a produrre la fvsforescensa del mare, 


DO, Vasca N. 1. 


basso ed anche di lato. Le stelle serpentine (Ophiuridi) sono conformate 
in guisa, che le braccia possono eseguire dei movimenti simili a quelli 
dei serpenti, e le stelle chiomate (Crinoidi) (Fig. 36) possono anche 
muoversi a nuoto, battendo l’acqua con le lunghe e sottili braccia. Sola- 
mente la pelle delle oloturie è molle, poichè invece di piastrine calcaree, 
contiene soltanto piccoli corpuscoli non visibili ad occhio nudo, di forma 
spesso molto strana, come p. es. ancore, stelle, rosette. Essendo possibile 
l'estensione della pelle, le oloturie possono piegarsi ed estendersi in tutte 
le direzioni. 


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7. Sphaerechinus granularis, 


Fig. 36. Antedon rosacea, su un ramoscello Fio. 
di Antipathes, impiccolita della metà. impiccolito della metà. 


Nei ricci di mare ( Fig. 37) non si veggono quasi per nulla le lami- 
nette calcaree, giacchè su di queste trovasi un gran numero di aculei e di 
altre appendici che le ricoprono. Nè sono facili a distinguersi le laminette 
calcaree delle stelle ( Fig. 38 e 39), ma pure, esaminando qualche esem- 
plare morto, che si può chiedere al custode, chiunque potrà convincersi 
della loro esistenza e del loro grande numero. 

Ora come possono questi ricci e queste stelle muoversi nell'acqua, non 
avendo membra di sorta, nè potendo strisciare come i vermi o come i 
serpenti ovvero nuotare come le anguille? 

Prima di rispondere a tali domande, osservi il lettore con attenzione 
una stella, od un riccio vivente e fissato al critsallo della vasca. 


Fig. 38. Astropecten aurantiacus, impiccolito Fig. 99. Ecinuster sepositus, 
lo) ti $ ) 
quattro volte. impiccolito tre volte. 


Vasca N. 1. DO 


Sulla parte attaccata al vetro si veggono un gran numero di tubolini 
trasparenti, mobilissimi, con una ventosa all'estremità, i quali, come tanti 
| vermicciattoli, or si estendono e si ritirano, ed ora finalmente si fissano. Sono 
i cosiddetti pedicelli, i quali sono in comunicazione con un canale interno che 
corre lungo il braccio; i canali di ciascun braccio mettono capo in un 
canale circolare situato intorno allo stomaco nel disco centrale. e tutto il 
sistema, che non ha nulla di comune col sistema circolatore sanguigno, è 
pieno d’acqua di mare. Questa, assorbita dalla pelle, penetra nel corpo e 
quindi nei canali, che essendo contrattili, possono aumentare o diminuire 
la quantità d’acqua nei pedicelli i quali, distendendosi o ritraendosi, ser- 
vono alla locomozione. 

Così come le stelle, st muovono anche gli echini ed il maggior numero 


_ delle oloturie — soltanto che, per la diversa forma del corpo, negli echini 
fa: i pedicelli son disposti su tutta la superficie in cinque zone, e nelle olo- 


turie sono variamente distribuiti. 

Importantissimo è intanto ancora un altro uso che gli echini fanno 
dei loro pedicelli, e spesso si può avere occasione di osservarlo anche nel- 
l'Acquario, vale a dire la cattura della preda. 

Allorchè l’echino si accorge dell’appressarsi di qualche animaletto di 
cui voglia impadronirsi, tosto verso quel lato spinge alcuni pedicelli, con i 
quali circonda il corpo della vittima e l’inviluppa bentosto, se questa, in- 
‘cauta, non si accorse a tempo della vicinanza e del movimento del pericoloso 
nemico. Ai primi pedicelli altri ne seguono, e dopo questi l’echino tutto 
intero si appressa, e con centinaia di siffatte piccole catene tira lentamente 
alla bocca la mal capitata bestiolina. Si dibatta pure il prigioniere, rompa 

ancora qualcuna delle ritorte che lo circondano; ogni sforzo è vano: tosto 
altri pedicelli sostituiscono i già distrutti, la vittima soggiace al suo 
destino, che è quello di essere mangiata. 

La bocca degli echini, al pari di quella delle stelle, trovasi nella faccia 

inferiore. Molti echini, e tra questi quelli che vivono nell’ Acquario, hanno 
organi masticatori molto complicati, situati nell’ interno del corpo, e tali 
che permettono di stritolare oggetti molto duri. Altri vivono sempre nella 
sabbia, la quale viene inghiottita, per essere di nuovo rigettata, dopo che 
_sonò state digerite le sostanze organiche contenutevi. Le stelle non hanno 
organi masticatori, ma le pareti del loro intestino segregano succhi tanto 
—_caustici, che possono con tal mezzo uccidere gli animali che vengono portati 
alla bocca dai pedicelli — particolarmente conchiglie, e spesso anche pesci e 
crostacei. I pesci, se giacciono quieti sul fondo del mare, sono presi dai pedi- 
celli con tanta rapidità 
che è impossibile ormai 
ps lo scampo; ed è noto che 
le stelle di mare costi- 
pi $- tuiscono un vero nemico 

della pesca. 

Un Come alcuni echini, 
così anche il maggior nu- 
mero delle oloturie fanno 
consistere il loro alimen- 
| to nelle parti organiche 
Fig. 40. Cucumaria Planci, sopra una pietra, contenute nella sabbia e 
impiccolita della metà. nel fango, che vanno in- 


— troducendo nel loro stomaco. Altri (p. es. Cucumaria, Fig. 40) si nu- 
trono in un modo affatto diverso ; chè, raramente strisciando sul fondo del 


N97 Wp 
4 % nd, 


24 Vasca N. 1. 


mare o sulle roccie, ed invece, rimanendosene ferme a lungo sopra una 
pietra, ovvero sopra altro oggetto sporgente, svolgono una serie di grandi 
e ramosissimi tentacoli i quali, precisamente come i pedicelli, possono essere 
gonfiati dall'acqua; e continuamente or l'uno, or | altro s' incurva verso 
la bocca, vi s'intromette, e ne riesce per distendersi di nuovo; così l ani- 
male, leccando i suoi tentacoli, si ciba degli organismi che per avventura 
vi si attaccano. 

Alla superficie del corpo di taluni ricci ( p. e. Dorocidaris, Fig. 41 ) 
sono attaccati grossi aculei, d'onde ancora la presenza di pedicelli lunghis- 
simi che debbono oltrepassare gli aculei. In molte specie si trovano, frammiste 
ai pedicelli, molte tanaglie a due 
o tre rami, situate all’ estremità 
di peduncoli mobili, e capaci di 
afferrarsi agli oggetti circostanti. 
Le stelle posseggono anche degli 
occhi, sull’ estrema punta delle 
braccia; probabilmente essi non 
bastano per una visione distinta 
e sì limitano a far distinguere il 
chiaro dall’ oscuro. 

Gli Echinodermi sono divisi 
nelle quattro classi già notate: 
1° Crinoidi (€rinoidea), 2.° 
Stelle ( Asteroidea), 3. Ricci 
(Echineidea), 4.° Oloturie ( Mo- 
lothuroidea ). 

Della prima classe l’ Acquario mostra l' Antedon rosacea (Fig. 36), 
animale bellissimo e di colore molto variabile, presentandosi ora giallo di 
paglia od aranciato, ed ora sanguigno, bruno o bianco, siccome spesso se 
ne possono vedere gran numero nella vasca. Di solito se ne stanno af- 
ferrati coi loro uncini agli alberetti di corallo, o ai tubi di vermi, così 
che sembrano fiori variopinti. 

Molte sono le stelle nell’ Acquario, ed appartengono ai generi Aste- 
rias (Fig. 44), Astropeeten (Fig. 38), Luwidia (Fig. 42), ecc. Alcune 


Fig. 41. Dorocidaris papillata, impiccolita 
della metà. Non si vedono i pedicelli. 


Fig. 42. Luidia fragilis, impiccolita Fig. 43. Ophrioderma longicauda, 
quattro volte, impiccolita della metà, 


Vasca N. 1. 25 


di esse, come p. es., Echinaster, osservate più da vicino, appariscono 
bellissime, non solamente per la splendidezza del loro colorito, ma anche 
per la fine scultura del dorso. Numerosa abbastanza è la sotto-divisione delle 
stelle, detta delle O/iure, quantunque queste richiamino molto meno l’ atten- 
zione dell’ osservatore. Citiamo come esempio l' &phicderma (Fig. 43). 
Notevolissimi invece sono i ricci, tra cui, pel suo colore carneo pallido, 


p: e più ancora per la sua straordinaria grandezza l Rehinus acutus at- 
È tira maggiormente l’attenzione 


dei visitatori. Sul mercato sono 
venduti l’ EHehinus lividus 
e le specie affini, di cui, dopo 
aver aperto il dermascheletro, 
sì mangiano gli ovari, che al 
tempo della maturazione ses- 
suale appariscono come tanti 
grossi nastri gialli o rossi. Con 
un bellissimo colore violetto, 
ovvero rosso bruno, si presenta 
lo Sphaerechinus (Fig. 37); 
il Dorocidaris (Fig. 41) si 
fa notare per i suoi pochi ma 
grossi e robusti aculei. 

Le oloturie sono molto fre- 
quenti nel Golfo e l'Acquario 
ne alberga circa una mezza 

Fig. 44. Asterias glacialis, impiccolita tre volte. dozzina di specie, alcune delle 

quali rappresentate da un gran 

numero di individui. Notiamo fra queste particolarmente la grande Miolo- 

thuria tubulosa (Fig. 46), bruna, lunga talvolta 40 centimetri, e lo 
Stichopus regalis (Fig. 45), dal corpo depresso. 


VICAIA 


7 


eZ 

= CSC = 
PESCE PTT 
SZEIZAZZE 


I UIW O VARI 


SI 


; Fig. 46. Holothuria tubulosa, impiccolita tre volte, 


26 Vasche N. 1 e' 22. 


È curioso il costume di un pesciolino, il Fierasfer, che vive nella cavità 
del corpo delle oloturie come a casa sua; Vano gli serve di porta, dalla 
quale esce ogni tanto per acchiappare i piccoli crostacei che gli servono 
di cibo. 

Alcune oloturie sono mangiate con piacere da taluni popoli, sopratutto 
dai Chinesi, e il cosiddetto 7yepar9g è appunto il corpo dell’ Helothuria 
edulis, privato dei visceri e disseccato al sole o al fuoco. Migliaia di 
persone, principalmente malesi, e chinesi, sono occupate colla pesca e 
col commercio di questa vivanda, ripugnante ad un palato europeo, non 
potendosi essa mangiare, se non condita di un’ abbondante quantità di aromi. 
Ogni anno le isole coralline, situate tra la Nuova Olanda e la Nuova 
Guinea, sono visitate da intere flottiglie, che vanno in cerca della ricca 
pesca di questa specie di oloturia, ivi assai abbondante. 


Vermi Anellidi. 


(Vasca N. 22.) 


Al nome di vermi molte persone vengono prese da un senso di ribrezzo; 
e la ragione non sta solamente nella ripugnanza tradizionale, che quasi 
tutti hanno per animali così bassi, ma anche nella circostanza che pre- 
cisamente le poche specie del tipo dei vermi note al volgoz per la loro 
dimora e per le abitudini, meritano questa avversione. Fangosi lombrici e 
sitibonde sanguisughe, cisticerchi, tenie e trichine, ecco gli esseri a cui 
per lo più ricorre l'immaginazione, allorchè si sente discorrere di vermi; 
senza tener conto che, sotto il nome di vermi, sì comprendono ancora co- 
munemente i serpenti, le larve delle frutta e gli acari del formaggio, ed 
altre cose odiose di simil fatta, che in verità nulla hanno di comune coi 
vermi, quali sono intesi dai zoologi, eccetto la più grossolana apparenza. 

Eppure nel mare, precisamente di quei vermi, a cui appartiene il 
disprezzato lombrico, de’ vermi anellati, ossia degli Amellidi, vive una 
ricca famiglia, che per le bellezze della forma, e per gli splendidi colori, 
per nulla rimane indietro alle belle attinie ed agli altri graziosi abitatori 
delle acque marine. Per convincersi di questo, basta rivolgere uno sguardo 
alla vasca dei vermi del nostro Acquario (N. 22), vasca che sembra un 
giardino piantato di variopinte palme in miniatura. Qui, sopra sottili tron- 
chi, muovonsi in giro le elicoidi corone degli spirographis (Fig. 47); 
là, dai bianchi tubi calcarei, senza legge avvolti, sorgono i fiammeggianti 
fiocchi delle Protula (Fig. 48); in altri punti una rete avviluppata di 
tubicini delle Serpula (Fig. 49), con centinaia di pennelli colorati, fa, come 
una bella aiuola, mostra dei suoi ornamenti, molto più simiglianti a fiori 
che ad esseri animali. 

Ed intanto tutti questi sono veri vermi, il cui corpo anellato, simile 
a quello del lombrico, produce per difesa quei tubi coriacei o calcarei, da 
cui sporge quello che sembra la corona della piccola palma. Il più leg- 
giero tocco, e subito il piccolo fiocco sparisce nell'interno del tubo; il verme 
si è ritirato nella sua casa, a cui non è fisso con nessuna parte del corpo, 
per attendere, ivi nascosto, che sia svanito il pericolo. Allora lentamente 
e con prudenza caccia dall’ apertura del tubo il capo piumato, e di nuovo 
si spande in tutta la sua bellezza. Basta un leggiero scuotimento dell’acqua, 
per far ritirare nelle loro case molti di questi vermi; anzi, nelle specie più 


Vasca N. 22. 27 


Fig. 47. Spirographis Fig 48. Protula intestinum, 
Spallanzanii, im- impiccolita della metà. 
piccolito della metà. 


piccole, tale irritabilità è così grande, che viene avvertito anche un mo- 
mentaneo rabbuiarsi della vasca per nuvole scorrenti rapidamente innanzi 
al sole. 

Nel mare si riscontrano aiuole simile a quelli che presenta 1’ Acquario, 
e che, vedute attraverso l’ acqua cristallina presso alle coste rocciose. mo- 
strano uno spettacolo stupendo, ed offrono sempre al zoologo una ricca 
preda, non solo di vermi tubicoli, ma ancora dei più diversi animali che 
fra questi o su questi dimorano. 

Intanto, non tutti gli anellidi tubicoli costruiscono la loro casa di 
materia calcarea, ovvero, come lo Spirographis, di secrezione cutanea 
che poi s indurisce fino alla consistenza coriacea. Taluni impastano la 
sabbia, in cui si trovano, col loro muco e formano così teneri tubi di 
sabbia, come l Arenicola che i pescatori comunemente usano quale 


28 Vasche N. 20 e 22. 


esca, e come la Terebella, i cui tentacoli cefalici di color ranciato 
veggonsi spesso uscire dal fondo della vasca, sul quale, a guisa di gomi- 
toli di fili viventi, si muovono vivacemente l’uno sull’altro, e dovunque 
si vanno estendendo. Altri incollano pietruzze, frammenti di conchiglie 
e simili piccoli corpuscoli, laddove altri segregano guaine di muco, ov- 
vero vivono in lunghi tubi cornei, aperti ad ambedue gli estremi, come 
gli Onuphis che pertanto somigliano a sottili cannelli di penna. Gli 
onufi appartengono a quegli anellidi che vanno strisciando attorno libe- 
‘amente con le loro case, mentrecchè gli altri rimangono fermi sulle roccie, 
su pezzi di legno ed altri corpi sottomarini, ovvero fissano nel suolo la parte 
inferiore del tubo. Molte specie sono un flagello della navigazione, accu- 
mulandosi in tanta copia sulle chiglie, che il corso della nave ne rimane 
notevolmente rallentato. Singolari per l’ aspetto gelatinoso sono i tubi co- 
struiti dalla Miyxicola affine allo Spirographis. 

Ma nella loro prima giovanezza tutti questi animali sono conformati 
ben altrimenti. Dalle uova nascono larve liberamente nuotanti, di forme 
molto strane, che, dopo un breve vagare, si fissano, e solo allora, per una 
metamorfosi completa, cominciano a prendere le forme dell’ animale, che 
poi costruisce il suo tubo. 

Oltre a questi anellidi abitatori di tubi, di cui molte specie dai co- 
lori splendidissimi si trovano in tutti i mari meridionali, esiste pure 
una seconda divisione non meno ricca di forme, quella cioè degli Amel 
lidi liberi. Sin dall’ antichità il golfo di Napoli è noto ai zoologi come 
uno dei più ricchi luoghi, in cui si trovano tali animali; chè finora, 
tra liberi e tubicoli, se ne conoscono circa 300 specie. Abitatori del- 
l’ Acquario sono solamente pochi, poichè il maggior numero vive una 
vita molto nascosta, nel muco, nei cavi delle roccie e nelle fessure delle 
pietre, e solo di rado possono .per lungo tempo soffrire l’ influenza diretta 
della luce. Una delle più belle specie è l’ Aphrodita (Fig. 50), il cui 
rivestimento di setole brilla di mille colori metallici. Affine le è | Her- 
mione, che non ostante il suo bel nome, è una delle più meschine e 
brutte creature, come quella che è fornita di setole, facilmente caduche, 
ma provvedute ‘di sottili uncini, le quali s'inseriscono nelle mani di chi 
tocca l’animale, producendo una infiammazione. È uno degli animali più 
comuni del Golfo. 


Fig. 50. Aphrodita aculeata, impiccolita Fig. bl. Alciopa Cantrainii, 
della metà. impiccolita della metà. 


Fra i più belli anellidi va senza contrasto annoverata l’ Aleiopa 
(Fig. 51), trasparente come le meduse e i sifonofori, e, come questi, vi- 
vente per lo più alla superficie delle acque. Per conseguenza nell’ Acquario 
( Vasca, N. 20) è relativamente rara, dipendendone la cattura molto dal 
caso, siccome avviene per tutti gli animali pelagici ( V. sopra p. 20 nota). 

Negli ultimi tempi gli Anellidi hanno richiamata 1’ attenzione spe- 


Vasca N. 21. 29 


cialmente per questo, che lo studio comparativo della loro organizza- 
zione ha reso noti dei fatti, che sembrano giustificare 1’ ipotesi di una 
parentela fra gli Anellidi ed i Vertebrati. Viva è la disputa scientifica che 
oggi si agita su tale questione, per la quale intanto cresce anche maggior- 
mente l'interesse per lo studio degli animali inferiori, già d’ altra parte 
da lungo tempo riconosciuto. 


Briozoi. 


(Vasca N. 21.) 


Questo gruppo caratteristico di animali, così denominato dalla forma 
che le colonie prendono, somiglianti a cespuglietti di muschi od a colonie 
di coralli, è rimasto lungamente indeterminato, ed i zoologi ora lo posero 
fra i vermi, ora fra i molluschi, ora fra i celenterati. Adesso se ne forma 
un tipo a parte, per la speciale organizzazione dei singoli individui, i quali 
non si possono riunire a nessuno dei tipi suddetti, nè ad altri. 


Fig. 52. Retepora cellulosa, Fig- 53. Myriozoum truncatum 
5 1 ’ 
impiccolita della metà. impiccolito della metà. 


