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Pibrar^,
N THECUSTODY OF THE
BOSTON PUBLIC LIBRARY.
SHELF N°
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HIS TO RI A
DELLA CITTA' E REGNO
DI NAPOLI
DI Gì O: ANTONIOSUM MONTE
NAPOLETANO,.
OVE SI TRATTANO LE COSE PIÙ' NOTABILI,
Accadute dalla Tua Edificazione fino a' tempi noftri ,
CON V ORIGINE, SITO, FORMA, E RELIGIONE
Antica, e moderna Polizia, Tribunali, Nobiltà, Seggi, Acque,
Circuito , Amenità , Provincie , Santi , e Chìefe,
OLTRE GL' IMPERADORI GRECI , DUCHI;
e Principi di Benevento , Di Capua, e di Salerno.
CON LE GESTII , E VITE DE' SUOI RE, COLLE LORO
Effigie al naturale , ^Alberi delle Difcendenze , e Sepolcri •
E DELLI VICERÉ' DEL REGNO , CON ALTRE COSE
Notabili non più date in Luce .
Jn quejla terza Edizione corretta , ed emendata •
TOMO Q^V I NT O.
IN NAPOLI MDCCXLIX.
A SPESE DI RAFFAELLO GESSARI.
Nella Stamperia di Giufeppe Raimondi , e Domenico Vivenzio «
CON LICENZA DE' SUPERIORI,
J
DELL' HISTORIA
DEL REGNO, E DELLA
citta' di napoli
LIBRO VII.
Di Jlfonfo Secondo Vigefimo Re di Napoli
C A P. I.
LfonfoIL Primogenito del Re Ferrante L
nelii 2?. diGennajo dej 1494. faccette nel
Regno paterno , nei cui giorno ad ore i6t
era morto il Padre , & egli tofto vefìitofi
pompofìttìmo , aJJe 18. ore cavalcò con D.
Federigo fuo Fratello^ e con tre Ambafcia-
dori , quali furono Paolo della cafa di Tri-
viggiani di Venezia , Antonio Stanga U. J. D. di Milano »
e Dionigio Puzzo di Firenze , & andò per la Città accom-
pagnato da più di duemila cavalli ; e pattando per gii Seg-
gi , cioè di Porto , di Nido , e di Montagna , fi condutte
alla Cattedral Chiefa , ove dal Reverendiflimo AlefTandro
Carrafa , Arcivescovo di Napoli furono fatte alcune ceri-
monie fecondo l'ufo . Dopo S.Maefìà ritornò nel Cartello,
pattando per gli tre altri Seggi , cioè di Capuana , dei Po-
A 3 polo
J494-
4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
polo , e di Portanova . Il feguente giorno poi fé V efequie
del nio rto Padre , Je quali furono celebrate con molta mae-
fìà , e fu fé poi to nella Chieia di S. Domenico, come di
fopra fi è detto. Gli fu poi da'fuoi Popoli giurato omag-
[/flfonfo gio , e fedeltà j e paffati alcuni giorni , maritò Sancia fua
U.fa fa, figliuola naturale di anni 17. e la diede a Goffrè B >rgia, fi-
""riala. gliolodi Papa Alcffandro Vi. di età di anni 1 3. per Jo di cui
parentado A! fon fo neottenne da Sua Santità di effere èfetì-
jiUwfa te* durante fua vita , del folito cenfo , che dovea alia Sede
li. jarto Appofìolica , & anche di mandarli fino a Napoli , co-
<^*** r noe fi dirà , il Cardinale di Monreale fuo Nipote a_>
JtiVafa. coronarlo nel Regno : e febbene il Cardinale di Dionigi
Cardinal di nazion Francete, nel Concifìoro avea contradetto, che il
ìdovrta- papa noi doveffe fare , perchè il Re dì Francia pretendeva,
pJi* Ntl" c^e ^ Regno fuffefuo ; il Papa nondimeno fi mandò il Car-
dinale fuddetto , il quale alli 2. di Maggio dell' anno pre-
detto fu dal Re Alfonfo in Napoli con molta fefìa ricevuto.
Alli 4. poi del detto vi giunfe Don Goffrè, novello Genero
del Re con duplicata fetta; & alli 7. del medefimo fi celebra-
Xozit rono Je folenni nozze con fette , torniamenti , e giofìre , &
deli A fi. j] peaffegnb per dote alla fua Figliuola il Principato di
fiwjk Squillace , rinunciatoli da D. Federigo fuo Fratello ; e
^iij'onfo lo Spofo fece un degniffimo prefente alla fua Spofa , che
#• pafsò la valuta di ducati duecentomila , nel quale vi furo-
no Ealifci Zaffiri , e perle affai groffe , e belle , con alcu-
ne maniglie di oro gemmate , al modo che portavano lej
Donne gattigliane . Vi furono anche tre pezze di Broccato
fopra riccio , con molte pezze di Rafo , Damafco , & al-
tri belli drappi di feta di divertì colori : la Fetta durò tre
giorni, e poi v'intervenne la Coronazione del Re , che
Corona- fu ^atta nel mod° feguente. Effendofì accomodato un gran-
aie»* del didimo Teatro nella maggior Chiefa , il quale cominciava
fc ' r*n ^a^a Porta ^ Corone terminava nelle grada delia Cappella
maggiore , nel cui Teatro fi afcendeva per molti fcalini ,
e tutto di drappo d' oro addobato i era tutta la Chief3 or-
nata ,
I I B R O SETTIMO. f
nata, e fornita di Tapezzarie d' oro , e di feta , ov'era*
no icolpite P infègne Reali con grandiflima fpefa : e per-
che le genti avrebbono avanzato il Juogo , furono perciò
polle molte perfone alle porte , che non latravano entrar
Je minute genti nella Chiefa . Nel Capo del Teatro verfo la
Cappella maggiore era veftito in Ponteficale Giovanni,
Cardinal di Monreale nipote dei Papa con y*. Vefcovi , &
Arci vefcovi con molti altri Prelati minori , tutti bene acco-
modati per ordine , fecondo i loro gradi . Dall' altra parte
dell' ifteflò luogo fedea l'Arcivefcovo di Taragona, Amba-
fciarìoi di Spagna,con li tre altri Ambafciadori di Venezia,
di Milano , e di Firenze ( giàdetti di fopra ) in un' altro
Juogo alquanto elevato era la feggia d' oro dei Re , con il
baldacchino di Broccato fopra riccio , alii cui iati erano
alcuni fcabbelli coverti del detto broccato , con cofcini di
velluto violato, il cui piano eziandio era coperto di un
gran panno di tela d' oro ; e fovra 1' Altare la Spada , la
Ccrona reale, lo Scettro, & il Mondo d' oro , V oglio de-
gli eiòrcifmi , o Catecumini , la bombace , e le fafce : e
giunto il felice giorno di quella Coronazione , che fu il d\
dell' Afcenfìone del Signore alJi 8. di Maggio 1494- Emen-
do già tutte quelle cofe preparate, e fìando il Cardinale
con i'Arcivefcovo vediti in Ponteficale di preziofiflìme
vefìi , ornati di femplici mitre , attentati avanti il mag-
gior Altare \ e gii altri Vefcovi a guifa di Corona fedenti
interno , tutti vefìiti di rocchetti , ammitti , camifi ,
(iole, piviali, e mitre; entro il Re in Chiefa con vede
militare, accompagnato da degniflìmi Baroni , e Prelati
fuoi familiari ; avendo già digiunato il giorno innanzi ,
e preparatoti anco con la facramental Confezione a ricevere
il Santiffimo Sacramento^ giunto nel Teatro, gli ufeirono
incontro due de' Principali Velcovi con le mitre in tefta ,
quali fattogli alquanto riverenza , e poflofelo in mezzo, lo
condufìero avanti l'altare, eve avendo fatta una profon*
da riverenza al Santitfimo Sacramento-, s'inchinò poi al-
quan-
6 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
quanto al li due già detti Prelati ; e ciò htto il primo Ve-
fcovo di quelli due,, che qui condotto 1' aveano, con intel-*
Jigibile vocedifle quefìe parole; ReverendiJJJmi Domini \po-
jìulat Sanda Mater Ecclefia , ut prafentem egregium mi-
litem ad dignitatem Regiamfublevetis . A cui ditte l'Ar-
ci ve fcovo . Scitis illum effe dignum , & utilem adhanc
dignitatem ? & quello rifpofe . Et novimus % & credi mus
eum effe dignum , & utilem Ecclefia Dei , ad regimen
hujus Regni . Tutti rifpofero : Deo gratias. All' ora fe-
jono federe il Re in mezzo quei dueVefcovi, chequi
condotto l'aveano, poco dittante da' coronati con Je_*
facce rivoltate V uno all'altro , il Vefcovo piti vecchio
alla defba , e l'altro alla fìniftra di elfo Re ; e fedendo cosi
quietamente per alquanto fpazio di tempo, i Coronati
1' ammaendarono diligentemente, e V ammonirono della
fede Cattolica, e dell'amor d'Iddio, e del buon regi-
mento del Regno , e del Popolo , che futte difenfor della
S. Chiefa , e delle perfone povere , & con intelligibil vo-
ce dittero .
