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GUIDA
PER
L'ACQUARIO
DELLA
STAZIONE ZOOLOGICA
DI NAPOLI
TERZA EDIZIONE
‘ con '167 fieure intercalate nel testo.
IN MODENA
COI TIPI DELLA SOCIETÀ TIPOGRAFICA
ANTICA TIPOGRAFIA SOLIANI
1990.
HOLNsI
ANIMALI E PIANTE
CONTENUTI IN CIASCUNA VASCA
L’Acquario contiene soltanto animali e piante di mare, gli uni e le altre
provenienti esclusivamente dal Golfo di Napoli.
Per rendere più facile l’ osservazione, si sono indicati di
proposito solo gli animali e Ie piante che colpiscono più lo
sguardo. I nomi segnati con * sono di animali che si trovano
solamente in certe stagioni. Per chi desidera maggiori spiega-
zioni, dopo il nome degli animali si è segnata la pagina
della Guida. Pe: tutto il resto si richieda il Custode.
Alle pareti del maggior numero dei bacini si vedono at-
taccate molte Cione ( Ciona wtestinalis p. 55) facili a distin-
guere per la loro forma particolare a guisa di tubi gelatinosi,
bianco - trasparenti, ed altre Ascidie, e Spugne (p. 5) di ogni
sorta, le quali si fissano da loro stesse e trovano sempre nutri-
mento ed acqua fresca. — Per lo più nuotano nelle vasche, a
sciami numerosi, piccoli Crostacei ( Misidei, p. 39 ), dal colorito
rosso - bruno.
La riflessione operata dalla superficie dell’acqua fa apparire
raddoppiati quegli animali e quelle piante che si trovano presso
alla parte superiore. Questo fenomeno è notevole soprattutto nella
vasca N. 1. / mwneri delle vasche stanno al disopra di esse.
Vasca
1. | Echinodermi: Stelle di mare, Ricci, Oloturie, Gigli
di mare, ecc. (p. 21). Gli arboscelli, che si veggono
nel mezzo della vasca, sono pezzi morti di Antipathes
(p. 12), che è un corallo corneo.
DI Pesci: Bobe p. 77, Pagelli p. 78, Oblata poi it
* Rondini di mare p. 69.
Piante: Le alghe verdi, U/va luetucea, servono
come cibo di questi pesci.
Vasca
4,
DI
6.
©)
CO
IO;
Molluschi, e propriamente:
nuotanti: * Calamai p. 43.
nuotanti o in riposo: Aplisie p. 47, Pettini
Piro
striscianti o in riposo: Dolii p. 46, Tritonii
p. 45, Pleurobranchus p. 47, ed altre grandi
lumache.
Quei filamenti gialli lunghi, quei grossi nastri
larghi e trasparenti, sono ammassi di uova di
molluschi.
Piante: Ulva per cibo delle aplisie.
Ascidie: Fallusie p. 54, Cione p. 55, ecc.
Vermi tubicoli ( Spwrographis) p. 27 (V. vasca
N22) A pogon pito
Piante: Alghe rosso-brune ( Sebdenia e Vidalia),
ed una verde-bruna, a forma di palla: Codiwm
bursa.
Pesci labroidi p. 73, Sarghi p. 78, Dentici p. 79.
Piante: Erba di mare ( Posidonia Caulimi): non
è alga, ma pianta fanerogama.
Pesci: Lizze p. 82, Scorpaena p. 67.
Crostacei: Elefante di mare p. 30.
Piante: Sulle pietre l’ alga verde Cod elon-
gatum.
Crostacei: Aragoste p. 31, Maja p. 36, Seylarus p. 32.
Attinie, soprattutto Anemonia sulcata p. 8.
Nella parte anteriore alcuni esemplari dell’ attinia Ce-
reactis aurantiaca p. 9, nel fondo il corallario di color
giallo ranciato Astroedes calycularis p. 9.
Pesci, e propriamente
nuotanti: Pesci lupi 0 Spinole p. 60 e 76, Sclar-
rani giganti o Cernie p. 75, Corvime p. 80,
Orade p. 78.
per lo più in riposo: Gattucci di mare p. 59,
* Pesci palombi p. 61, Pesci, angeli p.. 6,
* Rane pescatrici p. 65.
Rettili: * Tartarughe di mare p. 82.
Quei sacchi quadrangolari attaccati per mezzo di
filamenti ai rami di Antipathes sono le uova dei
pesci cani p. 61.
co
Davanti al N° 10, in una piccola vasca aperta si trova una
torpedine (p. 62), destinata a fare sperimentare all’ os-
vasca Servatore che la prenda colla mano la scossa elettrica.
Ibi
12.
16.
IBSE
20.
Pesci: Murene e Gronghi p. 71, ficcati nelle pentole ed
urne rotte.
Pesci: sulla sabbia: Ghiozzi p. 68, destinati come
cibo delle razze.
mezzo nascoste nella sabbia: Razze e Torpedini
p.. 62-e. 605.
Pesci: nuotanti: Smaris p. 79.
per lo più sulla sabbia: Caponi p. 69, Triglie p. 70.
Pesci di mediocri dimensioni, p. es. varie specie di
Sciarrani p. 76.
Rettili: Tartarughe di mare p. 82.
Cefalopodi: Polpi p. 41. // custode, a richiesta, dà
loro a mangiare dei granchi.
Pesci: Cefali p. 76, * Pesci balestra p. 81.
Bacini destinati a conservare provvisoriamente animali
da distribuirsi poi nelle varie vasche speciali.
La vasca è divisa in due compartimenti mediante una
lastra di vetro che impedisce alle seppie di scappare
nella parte posteriore oscura.
| Parte anteriore: Seppie p. 42. Spesso somigliano
| tanto alla sabbia, su cui generalmente riposano, che
solo con molta attenzione si possono distinguere.
Parte posteriore: Spugne e Coralli, V. vasca N.° 21.
Animali pelagici con trasparenza vitrea. I più
delicati sono stati messi dentro cilindri di cristallo
verticali, per mantenerli bene in vita. Le specie con-
tenute in questa vasea variano molto secondo là
stagione e lo stato di calma o° tempesta del mare
(v. pag. 20). Fra gli animali che vi si veggono più
frequentemente sono: Meduse p. 14 (specialmente le
grandi Cassiopeie e Rizostome ), Ctenofori p. 19 ( so-
prattutto Leroe, e Cinto di Venere), Sifonofori p: 18%
Alciopa p. 28, Phronima p. 39, Eteropodi e Ptero-
podi p. 49, Pirosomi p. 55, Salpe p. 56;
nalmente anche la Tetide p. 48.
Nella vasca si vedono anche dei Cefalopodi rari e delle
piccole Lumache, p. es. Doris p. 48.
site.
occasio-
4
Vasca
21. | Pesci nuotanti, o in riposo: Cavallucci, e Aghi
di mare, p. 73.
Sulla sabbia e sulle roccie: Spugne p. 5, Al-
cionii p. 11, Coralli cornei p. 12, Penne di mare
p. 11, * Dendrophyllia p. 10, * Corallo nobile p. 12,
oPolipi idroidi*p39 Lo#Brloz010pa29)
Piante: Alghe di color rosso-bruno ( Vidalia ), di
color verde ( Dasyeladus), e Coralline ( Lithophyt-
lum ecc. ), che sembrano croste pietrose. * I gruppi
di sferette verdi iridescenti sono la Valonia
macrophysa.
dI Nuotanti 0 IE * Capros p. 82, * Cen-
triscus p. $
Nuotanti o in riposo: Cavallucci e Aghi di mare
73.
Striscianti: piccole Lumache p. 44.
Sul fondo: Vermi tubicoli p. 27, Attinie rare (Ce-
rianthus p. 9), Vermetus p. 46, Pinne p. 51, Ostriche
p. 50, Avicula p. 51, ed altri bivalvi.
Piante: presso a poco come nella vasca N.° 21.
23. | Crostacei di mediocre grandezza, p. es. Eremiti, o Pa-
guri p. 33. Abitano nelle conchiglie sulle quali si
fissano attinie. Granchi brachiuri p. 35, Gamberi p. 32.
24. | Sulla sabbia: Polpi muschiati p. 42, Squille P. 38,
* Razze giovani p. 63, * Rane pescatrici giovani p. 65.
Sotto la sabbia: Pesci piatti p. 66, Pesci lucerna
e Trachini p. 64. S-
Il Custode, se richiesto, li fa uscire dalla sabbia.
25. | Pesci: Scorpene p. 67.
Granchi: Pisa, Maja ecc. p. 35.
Tanto i pesci quanto i granchi somigliano molto
pel colore alle pietre.
Pesci piccoli variopinti nuotanti, come: Donzelle pe te +
26. * Castagnole p. 75, Sciarrani. p. 76, ‘ect. i
D'inverno questi pesci per lo più si nascondono
nella sabbia.
Piante: Erba di mare, V. vasca N.
mi Frate.
Vasca N. 21. n 5
Spugne (.Spongiae).
(Vasca N. 21.)
Si dubitò lungo tempo se questi corpi, fissi ed apparentemente immobili
nello stato adulto, fossero animali o piante; e solo in seguito di recenti
ricerche si è finalmente stabilito che sono animali, e che la loro somi-
glianza con le piante si limita appena alle apparenze esterne. La massa
del corpo di questi esseri consta dig una sostanza po vivente, che in
guisa di gelatina compenetra e riveste un'impalcatura interna. Questa,
a sua volta, prodotta appunto dalla secrezione della massa gelatinosa, è di
natura varia, giacchè risulta o di una rete di fibre cornee elastiche
(Spugna da bagni, ed affini), ovvero è rappresentata da un'infinità di
corpuscoli microscopici, duri, silicei o calcarei (Spugne silicee, spugne
calcaree), dalle forme bellissime, è delle più svariate che si possano im-
maginare, come cilindretti, uncini, sferette, ancore, e piccole stellette. Anzi,
per ogni specie di spugne, la forma di questi corpicciuoli è costante,
così che serve ai zoologi come carattere importantissimo per la classifica-
zione di questi animali.
Ma, si noti, la spugna che tutti sanno, anche i profani alla zoologia,
vale a dire la spugna comune da bagni, Euspongia (fig. 1), quando è viva,
non ha punto l'aspetto solito di qui del
commercio. Le fibre cornee elastiche, in-
trecciate fra loro così capricciosamente per
fare quella rete, che noi usiamo per la-
varci, non sono che lo scheletro della
spugna; poichè invece questa, allorchè è
viva, è come abbiamo detto, rivestita in-
tieramente di una materia molle, fornita
di un grandissimo numero di pori, che si
possono aprire e chiudere, e servono a
dar passaggio all'acqua marina che deve
entrare nei numerosi canali da cui tutta
la massa della spugna è attraversata. Ogni
canale nella parte media si allarga in una Fig. 1. Euspongia officinalis,
così detta « camera dei flagelli », appunto su una pietua, ridotta al terzo,
perchè ha le pareti fornite di ciglia vibra- i
tili o flagelli mediante cui l’acqua si muove continuamente, finchè abban-
dona la spugna, uscendo dai pochi ma ampii fori di espulsione « oscula ».
In questo cammino gli organismi microscopici ed anche sostanze nutritive
6 Vasca N. 21.
morte, trasportate dalla corrente, trovandosi a contatto delle cellule in-
terne della spugna, sono trattenute da queste e consumate come alimento.
Grandissima è la resistenza presentata dagli esseri, di cui ci occupiamo,
contro ogni specie di maltrattamenti: t tagliatane una in più pezzi, ciascuno
di questi possiede la facoltà di continuare a vivere, costituendosi in indi-
viduo speciale, indipendente. Di tali proprietà si profittava per la coltiva- È
zione delle spugne da bagni. Queste sono molto diffuse nel Mediterraneo,
nè mancano nel golfo di Napoli, prediligendo le coste rocciose e i banchi i
Tethya lyncurium,
su una pietra.
Fig. 4. Alcuni esemplari di
Sycon capillosum. Sono
attaccati a sinistra su una
Fig. 2. Ainella, su una pietra, Impiccolita della metà. roccia,
RA } Vasca N. 21. "
DI
i corallo. Volendo prepararle per l’uso ordinario, si lavano con acqua e
acidi, così che la parte propriamente viva dell’ animale, ossia le cellule,
‘esti eliminata. Nei grandi mercati di spugne, p. es. in Trieste, si distin-
| guono varie specie di spugne da bagni. La più fina e costosa è la levantina,
da cavalli (ZMippospongia equina), non vale più dell’ altra; si pesca sulle
É Pochi gruppi di animali presentano tanti diversi aspetti quanto le
spugne. Oltre alla spugna da bagni, l’ Acquario contiene ancora una serie
i, spugne silicec, che richiamano l’attenzione per i vivaci colori, e per le
forme strane. Tali sono p. es. i cespuglietti di Aximella (fig. 2) e le
masse tondeggianti di Tethya, dal color giallo di zolfo (fig. 3). Altre
crescono in forma di croste sulle pietre e sulle piante; ed alcune anche
| Sopra gli animali. Le spugne calcaree sono quasi tutte piccole e di me-
| schina apparenza, grigie o bianche; una molto comune nell’ Acquario, dove
aderisce alle pareti delle vasche, è il Syeon capillosum (fig. 4).
ci Quantunque le spugne adulte siano fisse, nondimeno quando sono gio-
«vanissime, cioè allo stato di larva, vagano liberamente, fino a che trovano
bi: il luogo opportuno per fissarsi, senza che poi lo possano più cangiare. Così
«avviene che il Sycos: ora nominato si fissa da sè medesimo nell’ Acquario,
| e vi prospera assai bene, siccome lo dimostra la sua grande diffusione. Le
altre spugne che sono esposte sono state, invece, pescate, e si debbono ogni
. tanto sostituire con altre, perchè durano poco in vita.
Polipi o fiori di mare ( Anthozoa).
Me. ca 1
e riesce difficile ad un osservatore profano considerare come spugna
un corpo, che, veduto nello stato di vita, non desta punto l impressione
di una spugna, riesce similmente difficile ad intendere sotto il nome di
‘corallo, altra cosa che non sia quel bell’ alberetto rosso o bianco, che so-
— gliamo vedere adoperato come ornamento. Eppure quell’alberetto non è
| già il vero animale, ma è soltanto il sostegno costruito da centinaia e da
— migliaia d’individui. Scientificamente i veri animali sono detti Polipi,
ei quali quelli che si presentano con forme più splendide, e che negli
Acquarii del nord sono considerati come il migliore ornamento delle
vasche, sono le:
va
100
Attinie ovvero Rose di mare.
(Vasche N. 8, 9, 21, 22 e 23).
_ In esse noi vediamo un corpo cilindrico, di solito fissato sopra qualche
oggetto per mezzo della parte inferiore, con la parte superiore munita di
| una corona di numerosi tentacoli che si vanno muovendo continuamente.
el mezzo di questa corona è facile vedere una apertura la quale serve
l’animale nello stesso tempo da bocca e da ano (V. fig. 5). Segue al-
8 Vasche N. 8 e 21.
Fig. 5. Anemonia sulcata, impiccolita Fig. 6. Cladactis Costae, fissata su una pie-
della metà. A destra vedesi la roccia tra. Impiccolita della metà.
su cui è fissata.
e destinato alla digestione delle materie introdotte. A prima giunta si
potrebbe credere che il corpo del polipo sia privo di difesa, ma non è così,
giacchè anzi esso è armato piuttosto potentemente. Difatti in molti punti
del corpo, e specialmente nei tentacoli, destinati ad afferrare la preda, si
trovano numerose vescichette, le così dette vescichette urticanti, piccolissime
e visibili soltanto al microscopio, le quali contengono un liquido acre ed
un filamento avvolto ad elica. Se all’ attinia si avvicina un nemico, o un
animale di cui essa voglia far preda, subito migliaia di questi filamenti
avvelenati sono lanciati contro di quello, ne intorpidiscono le forze, spe-
cialmente se si tratta di un piccolo organismo, e talvolta ancora lo ucci-
dono. Le attinie sono straordinariamente voraci, e non solamente divorano
i pezzi di pesce somministrati come cibo dal custode, ma ancora ghermi-
scono, spesso anche se sono di volume superiore al proprio, vermi, granchi,
molluschi e pesci che giungono alla loro portata.
Camminano raramente e con lentezza; quando sono inquietate, sì
contraggono, espellendo l’acqua da cui sono riempite, talvolta così forte-
mente da non essere più riconoscibili.
Per la loro straordinaria resistenza di vita la conservazione di questi
animali nell’ Acquario è molto facile; in molti casi è riuscito di avere
qualche attinia viva nelle vasche per più anni; ed in Edimburgo un’ at-
tinia ha vissuto in un piccolo acquario per più di 50 anni, avendo partorito
in questo tempo migliaia di piccoli.
Fra le numerose specie, in parte fornite di smaglianti colori, ricor-
diamo |l Anemonia suleata (fig. 5 0) dr equentissima nel golfo di Napoli,
dove a centinaia d’ individui si trova fissata sopra gli scogli, che pigliano
così l’aspetto di un’ aiuola fiorita ( Vasca N. 8).
Più bella ancora di questa è un'altra rosa di mare, la splendida
Cladacetis Costae (fig. 6), finora trovata solo nel nostro golfo: spesso
raggiunge una notevole grandezza, ed è sopratutto magnifica quando spiega
i suoi tentacoli. Vive a grandi profondità ed è rara, quindi non sempre
sl trova nell’ Acquario ( Vasca N. 21).
fondo della vasca, può essere appunto
Vasche N. 9, 22 e 23. 9
Per la sua maniera di vita è interessante l Adamsia (fig. 7, Vasca
N. 28), solita a trovarsi sulle conchiglie abitate dai paguri, dai quali viene
9 . . . » r
trasportata (v. pag. 34) Bellissima è la Cereactis (fig. 8; Vascal9
a \D7 SÌ 4 ì e
ii o IIS p
e 77 \
TREN Let A i pateia . pala N° D v . . "-_p
Fig. 7. Adamsia Rondeletii, impiccolità della Fig. 8. Cercactis aurantiaca, infossata
‘metà. Tre individui trasportati da un gran- nella sabbia, impiccolita della metà.
chio ( Pagurus striatus).
nel piano anteriore) dal colore rosso ranciato. E il Cerianthus (fig. 9
Vasca N. 22) vive in un tubo di membrana floscia fabbricato da sè
medesimo. È quasi tutto nascosto nella
sabbia, lasciando sporgere soltanto pic-
cola parte del suo corpo. Esso è uno
dei più grossi anemoni di mare e rag-
giunge una lunghezza di 20 centimetri.
Per mezzo delle attinie ci riesce ora
facile d'intendere la struttura dei veri
coralli. Difatti, se le attinie avessero la
proprietà di segregare intorno, ovvero
dentro al loro corpo uno scheletro cal-
careo, allora quest’ ultimo, dopo la morte
dell’ animale, sarebbe egualmente come
« corallo » ricercato quale ornamento
dagli amatori. Il bel corallo del genere
Astroides (fig. 10, Vasca N. 9) dal
colore aranciato, che si vede ornare il
considerato come una tale attinia for- Fig. 0. Cerianthus membranacevs, infos-
nita di scheletro. sato nella sabbia, impiccolito della metà.
La sua forma vera di solito appa-
risce soltanto a debole luce, e quindi a cielo annuvolato, poichè solo
allora Vl animale fa pompa della sua bella corona di tentacoli, e stende il
corpo, che raggiunge spesso la grandezza di un centimetro e più. Le
migliaia di individui riuniti ed estesi dànno nell’ assieme 1° aspetto di
10 Vasche N. 9 e 21.
un magnifico tappeto colorato in arancio. Se invece la luce è più viva,
gli Snai sl contrag
ggono, ritirano i tentacoli ed 1 coralli appariscono
molto meno visibili, sebbene anche in
questo caso dello scheletro nulla si veg-
ga. Solo quando l’animale, che è ap-
punto tinto in aranciato, è morto ed è
distrutto, lo scheletro calcareo che ri-
mane apparisce chiaro, e mostra la sua
forma simile a quella di un favo d'’ api,
ciascuna celletta del quale presenta nel-
l'interno tante laminette disposte a raggi.
Tali scheletri spogliati di parti viventi
sl possono vedere nella vasca, in forma
di tante macchie biancastre.
Le coste d’Italia sono coperte in
molti punti da questo corallo; e chi
percorre in battello la riva da Amalfi
a Scaricatoio, ha più volte Il occasione
di vedere immediatamente sotto la linea
dell’ acqua, le roccie coperte di corallo
ranciato. Coralli affini a questo sono quelli che costituiscono i potenti
banchi che negli oceani meridionali spesso si estendono per molte miglia.
Molto affine all’ Astroides è la bella BendrophyHlia (fig. 11, bi:
N. 21), di eni lo scheletro bianco, costituito di puro carbonato di calce, s
presenta in forma di grossi rami; i polipi sono d'uno splendido pa:
giallo di solfo, ed ornati di una bella corona di tentacoli, quando sono in
istato di distensione. È abbastanza frequente sui banchi di corallo del Golfo.
Gli alberetti di corallo si formano in
seguito di processi particolari di riprodu-
zione, che la scienza chiama scissione e 9gem-
mazione. Nella scissione avviene che un or-
ganismo si divide in due parti o più, cia-
scuna delle quali poi cresce e riproduce 1° in-
dividuo intero. Questo processo è frequente
ad avverarsi, e può prodursi anche artificial-
mente. Così, se si taglia convenientemente in
più pezzi un polipaio vivente, ciascun pezzo
s' ingrandisce, ed a poco a poco forma una
nuova colonia intera. Avviene similmente nei
polipi del corallo; solo vi è questa impor-
tante differenza: che la scissione nel corallo
non arriva fino alla base dell’ animale, ma
giunta verso la base medesima si arresta,
le due pareti rimangono attaccate l'una al-
l’altra. Intanto ciascuna secerne materia cal-
Fig. 10. Colonia di Astrozdescalycularis,
impiccolita della metà; al disotto la
roccia su cui giace.
Fig. 11. Dendrophyllia ramea,
impiccolita della metà. La co-
lonia sta sopra una pietra e
porta due individui (polipi)
viventi e tre morti.
centinaia e
secondo processo, ancora
migliala d'anni si costituiscono
più
quale l'organismo riproduttore rimane intatto.
carea, che naturalmente si aggiunge alla massa
comune del corpo; così che, continuando que-
sto processo per qualche tempo, formasi a poco
a poco una colonia di coralli, e nel corso di
estesi isole di corallo. — 1l
rapido del primo, è la gemmazione, nella
In un punto del corpo
incomincia a nascere una sporgenza; a poco a poco questa piglia la forma
Vasca N. 21. 11
di un altro individuo, che, almeno nei coralli, non si divide dal primo,
ma vi rimane attaccato in intima connessione. Tutti poi gli individui
vecchi e giovani sono parte protetti, parte circondati dalla variopinta
materia calcarea da loro stessi segregata, e prendono tutti insieme or la
forma di alberetto o di cespuglio, ed ora la forma di quelle ceppaie di
funghi, che vediamo spesso attaccati nei boschi alle corteccie degli alberi.
Nondimeno, qualunque ne sia l'aspetto ed il colore, sempre si deve rite-
nere che queste masse non sono già i veri animali del corallo, ma che
sono semplicemente le case, costruite da milioni di piccoli polipi, dei quali
sono già morte le generazioni antecedenti.
Fra questi coralli ramosi comunissimi e molto notevoli sono i coralli
coriacci, Aleyomiuam (fio. 12), molli, privi quasi di scheletro calcareo, e
perciò capaci ancora di aumentare di molto il loro volume, introducendo
acqua. Così avviene che un alcionio, il quale, quando è contratto, sembra
un pezzo di spugna gialla o rossa, con tante appendici grossolane, invece
quando è interamente gonfio, aumenta le sue dimensioni di tre e quattro
volte, diviene quasi trasparente, e si copre dovunque di polipi, che spor-
gono su di esso come piccoli fiori trasparenti alla superficie d’ un ramo.