Il visitatore crederà forse abbastanza facilmente che sieno coralli quei 
merletti bellissimi, reticolati, della Retepora (Fig. 52), o i ramosi 
gruppi del Miyriozoum (Fig. 53), ma lo studio esatto ha provato che 
gli animaletti che formano questi cespugli e vivono in colonie, sono orga- 
nizzati in modo molto differente e più complicato che il corallo. I Briozoi 
vivono in tutti i mari, ed hanno una meravigliosa ricchezza di forme. 


Crostacei. 


( Vasche 6, 7, 20, 22, 23 e 25). 


Nei Crostacei troviamo un gruppo di animali, assai ben definiti per 
le forme caratteristiche. Di contro alla quieta vita degli eleganti Zoofiti e 
degli Anellidi, ed ai monotoni movimenti dei pigri Molluschi ed Echino- 
dermi, lo spettatore rimane colpito dall’agitarsi continuo, e spesso anche 
comico, della multiforme schiera delle aragoste, dei gamberi ed altri loro 
affini. Basta uno sguardo per convincerci che qui ci troviamo in pre- 
senza di esseri, le cui facoltà psichiche superano di molto quelle della 
maggior parte degli altri animali. Intendiamo parlare particolarmente dei 
granchi a coda corta ( Brackiuri), e degli altri crostacei, che a questi si 
rassomigliano e veggonsi riuniti nella piccola vasca N. 23, Per rendere 


30 Vasca N. 6. 


più facile il nostro studio, cominciamo intanto dall’ esaminare uno dei 
crostacei più noti nella vita comune, di. quelli a coda lunga (Macruri) 
p. e. il Gambero marino (Vasca N. 6). 

L’ Elefunte di mare, o Gambero marino, Momarus vulgaris 
(Fig. 54), in complesso non è se non una forma ingrandita del gambero 
di fiume. Per le sue grandi dimensioni si presta molto bene allo studio 
delle parti esterne, ed ogni visitatore potrà facilmente darsi conto di 
quello che diremo, se farà attenzione ai grossi esemplari che si trovano 
nell’ Acquario. Il corpo di un gambero ‘si divide in una parte ante- 
riore (cefalotorace), fornita di varie appendici e coperta di uno scudo 


Fig. 54. Homarus vulgaris, impiccolito tre volte. 


dorsale, intero; e di una parte posteriore (coda), composta di tanti anelli 
mobili, e terminata in una specie di ventaglio formato di larghe laminette. 
Il cefalotorace porta nella parte anteriore gli occhi, due paia di antenne, 
e sei paia di mascelle, tutte piegate verso la parte inferiore e denominate 
così: il primo paio mandibole, le due paia seguenti mascelle; le ultime 
tre paia piedi mascellari; tutte mobilissime, e facili a vedersi, specialmente 
quando il crostaceo mangia. In quest'ultimo caso si vede pure, che, mentre 
l’animale coi piedi mascellari tien ferma la preda, e la rigira in vario 
modo, con le mandibole e con le mascelle la va tagliuzzando. Ai piedi 
mascellari seguono cinque paia di piedi di cui le tre paia anteriori ter- 
minano con una tanaglia, notevole per robustezza nei piedi del primo paio, 
dove costituisce un organo di presa e un'arma potente. Anche la coda ha 
nella faccia inferiore alcune appendici piediformi, che nelle femmine ser- 
vono alla fissazione delle uova. 

Si osservi ora il nostro gambero con maggiore attenzione e si guardi 
come quasi continuamente agita quei suol palpi boccali piumati, e spesso 
ancora i piedi della coda. Questo è il suo movimento respiratorio ; giacchè, 
precisamente come gli animali terrestri polmonati rinnovano l’aria della 
respirazione allargando e restringendo ritmicamente i loro polmoni, così 
pure il crostaceo rinnova con quei movimenti l’acqua che va ai suoi 
organi di LO FRIFAZIONE, cioè alle branchie, situate alla base dei piedi, sotto 
lo scudo dorsale. Delle quattro antenne le due più piccole si muo- 
yono pure quasi i innanzi alla bocca su e giù con moto vibra- 


D) 
VA 


Vasche N. 6 e 7. 31 


torio piuttosto rapido. Probabilmente sono organi destinati all'olfatto, men- 
tre che le due antenne grandi coi loro lunghi flagelli servono al tatto. 

Un fatto impor tante nella vita del gambero è il cangiamento periodico 
della pelle, per cui l animale muta tutto il suo guscio. Giunto il tempo 
della muda, la pelle si fende nel margine posteriore dello scudo dorsale. 
Attraverso questa fenditura l’ omaro si affatica di cacciare fuori il suo 
corpo, e, prima sprigionando la parte posteriore, poi l'anteriore, giunge 
finalmente a venir fuori tutto; opera faticosa ed anche piena di pericolo, 
specialmente se sì pensa che debbono uscire dai loro foderi tutte le gambe e 
le grosse tanaglie, di cui spesso qualcuna va perduta, e gli occhi, le antenne, 
le parti della bocca ecc. Gli individui illesi, che di fresco mutarono la pelle, 
hanno tinte bellissime, ma, quasi consapevoli dei gravi rischi a cui vanno 
incontro per la poca resistenza del loro nuovo rivestimento, cercano istin- 
tivamente di nascondersi come meglio possono. 

In quanto alle abitudini degli omari viventi che si possono osservare 
nell'Acquario, diremo del costume che essi hanno di scavare dei solchi e 
delle fossette nella sabbia, parte per cercarvi un nascondiglio, parte per 
seppellire la preda. Oltre a ciò, richiama ancora 1’ attenzione il contegno 
loro sospettoso verso i compagni, con cui talora vengono a duro combat- 
co _ timento, dando talvolta mirabile prova della 
i forza gigantesca delle tanaglie. Gl’ invalidi con 
antenne mozze e privi di tanaglie, come forse 
il visitatore ne vede qualcuno nella vasca, sono 
appunto gli individui usciti così malconci dalla 
muda, o da un combattimento sfavorevole. — 
La patria degli omari son le coste dei mari del- 
l’ Europa settentrionale, ove essi formano o0g- 
getto di una pesca importante, fatta di solito 
per mezzo di nasse in cui 1’ animale s’ insinua 
di notte, allettato dall’esca che ivi si mette. 
Nel Mediterraneo è più raro, e quindi sui mer- 
cati ne cresce il prezzo. 


Fig. DD. Palinurus vulgaris, impiccolito tre volte. 


Nella vasca vicina (Vasca n. 7) il lettore trova l Aragosta, Pali- 
murus vulgaris (Fig. 55), che spesso vien confusa coll’ omaro ma che 
facilmente si distingue per la mancanza di tanaglie, per le spine di cui è 


3 


32 Vasche N. 7 e 23. 


fornito lo scudo dorsale, per le grosse antenne e per altre differenze che 
lasciamo alla ricerca del visitatore. Circa alla maniera di vita, questi due 
animali sono simili, quantunque l’ aragosta sia più socievole, più amica 
di pace, e più agile, arrampicandosi volentieri e con grande facilità su per 
le pareti rocciose. L'aragosta ama cibarsi di conchiglie, che sa aprire molto 
bene per mezzo dei potenti artigli dei piedi anteriori. Nel Mediterraneo 
è molto più frequente dell’ omaro, ed anche nel golfo di Napoli viene pe- 
seata in tutti i punti della costa. In ischiavitàù vive molto bene. 

Affine a questi crostacei è lo Seyllarus latus (Fig. 56), ossia 0 
cala di mare, animale molto pigro ed impacciato, che passa la maggior 
parte della sua vita restandosene 
acquattato in un angolo di roccia. 
Il suo corpo tozzo è di solito 
coperto di fango e di alghe brune 
(diatomee), onde avviene che per 
questo ed anche per la sua im- 
mobilità spesso viene preso per 
una pietra. Per difesa usa le an- 
tenne grandi conformate a guisa 
di due larghe piastre o palette, 
che gli servono pure a coprire il cibo durante il pasto. Le antenne pic- 
cole, conformate normalmente, sono di colore violetto, e si muovono conti- 
nuamente come nell’ omaro. Nella vasca dei granchi (Vasca N. 23) si trova 
spesso il piccolo Seyîlarus aretus (piccola Cicala di mare) vivace e 
ben colorito, che, in alcuni tempi, migra a schiere sulle coste rocciose. 

Dei gamberi più piccoli, viventi nell’ Acquario, facciamo menzione 
specialmente dei RPalaemon (Fig. 57, Vasca N. 25) notevoli per la 
trasparenza del corpo, per gli agili salti, e per la rapidità del nuoto. 
Abitano a schiere tutte le coste rocciose, e servono come cibo ad un 
gran numero di altri animali; ed anche nell’Acquario formano uno dei 
principali componenti delle provviste alimentari. Sono così sensibili 
che risentono i più leggieri scuo- 
\ di — timenti dell’ acqua, e vi reagiscono 


Fig. 56. Scyllarus latus, impiccolito tre volte. 


Fig. 57. Palaemon ciphias, impiccolito 
della metà. 


con potenti salti; anche pel suono 
sono sensibili, siccome è dimostrato 


Fig. 58. Stenopus spinosus, impiccolito —da alcune esperienze. I loro organi 
della metà. di udito stanno alla base delle an- 


tenne piccole, e consistono in un sac- 
chetto aperto all’ esterno per mezzo di una fessura, e rivestito nella 
parte interna di piccole setole poste in rapporto con le fibre del nervo 


“d Vasche N. 22 e 23. 33 


acustico. A ciò si aggiungono ancora i cosiddetti otoliti, i quali poi non 
sono altro se non alcune pietruzze che l'animale si ficca nelle « orecchie » 
mediante le tanaglie. Intanto, poichè ad ogni muda anche la membrana 
interna del sacchetto uditivo viene rigettata insieme alle pietruzze, ne de- 
riva che il crostaceo deve di nuovo provvedersene. Nel frattempo la fa- 
coltà dell’udito sarà forse più debole. 

Più rari e quindi non sempre presenti nell’ Acquario (Vasca N. 22) 
sono gii Stenopus (Fig. 58) ed i Penaeus (Fig. 59). Quest’ uiltmo 


ps Fig. 59. Penaeus caramote, impiccolito della metà. 
Ù ha una carne saporitissima e un tegumento poco spesso, quindi, se fosse 


più comune, formerebbe un cibo pregevole: Nel golfo di Gaeta si pesca ed 
è conosciuto sotto il nome di mazzacuogna. 


È Un gruppo di crostacei, che si possono considerare come termine in- 
fe termedio tra i Macruri ed i Brachiuri, è quello che viene rappresentato 
? dai Puguri, o Granchi eremiti ( Fig. 60-62, Vasca N. 23). Una conchiglia 
= di mollusco, che va correndo qua e là sopra gambe di granchio, e porta 
: passeggiando rose di mare, ecco quello che si vede guardando per la prima 
# volta un paguro. La figura curiosa, for- 


mata di tre diversi animali, richiama 
involontariamente 1’ attenzione dell’ os- 
servatore nel quale nasce il desiderio di 
Xe sapere qualcosa di più preciso su questa 
strana combinazione. Ora la cosa è più 
semplice di quello che pare, e procede così: 


Fig. 61. Pagurus striatus, impiccolito 
della metà. 


è Sri Dei 


v 


e e 


Sar 


Pera 


Fig. 62. Eupagurus Prideauxii, 


RE pg STE I A 


con la conchiglia ed una piccola 
Fig. 60. Pagurus striatus, colla conchiglia e attinia (Adamsia palliata), im- 
con tre attinie, impiccoliti della metà, piccoliti della metà. 


34 Vasca N. 23. 


I paguri sono crostacei che abitano nelle conchiglie vuote di molluschi. 
Uscendo dall’ uovo non differiscono punto dai giovani dei crostacei a lunga 
coda; nondimeno bentosto la parte posteriore del loro corpo, fino a quel 
momento dritta, comincia ad avvolgersi a mo’ di spira. Questo è il tempo 
che il piccolo paguro deve cercare la sua conchiglia. Se ne trova una vuota 
che possa servirgli per la sua grandezza, vi ficca senz altro la parte po- 
steriore del corpo; se, invece, la conchiglia vuota non c'è, ma ce n'è una 
ancora occupata dal mollusco, il crostaceo lo mangia, e ne occupa la casa. 
Per l’ adattamento di molte migliaia di anni a tale maniera di vita, questa 
coda è divenuta interamente asimmetrica e molle, e rassomiglia ad un lungo 
sacco, uniforme, non articolato, fornito, nella parte posteriore, di un paio 
di piccole zampe uncinate, destinate a tenerlo fisso alla conchiglia. Anzi, 
tale adesione è così forte, che qualcuno si lascia piuttosto lacerare in due, 
che trarre fuori. La conchiglia serve a difesa del crostaceo, e suole essere 
così grande, che esso in caso di pericolo, possa ritirarvisi tutto dentro. 
Crescendo il paguro, naturalmente deve uscire dall’ antica abitazione, dive- 
nuta ormai per lui troppo stretta, e cercarne un’ altra più spaziosa; questo 
il paguro fa con grande accorgimento ed arte. Trovata la conchiglia che 
fa al suo caso, prima la sottopone ad una seria ed esatta osservazione, così 
per l'esterno come per l'interno, introducendo specialmente nell’ apertura 
le sue tanaglie, e cercando di penetrare quanto più può con esse nell'interno, 
per assicurarsi che nulla ivi si trovi di sospetto. Allora soltanto che si è 
convinto che tutto è in ordine, prende finalmente la deliberazione di ese- 
guire il suo cambiamento di casa: con le tanaglie afferra la nuova con- 
chiglia che mantiene diritta con l'apertura nella posizione più opportuna, 
poi con una rapida mossa esce dall’ antica e penetra nella nuova, come se 
sapesse quanto delicato boccone sia per gli affamati pesci il suo molle e 
succolento addome. 

Ma quale relazione hanno mai i paguri con le rose di mare, fissate 
su quasi tutte le conchiglie abitate da essi, talvolta anche in numero 
di cinque e sei? Si tratta semplicemente d'un rapporto amichevole, de- 
rivante da uno scambio di servigi utili, i quali, a quanto pare, consistono. 
pel paguro, nella protezione de la sua casa riceve dalla presenza dei ve- 
lenosi dardi (organi orticanti) delle attinie, assai temuti da molti nemici 
dell’eremita (tartarughe, polipi), e per le attinie, nella facilità maggiore 
di procurarsi il cibo. Di fatti, non come le loro sorelle, che, fissate alle 
roccie, debbono attendere che la preda vada a cader loro in bocca, ma 
invece, trasportate in giro dal loro amico, vanno in contatto degli ani- 
mali che debbono servire loro di cibo, o ricevono parte del bottino, at dal 
loro ospite. Avviene questo specialmente per | Adamsia palliata 
(Fig. 62), una bella attinia, dalle macchie purpuree, fissata di solito 
sulle conchiglie abitate dall Rupagurus Prideauxii, e così disposta 
che il suo disco boccale è rivolto in giù. Il più maraviglioso in questi 
rapporti di due creature tanto differenti, consiste in ciò, che il crostaceo 
conosce la sua amica, e non solo cerca di coprire di attinie una conchiglia 
che ne è priva, ma ancora, allorchè cangia di abitazione, cerca di menare 
con sè anche le sue compagne! Più volte si è avuta occasione di constatare 
questo fatto che ormai è fuor di dubbio, e costituisce uno dei più mara- 
vigliosi casi di amichevoli rapporti che si abbiano ad osservare negli ani- 
mali inferiori. 

La vita dei paguri nell’ Acquario offre uno spettacolo vario, ricco di 
scene curiose. I combattimenti graziosi di questi battaglieri, i i capitomboli, 
il fuggire e l’ inseguirsi, le audaci aggressioni degli uni, ed il risoluto 


Vasca N. 25. 95 


scacciarli degli altri nei loro pranzi comuni, destano l'ilarità dello spet- 
tatore, il quale, guardandoli per qualche tempo con attenzione, rimarrà 
ancora altamente sorpreso di taluni tratti di astuzia e di abilità a trar 
partito dalla situazione, che ravvicinano di molto questi animali ai granchi 
a coda corta, al cui studio ora ci volgiamo. 

Nei paguri vedemmo una riduzione della parte posteriore del corpo, 
prodotta dall’ adattamento alla vita nell’ interno di conchiglie a chiocciola. 
Nei bBrachiuri questo regresso è ancora maggiore, ma nondimeno è dovuto 
ad un altro principio, ossia a quello della maggior libertà dei movimenti. 
Quella parte voluminosa del corpo da noi indicata nei gamberi col nome 
di coda, nei granchi è ridotta ad una piccola lamina circolare o triango- 
lare, ripiegata al disotto del corpo, sicchè non è visibile da sopra. La 
parte anteriore del corpo è sviluppata nel diametro trasversale, ed ha per 
lo più una forma triangolare o quadrangolare. 

Facciamo menzione dapprima dei granchi forniti di un corpo trian- 
golare. 

Quello che colpisce a prima giunta chi osserva questi animali, è la 
maravigliosa copertura che i medesimi si son fatta di ogni specie di corpi 
estranei. La Risa ad es. (Fig. 60, Vasca n. 25) porta sul dorso e sulle 
gambe tutto un boschetto di alghe e di briozoi; un’altra fa pompa di un 
bizzarro ornamento di ramoscelli di polipi idrarii, che aggruppati in ce- 
spuglietti rivestono la sua testa; altri, come gli Iamaehus ( Fig. 64), trasci- 
nano intorno sulle loro sottili gambe, piante, spugne ed ascidie — in 
breve, quanti animali si veggono, tanti e sempre diversi, e spesso somma- 
mente fantastici, sono i loro abbigliamenti. 


RAV 
Fic. 63. 
È 


Pisa tetraodon, 
impiccolita della metà. 


. Lig. 64. Inachus scorpio, impiccolito della meta. 


Or quale è lo scopo di tutto ciò? Nient'altro che il nascondersi, 
quanto più è possibile, ai nemici ed alla preda. Infatti tutti questi 
corpi estranei non si sono già da loro medesimi fissati sopra i granchi, 
ma il crostaceo stesso li ha ad arte trasportati sul suo corpo, non diremo 


36 Vasche N. 7 e 23. 


già con saggio provvedimento, ma in seguito ad un istinto ereditario, inco- 
sciente, che spinge gli animali a rendersi per tal modo irriconoscibili. 
Questa maschera è in molti casi così perfetta, da poter ingannare ancora l’ oc- 
chio dell’uomo esperto; giacchè, per l'estrema lentezza dei movimenti, per 
lo strano rivestimento, per l'abitudine di tenersi nel pericolo immobili, le 
Maie prendono per- 
fettamente 1 appa- 
renza di pietre rico- 
perte di piante ed 
animali. Per tenere 
fissi i corpi estranei 
sì servono di seto- 
le uncinate, disposte 
con una certa norma 
su tutto il corpo. Fra 
queste setole l ani- 
male fissa con molta 
arte le alghe ecc. per 
mezzo delle sue tana- 
glie. La grande Maia 
squinado (Fig. 65, 
Vasca N. 7) spinge 
questa tendenza a ta- 
9 le punto, che mette 
Fig. 65. Maia squinado, impiccolita della metà. sul suo dorso anche 

i i pietruzze e conchi- 
glie. Del resto spesso si vede anche come gli animali mangino una parte 


del loro rivestimento. Anche il Lambrus (Fig. 66, Vasca N. 23) ricopre 
le sue pinze lunghe e forti di uno spesso strato di varie materie. 

