Skip to main content

Full text of "Historia della cittá e regno di Napoli"

See other formats


3 


V 


? 


Pibrar^, 


N   THECUSTODY  OF  THE 

BOSTON     PUBLIC   LIBRARY. 


SHELF    N° 

tv 


HIS  TO  RI  A 

DELLA  CITTA' E  REGNO 

DI        NAPOLI 

DI  Gì  O:  ANTONIOSUM  MONTE 

NAPOLETANO,. 

OVE  SI  TRATTANO  LE  COSE  PIÙ' NOTABILI, 

Accadute  dalla  Tua  Edificazione  fino  a'  tempi  noftri , 

CON  V  ORIGINE,   SITO,   FORMA,  E   RELIGIONE 

Antica,  e  moderna  Polizia,  Tribunali,  Nobiltà,  Seggi,  Acque, 
Circuito  ,  Amenità  ,   Provincie  ,  Santi ,  e  Chìefe, 

OLTRE    GL'    IMPERADORI    GRECI  ,    DUCHI; 

e  Principi  di  Benevento  ,  Di  Capua,  e  di  Salerno. 

CON  LE  GESTII  ,    E  VITE   DE'  SUOI  RE,  COLLE  LORO 
Effigie  al  naturale  ,  ^Alberi  delle  Difcendenze  ,  e  Sepolcri  • 

E  DELLI  VICERÉ'  DEL  REGNO ,  CON  ALTRE  COSE 

Notabili  non  più  date  in  Luce . 

Jn  quejla  terza  Edizione   corretta  ,  ed  emendata  • 

TOMO    Q^V  I  NT  O. 


IN    NAPOLI    MDCCXLIX. 

A   SPESE   DI   RAFFAELLO    GESSARI. 

Nella    Stamperia   di  Giufeppe  Raimondi  ,  e  Domenico  Vivenzio  « 

CON    LICENZA    DE'     SUPERIORI, 

J 


DELL'  HISTORIA 

DEL  REGNO,  E  DELLA 

citta'  di  napoli 

LIBRO     VII. 

Di  Jlfonfo  Secondo  Vigefimo  Re  di  Napoli 

C  A  P.     I. 

LfonfoIL   Primogenito  del  Re  Ferrante  L 

nelii  2?.  diGennajo  dej  1494.  faccette  nel 
Regno  paterno  ,  nei  cui  giorno  ad  ore  i6t 
era  morto  il  Padre  ,  &  egli  tofto  vefìitofi 
pompofìttìmo  ,  aJJe  18.  ore  cavalcò  con  D. 
Federigo  fuo  Fratello^  e  con  tre  Ambafcia- 
dori ,  quali  furono  Paolo  della  cafa  di  Tri- 
viggiani  di  Venezia  ,  Antonio  Stanga  U.  J.  D.  di  Milano  » 
e  Dionigio  Puzzo  di  Firenze  ,  &  andò  per  la  Città  accom- 
pagnato da  più  di  duemila  cavalli  ;  e  pattando  per  gii  Seg- 
gi ,  cioè  di  Porto  ,  di  Nido  ,  e  di  Montagna  ,  fi  condutte 
alla  Cattedral  Chiefa  ,  ove  dal  Reverendiflimo  AlefTandro 
Carrafa  ,  Arcivescovo  di  Napoli  furono  fatte  alcune  ceri- 
monie fecondo  l'ufo  .  Dopo  S.Maefìà  ritornò  nel  Cartello, 
pattando  per  gli  tre  altri  Seggi  ,  cioè  di  Capuana  ,  dei  Po- 

A     3  polo 


J494- 


4      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

polo  ,  e  di  Portanova  .  Il  feguente  giorno  poi  fé  V  efequie 
del nio rto  Padre  ,  Je  quali  furono  celebrate  con  molta  mae- 
fìà ,  e  fu  fé  poi  to  nella  Chieia  di  S.  Domenico,  come  di 
fopra  fi  è  detto.  Gli  fu  poi  da'fuoi  Popoli  giurato  omag- 
[/flfonfo    gio  ,  e  fedeltà  j  e  paffati  alcuni  giorni  ,  maritò  Sancia   fua 
U.fa  fa,  figliuola  naturale  di  anni  17. e  la  diede  a  Goffrè  B  >rgia,  fi- 
""riala.  gliolodi  Papa  Alcffandro  Vi.  di  età  di  anni  1  3. per  Jo  di  cui 
parentado  A! fon fo   neottenne  da  Sua  Santità  di  effere  èfetì- 
jiUwfa     te*  durante  fua  vita  ,  del  folito  cenfo  ,  che  dovea  alia  Sede 
li.  jarto  Appofìolica  ,    &   anche  di  mandarli  fino  a  Napoli  ,  co- 
<^***   r  noe    fi  dirà  ,    il  Cardinale   di    Monreale   fuo  Nipote  a_> 
JtiVafa.  coronarlo    nel  Regno  :   e   febbene  il  Cardinale  di  Dionigi 
Cardinal  di  nazion  Francete,  nel  Concifìoro  avea  contradetto,  che  il 
ìdovrta-  papa  noi  doveffe  fare  ,   perchè  il  Re  dì  Francia  pretendeva, 
pJi*  Ntl"  c^e  ^  Regno  fuffefuo  ;  il  Papa  nondimeno  fi  mandò  il  Car- 
dinale fuddetto  ,  il  quale  alli  2.  di  Maggio  dell'  anno  pre- 
detto fu  dal  Re  Alfonfo  in  Napoli  con  molta  fefìa  ricevuto. 
Alli  4.  poi  del  detto  vi  giunfe  Don  Goffrè,  novello  Genero 
del  Re  con  duplicata  fetta;  &  alli  7. del  medefimo  fi  celebra- 
Xozit      rono  Je  folenni  nozze  con  fette  ,  torniamenti  ,  e  giofìre  ,  & 
deli A  fi.    j]  peaffegnb  per  dote  alla  fua  Figliuola  il  Principato  di 
fiwjk      Squillace  ,  rinunciatoli  da   D.  Federigo  fuo  Fratello  ;  e 
^iij'onfo    lo  Spofo  fece   un  degniffimo  prefente  alla  fua  Spofa  ,  che 
#•  pafsò  la  valuta  di  ducati  duecentomila  ,  nel  quale  vi  furo- 

no Ealifci  Zaffiri  ,  e  perle  affai  groffe  ,  e  belle  ,  con  alcu- 
ne maniglie  di  oro  gemmate  ,  al  modo  che  portavano  lej 
Donne  gattigliane  .  Vi  furono  anche  tre  pezze  di  Broccato 
fopra  riccio  ,   con  molte  pezze  di  Rafo  ,   Damafco  ,  &  al- 
tri belli  drappi  di  feta  di  divertì  colori  :  la  Fetta   durò  tre 
giorni,  e    poi   v'intervenne   la  Coronazione  del  Re  ,  che 
Corona-    fu  ^atta  nel  mod°  feguente.  Effendofì  accomodato  un  gran- 
aie»*  del  didimo  Teatro  nella  maggior  Chiefa  ,  il  quale  cominciava 
fc ' r*n    ^a^a  Porta  ^  Corone  terminava  nelle  grada  delia  Cappella 
maggiore  ,  nel  cui  Teatro   fi  afcendeva  per  molti  fcalini  , 
e  tutto  di  drappo  d'  oro  addobato  i  era  tutta  la  Chief3  or- 
nata , 


I  I  B  R  O     SETTIMO.  f 

nata,  e  fornita  di  Tapezzarie  d'  oro  ,  e  di  feta  ,  ov'era* 
no  icolpite  P  infègne  Reali  con  grandiflima  fpefa  :  e  per- 
che le  genti  avrebbono  avanzato  il  Juogo  ,  furono  perciò 
polle  molte  perfone  alle  porte  ,  che  non  latravano  entrar 
Je  minute  genti  nella  Chiefa  .  Nel  Capo  del  Teatro  verfo  la 
Cappella  maggiore  era  veftito  in  Ponteficale  Giovanni, 
Cardinal  di  Monreale  nipote  dei  Papa  con  y*.  Vefcovi  ,  & 
Arci  vefcovi  con  molti  altri  Prelati  minori ,  tutti  bene  acco- 
modati per  ordine  ,  fecondo  i  loro  gradi  .  Dall'  altra  parte 
dell'  ifteflò  luogo  fedea  l'Arcivefcovo  di  Taragona,  Amba- 
fciarìoi  di  Spagna,con  li  tre  altri  Ambafciadori  di  Venezia, 
di  Milano  ,  e  di  Firenze  (  giàdetti  di  fopra  )  in  un'  altro 
Juogo  alquanto  elevato  era  la  feggia  d'  oro  dei  Re  ,  con  il 
baldacchino  di  Broccato  fopra  riccio  ,  alii  cui  iati  erano 
alcuni  fcabbelli  coverti  del  detto  broccato  ,  con  cofcini  di 
velluto  violato,  il  cui  piano  eziandio  era  coperto  di  un 
gran  panno  di  tela  d'  oro  ;  e  fovra  1'  Altare  la  Spada  ,  la 
Ccrona  reale,  lo  Scettro,  &  il  Mondo  d'  oro  ,  V  oglio  de- 
gli eiòrcifmi  ,  o  Catecumini  ,  la  bombace  ,  e  le  fafce  :  e 
giunto  il  felice  giorno  di  quella  Coronazione  ,  che  fu  il  d\ 
dell' Afcenfìone  del  Signore  alJi  8.  di  Maggio  1494-  Emen- 
do già  tutte  quelle  cofe  preparate,  e  fìando  il  Cardinale 
con  i'Arcivefcovo  vediti  in  Ponteficale  di  preziofiflìme 
vefìi  ,  ornati  di  femplici  mitre  ,  attentati  avanti  il  mag- 
gior Altare  \  e  gii  altri  Vefcovi  a  guifa  di  Corona  fedenti 
interno  ,  tutti  vefìiti  di  rocchetti  ,  ammitti  ,  camifi  , 
(iole,  piviali,  e  mitre;  entro  il  Re  in  Chiefa  con  vede 
militare,  accompagnato  da  degniflìmi  Baroni  ,  e  Prelati 
fuoi  familiari  ;  avendo  già  digiunato  il  giorno  innanzi  , 
e  preparatoti  anco  con  la  facramental  Confezione  a  ricevere 
il  Santiffimo  Sacramento^  giunto  nel  Teatro,  gli  ufeirono 
incontro  due  de'  Principali  Velcovi  con  le  mitre  in  tefta  , 
quali  fattogli  alquanto  riverenza  ,  e  poflofelo  in  mezzo,  lo 
condufìero  avanti  l'altare,  eve  avendo  fatta  una  profon* 
da  riverenza  al  Santitfimo  Sacramento-,  s'inchinò  poi  al- 

quan- 


6      DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

quanto  al  li  due  già  detti  Prelati  ;  e  ciò  htto  il  primo  Ve- 
fcovo  di  quelli  due,,  che  qui  condotto  1'  aveano,  con  intel-* 
Jigibile  vocedifle  quefìe  parole; ReverendiJJJmi  Domini \po- 
jìulat  Sanda  Mater  Ecclefia  ,  ut  prafentem  egregium  mi- 
litem  ad  dignitatem  Regiamfublevetis  .  A  cui  ditte  l'Ar- 
ci ve  fcovo  .  Scitis  illum  effe  dignum  ,  &  utilem  adhanc 
dignitatem  ?  &  quello  rifpofe  .  Et  novimus  %  &  credi mus 
eum  effe  dignum  ,  &  utilem  Ecclefia  Dei  ,  ad  regimen 
hujus  Regni  .  Tutti  rifpofero  :  Deo  gratias.  All'  ora  fe- 
jono  federe  il  Re  in  mezzo  quei  dueVefcovi,  chequi 
condotto  l'aveano,  poco  dittante  da' coronati  con  Je_* 
facce  rivoltate  V  uno  all'altro  ,  il  Vefcovo  piti  vecchio 
alla  defba  ,  e  l'altro  alla  fìniftra  di  elfo  Re  ;  e  fedendo  cosi 
quietamente  per  alquanto  fpazio  di  tempo,  i  Coronati 
1'  ammaendarono  diligentemente,  e  V  ammonirono  della 
fede  Cattolica,  e  dell'amor  d'Iddio,  e  del  buon  regi- 
mento  del  Regno  ,  e  del  Popolo  ,  che  futte  difenfor  della 
S.  Chiefa  ,  e  delle  perfone  povere  ,  &  con  intelligibil  vo- 
ce dittero  . 

Avendo  oggi,  o  Principe  illuftre  ,  &  ottimo  perle 
mani  nofhe  ,  benché  indegne  ,  e  che  in  quefìo  atto  faccia- 
mo l'ufficio  da  parte  di  Crifìo  Salvator  noftro  ,  da  ricevere 
l'unzion  facra  ,  e  V  infegne  del  Regno ,  è  cofa  convenevole 
che  prima  un  poco  ti  efortiamo  ,  &  ammoniamo  del  pefo  , 
&  onore  ,  qua!  fei  per  confeguire  .  Oggi  ricevi  la  digni- 
tà reale  ,  acciò  abbi  penfìero  di  reggere,  e  governar  i  Po- 
poli a  te  raccomandati  \  quefìa  veramente  tra  i  mortali 
gli  è  preclara  ,  &  è  gran  dignità,  ma  e  piena  di  fatiche  f 
anfietà  ,  e  pericoli  ,  ma  fé  confidererai  ,  quod  omnis  potè- 

Xom.  i3.flas  a  Domina  &e0  efi*>  Per  4uem  &*Ì*S  regnante  &  legum 
conditores  jufta  decernunt .  Tu  dunque  hai  da  render  con- 
to a  Dio  del  Popolo  a  te  commetto  .  Prima  hai  da  oftervar 
la  pietà  ,  adorare  il  Signor  Iddio  con  tutta  la  tua  mente  , 
e  con  il  puro  cuore,  la  Criftiana  Religione,  e  la  Fede 
Cattolica,  che  dalle  fafee  prometterti  ;  però  inviolabil- 
mente 


LIBRO    SETTIMO.  7 

mente  fino  alla  fine  retiner  devi ,  e  difenderla  contro  tut- 
ti quelli,  che  il  contrario  teneffero ,  con  tutte  le  voftre 
forze  5  farai  tempre  Ja  condegna  riverenza  a  tutti  li  Prelati 
Ecclefiatfici  ,  &  anco  a'  Sacerdoti  ;   non  fuppediterai  la  li- 
bertà della  Chieia  j  farai  inviolabilmente  a  tutti  giufìizia  , 
fenza  la  quale  niuna  compagnia  durar  puote  ,  con  dare  a* 
buoni  i  premj  5  &  a'  trilli  le  debite  pene  3  le  vedove  ji  pu- 
riili ,  gli  orfani  ,  i  poveri  ,  e  debili  ,  da  ogni  oppreffione- 
tìifcnderdevi  ;  A  tutti  quelli  ,  che  a  te  ricorrono,  in  quan- 
to che  riceva  la  Regia  dignità  ,  e  manfuetudine  ricever  de- 
vi  •  e  in  tal  maniera  ti  porterai,  che  non  a  tua  utilità  ,  ma 
di  tutto  il  Popolo  regnar  devi  ;  e  non  afpettare  il  pre- 
uno  delle  tue  fatiche  ,  e  buone  opere   in  terra  ,  ma  in 
Cielo  da  Dio,  che  fi  degni  donarti  colui,  che  vive ,  e  regna 
re'fecoli  ,  de'  fecoli}  Amen  .  Laonde  fatta  dalli  fopraddetti 
elettori  quella  efortazione ,  il  Re  alzatoti  da  federe,  s' ingi- 
nocchiò avanti   a  quelli ,  e  col  capo  difcoperto  r  baciando 
Jor  le  mani ,  fé  quella  profetinone  ,  dicendo  . 

lo  Alfonfo  dì  Aragona  ,  piacendo  a  Dio  futuro  Fé  divrofifi», 
Napoli  &c.  faccio  profeiììone.e  prometto  nel  cofpetto  d'I  d  *<*  ^ 
dio  ,  e  degli  Angeli  fuoi  da  qui  avanti  ,  quanto  io  pollo  , 
so,  e  vaglio  offervar  la  Legge,  Giufìizia,  e  Pace  della 
Chiefa  Santa  ,  e  del  Popolo  a  me  raccomandato  ,  falvo 
però  il  Condegno  rifpetto  della  mifericordia  di  Dio  ,  co- 
me nel  coniglio  de'  miei  fedeli  meglio  potrò  ritrovare  ,  & 
anco  onorare  ,  e  rispettare  i  Prelati  della  Chiefa  di  Dio  ,  & 
inviolabilmente  oflervare  quelle  cofe  ,  che  dagl'  Jmpera- 
dori,  e  da  i  Fé  alia  Chiefa  fono  fiate  conceffe  .  Agli  Ab- 
bati ,  Conti  ,  e  Vaffalli  miei  dargli  il  debito  onore  ,  fecon- 
do ilconfigho  de5  miei  fedeli  :  e  dette  quelle  parole  ,  con 
tutte  due  le  mani  toccò  il  libro  de'  Santi  Evangelj ,  qual 
tenevano  aperto  avanti  detti  Prelati  coronanti  ,  con  dire  > 
Così  Iddio  mi  ajuti  ,  e  quelli  Santi  Evangeli  di  Dio. 
Fatto  quello  ,  ilando  detto  Fé  inginocchiato  avanti  di  elfi 
coronanti  5  &  il  Metropolitano  levatofi  la  mitra,  dille  la  fe- 

guente 


*       DELL»  HISTORIA  DI  NAPOLI 

guènte  Orazione  ,  e  fimilmente  gli  altri  Vefcovj  cónforn- 
njerTa  voce  ,  e  fenza  mitra ,  imitando  in  tutto  gli  atti  del 
Metropolitano  • 

OREMUS. 

OMnipotens  fempiterne  Deus, creator  omnium  fmpera* 
tor  Jngelorum  ,  Rex  Regum  y  <&  Domìnus  dominati- 
tinnititi  Abraham  fidelemfervum  tuum  de  ho  fi  i  bus  t  riunì' 
phare  feci/li  }  Moyjì  ,  é'Jofue  populo  tuo  prcslatis  vi- 
éìoriam  multiplicem  tribuifii  ,  humìlemque  David  pue- 
rum  tuum  Regni  fafii giofublimafì i &  Salomonem  fupì cn  + 
tia,  pacifque  ineffabili  munere  d;tafìi,Refpice,  queefumuf 
Domine  ad  preces  humilitatis  nofira  ,  &  fuper  hunc  fa- 
tnulum  tuum  Alphonfum  ,  quemfupplici  devozione  in  tuo 
nomine  veneramur  ,  &in  Regem  eligimus  ,  benedUiionum) 
tuarum  40Jìa  multiplica  ,  eumque  dextra  potent;cs  tuce 
J'emper  hic  <&•  ubiquc  circumda',  quatenus  pradidi  Abrabc? 
jtdelitate  May  fi  manfuetudine  fretus  ,  David  humilitat» 
exaltatus,  Salomonis  Sapientia  decoratus*  tibi  in  omnibus 
complaceat  ,  per  trami tem  jujìitia  inoffenfo  greffufemper 
incedat ,  tua  quoque  Proteòiionis  galea  munitus  ,  ò* fiu- 
to ì  nfuper  abili  jugiter  proteclus  ;  armifque  coeleflibuscir- 
eumdatùs  s  optabilem  de  hofiibus  Crucis  Chrijii  viàioriani 
fieli  ter  obtineat ,  &  triumphum  felici  ter  capiat ,  terro- 
remque  fua potenti ce  illis  inferat  ,  é*  tibi  militantibu? 
ìatanter  reportet ,  per  Cbriflum  Dominum  nofirum  ,  qui 
viriate  Crucis  tartara  defiruxit  ,  regnaque  Diabolo  fu- 
perato  ad  Coclos  viclor  afcendit ,  in  quo  potefìas  omnis  > 
regni  que  confi  fi  i  e  Victoria  ,  qui  e  fi  gloria  humiliumt 
■&  vita  ,  falufque  Populorum  •  Qui  tecum  vivit  ,  Or  re- 
gnai ,  &c> 

Detta  cbe  ebbe  l'Arcivescovo  quefta  orazione  infìerrìè 
con  il  Cardinale  ,  s'  inginocchiarono  avanti  le  loro  Sedie  ; 
«oa  il  Re  dittro  a  quelli  fi  buttò  interra,  e  tutti  gli  altri 

Pre- 


LIBRO    SETTIMO.  9 

Prelati  s'inginocchiarono  avanti  i  loro  fcanni ,  efedie,  & 
altri  due  Cantori  cominciarono  a  cantar  la  Litania  ordina- 
ta ,  rifpondendo  il  Coro,  e  detto  ut  omnibus  fide  li 'bus 
defancit s ,  vttam  &  requiem  aternam  concedere  digneris , 
dittero  ut  obfequium  fervitutis  nofira  tibi  razionabile  fa- 
cias  .  Et  il  Coro  rifpofe,  Te  rogamus  audi  Nos  .  E  ciò  det- 
to, fi  alzò  il  Cardinale,  e  1' Arcivefeovo  ,  il  quale  tolto 
nella  fu  a  mano  fìniflra  il  Pafloraie  ,  difle  fopra  il  Re,  che  in 
terra  proflato  flava.  Ut  hunc  eledum  in  Regem  coronandum 
eum  bene  ^  di  cere  digneris  ,  &  il  Coro  rifpofe ,  Te  roga- 
mus audi  nos  .  Difle  la  feconda  volta  ,  ut  hunc  eledum  in 
Regem  coronandum  bene  ^  dicere ,& confederare  digne- 
ris. Kiipofe  il  Coro,  Te  rogamus  audi  nos,  facendo  fovra  il 
Re  il  fegno della  Croce  ,  L' ifìefla  Croce  facevano  tutt' i 
Prelati,  e  Vefcovi  inginocchiati  ,  e  parati  ;  e  detto  que- 
flo  ,  ritornarono  il  Cardinale  ,  e  V  Arcivefcovo  ad  inginoc- 
chiai ,  e  li  Cantori  profeguirono  la  Litania  fino  alla  fine, 
la  qual  finita  ,  fi  aliarono  il  Cardinale  ,  e  PArcivefcovo  ,  e 
levatoli  le  mitre  ,  e  fìmilmente  tutti  gli  altri  Vefcovi, 
e  Prelati  reflarono  inginocchioni  ;  difle  con  voce  intelligi- 
bile r  Areivefcovo  verf>  il  Re  ,  Pater  nofler  ,  e  detto/o  in 
filenzio  ,  foggiunfe,  Etne  nos  inducas  in  tentationem-é 
#.  Sed  libera  nos  a  malo  ir.  Salvum  fac  Servum  tuum  Do- 
mine •  #.  Deus  meusfperantem  in  te  .  ir,  Efìo  ei  Domine.-} 
Tur  ri  s  far  i  i l  ut  idi ni  s  #.  Afasie  inimici,  i .Domine  e%au^ 
di  Orationem  Meam  .  #•  Et  clamor  meus  ad  te  veniat  • 
Dominus  Vobifcum  .  #.  Et  cum  Spiritu  tuo  , 

OREMUS, 

PRatende  quefumus  Domine  buie  famulo  tuo  dexteram^ 
calefìis  auxiliii  ut  te  toto  corde  perquirat,&  qua  di- 
gnt  pojìulat  ,  ajjequi  mereatur  . 

Àdiones  nofìras  quafumus  Domine  afpirando  prav*- 
ni  ,  &  adjuvando  profequere  ,  ut  cunei  a  no/ira  oratio  ,  é* 
Sum.TomV.  B  W 


io       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

tf  eratio  atefemper  incipiat ,  &  per  te  capta  fini atur  * 
Per  Chrijìum  Dominum  nofìrum  •  Amen  • 
Dette  che  ebbe  il  Metropolitano  quefte  due  Orazioni, fi  po- 
fe  a  federe  col  Cardinale  con  Je  mitre ,  nel  cui  cofpetto  s'in- 
ginocchiò il  Re;  e  tutti  gii  altri  Preiati  con  Je  mitre  ,  gii 
flavano  d'intorno  alzati  in  modo  di  corona  :  allora  rÀrci- 
velcovo  tolt^o  TogJio  de'  Catecumeni,  fi  unfe  il  deto  groffo 
della  fua  «ano  deftra.,  &  in  modo  di  Croce  ,  unfe  il  Re  nel 
braccio  defìro  tra  la  giuntura  della  mano,  e  del  gubito  al* 
Ja  -parte  di  dentro  0 e  fimilmente  le  fpalle  5  e  mentre  unge- 
va ,,  diceva  quefla  Oraeione  « 

Deus  Dai  filius Jejus  Chrifìi  Dominus  ,  qui  a  Patre 
ohto  £.xaltationis  xnfidus  ejt  praparticibus  fuis  i  ipfe  per 
Unzione  .pr#Jèfit<em  Sanéìa  unQionis  infufionem  :  Spiri tus  Pa- 
raelici Juper  te  benedióìionem  infundat  <  eandemque 
ufque  ad  interiora  cordi s  tui  penetrare  faciat  :  qua- 
tenus  hoc  vi ft bili  ^  &  trattabili  oteo  ,  dona  iuviJìbiJia 
per  ci  pere ,  &  temporali  regno  junclis  moderationt'bus  exe- 
cuto  {Sternali ter  Congregare,  mercati  s  ,  qui  Jolus  fine  pec- 
cato 4  Rex  Regum  vivit  ,  ò*  gloriatur  cum  Deo  Patre  in 
uni  tate  Sptritas  SanRi  Deus  ,per  omnia  Jkculafeculorum* 
#•  Jmen  . 

OREMUS- 


o 


Mnipotens /empi terne  Deus  ,  qui  dzabel  Juper  Syri- 
am.J  ebu  Juper  IJrael  per  ììelifeum, David  quoque^ 
4.  Reg.s.Saulcm  per  SamUelem  Propbetam  in  Reges  inungi fe£tjìi% 
4>Reg.9>tribue  ùuapumus  manibus  no/Iris  opem  tua  benedizioni  s  + 

lRef.16.    •       t       •     \T  f  A1     i  A  #       ••    *  T.  .      J.  •     • 

i.Re}.ic.®'  buie  famulo  tuo  Alpbonjo  ,  quem  hodte  licet  indigni  in 
facro  ungimine  delinimus  ,  dignam  delibutìonis  bujus 
effìtaciam  ,  &  virtutem  concede  .  Conjìitue  domine  Prin- 
cipatumfuper  bumerum  ejus  ,  ut  fit  forti s  ,  jujìus,  fidelità 
providus  ,  &  indefeJJ'us  Regni  bujus ,  &  populi  tui  Cu- 
bernator  ,  infidelium  expugnator,]  ufi  iti  ce  cultor1  merito^ 
rum^&  demeri  torum  remunerator ,  Ecclefia  tua  Santi  ce  % 

&fi- 


LIBRO      SETTIMO.        ti 

&fidei  Chrifìiana  defenfor,  addecus,  &  laudemtui  nomi- 
nis  glorie ìji  .  Per  Domtnum  Hofìrum  Jefum  Chrijium  Fi» 
lium  tuum  ,  qui  tecum  vivit ,  &  regnar  in  unitale  Spiri- 
tus  Sundi  Deus*  per  omnia  fa cu la  fa cu  forum  .  Amen  . 

Or  fatto  quefto  ,  e  eteree  le  fopradette  orazioni ,  l 'Ar- 
civefcovo filavo,  &afciugòle  roani  ,  e  poi  difee fé  dal- 
l' Altare  con  la  mitra  nei  Capo  ;  e  levatoli  quella  infieme 
con  li  miniftrj  tfando  in  piedi,  fé  la  Confezione  folita  nella 
Mefla  j  mail  Re  fi  ritirò  da  parte  ,  e  ginocchiatofi  con  li 
fuoi  Prelati  ,  e  familiari,  ditte  J'iftefla  Confellione  ;  e  così 
li  Vefcovi  parati ,  e  fenza  mitra  dando  in  piedi  a  due  ,  a 
due  ,  difiero  T  ifìefia  h  fo  qual  finita  ,  V  Arcivefcovo  fegui 
la  Mefla  folita  della  Coronazione  ,  infino  Alleluja,  ftando  li 
Veicovi  neJJi  Jor  luoghi,  mentre  dal  Coro  con  foave,  e  dol- 
cifica mufica  fi  cantava  •  Tra  quefio  mentre  il  Re  fu  con- 
dotto ,  accompagnato  da  due  di  quei  Prelati  ,  e  da'  fuoi 
Baroni  in  facrefiia  ,  ove  con  borobace  gii  furono  acciuga- 
te le  fpalle ,  che  unte  fiate  gli  erano ,  e  con  fafeie ,  fu 
poi  veftito  di  una  tonacella  di  broccato  fopra  riccio  con 
friggi  ricamati  di  perle  ,  e  pietre  preziofe  ,  e  così  ritornò 
all'altare  ,  &  ivi  inginocchiatoli ,  afcoltò  la  Mefia,  che  gli 
fu  letta  da  un  di  quei  Prelati  pianamente  infino  all'Alleluia» 
poi  efiendofi  cantata  la  Gloria  in  excelfts  ,  J' Arcivefcovo 
avendo  detta  1'  orazione  della  Metta,  diile  anco  la  feguente 
per  il  Re  con  una  fola  conclufione  ,  cioè  .  Per  .Dominum 
nofìrum  ,  c^f.  Deus  Regnorum  omnium  Proteclor,  da  ferva 
tuo  Alphonfo  Regi  noftro  triumphum  virtutis  tuafeienter 
excolere  ,  ut  qui  tua  confiitutione  efi  Princeps  ,  tuo  fem- 
per  munerepotens  .  Per  &c .  Poi  cantatafi  l' Epifìola  ,  &  il 
Graduale  ,  il  Re  cantò  l'Evangelio  ,  cioè  Exiit  Edicìum  a 
Cefare  Augufto  &c  con  un  tanto  eccellente  modo  ,  che 
parve  fufle  fiato  gran  tempo  Prete  ,  &  a  queir  Ufficio  ufa- 
to  5  il  che  finito, 1'  Arcivefcovo  pofiofi  nella  fua  £cde  con  la 
mitra  infieme  co '1  Cardinale  ,  &  il  Re  accompagnato  dal- 
li fuoi  in  mezzo  de'  due  Preiati  apparati    fu  condotto 

B     z  avan- 


n       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

avanti  del  Cardinale  ,  e  òq\V  Arcivefcovo  ,  a  quali  fatta  h 
debita  riverenza, fu  fpogliato  di  quella  tonaceJla,  e  fu  vefti- 
to  di  armi  bianche  militari  ,  Je  quali  erano  di  argento  di 
eccellentiffimo  lavoro  fmaltate  ,  &  indorate  ,  ecosìvefti» 
to  s'inginocchiò  avanti  al  Cardinale  ,  &  Arcivefcovo  ,  il 
quale  fattofi  porgere  Ja  fpada  da  su  l'altare ,  e  sfoderatola , 
la  donò  nelle  mani  delRe  ,  dicendo  . 

Recipe  Gladium  defuper  Altari  fumptum  per  noflrai 

manus  licei  indignai  ,  vice  tamen  ,  &  aucloritate  Sanfio* 

fi.T.  2.  rum  Apojiolorum   confecrata  regali  ter  tibi  concejjum  ,  «a- 

Jìroeque  benediclionis  officio  in  defenfionem  Sanftce  Dei  Ec* 

clef/a  divìnitus  ordinatum  ,  ad  vindidam  malefacìorum  , 

laudem  vero  honorum  ,  ò*  memor  ejìo  ejus  ,  de  quo  PJalmi- 

TJkl.  *t*J}a  prcpbetavit<>dicens  ,  Accingere  gladio  tuo  Juper  femur 

tuum  potentifstmh  ,  ut  in  hoc  per  eundem  vim  aquitatis 

potenter  dejlruas  j  Ò*   Sanclam   Dei    Ecclefiam  .,   ejusqut 

jìdeles  propugnes  ,  atque  protegas  j  neque  minusjub  fidt • 

falfas  ,  quam  Chrijiiani  nomini s  hofies  escteras  ,  ac  di- 
Jpergas  ;  viduns  ,  atque  pupillos  clementer  adjuves  ,  Ò* 
defendas^  defilata  rejìaures^  reflaurata  conferves,  uleijea- 
ris  injufìa,  confirmes  bene  difpofita^quatenus  in  hoc  agen- 
do ,  virtutum  triumpho  gloriofus  ,  jufiitiesque  cultor 
egregi us  cum  mundi  Salvatore  ,  cujus  typum  geris  in  no* 
mine  fine  fine  regnare  merearis  •  Qui  cum  Dea  Patre  ,  & 
Spi  ri  tu  Sg  nel  o  vivit ,  &  regnai  Deus  per  omnia  f acuì  a 
Jaculorum  .   Amen  . 

Fatte  quefle  cofe  dalli  Miniftri,fu  ripofta  la  fpada  nella 
vagina,  e  dopo  dall'Arcivefcovo  gli  fu  cinta,  con  dire  :  Ac- 
cingere gladio  tuo  fupCT  femur  tuum  potentìfsimè  ,  &• 
attende  quod  Sancii  non  in  gladio  ,  Jed  per  fidem  vicerunt 
Regna.  E  fubitopoi  che  gli  fu  cinta  la  fpada, fi  levò  in  pie- 
di, e  la  sfoderò  dalla  vagina, dominandola  virilmente  quin- 
ci^ quindi;dopo  nettatola,  fopra  il  finiflro  braccio  la  ripo- 
ne nella  vagina  ,  e  di  nuovo  s'inginocchiò  avanti  a  quelli  i 
&  allora  tutti  quei  Vefcovi  apparati  per  ordine  dell'  /\rci- 

vefeo- 


LIBRO    SETTIMO.  ij 

vefcovo  andarono  all'Altare  ,  e  tolfero  la  Regia  Corona  , 
qua)  pofìa  nelle  mani  del  Cardinale  ,  e  dell'  Arcivescovo, 
fubito  la  poferonel  Capo  al  He,  con  dire  . 

Accise  Coronam  Regni  ,  qua  licei    ab  indignis  Epi- 
fc Quorum  mani 'bus  ,    capiti  tuo  imponi tur  .    In  Nomine 
Patri s  ffc  &  Filii  ^  &    Spiri tus  Sancii  %L  quam  Sandi* 
tatis  gloriam  et  honorem  ,  et  opus  Forti tudinis  intelligaf 
fignificareH  et  perbunc  te  parttcipem  miniflerii  nojìri  non 
ignores  ,  ita  ut  ficut  nos  in  interi  ori  bus  Pajìores  ,  retto- 
refque  animarum   intelligimus  :  ita  et  tu  cantra  omnes 
adverftates  EcclefiaChrifti  defenfor  ajjìftas:  regnique  ti- 
hi  a  Deodati  ,  et  per  offeium  no/tra  benediétionis  i"n  vice 
Apoftolorum  ,  omniumque  Sandorum  regimini  tuo eommif* 
ft ,  utilitatis  exècutor  ,  perfpicuufque  regnator  femper 
appureas  y  ut  inter  Qloriofos  Atbletas  virtutum  gemmis 
orna  tu  s  y  et  praomiof empi  terna  felici  tati  s  coronatus  :  cum 
Redemptore  yet  Salvatore  noftrojefu  Cbrifio  \  cujus  no- 
men  vicemque  geftare  crederi  s  fne^fine  gì  or  ieri  s  \  Qui 
vivi t ,  et  imperai  Deus  cum  Putre  \  mt  Spirita  Sancii* 
infaculafaculorum  * 

Fatto  queflo  i  Coronanti  ,  gli  diedero  lo  Scettro  >  e  il 
mondo  d'  oro  ,   ftando  anco  egli  inginocchiato  ,  con  dire  • 
Accipe  virgam  virfntis  ,    atqué  Veritatis  ,  qua  inietti-. 
gas  te  ob  noxìum  mulcere  pios  ,  terrere  reprobos ,  enar~ 
rantes  viam  docereyfapjìsmaniwpeiirigere,  difperderefu- 
perbos  ,  et  relevare  bumil.es-  ,  et  apèriat  libi  ofìium  ]efu$joanì  10a 
Cbrifìus  ,  Dominus  nofìer ,  qui  defemetìpfo  ait  ,  egofum^poc.  j. 
ofìium  per  me, fi  quis  irijtrojerit,falvabitur,  qui  efì  clavis1^  4*' 
David^&Sceptrum.Domus  Ifrael^  qui  aperit^h*  nemo  clan» 
dìt ,  Claudi >,  &  nemo  apcrits  fttque  tibì  andar  ,  qui  eduxltTf"  44t 
vindnm  de  domo  carceri  sfedentem  in  tenebri s  ,  &  umbra 
?nortis  &•  in  omnibus  fequi  merearis  eum  ,  de  quo  David 
Tropheta  cecinit  ,  Sedes  tua  Deus  in  facùlum  ,  f acuii  , 
Virga  aquitatis  ,  Virga  Regni   tui  >  &  imitando  ipfutn -Heb.  x* 
diligas  Jufitiam  ,  &  odio  babeas  iniquitatem  ,    quia-* 


14       DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

propterea  unxit  te  Deus  *  Deus  ,  tuus  ad  exemplum  %$• 
iius,  quemante  ferula  unxeyat ,.  oleo  exuttationis  ,  pra 
participibusfuis  JPerJefum  Qhtifimn  Dominum  nojirum^ 
qui  cum  eovivit ,  &  Regnat  Deus  , 

Ilche  detto,  ji  Refi  alzò,  e  fubito  li  fu  cinta  la  fpada, 
e  con  la  vagina»  fu  data  al  Conte  dì  Muro  >,  che  la  portafTe 
avanti  il  Rej  e  cib  fatto,  ciascuno  a  grjdar  cominciò,  Viva 
il  Re  Alfonfo ,  Viva  il  JRe  Alfonfo  >  fra  il  cui  tempo  il 
Cardinale  con  j  Arcivefqovo  accompagnati  con  gli  altri 
Frelari  apparatjjCondufferoilRcilqual  portava  lo  Scettro, 
il  Mondo  nelle  mani ,  e  la  Corona  in  teda  ,  in  mezzo  loro 
due  a!  folio  per  lui  preparato  j  e  fattolo  ivi  federejgli  dif- 
iero quelle  paiole  ♦ 

Sta  ,  &  retine  amodo  locum  tibi  a  Dea  delegai um  per 
autloritatem  omnipotentis  Dei  ,  ò*  per  pra/entem  tradì  ti  o- 
ncm  omnium  fcilicet  Epijcoporum  ,  caterorumque  Dei 
Servorum ,  <£•  quanto  Clero  Sacri  s  41 tari  bus  propinqui o- 
tempro/pi  ci  s  ,  tanto  fi  potentiorem  in  locis  congrui  sbone- 
rem  impendere  memineris,  quatenus  mediator  Dei,  &  ho* 
tni  numi  te  medi atorem  Cleri  ,  &•  plebi  s  in  hoc  Regni  folio 
Confirmer ,  &  in  Regnum  (tternum  fecum  regnare  faciat 
Jefus  Qhrijius  Dominus  nofter  Rex  Regum  ,  é*  Dominus 
Dominantium  .  Qui  cum  Patri  ,  &  Spiri  tu  Sanclo  vivit , 

Dopo  voltatoli  j;'  Arcjvefcovo  verfo  l'Altare  fenza 
Mitra,  intonò  ii  Te  Deum  laudamus .  E  rifpondendo  il 
Coro,  lo  profeguìj  e  finì  ;  e  mentre  fi  cantava quefìo  Inno 
dal  Coro,  il  Cardinale  ,  e  P  Arcivescovo  ti  pofero  in  mezzo 
il  Re,  diedero  feduti ,  finito  poi  il  cantare,  V  Arcive- 
fcovo  fenza  Mitra  ftando  alla  deftra  del  Re  ,  difle  quello 
Verfò  ,  Firmetur  manus  tua  ,  &  exaltetur  dextera  tua  , 
tl,]ujìitia,  et  Judicium  praparatio  Sfdis  tute  •  tf.  Domi- 
fiecxaudi  orationem  meam  .  #.£/  clamor  meus  ad  te  veniaU 
Tfr.  Dominus  vobifcum  .  #.  Et  cumfpiritu  tua  • 

ORE- 


D 


LIBRO    SETTIMO,        ** 

0    R    E    M    V    S. 

,£»/  qui  viclrices  Moyfi  manus  in  orationefirmajìi^  qui 
r  '  quamvis  aiate  languefceret ,  infatigabili '  fanti i tate* 
pugnabat ,  ut  -dum  Amalech  ìnìquus  vincitur  ,  dum  propha- 
nus  nationum  P  opulusfubjugatur  ,  éxterminatis  alienigenisz 
bareditatis  tua  poJJeJJ/o  copiofaferviret ,  opus  manuum  tua- 
rum ,  pia  me  oratìonis  exauditìoné  confirma  :  habemus  ,  C3* 
nos  apud  te  Santità  Pater  Dominum  Salvatorem ,  qui  prò  no- 
bis  manus  fuas  extendit  in  CrUcc  ,  per  quem  etiamprecamur 
alt-ijjime  ,  ut  l  uà  potènti  a fuff rogante  ,  unìver forum  hojìium 
frangatur  impUtas  ,  populufque  tùus  celante  formi  di  ne  ,  te 
Jblum  timere  condifeat .  Per  eumndein  Chrifìum  Dominum~i 
Nofrum  è  ■#.  Amen  * 

0    R    È    M    V    S* 

DEus  inenarrabili  s  au&or  mundi  *  tondi t or  generis  buina» 
ni  ,  Confirmator  Regni  ,  qui  ex  utero  fi  deli  s  amici  tui 
Vatriatcha  noftri  Abraha  praelegìfi  Regem  SaculÌÈ  ptòfu- 
turum  i  tuprafentém  infignem  Regem  hunc  citm  exercitufuo 
p-er  intere  eJJIonem  omnium  Sanclorum  ùberi  benedici  ione* 
locupleta  ì  -é*  in  Solfimi  Regni  firma  Jì abilitate  conne- 
tte i  vifta  eum  per  interventutn  omnium  Sanclorum  ,  ficut 
*vifitajti  Moyfen  -in  rubo,jofue  in  Cafri  s  ,  Cèdonem  in  agro^ 
Sumuelem  Orinitum  in  Tempio  ,  &  Ma  cum  promiffionè ,  & 
fydèrea  benediclionè,  aefapièntta  tua  rore  pdrfunde  <>  quatti 
heatus  David  ex  Pfalterio  Salomon  filius  ejus  te  remune- 
rante percepii  de  Caio  *  Sis  ei  contraacies  Jnimicorum  lori- 
ca i  in  adverfis  balea  ,  in  profperis fapientia  ,  in  Proteo! io- 
ne  ,  clipeus  fempitemus  ;  &  prof  a,  ut  Gentes  UH  teneantfi- 
dem  i  Proceres  y  atque  optimates  fui  habeant  pacem  ,  ditte 
gant  Charitam  ,  abjiìneant  fé  a  cupiditate  ,  loquanturju- 
fìitìam,  cuflodiam,  Veritatem  ,  &  ita  Populus  ifle pullulenU 
coalitus  benedicìtone  Trinitatis^ut fempet  maneant  tripudiane 

tes 


16      DELL'  HTSTORIA  Dì    NAPOLI 

tes  ,  armi s  gaudente s ,  $*  in  pace  Vici ore s .  P*r  Dominum 
NùJìrumJefumChrìJìum  .   #.  ^w^w  . 

Quefta  orazione  finita  ,  tutti  a  federe  ne'  loro  luoghi 
ritornarono  ,  e  nel  defìro  lato  del  Re  ,   nello  fcabello  fede 
D.  Federigo  iùò  fratello  ,  veftito  di  drappo  nero  ,  apprefTo 
fede  D.  Ferrante  Principe  di  Capua  vefiito  di  broccato  fo- 
pra  rizzo  ,  &  alla  finifìra  il  Signor  Virginio  Olino  gran 
Contefìabile  del  Regno   di  broccato  fopra  rizzo  veftito , 
appiefìb  fede  D.  Goffrè  fuo  genero  fimilmente  dell'  ifìeffo 
broccato  vefìito  i  e  prima  che  altro  fi  facefTe  ,  il  Re  chia- 
mò D.  Ferrante  fuo  figliuolo  Principe  di  Capua  ,  e  no- 
minandolo Duca  di  Calabria  ,  li  pofe  il  fuo  Cerchio  Duca* 
le  di  oro  in  tefìa  ,  e  tofto  fé  fpargere  dal  fuo  Teforiero  Ie_^ 
nuove  monete  ,  che  cognare  avea  fatte  a  tal  fine ,  come  fi 
dirà;  poi   1' Arcivefcovo  fi  lavò  lemani,  &  afcefo  nel!' 
Altare  ,  feguì  la  Meffa  fino  alla  Comunione  ,  avanti  la  qua- 
le uno  de  i  principali  Vefcovi  con  la  Mitra  tolfe  la  Pace  , 
&  accompagnato  da  due  altri  Prelati ,  ia  portò  a  baciar* 
al  Re. 

Et  avendo  funto  il  Sagramento  ,  &  il  Sangue  V  Arci- 
vefcovo  ,  il  He  fi  accollò  riverentemente  all'Altare  ,  &  in- 
ginocchiatofi  col  capo  dilcoperto  con  fommeffa  ,  &  intelii- 
gibil  voce,  dilfe  il  Confiteor  Deo>e  detto  il  Metropolitano 
fopra  il  capo  del  Re  il  Mifereatur  tui  ,  &c»  &  Indulgen- 
tiam  ,  &c.  e  fattogli  il  legno  della  Croce ,  comunicò  il 
Ee ,  con  dir  folo  quelle  parole  :  Corpus  D.  N.  &c*  e  bacia- 
togli avanti  la  mano  ,  come  è  il  folito  ,  dopo  l' ifìeflo  Me- 
tropolitano li  die  la  Purificazione  nel  Calice  ;  e  fé  ne  ritor- 
nò al  fuo  luogo  nel  Talamo  ;  e  feguendo  il  refto  della  Mef- 
fa  con  la  Mitra,  fi  lavò  le  mani ,  e  con  una  ifìeffa  concludo- 
ne  con  l' orazione  del  giorno,  diffe  quefia  per  ii  Re  . 

Beus^qui adpradicandum  aterni  Regni  Evangelium^ 
Romanum  Imperium  praparajìi  ;  Pretende  famulo  tuo 
Alphonfo  Regi  nojìro  arma  ccclejìia  ,  ut  pax  Ecclefia  nul- 
la turbetur  tempejìate  bellorum  .  Ter  D.  N*  J.  C  &c . 

Fini- 


LIBRO     SETTIMO,         ir 

Finita  Ja  Meffa,  J'Arcivefcovo  donò  Ja  folenne  benedi- 
zione ,  &  iJ  Re  con  Ja  fua  compagnia  ,  andò  all'  Altare  a; 
baciare  ie  mani  al  Cardinale  ,  &  aJP  Arcivescovo,  &  offer- 
fé  all'  Altare  400.  Sirene  di  oro ,  di  cinque  feuti  I'  una  ,  le 
quali  furono  divife  a  i  Minifìri  della  Melfa  :  poi  Sui  Mae- 
flà  fece  molti  Cavalieri  1  il  che  finito,  fi  Tuonarono  le  trom^ 
be  ,  le  campane ,  &  altri  iftrumenti  con  mirabiJ  gridi  di  tut- 
ta la  moltitudine  ,  che  afibrdiva  il  Mondo  ,  tutti  più  vol- 
te ,  dicendo  ,  viva  il  Re  Alfonfo  !  e  finite  tutte  quefte  ce«> 
rimonie  ,  il  Re  fu  vefiito  di  uno  gran  manto  di  broccato  , 
&  ufcì  di  Chiefa  con  gran  catena  di  Baroni  ,  e  Prelati  ,  & 
afeefo  fopra  un  cavallo  leardo  guarnito  di  gioje  ,  perle  di 
mirabil  lavoro  ,  e  con  la  Corona  Regia  nel  Capo  ,  s*  invib 
verfo  il  Cafìelio  nuovo,  pattando  per  gli  Seggi  con  tal  ordi- 
ne \  Primo  procedevano  i  Naccari  ,  e  Tamburri ,  fopra__* 
i  Cameii  con  gran  quantità  di  Trombette,  Pifari ,  &  altri 
ifìrumenti  muficali  tutti  a  cavallo  ,  e  di  feta  veftiti  con  le 
Eeaii  infegne  ,   fonando  a  vicenda  con  beliifììmo  ordine  • 

Seguiva  poi  una  gran  quantità  di  Dottori ,  Giudici  , 
&  altri  Ufficiali  ;  dopo  andavano  34.  Baroni ,  e  Signori  di 
VafTalii ,  la  maggior  parte  con  vefìe  di  drappo  di  oro  bene 
a  cavallo  :  dopo  j  quali  veniva  un  bel  concerto  di  rifonanti 
Pifari ,  con  altri  iftromenti  muficali  ,  che  all'orecchie  de- 
gli afeoitanti   non  poco  diietto  porgevano  i  Veniva  dopo 
quefti  Francefco  Visballo  Catalano,  Regio  Teforiere  con_j  franta 
due  gran  borfe  di  velluto  violato  avanti  cavallo  ,  piene  dì^C0„VI{" 
moneta  di  oro  ,   di  argento  ,  e  di  rame  5  e  quelle  in  ogni  „i0  Tefaé 
contrada  >  in  fegno  di  giubilo  ,  e  di  allegrezza  in  mezzo  leriera . 
turbe  delie  genti  largamente  buttava:  ove  ogni  volta  dal- 
la moltitudine  fi  udiva  a  gran  voci  gridare  :  Viva  il  Re 
dtfotifo,  viva  il  Re  Alfonfo,  la  cui  moneta  fino  al  ^oMonete 
tempo  fi  è  veduta  andare  in  volta  j  e  quelle  di  oro  erano  di  del  Re 
tre  maniere,  cioè  una  di  valore  di  cinque  ducati ,  chiama-  l4l^nJ^ 
ta  Sirena  ,  che  da  una  parte  avea  la  tetta  dei  Re  coronato 
col  fuo  nome  attorno  ì  e  dall' altra  parte  vi    erafcolpita 
Sum.Tam,V.  C  la 


i8    DELL'HISTORIA  Ùl  NAPOLI 

Ja  Sirena  con  V  ifcrizione,  che  diceva  :  Coronatasi  ut  legit- 
time certetur\  L' altra  era  di  due  ducati,  &  avea  da  una 
faccia  iJ  volto  del  Re  coronato,  col  fuo  nome  attorno  ,  e 
dall'altra  faccia  era  l'Armellina  col  motto  del  Re  Ferrante, 
come  di  fopra  è  detto  :  La  terza  moneta  di  oro  era  di  urt_» 
ducato  con  la  medefima  iraprefa  .  Le  monete  di  argento 
erano  di  tre  maniere,  cioè  coronati  di  grana  ti.  che  erano 
di  due  forte  ,  il  primo  avea  da  una  faccia  la  Croce  di  Geru- 
falemrae  con  il  nome  del   Re  attorno,  e  dall'  altra  faccia 
era  l'effigie  del  Re  fedente  in  Maeftà,il  quale  avea  dalla  fua 
defìra  un  Cardinale  ,  e  dalla  finiftra  1'  Arcivefcovo  ,  che  lo 
coronavano  ,  con  tale  ifcrizione  attorno  ,  Coronatus  quia 
legitime  certavit .  L'altra  moneta  era  di  fimi!  valuta  ,  co- 
me fi  è  detto  ,  che  da  una   parte  fi  fcorgeva  1'  effigie  del 
Re  fedente  in  Maeftà  con  lo  Scettro,  e  Mondo  nelle  ma- 
ni ,  col  Cardinale  ,  &  Arcivescovo  che  il  coronavano  con 
quella  ifcrizione  %  Manus  tua  Domine  coronavit  ,  &  unxit 
me:  Dall'altra  era  San  Michel  Arcangelo  con   ia  lancia 
che  feriva  il  Dragone  ,  che  gli  era  fotto  i  piedi   con  tale 
ifcrizione,  Alphonfus  II,  Dei  grati  a  Rex  Si  ci  lice  Hieru- 
falem  ,  et  Ungarici?  ,  l'altra  era  di  cinque  grana  ,  qual  fi 
nominava  Armellina,  coll'ArmeUino  fcolpito  ,  e  col  mot- 
to che  già  fi  è  detto  della  moneta  del  Re  Ferrante  ,   e  dal- 
l'altra  faccia   avea  l' infegne  Aragonefe  col  nome  del  Re 
attorno.  L'  ultima  moneta  era  di  rame  nominata  Caval- 
lo ,  perchè  da  una  faccia  era  fcolpito  il  volto   del  Re  col 
fuo  nome  attorno,  e  dall'altra  era  un  cavallo  contale 
ifcrizione  attorno  ,  Mquitas  Regis  ,  lati  ti  a  Populo  .  Del- 
ie quali  monete  di  argento  ,  e  di  rame   ne  fono  al  prefente 
alcune  in  mio  potere  ferbate  .  ApprefTo   il  fuddetto  Te  fo- 
riero feguiva  la  gran  Guardia  del  Re  con  gran  copia  di  Scu- 
dieri a  piedi  con  gippone  di  raio  verde  ,  e  cappotti  di  da- 
mafeo  lionato  :  dopo  quefìi  venivano   gli  Eletti  delia  Cit- 
tà con  belliffimo  ordine  veftiti  con  robboni  di  Velluto  Cre- 
mi fino  ,  foderati   di  tela  d'oro,  bene  a  Cavallo  ,  innanzi 

de' 


LIBRO    SETTIMO.  f  9 

de' quali  andavano  a  piedi  12.  Portieri  veftiti   di  feta  del- 
la livrea  di  Napoli,  con  baffoni  aurati  nelle  roani*  apprettò 
feguivano  cinque  principali  Baroni  ben  a  cavallo,  quat- 
tro de'  quali  erano  veftiti  di  broccato  d'  oro  ,  &  uno  di  fe- 
ta ,  dai  quali  erano  portate  alcuni   pezzi  delle  regali  inte- 
rne ,  e  ciascuni  di  etti  avea  attorno  quattro  ftaffieri  vediti 
di  feta  di  bellifiìma  ,  e  differente  livrea  \  Il  primo  de'qua- 
Ji  era  il  Conte  di  Brienza ,  che  portava  lo  ftendardo  Reale, 
Il  fecondo  era  Raniero  Galano  che  portava  lo  feudo  di  ar- 
gento ,  11  terzo  era  il  Marchete  di  Martinez  ,  che  portava 
T  elmo  di  argento  ,  11  quarto  era  il  Conte  di  Muro,  ve- 
ftito  di  drappo  di  feta  ,   che  portava  la  fpada  ignuda  guar- 
nita di  oro  ,  e  di  preziofe  gemme,  Il  quinto  era  il  Conte 
di  Maddaloni  con  il  Mondo  d'oro  tutto  gemmato  *,  appref- 
fo  veniva  il  gran  Cancelliere ,  il  quale  portava  lo  Scettro 
reale  di  oro  lavorato  ,  e  gemmato:  dopoi  feguivano  due 
Sinifcalchi  veftiti  di  drappo  di  feta  ,  &  a  piedi  gran  molti- 
tudine di  Paggi, &  altri  uomini  della  Corte,  veftiti  di  drap- 
po di  oro  ,  e  di  feta  :  dopo  cavalcava   Sua  Maefla  ,  fotto 
un  ricco  baldacchino  di  broccato  con   le  Reali  infegne  ,  e 
con  altre  belle  imprefe  dai  feguenti  Cavalieri  fofìenuto  , 
cioè  Virginio  Orlino  gran  Contefìabile  ,  Alfonfo  di  Avolos 
Marchefe  di  Pefcara  gran  Camerlingo  ,  il  Conte  di  Fondi 
gran  Protonotario  ,  il  Conte  di  Potenza  gran  Sinifcalco  , 
Antonio  Piccolomini  Duca  dì  Amalfi  gran  Giuftiziero  ,  e 
Bernardino   Villa  Marino  gran  Ammirante  ,  i  quali  anda- 
vano tutti  con  velie  Ducali   di  Scariato  ,  con   berrette  del 
fimile  drappo  foderato  di  Vajo  ,  al  freno  dei  Cavallo  rea- 
le ,  &  alla  ftafla  andavano  altri  degniifimi  Signori  ,  dietro 
andava  il  Maeftro  di  Stalla  con  vefte  di  drappo  di  oro  fo- 
pra  un  fuperbo  Cavallo  con  quattro   paggi  del  Re  ,  attor- 
no i  quali  cavalcavano  bellifìimi  Cavalli  morelli  ,  con  for- 
nimenti Reali  i  feguiva  poi  Don  Federico   fratello  dei  Re 
con  il  Duca  di  Calabria,  con  i  quattro  Ambafciadori  gì* 
detti  di  fopra  ;  dopo  veniva   Don  Goffrè  Borgia  con  due 

C     z  Vefco- 


tó      DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Vefcovi ,  e  tre  Cavalli  menati  a  mano  di  gran   bellezza, 
con  fornimenti  di  gran  valore  .  Seguiva  poi    numero  infi- 
nito   di    Cavalli  ,  Gentil'  uomini  ,  e  ricchi   Cittadini  , 
tutti  bene  a  cavallo  ,  afcendeva  tutta  la  Cavalcata  al  nu- 
mero di  dieci  mila  perfone  ,  e  più  j  e  pattando  il  Re  per 
avanti  la  Chiefa  di  S.  Agoftino  ,  Gio:  Carlo  Tramontano» 
Maefìro  della  Regia  Zecca  avendo  fatto  fotto  una  delle  fi- 
nefìre  del  Palazzo  della  detta  Pegia  Zecca  i'Imagine  d'Or- 
feo con  la  lira  ,  che  con  grande  artificio  fonava  ,  &  avea  le 
fiere  ,  e  li  falli  che  lo  guardavano  ;  e  teneva  anco  un  Cor- 
no di  divida  ,  il  quale  al  pattare  del  Re,  il  Corno  con  gen- 
til' artificio  sbottò  molte  monete  fopra  al  Popolo  ,  di  oro  , 
e  di  argento  ;  la  maggior  parte  di  ette  furono  Armelline  ia 
grandifiima  abbondanza,che  parve  una  gran  pioggia  .  Giun- 
to poi  il  Re  nel  Cafìel  Nuovo, fu  dato  fuoco  al  gran  numero 
dell'artiglierie  ,  che  fu  fiupenda  cofa  ad  udirle  j  e  per  tutte 
Je  CafìeJie  ,  e  cafè  della  Città  fi  ferono  copiofi  luminarj  5 
intanto  che  la  Coronazione  di  quello  Re  fuperò  ogn'  altro 
Re  Napolitano  :  e  compiute  le  cerimonie   della  Coronazio- 
ne, tutto  quel  giorno,  &  il  feguenie  ancora  fi  flette  in  fefìa, 
giuochi ,  e  tornei.  Poi  il  Cardinal  Monreale  ritornb  in  Ro- 
ma ,  ben  regalato  dal  ke  Alfonfo  j  rimanendo  in  Napoli» 
Don  Goffrè  con  la  fpofa  ,  il  quale  vi  dimorò  alcuni  mefi  • 
Ma  perche  ogni  giorno  fi  udivano  i  preparamenti  grandi  del 
Re  di  Francia  contro  il  Regno  di  Napoli  ,  il  Re  Alfonfo  an- 
corché aveffe  il  Dottor  Antonio  di  Gennaro  Ambafciador 
in  Milano,  vi  mandò  anco  Ferrante  di  Gennaro  fuo  fratello 
ad   efortar  Lodovico  il  Moro  ,  che  non  voleffe  alla  venuta 
àe\  Re  di  Francia  confentire  :  Fé  perciò  anco  molte  prepa- 
razioni nella  Città, &  in  altri  luoghi  del  Regno,ove  più  par- 
ve bifogno  ;    e  tra  V  altre  fé  una  fortezza  fopra  il  Porto  di 
Eaja  per  djfenfione  di  Pozzuolo,la  quale  in  fin'a'noftri  tem- 
ere/fi»   P*  A  vec^e,  e  fi  chiama  il  Cartello  di  Baja  ;  e  defiderofo  ave- 
dì  Baia  re  qualche  ajuto  dal  Papa  ,  cercò  abboccarli   feco  ,  in  tan- 
edijìeato.  t0  cne  ne]  gfte  fa  Giugno  dell'  anno  ifteffo,  il  Pontefice  con 

la 


LIBRO    SETTIMO.        xr 

Ja  fua  guardia  ,  e  tre  Cardinali,  cioè  Giorgio  Portuofb 
Vefcovo  di  Ulisbona,  Giuliano   Romano  titolato  di  San 
Giorgio  ,  e  Cefare  Valenziano  figliuolo  di  eftb  Papa  tito- 
lato di  S.  Maria  Nuova  ,  venne  a  Vicovaro  ,  ove  anco  fi  ri-      . 
trovò  il  Re  Alfonfocon  molti  Baroni,  e  con  mille  foldati,  nunt9 
nel  cui  luogo  iJ  Papa  con  il  Re  fletterò  tre  giorni ,  e  fi  con-  del  pafs 
clufe   lega  tra  elfi  ,  e  i  Fiorentini  contro  il  Re  di  Francia*,  'Affa 
qual  lega  poi  fi  rifolve   in  fumo  ,  perchè  il  Re  di  Francia 
calò  tanto  potente  ,  che  ciafcuno  li  fé  ampia  ftrada  . 

Qui  contiene  dir  la  cagione  ,  che  molle  Lodovico  il  uApi 


Moro  a  chiamar  il  Re  di  Francia  all'  acquifto  dd  Regno  di  a  Mero' 
Napoli  ,  del  che  fi  è  detto,  che  fu  gran  cagione  della  mor- '  *  ^ 
te  del  Re  Ferrante  Primo  5  però  ritrovandofi  effo  Lodovi- 


co Governator  di  Milano  ,  come  Tutore  di  Gio:  Galeazzo  r.        , 
Sforza  fuo  Nipote  ,  figliuolo  di  Galeazzo   Maria  fuo  fra-  Galeazzo 
tello,  amendue  figliuoli  de]  Duca  Francefco  ,  e  per  la  fua_a  sJ°r*a> 
ambizione  gli  rincrefciva  iafciar  quel  Governo  :  e  fé  bene  jJl^no 
il  Nipote  era  di  anni   24.  lo  teneva  di  tal  modo  oppreffo  , 
che  il  povero  Giovane  non  avea  animo  di  mofìrar  con  fat- 
ti ,  ne  anco  con  parole  di  efter  Duca  di  quello  Stato  '-,  Avea 
quefìo  Giovane  per  moglie  Ifabella  di  Aragona,  figlia  del 
Re  Al  fon  fo   Secondo,  la  quale  efTendo  generofa  Signora  , 
fìon  potendo  fofFrire  che  il  marito  in  quella   vita  più  che_j 
privata  viverle  ;  più  volte  al  Re  Ferrante  fuo  Avo  ,  &  Al- 
fonfo  fuo  Padre  ne  die  ragguaglio  ,  acciò  qualche  efpedien- 
te  fi  pigliafiTe  fopra  tal  fatto  •,  I  quali  più  volte  deliramen- 
te Lodovico  fuo  Tutore  ne  ammonirono  :  Ma  egli,  che_j  _  ,   . 
del  tutto  bramava  farfi  Signore  afloluto  di  Milano  ,  poco  sforza 
dì  ciò  fi  curava  j  e  fperando  avere  il  fuo  intento  con  tenere  chiama 


Re 


il  Ke  Ferrante  occupato  nelle  Guerre  ,  chiamò  all'  acqui- 5;*/,.* 
fio  di  Napoli  Carlo  Re  di  Francia,  il  quale,  come  erede  del* da  all' 
Ja  famiglia  Angioina,  vi  aveva  gran  pretendenza  (  ficcome ^"^ff 
è  detto  di  fopra  )  Carlo  ancora  effendo  follecitato  fovente  >/. 
dal  Principe  di  Salerno  *,  quale  come  fi  è  detto  ,  appretto^'*,  s- 
lui  fi  ritrovava 5  rifoluto  dunque  di  far  tale  Iroprefa,  aven  55&"*' 


QO       taf»  3. 


zz     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

do  fatto  un  grandifllmo  apparato  di  Guerra  nel!'  Autunno 
1494.  in  perfona  potentiflìmo  calò  in  Italia  5  e  per  mare  fé 
condurle  in  Genova  quantità  grande  di  Artigliane  di  tan- 
r^rr/^;ta,  e   tal  grandezza  ,  che  già  mai  Italia  le  fi  no  ile  vedute 
origine    avea  ,  Quefìa  peflìma  pefìe  di  Artegliarie  ebbe  ilfuoori- 
J3é?«    gine  in  Germania  ,  ritrovata  da  un  Alchimifìa  Tedefco 
intorno  l'anno  1369,  &  in  Italia  la  prima  volta  pofìa  in 
ufo  da'  Veneziani  nella  guerra  ch'ebbero  con  i  Genovefi 
Lodovico  J*  anno  1380.  Ma  ritornando  a  Lodovico  Sforza  ,  dico  che 
perchè     la  cagione  di  efler  egli  chiamato  il  Moro,  non  fu  per  con* 
Piumato10  ^e*  ^u0  bruno  colore  che  tal  era  ,  ma  per  rifpetto  del- 
Moro.     J'Imprefa  dell'Albero  Celfo  ,  detto  latinamente  Moro  ,  per 
che  dimora  più  di  ogni  altro  a  mandar  fuora  le  fue  foglie  j 
quale  Albore  ,  egli   per  fuperbia  portava  ,  fignificando  la 
fua  Prudenza  ,  ch'egli  diceva  in  lui  regnare  ;  Che  fiecome 
albore     queir  Albore  per  naturai  fuo  Minto  all' ora  comincia  a_s 
deicei/o  fiorire,  &  a  mandar  fuori  le  frondi  ,  e  frutti  ,  quando  la 
ma***'  Cagione  dell'  anno  e  firmata  al  caldo,  che  più  non  ha  paura 
di  tempefìa  ,  così  ,  diceva  egli ,  aver  fatto  che  all'ora  fi  era; 
Lodovico  fc°verta  a  pretendere  il  Ducato  di  Milano  ,  che  di  ragio- 
sjorza     ne  a  lui  diceva  appartenere,  e  non  a  Giovanni  Galeazzo 
ìegntì-    fu0  Nipote  5  quando  conobbe  non  potergli  fcampar  dalie 

inamente  .     r.  ,*  ,  •      r       •      .rr  •  t_        r      J 

pretende  mani  :  la  qual  pretendenza  era  in  ratti  affai  ben  tondata  in 
hjiato  Jure  ,  concionacene  quella  è  una  vera  fpofizione  legale  , 
ill*~  che  fé  un  uomo  che  ha  la  fua  moglie,  e  figli  nati  da  quella  , 
conquida  dopo  alcuno  Stato  ,  o  Regno,  &  allora  genera 
un  figliuolo,  la  fuccefiione  di  quello  Stato  non  fi  deve  ai  fi- 
gli primi  nati  per  conto  della  primogenitura  ,  ma  fi  deve 
al  nato  dopo  tal  acquifìo  ,  E  perchè  nel  tempo  che  Fran- 
cefeo  Sforza  acquifìò  il  Ducato  di  Milano, era  già  nato  Ga- 
leazzo Maria,  che  fu  padre  di  Giovanni  Galeazzo  ,  e  Lodo- 
vico nacque  dopo  V  acquifìato  Dominio,  ne  feguita  che 
dovea  legittimamente  fuccedere  Lodovico  ,  e  non  Galeaz- 
zo .  Nell'anno  poi  1466.  morto  il  Duca  Francefco  gli  fuc- 
ceffe  Galeazzo  Maria  fuo  primogenito  ,  il  qual  viffe  fino  al- 
l'an- 


no 


LIBRO    SETTIMO.  *3 

Panno  1476.  e  morendo  Jafciò  tutore  di  Giovanni  Ga- 
leazzo fuo  figlio  eh' era  di  anni  9.  iJ  detto  Lodovico  fuo 
Fratello,  e  Zio  del  figliuolo  ,  il  quale  venuto  nella  pre- 
tendenza  già  detta,  fi  feoverfe  capital  nemico  di  tutta  Ca- 
fa  di  Aragona  ,  li  cui  progredì  nel  fuo  luogo  diremo  .  In 
tanto  venuto  Cario  He  di  Francia  in  Italia,  fu  a'14.  di  Ot-  Carlo  in. 
tebre  dell'  anno  predetto  ricevuto  in  Milano  da  Lodovico  p'*'^ 
con  fefta  ,  &  applaufo  grandifiìmo;  &  il  feguente  giorno/»  mìu- 
entrò  nel  Cafìello ,  e  vifitò   il  Duca  Giovanni  Galeazzo  *°* 
eh'   era  ammalato  nel  letto  ,  ove  anco   ritrovò  Bona  fui 
Zia,  e  Madre  di  Gios  Galeazzo  ,  la  qual  era  forella  di  fua 
Madre ,  amendue  figli  di  Lodovico  Duca  di  Savoja  :  & 
avendo  il  Re  dette  alcune  parole  piene   di  amorevolezza  al 
Duca  fuo  Cugino  ,  &  a  fua  Zia,  fi  licenziò  -,  &  il  feguente 
giorno  fi  partì ,  feguito  dal  Moro  alla  volta  di  Piacenza-*  * 
SuccefFe  poi  ali!  21.  dell'  ideilo  mefe  ài  Ottobre  che  mori  ^orte  dì 
il  Duca  Gioi  Galeazzo  il  Martedì  all'  otto  ©re,  e  fu  da  tut.  G/V.  Go- 
ti creduto  efTere  fiato  avvelenato  da]  Moro  fuo  Zio  ,  e  la-  len22°  , 
fciòlfabella  fua  moglie  con  tre  figli,  cioè  Francefco  di  an-  ^illyt0[ 
ni  cinque,  Bona  di  anni  tre  •>  e  Ippolita  di  mefi  io.  Intefa  1494* 
da  Lodovico  la  morte  dei  Nipote  ,  con  grandifiìma  fretta 
ritornò  da  Piacenza  in  Milano  5  e  fatto  chiamare  nel  Ca- 
mello tutti  i  Gentiluomini  ,  e  Primarj  di  Milano  ,  fé  loro 
una  lunga  orazione,concludendo,che  Francefco  figliuol  del 
morto  Duca  per  la  poca  età,  per  molti  anni  non  poteva  ef- 
fere  abile  a  reggere  quello  Stato;e  che  avendo  effi  per  lunga  ^. 
fperienza  conosciuto  la  fua  integrità  ,  &  amorevolezza,  do-  ifabeiu 
veliero  accettare  lui  per  vero  Duca  j  tanto  più  che  a  lui  le-  D^chefa 
gittimamente  fpettava  per  molte  ragioni  ,  che  fpiegate  gli  , ; 
aveva  :  finalmente  fu  da  tutti  accettato  ,  e  gridato  Duca  , 
e  con  queJP  applaufo  egli  tofìo  cavalcò  ,  &  andò  alla  Chie- 
fa  Maggiore  con  tutti  quei  Signori  ,  ove  fattofi  le  folite_s 
cerimonie  ,  ritornò  nell'  iftefTo  modo  a  cavalcare  per  tutta 
la  Città  ,  e  fu  in  ogni  contrada  gridato ,  e  falutato  Duca 
con  fella  grandiffcma  3  e  ritornato  io  Cartello,  ordinò  P  efe- 

quie 


no 


*4      DELL9  HI  STO  RIA  DI  NAPOLI 

quie  del  Nipote  ,  iJ  quale  nella  feguente  mattina  fu  con 
trecento  torcie  ,  e  con  tutta  Ja  Chierifia  portato  a  fepellire 
nella  Magior  Chiefa  veflito  di  broccato  di  oro  ,  e  con  bir* 
retta  Ducale  ,  e  con  Jo  fcettro  alla  defìra  ,  e  te  fpada  nella 
lìnifìra  j  e  dopo  che  fu  tenuto  tre  giorni  fopra  Ja  Terra,. fu 
onorevolmente  fepoko  appretto  i  fuoi  predeceftbri  dentro 
una  gran  caiTa  ,  coverta  di  broccato  ,  ove  poi  furono  pò-» 
fìi  li  feguenti  Epigrammi . 

Dux  Pater  enfe  perii ,  rapuit  me  dira  Veneni 
Sorbi  ti  0  ,  qua  Dux  tertius  arte  cadit  ; 

Debuerat  natus  ligurumfuccedercfceptro 
Comprimat  exardens  hoc  Jovis  ira  nephas  § 

Che  in  volgar  così  dice. 

Cadde  di  farro  il  "Padre  mio  gran  Duce  t 
Empio  veleno  a  me  tolfe  la  vita  , 
A  morte  il  terzo%rte]ìmil  conduce  % 
Che  lafucceJJJon  V  ha  probi  bit  a 
Di  Genova  \  così  pojfa  punire 
U  ira  del  Ciclo  il  federato  ardire  9 

Dux  ligurum  pater  hic  ferro ,  natufque  veneno 
Morfque  reum  fequi tur  primum^mox  fata  fecun* 
dum  • 

Li  quali  ridotti  in  volgare  ,  così  fi  leggono  • 

Di  Genovefi  Duce  il  Padre  uccife 

Ferro  ,  e  7  figliuolo fuo  crudel  veleno  ; 
Il  primo  error  ,  r  altro  dejtin  conquife  . 

La  Dncheffa  Ifabelia  di  Aragona  fconfolatifiima  del- 
h  morte  ed  fuo  caro  marito  ,  fi  ritirò  con  li  figli  ,  e  con  la 

Duchef- 


LIBRO    SETTIMO,  »; 

Ducheffa  vecchia  in  uno  appartamento  neJJ'ifìefTo  Cafìello: 
ma  non  vi  flette  moito  ,   perchè  il  Moro  ia  dilcacciò  con  le  tt*t*M 
due  figliuole  ,  e  fenza  reftituir  li  centomila  ducati  che  por  fa^r^f% 
tò  di  dote  al  marito  ,  ritenendofi   appretto  di  fé  i  1  tuo  ni-  Maavo,  e 
potino  Francesco  ,    il  quale  non  moko   dopo  mori  >  &  ria  v' ::e  in 
bella  quafi  nuda  con  le  due  figliuole  fi  conduce  in  Napoli  > 
e  buttandofi  ai  piedi  del  Padre  ,   n'  ebbe  il  Ducato  di  Bari . 
in  luogo  della  perduta  dote  ,  augnandoli  anco  per  fua  abi   yu 


JCCtnio 


tazione  il  Gattello  di  Capuana  .  E  ritornando  ai  he  Allori   trance- 
fo  ,  ii  quale  tra  gli  altri  preparamenti  ,  che  fatti  aveva  ,  fu^'°  ^or" 
un' armatadi  64   Vafcelli   cioè  34.  Galere  ,  due  Fufte ,  4.' 
Galeoni  ,  4.  Navi  ,  &  20.  Bregantini   ben  forniti  di  folda- 
ti  ,  Artegìiarie  ,  e  monizioni  ,  della  quale  fé  Capitan  Gè-  Je°dli 
nerale  Don  Federigo  luo  fratello  ,  e  lo  mandò  verfo  Geno   Re  M» 
va  j  e  dell'  esèrcito  per  Terra  fé  Generale  Don  Ferrandino^** 
Duca  di  Calabria  fuo  Figliuolo  ,  con  la  guida  però  di  Vir- 
ginio Or-fino  gran  CfcntefiabiJe  .  Nicolò  Orlino  Contedi 
Pirignano,  e  Giovan  Giacomo  Trivulfi  Milanefe,  Capita- 
ni firenuifTirni ,  e  lo  mandò  nella  Romagna  a  refifier  alia 
irangua.-dia  del  Re  Francefe  :  e  giunto  a  Bert inoro  ,  fé  una 
gran  battaglia  con  Monfìgnor  di  Obegni  Capitan  Francefe, 
rimanendo  gii  Aragonefi  perditori  $  ij  che  inrefo  dal  Re 
«Alfonfo  ,  ordinò  aj  figliuolo,  che  mandafle  i'efercito  a  Ca- 
pua  &  egli  ne  andarle  in  Roma  a  ritrovar  il  Cardinal  Afca- 
nio  Sforza  fuo  Zio,  che  inlìeme  ragionaffero  ai  Papa  ,  come 
fcrive  il  Ferrari,  che  non  avendo  da  lui  avuto  quel  foc 
corfo  che   fperato   ne  avea  ,  almeno  ne  aveffe  con  figlio  di  JtZonìo 
quel  che  far  fi  doverle  :  IJ  Papa  che  fi  vedeva  il  Re  France-  Ferrari . 
fequafi  su  le  porte  di  Roma,  avendo  bene  il  negozio  rumi- 
nato con  il  detto  Cardinal  Afcanio  ,  diede  la  rifpofta   'm^Conjtglh 
ifcritto  ,  fuggellata,  &  era  quella  ;  che  fé  il  Re  voleva  *%'%** 
che  il  fuo  Regno  non  ufcilTe  dalla  fua  Cafa  *  dovelTe  rinun-yUyò  //. 
dare  al  fuo  figliuolo  D.Ferrandino  >  aitrimente  né  egli, 
ne  il  figliuolo  ne  farebbe  padrone  :  ma  prima  che  ii  Papa 
delle  licenza  al  Duca  ,  avendo  nella  mattina  di  Natale  ce- 
Sum.Tom.V*  D  lebrata 


t6      DELI/HISTORIA  DI  NAPOLI 

^J^r^- Jebrata  *a  Metta  ne^a  ^ua  Cappella,  chiamò  a  fé  il  Duca  ,  e 
Tapa  cm  H  potè  in  tefta  una  biretta  di  velluto  fodarata  di  Vajo  ,  con 
T errante  un  rivolto  delf'ifleiTo  vajo  ,e  li  cinfe  Jà  fpada,  inveendolo 
CaUbrfa. de*  Ducato  di  Calabria  ,   per  farlo  legittimo  fucceffbre  del 
'  Regno  ,  con  fintili  parole  l'uno  ,  e  l'altro  lagrimando  .  Du- 
ca ,  figliuol  noftro  cariamo  andate  ,  e  ftate  di  buona  voglia, 
che  tenemo  fperanza  dell'eterno  Iddio  che  ci  ajuterà  ,  e^» 
dandogli  la  benedizione  ,  fé  gli  ofFerfe  in  ogni  fua  occor- 
renza ,  il  Duca  baciato  che  l'ebbe  r  piedi,  tolfedal  Papa  li- 
cenza ,  t  montato  a  cavallo,  con  il  gran  ContelìabiJe  ,  il 
Conte  di  Pitigliano,  &  altri  Capitani,  nell'ultimo  di  De- 
cembre  del  1494*  come  feri  ve  il  Guicciardini  ,  e  con  1  yoo. 
Guicctar* foldati  che  feco  avea  ,   con  gran  fretta  ritornò  in  Napoli  ^ 
diw  .     ©ve  attefe  col  Padre  a  fare  grandiffimi  preparamenti*  Letta 
che  ebbe  il  Re  Alfonfo  la  rifpofta  del  Papa ,  ne  rimale  am- 
mirato; ma  quando  in  tefe,che  il  Re  di  Francia  contra  voglia 
di  Sua  Santità  era  entrata  in  Roma  ,  fi  giudicò  inferiore  di 
forze  a  refifìer  ali*  empito  Francefe  5  e  conofeendo  anco  che 
per  fua  afpra  natura ,  da'  Popoli ,  da'  Baroni  del   Regno 
molto  odiato  era;  determinò  efeguire  il  configlio  del  Papa, 
e  del  Cardinal  Afcanio  fuo  Cognato,di  rinunciar  al  figlio  il 
Regno  ,  il  quale  per  gli  fuoigentiiiflimi  cof/umi,  da  tutti 
^rifutt-  amato> t  defiderato  era; laonde  a*  ai,  di  Gennajo  del  1491» 
tiati' Re*  lo  chiamo  a  se  nel  Cafìello  nuovo  ove  abitava  ,  &  infieme 
gno  ai  fi-  ja  Regina  Giovanna  fua  Madrigna,dicendogli  quanto  di  fare 
*/wi"   rifbluto  avea  ,  per   volere  adempire  un  fuo  voto  fatto  già 
per  molti  anni  addietro  di  ritirarli  a  vita  Religiofa  con  i 
frati  del  Monafìero  di  Mazzarain  Sicilia ,  ove  determinato 
avea  di  finir  la  vita,  &  il  Regno  rinunciarlo  ad  elfo  figliuo- 
lo,fperando,che  farebbe  miglior  fortuna,  che  egli  avuto  non 
avea  .  Allefue  parole  il  Duca  con  la  Regina  li  furono  a  pie- 
di,pregandolo  con  infocate  lagrime  che  ciò  far  non  dovertet 
ma  egli  dimoflrandolo  con  profonde  parole  ,  che  la  neeeflì- 
tà  lo  (ìringeva  cosi, per  falvar  fua  anima,come  per  confervar 
il  Regno  a'  fuoi  Poderi:  il  che  detto,   tacque  ogni  uno, 

e  nel- 


LIBRO      SETTIMO.        %7 

«  nella  fegucnte  notte  il  Re  fé  ne  pafsòcon  tutte  le  Aie  più 
prtz.oie  cofe  nel  Cartello  dell' Ovo  ,  acciò  tulle  più  fpedi- 
toal  partirli  da  Napoli  ;  e  neJJi  23  dell'  iftt-lio  mele  per 
pubblico  iltromento  nel  detto  Cafìeilo  dell'Uvo, rinunciò  il 
Regno  al  ino  figliuolo  Ferrandmo,Uucadi  Calabria, e  Vica- 
rio Geneiaie  del  Regno  ,  il  quale  non  paliava  24  anni* 
Quai  rinunza  fu  fatta  con  tutte  le  iòlennità  ,  e  claulole 
opportune  ,  e  biiògnevoli  ,  ove  intervennero  per  te/timonj 
gi' infraicritti  ,  D.  Federico  di  Aragona  Principe  di  Alta- 
mura  fuo  fratello  ,  l'Eccellente  Signor  Pafcafio  di  Arca- 
lon, Conte  di  Alife,Ecceilente  Signor  Alberico  Carafa  Con- 
te di  JVlarigliano  ,  V  Eccellente  Signor  Marino  Brancaccio 
Contedi  Noja,il  Signor  Antonio  di  AJeffandro  Vice  Pro- 
tonotario,  il  Signor  Giulio  di  Scoviatis  Luogotenente,* 
della  Regia  Camera  il  Signor  Andrea  di  Gennaro  ,  il  Si- 
gnor Giovanni  di  Sanguine,  il  Signor  Antonello  di  Serico, 
detto  Picciolo  ,  il  Sgnor  Luigi  di  Cafal  Nuovo  ,  Secreta- 
rlo 5  E  fìipulato  che  fu  1'  lftromento  ,  il  Re  mandò  lettere 
per  tutte  le  fue  Terre  ,  dicendo  voler  andar  in  Peregrinag- 
gio ,  e  che  avea  Jaiciato  il  Regno  al  figliuolo  j  e  Ji  pregava 
che  l'omaggio,  che  a  lui  giurato  a veano  ,  lo  giurafTero  ai  fi- 
gliuolo, a  cui  fi  apparteneva  elfo  Regno  5  Poi  ritiratofi  nel 
Monifterodi  Monte  OJiveto,vi  flette  alcuni  giorni;  &  aven- 
do fatto  imbarcare  fopra  cinque  Galere,  due  bregantini  ,  & 
una  fufìa  ,  le  co  fé  fue  più  care  ,  con  gran  quantità  di  dena- 
ri ,  che  in  tutto  valer  poteano  da  trecento  cinquanta  mi- 
la feudi;  Alii  tre  di  Febbrajo  fi  partì  dal  CafielJo  dell'Ovo, 
da  ove  andatofene  a  Mazara  in  Sicilia,  eh'  era  della  Regina 
Giovanna  fua  matrigna  ,  &  ivi  ritiratofi  ad  una  di  vota  ,  e 
e  fanta  vita  in  minor  termine  di  io.  mefi  finì  i  fuoi  gior  M)rtedel 
ni.  Imperciocché  divenuto  quafi  ettico  ,  li  fopraggiunfe.J*  ^- 
una  poltema  su  una  mano  ,  &  alli  19.  di  Novembre  1495  JniJ" lI' 
morì  ,  avendo  villuto  anni  47.  &  14.  giorni  ,  e  regnato 
un  anno  meno  due  giorni,  aJIì  2 1 .  poi  del  detto  fu  con  rea- 
li efequie  ftpoito   nella  Maggior   Chiefi  di  MefTma  in  un 

D     z  bel- 


28      DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLT 

belliflìmo  Sepolcro  con  li  due  feguenti  Epitaffi  latini. 
Alphonfum  Li  buina  diìifugis  arma  gerenteni 
Moxpofitis  quanam  gloria  ì  fraude  necas  . 

Che  in  volgare  dicono  così  • 

Lungo  Morte  crudel  tempo  fuggi  fi 
Alfonfo  armato  ,  or  eh*  ei  depone  V  armi  , 
Con  frodi  ecciti  ,  indi  che  gloria  acquijìi  . 

IJ  fecondo  Epitaffio, 

Arripuere  mihi  Regnum  mihi  Juppiter  ,<&  Mars 
Bella  gerent  terris  nate  repelle  Duces  . 
A  fi  ego  teiìa  Deum  propero  ex  hac  urbe  pulleris  • 
Decietùm  è  calo  vel  tibi  regna  dabunt  • 
In  volgare  dice  . 

W  ban  tolto  il  Regno  ,  a  me  fa  guerra  Giove  9 
E  Marte  in  Terra  ,  o  figli  i  Duci  Infidi* 
Caccia  via  ,   che  a9  celejii  tetti  muove 
L'  ali  lo  Spirito  mio  da  quejii  lidi  . 
Scacci  errante  \  ma  fé  virtù  /'  ingegni 
Cpr^r farai  ripojìo  ne'  tuoi  Regni  . 

Di  quanto  portò  il  Re  AJfonfoin  Sicilia  non  vi  fu  tra- 
vato più  dopo  Tua  morte  che  i  yo.  mila  ducati  di  contanti , 
e  5*0.  mila  di  oro,  quali  ai  Re  Ferrante  fuo  figliuolo. porta- 
^r%    lì  ^urono  *  ^u  anco  detto  1  che  la  rinunza  del  Regno  fatta 
pwxza      ^    ^e  alfonfo  al  figliuolo  ,  non  fu  tanto  per  il  configho 
fatta  dal  datogli  dal  Papa  ,  e  dal  Cardinale  Sforza  ,  come  di  fopra 
Mfrv.   e  ^ett0  »  ma  Per   J°  gràndiflìmo  fpavento,  che  prefo  avea 
della  novella  che  gli  reco  il  fuo  Medico ,  a  cui  io  fpirito  dei 
Re  Ferrante  fuo  Padre, difle.efTergJi  apparfo, dicendogli  com 
minacciofe  parole,  che  da  fua  parte  diceffe  al  Re  Alfonfo  » 
che  non  fperafle  di  refifìere  a)  Re  dì  Francia,  perchè  la  Pro- 
genie   Aragonefe  il  Regno  perder  doveva  ,  e  per   le  loro 
enormità  effer  efìinta  ;  il  perchè  fi  potrebbe  giudicare  ,  che 
ti*'**     parte  tufferò  fiate  quelle  ufate  contro  li  Baroni  del  Regno 
•*t-  4-    dal  detto  Re  Ferrante  a  peifuafione  di  effo  Alfonfo?  Fu  dun- 
que 


LIBRO    SETTIMO.  29 

quequefto  Ke  Alfonfo  dal  volgo  chiamato  il  guercio, per  ca~ 
gione  che  avea  un  occhio  fignato  j  la  cui  nuura  ,  e  degli 
altri,  che  così  Ugnati  fi  veggono  ,  fono  pettini  in  tutte  le 
Joro'  azioni  ,  dalla  cui  fperienza  nacque  quel  Proverbio "P«wr>/c 
latino  tanto  divolgato  ,  aftgnatis  cuvex  &  un'altra  nella 
nofìra  età  all'  iOetto  proposito  ditte  . 

Nulla  jìdes  gobi  s  ,   nec  minime  evedere  zoppìs  % 
Si  guerci  us  bonus  e  lì  s  Inter  mir acuta  feri  he  . 
Finalmente  quefìo  Re  Alfonfo  ebbe  per    moglie  Ippolita  Mt)gUey  9 
Iviaria  figlia  di  Francefco  Sforza  Duca  di  Milano  ,  Ja  qua>*^/< del 
Je  mrrì  a  20.  di  Agofìo  del  1488.  e  fu  fepoita  nel  tèguente*^^ 
giorno  nella  Chiefa  dell*  Annunciata  in  una  gran  cafsa  co- 
verta dì  velluto  cremifino  con  Croce  di  bloccato  ,  delia 
quale  Alfonfo  n'ebbe   tre  figli,  cioè  Don  Ferrante  Prin- 
cipe di  Capua  ,  e  poi  Duca  di  Calabria  ,  Don  Pietro  Prin. 
cipe  di  Foiiano,  che  morì  piccolino   nelli  17.  di  Febbrajo 
1491.  e  fu  itpoito  nella  Chiefa  di  S.  Maria  della  Nova  ,  e 
Donna  tfabella  Duchettadi  Milano  5  di  non  legittime  mo   ferTATÌ  % 
gli ,  come  nota  il  Ferrari ,  ebbe  Don  Alfonfo  M-uchefe  di 
Veieglia  ,   DonCefare,   che  fu  Viceré  in  Calabria  ,  Don- 
na. Sancia  moglie  a  Don  Goffrè  Borgia  ,  e  Donna  Costan- 
za moglie  di  Gioì  Giordano  Orfino  ,  de'  quali   naque  Na- 
polione  Urjfino  detto  V  Abbate  ,   che  morì   poco  appretto 
del  facco  di  Roma  ,   e  per  la  gran  divozione,  che  quello  Re  VoìmHm  ^ 
avea  alli  Monaci  Benedittini ,  donò  molte  rendite  al  Mo-  c<ip.  *** 
nafìero  di  Monte  Oiiveto,  fondato  già  per  innanzi  da  Go- 
neglja  Origlia  ,  nella  cui  Chiefa  ,  fi  feorge  la  vera  effigie  di 
etto  Alfonfo  ,  e  del  Re  Ferrante  fuo  Padre  ,   tanto  maravi-       m 
gliofamente  fcolpite  ,  che  pajono  a' rifguardanti  veramen-  ff^L* 
te  vive  ♦.  Diede  anche  principio  alla  nuova  Chiefa  de*  Mo-/^/, ,  « 
naci  Cafinenfi  ,   che   fé  gli  altri  anni  regnato  avette,  tuuar»R?Fef* 
étì   fuo  compita   J'averebbe,   non  pareodogli  convenevo 
le,  che  due  Corpi  di  sì  GJoriofi  Santi  giacer  dovettero  inS.*#»„ 
sì  picciole  Chiefe,  cioè  S.  Soffio  Martire  ,  e  S.  Sé  verino  „,mewrfJ 
Abbate,  de' quali  fi  dira  nel  fuo  luogo:  edificò  anco  vi  Voium.u 


30      DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

t 

vendo  il  Padre  due  bellifsimi  luoghi ,  uno  dentro  la  Città 

appretto  la  Cbiefa  dell'  Annunciata  ,  con  beilifsime  danze, 

giardini ,  fontane  ,  e  bagni ,  ne'  quali  egli  con  la  fua  Cor- 

.    te  fòvente  dimorava  ,  quale  luogo  volgarmente  fu  chiama- 

pushejfa,  lo  JaDucbefla  perefTere  edificato  dal  detto  AJfonfo,mentre 
era  Duca  di  Calabria  :  Poi  a*  nofìri  tempi  quello  luogo  ,  ef- 
fendo  (fato  concetto  a  diverfe  perfone  ,  vi  hanno  edificate 
beilifsime  ,  e  comode  abitazioni  ,  con  belle  ,  e  dritte  ftra- 
de  che  veramente  per  lo  fuo  gran  (ito  pare  una  piccola 
Città  j  con  tutto  ciò  fino  al  prefente  ritiene  il  nome  del 
fuo  primo  Fondatore  ,  cbiamandofi  la  Duchetta  ,  Siccome 
anche  un'altro  luogo  poco  difeofìo  da  quefto  non  minor  fìtot 

cinte  !  fi  chiama  l'Orto  del  Conte,  perchè  fu  il  giardino  del  Con- 
te di  Maddaloni  :  1'  altro  luogo  ,  che  edificò  eflb  Duca  di 
Calabria  ,  fu  fuori  Porta  Capuana  ,  lungi  circa  un  miglio 

m%£9,  dalla  Città,  e  lo  chiamò  Poggio  Reale,  ove  fece  un  bel 
Palagio  con  beilittime  fìanze  ,  facendovi  dipingere  la  guer- 
ra ,  ovvero  congiura  de'  Baroni ,  con  art  jficiofi  giardini  , 
con  fontane  deliziofittìme  ,  dando  in  effo  luogo  il  pattag- 
gio  difeoverto  all'  acqua  della  Volla  ,  che  per  Acquedotti 
entra  in  Napoli ,  opera  veramente  reale  ,  e  memorabile  % 
che  infino  a  noftri  tempi  la  fontuofa  ,  e  reale  fpefà  coru 
piacere  fi  feorge  ;  Nel  cui  luogo  ufava  effo  Duca  ,  e  così 
continuarono  i  fuoi  fucceffori  Aragonefi  per  ciafeun  anno 
alli  2.  di  Giugno  andar  con  moltitudine  di  Cavalieri  a  ce- 
lebrare la  bellittima  fella  in  memoria  dei  Natale  di  effo  Du- 
ca j  &  avendo  anche  disfabbricata  la  Porta  Nolana  antica  , 
la  quale  impediva  la  ftrada  ,  che  discendeva  da  Forcella 
alla  Porta  Nolana  nuova  :  Fé  trasferire  alcune  ftatue  anti- 
che ,  ma  fuperftiziofe  ,  che  ivi  erano,  e  nel  detto  Pala- 
gio di  Poggio  Reale  li  conduffe  ,  deìÌQ  quale  a  pieno  fi  è 

LìK  a.    (jett0  neua  vita  del  Re  Corrado  • 

taf»  9« 


DI 


3* 


DI   FERRANTE  SECONDO 


XXL  Re  di  Napoli,  coti  la  Venuta  di  Carlo  Vili. 
Re  di  Francia  nel  Regno  * 

C  A  P.    Il 

Vendo  il  Ré  Ferrante  avuto  dal  Re  Alfofi- 
Co  Tuo  Padre  Ja  rinunza  dei  Regno  di  Na- 
poli y  come  ài  fopra  fi  h  detto*  nel  feguen» 
te  giorno ,  che  furono  li  24.  di  Gerìnajo 
del  149 y*  il  Sabbato  egli  cavalco  per  la 
Città  vefìitodi  broccato  in  mezzo  dell' Ar- 
civescovo di  Tàragona,  Ambafciadore  del 
Re  di  Spagna  *  e  dell'  Ambafciador  di  Venezia  ,  accompa- 
gnato da  più  di  eoo*  cavalJi  ,  &  andò  nella  maggior  Chie- 
da ,  ove  ritrovò  l'ArcivefcoVO  AlefTandro  Carrata,  veftito 
in  Pontificale  j  &  efìendoli  ftaté  fatte  le  folite  cerimonie 
cotì  il  giuramento  dell'offer  vànza  de'Càpitoli  del  Régno  ,  e 
cantatoti  con  gran  folenrtità  il  Te^)eum  taudamus,  &C,  fu 
gridato  ,  e  falutato  Ré  ,  ton  molto  appiaufo  ,  &  intitolato 
Ferrante  Secondo  ,  Re  di  Sicilia,  di  Gerufalemme  ,  e  di 
Ungafià  ;  poi  tìeì  medefìmo  modo  cavalcò  fbtto  urt  ricchif- 
fìmo  baldacchino  <  foflenuto  dà  degnifiimi ,  e  Principali 
Signori  della  Città  $  e  paffando  pef  gli  Seggi  della  Città  , 
ritornò  nel  Camello  ,  fé  poi  mettere  in  libertà  i  Baroni  , 
che  erano  fìati  imprigionati  dal  Ré  fuo  Avo  ,  de*  quali  fi  h 
detto  fopra  ,  refìituendo  a  quelli  loro  Stati  ,  tra  qua* 
li  fu  il  figliuolo  del  Principe  di  Roffarto  ,  e  di  Leonora  fo- 
rella  di  detto  Re  fuo  Avo  5  tolfe  ancora  per  fuo  Segretario 
Giovanni  Pontano  da  Cerreto  ,  in  Umbardia  ,  il  quale  per  Girami 
avanti  Segretario  (lato  era  ,  &  Ambafciadore  in  Roma  di  ^d*^** 
detto  Re  Ferrante  >  &  a'  z?é  deìV  iflefTo  mefe  conceffe  ,  two&Fer. 

firmò     rana  il* 


32    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

firmò  a'  deputati  della  Città  24.  Capitoli  con  molte  Gra> 
&***'  ,zie  in  beneficio  ài  effa  Città  .  Neil'  iftelTo  giorno  Sua  Mae- 

foncé  Ile  a    ,.»  ,  , ,  ,  ,.  n  ^ 

Caputa-  ita,  per  provvedere  alla  guerra,  che  gli  fovraftava  del  Re  di 

*?>?         Francia  con  molto  fuo  ramarico  ,  tolfe  l'argento  di  tutte  le 

Chiefè  della  Città  ,   e  di  quello  ne  fé  batter  monete  con_j 

promeife  di  reftituirlo  ,  fìccome  al  fuo  tempo  fece  ;   il  che 

ho  cavato  da' libri  della  Confraternita  di  S.  Maria  della 

^Argento  Incoronata  cofìrutta  nella  Chiefa  di  S.Pietro  Martire,  ove 

cHefetoì  ^  *e££e  ■>  C^e  Pre^e  un  Calice  di  ella  Confraternita  per  ta- 

*o  ^I/~ le  effetto  ,    e  che  poi  fu  pagato  dal  ritratto  del Ji  Cenfaii 

Ferrame  del  Sagro  Ofpedaie  dell'  Annunciata  %  de'  quali  fi  dirà  più 

IL   .       oltre. 

Ma  ritornando  al  Re  di  Francia  ,  il  quale  partitofi  da 
Milano,  venne  a  Piacenza  ,  poi  a  Lucca  ,  a  Pifa  ,  a  Fioren- 
za ,  a  Siena,  &  a  Viterbo;  e  finalmente,  come  nota   il 

Eent*rdiS'0T'i0  ?  a^  Pr^mo  di  Gennajo  del  1495.  entrò  in  Roma  con 
no  cario  .molto  ramarico  ,  e  difavvantaggio  del  Papa  ,  il  quale  fu 
cofìretto  tra  1'  altre  cofe  (  che  molte  furono  )  concedergli 
Zhìmi  Zizimi  fratello  di  Bajazette  Imperator  de'  Turchi  ,  che  in 
jrflietio    poter  del  Papa  fi  ritrovava  ,  attefo  riraafe  privo  di  ducati 

del  Gran  .  .  i  »  .    .  1 

■Zurio .    quarantacinquemiia  ,  che  ogni  anno  percipiva  per  lo  trat- 
tenimento di  quello  ,  dellgnando  Carlo  con  tale  occafìone 
far  1'  imprefa  contro  il  Turco  ,   conquiftato  che  avelie  li 
tAntovio  Regno  di  Napoli  :  quello  Turco  fratello  di  Bajazette  ,  che 
*ft™e~i  da  Antonio  Francefco  Cimi  vien  chiamato  Zizimi  ,   il 
T  odoro   Spandognino  lo  nomina  Zeri ,  e  la  cagione  ,  perchè  fi  ri- 
Sfa».      trovarle  in  poter  del  papa  ,  dicono  quelli  due  Autori  ,  che 
dwpùvio.  venuto  a  morte  Maometto  Secondo,  Imperador  de'Turchi, 
gli  fuccefìe  Bajazette  fuo  figliuolo  ,  il  quale  perfeguitò  Zi* 
zimi  fuo  fratello  per  farlo  morire  ;  ma  egli  avuto  ricorfo  al 
Gran  Maefìro  di  Kodi ,  fu  da  quello  graziolàmente  accolto, 
e  dopo  molti  avvenimenti  ,  fu  quello  Zizimi  da  Pietro  di 
Abbuflon  Gran  Maeflro  di  Rodi  nell'anno  1488.  mandato  a 
JPapa  Innocenzo  Vi  11,  dal   quale  in   ricompenfa   il  detto 
Pietro  ne  fu  fatto  Cardinale  5  e  Bajazette   intefe  ,  che  il 

fratel- 


LIBRO    SETTIMO,  jj 

fratello  era  in  potere  del  Papa  ,  mandò  a  donare  a  quella__# 
Santità  per  Muftafà  iuo  Bafsà  il  ferro  della  Lancia,   che 
ferì  il  Cofìato  del  nofìro  Salvatore,  infieme  con  la  Spogna,  Lane!* 
e  Canna  ,  &  altre  degnjffime  Reliquie  ,  Je  quali  in  Coltan-  ff*/*J? 
tinopoli  erano  fiate  dagli  Imperadori  Criftiani  confervate*,   deiJ- 
con  promefTa  anche  di  pagargli  ogni  anno  per  il  pafìo  del  gnomo- 
fratello  li  ducati  45.  mila  ,  che  fino  allora  pagato  avea  al  ^IttlTà 
Gran  Maellro  di  Rodi  per  tal  cagione  5  &  avendo  Carlo  Hom*. 
ottenuto  dal  Papa  quello  Turco  ,  lo  condurTe   feco  in  Na- 
poli ,  ove  poi  a'  2  5.  di  Febbrajo  morì  di  veleno,  datogli 
a  tempo  per  ordine  del  Papa  per  averlo  conceffo  contro  fua  Morte  di 
voglia  ,  comefcrive   il  Guicciardini ,  &  il  Giovio  •  Peròj^'//^ 
lo  Spandongnino  vuol  che  per  viaggio  a  Capua  morifTe  ;  dngravt 
e  non  in  Napoli  :  il  cui  corpo  fu  poi  collocato  a  Gaeta  ,  ma  'lurC0.* 
intorno  l'anno  1497,  fu  dai  Re  Federico  mandato  in  Coftan-  cì&Ydino% 
tinopoli,  per  farli  amico  con  Biazette ,  come  feri  ve  il  Dot-  Giovh  . 
tor  Ferrari;  Or  effondo  concordato  il  Re  di   Francia  con  ierrart* 
M  Papa  ,  &  avutone  in  fuo  potere  il  fratello  del  Gran  Tur- 
co, com'è  detto  ,  a'z8.  di  Gennajo  (ì  parti  verfo  il  Regno* 
e  tofìo  s' impadronì  dell'Aquila,  e  poi  di  Langiano,  di  Po- 
poli ,  di  Monopoli ,  e  di  molti  altri  luoghi  del  Regno  :  udi- 
ta dal  Re  Ferrante  la  perdita  dell'Aquila,  Jafciò  al  Go- 
verno di  Napoli  D.  Federigo  fuo  Zio,  e  la  Regina  Giovan- 
na fua  Madrigna  ;  &  incontinente  con  grandiflirao  ramma- 
rico andò  a  S. Germano,  da  ove  ridufle  il  fuo  efercito  a  Ca- 
pua :  &  avendo  ogni  cofa  raccomandato  a'  fuoi  Capitani  , 
ritornò  con  gran  fretta  in  Napoli  ;  e  chiamati  a  se  tute*  i 
principali  della  Città,  fé  a  quelli  una  lunga  Orazione, 
mofìrandoJi  la  rovina  grande  che  farebbe  del  Regno  ,  e  di 
tutta  l'Italia  ,  fé  j  Francefì  in  Napoli   fermafTero  il  piede  ; 
esortandogli  alia  difefa  ;  a  cuifurifpofìo  che  in  feryizio 
di  Sua  Maeftà  averebbono   pofìi   tutti  la  vita  ;  ma  ch'egli 
prima  andafle  a  ritener  l' inimico  addietro  ,  promettendoli  , 
che  mentre  Capua  nella  fedeltà  per  fé  ve  rafie  ,  non  avereb- 
bono mancato  di  fare  il  loro  debito  ;  e  dopo  che  il  Re  ebbe 
Sum.ToìThV.  £  mol- 


U       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

molte  cofe  ordinate  ,  avendo  intefo  che  i  Francefi  in  Gae- 
ta entrati  erano  ,  egli  a'  19.  di  Febbrajo  fi  partì  per  ritor- 
nare a  Capua  >  e  giunto  in  Averfa ,  intefe  ,  che  Capua  fi  era 
al  nimico  data  j  dzì  che  fpaventato  ,  tornò  indietro,  ri- 
trovò Napoli  in  Armi ,  e  che  le  cafe  de'  Giudei   faccheg- 
giateaveano,  eftavano  rifoluti  di  darfi  a*  Francefi  j  però 
il  Re  ben  accorto  non  volle  entrar  nella  Città  ,  ma  per  lun- 
go giro  andò  nel  Cafìello    Nuovo  ,  da  ove  fé  pattare  nel 
Cafìello  delFGvo    la    Regina   Giovanna    coli' Infanta  ,  il 
Borgia  con  fua   moglie,  e  D.  Federigo  il  Zio  ,  con  tutte 
Jecofe  più  preziofe  ,  e  ricche  ,  &   a5  zo*  di   Febbrajo  del» 
l'anno  predetto  1495;. come  nota  Notar  Vincenzo  Bollo  &  il 
toj]o^  .  Qottor  Giacomo  Antonio  Ferrari  ,  il  Redi  Francia  eifen- 
'  dofi   fermato  nella  Città  di  Averfa  ,  mandò  un  fuo  Araldo 
jn  Napoli ,  il  qual  giunto  a  Porta  Capuana,  parlò  a  II  i  Guar- 
diani di  quella,  dicendo  efTere  fiato  mandato  dai  fuo  Re  alla 
Città  di  Napoli  ,  acciò  pacificamente  gli  defìe  ubbidienza  : 
il  che  udito  dalle  Guardie  ,  fatto  ciò  intender   agli  Eletti 
delia  Cn-  delia  Città  ,  qual' erano  quefti  ,  Cefare   Bozzuto  Barone 
tà  diNa  della  Fraoia  della  Piazza  di  Capuana  ,  Tomaio  Pignatello 
*8i*  *       della  Piazza  di  Nido,  Gio:  Vincenzo  Stendardo  della  Piaz- 
za di  Montagna  ,  Gio:  Cola  Origlia  della  Piazza  di  Porto, 
Lancelotto  Agnefe  della  Piazza  di  Portanova,  i  quali  aven- 
do intefo  la  propofìa  dell'  Araldo  ,  ciafcun  di  loro  convocò 
Ja  fua  Piazza  ,  e  confutarono  quel  che  far  dovettero  '■>  final- 
mente fi  conclufe  da  tutti ,  che  fi  aprifiero  le  porre  al  Re  di 
Francia }  e  deputarono  Sindico  della  Città  Giacomo  Carac- 
j aceto  dolo  Conte  di  Erìenze,  accio  andafie  in  nome  del  Baronag- 
gi;^;0- gl°  •>  e  della  Città  a  dar  ubbidienza  al  Re  Carlo  ,  &  a  rice*- 
co  deiu    verlo  .  Era  Ara Ido  un  belliflìmo  uomo  vefìito  di  una  velie 
Jiraido    Jun£a  a^a  francefe  con  le  maniche  di  rafo  murato ,  femina- 
fr ance/e,  to  di  gigli  di  oro  con  la  barretta  ,  come  all'  ora  fi  diceva  a 
tagliero  ,  &  aveva  uno  feudo  dietro  con  le  armi  reali  ,  al 
colio  teneva  una  gran  collana  di  oro  ,  &  nella  mano  un  ba- 
ttone dorato  con  fior  di  gigli  alla  punta  5  cavalcava  un  gran 

cavai- 


LIBRO       SETTIMO.         jj 

i 

cavallo  ,  guarnito  di  girelli  di  feu  cremifina  ,  &oro  ;  al 
petto  portava  uno  feudo  ricamato  di  oro  con  le  Reali  infe- 
gne  •  ÀI  comparir  di  coftui  alla  Porca  Capuana,  vi  concorfe 
gran    numero  di  popolo   a  vederlo  ;  ma  fopragiuntovi   il 
Conte  di  Brienfe  già  detto  ,  falutò  il  Francefe  ,  e  colui  le- 
vatali la  berretta,  rifàlutò  il  Conte,  dicendogli,  ch'egli  era 
mandato  dal  Re  CrirtianifTimo  a  chieder,  che  la  Città  di 
Napoli  fé  gli  voglia  rendere  ,  e   dargli  ubbidienza  ,  e  che 
ne  afpettava  la  rilpofta  per  riportarla  al  Re  in  Averfa  :  il 
Conte  rifpofe  ;   sì  ,  si ,  che  ci  vogliamo  rendere  al  Ke_ 4 
Carlo,  e  ciò  detto, fece  aprir  la  porta, &  intromife  l'Araldo 
dentro  ,  &  voltatofi  alle  turbe  de'popoli ,  diffe,  gridate  tut- 
ti ,  Francia  ,   Francia,  qual  voce  effendo  fparfa  per  tutto, 
fu  cagione  che  la  Città  fi  rivoltaffe,  l'Araldo  intefe  la  buo- 
na rilpofta  del  Conte,  e  le  voci  de'  Cittadini,  allegro  ritor- 
nò in  dietro  nella  feguente  mattina  .  Gii  Eletti  delia  Cit-     CM09I 
tà  recarono  al  Re  Francete  fino  ad  Averfa,due  chiavi,  l'una  J  ì*£rt" 
di  Porta  Capuana  ,  e  V  altra  di  Porta  Reale  ,  dicendogli  {fentate  * 
che  erti  gli  a  veano  portato  quelle  per  effe  re  delie  due  Por- Cario  0l» 
te  Principali  della  Città,e  folitedi  prefentarfi  in  fienili  cali,  tav°  * 
e  con  le  debite  riverenze  li  baciarono  le  mani  ;  quali  chiavi 
effendo  ricevute  da  quella  Maeftà  ,  con  allegriamo  volto 
cavalcò   verfo  Napoli ,  &  alloggiò  nei  Palazzo   di  Poggio 
reale  }  ordite  le  cofe  predette  dal  Re  Ferrandino  ,  non  po- 
tendo far  altro, iafeiò  il  CaftelJo  Nuovo  ad  Aifonfo  di  Avo- 
Jos  Marchefe  di  Pefcara  con  4.  mila  Svizzeri  ,  &  egli  ne_* 
pafsò  nei  Cartello  deJl'Ovo,  da  ove  con  14.  Galere  guidate 
da  Bernardino  Viilamarina  con  tutt'  i  fuoi  già  detti  fé  ne 
pafsò  al  Cartello  d' Ifchia  ,  Jungi  da  Napoli  18.  miglia ,  ?errMt% 
ove  il  Cartellano  per  nome  chiamato  Giufìo  delia  Caudina  //.  ad 
Catalano  ,  tenendo  intelligenza  con  il  Re  Francefe  ,  ricu^  Jfcbia  ì 
fava  porlo  dentro  i  ma  il  Re  tanto  io  pregò  ,  cheottenne 
pur  di  entrar  foloj  ma  appena  che  vi  ebbe  il  pie  dentro,  ca~ 
vato  io  fiocco  fuora,  ammazzò  il  Cartellano,  e  con  la  Maeftà 
che  egli  raoftrava  su  '1  volto  ,  fpaventò  gli  altxi  j  in  tanto 

E     2,  che 


3*      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

che  tutt'  i  fuoi  rimife  dentro  il  Caiìel/o  .  II  giorno  feguen- 
tc  *2.di  Febbrajo  del  149  j.  che  fu  il  Sabbato  aai.orail 
««r'r.  Re  Carlo  entrò  in  Napoli ,  benché  il  Gucciardini  dica  un 
•Urdini. giorno  innanzi,  per  la  Porta  Capuana,  feguito  dai  fuo  efer- 
cito  ,  eh'  era  di  j8.  mila  perfone  ,  tra  pedoni ,  e  cavalli  H 
ove  fu  ricevuto  da  Giacomo  Caracciolo  già  Sindico  della 
Città  ,  e  dagli  Eletti  anco ,  e  fu  accompagnato  da  gran  nu- 
mero di  Signori ,  e  Baroni  Napolitani ,  &  andò  per  JìLj 
Città  parlando  per  gli  Seggi.  Quivi  non  e  da  tacer  la  parti- 
•colar  affezione  mofìrata  verfo  quello  Re  da  LanceJlotto 
^gnefe,Eletto  gii  per  la  piazza  dì  Porta  Nova,  il  qual  glo- 
riandoti che  la  fua  famiglia  traeva  origine  da  Francia,  qui- 
vi condotta  dal  Re  Carlo  Primo  ,  che  cavalcando  coftui  con 
gli  altri  Eletti  avanti  al  Re  ,  più  delle  volte  fi  accodava 
al  lato  di  quella  Maefìà  ,  e  gli  moftrava  i  Seggi  con  P  altre 
cofe  notabili  5  finalmente  il  Re  avendo  cavalcato  per  la_» 
Città,  fi  cettduffe  nel  Cafìeilo  di  Capuana,  e  li  fuoi  corteg- 
giani  alloggiarono  indifferentemente  in  effo  quartiero  di 
Capuana, così  nelle  eafe  de'nobili,  comede'popolani.  Entrò 
il  Re  Carlo  in  Napoli  con  fajó  velluto  nero  con  le  maniche 
Jarghe  aflrette  al  polfo,  quanto  capiva  la  roano  ,  che  a*  no- 
stri tempi  fon  chiamate  a  prefutto  ;  di  fovra  poi  avea  una 
fobsi  dell'ifìeffo  velluto,  la  barretta  era  di  lana  negra  qua- 
dra con  la  piega  dietro  ,  e  dinanzi  appontata  conzagarella 
lino  ai  pizzo  di  fronte  ,  dove  era  pofta  una  patena  di  oro 
con  l'immagine  di  noftra  Signora  con  il  Figlio  nelle  brac- 
cia guarnita  di  diamanti  t  e  rubini  >  che  rifplendeano  co- 
me fìelle  >  avea  le  calze  di  fcarJato  con  li  bottoni  dicorio; 
al  collo  avea  una  gran  collana  di  oro  ,  da  ove  pendeva  un 
JBalafcio  azzurro  di  gran  valore  ;  avea  i  capelli  biondi  pen- 
denti fino  all'orecchie  ,  eh*  era  chiamata  zazzarinaj  il  fuo 
afpetto  era  graziofo-,  il  nafo  lungo  y  e  groffo  ,  occhi  negri, 
e  faccia  lunga,  alle  fpalle  alquanto  gobbo,  e  di  ftatura  pic- 
colo ;  cavalcava  un' Acchineajiarda  ,  guarnita  di  velluto 
cremifiuoj  ricamata  di  oro,  e  di  gemme  .  Udito  dal  Mar- 

chele 


LIBRO    SETTIMO,  37 

chefe  del  Vafìo  V  entrata  deJ  Re  Francefe ,  comincib  cos_i 
l'Artiglierie  del  Cafìello  Nuovo  notte,  e  giorno  a  tirar 
verfoCafìello  di  Capuana  ,  e  per  dov'era  alloggiato  l'efer- 
citodel  Re,  al  quale  fé  grandifiìmo^anno  }  perii  che  Car- 
lo deliberò  prender  il  Cafiello  nuovo  ,  e  perciò  avendo  fat- 
to piantare  40.  pezzi  di  Artiglierie  in  4.  luoghi  io.  per 
per  ciafcheduno  ,  cioè  nel  Molo  grande  ,  nella  ftrada  della 
Incoronata,  adEchia,  &  a  PizZofalcone,  dove  egli  volle 
etfer  predente;  &  avendo  dato  Un  grandifiìmoaflaho  al  Ca-  Ferrar!, 
flello,  vi  furono  morti  da  2oo.Svizzen\&  altri  tantTde'Fran-^ r™init 
cefi,  che  fu  cagione  Ja  Torre  detta  di  S.Vincenzo  firen- 
defTe  ,  e  gli  Svizzeri  del  Cafìello  tumultuando  ,  trattava- 
no anco  e  ili  di  renderfi .  UMarchefe  di  Pefcara  dubitan- 
do di  effer  da  loro  prefo  ,  e  dato  nelle  mani  del  Re  France-^^- 

«,  ,,  ti  •  C     metodi 

fé  ,  mando  per  tregua  ,  e  1  ottenne  per  cinque  giorni  ,  tf%F,derico 
quali  egli  falito  fovra  un  Eregantino,  fé  né  pafsò  ad  Ifchia,<#  -Ara- 
Neil*  ifìeffo  tempo,  dice  il  Ferrari ,  a  cui  confentì  il  Guic-r^"" 
ciardini ,  il  Re  Cario  mandò  una  lettera  a  Don  Federico  iym, 
ì\  qual  {\  ritrovava  con  il  Re  Ferrante  ad  lfchia  con  il  (al- 
vo condotto  ,  pregandolo  ,  che  Veniffe  fino  a  Pizzo  falcone 
ad  udire  alcune  cofe  i  offerendoli  per  ofìaggi  4.  de'  fuoi 
principali  Cavalieri  ;  e  quantunque  egli  non  vi  volefle  an- 
dare ,  pur  affretto  ,  e  pregato  dal  Re  fuo  nipote ,  avuti  gii 
ofiaggi ,  vi  andò,  e  fu  da  quel  Re  umaniftìmamente  rice- 
vuto, e  prefolo  per  la  mano  ,  lo  ritirò  fotto  uno  al- 
bore di  oliva,  ove  gli  cominciò  a  parlare ,  feufandofi  , 
che  gli  parlava  francefe  ;  che  febbene  intendeva  1*  Ita- 
liano ,  nondimeno  mal  rie  fapeva  parlare  ,  a  cui  Don  Fe- 
derico rifpofe  in  Francefe  ,  che  la  Madia  fua  poteva^* 
a  fuo  piacere  parlar  francefe  ,  che  T  intendeva  ,  per 
averne  imparafo  in  Corte  dei  Re  Lodovico  fuo  Padre,dove 
era  quafi  allevato  ;  e  febberi  non  era  a  lui  noto  ,  n'  era  ca- 
gione che  a  quel  tempo  la  Maeftà  fua  era  fanciullo  ,  e  fi  al- 
levava in  Aboia  ,  dove  il  Re  fuo  Padre  lo  faceva  allevare  ; 
Fu  la  fomma  del  Parlamento,  che  avendo  egli  pietà  dell'in- 

for- 


|S      DELL'  HISTORIA  DI    NAPOLI 

fortunio  del  Ke  Ferrante  ,  aveva  deliberato  dargli  un  gran 
dominio    in  Francia  ;  quello  però  che  elfo  gli  rinunciale  il 
Regno  ,   &  un  altro  Stato  avrebbe  dato  a  lui ,  dove  avefle^j 
potuto  vivere  onorevolmente  ;  e  comecché  D.  Federico  fa- 
peva  ben  V  intenzione  del  Re  fuo  nipote,  gli  rifpofe  ,  che 
quando  la  Maeftà  fua  avefTe  propofto  partito   conveniente 
al  Re  Ferrandino  ,  di  non  partirfi  dal  Regno  ,  dove  aveffe 
potuto  confervarfi  il  titolo  ,  &  ladignità  reale,  avrebbe  po- 
tuto consultarlo  con  lui  j   ma  efTendo  il  partito  lungi  di 
amendue  i  penfieri  ,  non  accadeva  dar  altra  rifpofta  ,  falvo 
che  deliberava  vivere  ,  e  morire  da  Re  ,  com'era  nato  ,  e  con 
tale  risoluzione  tornò  ad  Ifchia;  Finita  la  tregua  il  ReCar- 
lo  fece  con  grandiflìmo  impeto  batter  il  Cafleilo  nuovo  ,   e 
finalmente  nelli  6,  di  Marzo  fé  ne  fé  padrone  ,  rendendofeli 
quella  fortezza  ,   la  qual'  era  governata   da  Gio:  Tedefco  , 
e  Pietro  Simeo  Spagnuolo  ,  come  fcrive  ij  Corio  ,  &  altrii 
Ò?wr-  e  poco  appretto  il  Cafìel  dd  Ovo  del  qual'  era  Prefetto  An- 
r'i$  .       tonello  Picciolo  Napoli  tano,come  nota  rifìeifo  Autore  y  al- 
lora il  Re  Ferrante  ,  perfa  ogni  fperanza  ,  fé  ne  pafsò  in  Si- 
cilia, ove  a'  2 p.  di  Marzo  fu  da'  Meflìnefi  con  onor  grande^» 
ricevuto,  Jafciando  a  guardia  la  Rocca  d' Ifehia  ad  Indico 
di  Avaios  fratello  del  Marchefe  di  Pefcara  ,  come  nota  il 
Guicciardini  . 
gui  _  lntefo  dal  Re  Alfonfo  la  perdita  del  Regno  ,  tofìo  in- 

(iardini.  viò  da  Sicilia  Bernardino  Eernaudo  Segretario  dd  Re  Fer- 
randino in  Ifpagna  al  Re  Cattolico  ,  per  ajuto  di  poter  ri- 
cuperare il  Regno  ;   11  Re  Cattolico  ,  sì  per  Ja  ficurtà  delia 
Sicilia  ,  come  per  favorire  Alfonfo  ,  accettò  P  imprefa  ,  e 
mandò  Confàlvo  Fernandez  di  Cordova ,  detto  il  gran  Ca- 
pitano con  feimila  fanti  ,   e  6oo,  cavalli  leggieri  ,   il  quale 
Giovami tènza  induggio  venne  a  Meffìna  ,  come  fcrive  il  Cantalicio, 
Battijia  ove  ritrovò  il  Re  Alfonfo  ,  &  il  Re  Ferrandino  fuo  figli  uo- 
Cantali-  j0  j0  molte  angufiie,  &  affanni  ;  ma  come  il  Re  Ferrando 
no  ebbe  veduto    il  gran  Confalvo  ,  fu  in  tanta  allegrezza  , 
che  non  poteva  fofìentarfi  in  ih  fìeffo  ,  &  in  un  momento, 

s*  in- 


LIBRO     SETTIMO,  39 

$'  Invigorì  1*  animo  ,&  abbellì  il  vifo  di  nuovi  colori  con 
certa  fperanza  di  poter  ricuperare  il  Regno  ;  II  gran  Capi- confa, ivo 
pitano   avendo  confortati  quei  Re  a  fìar  di  buon  cuore_j  ,J>r»,i». 
sbarcò  Je  fue  genti  in  Calabria  ,  &  infieme  con  il  Re  Fer    -^ieJnA^ 
randino  attediò  Reggio  ,  e  prendendolo  ,  mandb  a  filo  di 
fpada  i  Francefi  ,  che  lo  tenevano  ;  &  avendo  prefo  cuore 
di   così  felice  cominciamento  ,  comandò,  che  le  compa- 
gnie pattattero  innanzi  ,  facendoli  la  fìrada  con  il  ferro  ,  af- 
famando i  Francefi, che  tenevano  occupate  tutte  leTerredi 
Calabria;  e  giunti  a  Seminara,ove  i  Francefi  in  gran  nume- 
ro fi  erano  unitile  forrificati,  avendo  quivi  fatta  orribile, e 
fanguinofa  guerra  ,  finalmente  la  prefe  con  grandittima  uc-  Battaglie 
cifione  di  Francefi  ;  in  tantoché  Eberardo  Eduardo  di  na-  ùarag*Z 
zione  Scozzefe  ,  detto  per  fopra  nome,  Monfignor  di  Obe-  dag**** 
rni,  Governatore  della  Calabria ,  Sdegnato  di  tanto  ardire teJ&ìl 
del  Capitano  Aragonefe  ,  avendo  raccolto  dalia  Calabria  ,  ueji . 
Eafilicata  ,  &  altre  Terre  del  Regno  un  gran  numero  di  M°*j*- 
Francefile  formò  un  buono  esercito,  e  tofto  mandò  Trom   §w»i. 
betta  a  disfidare  il  Re  Ferrandino  a  giornata  ;  e  febbene  il 
gran  Capitano  andava  fchivando  di  venire  a  battaglia  ,   fi- 
nalmente per  foddisfare  al  Re,  l'accettò  :  e  venuti  a  gior- 
nata pretto  il  fiume  di  Seminara  ,  combattè  virilmente  ;ma 
il  Re  Ferradino  ,  che  da  Obegni  gli  fu  morto  il  caval- 
lo fotto,  cadde  a  terra  ,  e   fu  per  etter  morto  da' nemici , 
fé  Giovanni  di  Capua  fratello  di  Bartolommeo  *  Conte— % 
di  Altavilla  ,  non  V  avette  rimetto  a  cavallo  ,  e  fi  andò  ri- 
cuperando al  meglio  che  potea  ;  non  potendo  gli  Aragonefì 
foffrir  la  furia  grande  de'Francefi  ,  per  ordine  del  gran  Ca- 
pitano fi  ritornò  a  Reggio  ,  &  il  Re  conofcendo  aver  com- 
metto errore  grande  con  pericolo  della  fua  perfòna  ,  e  di 
tutti  i  fuoì ,   raccomandò  tutto  il  pefo  di  quella  guerra  al 
gran  Capitano  ,   &  egli  ritornò  dal  Padre  in  Meffina  ,  e  lo 
ritrovò  ,  che  appena  traeva  lo  fpirito  ,  tanto  era  angufìiato 
dagli  continovi  penfieri  di  quella  guerre  . 

E  ritornando  a  Carlo  Vili.  Re  di  Francia  ,  dico ,  ch« 

effen- 


4o    dell*historia  di  napoli 

effondo  egli  nelli  zz.  di  Febbrajo  del  149  j^  (lato  ricevuto 
in  Napoli ,  come  fi  è  detto  ,  poco  appreso  n' ebbe  le  for- 
tezza ,  &  anche  la  Puglia  con  tutto  il  refìo  del  Regno  ,  e 
fu  chiamato  Ottavo  Re  di  Sicilia  ,  e  Quarto  Re  di  Napoli  , 
di  Gerufalemme  ,  e  di  Ungaria  ,  e  fenza  poner  tempo  irò 
mezzo,  ricercò,  che  Papa  AlefTandro  VI.  lo  volelTe  corona- 
re ,  &  invertire  del  Regno  5  il  Papa  non  volle  acconfentir- 
gli  ,  perchè  i  Francefi  erano  divenuti  tanti  infoienti  ,  che 
ovunque  fi  ritrovavano  le  cafe  ,  e  Teropj  faccheggiavano, 
e  nello  sfogar  le  loro  libidini ,  e  crapole  con  ogni  fcellera- 
tezza  erano  molto  pronti  ;  &  anche  ,  perchè  pochi  mefi  in- 
nanzi avea  fatto  ungere  ,  e  coronare  il  Re  Alfonfo  ,  Carlo 
dunque  volendo  forfè  vendicarfi  del  Papa  ,  o  peraltro  fuo 
difegno,  fé  credere ,  che  fotto  colore  di  fare  l' imprefa  con- 
tro  il  Turco,avefTe  fatto  penfiere  d'infìgnorirfi  di  tutta  Ita- 
Jia  :  molli  da  querto  fofpetto,quafi  tutti  i  Principi  dell'Eu- 
ropa fi  collegarono  infieme  contro  i  Francefi,  e  nella  fine  di 
Niarzo  fu  in  Venezia  conclufa  la  lega  ,  nella  quale  entrò  il 
Papa,  i  Veneziani ,  V  Imperadore  Maflimiiiano  ,  il  Re_j 
Cattolico  ,  e  Lodovico  Sforza  Duca  di  Milano  j  Carlo, 
che  fi  era  del  trattato  avveduto  ,  tutto  difpettofo  ,  difle, 
che  averebbe  ben  pretto  quella  dura  catena  (pezzata  ;  e  pen- 
fando  rimediarvi ,  rifolvette  prima  farfi  ungere,  e  coro- 
nare del  Regno  con  la  folita  pompa  ;  per  il  che  mandò  la 
feconda  volta  a  fupplicar  il  Papa ,  che  voleffe  creare  fuo 
Legato  a  latere  Giorgio d'Ambrofio, Cardinal  di  Roano  fuo 
Confi gliere  ,  acciò  V  ungeffe  ,  e  coronaffe  ;  al  che  il  Papa 
non  volendo  condifcendere  per  le  caufe  fu  addotte  ,  perciò 
Cario  lo  minacciò  in  congregargli  un  Coniglio  contrae  , 
confidando  al  Cardinale  della  Rovere ,  il  quale  fu  poi  Papa, 
chiamato  Giulio  II.  inimicirtimo  di  effo  Papa  AlefTandro, 
&  a  dieci  altri  Cardinali  fuoi  amici  ;  il  Pontefice  pofìo  in 
fofpetto  ,  fé  quanto  Carlo  volle  ,  &  alli  20.  di  Maggio  del 
i4py.  giorno  dell'Afcenfione  del  Signore  ,  fu  unto,  coro- 
nato, &  invertito  del  Regno  ^  con  incredibile  Pompa  nella 

Chie- 


LIBRO    SETTIMO.        41 

Chiefa  Cattedrale  ;  Ma  ritornato  nel  Cartello  nuovo  cor» 
1'  itfefla  pompa  ,  ritrovò  lettera  del  certo  avvifo  della  lega 
di  tutta  Italia  contro  di  lui  5  per  il  che  entrò  in  tanto  fa* 
Ipetto  ,  che   non  fu  pofìibile  a' fuoi  Capitani  quietarlo,, 
aggiungendovi  le  minacce  fattegli  da  Francefco  Gonzaga 
Marchefe di  Mantova  ,  eletto  Generale  dell'  efercito  della 
Jega  di  ucciderlo  ,  o  di  prenderlo  prigione  5  perciò  Carlo 
«vendo  di vifo  il  fuo  efercito,  la  metà  del  quale  condufte 
feco  ,  l'altra  metà  lafciò  a  guardia  del  Regno  lotto  il  go- 
verno di  Giliberto  di  JBorbona  fuo  Viceré,  Conte  di  Mon*  Giliberto- 
penfìero  ,  e  nell'  ifìeffb  giorno  parti  di  Napoli  con  tantaj^^ 
velocità  ,  che  parve  effer  perfeguitato  dainnumerabil  efer-  cari»' 
cito  ;  e  giunto  in  Koroa,non  trovandovi  il  Papa  ,  il  quale  vni- 

jit>  •     r  ••  vi    1  parte    did 

per  tema  ,  o  per  non  vederlo,a  Perugia  11  era  ritirato  .  Nel  ^0u  % 
terzo  giorno  Carlo  pafsò  in  Siena  ,e  poi  a  Pifa  ,  econgran- 
diflìma  fretta  V  Appennino  ',  &avendo  ritrovato  fulla  riva 
del  Fiume  Taro  ]'  efercito  de'  Veneziani  accampato  ,  eh' 
era  da  Francefco  Gonzaga  Signor  di  Mantova  cufìodito ,  fi  Fatto 
riiolfe  Carlo  farfi  la  fìrada   con  la  punta  del  ferro;  e  però^*^"* 
con  beli'  ordine  fé  paffar  oltre  il  fuo  efercito,  che  il  fiume   i4?J. 
folo  lo  divideva  dal  nemico.  Il  Gonzaga  viftofi  batter 
dall'  Artigliarla  nemica  ,  tofìo  da  tre  parti  fé  agguazzar  i 
fuoi  foidati  nel  fiume  ,  e  nel  montar  su  l'altra  riva  5  eh* 
era,  affai  aitargli  die  gran  travaglio:  alia  fine  paiTati  su,  at-   . 
taccarono  un  fiero  fatto  di  armi  ,  che  durò  un'ora,  dove 
morirono  2000.  Francefi ,  e  d' Italiani  4000.   edifìaccati 
che  furono,  ogn'uno  pretendeva  aver  avuto  vittoria  :  i  Ve- 
neziani dicevano  aver  faccheggiate  le  bagaglìe  di  Carlo,  e 
5  Francefi  fi  vantavano  di  elle r  a  mal  grado  de' Veneziani 
palTati  oltre  a  lor  viaggio  ,  il  cui  fatto  fu  a'  14.  di  Luglio 
149?*  Carlo  dunque  affrettando  i  palli,  giunfe  in  Afti,  ove 
ebberagguaglio,che  nelJ'ifreffo  giorno  della  battaglia  perfo 
aveva  8.  navi ,  e   tre  Galeoni  carichi  di  fpoglie  Napolita- 
ne  ,  che  in  Francia  andavano  ,  le  quali  da  Francefco  Spi- 
nola, Capitano  dell'Armata  Genove  fé  ,  prefe  furono  ;  e  fu 
Sum,TomtV.  F  cofa 


4z      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLT 

'tot»  di    cofa  indubitata  che  Carlo  effendofi  tenuto  in  quefto  Tuo 
cario       viaggio  morto  ,  o  prigione  ,  fé  voto  al  Signor  Iddio  ,  &  a 
S.  Dionigi  ,  &  a  S.  Martino  fuoi  divoti  ,    che  (campando 
egli  falvo,  non  averebbe  più  fatto  guerra  contro  il  Re  Fer- 
rante 5  il  che  oflervò  inviolabilmente  ,  come  nota  il  Guic- 
Guicciar  ciardini j  perciocché  giunto  in  Francia,  mentre  •i(Te>  non 
?lm'       folo  non  maadò  foccorfo  a'  fuoi  Francefi  nel  Regno  ,  i  qua- 
à\  continuo  guerreggiavano  ia  Calabria  ,  m3  né  anco  foro 
fcrifle  mai  lettera  i  finalmente  avendo  avuta  certa  novella, 
che  il  Re  Ferrante  il  Regno  ricuperato  avea  ,  come  fi  dirà, 
venuto  in  grandiffima  malinconia,  fi  ammalò  ,  e  nella  not- 
te fettima  di  Aprile  del  1498.  la  Domenica  delle  Olive  mo- 
mrte  di  t\  ]n  Ambofa  Città  di  Francia  j  non  iafciando  di  se  figliuol 
vui,       alcuno  ,  e  fu  fepolto  nella  Chiefa  di  S.  Dionigi  in  Parigi , 
avendo  in  Napoli  intorno  a  cinque  mefi  regnato*  qui  molto 
Guic-      Dene  nota  ^  Guicciardini ,   dicendo  ,  che  i  Francefi  fono 
Cardini  più  pronti  in  acquifìare,  che  prudenti  a  con  fé  r  va  re ,  e 
vw  fu   ^u^0  Carlo  fu  il  Nono  Principe  ,  che  die  travaglio  al  Re- 
a  nono     gno  di  Napoli ,  al  quale  fuccefle  al  Regno  di  Francia  Lodo- 
tfrintife  vjco  Duca  di  Orleans  ,  di  cui  diremo  più  oltre „ 
*v»gU4'e  Ma  Stornando  al  Re  Ferrandino  ,  dico  ,  che  mentre  il 

il  Regno  gran  Capitano  flava  guerreggiando  in  Calabria  co'Francefi, 
&  hap-  e  cfie  jj  £e  Cario  fi  era  partito  dal  Regno ,  i  Cittadini  di 
Napoli ,  che  già  aveano  conceputo  odio  grande  contro  i 
Francefi,  con  fretta  grandiffima  mandarono  fino  a  Sicilia  a 
chiamare  il  lor  naturale  Re  ,  il  quale  intefa  T  imbafeiata  , 
tolto  fi  mofle  verfo  Napoli  con  tfo.  Vafcelii ,  ove  eran  du* 
mila  foidati  j  e  nel  principio  di  Luglio  dell*  ifìeflb  anno 
comparve  al  lido  della  Maddalena  ,  indi  quietemente  paf- 
so  a  Nifita  >  Ma  il  Popolo  ,  che  n'  ebbe  la  novella ,  portoli 
in  armi  ,  ruppe  le  prigioni  ,  brugio  i  Proceflì  per  le  Corti, 
Ferrante  e  grid°  Aragona  Aragona;del  che  avutone  ragguaglio  il  Re 
11.  rìci*.  Ferrandino  ,  in  un  momento  ritorno  ,  e  nella  notte  delli  7» 
ftra  No-  ^j  Luglio  del  149  j.  alle  7.  ore  fu  ricevuto  dentro  la  Porta 
Cuìc49    del  Carmelo ,  come  nota  il  Guicciardini ,  &  altri  i  e  cavai- 

riardivi.  caodo 


LIBRO    SETTIMO, 


4* 


eando  Tua  Maefìà  per  la  Città,  fu  dd  Popolo  con  grandiflì- 
roa  allegrezza  ricevuto.,  &  accompagnato  nel  Gattello  di 
Capuana,del  che  vi  è  un  rj (contro  di  una  Tua  lettera  aGiot 
Angelo  Santafc  di  quefio  tenore  : 

Fcrdinandus  Secundusy  Dei  Gratta  Rex  Sicilia , /*- 
Yttfalem  ,  &c.  Magnifico  Virojoanni  Angelo  Suntafe  no- 
ftro  fidcli  ,  diletto  ,  Gratiam  ,  é*  bonam  voluntatem  , 
Avendo  Noi  per  la  Grazia  di  Noffro  Signore  Iddio  % 
avuto  queff  a  felici fflma  Vittoria  della  Città  di  Napoli  , 
e  quaftdi  tutto  quejjo  nojìro  Regno  di  Sicilia,  oggi  ,cht^% 
Jono  li  7.  del  prefente  me/e  di  Luglio  con  contentezza  ,  e* 
defider io  grande  di  tutti  in  genere ,  &  in  fpecie  ,  ave- 
trto  deliberato  mandarvi  nello  Contato  di  Ariano ,  e  quella 
pigliar  in  nome  noffro,  facendo  alzare  le  nojìre  bandiere^ 
con  invocare  il  nojìro  nome  per  tutto  ,  acciò  ognuno  fila 
alla  fedeltà  noffra\pero  incontinente  ricevuta  la  prefente* 
vi  conferirete  in  detto  Contato  ,  &•  efequirete  quanto  da 
Noi  avete  in  commeffione  ali9  effetto  predetto  ,  mutando 
T  Ufficiali  ,  che  nonfojjero  ordinati  ,  &  ogni  altra  coffa  % 
the  farà  per  la  fedeltà  ,  e  fiato  noffro  ,  che  per  la  prefente. 
comtfidamo  a  tutti  ,  £  finguli  Ufficiali  %  ò*  uomini  eft- 
Jìenti  in  detto  Contado ,  &  anco  nella  Terra  noffra  di  Api- 
te  ,  &  ogni  altro  a  thi  la  prefente fpetterà  circa  V  effecu- 
zione  delle  cofe  predette  ,  vi  abbiano  da  ubbidire ,  non  al» 
tramente,  che  la  perfona  neffra  propria  ;  e  non  faranno. 
il  contrario ,  fotto  pena  della  noffra  difgrazi  ai  La  pre- 
fente refi  al  prefentante  +  Datum  in  Civitate  noffra  Nea- 
polis  die  7>Julii  1491,  Rex  Ferdinandus  .  Locus  ffgilli  * 
Thomas  Regulanus  prò  Secretorio^  qual  lettera  oggi  fi 
conferva  per  il  Signor  Cornelio  Vitignano  5  &  in  una  eoa- 
ceflìone  diun  feudo  fatta  da  Alfonfo  I.  a  Salvatore  Santa- 
itdt  fotto  il  di  4.  di  Maggio  1453.fi  dice,  per  magnificum,  . 
&  dileclumConfìliarium  ,  Protochirugicum  noffrum  Sul-  gT^* 
vatorem  Santa  fé  Militem  Fheudum,  detto  della  Fufteria  ,^/*'/« 
vel  delia  Marina  di  Bitooto,  quod  olimfiit  auondam  Loi  jf£fjAt 


•44      DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLI         j 

Jit  CaYocctoli  Rujfi ',   come  nel  quintern.  y.  foL  Gii 

Dopo  dunque  di  efferfi  alquanto  ricreato  affedib  Gi*' 
liberto  Monpenfiero  con  i  fuoi  Francefi  nel  Cafìeilo  nuo- 
.       .    voj  e  come  nota  Antonio  Terminio  nel  trattato  della_s 
Telmhio ^miglia  di  Gennaro,  due  fratelli  di  detta  famiglia  Aa- 
%4ndrea  drea  ,  e  Princivallo  ,  che  raofìrati  Tempre  fi  erano  afFezio- 
di  Gen-    natj  della  Cafa  Reale  ,  furono  i  primi ,  che  infieme  coi  Po- 
polo  introdurrò  il  Re  Ferrandino  dentro  Napoli .  Sua— » 
Maefìà   per  far  favore  al  fuddetto  Andrea  ,  volle  per  due 
noefi  albergare  nella  fua  cafa  ,  che  aveva  fopra  1*  arco  del 
Seggio  di  Porto  ,  ove  infino  a*  nofìri  giorni  fi  veggono  V 
infegne  reali  ,  che  all'ora  vi  fé  porre  ,  e  ciò  fece  anco  Sua 
Maefìà,per  ritrovarfi  pili  vicino  alle  trinciere,che  avea  fat- 
to fare  avanti  il  Cafìeilo  nuovo  .  Oltre  di  avergli  donato 
Ja  Città  di  Martorano  col  titolo  di  Conte  ,  nel  detto  atte- 
dio morì  Alfonfo  di  Avalos  Marchefe  di  Pefcara  in  una_* 
notte  a  tradimento,  per  opera  di  un  Moro  del  CaftelIo,che 
fuo  fchiavo  fiato  era;  il  quale  ifìigato  da'  Francefi,  condot- 
to F  avea  fopra  una  fcala  di  legno,  appoggiata  al  muro  del 
Palco  del  Cafìeilo  per  parlar  feco  ,   e  fìabilire  F  ora  ;  &  il 
modo  di  entrar  dentro  :  eformontando  il  Marchefe  per  la 
'Morte  dì  detta  fcala ,  fu  con  una  faetta  a  modo  di  mezza  luna  neila_» 
*Aifonfo    gola  percofso  ,  e  fu  fepolto  nella  Chiefa  di  Monte  Olive- 
'JìatZ.  to  ,  delia  cui  morte  il  Re  molto  fi  dolfe  .  Ma  Giliberto 
Jcarfi'"  Monpenfiero  ,  che  di  foccorfo  fperanza  non  avea  ,  appli- 
candofi  al  configlio  del  Principe  di  Salerno.che  feco  era,  di 
rotte  dal  Cafìeilo  fuggirono,  e  per  mare  in  Salerno  fi  con- 
duffero  :  all'  ora  il  Re  agevolmente  ebbe  il  Cafìeilo  ,  e  Gi- 
liberto col  Principe  ,  e'  fuoi  feguaci ,  ufciti  in  campo,  co- 
minciarono a  travagliare   Ja  Puglia  ;  ma  giuntovi  fopra_* 
1'  efercito  del  Re  ,  e   fatte  alcune  fcaramuccie  }  finalmente 
3  Francefi  dentro  Averfa  fi  conduffero  ,  e  mentre  in  Napoli 
fi  godeva  per  la  ritornata  del  fuo  Re  ,  Alfonfo  preparando- 
ci in  Scilia,per  ritornare  al  foglio  Reale, informatoli,  come 
#  e  detto,  mancò  di  vita  >  e  quando  i  Capitani  Francefi 

fenti- 


LIBRO    SETTIMO.'    r    «j 

pentirono  ,  che  il  Re  Ferrandino  era  flato  chiamato  in  Na- 
poli ,  pieni  di  fdegno  ,  andarono  contra  al  gran  Capitano  , 
per  attediarlo  a  Reggio  ;  ma  egli  ,  che  n'  ebbe  avvifo,  ufci- 
togli  incontro  con  grandi/rimo  lor  danno,  furono  rejetti  ,  e 
perfeguitati  fino  a' loro  alloggiamenti:  finalmente  Con* 
falvo  in  pochiflimo  tempo  tolfe  a'  Francefi  tutta  la  Cala- 
bria ,  e  cofìrinfe  tutti  i  Capitani  nemici  a  ritirarli ,  chi  in 
Averfa,  e  chi  in  Gaeta  ,  ov'  erano  gli  altri  Francefì,daove 
poi  a  patti  ne  ufcirono  ,  come  fi  dirà  • 

E  dovendoli  poi  celebrare  la  fetta  del  Santiffimo  Cor- ^^r 
pò  di  Nofìro  Signor  Gesù  Grillo  nel  z.di  Giugno  1496.31  jione-dei 
quanti  giorni  prima  Antonio  Saffo   Eletto  del  FedeliiTìmo  Cort°  d* 
Popolo  di  Napoli  comparve  avanti  il  fopradetto  Re  Fer- ^^! 
rante  infieme  con  iz.  Deputati ,  ovvero  Capitani  delia  fua 
Piazza;  cioè,  Andrea  di  Orfo  ,  Parife  di  Scocio ,  Lio  ■  faj0°nia 
nello  Abbate  ,  Daniele  Piroto  ,  Ettore  di  Dato  ,  Notar  Eietto  del 
Nicolò  diAlfeto,  Marino  Tuta  ,  Gio:  Domenico  Botti-  ]^ol00ndil 
no  ,  Tommafo  Folciero  ,  Parife  Longobardo  ,  Francefco  Ju°U* 
Sorrentino  ,  e  Girolamo  Lanzaiao  ,  affermando  elfo  Elet- 
to alla  rVlaefìà  del  Re  ,  che  le  molte  dignità  ,  prerogative» 
&  onori  fpettanti  alla  fedelifìima  Piazza  Popolare, per  mol- 
ti anni  forrettiziamente  occupati  Itati  erano,  e  di  quelle 
£(To  Popolo  privato  ;  Perloche  fupplicava  Sua  Meafìà,  che 
giufìizia  miniftrar  doverle  ;  il  che  udito  da  Sua  Maefìà  ,  & 
avendo  conofciuta  la  verità  ,  &  intefa  la  dimanda  ,  volen- 
do ufar  ufficio  reale ,  e  di  giufìo  Giudice  ,  e  rendere  a  cia- 
scuno quello  che  fé  gli  conveniva  ,  concerie  ,  e  permife  fa- 
coltà alla  detta  Piazza  Popolare  di  portare  il  battone  del 
Pallio,  il  quale   fi  porta  apprefTo   il  Santiilìmo  Corpo  di 
Crilìo  nella  fua  folennilTima  Procellione  ;  Perilchè  Sua_j 
Mae  Uà  commeffe  al  Reverendifìlmo  Aleffandro  Carrafa,al- 
Jora  Arcivefcovo  delia  Città  ,  che  confignaffe  alla  detta^j 
Piazza  ,  e  per  elTa   al  predetto  Antonio  Saffo  fuo  Eletto, 
r  Alla  del  Pallio  predetto  :  Venuto  dunque  il  Giovedì  di 
det  taiòlenniti,  primo  dopo  la  Fella  della  Santifs.Trinità; 

e  fìan- 


4*.     DELL*  HISTORIA  DI  NÀPOLI 

e  ftando  il  predetto  Arcivefcovo  nella  Cappella  maggióre 
della  Chiefa  Cattedrale ,   in   Pontificai  veftito  con  iJ  Capi- 
tolo ,  e  tutto  il  fuo  Clero  preparati  per  fare  la  Proceffione 
.  predetta  ,  comparve  il  detro  Antonio  Satto  Eletto  dei  Po- 
Vaito   6   P°*°  con  ^  Topraddetti  Tuoi  12.  Deputati ,  e  con  efsi  anco 
xonfgna.  un  Nota  \o  ,  con  Giudice ,  e   Tefìimonj  pe  ricevere  l'Afta 
**aiia     del  pallio  per  atto  pubblico  ;  e  cosi  iJ  detto  Reverendifsi- 
de'ivopo-  noo  Arcivefcovo  per  Ja  commifsione  della  Maeftà  del  Re 
io  i^j.  avuta  ,  1'  Afta  del  Pallio  a  gì'  infraferitti  confignò ,  cioè  al 
Keverendifsimo  Monfignor  D.  Alfonfo  di  Aragona  Vefco- 
vo  di  Civita  di  Chieti  j  Ali'  lliuftrifsimo  Signor  D.  Fer- 
rante di  Aragona  figliuolo  di  D.  Federigo  Zio  del  Re;  Al- 
l' lliuftrifsimo  Signor  D.  Antonio  di  Guevara  ,  Conte  di 
T>.Mto-  pot€nza  ,  e  Viceré  di  Napoli  .   Al  Magnifico  Signor  Gio« 
Guevara  vanni  Strina  Ambafciadore  del  Serenifsimo  Re  di  Spagna  ; 
viceré  di  Al  Magnifico  D.  Ferrante  Ifcari ,  Spagnuolo  familiare  di 
**£     Sua  Beatitudine  5  &  al  predetto  Magnifico  Antonio  Saffo 
Eletto  del  Popolo  :  &  avendo  eia  feuno  di  efsi  prefa  la  fua 
Afta  del  Pallio  predetto  ,  fotto  il  quale  vi  andava  il  preno* 
tninato  Arcivefcovo  col  Santifsimo  Sagramento   nelle  ma- 
ni ,  ufeirono  appretto  la  General  Procefsione,  conforme  al 
polito  ,  pattando  per  le  Piazze  ,  e  Seggi  della  Citta  ,  infino 
al  Venerabile  Monaftero  del  Santifsimo  Corpo  di  Crifto  , 
dell'  Ordine  di  S.  Chiara  con  tutte  le  Religioni  della  Città 
con  gran  comitiva  di  uomini ,  e  donne  ,  tutte  con  le  cande« 
le  accefe,  ad  onore  ,  e  gloria  di  Nofìro  Signore  ,  &  entrati 
nella  Chiefa  del  detto  Monaftero  ,  e  pofato  ,  incenfato  ,  & 
adorato  ,  con  gran  divozione  etto  Santifsimo  Corpo  ,  dopo 
ripigliatolo  nel  medefìmo  ordine  ,  e  modo  ,  eh'  erano  ve- 
duti, ritornarono  nella  Chiefa  maggiore  dell' Arcivefcova- 
tomore  foli to  pacificò  ,  &  quiete  ,  nemine  di/crepante  , 
mec  contradicente  ;  Della  quale  concefsione  dell'Afta  del 
tallio  ,  e  confignazione  alla  detta  Piazza  Popolare  ,    e  di 
averla  portata  il  detto  Eletto  per  la  Città,  e  ritornata 
*iel  modo  ,  che  fi  è  detto,  ne  fu  pubblico  jftromento  fatto 

addì 


LIBRO    SETTIMO.  47 

addì  z.  di  Giugno  1496.  14.  indizioni 5  per  mano  di  Notar 
Donalo  di  Rahone  della  Terra  di  Eboli  ,  come  fi  vede  in 
unoiftrumento  in  pergameno,  che  fi  conferva  perii  Reg- 
gimento Popolare  ;  quale  iftrumento  fìà  fottofcritto  dalli 
predetti  Signori ,  D.  Alfonfo  di  Aragona  ,  D.  Ferrante  di 
Aragona  ,  D.  Antonio  di  Guevara  ,  Giovanni  Strina  ,  & 
altri ,  che  intervennero  per  tefìimonj  :  &  fi  ha  da  credere  , 
che  per  evitare  ogni  fofpetto  ,  che  in  futuro  aveffe  potuto 
nafcere  fopra  la  ftipulazione  del  predetto  iftrumento,  con_> 
gran  prudenza  ordinafle  ,  che  tanto  il  Nofcaro  ,  quanto  an- 
co il  Giudice  ,  e  tefìimonj  ,  tutti  foraftieri ,  e  non  Cittadi- 
ni fuffero  ,  perciò  ,  che  furono  li  feguenti ,  cioè  Notar  Do- 
nato di  Rahone  della  Terra  di  Eboli  ,  Gabriele  Vinegia  di 
Lauro  Giudice  a  Contratto  ,  Guglielmo  Frofina  di  Catari- 
zaroUJ.D.  Reggente  della  Vicaria  ,  Nicolò  Bignatore  dijjj£^, 
Venezia  ,  Bernardino  Quaranta  della  Cava  ,  Marco  Anto-  na  Reg- 
nio  deFerrariis  di  S.  Lorenzo  di  Cerreto,  Lionardo  Qua-f^^ 
ranta  della  Cava  ,  D.  Antonello  Martuccio  ùi  Muro  ,  Parifica . 
Gogiippo  di  Eboii , Lorenzo  di  Felice  di  Benevento, Donato 
di  Forcino  ài  Venezia  ,  Antonello  di  Ambretta  di  Verona» 
Baldafiare  di  Negrone  di  Genova  ,  Bernardino  Scaglia  di 
Genova  ,    Manfredino  Michaelis  di  Valenzia  >  Agofìino 
Adorno  di  Genova  ,  e  molti  altri  • 

Or  mentre  il  Re  Ferrante  credea  felicemente  con  la 
novella  Spofa  godere  il  Regno  ,  che  con  tanti  travagli  ri- 
cuperato avea  :  eiTendofi  per  ricreazione  ,  efpaflb  ritirata 
alla  flanza  di  Somma  ,  lungi  di  Napoli  otto  miglia  ,  da  una 
ardentiffima  febbre  fu  affalito  ,  cagionata  sì  dal  difordinata 
ufo  del  coito,  come  da  altri  difordini  }  e  crefcendofegli  il 
male  ,  fi  fé  portare  nella  Chiefa  dell'  Annunciata  di  Napoli 
per  ottener  grazia  della  falutej  ove  fu  giunto,  vi  trovò  grani 
Popolo  che  in  ProcefTione  era  venuto  a  pregar  per  lui  j  & 
avendo  egli  orato  ,  con  gran  lagrime  di  circolanti ,  fife 
portare  nel  Cartello  nuovo  :  e  perchè ;  fin  a  quelP  ora  non 
avea  celebrate  le  nozze  della  moglie  ,  e  con  le  debite  fo- 

lennità 


48      DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

lennità  di  S.  Chiefa  ,  per  configlio  de'  Savj  Je  celebrò  nel 
letto  , accettando  Giovanna  per  legittima  Spofa,  nominan- 
JaRegina,e  coronandola  di  fua  mano;  ciò  fatto.fece  il  tefta» 
mento ,  nel  quale  iftituì  erede  univerfale  del  Regno  D. Fede- 
rigo Tuo  Zio  Paterno  :  fé  anco  molti  legati  a  luoghi  Pii ,  8c 
Motte  di  avendo  divotamente  ricevuti  i  SS.SacramentJ,e{Tendo  egli 
ferrame  di  anni  27.un  mefe,  e  giorni  r  i  .il  Venerdì  a'  7.  di  Settem- 
^'        bre  del  i^tj.pafsò  di  quella  vita,  avendo  regnato  nel  modo 
che  fi  è  detto,  un'anno  ,  &  8.  mefi  e  mezzo  ,  e  fu  univerfal- 
mente  pianto   da  tutti   per  li  fuoi  gentiJifTimi  coftumi  :  e 
fu  cofa  certa  di  grande  ammirazione,  poiché  due  Re  giova- 
ni,  e  di  fiorita  età  t  &  inimici  che  aveano  fieramente^ 
combattuto,  amendue  morirono  fenza  figli,  e  fucceffero  due 
vecchi ,  cioè  al  Re  Carlo  di  Francia  Lodovico  Duca  di  Or- 
jiens  ,  &  a  Ferrante  li.  D.  Federico  Principe  di  Altamura. 
Fu  dunque  il  buon  Re  con  reali  efequie  fepolto  nella  Sa- 
crefìia  di  S.  Domenico,  appretto  il  fepolcro  di  Ferrante  fuo 
Avo  in  una  gran  tomba ,  coverta  di  broccato  ,  ove  fupofìo 
il  feguente  cartello  latino  . 

ferrandum  mors  fava  dìùfugis  arma  gerentem^ 
Jdox  pofitis  ,  (quanam  gloriar)  fraude  necas* 
Qbiit  M.  CCCC.  XCVL 

In  volgare  cosi  rifuona . 