Avendo oggi, o Principe illuftre , & ottimo perle
mani nofhe , benché indegne , e che in quefìo atto faccia-
mo l'ufficio da parte di Crifìo Salvator noftro , da ricevere
l'unzion facra , e V infegne del Regno , è cofa convenevole
che prima un poco ti efortiamo , & ammoniamo del pefo ,
& onore , qua! fei per confeguire . Oggi ricevi la digni-
tà reale , acciò abbi penfìero di reggere, e governar i Po-
poli a te raccomandati \ quefìa veramente tra i mortali
gli è preclara , & è gran dignità, ma e piena di fatiche f
anfietà , e pericoli , ma fé confidererai , quod omnis potè-
Xom. i3.flas a Domina &e0 efi*> Per 4uem &*Ì*S regnante & legum
conditores jufta decernunt . Tu dunque hai da render con-
to a Dio del Popolo a te commetto . Prima hai da oftervar
la pietà , adorare il Signor Iddio con tutta la tua mente ,
e con il puro cuore, la Criftiana Religione, e la Fede
Cattolica, che dalle fafee prometterti ; però inviolabil-
mente
LIBRO SETTIMO. 7
mente fino alla fine retiner devi , e difenderla contro tut-
ti quelli, che il contrario teneffero , con tutte le voftre
forze 5 farai tempre Ja condegna riverenza a tutti li Prelati
Ecclefiatfici , & anco a' Sacerdoti ; non fuppediterai la li-
bertà della Chieia j farai inviolabilmente a tutti giufìizia ,
fenza la quale niuna compagnia durar puote , con dare a*
buoni i premj 5 & a' trilli le debite pene 3 le vedove ji pu-
riili , gli orfani , i poveri , e debili , da ogni oppreffione-
tìifcnderdevi ; A tutti quelli , che a te ricorrono, in quan-
to che riceva la Regia dignità , e manfuetudine ricever de-
vi • e in tal maniera ti porterai, che non a tua utilità , ma
di tutto il Popolo regnar devi ; e non afpettare il pre-
uno delle tue fatiche , e buone opere in terra , ma in
Cielo da Dio, che fi degni donarti colui, che vive , e regna
re'fecoli , de' fecoli} Amen . Laonde fatta dalli fopraddetti
elettori quella efortazione , il Re alzatoti da federe, s' ingi-
nocchiò avanti a quelli , e col capo difcoperto r baciando
Jor le mani , fé quella profetinone , dicendo .
lo Alfonfo dì Aragona , piacendo a Dio futuro Fé divrofifi»,
Napoli &c. faccio profeiììone.e prometto nel cofpetto d'I d *<* ^
dio , e degli Angeli fuoi da qui avanti , quanto io pollo ,
so, e vaglio offervar la Legge, Giufìizia, e Pace della
Chiefa Santa , e del Popolo a me raccomandato , falvo
però il Condegno rifpetto della mifericordia di Dio , co-
me nel coniglio de' miei fedeli meglio potrò ritrovare , &
anco onorare , e rispettare i Prelati della Chiefa di Dio , &
inviolabilmente oflervare quelle cofe , che dagl' Jmpera-
dori, e da i Fé alia Chiefa fono fiate conceffe . Agli Ab-
bati , Conti , e Vaffalli miei dargli il debito onore , fecon-
do ilconfigho de5 miei fedeli : e dette quelle parole , con
tutte due le mani toccò il libro de' Santi Evangelj , qual
tenevano aperto avanti detti Prelati coronanti , con dire >
Così Iddio mi ajuti , e quelli Santi Evangeli di Dio.
Fatto quello , ilando detto Fé inginocchiato avanti di elfi
coronanti 5 & il Metropolitano levatofi la mitra, dille la fe-
guente
* DELL» HISTORIA DI NAPOLI
guènte Orazione , e fimilmente gli altri Vefcovj cónforn-
njerTa voce , e fenza mitra , imitando in tutto gli atti del
Metropolitano •
OREMUS.
OMnipotens fempiterne Deus, creator omnium fmpera*
tor Jngelorum , Rex Regum y <& Domìnus dominati-
tinnititi Abraham fidelemfervum tuum de ho fi i bus t riunì'
phare feci/li } Moyjì , é'Jofue populo tuo prcslatis vi-
éìoriam multiplicem tribuifii , humìlemque David pue-
rum tuum Regni fafii giofublimafì i & Salomonem fupì cn +
tia, pacifque ineffabili munere d;tafìi,Refpice, queefumuf
Domine ad preces humilitatis nofira , & fuper hunc fa-
tnulum tuum Alphonfum , quemfupplici devozione in tuo
nomine veneramur , &in Regem eligimus , benedUiionum)
tuarum 40Jìa multiplica , eumque dextra potent;cs tuce
J'emper hic <&• ubiquc circumda', quatenus pradidi Abrabc?
jtdelitate May fi manfuetudine fretus , David humilitat»
exaltatus, Salomonis Sapientia decoratus* tibi in omnibus
complaceat , per trami tem jujìitia inoffenfo greffufemper
incedat , tua quoque Proteòiionis galea munitus , ò* fiu-
to ì nfuper abili jugiter proteclus ; armifque coeleflibuscir-
eumdatùs s optabilem de hofiibus Crucis Chrijii viàioriani
fieli ter obtineat , & triumphum felici ter capiat , terro-
remque fua potenti ce illis inferat , é* tibi militantibu?
ìatanter reportet , per Cbriflum Dominum nofirum , qui
viriate Crucis tartara defiruxit , regnaque Diabolo fu-
perato ad Coclos viclor afcendit , in quo potefìas omnis >
regni que confi fi i e Victoria , qui e fi gloria humiliumt
■& vita , falufque Populorum • Qui tecum vivit , Or re-
gnai , &c>
Detta cbe ebbe l'Arcivescovo quefta orazione infìerrìè
con il Cardinale , s' inginocchiarono avanti le loro Sedie ;
«oa il Re dittro a quelli fi buttò interra, e tutti gli altri
Pre-
LIBRO SETTIMO. 9
Prelati s'inginocchiarono avanti i loro fcanni , efedie, &
altri due Cantori cominciarono a cantar la Litania ordina-
ta , rifpondendo il Coro, e detto ut omnibus fide li 'bus
defancit s , vttam & requiem aternam concedere digneris ,
dittero ut obfequium fervitutis nofira tibi razionabile fa-
cias . Et il Coro rifpofe, Te rogamus audi Nos . E ciò det-
to, fi alzò il Cardinale, e 1' Arcivefeovo , il quale tolto
nella fu a mano fìniflra il Pafloraie , difle fopra il Re, che in
terra proflato flava. Ut hunc eledum in Regem coronandum
eum bene ^ di cere digneris , & il Coro rifpofe , Te roga-
mus audi nos . Difle la feconda volta , ut hunc eledum in
Regem coronandum bene ^ dicere ,& confederare digne-
ris. Kiipofe il Coro, Te rogamus audi nos, facendo fovra il
Re il fegno della Croce , L' ifìefla Croce facevano tutt' i
Prelati, e Vefcovi inginocchiati , e parati ; e detto que-
flo , ritornarono il Cardinale , e V Arcivefcovo ad inginoc-
chiai , e li Cantori profeguirono la Litania fino alla fine,
la qual finita , fi aliarono il Cardinale , e PArcivefcovo , e
levatoli le mitre , e fìmilmente tutti gli altri Vefcovi,
e Prelati reflarono inginocchioni ; difle con voce intelligi-
bile r Areivefcovo verf> il Re , Pater nofler , e detto/o in
filenzio , foggiunfe, Etne nos inducas in tentationem-é
#. Sed libera nos a malo ir. Salvum fac Servum tuum Do-
mine • #. Deus meusfperantem in te . ir, Efìo ei Domine.-}
Tur ri s far i i l ut idi ni s #. Afasie inimici, i .Domine e%au^
di Orationem Meam . #• Et clamor meus ad te veniat •
Dominus Vobifcum . #. Et cum Spiritu tuo ,
OREMUS,
PRatende quefumus Domine buie famulo tuo dexteram^
calefìis auxiliii ut te toto corde perquirat,& qua di-
gnt pojìulat , ajjequi mereatur .