Tra i granchi quadrangolari tro- 
viamo abitudini simili. La Borippe 
lanata (Fig. 67) prende tutti quei 
corpi viventi o morti di cui possa im- 


Fig. 66. Lambrus angulifronss 
impiccolito della metà. 


padronirsi e, stringendoli fra 
le zampe posteriori dorsali, 
porta con se oloturie, asci- 


die, granchi, stelle, teste di Fig. 67. Dorippe lanata, impiccolita della metà. 
pesci, pezzi di vetro, frusti 
di legno — tutto ciò che trova, e che per la sua forma può servire come 


seudo, viene preso. Quando la Dorippe vuol portare sul suo dorso ani- 
mali vivi, questi offrono resistenza; donde i curiosi conflitti tra il gran- 
chio spinto dalla forza del suo istinto a tirar su la bestiolina, e questa 


APPETITO 


Vasca N. 23. 37 


che è ritrosa ad appagare i desiderii dell’ altro. Un crostaceo, la Dromia 
(Fig. 68), copre il suo dorso con una spugna silicea ( Suberites) gene- 
ralmente di color giallo ranciato, o anche 
di una colonia di ascidie composte; e si 
nasconde così bene, che guardando 1’ ani- 
male di sopra, se ne vedono soltanto le 
gambe. Anche questo granchio si serve 
per tale scopo dei piedi dorsali, con gli 
uncini dei quali tien fermo sul suo 
corpo lo scudo vivente, che si va man 
mano, insieme ad esso, ingrossando, 
Lo scopo di difendersi dal pericolo 
è anche raggiunto semplicemente col na- 
scondersi nella sabbia, come si vede 
molto bene nella Calappa (Fig. 69) 
che, contrariamente ai crostacei sopra nominati, ha il corpo molto pulito. 
Con pochi colpi delle sue zampe conformate a palette, l’animale si ap- 
profonda nel suolo sino agli occhi, che restano nel fondo allo scoperto, 
sempre in guardia per spiare all’ intorno. Nello stesso modo fa l Ria 


(Pig. 70). 


Fig. 68. Dromia vulgaris, con una 
spugna sul dorso, impiccolita della 
metà. 


Fig. 60. Calappa granulatu, impiccolita Fig. 70. Ilia nucleus, impiccolita 
della metà. della metà. 


I più sviluppati della famiglia sono i comuni granchi littorali (an- 
che nella vasca N, 23) fra cui i Carciaus ( Fig. 71), Lupa (Fig. 72). ed 


Fig. il. Carcinus maenas, impiccolito Vie. 72. Lupa hustata, impiccolita 


della metà. della metà, 


938 Vasche\N. 23 e 24. 


Eriphia (Fig. 73) ecc., la cui agilità e sagacia destano veramente mara- 
viglia, e, al pari della loro facilità di muoversi sulla terra, accennano ad 
un progresso nell’organizzazione. Chi ha una volta osservati questi granchi 
nel loro stato di libertà, ed ha cercato di afferrarli, avrà notato la difficoltà 
con cui fra centinaia potette appena prenderne qualcuno; ed avrà anche 


Fig. 73. Eriphia spinifrons, impiccolita della metà. 


notato con quanta destrezza gli animali fuggenti sappiano trar profitto di 
ogni nascondiglio, e come, messi alle strette, si pongano alla difesa con 
disprezzo della morte. Le robuste Erifie specialmente si mettono tosto in 
posizione di combattimento, poggiando sulle gambe posteriori, ed afferrano 
con forza maravigliosa ogni oggetto che loro si presenti. Nell’Acquario ab- 
biamo veduto rompere da questi granchi con le loro tanaglie fin dei tubi di 
vetro. Tutti i granchi littorali vivono a lungo, fuori dell’ acqua e vi si muo- 
vono quasi con altrettanta sicurezza, come nel loro elemento naturale. 


Oltre agli animali sinora descritti della divisione dei granchi a dieci 
piedi, abbiamo ancora da far menzione di qualcuna delle specie apparte- 
nenti al sottordine degli Stomatopodi. La Squilla mantis (Fig. 74, Va- 
sca N. 24) è un animale piuttosto snello, e predone, che ricorda quel- 
l’insetto che porta il nome di Mantis religiosa. Sopratutto la forma e la 


Fig. 74. Squilla mantis, impiccolita della metà. 


maniera di tenere i piedi-artigli, articolati come lame di temperino, e tali 
da poter essere fulminati sulla preda, sono i caratteri che ha di comune 
con la mantide. La squilla è un animale pulitissimo, e quasi incessante- 
mente s°' affatica a nettare con la massima cura tutte le parti del suo corpo, 
ora spazzolando e fregandosi gli occhi e le antenne, ed ora nettando le 
parti della bocca, e le zampe o gli anelli del corpo, 


Vasca N. 20. 59 


La grande moltitudine dei Crostacei inferiori, della cui ricchezza di 
forme solo il naturalista ha un'idea approssimativa, non è atta a far mo- 
stra di se in un Acquario al pari di quella dei Crostacei superiori. E ciò 
dipende sia dalle piccole dimensioni del maggior numero di essi, spesso 
congiunte ancora alla completa trasparenza, sia dalla maniera di vita na- 
scosta che sogliono menare. Ci limitiamo a far menzione delle specie più 
comuni, che si possono vedere qua e là nell’ Acquario. 

Quasi tutto l’anno in molte vasche, ma particolarmente in quelle delle 
aragoste e delle murene si veggono una quantità innumerevole di piccoli 
crostacei, che si aggirano presso al fondo sabbioso, come uno sciame di 
moscherini. Non sono giovani di specie grandi, ma animali adulti ( Mi- 
sidei), notevoli soprattutto per avere gli organi dell’ udito confinati 
nella parte posteriore del corpo, e per le zampe tutte bifide. Anche i 
Crostacei delle classi superiori hanno, quando sono giovani, tali piedi 
forcuti; onde si considerano derivati da animali simili ai Misidei oggi 
viventi. 

Del sottordine degli Isopoda, di cui il comune porcellino di S. An- 
tonio vivente nei luoghi umidi può servire di tipo, il visitatore dell'Acquario 
può vedere qualche volta alcuni Amilocra e Cymothoa fissati come paras- 
siti (pidocchi de pesci) sui pesci. Si trovano sul capo, sugli occhi ed anche 
sulla pinna codale, fissati per mezzo delle loro parti boccali, e con gli uncini 


‘delle sette paia di piedi, ovvero occupano regioni interne, come le bran- 


chie o la gola, nutrendosi del sangue. L' Anilocra, lunga fino a cinque 
centimetri, si fissa sull’ ospite così tenacemente, che nessuno sforzo del- 
l’animale tormentato può valere a strapparnela. La prole numerosa viene 
portata dalla femmina, fino a che non schiudano i piccoli, in una partico- 
lare borsa incubatrice, attaccata nella parte inferiore del corpo. Notevole è 
anche il fatto che ciascun individuo appartenente a queste specie dapprima 
possiede gli organi genitali interni di ambedue i sessi; in seguito si svi- 
luppa l'organo maschile e poi il femminile. Avviene dunque che esso è 
stato maschio e poi funziona da femmina. 

Al gruppo degli Amphipoda appartiene il Gammarus pulex, 
la comune pulce d’acqua di cui il lettore avrà spesso veduto migliaia d' in- 
dividui nei ruscelli e nelle fontane. Ma il maggior numero di tali crostacei 
vive nel mare. Particolare interesse desta la Phronima (Fig. 75), pic- 
colo crostaceo pelagico, trasparente come il cristallo, vivente in giovani pi- 
rosomi (V. p. 55), che essa riduce ad un bari- 
lotto, di cui poi si serve come abitazione mobile. 
Ivi tenendosi ferma con le zampe anteriori, cac- 
cia fuori la parte posteriore del corpo, e mo- 
vendo vivacemente a guisa di remi le appendici 
della coda, corre insieme al suo barilotto. Nè il 
piccolo Diogene usa la sua casa gelatinosa per 
se solo; chè all’occasione 1’ adopera anche come 
culla dei suoi piccoli, depositandovi a tempo op- 
portuno sulle pareti interne le uova, ed allevan- 
dovi poi i figli che ne schiudono. La Fronima 
viene presa alla superficie del mare con la rete sottile, particolarmente 
nei mesi di primavera e di inverno, insieme alle meduse, ai sifonofori 
ed altri animali pelagici, e si trova talvolta nella Vasca N. 20. 

L'ordine più basso dei crostacei è quello dei Cirripedi, non sempre 
presenti nell’ Acquario, i quali s' allontanano tanto dalle forme tipiche, che 
solo da poco tempo hanno potuto essere ben conosciuti. Anche il grande 


SA 


Fig.75. Phronima sedentaria, 
entro il barilotto. 


40 Vasche N. 10 e 22. 


Cuvier, di fatto, ritenne i Ralani, volgarmente conosciuti sotto il nome 
di denti di cane ( Fig. 76), e le Lepadi (Fio 18. 77) come molluschi, mentre 
che le ricerche posteriori, basandosi sulle forme giovanili e sulla fina strut- 
tura degli adulti, hanno dimostrato che i cirripedi sono veri crostacei. Tanto 
più difficile è quindi ad un osservatore non esperto il quale vegga per la 
prima volta questi animali, di considerarli come crostacei. 


Fig. 76. Balanus perforatus, sopra Fig. 77. Lepas anatifera, sviluppata su una po- 
una roccia, impiccolito della metà. mice galleggiante, impiccolita della metà. 


Per intendere ciò, giova osservare che la forma strana e simigliante 
a quella delle conchiglie fisse, è conseguenza di una trasformazione re- 
trograda molto avanzata. Quando sono giovani, tutti questi animali sono 
liberi ed hanno un corpo piriforme con tre paia di piedi natatori bira- 
mosi. Questa è la forma giovanile, comune a molti crostacei inferiori, che 
i zoologi dicono ravplius. Ma, dopo alcune mude, questo nauplio, fissatosi 
col capo in qualche punto, si trasforma, e la pelle segrega uno scheletro, 
fornito di lamine calcaree che nascondono interamente il erostaceo, permet- 
tendo semplicemente attraverso una fessura il passaggio di quei piedi ra- 
mosi e cirriformi. Si può vedere facilmente, tanto nei balani come nelle 
lepadi, il ritirarsi e l’avanzarsi alternato di questi cirri articolati, poichè 
l’animale li muove continuamente per attirare l'acqua per la respirazione 
ed il nutrimento. 

Sulle coste rocciose di tutti i mari i balani fanno un rivestimento 
caratteristico delle pietre ed altri oggetti sottomarini posti alla superficie, 
ai quali questi animali rimangono così fortemente aderenti che nulla può 
contro di loro la forza delle onde. Similmente sopportano benissimo | esser 
messi a secco dalla marea; e nella massima arsura del sole rimangono 
vivi con quella piccola quantità d’acqua che può essere stata ritenuta fr: 
le lamine della conchiglia chiusa ermeticamente. Le lepadi si trovano di 
preferenza attaccate ai corpi galleggianti, particolarmente su bastimenti 
e pezzi di legno. (Tali pezzi talvolta si trovano nella Vasca N. 10 e 22). 


Molluschi. 


( Vasche" N. 8, 15, 19.20, 22 e 24). 


Sotto questa denominazione si comprendono le lumache, le conchiglie 
ed animali ad esse simili, i quali soprattutto si distinguono per la man- 
canza di uno scheletro, sia interno, come quello dei vertebrati, sia esterno, 


Vasca N. 15. 41 


come quello degli animali articolati. I Molluschi non sono divisi in anelli. 
La maggior parte di essi possiede una conchiglia formata da uno o due 
pezzi; molti non hanno un capo chiaramente distinto dal corpo, portante 
occhi e tentacoli. 

Noi cominciamo dal gruppo più perfetto dei molluschi, cioè dai Ce- 
falopodi, nei quali la bocca è circondata da otto o dieci tentacoli o piedi, 
particolarità che ha fatto dare il nome a questi animali 

Il polpo, Vetopus vulgaris (Fig. 78 e 79, Vasca N. 15) è frequente 
sulle coste del Mediterraneo. Nel suo corpo si distingue una parte sacci- 
forme, la quale esegue movimenti respiratori ritmici, ed un capo breve 
che porta i grandi occhi, ed otto braccia. Nel centro della corona delle 
braccia, sotto di una larga membrana cutanea, trovasi la bocca, armata di 
mascelle dure, curve come i pezzi del becco di un papagallo. Quando l’ani- 
male respira, fa entrare, aprendo una larga piega della pelle, l’ acqua nel 
così detto mantello, che circonda le branchie; penetratavi l’acqua, chiude 
l’apertura e fa uscire il liquido, già servito alla respirazione, per mezzo 
di un corto tubo, chiamato sifone (V. Fig. 79). Questo serve anche da 


Fig. 78 e 79, Octopus vulgaris. 78 mentre nuota; 79 mentre è seduto su una 
pietra. Impiccolito tre volte, 


492 Vasche N. 19 e 24. 


organo di nuoto, giacchè l’ urto dell’ acqua rigettata spinge l' animale in- 
dietro. Le braccia servono per strisciare o per aderire, come pure per pren- 
dere e tenere ferma la preda, ed a questo scopo sono fornite di una doppia 
serie di ventose che agiscono come organi di adesione. 

Il polpo si ciba specialmente di crostacei e di pesci ed è predone 
ardito e robusto che aspetta la preda nascosto nelle fessure delle roccie. 
Anche nell’Acquario, seguendo il suo istinto, trascina ed ammassa insieme 
grosse pietre, cercando di nascondersi quanto meglio può; in ciò è mira- 
bilmente aiutato ancora dalla proprietà che ha di cangiar colore, imitando 
quello degli oggetti che lo circondano. 

La pesca dei polpi si fa sopra tutte le coste del Mediterraneo, allet- 
tandoli con l’ esca, attaccata ad una corda, e poi tirandoli su. Si trovano 
frequentemente sul mercato, sono commestibili, e di buon sapore; essendo 
pregiate specialmente le braccia degl’ individui giovani. 

Affine al polpo è l Eledone moschata, o polpo muschiato, più 
piccolo del precedente, munito di una sola serie di ventose per ciascun 
braccio. Timido, sì nasconde volentieri negli angoli (Vasca N. 24), e spande 
odore di muschio che si comunica all’ acqua. Abbastanza frequente sul 
mercato, costituisce una merce molto comune, ma per lo più viene man- 
giato soltanto dal basso popolo. 

Uno de’ cefalopodi più interessanti è la seppia, Sepia officinalis 
(Fig. 80, Vasca N. 19), dal corpo ovale, appiattito, circondato lateral- 


Fig. S0. Sepia officinalis, impiccolita della metà. 


mente da una pinna e con una conchiglia piatta, situata sotto la pelle 
del dorso, e conosciuta comunemente col nome di osso di seppia. Le braccia 
sono molto più corte che nel polpo, e di solito vengono tenute insieme ; tr: 
esse ve ne sono due più lunghe, che sono nascoste e vengono slanciate 
per predare crostacei e pesci. Molto interessanti nelle seppie sono la secre- 
zione dell’ inchiostro ed il cangiamento di colore, l' una e l'altra proprietà 
comuni anche ai polpi ed agli altri cefalopodi affini, ma nelle seppie molto 
più frequentemente ed efficacemente messe in uso. Il colore adoperato nella 
pittura col nome d’ inchiostro di seppia è appunto il prodotto disseccato 
di una glandola, della così detta borsa d’ inchiostro; il contenuto può 
essere espulso dall’ animale a volontà, ed è così denso che una piccola 
quantità basta per involgere istantaneamente 1° animale in una nuvola 
nera che spaventa il nemico e protegge la fuga. I nero di seppia si è ot- 
tenuto pure dalle specie fossili, e sperimentato ancora buono ad usarsi. — 
Il maraviglioso cangiamento di colore dell'animale vivente dipende da 
cellule ( cromatofori) situate nella pelle, e riempite di materia colorante 
molto sottilmente divisa. I cromatofori possono essere contratti ed estesi, 


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Vasche N. 3 e 19. 43 


producendo così quello svariatissimo mutar di colori, quel formarsi e scom- 
parire di nuvolette, di strisce, di macchie, di disegni che variano se- 
condo lo stato di quiete o d’ irritazione dell’ animale. Le seppie possono 
cangiare colore interamente a loro grado, siccome si vede dal fatto che 
esse prendono immediatamente il colore della sabbia su cui riposano, in 
guisa da potersi appena distinguere da questa. Similmente diventano di 
colore oscuro, quando si trovano su un fondo di roccia oscura. 

Gli animali sono a sessi distinti; ed impetuose molto sono le solleci- 
tazioni dei maschi per la femmina, per cui si vestono dei più brillanti 
colori. La femmina depone delle grosse capsule di uova nere e piriformi, 
e, disponendole ad uno ad uno sopra i cespuglietti di coralli e di alghe, 
per lo più uno vicinissimo all’ altro, ne forma dei grossi grappoli che 
spesso si possono vedere nella Vasca N. 19. I piccoli nati rassomigliano 
a’ loro genitori, e subito dopo la nascita possono cangiare il colore e schiz- 
zare l’ inchiostro. 

La seppia è un’ animale ricercato; se ne mangia la carne; e la con- 
chiglia, o osso, serve a levigare il legno, ovvero viene adoperata come pol- 
vere da denti. 

Tra gli ospiti dell’ Acquario, specialmente in inverno, trovasi il cala- 
maio, Loligo vulgaris (Fig. 81, Vasca N. 3), animale semitrasparente, 


Fig. SI. Loligo vulgaris, impiccolito della metà. 


simile quasi ad una freccia, ma che non resiste in cattività. Battendo le 
delicate loro ali, questi molluschi nuotano sempre dritti innanzi ed indietro, 
senza volgere il corpo, e nuotano incessantemente fino alla morte, che per 
lo più segue solo pochi giorni dopo la pesca. Mirabilmente sensibili, ogni 
leggiero scuotimento li spaventa, ed eseguono dei salti rapidi e fiammeg- 
giano di tinte porporine splendidissime, che spiecano sul loro corpo ordi- 
nariamente bianco come latte. Si cibano di piccoli gamberi; e, come le 
seppie, sì servono di due speciali braccia più lunghe per catturare la preda. 
La carne è molto ricercata; la conchiglia è traslucida, pieghevole e somi- 
glia ad una penna d’oca; la secrezione dell’ inchiostro, molto abbondante, 
fece dare all’ animale il nome di calamaio. 