Fig. 12. Alcyonium palmatum, con Fig. 13. Pennatula phosphorea,
i polipi espansi. Fisso su una impiccolita della metà.
pietra. Impiccolito della metà.
Li Quasi più belle ancora si potrebbero dire le colonie di polipi dette
Penne di mare, Pennatula (Fig. 15), parimenti dotate della proprietà
di gonfiarsi a piacere, introducendo l’acqua nel proprio corpo. Brutto è
n"
IL: Vasca N. 21.
il loro aspetto qnando sono contratti, giacchè si crederebbe di avere in-
nanzi a sè un animale morto, vedendo. uno di questi corpi molli e privi
di movimento. Pure questo corpo medesimo domani forse apparirà in forma
splendida, rigonfio e trasparente, ed avrà tutti i suoi rami e le sue appen-
dici coperte nel margine superiore di polipi bellissimi. I Pennatulidi pos-
sono cangiar di so e sprofondarsi nella sabbia con la loro estremità
carnosa. Sinolati dànno una bella luce verdiccia.
Nell’ Acquario vivono abbondantemente i coralli corrmei dei generi & n-
tipathes (fig. 14) e Gorgonia (fig. 15), che presentano uno scheletro
corneo pieghevole. Gii alberetti di Gorgonie sono ramificati in un piano ver-
ticale, e quando i polipi cacciano il corpo ed i tentacoli, allora in ambedue
i lati di ciascun ramo, a regolari intervalli, si veggono tante piccole piume.
che sono appunto gli animaletti vivi che si muovono. Nel Golfo vi sono
Gorgonie bianche, gialle e rosse; queste ultime più abbondanti.
Nell’ Antipathes lo scheletro è d’ uno splendido color nero, e. nei
grossi esemplari raggiunge la spessezza d'un dito; ma si presta male per
farne oggetti d’ ornamento, che vanno falsamente sotto il nome di corallo
nero. Nel corallo bianco, Esîs (fig. 16), lo scheletro consta di strati al-
ternanti di sostanza cornea e calcarea; mentre che invece il corallo nobile,
appartenente alla stessa famiglia, è formato interamente di materia calcarea.
Il corallo nobile, Corallium rubrum (fig. 17), deve il suo grande
valore, come oggetto di ornamento, al bel colore del suo scheletro pietroso,
capace di prendere una bella pulitura. Anche gli antichi conobbero il
orallo e 1’ ebbero in pregio, ma s’ingannarono interamente circa alla
natura di questa produzione naturale, avendo creduto, siccome anche oggi
si crede da moltissimi profani, che il corallo nobile sia una pianta la
quale, molle e pieghevole finchè resta nel mare, sia capace invece d’in-
durirsi immediatamente come pietra, tostochè venga messa fuori dall’ acqua.
Però osservando con attenzione un ramo di Corallo tratto vivente dal
mare, si trova che lo scheletro calcareo è rivestito di una scorza molle ed
egualmente rossa, precisamente come un tronco d’ albero è rivestito della
sua corteccia. Inoltre, se con qualche cura si sospende il ramo in un vaso
di cristallo riempito d’ acqua di mare pura, dopo alcuni minuti in parecchi
punti della superficie si vedranno comparire gli animaletti in guisa di al-
trettanti teneri calici di bianchi fiorellini, con otto petali pennati. Ogni
animale ha la struttura del polipo, da noi accennata di sopra, e trovasi
unito agli altri polipi, oltre che per lo scheletro comune, anche per un
sistema n canali nutritivi che percorrono la scorza. Anche quest’ ultima
come lo scheletro, è un prodotto di secrezione degli animali, e consta
di innumerevoli corpuscoli calcarei microscopici aghiformi. Lo scheletro
interno poi risulta dall’ intima unione di simili corpuscoli ammassati negli
strati, e così per questa struttura si distingue subito da ogni altra ma-
teria che venga adoperata per falsificare il corallo nobile. La moltiplicazione
del corallo nobile avviene per uova e per gemme. Accanto a colonie che
portano solo individui maschi, o solo individui femmine, se ne trovano
altre che portano individui dell’ uno e dell’ altro sesso, anzi talora si pos-
sono osservare anche dei veri ermafroditi (organi maschili e femminili
riuniti in un solo individuo). Dall’ uovo, mentre che è ancora nell’ orga-
nismo materno, si sviluppa una larva piriforme, allungata, che esce dalla
bocca del polipo, e per qualche tempo va libera, nuotando qua e là per
l’acqua; ma, dopo si fissa con la parte posteriore del corpo, e si trasforma
in un polipetto, che poi, producendo per gemmazione altri individui, dà
origine ad una nuova colonia.
13
21.
Vasca N.
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pra una pietra. Impiccolita tre
volte. I singoli pOlipi sono
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sopra una pietra, con
paio, quindi lo schele-
Fig. 16. Isis neapolitana
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polipi espansi.
Fic, 17. Corallivm rubrum, con
Fig. 14. Antipathes larix, su
polipi espabsi, impiccolito
della metà.
una pietra, impiccolito
tro è visibile. Impic-
della metà,
x
.
colito della meti
14 Vasche N. 20 e 21.
Il corallo nobile è proprio del Mediterraneo, e vi cresce in banchi presso
alle coste, sopra di una parete rocciosa, alla profondità di 80-200 metri,
raramente a profondità minori. Vien pescato principalmente presso alle Isole
Jonie, ed alle coste di Algeri e Tunisi. Anzi, soltanto da queste ultime, il
prodotto annuo è di circa 30,000 chilogrammi, del valore di circa due mi-
lioni di lire. Anche tra Napoli e Capri s trova un banco, dal quale pro-
vengono gli esemplari che si trovano nell’ Acquario, L'apparecchio per la
pesca risulta di due pesanti sbarre di legno incrociate, a cui son sospese
vecchie reti, funi a capi districati, ed altre cose simili, tutte trascinate sul
fondo del mare da una robusta gomena, ed atte ad intricare nelle loro
maglie i pezzi ramosi di corallo che sono strappati e tirati su. Quando
poi si vogliono ridurre ad oggetti di ornamento, si strofinano con una
spazzola, per allontanare la corteccia insieme con gli animali; quindi
con una lima si toglie lo strato superficiale dello scheletro calcareo. Pre-
parati i pezzi in tal modo, sono lisciati con tela smerigliata ed olio, e
bruniti con l’acciaio; le perle sono arrotondate e traforate al tornio; le
figure sono scolpite col bulino. Il prezzo del corallo, anche greggio, è
molto vario. Spesso i pezzi grossi sono stati forati in vario senso da di-
versi animali (vermi, spugne ), e quindi il loro valore è diminuito ; difatti,
appena si riduce a 20 lire ed anche a 5 lire il chilogramma. La merce
buona ordinaria vien pagata 40-70 lire il chilogramma; i pezzi scelti, co-
lorati in rosa, possono giungere a 400-500 lire, ed anche oltre. Il corallo
nero è un corallo nobile, trasformato chimicamente per l'azione del fango.
Abituato come è alle acque profonde, il corallo non resiste nell’ Acquario,
e quindi non vi si trova vivente, ma sta entro un piccolo recipiente con
alcool nel fondo della vasca 21.
Meduse (Cappelli di mare).
(Vasca N. 20.)
A questo gruppo appartengono forme gelatinose, o grosse come quelle
dei generi Rhizostoma (fig. 18) e Cotylorhiza (fig. 19) ovvero
Fig. 19. Cotylorhiza borbonica,
impiccolita della metà.
Fig. 18. RRisostoma pulmo, piccolo esemplare,
i
Vasca N. 20. 15
quelle più piccole dei generi Pelagia (Fig. 20), Tima (Fig. 21),
Qlindias (Fig. 22), Carmarina (Fig. 23) ecc. La trasparenza quasi
completa del loro corpo, la bellezza dei movimenti, ed i colori spesso
splendidi, attirano l’attenzione di ogni osservatore.
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Fig. 20. Pelagia noctiluca, Fig. 21. Tima flavilabris, impiccolita
impiccolita tre volte. della metà.
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Fio. 22. Olindias Mitllerii,
impiccolita della metà.
Fis. 23. Carmarina hastata,
impiccolita della metà.
Come i polipi, le meduse non hanno nulla che si possa rassomigliare
a capo, braccia o gambe. Guardate mentre nuotano, hanno l'aspetto di un
largo disco in forma di un'ombrella aperta, o di un cappello di fungo,
per mezzo delle cui contrazioni ritmiche l'animale viene spinto innanzi.
Al margine di questo disco si trovano organi di senso che probabilmente
servono alla vista ed all’udito. Dal mezzo della faccia inferiore del disco,
come nella Carmarina, scende un peduncolo lungo, anche esso trasparente
e gelatinoso, cavo nell'interno e munito all'estremo inferiore di un’ aper-
»
het
bee Li
16 Vasche N. 20 e 21.
tura, l'apertura boccale. Talvolta questo peduncolo o proboscide, p. es.
nella Cotiloriza e nella Rizostoma, è ampio e diviso in un gran numero
di piccoli lobi, ciascuno dei quali a sua volta presenta pure un foro che
mena nella cavità comune, ossia nello stomaco. Dal margini del disco,
spesso lobati, della maggior parte delle meduse, pendono lunghi fili ( ten-
tacoli), non ‘di rado disposti in doppia serie, e tali che 1 animale può a
volontà ritirarli ed estenderli. Al pari dei polipi, anche le meduse pos-
seggono cellule urticanti, mezzo di difesa eccellente pel loro corpo tanto
delicato. L’ingrato bruciore, che talvolta risentiamo durante un bagno di
mare, dipgade in molti casi dall'aver toccato qualche medusa. Anzi, ‘alcune
Sec dell’ Oceano, che raggiungono un diametro di 30-60 cm. ed un peso
di 25 o 30 chilogr., possono riuscire pericolose anche all’ uomo.
Molte specie sono fosforescenti: e durante la notte si possono osservare
p. e. gli individui di Pelugia noctiluca che emettono una luce verdastra.
E degno d'interesse anche il fatto che piccoli pesciolini, come il Carana
e lo Stromateus, hanno l'abitudine di starsene sotto 1’ ombrello dei grandi
esemplari di Rkizostoma e Cotylorhiza, forse per essere difesi.
In certi tempi le meduse, riunite insieme a schiere numerosissime,
imprendono le migrazioni; e sono tanti individui che spesso i bastimenti per
molte ore, ed anche per giornate, sono impediti nel loro corso da questa
folla di animali trasparenti. Talvolta ancora si dà il caso che le meduse
nuotano così fitte, che un bastone spinto in mezzo ad esse vi rimane fisso
come in una massa tenace. Probabilmente queste migrazioni sono prodotte
da un soverchio affollamento in un determinato tratto di mare, e quindi
da mancanza di alimento, e forse in parte anche da influenze di clima.
Le schiere più piccole, che non di raro si trovano sulle coste o nei seni,
secondo ogni apparenza, trovansi in rapporto con la speciale maniera di
propagazione per generazione alternante.
Tale generazione alternante, scoperta la prima volta da Adalberto von
Chamisso, poeta tedesco, mentre nel viaggio del Kotzebue intorno al
mondo, studiava le Salpe, è stata dipoi dimostrata dal naturalista danese
Steenstrup. Ridotta ai fatti essenziali essa può enunciarsi. così: Un indi-
viduo A si riproduce, ma gli esseri generati non rassomigliano punto al
genitore; li indicheremo con 5. Ora un individuo £ si riproduce a sua
volta; la sua discendenza, lungi dal prendere la forma £5, ripete invece
quella dell’ A. Ossia, con altre parole: perchè A riproduca A, vi è bisogno
dell’intermedio ..
In molte meduse, ma non in tutte, questo individuo intermedio ha la
forma detta scientificamente di polipo idroide, la quale sembra una pianta,
molto simile alle colonie di coralli. Come rappresentanti di questi polipi
idroidi, nell’ Acquario esistono le belle forme dei generi Aglaophenia,
Antennularia, Tubularia c Pennaria (fig. 24-27, Vasca Ni3219)
i quali nascono da uova prodotte da meduse, si ramificano per scissione
e per gemmazione, e formano così, al pari dei coralli, grandi e piccole
colonie. In un certo periodo su di essi si sviluppano delle gemme, che si
distaccano dal polipaio, e vanno nuotando sotto la forma di vere meduse,
le quali poi a loro volta generano uova, da cui nasceranno dei polipi. I
polipi idroidi si trovano in quantità immensa sulle pietre, sui banchi co-
rallini e sulle coste rocciose fra le alghe marine. Gli animali. che concor-
rono a formare queste colonie si nutrono di piccolissimi crostacei, vermi,
infusorii, o larve che giungono alla portata dei loro tentacoli, e possono
venire paralizzati dal veleno e dai dardi delle cellule urticanti,
17
yno.
. Pennaria Cavolinii,
piccola colonia.
Fig. 26. Tubularia lar
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Antennularia antennina.
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Fig. 25.
Fig. 24. Aglaophenia myrio-
phyllwin, impiccolita della metà.
18 Vasca N. 20.
Sifonofori.
(Vasca N. 20.)
Questi bellissimi animali sono tanto interessanti quanto difficili a
studiare; giacchè il loro corpo è molto fragile e così delicato che non si
conserva se non con molta abilità. Non di meno, spesso, grazie alle cure
speciali adoperate dai pescatori, principalmente allorchè il tempo è calmo,
si possono vedere nelle vasche dell’ Acquario esemplari di Physophora
(Fig. 28), Forskalia (Fig. 30), Hippopodius (fig. 29) ecc.
Dal maggior numero degli autori i sifonofori sono ritenuti come co-
lonie nuotanti, ossia come animali, che constano di più d'un organismo,
e non di meno formano una sola unità.
Che individui di una medesima specie possano vivere insieme, uniti
in una colonia, è un fatto molto comune nel regno animale, ed i coralli
ce ne offrirono già un esempio. Ma nei sifonofori le cose vanno diver-
samente. Qui non si tratta più di individui simili, ognuno dei quali eser-
cita le stesse funzioni, e così può in un certo modo vivere a sue spese
Fig. 29. Hippopodius neapolitanus.
Fig. 28. Physophora hydrostatica,
impiccolita della metà.
Invece le colonie dei sifonofori sono costituite dall’ unione d’ indi-
vidui conformati assai diversamente (polimorfi), che si dividono fra loro
le diverse funzioni della colonia, e così rappresentano un tutto orga-
nico riunito, ovvero un organismo di ordine più elevato. Individui man-
giatori, della forma di polipi, hanno cura di provvedere all’ alimento ;
campanine nuotanti, simili a meduse, procurano o rendono più facile la
locomozione; vere meduse s' incaricano della funzione della riproduzione, In
Vasca N. 20. 19
somma, a dirla in breve, esiste una « divisione del lavoro » analoga a quella
che si trova nelle società di molti insetti (formiche, api); con la sola dif-
ferenza, che, in questi ultimi, gl’ indi-
vidui polimorfi sono tutti corpi isolati
ed invece nei sifonofori gl’ individui
sono insieme uniti indissolubilmente. In
quel bel sifonoforo colorato in azzurro
che fu detto Velella (Fig. 31).il tronco
del polipaio è
formato da un
disco cartilagi-
neo, dove gli a-
nimaletti occu-
pano la super-
ficie inferiore,
mentre che dal-
la parte supe-
riore si eleva un prolungamento, che,
a guisa di vela, può contribuire alla
locomozione della colonia nuotante alla
superficie dell’ acqua.
Fig. 81. Velella spirans.
Ctenofori.
( Vasca N. £0).
I Ctenofori hanno comune coi si-
fonofori e con le meduse la traspa-
renza del corpo, proprietà molto fre-
quente anche in altri animali marini,
come in moltissimi molluschi, in al-
cuni anellidi, in vari crostacei e per
fino in alcuni pesci. Per quanto le
nostre congetture permettono di adden-
trarci in questi oscuri fatti della vita
animale marina, possiamo dire che la
ragione della trasparenza e dell’ assenza
di tutte le sostanze coloranti, si deve
trovare in qualche vantaggio, che tale
proprietà conferisce all'individuo che
la possiede, vantaggio che forse consiste
nella difficoltà, di essere veduti dai loro
nemici, o dalla preda. — Però questi
animali trasparenti, p. es. queste delicate
meduse, sono quasi tutti feroci predoni,
che spesso inghiottono animali che a
prima giunta si crederebbero sufficienti
ad annientarle. Ma le armi terribili delle
Fig. 30. Forskalia contorta. capsule urticanti mettono i polipi, le
1 meduse ed i ctenofori in grado di ueci-
dere animali più grandi di loro, anzi talvolta dei piccoli pesci che l’animale
apparentemente tanto delicato va riducendo in forma di poltiglia, e finisce
20 E Vasca N. 20.
per digerire. Anche ai Ctenofori adunque la trasparenza del corpo rende ser-
vizi molto utili. !) i 3
Fra le specie del Golfo ricorderemo quella a forma di botte, Reroè
(Fig. 32), relativamente abbastanza resistente, e l’altra invece assai più deli-
cata, Callianira (Fig. 33), e l Rueharis (Fig. 34) che per la grande
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Fig. 33. Callianira bialata.
1) Gli animali trasparenti vivono per lo più nel mare aperto (onde si dicono pure ani?
mali pelagici) e vengono alla superficie delle acque soltanto nella calma, e con luce poco
viva. Per questa ragione avviene che non si può averli quando si vuole. Di solito sono tra-
sportati a schiere dalle correnti, ed in grande abbondanza. Per catturare i grossi si fa uso di
mastelli, in cui si deve farli entrare con molta cautela per non farli guastare, e nello stesso
modo si trasportano poi nell’ Acquario; per i più piccoli, spesso visibili soltanto col micro.
Vasca N. 20. 21
delicatezza dei tessuti è assai difficilmente pescato in buono stato, e final-
mente il bellissimo Cinto di Venere, Lestus Veneris (Fig. 35). Tutti questi
animali si trovano abbastanza frequentemente nei serbatoi dell’ Acquario,
dove richiamano l’ attenzione dell’ osservatore pei guizzi luminosi iridiscenti
Fig. 55. Cestus Veneris, impiccolito della metà.
che s' accendono e si smorzano qua e là lungo il corpo. La causa di
questo fenomeno sta nelle sottili lamelle poste vicinissime luna all altra
come i denti di un pettine in varie linee lungo il corpo, le quali rifrangono la
luce e, agitandosi con moto vibratorio rapidissimo, producono delle ondate di
vario colore.
Echinodermi.
(Vasca N. 1.)
Appartengono a questo gruppo i Iticci di mare, le Stelle, le Oloturie
ed i Gigli di mare. Questi animali sono molto interessanti, specialmente
per chi non abita sulla riva del mare, giacchè essi costituiscono un tipo
esclusivamente marino. Sebbene abbastanza semplici, pure sono più evoluti
dei coralli e delle meduse.
La forma esterna degli Echinodermi è abbastanza varia. Alcuni sono
quasi sferoidali, altri piatti come una foglia, altri sembrano una stella;
e ve ne sono anche di quelli che somigliano ad una salsiccia, 0, per
usare un paragone più conveniente, hanno forma di un cilindro, e final-
mente se ne conoscono taluni che stanno fissati sur uno stelo, e, come
fiori, sembrano avere una corolla e dei petali.
La pelle di tutti questi animali è fatta come un mosaico, giacchè è
incrostata di un gran numero di piastre calcaree diversamente conformate,
ma regolarmente disposte. Nei rec? ( Echinidi) tali laminette sono inca-
stonate in modo tra loro, da formare una sfera a pareti rigide. Per con-
trario nelle stelle ( Asteridi) i pezzi calcarei sono più indipendenti o ar-
ticolati fra loro, così che permettono tanto la distensione della pelle, quanto
i movimenti delle braccia (così si chiamano i singoli raggi) in alto, in
scopio, si ricorre ad una rete di velo fittissimo, di seta. — I sifonofori e gli ctenofori special-
mente, non ostante la loro grandezza, sono molto delicati, sì che basta un tocco alquanto
ruvido per romperli, e renderne impossibile la cattura. Per lo più vivono nell’ Acquario
soltanto per pochi giorni, quantunque si usi per essi la precauzione di tenerli dentro spe-
ciali cilindri di vetro. Si noti pure che la maggior parte degli animali trasparenti spesso allo
scuro emettono una luce viva, contribuendo così molto a produrre la fvsforescensa del mare,
DO, Vasca N. 1.
basso ed anche di lato. Le stelle serpentine (Ophiuridi) sono conformate
in guisa, che le braccia possono eseguire dei movimenti simili a quelli
dei serpenti, e le stelle chiomate (Crinoidi) (Fig. 36) possono anche
muoversi a nuoto, battendo l’acqua con le lunghe e sottili braccia. Sola-
mente la pelle delle oloturie è molle, poichè invece di piastrine calcaree,
contiene soltanto piccoli corpuscoli non visibili ad occhio nudo, di forma
spesso molto strana, come p. es. ancore, stelle, rosette. Essendo possibile
l'estensione della pelle, le oloturie possono piegarsi ed estendersi in tutte
le direzioni.
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7. Sphaerechinus granularis,
Fig. 36. Antedon rosacea, su un ramoscello Fio.
di Antipathes, impiccolita della metà. impiccolito della metà.
Nei ricci di mare ( Fig. 37) non si veggono quasi per nulla le lami-
nette calcaree, giacchè su di queste trovasi un gran numero di aculei e di
altre appendici che le ricoprono. Nè sono facili a distinguersi le laminette
calcaree delle stelle ( Fig. 38 e 39), ma pure, esaminando qualche esem-
plare morto, che si può chiedere al custode, chiunque potrà convincersi
della loro esistenza e del loro grande numero.
Ora come possono questi ricci e queste stelle muoversi nell'acqua, non
avendo membra di sorta, nè potendo strisciare come i vermi o come i
serpenti ovvero nuotare come le anguille?
Prima di rispondere a tali domande, osservi il lettore con attenzione
una stella, od un riccio vivente e fissato al critsallo della vasca.
Fig. 38. Astropecten aurantiacus, impiccolito Fig. 99. Ecinuster sepositus,
lo) ti $ )
quattro volte. impiccolito tre volte.
Vasca N. 1. DO
Sulla parte attaccata al vetro si veggono un gran numero di tubolini
trasparenti, mobilissimi, con una ventosa all'estremità, i quali, come tanti
| vermicciattoli, or si estendono e si ritirano, ed ora finalmente si fissano. Sono
i cosiddetti pedicelli, i quali sono in comunicazione con un canale interno che
corre lungo il braccio; i canali di ciascun braccio mettono capo in un
canale circolare situato intorno allo stomaco nel disco centrale. e tutto il
sistema, che non ha nulla di comune col sistema circolatore sanguigno, è
pieno d’acqua di mare. Questa, assorbita dalla pelle, penetra nel corpo e
quindi nei canali, che essendo contrattili, possono aumentare o diminuire
la quantità d’acqua nei pedicelli i quali, distendendosi o ritraendosi, ser-
vono alla locomozione.
Così come le stelle, st muovono anche gli echini ed il maggior numero
_ delle oloturie — soltanto che, per la diversa forma del corpo, negli echini
fa: i pedicelli son disposti su tutta la superficie in cinque zone, e nelle olo-
turie sono variamente distribuiti.
Importantissimo è intanto ancora un altro uso che gli echini fanno
dei loro pedicelli, e spesso si può avere occasione di osservarlo anche nel-
l'Acquario, vale a dire la cattura della preda.
Allorchè l’echino si accorge dell’appressarsi di qualche animaletto di
cui voglia impadronirsi, tosto verso quel lato spinge alcuni pedicelli, con i
quali circonda il corpo della vittima e l’inviluppa bentosto, se questa, in-
‘cauta, non si accorse a tempo della vicinanza e del movimento del pericoloso
nemico. Ai primi pedicelli altri ne seguono, e dopo questi l’echino tutto
intero si appressa, e con centinaia di siffatte piccole catene tira lentamente
alla bocca la mal capitata bestiolina. Si dibatta pure il prigioniere, rompa
ancora qualcuna delle ritorte che lo circondano; ogni sforzo è vano: tosto
altri pedicelli sostituiscono i già distrutti, la vittima soggiace al suo
destino, che è quello di essere mangiata.