Àdiones nofìras quafumus Domine afpirando prav*-
ni , & adjuvando profequere , ut cunei a no/ira oratio , é*
Sum.TomV. B W
io DELL' HISTORIA DI NAPOLI
tf eratio atefemper incipiat , & per te capta fini atur *
Per Chrijìum Dominum nofìrum • Amen •
Dette che ebbe il Metropolitano quefte due Orazioni, fi po-
fe a federe col Cardinale con Je mitre , nel cui cofpetto s'in-
ginocchiò il Re; e tutti gii altri Preiati con Je mitre , gii
flavano d'intorno alzati in modo di corona : allora rÀrci-
velcovo tolt^o TogJio de' Catecumeni, fi unfe il deto groffo
della fua «ano deftra., & in modo di Croce , unfe il Re nel
braccio defìro tra la giuntura della mano, e del gubito al*
Ja -parte di dentro 0 e fimilmente le fpalle 5 e mentre unge-
va ,, diceva quefla Oraeione «
Deus Dai filius Jejus Chrifìi Dominus , qui a Patre
ohto £.xaltationis xnfidus ejt praparticibus fuis i ipfe per
Unzione .pr#Jèfit<em Sanéìa unQionis infufionem : Spiri tus Pa-
raelici Juper te benedióìionem infundat < eandemque
ufque ad interiora cordi s tui penetrare faciat : qua-
tenus hoc vi ft bili ^ & trattabili oteo , dona iuviJìbiJia
per ci pere , & temporali regno junclis moderationt'bus exe-
cuto {Sternali ter Congregare, mercati s , qui Jolus fine pec-
cato 4 Rex Regum vivit , ò* gloriatur cum Deo Patre in
uni tate Sptritas SanRi Deus ,per omnia Jkculafeculorum*
#• Jmen .
OREMUS-
o
Mnipotens /empi terne Deus , qui dzabel Juper Syri-
am.J ebu Juper IJrael per ììelifeum, David quoque^
4. Reg.s.Saulcm per SamUelem Propbetam in Reges inungi fe£tjìi%
4>Reg.9>tribue ùuapumus manibus no/Iris opem tua benedizioni s +
lRef.16. • t • \T f A1 i A # •• * T. . J. • •
i.Re}.ic.®' buie famulo tuo Alpbonjo , quem hodte licet indigni in
facro ungimine delinimus , dignam delibutìonis bujus
effìtaciam , & virtutem concede . Conjìitue domine Prin-
cipatumfuper bumerum ejus , ut fit forti s , jujìus, fidelità
providus , & indefeJJ'us Regni bujus , & populi tui Cu-
bernator , infidelium expugnator,] ufi iti ce cultor1 merito^
rum^& demeri torum remunerator , Ecclefia tua Santi ce %
&fi-
LIBRO SETTIMO. ti
&fidei Chrifìiana defenfor, addecus, & laudemtui nomi-
nis glorie ìji . Per Domtnum Hofìrum Jefum Chrijium Fi»
lium tuum , qui tecum vivit , & regnar in unitale Spiri-
tus Sundi Deus* per omnia fa cu la fa cu forum . Amen .
Or fatto quefto , e eteree le fopradette orazioni , l 'Ar-
civefcovo filavo, &afciugòle roani , e poi difee fé dal-
l' Altare con la mitra nei Capo ; e levatoli quella infieme
con li miniftrj tfando in piedi, fé la Confezione folita nella
Mefla j mail Re fi ritirò da parte , e ginocchiatofi con li
fuoi Prelati , e familiari, ditte J'iftefla Confellione ; e così
li Vefcovi parati , e fenza mitra dando in piedi a due , a
due , difiero T ifìefia h fo qual finita , V Arcivefcovo fegui
la Mefla folita della Coronazione , infino Alleluja, ftando li
Veicovi neJJi Jor luoghi, mentre dal Coro con foave, e dol-
cifica mufica fi cantava • Tra quefio mentre il Re fu con-
dotto , accompagnato da due di quei Prelati , e da' fuoi
Baroni in facrefiia , ove con borobace gii furono acciuga-
te le fpalle , che unte fiate gli erano , e con fafeie , fu
poi veftito di una tonacella di broccato fopra riccio con
friggi ricamati di perle , e pietre preziofe , e così ritornò
all'altare , & ivi inginocchiatoli , afcoltò la Mefia, che gli
fu letta da un di quei Prelati pianamente infino all'Alleluia»
poi efiendofi cantata la Gloria in excelfts , J' Arcivefcovo
avendo detta 1' orazione della Metta, diile anco la feguente
per il Re con una fola conclufione , cioè . Per .Dominum
nofìrum , c^f. Deus Regnorum omnium Proteclor, da ferva
tuo Alphonfo Regi noftro triumphum virtutis tuafeienter
excolere , ut qui tua confiitutione efi Princeps , tuo fem-
per munerepotens . Per &c . Poi cantatafi l' Epifìola , & il
Graduale , il Re cantò l'Evangelio , cioè Exiit Edicìum a
Cefare Augufto &c con un tanto eccellente modo , che
parve fufle fiato gran tempo Prete , & a queir Ufficio ufa-
to 5 il che finito, 1' Arcivefcovo pofiofi nella fua £cde con la
mitra infieme co '1 Cardinale , & il Re accompagnato dal-
li fuoi in mezzo de' due Preiati apparati fu condotto
B z avan-
n DELL' HISTORIA DI NAPOLI
avanti del Cardinale , e òq\V Arcivefcovo , a quali fatta h
debita riverenza, fu fpogliato di quella tonaceJla, e fu vefti-
to di armi bianche militari , Je quali erano di argento di
eccellentiffimo lavoro fmaltate , & indorate , ecosìvefti»
to s'inginocchiò avanti al Cardinale , & Arcivefcovo , il
quale fattofi porgere Ja fpada da su l'altare , e sfoderatola ,
la donò nelle mani delRe , dicendo .
Recipe Gladium defuper Altari fumptum per noflrai
manus licei indignai , vice tamen , & aucloritate Sanfio*
fi.T. 2. rum Apojiolorum confecrata regali ter tibi concejjum , «a-
Jìroeque benediclionis officio in defenfionem Sanftce Dei Ec*
clef/a divìnitus ordinatum , ad vindidam malefacìorum ,
laudem vero honorum , ò* memor ejìo ejus , de quo PJalmi-
TJkl. *t*J}a prcpbetavit<>dicens , Accingere gladio tuo Juper femur
tuum potentifstmh , ut in hoc per eundem vim aquitatis
potenter dejlruas j Ò* Sanclam Dei Ecclefiam ., ejusqut
jìdeles propugnes , atque protegas j neque minusjub fidt •
falfas , quam Chrijiiani nomini s hofies escteras , ac di-
Jpergas ; viduns , atque pupillos clementer adjuves , Ò*
defendas^ defilata rejìaures^ reflaurata conferves, uleijea-
ris injufìa, confirmes bene difpofita^quatenus in hoc agen-
do , virtutum triumpho gloriofus , jufiitiesque cultor
egregi us cum mundi Salvatore , cujus typum geris in no*
mine fine fine regnare merearis • Qui cum Dea Patre , &
Spi ri tu Sg nel o vivit , & regnai Deus per omnia f acuì a
Jaculorum . Amen .