Alcuni animali giganteschi affini ai calamai, ed osservati negli oceani, 
hanno forse dato il fondamento storico a delle favole. Così p. e. racconta 
Plinio di un animale di questa specie, venuto di notte da Carteja nei 
serbatoi di pesci, il quale mise in fuga i cani coi suoi sbuffi e colle sue 
braccia. Il capo, mostrato a Lucullo, era grande come una botte di quin- 
dici anfore, ed i tentacoli, che un uomo appena poteva abbracciare, mi- 
suravano 10 metri in lunghezza e portavano ventose che contenevano 
un'urna d’acqua. Inoltre racconta il Montfort di un polpo, il quale, presso 
S. Elena, strappò due marinai da un ponte di bastimento; un’ estremità di 
braccio di questa bestia rimasta intricata negli attrezzi del bastimento, 
era lunga $ metri. Altre notizie di Cefalopodi giganteschi si debbono alla 


44 Vasche N. 3, 22 e 24. 


nave francese A/ecto, che n° ebbe ad incontrare uno nel 580 novembre 1861 
fra Teneriffa e Madera. L'animale misurava 5-6 metri senza contare le 
potenti braccia. Nel 1875 sulla costa di Terranova furono trovati alla su- 
perficie del mare uno straordinario numero d’ individui giganteschi, morti 
o morenti, in media ciascuno del peso di 500 chilogrammi e con le braccia 
lunghe 12 metri. Mostri somiglianti si osservarono anche sulle coste del 
Giappone, di Alaska, e dell’ isola di S. Paolo nell’ Oceano meridionale. 


I Gasteropodi, come i Cefalopodi, hanno un capo diviso per lo più 
chiaramente dal tronco, ma senza braccia, ed il corpo fornito di un organo 
piatto destinato a strisciare, detto piede. In molti i visceri sono rinchiusi 
in una conchiglia calcarea ricurva, in cui può ritirarsi anche tutto il 
resto del corpo dell’ animale; essa è segregata da una speciale piega cu- 
tanea, detta mantello, e trovasi attaccata all’animale solo per mezzo d’ un 
muscolo. Anche il piede spesso porta un coperchio corneo o calcareo, detto 
opercolo, che chiude l’ apertura della conchiglia, quando l animale vi si 
ritira. Della bellezza e dello splendore dei colori, come ancora della va- 
riabilità delle forme di queste conchiglie, rendono testimonianza le collezoni 
dei musei. Il maggior numero dei Gasteropodi appartiene al mare, ed i più 
importanti abitatori del Golfo albergati nell’ Acquario sono i seguenti. 

L’orecchia di mare, Maliotis (Fig. 82, Vasca N. 22) ha una con- 
chiglia molto depressa, con un’apertura molto ampia, e con una serie di 
fori, da cui escono alcuni prolungamenti del mantello. La conchiglia per 
il bellissimo splendore madreperlaceo, che presenta nell’ interno spesso, si 
usa come ornamento. 

La Cassis ( Fig. 83, Vasca N. 3) è molto importante nel commercio, ser- 
vendo per la fabbricazione dei cammei. Per far ciò si segano i pezzi più 


Fig. 82. Haliotis tuberculata, Fig. 83. Cassis sulcosa, impiccolita 
impiccolita della metà. della metà. 


adatti di conchiglie ordinariamente più grosse e se ne brunisce la superficie 
esterna; indi mediante il bulino che si usa nella lavorazione dei coralli 
si fanno incisioni e rilievi, profittando degli strati a diversi colori di cui 
la conchiglia è costituita. 

La Natica (Fig. 84, Vasca N. 24) possiede in sommo grado la pro- 
prietà di rigonfiarsi, assorbendo acqua nelle cavità del piede, fino a divenire 
tre volte più grossa, e cammina con rapidità, in opposizione alla prover- 
biale lentezza e pigrizia delle lumache. 


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Vasca N. 3. 45 


Fig. 84. Nautica millepunctata, Fig. 85. Murex brandaris» 
impiccolita della metà. impiceolito della metà. 


I Murex (Fig. 85, Vasca N. 3) sono rappresentati da più specie 
che sono fra le conchiglie più frequenti di tutto il Mediterraneo, e che nel- 
l’antichità erano molto conosciute, perchè fornivano la vera porpora, usata 
dagli antichi per tingere le vesti di lusso. La porpora è il prodotto di 
una glandola situata nel mantello che, osservata a fresco nell’ animale, è 
di colore bianco-gialliccio, ma esposta alla luce del sole, diviene prima 
color giallo-citrino e verdiccio, e più tardi di un bel violetto che, con- 
tinuando Vazione del sole, diviene sempre più oscuro. L'intensità della 
tinta dipende dalla quantità della materia usata, e quindi è in arbitrio del 
tintore il variarne le gradazioni. 

Il Tritonium modiferum (Fig. 86, Vasca N. 3) è una lumaca 
grossolana di grandi dimensioni, con capo sporgente, tentacoli oculiferi, e 
con una proboscide molto estensibile; si aggira lentamente strisciando sul 
fondo del mare, e si ciba di altri animali. La sua pesante conchiglia, ele- 


gantemente ravvolta, fu già dagli antichi usata come tromba da guerra, ed 
anche oggi dal popolo viene adoperata come corno da segnali. Il susurro par- 
ticolare che si ode, quando si pone questa od altra grossa conchiglia con 
l’apertura rivolta all’ orecchio, dipende dalla risonanza delle pareti av- 
volte della cavità le quali raccolgono le onde sonore. Se manca assoluta 
mente ogni strepito, anche le conchiglie non susurrano. 


46 Vasche N. 3 e 22. 


Il Dolium galea (Fig. 87, Vasca N. 3) è la lumaca più grossa del Me- 
diterraneo, fornita di una conchiglia ventricosa, a pareti sottili, e notevole 
pel suo corpo bianco con macchie nero-brune, e per la grossa proboscide. 


Fig. 87. Dolium galea, impiccolito tre volte. 


lole sali- 

vari, e la loro secrezione. Esse in fatti raggiungono un diametroftdli 4 cen- 
timetri, e il liquido segregato contiene 3-5 per cento di acide solforico, 
e !/ per cento di acido cloridrico libero. L'animale spruzza q sua di- 
fesa dalla bocca una certa quantità di questo liquido; ma finora-n Ì 
sa come avvenga che questi acidi minerali liberi possano essere prodotti e 
conservati nel corpo della lumaca. RA 
Notevole molto è il Vermetus (Fig. 88, 
come tutti gli altri, ma fisso e con una conchig 
ai tubi calcarei ripiegati delle Serpule (V.s0 
osservando 
si riconosce dl 
maca, ed i cort 
in tutto dal ciuffo | 


Maravigliosa è in questo animale la grandezza delle glandò 


e 


maggiore attenzione, 
go rigonfio della lu- 


7 13, nylva- 
cemente colorato, del capo, vermi. 
Gli animali si nutrono - piccoli 


crostacei e vermi, che s’ aggirano vi- 
fi ‘cino ad.essi, ed irritati, si ritirano 
f subito nel fondo dei tubi. Nella pa- 
rete interna di questi attaccano an- 
che le uova, da cui schiude una larva 
libera, che più tardi si fissa. 
Affine a queste lumache fornite 
di conchiglie, trovansene altre for- 
manti un gruppo che fu detto degli 
Fig. 88. Vermetus gigas. Due esemplari vi- Opistobranchi, giacchè hanno le bran- 
venti ed un tybo vuoto. Impiccoliti della metà. chie situate dietro il cuore, a diffe- 
renza delle prime, che le hanno al 
davanti. Manca la conchiglia, ovvero è rappresentata da un rudimento na- 
scosto sotto il mantello, similmente a ciò che vediamo nei lumaconi terrestri. 


Vasca N. 3. 47 


Agli Opistobranchi appartiene V AplIysia (Fig. 89, Vasca N. 3), animale 
5 ka . . 5 . . . . 
di colore bruno, abbastanza grosso, fornito di due paia di tentacoli, di cui i 
posteriori, rimanendo eretti, somigliano un poco alle orecchie di una lepre. 
Il mantello si prolunga in due grosse lamine aliformi, per mezzo delle 
uali il mollusco può nuotare, sebbene per lo più strisci pigramente le 
ea (BS Sr, 
roccie. Dovendo cominciare i movimenti di nuoto, batte le « ali », fino a 


Fig. 89, Aplysia depilans, impiceolita della metà. 

che lo sforzo aumentato lovsollevi dal suolo; poi una volta sollevato, 
nuota abbastanza rapidamente ed uniformemente, ma non a lungo. Irritata, 
l’Aplisia caccia dal corpo un liquido di un bel violetto, che serve, come 
il nero per la seppia, quale mezzo di difesa: Il potere venefico di tale so- 
stanza sembra che sia stato già conosciuto dagli antichi. Gli individui grossi 
somministrano fino a due grammi di materia colorante pura e disseccata, 
che, secondo recenti esperienze chimiche, sembra essere un vero colore 
d’anilina. 

Le Aplisie sono erbivore, e pascolano a schiere nei prati di alghe sul 
fondo del mare. E bello vedere quando nell’ Acquario, portate a questi 
animali alcune pietre rivestite di alghe, le Aplisie da tutte le parti accor- 
rono al pascolo ed in poche ore consumano tutto. Così appuîito si pratica, 
per mantenere bene in istato di schiavitù, questi gasteropodi che spesso 
depongono sulle pareti masse di uova gialle o violette, in forma di nastri 
più volte ripiegati. i 


Fig. 90. Pleurobranchus testudinarius, Fig. 91. Umbrella mediterranea, 
impiccolito quattro volte. impiccolita della metà. 


Nella vasca N. 3 si trovano anche le seguenti specie affini, caratte- 
ristiche per il loro corpo depresso, cioè il Pleurobranchus (Fig. 90) 
e Vl Umbrella (Fig. 91), quest’ ultima provvista di un piede molto alto e 
di una conchiglia piatta. A 


48 Vasca N. 20. 


Una delle più belle lumache fra gli Opistobranchi è la Tethys le- 
porina (Fig. 92, Vasca N. 20). Nel suo corpo bianco e semitrasparente 


Fig. 92. Tethys leporina, impiccolita della metà. 


si distinguono il capo, ca- 
ratterizzato da un gran- 
de prolungamento in 
forma di velo, ed il 
tronco, sulla cui super- 
ficie dorsale, oltre alle 
branchie, delicate e tra- 
sparenti, si vedono anche 
alcune grosse appendici, 
elegantemente macchiet- 
tate, che cadono facil- 
mente, e perciò sono sta- 
te credute parassiti. La 
Tethys va fra gli ospiti 
periodici dell’ Acquario, 
nello stesso modo che gli 
animali pelagici, insieme 
coi quali i pescatori la 
raccolgono alla superficie 
del mare, servendosi di 
un grosso bicchiere. In 
prigionia vive soltanto 
poche settimane. i 

Bellissima di colori, 
ma molto più piccola, 
è ’Aeolis (Fig. 93). Ap- 
partiene a questo gruppo 
anche la Doris (Fig. 94), 
distinta pel suo fiocchet- 
to di branchie situato 


sulla parte posteriore del dorso. Non di rado nella Vasca N. 20 si vedono 
anche le uova di questo mollusco, come pure nella Vasca N. 3 quelle di 

Tell . . . . 
altre grosse lumache, ‘incluse in una sostanza gelatinosa, ed in forma di 


nastri gialli o bianchi. 


Fig. 93. Aeolis papillosa. 


Fig. 94. Doris tuberculata, 
impiccolita della metà. 


Anche tra i molluschi si trovano animali pelagici trasparenti come 
vetro (V. sopra p. 9, nota). Difatti insieme alle meduse, ai sifonofori, ed 
ai ctenofori, sopratutto in primavera ed in autunno, dalla superficie del 
mare si raccolgono ancora, sebbene di rado, le strane forme degli Ztero- 


podi e dei Pteropodi, le quali nondimeno durano in vita nell’ Acquario. 


solo per poco tempo, talvolta per poche ore, e quindi appartengono ai più 


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lai arie cen ia a) 


Vasca N. 20. 49 


rari abitanti della Vasca N. 20. Degli Zferopodi ricordiamo il genere 
Pterotrachea (Fig. 95) animali cristallini, allungati, con una probo- 
scide ripiegata a ginocchio, con una pinna in forma di scure (corrispon- 
dente al piede delle lumache), e con un gomitolo di visceri fusiforme ed 


Fig. 95. Pterotrachea coronata, impiccolita della metà. 


argentino. Nuotano con una grandissima agilità, ripiegando rapidamente 
la pinna a destra ed a sinistra, e sorprendono per mezzo della loro 
lingua protrattile, fornita di uncini, i piccoli animaletti pelagiei e tal- 
volta anche altri individui della stessa specie. Lo stesso si dica della 
Carinaria (Fig. 96), che spesso raggiunge notevoli dimensioni, ed ha 
una conchiglia fragile e trasparente. 

I Pteropodi differiscono moltissimo dalle lumache tipiche. La regione 
del capo viene indicata solamente da un’ apertura boccale, circondata da 
brevi tentacoli, ed il corpo, variamente conformato, spesso è involto da 
una delicata conchiglia. Ma, quello che più colpisce, sono due grosse pinne 
in forma di ali, che si trovano situate sul capo o sul collo e che dal- 
l’animale vengono usate come le ali di una farfalla, donde il nome vol- 
gare di farfalla di mare. 


Fig. 96. Carinaria mediterranea, impiccolita della metà, Fig. 97. Hyalaca tridentata. 


Il genere più frequente è la Myalaea (Fig. 97), provveduta di una 
delicata conchiglia cornea, bruna, e di grandi pinne che agita senza posa. 
È frequente, ma nell’ Acquario vive appena un giorno. 


I Bivalvi costituiscono Vl ultimo gruppo dei molluschi. Dalle lumache si 
distinguono già per caratteri esterni, quale è per es. la conchiglia formata 
di due pezzi, mobili l uno sopra dell’ altro, atti ad essere ravvicinati da 


50 Vasca N. 22. 


speciali muscoli e tenuti distanti da un legamento elastico, quando il mu- 
scolo è in istato di rilasciamento. 

Carattere importantissimo di questi animali è la mancanza di un capo 
distinto. Quale organo di movimento serve il piede che può essere mosso 
in vari sensi ed ha per lo più forma di clava, ovvero di lingua. Il corpo 
è coperto di branchie foliacee e queste dalle lamine del mantello, da cui 
dipende la produzione della conchiglia. 

Ai bisogni della respirazione e dell’ alimentazione provvedono le mem- 
brane ciliate delle branchie e del mantello, promuovendo una corrente 
d'acqua che entra nell’ interno del corpo portando ossigeno, animaletti mi- 
croscopici, ed altre particelle nutritive. In quelli che vivono nascosti nella 
sabbia, p. es. Solecurtus (Fig. 105), l’entrata e 1° uscita dell’acqua ha 
luogo mediante due lunghi tubi, che sporgono sempre dalla sabbia. Il mag- 
gior numero vive nel mare. Alcuni sono immobili e fissi alle roccie, come 
le ostriche, ovvero immersi nella sabbia, in cui si muovono con estrema 
lentezza. Pochi solamente sono capaci di nuotare o saltare. 

Di tutti i bivalvi il più noto è Vl’ ostrici, Ostrea edulis (Fig. 98, 
Vasca N.22). Non vi è difatti chi non conosca questa conchiglia di brutta 
apparenza, piatta, formata di strati 
irregolarmente disposti, e fissata per 
lo più sulle pietre o sul legno, con 
la sua valva più grossa, da una spe- 
ciale materia segregata dall’animale. 
La fissazione avviene solo a sviluppo 
avanzato, poichè le giovani ostriche 
appena nate nuotano vivacemente 
qua e là nel mare. Fissatosi, l’ indi- 
viduo perde il « piede », che in altri 
bivalvi è tanto sviluppato come po- 
tente organo di movimento, ma che 
nelle ostriche si atrofizza subito, 
non servendo più ad altro. E note- 
vole nell’ostrica che ogni individuo 
produce così sperma come uova. Il 
numero di queste ultime è grandis- 
simo, e da alcuni viene caleolbio a 
più milioni. I piccoli restano nella 
cavità del mantello della madre, finchè la loro conchiglia è tanto svilup- 
pata che il piccolo animaletto vagante si possa fissare. Il tempo della 
frega è in estate. 

La distribuzione geografica delle ostriche va dal 60.° lat. N. fino 
ai tropici e nell’ emisfero meridionale. Si trova dovunque, meno che nel 
Mar Baltico. Sono l’oggetto di una pesca estesa, e la moltiplicazione di 
esse viene favorita da speciali stabilimenti (parchi di ostriche). Non sono 
solamente articolo di lusso, ma ancora (soprattutto in Inghilterra ed in 
America) costituiscono un nutrimento del popolo. Si o il numero 
delle ostriche consumate in Inghilterra a due miliardi, e per V America a 
quattro miliardi all’ anno, Gli antichi praticarono anche la coltivazione 
delle ostriche e i Romani dell’ Impero, alle cui tavole sontuose le ostri- 
che non mancavano mai, dichiararono come migliori quelle del lago Lu- 
crino, presso Baja. Anche Brindisi, come ai giorni nostri è Taranto, era 
uno dei luoghi principali per la coltivazione e per la pesca delle ostriche. 
Nel lago Fusaro vi sono ostriche squisite di notevoli dimensioni. 


Fig. 98. Due esemplari di Ostrea edulis, 
fissati su una pietra. Impiccoliti della metà. 


stern i 


Vasca N. 22. 5il 


I mitili, Miytilus edulis (Lig. 99, Vasca N. 22), distinti da una 

conchiglia nero-azzurrognola, di forma triangolare, sono forniti delle co- 
siddette glandole del bisso, 
destinate a produrre certi 
fili cornei, di cui l’animale 
sì serve per attaccarsi ali 
corpi sottomarini, ai quali 
aderisce così saldamente, che 
anche la più violenta forza 
delle onde non può strap- 
parlo. Volendo cangiar di 
sito fila un nuovo bisso, e 
rompe l'antico, e ripetendo Fig. 99. Tre esemplari di Mytilus edulis, fissati su un 
quest’ operazione più volte, pezzo di gomena. Impiccoliti della metà. 
procede lentamente innanzi. 
— Il mitilo prospera bene nei mari dell’ Europa settentrionale, dove forma 
anche l'oggetto di un'estesa pesca e coltivazione; lo stesso valga per Ta- 
ranto (« cozze di Taranto »). Per favorirne la fissazione s'impiantano nel 
mare appositi pali, che poi di tempo in tempo si vanno tirando fuori 
carichi di mitili in tutti gli stadi dello sviluppo. 

Le pinne, &ianama (Fig. 100, Vasca N. 22), sono dei grossi bivalvi 
dalla conchiglia sottile e triangolare, fissata con 1 estremità acuta nella 
sabbia. Anch' esse, come i mitili, sono fornite 
di un bisso che è molto più lungo e più fine, 
e fu usato per ogni maniera di tessuto. An- 
cora nel secolo XVIII, in Taranto, in Napoli, 
e nella Sicilia vi erano fabbriche notevoli, 
occupate esclusivamente nella lavorazione di 


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Fig. 100. Due esemplari di Pinna Fig. 101. Quattro esemplari di Aviewla Rirundo, 
nobilis fissati nella sabbia. Im- fissi sopra una pietra. Impiccoliti della metà. 


piccoliti quattro volte. 


tale seta di molluschi. Nelle pinne trovansi pure qua e là delle perle, le 
quali però non hanno alcun valore. La favola conosciuta dagli antichi e 
trasmessa fino ai nostri giorni, del « guardiano delle conchiglie » ( Pinno- 


52 Vasca N. 22. 


theres), che avvisa il suo ospite dei pericoli, e ne è in contraccambio 
albergato, ha origine dal fatto che quasi in tutti i bivalvi abita un gran- 
chio, similmente a ciò che si vede nelle ascidie, nelle spugne, ed in altri 
animali inferiori. Ma la Pinna non ne ricava alcun utile. 