La bocca degli echini, al pari di quella delle stelle, trovasi nella faccia
inferiore. Molti echini, e tra questi quelli che vivono nell’ Acquario, hanno
organi masticatori molto complicati, situati nell’ interno del corpo, e tali
che permettono di stritolare oggetti molto duri. Altri vivono sempre nella
sabbia, la quale viene inghiottita, per essere di nuovo rigettata, dopo che
_sonò state digerite le sostanze organiche contenutevi. Le stelle non hanno
organi masticatori, ma le pareti del loro intestino segregano succhi tanto
—_caustici, che possono con tal mezzo uccidere gli animali che vengono portati
alla bocca dai pedicelli — particolarmente conchiglie, e spesso anche pesci e
crostacei. I pesci, se giacciono quieti sul fondo del mare, sono presi dai pedi-
celli con tanta rapidità
che è impossibile ormai
ps lo scampo; ed è noto che
le stelle di mare costi-
pi $- tuiscono un vero nemico
della pesca.
Un Come alcuni echini,
così anche il maggior nu-
mero delle oloturie fanno
consistere il loro alimen-
| to nelle parti organiche
Fig. 40. Cucumaria Planci, sopra una pietra, contenute nella sabbia e
impiccolita della metà. nel fango, che vanno in-
— troducendo nel loro stomaco. Altri (p. es. Cucumaria, Fig. 40) si nu-
trono in un modo affatto diverso ; chè, raramente strisciando sul fondo del
N97 Wp
4 % nd,
24 Vasca N. 1.
mare o sulle roccie, ed invece, rimanendosene ferme a lungo sopra una
pietra, ovvero sopra altro oggetto sporgente, svolgono una serie di grandi
e ramosissimi tentacoli i quali, precisamente come i pedicelli, possono essere
gonfiati dall'acqua; e continuamente or l'uno, or | altro s' incurva verso
la bocca, vi s'intromette, e ne riesce per distendersi di nuovo; così l ani-
male, leccando i suoi tentacoli, si ciba degli organismi che per avventura
vi si attaccano.
Alla superficie del corpo di taluni ricci ( p. e. Dorocidaris, Fig. 41 )
sono attaccati grossi aculei, d'onde ancora la presenza di pedicelli lunghis-
simi che debbono oltrepassare gli aculei. In molte specie si trovano, frammiste
ai pedicelli, molte tanaglie a due
o tre rami, situate all’ estremità
di peduncoli mobili, e capaci di
afferrarsi agli oggetti circostanti.
Le stelle posseggono anche degli
occhi, sull’ estrema punta delle
braccia; probabilmente essi non
bastano per una visione distinta
e sì limitano a far distinguere il
chiaro dall’ oscuro.
Gli Echinodermi sono divisi
nelle quattro classi già notate:
1° Crinoidi (€rinoidea), 2.°
Stelle ( Asteroidea), 3. Ricci
(Echineidea), 4.° Oloturie ( Mo-
lothuroidea ).
Della prima classe l’ Acquario mostra l' Antedon rosacea (Fig. 36),
animale bellissimo e di colore molto variabile, presentandosi ora giallo di
paglia od aranciato, ed ora sanguigno, bruno o bianco, siccome spesso se
ne possono vedere gran numero nella vasca. Di solito se ne stanno af-
ferrati coi loro uncini agli alberetti di corallo, o ai tubi di vermi, così
che sembrano fiori variopinti.
Molte sono le stelle nell’ Acquario, ed appartengono ai generi Aste-
rias (Fig. 44), Astropeeten (Fig. 38), Luwidia (Fig. 42), ecc. Alcune
Fig. 41. Dorocidaris papillata, impiccolita
della metà. Non si vedono i pedicelli.
Fig. 42. Luidia fragilis, impiccolita Fig. 43. Ophrioderma longicauda,
quattro volte, impiccolita della metà,
Vasca N. 1. 25
di esse, come p. es., Echinaster, osservate più da vicino, appariscono
bellissime, non solamente per la splendidezza del loro colorito, ma anche
per la fine scultura del dorso. Numerosa abbastanza è la sotto-divisione delle
stelle, detta delle O/iure, quantunque queste richiamino molto meno l’ atten-
zione dell’ osservatore. Citiamo come esempio l' &phicderma (Fig. 43).
Notevolissimi invece sono i ricci, tra cui, pel suo colore carneo pallido,
p: e più ancora per la sua straordinaria grandezza l Rehinus acutus at-
È tira maggiormente l’attenzione
dei visitatori. Sul mercato sono
venduti l’ EHehinus lividus
e le specie affini, di cui, dopo
aver aperto il dermascheletro,
sì mangiano gli ovari, che al
tempo della maturazione ses-
suale appariscono come tanti
grossi nastri gialli o rossi. Con
un bellissimo colore violetto,
ovvero rosso bruno, si presenta
lo Sphaerechinus (Fig. 37);
il Dorocidaris (Fig. 41) si
fa notare per i suoi pochi ma
grossi e robusti aculei.
Le oloturie sono molto fre-
quenti nel Golfo e l'Acquario
ne alberga circa una mezza
Fig. 44. Asterias glacialis, impiccolita tre volte. dozzina di specie, alcune delle
quali rappresentate da un gran
numero di individui. Notiamo fra queste particolarmente la grande Miolo-
thuria tubulosa (Fig. 46), bruna, lunga talvolta 40 centimetri, e lo
Stichopus regalis (Fig. 45), dal corpo depresso.
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; Fig. 46. Holothuria tubulosa, impiccolita tre volte,
26 Vasche N. 1 e' 22.
È curioso il costume di un pesciolino, il Fierasfer, che vive nella cavità
del corpo delle oloturie come a casa sua; Vano gli serve di porta, dalla
quale esce ogni tanto per acchiappare i piccoli crostacei che gli servono
di cibo.
Alcune oloturie sono mangiate con piacere da taluni popoli, sopratutto
dai Chinesi, e il cosiddetto 7yepar9g è appunto il corpo dell’ Helothuria
edulis, privato dei visceri e disseccato al sole o al fuoco. Migliaia di
persone, principalmente malesi, e chinesi, sono occupate colla pesca e
col commercio di questa vivanda, ripugnante ad un palato europeo, non
potendosi essa mangiare, se non condita di un’ abbondante quantità di aromi.
Ogni anno le isole coralline, situate tra la Nuova Olanda e la Nuova
Guinea, sono visitate da intere flottiglie, che vanno in cerca della ricca
pesca di questa specie di oloturia, ivi assai abbondante.
Vermi Anellidi.
(Vasca N. 22.)
Al nome di vermi molte persone vengono prese da un senso di ribrezzo;
e la ragione non sta solamente nella ripugnanza tradizionale, che quasi
tutti hanno per animali così bassi, ma anche nella circostanza che pre-
cisamente le poche specie del tipo dei vermi note al volgoz per la loro
dimora e per le abitudini, meritano questa avversione. Fangosi lombrici e
sitibonde sanguisughe, cisticerchi, tenie e trichine, ecco gli esseri a cui
per lo più ricorre l'immaginazione, allorchè si sente discorrere di vermi;
senza tener conto che, sotto il nome di vermi, sì comprendono ancora co-
munemente i serpenti, le larve delle frutta e gli acari del formaggio, ed
altre cose odiose di simil fatta, che in verità nulla hanno di comune coi
vermi, quali sono intesi dai zoologi, eccetto la più grossolana apparenza.
Eppure nel mare, precisamente di quei vermi, a cui appartiene il
disprezzato lombrico, de’ vermi anellati, ossia degli Amellidi, vive una
ricca famiglia, che per le bellezze della forma, e per gli splendidi colori,
per nulla rimane indietro alle belle attinie ed agli altri graziosi abitatori
delle acque marine. Per convincersi di questo, basta rivolgere uno sguardo
alla vasca dei vermi del nostro Acquario (N. 22), vasca che sembra un
giardino piantato di variopinte palme in miniatura. Qui, sopra sottili tron-
chi, muovonsi in giro le elicoidi corone degli spirographis (Fig. 47);
là, dai bianchi tubi calcarei, senza legge avvolti, sorgono i fiammeggianti
fiocchi delle Protula (Fig. 48); in altri punti una rete avviluppata di
tubicini delle Serpula (Fig. 49), con centinaia di pennelli colorati, fa, come
una bella aiuola, mostra dei suoi ornamenti, molto più simiglianti a fiori
che ad esseri animali.
Ed intanto tutti questi sono veri vermi, il cui corpo anellato, simile
a quello del lombrico, produce per difesa quei tubi coriacei o calcarei, da
cui sporge quello che sembra la corona della piccola palma. Il più leg-
giero tocco, e subito il piccolo fiocco sparisce nell'interno del tubo; il verme
si è ritirato nella sua casa, a cui non è fisso con nessuna parte del corpo,
per attendere, ivi nascosto, che sia svanito il pericolo. Allora lentamente
e con prudenza caccia dall’ apertura del tubo il capo piumato, e di nuovo
si spande in tutta la sua bellezza. Basta un leggiero scuotimento dell’acqua,
per far ritirare nelle loro case molti di questi vermi; anzi, nelle specie più
Vasca N. 22. 27
Fig. 47. Spirographis Fig 48. Protula intestinum,
Spallanzanii, im- impiccolita della metà.
piccolito della metà.
piccole, tale irritabilità è così grande, che viene avvertito anche un mo-
mentaneo rabbuiarsi della vasca per nuvole scorrenti rapidamente innanzi
al sole.
Nel mare si riscontrano aiuole simile a quelli che presenta 1’ Acquario,
e che, vedute attraverso l’ acqua cristallina presso alle coste rocciose. mo-
strano uno spettacolo stupendo, ed offrono sempre al zoologo una ricca
preda, non solo di vermi tubicoli, ma ancora dei più diversi animali che
fra questi o su questi dimorano.
Intanto, non tutti gli anellidi tubicoli costruiscono la loro casa di
materia calcarea, ovvero, come lo Spirographis, di secrezione cutanea
che poi s indurisce fino alla consistenza coriacea. Taluni impastano la
sabbia, in cui si trovano, col loro muco e formano così teneri tubi di
sabbia, come l Arenicola che i pescatori comunemente usano quale
28 Vasche N. 20 e 22.
esca, e come la Terebella, i cui tentacoli cefalici di color ranciato
veggonsi spesso uscire dal fondo della vasca, sul quale, a guisa di gomi-
toli di fili viventi, si muovono vivacemente l’uno sull’altro, e dovunque
si vanno estendendo. Altri incollano pietruzze, frammenti di conchiglie
e simili piccoli corpuscoli, laddove altri segregano guaine di muco, ov-
vero vivono in lunghi tubi cornei, aperti ad ambedue gli estremi, come
gli Onuphis che pertanto somigliano a sottili cannelli di penna. Gli
onufi appartengono a quegli anellidi che vanno strisciando attorno libe-
‘amente con le loro case, mentrecchè gli altri rimangono fermi sulle roccie,
su pezzi di legno ed altri corpi sottomarini, ovvero fissano nel suolo la parte
inferiore del tubo. Molte specie sono un flagello della navigazione, accu-
mulandosi in tanta copia sulle chiglie, che il corso della nave ne rimane
notevolmente rallentato. Singolari per l’ aspetto gelatinoso sono i tubi co-
struiti dalla Miyxicola affine allo Spirographis.
Ma nella loro prima giovanezza tutti questi animali sono conformati
ben altrimenti. Dalle uova nascono larve liberamente nuotanti, di forme
molto strane, che, dopo un breve vagare, si fissano, e solo allora, per una
metamorfosi completa, cominciano a prendere le forme dell’ animale, che
poi costruisce il suo tubo.
Oltre a questi anellidi abitatori di tubi, di cui molte specie dai co-
lori splendidissimi si trovano in tutti i mari meridionali, esiste pure
una seconda divisione non meno ricca di forme, quella cioè degli Amel
lidi liberi. Sin dall’ antichità il golfo di Napoli è noto ai zoologi come
uno dei più ricchi luoghi, in cui si trovano tali animali; chè finora,
tra liberi e tubicoli, se ne conoscono circa 300 specie. Abitatori del-
l’ Acquario sono solamente pochi, poichè il maggior numero vive una
vita molto nascosta, nel muco, nei cavi delle roccie e nelle fessure delle
pietre, e solo di rado possono .per lungo tempo soffrire l’ influenza diretta
della luce. Una delle più belle specie è l’ Aphrodita (Fig. 50), il cui
rivestimento di setole brilla di mille colori metallici. Affine le è | Her-
mione, che non ostante il suo bel nome, è una delle più meschine e
brutte creature, come quella che è fornita di setole, facilmente caduche,
ma provvedute ‘di sottili uncini, le quali s'inseriscono nelle mani di chi
tocca l’animale, producendo una infiammazione. È uno degli animali più
comuni del Golfo.
Fig. 50. Aphrodita aculeata, impiccolita Fig. bl. Alciopa Cantrainii,
della metà. impiccolita della metà.
Fra i più belli anellidi va senza contrasto annoverata l’ Aleiopa
(Fig. 51), trasparente come le meduse e i sifonofori, e, come questi, vi-
vente per lo più alla superficie delle acque. Per conseguenza nell’ Acquario
( Vasca, N. 20) è relativamente rara, dipendendone la cattura molto dal
caso, siccome avviene per tutti gli animali pelagici ( V. sopra p. 20 nota).
Negli ultimi tempi gli Anellidi hanno richiamata 1’ attenzione spe-
Vasca N. 21. 29
cialmente per questo, che lo studio comparativo della loro organizza-
zione ha reso noti dei fatti, che sembrano giustificare 1’ ipotesi di una
parentela fra gli Anellidi ed i Vertebrati. Viva è la disputa scientifica che
oggi si agita su tale questione, per la quale intanto cresce anche maggior-
mente l'interesse per lo studio degli animali inferiori, già d’ altra parte
da lungo tempo riconosciuto.
Briozoi.
(Vasca N. 21.)
Questo gruppo caratteristico di animali, così denominato dalla forma
che le colonie prendono, somiglianti a cespuglietti di muschi od a colonie
di coralli, è rimasto lungamente indeterminato, ed i zoologi ora lo posero
fra i vermi, ora fra i molluschi, ora fra i celenterati. Adesso se ne forma
un tipo a parte, per la speciale organizzazione dei singoli individui, i quali
non si possono riunire a nessuno dei tipi suddetti, nè ad altri.
Fig. 52. Retepora cellulosa, Fig- 53. Myriozoum truncatum
5 1 ’
impiccolita della metà. impiccolito della metà.
Il visitatore crederà forse abbastanza facilmente che sieno coralli quei
merletti bellissimi, reticolati, della Retepora (Fig. 52), o i ramosi
gruppi del Miyriozoum (Fig. 53), ma lo studio esatto ha provato che
gli animaletti che formano questi cespugli e vivono in colonie, sono orga-
nizzati in modo molto differente e più complicato che il corallo. I Briozoi
vivono in tutti i mari, ed hanno una meravigliosa ricchezza di forme.
Crostacei.
( Vasche 6, 7, 20, 22, 23 e 25).
Nei Crostacei troviamo un gruppo di animali, assai ben definiti per
le forme caratteristiche. Di contro alla quieta vita degli eleganti Zoofiti e
degli Anellidi, ed ai monotoni movimenti dei pigri Molluschi ed Echino-
dermi, lo spettatore rimane colpito dall’agitarsi continuo, e spesso anche
comico, della multiforme schiera delle aragoste, dei gamberi ed altri loro
affini. Basta uno sguardo per convincerci che qui ci troviamo in pre-
senza di esseri, le cui facoltà psichiche superano di molto quelle della
maggior parte degli altri animali. Intendiamo parlare particolarmente dei
granchi a coda corta ( Brackiuri), e degli altri crostacei, che a questi si
rassomigliano e veggonsi riuniti nella piccola vasca N. 23, Per rendere
30 Vasca N. 6.
più facile il nostro studio, cominciamo intanto dall’ esaminare uno dei
crostacei più noti nella vita comune, di. quelli a coda lunga (Macruri)
p. e. il Gambero marino (Vasca N. 6).
L’ Elefunte di mare, o Gambero marino, Momarus vulgaris
(Fig. 54), in complesso non è se non una forma ingrandita del gambero
di fiume. Per le sue grandi dimensioni si presta molto bene allo studio
delle parti esterne, ed ogni visitatore potrà facilmente darsi conto di
quello che diremo, se farà attenzione ai grossi esemplari che si trovano
nell’ Acquario. Il corpo di un gambero ‘si divide in una parte ante-
riore (cefalotorace), fornita di varie appendici e coperta di uno scudo
Fig. 54. Homarus vulgaris, impiccolito tre volte.
dorsale, intero; e di una parte posteriore (coda), composta di tanti anelli
mobili, e terminata in una specie di ventaglio formato di larghe laminette.
Il cefalotorace porta nella parte anteriore gli occhi, due paia di antenne,
e sei paia di mascelle, tutte piegate verso la parte inferiore e denominate
così: il primo paio mandibole, le due paia seguenti mascelle; le ultime
tre paia piedi mascellari; tutte mobilissime, e facili a vedersi, specialmente
quando il crostaceo mangia. In quest'ultimo caso si vede pure, che, mentre
l’animale coi piedi mascellari tien ferma la preda, e la rigira in vario
modo, con le mandibole e con le mascelle la va tagliuzzando. Ai piedi
mascellari seguono cinque paia di piedi di cui le tre paia anteriori ter-
minano con una tanaglia, notevole per robustezza nei piedi del primo paio,
dove costituisce un organo di presa e un'arma potente. Anche la coda ha
nella faccia inferiore alcune appendici piediformi, che nelle femmine ser-
vono alla fissazione delle uova.
Si osservi ora il nostro gambero con maggiore attenzione e si guardi
come quasi continuamente agita quei suol palpi boccali piumati, e spesso
ancora i piedi della coda. Questo è il suo movimento respiratorio ; giacchè,
precisamente come gli animali terrestri polmonati rinnovano l’aria della
respirazione allargando e restringendo ritmicamente i loro polmoni, così
pure il crostaceo rinnova con quei movimenti l’acqua che va ai suoi
organi di LO FRIFAZIONE, cioè alle branchie, situate alla base dei piedi, sotto
lo scudo dorsale. Delle quattro antenne le due più piccole si muo-
yono pure quasi i innanzi alla bocca su e giù con moto vibra-
D)
VA
Vasche N. 6 e 7. 31
torio piuttosto rapido. Probabilmente sono organi destinati all'olfatto, men-
tre che le due antenne grandi coi loro lunghi flagelli servono al tatto.
Un fatto impor tante nella vita del gambero è il cangiamento periodico
della pelle, per cui l animale muta tutto il suo guscio. Giunto il tempo
della muda, la pelle si fende nel margine posteriore dello scudo dorsale.
Attraverso questa fenditura l’ omaro si affatica di cacciare fuori il suo
corpo, e, prima sprigionando la parte posteriore, poi l'anteriore, giunge
finalmente a venir fuori tutto; opera faticosa ed anche piena di pericolo,
specialmente se sì pensa che debbono uscire dai loro foderi tutte le gambe e
le grosse tanaglie, di cui spesso qualcuna va perduta, e gli occhi, le antenne,
le parti della bocca ecc. Gli individui illesi, che di fresco mutarono la pelle,
hanno tinte bellissime, ma, quasi consapevoli dei gravi rischi a cui vanno
incontro per la poca resistenza del loro nuovo rivestimento, cercano istin-
tivamente di nascondersi come meglio possono.
In quanto alle abitudini degli omari viventi che si possono osservare
nell'Acquario, diremo del costume che essi hanno di scavare dei solchi e
delle fossette nella sabbia, parte per cercarvi un nascondiglio, parte per
seppellire la preda. Oltre a ciò, richiama ancora 1’ attenzione il contegno
loro sospettoso verso i compagni, con cui talora vengono a duro combat-
co _ timento, dando talvolta mirabile prova della
i forza gigantesca delle tanaglie. Gl’ invalidi con
antenne mozze e privi di tanaglie, come forse
il visitatore ne vede qualcuno nella vasca, sono
appunto gli individui usciti così malconci dalla
muda, o da un combattimento sfavorevole. —
La patria degli omari son le coste dei mari del-
l’ Europa settentrionale, ove essi formano o0g-
getto di una pesca importante, fatta di solito
per mezzo di nasse in cui 1’ animale s’ insinua
di notte, allettato dall’esca che ivi si mette.
Nel Mediterraneo è più raro, e quindi sui mer-
cati ne cresce il prezzo.
Fig. DD. Palinurus vulgaris, impiccolito tre volte.
Nella vasca vicina (Vasca n. 7) il lettore trova l Aragosta, Pali-
murus vulgaris (Fig. 55), che spesso vien confusa coll’ omaro ma che
facilmente si distingue per la mancanza di tanaglie, per le spine di cui è
3
32 Vasche N. 7 e 23.
fornito lo scudo dorsale, per le grosse antenne e per altre differenze che
lasciamo alla ricerca del visitatore. Circa alla maniera di vita, questi due
animali sono simili, quantunque l’ aragosta sia più socievole, più amica
di pace, e più agile, arrampicandosi volentieri e con grande facilità su per
le pareti rocciose. L'aragosta ama cibarsi di conchiglie, che sa aprire molto
bene per mezzo dei potenti artigli dei piedi anteriori. Nel Mediterraneo
è molto più frequente dell’ omaro, ed anche nel golfo di Napoli viene pe-
seata in tutti i punti della costa. In ischiavitàù vive molto bene.
Affine a questi crostacei è lo Seyllarus latus (Fig. 56), ossia 0
cala di mare, animale molto pigro ed impacciato, che passa la maggior
parte della sua vita restandosene
acquattato in un angolo di roccia.
Il suo corpo tozzo è di solito
coperto di fango e di alghe brune
(diatomee), onde avviene che per
questo ed anche per la sua im-
mobilità spesso viene preso per
una pietra. Per difesa usa le an-
tenne grandi conformate a guisa
di due larghe piastre o palette,
che gli servono pure a coprire il cibo durante il pasto. Le antenne pic-
cole, conformate normalmente, sono di colore violetto, e si muovono conti-
nuamente come nell’ omaro. Nella vasca dei granchi (Vasca N. 23) si trova
spesso il piccolo Seyîlarus aretus (piccola Cicala di mare) vivace e
ben colorito, che, in alcuni tempi, migra a schiere sulle coste rocciose.
Dei gamberi più piccoli, viventi nell’ Acquario, facciamo menzione
specialmente dei RPalaemon (Fig. 57, Vasca N. 25) notevoli per la
trasparenza del corpo, per gli agili salti, e per la rapidità del nuoto.
Abitano a schiere tutte le coste rocciose, e servono come cibo ad un
gran numero di altri animali; ed anche nell’Acquario formano uno dei
principali componenti delle provviste alimentari. Sono così sensibili
che risentono i più leggieri scuo-
\ di — timenti dell’ acqua, e vi reagiscono
Fig. 56. Scyllarus latus, impiccolito tre volte.
Fig. 57. Palaemon ciphias, impiccolito
della metà.
con potenti salti; anche pel suono
sono sensibili, siccome è dimostrato
Fig. 58. Stenopus spinosus, impiccolito —da alcune esperienze. I loro organi
della metà. di udito stanno alla base delle an-
tenne piccole, e consistono in un sac-
chetto aperto all’ esterno per mezzo di una fessura, e rivestito nella
parte interna di piccole setole poste in rapporto con le fibre del nervo
“d Vasche N. 22 e 23. 33
acustico. A ciò si aggiungono ancora i cosiddetti otoliti, i quali poi non
sono altro se non alcune pietruzze che l'animale si ficca nelle « orecchie »
mediante le tanaglie. Intanto, poichè ad ogni muda anche la membrana
interna del sacchetto uditivo viene rigettata insieme alle pietruzze, ne de-
riva che il crostaceo deve di nuovo provvedersene. Nel frattempo la fa-
coltà dell’udito sarà forse più debole.