Morte  fu gi fi  i  lungo  tempo  armato 
Ferrante  ,  il  qual  depoflo  V armi  uccidi 
Con  frode  ,  indi  or  che  gloria  avrai  portato  ? 
Morì  nell'Anno  1496. 

'Morte  di  Giovanni  Pontano  Secretarlo  del  Re  Ferrante  di  fopra 

&™a™l  nominato,  eccellentifiìmo  Poeta   ebbe  per  moglie  Andrea- 

"W°'na  Sanfone  nobile  del  Seggio  di  Portano  va  ;  coflui  avendo 

de' fuoi  beni  edificata  unafontuoSflìma  Cappella  ,  fotto  il 

ti- 


LIBRO    SETTIMO*  49 

titolo  di  S.Giovanni  Evangelica  pretto  S.  Maria  Mag- 
giore, effendo  di  anni  77. morì  intorno  gli  anni  del  Signore 
1  j  1 2,  e  fu  nelF  iftefTa  Tua  Cappella  fepolto  ,  ove  in  vita  fé 
fcoipire  il  feguente  Epitaffio  latino  . 

Vivus  domum  hanc  mi  hi  paravi  ,  in  qua  quiefcerem 
mortuus  :  noli  obfecro  ìnjuriam  mortuo  facete  ,  vivens  y 
quamfecerim  nomini  \fum  etenim  Joannes  Jovianus  Fon* 
tanus  ,  quem  amaverunt  bona  Mufoc  ,  fufpexerunt  viri 
probi  ,  honefìaverunt  Reges  Domini  :fcis  jam  qui  firn,  aut 
qui  potius  fuerim\ego  vero  te  hofpes  nojcere  in  tenebri s  ne- 
queo  5  fed  te  ipfum  ,  ut  nofcas  rogo  .  Vaie  , 

In  volgare  dice  così . 

Vivo  quejìa  cafa  mi  apparecchiai  ,  nella  qual  morta 

•  /%        f1fJ  1  •  /*  •  •  •  /  mf 


mi 

qua 


t  ripojajji ì ,  non  voler,  ti  prego,  far  ingiuria  al  morto  ,  la 
tal  lo  vivo  a  nejjun  /'' abbia  fatto  :  certamente  Io  fon  Gio, 
Gioviano  Pontano, quale  amarono  lefcienze  ,  /'  ammiraro- 
no li  Virtuoft ,  lo  premiarono  i  Signori  Re  :  Già  fai  chi 
ano,  ochi  più  prefto  fiato  fia  \  Io  nonpojfoy  amico  mio,  nel- 
fé  tenebre  conofcertiy  ma  ti  prego ,  eòe  tujìejfo  ti  conofcai 
Addio  • 

Vi  fono  nelPifleiTa  cappella  fe\  altri  epitaffij  dali'iftef- 
fo  Pontano  fatti;  alla  moglie,  e  figli,e  ad  un  fuo  Compare; 
i  quali  fon  degni  di  effere  letti,  li  quali  per  non  eflejr  tedio- 
so, ho  iaf ciato  qui  feri  vedi , 


Sum.Tnm.V.  Xì  T3t 


%4$S. 


Corona- 
zione dì 
Federica 

//. 

Vito     'Pj 

fanello 
Secreta- 
no di  Fé 
derig0  il 
Mùyieta 
&  Fede- 
rigo  IL 


So 

DI  FEDERIGO  SECONDO 
XXIL  Re  di   Napoli. 

e  a  p.   1 1 1. 

EDERICO  di  Aragona,  primo  Princi- 
pe di  Squillace  ,  e  poi  di  ^Itamura  ,  fratel- 
lo del  Re  Aifonfo  IL  ritrovandoti  Viceré 
nella  Città  di  Leccie ,  &effendo  chiamato 
per  l'infermità  del  Re  fuo  nipote,giunto  io 
Napoli  ,  lo  ri  trovò  morto  i  6V  avendo  cele- 
brato le  reali  efequie,  nel!' ifleflb  giorno 
alli  8.  di  Settembre  del  1496.  come  legittimo  erede ,  fu 
ornato  delle  Reali  Infegne ,  e  fu  chiamato  Re  di  Sicilia  , 
di  Gierufalemme  ,  e  dì  CJngaria  ;  &  a'z<5.  dell*  ifleflb  mefe 
a  richieda  degli  Eletti  della  Città,  concelTe,  e  firmò  6S. 
Capitoli  in  beneficio  dell' Univerfità,  &  Regno.  Dopo 
nelli  26.  di  Giugno  1497-  nella  Città  di  Capua  per  ordine 
di  Papa  AlelTandro  VI.  fu  con  pompa  grandiffima  invertito 
e  coronato  di  detto  Regno,  togliendo  per  fuo  Secretarlo 
Vito  Pifanello  uomo  letterato ,  e  di  grandilTimi  coftumi  or- 
.  nato  .  Si  die  dopo  ad  accarezzare  li  Baroni ,  che  erano  lla- 
•  ti  nemici  del  Fratello ,  e  del  Padre  >  e  per  irtabilire  dai  fuo 
canto  vera  amicizia ,  fé  batter  una  moneta  di  oro  ,  con  la_* 
ifcrizione  intorno  ,  che  diceva.  Recedant  vetera ,  nova 
Jtnt  omnia  .  Andò  anco  fovra  Gaeta  ,  la  qual  era  tenuta  da' 
Francefi  ,  e  talmente  Tafìrinfe  ,  che  i  Francefi  furono  for- 
zati a'i  8.  di  Novembre  renderti,  falve  le  perfone  :  Gli  altri 
Francefi,  che  nella  Città  di  Averfa  eran  fortificati,  intefa 
Ja  perdita  di  Gaeta,  di  ritornar  in  Francia  coftretti  furono, 
e  neufcirono  a  patti  .  Ma  giunti  a  Pozzuoli  ,  &  a  Baja 
per  imbarcarfi,  furono  da  un  peftifero  morbo  infettati ,  che 
gran  parte  di  effi  morirono .,,  e  tra  gli  altri  vi  morì  Gili- 
berto 


LIBRO      SETTIMO.        yi 

berto  Monpenfiero  ,  per  il  che  pochi  in  Francia  ne  ritor  Morte  a, 
narono:  fu  detto  che  quello  a'  Francefi  avveniffe,  per  efter-  Giliberto 
gli  flato   da'  Napolitani  attoscato  il  vino  5  e  come  nota  il  %,°*/e"' 
Guicciardini,  &  altri ,  cffendo  venuto  Lodovico  figliuo-  ' 
Jo  di  Monpenfiero  ,  fino  a  Pozzuolo  per  veder  il  Sepolcro 
paterno,  commoffo  di  grandiffimo  dolore ,  poich' ebbe_j 
ipariè  infinite  lagrime, cadde  morto  in  su  il  medefìmoSepol- 
cro;  e  cacciati  che  furono  tutt'i  Francefi  dal  Regno,  Fede* 
rigo  ne  refìò  appieno  pacifico  pofTeffore ,  il  quale  talmente 
fi  portò  nel  reggimento ,  ch'era  da  tutti  fommaroente  ama- 
to, e  riverito  .  Ma  perchè  alcune  Terre  della  Calabria  ,  e 
'dell'Apruzzo  andavano  alquanto  vacillando  circa  la  fedeltà, 
il  He  Federigo  fi  avvalfe  anch'egli  del  gran  Capitano  ,  con 
l'a  juto  del  quale  raflettb  il  Regno  tutto,  come  nota  il  Can-  Cantai 
taiicio  5  nondimeno  la  Terra  di  Diano  in  Bafiiicata  ,  che_>c/o  . 
avea  dentro  Antonello  Sanfeverino,  Principe  di  Salerno  ,  li 
dette  noolto  che  fare;  finalmente  la  prefe  a  patti,  &  il  Prin- 
cipe non  fidandoli  delia  parola  del  Re  Federigo,  fé  ne  pafsò) 
a  Sinegaglia,  ove  finì  i  fuoi  giorni,  e  tra  gli  altri  onori  fat- 
ti dal  r  e  Federico  al  gran  Capitano,  gli  donò  due  Città  ,  e 
fette  Caflella  in  guiderdone  ielle  fue  onorate  fatiche  ,   in- 
titolandolo Duca  di  S.  Angelo  ,  e  Confaivo  ricco  di  mol- 
te vittorie  ,  trionfi  ,  e  flati  ,  fé  ritorno  al  fuo  Re  in  ìfpa- 
gna  ,  dal  quale  fu  incontrato  ,  e  ricevuto  con  onor  grande, 
&  oltre  di  ciò  li  fé  dono  di  molte  Città ,  Cafìeiia,  e  Giurif- 
dizioni  . 

Ma  per  la  venuta  del  Re  Cailo  VIIT.  in  Napoli  vi  fi 
feoverfe  un  brutto  ,  econtaggiofo  morbo  ,  il  quale  in  quel  Mal/ran. 
principj  fu  tenuto  che  dalla  nazlon  Francefe  mifchiato  vic^- 
furie  ;  e  però  fu  chiamato  mal  francefe  ;  &  i  Francefi  che 
d' Italia  al  ritorno  in  Francia  lo  portarono  ,  lo  chiamavano 
mal  Napolitano  ;  ma  poiché  fi  vidde  che  queflo  morbo  cosi 
contaggiofo  nell*  Indie  Occidentali ,  ritrovate  da  Criftofa- 
ro  Colombo  ,  molto  abbondava  ,  &  ivi  avere  prontiflimo 
rimedio  per  benignità  della  natura,  come  nota  il  Guicciar -£«/«:/,»•. 

G     7,  dini,      *$>■* 


&       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

dini  ,  poiché  bevendo  folamente  del  fugo  di  un  legno  no- 
biliffimo,  che  nell'  ifìeffi  Juoghi  nafee  ,  facilmente  fé  ne  li- 
berano ,  &  elfo  male  ivi  caufarfi  ,  perchè  gì'  Indiani  fovea- 
te  di  carne  umana  fi  nutrifcono  j  fu  creduto  che  il  Colombo 
da  quei  luoghi  nell'Europa  il  portaffe  .  Altri  poi  han  det- 
to che  quefìo  morbo  non  venne  altrimente  portato  dall'In- 
die ;  ma  che  quello  nacque  in  Italia  per  T  ifìeffa  caufa  che 
nafce  nell'Indie  j  imperciocché  venendo  il  Re  Carlo  Vili. 
col  fuo  efercito  a  conquifìar  il  Regno  di  Napoli,  i  Vivanda- 
li di  quei  Campo  ,  avidi  del  guadagno  ,  e  mancando  loro 
earni  frefche  da  far  i  foliti  faporetti  a  quei  foidati ,  il  p\h 
delle  volte  delle  carni  umane  fi  fervivano  ,  fcorticando  fe- 
cretamente  i  corpi  morti ,  e  di  quelle  fattone  paltoni  ,  e 
Vaporetti  ben  conditi ,  e  fpeciati  ,  li  davano  a'  foidati ,  le 
quali  mangiate  da  quelli  con  buona  fede  ,  ne  veniva  a  ge- 
nerar quefto  morbo  così  contaggiofo  ,  il  quale  mifìeriofa- 
mente  ,  e  con  ragione  fumai  francefe  chiamato,  perche 
elfi  lo  caufarono  in  Napoli ,  e  feco  in  Francia  io  portarono s 

Gio-Gìa  e  C^e  ^ia  ^  vero  '  C^e  Per  manSiar  carne  dell'  ifìeffa  fpecie 
eomo       fi  genera  quefìo  brutto  morbo,  Gio:  Giacomo  Baratto  Dot- 
Baratto    tor  chirurgo  Napolitano  affegna  due  ragioni ,  dicendo  ef- 
trurgo.  ^  chjarjffimo  che  il  corpo  di  qnell'  animale  chiamato  por- 
co ave  gran  fimilitudine  dei  corpo  umano ,  e  fi  vide  per  Jun- 
ghiffima  efperienza,  che  coloro  che  fpeffo  s'empiono  di  car- 
ne frefca  di  quefìo  animale  ,  diventano  rognofi  ,  ed  ammor- 
bati di  brutti  mali  ;  l'altra  ragione  che  dice  quefìo  buon 
Dottore  ,  e  1'  efperienza  da  lui  fatta  ,  poiché  egli  afferma 
aver  legato  un  cane  dentro  una  fìanza,  e  per  molti  gior- 
ni nudrito  di  carne  arrofìita  di  un  altro  cane  ,  onde  dopo 
alcuni  giorni  fi  vidde  il  canefpilare  ,  reftando  con  la  nuda 
pelle,  &  ufcirle  alcune  ulcere  \  per  il  che  fi  approva  quan- 
to fi  è  detto  . 

Effendo  il  Re  Federigo  rimafìo  unico  pofTefTore  de! 

Regno,  e  defiderando   in  fanta  pace  quello  godere  ,  fi  ri- 

%7biiitrÌ  f°lv'e  »€lteie  fine  aile  rnojte  differenze ,  gare ,  e  Inimici- 


LIBRO    SETTIMO.        n 

zìe,  che  venivano  trai  Nobili  delle  cinque  Piazze,  eoa 
i  Cittadini  delle  Piazze  Popolari  circa  gli  onori  ,  e  preemi- 
nenze di  effa  Città  ,  l'origine  delle  quali  fu  dall'  Afta  del 
Pallio,  che  il  Re  Ferrante  poco  innanzi  alli  Cittadini  del 
Popolo  co nceffa  avea*  imperciocché  V  Afta  del  Pallio  ,  che  ^JUq 
anticamente  fi  portava  nella  proceflìone  del  Santiffimo  Sa-  cmcejfam 
gramento,  erano  folamente  quattro,  delle  quali  una  nts^UNob^ 
portava  il  Re  ,  un'  altra  il  luo  Primogenito  ,  e  delle  due  ^9ll 
altre  il  Re  ne  onorava  alcuni  Oratori ,  e  Principi  foreftie- 
xi  ,  o  altri  a  fuo  beneplacito  ;  e  fé  alle  volte  il  Re  per 
efìraordinaria  occafione  ne  volea onorare  più  di  due,  ne  fa- 
ceva ordinare  fei  ;  &  alle  volte  otto,nel  cui  modo  fi  era  pro- 
ceduto pili  ,  e  più  anni  ;  Finalmente  avendo  il  Re  Ferran- 
tell.  conceda  l'Afta  predetta  alli  Cittadini  delle  Piazze 
Popolari,  come  fi  e  detto  nel  precente  Capitolo  ,  quelli 
delli  detti  cinque  Seggi  cominciarono  a  pretendere  anch'ef- 
11  nell' Afte  predetti  ,  in  virtù  del  Secondo  Capitolo  della 
fentenza  lata  per  il  Re  Roberto  ,  la  quale  fìà  notata  nel  ca- 
pitolo terzo  del  terzo  libro  ,  in  tanto  che  nel  principio  del 
legnare  del  detto  Re  Federigo  intorno  l'anno  1497.  otten- 
nero una  di  effe  Afte  ,  la  qual'  era  portata  dagl'Eletti  di  ef- 
fi  Nobili  fcambievolmente  ciafeuno  nella  Aia  Regione  ,  o 
Piazza;  Ma  non  contenti  di  ciò  i  Nobili  predetti  ,  comin- 
ciarono dopo  a  pretender  cinque  Afte  ,  al  che  il  Re  Federi- 
go molto  s'inclinava  j  &  effendo  ciò  prefentito  dalli  Citta- 
dini del  Popolo,  differo  che  non  volevano  ciò  foffrire,  per- 
che  fé  li  Nobili  pretendevano  cinque  Afte  per  rapprefenta- 
le  cinque  Piazze  ,  il  Popolo  ne  poteva  pretendere  27.  rap- 
prefentandone  altre  tante  di  numero,  del  che  avendo  un_j 
pezzo  litigato,  parve  al  Re  Federigo  por  fine  a  tanti  litigi, 
e  di  comune  volontà  delle  Parti  ,  elTo  Re  rimeffe  tutte  !e_* 
Jor  differenze  a  cinque  uomini  di  autorità  ,  i  quali  in  ter- 
mine di  quattro  giorni  doveffero  in  ogni  modo  quelle  con- 
cordare, diffinire  ,  e  determinare,  con  condizione  che_» 
paffato  il  detto  teimine,non  effendofi  determinate  le  cofe-* 

pre- 


y4      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

predette,  la  dichiarazione ,  e  concordia  predetta  in  arbi- 
trio di  Sua  Maeftà  reftaffe  ,  quali  uomini  compromiflarj 
furono  Ji  feguenti  ,  cioè  Antonio  di  Guevara  Conte  di  Po- 
tenza ,  Ferrante  Duca  ài  Calabria  primogenito  del  Re* 
Vito  Pifanello  Secretario  di  Sua  Maefìà  ,  Luigi  de  Palla- 
dinis  Milite  ,  Silveftro  de  Mafculis  U.  I.  D.  Regio  Confi- 
gliero  ,  i  quali  avendo  praticata  ,  e  trattata  Ja  concordia 
predetta  ,  e  non  effendofi  determinata  dopo  i  quattro  gior- 
ni allignati,  rimafe  la  detta  dichiarazione  al  Re,  il  quale 
volendo  metter  fine  a  tante  discordie  per  buona  pace ,  e 
quiete  della  Città,  udite  le  Parti  ,  &  eziandio  Ji  cinque 
prenominati  CoropromifTarj  in  più  ,  e  più  volte  ,  e  le  det- 
te Parti  di  nuovo  rimettendofi  all'arbitrio  delia  prefata 
Maefià  ,  come  li  parea  decidere,  e  determinare,  dichia- 
rò, e  determinò  nel  modo  feguente  j  efunelliiz.  di  Lu- 
glio 1498. 

In  primis  ,  che  li  cinque  Eletti  Nobili  ,  &  uno  del 
Elezione  Popolo  debbiano  continuare  nel  Tribunale  di  S.  Lorenzo  a 
degli  E-  trattare  per  fervigio  del  Re  ,  e  per  comodità  ,  e  beneficio 
ietti  dei-  ^j^  città  diNapoli  tutti  li  negozj  pubblici, e  privati  fpet- 
%K<!fo-  tanti  ad  effa  Città  ,  i  quali  per  li  voti  delia  maggior  parte 
$  •         ài  elfi  Eletti  finir  fi  debbiano  . 

Item  ,  che  gì'  Eletti  predetti  eleger  fi  debbiano  fecon- 
do il  folito  ,  cioè  i  Nobili  eliggono  i  Nobili ,  &  il  Popolo 
quello  del  Popolo* 

Item  ,  che  li  Nobili  fecondo  il  folito  eligger  debbiano 
per  ogni  Seggio  li  fei  ,  o  cinque  Officiali  . 

Item  ,  che  quelli  del  Popolo  poflbno  anch'  etti  elegger 
per  li  dieci  Deputati  ,  o  Confultori  ,  i  quali  giuntamente 
con  il  loro  Eletto  fia  lor  lecito  congregarli  nel  luogo  fo- 
lito in  S.  Agofìino  ,  e  trattar  le  cofe  particolari  di  effo  Po- 
polo \  ech'efli  Deputati,  e  l'Eletto  predetto  di  tutto  quel- 
lo che  farà  neceffario,  tanto  perferviziodi  tutta  1'  Univerfi- 
tà,  quanto  delli  privati ,  confultar  debbiano  ;  &  efeguir- 
fi  poi  nel  Tribunale  di  S.Lorenzo  nel  modo  che  fi  è  det- 
to 


LIBRO     SETTIMO.  jy 

to  nel  fopradetto  Capitolo  3  &  avendoli  a  trattare  alcune 
cofe  nel  tempo  di  Pefìe  ,  o  di  mutuo  ,  o  di  alcuna  impo- 
fìzione  ,  o  pagamento  5  fìmilmente  nel  detto  Tribunale  di 
S.Lorenzo  per  li  detti  lèi  Eletti  trattar  fi  debbia  ;  mala 
efecuziene  della  conclusone  di  effe  far  fi  debbia  con  l'in- 
tervento ,  &  autorità  del  Kegio  Officiale  ,  che  farà  a  cib> 
deputato . 

Ite m  ,  che  li  Capitoli  delle  Piazze  del  Popolo  fi  deb- 
bian  eleggere  ,  coordinare  per  Sua  Maefìà  ,  e  fuoifuccef- 
fori . 

Item  ,  che  nella  fblennità  del  Corpo  di  Crifìo  re- 
fli  in  arbitrio  di  Sua  Maefìà,*il  che  fi  dichiarerà  appreffo  • 

Item,  in  cafo  di  prefìar  il  Giuramento  di  Omaggio  per 
tutti  li  fei  Eletti ,  ovvero  per  gli  uomini  eietti  ,  tanto  per 
li  Nobili  ,  quanto  per  il  Popolo  prefìar  fi  debbia . 

Item,che  l'Amminifìrazione  delle  cofe  predette  a  tem- 
po di  Guerre,  Sua  Maeflà  le  riferva  alla  fua  volontà  ,  rifer- 
vandofì  anco  la  dichiarazione  fopra  qualfi  voglia  dubbio  ;  e 
trattandofì  alcune  cofe  ingiufìe  ,  iJ  che  non  piaccia  a  Dio  » 
Ja  parte  aggravata,  a  Sua  Maefìà  ricorfo  aver  poffa  .  semenza 

Item  ,  Sua  Maefìà  nelli  1 8.  di  Giugno  1499.  per  fen-  del  Re 
tenza  diffinitiva  dichiarò,  quel  che  di  fopra  refervato  fìFedeng* 
aveva,  circa  Jafolennità  dei  Santiflimo  Corpo  di  Cri(ìol^ani0 . 
fovra  il  portare  l'Afte  del  Pallio;  e  volle  Sua  Maefìà  ,  che    1499- 
ficcome  per  il  tempo  paffato  i  Nobili  portavano  una  di  efle^/r*  ?. 
Afledel  Pallio  predetto, ai  prefente,  &  in  ogni  futuro  iem'delT*^9 
pò  cinque  portar  ne  poteffero  ,  cioè  una  per  qualfì voglia^; #0£,^ 
Seggio  :  e  che  ciafcun  Seggio  eligga  il  fuo  Nobile  a  quefìoi; .. 
effetto:  &  il  Popolo  una  fol  Afìa  portar  poffa  ,  e  l'altre  due 
a  complimento  delleotto  ,  una  Sua  Maefìà  ,e  l'altra  il  Du- 
ca di  Calabria  fuo  Primogenito  ,  e  futuri  loro  Succeffori 
nel  Pegno  ,  o  altra  perfona  ,  che  piacerà  a  Sua  Maefìà. 

E  perche  l'intenzione  di  effo  Re  è  ,  che  la  fentenza 
predetta  inviolabilmente  offervar  fi  debbia  ,  e  che  non  fia 
lecito  alle  Parti  predette  in  nullo  futuro  tempo  contro  d\ 

effa 


5*>      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

effa  attentare  ,  ne  di  nuovo  dimandare  ,  ma  che  fenz'altra 
effe  Parti  la  prefente  fentenzaoffervar  debbiano,  &  in  niunu 
futuro  tempo  a  quella  contravenire  ,  &  in  cafo  che  alcuni 
di  effe  Parti  contra  il  tenor  di  quella  attentar  voleife  ,  o  di 
nuovo  domandare,  dia  in  arbitrio,  e  volontà  di  Sua  Maefìà, 
e  de'  fuoi  fucceflori ,  fubito  privar  la  Parte  contradicente, 
e  delle  grazie,onori ,  e  prerogative  predette  ,  qual  fenten- 
za  fu  da  quelli  del  Popolo  non  fenza  rammarico  grandini» 
mo  intefa  ,  e  fé  ben  per  allora  moftrarono  quietarfì  ,  non- 
dimeno dopo  fempre  ne  ferono  rifentimento.  Or  avendoil 
Re  Federigo  veduto  li  molti  debiti  Jafciati  dal  Re  Ferrante 
fuo  Nipote  cagionati  dalle  guerre*,  e  volendo  ia  Maeftà 
foddisfare,  nelli  27.  di  Novembre  del  1498.  chiamo  afe 
Domizio  Caracciolo,  Zaccaria  de  Campolo,  Gabriele  Bran- 
cato  ,  Alberto  della  Picciola  ,  e  Francefco  di  Acampora  , 
all'ora  Maeftri ,  e  Governatori  del  Sacro  Ofpedale  della. 
Annunziata,  a  quali, Magijìrattco  nomine  affegnò  l'entra- 
ta della  Gabella  Reale  della  carne,  &  anco  quella  delle  quat- 
tro sbarre  ,  che  fi  efigano  nelli  Borghi  della  Città  ,  acciò 
delli  frutti  di  quelle  in  nome  di  Sua  Maefìà  fé  ne  pagaffero 
iregj  creditori ,  la  maggior  parte  delle  quali  furono  fatti 
per  li  argenti  che  il  detto  Re  Ferrane  toife  dalle  Chiefe  ; 
come  fi  e  detto  nel  precedente  Capitolo  ,  per  la  quale  aoi- 
minifìrazione  di  entrate  il  detto  Re  Federigo  donerai  detto 
Sacro  Spedale  annui  ducati  200. quali  entrade  a  nofìri  tem- 

tenfalì    pi  vengono  nominate  li  Cenfali  dell»  Nunziata  %  e  fé  ne  «a- 

deU .     va  oga'  anno  ducati  27»  mila  • 

Za. 


Con* 


LIBRO    SETTIMO,  jr 

Confederazione  del  Re  di  Spagna  con  Lodovica 
Re  di  Francia  per  V  acqui Jlo  del  Regno  di 
Napoli  ,  e  prima  come  il  Re  di  Fran- 
cia prendejfe  MiUno  . 

"e  a  p.      iv. 

MOrto  che  fu  Carlo  Vili.  Re  di  Francia  V  anno  1498. 
e  non  avendo  egli  Jafciato  figliuoli  ,  li  fuccefle  irL_> 
quel    Regno  Lodovico  Duca   d'  Orleans,  come   più  pro- 
pinquo   al  fangue  Reale  j   imperciocché  Lodovico    fuo 
Avolo  nacque  di  Carlo  V.  Re  di  Francia  ,  e  fu  quefto  no- 
vello Re  chiamato  Lodovico  XII.  il  quale  avendo  prefa  la  Lodovici 
Corona  deJ  Regno,gii  venne  defiderio  di  conquistare  lo  flato  ^^„ 
di  Milano  5  e  perciò  avendo  fatto  un  grande  apparecchio 
di  guerra,  neil'Eflate  del  1499.  in  perfona  calò  in  Lombar- 
dia ,  e  tolfe  Milano  dalie  mani  di  Lodovico  il  Moro  ,   del 
quale  fi  e  detto  di  fovra  ,  e  prigione  lo  menò  in  Francia  , 
ove  dopo  molti  anni  miferamente  finì  i  fuoi  giorni  dentro 
una  gabbia  di  ferro  ,  come  nota  il  Ferrari  :  il  modo  coma 
il  Moro  fu  da' Francefì  prefo  ,  fecondo  V  ifleflb  Autore  , 
fu  che  effendo  il  Re  Lodovico  accorto  deli'error  del  Moro, 
in  aver  tutto  il  fuo  efercito  flipendiato  di  Svizzeri,  trattò 
co'  Capi  di  quelli, promettendo  una  gran  fubornazione,  che 
glie  lo  dettero  nelle  mani  5   onde  quei  infedeliffimi  barbari 
ce  lo  venderò  vefìito  Svizzero  ,  con  un  caldajo  su  le  fpalle, 
con  che  egli  penfato  avea  falvarfi  .  Il  Guicciardini  feri  ve,  GuiccUt. 
che  effendo  Lodovico  condotto  a  Lione  ,  ove  era  venuto,   ini  • 
il  Re,  concorfe  infinito  numero  di  genti  a  veder  quel  Pria- 
tipe  ,  che  poco  innanzi  di  tanta  allegrezza  ,  e  Maefìà  f 
per  la  fua  felicità  invidiato  da  molti  ,  all'ora  caduto  in 
tanta  miferia  5  donde  intrometto  al  cofpetto  del  Re  ,  fu  in 
pagamento  delia  fua  ambizione  condotto  nella  Torre  di 
SumtTom.V.  H  Lo- 


58        DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Loues  in  angufta  carcere,  ove  effe  rido  flato  dieci  anni ," 
inferamente  finì  i  Cuoi  giorni,  come  di  su  fi  e  detto  . 

Scrive  monfignor  Gio;  Battifìa  CantaJicio  nelTIftoria 
delle  guerre  fatte  in  Italia  dal  gran  Capitano  ,  che  avendo 
il  He  Federigo intefa  la  prefa  di  Milano,  e  la  carcerazione 
del  Duca  Lodovico  Sforza,  fi  fgomentò  •,  e  dubitando,  che 
contro  di  lui  non  veniffe  l'ifteffa  ruj#a  ;  mandò  fubito 
Ambafciadori  a  Ferdinando  Re  di  Spagna  ,  pregandolo 
di  configlio  ,  e  di  foccorfo  in  così  efìremo  bifogno , 
poiché  Lodovico  Re  di  Francia  fi  era  legato  con  il  Papa, 
e  i  Veneziani  ,  e  s'  intendeva  ,  che  paffar  voleffe  nel  Regno 
di  Napoli,  e  ponere  ogni  cofa  fotto  fopra;  udì  Ferdinando 
volentieri  l' imbasciata  ,  e  prendendo  f  pra  di  seladifeia 
di  Federigo,  ordinò  che  fi  poneffero  in  ordine  le  Galere  ,  e 
i  Soldati  ,  e  che  inviati  fuffero  in  ajuto  del  Regno  di  Na- 
poli ;  dubitando  Federigo  ,  che  prima  di  qutflo  foccorfo 
non  gli  fuffe  fòpr agiunto  l'efercito  Francefe  fopra  ,  come 
vuole  il  fuddetto  Autore, o  pure  come  è  p-.\x  probabile  ,  che 
pentito  forfè  Federigo  di  efìere  ricorfo  a  quei  Re  ,  il  quale 
con  la  pretendenza  ,  che  avea  fopra  del  Regno  ,  come  fi 
dirà,  glielo  avefle  tolto  $  venne  perciò  in  tanta  confufio- 
ne,  che  determinò  ricorrere  all'ifìeffo  Re  di  Francia  ,  il  che 
oiFefe  grandemente  l'animo  del  Re  Ferdinando,  il  qual  con 
tanta  amorevolezza  avea  rifoluto  di  mandarli  foccorfo  > 
mandò  dunque  Federigo  in  Francia  Bernardino  Bernaudo  , 
il  quale  fempre  avea  trattato  negozj  importanti  de'Signori 
Aragoriefi ,  ne' quali  fi  era  moftrato  fedeliflìmo  :  e  giunto 
cofiui  in  Francia,  trattò  con  quel  Re  di  tal  modo,  che  fé  le 
cofe  foffero  fiate  poi  offervate  ,  il  Re  Federigo  farebbe  fla- 
to felicifiimo  ;  ma  perchè  ,  o  i  Cieli  toglieffero  a  Federigo 
il  fenno  ,  operch'egli  non  fapeffe  dove  appigliarfi,fi  portò 
di  tal  maniera  ,  che  tutto  il  diluvio  inondò  fopra  i  fuoi  tet- 
ti, perchè  mentre  egli  s'ingegnava  di  guadagnar  l'animo  di 
amendue  i  Re,,  fi  procacciò  l'odio  dell'uno,  e  dell'altro; 
udito  dal  Re  Cattolico  gli  apparecchi  grandi  de' Francefi 

per 


LIBRO    SETTIMO.        S9 

per  pattar  nel  Regno  di  Napoli  ,  e  conosciuta  la  inabilita 
di  Federigo,  per  aver  cercato  il  Tuo  ajuto  ,  e  poi  procura- 
to per  mezzo  del  Bernaudo  farfi  tributario  di  Francia  ,  ac- 
ciò quel  Re  1'  avette  lafciato  viver  quieto  ,  gli  parve  non 
dover  ciò  fotti  re  ,  pretendendo  egli  che  il  Regno   di  ra- 
gione a  Jui  venir  dovette  ,  comefìglio  ,  &  erede  di  Giovan- 
ni fratello  di  Aifonfo  Primo  ,  prcfupponendo  ,  che  Fer- 
rante padre  diFederigo  per  nonefTere  (tato  figlio  legittimo, 
non  avea  a  far  nulla  in  elfo  Regno  ;  &  a  rifpetto  della  pa- 
rentela, avea  ciò  tanto  tempo  diflìmulato  contro  la  volont  a 
d'Ifabella  fua  moglie  ,  che  Tempre  ne  lo  ftimulava  ;  e  per- 
ciò egli  comando  al  gran  Capitano  ,  che  fé  ne  (latte  in  Si* 
cilia  con  i  già  fatti  preparamenti  di  guerra  ,   fino  a  tanto 
che  vedette  ove  avevan  a  percuotere  i  Fraacefi  .    E  per- 
chè T  uno  ,  e  V  altro  di  quefti  Re  era  in  timore  ,  e  fofpet- 
to  ,  quel  di  Francia  ,  perchè  non  gli  fatte  chiufa  l'entrata 
del  Regno  di  Napoli  ,  e  quei  di  Spagna  perchè  non  gli  fuf- 
fe  tolto  quel  Reame,  che  gli  dovea  ricadere,  l'uno,  e  l'altro 
per  tor  via  le  difeordie ,  che  in  ciò  aveller  potuto  nafeere  , 
per  mezzo  di  Ambafciadori  fi  confederarono  infìeme  ,  e  fi 
divifero  il  Regno  di  Napoli  in  quello  modo  ,  che  quel  di  J*^** 
Francia  potteder  dovette  Napoli  con  tutta  Terra  di  Lavo-  e  £*"£* 
ro ,  e  l'Apruzzo  5  e  quel  di  Spagna  la  Calabria ,  Bafilicata  ,  ciajìdi- 
Puglia,  e  Terra  di  Otranto  per  eifer  alla  fua  Sicilia  vicine.  ™?™>  j[ 
Or  confederati  infìeme  quelli  Re,  desinarono  due  eferciti,  k^qU  , 
J' uno  di  Spagnoli   per  la  parte  di  Paglia  fjtto  il  governo 
del  Capitano  Confalvo  Fernandez  di  Cordua  ,  e  l'altro  de' 
Francefiper  la  parte  di  Terra  di  Lavoro  ,  fotto  il  governo 
di  Francefco  San  fé  verino  Conte  di  Cajazzo  ,  e  di  Monfì- 
gnor  di  Obegni,  come  feri  ve  il  Cantalicio,  e  come  vuole  il  citali* 
Dottor  Ferran\forto  il  governo  di  Lodovico  di  Armignach  p^      f 
Duca  di  Nemorfcon  ;    e  marciando  quefto  efercito   per 
Campagna  di  Roma,  come  fulgore,  fenza contralto  giunfe 
alle  mura  di  Capua,  ove  era  l'efercito  di  Federigo,  quai'era 
ài  300,  uomini  di  Arai ,  3000.  fanti ,  &  alcune  compagnie 

H    2,  di 


€o      DELL5  HISTORIA  DI  N  APOL 

di  Cavalli  leggieri  ,  qual  efercito  avea  per  capo  Fabbrizio 
Colonna  ,  &  avevano  tutti  fermato  V.  animo  ,  o  morirfi  in 
quel  luogo,  o  poner  in  rotta  i  Francelì  ,  &  affogarli  al  Vol- 
turno i  e  certo  farebbe  riufcito  ogni  difegno  ,  fei  Francefi 
non  fuffero  flati  ajutati  da  Cefare  Borgia,  figliuolo  di  Papa 
.Aleffandro  ,  il  quale  mutatofi  ,  fi  accorto  alla  parte  Fran- 
cefe  ;  ma  sbigottiti  i  Capuani ,  e  dubitando  di  effere  prefi 
a  forza, penfando  falvarfi,  fecretamente  fenza  farlo  fapere  a 
Fabbrizio  Colonna ,  il  Sabbato  a   notte  delli   24.  di  Lu- 
4501.    glio  del  1  joi.aperfero  al  nemico  Francefe  le  porte;  ma  po- 
co lor   giovò  ,  perchè  furono  i  Capuani   faccheggiati  ,  e 
fenza  pietà  niuna  tagliati  a  pezzi  ,  e  vertale  donne  infini- 
te violenze  ,  e  fcelleratezze  ufate  ,  ne  anco  alle  Sacrate 
Vergini  perdonarono  ,  e  fu  cofa  di  gran  meraviglia  che  le 
2>o»»e Donrfe  Capuane  fpaventate  piti  della  perdita  dell'onore, 
Capuane  ^q  ^\\à  morte,  fi  gettavano  ne'pozzi  ,  e  chi  nel  Fiume  ;  I! 
l'onore .  Colonna  con  tutte  le  genti  Capuane  furono  tatti  cattivi  ,  e 
poi  con  gran  denari  rifcattati;  per  il  che   fpaventate  l'al- 
tre Città  da  se  fìefTe  ne  portarono  al  Francefe  vincitor  le-» 
chiavi.  Quefto  così  orrendo  fpettaco^per  eifere  flato  fat- 
to quafi  in  faccia  dei  Re  Federigo  ,  lo  dovea  far  odiofiffimo 
cosi   dalle  perfone  ,  come  del  nome  Francefe  ;  ma  fece  al 
Tederigo  cor  fuo  un  contrario  effetto  j  conciofia  che  nel  animo  fuo 
j; ritira   deliberò  di  voler  andar  in  Francia  dal  Re  Lodovico  ,  e  far- 
fiàifcbia.^  fUQ  tributario  \  benché  di  ciò  ne  fuffe  diffuafo  da  Fab- 
2i0neU~dei  briz'io  ,  e  da  Profpero  Colonna  fuo  Cugiao  ,  &  anco  da_j 
Re  f^f- Giacomo  Sannazzaro  fuo  familiare, voile  pur  efeguir  il  fuo 
7lg0  *      intento  #  Per  il  che  nel  principio  di  Agofto  ,  ritiratofi  con 
fua  moglie,  e  figli  ,  e  con  Luigi  Cardinale  fuo  nipote  nel 
Monfi-  Cafìello  d' Ifchia,  mandò  a  pregar  Monfìgnor  di  Obegni, 
lor  dl  che  alla  guardia  di  Capua  rimafto  era  con  un  falvo  condot- 
to,che  1'  andaffe  a  trovare  ,  che  gli  avrebbe  detti  alcuni  fe- 
greti  ,  ov*  effendo  colui  andato,  lidiffediaver  fatto  delibe- 
razione di  andar  in  Francia  ;  e  lo  pregò  che  pregaffe  il  Du- 
ca di  Nemarfcon ,  che  fcriyeffe  al  Re  per  un  fai vo  con- 
dotto 


Qbegni 


LIcqRO    SETTIMO.         61 

dotto  di  poter  andar  fìcuro;  &  a  fine  che  fufTe  certo  della 
parola  ,  gli  offerfe  dargli  per  pegno  il  Cartello  di  Napoli;  e 
partito  il  Capitan  Francefe  con  detto  appuntamento  , fra 
pochi  giorni  venuto   il  falvo  condotto  dal  Re  di  Francia  , 
confìgnò  Federigo* centra  volontà  de'  Colonnefi,  e  degli  al- 
tri Capitani  fuoi  Confìglieri  Je  Ca (Iella  al  Duca  ;  elafcia- 
to  il  Cartello   d'  Ifchia  raccomandato  ad  Indico  di  Avalos 
Marchefe  del  Vallo  ,  come  vuole  il  Guicciardini ,  &  altri, 
egli  con  fette  Galere  pafsò  ia  Francia,  ove  non  fu  ricevuto 
da  quel  Re,  come  fi  credeva*  percioche  giunto  ad  Ambo  fa  Federi^ 
ov'  era  la  Real  Corte,  fu  da  pochittìmi  Signori  rifeontrato,*^'^* 
e  dal  Re  appena  ,  fin  la  porta  deJla  fua  prima  Camera  :  pur/vi»"/*  £ 
avendoli  il  Re  Federigo  narrato  la  cagione  della  fua  andata, 
gli   fu  lepidamente  rifpofìo  di  volerlo  ricevere  nella  fua 
protezione  ;  e  licenziato  nella  fua  prefenza  ,  dovendolo 
farettar  libero  ovunque  voleva, dai  primo  giorno  gli  fu  pa- 
tto intorno  una  guardia  di  300.  uomini   guidati  dal  Mar- 
chefe di  Botellino  ,  che  non  gli  permetteva  F  andar  in  al- 
cun luogo  fenza  la  fua  compagnia  ,  non  otfervando  quel  Re 
punto  il  falvo  condotto  da  lui  fatto  ;  anzi  fu  fi  prefto  par- 
tito il  Re  Federigo  da  Ifchia  ,'  che  i  Francefi  avendo  fri  lor 
dominio  le  Cartella  di  Napoli,  alli  sy.di  Agorto  1  y-oi.  fi  ri-  NapoU- 
trovarono  padroni  non  folo  di  Napoli;ma  di  tutta  Terra  éìprefa  da': 
Lavoro.  Fabbrizio  ,  e  Profpero  Colonna    per  ultimo  ri-  Francejk. 
medio  pattarono  al  foldo  del  Re  Cattolico;  i  quali  dal  gran 
Capitano  furono  con  grandifTimo  onore  accolti  .  Dall'al- 
tra parte  Confalvo  Fernandez  ,  partita  che  fu  il  Re  Fede- 
rigo dal  Regno,egli  fi  fé  padrone  ,    fecondo  la  convenzione 
fatta  con  il  Redi  Francia,   della  Calabria  ,  e  della  Puglia; 
&  avendo  ultimamente  attediato  il  Camello  di  Taranto,  ove 
D.  Ferrante  Duca  di  Calabria  figlio  del  Re  Federigo  forti-  ferrafHe 
fìcato  fi  era; al  fine  non  potendo  il  povero  Giovane  refirte-  Duca  di 
je  alle  forze  di  Confalvo ,  fé  gii  refe  ;  dal  quale  fu  tenuto  Ca!a^rÌA 
in  buona  guardia  fino  alla  venuta  del  Re  Cattolico}come  fi  *rigì 
dirà  • 

Ma 


€z     DE  LL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

Ma  ritorniamo  al  Re  Federigo,  51  quale  ritrovandoli 
quali  prigione  in  Francia,  fenza  elfergli  pur  riufcito  il  fuo 
mal  conlìgliato  difegno  ,  rifolvette  partirli  *,  ma  effendo- 
gli  ritenute  le  gaiere  in  Marfeglia  ,   non  gli  riufcì  il  fuo 
penderò  5  Tra  tanto   avendo  già  intelo  la  certezza  della 
perdita  del  Regno,  colla  prigionia  del  Duca  di  Calabria 
fuo  figliuolo  ,  perduta  ogni  fperanza  ,  fé  ne  andò  al  Re  Lo- 
dovico ,  rimettendoli  alle  fue  grazie  ,  dal  quale  n'  ebbe  la 
Duchea  di  Angiò  con  30.  mila-ducali  di  rendita  ,  e  dopo 
Guiccìar„due  anni ,  che  fu  il  dì  9.  di  Settembre  ,  come  nota  il  Guic- 
Mor     dlc^zr^niì  l  J°4«  morì  nella  Città  di.  Torfe,  e  fu  nella  Chie- 
Federigo  &ài  S«  Francefcodi  Paola  fepolto  •  Fu  coftui  l'ultimo  Re 
*L         delii  difcendenti  del  Re  Aifonfo  I.  Aragonefe  \  e  mori  1' 
anno  della  fua  età  53.  avendo  regnato  circa  anni  cinque  . 
Ebbe   quello  fventurato  Re  due  mogli  ,   la  prima  fu  figlia 
Michele  a*  Duca  di  Savoja,e  di  lei  ebbe  una  fola  figliuola  chiama- 
Rieeh .  ta  Maria  ,  come  nota  Michele  Riccio  ;  la  quale  morì   in- 
fantolina  ,  la  feconda  fu  Ifabeiia  figlia  di  Pino  del  Balzo  , 
Principe  di  Altamura  ,  Duca  di  Venofa  ,  e  Conte  di  Mon» 
tefcagh'ofo  ,  e  di  Caferta  ,  che  per  mancanza  de'  mafchi, 
i  luoi  Stati  pervennero  alla  detta  fua  figlia  :  di   coftei  il 
detto  Re  Federigo    n*ebbe  cinque  figli  ,  cioè  D.  Ferran- 
te Juca  di  Calabria  ,  già  detto  ,  D.  Aifonfo  ,  D.  Cefare  , 
Donna  If»belia  ,  eD.  Giulia,  la  cui  infelice  moglie  aven- 
do celebrato  i  funerali  del  marito  ,  con  grandiflino  rama- 
fico  fi  condurle  in  Ferrara  in  cafa  del  Duca  Alfonlb  da  ritte 
nipote  del  marito  ,  ove  morì  nell'anno  ryj j.  avendo  pri- 
ma vitto  morire  in  diverlì  jtempi  i  fuoi  quattro  figliuoli . 

Ifabeiia  di  Aragona  DuchelTa  di  Milano  nipote  del  Re 

Federigo,  dimorando  nel  Cartello  di  Capuana,  comedi 

Marte  d'fopraè  detto  ,  nell'anno  (  yoi.   gli  morì  Ippolita  fua  noi- 

ippoiita    nor  figliuola  ,  la  quale  fu  con  degne  efequie  fepolta  nella 

*?«*«    Chiefa  dell'  Annunciata,  ove  non  fono  molti  mefi ,  che  ho 

dilla  Du-  *       .  .  rr  j* 

chejja  dì  veduto  il  fuo  corpo  ancora  intiero   in  una  calia  coverta  cu 
Milano,  drappo,  nella  Sagrì  ftia  di  effa  Chiefa  ,  rimanendogli  Bona 

uni- 


LIBFO     SETTIMO.        63 

unica  figliuola  ,  la  quale  venuta  in  età,  nel  1  yi6  la  maritò 
con  Sigifmondo  Ke  di  Polonia  ,   e  gJi  donò  in  dote  il  Du- 
cato di  jbari ,   eflendo  poi  rimafìa  vedova  ,  venne  a  mori- 
re in  Puglia  ,   cerne  nel  fuo  luogo  fi  di  j à  ,  &  lfabella  fua 
Madre  poi  negli  1 1  *  di  Febbre jo  1 524.  morì  in  Napoli  nel J^///* 
detto  Caftello  di  Capuana  ,  e  fu  fèpolta   nella  Sagreftia  di Duchejjh. 
S.  Domenico  in  una  gran  Tomba  coverta  di  broccato  ,  ove^'  Mita' 
anche  oggi  di  la  fua  bella  cortina  dì  broccato  fi  feorge  ,  la 
quale  e  la  più  ricca  ,  che  in  quella  Chiefa  vi  fa,  nella  cui 
Tomba  vi  fu  pofìo  il  feguente  cartiglio  latino  . 

Jìic  Jfabella  jt'cet ,  centum  fata /angui  ne  Regum  > 

Qua  cum    hlujejìas  Itala  prifea  jacet  • 
Sed  qua;  lujtrabat   radiis  rega/ibus  orbem, 

Ucciditi  inquum  ,  alio  nunc  agii  orbe  diem  « 
Obiit  unn<  M.  £>.  XXIV. 

In  volgare  dice  così  .   > . 

Jfabella  è  fepolta  in  quejìa  tomba, 
Di  cento  Regi,  che  difangue  è  nata  ; 
&  antica  Maejìàfua  ,  che  rimbomba 
"Per  tutta  Italia  ,  ha  /eco  qui  ferrata  > 
E  eh'  Illufirava    con  faggi   reali  , 
Il Mondo  ,  all'altro  ha  su  fpiegato  l'ali* 
Morì   nelV  anno  IJ34. 

Di  quella  lfabella  più  volte  ho  intefò  racontare  da' 
vecchi  una  cofa  degna  di  memoria  ,  la  quale  non  mi  pare 
in  filenzio  lafciarla  ,  e  f u  ,  che  nel  tempo  ,  che  il  Re  Fe- 
derigo era  travagliato  per  le  continue  nuove  della  confede- 
razione delli  due  Fé  nemici  ;  il  Fegno  dalla  predetta  lfa- 
bella retro  era  \  avvenne,  che  rirrovandofi  un  Gentiluo- 
mo della  famiglia  de'  Caraccio!!  della  Piazza  Capuana  ,  hi  6**&- 
gnore  di  una  lerra  in  Calabria  >  &  effendo  fortemente  ac ■?*/"* 

cefo 


64     DELL5  HXSTORIA  DI   NAPOLI 

cefo  di  amore  di  una  donzella  vergine  fua  vaftalla  ,  e  per 
«feguire  il  fuo  defiderato  fine  ,  fé  inquifire  a  torto  il  pa- 
dre della  giovane  di  omicidio  ;  per  il  che  lo  fé  carcerare,  e 
tion  potendo  iJ  povero  uomo  di  ciò  aver  giuftizia,  gli  par- 
ve espediente  mandar  la  moglie  con  la  figlia  al  Signore  , 
domandandogli  mifericordia  ;  ma  non  tantofto  ,  che  il  Si- 
gnore la  giovane  veduta  ebbe  ,  parendogli  fervirfi  di  tale 
occafione,  con  fecrete  parole,  difTe  alla  madre  ,  che  il  ma- 
rito era  in  pena  di  morte  ,  ma  fé  desiderava  il  fuo  fcampo, 
non  vi  era  altro  rimedio  ,  folo  lanciargli  la  figliuola  in  ca» 
fa  fua  >  alche  la  donna  tremante  ,  non  fapendo  ove  rivol- 
gere ,  o  alla  liberazione  dei  marito  ,  o  alla  pudicizia  della 
figliuola  ,  lagrimando  fé  ne  andò  alle  carceri  ;  &  il  tutto 
per  ordine  al  marito  raccontò  ,  il  quale  conofcendo  la  de- 
terminazione del  Signore,   diede  licenza  alla  moglie  ,  che 
per  lo  fuo  fcampo  efeguifle  quanto  il  Signor  chiedea;  il 
che  efeguito  ,  fu  tofto  dalle  carceri  liberato  .  Poco  dopo 
volendo  coftui  di  tale  ingiuria  rifentirfì ,  con  tutta  la  fua 
famiglia  venne  in  Napoli  al  Cartello  di  Capuana  ,  e  per 
ordine  il  tutto  con  lagrime  su  gli  occhi  ad  Ifabella  ,  che  il 
governo  della  giuftizia  tenea,  raccontò  ;  quaT  enorme  de- 
litto non  fu  da  lei  fenza  ira  ,  zelo  ,  ramarico  ,  e  cordoglio 
intefo  5  onde  fubito  fé  porre  i  querelanti  in  una  fìanza  del 
Cafìello  ,  per  volerfi  certificare  della  verità  dei  fatto  ;  del 
che  effendofì  ella  chiarita,  mandò  in  Calabria,  per  avere  il 
delinquente  nelle  mani  5  e  non  potendolo  avere,  ordinò 
a  i  Gentiluomini  del  Seggio  Capuano  ,  che  fra  otto  giorni 
prefentaifero  il  malfattore;  ma  non  effendo  comparfo,  paf- 
iato  il  termine,  la  Ducheifa  incontinente  mandò  z  j.  uomi- 
ni con  ifìrumenti  ferrei  a  disfabbricare  le  Cafe,e  Palazzi  di 
tutta  la  Famiglia  de'  Caraccioli  ;  &  avendo  quelli   per 
un  giorno  disfabbricato  bucna  parte  dì  una  cafa  all'  incon- 
tro delle  fcaiedelT  Arci  vescovato  ,  nel  fèguente  giorno  fu 
prefentato,  il  quale  non  avendo  potuto  occultare  il  delit- 
to ,  fucondennato  a  fpofar  la  giovane,  e  dotarla  in  bo- 

niffima 


+[       LIBRO    SETTIMO,  6S 

nifiima  fomma  di  danari  ,  e  poi  efTere  decapitato  ;  Final- 
mente nei  determinato  giorno  fu  nei  Mercato  il  tutto  efe- 
guito  ,  fpettacolo  veramente  memorando  ;  perchè  giunta 
la  fevera  giuftizia  nei  Mercato,  comparve  ia  giovane  avari- 
ti  il  iuogo  del  iuppiicio  ,  ove  fu  da  queJo  con  Je  folenni  tà 
di  Santa  Chiefa  (pofata  ,  e  con fcgna teli  Ja  dote  ,  fu  fubi- 
to  decapitato  ,  per  la  cui  memoria  furono  ie  tette  di  amen- 
due  gii  fpofi  in  bianco  marmo  fcolpite  ,  e  poiìe  (opra  l'Ar- 
co deli'  orologio  di  S.  Eligio  ,  rifguardante  il  Juogo  del 
fupplicio  ,  quali  immagini  (ino  a'  noftri  tempi  ivi  fi  fcor- 
gono  • 

Giacomo  Sannazaro  Cavalier  Napolitano  familiariffi- 
mo  del  Ke  Federigo  ,  avendo  con  incredibile  fedeltà  feeui   *?orJe  dl 

m^.    tì  r  -     p  •  ■      r  a  i  •  \     .      di  Giaco- 

to  li  luo  Signore  in  arancia  .  dopo  ia  cui  morte  torno  iti  mo  ian- 
Napoli  >  ma  giunto  alJ' età  di  anni  yz*  morì  in  Rotn?L^»"aZ(ir9 . 
nell'anno  i  530:  e  condotto  poi  nella  Patria,  fu  fepolto  nei- 
Ghiefa  ,  ch'egli  nell'anno  1  fio.  neJla  Villa  di  Mergelii- 
na  edificata  avea  ,  in  un  fepolcro  di  bianco  marmo  ,  ove  fi 
Jegge  il  feguente  dittico  da  lui  fteflo  compofìo  ,  dopo  vi 
tu  meflo  il  lecondo,  compofìo  dal  Cardinal  Pietro  Bembo  • 

Acìius  hi  e  Jitus  ejì  ,  ci  nere  5  gaudetefepulti , 
Nam  vaga  pojt  obitum  ,  umbra  dolore  caret  • 

Che  tradotto  in  volgare,  dice 

Qui  è  pofto  Azio  Sincero  Sannazaro  , 
Godete  in  pace  ,  0  fuejepolte  ceneri  , 
CV  almafciolta  da  voi  non /ente  amaro  • 

L*  altro  del  Bembo  . 

Da  /acro  cinerijlores  ,  hi  e  il  te  Wlaroni 

Sincerus  ,  mufu  proximus  ,  ut  tumulo  • 
m      Vixit  Ann.  LXX1L  Anno  Dom ini  MDXXX. 
^um.Tom.V.  i  Che 


€6       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Che  in  volgare  Tuonano . 

Da'  fiori  al /acro  cener  di  Sincero  , 
Poeta  affai  vicino  ai  gran  Marone 
Di  Mufa,  efepoltura  ,  o  Pajffaggiero  . 
ViJJe  anni  -j%.  e  morì  Vanno  i  jjo. 

Eflendo  rimarti  gli  Spagnuoli  Signori  delia  Calabria, 
e  della  Puglia ,  e  Ji  Francefi  Signori  del  rimanente  del  Re- 
gno  ;  nacquero  tra  effi  alcune  differenze  per  cagione  de  i 
confini  ,  faccio  le  loro  differenze  non  veniffero  a  termi- 
narle con  Tarmi ,  ordinarono  i  due  Generali  ,  che  in  t  ut- 
ti  quei  luoghi,  de'quali  fi  contendeva,  aveffero  a  porfi  l'in- 
fegne  dell  uno  ,  e  dell'  altro  Ke,  fino  a  tanto  ,  che  la  que- 
fiione  fuffe  decifa  ;  e  mentre  i  predetti  Generali  ,  cioè  il 
Gran  Capitano  ,  &  il  Duca  Nemorfo  in  Atella  Terra  di 
Bafilicata  ,  trattavano  la  determinazione  de'  loro  litigi  t 
una  Compagnia  di  Spagnuoli  cercando  di  alloggiare  alla 
Tripalda  ,  la  trovò  piena  di  foldati  Francefi  ,  &  ingom- 
brato ogni  cofa  ;  intanto  ,  che  furono  prima  alle  parole  ,  e 
da  quelle  a  i  fatti ,  e  prefe  le  armi,  dopo  lunga  contefa,  gli 
Spagnuoli  cacciarono  fuora  i  Francefi  ;  il  che  intefo  da_j 
Monfignor  di  Obegni  ,corfe  in  ajuto di  coftoro  ,  e  venne  a 
nuova  battaglia  con  gii  Spagnuoli  .  Ma  egli  n'ebbe  il  peg- 
gio ,  perchè  fu  battuto,  e  vinto  infieme  con  tutti  i  fuoi; 
per  il  che  tutti  gli  uomini  di  arme  Francefi  furono  prigio- 
ni dagli Spagnuo.'ije  menati  legati  fino  a'ioro  alloggiamen- 
ti j  Finalmente  dopo  molte  battaglie  ,  e  contefe  ,  conven- 
nero ,  che  iofino  a  tanto  che  fi  determinaffe  di  chi  aveffe 
da  efìere  la  Tripalda  ,  non  fia  obbligata  dare  alloggiamen- 
ti ne  a'  Francefi  ,  né  aSpagnuolo  veruno  ;  Venuti  poi  i 
due  Generali  alla  determinazione  ,  ciafeheduno  difendeva 
le  fue  parti,  ma  non  uguali  erano  le  ragioni  ;  imperciocché 
il  gran  Capitano  fi  difendeva. con  teftimonj,  fcritture,  e 
leggi,  facendo  veder  chiaramente,  che   tutte  le  Terre  , 

del- 


LIBRO    SETTIMO.  €7 

delle  quali  fi  contendeva  fra  loro  ,  erano  comprefe  ne'  ter- 
mini della  Puglia  ;  ma  il  General  Francete  negando  di  vo- 
ler ubbidire  alle  leggi  ,   voiea  terminar  ogni  cofa  coli'  ar- 
mi :  Il  gran  Capitan  vedendo  il  mal  procedere  de'  France- 
fi ,  e  eh'  egli  non  era  uguale  di  forze  a*  nemici,  avendo  pri- 
ma ben  esaminato  ogni  cofa  ,  chiamò  i   fuoi  Capitani   a 
confìglio  j  e  dopo  una  Junga  difeutfìone  fé  ne  pafsò  a  Bar- 
letta con  tutto  iJ  fuo  efercito  ,come  luogo  più  ficuro  ,  e  co- 
modo di    ogni  altro,   ove  avrebbero  le  fue  forze  ;  perciò 
che  buona  parte  de'  Cavalieri  del  Regno  fi  accollarono  alle 
iua  parte ,  e  fra  gli  altri  ,  que'  della  Famiglia  Sanfeverina, 
come  Berardino  Principe  di  Bifignano  ,    Roberto  Principe 
di  Salerno,   &  Onorato  Conte  di  Mileto  ,  i  quali  aveano 
fin'  ora  feguito  gli  Angioini  ,  come  vuole  Monfignor  Can-   Cantau, 
talicio  \  perlocchè   divenute  Je  forze  di  amendue  gli  efer-  c/o. 
citi  pari ,  ferono  infieme  molte  battaglie  ,  e  finalmente  un 
celtbre  duello  ,  e  combattimento   di  tredici  Italiani  con      Due!!* 
tredici  Francefi  ,  l'occafione  di  cui  fu  (  come  appieno  feri-  rf<»  ^fa- 
ve Gio:  Battifìa  Damiani  )  che  un    giorno   avendo  cenato  ^ndj. 
CarKs  de  Torgues  Titolato  con  Monfignor  della  Motta_»  uin:Bat* 
Francefe  in  Barletta  ,  nella  cafa  di  D.  Enrico  di  Mendozza  tlJta  P*~ 
Capitano  Spagnuolo  ,  ov'  erano  anche  Indico  Lopez  ,  O.  CarieI  ' 
Pietro  di  Origno  Priore  di  Meflina  ,  ed  altri  ,  e  ragionan    Torques 
do   delle  guerre,   e  del  valore  degli  Italiani,  ditte  Indico  J/*WC<P* 
Lopes  ch'egli  avea  in  Barletta  una  buona  Compagnia  d'  ìndico 
Italiani,  a   cui   rifpofe   Monfignor  della  iMotta ,  eh'  egli  L.ot>esCa: 
d     italiani   poco  conto  iacea  ,  per  eiierne  vili ,  e  codardi  j  yagnuo» 
Lopez  replicò  ,   ch'elfi  tenea  gì' Italiani   in  buonifTìma  ri-/»  • 
putazione,  &  in  quella  confidava  ,  come  alla  propria  na- 
zione Spagnuoia  ;  e  che  gì'  Italiani  ,  che  erano  in  Barletta 
a  combatter  con  i  Francefi  affrontati  fi  farebbero  .  Intan- 
to che  dopo  molte  pratiche  ,  e  dicerie  fu  conchiufo  tra  effi, 
che  trovaffero  13.  Italiani  ,  e  13.  Francefi  ,  i  quali  infieme 
combatter  dovettero  ,   con  patto,  e  condizione  ,  che  cia- 
scuno de' Vincitori  Parme  ,    &  il  cavallo  del  vinto  ne 

I     %  gua- 


<T8      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

guadagnale  ,  e  cento  feudi  di  oro  di  più  ,  e  fu  eletto  per 
campo  un  Juogo  fra  Andri  ,  e  Corato  :  fi  eleffero  anche 
quattro  Giudici  per  ciafeheduna  parte  ,  cioè  >  per  la  parte 
italiana  ,  Francefco  Zurlo  Napolitano  ,  Dieg  >  Vela  Spa- 
gnuolo  ,  Francefco  Spinola  Genovefe  ,  &  Aionfo  Lopez 
Spagnuolo  .  Per  la  parte  Francefe  furono  eletti  Monfi- 
gnor  di  Bruglie  ,  Monfignor  di  Murtibrach  ,  Monfignor  di 
Eruet ,  &  E  rum  Sutte  .  S' inviarono  gli  Ortaggi  Italiani 
a  Buvo  ,  e  furono  querti  Angelo  Galeota  Napoletano , 
Albernuccio  Valga  Spagnuolo  .  L*  ortaggi  Francefi  ,  che 
s' in viarono  a  Barletta  furono  querti,  Monfignor  di  Mufnai, 
e  Monfignor  di  Dumobie  • 

Li  13.  Combattenti  Italiani  furono  querti 

1  Ettore  Fieramofca  Capuano  • 

2  Francefco  Salomone  Siciliano. 

3  Matteo  Corollario  Napolitano  • 

4  Ricco  di  Palma  da  Somma  . 

y     Guglielmo  d' Albamonte  Siciliano. 

6  Marino  di  Abignente  di  Sarno  • 

7  Gio:  Capozzo  Romano  • 

8  Gio:  Brancaleone  Romano. 

9  Lodovico  di  Abenavoio  da  Teano  • 
io  Ettore  Giovenale  Romano  • 

1 1   Bartolommeo  TanfulJa  Parmiggiano. 
1*   Romanelio  da  Forlì . 
13  Meale  Tefì  di  Paliano  . 

I  13.  Combattenti  Francefi  furono  i  feguenti  . 

■ 

1     Carles  di  Torgues . 
z     Marco  di  Frigne  . 

3  Giraut  di  Forfes  . 

4  GlaudioGrajamdi  Arte  . 

5  Mar- 


LIBRO    SETTIMO.        c9 

j     MarteUin  de  Lambris. 

6  Pier  di   Liaje  . 

7  Giacobo  della  Fontana  , 

8  Eliot  di  JBaraut . 

9  Giovanni  di  Landes  • 
io  Sacet  di  Jacet  • 

il  Francefco  di  Pifas  « 
iz  Giacopo  di  Guigne  . 
13  Nauti  della  Frafce  • 

Or  fattafi  dall'  una,  e  P  altra  parte  Paflicurazione  del 
Campo,  tanto  per  Confalyo  Fernando  Duca  di  Terranova 
Generale  del  he  Cattolico  commorante  col  fuo  Efercito  in 
Barletta,  quando  eziandio  per  Giacomo  de  Cabanis  ,  det- 
to Monfìgnor  della  Pelizzzajl  quaPera  Governator  dei  Ke 
di  Francia  in  spruzzo  commorante  anco  il  Tuo  efercito  a 
Buvo  i  il  lunedi  matttino  a'  1  3.  di  Febbrajo  1  J03.  Aven- 
do i  13.  Combattenti  Italiani  in  Andri  udita  Ja  Mefla  ,  il 
gran  Capitano  efortò  il  Fieramofca ,  e  compagni  con  una 
bellifiima  orazione  in  fuo  linguaggio  >  Ja  quale  fu  fcritta 
dall'  Autore  Spagnolo  ,  notato  da  me  nella  Tavola  ,  nel 
modo  ,  che  (kg uè  in  verfi  in  quarta  rima  . 

Oracion  del  gran  Capitan  a  los  Sennores  Italianos  » 

Depues  quel  divi/or  ,  los  haya  animado 

T  a  fuerza  les  fuerzafus  hontras  myrar 
Jìtoàos  ya  junfios  comìenza  narrar 
Wlirad  Cavalleros  ,  que  osjea  acordado  . 

Como  de  los  Muzìos  aveys  emenado 

De  Dezios ,  Cornelios  ,  Papt'rios  ,  Zipiones 
De  Tazios  ,  de  Fabios  ,  de  Emilios  Cantones 
T  d'otros  Galos  banfiempre  domado  . 

Los  vuejìro  tomaron  qual  quera  grandeza  , 
T ' el grafi  Vniverfofo  fylometieron 

Tran- 


7o       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Franzcfesfonzifra  a  lo  que  bizieron 
T  gente  domeos  ejìe  fartaleza  . 

Van  impetuqfos  con  su  ligereza 

Non  guardan  lo  boneflo  honor gravedad 
Sos  virtud  ,  y  glori  a/aber  Magefìad 
Teneys  mas  que  oiros  en  la  redondeza  . 

Que n  ejte  combate  que  haveìs  de  bazer 
Ejia  la  vitorìa  Ttalia  colgada  , 
T  aves  de  aqui  bonra  qual  cumplefacada 
Sennale  s  en  todo  defpues  los  venzer  . 

Trancefes  que  ultragen  el  vuefiro  valer 
Todas  razones  os  dan  la  vittoria 
Alead  tas  manos  arientes  en  gloria 
Libremos  a  Ttalia  de  a  quelfupoder  • 

T  quellos  porfien  vos  ultrazar 

Myradvuejìras  honras  que  os  tengo  por  tales  , 
Que  havran  oyfus  penaspor  vosdefus  male* 
T  a  sì  e/pero  in  Dios  cos  lo  ban  de  pagar  . 

Elhs  comienzana sì  replicar 

Efperamos  en  Dios  ,  y  en  la  Virgen  Maria  : 
Que  nos  cada  uno  eljuyo  traer  ya 
Ay  ba  Baryleta  por  los  prefentar  • 

Ordine         Finita  V  orazione  del  Gran  Confalvo ,  &  avendo  i 
delia  ca-  combattenti  fatta  moderata  colazione,  fi  armarono,  e  mon- 
*******    tati  a  cavallo  al  luogo  desinato  del  campo,Vinviarono,pre- 
Jtaiìani    cedendo  in  quefto  modo  }  andavano  primieramente  i  3.  ca- 
verfoii     valli  delli  combattenti  condotti  da  13.  Capitani  di  Fanta- 
«m£o.    fja  j»unc]0p0  ['altro   con  alquanto  intervallo ,  coperti, 
&  armati ,  conforme  al  folito  ,  dopo  con  V  ifteflbordine_» 
givano  i  combattenti  a  cavallo  armati  di  tutte  armi  dagli 
elmetti   in   fuora  $  appretto  fegui vano  13.  Gentiluomini  , 
quali    portavano  gli  elmetti  ,   e  lande    de*  prenominati 
combattitori;  e  continovando  il  cammino  verfo  il  campo  t 
giunfero  con  i  quattro  Giudici  Italiani  già  detti   di  fopra, 
quali  ferono  intendere  ,  eh'  erano  flati  infìerae  con  i  quat- 
tro 


LIBRO    SETTIMO.  71 

tro  Giudici  Francefi ,  e  che  il  campo  fegnati  aveano  ,  & 
ordinati  i  patti  dei  combattere  ,   ma  che  i  1  3.  combattito- 
li  Francefi  fino  a  queir  ora  comparii   non  erano  ;  Laonde 
parve  ad  Ettore  Fieramofca  ,  e  compagni  procedere  avan- 
ri  :  e  giunti  alquanto  vicino  ai  campo,  fmontarono  di  ca- 
vallo ,  e  fatta  alquanto  orazione  aJ  Signore,  Ettore  par-  Orazione 
lo  alli  compagni,  con  dire  .  Compagni  ,  e  frateJJi  miei,  fé  di?tt°re 
jopenfafii,   che  quelle  mie  parole  pjuanimo,  e  vigore^^^, 
aggiugner  vi  doveflero  di  quello  ,  che  Ja  natura  vi  ha  con* 
ceffo,  certo  crederei  ingannarmi,   avendo  fcorto  voi  in- 
fino  a  qui  allegramente  efier  condotti  a  quella  sì  magnani- 
ma imprefa  ,  e  dimofrrato  chiaramente  queJi*  animo  ,  che 
daquaìfivoglia  coraggiofo  Cavaliere  in  fimil  cafo  fi  mo- 
ftrarebbe  5  onde  ioconofcendo  il  vcflro  valore  elTer  gran- 
de ,  e  fermo   in  quello  nobile  efercizio  ,  per  effere  folo  di 
quei  fiata  fatta  onorevole  elezione,  fino  di  ciò  tutto  fod- 
disfatto  e  contento  5  ma  perche  gì'  inimici   infino  a  qui  al 
campo  comparii  non  fono  in  quello  fpazio  di  tempo  ,  che 
ne  avanza  ,  mi   ha  parfo  manifefiarvi  il  prefago  dell'ani- 
mo mio  ,  il  qual  vi  rende  certi  ,  e  voientorofi  ad  acquife- 
re quell'onore,  che  Iddio  ,  e  la  benigna  Fortuna  ci  pro- 
mette .  Alcuni  ne'tempi  pattati  han  combattuto  per  natu- 
rale, &  invecchiata  inimicizia,  altri  per  iracondia  ,  chi 
per  ingiuria  ricevuta  ,  chi  per  defiderio  di  robe  ,  tefori , 
fiati,  e   beni  di  fortuna  ,  altri  per  amor  di  donne  ,  e  chi 
per  una  occorrenza  ,  e  chi  per  un'  altra  ,  fé  fecondo  ,  che 
T  occafìone  fé  gii  porgea  :    Voi  oggi  combattete  alia  buon' 
ora  principalmente  per  la  gloria  ,  che  è  il  più  preziofo  , 
&  onorato  pregio,  che  dalla  Fortuna  agli   uomini   valo- 
rofì  propor  fi  potelfe  j  Quefìa   v'  infiamma  ,  quefia  vi  ac- 
compagni  all'immortalità  ,  liberandovi  da  ogni  trifìo  ,  e 
miferrimocafo  di  vii  morte,  facendovi  per  fempre  famofi, 
&  eterni  appretto  i  nofin"  pofteri;  oltre  di  ciò  dovete  fa- 
pere  ,  che  non  fol  portate  oggi  quello  si  particoiar  onore 
su  le  vofire  braccia  j  mainfieme  con  voi  l'onore,  e  glo- 

ri» 


7i      DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

ria  di  tutta  Ja  nazione  Italiana, e  nome  Latino;e  perciò  non 
il  manchi  per  Voi  ridurla  in  queir  altezza  di  fama  ,  che  fa 
al  tempo  che  Iddio  diede  Ja  iegge  al  Mondo  ;  e  tanto  pia 
contra  tali  ,  e  sì  infoienti  inimici  ,  da' quali  dall'antico 
tempo  fòvente  non  fenza  loro  gran  danno  danneggiati  ,  e 
provocati  flati  femo  ;  Spero  dunque  oggi  Ji  moftraremo, 
cbeiòpravive  anche  in  Noi  quel  feme  de'noftri  progenito- 
ri ,  che  tante  volte  gli  ha  fottopofti  a  portar  il  giogo 
Italiano,  e  farà  quefta  noftra  indubita  futura  vittoria, 
un  precedente  mal  fegno  della  lor  futura  ,  e  vicina  cala- 
mità; Talché  Cavalieri  ftrenuìflìmi  ,  e  fratelli  miei  ono- 
randi conprofpero,  e  felice  augurio  avvicinamoci  al  luo- 
go ,  ove  tale  imprefa  feguir  fi  deve  ,  perchè  fin  certo, 
che  molto  maggior  gli  effetti  ,  e  portamenti  voftri  faran- 
no ,  che  Je  mie  parole  non  fono  .  Finito  tal  raggionamen- 
to  ,  e  fatta  da  tutti  orazione  a  Dio,  e  ne' cavai  i  e  per- 
tati  cavalcorno  ,  ponendofi  ciafeuno  V  elmetto  in  tefta  ,  e 
Ordine  le  lancie  in  mano  verfo  il  campo  s'  inviarono  • 
deliaca-  Dall'altra  parte  avendo  i   13.  combattenti  Francefi 

Jfe'","  roedefimamente  nella  fletta  mattina  udita  la  m^tta  ,  &  in- 
Francejì  vitati  da  Monfignor  della  Pelizza  in  fua  cafa  a  far  colazio- 
ni»»** '  ne  >  ne  andarono,  dopo  Monfignor  della  Motta,  avendo 
fatta  a'  fuoi  compagni  una  belliflìma,  e  breve  orazione,  cer- 
cò licenza  dal  detto  Monfignor  ,  e  dagli  air  ri  Signori  Fran- 
cefi  che  ivi  erano  ,  e  montati  a  cavallo  verfo  il  campo  s'in- 
viarono in  quefto  modo,  ed  ordine.  Andava  primo  un_> 
Gentiluomo  Francefe  a  cavallo  ,  qual  portava  l'elmetto* 
e  la  lancia  di  Monfignor  della  Motta,  dopo  feguivano  is. 
altri  Gentiluomini  a  due  a  due  con  debito  intervallo  ,  e 
ciafeun  di  loro  la  lancia  ,  e  l'elmetto  ali i  combattenti  por- 
tavano fimiimente  a  cavallo  j  Seguivano  poi  i  iz.  combat- 
titori armati  di  tutti  arme  fenza  elmetti  fimilmente  a  due 
a  due  a  cavallo  con  V  ifleffo  ordine  ;  appretto  feguiva  la 
Motta  folo  ,  e  dietro  a  lui  ne  veniva  il  cavallo  di  fua  per* 
fona  ,  &  apprettò  feguivano  gli  altri  1*.  cavalli  delle  per- 

fone 


LIBRO     SETTIMO.         7$ 

fone  degli  altri  combattenti  ,  a  due  a  due  ,  con  intervalla 
debito,  condotti  da' Gentiluomini  Francefi,  con  il  cui 
ordine  preiero  iJ  cammino  verio  il  delignato  campo  i  &  av- 
vicinatoli a  quello  per  poco  fpazio  ,  fi  accorfero  de'  Ca- 
valieri itaJiani ,  che  provvedeano  ,  e  circondavano  il  cam- 
po ;  e  fmontati  in  terra  ,  s' inginocchiarono  tutti;  e  fatta 
con  le  mani  verfo  il  Cielo  la  debita  orazione  ,  ciafcuno  fi  fé 
alleviar  P  elmettoje  montati  a  cavalli  copertati,  e  poftefile 
Janciein  mano,  con  grande  allegrezza  attorno  il  campo  pro- 
vedendo andarono,poi  in  un  luogo  all'  oppofito  de'  Cavalie- 
ri Italiani  fi  fermarono. 

Quivi  Ettore  Fieramofca  Jor  fece  intendere,  eh' en-    Batt*- 
traforo   lor  pria    nel  campo  ,  perchè  così  era  di  ragione  \gHa  di 
jn  tanto  che  la  Motta  ,  e  i  fuoi  compagni  entrarono  ,  eh'  e-^^-^J 
rano  circa  19.  ora,  &  il  fienile  fu  fatto  per  Ettore  ,  e  fuoi  u.Fr*»- 
Italiani  \  e  ranfii  i  Francefi  circa  quattro  pafli  verfo  gì'  Ita-C<?-A • 
Jiani  ,  quelli  ferono  il  fimiie  verfo  loro  :    e  non  parendo  ad 
Ettore  ,  e  i  fuoi  compagni  doverfi  più  tardare  ,  s' inviaro- 
rono  con  lento  patto  verfo  i  Francefi  ,  e  quelli  fimilmente_4, 
fi  cominciarono  ad  avvicinare  verfo  gT  Italiani  \  &  ettendo 
1'  una  ,  e  l'altra  parte  dittante  da  jo.  paftt,  cominciarono  ad 
andar   di  galoppo,  &  avvicinati  per  fpazio  di  20.  pafil  ,  i 
Cavalieri  Francefi  ,  fi  divifero  in  due  fchiere  ,  da  una  banda 
7.  e  dall'  altra  6.  e  con  impeto  di  tutta  briglia,  corfero  fo- 
pra gì:  Italiani  ,  i  quali   ciòfeorgendo  ,  y.  di  loro  diedero 
fopra  i  6.  Francefi  ,   e  gii  altri  8.  fopra  gli  7.  e   pottofi  le 
Janciein  retta  ,  valorofamente  s'incontrarono  ;  e  per  ettere 
lo  fpazio  fìato  pigliato  invalido,  fpezzaron  alcune  lancie 
con  poco  ,  anzi  con  niuno  effetto  ,  pur  gi'  Italiani   fi  tro- 
varono uniti ,  e  i  Francefi  in  difordine  ,  e  potto  ciafcuno 
mano  allo  fiocco  ,  &  accette  che  feco  portavano  ,  fi  comin- 
ciò (erettamente  una  fiera  battaglia  j  e  combattendo  1'  una, 
e  P  altra  parte  valorofamente  ,   i  Francefi  trovandofi  difor- 
dinati  ,  a  ridurli  in  un  cantone  cottretti  furono  ,  e  con  al- 
quanto fpazio  ripigliato  il  fiato  verfo  gì'  Italiani  con  gran- 
Sum.Tom.V.  K  ditti- 


74      DELL'HISTORIA   DI  NAPOLI 

diflìmo  empito  fi  moflero  tutti  giunti  ,  e  combattendo  in- 
terne per  un  quarto  d'ora  ,  dalJa  parte  Italiana  fu  pofto  a 
un  terra  un  Francefe,  nominato  Granlan  di  Afte,  il  quale  aven- 
Francejè do  ricevute  alcune  ferite  ,  dagli  altri  Francefi  fu  foccorfò  , 
^"«-fopra  il  quale  reftaròno  tre  Italiani,  e  gli  altri  valorofa- 
mente  combattendo  contra  gli  altri  Francefi  ,  ne  pofero  a 
Une  ai    terra  due  altri ,  uno  Marteliin  de  Sambris  ,  e  l'altro  Fran- 
tri  Fmn  cefco   di  Pifa  ,  i   quali  fi   refero  prigioni  a  i  combattitori 
cefi  ab-    Italiani  .  In  quel  mezo  ,  che  la  battaglia  ftrettiffima  anda- 
attuti  .  va  ^  gttore  con  paro]e  i  e  COn  fatti  ,  foccorrer  non  reftava , 
ove  il  bifogno  gii  era  ,  e  V  ifieflb  fi  faceva  per  la  Motta_j  , 
ciafcun   de' quali   i  fuoi  compagni  animava  (come  fi  con- 
veniva ,  )  &  incalzando  la  battaglia  fiera   ,   li  cavalli  di 
due  Italiani  feriti  furono  ,  1'  uno  di  Meale  Tefi  di  Paliano 
e  T  altro  di  Giovanni  Avo  di  Roma  ,  i  quali  fmontarono  a* 
piedi ,  ed  un  di  loro  prefe  una  lancia ,  che  nel  fuolo  del  cam- 
po ritrovò  ,  e  V  altro  tolfe  uno  fcheltro  ,  eh5  egli  avea  ,  e 
valorofamente  dall' empito  Francefe   fi  difendevano;   ma 
effendo  foccorfi   dagli  altri  compagni  Italiani  ,  quali  con  i 
loro  cavalli  gli  attorniarono  ,  non  comportando  ,  che  que' 
punto  danneggiati  fufiero  dalia  cavalleria  Francefe,  Gio- 
vanni di  Afte,  che  prima  era  (tato  metto  a   terra  ,    ri- 
trovandofi  ferito  ,  e  non  potendofi  più  difendere  ,  come  fat- 
to avea  ,  fimilmente  fi  refe  prigione  :   Laonde  Ettore  ve- 
dendo che  la  parte  Francefe  per  la  perdita   de' tre  compa- 
gni, ad  indebolirfi  cominciata  era  ,  con   animo  coraggiofo 

Francefi  unit0^  con  g^  a^tfi  fa°l  »  di  nuovo  i  dieci  Francefi  affai  irò  - 
abbatta-  no  ,  nel  cui  empito  diedero  a  terra  due  altri  Francefi  nomi* 
u  •  nati  Nauti  della  Frafce  ,  e  Giraut  di  Forfes  ,  che  amendue 
prigioni  furono  :  intanto  che  vedendoli  gì'  Italiani  la  For- 
tuna favorevole  ,  di  nuovo  infieme  fi  reftrinfero  ,  e  con  in- 
credibìj  furore  diedero  f  )pra  gli  otto  Francefi  ,  i  quali 
valorofamente  combattendo,  fu  buttato  a  terra  la  Motta  ,  il 
quale  rizzatofi  in  piedi ,  con  ajuto  de' rimanenti  Cavalieri 
Francefi  molto  accortamente  fi  difendeva  >  e  combattendoli 

fu 


y 


LIBRO    SETTIMO.         71 

fu  fatto  prigione  Sacee  di  Jacet ,  umilmente  Francefe  .  Ac- 
cadde poi ,  che  uno  degli  Italiani  feguitando  un  Francefe  ,  tfrFnt*. 
il  cavalioufcì  fuora  del  campo,   però  gli  altri  italiani  ,  fra  ^rj[lm 
pocofpazio,  cacciarono  fuora  del  campo  un'altro  Francefe, 
&  uno  degl'  Italiani  eh'  era  a  piedi  ,  fu  ferito  di  una  fioccata 
Ltlia  faccia  ,  &  uno  altro  Italiano  combattendo  ,  fu  dal  ca- 
vallo fuori  dei  campo  trafportato;  e  combattendofi  piò  fie- 
ramente,fu  da  Ettore  per  forza  gagliardiflìma  cacciato  fuor 
del  campo    la  Motta  ,  quale  fi  trovava  a  piedi  ;  Un'altro 
Franceiè  combattendo ,  e  trovandofi  affretto  dalli  cavalli 
Italiani,  fu  oeceffiato  per  fuo  fcampo  fmontare  ,  ecombatte- 
reapiedi,  e  in  quello  un'altro  Italiano  fu  ferito  da  una_» 
fioccata  alla  cofeia  ,  gli  altri  Italiani ,  vedendo  che  fi  trova- 
vano di  lungi  fuperiori  ,  con  maggior  animo  combattendo, 
cacciarono  dal  campo  un'altro  Francefe  ,  recandone  tre  fa- 
Ji  nel  campo  ,  del  li  quali ,  due  fé  ne  trovavano  a  cavallo  ,  & 
uno  a  piedi,  che  valorofamente  fi  difendevano  ,  pur  li  due 
a  cavallo  a  tanto  numero  di  combattenti  refiller  non  poten- 
do ,  uno  fi  ick  prigione  ,  e  1'  altro  fu  per  forza  cacciato  dai 
campo,  refìandofolo  il  Francefe  a  piedi ,  il  quale  or  in  qua, 
&or  in  là,  per   il  campo  fuggendo  ,  ebbe  tante  punte  dì 
fiocchi  ,  e  colpi  di  accette,  che  non  potendo  più  refifìere  ,  Ci 
refe  prigione  ,  e  dal  campo  fu  cacciato  fuora  ,  intanto  che 
Ja  vittoria  di  tale  imprefa  agi'  Italiani  reflò  ,  i   quali  una 
infìeme  con  Ettore  nel  colmo  d' infinita  gloria  fi  ritrovava- 
no, e  così  allegri  per  lo  fpazio  di  mezz'ora  per  ii  campo  con 
giubilo,  efuono  di  trombe  ,  e   di  altri  ftrtmenti   da  guer- 
ra, correndo,  e  cavalcando  ,  andarono  ,  che  umana  lingua 
efprìmere  non  poti  ebbe  .  £  così  J'ìflefTa  allegrezza  al  cam- 
mino verfo  Barletta  s'inviarono   in  quefto  modo  ,  efiendo 
pria   per  ordine  di  Ettore  pofìi  i  prigionia  cavallo  ,  i  quali 
1'  uno  dopo  P  altro  da  tante  perfone  particolari  a  piedi  con 
le  briglie  in  mano  condotti  furono  ;  feguiva  poi  egli  con 
l'elmetto  in  tefìa  ,  e  tutto  armato  ,  apprefTo  tutti   gli  altri 
Vincitori,  l'uno  dopo  l'altro  con  debita  difìanza  ,  fimil- 

K     z  mene 


?6     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

mente  tutti  armati  lofeguivano  con  Ja  foiita  gravità  Tta- 
Jiana ,  e  modella  allegrezza  camminando  :  venivano  appref- 
fo  i  Giudici  Italiani  ,  a  due  a  due,  poi  a  tre  a  tre  tutti  i 
Capitani  ,  e  Gentiluomini ,  che  i  cavalli  con  gli  elmetti ,  e 
le  Jancie  ad  efli  vincitori  condotti  aveano  ,  e  così  cammi- 
nando s'incontrarono  con  Profpero  Colonna  ,  ed  il  Duca 
di  Termoli  ,  che  ad  onorarli  venivano,  quali  alzatefi  Je  vi- 
fiere  degli  elmi  ,  erettamente  s'  abbracciarono  ,  e  baciaro- 
no tutti  ,  che  appena  di  tanta  comune  allegrezza  fazfar  fi 
potevano,  e  con  tal  congratulazione  ,  e  fommo  piacere  paf- 
fando  più  oltre,  fé  gii  fé  incontro  D.Diego  di  Mendozza, 
e  molti  altri  Cavalieri  Spagnuoli  ,  e  Italiani  ,  tutti  ralle- 
grandoti di  tanta  onorata  vittoria  ,  ed  in  ultimo  gli  venne 
incontro  il  gran  Capitano  Confalvo  Fernandez  a  cavallo  ,  e 
ben  in  ordine  con  tutta  la  gente  d' arme  da  una  parte  ,  e  la 
fantaria  dall' altra  ,  il  qual  affrontatoli  con  Ettore  con  al- 
legrezza ineilimabi]e,gli  ditte  così;  Ettore,  oggi  li  Francefi, 
e  Noi  Spagnuoli  vinti  avete,  lignificar  volendo ,  che  per 
Ettore,  e  compagni  in  quella  giornata  era  fiata  conferma- 
ta la  riputazione  Italiana  ,  e  tolta  la  gloria  delle  mani  del- 
l'una  ,  e  1' altra  Nazione  ;  e  così  abbracciati  uno  per  uno 
tutti  i  Vincitori  con  mera vigiiofa  letizia,  &  il  fimile  tutti 
gli  altri  Cavalieri  ì  &  Uomini  di  fìima  fecero  ,  che  ivi  pre- 
fenti  fi  ritrovarono,  e  fubito  s' intefe  un  bel  concerto  di 
Trombe  ,  e  poi  di  Tamburri  ,  &  altri  bellici  finimenti  con 
gridi ,  &  appiaufi  mirabili  ,  dicendo,viva  Italia  ,  viva  Ita- 
Jia,  viva  Spagna,  viva  Spagna  ;  quefto  fatto  fi  è  pofìo 
per  non  preterire  l'Ifioria,  non  per  approvarlo  5  poiché 
fantamente  oggi  dì  per  il  Sagro  Concilio  Tridentino,  que- 
fii  duelli ,  e  monomachie  tolte  fono  ,  allignando  gran  pe- 
ne d' infamia  ,  e  difonori  a  chi  li  comporta  . 

Per  il. gran  Capitano  con  Ettore  alla  fua  defìra  feguen- 
do  gli  altri  Vincitori  con  beli'  ordine  accompagnati  da  tut- 
ti quei  Cavalieri  Italiani ,  e  Spagnuoli,  e  tutto  il  rima- 
nente dell' Efercito  il  cammino  verfo  Barletta  feguirono, 

ove 


LIBRO      SETTIMO.         77 

ove  quafi  vicino  alla  notte  giunti ,  fi  fé  tanta  dimoftrazione 
di  allegrezza,  e  fefta,  che  non  reflò  Campana,  che  tocca  non 
fcfTe  in  fegno  di  comune  letizia  ,  ne  artegJiaria  ,  che  più  di 
una  volta  non  fparaffe  ,  in  tanto  ,  che  per  li  gran  fuoni  ,  e 
rimbombi  di  artegliarie  ,  e  per  gli  gridi  Italia  ,  e  Spagna, 
il  Cielo  ,  e  Ja  terra  rimbombava  di  gaudio  i  I  fuochi  per 
Je  piazze  ,  i  lumi  per  le  fineftre  ,  le  mufìche  di  variati  fru- 
menti ,  e  canti  che  per  quella  notte  efèrcitati  furono  ,  non 
fi  potrebbero  per  umana  lingua  compitamente  narrare  '■>  & 
in  quefìo  modo  camminando, alla  maggior  Chiefà  giunfero  : 
efTendogli  incontrato  il  Clero  ben  in  ordine  con  pompofa__$ 
proceflione  ,  e  con  una  devotiflima  figura  della  Madonna  , 
ove  fmontati, tutti  fecero  la  debita  orazione,  rendendo  gra- 
zie infinite  all' Immortale  Iddio  ,  &  alla  GJoriofa  fua  Ma- 
dre per  J9  acquiftata  vittoria  ;  dopo  a  cavallo  rimontati  ,  e 
rivoltati  per  altre  fìrade  della  Città  con  grandiffima  feda 
ciafeuno  fé  ne  andò  a  cafa  a  difarmarfì ,  glorioso  di  un  tan- 
to onore  ,  non  fenza  immortai  fama  del  nome  ,  e  vigore__* 
Italiano  ;  e  tutto  ciò  fu  vero  preiagio  di  quanto  feguir  do- 
vea  di  tutta  Pimprefa  . 

E  perchè  i  Francefi ,  che  di  guadagnar  la  giornata  pen« 
fatpaveano;  non  portarono  altrimente  li  cento  feudi  per 
uno  ,  come  fu  Ja  convenzione  :  per  tanto  il  gran  Confalvo 
generofiffmo  Signore  volle  del  fuo  proprio  rimunerare  i 
Vincitori  Italiani  ;  per  il  che  avendo  fatto confignare  l'ar- 
mi ,  &  i  cavalli  da9  Francefi  ,  li  fé  pagare  del  fuo  cento  feu- 
di per  uno  ,  e  gli  armò  da  Cavalieri  con  belJiffima  cerimo- 
nia ,  e  pompa;  onde  in  memoria  di  si  gloriofa  imprefa  , 
Pietro  Surr.monte  Napolitano  vi  compofe  il  feguenteEpi-  'Pietro 
gramma  latino  ,  ficcome  nota  Gio:  Battifta  Damiani  .         Summon, 

te  Napo~ 
a    p     ,       r  titano . 

i8i{Joni a  fplendor  ,  aurifque  exercìte  felli*  GìoxBau 

Heélor  :  ab  antiqui s  quem  oenus  ornat  avis  +  tiJtaDa- 

j&cjuajn  veterum  ,  qui  jortiafacla  virorum  , 
Haroi  tollens  invidiam  generis  . 

IV ce- 


78       DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

IFoclix  i  quare  alio  fub  fole  triumphos  , 

Non  datur  in  patriis  nomen  hubere  locis  , 
Si  non  J/c>des  ebari  s  migraJJ'et  ab  Argis  : 

Non  f Ire t  Ecis  notus  ,  é*  He/perii  s  • 
Fertur  pojì  varios  infigni  Marie  labore: 

Terrea  Tartarea  janua  aperta  domus  • 
Ter  tur  J  afoni  a  pubes  commijfa  carince 

Aufa  maris  turni das  prima  fecare  vias  • 
Cejfetis  Gangaridum  ,  Ics  nei  gloria  Tellusx 

Pelleo  ,  &  longe  Toma  petita  Duci  * 
Jn  preti  ofemper  nimio  peregrina  fuere  : 

Nefcio  cur  ,  fordent  dum  fua  cuique  domi . 
Addequod,  &  melius  translata  reponitur  arbos  % 

Tanta  ejì  mutati gratia  ,  honofquefuli  . 
ITelix  ncc  te  Patria  ,  aut  remorentur    amici  , 

Aut  de  cognato  f angui  ne  fidusamor  . 
Tortitus  omnefolum  Patria  ejì,  hos  adjuvat  ipfa  , 

Virtus  ,  &  bis  Calum  ,  Terraque  nudafavet . 
Prima  tibi  vicijfe  pios  vittoria  amores  j 

Incipemox  laudes  accumulare  novas  • 
Nec  tibi  deerunt  ,  qui  aternis grandia  cbartis 

Tafia  canant ,  digna  concelebrentque  lyra  • 
Puis  neget  affiduo  renovari  facula  curfu  , 

Ouin  meliora  potejì  ducere  longa  dies  . 
Enfopita  diu  ,  furgit  tandem  inclita  virtus , 

Hceroefque  novosfaculra  nofìra  ferunt  . 
JEmulus  Iliaco  ,  nojìris  fuit  Hetior  inarmis  : 

Pro  decore  Italico  pralia  honejìa  gerens  . 
Heélor  propofita  cejjìt  cui  gloria  palma  : 

Deviélis  Gallis   nomen  in  Aufonium  . 
Nullius  hic  armiscadat  ,  quofcumque  vetufìas 

Et  Graja  ,  &  Latia  iaclat  in  Hifìoria  . 
Tempus  erit  ,  qao  te  Dux  o  firtijjìme  pojìquam 

Sub  titolos  jerint  plurima  bella  tuos  , 


Te 


LIBRO    SETTIMO.  79 

Te  Capua  excipiat  Jpoliifque  ajjurgat  opimi  $ 

Porrigat  ,  &  meritis  laurea/erta  Comis  . 
Cum  Patres.aquitefque,  &  Plus  numero/a  merentem% 

Deducant  Patrii  limina  ,  adaltajovis  • 
Cum  vox  omnis  Io  clamet ,  geminataque  ad  aura*  , 

Reddat  lo  ,  cum  te  fornitici ,  virque  canat . 
Hoc  precor  buie  utinamfervent  me  Humina  Fama  . 

Hac  celeri  veniat  federe  faujì a  dies. 

Et  avendo  Confalvo  Fernando  prefo animo  grande,  fé 
ne  andò  tofìo  con  i  fuoi  alia  Cirignola ,  ove  alJi  28.  di  Apri- 
le di  Venerdì  a'  23.  ore  dell'  anno  predetto  vi  fé  fanguino- 
fa  battaglia  ,  ove  i  Francefi  vinti  ,  e  rotti  furono  con  la 
morte  di  più  di  3000.  di  eflì  ,  e  guadagnò  Confalvo  la  Ce- 
Tignola  con  lo  allogiamento,  &  artegliaria  de'  Francefi  eoa 
quali  tutta  la  Puglia  ,  e  V  Apruzzo  ,  e  poco  appretto  ne  eb- 
be tutta  Terra  ài  lavoro  ;  e  così  arricchito   di  tante  vitto- 
rie ,  ferma  tofi  fui  Territorio  di  Benevento  ,  mandò  Amba- 
feiadori  a'  Napolitani  a  perfuadergli  a  tornarfene  all'antica 
devozione  Aragonefe,  fenza  voler  fare  efperienza  dell'armi, 
e  per  muovere  con  più  efficacia  gli  animi  di  quei  Cittadini- 
vi  mandò  Berardino  Bernaudo  fuo  Segretario  ,  il  quale  era 
fìato  cariffimo  al  Re  Federico^  giunto  cofìui  in  Napoli,pre- 
fentò  la  lettera  del  gran  Capitano  a  gli  Eletti  della  Città  , 
la  quale  fu  letta  in  pubblico.ov'era  gran  moltitudine  di  gen- 
ti ,  e  fu  tale ,  che  commofte  uni  verbalmente  tutti ,  così  No- 
bili ,  come  del  Popolo  ,  e  s' intefe  rumor  di  giubilo  ,  e  de- 
fìderio  grande  di  ritornare  a  i  fuoi  primi  Re  Aragonefi  :  & 
effendofi  chiamati  a  configlio  tutte  le  fei  Piazze  ,  fé  decre- 
tato ,  che  fi  fpalangatf'ero  tutte  le  Porte  al  gran  Capitano  , 
rimandandofi  in  dietro  I'  Ambafciadore  con  tal  rifpofta  ,  &    Amb*. 
infieme  con  lui  iz.  Ambafciadori  della  Città  ,  ^ciob  io.  del- ^^ 
la  Nobiltà  ,  e  due  del  Popolo  ;  come  fcrive  i  1  Cantalicio  ,  i  .  .tlì  at 
quali  portarono  le  infegne  Aragonefe  ,  con  potefta  di   for   gfanCa* 
mare  qualunque  accordo  con  Confalvo  j  e  perchè  non  pò  ££££ 

te  ife-     da. 


€o        DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

tetterò  eflere  imputati  d'infedeltà  ,  chiamarono  il  Segreta- 
rio del   Re  di  Francia,  protestandoti,  che  non  vedendo  muna 
f  peranz  a  alle  cofe  loro, erano  forzati  provvedere  a'  danni  ,  e 
e  mine  che  Ji  potevano  venir  fopra  ;   Tra  tanto  Condivo  , 
che  fi  era  avvicinato  in  Napoli  ,  fu  dagli  1 ».   Ambafciadon 
alla  Cerra  incontrato  ,  i  quali  avendogli  prefentace  le  chi»- 
vi  della  Città  ,  furono  da  quello  con  lbmma  allegrezza  rac- 
colti i   &  effendo  richiedo   di  fermare  i  Capitoli  ,  e  Privi- 
legi concedi   da  i  PredecefTori  Re  AragoneCi  ,   fu  con  piace- 
volezza grande  efeguito  ;  e  ciò  fatto  gii  Arnbafciadori  ,  ri- 
tornarono alla  Città  allegrinomi  ;  e  ragunatofi  il  Configiio  , 
fuintefo  quanto  gli  Ambafciadori  conchiufo  aveano  ,  e  Cu- 
bito diedero  ordine  a  preparare  le  danze,  adornare  le  ftrade  , 
&  a  ragunare  le  fchiere  de'  Soldati  ,  e  di  Cittadini  per  an- 
Confalvo  ^are  ad  incontrare  il  gran  Capitano  ,   e  furono  anche  pofte 
rérLndo per  tutta  la  Città  le  bandiere  con  l'infegne  dell'invitto  Ke 
ricevuto  di  Spagna  ,  con  i'  Aquila  ornate  ;  A'  19.  di  Maggio  1503, 
Ukioj"  Riunto  Confalvoa  Porta  Capuana  ,  come  vuole  il  Giovio  , 
&  il  Cantalicio  ,  fu  con  pompa  reale  fotto  un  ricco  baldac- 
chino ricevuto  ,  portato  dalli  Depurati  delia  Città  ,  enei 
feguente  giorno  gli  fu  giurato  omaggio,  e  fedeltà  per  il  iuo 
FefnlZo^  !  e^u  9uefto  Confalvo  il  primo  Viceré  dei  kegnodi  Na- 
j.  ^cerè  poli  >  come  fi  dirà  nel  feguente  Libro  ,  e  come  nota  Giu- 
dei Regno \\zno  Paffaro  :  il  giorno  innanzi  arrivò  in  Napoli  D.  Indico 
foli*!"'  ài  Avolos  Marchefe  del  Vafto  ,  il  quale  presentò  al  gran_j 
Giuìano  Capitano  le  chiavi  del  Cartello  d'ifehia;  il  terzo  giorno 
TdjÌAYo .  Confalvo  chiamò  i  fuoi  Capitani  a  configlio  ,  e  fi  conchiu- 
fé  di  efpugnar  prima  le  CafleJJe  della  Città  '-,  che  da'  Frani- 
celi erano  guardate,   e  poi  affediar  Gaeta  ,  dove  fi  erano  ri- 
coverati molti  ribeili  ,  e  capi   de' nemici  ;  intanto  che  fu 
eletto  a  tal  penfiere  Pietro  Navar:o  ,  uomo  non  folo  di  ani- 
Navarro  mo  invitto,  e  Guerriero  grande  ,  ma  anche  d  ingegno  fot- 
gran       tile  ,   il  quale  avendo  avuto  fopra  di  fé  quefto  pefo  ,  cercò 
Guemc-  con   0gnj  fua  jn(juftrja  abbattere  il  Cafìello  nuovo  ,  ch'era 

talmente  difefo  dalla  Torre  di  S.  Vincenzo  ,  che  il  Navar- 

ra 


LIBRO     SETTIMO.  Si 

ra  fu  afìretto  adoprar  il  Tuo  ingegno  ;  e  perciò  avendo  fat- 
ta una  picccola  armata  di  Barche  coverte  ,  acciò  non  potef- 
fero  eflere  ofTefe  ,  con  le  quali   neJT  ofcuro  della  notte  af- 
faltò  la  Torre  predetta ,  e  fu  tanto  all'  impiovifo  fopra 
j   Nemici  con   1' Arteglierie   ,  che  i  miferi  Francefi  non 
ebbero  pure  fpaziodi  difenderfì,  ne  potettero  dar  fuoco  al- 
Je  loro  Àrtegiiarie  ,  né  adoprar  cofa  veruna  in  lor  difefa  5 
intanto  che  fur  cofìretti  a renderfi ,  e  dar  la  Torre  al  Na- 
varro ;  e  volendo  efpugnare  il  Cafìel  Nuovo  ,  piantò  l'Af 
tegliarie  fu  la  radice  dei  Monte  di  S. Eramo  ,  dal  cui  luogo 
fi  fcorgeva  la  Porta  reale  di  marmi ,  ove  fono  i  trofei  del 
Kg  Alfonfo  Primo  ,  e  cominciò  da  due  parti  a  danneggiar 
i  foldati  ,  che  fìavano  in  guardia  della  fortezza  ,  così  dalia 
parte  di  mare  dalla  Torre  di  S.Vincenzo  ,  come  dalla  par- 
te di  Terra  dalle  radice  di  detto  Monte  5  e  tra  tanto  fé  ca- 
var una  mena  fotto  terra  per  quella  parte  che  fi  va  al  Pon- 
te di  fopra   il  Cafìello  ,  il  qual  vien  pofìo  in  mezzo  fra  le 
due  porte:  e  pervenuto  arine  non  fenza  fatica   di  molti 
giorni,  la  fece  empire  di  mene  di  polvere  ;  e  finalmente  da- 
tovi il  fuoco  ,  in  un  momento  cadde  il  muro  che  riguardava 
ia  porta  di  Terra  ,  il  quale  uccife  gran  quantità  di  Soldati , 
che  fìavano  nella  Cittadella  ;  e  pofto  a  terra   il  muro  ,  gli 
Spagnuoli  montarono  su  francamente  ,  e  dopo   molte  bat- 
taglie ,  finalmente  i  Francefì  fi  refero  ,  falve  le  perfone  . 
Quindi  fu  guadagnata  una  ricca  preda  ,  perciò  che  molti 
delli  Cittadini  principali  ,  e  di  forafìieri  ancora  delia  parte 
Angioina  ,  vi  avevano  come  in  faivo  le  miglior  cofe  loro 
portate,  poco  appretto  n' ebbe  il  Cafìello  dell' Ovo,   e  poi 
il  Cafìello  d'Ifchia  da  Cofìanza  d' Avoios  (come  nota  il  Cojtanz 
fuddetto  Autore  )  Donna  di  gran  Governo  figlia  d'  Indico  *  ****-. 
Marchefe  del  Vaflo  ,  e  vedova  di  Federico  del  Balzo, Prin- los  s 
cipe  di  Altamura  .  Comandò  poi  Confaivo  che  pafiaffe  nel- 
J' Apruzzo  a  prendere  le  Terre   che  avevano  alzate  le  ban- 
diere Francefe  ,  al  che  fu  eletto  Fabbrizio  Colonna,  Bifìa- 
gnone  CanteJmo  ,  e  il  Conte  di  Montorio  >  i  quali  in  poco 
Sum,Tom.V.  \j  tem- 


8a     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 


quivi  ridotti  fi  erano  ,  come  anco  per  lo  foccorfo  di  gen- 
ti,  e  di  vettovaglie  che  '1  Re  Lodovico  li  mandava*,  anzi 
avendo  tentato  i  Francefi,  che  di  Gaeta  ufcivano,di  prender 
Ja  Rocca  Guglielma  ,  e  non  effendo  loro  riufcito ,  fi  moffero 
.  alla  volta  di  Napoli;  ma  non  potendo  parlare  iJ  Garigliano, 
Vfr^ll;n perche  vi  trovarono  l' inimico  forte  ,  ed  avendo  fatto  in- 

ai    Unti-  r  p  ' 

gitano»    fieme  battaglia  ,  ne  furono  a  dietro  ributtati  :  per  ultimo 
1504.  dopo  molte  fcaramuzze  ,  e  battaglie  ,  il  Gennajo  i  J04.  i 
Francefi  pofìi  in  fuga,  in  Gaeta  ritornarono;  e  non  potendo 
più  refifìere,  perduta  ogni  fperanza  di  foccorfo  ,  lanciarono 
la  Città  a  patto  di  poter  le  perfone  falvare  ;  de'  quali  una 
parte  fé  ne  ri  tornò  per  barca  in  Pro  venza ,  e  gl'altri  che  per 
Terra  andarono  tutti  di  difaggio  per  cammino  fatti  mendi- 
ci  perirono  .  E  così  iJ  Fé  Cattolico  afiblutamente  del  Re- 
gno tutto  fi  trovò  Signore  ,  che  i  Francefi  per  aver  voluto 
più  di  quello  che  lor  toccava  ,  perderono  ogni  cofa  .   In 
xfi°VÌRelZTÌto  che  Lodovico  XII.  Redi  Francia  regnò   in  Napoli 
di  fran-daMì  25.  di  Agofìo  del  1  yòi.  fino  alii  ì  j.  di  Maggio  1  yo$. 
ciaX     vj  corfe  un' anno  8»  meli ,  e  20.  giorni  ,  e  fu  il  X.  Prin- 
^r^I'cipe  ,  che  con  titolo  di  regnare  ,  diede  travaglio  al  noftro 
vagliò  n  Regno . 

&£X?  MaavendoIonelCap.IV.  del  precedente  libro  rac 

contato  la  morte  di  Francefco  Coppola  Conte  di  Sarno  ,  & 
accennatovi  che  Filippo  fuo  figliuolo  fu  fimilmente  nelÌ3 
Spagna  decapitato  ,  è  dunque  mefìieri ,  che  nel  prefen- 
te  Capitolo,  ne  dica  la  cagione  conforme  a  quel  che  di 
ciò  fcrive  Antonio  Terminio,  feguitato  dal  Guicciardini,  e 
perciò  dico  che  Filippo  fecondogenito  del  Conte  di  Sarno  , 
fu  fimile  al  padre  di  fpirito  ,  e  con  P  affezione  delli  Mari- 
nari ,  e  per  la  memoria  del  padre,  rifcoffe  alcuni  denari,  che 
il  padre  a  gli  Amici  prefìate  aveva  ,  de5  quali  il  Fifco  no- 
tizia non  ebbe  \  &  avendo  armato  una  Galera  ,  fi  caso  con 

Fran- 


LIBRO    SETTIMO.  8j 

Francefca  Galletta,  Signora  di  Miffanello  ,  e  Gaiiicchio,  f^f 
per  il  che  diede  fperanza  di  fufeitare  ,  e  di  erigger  la  cafa  coppola  , 
paterna  da  tanto  alto  flato  caduta  i  ma  perchè  tentò  di  far  figlio  d?l: 

*  n  \      r  u     i  »  t        *  •*   Conte     d*- 

Jo  con  troppa  prefìezza  ,  Ja  tortuna  I  aboandono  \  perciò Sarno.fi. 
che  fìando il  Re  Cattolico  con  iJ  Aio  efercito  alla  frontiera  appo  cop- 
di  Na  varrà  ?  contro  il  He  di  Francia,  Filippo  andò  al  Cam-^/rfj™^ 
pò  del  Re  Cattolico  per  aver  Jo  flipendio  della  fua  galera  sfuggir  il 
e  trovando  difficoltà,  li   nacque  un  penfiero  nella  mente  Duca  dt 

r  j*     ■  i  j    \  j  -i  Calabria. 

con  una  fperanza  dj  ricuperar  Ja  perduta  grandezza  '-,   per  il 
che  avendo  veduto  Ferrante  Duca  di  Calabria  figliuolo  dei 
Re  Federico  ,  che  flava  in  quel  Campo  con  onefla  guardia  , 
andò  a  parlargli ,  eliperfuadè  che  fi  ricordale  eh' era  fi- 
gliuolo di  Re  ,  e  che  differenza  era   dal  regnare    alla  fer- 
viti! ,   e  che  con  animo  reale  cercar  dovelTe  di  romper  quel 
crudele  ,   &  indegno  giogo  ,  eh'  egli  avrebbe  fatt'  opera  di 
porlo  in  libertà  ,  offerendoti"  trattare  con  il  Re  di  Francia, 
che  a  ricovrar  il  Regno  ajutato  J'aveffe  :  il  Duca  ebbe  mol- 
to a  caro  iJ  contiglio  con  f  offerta  ,  e  lo  pregò  che  fi  sfor- 
zante di  trattar  di  modo  ,  che  Ja  cola   riufeiffe  ;  Filippo 
dunque  con  grandiffima  deflrezza  andò  al  Campo  del  Re  di 
Francia,  e  promife  di  far  metter  fuoco  a  molte  mete  di 
grano,  eh' eran  di  frefeo  metute  a  quella  Campagna,   ac- 
ciò tutto  il  Campo  pofìo  in  ifcompiglio, trovandoti  addoffo 
iJ  campo  Francefe  ,  poteffe  o  romperlo  ,  o  dar   comodità 
al  Duca  di  trafugire,che  al  Re  di  Francia  così  caro  flato  fa- 
rebbe come  la  Vittoria  :  ed  efTendo    così  ordinato  ,  Filip- 
po ritornò  ai  Campo  Aragonefe  ,  Jafciando  un  fuo  fidato, 
che  avviso  di  quello, che  accadeva,  portar  li  doveife.  Venne 
cunque   coflui   il  dì  feguentea  mal  punto  ,  e  portò  una_j 
lettera  in  cifra  ,  a  tempo  ,  che  il  Duca  ,  e  Filippo  per  il 
Campo  palleggiando  andavano  •  Il  Duca  avido  di  veder  la 
carta  ,  fé  n'  entrò  ,  fot to  colore  di  difgravar  il  ventre  ,  iru 
certe  rovine  di  una  piccola  Cafa  intieme  con  Filippo  ,  e_a 
Jetta   ch'ebbe  la  lettera  ,   in  minutiftimi  pezzi  Ja  lacerò  , 
eie  n'ufeì;  raa  un  di  quei  Spagnuoli  della  guardia  ,  che 

JL     z  cu* 


84       DELL'  HI  STORI  A  DI  NAPOLI 

cufìodivano  il  Duca  ,  ottervò   i  fuoi  andamenti  ,  &  entra- 
to in  fofpetto  ,  iafciò  pattar'  oltre  il  Duca  ,  e  poi  entrò  in 
queir  ifteffo  luogo  ,  ove  il  Duca  flato  era  ;  e  non  vedendo 
legno  di  urina  ,  o  Aereo  ,  ma  folo  i  pezzi  della  Carta  ,  gli 
raccolfe  tutti ,  e  fé  n'andò  al  padiglione  del  Marchete  di 
Vjgiiera,  e  tutto  il  fattogli  narrò  ;  e  prefa  una  tavoletta 
incerata  ,  vi  metteva  i  pezzi  della  carta  l'uno  appretto  l'al- 
tro, intanto  che  fi  conobbe  la  cifra  ,  il  che  fatto  ,  fubito 
il  fé  intendere  al  Re  ,  e  per  ordine  di  lui   fu  fatto  prigione 
Filippo  Coppola  con  tutti  i  fuoi  fervidori  ;  e  tormentati 
due  di  loro  ,  confettarono  il  fatto  ,  e  benché  Filippo  per 
molti  atroci   tormenti   non  confettatte  ,  fu  pure  a  morte 
Ten-ante ccmdennato  ,  &  il  Duca  fu  mandato  prigione  nel  Cartello 
Calabria  dì  Xativa*,  ma  quando  Filippo  andava  a  morire,  pubblicane 
pigione ,  do  il  Banditore  ,  ch'era  condennato  a  decapitarli  per  tra. 
dimento,  egli  rifpondeva  ,  che  mentiva  ,  ma  ben  conten- 
to  a  morir  andava   per  aver  voluto  liberar  il  fuo  Re   dalle 
mani  di  un  Tiranno.  Di  coflui  reflò  un  figliuolo  ,  Decio 
chiamato, Cavaliero  molto  onorato,  il  quale  pochi  anni  fo- 
no, che  andò  Ambafciadore  al  Re  Filippo  d'  Àuftria  nofìro 
Signore:  e  morendo,  Iafciò  un  figliuolo  chiamato  GiorGia* 
corno  ,  che  fu  padre  di  Decio  Secondo ,  che  oggidì  vive  , 
e  tiene  l'ifìeffe  terre  ,  che  furon  dote  di  Francefca  Gatto- 
la  fua  Bifavola,  già  detta  di  fopra  ,  delle  quali  Terre  a  no- 
firi  tempi  ne  ha  ottenuto  dal  Re  nofìro  Signore ,  il  titolo 
di  Marchefe  . 
Cinque  Ferrante  Duca  di  Calabria,  dopo  la  morte  del  Re  Cat- 

te injz>  tolico  ,  fu  cavato  dalla  prigione  ,  e  fi  caso  la  feconda  vol- 
AW?  *a  >e  intorno  l'anno  i  jjo.  mori  (come  fi  dira  nel  feguente 
libro  )  &  in  quefìo  modo  gli  eredi  del  Re  Alfonfo  perderò- 
no  il  Regno,  che  60.  anni  poffeduto  avevano,  e:  certo  fu 
cofa  di  gran  maraviglia  ,  che  fra  io  fpazio  di  33.  mefi,  e  7. 
giorni  ,  il  Regno  di  Napoli  fu  dominato  da  cinque  Re_ *  , 
cioè  Ferrante  Primo,  Alfonfo  Secondo,  Federigo  Secon- 
do, 


LIBRO    SETTIMO.  8S 

do  ,  che  fu  dalli  2  y.  Gennajo  del  1494.  che  morì  il  Re  Fer- 
rante Primo  ,  fino  alli  8.  di  Ottobre  ,  che  fucceffe  il  det- 
to Federigo  ,  e  poi  in  43.  altri  mefi  ,  e  20.  giorni  che  cor- 
fero  dal  dì  ,  che  perde  il  Regno  il  detto  Federigo  ,  fino  al- 
li ic.  di  Maggio  1505.  che  ne  redo  Padrone  il  Re  Catto- 
lico "  fi  vide  ,  che  il  Regno  fu  dominato  da  tre  Re,   cioè 
Federigo' predetto  ,  Lodovico  Re  di  Francia  ,  e  Ferdinan- 
do ■  il  Vito  Pifanello  Segretario  del  Re  Federico,  nomina-  Morte  di 
to  di  fopra,  divenuto  cariamo  al  Re  Cattolico  ,  carico  di|^J^ 
molti  anni,  morì  ,  e  fu  fepolto  nella  Chiefa  di  S.  Lorenzo 
in  un  bel  Sepolcro  di  marmi  con  quefto  Epitaffio  latino  • 

Vt  Vivas        Hic  exitus 
Vigila  Omnes  « 

Longarum 
Jiac  meta  viarum  . 
Vito  Vi/anello  ex  antiqua  orto  Familia 

utpote  ,  cui  Tifa  in  Achaja  ,  unde  ea  ejì  ,  cognome» 
indi  aere  ;  federici  a  Secreti  s  intimo  , 
eique  a  tatere  Confiliario  ,  atque  mìf errimi s 
temporibus,  laborum  ,  itinerum,  periculorumque fotta. 
Deinde  Ferdinando  Regi  Catbolico  ,  oh. 
raram  adverfs  in  rebus  fidemGallis  Regum 
invadentibus  acceptifs. 

Qui  pofì  receptam  Neapolim 
Annum   agens    LXXIII.   in  ejus  gremio  mortalitatem  ;„ 

explevit  • 
Andreas  Frane. ,  &  Mutius  Nepotes  ,  Avo  Opt.  ac  beni-* 

merenti 
tejìimonium  amoris  ,  &  pietatis  exoluerunt  funeratus  > 

idibus  Decemb.  M.  D.  XXV IL 


Che 


86*     DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

Che  in  volgare  dice  così 

Vigila  acciò  Queft*  efltù  mortai 

beatamente  vivi  tutti  attendiamo 

Hor  quefl'  el  fin  di 
nojìre  lunghe  vie. 

A  Vito  Pifanelio  nato  di  Famiglia  antica  ,  a  cui  cer- 
tamente ha  dato  il  cognome  Fifa  in  Grecia  ,  ove  è  tal  Fa- 
miglia, di  Re  Federigo  intimo  Segretario,  e  fuo  Coni- 
gliere a  iatere,  compagno  delle  fatiche  ,  viaggi ,  e  perico- 
li ,  ne'  miferrirni  tempi  :  dopo  al  Re  Ferdinando  Cat- 
tolico carilTimo  per  la  rara  fede,  ch'ebbe  nelle  cofe  avver- 
fe  ,  quando  li  Francefì  affali rono  il  Regno  :  il  quale  poi , 
che  Napoli  fu  recuperata  effendo  di  anni  73.  nel  fuo  feno 
morì  • 

Andrea  ,  Francefco  ,  e  Muzio  Nipoti ,  in  teftimonio 
di  amore,  e  Pietà  a  lor  Avo  ottimo,  e  bene  meritevole  han- 
no compitamente  fatto  il  lor.  debito»  Fufepolto  a'  13» 
Decembre  dell' anno  i$Z7* 


DELL5 


8/ 


DELL  HISTORIA 

DELLA  CITTA,  E  REGNO  DI  NAPOLI 

DI    Gì  O:  ANTONIO    SUMMONTE 

Napoli  t  a  n  o. 


Di  Ferdinando  il  Cattolico  Re  di  Spagna  , 
di  Napoli s  e  di  Sicilia. 


C    A     P. 


V. 


§jj]  L  Fé  Ferdinando  di  Aragona  detto  il  Cat-   jufonfi 
tolico,  III.  di  quefìo  nome  nel  Regno  dt^jtyj* 
Napoli,  e  V.  nel  Regno  di  Caviglia  ,  tu  detto  n 
Figliuolo  di  Giovanni  Re   di  Aragona ,  ^Cattolico. 
di  Navarra  ,  e  di  Sicilia  ,  che  fu  fratello 
del  Re  Alfonfo  Primo  (come  fi  è  detto  nel 
primo  Capitolo  del  precedente  Libro)  co- 
fìui  per  virtù  di  Confaivo  Femandez^etto  il  Gran  Capita-" 
no  nelli  i  y.  di  Maggio  i  503.  a  lui  vittoria  ottenuta  vicino 
al  Fiume  Garigliano  ,  refìò  affoluro  Signore  del  Regno  ,  e 
fu  il  23.  Re  di  Napoli  ,  e  s' intitolò  il  Cattolico  ,  da  Al- 
fonfo  T.  di  quefìo.nome  Re  di  Cartiglia  ;    il  quale  (  fecondo 
Gio:  Mariano  )  per  la  fua  fantità  ,  bontà  ,  e   per  aver  in 
Ifpagna  edificati  molti  luoghi  Pi i  ;  e  per  effere  flato  acer- 
rimo difenfore delia  Santa  Fede  di  Criflo  ,  fu  detto  Alfon- 
fo  I.  Re  Cattolico  ,  quale  cominciò  a  regnare   I  anno  77*» 
e  regnò  18..  anni  ,  e  con  coffui  tutti  i  Re  di  Spagna  pofe- 
ro  il  cognome  di  Cattolico  .  Però  dovete  fapere  ,  che  tut- 

• 

ti 


88       DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

ti  i  Principi  antichi  Tempre  pigliavano  i  Joro  nomi  molto 
altieri,  e  fuperbi  5  come  Nabucdonofor  s' intitolava  Rex 
Titoli  dyRegum  ,  AlefTandro  Magno  Rex  Mundi  ,  Il  Re  Demetrio 
Re  •       Expugnator  Vrbium  ,  Annibale  Cartaginese   Dominato? 
Regum  ,  Giulio  Cefare  Dux  Orbis  ,  Il  Re  Mitridate  Re- 
Jìaurator   Orbis  ,  Il  Re  Attila   F/agellum  Dei  ,  Il    Re 
Dìonifìo  Hojlis  Hominum  ,  li  Re  Ciro  Vltor  Deorum  ,  II 
jhe  d' Inghilterra  Defenfor  Ecclefia  ,  li  Re  di  Francia  Rex 
ChriJìianiJJImus  ,  Il  Re  Gran  Tamburlano  Ira  Dei  ,   Il 
Re  Roggiero  Ormanno  Ad)utor  Chrijìianorum  ,  &   il  Re 
di  Spagna  /&#  Catholicus  .  E  perchè  il  detto  Ferdinando 
imitò  li  veftigj  di  detto  Alfonfo  I.  poiché  alii  z.  di  Gen- 
najo  1492. conquiftò  anch'egli  il  Regno  di  Granata, discac- 
ciandone i  Mori ,  che  cento  feffant'  otto  anni  porTeduto  I' 
avevano  ,  e  vi  edificò  molte  Chiefe  ,  e  luoghi  Pii  ad  onor 
di  Dio  ,  introducendovi  la  Criftiana  Religione,  però  fi- 
Te   ,.  .oailmente  fu  chiamato  Re  Cattolico  ,  cioè  general  Difen- 
Re  di*  'fore  della  Cattolica  Chiefa  ;  li  che  effendo  piacciuto  alla 
spagna    Sede  Appollolica,  Papa  Giulio  li.  neir  anno  ryts.  li  con- 
cai triclì^™  °  quGÌÌO  Titolo  di  Cattolico  ,  del  quale  tutti  gii  altri 
Re  fuoi  Succeffori ,  che  hanno  fervito  ,  come  gf  Impera- 
dori  Romani  da  Giulio  Cefare  prefero  il  nome  di  Cefare  , 
e  da  Ottaviano  Agufto  il  cognome  di  Agufto ;  e  non  folo 
Papa  Giulio  gli  confirmò  quefto  titolo  ,  ma  eziandio  gli 
folennizò  T  lnveftitura  del  Regno  di  Napoli  ,  con  patto, 
inveli'  crie  tutte  ^a'tre  condizioni  della  detta  investitura  del  Re- 
turi >  flt- gno  di  Napoli  ,  fatta  da  Papa   Clemente  IV.  a  Carlo  di 
ta  ni  Re  Angiò ,  ferme ,  e  ftabili  rimaneffero  (  come  fi  è  di  jfo- 

pra  detto.) 

E  per  tornare  ove  lafciato  abbiamo  ,'  non  folo  quefto 
ti*'*-'*- Ferdinando  s' intitolò  Re  Cattolico  ,  ma  Re  di  Cartiglia  , 
di  Aragona,  di  Sicilia  Citra  ,  &  Ultra  il  Faro  ,  di  Geru- 
salemme, di  (Jngaria  ,  di  Granata  ,  di  Toledo  ,  di  Va-», 
lenza  ,  di  Galizia,  di  Majorica,  di  Spagna  ,  di  Sardegna  , 

di 


LIBRO    SETTIMO.        8* 

di  Cordova,  di  Corfica  ,  di  Giahenna  ,  di  Algarbia,  di 
Gibilterra  ,  dell'  Ifole  Canarie  ,  Conte  di  Barzellona  ,  Si- 
gnore di  Bifcaglia  ,  di  Molina  ,  Duca  di  Atene  ,  e  Neopa- 
tria ,  Conte  di  Boiliglione  ,  e  Ceritania  ,  e  Marchefe  di 
Grillano,  e  di  Godano. 

Neil' ifìeflb  anno  ,  che  Sua  Maeftàebbe  il  dominio  del    ^w*f- 
Regno  ,  fi  partirono   di  Napoli  gli  Ambaiciadori ,  &  arida -%f^im 
rono  in  Sagobia  a  dare  ubbidienza  al  fuo  Re  ,  e  furono  i  fé-  tmì  .il 
euenti,  Galeazzo  Caracciolo   del  Seggio  di  Capuana^  ,  ff.^- 
AlefTandro  di  Coftanzo  del  Seggio  di  Montagna  ,  Giaco- 
mo Pignateilo  del  Seggio  di  Nido,  Gio:  Tommafo  di  Gen» 
naro   del  Seggio  di  Porto  ,  Trojano  Mormile  del  Seggio 
di  Porta  Nova  ,  &  Alberico  Terracina  della  Piazza  del  Po- 
polo .  Furono  cofloro  molto  ben  vifìi  da  Sua  Maeftà  ,  dal- 
Ja  quale  n'ebbero  Ja  concezione  ,  e  confìrmazione  di   84. 
Capitoli  ,  con  la  promifiione  di  venire  perfonaimente  a  vi  -  &$? 
fitare  la  Città,  e  Hegno  di  Napoli  con  quella  preftezza  ,  che  dal  Ke 
polTibile   fufìe.  Morì   poi  a'  26.  di  Novembre  del  1  J04.  la  Cattolico 
Reina  -fabella   moglie  del  predetto   Re  Cattolico  ,  (come^  Jf' 
nota  il  Giovio  )  dalla  quale  egli  il  Regno  di  Caftiglia_3Af <»-*<?  d*. 
avuto  aveva  ,  della  cui  morte  il  Re  ebbe  gran  difpiacere.^^* 
Aveva  per  inanzi  il  ReCattolico   maritata    Giovanna  fua^/  ne  . 
prima   figlia  con  Filippo  Arciduca  d' Auflria  ,  e  Duca  diCnttoiic: 
Borgogna  ,  figliuolo  di  Mafìimiliano  lmperadore  ,   iì  cui110^- 
matrimonio  fu  con  follenniflima  pompa  celebrato  l'anno^*  £ 
1499.  Ma  iuccefla  la  morte   delia  Kegina  Ifabeiia  ,  come^#r/<* 
fi  e  detto;  Filippo,   che  fi  trovava   in  Fiandra  ,  avendo^  'Re 
celebrato  i  funerali   di  lei ,  s'incominciò  ad   intitolare  Recatoiìco. 
dì  CaOiglia,  come  nota  il  Giovio  ,  fèguitato  dal  Guicciar-  Gu%0^'0' 
dini  ,  &  ellendo  dalli  maggiori  Baroni  di  quel  Regno  chia  àardini, 
mato   in  Ifpagna  ,  egli   a' io.  di  Gennajo  del   1  jo6.  partì 
con  bellifTima  armata  per  mare  ,  menando  feco  la  moglie,    . 
eFerdinando  fuo  fecondogenito  ,  come  nota   il  Buon' ac  Dltca  dì 
cofìi ,  e  Polidoro   Vergilio  :  e  giunto  a  Bifcaglia  nei  por  Bo*gegn& 
to  delle  Colonne,  fu  incontrato  dal  focero  con  gran  piacere/*^" 

SumtTom*V*  M  e  do-        ijoó. 


so      DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

e  dopo  molte  pratiche  ,  fu  confuha  Capitolazione  tra  lui , 
$*onM.&  il  Ke  Cattolico  ;  come  feri  ve  il  Buon'accorti  ,  e  il  Gio- 

Kdoro70'*'10  i  ne^a  c3uaIe  tra  I'  a!tre  cofe  ,  fa  convenuto  che  il  Re_> 
Vigilio.  Ferdinando  ,  cedendo  all'  amminifìrazione  del  Regno  di 
fiemdT  Cafiig,ia  >  ^fciatoli  nel  teftamento  della  Regina  Ifdbelia^, 
taèglìèàèfà*  Vlta-  durante,  &  a  tutto  quello,  che  poteiTe  preten- 
Re  cat-  dere,  fi  partiffe  da  Cartiglia  ,  promettendo  di  non  più  tor- 
ullco  '  narvi  j  e  che  il  Regno  di  Napoli  fufle  di  eflb  Ferdinando  5 
Firmata  la  Capitolazione,  il  Re  fubito  ne  andò  in  Aragona, 
Ragioni  ove  £JUnt0  .  conclufe  il  matrimonio  tra  lui  ,  &Ermana_» 
diFran.  nipote  di  LodovicoXlI.  Re  di  Francia  ,  nata  dal  Conte 
*•<*<*' &?-di  Tois  ,  edeliaforella  di  effo  Re  ,  per  lo  qua!  matrimo- 

gno  di  .       r  .      „     •  .  .   .   .?   .  -      . 


Nnp.con-^10  fu  conclufa  la  pace  tra  loro  ,  e  per  pubbliche  fcritture  , 
t effe  da  Lodovico  rinunciò   al  Re  Ferdinando   la  ragione  *  che  nel 

7         ri  *  O  « 

$1x1}  ^egno  di  Napoli  aveva,  e  ne  ottenne  che  i  Baroni  Napo- 
litani, che  la  parte  di  Francia  feguitato  avevano ,  le  Città , 
e  Cartella  da  lor  poffedute  innanzi  la  paffata  guerra  lor  fuf- 
fer  rertituite  ,  fra  quali  fu  Roberto  Sanfe verino  Piin- 
cipe  di  Salerno  Padre  di  Ferrante  ,  il  che  conclufo,  il  Re 
•  Cattolico  promi fé  ,  che  nella  feguente  ertate  fi  trovareb- 
be  a  Savona  ,  a  fpofar  la  novella  Regina . 

Rifolutoanco  il  Re  Cattolico  d«  venir  a  veder  la  bella 
Partenope  ,  fi  partì  da  Barzellona  nell'i  4.   di  Sette-nbre 
dell'  ifìeifo  anno  con   $0.  Galeje  ,  lafciando  nel   governo 
de'fuoi  Regni  D.Federicodi  Toledo  Duca  d'  Aiva,  come 
Gìovio.  nota  il  Giovio  ,    e '1  Guicciardini  .    Il  Gran  Capitano 
Guicciar,2Lvuto  lì  certo  avvilo, che  Sua  Maefìà  era  partito  verfo  Ita- 
dtm  '     lia  ,  defiderofo  incontrario  per  viaggio  ,  lafciò  fuo  Luo- 
gotenente in  Napoli  D.Antonio  di  Cardona  Marchefedel- 
T>:  AJlt0'  la  Padula  ,  come  fi  legge  nei  libri  della   Regia  Cancellarla 
Cardona   part.  i .  fol.  i.&a'24.  di  Settembre  navigò  verlo  Gaeta  , 
Luogote-  nè  ritrovandolo  ,  navigò  verfo  Genova  ,  &  in  quella  fpiag- 
Nap*    '  già  l'incontrò,  ove  fìrettiiTimamente  l'abbracciò,  come 
Giuliano  nota  Giuliano  PafTaro  ,  e  gionto  in  Genova  ,  fu  con  gran- 
Tajjaro .  diiTimo  onore  ricevuto  ,  da  ove  poi  partitoli  accompagna- 
to 


LIBRO    SETTIMO.  91 

to  ancora  da  due  Caracche  Genovefe,  per  il  vento  contrario 
fi  trattenne  più  giorni  a  Portofino  ,  nel   cui  luogo  Ji  fopra- 
giunfe  a vvifo  ,  che  Filippo  fuo  Genero  già  Re  di  Cartiglia  Atorte  dl 
era   nelli  25.  dell' iiteflo  mefe  di  Settembre   morto  nella  Fiiiff 
Città  di  Burgus,  giovane  d'anni  2y.  e  di  grandiffima  efpet-  te"nA  t 
tazione,  nondimeno  effendo  da  molti  creduto  ,  che  il  Re  per 
defìderio  di  pigliare  il  governo  di  Caviglia  ,  voleffe  fubito 
le  prue  a  Barzellona  ,  continuando  pur  la  navigazione  ,  nel 
giorno  di  S.  Luca  giunfe  a  Gaeta  ,  e  nel   giorno  feguen- 
te  del  Lunedì  fu  in  quella  Città  ricevuto  fotro  un  Pallio  di 
Broccato  di  oro  tedino  .  Poi  a' 21.  dell' ifìeffo  ,  montato 
fu  V  armata  ,  come  nota  il  Paffaro,  venne  a  Pozzuolo  ,  ove 
fìmilmente  fu  con  ricco  Pallio  ricevuto  5  e  quivi  rjpofatofì 
8.  dì  ,  fu  vifitato  da  tutta  la  Signoria  del  Regno,  e  dalli 
Nobili  ,  e    Cittadini  Napolitani  ,  effendo  Eletto  del  Po- 
polo Jacovo  Lettieri  ;  Imbarcatoli  ,  poi  venne  in  Napoli , 
ove  fu  nei  molo  grande  nel  primo  di  ISovembre  ricevuto  , 
entrando  con  quella  pompa  ,  che  ad  un  tal  Re  degnamente 
conveniva  ,  per   la  cui  venuta  concorfero  in  Napoli  pron- 
tamente oratori  di  tutta  Italia  ,  non  foio  per  congratular- 
fi  ,  &  onorar  un   tanto  Principe  ;  ma   etiandio  per  varie 
pratiche  ,  come  nota  il  Guicciardini:  poi  aili  3o,diGen- 
najo  delijo7.   fi  fé  il  Regio  ,  e  generai  parlamento  con- 
gregato in  S.  Lorenzo  ,  o  pur  in  Monte  Oliveto  ,  come  ho 
intefo  da'  vecchi  ,  attefo  che  nel  libro  de' Privilegi   del- 
la Città  non  vi  fìà  efpreffo  il  luogo  -,  ma   mentre  dice  il 
Convento,  farà  più  pretto  S.  Lorenzo  ,  nel  cui  parlamen- 
to convenne  Sua  Maefìà  Cattolica  ,   e   per  gli  Baroni  del 
Regno  li  fu  fatto  un  donativo  di  ducati  300.  mila  ;  perche 
Sua  Maefìà  conceffe  alla  Città 47.  Capitoli  ,   non  derogati* 
do  però  agli  altri  Capitoli  ,  e  Privilegi  della  prefata  Cit- 
tà da  lui  ,  &  altri  Pe  conceffi  i  ma  quelli  confirmò  ,  e  prò- 
mife  offervare,  e  fare  oifervare  fecondo  la  forma  di  efll  : 
fi  trattenne  Sua  Maefìà   in  Napoli  fin  alla  fetta  del  Santif- 
fiffio  Corpo  di  Crifìo  ,  tra  il  quale  tempo  ,  e  proprio  nel- 

M    z  li 


$z    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Ji  io.  di  Maggio  Ji  feguenti  Capitoli  alli  Cittadini  della 
Piazza  del  fede  li  Aimo  Popolo  di  Napoli  conceffe  ,  i  quali 
furono  con  fuppliche  efpofìi  da  effa  Piazza  . 

i.  In  primis,  che  l'Eletto,  e  Deputati  dei  Popolo  , 
effo  Popolo  congregar  poffano  ,  feu  la  piazza  nel  luogo  ta- 
llio in  S.  Agofìino  ,  e  che  Ji  chiamati  venir  debbano,  e 
non  venendo,  li  poffano  cofìrinaere  con  alcune  pene  fin'  alia 
fomma  de5  ducati  cento  d'  applicaronfi  in  beneficio  del  lo- 
xo  regimento  ,  Placet  Regia  Majefiati  . 

z.  Item  ,  fupplicano  Sua  Maefìà  ,  che  gli  uomini  di 
ciafcun  arte  pofìan  elegger  i  loro  Confoli  ;  e  che  V  Eletto  , 
e  Deputati  del  Popolo  con  il  Confolo  paffato  poffan  deci- 
dere ,  determinare,  e  fentenziare  tutte  le  liti,  differen- 
ze, e  caufe  fommariamente  ,  /implicite?  ,  &  de  plano , 
delle  quali  fentenze  ,  e  dichiarazioni  alla  Gran  Corte  del- 
ia Vicaria  appellar  fi  poffa  ,  ficcome  ne  ottennero  venti 
Privilegi  del  Re  Ferrante  fecondo.  Placet  Regia  Ma- 
jejìaii  . 

3.  Item  fi  fupplica  ,  che  l'elezione  delli  Capitani  del- 
le Piazze  Popolari  ,  la  quale  il  Re  Federico  fi  rifervò  per 
fé,  (come  fi  e  detto  nel  precedente  Capitolo  )  volle  Sua 
Maefìà  ,  che  per  taP  elezione  fi  debbia  per  gli  Uomini  di 
effe  Piazze,  feu  in  ciafcheduna  di  effe,  eleggere,  e  no- 
minare fei  uomini  da  bene  ,  e  nell'  ifìeffo  dì  che  fi  eleggo- 
no ,  fi  debbiano  in  una  lilla  prefentare  a  Sua  Maefìà  ,  dal- 
Ji  quali  fei  effa  Maefìà  ne  debbia  eleggere,  uno  per  Capita- 
no 5  e  fé  fua  Maefìà  fuffe  affente  dalla  Città  ,  ci  la  debbia- 
no fra  otto  giorni  prefentare  ,  e  quando  la  Maefìà  fua  fuffe 
affente  dal  Regno  ,  al  fuo  Viceré  prefentar  fi  debbia  ,  il 
quale  finalmente  uno  di  quelli  fei  per  Capitano  di  piazza 
elegger  debbia  .  Placet  Regia  Majejìati . 

4.     Item  fi  fupplica  ,  per  beneficio,  e  fuflid io  de' po- 
veri ,  &  anco  per  confervazione  dell'elezione,  e  depofì- 
zione  di  effo  Popolo  ,  gli  fìa  lecito  dal   prefente  .Regno 
efìraere  per  ciafcun' anno carra  duecento  de' grani,  fran- 
co 


LIBRO    SETTIMO.         n 

co  eiafcun  anno  far  fare  nelle  faline  di  Puglia  earra  duecen- 
to di  fale  \  e  tanto  li  detti  grani  ,  quanto  li  Tali  predetti 
fia  loro  lecito  vendere, e  contrattare  tanto  in  Regno  quan- 
to extra  ad  arbitrio  ,  e  volontà  del  detto  Eletto  e  Deputa- 
ti ,  che  prò  tempore  faranno  ,  da  convertirfi  in  beneficio» 
univerfale,  &  occorrenze  di  efli  Cittadini  del  Popolo  ,  & 
amminifìrarfi  per  lo  detto  Eletto  ,  e  Deputati,  i  quali  ogni 
anno  della  loro  arominiftrazione  a  i  fucceiTori  in  detto  of- 
ficio conto  rendere  debbiano;  con  facoltà  fé  quello  noti 
efìraeflero  un*  anno  ,  lor  fia  lecito  l'anno  feguente  eftraerlo, 
o  quando  loro  piace  a  loro  libertà  ;  in  tanto  ,  che  ferven- 
doli efla  Maefìà  ,  o  altro  fuo  Officio  delle  tratte  ,  o  proi- 
bendoli ,  feu  arrendendo,  per  tal  proibizione,  o  arren- 
damento  non  s' intendono  date  ,  né  proibite  le  dette  effra- 
zioni a' detti  Cittadini  ,  e  q uè  {lo  per  pubblico  beneficio  di 
eflì  Cittadini  dei  Popolo  .  Placet  Regia  Majejìati . 

5  Item  attefo  per  pacifico  vivere  della  Città  ,  benché 
alias  per  li  Cittadini  fi  teneffero  le  chiavi  delle  Porte  del- 
ia Città,  fu  ordinato  tra  eflì  Cittadini  ,  e  li  Gentiluomi- 
ni ,  che  in  ciafcheduna  Porta  fufiero  due  chiavi,  delie  qua- 
li ,  una  fi  aveffe  da  tenere  per  lo  Capitano  Gentiluomo  , 
e  1'  altra  per  io  Capitano  del  Popolo  ,  &  alla  venuta  del- 
JiFrancefì  in  Napoli  per  detti  Capitani  Gentiluomini  fìa 
flato  ufurpato  volerne  per  loro  tenere  dette  chiavi  ;  perciò 
per  evitare  gli  fcandali ,  &  inconvenienti  ne  potettero  na- 
icere,  e  per  il  pacifico  vivere  della  Città  ,  reftar  fervita 
laMaefìàSua  ordinare,  che  le  dette  chiavi  fi  confervino 
per  elfi  Cittadini,  com'  è  flato  folito.  Sua  Majefias  op- 
portune provi debit . 