Fatte quefle cofe dalli Miniftri,fu ripofta la fpada nella
vagina, e dopo dall'Arcivefcovo gli fu cinta, con dire : Ac-
cingere gladio tuo fupCT femur tuum potentìfsimè , &•
attende quod Sancii non in gladio , Jed per fidem vicerunt
Regna. E fubitopoi che gli fu cinta la fpada, fi levò in pie-
di, e la sfoderò dalla vagina, dominandola virilmente quin-
ci^ quindi;dopo nettatola, fopra il finiflro braccio la ripo-
ne nella vagina , e di nuovo s'inginocchiò avanti a quelli i
& allora tutti quei Vefcovi apparati per ordine dell' /\rci-
vefeo-
LIBRO SETTIMO. ij
vefcovo andarono all'Altare , e tolfero la Regia Corona ,
qua) pofìa nelle mani del Cardinale , e dell' Arcivescovo,
fubito la poferonel Capo al He, con dire .
Accise Coronam Regni , qua licei ab indignis Epi-
fc Quorum mani 'bus , capiti tuo imponi tur . In Nomine
Patri s ffc & Filii ^ & Spiri tus Sancii %L quam Sandi*
tatis gloriam et honorem , et opus Forti tudinis intelligaf
fignificareH et perbunc te parttcipem miniflerii nojìri non
ignores , ita ut ficut nos in interi ori bus Pajìores , retto-
refque animarum intelligimus : ita et tu cantra omnes
adverftates EcclefiaChrifti defenfor ajjìftas: regnique ti-
hi a Deodati , et per offeium no/tra benediétionis i"n vice
Apoftolorum , omniumque Sandorum regimini tuo eommif*
ft , utilitatis exècutor , perfpicuufque regnator femper
appureas y ut inter Qloriofos Atbletas virtutum gemmis
orna tu s y et praomiof empi terna felici tati s coronatus : cum
Redemptore yet Salvatore noftrojefu Cbrifio \ cujus no-
men vicemque geftare crederi s fne^fine gì or ieri s \ Qui
vivi t , et imperai Deus cum Putre \ mt Spirita Sancii*
infaculafaculorum *
Fatto queflo i Coronanti , gli diedero lo Scettro > e il
mondo d' oro , ftando anco egli inginocchiato , con dire •
Accipe virgam virfntis , atqué Veritatis , qua inietti-.
gas te ob noxìum mulcere pios , terrere reprobos , enar~
rantes viam docereyfapjìsmaniwpeiirigere, difperderefu-
perbos , et relevare bumil.es- , et apèriat libi ofìium ]efu$joanì 10a
Cbrifìus , Dominus nofìer , qui defemetìpfo ait , egofum^poc. j.
ofìium per me, fi quis irijtrojerit,falvabitur, qui efì clavis1^ 4*'
David^&Sceptrum.Domus Ifrael^ qui aperit^h* nemo clan»
dìt , Claudi >, & nemo apcrits fttque tibì andar , qui eduxltTf" 44t
vindnm de domo carceri sfedentem in tenebri s , & umbra
?nortis &• in omnibus fequi merearis eum , de quo David
Tropheta cecinit , Sedes tua Deus in facùlum , f acuii ,
Virga aquitatis , Virga Regni tui > & imitando ipfutn -Heb. x*
diligas Jufitiam , & odio babeas iniquitatem , quia-*
14 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
propterea unxit te Deus * Deus , tuus ad exemplum %$•
iius, quemante ferula unxeyat ,. oleo exuttationis , pra
participibusfuis JPerJefum Qhtifimn Dominum nojirum^
qui cum eovivit , & Regnat Deus ,
Ilche detto, ji Refi alzò, e fubito li fu cinta la fpada,
e con la vagina» fu data al Conte dì Muro >, che la portafTe
avanti il Rej e cib fatto, ciascuno a grjdar cominciò, Viva
il Re Alfonfo , Viva il JRe Alfonfo > fra il cui tempo il
Cardinale con j Arcivefqovo accompagnati con gli altri
Frelari apparatjjCondufferoilRcilqual portava lo Scettro,
il Mondo nelle mani , e la Corona in teda , in mezzo loro
due a! folio per lui preparato j e fattolo ivi federejgli dif-
iero quelle paiole ♦
Sta , & retine amodo locum tibi a Dea delegai um per
autloritatem omnipotentis Dei , ò* per pra/entem tradì ti o-
ncm omnium fcilicet Epijcoporum , caterorumque Dei
Servorum , <£• quanto Clero Sacri s 41 tari bus propinqui o-
tempro/pi ci s , tanto fi potentiorem in locis congrui sbone-
rem impendere memineris, quatenus mediator Dei, & ho*
tni numi te medi atorem Cleri , &• plebi s in hoc Regni folio
Confirmer , & in Regnum (tternum fecum regnare faciat
Jefus Qhrijius Dominus nofter Rex Regum , é* Dominus
Dominantium . Qui cum Patri , & Spiri tu Sanclo vivit ,
Dopo voltatoli j;' Arcjvefcovo verfo l'Altare fenza
Mitra, intonò ii Te Deum laudamus . E rifpondendo il
Coro, lo profeguìj e finì ; e mentre fi cantava quefìo Inno
dal Coro, il Cardinale , e P Arcivescovo ti pofero in mezzo
il Re, diedero feduti , finito poi il cantare, V Arcive-
fcovo fenza Mitra ftando alla deftra del Re , difle quello
Verfò , Firmetur manus tua , & exaltetur dextera tua ,
tl,]ujìitia, et Judicium praparatio Sfdis tute • tf. Domi-
fiecxaudi orationem meam . #.£/ clamor meus ad te veniaU
Tfr. Dominus vobifcum . #. Et cumfpiritu tua •
ORE-
D
LIBRO SETTIMO, **
0 R E M V S.
,£»/ qui viclrices Moyfi manus in orationefirmajìi^ qui
r ' quamvis aiate languefceret , infatigabili ' fanti i tate*
pugnabat , ut -dum Amalech ìnìquus vincitur , dum propha-
nus nationum P opulusfubjugatur , éxterminatis alienigenisz
bareditatis tua poJJeJJ/o copiofaferviret , opus manuum tua-
rum , pia me oratìonis exauditìoné confirma : habemus , C3*
nos apud te Santità Pater Dominum Salvatorem , qui prò no-
bis manus fuas extendit in CrUcc , per quem etiamprecamur
alt-ijjime , ut l uà potènti a fuff rogante , unìver forum hojìium
frangatur impUtas , populufque tùus celante formi di ne , te
Jblum timere condifeat . Per eumndein Chrifìum Dominum~i
Nofrum è ■#. Amen *
0 R È M V S*
DEus inenarrabili s au&or mundi * tondi t or generis buina»
ni , Confirmator Regni , qui ex utero fi deli s amici tui
Vatriatcha noftri Abraha praelegìfi Regem SaculÌÈ ptòfu-
turum i tuprafentém infignem Regem hunc citm exercitufuo
p-er intere eJJIonem omnium Sanclorum ùberi benedici ione*
locupleta ì -é* in Solfimi Regni firma Jì abilitate conne-
tte i vifta eum per interventutn omnium Sanclorum , ficut
*vifitajti Moyfen -in rubo,jofue in Cafri s , Cèdonem in agro^
Sumuelem Orinitum in Tempio , & Ma cum promiffionè , &
fydèrea benediclionè, aefapièntta tua rore pdrfunde <> quatti
heatus David ex Pfalterio Salomon filius ejus te remune-
rante percepii de Caio * Sis ei contraacies Jnimicorum lori-
ca i in adverfis balea , in profperis fapientia , in Proteo! io-
ne , clipeus fempitemus ; & prof a, ut Gentes UH teneantfi-
dem i Proceres y atque optimates fui habeant pacem , ditte
gant Charitam , abjiìneant fé a cupiditate , loquanturju-
fìitìam, cuflodiam, Veritatem , & ita Populus ifle pullulenU
coalitus benedicìtone Trinitatis^ut fempet maneant tripudiane
tes
16 DELL' HTSTORIA Dì NAPOLI
tes , armi s gaudente s , $* in pace Vici ore s . P*r Dominum
NùJìrumJefumChrìJìum . #. ^w^w .