Più rari e quindi non sempre presenti nell’ Acquario (Vasca N. 22)
sono gii Stenopus (Fig. 58) ed i Penaeus (Fig. 59). Quest’ uiltmo
ps Fig. 59. Penaeus caramote, impiccolito della metà.
Ù ha una carne saporitissima e un tegumento poco spesso, quindi, se fosse
più comune, formerebbe un cibo pregevole: Nel golfo di Gaeta si pesca ed
è conosciuto sotto il nome di mazzacuogna.
È Un gruppo di crostacei, che si possono considerare come termine in-
fe termedio tra i Macruri ed i Brachiuri, è quello che viene rappresentato
? dai Puguri, o Granchi eremiti ( Fig. 60-62, Vasca N. 23). Una conchiglia
= di mollusco, che va correndo qua e là sopra gambe di granchio, e porta
: passeggiando rose di mare, ecco quello che si vede guardando per la prima
# volta un paguro. La figura curiosa, for-
mata di tre diversi animali, richiama
involontariamente 1’ attenzione dell’ os-
servatore nel quale nasce il desiderio di
Xe sapere qualcosa di più preciso su questa
strana combinazione. Ora la cosa è più
semplice di quello che pare, e procede così:
Fig. 61. Pagurus striatus, impiccolito
della metà.
è Sri Dei
v
e e
Sar
Pera
Fig. 62. Eupagurus Prideauxii,
RE pg STE I A
con la conchiglia ed una piccola
Fig. 60. Pagurus striatus, colla conchiglia e attinia (Adamsia palliata), im-
con tre attinie, impiccoliti della metà, piccoliti della metà.
34 Vasca N. 23.
I paguri sono crostacei che abitano nelle conchiglie vuote di molluschi.
Uscendo dall’ uovo non differiscono punto dai giovani dei crostacei a lunga
coda; nondimeno bentosto la parte posteriore del loro corpo, fino a quel
momento dritta, comincia ad avvolgersi a mo’ di spira. Questo è il tempo
che il piccolo paguro deve cercare la sua conchiglia. Se ne trova una vuota
che possa servirgli per la sua grandezza, vi ficca senz altro la parte po-
steriore del corpo; se, invece, la conchiglia vuota non c'è, ma ce n'è una
ancora occupata dal mollusco, il crostaceo lo mangia, e ne occupa la casa.
Per l’ adattamento di molte migliaia di anni a tale maniera di vita, questa
coda è divenuta interamente asimmetrica e molle, e rassomiglia ad un lungo
sacco, uniforme, non articolato, fornito, nella parte posteriore, di un paio
di piccole zampe uncinate, destinate a tenerlo fisso alla conchiglia. Anzi,
tale adesione è così forte, che qualcuno si lascia piuttosto lacerare in due,
che trarre fuori. La conchiglia serve a difesa del crostaceo, e suole essere
così grande, che esso in caso di pericolo, possa ritirarvisi tutto dentro.
Crescendo il paguro, naturalmente deve uscire dall’ antica abitazione, dive-
nuta ormai per lui troppo stretta, e cercarne un’ altra più spaziosa; questo
il paguro fa con grande accorgimento ed arte. Trovata la conchiglia che
fa al suo caso, prima la sottopone ad una seria ed esatta osservazione, così
per l'esterno come per l'interno, introducendo specialmente nell’ apertura
le sue tanaglie, e cercando di penetrare quanto più può con esse nell'interno,
per assicurarsi che nulla ivi si trovi di sospetto. Allora soltanto che si è
convinto che tutto è in ordine, prende finalmente la deliberazione di ese-
guire il suo cambiamento di casa: con le tanaglie afferra la nuova con-
chiglia che mantiene diritta con l'apertura nella posizione più opportuna,
poi con una rapida mossa esce dall’ antica e penetra nella nuova, come se
sapesse quanto delicato boccone sia per gli affamati pesci il suo molle e
succolento addome.
Ma quale relazione hanno mai i paguri con le rose di mare, fissate
su quasi tutte le conchiglie abitate da essi, talvolta anche in numero
di cinque e sei? Si tratta semplicemente d'un rapporto amichevole, de-
rivante da uno scambio di servigi utili, i quali, a quanto pare, consistono.
pel paguro, nella protezione de la sua casa riceve dalla presenza dei ve-
lenosi dardi (organi orticanti) delle attinie, assai temuti da molti nemici
dell’eremita (tartarughe, polipi), e per le attinie, nella facilità maggiore
di procurarsi il cibo. Di fatti, non come le loro sorelle, che, fissate alle
roccie, debbono attendere che la preda vada a cader loro in bocca, ma
invece, trasportate in giro dal loro amico, vanno in contatto degli ani-
mali che debbono servire loro di cibo, o ricevono parte del bottino, at dal
loro ospite. Avviene questo specialmente per | Adamsia palliata
(Fig. 62), una bella attinia, dalle macchie purpuree, fissata di solito
sulle conchiglie abitate dall Rupagurus Prideauxii, e così disposta
che il suo disco boccale è rivolto in giù. Il più maraviglioso in questi
rapporti di due creature tanto differenti, consiste in ciò, che il crostaceo
conosce la sua amica, e non solo cerca di coprire di attinie una conchiglia
che ne è priva, ma ancora, allorchè cangia di abitazione, cerca di menare
con sè anche le sue compagne! Più volte si è avuta occasione di constatare
questo fatto che ormai è fuor di dubbio, e costituisce uno dei più mara-
vigliosi casi di amichevoli rapporti che si abbiano ad osservare negli ani-
mali inferiori.
La vita dei paguri nell’ Acquario offre uno spettacolo vario, ricco di
scene curiose. I combattimenti graziosi di questi battaglieri, i i capitomboli,
il fuggire e l’ inseguirsi, le audaci aggressioni degli uni, ed il risoluto
Vasca N. 25. 95
scacciarli degli altri nei loro pranzi comuni, destano l'ilarità dello spet-
tatore, il quale, guardandoli per qualche tempo con attenzione, rimarrà
ancora altamente sorpreso di taluni tratti di astuzia e di abilità a trar
partito dalla situazione, che ravvicinano di molto questi animali ai granchi
a coda corta, al cui studio ora ci volgiamo.
Nei paguri vedemmo una riduzione della parte posteriore del corpo,
prodotta dall’ adattamento alla vita nell’ interno di conchiglie a chiocciola.
Nei bBrachiuri questo regresso è ancora maggiore, ma nondimeno è dovuto
ad un altro principio, ossia a quello della maggior libertà dei movimenti.
Quella parte voluminosa del corpo da noi indicata nei gamberi col nome
di coda, nei granchi è ridotta ad una piccola lamina circolare o triango-
lare, ripiegata al disotto del corpo, sicchè non è visibile da sopra. La
parte anteriore del corpo è sviluppata nel diametro trasversale, ed ha per
lo più una forma triangolare o quadrangolare.
Facciamo menzione dapprima dei granchi forniti di un corpo trian-
golare.
Quello che colpisce a prima giunta chi osserva questi animali, è la
maravigliosa copertura che i medesimi si son fatta di ogni specie di corpi
estranei. La Risa ad es. (Fig. 60, Vasca n. 25) porta sul dorso e sulle
gambe tutto un boschetto di alghe e di briozoi; un’altra fa pompa di un
bizzarro ornamento di ramoscelli di polipi idrarii, che aggruppati in ce-
spuglietti rivestono la sua testa; altri, come gli Iamaehus ( Fig. 64), trasci-
nano intorno sulle loro sottili gambe, piante, spugne ed ascidie — in
breve, quanti animali si veggono, tanti e sempre diversi, e spesso somma-
mente fantastici, sono i loro abbigliamenti.
RAV
Fic. 63.
È
Pisa tetraodon,
impiccolita della metà.
. Lig. 64. Inachus scorpio, impiccolito della meta.
Or quale è lo scopo di tutto ciò? Nient'altro che il nascondersi,
quanto più è possibile, ai nemici ed alla preda. Infatti tutti questi
corpi estranei non si sono già da loro medesimi fissati sopra i granchi,
ma il crostaceo stesso li ha ad arte trasportati sul suo corpo, non diremo
36 Vasche N. 7 e 23.
già con saggio provvedimento, ma in seguito ad un istinto ereditario, inco-
sciente, che spinge gli animali a rendersi per tal modo irriconoscibili.
Questa maschera è in molti casi così perfetta, da poter ingannare ancora l’ oc-
chio dell’uomo esperto; giacchè, per l'estrema lentezza dei movimenti, per
lo strano rivestimento, per l'abitudine di tenersi nel pericolo immobili, le
Maie prendono per-
fettamente 1 appa-
renza di pietre rico-
perte di piante ed
animali. Per tenere
fissi i corpi estranei
sì servono di seto-
le uncinate, disposte
con una certa norma
su tutto il corpo. Fra
queste setole l ani-
male fissa con molta
arte le alghe ecc. per
mezzo delle sue tana-
glie. La grande Maia
squinado (Fig. 65,
Vasca N. 7) spinge
questa tendenza a ta-
9 le punto, che mette
Fig. 65. Maia squinado, impiccolita della metà. sul suo dorso anche
i i pietruzze e conchi-
glie. Del resto spesso si vede anche come gli animali mangino una parte
del loro rivestimento. Anche il Lambrus (Fig. 66, Vasca N. 23) ricopre
le sue pinze lunghe e forti di uno spesso strato di varie materie.
Tra i granchi quadrangolari tro-
viamo abitudini simili. La Borippe
lanata (Fig. 67) prende tutti quei
corpi viventi o morti di cui possa im-
Fig. 66. Lambrus angulifronss
impiccolito della metà.
padronirsi e, stringendoli fra
le zampe posteriori dorsali,
porta con se oloturie, asci-
die, granchi, stelle, teste di Fig. 67. Dorippe lanata, impiccolita della metà.
pesci, pezzi di vetro, frusti
di legno — tutto ciò che trova, e che per la sua forma può servire come
seudo, viene preso. Quando la Dorippe vuol portare sul suo dorso ani-
mali vivi, questi offrono resistenza; donde i curiosi conflitti tra il gran-
chio spinto dalla forza del suo istinto a tirar su la bestiolina, e questa
APPETITO
Vasca N. 23. 37
che è ritrosa ad appagare i desiderii dell’ altro. Un crostaceo, la Dromia
(Fig. 68), copre il suo dorso con una spugna silicea ( Suberites) gene-
ralmente di color giallo ranciato, o anche
di una colonia di ascidie composte; e si
nasconde così bene, che guardando 1’ ani-
male di sopra, se ne vedono soltanto le
gambe. Anche questo granchio si serve
per tale scopo dei piedi dorsali, con gli
uncini dei quali tien fermo sul suo
corpo lo scudo vivente, che si va man
mano, insieme ad esso, ingrossando,
Lo scopo di difendersi dal pericolo
è anche raggiunto semplicemente col na-
scondersi nella sabbia, come si vede
molto bene nella Calappa (Fig. 69)
che, contrariamente ai crostacei sopra nominati, ha il corpo molto pulito.
Con pochi colpi delle sue zampe conformate a palette, l’animale si ap-
profonda nel suolo sino agli occhi, che restano nel fondo allo scoperto,
sempre in guardia per spiare all’ intorno. Nello stesso modo fa l Ria
(Pig. 70).
Fig. 68. Dromia vulgaris, con una
spugna sul dorso, impiccolita della
metà.
Fig. 60. Calappa granulatu, impiccolita Fig. 70. Ilia nucleus, impiccolita
della metà. della metà.
I più sviluppati della famiglia sono i comuni granchi littorali (an-
che nella vasca N, 23) fra cui i Carciaus ( Fig. 71), Lupa (Fig. 72). ed
Fig. il. Carcinus maenas, impiccolito Vie. 72. Lupa hustata, impiccolita
della metà. della metà,
938 Vasche\N. 23 e 24.
Eriphia (Fig. 73) ecc., la cui agilità e sagacia destano veramente mara-
viglia, e, al pari della loro facilità di muoversi sulla terra, accennano ad
un progresso nell’organizzazione. Chi ha una volta osservati questi granchi
nel loro stato di libertà, ed ha cercato di afferrarli, avrà notato la difficoltà
con cui fra centinaia potette appena prenderne qualcuno; ed avrà anche
Fig. 73. Eriphia spinifrons, impiccolita della metà.
notato con quanta destrezza gli animali fuggenti sappiano trar profitto di
ogni nascondiglio, e come, messi alle strette, si pongano alla difesa con
disprezzo della morte. Le robuste Erifie specialmente si mettono tosto in
posizione di combattimento, poggiando sulle gambe posteriori, ed afferrano
con forza maravigliosa ogni oggetto che loro si presenti. Nell’Acquario ab-
biamo veduto rompere da questi granchi con le loro tanaglie fin dei tubi di
vetro. Tutti i granchi littorali vivono a lungo, fuori dell’ acqua e vi si muo-
vono quasi con altrettanta sicurezza, come nel loro elemento naturale.
Oltre agli animali sinora descritti della divisione dei granchi a dieci
piedi, abbiamo ancora da far menzione di qualcuna delle specie apparte-
nenti al sottordine degli Stomatopodi. La Squilla mantis (Fig. 74, Va-
sca N. 24) è un animale piuttosto snello, e predone, che ricorda quel-
l’insetto che porta il nome di Mantis religiosa. Sopratutto la forma e la
Fig. 74. Squilla mantis, impiccolita della metà.
maniera di tenere i piedi-artigli, articolati come lame di temperino, e tali
da poter essere fulminati sulla preda, sono i caratteri che ha di comune
con la mantide. La squilla è un animale pulitissimo, e quasi incessante-
mente s°' affatica a nettare con la massima cura tutte le parti del suo corpo,
ora spazzolando e fregandosi gli occhi e le antenne, ed ora nettando le
parti della bocca, e le zampe o gli anelli del corpo,
Vasca N. 20. 59
La grande moltitudine dei Crostacei inferiori, della cui ricchezza di
forme solo il naturalista ha un'idea approssimativa, non è atta a far mo-
stra di se in un Acquario al pari di quella dei Crostacei superiori. E ciò
dipende sia dalle piccole dimensioni del maggior numero di essi, spesso
congiunte ancora alla completa trasparenza, sia dalla maniera di vita na-
scosta che sogliono menare. Ci limitiamo a far menzione delle specie più
comuni, che si possono vedere qua e là nell’ Acquario.
Quasi tutto l’anno in molte vasche, ma particolarmente in quelle delle
aragoste e delle murene si veggono una quantità innumerevole di piccoli
crostacei, che si aggirano presso al fondo sabbioso, come uno sciame di
moscherini. Non sono giovani di specie grandi, ma animali adulti ( Mi-
sidei), notevoli soprattutto per avere gli organi dell’ udito confinati
nella parte posteriore del corpo, e per le zampe tutte bifide. Anche i
Crostacei delle classi superiori hanno, quando sono giovani, tali piedi
forcuti; onde si considerano derivati da animali simili ai Misidei oggi
viventi.
Del sottordine degli Isopoda, di cui il comune porcellino di S. An-
tonio vivente nei luoghi umidi può servire di tipo, il visitatore dell'Acquario
può vedere qualche volta alcuni Amilocra e Cymothoa fissati come paras-
siti (pidocchi de pesci) sui pesci. Si trovano sul capo, sugli occhi ed anche
sulla pinna codale, fissati per mezzo delle loro parti boccali, e con gli uncini
‘delle sette paia di piedi, ovvero occupano regioni interne, come le bran-
chie o la gola, nutrendosi del sangue. L' Anilocra, lunga fino a cinque
centimetri, si fissa sull’ ospite così tenacemente, che nessuno sforzo del-
l’animale tormentato può valere a strapparnela. La prole numerosa viene
portata dalla femmina, fino a che non schiudano i piccoli, in una partico-
lare borsa incubatrice, attaccata nella parte inferiore del corpo. Notevole è
anche il fatto che ciascun individuo appartenente a queste specie dapprima
possiede gli organi genitali interni di ambedue i sessi; in seguito si svi-
luppa l'organo maschile e poi il femminile. Avviene dunque che esso è
stato maschio e poi funziona da femmina.
Al gruppo degli Amphipoda appartiene il Gammarus pulex,
la comune pulce d’acqua di cui il lettore avrà spesso veduto migliaia d' in-
dividui nei ruscelli e nelle fontane. Ma il maggior numero di tali crostacei
vive nel mare. Particolare interesse desta la Phronima (Fig. 75), pic-
colo crostaceo pelagico, trasparente come il cristallo, vivente in giovani pi-
rosomi (V. p. 55), che essa riduce ad un bari-
lotto, di cui poi si serve come abitazione mobile.
Ivi tenendosi ferma con le zampe anteriori, cac-
cia fuori la parte posteriore del corpo, e mo-
vendo vivacemente a guisa di remi le appendici
della coda, corre insieme al suo barilotto. Nè il
piccolo Diogene usa la sua casa gelatinosa per
se solo; chè all’occasione 1’ adopera anche come
culla dei suoi piccoli, depositandovi a tempo op-
portuno sulle pareti interne le uova, ed allevan-
dovi poi i figli che ne schiudono. La Fronima
viene presa alla superficie del mare con la rete sottile, particolarmente
nei mesi di primavera e di inverno, insieme alle meduse, ai sifonofori
ed altri animali pelagici, e si trova talvolta nella Vasca N. 20.
L'ordine più basso dei crostacei è quello dei Cirripedi, non sempre
presenti nell’ Acquario, i quali s' allontanano tanto dalle forme tipiche, che
solo da poco tempo hanno potuto essere ben conosciuti. Anche il grande
SA
Fig.75. Phronima sedentaria,
entro il barilotto.
40 Vasche N. 10 e 22.
Cuvier, di fatto, ritenne i Ralani, volgarmente conosciuti sotto il nome
di denti di cane ( Fig. 76), e le Lepadi (Fio 18. 77) come molluschi, mentre
che le ricerche posteriori, basandosi sulle forme giovanili e sulla fina strut-
tura degli adulti, hanno dimostrato che i cirripedi sono veri crostacei. Tanto
più difficile è quindi ad un osservatore non esperto il quale vegga per la
prima volta questi animali, di considerarli come crostacei.
Fig. 76. Balanus perforatus, sopra Fig. 77. Lepas anatifera, sviluppata su una po-
una roccia, impiccolito della metà. mice galleggiante, impiccolita della metà.
Per intendere ciò, giova osservare che la forma strana e simigliante
a quella delle conchiglie fisse, è conseguenza di una trasformazione re-
trograda molto avanzata. Quando sono giovani, tutti questi animali sono
liberi ed hanno un corpo piriforme con tre paia di piedi natatori bira-
mosi. Questa è la forma giovanile, comune a molti crostacei inferiori, che
i zoologi dicono ravplius. Ma, dopo alcune mude, questo nauplio, fissatosi
col capo in qualche punto, si trasforma, e la pelle segrega uno scheletro,
fornito di lamine calcaree che nascondono interamente il erostaceo, permet-
tendo semplicemente attraverso una fessura il passaggio di quei piedi ra-
mosi e cirriformi. Si può vedere facilmente, tanto nei balani come nelle
lepadi, il ritirarsi e l’avanzarsi alternato di questi cirri articolati, poichè
l’animale li muove continuamente per attirare l'acqua per la respirazione
ed il nutrimento.
Sulle coste rocciose di tutti i mari i balani fanno un rivestimento
caratteristico delle pietre ed altri oggetti sottomarini posti alla superficie,
ai quali questi animali rimangono così fortemente aderenti che nulla può
contro di loro la forza delle onde. Similmente sopportano benissimo | esser
messi a secco dalla marea; e nella massima arsura del sole rimangono
vivi con quella piccola quantità d’acqua che può essere stata ritenuta fr:
le lamine della conchiglia chiusa ermeticamente. Le lepadi si trovano di
preferenza attaccate ai corpi galleggianti, particolarmente su bastimenti
e pezzi di legno. (Tali pezzi talvolta si trovano nella Vasca N. 10 e 22).
Molluschi.
( Vasche" N. 8, 15, 19.20, 22 e 24).
Sotto questa denominazione si comprendono le lumache, le conchiglie
ed animali ad esse simili, i quali soprattutto si distinguono per la man-
canza di uno scheletro, sia interno, come quello dei vertebrati, sia esterno,
Vasca N. 15. 41
come quello degli animali articolati. I Molluschi non sono divisi in anelli.
La maggior parte di essi possiede una conchiglia formata da uno o due
pezzi; molti non hanno un capo chiaramente distinto dal corpo, portante
occhi e tentacoli.
Noi cominciamo dal gruppo più perfetto dei molluschi, cioè dai Ce-
falopodi, nei quali la bocca è circondata da otto o dieci tentacoli o piedi,
particolarità che ha fatto dare il nome a questi animali
Il polpo, Vetopus vulgaris (Fig. 78 e 79, Vasca N. 15) è frequente
sulle coste del Mediterraneo. Nel suo corpo si distingue una parte sacci-
forme, la quale esegue movimenti respiratori ritmici, ed un capo breve
che porta i grandi occhi, ed otto braccia. Nel centro della corona delle
braccia, sotto di una larga membrana cutanea, trovasi la bocca, armata di
mascelle dure, curve come i pezzi del becco di un papagallo. Quando l’ani-
male respira, fa entrare, aprendo una larga piega della pelle, l’ acqua nel
così detto mantello, che circonda le branchie; penetratavi l’acqua, chiude
l’apertura e fa uscire il liquido, già servito alla respirazione, per mezzo
di un corto tubo, chiamato sifone (V. Fig. 79). Questo serve anche da
Fig. 78 e 79, Octopus vulgaris. 78 mentre nuota; 79 mentre è seduto su una
pietra. Impiccolito tre volte,
492 Vasche N. 19 e 24.
organo di nuoto, giacchè l’ urto dell’ acqua rigettata spinge l' animale in-
dietro. Le braccia servono per strisciare o per aderire, come pure per pren-
dere e tenere ferma la preda, ed a questo scopo sono fornite di una doppia
serie di ventose che agiscono come organi di adesione.
Il polpo si ciba specialmente di crostacei e di pesci ed è predone
ardito e robusto che aspetta la preda nascosto nelle fessure delle roccie.
Anche nell’Acquario, seguendo il suo istinto, trascina ed ammassa insieme
grosse pietre, cercando di nascondersi quanto meglio può; in ciò è mira-
bilmente aiutato ancora dalla proprietà che ha di cangiar colore, imitando
quello degli oggetti che lo circondano.
La pesca dei polpi si fa sopra tutte le coste del Mediterraneo, allet-
tandoli con l’ esca, attaccata ad una corda, e poi tirandoli su. Si trovano
frequentemente sul mercato, sono commestibili, e di buon sapore; essendo
pregiate specialmente le braccia degl’ individui giovani.
Affine al polpo è l Eledone moschata, o polpo muschiato, più
piccolo del precedente, munito di una sola serie di ventose per ciascun
braccio. Timido, sì nasconde volentieri negli angoli (Vasca N. 24), e spande
odore di muschio che si comunica all’ acqua. Abbastanza frequente sul
mercato, costituisce una merce molto comune, ma per lo più viene man-
giato soltanto dal basso popolo.