6  ltem  fi  fupplica  la  detta  Maefìà  fi  degni  ordinare  non 
lia  perfona  alcuna  ,  che  compri  grani  ,  vini ,  vettovaglie  , 
orgio  ,  cafcio ,  carne  falata  ,  ogli ,  e  qualfi voglia  altra  cofa 
alla  vita  umana  pertinente  ,  per  riponere  in  magazini  nel- 
la Città  di  Napoli  ,  ed  altre  Terre  convicine,  per  lo  fpa- 
zio  di  miglia  * y.  fotto  pena  di  perdere  le  robe,  vettova- 
glie , 


5>4      DELL»  HISTORIA  DI  NAPOLI 

glie,  &c.   &  altra  pena  riferbata  a  S.  M.  ma  quelle  dalli 
Padroni  ,  e  conduttori   in  efla  Città  ,   vender  gli   lafcino 
per  quello  Joro   farà  giufto  per  beneficio  pubblico  di  efla_5 
Città  ,  e  poveri  .   Placet  Regifi  Maje flati  . 
jy™2a  Dovendoli  poi  ali i  3.  di  Giugno  celebrare  Ja  folennità 


a 


Cattodco  ét\  Santi  (limo  Corpo  di  Cri  fio,  fu  per  parte  di  Sua  Mae 
■^J/^RS  ordinato  alli  Nobili  delle  y  Piazze  ,  che  in  e(Ta  Procef- 
Tahio .   (ione  a  portare  le  folire  Afte  del  Pallio,  conforme  alla  fèn- 
tenza  fopra  ciò  data  per  il  Sereni/Timo  Re  Federigo  ,  inter- 
venir doveflero  :  della  quale  fentenza  fi  è  detto  nei  Capito- 
lo 3.  del  precedente  Libro  .  Li  Nobili  predetti  non  inten- 
dendo portar  l'Ade  predette,  fecondo  la  predetta  fentenza, 
per  molte  caufe,  che  allegavano  ad  efla  Maeflà  ,  e   parti- 
colarmente che  '1  Popolo  più  volte  allecofe  contenute  in 
efla  fentenza  contradetto  avea  j  e  però  di  giuftizia  di  detta 
dignità  privato  efler  dovea  ,  e  che,  per  la  controvenzio- 
ne  di  eflì  del  Popolo  (  come  nel  fine  di  effa  fentenza  fi  con- 
tiene ,  )  volendo  Sua  Maefìà  Cattolica  ,  che  la  Fefta  pre- 
detta pacificamente ,  e  fenza  aggravio  di  effe  Parti  fi  ce- 
J'f^f^iebrafle  ,  fentenziò,  &  ordinò  ,  che  Ji  detti  Nobili  in  ogni 
cattolico  modo  ,  e  fenz' altra  replica  ,  (otto  pena  di  cader  nella  fua 
/opra  /V-djfgrazia  ,  J'  Afte  predette  portar  doveffero  ,  conforme  alla 
JpJ?0.  prealiegata  fentenza,  fenza  pregiudizio   della  ragione  di 
1507/  eflì  Nobili  fopra  il  portare  P  Afte,   per  la  predetta  allega- 
ta ragione  ,  ordinando  tanto  ad  eflì  Nobili  ,  quanto  ad  eflì 
del  Popolo  ,  che  infallibilmente  offervar  debbian  la  fenten- 
za preallegata  in  tutte,  quaifìvogiia  cofain  efla  contenuta; 
eziandio  nelle  pene,  e  ciaufòla ',  per  ottimo  compimento 
di  quiete  ,  e  di  giufìizia  ,  che  tale  è  Ja  volontà  di  Sua  Mae- 
fìà  ,  data  nel  Cartello  Nuovo  di  Napoli  alli  3.  di  Giu- 
gno 1 J07. 

pula  fovradetta  fentenza  con  grandiffima  fretta  inti- 
mata agli  Eletti  della  Città,  i  quali  nel  fol  ito  luogo  di 
S.  Lorenzo  afpettando  ftavano  ,  qual  fentenza  di  quelli 
in  grandiflìmo  ramarico  fu  udita;  nondimeno  dimoftraro- 

no 


> 


LIBRO    SETTIMO.        $y 

no  contentarfene.    Poi  nelF  ora  folita  ufcì  dal  Duomo  la 
General   procefiione ,  intervenne  Sua  Maeftà  con   pompa  1P^^- 
grandiflìma  ,  e  nel  portare  1'  afte  del  Pallio  intorno  al  San-  Sacré^  * 
tifTrmoSagramentoapieno  la  fentenza  fopranarratafìofser  mento 
vò  j  imperocché  i  Nobili  delie  j.  Piazze  portarono  cinque  »W* 
Afte  del  PaJJio  ,  una  ne  portò  1'  Eletto  del  Popolo  ,  un'  al- 
tra ne  portò  Sua   Maeftà  ,  &  un'  altra  la  prefata  Mae- 
fìà  la  diede  a   portare  a  D.  Ferrante  di  Aragona   Duca 
diMontaito.  Fu  fatto  nella  ftrada  della  Sellarla  dal  Re- 
gimento  della  Piazza  dei  Popolo  un  belliilìmo  Catafalco  in 
onore  del  Santiflìmo  Sagramento ,  il  quale  fu  ammirato  dal- 
la Maeftà  predetta  con  grandiflìmo  giubilo  ,  &  accompagnò 
la  procefiione  per  infino  alla  gran  Chiefa  dei    Corpo    di 
Crifto  ,  ove  avendo  in  fuo  luogo  lafciato  a  portare  V  Afte 
il  Gran  Capitano  ,  egli  nel  Caftelio  nuovo  fé  ne  ritornò:  e 
fé  con  il  detto  Catafalco  ebbe  origine  dalia  liberalità  di  un 
tanto  magnanimo  Re,  che  alla  predetta  Piazza  del  Popo- 
lo tanti  favori ,  e  grazie  ,  concede  avea  (  come  già  fi  e  det- 
to )  nondimeno  dall'ora  infino  a'  nofìri  tempi  per  lo  Reg- 
gimento della  Piazza  predetta  fi  è  continuato  detto  Cata-  Catefa^ 
falco  ,  e  Fefta  con  grandiflìmo  accrefcimento  di  fpefa,  che  no  del 
di  cento  ducati ,  che  in  elfo  fi  fpendevano  ,  ora  fé  ne  fpen-  «M^ 
dono  intorno  yoo-  &  alle  volte  piò  ,  oltre  della  fpefa  ,  che  t0 . 
in  effa  Fefta  ,  e   Procefiione  fpende  il  Regimento  di  detta     *«  Cat. 
Piazza  ,  come  piò  diftintamente  fi  dirà  nel  cap.9.  dei  2,,wo-^°a'rtedi 
Jurre  .  Fatta  la  Fefta  predetta  ,  il  dì  feguente  che  furono  li  Kafoii . 
4  di  Giugno  1 507.  come  recita  il  Buon  Accofìi ,  il  Re  Cat-  Bc^ff" 
tolico  fi  partì  per  Ifpagna  conducendo   feco  Ferrante  pic- 
ciolo Duca  di  Calabria  ,  &  anco  il  Gran  Capitano,  che 
flato  fuo  Viceré  nel  Regno  4.  anni  , nella  lua  grandezza  Sua 
Maeftà  fofpettò  ,  che  per  il  gran  favore  ,  che  nel    Regno 
acquietato  fi  avea,  un  giorno  non  glie  lo  aveffe  tolto  :  e  la-  ^  Gh£ 
fciò  in  luogo  fuo  in  detto  governo  D.  Giovanni  di  Arago-^r<,^Mtf 
na  Conte  di  Reibarcufia  ,  chiamato   dal  detto  Re  fuo  Ni-  ».  ««ri 
potè  \  e  fu  il  fecondo  Viceré   in  quefto  Regno  ,  per  detto  '    **• 

Re 


96      DELL»  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Re   Cattolico  ;  e  navigando  diritto  verfo  Savona,   ove 
Germmafal   Re  Lodovico  afpettato  era  ,  per  farli  fpofare  Germana 
delle    ^ua  ^JPote  (  del  cu'  appuntamento  li  è  detto  di  fopra  )  ove 
Cattolico  giunto  ,  fu  con  gran  fetta  ricevuto  dal  Re ,  e  dalli  Signori 
Genovefi  \  evenuto   il  dì  delle  Reali  nozze  ,  il  He  Catto- 
lico fposb  quella  Signora  con  gran  piacere  di  tutti  5  e  nel 
banchetto  nuzziale  ,     avendo  il  Re  Lodovico   veduto   il 
Gran  Capitano  ,  i*  onorò  molto  ,  lodandolo  per  gran  Guer- 
riero ,  e  volle  che  fi  deffe  a  mangiare  feco  5  il  che  recufan- 
do  egli,  fu  comandato  dal    Re  Cattolico  che  ubbidifTe  il 
Re  di  Francia  ,  e  così  mangiò  con  li  Re  5  e  dopo  alcuni 
giorni  il  Re  Cattolico  con  felicìffima  navigazione  conduffe 
la  novella   Spofa  in  Ifpagna,  &  ordinò  al  gran  Capitano 
Confalvo ,  che  andafle  al  fuo  fiato  ,  e  che  non  ufaffe  venir 
alla  fua  Real  Corte ,  fé  non  fulfe  dal  Re  fua  Maeftà  chia* 
mato ,  per  lo  qual  ordine  non  fi  viddero  piti  mentre  vif- 
fero  h  E  giunto  fua  Maefìà  in  Ifpagna  ,  usò   verfo  il  Duca 
di   Calabria    ogni  civile  ,  e  buon  trattamento  ,  e   cortefia 
avendolo  conofciuto  per  buon  Signore  ,  e  virtuofo.   Laon- 
de lo  fece  Viceré  di  Valenza  ,  &   acciò  non  poteffe  produr- 
re di  se  figliuoli  ,  gli   die   per  moglie   Donna  Mencia  di 
Mendozza  ,  Marchefa  di   Azenet ,    vedova,    e  (Ieri  le,  e 
per  afficurarfi  di  lui.fempre  li  tenne  buone  guardie  alli  fian- 
chi, che  in  niun  modo  dalle  porte  della  Città  ufcir  poteife  , 
fìandovi  come  in  una  onefìa  prigione  ;  &  avendo  poco  ap- 
pretto  trattato  di  fuggire  ,  non  gli  riufcì  ,  e  ne  fu  carce- 
rato ,  come  fi  è  detto   nel   precedente  Capitolo  ;  ma  dopo 
la  morte  del   Re  Cattolico  ,  Cario  V.  io  cavò  di   prigio- 
ne ,  (come  nel  fuo  luogo  di  raffi  ,  )  e  raffettate   che  ebbe 
Sua  Maeftà  molte  altre  cofe  ,  che  per  la  fua  affenza  erano 
molto   alterate,  con  gli  altri  travagli  d'infermità   a' 13. 
di  Gennajo  151  ?.  morì  V  anno  della  fua  e  à  63.6  fei  mefì , 
efufepolto   nella  Cappella  Reale  di  Granata  ,  avendo  re- 
gnato in  Napoli  circa  anni  12.  e  mefi  3.  e  nella  Sparna  4r. 
fé  ben  alcuni  hanno  fcritto  che  morì  a'  zz.  di  Gennajo  del 


LIBRO     SETTIMO.         97 

ifltf.  dico,  che  cofìoro  fallifcono  ,  perchè  in  quanto  al- 
l'età, fi  verifica  per  Ja  prima  Jettera,  che  ferirle  Carlo  d'Au- 
fìria  fuo  fucceflbre  al  Viceré  di  Napoli  ,  Ja  quale  fu  fcritta 
aJli  ij.  di  Febbrajo  ijij.    (come  neili  PriviJegj  di  Na- 
poli   Jegger    fi   puote  )    e  ci  va    Ja  giornata    fi    chia- 
rifee  ,  perchè  fu  alJi  23.  di  Gennajo  ,  poiché  ogn*  anno  in 
detto  giorno  daìJa  Piazza  del  Popolo  fi  celebra  l' anniver- 
fario  per  l'anima  di  elfo  Re  nella  Chiefa  di  S.  Agofìino  s 
Laonde  fàputofi  in  Napoli  la  certezza  per  vero  avvifo  delia 
morte  dì  Sua  Maefìà  ,  tofìo  D.  Berardino  ViJla  Marina, al- 
lora Viceré  del  Regno  ,  con  grandifìimo  apparato  ,  e  pom- 
pa le  degne  efequie  nella  Chiefa  di  S.Domenico  fé  celebra- 
re, ove  egJi  intervenne  con  tutto  il  Baronaggio  ,  e  con 
gli  Eletti ,  e  Deputati  deJJa  Citta,  e  Regj  Ufficiali   con 
ordine  Reale,   e  gii  fu  fatta  una  coltra  di  broccato  ricchif- 
fima  ,  la  quale  fino  al  prefente  fi  vede  in  quella  Chiefa  ;  e 
Ja  Piazza  del  Fedeliffimo  Popolo  ,  non  ingrata  de'  favori  , 
e  grazie  ,  che  da  S. Maefìà  ricevuto  aveva  ,  gli  fé  celebrare 
con  grandiffimo  apparato   nella  Chiefa  di  S.  Agofìino  ie_j 
Reali  efequie  con  quella  pompa  ,  che  ad  un  tanto   Re  de- 
gnamente fi  conveniva  ;  il  che  ogn'  anno  (  come  al  prefen-   Ilpopoh 
te  fi  vede  )  va  continuando  detto  anniverfario   il  giorno  f^ceff_ 
che  morì ,  che  fu  ali i  23.  di  Gennajo  (come  fi  è  detto)  ove  bmr  og»\ 
il  Reggimento  predetto  fpende   perdette  efequie  in  eia-  anno} 
ftun*  anno  più  di  ducati  170.  perchè ,  oltre  il  prepararfi  ij yar]0  pJ 
gran  tumulo  coverto  di  broccato  delie  Reali  infegne  ,  or  i'  anima. 
nato  con  più  di  trenta  torcie  intorno  accefe  ,  vi  affifìe  il  %"„/•;„ „-. 
detto  Reggimento  ,  cioè  V  Eletto  ,  li  io.  Confultori ,  li 
29.  Capitan;  delie  Piazze  ,  li  due  Teforieri  ,  ed  lì  Secre-, 
tario  ,  tutti  con  torcie  nelle  mani  accefe  ;  e  prima  che  fi 
dia  principio  alla  folenne  Meffa.fi  celebrano  jp.Mefìe  lette, 
cìoh  fei  per  gli  Frati  di  detta  Chiefa,e  trenta  per  altri  Fran- 
ti delli  tre  altri  Ordini  Mendicanti  ,  diece  per  Convento; 
quali  trenta  Frati, celebrate  che  ha  ogn*  uno  le  noefìe,  van- 
no ai  Coro  ,  ed  infieua&con  li  Frati  di  efla  Chiefa,cantano 
Su&iTomJr*  N  la 


<>8     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Ja  meffa  {biennemente  ,  qual  finita,  vengono  tutti  in  prò- 
ceffìoned' intorno  al  Tumulo,  e  cantano  il  refpon Torio  , 
Libera  me  Domine  ,  &c.  li  qua!  finito  ,  V  Eletto  con  gli 
altri  già  detti,  fi  ritirano  nel  (olito  luogo  del  Reggimento» 
ove  dfpenfati  prima  li  cerei  ;  cioè  all'Eletto  un  cereo 
di  libre  7.  a  i  Confultori  ,  e  Teforieri  ,  di  y.  libre  l'uno 
a  i  Capitani  ,  e  Secretario  di  libre  4.  a  i  Capodieci ,  &  al- 
cuni altri  Cittadini  candele  di  onze  4*  V  una  ;  poi  fi  difpen- 
fano  T  elemofine  di  danari  a  i  poveri  di  ogni  fe(To  ,  e  qua- 
lità ,  de*  quali  ne  concorrono  infiniti  ,  e  fi  danno  conforme 
alla  qualità  delie  perfone  ,  come  cinquine,  mezi  carlini , 
carlini  ,   tari  ,  e  ducati,  detti  cianfroni  • 

Dirò  anco  di  altri  beni  ,  che  fcatùrifcono  dall'  ifteflb 
Reggimento  delPopoIo, laonde  ciafcun'anno  il  Giovedì  Tan- 
to ,  oltre  ch'elio  Reggimento  affìtte  alla  meffa  folenne  ia 
S.Agoftino,  accompagna  la  Proceflione  del  Santiffìmo  Sa- 
cramento al  Sepolcro  ,  ove  l'Eletto  con  alcuni  Confulto- 
ri portano  l'Afte  del  Pallio  ,  e  gli  altri  Confultori,  e  Ca- 
pitani con  torcie  accefe,  fimilmente  il  Sacramento  onora- 
no 5  le  quali  torcie  fi  lafciano  tutte  nel  fepolcro  •  Il  che  fi- 
nito, l'Eletto  con  gli  altri  già  detti  ,  cioè  Confultori  , 
#fd»toCapitani ,  Teforieri  ,  e  Secretario,  vanno  nel  luogo  del 
^el9{°~  folito  Reggimento  ,  e  da  elfi  fi  fanno  le  cerimonie  del  man- 
111     '"dato  in  quefìo  modo  .  Uno  de'  Frati  di  detta  Chiefa  canta 
l'Evangelio  ,  Ante  Diem  Pafcha  ,  &c.  poi  l'Eletto  ,  e 
Confultori  lavano  li  piedi  a  i  dodici  poveri  Cittadini  ,  a 
i  quali  anco  donano  un  pane  con  alcune  confezzioni  ,  e  dan- 
f™?Z no  da  bere  ,  &  un  tari  per  ciafcheduno  .  Poi  fidifpenfaoo 
y^^/Ke  fé  (Tanta  mandati  di  quindici  carlini  l'uno,  cioè  due  di 
Cattolico. tfò  a   ciafcheduno   de' Confultori   ,    ed  uno  per  Capita- 
no, e  i  refìanti  all'Eletto,  qu3i  denari  per  effo  fi  diftri- 
.       buifcono  a  i  poveri  vergognofi  delle  loro  piazze,  ed  il  tut- 
^W*~t0  fl  fa  Per  T  anima  delìuddetto  Re  Cattolico  ,  che  impor- 
jiegimen-xz  ogn'  anno  fino  a  ducati  rio.  oltre  che  anco  ogn' anno 
l^fjjil  ^maritano  più  di  quindeci  donzelle  povere  con  dote  a  cia- 

fchc 


t.i'. 


LIBRO    SETTIMO.  99 

fcheduna  di  trentafei  ducati  ,  conforme  al  Capitolo  di  det- 
to Reggimento  (del  quai  diremo  a  fuo  luogo  )  ma  ritornia- 
mo ai  Ke  Cattolico . 

Ebbe  fua  Maefìà-  Cattolica  da  Ifabella  fua  prima  mo-f//^ 
glie,  forella  del  Re  di  Caviglia  cinque   figli  (come  nota  £*<:*<*•- 
Francefco  TarafFa  )  cioè  Giovanni ,   il  quale  ebbe  per  mo-''"» 
glie  Margarita  d'Auftria,  ripudiata  da  Cario  Vili.   Redi 
Francia  (come  fi  dirà  )  il  quale  morì  nell'anno  1497.  coffiefr/I««/c» 
nota  il  Guicciardini  ;  V  altra  fu  Ifabella  moglie  di  Ema-//^* 
nuello  Re  di  Portogallo  ,  la  terza  fu  Giovanna  moglie  èìGÙiccùr; 
Filippo  Arciduca  d'Aufìria  ,  e  Duca  di  .Borgogna  ,  la  quar-**'  » 
ta  fu   Maria,  feconda  moglie   del  detto  Re  Emanuello, 
l'ultima  fu  Catterina  moglie  di  Arturo*primogenito  di  Er- 
rico Settimo  Re  d'  Inghilterra  ,  qual  matrimonio  fu  cele-    ErrU: 
brato  in  Londra  a'  14.  di  Novembre  1  joi  .  che  per  V  imma  Vii  .Ar- 
turitàdi  Arturo  non  vi  confumò  il  matrimonio,  e  dopo'"™^7*- 
cinque  meli  ,  rimanendo  Catterina  vedova  ,  e  vergine  con 
difpenfa  di  Papa  Giulio  li.   fu  data  per  moglie  ad  Errico 
lecondogenitodi  detto  Errico  Settimo,  e  fratello  di  detto 
Arturo  ,  il  cui  matrimonio  fi  celebrò  alli  tre   di  Giugno 
1509.  il  quale  dopo  morto  il  padre  ,  fu  chiamato   Errico     Err;e9 
Vili.  Re  d'Inghilterra,  del  cui  matrimonio  poi  alli  i8.diw;/. 
Febbrajo  2  jr  y.  nacque  Maria,  che  fu  moglie  al  Ke  Filippo 
(  come  appretto  fi  dirà  )  3  ed  ettendo  morto  Giovanni  ,  ed   Figliai 
Ifabella  fenza  figli,  fucceffe  ai  Re  Cattolico  Giovanna  Du    Giotva*- 
chetta  di  Borgogna  ;  la  quale  come  feri  ve  il  Giovio  ,  e  Po  ^f7*" 
jidoro  Vergilio,   teneva  fei  figli  ,  cioè  Carlo,  che  fu  poi  Giovù. 
Imperadore  ,  come  fi  dirà  ,  Ferrante,  che  tolfe  per  moglie  yj1'^9 
Arina  figlia  di  Lodovico  Re  di  Ungaria,  dopo  la  cui  morte 
Ferrante  divenne   Redi  quel  Regno,  appretto  Re  de'  Ro- 
mani ,   ed  ultimamente  Imperadore,  l'altra  figlia  fu  Ma- 
ria ,  che  fu  feconda   moglie  di  elfo  Lodovico  ,  V  altra  fu 
Lionora  feconda  moglie  di  Emanuel]©  He  ài  Portogallo  ,  e 
poi   di  Francefco  I.  Re  di  Francia  ,   l'altra  fu  Catterina 
moglie  di  Giovanni   Re  di  Portogallo ,  figliuolo  di  detto 

N     z  Ema- 


yoo    [DELL'  HISTORTA    DI   NAPOLI 

Ermnuello  ;  e  V  ultimo  fu  Ifabeila,  moglie  di  Crifterno  Re 

di  Datia  . 

Ebbe  quefto  buon  Re  Ferdinando  il  Cattolico  if  do- 
Jniie  «°-mjnio  dell'  Indie  nuove  per  mezzo  di  Criftoforo  Colombo 
*qnijiate  Genovefe,  uomo  efpertiffinoo  nelle  cofe  marittime,  il  qua- 
dai  Re  Je  con  f  ajuto  che  Ji  diede  elfo  Ferdinando  ,  ed  Ifabella  fua 
Cattolico.  m0g]je  tanto. navigò  verfo  Occidente  ,  che  nei  fine  di  Set- 
Raìmon-  tembre  del  1491.  ritrovò  V  Mòle,  e  poi  terraferma  dell'In- 
do  Cardo  ^jg  nuove  -t  ù  che  è  fìata  cofa  di  meraviglia  ,  ed  imperio 
rè  di       grandittìmo  a  i  Re  di  Spagna  • 

N"P-  Don  Giovanni  di  Aragona  Viceré  di  Napoli  )  di  cui 

j^B^r.fovrafi  è  detto  (  avendo  governato  il  Regno  circa  due  an- 
àino  vii-  ni  ,  ritornò  in  lfpà*gna  ,  e  fu  mandato  in  fuo  luogo  per  Vi- 
laynari-  cer^  £)on  Raimondo  Cardona  Conte  di  Abento,  il  quale 
TùUgoTe-  fu  in  Napoli  ricevuto  a'24.  di  Ottobre  del  1  J14.  lafciòfuo 
Meme  del  Luogotenente  nel  Regno  Don  Bernardino  Villamarina__» 
U  Càrdi-  Conte  di  Capavia  ;  e  perche  cofìui  era  anco  Generale  del 
naie  dì  mare,  nell'anno  1  J17.  gli  convenne  partirti ,  e  la  (ciò  in  fuo 
iorrent02"  luogo  Don  Francefco  Rimolino  ,  Cardinal  dr  Sorrento  ,  il 
tTn^d'el quale  governò  fino  alla  ritornata  di  Don  Raimondo  Cardo- 
Vicerè.    na  j  che  ritornato  in  Napoli,  il  Regno,  finché  vifle,  govei- 

TranceR^y  come  &  dirà  neI  feguente  Capitolo  . 
cacciati  Neil'  iftettb  tempo  ,  e  proprio  nell'anno  1  j  1  z.  avendo 

da  -fc^"- Mattimi Iiano  Imperadore  tolto  Milano  dalie  mani  de* 
^^wri-Francefi  ,  vi  ripofe  Mattìmiliano  Sforza  figliuolo  di  Lodo- 
ìhnoòfor.yÌQQ  \l  Moro  ,  {cacciato  da  Lodovico  Redi  Francia  ,  come 

%MHé£  *°Pra  fì  %*  dett0  :  ma  POÌ  °elli  9%  di  °ttobre  l  *  *4'  venuto 
no.         a  morte  etto  Lodovico  XII.  Re  di  Francia  ,  e  fucceflbgli 

Uk.6.cap. ne]  Regno  Francesco  Valefio  fuo  genero  ,  il  quale  nel!'  an- 

%MLodo-  no  1  fi  J-calò  in  Italia  per  l'acquifto  dello  Stato  di  Milano, 

vico' Re  dì  ed  avendo  per  via  infolita  pattato  l'Alpi  ,  e  rottogli  Sviz- 

f frante'  zeri>eDDe  Milano  dal  Duca  Mattìmiliano  Sforza,  fotto  certe 

fio  l  ile  condizioni ,  il  che  fu  principio  alle  future  guerre,  come 

di  Fran-  appretto  fi  dirà  • 

ciapien* 

de  Mia-  #-  ^ 

6U    —  C*P' 


LIBKO    SETTIMO,  ioi 

c  a  p.      vi. 

• 

Di  Giovanna  di  Aragona  XXIV.  Regina  di  Napoli* 

la  quale  avendo  regnato  mefi  i^.fojiiiuì  Carlo 

d'Jtiftriafuo  Figliuolo. 

m 

MCrtorI  Re  Ferdinando   il  Cattolico  (come  fi-è detto Gh9énHà 
nel  precedente  Capitolo)  nelli  23.   di  Gennajo  delj//.fo#* 
1  51  S.fucceil'e  ne'iuoi  Regni  Giovanna, vedova  faa  Figliuo- ȣ  * 
Ja  ,  moglie  già  di  Filippo  Arciduca  d*  Auftria  ,  e  Duca  di    £lf. 
Eorgogna  ,  Ja  quale,  le  bene  era  giovane  di  anni  circa  3  $. 
nondimeno    era  di  poca  fanità  con  un  morbo  perpetuo  ,  e 
fu  quefta  Regina  la  Terza  nel!'  ordine  delle  Giovanne,  mo- 
glie già  di  Ferrante  I.  che  in  quello   tempo  ancor  viveva, 
Terza  fi  facefte  denominare  ,   come  fi  dirà  nel  feguente  Ca- 
pitolo ,  nondimeno  quefta  legittimamente  fu  la  Terza  ,  ed 
ciTendo  adornata  degP  ifleffi  titoli  del  Padre  (  come  di  fo- 
pra  lì  è  detto  )  ella  anco  l'ampliò  il  titolo  dell'  Indie  nuo. 
ve,  e   del  Ducato  di  Calabria,  e  fu  la  XXIV.  che  il  Re- 
gno di  Napoli  dominalTej  il  che  intefo  da  Carlo  fuofigliuo- 
lo  ,  il  quale   fi  ritrovava   in  Fiandra  fotto  la  protezione 
dell'  lmr.erador  Mafìimiiiano  fuo  avo  paterno  ,  e  fa  pendo 
l'infermità  di  fu  a  Madre, giudicò  imponìbile  ,  che  tanti  Re- 
gni ella  regger  poteffe,  anco  più  per  ellerne  fucceffi  alcuni 
movimenti,  e  foUevazioni  de'  Popoli  in  quei  luoghi,  dene- 
gandoli di  dargli  ubbidienza  ,  che  s'ella  non  avefie  a  quelli 
concede  alcune  cofe  non  folite  ,  avrebbe  avuto  molto  ck*jWj* 
fare,  ed  eflerido  Carlo  circa  di  anni  !■$•  perchè  nacque  a'  %4»§ fiotti. 
di  Febbrajo  del  1  joo.  configliato  dal  detto  Imperadore  ,  e 
da  iMargarita  d'  Auftria  fua  Zia  ,  e  Figlia  del  detto  Impe- 
radore ,  fi  rifolfe  andar  nella  Spagna  con  grolla  armata  ,  la 
quale  avendola  in  brieve  congregata  ,  pafsò  con  quella  per 
lo  mare  Cceano,    non  lenza  gran  pericolo  *di  fua  vita  >  e 
giunto  in  lfpagna  ,  fu  ccn  grao  pompa  ricevuto  dal  Conlì- 
gi10 


Ite    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

glio  Reale  ;  e  perchè  il  detto  Confìglio  non  fapeva  che 
titolo  darli  (  come  nota  il  Ferrari  )  perciò  che  niuno  ordi- 
ne dalla  Regina  Giovanna  .di  ciò  avevano  ,  fletterò  al- 
quanto trattenuti  :  finalmente  gli  diedero  titolo  di  Princi- 
cipe  j  parendo  di  far  gran  torto  alla  Regina  ,  fé  come  Re 
ricevuto  l'aveffero  •  Ma  1'  accorto  Cario  per  toglier  vìslj 
quella  difficoltà,!}  rifolvette  di  andare  a  ritrovar  la  Regina 
fua  Madre  ,  che  fi  ritrovava  in  Tordifìglia  T  luogo  da  lei 
eletto  ,  per  l'aria  molto  falutifero  ,  ove  giunto  non  sì  pre- 
fio  l'ebbe  baciato  la  mano ,  che  da  quella  ricevuto  fu  nel 
fuo grembo,  e  mille  volte  baciato  ,  perciò  che  molti  an- 
ni erano  che  veduto  non  l' aveva  5  ed  effendo  flato  con  fua 
Madre  alcuni  giorni,  la  pregò  ,  che  lo  creaffe  fuo  Luogote- 
nente ,  e  che  l'ajutafTe  di  danari  :  ella  dunque  aveva  re- 
gnato circa  14.  meli  ,  e  fattafi  dare  la  Corona  gemmata  del 
marito,  in  prefenza  del  fuo  Real  Confìglio  di  propria  mano 

Carlo  <**ne  coronò  il  Figliuolo  ,  chiamandolo  Re  ,  ma  che  in  tut- 
Re'diNa  te  *e  fp^di^ioni  fi  dovefle  prima  ponere  il  nome  fuo  ,  come 
foli.       Regina  ,  e  poi  di  Carlo  come  Re,  donandogli  una  gran_> 

.151*.  quantità  di  danari  :  qua!  atto  fu  intorno  al  principio  di  A- 
prile  del  1516.  perciò  grandifTimefefìe  fifecero,  dimo- 
iando ogn'  uno  grande  allegrezza  ,  fperando  dal  novello 
Re  ottimo  governo  ,  ficcome  già  riufei ,  del  che  diremo 
nel  feguente  libro  • 

C     A     P.         VII. 

Morie  della  Regina  Giovanna  vecchia  ,  ed  anco  di 
Giovanna  la  giovane  fua  Figliuola  , 

^.J^lEirifìeflb  tempo,  e  proprio  nelii  9.  di  Gennajo  del 
Gi"w«Jl\    M17.  morì  in  Napoli  la  Regina  Giovanna  ultima 
**&**  •  moglie  del  Re  Ferrante  I.  foreila  del  Re  Cattolico ,  e  con 
MI7*    degne  efequie*  fu  fepolta  nelfa  Cappella  Maggiore  di  S. Ma- 
ria la  Nova  nel  piano  ,  ove  fino  al  prefente  ti  feorge  il  fé- 

poi- 


LIBRO    SETTIMO.         103 

poterò  con  Ja  fua  naturai  effigie  fcolpita  in  bianco  marmo  ttMs-i 
fenza  ifcrizione,  per  caufa  che  il  Tuo  bel  fepolcro  far  fi  do-mento 
veva  nella  nuova  Chiefa,  da  eriggerfi  fotto  il  titolo  della_j^  ^/ò. 
Concezione  della  Gloriofa  Vergine  Maria  d*  Iddio  ,  come^m  U 
diremo  .  Il  fuo  tefìamento  fu  fatto  a'  7.  del  detto  mefe  di**ccW<l  • 
Gennajo  ,  e  fu  aperto  alli  1 1.  ove  fi  leggono  molti  legati , 
a  i  quali  vi  fono  li  feguenti  in  favore  del  Monafìerio  della 
Concezione  ,  al  prefente  chiamato  Santa  Maria  dt\  Giesu  , 
Je  cui  parole  fono  quefte  ,  e  lafcio  la  Starza  di  Somma  con 
le  caje  ,  e  giardino  a  Donna  giovanna  Cafriota  no/ira 
fedele  fua  vita  durante ,  e  dopo  morte  fa  del  Duca  di  Fer- 
r  andina  fuo  fratello  ,  e  difuoi  eredi  propter  obfequia  ,  é* 
gratam  fervi  tutem  ,  referva  te  fei  moja  di  detta  Starza 
arbujiate  ,  le  quali  voglio  ,  chefubitofequta  la  mia  mor* 
te  f  ano  del  Nuovo  Monaferio  della  Co  ne  e  zzi  one  dell'  Or. 
dtne  di  Santa  Chiara  infojjldio  delle  Monache  del  detto 
Monaferio  .  Item  volemo  ,  &  ordinamo  per  nofìra  devo- 
%ione  ,  quale  tenemo  al  Gloriofa  San  Francefco  ,  ©•  alla 
Gloriofa  Santa  Chiara  ,-  chef  compri  un  luogo  in  Napoli 
dove  parerà  agi'  Efecutort  ,  &  al  li  frati  di  Santa  Maria 
la  Nova  ,  attOy  e  conveniente  a  tale  opera ,  dove  f  debbia 
edificare  il  detto  Monajìerio  ,  quale  fa  capace  di  6}.  Mo- 
nache predette fiano  governate  ,  e  rette  dalli  frati  di  Sart- 
ia Maria  la  Nova  detti  dell'  OJJervanza  .  Item  volemo  , 
accio  lo  predetto  Monajìerio  venga  a  complimento  ,  li  fa- 
no  dati  ducati  ventimila  ,  delti  quali  dodicimila  fi  fpendo* 
no  in  edificio  della  Chiefa  del  detto  Monaferio >:,  la  quale 
volemo  $*  Intitola  Santa  Maria  della  Concezzione.  E  per- 
chè non  è  conveniente  che  li  capi  delti  Signori  Re  di  Cafa 
di  Aragona  fi ano  fenza  honorevole  ,  e  proprio  luogo  ,  e  fe- 
polcro ,  volemo,  che  delli  detti  dodicimilia  ducati  anco  fé 
ne  edifica  un frpolcbro  di  marmo  nella  Tribuna  di  detta 
Chiefa  \  dove  fiano  fi poi ti  ,  e  collocati  li  corpi  delli  pre- 
detti Re  ,  cioè  delta  felice  memoria  del  Re  A'fanfo  Pri- 
mo ,  Re  Ferrante  Primo ,  e  Re  Ferrante  Secondo  ,  quali 

cor- 


io4    DELL9  HISTORIA  DI  NAPOLI 

corali  fono  contendati  in  Santo  Domenico  di  Napoli  .   E  pih 
•vogliamo  ,  che  gV  atri  ducati  otto  mi la  fi /pendano  in  edi- 
ficio di  detto  Is/ìonajierio  •  Item  laffumo,  &  ordinano  fia- 
no  comprati  per  ducati  diecimila   di  carlini  tanti  fi  abili 
fecondo  parerà  ali  cft  cut  ori  del  prefente  teftamento  y  qual 
beni  fiano  in  ufo  ,  e  dominio  del  detto  Monajrerio  ,  acciò 
le  Monache  predette  pojfano  con  più  comodo  attendere  al- 
l'officio  divino  ,  e  pregar  Iddio  per  V  anima  mia  ,  e  delli 
predetti  Signori  he .  Item  che  nella  predetta  Chiefa  fi 
debbano  celebrare  tre  Mejfe  Udì  in  perpetuo  per  Vanima 
mia  ,  e  delli  predenti  Re  ,  e  vogliamo  che  fi  debbiano  corri' 
prare  tanti  beni  fìabili  ,  o  donarfe  al  prefente  Mona]}  eri  o 
di  tanto  valore  ,  che  delli  frutti  fi  pojj] a  fodi  sfare  le  mejfe 
predette  .  Item  ,  che  nella  Chiefa  predetta  vi  fi  edifichi 
una  Cappella  con  unafepoltura  di  fpefadi  ducati  mille  de 
carlini  ,  dove  parerà  a  gli  efecutori  predetti,  e  che  lo  cor- 
po della  devota. amata  Scandalibeccha  fia  portato  da  Va- 
lenza a  nofiìra  fpefa  ,  €  fa  honorevolmente  fepolto  nella 
prefente  fepoltur a  ,  e  vogliamo ,  che  alla  Chiefa  della  S ari- 
ti ffima  Trinità  di  Valenza  ,  dove  fìa  come ndato  il  corpo 
della  predetta  Scandalibeccha  .fiano  donati  ducati  3  00.  di 
carlini  de*  nofìri  beni  per  ripar aziono ,  &  ornamento  del- 
la detta  Chiefa  di  Valenza  ;  e  più  vogliamo  che  quella  de- 
vota figura  della  Glori  ofa  Vergi  ne  Maria,  che  fìa  nella 
detta  Chiefa  della  Saniijjìma  Trinità  ,  che  fu  di  Donna 
Scandalibeccha  fa  portata  in  Napoli  ,  e  pongofi  nella  pre- 
detta Cappella  in  devotione  ,  &  ornamento  di  quella  . 
Item  che  nella  Chiefa  predetta  vi  fi  edifichi  una  Cuppclla 
delli  tre   Re  Maggi  ,  0  vero  Epifania  ,  ove  ogn*  anno  in 
talifollennità  fi  celebra  la  Me])  a  con  il  Vefprefollcnn<__4 
dalli  frati  di  Santa  Maria  la  Mova  ,  *  lo  Monajìerio  fac- 
ci la  pietanza  alli  frati  predetti  .    Item  ,  che.  fi  faccia  a 
viojira  fpefa  un  paramento  1  feu  Cappella  di  broccato  bian- 
co per  ufo  di  detta  Chiefa  ,  <&  un* altro  di  Velluto  cremoft- 
iìo  guarnito  di  broccato  ,  e  un' altro  di  Velluto  nero  guar- 
nito 


LIBRO    SETTIMO.        los 

nito  di  broccato  .  Item  vogliamo,  che  una  parte  delle  fin- 
te Reltquie ,  quale  tenemo  nella  nojira  Cappella,  fila  doni* 
ta  al  Wionafierio  predetto  ;  e  le  altre //ano  delnofiiro  bere- 
de  ad  arbitrio  degli  efecutori  .  Item,  che  tutti  li  ritrat- 
ti ,  e  devote  figure,  quale  fé  ritrovano  in  nojira  Cappella, 
fiano  del  Monafterio  predetto  .  Item  accio  la  fabrìca  del 
detto  Monafierio  fie  fpedifica  ,  vogliamo  che  la  Città  di 
Wlaazara  in  Sicilia  fa  data  in  governo  alla  Signora  Dun- 
na  Giovanna  Caftriota  ,  acciò  li  frutti  de  detta  Città  fi 
fpendano  per  V  edificio  predetto  infimo  allafiomma  di  detti 
ducati  30.  mila  ,  e  dopo  la  Città  predetta  fia  del  mio  bere- 
de  .  E  tutto  ciò  fi  è  cavato  dal  proceffo  dei  Monafterio  di 
Santa  Maria  del  Giesù  contro  il  KegioFifco  ,  che  fi  con- 
ferva nella  Regia  Camera  delia  Sommaria.  Qui  non  è  da  ta- 
cere l'errore  diStefano  nello  fcrivere  la  fondazione  del  Mo- 
nafterio predetto  di  S.M.  del  Gesù, mentre  fcrive,  che  que- 
fio  Monafterio  fu  ampliato  dalia  Kegina  Giovanna  ,  madre 
della  feJice  memoria  dell'  Imperador  Carlo  V.  perciò  che 
avendo  egli  forfè  letto  ciò  effere  flato  fatto  dalla  Regina 
GiovannaTerza,gi  udicò  che  la  madre  deli'Iroperador  foffe, 
poi  che  legittimamente  Terza  fi  denominava*  non  fapendo 
eglicheGiovanna  moglie  già  di  FerrantePrimo  ancor  Ter- 
za fi  faceva  nominare^ome  fi  legge  nei  prenominato  fuo  te- 
fìamento  ,  &  anco  in  una  lettera  del  detto  Imperadore  al 
Viceré  di  Napoli ,  ordinandoli  ,  che  doveffe  far  miniftra- 
regiuftizia  alle  Monache  del  Monafterio  di  Santa  Maria_. 
del  Gesù  circa  il  Jegato  fatto  dalla  Regina  Giovanna  Ter- 
za in  favore  del  detto  Monafterio  . 

Poinelii  17.  di  Agofìoiyi8.  morì  anco  te  Regina^ 
Giovanna  la  giovane.figiia  della  fopradetta  Regina  vecchia 
e  del  Re  Ferrante  I.  e  moglie  già  dei  Re  Ferrante  IL, 
e  tu  iepolta  appretto  il  fuo  marito,  nella  cui  tomba  fu  po- 
llo il  feguente  Cartiglio  latino . 

Hafipes  Reginam  Ioannam  fufcipe  natam 
Et  cole  ,  qua  meruit  pofiì  Jua  fata  coli  . 
obiit  ann.M.D.KVUI. 


io*    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

IJ  che   tradotto  in  volgare  ,  così  rifuona  • 

O  Peregrino  ,  o  PaJJhgiero  ,  onora 
Giovanna  ,  che  di  Jìirpe  Regia  è  nata  , 
Qual  merta  onor  dopojua  morte  ancora 
morì  neW  anno  i  jy8. 

Quefìa  Regina  ,  come  ho  letto  nel  fuo  teflamento  ro- 
gato per  roano  di  Notar  Gregorio  Roffo  ,  iafciò  fuo  erede 
Donna  IfabelJa  di  Aragona  ,  Ducheffa  di  Milano,  &  ordi- 
nò ,  che  il  fuo  corpo  fuffe  fepolto  nella  Chiefa  di  Santa-»» 
Maria  delGesù  nuovamente  edificata  in  Napoli  una  infic- 
ine con  li  corpi  Reali  ,  che  fono  in  S.  Domenico  ,   cioè 
dell'  Iiluftrififimo  Re  fuo  Padre  ,  fuo  Avo  ,  e  fuo  Marito , 
e  fino  a  tanto  che  detta  Chiefa  farà  complita ,  e  fi  farà  det  - 
ta  translazione  de'  corpi  ,  ordina  ,  vuole  ,  e  comanda  , 
che  il  corpo  fuo  fia  feppellito  ,  e  depofitato  in  S.Domeni- 
co >  e  poi  trasferito  in  detta  Chiefa  di  S.  Maria  del  Gesù: 
Jafcia   alla  Chiefa  di   Santa  Maria  la  Nova  ducati  mille  , 
alla  Annunciata  doc.  500.  a  Santa  Maria  di  Piedegrotta  du- 
cati joo.  a  Santa  Maria  dei  Carmine  ducati  joo*  iafcia  che 
fi  debba  complire  il  Monaftero  di  Santa  Maria  del  Pozzo  di 
Somma,  e  da  lei  fondato,  dell' Ordine  di  S.  Francefco, 
€  che  ogni  anno  il  fuo  erede  li  debba  pagare  per  vitto ,  & 
alimento  ducati  60.  iafcia  al  Re  Carlo  il  Cattolico  ducati 
centomila,  quali  effa  Sereniflìma  Regina*  le   deve  confe- 
guire  dal  Re  di  Ungaria  ,  Jafcia  all'  Infanta  D.Lfabella  di 
Aragona  ,  &  ali* Infanta  D.Giulia  ,  figlie  del  Sereniamo 
Re  Federico  di  felice  memoria  ,  nipote  di  Sua  Maeftà  v^ 
a  ciafcheduna  di  effe  forelle  un  filo  di  perle  ,  all'Infante 
D.  Cefare  figlio  del  detto  Re  Federico  ,  Iafcia  quattro  ca- 
valli ,  a  D.  Ferrante  di  Aragona  ,  Duca  di  Montaito  fuo 
fratello  ,  Jafcia  due  coppe  di  argento  di  quelle  di  Ungaria  : 
ÒY  alla  Buchetta  di  Montaito  fua  Moglie  un  cortinaggio, 
fa  anche  molti  altri  legati ,  cioè  a  D.  Antonio  di  Aragona 

figlio 


LIBRO      SETTIMO.  107 

figlio  del  detto  Duca,  a  D.  Giovanna  ,  a  D.  Maria  di 
Aragona  figlia  dei  detto  Duca  di  Montalto  ,  a  D.  Ifabella 
di  Aragona  figlia  di  D.  Franceico  ;  e  fimilmente  lafcia  ri- 
munerati tutti  Ji  Servidori  ,   &  alcuni  di  fua  Corte. 

Della  ProcejJJone  del  SantiJJìmo  Sacramento  ,  con 
V  origine  ,  e  Progrejfo  di  quella  circa  le  Premi* 
nenze  delle  Piazze  • 
Cap.  Vili. 

MI  ha  parfo  molto  lodevole  prima  ,  che  palli  al  8.1ib. 
dire  alcune  cofe    intorno  al  portar  dell'  Afte  de! 
Pallio  nella  Real  Proceflìone  del  Santi/fimo  Sacramento, 
e  tutto  ciò   farà   per  conclufione  di  alcuni  de' precedenti 
Capitoli,  ove  fi  è  trattato  di  effe,  e  delle   preminenze, 
e  precedenze  delle  Piazze  Nobili  con  quella  del  Popolo  > 
aggiugnendovi  anco  quanto  in  efla  Proceflìone  fi  offerva  ,  e 
quello  che  in  diverfi  tempi  è  occorfo  circa  effe  preminen- 
ze .  E  cominciando  dal  principio  dico  ,  che  la  folennità 
del  Santiflìmo  Sacramento  fu  inflituita  ,  ed  ordinata  nel- 
la Chiefa  Santa  dalla  felice  memoria  di  Papa  Urbano  IV. 
nelPanno  1264.  togliendo  occafione  da  uno  ftupendo  mira- 
colo delPofìia  confecrata  come  .  .  .  .  ed  avendo  eflb  Papa 
ordinato  ,    che  la  fefta  predetta  fi  ceiebraffe  in  tutte  le 
Chiefe  della  Crifìianità  con  folenne  Proceflìone,  e  pom- 
pa, Aiglerio  allora  Arcivefcovo  di  Napoli  ,  gelofifiimo  del 
culto  divino  ,  ubedendo  al  fanto   Pallore  intorno  i'  anno 
1265.  a  fi  gran  folennità   principio  diede  con  il  fuo  Clero  , 
e  popolo.  ,   portando  il    Santiflìmo  Sacramento  ,  girando 
per  le  principali  Piazze  delia  Città  ,  da  tutti  gli  Ordini  di 
Reiigiofi  accompagnato  ;  e  Te  ben  non  fi  (anno  i  perfonag- 
gi  ,  che  ne'  detti  principi  P  afte  del  Pallio  portaflero,  non- 
dimeno fi  può  giudicare  ,  che  V  Arcivefcovo  ad  alcuni  fuoi 
principali  Canonici  ÌQdeKe  ,  o  pure  a  laici  di  autorità  .  In- 
torno poi  P  anno  1328.  il  Re  Roberto  avendo  edificatola 

O     z  Chie- 


Jo8    DELL'  HISTORIA   DI   NAPOLI 

Chiefa  del  Santillìmo  Sacramento  ,  come  già  fi  è  detto. 

nel  fuoJuogo  ,  fu   la  folennità  predetta  molto  più  magn5- 

&y  ?.  fìcata  .  L  aonde  effo  Re  con  Breve  Appoftolico  £è  ,  che  la 

e.z.Tro-  procefllone  del  SantifTimo  Corpo  di  Crifto  ,   che  perla 

dd°nsean-Cìul  farfl  f°jeva,  nel  Giovedì  dopb  l'otta  va  della  Pen- 
tffimoSa.  tecofte,  dovefTe  nel  girare  perla  Città,  entrare  neIJa  detta 
cr  amento  chiefa  da  lui  edificata  j  e  per  più  ingrandirla ,   e  magnirì- 
cata   dai&T**i  egli  perfonalmente  v  interveniva  con   tutto  il  Ba- 
Reiiober-  ronaggio  del  kegno  ,  e  Magiftrati  della  Città  :  egli  è  da 
**ijo8.   crerfere  i  cne  cff°  ^e  una  dell'  Afte  del  Pallio  portalTe  ,  e 
]'  altre  da  alcuni  perfonaggi  fuoi  favoriti  portar  faceffe  , 
ed  in  tal  modo   la  detta  ProcefTione  molto  tempo  fi  conti- 
la &/nuò.  Poi   il  Re  Ferrante  Secondo  ne' 2.  di  Giugno  1496. 
Tatto     d0nh  alla  Piazza  del  Popolo  di  Napoli  una  dell'Afte  dei 
u  $*  Pallio  nella  Proceffione  predetta  ,  del  che  ne  fu  fatto  pub- 
EUttodei  blico  ifìrunento  ,  nel  qual  giorno  fife  la  Proceflione  con 
22$*  fei  Afte  del  Pallio  ,  come  fi  è  detto  nel  cap.  z.  del  7.  li- 
Hb.i.c.i.  bro  ,  le  quali  furono  portate  da  D.  Alfonfo  di  Aragona 
1496.   Vefcovo  di  Civita  di  Chieti ,  di  cui  in  altro  luogo  fi  dirà, 
caf!t9'  da  D'  Perrante  di  Aragona  Duca  di  Mont'  Alto  ,  da  D.  Aci- 
tonio  di  Guevara  Conte  di  Potenza  ,  e  Viceré  di  Napoli, 
da  Giovanni  Sitima  Ambafciadore  del  Re  di  Spagna,  da 
Ferrante  Ifcari  familiare  delPapa,e  daAntonio  SafToEletto 
jf>f,fd'1  del  Popolo .,  che  ebbe  in  pofTefTo  V  Afta  del  Pallio  predet- 
configna-  to  \  li  Nobili  delti  cinque  Seggi  non  ebbero  parte  alcuna 
u  aia     in  effo  Pallio  ,  nondimeno  intorno  poi  Tanno  1498.  il  Re 
Se'qT dì  Federico  donò  alii  predetti  Nobili  delti  Seggi  un'altra 
mplli.    delle  dette  Afte  ,  la  quale  dagli  Eletti  di  ellì  Seggi  fcam- 
J49K  bievolmente  fi  portava  ,  ciafcuno  nella  Tua  Regione  ,   ma 
tap*b}\6' non  contenti  di  quefto  ,  cominciarono  elfi  Nobili  a  pre- 
tendere cinque  Afte  ,  alche  il  Re  Federico  molto  s'inchi- 
nava ,  ilcheeflendo  prefentito  da  quelli  del  popolo,  di  fie- 
ro non  volerlo  foflrire  ,  perchè  fé  quelli  de'  Seggi  voleva- 
no cinque  Afte  pretendere, per  raprefentare  cinque  Piazze, 
U  Popolo  ne  poteva  pretendere  37.  per  27.  Piazze,  che 

ra- 


LIBRO     SETTIMO,       109 

tapprefentava  ,  perilche  fi  pofero  in  lite  ;  e  fìando  le  cofe 
in  quefìi  termini,  parve  al  Re  Federico  metter  fine  a  tanti 
Jitigj  .  In  tanto  ,  che  di  comune  volontà  delle  parti  tut- 
te le  loro  differenze  a  cinque  uomini  di  autorità  rimifero, 
i  quali  nel  termine  di  quattro  giorni  in  ogni  modo  quelle 
concordare  ,  fornire  ,  e  determinar  dovettero  con  efpretta 
condizione  ,  che  pattati   li  detti  quattro  giorni  ,    e  non 
effendo  determinate  le  cofe  predette  ,  refìatte  in  arbitrio 
di  Sua  Maefìà  la  dichiarazione  ,  e  concordia  predetta  ,  e 
perchè  nel  termine  allignato  non  fu  determinala  cos' alcu- 
na, rettola  predetta  dichiarazione  ,  e  fentenza  al  Re  ,  il 
qual  volendo  metter  finea  tante  liti,  nelli  diciotto  di  Giu- 
gno 1499.  per  fentenza  diffinitiva  dichiarò  ,  che  ficcome  , 
per  il  tempo  pattato  quelli  de'  Seggi  portavano  una  dell' 
Afte  predette ,  per  V  avvenire  cinque  portar  ne  dovettero  , 
cioè  una  per  qualli voglia  Seggio,  ed  il  Popolo  foi  una  por- 
tar ne  dovette  ;  e  l'altre  due  a  compimentodeli'otto  ,  una 
Sua  Maefìà,  e  l'altra  il  Duca  di  Calabria  fuo  primogenito, 
e  fuo  futuro  fuccettore  nel  Regno  ,  ed  altri  fuoi  fuccettori, 
o  altra  perfona  ,  che  piacerà  a  Sua  Maeftà  ;  ed  accio  in- 
violabilmente la  detta  fentenza  offervar  fi  dovette  ,  dichia- 
rò Sua  Maeftà  che  in  niun  futuro  tempo  le  parti  predette 
a  detta  fentenza  contravenir  dovettero  ,  né  attentare,  ne 
di  nuovo  pretendere  ,  altrimente,  ed  in  cafo  ,  che  alcuno 
di  t^e  parti  attentar  volette  ,  odi  nuovo  dimandare  ,  o 
pretendere  altrimente  ,  ftatte  in  arbitrio  di  Sua  Maefìà  ,  e 
fuoi  fuccettori  privar  fubito   la  parte  contradicente  degli 
onori  predetti  :  Qual  fentenza  fu  intefa  da  quelli  del  Popo- 
Jo  con  grandittìmo  ramarico  j  e  fé  ben  per  all'ora  moftraro- 
no  quietarli  ,  nondimeno  dopo  ne  ferono  grandiflìmi  rifen- 
timenti  :  Intanto  che  nella  venuta  óe\  Re  Cattolico  in  Na- 
poli l'anno  1  507.  comparvero  quelli  delliSeg-gi  innanzi  di 
Sua  Maeftà  con  dire  ,  che  nella  futura  Proceflione  del  San- 
tiftimo  Corpo  di  Crifto  ,  l'Eletto  àei   Popolo  a  portar 
j' Afte  del  Pallio   intervenire  non  doveva  ,  per  aver  più 


V 


ol- 


no    DELL'  HISTORI  A  DI  NAPOLI 

volte  fatto  rifentimento  ,  e  contravenuto  alla  Sentenza  di 
fopranarrata  ;  e  che  di  giuftizia  della  detta  dignità  privato 
effèr  doveva  ,  eche  integramente  il  Pallio  portar  fi  doveva 
per  effi  de' Seggi ,  che  altrimente  ellino  non  intendevano 
portar  le  folite  Atte  ;  e  volendo  Sua  Maeftà  Cattolica ,  che 
Sentenzila,  fefta  predetta  pacificamente  ,  e  fenza  altra  replica  ,  fono 

CautU.  Pena  ^  cac*er  ne^a  ^ua  difgrazia  V  Afte  predetto  portar  do- 
ro ,  <r/Yrrt  venero, conforme  alla  prealfegata  fentenza  dei  Re  Federico 
il  portar  fenza  pregiudizio  però  delle  ragioni  de'  Nobili  de'  Seggi  , 
i5o7?i"f°vra  ilp°rtare  tutte  1'  Afte  per  la  predetta  allegata  ragio- 
Lìb. 6. ne  ,  ordinando  tanto  ad  efìl  Seggi  ,  quanto  a  quelli  dei 
C/iP'3-     FedelilTimo  Popolo  ,  che  infallibilmente   la  fentenza  pre- 
detta offervar  doveffero  in  tutte  ,  e  qualfivoglia  cofa  con- 
tenuta inetta,  &  anco  nelle  pene  ,  e  claufole  in  queila_* 
contenute  per  ottimo  complimento  di  quiete  di  giuftizia  , 
qual  fentenza  fu  pubblicata  nell'  ifteffa  mattina  ,  che  la  fo- 
Jita  Proceffione  far  fidovea,  ch'era  il  dì  tre  di  Giugno  1507. 
e  fi  fé  la  Proceflìone  conforme  al  folito  .  Imperciocché  1* 
Eletto  del  Fedeliffimo  Popolo   portò  la  fua  Afta  ,  cinque 
altre  ne  portarono  quelli  delli  Seggi  ,  una  ne  portò  Sua 
Maeftà  ,  e  1'  altra  fu  portata  dal  Duca  di  Montalto  j  Il  cui 
modo  fi  è  oftervato  fino  a'  noftri  tempi ,  come  appreflb  fi 
dirà  ,  &  i  cinque  de'  Seggi  ,  che  portano  V  Afte  predette  > 
fi  eliggano  tra  eflì  negli  ftefli  Seggi  alcuni  giorni  prima  del- 
la feftività  predetta  ,  e  portando  le  dette  Afte  ,  fi   mutino 
da  Seggio  in  Seggio  ,  fecondo  le  regioni  ,  e  pertinenze 
joro  :  In  quefìo  modo  ;  Quelli  di  Capuana  piglino  V  Afte 
dal  partir  il  Sacramento  dalla  Maggior  Chiefa  ,  e  le  por- 
tino infino  al  finire  dei  vicolo  detto  delle  Zite  ,  prima  che 
fi  entri   nella  Piazza   di  Forcella  ,  nel  cui  luogo  prendano 
P  Afte  predette  ,  i  cinque  di  Seggio  di  Montagna  i  i  qua- 
li anche  le  preeminenze  del  Seggio  ,  che  era  in  detta  Piaz- 
za di  Forcella  già  poflèdono  ;  e  quefti  portano  te  detteci 
Afte  infino  al  Palazzo  della  Regia  Zecca  appreflb  la  Chiefa 
di  S.  Agoftino  ,  &  in  quefto  luogo  prendono  V  Afte  quelli 

del 


LIBRO    SETTIMO.  m 

del  Seggio  di  Portanova  ,  e  Je  portano  infino  al  Portico  , 
ove  fu  ii  Monafìerio  di  S.  Agata  appretto  Ja  lìrada  deJli 
Cortellari  .  Quivi  pigliano  dette  Afte  quelli  del  Seggio  di 
Porto,  e  le  portano  alle  antiche  cancelle  del  Monafterio 
di  S. Chiara  ,  fopra  le  quali  fìa  un  fegno  di  Croce  :  Quivi 
pigliano  V  Ade  predette,  quelli  di  Seggio  di  Nido ,  & 
entrano  con  la  Procettìone  nella  Chiefa  del  Santiflìmo Cor- 
po di  Crifto  ,  della  quale  poi  ufeendo  portano  V  Afte  pre- 
dette infino  al  Portico  appretto  ,  ove  fu  la  Torre  di  Arco; 
Quivi  la  feconda  volta  pigliano  1'  Alle  quelli  del  Seggio 
di  Montagna,  e  Ja  portano  infino  al  cantone  appretto  la 
Chiefa  de' SS.  Cofmo,  e  Damiano,  ove  la  feconda  volta 
Jo  pigliano  quelli  del  Seggio  Capuana  ,  e  lo  portano  fino 
all' Altare  Maggiore  dell' Arcivefcovato  :  e  l'Eletto  del 
Fedelifììmo  Popolo  continovamente  ne  va  nel  fuo  luo- 
go con  la  fua  Afta  del  Pallio  ,  della  quale  in  luogo  ,  &  a 
tempo  ne  va  onorando  i  fuoi  Confultori ,  e  Capitani ,  le 
rimanenti  due  Afte  a  complimento  dell' ottava  ,  una  ne 
porta  il  Viceré  del  Regno,  e  l'altra  uno  de' primi  e  Prin- 
cipali Baroni  di  etto  Regno,  ad  elezione  dei  Viceré  .  In 
progreffo  di  tempo  i  fei  Eletti  degli  Seggi  cominciarono 
ad  offervare  di  andare  intorno  al  predetto  Pallio  ,  altri  fei, 
che  portavano  i'Afìe  predette  ,  del  che  ne  fu  fatto  riferi- 
mento dalli  Reverendi  Canonici  delia  Maggior  Chiefa  %¥te  Tr.a 
con  dire,  che  elfi  Eletti  in  modo  alcuno  proceder  gii  do-^^I 
vevano  *,  poiché  in  quei  luogo  autorità  non  avevano  5  dal-  M*  de 


per  io  àJgno 
Lorenzo  Polo  Reggente  dei  Collatera!  Configlio  con  in- 
tervento del  Signor  Marchefe  della  Valle  ,  Siciliano,  i! 
quale  in  etto  dì  fu  in  luogo  del  Viceré  D.  Pietro  di  T 
do,  per  1'  attenza  i  &  indifpofizione  fua  ,  che  detti  Sip, 
Eletti  precedettero  infieme  col  Pallio  dei  Santittiaio  Sài 
gramento  ,  andando  tre  per  banda  di  detto  Pallio  a  lato  a 

quel- 


uz      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

quelli  Signori ,  che  Portano  V  Afte,  e  con  la  Guardia  di 
Alabardieri  attorno  ;  ma  non  contenti  di  ciò  i  detti  No- 
bili de9  Seggi ,  cominciarono  nell'  anno  i  $70.  a  pretendere 
di  andare  tanti  per  Seggio  con  torcie  accefe  avanti  ij  Pallio 
predetto  ,  nel  modo  che  vi  vanno  i  Consultori ,  e  Capita- 
ni del  Fedeli flìrao  Popolo  ,  il  che  prefentito  da  quelli  , 
giudicando  che  la  pretendenza  de*  Seggi  non  era  tanto  per 
la  devozione,  quanto  per  volerfi  uiurpare  il  luogo  ,  che 
per  antico  pacificamente  la  lor  Piazza  pofTeduto  avea  , 
che  podi  a  giufìizia,  venuto  li  27.  di  Maggio  dd  predetto , 
che  fi  dovea  celebrare  la  Fefìa  del  Santiffimo  Sagramento  f 
e  volendo  ilCollateral  Configlio  la  predetta  caufk  determi- 
nare ,  era  già  conchiufo  ,  come  alcuni  ditTero  ,  di  fenten- 
ziare  in  favore  de'  Seggi  :  ma  perchè  in  quello  particolare 
non  vi  era  il  fervizio  di  Dio,  ne  tampoco  della  Regia  Mae- 
fìa  ,  piacque  alla  Divina  Provvidenza  di  ponere  impedi- 
mento alia  detta  Proceffione;  imperocché  nella  notte  pre- 
cedente alla  detta  Solennità  ,  lì  turbò  talmente  l'aera 
con  tuoni ,  e  pioggie ,  che  fu  poi  trasferita  per  la  feguen- 
te  Domenica  a*3o.  di  detto  mefe  ,  e  frattanto  la  caufd  pre- 
detta,talmente  fu  intefa ,  che  per  lo  Regio  Collateral  Con* 
infav™  figlio,  riferente  il  Reggente  Villano,  determinato  fu, 
dei  Topo-  che  i  Magnifici  Signori  Confultori ,  e  Capitani  delia  Piaz- 
V70.  za  ^1  Fedeliffimo  Popolo  nella  Procefììone  predetta  andar 
dovettero  con  torcie  accefe  nelle  mani ,  fecondo  il  folito  , 
andando  più  a  lato  aiii  Reverendi  Canonici  circum  circa  ; 
ci  tra  prajudicium  quorumcumque  utriufque  parti  s  tam  in 
petitorio  ,  quam  in  pqjejfbrio  ,  con  il  qual  decreto  fi  fini 
detta  pretendenza  .  E  così  i  Nobili  de' Seggi  non  più  s* 
intromifero  in  detti  intrighi  ,  e  l'Eletto  del  Fedelifiìmo 
Popolo  per  ailicurarfì  di  ciò  ,  ciafcun'anno  nella  detta  Fe- 
ftività  fa  renovare  la  detta  fentenza  adfuturam  rei  memo* 
rictin  .  Circa  la  precedenza  de  Ili  Reiigiofi ,  Preti ,  e  Con- 
frati in  effa  Proceffione  ,  diftintamenee  fi  dirà  . 

DELL' 


1*3 


DELL  HI  STO  RIA 

DELLA  CITTA,  E  REGNO  DI  NAPOLI 

DI    GIO:ANTONIO   SUMMONf  E 

Napolitano. 


LIBRO 


VIIL 


Come  Carlo  d' Aufiria  fujje  ijlìtuito  Re  delle 
Spagne  dalla  Regina  Giovanna  Ter&*  fu<t 
Madre  j  comefujfe  ajjunto  all'Imperio  ;  come 
cacciò  i  Fra?2cejì  da  Milano)come  avejfe  il  Re 
Francef co  prigione  $  comejt  maritajfe^  eli 
vajcejfe  Filippo  Principe  delle  Spagne  • 


C,    A    P. 


I. 


ARIO  di  Aufìria  IV,  di  quefìo  nome, 
XXV.  Re  di  Napoli ,  e  di  Sicilia ,  figliuo- 
lo di  Filippo  Arciduca  dì  Aufìria  ,  e  Duca 
di  Borgogna  ,    al  quale  fu  Padre  Maflìmi- 
liano  lmperadore  ,  la  Madre  fu  Giovanna 
di  Aragona,*  figlia  già  del  ke  Cattolico,  la 
quaF  eltendo   nel   mefe  di  Gennajo  1  yi  y. 
ximafìa  erede  di  tutti  i  Kegni  dei  Padre ,  e  delia  Madre  ,  e 
vedendofì  molto  foggetta  a  una  grave  infermità,    come 
nota  il   Guicciardini ,  &  altri,  nei  mefe  di  Marzo  \%i6.Guìcc^ 
ifìitul  il  detto  Carlo  fuo  Primogenito  ,  il  quale  allora  fìdhi  * 
ritrovava  in  Fiandra  ,  &  era  di  età  di  anni  16.  &  avuto,  ,?£ 
Sum.Tm.V.  P  Car-    fgS* 


ii4     DBLL'HISTORIA   DI  NAPOLI 

Carlo  quefio  avvilo  ,  torto  navigò  per  Ifpagna  ,  &  ivi  da 

»l°fua'  quei  Baroni  fu  conincred^il  fe(ia,come  Principe  di  Spagna 
Madn  .  ricevuto  ,  e  poco  dopo  fa  accettato  ,  come  Re ,  con  condi- 
ci*, zione,  che  i   Regni  governaife  in  nome  di  lui  ,  e  di  Gio- 
vanna Tua  Madre  :  &  avendo  egli  tolto  l' amminiftrazione, 
talmente  fi  diede  al  maneggio  del  governo,  che  da  tutti  i 
Cario  r;--P°Poii  Sommamente  temuto  ,  &  amato  era  ;  laonde  in  po- 
ceyutein co  temp0  per  tutto  iì  mondo  Jafama  di  un  tanto  Principe 
ftfenA  fi  d^*ffufe  :  Rifoluto  poi   di  (cacciare  i  Marrani  da  i  Regni 
Trina,  di  Spagna  ,  quali  erano  delle  Reliquie  rimafìe  de'Saraceni  ; 
fé ,  e}oiotì£c  elpugnata  prima  una  lor  Terra,  con  mortalità  forfi  di 

Accetta-  .ti-»  /*  »i  *  i        n?  »i\ 

io  c. me  40.  mila  di  ioro  ,  (caccio  tutto  il  retto  da  que   Regni ,  pur- 
&e  •        g&ndoli  da  quelle  barbare  genti:  Quello  nome  Marrano  pro- 
caccul  "Vrì i  !Tente  i°  Ebreò  vuol  dire  Giudeo  ,  credente  al  Meffia 
Marrani  venuto  »  quali  noi  chiamiamo  Criftiani  novelli  .  Fé  anche 
da  òpa-  j|  j^e  car|o  cavar  di  prigione  Ferrante  Duca  di  Calabria  , 
£na'       di' cui  fi  è  detto  nelcap.  j.  del  precedente  libro  ,  tifandoli 
buomffimi,  e  piacevoli  trattamenti  ionde  effendoii  morta 
la  Marche  fa  di  Azaner  fua  Moglie  nelT  anno  1  522.  gli  die- 
Guìc-  de  per  moglie  ,  come  fcrive  il  Guicciardini  ,  Germana  gii. 
Giardini.  feconcia  moglie  del  Re  Cattolico,  che  anche  era  Aerile,  ac- 
ciò in  lui  la  Progenie  degli  Aragonefi  fi  eftingueffe  ,  perchè 
li  due  fuoi  fratelli  di  minor'  età  già  prima  morti  erano  ,  V 
uno  in  Francia  ,  e  l'altro  in  Italia   :   finalmente  efiendo 
Morte  rf;efTo  Duca  viffuto  in  Valenza  fignorilmente  ,  V  anno  1  $50. 
ferrame  come  nota  il  Cantalicio  ,   morì  ,  e  fu  fepolto  nella  Chie- 
Tjabrfl  &  di  S-  Michele  dclli  Re  •  da  ]ui  edificata  &  arricchita  . 

Neil'  anno  i  ji£.  venuto  a  morte  Maffimiiiano  Impe- 
radore  ,  avo  parerno  di  Carlo  ,  gli  Elettori  del  Imperio  , 
ridottofi  com'è  il  coftume  ,  in  Francfort  per  l'Elezio- 
ne del  Nuovo  Cefare  ,  di  comune  confenfo  eleffero  Impe- 
radore  Carlo,  della  cui  elezione  ne  fu  portata  la  nuova 
a  lui  in  }  fpagna  da  "Federico  Conte  Palatino  ,  e  fu  chiama- 
to Carlo  Quinto  Cattolico  ,  Confervatore  della  Religio- 
ne Crifìiana  per  la  divina  clemenza  Imperadore  Romano 
\  fera- 


LIBRO    OTTAVO.         tis 

fempre  Augufìo,  Re  di  Germania  ,  &c.  Giovanna  Madre  > 
&  il  medesimo  Cario  fuo  FigJiuoJo  Primogenito  per  la  di- 
vina grazia  Re  di  Cartiglia  ,  di   Aragona,  deik  due  Sici- 
lie ,  di  Gerufalemme  ,  di  Ungheria,  di  Dalmazia  ,  di  Croa- 
tia  ,  di  Navarra  ,  di  Granata ,  di  Toledo ,  di  Valenza  % 
di  Galicia  ,  di  Majorica  ,  di  Spagna  ,  di  Corfica  ,  di  Sar- 
degna ,  di  Cordua  ,  di  Murtia  ,  diGiahen,  di  Algerbe, 
di  Aigerizza  ,  di  Gibilterra,  deil'Ifole  Canarie  ,  deli'  In-> 
die  Orientali  ,  &  Occidentali ,  di  Terra  ferma  ,  del  Mare 
Oceano  ,  Arciduca  di  Auftria  ,  Duca  di  Borgogna ,  di 
Barbanzia  ,  di  Milano,  di  Atene   ,  di  Neopatria ,  Con- 
te di  Spurch  ,  di  Flandes  ,  di  Tiroio  ,  di  Barzeilona  ,  di 
Bariglione,  eCeritania,  Signore  di  Bifcaglia  ,  e  di  Mo- 
lina ,  Marchefe  di  Oriftano  ,  e  Godano  :  La  quaP  Ele- 
zione tanto  piùfuftimata,  quanto  che  Francefco  Primo 
Re  di  Francia  vi  era  competitore,  &  avea  in  ciò  H&VO-jf™^ 
re  di  Papa  Leone  X.  che  non  era  di  poca  importanza  s  &dì°FrL- 
ancor  che  il  Papa  gli  Elettori  avvifato  aveffe  ,  che  ciò  *'*  Com~ 
non  dovettero  fare  ,  attefo  che  per  patto  efpreflb  nell'  in-  llTiL 
vefìitura  del  Regno  di  Napoli  fatta  da  Clemente  IV.  Pon*^™>  • 
tefice  Romano  a  Carlo  di  An^iò  fu  condizionato ,  che  nef- 
funo  Re  dì  Napoli  potette  effere  Eletto  Imperadore,  dal- 
la qual  competenza    ne  nacque  grandifìimo  odio  j  che  fu 
poi  cagione  di  molte  guerre  tra  etto  loro  . 

Et  volendo  Cario  accettar  V  Imperio  ,  qual  fu  virtù 
della  detta  Inveftitura  al  predetto  Carlo  di  Angiò  fatt'era 
incompatibile  (  come  fi  è  detto  )   onde  Papa  Leone  X.  vo-      Vap* 
lendo  a  tal  incompatibilità  rimediare,  gii  difpensò  conLeoneX' 
patto    che  oltre  dell'  Acchinea  foiita  prometta  nella  Inve-  ffi™ 
ititura  fatta  da  Giulio  li.  fuo  predecettore  al  Re  Cattoli-*'»»» 
co  ,  dovette  ]' Imperador  Carlo  ,  e  fuoi  fuccettori  nel  Re-*'  !?' 
no  di  Napoli  in  perpetuo  pagare  alla  Sede  Appoftolfca.ogn'clwfr 
anno  Icuti  7.  mila  d'oro,  qual  cenfo  infieme  con  dettai 
Acchinea  fi  paga  nel  giorno  de'  Santitfìmi  Appofìoii  Pie- 
tro, e  Paolo,  come  infino  a'  noflri  tempi  ottèrvar  fi  vede; 

P     *  in 


n6    DELL9  HISTORIA  DI  NAPOLI 

in  tanto  che  effendofi  difpenfato  a  tale  proibizione  ,  e  on 
gran difpacere  del  Re  di  Francia:  Carlo  accettò  l'Im- 
perio con  foddisfazione  grandiffima  di  tutta  la  Crift  ia- 
nità  . 

Et  eflendol'  Imperador  Carlo  invitato  dagli  Elettori 

a  pattar  in  Alemagna  ,  egli  avendo  nella  Spagna  in  fuo  luo- 

go  lafciato  il  Cardinal  Adriano  Fiorenzo  ,  Fiamengo  ,  nell* 

c°r/oanno  i  yzo.  fi  partì  5  e  pervenuto  in  Alemagna  nella  Citta 

Coronato  d'Aquifgrana  con  gran  pompa,  e  folennemente  fu  ricevuto, 

^j'^" e  coronato  delia  Corona  di  Argento   per  mano  dell'  Arci- 

na.        vefeovo  di  Colonia  5  effendo  antico  coflume  di  tutti  gì' 

Imperatori  (  come  diremo  appretto  )  coronarli  in  divertì 

luoghi  di  tre  corone  . 

Neil'  ifletto  tempo  a  quindeci  di  Marzo  mori  in  Na- 
poli Fabrizio  Colonna  ,  Duca  di  Tagliacozzo  ,  e  gran  Con- 
^r*/0/f  teftabile  del  Regno  ,  e  fucon  pompofiflìme  efeque  fepol- 
Cohnna .  to  nella  Parrocchia!  Chiefa  di  j.  Gio:  Maggiore  „  ove  fino 
ai  prefente  fi  feorge  la  Tua  bella  Cortina  ,  al  quale  fuccef- 
fe  nello  fiato  ,  e  nella  dignità  Afcanio  fuo  Figliuolo  .  Poi 
nelii  20.  Novembre  fi  convocb  in  Napoli  il  general  parla» 
mento  ,  nel  quale  fu  conclufo  di  far  un  donativo  a  Sua  Ce- 
farea  Maefìà  di  300.  mila  ducati  per  caufa  della  fua  coro- 
nazione . 

E  a'  z6.  di  Ottobre  1498.  mori  in  Napoli  Antonio 
Aleffandro  Prefidente  dei  Sacro  Configiio  ,  del  quale  mol* 
to  fi  avvalfè  il  Re  Ferrante  Primo  ,  come  fi  ditTe  ,  e  nel 
giorno  feguente  di  lunedì  ,  fu  fepolto  nella  Chiefa  di  Mon- 
te Oliveto  nella  fua  Cappella  ,  nelle  cui  Efequie  interven- 
ne D.  Ferrante  Duca  di  Calabria,  nella  prefenza del  qua- 
le, e  degli  altri  degnifiìmi  Signori,  fu  recitata  una  ora- 
zione funebre  dal  dottifiìmo  Francefco  Pruis  ,  del  quale 
d*i  fopra  fi  fé  menzione  ,  e  fu  poi  polla  in  iftampa  in  poter 
del  Dottor  Antonio  Boluito  ;  fu  l'Officio  predetto  dato 
al  Dottor  Antonio  di  Gennaro  fa voritiffimo  del  Re  Fer- 
rante Primo  . 

Ri- 


LIBRO    OTTAVO.  117 

Ritrovandoti  poi  l' Imperadore  in  Alemagna  ,  giudicò 
effergli  grandiiTìmo  difonore ,  che  Francefco  Ke  di  Fran- 
cia tenefie  lo  flato  di  Milano,  ii  quale  era  feudo  dell'  Impe- 
rio ,  fenza  averne  da  lui  debito  titolo  ,  &  invefìitura  ;  ve- 
dea  anco  che  l'eflere  i  Francefi  in  Italia, non  era  di  molta  fi- 
curezza  al  Regno  di  Napoli ,  laonde  deliberò  levar  Milano 
dalle  mani  deJJi  Francefi  ,  che  dal  1  yr  y.  pofleduto  1'  ave- 
vano ,  e  per  forza  tolto  al  Duca  Maffimiliano  Sforza  ,  per 
jlche  avendo  egli  fatto  per  tal  imprefa  General  Capitano 
delle  genti  d'  armi  Profpero  Colonna  ,  e  Ferrante  di  Ava-     "Milano 
Jos  Marchefe  di  Pefcara  Generale  delle  fantarie  :  avendovi  t'eJ°  d* 
anco  altri  eccellenti  Capitani  ,  come  Antonio  di  Leva  ,  &     ija'i.» 
Alfonfo  d'  A valos  Marchefe  dt\  Vafio,  per  lo  valore  de' 
quali  il  Novembre  1 531.  cacciò  i  Francefi  da  Milano,  e  vi  , 

ri pofe  Francefco  Sforza  fratello  di  Mafiìmiliano  ,  amen- 5^/ 
due  figli  di  Lodovico  il  Moro,  con  condizione,  che  mo-  Duca  dì 
rendo  fenza  figli,  lo  fiato  ricadere  a  Carlo  .  MoZYdi 

Papa  Leone  per  una  infermità  ,  che  gli  fopraggiuafe,  Taf  a 
il  Decembre  feguente  morì  ,  e  fu  il  Gennajo  del  feguente  L-°<^ 
eletto  Adriano  VI.  nato  in  Trajetto  ,  terra  pofìa  fu  le  ma- 
line  di  Fiandra  ,  e  tenuto  di  gran  bontà  5  egli  eragià  Car- 
dinale ,  e  fi  ritrovava  all'  ora  in  Ifpagna  ,  onde  infino  all' 
Autunno  feguente  non  venne  in  Roma*,  l'anno  avante  y 
che  Leone  morifie  ,  il  Turco  prefe  Bel  Prado  in  Ungaria, 
dove  fu  gran  perdita  di  Crifiiani  ,  perciochè  era  quefio 
luogo  ,  come  un  bafìione  di  quel  Regno  contro  gi'  impeti 
di  quelli  barbari . 

Poi  a5  ledi  Marzo  del  r  5*23.  morì  D.Raimondo  Car- 
lona Viceré  di  Napoli  (  di  cui  s'è  detto  di  fopra  )  per 
ilche  V  Imperadore  mandò  al  governo  del  Regno  D.  Car- 
lo delia  NojaFiamengo  ,  il  qual  fu  ricevuto  in  Napoli  a  li 
€.  del  feguente  mefedi  Luglio  ,  e  fu  coftui  il  quarto  Vi- 
ceré del  Regno  \  Giunto  quefio  nuovo  ,  e  Regio  Minifiro 
in  Napoli  ,  parve  a  i  Cittadini  della  Piazza  del  Fedelif- 
finao  Popolo  riformare  i  Capitoli  del  Reggimento ,  poiché 

ma- 


u8    DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLI 

malamente  o/Tervati  erano  :  fopra  il  qual  negozio  avuto- 
ne matura  configlio  ,  prefentarono  al  detto  Viceré  i  fe- 
guenti  Capitoli  ,  acciò  col  Regio  braccio  autenticati ,  e 
coniirmati   fuflero  • 

Capitoli        Capitoli  del  Reggimento  Popolare  di  Napoli . 

della 

popolare  z  TN  primis,  che  le  tratte,  e  fa  li  non  s'abbiano,  né 
fre/enta-  J  poffano  vendere  , .  fé  non  a  tempi  convenienti ,  anno 
cere.  '"Per  anno  ,  e  non  avanti  il  tempo  ,  con  bandi ,  &  alla  can- 
ili, dela  accefàj  com'  è  folito  ,  &  a  chi  più  ne  dona  ,  e  che  non 
jtK.  '  j'fi  abbiano  a  vendere,  altrimenti  facendoti*  il  contrario  non 

tratte   ai r  ...         .  ,,*  ni»  ^  «        •  ^-.. 

granì  Jì  *]a  valida  tale  vendita  ,  e  fia  lecito  ad  ogni  privato  Citta- 
vendano  dino  ricorrere  airilluftrifs.  Signor  Viceré  ,  perchè  fi  pro- 
Jd$eTin-vedi  circa  la  revocazione  di  detta  vendizione,  non  venden- 
guere      dofi  alli  bandi  ,  &a  tempi   ,  ut  fupra  •  Placet  llluftrifs. 

Candele.  proregi   . 

z  Itera  fi  è  ordinato  ,  che  il  governo  dell'i  danari  di 
dette  entrate  fi  rimettono  in  potere  di  due  Cittadini  da  be- 
ne ,  e  di  buona  cofcienza  da  eligernofi  p$r  gli  Eletti , 
Confultori  ,  e  Capitani  modo  fubfcripto  .  Placet  IJluftrif* 
fimo  Domino  Viceregi  . 

3.  Itern  ,  che  ciafcuno  de'  detti  Eletti  ,  Conful- 
tori ,  e  Capitani  un  Cittadino  nominar  poffa  ,  e  quelli  ba- 
lottar  tra  loro  ,  delii  quali  balottati  fé  n'abbino  a  pigliar 
feidi  quelli ,  che  fi  trovano  aver  avuto  piti  voci  j  e  quelli 
fei  buffolare  ,  e  cavarne  due  perfone  ,  e  quelle  due  abbia- 


no 
un 


1 ,  e  pollano  cuftodire  detti  danari  di  dette  entrate  per 
..'  anno  ,  e  non  più  ,  e  che  in  detta  denominazione  non  fi 
pofTa  nominar  perfona ,  che  abbia  ufficio  in  detto  luogo, 
ma  altri  Cittadini  privati  ,  acciò  ogni  uomo  partecipi  de- 
gli onori ,  &  affanni  ,  e  quelli  abbiano  da  render  conto  a  i 
Jor  fuccefsori  in  fine  dell'  anno  predetto  .  Placet  eidem  II. 
Jufirifsimo  Domino  . 

4  Item,  che  li  detti  due  Eletti  a  confervar  detti  da- 
nari 


LIBRO     OTTAVO.  119 

nari  non  pofsano  ,  ne  debbiano  far'aftri  efiti  ,  eccetto  li 
fofcritti  ,  e  facendo  altrimente,  s'intenda  pagare  de' loro 
proprj  ,  e  non  di  quello  del  detto  Reggimento  ,  e  di  più 
fiano  tenuti  rifcuotere  tantodetteentrate  da  chi  le  compra, 
come  qualfivoglia  altro  debito  farà  dovuto  al  detto  Reggi- 
mento .  Placet  Iiluftrifs.  Domino  . 

j  ftem  ,  perchè  al  prefente  fi  trova  detto  Reggimen- 
to ,  in  debito  di  bona  fomma  di  danari  per  maritaggio  di 
donne  ,  fi  è  conclufo  ,  che  fino  a  tanto  ,  che  non  fon  fod- 
disfatti  detti  debiti,  non  fi  abbia  ,  ne  fi  poffa  maritar  don- 
na alcuna  de'  denari  del  detto  Reggimento  .  Placet  Illu- 
fìrifs.  Dom.  quod  donec  fuerint  foluta  debita  quoliber  an- 
no adminus  dentur  nuptui  fex  Virgines  pauperes  . 

6  J  tem  ,  che  pagati  li  debiti  iòpradetti,  non  fi  pofTa, 
né  fi  debbia  maritare,  fé  non  fei  donne  per  elezione  di 
ciafcuno  Eletto  nello  modo  fottofcritto  ,  videlicet  ,  che 
ogni  Capitano  debbia  nominare  una  donzella  di  1  j.  anni  in 
su  ,  e  quella  nominata  ,  buffolarla  ,  &  ogni  elezione  ca- 
varne lei  perfone  ,  che  in  due  anni  ne  ufciranno  24.  e  per- 
chè all'  ultimo  ne  refìaranno  3.  per  efierne  27.  le  buffolate. 
e  ordinato  ,  che  quelle  5.  ultime  ,  che  reftano  fiano  le  pri- 
me maritate  con  altre  tre  ,  che  ufciranno  dalla  feconda  no- 
minazione buffolate  ,  e  così  fi  anderà  continuando  :  e  fé  li 
abbia  da  donare  di  contanti  tempore  maritaggi  fei  onze 
integre  per  evitare  ogni  inconveniente  ,  &  quod  fiant 
Cautela  juxta  Confuetudinem  Neapolitanam  ,  quse  dicitur 
vulgariter  alla  vecchia  maniera  .  Placet  quod  quilibet 
Capitaneus  debeat  nominare  tres  virgines  pauperes  ,  è  fua 
regione,  feu  Platea,  &  quod  per  fortes  de  illis  tribus 
exhibeatur  una  ,  &  quod  reduclo  numero  puellarum  huju- 
fmodi  ad  viginti  ,  &  ieptem  de  omnibus  Plateis  imbuffo- 
lenrur  on  &  per  fortes  extrahantur  V3-anno  primo  14. 
&  fecundo  1 3.  &  tradantur  marito  . 

7  Item,  che  lo  Cancielliero  del  detto  Reggimento 
fia  perfona  da  bene  ,  &  intendente  3  e  che  abbia  a  tenere 

il 


izo      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

il  conto  del  detto  Regimento  con  la  (olita  provifìone  di  on- 
ze  12.&  ex  nunc  s'  intenda  per  revocato  quello  ,  che  tiene 
il  libro  del  detto  Regimento ,  al  quale  fé  gli  donava  duca- 
tÌ4o.  di  provifìone.  Placet  ìllultiKs.  Domino. 

8  Item  ,  che  allora  fi  debbia  mandare  un'  uomo  Cit- 
tadino Napolitano  a  fhre  appretto  la  Cefarea  Maefìà  , 
quando  lo  bifogno  ricercala  ,  e  per  quello  tempo  ,  che 
farà  neceffario  ad  arbitrio  delle  Piazze  .  La  elezione  del 
quale  fi  abbia  poi  da  fare  per  PEJetto,  Confultori,  e 
Capitani  .  Placet  lilufìriflìmo  Domino  ,  quod  poflint  mit- 
terealiquam  perfonam  ,  tamen  quod  non  foivatur  fibi  fa- 
Jarium  de  iftis  redditibus  conceflis  Populo  ,  per  quondam 
Catholicam  Majeftatem  Fel.  Record,  ad  didìas  piascaufas 
adìento  ,  quod  in  prefentiarum  dicìa  banca  eftconfìituta  in 
neceflìtate  folvendi  debita. 

9  Item  i,  che  nel  fervigio  di  detto  Regimento  non 
fi  debbiano  ,  né  poflano  tenere  fé  non  quattro  Portieri  da 
pagarne  per  detto  Regimento  ,  il  mutar  de' quali  fia  in 
arbitrio  dell'  Eietto  ,  e  Confultori  :  fufficiunt  duo,  & 

non  plures . 

io  Item  fi  è  provifìo,  che  il  mandato  del  Giovedì 
Santo  ,  Candelora  ,  e  1'  Anniverfario  delia  Cattolica  Mae- 
fìà di  buona  memoria  non  fi  abbiano  a  fare  fé  non  alli  po- 
veri ,  fecondo  gli  anni  aveva  detta  Cattolica  Maefta , 
cioè  quanti  anni  aveva  il  Re  ,  a  tanti  poveri  facevano 
elemofina  ,  la  Candelora  ,  &  Anniverfario  all'Eletto, 
Confultori  ,  Capitani,  Cancelliere,  li  detti  due  Depu- 
tati alla  confervazione  della  pecunia  ,  &  alli  Capodieci  , 
e  non  altri.  Placet  Iiluftriflìroo  Domino. 

il  Item  ,  che  fi  donino  al  Sepolcro  di  Sant'  Ago- 
fìino  torcie  14.  dicera  bianca  di  tre  libre  V  una  .  Placet 
Illuflrifs.  Domino. 

12  Item  ,  che  alla  Fefta  dei  Corpus  Domini  non  fi 
abbiano  da  dare  torcie  fé  non  all'Eletto  ,  Confultori, 
Capitani ,  e  Cancelliere  ,  &  alli  due  Confervatori  della 

pecu» 


L.IBRO     OTTAVO.  ,4I 

pecunia  ,  V3.  all'Eletto  di  Jibrefei,  sili  Conditori  di 
Jibre  quattro ,  &  agli  aitri  di  libre  tre  .  PJacet  Iilulìrifì 
Demino  . 

I  $     Item  ,  quello  ifleffo  alla  Proccflìone  di  S.  Anel- 

»r  e  •|,«T^&  al'M  Proeeffioni ,  che  occorreffero  . 
Placet  lllufìnfs.  Domino  . 

14     Item  ,  èconclufo  ,  che  fi  oflervi  il  capitolo  vec- 

CJ,V?rC>tJ:%  i[  ™rÌtaggÌO  deKe  Zitelle  del'&  Venerabile 
Chiefa  di  Santa  Maria  Annunziata  benedetta  nel  tenore  fe- 
guente  .  Placet   UJufìrifs. Domino. 

I I  Itera  ,  che  ogni  anno  per  elemofina  poffan  mari- 
tare  quattro  figliuole  dell'Annunziata  di  Napoli  acciò 
Noflro  Signore  Iddio  abbi  da  coofervare  colui  ?  che  gì  ha 
donati,  e  quello  fé  li  dona  pedera  modo  ,  come  fi  fi  per 
li  Maeflri  e  quella  quantità  e  folita  darfi  per  li  detti  Mae- 
fln  ad  arbitrio  de'  fopradetti   Elettori  ,  Confultori  % 

Domino'.'  qU'  F°  temP°re  fuer'nt  *  Pkcet  IJlu(tf'ffifflo 

cafe  l!hftfiein  V1  debh°  fideve  aSant'Agoftino  delie 
m  nò  Pagh'  a"n°  per  anno  '  PJacet  IUuftriffimo  Do- 


mino  . 


17    Item  ,  che  per  beneficio  pubblico  ,  derjutar  fi 

poffano  quattro  Maeftri  di  Grammatica,  ed  Abbaco  e 
fcr.vere  ,  li  quali  abbino  da  imparare  li  figliuoli  degCit! 
tad.ni  gratis  per  la  qual  caufa  fé  gli  pelano  dare  di  pro- 
vifionea  tutti  quattro  fino  alla  fomma  di  ducati  :oo    '     . 

Domino  :trio  de,J'  EJett°  • e  c°nfu,tori  ■  «SififlS: 

irate'  fi  JjT  '  *  Pfovifto  '  che  <M  «flati  te  di  dette  en- 
nue  en  r;fP  °COntlnuarnente  fpendere  in  comPra  di  an- 
delleou?!  rPeK^Umrt0  di  de»°  R«g™ento,  la  compra 
dW  in^^bia-a/afe  Perl'e,e»°,  Confultori  ,  Ca- 
uTL'J  P      det"  due  Confervatori  della  pecunia  ,  o  per 

ìuJd  SiX  «   dVeffi  '  /0,UtÌS  prÌUS  debi' s  di*utietur 
quia  oportebic  fieri  fuper  hoc  articulo. 

Sum.Tom.V.  <^  lg  ltm  ; 


izz    DELL'  HISTORIA   DI   NAPOLI 

19  Item,  e  provifto;  che  Ji  Capitani  debbiano  la 
vigilia  di  S.Giovanni  far  intimare  tutti  Jicapi  di  cafa  ,  e 
non  altri  delle  lor  piazze  per  Ja  mattina  feguente  a  crear  li 
due  ,  che  hanno  a  venir  in  Sant'  Agofìino  a  creare  poi  T 
Eletto  ,  e  Confuitori ,  e  quelli  congregati ,  e  non  altri  deb- 
biano procedere  all' elezione  di  detti  due,  mafubitov3. 
che  ciafcuno  poffa  nominare  chi  li  piace  di  detta  piazza  ,  e 
quelli  li  debb;ano  fcrivere  per  lo  Notajo  ,  il  quale  ha  da 
fare  la  proccura  ,  e  quelli  fcritti  ,  ballottarli  tutti  ,  da 
uno  in  uno  ,  e  quelli  ballottati  pigliarne  fei  di  quelli,  fi 
troveranno  aver  più  voti ,  e  quelli  buflblare  ,  e  cacciarne 
due  perfone  ,  e  quelli  due  ,  che  ufciranno  s' intendano  Pro- 
curatori della  piazza  ,  e  fé  li  debbia  far  la  procura  ,  E  che 
rei  fcrivere  delii  voti  di  detti  ballottanti  ,  ci  Abbiano  da 
intervenire  il  Capitano  ,  e  due  altri  di  detti  Elettori  , 
quali  fi  averanno  a  buflblare,  ma  ut  fupra  ,  e  chi  anderà 
in  Sant' Agoftino  per  procuratore  a  fare  l'elezione  dell' 
Eletto  ,  e  Confuitori  ,  non  vi  poffa  andare  per  termine  di 
anni  due  .  Placet  Jliuflrifijmo  Domino  ,  nifi  quando  aiiter 
videretur  fu#  iiluftrifiirrs  Dominationi  expedire  prò  fer- 
vido Cefares  Majefìatis. 

20  Item, è  provifio  circa  lo  creare  dell'Eletto, e  Con- 
fuitori,che  congregati  faranno  in  S. Agoftino  tutti  detti  due 
per  piazza  fi  debbiano  bufìoiare.e  cavarne  quattro  per  forte, 
li  quali  abbiano  da  intervenire, &  afììfìere  con  il  Cancellie- 
re^ nòti  altro  al  fcrivere  degli  voti  di  quelli  fi  ballotteran- 
no ,  quali  fi  avianno  a  notare  per  efienium  ,  e  non  per  aba- 
co ,  il  che  fatto,  fi  cebbia  procedere  alla  nominazione  di 
quelli,  che  fi  avranno  a  ballettare  per  Eletto  w  quefìo 
modo,  ciafeuno  delli  detti  Eiettori  ,  quel  Cittadino  che 
Ji  piace  di  nominare  debbia  :  e  quelli  nominati  ,  e  fcritti 
per  lo  Cancellerò  da  uno  in  uno  ballottare  fi  debbiano  ;  e 
quelli  finiti  di  ballottare, fé  ne  debbiano  cavare  fei  di  quelli 
fi  troveranno  avere  avuto  più  voti, e  bufìolarli  uno  per  uno 
cGn  cart  eJJine  eguali  ,  e  da   perfona  non  iofpetta  cavarne 

uno  , 


LIBRO    OTTAVO.  123 

uno  ,  e  quello  che  ufcirà  cosi  a  forte,  s'intenda  Eletto,  per 
fei  meli  ,  e  non  più  ,  il  quale  non  pò  fTa  ,  ne  debbia  fare  al- 
tri etiti  ,  che  lifopradetti  ,  ne  per  alcuno  patto  il  detto 
Eletto  fi  debbia  confirmare  per  caufa  urgentiflima  ;  che 
fufTe  i  e  facendofì  il  contrario  circa  tale  confirmazione  ,  fi 
poffa  ricorrere  all'  Illuftriflìo  Signor  Viceré  per  ogni  uno 
delli  femplici  Cittadini  di  Napoli ,  e  che  non  fi  debbia  cac- 
ciare P  Eietto  fino  a  tanto,  che  non  fono  creati  li  Con/ul- 
tori .  Placet  Illuftriffimo  Domino,  nifi  quando  aliter  vi- 
deretur  fax  Ulufìrifiìmac  Dominationi  expedire  prò  fervi- 
tio  Cefarese   Majefìatis  • 

21  Item,  è  provifìo  ,  che  nel  creare  degli  Confu!- 
tori\fi  debbiano  per  gli  Elettori  nominare  quelli  Cittadini, 
che  a  lor  piace ,  e  ballottarli  tutti  da  uno  in  uno  ,  e  nota- 
re i  voti  per  li  fopradetti  ,  modo  quo  fupra  ,  e  dopoi  finiti 
di  ballottare  tutti  ,  fé  ne  abbiano  da  buffolare  venti  di 
quelli  fi  troveranno  avere  avuti  più  voti  ,  e  di  là  cavarne 
dieci  a  forte,  ut  fupra,  quelli  diece  s'  intenderanno  gli 
Confultori  per  mefi  fei  ,  e  non  più  .  Placet  UJufìrifs.  Do- 
mino ,  nifi  quando  aliter  videretur  fux  Illufìrifiima?  Do- 
minationi expedire  prò  fervido  CefareiE  Majefìatis  . 

24  Item  ,  é  provifìo  ,  che  l'Eletto  non  pò  (fa  e  fie- 
re rieletto  per  anni  tre,  e  chi  è  Confultore  non  pofìa  ef- 
fereConfultore  per  due  anni,  e  che  P  Eletto  non  pofiaef- 
fere  ,  fé  non  farà  di  età  di  quarant'  anni  in  su  ,  &  il  Conful- 
tore di  trenta  insù,  e  che  per  niun  modo  l'Eletto  pofìa 
refìar  Confultore  nella  fagliente  elezione  .Placet  Illufìrifs. 
Domino  . 

2}  Item,  è  provifìo,  che  per  neffuna  cofa  de!  mondo 
gli  Eiettori  deli'  Èietto  ,  e  Confultori  non  fi  poflano  ,  ne 
debbiano  ballottare  ,  ne  per  Eletto  ,  né  pei  Confultore  ;  e 
facendofi  il  contrario  ogni  privato  Cittadino  pofìa  ricor- 
rere all'  Iliufìriffimo  Signor  Viceré  circa  tal' elezione  ,  ac- 
ciò fi  proveda  per  fua  Signoria  Illufìrifs.  al  bifogno  .  Pla- 
cet eidem  IUufìrifs.  Domino  Viceregi ,  prseter   quam  in 

Q_  *  po- 


u-4      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

poteflate  expellendi  ele&um  ,  quocafu  nihil  innovetur  , 
&habeaturrecurfus  ad  fuam  IlluftriiTimam  Dominationem, 
ut  debite  provideatar  prò  obfervantiapriefentium  Capitu- 
lorum*. 

Quali  Capitoli  furono  fpediti  in  Napoli  nel  Cartel 
Capito,  nuovo  a'  12.  di  Ottobre  1622.  e  dal  detto  Viceré,  e  fuo 

te  ^2^V  CoJlateral  Configlio  firmati  furono  ,   come  appare  in  Par. 

fiditi,  "tium  locum tenenti  e.  primo  fol. 43.  Poi  a'  28.  dell'  ifteffo 
15^-  mefe letti,  e  pubblicati  furono,  nel  Reggimento  Popolare  in 
Sant'  Agofìino  in  prefenza  de' Magnifici  Signori  Marco 
Antonio  Folliero  Eletto  del  Popolo  ,  Gio:  Battifta  ,  e 
Paolo  Calamazza  ,  Gio:  Paolo  d' Apenna  ,  Antonio  So- 
prane ,  Paolo  fanto  Padre,  e  Gio:  Antonio  Cecere  ,  Con- 
iiiltori  dell'  ifleflb  Reggimento  ,  &  in  prefenza  ancora  di 
24.  Capitani  delle  Piazze  Popolari ,  e  cinque  Portieri  del 
detto  Reggimento  con  infinito  numero  de'  Cittadini  di  det- 
to Popolo  • 

Qui  è  da  avvertire   ,  che  il  Primo  delìi  retroferittì 
Capitoli,  il  quale  ragiona  delli  Sali  ,  e  tratte  di  grani 
conceffi  alla  FedelifTima  Piazza  dei  Popolo  dalla  felice  me- 
moria di  D.  Ferrante  di  Aragona  Re  Cattolico  (  come  nel 
Entrate  fuo  Juogo  è  già  detto)  non  è  in  ofTervanza  ,  perche  dopo 

mento  fi- fot*'1  e^  Capitoli ,   non  parlarono  molti  anni ,  che    la  Re- 

$uUre .  già  Corte  liquidò  alia  Fedeiiflima  Piazza  la  valuta  delle_j 
carra  200.  di  Sali  in  ducati  1748.  a  ragione  di  ducati  8. 
t.  3.  gr.14.  il  carro  ,  &  in  conto  di  efii  1'  allignò  annui  du- 
cati 1400.  fovra  l'ordinario  della  Provincia  d' Apruzzo 
ultra  ,  eli  refìanti  ducati  348.  gli  allignò  fovra  i'arren- 
damento  de' Sali  ,  e  Saline  di  Puglia  ,  &  Apruzzo,  liqui- 
dò  eziandio  le  tratte  deJli  200.  carri  di  grani  di  due.  880. 
a  ragione  di  ducati  34. ,  e  tari  2.  il  carro  j  e  fi  ben  non_j 
1'  allignò  corpo  certo  ,  nondimeno  del  Regio  danaro  li  pa- 
ga ogn' anno  li  detti  ducati  880.  che  fommano  in  tutto 
annui  ducati  2628, 

E  circa  il  Capitolo  6.  che  tratta  delli  maritaggi,  qua! 

ordi- 


LIBRO    OTTAVO.         i*j 


ordina,  che  li  27.  Capitani  delle  Piazze  ,  ciafcuno  di  efli 
debbia  nominare  tre  povere  donzelle  Vergini  della  fua 
Piazza  ,  e  di  quelle  per  forte  cavarne  una  ,  e  poi  ridotto 
il  numero  di  effe  Zitelle  a*  27.  del  primo  anno  per  forte  fé 
ne  cavino  14.  &  il  fecondo  anno  li  reftanti  13.  le  quali  fi 
debbiano  maritare  con  dote  di  ducati  36.  per  ciafcuna,  qual 
dote  fé  le  debbia  pagar  integra  ,  per  evitare  gì'  inconve- 
nienti i  Talché  nomina  le  27.  Piazze,  che  erano  in  quel 
tempo  ;  ma  perchè  al  prefente  le  Piazze  ,  fon  29.  perchà 
ne  furono  poi  aggiunte  due  altre  (come  fi  dirà  nel  fuo  luo- 
go )  li  maritaggi  predetti  fono  accrefciuti  a'29.  e  fé  hanno 
da  marita  re  in  due  anni  ,  cioè  nel  primo  anno  1  y,  e  nel  fe- 
condo 14.  e  s' hanno  da  nominare  per  li  Capitani  delie—» 
Piazze  Popolari  nel  modofovradetto  . 

Avertendofi  anco  ,  che  fé  bene  ne'  retrofcritti capi- 
toli non  vi  è  ordinata  l'elezione  deiii  fovradetti  Capita- 
ni della  Piazze  ,  viene,  perchè  l'eiezione  predetta  flava 
bene  ordinata  nelli  Capitoli  dei  Re  Cattolico  ,  notati  nel 
cap.y.  del  precedente  libro  5  qual  Capitolo  fìa  in  buona  of- 
fervanza.  E  fi  mutano  i  Capitani  predetti  ogni  due  ,  o  tre 
anni  ad  arbitrio  del  Viceré  . 

Neil'  ifteflb  anno  22.  I  Capitani  Imperiali  vedute  le 
cofe  de'  Francefi  annichilate ,  fpinfero  a  Genova  ,  &  aven- 
dola combattuta  in  più  luoghi;  finalmente  fu  dal  Mar-    Trej-a^ 
chefe  di  Pefcara  prefa,  e  faccheggiata  .  Poco  appreso  g'mn-efacco  di 
fé  in  effa  Città  Papa  Adriano  ,  che  veniva  da  Spagna  ,  z\Genova. 
qual  eflendo  i  Cardinali   venuti  incontro  ,  con  grandifTimo 
onore  lo  conduffero  in  Roma  . 

Poi  li  28.  di  Decembre  dell'anno    predetto  ,  Soli-     Rodl 
mano  Imperador  de' Turchi  toife  ai  Cavalieri  GerofoJi-^  dal 
mitani  l'ifola  di  Rodi,  avendola  tenuta  attediata  cinque Tutco  ' 
mefi,  la  qual  intorno  a'  21  y.  anni  effi  Cavalieri    poffedu- 
taFaveano;  laonde  il  Gran  Maeftro  di  quella  Religione 
nell'anno  IJ27.  conferitoli  alia  Maefìà  deli' Imperadore 
in  Ifpagna,  ottenne  l' IfoJa  di  Malta  ,  con  la  Città  di  Tri- 
poli 


u5    DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLI 

poli  in  Barbarla,  nella  quaf  Ifola  il  Gran  Maedro  con  i 
Cavalieri  della  fua  Religione  nel  mefe  di  Ottobre  del 
1530.  fi  conduffe  5  ove  in  fin  a' nofìri  tempi  dimo- 
rano . 

Don  Carlo  della  Noja  eflendo  Viceré  di  Napoli  (co- 
me fi  e  detto  )  fu  anco  eletto  Capitan  Generale   dell'  Ef- 
ferato dell'  Imperador  Carlo  ,  teneva  in  Lombardia  ,  del 
qual'  era  fiato  Generale   Profpero  Colonna  (  com'  è  detto 
di  fopra  )  il  qual'  era  sì  vecchio  ,  chequafi  era  alienato  di 
mente  j  perciò  Sua  Maefià   ordinò  a  detto  D.Carlo,  che 
venifiTe  a  Milano  a  pigliar  carico  di  quello  Efercito  j  Don 
Carlo  dunque,  avendo  Jafciato  in  Napoli  fuo  Luogotenente 
Andrea  Carrafa  Conte   di   S.  Severina    nell'  anno  1  J24.  fé 
n'  andò  alla  volta  di  Milano  .  E  in  Napoli  fu  a'  16.  di  Lu- 
glio fatto  a  Sua  Cefarea  Maefià  un  donativo  de'  ducati  50. 
mila  per  caufa  della  fpefa  di  tanto  Eiercito  .   (Sei  cui  tem- 
po Francefco  Re  di  Francia  avendo  odio  grandifiimo  con- 
r?  di    tro  1'  Imperadore,  per  averlo  privato  dello  fiato  di  Mila- 
Francia    no,   perilche  un  grandifiimo  Efercito  preparato  avea   ,  & 
in  ìtaiin,  jn  perfonaca]0  jn  Italia  con  il  fiore  della  Nobiltà  di  Fran- 
cia ,  e  guerreggiando  profperamente  ,  al  fine  di  Ottobre 
tolfe  a  Francefco  Sforza  lo  (tato  di  Milano  ■-,  e  venuto  poi 
fopra  Pavia,  la  ritrovò  da  Antonio  di  Leva  con  buon  pre- 
fidio  difefa  '■>  e  dopò  alcuni  accidenti  furono  fatte  molte 
fanguinofe  battaglie    tra  il  Re  di  Francia  ,  eli   Capitani 
Imperiali ,  ove  ben  mofirarono   il  loro  gran   valore  Fer- 
rante Francefco  ,  Marchefe  di  Pifcara  ,  &  Alfonfo  fuo  cu- 
gino Marchefe  del  Vafìo  ;  finalmente  nel  giorno  di  S.  Mat- 
rfancfl  tia  Appofio!oa'24.di  Febrajo  del  1 52  j.  fu  fatta  una  fiera  , 
frigìone.  q  fanguinofa   giornata  ,   per  la  quale  fu  pò  fio   in  rovina 
1551,    tutto  lo  Squadrone  del  He  Francefco,   e  ridottofi  egli  fo- 
lo  ,  fu  conolciuto  da  Don  Ferrante  Cafìriota  Marchefe  di 
Civita  di  Sani' Angelo  Capitano  della  retroguardia  Im- 
periale,  il  quale  andatogli   fopra   con  io   fiocco  sfodrato 
per  farfigli  rendere  j  11  Re  non  perdutofi  di  animo  ,  veden- 
do , 


LIBRO    OTTAVO.  iz? 

do,  che  colui  teneva  la  buffa  del  fuo  elmo  aperta,  per 
quella  gli  tirò  una  (toccata  ,  e  lo  lafciò  morto  j   fra  tanto 
eflendo  ivi  concorfi  molti  foldati  Spagnuoli ,  gli  ammazza- 
rono con  archibuggiate  il  cavallo  lotto  ,  e  rcftato  il  Re  a 
piedi,  giunfe  Giovan  Battifta  Caftaldo  ,    il  quale  fu  pre- 
gato dal  kej  che  gli  chiamafTe  D.Carlo  della  Noja  ,  &  il 
Marcbefe  di  Pifcara  per  renderli  ad  effi  ,  l'uno  ,  cornea 
General  di  tutto  1'  Éfercito  ,  e  l'altro  come  a  Capitano 
di  gran  valore  ,  &  ttfendofi  il  Cafìaldo  in  un  fubito  rincon- 
trato con  Don  Carlo  ,  il  conduffe  al  Re  ,  il  quale  fé  gli  re- 
fe in  nome  dell'  Imperadore  ,  &  avendolo  con  riverenza—» 
raccolto,  lo  menò  al  fuo  alloggiamento  .  Fu  anco  in  quefìa 
giornata  fatto    prigione   il  Re  di  Navarra  ,  con   il  Redi 
Scozia  ,  i  quali  fi  refero  al  Marchefe  di  Pifcara  ,    che  nel 
conflitto  di  quella  battaglia  era  (iato  ferito  nella  faccia  , 
&eflendcfi  poi  curato  ,  vefìito  di  lutto  ,  andò  a  far  rive- 
renza al  Re  di  Francia,   il  quale  per  la  fua  gran  modeftia  , 
Jevatofi  in  piedi ,  Jo  ricevè  con  quanto  onore  potè  :  dicen- 
dogli  ch'egli  beato  reputava  l' Imperadore  ,    per    aver 
avuto  in  (brte  un  così    valorofo  Capitano  :  fu  dunque  il 
Be  di  Francia  con  tanta  riverenza  guardato,  e  vifìtato 
da  tutti  i  Principati  dell' Éfercito  ,  che  dopo  di  effer  pri- 
gione, non  ls  i  viebbono  piò  riverito,  fé  flato  fuffe  proprio 
loro  Re  ;  e  fu  cofa  di  maraviglia  ,  che  eiTendo  V  Impera- „0//jè/£ 
dorè  in  ifpagna,  &  avendo  ragguaglio  di  quello,  non  dirno-^'  Carlo 
Arò  fegno  alcuno  di  allegrezza,  anzi  confederando  gli  ac-  V' 
cidenti  umani  ,  e  l'infìabilità  della  forruna  ,   voltò  fubito 
r  animo  alia  pace  ,  ringraziando  la  bontàdivina  ,  che  così 
facile  (trada   apertagli  aveva,  di   poter  raffet  tare  le  cote 
d'itala-,  ordì  nò  poi,  che  il  Re  condotto  fuffe  in  Napoli 
aguardarfi   nel  caflello  nuovo  ,  onde  fu  da  D.  Carlo  man- 
dato l'ordine,  che  fi  accomodaffero  ivi  le  danze  ;  ma   il 
Re  che  defiderava  andar  dall'  Imperadore  in  1  fpagna  ,  dif- 
fìmulò   tale  deliberazione  ,  intanto,  che    D.Carlo,  vo- 
lendolo  condurre  in  Napoli ,  (ì  fé  da  quello  accomodare 

die- 


i28    DELL'  HISTORIA  D  I  NAPOLI 

ókce  Galere  ,  che  aveva  vote  di  genti ,  &  armatole  d'Im- 
periali ,  e  con  D.  Ferrante  Alarcone  s'inviarono  col  Re 
verfo  Napoli  ;   ma  giunti  a  Porto  Fino  ,   il  Re  pregò  quel, 
li,   che  lo  conductfìero  in  ifpagna  all' Imperadore  ,  fbe- 
rando  ,  che  abboccandoli  egli  con   Sua   Maeftà  ,  avrebbe 
prefio  ottenuta  la  libertà  ,   il  che  non  avrebbe  potuto  fare 
Re  di  (tando  tanto  lontano  :  la  cui  dimanda  effondo  modella,  l'ot- 
Xrfìtida   tenne,  e  navigando  con  felice  tempo   in  ?o.  giorni  giun- 
condotto  fero  a  BarzeJlona  ,  &  ivi  fmontati  per  terra  ne  andarono  al 
^{^Cafìellodi  Madrid,  ove   confinarono  il  Re  ,  Siivi  coti 
buone  guardie  fu  guardato}  e  quella  fu  la  cagione,  che 
D- Carlo  della  Noja  n'ebbe  dall' Imperadore   due  Città 
nell'Apruzzo,  Solmona  ,  &  Ortona  col  titolo  di  Principe 
ad  futuram  rei  memoriam  . 

Intefo  dal  Marchefe  di  Pefcara  che '1  Re  di  Francia 
era  flato  condotto  in  Ifpagna  fenza  fua  faputa  ,  né  degl'al- 
tri Capitani ,  montò  in  sì  fatta  colera ,  che  fenza  niun  ri- 
guardo disfidò  a  battaglia  D.  Cario  con  tanto  orgoglio, 
che  1'  Imperador  ebbe  gran  difficoltà  di  farli  quie- 
tare . 

NelP  iftefìb  tempo  V  Imperadore  fi  maritò (  come  più 
oltre  diremo  )  &  attefo  a  celebrare  le  fontuofe  nozze  ,  che 
fé  quel  tempo  V  avefTe  impiegato  a  far  nuovo  efercito  ,  e 
fi  fufle  avvicinato  verfo  la  Francia  ,  fi  farebbe  infignorito 
di  tutto  quel  Reame,fenza  che  niuno  li  fatte  venuto  all'  in- 
contro ,  poi  eh'  era  fiato  uccifo  tutto  il  fiore  di  quella  na- 
zione ,  che  per  governo  non  vi  era  rimafìo  altro  ,  che  una 
femmina^e  tre  figliuoli  delia  Cafa  Reale  . 

Nel  tempo  medefimo  ,  che  D.  Cario  Viceré  di  Napo- 
li partì  per  Milano ,  il  Re  Francefco  a  perfuafione  di  Papa 
Clemente  VII.  il  quale  non  voleva  l' Imperadore  potente 
in  Italia,  mandòilDuca  d'Albania  conio,  mila  fanti , 
e  600.  uomini  d' armi  fovra  il  Regno  di  Napoli,  fperan- 
do  con  1'  ajuto  degF  Orfini  far  cofe  grandi  ;  ma  non  fece 
nulla  ,  perchè  appena  celi'  Apruzzo  entrati  erano  i  France- 
si > 


libro    ottavo:        it* 

fi  ,  che  udita  la  prefa  del  Re  Francefco  a  Pavia  ,  torto  in 
dietro  tornarono  coli' efercito  rotto,  e  conquaflato  .  E 
quefìo  fu  V  undecimo  Principe  ,  che  travaglio  il  Regno  di 
Napoli  ,  il  cui  nome  era  come  fcrive  il  Guiccardini  ,  Gio: 
Stuardo  del  fangue  del  Re  di  Scozia  .  def'vaPd 

Fra  quefìo  mezzo  il  Papa  ,  a  cui  difpiacevano  le  gran-  con  fg, , 
dezze,  e  vittorie  dell'  Imperadore  ,  collegatofi  con  Ve  »^« ,  « 
neziani,  Fiorentini,  e  con  Francefco  Sforza  Duca  di  Mi-*"r<- 
lano  ,  acciò  neili  bifogni  lo  foccorreffero  Tun  V  altro  ;  la 
qual  lega   intefa  da  Carlo  ,  maggiormente  gli  difpiacque 
per  efferci  entrato  lo  Sforza,  da  lui  ripofìo  in  quello  flato  , 
come  di  fopra  fi  è  detto  ;   per  il  che  ordinò  al  Marchefe  di 
Pefcara,  Generale  del  fuo  efercito  ,  che  fi  affrettale  ad  in- 
fignorirfi   di    Milano  j  Il  che  effendo  così  efeguito  ,    lo 
Sforza  nel  Campo  de'coiiegati  fi  ricoverò,  e  tra  tanto  An- 
tonio di  Levatolfe  il  total  governo  da  quello  fiato;  ma 
quefìacofa    durò  poco ,  perchè   non  pafsò  molto,  che '1 
Duca  Francefco  fu  ripofìo  nel  prifìino  fiato  ,  &  il  Marche- 
fe effendo  aggravato  da  una  peffima  infermità,  fra  pochini- 
mi  giorni  pafsò  nell'altra  vita  ,  il  che   feguì    nelli  39. c}i 
Novembre  del  1  j2j.  avendo  lafciato  fuo  erede  di  tutti  i 
beni  Alfonfo  d'  Avolos  Marchefe  od  Vafìo  fuo  fratello  cu- 
gino ,  &  ordinato  chein  Napoli  fufie  edificata  una  Chiefa  j.Cfofa 
a  S.  Tommafo  d'Aquino  con  rendita,  dove  perpetuamente^  '*?-' 
efficiaflero  i  Frati  Domenicani  ,  quale  Chiefa  ,  e  fuo  belluino. 
Convento  a  nofiri  tempi  vedemogià  compiiio  ,  mercè  del 
R.  P.  Maefiro  Ambrogio  Salvo  di  Bagnoli  dell'Ordine  pre- 
detto ,  il  quale  faticò  molto  per  far  ciò  efeguire  ■■,  Fu  dun- 
que il  capo  di  quefìo  magnanimo  Principe   con  real  pompa 
nelli  30.  del  detto  fepoito  in  Milano,  e  non   molto  dopoi 
fu  portato  in  Napoli  ,  accompagnato  da  una   gran   turba 
d'amici,  e  familiari  vediti   di  bruno,  acciò  fuffe   nella 
Chiefa  di  S.Domenico  collocato  ,  ove  con  fingoiarpom-    Sepoltu- 
ra fi  rinovarono  l' efequie  ,  nella  quale  Gualtiero  Corbetta  rs   dei 
Orator  di  Milano   elegantiifimamente  recitò  f  Orazione  Jfj^f" 
Sum.Tom.V.  R  Fu-     ra . 


130    DELL' HISTORIA   DI   NAPOLI 

Funebre  in  lode  di  un  tanto  Principe  ,  e  fu  collocato  nella 
finifìra  parte  della  Cappella  maggiore  di  detta  Chiefà  in 
una  ricca  tomba  con  il  Trabacchino  di  velluto  cremefino 
guarnito  di  broccato  con  le  fue  belle  infegne,  del  quale  fu 
pofìo  un  Cartiglio  con  li  feguenti  verfi  latini,  qual  Tom- 
ba al  prefente  fi  fcorge  nella  Sacrifìia  di  effa  Chiefa  • 

Virtutum  ,  Aufonia  ,  Martis,Flos  ,  Gloria,  Fulmen  , 
Hoc  Ferrandus  ,  olet,  colitur  tumuloque  refulget  j 
Livida  ,  quem  Lachefis  telo  demerft  acerbo  : 
Js  modo  ,  fed  coslos  ,  aurataquefydera  calcat . 

Che    in  volgare  così  rifuona . 

Ferrante  come  fior  di  virtù  odora  ,  come  gloria  d' Italia 
fi  riverifce  ,  come  fulgore  di  Marte  rifplende  in 
quejìa  tomba ,  il  quale  la  pallida  Varca  Lachefi  con 
acerba  faetta  cerco  mandar  al  fondo ,  egli  ora  calca 
i  Cieli  ,  e  V  aurate  Stelle  . 

Ma  giudicando/! ,  che  a  tal  Principe  iè  li  doveffe  in  altro 
luogo  far  Sepolcro  di  marmi  a  lui  conveniente  5  il  cele- 
bratiffimo  Lodovico  Ariofto  li  compofe  il  feguente  Epi- 
taffio latino  in  Dialogo . 

Quidjacet  hoc  geli  do  fub  marmare  ?  maximus  ille 

Pifcator ,  belli  gloria  ,  pacis  honos  • 
Numquid  5  &  hic  pifces  cepit  ?  non  ergo  ,  quid  ?  Vrbes  • 

Magnanimos  Reges  ,  Oppiday  Regna ,  Duces  • 
Die  quibus  hese  cepit  pifcator  retibus  ?  alto 

Confilo ,  intrepido  corde  ,  alacrique  manu  : 
Qui  tantum  rapuere  Ducem  ì  duo  numina  ,  Mars  >  Mors  • 

Vt  raperent ,  quidnam  compulit  ?  Invidia  , 

Nil  nocuere  ftbi  ,  vivit  nam  fama  fuperfles  : 

Qua  mortem  •  &  Martem  vincit ,  &  Invidiam  • 

Che 


LIBRO    OTTAVO,  131 

Che  nel  volgare  così  rifuona  • 

Chi  Jìà  /otto  qnefto  freddo  marmo  ? 

Quel  gran  Pefcator,  Gloria  della  guerra,  &  honor  della 
Pace  • 
Viglio  cojìui  forfi  pejci  ? 

Non  ,  ma  le  Cittadi ,  i  Re  magnanimi ,  e  le  Cajlelle  , 
Regni  ,  é*  i  Duci  . 

Con  qual  reti  piglio  egli  quejie  co/e  ? 

Con  alto  configlio  ,  intrepido  cuore  ,  e  altera  mano  • 

Chi  ne  he  tolto  un  tanto  Ducei 

Due  Numi ,  Marte  ,  e  Morte  . 

Chi  gli  sforzi  a  toglierlo  ì 
L' Invidia ,  ma  non  V  ban  pojfuto  nuocere  s  Imperocché 

ancor  vive  lafuafama,  la  qual  vince  Marte  t  Morte , 

e  V  Invidia  • 


Trance-' 


Or  ritornando  al  Re  Francefco  dico  ,  che  efìendo  egli  ce/co  Re 
molti  mefi  prigione  dell'  Imperadore ,  nelli  iz.  di  Gennajo^!  f\^'\ 
del  1  J26.  ferono  infieme  la  pace  con  alcune  condizioni  ,  &  "ato . 
accio  tal  pace  fuffe  ferma  5  l' Imperadore  volle  per  oflag-  is**- 
gio     due  figliuoli  del  Fé  ,  cioè  Francefco  Delfino  ,  &  En- 
rico Duca  di  Orleans  ,  e  fi  contentò  di  dare  al  Re  France- 
fco Leonora  fua  forelia  per  moglie,  la  quale  era  rimafta 
vedova  di  Emmanuello  Re  di  Portogallo.  Conchiufa  la 
pace,  e  pofìo  il  Re  in  libertà,  V  Imperadore  l'accompa- 
gno un  buon  pezzo  di  fìrada  ;  ma  giunto  il  Re  in  Francia, 
non  tardò  molto  a  mandare  un  grotto  efercito  in  Italia  a 
danni  della  Cefarea  Maefìà  ,  come  nel  Tuo  luogo  diremo  . 

NelPifìeffo  tempo  ,  e  proprio  nel!' entrar  dell'anno    **?*»-' 
1  $26.  T  Imperador  Carlo  V.   tolfe  per  moglie  Ifabeila  fo   aeir  hn- 
rella  di  Giovanni  Re  di  Portogallo  ,  e  Figliuolo  di  EiD-^«r 
manuello,  e  diede  per  moglie  al  detto  Re  Catterina  Tua  fo-  Cart0  v' 
rella,  e  fu  Ifabeila  condotta  da  Portogallo  in  Siviglia 
dal  Marchefe  di  Villa  Reale  nelli  3.  di  Marzo,  &ivicon_> 

R    z  gran 


132     DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

gran  pompa  1*  Imperiali  nozze  fi  celebrarono  ,  del  quale^ 
matrimonio  poi  nacque  il  Principe  Filippo,  come  fi  dirà, 
e  per  caufa  del  qual  matrimonio  nelli  6.  di  Luglio  dell'an- 
no ifteflò  fi  convocò  in  Napoli  il  General  Parlamento  ,  ove 
icario™  &  conchiufe  un  donativo  a  Sua  Cefarea  Maeftà  di  duca- 
ti 3Qo.  mila. 

Neil'  annoifteflb  la  Pefìe  cominciò  in  Napoli  il  fuo  la- 
voro ,  e  talmente  continuò  tutto  Tanno  j  527.  che  non  fu 
Tf^'t"  cafa,  che  non  ne  fentifie'  travaglio  :  E  quando  del  tutto 
**">i'  parve  efìinta,  allora  pigliò  maggior  forza  ;  perciò  che_j 
r  anno  28.  e  29.  fé  grandifiimo  danno  ,  ondej  vi  morirono 
d' intorno  a  tfy.  mila  perfone  ,  e  così  contagiofo  morbo  s* 
intefe  la  prima  volta  in  Napoli  in  una  cafa  appreffo  Ja 
Chiefa  di  S.  Maria  della  Scala  nei  raefe  di  Agofto  del  pre- 
detto anno  1  526.  avendo  nell'anno  IJ23.  e  1  524.  trava- 
gliato molto  Milano  ;  qual  cafa  appettata  fu  fubito  per 
ordine  degli  Eletti  delia  Città  barrata  per  levarli  il  com- 
mercio ,  che  perciò  quefta  ftrada  fino  al  prefente  viene  de- 
nominata il  vicolo  delle  Barre  . 

Nel  predetto  anno  Andrea  Carrafa,Conte  di  S.Severi- 
Morte  di  no  ,  che  aveva  in  luogo  di  D.  Cario  delia  Noja  governato 
Andrea  con  grandifiìma  prudenza  il  Regno  circa  anni  due,pafsò  nel- 
tZuÙo  T altra  vita  ,  avendo  prima  edificato  quei  belio,  e  ma- 
di  vizzo  gnifico  palazzo  ,  chiamato  Pizzo  Falcone  . 

Bella  Prefa  ,  e  Saccodi  Roma  ,  AJJeilo  di  Napoli,  Guerra 

Kavale  fatta  al  Capo  di  Orfo  ,  con  la  morte  di  Lo- 

trecco  ,  mina  del  fuo  Efercìto  :  e  come  poi 

fu  fiabilita  la  Pace  tra  V  Impe- 

radore  ,  e  Francia  . 

Cap.    IL 

Sfendo  conchiùfa  la  lega  tra  il  Papa  Clemente  VII. 

Veneziani  ,  e  Fiorentini ,  come  di  fopra  fi  e  detto  , 

poi  nel  principio  dell'anno  1  j**.  entrò  anche  in  quella  br- 


E 


LIBRO    OTTAVO.  133 

ricoVIII.  Re  d'Inghilterra,  e  Francefco  Re  di  Francia 
allegando  ,  come  vuole  il  Tarcagnota  ,  non  effer  obligato 
alle  condizioui  della  Pace  per  elTere  molto  dura  ,  &  avendo 
i  Collegati  pofìi  in  punto  Tedici  mila  fanti  con  1  joo.  ca- 
valli fenza  le  genti  ,  che  fi  afpettavano  di  Francia  ,  e  Te- 
dici mila  Svizzeri  ,  che  venivano  in  loro  ajuto  Ci  riaccefe 
nella  Lombardia  la  guerra,  che  poco  avanti  vi  pareva  evin- 
ta .  Avea  1'  Imperatore  ,  per  la  morte  de]  Marchefe   di 
Pefcara  mandato  iu  fuo  luogo  Generale  d'I  talia  Carlo  Du-     Carlo 
ca  di  Borbona  Gran  Conteflabile  di  Francia  ,  il  quale  ,  co-  &UCA  ài 
me  nota  il  Giovio  nella  vita  del  Marchefe  predetto  ,  fu  fi-  J^to**  ' 
gliuolo   di  Giliberto  Conte  di  Muonpeliero  ,  qual  morì  Giovio. 
a  Pozzuolo  ,  come   fi  diife  ,  che  tre  anni   prima  avea  Ja- 
fciato  il  fuo  Re  ,  e  venuto  ne'  fervizj  dell'  Imperadore,  che 
per  confervarlo  nella  fua  fede  ,  prometto  gli  avea  due  gran 
cofe  ,  T  una  di  farlo  Duca  di  Milano  ,  fé  il  Duca  France- 
fco fi  giudicava  ribelle  ,  la  feconda  di  darli  per  moglie  Leo- 
nora fua  forella  vidua  ,  con  le  quali  promette  ,  e  vane  fpe- 
ranze,  lo  mandò  in  guardia  delio  Stato  di  Milano,  il  quale 
altro  non  fece,  che  travagliar  il  Popolo  Miianefe  :  In  quello 
mezo  Don  Ugo  di  Mongada  ,  che  nel  Regno  di  Napoli  con 
nuove  genti  era  venuto  di  Spagna  ,  come  vuole  il  Tarca- 
gnota ,  avendo  fatto  difegno  di  rimuovere  il  Papa  della 
Jega  già  detta ,  indulTe  i  Colonnefi  a  prender  V  armi  contro 
ài  Pontefice  ,  i  quali  defìderoiì  di  far  fervigio  al  loro  Re  , 
fatto  nel  loro  flato  di  Campagna  molte  genti  ,  fotto  colore 
di  aflkurar  il  Regno  di  Napoli  ;  in  effetto  altra  cofa  era  1' 
intento  loro  5  il  Papa  ,  che  n'  era  entrato  in  fofpetto,  avea 
egli  affoldate  in  Roma  molte  genti  ,  &  ordino  a'Colonnefi, 
che  ufcitTero  con  i  loro  foldati  dallo  Stato  di  Santa  Chiefa, 
che  fi  pretendevano  di  guardare  il  Regno  ,  nel  Regno  an* 
dattero:  a  perfuafione  dunque  del  Mongada  i  Colonnefi  tut- 
ti umili ,  e  pacifici  mofìrarono   d'inviare  le  genti  loro  alla 
volta  del  Regno  ;  Il  Papa  ch'ebbe  lorfede,  e  lirincre- 
iceva  le  fpefa  ,  veggendo  partir  di  Campagna  le  genti  de' 

Co- 


i34     DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

Colonnefì ,  ancor  che  tu t  ti  i  fuoi  familiari  vi  ripugnaffero, 
licenziò  il  fuo  Efercito  ,  e  poco  appretto  ad  un  fubito  fi  ri- 
trovò  da' Colonnefì  affali to  :   Perciò  che  prima  fi  ritrovò 
quefio  Efercito  nemico  in  Roma  ,  che  colà  alcuna  fé  ne  fa- 
pefie.    Ugo  di  Mongada  ,  Marcello  Colonna  fratello  del- 
Cardinal  Pompeo  ,  Vefpafiano  ,  '&  Afcanio  Colonna  ,  che 
quelle  genti  guidavano)  paffatone  per  Ponte  Sirto  in  Borgo, 
non  ritrovandovi  il  Papa  (che  tardi  dell'  inganno  accorto 
fé  n'  era  ,  tofto  per  lo  corritoro  in  Cartello  ritirato  fi  era  > 
faccheggiarono  il  Palazzo,  e  non  fi  attennero  di  por  mano 
alla  Sagrefìia  di  S.  Pietro  .  Il  Papa  ,  che  non  avea  in  Ca- 
mello da  mangiare  piò,  che  per  tre  dì  foli,  volle  con_j 
Mongada  abboccarli  ,  e  tanto  lo  pregò  ,  e  fcongiurò  ,  che 
ne  ottenne  la  pace  con  querta  condizione  ,  che  ne  dovette..* 
elfo  richiamare  di  Lombardia  il  fuo  Efercito,  e  s'  inten- 
dere fatta  con  V  Imperadore  tregua  per  quattro  mefi ,  e 
ne  mandaffe  per  ficurtà  in  Napoli  per  ortaggio  Filippo 
Strozzi  fuo  Parente,  e  perfona  facoltofiflìma  :  fi  ritirò 
dunque  D.  Ugo  in  Napoli  ,  &  il  Papa  richiamò  le  fue gen- 
ti in  Roma  ,   che  erano  due  mila  Svizzeri  con  quelle  fette 
bande  nere  così  chiamate  j  perochè  portavano  Tinfegne 
nere,perla  morte  del  valorofiffimo  Giovanni  di  Medici  lor 
capo  ,  foldati  tutti  di  prova  ,  e  fu  quefìo  cagione,  che  Ja 
lega  dell'attedio  di  Milano  ,  dove  fi  ritrovava  ,  fi  ritiraffe  > 
e  confiderando  il  vituperio  ricevuto  da'Coionnefi  fuoi  Vaf- 
falii ,  per  averli  facchepgiato  il  Palazzo,  ed  affediatolo  nei 
Cartello  fotto  buona  ftde  ,  non  parendo  a  lui  fervar  loro  la 
tregua  di  nuovo  fatta  }  macafìigargli  ,  e  rifèntirfi  anche 
con  P  Imperadore  in  travagliarlo  nel  Regno  ,  mentre  era 
occupato  nella  guerra  di  Milano,  non  ofìante  gli  Stati,  che 
aveva  dati  a  Don  Ugo  ,  determinò  movergli  guerra  5  & 
Mmfi-     avendo  fcomrounicato,  e  privato  del  Cappello  il  Cardi- 
la;-'    nal Pompeo  Colonna  Capo  di  quella  fazione,  chiamò  di 
monte af-  Francia  Monfignor  di  Valdimonte  ,  eh'  era  della  Famiglia 
SRcgno  ài  Angioina,  per  farlo  Re  di  Napoli  :  cofìui  fé  ne  venne  ad  un 
Napoli.  trat- 


LIBRO     OTTAVO.  i3J 

tratto  con  grofTa  armata  jj  &  e/Tendo  molto  potente  per 
mare  ,  e  per  terra  ,  prefe  ad  un  tratto  Salerno  con  tutta 
quella  riviera  ■>  e  pafTatone  alia  voJta  di  Napoli ,  ebbe  il 
Nlongada  all'incontro,  col  quale  venuto  alle  mani  ,  l'ur- 
tò, facendolo  ritirare  nella  Città .  Orazio  Baglione  da  uà' 
altra  parte  mandato  dal  Papa  con  le  Tue  bande  nere ,  ne  po- 
fe  in  ruina  lo  Stato  de'  Colonnefì ,  e  fi  unì  poi  con  i  Fran- 
teli .  In  quefìo  elTendo  venuto  di  Spagna  Don  Carlo  delia 
Noja  con  trenta  navi  ,  fmontò  in  Gaeta  con  fei  mila  fanti 
Spagnuoii  ,  &  avendo  perciò  rjprefo  gl'Imperiali  ardi- 
menti,ne  pacarono  su  ioStatodellaChiefa,efifermòfopraa 
Frefolone  la  Guerra ,  che  fu  dalle  bande  nere  valorofa- 
mente  difefo  :  anzi  ne  furono  ributtati  gl'Imperiali  a  die- 
tro con  molto  danno  ,  e  forzati  ritirar/i  nel  Regno  ,  onde 
(  come  nota  il  Dolce  nella  vita  dell 'Imperadore)  fi  comin- 
ciò a  praticar  la  pace  :  e  poco  dopoi  giunfe  Cefare  Fiera- 
mofca  con  lettera  dell'  Imperadore  fcritta  al  Papa  ,  della 
quale  avutone  io  copia  dall' eccellente  Medico  Sebastiano  Sehaaia 
di  Ayello  nofìro  Compatriota  ,  diligentifiìmo  in  confer-  »0  J* 
vare  le  memorie  antiche,  mi  ha  piacciuto  qui  ponerla,^/0 
benché  in  lingua  latina  •  Medico  ; 


Sopra* 


i     I 


i3*    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOr 

Supraf cripta . 

San&iffimoin  Chrifto  Patri ,  &  Domi  no  noftro 
Domino  Clementi  Septimo, Divina  Provi- 
dentia  Sacrofantse  Romanx,  ac  univerfalis 
Ecclefìae  Summo  Pontifici ,  Domino  Reli- 
giofiffìmo , 

Introfcripta. 

Sandiffime  ?    ac  Beatifs.   Pater 
Domine  Reverendiffime. 

VIdebamus  non  fine  magno  animi  noftri  dolore  ,  quot 
quamtifque  malis  Christiana  Refp.undique  circum- 
vallata,  quot  verum  difficultatibus  ,  atque  incomodi s  ve- 
nata ,  quot  arietum  idi  bus  impulfa  ,  &  in  extremum  fere 
difcrimen  adduclaerat  ?  atque  id  non  abfquefumma  Còri- 
Jiiani  nomini s  ignomonia  ,  ò*  Chrijìianorum  Principum 
{quorum  pracipuè  parte s  erant proChriJìi  nomini s Glo- 
ria ,  &  Chrijiiana  Reipublica  falute  ,  &  tranquilli  tate 
vigilare)  perpètua  infamia  nota  per'endamus  enirn^ 
bine  univerfam  Chrijìianam  Rempublicam  civilibus  di' 
feordiis  ,  fcevijjìmifque  fedetionibus  elaborare  j  inde  vero 
Germanam  olim  intra  alias  Chrifìiani  Orbis  nationes 
flore ntijjlmam  ,  atque  religioftjfmam  ,  nunc  prater  alia 
incommoda  ,  e  ti  am  in  Religione  difertam  ,  atque  conta- 
minatam  effe  ,  &  (  quod  omnium  gravijfimum  ejì  )  ex  bete 
tam  diuturna  Chrifiianorum  Principum  difeordia  ,  Tur- 

carum 


LIBRO     OTTAVO.  tì7 

carum  Potentijfimum  Tirannum  v  tei  or  lì  s  elatum  in  dies 
magis  inCbriJii  Populum  favire  ,  <ò*  novis  incurforibus 
infejìare  ,  Cbrifique  ditionemfua  impta  atque  nefanda 
Tirannidi  fubjacere  $  Ita  Princrpum  injuria  eo  deven* 
tum  ft  ,  Ut  Cbrifti  Religio  ,  qua  univerfas  fere  Orbis 
Nationes  occuparat  in  mundi  angulum  nunc  inclufa  ,  at- 
que contrada  fi  t  .  Qua  tamen  nulla  no/tra  culpa  audivìf 
fefatisfuperque  ex  nofiris  litteris  ai  vejìram  Sancii  ta- 
tem  prò  noflra  jujìificatione  fupcr  iis  ,  qua  nobis  tunc 
impigebantur  ofìenfumfuerit  ,  ut  nunc  repetitione  non 
egeant  ;  n$n  propterea  nunc  de  aliorum  culpis  difcutieit- 
dum  putamus  ,  fed  potius  communi  dolori  confulendum  . 
Nos  autem  attendentes  Cbrifìiani  Principis  effe  non  fa- 
llirà culpa  carere  ,  aChrifianaque  Reipublica  damnofe 
immunem  ;  exhibere  $  Verum  ipfam  Chrifìianam  Rempzi- 
blicam  prò  viribus  confervare  ,  illiufque  f aluti  ,  paci  , 
otio  ,  O*  tranquillitati  confulere  :  Nuper  ad  Sancìitatem 
vefram  fcripferamus  ,  ut  fi  Chrifìianam  Rempublìcam 
falvam  ,  &  quietam  cupiebat ,  generalem  pacem  curaret , 
crudeliaque  interea  arma  deponeret,acper  illius  feeder  atos^ 
-deponi  faceret ,  ut  inde  communihus  aufpiciìs  Chri fìiana 
Religioni s  Hojìi  occurreret ,  &e.  ufque  ad  hunc  effecìum 
ipfum  Ecclefa  Tbefaurum  in  tam  pium  opus  reponendum 
aperire  dignaretur  fapius  a  nobis  flagitatum  ejì  ,  durn- 
que  ejus  refponfum  fummo  defiderio  prafìolaremur  ,  ecce 
fvbìtus  Nuntius  ad  nos  allatus  e  fi  de  iis ,  qua  in  Orbe  per 
milites  nojìro  nomine  in  ea  regione  ,  ut  ajunt ,  collecìus% 
afta  ,  attenta,  &  prater  omnem  animi  nofìri  fententiam^ 
&  voluntatem  patratofuerant  ,  deque  miseranda  ,  ac fum- 
ine dolenda  Hungarorum  clade  ,  qua  omnia  tanto  profeto 
dolore  excepimus  ,  ut  nihil  nobis  contingere  potuìjfet , 
quod  tanta  molejìia  ,  graviorique  dolore  nojìrum  ajfice- 
ret  animum  ,  a  nofìroque  defderio  ,  &voluntate  longiut 
abejfet  :  Quid  enim  in  faujìius  ,  infeliciufque  nobis  ac~ 
cidijfe  potuit  ,  quam  quod  videamus  a  militibus  nojìro  m- 
Sum.Tomy.  S  mine. 


138      DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

mine  ,  nofroque  aufpicio  ,  ut  fertur  ,  congefis  ,  eapa- 
trari ,  qua  nos  ipji  ,  velfanguine  ipfo  nojìro  ,  <&•  ca/>*- 
w«; ,  &*  in  omni  rerum  ,  ac  temporum  eventu  adverfus 
quafcumque  Orbis  gentes  perhi bere  parati  fumus  ,  é»  i/- 
y/p/ ,  £«#  nos  accumulari  cupimus  ,  etf  de  iis  amitti  t 
^»tf  nosfemper  propagare  optamus  . 

No»  enim  an  ab  aliis  occafio  datafuìjjet  difcutien- 
dum  putamus  ,   rem  tantum  ipfam  perpendamus  fub  Eccle- 
fta  Protettori  s  nomine  ,  Ipfam  Ecclefam ,  ejufque  Caput) 
ac  Cbrifti  Vicari um  offendi  . 

De  Ungarorum  vero  crudeli 'jfima  clade  ,  quis  eft  tam 
demens  ,  tamquam  a  ratione  alìenus  ,  ut  non  deleat ,  non 
ingemifcat  ,  vel  abhocfaculo  migrare  non  cupìat ,  potiuf 
que  hujufmodi  malafuo  tempore  videre  ?  prafertim  dum  > 
ut  cupere  tot  miferiis  occurrere  non  valeat  ì  Quodf  de    « 
Chriftiano  quopiam  privato fentiendum  ejì  >  quid  de  Cce- 
fare  ,  quid  de  Apofolica  Sedis  Protettore  ?  Quid  de  Cbri- 
fìiana  Reipublica  defenforeì  Quid  de  eo^  qui  ab  ejus  Pra- 
decejforibus  Cbrijìianam  Rempublicam  ,  non  modo  a  Còri- 
fi  ani  nomi  ni s  hofibus  defendere  ,  verum  i  II  am  felici  ter 
propagare  didicerat  \  quique   in  eorum  voluntatem  fucce- 
dens  Chrìjìiana  Religione  propaganda  Regni  fui  initium 
c'ufpicatus ,  a  quovìsfana  mentis  homi  ne  credendum  erit  . 
Hanc  ergo   animi  nojlri  perturbationem  >  quam  velox  y 
tanti  faci  nori  sfama  paulo  ante  pervenerat  ,  Ut  ter  a  San- 
tlitatis  vejìra  ,  atque  ejus  Huntius  nobisfuo  nomine  re- 
tulit  non  parum  primo  afpettu  ,   renovaverunt .  Videntes 
tam  de  nobis  ,  ac  noftris  quccrimoniam  ab  eo  ,  quem  pecu- 
liari quodam  affetta  ,  dum  in  minoribus  ageret  profequi  , 
é*  deinde  fingulari  obfervantia  ,  devotione  ,   atque  pietà- 
te  venerati  fempsr  fumus  }  verum  tctmen  Santtitatis  ve- 
fra  vera'  P  aternum  anlmum  crgafuum  a  Còri  fio  commi f 
fam  gregem   optimam  voluntatem    proprius  infpicientes 
quadam  refìauranda  Chrifi ani tati s  fpe  >  exi tarati  :  Dea 
inprimi s  Optimo  Maximo  ,   qui  ad  tam  pium  Opus  Santti- 

taterrt 


LIBRO    OTTAVO.  iì9 

tatem  vefiramflimulaverit ,  &  dcindè  cum  anlmum  con- 
cederit ,  ut  f eparata  iracundia  ,  boni  Pafìoris  partes  af~ 
fumere  dignata  fit  \  quas  non  verbi s  tantum  ,  fed  mente 
conciper,e  poffumus  ,  maximas  gratta s  agentes  Sancitati 
etiam  ve/tra ,  &  univerfa  Qhrijìiana  Reipùblicce  hoc 
nomine  gratulamur  fperantes  fore  ,  ut  ejus  fccliciffimì  s 
aufpiciis  diuoptatampacem  ,  firmam  ,  ac  Jiabilem  inve- 
niamus  . 

Quod  autem  Sancii tasvejìra  ait ,  fibi  ncn  tam  nobi- 
fcum  ,  quam  cum  no/iris  in  Statu  Mediolani  Ducibus    ac- 
que enercitu  bellum  effe  militum  nojìrorum  infolentiam^* 
gravi JJimis  verbìs  exagitans  ,    tam  de  ea  re  in  prioribu: 
nojìris  literis  abuyde  repenfum  ,  ac  fatisfutiam  putamus> 
clareque  ofìcrfum  nil  horum  culpa  nofìra  adfcribendum 
effe,  qui  fùb  fpe  univerfa  li  s  Paris  Exercitum  nojìrum  dif- 
folvi  jufferamus  ,  fed  potius  adfcribenda  erit  culpa  ,  qui 
per  novos  belli  motus  violatis  fcederibus  nobifcum  inhitis 
eorum  clandejìinis  confpirationibus    rebus  nofìri>s  infi* 
diantes  Duces  nofìras    ad  ipfus  Exercitus  recentionem 
cogerunt  • 

Si  vero  Sanclitas  vejìra  non  nobifcum- armi s  cometa 
dere  ,  fed  injuriam  ,  &  oppreffionem  repellere  tantopere 
optabat ,  cur  eas  condì tiones  per  Domi num  Vgonem  dt^s 
Vloncada  Oratores  nojìrum  oblatas  renuit  ?  quas  ipfumet 
Sanclitas  vefira  fibi  grati ffìmas  fore  attejìata  efi  5  ejìo 
quodprius  cum  aliis  Chrijììanis  Regibus  ,  ac  Principi- 
bus  ,  conventffet  ,  fi  jujìitia  ,  ac  opprefforum  tantum 
caufa  agebatur  ,  cur  potius  Roma  ,  quam  ipfa  Jujìi' 
tia  media  cum  Cbrifliana  Reipublica  pace  ,  &  tranquil- 
li tate  Sancii tas  vejìra  amplexa  efì  ,f  cum  nojiris  in  Me- 
di 'olanenjis  Statu  Ducibus ,  ac  infoienti  tantum  exercitu 
bellum  erat  • 

Qui d fané  1  quid]  anuadvi  tate  s  nofìra  Imperiales, 
promovere ,  ut  tam  acriier  maniarent  ?  nam  fi  ex  altera f 
quia  ,  ut  inquit)  res  nofìra  ,  &  Regnum  nojìrum  Neapoli* 

S     z  tanum 


Mo     DELL5  HISTORIA  DI   NAPOLI 

tanum  erat ,  nulla  utique  vis  a  Sanóìitate  ve/Ira  ,  qua 
fìatum  nqftrum  turbare  pojjet ,   nec  fufcepta  ,  nec  cogita- 
ta effet  ,  nonfc  effet  in  fodere  Inter  SanÙitatem  vejiram> 
&f ereni jjjmum  Gallorum  Regem  ,  ac  Venetos  percujfo  \  cu- 
jus  Articulorum  exemplum  penes   nos  eft  ,  qua  omnia  ta- 
metfi  animum  certe  nojìrum  multi  s  nomini  bus  cruciarent% 
aquiori  tamen  animo  tulimus  ,fperantes  omninofore  ,  ut 
Sanftitas  veftra  brevi  ter  ,  ut fecit ,  a   taminfauft»  ,  pe- 
riculofoque  Confili o  defifteret ,  quod  continui s  preci bus  ab 
Omnipotenti  Deo  ajjidue  petebamus  ,  nec  ea  ,  qua  ab  in- 
gentibus  iftic    noftris  tentata  ,  &    a  militibus    noftro 
nomine  congeftis  patrata  funt  unquam   ,  ut  fcfierent 
tentarentur  \    commijjjmus  ,    ©♦   cogitavimus  quidem  , 
licei  dljfterì  nolumus  cum  DomnoVgone  deMuncada  ad 
Sanclitutem  veftram  ,  cum  hiis  ,    quas  ipfamet  poftula- 
bat  conditionibus  deftinavimus  ;  Nos  ipfi  in  mandatis  de- 
àijfc ,  ut  fi  Sanfìitas  veftra  obietta  nofira  non  acceptaret  , 
Armaque  in  nos  ,  &ftatum  ,  ac  dignitatem  noftram  con- 
tinuarci omnibus   mediis  ,  qui  bus  id  fieri   pojj et  fubdt fo- 
rum noftrorum  ,  ac  dignitatis  noftra  defenfionem  ,  ù*  in- 
columitatem  difponenere ,  &  proviribuscuraret,   eaque 
tentaret  media  ,  quibus  hoftium  noftrorum  vires  minai  , 
&fìfas  eft  extenuari  pojjent  ,  autfaltim  diverti^  ne  tan- 
ta hoftibus  ipfs  nocendis  ,  offendi  deinde  facili  tas  relin* 
queretur  .  Ita  ut  nofter  exercitus  ab  koftium  ipforum  co» 
r.atibus  congerentius  ,  ac  fecurius  protegereiur  ;  In  quo 
generali  mandato  nullum  certe  continebatur  delidumn^  net 
credimus  ,  dura  Vgonem  ipfum  ,   net  etiam  Colunenfes  tan- 
tum facinus  tentare  voluijje  ,  nec  id  certe  cogitajje  verum 
idfedulo  curajfet  »  ut  Santtitatis  veftra  animum  adver- 
fanda  Senenfi  Civitatej&  a  tam  hoftili  infubire  invafione 
revocaret  . 

Quod  verofaclum  eft  temeraria  militum  audacia  ad- 
fcribendum  erit ,  qui  non  tam  facile  conti  neri ,  regive  puf 
funt ,  ut  potijjìmefua  virtute  ,  &  viribus  adverfus  re- 
ni- 


LIBRO    OTTAVO.  241 

nitentes  fé  fuperiores  ejfeftos  confpiciunt  ,  nec  ulta  in- 
foi ciunt  ,  nec  ulta  infamia  macula  in  iis  ,  nobis  impin- 
zi poterit  . 

Si  enim  hac  Carolo  Quinto  Imperante  ,  libri  ,  ac  ti- 
ferà ,  acìafuiffe  pradicabunt ,  addent  prefetto  ipfopeni- 
tus  ignorante,  tam  impiùtn  audaciam  de  traci  ante, fi  hujuf- 
modif cripti  s  fidem  aliquam  haberi  voluerunt  ,  Quis  enim 
noftrojtijfu  ,  mbifve  laudantibus  ,  hac  aclafuijfe  credei  ? 
fi  ex  pracedentibus  ,  &fubfoquentibusfaclis  ,  &  prò  Ro- 
mana Ecclefia  dignitate  operibus  praftitis  animum  no- 
ftrum  metìatur  . 

Quo  ne  nos  ipfos  laudare  videamur  potius  reticenda , 
faclifque  comprobanda  effe  cenfemus  . 

Superefo,  Pater  BeatiJJJme^  ut  tanquamveri  Dei  Mi- 
ni fori  ad  curam  Chriftiani  Oregis  divinitus  infittiti  di- 
tnijjìs  privatis  ajfeftibus  ,  invicemque  condonatis  injuriis^ 
fi  qua  pratenduntur  ,  tutu  confilio^Dei  caufam  agamus 
publica  tranquillìtati  confulemus  ,  &  Chrifoi  anam  Rem- 
publicam  a  tatù  diuturnis  miferiis  ,  &  calami  tatibusfub- 
levemus  • 

Accidit  enimfepe  ,  ut  ira  amantium  ,  amori s  rein- 
tegratiofint ,  fapius  ,  enim  Chrifoi  tironibus  evenit  >  ut 
ex  incogitato  aliquo  cafufortiores  infurgentes  eorum  ani- 
mi firmius  in  Dei  obfequioftabiliantur  ,  ò4  ferventiori 
foudio  ad  majora  promoveantur  *,  fic  enim  credendum  efo 
Nobis  ,  omnino  pollìcemuf  ,  quod  ex  tam  inopinata  cala* 
mitate  ,  ò*  affiiclione  magnum  comodum  Chrifoianam^ 
Rempublicam  fufcepturam ,  &  concordibus  Chrifoi anorum 
Principum  animi s  Chrifoi  Regnum  per  Vniverfas  Orbis 
Nationes  propagandum  . 

Ad  idenim  inprimi s  Confilium  Sanclitatis  vefora  de 
univerfali  Pace  tractanda  ,  fuaque  ad  nos  ,  ne  cateros 
Chriftiani  nomini s  Reges  Proteilìone  non  pojfumus  ma- 
gnopere  non  laudare  . 

Hoc  enim  ejfet  vere  Epifcopum  ,  Verumque  Patrem 

age- 


i42    DELL' HISTORI  A  DI  NAPOLI 

agere  ac  veri  Chrifìi  Vicari;  partes  ajfumere  ,  Us  conatibus 
aderit  Paci  ficus  Chrifti  Spiritus  ,  tur.c  crimus  Deo  grati  ^ 
ac  Chrijìi  nomini  s  hojii  bus  formi  dabiles  ,  fic  itur  ad  Aftra , 
hac  via  Santìitas  Vejtra  veram  ,  atque  certam   in  utroqtte 
fa  cui  o  immort  alitai  emj per  are  ,  hi  e  laudem  ,   tlli  e  vero  glo- 
ri am  perpetuam  fbi  polli  ceri  poterli  \  in  iis  enim  ,  quod  ad 
nos  attinet ,  grato  animo  ajj 'emiri  parati  fumus  ,  ut  cemu- 
nibus  aufpiciis ,  hac  Chrijiianorum  Arma  Inter  fé  diffide  n- 
ni  a  unitis  viribus  in  ChriftianaReligionis  hofies  convertan- 
iur '■)  &  tametfi  multo  magis  conveniens  eji ,  ut  filius  ad 
Patrem  prout  ad  filium  veniret ,  ne  tamen  nofer  in  Italiam 
a&cejjìts  cupi am  formidabili s  judicetur  \j "ed  potiti  s  cunei  a  bo~ 
no  ,  &  aquo  Inter  Chriftianos  Principes  componatur  ,  omnif- 
quafufpicionis,  ac  timori sfcrupulus  veftra  Santìitatis  ope- 
ra ,  ac  authoritate  tollatur ,  Hi  bit  nobis  jucundus,  gratiufve 
decidere  pojjet,  quam  Sancìitatem  veftram,  tanquam  veruni^ 
Patrem  ,  ac  Cbrifii  Vicarium  in  bis  Regni s  nofìris  excipere, 
&  venerari  cum  ea  Chrifìiana   Resi  pub.  pacem  ,  quietem  , 
&  vptatam  tranquillitatem  trattare,  illique  mentem  nofiram, 
atqe  animum  aperire  ejus  duóìu  ,  &  corfìio  res  nofìras  com- 
ponere ,  atque  ad  Cbriftiane  Reip.  defenfionem  ,  illiufque 
hofìium  invafonum  difponere  ,    aliaque  agere  ,    qua  Dei- 
Gloria  ,  fubditorumque  nofrorum  falute  ,    mutuaque  no- 
flra  amicitia  convenire  videbuntur  ;  Qua  certa  audita  com 
mode  per  literas^  aut  nuntios  traclantur ,  prafertim  ubi  tot 
amori s  atque  benevo'entia  vincula  ,  tantaque pietas  &  obfer- 
vantia  ,  ex  parte  nojha  intercedit  . 