L’Avicula (Fig. 101, Vasca N. 22) è notevole per la sua affinità 
con la Meleagrina margaritifera, che è il bivalvo a cui si debbono le più 
belle perle. Queste non sono altro se non depositi di carbonato di calce, 
segregati dall’ animale per rendere inoffensivi i corpi estranei (sassolini, 
ecc.) che sono in esso penetrati. Ogni perla quindi contiene nel suo centro 
uno di tali corpi, e ciò ha messo l’uomo in grado di, produrre, fino ad 
un certo punto, le perle a piacere, eccitando opportunamente i molluschi, 
siccome di fatto praticano i chinesi. 

Un mollusco molto interessante per la sua maniera di vita è il dat- 
tilo di pietra, Lithodomus (Fig. 102, Vasca N. 22), il quale si trova 
costantemente in forami scavati da esso nelle roccie della riva e nei co- 
ralli pietrosi. La conchiglia è liscia, di colore bruno. L'animale è un cibo 
pregiato e quindi si trova frequentemente sul mercato. Non è ancora noto 
interamente come questi molluschi traforino le pietre, giacchè, mancando 
sulla superficie delle loro conchiglie ogni maniera di denti o di asprezze, 
la cavità non può, come nelle foludi, Pholas (Fig. 103, Vasca N. 22), 


Fig. 102. Due esemplari di LithRodo- Fig.103. Phrolas dactylus, in una pietra. 
mus dactylus, infossati nel tufo. Impiccoliti della metà. 
Impiccoliti della metà. 


esser prodotta da limatura, onde è probabile che abbia qui influenza la 
forza dissolvente di qualche secrezione acida dell'animale. La superficie 
interna di tali fori è liscia e regolare. Questi molluschi son divenuti fa- 
mosi a cagione del tempio di Serapide in Pozzuoli, le cui colonne presen- 
tano dei fori di litodomi, su di una zona esattamente limitata per l' esten- 
sione di circa due metri, il 
che sembra dimostrare che 1l 
tempio ha dovuto una volta 
trovarsi sotto il mare pel 
progressivo abbassamento 
della costa, e che poi più 
tardi si è rialzato. 
Fig. 101. Solen vagina. A sinistra il piede, a destra i Profondamente nascosti 
sifoni respiratori. Impiccolito della metà. nella sabbia vivono i Se- 
len (Fig. 104), ed i Sole- 
curtus (Fig. 105), molto pregiati come leccornie. Insieme ad altri bivalvi 
commestibili sono venduti sotto il nome di /rutti dì mare, e mangiati 
anehe crudi, 


Vasca N. 9. 559 


Quasi tutti i bivalvi nominati si muovono poco o nulla; invece i 
; cardii e i pettini sono dotati di movimenti più rapidi. 


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Sc. 
Pap (i 


Fig. 105. Solccurtus strigilatus, a sinistra il piede, a destra 
i sifoni respiratori, impiccolito della metà. 


Al genere Cardium (Fig. 106), appartengono molte specie. Il loro 
piede robusto ha una funzione molto importante per la vita dell'animale; 
giacchè, il mollusco fissandolo sul suolo, e puntellandovisi, salta (fatto 
strano nei bivalvi, ma non esclusivo dei cardii) per più di un metro e 

È così procede innanzi. Con simile agilità il cardio approfondasi ancora nella 
sabbia con l'aiuto del piede, che allunga e ritira rapidamente, ineurvan- 
done la punta in Qguisa di uncino. Questi bivalvi sono molto pregiati come 

È alimento; anche sulle coste inglesi si raccolgono in immensa quantità. 


Fig. 106. Cardium aculeatun, Fig. 107. Pecten iacobacus, 
impiccolito della metà. impiccolito della metà. 


T pettini, di cui la specie più grossa, Peeten iacobaceus (Fig. 107, 
Vasca N. 3), fu già negli antichi tempi usata come ornamento de’ cappelli 
e dei mantelli dei pellegrini reduci da Terrasanta, sono fra i bivalvi più 
conosciuti di tutto il gruppo. La specie ora nominata ha una valva con- 
cava ed una piana, con coste raggiate ripiegate. L'animale presenta, sic- 
come si può vedere benissimo attraverso l’ apertura delle valve della sua 

- conchiglia non bene combacianti, nel margine ingrossato del mantello, un 
gran numero di piccoli tentacoli e di bellissimi occhiuzzi, luccicanti come 
pietre preziose. 

Molto interessante è la maniera di muoversi; giacchè, aprendo e chiu- 
dendo le valve con grande rapidità, saltano in tutti i sensi; cessando il 
battere delle valve, l'animale cade da se al fondo, 


54 Vasca N. 4. 


Tunicati. 


(Vasche n. 4 e 20. ) 


Il visitatore trova nella Vasca N. 4 gruppi di bianchi tubi gemini, 
semitrasparenti, e, tra questi, masse nodose, che sembrano fatte di cri- 
stallo bianco opaco, ovvero di cuoio bruno e raggrinzito, e sacchetti di 
un rosso vivace, tutti con un’ apertura allungata nell’ estremità superiore, 
e con una simile di lato. Ed insieme a queste, ecco ancora altre masse 
verdicce gelatinose, e, sulle pareti, croste di diversi colori con vaghi 
disegni stellati, tutte forme strane, ignote interamente a chi seruta per la 
prima volta il mare, inerti, e si direbbe prive di vita; giacchè solo il più 
attento sguardo vede nei più grandi di quegli animali un chiudersi tal- 
volta ed un aprirsi delle boccucce. Sono queste le Ascidie. Bello senza 
dubbio è questo spettacolo, come di zolle piantate di meravigliosa vegeta- 
zione, ma costituisce un completo enimma per colui che non studia molto 
addentro nell’ organizzazione e nella biologia di questi esseri inferiori. 
Diremo pertanto, ad aiutare la conoscenza di questi animali, dei fatti più 
notevoli della struttura e dello sviluppo. E questo è tanto più impor- 
tante, in quanto che, negli ultimi tempi, i tunicati hanno avuto un posto 
eminente nelle quistioni scientifiche agitate sull’ origine dei vertebrati, 
incluso l uomo. 

Si apra una di quelle grosse masse bianche, Phallusia mamillata 
(Fig. 108), ovvero un’ altra ascidia, con un taglio che divida l’animale in 
due metà longitudinali, e si vedrà che al 
mantello esterno grosso e gelatinoso ne segue 
un secondo interno molto più delicato, che 
è al primo congiunto nei punti corrispon- 
denti alle due aperture esterne. Il sacco esterno 
duro consta in gran parte, fatto notevole, di 
una sostanza molto simile a quella che forma 
le membrane delle cellule vegetali, ossia alla 
così detta cellulosa. Dall’ apertura superiore 
sì entra in una larga cavità branchiale, le 
cui pareti sono tapezzate di una rete ciliata. 
Nel fondo trovasi la vera apertura boccale, 
a cui le piccole particelle nutritive sono me- 
nate con l’acqua della respirazione per mez- 
zo dell'agitazione delle ciglia branchiali. Il 
canale intestinale, ripiegato a gomitolo, giace, 
insieme agli organi circolatori e riprodut- 
tivi, nella parte inferiore del mantello in- 
terno, ed emette le materie contenute per 
mezzo della seconda apertura, situata late- 
ralmente, destinata ancora come via di emissione per i prodotti sessuali 
e per l’acqua usata per la respirazione. 

Le ascidie sono quasi tutte animali fissi, ed, o sono semplici, come la 
fallusia già nominata, come la semitrasparente Cioma (Fig. 109), e 


Fig. 108. Phallusia mamillata, 
impiccolita della metà. 


al ui 


Vasche N. 4 e 20. 55 


come la Cynthia (Fig. 110), dal fosco colore rosso ranciato; ovvero 
formano colonie, in cui i singoli animaletti aderiscono l' uno all’ altro per 
mezzo di prolungamenti radiciformi. Un terzo gruppo è costituito dalle 


pt 


Na 


geo 


Fig. 109. Quattro esemplari di Ciona intestinalis, Fig. 110. Quattro esemplari di Cyneria 
impiccoliti della metà. papillosa, impiecoliti della metà. 


ascidie composte, animali formati di individui situati in una massa comune 
del mantello ed aggruppati in maniera determinata. Vi appartengono la 
Diazona (Fig. 111), e le numerose specie di EBotryIus, che a guisa 
di macchie rivestono le pareti delle vasche ed in cni anche ad occhio nudo 
sì possono distinguere le singole boccucce, 
e le aperture cloacali comuni. Di ascidie 
composte libere si conosce finora soltanto il 
genere Pyrosoma (Fig. 112), che ha la 
forma di un cilindro gelatinoso vuoto, come 
un barilotto, su cui i singoli animali stanno 
disposti tutt'intorno. Appartiene agli animali 
pelagici che producono il bellissimo feno- 
meno della fosforescenza del mare. Nell’ A- 
cquario ( Vasca N. 20) è molto raro, giac- 
chè è uno degli ospiti meno frequenti del 
Golfo e di quelli su cui si può meno contare. 

La storia dello sviluppo delle ascidie è 


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È 5 a È API PIVOT 
molto interessante. Dall’ uovo si sviluppa una a 
larva che va liberamente nuotando ed è for- Fig. 111. Colonia di Diazona 
nita di una coda mobile, dentro cui vi è un — violacea, impiccolita tre volte. 


organo che nella sua origine presenta la 

maggiore analogia con la cosiddetta corda dorsale dei vertebrati (pesci, 
uccelli, ecc.). Questa consiste in un cilindretto cartilagineo elastico il 
quale, nei vertebrati infimi, dura per tutta la vita, mentre negli altri si 
riduce ed al suo posto si forma la spina dorsale. Nella larva delle ascidie, 
l'organo in esame va perduto, in seguito all’ evoluzione regressiva, per cui 
la larva di libera diviene ascidia fissa. La conchiusione che sl ricava 
da questi fatti, ha per base la dottrina scientifica, la quale insegna che 
ogni individuo, durante il suo sviluppo, passa per una serie di forme che 


56 Vasca N. 20. 


ha ereditate dai suoi predecessori nel corso dei secoli. Come dunque, per 
scegliere un esempio più noto, dalla forma e dalla organizzazione delle 
larve di rana, dette 
girini, somiglianti a 
piccoli pesci, si con- 
chiude che i prede- 
cessori degli anfibi 
o rane sieno stati i 
pesci, ovvero, ciò che 
è lo stesso, che le 
rane derivino da ver- 
tebrati pisciformi, 
così, dalla presenza 
transitoria della cor- 
Fig. 112. Pyrosoma elegans, impiccolito della metà. da dorsale nelle larve 
delle ascidie, si con- 
chiude che questi animali sieno stati uniti insieme coi vertebrati per 
mezzo di una forma comune di antenati. 

Tutte le ascidie sono ermafrodite. Oltre la propagazione sessuale, per 
cui dalle uova fecondate nasce la larva libera di cui abbiamo parlato, esiste 
ancora una moltiplicazione per gemme, a cui è dovuta 1 origine delle 
colonie. 

Di contro alle ascidie, tunicati fissi, trovansi le Salpe, tunicati nuo- 
tanti. La trasparenza del loro corpo le fa tosto riconoscere come animali 
pelagici, i quali, nello stesso modo che le meduse, menano la loro vita 
nel mare libero, e dai venti e dalle correnti insieme agli altri animali 
trasparenti vengono spinti alle coste, dove spesso, preda non desiderata, 
cadono a migliaia nella rete dei pescatori. 

Nell’ Acquario le salpe si trovano in quasi tutto l’anno, ma special- 
mente nei mesi di primavera e di autunno, e, similmente agli altri animali 
pelagici, si dispongono in recipienti di cristallo isolati ( Vasca N. 20). Non 
sarà difficile all’osservatore, principalmente nelle specie più grandi, come 
per es. nella Salpa maxima africana (Fig. 115), di rendersi conto 
delle condizioni generali della struttura delle salpe. 


Fig. 118. Individuo solitario di Sa/pa marima africana, 
impiccolito della metà. 


Il corpo somigliante a quello di una botte è limitato, come nelle 
ascidie, dal mantello, alle cui due estremità trovasi una grande apertura. 
Gli animali nuotano con la parte anteriore (nella figura, situata a destra) 
innanzi, assorbendo acqua dall’ apertura situata in questo punto, e facen- 
dola entrare nell’ ampia cavità del corpo, in cui la branchia è distesa obli- 


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Vasca N. 20. 


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quamente a guisa di un nastro. Tostochè il corpo è riempito di acqua, la 
fessura si chiude, i nastri muscolari che circondano il corpo della salpa si 
contraggono, e l’ acqua viene così rigettata attraverso l’apertura posteriore, 
producendo un urto che spinge l’animale avanti. Nella parte posteriore 
della salpa si vede un organo sferoidale bruno-rossiccio, il gomitolo visce- 
rale, a cui, come nelle ascidie, si giunge per un’ apertura boccale situata 
nel fondo della cavità branchiale. Innanzi al gomitolo è posto il cuore, in 
forma di otre trasparente, che in questi animali si contrae stranamente ora 
in una direzione ed ora in un’altra, cosicchè la corrente sanguigna si 
cangia periodicamente. 

Lo sviluppo delle salpe è di grande interesse pei naturalisti. Già il 
Chamisso, poeta, e nello stesso tempo anche zoologo, aveva osservato nel 
suo viaggio intorno al mondo che nelle salpe, secondo la sua espres- 
sione, la figlia non somiglia alla madre, ma all’ ava, ossia che in una specie 
si alternano l’ una con l’altra, sempre due forme diverse. Una di queste 
forme è fatta costantemente da un gran numero di individui, formanti 
catena, l’altra è costituita da individui isolati. Le recenti ricerche hanno 
pienamente confermata questa « generazione alternante » studiata nei suoi 
più minuti particolari. Spesso nell’ Acquario il visitatore troverà catene di 
salpe (Fig. 114), e salpe isolate, le prime talvolta di considerevole lun- 
ghezza ed anche in forma di corona (Fig. 115). Tutti i membri di una 
catena rassomigliano per la struttura interamente l’uno all’altro; e diven- 


Fig. 115. Catena di 
Salpa pinnata, 
impiccolita della 
metà. 


Fig. 114. Catena di Salpa maxima africana, 
impiccolita della metà. 


gono ermafroditi. Dalle loro uova non deriva alcuna catena, ma soltanto 
animali isolati, i quali si distinguono dai genitori non solo per differenze 
di struttura, ma ancora perchè non producono giammai uova. Invece di 
queste, da uno speciale organo, situato in vicinanza del nucleo viscerale, 
sorgono gemme interne, che già fin dai primi stadi si possono riconoscere 
come piccole catene di salpe, le quali vengono partorite tosto che hanno 
raggiunto un determinato grado di sviluppo. Similmente ai pirosomi fra 
le ascidie, anche le salpe appartengono agli animali fosforescenti del mare, 
ed è propriamente il nucleo viscerale quello che splende più vivamente. 


58 Vasca piccola innanzi alla Vasca N. 20. 


Vertebrati. 


L’Amphioxus lanceolatus (Fig. 116), essendo il più semplice 
dei vertebrati, ha molto richiamato negli ultimi anni l'attenzione dei 
naturalisti. E lungo appena 5 em., trasparente, senza pinne, senza scheletro 
e senza cervello; invece di cuore ha soltanto vasi pulsanti riempiti di 
sangue incolore. Ma molto più ancora che per la struttura del corpo, que- 
st’ animaletto è interessante pel suo sviluppo, perchè nei primi stadi pre- 
senta grandissime somiglianze con quello delle ascidie fisse (v. p. 55), 
accennando così all’ affinità dei due gruppi. 


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Fig. 116. Amphiorus lanceolatus, ingrandito della metà. 


Sembra che 1 Amphioxus sia un vertebrato degenerato, e che più de- 
generate ancora siano le ascidie, mentre che i pesci, insieme alle classi 
superiori (anfibi, rettili, uccelli, mammiferi) rappresentino i rami più emi- 
nenti dell’ albero genealogico dei vertebrati. L' Amphioxus se ne sta na- 
scosto nella sabbia della riva, nei luoghi piani, fuori della luce, somi- 
gliante più ad un verme che ad un pesce. Lo si trova a migliaia a Po- 
sillipo, ed in altre località del Golfo, e se ne è indicata la presenza anche 
in altri mari. Nell'Acquario può vivere soltanto a condizione che nella 
vasca in cui è contenuto si getti molta sabbia. Si trova nella piccola vasca 
innanzi alla Vasca n. 10; in questa Vl animale si nasconde, appena che vi 
è messo, e non esce se non di notte, o quando viene disturbato. 


Pesci. 


(Vasche n. 2, 5, 6, 10 etc.). 


T pesci sono contraddistinti da caratteri esterni così ben definiti, che, 
non ostante la grandissima varietà delle forme, sarà forse ben difticile con- 
fonderli con altri animali. Nessun mollusco o crostaceo, nessun verme, 
echinoderma, o corallario presenta giammai la forma di pesce; nè sono già 
pesci, quantunque il volgo comunemente li chiami così, ma molluschi, 
il polpo, il calamaio, la seppia ed altri animali simili. D'altra parte sono 
veri pesci, sebbene di forme un po diverse dall’ordinaria, le anguille che 
somigliano piuttosto ad un serpente, e le razze, e le sogliole dal corpo 
appiattito, discoidale, e finalmente anche quelle grottesche figure dei caval- 
lucci di mare. 

I pesci, scientificamente parlando, vengono divisi in cartilaginei ed 
ossei. Principieremo dai Pesci eartilaginei, ai quali appartengono gli 
squali e le razze. Nell’ Acquario si trovano di questo gruppo soltanto quelli 


Vasca N. 10. 59 


di fondo, che nascondono allo spettatore i loro costumi; onde ci limite- 
remo ad esporre le parti principali della loro organizzazione e dello svi- 
luppo, occupandoci, solo in via secondaria, delle monotone loro abitudini. 
Comincieremo dagli squali, o pesci-cani. 

Il nome di Pesci-cani risveglia di solito nel volgo l’idea di quei 
giganti del mare, che per la forza e voracità costituiscono lo spavento di 
tutti gli abitatori delle rive, dei pescatori e dei naviganti. Non è quindi 
poca la maraviglia, allorchè nell’ Acquario un visitatore vedesi presentati 
come pesci-cani adulti, animali lunghi appena un metro. 