Uno de’ cefalopodi più interessanti è la seppia, Sepia officinalis
(Fig. 80, Vasca N. 19), dal corpo ovale, appiattito, circondato lateral-
Fig. S0. Sepia officinalis, impiccolita della metà.
mente da una pinna e con una conchiglia piatta, situata sotto la pelle
del dorso, e conosciuta comunemente col nome di osso di seppia. Le braccia
sono molto più corte che nel polpo, e di solito vengono tenute insieme ; tr:
esse ve ne sono due più lunghe, che sono nascoste e vengono slanciate
per predare crostacei e pesci. Molto interessanti nelle seppie sono la secre-
zione dell’ inchiostro ed il cangiamento di colore, l' una e l'altra proprietà
comuni anche ai polpi ed agli altri cefalopodi affini, ma nelle seppie molto
più frequentemente ed efficacemente messe in uso. Il colore adoperato nella
pittura col nome d’ inchiostro di seppia è appunto il prodotto disseccato
di una glandola, della così detta borsa d’ inchiostro; il contenuto può
essere espulso dall’ animale a volontà, ed è così denso che una piccola
quantità basta per involgere istantaneamente 1° animale in una nuvola
nera che spaventa il nemico e protegge la fuga. I nero di seppia si è ot-
tenuto pure dalle specie fossili, e sperimentato ancora buono ad usarsi. —
Il maraviglioso cangiamento di colore dell'animale vivente dipende da
cellule ( cromatofori) situate nella pelle, e riempite di materia colorante
molto sottilmente divisa. I cromatofori possono essere contratti ed estesi,
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Vasche N. 3 e 19. 43
producendo così quello svariatissimo mutar di colori, quel formarsi e scom-
parire di nuvolette, di strisce, di macchie, di disegni che variano se-
condo lo stato di quiete o d’ irritazione dell’ animale. Le seppie possono
cangiare colore interamente a loro grado, siccome si vede dal fatto che
esse prendono immediatamente il colore della sabbia su cui riposano, in
guisa da potersi appena distinguere da questa. Similmente diventano di
colore oscuro, quando si trovano su un fondo di roccia oscura.
Gli animali sono a sessi distinti; ed impetuose molto sono le solleci-
tazioni dei maschi per la femmina, per cui si vestono dei più brillanti
colori. La femmina depone delle grosse capsule di uova nere e piriformi,
e, disponendole ad uno ad uno sopra i cespuglietti di coralli e di alghe,
per lo più uno vicinissimo all’ altro, ne forma dei grossi grappoli che
spesso si possono vedere nella Vasca N. 19. I piccoli nati rassomigliano
a’ loro genitori, e subito dopo la nascita possono cangiare il colore e schiz-
zare l’ inchiostro.
La seppia è un’ animale ricercato; se ne mangia la carne; e la con-
chiglia, o osso, serve a levigare il legno, ovvero viene adoperata come pol-
vere da denti.
Tra gli ospiti dell’ Acquario, specialmente in inverno, trovasi il cala-
maio, Loligo vulgaris (Fig. 81, Vasca N. 3), animale semitrasparente,
Fig. SI. Loligo vulgaris, impiccolito della metà.
simile quasi ad una freccia, ma che non resiste in cattività. Battendo le
delicate loro ali, questi molluschi nuotano sempre dritti innanzi ed indietro,
senza volgere il corpo, e nuotano incessantemente fino alla morte, che per
lo più segue solo pochi giorni dopo la pesca. Mirabilmente sensibili, ogni
leggiero scuotimento li spaventa, ed eseguono dei salti rapidi e fiammeg-
giano di tinte porporine splendidissime, che spiecano sul loro corpo ordi-
nariamente bianco come latte. Si cibano di piccoli gamberi; e, come le
seppie, sì servono di due speciali braccia più lunghe per catturare la preda.
La carne è molto ricercata; la conchiglia è traslucida, pieghevole e somi-
glia ad una penna d’oca; la secrezione dell’ inchiostro, molto abbondante,
fece dare all’ animale il nome di calamaio.
Alcuni animali giganteschi affini ai calamai, ed osservati negli oceani,
hanno forse dato il fondamento storico a delle favole. Così p. e. racconta
Plinio di un animale di questa specie, venuto di notte da Carteja nei
serbatoi di pesci, il quale mise in fuga i cani coi suoi sbuffi e colle sue
braccia. Il capo, mostrato a Lucullo, era grande come una botte di quin-
dici anfore, ed i tentacoli, che un uomo appena poteva abbracciare, mi-
suravano 10 metri in lunghezza e portavano ventose che contenevano
un'urna d’acqua. Inoltre racconta il Montfort di un polpo, il quale, presso
S. Elena, strappò due marinai da un ponte di bastimento; un’ estremità di
braccio di questa bestia rimasta intricata negli attrezzi del bastimento,
era lunga $ metri. Altre notizie di Cefalopodi giganteschi si debbono alla
44 Vasche N. 3, 22 e 24.
nave francese A/ecto, che n° ebbe ad incontrare uno nel 580 novembre 1861
fra Teneriffa e Madera. L'animale misurava 5-6 metri senza contare le
potenti braccia. Nel 1875 sulla costa di Terranova furono trovati alla su-
perficie del mare uno straordinario numero d’ individui giganteschi, morti
o morenti, in media ciascuno del peso di 500 chilogrammi e con le braccia
lunghe 12 metri. Mostri somiglianti si osservarono anche sulle coste del
Giappone, di Alaska, e dell’ isola di S. Paolo nell’ Oceano meridionale.
I Gasteropodi, come i Cefalopodi, hanno un capo diviso per lo più
chiaramente dal tronco, ma senza braccia, ed il corpo fornito di un organo
piatto destinato a strisciare, detto piede. In molti i visceri sono rinchiusi
in una conchiglia calcarea ricurva, in cui può ritirarsi anche tutto il
resto del corpo dell’ animale; essa è segregata da una speciale piega cu-
tanea, detta mantello, e trovasi attaccata all’animale solo per mezzo d’ un
muscolo. Anche il piede spesso porta un coperchio corneo o calcareo, detto
opercolo, che chiude l’ apertura della conchiglia, quando l animale vi si
ritira. Della bellezza e dello splendore dei colori, come ancora della va-
riabilità delle forme di queste conchiglie, rendono testimonianza le collezoni
dei musei. Il maggior numero dei Gasteropodi appartiene al mare, ed i più
importanti abitatori del Golfo albergati nell’ Acquario sono i seguenti.
L’orecchia di mare, Maliotis (Fig. 82, Vasca N. 22) ha una con-
chiglia molto depressa, con un’apertura molto ampia, e con una serie di
fori, da cui escono alcuni prolungamenti del mantello. La conchiglia per
il bellissimo splendore madreperlaceo, che presenta nell’ interno spesso, si
usa come ornamento.
La Cassis ( Fig. 83, Vasca N. 3) è molto importante nel commercio, ser-
vendo per la fabbricazione dei cammei. Per far ciò si segano i pezzi più
Fig. 82. Haliotis tuberculata, Fig. 83. Cassis sulcosa, impiccolita
impiccolita della metà. della metà.
adatti di conchiglie ordinariamente più grosse e se ne brunisce la superficie
esterna; indi mediante il bulino che si usa nella lavorazione dei coralli
si fanno incisioni e rilievi, profittando degli strati a diversi colori di cui
la conchiglia è costituita.
La Natica (Fig. 84, Vasca N. 24) possiede in sommo grado la pro-
prietà di rigonfiarsi, assorbendo acqua nelle cavità del piede, fino a divenire
tre volte più grossa, e cammina con rapidità, in opposizione alla prover-
biale lentezza e pigrizia delle lumache.
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Vasca N. 3. 45
Fig. 84. Nautica millepunctata, Fig. 85. Murex brandaris»
impiccolita della metà. impiceolito della metà.
I Murex (Fig. 85, Vasca N. 3) sono rappresentati da più specie
che sono fra le conchiglie più frequenti di tutto il Mediterraneo, e che nel-
l’antichità erano molto conosciute, perchè fornivano la vera porpora, usata
dagli antichi per tingere le vesti di lusso. La porpora è il prodotto di
una glandola situata nel mantello che, osservata a fresco nell’ animale, è
di colore bianco-gialliccio, ma esposta alla luce del sole, diviene prima
color giallo-citrino e verdiccio, e più tardi di un bel violetto che, con-
tinuando Vazione del sole, diviene sempre più oscuro. L'intensità della
tinta dipende dalla quantità della materia usata, e quindi è in arbitrio del
tintore il variarne le gradazioni.
Il Tritonium modiferum (Fig. 86, Vasca N. 3) è una lumaca
grossolana di grandi dimensioni, con capo sporgente, tentacoli oculiferi, e
con una proboscide molto estensibile; si aggira lentamente strisciando sul
fondo del mare, e si ciba di altri animali. La sua pesante conchiglia, ele-
gantemente ravvolta, fu già dagli antichi usata come tromba da guerra, ed
anche oggi dal popolo viene adoperata come corno da segnali. Il susurro par-
ticolare che si ode, quando si pone questa od altra grossa conchiglia con
l’apertura rivolta all’ orecchio, dipende dalla risonanza delle pareti av-
volte della cavità le quali raccolgono le onde sonore. Se manca assoluta
mente ogni strepito, anche le conchiglie non susurrano.
46 Vasche N. 3 e 22.
Il Dolium galea (Fig. 87, Vasca N. 3) è la lumaca più grossa del Me-
diterraneo, fornita di una conchiglia ventricosa, a pareti sottili, e notevole
pel suo corpo bianco con macchie nero-brune, e per la grossa proboscide.
Fig. 87. Dolium galea, impiccolito tre volte.
lole sali-
vari, e la loro secrezione. Esse in fatti raggiungono un diametroftdli 4 cen-
timetri, e il liquido segregato contiene 3-5 per cento di acide solforico,
e !/ per cento di acido cloridrico libero. L'animale spruzza q sua di-
fesa dalla bocca una certa quantità di questo liquido; ma finora-n Ì
sa come avvenga che questi acidi minerali liberi possano essere prodotti e
conservati nel corpo della lumaca. RA
Notevole molto è il Vermetus (Fig. 88,
come tutti gli altri, ma fisso e con una conchig
ai tubi calcarei ripiegati delle Serpule (V.s0
osservando
si riconosce dl
maca, ed i cort
in tutto dal ciuffo |
Maravigliosa è in questo animale la grandezza delle glandò
e
maggiore attenzione,
go rigonfio della lu-
7 13, nylva-
cemente colorato, del capo, vermi.
Gli animali si nutrono - piccoli
crostacei e vermi, che s’ aggirano vi-
fi ‘cino ad.essi, ed irritati, si ritirano
f subito nel fondo dei tubi. Nella pa-
rete interna di questi attaccano an-
che le uova, da cui schiude una larva
libera, che più tardi si fissa.
Affine a queste lumache fornite
di conchiglie, trovansene altre for-
manti un gruppo che fu detto degli
Fig. 88. Vermetus gigas. Due esemplari vi- Opistobranchi, giacchè hanno le bran-
venti ed un tybo vuoto. Impiccoliti della metà. chie situate dietro il cuore, a diffe-
renza delle prime, che le hanno al
davanti. Manca la conchiglia, ovvero è rappresentata da un rudimento na-
scosto sotto il mantello, similmente a ciò che vediamo nei lumaconi terrestri.
Vasca N. 3. 47
Agli Opistobranchi appartiene V AplIysia (Fig. 89, Vasca N. 3), animale
5 ka . . 5 . . . .
di colore bruno, abbastanza grosso, fornito di due paia di tentacoli, di cui i
posteriori, rimanendo eretti, somigliano un poco alle orecchie di una lepre.
Il mantello si prolunga in due grosse lamine aliformi, per mezzo delle
uali il mollusco può nuotare, sebbene per lo più strisci pigramente le
ea (BS Sr,
roccie. Dovendo cominciare i movimenti di nuoto, batte le « ali », fino a
Fig. 89, Aplysia depilans, impiceolita della metà.
che lo sforzo aumentato lovsollevi dal suolo; poi una volta sollevato,
nuota abbastanza rapidamente ed uniformemente, ma non a lungo. Irritata,
l’Aplisia caccia dal corpo un liquido di un bel violetto, che serve, come
il nero per la seppia, quale mezzo di difesa: Il potere venefico di tale so-
stanza sembra che sia stato già conosciuto dagli antichi. Gli individui grossi
somministrano fino a due grammi di materia colorante pura e disseccata,
che, secondo recenti esperienze chimiche, sembra essere un vero colore
d’anilina.
Le Aplisie sono erbivore, e pascolano a schiere nei prati di alghe sul
fondo del mare. E bello vedere quando nell’ Acquario, portate a questi
animali alcune pietre rivestite di alghe, le Aplisie da tutte le parti accor-
rono al pascolo ed in poche ore consumano tutto. Così appuîito si pratica,
per mantenere bene in istato di schiavitù, questi gasteropodi che spesso
depongono sulle pareti masse di uova gialle o violette, in forma di nastri
più volte ripiegati. i
Fig. 90. Pleurobranchus testudinarius, Fig. 91. Umbrella mediterranea,
impiccolito quattro volte. impiccolita della metà.
Nella vasca N. 3 si trovano anche le seguenti specie affini, caratte-
ristiche per il loro corpo depresso, cioè il Pleurobranchus (Fig. 90)
e Vl Umbrella (Fig. 91), quest’ ultima provvista di un piede molto alto e
di una conchiglia piatta. A
48 Vasca N. 20.
Una delle più belle lumache fra gli Opistobranchi è la Tethys le-
porina (Fig. 92, Vasca N. 20). Nel suo corpo bianco e semitrasparente
Fig. 92. Tethys leporina, impiccolita della metà.
si distinguono il capo, ca-
ratterizzato da un gran-
de prolungamento in
forma di velo, ed il
tronco, sulla cui super-
ficie dorsale, oltre alle
branchie, delicate e tra-
sparenti, si vedono anche
alcune grosse appendici,
elegantemente macchiet-
tate, che cadono facil-
mente, e perciò sono sta-
te credute parassiti. La
Tethys va fra gli ospiti
periodici dell’ Acquario,
nello stesso modo che gli
animali pelagici, insieme
coi quali i pescatori la
raccolgono alla superficie
del mare, servendosi di
un grosso bicchiere. In
prigionia vive soltanto
poche settimane. i
Bellissima di colori,
ma molto più piccola,
è ’Aeolis (Fig. 93). Ap-
partiene a questo gruppo
anche la Doris (Fig. 94),
distinta pel suo fiocchet-
to di branchie situato
sulla parte posteriore del dorso. Non di rado nella Vasca N. 20 si vedono
anche le uova di questo mollusco, come pure nella Vasca N. 3 quelle di
Tell . . . .
altre grosse lumache, ‘incluse in una sostanza gelatinosa, ed in forma di
nastri gialli o bianchi.
Fig. 93. Aeolis papillosa.
Fig. 94. Doris tuberculata,
impiccolita della metà.
Anche tra i molluschi si trovano animali pelagici trasparenti come
vetro (V. sopra p. 9, nota). Difatti insieme alle meduse, ai sifonofori, ed
ai ctenofori, sopratutto in primavera ed in autunno, dalla superficie del
mare si raccolgono ancora, sebbene di rado, le strane forme degli Ztero-
podi e dei Pteropodi, le quali nondimeno durano in vita nell’ Acquario.
solo per poco tempo, talvolta per poche ore, e quindi appartengono ai più
}
rr
t
p
lai arie cen ia a)
Vasca N. 20. 49
rari abitanti della Vasca N. 20. Degli Zferopodi ricordiamo il genere
Pterotrachea (Fig. 95) animali cristallini, allungati, con una probo-
scide ripiegata a ginocchio, con una pinna in forma di scure (corrispon-
dente al piede delle lumache), e con un gomitolo di visceri fusiforme ed
Fig. 95. Pterotrachea coronata, impiccolita della metà.
argentino. Nuotano con una grandissima agilità, ripiegando rapidamente
la pinna a destra ed a sinistra, e sorprendono per mezzo della loro
lingua protrattile, fornita di uncini, i piccoli animaletti pelagiei e tal-
volta anche altri individui della stessa specie. Lo stesso si dica della
Carinaria (Fig. 96), che spesso raggiunge notevoli dimensioni, ed ha
una conchiglia fragile e trasparente.
I Pteropodi differiscono moltissimo dalle lumache tipiche. La regione
del capo viene indicata solamente da un’ apertura boccale, circondata da
brevi tentacoli, ed il corpo, variamente conformato, spesso è involto da
una delicata conchiglia. Ma, quello che più colpisce, sono due grosse pinne
in forma di ali, che si trovano situate sul capo o sul collo e che dal-
l’animale vengono usate come le ali di una farfalla, donde il nome vol-
gare di farfalla di mare.
Fig. 96. Carinaria mediterranea, impiccolita della metà, Fig. 97. Hyalaca tridentata.
Il genere più frequente è la Myalaea (Fig. 97), provveduta di una
delicata conchiglia cornea, bruna, e di grandi pinne che agita senza posa.
È frequente, ma nell’ Acquario vive appena un giorno.
I Bivalvi costituiscono Vl ultimo gruppo dei molluschi. Dalle lumache si
distinguono già per caratteri esterni, quale è per es. la conchiglia formata
di due pezzi, mobili l uno sopra dell’ altro, atti ad essere ravvicinati da
50 Vasca N. 22.
speciali muscoli e tenuti distanti da un legamento elastico, quando il mu-
scolo è in istato di rilasciamento.
Carattere importantissimo di questi animali è la mancanza di un capo
distinto. Quale organo di movimento serve il piede che può essere mosso
in vari sensi ed ha per lo più forma di clava, ovvero di lingua. Il corpo
è coperto di branchie foliacee e queste dalle lamine del mantello, da cui
dipende la produzione della conchiglia.
Ai bisogni della respirazione e dell’ alimentazione provvedono le mem-
brane ciliate delle branchie e del mantello, promuovendo una corrente
d'acqua che entra nell’ interno del corpo portando ossigeno, animaletti mi-
croscopici, ed altre particelle nutritive. In quelli che vivono nascosti nella
sabbia, p. es. Solecurtus (Fig. 105), l’entrata e 1° uscita dell’acqua ha
luogo mediante due lunghi tubi, che sporgono sempre dalla sabbia. Il mag-
gior numero vive nel mare. Alcuni sono immobili e fissi alle roccie, come
le ostriche, ovvero immersi nella sabbia, in cui si muovono con estrema
lentezza. Pochi solamente sono capaci di nuotare o saltare.
Di tutti i bivalvi il più noto è Vl’ ostrici, Ostrea edulis (Fig. 98,
Vasca N.22). Non vi è difatti chi non conosca questa conchiglia di brutta
apparenza, piatta, formata di strati
irregolarmente disposti, e fissata per
lo più sulle pietre o sul legno, con
la sua valva più grossa, da una spe-
ciale materia segregata dall’animale.
La fissazione avviene solo a sviluppo
avanzato, poichè le giovani ostriche
appena nate nuotano vivacemente
qua e là nel mare. Fissatosi, l’ indi-
viduo perde il « piede », che in altri
bivalvi è tanto sviluppato come po-
tente organo di movimento, ma che
nelle ostriche si atrofizza subito,
non servendo più ad altro. E note-
vole nell’ostrica che ogni individuo
produce così sperma come uova. Il
numero di queste ultime è grandis-
simo, e da alcuni viene caleolbio a
più milioni. I piccoli restano nella
cavità del mantello della madre, finchè la loro conchiglia è tanto svilup-
pata che il piccolo animaletto vagante si possa fissare. Il tempo della
frega è in estate.
La distribuzione geografica delle ostriche va dal 60.° lat. N. fino
ai tropici e nell’ emisfero meridionale. Si trova dovunque, meno che nel
Mar Baltico. Sono l’oggetto di una pesca estesa, e la moltiplicazione di
esse viene favorita da speciali stabilimenti (parchi di ostriche). Non sono
solamente articolo di lusso, ma ancora (soprattutto in Inghilterra ed in
America) costituiscono un nutrimento del popolo. Si o il numero
delle ostriche consumate in Inghilterra a due miliardi, e per V America a
quattro miliardi all’ anno, Gli antichi praticarono anche la coltivazione
delle ostriche e i Romani dell’ Impero, alle cui tavole sontuose le ostri-
che non mancavano mai, dichiararono come migliori quelle del lago Lu-
crino, presso Baja. Anche Brindisi, come ai giorni nostri è Taranto, era
uno dei luoghi principali per la coltivazione e per la pesca delle ostriche.
Nel lago Fusaro vi sono ostriche squisite di notevoli dimensioni.
Fig. 98. Due esemplari di Ostrea edulis,
fissati su una pietra. Impiccoliti della metà.
stern i
Vasca N. 22. 5il
I mitili, Miytilus edulis (Lig. 99, Vasca N. 22), distinti da una
conchiglia nero-azzurrognola, di forma triangolare, sono forniti delle co-
siddette glandole del bisso,
destinate a produrre certi
fili cornei, di cui l’animale
sì serve per attaccarsi ali
corpi sottomarini, ai quali
aderisce così saldamente, che
anche la più violenta forza
delle onde non può strap-
parlo. Volendo cangiar di
sito fila un nuovo bisso, e
rompe l'antico, e ripetendo Fig. 99. Tre esemplari di Mytilus edulis, fissati su un
quest’ operazione più volte, pezzo di gomena. Impiccoliti della metà.
procede lentamente innanzi.
— Il mitilo prospera bene nei mari dell’ Europa settentrionale, dove forma
anche l'oggetto di un'estesa pesca e coltivazione; lo stesso valga per Ta-
ranto (« cozze di Taranto »). Per favorirne la fissazione s'impiantano nel
mare appositi pali, che poi di tempo in tempo si vanno tirando fuori
carichi di mitili in tutti gli stadi dello sviluppo.
Le pinne, &ianama (Fig. 100, Vasca N. 22), sono dei grossi bivalvi
dalla conchiglia sottile e triangolare, fissata con 1 estremità acuta nella
sabbia. Anch' esse, come i mitili, sono fornite
di un bisso che è molto più lungo e più fine,
e fu usato per ogni maniera di tessuto. An-
cora nel secolo XVIII, in Taranto, in Napoli,
e nella Sicilia vi erano fabbriche notevoli,
occupate esclusivamente nella lavorazione di
EL
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Fig. 100. Due esemplari di Pinna Fig. 101. Quattro esemplari di Aviewla Rirundo,
nobilis fissati nella sabbia. Im- fissi sopra una pietra. Impiccoliti della metà.
piccoliti quattro volte.
tale seta di molluschi. Nelle pinne trovansi pure qua e là delle perle, le
quali però non hanno alcun valore. La favola conosciuta dagli antichi e
trasmessa fino ai nostri giorni, del « guardiano delle conchiglie » ( Pinno-
52 Vasca N. 22.
theres), che avvisa il suo ospite dei pericoli, e ne è in contraccambio
albergato, ha origine dal fatto che quasi in tutti i bivalvi abita un gran-
chio, similmente a ciò che si vede nelle ascidie, nelle spugne, ed in altri
animali inferiori. Ma la Pinna non ne ricava alcun utile.
L’Avicula (Fig. 101, Vasca N. 22) è notevole per la sua affinità
con la Meleagrina margaritifera, che è il bivalvo a cui si debbono le più
belle perle. Queste non sono altro se non depositi di carbonato di calce,
segregati dall’ animale per rendere inoffensivi i corpi estranei (sassolini,
ecc.) che sono in esso penetrati. Ogni perla quindi contiene nel suo centro
uno di tali corpi, e ciò ha messo l’uomo in grado di, produrre, fino ad
un certo punto, le perle a piacere, eccitando opportunamente i molluschi,
siccome di fatto praticano i chinesi.
Un mollusco molto interessante per la sua maniera di vita è il dat-
tilo di pietra, Lithodomus (Fig. 102, Vasca N. 22), il quale si trova
costantemente in forami scavati da esso nelle roccie della riva e nei co-
ralli pietrosi. La conchiglia è liscia, di colore bruno. L'animale è un cibo
pregiato e quindi si trova frequentemente sul mercato. Non è ancora noto
interamente come questi molluschi traforino le pietre, giacchè, mancando
sulla superficie delle loro conchiglie ogni maniera di denti o di asprezze,
la cavità non può, come nelle foludi, Pholas (Fig. 103, Vasca N. 22),
Fig. 102. Due esemplari di LithRodo- Fig.103. Phrolas dactylus, in una pietra.
mus dactylus, infossati nel tufo. Impiccoliti della metà.