Si  ergo  Santìitas  vejìra  infua  protezioni s ,  t am  Sanalo 
conftlio  ,  (  ut  credimus  )  ad  bue  manet  ad  Regna  nojìra  ,  fé 
ut  ait ,  conferre  vo/uerit ,  nos  enim  UH  honorem  ex  animo 
pollicemur  iniisque  Pegnìs ,  ac  domimi s  non  modo  ,  ut  Pa- 
ter ^fed  utproprius  eorum  Princeps  ,  ac  dominus  excipietur  , 
de  ipfifque  non  fé  cu  s ,  nos  ipfos  difponere  poter  it,  nofrumque 
animum  ad  omnem  Chrifìiana  Reipubl.  falutem  pacem  ,  & 

tran- 


LIBRO    OTTAVO.  i43 

tranquilli  tate  m  ,  quam  paratijj/mum  inveniet  ,  ne  e  per  nos 
Jìabit ,  prout  batlenus  nunquamjietit ,  quominus  Cbrijli  Po- 
pulì 'Jaluti  confulatur  minimo  ex  proprio  jure  nojìro ,  prò  pu- 
blica  tranquillitate  aliis  concedere  non  negabimus  . 

De  Regno  autem  Ungaria  ,  cujus  culpa  amijjum  ftt , 
nequee  dtfeutiamus  ,fed  quod  longefalubrius  erit  comuni  con- 
fitto Dei  caufamfujcipiamus ,  tanquam  crudele  jugum  ab  ti- 
fo olim  Fiorentino  Regno  communibus  aufpiciis  ,  atque  viri- 
bus  excutiamus  . 

Imprimi s  enim  Sanéiitatis  vejlrcs  partes  erunt  inter 
Cbrijlianos  Principe  smittenda  auxilia  communi  confi  Ho  dif po- 
rgere ,  atque  de  cernere  ,  &  fi  vejtra  Sanéiitatis  opera  >  & 
aut boriiate  mutua  difeordice  ,  (  ut  cupimus)  componentur  ,  & 
prò  Sanéiitatis  vejìra  ajfetìu  Jèdabunturj  nos  prò  nojtra  erga 
Deum  pietatem  ,  profngulari  erga  Chrijiianam  Remp.  com- 
pi eclimus  Jìudlo ,  non  modo  auxilia  ,  de  quibus  cum  cccteris 
Chrifìianis  Pontificibus  agetur  mittere  intendimus,fed  omnes 
vires  noflras ,  ac  etiam  (  Si  Ghrifiiana  Reip.  convenire  vi- 
deatur  )  perfonam  ipfam  noflram  eh  convertere  decrevimus> 
ita  ut ,  (qu  od  [espi us  attejìari  volumus  )  omnes  feiant ,  & 
intelligant ,  nihil  unquam*  nec  antiquius  ,  nec  carius  ex- 
i  ttijfe  quam  prò  Dei  Gloria  ;  &  Cbrijli  ance  Reip.  fa  Iute  , 
Imperium,  Regna  ,  atque  dominia  omnia  nojìra  ,  &  quicquid 
in  tij ;  Dei  benigni tas  nobis  contulerit ,  &  perfonam  ,  fan- 
guinem,  &  vitam  ipfam  nojlram  cuivis  periculo ,  quam  libent 
tijjimè  exponere . 

Hortamur  igitur  Sanclitatem  vejìram  ,  ac  per  Dei  mi- 
Jericordiam  obtejìamur  ,  ut  cum  fpem  rei  bonce  gerendee  in 
celebritatem  veni  videat ,  banc  Dei  ,  &  Reip.  caufam  (  ut 
€0CPrLì  &  polHcetur  )fufcipiat ,  i gnomi  ni  ofamque  ,  ac  cru- 
delijjimam  banc  ortam  fedii ionemf edare  cur&t  ;  fyfuis  auxi- 
l?o,  favor e.atque  exemplo  labentemChrifiianam  Remp.juve^ 
nec  committat ,  ut  Clemente  VII.  univerfalem  Ecclefiam  mo- 
derante ,  per  tot  ignominias  ,  tot  cades  ,  tot  iniurias  ,  atque 

con- 


i44    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

contumelias,  ut  nunquam  enumeranda  mala  eleclus  Dei  pò- 
pulus ,  &  afuis  domejticis ,  &  ab  ejus  crede  libimi  s  hofìibus 
patiatur  . 

Ccsteri  enim  Chrijliani  Principes  facile  Sancì itati $  ve- 

jìns  authoritatem  fequentur  ,  nofque  prò  parte  no/ira  nihil 
cmittimus  ,  quod  prò  Chrijìi  gloria  ,  prò  Chrijìiance  Reipu- 
blicafalute  ,  a  Chrijìi  ano  Principe  Romano  Cafare  Reli- 
gionis  i  &  Apostolica  Sedis  fìrenuo  Proteclore  ,  atque  dcfen- 

forefperaripojjìt ,  bue  que  firmi jjìmum  animum  noftrum  apud 
omnipotentem  Deum ,  cui  nos  omnia  debere  fate  mur  ,  &  San- 
clìtatem  vejìram  ,  quam  filiali  femper  obfervantia  venera- 
mur ,  ac  univerfam  Remp.  quam  vita  ipjfa  no/ira  cariorem 
habemus ,  attejiatum  volumus  . 

Reli  qua  Magni  ficus  Fidelis  fincere  nobis  dileclus  Ccs- 

far  Terramofcha  Confiliarius  ,  ac  equorum  ,  Prafatus  nofer 
quem  ad  id  defìinamus  Sancitati  vefìra  ,   referet ,  cui  eam 

fidemfummam  habere  dignabitur ,  &  Sant'itati  vejìra  ve- 
ram  a  Deo  Opt.  Max.  Fcelicitatem  optamus  . 

Datum  in  Civitate  nofira  Granata,  die  nona  Menfis 
Novembris  ,  Anno  Domini  M.  D.  XX^II. ,  Regnorum  no- 

Jìrorum  Romani  Ofiavo ,  aliorum  vero  omnium ,  XT. 

Carolus  divina  favente  Clementia  èle&us  Ro- 
manorum  Imperator  femper  Auguftus ,  ac 
Germania  Hifpaniarum,  utriufque  Sici- 
lia ,  Jerufalem,UngarÌ2e5DaImatix,Croa- 
tix,  &c.  Rex ,  Arcidux  Auftrix ,  Dux Bur- 
gundix  s  Barbanti*,  &c.  Comefque  Flan- 
"    driae,  &c. 

Y  O     E  L     REY. 

Il 


LIBRO    OTTAVO.         14* 

II  Papa  adunque  avendo  letta  la  lettera  dell'Impera- 
dorè,  toflo  per  mezzo  di  D.  Carlo  delk  Noj  ,  Viceré  del 
Regno,  conclufe  la  pace  tra  lui ,  e  fua  Cesàrea  Maeftà  ,  per 
ciò  che  aveva  prefentito  ,   che  Carlo  di  Borbona  aveva 
Jafciato  Anton  di  Levia  con  una  picciola  parte  deirefferci- 
cito  in  guardia  di  Milano  ,  &  egli  col  retto  avea  rifoiuto 
venirne  fopra  Romane  perciò  tra  le  altre  condizioni  volle  il 
Papa, che  D. Carlo  andaffe  di  perfona  a  ritenere  il  Borbona. 
Partito  dunque  il  Noj  (  come  vuole  il  Tarcagnota  )  il  Papa 
fenza  intendere  la  rifoluzione  dd  Borbona  ,  licenziò  tutte  JJjj^ 
le  fue  genti ,  che  aveva  :  il  Borbona  non  volendo  a  cofa  al- 
cuna del  Viceré  prefìar  orecchio  ,  diffe  rifolutamente,  che 
bifognava  che  Roma  ne  andaffe  a  Taccono  che  il  Pontefice  pa- 
gaie all'efferato  le  molte  paghe  che  aver  doveva  ,  perchè 
non  gii  baftava  V  animo  di  poter  altrimente  con  foldati  ri- 
mediare j  11  Papa  »  che  per  lettere  del  Noj  intefe  non  po- 
ter l'efercito  ritenerli, e  vedeva  già  efferli  il  Borbona  fopra, 
non  avendo  lòldati  da  far  difefa  ,  fi  ritirò   in  S.  Angelo 
con  gran  parte  de5  Cardinali  .  L'  efferato  Imperiale  ,  che 
era  di  40.  mila  perfone,  cioè  14.  mila  Italiani  6.  mila  Spa- 
gnoli,  e?o.  mila  Tedefchi  ,   la  maggior  parte  de' quali 
Tedefchi  erano  Luterani  ,  giunti  in  Roma,  fé  n*  entrò  dal-  Sacco  dì 
h  parte  di  Trafìevere  a'  14.  di  Maggio  1  izy.  con  le  fcaie  iWW*» 
in  Borgo  ,  dove  fu  fatta  difefa  ,  &   il  Borbona   nel  volere 
con  una  fcala  montar  anch'egli  su  la  muraglia,  fu  ferito  da 
una  palla  di  Falconetto  nella  cofcia  ,  e  morendo  non  vide 
il  facco  terribile  ,  al  quale  avrebbe  forfè  potuto  in  parte, 
s'egli  vivuto  fuffe,  rimediare  .  con  la  cui  morte  pagò  egli 
h  penatila  quale  fiera  obbligato  ai  Popolo  Milanefe,quan- 
do  avendogli  dimandato  una  gran  forama  di  denari  per  pa- 
gar i  foldati  ,  quali  di  continuo  il  tormentavano  ,  giurò, 
che  pagandola,  non  avrebbe  permefio  ,  che  da'  faldati  ,  lor 
fuffe  fiata  fatta  nell'avvenire  più  violenza  alcuna  ^  e  che  fé 
ciò  non  faceva  offervare  ,  pregava  Iddio,  che  io  faceffe 
morire  di  archibugiate  nella  prima  fazione  j  ma  perchè 

Sum,  Tom*  V*  T  non 


i46        D-LL*  HISORIA  DI  NAPOLI 

non  offervò  a'Milanefi  il  fuo  giuramento,ed  egli  poi  in  Ro- 
tori? di  noa  dlfgraziatamente  mori  . 

bZÌo*'  ^r  ^echeggiato  il  Borgo ,  entrarono  per  il  Ponte 

'  S.  Sifto  della  Città  ,  e  ne  fu  Ja  roifera  Roma  con  tanta 
empietà  ,  e  fierezza  iaccheggiata  ,  che  non  gli  avrebbono 
i  Turchi ,  o  qualfivoglia  altra  più  cruda  ,  e  nimica  Nazio- 
ne potuto  far  peggio  j  poiché  indiflintamente  non  folo  vi 
fu  fparfo  gran  faogue  ,  e  non  fi  ebbe  rifpetto  alle  facre 
Vergini ,  né  all'argento  ,  oro,  paramenti  delle  Chiefe  ,  ma 
ne  anco  alle  Reliquie  de'Santi  ,  quali  come  cofe  yiliifime 
erano  gettate  per  terra  da  quei  Luterani  ,  che  co  fa  più  fcel- 
Jerata  ,  ed  empia  di  quello  immaginar  non  fi  puote,  poiché 
non  fu  crudeltà  ,  ne   facrilegio  ,  che  in  quello  facco  ufato 
TapaCk*  non  fi  fufle  ,  &  il  Papa  con  molti  Cardinali  attediato   nel 
wTaffe-  Creilo  Sant'  Angelo  con  poca  fperanza  di  foccorfo  ,  né  di 
àìAto.     vettovaglie  ne  flette  . 

Fu  il  corpo  di  Borbona  condotto  a  Gaeta  ,  e  nel  Ca- 
rtello di  quella  Città  fepolto,  ove  fino  al  prefente  fi  vede 
la  fua  Tomba  con  ii  feguente  epitaffio  in  lingua  Spagnola  . 

'Francia  me  dio  la  Lecche 
Sepoltura  Spanna  fuerfa  ,  y  ventura 

di  carfo  Roma  me  dio  la  muorte 

CiV  T Gaeta  la fepoltura. 

Giunto  l'avvifo  in  Francia  ,  &  in  Inghilterra  del  mi- 
JFr/Miffc.ferabile  facco  in  Romaiche  il  Papa  era  attediato^  quafi  pri- 
*  n  Rf  gione  degli  Spagnoli  ,  quei  Re  a  gran  pietà  fi  commoffero, 
f£*Ul~  a'  quali  oltre  il  danno,  e  vituperio  pubblico  de'Crifìani,pa- 
v<tmma~  reva  loro  aver  ricevuta  particolar  offefa.EtTendo  Errico  Re 
^''^d'Inghilterra  Feudatario  di  S.Chielà,  e  difenfore  della  fua 
jtal V  libertà  5  e  l'altro  avendo  titolo  di  Criftianiflimo  ,  per  effer 
i  fuoi  predeceflbri  fempre Itati  Protettori,  e  feudi  de' Pon- 
tefici Romani  contra  qualunque  molestati  li  avellerò;  agiun- 

gen- 


LIBRO    OTTAVO,  147 

gendovi  1'  odio  privato ,  che  amendue  contro  V  Impera- 
dorè  aveano  j  Enrico  perchè  predato  gii  avea  una  graa_> 
fómma  di  danari ,  e  nel  rimediargliela  ,   lo  portava  in  pa- 
role ,  e  Francefco  per  gii  mali   trattamenti  che  nella  tua 
prigione   ricevuti  avea  ,  ctendofi  ,  che  fé  in  mano  d'in- 
fedeli ,    o  barbari  flato  fulTe  ,  non  polca   peggio  efTere 
trattato.  Per  il  che  fperava  con  quella  occafione  ,  aven- 
do feco  in  lega  i  Veneziani ,  il  Papa  ,  Enrico  Re  d' Inghil- 
terra ,  e  Svizzeri  ^  i  quali  molli  a  pietà  del  Papa  ,  e  del-  ^Anch 
V  infelice  Roma  ,  ancor  eglino  follecitavano  lui  a  pigliare  contro  r. 
11  armi  ,  acciò  in  un  medefìmo  tempo  potettero  liberare  il  ^erar 
Papa,  e  riacquifìare  il  Regno  di  Napoli  j  ed  quefto  modo 
l'imperadore  a  bifogno  di  danari  ridotto  avrebbono ,  ac- 
ciò pagandoli  il  Re  Francefco  una  buona  fomma  ,  aveiTe 
ricuperati  i  fuoi  figliuoli,  che  per  ofìaggio  in  Ifpagna  nel- 
le mani  dell' Imperadore    lafciati  avea.  E  concertato  il 
paffaggio  degli  Svizzeri  in  Italia  ,  partecipando  Enrico 
alla  Spefa,  con   prefìezza  fi  affaldarono  nuove  genti   in  Lotrecc* 
Francia,  e  fatto  Capitano  dell'Iroprefa  Odetto  Foix,  Mon-  JJ'J/e  e* 
fìgnor  di  Lotrecco  ,io  mandarono  in  Italia  ,  facendo  mar  deli'  ef- 
ciare  dietro  Jui  le  genti  alia  giornata  ,  affaldando  ,  fé  veni-  ferCìt0 ., 

t  D  P  ■  '  COYltYO    ti 

vano  ,  accio  di  tanta  miferia  iiberaffe  ,  e  nella  prifìina  (uà  RegK0  dì 
libertà,  &  autorità  lo  rimetterle,   e    poi  all' acquifìo  delAV?0/i* 
Regno  di  Napoli  s'inviaffej  e  giunto  Lotrecco  in   Ita   Lotrnc% 
lia  ,  intefe  che  '1  Papa  era  flato  liberato  j  per  il  che  effen-  in  uaiìa 
do  fiato  circa  fette  mefi  afTediato  ,  e  per  aflicurarf^bi fognò 
pagare  a  i  Soldati  400.  mila  feudi,  e  per  avergli ,  fece  vapade. 
fondere   tutti  li  argenti ,  e  vafidi  oro  ,  che  fi  ritrovavano  "»«*''  ' 
falva.ti  nel  Caflello  di  Sant'  Angelo  ,  che  al  culto  Divino  ier'atlQ"t 
fervivano  ,  de'  quali  fé  battere  monete  :  e  non  effendo  ba- 
canti, diede  loro  tre  Cappelli  di  Cardinali  ,  i  quali  furono 
nielli  all'  incanto  ,  ove  non  mancarono  quei ,  che  con  buo- 
na fomma  di  danari  gli  offeriflero  ;  né  per  quello  i'  incor- 
de voglie  de'  Soldati  faziate  furono  ,  minacciavano  pure 
il  Papa  ;  ma  Interponendocifr   i   principali  Capitani  ,  fi 

T     z  quie- 


i48     DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

quietarono  :  E  dovendoli  partire  il  Papa  ,  dopo  di  efferfi 
ogni  cofa  accordata  \   e  morto  il  Viceré  D.  Carlo  ,  come 
appreffo  diremmo  ,  temendo  che  l'accordo    non   gli  tur- 
baiTe  ,  fuccedendo  Generale  dell' efercito   Ugo  Moncada, 
uomo  vario  ,  e  d'  inquieto  cervello  ,  non  afpettò  la  com- 
pagnia ;  che  la  mattina  feguente  i  Capitani  Imperiali  far 
li  doveano  j  ma  di  notte,  ed  in  abito  fconofciuto  ,  e  di 
Servidore   ufcì  di  Cartello,   e  l'opra  un  buon  cavallo  fé  ne 
*/»«?  paTso  in  Orvieto  ,   feguito  da  molti  ,  che  l'andarono   ad 
guanto    accompagnate  ,  ed  ivi  dopo  tutta  la  Corte  concorfe  . 
jujtnna-  Fu  fìimata   la  preda  di  quefìo  fìupendo  facco  quindici 

milioni  d'  oro  ,  poiché  non  fu  foldato  alcuno  di  40.  mila 
che  erano  ,  che  non  fi  caricaffe  di  ricchezze  ;  ma  fu  miraco- 
fl^liK." lè-fa  céùt ,  e  di  gran  fìupore  ,  che  in  termine  di  due  anni 
mo  di     non  fi  trovarono  di  tanto  Effercito  cento  vivi  5  perche  pri- 
W11*  '   ma  ,  che  partiffero  da  Roma  per  la  pefie  cagionata  dalla_j 
vatow'aipuzzz  de' corpi  morti ,  dalla  fame  ,  e  dall'intemperie  del- 
Sacco  di  l'aere  ne  morirono  gran  numero  ,  gli  altri  poi  finirono  ma- 
Roma'    lamente  in  brevifTìmo  tempo  .  Quefìa  calamità  del  Papa. 
Sacco  di  e  di  Roma  a  tutti  generalmente  fpiacque  ,  ma  lbvra  tutto 
Roma     ajpi  mperador  Carlo  V.  che  era  così  Cattolico  ,  e  Criftia- 
difpVal  niflìmo,  fentendo  ,  che  da5  fuoi  Capitani  ,  e  foldati  fenza 
q«e  a     fuo  ordine,  anzi  contro  fua  voglia  effe  re  (iato  il  Pontefi- 
€ario  V'  ce  ,  e   Vicario  di  Crifto  ,  e  di  Roma  capo  ,  &  onore  delia 
Crifìiana  Religione  così  maltrattati  fin  dentro  le  vifcere  , 
le  difpiacque  ,  &  ancorché  fi  ritrovale  in  feda.  ,  e  giubi- 
lo grande  ,  per  efferli  nel  primo  dei  detto  Mefe  di  Maggio 
nato  il  Principe  Filippo ,  volle  farfi  vedere  vefìito  di  lutto, 
e  per  molti  giorni  ne  (lette  niello,  e  di  mala  vogliale-» 
*^£"  di  quanti  di  quel  Effercito  li  capitarono  nelle  mani  ,  punì  di 
dèlia  No-  morte  ,  e  crudeliflime  pene  :  dopo  quello  fatto,  Carlo  del- 
fa  M17.  la  Noja  Viceré  di  Napoli  ammalatoli  di  pelle  in  Roma,  fi 
fé  condurre  nella  Città  di  Averla  ,  ove  nei   principio  di 
Decembre  dell'  anno  1  J27.  morì  ,  e  fu  portato  a  fepeilire 
in  Napoli  nella  Chiefa  di  Monte  Uliveto  ,  e  fuceffe  in  fuo 

luo- 


LIBRO    OTTAVO.  149 

luogo  nel  governo  del  Regno  D.  Ugo  Moncada  Spagnolo  J 
e  fu  quinto  Viceré  di  quello  Regno  , 

O  uicito  di  Roma  il  Papa  ,  come  abbiamo  detto  ,  pò* 
co  appretto  ne  ufcìl'Effercito  Imperiale, guidato  daFiliber- 
to  di  Calon  Principe  di  Orange  fuggitivo  di  Francia  ,  che 
al  Borbona  fuccello  era  ,  e  quei  foidati  di  maliiTima  voglia 
neufcirono  per  andare  a  difendere  il  Regno  di  Napoli  dal- 
l' empito  Francefe  j  ma  fpinti   dalla  forza,  perchè  fi  era- 
no certificati  di  quanto  Lotrecco  far  doveva  ;  però  con 
prefìezza  il  Principe  d' Orange  con  fuoi  foidati  fi  tro  Lotrecco 
vò  in  Napoli    .    .Lotrecco  giunto  in  Italia,  tofìo  attediò'»  ^™. 
Brefcia,  el'acquifìò,  efpugnb  Verona,  e  per  forza  otten- 
ne Alexandria  ;  prefe  anco  ,  e  Taccheggio  Pavia  ,  la  quale 
poco   appreffo  fu  ricuperata  da  Antonio  di  Leva  5  ^  poi 
avendo   in  Bologna  rìftorato  il  fuo  Esercito  ,  licentiò  gli 
Svizzeri,  che  non  avevano  animo  di  feguirlo  pia  oltre, 
avuto  dal  Re  nuove  compagnie  di   Guafconi  con  alcune 
bande  di  uomini  di  armi  ,  e  Sollecitato  da'  Veneziani  ,  non 
efTendo  ancora  in  tutto  pattata  l'afp rezza  di  quell'Inverno, 
cominciò  a  far  marciar  1'Effercito  per  la  Romagna  verfo  il 
Regno  di  Napoli  ;  &  avendo  i  Veneziani  condotto  poco  Lotrecco 
innanzi  a  loro  lìipendio  Valerio  Urfino,  quello  s' inviò  ver-  e£l*J% 
Ìo  il  Tronto  ;  per  poter  per  quella  via  entrare  nel  Regno  ,  jsinpn  . 
ove  efTendo  giunti  ,   &  entrato  lo  trovò  fprovifìo  di  guar- 
dia ,    non  avendo   fiimato  gì' Imperiali  dover  da  quella 
banda  effer  affai  tati  ;  Valerio  dunque  in  breve  prefe  gran 
parte  dell' Apruzzo  ,  efecefopra  il  Fiume  di  Pifcara  un 
ponte  fenza  contrailo  alcuno  ,  in  tempo  che  non  avea  Lo- 
trecco col  retto  dell'Efferato  parlato  Fermo,  il  quale  aven- 
do ciò  intefo  ,  fpinfe   ancora  egli  le  fue  genti,  &   unita-  <pr;nctpe 
mente  nel  Regno  entrarono,  &  una  gran  parte  della  Puglia  #  Oran- 

y»  1      CI   C0  7l\  7 

ne  guadagnarono  ',  Perilche  il  Principe  d'Orange,  Generale mìla^trl 
dell'Efferato  Imperiale,  tofto  in  Napoli  fi  ritrovò  con  1  sifone  in 
mila  Fanti,  e  3000.   Cavalli,  i   quali  impoltroniti   nel^M'- 
Sacco  di  Roma ,  non  fi  trovavano  troppo  avvezzi  all'armi: 

Ma 


ijo    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Ma  D.  Ugo  Viceré  del  Regno ,  virto  il  pericolo  grande,  to- 
rto attefe  a  fortificar  la  Città  ,  e  fé  far  molti  baftion  i  nella 
montagna  di  S.  Eramo  ,  ove  pofe  quattro  groflì  ,.  e  fu- 
perbi  cannoni ,  e  diede  la  guardia  di  tal  Fortezza  al  Sig. 
f^'^FabbrizioMarramaldo  ,  il  quale  avea  fotto  di  fé  800.  pe- 
mZdT  doni  Italiani ,  a' quali  diede    per  aJlogiamento  il  Borgo 
Governa,  dello  Spirito  -Santo  per  infino  al  Cartello  nuovo  j  agli  Spa- 
*  ìtali1     gnuo^  fi  diede  il  quartiere  dell'Incoronata  per  infino  a 
Capuana  ,  a'  Tedefchi  fi  diede  dalla  porta  di  S.  Gennaro 
infino  alla  porta  Nolana  ,  e  dei  Mercato  :  a  gli  uomini  di 
armi ,  &  a'  Cavalli  leggieri  la  Sellarla,  l'Armieri ,  la  Log- 
gia ,  e  la  piazza  dell' Olmo  ,  del  quale  Efercito  era  Gene- 
ral Capitano  il  Principe  d'Orange  ,  il  Sig,  Ferrante  Alar- 
cone  era  Maertro  di  Campo  di  tutto  1'  Efercito  ,  il  Signo- 
Girolamo    Morrone  nobile  Cremonefe  era  Provveditore 
fopra  la  vettovaglia  ,  il  Marchefe  del  Vafto  di  tutte  le 
genti  a  piedi  era  Governatore  ,  il  Signor  Giovanni  di  Ur- 
bino Spagnuolo  era  fotto  Maertro  di  Campo  ,  la  fopraguar- 
dia  della  notte  fu  ai  Signor  Ferrante Sanfeverino  Principe 
di  Salerno  raccomandata  ;  &  ancorché  di  pochi  anni  egli  fi 
fuife ,  era  Capo  Colonello  de'  Tedefchi  D.  Luigi  lcar- 
to  ;  era  Cartellano  del  cartello  nuovo  ,  il  quale  teneva  ap- 
Gìrola-    pi efìb  di  fé  300.  buoni  foldati  con  vettovaglia ,  e  moni- 
™rino'  '"zioni  per  due  anni,  nel  qual  cartello  erano  ritirati  con  li 
Eietto      loro  figliuoli  la  Principerà  di  Sulmona  già  moglie  di  Don 
fllaCit'C2Li\o  della  Noja  con  molti  altri  Signori  ,  e  Signore,  & 
il  Magnifico  Girolamo   Pellegrino  Cittadino  Napoletano 
£*"«•">' era  Eletto  del  Fedeli/Timo  Popolo  della  Città,  uomo  di 

a     Tog-  ,,  ,  * 

giocate    governo  ,  e  di  gran  valore  . 

15*8.  Ora  avendo  Lotrecco  avuto  quafi  tutte  le  Città  di 

%™*~n Terra  di  Lavoro  ,  fuora  che  Ifchia  ,  e  Gaeta  ,  alli  28.  di 
Tefa  in  Aprile  iyz8.  fi  trovò  intorno  Napoli  ,  &  avendo  accampa-. 
lega  con  t0  jj  fu0  efercito  appretto  Poggioreaie  ,  circondò  la  Città 
Jomro}  da  tutti  i  lati ,  folo  reftando  a  gli  attediati  libero  U  porto, 
imperio  ma  non  già  il  mare,  perchè  ]'  armata  Francefe  guidata  da 

An- 


LIBRO    OTTAVO.  iji 

Andrea  di  Oria  ,  come  fi  dirà  ,  trascorreva.^  per  tutto  ,  &  d%rì*l 
avendo  V  efercito  Francefe  tolte  l'acque,  che  dentro  fa  Generai 
Città  tenevano  ,  fovente  con  i  faldati  che  dalla  Città  ufci-  del  mAYe 

P  BX    lì    R  *• 

vano  battagliava  ;  per  il  che  le  cofe  dell'  Imperadore  era-  di  Fran* 
no  quafì  difperate  ,  tanto  più,  che  Andrea  di  Oria  Genera-  "*  • 
ie  del  mare  per  il  Re  di  Francia  ,  fcorrendo  con  17.  galere 
per  le  marine  di  Napoli  ,  dava  grandifiimo  terrore  a  tutti 
gl'Imperiali;  ma  Jafciato  Filippino  di  Oria   fuo  nipote  Fuìpp}m 
con  otto  galere,  che  non  facette  entrar  vettovaglia  alcuna  d'Oria 
nella  Citta,  egli  fenepafsò  in  Genova.  Filippino  dun-  alla-  . 
que  avendo  tal  carico,  fpeffo  fovente  fino  al  porto  di  Napo-^/J^. 
li  veder  fi  faceva  :  Il  che  fentendo  il  Viceré  D.  Ugo  n'  eb- 
be gran  difpiacere  ,  e  tofìo  fé  armare  ibi  galere  ,  e  due  fo- 
tte ,  che  avea  nei  porto  con  alcuni  vafcelli  minori ,  e  porto- 
vi fopr a  il  fiore  delle  genti  della  Città,  effo  in  perfona  , 
con  ilMarchefe  del  Vallo,  il  Principe  di  Salerno,  Afca- 
nio  Colonna  ,  il  Gobbo  Giufìiniano,  &  altri  Cavalieri  prin- 
cipali  con  animo  di  affrontare  quello  inimico  ,  e  vincerlo 
di  certo.  Filippino  che  n' ebbe  odore  ,  avendoti  fatto  da- 
re da  Lotrecco  300.  buoni  archibuggieri ,  l' imbarcò  a  Ve- 
teri  pretto  la  Cava,  e  fi  pofe  in  ordine  per  la  battaglia; 
&  avendo  nel  primo  di  Maggio  vitto  ufcire  l'armata  Impe- 
riale per  le  bocche  di  Capri  ,  egli  fi  ritirò  in  alto  mare  ,  e 
mandatone  Nicolò  Lomellino  con  tre  galere  fopra  vento  , 
acciò  nel  meglio  delia  zuffa  dettero  di  fianco  fopra  1'  ini- 
mico, etto  con  le  cinque  altre  afpettò  nel  capo  d' Or- 
fo  .  D»  Ugo  credendo  ,  che  le  tre  galere  nemiche  per  pau*  Guerra 
rafuggittero,  pensò  con  avantaggio  affrontare  le  cinque  ffcapo 
dell'  Oria  ,  e  fi  attaccò  con  T  artigliarle  la  battaglia  fieri f-  d'Orfo . 
lima,  e  dopo  venuto  alla  ftretta  ,  gì' Imperiali  erano  fu- 
periori  *,  ma  fopragiunte  le  altre  tre  galere  nemiche  ,  che 
con  tanto  empito  ,  che  tolfero  a  gl'Imperiali  le  vittoria 
di  mano  ,  e  vi  morì  nella  battaglia  D.Ugo  di  Moncada^^  # 
con  forti  700.   de'fuoi  ,  tra' quali  vi  fu  il  Signor  Cefare^X* 
Ferramofca,  il  Signor  Gafparo  di  Aquino,    D.  Pietro ^0y, 

Car- 


isz    DELL1  HISTORIA   DI  NAPOLI 

Cardona  Siciliano  ,  &  altri  valorofiffimi  Capitani  :  e  fi  dif- 

fe,  che  D.Ugo   meritò  di  avantaggio  quella  morte,  e 

peggio  ,  per  effere  egli  fiato  nel  Sacco  di  Roma  il  primo  , 

.   .  e  per  aver  anco  Taccheggiato  la  Sacrefiia  di  San  Pietro  5  li 

trlgiln\\  Marchefe  del  Vafto  Afcanio  Colonna.con  molti  altri  Cava- 
lieri principali  furono  fatti  priggioni  .  Filippino  avendo 
pofìe  due  Galere  nemiche  a  fondo  ,  e  fatto  due  altre  pri- 
gioni fé  ne  andò  tofto  vittoriofo,  e  lieto  a  ritrovare  il  Zio, 
reftando  quel  mare  tutto  pieno  di  fangue  per  la  gran  mor- 
talità dell'una  ,  e  l'altra  parte  :  £  giunto  in  Genova  pen- 
fando  di  quei  prigioni  averne  una  graffa  taglia  intefe  ,  che 
il  Re  di  Francia  per  fé  gii  voleva  ,  del  che  Andrea  d'Oria 
forte  fi  dolfe  e  tanto  più  fi  fdegnò  ,  che  dovendo  aver  da! 
Re  alcune  paghe  ,  ne.era  menato  di  continuo  in  parole  per 
quefta  cagione ,  e  perchè  anche  il  Marchefe  dei  Vafto  ,  & 
Afcanio  Colonna  tanto  li  dittero  ,  eh'  era  migliore  fervire 
all'  Imperadore,  che  al  Re  di  Francia  ,  che  '1  d'Oria  la- 
feiato  il  fervigio  di  detto  Re  fi  accoftò  all'  Imperadore  , 
&  avendo  poi  in  Genova  fatta  gridar  libertà  ,  ne  cacciò  i 
Francefi  ,  che  molti  anni  tenuta  1'  aveano  ,  per  cui  il  fat- 
to meritò  ,  che  l' Imperadore  io  facefle  Principe  di  Mel- 
fi nell'  anno  153  r.  Il  cui  Principato  poco  avanti  era  devo- 
luto alia  Regia  Corte  di  Napoli  per  la  ribellione  di  Gio- 
vanni Caracciolo  ,  l'onorò  anche  dell'Ordine  del  Tofoti 
d9  oro  ,  e  nell'  ifteflb  tempo  in  Napoli  per  un  pezzo  fi  udì 
un  motto  da' fanciulli  dicendo:  quando  il  Marchefe  andò 
per  mare  ,  Andrea  d'Ori  a  fece  rivoltare  . 

.,S"0CZ         Lotrecco  che  alcuni  roefi  all'afledio  di  Napoli  ftato 

e  rezza  ai  ,.  .,  ,  ,,  ••     •  j-ji_ 

lotrecco,  era  non  volle  mai  batterla  con  1  artegliene  ,  dicendo  che 

non  voleva  rovinare  così  bella  Città,  ma  volerla  intiera 

godere,  con  tutto,  che  di  continovo  danni  grandiflimi 

da'  Napolitani  ricevea,  e  mafiimamente  da  un  Geniluomo  , 

e  famofo  bandito  della  noftra  Terra  di  Lavoro  ,  chiamato 

VertjùlopQf  f0pra  nome  Verticillo  ,  quale  ritrovandoli  bandito  , 

&T/fe*L  aveva  avuto  grazia  dal  Principe  di  Orance.  dei  maleficio 

li.  pafla- 


LIBRO      OTTAVO.  in 

paflato>quefìo  ogni  notte  faceva  ufcire  dall'attediata  Città 
lacchi  pieni  di  grano  marciose  Ji  faceva  buttare  nell'acque 
de  i  Francefile  quali  bevute  da  i  loro  cavalli,crepavano  tut- 
ti^ dopo  quelli  danneggiando  alla  peggio-,  econducer  facea 
nella  Città  befliame  ,  &  altri  molti  fuffidj  ,  per  rinfrefca- 
re  i  poveri  attediati  con  grandiffimo  danno  dell' efercito 
Francefe  .  In  tanto  ,  che  in  una  notte  fé  pigliare  da  quel  Franceji 
Jo  ,  più  di  cento  Bovi ,  quali  furono  a'  Napolitani  di  gran-  comincia- 
difììmo  giovamento  ,  da' quali  fu  grandemente  amaro ,  e*0  amo' 
riverito,  benché  altri  falfamente  ciò  abbiano  fcritto  .  Ora  ajjìdhdi. 
ettendo   il  campo  Francefe  cominciato  a  indebolire  ,  &Ar<*M'» 
ettendo  la  vendemia  quafi  matura ,  i  miferi  Francefì  in* 
gordiflìmi    di   ogni  forte  di  frutti  ,    facilmente   per  lo 
difordinato  mangiare  di  quelli ,  loro  veniva  la  febbre  di 
tal  maniera  ,    che    in   poco    fpazio    ne  morirono    mol- 
ti .    Con    quefta  occafione  ,  e  con  effere  in  queir  efìa- 
te  V  aria  peflìma  delie  paludi  ,  e  dell'  acque  aggregate-j 
tolte  già  dalli  Francefì  alla  Città  ,  e  per   molti  difag- 
gi patiti  ,   ne  morirono  in  così  gran  numero,  ch'erano 
.tornati  al  terzo  ,  del  che  accortoli   il  Campo  imperiale^», 
ufcì  dalia  Città  ,  andando  infino  a' loro  bacioni  ,  e  li  fé- 
ronograndiflìma  fìragge.  Lotrecco  ,  che  da'  fuoi  fu  af- 
figliato, che  fi  allargale  da  quell'  aria  puzzolente  ,  in  niun 
modo  partir  fi  volle  ,  fperando  per  la  gran  fame  pretto  ren- 
der fi  dovette  ;  ma  venutone  ogni  giorno  al  peggio  ,  egli 
per  collera  fi  ammalò  ;  e  credendogli  il  male  ,  &  avendoti  u       ,. 
due  volte  fatto  falattare,  ma  ne  ufcì  fangue^peròalii  i  y  di  loVL* 
Agofìo  i  ja8.  tutto  pieno  di  fdegno,  mori .  Per  la  cui  mor-     us*. 
te  i  Francefì ,  che  refìati  erano  fenza  far  altra  elezione  di 
nuovoGenerale,  lafciati  i  loro  alloggiamenti  con  l'arte- 
glierje  di  notte  ,  con  maiiflimo  tempo  d'acqua  ,  in  Averfa 
fi  conduttero  .  Neil'  ifìefs'  ora  FabbrizioMarramaido  con 
Ja  fua  compagia  d'Italiani  giunfe   a  Somma  ,  e  la  prefe  , 
e  fé  prigioni  50.  uomini  d'  armi  Francefì  ;  &  il  fimile  fe- 

ce  0  N°ta '■  e  poi  a  Benevento  ,  a  Nocera  ,  a  Capua  ,  &  a 
SumTom.V*  y  Poz- 


M4    DELL'  HISTORIA    DI  NAPOLI 

Pozzuolo  .    In  queiìo  mezzo  gli  alloggiamenti  de'  Francefi 
che  non  eran  da  niuno  difefi  ,  dagi'  Imperiali  affiditi  furo- 
no ,  faccheggiati  con  meraviglia  grande  di  coloro,  che 
predavano  i   perciochè  oltre  l'infinite  armi  ,  e  pezzi  di  ar- 
tiglierie ,  che  vi  trovarono,  per  tutto  erano  diftefi  Frati- 
cefi  ammalati,  civettavano  per  morire,  e  dentro  i  Padi- 
glioni vi  erano  nate  ]'  erbe  in  fegno  delia  perdita  loro  ;  ma 
prima  che  quelli  in  Averfa  fi  fortificaffero ,   dal  Principe 
di  Grange  attediati  furono  ,   e  fca ratizzandovi ,  fu  morto 
il  Marchefedi  Saluzzo,  e  Pietro  Navarra  fatto  prigione  . 
E  allj  29. di  Agofìo  furono  talmente  i  Francefi  sbaliggiati, 
che  non  ne  ritornò  uomo  vivo  in  Francia;  e  quella  fula_j 
f"".^"  fine  di  Monfignor  Lotrecco  nel  Regno  di  Napoli  ,  che   di 
dì  Lo-     00.  mila  perione  ,  che  vi  condulie ,  non  ne  reno  uno  vivo  , 
trjcto  .    e  quelto  fu  il  fecondo  Principe,  che  il  Regno  di  Napoli  tra- 
vagliò ,  il  cui  Capo  effendo  flato  fotterrato  neJP  arena_j 
degli  alloggiamenti ,  ove  egli  morì  ,  fu  poi  da  un  crudele, 
&  avariflìmo  Spagnuolo  tolto,  e  fotterrato   in  una  canti- 
na natia  cafa  dov'egli  alloggiava  nella  Piazza  della  Sel- 
larla ,    fperando  averne  da  qualche   Cavalier  Francefe^j 
quantità  di  denari  ;  ma  non  eifendogii  riufcito  il  difegno, 
dopo  certo   tempo  faputofi ,  fu  per  ordine   di  Confalvo 
Ferrante,  Duca  di  Seffa  ,  nipote  dei  gran  Confalvo  ,  fatto 
fepellire  in  ui  Sepolcro  di  marmo  nella  fua  Cappella  alia 
Chiefa  di  Santa  Maria  la  Nova  appreffo    al    Corpo  dei 
Beato  Giacomo  della  Marca  ;  Un1  altro  limile  Sepolcro 
fé   fare  all' incontro  di  quello,  evi  fé  porre  il  Corpo  di 
Pietro  Navarra  Vaffallo  dell'  Imperadore  ,  il  quaP  efìendo 
andato  a  fervire  il  Re  di  Francia  ,  come  già  fi  è  detto  ,  fat- 
to prigione  morì  carcerato  nel  Cartello  Nuovo  ,  &  all'uno, 
&  all'altro  furono  intagliati  Ji  feguenti  Epitaffi  • 


Od  et- 


LIBRO  ottavo;  i;| 

Odetto  FuxioLutrecco. 

Confalvus  Ferdinanda,  Ludovici 
Fil.  Corduba  Magni  Confalvi  ne- 
pos.Quumejusofla,  quamvisho- 
ftis  avito  facello ,  ut  belli  fortuna 
tulerat,  fine  honore  jacere  compe- 
riffet  !,  humanarum  miferiarum 
memor  ,  Gallo  Duci  ,  Hifpanus 
Princepspofuit. 

Oifibus,  8c  Memoria. 

Petri  Navarri  cantabri,  folerti  in 
expugnandis  Urbibus  Arte  clarif- 
fimi,  Confalvus  Ferdinandus Lu- 
dovici Filius  ,  Magni  Confalvi  ne- 
pos  Sueffx  Princcps,  Ducem  Gal- 
lorumpartem  fecutum,  pio  Sepuk 
chri  munere  honeftavit  .  Cum 
hoc  in  fé  habtbat  preclara  virtus  9 
ut  vel  in  fofie  fjt  admxrabilis ,      ~ 


V    z  Per 


ij6     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Per  Ja  morte  di  D.Ugo  di  MongadaVicerè  del  Regno* 

Principe  nel  primo  di  Maggio  dell'  ifteflò  anno  i  J28.  gli  faccette  in 

Viceré die^°  &overno  Filiberto  di  CaJon  ,  Principe  di  Orange,  così 

Napoli    ordinato  dalla  Maefìà  Cefarea  ,  il  quale  fu  fefìo  Viceré  del 

Regno  ,  &  avendo  egli  governato  fino  a  fei  mefi  ,  nel  mefe 

di  Novembre  dell'anno  ifteftb,  partì  di  Napoli  chiamato 

dall' Imperadore  ,  Jafciando  iuo  Luogotenente  D.Ferran- 

raJI'd'  te  di  Aragona  Duca  di  Mont'  Aito  ,  che  fu  quarto  Luo» 

^Aragona  gotenente  del  Vicerèdi  Napoli. 

tlnettT"         Poi  neI1>  anno  ,4*9#  effendofi  abboccata  Luifa  madre 
dei  Re.    del  Re  Francefco  con  Margarita  ,  Zia  deli'  Imperadore  ne' 
gno.       confini  di  Fiandra,  fu  per  mezo  loro  fiabilita  la  pace  fra 
f,^/™ quelli  gran  Principi  ,  ed   il  Re  Francefco  avendo  pagato  a 
dorè,  e  la  Carlo  Quinto  due  milioni  d'  oro  ,  ne  riebbe  i  due  fuoi  Fi- 
f  ranch  .gliuoli  ,   i  quali   per  oftaggi  circa  anni  tre  fiati  erano  con 
V  Imperadore  ,  promettagli  già  ,  come  fi  è  detto  nel  pre- 
cedente capitolo  ,  e  condottala  in   Francia,  fu  corona- 
ta Regina  con    grandifiima  pompa    nella  Chiefa  di  San 
Dionigi . 

Equi  pattar  fotto  filenzio  non  fi  deve,  che  fra  gli 
altri  Cardinali  creati  dal  fuddetto  Pontefice  ClementeVII. 
ordinò  Cardinale  Prete  del  Titolo  di  S.  Clemente  V  Illu- 
fori filmo  Arci  ve  fcovo  Materano,  &  Acherontino  chiamato 
d'Andrea  Matteo  Palmiero  nofìro  Napoletano  j  fatto  poi 
Governatore  dello  Stato  di  Milano  della  Maeftà  predetta. 
La  cui  antica  ,  e  nobile  Famiglia  ,  adeffo  anche  è  viva  in 
Napoli  ,  e  non  mica  fpenta  ,  adorna  non  folo  di  Baronie , 
Dignità  Ecclefiaftiche,  come  fi  è  detto,  &  infpecialità  per 
aver  ritenuto  detti  Arci vefcovati  per  lo  fpazio  di  cento, 
e  più  anni  i  ma  ancora  di  varj  Abiti  di  Malta  ,  S.  Giaco- 
reo  ,  Calatrave,  e  di  altri ,  di  molti  carichi  Militari ,  Pa- 
rentadi con  le  prime  Cafe  di  Cavalieri  Napolitani,  e  d'Ita- 
lia, di  Ambafciarie  a  diverfi  Potentati  ,  di  Magiftrati,  di 
ricchezze,  &  in  fomma  di  ogni  altra  grandezza  aggrandita  , 
che  può  rendere  per  ogni  parte  una  Famiglia  chiara  ,  ri* 
guardevole  ,  enobiiiffima  >  Nel- 


LIBRO    OTTAVO.  is7 

Neil'  iftefib  tempo  ancora  feguì  Ja  pace  tra  V  Impera-  n^  ™ 
dorè  ,  e  Papa  Clemente  ,  nelJa  quale  fu  prometta  ad  Alef-  r udore  e 
fandro  de'  Medici  fuo  Nipote  per  moglie  Margarita,  figlia  ***f(fe* 
naturale  di  Carlo  ,  con  ciò  dovette  Carlo  riponere  in  Fio- 
renza la  Famiglia  de'  Medici  neJT  antica  fua  dignità  ,  con 
altre  promette  tra  1' una  parte  ,  e  l'altra,  come  nella  fe- 
guente  Capitolazione  fi  vede  . 

Capìtula  pachi  é*  foderi  s  inita  inter  Cafaream  Ma- 
jefìatem  Caroli  Quinti  ,  &  Sanditatem  Summi  Pontifi- 
ci $  Clementi s  Septimi  fub  die  zyjunii  anni  M.DJXXLX. 
in  quibus  intervenerunt  prò  AmbaJJa  tori  bus  ,  fcilicet  prò 
ditìa  Cafarea  Majejìate lllufìris  MercurimusGattinaria 
~Magnus  Cancellarius  ,  é*  Ludovicus  de  Flandria  miles 
Sua  Cafarea  Majejìatis^  Cancellarius ,  &  Confiliarius  , 
ÌAagifier  Sequejìrorum  ',  &  prò  parte 'ditta  Sanditati s  , 
Reverendi  in  Còri  fio  Patres  Hyeronimus  Soledus  Epfco- 
pus  Vafwnenfis  Sua  Sanditatis  Magijìer  Domus  ,  &  hoc 
prò  reficienda  Italia  a  tantist  totque  calamitatibus,  &  ob 
Guerrarum  turbines  ,  &  ftgnanter  ob  obfidionem  Regni 
Neapolis  per  Gallos  in  Regno  •  &c* 

Inprimis  quietabunt  inter  fé  de  omni  rancore  ,  é* 
odio  inter  eos  forfan  prò  retro  adi s  temporibus fuccejjis  \ 
Ita  quod  in  pojierum  relinquatur  5  &  prò  deletis  ,  &  ex- 
tinclis  habeantur  &c  Tta  quoà  ex  nunc  in  anteaftnt  ad  in- 
vicem  amici  ,  &  fideles  ì  &  eorum  amici tia  nojijtt  cantra 
quempiam  ,  fed  &c. 

Item  ,  quod  diala  Cafarea  Majeftas  erit  in  favor em, 
&  protetiionem  perpetuam  Sanda  Romana  Ecclefia%  ejuf- 
que  bona  ,  &  Civitates  defendat  • 

Item^  quod  quando  contingerit  Cafaream  Majefatem 
pertranfre  cum  ejus  exercitu  per  loca,  &  terras  dièta  Ro- 
mana Ecclefia ,  non  permittat  ,  quod  Vajjalli  dida  Ec* 
clejia  in  aliquo  indebite  epprimantur  ,  o*  ipftparant  ne- 
cejjaria  dido  exercitui  ,  jujto  pretto  mediante  • 

Item 


DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Item ,  promift  ditta  Cafarea  Majeftas  ,  quodfìante 
matrimonio  contratto  Inter  lllufìrijf.  Alexandrum  de  Me* 
dicis  ejufdem  Sancitati s  Nepotem  ,  &  Illuflr.  Margari- 
ritam  de  Auflria  ejufdem  Ctifar.  Majejìatis  filiam  natu. 
ralem,  reftituetur  in  pojfejjione  Civitatis  Fiorenti  a  ,  ©- 
ad  omnia  occupata  per  inimicos  ,  <&  rebelles  ditta  San- 
ta tati  s . 

Item,  quod  protettionem  fufcipiat  ditta  Majefas , 
quod  dittus  Alexander  rejiituatur  in  pojfejjione  oblatorum 
per  Vcnetos  ,  &  Ducem  Ferrari  a,  v»i*  Civitatem  Cernirti 
Ravenna  ,'  Mutincs  ,  &  Regii  ,  &  Tubini,  citra  Praju- 
dicium  Jurium  Romani  imperii  • 

Item  ,  quod  prò  beneficio  ditta  rejìitutionis  ditta 
Santtitas  teneatur  ipfi  Cafarea  Majejiati  ,  é*  fuis  in 
Regno  fuccejfori bus  Movam  invejìituram  facere  de  ditto 
Regno  Neapolitano  ,  eidemque  remittere  omnem  cenfum 
impofitum  per  ultimam  invejìituram,  retinens  tantummo- 
do  equum  album  infignum  recognitionis  ,  &  quodfint  rem 
fervata  ad  ditti  Cafaris  prafentationem  24.  Ecclefa  Ca_ 
thedrales  ipfius  Regni  ,  prout  antecejjbres  confueve- 
runt  v.$. ditta  invejìitura  in  contrarium  dittent,quafunt 
v.$. 

I  Archiepifcopatus  Salemitanus - 
Z     Archiepifcopatus  Regi nenfis  * 

3  ArchiepifcopatusTarentinus  • 

4  Archiepifcopatus  Brundufmus  . 
$     Archiepifcopatus  Hidruntinus  • 

6  Archiepifcopatus  Tranenfs 

7  Archiepifcopatus  Materanenfis  • 

8  Epifcopatus  Aquilanenjis  . 

9  Epifcopatus  Cajetanus  • 
io  Epifcopatus  hancianenfis  • 

I I  Epifcopatus  Crotonienfis  . 
1  1  Epifcopatus  Trópenfis  . 

1 3  Epifcopatus  Monopolitanus .  . 

14  fc*pt~ 


I 


t/JBJRO    OTTAVO.        i^ 

14  Eptfcopatus    Gallipolitanus  . 
I  y   Epifcopatus  Cajielli  Maris  . 

16  Epifcopatus  Puteolanus. 

17  Eptfcopatus  Cajfanenfis . 

18  Epifcopatus  Mutilanenfis  • 

19  Eptfcopatus  Acerrarum  , 

20  Epifcopatus  Ogientinenfs  • 
Zi    Epifcopatus  Arianenfis  . 

22  Epifcopatus  Potentinus  . 

23  Epifcopatus  Trementienfis . 
34  Epifcopatus  Juvenacceus  • 

Itempromittit  dicla  Sanelitcts  >  ^aoc?  qtiamprimum 
diala  Cefar.  Majejìas  pervenerit  ad  prafentiam  fuam  , 
deofculaturafuos  pedes  ,  &•  r#  exibitura  tantum  honoris^ 
è*  amori s,prout foli tum  eft  redo  Imperatoribus  concedi  > 
$*  infilium  primogenitum  Santi cs  Romance  Ecclefia  am- 
plecli  ,  eumque  in  Coronam  recipiendam  ,  fafciis  Im- 
peri alt  bus  de  more  fumé  ndi  s  >  omnibus  illis  gratiis  ,  &* 
privilegiis  cateris  aliis  Imperatoribus  devetero  deca* 
ratum  , 

Z/£m  ,  #«/#  Ducatus  Ferrari  a  tanquam  Feudum  Ec- 
clefa  ad  Sedem  Apofìolicamfpeelat  jura  dirceli  dominiti 
jure  merito  ad  eam  devolutus  e  fi  ob  not  ori  am  felloni  a  m^» 
lllujìrifs.  Alphonfi  de  Aefie  Ducis  Ferraris  ,  &  feriteti* 
tiam  contra  eum  latam  in  Concijìorio  Sua  Santìitatis  > 
■propterea  promittit  dióìaCafar.  M.  ^«oì/  quandocumque 
recuperatis  pradiótis  Civi  tati  bus  fupra  exprejjls  ,  tW  /'«- 
jfrtf  ,  «SW  Sanetitas  voluerit  dicium  Feudum  reintegrare^ 
&  fententiam  pradictam  exequi  ,  ^«0^  Cafar  ipfe,  uti  pri- 
tnogenitus  Eccltfia  brachium  feculare  &  auxilium  ,  #c 
tanquam  advocatum  &  protectorem  dieta  Ecclefia  prajìa- 
bit  .fumpiibus  tamen  ipfius  Feci  e  fi  a  . 

Item  ,  quia  Status  Mediolani  ,  ob  rebellionem  Frati- 
*Ìft*  Sfortia  ,  Ducis  pratenditur  devolutus  ,  &  quia  di* 

clus 


160    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

clus  Francifcus  jurafua  proponere  ,  &  defendere  non  va- 
luti, convenerunt^quod  participato  invicem  confittoci  di- 
clus  Dux  innocens  erit\Status  ei  refi  tu  an  tur, fi  vero  reus 
&  merito  diclus  Status  ad  Romanum  Imperiumf peti  are  , 
&  devolutus  cenfetur  ,  licet  ad  Diclam  Caf  M.  rationem 
diredi  domini ifpecl et  \  tamen  ad  totius  Italia  quietem_> 
prafervatur  ,  quod  cum  Confilio  di  ci  ce  Sanclitatis  de  eo 
difponatur  . 

Item  ,  quod  in  fadere  inito  inter  Leonem  Papam  De- 
cimurri  ,   &  Cafarem  ,  cum  in  ultima  Invefìitura  Regni 
Neapolitani  Cafar  ipfe  promittit  fé  curaturum   ,  quod 
lllujìrifs*  Francifcus  Sforti  a  obfervet  Confìitutiones  Sa- 
lì s  ,  prout  obfervabantur  inter  ipfum  Leonem  ,  &  Regem 
Francia,  ipfeque  Cafar  pratendens  dialo  feederi  ,  &  ipfius 
Capitulationi,  quantum  in  ipfo  erat  eumfatisfecijje  ,  nec 
prò  eavoluijje  imponere  fervitutem  Feudo  imperiali  ;  ò* 
impoftam  nonfufiinere  ,  nec  imponi  poterat  abfque  con- 
fenfu  direéìi  dominii  ,   &  feedus  illud  perfonas  contrahen- 
tium  non  excedere,  nec  adfuccejjbres  tranfre  \  quininimo 
pojì  ipfius  Leonis  obitum  ,  confentiente  etiam  ipfo  Franti- 
feo  Sforila  ,  fuerit  òujujmodi  falis  difìribuendi  in  dicìo 
fìatu  Medici  ani  conceffum  Sereni jfimo  ipfius  Cafar  is  Fra- 
tri  Ferdinando  Vngaria  Regi ,  cui  ipf a  Cafar  non  inten- 
dit  prajudicare  5  Cupiens  tamen  fati sfacere  dicla  Sancii- 
tati  ,  promittit  fé  curaturum  ,  quod  idem  Rex  ,  durante^» 
vita  ipfius  Sanclitatis,  &*  per  duos  annos  poft  ipfius  obitum 
eonfentiet  diali  falis  difìributioni  in  diclo  Statu  Me  di  ola- 
ni  per  diclam  Suam  Santìitatem^citra  tamen  prajudicium 
Sacri  Romani  Imperi 7 . 

Item  ,  quod  principaliter  hoc  feedus  traclatur  prò  bo- 
nopuhlico  ,  ò*  prò  pace  inter  diclam  Sanclitatem  ,  &  Ca- 
faream  Majef/atem,  conventum  eft%  quod  in  ea  compreben- 
datur  Serenijjjmus  Ferdinandus  Vngbaria  ,  é*  Boemia 
Rex,  Frater  dicla  Cafar  ea  ,  tamquam  unus  exprinci- 
palibus  ,  quam  ratificare  babeant  infra  fex  menfes  . 

Item 


LIBRO    OTTAVO.         i*i 

Item  ,  qttod  di  da  Cafarea  Majeftas  babeli t  in  par- 
ticularem  protedionem  totam  fumili am  de  Medici s  :  Sta- 
tum  Barchinote  dia  pradicìa  2<).Junii  i  529.  in  littera- 
Yum  Regi  arum  feptimo  fol.  J46.  loca  fubfcriptionum  pra* 
diàlorum  Potentatum  contrahentium  . 

Volendo  dunque  l'Imperadore  riporre  nello  fìato  di  Fio- 
renza AlefTandro  de'Medici  >  conforme  alia  Capitolazione, 
deliberò  ferviriene  per  queir imprefa  del  Principe  d'Oran- 
ge  Viceré  del  Regno  \  per   il  che  mandò    in  quei  governo 
Pompeo  Colonna  Cardinal  di  Sa  nta  Chieià ,  il  quale  fu  ri-   Tompet 
cevuto  in  Napoli  nel  principio  dell'  anno  1530.  che  fuUCohnna 
fetcimo  Viceré,  e  tofìo  che  giunfe,  convocò  il  general  par-^"*^' 
Jamento  nel  folito  luogo  in  S.  Lorenzo  ,   nel  quale  fu  con  ceri  di 
clufodi  fare  alPImperadore  un  donativo  di  ducati  tfoo.mila^' 
per  cagion  della    fua  Coronazione  ;  e  fu  eletto  a  portarlo  in    iJi^' 
Bologna  a  fua    Cefarea  Maeilà  D.  Ferrante  Sanfeverkio, 
Principe  di  Salerno  ,  la  quale  elezione    molto  difpiacque 
al  Cardinale  ,  e  ne  venne   a  parole  con  il  Principe  ,  come 
in  progreflb  diremo  5  ne  difpiacerà  a'curiofi   ,  ch'io  ri- 
ferita V  origine  di  quello  Cardinale ,  conforme  a  quel  che 
nella  vita  di  lui  feri  ve  Monfignor  Paolo  Giovio  ,  il  quale 
vuole  che  egli  fia  fiato  fratello  di  Ottaviano,  di  Marcello  e      'Paoli 
di  Giulio  ,  ambi  quattro  figliuoli  di  Girolamo,  fratello  diGMjs 
Giovanni  Cardinale,e  di  Profpero  padre  diVefpafiano,ambi 
tre  figliuoli  Antonio  Prefetto  di  Roma  fratello  di  Profpero 
Colonna  ,  e  di  Odoardo  Duca  d'Amalfi,  Padre  di  Fabrizio 
Gran  ContefìabiJe  dsl  Regno  ,  che  fu  Padre  ài  Afcanio  , 
Figliuolo  di  Lorenzo  Conte  di  Alba  neiPApruzzo  ,  e  gran 
Camerlengo  dei  Pegno  ,  Fratello  di  Sciarra ,  che  mori 
fenza  figli ,  e  di  Giordano,  Principe  di  Salerno  ,  e  di  Odo 
Cardinale,  che  poi  nell'anno  14.17.  fu  eletto  Papa,  Martino 
V.  ambi  quattro  figliuoli  di   Agapito  .  Quetfa  famiglia 
dunque  antichilTìrjDa  in  Roma;  e  come  fcrive  il  fuddetto 
dall'anno  990.  in  qua  Tempre  fono  Rati  Baroni  di  gran  fia- 
to ,  &  a  tempo  di  Papa  Onorio  Terzo  ,  intorno*!!'  anno 
SumtTom,V.  X  iz$o. 


ì6z    DELL'  RISTORI  A  DI  NAPOLI 

hnna  °'  1230.  Giovanni  Colonna  Arcivefcovo  di  Meflìna,  figh'uo- 
Cardirta*  Jo  di  Odoardo  ,  dei  quale  fi  è  detto  nella  vita  del  &e  M*n- 
lt  '-         fredi,  etfendo  eletto  Cardinale, fu  mandato  Legato  daii'Ef- 
fercito  Crifìiano  con  una   grande  armata  ,   il  quale  prefe 
in  Egitto  al  pelufio  bocca  del  Nilo,  Eliopoli  Città  fortiflì- 
ma  ,  che  ora   fi   chiama   Da  mieta  ;  finalmente    dopo  al- 
tre imprefe  fatte  contro  Saraceni ,  con  molto  fuo  pericolo, 
portò  in  Roma  un  trionfo  oneftiffimo   ad  un  uomo  facro, 
CohnnAi  Cioh  Ja  Colonna  ,    alla  quale  Crifìo  Salvator  Noflro  in  Gè- 
battuto     rùfalemme  fu  legato  ,  e  battuto,  la  quale  oggidì  e  venera- 
Grijio       ta  in  Santa  Praffeda  ,   nel  cui  tempo  ancora  fu  Stefano  Co- 
TnRomA  l°nna  *'  vecchio,  il  qual  feguendo  la  difciplina  de'  fuoi,  ot- 
ta» Gioì    tenne  in  Roma  per  cinque  anni  continui  la  dignità  dd  Ma- 
vanniCo,  gjftrato  Senatorio  ,  dal  quale  furono  ricevuti  in  Campido- 
glio E  frico,  e  poi  Lodovico  Bavaro  Imperadori  5  e  coro- 
nati  del  Diadema  Imperiale  ,  onde  in  memoria  di  tal  be- 
nefìcio 5  e  favore,  Lodovico  gli  dono  la  Corona  d'oro  ^ 
che  fi  potette  perpetuamente  portare  nei!'  Armi  della  fua 
Famiglia  fopra  la  Colonna  .  Quello  Stefano  ebbe  una  No- 
biiifiìma  compagnia  de'  Figli ,  e  Nipoti  ,'  fra  i  quali  erano 
Cardinali  ,  Vefcovi ,    &  altri  Prelati  ,  &  uomini  fingola- 
ìì  per  lettere  ,  &  perarmi  ,   e  di  fiato  ricchiffimi  ;  e  final- 
mente quefìa  Famiglia  in  Napoli  gode  nel  Seggio  di  Porto, 
ove  per  antico  ebbero  un  fontuofiflimo  palazzone  fé  bene 
a*  noftri  tempi  fu  alienato,  ancora  ritiene  il  primo  nome__», 
chiamandoli  il  Palazzo  del  Signor  Fabbrizio  Colonna, a  cu,i 
fu  figlio  Afcanio  Padre  dell'    Uluftriffima  ,  e  gran  Signora 
2),^fdiD»Geroriima,Madre  di  Camillo    PignateJlo,Duca  di  Monte 
filma  Co- Leone  ,  e  forelia  del  Signor  Marco  Antonio  ,  Duca  di  Ta- 
i9flm      gliacozzo  ,  e  gran  Conteftabile  del  Regno  ,   del  qu  ale  in 
,  progreffo  faremo  menzione  . 


Coro- 


LIBRO    OTTAVO,  i<r3 

Coronazione  di  Carlo  V.  Imperadore  ,  fatta  in  Bologna 
a'zt.   di  Febbrajo  nel  i  530.   e  della  Fuga  del 
Turco   da  Vienna *  Cap.   Il* 

RIfoluto  l' Imperadore  di  andare  in  Bologna  a  riceve- 
re 1' Imperiai  Corona  ,  nel  fine  dell'  anno  1  J29.  ti     ?*1* 
partì  di  Barzellona  con  la  Capitana  di  Andrea  d'Oria  ,  ac-,0J^ 
compagnato  anche  da  Portondo  ,  il  quale  era  Capitano  del-  peradore 
V  armata  di  Spagna  5  e  giunto  a  Genova  ,  &  ivi  ripofatofi '»*'•-• 
alcuni  giorni  ,  ne  andò  poi  a  Piacenza  ,  e  dopo  a  Modena, 
ultimamente  giunfe  in  Bologna  ,  ove  era  afpettato  da  Pa- 
pa Clemente  Settimo   per  coronarlo,  il  quale   il  Novem- 
bre vi  era  giunto  con  tutta  la  Tua  Corte  :  giunto  poi  CarJo 
col  fuo  Efercito,  e  con  infiniti  Signori  ,  e  Principi  d' Ita- 
lia ,  e  di  Spagna  ,  tutti  con  ricchiiTime  livree  veftiti  ,  fol- 
Jenniflìmaroente  fu  ricevuto  fotto  un  baldacchino  di  broc- 
cato, portato  da'  Kettori  dello  Studio  riccamente  veftiti , 
&  alla  Chiefa  di  San  Petronio  fu  accompagnato  ,  avanti  la 
quale  era  un  gran  palco  di  legni  molto  ornato  ,  ove  fu  dal 
Papa  ricevuto  3  &  avendoli  baciato  il  fanto  piede  ,  l'ofFerfe 
diece  libre  di  oro  in  Medaglie  ,   &  avendo  alquanto  ragio- 
nato con  grande  amorevolezza  ,  fu  da  quello  accompagna- 
to alla  porta  della  Chiefa  ,  e  dipartiti  1'  un  dall'  altro  ,  1* 
Imperadore  andò  all'Altare  Maggiore  a  fare  alquanto  ora- 
zione,  &  il  Papa  ritornò  in  Palazzo  ,  e  poco  dopo  J'  Im- 
peradore entrò  anche  egli   neil'  ifteflb  Palazzo  ,  ove  allog- 
giarono comodamente  fenza  difiurbo  T  un  dell'  altro  ,  ove 
molte  cofe  di  notte  in  fecreto  familiarmente  negoziarono  . 
Poco  appretto  vi  giunfe  con  il  falvocondotto  dell'  Im- 
peradore F ran ce fco  Sforza  ,   come  nota  Lodovico  Dolce,  Lodovici 
al  quale  avea  prometto    il  Papa  di  farlo  ritornare  in  graz,a£^J 
di  Sua  Cefarea  Maeiìà  ,    e 'fargliene  avere  il  Ducato  di  Mi-yc„  ^or'za 
lano ..  in  tanto  che  dopo  molti  difcorfi ,  io  Sforza  ottenne  la  reinte- 
reftiruzionedi  quello  con  quelle  condizioni  ,  che  pagar  do  f^tVdi 
vette  all' Imperadore    novecento  mila  feudi  in  cotal  modo,  Milano. 

X    z  che 


ì64    DELL9  HISTORIA  DI  NAPOLI 

che  il  primo  anno  ,  eh'  era  il  i  530,    ne  dovette  pagare  40. 
mila,  ed  il  rimanente  in  io. anni  ,  per  gli  quali  pagamenti 
T  Imperadore  tenefle  frattanto  il  Cafteilo  pegno  infino  al- 
la foddisfazione  della  prima  paga  ,  quali  condizioni  furono 
giudicate  oneftiflìrae  ,  per  rifpetto  delle  grandi  fpefe  fatte 
dall'  Imperadore  nel  tenere  in  Italia  i  fuoi  eferciti  ;  e  ve- 
Vexeth.àuto  da  i  Signori  Veneziani  lo  Sforza  petto  in  Ifìato,  pra» 
nipac.fi-  ticando  di  pacificarfi  ancor  etti  con  con  l'I  mperadore»  final- 
™lLpZ  mente  r  ottennero  . 

'      e  Ora  eflendofi  radunati   tutti  i  Signori,    e  Prelati , 

GIorno  fu  eletto  per  la  Coronazione  dell' Imperadore  il  Giovedì 
delia  co-  alli  24*  di  Febbrajo  is$o.  giorno  delGJoriofo  Appottofo 
fonazione  v;#  Matria  ,  nel  quale  etto  Imperadore  nacque  ,  giorno  a  lui 
jr  femp'e  feliciffimo  :  &  eflendo  flato  antico  coftume  ,   che 

gì'  i  mperadori  pigliaflero  tre  Corone  ,  la  prima  di  argento 
Tre  coro-  del  Regno  di  Alemagna,  la  quale  io.  anni  innanzi  l'Ina- 
nedel[  •  peradore  in  Aquiigrana  prefa  avea  ,  come  è  fopradetto  > 
La  feconda  di  ferro  del  Regno  di  Lombardia,  che  in  Monfa 
pretto  Milano  prender  fi  foleva  ,  e  la  terza  di  oro  dell'  Im- 
perio di  Roma  . 

Comparvero  dunque  gli  Ambafciadori  di  Monfa  ,  i 
quali  per  mantenere  la  dignità  dell'antica  lor  prerogativa, 
portarono  una  Corona  di  antichiflimo  lavoro  ,  e   due  libri 
nobiliflimi  degli  Annali   per  1'  antichità  loro  ,  &  era  que- 
Ordina  fta  Corona  fenza  i  Merli  fioriti  ,   ma  tirata  in  un  femplice  , 
^Indico  e  larS°  cefcio  di  ferro  ,  che  d' intorno  le  tempie  cingeva  » 
rowWf/'madi  fuora  di  oro,  e  gioje  ornata  fi  vedeva  ,  due  giorni 
Vimpr.  innanzi  eh'  egli  la  terza  Corona  pigiiatte ,  ettendo  prepara- 
to nella  Cappella  del  Palazzo  ,  portarono  innanzi  all' Im- 
peradore per  cagione  di  onore  D.Alvaro  Oforio,  Marchefe 
di  Afìorga  lo  Scettro  di  oro,  D.  Diego  Pacecco  Duca  di 
Afcalona  la  Spada  nel  fodero  di  gioje  ornato  ,    il  Signor 
Alettandro   de' Medici  Duca  di  Pegna  portò   il  Mondo  di 
oro  con  la  Croce  fopra  di  gioje  compartito,   il  Signor  Bo- 
nifacio,Marchete  di  Monferrato  portò  la  Corona  di  Monfa, 

E  fi- 


LIBRO    OTTAV  O.  i6S 

E  finita  la  Metta  ,  alia  prefenza  del  Papa  V  Impcradore  fu 
onto  ,  &  ornato  della  Corona  di  ferro  ,  e  di  altre  infegne 
Keali  :  Fatte  che  furono  quefte  cofe  ,   venne  poi   il  giorno 
defìmato  alla  pompa  delia  maggior  Corona  di  oro  ,  &  ef-  àe{i^Ber^ 
fendo  podi  dal  Signor  Antonio  di  Leva  li  foldati  in  guar-  za  coro. 
dia  per  tutti  i  luoghi  ,  e  voltati  a  tutti  i  patti  delle  piazze n*dl  ortìi- 
ì  pezzi  grotti  di  artegliarie  ,  &  ettendo  poi  pattati  in  Chie- 
fa  tutti  gli  Ordini  di  Cardinali ,  e  di  Vefcovi  con  le  Mi- 
tre ,  è  Pioviali ,  &  altri  Prelati  con  vette  paonazze  ,  e  pom- 
pa folenne  \  il  Papa  fu  portato  in  una  Sede  molto  alta  dal 
la  fua  guardia  accompagnato  ,  &  avendoli  fatto  vefìire  in 
Pontificale  per  celebrare  la  Metta  ,  giunfe  l' lmperadore_s 
con  onoratittìma  compagnia  di  Baroni ,  ettendo  ogni  cofa 
ordinata  a  fimilitudine  della  Chiefa  di  Roma;  furono  mef- 
iì  li  numi  alle  Cappelle  ,  acciò  il  tutto  minutamente  cor* 
rifpondefle  all'  ufanza  antica  tolta  da'  libri  Pontificali  :  vi 
furono  prefenti  i  Sacerdoti  Romani ,  i  quali  cura  aveano  di 
ufficiare  in  San  Piero  ,  e  cottoro  ricevettero  i'  Imperadore 
all' Altare  5  &  avendoli  metto   indotto  il  rocchetto  bian-.  ff^ 
co  ,  con  la  Pelliccia  lo  fecero  Canonico  del  Collegio  loro  ionico  dì, 
cVii  Cardinal  Salviati  lidie   il  giuramento  con  le  parole—* S. Pietro, 
tolte  da  i  libri  del  Papa  ;  &  ettendo  pofti  i  fandali  di  gioje 
ricamati ,  e  poi  la  Dalmatica  ,  &  il  Pluviale  ,  fu  anche  fat- 
to Diacono  ,  e  fubito  poi  fu  cominciata  la  Metta  con  gran-  carUfat^ 
diflìma  folennità  di  mufica  a  cori  doppj  ,  quale  celebrava  to  Dh**~ 
il  Sommo  Pontefice  con  maravigliofo  ordine  di  cerimonie, cono  • 
e  T  Imperadore  in  abito  fagro  lo  ferviva  all'  Altare  :  in_> 
fine  della  Metta  ,  J'i  roperadore  inginocchiato  avanti  il  Pa- 
pa, ricevè  da  lui  un  trionfai  Manto  tutto  ornato  di  gioie, 
e  perle  ,  e  lo  Scettro  di  oro  tutto  lavorato  ,  col  quale  re, 
ligiofamentecomandalTe   alle  genti  j  &  appretto  la  Spada 
ignuda  ,  con  la  quale  perfeguitalTe  i  Nemici  dei  Nomerà 
Crifìiano  ;  dopo  il  Pomo  di  oro  per  figurare  il  Mondo,  ac- 
ciò con  fingoiar  Pietà  ,  Virtù,  e  Coftanza  ,  l'abbia  da 
reggere,  e  governare  j   e   finalmente  quella  Mitra  più 

pre- 


166    DELL' HITORTA  DI  NAPOLI 

prefìo  ,  che  Corona  di  molti  diamanti  ornata  li  pofe  fui  ca- 
po :  &  Egli  religiofamente  inginocchiandoti  ,  e  baciando- 
gli i  piedi  ,  adorò  il  Papa  :  e  così  ornato  fu  condotto  a 
federe  a  man  finiftra  non  lungi  dal  Papa  in  una  Cede  co- 
verta di  broccato  .  In  quello  mezo  per  ordine  del  Signor 
Antonio  di  Leva  ,  tutte  le  artegliarie  ,  che  intorno  erano 
in  fegno  dell'  allegrezza  fparate  furono  ;  onde  per  un  pez^ 
zo  terribile  firepito  fi  lenti  ,  che  pareva  tremar  la  terra , 
e  che  cadette  il  Cielo  :  dopo  effe  n  do  già  V  imperadorc* 
confettato  con  molta  devozione  ,  per  mano  del  Papa  G 


communicò 


Finita  la  Metta,  il  Papa  con  PImperadore  ufcirono  di 
Mine  chiefa  ,  e  montati  a  Cavallo ,  entrarono  fotto  il  baldachi- 
vaicata    no,  il  qual  era  portato  da   uomini   principali  di  quella 
del  v  afa  Città,  i  quali   vicende  volmente  la  fatica,  &  onore  fi  an- 
perJJre*' davano  fcompartendo  ,  innanzi   i  quali  con  meravigliofo 
dopo  la     ordine,  e  con  gran  pompa  ,  i  Baroni  dell'una  e  l'altra  Cor* 
€orom-    te  andavano  :  feguitando  dopo  quelli  uomini  ornati  d'  ar- 
mi ,  e  di  fopravefti  ,  di  Cavalli  di  guerra  ,  e  di  Staffieri , 
i  quali  portavano  tanti  ttendardi  grandi ,  il  primo  de'  quali 
era  il  Conte  Angelo  Ranuccio  Confalonierodi  Bologna, fu- 
•Angelo  premo  Magiftrato  con  titolo  della  libertà  ,   il  fecondo  era 
*£$CJ°  del  Senato  del  Popolo  Rumano,  il  quale  toccò   al  Signor 
riero?   Giuliano  Cefarino  Nobilittìmo   Romano*  dopo  quefli  fe- 
Ciuiiano  guirono  O.  Giovanni  Manrique  ,  &  Otrecchio  Fiammen- 
cloviZ'i  go*ì  quefio  portava  l'Aquila  dell'  Imperio  ,  e  dello  Sten  - 
Mann-    dardo  bianco  Imperiale  con  la  Croce  rotta,  appretto  fe- 
Vtrecbh  guivano  trealtri,cioè  il  Signor  Lionettodi  Diana,  il  quale 
Film-  '   intervenne  in  luogo  del  Principe  di  Salerno  ;  il  Conte  Lo- 
V"»s.°-    dovico  Baghono,  &  il  Signor   Lorenzo  Cibo   Capitano 
della  Guardia  del  Papa  ,  i  quali  portavano  i  Stendardi, 
uno  del  Papa  con  l'armi  de'  Medici  ,  e  l'altro  di  Santa  Ro- 
mana Chiefa  ,  il  terzo  della  Croce  Cristiana,  il  qual  pò  rtaf 
fi  (uoJe  quando  fi  va  contro  i  Turchi  :  Furono  poi  condot- 
te alcune  Acchince  bianche  fenza  lettori ,  con  beile  ,  e  ric- 
che 


LIBRO     OTTAVO.         x67 

che  felle  ricamate  :    Alcuni  giovanetti  anco  portavano 
quattro  Cappelli  rolli  del  Papa  in  cima  a  certi  Baftioni  , 
feguivano  poi  fenza  differenza  i  più  onorati  uomini  di  tut- 
te le  nazioni  ornati ,  come  ben  fi  conveniva  in  tanta  fefìa, 
con  pompa  reale  ,  più  che  dir  non  fi  potrebbe  :  Dopo  co- 
loro feguivano  diverfi  Ambafciadori  ,  apgrefTo  di  loro  i 
Cardinali ,  poco  appreifo  ne  venne    il  baldacchino  ,  fotto 
il  quale  erano  quei  maggiori  Principi  *  che  altri  più  degni 
del  mondo  non  fi  trovavano  ,  con  quelle  prezioie   Mitre 
per  la  fìupenda  ,  &  ineftimabile  diverfità  di  perle  ,  egio- 
je  &  i  loro  Cavalli  tanto  ripofatamente  ,  e  con  una  certa 
gravità  ,  come  fé  conofceffero  chi  li  cavalcava  :  Innanzi  il 
Baldacchino  andava  il  Marchefe  di  Aftorga  con  una  vefte  ,  %,7^- 
e  Corona  ornata  di  gioje,  il  qual  portava  in  mano  Jo  Scet-  Trance- 
tro  dell'  Imperadore  s  poi  ne  veniva  il  Signor   Francefco/^0  lvfil" 
Maria  della  Rovere  Duca  di  Urbino, Generale  de'  Venezia-  J^J( 
ni,  che  di  Roma  Prefetto  era,  con  una  vefte  Dalmatica 
cremifina  5  e  biretta   in  tefìa  in  forma  di  piramide,  nella 
cui  cima  una  Croce  di  oro  fi  fcorgeva  ,  &  una  fpada  ignu- 
da nella  fua  mano  teneva  5  poi  il  Signor  Filippo  Contea 
Palatino  con  una  toga  dicremifino  ,  ne  veniva  col  Mondo     Filippa 
di  oro  ,  in  mano  5  1'  utimo  era  il  Signor  Carlo  Duca  di  Sa-  9M/' p** 
voja  ,  il  quale  nelle  mani  portava  un  cappello  foderato  di       ca'rb 
pelle  bianca  rilucente  per  le  perle  ,  e  fmiraldi ,  &  altre__*  Duca  di 
gioje  ,  che  vi  erano  ,  il  quale  quando  uopo  era,  portava  la  Savo^  * 
corona  levata  dal  capo  dell' Imperadore  ,    e  ponevali  il 
cappello  ;  Fra  quefti    Principi ,  &  il  Baldacchino  5  il  Te- 
foriere  dell' Imperadore  cavalcava  ,  il  quale  per  tutte  le 
iìrade  a  certi  luoghi  per  fare  allargare  la  turba,  e  per  fé  - 
gno  di  allegrezza  largamente  fpargeva  nel  Popolo  danari 
di  argento,  e  d'oro  con  l'effigie  dell' Imperadore  Corona-    *JJ*jj' 
to  ,  appreffo  il  Baldacchino  venivano  molti  gran  Preiati  ,  m0net^ 
per  autorità,  e  ricchezza,  alli  quali  feguivano  moki  Ve-  per  fegn* 
icovi,  &  altri  Prelati  minori.  L'ultimo  fquadrone  fu  da  ■  £eaj£m 
gli  uomini  di  armi  Fiammenghi  dipinti  in  fchiere  coru» 

rei- 


i«8    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

Pelmi  in  tefìa  ,  e  lande  su  la  cofcia,  talché  pareva  non  folo 
fuffero  guardia, ma  eziandio  ornamento  di  tanta  Fetta. 

In  quella  folennità  non  v'intervenne  il  Signor  Fran- 
Sìstiori  ce^co  Sforza  Duca  di  Milano,  per  ritrovarfi  grandemente-» 
cbejì  ammalato;  ne  anco  D.  Ferrante  Sanfeverino  Principe  di 
trovarono  Salerno  per  non  parere  di  concedere  il  primo  luogo  al  Mar- 
nilfone' chs&  Aftorga  ì  però  mandò  in  fuo  luogo  Leonetto  di  Dia- 
dì  cario  na  fuo  Vaffallo,  &  egli  fi  refìò  in  cafa,  come  più  ampiamen- 
—  te  fi  dirà  in  altro  luogo  . 

Or  partiti  cofìoro  di  Chiefà  ,  come  fi  è  detto  ,  e  pie- 
gando a  man  finifìra  ,  pattarono  per  mezzo  la  Città  ,  per 
una  ftrada  coverta  di  panni  bianchi  ,  &  azzurri  ;  &  efTendo 
giunti  a  S.  Domenico,  l'Imperadore  partitoli  dal  Papa,  en- 
trò nella  Chiefa  ,  ove  fu  dalli  Canonici  Romani  di  S.  Gio- 
■   Crfr/oVan|  Laterano  con  molta  riverenza  ricevuto  >  e  cosi  come 
fonico  <flfu  fatto  Canonico  di  S.  Pietro  in  quello  luogo  ,  lo  fecero 
5.G/o^«-Canonico  del  Collegio  loro  j  e  fatto ,  che  egli  ebbe  orazio- 
nJ*J?ate'ne  all'altare  di  S.  Giovanni ,  quivi  creò  molti  nobili  Ca- 
valieri  ,  che  fé  li  fecero  innanzi ,  toccandoli  leggiermente 
con  lo  fiocco  su  le  fpalle,e  poco  dopo  per  altra  via, che  non 
era  gito  ,  il  Papa  ritornò  a  Palazzo  ,  ove  effendo  alquanto 
ripofàto,  fi  pofe  a  tavola,  e  prima,  che  il  Papa  ,  e  l'Impera» 
Lettera  dorè  da  qui  su  fi  partiffero  ,  ebbero  lettera  dal  Prete  Gian- 
deiTreten\  grandiflìmo ,  e  potentiffìmo  Re  dell'Etiopia,  il  quale 
y^èfignificava,  che  effendo  egli  Criftiano ,  &  abbracciato  la 
all'ima  Santa  Fede  Cattolica  ,  proferiva  al  Papa  effergli  obbedien- 
radore.  te  Figliuolo  ,  &  all' Imperatore  di  efferii  Real  Vaffallo  : 
fimilmente  ebbe  l'Imperadore  avvifo  dal  Sofi  Re  di  Per- 
àefslfi'ft*  C^e  e&1  intendeva  effergli  confederato  ,  &  amico  ,  pro- 
*\rìmp> mettendogli  ogni  forte  di  comodo  ,  che  da  lui  richiedo 

radore  .  Jj  fuffe 

Partito  Tlmperador  di  Bologna  pafsò  in  Veneziane 

C/ir/o/w-s'indrizzò   verfo  Alemagna ,  ov'  era  con  gran  defiderio 

£^/%fpettato,  perchè  dovendoli  eliggere  il  Re  de'  Romani, 

1        che  fecondo  il  coflume  ,  nell'Imperio  gli  doveva  fuccede- 

re, 


LIBRO    OTTAVO,  i69 

re,  e  pervenuto  in  Alemagna  ,fu  con  molta  riverenza-* 
nella  Città  d'  Aufìria  da' Principi  Germani  ricevuto  \  &   Carlo  fa 
avendo  egli  acquietati  li-tumulti ,  che  nati  vi  erano  ,  non  fatili* 
potèraflettare  le  cofè  della  Religione  ,   perchè  li  fautori  Re*dS 
de' luterani  erano  troppo  grandi  ,  e  le  Joro  opinioni  mol-  Rwani 
to  diveriè  ;  nondimeno  comandò  ,  che  fi  offer vallerò  l'an- 
tiche ,  &  evangeliche  Ifìituzioni  delia  Chiefa  Romana,  e 
fu  ad  iftanza  fua  Ferdinando   fuo  fratello   Re  di  Ungaria  , 
e  di  Boemia  eletto  Ke  de'  Romani  a 

In  quello  mezzo  1' I mperadore  ebbe  avvifo  ,  che  Soli- 
mano gran    Turco  ritornava  potentiiììmo   fovra  Vienna 
Città  neJi'Auftria  più  che  nell'anno  1  yzp.  fatto  non  avea 
perchè  feco  aveva  un  esercito  di   300.   mila  combatten- 
ti ,  &  3000.  guaftatori  ,  per  il  che  egli  fece  un  efercito  di 
90. mila  fanti  ,  &  30.  mila  cavalli  ;  ed'  Italia  fattoti  venire 
Ja  maggior  paite  dell'Infantarle  Italiane,  e  Spagnole» 
che  in  Fiorenza  militato  avevano  ,  guidata  dal  Marchete 
dei. Vallo  ,  e  due  mila  cavalli  leggieri   fotto  il  carico  di  D. 
Ferrante  Gonzaga  con  l'altre  genti  mandate   dal  Papa \ 
ed  quale  Efercito  giunto  l'Imperadore  a  Vienna,coraggio- 
famente  per  farvi  fatto  d'  armi  V  Inimico  afpettava  :  Ma 
Solimano  ,  che  fentì  un  fegnaiato  danno  in  una  parte  de'  s/lirn*n* 
fuoi,  che  egli  innanzi  mandato  aveva  a  fpiare,  &   a  farli  $?£»/* 
danno  ,  e  conofeendo  ,  che  Cario  V.  e  Ferdinando  Re  de' 
«emani  iuo  Fratello  con  ogni  coraggio  l'afpettavano  per 
tar  giornata ,   aggiuntovi  ancora  un  frefeo  avvifo  dei  dan- 
no,  che  Andrea  d'  Oria  fatto  gli  avea  nella  Morea,  dopo 
la  fua  partenza  ,  fi  rifoi vette  a  tornar  a  dietro  ,  e  cosi  con 
molta  fua  vergogna  fi  ritirò  in  Belgrado  :  Allora  F  In- 
peradore  libero  di  quefio  affanno  ,    e  vedendofi  V  inverno 
fopra,  licenziò  l' efferato,  e  partì  verfo  Italia,  Jafcian- 
do  a  pritghi  di  Ferdinando  fuo  Fratello  l'Infantarla  Italia- 
na  in  Germania  ,  per  quello  che  futfe  potuto  occorrere  col 
Turco:  Ma  non  refìandovi   quelli  Italiani  di   buona  vo- 
glia,dolendofi  forfi,  che  pagati  nonfufTero,alzarono  le  ci- 
Sum.Tom.V.  y  gJia 


i7o    DELL'  HISTOKIA    DI   NAPOLI 

glia  ,  e  fi  pofero  in  cammino  per  ritornar  in  Italia  ,  &  alle 
Terre  ,  che  Jor  negavano  il  vitto  facevano  forza,  faccheg- 
giandoJe  ,  &  attaccandole  il  fuoco  t  Delche  n'  ebbero  da' 
Tedefchi  il  contracàmbio  ,  perchè  furono  da  quelli  in_s 
gran  numero  tagliati  a  pezzi  ,  finche  nel  terreno  d'  Italia 
non  pofero  il  piede  :  1'  Imperadore  poi  giunto  in  Geno- 
va s'imbarcò,  &  agli  otto  di  Aprrle  1733.  ritornò  in 
Spagna. 

Nel  tempo  ,  che  il  Turco  fi  parti  da  Cofìantinopoli 
ZAndrea  con  l'efTercito  per TafTedio  di  Vienna  ,    il  Principe  Andrea 
£°r^ ;  d'Oria  defiderando  difìurbario  di  quella  imprefa  ,  partì  di 
'  Genova  con  le  fue  Galere  ,  elevante  anco  quelle  del  Pa- 
pa ,  di  Napoli  ,  e  di  Sicilia  ,  ne  andò  a  Meffina  ,  ove  oprò 
tanto  con  Ettore  Pignatelli  Viceré   di  quel   Regno,  che 
gli  diede  alcune  Infantarle  con  molte  Navi  ,  con   le  quali 
$' indrizzò  verfo  Levante,  ove  (fava  Tarmata  Torchefca 
fotto  il  governo  Himerale  Bafcià  ,  per  guardia  di  quei 
paefi   ,    il  quale  avendo  notizia  del  Principe  ,  ancorché 
da  forze  di  gran  lunga'a  lui  fuperiori  fufTe  ,   non  perciò  eb- 
be animo  di  afpettarlo  ,   ma   fi  riduffe  verfo  lo  tiretto  di 
Gallipoli  s  laonde  il  Principe  vedendo  non  poterlo  danni- 
iìcare  ,  fi  pofe  a  travagliare  il  paefe  della  Grecia  ,  le  ter- 
re vicino  al  Mare ,  efpugnò  Corone ,  e   PatrafTo  :  e  pofe 
ancora  terrore,  e  bisbiglio  in  quella  riviera  ,  che  Soli- 
mano fenza  avere  fatto  alcun  danno  a  Vienna,  fi  ritirò 
Verfo  Costantinopoli  ,  come  di  fovra  fi  è  detto  5  11  Prin- 
cipe fatto  porre  in  quei  luoghi  il  prefidio  di  Munizioni , 
**,-••  è  Soldati  ,  che  opportune  erano,  avvicinandofi  rinver- 
rò/» *  no  ,  ritornò  verfo  Sicilia  ,  e  poi  in  Napoli  ,  ove  condurle 
molti  Greci  di  quei  paefi,  quali,  quivi    raccolti  furono 
con  molta  cortefia  ,  e  donate  molte  comodità  ,  come  al- 
trove diremo  » 

E  perchè  neiPanno  1534.  ìe  forze  del  Turco  erano 
grandiffìme  nella  Morea  ;  1  Capitani  Spagnuoli  che  ave- 
Vano  Corona  ,  e  Patraffo  in  guardia  ,  &  i  Cittadini  ifteflì 

pa- 


LIBRO    OTTAVO        171 

parendo  loro  ,  che  per  elTer  troppo  lungi  il  foccorfo  ,  che 
alla  fine  tutti  nelle  mani  del  nemico  ne  farebbono  andati , 
deliberarono  abbandonare  quei  luoghi  ;  cosi  imbarcati 
tutti  con  Je  loro  mogli ,  e  cofe  fovra  molte  Navi ,  ch'era- 
no al  porto  ,  fé  ne  parlarono  parte  in  Sicilia,  e  parte  in  Na- 
poli ,  e  così  il  Turco  ebbe  quei  luoghi  fenza  niun  contra- 
lto con  gran  vergogna  de'  noftrj  foidati  . 

Prima  che  l'imperadore  di  Bologna  partirle,  a  richie- 
da del  Papa,  reftò  contento  ,  che  AiefTandro  de'  Medici 
fuo  Nipote  per  forza  d'Armi  fuffe  Signore,&  Duca  di  Fio- 
renza j  perijche  partendofi  elfo  Cario  d'Italia  ,  lafcib  il  ca- 
rico di  quella  guerra  al  Marchefe  dei  Vafìo  ,  al  Principe 
rì'Grange,  &  a  Ferrante  Gonfaga  ,  i  quali    nella  fine  di  Flo,re*z* 

_,  1  j.  ti  ■■    •!       1      y  r\  ajjadiatn 

Settembre  di  queil  anno  con  2j.  mila  perfone  ifrettamen-  dall'  im- 
te  da  più  parte  la  bella   Fiorenza  attediarono  ,  la  quale  fa  periati  t 
da  Maiatefìa  Eagliona  e  da  Stefano  Colonna,  che  dentro  fi 
trovavano  con   12.  mila  fanti,  e  quattro    Compagnie  di 
Cavalli  leggieri  valorofamente  un  buon  pezzo  difefa  ,  ma 
dopo  molte  fegnalate  fcaramuzze  ,  e  danni  fatti  l'un  all'al- 
tro ,  finalmente  eflendo  durato  quefto  alTedio  circa  dieci 
mefi ,  afìretti  i  Fiorentini  dalla  fame  ,  disperati  del  foc-  Fiorenza 
corfo  nel  mefe  di  Luglio  1  531.  a  patti  fi  refe   all'  Imperia-  %*{*£** 
li:  Et  il  Principe  d'Orange,  mentre  che  fi  opponeva  al  foc-  Y'ian  . 
corfo  che  dava  Pifa  al  nemico  ,  fu  nella  battaglia  valoro-     isji- 
famente  combattendo  ,  morto  da  due  archibugiate,  &  ef-  ^ecifel 
fendo  in  quefìo  modo  la  Città  diFiorenza  privata  dell'ari-  d'Orange» 
tica  fua  libertà,e  vi  fu  ripofìo  dall'  Imperadore  AleiTandro  ^Iena^ 
di  Medici;  e  ne  fu  dichiarato  Duca,  con  proroeffa  di  dargli  dro  dei 
per  moglie  Margarita  d'Auiìria  fua  naturai  Figliuola  ,  h^e£cir 
cui  nozze  furono  poi  celebrate   in  Napoli  l'anno  153  j.  \fZpZT 
come  fi  dirà  più  oltre  5  ma  egli  poco  vifTe  con  quella  Si-  di  Fio- 
gnora,  perchè  nel  Gennajo  1537.  fu  a  tradimento  ara-  renz*  ' 
roazzato  da  Lorenzo  de' Medici  fuo  familiare  parente  ,  il  Morte  di 
quale  pensò  con  quefto  atto  mettere  Ja  patria  nella  pfiftina  ^fadne" 
libertà,   ma  preiìo  egli  n'ebbe  il  contracambio  $  pzrcioc*  Medici  : 

Y     z  che 


i7z     DELL'KISTORIA  DI  NAPOLI 

che  efìendo  dichiarato  ribelle  ,   e  traditore  ,  xon  taglia  di 
fette  mila  feudi  a  chi  V  ammazzale  ,  in  tanto  che  fuggiva 
in  Venezia  ,  fu  ivi  da  due  foldati  uccifo. 
'        .,  Or  effendo  morto  il  Duca  Aleflandro  de'  Medici,  fu 

Co/mode  .      r       .  ^     ,  ,,«,,..  .»  ' 

Medici  creato  in  luo  luogo  Colmo  de  Medici  ,  come  più  propin- 
Secondo^  quo  di  fangue  ,  con  Ja  confirmazione  deli*  Imperadore  5  & 
fhrtnia  avendo  ef**  Pre*°  9ue*  Dominio  ,  fece  ifìanza   di  aver  an- 
che  per  moglie  Margarita  d*  Auftria  Vedova  già  del  Duca 
AJefTandro  5  ma  fu  tardo  a  chiederla  ,  perchè  1' Imperado- 
re era  rifoJuto  darJa  per  moglie  al  Duca  Ottavio  Farnefe 
Nipote  di  Papa  Paolo  Terzo  ,  come  già  nell'anno  1  738. 
ce  la  diede  ,  e  quefìo  fece  per  mantenerli  quel  Duca  in  per- 
petua fede  ,  &  al  Duca  Cofmo  diede  Leonora   figlia  di  D. 
Pietro  di  Toledo  Viceré  di  Napoli  ,  le  cui  nozze  il  mefe  di 
Giugno  in 9.   celebrate  furono.   Poco  appreffo  il  detto 
D.Pietro  diede  Ifabella  fua  minor  figliuola  per  moglie  a 
Gio:  Eattifia  Spinello  Duca  di  Caftrovillari  . 

Come  per  la  venuta  di  Sinam  Giudeo  molti  fora/ìieri 

vennero  ad  abitare  in  Napoli  ,  e  della  venuta  di 

Don  "Pietro  di  Toledo  Viceré  del  Regno  ,  il 

quale  cominciò  ad  imbellir  la  Città, 

#  Cap .     TV. 

G^faw  ^T  EH'  ifìeffo  tempo  ,  e  proprio  nel  mefe  di  Maggio 
fetara  ?  1^  *  5" 3 3 •  Sinam  Giudeo  ,  famofo  Corfale  venuto  di  Le* 
IS33-  vante  in  Italia  a  danneggiare  le  nofìre  marine  con  22.  gale- 
re ,  all'  improvifo  sbarcò  le  fue  genti  a  Cetara  cafìello  pò- 
fio  nella  marina  predo  Salerno,ove  fé  grandiflìma  preda  di 
robe,  e  fé  cattivi  circa  300.  Cetarefi  ,  de5  quali  ne  perirono 
di  ferro  più  di  trenta,  per  non  volerli  imbarcare,  già  al- 
tri che  al  primo  empito  de'  Turchi  erano  fuggiti ,  fi  con- 
duffero  in  Napoli  ,..  ove  fi  diedero  all'  esercizio  di  molte 
arte  onorevoli,  ad  imitazione  de5  quali  gran  numero  de- 


LIBRO    OTTAVO.         173 

gli  abitatori  delia  Cava,  e  di  altri  luoghi  convicini  ,  la- 
nciando la  lor  folita  ,  e  naturale  arte  del  fabbricare  ,  e  mu- 
rare, ferono   il  fimiJe  ,  il  che   in  breve  tempo  gran  parte 
della  Città  di  Napoli   fi  trovò  abitata  da'  Cetarefi  ,  e  Ca- 
vajoli  ,  quelli  con  la  lor  fottigliezza  del  vivere ,  e  del  con- 
trattare ,  contrafecero   molte  opere  manuali  ,  nelle  quali 
fi  efercitavano  ;  per  il  che  accumularono  grandinarne  facol- 
tà ;  in  tanto  oggi  fono  talmente  accrefciuti  ,  che  fé  eglino 
tutti  da  Napoli  partiffero,  ne  refìarebbono  molte  fìrade  del- 
la Città  quafi  difabitate  .  Ne*  primi  anni  che  quefti  Cera- 
refi  ,  e  Cavajoli  fi  condulTero  in  Napoli ,  per  molto  tempo 
s'  intefe  dallaPlebe  con  grandiffimo  fdegno  maledire  la  ve- 
nuta di  quel  cane  Giudeo  ,  per  aver  dato  occafione  a'  Ce- 
tarefi di  venire  in  Napoli ,  perchè  veramente  con  la  loro 
afìuzia  ,  &  eilremità  chiunque  vi  contrattava,  più  delle 
volte  ne  rimaneva  mal  foddisfatto,  &  ingannato  5  &  il 
peggiore,  che  con  eferòpio  di  cofìoro  molti  altri  del  Regno 
venuti  in  Napoli  ,  diventarono  quafi  peggiori  ;  per  il  che 
un  Galantuomo  ,  fé  pur  non  fu  matto  ,  andò  ,  &  in  tut- 
ti i  cantoni   delle    fìrade  della  Città   fegnb  di  calcinai 
quefti  caratteri  G.  ccccccc.  le  quali  vedute  la  mattina  , 
molti   ne  recarono  ammirati   con  dire  ,  che  alcuno  fre- 
netico ciò  fatto    aveva  ,    ma  come  che  ordinariamente 
nelle  Curie  de'Notari  fifuole  molto  ragionare  ,  un  giorno 
trattandoti"  di  quefto  fatto  in  una  Curia  della  Piazza  di  San 
Pietro  Martire,  molte  interpretazioni  alla  detta  cifra  da- 
te furono  :  finalmente  un  Notare  di  cafa  Ciarlone  dille  ,  io 
credo  ,  che  alcuno  giucatore  ,   per  aver  perfo  700.  giù! j , 
era  venuto  in  tal  frenefia  pigliando  lo  G.  per  giulj  ,  &  il 
e  per  centinaja  ,  quale  intelligenza  fu  molto  lodata  ,  ma 
un  di  quelli  chiamato  Pietro  Sale  ,  uomo  faceto,  e  di  gran  TUm 
cuore  ,  replicò  ,  che  egli  a  quella  cifra   una  fé  liei  Hi  ma  in-  Sale . 
terpretazione  dar  voleva,  e  fìando  gli  altri  intenti  ad  udir- 
le ,  foggiunfe   dicendo,  non  vi  accorgete,  chela  Citta 
vofìra  è  in  gran  maniera  mutata  per  Ja  venuta  di  tanti  ar- 
tefici 


i74    DELL' HISTORIA    DI  NAPOLI 

tefìci   foraftieri  ?  Rifpofero ,  ch'era  veriffimo  ,   replico 
Pietro  ,  volete  vivere  quieti  ,  e  fenza  effere  ingannati,  of- 
fervate  quella  cifra  ,  la  quale  vi  eforta  ,  dicendo ,  guarda- 
tevi dalli  fette  e.  cioè  dalie  fette  Nazioni ,  che  in  Napoli 
iuocjf £' fono  flati  abbondanti  ,  cioè  da  Cafìelluonichi  ,  daCaprare- 
Caprareji.fì ,  Colla joli ,  Cetarefi  ,  Cavajuoli,  Celentani ,  e  Cala* 
Cojiajoij.faefì  a  e  perchè  diffe  il  vero  ,  fu  creduto  eh'  egli  ruffe  flato 
CavIjfuX  Autore  di  quella  cifra,  in  tantoché  tutti  fquanquarata  , 
Ceknta-  mente  a  ridere  fi  pofero  ,  feguì  Pietro  nel  ragionare,  di- 
c*f  b  ,/rcenc^0'  aveffìmo  noioffervato  il  modo  di  negoziare  di  quei 
di  Cafìell'a  mare  di  Stabia  ,  che  di  Caftelluonichi  dal  vol- 
go fono  detti,  Popoli   delli  fopranominati',  li  pfù  vicini 
a  Napoli  ,  e  pofeia  camminando  verfo  la  Calabria  avereffi- 
roo  feorti  gli  altri  comprefi  nei  numero  delle  predetti  e. 
avereffimo  ritrovati  fempre  coilumi  peggiori,  fino  a  tanto 
che  giunti  nella  nella  Calabria  ,  fi  farebbono  quei  Popoli 
conofeiuti  peggio  di  tutti  ;  imperciocché  fé  i  Cafìeliuoni- 
chi,  per  così  dire,  fono   tritìi,  diceva  egli  ,  i  Caprarefi 
fono  cattivi  ,   iCoiìajuoli  peggiori  ,  i  Cavajoli  impratti- 
cabili  ,  i  Cetarefi  nella  malizia  ,  i  Celentani  intrattabili, 
e  fenza  ragione  i  Calabrefi  in  ogni  cofa  fuperar  tutti,  e  rac- 
cordandomi con  quanta  ira  parlava  coiìui  contra  de'  Cala- 
brefi ,  me  ne  rido ,  e  maraviglio  infieme  ;   poiché  tutto 
pieno  di  rabbia ,  e  fdegno  in  biafmo  di  quella  Nazione  , 
foggiunfe ,  i  primi  che  conduffero  Crifto  Signor  No  (Irò 
alla  morte  ,  e  crocifìggerlo  ,  e  con  tanti  eropj  fcherni   lo 
vilipefero  ,  effere  fiati  Calabrefi  ;  ilche  forfè  ,  perchè  p  a- 
rera  ad  alcuno  paradoffo  ,  come  a  tutti  coloro  ,    che  in 
quella  Curia  fi  ritrovarono  ,  potrebbe  talvolta  così  effere, 
attefochè  Pietro  Crinito,  uomo  di  grandiffima  eloquenza  , 
edottifilmo,  nei  libro  fecondo  De  Difciplina  bonejìa  al 
capitolo  fettiroo ,  cosìferive. 

Relatum  ejì  in  veterum  Commentariis  mirificum 
quidem  exemplum  ,ac  Romana  fé  veri  tate  condignum  con- 
tra Popuhs  BrìttioS)  Hi  enim>  quo  tempere  C&rtaginenfts 

An- 


LIBRO    OTTAVO.         17$ 

Annibal  Italiam  cum  Exercitu  invafijfet  ,  ac  Romana* 
Populus  ali  cubi  minusfcliciter  cum  P ceni s  depu gnaffe t  \ 
primi  quidem  ex  omni  Italia  ad  Anìbalem  defecerunt-Sed 
quumfeparatu*  Annibal  Italia  excederecogeretur  ,  bona  , 
atque  utili  exemplo  Senat,  Pop,  Q^Roman.  cenfuir  in 
Erutios  ani  madver  t  endum  ;  ac  ita  eos  puniendos  :  ut  num- 
quam  deinde  prò  fociis  Romani  Populi  haberentur  :  neque 
nomina  eorum^Jìcuti  ante  ,  Jn  ordinem  militi  ce  fcriberen* 
tur  .  Sed  illud  etiam  Jlatuerunt  :  ut  ad  majorem  quidem 
i gnomi  ni  um  omnes  Brutii  Romani  s  Provi  nciis  tendenti- 
bus  parerent ,  ac  veluti  mancipi  a  qu  ce  dam  vi  lijjìma  fer- 
vili ter  iifdem  minijìrareì  adeo  gravi  \  &  iniquo  ani- 
mo  Senatus  Romanus  defenfionem  Populorum  ferebat . 
Hi  outem  Brutii  Lucani s  confine s  funt  :  quos  ,  &  bilin- 
gues  quidam  vocarunt  ,  quod  ofeè  ,  &  Gracè  loquerentur% 
quod,  <&  Sextus  ex  Verio  Fiacco  feri  bit.  TJnde  etiam  Bru* 
tiance  parmee  apud  veteres  nobile* ,  M.  aut  Cato,  quem 
Plinius  omnium  bonorum  Artium  Nlagijirum  optimum 
vocat ,  Qui  Thermum  accerrime  infeclatus  ejì  :  quod  is 
imperaverit ,  atque  auclor  fuerit  ,  ut  ipfi  etiam  decem 
viri  a  Brutianis  vapularent ,  nam  Bruttano*  intelligit 
eos  ,  qui  acci  noti  lori*  ver  ber  a  ,  &  plaga*  incuterent  ,  e  u- 
juf modi  funt  in  Comedii*  ,  &  fenici *  fabulis,  qui  lorarii 
dicuntur  :  quorum  quidem  munus ,  atque  offici  um  erat^  ut 
Servos  vincirent  ,  atque  verberarent  :  quìbus  Terentia- 
nus  Promo  ,  quod  ò*  Gellius  author  diligens  in  Acìicis 
obfervavit  ,  &  Fejìus  etiam  Pompe jus  r etuli t^ 

Et  Ambrofìo  Calepino  nella  Parola  Brutii  ,  diceva, 
Brutii  Italia  Populi  ,  ultimi  Sidliam  verfus  Lucani* 
vicini, ditti  quafi  Brutii ^ò'obfceni fuerunt  Brutii fervi , 
&  Pajìores  Lucanorum  ,  qui  interfugere  ,  ò*  furtim  in 
Regione  confederunt ,  ubi  Confentia  e  fi  ,  qua  fult  eo- 
rum  metropoli* ,  Quam  Regionem  priu*  Aufone*  habita* 
verunt.  Hi  multo  pojì  tempore  ,  &  ab  Annibale  ,  ò*  a 
Romani*  propter  eorum  perfidiam  bene  deleti  fuer e,  fine 

di- 


i76    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

dignitate  ,  fine  honore  ,  adfervilia  opera  femper  coacli  % 
hcoc  Regio  ,  ut  author  ejì  Strabo  lib.  6.  Oenetria  quoti* 
dam  ditta  fuit  Supra  Confentiam  e/i  Pandoffìa  ,  ubi  Mo- 
lofforum  Rex  Alexander  truci  datus  eft ,  &  Rhegium  Civi- 
ta f  olim  Potentijjima . 

Se  bene  per  togliere  tal  macchia  da'  Calabresi ,  fi  pò» 
triano  portare  le  parole  di  Tertulliano,  le  quali  con  buon 
talento  fono  riferite  dall'  eJoqjuentiflìmo   P.  Baronio  nelli 

,.^'^'aurei  Annali  Ecclefiattici  fotto  l'anno  34»  della  noltra  fa- 

roHio\  a  iute;  però  fenza  variar  in  modo  alcuno  ia  frafe  ,  Je  pongo 
qui,  come  egli  dice  • 

Minijìros  veri)  ,  qui  adhas  inferendas  poenas  Praft- 
dibus  minijìrabant  fuijje  Brutios ,  tradit  Fefìus  Pom- 
pe jus  in  verbo  Bruti am  ,  &  A,  Gellius  lib.  io  cap.  5.  qui 
pradido  in  pocnam  quod  a  Romanis  ad  Annìbalem  defeci f 
.  I(JJentj3ac  ignominia  notatos  tradit^ut  magi '(irati bus  inpro- 
Gelilo ,  vinciam  eunti  bus  parerent,  &  ad  inffigendafupplicia  de- 
li nquenti  bus  fuam  operam  exbiberent  :  Pigentes  vero  , 
quiadeundem  defciviffent ,  Romana xCivitate  privatos  , 
loco  militia;  curj "or es  ,  ac  tabellarìos  effe,  eoque  munere 
Reipublica  1  infervi  re  damnatos^  author  eft  Strabo  lib.  y. 
An  vero  a  predi  di  sfuerit  Chrijìus  fìagellatus  ,  afferere 

Strabone.non  auderem  ,  nam  alicubi ,  ut  in  JEgypto  diverforum 
Minilirorum  id  erat  munus,  ftquidem  honoris  e  auffa  ,  qui 
erant  Alexandrini  ,  non  a  Prcefidum  litìoribus  ,  fed  tan- 
tum ab  Alexandrinis  ,  virgis  cadebantur  ,  esteri  ve* 
ro  JEoyptii  a  communi  bus    Prafidum  appari  tori  bus   hi* 

Ttr.one  .fce  pocnis  affici  e  bantur  ,  ut  Philo  teflatur  ,fed  ut  Brutios 
hac  Calumnia  omnino  reddamus  liberos  .  Dicimus  y  quody 
&  fi  olim  Brutti  ejusmodi  fuerint  adferipti  mu  neri  bus  , 
tdmen  pofìca  id  cccteris  cujusque  Regiovis  milittbus  con- 
fìat  ceffiffe  ojjìcium  ,  ut  ex  lege  ,-  juffu  judicum  fonte s pu- 
nìrent  ,  cene  quidem  non  Brutti s  tantum  ,  fkd  omnibus 
'MiVtibus,  loquitur  Tertullianus  in  libro  de  Corcmt*mi~ 
Ut»  cap»  fi.  dum  fuadens  homi  ni  Chrijìiano  ne  mi  li  tei  , 

bac 


LIBRO    OTTAVO.  177 

hac  ait .  Et  vincula  ,  carcera  ,  &  tormenta^  &fupplicia 
adminijìrabit  ,  nec  fuarum  ultor  injuriarum  ,  Jic  igituv 
cum  hac  f adi  tari  Jolita  indijìincle  a  cujufvis  nationis 
militi  bus  il  le  demonjìret ,  ni  oli  eji  ,  quod  magi  5  Bruti  s  , 
quam  cocteris  Chrijìo  ili  atee  pona  Cruci fixio  adferibantur^ 
hac  autem  nolumus  prateriijje  ,  quod  audierimusfepe  hac 
in  Brtìtiorum  ludibri i  caufum  imperite  jaclari  . 

Ora  per  ritornare  ,  ove  Jafciai,  dico  ,  che  elTendo  Na- 
poli iJ  più  nobile  ,  il  più  fertiJe  ,  &  iJ  più  deliziofo  luogo 
non  d'  Italia, ma  forfi  di  tutta  Europa,  non  fìa  maraviglia, 
fé  oggi  gran  parte  di  quefìa  Città  fi  vede  occupata  da  infi- 
nito numero  di  abitatori ,  venuti  ,  come  fi  è  detto  non  fo- 
Jo  dalle  Città,  Terre,  Cartelli ,  e  Ville  del  Regno  ;  ma 
eziandio  da  altri  luoghi  fuori  di  quello  :   per  il  che  non  pa- 
ja  gran  cofa  ,  fé  il  più  delie  volte  fi  vedono  fuccedere  nuo- 
vi accidenti ,  e  ftrani  fuccefìi  }  perchè  alle  volte  in  Roma, 
o  altrove  fi  ode,   che  in  Napoli   fovente  fono  giudiziali 
molti  ladroni  ,  omicidiarj  ,  &  afTalTìni  di  fìrada  ;  non  per 
quefto  fi  ha  da  credere  ,  che  quelli  fìano  Napolitani  ,   ne 
fcandalizzarfi  di  quefia  nobiJiffima  Città,  quando  vengono 
in  Napoli  per  gli  Joro  negozj ,  fé  gli  venditori  delle  robe 
dimandano  il   doppio  dei  vero  prezzo  ,  o  fé  pure  veri* 
dono  alcune  cofe  contrafatte  ,  perchè  quelli  tali ,  come 
detto  abbiamo  ,  non  fono  veri  Napolitani ,  ma  foraftieri, 
perchè  li  veri  Napolitani  ,  fono  uomini  da  bene,  generofì  , 
reali  nel  contrattare  ,   fono  anche  caritativi,  Religiofì  y 
pietofi  ,  e  zelantiflìmi  dell'  onor  di  Iddio  ,  e  del  profilino, 
dei  che  ciafeheduno  fi  pub  fpecchiare  nella  confìderazione 
d'infinite  opere  pie ,  &  onorate,  che  di  quelli  per  ogni 
cantone  della  Città  fi  vedono  efercltare  nelie  Chiefe,  Cap- 
pelle ,  &  Oratorj  >  delle  quali  difìintamente  diremo  al- 
trove . 

Ora  il  Cardinal   Pompeo  Colonna  Viceré  di  Napoli ,  Morte  dì 
per  r  itornar  donde  lafciato  abbiamo,  con  prudenza  molta  £2'a 
avendo  governato  il  Regno  circa  un'  anno,  e  mezzo  ,  effen-   °/j7** 
S  umTom.V*  Z  do 


178    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

do  molefìato   da  grave  infermità  ,  nelli  28.  di  Giugno 
1  J3 2.  morì  nel  fuo  deliziofo  palazzo  alia  fpiaggia  ap- 
preso la  Chiefa  dell'  Afcenzione  ,  la  cui  morte  non  fu  feti- 
za  lòfpezione  di  veleno  ,  egli  con  Cardinalefche  efcquie 
nelli  2.  di  Luglio  fu  portato   a  fepellire  nella  Chiefa  di 
Monte  Oliveto:   per  la  cui  morte  FImperadore   mandò 
Tietro$ne\  Governo  dei  Regno  D.  Pietro  di  Toledo  ,  Marchefe  di 
Toledo     Villafanca  ,  il  quale  entrò  per  terra  con  una  numerofa  ca- 
vili.  Vi.  Valcata,  e  fu  ricevuto  nella  porta  Capuana  a'  quattro  di 
di*Kapo~ Settembre  dell'  anno  ifteffb  di  Mercordì  ,  e  fu  1'  ottavo 
fe.  1551»  Viceré  del  Regno  j  dopo  a'  24.  dì  Maggio  1 5^34    venneda 
Spagna  Oforia  Pimentella  Viceregina  fua  moglie  ,  e  fu  nel 
Venuta  Molo  grande  fopra  un  ponte  riccamente  adobbato   ricevu- 
deiu  ^-ta, quale  fu  fatto  del  danaro  pubblico  della  Città.  E  quefto 

'7fj*'fu  iJ  Primo  Ponte>che  fuffe  fatto  alli  v?ce1^  di  NaP°]l  «  che 
poi  la  Città  l' ha  coturnato  farlo  a  tutti  gii  altri  Viceré  , 

faftTa'  che  fono  venuti  •  E  volendo  D.  Pietro  di  Toledo  abbelli- 
Vherè  di  re  ,  e  fortificare  la  Città  ,  nelli  24.  di  Marzo  1 73  3.  fé  pub- 
&*toli,  blicar  bando  per  tutte  le  piazze  ,  che  fra  certo  termine  tut- 
ti li  Gaifi  ,  Archiportici ,  Pennate  ,  &  altre  cofe  ,  che  im- 
pedivano il  lume  alle  fìrade  di  effa  Città  ,  fi  fuffero  sfab- 
bricate ,  e  levate,  il  che  fu  efeguito  irremifibilmente  :  E 
volendo  anche  abbellire  la  profpettiva  del  Ca  fìello  nuovo, 
intorno  Panno  1534.  fé  lavorare  fa  porta  con  il  ponte  di 
quello,  che  allora  era  dirimpetto  al  palazzo  di  D.  France- 
sco dell' Auletta ,  e  la  rinovò  alP  incontro  della  piazza  del- 
l' Olmo  ,  ove  oggidì  fi  vede  ,  e  fé  edificare  appretto  il  det- 
to ponte  vecchio  un  belliflìmo  ,  e  forte  Torrione  5  e  per 
ampliazione  dell'entrare  al  Molo  grande  ,  ordinò  ,  che  da 
quello  ne  fufle  la  Real  Chiefa  di  Santo  Nicolò  delia  Cari- 
tà d^sfabbricata  ,  governata  per  Mafìria  di  Laici  -,  e  fer vi- 
ta all'  ora  da'  Monaci  neri ,  detti  li  Servi  della  Madonna  , 
edificata  già  molte  centinaia  di  anni  avanti  t  come  fi  e 
detto  di  fopra ,  la  qual  Chiefa  avea  la  porta  maggiore  ai- 
P incontro  del  Torrione  nuovo  del  Cartello  ,  e  la  fua  Tri- 
buna 


LIBRO    OTTAVO.  17* 

buna  era  dirimpetto  la  porta  dell'Arrenale  vecchio.  E 
nelii  30.  di  Aprile  dell' anno  ifìefib  ij37«  fé  cominciare  le 
muraglie  della  marina  ,  e  poi  quelle  di  terra,  dalla  quale 
opera  non  levò  mani  ,  finché  compite  non  furono  :adì  7. 
Giugno  poi  ne)!' anno  ifìelfo  IJ37.  fé  cominciar  la  nuova 
Chiefa  di  >.  Nicolò  dietro  la  Regia  Dogana  ,  e  la  fé  fare 
più  grande  ,  che  prima  non  era  ,  con  un  comodi/lìmo  Dor- 
mitorio". 

E  geiofo  quefìo  Viceré  D.Pietro  del  buongoverno 
della  Città,   e  dei  Regno,  e  ricordevole  del  danno,  che 
T  Armata  Turchefca   nelle   nofìre  maremme  fatto  aveva 
Tanno  1534.  &  In  Calabria   nel  1  n6»  come  fi  dirà  ,  e  du- 
bitando di  peggio,  per  non  trovarfi  prefidio  di  Soldati  ,  d$°È* 
egli  ordinò  a  tutti  i  Capitani  dell'  Ottine  ,  che  di  tutte  \ttjnedi 
genti  di  effa  Città  ,  atte  a  combattere  ,  la  general  mofìraMM*. 
faceflero  ,  la  quale  con  gran  preftezza  fatta  fu  alli  12.  di     M*7' 
Giugno  1537.  ove  ritrovate  furono  20.  mila  perfone  atte 
alla  guerra  ,  tutti  valorofi  giovani ,  e  bene  in  ordine  . 

]1  medefimo  Viceré  avendo  ritrovata  la  Città  di  Na-  Giudei 7* 
poli  occupata  da  gran  moltitudine  di  Giudei  ,  delli  quali/,*rr<"f.°# 

*  f.  /r*      -     •    1  •  1 1     r*  1  Napoli . 

avea  grandmimi  riclamon    per  1  ulure  ,  che  commetteva-     JH0, 
no,  e  copie  delle  cofe  rubate  ,  che  fi  compravano,  fece 
pubblicare  bando  per  la  Città  ,  che  fra  certo  termine  tutti 
i  Giudei  fi  partiifero  di  Napoli  j  ma  perchè  tenevano  mol- 
ti pegni  de'  Napolitani  ,  fopra  i  quali  danari  preftati  avea- 
no  all'ufura  ,  fi  moiTero  perciò  alcuni  divoti  Napolitani ,     Monte 
&  inftituirono  il  Monte  delia  Pietà,  per  il  graziofoimpron  fjliaTtt 
to ,  che  fu  cagione,  di  far  rifcattare  i  pegni,  e  di  fov- 
venire  alle  necefijtà  de'  poveri  fenza  pagamento  di  ufura  ; 
e  li  Giudei  efegueodo  il  Regio  bando  ,  neil'  anno  1 5*40.  fi 
partirono  tutti  ,  e  le  n'  andarono  in  Roma  ,  &  in  altri  luo- 
ghi ,  avendone  dimorati  in  quefta  Città  circa  anni  48.  per- 
ciocché ci  vennero  ]'  anno  j  392. ,  come  altrove  fi  è  detto, 
e  la  fìrada  ove  efli  Giudei  più  uniti  abitavano  ,  fi  tratte  il 
nome  di  eflì  ,  che  infino  a'  nofìri  tempi  vien  nominata  la 

Z    z  Stra- 


iSo    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Strada  della  Giudeca,  conseguentemente  tutti  coloro» 
che  hanno  imitata  l'arte  di  elTi  di  comprare^  vendere  vefte, 
e  robe  ufate ,  fon  nominati  dell'  arte  della  Giudeca  ,  come 
oggi  fi  vede  . 

Et  avendo  ancora  il  Viceré  Toleto  ritrovato  in  Na- 
poli ,  equafiper  tutto  il  Regno  il  perniciofo  ,  &  abomi- 
nevole abufo,  detto  a  quei  tempi  la  Ciarnbellaria  ,  la  quale 
cagionava  infamie,  riffe ,  e  contefe  ,  feriti,  e  mortile 
volendo  il  Viceré  togliere  un  così  fatto  male,  per  una  Re- 
gia ,  &  irrevocabil  Prammatica  la  proibì  con  imponere_.» 
graviffime  pene  così  a  coloro  ,  che  la  facevano  ,  come  an* 
che  a  tutti  quelli  ,  che  in  ciò  avellerò  dato  ajuto  ,  e  favo- 
re ;  il  che  fi  legge  ne'  Privilegi,  e  Capitoli  di  quefta  Città 
Datum  fub  die  6.  Julii  i  540.  Ma  qual  fufTe  quefto  si  brut- 
to ,  e  licenziofo  abufo  ,  è  da  faperfi  ,  che  era  una  inteme- 
rata ufanza  ,  così  in  Napoli  ,  come  negli  altri  luoghi  del 
Regno,  che  quando  una  donna  la  feconda  ,  o  terza  volta 
fi  collocava  in  matrimonio  ,  tenendoli  dalle  genti  baffe , 
e  plebee  per  cofa indecente  ,  andavano  la  fera  al  tardi 
avanti  la  porta  delia  donna  maritata  con  corna  ,  fjnagiie  , 
conche  ,  caldaje  ,  e  fimiii  ifìrumenti  da  far  rimbombi  , 
con  quali  dicevano  con  aire  voci  parole  diibnefte  ,  infami* 
e  lafcive,  raccordando  con  modo  lutruofo  al  marito  il  no- 
me della  morta  moglie,  &  alla  moglie  il  nome  del  morto 
marito,  cofa  in  vero  molto  indecente  ,  e  difpiacevole  ad 
udire  ,  perchè  davano  faftidio  ,  e  fcandalo  ,  e  turbavano 
il  fonno  tanto  a  i  novelli  fpofi  ,  come  anche  a  i  con  vici- 
ni, nel  che  perseveravano  molte  fere  ,  intanto  ch'era 
forzato  lo  ipofò  per  via  di  ricamo,  e  compofizione  libe- 
rare di  tal  noja  nelle  nove  nozze  . 

Levò  anche  quello  buon  Viceré  un'altro  abufo  nel 
lutto  ,  &  era  ,  che  nella  morte  de' parenti  ,  dalle  donne  fi 
facevano  grandinimi  pianti  ,  e  (Iridi,  egli  uomini,  e  te 
donne  anche  non  ufeivano  di  cafa  per  fette  giorni ,  anzi 
tenevano  le  porte  ,  e  le  finefìre  ferrate  ,  e  fi  portavano  te 


LIBRO      OTTAVO,  181 

gramaglie  ,  e  Ji  ftrafcini  un  mefe  almeno  ,  e  chi  fei  mefi  , 
&  un'anno  ,  fecondo  Ja  ftrettezza  del  parentado  i  e  quan- 
do il  morto  fi  voleva  condurre  a  fepellire,  le  donne  più 
fhette  parenti  calavano  giù  alla  fìrada  ^  circondando  il  ca- 
taletto con  pianto  ,  e  (iridi ,  battendofi  le  mani  ,  e  perco- 
tendofì  il  vifo  ,  &  il  petto  ,  per  infino  che  il  morto  era 
pofto  su  quello  ,  &  all'  ora  fé  li  buttavano  di  fopra  ,  di  tal 
modo,  che  con  grandiflìma  violenza  i  portatori  del  cata- 
Jetto  efeguivano  il  loro  uffizio  ;  il  che  fu  anche  proibito 
dal  detto  Viceré  ,  dal  quale  fu  ordinato  con  pene  gravi ,  cho 
Je  donne  non  doveffero  ufcire  dalla  camera  del  morto, 
mentre  quello  fi  portava  a  fepellire  :  Tutti  quelli  buon'or- 
dini con  molti  altri  ,  de' quali  fono  pieni  i  libri  delie  Pram- 
matiche ,  furono  introdotti ,  e  difpofti  da  quel  valorofo 
Principe  Toledo  • 

Come  Barbar  offa  fi  fé  Signor  di  Tunifi ,  e  Carlo  V.  perfo- 

realmente  andajje  ali  [mprcfa  dell  inietta  ,  riponejfe 

Mole aff eri  nello  Stato  ,  fé  ne  venijje  in  Sicilia  t 

e  à?  indi  fi  parttjfe  per  Napoli 

Cap.  V. 

ARiodeno  Ba» baruffa  Re  di  Algieri  avendo  nel  mefe  di 
luglio  dell'anno  i  534.  coreggiate  le  marine  di  Na- 
poli con  più  di  cento  vafcelli  grofli  con  gran  ruina  della 
Citta  di  Fondi  preflb  Gaeta  ,  e  d'  altri  luoghi  di  Calabria, 
Jaonde  ufeitoegii   da  Cofìantinopoli   per  ordine   del  Gran 
l'ureo  per  cacciar  di  Tunifi    Moleaffen  ,  che   pefeguitava 
fuo  fratello  maggiore,  e  prefo  il  kegno  ,  che  tolto  l'aveaj 
e  giunto  Barbaroifa  in  Tunifi  diede  voce  che  con  elfo  ne 
conduceva  Molirefetto  loro  legittimo  ke  ,  che  era  da  Tu-  Tuf£ 
neggini  amato  ,  e  con  queit  inganno  ,  quafi  fenza  oprar  ar-     Barba- 
mi,  tbbe  quella  Città  ,  perilchè  Molealìen,  che  vi  era  ™iTf*- 
dentro  ,  vedendo  quello  nemico  così  potente  ,  fuggì  via;     im' 

ma 


tU     DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

ma  i  Tunneggini  il  loro  Re  non  viddero  ,  perchè  era  rima» 
fio  in  Cofìantinopoli ,  come  ritenuto  j  quel  Popolo  tutto 
rammaricatone  refto  ,  vedendoli  fotto  il  giogo  del  Re  di 
Algieri,  come  (ì  dirà  a  fuo  luogo  . 

Carlo  V.noftro  feliriffimo  lmperadore  fcorgendo  il  pe- 
ricolo che  era  a'  Regni  Tuoi ,  I'  aver  quefìo  potente  ^  & 
animofo  nemico  così  d'appreffo.  deliberò  cacciarlo  da 
Tunifì  j  tanto  più  che  Moleaffen  offerendo  farfi  Tuo  tribu- 
tario per  effer  ripoilo  nello  flato, glie  ne  aveva  fatto  umil- 
Cario  de-  mente  iftanza  :  e  rifoluto  Carlo  di  fare  perfonaimente  que- 
ltimpr%fo  Imprefa  ,  cioè  Andrea  d'  Oria  General  dei  Mare  ,  &  il 
di  Turi];.  Marchefe  dei  Vafìo  General  di  Terra  ,  il  che  intefo  dalli 
AJjy-  buoni  Napolitani  ,  fecero  alla  Cefarea  Maeftà  un   dona- 
tivo di  i  yo  mila  ducati  ,  conclufo  nel  Parlamento  gene- 
rale fatto   nel  Monafìerio  dì  S.  Maria   di  Monte  Oliveto  . 
Venuta  Primavera  del  i  n  j.  avendo  congregato  un  groffo 
.   efferato  l'Imperadore  ,  con  Andrea  d'Oria  a'i  j  di  Giugno 
vTfU'  fi  partì  di  Barzellona  ;  &  in  Sardegna  tutti  giunti,  fi  ritro- 
Gariofi   yarono  con  l'Armata  d'Italia  ,  e  quella  di  Spagna  ,  che  fu 

bVLuI  tutta  Jnfiemedi  lC%'  ^avi  grofì"e  di  gabbfa  i  HO.  Galere» 
na  per  t  e  2  j.  Galeotte  ,  3.  Galeoni  due  del  Principe  d' Oria  ,  & 
imprefa  jj  terzo  ^j  Portogallo  ,  una  gran  Carracca  della  Religione 
fi  .  **'"  di  S.  Giovanni ,  24.  Caravelle  Portuefi,  80.  Squarciapini, 
Numero  j0#  Fufle  ,  &  altri  legni  minori  :  Ora  prefo  l'Imperadore 
t1!^'  terra,  ne'liti  d'Africa  col  fuoEfercito,  che  era  di  32.  mi- 

matti*  »  ••_!•*•  r*~. 

Ja  perfone  ,  ove  erano   1000  uomini  dj  Armi  ,  e  joo.  Ca- 
valli leggieri  ,  con   il  quale  fu  il  Principe  di  Salerno  D. 
Antonio  di  Aragona  ,  Figliuolo  dei  Duca  di  Monte  Alto  , 
il  Conte  di  Sarno,  D,  Ferrante  Aicone  ,  il  Marchefe  del 
Vafto  ,  e.  molti   altri  Cavalieri  ,  e  Signori  Titolati  ,  gli 
Italiani ,  e  Spagnuoli  (montati  a  terra  ,  e  fermati  ivi  per 
alcuni  giorni, alli  quattro  del  roefe  di  Luglio  cominciarono 
Mnu  a  5attagliar  J»  Auletta  .  Finalmente  alli   24.  del  mefe  la 
dah'Jma  pof ero  con  qualche  danno  de'   Crifìiani  ,    e  fra  gii  al- 
peradore+ui  vi  morì   Girolamo  Tutta  Villa  ,  Conte  di  Sarno  . 

Que- 


LIBRO    OTTAVO.         18$ 

Quefto  luogo  non  era  altro ,  che  una  picciola  Piazza  con 
poche  cafe  ,  però  e  detta   Auletta  ,  quafi  picciola  dan- 
za ,  ma  ben  munita,  e  fortificata   di  baftioni,  fi  guada* 
gnaro  1  jo.   pezzi   d' artiglieria  di  bronzo  ,  e   yo.    pezzi 
grotti  di  ferro;  vi  fi  guadagnarono  46.  Galere  ,  6.  Galeot- 
te, &  ottoFufte  ,  che  erano  in  quello  (lagno  •.  e  pattatone  r«»;/?*y: 
poi  Cario  alla  volta  di  Tunifi  io.roiglia  di  lungi,ebbe  Bar  Jedf^ 
baroffa  all'incontro  con   un' efercito  forfè  di  cento  mila^^ore 
fanti,efedici  mila  Cavalieri,ferono  battaglia, l'Iraperado 
re  in  perfona  armato  avanti  iafchiera  corfe  verfo   i  Bar  Barbaro^ 
bari,  facendo  l'ufficio  non  folo  di  Capitano,  ma  di  ani-/* /^ 
mofo  foldato,&  acquiftò  l'onore  della  Corona  Civica,  per-**  Jmi' 
che  fovragiungendovi  egIi,falvo  Andrea  Ponzico>Cavalier 
di  Granata  ,  al  quale  eltendogii  morto  il  Cavallo  fotto  , 
fi  ritrovava  a' piedi  ferito  :  quefta  battaglia  poco  durò  * 
perchè  i  barbari  fé  ne  andarono   in  fuga  ,   ma  i  noftri  dal 
.gran  caldo  ,  e  dalla  fete  ,  perchè  fi  pativa  d*  acqua  ,  fi  fen- 
tivano  ufcir  l'anima  ,  e  fenza  rimedio  alcuno  morire }  Bar- 
barofTa,  che  non  li  parve  di  tentar  più  la  fortuna  della 
battaglia  ,  tutto  arrabbiato  fi  conduffe  per  terra  in  Bona  , 
e  dopo  con  14.  Galere  ,  che  in  punto  teneva  ,  fi  conduffe 
nel  fuo  Regno  d'  Algieri  :  Intefo  Cario  la  fuga  di  quefto 
Barbaro  ,    e   che  un  gran  numero  di  Criftiani  cattivi-, 
che  erano  nel  Cafìello  ,  J'  Armi  tòlte  avevano  ,  fé  n'en- 
trbegli  a'  21.  di  Luglio  fenza  contratto  nella  Città  di  Tu-    Tmìjf 
nifi  ,  la  quale  fu  faccheggiata  con  morte  più  di  7000  Mo-,^^^ 
li,  e  ne  furono  fatti  prigioni  quafi  da  120:0.   e  liberatone l'hnpera- 
da  2000.  de'  noftri ,  tra'  quali  erano  4000.  Zitelle  ,  e  3000.  ^ 
Donne,  quali  con  gran  fommi  filone  ,  e  riverenza  inginoc- 
chiate avanti  Sua  Maefìà  con  le  mani  giunte  lo  ringazia- 
rono  della  loro  liberazione  ;  laonde  1'  Imperadore  diede  a 
cofìoro  denari ,  vettovaglie  ,  e  naviglio  da  ritornare  alle  BoM 
Joro  cafe  :  Il  Principe  d'Oria  toftocon  una  gran  parte  ddyad/ 
l'Armata,  feneandb  per  giungere  Barbaroffa  $  e  giunto  >***•* 
in  Bona  ,  non  velo  ritrovò  5  ma  egli  ruinata  la  Città  ,  &     ria'- 

efpu* 


184     DELL»  HISTORIA  DI  N  APOLI 

efpugnata  la  rocca  ,  vi  pofe  un  prefidio  di  Spagnoli  ,  e  ri- 
Uoìenjfen  tornò  in  dietro  :  dopo  quello  l' Imperadore  a'  28.  di  detto 
i-  %ri  mefe  capitolò  con  Moleaffen  ,  eh'  era  già  venuto  a  trovar- 
lo nello  lo  nel  campo  }  e  lo  ripofe  nello  Stato  :  quali  Capitoli  fu* 
Stato ,     rono  quelli . 

Capitoli  Primo  ,  il  Re  Moleaffen  fi  dichiarò  ,  effer  inimico  de' 

dei  Re  dì  TUTchì  >  &  amico  de'  Criftiani ,  e  di  voto  Vaffallo  del- 
T*ffom riiuperadore  . 

Z'rJdoTe'.  Secondo  ,  promife,  che  tutti  i  Criftiani,  che  fi  trovaf- 
fero  in  qualfìvoglia  parte  del  Regno  di  Tunifi,  fenza  taglia 
alcuna  liberati  fuflero  . 

Terzo  ,  che  in  quel  Regno  non  fi  pofla  per  l'avvenire 
fare  alcun  Crilliano  prigione  • 

Quarto,  che  tutti  li  Criftiani  pacificamente  ilare  ,  e 
conversare  poflano  in  buona  Fede  ,  fenza  alcuna  moleftia 
nel  detto  Regno  ,  &  in  quello  far  li  loro  trafichi ,  e  mer- 
canzie . 

Quinto,  che  i  Criftiani  poffano  edificar  Chiefe  ,  e  Mo- 
nailerj  ,  quanti  in  piacer  li  faranno  nel  detto  Regno,  fenza 
alcun  impedimento  . 

Sefìo  ,  che  il  Re  non  raccoglia  nel  fuo  Regno  i  con- 
vcrtiti novellamente  nel  Regno  di  Valenza  ,  e  di  Granata. 
Settimo  ,  che  pigliando  Sua  Cefarea  Maeilà  Cafìelli , 
Terre,  e  Fortezze  fopra  la  colla  del  Mare  ,  comeBifer- 
ta  ,  Africa  ,  Algieri ,  &  altre  Terre  ,  fiano  di  Sua  Cefarea 

Maeilà  . 

Ottavo  ,  che  la  Piazza  dell'AuJetta  fia  di  Sua  Cefarea 
Maefìà,  e  i  o.  miglia  all'incontro  comprendendoli  la  Torre 
dell'  Acqua  ,  e  la  Torre  del  Sale  . 

Nono,  che  il  Re  predetto  di  Tunifi  abpia  a  pagare^ 
ogni  anno  alla  Cefarea  Maeilà  20*  mila  fiorini  d'  oro  ,  per 
lo  fiipendio  de5  Soldati  ,  quali  fiaranno  nella  guardia  deli' 
Auletta  ,  e  di  Bona  . 

Decimo  ,  che  la  Piatta  del  Corallo  fia  di  Sua  Cefarea 

Maeilà . 

Un- 


LIBRO    OTTAVO;  i8r 

Undecimo  ,  che  tutte  le  Gabelle  fìano  del  Re  di  Tu- 

nifi  . 

Duodecimo  ,  che  il  Re  fia  obbligato ,  oltre  li  20.  mila 
fcuti  d'  oro  fopradetti  ,  ciafcun'  anno  donare  in  perpetuo 
alla  Cefarea  Maefìà  per  riconofcimento  del  beneficio  rice- 
vuto ,  fei  cavalli  Morefchi  buoni ,  e  perfetti  da  He  ,  e  12. 
Falconi  5  e  mancando  la  prima  volta  incorra  alla  pena  di 
50.  mila  fcudi,e  la  feconda  volta  il  doppio,  e  ia  terza  volta 
in  pena  di  Ribellione. 

Decimoterzo  ,  che  il  detto  Re  di  Tunifi  ,  non  racco- 
glia  ,  ne  prefìi  favore  a  Corfaro  alcuno  in  danno  de'  Cri- 
fìiani  . 

Decimoquarto ,  &  ultimo  ,    che    per  ofìervanza  di 
quanto  fi  è  detto  ,  Moleaflen  dia  per  ortaggio  all'  Impera-  jtuhta 
dorè  Maumetto  fuo  figliuolo  ,  il  quale  fìia  ritenuto  all'  Au  fortifie^ 
letta.    .  '*' 

Fatti  ,  e  firmati  quefìi  Capitoli ,  &  autenticati  con.» 
tutte  le  debite  folennità  ,  l'Imperadore  fortificò  l'Aulet- 
ta  ,   ove  lafciò  per  guardia  due  mila  Fanti  Spagnuoli ,  e      CarU 
queir  artigliaria  ,  che  prima  vi  era  ;  &  avendo  licenziati  P*™** 
l'armata  di  Portogallo  ,  e  di  Spagna  ,  V  Agoflo  navigò  ]UnJfin 
verfo  Sicilia  ,   e  venne  a  Trapani  ,  ove  dimorò  quattro  Sciita  , 
giorni  :  poi  per  terra  andò  a  MorreaJe  ;  &  eflendofi  quivi 
ripofatootto  giorni  a'  13. di  Settembre  entrò  in  Palermo,^/*™» 
e  fu  ricevuto  dal  Regimento  della  Città  fotto  un  Baldac-  &ran 
chino  di  broccato  d'  oro  ,  pieno  di  Aquile  con  moltitudini?^' /■ 
di  uomini  ,  e  donne  ,  e  col  Clero  ,  dal  quale  proceflìonal-^^w 
mente  dolci  Inni ,  e  lodi  furono  cantate  5  e  prefentatogJi 
un  iuperbo  cavallo  tutto  di  oro  coverto  ,  condottogli  da 
quattro  Gentiluomini  Palermitani ,  &  ertendo  ia  Cefarea 
Maefìà  cavalcata  ,  fu  in  quel  modo  nella  Maggior  Chiefa 
condotto,  ove  li  fecero  le  debite  cerimonie,  e  pafsò  li  Pri- 
vilegi di  quella  Città  :  Partitofi  dalla  Chiefa,  cavalcò 
nell'ifìefTomodo  per  la  Città,  dove  fi  viddero  Archi  trion. 
fall  ,  e  molte  cofedegne:  Fu  ricevuto  poi  neipalazzodi 
Sum.Tom.V.  A  a  Guil- 


i*6    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

Guillelmo  Ajutami  Criflo  ,  che  con  apparato  Regio  era 

adornato:  fiato  che  fu  PImperadore  in  quella  Città  trenta 

giorni  ,   ove  fi  feronogioftre  ,  e  giuochi  bellifiìmi  ,  partì, 

fé  ne  andò  in  Meflìna  ,  ove   con  molta  pompa  fu  anche  ri- 

£errantece\uio  ,  &  avendo  eJer to  Viceré  di  quel  Regno  D.Ferrante 

Vicetè  di  Gonzaga,  fra  pochi  giorni  li  parti  per  Napoli ,   per  la  Ca- 

Siciiia  .  labria ,  onde  con  piacer  grande  vi  giunfe  ,  come  nel  feguen- 

£££te  Capitolo  fi  dirà. 

ìa  Cai  A' 

*?ì*i  11  Glori ofo  Trionfo ,  e  bellijjìmo  apparato ,  dalla 

Città  di  Napoli  fatto  nellJ  entrare  in  ejfa  la 
Maejìà  Cefarea  di  Carlo  Quinto  . 
Cap.     VL  ^ 

G  Tinto  Carlo  preffo  Napoli  a'  22.  di  Novembre,  fi  fer- 
mo in  una  piccola  Villa  detta  Pietra  Bianca,  dittan- 
te dalla  Città  tre  miglia  ,  perchè  i  Teatri  ,  gii  Archi  ,  & 
apparati  per  la  fua  entrata  non  erano  ancora  compiti  .  Sua 
Maefìà  per  foddisfare  a' Cittadini  ,  e  per  favorire  Berar- 
dino  Martorano  Gentiluomo  Cofentino  all'  ora  Segretario 
àel  Regno,  redo  fervita  di  alloggiare  nel  palazzo  deliaca 
fua  picciola  Villa  ,  ove  eflendofi  per  tre  giorni  tratte- 
nuto ,  fece  1*  ingreffo  nella  Città  ,  come  dinota  l'Epi- 
taffio pofto  fopra  la  porta  di  quel  palazzo  ,  che  in  quefto 
modo  fi  legge  * 

Hojpes  5  &  fi  propera  $  ,    ne  fis  impius 
Prafentiens  hoc  adificium  venerator  • 

Hi  e  enìm  Carolus  V.  Rom.  Imperator 
A  debellata  Apbrica  veniens  triduum 

In  liberali  Leucopetra  gremio  confumpfit 
Florem  fpuroito  ,  &  Vale .     MDXXXV* 

Gtorn9  f       , 

giocondo  il     z^t       » 

tbe  entrò        Or  nel  Giovedì  a*  i  j.  del  detto  ,  giorno  della  Grlorio- 
^lifiA  Vergine>  e  Martire  S.Catterina,  volendo  in  grembo  rice- 


LIBRO    OTTAVO.  187 

vere  Napoli  l'unico  fuo  favore ,  principalmente  il  Soie 
ne  gioì,  il  quale  non  credo  ,  che  mai  il  fuo  volto  pia  bel- 
lo ,  e  chiaro  mofìrafTe  all'  amata  fùa  Daphne  ,   come  quel 
giorno  gloriofo  ai  mondo  lo  palesò  ,  mofìrandofi  non  fred- 
do ,  &  umido  Novembre  ,  ma  lieto  ,  giocondo  ,  e  dolce 
Aprile,  chiarifllmo  felino,  non  folo  di  terrena  ,  ma  di 
cele  Ile  letizia  :  Per  il  che  a*  19.  ore  fi  partì  dalla  maggior 
Chiefa  Ja  folenne  ,  generale  ,  e  pompofa  proceffione ,  con  Trace/*.; 
quel!'  ordine  ,   &  in  quei  modo,  che  fi  fuole  nel  giorno  del  ^J*^ 
Santiflìmo  Sagramento  ,  e  così  andarono  incontro  a  Sua_j  trarCan 
Maeftà   per  infino  fuori  porta  Capuana  ,  appretto  andava lo  * 
moltitudine  di  Nobili ,  e  fegnalati  Principi ,  Duchi ,  Mar- 
chici! ,  Conti,  Baroni,  &  altri  Cittadini ,  che  ufcirono 
ad  incontrar  S.  M.  con  beiiifiìmo  ordine  ,  con  varie  ,  e  di- 
vede libree  de*  Staffieri  ,  e  Paggi  ,  che  di  velluto  ,  e  rafo 
di  varj  colori  fecondo  le  loro  imprefe  vediti  erano  .   Dopo 
quefìi,  poco  più  tardi  ufcirono  gli  Eletti  della  Città  ,  qua- 
li furono  fette  ,  cioè  fei  Nobili ,  &  uno  del  Popolo ,  i  nomi 
de'  quali  furono  quefìi  ,  come  jQ  IcggQ  nel  libro  delli  Capi* 
toli  delia  Città  , 

II  Dottor  Ettore  Minatolo  del  Seggio  di  Capuana  . 

A  n  ih  al  di  Capua  ,  &  Aurelio  "Pignone  del  Seggi  odi 
'Montagna  per  poffeder  due  Seggi  ,  cioè  quel  di 
Montagna  ,  e  quel  di  Forcella  antico  SeggtQ. 

Ciò:  Trance/co  Carrafa  del  Seggio  di  Nido  % 

Antonino  Macedonio  del  Seggio  di  Torto  . 

Antonio  Mormile  del  Seggio  di  Portanova. 

Gregorio  Rojfo  Notar  Eccelle ntijjimo  delle  Piazza 
Popolare  • 

Tutti  quefìi  andavano  fopra  bianchlflimi  cavalli,  ve* 
Aiti  con  robe  lunghe  di  velluto  cremefino ,  foderate  di 
'afo  ,  deii'jfìeflb  colore  con  Sajoni ,  e  Giopponi  deJl'ifìef- 
forafo,  e  con  barrette,  e  fcarpe  del  medefimo  velluto, 

A  a     z  e  deU 


i«8      DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

e  deJJ'ifleflb  ancora  i  Cavalli  erano  guarniti.  Ufcironoco- 
fioro  dal  Tribunal  di  S.  Lorenzo  moftrandoa'  rifguardan' 
ti  giocondissimo   volto:  In  mezzo  a' primi  de'  quali  ca- 
valcava  T  iliullriflìmo   D.  Ferrante  Sanfeverino   Princi- 
'touch*  Pe  a*  Salerno  in  quel  giorno  ordinato  Sindico  della  Città, 
tà-         vefìito  con  Sajo  di  velluto  pardjglio  con  la  Tua  beila  Li- 
Tortìeri  vrea  ?  innanzi  a  quelli  andavano   a'  piedi  dodici  portieri , 
stetti.    &*  de'  cJuaii  erano  degli  Eletti  Nobili ,  e  ùi  del  Popolo, 
tutti  con  livrea  dell'Infegne  delia  Città  ,  cioè  con  Cafac- 
che  di  rafo  giallo  ,  e  cremofìno  con  calze  delia  fimiie  divi- 
fa  ,  con  barrette  di  fcarlatto  con  pennacchi  gialle,  e  Cap- 
pe gialle  ,  fafciate  di  rafo  cremefino  ,  e  ciafcuno  di  quefìi 
portava  un  battone  indorato   nelle  mani  :  Avanti  a  quefìi 
T     ,      dodici  Portieri  ,  precedevano  dodici  Trombettieri  ,  ve* 
tieri  .     ftiti  della  medefima  imprefa  della  Città  :  dopo  i  quali  fé- 
guivano  trentafei  uomini  delii  cinque  Seggi  della  Città  : 
i  quali  andavano  bene  a  cavallo  tutti  veftiti  con  ricche  , 
e  pompofe  vefti  :  dopo  quefìi  cavalcavano  i  dieci  Con  fui - 
»?!#"'"  tori  con   ventinove   Capitani   della  Piazza   del  Fedelif- 
p£gto  .  fimo  Popolo,  i  quali  fecondo  che  mi  riferì  il  Sig.  Giovan- 
vanni  Battifìa  Macedonio  V.I.C.  Padre   del  gentiliflìmo 
Camillo,  che  al  prefente  vive,  andavano  con  Sajo  ,  e  Cap- 
pa di  fina  Pelliccia  nera  ,  e  con  calza  di  fcarlatto  ,  e  che 
tanto  nel  vefìire  come  nel  cavalcare  dimoiavano  gravità 
incomparabile,  i  nomi  de*  quali  Confultori ,  e  Capitani 
erano  i  feguenticome  fi  legge  nel  libro  del  Regimentodi 

effe  Piazze  • 

Francejco  Suvero  • 
"Pirro  Antonio  Cortefe^ 
Giacomo  Ve/poto  • 
Gioì  Domenico  Graffo  . 
Capitani  Pietro  Antonio  Carluccio  . 

celie  n       ì»   r\ 

piazze  Batttjta  dt  Domenico  . 

dei  -pofo-;  Col'  Angelo  Carlo  ne  . 