Per conseguenza crediamo opportuno di avvertire prima di tutto, che 
la determinazione naturale dello squalo non si trova già nella statura gi- 
gantesca, ma ha sede in alcuni particolari caratteri anatomici, e che, fra i 
numerosi generi di squali, ve ne sono alcuni, che, anche adulti, sono di 
piccola statura, e, ciò non ostante sono pure veri pesci- cani, avendo comuni 
colle grosse specie tutti i caratteri dell’ organizzazione. Per intendere que- 
sta specialità di organizzazione, per quanto si può in un animale vivente 
il lettore farà bene di fissare l’attenzione sopra un gattuecio di mare 
(Fig. 117), di quelli macchiettati che si trovano nella Vasca n. 10, e so- 
gliono starsene acquattati negli angoli, presso i cristalli, e di paragonarlo 
ad un pesce osseo, p. es., ad un pesce- -lupo (Fig. 118). Il pesce osseo 
presenta la forma tipica conosciuta dei pesci, col noto sistema delle pinne 
ventrali, dorsali, ed anali, della pinna codale simmetrica, con la bocca 
situata all’ estremità del capo, col grande e mobile opercolo branchiale, 
sotto al quale, sopra alcuni archi ossei, veggonsi disposte le lamelle bran- 
chiali; ed oltre a ciò gli occhi non coperti da palpebre mobili, e le pic- 
cole cavità nasali. Il corpo del gattuccio per contrario non è coperto di 
squame, ma di granulazioni ossee, che rendono la pelle ruvida; la pinna 
codale è asimmetrica, con la parte superiore più lunga, e con l’ inferiore 
più corta; la bocca è una larga apertura trasversale, situata nella parte 
inferiore del capo, ed al collo si veggono cinque o più fenditure che me- 
nano alle branchie. Gli occhi si chiudono per mezzo di palpebre mobili, 
e le grandi aperture nasali sono munite di pieghe cutanee valvolari. Questi 
caratteri sono già sufficienti a distinguere anche per un occhio poco eser- 
citato i pesci-cani, tanto i grandi quanto i piccoli, dai pesci ossei. Ma 
oltre di-essi vi sono altre differenze negli organi interni, tra cui princi- 
palissima quella dello scheletro, che nei pesci-cani rimane cartilagineo du- 
rante tutta la vita. 

Lo squalo scelto da noi come termine di confronto appartiene al ge- 
nere SeylBinm:, di cui in tutta l’ Europa si trovano due specie: Seyllium 
catulus e Se. canieula, il primo della lunghezza di circa un metro, e 
l’ultimo di mezzo metro, così che appartengono alle specie più piccole della 
famiglia degli squali. Sono pesci pigri che vanno a caccia della preda sol- 
tanto nell’ oscurità e durante la notte, mentre che per contrario durante 
il giorno dormicchiano in un canto del loro serbatoio, e soltanto si aggi- 
rano qua e là per pochi momenti. Il cibo consiste in pesci morti; essi lo 
cercano principalmente servendosi dell’ odorato, giacchè di giorno la loro 
vista è confusa. Muovendosi con quel loro corpo panterino, e strisciando 
quasi sul suolo, trovano il nutrimento soltanto quando l'hanno toccato col 
muso. Per voracità e temerità restano poco indietro ai loro affini gigan- 
teschi; l'ampia gola, del resto ben fornita di denti, permette loro d’ ingo- 
lare grossi bocconi, 

Sulla maniera di propagazione la loro vita di prigionia ha somministrato 
notizie complete. La femmina depone ad uno ad uno sui coralli, sui cespugli, 


60 Vasca N. 10. 


Fig. 117. Seyllium catulus, impiccolito Fig. 118. Labraw lupus, impiccolito 
sei volte. sei volte. 


o sulle pietre, le uova; e queste hanno la forma di capsule quadrango- 
lari, cornee, trasparenti, bianche dapprincipio, più tardi giallo-brune, con 
i quattro angoli forniti di lunghi prolungamenti, attorti come corde di 
violino. Per mezzo di tali corde la femmina fissa ciascun uovo agli og- 
getti nominati, e intanto nuota in circolo, mentrechè l’ uovo esce dal corpo. 
La sospensione dell’ uovo giova a difenderlo dal fango, che al pari di ta- 
luni abitanti del fondo, è per 1’ embrione un nemico pericoloso. Per la 
trasparenza del guscio dell’ uovo si può seguire molto bene lo sviluppo del 
germe, e più tardi si può anche riconoscere la forma del pesciolino, for- 
nito da ciascun lato del collo di un fascetto di filamenti branchiali esterni 
(organi embrionali provvisori) e messo in relazione col sacco vitellino, 
per mezzo di un cordone ombelicale che serve a condurre all’ intestino il 
materiale nutritivo. Oltracciò si possono ancora vedere i movimenti vivaci 
serpentini dell'animale che si va lentamente sviluppando, i filamenti bran- 
chiali che vanno sparendo, e più tardi a poco a poco anche la formazione 
dei colori e delle macchiette. Giunto l’animale al grado di maturità con- 
veniente per uscire, e consumato il vitello nutritivo, fa forza ad un polo 


Vasche N. 10 e 21. 61 


del guscio, dove le lamine aderiscono lassamente, e spingendo il corpo, e 
nuotando, trascina dietro di sè il resto del sacco vitellino, movendosi li- 
beramente nell’ acqua. Le uova si possono 
vedere nell’ Acquario molto frequentemente, 
giacchè non solo si accoppiano i gattucci 
della grande Vasca N. 10 e depongono le 
n uova sulle pareti e sui cespugli, ma ancora 
i pescatori portano rami di coralli e si- 
mili oggetti con tali capsule. (Si veggono 
nella Vasca N. 21). Alle ricerche scientifi- 
che questi stadi embrionali sono stati di 
importanza in questi ultimi tempi, e V em- 
briologia comparata ha ricevuto un aiuto 
grandissimo dal ricco materiale di questo 
Acquario. Per contrario l utilità dei gat- 
tucci come commestibili è pochissima. La 
carne ne è cattiva e viene solo mangiata 
dalla povera gente. La pelle è usata per la 
pulitura del legno, il fegato per prepararne 
olio. 

Molto più raro dei gattucci nell’ Acqua- 
> rio è il pesce affine, palombo, Mustelus 
3 (Fig. 119), che è uno dei membri della fa- 
miglia più innocui, dal muso ottuso; si ciba 
di crostacei e molluschi che cerca nelle 
maggiori profondità. Nella Vasca N. 10 nuota 
sul principio della prigionia, piegando gra- 
ziosamente il corpo; ma bentosto s' intorpi- 
disce, finalmente non si muove più dal suolo, 
e non prende cibo. La sua carne è abba- 
stanza buona. 

Quasi tutti gli squali, ad eccezione dei 
gattucci che depongono le uova, partoriscono 
figli vivi. 

Un pesce egualmente viviparo, inter- 
i medio fra gli squali e le razze, è il pesce 

angelo, Squatina (Fig. 120), grosso ani- 

male brutto, che, a guisa dei pesci piatti, 
“gd se ne giace sul fondo, onde spesso dai visi- 
tatori vien creduto morto. Il pesce angelo 
appartiene ai più stupidi e pigri pesci del 
Mediterraneo, e si nutre dei pesci del fondo, 
che, similmente a lui, abitano il fango. Ec- 
citato, nuota abbastanza rapidamente. La sua 
carne cattiva viene mangiata dalla gente po- 
vera; la ruvida pelle serve da raspa. 

Le vere Razze hanno un corpo piatto 
discoidale, depresso, che porta nella sua 
superficie superiore, più oscura, gli occhi e TAR (ET TANTE IA 
due forami che menano alle branchie; e ii 
nella inferiore, invece, la bocca, le narici, 
e le fessure branchiali. Spesso la sottile coda è armata di spine e di aculei, 
Tutti son pesci di fondo, 


impiccolito sei volte. 


RR 


x 


62 Vasche N. 10 e 12. 


Fig. 120. Squatina angelus, impiccolita dieci volte. 


Il genere più interessante è la forpedine, Forpede (Fig. 121), il cui 
potere elettrico era già conosciuto dagli antichi. Il corpo nudo e viscido 


Fig. 121. Torpedo ocellata, impiccolita tre volte. 


di quest’ animale è di forma quasi circolare, e contiene a destra ed a 
sinistra due grossi organi elettrici reniformi. Ciascun organo elettrico 
consta di un gran numero di colonne gelatinose, prismatiche, esagonali, 
disposte verticalmente, in cui vengono a distribuirsi moltissimi nervi pro- 
venienti dal cervello, e terminanti in organi speciali (piastrine nervose). 
L’elettricità nervosa s' accumula nell’ apparecchio, e viene scaricata quando 
si tocca. La faccia dorsale è elettrizzata positivamente, la ventrale nega- 
tivamente, e, per ricevere la scossa, si deve premere allo stesso. tempo 


Vasche N. 10 e 12. 63 


il pesce sopra e sotto. L’ azione elettrica è molto più debole di quella 
dell'anguilla americana ( Gymmotus); ma negli individui di grossa statura è 
abbastanza viva. In seguito di ripetute scosse, cessa la forza elettrica. Per 
la torpedine quest’ organo costituisce un'arma di difesa, ed un mezzo per 
uccidere, o almeno per intorpidire, i piccoli animali di cui vuol far preda. 

Nell’ Acquario vi è innanzi alla Vasca N. 10 un piecolo bacino, dove 
il visitatore troverà un esemplare vivente di torpedo, dalla quale potrà 
ricevere la scossa, purchè afferri V animale dalla sua parte anteriore e verso 
il centro. 

Le torpedini portano da 8 a 14 figli i quali dapprima sono simili 
ai pesci-cani, poi divengono piatti, della forma della madre, ed in tale 
stato sono partoriti. Appartengono ai pesci più comuni del golfo e, ad onta 
della loro carne poco buona, sono venduti sul mercato, 

Nell’ Acquario vivono ancora altre razze, tra le quali talune specie di 
Raja (Fig. 122) e di Trygon (Fig. 123). Quest’ ultima è più rara. Le 


prime ( Vasca N. 12) hanno un corpo romboidale bruno ed una coda sot- 
tile armata di pungoli. Depongono le uova in capsule. I £ry9g0r ( Vasca N. 10) 
son di colore violetto, con una coda lunga ed alata, e terminante in un 
aculeo che talora produce gravi ferite, considerate dai pescatori come vele- 
nose. Partoriscono figli vivi. 

Ai pesci cartilaginei fanno seguito i pesci ossei o Teleostei, e 
principieremo coi pesci che vivono nel fango o nella rena e che vanno 
sotto la denominazione di pesce? di fondo. 


64 Vasca N. 24. 


Il pesce lucerna, Uramoscoepus (Fig. 124, Vasca N. 24), di colore 
bruno di fango, con capo grosso e tozzo, a cui segue il corpo che si va 
assottigliando gradatamente a forma di cono. Ha gli occhi piccoli, e messi 
sulla fronte e di- 
retti in alto, nello 
stesso modo che 
+ ha pure diretta in 
ZZZ alto la bocca, cur- 
va come un arco. 
Se ne sta quasi 
di continuo sep- 
pellito nella sab- 

Fig. 124. Uranoscopus seaber, impiccolito della metà. bia fino alla fron- 

te, e spesso ag- 

giunge all’ agguato un artificio speciale. Per questo nella parte interna 
ca mascella inferiore trovasi una linguetta vermiforme, che l’animale 
caccia dalla bocca, e muove in diversa maniera, I pesciolini, che vanno qua 
e là guizzando nei dintorni, la credono difatti un’esca, un vermicciattolo, 
e vi accorrono avidamente; ma non sì tosto si sono avvicinati, salta im- 
provvisamente dall’agguato, e li fa sua preda. Quando l’uranoscopo vien 
cavato dal suo letto di sabbia, nuota battendo a destra ed a sinistra la 
larga coda a guisa di pendolo, cacciando spesso e ritirando la piccola lingua. 
Ma dopo pochi minuti ricade pesantemente al suolo, e con alcuni colpi delle 
pinne pettorali s infossa di nuovo nella sabbia. Il pesce lucerna è un animale 
frequente nel golfo, e viene spesso portato al mercato; ma è di poco pregio. 

Spettacolo simigliante ci vien dato dai frackini, Rrachinus (Fig. 125). 
Questi sono pesci allung vati, compressi lateralmente, con occhi vivacissimi 


Fig. 125. Trachinus draco, impiccolito della metà. 


e splendenti di colore azzurro metallico, con la pinna dorsale e gli opercoli 
branchiali armati di aculei. Quando sono stati portati nell’ Acquario da 
poco tempo, dopo che è cessata la prima eccitazione, cadono al fondo, ed 
in pochi secondi si nascondono nella sabbia fino al muso, ma, non sì tosto 
si accorgono dei piccoli pesciolini morti, che il custode getta loro per cibo, 
subito saltano fuori con grande rapidità dal nascondiglio, ed afferrano la 
preda, prima ancora che questa sia giunta al fondo. In tale occasione, 
come pure quando vengono irritati, erigono le pinne, le cui spine velenose 
sono a ragione molte temute, producendo esse lacerazioni seguite da vio- 
lenti infiammazioni. Forse il brillante luecicare degli occhi, che il trachino 
muove indipendentemente lun dall’ altro, può pure servire, come la lin- 
guetta del pesce lucerna, per allettare la preda. 

Notevolissimo è poi l’ apparecchio di adescamento posseduto dalla ram 
pescatrice, Lophius (Fig. 126), il pesce più brutto che vive nel Medi- 


Vasca N. 10. 6 


Ut 


terraneo, tre quarti della massa del cui corpo sembrano quasi tutti im- 
piegati per formare un capo mostruoso, depresso, con guancie irte, 
come un cardo, di numerose prominenze uncinate. Bruna come fango, la 
brutta bestia se ne giace mezzo sepolta nella sabbia, da cui ad ogni 


VEGA 


4 z 

d ZA 

ch di Vf 
iz ZI. 
a Caen a 
IZZO 


Fig. 126. Lophius piscatorius, impiccolito tre volte, 


atto della respirazione vedonsi agitare una serie di filamenti lobati, che 
partono dal margine del mento. Di tempo in tempo rizza i raggi della 
pinna cefalica e, quasi amo vivente, fa agitare nell'acqua i suoi lobetti in 
guisa di tante esche. Vi accorrono gli imprudenti pesciolini, ma vi trovano 
pronta morte, cadendo nell’ immensa bocca che, come un trabocchetto da 


66 Vasche N. 10 e 24. 


cui non si ha più scampo, è sempre preparata ad accoglierli. La rana pesca- 
trice abita il fondo fangoso delle profondità medie del Golfo, e spesso rag- 
giunge una notevole grandezza. Sventuratamente non resiste nell’ Acquario, 
perchè vi rifiuta ogni specie di cibo, non potendo fare a meno, siccome pare, 
degli oscuri fondi fangosi del suo luogo nativo. Per conseguenza il visitatore 
non troverà che raramente questi pesci nell’Acquario ( Vasca N. 10 ). Giovani 
esemplari ed un’altra specie più piccola vi sono talvolta nella Vasca N. 24. 
Quasi sempre nella stessa Vasca N. 24 che contiene gli uranoscopi ed i 
trachini, si trovano ancora molti esemplari di sogliole. I pesci piatti, 
Pleuronettidi (Fig. 127 e 128), a cui appunto appartengono le sogliole 
(Rhombus, Solea ecc.) 
costituiscono un gruppo di 
pesci stranamente svilup- 
pati. Il corpo è fortemente 
compresso nei lati, ossia 
da destra a sinistra, ed 
il capo è spostato così che 
entrambi gli occhi vengono 
a trovarsi da un lato solo, 
sia questo il destro ovvero 
il sinistro. A ciò si ag- 
giunge che i due lati del 
corpo, per ciò che riguarda 
colorito ed aspetto della 
pelle, differiscono intera- 
mente l uno dall’ altro, es- 
sendo bianco quel lato che 
nello stato di riposo è ri- 
volto al suolo, precisamente come è pallido il lato inferiore di molti 
altri animali, ed invece sempre oscuro l’ altro lato occhiuto, che oltre a ciò 
possiede anche la pro- 
prietà di adattarsi quasi 
completamente al colo- 
rito del fondo. Anzi vi 
ha delle sogliole, che, fa» 
cendo comparire sulla su- 
perficie del corpo delle 
macchie bianche, imitano 
così bene l aspetto di 
Fig. 128. Solea vulgaris, impiccolita tre volte. ciottoli bianchi, sparsi 
sulla sabbia grigia, che 
non riesce facile distinguerle a prima giunta. Ma vi è un carattere che 
tradisce subito la presenza dell’ animale, e sono gli occhi splendidi e 
vivacissimi, mobili in tutte le direzioni ed indipendenti per i loro movi- 
menti l’uno dall’ altro, atti ad essere spinti in alto ovvero ritirati, in 
guisa che possono osservare tutti i dintorni. La preda, consistente in 
pesci che come essi abitano i fondi fangosi, è afferrata dalla sogliola 
con rapidissimi movimenti del corpo in avanti od in alto. Nuotando 
quest’ animale dimostra grande agilità, muovendo vivamente e con ondu- 
lazioni il corpo piatto, e tenendo sempre rivolto in alto il lato occhiuto. 
Volendo infossarsi, bastano alcuni colpi potenti dei margini del corpo, per 
provocare un vortice di sabbia, la quale poi ricade sull’ animale, In questo 
stato ritorna immobile, e così sta per ore in agguato, 


Fic. 127. Rhombus marimus, impiccolito quattro volte. 
le) 


ih ar. 


Vasca N. 25. 67 


Per luomo i pesci piatti hanno una grande importanza per la loro 
carne eccellente e conservabile, e quindi facilmente atta ad essere traspor- 
tata. Oltre ciò molte specie hanno una considerevole grandezza. Sopratutto 
nei mari settentrionali le sogliole costituiscono un importante articolo di 
commercio; la Germania, 1 Inghilterra, la Francia, 1 Olanda e la Danimarca 
consumano un’ enorme quantità di pesci piatti. In Londra solamente dagli 
Olandesi ne vengono importati per due milioni di lire; eppure, ciò costi- 
tuisce appena la quarta parte di tutte quelle che consuma la città. Anche sui 
mercati italiani 1 pesci piatti sono fra i più frequenti e ricercati. Si pescano 
in diverso modo, come p. es. con reti a strascico, ed altre volte con l’amo. 

Da questi pesci nascosti nel fondo, passiamo ora a quegli altri che 
scelgono a loro dimora le fessure e le cavità delle roccie, dove appunto 
come quelli attendono in agguato la preda. A questi appartengono le 
scorpene, Seorpaena (Fig. 129), pesci grossolani, con grossa testa e bocca 
grandissima, pinne aculeate di grandi dimensioni, con appendici cutanee 


Fig. 129. Scorpaena poreus, impiccolita della metà. 


in forma di lobetti, cornetti e fogliuzze, e con spine velenose nella pinna 
dorsale, quantunque non così pericolose come quelle del trachino. Negli 
angoli delle rupi nascondono il loro corpo macchiato di bruno, e sanno 
imitare molto bene il colore dei corpi circostanti; per cui è molto difficile 
vederle nella Vasca n. 25, sebbene vi siano in gran numero, Talune per la 
loro immobilità rassomigliano così completamente ad una pietra rivestita 
di piccole pianticelle, specialmente se appiattate in angoli oscuri, che sono 
benissimo protette dai loro nemici, e sembrano nate per nascondersi alla 
preda. Lo stesso avviene anche per i granchi che si trovano nella stessa vasca. 