Impiccoliti della metà.
esser prodotta da limatura, onde è probabile che abbia qui influenza la
forza dissolvente di qualche secrezione acida dell'animale. La superficie
interna di tali fori è liscia e regolare. Questi molluschi son divenuti fa-
mosi a cagione del tempio di Serapide in Pozzuoli, le cui colonne presen-
tano dei fori di litodomi, su di una zona esattamente limitata per l' esten-
sione di circa due metri, il
che sembra dimostrare che 1l
tempio ha dovuto una volta
trovarsi sotto il mare pel
progressivo abbassamento
della costa, e che poi più
tardi si è rialzato.
Fig. 101. Solen vagina. A sinistra il piede, a destra i Profondamente nascosti
sifoni respiratori. Impiccolito della metà. nella sabbia vivono i Se-
len (Fig. 104), ed i Sole-
curtus (Fig. 105), molto pregiati come leccornie. Insieme ad altri bivalvi
commestibili sono venduti sotto il nome di /rutti dì mare, e mangiati
anehe crudi,
Vasca N. 9. 559
Quasi tutti i bivalvi nominati si muovono poco o nulla; invece i
; cardii e i pettini sono dotati di movimenti più rapidi.
een
Sc.
Pap (i
Fig. 105. Solccurtus strigilatus, a sinistra il piede, a destra
i sifoni respiratori, impiccolito della metà.
Al genere Cardium (Fig. 106), appartengono molte specie. Il loro
piede robusto ha una funzione molto importante per la vita dell'animale;
giacchè, il mollusco fissandolo sul suolo, e puntellandovisi, salta (fatto
strano nei bivalvi, ma non esclusivo dei cardii) per più di un metro e
È così procede innanzi. Con simile agilità il cardio approfondasi ancora nella
sabbia con l'aiuto del piede, che allunga e ritira rapidamente, ineurvan-
done la punta in Qguisa di uncino. Questi bivalvi sono molto pregiati come
È alimento; anche sulle coste inglesi si raccolgono in immensa quantità.
Fig. 106. Cardium aculeatun, Fig. 107. Pecten iacobacus,
impiccolito della metà. impiccolito della metà.
T pettini, di cui la specie più grossa, Peeten iacobaceus (Fig. 107,
Vasca N. 3), fu già negli antichi tempi usata come ornamento de’ cappelli
e dei mantelli dei pellegrini reduci da Terrasanta, sono fra i bivalvi più
conosciuti di tutto il gruppo. La specie ora nominata ha una valva con-
cava ed una piana, con coste raggiate ripiegate. L'animale presenta, sic-
come si può vedere benissimo attraverso l’ apertura delle valve della sua
- conchiglia non bene combacianti, nel margine ingrossato del mantello, un
gran numero di piccoli tentacoli e di bellissimi occhiuzzi, luccicanti come
pietre preziose.
Molto interessante è la maniera di muoversi; giacchè, aprendo e chiu-
dendo le valve con grande rapidità, saltano in tutti i sensi; cessando il
battere delle valve, l'animale cade da se al fondo,
54 Vasca N. 4.
Tunicati.
(Vasche n. 4 e 20. )
Il visitatore trova nella Vasca N. 4 gruppi di bianchi tubi gemini,
semitrasparenti, e, tra questi, masse nodose, che sembrano fatte di cri-
stallo bianco opaco, ovvero di cuoio bruno e raggrinzito, e sacchetti di
un rosso vivace, tutti con un’ apertura allungata nell’ estremità superiore,
e con una simile di lato. Ed insieme a queste, ecco ancora altre masse
verdicce gelatinose, e, sulle pareti, croste di diversi colori con vaghi
disegni stellati, tutte forme strane, ignote interamente a chi seruta per la
prima volta il mare, inerti, e si direbbe prive di vita; giacchè solo il più
attento sguardo vede nei più grandi di quegli animali un chiudersi tal-
volta ed un aprirsi delle boccucce. Sono queste le Ascidie. Bello senza
dubbio è questo spettacolo, come di zolle piantate di meravigliosa vegeta-
zione, ma costituisce un completo enimma per colui che non studia molto
addentro nell’ organizzazione e nella biologia di questi esseri inferiori.
Diremo pertanto, ad aiutare la conoscenza di questi animali, dei fatti più
notevoli della struttura e dello sviluppo. E questo è tanto più impor-
tante, in quanto che, negli ultimi tempi, i tunicati hanno avuto un posto
eminente nelle quistioni scientifiche agitate sull’ origine dei vertebrati,
incluso l uomo.
Si apra una di quelle grosse masse bianche, Phallusia mamillata
(Fig. 108), ovvero un’ altra ascidia, con un taglio che divida l’animale in
due metà longitudinali, e si vedrà che al
mantello esterno grosso e gelatinoso ne segue
un secondo interno molto più delicato, che
è al primo congiunto nei punti corrispon-
denti alle due aperture esterne. Il sacco esterno
duro consta in gran parte, fatto notevole, di
una sostanza molto simile a quella che forma
le membrane delle cellule vegetali, ossia alla
così detta cellulosa. Dall’ apertura superiore
sì entra in una larga cavità branchiale, le
cui pareti sono tapezzate di una rete ciliata.
Nel fondo trovasi la vera apertura boccale,
a cui le piccole particelle nutritive sono me-
nate con l’acqua della respirazione per mez-
zo dell'agitazione delle ciglia branchiali. Il
canale intestinale, ripiegato a gomitolo, giace,
insieme agli organi circolatori e riprodut-
tivi, nella parte inferiore del mantello in-
terno, ed emette le materie contenute per
mezzo della seconda apertura, situata late-
ralmente, destinata ancora come via di emissione per i prodotti sessuali
e per l’acqua usata per la respirazione.
Le ascidie sono quasi tutte animali fissi, ed, o sono semplici, come la
fallusia già nominata, come la semitrasparente Cioma (Fig. 109), e
Fig. 108. Phallusia mamillata,
impiccolita della metà.
al ui
Vasche N. 4 e 20. 55
come la Cynthia (Fig. 110), dal fosco colore rosso ranciato; ovvero
formano colonie, in cui i singoli animaletti aderiscono l' uno all’ altro per
mezzo di prolungamenti radiciformi. Un terzo gruppo è costituito dalle
pt
Na
geo
Fig. 109. Quattro esemplari di Ciona intestinalis, Fig. 110. Quattro esemplari di Cyneria
impiccoliti della metà. papillosa, impiecoliti della metà.
ascidie composte, animali formati di individui situati in una massa comune
del mantello ed aggruppati in maniera determinata. Vi appartengono la
Diazona (Fig. 111), e le numerose specie di EBotryIus, che a guisa
di macchie rivestono le pareti delle vasche ed in cni anche ad occhio nudo
sì possono distinguere le singole boccucce,
e le aperture cloacali comuni. Di ascidie
composte libere si conosce finora soltanto il
genere Pyrosoma (Fig. 112), che ha la
forma di un cilindro gelatinoso vuoto, come
un barilotto, su cui i singoli animali stanno
disposti tutt'intorno. Appartiene agli animali
pelagici che producono il bellissimo feno-
meno della fosforescenza del mare. Nell’ A-
cquario ( Vasca N. 20) è molto raro, giac-
chè è uno degli ospiti meno frequenti del
Golfo e di quelli su cui si può meno contare.
La storia dello sviluppo delle ascidie è
o
È 5 a È API PIVOT
molto interessante. Dall’ uovo si sviluppa una a
larva che va liberamente nuotando ed è for- Fig. 111. Colonia di Diazona
nita di una coda mobile, dentro cui vi è un — violacea, impiccolita tre volte.
organo che nella sua origine presenta la
maggiore analogia con la cosiddetta corda dorsale dei vertebrati (pesci,
uccelli, ecc.). Questa consiste in un cilindretto cartilagineo elastico il
quale, nei vertebrati infimi, dura per tutta la vita, mentre negli altri si
riduce ed al suo posto si forma la spina dorsale. Nella larva delle ascidie,
l'organo in esame va perduto, in seguito all’ evoluzione regressiva, per cui
la larva di libera diviene ascidia fissa. La conchiusione che sl ricava
da questi fatti, ha per base la dottrina scientifica, la quale insegna che
ogni individuo, durante il suo sviluppo, passa per una serie di forme che
56 Vasca N. 20.
ha ereditate dai suoi predecessori nel corso dei secoli. Come dunque, per
scegliere un esempio più noto, dalla forma e dalla organizzazione delle
larve di rana, dette
girini, somiglianti a
piccoli pesci, si con-
chiude che i prede-
cessori degli anfibi
o rane sieno stati i
pesci, ovvero, ciò che
è lo stesso, che le
rane derivino da ver-
tebrati pisciformi,
così, dalla presenza
transitoria della cor-
Fig. 112. Pyrosoma elegans, impiccolito della metà. da dorsale nelle larve
delle ascidie, si con-
chiude che questi animali sieno stati uniti insieme coi vertebrati per
mezzo di una forma comune di antenati.
Tutte le ascidie sono ermafrodite. Oltre la propagazione sessuale, per
cui dalle uova fecondate nasce la larva libera di cui abbiamo parlato, esiste
ancora una moltiplicazione per gemme, a cui è dovuta 1 origine delle
colonie.
Di contro alle ascidie, tunicati fissi, trovansi le Salpe, tunicati nuo-
tanti. La trasparenza del loro corpo le fa tosto riconoscere come animali
pelagici, i quali, nello stesso modo che le meduse, menano la loro vita
nel mare libero, e dai venti e dalle correnti insieme agli altri animali
trasparenti vengono spinti alle coste, dove spesso, preda non desiderata,
cadono a migliaia nella rete dei pescatori.
Nell’ Acquario le salpe si trovano in quasi tutto l’anno, ma special-
mente nei mesi di primavera e di autunno, e, similmente agli altri animali
pelagici, si dispongono in recipienti di cristallo isolati ( Vasca N. 20). Non
sarà difficile all’osservatore, principalmente nelle specie più grandi, come
per es. nella Salpa maxima africana (Fig. 115), di rendersi conto
delle condizioni generali della struttura delle salpe.
Fig. 118. Individuo solitario di Sa/pa marima africana,
impiccolito della metà.
Il corpo somigliante a quello di una botte è limitato, come nelle
ascidie, dal mantello, alle cui due estremità trovasi una grande apertura.
Gli animali nuotano con la parte anteriore (nella figura, situata a destra)
innanzi, assorbendo acqua dall’ apertura situata in questo punto, e facen-
dola entrare nell’ ampia cavità del corpo, in cui la branchia è distesa obli-
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Vasca N. 20.
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quamente a guisa di un nastro. Tostochè il corpo è riempito di acqua, la
fessura si chiude, i nastri muscolari che circondano il corpo della salpa si
contraggono, e l’ acqua viene così rigettata attraverso l’apertura posteriore,
producendo un urto che spinge l’animale avanti. Nella parte posteriore
della salpa si vede un organo sferoidale bruno-rossiccio, il gomitolo visce-
rale, a cui, come nelle ascidie, si giunge per un’ apertura boccale situata
nel fondo della cavità branchiale. Innanzi al gomitolo è posto il cuore, in
forma di otre trasparente, che in questi animali si contrae stranamente ora
in una direzione ed ora in un’altra, cosicchè la corrente sanguigna si
cangia periodicamente.
Lo sviluppo delle salpe è di grande interesse pei naturalisti. Già il
Chamisso, poeta, e nello stesso tempo anche zoologo, aveva osservato nel
suo viaggio intorno al mondo che nelle salpe, secondo la sua espres-
sione, la figlia non somiglia alla madre, ma all’ ava, ossia che in una specie
si alternano l’ una con l’altra, sempre due forme diverse. Una di queste
forme è fatta costantemente da un gran numero di individui, formanti
catena, l’altra è costituita da individui isolati. Le recenti ricerche hanno
pienamente confermata questa « generazione alternante » studiata nei suoi
più minuti particolari. Spesso nell’ Acquario il visitatore troverà catene di
salpe (Fig. 114), e salpe isolate, le prime talvolta di considerevole lun-
ghezza ed anche in forma di corona (Fig. 115). Tutti i membri di una
catena rassomigliano per la struttura interamente l’uno all’altro; e diven-
Fig. 115. Catena di
Salpa pinnata,
impiccolita della
metà.
Fig. 114. Catena di Salpa maxima africana,
impiccolita della metà.
gono ermafroditi. Dalle loro uova non deriva alcuna catena, ma soltanto
animali isolati, i quali si distinguono dai genitori non solo per differenze
di struttura, ma ancora perchè non producono giammai uova. Invece di
queste, da uno speciale organo, situato in vicinanza del nucleo viscerale,
sorgono gemme interne, che già fin dai primi stadi si possono riconoscere
come piccole catene di salpe, le quali vengono partorite tosto che hanno
raggiunto un determinato grado di sviluppo. Similmente ai pirosomi fra
le ascidie, anche le salpe appartengono agli animali fosforescenti del mare,
ed è propriamente il nucleo viscerale quello che splende più vivamente.
58 Vasca piccola innanzi alla Vasca N. 20.
Vertebrati.
L’Amphioxus lanceolatus (Fig. 116), essendo il più semplice
dei vertebrati, ha molto richiamato negli ultimi anni l'attenzione dei
naturalisti. E lungo appena 5 em., trasparente, senza pinne, senza scheletro
e senza cervello; invece di cuore ha soltanto vasi pulsanti riempiti di
sangue incolore. Ma molto più ancora che per la struttura del corpo, que-
st’ animaletto è interessante pel suo sviluppo, perchè nei primi stadi pre-
senta grandissime somiglianze con quello delle ascidie fisse (v. p. 55),
accennando così all’ affinità dei due gruppi.
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Fig. 116. Amphiorus lanceolatus, ingrandito della metà.
Sembra che 1 Amphioxus sia un vertebrato degenerato, e che più de-
generate ancora siano le ascidie, mentre che i pesci, insieme alle classi
superiori (anfibi, rettili, uccelli, mammiferi) rappresentino i rami più emi-
nenti dell’ albero genealogico dei vertebrati. L' Amphioxus se ne sta na-
scosto nella sabbia della riva, nei luoghi piani, fuori della luce, somi-
gliante più ad un verme che ad un pesce. Lo si trova a migliaia a Po-
sillipo, ed in altre località del Golfo, e se ne è indicata la presenza anche
in altri mari. Nell'Acquario può vivere soltanto a condizione che nella
vasca in cui è contenuto si getti molta sabbia. Si trova nella piccola vasca
innanzi alla Vasca n. 10; in questa Vl animale si nasconde, appena che vi
è messo, e non esce se non di notte, o quando viene disturbato.
Pesci.
(Vasche n. 2, 5, 6, 10 etc.).
T pesci sono contraddistinti da caratteri esterni così ben definiti, che,
non ostante la grandissima varietà delle forme, sarà forse ben difticile con-
fonderli con altri animali. Nessun mollusco o crostaceo, nessun verme,
echinoderma, o corallario presenta giammai la forma di pesce; nè sono già
pesci, quantunque il volgo comunemente li chiami così, ma molluschi,
il polpo, il calamaio, la seppia ed altri animali simili. D'altra parte sono
veri pesci, sebbene di forme un po diverse dall’ordinaria, le anguille che
somigliano piuttosto ad un serpente, e le razze, e le sogliole dal corpo
appiattito, discoidale, e finalmente anche quelle grottesche figure dei caval-
lucci di mare.
I pesci, scientificamente parlando, vengono divisi in cartilaginei ed
ossei. Principieremo dai Pesci eartilaginei, ai quali appartengono gli
squali e le razze. Nell’ Acquario si trovano di questo gruppo soltanto quelli
Vasca N. 10. 59
di fondo, che nascondono allo spettatore i loro costumi; onde ci limite-
remo ad esporre le parti principali della loro organizzazione e dello svi-
luppo, occupandoci, solo in via secondaria, delle monotone loro abitudini.
Comincieremo dagli squali, o pesci-cani.
Il nome di Pesci-cani risveglia di solito nel volgo l’idea di quei
giganti del mare, che per la forza e voracità costituiscono lo spavento di
tutti gli abitatori delle rive, dei pescatori e dei naviganti. Non è quindi
poca la maraviglia, allorchè nell’ Acquario un visitatore vedesi presentati
come pesci-cani adulti, animali lunghi appena un metro.
Per conseguenza crediamo opportuno di avvertire prima di tutto, che
la determinazione naturale dello squalo non si trova già nella statura gi-
gantesca, ma ha sede in alcuni particolari caratteri anatomici, e che, fra i
numerosi generi di squali, ve ne sono alcuni, che, anche adulti, sono di
piccola statura, e, ciò non ostante sono pure veri pesci- cani, avendo comuni
colle grosse specie tutti i caratteri dell’ organizzazione. Per intendere que-
sta specialità di organizzazione, per quanto si può in un animale vivente
il lettore farà bene di fissare l’attenzione sopra un gattuecio di mare
(Fig. 117), di quelli macchiettati che si trovano nella Vasca n. 10, e so-
gliono starsene acquattati negli angoli, presso i cristalli, e di paragonarlo
ad un pesce osseo, p. es., ad un pesce- -lupo (Fig. 118). Il pesce osseo
presenta la forma tipica conosciuta dei pesci, col noto sistema delle pinne
ventrali, dorsali, ed anali, della pinna codale simmetrica, con la bocca
situata all’ estremità del capo, col grande e mobile opercolo branchiale,
sotto al quale, sopra alcuni archi ossei, veggonsi disposte le lamelle bran-
chiali; ed oltre a ciò gli occhi non coperti da palpebre mobili, e le pic-
cole cavità nasali. Il corpo del gattuccio per contrario non è coperto di
squame, ma di granulazioni ossee, che rendono la pelle ruvida; la pinna
codale è asimmetrica, con la parte superiore più lunga, e con l’ inferiore
più corta; la bocca è una larga apertura trasversale, situata nella parte
inferiore del capo, ed al collo si veggono cinque o più fenditure che me-
nano alle branchie. Gli occhi si chiudono per mezzo di palpebre mobili,
e le grandi aperture nasali sono munite di pieghe cutanee valvolari. Questi
caratteri sono già sufficienti a distinguere anche per un occhio poco eser-
citato i pesci-cani, tanto i grandi quanto i piccoli, dai pesci ossei. Ma
oltre di-essi vi sono altre differenze negli organi interni, tra cui princi-
palissima quella dello scheletro, che nei pesci-cani rimane cartilagineo du-
rante tutta la vita.
Lo squalo scelto da noi come termine di confronto appartiene al ge-
nere SeylBinm:, di cui in tutta l’ Europa si trovano due specie: Seyllium
catulus e Se. canieula, il primo della lunghezza di circa un metro, e
l’ultimo di mezzo metro, così che appartengono alle specie più piccole della
famiglia degli squali. Sono pesci pigri che vanno a caccia della preda sol-
tanto nell’ oscurità e durante la notte, mentre che per contrario durante
il giorno dormicchiano in un canto del loro serbatoio, e soltanto si aggi-
rano qua e là per pochi momenti. Il cibo consiste in pesci morti; essi lo
cercano principalmente servendosi dell’ odorato, giacchè di giorno la loro
vista è confusa. Muovendosi con quel loro corpo panterino, e strisciando
quasi sul suolo, trovano il nutrimento soltanto quando l'hanno toccato col
muso. Per voracità e temerità restano poco indietro ai loro affini gigan-
teschi; l'ampia gola, del resto ben fornita di denti, permette loro d’ ingo-
lare grossi bocconi,
Sulla maniera di propagazione la loro vita di prigionia ha somministrato
notizie complete. La femmina depone ad uno ad uno sui coralli, sui cespugli,
60 Vasca N. 10.
Fig. 117. Seyllium catulus, impiccolito Fig. 118. Labraw lupus, impiccolito
sei volte. sei volte.
o sulle pietre, le uova; e queste hanno la forma di capsule quadrango-
lari, cornee, trasparenti, bianche dapprincipio, più tardi giallo-brune, con
i quattro angoli forniti di lunghi prolungamenti, attorti come corde di
violino. Per mezzo di tali corde la femmina fissa ciascun uovo agli og-
getti nominati, e intanto nuota in circolo, mentrechè l’ uovo esce dal corpo.
La sospensione dell’ uovo giova a difenderlo dal fango, che al pari di ta-
luni abitanti del fondo, è per 1’ embrione un nemico pericoloso. Per la
trasparenza del guscio dell’ uovo si può seguire molto bene lo sviluppo del
germe, e più tardi si può anche riconoscere la forma del pesciolino, for-
nito da ciascun lato del collo di un fascetto di filamenti branchiali esterni
(organi embrionali provvisori) e messo in relazione col sacco vitellino,
per mezzo di un cordone ombelicale che serve a condurre all’ intestino il
materiale nutritivo. Oltracciò si possono ancora vedere i movimenti vivaci
serpentini dell'animale che si va lentamente sviluppando, i filamenti bran-
chiali che vanno sparendo, e più tardi a poco a poco anche la formazione
dei colori e delle macchiette. Giunto l’animale al grado di maturità con-
veniente per uscire, e consumato il vitello nutritivo, fa forza ad un polo
Vasche N. 10 e 21. 61
del guscio, dove le lamine aderiscono lassamente, e spingendo il corpo, e
nuotando, trascina dietro di sè il resto del sacco vitellino, movendosi li-
beramente nell’ acqua. Le uova si possono
vedere nell’ Acquario molto frequentemente,
giacchè non solo si accoppiano i gattucci
della grande Vasca N. 10 e depongono le
n uova sulle pareti e sui cespugli, ma ancora
i pescatori portano rami di coralli e si-
mili oggetti con tali capsule. (Si veggono
nella Vasca N. 21). Alle ricerche scientifi-
che questi stadi embrionali sono stati di
importanza in questi ultimi tempi, e V em-
briologia comparata ha ricevuto un aiuto
grandissimo dal ricco materiale di questo
Acquario. Per contrario l utilità dei gat-
tucci come commestibili è pochissima. La
carne ne è cattiva e viene solo mangiata
dalla povera gente. La pelle è usata per la
pulitura del legno, il fegato per prepararne
olio.
Molto più raro dei gattucci nell’ Acqua-
> rio è il pesce affine, palombo, Mustelus
3 (Fig. 119), che è uno dei membri della fa-
miglia più innocui, dal muso ottuso; si ciba
di crostacei e molluschi che cerca nelle
maggiori profondità. Nella Vasca N. 10 nuota
sul principio della prigionia, piegando gra-
ziosamente il corpo; ma bentosto s' intorpi-
disce, finalmente non si muove più dal suolo,
e non prende cibo. La sua carne è abba-
stanza buona.
Quasi tutti gli squali, ad eccezione dei
gattucci che depongono le uova, partoriscono
figli vivi.
Un pesce egualmente viviparo, inter-
i medio fra gli squali e le razze, è il pesce
angelo, Squatina (Fig. 120), grosso ani-
male brutto, che, a guisa dei pesci piatti,
“gd se ne giace sul fondo, onde spesso dai visi-
tatori vien creduto morto. Il pesce angelo
appartiene ai più stupidi e pigri pesci del
Mediterraneo, e si nutre dei pesci del fondo,
che, similmente a lui, abitano il fango. Ec-
citato, nuota abbastanza rapidamente. La sua
carne cattiva viene mangiata dalla gente po-
vera; la ruvida pelle serve da raspa.
Le vere Razze hanno un corpo piatto
discoidale, depresso, che porta nella sua
superficie superiore, più oscura, gli occhi e TAR (ET TANTE IA
due forami che menano alle branchie; e ii
nella inferiore, invece, la bocca, le narici,
e le fessure branchiali. Spesso la sottile coda è armata di spine e di aculei,
Tutti son pesci di fondo,
impiccolito sei volte.
RR
x
62 Vasche N. 10 e 12.
Fig. 120. Squatina angelus, impiccolita dieci volte.