?"  Geronimo  Btmonte* 

Pie- 


LIBRO    OTTAVO.  i8p 

Pietro  Antonio  di  Perico  * 
Andrea  d*  Acampora . 
Quejìo  non  folo  era  Con/ultore  ^  ma  anco  Capitano 
come  lifeguenti  • 
Anello  dì  Mauro  . 
Agatio  Bottino  . 
Camillo  Negro  • 
Anello  Bevi T Acqua. 
Ciò:  Antonio  di  Appenna  . 
Francefco  dello  Grugno  . 
Nicolo  Ferraro . 
Geronimo  Famacio  . 
Gto:  Antonio  Brancalione  . 
Elifeo  Terracina  • 
Roberto  Sebajìiano . 
Ferrante  Ingregnetta  : 
Nicodemo  Spinello  • 

Benedetto  terraiuolo  • 
G/0:  Luigi  Sanfone  • 

G/o:  4#  Marco  • 

G/o:  Tommafo  Ve/polo  • 
Geronimo  Bonella  . 

'Matteo  Calamazza  • 

Andrea  di  Ariema  . 

Ferrante  Rojfo . 

Giacomo  Papuano  • 

Co/'  Anello  Borrello  • 

Pietro  Facedulo . 

Sebajìiano  Alando  • 

Salvatore  Mifco  • 

Andrea  Stf'nca .  '  &i/*c£, 

G/o  Ber  ardi  no  d'Appena ,  tA  /in- 

contrano 

Gli  Eletti  dunque  con  gli  altri  già  detti ,  nfciti  faora««  n», 
la  Porta  Capuana  verfo  il  Palazzo  detto  Poggio   Keaie,^,,  p. 


ipo    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

s' incontrarono  con  Sua  Maeftà  ,  e  fmontati  tutti  da  Ca^ 
vallo  ,  li  baciarono  il  ginocchio  ,  dopo  Anibal  di  Capua 
gii  parlò  in  nome  della  Citta  dicendo  :  Invittiffìnaa  Ce- 
farea ,  e  Cattolica  Maefìà,  tanto  è  la  comune  allegrezza  , 
e  confolazione,  che  oggi  fi  riceve  da  quella  Vofìra  Fedeli f- 
fìma  Città  della  Suagloriofa  venuta,  che  confiderar  non  fi 
puote  :  Supplichiamo  N.  S.  Iddio  li  piaccia  ,  fé  così  e  fuo 
fuo  fanto  Servigio  ,  che  fia  con  faiute  di  vofìra  facra  Per- 
dona augumento  del  fuo  Fedeliffimo  (tato ,  e  beneficio  di 
di  quella  vofìra  Fedeliflima  Città  ,  e  fuoi  Fedeliflìmi  Po- 
poli di  quefìo  vo(tro  Regno.  Kifpofe  fua   Maefìà  5    Non 
meno  tomo  yo  plazer  oy  por  ver  tan  buenos ,  y  leales 
VafTallos  ;  ApprefToGio:  Franceiico  Camfa  ij  prefentòle 
Eletto  ^-Chiavi  d' Oro  della  Città,  dicendogli:  Invittifiima  Ce- 
capi«m*  farea,  e  Cattolica  Maefìà,  quefìa  Voftra  FedeliiTima  Città 
utf$?  ha  confervate    quelle  Chiavi  folo  per  donarle  alia  Mae- 
vì  \     "  flà  Voftra  Cefarea  ,  e  baciandole,  glie  le  donò  nelle  lue  ma- 
ni quali  con  allegrezza  egli  pigliò  ,  e  fubito  gliele  ritornò 
dicendo  :  Eftas  Claves  fìan  bien  guardadas  en  poder  d' ella 
Fideliflima  Ciudad  .  Poi  Antonio  Macedonio  gii  prefen- 
j)tò  il  Sindico,  dicendogrinvittiflìma,  Cefarea,  &  Cattolica 
frefinta  Maefìà  ,  quella  Voftra  FedelifTima  Città  ha  creato  Sindi- 
Hòìndhc.QQ  ij  Principe  di  Salerno ,  per  accompagnare  ,  e  fervire 
Ja  Maefìà  Vofìra  in  quefìa  lieta  giornata  della  fua  fei/ciflì- 
ma  venuta^per  tanto  lo  prefenta  a  Vofìra  Cefarea  Maefìà  . 
11  che  detto?  PImperadorecon  lieto  volto  l'accettò  facen- 
dolo con  efìblui  cavalcare  alla  finifìra  :  Poi  gli  Eletti  aven- 
do fatto  riverenza  a  Sua  Maefìà  ,   tornarono  a  cavalcare  , 
precedendo  feropre  a' Baroni  del  Regno  ;  &   effendo  già 
pofìi  in  cammino,  al  ritorno  della  proceffione  con  moltitu- 
dine della  innumerofa  Cavalleria,  che  ad  incontrar  Sua 
Maefìà  ufcita  era,  giunfero  alla  Porta  Capuana ,  avanti 
Ja  quale  gli  fu  prefentata  dal  Vicario  di  Gio:  Vincenzo 
Carrafa  Arcivefcovo  della   Città  ,  una  Crocetta  d'oro  fo- 
pra  un  bel  velo  aurato ,  neUui  onore  Sua  Maefìà  fmontò  , 

&  umil- 


Eletto  di 


Torto  f> 


LIBRO    OTTAVO.  i9* 

&  umilmente  inginocchiatoci, la  baciò,  e  di  nuovo  su'l  De- 
filerò afcefe  ,  prendendo  non  poco  piacere  di  mirar  Ja  por- 
ta fcolpita  in  candido  marmo,alia  cui  cima  mirò  le  fue  bel- 
le infegne  umilmente  in  bianco  marmo  ,  che  poco  innanzi 
vi  erano  (late  fcolpite ,  alla  cui  deftra  ftà  l'imaginedel 
Gloriofo  S.  Gennaro,  e  dalla  finiftra  del  Gloriofo  S«  Agnel. 
lo,  Amendue  Protettori,  e  Cuftodi  della  Città  di  Na- 
poli, e  fotto  le  predette  marmoree  infegne  pendeva  un  mi- 
rabile Epitaffio  con  lettere  ,  che  in  vece  delle  mute  Sta- 
tue ,  parlavan  in  quefto  modo  . 

Hanc  Cce.  Opt.  Car.  quam  tuemur 
Urbem  Aug.  tuo  numini  deditam, 
poft  aduuótum  Imperium ,  clemen- 
tia  foveas  ,  amplitudine  juves, 
&  seguitate  modereris. 

Che  in  Volgare  dice  così . 

O  Carlo  V.è  Fé  di  quefto  Regno,  o  Cefare  in  quanto  a 
veriflìmo  Imperadore  de'  Romani  ,  quefta  Città  di  Par- 
tenope  ad  aumentare  il  tuo  nome  dedicatiffima  ,  la  quale 
con TOra2Ìone  appreflb  l'Alto  Monarca  difenfiamo  ,  dopo 
il  tuo  ampliato  ,  e  degno  Imperio  ,  giovalo  >  ampliando 
in  effa  la  tua  benignità  ,  e  larghezza,  favoritela  con  eie- 
menza  ,  e  fi  è  alquanto  oziofetta  moderar  la  devi  con  equi- 
tà ,  e  giuftizìa, 

A  pie  del  piano  di  detta  Porta  ,  innanzi  >  che  fi  entri 
dalla  banda  deftra  di  quella,  trovò  fopra  una  Bafe  ,  un 
CoJoffo,  della  Serena  Partenope  conl'afpetto  di  Vergi- 
ne ,  &  il  refìonon  più  Serena  ,  ma  Aquila  trasformata  , 
favorito  uccello  di  Giove  ,  e  di  Cefare  con  V  ali  aurate, 

e  eoo 


■S9*    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLT 

e  con  la  Lira  nelle  braccia  fonando ,  e  mofìrando  fegno  di 

mandar  fuora  dolciflimi  accenti ,   volendo  cantare  l' infra- 

fcritte  parole  ,  che  alla  Bafe  di  lei  fcritte  fi  dimoftravano. 

Expedata  venis  Jpes  >  ofidìjjìma  nojìrum  . 

Che  vuol  dire  . 

O  Saggio  Cefare  ,  Fideliffima  fperanza  di  noi  tuoi  fi- 
deli  ,  ecco  ,  che  dopo  tanta  afpettazione,  ora  vieni  vitto- 
riofo ,  a  darci  cagione  di  futura  allegrezza ,  fmentican- 
dofì  delle  pallate  lagrime  . 

Dalla  banda  fwifìra  era  fimilmente  fopra  una  Bafe  la 
Statua  del  vecchio  Sebeto  ,  Dio  de'  Fiumi ,  quale  pareva 
fiare  appoggiato  fopra  una  riva  ,  &  alquanto  alzato  in  fe- 
gno di  riverenza  ,  e  con  la  finiftra  mano  teneva  la  fua  lan- 
gella,  dalla  quale  ufciva  un  picciolo,  &  ameno  rivo,  ligni- 
ficato per  Sebeto ,  Fiume  di  Napoli  ;  dalla  mano  delira 
porgeva  un  mazzo  di  fiori ,  con  tal  Cartiglio, 

Hinc  meriti)  Eridanuscedet  mihi^  Nilus}é*Indus, 
Che  dice  • 

Ora,  che  l'umor  mio  bagnala  riva  della  bella  Parte- 
nope,  dove  è  già  venuto  a  foggiornare  il  Cefare  de'Cefari, 
cedino  meritevolmente  a  me  i'  Eridano  ,  il  Nido  ,  e  l'Indo 
Fiume  ,  che  hanno  fra  gli  altri  il  titolo  di  Maggiori ,  per- 
chè coli'  avvenimento  feiiciflimo  di  un  tanto  Principe  ,  fo- 
no più  felice  ,  e  di  maggior  nome  di  quelli  . 

Quefto  fu  con  non  poca  allegrezza  del  rifguardante 
Iroperadore  mirato  j  e  volendo  ornai  entrar  la  Porta,  fu 
per  ordine  dato  in  potere  del  Principe  di  Salerno,  Sindaco 
Sindic0  della  Città  ,  io  Stendardo  Reale  ,  e  fu  egli  ricevuto  fotto 
della     l'onorato,  e  ricco  Pallio  di  broccato  >  portato  con  otto 
tortalo  ^e  ^a  ^eì  Gentiluomini  del  Seggio  Capuano  ,  da  due  fa- 
stendar-  voriti  di  Sua  Maefìà ,  e  due  altri  Nobili  del  medefimo 
do  Re  ale. §egg'ì0  guidavano  il  freno  dell'  Imperiai  defìriero  ;  e  tan- 
to i  fei,  quanto  i  due  Nobili ,  da  Seggio  in  Seggio  lì  aiutai 
rono  fecondo  le  Regioni ,  e  pertinenze  loro ,  eccetto  i  due 
favoriti,  che  mai  fi  mutarono,  come  nei  fuo  luogo  fi  dirà  . 

Cosi 


LIBRO    OTTAVO.        i9ì 

Così  dunque  entrò  l'invitto  Cefare  nella  gentil  Parteno- 
pe  ,  nel  cui  ingrefib  cavalcò  un  bel  morato  cavallo  con  una 
ricca  gualdrappa ,  ricamata  di  oro  ,  e  di  perle  ;  11  fuo  ve-rr  au    ... 
itire  era  una  caiacca  di  velluto  paonazzo  ,  calza  bianca  ,cvir/o , 
con  cappello  in  tefta  del   medefìmo  velluto  alla  Tedefca  2""*^ 
fatto  ,  con  pennacchio  bianco,  con  il  fuo  Tofone  in  petto  Nateti* 
fenz'  altra  pompa  ,  credo  ,  prima  per  moflrare  V  amor  fuo 
verfo  il  Regno ,  e   dopo  per  dar  efempio  alli  Sudditi  di 
moderanza  ,  i  quali  fé  dalla  Regia  Prammatica  del  veftire 
non  f offe ro  fiati  raffrenati,  per  tal  giubilo,  non  so  fé  a  ^amf 
Jor  bacavano  tutti  i  broccati  ,  e  tele  di  oro  ,  &  argento ,  vejijre  £ 
che  in  Firenze  ,  Lucca  ,  Genova,  e  Parigi ,  e  nell'  altre 
Città  dJ  Italia  fi  lavorano  :  Tutti  dunque,  benché  pompo- 
fì  andaffero  ,  pure  non  fu  foverchia  la  pompa  .  Così  en- 
trata Sua  Maefìà  ,  s' intefe  uno  innumerabile  ,  e  fpavente- 
vole  rimbombo  di  Artegliarie  ,  che  veramente  non  credo 
fuffe  fiato  maggiore  lo  firepito  del  fulminante  Giove  ,  e 
de"  fuperbi  Giganti  j  dopo  quei  tuoni ,  fi  alzò  voce  per  la 
moltitudine  di  Popoli  gridando,  Imperio  ,  e  Vittoria  Vit- 
toria 5  il  che  induffe  alquanta  maraviglia  al  trionfante  Im-    Ordine; 
peratore  .  E  per  dire  1"  ordine  particolare  della  cavalcata  •  del[a  ^ 

valcatd 


come  andò,  dico,  che  andavano  innanzi  i  cinquanta  Con-  ueivin^ 


ipoi  turono  Napoli 
accresciuti  al  numero  di  cento  ,  come  fono  al  prefente  » 
dopo  feguivano  i  Capitani  delle  Piazze  con  i  dieci  Condi- 
tori già  detti  :  poi  ne  venivano  i  trentafei  Gentiluomini 
de'cinque  Seggi,  deputati  a  portare  V  Afìe  del  Pallio  ,  & 
il  freno  dell'Imperiai  cavallo;  dopo  il  Capitan  delia  Re- 
gia Guardia,  e  quinci  ,  e  quindi  camminavano  a  piedi  nu- 
mero grande  di  Soldati ,  Archibuggieri ,  &  Alabardieri , 
tutti  vediti  della  divifa  Napolitana:  feguiva  poi  la  mol- 
titudine di  Nobilitimi  Baroni  v Conti,  Marchefi  ,  e  Duchi, 
che  precedevano  ordinatamente  :  dopo  quefio  cavalcava  il 
Sum*Tom*V.  £  b  fé- 


iP4    DELL'  H1STORIA  DI  NAPOLI 

JBifi-6  Segnalato  Pietro  Antonio Sanfeverino  Principe  di  Bifigna- 
inano.  no  con  fàjo  di  velluto  morato  con  la  Tua  bella  livrea  ,  dal 
collo  di  cui  pendeva  ronorevolittìma  imprefa  delVdureum 
vellus*  volgarmente  detto  il  Tofone  di  Tuoi  pari  degna  : 
Prìncipe  d°P°  lui  feguivanodue  altri  Principi  di  gioventù  uguali, 
d\  ò«.w>-cioè  di  Sulmona  ,  e  di  Stigliano,  con  le  loro  non  meno 
belle  ,  che  vifìofe  livree:  Appretto  coftoro  giugnevano  li 


Yrineip 


èfori.*  ancora  elfi  con  la  divida  Partonopea  :  dopo  quefti  givano 
quattro  Regj  Mazzieri  con  baftoni  di  argento  guarniti  del- 
Reej    T  armi  Regie  ,  i  quali  andavano  a  cavallo  con  capi  difeo- 
Ma2zierì:vtTt\  •  appretto  cavalcavano  gli  Eietti  della  Città  ,  e  do- 
*fl%  f  poi  quali  venivano  quelli,  che  li  fette  Ofiicj  del  Regno 
chiamano  ,  ornati  di  rafo  bianco  ,  fopra  i  quali  erano  cer- 
5  ite  0Ate  r°ke  lung^e  di  fcarlato  finifiimo ,  infoderati  di  armelli  - 
fidali  dei  no  con  riverii  in  teda  di  fimile  fcarlato  all'antica,  fopra 
Regno .   je  qUaJi  erano  molte  finiflìrae,  e  fpiendidifiiroe  gioje,  i  no- 
mi de' quali  furono  quefti . 

Ferrante  Spinello  Duca  di  Caftrovillari  Gran  Proto- 

Trotono.  nota  rio  ,  feguiva  . 

uri*.  Ferrante  giovanetto  di  fei  anni  ,  Figliuolo  di  Rai- 

mondo Cardona  Duca  di  Somma ,  Gran  Ammirante  ,  dopo 
jimmì-  quefìo  andava 

tante .  Antonio  Gratinarla,  Conte  di  Cafìro  ,  gran  Cancellie- 

re ,  appretto  lui  feguiva 

Cancel-  Afcanio  Colonna    generofifljmo  Principe  Romano, 

gran  Conteftabile  jcoftui  andava  con  uno  Scettro  in  roano 

Cornelia,:  4\  argento  lavorato,  appretto  di  quelli ,  due   altri  Regj 

lllt  *      Mazzieri ,  in  mezzo  de  i  quali  cavalcavano  due  Araldi  con 

Mazzieri yefti  aurate  con  1'  Aquile  ,  &  armi  Imperiali  \  giugneva 

Si.aPPreffo 

Ferrante  Sanfeverino  Principe  di  Salerno  con  lo  Sten- 

#ndko  -dardo  Reale  con  t$.  uomini  alla  ftaffa  (cofìui  denotava 

l'au- 


LIBRO    OTTAVO. 


*<nr 


V  autorità  del  Regno  )  dietro  di  lui  feguiva 

D.  Pietro  di  Toledo  Viceré  del  Regno  ,  il  quale  ave-    Viceré 
va  aliafua  fiuifìra  D.  Ferrante  di  Aragona  Duca  di  Mont,DwCrt/i 
Alto  ,  i  quali  andavano  con  robe  di  velluto  nero  ,  fra  qne  J£l t 
(li  due  andavano  •> 

Pier  Luigi  Farnefe  Principe  di  Parma  con  Sajo  di  vel- *pùmìn 
luto  nero  ,  i  quali  tutti  tre  portavano  cappelli  di  feta  nera}**;  'Par*. 
veniva  appreffo  cofloro  ma* 

Alfonfo  di  Avalos    generofìffimo  ,  e  fortunatiflìmo 
Marchefe  del  Vafìo ,  il  quale  portava  una  fpada  ignuda  nel* 
le  mani  ,  godendo  l'ufficio  di  gran  Camerario  ,  andando  in  Came/s; 
quello  giorno  appretto  all'  Imperadore  .  rario. 

Alfonfò  Piccolomini  Duca  di  Amalfi,  come  gran  Giù-  ciufìi- 
■fliziero  non  vi  fu  ,  perch'  era  nel  governo  di  Siena  ,  zìero . 

D.  Carlo  di  Guevara  Conte  dì  Potenza  ,  gran  Sini  bin;rcaK 
fcallo  ,  non  vi  fu  per  l' inimicizia  ,  che  aveva  col  Marchefe  /<?, 
del  Vafìo  ,  avendogli  il  Marchefe  uccifo  il  fuo  figlio  pri- 
mogenito :  andavano  i  fopradetti  attorniati  di  Alabardie- 
ri Tedefchi  da  un  canto  ,  e  dall'  altro  Spagnuoli  • 

ApprefTo  feguiva  Sua  Maefìà,  fotto  il  ricco  foprano  J"/*^ 
minato  Pallio  ,  portato  da  quei  Gentiluomini ,  nobiliffi- 
mamente  vefìiti  .  0~ ,.  ^  , 

Seguivano  il  detto  Pallio  i  Confìglieri  di  Stato  ,  i  tre 
Regenri  del  Coliateral  Configlio,  il  Prefidente ,  e  Confì- 
glieri del  Confìglio  di  S.  Chiara  ,  il  Luogotenente ,  e  Pre- 
denti delia  Kegia  Camera ,  e  gii  Ufficiali  delia  Gran  Corte 
della  Vicaria  • 

Andava  Sua  Maefìà  con  giocondo  ,  &  imperiai  afpetto 
di  felice  gioventù  ornato  ,  e  dalla  madre  natura  ben  cora- 
pofìo  ,  &  organizato  con  giufìa  difpofìzione  di  natura,  e 
con  amorevoli  fguardi  :  &  entrato  la  detta  Porta  Capuana 
alzò  gli  occhi  alquanto  in  alto  verfo  la  Città,  e  ù  Spec- 
chiò in  un'  ornatiffimo ,  &  altiffimo  arco  trionfale  ben  cono-  rrhnfli 
pofìo  ;  la  cui  altezza  era  palmi  cento,  la  larghezza  palmi  a  Tcrta 
novanta,  e  la  groffezza  palmi  cinquanta  ;  nella  facciata  *<tf«*»«« 

£  b     z  vi 


i96     DELL9  HISTORIA  DI  NAPOLI 

vi  «erano  tre  porte,  quelJa  di  mezzo  era  molto  maggiore 
dell'  altre  due  ,  nelF  uno  ,  e  V  altro  fianco  era  eziandio  una 
picciola  porta,  che  all'entrata  dell' altre  corrifpondeva  ; 
Nella  faccia  verfo  Oriente,  vi  erano  otto  colonne  pofìe 
fopra  quattro  bafe ,  o  appoggi  quadri ,  due  per  ciafcheduna 
di  verifimile,  &  apparente  porfido  ,  con  li  capitelli  aurati: 
Nella  prima  bafe ,  era  dipinto  un  cumolo  di  armi  mariti- 
me  ,  che  fi  bruggiavano  ,  cioè  remi  fpezzati ,  albori  ,  an- 
tenne ,  roftri ,  fproni  di  Galera  ,  pezzi  di  timoni  ,  e  di 
Arbori  con  lettere  che  dicevano  . 

Ex  punico  votaelapfa  ,  cioè 
I  foddisfatti  voti  dell'Africana  guerra  ,  e  Vittoria  . 
Nella  feconda  bafe  a  man  defìrà  ,  era  una  mefìiflìraa 
Donna  legata  ad  un  Albero  piangente  ,  al  cui  lato  giaceva 
un  rreiìo  vecchio  Dio  fluviale, detto  Bragada  fiume  d'Afri- 
ca fenza  ghirlanda  :  la  Donna  fignificava  V  Africa  con  let- 
tere che  dicevano  . 

Fi  et  us  tibi  Solatia  Cccfar  ,  cioè 
O  Ce  fa  re  vincitore,  i  nofìri  pianti  a  te,  &  a' tuoi 
porgano  granfollazzo  . 

Nella  terza  bafe  delia  fìniftra  erano  alquante  peco- 
re bianche  inghirlandate  di  lauro  con  una  fafcia  negra  nel 
mezzo  avanti  ad  un  Altare  di  facrificio ,  le  cui  lettere  di- 
cevano . 

Zepbyris ,  &*  reduci  Fortuna  ,  cioè 
Sacrificio  a'  Zefiri  ,  che  la  Cesarea  Armata  con  li 
fuoi  feguaci  d'  Eulo  ,  hanno  profperamente  condotta  in 
Africa  ,  &  alla  fortuna  del  felice  ,  e  vittoriofo  ritorno 
di  quella  , 

Nella  quarta  ,  &  ultima  bafe  ,  erano  V  Armi  Africa- 
ne in  cumolo  bruggianti ,  come  fono  Saette  ,  Archi  ,  Fa- 
retre ,  Zagaglie,  Turbanti,  e  Camife  di  maglie,  le  cui 
lettere  dicevano . 

Jam  totofurget ,  Gens  aurea  Mundo  ;  cioè 
Noi  bruggiarao  meritevolmente  ,  nafcendo  al  mondo 

nuo- 


LIBRO    OTTAVO.         197 

nuova  ,  &  aurea  gente  Cefarea .  j  \   ; 

Sopra  le  Cornici  di  ciafcuno  paro  di  Colonne,  nel  pm 
fupremo  ordine  erano  quattro  Colorii,  cioè  quello  del 
maggior  Scipione  Africano,  1*  altro  dell' Invitto  Giulio 
Cefare  ,  il  terzo  del  Gran  Aleflandro  Macedone  ,  e  l'  ul- 
timo deì  Magnanimo  Annibale  Cartaginefe  •  I  due  primi 
flavano  nel  mezzo,  Giulio  Cefare  dalla  deftra  ,  e  Scipione 
alla  fìnifìra,  alli  cui  piedi  (lava  un  cartello  con  quefìe  note, 
quelle  di  Annibale  dicevano  .  A*"**u* 

Vi  fio  mibi  gloria  vi  fior  >  cioè 

O  Cefare  ,  a  me  cosi  fu  Gloria  effer  vinto  dal  Roma- 
no Scipione,  come  oggi  Africa  fi  vanta  effer  da  te  fiata 
Superata  ,  fuperiore  a  Scipione  i 
Quelle  di  Giulio  Cefare, 

Nojirafpes  maxima  Roma  }  cioè  Giulio 

OGrandiflima  fperanza  della  noftra  Roma  ,  effendo**/"' •- 
oggi  degniffimamente  più  illuftre  di  me  Cefare  Imperado- 

di  quella  • 

Quelle  di  Scipione  dicevano  , 

Decentius  Africa  nomen  ,  cioè  Scinone  : 

Quantunque  Io  o  Cefare  ,  abbia  il  nome  Africano  *, 
nondimeno  a  te  tal  nome  pili  conviene  ,  che  a  me  ,  perche 
fé  io  vinfi  Cartagine,  fu  dopo  lunga  ,  e  gran  flragge  de' 
Pomani  ,  e  d' Italia  *,  ma  tu  hai  vinto  ,  e  fuperato  la  fera- 
bianza  di  Cartagine  ,  cioè  Tunifi ,  in  breviffimo  fpazio  di 


tempo  fenza  nulla  tua  offefa  ,  ed  occifion  de'  tuoi .  jtUj[an>. 

le  di  Aleffandro  Magno  dicevano  ..  ^f«" 

Quantum  Colle s  pracellit  Qlimpus  ,  cioè 


O  Alto,e  fublime  Cefare,  quanto  il  Monte  OHmpo,la 
cui  altezza  dimofìra  di  toccar  ilCielo  ,  e  ciò  per  la  felice 
Vittoria  ,  che  da  cotanti  tuoi  nemici  in  brieve  tempo  hai 
riportata. 

Poi  in  tutti  quattro  infieme  vi  era  quefìo  Cartello  • 
0  Lux  tu  nojìri,  Decus  ,  &  gloria  mundi  . 

Tu  fei  Gloria,  €  luce  di  quefta  noftra  Città  ,  e  di 
tutto  il  mondo  .  Nel- 


.  .'    -    • 

. 


i<>8     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Nella  medefìma  faccia  erano  cinque  quadri ,  aili  quat- 
tro de*  quali  era  dipinta.  I' Iraprefa  Africana  con  la  Vitto- 
ria dell'  Auietta  ,  e  di  Tunifi  con  la  fuga  di  Barbarofla  r. 
nel  mezzo  flava  il  maggior  quadro  ,  ove  era  ia  dedicazio- 
ne dell'  Arco  Trionfa/e  a  fua  Maeftà ,  che  diceva  in  quefta 
guifa  . 


Impe.  Cxf.  Carolo  V.  Augufto 
JS         Triumph.  Feliciff.  Odomanicx 
thnfaìt.         prxfe&o  claffis,terra5mariq:  pro- 
fugato, Afriche  Regi  tributo  in- 
dico, refti  tu  tis  XX-  capti  vorum 
millibus  receptis ,  maritimis  oris 
undiq?  prsedonibus  expurgatis: 
OrdoPP.  Neapol. 


cioè 


La  Nobiltà,  e  Popolo  di  Napoli  hanno  eretto  queflo 
Arco  in  onore  a  Cario  V.  Augufto  Imperadore ,    Tri- 
jìrmi  Ceonfatore  Feliciffimo  dell' Ottomanica  rabbia,  dopo  li 
gkirUn-  icaccjatj ,  e  rumati  Efferati  ,    maritimi  ,  e  terreftn, 
bndate .  d*  Inimici  ,  e  delia  reftituita  Africa  ,   importo  prima^» 
il  Tributo  al  Redi  quella  ,  e  donata  la  libertà  a  20.  mila 
Cattivi,   &    efpurgati   tutt' i  lidi  marittimi  da' Latro- 
ni»  Dietro  detto  Arco  ,  che  mirava  la  Città,  erano  al- 
^re  Colonne  fovra  altrettante  bafe  ;  Nella  prima  di  quel- 
le erano  molte  Trombette  ,    lance  ,   &  alabarde  ,   av* 
volti  tutti  di  lavoro  con  Jettere,  che  dicevano- 
Sint  omnia  lesta  ^  cioè  , 

Sia- 


LIBRO    OTTAVO.  j99 

Siano  tuttelecofe  militari  ormai  pacifiche  ,  e  liete  , 
perla  Vittoria Cefarea.  Valor  di 

Nella  feconda  bafe  era  una  tefta  di  Leone  con  gli  oc  ■%*&  ' 
chi  aperti ,  e  /parentevoli  dentro  di  uno  feudo ,  lignifica- 
lo per  lo  Cefareo  con  quefìo  Cartello  : 

Terreat  Auftriades&  PrimusJ*  uttimus  Orbh% 
cioè ,  &       . 

Il  Valore  di   Cefare  è  il  primo  ,  e  ultimo  deì/vJfcZ. 
Mondo  •  no . 

Nel/a  terza  bafe  ,  era  un  facrifizio  ,  che  fi  faceva  nel 
Monte  di  Vulcano  con  farmenti  verdi  con  lettere  :  che  di- 
cevano • 

Spondet  majora  peraclis  ,     cioè  > 
Maggiori  Sacrifici  ti  promettono,  o  Vulcano,  dopo 
P  altre  Vittorie  ,  che  feguiranno  • 

Neil*  ultima   bafe  erano  molti  Tribuli  con   tal  car-  „   ,    . 

11  Carlo  vit 

teJio  >  %  toriofo  . 

Quocumque  loco  ,     cioè  , 
Siccome  i  Vafapiedi  in  qualfivoglia  modo  ,  che  fi 
pongano,fempre  mirano  il  Cielo,  così  Cefare  in  tutte  le  fue 
imprefe   con  qualfivoglia  uomo  ,  &  in  qualfivoglia  luogo 
Tempre  farà  Vi ttoriofo.  impera. 

Sopra  la  fommità  del  medefimo  ordine  degli  altri  vìAri*lif. 
erano  quattro  altri  Coloflì  di  quattro  Imperadori  dicafa  ^«jsjw<u 
d'  Aufìria  ,  cioè  Ridolfo  ,    Alberto  ,  Fedrico  ,  e  Mafficni  Ridolfo. 
liano  ,  a'  piedi  di  ciafeuno  erano  fcritture  ,  quelle  di  Ri- 
dolfo ,  che  dicevano  , 

Generis  lux  Unica  tioftri  • 
O  Cefare,  luce  unica  della  ftirpe  noftra  •  Quelle  di  Al- 
berto ,  dicevano, 

Majoribus  majus  decus  ipfe  futurns  ,     cioè   , 
Tu  o  lmperadore  a  i  maggiori  Principi ,  maggiore 
onor  farai  • 

Quelle  di  Federico  ,  dicevano  ,  Ftderfa. 

Attollet  nojìros  aà  AJìra  Hepotes  ,    cioè  , 

Co- 


zoo    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Coftui  fublimerà  al  CieJo  i  Nepoti  noftri,  e'  fuoi  Fi- 
gliuoli • 
Mdjjìmi-         Quelle  di  Maffimiliano  ,  dicevano. 
iwo  •  Sic  Pelea  vicit  Achilles  ,     cioè , 

Così  vinfe  il  grande  Achille  Pelia  Figliuolo  di  Net- 
tuno ,  come  tu  hai  vinto  1'  Africa  . 

Dopo  vi  era  un  verfo  comune  a  tutti ,  dicendo . 

fianc  decet  Imperi i  frena  tenere  domum  • 
Quefìo  Regno   è  veramente    meritevole    di  freno 
Regno  ^Imperiale  • 

mentivo-  ^e'  cinc3ue  quadri ,  eh'  erano  di  fopra  ,  ficcom'era- 
hdiaverUO  della  prima  faccia ,  ai  quattro  di  efiì  eran  defediti  i 
w  tale  vittoriofi  fatti  di  Ungaria  ,  e.  la  Viennefe  Vittoria  :  Nel 
éSrttr  maggior  quadro  di  mezo  era  un'  altra  dedicazione  a  Cejfàre 
Tadrwe.con  quelle  parole . 

Csef.  Carolo  V.  Potentiflìmo  Impe- 
ratori, Religione,  Aug.Juftitia ma- 
xime ,  Indulgenza  Vittori  Pietate 
P  P.  ob  fugatum  in  Pannonia  ad  Hi 
ftrum  Solimanum  Turcarum  Jmpei. 
&  Chriftianam  Remp.  liberatam, 
Ordo  ,  P.  Q^Neapol. 

La  nobiltà,  e  Popolo  Napolitano  giubila  nella  ere* 
zione  di  quefìo  Arco  Trionfale  all'  inclito  Cefare  Carlo  V. 
Potentiflìmo  Imperadore  ,  Religiofìfiìmo  ,  GiufìifTìmo  ,  e 
Clementiflìmo  per  la  rotta  data  a  Solimano  Imperado- 
re de'  Turchi  in  Ungaria ,  e  per  la  Crifìiana  Religione 
.  ampliata  . 
nei  Mare  ^  fianco  di  detto  Arco  erano  undici  quadri,  e  nell'al- 

tro iato  altri  tanti  5  nel  primo  vi  era  Cimodoce  Ninfa  ,  e 

Ti- 


LIBRO    OT   TA   VO 


201 


Titone  a   cavallo  ad  alcuni  mcfìre  marini   con  brovine  in 
mano  con  le  ttere  ,  che  dicevano  ♦ 

Quofcumque  per  undas  ,     cioè, 
Moftrifì  per  ciafcun'  onda  fegno    dì  letizia  . 
Nel  fecondo  quadro  era  folo  fòpra  un  monte  con   Io   Le*'*** 
Scettro    nella   dritta  mano  ,  e  rella  fìnifìra  teneva  fimilej^*  f£ 
parole  fcritte  .  mata, 

Felix  quocumque  vocaris  ,     cioè  , 
Eolo  fii   profpero  ,    e    felice   all'  Armata  navale 
Cefarea  . 

Nel  terzo  quadro  erano  Dei  marittimi  con  diverfi  frut- 
ti di  mare  in  fpalla  ,  e  nelle  mani,  e  quelli  portavano  a  pre- 
fentare,  tutti  a  cavallo  fopra  moftri  marini  di  conchiglie 
coronati,  con  lettere  ,  che  dicevano. 
Quoniam  tene?  omnia  Cafar  • 
Noi  portiamo  doni  a  Cefare  ,  perchè  nella  potefìà 
fua  è  il  dominio  dtì  Mare  ,  e  della  Terra  • 

Nel  quarto  quadro  erano  Ninfe  marittime  con  caneftri 
di  Coralli  ,  di  Perle  ,  e  di  Gemme  ,  &  Inghirlandate  di 
cofe  marittime  con  fimili  lettere  . 

SubmtjJJs  adorat  Oceanus ,     cioè, 
Sommiftaraente  tutto  V  Oceano  adora  il   trionfo 
di  Cefare . 

Nel  quinto  quadro  erano  le  tre  Sirene  dal  ventre  in 
giù  Uccelli   ,  e  dai  ventre    in  su  Vergini  alate  con  iftru -"£*£* 
menti  da  fonar  in  mano  con  fìmil  detto  .  ar   ' 

Solus  eris  nobìs  cantandus  femper  in  Orbe,  cioè, 
Tu  fòio  farai  iempre  da  noi  degnamente  cantato 
nel  mondo . 

Nel  fefìo  quadro  erano  legni ,  che  fecuramente  navi- 
gavano ,  &  alcune  Città  ,  nelle  cui   rive   erano  uomini , 
che  ibllazzavano  ,  altri    che  natavano  ,  altri  oziofi  fi  mo-*V*rW' 
itravano:   e  Delfini ,  quali  per  il  mare  fcherzando  givano 
con  fmjle  fcrittura. 

1  Nobìs  bac  otta  Cafar ,     cioè  > 
Sum*Tom*V*  Ce  Que- 


zoz    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Quefìi  ozj  ,  e  ripofi  ,  Ja  fatica  ,  &  ingegno  di  Ce- 
fare  ne  l'ha  concedi. 

Nel  fettimo  quadro  era  Nilo .  Iftro ,  &  Indo ,  celebra- 
tiflìmi  fiumi  con  corone  fpezzate  :  &  un  Cocodrillo  ,  & 
un  Cavallo  fluviale  con  certi  Figliuoli  con  quefto  car- 
tello. 

Opera  fimilacra  tuorum  ,     cioè  , 

I  I  fimulacri  delle  mirabilie  celebra tiflìme  opere  tue, 

e  de'  tuoi  pari  . 

Neil'  ottavo  quadro  vi  era  Cimodoce  Ninfa  del  mare 
,,  ....  con  le  Nafle  ,  ove  entravano  molti  pefci  fignificanti ,  per  V 

Meritici  . .      '    /.  ...  -     r  r 

Carlo .     ingegno  di  Cefare,  al  cui  imperio  fi  vengono  a  foggiogare 
i  Regni  con  fimili  lettere  .^ 

Omnia  funt  meri  ir  s  regna  minora  tuis  ,     cioè  , 
Quelli  Regni  fono  ali i  meriti  tuoi  baffi  ,  e  piccioli  . 
Nel   nono  quadro  dimolìravafi  un'  Aquila  fopra  uà 
mondo  con  fimil  detto  . 

Partiri  non  potes  Orbemfolus  habere  potes^c'ioe, 
Tu  non  puoi  tener  il  mondo  divifo,  ma  dell'impe- 
rio intiero  di  quello  fei  degno  . 
Onore .  Nel  decimo  quadro  vi  era  il  tempio  dell'  Onore  pieno 

di  fpoglie  ,  con  fimile  epitaffio  . 

Primus  Idumeis  cinget  tua  tempora  Palmi s  , 

cioè  ; 

Il  primo  ;  che  delle  fpoglie  Idumee  ,  cioè  Arabici^, 
&  Armeniaci,  e  dell'altre  tre  regioni  Afiatiche  riporterà 
onore,  e  Vittoria  farà  Cefare  . 

Nell'undecimo  ,  &  ultimo  quadro  erano  gli  Altari 
fparfì  per  il  mondo  ,  fra'  luoghi  Aprici  ,  afperi ,  &  inculti 
con  fìmile  parole  fcritte .  .  .   t 

Quofcunaue  viderit ,  Occafus  ,  è-  Ortus ,     cice 
In  tu'tti  gli  Altari,  che  fono  dall' Oriente  all' Oc. 
cidente  farà  Cefare  divinamente  facrificare  ,  fommettendo 
ognuno  alla  Crifìiana  Fede  . 

Neil'  altro  lato  deli'  Arco  ,  nel  primo  quadro  vi  era 

la 


LIBRO    OTTAVO,  *0* 

h  Celefìe  Capra  tutta  llellata  con  un  carteliio  dicente  .        jftjju** 

Nunc  omnia  jure  tenebri s  ,  cioè  gra  dì 

Tu  e  Celare  tutto  quello  che  fotto  le  (ielle  giace,  CarIt  » 

giufìamente  pofiederai  r- 

Nei  fecondo  quadro  vi  era  l'Ariete  di  color  rollo  ,  & 

oro  con   altre  pecoie  ,  che  pattavano  in  un  prato  di  varj 

fiori  dipinto  con  lettere,   che  dicevano. 

En  Tellus  merito  largitur  bonores  ,  cioè 

Meritevolmente  la  Terra  onorando  Cefare,  appalefa 

varij  fiori  . 

Nel  terzo  vi  era  un'  Aquila  ,  che  con  un  piede  gitta- 

va  fulmini  ,  con  dire  . 

Ante  fuerit  quàm  fiamma  micet  ,   cioè 

QueiV  Aquila  prima  fulmina  i  nemici .  che   mofìri ,,   .    „ 
,.      ,  ^    •  «  Mentii 

di  voler  ferire  . 

Nel  quarto  vi  era  la  Nave  di  Argo  {Iellata  con  limile 

Epitaffio. 

En  altera,  qua  vehat  Argo  deleflos  Heroas ,  cioè 

Quefto  ,  e  fimile  merita  Carlo  V. 

Nel  quinto  quadro,   vi  erano   due  colonne,  una  di 

nube  ,  &  altra  di  fuoco  ,  lignificate  per  due  Capitani  Cefa- 

rei  ,  cioè  il  Marchefe  del  Vafto  ,    per  la  Colonna  di  fuoco,  Marcheft 

per  effer  Capitano  in  Terra  ,  &  Andrea  d'  Oria  per  la  co-  #lKaJto' 

ìonna  di  Nube  ,  Capitano  nel  mareconfcritto.  ^rea  i 

Qui  terra  ,  quaq\  paret  Viaria  ,  cioè  Oria  for*- 

Quefte  (oro  due  vere  colonne,  con  una  delie  quali  fa  ^f5*Tj£ff# 

Cefare  che  a  lui  ubbidifea  la  Terra  ,  e  con  1'  altra  il  urlo  i 

Mare  . 

Nel  fello  quadro,  vi   era  la  pugna  dell'  Aquila  col 

Dragone,  lignificata  perla  guerra  dell'I roperadore con  £ar- 

baroffacon  quefio  fcritto. 

Vicifìi)  é'  Viéìumjam  cerni s  tendere  Palmas, 

T     V    -C,-0è      t  -j  ....'»»•••    Urlo  R*. 

i  u  riai  vinto  Tmperadore,  e  pur  vinci,benche  1  mimi-  Ughjìjfì- 
co  ancor  vinto  fìende  le  braccia.  mo  • 

Ce     %  Nel- 


ao4    DELL5  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Nel fettimo  quadro  erano  i  libri  luterani ,  chefibrug- 
giavano  con  fimil  motto, 

Abolere  nefandi  cuncla  viri monumenta  jubet 
cioè 
Già  comanda  il  Religiofifsimo  Carlo,  che  fi  bruggino 
Immorta,  i  libri  de'  documenti  nefandi  dell'  empio  Luterano. 
cliif  Nell'ottavo  quadro  vi  era  un  Cocodrillo  ,  e  gli  alberi 

delV  India  ,  che  fempre  crefcono  con  fimile  epitaffio  . 
Nulla  recipit  tua  Gloria  metas ,  cioè 
La  tua  gloria  non  ha  fine,  ma  farà  fenza  fine  Im- 
mortale . 

Imperi»  ^e* nono  (Iuac^ro  vi  erano  le  tre  paro!e,cioè  le  tre  Dee 

infinito  •  ^tali  con  un  cartiglio  ,  che  ufciva  da  certe  Nubi  in  fimi- 
li  lettere. 

Imterium  fine  fine  dedi  ,  cioè 
T9  ho  dato  Imperio  fenza  fine . 
Nel  decimo  ,  erano  certe  Diadema  avvolte  con  afpidi 
conquefio  motto. 

Quantas  objìent  en  afpice  vires ,  cioè 
Quando  gl'Intedeli,e  nemici  della  Santa  Fede  di  for- 
tezza ,  e  veleno  fi  vantano  . 
&a  Vitti*  Neil'  undecimo  ,  &  ultimo  quadro  erano  molti  Capi- 

re degna  tani  con  trionfi  ,  e  vi  era  pofìo  quefto  cartiglio  . 
A  s  fon'  Is/loliuntuY fumana  Trìumphos ,  cioè 

Le  grandi, &  immenfe  vittorie  fono  degniffime  di  Trionfo. 
Sotto  le  porte  delia  metà  deìV  arco  erano  dieci  qua- 
dri, in  uno  de  i  quali  era  la  Vittoria  con  due  corone  in  ma- 
littoria  .  no  ,  da  una  banda  teneva  V  onore  vefiito  d'  armi  all'  anti- 
ca ghirlandato  di  lauro  con  palme  in  mano  ,  dall'  altra  ban- 
da teneva  Sua  Maefìà  con  lo  Scettro  in  mano, e  nell'altra  ma- 
,  no  una  palla  ,  amendue  coronati  della  Vittoria  con  le  det~ 

te  due  corone, con  quefia  fcrittura. 

Ex  uno  tecum  ,  tecum  utero  ,  cioè 
-•  Io  vittoria  ,  e  quefìo  onore  femo  nati  da  un  ventre  te- 
co  infieme . 

Nel- 


LIBRO    OTTAVO,  *o; 

Nel  fecondo  quadro  era  l'Immortalità  fopra certi  cu* 
moli  d'armi,  e  libri  aperti,  eravi  a  federe  il  Tempo  teneri-  ìm'màtè. 
do  quelli  fotto  li  piedi ,  &  aveva  una  lancia  in  mano  con  llU' 

fìmili  lettere. 

Nullumdocentjentire  laborem  %  cioè 
Nulla  fatica  mi  rendono  V  armi  efercitate  da  me  ,  co- 
nofcendo  ,  che  per  quelle  fon  già  fatto  rimmortale  . 

Nel  terzo  quadro  erano  molte  corone  antiche,le  cui  lette- 
re dicevano.  t     c^/f- 
Sparguntur  in  omnes,  in  te  miflaftuunt .  cioè  .  f^/  CQm 
Tante  Corone  fpartite  fra  gli  altri  Principi,  a  terme. 
Unitamente  fi  devono. 

Nel  quarto  quadro  vi  erano  più  Camelli ,  di  fafce  di 
lauro  ,  di  palme,  e  di  Corone  carichi,  con  quefto  cartiglio .     j 

Pars  quota  tritimpbi,  cioè  .  Corone  * 

Quefì'  e  una  parte  de'  Trionfi  tuoi .  parte  del 

Nel  quinto  quadro  ,  vedeafi  la  Pace  inghirlandata  con  ^/™{°/<7 
uno  Cornocopia  in  mano  con  certe  altre  Ninfe  ,  che  anda- 
vano  cogliendo  i  fiori  per  un  verde  prato ,  con  fimile  Epi-     -, 
teto 

Terra  ,  parta ,  iam  pace  ,  mariane  ,  cioè 
Polliamo  già  iblo  per  li  prati  gire  ormai  ,  effendo  per 
C  efare,   pacificata  Ja  terra  ,  e  il  Mare. 

Nel  fefto  quadro  miravafi  V  allegrezza  ghirlandata  di 
fiori  con  molte  Ninfe  ,  che  fonavano  ,  con  fimil  catello  . 

Felici  latentur  omnia  fedo  ,  cioè  *!» .    '*" 

Tutte  le  cofe  fi  allegrino  in  quefto  felice  fecolo  . 
Nel  fettimo  quadro  fi  vedeva  la  Clemenza  con  moki  „, 
apuani  intorno,chinati  in  terra  con  Tarmi  gittate  a'  loro  Zlt , * 
piedi ,  come  vollero  dimandar  perdono  con  molti  alti  Sol- 
dati con  quefta  fcrittura  . 

Nulla  ejì  Vittoria  major  ,  cioè  , 
Nulla  Vittoria  e  maggiore  di  quella  ,  che  con  clemen-  tf™Anì~ 
Zd.  s'impetra  . 

Nell'ottavo  quadro  vi  era  V  umanità  con  fua  Maeftà  » 

che 


2o6    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

che  riceveva  il  Fedi  Tunifi  (cacciato  con  fuoi ,  veftito  al- 
Lìbera-  ja  Morefca  ,  il  quale  dava  molte  cole  con  iìmiii  lettere  . 

Ti  hi  nojìrafalus  bene  credi  tur  uni ,  cioè  , 
OCefare  la  ialute  nofira  fu  felicemente  ripofta  in  ma- 
no tua . 

Nel  nono  era  la  Liberalirà  ,  con  una  mano  donava  a* 
Soldati  oro  prefo  da  certi  vafi  antichi  ;  e  con  l'altra 
fi  levava  una  collana  ,  e  Ja  donava  a  detti  Soldati  con 
quefto  motto  . 

Nulla  mei s  fine  te  quaretur  gloria  rebus,  cioè  , 
Non  cerco  gloria  alcuna  fenza  te  o  virtù  liberale  • 
Gona:  Nel  decimo  quadro  era   la  Gloria  con  un  Trofeo  in 

una  mano  ,  e  nell'altra  teneva  una  palma  torniata,  poi  tut- 
ta di  trofei  con  limili  lettere  • 

Hoc  iierjbperos  ,  cioè  , 
Per  quefìo  cammino  fi  va  ad  efTer  gloriofo  con  gli 
Dei. 
ipruden-  Sotto  l'altra  metà   dell'  arco  erano  diece  altri  quadri, 

ZA  '         in  uno  de' quali  era  il  Prudenti/lìmo  Quinto  Fabio  Mafli- 
mo  ,  con  una  tefìa  di  Donna  con  1'  ali  y  e  due  Serpenti  tra 
Capelli,  qual  tettali  rteva  appreflb  i  piedi ,    lignificante 
per  la  prudenza  ,  che  egli  ebbe  con  qaefto  m  otto  . 
a.  Mundi  nova  gloria  Cafar  ,   cioè  , 

?U.  O  Cefare  gloria  nuova  del  mondo  . 

Nel  fecondo  quadro  era  Zeluco  ^ocrenfe  ,  che  fi  lafciò 
cavar  un  occhio  a  fé  ,  &  un  altro  al  figlio  ,   per  la  Giuiti- 
ziacon  fimi  le  Epitaffio  . 
En  qua  divi/a  bentos  efficiunt  colleda  tenens  ,   cioè 

Le  virtù  divife  negli  uomini  ,  per  cui  fono  beati; 

Fortezza  in  te  °  Cefare  fono  unite  . 

Nel  terzo  (leccati  Cloeli ,  che  per  falvar  l'onore  con 
mirabile  fortezza,  notava  in  fiume  con  quefìo  cartello  . 
Fortitudine  omnia  bar et  CaJ ur ,     cioè 
Fa  Cefare  tutte  lecofc  fue  con  mirabil  fortezza^* 

di  animo.  vT  f 

Nei 


LIBRO    OTTAVO.  207 

Nel  quarto  era  il  continente  Catone  ,  con  un  vafo 
d'oro  fotto  i  piedi ,  lignificato  per  la  temperanza  di  Celare 

con  quello  fcritto  , 

cioè 

Tu  temperatiflìmo  cìefare  fei  il  più  grande  onore 
del  tuo  imperio.  '  Fede: 

Nel  quinto  quadro  vi  era  la  Città  di  Sagunto  ,  quale 
per  la  fede  con  le  fue  più  care  cofe  bruggiavalì  ,  lodando 
per  quello  il  Fedelifìimo  Cefare  ,  che  per  la  Fede  non__j 
avea    (limato  pericolo  alcuno  ,  e  quivi    non  era  motto 

alcuno  . 

Nel  fello  vi  era  un  vafo  di  Pandora  rotto  al  fondo  ,  speranza* 

onde  mofìrava  effere  ulcita  Ja  fperanza  ,  le  cui  lettere  di- 
cevano • 

AJìris  aquabit  òonores  ,  cioè  , 
Silpera,  che  Cefare  fublimerà  Fonor  fuo  fino  al- 
le fìelle. 

Nel  fettimo  era  Paula  Bufa  ricchifiìraa  ,  e  liberarilìi-  carità  . 
ma  Donna  Canofina  ,  la  quale  follenne  a  fue  fpefe  in  Ca- 
nufio  dieci  mila  Soldati  Romani  avanzati  alla  gran  rotta  di 
Canne,  laonde  quella  Donna  era  qui  dipinta  con  molti  di 
detti  Soldati  ignudi  ,  &  afflitti  ,  a'  quali  ella  donava  veftì- 
menti  ,  &  altre  cofe  j  e  il  motto  era  quello ,  Ccefareo%  cioè  Miravi» 
più  al  Cefareo  nome  la  Carità  conviene .  &ìta  • 

Neil'  ottavo  quadro  fi  vedeva  TingrelTo  di  Cefare  nel 

tempio  di  Ercole  ,  &  vedendola  ftatua  di  AlelTandro,  pian* 

fé,  conliderando  i  gran  gelli  di  quello  ,  con  limile  fcrittura. 

Quid  fi   nofìri  Cafaris  aòìaì  cioè 

Quanto  più   fi  meravigliaria  Cefare  ,  fé  l'invitte 

opere  del  nuovo  ,  e  maggiore  Celare  mirarle,  o  intenderle  . 

Nel  nono  quadro  era  AlelTandro  ,  che  teneva  in  mano  sete  : 
una  Celata  di  acqua  ,  e  lo  mirava  folo,  non  bevendone,  con . 
lìmi]  motto. 

Hoc  quoque  mefuperis  Africa  tefiis  erit ,  cioè 
Se  io  ho  ancora  nella  guerra  Africana  fopportata 

la 


*o8     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

la  fate  di  ciò  Africa  iftefla  me  ne  renderà  teftimonio  • 

Neil'  uJtimo  quadro  era  Cefare  ,  quando  da  Brindifi 
Toteftd  .  pafsò  in  Durazzo  ,  poco  curando  la  fortuna  del  Mare  v  fì- 
gnificando  V  animo  invitto  di  Cefare  noftro  con  quefte^j 
parole . 

Et  tran/ire  dabunt ,  &  vìncere  Fata ,  cioè  , 
I  fati  a  te  daranno  poteftà  ài  pafTare  ,  vincere  ogni 
empia  fortuna  . 
Carlo  al  Specchiandoli  Sua  Maeftà  nell'Arco,  e  pafTato  per 

Seggio  di  fotto  la  maggior  porta  di  quella  ,  in  brieve  afcefe  al  Seg- 
Cfifuana .  g-10  di  Capuana  ,  ove  trovo  fopra  due  Bafe  una  Minerva, 
Dea  della  Sapienza  ,  &  Giove  da  mezo  in  su  ignudo  ,  con 
un  fulmine  in  mano,   a  piedi  lui  era  un' Aquila  con  limi- 
li note. 

Sat  mi  hi  Coclum^pojì  hac  tua  fulmina  Junto^cìoh 
O  Cefare  a  me  bada  il  Cielo  ,   tu  da  ora  innanzi  pren- 
Carle  en-  di  i  fulmini ,  con  i  quali  frena  i  terreni  ,  che  fotto  il  tuo 
y^vL  gi°g°  Jafcio  •  A  P'e  di  Minerva  erano  fimili  lettere  . 
fcovado .  Seu  pacem  ,  feu  bella  geras  ,  cioè   . 

tutto  del  O  Cefare  godendo  la  pace  ,  ovvero  efercitando   la 


fimìm 


\ni~  guerra  >  teco  farà  fempre  la  Sapienza  . 


Jtra  ti  co-  jncJi  paffando  afcefe  alla  Maggior  Chiefa,  qual  trovò 

VltLìf*  ornata  ricchiflìmamente  d' infiniti  broccati  ,  che  a  rifguar- 
dore.  danti  maraviglia  mirabile  rendeano  ,  ivi  Sua  Maeftàgiua- 
jEUtto  di  u  £ece  ora2ione  ^  avendogli  1'  Eletto  del  Popolo  fommi- 
l^efnu  nitrato  il  cofcino ,  e  ricevuta  la  Benedizione  dal  Reve- 
ta  iiMef-  rendiamo  Vicario  ,  F  Eletto  Antonio  Mormile  in  prefen- 
'pnldorT  za  di  tutti  <luei  Pr^cipi  >  Baroni,  &  Officiali  portò  il  Mef- 
Eultode)  fale  ,  e  Io  prefentò  aperto  a  fua  Maeftà  ,  ove  fi  legge  il  Te 
Topojo  igitUY  %  &c,  e  tenendo  l'Eletto  dtì  Popolo  i  Capitoli  ,  Et- 
ìi'iTpito-  to/e  Minutolo  lidie  il  giuramento,  dicendo  Sacra  Cefa- 
H.  rea,  Cattolica  Maefìà,  fogliono  i  SapientifTimi  ,  e  Giuftif- 

CapTJÌ  f]mi  Principi  «  come  è  Voftra  Maefìà  Cefarea  ,  con  giura- 
cih  giù-  mento  firmar  li  Privilegi ,  Capitoli,  e  Grazie  ,  perforo 
ramento  conceflì  a'  fuoj  fedeliflìmi  Sudditi  ,  e  Vaifaili  ,  acciò  per 

ali  un-  Jj 

fetadore  « 


LIBRO    OTTAVO.  2o9 

li  loro  Minifìri  ,    &  Uffiziaii  inviolabilmente   ad  offer- 
var    debbiano  :    Per    tanto   quefìa   Vofìra    Fedeliffima-j 
Città   umilmente    fupplica  Vofìra  Maefìà  Cefarea  ,  fi  de- 
gna ,  e  fia  Servita  giurare  di  oflervare ,  e  fare  offervare  dal- 
li Minifìri,  &  Uffiziaii  le  Leggi  comuni,   Cofìituzioni  , 
Kit! ,  e  Capitoli  di  quefìo  vofìro  Regno  ,  &  anche  i  Privi- 
legi ,  Grazie  ,   e  Capitoli  a  quefìa  vofìra  Fedeiiflìma  Città 
conceffi  per  gli  Re  pafìati  di  Caia  di  Aragona, e  particolar- 
mente  per  Ja  felice  memoria   del  quondam  Re  Ferdinando 
il  Cattolico  fuo  Avo  confirmati  ,  &  concefii  per  Vofìra^ 
Cefarea  Maefìà  .  Cosi  V  Imperadore   levatafi   Ja  berretta 
pofe  la  mano  fopra  il  Te  igitur  ,  dicendo  .  Yo  quiero  ,  y 
juro  ofie  var  ,  y  hazer  ofìervar  todos  los  PrivjJegios  ,  grà-G'ura- 
cias  ,  y  Capjtuius  conceffos  à  efìa  Fidelifliraa  Ciudad  per^/J",* 
los  otros  Reyes  ,  y  a  un  mas  conceder  .  E  così  fi  cantò  per 
lo  Clero  ìli \e  Deum  laudamus  ;   &  ufcendo  dall'  Arcive* 
fcovado  Sua  Maefìà  ,  cavalcò  ,  come  prima  ,  ma  da  cinque 
di  elfi  ,  &  uno  del  Popolo  partavano  il  Pallio  ,  e  giunti  al 
termine  di  detto  Seggio  verfo  il  Mercato  vecchio  fi confi- 
gnarono  le  cinque  ade  predette  a  i  cinque   del  Seggio  di 
Montagna  ,  e  cesi  fi  andò  da  Seggio  in  Seggio  continuan- 
do nel  modo,  che  fi  iuole  nella  Proceflione  del  San tiflìrao 
Sagramento  ,  mutandoli  tanto  i  cinque  Nobili  dei  PaiJio  , 
quanto  i  due  del  freno  dell' imperiai  cavallo  ,  e  quello  del  n  à.  '  .. 
Popolo  ,  che  portava  la  fefìa  afìa  del  PaiJio  umilmente  in  plrtZ  u 
ogni  contrada  fi  andò  mutando  ,  ripartendola  così  V  onore,  ?*%  • 
come  il  pefo  tra'  Confultori  ,  e  Capitani  delie  Piazze  Po- 
polari ,  &  i  due  Favoriti ,  che  portavano  l'altre  due  afìe 
non  fi  mutarono  mai .  Ora  giunti  nella  Piazza  di  S.Loren-    Car1o 
zo 1,  ove  h  il  Palazzo  dei  governo  ,   e  Kegimento  de\tegimto\ 
Citrà  ,  retto  da'  NobiJi ,  e  Popolo  ,  vi  trovò  due  Statue  ,s*  Lo**n-. 
una  delle  quali  era  iJ  Simulacro  della  Fede  vefìita  di  bian-*°  ' 
co  ,  che  pareva  di  mofìrare  il  detto  Palazzo  con  quefìa 
fcrittura  . 

Hic  mìhì  certa  Domus^tuta  hic  mìhi  numinis  ara, 
Sum.TomV.  Dd  cioè 


zio    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 


j 


cioè 


Qui  è  Ja  cafa  certi/lima,  e  l' Altare  ficuriflìmo  della 
FedeCefarea,  e  la  Statua  era  il  Simulacro  delia  Vittoria 
aita,  e  ghirlandata  di  lauro  ,  &  in  una  mano  teneva  una 
corona  di  Quercia  ,  e  neil'  altra  teneva  una  palma  pun- 
tandola a  Sua  Maefìà  ,  con  quefto  motto  . 

Spondeo  dignatuis  ingenti  bus  omnia  ceptis  ,  cioè 
O  Cefare  io  fìcuramente  prometto   Tempre  corri- 

stggio  di^ondere  a*'e  tue  &™°&  >  e  grandi  imprefe  ,  con  certa  ,  & 
Monta-    dubitata  Vittoria. 

gY1*'  Indi  afcefe  al  Seggio  di  Montagna  ,  ove  trovò  la  Sta- 

tua di  Ercole  con  le  colonne  in  collo ,  con  quefto  Epitaffio. 
Extra  anni ,  folifque  vias  ,     cioè 
O  Cefare  le  tue  infegne  ,  cioè  la  Virtù ,  &  Il  nome 
tuo  più  oltre  affai  volar  farai  di  là  ,  ove  ftanno  1"  Erculee 
colonne  . 
Mante.  Trovò  anche  quivi  la  Statua  di  Atlante,  che  fo- 

fleneva  con  le  fpalle   il  Cielo  con  fimil  detto  . 
Majora  tuarum  pondera  laudum  ,  cioè  , 
L'opere   tue  fegnalate  fopravanzano  ogni  lode. 
Seguendo    Sua   Maeftà    il    cammino  ,    fi   trovò    in 
Cario  ai  brieve   al    Seggio    di  Nido   ,    &    ivi    ti   miravano    fo- 
SeggtodiprsL  due  altre  bali  ,    o  bilobati   due    coloffi  ,    uno     di 
Marte  ,  che   ignudo  fpogiiatofi  ,  tutte  le  fuearmi  le  pre- 
fentava   a  Cefare    con  fienili   caratteri  • 

Mars  hese  ut  redeasfpoliis  orienti s  onuftusy  cioè 
Marte.  Marte  ti  dona  le  fue  proprie  armi  ,    perchè  fei  di 

quelle  degno  ;  acciò   che  pretto  vittoriofo  a   lui   facci  ri- 
torno ,  ornato,  e   trionfante  d^ìle  Orientali   fpoglie  de' 
Turchi .   L'  altro  coloffo  era  la  ftatua  della  Fama  alata ,  e 
Fama,    tutta  piena  di  lingue  ,   di  occhi  ,  e  di   bocche,  che  fono 
iftrumenti  ,  con  li  quali  hai  notizia  di  ogni  cofa  *  e  nel!' 
deftra  mano  teneva   un  corno  ,   che  all'ora  fonar  voleva. 
Nil  ultra  quo  jam  progrediatur  ,habet  ,  cioè, 
Tu  Cefare   già  per  fama  fei  infino  al  Cielo  afee- 

fo 


LIBRO    OTTAVO-  ii£ 

io  gloriofamente  ,    ne  parte   alcuna  refìa  ,    ove  di  te_j 
novellamente  la  fama  volar   poffa . 

E  lafciato  addietro  quefto  Seggio  ,  tofto  fi  trovo  in-Cdr/(J  ^ 
nanzi  la  Chiefa  di  S.  Agofìino  ,  ove  foggiorna  il  Regi-faperW 
mento  del  Fedeiifiimo  Popolo  delia   Città-.  Quivi  oltra^»'^ 
di  un  belliffimo  Arco,  che   vi  era  ,  come  fi  dirà  ,  fi  ve  Jjni.£$'' 
deva  fopra  unabafe  la  flatua  di  una  Donna  maggiore   di' 
tutte  T  altre  fìatue  ,  quale  teneva  dalla  finiftra  mano  un 
Cornacopia  ,  e  nella  defìra   teneva  un  gran  timone ,  con 
quefìo  fcritto  . 

Per  l9  ojjervata  Tede  • 

Quefìa  Statua  altro  non  dinotava  ,  che  Abbondanza.^   j^\,m^ 
di  regimento  concetto  da  Sua  Maefìà  a  fuo  Fedeliflimo  Yo  danza  . 
pelo  per  ia  fervata  iua  Fede,  a  pie  della  Statua  vi  era 

fcritto . 

Cafaris  Invidi  Turca  triumphus  erit ,  cioè  . 
Efiendo  ancora  Cefare  abbondantiffimo  di  vittorie  % 
tofìo  Ja  1  urehefea  rabbia  fottopofta  da  lui  giàanderàli» 
gata  avanti  ai  Trionfo  • 

Sovra  h  porta  ,  per  la  quale  fi  entra  nel  domicilio  del 
Governo  erano  fcritte  fimili  lettere  • 
Ti  dei  Simulacrum  ,  cioè  , 
Qui  è  il  Simulacro  della  Fede.  Fedeltà: 

Sopja  fi  rifguardavano  le  Armi  ,  &  Infegne  Cefaree 
dipinte ,  a  pie  de'  quali  fi  vedeva  da  un  canto  la  Verità  ,  e    VeritJt 
dall'altra  l'Onore,  e  T  Amore  dipinto  ,  fotto  del  quale    onore 
erano  fimili  lettere  • 

Tidelitati  perpetuò   P.  Partbenop. 
Il  popolo  di  Napoli   alla  fedeltà  Cefarea  è  legato  con 
amore,  verità,  &  onore, 

b  lafciato  addietro  quefìo  luogo  ;  fi  ritrovo  nella  {ira.- Carlo  alla 
da  della  feliaria  ,  ove  era  un  mirabii  Monte  ,  &  i  Giganti,  ^eiuhf- 
che,  Peiia  ,  Offa,  &  Olimpo  ,  monti  V  un   fovra  l'altro/*,  è 
poilo  avevano,  per  far  guerra  a  Giove  nei  Cielo  :  erano  iOHmfo, 
Giganti  di  fìatura  mirabile  con  pezzi  di  montagne  su  le 

Dd     z  fpal- 

4  .    A 


< 


ziz    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

fpalle,  che  accendevano;  fovra  il  più  fublime  del  monte  era 
un  Aquila  di  grandezza  flupenda  ,  e  pareva  con  l'ali  aper- 
te su  l'aria  fi  mantenere  ,  e  quando  Tua  Maefìà  giunfe  nel- 
Ja  fìrada  ,  parea  ,  che  l'Aquila  i  Giganti  fulminati  aveffe, 
e  fi  vidde  tutto  il  monte  in  fiamma  ,  e  s'intefero  tanti  tuo- 
ni che  pareva  innumerabile  Archibugeria  ,  &  artificiofa- 
mente  fi  viddero  cadere  alcuni  deili  detti  Giganti  ,  e  fovra 
la  porta  di  una  grotta,  che  in  queflo  monte  erano  fimili 
lettere  . 

Sic  per  te  Superi s  gens  inimica  ruat ,  cioè  , 
OCefarecosi   per  gli  Eferciti  Fedelifiimi  tuoi  fiano 
defìrutte  le  genti  nemiche  ,  &  Infedeli . 

3%ghdi    .     Ci°  vifìo  fua  Maefta  •  Pairando  fotto  la  detta  Porta, 

Portano,  giunfe  al  Seggio  di  Portanova  ,  &  ivi  trovò  fopra  due  Bafi 

VA  :        due  Coloflì  ,  uno  del  Bifronte  Giano  con  un  Tempio  chiù- 

'  fo  ,  tenenendo  nella  deftra  mano  due  chiavi  ,  con  Y  altra  fi 

appoggiava  ad  un  battone  con  un  motto  . 

In  mani  bus  utrumque  tuis  ,  cioè  • 
Queflo  lignificava  il  Tempo  prefente  colmo  di  Pace , 
Furore  7/*ma  m  Potere  di  S.  Maefià  era   il  dar  al  Mondo  la  Pace  ,  o 
gatot      guerra,  onde   per  queflo  tiene  Giano  le  chiavi  in  mano 
coi  Tempio  chiufo  ,   perchè  in  Roma  il  Tempio  di  Giano 
flava  chiufo  a  tempo  di  Pace  ,  &  a  tempo  di  guerra  flava 
aperto  .  L'altra  Statua  era  un  Furore  ligato  un  cumulo  di 
armi  ,  fignificato  per  io  furore  delle  genti  Infedeli  con  un 
cartiglio  ,  che  diceva  . 

Cui  tanta  homi  ni  permijja  Potejias  ,  cioè  , 
A  chi  è  permetta  tanta  poteflà,  di  poter  ligare  il  furo- 
re di  ciafeheduno  ,  come  a  Cefare  folo  ?  il  quale  abbattè 
in  un  momento  il  furor  de'  fuoi  nemici . 

Di  qui  pattando  ,  fi  trovo  nell' ultimo  Seggio  detto 
Cario  a  di  Porto  ,  qui  trovò  un  Dio  Portunno  ,  che  con  la  Deflra 
p%sf*      mano  teneva  un  Corno  marino  con  quello  detto 


dìo  Nufquam  abiero ,  &  tutumfemper  te  littore fijìam 

O  Ce- 


^ 


LIBRO    OTTAVO.  *i3 

O  Cefare  eflendo  tu  nel  mare  ,  fempre  farò  teco  ,  e 
condurrotti  facilmente  al  Porto  % 

Eravi  anco  la  ftatua  della  Fortuna  ,  la  quafe  teneva  da 
una  mano  fuoi   Talari  ,  e  dall'  altra  un  battone  ,  con  un^*M' 
Pomo  ,  e  ti  pofava  fopra  due  Bali  con  ,  lettere  ,  che  dice- 
vano . 

Nec  fati s  hoc  fortuna  putat  ,  cioè  ,  Meo  in 

O Cefare  donandoti   la  Fortuna  tante  Vittorie  ,  e  fi£*jtf 
fìima  quefìo  efler  nulja,  eflendo  tu  di  più  grandi  onori  de-  W 
gniflìmo  .    In  quefìo  Seggio,  ed  in  ciafeuno  degli  altri  ,  e 
nel  luogo  del  governo  del  Popolo  era  un  Laurato  Arco  , 
nel  mezzo  di  ciafeheduno  di  elfi  era  uno  Epitaffio  con  let- 
tere ,  che  dicevano . 

O  Cefare  II  Trionfo  per  la  Vittoria 

ricevuta  nelfllngaria  ,  e  nel!'  Afri- 
ca . 

Di  qui  pattando  Sua  Maefìà,  in  brieve  fi  ritrovo  nella 
fìrada  della  incoronata  ,  ove  fu  vifta  cotanta  moltitudine 
di  gente  ,   che  non  poco  maraviglia  porgeva  a  rifguardan  faril  *\" 
ti  5  &  approffimatofi  ai  famofo  ,  &  inefpugnabil  Catello  iìrincC 
nuovo  ,  gli  ufcì  avanti  Don  Ferrante  Alarcone  ,  Marchefe  ******  • 
della  Valle  ,  e  Catellano  di  quello  ,  e  li  prefentò  le  chia- 
vi del  Catello  .  Poi  V  Imperadore  mirò  fopra  la  porta  di 
quello  due  tavolette  dipinte  a  modo  di  Porfido  con  quella  cafieih 
Epigramma.  NJUQV9. 


Ad 


2i4    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Ad  Carolum  Imp.  Vièta  Africa 
Regem  Afise,  Europa  fipellis  Vi6lor,  &Iftro 

Africa  fì  Terra  ,  fi  tibi  vièta  Mari  eft  : 

India  ,  quse  non  tota  prius  fi  prsevia  Csefar: 

Jamtibi  ,cur  iftamfpernis,  &  illatuaeft. 

Ad  Eundem. 
Quam  Caefar  vix  mille  rates,vix  mille  cohortes, 

Quam  vix  tot  Ju ftris ,  tot  domuere  Duces: 
A  te    intra  mentem  Lybix  ,  terraq^  mariq; 

Vn5ta,  Afise  quamvis  fé  tueretur  Ope. 

Ad  Eundem. 
Axis  uterque  tuus   eft  Occafus  ,  &  Ortus , 

Sic  tuus  hoc  cupiunt  sequora ,  terra  cupit  : 

Solcupit  exoriens,  ne  poft  hac  Isetius  Orbem 

Cum  oritur ,  quam  cum  nafci- 

tur  irradiet. 

Se  da  IT  Europa  ,  &  Tjiro  il  Re  dij cacci  , 

D'Afa,  e  d'Africane  già  per  terra,  e  Mare 
Vinta  è  rinàta  ,cb3avea  più  multi  impacci 

Or  tutt*  aperta  a  te  Cefare  appare  , 
Per  q  uè  fu  Signor  mio  in  poco  preggio 

E  quella  tieni  per  tuo  caro  Seggio  • 

AlV  Iflejfo. 
L'  Africa  y  che  già  mille  Navi  appena 

E  mille /quadre  in  tanti  Lufiri  ,  e  tanti 

Duci  domaron ,  con  fronte /erena 

D'una 


LIBRO    OTTAVO.  aij 

D'una  fot  Luna  ,  e  con  aufpicjfantl%  ì 

Tu  Cefare  hai  per  terra  ,  e  mar  domato  , 

Benché  à  Afta  Vajuto  babbia  invocato  . 

All'  Iftejfo  . 
Già  vojìro  è  fatto  V  uno ,  e  V altro  Polo , 

L'Oriente  non  men%  che  l'Occidente  , 
Deftan  il  Mar  non  che  la  Terra folo  , 

Di  quejìo  il  Sole  egual piacer  nefente  • 
Accio  dia  lume  al  Mondo  ,  quando  ei  muore  , 
Non  piU  li  et  oy  che  quando  a  noi  vienfuore* 

Entrato  Sua  Maefìà  nel  Cartello  ,  fu  ricevuto  dal  Ca-^//*" 
flellano  con  le  lolite  cerimonie  delie  chiavi,  e  torto  fi  vid-  CajUio* 
de  il  Cartello  tutto  infiammato  di  fuoco  ,  e  s'  intefe 
l'intonar  di  Artigliarle,  che  pareva  il  Mondo  rovinar 
dovette  ,  e  fra  gli  altri  afpetti ,  che  quei  felice  giorno  di- 
mortrò  ,  che  entrando  Sua  Maefìà  nel  Cartello,  fparve  da- 
gli occhi  della  moltitudine  infieme  con  lui  anche  il  Sole  9 
dando  luogo  alle  rtelie  ,  che  in  quella  (èra  anch'  effe  pare- 
vano ,  che  mirar  Cefare  vittoriofiffimo  defiderafiero  :  laon* 
de  dal  dì  eh' entrò  Sua  Maefìà  in  Napoli  per  piti  di  due 
roefi  ,  e  mezzo  continovi  i  giorni  furono  chiari  ,  e  lumino- 
fi  ,  &  il  Sol  tepido,  ficchè  la  Stagione  era  in  modo  tale 
addolcita,  che  non  Inverno  ,  ma  pareva  quieta,  foave  ,  e 
dolce  Primavera  :  e  tanto  i  freddi  ,  e  le  pioggie  dal  nofìro 
clima  fi  lontanarono  ,  che  l'odoriferi  fiori  di  Naranci  ,  e 
e  le  vaghe  ,  e  foavi  Rofe  fi  vedevano  a  mazzetti  ,  come  il 
mefe  di  Maggio  far  fi  fuole  . 

La  Gualdrappa  del  cavallo  dell' Iroperadore  già  det- 
ta di  fopra  con  la  pompofa   feggia  ,  ove  ,  egli  fi  prefentò  , 
nell'  Arcivefcovado  fino  al  prefentefi  veggono  nella  Sacri- 
ftia  della  Cafa  fanta  dell'Annunciata  •  Ora  fìando  Carlo  in 
Napoli  con  fuo  gran  piacere,  e  ferta  ,  gli  venne  avviCo  Morte  di 
della  morte  di  Francefco  Sforza  Duca  di  Milano  fenzala  Francefc* 
iciar  figli  ,  perilche  Sua  Cefarea  Maefìà  a  13, di  Decembre  s££$ 

ne     tftun» 


zi6    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

ne  fé  celebrare  le  pompofe  Efequie  nella  Chiefa  di  Santa 
Maria  la  Nova  >  ov*  egli  con  molti  Principi  ,  e  Signori 
intervenne  5  avendo  prima  fatto  prendere  il  Governo  di 
quefto  Stato  da  Antonio  di  Leva  fuo  favoritiffimo  Capita» 
noi  e  benché  quello  Stato  fecondo  i  patti  già  detti  nel  Ca- 
pitolo primo  del  pretènde  Libro  gli  era  ricaduto  pure  per 
tefìamento  di  lui  di  ragione  li  toccava  ,  avendogli  Sfor- 
zeichi  pofieduto  quello  Stato  anni  87,  dal  Primo  France- 
fco  Sforza  . 

Governandofi  Napoli  la  defiata  perfona  del  fuo  Re  > 
&  Imperadore  con  il  concorfo  di  tanti  Principi  ,  &  Orato- 
ri, con  conviti,  giuochi,  e  fefte,  che  ogni  dì  fi  facevano,  e 
lìozze  di  fra  gli  altri  fu  folenniflìma  Jafefìa  delleNozze  di  Margari- 
Margari-  ta  figjja  naturale  di  fua  Cefarea  Maefìà  con  AiefTandro  de* 
irta  .      Medici  Duca  di  Fiorenza  ,   con  la  quale  anco  fi  celebrare- 
Nczzedei no  Je  Nozze  di  Filippo  della  Noja  Principe  di  Sulmona 
'di'luiV  con  I*abe^a  Colonna  figlia  di  Vefpafiano  figliuolo  di  Pro- 
na  .        fpero  ,  Signora   di  valore  :  Quelle  due  fede  fi  celebra- 
rono nel  Cafiello  di  Capuana,   nelle  quali   intervennero 
molti  gran    Principi  ,  oltra  de'  nofìri  fovra  nominati  del 
Regno  vi   furono  anco  di  efìerni  ;  come  Ercole  di    Bile 
Duca  di  Ferrara,  Guidobaldo  Feitrio  della  Rovere  Duca 
di  Urbino  ,  Pier  Luigi  Farnefe  figlio  di  Papa  Paolo  Ter- 
zo ,    Andrea  d'Oria  Principe  di  Melfi  ,  il  Cardinal  Santa 
Croce,  il  Cardinal   Cefarino,  Cardinal   Marino  Caracr 
ciolo  ,    vi  furono   quattro  degniffimi  Vecchi  Ambafcia- 
dori  de5  Veneziani ,  il  Duca  d'  Alva  ,  il  Conte  di  Bene- 
vento con  altri  gran  Signori ,  i  quali  tutti  con  gran  piace- 
re godettero  delle  vifìe  di  fua  feliciffima  perfona  ,  &  anco 
di  giuochi  tornei ,  gìofìre  ,  e  fefte  ,  che  fi  facevano ,  nelle 
quali  P  Imperadore  vi  fu  più  volte  ,  &  un  giorno  fiando 
egli  a  vedere  una  gioftra  ,  fu  domandato  dal  Principe  An- 
drea d'Oria  ,  che  Ji  pareva  di  quella,  rifpofe  Sua  Maefìà, 
Por  burla  es  mucho  ,  fi  por  vadad  es  nada  . 

Nel  giorno  primo  dell'  anno  Sua  Cfare  Maefìà  andb 

ad 


LIBRO    OTTAVO  zir 

ad  udir  la  Metta  nella  Chiefa  di  S.  Domenico  ,  ove  udì  an- 
co  un  Sermone  dal  Reverendo   Maeftro  Ambrogio  Salvio    Maejtr, 
di  Bagnuolofopral  Epiftola  corrente  di  quei  giorno,  nel-  ^,ìo 
qual  Sermone  Sua  Cefarea  Maefìà  fu  efortata  a  prender  V predica 
armi  contro  i  Luterani  nemici  della  Cattolica  fede  .  il  che  fl//'M'-' 
fu  cagione  ,  che  la  Maefìà  Sua  dopo  alcuni  anni  Pefeguì 
con  gran  fervigio  d' Iddio  ,  e  gloria  delia  fua  Felice  Per 
fona  ,  come  fi  dirà  . 

Stava  l'Imperadore  in  Napoli  con  molto  piacere,e  fòd- 
disfazione  ,  e  fovente  fi  ammafcherava  ora  col  Marchefe 
del  Vallo  ,  che  de'  nofìri  Principi  era  il  più  favorito,  &  ora 
con  livree  bellittìme  con  altri  Signori  ,   e  nel  giorno  dell' 
Epifania  con  Principaliffimi  Signori ,  fi  adoperò  nel  gio- 
co di  ferocittìmi  Tori  nella  piazza  di  Cabornara  ,  ove  Sua 
Cefarea  Maefìà  mofìrò  grandiffima  defìrezza,e  leggiadria.E 
non  difpiaceràa'Curiofi  intendere  un  paffatempojche  occor- 
re nella  mafcherata*,  perciocché  avendo  alcuni  giorni  prima 
Ja  PrincipelTa  di  Salerno  richiedo  all'  Imperadore  una  gra- 
zia in  Perfona  di  Gio:  Battifìa  Tolfa  ,  figliuolo  del  Conte 
di  Serino  ,  inquieto  di  omicidio  ,   non  avendo  remifiione 
di  Parte  ,  alia  quale  l' Imperadore  5  rifpofe  ,  y  no  Ja  pue. 
de    azer  5    replicò  la  Principerà  ,  la  grazia  ,  al  que  fi  pue- 
de  azer  ,  yo  no  la  pido  a  V.  Magefìad  ,  rifpofe  V  Impera- 
dore, yo  mi  consultare  con  Cuevas  .  Poco  appretto  mafca- 
randoli  Sua  Cefarea  Maefìà  ,  &  andando  fotto  la  finefìra  y 
ovJ  era  Ja  Principetta  con  altre  Signore  ,  ditte  ,  Sellerà  Prin- 
ciperà deame  etto  ramagliet  ,  Ja  Principetta  conofciuto  i' 
Imperadore  ,  e  venutoli  in  memoria  la  rifpofìa  ,  ditte: 
Senor  Mafcoro  con  Cuevas  me  confultarè  ,  replicò  V  Im- 
peradore forridendo,ya  fìà  echo  lo  que  me  fé  pedio;allora 
la  Principetta  con  gran  fetta  menò   il  ramaglielo  a  Sua 
Maefìà,  dicendo  Seiior  Mafcoro  ,  yo  recibo  la  merced  to- 
roafe  el  ramallette  ,  que  yo  fé  io  agradette  .  Poi  negli  otto 
diGennajo  1536.  per  la  Maefìà  Cefarea  fi  celebrò  Parla- 
mento Generale  non  più  in  Monte  Oliveto  ,  ma  in  San  Lo-  menZgè. 
renzo ,  ove  intervennero  tutti  i  Baroni  ,  e  Sindici  delle  wrpie .  ' 
Su?n.Tom,V,  E  e  Ter- 


218    DELL'  H1STORIA  DI  NAPOLI 

Terre  del  demanio  del  Regno  ,  e  per  Ja  Città  di  Napoli, 
comparve  fecondo  V  ordine  di  giro  Ja  nobil  Piazza  di  Por, 
to,e  per  effa  Girolamo  Severino  ,  eccellentifiimo  Dottore, 
padre  di  quei  virtuofìflìmi ,  e  generofi  Signori ,  Gio:  Fran- 
cefco  ,  Gio:  Girolamo ,  e  Camillo,  nel  qual  Parlamento 
fu  conchiufo  ,  che  fi  donaffe  a  Sua  Cefarea  Maeftà  un  con-* 
to  ,  e  yoo .  mila  ducati  di  Moneta  ,  da  pagarfi  per  gli  Baro- 
ni ,  &  Univerfìtà  del  Regno  ,  eccettuandone  folo  la  Città 
di  Napoli ,  conforme  al  folito,  e  fi  conchiufero  anche  31. 
Capitoli,  e  Grazie  ,  le  quali  fi  domandarono  a  Sua  Mae- 
tfà,  oltre  di  24.  altri  Capitoli ,  e  Grazie  in  beneficio  di 
alcune  Provincie  ,  &  altri  particolari  ;  come  fi  legge  ne  i 
Capitoli,  e  Privilegi  della  Città. 

Furono  fatti  a  Sua  Cefarea  Maeftà  da  molti  Principi, 
f  t  Signori  fontuofiflìmi  conviti  ,  ove  1'  Imperadore  volen- 

tieri andò ,  e  trattò   tutti   con  fomma  benignità,  e  tra 
gli  altri  non  mi  pare  paffar  in  fiienzio  il  convito  ,  che  fu 
l'origine  dell1  odio  tra  il  Marchefe  del  Vafto  ,  e  D.Pietro 
di  Toledo  ,  il  quale  fi  fé  nella  cafa  dei  Teforiere  Sances  al-» 
l' Olmo  di  San  Gio:  Maggiore  ,  ove  D.  Pietro  albergava , 
jBaticbet*  per  aver  dato  luogo  nel  Cartello  nuovo  al  fuo  Signore  ,  nel 
TietroDi  qual  convito  furono  convitate  molte  Signore  ,  e  tra  l'altre 
dirim,     vi  fu  D.  Maria  di  Aragona  ,  Marchefa  del  Vado  ,  Signora 
teradorèufò  fingolar  bellezza  ,  e  di  real  prefenza  ,  e  d' ingegno  ,  e 
di  giudizio  incomparabile ,  e  quafì  al  par  di  lei  Donna  Gio- 
vannadi  Aragona  fuaforella  ,  moglie  di  Afcanio  Colonna, 
Ifabeila  Villamarino  Principerà  di  Salerno,  Ifabella   di 
Capua  Principerà  di  Molfetta  ,  moglie  di  Don  Ferrante 
Gonzaga  ,  la  Principerà  di  Bifignano  ,  D.  Ifabella  Colon- 
na Principerà  di  Sulmona  :  D.  Maria  Colonna  Marchefa 
della  Padula  ,  moglie  di  D.  Francefco  da  Efte  ,  Donna  Cla- 
rice Orfìna  Principerà  di  Stigliano,  Roberta  Carrafa  Con- 
terà di  Maddaloni ,  Signora  di  gran  bellezza  ,  e  valore  , 
forella  dei  Principe   di  Stigliano  ,  la  bella  Principerà,  di 
Squillaci ,  la  favia  Dorodea  Gonzaga  Marchefa  di  Bitonto, 

Dcn- 


LIBRO    OTTAVO.  zt9 

Donna  Dianora  di  Toledo  figliuola  del  Viceré  ,  Lucrezia 
Scaglione  tra  tutte  quefle  era  famofilTìma  ,  e  celebre  di 
bellezza,  valore,  e  di  gran  convenzione,  e  fi  trattava 
come  Titolata,  ancorché  non  vi  fuffe  :  erano  cotefìe  Si- 
gnore quafi  tutte  congregate  in  una  delie  camere  di  quella 
fala  ,  ma  V  accorto  Marchefe  del  Vafìo  ordinò  a  Don  An- 
tonio di  Aragona  iuo  cognato  ,  che  con  le  Donne  a  guardia 
fé  ne  fìefTe  :  li  Viceré  che  forfì  aveva  offerto  a  fua  Cefarea 
Maefìàpiù  di  un  convito  ,  andando  involta,  trovò  Don 
Antonio  ftarfene  tra  le  Donne  ,  a  cui  difTe  ,  che  non  era 
bene  che  un'  ih  mo  folocon  tante  Donne  fé  ne  fìatTe,  e  pe- 
rò di  là  fi  ievafle  ,  rifpofè  Dm  Antonio  ,  che  il  Marchefe 
così  P  aveva  ordinato  ,  replicò  il  Viceré  ,  comandandoli , 
che  di  là  fi  levarle  ,  D.  Antonio  replicò  ,  che  non  fi  leva- 
rebbe  :  li  Viceré  foggiunfe,  che  lo  manderebbe  prigione  : 
EuonKe  tengo,  e  vicino  ,  dille  D.  Antonio  ,  che  mi  po- 
trà liberare.  ]J  cui  contratto  venne  all'orecchio  del  Mar- 
chefe ,  il  quale  irato  fi  accofìò  ,  e  voitoffi  al  cognato, 
dicendo  ,  che  cofa  ci  è  D,  Antonio  ?  gii  rifpofe  .  11  Vice- 
ré vuole  ,  che  di  qui  mi  levi  ,  all'  ora  il  Marchefe  rivolto 
al  Vceié,  con  ira  diffe  ,  non  fi  levarà  mai .  Replicogli  il 
Viceré  ,  fi  levarà  pure  ,  il  Marchefe  pofìo  mano  al  pugna-  ,,.« 
le,  e  roezo  srocerandolo,  replico  ,  Don  Pietro,  Don  Pie- uroieto , 
tro,a  cui  il  Viceré  con  mano  anch'egii  al  pugnale  ,  rifpofe,*'7^V"- 
Marchefe,  Marchefe  .  In  quefìo  entrò  PImperadore,e  li  ri-^/0#  e 
prefe  P  uno  ,  e  P  ahro,ccmandogli..che  fi  acquietarTero,ne 
prima  da  quei  luogo  ufcì  ,  che  li  fé  pacificare  infieme  ,  la 
qual  pace  fu  foJamente  efìrinfeca  ,  perciocché  Podio  ne* 
cuori  di  amendui  perpetuamente  rimate  :  Fu  detto  poi 
per  cofa  indubitata,  che  ciò  avvenuto  fuffe,  perchè  il 
Toledo  aveva  prefo  geiofìa  di  Donna  Dianora  fua  figliuo- 
la ,  che  era  con  quelle  Signore  ,  dubitando  di  D.  Antonio, 
il  quale  era  giovane  molto  defìro  • 

Ora  fìando  P  imperadore  in  Napoli  ebbe  avvifo  ,  che 
Franceico  Re  di  Francia  allo  flato  di  Milano  pretendeva  , 

E  e     z  e  per- 


zzo    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

e  perciò  al  Duca  di  Savoja  guerra  modo  aveva  :  per  ve- 
jVd»^:derIo  molto  rifìretto  con  Carlo  fuo  cognato  ,  perciò- 
fr°JcUf  che  due  forelle  del  Re  di  Portogallo  per  moglie  aveva- 
pretende  no  ,  e  nel  Piemonte  tre  terre  occupate  ,  come  avevano 
%SMu  Turino  '  PinaroJa  ,  e  Follano;  del  che  V  Imperadore_j 
m  è  hi  quando  1!  intefe  dal  Duca  di  Seffa  ,  che  venne  in  Napoli 
tre  terre- &  dolerfene  con  efìolui ,  fi  turbò  molto  ,  e  partendo  di  Na- 

iffadoZ' Voìì  y  alli   22#  di  Marzo  'Ji6-  tutt0  colerico  fé  ne  andò 
(tra  ore.  ^  vojta  di  Roma  . 

Carlo  V.    giunfe  in   Roma  ove  f  ri/enti  col  Papa  del 
Re    Francefco  j  e  dopo  alcune  guerre  tra  loro  , 
ferono  Tregua  per  anni  io.  nel  quale  tem- 
po   morì    Ifabella  Imperatrice  ,  e  fu 
Vlncendio  di  Fazzuolo. 
Cap.     VII. 


G 


Tunto  F  Tmperadore  Carlo  V.  in  Roma  nelli  cinque 
di  Aprile  i  y;6.fu  da  Paolo  Terzo  con  il  Concifìoro 
di  Cardinali  di  tutt'i  Principi  ,  e  Popolo  Romano  folenne- 
^^nemente  ricevuto  ,  ove  gli  furono  da  quel  Popolo  molti 
ftiadori    Archi  Trionfali  apparecchiati  ,  e  fu  alloggiato  nei  Palaz- 
zi tran-ZQ  <je]  Papa commodamente  ,  e  vi  flette  pochi  giorni  ,  ne' 
dUno  Ili' quali  in  occulto  volle  vedere  tutte   P  Antichità  ^  e  rovine 
Impera-  fìupende  di  Roma  :  Quivi   da  Macone ,  e  Vellejo   Amba- 
fle  K  fciadori  del  Re  Franceiico  fu  ricercato  ,  che  volefle  inverti- 
Milano,  re  Duca  di  Milano  Errico  fuo  fecondogenito  ,  poi  eh  era 
morto  Francefco  Sforza  ,  e  fi   farebbe  confervata  la  pace 
R^MMìtra  loro,  eie  ragioni  che  aveva  la  Corona  di  Francia  in 
di  Fran-  quel  Ducato  erano  in  due  capi  :  L'uno  per  effer  egli  fucef- 
s^^ffore  di  Valentina  Sua  Bifava  ,  che  fu  figlia  di    Galeazzo 
Milano .  Maria  Sforza  V.  Duca  di  Milano,  data  per  moglie  al  Duca 
di  Orleans  figlio  di  Carlo  V.    Re   di   Francia,  e  fratello 
del  Re   Carlo  V  f.   la  quale  ebbe    in  dote  Arti  con  il  fuo 
Contado,con  patto  che  mancandola  linea  mafeoiina  difen- 
dente 


LIBRO    OTTAVO.  tu 

dente  da  effo  Galeazzo  Maria  ,  fuccedeffe  nel  Ducato  di 
Milano  Valentina  ,  e  fuoi  eredi  del  Ducato  di  Orleans  ,  & 
effendo  da  Valentina  nato  Cario  ,  Giovanni ,  e  Filippo  : 
da  Carlo  nacque  il  Re  Lodovico  Duodecimo  ,  di  Filippo 
non  riraafe  alcun  Figlio ,  ma  di  Giovanni  reftò  Carlo  ,  che 
fu  Padre  di  effo  Re  Francefco  .  L' altro  Capoera  V  effe  re 
fiato  il  Re  Francefco  inveftito  di  quel  Ducato  da  Mattimi-  Ra  .  r 
Jiano  Sforza  ,  come  fi  è  detto  di  fopra  ,  le  ragioni  dell'lm  air  im- 
peradore  erano  tre  più  potenti  di  quelle  del  Re  ;  la  prima  Per*dìre 

*■  t  j  rr         n.'  ri*  nello  Sta- 

li competeva  ,  come  Lmperadore  ,  per  eller  eitinta  la  linea  t0  dìMi* 

nominata  peli'  Inveltitura  fatta  di  quello  Stato  da  Vincis    inno . 
Jao  lmperadore  nell'  anno  1395    a  Giovanni  Galeazzo  Vi- 
fconte   primo  Duca  di  Milano  j  e  per  queflo  s' intendeva 
quello  Stato  ricaduto   all'imperio  ;    la  feconda  ragione 
Ji    competeva  ,  come  a1  Re  di   Napoli  ,  perchè  moren- 
do Filippo  Maria  Vjfconte,  Terzo  Duca  di  Milano,  lafcib 
erede  di  quello  Stato  il  Re  Alfonfo  Primo  ,  come  di  fopra 
fi  è  detto  .   La  terza  ragione  era  ,  che  egli   ne  flava  in  pof- 
feffione  ,  che  come   è  fiato  ricaduto  all'  Imperio  ne  aveva 
cacciati  i  Francefi  ,  &  invertitone  Francefco  Sforza  con  Ji 
foli  ti  patti  ,  morendo  efTo  Sforza  fenza  figli  ,  lafciò  nel 
fuo  testamento  a  lui  quello  Stato  ,  come  fi  è  detto  .  L'Im- 
peradore  fdegnato  delia  propofta  de'  due  Ambafciadori , 
xifpofe  ,  che  nel  parlamento  che  era  per  fare  in  pubblico 
al  Papa  ,  &  a'  Cardinali  innanzi  la  fua  partita  di  Romtu   Rìfpojìa 
avrebbe  riipofìo  a  quella  dimanda  ,  &  il  giorno  avanti  che^'  1™- 
partiffe  ,  dopo    1' effervi  dimorato  quattro  giorni  ,  parlo  ,f/;>^! 
al  Papa  in  piena  Congregazione  de'  Cardinali  ai  cofpetto  bafdadv. 
degli  Ambafciadori  Francefi ,  e  molti    uomini  Nobili  ,  ?rJrfe; 
Preiati  ,  dolendofi  molto  degli  andamenti  dd  Re  di  Fran- 
cia ,    contro  il  quale  chiamò  Iddio,   Giudice  fra  amen- 
due  ,  non  potendo  per  l'onor  della  dignità  Imperiale  non  MaJ&T*' 
ruentiriene  ,  qui  ripetendo  1  antiche  ingiurie,  che  la  Gala//^ rì- 
d'Aufìria  dalla  Corona  di  Francia  ricevute  aveva  ,  quando f-*dtat** 
Re  Carlo  Ottavo  rpudiata  ,  e  rimandata  all'  lmperadore^^^ 

Maf- 


zzz     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Mafiìmiliano  fuo  Avolo  Margarita  fua  figlia  tolfe  per  mo- 
glie Anna  di  Bertagtia  ,  come  appreffo  fi  dirà,  rimpro- 
verando al  Pe  ,  che  egli  rotto  avefTe  F  accordo  fatto  in 
Madrid,  non  avendo  ofiervato  nulla  »  anzi  tofto  ,  che  fu 
Jiberato  dalla  prigione   ,    e  mandò  Monfignor  Lotrecco 
per  togliergli   il  Regno  di  Napoli  ,  avendo  di  continuo 
mofìrato   acerbiffimo  odio  contro  di  lui  ,  e  per  ultimo 
avendogli  nel  Piemonte  tolto  tre  Terre, per  quefìo  fi  rifol- 
.    veva  di  rivoltare  a  danni  fuoi  e  del  fuo  Regno  quelle  armi, 
queirapparechio  di  guerras  che  contro  gl'Infedeli  defìinato 
aveva  .  Il  Papa  allora  l'abbracciò,  pregandolo  a  voler  tem- 
perar tanto  fdegno  ,  e  difcacciò  gli  Ambafciadori  Francefi, 
apparecchiati    a  volerli  rispondere.  Perciocché  cofìoro  al 
principio  col  ragionamento   in  damo  all'  Imperadore  di- 
mandato avevano  che  gli  parlafTe  Francefe,  acciò  comoda» 
mente  aveffero  potuto  rifpondere  ;  ma  1'  Imperadore  diffe 
che  voleva  parlare  Spagnolo,   acciò  quella  lingua,  come 
più  vicina  alia  Romana  ,  fufie  da  più  perfone  intefa  :    vol- 
lero gli  Ambafciadori  rifpondere,  ancorché  per  aver  l' Im- 
peradore parlato  Spagnolo,   non  aveffero  potuto  ben  il 
tutto  intendere  ,  e  diflero  interrottamente  alcune  cofe  ; 
ma  perchè  l'impedì  il  Papa  ;  acciò  alla  perfona  imperiale 
rifpetto  fi  avelie  3  sforzandofi  ifcufare  quanto  poflìbil  faù 
fé  il  loro  Re, 
Carhpar*         Avendo  l'Tmperadore  licenziato  gì»  Ambafciadori  del 
■te  daRo-Re^  l'altro  giorno  fi  partì  ,  &  andò  a  Viterbo,  e  dopo  nel 
m<l  '       Sanefe  ,  e  di  là  in  Fiorenza  ,  &  a  Pifìoja  ,  e  poi  a  Lucca  j 
e  paffato  V  Appendano  ,  pervenne  in  Afìi  ,  ove  rifoiuto  di 
andar  in  perfona  foprala  Francia,radunò  un  effercitodi  4.6. 
mila  perfone, &  ebbe  con  elfo  il  Marchefe  dd  Vafìo,il  Duca 
d'AlvaD.  Ferrante  Gonzaga  ,  il  Principe  di  Salerno  ,  & 
foprn  t  Andrea  d'Oria  ,  che  iofeguito  per  mare  ,  e  nel  principio 
Ftancia.  ó\  ^gofìo  dell'ifieffo  anno  entrato  nella  Provenza  ,  la  pò- 
fé  tutta  a  rovina;  ma  perch'eli  Francefi  per  ordine  del  Re 
avevano  abbruggiate  tutte  le  biade  per  tutti  i  luoghi , 


LIBRO     OTTAVO.         zi', 

gV  Imperiali  patirono  per  quello  molta  fame  ;  oltreché 
fi  apprettava  i' Inverno ,  s'intendeva,  che  il  Re  France- 
sco fufTe  già  venuto  pretto  Avigone  con  40.  mila  perfone, 
e  anche  l' Imperadore  avefse  prefo  Antibo  con  alcuni  altri 
luoghi;  nondimeno  per  la  gran  difficoltà  fu  forzato  riti- 
rarli a  dietro  con  grandiffimo  difagio,  mortalità  di  fuoi, 
e  fi  ridufse  in  Genova  .  Nella  Primavera  ,  che  feguì  poi  , 
avendo  il  Marchefe  del  Vallo  con  grofso  Efercito  nel  Pie-  r^r°a  J)n 
monte  afsediato  Pinarola  ,  e  Turino  ,   i  quali  luoghi  era-  Genova  . 
no  flati   tolti  da  Fra  n  ce  fi  ;  Il  Fé  tofìo  vi   mandò  Errico 
Delfino  fuo  figliuolo  con  potente  efercito  ,  il  che  fu  ca- 
gione j,  che  il  Marchefe  lì  levafse  da  queir  attedio,  e  fi    Trh  uà 
ritirò  verfo  Atti  :  ma  quando  Errico  delignava  di  far  gran  tra  car^ 
fatti ,  ebbe  avvifo  che  la  Regina  Maria  infieme  con  Leo-  '•  *  * , 
nora  Regina  di  Francia  amendue  forelle  dell' Imperadore 
una  tregua  per  fei  meli  conclufa  avevano,  E  per  quello 
Errico  tornò  in  Francia  ,  &  il  Marchefe  fi  condulfe  in_j 
Milano  . 

Nel  qual  tempo  avendo  il  Turco  Motta  guerra  a'  Ve- ro**r*f 
neziani  ,  e  feorrendo  BarbarofTa  per  il  Mare  di  Calabria  >cw»m«, 
e  di  Sicilia,  tutta  1'  Italia  ne  andava  in  rumore  .  Perilche 
Papa  Paolo  Terzo  comprendendo  il  danno,  che  a'  Criftiani 
apportar  poteva  la  difeordia  ,  che  era  traquefti  due  gran 
Principi;  Avendo  nel  Mefe  di  Febbraio  1  $38.  chiufo  la  i?r%^* 
Jega  tra  lui  ,  e  l'Imperadore  ;  &  il  Senato  Veneziano  vo-  Trance- 
Jendo  tentare  di  conchiudere  tra  elfi  qualche  pace  ,  mentre^'  é^ 
che  la  tregua  operò  per  via  di  Ambafciadori  ",  &  otten-  Kizla\ 
ne  ,  che  quelli  due  Principi  fufTero  contenti  abboccarfi  in- 
fieme a  Nizzajntervenendovi  anco  la  fua  perfona ,  benché 
vecchio  di  anni  70.  Qui  dunque  effendofi  il  Papa  &  i  due 
Principi ,  condotti  ,  fi  affaticò  molto  ,  ma  non  potè  acco-^***,. 
modar  le  loro  differenze  ,  mali  bene  ragionò   di  far  laJe-  la  per  io. 
ga  tra  di  loro  contra  il  Turco,  e  fi  prolungò  per  dieci  anni  mxnì '% 
la  triegua,  quale  fu  pubblicatali  Giugno  1  538.  con  gran 
piacere  ditutti  i  Popoli  ,  e  tornò  il  Papa  in  Roma  ,  e  fu 

ac- 


124     DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

accompagnato  dall'  Imperadore  fin  a  Genova ,  &  il  Re 
Francesco  fé  ne  andò  in  Marfeglia  .  Giunto  l'avvifo  in  Na- 
poli della  lega  conchiufa  a  danni  del  Turco  ,  &  il  bifogno, 
che  teneva  la  Cefarea  Maefìà  per  tale  fpefa  .  Nelli  otto  di 
Aprile  dell'anno  ifteflb  fi  convocò  il  Generai  parlamento 
nel  Convento  di  S.  Lorenzo,  ove  intervenne  per  Sindico 
della  Città  ,  Cefare  Mormile  della  Nobil  Piazza  di  Porta- 
nova  ,  e  fé  un  Donativo  al  Imperadore  di  trecento  feffan- 
BZ*"im  ta  mila  ducati  . 

Poco  dopo  firmata  la  Lega  già  negoziata  a' danni  del 
Turco  fra  il  Papa  ,  l'imperadore  ,  e  Veneziani  con  un  Ar- 
mata di  zoo.  Galere  ,  e  cento  Navi ,  il  Settembre  dell'an- 
no predetto  1^38.   il  Principe  d'Oria  Capitano  di   8z. 
Galere  dell'  Imperadore  ;  Vincenzo  Cappello   Capitano 
di  altre  tante  Galere  di  Veneziani ,  e  Marco  Grimani  Pa- 
tiTapa  "triarca  di  Aquilea  ,  Capitano  di  3 6.  galere  del  Papa  ,  fé  ne 
l'impera- andarono  il  Settembre  dell'anno  iftefìò  a  ritrovareAriadeno 
Venezia-  -Barbaroffa  ,  che  con  la  fua  armata  alla  Prevefe  fi  ritrova- 
rti, B^- va,  ed  effe ndo  già  in  procinto  di  doverfi  il  fatto  d'armi 
harrofa    attaccare  ,   del  che  la  vittoria  fi  fperava  ,    perciocché  fi 
tjL  rf  fentiva  di  certo,  che  l' inimico  fuggir  do  v  effe  ,  ma  pri- 
ma ,  che  la  battaglia  ne  veniffe  alle  ftrette  ,  i  noftri  fenza 
afpettare  l'inimico,  in  fuga  fi  pofero  ,  effendo  tra  lordivifi 
per  1'  ambizione  ,  e  fuperbia  de'  Capitani  ;  Onde  con  qual- 
che danno  ,  eh'  ebbero  i  vafcelli  zoppi  ,  il  retto  col  favore 
de' venti  frefehi  in  Corfù  fi  conduffero,  e  volendo  forfi  que- 
fta  vergogna  coprire  ,  e  moftrar  di  aver  fatto  qualche  co- 
fa  ,  poco  dopo  della  detta  fuga,  Andrea  di. Oria  ne  pafsò 
al  Golfo  di  Cataro,  e  prefe  a  forza  Cartello  nuovo,  Fortez- 
Cafteilo   za  d'importanza  del  Turco  pofia  nella  Dalmazia  ,  lungi  da 
*un}\?rrf°Ragufo  zy.  miglia,  &  altre  tanto  lungi  da  Cataro  ,  ove 
'iafeiatovi  Francefco  Sarmento  Spagnuolo  con  400.  foldati 
Spagnuoli ,  molti  de5  quali  fi  trovarono  ai  facco  dì  Roma  , 
e  fé   ne  ritornò  in  Genova  i  di  quefta  ingiuria  Solimano 
molto  fi  dolfe  j  e  confiderando  quanto  l' importale  ,  aver 

un 


LIBRO    OTTAVO.  zz$ 

un  nemico  >  com'  era  Carlo  V.  così  di  appretto  ,  e  quanto 
li  farebbe  flato  onore,  fé  {cacciandolo,  il  predetto  luogo  ri- 
cuperato aveffe  .  Commife  a  Barbarotta  ,  che  con  ogni  fuo 
sforzo  andaffe  a  quella  imprefa  j  In  tanto  ,  che   partitoli 
con  un*  armata  di  190.  Galere  ,  e  27»  Navi  con  grandiffimo 
numero  di  foldati  intorno  alli  18.  di  Luglio  1 539.   attediò 
il  Cafìello  nuovo  ,  &  avendolo  olii  natamente  combattuto  ìCaqeIh 
per  mare, e  per  terra  circa  un  roefe. Finalmente  per  forza  lo  novo  pre* 
prefecon  morte  di  quegli  Spagnuoli ,  che  meritevolmen -/^Bar- 
te  la  pena  del  lor  facrilegio  commetto  al  facco  di  Roma  aro"*  * 
portarono:  ma  con  tanto  danno  de' Turchi  ,  che  Barba- 
rotta  i  fletto  ne  reftò  maravigliato,  e  Francefco  Sarmonte 
Governatore  della  Fortezza   in  catena  fu  portato  a  So- 
limano • 

Ma  avendo  la  Cefarea  Maefìà  determinato  far  qualche  fe- 
gnalata  imprefa  in  Levante  ,  fece  intendere  il  fuo  b i fogno  Donitt^ 
alla  Città  Fedeliffima  di  Napoli ,  ove  nel  primo  di  Marzo 
1  j3  9.  fi  convocò  il  general  Parlamento  nel  folito  luogo  in 
San  Lorenzo  ,  intervenendoci  per  Sindico  delia  Città  ,  Ce- 
fare  PignateJJo  del  Seggio  di  Nido  ,  ove  fu  cumulato  un-i 
donativo  a  Sua  Maefìà  di  ducati  260,  mila  in  quefìo  anno 
ifìetto  ,  e  proprio  nel  primo  di  Maggio   in  Toledo  mori 
in  parto  P  Imperadrice  lfabella  di  età  di  anni  30.  con  gran 
fcontento  di  Carlo  Quinto  ,  fu  poi  a5  21.  di  Ottobre  por- 
tata a  fepellire   in  Granata  nella  Cappella  Reale  :  nel  cui 
tempo  Carlo  navigando  per  ritornar  in  Ifpagna  ,  fu  invi- 
tato dal  Re  Francefco  a  pattar  per  la  Francia  ,  l'Impera- 
dore  avendo  accettato  tale  invito  ,  il  Novembre  dell'  anno  Carlo  rU 
ifìetto  fi  ritrovò  in  Acqua  Morta  ,  ove  fu  dal  Re,  e  dalia  '£***-■ 
Regina  deli'  Troperador  foreila  con  tutte  queir  amorevo-  Sflgn* 
iezze  raccolto,  che  immaginar  fi  pottano ,  ove  avendo  !'/«    rif** 
Imperatore  col  Re  avuti  fecreti  ,  e  fìretti  ragionamenti ,  }%°H'f*a: 
da'  quali  fi  giudicava  dovette  nafcere   tofìo  fra  loro  perpe- 
tua pace  ,  e  riconciliazione  ,  il  dì  feguente  P  Iroperadore 

Sum.tQm.V.  F  f  par- 


ii6    DELL   HISTORIA  DfNAPOLI 

partì,  e  ne  andò  in  Ifpagna  ,  refìando  il  Re  tutto  pieno 
di  contento  .  Ma  i  Veneziani  ,  che  penfarono ,  che  l'ami- 
cizia di  quefti  due  Principi  doveffe  durare  ,  temendo  delio 
fiato  ioio  di  Lombardia  ,  fi  accordarono  con  il  Turco  con 
darli  Malvagia  \  e  Napoli  di  Romania,  due  forti  Città  nel- 
la Morea,  e  vi  flrinfero  una  lunga  tregua  * 

Giunto  V  Imperadore  in  Ifpagna  ,  ebbe  nuova  ,  che  la 
jHfc/fcvCittà  di  Gantes  in  Fiandra  fi  era  iblievata,  il  che  avven* 
m 'delia  t  ne,  perchè  la  Regina  Maria  fua  foreiJa  ,  che  ne  aveva   il 
vinte?*  &overno  >  volendo  imponere  alcune  gravezze  a'  Fiandrefi \ 
&  eglino  ricufando  di  pagarli ,  quefìa  Città   fi  levò  in  ar- 
mi ;  e  difcacciati  gli  Ufficiali,  e  Miniftri  deli'  Imperadore 
diraofìrarono  aperta  ribellione  .  Carlo  conofcendo  ,  che 
per  raffettare  quefte  cofe  faceva  bifogno  della  fua  prefenzaj 
Carlo  ìn  deliberò  andarvi  .  Ma  effendo  il  viaggio  per  l' Italia  lun- 
Gantes  *  go  ,  fi  rifolfe  paffare  per  la  Francia  ,  tanto  più  ,  che  il  Re 
Francefco  a  pattarvi  ,  invitato  T  avea  ,  e  li  prometteva 
genti  da  domare  i  fuoi  ribelli .  E  prefo  V  Imperadore  quel 
cammino  per  le  pofte  con  yo.  gran  Signori   della  fua  cor- 
te ,  fu  maravigliofamente  ricevuto  ,  &  onorato  in  tutte_* 
le  Terre  di  Francia ,  anzi  li  vennero  a  portare  le  chiavi 
delle  Città  *  e  fu  dal  Re  ,  e  dalla  Regina  ricevuto  in  Bks^ 
e  condotto  in  Fontana  Ebleò ,  e  fattegli  gran  fede  ,  infino 
dentro  Parigi*  con  la  raedefima  pompa  ,  e  folennità  ,  che~j 
éntro  il  Re  ,  quando  li  fu  data  la  Corona  ♦  Avendo  il  Re 
prima  fatto  allontanare  dalia  fua  Corte  tutti  i  Forafciti 
Napolitani ,  che  lo  fervivano  ,  acciò  in  tempo  di  quelle»* 
grande  accoglienze  ,   non  ave/fero  all' Imperadore  qualche 
grazia  domandato  ,  onde  V  a  veffe  potuto  apportare  difpia- 
cere  ,  e  quello  ,  che  non  fi  può  a  baftanza  comendare  ,  fu 
che  il  Re  fi  fpogliò  della  fua  autorità  Reale  ,  concedendola 
all'  Imperadore  ,  in  tanto  >  che  rimettea  alla  fua  volontà 
di  far  grazie  ,  e  di  condannare  alle  pene  i  rei ,  effetto  di 
Principe  non  più  udito,  per  quefìo  fu  pubblico  grido  t 

che 


<        LIBRO    OTTAVO.  zz7 

che  amen  due  pacificati  erano  .  L' Imperadore  all'  incontro 
per  mofìrare  di  avere  grata  una  gene  rofità  tale  ,  accettò 
qualche  parte  di  autorità  -,  e  fece  di  aicu  ne  piccioie  grazie  , 
che  gli  parvero  onefìe  ,  e  dopo  alcuni  giorni  quivi  con- 
fumati  in  fefìa  ,    F  Imperadore    lì    Jicenziò  dal  Re,  e.j 
dalia  Regina  ,  &  il  JRe  ii  fece  compagnia  (ino  alli  confini  di 
Fiandra  :  e  giunto  ivi  F  Imperadore  ,  i  Gantefi  non  fi  pò-  G 
tendo  difendere  ,  fi  refero  .  Et  egli  caligati  ,  eh'  ebbe  &- fionda- 
veramente  1  capi  della  ribellione,  fece  nella  Città  edifica- no  *Cat* 
re  una  Fortezza  ,  e   tenerJi  in  freno,  e  lafciatofi  buona  °  " 
guardia  ,  venne  con  molta  prefìezza  in  Italia  . 

Entrato  l' Imperadore  in  Milano,  poco  vi  flette  ,   e  ftnSfcf* 
partì  per  Lucca  ,  ove  era  afpettato  da  Papa  Paolo  Terzo 
che  pur  voleva  di  nuovo  tentare  di  mettere  pace  tra  lui  , 
&   il  Re  Francefco  ,  ma  ne   anco  a   quello  nuovo  abboc- 
camento potè  far  cofa  ,  che  giovevole  furie,  perciochè  Carìo  con 
F  imperadore   diceva  apertamente,  ch'egli  non   voleva '/J^4  * 
dare   lo  Stato  di  Milano  a'  Francefi  ,  adducendo  per  fua 
ragione  ,  che  fapeva  molto  bene   quella   Nazione  ellere 
tanto   infaziabile  ,    che  come  quelli  fi  fuffero  impadro- 
niti di  quello  Stato  ,  averebbono  voluto  privarlo  di  tut- 
ti gli  altri  Stati ,  e  Regni,  ch'egli  in  quelle  parti  ,  e_» 
ne'  confini  a"   Italia   aveva  ,    e  che    gli  pareva   molto 
ftrano  ,  e  li  difpiaceva  fommamente  ,  che  quel  Re ,  che 
aveva  titolo    di    Crifìianiffimo    teneiTe    amicizia  con  i 
Turchi  ,  per  cagione  della  quale  ne  feguivano  alla  Cri-  frmce< 
fìianità  tanti  danni,  1J  Papa  non  potendo  fare  1?  effetj™  Re 
to,  ch'egli   defiderava  ,  benedice  l' Imperadore ,  e  tor  Fra.ncef? 

«x         t)  ut  i  n    i.'  \        Vi.  .  amico  del 

nò  in  Koma:  e  J  Imperadore  fi  diede  all'  apparecchio  per  iure  . 
l'imprefa  di  Algieri  ,  della  quale  fi  dirà  nel  feguente 
capitolo  ,  il  bi fogno  della  quale  imprefa  avendo  egli 
fatto  fapere  alli  Baroni  del  Regno  di  Napoli  ,  a'  iz. 
di  Luglio  i  J4 1 .  fi  convocò  il  general  parlamento  in_i 
San  Lorenzo  intervenendovi  per  Sindico  della  Città  Ce* 

Ff    z  fa- 


zi*    DELL' HISTORIA  DI   NAPOLI 

fare  di  Gennaro  dei  Seggio  di  Porto,  nel  qual  parlamen- 
to fu  conchiufo  un  donativo  all'  Imperadore  di  ducati  800. 

lApparec.  *BJia  • 

<biofer  Effendofi  detto  di  fopra  ,  che  Carlo  Ottavo  Re  dì 

Donati'  Francia  ,  avendo  fpofata  Margarita  Zia  dell'Imperadore 
vodei      la  repudiò  ,  mi  ha  parfo  dirne  Ja  cagione  ,  e  fu  che  Cario 
.1541.      Delfino  di  Francia  figlio  di  Lodovico  Duodecimo  nell'an- 
no 1  J43.  un  anno  prima  ,  che  la  Corona   di  Francia  pren- 
dere ,  tolfe  per  moglie  Margarita  di  Aurtria  di  anni  due, 
Carlo  figliuola  di  Maffimiiiano  di  Aurtria,  e   di  Maria  Burgun- 
Vili.  ^- dia,  la  quale  fu  con   molta  pompa   menata   in  Vàr\gg\% 
MawrL  ove  follennemente  celelebrato  fu  il  Sponfalizio,   ma  eflen- 
ta  di  ^«.dopoi  nell'anno  1490.  morto  Francefco  Duca  di  Bertagna 
#rìa'       fenza  figli  mafchi  ,  &  avendo  lafciato  Anna  fua  figlia  ere- 
de ,  Maffimiliano  di  Aurtria,  acuì  era  morta  Maria  fua 
moglie  ,  avuto  avvifo ,  torto  trattò  di  aver  Anna  per  mo- 
glie ,  onde  per  via  d'  Ambafciadori  conclufe  il  matrimo- 
nio *,  Il  che  intefo  da  Carlo  già  Re  di  Francia  ,  defiderofo 
di  aver  il  Ducato  di  Bertagna  ,  benché  fi  ritrovarle  avere 
ipolata  Margarita  di  Auftrja  ,  la  quale  in  Parigi  fi  ritrova- 
va ,  e  vedendo  già  conclufo  il  matrimonio  con  Maffimilia- 
no  Imperadore  ,   torto  fé  ne  entrò  molto  potente  in  Berta- 
gna ,  <k  avuto  a  forza  in   poter  fuo  Anna  folenneroen- 
te  la  fposò,  e  vi  confuroò  il  matrimonio  ,  e  repudiò  la  fan- 
ciulla Margarita  ,  la  quale  a  querto  tempo  era  di  anni  die- 
ce  ,  e  la  mandò  in  Fiandra  a  Maflimiliano  fuo  Padre  ,  bu- 
fandoli che  egli  non  aveva  mai  afTentito  al  matrimonio  di 
Margarita  per  erter  di  così   poca  età  5  e   che  era  più  giù» 
fio  che  la  Corona  di  Francia  poffedeife  la  Bertagna  ,  per 
eflerun  membro  dei  fuo  Regno  ,  che  altro  principe  rtranie- 
ro  vi  avefle  porto  il  piede  ;  e  perciò  ne  nacque  cruda  guer- 
ra fra  il  Re  di  Francia,  e  Maflìmiliano,  il  quale  querto  dop- 
pio oltraggio  ,  che  Carlo  fatto  l'aveva  fofFrir  non  poteva, 
y]  ma  dopo  alcuni  danni  fatti  l'uno  all'altro,  tiamettendofi 

al- 


LIBRO    OTTAVO, 


ZZ9 


alcuni  Principi  fi  pacificarono  5    e  Ja  Margarita  ,  poi  fu 
fpofata  a  Giovanni  Figliuolo  di  Ferdinando   iJ  Cattolico    Mar  gal 
Ke  di  Spagna  ,  come  fi  è  di  fopra  detto  ,  per  npn  Jafciare  2*!** 
cofa  a  dietro  dico,  che  quefìo  Maffimiliano  eraFigliuo-  firfo% 
Jo  di  Federico  Imperatore  ,  di  cui  fi  è  di  fopra  detto     8cfp°/ata. 
cflcndo  etto  Federico  nell'anno  1 493.  mancato  di  vita  ,  fu  Arlg*nt 
aflunto  all'Imperio  il  fuddetto  Maflimiliano  ,  fuo  fìllio  , 
&  Avo  paterno  di  Carlo  V. 

Un  anno   prima   della   morte  dell'  Imperatrice  Ifa- 
belia  fu  l'incendio  di  Pozzuolo  ,  il  quale  cominciò  alli  29.  J"ce"dh 
di  Settembre  1  yj8.  alle  due  ora  di  notte  ,  &  i!  terreno  nei- «LfeT 
ia  marina  ,   tra  il  porto  di  Baja  ,  e  quello  di  Pozzuolo  vo-   »5i8» 
mito,   tanti  fafii  ,  e  ceneri  con  fumo  ,   e  fuoco  ardentif- 
flimo  ,  dal  che  nacque  una  pioggia  di  cenere  con  acqua  me. 
fcolata  ,   per  effere  il  tempo   alquanto   piovofo  ,   e   fu  in 
tanta  copia  quefìa  cenere  ,  che  ne  occupò  non  foio  la  Cit- 
tà di  Napoli  ,  ma  tutti  i  luoghi  d'intorno  ,  e  ne  pafsò  por- 
tata  dal  vento  più  di  1  jo.  miglia   verfo  Calabria  ,  che  fu 
creduto  dalle  genti   di  quelle  Contade  ,  che  dal  Cielo  pio- 
vute fuffero  ,  durò  1'  incendio   grandiiTimo  due  giorni  ,  e 
due  notti  continuamente  ,  benché  vi  redatte  anco  per  mol- 
ti Mefi  il  fumo,  il  mare  fi  ritirò  pretto  Baja  circa  paffi  200, 
e  ne  nacquero   in  quei  luoghi   Fonti  di  Acqua  dolciflìma  , 
e  vi  morirono  gran  numero  di  pefci  5    occorfe  ,  che  molti, 
che  in  Napoli  andarono  a  vedere  tale  1  ncendio  perirono  tra  i 
quali  vi   furono  certi,  che  alli  fei  di  Ottobre  troppo  au- 
dacemente fi  apreflarono  a  quella  Voragine  i  quali  di  fubi- 
to  furono  coverti  di  quantità   di  pietre  ,  che   di  quel  luo- 
go ufcirono  ,  e  vi  refìarono  morti,  e  tanta  fu    l'abbon- 
danza de'  faHi ,  e  ceneri  ,  che  fi  fermò  in  quelPifteffo  luo- 
go un   picciolo  monte  ,  come  oggidì  fi  vede  in  altezza  di 
più  di  mille  palli ,  e  chiama vafi  la  montagna  nuova  di  Poz- 
zuolo .  Si  erano  già  intefi  per  due  anni  a  dietro  grandiffimi 
terremoti  t  tanto,  in  pozzuolo  ,  &  in  Napoli,  quanto 

in 


*3o    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

in  molti  aitri  luoghi  convicini,  fin  tanto,  che  la  terra  efalò 
in  queflo  modo ,  che  in  quefìi  tempi  è  fiata  cofa  molto 
fpaventevole  ,  e  di  grande  ammirazione,  perefferfi  eftin- 
tain  tutto  la  memoria  dell'incendio  di  Somma,  del  che 
fi  è  ragionato  altrove  • 


DEL 


*JI 


DELL'  HISTORIA 

DELLA     C  I  T  T  A% 

e  del  Regno  di  Napoli 

DI    GIO:    ANTONIO    SUMMONTE 

Napolitano  • 


libro 


IX. 


Come  Carlo  V.  andò  all'  lmprefa  di  Algieri , 

ove  ejjendojt  turbato  il  mare ,  vi 

perde  gran  parte  della  Jua 

Armata . 


C    A    ?. 


1. 


Itrovandofi    Barbarofla    Re  di  Algieri  ins^w/ 
Confìantinopoli  aili  fervizj  di  Solimano  /^eJ[ 
&  avendo  egli  lafciato  Viceré  del  Regno 
Arfenaga  Eunuco  Crifìiano,Renegato  nati-j^^ 
vo  deirifola  di  Sardegna,  uomo  molto  gato  dì 
efperto  nelle  cofe  di  guerra  ,  coftui  molte  s*rde~ 
cofe   in  mare  contro  Crifìiani  fatto  avea  , 
e  per  terra  co  ntro  MolealTen  Re  di  Tunifi  >  e  parimente 
fcorrendocon  fuoi  vafcelli,gran  travaglio  nella  Spagna  da- 
to aveva  ,  in  modo  tale  ,  che  non  era  veramente  fkuro  di 
andare   per  mare  ;  perilchè  avendo  i  Popoli,  e  Principi 
dì  Spagna  più  volte  fupplicato  con  grande  ifìanza  I"  Impe- 

radore 


i%i    DELL' HITORIA  DI    NAPOLI 

radore  a  voler  fari'  imprefa  contro  quel  Tiranno  promet- 
tendo di  contribuire  ,  &  ajutarlo  in  quella  guerra,  il  cut 
principal  defiderio  fu  Tempre  di  volger  l'armi  contro  gli 
Infedeli  ,  e  per  far  beneficio  alla  Spagna,  accettò  1' ('aspre - 
fa  ,  &  al  ritorno  ,  che  fé  di  Fiandra  ,  come  fi  è  detto  nel 
fine  del  precedente  capitolo,fe  far  l'apparecchio  in  Spagna, 

Cflh  d'fr io  Napoli  »  &  in  Siciiìa  »  &  eDDe  c°n  lui  tra  g]ì  altri  ^aP»- 
queiuZ.  tani  D.  Ferrante  Confaga  ,  Viceré  di  Sicilia;  il  Princi- 
pe delia,   pe  dj  Salerno  ,  il  Principe  di  Melfi  ,   Andrea  di  Oria,  con 
di*AUe  l'armata  per  mare,  Camillo  Colonna  , e  molti  altri  Signori 
V  .         di  conto  \  e  benché  li  fufle  dal  Marche  fé  del  Vafto  ,  e  dal 
Principe  d'Oria  diffuata  tale  imprefa  in  quel  tempo  ,  per 
efler  inverno  ,  giudicando  ,  che  gli  farebbono  fiate  molto 
contrarie  quelle  marine  di  Barbaria  ,  e  però  l'efortarono, 
che  la  dirTerifle   per  la  Primavera  ,  contuttociò  ,  egli  in 
ogni  modo  volle  andarvi  :  Or  imbarcato  V  Imperadore  ia 
lo;»  Genova  con  36.  Galere,  e  con  l'apparecchio,  che  in  quel- 
le/-* .  le  parti  fatto  aveva  ,  il  Principe  d'  Oria  ,  &  il  Marchefe 
154X1     del  Vafìo  navigarono,  e  non  fenza  gran  pericolo  giunfero 
in  Majorica  ,  e  per  effer  tanto  turbato  il  mare,  tutta  l'Ar- 
mata fi  ritrovò  difperfain  quell'lfola  :  ivi  trovarono  D. 
Ferrante  Gonfaga  con  l' armta  di  Sicilia  di  fette  Galere  ,  e 
e  140.  Navi  groffe ,  cariche  di  gente,  &  vettovaglie  i  e 
navigando  oltre ,  e  fpefso  col  mar  turbato  giunfero  i'  Ot- 
tobre 1541.  a  villa  di  Algieri ,  dove  al  medefimo  tempo 
vi  giunfe  il  Mendozza  con  1'  armata  di  duecento  Vafcelli, 
tra  Navi  grofie  ,  e  Squarciapini ,  carrichi  di  gran  gente  , 
e  di  Cavalli , 
jirfena.         Giunta  tutta  quella  armata   infieme  ,  che  erano  da 
gafi r^-400.  Vafcelli,  ove  erano  Soldati  Italiani,  Spagnuoli ,   e 
legra  del  fedefehi  ,  dicono  che  Arfenaga  ,  veduta  quefta  Armata, 
lLìf*Jm-  fé  allegro   molto,  &  era  la  cagione  ,  perche  aveva  in_* 
fer adon  Algieri  una  Vecchia  Mora ,  che  con  alcuni  fuoi  incanti 
Vecchia  .faceva  profeflione  d'indovinare  le  cofe  d'avvenire  ,  diche 
'ifldovìna.^tt  molte  prove  fatte  ,  era  (limata  molto  da  Mori  -,  in  tao- 


LIBRO       N    O    N    O.      tu 

to,  che  quafi  credevano  ,  che  mancar  non  potefTe  di  avere 
a  fuccedere  tutto  quello  che  ella  diceva  :  Coflei  aveva 
gli  anni  a  dietro  predetto  ,  che  V  Imperadore  de'  Crifìiani 
in  quei  mari  a  venire  aveva ,  e  che  vi  farebbe  rotto,  e-j 
fconquaffatò  ;    e  diceva,    che  BarbaroiTa  V  avea  avuto 
gran  fede  nella  guerra  di  Tunifi  ,  credendo  ,  che  quello  an- 
cora fifuffe  certificato  i  e  perchè  non  avvenne  il  cafo  ,  pa- 
reva ,  che  la  Vecchia  il  credito  perduto  avelie  ,  ma  ella 
tuttavia  andava  dicendo  ,  che  della  guerra  di  Tunifi  detto 
non  avea,  ma  dall*  armata  deli' Imperatore  in  Algieri,  e 
che  ivi  Sconfitto  rimaner  dovea  ,    per  quello  Arfenaga  :  fi 
teneva  di  fermo  vincitore  di  quella  guerra  :  altri  diceano  , 
che  Arfenaga  non  credeva  punto  a  gl'incanti  della  Vecchia, 
ma  che  fìngeva  di  crederlo  ,  per  fare ,  che  vedendo  cifrquei 
Turchi  ,  e  quei  Arabi  ,  che  feco  avea ,  combattere  do- 
vefiero  con  fiducia  di  certa  vittoria  . 

Giunto  dunque  J' Imperadore  in  Algieri ,  mando  un  Carlo  fa 
fuo  Ambafciadore  ad  Arfenaga  ,  il  quale  ellendo  ammeffo^^'j 
ai  fuo  cofpetto  ,  efponendo  I?  imbasciata,  gli  diffe  ,  che  li  naga  /ì 
faceva  intendere  da  parte  dell' Imperadore,  che  fé  li  voìe^rendu  • 
dar  la  Città  ,  fenza  ricevere  da  lui  danno  alcuno  ,  averebbe 
ivi  potuto  refìarej  fé  avelie  voluto»  o  partirli  liberamente, 
che  niuno  degli  abitatori  faria  flato  danneggiato  ,  ma  fé 
pur  avelie  voluto  far  pruova  delle  fuize  ,  eh'  egli  teneva  iti 
queli'  armata  ,  non  averebbe  da  lui  perdono  alcuno  :    Ma 
Arfenaga  fapendo  ,  che  non  tarderebbono  i  foribondi  ven- 
ti a  far  V  ufficio  loro  in  quel  mare  ,  e  che  I*  armata  ivi  rot- 
ta fi  farebbe  ,    quafi  beffando  quello  Ambafciadore  ,  io  ri. 
mandò  a  dietro  con  rigida  rifpofla  :  e  poflo  in  punto  800- 
Turchi  ,  la  maggior  parte  Giannizzeri ,  che  in  quel  Pre- 
fidioavea,  flava  afpettando  J'affaito  :  avendo  già  avvifa- 
to  i  Capitani  Arabi  ,  che  da  BarbaroiTa  affaldati   erano  ,e!°gsJ' 

s       •        •  ìt  %  *  avidi  fR- 

che  veni  riero  a  partecipare  di  una  più  nobile  preda,  che  daW  . 
Crifliani  fi  confeguiile  mai .  Quefìi  Arabi  ,  che  fapevano 
$um<Tom.V.  Gg  quel- 


*34    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

quello  ,  chela  iiìabiità  di  quel  mare  far  folea  in  quel  tem- 
pi ,  teneano  anche  eflì  h  rovina  di  queir  Armata  ,  e  con- 
fìgliarono  di  non  far  altro  ,  che  attendere  a  difenderli  dal 
primo  empito  • 

LJ  lmperadore  avendo  fatto  fmontare  tutta  la  Fan- 
teria fenza  impedimento  alcuno  ,  avendola  divifa  in  tre__s 
ferriere ,  ficcorn'  era  di  tre  nazioni ,  alTediò  la  Città  da  tre 
Juoghi ,  e  venuti  a  giornata  con  gli  Arabi,  i  quali  erano  in 
gran  numero  :  i  Cristiani ,  ù  portarono  onoratiflimamen- 
te  j  ma  mentre  penfarono  sbarcar  1' Artegiiaria  ,  li  cavai* 
li  ,  e  la  munizione  necefTaria  ,  li  fopragiunfe  in  un  fubi- 
to  nella  prima  guardia  delia  notte  di  S.  Simone  ,  e  Giuda 
una  dirottifliraa  pioggia,  la  quale  non  cefsò  mai  tutta  quel- 
la prima  notte,  di  maniera  ,  che  i  -faldati  ,  che  erano  in 
terra,  non  potendo  per  la  continua  pioggia  adoperare  gli 
archibugi,  da  quelli  Barbari  molto  maltrattati  furono: 
crefcendo  la  pioggia  ,.  e5  venti ,  i  poveri  faldati ,  per  effere 
sbarcati  in  fretta  ,  fenza  ie  cofe  neceffarie  ,  né  avendo 
drappi  da  coprirli ,  ne  padiglioni  ,  ove  ricoverarfi ,  effendo 
tutti  molli ,  e  bagnati  ,  ricevettero  tanto  danno  ,  che 
perferole  forze  5  e  V  animo  ;  il  che  faorgendo  i  nemici , 
non  vollero  perdere  P  occalìone  ,  &  affalirono  li  Criftiani 
T,.  %  a  all'  improvvifo ,  e  ne  uccilèro  molti  ,  che  fé  non  fufTero 
grandi  flati  foccorfi  dal  Colonna  ,  il  quale  feguitò  i  nemici  fino 
di  m^e.  ajje  Porte  della  Città  ,  erano  giunti  a  mal  partito,  di  que- 
tfTjmpe.ft*  non  ^  contentò  la  Fortuna  avverfa,ma  la  furia  del  ven- 
tfak  .  to turbò  fortemente  il  mare,  che  molte  Navi  ,  e  Galere 
non  potendo  fofìenerfi ,  rompendo  le  funi,  e  P  Ancore, 
fovra  le  quali  tìk  forte  fìavano  ,  percoffero  in  terra  ,  & 
altre  fi  fommerfero  .  Onde  fi  fé  gran  perdita  di  uomini  di 
artiglierie  ,  e  di  Cavalli  ;  il  che  vedendo  gli  Arabi, corfe- 
ro  in  gran  moltitudine  al  lito,  per  far  preda:  I  miferi  Cri- 
stiani che  credevano  fai  vai  fi  nella  fpiaggia,nuotando  fenza 
alcuna  pietà,da  quei  cani  arrabbiati  uccifi  erano,  di  manie- 

raj 


\ 


LIBRO        NONO.        *n 

/a;  che  molti  fi  lafciavano  piti  toflo  affogare  dal  Mare, 
che  venire  in  quei  modo  privi  di   vita  da  que'  crudi  Bar- 
bari .  L'Imperadore   mollo  a  comparsone  di   quefV  altra 
mi  feria  ,  per  rimediarvi  ,  mandò  al  Jido  una  Compagnia 
di  Spagnoli»  li   quali  giunti  ,  i   Barbari   fi  dileguarono. 
Quello  configgo  da  una  banda  fu  uule,ma  dall'ali  ra  appor- 
tò grandifììmo  danno  ,   perciocché  i  Governatori  delle  na- 
vi,  i  quali  temendo  di  dar  interra,  per  non  venire  nel- 
le mani  degli  Arabi,  a  loro  più  potere  i  legni  effondevano; 
ma  liberati  da  quel   timore,  elbandonando  il  governo  di 
quei  vafcelli  li  lafciavano  fare  a  loro  polla  per  fi  fatto  mo- 
do ,  che  11  per  fero  da  i  j.  Galere   con  più  di  cento  Navi, 
oltre  la  perdita    de'CavaJJi  ,  e  delie  vettovaglie,  il  che 
togliea  la  fperanza  delia   vita  a  quelli ,  che  campati  era- 
no i  perciocché  i   foldatj  ,   quando  sbarcarono  per  eflere 
fpediti  nel  cammino  ,    non  avevano  feco  portato  da  man- 
giare ,  fé  non  per  due  giorni  j  laonde  V  Imperadore  fece 
ammazzare  li  cavalli  delle  carrette   dell'artiglierie,   con 
quali   carni    per  tre  giorni  li  riilorò  ,  follenne   i  fólda- 
ti; e  nel  vero  fu  duro.e  miferabile  Ipefracolo  a  vedere  quel- 
la fpiaggia  coverta  di  pezzi  di  Navi  rotte  ,  e  di  uomini  , 
e  cavalli  morti ,  e  quei  miferi  ,  che  nuotando  chiedevano 
ajuto,  vinti  dalla  fatica,  erano  dall'onde  inghiottiti:  J'Itn- 
peradore  avendo  fempre  dimofìrato  animo  invitto  %  effen- 
co  di  continuo  cemparfo   ne^li  afialti  armato,  &  aven- 
do tante  feiagure  patito  ,  delibeiò  partirli ,  onde  nel  fefto^   ,    - 
giorno. eflendo  alquanto  il  mar  quietato, fu  per  ultimo  eoa- parti  % 
clufo  ,  che  i\  Principe  di  Oria  con  i  legni  che  erano  fai  vi,  **&*«*!!  * 
fi  ritirato  nel  Porto  di  Matafufa  ,  dove  l'Iroperadore  per 
terra  con  le  reliquie  dell'efferato  in  tregiorni  con  iBarbari 
fempre  alla  coda,  fi  conduffero:  &  effendo appena  quivi  im  e  Jo  al 
barcati,fi  alterò  f  rte  di  nuovo  il  mare  ,  che  con  gran  tra-  Tolto  *di 
vaglio  nei  Porto  di  Boggia  fi  conduffe ,  il  cui  Cartello  era*'**1"**  " 
da'  Spagnoli  guardato  ,  perchè  poco  prima  era  fiato  prefo 
da  Pietro  Navarra  :  in  quefio  lu  ogo  effendovi  vettovaglia 

Gg    z  Eo«. 


2$6    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Bovi ,  Caftrati ,  fi  rinfrefcarono  li  foldati ,  afpettando  il 
tempo  profpero  ;  i'f  mperadore  avendo  vifto  ,  che  un  ven- 
to accomodato  levato  fi  era  per  andare  in  Sicilia  ,  licenzio 
il  Gonzaga  ,  con  la  fua  armata  ,  e  le  galere  delia  Religio- 
ne di  S.Giovanni,  che  furono  velociffime  nel  Porto  di  liti- 
ca portate  ,  ove  MoleaiTen  Re  di  Tunifì  andò  in  perfona 
a  vifitare  il  Viceré,  e  li  condufle  vettovaglia,  e  molte  cofe 
buone  per  riftorar  gli  amma  lati  ;  e  di  qui  con  il  medefimo 
vento  fi  conduflero  a  falvamento  in  Trapani .  LTrapera- 
dore  afpettando  vento  buono  ,  che  lo  conducete  in  Ifpa- 
gna  ,  fu  vifitato  dagli  Ambafciadori  di  Cucchio  Moro, 
uno  de'  Signori  di  quelle  Montagne,  che  molto  odiava 
i  Turchi  ,  &  Arfenaga  gli  prometteva  vettovaglia  in 
grande  abbondanza  ,  pregandolo  a  voler  rinovar  la  guer- 
ra contro  Arfenaga  :  Ma  l'i  mperadore  non  volendofi  fida- 
re di  quei  Mori,  avendolo  molto  ringraziato,  rimandò 
gl'Imbafciadori  con  gran  doni;ma  effendofi  poi  pubblicata 
quefta  Ambafceria  ,  &  avutone  Arfenaga  notizia  perfegui- 
tò  il  Moro,  e  li  tolfe  il  fuo  Stato, ma  ceffata  poi  la  fortuna, 
&  apparendo  il  mar  quieto  ,  1*1  mperadore  fenza  più  fpct- 
tare,  li  condufle  con  la  fua  armata  a  Ma  jorica  ,  e  da  qui  poi 
fé  ne  tornò  fenz*  altro  diflurbo  nel  Porto  di  Cartagena  in 
Ifpagna  • 


. 


* 


■ 


K 


11 


LIBRO        NONO        257 

Il  Re  di  Francia  rompe  la  Tregua  con  Vlmperadore  ,  & 

egli  avendo  dichiaralo  Filippo  Juo  Principe  di 

Spagna  ,  fé  ne  andò  in    Fiandra  :  onde 

avendo  molto  guerreggiato  ^fi  pacifici) 

col  Re  Francefco  come  il  Principe 

Filippo  tolfe  moglie  ,  /'  Erefia 

del  Re  d*  Inghilterra  ,  e 

fatti  di  Barbar  offa  * 

Cap,     Il 

FRancefco  Re  di  Francia  avendo  più  volte  tentato  di  De^Z[C0 
avere  dall'  Imperadore  Io  flato  di  Milano  ,  e  non  s&di-eran-ì 
lendogJi  riufcito  ,  Ji  ruppe  Ja  tregua  ,  e  li  mofle  da  mo\-ciafovrA 
te  parti  guerre  ,  perilchè  mandò  Errico  Delfino  Tuo  figlio  J^T»\ 
con  T  Esercito   fopra  Perpignano  ,  &  egli  in  perfona  più 
potente  ne   pafsò  fu  Ja  Fiandra  ;  mandò  anco  un'  altro 
esercito  nel  Piemonte ,  perilchè  furono  quefti  luoghi  mol- 
to afflitti;  e  perchè  nella  parte  di  Fiandra  era  più  potente,^" 
che  altrove,  1'  Imperadore  fi  rifoife  in  perfona  andar- uoddV 
vi  ;  ma  prima  che  di  Spagna  fi  partiffe  .  Nell'anno  i  j?4.  **$"** 
dichiarò  Principe  diSpagnaFilippo  fuofigliuolo,e  per  eiferrfor' * 
giovine  di  anni  1 6.1i  diede  in  Governo  Cuovos,  fuo  antico 
Secretarlo  :  E  volle  che  prima  i  Principi ,  e  gli  Ambafcia- 
dori  delle  Città  li  giuraffero  omaggio  ;  &  avendo  l'impe-  Inimici 
jadore  rifoluto  di  far  quefta  guerra,  fé  amicizia  con  Errico  di.  Fran 
Re  d'Inghilterra,  perchè  fapeva  molto  bene  ,  cheniuna""' 
altra  Nazione  era  più  fpaventevole  a  Francia  y  che  gì'  ln> 
glefi  ,  perchè  fovente  in  eftremità  grande  ridotta  li  aveva* 
no:  ma  quefìa   lega  non  piacque  al  Papa  pereffere  Errico 
contumace  di  Santa  Chiefa  ,  di  cui  diremo  nel  fine  del 
prefente  capitolo  . 

Circa  il  principio  di  Aprile  dell'anno  predettoj'lmpera- 
dorè  s'imbarcò  in  Barcellona  con  le  Galere,  che  conduiTe  il 
Principe  Oria>e  nel  fine  di  quei  Mefe  fi  conduce  a  Genova, 
ove  intefe  dal  Duca  Pier  Luigi  Famefeche  il  Papa  l'afpet- 
tava  in  Bologna  ,  defiderando  abboccarfi  feco  ,  prima  che 
m  Alemagna  fi  conferiffe  5  ma  l' Imperadore  fchi vb  andar- 
vi 


fi 


238    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

vi  per  non  trattar  di  Pace  .  Il  Papa  ,  che  n'  ebbe  raggua» 
glio  ,  tofìo    vi  mandò  il  Cardinal  Farnefe  ,  per  mezo  del 
quale  fi  abboccarono  infieme  a  Rotteto  ,  vicino  Cremona  9 
ove  i:  Papa  infieme  con  i  Cardinali  molto  fi  oporarono  di 
mettere  pace  fra  V  Imperadore  ,  &  il  Re  di  Francia  ;  ma 
non  potè  ottenere  nulla  ,   perchè  I*  1  raperà  do  re  fi  fentiva 
molto  cffefo  dal  Re  ,  non  fblo  per  le  guerre  ,  che  motta 
]'  avea  ,  ma  anche  per  eflerfi  confederato  con  Solimano,  e 
fatto  venire  EarbarofTa    in  Italia  con  1"  armata  Turchefca 
Trance-  a  danni  fuoi  ,  del  che  diremo  anche  nel  fine  di  quefto  Ca- 
*  Re.di  pitolo  •  Ora  licenziato  V  Imperadore  dal  Papa  ,  ne  pafsò 
confidi-  irì  Fiandra,  avendo  feco  un  potente  efercito  con  i  migliori 
rato  col    Capitani  di  quei  tempo  ,  e  motte  al  Duca  Clenes  la  Guer- 
ci? V  ra  1  perchè  fi  era  ribellato  da  lui  ,  &  avea  tolto  l'armi  in 
fediata     favor  di  trancia  :  e  panato  lopra  Dura,  Ja  prele  a  forza  ,  e 
da  CarIc'  difpietaramente  vi  attaccò  fuoco  ,  che  V  abbruggiò  quafì 
tutta  ^  delche  quei  Duca  ,  che  con  grofìb  efercito  in  cam- 
pagna fi  ritrovava  ,  fi  sbigottì  di  modo  tale  ,  che  fubito 
mandò  Ambafciadori  all'  Imperadore  a  chiedergli  perdo- 
no ,  e  1' ottenne  :  feguì  poi  V  imperadore  Ja  guerra  contro 
j  Francefi  e  benché  molte  fegnalate  fcaramuzze  fatte  fi  fuf- 
fero  ,  non  fegui  però  effetto  alcuno}  Ma  fianchi  quefti  due 
Tac*  tra  Principi  della  lunga  guerra  ,  fu  finalmente  con  participa- 
V  imi  era.  zione  del  Re  d'Inghilterra,  a  cui  l'Imperadore  fé  intendere 
j(°r^ri/ l'animo  fuo  conchiufà  la  Pace  fra  di  loro  :  le  condizioni 
Frana*. ài  decta  Face  furono,  che  traquefti  due  gran  Principi  Ci  to- 
gliefìe  totalmente  dagli  animi  loro  ogni  memoria  di  odj ,  e 
guerre  pattate  ;  e  l'Imperadore  prometteva  di  dare  al  Duca 
di  Orleans  Primogenito  del  Re  di  Francia  la  fua  Figliuo- 
la j  che  aveva  in  Ifpagna  forella  del  Re  Filippo  ,  e  dargli 
ia  Fiandra  in  dote  ,  ovvero  dargli   una  delle  figiuole  del 
Fé  Francefco  fuo  fratello  ,  con  dote  dd  Ducato  di  Milano, 
de'  quali  partiti  l'Imperadore  fi  aveva  a  rifolvere  fra 
un  anno,  e  che  tutte  le  Terre  ,  che  l'uno  ,  e  all'altro  ave- 
vano con  T  armi  rirefe  ,  dopo  la  tregua  conchiufà  in  Niz* 

za 


LIBRO    NONO-  zi* 

za  reftituir  fi  dovettero  .  Molte   altre  condizioni  vi  furo- 
no ,  che  io  lafcio  per  brevità  ,  la  cui  pace  fu  conchiufa  nel 
Cafìello  di  Crepino  nel  paefe   de'  Sveffoni  alli  18.  di  Set- 
tembre 1 544.  promettendo  con  giuramento  da  parte  del- 
rimperadore  Niccolò  Perenotto  di  Gran  Vela  ,  Gran  Can- 
celliere di  SuaMaefìà,  e  Don  Ferrante  Gonzaga  ,  il  qua- 
le  dopo  TImperadore,  era  il  primo  uomo  di  autorità:  da 
parte  del  Re ,  fu   Monfignor  di  Ariban   Ammiraglio,  e 
Nullejo  Senatore  ,  e  Maeftro  delie  Suppliche  :  fu   dun- 
que il  tutto  con  grand  iflìmo  piacere  di  ciafeun  conchiufo  s 
ma  comecché  Tlmperadore  fi  era  obbligato  ad  un  gran  pe- 
lò, molti  fi  diedero  a  dire  ,  che  tale  accordo  non  avrebbe 
effetto}  ma  la  fortuna  che  ferapre  felicemente  favorii 
difegni  dell' ìmperadore  ,  tocco  nel  fecreto  del  fatto  la. Morte  di 
via  di  liberarlo  dei  dannofo  accordo  ;  perciocché  Monfi-  ***#%£, 
gnor  Carlo  Duca  di  Orleans  ,  effendo  venuto  a  far  rive-  Uens . 
renza  all'  Ìmperadore  ,  fi  ammalò  di  una  febbre  peftilente,  Q£**£~ 
che  in  pochjfiimi  giorni  la  vita  gli  tolfe  ,  giovane  ,  bellif  dttlla  ^rQm 
fimo,  e  fioritifiìmo  fra  tutti  i  giovani  di  Francia;  e  fu  .'*»»  • 
grandemente  pianto  ,   non  folo  da  i  Francefi  ,  ma  da  tut-^i£ 
ti  quei  Popoli  di  Lombardia,  &  in  quefìo  modo  Tlmpe-  France- 
radore  fi  trovò  libero  della  prometta  dello  Stato  di  Miiano/"^™- 
Nell' ultimo  di  Marzo  poi  dell'  1547»  morì  anche  il  Re  lancia. 
Francefcofuo  Padre  ,  al  quale  fuccette  Errico  Delfino  fuo 
Figliuolo . 