Quefta orazione finita , tutti a federe ne' loro luoghi
ritornarono , e nel defìro lato del Re , nello fcabello fede
D. Federigo iùò fratello , veftito di drappo nero , apprefTo
fede D. Ferrante Principe di Capua vefiito di broccato fo-
pra rizzo , & alla finifìra il Signor Virginio Olino gran
Contefìabile del Regno di broccato fopra rizzo veftito ,
appiefìb fede D. Goffrè fuo genero fimilmente dell' ifìeffo
broccato vefìito i e prima che altro fi facefTe , il Re chia-
mò D. Ferrante fuo figliuolo Principe di Capua , e no-
minandolo Duca di Calabria , li pofe il fuo Cerchio Duca*
le di oro in tefìa , e tofto fé fpargere dal fuo Teforiero Ie_^
nuove monete , che cognare avea fatte a tal fine , come fi
dirà; poi 1' Arcivefcovo fi lavò lemani, & afcefo nel!'
Altare , feguì la Meffa fino alla Comunione , avanti la qua-
le uno de i principali Vefcovi con la Mitra tolfe la Pace ,
& accompagnato da due altri Prelati , ia portò a baciar*
al Re.
Et avendo funto il Sagramento , & il Sangue V Arci-
vefcovo , il He fi accollò riverentemente all'Altare , & in-
ginocchiatofi col capo dilcoperto con fommeffa , & intelii-
gibil voce, dilfe il Confiteor Deo>e detto il Metropolitano
fopra il capo del Re il Mifereatur tui , &c» & Indulgen-
tiam , &c. e fattogli il legno della Croce , comunicò il
Ee , con dir folo quelle parole : Corpus D. N. &c* e bacia-
togli avanti la mano , come è il folito , dopo l' ifìeflo Me-
tropolitano li die la Purificazione nel Calice ; e fé ne ritor-
nò al fuo luogo nel Talamo ; e feguendo il refto della Mef-
fa con la Mitra, fi lavò le mani , e con una ifìeffa concludo-
ne con l' orazione del giorno, diffe quefia per ii Re .
Beus^qui adpradicandum aterni Regni Evangelium^
Romanum Imperium praparajìi ; Pretende famulo tuo
Alphonfo Regi nojìro arma ccclejìia , ut pax Ecclefia nul-
la turbetur tempejìate bellorum . Ter D. N* J. C &c .
Fini-
LIBRO SETTIMO, ir
Finita Ja Meffa, J'Arcivefcovo donò Ja folenne benedi-
zione , & iJ Re con Ja fua compagnia , andò all' Altare a;
baciare ie mani al Cardinale , & aJP Arcivescovo, & offer-
fé all' Altare 400. Sirene di oro , di cinque feuti I' una , le
quali furono divife a i Minifìri della Melfa : poi Sui Mae-
flà fece molti Cavalieri 1 il che finito, fi Tuonarono le trom^
be , le campane , & altri iftrumenti con mirabiJ gridi di tut-
ta la moltitudine , che afibrdiva il Mondo , tutti più vol-
te , dicendo , viva il Re Alfonfo ! e finite tutte quefte ce«>
rimonie , il Re fu vefiito di uno gran manto di broccato ,
& ufcì di Chiefa con gran catena di Baroni , e Prelati , &
afeefo fopra un cavallo leardo guarnito di gioje , perle di
mirabil lavoro , e con la Corona Regia nel Capo , s* invib
verfo il Cafìelio nuovo, pattando per gli Seggi con tal ordi-
ne \ Primo procedevano i Naccari , e Tamburri , fopra__*
i Cameii con gran quantità di Trombette, Pifari , & altri
ifìrumenti muficali tutti a cavallo , e di feta veftiti con le
Eeaii infegne , fonando a vicenda con beliifììmo ordine •
Seguiva poi una gran quantità di Dottori , Giudici ,
& altri Ufficiali ; dopo andavano 34. Baroni , e Signori di
VafTalii , la maggior parte con vefìe di drappo di oro bene
a cavallo : dopo j quali veniva un bel concerto di rifonanti
Pifari , con altri iftromenti muficali , che all'orecchie de-
gli afeoitanti non poco diietto porgevano i Veniva dopo
quefti Francefco Visballo Catalano, Regio Teforiere con_j franta
due gran borfe di velluto violato avanti cavallo , piene dì^C0„VI{"
moneta di oro , di argento , e di rame 5 e quelle in ogni „i0 Tefaé
contrada > in fegno di giubilo , e di allegrezza in mezzo leriera .
turbe delie genti largamente buttava: ove ogni volta dal-
la moltitudine fi udiva a gran voci gridare : Viva il Re
dtfotifo, viva il Re Alfonfo, la cui moneta fino al ^oMonete
tempo fi è veduta andare in volta j e quelle di oro erano di del Re
tre maniere, cioè una di valore di cinque ducati , chiama- l4l^nJ^
ta Sirena , che da una parte avea la tetta dei Re coronato
col fuo nome attorno ì e dall' altra parte vi erafcolpita
Sum.Tam,V. C la
i8 DELL'HISTORIA Ùl NAPOLI
Ja Sirena con V ifcrizione, che diceva : Coronatasi ut legit-
time certetur\ L' altra era di due ducati, & avea da una
faccia iJ volto del Re coronato, col fuo nome attorno , e
dall'altra faccia era l'Armellina col motto del Re Ferrante,
come di fopra è detto : La terza moneta di oro era di urt_»
ducato con la medefima iraprefa . Le monete di argento
erano di tre maniere, cioè coronati di grana ti. che erano
di due forte , il primo avea da una faccia la Croce di Geru-
falemrae con il nome del Re attorno, e dall' altra faccia
era l'effigie del Re fedente in Maeftà,il quale avea dalla fua
defìra un Cardinale , e dalla finiftra 1' Arcivefcovo , che lo
coronavano , con tale ifcrizione attorno , Coronatus quia
legitime certavit . L'altra moneta era di fimi! valuta , co-
me fi è detto , che da una parte fi fcorgeva 1' effigie del
Re fedente in Maeftà con lo Scettro, e Mondo nelle ma-
ni , col Cardinale , & Arcivescovo che il coronavano con
quella ifcrizione % Manus tua Domine coronavit , & unxit
me: Dall'altra era San Michel Arcangelo con ia lancia
che feriva il Dragone , che gli era fotto i piedi con tale
ifcrizione, Alphonfus II, Dei grati a Rex Si ci lice Hieru-
falem , et Ungarici? , l'altra era di cinque grana , qual fi
nominava Armellina, coll'ArmeUino fcolpito , e col mot-
to che già fi è detto della moneta del Re Ferrante , e dal-
l'altra faccia avea l' infegne Aragonefe col nome del Re
attorno. L' ultima moneta era di rame nominata Caval-
lo , perchè da una faccia era fcolpito il volto del Re col
fuo nome attorno, e dall'altra era un cavallo contale
ifcrizione attorno , Mquitas Regis , lati ti a Populo . Del-
ie quali monete di argento , e di rame ne fono al prefente
alcune in mio potere ferbate . ApprefTo il fuddetto Te fo-
riero feguiva la gran Guardia del Re con gran copia di Scu-
dieri a piedi con gippone di raio verde , e cappotti di da-
mafeo lionato : dopo quefìi venivano gli Eletti delia Cit-
tà con belliffimo ordine veftiti con robboni di Velluto Cre-
mi fino , foderati di tela d'oro, bene a Cavallo , innanzi
de'
LIBRO SETTIMO. f 9
de' quali andavano a piedi 12. Portieri veftiti di feta del-
la livrea di Napoli, con baffoni aurati nelle roani* apprettò