Il genere più interessante è la forpedine, Forpede (Fig. 121), il cui
potere elettrico era già conosciuto dagli antichi. Il corpo nudo e viscido
Fig. 121. Torpedo ocellata, impiccolita tre volte.
di quest’ animale è di forma quasi circolare, e contiene a destra ed a
sinistra due grossi organi elettrici reniformi. Ciascun organo elettrico
consta di un gran numero di colonne gelatinose, prismatiche, esagonali,
disposte verticalmente, in cui vengono a distribuirsi moltissimi nervi pro-
venienti dal cervello, e terminanti in organi speciali (piastrine nervose).
L’elettricità nervosa s' accumula nell’ apparecchio, e viene scaricata quando
si tocca. La faccia dorsale è elettrizzata positivamente, la ventrale nega-
tivamente, e, per ricevere la scossa, si deve premere allo stesso. tempo
Vasche N. 10 e 12. 63
il pesce sopra e sotto. L’ azione elettrica è molto più debole di quella
dell'anguilla americana ( Gymmotus); ma negli individui di grossa statura è
abbastanza viva. In seguito di ripetute scosse, cessa la forza elettrica. Per
la torpedine quest’ organo costituisce un'arma di difesa, ed un mezzo per
uccidere, o almeno per intorpidire, i piccoli animali di cui vuol far preda.
Nell’ Acquario vi è innanzi alla Vasca N. 10 un piecolo bacino, dove
il visitatore troverà un esemplare vivente di torpedo, dalla quale potrà
ricevere la scossa, purchè afferri V animale dalla sua parte anteriore e verso
il centro.
Le torpedini portano da 8 a 14 figli i quali dapprima sono simili
ai pesci-cani, poi divengono piatti, della forma della madre, ed in tale
stato sono partoriti. Appartengono ai pesci più comuni del golfo e, ad onta
della loro carne poco buona, sono venduti sul mercato,
Nell’ Acquario vivono ancora altre razze, tra le quali talune specie di
Raja (Fig. 122) e di Trygon (Fig. 123). Quest’ ultima è più rara. Le
prime ( Vasca N. 12) hanno un corpo romboidale bruno ed una coda sot-
tile armata di pungoli. Depongono le uova in capsule. I £ry9g0r ( Vasca N. 10)
son di colore violetto, con una coda lunga ed alata, e terminante in un
aculeo che talora produce gravi ferite, considerate dai pescatori come vele-
nose. Partoriscono figli vivi.
Ai pesci cartilaginei fanno seguito i pesci ossei o Teleostei, e
principieremo coi pesci che vivono nel fango o nella rena e che vanno
sotto la denominazione di pesce? di fondo.
64 Vasca N. 24.
Il pesce lucerna, Uramoscoepus (Fig. 124, Vasca N. 24), di colore
bruno di fango, con capo grosso e tozzo, a cui segue il corpo che si va
assottigliando gradatamente a forma di cono. Ha gli occhi piccoli, e messi
sulla fronte e di-
retti in alto, nello
stesso modo che
+ ha pure diretta in
ZZZ alto la bocca, cur-
va come un arco.
Se ne sta quasi
di continuo sep-
pellito nella sab-
Fig. 124. Uranoscopus seaber, impiccolito della metà. bia fino alla fron-
te, e spesso ag-
giunge all’ agguato un artificio speciale. Per questo nella parte interna
ca mascella inferiore trovasi una linguetta vermiforme, che l’animale
caccia dalla bocca, e muove in diversa maniera, I pesciolini, che vanno qua
e là guizzando nei dintorni, la credono difatti un’esca, un vermicciattolo,
e vi accorrono avidamente; ma non sì tosto si sono avvicinati, salta im-
provvisamente dall’agguato, e li fa sua preda. Quando l’uranoscopo vien
cavato dal suo letto di sabbia, nuota battendo a destra ed a sinistra la
larga coda a guisa di pendolo, cacciando spesso e ritirando la piccola lingua.
Ma dopo pochi minuti ricade pesantemente al suolo, e con alcuni colpi delle
pinne pettorali s infossa di nuovo nella sabbia. Il pesce lucerna è un animale
frequente nel golfo, e viene spesso portato al mercato; ma è di poco pregio.
Spettacolo simigliante ci vien dato dai frackini, Rrachinus (Fig. 125).
Questi sono pesci allung vati, compressi lateralmente, con occhi vivacissimi
Fig. 125. Trachinus draco, impiccolito della metà.
e splendenti di colore azzurro metallico, con la pinna dorsale e gli opercoli
branchiali armati di aculei. Quando sono stati portati nell’ Acquario da
poco tempo, dopo che è cessata la prima eccitazione, cadono al fondo, ed
in pochi secondi si nascondono nella sabbia fino al muso, ma, non sì tosto
si accorgono dei piccoli pesciolini morti, che il custode getta loro per cibo,
subito saltano fuori con grande rapidità dal nascondiglio, ed afferrano la
preda, prima ancora che questa sia giunta al fondo. In tale occasione,
come pure quando vengono irritati, erigono le pinne, le cui spine velenose
sono a ragione molte temute, producendo esse lacerazioni seguite da vio-
lenti infiammazioni. Forse il brillante luecicare degli occhi, che il trachino
muove indipendentemente lun dall’ altro, può pure servire, come la lin-
guetta del pesce lucerna, per allettare la preda.
Notevolissimo è poi l’ apparecchio di adescamento posseduto dalla ram
pescatrice, Lophius (Fig. 126), il pesce più brutto che vive nel Medi-
Vasca N. 10. 6
Ut
terraneo, tre quarti della massa del cui corpo sembrano quasi tutti im-
piegati per formare un capo mostruoso, depresso, con guancie irte,
come un cardo, di numerose prominenze uncinate. Bruna come fango, la
brutta bestia se ne giace mezzo sepolta nella sabbia, da cui ad ogni
VEGA
4 z
d ZA
ch di Vf
iz ZI.
a Caen a
IZZO
Fig. 126. Lophius piscatorius, impiccolito tre volte,
atto della respirazione vedonsi agitare una serie di filamenti lobati, che
partono dal margine del mento. Di tempo in tempo rizza i raggi della
pinna cefalica e, quasi amo vivente, fa agitare nell'acqua i suoi lobetti in
guisa di tante esche. Vi accorrono gli imprudenti pesciolini, ma vi trovano
pronta morte, cadendo nell’ immensa bocca che, come un trabocchetto da
66 Vasche N. 10 e 24.
cui non si ha più scampo, è sempre preparata ad accoglierli. La rana pesca-
trice abita il fondo fangoso delle profondità medie del Golfo, e spesso rag-
giunge una notevole grandezza. Sventuratamente non resiste nell’ Acquario,
perchè vi rifiuta ogni specie di cibo, non potendo fare a meno, siccome pare,
degli oscuri fondi fangosi del suo luogo nativo. Per conseguenza il visitatore
non troverà che raramente questi pesci nell’Acquario ( Vasca N. 10 ). Giovani
esemplari ed un’altra specie più piccola vi sono talvolta nella Vasca N. 24.
Quasi sempre nella stessa Vasca N. 24 che contiene gli uranoscopi ed i
trachini, si trovano ancora molti esemplari di sogliole. I pesci piatti,
Pleuronettidi (Fig. 127 e 128), a cui appunto appartengono le sogliole
(Rhombus, Solea ecc.)
costituiscono un gruppo di
pesci stranamente svilup-
pati. Il corpo è fortemente
compresso nei lati, ossia
da destra a sinistra, ed
il capo è spostato così che
entrambi gli occhi vengono
a trovarsi da un lato solo,
sia questo il destro ovvero
il sinistro. A ciò si ag-
giunge che i due lati del
corpo, per ciò che riguarda
colorito ed aspetto della
pelle, differiscono intera-
mente l uno dall’ altro, es-
sendo bianco quel lato che
nello stato di riposo è ri-
volto al suolo, precisamente come è pallido il lato inferiore di molti
altri animali, ed invece sempre oscuro l’ altro lato occhiuto, che oltre a ciò
possiede anche la pro-
prietà di adattarsi quasi
completamente al colo-
rito del fondo. Anzi vi
ha delle sogliole, che, fa»
cendo comparire sulla su-
perficie del corpo delle
macchie bianche, imitano
così bene l aspetto di
Fig. 128. Solea vulgaris, impiccolita tre volte. ciottoli bianchi, sparsi
sulla sabbia grigia, che
non riesce facile distinguerle a prima giunta. Ma vi è un carattere che
tradisce subito la presenza dell’ animale, e sono gli occhi splendidi e
vivacissimi, mobili in tutte le direzioni ed indipendenti per i loro movi-
menti l’uno dall’ altro, atti ad essere spinti in alto ovvero ritirati, in
guisa che possono osservare tutti i dintorni. La preda, consistente in
pesci che come essi abitano i fondi fangosi, è afferrata dalla sogliola
con rapidissimi movimenti del corpo in avanti od in alto. Nuotando
quest’ animale dimostra grande agilità, muovendo vivamente e con ondu-
lazioni il corpo piatto, e tenendo sempre rivolto in alto il lato occhiuto.
Volendo infossarsi, bastano alcuni colpi potenti dei margini del corpo, per
provocare un vortice di sabbia, la quale poi ricade sull’ animale, In questo
stato ritorna immobile, e così sta per ore in agguato,
Fic. 127. Rhombus marimus, impiccolito quattro volte.
le)
ih ar.
Vasca N. 25. 67
Per luomo i pesci piatti hanno una grande importanza per la loro
carne eccellente e conservabile, e quindi facilmente atta ad essere traspor-
tata. Oltre ciò molte specie hanno una considerevole grandezza. Sopratutto
nei mari settentrionali le sogliole costituiscono un importante articolo di
commercio; la Germania, 1 Inghilterra, la Francia, 1 Olanda e la Danimarca
consumano un’ enorme quantità di pesci piatti. In Londra solamente dagli
Olandesi ne vengono importati per due milioni di lire; eppure, ciò costi-
tuisce appena la quarta parte di tutte quelle che consuma la città. Anche sui
mercati italiani 1 pesci piatti sono fra i più frequenti e ricercati. Si pescano
in diverso modo, come p. es. con reti a strascico, ed altre volte con l’amo.
Da questi pesci nascosti nel fondo, passiamo ora a quegli altri che
scelgono a loro dimora le fessure e le cavità delle roccie, dove appunto
come quelli attendono in agguato la preda. A questi appartengono le
scorpene, Seorpaena (Fig. 129), pesci grossolani, con grossa testa e bocca
grandissima, pinne aculeate di grandi dimensioni, con appendici cutanee
Fig. 129. Scorpaena poreus, impiccolita della metà.
in forma di lobetti, cornetti e fogliuzze, e con spine velenose nella pinna
dorsale, quantunque non così pericolose come quelle del trachino. Negli
angoli delle rupi nascondono il loro corpo macchiato di bruno, e sanno
imitare molto bene il colore dei corpi circostanti; per cui è molto difficile
vederle nella Vasca n. 25, sebbene vi siano in gran numero, Talune per la
loro immobilità rassomigliano così completamente ad una pietra rivestita
di piccole pianticelle, specialmente se appiattate in angoli oscuri, che sono
benissimo protette dai loro nemici, e sembrano nate per nascondersi alla
preda. Lo stesso avviene anche per i granchi che si trovano nella stessa vasca.
Questo mutamento protettivo di colore lo troviamo in un gran nu-
mero di animali, come p. es. negli abitanti del deserto, i quali quasi tutti
portano il colore isabella delle sabbie, negli animali bianchi del polo e
delle alpi, aleuni dei quali, come la pernice bianca, cambiano anzi il co-
lore secondo che durante l’anno varia il colore dell’ ambiente, nelle me-
duse trasparenti ed altri nuotatori pelagici dell’ alto mare, che, per la loro
trasparenza completa, sfuggono egualmente a molti pericoli. In molti ani
mali il vantaggio di questa colorazione protettrice è aumentato ancora
dalla somiglianza con piante, come si vede in alcune larve, ovvero con
animali, i quali in un certo modo sono protetti meglio che i loro affini,
sia che ciò avvenga in seguito dell’avere armi o veleno, che li assicuri
68 Vasche N. 6 e 26.
dalle insidie nemiche. Così p. es. certe mosche prendono l’abito delle api
e delle vespe, e molte farfalle rassomigliano ad animali meglio agguerriti
nella lotta per l esistenza. Questo fenomeno interessante fu detto mime-
tismo, e si è dimostrato ancora negli animali marini delle più differenti
classi; è una prova decisiva in favore dell’ ipotesi che fa dipendere il
progressivo perfezionamento della natura animale e vegetale da una scelta
continua delle forme meglio organizzate.
Una specie grossa, la Scorpaena scrofa, dagli occhi da albino, con ri-
flessi gialli e dal corpo color rosso vivace, sì vede nella Vasca N. 6.
Alle scorpene sono per la maniera di vita molto simili ghiozzi, Ge-
bius (Fig. 130), piccoli animali di fondo, di colore oscuro, che quan-
tunque un poco più
amanti di moto delle
scorpene, volentieri se
ne stanno sul fondo
della Vasca N. 26 di
solito in un determi-
nato nascondiglio, in
una cavità della roc-
cia, in un cespuglietto
di alghe, ecc. Nel
mare, al tempo degli
amori, i gobii abbandonano questi nascondigli, e si scavano fra le alghe
un’ abitazione profonda, spaziosa, ricoperta dalle radici delle piante, ove
depositano le uova. Come lo spinarello, l'architetto del nido è il maschio,
il quale poi, situatosi al limitare, invita le femmine che passano ad en-
trare nella casa da lui fabbricata e deporvi le uova. Molte femmine entrano,
ed in seguito delle visite numerose l'abitazione viene sempre più ingran-
dita e provveduta di un maggior numero di uscite. Intanto ad ogni depo-
sizione di uova il gobio corre a fecondarle; e, nati i piccoli, il padre li
difende coraggiosamente, rimanendo nella sua casa per circa due mesi. Anche
nell’ Acquario più volte, nei mesi di primavera, si è potuto osservare la
deposizione delle uova e la valorosa difesa che il maschio ne ha fatta.
Le numerose specie del genere EBlemmiws, nonostante la poca loro
abilità pel nuoto, sono dei piccoli predoni molto vivaci e coraggiosi, che
abitano a schiere le regioni delle alghe sulle coste rocciose. Con quel loro
corpo agile, aggirandosi con-
tinuamente su per le rupi ed
insinuandosi tra le alghe, vanno
a caccia di animaletti, e spa-
riscono subito in qualche na-
scondiglio, allorchè il pericolo
sì presenta. A questo s’ ag-
giunga ancora la loro curio-
sità ed audacia somma, che li
spinge ad offendere tutto ciò
che è gustoso e privo di difesa.
Ai vermi tubicoli strappano
la testa, ai granchi ed ai pesci
cavano gli occhi, ed alle ascidie dànno dei morsi ripetuti, finchè queste
muoiano; e non risparmiano nessuno degli esseri privi di difesa.
Il più grande ed il più bello dei blennii è il Bllennius ocellaris
( Fig. 181, Vasca N. 26), fornito di una grossa pinna dorsale erigibile,
con una macchia oscura nel mezzo.
Fig. 130. Gobius paganellus, impiccolito della metà,
Fig. 131. Blennius ocellaris, impiccolito della metà.
bali
Vasche N. 2, 13 e 24. 69
Similmente nascosti fra le pietre, e quindi difficilmente visibili al
visitatore, sono le Motelle (Fig. 132, Vasca N. 24).
Come transizione tra questi pesci più o meno fermi nel fondo, a quegli
altri che invece sogliono vivere liberamente nuotando, trovansene nell’ Ac-
quario alcuni, che, quantunque nuotatori, pure prediligono di rimanersene
sul fondo ovvero di starsenè sulle coste; ed ivi talora, come i precedenti,
Fig. 132. Motella vulgaris, impiccolita della metà.
riposano, od altra volta invece vanno nuotando. Appartengono a questo
gruppo prima di tutti i cupori, Yrigla (Fig. 133, Vasca n. 13), di cui nel
er.
\ \SLZ pa
Fig. 133. Trigla lyra, impiccolita della metà,
Golfo vivono parecchie specie. Allorchè son tolti dall’ acqua, fanno sentire
uno speciale susurro, che non è già una vera voce, ma soltanto uno strepito
prodotto dallo sfregamento di
certe parti dell’opercolo bran-
chiale contro gli organi vicini,
Sono caratteristici inoltre i
loro movimenti sul fondo, ese-
guiti per mezzo dei raggi li-
beri delle pinne pettorali. Di
questi raggi, che non sono
legati insieme da alcuna mem-
brana, icaponi si servono come
di gambe. Le pinne pettorali
sono molto sviluppate, for-
mando per lo più ali splendi-
damente colorate, per mezzo
di cui possono saltare fuori
dell’acqua a guisa di pesci volanti. Le trigle sono violenti predoni, forniti
di bocca molto larga, e capaci d’inghiottire dei bocconi assai grandi.
Molto affine è la rondine di mare, Daetylopterus (Fig. 134, Vasc:
N. 2), la quale non usa le sue grandi pinne pettorali come ali per sal-
Fig. 184. Dactylpterus volitans, impiccolito tre volte.
70 Vasche N. 11 e 13.
tare al di sopra della superficie del mare, come fa V Erocoetus, pesce vo-
lante, ma se ne serve soltanto per nuotare. (I pesci volanti vivono in
torme, parte tenendosi al fondo, parte scorrendo liberamente. Quando si
elevano, saltano per mezzo di stridenti colpi di pinne, spesso fino a 5-6
metri sopra la superficie dell’acqua, ma, dopo un volo di circa 100 passi.
cadono di nuovo, per rinnovare più tardi lo stesso gioco. Talora si seguono
gruppi in guisa che si vedono rapidamente innalzarsi e tuffarsi schiere
di animali, le quali, quando hanno una determinata direzione, è probabile
che sieno perseguitate da qualche pesce vorace). Le rondini sono poco
ricercate dall'uomo, a cagione della loro carne dura e disgustosa. Quando
sì prendono, susurrano come le trigle: nell’ Acquario sono ospiti periodici.
Come i precedenti, la triglia, Miuilas (Fig. 155), percorre i fondi
fangosi delle acque poco profonde, in cui con quei suoi barbigli mobili,
e molto sensibili,
va in cerca di nu-
trimento. Nell’Ac-
quario ( Vasca N.
15) sì possono mol-
to bene osservare i
movimenti di que-
sti barbigli, i quali
ora tastano lenta-
mente e sospetto-
samente il fango,
ora si muovono con
rapidità, ovvero s0-
Fig. 135. Mullus barbatus, impiccolito della metà. no ritirati sotto al
mento. Presso i
crapuloni romani la triglia ebbe gran pregio, e, quando venne in moda,
incredibili somme furono spese per i grossi esemplari; così per esempio
Seneca e Giovenale raccontano che per alcuni furono pagati fino a sei-
mila od ottomila sesterzi. Oltre a ciò agli invitati gli animali dovevano
essere portati in tavola vivi; e si facevano morire nelle mani delle signore
per godere dello spettacolo del cambiamento di colori. Oggi sui mercati
italiani la triglia è certo uno dei pesci più pregiati, ma non molto caro
Tra gli abitanti delle coste rocciose dobbiamo finalmente far menzione
delle argille, di cui nell’ Acquario ( Vasca N. 11) si possono vedere in
tutto l’anno il grosso 9gro0rgo, Conger ( Fig. 156), e la murena, dilnraena
(Fig. 137), e qualche volta, ma più raramente, anche gli altri generi che
pure vivono nel Golfo.
Uno sguardo alla vasca delle anguille e delle murene mostra al visi-
tatore questi pesci nelle posizioni più varie, ora nuotanti ed ora in riposo,
ficcati e quasi nascosti nelle pentole e nelle urne, che a questo scopo
sì sono ivi messe, ma col capo fuori, aprendo e chiudendo continuamente
la bocca per respirare. Nel mare vi sono dei cavi rocciosi, in cui questi
animali trovano egualmente il loro luogo di riposo. Il grongo è un pesce
vorace che talvolta non risparmia i piccoli della sua stessa specie, e può
aggiungere la lunghezza di 3 metri e più, ed anche in ischiavità nel-
th Acquario per la sua naturale pigrizia e per V appetito sempre vivo, si
mantiene bene per anni. Sul mercato non è molto apprezzato, ma per la
povera gente costituisce un alimento gustoso.
Le murene, per la mancanza delle pinne pettorali e per le belle
macchie del corpo, si distinguono subito dai gronghi, con cui dividono la
Vasca N. 11. 71
dimora nelle pentole, trovandosi spesso a due e a tre insieme in un sol
vaso; cosicchè fa maraviglia il vedere come vi possano trovare posto.
I bei movimenti serpentini del loro corpo, lo splendido colorito, il capo
piccolo, con la grande bocca armata di forti denti, dànno a questi pesci
un aspetto molto singolare, richiamando l'attenzione del visitatore. È noto
come i romani facessero con le murene sfoggio del più gran lusso, e con-
sacrassero per quest’ uso degli spazi di mare per averne sempre pronta la
necessaria quantità. Secondo Plinio un certo Ilio in occasione del trionfo
di Cesare regalò ai suoi amici seimila murene. Crasso aveva una murena
Fig. 136. Conger vulgaris, impiccolito cinque volte.
Fig. 137. Muraena helena, impiccolita quattro volte.
molto grossa ch'egli ornava di gioielli, ed accarezzava con molta amorevo-
lezza; l’amava tanto che quando quella morì la pianse. Similmente si rac-
I
DI
Vasca N.
conta che Vedio Pollione abbia fatto gettare alcuni suoi schiavi in una
vasca di murene per far alimentare questi animali della loro carne, giacchè
avea saputo che le murene, quando hanno mangiato carne umana, diven-
tano saporitissime. Anche oggi la murena è molto apprezzata, ed il mercato
meglio fornito è quello della” riva di Pozzuoli.
La pesca si fa per mezzo di canestri di forma particolare, detti masse,
ovvero con ami; ma le murene oppongono violenta resistenza, e pei loro
morsi, come pure pel rivestimento vischioso del corpo, spesso si rende
molto difficile la cattura. I pescatori temono anche come velenoso il morso
di questi pesci, quantunque solo la forma dei loro denti curvi ed aguzzi
sia quella che rende la ferita difficile a guarire. Ultimamente si è trovato
che il sangue di questi animali, come quello delle comuni anguille, è vele-
nosissimo, se iniettato nel sangue di un mammifero
Singolarissimo, non solo fra i pesci di fondo, ma anche fra tutti i
pesci in generale, è l'aspetto dei cavallucci di mare, e loro affini, riuniti
insieme in un ordine speciale, che ebbe il nome di Lofobrarchi. Ognuno
forse che abbia visitato una città marina, conosce almeno il comune ca-
valluccio, Mippocampus, che sul mercato si suole portare disseccato:
ed è noto che anche secco, per la durezza dei suoi tegumenti, conserva
la sua forma quasi inalterata. La vita ed i costumi di questi animaletti,
frequentissimi anche nel golfo di Napoli, sono oltremodo curiosi; tutto è
strano in essi, e più che altro, la forma, che ricorda interamente quella
di un cavallo da scacchi elegantemente lavorato. Il luogo preferito dagli
ippocampi è (Vasca N. 22), dove sono piante, o vermi tubicoli che of-
frono loro molti punti di attacco, in guisa che possono, secondo la loro
abitudine, avvolgersi con la coda, che è in essi prensile, e priva di pinne.