Prima,  che  Tlmperadore  partitte  di  Spagna  ,  e  pro- 
prio  nell'anno  1543.  Sua  Maefìà  Cefarea  diede  per  mo- 
glie a  Filippo  fuo  figliuolo  Maria^fìglia  di  GiovanniTerzo 
Fé  di  Portogallo^  di  Catterina  fua  forella,con  difpenfa  del 
Papa  ,  del  quale  matrimonio  poi  a  nove  di  Luglio  1 5-45". 
nacque  Carlotto ,  per  Io  curparto  tre  giorni  appretto  morì  ^°Jrfa  df 
effa  Maria  ,  e  fu  fepolta  nella  Cappella  fceale  di  Granata,  Trinci- 
Carlotto  poi  venuto  all'  età  di  anni  2  3.  morfeo  me  appieno/^'  dl 
fi  dirà  nel  fuo  luogo .  *"'"•  ' 

Effendo  detto  di  fopra  ,  che  Errico  Re  d' Inghilterra 

era 


*4o    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

era  divenuto  contumace  di  S.  Chiefa  ,  che  Francefco  Re 
di  Francia  avelie  da  intervenire  con  BarbarofTa  con  V  ar- 
mata Turchefca  a  danni  deJJMmperadore  :   perciò  mi  ha 
parfo  dire  .  quale  fu  Ja  cagione  ,  che  moffe  il  Papa  a  fcoro- 
municare  Errico  }  e  qual  furono  i  danni  ,  che  fé  Barba- 
roffa  nel  Regno  :  e  prima  fi  ha  da  fapere  ,  che  Errico  Re 
„   .     d'Inghilterra  effendo  uomo  Cattolico  ,  letterato,  e  fa- 
vm.  Re,  vio  ,  un  libro  in  favore  delia  Fede  Cattolica  fcritto  avea, 
fingati-  i!  quale  effendofi  nell'anno  i  yzi.  letto  nei  Concifìoro  de* 
\w7?V'  Cardinali  ,  ne  acquiftò  egli  da  Papa  Leone  X.  il  titolo  di 
quando  di- Di  fan  ioie  della  Fede  :  con  tutto  ciò  avendo  cofìui  tenuta 
ventò  ere.  jn  cafa  2Zt  annj  Catterina  di  Aragona  fua  moglie  ,  la  qua- 
le era  Zia  dell'  imperadore  ,  per  eflere  Hata  figlia  del  Re 
Ferdinando  il  Cattolico  :  dalla  quale  Errico  ne  avea  una 
figlia  grande  chiamata  Maria ,  la  quale  poi  divenne  moglie 
di  Filippo  di  /^ufhia  al  predente  he  di  Spagana, e  di  Napo- 
li ,  come  fi  dirà  •  Or  quefìo  Errico  teneva  tra  l'altre  Da- 
me  una  fua  figlia  naturale  ,  che  di  fegreto  li  era  nata,  per 
nome  chiamata  Anna  Bolena  ,  &  e/fendo  elfo  Errico  uo- 
mo Cattolico,  e  letterato,  come  è  detto  ,  nondimeno  oc- 
cecato  dall' amore  di  quefìa  Donzella,  la  violò  *  E  non  po- 
tendo più  occultare  Je  fue  sfrenate  voglie  ,  nell'anno  i  yj3» 
fctto  colore,  che  Catterina   non  futfe   legittima  moglie  , 
Catterina  pereiTere  quella  prima  fiata  moglie  di  Arturo  fuo  fratello. 
di  uixa-  con  quefìo  colore  Errico  repudiò  Catterina  ,  e  Ja  cacciò  di 
ìldhta    cafa,  e  prefe  per  moglie  la  fuddetta  Anna  ,  la  quale   non 
da  urti,  folo  era  fua  naturale  figlia  ,  ma  anche  forella  dì  Maria  fua 
eo  •         concubina  ,  &  efiendo  tal  quefiione  per  tutte  le  Scuole  del- 
la Crifìianità  difputata,  fu  conchiufo  ,  quefto  Re  avea  tor- 
to ;  per  il  che  Papa  Clemente  Settimo  il  Marzo  i  554.  di- 
chiarò tal  divorzio  invalido  »  &  il  nuovo  matrimonio  nul- 
lo 5  perilche  egli  in  tal  b'*zarria  fé  ne  pofe  ,   che  di  Catto- 
lico ,  divento  peifimo  Eretico  ,  e   ne  macchi-ò  ,  o  leminò 
delT  erefìe  Luteranefche  tutto  il  fuo  Regno  >  pubblicando 
un  libro  contro  i.'  Autorità  dei  Papa  5  ma  egli   n'  ebbe  non 
molto  dopo  dalla  mano  di  Dio  il  degno  cafligOj  Percìochè 

tolte 


LIBRO        NONO.        241 

oltre  effere  flato  fcommunicato  dal  Papa  ,  e  privo  dei  Re-  CIeXmt 
gno,  non  pafsò  molto  tempo  ,  eh'  egli  ,  come  adultera  ,  vii.  di- 
.pubblicamente   la  fua  Bolena  fece  morire  ,  ch'era   fiata  ch'ar* 
ifìiumento  ,  ch'egli  a  così  grand' errore  incorfo  fcffe:jJJJJ^ 
efTendo  poco  prima  ,  e  proprio  a'  fei  di  Gennajo  r  5: 3  y.  dal  invalici'}. 
p;ran  difpiacere,  &  affanno  morta  le  Regina  Catterinal'an-    l5.*4\, 

&         •     .  T  it     /*  \  A-rr  r^  1.  .Errico  Re 

no  jo.  della  fua  età  con  granaifiima  cGropalnone  di  quei  ^faghii- 
Popoli,  per  eliere  ella  fiata  di  eccellenti  (Ti  me  virtù  ornata:  terrà  &- 
E  per  dichiarare  la  condegna  morte  di  Bolena  ,  dico  ,  che™*^®  : 
avendo  ella  partorito  una  Figliuola  ,  la  quale  fu  chiamata     Errivi 
dal  Padre  Elifabetta,  PrincipeiTa  d' Inghilterra  ,  e  mentre  ScomunU 
ella  di  quello  parto  trionfava  ,  e  della  morte  delia  Regina  C&jfàbet- 
Catterina  fi  godevajecco  in  un  fubito  il  Maggio  153  5»fu  eJ    ta  Ttm? 
Ja  icoverta  di  avere  commefso  incetto  col  proprio  Frate  Ho  ^f^f 
Giorgio,  &accufata  di  adulterio  con  quattro  altri  .  All'ir/  figiil 
19.  dell'  iiìefìo  mele  di  iMaggio  fu  decapitata  nella  Piazza^   ^nn* 
di  Londra,  e  veramente  quefìa  fu  Principefla  molto  ahie- *;£,*}/ 
ra  ,  come  dimoili ò  fino  all'ultimo  ,  perchè  giunta  alluo-"- 
godeJfupplicio  ,  e  vedendo  Popolo  infinito  ,  cheafpetta-  I?*5' 
va,  e  non  li  faceva  riverenza,  ella  fi  voltò  loro  piena  di 
fdegno ,  e  di  (Te  ,  brutta  canaglia,  così  mi  trattate  ?  fé  bene 
mi  vedete  morire  ,  al  voflro  difpetto  io  moro  voftra   Re-      Morte 
gina  .  7  re  giorni  dopo  furono  ancogiufìiziati  gli  Amanti  Polenta 
ài  Bolena,  cioè  Giorgio  Boleno  fuo  Fratello,   Errico  j^**4 
Norezio  ,  Guglielmo  ijruetor,  Francefco  Vefton  Cavaliere 
della  Camera  dei  Re  ,  e  Marco  Efmeton  Mufico  dell'  iftef- 
fa  Corte  :  Poi    il    Re  Errico  ingoifatofi   più  che  mai  negli 
errori  Luterani  ,  &  anco  contra  il  Pontefice  Romano  ,  in- 
crudelì talmente  ,  che  disfece  per  tutto  il  Regno  ii  Con- 
venti  de'  Fratri ,  e  de'  Monaci ,  e  tolfe,  e  rapì  tutte  Je  gio- 
ie di  quelle  Chiefe,  &  infiniti  altri  ornamenti  di  oro,  e 
di  argento  della  Chiefa   di  S.  Tommafo  Becchetto  ,  che 
fuVefeovo  di  Cantuaria  ,  e  fu  martirizzato  da  un'altro 
Re  Eretico  dell' ifleffo  Regno  nel   J171.  e  tolfe  J'ofTadi 
quel  Santo,  e  li  fé  bruggiare  5  e  ridotte  in  cenere  ,  empia* 
Sum.Tom.V.  Hh  mente 


z4z     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

te  Ji  fé  buttar  al  vento  ,  del  fine  di  quefto  empio  Re  ,  e  del- 
l'atre lue  fceleraggini  diremo  appretto  nel  fecondo  accafa- 
mento  del  Principe  Filippo  dì  ftuftfia  . 
tutoria  ^r  effendofi  detto  di  fopra,  che  Papa  Clemènte  non 
de"  vlpl^0  [corTiunìc°  Errico  Re  d'Inghilterra,  ma  che  anco  Io 
con  rim-  privò  del  Regno  ,  periiche  mi  ha  parfo  prima  che  d'  altro 
fp^j;  fi  tratti  dire,  anco,  che  quefto  atto  dell'autorità  Pontifi. 
f),  eia  di  privare  i  Principi,   He,  &  [mperadori  deil' Impe- 

ri, Regni  ,  e  Stati ,  non  è  cofa  nuova  al  Romano  Pontefi- 
ce ,  perciocché  più  volte  con  giufre  ,  &  onefteoccafioni 
ha  privati  gì'  Imperadori  ,  Regi  ,  e  Principi  de'  loro  do- 
roinj  con  poneremano  alla  fpada  fpirituale  ,  comefecero. 

lnnocenzio  Primo  ,  che  feomunicò  Àrcadio  Impe- 
radore,  per  P  ingiufto  efilio  ,  che  diede  a  San  Giovanni 
Crifofìomo  . 

Gelafio  Primo  maledice  ,  e  pubblico  fomunicato 
Anaftafio  Imperadore  ,  che  malamente  fentiva  della  Reli- 
gione Cattolica  . 

Zaccaria  Primo  privò  della  dignità  Reale  Carlo,  Fi- 
glio di  Carlo  Martello  Re  di  Francia  ,  come  inabile  al 
Governo  del  Regno  ,  il  quale  fi  fé  Monaco  Benedettino 
Cafinenfe  ,  &  in  fuo  luogo  fofìituì  Pipino ,  fecondo  fuo 
fratello, 

Adriano  Primo  dichiarò  ribelle  di  S.  Chiefa  Defide- 
rio  ultimo  Re  de*  Longobardi  ,  che  fi  era  moffb  alla  di- 
eruzione  di  Roma  ,  e  chiamato  Carlo  Magno  in  fuo  fa- 
re ,,  levò  affatto  il  giogo  di  quei  Barbari  alla  mifera 
Italia  • 

Gregorio  Terzo  interdiffe  la  Comunione  de' fedeli 
all' Imperadore  Leone  Terzo  ,  che  aveva  fatto  levare  le 
facre  immagini  dalle  Chiefe  Orientali  . 

Leone  Terzo  ,  vedendo  la  negligenza  dell'  Impera- 
dore di  Oriente  ,  in  difendere  da' Barbari  le  cofe  delia 
Religione  Criftiana  ,  trasferì  le  ragioni  dell'Imperio  Ro- 
mano in  Francia  ,  e  diede  il  tit  olo  con  le  infegne  dell'Ina^ 
perio  a  Carlo  Magno.  Gre- 


LIBRO        N    O    N    O.      245 

Gregorio  Quinto  poi  per  giufte  cagioni  levò  di 
Francia  quefta  dignità,  e  le  conceffe  a'  Germani ,  e  quello 
Gregorio  fu  il  primo  in  uno  Sinodo  celebrato  in  Roma  , 
che  iftituiffe  i  fette  Elettori  dell' Imperio  in  Alemagna, 
riferbando  alla  Sede  Appoftolica  l'autorità  di  con  firmare 
gPImperadori  Eletti  . 

Gregorio  Settimo  anathematizzò  V  Imperadore  Erri- 
co Quarto  ,  ribelle  della  Chiefa  ,  che  temerariamente  s'in- 
trometteva nell'  Elezioni  de'  Romani  Ponte  fìci  ,  e  nelle 
collazioni  de'  Benefizj  Ecclefiafìici  . 

AlefTandro  Terzo  privo  della  dig  nità  Imperiale  Fe- 
derico Earbaroffa  ,  atrocilTìmo  fuo  ne  mico  5  e  fcomunica- 
to  ,  fu  corretto  di  ritornare  ai  fuoi  piedi  per  impetra* 
re  la  reiìituzione  dell*  Imperio  ,  e  Comunione  de' 
Fedeli  . 

Innocenzio  Terzo  interdice  Filippo  Re  di  Francia, 
privandolo  dei  Regno  ,  &  affolvè  i  fuoi  Vaffalli  della 
obbedienza  ,  per  c?ufa  ,  che  aveva  cacciata  la  fua  legittima 
moglie,  e  fé  ne  flava  con  l'adultera,  ne  mai  l' affolvè,  finche 
non  richiamò  la  Conforte  e  diede  bando  alla  concu- 
bina. 

AlefTandro  Sello  privò  il  Re  di  Navarra  per  ereti- 
co,  diede  il  Regno  a  Ferdinando  Re  Cattolico,  &  1  fa- 
bella  fua  moglie ,  Ke,  e  Regina  di  Spagna  ,  e  del  Re- 
gno di  Napoli  . 

Clemente  fettimo  della  Famofacafa  di  Medici ,  fco- 
rounicò  ,  e  privò  del  Regno  Errico  Re  d'Inghilterra  ,  per 
la  caufa  già  detta  ,  &  anco  come  eretico  privò  Federico 
Duca  di  Saffonia  dall'Elezione  dell'Imperio  . 

Gregorio  Decimoterzo  privò  il  Truxe$  Arcivefco^ 
vodi  Colonia  come  eretico,  a  cui  fu  folìituito  ilSerenif- 
fìmo  Ernefto  fratello  dei  Duca  di  Baviera  . 

Et  ultimamente  Siilo  Quinto  privò  come  eretico  re- 
JalTo  Errico  ad  Kegno  di  Navarra  :  &  in  fomma  dico 
aqueftopropofìto  ,  che  non  foio  l'autorità  del  Romano 

Hh     z  Pon- 


344     DELL9  BISTORTA  DI  NAPOLI 

Pontefice  fi  fìende  alle  cofe  predette  ,  &  ad  altre ,  delle  qua- 
li  qui  non  è  neceffario  far  menzione,  ma  anco  fi  {tende 
a  concedere  nuovi  titoli ,  a  chi  pia  gli  pare  efpediente..» 
deJJ5  onore  ,  e  confervazione  dell'autorità  fua,  come  fece, 
AlefTandro  Terzo  ,  o  pure  come  altri  dicono  Adriano 
Quarto  ,  che  diede  il  titolo  di  Regio  ad  Alfonfo  Duca  di 
Portogallo , 

Nicolò  Secondo  fece  V  ifìeffb  a  Septimo,  Duca  di  Boe- 
mia ,  &  il  fimile  anche  fu  di  Boiesiao  Duca  di  Polonia  ,  che 
effendo  da  Ottone  Terzo  Jmperadore  ,  creato  Re  con  V  au- 
torità del  Pontefice  Romano  coronato,  e  confirmato. 

L' ifteflò  Nicolò  Secondo  diede  a  Roberto  Guifcardo 
titolo  di  Duca  di  Calabria  ,  e  di  Puglia  . 

Anacleto  Secondo  diede  a  Roggiero  Conte  di  Sicilia, 
e  Duca  di  Puglia  il  titolo  ,  e  Corona  Regia  del  Regao  di 
Napoli,  e  di  Sicilia  3  e  febbeneegii  fu  Papa  feifmatico  , 
nondimeno  tredici  anni  dopo  gli  fu  confirmato  da  Papa 
Lucio  Secondo  • 

Et  ultimamente  Pio  Quinto  ha  dato  il  titolo  di  Gran 
Duca  di  Tofcana  a  Cofmo  de'  Medici  ,  coronandolo  in 
Koma  di  Real  Corona  ,  buona  parte  del  qual  difeorfo  fi  e 
cavato  da  un'  opera  feruta  a  penna,  intitolato  Pontificato 
Romano  ,  fatica  di  queir  elevato  ingegno  dei  Reverendo 
Don  Mario  Zazarino, quale,  dice  volerla  pretto  mandare  in 
luce  . 

garUrof-  ^  tornando  al  nofìro  propofito  circa  la  venuta  di  Bar- 
f*>e  fua  baro  fTa  con  la  fua  armata  in  Italia,  dirò  prima  il  fuo  prin- 
v&ne .  cipio  ,  e  poi  tutti  ì  danni  da  lui  fatti  neile  noftre  marine  . 
Fu  dunque  cofìui  chiamato  Ariadano  Barbaroffa  ,  e  fu  Fi- 
gliuolo di  un  Greco  pignataro  di  Meteliino  ,  ifoia  preflb 
la  Natalia  ,  e  fu  famofi'ffimo  Corfaro  ,  e  morendo  Oruvio 
fuo  fratello  Re  di  Algieri  ,  Ariadano  gli  fucceiTe  in  quel 
Regno  5  e  tal  fu  il  fuo  gran  valore  ,  e  potenza,  che  diede 
terrore  ,  e  fpavento  non  folo  air  Africa  tutta  ,  ma  anche 
«tutto  il  mare  Mediterraneo  ,  &  a    tutte  le  fpiaggie ,  e 


ri- 


LIBRO        NONO        24  > 

riviere  del  nofìro  Regno  :  Per  il  che  Solimano  Imperalo* 
je  de5  Turchi,  intefo  il  fuo  valore  ,  Jo  chiamo  a  fé  ,  e  io 
creò  grande  Ammirante  del  Mare  ,  dandoli  con  cerimonia 
grande  lo  Stendardo  del  fuo  generalato  .  Coftui  per  ordi- 
ne del  detto  Solimano  ufcì  di  Cofìantinopoli  con  armata  ^j-^Gent 
cento  Galere  groffe,  per  riponere  Molirefette  nel  Regno  di  mitici 
Tunifi  ,  ilquaP  era  fìato  fcacciato    dal  Re  MoleafTen_/iWfa  • 
fuo  fratello  ,  come  fi  dirà  nel  fuo  luogo  5  ma  egli  volendo 
occultare  il  fuo  difegno,  diede  voce  di  volere  a' danni  d' 
Italia  venire  in  vendetta  della  rovina  ,  che  iifuddettod' 
Oria  nella  Morea  fatto  avea  ,  come  di  fopra  fi  è  detto  >  eB<trbarof. 
venutone  in  Calabria,prefe  Santo  Lucido,  ove  fé  gran  preda^^  Ca~ 
di  robe  ,  e  di  uomini  ,  e  donne  ,  che  poche  ne  Camparo- 
no dalle  mani ,  e  dopo  fé  ne  andò  al  Cetraro  ,  eh'  era  fiato 
abbandonato  da' fuoi  abitatori  ,  &  iffeabbruggiar  tutto  , 
eviabbruggiò  anche  fette  galere  ,  che  quivi  il  Viceré  di  Barbar  of- 
Napoli  fabbricar  faceva  .  E  pacatone  alli  7.  di  Luglio  del- ^fr 
Fanno  predetto  in  Napoli ,  prefe  Procida  ,  ove  fece  gran 
danni  ;  e  venutone  a  Gaeta,  fenza  molefìarla  ,  fé  ne  pafsò  in  Barb     ~ 
Sperlonga  ,  la  quale  prefe,  e  rovinò,  non  lafciandovi  al-  faaSfer. 
tra  perfona,  che  il  Cafìellano  con  la  Famiglia,  che  fé  gli  era  lon&a  • 
refa  :  &  avendo  Barbarofla  udito  ,  che  nella  Città  di  Fon- 
di  vi  era  la  famofìflìma  Giulia  Gonzaga  ,  Figlia  di  Lodovi-  Barbarti: 
co,  Signore  di  Bonzo  ,  beJlifTima  donna  ,  moglie  di  Ve fpa- *#££'** 
fiano,fìgliuolodiPofpero  Colonna,  Signore  di  quella  Città, prendere 
tofìo  vi  mandòfegretamentea  prenderla,  per  donarla  a  So-S/ft/''* 

•  •  /        fl       a  *■  P  .    'l       .  .         ,  Gonzaga. 

iimano  fuo  Signore  5  ma  tanto  furono  1  Turchi  volentero- 
fi  ad  affalirla  ,  che  avendo  ella  intefo  il  rumore  ,  fé  ne  fug- 
gi meza  ignuda,  e  montata  fopra  una  giumenta,  fi  falvò  ,  il 
JBarbaro  vifìofi  fraudato  del  fuo  defìderio,pofe  a  rovina,  & 
a  facco  Fondi  con  tutta  quella  riviera  fino  a  Terracina  j 
fece  poi  girare  con  prefìezza  ]'  armata  verfo  Barbarla  ,  & 
in  un  batter  di  occhio giunfe  in  Biferta  e  ss  impadronì  dd 
Regno  di  Tunifi ,  come  fopra  fi  è  detto  . 

Neil' anno  1 J36.  tornò  con  4  j*  Galere,  -e  prefe  la 

Ter. 


24t    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

Terra  delle  Cafìelle  in  Calabria  ,  e  Caflro  ,  Città  in  Terra 
di  Otranto  ,  e  ne  portò  in  Coli  ari  tinopoli  tre  mila  anime, 
tra  quali  fu  Dionigio  povero  mozzo  di  Fragata  ,  figlio  di 
Bini  di  Reggio  ,  e  ài  Pippa  delle  Cafìeiie  ,  il  quale  avendo 
in  poter  di  quei  Cani  rinegato  la  Fede  Crifìiana  ,  fu  fatto 
Capitano  ,  e  Bafcià  di  molte  galere  ,  il  quale  a  noftri  tem- 
pi era  chiamato  Uccia!! ,  di  cui  diremo  a  fuo  luogo,  e  tem- 
po .  Poi  neli'  anno  i  537.  BarbarofTa  per  ordine  di  Solima- 
no con  grofTa  armata  ,  e  trenta  mila  Turchi  venne  ,  &  atte- 
diò Barletta  nella  Puglia,  ove  fece  grandinimi  danni  ,  e 
rubarie  in  quella  Provincia  ,  contro  il  quale  D.  Pietro  di 
Toledo  all'  ora  Viceré  di  Napoli  vi  mandò  una  groffa 
banda  di  Spagnuoli  j  ma  i  Turchi  non  volendo  afpet- 
tare  ,  fi  partirono  con  poco  onore  ,  abbandonando  quel- 
T  imprefa  . 

Neil'  anno  1 5*42.  avendo  Francefco  Re  di  Francia  ri- 
foluto  di  rompere   la  tregua  ,  che  con  1'  1  mperadore  fatto 
evea  ,  mandò  Poiino  fuo  Capitano  a  Solimano  in  Coffanti- 
nor/oli  ,  pregandolo  ,  che   li  voiefTe  mandare  BarbarofTa 
con  l'Armata  al  Mare  Mediterraneo  ,  perchè  era  rifoluto 
muovere  atrociflìma  guerra  alle  terre  deli'  1  mperadore  ,  e 
Solimano  conceffe  quanto  il  Re  li  chiedeva,  e  donò  a  Poii- 
no moltitudine  di  argentane  ,  e  preziofè  velli  ,  con  lette- 
re al  Re  molto  amorevoli  .  Et  al  fine  di  Aprile  deli'  anno 
1  $43.  BarbarofTa   con  Poiino  fi  pofe  in  mare  con  1  io.  Ga- 
lere ,  e  molte  altre  Fuiìe  ,   il  quale  pervenuto  al  Faro  di 
Mtflira,  prefe  Reggio,  abbandonato  da  i  Cittadini,  cui  po- 
/Tprende  fé  fuoco -y  &  avendo  Taccheggiato  la  Rocca  ,  e  prefovi  da 
&e£&i0  •   60.  Spagnuoli  con  molti  altri  Cittadini  ,  ad  ifìanza  dì  Po- 
1H5'    lino  diede  la  libertà  a  Diego  Gaetano  Spagnuolo,Governa- 
c'cre  di  quella  Rocca  ,    &  a  tutta  la  Tua  Famiglia,  falvo 
che  ad  una  delle  fue  figliuole  ,  qual'  era  di  fmifurata  bel- 
lezza ,  che  adocchiata   da  quel  Barbaro  la  ritenne  per  se  , 
e  ridottala  poi  Maomettana  ,   fé  la  fposò  ;  ma  di  là  ad  un 
certo  tempo  ,  e  (Tendo  andato  il  Padre  a  vederla  a  Portecol- 

le, 


LIBRO    NONO.  247 

le  ,  dicono ,  che  BarbarofTa  ,  a  quella  fanciulla  amor  gran* 

de  pofìo  avea  ,  lo  ricevè  ,  come  a  fuo  focero  amorevolmen-  , 

te  ,  e  io  accarezzo  molto  .  fi  per 

Or  partito  BarbarofTa  da  Reggio  5  fi  vidde  pattare  da/*?"  &- 
quefìi  nofìri  mari  fuori  le  bocche  di  Capri  a'  24.  di  Giù  £IJT. 
gno  ,  il  giorno  di  San  Gio:  Battifta  ,  &  andò  vedo  Gaeta  . 
Poi  l'Agofìo  feguente   per  ordine  del  Re  ,  attediò  Nisza^^     * 
con  zz.  altre  Galere  ,  che  mandò  il  Re  ,  e  18.  Navi  ,  ove};,  a//^ 
erano  otto  mila  fanti  \  e   fatta  eh' ebbe  quella  imprefa  ,  A^*«* . 
BarbarofTa  andò  ad  invernare  a  Tolone:  La  Primavera  poi 
avendo   il  Re  provveduta  a  queir  armata  di  vettovaglia  ^Barbaro/. 
di  altre  cole  necefTarie  ,   e  fatti  molti  doni  a  Barbarella  %j"ia  *an 
&altri  fuoi  Capitani,  li  licenziò  ,  e  rimandolli  a  dietro  ,  e 
li  donò  preflb  a  400.  Mori  ,  e  Turchi  Schiavi ,  che  avea 
il  Re  nella  fua  armata  in  fupplemento  delie  Galeotte ,  che 
a  BarbarofTa  in  Francia   morti  erano  ,  come  non  ufi  all'a- 
ria di  Ponente  . 

E  partita  queft'  armala  da  Francia  con  ordine  di  dan- 
neggiare le  Marine  ,  e  Terre  dell'  Imperadore  ,  pervenne 
dritto  a  Va,  il  qual'  era  un  Porto  vicino  a  Savona,  e  qui  vi  Barbaro/, 
dalla  Signoria  di  Genova  li  furono  prefenti   molti  drappi^/^^ 
di  feta  ,  e  molta  vettovaglia  frefea  :  le  quali  ricevute  dal».*  • 
Barbaro  ,  promife  di  non  far  danno  alcuno  a  quelle  loro  ri- 
viere $  e  da  indi  partito,  fé  ne  venns    all' Ifoia  dell'  El~ Barbaro/. 
ba,  e  da  quivi  fcrifTe  a  Giacomo  Appiano,  Signor  di  Piom  ™  Piom- 
bino ,  che  li  volefle  far  dono  di  un  giovanetto  Schiavo, che 
aveva  ,  figlio  di  Sinam  Giudeo  Corfale  fuo  grande  amico: 
quale  alla  guerra  di  Tunifi  prefo  ftatoera  ,  promettendo  J^J^ 
gli  ,  che  oltre  il  piacere  ,  egli  Tempre  1'  averebbe  tenuto  Signor  di 
in  memoria  e  non  averebbe  con  la  Tua  armata  fatto  difpia-  plomblm 
cere  alcuno  a)  Tuo  paefe  :  ma  Giacomo  rifpofe  ,  eh'  era_j 
vietato  dalla  Legge  Criftiana  ;  poiché   il   giovanetto  era 
battezzato,  e  fatto  Criitiano  ,  e  li  mandò  a  donare  alcuni 
rinfreteamenti  di  vettovaglia  :   ma  il  crudele  Barbaro  ira- 
to oltre  modo  di  quefìa  rifpofia  ,  comandò  a'  fuoi  ,  che_j 

fmon- 


248     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

fmontaflero  ,  e   faceffero  in  queir  Ifola  tutta  quella  pre- 
da ,  che  avellerò  potuto;  quelli  Cani   a  guifadi  Scatenati 
Leoni  ,  difcefi  in  Terra  ,  aukltarorro  gli  abitatori  di  quel 
luogo,  e  li  predarono  a  guifa,che  fanno  i  Lupi  degli  Agnel- 
li,  tornando  con  guadagno  grandiflimo   all'armata.  Ma 
V  Appiano  accortofi,  che  per  volere  ftar  oftinato  infalva- 
xe  un  nuovo  Crifìiano  ,  neavea  perduti  tanti ,  e  dubitan- 
do  di  peggio  ,  mandò  a  placare  BarbarofTa  ,  mandandogli 
quel  giovanetto  riccamente  vefìito  ali'  ufo  d' Italia  ,  il 
quale  ricevuto,  che  V  ebbe  BarbarofTa  ,  fi  partì  da  queft' 
Ifola  •  Venuto  poi  a  Talamone,  vi  fece  fcaricate  1'  Àrte- 
glìarie  con  gran  prefìezza  ,  e  pofe  quel  luogo  in  gran  ro- 
vina .  Quivi  Babaroffa  ricordandoli,  che  Bartolommeo  di 
Barbaro/-  Talamone,  uomo  vaIorofo,in  eilendo  con  le  Galere  del  Pa- 
mone  ,  *'  Pa  *  c^le   aveva  in  governo  ,  ufcito  a  predar  P  Ifola  di 
Lesbo  ,  avea  dato  il  guafto  alle  pofTeflioni  del  Padre  ,  e 
faputo  ,  che  era  morto  poco  innanzi,  e  che  eri  quivi  in  una 
Chiefa  onoratamente  fepolto  ,  oltre  di  avergli  fatto  brug- 
giar  la  cafa  ,   fece  diifotterare  le  fue  offa  ,  e  gittarle  alla 
Campagna,  vendicandoli  in  quello  modo  di  quella  ingiu- 
ria :  e  paffati  i  Turchi  più  dentro  terra  ,  prefero  Mon- 
tano ,  facendo  prigioni  quali  tutti  gli  abitatori  ,  e  venuto 
Barbaro/-  ^Qì  a  ports£rcoIe,  lo  prefero  ,  a  cui  pofero  fuoco   ;  e  volen- 
t'itrcole'.  do  fare  il  limile  adUrbitello,  ne  li  pafsò  il  volere,  per- 
r  che  io  trovò  molto  fornito  di  genti  ,  e  di  cavalli  ,   da  qui 
jaradr°jr~  venutone  ad  lfchia  ,  e  faputo  elfer  quel  luogo  del  Marche- 
i/qYìo,  .     fé  del  Vallo  ,  che  avea  foceorlò  Nizza,  con  maggior  rabbia 
a  zz.  di  Giugno  1544.  predò  Torino  ,   Paufa  ,   Varano  j 
da  qui  portò  cattive  da  zaoo.  anime  ,  fenza  poter  prende- 
re la  Città  d' lfchia  per  effer  fortiffima  ,  e  fituata  fopra 
Barhare/.  un' alto  colle  fpiccato  dal  mare  ;  facche^giò   poi  Procida 
f*  *  2 ro-  con  affai  minor  danno,  per  trovar  quella  vuota  di  abita- 
B^bàm/  tori:  venutone  poi  a!li  zj.del  detto mefe  al  Porto  di  Poz- 
fi  a  ?oz~  Zuolo,  fece  fmontare  moke  compagnie  di  Turchi  con  P  ar- 
zuol°  '     tegliarie  ,  la  cui  Città  fn  per  venire  in  mano  degP  infedeli, 

per 


LIBRO    NONO.  249 

per  non  aver  prefìdio  ,  che  la  difendette  5  ma  Don  Pietro  #>£"& 
di  Toledo  Viceré  di  Napoli  ,  che  avea   un  ricco  palaggio  /occorre 
con  un  (òntuofo  giardino  ,  con  bellitfìme  fìanze  ,  avendo  5P»**/#. 
in  tefa  la  venuta  de'  Turchi  ,  non  tette  a  prender  tempo  % 
ma  in  un  fubito  perfonaJmente  vifitando  tutte  le  contrade 
della  Città  di  Napoli, con  amorevoliffime  perfuafìoni  folle* 
vò  i  Napoletani  a  pigliar  l'armi ,  &  incontinente  li  mandò 
a  foccorrere  Pozzuolo  ,  quali  furono  più  di   mille  arma- 
ti :   appretto  i  quali  vi  andò  egli  in  perfona  con  una  va- 
lorosa Fantaria  fatta   con  gran  fretta:  Barbarcffa  ,   che  3 
vidde  approfiìmare    Je  genti,  richiamò  alle  galere   i   fuo* 
Turchi  ,    e  riportò  dentro    con  prefìezza  V  artegliaria, 
non  vi  effendo  mortalità  niuna  ,  fol  che  Sajaveda  Spa- 
gnuolo  ,  il  quale  andando  rivedendo  Je  mura  della  Città, 
e  dando  animo  al  Popolo,  fu  da  una  palla  di  artegliaria  per- 
coffo  ,  da'quei  1  urchi  tirata  ,  partitofi  Earbaroffa  il  Giob- 
bia  alli  26.  di  Giugno,  ne   andò  verfo  il  capo  di  Malfa  , 
avendo   fempre  Giannettino  di    Uria  con  2j.  ga^erea^a^rt/7ror 
coda  ,  il  qua!' tra  ufeito  dal  canal  di  Nifita  :  cotìui  da  lun  faaMafi> 
gì  con  T  artegliaria  falutava  la  retroguardia  de'  nemici  ,/<*.• 
fperando  di  poter  cogliere  alcune  di  quelle  galere  fpedate  ,  J^J%  , 
oche  nafeeffe  altra  occafione  di  poter  offendere  queir  ar-  Oria  fé. 
mata  ,  ma  paffuto  ,  che  ebbe  quefto  Barbaro  il  Promonro  &ue  l>  ar- 
rio  della  Campanella  ,  fdegnato  ,  che  il  fuo  Signore  con  ma 
tanta  fpefa  aveffe  pofìo  in  mare  una  sì  potente  armata  , 
ienza  aver  fatto  alcuno   notabile  danno  de' Crifìiani  du- 
bitando egli  di  ritornare   in  Cofìantinopoli  in  quel  modo  , 
determinò  di  aflaltare  la  Cofta   di  Amalfi  ,  e  la  Città  di  sarbarot. 


Jaonde  gli  afflitti  Cittadini  di que9 luoghi ,  udendo  il  Tuo- 
no di  tamburri  ,  e  delle  trombe ,  ciafeuno,  come  meglio  po- 
teva ,  ne*  luoghi  montuofi  fi  falvava  j  ma  non  effendo  cosi 
permeilo  dall' Onnipotente  Iddio  ,  per  effervi    in   quefìi 
SumJTom*V*  I  i  luo- 


2$o    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

luoghi  due  Corpi  di  Santi  Apposoli ,  fei  di  Martiri  ,  & 
uno  de' Confeffori  ,  per  Ja  interceflìone  de' quali  quefìc_i 
Città,  e  luoghi  liberati   furono.  Imperciochè  nel)' ap- 
parir dell'  alba  ,  il  Venerdì  mattino  delli  27.  di  Giugno, 
comparve  V  armata  in  quel  mare  ,  &  accodatati  per  mette- 
re i  Turchi  in  terra  ,   eilendo   il  Ciei  lèreno  ,  &  il  Mare_» 
tranquillo  ,  fubito  miracol   famente  fi  levò  una  grandiffi- 
ma  borrafca,  e   sbaragliò  queir  armata  ,  cacciandola  da 
quella  Cofta  ,  come  più  ampiamente  diremo  nel  fuo  luogo  • 
B^^ro/.Quefta  armata  dunque  allargatati*  da  quefto  luogo  ,  andò  a 
/tf^"/'- dar.  fondo  a  Policattro  ,   e   tutta  la  faccheggiò  ,   edaquì 
Jjfjw  partita  carica  di  moita  preda,  ie  ne  andò  all' I  fola  di  Li- 
fa' a  Li-  pari  per  conciar   le  galere  ,  che  a  vean  patiti  nella  Cotta  di 
*ari  '      Amalfi  ,  &  ivi  giunta  ,  non  li  parve  di  ftare  a  fpaffo  ,  ma 
pofìi  in  terra  40.  pezzi  di  artegliaria  ,  la  combattè  quindici 
giorni  continovi  .   Ultimamente  nel  fine  di  Luglio  1544. 
Lipari  !a  prete  per  codardia  di  Nicolò  Cittadino  di  quali'  Ifola  ,  a 
prefa  .     cuj  fu  (]ata  libertà  ,  furono  fatti  cattiv  i  da  7000-  anime_j 
di  Liparoti,  e  da  qui  partitafi,  andò  alla  terra  di  Cariati  in 
Bar&aro/. Calabria  ,  ove  fece  lagrimofi  danni  ,  e  con  quella  gran  pre- 
faaCa-  ^  ^  ne  r-ltorn0  j|  crudel  Barbarono  in  Cottantinopoli  ,  e 
Vati  "     tanto  fu  il  numero  de' prigioni ,  che  ammontonati  l'uno 
fopra  l'altro,  dai  gran  difagio  morivano.e  non  ancora  mor- 
ti ,  in  mare  come  inutili  li  gittavano  . 

Giunto  Barbaroffa  in  Loftantinopoli ,  poco  vi  dimo- 
f^no'rh,  perchè  il  Marzo  ,  che  feguì,  effendo  di  anni  70.  morì  d» 
jUnùno-  infirmifà  in  Befcetas  ,  Villa  di  Coltantinopoli  ,  e  ftando 
**tì%  per  fpirare  queir  anima  infelice  ,  molto  fi  doleva  di  morir 
UwU  di  nel  fuo  ietto  ,  parendogli  morir  da  poltrone  ,  ma  che  de- 
J&ù*i  fiderava  finir  con  V  armi  in  mano  la  iua  vita  . 

Éarbaróf, 
fa  . 
M4f» 


Me 


LIBRO    NONO.  zyi 

MoleaJJen  Re  di  Tunifi  viene  in  Napoli  ,  e  come  ritornane 
do  nel  fuo  Regno  ,  fu  maltrattato  da  Amida  fuo  Fi- 
gliuolo ,    e  della  crudeltà  tifata  da  lui  a1  fuoi 
Fratelli ,  e  Nipoti  per  rejiar  Signore  del 
Regno  ,  e  di  altri  fuccejji avvenuti  in 
Napoli  nell9  ijìejjò  tempo  . 

Cap.     Uh 

NEH' annoine  Maometto   Re  di  Tuniii ,  uomo  di  Maomet- 
valore,  e  potenza,  avendo  regnato  anni  3*  ,  con  aver  t0  *f  dt 
avuto  da  diverfe  mogli  zi.  figliuoli  ,   il  maggiore  de'  qua-  j; ,  ' 
Ji  era  Maimone  chiamato  ,  uomo  valorofo  in  guerra  ,  e  di 
molto  fapere  ,  &   avendo   Maometto  difegnato  lafciarlo     ?^*f 
fuccefTcre  nel  Regno  ,  non  fu  efeguito  ,  perciochè  effendo  n'ito  di 
falfamente  flato  accufato  di  aver  machinato  contro  il  Pa   dl  Ma9' 

yyffitf.fì 

dre   per  ìmpadronirfi  del  Regno  ,  innanzi  la  morte  di  lui  , 
ne  fu  puflo  prigione  ,  la  quale  accufa  fu  per  opera  di  Len» 
tig;fia  Tua  madrigna  ,   la  quale  effendo  defiderofa  ,  che  fac-  jh^adre 
cederle  MoleafTen  fuo  figlio  nel  Regno  ,  avea  corrotto  a  far  dì  Me- 
quello  per  danari  ,  alcuni  Minifìri ,  e  favoriti  di  Maometto  l"wen  s 
fuo  marito  ;  &  effendo  il  Re  vecchio  ,  &  infermo  ,  tanto 
fu  fafììdito  da  quefta  fua  Moglie  ,  che  per  ftanchezza  fi  in- 
duffe  a  lafciar  erede  del  Regno  MoleafTen   terzogenito  ,  e 
privarne  il  detto  Maimone  :  ma  quando  MoleafTen  fi  vidde 
cofh'tuito  erede,  defiderofo  di  regnare  ,  avvelenò  il  Pa* 
dre,  e  tofìo  con  1' ajuto  di  Dorace  fuo  Zio,  fratello  di  Moieajìn 
Lentegifìa  fua  Madre  ,  e  di  altri  amici  del   Padre,  dd^lTe. 
Regno  s' impadroni  ,  e  tofìo  fé  uccidere  Maimone  fuo  fra- 
tello ,  ch'era  prigione  ,  e  cercò  avere  nelle  fue  mani  Mo-  £'ljw* 
learofetto  fuo  fratello  iecondogenito  ,  a  cui   per  la  morte 
di  Maimone  toccava  il  Regno  per  fargli  il  fimile  ;   e  non  Crudeìa 
potendolo  avere  ,  sfogò  V  ira  ,  e  la  crudeltà  contro  gii  zi- dei  Re  ' 
tri   fuoi  fratelli  ,  de' quali  alcuni   ne  uccife  ,   &  altri  fé  oc ■  f*°i'*A 
cecare  ,  de*  quali  fratelli  recarono  Abdalmalech-,  e  Mo.      ' 

1  i     z  lea- 


z$z    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

learofetto  ,  che  fuggendo  I*  ira  del  fratricida  ,  fi  ritiraro- 
no neJla  Città  di  Biìcari  molto  Jontana  dentro  terra,  dove 
^^.  da  Abdalo  Signore  di  queJJa  Città  furono  accarezzati  ,  & 
Biftari  !  onorati  moJto  ,  e  mofib  anche  a  compaffione  dello  flato  lo- 
ro :  Abdalo  diede  a  Molearofetto  una  figlia  per  moglie  ,  e 
Jo  guardò  con  molta   vigilanza  dall' infidie  del  fratello, 
Abdamalech  l'altro  fratello  fianco  di  difenderli ,  facendo 
rifiuto  di  ogni  fperanza  di  potere  il  Regno  paterno  confe- 
guire,  fi   diede  alla  fpeculazione  delle  cofe  fpettanti  alla 
falfa  religione  di  quella  Setta  . 

Moleaffen  avendo  efìinti  tutti  gli  altri  fratelli  ,  s'in- 
P*fjn?  crudeli  anche  contro  i  Nipoti  ,  figliuoli  de' fratelli»  e  non 
Mollof- e  f°l°  ^  crudeltà  di  quefìo  Barbaro  fi  fìefe  in  uccidere  quelli 
/«••  '      del  fuo  fangue  ,  ma  anco  due  grandi  amici  del  Padre,  Me- 
fuare  ,  e  Manifette,  uomini  di  molta  autorità  con  J'ajuto  , 
e  favore  de' quali  egli  Re  divenuto  era  ,  volendo  verifica- 
$entenza  re  *a  amenza  di  Cornelio  Tacito  ,  che  ricompenfare  fi  pof- 
di  Come-  fa  no  j  ma  quando  sì  grandi  fono ,  che  pagar  non  fi  poflbno , 
Ho  Tati-  fi  rende  odio  per  gratitudine  ,  s' infanguinò  anche  con  in- 
audita vendetta  ,  fpinto  dalia  Madre  contro  alcune  fue  ma- 
drigne ,  concubine  del  Padre  con  anfietà  grande  ;  e  perchè 
era  vero  tiranno, cercò  per  via  illecita  ingrandire  le  fue  en- 
trate 5  e  perciò  diede  ricetto  ne'  fuoi  porti  a  quanti  Cor- 
lari  Turchi ,  e  Mori  vi  capitavano  ,   con  patti  ,  che  a  luì 
dell'ero  un  tanto  per  ogni  rubarla  ,  che  in  mare  facevano  ; 
per  il  che  ne  riceveva  tanta  entrata  ,  che  non  avea  gabella 
in  tutto  il  fuo  Regno  ,  che  le  fruttaife  più  di  q'uefìa ,  e  tut- 
to l' e  (Ter  fuo  era  di  farfi  Monarca  dell'  Africa  :  per  la  qual 
crudeltà,  e  tirannide  pofìi  in  fofpetto  i  Signori  Arabi , 
unirono  con  Abdalo  Signore  di  Bifcari ,  con  difegno  di  ri- 
mettere Molearofetto  nello  Statole  difeacciarne  MoIeafTen, 
i  quali  ne  vennero  con  grofio  efercrto  alla  Città  di  Becchia, 
una  giornata  difiante  di  Tunifi  ,   il  cui  Re  vedendo  il  peri- 
colo grande  di  quella  guerra  ,  celando  la  paura  con  l'ani* 
nao  virile  ,  confortava  i  fuoi  ,  facendo  provieni  di  gen- 
ti, 


LIBRO'NO  NO.  zn 

ti ,  &  affaldò  particolarmente  tutti  i  Turchi  Corfari ,  che 
aver  potè  con  buono  fìipendio,de'quali  nelfuo  Regno  gran 
numero  concorfo  vi  era  ,  ove  ,  come  fi  è  detto  ,  ficuriflìma 
ricetto  aveano  :  Teneva  anche  un'  altro  efercito  di  cavalli 
mori  ,  e  gran  numero  di  Fanti  di  varie  nazioni  :  Avea  di 
più  una  grotta  banda  di  Criftiani  a  cavallo ,  eh'  era  in  quel- 
la Città  rimafla  con  Jicenza  di  Maometto  ,  e  degli  altri 
Ke  pattati ,  eflendogii  allignato   per  loro  abitazione  un  Ca- 
mello chiamato  Rebatto  appretto  la  Città  ,  e  per  quella 
cagione  dai  nome  di  quello  Cartello  ,  erano  quefti  chia-  càfiìm^ 
xnati  Rebattini ,  i  quali  erano  in  tanta  ttima  tenuti  dal  Re  che  ahf- 
éi  Tunifì  per  lo  valore  dell'armi ,  che  nelle  antiche  guerre  YnTu- 
eglino  ,  &  i   loro  progenitori  mofìrato  aveano,  che  il  Re  nijìcbia. 
lì  teneva  attbldati  alia  fua  guardia  ,  e  fi  fidava  più  di  lo-  \natl.  ?•- 
XO  ,  che  de  proprj  Morj . 

Molearofetto  all'incontro  avea  un  fiori t itti mo  efer- 
cito di  Arabi  t  &  avendolo  divifo  in  trefehiere,  fi  avvici- 
nò verfo  la  Città  di  Tunifi  ,  e  fi  appicciò  la  battaglia  tra  Molière* 
quefti  due  eferciti  ,  e  non  fi  fé  effetto  veruno,  perchè  tan    ^j}^ 
ta  fu  la  polvere  elevata  in  aito,  caufata  dal  vento,  e  dal  cor  fi . 
rere  de'  Cavalli ,  che  non  potendo  Molearofetto  difeerne- 
re  il  fuo  Stato  gli  fu  mefliere  ritirarfi  alquanto  ,  &  irò 
quello  i  nemici  fi  ritirarono  a  lalvamento  dentro  la  Cit- 
tà ,  ponendoli  a  difenderla  virilmente  5  e  Molearofetto 
con  quella  occafione  acqui  fio  V  Artiglieria  dtì  fratello  ,  e 
non  volle  dar  dentro,  per  aver  poca  Fantaria,  ma  flava  fpe- 
rando  di  veder  muovere  alcuni  deììi  Cittadini  di  dentro  m 
favor  fuo,  come  profuppoilo  già  fi   aveva  ,    che  perla 
crudeltà  del  fratello  fare  dovevano  ;   ma    quando  vidde_» 
che  non  fi  muoveva  alcuno  ,  fi  ritirò  verfo  l'antica  Car- 
tagine nel  paefe  Martio  ,  per  efler  quella  contrada  fertile  , 
&  abbondante  ,  ove  molti  giorni  dimorò,  afpettando  fem- 
pre  di  udire  , fé  nella  Città  nafeette  qualche  tumulto  ,  ma  Mokarc- 
quando  vidde  riufeir  il  fuo  difegno  vano, permette  che  i  fuaiAttc&fì 
Arabi  mettettero  in  ruina  tutte  le  poffettìoni   dell!  Cit-  %'Jfd 

tadini ,      lunifi . 


Mo  le  aro 


2H    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

tadini ,  e  maffimamente  quel  bello  ,  e  famofo  Olivato  » 
che  arieggiando  con  mirabil  vaghezza  arrivava  finoalle-j 
mura  delia  Città  :  quando  ebbe  rovinato,  &  abbruggiato 
fino  alli  Palaggi ,  che  quivi  erano  con  miferando  ,  fpetta- 
colo  :  non  fapendo   Molearofetto  ,  che  altro  farfi  ,  andò 
per  ajuto  a  BarbarofTa  ,  e  promettendogli  farfi  fuo  tributa- 
r0_  rio  ,  e  de'  fuoi  fuccefTori  ,  fé  nei  Regno  di  Tunifi  Jo  ripo- 
jettoù-   neva  ;  BarbarofTa  ,  che  era  in  quei  tempi  in  pratica  di 
7Z  ^me»erfi  a  «  ^vìz]  di  Solimano  ,  li  promife  farcofegran- 
Barbarof.di  '■>  e  menandolo  feco  in  Coftantinopoli,  per  impetrar  l'aju- 
fa  .         to  ,  per  cui  Solimano  ,  che  vidde  prefentarfi  così  bella  oc- 
casione ,  diede  ordine  a  BarbarofTa  di  quanto  far  doveva  ; 
il  quale  avendo  lafciato   Molearofetto  in  Cofìantinopoli  , 
fé  ne    andò  con  grotta  armata  ,  e  pigliò  Tunifi  ,  e  fé  ùq 
fé  padrone  in  nome  di  Solimano,  fcacciandone  il  Re  Tiran- 
no, e  crudele  MoleafTen  ,  il  quale  avendo  in  quefto  modo 
prefo  il  Regno  ,  fé  ne  andò  a  ritrovare  P  Imperator  Carlo 
^nd< 
)  ri 

\*t*      jpp^>  VVU4J1U      •       JL«»   •-      •  «       "WHpj'"^       »     J    J     ;■        J-"   »   »       VJV»WI       «.X  —  ^WV^     | 

;  tornò  ad  invertire  MoleafTen  ,  come  il  tutto  fi  è  detto 
di  fopra  ,  il  quile  ,  poi  avendo  regnato  fino  all'  an. 
no  IJ43.  dal  figlio  ne  fu  difcacciato  ,  come  appretto  fi 
dirà  . 

Ma  volendo  raccontar  la  venuta  di  quefto  Re  in  Napo- 
li, mi  ha  parfo  fuor  di  ragione  narrar  prima  la  fua  origine  , 
e  feguitar  poi   il  fuo  fine  .  Or  tornando  all'  intralafciata 
iftoria  ,  dico  ,  che  efTendo  flato  il  Re  MoleafTen  dal  noftro 
Imperadore  ripofto  nel  Regno  di  Tunifi  ,  &  avendo  quello 
dominato  fino  all'anno  i  J43.  in  perfona  pafsò  in  Sicilia  con 
We*P-  animo  di  andare  in  Genova  à  ritrovar  1' Imperadore  per 
fen  pafsò  impetrar  da  Jui  piti  prefidio  de' Spagnoli ,  o  Italiani  con- 
fa» SM-    tro  i  Turchi  VafTalli   di  BarbarofTa  ,  i  quali  fatti  infoienti 
Ua*        per  la  Vittoria  avuta  contro  l' Imperadore  nelle  fpiaggie 

di  Algieri ,  che  trafcorrendo  più    oltre  de' confini,  ave* 

vano 


LIBRO        NONO        zu 

vano  tolte  alcune  Città;  e  luoghi  foggetti  al  Regno  di  Tu- 
nifì:  ma  perche  dal  proprio  Moleaifen  fu  intefa  Ja  principal 
cagione  dalla  iua  partita  dell'Africa,  fu  per  fuggire  un 
gran  pericolo ,  che  Ji  minacciavano,  e  li  aveva  da  venir  ad  • 
doflb  per  le  fue  fceileragini  :  anzi  da  Dio 'permeilo,  per  la  cru- 
deltade  ,  e  per   le  fceileragini*.  perciocché  efìendo  egli  va- 
lentiflìmo  Astrologo  ,  s' indovinò  ,  che  perniatale  in fluffo^^^ 
delle  (Ielle  ,  egli  il  Kegno  perdere  doveva  ,  e  morir  di  cru-  Jfiroio- 
deJjflitra  morte  ;  Per  tanto  avendo  egli  grandiflima  paura  S°  • 
di  JBarbarofla,  il  quale  potentiflìmo  fi  apparecchiava  ad 
wfcir  di  Coiìantinopoli ,  volendo  riparare  al  iuo  mal  detti- 
no, palsò  in  Sicilia;  e  d' indi  partironfi  per  andare  in  Geno- 
va a  ritrovar  l' Iroperadore  ,  fu    da  venti  contrarj  impedi- 
to ,  i  quali  lo  ribburtarono  in  Gaeta  ,  ove  a'  29.  di  Maggio  Moieaffen 
1  543.  vi  g?unfe  ,  e  d' indi  per  terra  fi  condulTe  in  Napoli ,  in  Gaeta, 
ove   a'  1  3.  di  Giugno  di  Domenica  arrivò  5  Don  Pietro  di 
Toledo  Viceré  dei  Kegno  ,  che  n'ebbe  avvifo  ,  &  li  man- 
do 2.  miglia  fuor  ia  Città  alquanti  Signori  ,  e  Cavalieri  di 
qualità  ,  che  erano   in  Napoli  ,  e  poi    tgìi  uicì  con  Ji  fuoi 
Contìnui  ,  e  Kegj  Officiali  ,  &  andò  di  là  S.  Giuliano  fuora 
Porta  Capuana  ,  ad  incontrarlo  j  e  e  me  il  Viceré  lo  vid-  Mole  affé* 
de  ,  lo  guardò   con  piacevcl  volto  ,  efattofegli  apprelTo, *p  NaP°z 
con  gran  riverenza  lo  faiutò,fenza  però  fmontar  da  Caval- 
lo, a  cui  il  Fé  con  gravità  Keale  rifpofe  al  (aiuto  con  ab- 
bacar alquanto  la  teiìa  ,  il  Viceré  le  gli  pofe  a  man  fmiiìra, 
in  modo  ,  che  la  tefìa  del  fuo  Cavallo,  era  per  diritto  dei  D.vhtr* 
fianco  àtì  Pe,  e  cosi  entrarono  in  Napoli,  Seguiti  da wj'^ 
gran  moltitudine  di  Signori  Officiali  ,  e  Cavalieri ,  fra  i  cantra  al 
quali  erano  mifchiati  da  duecento  Signori  Mori.i  quali  fa-  Re  M°- 
cevano  vaga  e  beila  vifìa  «   Era  il  Re  di  afpetto  venerando  ■a^em" 
più  predo  grolTo  ,  che  coperto  di  Carne  ,  di  color  bruno  , 
con  occhio  nero  ,  e  grande  ,  barba  nera  ,  e  corta  ,  cavalca   ^{lulT 
va  un  gentiliffimo  Ginnetto  guarnirò  ,  &  ornato  alla  Mo- dei  Re 
refea  con  roo-ite  perle  .  Ave  va  addolTo  una  Giuba  alia  Mo-  ^°leaÌ» 
*efcha  di  damafeo  torchino  con  le  fìivalette  Moxefche  or- 

natif- 


W*    DELL' HISTORIA  Dr  NAPOLT 

natiffime  ,  e  con  gli  fproni  di  oro  matticelo  ,  e  cosi  anco 
aveva  laguardia  della  fua  feimitarra  :  in  tefta  aveva  un 
bianchiffimo  Turbante,  nel  cui  mezzo,  era  un  gi<>  jello  di 
grandifììmo  valore  :  in  mano  aveva  certi  paternofti  a  guifa 
di  un  Cavaliero,  di  finitimi  Coralli  :  entrò  egli  per  la  Por- 
ta Capuana,  e  non  guardò  mai  perfona  ,  ne  alzò  gli  oc- 
chi alle  finefire,  ove  erano  Signore,  e  Donne  infinite,  maat- 
tefe  con  molta  gravità  al  fuo  camminatole  alzò  gii  occhi, 
e  mirò  un  pezzo  alle  grada ,  e  Colonne  ,  delia  Chiefa  di  S. 
Paolo  tanto,  che  parve,  che  JeggefTe  quelle  lettere  ,  che  ivi 
fcolpite   fi  vedono  :  pafsò  per  l'Incoronata  ,  e  per  il  Ca- 
rtello Nuovo,  e  fu  da  quello,  e   dalle  Navi ,  e  Galere  del 
Molo  ,  e  dalCaftello  di  S.  Eramo    con  molte  Artiglierie 
falutato  ,  &  ebbe  per  alloggiamento   il  Palazzo  di  Pizzo 
Falcone  ,  ov*  egli  molti  giorni    dimorò,  facendo    vita,  e 
tavola  Reale,  le  cui  vivande  erano  Tempre  di  mufeo  e  di  am- 
bra condite:  poi  fé  ne  venne   dentro  Napoli,  &  albergò 
alla  Cafa  del  Signor  Afcanio  Colonna  al  Seggio   di  Porto. 
La  Vigilia  di  S.  Giovanni  Battila  ,  O.  Pietro  di  Toledo 
con  tutta  la  Nobiltà  di  Napoli  cavalcò  con  il  detto  Re  per 
Ja  Città,  vedendo  li  belli  apparati  delie  Piazze  ,  con  ilio 
grandiffimo  piacere  . 
. .  Stando  Moleaffen  in  Napoli ,  ebbe  avvifb  ,  che  Amida 

figliuolo  fuo  figliuolo  fé  gli  era  ribellato  ,  e  l'aveva  tolto  il  Regno, 
di  Mo-    avendo  con  gran  empito  uccifò  Maometto  Temtem  Gò> 
^f^rflvernatore  da  lui  lafciato  ,  avendo  ano  occupato  il  Te- 
Hìfce  dfiforo  ,  &  aperto  il  Serraglio,  e  con  difoneffà  granc'e  fi  era 
£eg*°s  ^impadronito  delle  Donne  .  Quefla  ribellione  fi  cagionò  , 
•       perche  effendo  Amida  giovine  ,  ebbe  pronte  le  orecchie  al- 
le perfuafioni  di  molti  Signori  di  quel  Pegno  ,    i  quali  non 
amavano  punto  Moleaffen  ,  degno  veramente  di  disamore, 
per  l'enorme  crudeltà  da  lui  ufate  in  quel  Regno  :  Coftoro 
diffimularcno   una  fama   ,    che   Moleaffen  era   morto   in 
Napoli ,  e  che  innanzi  la  morte  fiera  fatto  Cri ft/a no  i  & 
efortarono  Amida  a  non  tardare  ad  impadronirfi  del  Re- 
gno > 


LIBRO        N    O    N    O.        *57 

gno  j  acciò  il  Fratello  fuo  Maometto  che  era  oflaggio  del 
Padre  in  poter  de'Criftiani   dell'  Auletta  ,  non  veniffecon 
r  ajuto  di  Francefco  Tovara  .Governadore  di  quelle  For- 
tezze a  proccurarfelo  prima  di  lui  :  ora  avuto  quefìa  nuo- 
va  MoleafTen   in  Napoli  ,   turbato  molto  ,  determinò  dìin°™£en 
paffare  con  un   prelidio   di    Soldati   Italiani    in  Africa  ,/*  re- 
prima che  il  figliuolo  fermaffe   il  piede  nel  Regno  ,  temen-':™^ 
do  ,  che   non  chiamaffe  in  fua  difefa  i  Turchi  di  Algieri  j  & 
ond'egli  ,  ed   il  figliuolo   ne  fuffero  privati  j  perciò  ccn_j 
gran  pienezza  fi  moffe  ad  affaldare  genti ,    approvando  ciò 
I).  Pietro  di  Toledo  Viceré  di  Napoli  ,  il  quale  fece  gra  Molei-jjin 
2ja  a  tutti  i  Banditi  ,  che  fulTero  andati  al  fuo  foldo  j  il  che^^ 
effendófi  di  volgalo,  comparvero  gran  moltitudine  di  genti  Napoli 
di  male  affare,  e  condannati   al  iupplicio  della  morte  ,  e 
fu  creato  per  quella  guerra  generale  cell'Efercito  GiorEat  Gh-.Bat. 
ti fia  Loffredo  uomo  molto  pronto  ,  &  animofo ,  il  quale  *jji* Lofi 
afìoldòeffo  3000.  Fanti  delle  giàdette  .  Ed  imbarca tofi^°/eG<r" 
con  il  Pe  nelli  26,  di  Settembre   deìV  anno  1 5-43»  ne  anda  dtU'Ef. 
xeno  all' Auletta,  ove  dal  detto  Francefco  fu   perfuafo %fire *f  t 
che  avendo  sì  poca  gente  ,  non  dovefle  con   furia  andare 
in  Tunifì  ,  ma  intendere  prima  l'ordine  ,   e  l5  apparecchio 
del  figlio  ,   fapendo  egli ,  che  MoleafTen  per  la  fua  crudel- 
tà non  era  punto  amato  da'  Tunifini  ,    oltre    Tetterei 
i  Mori  d'infìabil  fede'-,  e  Tempre  godendo  delle  novità, 
avendo    l'occhio  al   proprio   intereffe  ,    giudicando  che 
non  J'avvenifTe  male  ,  maflimamente  non  avendo  appoggio 
ad  alcuno  degli  Arabi ,  de'  quali  egli  gà   fi  era  vantato  eoa 
il  Viceré  di  Napoli  di  averne  una  quantità  grande  in  fuo 
favore  :  Ma  quando   il  Tovara  vidde   il  Re  pur  nella  fua 
rifoluzione   oftinato ,  perfuadè  il  Loffredo  a  non  volerli 
mettere  a  quel  pericoloima  perchè  era  giunta  J'ora^chequei 
Soldati  di  mala  vita  ,  che  feco  aveva  ,  pagafferu  le  molte 
colpe  commefTe,  &  egli  feontaffe  qualche  peccato  proprio, 
poiché  Je  ragioni  ,  e  perfuafioni   di  quello  buon  Cavaliere 
accettate  non  furono  $  e  tanto  più  che  com  par  vero  molti 
Sum.Tom.V*  K  k  Nobi- 


2j8    DELL'  HISTORIA   DI  NAPOLI 

Nobili  Mori  venuti  a  ritrovare  quefto  Re  fotto  fpecie  di 
riverenza,  edi  amore,  pervadendogli  di  andare  innanzi , 
che  in  ogni  modo  Amida  fuo  figliuolo  tofto,che  vifto  l'avef- 
fé  ,  la  Rocca  iafciata  avrebbe  ,  e  fé  ne  farebbe  fuggito,  pro- 
mettendoli effi  1' ajuto  loro  ;  il  che  dimenticatoli  del  fui 
fatai  deftino,che  nella  fua  Aerologia  trovato  aveva,  a1  io. 
'Moieaffen di  Ottobre  fi  moffe  verfo  Tunifi,  feguito  dal  Loffredo,  il 
vaverfo  quale  dimenticatofi  dell'avvito  datogli  dal  Viceré  di  Na- 
^Mi'Ep.  poli  ,  che  a  patto  alcuno  non  doveva  fondarti  negli  ingan* 
/eretto     ni  di  Mori  j  &  oltre  con  il  Ke  andar  non  doveffe,  ancor  che 
Napoli-    egjj  comandato  glie  lo  aveife  ,  fé  non  aveife  prima  tiralo 
jn  fuo  ajuto  un  grotto  fquadrone  di  Arabi  •  Quivi   altresì 
Cola  Tommafo  Coffo,  uno  di  quei  Capitani  d'  infantarla  , 
perfuadè  Loffredo  a  non  volere  andare  oltre,fen^a  mandar- 
vi innanzi  una  feorta,  per  meglio  affi  curarli;  ma  il  Loffredo 
riboifando  Cola  Tommafo,  rifpofè  ,  che  gii  Q  era  accor- 
to ,  che  egli  aveva  il  fegato  bianco,  rifpofe   Cola  Tom- 
mafo, non  per  certo  Signore  ;  ma  sì  bene   ho  avuto,  & 
ho  il  capo  bianco  per  l'efperienza  delle  cofe:  pero  chi  averà 
il  fegato  bianco  in  quefta  giornata,  fé  ne  vedrà  l'effetto  ,  e 
e  tofìo  fi  levb  il  fuo  Cappello  ,  e  fé  lo  pofe  alia  ri  verfa  in 
tefta,  e  voltatofi  alli  fbldati ,  diffe,  andiamo  fratelli  allegra- 
mente a  morire  con  eterna  noftra  gloria ,  poiché  il  mondo 
va  alla  riverfa  :  or  marciando  il  Re  con  quell'Effe/cito  ,  & 
effendo  tre  miglia  lontano  da  Tunifì ,  fopragiunfero  al  Re, 
&  al  Loffredo  alcuni  Capitani  Spagouoli  dell'AuIetta,  che 
a  tutta  briglia  corfo  avevano  %  efortandogli  ,  che  in  ogni 
modo  a  dietro  ritornar  doveffero  ,  perchè  agli  Oli  veti  una 
groffa  imbofeata  di  Cavalli  Arabi   gli  era  fiata  fatta:  ma 
^MWnofo  fu  poffibile  mai  defiftere  dall' incominciato  cammino 
*ÌsM°ori.vetio\?i  Porta  dellaCittà,  ecosì  marciando  ufcl  di  fianco, 
e  di  dietro  una  una  imbofeata  di  Cavalli  Mori ,  e  pedoni  , 
che  con  li  foliti  gridi  loro  la.fquadra  del  Re  affamarono , 
il  quale  punto  non  fi  fpa ventò,  anzi  li  fo^enne  con  gran- 
uZf?  de  anioio  ,  e  conbattendo  valorofamente,  ferì  alcuni  con  la 


LIBRO        NONO.  *<* 

lancia,  che  egli  maravigliofamente  adoprava;  ma  ferito 
poi  ne]  fronte  ,  fu  cagione  di  fpaventare  i  fuoi  .Tra  queftcr 
mezzo  uici  fuori  degli  Oli  veti  una  imbofcata  di  Arabi  in  si 
gran  numero  ,  che  empivano  Ja  campa  gna;  edi  tal  maniera 
circondarono  i  Crifìiani  ,  che  {paventati  ,  fi  perferodi  ani- 
mo y  e  benché  fu ile  fatta  alcuna  difefa  ,  pure  una  gran- 
parte  di  Joro  fi  diedero  a  fvgg'ut  verfo  io  fìagno  in  aJcune 
barchette  ,  che  quivi  condotte  {late  erano  con  alcuni  pezzi 
piccioli  di  Artiglierie ,  e  ccn  Je  bagaglie,  e  vitto  di  foidati , 
le  quali  barchette  ricevevano  quelli  ,    che    neir  acqua 
ferkgiìtati   dagli  Arabi  gettati  lì  erano,  contro  i  qua- 
li  Crifliani  diserrando    queiJe  artiglierie  da   elfi   difco- 
fri  li  tenevano  ;  li  Loffredo  veduta  rotta  la  fua  gente» 
per    poterli    falvare  ,    fpinfe  il  cavallo    per    vedere  ài 
nuotare  ,  finche  a  qualche  barchetta  arrivato  fulTe  ;  ma 
il    fango   impedendogli    le    gambe  ,     non    potè    innanzi    €oJ 
andare  ,  onde  intefe,  che  avevano  fatto  tefìa  Cola  Tom-  Tcmmaf» 
irato  Ccfso  ,    e  Carlo   Tocco  ,    Giacomo  Macedonio,^0.»* 
le  rerzo   Mt  nforte  ,  e  Pietro  Antonio  Grandillo  fuoi  Ca-^J^" 
pitani ,  &  altri  ;  determinò  anche  egli  di  morire  valorofa-  loròjt . 
n  trite,  combattendo  giuntamente  con  loro  ,  e  rivoltan- 
te fi  ceni!  cavallo  a  dietro  ,  non  giunfe  alla  riva  ,  chefji 
ucciib  da'  Mori.  Gli  altri  foidati,  e  Capitani  Napoli- 
tari  .  finché  potercro  menar  le  mani  ,     valorofamentcj 
combatterono   ,    invitando  anco  gli   altri  che  fuggiva* 
ro   ad  onoratamente  morire  ,    uccidendo  nella  loro  di- 
fefa  rumerò  infinito  di   Mori  ;     alfine  sforzati  ,  e  vin- 
ti  dalla  gran  moltitudine  de' nemici  ,  furono  quafi  tut- 
ti dalle  lcimitarre  Arabefche    a  pezzi  tagliati  .    L'ul- 
tima Bandiera  che  fu  villa  in    piedi  ,    fu  quella  di  fé* 
ta  bianca    ,    foiìenuta    da  Giovanni   Andrea  Summonte    .  . 
Isapolitano,   Alfiero  di  Cola  Tommafo  Collo  ,  il  quale  %la 
col  fuo  Capitano  fi  difefèro   quanto  poterono  lino  alla  Summo* 
morte  \  e  ben  dirooìtrò  iifuddetto  Alfiero  eflerevero  NI-JJJcS^ 
potè   di  quel  Filippo  Summonte  Napolitano,  notato  dal 

K  k     7,  Gio* 


z6o    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

Giovio  nel  18.  Jibro  delle  fue  Iftorie  ,  il  quale  nell'anno 
1516.  militando  fotto  Maflìmiliano  Imperadore  ,  Avo  del' 
l5  Invittifiimo  Carlo  V.  nella  Citta  di  Verona,  la  quale 
ritrovandoli  afTediata  dalla  lega  de' Francefi,  e  Venezia- 
ni nell'abattimento  ,  che  fi  fece  di  quattro  Cavalieri  Fran- 
cefi contro  quattro  degl'Imperiali  attediati, il  fuddetto Fi- 
lippo fu  eletto  uno  delii  quattro  ,  e  fi  porto  tanto  vaioro- 
ib  ,  che  fu  cagione,  che  i  Francefi  rimaneffero  con  gran 
vergogna  vinti,  e  fuperati ,  con  molta  gloria  del  detto  Fi- 
lippo ,  e  de' fuoi  Napolitani  che  fi  trovarono  in  quel 
duello . 

Dicono  alcuni  ,  che  il  Re  Moleaflen  fuggendo  tut- 
to fanguinofo  nella  faccia  ,  efTendoii  m  orti  tutt'  i  fuoi  fa- 
miliari,  fu  conofeiuto  dal  grande  odore  de'  profumi  che 
Moleajì'en  ayeva  addotto  ,  e  non  alla  faccia  ,  qua!  tutta  era  lordata  di 
accecato   fangue  ,  e  di  polvere  :  e  condottoal  figliuolo ,  li  fé  occeca- 
dal  fighe.  iQ  gjj  occhj  con  uno  fcarpeilo  infocato;  e  così  cieco  fu  por- 
tato prigione  ,  Di  tutte  le  genti  di  Loffredo  fé  ne  falva- 
rono  intorno  a  200.  uomini  in  quelle  barchette,  quali  dal 
Tovara  nell'  Auletta  raccolti  furono  .  E  dopo  avendoli  ri- 
.   . ,  fìorati, li  mandò  inSicilia,e  di  là  fé  ne  ritornarono  in  Napo- 
RedTiu.  li  a  portar  la  nuova  di  quefia  dolorofa  ftragge. Avuto  Ami- 
»'./»/«     da  quefia  vittoria  del  Padre  ,  determinò  di  acordarfi  con  i 
l'iodi?  Crifiiani ,   e  fece  intendere  a  Francefco  Tovara  ,  cfVegli 
impera,  intendeva  di  ettere  amico  ,  e  tributario  dell'  Imperadore  , 
dore  -      cono'  era  il  Padre  ,  da  lui  così  trattato  meritamente  per  la 
crudeltà  ,  eh'  egli  ufato  avea  a'  fuoi  fratelli ,  e  nipoti  ,  sì 
abominevole  nel  cofpetto  di  Dio,  avendoli  ufato  pietà   a 
falvarli  la  vita,  che  non  la  meritava  :  il  Tovara  facendo 
della  neceftkà  virtù  ,  fenz'  altro  accettò  V  amicizia  fua  ,  e 
Ja  fiabilì  con  alcune  condizioni  ;  imperciocché  avendogli 
Amida  mandato  le  paghe   per  il  prefidio  dell'  Auletta  ,  in 
quel  modo  ,  che  il  Padre  pagar  le  foleva  ,  fecondo  li  Ca- 
pitoli fatti  con  l'Imperadore  ,   refiituendogli  anche  I'  infe* 
gne  tolte  a'  Crifìiani  in  quella  fazione  ,  e  l'artegliaria  con 

li 


LIBRO        N    O     N    O.      261 

Ji  prigioni ,  Ji  diede  Seit te  Tuo  figliuolo  per  ortaggio  di  ave- 
je  ad  ofTervare  le  promeffe  ,  e  pagare  il  tributo  ,  con  con- 
dizione ,  che  quando  non  fuffe  piacciuto  all'  Imperadore 
di  accettarlo  nell' amicizia  fua  ,  gli   doveffe   mandare  in 
dietro  il  figlio:  ma  dubitando  il  Tovara  di  quefto  effere  in   S4*SL 
colpato  dall'  Imperadore  ,  o  pur  modo  egli   dall'  avidità  ra  dife- 
del  fuo  utile  particolare  ,  come  alcuni  giudicarono  ,  fece£Mrt  f\  .. 
un  nuovo  difegno  ,  e  determinò  di  far  venire  un  Re  legit-  remivi 
timo  fucceffore  di  quel  Regno,  il  quale  fuffe  a  devozione  Re  . 
dell' Imperadore  ,  e  (cacciarne  Amida  \  e  quello,  eh' ei 
giudico  atto  a  quefto  Regno  ,  era  Abdamaìech  fratello  di 
MoieafTen  ,  quale  dimorava  appretto  gli  Arabi  :  fu  dunque 
dal  Tovara  mandato  a  chiamare,  lotto  fperanza  di  farli  ot- 
tenere quel  Regno  .  Coflui ,  che  più  volte  dagli  Aflrologl 
udito  avea,  che  fenza  alcun  dubbio  Re  effer  dovea  ,  e  morir 
Signore  del  Regno  nella  Città  di  Tunifi  ,  fi  con  firmò  for- 
temente nella  fua  fperanza  ;  e  perchè  il  nuovo  Re  Amida 
avendo  raffettate  le  cofe  della  Città  di  Biferta  ,  per  rifeuo- 
tere  una  grofia  entrata  ,    fi  ritrovò  difeacciato  dal  Re-    jim'da- 
gno  .  Imperciochè   venuto  Abdamaìech   con   groffo  fqua   cucciato 
dr.one  di  Arabi ,  cavalcando  di  notte  ,  giunfe  al  Tovara__* d^!j^ 
nelF  Auletta  per  voler  feguire  quell'  imprefa  :  il  Tovara 
per  non  mancare  al  Re  Amida  perla  promeffa,  gli  riman- 
dò il  fuo  figliuolo  fino  a.Tùnifi  ,   &  Abdamaìech  poco  fer- 
mandoti" ,   ne  andò   con  i  fuoi  Arabi  ,   e  fu  ricevuto  nella 
Rocca  di  Tunifì  fenza  impedimento  alcuno,  effendo cre- 
duto, egli  eflere  Amida  ,  per  aver  coperto  il  vifo  ;  ma  ef- 
fendofi  poi  avvifli  quelli  della  guardia  ,   che  coftui  era 
Abdamaìech,  e  non  Amida,  vollero  mettere  le  mani  all'ar- 
mi ,  e  furono  da  quelli  Arabi  tutti  tagliati  a  pezzi  :  e  fatto 
quefto  ,  avendo  Abdamaìech  tolto  per  prefìdio  nella  Roc- 
ca alcuni  Cittadini  Mori  fuoi  amici  ,  fu  falutato  ,    e  chia- 
mato Re  ,  fenza  alcun  contrailo  ,  e  tofto  fé  mettere  prigio- 
ne Seitte  ,  figlio  di,  Amida  ,  e  per  feri ttura  confirmò  paga- 
ie il  tributo  all'  Imperadore  ,  e  per  lui  a  Francefco  Tovare 

fuo 


r/t 


*6Z    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

fiio  Capitano  con  quelle  condizioni ,  che  aveaMoIeaffen 
firmate  con  l'iftefib  imperadore,  &  in  parte  delio  ftipendio 
Ubdama.^  Tovara  li  contò  6000.  fcuti  di  oro  *  Q^efto  Abdaoja- 
hch  fa     Jech  non  fé  mentire  gli  Aftrologi ,  perchè  a  vendo  folo  re- 
rììZdei?  gnat0  ì6'  giorni  ,  mori  di  febbre  ,  e  fu  fepolto  con  Real 
jmpera-  pompa  da  i  Cittadini  fuoi  amici  ;  e  quelli  Arabi,  eh'  erano 
d*Mor    venut*  con  luijfpaventati  per  la  morte  di  quefto  Re,  fi  ftrin- 
deiR^J  fero  infieme  ,  e  con  il  configlio  del  Tovara  ,  crearono  Re_j 
»Abdama- Maometto  ,  figliuolo  di  Abdamalech  ,  il  quale  era  venuto 
con  il  Padre ,  eh'  era  di  anni  dodici  :  coftui  per  la  fua  gio- 
ventù non  governando  a  foddisfazione  per  li  Miniftri ,  che 
tirannefeamente  trattavano  quei  Regno,  furono  corretti 
quei  popoli  richiamar  Amida,  il  quale  fé  ne  flava  molto 
provifto  in  Africa,  e  con  i'ajuto  di  Stecco  Signor  dell'  Er- 
be ,  venutone  con  molta  prefìezza  riebbe,  la  Rocca  fenza  al- 
cun contratto  ;  &  ij  giovanetto  Re  ,  appena  ebbe  tempo  di 
faivarfi  fopra  uno  fchifo  ,   il  cieco  Moleaften  prigione  , 
Mokatfen  sfondo  Poco  prima  flato  liberato  dal  Giovanetto  Re  ,  fi 
nèh' \\Àu.  era  ridotto  nell'Auletta,  ma  non  vi  dimorò  molto  ,  che  fi 
ietta  .      partì  dolendofi  deli*  avarizia  del  Tovara  ,  a  cui  avendo  in 
conferva  Jafciato  dal  principio  il  fuo  teforo  ,  non  glie  lo 
avea  redimito  in  quella  fua  mifèria  5  finalmente  1' accu- 
Moknjfen  so  all'  Imperadore  ,  alla  cui  presenza  amendui  in  Alema- 
accufa  il  gna  andarono  ,  ove  non  folo  il  Moleafien  lo  tacciò  di  que- 
lovara  .  ^Q  jngann0  ^  ma  |»  accusò  di  non  aver  fedelmente  fommi- 
nifìrato  le  paghe  alJi  foidati  .  Fu  il  fine  delia  quiftione  , 
^wTova  c^e   ''  lmPerad°re  contro  il  Tovara  altro  non  fé  ,  che  lo 
ri  privo  levò  dal  prefidio  dell'  Auletta  ,  e  mofio  a  pietà  del  Re  ,  lo 
dea'  ^k-  j-imandò  in  Sicilia,  con  ordine  che  li  fuiTefom  mini  fi  rato 
il  vivere  del  pubblico  ,  ove  fra  pochi   anni  morì  ,  &  il 
Re  Amida  avuto  di  tutto  il  Regno  11  dominio  ,  sfogò 
F  ira  fua  verfo  quegli  che  erano  fiat  i  contrarj  ,  i  corpi  de' 
Morte  dei  quali  fé  divorare  da  affamati  Cani.C  ofìui  per  molto  tempo 
deca  Re   fu  travagliato  da  Luigi  Peres  Gove  madore  dell*  Auletta  , 
jJ-J fhf'   finalmente  fi  pacificarono ,  &  il  Re  A  mida  fi  coflituì  tribu- 
•'"  '  tario 


LIBRO    NONO,  2<J3 

Carlo  dell'  Imperadore  ,   come  prima  . 

Non  pattarono  molti  anni,  che  Amida  fu  da!  Turco     Ttrììji 
{cacciato   dal  Regno  di  Tunifi  ,  il  quale   avendo  fperan-*"'^  dal 
za  ritornarvi  ,  flette  nell'  Auletta  intrattenuto  dal  Re  Fi-SSi 
Jippo  noftro  molto  tempo:  ma  poi  nell'anno  1 5^37.  avendo»^'  -^"H 
Don  Giovanni  di  Auftria  per  ordine  del  Re  fuo  fratello /j^  * 
acquiftato  il  Regno  di  Tunifì ,  vi  ripofe  Maumetto  confo- 
brino  di  Amida  ,  figliuolo  del  Re  Abdameiech  ,  che  elfo 
D  Giovanni  con  1'  armata  avea  condotto  ,  dai  quale  fife    TunìjS 
dare  il  giuramento  di  Omaggio  in  nome  del  Re  Filippo  ,  trefa** 
&  avendolo  poflo  nel  Trono  Reale  ,  ne  mandò  Amida  con  Ddi°^L 
un  fuo  figlio  prigione  ,  in  Sicilia  per  aver  egli  dato  alcuni    fr'**  • 
fegni  di  dubbiofa  fede  .   Queflo  figlio  di  Amida  poco  ap-f/wwT 
pretto  in   Napoli  li  te  Cndiano  con  grande  difpiacere-w/ Regna 
del  Padre  ,    e  n'ebbe  dal  Re  Filippo  buona  provinone** 'Tuni^ 
per  il  fuo  vivere.  Poco  dopo  Seiim  Imperadore  de'  Tut'frifhnt* 
chi ,  intefo  il  fuccettb  di  Tunifì ,  vi  mandò  Sinam  fuo'»  Sci* 
JBafcià  con  grotta  armata  ,  il  quale  nell'anno  1 574.  prefe/id  * 
Tunifì,  e  fpiantò  Auletta  da' fondamenti  ,  come  nel  fuo 
lugo  fi  dirà  . 

Tre  anni  dopo  Ja  partita  del  Re  di  Tunifì  da  Napoli , 
e  proprio  nelli  1 6.  di  Marzo  1 546.  di  mezzo  giorno  difgra- 
ziatamente  fi  accefe  fuoco  ad  uno  de' Torrioni  del  Cartello 
nuovo  di  Napoli  pretto  il  Molo  grande  ,  ove  morirono  da 
300.  perfone,  emoltecafe,  &  edificj  del  contorno  pati- 
rono danno  ,  che  fu  cagione  un  Soldato  ,  che  portando  il 
fuoco  in  fua  cafa  ,  pattando  appretto  la  ttanza  della  muni- 
zione ,  eh'  era  nel  detto  Torrione  ,  dittavvedutamente  ne 
cafeò  un  poco  nella  detta  munizione  ;  per  il  che  in  un  trat- 
to fi  vidde  quel  Torrione  andar  per  l'aria,  e  fu  cagione 
di  molto  danno  ,  perchè  oltre  il  Torrione  ,  bi fognò  ri- 
farti con  altri  edificj  cafeati ,  morirono  tante  perfone  gmA  Morte* 

dette  •  del  Mar- 

Nei  fine  di  Marzo  dell'  anno  predetto  morì  in  Milano^  / 
Aifonfo  di  Avoios  Marchefe  del  Vailo  ,  e  di  Pefcara  Go- 
verna- 


t64    DELL»  HISTORIA  DI  NAPOLI 

vernatore  ,  e  Luogotenente  dell'  Imperadore  in  quello  Sta- 
to ,  vaiorofìfìitDO  Capitano  ,  che  avea  feguito  ,  e  fervito 
fua  Cefarea  Maefìà  in  molte  guerre  ,  il  cui  corpo  fu  corl 
degno  onore  fepolto  nella  maggior  Chiefa  di  quella  Città 
&  in  fuo  luogo  fu  mandato  nel  detto  governo  D.  Ferrante 
Gonzaga  Viceré  di  Sicilia  • 

■•» 

Carlo  V.  doma  la  Germania  ,  e  fa  prigione  il  Duca  di 

SaJJonia  ,    e  dichiara  donde  viene   la  mifura  , 

&  il  pefo  di  tutte  le  cofe* 

Cap.     IIIL 

MArtin  Lutero,  nato  ini  slebia  ,  Frate  Eremitano  di 
Santo  Agoftino,  il  quale  nell'anno  i  J17.  per  efferfì 
Luterà-   oppofio  all'  Indulgenze  pubblicate    per  ordine  dei  Papa 
*f  •        nella  Germania  per  1'  imprefa  contra  de'  Turchi  ,  &  aven- 
do empiamente  contraddetto  alla  Chiefa  Romana,  diede 
principio  all'erefìa,  che  dal  fuo   nome  fu  chiamata  Lu» 
terana  ,  con  grandiflimo  danno  ,  e  travaglio  dell'  Europa  ; 
per  il  che  neir  anno  1  $zo.  fu  da  Papa  Leone  X.  pubblica* 
to  per  peflìmo  eretico  j  &   avendo  cofrui  feminato  gran- 
ar* <8  didime  zizanie  contro  la  Cattolica  Chiefa  ,  nei  fine  dell* 
Lia*'"    an0°  '  ™6'  venne  a  morte  ,  con  eftere  rimafta  Ja  fua  Setta 
Molto  pullulata  ,  e  germogliata  nella  Germania ,  i  Capi 
delia  quale  erano  Filippo  Langravio  Duca  di  Affia  ,  e 
Giovanni  Federico  Duca  di  Saffonia  ,  potentiflìrai  Princi- 
Cafii  dei-pi  delia  Germania  5  ma  di  tutte  l'eiefìe  di  quei  tempi  in- 
Littcra-    ^ett*  ^urono  co  fioro  fotto  colore  di   volere  difendere  la 
nei .        comune  libertà   •    Avevano  fatto  prendere    tutto  il   re- 
fio  della  Germania  l'armi  ,    &  in  virtù    di  una  firetta 
lega  fra  di  loro,  fi  facevano  chiamare  li  Evangelici ,  e 

quafi 


LIBRO        NONO        z*s 

quafi  tutti   gli  ordini  dell'  Imperadore  ,  ahrimente  rical- 
citravano*, il  che  non  potendo  più  Carlo  dillimulare,  ve- 
dendo, che   troppo   sfacciatamente  fi   offendeva    l'onore 
di  Dio,   e  la  dignità  dell'Imperio,  deliberò  rimandarvi, 
e  tolto  avvisò  al  Papa  ,  &  a  molti  Principi    di  quefta  rifo- 
Juzione  :  il  Papa  intefoil  buono  penfiere  di  Carlo,  li  po- 
fe  in  punto   dodeci  mila  fanti  Italiani  ,  con  iti  cento  Ca-      C(ir]o 
valli  ,  facendone  Capitano  il  Duca   Ottavio  Farneie  ,  éKcontroi 
dal  Duca  di  Ferrara  ,  e  da  quel   di  Fiorenza   n'  ebbe  buon  Luterana 
ajuto  di  Cavalli  ,  e  Fantaria  '•>  il  Pegno  di  Napoli  li  mandò 
buon  numero  di  Cavalli  Leggieri  ,  e  di  Uomini  di  Armi  \Bfertit§ 
e  fatto  che  ebbe  Carlo  l'apparecchio  ,  fi  ritrovò  un  Eferci    ™fe 
to  di  40.  mila  Fanti ,  e  io.  mila  Cavalli  ,   80  pezzi  di  Ar- 
teglieria,  e  2000.  Gualcatori  Boemi  ,    200.   barche,  da 
far  Ponti  500.  Scaie  da  frnontar    le  mura  $  dall'  altra  parte 
l'Inimico  avea  un  groflìilimo  Esercito  di  80.  mila  Fanti, 
1  5.  mila  Cavalli  120.  pezzi  di  Arteglierie,  6000.  Guadato    Efferato 
ri,  e  300.  JBarrche  da  far  ponti  ,    e  mentre  1' Autunno"''™"  * 
del  1 $46.  quefii  due  Eferciti  nemici  in  Campagna  del  Du- 
cato  di  Baviera  continuamente   con   grotte  fcarannuzze  fi 
battevano  infieme;  il  Duca  Maurizio.ancorchè  fuffe  cognato     duch 
del  Duca  di  Saffonia  ,  e  Genero  del  Langravio  ,   entrato  Mauri* 
ne  con  un  Efiercito  del  Re  de'  Romani  fratello  dell'Ira  *"" 
peradore,  e  vinto  qui  1'  [nimico  ,  che  fé  gii  oppofe  ,  fu 
caggione  ,  che   Gio:  Federico,  e  Langravio  ,   che  erano 
alle  frontiere  con  Carlo  pian  piano   firitiraflero  ,  e  fi  dis- 
facefle  il  loro  Efercito  ,  e  1'  Iraperadore  con  la  clemenza, 
che  ufava,  ne  navette  tutte   quelle  Città  ribelli  ,  quale  r<|r/fl 
cofa  turbò  forfè  l'animo  di  Langravio  ,  che  cercò  tolto  di  mimi* 
far  l'accordo  con  Carlo  j  e   non  potendo  ciò  ottenere  fé, vincere  \ 
ne  andava  pian  piano  ritirandr  fi  j  l'iroperadore,  vitto  l'I  ni- 
mico indebolito,  licenziò  le  genti  Papaline  ,   le  quali  pereto  u- 
morte,  e  per  infermità  ,   mezze  diftrutre  erano  '<>  licenzio     ^^ 
altresì  la  Cavalleria  mandatagli   dal  Duca  di  Ferrara  ,  e  le^  dei /uà 
genti  del  Duca  di  Fioreoza  j  &  unitoli  con  Ferrante  Pe  dt'&JJ '"'■"' 
Sum,Tom,V.  Li  Ro- 


266    DELL'  HISTOR  IA  DI  NAPOLI 

Romani ,  fecero  infìeme  un  corpo  di  io.  mila  Cavalli ,  e  8. 
mila  Fanti  tra  Spagnoli,  Tedefchi ,  e  Napolitani , coi I  qua- 
le Esercito   entrato  neJla  SafTonia  ,  fenza  molto  contratto 
pigliavano   cièche  trovavano,  e .  così  vittoriofi  preven- 
jiibì™*  "eroa^  fiume  Albi  di  là  della  riva  ,  dal  quale  poche  miglia 
lontano  fi  trovava  il  Duca  di  SafTonia  ,  che  aveva  manda- 
to genti  al  fiume  ,  che  vietafTero  all'Imperadore  il  pafTag- 
gio  .  Quefto  Fiume  era  alto  fei  piedi  ,  e  300.  largo  ,  on- 
de era  difficile  il  potervi  paffare:ma  la  felice  forte  dellTm- 
peradore    volle,  che  ivi  miracolofamente   comparisse  un 
Contadino,  il  quale  avendogli  mofìrato  il  guado ,  1'  Efer- 
ci  to  con  poca  fatica  dall'altra  riva  fi  conduffe.  Paflato  dun- 
que V  EfTercito,  il  fiume  mal  difefo  dairavverfarj  Salmoni, 
volendo  l'Imperadore  rimunerare  quel  Contadino  ,  non  fu 
più  vifìo  ,  perilchè  nacque  tra  i  Soldati  Imperiali  grandif- 
f  ma  fperanza  di  Vittoria  ,  perchè  fu  giudicato  ,  che  quel 
Contadino  mefìo  da  Dio  ftato  fufTe  ,  &  altresì  per  uno 
jìugurio  augurio  d'un  Aquila,  la  quale  levatafi  a  volo,  andò  per 
buono  .    fpazio  di    tre  ore  volteggiando  fopra  1'  Efsercito  ,  e  vol- 
tatofj  verfo  fèttentrione ,  d'onde  fi  vidde  venire  un  Lupo 
di   gran  fierezza  ,  che  entrato  in  mezzo   il  Campo  ,  li  fu 
dato  da  più  bande  la  Caccia,  e  fu  morto  dalle  genti  di  armi 
Napolitane  . 
Carlo vh.         Qr  venuto  Carlo  al  fatto  di  Armi  con  le  genti  del 
™  dio*/ Duca  di   Safsonia  ,    dopo  molto  contratto  le  ruppe,  e 
fonìa  .    fu  prefo  il  Duca  alquanto  ferito  ,  e  Giovanni  Federico 
fcampò  :    morirono    in  quefla  battaglia  da  cinque  mila 
Safsoni  >  e  prefso  a  trecento  Imperiali  ,  e  ciò  avvenne  a' 
24.  d'Aprile  1 547.  Fu  il  Duca  prefentato  prigione  all'Im- 
peradore  dal  Conte  Ippolito  di  Porto  Vicentino  ,  il  qua- 
le condotto  alla  fua  prefenza,  levandofi  il  cappello  Ji  difse: 
PotentifTimo  ,  e  Clementilllmo  Celare  ^  io  fon  voftro  pri- 
gione ,  vi  priego  ,  che  per  tale  mi  vogliate  trattare,  acuì 
rifpofe  l'Imperadore  \  lo  ti  tratterò  fecondo  i  tuoi  meri* 
ti,  ma  tardo  mi  chiami  Cefare  5  e  ciò  diceva  l'Imperado- 
re, 


LIBRO        NONO.        Z67 

re  ,  perche  nella  fovrafcrizione  delle  fue  lettere  il  Duca  fa- 
ceva ponere  a  Carlo  di  Gante  ,  come  eh'  egli  non  1'  aveffe 
per  Imperadore.  Or  efTendo  il  Duca  dalli  Giudici  dellTm- 
peradore  condennato  a  morte  ,  egli  come  clementitfìmo  Si- 
gnore ,  gli  donò  la  vita  con  alcune  condizioni,  tra  le  quali 
era  tenerlo  prigione  dove ,  e  quanto  li  piacerle  ;  E   quel 
Ducato  con  la  dignità  dell'  Elettorato  deli'  Imperio  fu  da- 
to al  Duca  Maurizio  Tuo  genero  con  certo  pefo.  Langravio, 
che  fi  vidde  refìato  folo  ,  e  con  poche   forze  ,  ottenne  per 
mezo  del  Duca  Maurizio  il  perdono  con  molte  condizioni,  e 
fervitù  .  Apprefèntatofi  dunque  Langravio  all'  Imperado- 
re ,  inginocchiatofegii,  domandò  perdono  con  grandiflima 
umiltà  ,  e  fu  da  lui  ricevuto  in  grazia  ,  ma  oneflamente  fu 
ritenuto  prigione,  &   a  quello  modo  l' imperadore  queita 
guerra  vinfe  ,  che  otto  mefi  durata  era,  avendo  fatti  prN 
gioni  amendueii  Capitani  contrarj  ,  &  a  tutta  Ja  Germania 
pofe  il  giogo  :  fi  guadagnarono  in  quella  Guerra  più  di  cen- 
to quaranta  pezzi  d5  Artigliaria  di  fmi furata  grandezza  ,  e 
bellezza,  le  quali   furono   poi  compartite  ,  e  mandate  in 
lipagna,   in  Milano  ,  &  in   Napoli  ,   Tal  fu    il  fine  della 
Tirannica  ribellione  di  Filippo  Langravio  ,   e  di  Giovanni 
Federico  Duca  di  Saflonia,  avendo  il  giufìo  Iddio  dato  pa- 
rimente a  loro  feguaci  Luterani  il  cafììgo,  che  meri  tavano. 
Efiendofi  detto  di  fopra  ,  che  il  Fiume  Albi  era  diffi- 
cile a  poterfi  paftare  per  efiere  ibi  piedi  alto,  e  trecento  lar- 
go i  perciò  mi  ha  parfo  molto  a  propofito  di  feri  vere  quan- 
to fia  un  piede  ,  e  donde   nafea  la  vera  mifura  .   E  per  co- 
minciar dal  principio  ,  dico  ,  che  ficcarne  dal  granello  del- 
l' orgio  nafee  la  mifura  ,  così  dalla  mifura  naice  il  pefo  • 
Imperociò  ,   che  quattro  comuni  grani   di  orgio   pofii   in 
lato  fanno  la  larghezza  di  un  dito  delia  mano  di  un  comune 
uomo  ,  e  così  quattro  dita  fanno  un  palmo  maggiore  ,  che 
è   palmo  Napolitano:  otto  palmi  maggiori  fanno  una  can- 
na ,  quattro  palmi  minori  fanno  un  piede  ,   talché  un  pie- 
de ,  gli  è  un  palmo  ,  &  un  terzo  Napolitano  :  un  piede  ,  e 

L  i     z  mez- 


268    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

mezzo  fa  un  cubito  ;  un  piede  ,  e  mezzo  ,  e  un  terzo  fanno 
un  bràccio  Napolitano  :  due  piedi  ,  e  mezzo  fanno  un  grof- 
f o  ,  ovvero  paflb,  che  è  quelio  fpazio  di  un  comune  uo- 
mo ,  che  fa  nel  camminare  ,  cinque  piedi  fanno  un  palio 
comune  ,  che  è  quel  paflb  di  un  comune  uomo  ,  quanto  Io 
può  difendere  j  talché  il  paflb  comune  ,  gli  è  fei  palmi 
maggiori ,  e  due  terzi ,  più  oltre  fei  piedi  fanno  un  paflb 
maggiore  ,  cioè  quel  comprelb  di  un  comune  uomo  con  le 
braccia  fìeflej  talché  il  maggior  paflb  gli  e  otto  palmi  meg- 
gioni ,  centoventicinque  pafli  comuni  fanno  uno  fladio  , 
otto  ftadj  fanno  un  miglio  ;  talché  un  miglio  glie  mille 
palli  comuni ,  tre  miglia  fanno  una  lega  Spagnuola  ,  ovve- 
ro Francefe  ,  feflanta  miglia  fanno  un  grado  di  Clima,  più] 
oltre  un  palmo  in  fronte  ,  e  feflanta  in  lungo  per  retta  li- 
nea ,  fanno  un  palmo  di  Territorio  ,  che  fi  coftuma  nella 
Città  di  Nàpoli  darfi  a  cenfo  per  fabbricare  ;  un  paflb  in 
fronte,  e  cento  in  lungo  per  linea  ,  fanno  una  quarta  di 
Territorio  :  diece  quarte  ,  fanno  un  moggio;  talché  un 
moggio  ,  e  mille  paffì  comuni  in  lungo  ,  &  uno  in  fronte, 
ovvero  diece  palli  in  fronte  ,  e  cento  in  lungo  ;  ma  perchè 
è  cofìume  in  Napoli  mifurarfi  il  moggio  a  palli  eftraordi- 
narj  ,  che  ogni  paflb  è  due  terzi  di  palmo,  più  delli  pafli 
comuni ,  che  fono  palmi  fette  ,  &  un  terzo  :  il  paflb  con 
Ja  cui  mifura  fi  fa  la  quarta,  e  paflì  novanta  in  lungo  ,  & 
paflo  in  fronte  ,  che  il  moggio  viene  ad  eflere  palli  nove- 
cento ,  e  tanto  è  di  mifura  queff  ultimo  moggio  mifurato 
con  il  paflb  eltraordinario  ,  quanto  il  primo  mifurato  con 
li  pafli  comuni  . 

E  fimilmente  diremo  del  pefo  ,  perciocché  venti  gra- 
nelli comuni  di  frumento  fanno  un  trappefo ,  e  tre  trap- 
pefi  fanno  una  dramma  ,  dieci  dramme  fanno  un'oncia, 
dodici  onde  fanno  una  libra  Napoiitana  ,  cento  onde  fan- 
no tre  rotole,  talché  un  rotolo  Napolitano  ,  gli  è  oncie 
trentatre  ,  &  una  terza  ,  quattro  rotole  fanno  una  decina, 
diece  decine  fanno  un  tumulo  di  quaranta  rotola,  venticin- 
que decine  fanno  un  cantaro  ,  e  quefto  bafti  per  non  efsere 
cofa  molto  a  propofito  alla  nofìra  Storia.  DEL- 


DELL'  HISTORlÀ 

DELLA     CITTA', 

e  del  Regno  di  Napoli 

ttl   GIO;   ANTONIO   SUMMONTE 

Napolitano  • 


LIBRO 


X. 


Tumulto  fuccejfo  in  Nipoti  V  Anno  i  5*47.  e 

di  altre  novità  avvenute  nel  Governo  di 

D.  Pietro  di  Toledo  Viceré 

del  Regno. 


C    A    P. 


1. 


On  Pietro  di  Toledo  Marchefe  di  Villa-* 
Franca,  Viceré  del  Regno,  effendo  venuto 
in  Napoli ,  con  fama  di  voler  governare 
con  prudenza  ,  e  giuftizia  ,  alla  prima  raf- 
fettb  molte  cofe  ,  come  nei  fuo  luogo  fi 
e  detto,  persiche  facilmente  fi  acquiftb 
gli  animi  del  Popolo,  &  in  brieve  tempo 
fi  vidde ,  che  i  fatti  fuperarono  refpettazrone  ,  perciocché 
fra  l'altre  cofe  i  Nobili  della  Città,  quali  per  1*  addietro 
erano  foliti  ufcire  i  termini  di  foverchio  imperio  con 
i  loro  fudditi ,  e  con  gli  altri  artefici  di  Napoli  9  egli  con 

la 


z7o     DE  LL'   HISTORIA  DI  NAPOLI 

la  rigorofità  deiJa  giuftiz/a  ,  &  efecuzion  di  quella  i  Ji  raf' 
frenò  in  modo  ,  che  rivolte  Je  loro  iicenzje  in  modelli  a. 
tutti  T  imperio!]  coflumi  depofero  affatto  :  laonde  it  Popo- 
lo dall'  oppreffione  de'potenti   liberato,    predicava    per 
tutto  Ja  protezione  ,   e  la  Giuftizia  dei  fuo  Viceré  :  alF  in- 
N  olì  lì  dì  contro  i  Nobili  sforzati  a  ritener/i  contro  V  ufato   dal  lor- 
faWxllia-  Procedere  ,  abbominavano  il  kegio  Miniftro  ,  e  lo  prefero 
/; .         in  odio  ,  in  modo  ,  che  l' incominciarono  a  calunniare  apo 
preflo  l'Imperadore,  dolendofì  ,  eh'  egli  V  averle  non 
iòlo  a' Popolari  agguagliati,  ma  affai  indegnamente  de- 
preffi .  11  Toledo  tutto  intento  al  governo  della  Città  , 
e  del  Regno  , .  con  la  fomma  vigilanza  attendeva  a  torre  gli 
abufi  ,  caligare  i  colpevoli  ,  e  licenziofi  ,  &  erigere  la  giù- 
ftizia  ,  già  per  molti  anni  caduta,  e  tenuta  in  poco  con- 
to ,  &  ad  imprimere   negli  animi  di  tutti   il   terror  di 
quella  . 
Tr.  Il  primo  accidente  notabile  ,  che  occorfe  nel  fuo  go- 

cuidente  verno  ,  fu  che  trattandofi  di  levare  dalle  ftrade  della  Cit- 
migover-  ^  l'antiche  felici  ,  e  quelle  mattonare  ,  e  fortificare  le  lue 
Veifrol 'mura  ,  per  la  cui  fpe fa   fi  voi ea  imponere  una  Gabella  di 
ledo .       un  tornefe  per  ciafeun  rotolo  di  Carne  ,  Formaggio  ,  e  Pe- 
Gabel'a  .  fce .  j]  popolo    temendo   che  il  pefo  una   volta  importo 
più  non  fi  levaffe  ,  ne  flava   malcontento,   nel  cui  tempo 
fi  trovava  Eletto  del  Popolo  Domenico  di  Eazio  ,  alias 
Domevi-  Terracina  ,  principal  Cittadino  ,  e  molto  caro  al  Viceré  , 
eo  Ter™-  perilchè   era  alquanto  odiato  ,  e  fòfpetto  a  tutti  gli  altri 
""defi»  "Cittadini }  Coftui   un  giorno    venendo  dal   Viceré  perii 
polo .       negozio  della  Gabella  ,  e  parlando  per   Ja  Piazza  di  S.  Pie- 
tro Martire  ,  fé  gli  fé  incontro  Fociilo  di  iMicone  Mercan- 
Foc/7/o  di  te  dj  Vino  ,  uomo  audace  ,  e  di  fequela  ,  il  quale  accom- 
pagnato da  alcuni  Cittadini  ,  lo  minacciò,  dicendo  ,  che  fé 
egli  a  tal  Gabella  conienti  va,  il  Popolo  P  avrebbe  bruggia- 
to  la  Cafa  con  lui  la  moglie  ,  e  i  figli  j  ma  Domenico  ,  che 
era  accorto,diffimulando  con  allegro  volto  ,  rifpofe  k  Fi- 
gliuoli non  dubitate  di  cofa  veruna^heiua  Eccellenza  ave- 

rà 


L    IBRO    DECIMO,  z7i 

rà  ben  riguardo  al  tutto  ;  &  io  proccurerb  Tempre  il 
beneficio  univerfale,  e  la  quiete  noftra  ,  e  partirli  ,  e_» 
per  altra  fìrada  ritorno  ai  Viceré,  &  gli  racconto  V  im- 
pertinenza di  FociJlo  :  Poi  verfo  Ja  fera  dell'  ifteffo  giorno 
Giovanni  Luigi  di  Fonzeca  ,  Capitan  di  Guardia  infieme 
col  heggente  deliaVicaria,i  quali  avevano  ordine  di  quan- 
to feguì  ,  &  incontrato  FociJlo  appretto  la  Tua  Piazza  ,  e 
proprio  nella  Porta  picciola  di  S.  Pietro  Martire  ,  il  Fon- 
zeca io  prefe  in  parole,  ragionando  di  vini  del  fuo  Magaze- 
no,  e  poi  della  Gabella,  e  cosi  ragionando  lo  trafportò 
per  la  Piazza  deJJi  Pianeliari  per  infino  alli  Miraballi  ,  nel  focm0 
cui  luogo  voiendofi  Focillo  licenziare  ,  fu  fatto  prigione  ,  frigio- 
e  tofìo  fu  menato  alla  Vicaria  ,  Ja  quale  a  quel  tempo  era  ™  tn. 
prefso  la  Chiefa  di  S.  Giorgio  Maggiore  ;  il  che  intefo 
da  alcuni  Cittadini, corfero  feguiti  dalia  plebe  turoultuofa- 
mente  alle  Carceri  con  gridi ,  e  voci ,  domandando  ,  che  il 
loro  Cittadino  falvo  ,  e  libero  fé  gli  renderle  .  Era  in  quei  . 

tempo  Reggente   della  Vicaria  Federico  Uries  Spagnolo  ,  Uriel Re- 
CavaJiere  dell'ordine  GerofoJimitano  ,  e  fra  i  Giudici  Cri-  gente  del. 
minali  era  Antonio  Earattuccio  ,  coftoro  trattenevano  i  la.    ***' 
tumultuarj   con  buone  parole  ,  &  effendo  Focillo  di fcefo  Antonio 
nelle   Carceri  ,  e  dubitando  di  fua  vita  ,  aveva  levato  la  Baratine 
fcala  di   là  d'onde  difeefo  era,  e  teneva   nelle  fue  roani  ^ce  Q*'im 
un  corteJlo  ,  col  quale  non  fi  faceva  venire  perfona  avanti,  minate 
&  il  Reggente  con  il  Barattuccio  dubitando  della  Plebe  ,  la 
quale  ivi  in  gran  numero  concorfa  era,  con  tali  gridi, e  (tre- 
piti,  che  dava  lor  da  penfare  ;  perilchè  chiamarono  Fo- 
cillo ,  promettendoli  su  la  lor  fede  liberarlo  ,  per  quietare 
il  Popolo  ;  onde  egli  fidatoti  a  quelle  parole,  formontò  fu, 
ma  non  sì  preflo  giunfe ,  che  fu  con  una  fune  al  collo  (Iran-  Morte  di 
golato  ,  e  così  morto  con  due  torce  accefe  perchè  era  circa  f°cili0* 
due  ora  di  notte  ,  %ferono  gettare  da    una  delle  finellre 
del  Palazzo  :   ove  appiccato  refìò  ,  al  cui  fpertacoio  cade 
dalla  plebe  ogni  furore  ,  &  audacia  ;  e  villo  che  non  vi  era 
altro  rimedio  ,  fé  n'andarono  via  borbottando  3  Fu  quefìo 

così 


Z7Z    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

così  iropetuofo  accidente  alle  due  ore  di  notte  il  lunedì  al- 
Ji  19.  di  Gennajo  •  \ 

Non  molti  giorni  dopo  furono  fatti  prigioni  Antonio 
'•Antonio   Volpe  ,  e  Gio:  Battifìa  della  Pagliara  fuo  genero  ,  uomini 
Volpe ,  e  della  piazza  della  Sellarla  ,  come  principali  Autori  di  quel 
ti ftl delia  tunau^to  :  &d  alli  otto  di  Febbrajo  di  mezzo  giorno  ,  pre- 
Tagiiara  fente  tutto  il  Popolo,  che  vi  era  concorfo  a  vedere  ,  in  due 
appicca-  finefìre  del  palazzodellaVicaria  appiccati  furonr>;il  cui  fat- 
to fu  avvertimento  a  moiti,che  il  pigliar  le  cofe  pubbliche 
a  carico,  in  odio  de' Superiori,  non  è  meno  pericoJofo,che 
temerario,  &  apertamente  fi  vidde  ,  che  la  plebe  concitata 
da  fé  fteffa  lenza  guida  ,  e  configli  di  uomini  potenti  ,  non, 
ha  altro  in  se  ,  che  voci  gridi ,  e  tumulti . 

Faisettato  il  tumulto  ,  caligati  i  Rei  ,  òVimpofìa  la 
Jtftfn   Gabella  ,  e  quel  che  più  fu  di  momento  ,  dato  terrore  a 
Napvii.  tutti  ,  di  così  fevera  giuftizia  i  il  Viceré  fi  rivolfe  a  i  co- 
^^j'modi  ,  &  ornamenti  delia  Città  ,  togliendo  via  dalle  flra- 
vad  da    de  gli  Archi ,  i  Portici  di  fabbrica  ,  Gain*  ,  pennate  ,  & 
Napoli,  altre  ripari  di  tavole  ,  e  di  fabbriche  ,   eh' erano  quafi   in_j 
tutte  le  fìrade  delia  Città,  con  tutti  gli  altri  impedimenti, 
che  impedivano  l'aria  di  quella  ,   e  così  tolta  via  1'  ofeuri- 
tà  ,  e   l'umidità  di   ogni   parte  ,    le  Cafe  ,    e  gli  Edifi- 
ci  tutti  allegri,  e  chiari  fatti  furono  5  e  per  finire  l'or- 
namento  della  Città,  «e  delle  piazze  ,  diede  principio  a 
Mattona,  mattonare  le  ftrade  ,  ampliarle  ,  e  circondarle  di  muraglie 
te  di  tfa*  nove  ,  così  dalla  parte  di  mare  ,  come  di  terra  ;  fortificò 
Muraglie  grandemente  il  Gattello  di  S. Eramo, e  lo  rinchiufe  dentro  la 
di  Napo*  Città  ,  dal  cui  tempo  fi  è  vifla  effere  efla  Città  ingrandita, 
e  magnificata  per  le  due    parti  più,  che  prima  non  era: 
Per  il  che  efìinta  la  memoria  delle  muraglie  ,  &  antiche»* 
Porte  edificate  dal  Re  Carlo  Secondo  ,  e  dagli  altri ,  come 
Torta      fu  Porta  Reale  preffo  il  Palazzo  di  Roberto  Sanfeverino 
Reale .     Principe  di  Salerno  :  Porta  Donn'Orfo  predo  il  Monafìerio 
TtruccJae'.  di  San  Sebafìiano  *  Porta  Petruccia  preffo  il  Pendino  del 
iv^^/Cerriglio  ,  Porta  del  Cafìeilo  preffo  la  Fontana  dell'  In- 

fajtell* .  co. 


LIBRO    DECIMO.  273 

coronata  j  e  Porta  di  San  Giovanni  a   Carbonara  preflk      M  ^ 
effaChiefa.  Trattò  poi  per  comodità  de' Negozianti  di  sGl0Va7K 
porre  tutti  i  Regj  Tribunali   in  un  luogo  ;  e  parendogli  il  ^c^- 
Gattello  di  Capuana  a  proposto  ,  ivi  gli  coftituì  ,  e  chia, 
ino  tal  luogo  la  Nuova  Vicaria  ,  benché  egli  volontien  li 
affatico  per  togliere   dalla  cafa  od  Marchefe  del  Vafìo  il  R**J« 
Tribunale  della  Sommaria  ,  ove  per  molti  anni  flato  era  »tw*«»4- 
come  fi  dirà   nel  cap.  1.  delxi.  libro  .  Il  Tribunale  delia  h  delia 
Vicaria  con  le  fue  carceri   era  prelTo  il  Campanile  della  fTm 
Chiefa  di  San  Giorgio  Maggiore  ;  Quello  del  Sagro  Con-  Tribuna 
fìllio  ,  era  dentro  il  Claufìro  del  Convento  di  Santa  Chia  fc*»»  , 
rajQuello  della  Bagli  va  era  proprio  nelle  Scale  della  Cnie-  Jt  Sagr9 
fa  di   San  Paolo  Maggiore  j  Quello  della  Zecca  era  ap -  Configli: 
prefio  la  Piazza  della  Sellarla  .  E  perchè  il  Cafìello  di  Ca-  f^f 
puana  poco  prima  era  fiato  conceffo  a  Filippo  della  Noia^/i»** 
Principe  di  Sulmona  ,  il  Viceré  li  diede  in  ifcambio  un  bel T*ih™£ 
palazzo  nella  fìrada  dell'Incoronata  ,  il  quale  alla  Regia  £  ' 


*ecca 


Corte  pervenuto  era  da   un  Mercante  fallito  ,  che  li  Regj 
arrendamene   tenuto  aveva  ;  e  fatta  quefìa  commuta,  il 
Viceiè  con  grandifiima  fpefa  nell'anno  1  $40.  vi  trasferì 
tutti  li  ibvradetti  Tribunali,  del  che  è  cagionato  al  Regno 
tutto  grandifìimo  comodo .  Fé  altresì  edificare  dietro  il 
Caftello  nuovo  il  Palazzo  Regio  ,  con  un  fontuofiffimo,  &>pajazz§ 
ameniiTimo  Palco  ,  all'  incontro  del  quale  fece  fare  un  am-  Regio  di 
pliffma  fìrada  ,  difendendola  fino  a  Porta  Reale  nuova  i  la#riPo/'  • 
quale*fìno   alprefente,   ftrada  di  Toledo  fi  nomina  ,  e  per 
comodità  de'  viandanti  ampliò  grandemente  la  Grotte  ,  Stradati 
che  va  da  Napoli  aPozzuolojCofìrutta  già  tanti  fecoli  avan-^'^*^ 
ti  ,  come  altrove  fi  è  detto  .  Tqzzuq- 

Fu  D.  Pietro  di  Toledo  il  primo  Viceré  ,  che  in  Na*/o- 
poli  il  Parlamento  introduce  ,  eli  Donativi  triennali  pro- 
ponendo a' Baroni  ,  &  al  Popolo  la  recefiità  del  Re  per 
potere  fupplire  alle  Guerre  ,  e  per  tenere  il  Regno  in  pa- 
ce )  e  difendere  i  fuoi  Stati  ;  Qua!  Donativo  fu  comincia- 
to l'anno  1 554.  di  ducati  50.  mila  5  poi  tanto accrefeiuto 
Sum*TQtii*V.  .    M  ni  è  fìa- 


T  arti  ti 


Z74    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

e  flato,  che  a'  noftri  tempi,  non  foJo  fi  continua  ogni 
tre  anni  di  pagare  detta  fomma  ,  ma  e  afcefa  fino  a  un  con- 
to di  oro  ,  e  due  mila  ducati  5  come  ne'  libri  de*  conti  della 
Città  fcorgere  fi  può.  Fu  anco  effo  D.  Pietro  autoredi 
trattare  partiti  di  grani  con  Mercanti ,  per  graffa  ,  &  ab- 
Crani'  DonQ,anza  deJJa  Città  non  fenzagran  fofpetto  ,  che  egli  o 
partecipale  a  quei  partiti,  o  da' Mercanti  aveffe  grotta 
fomma  di  denari  per  effettuarli  ,  i  quali  partiti  hanno 
cagionato  nella  Città  grandiffima  ruina  :  perche  fatto  il 
partito  ,  fcoprendofi  ,  che  la  nuova  raccolta  viene  fertile, 
il  partito  non  finifce  giammai  ;  fé  fi  fcuopre  il  contrario  , 
il  partito  fubito  finifce  ;  e  quefch'è  peggio  per  eili  partiti 
fi  è  vifio  del  tutto  efiinto  il  nome  ,  &  i  fatti  del  Pane  chia- 
mato di  Petruccia  ,  il  Pane  di  Sant'  Antamo  ,  &  il  Pane 
di  Affifa  j  e  fé  bene  quello  ultimo  Pane  ,  era  pane  de'  pò- 
veri ,  nulladimeno  era  migliore  del  miglior  Pane  ,  che 
fi  fa  al  prefente:  contuttociò  per  dire  il  vero  Don  Pietro 
di  Toledo  aveva  parti  reali  ,  perchè  oltre  il  vivere  fplen- 
dido  ,  &  il  trattarli  di  gran  Principe  ,  e  tener  corte  ono- 
rata, era  di  volto  venerabile  con  una  placida  ,  e  fignorile 
gravità  ,  ne'  negozj  accorto  ,  d'  ingegno  acuto  ,  nella 
Giuftizia  fevero  ,  e  circofpetto  :  Fuor  de'  negozj  ,  era  af- 
fabile ,  giocondo,  e  trattabile,  &  in  tutto  gran  Corteg- 
giano :  ma  all'  incontro  aveva  contrapefo  di  alcune^» 
imperfezioni  h  imperciocché  era  inclinatiflimo  ai  giuo- 
co ,  talché  vi  confumava  le  notti  intiere  ,  e  grofTe  finirne 
di  danari}  negli  odj  pertinace  ,  e  vendicativo,  in  tanto, 
che  coloro  ,  che  egli  odiava,  eziandio  con  procedi  procu- 
rati non  mancava  d'inquietarli,  per  poter  poi  con  giufla  ap- 
parenza calunniarli  :  era  nell' amor  delie  Donne  più  ,  che 
al  grado  ,  &  all'  età  conveniente  dedito  ,  ma  ben  accorto  , 
e  cauto  :  con  quefìe  virtù  ,  e  difetti  talmente  amminiftrò 
il  Governo  del  Regno,  che  fra  tutt' i  Minili  ri  di  Cefare 
in  qualfi voglia  fuo  Kegno  ,  e  dominio,  egli  fu  fé mpre  ri- 
putato   il  prime  ;    &  avendo    governato   il  Regno  cir- 


ca 


LIBRO    DECIMO.  27* 

ca  anni  14.  ne  flava  in  fomma  felicita  ,  e  gran  benevolen- 
za di  tutti  ,  avendo  ridotto  il  vivere  in  abbondanza  ,  & 
a  prezzo  comodo  .  Erano  reflati  alcuni  odj  intrinfechi 
tra  iJ  Viceré  ,  e  Ja  Nobiltà,  e  tra  fòJdati  Spagnuoli ,  &  i  no- 
flri  Cittadini,  cagionati  da  alcuni  accidenti  ,  come  fi 
ira  . 

Nel  principio  del  Governo  dei  detto  Viceré  di  Tole- 
ledo  ,  eflendofi  accortala  Nobiltà  ,  ch'egli  in  tutti  li  pro- 
gredì  della  Giufìizia  ,  Tempre  aveva    la  mira   contro  di^'M™ 
eflì  ,  del  che  rifentendofi  i  Nobili ,  più   volte  ne  avevano^  di  Na. 
fcritto  air  Imperadore  ,  fupplicandolo  ,  che   ammovefTe/'o/'  >  &il 
Don  Pietro   da  Napoli  5  ma  non  effendoli   riufcito  il  di-  Toledg  ' 
fegno,  alla  venuta,  che  egli  fé  in  Napoli  l'anno  1 5-3  j.  com- 
parvero avanti  fua  Maeflà  il  Marchefe  dei  Vafìo  il  Prin- 
cipe di  Salerno,  &  il  Principe  di  Melfi  ,  facendoli   ifìan- 
za ,  che  ammoveffe  Don  Pietro  dal  Regno  5  fu  veramen- 
te grande  l'autorità   di  cofloro  appretto  Sua  Maefìa  ,  e 
ne  iàrebbe  forti  to  l'effetto  ,  che  eglino  defideravano,  fé  la 
vigilanza  di   Don  Pietro  rimediato  non  avefle  ,  che  ac- 
cortoti  dei  fatto,  e  dovendoti  nelle  fefìe  di  Natale  farfi 
l'elezione  del   nuovo  Eletto  del  Popolo,  fi  oprò  di  tal 
maniera   ,  che  fu  fatto  Eletto  Andrea  Stinca,  Razionale  f**"* 
della  Sommaria,  uomo  di  autorità  ,  vecchio,  faputo  ,  e  de.  jsMtl 
Aro  :  coflui ,  o  che  dal  Viceré  ne  fufle  richieflo  ,  o  pure  dei  T<p* 
foliecitato  dal  Popolo,  ottenne  daUTmperadore  particolar lo  ' 
audienza  ,  e  da  folo  a  folo  in  queflo  modo  li  parlò  , 

Sacra  ,  e  Cattolica  Maeflà  ,  la  fedeltà  dei  Popolo  Na- 
politano verfo  Vofìra  Maefìa  Cefarea  ,  e  de'predeceffori  Or«/w 
Ke  di   Aragona,  in    tante  rivoluzioni  ,  e   turbolenze  à\  delio  Stìn. 
Guerre  ,  per  tanti  ,  e  tanti  fecoli  ,  e  iufìri  fempre  fu  M*-l"«£ 
ra  ,  e  ferma  :  Onde  fenza  dubbio  veruno    la  Piazza  di  elfo 
Popolo  di  Napoli ,  Città  di  Sua  Maeflà  tiene  il  titolo 
di  Fedelifìima  ,  però  il  fufurrare  che  i  Signori  ,  e  Nobili 
del  Regno  ti  sforzano  far  opra  con  la  Maeflà  Vofìra  ,  che  tia 
ammodo  dal  Governo  di  quello  il  Viceré  Toledo,  du~ 

M  m     3  pj. 


276    DELL'  HtSTORIA  DI  NAPOLI 

bitando  di  quefio,  ha  mandato  me  aUi  piedi  di  Vofira 
■Maefìà,  fupplicandola  reftarfervita  d' intendere  primo  Je 
poche  core,  che  mi  occorrono,  e  poi  deliberi    ciò,  che 
gli   piace  ;  Già.  e  cofa   chiara,  e  nota,  come  ne'  tempi 
pattati    il  Popolo  di  Napoli   fia  fiato  rempre  da' Nobili, 
e  Grandi  opprefTo,  e  maltrattato;  Pi nfolenza  de*  quali,  fia 
detto   con  licenza  di  Vofira  Maefià  ,  non  folo   nel  Popo- 
lo ,  ma  ne' Capitani  di  guardia  ;  anzi  infino  a' Viceré,  e 
Luogotenenti   fi  è   talvolta  difiera  con   temeraria  fuper- 
bia,  intanto  che  tenendo  armi  infinite  ne' portici  delle 
loro  Care,  non  temevano  di  perfeguitare  gli  Agazzini  y 
ferirli,  maltrattarli,  &  ucciderli  :  e  dalle  loro  mani   i  mal- 
fattori a  forza  togliere,  e  liberare j  tener  uomini  di  male 
affare  nelle  proprie  cafe  a5  danni  di  quefio  ,  e  di  quello  ,  e 
fovente  alimentarli  ,  e  pubblicamente  difenderli  dalla  giu- 
fiizia ,  conculcare  i  poveri  arteggiani  ,  ingiuriarli ,  ferirli, 
&  in  tutto  ,  e  per  tutto  ogni  giufiizia  deprezzare.  Tutte 
quefie  cote  il  Viceré  Toledo  con  fomma  diligenza  ,  &  uti- 
lità ha   tolto  via,  e  con  io  feudo  della  Giufiizia  ne  ha 
difefo,  e  cofiretto  quelli  a  iafeiar  quefìi  imperiofi  cofiumi. 
Ora  ,  che  conorcono  e  (Ter  rotto  Re  ,  e  non  rotto  Tiran- 
no ,  come  per  innanzi  eravamo  ,  re  quefio  così  giufio  ,  & 
intrepido  MinifiroMi  qui  fi  toglie  ,  fènza  dubbio  alcuno  al- 
le prifìine  depreflioni  ritorneremo  ;   A  Vofira  Maefià  dun- 
que fìarà  di  far  quel  che  più  li  parerà   rervito,  Sfefpe- 
ìfpojta  diente:  Or  quanto  comanderà,  di   fare  come  fatto  con 
..jirim-   fomma   prudenza    ,     e    circofpezzione    allegramente  con 
affo  IIL-  ^a  f°J'ta  ubbidienza  foffriremo  .  A  cui  1'  Imperadore  beni- 
ea  .         guarnente  rifpofe  ,  che  la  fedeltà  dei  Popolo  gli  era  notif- 
T°N«p  -   ^ma  '  e  c^e   In  q11^0  particolare  averebbe  egli  deliberato 
litanofe-  quel  che  più  fuo  fervizio  ,  e  beneficio  del  Popolo  di  fare 
deismo,  conveniente  gli   pareva.  Ufcito  fuora  io  Stinca,   trovò 
gli  avverfarj  ,  che  afpettavano  per  avere  udienza  da  Sua 
Maefià  ,  ma  in  damo   fi  affaticarono  ,  perchè  Timperado- 
re   all'orazione  dello  Stinca  fi  rifolve  di   non  ammovere 

Don 


Ri 

de 


LI  B  K  O    DECIMO-  m 

Don  Pietro  dal  Regno  :  perilchè  1'  odio  di  molti  anni  con- 
cepito ,   nell'anno  46.  partorì  grandiifìmo  danno  ,  come 

fi  dirà. 

E  circa  la  cagione  dell'  odio  ,  che  ricuafìo  era  ne'  iol-      ^  ^ 
dati  Spagnuoli  contro  i  nofìri  Cittadini-,  fu  eh'  effondo  ve-  Joidiitì 
nuto  in  Napoli  3000.  foldati  nuovi  da  Spagna  ,  i  quali  dal  WgJ? 
volgo  fono  chiamati  Bifogni  ,  e   fmontati  in  terra,  MBWjJ^"t 
che  molto  patiti  aveano  nelle  Navi  del  vitto  ,  e  di  ogni  co- 
modità ,  famelici  fé  n'  entrarono  nelle  Ofterie  della  piazza 
della  Loggia  ,  e  di  altri  luoghi  della  Città  ,   e  con  i  fapo- 
rofi  cibi  ,  e  generofi  vini  ,  fi  ricompenfarono  quanto  patito 
aveano  nel  viaggio  ;  ma  nel  pagare  poi,  o  che  gli  Odi  rapa- 
ci   voleflero    pagamenti   immoderati  »    o  che  quei  noiu 
voleffero  con   effetto   pagare  ,  fi  venne  fra  di  loro  a  rumo- 
re,  &  all'armi  ,  ove  concorfi  molti  de'  nofìri  ,  fi  azzurra- 
rono con  gli  Spagnuolije  li  trattarono  molto  male, ucciden- 
done molti  :  al  cui  rumore  tofto  vi  concorfero  gran  numero 
di  Gentiluomini  ,  e  di  Cittadini  principali  ,  onde  il  tumul- 
to fu  acquietato;  &  avendone  dentro  le  proprie  cafe  falvati 
molti  ,  1'  accompagnarono  poi  a'  loro  quartieri  .  La  cut 
lilla  nacque  a' 17.  di  Giugno  IJJ7-  ove  morirono  da  circa 
1000.  Spagnuoli  .  Quefìo  accidente   molto    difpiacque  |1 
Viceré  ,  e  fu  per  procedere  al  cafìigo  -di  alcuni  nominati  ,rf/^'w 
ma  informato  dal  Principe  di  Salerno  ,  il  quale   tolfe  a  fa-  gnud'^  in 
vorire  il  Popolo,  che  il  rumore   fu  cagionato  da  foldati  Napoli . 
Spagnuoli,   parve  efpediente  per  all' ora  diiTimulare  ,   tal 
che  per  le  due  cofe  già  dette  intrinfechiflimiodj  recati  era- 
no ,   tra  il  Viceré  ,  e  la  Nobiltà,  e  tra'  foldati  Spagnuoli, 
equeili   del  Popolo  ;  tuttavia  le  cofe  fi  andarono  quietan- 
do ,  e  fi  viffe   gran  tempo  fenza    fofpetto  alcuno  .   E  per 
aver  il  Principe  di  Salerno    favorito   ii  Popolo  nel  detto 
accidente  ,  accrebbe  tanto   1'  amore  dei  Popolo  verf)  lui  , 
che  dovunque  lo  vedevano,  io  fentivano  ,  e  l'otfervavano  , 
come  lor  Padre  ,   e  Protettore;   il  che  faputo  dai  Toledo, 
cominciò  a  concepire  fofpezione  grande  ,  che  poi  acc  eb- 
be 


i78     DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

be  tanto",  come  fi  dirà,  che  ne  nacque  grandiffima  ro- 
vina . 
Trinci^  Neli'  anno  poi  i  J4^*  ovvero  ciò  dal  Viceré  proccura- 

f h dei     to  ,  ovvero  d'altro  modo  fi  fufle  ,  fi  feppe  ,  eh' era  venuto 
TJlM^l  ordine  dalli  Cardinali  del  Santo  Ufficio  di  Roma  ,  che  fi 
U .  J546. dovette  procedere  pervia  d'inquifizione  contro  i  Chie- 
rici Clauflrali  ,  e  Secolari  ,  alla  cui  nuova  la  Città  fi  fol- 
Zdim  dì  isyl)  alquanto  ,  e  creò  Deputati  ,  i  quali  andarono  al  Vice^ 
Jone,    r^>  maravigliandoli  di  tal  novità,  e  lo  fupplicarono  ,  che_j 
non  voiefìe   in  ciò  dare  1'  Exequatur  •   il  Viceré  rifpofe  , 
eh' egli  ancora   fi  maravigliava  ,  e  che  averebbe  fcritto  al 
Papa  ,  come  né  volontà  dei  Re  ,  né  fua  era  di  trattare  in 
quefìo  Regno  dr  Inquifizione  ,  e  che  fra  tanto  Exequatur 
alcuno  non  averebbe  concetto  ,   delie  quali  parole  la  Città 
ne  retto  quieta  :  ma  venuto  il  mefe  di  Dicembre  ,  nel  cui 
^'rjetro  tempo  T  elezione  del  nuovo  Eletto  del  Popolo  far  fi  doveaj 
vinqiàfu\\  Viceré  ,  che  ali  Inquifizione  1  animoavea,  non  già  per 
zhne  /*raitro  a  {Q\  Cfie  per  cafijgo  delia  Nobiltà  ,  &  acciò  dal.Popo- 
Cdeiiafi[0lo  non   fé  gli  facette  refittenza  ,  proccurò  per  mezzodì  al- 
lato .     cuoi  fuoi,  i  quali  con  ufficj ,  e  favori  gratificati  fé  gli  avea, 
che   in  quella  Elezione  Domenico  Terracina  fuo  Compare 
Eletto  futte  ,  quale  alla  Plebe  molto  odiofa  era  ,  perla 
cagione  nel  principio  detta  della  morte  di  Focillo  :  e  giun- 
to il  negozio  a  quefìo   termine  ,  il  Viceré  ,  come  il  volgo 
ditte,  proccurò  da  Roma  per  mezzo  del  Cardinal  Burgos 
fuo  Fratello,  un'Editto  ,  per  il  quale  non  foio  fi  proibiva 
il  trattar  delle  cofe  di  Religione  da' Laici  >  ma  anco  raf- 
frenava alcuni  altri  eccefli  ,    che  fentiva  d' Inquifizione; 
qual*  Editto  fu  affitto  nella  Porta  Maggiore  delia^Chiefa 
Cattedrale  ;  il  quale  ettendo  da  molti  letto  ,  e  più  volte 
efagerato,  fu  cagione  di  fare  folievare  alquano  la  Città  ,  e 
fi  gridò  dalla  Plebe  ferra  ,  ferra  ;  per  il  che  fi  ferrarono  le 
Botteghe  ,  e  V  Oflerie  ,  e  fi  ebbe  ricorfo  al  Reverendiflìmo 
Leonardo  de  Magifìris  Vefcovo  di  Capri,  e  Vicario  dei 
Reverendiflìmo  Rainaldo  Farnefe,  Arcivefcovo  di  Napoli  ; 

indi 


LIBRO    DECIMO.  279 

indi  venuta  Ja  Domenica  delle  Palme  alli  tre   di  Aprile 
IJ47.  per  chiamata  del  Viceré  ,  l'Eletto  del  Popolo  con 
Ji  Capitani  delle  piazze  Popolari  ,  andarono  a  Pozzuoli  ,  & 
il  Viceré  di  nuovo  tentò  il  negozio  lotto  pretefìo  ,  eh'  era 
bene  gafb'gare  gli  uomini  pravi,  trifti  ,  e  libaldi  ,  persua- 
dendoli doverli  contro  di  quelli  procedere  ;  alia  qual  prò- 
pofìa   quafi  tutti  furono  per  confentirli  ,  nondimeno   per  q ^-letr9 
tema  dei  Popolo  già  fatto  fofpetto  ,  e  folle vato  non  rifpo-/>™/>ow? 
fero  con  rifoluzione  ,  ma  dettero  buone  parole  con  riferva lj£f*" 
di  farlo   intendere  alle  lor  Piazza  ;  e  ritornati   in  Napoli , 
l'Eletto  convoco  tutti  i  Capitani  ,  e   Confultori  al  Con- 
figlio  in  S.  Agolìino  ,  e  propofe   a  quelli   la   volontà  del 
Viceré,   efortandogli  a  contentarfène  ,  acciò   fé  la  Città  D°m?»i- 
fuffe    in  qualche  parte  contaminata  di  erefie  ,  fi  potette  in^tó/r 
quefìo  modo  purgare  ,  e  non  effendo  ,  che  ne  fufTe  con  que-  Eietto 
fìo  timore   prefervata  ,  mofìrandoii  con  ragioni  che  le  leg  àeivopa* 
gi  non  fon  fatte  per  gli  buoni  ,  ma  per  gli   rei;     alla  cui  p0»er 
propofìaPietroÀntonio  Sapone  uno  del  Ji  Confultori  tool*  *;  4uiJ*~ 
to  favorì  la  volontà  del  Viceré  ,  e  con  una  lunga  orazio-2™ 
ne  andò  ricordando  1'  amorevolezza  di  Don   Pietro  verfo 
il  Popolo,  e    1' odio  grande  portatoli  dalla  Nobiltà  ,  per 
cui  fi  trattava  efTa   Inqulfizione  ;  ma  tal*  orazione  niente 
giovò,  perchè  quafi    rutti  contradifiTero  ,   tra   i  quali  fu 
Giovanni  di  Seffa  della  Famiglia  di  Pafchale  ,  eccellenti/Ti- G/V  dl 
mo  Medico  ,  il  quale  vigorofamente  riprovò  l'orazione  del  sefi  Me* 
Sapone,  dicendo  effer  buona  cofa  caligar  gli  Eretici ,  e  dlco  - 
che  i  colpevoli  feveramente  puniti  effer  debbiano  ■>  ma  che 
il  caftigo  fpettava  al  Pontefice  Romano  ,  &  a'  fuoi  Vicarj 
Ecclefiafìici ,  così  ordinato  per  li  Canoni ,  e  non  a'  Princi- 
pi fecolari  ,  i  quali  defiderano  la  ricognizione  di  quelli  de- 
lit  ti ,  non  tanto  per  l'onor  di  Dio  ,  quanto  per  cavarne  le 
fé  vere  confìfcaz  ioni  delie  robe  :  però  fi  deve  da  noi,  con 
debita  riverenza  dei  Principe  infino  alla  morte  contraltare, 
che  non  s'introduca  nella  noflra  Patria  quefia  dura  legge 
dell'Inquifizio  ne  ,  allegando  il  Privilegio  fatto  a'  Napoli- 
tani 


28o    DELL»  HISTORIA  DI   NAPOLI 

tani  :  alla  quaJ  propofta  tutti  gì*  altri  aflentirono ,   e  tofìo 

2l£W«/.crcaro"°  DePutati   Per  rìfpondere  al  Viceré  :  E  perchè  la 
f^/jQ-'Nobihà-  anco  nelli  cinque  Seggi  congregati  il  fimile  con- 
cere .      chiufo  avevano  ,  andarono  giuntamente  con  quelli  del  Po- 
lo a  Pozzuolo  ,  ove  il  Viceré  per  cagione  di  iua  falute  fé  ne 
flava  *,  &  introdotti  alla  iua  prefenza  Antonio  Grifone  No-» 
bile  del  Seggio  di  Nido  ,  in  nome  di  tutti  parlò  ,  dicendo  . 
Uluftriflimo,  &  EcceJJentiiTìmo  Signore,   quefto  Re- 
diT:™c-  8no '  e  q«el^a  noftra  FedeJifTima  Città  di  Napoli  per  quan- 
nio  Grì-  to  abbiamo  rettamente  featito  delia  Cattolica  ,  &ortodof- 
Jone .      £a  pccje  ?  k  ^ata  fempre  riputata  relig ioli  Mima  ,  &  a  niuna 
perfona  crediamo  effe r  nuovo  ,  odubbiofo,  e  principal- 
mente all' Eccellenza  Voftra  ,  che  tanti  anni  ne  ha  retti , 
e  governati  ,  &  appieno  ne  conofee  tutti  \  dall'altra  parte 
quanto  fi  a  (iato  Tempre  alla  Città  ,  &  al  Regno  non  folo 
odiofo  ,  ma  formidabileil  nome  dell'i  nquifizione  ,  a  tutto 
il  Mondo  è  palefe  ,  e  chiaro  5  e  quefto  per  molte  ,  e  mol- 
te giufle  ragioni  ,  e  fovratutto  ,  che  avendoli  con  tanta  fa- 
ciltà,  con  quanta  fi  truova  per  ogni  parte  del  Regno  falfi 
teftimonj  ,  &  uomini  ribaldi  ,  e  fenza  cofeienza ,  che  per 
odio,    o  denari  fi  corrompono   facilmente,  la  Città  ,  e  il 
Regno  in  breve  disfatta  ,  e  ruinata  ne  remerebbe  .  Noi  da 
.«    quel  tempo  ,  nel  quale  altra  volta  fotto  il  reggimento  del- 
zion*^   la  Felice  memoria  del  Re  Cattolico  Ferdinando  d*  Arago- 
temata    na,fu  quefto  negoziod'i  nquifìzione  tentato,poi  per  grazia  di 
^Re  Catto-  Que^a  Maeftà  ,  e  per  lo  noftro  giudo  rifentimento  ,  fu  tol- 
1m*       to  via  ,  e  fopìto  in  tutto  ,  e  ne  (lavano  ripofati  ,  eficuri, 
tanto  più  che  V.  E.  quefìi  giorni  addietro  ne  diede  fperan- 
*     £a,  che  quefta  co  fa  f)pita  farebbe  :  ma  ora  da  quefto  Edit- 
to perturbati  ,  &  infofpettiti ,  temendofi  da  noi  quella 
fovra  ogni  altra  pefte  ,   Voftra  Eccellenza  primo  Miniftro 
di  fua  Maefìà   Cefarea  ,  e  così  gran  protettore  noftro  fìa- 
mo  venuti  animofamente,  riputando  Voftra  Eccellenza  non 
meno  Cittadino  noftro  ,  peu  dir  così  ,  che  foramo  Prefide 
e  Governatore  •>   fperando  che  fi  debba  quefto  accidente  de- 

ter- 


LIBRO    DECIMO.  zSi 

terminare  in  modo,  che  refìiamo  nella  folita  noflra  quiete, 
e  ficurezza;SuppIichiamo  dunque  Voflra  EccelJenza,chere(li 
fervita  ,  che  a  tempo  fuo  non  vogii  fofFrire  ,  che  da  tanto 
opprobrio  ,  e  vergogna  macchiata  ,  e  da  cesi  intollerabile 
giogo  non  meritandolo  aggravata  ;  raccomandando  ,  e  ri- 
mettendo nelle  mani  dell' E.  V.  le  noftre  facoltà  ..  Je  mogli, 
e  figli  ,  e  T  onore  ,  che  importa  più  di  ogni  altra  cofa__j  . 
Mentre  Grifone  parlò  ,  il  Viceré  guardò  tempre  i  Deputa- 
ti tutti  uno  per  uno  ,  &  indi  a  tutti  infleme  rivolto  ,  così 
rifpofe  ,  ma  in  lingua  Spagnola  j  Non  era  di  mefìiere  ,  che Rìfpofis 
per  quelli  negozj  tutti  voi, Signori, pigliato  avefte  la  fatica  deJ  f?ìfeJ 
del  viaggio,  ne  deve  la  Città  a  ragione  refìar  con. anzia  \  Deputati 
e  fofpetto  alcuno  ,  perchè  io  veramente  mi  reputo  vofiro^<*cv> 
Cittadino  ,  e  certo   con  ragione,  avendo  per   tanti  anni'4* 
con  eflbvoi  dimorato  ,  e  trattato  ;  &  oltre  di  ciò  avendo 
maritata  con  uno  de'  nofìri  Nobili  una  mia  figlia  ;  e  perciò 
vi  dico  ,  che  né  intenzione  di  Sua  Maellà  ,  ne  mia  è  fiata 
mai  ,  né  e  di  apporre  alla  Religiofa  Città  voftra  macchia 
alcuna  di  erefìa  ,  né  d'imporre  Inquifizione  5  né  piaccia 
mai  a  Dio  >  che  io  ilando  in  governo  del  Regno  ,  che  tale 
gli  avvenga  mai  5  anzi  fé  l' lmperadore  ,  mio,  e  vofìro 
Signore  lo  comandarle,  primo  io  mi  affaticarci  con  le  fup- 
plicazioni  mie  ,  che  retlaiTe  fervita.  di  non  efeguirio  j  e_j 
quando  pur  lo  conofceflì   inclinato  a  dover  farlo  ,  prima  li 
dimandare!  licenza  ,  e  mi  partirei,  che  quello  io  vedelTi ,  o 
comandaci  d'  efeguire  :  retiate  dunque  tìcuri ,  che  d'Inqui- 
fìzione  non.fi  tratterà  mai  ;  ma  perchè  voi  pur  fapete  ,  chede?Tofel 
molti  benché  ignoranti  ,  e  di  poco  conto  parlano  licenzio-  4»f*  P 
famente  di  quello",  che   alla  loro  profeilìone  conviene  ,  §#***#» 
potrebbe  elTere  ,  che  alcuni  fufTero  infetti   di  qualche  er-*"*'  * 
rore  ,  perciò  non  giudico  fuor  dipropofito,  né  la  Città 
lo  debba  tener  per  male  ,  fé  alcuni  ve  ne  fufTero  ,  fìano  per 
la  via  ordinaria  ,  fecondo  i  Canoni  ,  inquifiti ,  e  cailigati , 
acciò  Je  pecore  infette   non  abbiano  di  attaccar  la  rogna 
all'altre  fané  5  e  per  quello  fine  folo  debbiano  quelli  edit< 
Sum.Tcm>V.  N  n  ti 


**z    DELL'  HISTORIA   DI  NAPOLI 

ti  effer  polli ,  e  non  peraltro*  Ciò  detto,  i  Deputati  gli 
refero  infinite  grazie,  dicendogli  tale  effere  fiata,  &  ef- 
fer  la  fperanza  di  tutti  nell'Eccellenza  fua.  Ritornati  dun- 
que i  Deputati  allegri  da  Pozzuolo  ,  alle  Piazze  riferirono 
Ja  benigna  rifpofìa  del  Viceré  ,  che  fu  afcoltata,  e  pre- 
dicata da  tutti  con  fornaio  &  universale  giubilo  ,  quan- 
tunque interpretarono  da  queir  ultime  parole  di caftigar 
i  colpevoli  per  via  di  Canonica  mente  dal  Viceré  non  effer 
in  tutto  aliena  dall'  Inquifizione  ,  ma  volerJa  cominciare 
con  giuda  apparenza  ,  accio  col  tempo  ella  pafTaffe  a  i  ter- 
mini più  ardui  i  tanto  che  ella  reftaffe  Inquifizione  da 
fenno  ;  con  tutto  ciò  Ja  Città  refìò  quietata  nel  modo  già 
detto. 

Ma  come  ,  che  gli  Editti  continuavano  ,  e  già  n*  era 
r ,.        flato  affiffo  un'  altro  alla  porta  dell'  Arcivefcovado  affli  1 i. 
tergagli  di  Maggio  i  J47.  molto  più  del  precedente  chiaro  ,  e  ror- 
j" •  di      midabile,  che  parlava  alla  fcoverta  d' Inquifizione,  Ia__j 
a£*f  '  Città  tutta  fi  follevò  con  gran  rumore  ,  gridando  Armi  , 
Armi  ,  e  tumultuofamente  corfero  alia  porta  dell' Arcive- 
fcovato  ,    dakcui  luogo  Tommafo  Anello  Sorrentino  uno 
JtneUo     ^e'  CaP*  dì  quel  tumulto  impetuofamente  levò  1'  Editt'o  , 
Sorremi-  e  da  indi  fcefi  alla  Cafa  del  Terracinaji  dirTeroTche  la  Piaz- 
*deÌTu°  zaa  ^ant0  Agofìino  convocar  doveffe  ,  acciò  Ji  Confultori 
multo,"    vecchi   fi  ammoveffero  ,  e  fi  creaffero  i  novi ,  dubitando  , 
che  fra  quelli  ,  &  il  Viceré  pafTafìTe  occulta  pratica  ,  poi- 
che  le  cofe  non  fi  vedevano  a  cammino  ,  perche  Je  parole 
erano  molto  differenti  da  i  fatti  ,  il  che  ogni  giorno  dagli 
andamenti  di  quefìa  pratica  conofceva:  ilTerracina  aquel- 
Ja  domanda  fu  renitente  ,  e  loro  diffe,  che  non  era  bifogno 
di  far  altra  deputazione  ,  perchè  prometteva  fubito  in  no- 
me del  Popolo  andar  dal  Viceré,  e  riportarne  provvifione  a 
foddisfazione  di  tutti ,  e  quietargli  ;  ma  la  repugnanza  del 
Terracina  ,  &  il  poco  credito ,   che  fé   giiavea,  aumen- 
tò più  fufpetto,  onde  Tommafo  Anello  con  gli  altri  lo 
coftrinfero  a  fuo  mal  grado,  di  andare  a  Santo  Agoftino;  & 

avendo 


LIBRO    DECIMO.  28} 

avendo  fatto  chiamare  tutti  i  Capitani  ;  e  Confultori  ,  i 
quali  congregati  tutti  ,  fu  propesa  l'arduità  del  negozio, 
il  pericolo  grande  ,  e  la  poca  corrifpondenza  de'  fatti  alle 
buone  parole  del  Viceré;  laonde  per  comun  voto  in  luogo 
dell'Eletto,  e  fuoi  Compagni  ,  quattro  altri  creati  ne  fu- 
rono con  nome  di  Deputati  ,  cioè  Giovanni  Palca  ,  alias  di 
Setta,  Medico  ,  uomo  audace  ,  &  integro  ,^e  di  fazion  Po- 
polare, Antonio  d'AcuntoMercante  di  drappi  di  feta.Gio: 
Vincenzo  Falangone  ,  e  Gio:  Antonio  Cecere  Cittadini  di 
gran  conto  ,  e  gelofìffimi  delle  cole  Popolari  . 

Refìò  il  Terracina  con  alcuni  de'fuoi  Capitanile  Con- 
fultori in  grandifTimocdio  c/>n  il  Popolo  ,  parendo  a  tut- 
ti, eh' eglino  ogni  modo  alle  voglie  del  Viceré  confentire 
aveffero  voluto ,  con  liquaJi  anco  vi  erano  molti  della  No- 
biltà ?  onde  il  Volgo  traditori  delia  Patria  gli  chiamava  5 
De'  Popolari  era  il  Terracina  con  i  fuoi  Confultori ,  cioè  ^f***' 
Pietro  /  ntonio  Sapone  ,  Razionale  della  Regia  Camera,  ìt$rja . 
Dottor  Profpero  di  Grfo,  il  Dottor  Antonio  Marzale,Gio: 
Ferrante  Bajano  ,  Officiale  della  Regia  Doana  ,  Gafpare 
Brancaieone,  Ferrante  Ingrignetto,  Not.  Gio:  Antonio 
Angrilàno  ,  Gio:  Berardino  di  Acampora  ,  Alberico  Ca- 
fapuoto ,  e  Sigifmondo  della  Turina  j  Quefìi  per  la  Città 
andar  non  potevano,  che  li  fanciulli  non  gli  gridaflero 
dietro,  &  altri  non  cercaifero  di  offendergli  >  e  già  che 
pochi  giorni  dopo  ,  e  proprio  nelli  17.  di  Maggio  V  An- 
grifano  co-rfe  pericolo  nell'Arci  vefeo  vado,  e  fu  dentro  una 
Cappella  in  Santa  Reflituta  falvato  ,  e  l'Tngrignetta  nel 
Carmine  fiafcofe  ,  &  il  Brancaieone  dentro  S.  Eiigio  rac- 
colto ;  Quelli  della  Nobiltà  erano  Col'  Antonio  Caraccio- 
lo Marchefe  di  Vico  ,  il  Conte  Vecchio  di  San  Valentino  , 
Scipione  di  San  Valentino  ,  Scipione  di  Somma  ,  Federi- 
co Carrafa  padre  di  Ferrante  oggidì ,  Marchefe  di  S.  Lu- 
cido ,  Paolo  Poderico  ,  Cefare  di  Gennaro  ,  Aurelio  Pi- 
gnone, Francefco  Rocco  ,  Fabio  Brancaccio  ,  e  molti  altri 
éì  ogni  Seggio  , 

Nn     «  Il 


a84    DELL'  HISTORIA    DI  NAPOLI 

Il  Viceré  uclita  Ja  foJJevazione  del  Popolo,  &  il  tu» 
dlfhal  mu,t0'  e^guito  nel  precedente  giorno,  fi  acce  fé  contra 
uain-dl  queJio,  e  della  Città   tutta  d' implacabile  fdegno  ,  & 
cere.       odio,  minacciando  che  averebbe  feveramente  gli  Autori 
ài  quefto  foilevamento  puniti  ,  venuto  da  Pozzuolo   iti 
Napoli.  I  Deputati  dei  Popolo  con  quelli  della  Nobiltà 
nel  feguente  giorno  ,  che  furono  li  iz.  di  Maggio  ,  anda- 
rono da  lui,  procurando  d'  acquetar  le  cofe  con  ogni  buorLj 
modo;  e  giunti  nel  Cartello  ,  furono  ricevuti ,  e  guarda- 
ti dal  Viceré  con  mal  volto  ,  e  le  rifpofte  ardue  ,  e  minac- 
ciose erano  così  per  li  fofpetti  d'  erefìa  ,  come  per  gli  Au- 
Annibale  tori  del  tumulto.  In  tanto  cjhe  Annibale  fiozzuto  Nobile 
ToTgrZ  del  Seggio  di  Capuana  ,  a  cui  era  fiato  dato  il  carrico,  par- 
frejiezzafo  con  tanta  prontezza,  che  fu  cofa  inaudita  ,  facendoli 
la  viceré  chiaro  ,  che  più  prefìo  la  Città  fopportato  averebbe  qual- 
fivoglia  cofa  ,  che  udir  nominare  Inquifizione  ,  e.  di  tanta 
veemenzia  furono  le  fue  parole  ,  che  turbò   fortemente  V 
animo  del  Viceré  ,  il  quale  irato  oltre  modo  ,  e  sforzato 
dall'intemperanza,  dirTe  .  Per  Dio  ,  che  a  vofìrodifpet- 
to  ponerò  il  Tribunale  dell5  Inquifizione  in  mezo  del  Mer- 
cato ,  per  il  che  il  Bozzuto  liberamente  ,  e  ferocemente  li 
j^y^replicòjche  quefto  la  Città  di  Napoli  giammai  fopportato 
dei  ^-averebbe  ,  e  così  partendoli ,  ferono  intendere  alla  Città 
r*;        ciocché  era  pafiato  ;  II  che.intefo  dalli  Cittadini  di  gran- 
d'ira  ripieni  furono  ♦  li  Viceré  effendofi  accorto  dei  fuo 
-^'J'fep "errore  ,  cominciò  a  dimoftrare  ,  e  di  non  aver  più  a  core 
lonU     ta*  maneggio  ,  e  che  la  rifpofta  data  al  Eozzuto  ,  Ja  collera 
Gtttd.     cagione  n*  era  (lata  :  per  il  che  mandò  a  farlo  intendere  alia 
Città  per  mezo  di  Col5  Antonio  Caracciolo  Marchefe  di 
Vico  ,  e  Scipione  di  Somma,  i  quali  foggiunfero,  dicendo  • 
Poiché  S.E. vede  che  fi  abborrifce  tanto  !'Inquifizione,egli 
non  e  pia  per  palarne  ,   il  che  fu  fommamente  grato  a  tut- 
ti ,  è  nel  Configlio  di  S.  Agofìino  ,  e  delle  Piazze  delia 
Nobiltà  furono  ordinati  iz.  uomini  ,  cioè  due  perciafche- 
duna  Piazza  ,  i  quali  andaffero  a  ringraziare  il  Viceré,  & 

ivi 


LIBRO    DECIMO.  *8* 

ivi  giunti ,  da  lui  gratamente  raccolti  furono  ,  e  delle  fue 
parole  foddisfatti  ritornarono,  mortrando  non  voler  più 
tal  negozio  trattare  . 