feguivano cinque principali Baroni ben a cavallo, quat-
tro de' quali erano veftiti di broccato d' oro , & uno di fe-
ta , dai quali erano portate alcuni pezzi delle regali inte-
rne , e ciascuni di etti avea attorno quattro ftaffieri vediti
di feta di bellifiìma , e differente livrea \ Il primo de'qua-
Ji era il Conte di Brienza , che portava lo ftendardo Reale,
Il fecondo era Raniero Galano che portava lo feudo di ar-
gento , 11 terzo era il Marchete di Martinez , che portava
T elmo di argento , 11 quarto era il Conte di Muro, ve-
ftito di drappo di feta , che portava la fpada ignuda guar-
nita di oro , e di preziofe gemme, Il quinto era il Conte
di Maddaloni con il Mondo d'oro tutto gemmato *, appref-
fo veniva il gran Cancelliere , il quale portava lo Scettro
reale di oro lavorato , e gemmato: dopoi feguivano due
Sinifcalchi veftiti di drappo di feta , & a piedi gran molti-
tudine di Paggi, & altri uomini della Corte, veftiti di drap-
po di oro , e di feta : dopo cavalcava Sua Maefla , fotto
un ricco baldacchino di broccato con le Reali infegne , e
con altre belle imprefe dai feguenti Cavalieri fofìenuto ,
cioè Virginio Orlino gran Contefìabile , Alfonfo di Avolos
Marchefe di Pefcara gran Camerlingo , il Conte di Fondi
gran Protonotario , il Conte di Potenza gran Sinifcalco ,
Antonio Piccolomini Duca dì Amalfi gran Giuftiziero , e
Bernardino Villa Marino gran Ammirante , i quali anda-
vano tutti con velie Ducali di Scariato , con berrette del
fimile drappo foderato di Vajo , al freno dei Cavallo rea-
le , & alla ftafla andavano altri degniifimi Signori , dietro
andava il Maeftro di Stalla con vefte di drappo di oro fo-
pra un fuperbo Cavallo con quattro paggi del Re , attor-
no i quali cavalcavano bellifìimi Cavalli morelli , con for-
nimenti Reali i feguiva poi Don Federico fratello dei Re
con il Duca di Calabria, con i quattro Ambafciadori gì*
detti di fopra ; dopo veniva Don Goffrè Borgia con due
C z Vefco-
tó DELL5 HISTORIA DI NAPOLI
Vefcovi , e tre Cavalli menati a mano di gran bellezza,
con fornimenti di gran valore . Seguiva poi numero infi-
nito di Cavalli , Gentil' uomini , e ricchi Cittadini ,
tutti bene a cavallo , afcendeva tutta la Cavalcata al nu-
mero di dieci mila perfone , e più j e pattando il Re per
avanti la Chiefa di S. Agoftino , Gio: Carlo Tramontano»
Maefìro della Regia Zecca avendo fatto fotto una delle fi-
nefìre del Palazzo della detta Pegia Zecca i'Imagine d'Or-
feo con la lira , che con grande artificio fonava , & avea le
fiere , e li falli che lo guardavano ; e teneva anco un Cor-
no di divida , il quale al pattare del Re, il Corno con gen-
til' artificio sbottò molte monete fopra al Popolo , di oro ,
e di argento ; la maggior parte di ette furono Armelline ia
grandifiima abbondanza,che parve una gran pioggia . Giun-
to poi il Re nel Cafìel Nuovo, fu dato fuoco al gran numero
dell'artiglierie , che fu fiupenda cofa ad udirle j e per tutte
Je CafìeJie , e cafè della Città fi ferono copiofi luminarj 5
intanto che la Coronazione di quello Re fuperò ogn' altro
Re Napolitano : e compiute le cerimonie della Coronazio-
ne, tutto quel giorno, & il feguenie ancora fi flette in fefìa,
giuochi , e tornei. Poi il Cardinal Monreale ritornb in Ro-
ma , ben regalato dal ke Alfonfo j rimanendo in Napoli»
Don Goffrè con la fpofa , il quale vi dimorò alcuni mefi •
Ma perche ogni giorno fi udivano i preparamenti grandi del
Re di Francia contro il Regno di Napoli , il Re Alfonfo an-
corché aveffe il Dottor Antonio di Gennaro Ambafciador
in Milano, vi mandò anco Ferrante di Gennaro fuo fratello
ad efortar Lodovico il Moro , che non voleffe alla venuta
àe\ Re di Francia confentire : Fé perciò anco molte prepa-
razioni nella Città, & in altri luoghi del Regno,ove più par-
ve bifogno ; e tra V altre fé una fortezza fopra il Porto di
Eaja per djfenfione di Pozzuolo,la quale in fin'a'noftri tem-
ere/fi» P* A vec^e, e fi chiama il Cartello di Baja ; e defiderofo ave-
dì Baia re qualche ajuto dal Papa , cercò abboccarli feco , in tan-
edijìeato. t0 cne ne] gfte fa Giugno dell' anno ifteffo, il Pontefice con
la
LIBRO SETTIMO. xr
Ja fua guardia , e tre Cardinali, cioè Giorgio Portuofb
Vefcovo di Ulisbona, Giuliano Romano titolato di San
Giorgio , e Cefare Valenziano figliuolo di eftb Papa tito-
lato di S. Maria Nuova , venne a Vicovaro , ove anco fi ri- .
trovò il Re Alfonfocon molti Baroni, e con mille foldati, nunt9
nel cui luogo iJ Papa con il Re fletterò tre giorni , e fi con- del pafs
clufe lega tra elfi , e i Fiorentini contro il Re di Francia*, 'Affa
qual lega poi fi rifolve in fumo , perchè il Re di Francia
calò tanto potente , che ciafcuno li fé ampia ftrada .
Qui contiene dir la cagione , che molle Lodovico il uApi
Moro a chiamar il Re di Francia all' acquifto dd Regno di a Mero'
Napoli , del che fi è detto, che fu gran cagione della mor- ' * ^
te del Re Ferrante Primo 5 però ritrovandofi effo Lodovi-
co Governator di Milano , come Tutore di Gio: Galeazzo r. ,
Sforza fuo Nipote , figliuolo di Galeazzo Maria fuo fra- Galeazzo
tello, amendue figliuoli de] Duca Francefco , e per la fua_a sJ°r*a>
ambizione gli rincrefciva iafciar quel Governo : e fé bene jJl^no
il Nipote era di anni 24. lo teneva di tal modo oppreffo ,
che il povero Giovane non avea animo di mofìrar con fat-
ti , ne anco con parole di efter Duca di quello Stato '-, Avea
quefìo Giovane per moglie Ifabella di Aragona, figlia del
Re Al fon fo Secondo, la quale efTendo generofa Signora ,
fìon potendo fofFrire che il marito in quella vita più che_j
privata viverle ; più volte al Re Ferrante fuo Avo , & Al-
fonfo fuo Padre ne die ragguaglio , acciò qualche efpedien-
te fi pigliafiTe fopra tal fatto •, I quali più volte deliramen-
te Lodovico fuo Tutore ne ammonirono : Ma egli, che_j _ , .
del tutto bramava farfi Signore afloluto di Milano , poco sforza
dì ciò fi curava j e fperando avere il fuo intento con tenere chiama
Re
il Ke Ferrante occupato nelle Guerre , chiamò all' acqui- 5;*/,.*
fio di Napoli Carlo Re di Francia, il quale, come erede del* da all'
Ja famiglia Angioina, vi aveva gran pretendenza ( ficcome ^"^ff
è detto di fopra ) Carlo ancora effendo follecitato fovente >/.
dal Principe di Salerno *, quale come fi è detto , appretto^'*, s-
lui fi ritrovava 5 rifoluto dunque di far tale Iroprefa, aven 55&"*'
QO taf» 3.