Questo mutamento protettivo di colore lo troviamo in un gran nu- 
mero di animali, come p. es. negli abitanti del deserto, i quali quasi tutti 
portano il colore isabella delle sabbie, negli animali bianchi del polo e 
delle alpi, aleuni dei quali, come la pernice bianca, cambiano anzi il co- 
lore secondo che durante l’anno varia il colore dell’ ambiente, nelle me- 
duse trasparenti ed altri nuotatori pelagici dell’ alto mare, che, per la loro 
trasparenza completa, sfuggono egualmente a molti pericoli. In molti ani 
mali il vantaggio di questa colorazione protettrice è aumentato ancora 
dalla somiglianza con piante, come si vede in alcune larve, ovvero con 
animali, i quali in un certo modo sono protetti meglio che i loro affini, 
sia che ciò avvenga in seguito dell’avere armi o veleno, che li assicuri 


68 Vasche N. 6 e 26. 


dalle insidie nemiche. Così p. es. certe mosche prendono l’abito delle api 
e delle vespe, e molte farfalle rassomigliano ad animali meglio agguerriti 
nella lotta per l esistenza. Questo fenomeno interessante fu detto mime- 
tismo, e si è dimostrato ancora negli animali marini delle più differenti 
classi; è una prova decisiva in favore dell’ ipotesi che fa dipendere il 
progressivo perfezionamento della natura animale e vegetale da una scelta 
continua delle forme meglio organizzate. 

Una specie grossa, la Scorpaena scrofa, dagli occhi da albino, con ri- 
flessi gialli e dal corpo color rosso vivace, sì vede nella Vasca N. 6. 

Alle scorpene sono per la maniera di vita molto simili ghiozzi, Ge- 
bius (Fig. 130), piccoli animali di fondo, di colore oscuro, che quan- 
tunque un poco più 
amanti di moto delle 
scorpene, volentieri se 
ne stanno sul fondo 
della Vasca N. 26 di 
solito in un determi- 
nato nascondiglio, in 
una cavità della roc- 
cia, in un cespuglietto 
di alghe, ecc. Nel 
mare, al tempo degli 
amori, i gobii abbandonano questi nascondigli, e si scavano fra le alghe 
un’ abitazione profonda, spaziosa, ricoperta dalle radici delle piante, ove 
depositano le uova. Come lo spinarello, l'architetto del nido è il maschio, 
il quale poi, situatosi al limitare, invita le femmine che passano ad en- 
trare nella casa da lui fabbricata e deporvi le uova. Molte femmine entrano, 
ed in seguito delle visite numerose l'abitazione viene sempre più ingran- 
dita e provveduta di un maggior numero di uscite. Intanto ad ogni depo- 
sizione di uova il gobio corre a fecondarle; e, nati i piccoli, il padre li 
difende coraggiosamente, rimanendo nella sua casa per circa due mesi. Anche 
nell’ Acquario più volte, nei mesi di primavera, si è potuto osservare la 
deposizione delle uova e la valorosa difesa che il maschio ne ha fatta. 

Le numerose specie del genere EBlemmiws, nonostante la poca loro 
abilità pel nuoto, sono dei piccoli predoni molto vivaci e coraggiosi, che 
abitano a schiere le regioni delle alghe sulle coste rocciose. Con quel loro 

corpo agile, aggirandosi con- 
tinuamente su per le rupi ed 
insinuandosi tra le alghe, vanno 
a caccia di animaletti, e spa- 
riscono subito in qualche na- 
scondiglio, allorchè il pericolo 
sì presenta. A questo s’ ag- 
giunga ancora la loro curio- 
sità ed audacia somma, che li 
spinge ad offendere tutto ciò 
che è gustoso e privo di difesa. 
Ai vermi tubicoli strappano 
la testa, ai granchi ed ai pesci 
cavano gli occhi, ed alle ascidie dànno dei morsi ripetuti, finchè queste 
muoiano; e non risparmiano nessuno degli esseri privi di difesa. 

Il più grande ed il più bello dei blennii è il Bllennius ocellaris 
( Fig. 181, Vasca N. 26), fornito di una grossa pinna dorsale erigibile, 
con una macchia oscura nel mezzo. 


Fig. 130. Gobius paganellus, impiccolito della metà, 


Fig. 131. Blennius ocellaris, impiccolito della metà. 


bali 


Vasche N. 2, 13 e 24. 69 


Similmente nascosti fra le pietre, e quindi difficilmente visibili al 
visitatore, sono le Motelle (Fig. 132, Vasca N. 24). 

Come transizione tra questi pesci più o meno fermi nel fondo, a quegli 
altri che invece sogliono vivere liberamente nuotando, trovansene nell’ Ac- 
quario alcuni, che, quantunque nuotatori, pure prediligono di rimanersene 
sul fondo ovvero di starsenè sulle coste; ed ivi talora, come i precedenti, 


Fig. 132. Motella vulgaris, impiccolita della metà. 


riposano, od altra volta invece vanno nuotando. Appartengono a questo 
gruppo prima di tutti i cupori, Yrigla (Fig. 133, Vasca n. 13), di cui nel 


er. 
\ \SLZ pa 


Fig. 133. Trigla lyra, impiccolita della metà, 


Golfo vivono parecchie specie. Allorchè son tolti dall’ acqua, fanno sentire 
uno speciale susurro, che non è già una vera voce, ma soltanto uno strepito 
prodotto dallo sfregamento di 
certe parti dell’opercolo bran- 
chiale contro gli organi vicini, 
Sono caratteristici inoltre i 
loro movimenti sul fondo, ese- 
guiti per mezzo dei raggi li- 
beri delle pinne pettorali. Di 
questi raggi, che non sono 
legati insieme da alcuna mem- 
brana, icaponi si servono come 
di gambe. Le pinne pettorali 
sono molto sviluppate, for- 
mando per lo più ali splendi- 
damente colorate, per mezzo 
di cui possono saltare fuori 
dell’acqua a guisa di pesci volanti. Le trigle sono violenti predoni, forniti 
di bocca molto larga, e capaci d’inghiottire dei bocconi assai grandi. 
Molto affine è la rondine di mare, Daetylopterus (Fig. 134, Vasc: 
N. 2), la quale non usa le sue grandi pinne pettorali come ali per  sal- 


Fig. 184. Dactylpterus volitans, impiccolito tre volte. 


70 Vasche N. 11 e 13. 


tare al di sopra della superficie del mare, come fa V Erocoetus, pesce vo- 
lante, ma se ne serve soltanto per nuotare. (I pesci volanti vivono in 
torme, parte tenendosi al fondo, parte scorrendo liberamente. Quando si 
elevano, saltano per mezzo di stridenti colpi di pinne, spesso fino a 5-6 
metri sopra la superficie dell’acqua, ma, dopo un volo di circa 100 passi. 
cadono di nuovo, per rinnovare più tardi lo stesso gioco. Talora si seguono 
gruppi in guisa che si vedono rapidamente innalzarsi e tuffarsi schiere 
di animali, le quali, quando hanno una determinata direzione, è probabile 
che sieno perseguitate da qualche pesce vorace). Le rondini sono poco 
ricercate dall'uomo, a cagione della loro carne dura e disgustosa. Quando 
sì prendono, susurrano come le trigle: nell’ Acquario sono ospiti periodici. 

Come i precedenti, la triglia, Miuilas (Fig. 155), percorre i fondi 
fangosi delle acque poco profonde, in cui con quei suoi barbigli mobili, 
e molto sensibili, 
va in cerca di nu- 
trimento. Nell’Ac- 
quario ( Vasca N. 
15) sì possono mol- 
to bene osservare i 
movimenti di que- 
sti barbigli, i quali 
ora tastano lenta- 
mente e sospetto- 
samente il fango, 
ora si muovono con 
rapidità, ovvero s0- 

Fig. 135. Mullus barbatus, impiccolito della metà. no ritirati sotto al 

mento. Presso i 

crapuloni romani la triglia ebbe gran pregio, e, quando venne in moda, 
incredibili somme furono spese per i grossi esemplari; così per esempio 
Seneca e Giovenale raccontano che per alcuni furono pagati fino a sei- 
mila od ottomila sesterzi. Oltre a ciò agli invitati gli animali dovevano 
essere portati in tavola vivi; e si facevano morire nelle mani delle signore 
per godere dello spettacolo del cambiamento di colori. Oggi sui mercati 
italiani la triglia è certo uno dei pesci più pregiati, ma non molto caro 

Tra gli abitanti delle coste rocciose dobbiamo finalmente far menzione 
delle argille, di cui nell’ Acquario ( Vasca N. 11) si possono vedere in 
tutto l’anno il grosso 9gro0rgo, Conger ( Fig. 156), e la murena, dilnraena 
(Fig. 137), e qualche volta, ma più raramente, anche gli altri generi che 
pure vivono nel Golfo. 

Uno sguardo alla vasca delle anguille e delle murene mostra al visi- 
tatore questi pesci nelle posizioni più varie, ora nuotanti ed ora in riposo, 
ficcati e quasi nascosti nelle pentole e nelle urne, che a questo scopo 
sì sono ivi messe, ma col capo fuori, aprendo e chiudendo continuamente 
la bocca per respirare. Nel mare vi sono dei cavi rocciosi, in cui questi 
animali trovano egualmente il loro luogo di riposo. Il grongo è un pesce 
vorace che talvolta non risparmia i piccoli della sua stessa specie, e può 

aggiungere la lunghezza di 3 metri e più, ed anche in ischiavità nel- 

th Acquario per la sua naturale pigrizia e per V appetito sempre vivo, si 
mantiene bene per anni. Sul mercato non è molto apprezzato, ma per la 
povera gente costituisce un alimento gustoso. 

Le murene, per la mancanza delle pinne pettorali e per le belle 
macchie del corpo, si distinguono subito dai gronghi, con cui dividono la 


Vasca N. 11. 71 


dimora nelle pentole, trovandosi spesso a due e a tre insieme in un sol 
vaso; cosicchè fa maraviglia il vedere come vi possano trovare posto. 
I bei movimenti serpentini del loro corpo, lo splendido colorito, il capo 
piccolo, con la grande bocca armata di forti denti, dànno a questi pesci 
un aspetto molto singolare, richiamando l'attenzione del visitatore. È noto 
come i romani facessero con le murene sfoggio del più gran lusso, e con- 
sacrassero per quest’ uso degli spazi di mare per averne sempre pronta la 
necessaria quantità. Secondo Plinio un certo Ilio in occasione del trionfo 
di Cesare regalò ai suoi amici seimila murene. Crasso aveva una murena 


Fig. 136. Conger vulgaris, impiccolito cinque volte. 


Fig. 137. Muraena helena, impiccolita quattro volte. 


molto grossa ch'egli ornava di gioielli, ed accarezzava con molta amorevo- 
lezza; l’amava tanto che quando quella morì la pianse. Similmente si rac- 


I 
DI 


Vasca N. 


conta che Vedio Pollione abbia fatto gettare alcuni suoi schiavi in una 
vasca di murene per far alimentare questi animali della loro carne, giacchè 
avea saputo che le murene, quando hanno mangiato carne umana, diven- 
tano saporitissime. Anche oggi la murena è molto apprezzata, ed il mercato 
meglio fornito è quello della” riva di Pozzuoli. 

La pesca si fa per mezzo di canestri di forma particolare, detti masse, 
ovvero con ami; ma le murene oppongono violenta resistenza, e pei loro 
morsi, come pure pel rivestimento vischioso del corpo, spesso si rende 
molto difficile la cattura. I pescatori temono anche come velenoso il morso 
di questi pesci, quantunque solo la forma dei loro denti curvi ed aguzzi 
sia quella che rende la ferita difficile a guarire. Ultimamente si è trovato 
che il sangue di questi animali, come quello delle comuni anguille, è vele- 
nosissimo, se iniettato nel sangue di un mammifero 

Singolarissimo, non solo fra i pesci di fondo, ma anche fra tutti i 
pesci in generale, è l'aspetto dei cavallucci di mare, e loro affini, riuniti 
insieme in un ordine speciale, che ebbe il nome di Lofobrarchi. Ognuno 
forse che abbia visitato una città marina, conosce almeno il comune ca- 
valluccio, Mippocampus, che sul mercato si suole portare disseccato: 
ed è noto che anche secco, per la durezza dei suoi tegumenti, conserva 
la sua forma quasi inalterata. La vita ed i costumi di questi animaletti, 
frequentissimi anche nel golfo di Napoli, sono oltremodo curiosi; tutto è 
strano in essi, e più che altro, la forma, che ricorda interamente quella 
di un cavallo da scacchi elegantemente lavorato. Il luogo preferito dagli 
ippocampi è (Vasca N. 22), dove sono piante, o vermi tubicoli che of- 
frono loro molti punti di attacco, in guisa che possono, secondo la loro 
abitudine, avvolgersi con la coda, che è in essi prensile, e priva di pinne. 
Ivi, disposti in tutte le possibili posizioni, se ne stanno sui tubi dei vermi, 
spiando con i loro occhietti mobilissimi gli animali che abitano la su- 
perficie esterna dei tubi. Nuotando, muovono graziosamente e continua- 
mente la pinna, si piegano e si aggirano in tutte le direzioni, si seguono 
lun l’altro, ovvero nuotano a paia, talvolta av- 
viticchiandosi l’ un contro l’ altro, e trastullandosi 
in mille modi. Questi giuochetti sono visibili e 
vivaci specialmente nel tempo degli amori, nei 
mesi di autunno; e spesso si veggono le piccole 
coppie come colombi, baciarsi ed avvolgersi 
amorosamente e girarsi intorno e riposare in- 
sieme sui tubi dei vermi. Speciale ancora è la 
cura che hanno della prole. Le uova, tostochéè la 
femmina le ha deposte, sono prese dal maschio, 
il quale le pone in una tasca incubatrice situata 
sul ventre e le porta in giro così, fino a che i 
piccoli nati siano divenuti” maturi per vivere una 
vita indipendente. Lo stimolo che i movimenti 
della prole, sempre più vivace, esercitano sul 
maschio, eccita allora questo a sbarazzarsi della 

Fig. 138. Hippocampus gut- medesima, come fa appunto, piegando a scatti 
tulatus, impiccolito della il corpo, nella regione della tasca. Ad ogni mo- 
metà. vimento, aprendosi l’ orificio della tasca, esce 

una quantità di piccole creature della lunghezza 
di un mezzo centimetro ciascuna, somiglianti, per la forma, ad un ‘punto 
interrogativo, le quali tosto si sparpagliano e si aggirano vivaci per 
l’acqua. 


Vasche N. 5, 21 e 22. 75 


‘ Per luomo gl’ippocampi non hanno importanza, e sembra che nel 
mare abbiano pochi o nessun nemico. Nell’ Acquario almeno, lasciati insieme 
agli animali più vari, non richiamano l’attenzione di nessuno dei loro 
compagni di prigione. 

Altri lofobranchi sono gli aghi dì mare, Syngnathus (Fig. 159, 
talvolta nelle Vasche N. 21 e 22) somiglianti a tanti bastoncini. Abitano i 
fondi algosi, di cui sanno imitare, nella forma e nel colorito, le foglie 
vicine a morire. Anche in questi pesci il maschio porta la prole sotto il 
ventre, 


nua 


Fig. 159. Syngnathus acus, impiccolito della metà. 


Gli animali, al cui studio ora ci accingiamo, rappresentano il maggior 
numero di quei pesci, che anche dal volgo sono riconosciuti come tali per 
la loro forma tipica, e passano la maggior parte della loro vita nuotando, 
avendo così un maggiore o minore dominio del loro elemento. Ma, anche 
fra essi esistono alcuni, che, pel nutrimento e per le condizioni di vita, 
sono legati alle coste, e, similmente ai pesci di fondo, debbono quivi alber- 
gare, mentre altri, già più liberi, percorrono il mare, ed altri finalmente, 
come animali pelagici, fendono i flutti, senza mal accostarsi alla spiaggia 
o al fondo del mare. 

Diremo dapprima dei pesci nuotanti delle coste, cominciando dai La- 
broidi, famiglia di pesci notevoli per i bellissimi colori, e detti così per 
le grosse labbra, capaci anche di muoversi innanzi ed indietro. Apparten- 
gono a questa famiglia i variopinti pesci dei generi Labrus (Fig. 140 


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Fig, 140. Labrus festivus, impiccolito della metà. 


e 141) e Crenilabrus (Fig. 142, tutti nella vasca n. 5), vivacissimi, 
che preferiscono le coste ricche di alghe, e sono riconoscibili per la loro 
speciale maniera di nuotare a scosse. Ricorderemo specialmente l' elegante 


74 Vasche N. 5 e 26. 


Labrus festivus, reso interessante dalla cura attenta che piglia della 
sua prole e dalla difesa che ne fa con zelo il maschio. 


Fig. 142. Crenilabrus pavo, impiccolito della metà. 


Le piccole donzelle, Julîs vulgaris e turcica ( Fig. 143 e 144, Vasca 
N. 26), sono animali bellissimi e tinti di colori scintillanti, che formano 
uno dei più belli ornamenti 
dell'Acquario, dove destano an- 
cora | attenzione per il loro 
ardire e per la voracità con 
cui, in folla, accorrono su 
tutto ciò che si getta nella 
loro vasca. Per ogni boccon- 
j cino si litigano, ed ognuno di 
Fig. 143. Julis vulgaris, impiccolito della metà. questa schiera sempre affamata 
cerca con quella sua bocca ar- 

mata di piccoli denti di strappare qualcosa. Al sole scintillano in ma- 
niera sorprendente. Risentono molto 1’ effetto delle basse temperature, ed 
ogni sera vanno a 
letto nella sabbia 
della vasca, cosìc- 
chè, visitando di 
notte 1’ Acquario, 
1 a solo qua e là sì ve- 
i ì dono spuntarelete- 
stoline. Similmen- 
te nei giorni fred- 
di dell’ inverno le donzelle rimangono nascoste nel suolo, dove pure spa- 
riscono rapidamente, quando temono di qualche pericolo. Anche le grandi 


Fig. 144. Julis turcica, impiccolito della metà. 


I 


Vasche N. 10 e 26. 7! 


speci di labri e crenilabri si veggono di frequente star ferme e riposarsi su 
una pietra; abitudine questa che ricorda in certo modo i pesci di fondo. 

A questi s’ uni- 
scono il pesce pet- 
tine, Kiriehthys 
(Fig. 145), il quale 
sì comporta preci- 
samente come le f 
donzelle, ele picco- È 
le castagnole, Me- 
liases (Fig. 146), 
che a schiere gi- 
rano per tutte le 
coste. 

Alla vivacità di Fig. 145. Xirichthys novacula, impiccolito della metà. 

tutti questi piccoli 
pesci si contrappone invece la flemma di altri più grandi, ad esempio dello 
Sciarrano gigante (Serranus gigas, Fig. 147), non solamente il più 
frequente, ma anche uno di quelli 
che vivono più; si trova nella Vasca 
N. 10. Questo pesce ama di starsene 


SIE 


3 


i 


te per ore allo stesso sito, per lo più 

A presso al punto in cui entra la cor- 

; rente d’ acqua, dirizzandosi talvolta 

È ancora sotto della medesima e. la- 

n sciando penetrare nella sua bocca 

pà spalancata, con gli opercoli bran- 

Di chiali aperti, Ji acqua fresca ricca Fig, 146. Heliases chromis, impiccolito 
é d’aria. Spaventato, fugge con grande della metà. 