Ma  non  fi  pretto  ufcirono  i  Deputati  dal  Cartello,  che 
tutti  i  Capitani  delle  Piazze  Popolari  citati  furono 
avanti  a  Girolamo  Fonfeca  ,  Reggente  della  Vica- 
ria,  trai  quali  era  Tommafo  Anello  Sorrentino  ,  uno  de- 
gli antichi  compagnoni  del  Mercato  ,  uomo  di  gran  fegue- 
la  ,  il  quale  ,  come  fi  è  detto  ,  aveva  levato  1*  Editto  dal- 
la porta  dell'  Arcivefcovado  ,  &  aveva  anco  forzato  Fer- 
rante Ingrignetta  Umilmente  Capitano  di  Piazza  a  dir, che 
non  voleva  Inquifìzione  ,  del  che  ne  aveva  fatto  far'  atto 
pubblico  per  mano  di  Notaro  ;  ma  fentitofì  citare ,  e  cono- 
fcendo  che  sl  tutto  fi  faceva  per  effo  iòlo  ,  e  non  per  altri 
Capitani, dopo  molte  difcuffioni  fatte,fe  fi  doveva  prefenta- 
re  ,  o  no  ,  in  fine  a  14.  di  Maggio  fi  prelento  in  Vicaria,  ^Be/// 
accompagnato  ,  e  feguito  da  molti  Signori ,  e  Popolani  ;  Sorrento 
ma  erlendo  per  un  pezzo  ritenuto  ,  tanto  fu  il  concorfo?0™^** 
della  gente  ,  che  non  folo  il  Palazzo  era  pieno  ,  ma  anco r-lA% 
tutte  le  Piazze  d5  intorno  ,  afpettando  che  il  Cittadino  fuf- 
fé  licenziato  ,  come  i  Capitani;  ma  vedendo,  che  il  ne- 
gozio andava  a  lungo  ,  e  che  il  Regente  era  cavalcato  in 
fretta  verfo  il  Cafìello  ,  il  che  diede  gran  fofpetto  ,  e  fi 
dubitava, che  ai  ritorno  del  Regente  non  fuccedeffe  a  Tom- 
mafo Anello  quei  che  gli  anni  addietro  a  Focillo  fuccefib 
era  ,  di  cui  iopra  fi  è  detto  ;  e  per  evitare  un  tale  acciden- 
dente,Cefare  Mormile  ,  il  Prior  di  Bari ,  Giovanni  di  Sef- 
fa  ,  Ferrante  Carrafa  ,  &  altri  ferono  tre  fquadroni  d'uo- 
mini armati  ,  i  quali  per  di  verfe  rtrade  andarono  ad  incon- 
trare il  h'egente  ,  &  avendolo  incontrato  verfo  la  Piazza  di 
Santa  Chiara  ,  che  veniva  dai  Cartello  ,  e  forfè  con  ordine, 
come  alcuni  dilTero,  di  far  morire  Tommafo  Anello  ,  laon- 
de molti  di  quei  Cavalieri  ,  e  Cittadini  gli  ufcirono  incon- 
tro ,  pregandolo,  che  alia  Città  Tommafo  Anello  retti  tu  ir  . 
Voleffe .  11  Regente  al  primo  incontro,  ricusò,  e  li  voltò  le  ^/'aÌ 

fpal-     tetttani  ' 


285    DELL'HISTUKIA  DI  NAPOLI 

fpalle  5  ma  l'Eletto  Terracina,  a  cui  il  Popolo  due  figli 
ritenuti  J'  avevano  in  vece  di  Tommafo  Anello  ,  dubitan- 
do della  morte  di  quelli ,  fé  Tommafo  Anello  non  gli  era 
redimito,  con  granditfìma  veemenza  gridò  al  Reggente  , 
dicendo,  che  la  moltitudine  era  grandemente  comraofTa, 
che  egli  raffrenar  non  la  poteva  ,  protefìandofi.,  chelaco- 
fa  qualche  fedizione  caufar  poteva  con  maliffima  riufcita  , 
e  che  la  fua  perfona  non  andava  fìcura  in  Vicaria,  fé  non 
fi  reftituiva  il  ior  Cittadino  ,  e  che  fi  guardarle  di  rintuz- 
zare al  Popolo  concitato  5  perilche  il  vero  fervizio  di  Sua 
Maefìà  farebbe  fiato,  che  Tommafo  Anello  11  liberale  per 
non  dar  occallone  di  Tumulto. Il  Reggente  pur  cavalcando 
verfo  la  Vicaria  con  buone  parole  prometteva  ,  che  giunto 
in  Palagio  al  lor  defiderio  foddisfatto  averebbe  :  ma  quei 
Signori ,  che  col  ragionamento  fi  viddero  trafportati  fin  a 
San  Lorenzo  ,  faviaraente  differo  ,  che  non  Pavrebbono  da 
quel  luogo  farlo  partire ,  fé  prima  Tommafo  Anello  libera- 
to non  furTe-.il  Reggente  viftofi  attorniato  da  moka  gente, 
dubitando  della  propria  vita  *  comandò  ad  uno  de*  fuoi  fa» 
migli  ,  che  andarle  in  Vicaria  ,  e  libero  ne  mandarTe  Tom- 
mafo Anello  ,  il  quale  fubito  fu  liberato  ,  e  confignato  all' 
Eietto  del  Popolo  ,  che  con  detto  famiglio  andò  in  Vica- 
ria :  e  giunto  Tommafo  Anello  ,  ove  il  Reggente  con  gli 

JneUoii.*!11'1  Spettavano,  Ferrante  Carrafa  per  quietar  il  Popolo 
berato .  lo  tolfe  ingroppa  nella  fua  Acchinea  ,  &  accompagnato 
cZlUll COVi  mo^*  aitr*  Signori, lo  condurle  per  tutte  le  Piazze  della 
riceve  Città  ,  e  nella  fua  cafa  io  ridurle  ;  fé  ben  poi  il  detto  Fer- 
Tommafo rante  ne  fu  imputato  ,  e  fi  rifolvette  molto  bene  dicendo  , 
porllt»  rt  che  ciò  fece  per  quietare  il  Popolo  ,  quale  ita  va  con  V  Armi 
Cavallo   in  mano  . 

G'r/^  Vedendo  il  Viceré  ,  che  il  fuo  difegno  non  gli  era  riu- 

fcito  ,  ritornò  a  Pozzuolo,  avendo  prima  ordinato  al  Reg- 
gente, che  in  ogni  modo  doverle   avere  nelle  mani  Cefa- 

Celare     °  •  • 

MorwiieJe  Mormile  ,  e  farlo  nella  prigione  morire  ,  pretendendo 
che  egli  folo  oppugnato  avefTe  il  fuo  volere  ,  per  aver  da- 
to 


LIBRO    DECIMO.  2S7 

to  animo  al  Popolo  di  contradire  alla  fua  volontà  h  accib 
morto  coftui,  gii  altri  cedettero  al  Aio  penderò.  Era  Ce  fare  &«»'*'* 
Mormile  Nobile  del  Seggio  di  Porta  Nova  ,  il  quale  dalla^^' 
fua  adolofcenza  fi  eraefercitato   nell'Armi,  perilche  era 
divenuto  gran  giocatore  ,  e  fempre  fi  mantenne   in  ripu- 
tazione ,  e  continuamente  tenne  la  cafa  aperta  a' foldati , 
che  fìavano  fenza  appoggio  ;  egli  altresì  favoriva  quanti 
del  Popolo  minuto  concorrevano  a  lui  aftretti  da  debiti  ,  o 
contumaci  di  Vicaria  ,   interponendoli   a  farli  abilitare  ,  o 
liberare,  &  anco  trattava-  la  Pace  ,   Matrimoni,  facendo 
quanto   far  fi  poteva  ,  per  acquiftarfì   la  benevolenza   del 
Popolo  :  &  avendola  totalmente  acquiftata  ,  in  quefte  tur- 
bolenze il  Popolo  ebbe  da  lui  ri  cor  fo  ,  il  quale  ofTerfe  il 
fangue ,  e  la  vita  per  liberar  da  sì  gran  piaga  la  Patria  fua  . 
Or  volendo  il  Regente  efeguir  la  volontà  del  Viceré,  man-  Cefare 
db  a  chiamare  il  Mormile  ,  ma  egli  intrepido,  fapendo  on ■ìf^^t0 
de  tendeva  il  negozio  ,  delibero  andare  ficuro  in  Vicaria  ydai    Ri- 
di avendo  fatta  eiezione  di  40.  uomini  efperti  ,  e  pronti  a.dsente  • 
ogni  fuo  volere  f  ordinò  loro  ,  che  tutti   armati  fecreta- 
mente  con  archibufcetti ,  e  con  fcritture  ,  e  carte  a  modo 
di  litiganti  entralfero  in  Vicaria  , accib  che  bi fognando,  lo 
foccorrefTero  y  egli  poi  accompagnato  dal  fuddetto  Ferran- 
te Carrafa  ,  e  da  Diomede  Carrafa,  Cavalieri  di  molta  qua- 
lità delV  Ordine  ài  S.  Giacomo  ,  e  da  altri  ,  comparve  in 
Vicaria  ;  ma  il  Pegente  ,  che  del  trattato  fu  accorto  ,  co-  c  r 
nofcendo  il  pericolo,   nel  quale   incorreva,  fé  lo  faceva  Mon 
prigione,  però  lo  venne  ad  incontrare  fino  alle  Scale  ,  e  con^r.?-/^- 
finte  ,  e  (inculate  parole  accarezzatolo  ,  lo  rimandò  addie-^^^^ 
tro,  e  non  molto  dopo  andò  al  Viceré,  &  il  tutto  per  ordine^™**. 
gli  raccontò  ,  il  quale  vedendo  il  penfiero,  non  aver  fortito 
il  defiderato  fine  ,  molto  li  difpiacque^  ma  per  le  cofe  ,  che 
correvano  ,  fu  confìgliato  di  dover  diflimuiare  >  con  tutto ^ mVietr9 
ciò  avendo  egli  l'animo  alla  vendetta,  fece  venir  dalli  preti- raduna- 
dj  vicini  molte  compagnie  di  Soldati  Spagnuoli,  che  furo .3°°?-foL 

•1  1.  ,     . .     s>  1  .1     ^    n    11     dati  sta- 

no il  numero  dj  3000.  tenendoli  leco   dentro  lì  Gattello  ^«J/. 

Nuovo  •  NeJJa 


re-. 

Mormile 


288    DELL'  HISTORIA   DI   NAPOLI 

Neil j  1 6.  di  Maggio  poi  circa  le  1 6.  ore  all'  impro vifb 
fu  fparfo  pei  la  Città  un  rumore  ,  gridandoli ,  che  i  foldati 
Spagnuoli  dal  Cartello  ufciti  erano  ,  &  a/li  noftri  Cittadini 
archeggiate   tirate  aveano  ,  e  che jnfino  alla  Rua  Cata- 
lana corii  erano  ,  faccheggiando  le  cafe  ,  &  uccidendo  le 
perfone'di  ogni  forte  ,  uomini,  donne,   e  fanciulli,  alla 
Campavi  qua]  nuova   il  Campami   di  S.  Lorenzo  cominciò  a  fonare 
hdu.Lo. ali* armi .   Onde  il  Popolo  avendo  ferrate  le  cafe  ,  e  bot- 
YnT°J°'  te£he  *  corfero  armati  verfo  il  Cartello  per  incontrar  gli 
jirmi  >    Spagnuoli ,  &  avendoli  trovati  in  ordinanza  avanti  la  por- 
ta del  Cartello  ,  molti  de' nortri   fenzi  giudizio  dal  furore 
fpinti  ,  ardirono  di  correr  contro  di  loro  con  la  fpada  ,  e  la 
cappa  ,  e  ne  morirono  molti;  ma  quelli  de'nortri ,  che  ca- 
larono dalla  parte  di  fopra  ,  incontrandoli  con  17.  foldati 
u°}oidt  SPa£nuoli  »  che  dalla  Taverna  del  Cerriglio  ufciti  erano  , 
tì'tya-'  e  volendo  far  teda  ,  e  refiftere  all' impeto  del  Popolo  ,  fu- 
gnuoii,   rono  tutti  tagliati  a  pezzi  ;  in  querta  fcaramuzza  avvenne, 
che  una  Vecchia  Spagnuola  gittò  dalla  finertra  fopra  il  Po. 
polo  un  mortajo  di  marmo  ,  e  ruppe  il  braccio  a  un  Citta- 
dino '•>  per  il  che  en  trati  alcuni  di  quelli  furiofamente  nella 
cafa,  uccifero  la  donna  ,  che  in  effa  cafa   ritrovarono,  al 
cui  fpettacolo  ,  &  a!  fuono  della  campana  di  S.Lorenzo  ,  le 
Cafielli     Cafìelle  Regie  fvegliate  ,  cominciarono  a    tirare  verfo  la 
Regj  tir  a-  Città  cannonate  ,  e  per  129.  tiri  ,  che  furono  fparati  in_o 
n°M*te\    que^  giorno  ,  non  fi  fece  danno  notabile  in  luogo  alcuno  , 
falvo,  che  una  cannonata  tirata  dai  Cartello    di  S.  Eramo  , 
che  fcofle  un  pezzo  dell'ala  fìnirtra  deli'  Aquila  di  marmo 
fopra  la  porta  del  palazzo  della  Vicaria,  come  oggi  fi  vede, 
e  più  per  pazzia  ,  e  poco  giudizio  ,  che  per  altra  caufa>  mo- 
rirono de'noftri  circa  2co.e  de'Spagnuoii  circa  27. per  il  cui 
Tribuna-  accidente  i  Tribunali  ti  chiufero  ,  e  non  fi  attendeva  ad  ai- 
Zi  ferrati  tro  negozio  ,  che  a  quefìo  ,. 

11  giorno  feguente  ,  che  furono  li  J7.  di  Maggio  i 
Deputati  della  Città,  defiderofi  di  placare  quertonuovo 
accidente  ,  andarono  dal  Viceré  ,  onde  nacque  tra  effi  gran 

liti- 


LIBRO    DECIMO 

i        Litigi* 

litigio  ;  impercioché  Sua  Eccellenza  pretendeva  ,  che  la  tu  ìi-w 
Città  avefie  commeffa  chiara  ribellione  \  poiché  fenza  cau-  Vrec-t^[ 
fa  fi  era  follevata  ,   e  corfa  all'  armi  ,  uccidendo  gli  Spa- 
gnuoli ,  effondo  venuti  armati  fino  alle  mura  del  Cartello  a 
provocarli  :  all'  incontro  i  Deputati  grandemente  del  Vi. 
cere  fi  lamentavano  ,  dicendo,  eh'  egli  per  ifdegno  ,  &  odio 
delle  cofe  pafiate   tanto  gran  numero  di  Spagnuoli  venir 
fatto  avea  per  afialtar  la  Città, feorrendo  fino  alla  Rua  Ca- 
talana ,  come  fatto  aveano  ,  uccidendo  all'improvifo  i  Cit- 
tadini,  e  far  dalle  Cartelle  tirar  cannonate  ,  non  per  altra 
cagione  ,  che  per  ira  ,  e    fdegno  ,  come  fé  egli  non  fufle 
flato  Miniflro  delV  Imperadore  ,  ma  nemico  ;  e  che  Napoli 
nonfmTe  fiata  Città  di  Sua  Maefìà,ma  di  Francefilo  di  Tur- 
chi .  Laonde  in  querte  repliche  ,  il  Viceré  minacciava  gran- 
diffimo  cartigo  alii  colpevoli  5  &  i  nortri  Deputati  diceva- 
no ,  che  ogni  cofa  a  Sua  Maefìà  avvifar  fi  doveva  5  e  così 
partiti  dal  Viceré  ,  fi  congregarono  in  S.Lorenzo  con  tutti 
gli  Avvocati,  e  famofi  Dottori  delia  Città,  fra' quali  il 
primo  luogo  tenne  Gio:  Angelo  Pifanello  ,  come  pi £1  dot-G/tf.   * 
to  ,  e  valorofo  degli  altri  :  e  difeufsa  la  caufa,  furono  tutti  gelò  vì- 
di  un  volere  ,  che  la  Città  fi  ar mafie  contra  V  inimico  ,  &lanell°  .. 
irato  Minifìro  ,  non  peraltro,  che  per  confervarfi  al  fuo  ugge. 
Ee  ,  potendo  far  giufìizia  ,  che  perciò  non  s'  incorreva  in  c°ncfojì*. 
alcuna  ribellione  ,  onde  fi  conchìufe  di  far  foidati  per  di-  ^itlì'flt 
fendere  la  Città.  Il  quale  pefo  fi  diede  a  Gio:  Francefco  cifoidTtl 
Caracciolo,  Priore  di  San  Nicolò  di  Bari, Nobile  dei  Seggio  %rJifi*' 
di  Capuana  ,  uomo  di  (ingoiar  valore  ,  &  integrità  ,  a  Ghvlmà 
Cefare  Mormiie  \  &  a  Giovanni  di  SefTa  ;  ma  V  autorità  Fmncefc* 
delMormife  era  quella,  che  il  tutto  governava  ,  e  così  ^.^ 
per  difenfione  della  Città  ,   furono  fatti  alcuni  foidati,  divari: 
ma  per  pagarli  fi  ebbe  molta  fatica  ad  aver  danari  ,  perché  %fare 
bifognò  cavarli  dalle  mani  deJ  Cavalieri ,  Cittadini,  ej  Tch-dl 
Mercanti  Napoletani ,  &  in  certo  modo  fallarli  ,  &  oltre  Sejaia*. 
\\  Priore  ,  &  il  Mormiie  li  più  zelanti  ;  e  che  più  prende-  "?  iìc*r' 
vano  fatica  delle  cofe  della  Città  ,  vi  furono  Placido  ,  e  difendere 
Sum.Tom,V.  Oo  Ni-     tìchti. 


290    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Nobili 

zelanti  Nicolò  di  Sangro  fratelli  ,  &  Antonio  Grifone  ,  Diomede 
ala.  Carrafa  i  Ferrante  Carrafa  ,  Giulio  del  Dolce  ,  e  Giovan- 
ni Antonio  Coffa  ,  tutti  del  Seggio  di  Nido  j  Pafcaie  ,  e 
Fabbio  Caracciolo  fratelli  del  Priore  P  Pirro  Loffredo, 
Fabbio  Caracciolo  di  Tocco  ,  Annibale  Bozzuto  ,  Luigi 
Dentice  dei  Seggio  di  Capuana  .  Dal  Seggio  di  Montagna 
non  ve  ne  fu  alcuno  ,  che  non  fuffe  dalia  parte  dei  Viceré  , 
prevalendofi  molto  con  quelli  Paolo  Poderico  fuo  amicitfì- 
mo  ,  infieme  con  Fabio  Brancaccio  ,  Aurelio  Pignone  ,  e_^ 
Francefco  Rocco  .  Del  Seggio  di  Porto  ne  furono  dell'una, 
e  V  altra  parte  favorevoli  j  ma  dalia  parte  della  Città  era- 
no Luigi  ,  &  Antonio  Macedonio  ,  Marc' Antonio  Paga- 
no, Giacomo  Buzzo  di  Aleffandro  ,  &  altri  .  Del  Seggio 
di  Portano  va  erano  Ottavio  Mormile  fratello  di  Cefare  , 
Gentiluomo  di  molto  valore ,  il  quale  dominava  tutti  li 
compagni  della  Città  ,  Afìorgio  Agnefe  ,  Pietro  Moccia  , 
&  altri  •  Nelle  mani  di  tutti  coftoro  era  la  fomma  delli  ma- 
neggi ,  e  tutti  con  fommo  fìudio  attendevano  ,  che  non  fi 
commettere  cofa  veruna  contro  il  fervizio  di  Sua  Maefìà  , 
cacciando  con  ogni  termine  di  moderanza  ,  e  di  ubbidienza 
per  non  incorrere  in  alcun  fallo  di  ribellione  ;  tanto  pia  , 
HVicerc  che  il  Viceré  co ntro  gli  Avvocati  della  Città  bravato  avea, 
minaccia  àicendo ,  che  mentivano  per  averne  detto  del  feguito  poco 

alt  .Jvvo. .  .  np  -i      ti-  1         •      r     •  ° 

tati  A/Dinnanzi   non  eiiere  ribellione  ,  e  che   in  bneve  tempo  ave- 

Città  .     rebbe  avuto  nelle  mani  efli  Avvocati ,  e  fatteli  {trascinare, 

e  fquartare  per  le  piazze;  del  che  gli  Eletti    per  mezzo  di 

uomini   di  autorità  fi  affaticavano  con  l' ira  dt\  Viceré  di 

accomodare  le  cofe  ,  acciòquieto    fi  Oeffe  come  prima. 

La  cv7f<*  Quegli ,  che  trattavano   con  il  Viceré,   che  più  benigna- 

c%cclJaf  mente  afcoltati  erano  ,  furono  Michele  Caracciolo  Vefcovo 

"dKce-dx  Catania  del  Seggio  di  Capuana  ,  e  Fr.  Ottavio  Proco- 

•*  -         nio  Vefcovo  di  Monopoli  Frate  Conventuale  di  S.  France- 

rt'cata*  fc0  >  Predicatore  eccellenti  Aimo  . 

fila  .  Nel  giorno  feguente  ,  che  furono  li  18,  di  Maggio  fi 

Vefcovo  COn- 

di  Mono- 
foli  . 


LIBRO    DECIMO  z9i 

congregarono  i  Deputati  Nobili ,  e  Popolari   nel  configlio  jià  and 
di  S.Lorenzo,  ove  fu  conclufo,  che  fi  dovettero  mandare^  *°*'j** 
Ambafciadori  a  Sua  Maeflà  ,  al  quale  carico  fu  eletto  Don  ™£h*? 
Ferrante  Sanfeverino  Principe  di  Salerno  ,  Signore  princi-  fdadori» 
paliamo  ed  Regno  ,  amato,  e  riverito  non  folo  dal  Popò-  J; ^ 
lo  ,  ma  anco  dalla  Nobiltà  ,  per  effere  mai  Tempre  flato  co-  rà«te  s. 
nofciuto   inchinatiflimo  a  favorire   la  fua  Patria  ,  che   in-  &v.ertn' 
iiemecon  lui  andar  dovette  Placido  diSangro,   Cavaliere  #£jj£ 
di  gran  qualità  ,  il  quale  al  ritorno  del  Principe  ,   egli  in  no,e  TU: 
Corte  per  ordinario  Ambafciadore  della  Città,  e  del  Regno  £** 
rimaner  dovette  ,  e  perciò   fi  fc riffe  al  Principe  di  Saier-   an^j 
no  ,  che  in  Napoli  fé  ne  veniffe  ,  il  quale  avuto  V  avvifo  ,  hÀfiì&do- 
fubito  fé   ne  venne  :  egli  chiamato  in  S.  Lorenzo  infieme  dlJi*c*t_ 
con  Placido,  dagli  Eietti ,  e  Deputati  ,  dalli  quali  mol-  tda  S.fa 
to     onorevolmente    ricevuti    furono    ,     ebbero    il    ca- 
rico dell' Ambafciaria  ,  che  molto  volentieri  l'accetta- 

f0n0  #  Trincivi 

Intefo  dal  Viceré  V  elezione  degli  Ambafciadori ,  di  Saier. 
ancorché  non  molto  li  futte  grata,  per  la  qualità  degli  nocVid- 
Uomini  Eletti  ,  tuttavia  usò  un'afìuzia  di  gran  Maeftro  j  ^e°d^1 
Laonde  fi  fece  egli  chiamare  il  Principe  in  Cartello  ,  di- 
cendo volergli  ragionare  cofe  importanti  per  fervizio  di 
Sua  Maefìà  ,  e  beneficio  pubblico  j  onde  il  Principe  andò 
da  lui  ,  e  ricevutolo  con  fommo  onore  ,  gli  diffe  .  Come 
gli  era  fiato  cariffimo  ,  che  la  Città  Tavelle  eletto  per 
Ambafciadore  a  Sua  Maefìà  ,  per  etTer'  egli  Signore  prin- 
cipale ,  e  di  molto  giudizio  ;  per  il  che  egli  l'avea  mandato 
a  chiamare  per  dirli  {blamente  ,  che  s'  egli  andava  all'  Im- 
peradore  da  parte  della  Città  per  conto  dell*  Inquifizione , 
eh'  egli  non  andafle  ,  perciochè  egli  li  dava  parola  da  Ca- 
valiere fra  due  mefi  far  venire  carta  da  Sua  Maefìà  ,  per  la 
quale  fi  provvederle,  che  d'Inquifizione  più  non  fi  trat- 
tarle ;  ma  fé  egli  per  oflervanza  de' Capitoli  andar  vole- 
va ,  li  dava  finalmente  la  fua  parola  ,  che  quando  alcuno 
Ufficiale   non  gli  avelie  ofìervati  ,  eh'  egli  gii  averebbe  fu* 

Oo     z  bito 


291    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

bito  proviflo  a  voto  della  Città  j  e  così  non  era  bifogno  , 

che  efla  Città  aveffe  fatta  fpefa  alcuna,  né  che  il  Principe 

a'  tempi  caldi ,  &  incomodi  pjgliaffe  sì  gran  travaglio  ,  ma 

fé  pur  egli  in  Corte  andar  volea    per  dir  maJe  diluì,  che 

andaffe   in  buon'ora.  Sapeva  bene  il  Viceré  ,  che  né  il 

Principe  ,  ne  la  Città  fi  farebbono  contentati  di  quefla  fua 

offerta  5   ma  queflo  egli  lo  fece,  non   perché  il  Principe 

non  andaffe  f   ma  andando  poteffe  poi   con  T  Imperadore 

fcufarfi,  eh' egli  queir  offerta  a  lui,  &  alia  Città  fatta^ 

avea  ,  per   non  far  dare  faftidio  a  Sua  Maeftà  ;   e   che  il 

Principe  contro  di  lui  andato  era  più  per  inimicizia  ,  che 

per  lo  zelo  della  fua  Patria;  il  che  fu  poi  al  Principe  dall' 

Imperadore  rimproverato. 

Il  Principe  alle  parole  dei  Viceré  rifpofe  ,  che  quel- 
*w  «pfiK J°  che  ^ua  Eccellenza  diceva  ,gìi  pareva  molto  giufto,  e  ra- 
cìpe  al     gionevole  ,  e  ne  averebbe  parlato  agli  Eletti  ,  e  Deputati , 
Wcerj  .  e  credeva  certo  ,  che  ne  farebbono  flati  quieti  ;  ma  quando 
puraveffero  voluto   mandarlo  ,   in  tal  cafo  fua  Eccellenza 
l'aveffe  per  ifeufato, perché  alia  fua  Patria  egli  mancar  non 
poteva  ,  né  doveva  ;  che   V  Eccellenza  fua  affai  per   bene 
aver  poteva  ,  che  effo  Principe  andaffe  più  ,  che  altro  , 
perchè  egli   non  era   per  parlar  fuor   di  quel   fi  conveniva 
con  Sua  Maeflà.  Licenziato  il  Principe  dal  Viceré  per  flra- 
da  s' incontrò  con  Placido   di  Sangro  ,  &  il  tutto   gii  rac- 
contò;  ma  Placido,  che  andar  defiderava  ,  e  reflar   Ara- 
bafeiadore  in  Corte  ,  diffe  al  Principe  ,  S  ignore  non  lafcia- 
mo  di  andare,  perché  coftui  cerca  con  parole  trattenerci  ,  & 
liVri**  in£annarci  5  e  riferito  agli  Eletti,   e  Deputati  la  propofla 
tipe  diSa.àel  Viceré  ,   fu  ributtata  ,  &  ordinarono  al  Principe  ,  che 
ìemo ,  e   tofto  partiffe  ;  e  provvedutogli  di  denari  ,  egli  con  Piaci- 
'dillngro  do  a' 21.  di  Maggio  parti  per  la  Corte,  e  tra  l'altre  iftruz' 
partono    zioni  ,  che  ebbero  dalla  Città  ,  fu  di  proccurare  ,  che  Sua 
perù       Maeflà  mandaffe  a  proceffare  il  Viceré,  eia  Città  •.  nul- 
Jadimeno  avanti  ,  che  partiffero  ,  Vincenzo  Martinelli  af- 
fezionatiflimo    del  Principe  di  Salerno  ,    quali   prefago 

di 


LIBRO    DECIMO.  zn 

di  quel  che  avvenir  gli  doveva  ,  gli  fcriffe  il  fuo  parere  in 
tal  guifa . 

Io  ho  fatto  fempre    profelTione  ,  da  che  io   mi  diedi   Letter<t 
alli   fervizj  di  Voi  ,   Illufìriflìmo  ,  &  Eccellenti  (Timo  Si  di  Wn- 
gnore  ,  di  fcriverli  il  vero,  quanto  mi  è   occorfo  ,    PerM^,"- 
grandezza  ,  e  quiete  vofìra  ,   e  perchè  fra  tutte  le  delibera  neiu  ai 
zioni  ,  che  voi  avete  a  fare  ,  fin  qui  non  è  taffata  a  giudizio  ^'~cffm 
mio  cofa  di  maggior  confiderazione  ,  che  quefìa  diandareMff< 
alla  Corte  m*  e  parfo  ,  come   fervidore   intereffato  nella 
vofìra  grandezza  ,  ancorché   fenza  richieda  alcuna  ,  iscri- 
vervi quelle  poche  parole  .  Se  la  caufe  ,  che  poffon  perva- 
dere fuflero  pari ,  o  poco  differenti  a  quelle  che  vi  debbono 
difTuadere ,  io  correrei,  che  fcufaffe  quello  ufficio  pieto- 
fo  verfo  la  patria  ,  e  quefìa  gratitudine  alla  confidenza  di 
quefìa  Città  verfo  di  voi  :  Ma  poi  che  il  frutto  può  effere 
poco  ,  che  da  noi  ,  e  dalla  Città  fé  ne  trarrà  ,  &  il  danno 
molto,  che  ne  avverrà,  mi  par  che  fi  vada  a  manifefìar  per- 
dita ,  non  dico  del   pericolo  della   vita,  del  quale  fé  ne 
deve  far  caio  in    quefìa  fìagione  ,    né    di  iafciar  le  lue 
cofe  imperfette  ,   che  cominciavano   pure  a  pigliar  qual- 
che forma  ,   ne  della  difgrazia  del  Viceré  ,  dalla  quale  pur 
nafceranno   mille   incomodi   alle  vofìre  facoltà  ,  e    mille 
oltraggi   alli  vofìri   Servidori  ,  e  VafTalli  ;   ma  ti  bene  del 
metter  in  pericolo  in  un  medefimo  tempo  la  grazia  di  Sua 
Maefìà  ,   e  la  vofìra  fìefìa  riputazione  ,   perchè   poi  giudi- 
ce di  quefìa  caufa  deve  effer  Sua  Maefìà, la  quale  vi  èinteref- 
fata  in  due  modi  ,  1'  uno  per  Ja  riputazione  de'  Miniftri  , 
li  quali  faranno  renduti   più   deboli  da  qui  innanzi  tutfi 
fuoi  fervigi  ,   V  altro  perchè  gli  faranno  ftate  dipinte  con- 
giure  ,  fedizioni  ,  e  quafì  ribellioni ,  e  quefte  informazioni 
averanno   già  fatto  fondamenti  faldiffimi   nella   mente  di 
Cefare  ,  sì  per  non  aver  avuto  contradizione  fin  qui  ,  co- 
me per  effere  ftate  portate  da  perfone  di  credito ,  e  di  auto- 
rità 5  non   veggo,  che  buon  fucceffo  le  ne  poffa  fperare , 
perchè  chi  anderà  a  quefta  imprefa  ,  bifogna  che  li  a  perfo- 

na 


294    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

na  d'  altrettanta  fede  appretto  del  Giudice  ,  come  quegli ,' 
che  l'hanno  informato, anzi  di  tanto  più, quanto  bafti  a  get- 
tar in  terra  le  prime  impreiTìoni ,  per  poter  poi  difputar 
Ja  caufa  del  pari  ,  la  quale  ancorché  fia  piena  di  one- 
ftà  ,  e  di  giustizia  ,  non  mancheranno  però  ragioni  a  chi 
la  voglia  5  perche  diranno  ,  che  le  novità  di  Germa- 
nia hanno  avuto  il  principio  da  quefte  fette,  che  in  quefto 
Regno  non  mancano  faville  ,  per  nudrirequefìo  fuoco  ,  e 
che  l'ufficio  di  un  Principe  prudente  è  di  rimediare  a*  prin- 
cipi: diranno  ancora,  che  da'  Minifìri  di  Cefare  non  fi 
e  mai  propofta  in  quefto  Regno  generale  Inquifizione  ;v 
ma  in  modo  di  perfecuzione  contro  gli  eretici  foli  ,  cofa 
non  comprefa  ne' Capitoli  pattati  da  Sua  Maefìà  ,  e  dalle 
leggi;  ti  che  la  dimanda  averà  più  predo  apparenza  di  gra- 
zia ,  che  di  giuftizia  ,  e  ne  feguirà  ,  che  il  Regno  abbia 
voluto  violentemente  la  grazia  che  fi  doveva  cercar  per 
ogni  altra  via  ,  che  tumultuaria  .  Quefte  ragioni  dette  in- 
nanzi a  Cefare  ,  o  allegate  da  lui  medefimo  ,  gitteranno  in 
terra  tutte  l'altre  ,  che  fuftero  portate  di  qua  ,  per  molte, 
che  potefTero  eflere  .  Non  refìerò  di  dire  ,  che  a  Sua  Mae- 
ilà  non  piacerà  ,  che  col  valore  ,  e  con  la  Nobiltà,  e  con 
la  moltitudine  di  VafTalli  voftri  ,  vi  ila  aggiunta  ancora 
una  volontà  generale  di  quefto  Kegno  ,  &una  confidenza  sì 
grande, perchè  quelle  cofe  tutte  infiemeunite  ,  propongono 
negli  animi  de' Principi  timore  di  novità  all'intereiTe  de' 
fuccelTori  ,  e  per  confeguenza  defiderio  di  efiinguerli  per 
quelle  vie  ,  che  fi  ofTerifcono  a  loro  •  E  voi  medefimo 
fapete  ,  eh5  è  pure  paruto  troppo  a  Sua  Maefià  ,  aggiun- 
gere alle  grandezze  voftre  una  Compagnia  di  genti  di  armi; 
ficchè  non  veggo  come  e  dalia  caufa  medefima  ,  e  dal  difen- 
for  di  efla  ,  che  non  vengan  orTefe  l'orecchie  di  Cefare  ,  al 
quale  non  fi  può  perfuadere  la  difperazion  de'  Popoli  pof- 
fa  far  gran  progrefTo,  perchè  con  frefea  memoria  della  vin- 
ta Germania  più  pretto  irritarebbe  l'altezza  della  fua  natu- 
ra f  che   fi  placa  (Te  ,  ne  vi  perfuadefie  potervi  andare  di 

con- 


\ 


LIBRO    DECIMO.         29S 

confenfo,   ne   a  perfone  tacite  del  Viceré,  perchè  fi  va 
adirato  contro  di  lui  ,  efìendo    l'intenzione  di  chi  man- 
da ,  e  I'  ufficio  di  chi    va   Ja  confervazione  de'  Capitoli  . 
dalla  quale  nafce,  o  Ja  privazione  del  Viceré  ,  o  la  dimi- 
nuzione in  maggior  parte  della  fua  autorità  ,  e  quafi  in  tut- 
to della  fua  riputazione  ;  ficché   non   vi  e  mezzo  di  com- 
piacere all'uno  fenza  efìremo  difpiacere  dell'altro  .  E  met- 
tiamo ,  che  non   vi  fufle  ne  caufa  »  ne  la  difgrazia  di  Ce- 
fare,  ne  io  fdegno  del  Viceré  ne  lo  pericolo  della  vita, 
né  la  diminuzione  della  facoltà  ,  né  l'abbandonare  i  Vaf- 
falli  ,  e  le  cofe  fue  in  preda  altrui  ,  né  il  privarti  de'  fuoi 
diletti;  ma  che  folo  refìafle  la  caufa  nuda  di  ottenere,  quel 
fine,  per  lo  quale   voi  fete  mandato  dalla  Città ,  dico, 
che  fé  l'ottenete,  il  che  tengo  difficile  ,  acquifìarete  poco 
nell'opinione  di  quefìi  Popoli ,  Ja  quale  pare  aver  tanta  giu- 
fìizia,  che  per  efia  fi  foflero  pofìe  l'armi  in  mano,  e  per  con- 
feguente  penfano ,  che  non  debba  elTer  loro  negata  per 
mezzo  vofìro  -,  fiche  ottenendo,  averete   efatta  quel  folo  , 
perche  eravate  mandato  ,  e   che  nell'opinione  di  cofìoro 
non  ha  difficoltà  netTuna,  ma  non  ottenendo,  vedete  in  che 
pericolo  vi  ponete  ,  di  fìar  in  giudizio  delle  genti  ignoran- 
ti di  non  aver  foddisfatto  alla  Città,  aver  ofiefo  il  Viceré, 
né  fervilo  Sua  Maefìà  intrinfecamente  ,  oltre  gli  altri  ia- 
comodi,  che  ne  fentiranno  i  Vaflalli  ,  e  li  fervidori  ,  e 
le  vofìre  facoltà  j  &  io  per  me,  quando  credetti  con  tutti 
quefìi  danni,  e  pericoli  ne  avelie  a  nafceril  beneficio  del- 
ia Vofìra  Patria  ,  farei  di  quelli  ,  che  vi  configliarei  a  pro- 
ponere  l'utile  univerfale  a' danni  nofìri  particolari, per  far- 
vi degno  di  una  memoria  eterna  :  ma  perché  io  non  veggio 
dove  pofla  nafcere  quefìo  beneficio  ,  anzi  fono  di  opinione 
tutta  diverfa,  che  per  non  aggiungere  Sua  Maefìà  alla 
grandezza  dell'altre  vofìre  qualità  l'amor  di  quefìo  Regno, 
fé  ben  tiene  animo  di  farli  grazia  alcuna  ,  non   io  farà  mai 
per  Io  mezzo  vofìrojanzi  cercherà  di  differirla  in  altro  tem- 
po ,  e  mandarne  voi  male  fpedito  con  poca  foddisfazione 

di 


z96    DELI/HISTORIA    DI  NAPOLI 

di  quelli  ,  che  afpettano  ,  che  è  Ja grazia,  e  Iagiufìizia 
fia  maggiore,  e  più  fpedita  per  opera  della  Vbftra  autori- 
tà ,  che  ella  non  farebbe  per  neflun  altro  mezzo  5  e  fi  tro- 
veranno ingannati  con  danno  loro  ,  e  con  diminuzione  del- 
la dignità  vofìra  :  fiche  vedendo  ,  che  anco  il  beneficio 
della  Città  con  la  vofìra  andata  diventerà  minore,  non 
so  conofeere  l'utilità  ,  nella  gloria  ,  che  pareggi  al  danno, 
&  alla  vergogna,  che  fé  ne  può  afpettare  :  io  fui  fem- 
pre  di  opinione  ,  che  le  forze  V  avellerò  a  far  divertire 
l'elezione  ,  per  non  aver  a  venire  a  quello  punto  di  negar 
alla  Città  ;  &  ora  fono  di  opinione  ,  che  quando  fi  potef- 
fe  evitar  l'andata  con  colore  ,  che  abbia  in  fé  dell'onefìo  , 
che  non  fi  iafei  di  farlo  ,  rimettendomi  però  al  vofìro  più 
faldo  giudizio  :  e  fupplicandovi  perdono  della  mia  te- 
merità . 

Onde  in  fuccefìb  di  tempo  fi  è  veduto ,  che  quanto 
cofìui  fcriffe  in  quella  lettera  ,  il  tutto  fucefle  al  mifero , 
e  disgraziato  Principe  • 

Intefo  dal   Toledo  la  partenza  degli  Ambafciadori, 
tofìo  providde  di  mandare  ancora  egli  i'Ambafciadori  fuoii 
&  avendo  eletto  in  quefìo    fervigio  ,  Pietro  Gonzales  di 
Marchefe  Mendozza  Marchefe   della  Valle  Siciliano  ,  Caftellano  del 
della  vii  Cafìelio  nuovo  ,  &  informatolo  molto  bene  ,  fubito  inviò 
u  ^mba--m  Corte  ,  il  quale  usò  tanta  diligenza  ,  che  bene  il  Prin- 
dei X  vice- CJ*Pe  quattro  dì  avanti  partito  fi  fuffe  ,   trattenutofi  in  Ro- 
rèi         ma  a  vifitare  alcuni  Cardinali  :  il  Marchefe  fu  prima  di  lui 
ad  arrivare  in  Nomberga  di  Augufìa  ,  ove  fubito  ebbe_j 
udienza  da  Sua  Maefìà  ,  e  l'informò  di  modo  ,  che  con  po- 
co buon  volto  poi  il  Principe  fu  ricevuto  ,  e  non  potè  ave- 
re udienza  per  molti  ,  e  molti  giorni ,  e  foiamente  Placi- 
do trattò  con  Sua  Maefìà  ,  come  diremo  . 

Or  giunti  cofìoro  in  Corte  ,  e  non  avendo  potuto  aver 
udienza,  fu  fatto  loro  intendere  ,  che  dovefìero  aili  Ca- 
merieri riferire  infcrìptis  quello,  che  effi  volevano  ,  e  fu  a 
bocca  rifpofìo  ai  Principe  ,  cfie  egli  a  pena  delia  vita  dal- 
la 


LIBRO    DECI    M  O»         297 

Ja  Corte  partir  non  dovette  ,  fenza  ordine  di  Sua  Mae- 
fìà  ,    &  al  Sangro    fu  ordinato  ,    che  fenza  alcuna  di- 
lazione di  tempo,  fé  ne  ritornale  con   il   Marchefe  del- 
la Valle   .    Rifpofe  il  Principe,  che  egli  era   pronto   a 
far   quanto  la    Maeftà  Sua  comandava,  V  ideilo  diffe  il 
Sangro;  ma  bene  però  ,  che  egli  partir  non  voleva  ,  fé  pri- 
ma a    Sua  Maefìà  non  parlava  ,  gli  fu  con   afpre   parole 
rifpofìo,  che  bifognava  fenza  altra  replica  partirfi  ,  altri- 
mente   farebbe  ,  come  inubbidiente  alia  Corona  ,  caliga- 
to ;  Rifpofe  Placido  intepidamente  ,     avvenga  quel  che 
fi  voglia  della  vita  ,  che  non  partirò  ,  fé  prima  ,  com'è  il 
dovere  ,    efìendo    mandato    da  una  Città    tanto  fedele 
all'lmperadore  ,  non  parli  alla  Maefìà  Sua,  quale  per  de- 
bito di  giufìizia  è  tenuto  ad  afcoltare  i  fuoi  fervidori  in_j 
cofa  tanto  importante  :  finalmente  Monfignòr  d'  Araffe 
vinto  da  quefte  ,  &  altre  ragioni  efficaci,  il  giorno  feguen- 
te  V  introduce  a   parlar  con  fua  Maefìà  ,    alia  quaJe^» 
animofamente  ,  e  dottamente  efpofe  quanto   in  commif- 
fione  della  fua  Città  avuto  aveva,  dimofìrando  quanto 
ingiufìamente  il   Toledo  Suo  Viceré  :  la  Città  maltrat- ^^ 
tata  aveva ,  mettendola  fuor  di  ragione  in  tumulto  ,  af-gropar- 
fiizioni  ,  e  miferie:  foggiunfe   poi     Vofìra  Maefìà  potria'^« 
con  gran  faciltà  del  vero  certificarfi  ,  facendo  venire  M&Maefit 
prefenza  fua  il  Marchefe  delia  Valle  a  ragionare  con  eflb 
meco  a  fronte    ,     poiché    egli    è  venuto    in   difefa    dei 
Viceré  ,  &  io  delia  amorevole  ,  e  fedeliflìma  Città  1  e  do> 
pò  Sua  Maefìà  facefìe  ,  quei  che  più  per  debito  di  giufìizift 
Ji  pareffe  .  1/  Imperadore  che  era  favio  ,  e  prudente  ,  co- 
nofcendo  il  vero  ,  fenza  che  altrimente   Ci  veniffe  alle  pro- 
ve delle  verità ,  diffe  benignamente  a  Placido  ,  che  tgii  fa- 
puto  non  aveva  ,  che  vi  fuffe  andato   peraffifìere   in  Cor* 
te  ,  e  che  la  fpedizione  era  fatta  ,  come  conveniva   alte 
fua  riputazione,   né   fi  poteva  per  allora  mutare  i  ma  co», 
tempore  prefìo  provvederebbe  alla  Città  con  '  foddisfazio* 
ne  di  tutti:  e  però   egli doveffe  con  buon'  animo,  eficuro 
Sum.Tom.K  P  p  ?*- 


298     DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

ritornare  in  Napoli5affinchè  fi  portafTe  la  debbità  ubbidien- 
za al  Viceré:  e  così  il  Sangro  baciato  la  mano  all' Im- 
radore  ,  e  rendutoli  a  pieno  le  debite  grazie,  il  feguente 
giorno  fi  partì  ,  avendo  avuto  dal  Segretario  Vargas  Car- 
ta di  efpedizione  . 

Due  giorni  prima  ,  che  partifTero  gii  Ambafciadori 
occorfe  ,  che  fu   prefo  dagli  Algozzini  della  Vicaria  Ce- 
lare Capuano  della  Nobil  Piazza  di  Porta  Nova  ,    fot. 
to  pretefto  ,    che  avelie  data   la  baja  al  Regente  della 
Vicaria  dopo  Ja  liberazione  di  Tommafo  Anello  Sorren- 
tino^ che  intefo  da  Gio:  Luigi  Capuano  fuo  fratello  ,   to- 
fìo  il  fratello  andar  carcerato  ,  cominciò  prima  a  persua- 
dere gli  Algozzini    a  Jafciario,  e  poi   usò  qualche  vio- 
lenza, acciò  quello  reiìaiTe  Jibero  j  onde  Cefare  ajutato,  e 
favorito  a  quel  modo,  avendo  dato  un  morfo  alle  ma- 
ni a  un  di  quei  Algozzini ,  fcappò  via  ,  delchè  quelli  sde- 
gnati ,  riferirono  al  Regente  quanto  occorfo  era  j  e  quello 
avendone  fatto  prendere  informazione  da  Camillo  Pigno- 
ne  all'  ora    Scrivano  Criminale  ,     il   tutto    fé  noto  al 
Viceré,  il  quale  aveva  l'animo    alla  vendetta  contro  la 
Nobiltà  ,  e  tofìo  fé  carcerare  in  Vicaria  il  detto  Gio:  Lui- 
Xjìovnnni  gHnfieme  con  Fabrizio  di  AlefTandro  Nobile  della  Piaz- 
iMìgì  cvi.za  diporto,  &  Antonio  Villamarino  ancor  Nobile  ,  ma 
^Fabbri-  dJfcendente  da  Sicilia  ,  i  due  ultimi  sì  ben  corfero  al  ru- 
2/0  dì     more  ,    quando    Cefare  Capuano  fcappò  ,    nondimeno 
^letfan,  fu  chiaro ,  che  in  queir  atto  non  vi  ebbero  parte  veru- 
•Antonio  na  •  Furono  anco  nel!'  ifìeflo  giorno  citati  ad  informan- 
Viiìama.  dum  Cefare  Saflbne  óelV  ifteffa  Piazza  di  Portanova  ,  e 
rim  •     Luigi  Villamarino  fratello  di    Antonino  per  PifìetTa  cau- 
fa  ,  i  quali  perchè  non  avevano  colpato  in  cofa  alcuna  ,   \\ 
terzo  giorno  fpontaneamente  fi  prefentarono  .  Cofìoro  in- 
fame cono!  tri  tre  nella  feguente  notte  per  ordine  del  Vi» 
cere  da  una  Guardia  fpagnuola  per  fuori  la  Città  in  Ca- 
mello Nuovo  condotti  furono . 

In- 


LIBRO    DECIMO.  z99 

Intefo  da  Cefare  Mormile  ,  e  dal  Prior  di  Bari  la  cat- 
tura deiii  tre  Nobili  ,  dubitarono    anco  eflì    di  non  efler  Vruden* 
come  Capi  cafìigati ,  deliberarono  confondere  il  negozio  ,*^f'^f' 
e  mifchiare  i  Grandi  ancora  in  quefìo  maneggio  con  tutti  miie%edti 
gli  altri  uomini  principali  della  Città  ,  acciò  la  cofa  paf  •?'r'or  di 
fatte  fovra  di  tutti,  &  eflì    con  minor   imputazione  re- 
fìaflero  ;  laonde  machinarono  con  li  loro  fvegliati  cervel- 
li quanto  far  fi  doveva  ,  e  li  diede  ordine  ad  efeguirio  .  E 
fu  che  nelli  2  j.  di  Maggio  furono  pofti  tanti  uomini  in  di- 
verfe  parti  delia  Città  con  ordine  ,  che  come  fentittero  fo- 
nare la  Campana  di  S.  Lorenzo  a  Nona  ,  tutti  da  diverfe 
bande  correderò, gridando  verfo  San  Lorenzo  >  Arme,  Ar- 
me ,  che  Cefare  Mormile  è  flato  prefo  ,  e  fi  mena  in  Ca- 
flelio  5  a  quefìi  gridi  da  tante  parti  così  uniforme,  e  da 
tante  perfone  udite  ,  Città  fi  levò  a  rumore  con  Tarmi  in 
mano:  Mormile  armato  di  corazza  fopra  un  picciolo  ron- 
zino  tofìo  comparve,  rifpondendo  a  qnefto  ,  e  a  quello 
del  facile  movimento  ,  e  della  falfà  diceria  ,  dicendo  che 
fi  acquietaflero  ,  tra  tanto  fovra  venne  il  Priore  con  una  mi- 
rabil  fequela  di  perfbne  ,  dimandò  che  cofa  era  ?  ma   ve- 
duto il  Mormile  ,  a  lui  s'accofìò  nel  largo  di  San  Lorenzo  , 
e  fìando  nei  mezo  della  moltitudine  ,  il  Mormile  rivolto  a 
quelli,  ditte:  Figliuoli,  e  fratelli  miei,  poiché  fi  fta  in  ff*'™? 
quefìo  timore  d'  etter  noi  prefi  ,  non  par  fuor  di  propofito  ,  Vop0'o  « 
che  facciamo  unione  infieme  a  fervizio  di  Sua  Maefìà  ,  &  a la  Kobii- 
comune  difefa  :  il  che  intefo  dalla  moltitudine  ,  gridarono** 
tutti,  Unione,  Unione,  onde  il  Priore,  &  il  Mormile,  e 
gii  altri  ih  n'  entrarono  dentro  la  Chiefa  di  S.Lorenzo, ove 
Luigi  Dentice  Gentiluomo  principale  del  Seggio  di  Capua-  Orazione 
na  in  ogni  azione  garbatittimo,falì  fui  Pergamo, e  ditte  cento  de}  Deri~ 
parole  accomodate  fopra  il  foggettodì  tal  unione, onde  Ci  pre- 
fe  rifoluzione,  e  fecero  chiamare  fubito  il  Principe  di  Bifi- 
gnanoji  Marchefe del  Vado, Fabrizio  Colonna,  figliuolo  di 
Afcanio  benché  di  poca  etade  futte,ii  Duca  di  Monteleone.il 
Marchefe  di  Vìco>e  quanti  Titolatile  Cavalieri,  ed  uomini 

Pp     Z  ài 


della  Cit- 
tà 


3oo    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

di  conto  erano  nella  Città, i  quali  per  tema  deJ  Popolo,  che 
G/wTbw-era  in  arme,  vennero  tutti. In  quefìo  Gio:Tommafo  Califano 
Tfluofiì.ài  Napoli,  Soldato  di  gran  valore  ,  &  onorato  ,  che  molti 
datò  M-anni  fervilo  aveva  in  Lombardia  fotto  il  Marchefe  del  Va*. 
lorofa ,    fìQ  ^  fobito  t0]fe  un  gran  Crocefiftb  di  dentro  quella  Chie- 
fa  ,  gridando  Unione  ,  Unione  ,  e  fu  feguito  da  tutti  quei 
G;°-.JD°- Signori  ^  edal  Popolo,  e  fé  n'  andarono  all'  Arci  vefcova- 
Guifo     to  ,  ove  Gio:  Domenico  Graffo  Notaro  del  la  Città  Oipulò 
ììataro    \>  {{frumento  dell'  unione  univerfale  a  fervizio  di  Dio  ,  e 
di  Sua  Maefìà ,  e  beneficio  pubblico  :  ma  fé  i  chiamati  quel 
che  s'era  fìipulato,  grato  avellerò  avuto  in  quel  giorno  ,  il 
Mormile  aveva  ben  ordita  la  tela  ,  perche  la  notte  feguen- 
te  tutti  i  chiamati  pattarono  in  Cafteilo  dal  Viceré, fcufan- 
dofi ,  che  la  tema  del  Popolo  a  quell'atto  intervenire  fat- 
ti gli  avea  y  e  non  la  propria  volontà  ;  onde  tanto  piacque 
al  Viceré  la  disunione  ,  quanto  difpiaciutp  l'era  V  unio- 
ne i  e  così  il  Mormife,  &  il  Priore  recarono  Capi,  & 
Autori  di  ogni  cofa  .  La  PJebbe  uditala  fuga  dì coftoro, 
e  fdegnati  della  disunione,  tofìo  faccheggiarono  lacafà  di 
Scipione  di  Somma,  e  quella  del  Marchefe  di  Vico  ,  di  Pir- 
ro Antonio  Sapone  ,  e  Ferrante  Bajano  ,  come  autori  di 
quel  fatto  ,  e  vi  attaccarono  fuoco  ,  che  per  molti  giorni 
fi  viddero  bruggiare  ,  &  il  fimile  alle  cafe  degli  altri  fatto 
avrebbono,  fé  da  Cefare  Morroile,  e  dal  Priore  vietati  non 

erano  • 

Ma  volendo  il  Viceré  sfogare  la  fua  ira  con  li  cinque 
.giovani  carcerati ,  nell'  ifìeffo  giorno,  che  fife  l'Unione, 
co». fé  egli  congregare  il  Supremo  Configlio  ,  epropoflo  ilfat- 
denn«tiat0  ^  e  molto  efaggerato  il  cafo  ,  per  altrui  efempio  ,  vo- 
leva il  Viceré  che  cofìoro  pubblicamente  giudiziali  fuffe- 
ro,  &  a Conlìglieri  pareva,  che  il  delitto  non  meritaffe 
tanto  ,  e  che  per  qualità  del  tempo  fi  foprafedeffe  nella  de- 
liberazione ;  nondimeno  fi  fé  decreto  ,  che  i  primi  tre  gio- 
vani avanti  il  largo  del  Cafieilo  giufiiziati  fuffero  ,  cioè 
Gio;  Luife  Capuano,  Fabrizio  di  Aleffandro  %  &  Antonino 

Vii- 


Tri 

vani 
dem 
morte 


LIBRO    DECIMO.  301 

Villamarìno,  il  qual  decreto  Cicco  Loffredo  Prefidente 
del  Configlio  ,  e  Kegente  di  Cancelleria  ,  Cavaliero  di  Ca?    €iet$ 
puana  non  volle  mai  firmarlo,  parendogli  ingiufìo,  e  ^Prf^nvml 
pitofo  ,  dicendo,  che  di  giustizia  non  li  pareva  ,  che ■  qutijinnare  H 
giovani  così  fevero caltigo  roeritaffero  ,  e  la  medefiraa  re  dc^crf^' 
iifìenza  fece  per  un  pezzo  Gio:  Marziale  Reggente  di  Can-^*,  Rel 
celleria  ,  benché  al  fine  pur  firmò,  affai  forzato  farlo  :  Sci- gente  dì 
pion  di  Somma  Confìglier  di  Guerra  ancor  egli  conci u fé  ^Cancella' 
che  i  poveri  giovani  morir  doveffero  ,  anzi  ricordò  al  Vi-  Scipio» 
cere  il  cafo  di  Focillo  ,  e  gli  altri ,  Ji  quali  impiccati  che  di  Som- 
furono,fi  acquietarono  i  rumori  delia  Gabbella:  Or  per  vir  ^aiìer^ 
tu  di  tal  decreto   il  giorno  feguente  ,  che  furono   li  26.  dìgUerra  . 
Maggio  di  Giovedì  a  16.  ore  li  vidde  un  panno  nero  avanti  Gìufo*1* 
il  Ponte  delCafteilo  nuovo,  e  poco  dopo  uf ci  Ja  troppo  fe,{^™v*! 
vera  giuftizia  con  il  banditore  avanti  ,  notificando  la  quali-  „^„ 
tà  del  delitto:  e  giunti  1*  infelici  giovani  al  crudele  Spetta- 
colo ,  inginocchiati  fovra  quel  panno  ,  avendo  bendati  gli 
occhila  uno  fchiavo  dei  Viceré, aguifa  di  manfueti  Agnel- 
li orribilmente  con  una  falce   fcannati  furono  •  Gli  altri 
due  ,  cioè  CefareSaffone  ,  e  Luigi  Villamarìno,  a  preghie- 
re di  molti  Signori  poco  appretto,  liberati  furono  .  Or  fé* 
guita  la  crudel  Giuftizia  ,  i  corpi  di  quelli  fovra  quei  pan- 
no lafciati  furono  ,  con  bando  crudeliffimo  ,  che  niuno  ar* 
diffe  di  levarli  $  dopo  verfo  la  fera  andarono  fìrafcinati  per 
un  piede  alla  Cappella  di  Monferrato  all'incontro  del  Ca- 
mello .  À  quefìo  orrendo  fpettacolo  tutta  la  Città  concor- 
fe  ,  e  nacque  ad  ogni  perfona  tanto  timore  ,  e  fdegnp,  che 
chiufero  le  cafe ,  e  botteghe,  e  tolte  Tarmi  con  gran  rab- 
bia ,  &  ira  ,  non  fa  pendo  che  farfi,  gridando  ,  e  minaccian- 
do ,  quafi  ufeiti  di  fenfo  ,  andavano  or  quinci ,  or  quindi 
errando*. 

Dopo  quefìo  il  Viceré  di  fua  tetta,  o  pur  configliato 
da'  fuoi  aderenti  nell*  itteffo  giorno  alle  venti  ore  cavalcò 
per  la  Città  per  mofìrare  in  quanto  poco  conto  teneffe, tut- 
ti ,  &  anco  per  atterrirli ,  e  Spaventarli ,  acciò  più  ardir 

non 


*■** 


3c*     DELL'  HISTORIÀ  DI  NAPOLI 

non  aveffero,  ilchetofto  fu  referito  alla  Città,  talché 
tutti  fi  apparecchiarono  a  veder  quefìo  ftraordinario  ardi- 
mento ,  che  da  tuti  fu  giudicato  di  poca  confìderazione  ,  e 
già  in  più  di  un  lungo  fi  era  concertato  ,  che  neJ  paffare  fé 
gli  tiraffe  un  archibuggiata;  e  fi  farebbe  co  efeguito  ,  fé  il 
Truden-V  ri  or  di  Bari  Giovanni  di  SefTa  ,  Cefare  Mormiie  ,  Pafcal 
jm  ^«Caracciolo  ,  &  altri  andati  non  fuflero  per  la  Città  calda- 
mente pregando  per  ogni  Piazza  le  brigate  ,  che  per  amor 
di  Dio  non  aveffer  voluto difordinare  ogni  cofa, ricordando 
Joro  il  debito  ,  che  teneva  con  il  Re  ,  e  che  '1  Toledo  era 
pur  Viceré  dell'  lroperadore  ;  e  che  s'  egli ,  o  coloro  che 
confìgliato  l'avevano  cofa  ingiufìa  fìrettifTimo  conto  a  Sua 
Maefìà  dato  n'  arrebbeno  ,  a  cui  fenza  perder  tempo  ogni 
cofa  avrebbono  fatto  fapere  ,  e  per  fermo  tene/  dovevano, 
a  Sua  Maefìà  fommamente  la  loro  ubbidienza  piaciuto  fareb- 
Ttifquahte)  e  provifìoli  appieno  fecondo  il  cafo,  e  Pafcale  Caraccio- 
Caraccjo.lo  dille  nella  Piazza  della  Sellarla  a  molti,  che  vi  erano  in 
-°~         arme  rifoluti  di  far  novità  ;  Fratelli  di  grazia  fìare  quieti , 
e  non  vi  movete  a  cofa  alcuna  ,  perche  non  voi ,  ma  noi 
Nobili  a  quello  atto  così  crudele  ,  toccati  fiamo  j  e  fé  noi 
ci  quietamo  ,  voi  ancora  acquietar  vi  dovete  ;  e  così  fu  ri- 
mediato ,  che  niuno  pensò  di  efeguire  li  conceputi  rumori 
neir  animo  loro  .  Cavalcò  dunque  il  Viceré  accompagnato 
da  una  Compagnia  di  Archibuggieri  Spagnuoli  ,  e  da  più 
di  300.  Gentiluomini  a  Cavallo,  tra  continovi  amici,  e 
fuoi  Corteggiani ,  e  con  elfo  lui  a  man  finifìra  cavalcò  , 
come  afTicuratore  Pietro  Antonio  Sanfeverino  Principe  di 


€i?e  dl  davano  avanti  non  era,  farebbe  di  certo  fucceffo  difordine. 

*(&»*-  Non  £u  pero  piando  il  Viceré  alcuno  ,  che  li  facefTe  rive- 
renza ,  anzi  tutti  di  mal  volto  con  occhi  irati  ,  e  con  fguar- 
di  torti  il  miravano  ,  onde  i  poveri  Continui  temevano  di 
momento  in  momento  vedere  il  Popolo  incrudelire  ,  e  ve- 
derti 


LIBRO    DECIMO.  303 

derfi  d' ogni  intorno  fangue  ,  e  morte  ;  ma  Scipion  di  Som- 
ma ebbe  da  effer  cagione  di  gran  disordine  ,  perche  pacan- 
do per  la  Sellarla  li  voltò  alle  brigate,  e  dille.  Vi  fiano 
troncate  le  mani, perchè  non  ufate  creanza  al  Viceré  .  A  cui 
fu  rifpofìo  con  irato  volto  da  un  dì  quelli,  fiano  tronca 
te  le  mani  ,  e  li  piedi,  &  quanti  Traditori  della  Patria  vi 
fono  .  Molti  uomini  di  giudizio  ,  che  ivi  erano  troncarono 
Je  repliche  ,  e  non  fu  efeguito  altro  :  alla  fine  il  Viceré  fa- 
no,  e  falvo  con  la  fua  compagnia  fi  ridufie  in  Cafìello  con 
maraviglia  di  tutti  del  fuo  ardire  ,  non  curando  il  pericolo, 
nel  quale  incorrer  poteva  di  effer  ammazzato  ,  e  con  tutti 
i  fuoi  tagliato  a  pezzi  , 

Ritornando  all'  intralciata  Iiìoria  dico,  che  raen-fXor^ 
tre  gli  Ambafciadon   li  poiero  in  cammino  per  andar  1  napoli . 
Corte  ,  per  Io  disordine  ,  nel  quale  flava  la  Città  col  Vi- 
ceré ,  fi  attefe  a  far  foldati  per  difenfione  delia  Città  ,  alla 
cui  fama  fi  moffero  molti  Fuoiafciti  del  Regno  ,  &  in  Na- 
poli  fé  ne  vennero  ,  i  Capi  famofi  de5  quali  erano  Camillo^'*' Ma. 
della  Monica  della  Cava  ,  Giuliano  Naclerio  delia  Colla  dintca . 
Amalfi  ,  e  Cofìanzo  dell'  Ifola  di  Capri ,  feguiti  cofìoro  jji^JJ" 
gran  moltitudine  de5  loro  amici  ,  i  quali  fi  divefero  in  di  •  cojtaml 
verfe  parti  della  Città  a  fcaramuzzare  con  li  foldati  $pfrdiCaPri.< 
gnuoli ,  i  quali   da   cafa    in  cafa  fé  n'  erano    venuti  in 


muzze  « 


fin'  alla  Cancellarla  vecchia ,  &  a  Santa  Maria  della  Nova  , 
ove  avendo  fatti  molti  pertuggi  nelle  mura, a  i  nofìri  archi- 
buggiate  tiravano,  e  n'uccidevano  molti, e  le  Cartelle  Regie 
di  continuo  fpara vano  verfo  la  Città:ma  Coftanzo  di  Capri, 
che  teneva  cura  dei  Quartiero  del  Molo  Piccolo  ,  Camillo 
della  Monica  quello  di  Monte  Oli  veto,  Giuliano  Naclerio, 
in  quella  i  &  ora  in  quella  parte  ,  molto  fi  travagliavano , 
erach'&  ilConte  d'AIife,chedelia  Porta  Reale  teneva  cura^/* 
feveramente  della  bravura  delli  Spagnuoli  :  non  menadi 
tutti  quefti  fi  adoprava  Francifchetto  Napolitano  ,    ma  Fr     ._. 
dirazza  Spagnuola  ,  giovane  di  gran  valore,    e di  tnokafe betta'."' 
feguela  :    il  fimile  dico  di  Gio:  Gerardino  Majone  ,   eGlo:  Ber~. 

.Leo-      Mijwe. 


504    DELL'  HISTORIA  DI   NAPOLI 

Leonardo  di  Palma,  amendue  della  Terra  di  Somma. 
i.«»*j<fo Nelli  27.  di  Maggio  ,  che  fi  faceva  Ja  crudele  fcaramuzza 
„éa"  fovragiunfero  da  circa  800.  Fuorafciti  Calabrefì  ,  uomini 
\uora-  terribili,  e  determinati  per  opera  ,  &  ajuto  deJIi  quali  , 
•f"?'  /""gli  Spagnuoli  lanciarono  Santa  Maria  delia  Nova,  e  la  Can^ 
cellaria  ,  e  nella  cafa  di  Franceefo  Moles  ivi  appreflb  fi  ri- 
tirarono ,    dalla  quale   anche  furono  cacciati  ,  perchè  i 
Calabrefì  fenza  timore  dell'  archibuggiate  cominciarono 
Scara-  a  mettere  fuoco  alia  porta  della  caia  ;  per  ilche  efli  fi 
muzze.  fitjrar0no  all'Incoronata  ,  con  i  quali  attefero  i  noftri  a 
fcaramuzzare  per   tutto    il  feguente  giorno  delli  38.  di 
Maggio . 

Poi  per  molti  giorni  fi  attefe  con  buone  fen  tineJJe,cia- 
fcuno  a  guardare  al  fuo  Quartiere  \  e  Tempre  ,  che  fi  vede- 
va comparire  fuori  del  CafìeJIo  qualche  foldato  Spagnuolo, 
era  da' no  lì  ri  con  archibuggiate  tolto  di  vita,  e  perchè 
quelle   turbulenzefeguite  ogni  cofa  in  rovina  pofta  ave- 
vano ,    &    ogni    giorno    fi    temeva    di   peggio   per    lo 
gran   numero    di     Fuorafciti  ,    che    erano    in    Napoli  > 
per  tanto   in   fine  Nobili    ,    e    Cittadini    per    tema    di 
non  vedere  alia  giornata  qualche  rovina  ,  o  pur  grave  , 
&  univerfal    cafìigo  per  ordine   di  Sua  Maefìà  ,    poiché 
V  autorità  del  Viceré  era  grande  ,  prefero  partito  di  ufei- 
re   con  le  mogli,  e  figli,  e  fi  ritirarono  alle  Città  ,  Ter- 
re ,  e  Luoghi  convicini ,  afpettando  ,  che  le  cofe  fi  acquie- 
tallero . 
Spagtiuoli         11  Viceré  fdegnato  ,  che  la  Città  tante  volte  aveffe 
^a™/  fatto  rumore  ,  e  ricorfo  all'arme  ,  determinò  anch' egli 
'di  farne  una  da  fé  medefimo  ,  che  baftafle  per  tutte  ,  pri- 
ma che  gli  Ambafciadori  fuffero  giunti ,  o  che  tornaftero  5 
laonde  avendo  fatto  grande  apparecchio   di  fuochi  arti- 
ficiali ,  &  altre  cofe  fimili  ,  alii  zz.   diLuglio  alle  itf. 
ore  fece  ufeire  gii  Spagnuoli  tutti  in  ordinanza  avanti  il  lar- 
go dell  Cafìelio  ,  &  all' improvifo   tirarono  archibuggia- 
te, e  dal  Cartello  cannonate  alla  Città  >  e  calati  alia  Piaz- 

za 


LIBRO    DECIMO.  305 

za  dell'  Olcuo  ,  la  Taccheggiarono  tutta  ,  ammazzando  mol- 
te perfone,  e  con  pignate  di  fuoco  artificiato  brug^iaro- 
no  ,  e  rovinarono  tutte  quelle  cafe  ,  di  modo  ,  che  di  qua, 
di  là  ,  cadendo  le  mura  ,  e  le  pietre  ,  le  rovine  ferono  un 
gran  monte  in  mezzo  della  Piazza  :  quanto  orribile  fu  ,  e 
miferabile  lo  fpettacolo  ,  quanto  mai  altro  veduto  fi  fuffe, 
talché  coloro  tutti ,  che  quelle  rovine  miravano  ,  dalle  la- 
grime contener  non  fi  potevano  •  Nondimeno  la  Città  per 
aver  mandati  gli  Ambafciadori  a  Sua  Maefià  ,  desiderando 
acquietar  le  cofe  ,  mandò  i  fuoi  Deputati  al  Viceré,  richie- 
dendolo ,  che  governar  voleffe  come  prima  ,  perche  la 
Città  l'averebbe  dato  ubbidienza  :  e  volendo  di  ciò  i  De- 
putati protettarfi  ,  il  Viceré  voltatofi  con  ifdegnato  volto 
verfo  Notar  Gio:  Domenico  Graffo  ,  che  la  protetta  letta 
avea,  facendoli  dare  lo  feri  tto  con  ira  grande  ,  chiudendo-  L(i  cìni 
felo  in  mano  li  mandò  via  tutti  ,  dicendoli  \  poiché  la  giù  fiproteju 
fb'zia  fla  in  mano  vottra  ,  amminittratela  voi  .  Il  Notaio™*'™'7 
avendo  prefo  fpavento  dalla  mala  guardatura  fattagli  dai 
Viceré,  giunto  in  fu  a  cafa  ,  fi  ammalò  ,  è  in  tre  giorni 
morì  • 

Neil'  itteffo  giorno  ,  che  fu  fatta  la  protetta  al  Viceré, Martedì 
Don  Geronimo  di   Fonzeca  ,  leggente  delia  Vicaria  ca-  ^l^enìm 
valcando  per  Ja  Città  ,  s' incontrò  con  alcuni  fuoraufeiti ,  coGrajjò: 
&  avendone  prefo  uno ,  gli  fu  fatta  gran  refittenza  dagli  al- 
tri ,  nel  cui  rumore  ,  fi  follevarono  molti  della  Plebe  ,  e 
non  fololi  tolfero  il  prigione  ,  ma  trattarono  il  Reggente 
molto  male  ,  tal  che  fu  forzato  fuggir  via  ,  che  fé  non  era 
Gio:  Tommafo  Califano,  e  per  gli  Cavalieri  ,  che  fi  ritro- 
varono nel  Seggio  di  Capuana  ,  i  quali  raffrenarono  l'ar- 
dire delia  moltitudine ,  egli  di  certo  pativa  }  &  acciò  le  co- 
fe non  andaffero  da  male  in  peggio  ,  s'  interpofero  molti 
Signori ,  e  fi  conclufe  tregua  infino  ,  che  gli  Ambafciado- 
ri ritornaffero  dalia  Corte  ,  e  s' intendeffe  quello  ,  che  fo- 
pra  quefìi  accidenti  Sua  Maefìà  comandava;  e  frattanto  non 
Sum.Tomy.  Qj\  vi 


3o5    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

VZ^vl  vi  fu  altra  novita  »  neI]a  qual  tregua  il  Viceré  fi  ridufle  a 
cere ,  //fare  un' albarano,  promettendo  per  Je  cofe  pattate  non  tra- 
ci//^ .  vagliar  Ja  Città  iniino  al  ritorno  degli  Ambafciadori  ,  c_3 
perchè  nominava  in  quella  carta  Ja  Città  ,  e  non  gli  avea 
dato  il  Titolo  di  FedeliiTima  ,  i  Deputati  non  volendo  così 
Mara-  riceverla,  il  Viceré  Ja  rifece  in  altra  forma  ,  nominando 
nn  tran  Ja  Ci  ttà  FedeJifTiroa ,  promettendo  anche  ,  che  ogni  ordine 

^aSttd  6  cJ'c  veni^e  da  $ua  Maefìà  ,  fi  farebbe  primo  alla  Città  no- 
'  tificato  ,  che  efeguirJo  .  Per  Jettere  di  Corte  ,  s' intefeche 
il  Marchefe   deJla  VaJJe  ,  e  PJacido  erano  fiati  fpediti  da 
Sua  Maeftà  ,  e  che  in  breve  tornati  farebbero  ,  e  così   nel 
principio   di  Agofìo  dell'  anno  ifìeiTo  ritornarono.  Ma_j 
Placido,  che  affai  era  afpettato  ,   tanta  fu  Jacuriofità  uni- 
Tladdo    verfale  ,  che  quafi  tutta  Ja  Città  ufcì  un  pezzo  fuori  Porta 
ritorna    Capuana  ad  incontrario;  e  paffando  per  le  fìrade  era  foven- 
clrte  .     te  domandato  dalle  brigate  ,  che  nuova  Signore  ,  che  nuo- 
va ?  Egli  con  volto  allegro  rifpondeva,  buona  buona  :  do- 
po congregati   tutti  i  Deputati  della   Città  in  San  Loren- 
zo ,  PJacido   prefentò  un  femplice  mezzo  foglio  di  carta 
R'fpofa  firmata   dal  Segretario  Vargas  ,   non  altramente  indrizzato 

deli   hn~     n^.xr  jj-  -i  ■     •        /r 

feradire  alia  Citta  ,  fatto  a  modo  di  notamento  ,  il  quale  in  eiret> 
alla  cit-  to  conteneva  ,  che  comandava  di  rifpondere  al  Principe  di 
u "         Salerno  ,  &  a  PJacido  era  ,  che  refìando  in  Corte  il  Prin- 
cipe PJacido  ritornale  in  Napoli  ,  e  diceffe  a'  Napolitani  , 
che  l'inviarono,  che  Sua  Maefìà  comandava,  che  fi  ac* 
quietaffero  tutti ,  e   che  deponefTero  l'armi,  &attendef- 
fero  ad  ubbidire  al  Viceré  ,  che  tal'  era  la  fua  volontà,  la 
firma  diceva  .  Por  mandato  de  Sua  Maefìà  ,  Vargas  Segre- 
m acido  tarjQ  t  QUefta  cofa  così  fecca  ,    fenza  aver  portato  Carta 

(il     'C."r7irO  ^-~  * 

ehquen    alla  Città  ,  parve  a  tutti  dura;  ma  PJacido  eh'  era  eloquen- 

ijjimo.    tjflimo,  fi  sforzò  moftrare,  che  fotto  queJJa  dura  feorza 

foaviffimi  frutti  nafeofti     fìavano,  dicendo  che'  attendef- 

fero  ,  ad  ubbidire  ,  e  qu  ietarfi  ,  che  ben  prefìo  le  buone, 

e  clementi  provvigioni    di  fua  Maefìà   veduto  averebbono. 

Men- 


LIBRO    DECIMO.  307 

Mentre  quelle  cofe  fi  difcutevano  ,  Ja  moltitudine  della 
Plebe  armata,  che  era   nel  Jargo  di  Santo  Lorenzo,   in- 
tendendo,  che  l'armi  portar  dovevano,  &  ubbidire  al 
Viceré  ,  i  quali  allettavano,  che  del  governo  egli  privato 
fofie  ,   gridarono  che   i  Nobili  traditi  l'avevano;  laon-  7?!w*^ 
de  cominciarono  a  gridare   ,    ammazza,  ammazza  ,   ti-te  contro 
rando  archibbuggiate  verfo  i  luogo  ,  ove  erano  gli  Eletti,      laKo. 
e  Deputati ,  i  quali  per  tema  del  tumulto  popolare  ,   prò-         ' 
curarono  di  fuggire  ,  e  falvarfi  ;  e  fé  la  paura  fece  mai 
in  alcun   tempo  miracoli  ,  certo    in  quefio  giorno  ne  fece 
uno  ,  poiché  Giovanni    Battifìa  Carrafa  Prior  di  Napo-  Miracola 
poli,  Cavaliero  Gerofolimitano  ,    gravato  di   podagra  c?uJ[at0 
in  braccio  da'  fervidori  ,  e  come  Deputato    ivi   venuto  paura, 
era  a  fèntir  l'ordine  Regio  ,  impaurito  dal  rumore  ,  fmon- 
tò  su  la  più  alta  parte   del  Campanile  di   S.Lorenzo.  Il 
tumulto  era  grande   sì  per  li  gridi  delie  Turbe  alterate , 
come  per  Ji  continui  tiri  dell'  Archibuggiate  ,    &  anco 
per  lo  concorfo  delle  genti  ,  che  tratti  dalla  fame  di  co- 
sì   grande  fpettacolo  ,     di  ogni  parte    concorrevano   a 
vedere,  &  a  difperare  in  modo  che  non  vi  era  uomo  di  giu- 
dizio ,  che  non  piangere,    vedendo    tanto  difTordine  ,  e 
pertinacia  del  Popolo  ,  a  non  voler  deponere  l'armi ,  &  ub- 
bidire 5  ma  Placido  con  alta  ,    e  lamentévole  voce  gri- 
dava dalla  finefìra  del  Tribunale  ,  e  dicendo  pofate  1' ar- 
mi ,  ubbidite  a  Sua  Maeflà  ,  che  altrimente  quel  povero 
Principe  ,  che  e  relìato  in  Corte   di  certo  li  farà  mozzo  il 
Capo.  J 1  Prior  di  Bari  altresì  che  nell'ifleffo  tempo  fi  ri- 
trovava  nel  primo  Claufìro  di  San  Lorenzo  ,  ove  Giovan  r;l  deiu 
Tommafo  Califano  con  200.  Soldati  guardava  V  arteglia-  &***  - 
ria  della  Città  ,   perchè  tante  volte  la  Plebe  l'aveva  voluta 
cavar  fuora  contro  i  foldati  Spagnuoli,  udito  il  disordine, 
&  il  pericolo  in  che  la  Città  incorrer  poteva  ,  come  corag- 
gioso Cavaliere  ,  e  d'animo  lincerò,  e  quello  che  molto 
importava  ,  era  molto  caro  al  Popolo  ,  corfe  alla  porta  del 

Qq     z  Tri- 


3o8     DELL'  HIST  ORIA  DI  NAPOLI 

Tribunale  che  flava  ferrata  ,  e  fattala  aprire  ,  contro  fa-J 
volontà  de'  circolanti  ,  quali  lo  pregavano  ,  che  a  si  roa- 
ni fefìo  pericolo  opponer  non  fi  voleffe  $  ma  egli  avanti  la 
Plebe  tumultuante  intrepido  fi  oppofe  ,  e  con  volto  piace- 
vole guardò  le  Turbe,  alzando  Ja  mano,  facendo  fegno,  che 
Orazione  fi  fermaffero  .  L'  autorità  ,  e  credito  di  tal  uomo  ,  bafìb 
ddiBarT  m  un  tratto  ac*  acquietar  tutti ,  e  ftando  intenti  ad  udirlo, 
ai  Topo,  egli  con  alta  voce  ,  lor  diffe  :  Padri  ,  e  fratelli  miet\che 
io'  penfate  di  far  oggi  con  queflo  voflro  rumore  fuor  di  ogni 
ragione  concitato  ?  che  penfate  che  a  voi  ,  &  alla  Patria 
voflra  giovar pojfa  quefta  pertinacia  di  non  voler  ubbidi- 
re ?  che  utile  potrà  apportarvi  quejìa  infolenza  contro  i 
vofìri  Deputati^  &  Ufficiali  %  che  tanto  fedelmente  vi 
hanno  fervi to  ,  diche  vi  dolete  di  noi  Nobili  ?  non  f ape ~ 
te  tutti  ,  e  non  V  avete  più  volte  veduto  con  gli  occhi)  che 
in  tutte  le  fatiche,  in  tutti  gli  affanni,  e  pericoli  di  gior- 
no ,  e  di  notte  fempre  tutti  infeme  con  ejfi  voi  fati  fama 
per  fervi  zio  di  Sua  Maejìà  ,  e  beneficio  comune  ?  Mentre 
è  fato  tempo  di  far  fu  l'armi  ,  e  difendervi  contro  di  que- 
foMinifro  adirato  con  Noi  ,  era  ben  giufìo  di  farvi 
armati  ,  dì  confrarli  ,  e  non  ubbidirlo  per  le  caufe  già 
note  a  tutti  ,  &  allegate  da  i  nofri  Ambafciadori  alla_^> 
Macfià  Sua  ,  e  perì)  non  vi  potete  con  ragione  doler  di  noi ^ 
che  non  aveJJJmo  fatto  quanto  voi  avete  voluto  \  ma  ora  che 
fappi  amo  la  volontà  del  Re  ,  e  Signore,  la  qual  e  che  fi 
depongono  V  armi  ,  efubbidifcaalfuoMinifro^  che  fa* 
te  per  amor  di  Dio  ,  non  vedete  ,  che  la  vojìra  dijpubbi- 
dienzafarà  che  V  accufe  del  noftro  Avverfario  per  verc__s 
credute  faranno  ,  e  ci  chiamar à  ribelli  ì  e  con  ragione  • 
O  Padri  ,  e  Fratelli  miei  ,  volete  per  un  cieco  furore  ,  e__ » 
per  una  pazza  ira  rovinare  la  Città  voftra  ,  che  tanta 
di  difenderla  proccurato  avete  ,  volete  caufare  lamina 
delle  vofre  cafe  ,  delle  Mogli  ,  e  figli  vofiri  ?  che  crede  « 
te  j  che  farà  Sua  Maejìà  contro  di  noi  ,  e  Napoli  dijjub- 

bidien* 


LIBRO    DECIMO.  309 

btdiente    ?     Napoli    difprezzatriee    de*    comandamenti 
delfuo  Re  ?  Quejìo  vuole  il  Vi  ceri' ,  quejìo  defidera  ,  que- 
jìo afpetta  :  ah  Figliuoli  ,  e  fratelli  miei  ,    Ubbidienza  , 
Ubbidienza,  facciamo  covo/cere  al  Nojiro  Re  ,  e  Signore  , 
che  V  aver  prefo  l'armi  non  è  Jìato  per  malignità  d'animo^ 
ma  per  tema  della  della  Fejie  tanto  a  noi  ,  e  nojìri  Padri 
cdiofa  per  difenderci  ,  e  non  per  liberarci  ;  mafempre  di  TfìPolo. 
noi  Nobili  vi  tenete  ingannati  ,   il  che  certo  è  fa Ifijfimo  placato 
&  Io  chiamo  Iddio  per  tejìimonio  della  noJìrafincerità,ec- cm  Vo,'A- 
comi  qui,  cominciate  da  me  a  sfogare  l'ira  vo/ìra  in  quejìo  %°r?ored? 
petto,  é*  in  quejìo  corpo  ,  che  fi  è  affaticato  tanto  per  vot\ 
anzi  per  tutta  la  Città  ,  perche  Io  non  ho  fatto  peggio  ,  nò 
meglio  di  quel ,  che  tanti  altri  Nobili  ,  e  Signori  hanno 
fatto  ,  che  per  beneficio  comune  affaticati  fi  fono  .   Le  pa- 
role del  Priore  bacarono  ,  e  furono  (ufficienti  in  uno  jftan- 
te  non  foio  a  mitigare  V  ira, ,  &  il  furore   popolare  ,  ma  a 
mutare  gli  animi  dall'  alterazione  alia  quiete  ,  e  dal  disub- 
bidire ;  all'ubbidire  *  periiche    la  moltitudine  a  guifa  di 
nebbia  fi  dileguò  ,  e  iafcio  così  vacuo  il  largo  di  San  Lo-  ^rmi  de 
xenzo  ,  e  così  fola,  come  fé  mai  uomo  Rato  vi  fufle  j  tsP°fte  >  « 
tutti  a  gara  correndo  alle  lor  cafe ,  deponendo  l'arme  ,  fy°-*nc7(teU 
gliandofi   delle  vefii  foidatefche ,  fi  vefìirono  degli   abiti;*. 
civili,  &in   un  tratto  tolti  i  carri,  e  fome  da' Villani, 
V  empirono  ,  e  caricarono  di  tante  forti  di  armi  ,  di  quante 
ne  avevano  adoperate,  e  cavati  fora  li  quaranta  quattro 
pezzi  di  Artegiiaria  della  Città,  eh'  erano  in  S.  Lorenzo  ,  Jr  .. 
i  medefimi  Cittadini  tirandoli,  al  Cartello  Jiconduflero,  &LuL% 
al  Viceré  alli  ?.  di  Agoflo  gii  confinarono,  offerendoli  in I. 
Deputati  della  Chtà  ubbidienza  ,  come  prima,  il  quale  feb- 
bene  forfè  non  l'ebbe  a  caro  ,  nondimeno  con  volto  allegra 
raccoife  ,  e  con  benigne  parole  lor  diede  rifpofta  amorevo- 
le .  Il  giorno  feguente  ,  che  fu  la  Fefta  di  San  Lorenzo 
non  fu  feguitacofa  alcuna  ;  ma  a' ti.  di  Agofto  fi  aperfe- 
xo  i  Tribunali ,  e  gii  Ufficiali  attefero  air  amminiftrazione 

della 


3K>    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

della  Giuflizia  ,  e  ciafcuno  alli  fuoi  foli  ti  efercizj  ritornò, 
riducendo  ie  cofe  in  tanto  ordine  ,  e  quiete,  in  quanto  dif- 
7^w/rofordine  ,  &  inquietudine  fiate  erano  .  Aperti  i  Tribunali, 
meraie  e  dato  al  Viceré  P  ubbidienza  ,  alJi  dodeci  di  Agofto  fece 


Lapi  del    ciuuu    nati  v_iajpi  •    a.*  pniwu    uw     ^uaii    iu    Vitiait  iuui  lune  , 

Tumulto  il  quale  fu  dichiarato  ribelle  ,  li  furono  conficcati  due  Ca- 
et-c'tiua~&li ,  e  furono  iubito  venduti ,  ma  quefìo  danno  fu  ricorri- 
penfatoda  una  chiariflìma  fama,  che  fi  fparfe  per  tutta  V 
Europa  di  aver  liberato  la  Patria  da  manifefìa  ruina  j  tal 
che  ovunque  andava  era  ben  vitto  .  Et  Enrico  Re  di  Fran- 
cia 1'  accolfe  con  grand'  onore  ,  come  grandiffimo  Principe 
fiato  fufle  ,  e  gii  diede  una  grotta  penfione  perfuo  interte- 
nimento  $  &  ad  alcuni  altri ,  che  con  lui  giti  erano  :  e  ciò 
fece  il  Re  con  difegno  di  avvalerli  di  lui   nel  far  la  guerra 
del  Regno  di  Napoli  -  Gli  altri  eccettuati  furono  ,  Gio; 
Francefco  Prior  di  Bari ,  Fabio  ,  e  Pafcaie  fuoi  fratelli , 
Cefare  il  Zoppo  ,  e  Geronimo  Caracciolo  ,  Ciovanni  Pa- 
fcaie di  Seffa  ,  Ottavio  ,  Pirro  ,  e  Mario  Mormiie  ,  Leo- 
nardo di  Ligoro  ,  Giovan  Vincenzo  Brancaccio  Continuo 
del  Viceré  ,    Luigi   Dentice  ,   Giulio    del  Dolce  ,   Tom- 
mafo  di  Ruggiero  di  Salerno,   Cefare  Bimonte  ,  Giovan 
Bernardino  ^tinca  ,  Giovan  Tommafo  Califano,  Giovan 
Antonio  Bozzaotro  Medico  ,  Tommafo  Anello  ,  e  Pietro 
Paolo  fuo  Fratello  Sorrentini,  Antonio   di  Acuoto  ,  Gio- 
van Vincenzo  Falangone,  e  Giovan  Antonio  Cecere.  Tutti 
coftoro    neJl5  ifteflb  giorno  a  morte  condennati  furono,  i 
quali  fentita  la  nuova,  fé  ne  fuggirono  in  Roma  ,  &  in  al- 
tri luoghi,  eli  loro  beni  furono  confifcati  ;  e  benché  folo 
quelli  dalla  Corte  eccettuati  furono  ,  nondimeno  il  Viceré 
J**»'1'  ne  dichiarò  altri  fin' al  numero  di  trentafei  ,  e  dopo  certo 
flttoTl  tempo  ne  fé  grazia  a  ventiquattro,&  in  fucceffo  di  tempo  fu 
dinaie .    fatta  grazia  a  tutti  ,  eccetto  a  quelli  che  andarono  a  fervi- 


LIBRO    DECIMO 


211 


re  al  Re  ài  Francia  ,  con  quefla  occafione  Annibale  Bozzu-^7^ 

ir  j-  zi»  .  -"w^c-u   cardinale 

to ,  cne  tu  uno  gj  quefh  eccettuati,  trattenutofi  JungoB^a^o. 
tempo  in  Poma  ,  fu  da  Papa  Pio  IV.  fatto  Cardinale  ;  e_j 
venuto  poi  in  Napoli  percaufa  d'Infirmila  di  pietra  ,  nell* 
anno  156J.  vi  Jafciò  Ja  vita  ,  e  fu  in  ricchiffimo  fepolcro  di 
marmo  nella  Chiefa  Cattedrale  fepolto  ,  ove  fi  legge  il  fe- 
guente  Epitaffio  latino  * 


^nni 


3  iz    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Annibal  BozzutoPatricius  Neapol.  ex  Fami- 
lia  ami.  ante  CCCCCXII.  Cardinalicia  5  Ora- 
tor  ad  Carolum  V.  Cxf.  Aug.  ann.  XXII.  Sum- 
mis  de  rebus  a  Patria  miffus,  Bononise  prò  Le- 
gatola Paulo  II  J.  Pont.  Max.  praefe&us  Archi ep. 
Avenionenf.  a  Julio  III.decoratus,biS  vacua  Se- 
de primum  Julii  III.  deindè  Marcelli  II.  cui  ca- 
rus  in  primis  fuit  Vaticano ,  &  Conclavi  Prae- 
feólus ,  rerum  omnium  maximarum,deligendo- 
rumqueuniverfx  ditionis  Ecclefiafticx  magi- 
ftratuum  poteftate  ,  Clericatu  etiam  Camerae 
Apoftolic*  gratuita  Pauli  VI.  lìberalitate  hone- 
ftatus  i  demum  a  Pio  IV.  Presbi.  Cardin.  TT.  S. 
Sylveftri  creatus,  intra  Septem  Menfes  VI.  Cai- 
culi  Sai.  ann.MDLX V.  &  ann.XLIV.M.  VIII. 
D.  III.  ex  hac  vita  ereptus. 

H.     S.     E. 

Fabritius  Bo&utus  Frater  ex  tejìamenio  btfres. 

Qual  Epitaffio  in  volgare  così  legger  fi  puote  • 


Annibal- 


LIBRO    DÈCIMO-         3»5 

Annibale  Bowuto  Gentil*  uomo  Napolitano  della  fami- 
glia Cardinalizia  avanti  V  anno  jU.  mandato  dalla 
Patria  per  co/a  di  grande  importanza  firatore  a  Carlo 
Quinto  Imperadore  ,  nell'anno  difua  età  vige/imo- 
Jejìopropojìo  da  Papa  Paolo  Terzo  alla  Nunziatu- 
ra Appojiolica  di  Bologna  ,  Invejìito  da  Papa  Giù- 
Ho  II L  delV  Arcivefcovado  di  Avignone  ,  due  vol- 
te ejjendo  la  fede  vacante  ,  prima  che  Giulio  III.  ,  e 
poi  Marcello  Secondo  ,  al  quale  fu  fomm amente  caro, 
antepofio  al  Vaticano  ,  é  <*l  Conclave  ;  honorato  da 
Papa  Paolo  Quarto  di  autorità  in  tutte  le  cofe  impor- 
tantieme  ,  e   di   eliggere  li  Magiftrati   di  tuttala 
giurisdizione   Ecclejìajiica ,  &  anco  di   Chiericato 
di  Camera  ;    e  finalmente  ejfendo  da    Pio  IV.  crea- 
to Prete  Cardinale  del  Titolo  di  S*Silveflro,frafei 
meft  da  infirmità   di  pietra  fu  tolto  da  quefìa  vita 
neir  anno  1575.  di  età  di  anni  w.meftS,  egior- 
vi  3. 

Quefìa fepolturahave  eretta  . 
Fabrizio  Bazzuto  Fratellojrede  tejiamentario  • 

Poco  dopo  che  fu  quietato  il  tumulto,  gi  un  fé  in  Na- 
poli il  Vefcovo  mandato  dall' Imperadore  a  proceflar  le  ^//^JJ 
cofe  del  tumulto,  proccurato  dal  Principe   di  Salerno  iCommif* 
come  li  fu  impofìo  ;  ma  il  Toledo  che  fapeva  ,    e  po-£™a^t 
teva  molto,  come  fi  difle,contaminò  talmente  quel  Prelato,       .  _  ' 
che  il  procedo  tutto  fi  trovo  contro  la  Città, per  il  che  pM'/cìadori 
ve  ad  effa  Città  di  mandar  a  Sua  Maeftà  due  Arobafciado-^//*  e/*-. 
ri,uno  per  la  Nobihà,e  l'altro  per  il  Popolo  per  farli  inten-^;^- 
dere  molte  particolarità  giudicate  neceifarie  .   Onde  a' 2.    Gittìh 
di  Novembre   per  la  Nobiltà  fu  eletto  Giulio  Cefare  Ca» ^7 p** 

•     1110  1.  \#~.  1  J*        ««     racciolo* 

raccioJo  dei  seggio  di  Capuana  uomo  letterato  ,  e  di  gran-  Gio.  B(lU 
diffimi  cofìumi  ornato  ,  e  per  il  Popolo  Giovanni  Battifta  tìjta  Ti? 
Pino  df:lk  cofe  del  Popolo  informa  tiflìmo  :  coftoro  furo*  no  = 
SunuTomV.  R  r  no 


3i4    DELL'  HISTORTA  DI  NAPOLI 

no  indirizzati  al  Principe  di  Salerno  ,  accib  da  lui  a  Sua 
Maefìà  introdotti  fuffcro  ,  e  fi  divifero  tra  elfi  il  ragiona- 
mento in  quefto  modo  ,  Giulio  Cefare  ragionò  prima  delie 
cofe  univerfali ,  &  il  Priore  fegul  poi  trattando  delle  cofe 
particolari ,  e  fuperò  molto  l' imperio ,  che  quafi  come 
Re,  il  Toledo  ufurpato  fi  aveva  nel  Regno  ,  e  come  vieta- 
va a'fudditi  il  ricorrere  a  fua  Maeftà  j  foggiungendoan- 
Med<tgi;eco  *  mirate  a  quando  fi  eftende  coftui ,  che  fa  andare  Je  fue 
dìD.vh.  medaglie  per  le  mani  di  quefto,e  di  quello  con  unaifcrizione 
£•  di     che  foJo  conviene  aVoftra  Maefìà,  e  ciò  dicendo  ,  li  moftrò 
Ja  medaglia  di  bronzo,  che  feco  portata  aveva  ,  la  quale  da 
una  parte  aveva  l'Effigie  di  etto  D.Pietro  con  l'Ifcrizione 
intorno,  che  diceva  »  dietro  Toledo  Prìncipe  Optimo . , 
e  dall'altra  un  altra  fua  Imagine  pìcciola  fedente  in  fedia  , 
la  quale  pareva  ,  che  alzaffe  in  piedi  una  donna  caduta  , 
e  T  ifcrizione  diceva  ,    Erettori  ]ujìitia  ,   Quello  diffc 
il  Pino ,  e  foggiunfe  >  è  flato  vero  per  li  primi  principi 
del  fuo  governo  ,  perocché  la  giufìizia  da  lui  fu  folle vata  , 
e  non  e  dubbio  ch'egli  ha  raffet tato  molti ,  e  molti  abufi  , 
che  in  quella  Città  erano  ,  ma  quel  fuperlativo  di  Ottimo 
Principe  non  conviene  a' Signori   Miniftri  VafTalli  ,  ma 
folo  a'  Re  ,  &  Imperadori .  Tolfe  Sua  Maefìà  Ja  Medaglia, 
e  la  mirò  fenza  moftrar  fegno   di  alterazione  ,  finito  il  ra. 
gionamento  ,  Sua  Maefìà  refìituì  la  medaglia  ,  e  rifpofe  , 
che  di  tal  negozio  non  era  mefìiere  parlarne  più  ,  perchè 
egli  al  tutto  provifìo  aveva  ,  e  comandato  quanto  efeguir 
fi  doveva  :  ordinò  loro  che  in  Regno  ne  tornafTero  ,  e  fi 
dicefie  a'  Napolitani,  che  atteadeflero  ad  ubbidire  al  Vice- 
ré ,    perchè  così  effa  Maefìà  comandava:  e  licenziati  gli 
Santino  Ambafciadori  ,   fi  pofero  in  ordine  per  partire  ,  ma  fovra- 
Ragano    giunfe  Notar  Santiilo  Pagano  mandato  dalla   Piazza  ad 
CcUdore'  Popolo   di  Napoli  ,  a  far  intendere  a  Sua  Maefìà   la_j 
Framl'  privazione  àtìV  Eletto  Francefco  di  Piatto  ,  di  lui  diremo 
fco  £ktto  appretto  ,  ma  perchè  Sua  Maefìà  detto  avea  di  aver  pollo 
^M;/>o-finea  tajnegozio>  nfe  voierne  più  altro  intendere  ,  però 

il 


LIBRO    DECIMO.  31* 

....   Benigni. 

jj  Pagano  non  Ji  parlò  aitrimente  5  &  ìniìerae  con  gli  altri  tàdtìt 
Ambafciadori  in  Napoli  ritornò:  Ma  quel  favio  Imperato-  impera- 
re pieno  di  bontà,  e  clemenza,  conosciuta   la  malignità  Jj^J^ 
del  proceffo  controia  Città  ,   non  incrudelì  contro  di  effa  ,  artiglia- 
ne fece  fangue  ,  ma  vi  mandò  l'Indulto  Generale'  a  tutti  ,  rJ'rtf[* 
facendoli  reltituire  Tarmi ,  e  l'artiglierie,  e  torno  alla  Cu-  u  Gitti  . 
tà  il  Titolo  di  Fedeliflìma  ,  e  fi  contentò  che  per  pena  di 
averli  dato  all' armi  con  le  Campane,  pagaffe  folamente     Tem  é 
effa  Città  100.  mila  ducati,  per  lo  cui  pagamento  fi  pofe  in  ^poii 
tanto  debito,  che  fé  ben   poi  per  levarlo  fi  aggiunfe  alla  ^ult§ 
Gabella  del  tornefe  per  rotolo  ,  un  altro  tornefe  ,   il  de  jatt0  m 
bito  predetto  talmente  augumentò,  che  a'   nofìri   tem   Gab.e^  . 
pi  tiene  effa  Città  il  debito  di  due  milioni  di  docati  in  circa.  °jjlj'h""0  a* 
Ma  per  chiarire  la  privazione  deli'  Eletto  del  Popò-  delia  Gì: 
lo   Francefco  di   Piatto,  dico  che  Domenico  Terracina^'^ 
fuo  predeceffore  ,  conofcendo  1'  odio  intrinfeco  ,  che  tut- 
ta la  Città  li  portava,  tanto  per  le  cofe  paffate  ,  quanto 
perchè  fi   trovava  compare  del  Viceré  ,  fi  rifolvè   ufcir 
da  quello  ufficio  ;  e  perciò  nelli  3.  di  Novembre  if47»  & 
convocare  la  Piazza   del  Popolo  nel  luogo  foli to  in  Santo 
Agofiino,  ove  egli  propofe  ,  che  più  volte  al  Viceré  do- 
mandato aveva,  che  più  per  Eletto  fervir  non  voleva  ,  e 
che  finalmente  nel   precedente  giorno  1' Eccellenza  Sua  ce 
l' aveva  conceffo  ;  e  perciò  era  bene  far  nuova  elezione  ,  e 
cosi  fuconchiufo,  che  li  Capitani  delle  Piazze  ciafcuno 
di  effi  Ji  due  Procuratori  per  l'elezione  del  nuovo  Eletto 
crear  doveffe:  il  che  fatto,  nel  feguente  giorno  fi  congrega- 
rono nel  fovranominato  luogo,  e  volendo  efeguire  l'elezio- 
ne ,   vi  venne  Giovanni  Peronto  Segretario  del  Viceré  ,  e 
fé  intendere  a  quelli  del  Popolo,  che  l'Eccellenza  fua  lave- 
rebbe avuto  caro  ,  che  aveffero  creato  Eletto  del  Popolo  il 
Dottor  Pietro  Sarriano,al  quale  fu  ripofìo,che  non  avereb-       . 
bono  mai  tal  colà  efeguita,ma  voler  far  l'elezione  conforme SArriano. 
alli  Capitoli  delle  loro  Piazze  ,  de'  quali  fi  è  detto  nel  Ca- 
pitolo fecondo  del  fettirao  libro  5  e  così  il  Segretario  fc 

R  r     z  l'eie- 


3i*    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

Trance.  e^ez,one  dellì  tèi 1  daJli  quali  fé,  ne  levò  uno  per  forte,  che 
/codi     *fu  Francefco  di  Piatto  ,  che  poi  fu  Regio  Configliero  ,  il 
Vrfal0     ^UaJ  P,"8,iò. iJ  Poffeffo  aJJi  fei  di  effo  mefe  di  Novembre . 
Eletti,  ^a  Perchè  D.  Pietro  di  Toledo  per  Podio  grande  t 

che  contro  il  Principe   di  Salerno  conceputo  aveva,  piti 
volte  aveva  fcritto  all'Imperadore  che  effo  Principe,  e  Pla- 
cido di  Sangro  non  divoto  univerfaJe  della   Città  erano 
fiati  creati  Ambafciadori,  ma  ad  iftanza  di  alcuni  partico- 
lari appaffionati ,  del  che  erano  venute  lettere  dal  Principe 
alla  Città  ,  avvinandola  di  quefìo  ,  e  che  perciò  bifognava, 
che  di  Napoli  andaffe   in  Corte  chiarezza  autentica ,  acciò 
Sua  Maefìà  la  verità  confciuta  aveffe  -,  laonde  con  preftez- 
za  congregate  furono  ventiotto  Piazze  del  Popolo  ,  folo 
quella  di  Santo  Spirito  mancò  ,  che  per  timore  degli  Spa- 
gnuoli  non  fi  congregò^  furono  anco  congregate  quelle  del- 
il  cinque  Seggi  ,  le  quali  tutte  ratificarono  ,  che  quanto  il 
Principe  ,  e  Placido  fatto  avevano  ,  da  tutta  la  Città  loro 
fu  commeffo,  e  fattone  univerfalmente  da  tutte  e  quefte 
rTdeul"  Pj'azze  pubblici  Iftromenti ,  furono  mandati  in  Corte  .  II 
privazio- che  intefodal  Viceré  ,  fi  rifolvèdi  verificare  il  contrario, 
Sfo    !&•  e  avenc*°  fatto  fare  una  dichiarazione  da  alcuni  fuoi  amici 
Trance-  delle  Piazze  de'  Nobili ,  e  volendola  autenticare  con  la  fir- 
fc°  Tiat.  ma  dell'Eletto  del  Popolo  ,  chiamò  a  fé  Francefco  di  Piat» 
to  ,  requisendolo  ,  che  voleffe  firmare  detta  dichiarazione, 
egli  intrepido  di  mente  ricusò  di  farlo  .  Il  Viceré,  a  cui 
quefìo  negozio  fortemente  premea  ,  con  minacciofe  parole 
lo  confìringeva  a  firmar  la  carta  ,  che  altrimente  Pavereb- 
be  fatto  buttar  da  una  ventana .  U  Piatto  coraggiosamente 
diffe,  pregandolo  ,  che  l'Eccellenza  Sua  i'aveffe  fatto  prima 
confeffare,  e  poi  perder  la  vita  per  fervizio  della  Città,  e  di 
ciò  poco  fi  curava  ;  ma  il  Viceré  turbato  più  che  prima  con 
foribonde  ,  &  afprc  parole  lo  coftringeva;  finalmente  Fran- 
cefco con  una  fmifurata  umiltà  pregava  il  Viceré  ,  che_3 
di  quello  officio  Jocavaffe,  e  che  egli  non  pretendava  in 
effo  perder  V  anima  ?   e  V  onore  •    Il  Toledo  infuriato 

più 


LIBRO    DECIMO.  3*7 

più  che  prima,  li  ditte ,  che  più  non  li  comparilTe  avanti, 
e  così  Francefco  fi  partì.  Pochi  giorni  appretto  il  Vi- 
ceré ,  da  una  leggiera  occafione  motto  ,  privo*FranceI;o 
dell'officio  di  Eletto,  altri  dicono    che  veramente  que- 
fìa  cofa  iùccette  ,  e   che  il  Viceré  non  mofìrò  alterazione 
con  l'Eletto,  ma  che  la  detta  alterazione  ,  e  privazione 
fuccette  per  un*  altra  occafione  ,  la  quale  per  bocca  dell'  i- 
fletto  Francefco  fu  poi  udita  racontare  ,  e  ciò  fu  ,  che  du- 
bitando il  Viceré  di  etter  cavato  dal  Governo  di  Napoli  5 
del  che  V  Imperadore  da  molti  n' era  importunato  ;  per- 
ciocché D.  Pietro  fé  fare  da  tutte  le  Piazze  Nobili  conclu- 
fioni  ,  che  fi  applicava  Sua  Maeflà  di  confirmarlo  nel  go- 
verno *  al  che  mancava  folo  la  Piazza  del  Popolo  s  e  perciò 
jl  Viceré  chiamò  etto  Francefco  ,  e  lo  perfuafe  a  firmare^» 
una  fimile  conclufione  ,  alia  cui  domanda  ,  rifpofe  ,  s' egli 
ciò  far  dovea  ,  come  Eletto  del  Popolo  ,  o  pure  come 
Francefco  di  Piatto?  li  fu  rifpofto ,  che  come  Eletto  dei 
Popolo  firmar  dovette  ,  replicò  ,  che  ciò  ne  voleva  far  par- 
te alla  fua  Fedeiittima  Piazza  ,  e  perciò  ,  difs'egli  ,  che 
il  Viceré  fi  aiterò  tanto  ,  che  ne    feguì  quello  ,  che  fi  e 
detto.  Or  eflendo  il  detto  Francefco  flato   nell'Ufficio 
non   più,  che  due  mefi  ,  e  mezzo    per  averlo  efercita- 
to  dalli  lèi  di  Novembre   fino  alli  a*,  di  Gennajo  1  h8- 
che  ne  fu  privato,  e  fu  dal  Viceré  ordinato,  che  fi  con- 
vocatte  la  Piazza  nei  modo  folito  ,  che  fi  facette  1'  elezione  gjg*"^ 
delli  fei  ,  s'  inviattero  i  nomi  de'  fei  ali*  Eccellenza  fua  ,  la  tQjn^ 
quale  avutoli  nelle  mani,  &  avendovi  trovato  il  Dottor^?  del 
Antonio  Marzale  fuo  molto  amico ,  volle,  che  egli  Elet    iCS 
tofutte  del  Popolo  ,  di  quefìa  nova  elezione ,  e  delia   pri- 
vazione di  Francefco  molto  fi  rifentirono  i  Capitani  delie 
Piazze  ,  i  quali  fubito  mandarono  un'  Ambafciadorea  Sua^OT£«.' 
Maefìà  ,  e  diedero  carico  a  Notar  Santiiio  Pagano  ,  il  qua t-P'?*9? 
le  con  prefiezza  cavalcò  alla  Corte  ,  ma  non  fé  nulja   perza . 
Ja  caufa  ,  che  fi  é  detta  di  fopra  .  E  di  qui  fu  il  principio, 
che  T  Eletto  del  Popolo  ¥  ha  continuato  a.  creare  il  Viceré, 

da 


Si8    DELL'  HISTORIA   DI   NAPOLI 

da  quei  fei ,  che  li  preferita  la  Piazza  ,  perchè  prima^j 
V  ifìeifa  Piazza  cofìumava  per  fòrte  cavarlo  dalli  detti  fei  . 
come  fi  legge  ne'  Capitoli  di  elfo  Reggimento  . 

Ma  poi ,  che  l'integrità  del  detto  Francefco  di  Piat- 
to fu  tale  ,  che  ne  il  timore  delia  propria  vita  ,   ne   ia  fpe- 
ranza  del  furore  del  Principe  ,   ne  altro  umano  intereffe 
potette  moverlo  a   confentire  a  quello,  che  conveniva  , 
dirò,  che  il  fuo   nome  farà  celebrato  per  molti  lullri  ,  e 
fecoli  j  il  che  fi  può  verificare  coir  efempio  della  fua  buo- 
na vita,   e  della  fua  felice  morte  ;  Poiché  avendo  egli  la- 
fciato  il  fuo  efercizio  ,  la  maggior  parte  de  IT  ore  deJ  gior- 
,    no  difpensò   in  afcoitar  Mefle  ,   Prediche  ,  Vefpere  ,  e  Le- 
zioni fpirituali,  frequentando  molto  fpeffo  il  Santiflimo 
Sagramento  dell'  Eucariftia  ,  e  divenuto  veccbiflimo  ,  for- 
tificatofi  di  tutti  i  Santiffimi  Sagramenti  di  Santa  Chiefa  , 
Morte  diz^'1  tre  °^  Luglio  i  570.  pafsò  ,  come  piamente  fi  può  cre- 
Trance-   dere  ,  a  miglior  vita  ,  di  lui  refìarono  molti  figli  colmi  di 
fio  di     bontà,  onore,  riputazione,  e   ricchezza,  nelii  quali    fi 
può  far  giudizio,  che  in  effi  fi  debba  perpetuare   il  nome 
di  cesi  buon  Padre  ,  P  oppofito  di  quello  ,  che   potrebbe 
dire  della  maggior  parte  di  quelli  furono  Eletti  prima  ,  e 
dopo  lui  ,  i  quali  infieme  con  li  loro  pofieri  fono  talmente 
efìinti  ,  che  il  nome  loro  appena  fi  ritrova  5  ma  non  po- 
tendo io  tutti  nominarli ,  non  debbo  però  tutti  tacerli ,  e 
perciò  ,  dico  ,  ov'  è  Cola  Giovanni  delie  Contumacie  con 
tutta    la  fua  pofìerità,   il  quale  non  molto    dopo   il  fuo 
Eiettato  ,  fu  infieme  con  Giulio  fuo  fratello  nel  mefe  di 
Febbrajo  1  fio.  come  aflaffini  ,  &  omicidi    appiccati   nel 
Mercato  di  Napoli?  ove   e  Domenico  Terracina ,  Pirro 
Antonio  Sapone  ,  Agazio  Bottino  5  e  Pietro  Antonio  Fol- 
lerio  ?  ove  è  Giovanni  di  Fondi ,  Antonio  Marzale  ,  Tom- 
male  bufolo  ,  e  V  Attuario  Girolamo  Certa  ?  ove  Giulio 
Canciano  Eletto  nell' anno  j  5  52.   Memorando   per  molti 
fecoli   ,  avendo  grandemente  offeib    1'  autorità  ,  e  giu- 
rifdizione  dell'  Eletto  del  Fedelifiimo  Popolo  :  ove  Elifeo 

Ter- 


LIBRO    DECIMO.  319 

Terracina  ,  Cola  Giovanni  Poliio  ,  Francefco  Guarino  , 
Girolamo  Bimonte,  &  Antonio  Lauro  ,  Jafcia  ftare  tanti 
moderni  ,  che  in  vano  mi  affaticare!  ,  &  il  Mondo  sa  ',  Ma 
Ji  peccati  del  Popolo  fono  ftati  caufa ,  che  fi  è  perfa  la 
ftampa  vera  di  quei  buoni  Cittadini  gelofi  dell'onore  d'Id- 
dio ,  pietofi  alia  Patria,  intrepidi  al  governo  del  Pub- 
blico  ,  nel  numero  de' quali  fu  Girolamo  Pellegrino  tan- 
to gelofo  Eletto  nell'  anno  1  J27,  che  fu  in  Napoli  quella 
inaudita  pefte  j  quel  Notaro  Eccellentiffimo  Gregorio 
Rotfb,  Andrea  Stinca  ,  Pietro  di  Stefano,  Gio.-Battifta 
Manfo  ,  il  vecchio  Gio:  Camillo  Barbo  ,  Francefco  Gual- 
tiero ,  Lazaro  Sebaftiano  ,  AJfonfo  Gagliardo,  il  Proc- 
uratore Girolamo  Certa  ,  Gio:  Antonio  Canciano  ,  Mar- 
co Vefpolo  ,  e  GiotBatiftaCrifpo  ,  e  febbene  tutti  co- 
fìoro  furono  più  volte  nell'  Eiettato  del  Fedeliflimo  Popo- 
lo ,  e  nel  governo  Tariffimi  fiati  fono  ;  nondimeno  France- 
fco di  Piatto,  chefolo  due  mefi  ,  e  mezzo  cavalcò  quefto 
cavallo,  tutti  gli  altri  di  bontà  avanzò  5  e  perciò  del  fuo 
nome  ,  dirò  con  quello  del  Poeta  : 

Nulla  tuum  nomen  rapiet  longeva  Vetuftas  . 

Or  tornando  a  Don  Pietro  di  Toledo  ,  dico  ,  che 
dopo  quietati  i  rumori  ,  egli  non  reftò  di  travagliare 
tanto  i  Signori,  come  quelli  dei  Popolo  ;  per  il  che  avendo 
pofìo  prigione  Ferrante  Carrafa  ,  Giulio  Cefare  Caraccio- 
lo ,  Notar  Santilio  Pagano,  &  altri ,  defiderofo  di  mettere 
in  fuga  Placido  di  Sangro  ,  mandò  alcuni  foldati  fpagnuo- 
ii  a  guardare  tutte  le  Porte  della  Città  ,  con  voce  di  vo- 
ler Placido  prigione  j  ma  egli  fapendo  non  aver  commeflò 
errore  alcuno  contra  i  fuoi  Signori  ,  determinò  contra 
il  voler  dell'amici ,  e  parenti  di  non  muoverfi  ,  e  fi  rifolve 
per  fuo  onore  ,  e  della  Patria  metterli  a  pericolo  più  tofto 
di  morire  ,  che  dare  col  fuo  fuggire  ombra  di  errore,  ne  an- 
co voleva  ,    che  il  Popolo  avefle    potuto   dolerli  ,  che 

egli 


3*0  DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

egli  tradito  V a veffe per  fargli  deponere  l'armi,  e  dopo 
effere  iJ  primo  a  fuggire  ,  con  queft'  animo  flette  più  di 
due  ore  avanti  Ja  porta  di  fua  cafa  afpettando  il  fucceffo  , 
&  al  fine  vedendo  venire  il  Regente  della  Vicaria  accompa- 
gnato da  più  di  jo.  foldati  Spagnuoli ,  egli  intrepidamen- 
te fé  gli  fece  incontro  domandandogli  quel  che  cercando 
andava  ,  fugli  ripofìo  che  egli  era  prigione  di  Sua  Maefìà, 
rifpofe  Sangro,  io  fono  in  buone  mani  ,  e  dopo  molte  altre 
parole  dette  ,  e  replicate  ,  il  Sangro  ,  fu  condotto  in  Ca- 
mello ,  avendo  prima  fatto  girare  tutta  la  Città  con  fpe- 
ranza  ,  che  di  nuovo  quella  in  armi  follevata  fi  fufìe  , 
il  che  facilmente  riufcir  poteva  ;  mail  buon  Placido  Tem- 
pre andava  pregando  ,  e  pervadendo  ,  che  non  fi  facefle 
moto  alcuno  ,  e  tutti  ftefìero  quieti ,  ne  dubitaffero  punto 
della  fua  perfona  ,  la  quale  fìaria  così  ficura  in  Cartello  j 
come  in  altra  parte  1  pofto  dunque  Placido  ivi  prigione, 
fette  meli  flette  ,  non  ottante,  che  l'Imperadore  mandato 
aveffe  quattro  Provifìoni  al  Viceré  che  lo  metteiTe  in  liber- 
tà .  Finalmente  con  molto  fuo  onore  ,  e  gloria  fu  libera- 
to fenza  che  il  Viceré  mai  V  avefTe  potuto  offendere  in  cin- 
que anni ,  che  governò  il  Regno  dopo  i  rumori ,  e  fìmil* 
mente  tutti  gli  altri  appreffo  liberati  furono.  Il  Sangro 
dopo  la  morte  del  Viceiè  viffe  con  gran  quiete ,  e  divenuto 
Morte  di  vecchiffimo  alii  z6.di  Aprile  1  570.  morì, lanciando  di  fé  ot- 
i}Uc:do   timafama. 

MSangro         pu  ajtres\  perfeguitato  dall'  ifieflb  Viceré  Giovanni 
Giova    . BattiftaPino,di  cui  s'è  dettocene andò  Ambafciadore  all'In- 
Battt/ia-  vittifTimo  Carlo  Quinto.  Cofìui   fé  bene  era  di  profef- 
jtaVmo  f]one  aromatario  ,    nondimeno  fu  ecceiientiffimo  Poe- 
Vl™gM'  ta,  oltre  che   l'autorità  &  il  valor  fuo  era  incompara- 
bile: la  cagione  della  fua  perfecuzione  non  foio  fu  per 
effere  egli  and-ato  in  Corte  contro  del  Toledo,   ma  an- 
co perchè  fu  autore  delle  figure  contro  dell'  ifìefTo  Don 
Pietro,  pofìe  nell'Arco  della  Sellarla  ,  come  fi  dirà* 
Qr  perchè  la  fefìa  del  Santiffimo  Corpo  di  Crifto , 

quale 


ri* 


LIBRO    DECIMO,  in 

quale  folennizzar  fi  doveva  a' nove  di  Giugno  i  H7«  per 
li  rumori  già  detti  non  fi  potette,  però  l'anno  feguente 
che  i  detti  rumori  pattati  erano  ,  il  Regimento  del  Popolo 
in  fegno  di  tranquillità,  e  quiete,  deliberò  per  1'ifìeffa 
Fefìa ,  che  celebrar  fi  doveva  nel  fine  di  Maggio  ,  far 
erigere  un  Arco  nella  folita  Piazza  della  Sellarla  ,  lo  più 
fontuofo  ,  e  mifteriofo  di  quanti  per  gli  anni  addietro  fat- 
ti ne  aveva  ,  &  avendo  fatto  mettere  in  carta  un  bel  dife- 
gno,  pregarono  il  Pino  che  nel  detto  Arco  vi  faceffe  al  J™*' 
cune  belle  invenzioni  :  il  Pino  volentieri  accettò  il  carico,  ^ìrcodeU 
e  tra  le  cofe  belle ,  che  mettere  fé  in  detto  Arco,furono  ot  l?.Jel1*- 
to  grandiffiroe  Statue  di  Donne  ,  la  Prima  di  effe  teneva 
nelle  mani  un  Giarro  con  certi  Pefci ,  la  Seconda  teneva 
una  colomba  ,  la  Terza  rozzamente  vefìita  ,  innanzi 
alla  quale  flava  un  fanciullo  inginocchiato  ,  la  Quarta  pa- 
reva vefìita  da  Monaca  ,  la  quale  teneva  innanzi  un  alta- 
re ,  e  fovra  di  quello  fi  bruggiava  un  cuore  alato ,  la 
Quinta  donna  aveva  le  mani  tronche,  e  con  il  giogo  al 
collo  ,  &  un  catenaccio  ,  che  li  ferrava  la  bocca  ,  la  Sefìa 
era  coronata  ài  Lauro, pò  fata  fovra  un  fatto  con  una  catena» 
con  la  quale  teneva  legato  un  cerebro  con  tre  tede  ,  la  Set- 
tima Donna  aveva  due  ali  coronata  di  edera  ,  la  qual  tene- 
va un  Tirfò  nelle  mani  ravvolto  con  pampani  di  vite,rOt- 
tava  era  riccamente  vefìita  con  la  Luna  fotto  i  piedi .  d'a- 
lcuna di  quefìe  fìatue  teneva  il  mifteriofo  motto  del  fuo  li- 
gnificato ,  ma  non  sì  prefto  comparvero  in  luce  che  fu  giu- 
dicato etterno  fìate  fatte  mifìeriofamente  contro  D.  Pietro, 
in  vendetta  dell' occafione  dei  pattato  tumulto.  Venuta 
dunque  la  Fella  del  Santi/fimo  Corpo  di  Crifto  F  ultimo  di 
Maggio  i  748.  ii  Viceré  Toledo  con  il  Popolo  ,  fecondo  il 
foiitoandò  alla  Proce  filone  ,  e  pattando  per  l'Arco  delia 
Sellaria  ,  fi  accorfe  delle  fìatue  ,  e  tofìo  giudicò  ,  che 
quelle  erano  Enigmi  contro  di  lui  ;  &  avendo  poi  faputo, 
che  l'Autore  era  fìato  il  Pino  ,  fi  rifolvette  di  punirlo  atro- 
cemente ,  per  il  che  chiamò  ii  Regente  delia  Vicaria,  or- 
Sum.Tom.V.  S$  dinan- 


3*2    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

dinandogji  quanto  far  doveva  ;  in  tanto  che  fra  pochi  gior- 
ùh:  Bat.nì  il  Pino  fu  da.  una  guardia   prefò  ,  e  nelle   carceri  della 
**eane'.  Vicaria  condotto  ,  &  in  un  tenebrofo  criminale  porto ,  do- 
rat§„      ve  una  fera  alle  zz.  ore  fu  chiamato  dal  Reggente  in  fu  a 
camera  ,  ov'era  il  Giudice  Patigno  con  Geronimo  Certa 
Maefìro  Attuario  criminale  .    Il  Patigno  comincio  a  inter- 
rogare  il  Pino  ,  fé  nella  fefla  paflata  del  Corpo  di  Crifto 
alcune  invenzioni  fatte  aveva  ?  1' accorto  Antonio  ,  che 
innanzi  di  aver  mangiate  le  veienofe  cofe  degli  Antidoti 
provilo  fi  era,  intrepidamente  rifpofe,  che  sì  ,  e  fé  deside- 
rava fapere  puntualmente  il  negozio, tutto  glie  io  direbbe  , 
a  cui  il  Patigno  ,  che  il  tutto   fa  per  v  leva,  replicò  il  Pi- 
no dicendo  ,  li  giorni  addietro  venendo  io  dal  configlio  di 
mattina  ,  e  pattando  per  la  firada  della  Seliaria  ,  mi  fentii 
chiamare  da  Valerio  il  burliero  nella  Curia  di  un  Notajo> 
pregandomi  che  m' intertenefiì  a  veder  il  difegno  de  l'Ar- 
co ,  che  far  fi  doveva  per  la  Fetta  del  Santittìmo  Sacramen- 
to ,  e  trattenutomi  un  pochetto  ,  giunfe  ivi  uno  chiamato 
Pietro  Anello  ,  il  quale  portò  il  difegno  ,  e  vifìolo  fu  da 
me  molto  lodato  j  laonde  mi  pregarono  poi  ,  che  io  li  fa* 
ceffi  otto  invenzioni   in  certi  vacui  del  detto    Arco  venir 
dovevano,  che  defideravano  cofe  belle,  e  non  più  fatte  ; 
&  avendo  io  accettato  il  pefo  ,  mi  diedero   per  foiiecitare 
un  metter  Giovanni  Antoniorfinalmente  partitoda  etti  ver- 
fo  la  fera,  fui  follecìtato  dai  detto  ,  e  considerando  io,  che 
Ji  catafalchi  degli  antichi  fatti  erano  per  onore ,  e  memoria 
del  Trionfante, e  ficcome  efli  fi  Scolpivano  le  loro  Vittorie, 
così  anco  perrrnamento  fi  figuravano  quelle  virtù,  che 
erano  fiate  mezzane  a  tal  vittoria;  periichè  era  ben  con- 
veniente ,  che  nelP  Arco  fatto   in  memoria  di  Crifto  Si- 
gnor Nofiro  ,   vi  me t tetterò  alcune  virtù,  che  condutte- 
ro  l'anime  Crifijane    alia   vera  gloria  ,  e  perciò  delibe- 
Vtriti*  ra*  Per   Pr^ma  «3e^er  la    virtù  della   Verità  ,   la  qualeu 
prima  fignifica  Crifìo  ,  poich'egli  ditte,   Egofum   Via^ 
Veriias  ,  &  Vita  ,  volendo  dire  ,  che  chi  non  confetterà 

quc- 


LIBRO    DECIMO.  $z$ 

quefìa  verità,  non  potrà  pervenir  alla  gloria  ,  e  perciò  vi 
feci  fcolpirquefìa  virtù,  e  fembianza  di  una  donna,  che 
teneva  una  Giarra  nelle  mani  con  certi  Pefci  col  motto 
che  diceva  ,  Veritas  de  terra  orta  ejì  ,  &  de  Calo  prò- 
fpexit  ,  che  vuol  lignificare  ,  che  ettendo  Criflonatodi 
Maria  Vergine  ,  la  cui  Carne  fu  terrena  ,  ha  dal  Cielo 
mirato  con  giuflizia  i  Pefci  ,  e  e  damo  noi  conchiufi  nella 
Giarra  ,  a  fignificare  ,  che  quantunque  fiamo  inflabili ,  co- 
me i  pefci,  che  or  in  un  altro  penfìero  ci  rivolgemo  ,  & 
or  in  grazia, &  or  in  peccato  in  quefta  vita  fiamo,  nondime- 
no fiamo  nelle  lue  mani  cofìituiti,  che  pub  far  di  noi  quello 
che  li  piace,  o  cuocerci  nell'acqua  delle  tribulazioni,o  arro» 
ftirci  col  fuoco  del  fuo  vivace  Amore  ,  o  frigerci  nell'og/io 
della  fua  Mifericordia ,  o  mangiarci  intinti  nel  miele  del- 
la fua  benedetta  grazia  ,  ci  tien  ferrati^  nella  Giarra  ,  acciò 
non  andiamo  discorrendo  liberi  neli'  acque  delle  lascivie 
del  Mondo,  &  efTendo  egli  rifletta  Verità  l'amiamo, 
Ma  perchè  quefla  Verità  Crifìo  non  la  ri  velò  ,  né  a  Plato-  Semphtf% 
ne  ,  ne  ad  Ariflotile  ,  ne  ad  altri  Filofofi  del  Mondo  ,  ma 
fblo  a  i  femplici  uomini  Pefcatori  ,  e  rozzi  ,  però  volfe 
altresì  che  fi  feoipitte  la  Semplicità,  e  queft'era  una  donna, 
che  teneva  una  Co  omba  nelle  mani  che  lignificar  voleva  la 
fletta  Semplicità  ,  fecondo  il  detto  dell'i  fletto  Criflo  ,  ejìo- 
te  fimplìces  ficut  Columbi  ,  e  però  ci  fece  metter  quel  det- 
io,  Abfcondìjii  hac  a  fapiemibus  ,  &  prudentibus  ,  &**att,tI' 
revelajli  ea  purvulis  ,  e  quelli  femplici  più  toflo  a  gui- 
fa  di  Agnelli  ,  e  Colombe  uccider  fi  lafciano  ,  che  nuoce- 
re a  niuno  ,  talché  Ceduntur  gladils  more  bidentium  ,  Hhnn, 
non  murmur  refunat  ,  non  quarimonia  ,fed  corde  tacito  ^lur\ 
mens  bene  conjeta  conjervat  putiemiam  .  h  perche  1  ani- 
ma femplice  non  s'infuperbifee  per  la  grazia,  ma  fi  umilia, 
ordinai  che  vi  fi  feoipitte  la  Umiltà  ,  e  quefla  era  una  umìlti. 
donna  vefìita  rozamente  ,  dinanzi  la  quale  era  un  Fanciul- 
lo inginocchiato  con  il  cartello,  che  diceva  ,  nifi  ej/ìcia- 
minificut  parvull  ,  non  intrabitis  in  Regnum  Calorum , 

%%     *  eli 


3*4     DELL*  HISTORIA  Dì  NAPOLI 

e  li  veri  umili  non  fi  curano  veflir  pompofamente  ,  perchè 
Matt.iz.  Crifìo  ammaefìrando  i  fuoi  feguaci,e  lodando  Gio-JBattifìa 
dell'afprezza  del  veftire,  diceva.  Quidexijìis  in  defertum 
videre  hominem  mollibus  vejìitumì  Ecce  qui  mollibus  ve- 
Matt.n.J?fUntur**n  domibus  Regumjun^perb  fi  dipinge  l'umiltà, 
con  vili,  e  rozzi  vefìimenti,  i  quali  imitando  quei  poverello 
S.Francefco,  volle  fempre  fìracciato.e  vilmente  andar  vefìi- 
to,e  la  S.Po  verta  toglier  volle  per  fuafpofa.Dopo  confide- 
rando,  che  l'anima  umiliata  fi  rivolge  a  Dio,  e  lo  loda  ferti- 
le ,  però  mi  parve  farci  fcolpire  la  Religione,  fotto  im- 
magine di  una  donna  veftita  da  Monaca  ,   che  aveva»* 
avanti  un  Aitare  lignificato  per  l'anima  noftra  ,  ove  ar- 
der deve  il  fuoco  della  carità  ,  fopra  del  quale  fi  bruggia- 
va  un  cuore  ,  che  aveva  due  ali ,  fignificate  per  le  noflre 
operazioni  :  l'ala  delira  per  l'amor  di  Dio  ,  e  la  finifìra 

9?[  *"'  l'amor  del  proflimo,  volendo  inferire  ,  che  tutte  le  opere  , 
che  noi  facciamo  ,  devono  effere  indrizzate  a  quefìi  due^j 
ogetti  dell'amor  di  Dio  ,  e  dd  proflimo  ,  &  in  quefìo  con- 
fifìe  tutta  la  nofìra  perfezione,  così  come  dice  Crifìo. 
In  bis  duobus  mandati s  univerfa  lex  pendei  ,  &  Propheta^ 

Matt.ii.  e  per  ranto  vi  pofi  quel  cartello  Cor  contritum  ,  é*  humi- 

Tfàl.  50,  Uatum  Deus  non  defpicies  :  e  pofìaquefla  donna  fotto  fi- 
mulacro  di  Monaca,  e  non  d'altra  perfona,  a  fine  che  niuna 
forte  di  Religiofi  oftervano  tanto  la  Religione  ,  e  Inettez- 
za di  vita,  quanto  le  Monache  ,  poiché  promettono! 
quattro  voti  etfenziali  ;  ma  perchè  neil'oflervanza  di  cote- 
fli  voti  vi  bifogna  gran  virtù  ,  però  v  ifeci  metter  il  Si- 

Tttfcnxi.  mulacro  della  Pazienza  anticamente  così  folito  di  pingerfi, 
cioè  una  donna  con  le  mani  tronche  ,  con  il  giogo  al  collo , 
e  con  la  bocca  ferrata  con  un  catenaccio  ,  pel*  manifefìare , 
che  il  vero  Paziente  non  deve  aver  altro  volere,  o  non 
volere  ,  eccetto  quello  che  comanda  il  fuo  Prelato  ;  e  San 
Francefco  diceva  ,  che  il  Paziente  dev'effer  a  guifa  di  cor- 
pò  morto  ,  che  non  fi  rifente  dìcofa  alcuna  5  ma  dove  lo 
metti ,  ivi  fiali;  3  così  il  fuddito  ,  e  Religiofo  non  deve 

aver 


LIBRO    DECIMO.  3*f 

avere  né  braccia  ,  ne  mani  per  operare  ,  raa  fol  far  quello, 
che  comanda  il  fuo  Signore  >  e  Prelato  ;  ma  tener  il  giogo 
al  collo  come  il  Bue  ,  &  infaticabilmente  fopportare  ogni  jdauxi* 
grave  fatica  ,  che  per  amor  di  Crifìo  ogni  cofa  farà  facile, 
e  leggiera,  però  egli  diceva,  Jugum    enim  meumfuave 
e/i  t  é*  onus  meum  leve  ibifogna  il  vero  pazinte  tenere 
la  bocca  non  fol  conchiufa  ,  ma  incatenata  ,  fenza  lamen- 
tarfi  mai  dell'ingiurie,  che  gli  fon  dette  ,  né  deliegravezze 
pofìegli  da  i  fuoi  Signori,  e  Prelati ,  laonde  Crifìo  Noftro 
Redentore  Ja  notte  della  fua  Paflìone  effendo  così  vilmen- 
te trattato  ,  e  Pietro  sfodrato  il  coltello   per  difenderlo  , 
egli  gli  difle  ,  mitte  gladium  tuum  in  vaginam  ,  ne  voi-  io.  is. 
le  efeufarfi  avanti  i  Tribunali ,  laonde  dice  V  Evangelifta  Ma"-*"?; 
S.  Matteo  ,  quod  non  rejpondit  et  ad  ullttm  verbum  ,  ita 
ut  miratur  Prafes  vehewenter  ;  e  però  per  la  pazienza  fi 
acquifìa  la  falute  dell'Anima;  e  perciò  ivi  pofi  per  car- 
tello quella  parola  predicata  da  Cri  fio ,  Inpatientia  vejìra 
pojjidebitis  animus  veflras.  Confiderai  dopo,  che  chiunque 
è  paziente  nelle  cofe  avverfe  ,  diviene  vittoriofo  ,  perciò 
vi  feci  feoipire  l'Iroagine  della  Vittoria  finto    il  fimulacro 
di  una  donna  coronata  di  Lauro  ,  che  fi  pofava  fopra  un  vittoria. 
faffo,fignificante  Crifio,fecondola  fentenza  di  Paolo,?**!'** 
autem  erat  Chrijius  ;  e  non  fenza  mifìerio  quella  donna 
era   coronata  di  Lauro  per  la  perfeveranza  ,    la  quaT  e 
raffomigliata  al  Lauro  per  molte  ragioni  5  Primo  per  la  iSgU19* 
fua  verdura  ,  quale  non  perde  ne  di  Eftà,  ne  d'Inverno,  co- 
sì ciafeuna  perfona  perfeverar  deve  nel  ben  fare  intanto  , 
che  ne  per  l'Inverno  dell'avverfità,  neper  l'Efìade  della 
profperità  Jafci  di  operare  la  virtù  :  Secondo   per  la  ficu- 
rezza  ,  iroperciò  ,  che  quefì'  arbore  afficura  l'uomo  da'  fol- 
gori,  e  tuoni  ,  dalle  fantafmi ,  e  dalli  vermi  ,  onde  fi  leg- 
ge nell'I fioria  Scolarti ca  ,  che  Tiberio  Imperadore  come     H;a.grt 
fentiva  tonare  ,  fi  metteva  nel  Capo  una  Corona  di  Lauro,  scoi. 
acciò  non  fufie  da  i  Fulmini  percoflb  .  Neil'  ifìeftb  libro  fi 
tegg^i  che  Kebecca  per  ofTervare  il  cofìume  ,  che  ne' pa- 
renti 


ize    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

renti  fuoi  Scorgeva,  fi  metteva  nei  capo  una  corona  di  Lau. 

ro  ,  e  deJJ'erba  detta  Agno  cafio  ,  acciò  Je  vere  ,  e  fante 

vifioni   vedette  ,  e   Je  brutte,  e  fantafìiche  non  fentiffe  . 

ph/-co  Di  più  dice  il  noflro  Diofcoride  ,   che   le  foglie   verdi 

rids  di  Lauro  fono  molte  odorifere  ,  &  applicate  vagliono 
contro  la  pontura  dell'  Api ,  e  delle  vefpe  ,  e  levano  ogni 
enfiatura  ,  confervono  i  libri ,  e  Je  vefti  daJJe  tignuole, 
e  dalJi  vermi ,  così  umilmente  quelli  ,  che  preferverano 
nei  bene  ,  né  fulgori  di  avverfità  ,  ne  fantafmi  de'  demo* 
nj,  né  pontured'  infirmiti  gli  nuoceranno  mai ,  ma  ogni 
cofa  ritornerà  in  utile  fuo  ,  onde  diceva  quei  Trono  di 

Rem.  8,  Sapienza.  Diligenti  bus  Deum  omnia  cooperantur  in  bonum. 
Terzo   per  la  dignità  ,  imperciò  ,  che   il  Lanro  è  detto 

Jfdcro.  dalle  laudi  ,  perchè  anticamente  i  Vittoriofi  nelle  guerre, 
e  battaglie  fi  coronavano  i  loro  capi  di  Lauro,  così  folo 
alJa  Perfeveranza  fi  deve  Lode  ,   e  corona  ,  perche  ,  come 

Gregorio.  ^,ce  Gregorio  Santo  ,  che  fenza  Ja  perfeveranza  ,  né  quel 
'che  combatte  ha  Ja  Vittoria,   né  il  Vincitore  riporta  Ja 

Watt  io  ^a^nna  >  e  Criflo  Signor  Nollro  dice  .   Qui  autem  perfer- 

a4.  '  vaverit  ufque  infinem  ,  hi  e acci  pi  et  coronam  vitcs\  Ja  don- 
na dunque  coronata  di  Lauro  fìgnificante  Ja  perfeveranza 
teneva  legato  il  Cerbero  ,  cioè  quel  cane  con  tre  tefte  fi- 
nito da'  Poeti  ,  che  fìia  in  guardia  delle  porte  Infernali  , 
che  dinota  il  Mondo,  Ja  Carne  ,  &  il  Demonio  ,  il  fuo 

Virgilio,  cartello,  diceva  beccavi  auos  cequus  amavi t  Jupi ter ligni- 
ficando ,  che  folo  quelli  ,  che  hanno  Ja  grazia  vincono  ( 
vizj  ,  e  vanno  aJ  Cielo  ,  poiché  fono  del  fommo  Giove  Id- 
dio tanto  amati  j  e  confederando  ,  che  dopo  la  Vittoria  de* 
vizj  ,  1'  uomo  diventa  libero  ,  e  non   fi  fa  foggetto  alleili 

Uhertà. pafFioni  del  ienfo  ,  ordinai  che  fi  icolpiffe  Ja  Libertà  ,  fot- 

I  Imagine  d'una  Donna  con  due  ali,   e  con  un  Tjrfo  nel 
Je  mani ,  cioè  un' alla  con  un' acuto  ferro  nella  fua  cima, 

II  quale  eraavvoJto  con  pampani  di  vite  ,  e  nel  capo  tene- 
va una  corona  di  Edera  ,  cofe  Xutte  confecrate  a  Bacco,  il 
quaje  per  aJtio  nome,  è  dettoLiber  :  il  fuo  cartello  di- 
ceva , 


IJ       LIBRO    DECIMO.  117 

ceva  ,  Nonfumus  Anelila  flit  ,fed  libera ,  qua  libertate 
Còrijlus  nos  liberavit .  Et  al  fine  confiderando  ,  chechiun-  Gal.  4. 
que  è  libero  dal  pefo  deJ  peccato, perpetuamente  è  gloriofo, 
ordinai  che  vi  fi  fcolpifTe  Ja  Gloria  fottolafembianzadi  una 
Donna  riccamente  veftitaTche  fotto  i  fuoi  piedi  la  Luna  te- 
neva, che  denotava  l'Infedeltà, e  la  Pazzia, fecondo  quell'e- 
fpofizione^oflec  auferetur  Luna,  idefljnjìielitas,z  corac^  '  *'• 
dice  il  Savio;  Stultus,ut  Luna  mutaiur^voìcndo  per  quefto 
fignificare  ,  che  quelli  non  fonfedeli  pervengono  alla  Glo- 
ria ,  per  averonfi  pofto  fotto  i  loro  piedi  la  Luna  ,  cioè 
tutte  le  cofè  mutabili ,  fiuflibili ,  e  mortali  di  quefto  mi- 
fero  mondo,  &  folo  hanno  fempre  afpirato  alle  cofe  eterne, 
e  perciò  ci  feci  metter  per  Cartello  quel  detto  del- 
l'Apposolo ,  Nec  oculus  vidit  ,  nec  auris  audivì 't ,  necuCor'%' 
in  cor  bominis  afcendit ,  qua  praparavit  Deus  iis  qui 
diligunt  illuni  * 

Fu  poi  domandato  ,  fé  gli  Eletti  della  Città  ,  dette_j 
figure  dimandate  aveano  ,  ri fpo fé  di  nò  :  lo  dimandarono 
finalmente  fé  fotto  V  Armi  del  Viceré  egli  avea  fatto  met- 
tere una  particolar  figura  ,  e  fotto  quella  della  Città  un' 
altra  ?  rifpofe  di  nò  .  Qual  depofìzione  udita  dal  Reggen- 
te ,  e  del  Patigno,  fu  da  eiTi  lodata  per  belliflimo  difcorfo  , 
e  non  facendoli  altra  interrogazione  ,  lo  ferono  ritornare 
nelle  carceri  ,  febbene  fra  pochi  giorni  fu  liberato  }  nondi- 
meno T  odio  che  il  Viceré  li  portò  mentre  viffe  ,  tale  fu  , 
eh'  efTendo  il  Pino  molte  volte  naminato  tra  i  fei  per  1' 
elezione  dell'  Eletto  ,  non  fu  mai  poifibile  ,  che  il  Viceré 
voleffe  eligerló  in  tale  ufficio  . 

Fu  anche  perfeguitato  ,  anzi  a  torto  giuftiziato  Am- 
brogio di  Gifoni  ,  uno  de'  vecchi  Capitani  ,  che  nelle 
guerre  Sua  Cefarea  Maefìà  fervito  avea  fotto  Fabrizio 
Marramaldo  ,  per  eflergli  flato  irrìpofìo  di  aver  voluto  tra- 
dire Ifchia  ,  e  darla  in  potere  de'Francefi,  il  che  fu  cofa 
vaniffima  ;  imperciocché  nel  tempo  ,  che  durava  la  tregua 
del  tumulto  fopra  narrata  ,  ragionandoli  dtìh  guerre  fra 

mol- 


3*8    DELL' HISTORIA   DI  NAPOLI 

molti  Capitani ,  quali  erano  congregati  al  frefco  nel  corti- 
le di  una  cafa  ,  e  dicendo  ciafcuno  il  fuo  parere  di  divertì 
cafì  di  guerra  ,  e  trattandoli  della  gran  Fortezza  della  Cit- 
tà d'I  fchia,  ditte  Ambrogio  ,  certo  che  mi  baftaria  l'ani- 
mo con  facilità  prendere  quella  Fortezza,  e  dimandato 
dagli  afìanti  del  modo  ,  egli  fòggiunfe  •   Io  a  vero  di  mol- 
ti amici ,  e  parenti  in  quella  Città  ;  anderò  piìi  volte  in 
quella  per  miofpafTo,  &  in  ciafcheduna  volta,   vi  laf- 
cierò  tre  ,  o  quattro  buoni  combattenti ,  e  dopo  d'avervi 
X  y.di  cofìoro,farò  fegno  alle  Galere  de'nemici  confederati, 
che  poco  lungi  in  pofìa  ne  fletterò ,  e  così  farebbe  modo  fa- 
cile à  prender  quel  luogo  ,  cofa  veramente  detta  da  lui  a 
cafo  ,  e  fenza  niun  mal  penfìero  ,   &  effe.ndo  poi  pattato  il 
tumulto,  Leonardo  di  Ligoro, che  fu  uno  degli  eccettuati 
per  cagione  del  detto,  defìderofo  di  rimpatriare  ,  fé  gran- 
dittìmo  sforzo  di  parlar  al  Viceré  Toledo  ,  dicendo  voler- 
gli fcoprire  un  negotio  importanti  firmo  alla  Cefarea  M.  il 
quale  introdotto,  dimandò  al  Viceré  indulto  per  la  fua  per- 
fona  ,  &  avutone  k'promeffa,  ditte ,  che  il  Regno  flava  in 
gran  pericolo  ,  per  cagione  ,  che  il  Capitano  Ambrogio  di 
Gifoni  aveva  trattato  di  dar  Ifchia  a'  Francefi  ;  in  tanto  t 
che  effendo  il  detto  Ambrogio  prcfo  ,  e  tormentato,  con- 
,  fefsòla  verità  delraggionamento,  ma  non  gli  effendo  cre- 
di T/»/-   duto ,  che  ciò  a  cafo  flato  fotte  ,  per  fua    mala  forte,  fa 
««*.        nel  mercato  giufìiziato ,  &  il  Ligoro  n'  ebbe  la  grazia  di  ri- 
plldfno  'patriare  :  furono  anco  per  tal  cagione  tormentati  molti 
Majone.  altri  Capitani ,  tra'  quali  fu  Lonardo  di  Palma ,  e  Gio:  Ber- 
nardino Majone,  Cognati  ambedue  delia  Terra  di  Somma  * 
i  quali  ritrovati  innocentiffimi  di  tal  fatto ,  furono  li- 
berati. 


Come 


LIBRO    DECIMO,  32<> 

Come  il  Principe  di  Salerno  li  centi  ato  dall'  Imperatore 
venne  in  Napoli,  e  quel  che  di  lui,  e  del  Toledo  fuco ef- 
fe ,  per  infino  che  morirono  ,  e  prima  dell'  origi- 
no della  Famiglia  Sanfevcrina,  e  dei  fatti 
di  ejfo  Principe  , 

Cap.    II. 

DElIa  venuta  delli  Principi  Normanni  in  Italia  la  Fa- 
miglia  Sanfeverina  fu  Tempre  nel  Regno  di  Napoli 
Iliuffre,  e  potente  ,  così  di  Dominio  di  Stato  ,  come  elian- 
to per  virtù  d' armi,  Ja  cui  origine  fu  nei  modo,  che  fie- 
gue  ,  ftJvo  pero  la  pace  dell'  Ammirato,  il  quale  altamen- 
te vuole  .  Intorno  l'Anno  1079.  un  Cavalier  Normanno 
ellendo  venuto  in  quefìe  noftre  parti  con  buonifflèguela  di 
Juoi  ,  &  avendo  favorito  Roberto  Vifcardo  a  conquistare  il 
Pnncpatodi  Sajernocontro  Gifulfo  Lombardo,come  nell' 
ultimo  Capatolo  del  primo  i.  ibro  fi  è  detto  ,  n'  ebbe  in  ri- 
compenfa  da  Roberto  la  Contea  di  Sanfeverino  ,  onde  egli 
poi  e  fuo.  figli  Signori  di  Sanfeverino  fi  nominarono,  co- 
no am0,  lTJ3lk  Vite  de,,i  ,cr  £eati>  *-«»>*  ,  e  Pie- 
Cav'a     p  h  .',     ^ Monafìe"'°  «ella  Santiffima  Trinità  della       ~ 

Pnvileri       '   rfCn:Ca  di  Lecne  0f,ienfe  <  &  «nco  da  fei 
fl rin  r  \  '   s*     c?n,erva™  nell'Archivio  di  detto  Mona- 

fwV         lf°*l-Tf">P°ritus  Domini  Roberti  Glorio  affimi 

Nofr°  ^«'V  fì  k^  '  inn°  D°mini  Dei  Salvatori  s 
D,'ci\  Zi r  Ir  " P°r'h<s  ***W  *»*««/    GlorioMm-Tur^t 
Ducts  henfe Marti,: oBuva  indiiUone  EgoRoperiufiZ  Trim° 
QUOnd.l  urpif,;  de  CU*.   <?      a  ■  e  .  °      ,   °  J'"Ui  Cntiedi 

fiones  fex  Jfpf      J  -*  Seve"»'  «  é-c.donopofsef-  S.Se„er. 

ferzo  pi  /  /",01f  »''»*  «" .  *  geni  tori  s  mei.m  «  ■ 

3£i  ^ÌT^-%^^  '°87-    *>nporik<s  Dominici"' 

#0  . 