zz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
do fatto un grandifllmo apparato di Guerra nel!' Autunno
1494. in perfona potentiflìmo calò in Italia 5 e per mare fé
condurle in Genova quantità grande di Artigliane di tan-
r^rr/^;ta, e tal grandezza , che già mai Italia le fi no ile vedute
origine avea , Quefìa peflìma pefìe di Artegliarie ebbe ilfuoori-
J3é?« gine in Germania , ritrovata da un Alchimifìa Tedefco
intorno l'anno 1369, & in Italia la prima volta pofìa in
ufo da' Veneziani nella guerra ch'ebbero con i Genovefi
Lodovico J* anno 1380. Ma ritornando a Lodovico Sforza , dico che
perchè la cagione di efler egli chiamato il Moro, non fu per con*
Piumato10 ^e* ^u0 bruno colore che tal era , ma per rifpetto del-
Moro. J'Imprefa dell'Albero Celfo , detto latinamente Moro , per
che dimora più di ogni altro a mandar fuora le fue foglie j
quale Albore , egli per fuperbia portava , fignificando la
fua Prudenza , ch'egli diceva in lui regnare ; Che fiecome
albore queir Albore per naturai fuo Minto all' ora comincia a_s
deicei/o fiorire, & a mandar fuori le frondi , e frutti , quando la
ma***' Cagione dell' anno e firmata al caldo, che più non ha paura
di tempefìa , così , diceva egli , aver fatto che all'ora fi era;
Lodovico fc°verta a pretendere il Ducato di Milano , che di ragio-
sjorza ne a lui diceva appartenere, e non a Giovanni Galeazzo
ìegntì- fu0 Nipote 5 quando conobbe non potergli fcampar dalie
inamente . r. ,* , • r • .rr • t_ r J
pretende mani : la qual pretendenza era in ratti affai ben tondata in
hjiato Jure , concionacene quella è una vera fpofizione legale ,
ill*~ che fé un uomo che ha la fua moglie, e figli nati da quella ,
conquida dopo alcuno Stato , o Regno, & allora genera
un figliuolo, la fuccefiione di quello Stato non fi deve ai fi-
gli primi nati per conto della primogenitura , ma fi deve
al nato dopo tal acquifìo , E perchè nel tempo che Fran-
cefeo Sforza acquifìò il Ducato di Milano, era già nato Ga-
leazzo Maria, che fu padre di Giovanni Galeazzo , e Lodo-
vico nacque dopo V acquifìato Dominio, ne feguita che
dovea legittimamente fuccedere Lodovico , e non Galeaz-
zo . Nell'anno poi 1466. morto il Duca Francefco gli fuc-
ceffe Galeazzo Maria fuo primogenito , il qual viffe fino al-
l'an-
no
LIBRO SETTIMO. *3
Panno 1476. e morendo Jafciò tutore di Giovanni Ga-
leazzo fuo figlio eh' era di anni 9. iJ detto Lodovico fuo
Fratello, e Zio del figliuolo , il quale venuto nella pre-
tendenza già detta, fi feoverfe capital nemico di tutta Ca-
fa di Aragona , li cui progredì nel fuo luogo diremo . In
tanto venuto Cario He di Francia in Italia, fu a'14. di Ot- Carlo in.
tebre dell' anno predetto ricevuto in Milano da Lodovico p'*'^
con fefta , & applaufo grandifiìmo; & il feguente giorno/» mìu-
entrò nel Cafìello , e vifitò il Duca Giovanni Galeazzo *°*
eh' era ammalato nel letto , ove anco ritrovò Bona fui
Zia, e Madre di Gios Galeazzo , la qual era forella di fua
Madre , amendue figli di Lodovico Duca di Savoja : &
avendo il Re dette alcune parole piene di amorevolezza al
Duca fuo Cugino , & a fua Zia, fi licenziò -, & il feguente
giorno fi partì , feguito dal Moro alla volta di Piacenza-* *
SuccefFe poi ali! 21. dell' ideilo mefe ài Ottobre che mori ^orte dì
il Duca Gioi Galeazzo il Martedì all' otto ©re, e fu da tut. G/V. Go-
ti creduto efTere fiato avvelenato da] Moro fuo Zio , e la- len22° ,
fciòlfabella fua moglie con tre figli, cioè Francefco di an- ^illyt0[
ni cinque, Bona di anni tre •> e Ippolita di mefi io. Intefa 1494*
da Lodovico la morte dei Nipote , con grandifiìma fretta
ritornò da Piacenza in Milano 5 e fatto chiamare nel Ca-
mello tutti i Gentiluomini , e Primarj di Milano , fé loro
una lunga orazione,concludendo,che Francefco figliuol del
morto Duca per la poca età, per molti anni non poteva ef-
fere abile a reggere quello Stato;e che avendo effi per lunga ^.
fperienza conosciuto la fua integrità , & amorevolezza, do- ifabeiu
veliero accettare lui per vero Duca j tanto più che a lui le- D^chefa
gittimamente fpettava per molte ragioni , che fpiegate gli , ;
aveva : finalmente fu da tutti accettato , e gridato Duca ,
e con queJP applaufo egli tofìo cavalcò , & andò alla Chie-
fa Maggiore con tutti quei Signori , ove fattofi le folite_s
cerimonie , ritornò nell' iftefTo modo a cavalcare per tutta
la Città , e fu in ogni contrada gridato , e falutato Duca
con fella grandiffcma 3 e ritornato io Cartello, ordinò P efe-
quie
no
*4 DELL9 HI STO RIA DI NAPOLI
quie del Nipote , iJ quale nella feguente mattina fu con
trecento torcie , e con tutta Ja Chierifia portato a fepellire
nella Magior Chiefa veflito di broccato di oro , e con bir*
retta Ducale , e con Jo fcettro alla defìra , e te fpada nella
lìnifìra j e dopo che fu tenuto tre giorni fopra Ja Terra,. fu
onorevolmente fepoko appretto i fuoi predeceftbri dentro
una gran caiTa , coverta di broccato , ove poi furono pò-»
fìi li feguenti Epigrammi .
Dux Pater enfe perii , rapuit me dira Veneni
Sorbi ti 0 , qua Dux tertius arte cadit ;
Debuerat natus ligurumfuccedercfceptro
Comprimat exardens hoc Jovis ira nephas §
Che in volgar così dice.
Cadde di farro il "Padre mio gran Duce t
Empio veleno a me tolfe la vita ,
A morte il terzo%rte]ìmil conduce %
Che lafucceJJJon V ha probi bit a
Di Genova \ così pojfa punire
U ira del Ciclo il federato ardire 9
Dux ligurum pater hic ferro , natufque veneno
Morfque reum fequi tur primum^mox fata fecun*
dum •
Li quali ridotti in volgare , così fi leggono •
Di Genovefi Duce il Padre uccife
Ferro , e 7 figliuolo fuo crudel veleno ;
Il primo error , r altro dejtin conquife .
La Dncheffa Ifabelia di Aragona fconfolatifiima del-
h morte ed fuo caro marito , fi ritirò con li figli , e con la
Duchef-
LIBRO SETTIMO, »;
Ducheffa vecchia in uno appartamento neJJ'ifìefTo Cafìello:
ma non vi flette moito , perchè il Moro ia dilcacciò con le tt*t*M
due figliuole , e fenza reftituir li centomila ducati che por fa^r^f%
tò di dote al marito , ritenendofi appretto di fé i 1 tuo ni- Maavo, e
potino Francesco , il quale non moko dopo mori > & ria v' ::e in
bella quafi nuda con le due figliuole fi conduce in Napoli >
e buttandofi ai piedi del Padre , n' ebbe il Ducato di Bari .
in luogo della perduta dote , augnandoli anco per fua abi yu
JCCtnio
tazione il Gattello di Capuana . E ritornando ai he Allori trance-
fo , ii quale tra gli altri preparamenti , che fatti aveva , fu^'° ^or"
un' armatadi 64 Vafcelli cioè 34. Galere , due Fufte , 4.'