Ivi, disposti in tutte le possibili posizioni, se ne stanno sui tubi dei vermi,
spiando con i loro occhietti mobilissimi gli animali che abitano la su-
perficie esterna dei tubi. Nuotando, muovono graziosamente e continua-
mente la pinna, si piegano e si aggirano in tutte le direzioni, si seguono
lun l’altro, ovvero nuotano a paia, talvolta av-
viticchiandosi l’ un contro l’ altro, e trastullandosi
in mille modi. Questi giuochetti sono visibili e
vivaci specialmente nel tempo degli amori, nei
mesi di autunno; e spesso si veggono le piccole
coppie come colombi, baciarsi ed avvolgersi
amorosamente e girarsi intorno e riposare in-
sieme sui tubi dei vermi. Speciale ancora è la
cura che hanno della prole. Le uova, tostochéè la
femmina le ha deposte, sono prese dal maschio,
il quale le pone in una tasca incubatrice situata
sul ventre e le porta in giro così, fino a che i
piccoli nati siano divenuti” maturi per vivere una
vita indipendente. Lo stimolo che i movimenti
della prole, sempre più vivace, esercitano sul
maschio, eccita allora questo a sbarazzarsi della
Fig. 138. Hippocampus gut- medesima, come fa appunto, piegando a scatti
tulatus, impiccolito della il corpo, nella regione della tasca. Ad ogni mo-
metà. vimento, aprendosi l’ orificio della tasca, esce
una quantità di piccole creature della lunghezza
di un mezzo centimetro ciascuna, somiglianti, per la forma, ad un ‘punto
interrogativo, le quali tosto si sparpagliano e si aggirano vivaci per
l’acqua.
Vasche N. 5, 21 e 22. 75
‘ Per luomo gl’ippocampi non hanno importanza, e sembra che nel
mare abbiano pochi o nessun nemico. Nell’ Acquario almeno, lasciati insieme
agli animali più vari, non richiamano l’attenzione di nessuno dei loro
compagni di prigione.
Altri lofobranchi sono gli aghi dì mare, Syngnathus (Fig. 159,
talvolta nelle Vasche N. 21 e 22) somiglianti a tanti bastoncini. Abitano i
fondi algosi, di cui sanno imitare, nella forma e nel colorito, le foglie
vicine a morire. Anche in questi pesci il maschio porta la prole sotto il
ventre,
nua
Fig. 159. Syngnathus acus, impiccolito della metà.
Gli animali, al cui studio ora ci accingiamo, rappresentano il maggior
numero di quei pesci, che anche dal volgo sono riconosciuti come tali per
la loro forma tipica, e passano la maggior parte della loro vita nuotando,
avendo così un maggiore o minore dominio del loro elemento. Ma, anche
fra essi esistono alcuni, che, pel nutrimento e per le condizioni di vita,
sono legati alle coste, e, similmente ai pesci di fondo, debbono quivi alber-
gare, mentre altri, già più liberi, percorrono il mare, ed altri finalmente,
come animali pelagici, fendono i flutti, senza mal accostarsi alla spiaggia
o al fondo del mare.
Diremo dapprima dei pesci nuotanti delle coste, cominciando dai La-
broidi, famiglia di pesci notevoli per i bellissimi colori, e detti così per
le grosse labbra, capaci anche di muoversi innanzi ed indietro. Apparten-
gono a questa famiglia i variopinti pesci dei generi Labrus (Fig. 140
n FITTI Bb De
rita; Fotate ‘ Calpe eni o
GERI (RD
OE INIZIA
A] dk) in pri VISULINA TERA RA VENG RL: (15;
=
Ù Na 9
Fig, 140. Labrus festivus, impiccolito della metà.
e 141) e Crenilabrus (Fig. 142, tutti nella vasca n. 5), vivacissimi,
che preferiscono le coste ricche di alghe, e sono riconoscibili per la loro
speciale maniera di nuotare a scosse. Ricorderemo specialmente l' elegante
74 Vasche N. 5 e 26.
Labrus festivus, reso interessante dalla cura attenta che piglia della
sua prole e dalla difesa che ne fa con zelo il maschio.
Fig. 142. Crenilabrus pavo, impiccolito della metà.
Le piccole donzelle, Julîs vulgaris e turcica ( Fig. 143 e 144, Vasca
N. 26), sono animali bellissimi e tinti di colori scintillanti, che formano
uno dei più belli ornamenti
dell'Acquario, dove destano an-
cora | attenzione per il loro
ardire e per la voracità con
cui, in folla, accorrono su
tutto ciò che si getta nella
loro vasca. Per ogni boccon-
j cino si litigano, ed ognuno di
Fig. 143. Julis vulgaris, impiccolito della metà. questa schiera sempre affamata
cerca con quella sua bocca ar-
mata di piccoli denti di strappare qualcosa. Al sole scintillano in ma-
niera sorprendente. Risentono molto 1’ effetto delle basse temperature, ed
ogni sera vanno a
letto nella sabbia
della vasca, cosìc-
chè, visitando di
notte 1’ Acquario,
1 a solo qua e là sì ve-
i ì dono spuntarelete-
stoline. Similmen-
te nei giorni fred-
di dell’ inverno le donzelle rimangono nascoste nel suolo, dove pure spa-
riscono rapidamente, quando temono di qualche pericolo. Anche le grandi
Fig. 144. Julis turcica, impiccolito della metà.
I
Vasche N. 10 e 26. 7!
speci di labri e crenilabri si veggono di frequente star ferme e riposarsi su
una pietra; abitudine questa che ricorda in certo modo i pesci di fondo.
A questi s’ uni-
scono il pesce pet-
tine, Kiriehthys
(Fig. 145), il quale
sì comporta preci-
samente come le f
donzelle, ele picco- È
le castagnole, Me-
liases (Fig. 146),
che a schiere gi-
rano per tutte le
coste.
Alla vivacità di Fig. 145. Xirichthys novacula, impiccolito della metà.
tutti questi piccoli
pesci si contrappone invece la flemma di altri più grandi, ad esempio dello
Sciarrano gigante (Serranus gigas, Fig. 147), non solamente il più
frequente, ma anche uno di quelli
che vivono più; si trova nella Vasca
N. 10. Questo pesce ama di starsene
SIE
3
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te per ore allo stesso sito, per lo più
A presso al punto in cui entra la cor-
; rente d’ acqua, dirizzandosi talvolta
È ancora sotto della medesima e. la-
n sciando penetrare nella sua bocca
pà spalancata, con gli opercoli bran-
Di chiali aperti, Ji acqua fresca ricca Fig, 146. Heliases chromis, impiccolito
é d’aria. Spaventato, fugge con grande della metà.
È rapidità sotto qualche pietra, e con
È, eguale rapidità si slancia sulla preda, su cui piomba senza mai fallire.
î Per tutte le sue abitudini lo sciarrano gigante si dimostra una bestia
Fig. 147. Serranus gigas, impiccolito quattro volte.
prudente e timida, che ama nascondersi in luoghi sicuri, e, come tale
viene conosciuta anche dall’ esperienza dei pescatori, Sotto il nome di
76 Vasche N. 4, 10, 14 e 16.
cernia costituisce uno dei pesci da tavola più apprezzati sui mercati ita-
liani, onde vien pagato carissimo.
Il piccolo sciarramo scrittura (Serranus seriba ) ( Fig. 148, Vasca
N. 14), notevole pei suoi splendidi colori, ha l'aspetto del suo affine,
e ricevette il nome da
alcuni disegni, in for-
ma di scrittura, che
presenta sull’ opercolo
branchiale. Deve an-
cora ricordarsi |’ Ape-
gom (Fig. 149, Vasca
N. 4) dal bel colore
roseo.
Molto più vivace
delle cernie e degli
Fig. 148. Serranus scriba, impiccolito della metà. sciarrani è la spinola
o pesce lupo, Labrax
lupus (Fig. 117, pag. 60, Vasca N. 10), di cui si vedono nuotare quattro
o cinque insieme nella stessa direzione. Il pesce lupo, uno dei più squi-
siti pesci da tavola, era ben cono-
sciuto dagli antichi; trovasi nel Me-
diterraneo e nell'Oceano Atlantico,
e spesso raggiunge e sorpassa la
lunghezza d'un metro. È un pesce
predone, e sì mantiene d’ ordinario
presso alle coste, rimontando anche
le. foci dei fiumi. Nelle tempeste
si avvicina alle coste per cibarsi
dei crostacei travolti dalle onde. Si
prende coll’ amo, ma i grossi esem-
plari oppongono gran resistenza. Nel-
l'Acquario vive per anni, e si riproduce; ma i piccoli non vi si svi-
luppano.
Ai pesci più comuni del golfo appartengono i cefuli, Mugil ( Fig. 150),
riconoscibili facilmente alla forma snella, al colorito grigio argentino,
Fig. 149. Apogon rex mullorum, impiccolito
della metà.
Fig. 150. Mugil cephalus, impiccolito della metà.
ed alla forma speciale delle labbra, avendo il labbro superiore rigonfio,
e segnato da una fessura mediana, in cui piglia posto un prolungamento
del labbro inferiore. Si trovano per ogni dove sulla riva, e si nutrono
Vasche N. 2 e 16. 77
principalmente di materie molli putrefatte. Nella vasca n. 16 si veggono
preferire le alghe ed il muco che ricopre le pietre, e cibarsi di animali
e di piante c: adute in
decomposizione; per
cui sì rendono molto
utili. La carne è te-
nera e gustosa; per
la sua frequenza è
uno del più comuni
pesci da tavola.
Finalmente sa-
rebbero da ricordare
ancora alcuni pesci,
Fig. 151. Pagrus vulgaris, impiccolito della metà.
8 4 GY ’
appartenenti a questo gruppo, e quasi SDA, visibili nell’ Acquario, ma
.che, pel loro indifferente modo di vivere, e per la pochezza delle nostre
Fig. 152.
Box salpa, impiccolito della metà.
conoscenze sulle loro abitudini allo stato libero, si rendono qui per noi
poco interessanti. Ci limiteremo pertanto a nominarli, aggiungendo qual-
che osservazione per i più
importanti. E dapprima tra
questi facciamo menzione
delle diverse specie di spari,
che quasi tutti per la loro
carne saporita costituiscono
un articolo importante di
pesca, ed una merce ricer-
cata. Tali sono p. es. i pagri,
Pagrus (Fig. 151), le
bobe, Box (Fig. 152 e 153
(Fig. 154), i pagelli, Pag
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Fig. 153. Bow b00ps, impiccolito della metà.
3) ed altre piccole forme affini, p. es. Oblata
ellus (Fig. 155), riunite insieme nella Vasca
Fig. 154. Oblata melanura, impiccolita della metà.
78 VaschesN 2 ei OLO Nei
N. 2; tutti pesci di costa, che vivono di piccoli crostacei e di altri ani-
mali, ed alcuni anche di sostanze vegetali. Oltre a questi ricorderemo an-
cora i pesci più grandi, p. es. i surghi, Sargus (Fig. 156), ed il raro
canturo, Cantharus (Fig. 157, Vasca N. 15), di cui un individuo ha
vissuto nell’ Acquario per cinque anni, Le preziose orade, Thrysophrys,
(Fig. 158, Vasca N. 10), il dertice o dentale, Bentex (Fig. 159, Vasca N. 5),
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Fig. 155. Pagellus erythrinus, impiccolito della metà.
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Fic. 157. Cantharus vulgaris, impiccolito della metà,
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Fig. 158. Chrysophrys aurata, impiccolito tre volte.
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Fig. 1509. Dentea vulgaris, impiccolito tre volte.
e gli Smaris ( Fig. 160, Vasca n. 18), sono bellissimi pesci, dal corpo
splendidamente ornato di disegni a riflessi metallici, il primo dei quali
sì pesca in tutto il Mediter-
raneo ed è frequente nelle
lagune, e nei laghi salati,
dove fa preda di molluschi,
che sono adoperati per ade-
scarli. I Romani li alleva-
vano nei laghi, specialmente
nel Lucrino. Il più grande
di tutti è il dentice, terribile
predone, che spesso strappa
ì pesci dalla rete; raggiunge Fig. 150. Smaris cu!garis, impiccolito della metà.
la lunghezza di un metro
e può superare il peso di dieci chilogrammi. Nell’ Acquario si dimostra
invece più mansueto. — Accanto agli splendidi spuri la Corvyina nigra
(Fig. 161, Vasca N. 10) si fa notare pel suo colore bruno uniforme, e
per i suoi costumi tranquilli; si mantiene sempre allo stesso posto, e, timida
e sospettosa, suole starsene sul fondo in attitudine dimessa. Più rara è
l Umbrina (Fig 162, Vasca N. 7), molto somigliante alla corvina.
Della famiglia delle aringhe ricorderemo qui oltre alla vera aringa,
Clupea harengus, che raramente comparisce nel Golfo, la sardina,
Clupea pilchardus, e V acciuga 0 alice, Raugraulis enerasiche-
lus. Le alici erano già note agli antichi, ed ora importano sopratutto
alla pesca francese. In quanto alle sardine, sebbene vengano prese in
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o) 1, )
80 Vasche N. 7, 10 e 16.
Fig. 162. Umbrina cirrosa, impiccolita tre volte.
grande quantità anche in Inghilterra, nondimeno il vero mercato per le
« sardine all'olio ossia di Nantes » è la Francia, dove
Fig. 163. Balistes capriscus, impiccolito della metà.
se ne vendono pel
valore di 10-15 mi-
lioni di lire all’an-
no. Dopo di avere
puliti e salati 1 pe-
scl freschi, si fanno
restare per alcuni
minuti nell'olio di
oliva bollente, e poi
si chiudono con
olio finissimo in
cassette, che si sal-
dano immediata-
mente. In Napoli
le sardine e le alici
che si pescano nel
Golfo si mangiano
allo stato fresco,
per lo più fritte.
Finora non è riuscito mantenerle vive nell’ Acquario, a cagione della
bj (©)
straordinaria loro delicatezza.
Vasche N. 6, 16 e 22. 81
Dell’ordine dei Plettognati, così ricco di forme strane, ma contenente
quasi solamente pesci che abitano i tropici, e che il visitatore avrà forse veduto
nei musei di Storia: Naturale, p. s. il pesce istrice, il pesce palla, ece., noi
conosciamo nel golfo di Napoli solo due specie, cioè il pesce luna, Orthage-
| riscus cd il pesce balestra, Balistes (Fig. 163, Vasca N. 16). Il primo finora
appartiene alle più grandi ra-
rità dell’ Acquario, in cui vive
‘appena poche settimane; nulla
quindi d’interessante possiamo
dire sui suoi costumi. Molto
meglio invece conosciamo il
baliste, che, dalla primavera
. fino all'inverno, fa parte co-
stantemente della nostra col-
lezione, ed ha qualche volta Fig. 164. Centriseus scalopar, impiccolito della metà.
dato materia ad osservazioni
interessanti. La forma compressa del corpo, sproporzionatamente breve ed
alto, richiama l'attenzione dell’ osservatore; gli occhi, di splendore azzur-
rino, e la bocca stretta, puntuta, ed ornata di pochi ma fitti denti taglienti,
aumentano la stranezza dell'aspetto. Per la sua maniera di vita, è uno
dii
N
pipi
Fig. 165. Lichia glauca, impiccolita della metà.
dei pesci sociali più curiosi, più vivaci, che però mostra le sue abitudini
bene soltanto nell’ estate, giacchè risente molto l’azione del freddo, e di
solito muore al principio dell’ inverno.
Vive di molluschi e di granchi, che
tagliuzza con quei suoi robusti denti
con tanta forza, che lo strepito si può
sentire attraverso le lastre dei serbatoi.
Toglieva di solito il cibo direttamente
dalla bocca delle grosse tartarughe, con
cui sì trovava rinchiuso, e strappava
gli occhi alle aragoste ed agli omari;
cosicchè fu necessario bandirlo dalla
compagnia di questi animali.
Quasi sempre si trova nell’ Ac-
quario il Centriseus (Vasca N. 22,
Fig 164), piccolo pesciolino, di color
rosso vivace, di forma molto elegante, e notevole per il suo lungo becco.
Siamo così giunti ai veri nuotatori pelagici, agli Scomberoidi. Come
gli uccelli marini, i gabbiani e le fregate, menano la loro vita librandosi
al di sopra dell'immenso spazio dell'oceano, così i pesci di cui ora ci
Fig. 166. Capros aper, impiccolito
della metà.
82 Vasche N. 6, 10, 14 e 22.
occupiamo, percorrono l’aperto mare, avvicinandosi per lo più soltanto
a periodi determinati alle coste, dove (p. es. il towno) formano oggetto
di pesca importante. Le prove di acclimatare nell’ Acquario questi pesci,
timidi, ed a movimenti irregolari, non sono riuscite; il tonno, ed anche
il pesce spada, affine al tonno, non possono abitare le nostre vasche, dove
si troverebbero molto limitati nei loro movimenti. Tutti in poche ore
muoiono, eccetto un piccolo scomberoide, la li224, Liehia glauca ( Fig.
165), che come il pesce balestra, è un ospite ordinario dell’ Acquario nei
mesi di estate. Le forme snelle del corpo, il rivestimento argentino, ed i
movimenti incessanti fanno della lizza uno dei pesci più belli a vedersi.
( Vasca N. 6).
Appartiene pure agli scomberoidi il pesce capra, C'apros ( Fig. 166)
diversamente dai suoi congeneri esso vive alla profondità di 60 a 70 metri
nondimeno resiste bene anche nella nostra Vasca N. 22.
.
P)
.
9
Rettili.
Oltre dell’ Amphiorus e delle numerose specie di pesci, vive anche
nell’ Acquario un altro vertebrato marino.
Esso è un rettile: la fartaruga marina, Yhalassochelys ( Fig. 167),
testuggine del Mediterraneo, che giunge alla lunghezza di oltre un metro
Fig. 167. Thassochelys cortieata, impiccolita cinque volte,
Vasche N. 10 e 14. 83
ed al peso di 200 chilogrammi. È frequente in tutte le coste del Mediter-
raneo; e si trova anche sulle coste europee bagnate dall’Atlantico. Si nutre
di crostacei e di altri piccoli animali, e, non appena presa, si mette fero-
cemente alla difesa, per cui le sue potenti mascelle sono un’ arma non
disprezzabile. Anche in ischiavità rimane per lungo tempo feroce, e gli
esemplari dell’ Acquario hanno dato più volte combattimenti. Ordinaria-
mente si trova nella Vasca N. 10 e 14. Nell’ inverno diviene pigra e
perde 1’ appettito. Poca ne è 1’ utilità, essendo la sua carne insipida e le
scaglie di nessun uso.
Acciuga 79
Adamsia 9, 34
Aeolis 48
Ago di mare 73
Aglaophenia 16
Aiciopa 28
Aleyonium ll
Alice 79
Amphioxus 58
Amphipoda 39
Anemonia 8
Anellidi 26
Anguilla 70
Anilocra 39
Animali pelagici 20
Antedon 24
Antennularia 16
Anthozoa 7
Antipathes 12
Aphrodita 28
Aplysia 47
Apogon 76
Aragosta 81
Arenicola 27
Aringa 79
Ascidie 54
Asterias 24
Asteroidea 24
Astroides 9
Astropecten 24
Attinie 7
Avicula 52
Axinella 7
Balanus 40
Balistes 81
Beroé 20
INDICE
Bisso 51
Bivalvi 49
Blennius 68
Bobe 77
Botryllus 55
Box 77
Brachiuri 29, 85
Briozoi 29
Calamaio 43
Calappa 37
Callianira 20
Cantharus 78
Capone 69
Cappelli di mare 14
Capros 81
Caranx 16
Carcinus 37
Cardium 58
Carinaria 49
Carmarina 15
Cassis 44
Castagnola 75
Cavalluccio di mare 72
Cefalo 76
Cefalopodi 41
Centriscus S1
Cereactis 9
Cerianthus 9
Cernia 76
Cestus 21
Chrysophrys 78
Cicala di mare 52
Cinto di Venere 2
Ciona b4
Cirripedi 39
Cladactis 8
1
Clupea 79
Conger 70
Coralli 9
Coralli coriacei 11
Coralli cornei 12
Coralliam 12
Corallo bianco 12
Corallo nero 14
Corallo nobile 12
Corvina 79
Cotylorhiza 14
Crenilabrus 78
Crinoidea 24
Crostacei 29
Ctenofori 19
Cucumaria 23
Cymothoa 39
Cynthia 55
Dactylopterus 69
Dattilo di pietra 52
Dendrophbyllia 10
Dentex 78
Dentice 78
Denti di cane 40
Diazona 55
Dolium 46
Donzelle 74
Dorippe 36
Doris 48
Dorocidaris 24, 25
Dromia 37
Kchinaster 25
Echinodermi 21
Echinoidea 24
mbero 30, 32
mmarus 39
steropodi 44
ucci di mare 59
— Gemmazione 10
_ Generazionealternante 16
ail thiozzi 68
tar di mare 21
È bius 68.
E ermione 28
ppocampus 72
ippospongia Le
lothuria 25,
INDICE
Isole di corallo 10
Isopoda 59
Iulis 74
Labrax 76
Labroidi 73
Labrus 75
Lambrus 36
Lepadi 40
Lichia 82
Lithodomus 52
Lizza 82
Lofobranchi 72
Loligo 45
Lophius 65
Luidia 24
Lupa 57
Macruri 30
Maia 56
Mantis 5$
Meduse 14
Meleagrina 52
Misidei 59
Mitilo 51
Molluschi 40
Motella 69
Mugil 76
Mullus 70
Muraena 70
Murex 45
Mustelus 61
Myriozoum 29
Mytilus 51
| Myxicola 28
Natica 44
Nauplius 40
Oblata 77
Octopus 41
Ofiure 25
Olindias 15
Oloturie 21
Onuphis 28
Ophioderma 25
Opistobranchi 46
Orada 78
Orecchia di mare 44
Orthagoriscus 81
Ostrea 50
Ostrica 50
Pagellus IIri
Pagrus 77
Paguri 55
Palaemon 32
Palinurus 31
Palombo 61
Pecten 53
Pelagia 15
Penaeus 33
Pennaria 16
Pennatula 11
Penne di mare 11
Pesce angelo 61
Pesce balestra S1
Pesce capra 82
Pesce lucerna 64
Pesce luna SI
Pesce lupo 76
Pesce palombo 61
Pesce pettine 75
Pesce spada 82
Pesci 58
Pesci cani 59
Pesci cartilaginei 58
Pesci ossei 63
Pesci piatti 66
Pettini 53
Phallusia 54
Pholas 52
Phronima 39
Physophora 18
Pidocchi de’ pesci 39
Pinna 51
Pinnotheres 5I
Pisa 35
Plettognati 81
Pleurobranchus 47
Pleuronettidi 66
Polipi 7
Polipi idroidi 16
Polpo 4l
Polpo muschiato 42
Porcellino 39
Porpora 45
Protula 26
Pteropodi 48
86
INDICE
Pterotrachea 49
Pulce d’acqua 39
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Pyrosoma 55
Raia 63
Rana pescatrice 65
hazze 61
Retepora 29
Rhizostoma 14
Rhombus 66
Ricci di mare 21
Rondine di mare 69
Rose di mare 7
Salpa 56
Sardina 79
Sargus 78
Sciarrani 75
Scissione 10
Scomberoidi 81
Scorpaena 67, 68
Scorpene 67
Seyllarus 32
Seyllium 59
Sepia 42
Seppia 42
Serpula 26
ME
(
)
Serranus
Sifonofori 18
Smaris 79
Sogliole 66
Solea 66
Solecurtus 50, 52
Solen 52
Spari 77
Sphaerechinus 25
Spirographis 26, 2
Spinola 76
Spongiae 5
Spugne 5
Squali 58
Squatina 61
Squilla 58
Stelle di mare 21
Stenopus 33
Stichopus 25
Stomatopodi 58
Stromateus 16
Suberites 37
Sycon 7
Syngnathus 75
Tartaruga 32
‘l'eleostei 65
Terebella 28
Tethya 7
Tethys 48
Thalassochelys 82
Tima 15
Tonno 82
Torpedine 62
Torpedo 62
Trachinus 64
Trepang 26
Trigla 69
Triglia 70
Tritonium 45
Trygon 65
Tubularia 16
Tunicati 54
Umbrella 47
Umbrina 79
Uranoscopus 64
Velella 19
Vermetus 46
Vermi anellidi 26
Vertebrati 58
Xirichthys 75
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