330    DELLVHISTORIA  DI  NAPOLI 

Indù,  &c.  Silvanus  filius  quond.  Turgifi  de  Cafìro  San* 
ai  Severi nt\&c,  donai/acro  Monafierio  Cavenfi  unam  pe- 
ti am  Terreo  in  loco  apud  Montem  ,  &c.  Nel  quarto  Privi- 
legio. Anno  Domini  Dei  ,  &  a  terni  Salvatori  s  nofìrijefu 
Chrtjii  Anno  Incarnutionis  ejus  i 104.  temporibus  Domi- 
ni nojiri  Guilielmi  Glorio ftjjimi  Principisi  &•  Ducis ,  &c, 
Metje  Augujii  feptima   indit*    Torgifus  filius    quond. 
Turgifi  e  Cajiello  S.  Severini  prò  amore  Omnipotentis 
T  e*  »  quifervilem  carncmfumere  ,  <&  mori  non  dedigna- 
ius  eft  »  &  crucis fubfre  tormentum^  quatenus  humanum 
g?nus  a  jugoferviiutt's  diabolica  liberaret proredemptio- 
ne  nojira,  &c*  1  oncedit  Monajierìo  Cavenf^&c-  Nel  quin- 
to Privilegio  .  Anno  Domini  1 114  temporibus  Domini  no- 
Jìri   Guilielmi  Glori fjjjmt  Prtncipis  ,   &•  Ducis  ,   Menfe 
Martii  feptima  indiatone*  &c,dum  in  Monafierio  S,  An. 
geli  infinìbus  Nuceria  conili tuto  ,   quod  videlicet  Mona- 
jierium  ,  cum  otr.nibus  ad  ipfum  pertinentibus  pertinens  , 
&fubjeóìum  ejt  Monaferio  Sanala ,  &  Individua  Trini- 
tatis  ,  quod  confi  ruòtum  e  fi  fori  s  hanc  Salernitanam  Givi- 
tatem  in  loco  Mitiliuno  ,  cui  Dominus  Petrus gratia  Dei 
univerfalis  Abbas  praefl  ,  Ego  Petrus  Judex  coram  ,  <&  in 
prafentia  Domini  Roberti  Capuanorum  Principis,&  Do> 
mini  Jordani  Germani  Contefiabilt s  ipfius  Principis  ,  &• 
coram  Roberto  Epulenfi  Domino  ,  &  Zottardo  ,  qui  dici - 
tur  de  burella,  &  Riccardo  de  Sarno,  prafente  etiam  Ro- 
gerio  filio  Turgifi  ,  alitfque  quampluribus  Primo  Roge- 
rio  ,  qui  dici  tur  de  Sancio  Severino  patruus  jamdicli  Ro- 
gerii  ,  ac  filius  quond.  Turgifi  Normanni  ,  fcut  et  pia- 
cult  fìdelitati  Abbati s  Petri  donat  Cafule  Saniti   Mauri 
de  Cilento  ,  quod  Cafale  fupradictus  Torgifus  germanus 
ipfus  Rogerii  olim  coram  me  inipfo  Mona/i  eri 0  SS,  Tri' 
nitutisobtulit ,  è'C.  Nel  fefìo  Privilegio   fi  legge  .  Anno 
HZi    t  empori  bu  s  Gui  li  e  Imi  G  lori  ofjfimi  Principisi  Du- 
cis. Nos  Rogeriusde  Sando  Severino  filius  quond.  Turgi- 
fi Normanni  divina  infpirante  Clementia  ,  prò  amore 

Omni- 


LIBRO    DECIMO.  33t 


Onnipotenti s  Dei  ,  qui fervilem  carnemfumere  ,  &  mori 
non  dedignatus  ejì  ,   &  crucis fubire  tormentum  ,  quate- 
nus  humanumgenus  a  jugofervitutis  diabolica  liberar  et) 
profalute  anima  nojira  ,  &  prò  anima  Domina  Sirce  di- 
letta .quond.Conjugi s  no/ira  filia,quond.  D ovini  Pandul- 
fi  filli  Domini  Guimarii  Principis  Salerni,  offerì  mus  Mo- 
najìerio  S aneli jjima  Tri  ni  tati  s  Cavenfts.cui  Domi  nus  Pe- 
rù* Dei gratia  venerabili s  Abbas&c.  In  tantoché  per  gli 
addotti  Privilegi  fi  fa  chiaro  ,  che  Torgifìo  ,  e  i  fuoi  figli 
prima  fi  nominarono  Signori  del  Cartello  di  Sanfeverino  ,  e 
poi  fi  difTero  di  Sanfeverino,  perciohè  morto  Torgifìo  ,  re- 
carono tre  figli,  cioè  Ruggiero,  Silvano,  e  Torgifioi  maef- 
fendogii  fucceflo  Ruggiero  primogenito  ,  tolfe  per  moglie 
Sirca  figlia  di  Pandolfo,  figliuolo  fecondogenito  di  Gio:  Ma- 
rio già  Principe  di  Salerno, del  cui  matrimonio  nacque  un  fi- 
gliuolo,che  per  giudizio  di  Dio  morì, per  gli  mali  trattamen- 
ti fatti  dal  detto  Ruggiero  ailj  Monaci  Cafinenfi;  ma  eflèn- 
doli  nato  un'altro  figliuolo  chiamato  Errico,Rogiero  percof- 
fo dalla  mortedel  primogenito, edelia moglie,fi  avviddedel- 
Jafua  peffìma  vita,  e  converti  tofi  al  fine  Jafciò  il  Contado  ad  ^f^' 
Errico  &  fi  fé  Monaco  Cafinenfe ,  ove  Tantamente  finì  i  fuoi  rime  Me- 
giornee  morto  poi  h rrico, gli  fuccefle  Guglielmo fuofiglluo  nac£  '. 
Io.  il  quale  fu  gran  giufliziero,eConte(tabiledel  Regno  Pan-.?,   conte 

t\  '  I  I  _  I  -   _   1-  _    I  •  T   /"    I  II  y»         ••  Jl   f     e 


cava  dalle  vite  di   detti  JBeati  dalla   Cronica  Cafinenfe,5*^ 
e  dalli  Privilegi  predetti  ,  j  quali  fono  fiati  da  me  villi  ,  e  v\ 
e  ietti  nell'Archivio  del  MonaOero  della  Santiflìma  Trini-  «J. 


ver* 


tà  della  Cava  .  li  VoJarerano  fcrive,  che  il  primo  deJia  Fa-  *?/*&** 
miglia  Sanfeverina  ,  che  ufaffe  Plnfegna  bianca  con  Ja  ^tfaìanf^ 
rotta,  fu   un  valorofo  Barone,  il  quale  trovandofj  Carlo  verte*. 
Primo  di  Angiò  l'anno  1265.  all'attedio  di  Benevento  ,  & 
efTenrio  da'  remici  pofto  in  fuga  Pattedio  di  Cario,  ritro- 
vandoti quefto  Barone  una  camifeia  tutta  infanguinata,  da 

T  *     z  uno 


33*    DELL*  HISTORTA  DI  NAPOLI 

uno  de'  morti  in  quei  Campo  ,  portela  in  cima  di  una  afta_ 
ulandoia  per  bandiera,  fermò  il  Campo  ,  e  perciò  tolfe  per 
Jnfegna  le  Jifìe   rotte  in  Campo  bianco  ,  e  le  parole  pro- 
prie de]  Volaterano  nel  cap.6.  delia  Cofmografia  fono  que- 
lle. Hi  ne  Severinarum  Fami  Ha  nobili  s  prodiit.exqua  R0. 
bertus  Vifcardtis.&c.e  piò  gùx\  Ini  tium  genti  s  a  Galli s fui t 
jam  inde  fui?  Carolo  Primo  ,   quia  Beneventum  obfidente  , 
acjamcumexercitu  terga  dante  ,  procerum  unus  ex  hofte 
forte  wterempto  fiblata  fanguinolenta  intenda  prò  ve- 
xtllorfciem  firmarunt  ,  unde  po/ìea  rubra  linea  figna  po~ 
fieri  sadfumpferunt  :   ma  ritornando  su,  dico  dal  predet- 
to Guglielmo  fi  differo  i  Sanfeverini  ,   i  qu ili  furono  Coa- 
ti di  Sanfevenno  di  Marfico  \  di  Tricarico  ,  di  Corigliano, 
di  Melito,di  Potenza  ,  di  Saponara,  di  S.Marco^ignori  di 
^mmir<i7GTÌÌZZQ  >  di  Nardo  ,  di  Cajaezo  ,  e  poi  d'  altri  luoghi , 
*°i         e  come  not*  l'Ammirato,  a  terrfpo  di  Ferrante  Primo  Re, 
Sa$v!-eProPtio  nel  penùltimi  di   Gennaro  del  1453.   Roberto 
rìnoi.     Safeverino,  figlio  di  Giovani  ,  Conte    di    Marfico  ebbe 
Sr;wdaI   dett0   Re  ij  ^'ncipato  di  Salerno   da   Daniello  Urli- 
no,"     "no  Per  ribellione  perduto  ,  &   torto  diede  principio  a  qild 
fommo  Palazzo  in   Napoli   pretto  Porta    Reale   ;  e   Luca 
Luca      Sanfeverino  figlio  di  Antonio  Duca  di  S.  Mirco  nel  me -fé 
rimi'  di  Marzo  deI  r4^5-  per  io.  ducati  ebbe  dall'  irteiTo  Re  Uirt- 
'PrhcipejgnHio  col  titolo  di  Principe  .   Di  Roberto  ,  che  morì  a' 
di b'jì* due   di  Dece mbre  del   1474.  nacque   Antonello  Secondo 
^^o_  Principe  di  Salerno  ,  e   grand'Ammirante  del  Regno  ,   i! 
»<?//<>  >'<jW- quale  con fpirò  con  gli  altri  Baroni  contro  il  detto  Ferran- 
Jjveuno  te  ,  e  fé  n'andò  a  vivere  in  Francia  ,  come  nel  fuo  luogo  fi 
fife  di  "  e  detto  ,  cortili  ebbe  per  moglie  Cortanza  di  Monte  Feltro, 
Salerno,  figlia   di  Federico  Duca  di  Urbino  ,  della  quale  n'ebbe  un 
fuo  figliuolo  chiamato  Roberto  ,  come  fl^Àvo  ;  e  benché 
Lodovico  XII.  Re  di  Francia  futte  agretto   a  ceder  il  Re- 
Roberto    ^°  ^  Napoli  a  Ferdinando   il  Cattolico  Re  di  Spagna. 
Sanfeve-  nondimeno  voi  le  ne5  Capi  toii   della   Pace,  che  reitituitte 
E*?  Il.L  i^  Principato  di  Salerno  con   tutto  lo  Sato  a    Roberto  rì- 
ii'ìlkr*- £ ^uolo  di  Antonello  3  enei  trattar  della  Pace,  Antonello 
n9 .  mori 


L  I  B  R  O    D  E  C  I  M  O.  333 

morì  in  Sinigaglia-.  ma  il  prudente ,  e  cauto  Re  Cattolico 
giudicando  Roberto  di  fpirito   paterno,  volle  obligarfelo 
con  ftrettiiTimo  legame  di  parentado  ,  e  gli  diede  per  mo- 
glie Maria  di  Aragona  fua  nipote  unica  figlia  di  D.  Alfon- 
so Duca  di  Vail'Ermofa,  fuo  carnai  Fratello  naturale  ,  e  fu- 
rono celebrate  le  nozze  l'anno  i  yo6.  del  cui  matrimonio 
poi   nelli  18.  di  Gennajo  dell'anno  feguente  nacque  Fer-  Ferranfe 
rante   Sanlèverino  Quarto  Principe  di  Salerno.   11  detto SanfeverU 
D.  Alfonfo  di  Aragona  fu  Vefcovo  di  Civita  di  Chieti,per-  -"'f™** 
che  morta  che  fu  la  moglie  ,  fi  diede  in  tutto  alla  vita  fpi  ^lerno. 
rituale  ,  e  da  Papa  Alerfandro  VI.  Valenziano  fu  fatto  Ve- 
fcovo intorno  l'anno  del  Signore  149?.  Or  ritornando  a 
Ferrrante  Sanfeverino.dico,  che  prima  ,  che  egli  giungerle 
all'era  di  due  anni, Roberto  fuo  Padre  ,  morire  Ja  Vedova 
P-pincipefTa  ,  ch'era  priva  del  Padre   fu  data    per  moglie  ,  R°berj^ 
per  ordine  del  Re  a  Jacopo  Appiano  Signor   di  Piombino,     ///. 
perchè    era  molto  giovane    rimafe  dunque   il  bambino  ;  ^.lfjf.^ 
Ferrante  poco  più  di  tre  anni  di  età  ,  &  il  Re  per  farlo  ere  tt0 . 
feere  a  fua  divozione,diede  la  cura  di  allevarlo  a  Bernardino    Berna?- 
Villamarina  di   nazion    Catalana,  Generale  delle  Galere  d'mo  W- 
1  Napoli  ,  a  cui  il  Re  per  merce  di  lervizj  in  molte  guerre  Cmte  dì 
avea  dato  il  Contado  di  Capaccio  con  l'ufficio  di  Gran   Ciar- 
de Ammirante  del    Regno,  &  acciò  con   maggio  cura_* 
fulTe  intento  all'educazione  di  quello,   volle   che  dalle  al 
picciolo   Principe     per  moglie  una  fua   figliuola  unica  , 
che  era  della  medefima  età  ,  chiamata  Ifabeila  ,    la  qua- 
le aveva   da  elfer  erede  di  tutt'i   fuoi   beni  :  pigliò  dun- 
que T  Ammirante    volentieri    tal  carico  ,    &   Ifabelia_j» 
fua  moglie  ,  che  a   Don  Raimondo  di   Cardona  era  fo- 
rella,  con  amore  di  vera  Madre  l'allevò  ,  tenendoli  Tempre 
apprelTo  uomini  in   lettere,   increanze,  &  in  Armi  ap- 
provati i  e  venuto  il  Principe  nell'  adelofcenza,  fi  ritrovò 
per  dignità,    ricchezza,  e  grandezza   il  maggior  Signore  , 
e  Principe  del  Regno,   sì  per   elìer  figliuolo  della  Nipote 
carnale  del  Re  ,  e  anco  per  pofTedere  il  Principato  di  Saler- 
no 


c-o 


334     DELL'  HISTORIA  DI    NAPOLI 

no  ,  il  Contado  di  Marfico  ,  di  Sanfeverino  ,  di  Turfico  con 
gran  numero  di  Terre  ,  e  per  eredità  deila  fua  gentiiilTima 
moglie  il  Contado  di  Capaccio  ;  e  nella  Sardegna  aveva  il 
Contado  di  Bafa  j  peri  oche  teneva  una  Corte  piu^ofto 
Keale  ,  che  di  Principe  foggetto  a  Re  :  era  coftui  di  medio- 
cre ,  e  garbata  ftatura  ,  di  pelo  biondo  ,  con  cechi  b  ianchi, 
bello  di  volto  ,  e  vivace  fguardo  ,  ne'  movimenti  piacevo- 
le ,  di  grande  ingegno  ,  nel  parlar  grave  ,  per  natura  libe- 
raliflimo  ,  magnanimo,  &  amico  di  uomini  letterati  ,  e  vir- 
tuofi ,  era  egli  amato  uni  verfalmente  da  tutta  la  Città  di 
Napoli  ,  per  la  quale  fi  ridulfe  ad  infelice  fine  . 

Per  narrare  in  parte  le  grandezze  di  D.  Ferrante  San- 
feverino Principe  di  Salerno,  dico,  che  nell'anno  1 52  j,  n% 
trovandofi  Luogotenente  del  Regno*  Andrea  Carrafa, Conte 
di  Santa  Severina,  il  quale  avendo  intefoche  Francefco  Re 
di  Francia  mandava  il  Duca  d'Albania  ad  affaltar  il  Regno, 
chiamò  tutti  i  Baroni  a  parlamento  ,  richiedendoli  che  in- 
Trincìpefìeme  con  lui  dovettero  guardare  ,  e  difender  il  Regno  .  Per 
di  Saier-  jj  crìe  jj  principe  di  Salerno,  per  dar  efempio  a  gli  altri,  in 
«r/j» °Jp e ^ pochi  giorni  fé  nel  fuo  Stato  1200.  fanti  ,   fèlTanta  uomini 
jiìfocvor-à'  armi  con  quattro  Cavalli  per  ciafeuno  ,   tutti  Nobili  ,    e 
re  il  Re-  fuoj  Feudatarie  cento  Cavalli  Leggieri  con  la  fpefa  di  pivi 
*n  di  30.  mila  feudi  ,    tutte  genti  elette  ,   e  ben  in  ordine  di 

fovra  vefìi  ,  &  altre  correnti  .  Quefìi  per  ordine  del  detto 
Viceré  andarono  alli  confini  del  Kegno  ,  poco  appretto  ,  e 
proprio  nel!'  anno  x  528.  fucceffo  H  attedio  di  Napoli ,  ov' 
egli  fìmilmente  fi  riduffe  a  fervire  con  gran  numero  de'  fuoi 
Vattalli ,  e  fervidori ,  uomini  valorofi  tutti  a  fue  fpefe  . 
L'anno  1 5:3°*  venuto  V  lmperadorefuo  Signore  a  coronarli 
in  Bologna  ,  e  che  il  Regno  ,  di  Napoli  gli  aveva  fatto  il 
donativo  di  600.  mila  feudi ,  fu  eletto  a  portarlo  ,  ancor 
che  il  Cardinal  Pompeo  Colonna,  che  all'ora  era  Viceré 
del  Regno,  vi  repugnaffe  molto  ,  perchè  defignato  aveva 
mandarvi  altri  ;  ma  era  tanto  la  benevolenza  univerfale 
verfo  il  Principe  ,  che  V  autorità  del  Cardinale  non  potè 

inope- 


LIBRO    DECIMO.  33y 

impedirlo;  &  effe n do  in  contratto  di  parole,  un  giorno  pri- 
ma dei  partire,    il  Cardinale  Ji  diffe  ,  che  già  egli  pigliava  "Principe 
il  cammino  degli  anteceffori  fuoi  ,  che  vollero  competere ^pòuhrt 
con  i  he  ;  ma  egli  rifpofe  ,  che  i  Tuoi  erano  fiati  fempre  fé-  donativo. 
deli  a  i  Re  giufti ,  e  buoni ,   ma  non  avevano  mai  {offerto 
tiranni  ,    e  minifìri  fuoi   tiranni  ;  per  il  che  il  Cardinale 
icriffe  all'I  mperadore,  che  era  di  bifogno  raffrenare  J*  info- 
lenza  del  Principe  ,  il  quale  con  la  grandezza  dello  Stato  , 
con  la   gran  feguela  ,  che  aveva  per  tutto  il  Regno  ,  e  col 
faufìo  di  effer  nato  da  una  cugina  della  Madre  dell'lmpera- 
dore  ,  era  atto  a  far  qualche  gran  differvizio  alla  fua  Coro- 
na ,  con  tutto  ciò  fu  caramente  m  Bologna  dall'  Imperado- 
re  accolto,   e  comparve  con  una  gran  Corte  ,  che  non  folo 
pareggiava  all'altre  de'Grandi  di  Spagna  ,  ma  competeva 
con   qualfivoglia  gran    Signore  ,   perchè  oltre  il  numero 
grande  di  Baroni  ,  e  gentiluomini  fuoi  Vaffalli ,  aveva  ap- 
preffo  molti  Cavalieri  Napolitani  di  grandiflìma  fìima  ,  StTrincipe 
anco  nel  cavalcare  faceva  belliflìma  vifla, che  pareva  una_j^  ?a!eJ~ 
pompa  Keale  ;  nel  venire  poi  parevano   50.  Principi  per  leingna. 
guarnizioni  d'oro,  collane,   e  catene,   che   portavano  ; 
1'  Argentarla  poi  ,  e  la  Cavallerizza  era  cofa  degna  di  me- 
raviglia ;  &  avvicinandoti  il  tempo  della  coronazione,  Er- 
rigo  Conte  di    Nafaù  Fiammengo,  cameriero   Maggiore 
deli'  Imperadore  ,  ebbe  T  ordine  che  doveffediflribuire  gli 
Lffkj  nel  dì  della  pompa  ,  e   tener  conto  ótì  Principe  di 
Salerno  ,   perchè  rapprefentava  il  Regno  di  Napoli  ,  e  per- 
ciò fu  pollo  nella  Ji  fi  a  di  quelli  avevano  a  portare  i  pezzi 
dell'  infegne  deli'  imperio  ,  e  fu  fegnato  a  portar  lo  Scettro    Trinci 
Imperiale  ,  e   tofìo  il  Conte  mandò  a  dire  al  Principe  che?* di  Sii- 
fi  poneffe  in  ordine  5  venne  due  dì  dopo  di  Spagna  Don  AÌ-^Tpori 
varo  Oforio  ,  Marchefedi  Afìorga  col  donativo  de'  Regnitelo 
diSpagna,  eh' era  di  2jo.  mila  doble  d' oro  ,   alla  venuta ^^ 
del  quale  tutti  i  Signori  Spagnoli  ,  ch'erano  con  V  Inope-©.*™  o/i- 
radore  fecero  ifìanza  ,  che  fi  daffe  nei  di   della  coronazio  r.j°dport? 
ne  qualche  luogo  onorato  al  Marchefe  \  onde  V  Imperadore  'vo  Jatfr 

prò-       Spagna . 


33*    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

propofe  di  fargli  portar  Io  Scettro  ,  e  proveder  al  Princi- 
pe di  qualch*  altro  onorato  ufficio,  e  per  quefto  mandò  a 
Ghtjtn-  chiamare  Giovan  Antonio  Mufcettola,  Gentiluomo  Napo- 
Uufcet    ^tano  i  c^e  dopo  l*  morte  del  Duca  di  Seffk  per  Ambafcia- 
toia  jim-  dorè  in  Roma  fervito  aveva  ,  e  li  difìe  ,  che  penfaiTe ,  con 
hafcìato-  cf.e  f]  potette  foddisfar  a)  Principe, poich'era  neceflario  dar 
r  infegna  delio  Scettro  al  Marchefe  d'  Aftorga,  che  rappre- 
fentava  i  Regni  di  Spagna  .  Il  Mufcettola   vedendo  Tlm- 
peradore  anziofo  di  quefìo, diffe  :  Perchè  dalia  parte  di  Vo- 
(!ra  Maeftà  fon  difpenfati  tutti  i  luoghi  ,  il  Principe  fi  po- 
tria  accomodare  con  fargli  aver  luogo  dalla  parte  dei  Papa, 
perilche   l' Imperadore  fé  opra  col   Papa,  che  n'ebbe  il 
Confalone  Maggiore  della  Chiefa  }   ma  eflendo  mandato  ai 
Principe  a  fargli  intendere  quella  mutazione  ,  egli  ancor  , 
che  li  pareffe  ,  che  P  Imperadore  da  giufta  caufa  era  mof. 
fo  a  far  più  fìima  de' Regni  di  Spagna,  che  di  quello  di 
Napoli  ,  fi  tenne  grandemente  ofFefo  j  e  crefcendo  in  lui  lo 
fdegno  fi  rifolvè,di  non  voler  con  pari  re  quel  dì  nella  Fefia, 
e  non  avendo  fatto  fapere ,  che  non  voleva  accettare  quel!' 
Officio  ,  venuto  il  dì  determinato  ,  eleffe  di  mandar  in  fuo 
Leonet-luogo  Leonetto  Mazzacane  di  Diana  fuo  VatTailo,Cavalier 
to  Maz-  valorolo  ,  e  di  bella  prefenza  ,  e  lo  mandò  vefììto  deJli  ve- 
Vompare  Cimenti  ,^che  per  fé  fatto  aveva  ,   accompagnato  da  tutti 
da  parte  gli  altri  fuoi  Cortegiani  a  pigliare  il  ConfaloneJJ  quale  fu» 
^f/T>r/w"  bito  gli  fu  confignato  non  iapendofi ,  ne  credendofi  ,  che 
foffe  venuto  fenz'  ordine  del  Papa ,  ne  fi  accorfe  niuno  per 
allora,  che  il  Principe  mancava  ,  e  che  Leonetto  portava 
in  fuo  luogo  il  Gonfalone  :    in  quefto  atto  fu  lodata  molto 
Ja  clemenza  dell'  Imperadore,  che  molti  credevano,  che  di 
Origine    f]mjj  atto  fuperbo  del  Principe  ne  doveife  far  fentimento  , 
tfdeT'  rca  dzW  aItra  Parte  &'  Ita,iani  lodavano  il  Principe  di  ge- 
■yr;««/tf.nerofità  ,  che  per  onor  d'  Italia  non  aveva  fopportato  ,  che 
fofie  a  lui  antepofìo  il  Marchefe  d' Afìorga  ,   Quefta  cofa 
ancor ,  che  V  lmpeiadore  la  difiimu'affe  per  allora  fi  crede, 
che  fulfe  origine  della  rovina  dd  Principe  ,  fendofi  fcover- 

to 


LIBRO    DECIMO.  337 

to  tanto  ambiziofo,  e  diede  a  credere  poi  a  quelle  co  fé ,  che 
di  lui  riferite  furono  ;  ma  egli  conofcendo  quefto  ,  dopo  la 
Coronazione  fegui  dell'lmperadore,  mantenendo  il  fuo  de- 
coro, componendo  in  tutti  li  fervizj  della  fua  Corona  in  Fian- 
dra^ in  Germania^  anco  poi  neJi'Imprefa  di  Tunifi,  ove  J£™Hrt 
andò  con  grandi  (lima  fpefa  ,   e  con  una  Compagnia  di  va-  prìncipe 
Jentiflimi  uomini  ,   nella  quale  fervi  molto  onoratamente  ,  di  $*!&- 
e  nel  ritorno  ,  che  fé  I"  Imperadore  da  Tunifì  ,  venendo  in"' 
Napoli  ,  il  Principe  fuperò  fé  medefimo  in  grandezza  ;  & 
in  fplendore  ,    ricevendo  Sua  Maefìk  ,    e  li  Signori  delJa_j 
Coite  nelle  terre  Tue,   il  che  fu  cofa  di  gran   meraviglia, 
baftarsdo   fol  dire  ,  che   in  Napoli   fé  trovare  un  Palazzo  , 
ch'era  della   Principerà   fua  moglie  ,  appretto  il  Cartello 
Nuovo,  per  ofpizio  del  Commendatore  Maggiore  di  Leone, 
chiamato  Cuovos  ,  ch'era  l'anima  dell'I  mperadore,  con  27. 
Camere  addobbate  di  finiflìme  Tapezzarie,  e  con  letti  di 
grandiflìmo   prezzo  ,  &  anco  con  munizione  di  vivere  per 
lei  mefi  j  nel  Palazzo  fuo  ,  ove  abitava   con   la  Principef- 
fa  fua  moglie  ,  fi  può  confederare  ,  quanto  maggior  appara- 
to ivi   poteva  effere  ,  dove  fu  più  volte  V  Imperadore  , 
mentre  (lette  in  Napoli .  Quefìa  grandiffima  fpefa  fu  cagio- 
ne ,  che  la  Città  di  Napoli  li  accrebbe  la  benevolenza  tanto 
de'  Nobili  come  de'  Cittadini  T  che  pareva  veramente  fuf- 
fe  P  onor   del  Regno  ,  e  la  fua  cafa  flava  aperta  per  tutti , 
tanto  allora ,.  quanto  ciafcuna   volta,  ch'egli   veniva  in 
Napoli  i  egli  Io  feguì  all'  Imprefa  di  Provenza  ,  e  l'accom- 
pagnò in  Fiandra  fempre  col  folito  tenor  di   vita  .   PoiMar/a 
nell'  anno  1 5:40.  ettendo  accafata  Donna  Maria  Cardona__j> Cardo»* 
Marchefa  della   Padula  del  Vailo  di  Diana  ,  nipote  delIa^^W* 
Principerà  con  D.  Francefco  da  Erte  fratello   del  Ducap^</*. 
di  Ferrara ,  il  Principe  fé  una  fefìa  nobililTima  ,  ricevendo 
in  fua  Cafa  quel  Signore,  ove  fé  recitare    piacevoliffime, 
rapprefen fazioni  ,  e  fu  egli  il  primo  che  in  Napoli  intro. 
ducette  il  recitar  commedie  con  apparati  folenniflimi  ,  con 
le  quali  augurbentò  molto  1' amor  del  Popolo  ,  perchè  nel 
Sum^ornV,  V  u  dì 


338     DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

dì  che  le  commedie  fi  rapprefentavano  ,  egli  avea  penfiero 
di  fìar  aJle  porte, per  far  entrar  i  Cittadini  a  vedere,  &  fen- 
tire  comodamente  quelle  ,  talché  fé  ne  ritornavano  alle 
loro  cafe  pieni  di  amore  ,  &  affezione  verfo  di  lui  ;  intan- 
to che  quando  il  Principe  pattava  per  le  fìrade  degli  Artidi 
di  ogni  forte  ,  era  quafì  adorato  ,  e  con  grandiffimo  appiau- 
fo  falutato,  che  poi  fu  caufa  di  non  picciola  Tua  ruina  . 

Poco  innanzi  Vincenzo  Toraldo  Marchefe  di  Pugliano 
figliuolo  di  Gafparo  Toraldo  grandiflimo  Corteggiano  del 
Fé  Ferrante  II.  volendo  competere  con  quefto  Principe, 
ne  fu  da  lui  con  parole  molto  malt  attatoidel  che  rifentico 
il  Marchefe  ,  avendo  mandato  a  disfidare  a  duello  il  Prin- 
Vicaria    cjpe  ,  ne  fu  per  ordine  di  D.Pietro  di  Toledo  Viceré  del 
trasferì.  Regn0  pofìo  prigione  nella  Vicaria  Vecchia  ,  e  poco  dopo 
correndo  l'anno  i  537.   fu  trasferito  nella  Vicaria  nuova  con 
gli  altri  carcerati,  e  fu  dato  aquefto  Marchefe  per  abita- 
zione un  appartamento  all' incontro  Porta  Capuana.  Ma 
il  Principe  che  flava  su  la  vendetta,  avendo  rifoluto  di 
non  farlo  più  vivere  ,  trovò  fpediente  ,  che  un  fuo  fidato 
molti  giorni  li  fé  la  pofìa  con  uno  archibuggio  fopra  la  fon- 
tana di  Formello;&  avendo  afpettato,che  il  Maichefe  fi  fuffe 
affacciato  alla  fìneftra  ,   finalmente  affacciatofi  ad  un  rumo. 
Marte  re  dell'iftefTo  Principe  con  arte  inventato  ,  li  fu  tirata  un 
del  Mar-  archibugiata,  che  fubito  lo  levò  di  vita  ,  di  cui  non  reftaro- 
Tu'iif  no  *ì&'*  '  e  fé  bene   al  Principe  quefto  omicidio  fu   impu- 
»ff  *"   tato  ;  nondimeno  il  fuo  valore  tanto  appretto  l'Imperado- 
re  prevalfe  ,  che  il  negozio  fi  rifolvè  in  fumo  . 

Poi  nelli  fei  di  Ottobre  1 543.  venuto  a  morte  Don 
Antonio  di  Aragona  ,  il  quale  per  Ja  morte  di  Don  Fer- 
ér^«!èrante  fuo  Padre  era  reftato  Duca  di  Mont'AIto,  &  avendo 
dì  D.An-  poco  avanti  D.  Pietro  di  Toledo  Viceré  del  Regno  pubbli- 
"*'0  f    catauna  Prammatica  ,  nella  quale  proibiva,  e  vietava  il  ce- 
lebrare fontuofe  efequie  ,  e  di  fpefa  ,  che   avanzaffe  certa 
fomma  ,  e  fu  detto  che  ciò  faceffe  D.  Pietro  per  dar  difgu- 
fìo  alla  Marchefe  del  Vafto  ,  &  alla  Ducheffa  di  Tagliacoz- 

zo 


LIBRO    DECIMO.  %\$ 

to  fonile  del  morto  >  &  altri  parenti  Nobilitimi  della  Cafa 
Reale  ,  e  volendoli  fare  il  funerale  con  queir  ordine  ,   che 
ad  un  tanto  Signore  fi  conveniva  ,  per  effer  quello  Nipote 
del  Ke  Alfonio  Secondo  \  &  effendo  di  ciò  dato  carico  al 
Principe  di  Salerno  ,  egli  ch'era  generofo  Signore  \  volen- 
tieri l'accettò  *,  e  per  non  incorrere  alla  pena  della  nuova 
Prammatica  ,  tofio  mandò  all'Imperadore  fuo  Signore,  per 
averne  grazia  ,  delia  quale  diede  plegiaria ,  e  fé  al  morto 
D.Antonio  efequie,  quali  non  furono  per  innanzi ,  ne  dopo 
a  Signore  alcuno  foggetto  a'  Re  in  Napoli  celebrate  %  della 
cui  pena  l'I  mperadore  li  fé  benignamente  grazia  »  il  che  fu 
origine  dell'odio  tra  lui  ,  e  D.  Pietro  .  Nell'anno  poi  iy47*        .  . 
effendo  il  Principe  andato  Ambafciadore   per  fer vizio  del- d°f'*g§' 
la  Città  di  Napoli  al!'  I  mperadore  ,  come  nel  precedente  traU 
Capitolo  fi  è  detto  ,  &  effendo  egli  da  un  anno  in  circa  ivi  ^"Sf* 
dimorato  ,  quafi  come  ritenuto  ,  e  poflo  poi  fine  alle  turbo  tr0J 
lenze  di  Napoli  ,  fu  licenziato  dall'  Imperadore  con  ordine, 
che  veniffe  in  Napoli ,  a  ubbidire  al  Viceré  ,  e  che  nelle  co- 
fé  pubbliche   più  non  s'intricaffe  ,  e  cosi  non  averebbe  più         . 
che  far  coi  Viceré  .  di  Saier. 

Venuto  il   Principe  in  Regno  ,  e  giunto  nella  Città m  lice»- 
di  Averfa  ,  dovendo  venire  in  Napoli  a  iàlutare  il  Viceré  ,g*$  dàl* 
egli  ch'era  altiero,  per  non  moiìrare  di  venirgli  foggetto  ,  o a 
per  altra  caufa ,  fé  ne  andò  a  Salerno  ,  ove  flette  otto 
giorni  :  venuto  poi  in  Napoli  per  vifitare  il  Viceré, fu  cofa 
di  meraviglia  ,  a  vedere  in  quello  giorno  tante  genti  Nobili 
ad  incontrarlo  :  e  giunto  nella  Città,  feguito  dalla  moltitu- 
dine ,  mofìrò  quefìo  giorno  per  effer  del  Mefe  di  Giugno, 
gran  prodigi,  per  quello  che  fegui  poi ,  perchè  turbatoli  il 
tempo  in  un  tratto  con  tuoni ,  e  lampi ,  e  piogge  terri- 
bili ,  l'aria  ofeurò  di  maniera  ,  che  per   un  pezzo  non  fi  fi- 
gurò altroché  tenebre ,  fegno  veramente  della  mal'augura- 
ta  fua  venuta:  alloggio  egli  con  Francefca  Sanfeverina,  fo- sJn!i"JrU 
relia  del  Principe  di  Bifignano,  ove  fu  vifitato  da  tutto»a  fireiia 
il  Popolo,  e  da  Cavalieri  infiniti  >  ma  dovendo  fubitoA/^r'!?fJ 

xr  fé  di  Bik* 

Vu      Z  an-      gnmu 


34o    DELL'HISTORT  A  DI  NAPOLI 

andare  dal  Viceré  a  fare   il  fuo  debito  ,  cavalcò  tre  giorni 
continui  per  la  Città  ,  faziandofì  dell'inchinate  ,  e  riveren- 
ze àeìk  brigate  ;  poi  andò   a  vifitare  Sua  Eccellenza,  ac- 
Vrhch  cornPagnato  ^a  P,u  di  400.  uomini  a  Cavallo  ,  e  fu  dal  Vi- 
dì'saiir-  cere  con  allegro  volto  ricevuto  \  e  lo  dimandò  del  bene  fta- 
no  v{fita  re  dell'I mperadore  ,   e  de'  difagi  partiti  per  il  lungo  viag- 
'lVlcerè'g\o^  e  dopo  altre  cerimoniofe  parole,  il  Principe  fi  Jicenziò, 
&  il  feguenre  giorno  ritornò  a  Salerno  .< 

Non  molti  giorni  dopo  accadde  ,  che  o  per  ritenzione 
di  fangue  menfìruo,  o  per  altra  caufa,  ingrofsò  il  ventre  ad 
Ifabella  Viilamarina,  Principerà  di  Salerno  con  tali  movi- 
menti ,  fi  poteva  far  giudizio  di  effer  gravida,  in  tanto  che 
vi  furono  chiamate  le  più  efperte  ofìetrici  di  Napoli ,   e  di 
Salerno,  e  quafì  tutte  erano  di  giudizio, che  la  PrincipefTa 
fufìe  con  effetto  gravida  ,  folo  Lucia  Napoli  tana,  famofif. 
ojìetrice'  ^ma  in  quefìo  officio  fu  di  contraria  opinione  ,  e  perciò  vi 
Napoiita.  furono  chiamati  i  Medici  ,   &  altre   perfone  pratiche  ,  che 
**•  quafi  tutti  concorfero  alla  parte  affirmativa  :   Laonde  no- 

tificata Ja  cofa  ai  Viceré  ,  mandò  a  Salerno  per  fopraftanti 
della  gravidezza  ,  e  futuro  parto  ,  il  Confìggerò  Francefco 
Traneefcoà.'  Aquira  Spagnuolo  con  il  Configliero  Scipione  d'Arezzo, 

>4quirti,e  j  quali  fìatevi  molti  giorni  a  Salerno  ,  ben  regalati  dalia » 

Sfilzo    Principerà  ,  e  dal  Principe  ,  il  quale  fempre  ior  diffe  te- 
Confgiìe.  nete  per  fermo  ,  che  la  PrincipefTa  non  è  gravida  ,  ma  per 
rt  '         non  fcontentarla,lafciava  che  fé  ne  foddisfacefle  a  fuo  mo« 
do, ne  per  quelto  fi  lafciò  di  fare  li  preparamenti  convenien- 
ti  al  parto  ;    ma    quando  fi  afpettava  queflo  benedetto 
parto  ,    andò  ogni    cofa  in   fumo  ,  imperocché  paffati  i 
novemefi,   fifcoverfe,  che  non  era  gravidezza  ,  ma  una 
certa  infermità  cagionatadalla  retenzione  del  predetto  fan- 
gue menfìruo  ,  con  tutto  ciò  non  recarono  molti  di  dire, 
che  il  Principe  con  parto  fuppofto,  quando  li  fulfe  riufcito, 
cercava  d'ingannare  il  Re  ,  cofa  in  vero  aliena  dalla  mente 
Toledo'   di  amendue  .  Quefta  cofa  fu  quella  ,  che  tolfe  al  Principe 
contro  /Jgran  parte  del  credito  ;  E  perchè  il  Viceré  Toledo  intrin- 

Trineife.  feca. 


LIBRO    DECIMO.  341 

fecamente  aveva  l'animo  della  vendetta  contro  di  eflb  Prfn . 
cipe  per  l'andata  che  egli  in  Corte  fatto  aveva,  congiu- 
ra apparenza  di  travagliarlo  nonceffava  .  Perilche  avendo 
cer  mezzo  diMichele  Giovanni  Gomez  Spagnuolo,Prefiden« 

r  ,  /-»%#•       j  j    i  n    •       Michel 

te  della  Sommaria,  il  quale  era  fiato  Maggjordomo  del  Fn  n   G/o  Go_ 
cipe, trovate  certe  fcritture,come  il  Fifco  teneva  gran  ragio  mez.Tre 
ne  fovra  la  Dogana  di  Salerno  ;  laonde  li  fu  lite  fovra  la  ri  ^f^. 
lallazione  di  detta  Dogana  con  rendere  li  frutti  di  tanti  an  mera . 
ni, che  ne  portava  quafì  tutto  il  fuo  Stato.  Difpiacque  mol- 
to al  Principe  quefta  lite,  perilche  venuto  in  Napoli, fé  coi- 
Jegiar  la  caufa  dalli  più  valenti  Avvocati  della  Città,  ove  fi 
vide, che  la  moleftia,che  gli  dava  era  indebita,  e  calunniofa, 
e  che  il  Principe  aveva  ragione:  nondimeno  egli  mandò  in 
Corte  il  Dottor  Tommafo  Pagano  ,   il  quale  ottenne  dalla Tommaj» 
Cefarea  Maefìà  lettera  al  Viceré  ,  comandandoli,  che  non  Vagano. 
fi  faceffe  aggravio  alPrincipe,ma  che  le  fue  cofe  fi  vedefTero 
di  giuflizia  .  Il  Principe  parlò]  anco  al  Viceré  ;  ma   egli 
fcufandofi  ,  che  alle  pretendenze  dei  Fifco  opponer  non  fi 
poteva  :  e  caminando  la  lite  in  fretta:  cominciò  il  Principe 
a  fdegnarfi  ,    &  il  Vicerèjfe  gii  fcoverfe  nemico ,  per  il  che 
effendo  giunto   1'  anno  1 549.  e   dovendofi   fare  il  generai 
parlamanto  per  il  donativo  ordinario  ,  che  ogni  terzo  an- 
no al  Pc  far   fi  fòle  va  ,  e  chiamati  al  foli  to    i  Baroni  ,  eli 
Sindici  delle  Terre  demaniali  ,  e  venuto  il  Principe  in  Na- 
poli per  tal'effetto  ,  il  Viceré  gli  fé  n  over  lite  dal  Con- [j(e  mnj^ 
te  di  Caflro  Gran   Cancelliere  del  Regno,  pretendendo,^**/ 
che  nel  dar  il  voto  nel  Parlamento, egli  prima  del  Principej^*^ 
votar  doveva;nondimeno  la  cofa  fu  rimeffa  al  Cofiglio  Col-nonei  «*>- 
Jaterale,  dal  quale  ufcì  il  decreto,  che  pendente  la  reclama  tare  - 
zioncper  allora  il  Conte,comeGranCanceiiieroal  Principe 
nel  dare  Voto  procedere,  dei  che  il  Principe   ne  appellò 
a  Sua  Maefìà  ;  però  usò  una  grandiffima  aftuzia  ,  percioc- 
ché ad  un  foglio  di  carta  di  iua  mano  fcrifle  il  fuo  Voto  e 
nel  fecondo  di  Aprile  entrato  al  parlamento;io  diede  al  Se- 
cretarlo della  Cittàjacciò  quando  bifognava,  pubblicato  l'a- 
vene , 


34*    DELUHISTORIA  DI  NAPOLI 

vefle ,  del  che  il  Secretarlo  poi  ne  fu  molto  imputato  ,  per- 
ciocché il  folito  era  di  dar  i  voti  a  bocca  ,  e  non  in  ifcritto 
ma  come  pratico,o  pur  per  far  fervigio  al  Principe  lo  ricevè. 
Quando  poi  fi  cominciò  il  Parlamento  j  e  che  il  Conte  ebbe 
prima  parlato,  I'  Ufciero  diffe  al  Principe  che  aveffe  notato 
apprettò  ma  egli  forridendo  rifpofe,quanto,ch'io  ho  detto  nel 
mio  voto, eccolo, che  il  tiene  il  Secretano, non  bifogna  altro, 
replicò  il  Conte,  che  ciò  far  non  poteva,onde  ilPrincipe  ri* 
volto  al  Secretano  ,  difse  ,  rifpondete  voi  per  me  al  Signor 
Conte  ;  or  la  cofarefìòcosì,&  il  parlamento  fi  finì,  e  non  fi 
determinò  la  mala  volontà  delli  due  nemici . 

Sucefìe  poi  nell'anno  iyyo.  che  fi  fé  l'imprefa  di  Afri- 
jtgiio'di  ca  »  ne,^a  quaIe  ^u  General  di  Terra  D.  Garzìa  di  Toledo 
ammaz-  figliuolo  dei  Viceré  ,  e  fra  gli  altri  Capitani  di  Fantaria  , 
*?rincìPe  c^e  v*  andarono  ,  fu  Tommafo  di  Roggiero  gentiluomo  di 
di  ìxtier-  Salerno.  D. Garzìa  pigliò  l'occafione  ,  e  difpofe  Tom  ma- 
no'         fo  a  far  ammazzar  il  Principe  per  finir  la  ga.ra  ,  che  aveva 
c'T'r*'  con  ^•P,etro  ^uo  Pad  re,  Tommafo  per  compiacer  aD.  Gar- 
giero.°S' rì*  *  Prom  i  fé  di  far  l'opera  ;  e  tornato  da  quell'imprefa  , 
Terfo  Tommafo  parlò  a  Perfio  fuo  fratello  ,   il  qua! 'era  gran  cac- 
dì  Rog-  ciatore  ,  e  tirator  di  fcoppetta  ,  ma  di  poco  fano  cervello, 
gter»  .    dicendo  s  ch'era  efpediente  ,  e  neceffario   per  onor  di  loro 
cafa ammazzar  il  Principe, e  quefìo  diffe,  per  non  fcoprire  il 
concerto  fatto  con  D.  Garzìa  in  Africa  :  Perfio  promife  di 
farlo,  afpettando  l'opportunità  fra  tanto  ,  il  Principe  nel 
fine    di  Maggio  ijyi.  venne  in  Napoli  a  negoziare  con 
il  Viceré,  &   al  ritorno  che  fece  a  Salerno  ne' quattro 
di  Giugno,  fìando  Perfio  in  aguato,  afpettando  fovra  urL_> 
cefpuglio    alto  affai   dalla  fìrada  ,    che  per  andarvi  bi- 
fognava  girar  un  pezzo  di  paefe  ,  di  quivi  tre  giorni  avan- 
ti era  gito  provifìo  di  cofe  da  mangiare  ,  e  da  bere  .  Quefio 
luogo  era  nella  ftrada  ,  che  va  dalla  Cava  a  Vietri  fotto  il 
,.  Cafale  della  Molina,quì  nel  paffare,che  fé  il  Principe, difen- 

dendo con  lafuaAcchinea  un  grandone,Perfio  li  pofe  la  mira 
al  petto,  in  quefìo  fpuntando  da  nnxle'lati  del  Principe  una 

io  ma 


LIBRO    DECIMO.  345 

foma  d'oglio  ,  il  Principe  tiraido  le  redini  &  alzando  l'Ac- 
chinea  (opra  il  gradone,  Perfio  fparò  l'archibugio,  e  come  la  J!***''** 
palla  il  petto  percuoterlo  doveva  ,  lo  ferì  quattro  dita  fo-  wjjJjJ£ 
pra  il  ginocchio  fini  (Irò  ,  e  h  palla   fra  quei  nervi  paffan- 
do.fe  n'ufcì  fuora  lènza  troppo  kfione:  il  rumore  fu  grande 
di  quelli  ,  che  l'accompagnavano  ,  le  genti  del  Paefe  fi  le- 
varono in  armi  ,    il  Governator  della  Cava  ufcì  ,  e   tanto 
cercò  ,    che    fu    trovato   Perfio  imbofcato  a  pie  d' un_> 
monte  ,  ov'  era  acqua  frefca  -,  &  effendo    prefo  ,  non  vol- 
le accettar  mai  il  delitto  ,  ma  diceva  efler  ivi  andato  a  cac- 
cia ,  come  far  foleva  '•>  ma  effendo  condotto  in  carcere  ,  ne-     Terj;t 
fcrilTe  al  Viceré  5   11  Principe  frattanto  fé  n'  andò  a  Saler-  di RoS. 
no  a  curarti,  &  intefo  quello  efler  di  Cafa  di  Ruggiero,  tut-  &tero. 
ti  quelli  di   tal  famiglia  di  fua  Corte  difgraziò  :  il  Viceré  r 
avendo  intefo  quanto  fucceffo  era  ,  mandò  fubito  a  torre 
informazione  Giovanni  Andrea  della  Corte  ,  e  Scipione  di 
Arezzo  ,  Regj  Configlieri  \  facendo  intendere  al  Principe  >  Gh:  <An~ 
che  attendere  alla  fua  falute,  che  del  refto  li  voleva  far  ve-  Jcor/p" 
dere  la  più  fegnaiatagiuftizia  ,  che  {lata  mai  fatta   fufte  in  e  Uìftcn 
Regno  ,  non  fapendo  egli  nulla  del  Configlio'cH  Africa  \  ma  d  ^r0enV 
effendoli  in  fecreto  raccontato  il  fatto,  molto  li  difpiacque,  gi-mi , 
per  efferfi  in  ciò  impacciato  D.Garzìa  fuo  figlio  :  ma  effen- 
do  poi   certificato,  che  Perfio  porto  più  volte   alla  corda 
non  diceva  altro  folo,  che  il  fratello  per  onor  della  Cafa  gli 
avea  fatto  fare,refìò  molto  quieto. 11  Principe  fofpettando, 
che  la  cofa  li  veniva  dalla  parte  del  Viceré,  bramava  di  vo- 
lerfene  vendicare  .  11  Viceré  ,  pafsò  più  oltre  ,  e  lo  comin-  Qdh  -_ 
ciò  a  proceffare  di  ribellione  di  erefia  ,  e  d'alloggiar  fuora-  vnto  tra 
ufciti ,  &  altre  cofe,  e  così  venute  le  cofe  a  guafto  ,  eomin-  ilVil^ri* 
ciarono  gli  odj  alla  fcoverta  di  ogni  parte  ,  il  Viceré  ferii.  ?>/;„„•_ 
fé  all'  lmperadore  il  cafo  per  conto  di  donne  ,  e  che  teneva  pe. 
prefi  i  malfattori  ,  perché  fu  anco  prefo  Tommafo  ,  e  fdt-  Tommafo 
togli  l'affronto  del  fratello  ,  lo  mentì  come  pazzo  ,  dicen-  *  *"&'£ 
do  ,  che  per  capriccio  d'uomo  fìolido  fatto  1'  aveva  ,  a  cui  rat0, 
date  furono  le  difenfioni  5  e  vedendo  le  cofe  andare  a  lungo, 

fé 


/ 


344    DELL' HISTORIA    DI   NAPOLI 

fé  ifìanzache  i  malfattori ,  come  fuoi  vafTaIli,fe  gli  rimet- 
tefìero  ;  ma  perchè  quando  il  Principe  Roberto  fuo  Padre 
fu  reintegrato  nel  Principato,  non  ebbe  afiicurazione  de* 
Vafìalli  ,  ciò  ottener  non  potè  ,  ma  più  volte  fé  ifìanEa  di 
far  morire  i  delinquenti  >  ii  Viceré  rifpondeva  No  es 
tiempo  a  ora ,  quando  fuera  tiempo,  fé  provrà,  ne  volle  dir 
mai  averne  fcritto  a  Sua  Maefìà,  &  afpettarne  rifpofta  . 

Il  principe  viflo  il  mai  procedere  del  Viceré  ,  fé  l'arre- 
cò tanto  a  difpetto  ,  che  quietar  non  fi  poteva  ,  perilchè  fi 
Tr/ticìfe  rìifpofe  andar  alia  Corte  a  far  intendere  a  fua  Maeftà  li  raa- 
?/'/>!/  Ji  trattamenti  fattigli  dal  Viceré  ,  &  effendo  così  rifoluto, 
lavarti,  pètisò  con  quefla  occafione  ingannare   il  Viceré  ,  dicendo 
voler  prima  dar  una  paflata  per  il  fuo  fìato  per  farfi  da'  Vaf- 
falii  foccorrere   di  denari  ,  e  venir  poi   a  licenziare'  da  lui 
per  andar   in  Corte  ,  e  perciò  mandò  Gio:  Francefco  Tor- 
re fuo  creato  a  fupplicar  D.Pierro,  che  li  dafTe  licenza  di 
eftraere  Cavalli  ,  &  argento  dal  Regno  per  quefto  fuo  viag- 
violacciocche  nel  fuo  ritorno  dallo  Stato,  non  avelie  altro  da 
negoziare   con  Sua  Eccellenza  foio  che  baciarli  le  mani ,  e 
torgii  licenza  :   Il  Viceré  fperando  con  quefla   occafione_s 
aver    il   Principe   nelle    mani   ,  e  carcerarlo,    che  già  gli 
aveva  fabbricato  contro  un  proceffo  ,  e  frattattanto  fé  ac- 
codare verfo  S.  Severino  le  Compagnie  Spagnuoie  >  ma 
"Prìncipe  -j  prjncjPe  accorrofi  dd  trattato  ,  come  fu  in  Bafilicata  ,  fé 
no  e/ce     n'andò  verfo  Tremiti,  ex  indj  s  imbarco  per  Venezia  ,  man- 
dai  Reg-  dando  Ja  fua  lettica  con  le  genti  per  terra  ,  e  cosi  ufcì  dai* 
gno'        le  mani  del  Viceré  ,  il  quale  non  fapendo  che  il  Principe 
imbarcato  fi  fulTe  ,  mandò  Cavalli ,  e  genti  fino  ai  Tronte  a 
prenderlo,  ove  trovarono  la  fua  lettici  vota  ,  àtì  che  avuto 
avvifo  il  Vicerè,toflocon  gran  fretta  del  tuttoavvisò  l'Ino* 
jftuzia  peradore  ,   il  qual  udito  ii  fatto  ,   fu  ripieno  di  grandiffirao 
grzde  del fàegno  .  Mentre  ii  Principe  andò  vietando  ,  ii  fuo  Stato  , 
'dì  Taiìf  come  &1*  fi   è  detto,  ritrovandofi  in   una  delle  Terre  del 
no  .  ■      fuo  Stato,  detta  Diana  ,  pofìa  nella  Provincia  di  Principato 
Citra  ,  apprefio  Padula  fei  miglia ,  &  entrato  nel  belliilimo 

Con- 


LIBRO    DECIMO, 


34* 


Convento  della  Pietà  de'  Frati  Minori  offervanti  ,  edifica- 
to da'  fuoi  AntecefTori ,  ne]  dormitorio  di  mezzo  di  detto 
Convento  vidde  Tarmi  ,  el'  Infegna  di  fu  a  Cafa  Sanfeve- 
rina  dipinte,  e  rifguardandoJe  fittamente  ,  confiderò  forfè 
il  fine  che  della  fua  partenza  6e\  Regno,  fortito  avrebbe  ,  e 
tofìo  con  un  pontaruolo  fcriiTe  nel  Campo  bianco  di  quelle 
Armi  il  feguente  terzetto,  ilquale  fin' oggi  legger  fi  puote, 
come  veramente  prefagio  di  quanto  gì'  occorfe  . 


Non  più  bianco  il  color,  ma  tutto  intero  , 
Vardiglio  il  Campo  ,   o  mia  perverfa  forte  > 
E  tra  il  tr  aver/o  ,  affami  gaio  ,  e  nero  , 


'principe 
di  Saler- 
noyconte 

frepè9 

della  fu  a 
rovina  » 
muta  co- 
lori delle 
c      '  r 

E  come   le  fue  armi  avevano  il  Campo  bianco  ,  con  tegne, 
Fafcia  roffa  in  mezzo  . 

Giunto  dunque  il  Principe  in  Venezia,  fu  da  quella-j  vùncife 
Repubblica  molto  onorato  \  e   rifoluto  egli    di  andar  in  di  Saier- 
Corte  ,  fi  pofe  in  viaggio  ,  e  quando  fu  a  Padova  ,  fi  riposb»®^^""- 
alquanti  giorni  /perchè  la  ferità  per  il  travaglio  del  viag-  ' 
gi&  ,   fi  era  malignata  ,  quivi  li  venne  carta  da  Sua  Maefìà, 
ritrovandofì  per  allora  in  Ifpruch  ,  comandandogli,  che  fra 
quindici  giorni  in  Corte  prefentar  fi  doverle  ,  il  che  fu  ca^ 
gione  di  farlo  malamente  rifolvere  ,  perchè  parendogli  di 
iìar    carico  di  proceffi  ,   &  annegato  infino  agli  occhi  d'ini- 
mici 5  e  conofeendo  con  quanta  rifoluzìone  il  fuo  Padrone 
a  fé  lo  chiamava  ,  volle  prima  mandare  a  feoprire  l'animo 
fuo,  &  inviò  il  Dottor  Tommafò  Pagano  a  feufarfi  con  fua 
Maefià  di  non  poter  andare  ,  finche  non  fuffe  riftorato  al- 
quanto della  ferita  ;  e  giunto  il  Pagano,  ebbe  grata  udienza 
daJi'lmperadore  *,  &  avendo  alquanto  ifeufato  il  Princi- 
pe,  &  anco  efaggerato  de5  ProcefTì ,  che  il  Viceré  centra 
fabbricati  1' aveva  ,  dubitava   venir  ficuro  perifìrada;  & 
avendogli  ri/pofìo  Sua  Maefìà  ,  venga  el  Prence  afuRey, 
dunque  il  Pagane  replicò  ,  io  riferirò  al  Principe  ,  che  po- 
trà ficuramente  venire  fopra  la  parola  di  Vofìra  Maefìà  ?  al- 
Sum*Tom,V.  Xx  al- 


34*    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

Jora  fi  alterò  alquanto  l' Imperadore  ,  &  al  Pagano  r ifpofe, 
fovra  de  mi  Palabra  no  digo  yo  ,  fé  quier  venir  que  venga, 
fenoaga  lo  que  le  pareze  ,  e  tofto  licenziò  il  Pagano  f  il 
quale  tornato  al  Principe,  ogni  cofa   per  ordine  gli  riferì  , 
delche  molto  fi  fgomentò  ;  e  venuto  in  penfiero  ,  che  con 
il  fuo  Re  non  potette  aver  in  grado  di  grazia  ,  fé  ne  ritornò 
in  Venezia  ,  e  non  molto  dopo  precipitofamente  ,  o  pure 
come  allora  fi  ditte  ,  corrotto  dal  Duca  di  Somma  ,  e  da  al- 
tri ,  fi  ribellò  dal  fuo  Re ,  e  fi  accorto  ad  Errico  Re  di  Fran- 
cia, dal  quale  fu  molto  onorato  ,    &  oltre  di  averlo  di- 
chiarato Generale  dell'  Imprefa  del    Regno,  gli    die  di 
m    provvifione  z.  mila  ducati   l'anno  ,  col  Governo  m  vita  di 
rf/òl"r-due  Terre  fovra  le  rive  del  Rodano,  cioè  Tarafcone  ,  c_j 
«oriW/o.Belcario  ,  &i  fuoi  Gentiluomini    altresì  furono   prò v vitti 
di  convenienti  provvifioni,  della  cui  Ribellione  nel  Mefe  di 
Marzo  i  yye.  in  Napoli  fé  ne  feppe    la  certezza  ;  e  parendo 
2dtrt   al  Viceré  non  differire  più  la  Giuftizia  contra  il  Perfio,  nel 
di  verfio principio  del  feguen te  Mefe  di  Aprile  lo  fé  decapitare  nel 
di  Rog.  Mercato  di  Napoli,  gridandogli   il  banditore  d'  avanti. 
£in0'      Quetta  giufìizia  manda   la  Gran  Corte   della  Vicaria  ,   per 
aver  tirato  una  feoppettata  al  Principe  di  Salerno,  e  Tona- 
mafo  il  fratello   poco  appretto  fu  liberato  :  alcuni   gicni 
5v;»r*>dopo  la  morte  di  Perfio  nelF  iftettb  mefe  di  Aprile  ,  il  Vi- 
di  Jfjb7"cer^  convoco  tutto   il  Configlio  di  Stato  nel  Regio  Palaz- 
zo r/'/zo  ,  e  dichiarò  il  Principe  Ribelle,  privandolo  dello  Sta- 
*tlle  •     to  )  &  a  fuon  di  tromba  lo  condannò  a  morte  . 

Neil' itteflb  tempo  venne  avvifo  ,  che  l'Armata  del 

Rimata  Turco  ad  ifìanza  di  Errico  Re  di  Francia,  e  del  Principe  di 

jc/7?róSalerno  eraufeita  da  Coflantinopoli  pervenir  a  danneg- 

tida.     giar  il  Regno  di  Napoli  j  e  benché   il  Viceré  dimoftrafle_s 

non  farne  molto  conto  ,  attefe  pure  a  far  le  debite  ,  e  ne- 

ceflarie  provifioni  j  Onde  a'    15.  di  Luglio  iyyj. giorno 

dtì  gloriofo  S.  Attanaggio   Vefcovo  ,  e   Protettore  della 

Citta  ,  fi  viddero   1  yo.  Galere  grotte  guidate  ,  da  Draut 

Stwaw  pajs     ovvero  per  dir  megli  da  Sinam  Gran  Bafcià  ,  a  cui 


LIBRO    DECIMO.  347 

in  qucfìo  fatto  era  foggetto  Dragutto ,  la  cui  armata  fi  pò- 
fé  fu  V  anchore  nel  mar  di  Procida  ,  e  fecero  tenda  ;  peril- 
che  il  rumore  ,  e  la  tema  fu  grande  ,  &  univerfale  ;  fra 
tanto  alcune  di  quelle  galere  Turchefche  quafi  ogni  giorno 
venivano  infìno  al  Capo  di  Pofilipo  a  fcaramuzzare  con  cer- 
te galere  di  Genova,  che  quivi  fi  ritrovavano ,  onde  infi- 
nito numero  di  gente, Jafciati  i  lor  negozj ,  andavano  fui  col- 
ie di  Fofilipo  ,  e  fopra  il  monte  di  Sant'Ermo  a  veder  l'ar- 
mata ,  e  le  galere  combattere  j  ma  avendo  nel  fin  di  Luglio 
Andrea  d'  Uria  per  ordine  deìV  Iroperadore  con  37.  galere 
imbarcato  5000.  Tedefchi  per  condurli  in  Napoli,  e   cre- 
dendo egli  fchivar  Tarmata  Turchefca,  pafsò  di  notte  alla 
larga  iovra  l'I  fola  di  Ponzo;  ma  l'afluto  Barbaro,  che  del- 
ia venuta  dell'Oria  ebbe  avvifo,  avendo  partita    la  fua 
armata,  l'afpettò  al  palio-,  e  poftolo  in  mezzo,  li  prefe  dell' 
Anteguardia,  cioè  7.  galere,  l'altre  inferiori   fi   vidde-    -  ^ 
ro  ,  fuggirono  dietro,  e  così  quefia  Armata  con  la  preda  #  qua 
flette  qui  fin'  alli  io.  d'  Agoflo  ,  nel  cui  giorno  all'  impro-/*^  7. 
vifo  fi  partì  facendo  vela  verfo  Levante, delcherefìò  ognuno*** ere 
pieno  di  meraviglia  ,  e  di  fiupore  ,  vedendo  ,  che  V  ar  nQa-^rw^ 
ta  era  fiata  quafi  un  mefe  ad  aipettare  ,  e  poi  alla  dirotta  fé  Turche- 
ne  partì  ,  tanto  più  la  meraviglia  fu  grande,  quando,  chefcatc*m 
niuno  la  caufa  non  fapeva  ,  ma  pochi  giorni  dopo  pubblica-^, 
mente  fi  ditte  ,  che  efiendofi  deliberato  in  Francia  di  far 
1'  Imprefa  del  Regno  di  Napoli  ,   &  avendo  il  Pe  Errico 
avuto  dal  Turco  la  fua  armata,  &  avuto  l'avvifo  ,  che 
quella  da  Cofiantinopoli  uicita  era,  inviò  il  Principe  di 
Salerno  a  Marfiglia  con  ordine  ,  che  montafle  su  1'  armata    Cafifa  * 
Francefe  ,  &  andaffe  a  unirfi  con  la  Turchefcha  ,  e  per  ter-^/*/' 
ra  mando  Cefare  Mormiie  in  1  taiia  con  lettere  di  credenza, armata 
acciò  afpettafie  l'Armata  Turchefca,  e  la  trattenere  fin'^"r^ 
alla  venuta  del  Principe  di  Salerno  ,  &  anco  andafìe  in  Ko-da  #„/>•* 
ma  dal  fuo  Ambafciadore,  e  procurale  fecretamente  d'aver7'  • 
Soldati  I  taliani,  e  àel  Pegno  :  il  Mormiie  venuto  in  Poma, 
con  arte  fi  fé  contaminare  dall'Ambafciadore  diS.  M.  Ce- 

X  x     z  farea  , 


348     DELL8  HISTORIA  DI  NAPOLI 

farea  ,  e  dal  Cardinal  Mendozza  per  defìderiodi  tornar  a 
Cafa  con  buona  grazia  del  naturale  fuo  Ke  ,  con  tutto  ciò 
egli  dimofìrava  non  volerne  intendere  parola  ,    fé  prima  da 
Sua  Maerìà  non  li  venifte  ampio  privilegio  ,  non  folo  dell' 
indulto  ,  ma  dalla  reftituzione  di  tutti  i  fuoi  beni ,   dicen- 
do ,  che  venuto  il  privilegio,  parlarebbono  ;  venne  dunque 
il   privilegio    in   pochi   giorni  ,    effendo   1'  Imperadore  a 
Vracco  ,   né  ballando  quefìo  al  MormiJe  ,   volle  lettera  da 
Don  Pietro  di  Toledo  Viceré  del  Regno,  il  che  feguì  tut» 
Mobile  t0  a  fu°  content0'  e  que^o  fu  fatto  con  arte  dell'Ambafcia- 
vilnTin  dor  di  Spagna  ,  perchè  mancando  il  Mormiie  a  Francia  ,  fi 
Regno.    difcreditafiero  appretto  di  quel  Re  tutti  gV  Italiani  ,  e  Re- 
gnìcoli ,  e  prima  d'ogn'  altro  il  Principe  di  Salerno  ;  Or 
contentato  ifMormile  ,  venne  in  Napoli  travefìito,  &  ebbe 
dal  Viceré  aoo.  mila  feudi, de'  quali  fé  un  donativo  al  Ge- 
neral di  quell'  Armata  ,  che  fenza  quelli  non  avrebbe  potu- 
Cefare     t0  ayer  credito  da  quelBafcià,  e  con  lettere  di   credenza 
Mormiie  del  Re  di  Francia,  licenziò  quell'armata  ,   il  che  fu  un  fi- 
licenzia  gnaiato  fervigio  all'  Imperadore,  e  fi  liberò  tutto  il  Regno 
ra  Tur-'  ^al  £ran  travaglio  i  e  per  aver  quei  200.  mila  feudi  così  in 
chefea.     un  tratto   il  famofb  Banco   di   Gio:Eattif!a   Ravafchiero 
Banco  manco  .  Ritornato  il  Mormiie  a  baciar  le  mani  al  Viceré  , 
Battijir.  dopo  aver  licenziato  1  armata,  ru  da  lui  accarezzato  ,  e 
Rnva-^     forridendo5gIi  ditte, mui  bien  venido  il  Mafcador  de  dosCa- 
rillas ,  ma  intrinficamente  aveva  un  dolore  di  effer  aftretto 
Cefare     à  lafciargli  la  vita  ,  e  con  quefìa  occasione  Cefare  Mormiie 
Mormiie  ripatriò  ,    e  non  folo  non  ricuperò  li  fuoi  beni  ,  ma  trava- 
d?lVlce~plìh  molto  ,  per  averne  un  fecco  contracambio  . 

TP  ciceri        ^^ 

rezzato.  Partita  l'armata  Turcbefca  dei  Golfo  di  Napoli  ,  otto 

giorni  dopo  ,  che  furono  li  1  8.  d'Agofìo  arrivò  il  Principe 
di  Salerno  fopra  Ifchia  con  26.  galere  di  Francia  per  giun- 
gerfi  con  V  armata  Turchefca  ,  ma  da  Roma  ebbe  avvifo  , 
che  s5  era  partita  ,  e  dell'accordo  fatto  dal  Mormiie  ,  egli 
lì  corfe  dietro ,  e  pattato  il  Faro  di  Medina ,  e  non  ritrovan- 
dola ,  feorfe  innanzi  ,  eia  giunfe  ne' Mari  del  Prevefe  ',  & 

aven- 


LIBRO    DECIMO,  34* 

avendo  riferito  al  Bafcià  1'  afluzia  del  Mormile,  li  fé  iflan- 
za,  che  ai  lidi  vicini  di  Sanniti  ,  e  Bruzj  ritornar  dovette  *&'*'■ 
jj  Eafcià  rifpofe  ,  che  effendo  già  ufcito  d'Italia,  non  pof-  ^iLm 
feva  ritornar  in  dietro  fenza  nuovo  ordine  del  gran  Signo  inganna- 
re,  onde  perfuafeal  Principe  a   venirfene  in  Conflantino  ^J;]^ 
poli  >  che  l'anno  feguente  Tarmata  dal  fuo Signore  otte- /(?  j  'vX  -m 
nuto  avrebbe,  in  tanto  ,  che  verfo  Colìantinopoli  naviga-  Orna- 
rono ,  &  ivi  giunto  il  Principe,   fu  molto   ben  vifto  da^'""^'- 
Solimano  ,  &  accarezzato  ,  offerendogli  al  tempo  nuovo 
]'  armata  ,  e  quanto  defiderava  . 

Ma   il  Principe  fra  breve  fpazio  vinto  da  Jafcivia  >  & 
vanità  naturale  ,  cominciò  a  far  V  arbore  per  Conflantino- 
poli  ,  onde  conosciuto  per  vano  ,  e  leggiero  ,  non  folo 
perfe  la  riputazione,  &  il  credito,  ma  ne  venne  quafi  in         •* 
favola  ,  e  difpreggio  ,  tal  che  al  tempo  nuovo  non  ottenne  u  Vrìn^ 
Tarmata,  che  defiderava  per  l'imprefa  del  Regno  ,  ma^^s* 
fu  quella  concefTa  al  Signore  Pietro  Corfio  ,  per  1'  acqui  fio  ^7»*' 
dell'  Ifola  di  Corfica  ,  con  la  quale  Armata  il  Principe  ri-  Francia. 
tornò  in  Francia  ,  dove  dal  Re  Errico  affai  buoni  tratteni- 
menti aveva  . 

Partita  V  Armata  Turchefca   da  Napoli  ,  il  Viceré 
Toledo  cominciò  a  proceffare  alcuni  fofpetti  di  aver  avuta 
intelligenza  col  Principe  dopo  la  fua  ribellione  ,  il  primo 
de' quali    fu  Don  Cefare   Carfafa  del  Seggio  di  Nido,  il 
quale  effendo  flato  prefo  ,  e  tormentato  ,  depofe  quanto 
dal  Giudice  gli  fu  domandato  ,  perilche  né  fu  condennato 
a  perpetua  relegazione  nell'Auletta,  Fortezza  appretto     ifarh 
Tu  ni  fi  ,  ove  flette    infino  ,  che  quella  fu  efpugnata  daMMj'ft 
Turco  l'anno  i  574.  e  di  là  fcampanio,  ebbe  grazia  di  ripa-    fcopri. 
triare  .  Furono  anco  carcerati  molti  altri  ,  tra  i  quali  fu  giove . 
Muzio,  e  Giovanni   Francefco  Capece  del  Seggio  di  Ca- 
puana ,  i  quali  dopo  lunga  prigione ,  liberati  furono ,  ilche 
non  così  avvenne  ad  Antonio  Grifone  ,  di  cui  poco  fa  par- 
lato avremo  ,  perche  effendo  flate  prefe  intercette  alcune 
fue  lettere  mandate  al  Principe  di  Salerno  in  Francia,  fcrit- 

te 


3*o    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

te  in  zifra,  che  in  foflanza  chiamava  il  Baronaggio  de! 
Regno  infame  ,  &  animava   il  Principe  a  volere  efeguir 
l'iroprefa,  perilche  iJ  Toledo  mandò  iJ  Capitano  Salina 
a  chiamar  il  Grifone  in  Cafìello  ;  e  benché  egli  nell'  efame 
Q^fZ'f  difìe  di  quel  fatto  non  faper  nulla,  nondimeno  ne'  tor- 
carcera- menti  poi  appena  fu  legato  alla  corda,  che  confefsò  il  tut- 
t0-  to,  e  veramente  in  coftui  fi  vidde  chiaro  ,  dove  $'  indu- 

cono gli  uomini  favj  per  le  fproporzionate  pafiìoni  ,  che 
certo  non  fu  inchinazione  alla  parte  Francefe  ,  ma  l' inten- 
fo  odioconceputo  contro  il  Viceré  ,  pereffere  fiato  da  lui 
fempre  poco  ben  trattato  ,  &  anco  per  io  disordinato  amo- 
re ,  che  al  Principe  fuo  caro  amico  portava  ;  Fu  dunque 
Morte  di\\  Grifone  a  morte  condennato  ,  e  fu  fatto  il  Talamo  per 
Grifone0.  1'  orrendo  fpettacolo  avante  il  Ponte  del  Cafìello  Nuovo , 
ove  neil'  ultimo  di  Agofìo  del  i  j  52.  li  fu  tronco  il  capo  j 
ma  quanta  viltà  egli  mofìrò  ne'  tormenti  ,  tanta  grandez- 
za d'  animo  palesò  nel  morire  ;  imperciochè  effendofi  of- 
ferto alla  morte,  non  meno  intrepido,  che  devoto  con  gran 
difpiacere  di  tutti  fu  di  vita  tolto  ;  e  veramente  non  fu 
Cavaliere,  ne  Cittadino  di  qualità  ,  che  non  avefTe  volu- 
to trovarfi  prefente  ,  non  fblo  perchè  fé  n'  afTliggefle  per 
le  fue  rare  virtù,  ma  parendo  che  il  fuo  fallo  toccaffe  a 
tutti  j    imperciochè  il  medefimo  fdegno  ,  che  fofpinto 
aveva  lui  a  tanto  ardire  ,  bolliva  ne'  cuori  quafi  di  ognuno 
contro  il  Toledo, 
Trinca  lfabelia  Villamarina  Principefla  di  Salerno  ,  effendo 

l'Atrio'intei  anco  inquifita  d'aver  al  marito  mandato  foccorfo  di  da- 
Jftwo>  nari  infìno  a  Cafìro  ,  ne  fu  efaminata  ,  e  con  lunga  veglia 
trattenuta  ,  acciò  diceffe  il  vero  ,  e  non  avendo  ella  detto 
nulla,  parve  al  Collateral  Configlio  di  mandarla  in  Ifpa- 
gna  ,  ove  ella  anco  di  andare  ifianza  faceva;  &  andando- 
vi fu  molto  accarezzata  dalia  Principeffa  di  Portogallo  fi- 
glia dell' Imperadore  ,  e  da  Carlo  Principe  di  Spagna  ,  & 
avuta  poi  grata  udienza  da  Sua  Maefìà  ,  la  qual  moffaa 

pietà  ,  li  die  licenza  di  ritornare  in  Napoli,  con  ordine  che 

delle 


LIBRO    DECIMO.  jji 

delle  cofe  contro  di  lei  pretefe  più  non  fi  parlafle  ,  propofi-  - 
zione  veramente  degna  della  magnanimità  di  un  tanto  Im- 
peradore  ,  poiché  non  fé  cafo  de*  fofpetti  d'  una  donna  , 
benché  principaliiTima  ;  e  volendo  ella  ritornar  nel  Regno 
contentiffima  di  aver  parlato  al  fuo  Signore  ,  &  ottenuto 
quanto  desiderato  aveva,  fu  in  Madrid  attalita  da  un  di- 
fccnfo,  che  li  tolfe  la  favella,  e  la  vita  a  un  tratto  ,  la 
cui  morte  dolfe  in  eflremo  a'  Napolitani ,  &  a'  fuoi  vaffal- 
ii  ,  &  anco  a  tutti  quelli  che  la  conofcevano  ,  e  fu  nell' 
ifteflò  luogo  onorevolmente  fepellita  Ifabella  di  Cardo- 
na  fua  Madre  Confetta  di  Capaccio  ,  che  morì  in  Napoli 
I'  anno  i  549.  e  fu  fepolta  nella  Chiefa  di  San  Pietro  ,  e_> 
Sebaftiano  • 

E  per  ultimare  quel,  che  avvenne  ai  Principe  di  Saler- 
no fino  all'ultimo  di  fua  vita  ,5dico  che  fìando  egli  a  Caftro 
nel  Contado  di  Siena,  per  praticare  alcune  cofe  in  fervigio 
del  fce  di  Francia  ,  Camillo  della  Monaca  (di  cui  è  fovra 
detto  )fuo  familiare,  che  fempre  feguito  l'aveva ,  e  fervi- 
to  in  Francia  ,  &  in  ogni  luogo  ,   venuto  in  Roma  per  aver 
nuova  della  pace  ,  e  di  altri  accidenti,  che  occorrevano  ,  fu 
corrotto  dalJ'Ambafciador  di   Spagna,  e   da  Camillo,  e 
Marcantonio  Colonna  ,  con  promette  di  trenta  mila  feudi, 
e  d' indulto  per  fé  ,  e  due  altri  forafeiti ,  fé  ammazzale  il 
Principe  5   Camillo  promife  di  far  1'  effetto  ,  e  mentre  che 
t'  apparecchiava  al  negozio ,  un  Gentil  uomo  incognito  con 
una  lettera  di  credenza  die  ragguaglio  al  Principe  del  tratta-  Vrincìpe 
to  in  Roma  contro  di  lui ,  al  qual  Gentil  uomo  il  Principe  dì  Saier- 
fe  donare  200. feudi  per  lafpefadel  viaggio,promettendoii  ,wo^^" 
fé  mai  a  cafa  fua  ritornale,  di  ricompenfarlo  largamente  :  tradi- 
ma  il  Camillo  giunto  alla  porta  del  Palazzo, trovò  refiftenza  meato  di 
all'entrare  ,  perché  il  Principe  fecretamente  ordinato  ave- Carmlio' 
va  per  non  ifeoprire  l'avvifb,  che  venendo  Camillo ,  non  lo 
facettero  entrare  fenza  fua  faputa  .  Camillo  imaginatofi  , 
che  11  Principe  del  trattato  nulla  fapette  ,  fé  tanta  ifìanza  , 
che  fu  intrometto  5  perilche  avendo  il  Principe  paiefato  a 

fuoi 


3jz    DELL'HISTORIA  DI  NAPOLI 

fuoi  circolanti  quello  ,  che  Camillo  a  far  veniva  ,  tutti 
quelli  fé  ne  fletterò  fu  T  avvifo  :  e  giunto  Camillo  alla  pre- 
senza dei  Principe,  fi  ftupì,  vedendo  ,  che  gii  amici  con  tur- 
bato volto  io  guardavano  ,  e  con  tutto  il  mal  volto  ,  che  il 
Principe  gli  moftrò  ,  pur  le  mani  baciar  Ji  volle  ,  come  pri- 
Morte  ma  far  foieva  ;  ma  il  Principe  lo  ributtò  ,  e  fdegnato  ,  co- 
u lCiVdeii'a  raandò  ,  che  in  mano  della  Giustizia  io  confegnaffero  ,  e 
Monaca,  così  efpofìo  a'  tormenti,  confefsò  il  fatto  ,  perilche  fubito 
fu  giuftiziato  ,  efquartato  .  Fu  detto  poi,  che  quel  gentil 
uomo  ,  che  avviso  il  Principe  ,  un  creato  di  Afcanio  Colon* 
na  ,  Padre  dei  fuddetto  Marcantonio  (iato  fufle  ,  il  quale 
avendo  Caputo  dal   figliuolo  il  trattato  ,    ne  aveva  in  quel 
modo  dato  avvifo  al  Principe  $  e  quefta  fu  la  cagione  ,   che 
Mc,rrte  poi  Afcanio  fu  prefo,  e  portato  prigione  nel  Cartello  nuo- 
nlo  Colon-  vo  di  Napoli  ,  ove  effendovi  dimorato  quattro  anni  ,    nelli 
na'         24.  di  Marzo  1  y  y 7.  vi  morì  ,  e  fu  con  onoratiflime  efequie 
fepoito  nella  Chiefadi  San  Giovanni  Maggiore  . 

E  mentre  in  Roma  fi  afpettava  V  avvifo  della  morte 
del  Principe  ,  s' intefe  ,  che  Camillo  era  fiato  (coverto  ,  e 
giufìiziato  ,  delche  gli  Autori  di  quel  fatto   fi  maraviglia- 
rono molto  ,  e  nacque  la  carcerazione  di  Afcanio  ,  come  fi 
è  detto  . 

Il  Principe,  mentre  viffe  Errico  Re  di  Francia, fu  fem- 

pre  da  quello  amato  ,  &  onoratamente  intertenuto  ;  ma  ve- 

Trìncìfe  nuto  il  Regno  di  Francia   in  quella  divifione  ,   che  già  fi  è 

di  Sajer-  fentjta  ,  egli  o  per  mal  giudizio,  o  pure  affretto  dalla  necef- 

Vgoymto.  fità,  feguì  la  parte  degli  Ugonotti,  onde  cadde  in  grandini- 

Mone  ma  calamità  ,  perchè  avendo  vifluto  molti  anni  ribelle  del 

fipeTdT~  fuo  naturale  Re  ,  non  potè  fuggir  V  infamia  di  morir  ribel- 

bahrno.  le  d'Iddio  ,  da  cui  tanti  ,  e  tanti  benefìci  ricevuti  aveva  ,' 

Lus-x6'  &  in  quefìo  modo  nell'anno  1 568.  in   Francia   nella  Città 

di  Avignone  d'  anni  della  fua  età  71.  morì  . 

Ultimamente  per  finirla,  dico,  che  dopo  le  turbolenze 
di  Napoli,  il  Viceré  Don  Pietro  governava  ,  ubbidito  da 
tutti,  ma  ali5  incontro  da  tutti  odiato}  e  perchè  GiorBatti- 

fìa 


LIBRO    DECIMO,  553 

fla  Spinello  Duca  di  Caftro  ViJIari  Tuo  genero  ,  e  Trojano 
Spinello  Marchefe  di  Mefuraca,amendue  fratelli  di  Vjncen   Vncenzè 
za  Spinella  Vedova  ,  moglie  già  dì  D.Antonio  Caracciolo,  sfÌne^ 
erano  mal  foddisfatti  ,  ch'ella  fé  ne  fufle  fiata   tanti  anni^/f,^ 
in  cafa  del  Viceré  fenza   pubblico  titolo   di  moglie  ,  fé  neP'Vfro . 
andarono  dunque  dall'Imperadore  giuntamente  a  dolerfenej 
mallfavio,  e  prudentifììmolmperadore  ,  dopo  averli  be- 
nignamenta  afcoltati,loro  fecefede>che  il  Viceré  molti  an- 
ni innanzi  l'aveva   dato  ragguaglio  ,  come  quella  Signo- 
ra era  fua  legittima  moglie,  e  che  però  fé  ne  acquietafTero, 
e  tofìo  fcriffe  a  D.  Pietro  che  le  pubbliche  nozze  ne  cele- 
brale ,  il  che  fu  fubito  efeguito  ,  onde  ogni  odio  per  quel- 
la cagione  fi  efìinfe . 

Succefle   poi  il  Tumulto  delia  Repubblica  di  Siena y«ufd 
con  Don  Diego  Vi tado  di  Mendozza  Governator  di  quel-  ]**&£ 
la,  onde  per  mantenerfi  in  libertà,  invocò  Tajuto  àeìperad9rèi 
Pedi  Francia  ,  perilchè  Sua  Maefìà  Cefarea  comandò  ,  che 
fi  attendere  ad  acquifìar  il  Dominio  di  quella  ,  tanto  più» 
che  il  Duca  di  Fiorenza  non  aveva  per  bene  avere  i  Francefi 
vicini  ,  laonde  rimperadore  avendo  avuto  nell'animo  mol- 
to tempo  di  levar  D.  Pietro  di  Toledo  dal  Regno ,  con 
quella  occafione  li  comandò,  che  a  quell'I mprefa  ne  andafle 
afervirlo,  &  ordinò  ai  Principe  Andrea  d'Oria  ,  che  con 
le  Galere  al  Porto  di  Livorno  io  conducete  j  ma  il  Viceré 
malcontento,  proccurò  di  evitar  la  partita  con  molte^» 
efcufazioni  così  dell'età  come  del  tempo  mal'atto  a  navi- 
gare ,  perchè  era  in  mezzo  l'Inverno  ,  ma  non  li  furono  al- 
trimente  ammette  da  Sua  Maefìà  ,  e  gììi  l'Oria  dopo  averlo 
molto  foilecitato,con  le  Galere  fi  conferì  in  Pozzuolo,  aven- 
doli fatto  intendere,  che  egli  era  per  afpettarlo  tanto  ,  che 
fi  fuMe  imbarcato  ,  o  l'aveffe  detto  di  non  voler  andare  :  al 
fine  il  Toledo  dalli  continovi  ordini  di  Sua  Maefìà  fofpin- &?"*" 
to,e  dall'Oria  fpronato,fi  rifoivè  partirle  così  ritornate  kpl?eIe% 
Galere  in  Napoli  neilitf.di  Gennajoi  f  n-tegrì mando mol«^M' 
to  per  tenerezza ,  s'imbarcò  ,  e  fu  da  molti  signori  ,  e  Ca.     1}5*- 
Sum.Tom.V,  Y  y  valieri 


3f4    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

valieri  fuoi  affezionati   fino  a  Firenze  accompagnato  ,  * 
fé  bene  uni  verfaimente  piacque  la  fua  partenza  per  l'odio 
grande  che  gii  avevano  ,  nondimeno  quelli  di  qualche  giu- 
dizio non  n'ebbero  molta  foddisfazione, perche  a  dir  il  vero, 
egli  fu  il  miglior  Miniftro,  che  per  innanzi  nei  Regno  fiato 
fuffe  ,  e  s'egli  il  negozio  dell' Inquifìzione  tentato    non 
aveffe,  al  quale  lo  fpinfe  folo  il  defiderio  sfrenato,  che  ave- 
va  d' opprimere  la  Nobiltà  ,  alia  qual'egli  portava  odio  di 
morte  ,  farebbe  flato  degno  non  folo  di  fomma  lode  ,  ma  di 
perpetua  (tatua  :  non  molti  giorni  dopo  s'intefe  eh'  effendo 
#*r*<weg,i/0PraPrefo  da  una  febbre  in  Firenze   nelli  zz.  di  Feo- 
DTietro  brajo  dell'  ifteffo  anno  1^3.  morì  nelle  proprie  mani  di 
dt  7^-Biionora  fua  figlia  ,   Ducheffa  di  quello  Stato  ,  e  di  Vin- 
cenza Spinella  fua  moglie . 
D.  Luigi  Avendo  D.  Pietro  di  Toledo  nel  partir  di  Napoli  con 

di  lotedo licenza  dell' Imperadore  in  fuo  luogo  iafeiato  Don  Luigi 
nenteT ~  &o  figliuolo ,  il  quale  fu  il  quinto  Luogotenente  del  Vi- 
ceré di  Napoli  ,  ma  avuto  Sua  Maeftà   ragguaglio  della 
morte  del  Toledo  ,  vi  mandò  il  Cardinal  D.  Pietro  Pacec- 
co  Spagnuolo  ,   il  quale  fu  ricevuto  in  Napoli  lòpra  un  rkr- 
Cardìnal  co     e  fontuofo  Ponte    coverto  di  feta  di  color  deli'  infe* 

ir  £i  CSC  Co  * 

nono  Vi.  gna  della  Citta  ,  che  fu  il  Sabbato  alli  tre  di  Giugno  1553. 
ceri  di     quai  Cardinale  fu  il  Nono  Viceré  di  quefìo  Regno;mentre, 
JJ*'       che  detto  Toledo  governò^  proprio  nel  me  fé  di  Dicembre 
Balena  a  1  J49«fi  vidde  nella  Marina  di  Pozzuolo  cofa  nuova,e  maravi- 
Tozzuo-  gliofa  ,  perciò  che  la    tempera  del  mare  repentinamente 
portò  in  quella  fpiaggia  una  meza  balena  di  fmifurata_» 
grandezza  ,  le  cui  offa  infino  a'  nofìri  tempi  ivi  appreffo  fi 
veggono  su  la  porta -del  Palazzo  dei  fuddetto  D.  Pietro» 
per  la  vifta  delle  quali  ben   fi  può  comprendere   la  moftruo- 
fità  della  beftia  j  ma  chi  voleffe  fapere  la  qualità  ,   e  gran- 
dezza di  fimile  animale  ,  fé  ne  potrà  foddisfare  ,  e  leggere 
Plinio  nel  cap.y.  dell'  ottavo  libro  delle  fue  Iftorie  natu- 
rali • 

Noz- 


LIBRO    DECIMO.  3f* 

Nozze  di  Maria,  e  di  Giovanna  figlia  delV  Imperadore 

Carlo  V.  epajjata  del  Principe  Filippo  in  Italia 

con  Vlmprefa  d'  africa  ,  &  ajfedio  di  Malta  . 

e  de1  fatti  di  Dragutio  Rais  • 

Cap.    III. 

AVendo  PImperadore  rattettate  Je  cofe  di  Fiandra  con 
molto  fuo  mal  contento,   determinò  altresì  di  far 
venire  di  Spagna  Filippo  fuo  Figliuolo,  acciò  in  quefìi  Re- 
gni  furie  conofciuto  ,  che  dopo  fua  morte  governar  dove- 
va ;  ma  dubitando  ,  che  i  Baroni  di  Spagna  contentati  non 
fi  farebbono,  ài  aver  in  quei  Regni  un  Governatore  ,  o  Vi- 
ceré ,  che  non  futte  di  fangue  Reale  ,  fi  risolvette  mandar 
in  iuo  luogo  Maflimiliano  di  Auiìria  fuo  Nipote  ,  al  quale 
prometto  avea   per  moglie  con  difpenza  del  Papa  ,  Maria. 
fua  prima  figlia, perlocchè  MafUmilianofu  mandato  in  lfpa- 
gna  accompagnato  dal  Cardinal  di  Trento,  dal  Conte  di 
Molfetto,dal  Duca  di  Branfuich,e  da  molti  altri  Nobili  Ca- 
valieri Tedefchi  .    Or  giunto  Mattiroiliano  in  Italia  a'  20. 
di  j  uglio  1 548.  pervenne  in  Genova  a'  2  j.  del  detto  con  le     fjoz%e 
Galere  fi  partì  perlfpagna,  ove  ricevuto  fu  dal  Principe  dì  MarU 
Filippo  fuo  cugino,  e  cognato,  e  dai  Baroni  di  Spagna^/-^. 
gratittmamente  raccolto  .   Il  Principe  Filippo   dopo  aver  per.  Car-, 
celebratole  nozze  della   foreila  in   Vagliadolid  ,  lafciato^^ 
al  governo  di  quei  fcegni  al  cognato  ,  e  con fobri no,  il  me- -nbìiipp*  ' 
fé  di  Novembre  con  59.  Galere  fé  ne  pafsò  con  il  Princi-2v;«c;/* 
ce  d'Oria  in  Genova  ove  aili  zs.  del  detto  fu  con  grandillì-^'  Va- 
nca  ftfìa  ricevuto,  &  alloggiato  nel  Palaggio  dtl  detto  Oria,^,-^ 
e(  n  quelle  grandezze  ,  onori  ,  &  apparati ,  che  far  Ci  po- 
tefìero  maggiori  :  e  pattati  1  5.  giorni  fi  partì  ,  e  fé  n'andò 
in  Milano  ,  quivi  non  fu  fefla,  &  allegrezza,  che  gli  potette 
fare  quel  Popolo  che  non  facette  ,  e  fu  la  fua  a  tempo  che  fi 
celebravano  le  nozze  dello  fponfalizio  di  Fabrizio  Colonna 
con  D.Ippolita  figlia  di  D.Ferrante  Gonzaga  Governator  di 

Y  y     z  quel 


116    DELL'  HISTORIA    DI   NAPOLI 

quello  Stato, e  da  qui  partito  per  la  ftrada  di  Cremona  ,  an- 
dò a  Mantovane  poi  pafsò  in  Memagna  ove  giunto  alJi  8.di 
Gennajo  i  J45.  fu  con  grandiflima  fetta  da  tutti  i  Tuoi  Vaf- 
falli  ricevuto,  e  per  la  fua  venuta  furon  fatte  molte  folen- 
ni  allegrezze  nella  Città  di  Brufctlle  ,  ove  l'Imperadore 
afpettato  l'aveva, 
Nezze  Poco  appreffo  F  Tmperadore  die  per  moglie  Giovanna 

dliGjot  l'altra  fua  figlia  a  Giovanni  Principe  di  Portogallo  Figliuo* 
dfi'T/r**  -°  ^l  Giovanni  »  Terzo  diquefto  nome  ,  Redi  quei  Regno  , 
dorè .  *ii  quale  non  molto  dopo  per  troppo  amar  la  detta  Giovanna 
morì,  lafciando  la  moglie  gravida  ,  la  quale  poi  partorì  Se- 
baftiano  ,  vivendo  ancora  1'  Avo  .  Quefto  Sebafìiano  effen- 
do  poi  fucceffo  nei  Regno  ,  andò  a  morir  in  Africa  ,  come 
fi  dirà  ,  e  perche  nell'  ifteflì  tempi  Dragutto  Rais  Corfaro 
famofiflimo  fece  di  molti  danni  a'  noftri  mari  ,  onde  volen- 
do io  raccontarli ,  mi  ha  parfo  prima  dire  ,  in  che  modo 
egli  divenne  fchiavo  de'  Criftiani ,  e  raccontar  anco  1'  al- 
tre fue  azioni  a  propofito  della  nofìra  Ifloria  ,  alche  vo- 
lendo dar  principio  ,  dico  ,  che  effondo  quefto  Corfaro  alli 
fervizj  di  Barbaroffa  Re  di  Aigieri  ,  ufci  nella  Primavera 
dell' anno  1  540.  con  dieci  Vafceili  ,  e  venutone  all' Ifola 
di  Corfica  ,  vi  fece  molto  danno  ,  in  tanto  che  Andrea  di 
Oria  ,  che  fi  ritrovava  a  Meflìna  ,  avuto  di  ciò  ragguaglio, 
c.  l'inviò  appreffo  Giannettino  di  Oria  fuo  Luogotenente  con 

nodi       zi.  Galere  5  il  quale  navigando  con  prefiezza  giorno,  e 
pria  .     notte  alli  due  di  Maggio  ritrovò  lo  Barbaro  in  una  marinel* 
la  di  queil'  Ifola  ,  che  la  preda  dividendo  flava,  che  fatto 
aveva,  e  dandogli  improvifamente   fovra  Giannettino, 
Dragutto  con  tutti  i  vafceili  ,  rimafe  preda  de'Genovefi  , 
di  due  in  fuora  ,  che  li  trovarono  in  parte  di  poter  fuggi- 
re ,  e  fu  ilmifero  Barbaro  pofìo  alla  Catena  y  e  con  gran 
Dragutto  trionfo  il  Giovanetto   Capitano  lo  conduffe  in  Genova  , 
fckiav*  .  ove  £)ragUtto  raccomandatofi  alla  Principeffa  di  Oria,  ot- 
tenne, che  fu  levato  dal  remo,  e  mandato  al  Principe, inr 
Meflìna  .  11  Principe  tofto  ,  che  l'ebbe  veduto  ,  Jo  mandò 

al- 


LIBRO    DECIMO.  3J7 

ali*  Imperadore,  perchè  nedifponefle  a  fua  volontà,  V 
lroperadore  quando  iJ  vidde  ,  Io  rimandò  addietro  al  Prin- 
cipe con  dire  ,  eh'  effendo  fua  prefa  ,  a  fuo  modo  ne  difpo- 
iiefie,iJ  che  fu  cagione  di  molti  mali, perciò  che  dopo  certo 
tempo  eflendo  Dragonetto  con  gr offa  taglia  liberato  ,  fi 
fece  nella  Barbaria  molto  potente  ,  fi  per  il  credito  eh' 
egli  acquetato  aveva  appretto  gli  Arabi  per lafua  libera-Dr^ttr> 
lira  ,  &  anco  per  Ja  morte  che  fucceffe  di  Barbaroffa  ,  t-àto  signor 
cesi  anco  per  ia  fervitù,  che  teneva  con  Solimano  Impe-^^'" 
rador  de'  Turchi  ;  con  che  avendo  ingannati  i  Mori  della 
Città  d'  Africa  con  grandifiìma  deftrezza  fé  ne  fé  Signore, 
qual  Città    era  pofìa    in   una  lingua  di   mare  Mediter- 
raneo ,  e  per  effernovi  concorfi  molti  Giudei  di  Spagna  , 
e  di  Portogallo  ,  era  divenuta  ricca,  e  potente  ,  più  che 
qualfivoglia  altra  Città  fua  vicina  .  In  quefìo  luogo  Dra- 
gutto  cominciò  a  farvi  ricorfo  con  la  fua  armata  ,  mentre  vif£ *  * 
a'  danni  de'Crifìiani  il  mar  colmeggiando  andavate  per  dir  in    CajUU» 
fcrmma  i  danni,  ch'egli  fece  nelle  nofìre  maremme  ,  dico^^f 
che  venutone  con  12  Galere  alli  12.  d'  Agofto  i  548.  una 
Domenica  mattina  per  tempo  sbarcò  le  fue  genti  a  Calteli' 
a  mare  di  Stabia  ,  e  propio  dove  fi  dice  io  Quartuccio  ,  ove 
avendo  prefo  intorno  a  80.  Crilb'ani  di  ogni  età  ,  e  fé  fio  , 
fu  afìretto  con  prefìezza  rimbarcarfi  per  lo  gran  foccorfo  , 
che  calò  da  Gragnano,  e  dagli  altri  convicini  luoghi,  aven- 
dovi lafciato  da  circa  20.  Turchi  ;  e  ritiratofi  con  quella 
preda  nel  mar  di  Procida  ,  di  tutti  fé  ricatto  ,  falvo,  che 
di  una  bellifiìma  fanciulla  ,  che  la  volle  per  fua  fpofa  •  Due 
giorni  dopo  quefìo  maledetto  Barbaro  fé  altra  preda  ,  per- 
che venendo  una  delle  nofìre  Galere  di  Spagna  carica   di 
genti,  e  con  gran  quantità  di  danari,  e  volendo    fchifare 
quefìo  Barbaro, in vefìì  nelCapodiMifenoappreffo  Pozzuo- 
Jo,ove  gl'inimici  con  prefìezza  li  furon  fopra,&a  man  fai  va 
Ja  prefe  ,  con  la  cui  preda  allegro  ritornò  in  Africa  ,  at- 
tenendo a  ben  munire  quella  Città  con  buono  preiìdio  di 
Turchi  ,  e  Mori  ,  in  tanto  che  quefìo  luogo  in  poco  tera» 

pò 


358    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

pò  fi  fé  {lecco  degli  occhi  deJJa  Sicilia  ,  e  fpa vento  gran- 
dittino  dell'altre  IfoJe  convicine  per  Ji  Carfari ,  che  con* 
tinovamente  quivi  da  Dragutto  favoriti ,  ricetto  avevano  • 
L'Imperadore  volendo  deprimere  l'audaci  forze  di 
fa  Ti      quello  Corfàro  ,  de  terminò  di  far  I?  lmpreia  della  Città 
africa  .  d'Africa  ,  per  la  quale  fé  General  di  Mare  Giovan  di  Ve- 
?J"dirr  £a  Vicerèdi  Sicilia,  mandandovi  anco  Andrea  d'Uria  con 
cefi  di    la  fua  Armata  ,  e  con  quella  di  Napoli  ,  Don  Garzia  di 
iìc'mh.  Toledo  General  di  Terra  ,  figliuolo  di  Don  Pietro.  E  nel 
?'  ^/""fin  di  Giugno  i  jjo.  comparve  queft'  Armata  con  due  altre 
Toledo.    Galere  della  Feligione  di  San  Giovanni  a  vifta  de'  Mcna- 
u-refa  di  ftetj  ?  Juogo  alquanto  dentro   il  aare  innanzi  JaCirtà   d' 
fffa*      Africa  ,  il  quale  nel  primo  aflalto  fu  prefò  ,   e  focheggia- 
la? Wa  to  ,  e  dopo  voltatafi  verfo  Africa  ,  la  cinterò  per  Mare  ,  e 
per  Terra  fenza  fare  flima  degli  Arabiche  in  gran  numero 
n'  ufcivano  '■>  &  avendola  due  meli  battuta  ,   finalmente  nel 
principio  di  Settembre   la  prefero  con  murte  da  circa  joo. 
Crifiiani  ,  e  molti  altri  feriti ,   tra  quali  morirono    17.  Ca- 
valieri di  Malta  ,  di  quei   didentro   ne  morirono  da  circa 
africa     800.  fra  Turchi,  e  Mori,  il  refio  furono  prigioni,  crVerano 
frefada  circa  i ooco.anime,e  furono  liberati  da7o.ichiavi  Crifiiani, 
Crijtia-    £ra  tcmjnj  e  donne  .  Quefta  Città  preia  da  Crifiiani  fu  fac- 
chtggiata,  ma  il  facco  non  fu  molto  grofTo  come  fi  fperava. 
In  quella  Imprefacon  molta  prodezza  fi  portarono  Gio- 
vanni di  Vega,  /Utor  Eaglione  ,  I  Cavalieri  di  Malta  , 
e  molti  altri  Soldati  Napolitanhfu  poi  lafciata  qjefìa  Città 
ir  unita  dì  vettovaglia  per  tre  anni  ,  con  un  prefidio  di  va- 
Jorofi  Spagnoli  con  buona  quantità  di  Artegliarie  ;  e  rifat- 
te le  muraglie  cadute  ,  1'  armata  parti  per  Italia  . 

Dragutto  Kais  avendo  perfa  la  Città  d'  Africa  fi  ri- 
dulTe  con  fei  Galere  ,  e  14.  Galeotte  a  Zetbi  con  le  reliquie 
di  Turchi  fcampati  \  &,avendoegli  icritto  a  Soliman  ia_j 
ConfUntinor.oli  l' ingiuria  dall'  ìmperador  de'  Criliiani  ri- 
cevuta, Solimano  fdegnato  ne  fcrifie  a  Ferrante  Ke  de  Ko- 
mani  dolendofi  diluì  ,    e  dell'  Imperadoie,  che aveflero 

lotta 


m 


LIBRO    DECIMO.  359 

rotta  la  tregua  fatta  in  Ungaria  ,  e  fcrifle  anco  all'  Impe- 
radore  ,  che  rertituir  dovette  Africa  a  Dragutto  ,  aitrimen. 
te  fi  farebbe  dell'  ingiuria  vendicato  ;  ma  dall'  Imperadore 
gli  fu  rifpofìo  ,  che  nella  tregua  non  gli  era  vietato  di  tac- 
ciar li  Corfari  ,  de*  quali  Dragutto  n'  era   capo   nel  Mar 
Tirreno  ,  e  che  meno  era  VafTallo  fuo  ,  non  avendo  egli  , 
che  fare   nell*  Africa  ,  e  nel  paefe  de'  Mori  j   il  Turco  fde- 
gnato  più  ,  che  prima  ,  fi  pofe  in  animo  di  vendicacene  , 
volendo  tentar  di  dare  qualche  foccorfo   a  Dragutto   per 
Ja   recuperazione   di   Afnca  .    Nella  Primavera  dell'anno 
iyjr.   mandò   Sinam   fuo  Ammiraglio   con  70.  Galere  ,  ^  Ma'ta  af. 
40.  Galeotte  ,  e  paflaro   il  Canal  di  Corfù  ,  cofleggiandoy^M 
quel  mare  ,  fi  prefentò  all' Ifola  di  Malta  ,  ove  i  Turchi  fi   £**'"*"■ 
rnifero  a  batter  ia  Terra  con    molte  Artegliarie  \  ma  i 
Cavalieri,che  vi  erano  dentro,dopo  avergli  mandato  a  fon- 
do una  Galera  con  1'  Artegliarie,  diflipatone  altre  quattro, 
li  rebuttarono  addietro  con  perdita  di  200.  Turchi  . 

Andrea  d'  Ona  dopo  la  prefa  di  Africa  ,   volendo  fare 
ogni  sforza  di  opprimere  Dragutto  ,  avendo  molto  cerca- 
to ,   finalmente   V  efiate  dell'anno   IJJ1*   lo    ritrovb  ri* 
dotto  nello  fìretto  del  canale  di  Zerbi,  ove  fpalmava  la  fua 
armata  ,  eh'  era  di  fei  galere,  e  14.  Galeotte  ,  &  avendolo 
attediato  ,  Dragutto  mentre  tratteneva  l'Oria,  fparandofi  gutt0  riy_ 
1' un   V  altro  molti  pezzi   di  artegiiaria  ,  fé   in  poche   ore/"*'*»'» 
da'  fuoi  galeoti  ,  e  foldati  tagliare  alquante  braccia  di  ter-  "^dì"*' 
reno,  e  sboccando  V  acqua  del  canale  in  Mare  ,  egli  con  Zerbi . 
preftezza  ,  di  notte  fenza  avvederfene  l'Oria   per  quella     Dra~ 
rottura  palso  nel  Mare  la  lua  armata,    Campandoli   dalle  gran  je. 
mani  non  lenza  fuo  gran  fìupore  }  giudicando,  che  il  Bar    (i**?m 
baro  bifognava  renderfi  ,  o  morir  di  fame  j  e  mentre  Dra   jalifma 
gutto  ne  fuggiva,  poco  lungi  da  quel  luogo  incontratoti*  »/  deW 
con  ia  Capitana  di  Sicilia  ,  che  veniva  a  partecipar   della  {irÌA 
preda,  a  mano  fa.*  va  ia  prefe  ;   fcampato  dunque  il  Barbaro  dishn? 
con  sì  fatta  preda  vittoriofo  ,  fé  n'  andò  al  fuo  Signore  in  prefa  da 
Confiantinopoli ,  dal  quale  n'  ebbe  una  grolla  armata  ^ti^agut' 

dan 


Ito    DELL' HISTORIA  DI  NAPOLI 

daneggiare  li  luoghi  dell'I mperadore,e  con  preftezza  ritor- 
nò in  Italia,  e  non  avendo  potuto  fare  niuna  fazione,  an- 
dò alla  volta  di  Uarbaria  ,  e  tolfe  la  Città  di  Tripoli  da 
mano  de'  Cavalieri  Gerofolimitani  ,  perche  Gafpare  di 
Valies  Francefe  ,  che  n'  era  Governatore  ,  dopo  1'  afpet- 
tar  la  battaglia,  che  li  fecero  i  Turchi,  non  trovandofi  for- 
fì  quei  ricapiti  ,  che  li  bifognavano  ,  fi  rifolvè  per  il  noe» 
glio  renderli  a  Dragutto  . 

Pochi  anni  dopo  la  prefa  d'Africa  ,  l'Imperadore  con- 
l/r/r/'frt federata  la  groffa  ipefa  ,  che  gji  apportava  per  mantener- 
Jpianata.fa  ^  fi  rifolvè  di  lanciarla  ,  e  la  fé  rovinare  ,  e  fpianare  ,  li- 
berandoli di  tal'  imprelà  . 

Poi  nel  mefe  di  Luglio  i  jyz.(  com'  è  di  fopra  detto) 
Dr^««ovenuto  Dragutto  a  Ponla  con  i  f o.  galere  a  danno  del  Re- 
prende  7  gno  (  prefe  fette  galere  del  Principe  d'  Oria  ,  e  nelli   tre 
Foria*?  dì  Luglio  i  j  $6.  venendo  fette  galere  di  Sicilia  in  Napoli, 
e  cofìui  avendone  avvifo  ,  afpettandole  al  patto,  a  man  fai- 
va  le  prefe  ,  ivi  furono  cattivati  ,  fra  gli  altri  Cola  Maria 
Caracciolo  Vefcovo  di  Catania,  che  poi  fi  rifcattò  con 
Jjfi?'jJ#  groffa  formila  di  danari  ,  e  Don  Francefco  di  Aragona  Ve- 
fcovo di  Cefaloni,  Fratello  di  Ferrante  Duca  di  Mont'  Al- 
to ,  il  quale  per  effere  di  molta  età,  tra  pochi  giorni  in 
potere  di  quei  maledetti  cani   morì.  Poi  nel  Settembre 
1 563.  fuggendo  quefto  Barbaro  dall'  attedio  di  Orano  ,  e 
venuto  ne'  nottri  mari,  prefe  appretto  le  bocche  di  Capri 
fei  Navi,  che  allora  di  conferva  erano  partite  di  Napoli 
f^/f/.carichedidiverfecofe,  delle  quali  Navi  ,  una  eradi  Vin- 
ili ft//fcenzo  di  Pafquale  Ragufeo ,  due  di  Pietro  di  Stefano, due 
bocche  #dj  Giovanni  Damiano  ,  &  una  di  Cola  Giovanni  d'Orfo 
€*tU'    Napolitani,  tre  delle  quali  andavano  in  Sardegna  cariche 
di  legnami ,  l'altre  tre  andavano  in  I  fpagna  cariche  di  zol- 
fo ,  tartaro ,  &  altre  cofe  ,  &  in  quella  di  Pafquale  vi  erano 
molti  Spagnuoli  con  le  loro  moglie,  e  figli  con  tutte  le  lo- 
ro facoltà  andavano  a  vivere  ne'loro  paefi  ;  ma  avendo  co- 
lette Navi  per  molte  .ore  combattuto  valorofamente  con 

que- 


LIBRO    DECIMO.  161 

quefto  Barbaro  Corfale  ,  tofìo  che  il  Pafquale  fi  conobbe 
vinto  ,  acciò  che  Barbari  non  aveffero  a  godere  di  tanta 
preda  ,  attaccò  fuoco  alle  munizioni  della  polvere  ,  &  egli 
ialtò  nel  mare  in  tanto  ,  che  accendendofi  la  fiamma  ,  non 
folo  bruggiò  ia  Nave  ,  ma  tutte  quelle  fventurate  famiglie 
con  molti  dì  quei  Turchi ,  che  già  alla  defiderata  preda  fa- 
liti  erano  ,  il  cui  cafo  avendo  molto  a  Dragutto  difpiaciu- 
to  ,  fi  fé  venir  dinanzi  il  Pafquale  ,  riprendendolo  di  tan- 
to ardire,  ma  quello  intrepido,  in  tal  modo  gli  rifpofe  ,  che 
il  Barbaro  tofìo  gli  fé  tagliar  la  tefìa  ,  e  con  la  preda  delle 
cinque  Navi  ne  andò  via,  e  tanto  durò  quefta  battaglia, che 
lì  fèntivano  in  Napoli ,  a  tempo  ,  a  tempo  ,  lo  fparar  deli* 
artegliarie  ,  ma  non  fi  potè  mandar  ajuto  ,  perchè  tutte  le 
galere  erano  andate  al  fbccorfo  d*  Orano  .  Finalmente  que- 
llo Corfaro  effendo  flato  fempre  molefto  de'Crifìiani  ,  ri- 
trovandofi  nell'affedìo di  Malta  nelli  13.  di  Giugno  1  y6j. 
morì  d'  una  fchieggia  di  pietra  ,  fvelta  da  un  monte  pcrMorted* 
un  colpo  d'Artegliaria,tirato  dalla  Città(come  nel  fuoluo- ,/****" 
go  fi  dirada  cui  morte  fé  ben  dolfemoltoalla  fettaMaomet- 
tana  ,  nondimeno  fu  di  gran  giubilo  a  tutta  la  Criftianità  • 
Neil'  ifteffo  anno  1  yyi.  giunfero  in  Napoli  i  Reveren- 
di Preti  Geiuiti,  effendo  iti  dal  Padre  Alfonfo  Salmerone 
Spa^ruiolo  di  Toledo  condifegnodi  fondare  un  Collegio, VretìGe. 
&  avendone  tolta  familiarità  con  molte  divote  perfone  J":lti  '." 
cosi  Nobili  ,  come  del  Popolo,  tra' quali  erano  Ettorre  a*° 
P/gnatello  Duca  di  Monte  Leone  del  Seggio  di  Nido;  Jaco- 
buzzo  di  AleiTandro  ,  Baron  dì  Cardito  di  Seggio  di  Porto, 
t^otar  Gio  Antonio  Beffa  ,  NotarGio:  Giacomo  Summon. 
te,  Girolamo  Spinola,  &  altri^con  il  favore  de'  quali  ebbero 
a  pigione  la  Cafa  fu  delia  famiglia  di  A  feltro  nella  fìrada 
del  Gigante  ,  appreffo  S.  Lorenzo  ,  quefìi  buoni  Religiofì 
fi  diedero  a  celebrar  Meffe ,  confcffare  ,  fermoneggiare  , 
&  a  tener  pubbliche  Scuole,  per  ammaefìrare,  e  dottrinare  i 
giovani ,  &  in  molte  Chiefe  ne'  Pulpiti  cominciarono  a  far 
intendei  a'  Napolitani  lalor  dottrina  con  grandiffimo  prò- 
Sum.Tom*V.  Zz  fitto 


iti    DELL'  HISTORIA  DI  NAPOLI 

fitto  dell' Anime  .   Poi  nell'anno  i  SS7*  con  P  elemofinedi 
Napolitani  conoprarono   una   Cafa  vecchia  nel  luogo  det- 
tola Jojema,  per  effer  ftato  ivi  un'  arbore  di  Jojeme  ap- 
pretto la  Chiefa  de'  Monaci  de  Monte  Vergine,nella  cui  ca- 
ia era  un  bel  principio  di  Palaggio  fabbricato  di  duri  mar- 
mi ,  il  cui  edificio  fu  fatto  a  tempo  di  Ferrante  i.  Re  di 
Napoli  da  Cario  Carrafa  Nobile  del  Seggio  di  Nido ,  il 
quaf  avendo  fatto  condurre  dalia  Città  Nolana  una  gran 
quantità  di  Marmi  quadrati,  tolti  dalle  rovine  del  Tempio 
di  Augufto  ,  come  feri  ve  Ambrogio  Leone,  ne  cominciò 
\Ambro-  a  ^aDDrlcar  un  gran  Palaggio  ,  ma  non  bacandoli  il  tempo, 
gìoLeo-  l'opra  refìò  imperfetta   (ino  alia  venuta  delli  detti  Reii- 
ne  •         giofì  ,  i  quali  (  come  s' è  detto  )  avendo  quello  comprato  j 
vi  edificarono  la  loro  Chiefa  ,  come  al  prefente  fi  vede  ,  e 
poi  da  tempo  in  tempo  eflì  Reverendi  Padri  fi  fon  ampliati 
così  di  Chiefa  ,  e  Cafe  ,  come  anco  d'  altri  beni ,  mercè  de 
ialoro  buona  vita  ,  e  fanta  Dottrina  ,  e  delia  gran  carità  de' 
Napolitani  . 
Maefiro         Neil'  ifteiTo  tempo  fu  quel  dottiflìmo  ,  &  efemplarif- 
zioSaV  ^nQ0  Predicatore  per  nome  chiamato  Maeitro  Ambrogio  da 
Tio .        Eagnuoii  delia  Famiglia  di  Salvj  ,   Frate  dell'Ordine   de* 
Predicatori,  Teologo  eccelientiflimo  ,  il  quale  a  tempo  di 
Pio  Quinto  fu  creato  Vefcovo  di  Nardo  ,  di  cui  a  verno  in 
altro  luugho  fatto  menzione,il  quale  ritrovandoti"  nell'anno 
1  yy1»  Priore  del  Convento  di  San  Pietro  Martire,  inventò 
il  modo  di  abbellire,  &  illuftrar  le  Chiefe  ,  perciò,  che 
avendo  fatto  rimover  il  Coro  da  mezo  quella  Chiefa  che  la 
teneva  quafi  tutta  occupata  con  gran  cootradizione  de'Fra- 
ti  ,  e  di  Laici  ancora,  lo  trasferì  addietro   I"  Aitar  Mag- 
ebìefe  dì  giove  ,  al  cui  efempio  tutte  ]'  altre  Chiefe  di  quefta  Città 
mun!fi'  ^  ^m^e  fecero  ,  eccetto  l'Arci  vedovato  ,  perchè  fi  fareb- 
be .      be  guafìa  la  Aia  bella  proporzione  ,  e  quella  di  Santa  Chia- 
ra per  effer  di  mirabil  latitudine  ,  e  per  fìarvi   addietro  il 
maggior  Altare  quello  fìupendo  Sepolcro  del  Re  Roberto, fi 

Jafciarono  nell'antico  lor  modo}  ma  elTendo  rimoffo  il  Co* 

re* 


LIBRO    DECIMO  363 

ro  della  Chiefa  di  San  Domenico  ,  fi  ritrovo  nel  piano  ap* 
predo  di  quella  un  antichiffimo  quadro  di  Marmo  con  uno 
difficilliffimo  Epitaffio  ,  il  quale  parendo  ,  che  di  acqua  ,  e 
non  di  fepolcro  parlaffe  ,  fu  accomodato  avanti  Ja  Cisterna 
dal  Clauftro  di  quel  Convento  ,  onde  molti  chejfcan  credu- 
to ,  che  per  efTer  pofìo  in  quel  luogo ,  e  parendocene  del- 
l'acqua  della  Cifìerna  ragionale,  vi  han  aflbttigliato  il 
cervello,  fenza  mai  cavarne  il  proprio fentimento  ,  Je  cui 
parole  fon  le  feguenti . 

Nimbifer  ille  Beo  mi  hi  factum  invidìt  Ofi  rim  • 

Jihbre  tulit  Mundi  Corporei  merfa  freto  .  .    „ 

T       •  j  .  r  r  r  r  Epitaffio 

invida  dira  tnmus  patimur  ,  jujamque  Juv  axe  »  fella  a- 

Progeniem  cavea  trojugenamque  trucetn  .  fterna  di 

Voce  precorfuperas  auras  ,  &  lumina  celo  nic™*' 

Crimine  depofito  pojje  parare  vium  . 

Sol  ve  luti  j acuii s  itrum  radiantìbus  undas , 

Si  penetrai  gelidas  ignibus  aret  aquas  . 

Tompeo 

Ma  il  Signor  Sebafiiano  di  Ayello  ccceIlentfffimo^r*^. 
Fiiofofo  vuole  ,  che  quefto  Epitaffio  Ha  fiato  fatto  ptrgHano 
vino  ,  il  quale  navigando  con  tempo  fereno  ,  e  con^)ielJU0J\- 
bel  Sole  lenza  nube  alcuna  ,  il  vento  ,  che  piogge  ap  anna>;m^ 
porta,  avendo  invidia  delia  ferenita  di  quel  Sole  ,  moC  pejfoneU 
fé  una  gran  pioggia  ,  e  tempera  dì  Mare  ,  in  ^^QtA  stampa 
che  avendo  fatto  fparir  il  Sole  ,  quei  tal  uomo  con»?/  ,6-  2.' 
altri   ancora  fu  inghiottito  dall'onde  dtì  Mare,  e  per  eruditijjj- 

>\  rt      °   .  i  rr  .\j'i«  tomamente 

ciò  pregava  i   Superi  ,  che  avellerò  pietà  di  lui ,  e  cnQ^ un-j-orm 
rirreiTI  i  fuoi  peccati,  ritrovale  fpedita  via  per  andar  al»™  co» 
Cielo  ,  e  per  non  effer  in  detto  Epitaffio  nome  ,  ne  terapo,^*^" 
&  anco  per  nominar ,  Troja  ,  e  Superi  fi  può  credere  ,  che^^  , 
lì  a  cofa  antica  ,   e  prima  della  venuta  di  Criflo  Signor^S 
Nofìro  j  e  fi  come  è  fiato  trafportato  dal  fuolo  della  Chie  ■  d°eifa\-i- 
h  alla   Cifìerna  ,   così  ó3  altro  luogo  al  detto  fuolo  ;  ejiernadi- 
perciò  puote  effer  più  prefio  Jfcrizione  ,  che  Epitaffio  ^ovena. 

Zz     z  dirò 


364    DELL*  HISTORIA  DI  NAPOLI 

dirò  anco,  che  il  penfiero  in  dichiararlo  non  fi  dovria 
prendere,  perchè  forfè  coi  ui,  che '1  fece  defiderò  non  ef- 
ìèr  intefò ,  poiché  tiene  cosi  ofcuro  fenfo  ;  ma  quel  che  s' è 
detto  fervirà  almeno  per  fapere  ,  che  il  luogo  dell'Epitaf- 
fio non  è  fuo,  per  toglier  da  penfiero  alcuni  elevati  Ingegni 
a  non  ipendervi  fatica  • 


IL  FINE  DEL  TOMO  QVIRTO. 


IN- 


ì 


*«r 


DICE 


Di  ciò  che  fi  contiene  in  quefto 
Quinto  Tomo. 


Ccidente  nel  Go- 
verno di  D.  Pie- 
tro di  Toledo  > 
pag.  270.  Afri- 
ca pr  efa  da  '  •  Crijìia  n  i  , 
358.  Spianata .  360. 

Alejfandro  de9  Medici  di- 
chiarato Duca  di  Firenze 
171.  Sua  morte  ,        ibid. 

Àlfonfo  II.fi  parentado  col 
kipa  4.  Si  fa  efente  dal 
ctjfo  del  Papa  ibid.  Noz- 
ze di fua figliuola  ibidem. 
Sua  coronazione  ibid.»SW 
profejjìone  7.  Sue  monete 
IT*  Suo  abboccamento  col 
Papa  zi.  Sua  provi ftone 
2J.  Confglio  datoli  dal 
Papa  ibid.  Rinuncia  il 
Regno  al  figliuolo  zóSua 
morte  27.  Cagione  della 
detta  fua  rinuncia  zt.Sua 
moglie ,  e  figli  29.  Sua 
effigie  ibid. 

Ambaf ci  adori  Napolitani  al 


Gran  Capitano^?).  Al  Re 
Cattolico  88. 

Ambafciadori  di  Francia 
chiedono  alV  Imperador 
Carlo  V.lo  Stato  di  Mila- 
no  220 

Ambafciadore  della  Città 
all' Imperiarlo  V.     313. 

Amida  figliuolo  di  Moleaf- 
fen  s  impadronifce  di  Tu- 
nifi  256.  Fu  tributario 
dell'  Imperador  e  260.  £' 
cacciato  dal  Regno  di  Tu- 
nifi  z6\.  Va  ali  Auletta 
263.  Prigione  in  Sicilia 
ibidem  . 

Ambrofio  Salvio  predice  al- 
Vlmperador  Carlo  V.217» 

Andrea  di  Oria  ,  generale 
del  mare  per  lo  Re  di 
Francia  151*  Perde  fette 
galere  347* 

Andrea  Stinca  ,  Eletto  del 
Popolo  275. 

Angelo  RanucciConfaloni e- 

ro 


i 


$66 

ro  166. 

Jlntonio  Saffo  ,  Eletto  del 
Popolo  4  y 

D.Antcnio  di  Guevara ,  Vi- 
ceré di  Napoli  46. 

Z). Antonio  di  Cardona,  Luo- 
gotenente in  Napoli     90. 

Antonio  Barattuccio  ,  Giu- 
dice Criminale  271. 

Antonio  Volpe  ,  e  Gioì  Bat- 
tila della  Pagliara  ap- 
piccati Z7Z.        ^ 

Antonio  Grifone   carcerato  j    f) 
HO.  Sua  morte  349» 

Arbore  del  Celjb  >  e  fua  » 
natura  22. 

Argento  delle  Chiefe  tolto 
da  ferrante  Li.  32. 

Art  egli  cri  a,ef uà  origine  zz. 

Arco  trionfale  a  porta  Ca 
puana  195". 

Arfenaga  ,  rinegato  di  Sar- 
degna 231.  iSV  rallegra i 

de//<z  venuta  di  Carlo  V. 
232. 

Armata  tur  chef  e  a  a  Proci  - 
da  346.  Par/e  da  Napoli 

347.  '| 


Confinata  al  li  f.  Seggi 
di  Napoli  108. 

Auletta  ajfediata  dalVImpe- 
radore  Carlo  V.  182.  £' 
fortificata  i8j. 

Autorità  del  Papa  con  /' 
Impera  dorè  ,  e  Principi 
242. 


B 


Alena  a  Pozzuolo     3  $4. 

Banchetto  di  D.  Pietro 

di   Toledo  fatto  a  Carlo 

Quinto  218. 

Btf«ci  <tf  G/o:  Battifìa  Ra- 
vafehieri  348. 

Bar  bar  offa  fugge  da  Tunijl 
183,  K#  /»  Calabria  223. 
Sua  origine  244.  Genera- 
le del  Turco  24  j.^  Preci- 
da ,  tf  Sperlonga  ,  a  Ton- 
di ,  per  prendere  Giulia 
Gonzaga  245:  prende  Reg- 
gio 246.  AjJ'edia  Nizza 
247.  /»  Tranciatala  per 
Genova Jn  Piombino  247. 
a  Pozzuolo  248. 


./^//tf  óte/  pallio  confegnata  j  Battaglia  di  Seminarci, gua- 


ttii u  piazza  del  Popolo  46. 

co  n  cejja  a  i  No  bili  53. 

^/7  6*  5.  del  pallio  concejja  ai 

Nobili  jj. 

^//^  del  pallio    confignata 

all'Eletto  del  Popolo  108. 


dagnata  dagli  Aragcnefi 
39. Battaglia  alGariglia„ 
no  82.  Battaglia  di  tredi- 
ci Italiani^  tredici  Tran- 
cefi  73 
Bernardino    Villamaritio  , 

pri- 


primo   Luogotenente    del 

Viceré  100. 

Bona    prefa    da  Andrea  di 

Oria  183. 


Campanile  di  S.Lorenzo 
fona  aW armi  188. 

Capi  della  Setta  Lutera- 
na 2  64. 

Capitoli  Conceffi  ai  Napoli- 
tani dal  Re  Cattolico   89. 

Capitoli  della  piazza  Popo- 
lare preferitati  al  Viceré 
118. 

Capitoli  del  Re  di  Tu  nifi 
colVlmperadore  184, 

Cardinal  Pacecco  nuovo  Vi- 
ceré di  Napoli  3  S4« 

Cardinal  Monreale  in  Na- 
poli 4. 

Cardinal  di  Sorrento  2.Luo~ 
gotenente del  Viceré   100. 

Curio  [IL  Re  di  Francia  in 
Milano  Zi- 

Carlo  VI  IL  parte  da  Napoli 
4.1. Suo  voto  42. Sua  morte 
43.  Fu  il  nono  Principe  , 
che  travagli  affé  Nap.  42. 

Carlo  Duca  di Borbona  133. 

Carlo  di  A  ufi  ri  a  ,  efua  età 
101.  Re  di  Napoli  loz.So 
Jìiiuito  Re  da  Giovanna 
J uà  Madre  114,  ricevuto 


ì67 

in  Tfpagna.comePrincipe, 

e  poi  accettato  >  come  Re 
114.  Caccia  i  Marrani 
dalla  Spagna  1 14.  Coro- 
nato della  prima  Corona 
1 1 6.  Prende  Milano  1 1  7. 
Suo  atto  notabile  1 27.  £'• 
fatto  Canonico  di  S*  Pie- 
tro i6j.  Parte  da  Bolo- 
gna 168.  Fa  giurare  il 
Fratello  Re  de'  Romani 
169.  Delibera  far  /'  im- 
prefa  di  Tunifi  183.  Si 
parte  da  Barcellona  per 
detta  caufa  182  PartLs 
da  T  uni  fi ,  e  va  in  Sicilia 
i8y.  Con  gran  pompa  è 
ricevuto  in  Palermo  i8j. 
Cavalca  per  la  Calabria 
186.  Sua  entrata  in  Na- 
poli i86.  Entra  nel?  Ar- 
civefeovato  208,  Giugne 
a  S.  Lorenzo  209.  al  Seg- 
gio di  Montagna  210.  Al 
Seggio  di  Nido  ibid.  P af- 
fa per  la  piazza  di  S.  A- 
gofìino  211.  Al  Cafìello 
nuovo  213.  Parte  da  Ro* 
ma  zzz.Va  fopra  la  Fran* 
eia  ibid.  Si  ritira  in  Ge- 
nova zzi*  Sua  tregua  con 
la  Francia  ibid.  Con  il 
Re  Francefco  ,  e  con  il 
Papa  a  Ni%za  ibid.  In 
Gantes  zzàAnltalia  227* 

Con 


Con  ti  Papa  a  lincea  ibid» 
In  Algieri  232.  Fa  ifìan- 
za,  che  Arfenaga  fi  renda 
233.  Si  parte  da  Algieri 
23  J.  Al  porto  di  Borgia 
ibid.  Torna  in  Jfpagna 
236.  Va  contra  i  Lutera- 
ni 26  f.  Comincia  a  vince- 
re ibid.  Licenzia  gran 
parte  del fuoefer cito  ibid. 
Vince  il  Duca  di  Sajfonia 
266. 

C  afte  Ilo  di  Baja  edificato  20. 

Cafìello  nuovo  prefo  dall'O- 
ria 224.  Prejb  dal  Barba- 
rojja  225-. 

Cajìelli  regj  tirano  canno- 
nate 288. 

Catafalco  del  Santijfimo  Sa- 
gramento  py. 

Catterina  di  Aragona  ripu- 
diata da  Errico         240. 

Cavalcata  ,  quando  entrò 
Carlo  V.  in  Napoli  193. 

Cavalieri  prigioni         1 52. 

Cenfali  della  Santi jjlma  An 
nunzi  at  a  56. 

Cefare  Mormile  286.  «Sac_» 
qualità  287. chiamato  dal 
Reggente  287. Si  prefenta 
in  Vicaria  ,  ed  è  libera 
to  ibid. 

Chiavi  della  Città  prefenta 
te  a  Carlo  Vili.  3  y. 

Chiefa    di    $,   Tommafo  dt 


j 


Aquino  129. 

Cbiefe  di  Napoli  magnifica- 
te 362. 

Cola  Temmafo  C0JJ0  ,  ed  al- 
tri Compagni  valor  ofi 
1  J9. 

Colonna^  ove  fu  battuto  Cri" 
fio  ,  condotta  in  Roma  da 
Giovanni  Colonna      162. 

Configli 0  di  ammazzare  il 
Principe   di  Salerno  342. 

Confa  Ivo  Fernandez  a  Mef- 
fina  39.  Ricevuto  in  Na- 
poli 80.  Primo  Vicerb  del 
Regno  80. 

Cofmo  de*  Medici  ,  fecondo 
Duca  di  Fierenze       172. 

Coronazione  di  Federico  Se- 
condo yo. 

Cuovos  Segretario  dell'  Im- 
peradore  Carlo  V.       257. 


D 


D  Epurati   della  Città  a 
D }. Pietro  diToledo  280. 
Domenico  Terracina  Eletto 
del  Popolo  270.  Propone  V 
Inquifizione  279. 

Donativo  a  Carlo  V.  132. 
Donne  Capuane  gelofe  dell* 
onore  60. 

Dragutto  Schiavo  3  y6.  Si- 
gnore di  Africa  357»  Vie- 
ne a  Cafre  II*  a    mare  di 

Sta- 


S  tabi  a  3  j7 

Duello  tra  gV  Italiani ,  ed  i 

Franceft  $7. 

Dura  ajjediata  da  Carlo  V,  l 

238. 


E  Letti  della  Città  di  Na- 
poli 34.  S*  incontrano 
con  Carlo  V*  1  89.  Eletto 
di  Capuana  prefenta  le 
chiavi  a  Carlo  V.        190. 

Elezione  degli  Eletti  della 
Città  di  Napoli  54* 

Elezione  dell  Eletto  del  Po 
polo    in    potere  del  Vice- 
ré 317. 

Entrate  del  Reggimento  po- 
polare 124. 

Epitaffio  della  Cijierna  di 
S.  Domenico  363. 

Erefia  Luterana  264, 

Errico  Vili. Re  d' 'Inghilter- 
ra, come ,  e  quando  diventò 
eretico  240.  Scomunica- 
to 341,  141. 


FAbbrizio    Marramaldo 
Governadore    d*  Italia 
1  yo. 
Tatto  d?  armi  nel  Faro     4  r  • 
Ferrante  IL  ad  Ifchia   3). 
Sum,Tom%V. 


I69 

Ricupera  Napoli  42.  Pri- 
gione 84.  Quareoo  Luogo- 
tenente del  Regno       1  jtf. 

Ferrante  Gonzaga  ,  Viceré" 
in  Sicilia  1  8  6 

Ferrante  Carrafa  riceve— * 
Tommafo  Aniello  Sorren- 
tino portato  a  cavallo  per 
la  Città  2  8  5. 

Federico  di  Vries  Reggente 
di  Vicaria  271» 

Federico  Re  fi  ritira  ad  If- 
chia^efua  risoluzione  60. 
Va  in  Francia  61  •  Sua 
morte  62. 

Ferdinando  Re  di  Cajìiglia 
detto  il  Cattolico  87, 

Figliald'Ifabella,  Duchejfa 
di  Milano  23. 

Filippo  Principe  di  Spagna 
in  Italia  3  J  5". 

Filippo  Duca  di  Borgogna  in 
Ifpagna  99- 

Filippino  di  Oria  alle  guar- 
die del  Mare  1  ji. 

Fine  infelici jjìmo  di  quelli  , 
che  fi  trovarono  al  face  o 
di  Roma  148. 

Fine  dell' affedio  di  Lotrec- 

co  1 J4» 

Fiorenza  ajJediatadagV  Im- 
periali i7'« 
Focillo  diMicone270.  Fri- 
gione  in  Vicaria  27 *•  Sua 
morte                             271% 
Aaa                   Frati- 


37° 

Trance/co  Vi  sballo  Regio 
Te/ori  ero  17. 

Fr ance/co  Ldi  Trancia  pren- 
de Milano  loo.Competì to- 
te nell'Impero  11$.  Ami- 
co delTurco  Z27. 

Fr  ance/co  Sforza  reintegra- 
to nello  Stato  di  Mila- 
no 163. 

Francefco  Tovara  difegna  di 
far  venire  nuovo  Re  z6\. 

Francefco  di  Fi  atto  ,  creato 
Eletto  3 1  ó.Sua  morte  328. 

Francefi  abbattuti  74.  Cac- 
ciati da  Milano  100.  Co- 
minciano a  morire  nelV af- 
fé dio  di  Napoli  1  j  3 . 

Fuor  a/ci  ti  in  Napoli      303. 

Fuor  afe  iti  Calabre  fi       304. 


GAI 'ella  270, 

Gabella  aggiunta  3 1  y. 

Gantefifi  vendono  a  Carlo  V. 
217. 

Gare  tra  Nobili  ,  e  "Popola- 
ri 52i 

Germana  feconda  moglie  del 
Re  Cattolico  90. 

Giacomo  Aquino  ,  Signor  di 
Piombino  247. 

Ciovanni  Galeazzo  Sforza , 
Duca  di  Milano  zi*  Sua 
morte  23* 


Giovanni  Vontano  ,  Segre- 
tario di  Ferrante  II.    3 1. 

Giovanni  Giacomo  Baratto  , 
Chirurgo  yj&. 

Giovanna  IlL  Regina  di  Na- 
poli ioi.  Sua  morte  102- 
Suo  tejìamento  103, 

Giovanni  Colonna^Cardina- 
le  162* 

Gio\  Ratti fta  Loffredo  ,  Gè. 
ner  ale  delVefer  cito  Napo- 
litano z%7* 

Gio:  Andrea  Summonte y  Al- 
fiere del  Goffo  z  $9. 

Gioì  Angelo  Pifanello  , 
Dottor  di  Leggi         289. 

Gioì  Francefco  Caracciolo , 
Priore  di  Bari  289. 

Gio»  di  SeJJa,  e  Cefare  Mor> 
mi  le  hanno  il  carico  di 
difender  la  Città        289, 

Gioì  Tommafo  Cali f ano,  fi- 
dato valorofo  200» 

Gioì  Marziale  ,  Reggente 
di  Cancellarla  3  o  1 . 

GìoiBattifìa  Pino^perfegui- 
tato  320.  carcerato     322. 

Giorno  della  coronazione  di 
Carlo  V.  164, 

Girolamo  Pellegrino  y  elet- 
to della  Città  1  jo. 

Giudei  fi  partono  da  Napo- 
li 1 79» 

Grazie  conceffe  a9  Napole- 
ni  33, 

Gre- 


37* 
Greci  in  Napoli  1 70.  J  Lettera  del  "Prete  Gianni  al 

Grotta  di  Fazzuolo        273.  J       Papa  ,  e  all'Imperadore  • 

Guerra  Navale    al  capo  d*  j       168.  <fc/  Sofìall1  Impera- 

Orfo  1  yi.  I       rfer*  168* 

Guglielmo   Frofna  ,    2?*£-  f  Lipari  prefa  250, 


gente  della  Vicaria     47, 


Jacopo  Caracciolo^  indico 
della  Città  34, 

Incendio  di  Pozzuoli     229. 
Indie    nuove    conquifatts 
dal  Re  Cattolico         100. 
Inqur ' fizione  tentata  fotto  il 
Re  Cattolico  280.  ! 


Litigio  tra  il  Viceré  ,  ?  /tf 
C/V/ó  289. 

Lite  tra  i  Canonici  ,  e  i 
Nobili  de*  Seggi  \  1  r. 

Lodovico  il  Moro  ,  *  perchè 
chiamato  tale  zz. 

Lodovico  Sforza  chi amaCar- 
lo  Re  di  Francia  alTac- 
quìjlo  di  Napoli  zt.Legi- 
timamente  prende  lo  Sta* 
to  di  Milano  zz» 


Infegne  della  Cafa  Sanfeve-  j  Lodovico  XII.  Re  di  Napo- 


rino  331 

Invenzioni   nelV  arco  della 
Sei  lari  a  321. 

Invejìì  tur  a  fatta  al  Re  Cat- 
tolico 88. 
Ifabella  di  Aragona  parte 
da  Milano  e  viene  in  Na- 
poli                               25. 


L  Ancia  ,  che  ferì  il  co- 
fato  di  Né  S.  condotta 
in  Roma  33. 

Lega  del  Papa  con  i  Vene, 
veneziani^  altri  129.  di 
Francia  contro  l'Impera- 
dorè"  147. 


li  J7« 

Lotrecco  eletto  generale  del- 
r  efercito  contro  il  Regna 
di  Napoli  147.  Viene  in 
Italia  147.  Entra  nel  Re- 
gno dì  Napoli  149. A  Pog- 
gio reale  1  yo.  Suafchioc* 
chezza      i$z.Sua  morte 

in. 

Lucia    Of  et ri ce  Napoli* a* 
na  340. 

M 


\\AAlfranC€f€        **• 

I  IVI  Malta   ajfediata    da' 

I       Turchi  j3  9, 

Margherita  di  Aufìria  ri- 
A  a  a     z  fudiata 


37* 

pudiata  da  Carlo  Vili,  zzi. 
Fufpofata  a  Gio:  di  Ara- 
gona ZZ9» 

Mario  di  GioiFr ance/co  pri- 
gione 349. 

Maometto  Re  di  Tunifi  2  y  1 . 
ripojìo  nel  Regno  di  Tu 
nifi  z6\ 

Majfimiliano  Sforra  .  Duca 
di  Milano  100, 

Mattonate  di  Napoli     Z7Z. 

Matrimonio  delVlmperador 
Carlo  V*  *3I* 

Medaglie  di  D.Pietro  diTo 
ledo  314. 

Mole  affé  n  Re  di  T  uni  fi  ri  pò 
fio  nello  Stato  184.  Avve- 
lena il  Padre  z  j  1 .  Sua 
crudeltà  z  s  1  •  Paffa  in  Si 
ci  Ha  254.  In  Napoli  2jy. 
Intende  la  ribellione  del 
figlio  2  57 \Affolda genti  in 
Napoli  z  J7.  E9  uffa  Ut  oda3 
Mori  258.  E9 ferito  258. 
Accufa  il  Tovara  z6z. 
Sua  morte  ibid. 

Molearofetto  affé  di  a  Tu  ni- 
fi .  ~  2*3* 

Monete  di  Federico  II,     jo. 

Monte  della  Pietà  1  yg, 

Monfignor  di  Valdimonte 
affedia  il  Regno  di  Napo- 
li 134. 

Morte  del  piccolo  Francefco 
Sforza  2j.    Del  Zi  zi  ma 


•  1 

:l 


Fratello  de  l gran  Turco 
}j.  di  Alfonfo  ,  Mar  che  fé 
di  Pefcara  44. Di  Ferran- 
te H,4.B.di  Giovanni  Pon- 
tano  48.  a"  Ippolita  ,  Fi- 
glia della  Ducheffa  di  Mi- 
lano 6z.  D*  Ifabella  Du- 
cheffa di  Milano  63.  Di 
Giacomo  Sannazaro  6$, 
Di  Filippo  Coppola,  figlio 
del  Conte  di  Sarno  83.  Di 
Vito  PifanelloSs.  D' Ifa- 
bella ,  moglie  del  Re  Cat- 
tolico 89.  Di  Filippo  Re 
di  Spagna  gì.  Di  Lo  dovi' 
co  Re  di  Francia  100.  Di 
Ferrante  Duca  di  Cala- 
bria i  \4AiFabbrizi0  Co- 
lonna 1 1 6,  Di  Papa  Leo- 
ne X.11 7.  Di  Andrea  Ca- 
raffa i$z.di  Carlo  di  Sor- 
bona 146.  Di  Carlo  della 
Noja  148.  Di  D.Lgoyi- 
cerè  di  Napoli  i|i.  Del 
Principe  di  Grange  171. 
Di  Pompeo  Colonna  177 . , 
Di  Francefco  Sforza^Du- 
ca  di  Milano  z  i  ì*Di  Car- 
lo ,  Duca  di  Orleans  23 9. 
Di  Maria  Principeffa  di 
Spagna  240.  di  Anna  Ba- 
lena 24 1.  Di  Notar  Do- 
menico Graffo  loi.DìPla- 
cido  di  Sangro  $zo.diRo. 
berlo  Terzo ,  Principe  di 

Sa. 


Salerno  333.  di  Perfo  di 
Ruggiero  346.  Del  Mar* 
chef  e  di  Puglia  fio  338. 
Di  D.  Antonio  di  Arago- 
«#338..  di  Mai  mone  251. 
Del  Re  Abdemalech  z6 2. 
Del  Marche/e    del  Vajìo 

263.  di  Martino  Lutero 

264.  di  Adriano  Bar  baruf- 
fa 250.  Di  Camillo  della 

Monica  $ii.  Di  Afcanio 
Colonna  i^z.Di  Dragut- 
to  36t. 

Mojìra  dell'  Otti  ne  di  Ma- 
poli  1 79. 

Mu  ragli  e  di  Napoli       Z7Z* 


N 


N  A  poli -pre fa  da  Trance- 
f  61  „  E'  governata  da 

cinque  Re  in  32.  mefi       84. 

Nobili  di  Napoli  raffrenati 
270. 

Nozze  di  Margherita  diAu- 

Jìria  zi 6.   Del  Principe 

di  Sulmona  jbid.  Di  Ma- 

ria  figlia  dell'  Impera dor 

Carlo  V.  3  5  j. 


O 


373 

con  i  Napolitani         ztj% 

Odio  tra  la  Nobiltà  di  Na- 
poli %  ed  il  Toledo      27  j. 

Orazione  di  Antonio  Grifo- 
ne 280. 

Orazione  di  littore  fiera- 
mofea  alli  compagni     71. 

Orazione  del  Prior  di  Bari 
al  Popolo  308. 

Ordine  della  feconda  corona 
delT  Imperadore  164. 

Ordine  della  terza  corona  di 
oro  i6f. 

Ordine  della  Cavalcata  del 
Papa  con  V  Imperadore 
dopo  la  coronazione    1 66. 

Orto  del  Conte  30. 


1 

1 


OCc afone  degliSpagnuo- 
li  in  Napoli  287. 


Odio  di  fidati  Spagnuoli 


; 


Pd  lazzo  regio  di  Napoli 
j73- 

Palazzo  di  PizzofalcoML-* 

Papa  Leone  X.  difpenfa  al- 
l'elezione delT  Imperador 
Carlo  V.  1 1  f. 

Papa  Clemente  VII.  ajfedia- 
to  146.  E)  liberato  147, 
Con  V  Imperadore  a  Bolo- 
gna  163. 

Pace  tra  V  Imperadore  ,  e  la 
Francia  1  ytf.  £238.  Tra 
V Imperadore >  e  Papa  CU' 
mente  157. 

Parlamento  di  Fedeirgo  di 

Ara- 


374 

A 'vago na,  di  Carlo  Ottavo 

3  7. 
Variamento  generale     217. 

Pcfìe  in  Napoli  1  22. 

Pietro  Navarra^granGuer- 
riero  80. 

Pietro  di  Toledo  Ottavo  Vi 
cere  di  Napoli  178.  Soc- 
corre Pozzuolo  249.  De- 
federà V  Inquifizione^per 
cafiigo  della  Nobiltà  278. 
Propone  V  Inquifizione 
279.  Raduna  3000.  foU 
dati  Spagnuoli  287.  Mi- 
nacciagli Avvocati  della 
Città  290.  parte  da  Na- 
poli 3J3    f uà  morte  354. 

Placido  di  Sangro  parla  con 

Carlo  V.  297.  Eloquenti/ 

fimo  309. 

Poggio  reale  30. 

Popolo  Napolitano  fé  delibi - 
nio  276.  fa  celebrare  ogn* 
anno  /' anni verfario  per V 
anima  delRe  CattoUo  97, 

Pompeo  Colonna  Cardinale , 
VII. Vi  e  ere  di  Napoli  1  €  1 . 

Ponte  fatto  ai  Viceré  di 
Napoli  178. 

Portici  ,  e  Gai  fi  levati  da 
Napoli  272. 

Porta  reah  172. 

Porta  Petruccia  272. 

Porta  del  C afelio  272.  Di 


1 


S.  Gio\  a  Carbonara  273. 

Prammatica  nel  vejìire  193» 

Prefa  ,  e  facco  di  Genova 
12  j. 

Preti  Gefuiti  inNapoli  561. 

Principe  di  Grange  con  17. 
wjf/tf  perfone  in  Nap.149» 
Viceré  inNapoli       155. 

Principe  di  Salerno  con 
gran  fpef a  foce-or  re  il  Re- 
gno 334.  In  Bologna  335. 
fuafplendidezza  5  37.  Li- 
cenziato dalla  Corte  339. 
Viftta  il  Viceré  340.  È* 
ferito  343.  F/2t  dal  Re- 
gno 344  y^tf  afìuzia  344« 
prefago  della  fua  rovina 
345.  Va  in  Venezia  ibid. 
£'  ribello  3 4 5.  Ritorna 
in  Francia  349.  Ftf  /» 
Jfpagna  349-  fatto  Ugo- 
notto 3  yz.  yW  morte  3  52. 
Chiamato  da  D*  Pietro  di 
Toledo  291. 

Principio  del  tumulto  di 
Napoli  278. 

ProceJJione  del  Corpo  di 
Cri  fi  0  45.  9f.  magnifi- 
cata dal  Re  Roberto 
108. 


«*• 


R 


RAgionl  di  Trancia  al 
Regno  di  Napoli  con- 
ceffe  da  Lodovico  KIL  90. 

Raimondo  Cardona  Viceré 
di  Napoli  100. 

Re  di  Francia,  e  di  Spagna 
fi  dividono  il  Regno  di 
Napoli  .  J9. 

Re  di  Spagna ,  perchè  Cat- 
tolici 88. 

Redi  Francia  in  Italia  126. 
prigione  ibid.  condotto  in 

.  Ifpagna prigione  128.  £' 
liberato  131. 

Re  di  Francia  ,  e  d'Inghil- 
terra rammaricati  del 
Sacco  di  Roma  146. 

Ribellione  della  Città  di 
Gantes  zzò. 

Riffa  Tra  D.Pietro  dì  Tote- 
ledo  ,  è  7  Mar  chef  e  del 
Vajìo  .  219. 

Rodi  prefa  dal  Turco  •    1  z  j. 


SAcco  di  Roma  i^^.Quan 
io  fu  filmato  i^K.Qitan 
to  dlfpiacaue  a  Carlo  V. 
148. 
Sa  li ,    e  tratte  di  grano  fi 
vendono  in  ogni  anno  ad 
efìinto  di  candela  18. 


37S 

Scipione  di  Somma  Confi- 
gliero  di  guerra         301. 

Sebafìiano  d'Ajello  Medico 
134.  t- 

Sentenza  del  Re  Federigo 
in  portare  II  pallio       jf. 

Sentenza  del  Re  Cattolica 
fopra  Vajìa  del  palilo  94. 

Sepoltura  del  Marchefe  di 
Pefcara  IZ9.  di  Carlo  di 
Borbona  146. 

Slena  Ribellata  dall' Im- 
peradore  m  373» 

Signori  che  fi  trovarono  al- 
la Coronazione  di  Carlo 
Quinto  168» 

Slnam  Giudeo  a  Ci  tara  1 72. 

Solimano  fagge  da  Vienna 
169. 

Spagnuoli  affaltano  la  Gii- 
tà  304. 

Strada  di  Toledo  275* 


! 


Titoli  de' Re  88. 

Tommafo  à e'  Ruggieri 

280.   carcerato  $42. 

Tommafo  Anello  Sorrentino 

Capo  del  tumulto  attempi 

delVlcerè  dìToledo  282. 

Arrefìato  In  Vicaria  28  y. 

Liberato  2%ó. 

Traditori  del(a  Patria  283. 
Z>£  Corone  dell9  Impero  1 64. 


37* 
Tregua  tra  il  Viceré  ,  e  la 

Città  306. 

Tribunale   della  Sommaria 

373.  della  Vicaria  ibid. 

Del  S.  C.  ibid. 
Tribunali  ferrati   ,     e  poi 

aperti  309. 

Tumulto  della  plebe  contro 

la  Nobiltà  307. 

Tunifi  pref a  dal  Bar  bar  offa 

18.  e  254.  affediata  dall' 

^Imperadore  ^e  prefa   183. 

Tre/a  dal  Ture* 2%%*  Pre- 

fa  da  D.Giox  d' Aufiria 


1 


1 
i 

1 


Vecchia  indovina  237. 
Veneziani ,  e?  */  P^a 
in  lega  con  i  Francefi  con* 
troV  impero  1  yo.  pacifica* 
ti  con   Vlmperadore   164. 

Verticillo  Bandito  in  Napo- 
li ij2. 

Vicaria  nuova  273. 

Vicaria  trasferita  388, 

Vincenza  Spinelli ,  moglie 
di    D.  Pietro  di  Toledo 

3J3- 

F/'/o   Pi/anello    Segretario 

di  Federigo  Secondo      50. 
Unione  tra  il  Popolo  >  0  la 
Nobiltà 


IL        FINE»