È rapidità sotto qualche pietra, e con 

È, eguale rapidità si slancia sulla preda, su cui piomba senza mai fallire. 
î Per tutte le sue abitudini lo sciarrano gigante si dimostra una bestia 


Fig. 147. Serranus gigas, impiccolito quattro volte. 


prudente e timida, che ama nascondersi in luoghi sicuri, e, come tale 
viene conosciuta anche dall’ esperienza dei pescatori, Sotto il nome di 


76 Vasche N. 4, 10, 14 e 16. 


cernia costituisce uno dei pesci da tavola più apprezzati sui mercati ita- 
liani, onde vien pagato carissimo. 
Il piccolo sciarramo scrittura (Serranus seriba ) ( Fig. 148, Vasca 
N. 14), notevole pei suoi splendidi colori, ha l'aspetto del suo affine, 
e ricevette il nome da 
alcuni disegni, in for- 
ma di scrittura, che 
presenta sull’ opercolo 
branchiale. Deve an- 
cora ricordarsi |’ Ape- 
gom (Fig. 149, Vasca 
N. 4) dal bel colore 
roseo. 
Molto più vivace 
delle cernie e degli 
Fig. 148. Serranus scriba, impiccolito della metà. sciarrani è la spinola 
o pesce lupo, Labrax 
lupus (Fig. 117, pag. 60, Vasca N. 10), di cui si vedono nuotare quattro 
o cinque insieme nella stessa direzione. Il pesce lupo, uno dei più squi- 
siti pesci da tavola, era ben cono- 
sciuto dagli antichi; trovasi nel Me- 
diterraneo e nell'Oceano Atlantico, 
e spesso raggiunge e sorpassa la 
lunghezza d'un metro. È un pesce 
predone, e sì mantiene d’ ordinario 
presso alle coste, rimontando anche 
le. foci dei fiumi. Nelle tempeste 
si avvicina alle coste per cibarsi 
dei crostacei travolti dalle onde. Si 
prende coll’ amo, ma i grossi esem- 
plari oppongono gran resistenza. Nel- 
l'Acquario vive per anni, e si riproduce; ma i piccoli non vi si svi- 
luppano. 
Ai pesci più comuni del golfo appartengono i cefuli, Mugil ( Fig. 150), 
riconoscibili facilmente alla forma snella, al colorito grigio argentino, 


Fig. 149. Apogon rex mullorum, impiccolito 
della metà. 


Fig. 150. Mugil cephalus, impiccolito della metà. 


ed alla forma speciale delle labbra, avendo il labbro superiore rigonfio, 
e segnato da una fessura mediana, in cui piglia posto un prolungamento 
del labbro inferiore. Si trovano per ogni dove sulla riva, e si nutrono 


Vasche N. 2 e 16. 77 


principalmente di materie molli putrefatte. Nella vasca n. 16 si veggono 
preferire le alghe ed il muco che ricopre le pietre, e cibarsi di animali 


e di piante c: adute in 
decomposizione; per 
cui sì rendono molto 
utili. La carne è te- 
nera e gustosa; per 
la sua frequenza è 
uno del più comuni 
pesci da tavola. 
Finalmente sa- 
rebbero da ricordare 
ancora alcuni pesci, 


Fig. 151. Pagrus vulgaris, impiccolito della metà. 
8 4 GY ’ 


appartenenti a questo gruppo, e quasi SDA, visibili nell’ Acquario, ma 
.che, pel loro indifferente modo di vivere, e per la pochezza delle nostre 


Fig. 152. 


Box salpa, impiccolito della metà. 


conoscenze sulle loro abitudini allo stato libero, si rendono qui per noi 
poco interessanti. Ci limiteremo pertanto a nominarli, aggiungendo qual- 


che osservazione per i più 
importanti. E dapprima tra 
questi facciamo menzione 
delle diverse specie di spari, 
che quasi tutti per la loro 
carne saporita costituiscono 
un articolo importante di 
pesca, ed una merce ricer- 
cata. Tali sono p. es. i pagri, 
Pagrus (Fig. 151), le 


bobe, Box (Fig. 152 e 153 


(Fig. 154), i pagelli, Pag 


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Pala 


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Fig. 153. Bow b00ps, impiccolito della metà. 


3) ed altre piccole forme affini, p. es. Oblata 
ellus (Fig. 155), riunite insieme nella Vasca 


Fig. 154. Oblata melanura, impiccolita della metà. 


78 VaschesN 2 ei OLO Nei 


N. 2; tutti pesci di costa, che vivono di piccoli crostacei e di altri ani- 
mali, ed alcuni anche di sostanze vegetali. Oltre a questi ricorderemo an- 
cora i pesci più grandi, p. es. i surghi, Sargus (Fig. 156), ed il raro 
canturo, Cantharus (Fig. 157, Vasca N. 15), di cui un individuo ha 
vissuto nell’ Acquario per cinque anni, Le preziose orade, Thrysophrys, 
(Fig. 158, Vasca N. 10), il dertice o dentale, Bentex (Fig. 159, Vasca N. 5), 


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Fig. 155. Pagellus erythrinus, impiccolito della metà. 


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Fic. 157. Cantharus vulgaris, impiccolito della metà, 


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Fig. 158. Chrysophrys aurata, impiccolito tre volte. 


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Fig. 1509. Dentea vulgaris, impiccolito tre volte. 


e gli Smaris ( Fig. 160, Vasca n. 18), sono bellissimi pesci, dal corpo 
splendidamente ornato di disegni a riflessi metallici, il primo dei quali 
sì pesca in tutto il Mediter- 
raneo ed è frequente nelle 
lagune, e nei laghi salati, 
dove fa preda di molluschi, 
che sono adoperati per ade- 
scarli. I Romani li alleva- 
vano nei laghi, specialmente 
nel Lucrino. Il più grande 
di tutti è il dentice, terribile 
predone, che spesso strappa 
ì pesci dalla rete; raggiunge Fig. 150. Smaris cu!garis, impiccolito della metà. 
la lunghezza di un metro 
e può superare il peso di dieci chilogrammi. Nell’ Acquario si dimostra 
invece più mansueto. — Accanto agli splendidi spuri la Corvyina nigra 
(Fig. 161, Vasca N. 10) si fa notare pel suo colore bruno uniforme, e 
per i suoi costumi tranquilli; si mantiene sempre allo stesso posto, e, timida 
e sospettosa, suole starsene sul fondo in attitudine dimessa. Più rara è 
l Umbrina (Fig 162, Vasca N. 7), molto somigliante alla corvina. 
Della famiglia delle aringhe ricorderemo qui oltre alla vera aringa, 
Clupea harengus, che raramente comparisce nel Golfo, la sardina, 
Clupea pilchardus, e V acciuga 0 alice, Raugraulis enerasiche- 
lus. Le alici erano già note agli antichi, ed ora importano sopratutto 
alla pesca francese. In quanto alle sardine, sebbene vengano prese in 


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o) 1, ) 


80 Vasche N. 7, 10 e 16. 


Fig. 162. Umbrina cirrosa, impiccolita tre volte. 


grande quantità anche in Inghilterra, nondimeno il vero mercato per le 


« sardine all'olio ossia di Nantes » è la Francia, dove 


Fig. 163. Balistes capriscus, impiccolito della metà. 


se ne vendono pel 
valore di 10-15 mi- 
lioni di lire all’an- 
no. Dopo di avere 
puliti e salati 1 pe- 
scl freschi, si fanno 
restare per alcuni 
minuti nell'olio di 
oliva bollente, e poi 
si chiudono con 
olio finissimo in 
cassette, che si sal- 
dano immediata- 
mente. In Napoli 
le sardine e le alici 
che si pescano nel 
Golfo si mangiano 
allo stato fresco, 
per lo più fritte. 


Finora non è riuscito mantenerle vive nell’ Acquario, a cagione della 
bj (©) 


straordinaria loro delicatezza. 


Vasche N. 6, 16 e 22. 81 


Dell’ordine dei Plettognati, così ricco di forme strane, ma contenente 
quasi solamente pesci che abitano i tropici, e che il visitatore avrà forse veduto 
nei musei di Storia: Naturale, p. s. il pesce istrice, il pesce palla, ece., noi 
conosciamo nel golfo di Napoli solo due specie, cioè il pesce luna, Orthage- 
| riscus cd il pesce balestra, Balistes (Fig. 163, Vasca N. 16). Il primo finora 
appartiene alle più grandi ra- 
rità dell’ Acquario, in cui vive 
‘appena poche settimane; nulla 
quindi d’interessante possiamo 
dire sui suoi costumi. Molto 
meglio invece conosciamo il 
baliste, che, dalla primavera 
. fino all'inverno, fa parte co- 
stantemente della nostra col- 
lezione, ed ha qualche volta Fig. 164. Centriseus scalopar, impiccolito della metà. 
dato materia ad osservazioni 

interessanti. La forma compressa del corpo, sproporzionatamente breve ed 
alto, richiama l'attenzione dell’ osservatore; gli occhi, di splendore azzur- 
rino, e la bocca stretta, puntuta, ed ornata di pochi ma fitti denti taglienti, 
aumentano la stranezza dell'aspetto. Per la sua maniera di vita, è uno 


dii 


N 
pipi 


Fig. 165. Lichia glauca, impiccolita della metà. 


dei pesci sociali più curiosi, più vivaci, che però mostra le sue abitudini 
bene soltanto nell’ estate, giacchè risente molto l’azione del freddo, e di 
solito muore al principio dell’ inverno. 
Vive di molluschi e di granchi, che 
tagliuzza con quei suoi robusti denti 
con tanta forza, che lo strepito si può 
sentire attraverso le lastre dei serbatoi. 
Toglieva di solito il cibo direttamente 
dalla bocca delle grosse tartarughe, con 
cui sì trovava rinchiuso, e strappava 
gli occhi alle aragoste ed agli omari; 
cosicchè fu necessario bandirlo dalla 
compagnia di questi animali. 

Quasi sempre si trova nell’ Ac- 
quario il Centriseus (Vasca N. 22, 
Fig 164), piccolo pesciolino, di color 
rosso vivace, di forma molto elegante, e notevole per il suo lungo becco. 

Siamo così giunti ai veri nuotatori pelagici, agli Scomberoidi. Come 
gli uccelli marini, i gabbiani e le fregate, menano la loro vita librandosi 
al di sopra dell'immenso spazio dell'oceano, così i pesci di cui ora ci 


Fig. 166. Capros aper, impiccolito 
della metà. 


82 Vasche N. 6, 10, 14 e 22. 


occupiamo, percorrono l’aperto mare, avvicinandosi per lo più soltanto 
a periodi determinati alle coste, dove (p. es. il towno) formano oggetto 
di pesca importante. Le prove di acclimatare nell’ Acquario questi pesci, 
timidi, ed a movimenti irregolari, non sono riuscite; il tonno, ed anche 
il pesce spada, affine al tonno, non possono abitare le nostre vasche, dove 
si troverebbero molto limitati nei loro movimenti. Tutti in poche ore 
muoiono, eccetto un piccolo scomberoide, la li224, Liehia glauca ( Fig. 
165), che come il pesce balestra, è un ospite ordinario dell’ Acquario nei 
mesi di estate. Le forme snelle del corpo, il rivestimento argentino, ed i 
movimenti incessanti fanno della lizza uno dei pesci più belli a vedersi. 
( Vasca N. 6). 

Appartiene pure agli scomberoidi il pesce capra, C'apros ( Fig. 166) 
diversamente dai suoi congeneri esso vive alla profondità di 60 a 70 metri 
nondimeno resiste bene anche nella nostra Vasca N. 22. 


. 
P) 
. 
9 


Rettili. 


Oltre dell’ Amphiorus e delle numerose specie di pesci, vive anche 
nell’ Acquario un altro vertebrato marino. 

Esso è un rettile: la fartaruga marina, Yhalassochelys ( Fig. 167), 
testuggine del Mediterraneo, che giunge alla lunghezza di oltre un metro 


Fig. 167. Thassochelys cortieata, impiccolita cinque volte, 


Vasche N. 10 e 14. 83 


ed al peso di 200 chilogrammi. È frequente in tutte le coste del Mediter- 
raneo; e si trova anche sulle coste europee bagnate dall’Atlantico. Si nutre 
di crostacei e di altri piccoli animali, e, non appena presa, si mette fero- 
cemente alla difesa, per cui le sue potenti mascelle sono un’ arma non 
disprezzabile. Anche in ischiavità rimane per lungo tempo feroce, e gli 
esemplari dell’ Acquario hanno dato più volte combattimenti. Ordinaria- 
mente si trova nella Vasca N. 10 e 14. Nell’ inverno diviene pigra e 
perde 1’ appettito. Poca ne è 1’ utilità, essendo la sua carne insipida e le 
scaglie di nessun uso. 


Acciuga 79 
Adamsia 9, 34 
Aeolis 48 

Ago di mare 73 
Aglaophenia 16 
Aiciopa 28 
Aleyonium ll 
Alice 79 
Amphioxus 58 
Amphipoda 39 
Anemonia 8 
Anellidi 26 
Anguilla 70 
Anilocra 39 
Animali pelagici 20 
Antedon 24 
Antennularia 16 
Anthozoa 7 
Antipathes 12 
Aphrodita 28 
Aplysia 47 
Apogon 76 
Aragosta 81 
Arenicola 27 
Aringa 79 
Ascidie 54 
Asterias 24 
Asteroidea 24 
Astroides 9 
Astropecten 24 
Attinie 7 
Avicula 52 
Axinella 7 


Balanus 40 
Balistes 81 
Beroé 20 


INDICE 


Bisso 51 

Bivalvi 49 
Blennius 68 
Bobe 77 
Botryllus 55 
Box 77 
Brachiuri 29, 85 


Briozoi 29 


Calamaio 43 
Calappa 37 
Callianira 20 
Cantharus 78 
Capone 69 
Cappelli di mare 14 
Capros 81 
Caranx 16 
Carcinus 37 
Cardium 58 
Carinaria 49 
Carmarina 15 
Cassis 44 


Castagnola 75 


Cavalluccio di mare 72 


Cefalo 76 
Cefalopodi 41 
Centriscus S1 
Cereactis 9 
Cerianthus 9 
Cernia 76 

Cestus 21 
Chrysophrys 78 
Cicala di mare 52 
Cinto di Venere 2 
Ciona b4 
Cirripedi 39 
Cladactis 8 


1 


Clupea 79 

Conger 70 

Coralli 9 

Coralli coriacei 11 
Coralli cornei 12 
Coralliam 12 
Corallo bianco 12 
Corallo nero 14 
Corallo nobile 12 
Corvina 79 
Cotylorhiza 14 
Crenilabrus 78 
Crinoidea 24 
Crostacei 29 
Ctenofori 19 
Cucumaria 23 
Cymothoa 39 
Cynthia 55 


Dactylopterus 69 
Dattilo di pietra 52 
Dendrophbyllia 10 
Dentex 78 
Dentice 78 

Denti di cane 40 
Diazona 55 
Dolium 46 
Donzelle 74 
Dorippe 36 

Doris 48 
Dorocidaris 24, 25 
Dromia 37 


Kchinaster 25 
Echinodermi 21 
Echinoidea 24 


mbero 30, 32 
mmarus 39 

steropodi 44 

ucci di mare 59 

— Gemmazione 10 

_ Generazionealternante 16 
ail thiozzi 68 

tar di mare 21 

È bius 68. 


E ermione 28 
ppocampus 72 


ippospongia Le 
lothuria 25, 


INDICE 


Isole di corallo 10 
Isopoda 59 
Iulis 74 


Labrax 76 
Labroidi 73 
Labrus 75 
Lambrus 36 
Lepadi 40 
Lichia 82 
Lithodomus 52 
Lizza 82 
Lofobranchi 72 
Loligo 45 
Lophius 65 
Luidia 24 
Lupa 57 


Macruri 30 
Maia 56 
Mantis 5$ 
Meduse 14 
Meleagrina 52 
Misidei 59 
Mitilo 51 
Molluschi 40 
Motella 69 
Mugil 76 
Mullus 70 
Muraena 70 
Murex 45 
Mustelus 61 
Myriozoum 29 
Mytilus 51 


| Myxicola 28 


Natica 44 
Nauplius 40 


Oblata 77 
Octopus 41 
Ofiure 25 
Olindias 15 
Oloturie 21 
Onuphis 28 
Ophioderma 25 
Opistobranchi 46 
Orada 78 


Orecchia di mare 44 
Orthagoriscus 81 
Ostrea 50 

Ostrica 50 


Pagellus IIri 
Pagrus 77 

Paguri 55 
Palaemon 32 
Palinurus 31 
Palombo 61 
Pecten 53 

Pelagia 15 
Penaeus 33 
Pennaria 16 
Pennatula 11 
Penne di mare 11 
Pesce angelo 61 
Pesce balestra S1 
Pesce capra 82 
Pesce lucerna 64 
Pesce luna SI 
Pesce lupo 76 
Pesce palombo 61 
Pesce pettine 75 
Pesce spada 82 
Pesci 58 

Pesci cani 59 
Pesci cartilaginei 58 
Pesci ossei 63 
Pesci piatti 66 
Pettini 53 
Phallusia 54 
Pholas 52 
Phronima 39 
Physophora 18 
Pidocchi de’ pesci 39 
Pinna 51 
Pinnotheres 5I 
Pisa 35 
Plettognati 81 
Pleurobranchus 47 


Pleuronettidi 66 


Polipi 7 

Polipi idroidi 16 
Polpo 4l 

Polpo muschiato 42 
Porcellino 39 
Porpora 45 

Protula 26 
Pteropodi 48 


86 


INDICE 


Pterotrachea 49 

Pulce d’acqua 39 
q 

Pyrosoma 55 


Raia 63 

Rana pescatrice 65 
hazze 61 

Retepora 29 
Rhizostoma 14 
Rhombus 66 

Ricci di mare 21 
Rondine di mare 69 
Rose di mare 7 


Salpa 56 
Sardina 79 
Sargus 78 
Sciarrani 75 
Scissione 10 
Scomberoidi 81 
Scorpaena 67, 68 
Scorpene 67 
Seyllarus 32 
Seyllium 59 
Sepia 42 
Seppia 42 
Serpula 26 


ME 
( 


) 


Serranus 
Sifonofori 18 
Smaris 79 
Sogliole 66 

Solea 66 
Solecurtus 50, 52 
Solen 52 

Spari 77 
Sphaerechinus 25 
Spirographis 26, 2 
Spinola 76 
Spongiae 5 
Spugne 5 

Squali 58 
Squatina 61 
Squilla 58 

Stelle di mare 21 
Stenopus 33 
Stichopus 25 
Stomatopodi 58 
Stromateus 16 
Suberites 37 
Sycon 7 
Syngnathus 75 


Tartaruga 32 
‘l'eleostei 65 
Terebella 28 


Tethya 7 
Tethys 48 
Thalassochelys 82 
Tima 15 
Tonno 82 
Torpedine 62 
Torpedo 62 
Trachinus 64 
Trepang 26 
Trigla 69 
Triglia 70 
Tritonium 45 
Trygon 65 
Tubularia 16 
Tunicati 54 


Umbrella 47 
Umbrina 79 
Uranoscopus 64 


Velella 19 
Vermetus 46 
Vermi anellidi 26 
Vertebrati 58 


Xirichthys 75 


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