Galeoni , 4. Navi , & 20. Bregantini ben forniti di folda-
ti , Artegìiarie , e monizioni , della quale fé Capitan Gè- Je°dli
nerale Don Federigo luo fratello , e lo mandò verfo Geno Re M»
va j e dell' esèrcito per Terra fé Generale Don Ferrandino^**
Duca di Calabria fuo Figliuolo , con la guida però di Vir-
ginio Or-fino gran CfcntefiabiJe . Nicolò Orlino Contedi
Pirignano, e Giovan Giacomo Trivulfi Milanefe, Capita-
ni firenuifTirni , e lo mandò nella Romagna a refifier alia
irangua.-dia del Re Francefe : e giunto a Bert inoro , fé una
gran battaglia con Monfìgnor di Obegni Capitan Francefe,
rimanendo gii Aragonefi perditori $ ij che inrefo dal Re
«Alfonfo , ordinò aj figliuolo, che mandafle i'efercito a Ca-
pua & egli ne andarle in Roma a ritrovar il Cardinal Afca-
nio Sforza fuo Zio, che inlìeme ragionaffero ai Papa , come
fcrive il Ferrari, che non avendo da lui avuto quel foc
corfo che fperato ne avea , almeno ne aveffe con figlio di JtZonìo
quel che far fi doverle : IJ Papa che fi vedeva il Re France- Ferrari .
fequafi su le porte di Roma, avendo bene il negozio rumi-
nato con il detto Cardinal Afcanio , diede la rifpofta 'm^Conjtglh
ifcritto , fuggellata, & era quella ; che fé il Re voleva *%'%**
che il fuo Regno non ufcilTe dalla fua Cafa * dovelTe rinun-yUyò //.
dare al fuo figliuolo D.Ferrandino > aitrimente né egli,
ne il figliuolo ne farebbe padrone : ma prima che ii Papa
delle licenza al Duca , avendo nella mattina di Natale ce-
Sum.Tom.V* D lebrata
t6 DELI/HISTORIA DI NAPOLI
^J^r^- Jebrata *a Metta ne^a ^ua Cappella, chiamò a fé il Duca , e
Tapa cm H potè in tefta una biretta di velluto fodarata di Vajo , con
T errante un rivolto delf'ifleiTo vajo ,e li cinfe Jà fpada, inveendolo
CaUbrfa. de* Ducato di Calabria , per farlo legittimo fucceffbre del
' Regno , con fintili parole l'uno , e l'altro lagrimando . Du-
ca , figliuol noftro cariamo andate , e ftate di buona voglia,
che tenemo fperanza dell'eterno Iddio che ci ajuterà , e^»
dandogli la benedizione , fé gli ofFerfe in ogni fua occor-
renza , il Duca baciato che l'ebbe r piedi, tolfedal Papa li-
cenza , t montato a cavallo, con il gran ContelìabiJe , il
Conte di Pitigliano, & altri Capitani, nell'ultimo di De-
cembre del 1494* come feri ve il Guicciardini , e con 1 yoo.
Guicctar* foldati che feco avea , con gran fretta ritornò in Napoli ^
diw . ©ve attefe col Padre a fare grandiffimi preparamenti* Letta
che ebbe il Re Alfonfo la rifpofta del Papa , ne rimale am-
mirato; ma quando in tefe,che il Re di Francia contra voglia
di Sua Santità era entrata in Roma , fi giudicò inferiore di
forze a refifìer ali* empito Francefe 5 e conofeendo anco che
per fua afpra natura , da' Popoli , da' Baroni del Regno
molto odiato era; determinò efeguire il configlio del Papa,
e del Cardinal Afcanio fuo Cognato,di rinunciar al figlio il
Regno , il quale per gli fuoigentiiiflimi cof/umi, da tutti
^rifutt- amato> t defiderato era; laonde a* ai, di Gennajo del 1491»
tiati' Re* lo chiamo a se nel Cafìello nuovo ove abitava , & infieme
gno ai fi- ja Regina Giovanna fua Madrigna,dicendogli quanto di fare
*/wi" rifbluto avea , per volere adempire un fuo voto fatto già
per molti anni addietro di ritirarli a vita Religiofa con i
frati del Monafìero di Mazzarain Sicilia , ove determinato
avea di finir la vita, & il Regno rinunciarlo ad elfo figliuo-
lo,fperando,che farebbe miglior fortuna, che egli avuto non
avea . Allefue parole il Duca con la Regina li furono a pie-
di,pregandolo con infocate lagrime che ciò far non dovertet
ma egli dimoflrandolo con profonde parole , che la neeeflì-
tà lo (ìringeva cosi, per falvar fua anima,come per confervar
il Regno a' fuoi Poderi: il che detto, tacque ogni uno,
e nel-
LIBRO SETTIMO. %7
« nella fegucnte notte il Re fé ne pafsòcon tutte le Aie più
prtz.oie cofe nel Cartello dell' Ovo , acciò tulle più fpedi-
toal partirli da Napoli ; e neJJi 23 dell' iftt-lio mele per
pubblico iltromento nel detto Cafìeilo dell'Uvo, rinunciò il
Regno al ino figliuolo Ferrandmo,Uucadi Calabria, e Vica-
rio Geneiaie del Regno , il quale non paliava 24 anni*
Quai rinunza fu fatta con tutte le iòlennità , e claulole
opportune , e biiògnevoli , ove intervennero per te/timonj
gi' infraicritti , D. Federico di Aragona Principe di Alta-
mura fuo fratello , l'Eccellente Signor Pafcafio di Arca-
lon, Conte di Alife,Ecceilente Signor Alberico Carafa Con-
te di JVlarigliano , V Eccellente Signor Marino Brancaccio
Contedi Noja,il Signor Antonio di AJeffandro Vice Pro-
tonotario, il Signor Giulio di Scoviatis Luogotenente,*
della Regia Camera il Signor Andrea di Gennaro , il Si-
gnor Giovanni di Sanguine, il Signor Antonello di Serico,
detto Picciolo , il Sgnor Luigi di Cafal Nuovo , Secreta-
rlo 5 E fìipulato che fu 1' lftromento , il Re mandò lettere
per tutte le fue Terre , dicendo voler andar in Peregrinag-
gio , e che avea Jaiciato il Regno al figliuolo j e Ji pregava
che l'omaggio, che a lui giurato a veano , lo giurafTero ai fi-
gliuolo, a cui fi apparteneva elfo Regno 5 Poi ritiratofi nel
Monifterodi Monte OJiveto,vi flette alcuni giorni; & aven-
do fatto imbarcare fopra cinque Galere, due bregantini , &
una fufìa , le co fé fue più care , con gran quantità di dena-
ri , che in tutto valer poteano da trecento cinquanta mi-
la feudi; Alii tre di Febbrajo fi partì dal CafielJo dell'Ovo,
da ove andatofene a Mazara in Sicilia, eh' era della Regina
Giovanna fua matrigna , & ivi ritiratofi ad una di vota , e
e fanta vita in minor termine di io. mefi finì i fuoi gior M)rtedel
ni. Imperciocché divenuto quafi ettico , li fopraggiunfe.J* ^-
una poltema su una mano , & alli 19. di Novembre 1495 JniJ" lI'
morì , avendo villuto anni 47. & 14. giorni , e regnato
un anno meno due giorni, aJIì 2 1 . poi del detto fu con rea-
li efequie ftpoito nella Maggior Chiefi di MefTma in un
D z bel-
28 DELL5 HISTORIA DI NAPOLT
belliflìmo Sepolcro con li due feguenti Epitaffi latini.
Alphonfum Li buina diìifugis arma gerenteni
Moxpofitis quanam gloria ì fraude necas .
Che in volgare dicono così •
Lungo Morte crudel tempo fuggi fi
Alfonfo armato , or eh* ei depone V armi ,
Con frodi ecciti , indi che gloria acquijìi .
IJ fecondo Epitaffio,
Arripuere mihi Regnum mihi Juppiter ,<& Mars
Bella gerent terris nate repelle Duces .
A fi ego teiìa Deum propero ex hac urbe pulleris •
Decietùm è calo vel tibi regna dabunt •
In volgare dice .
W ban tolto il Regno , a me fa guerra Giove 9
E Marte in Terra , o figli i Duci Infidi*
Caccia via , che a9 celejii tetti muove
L' ali lo Spirito mio da quejii lidi .
Scacci errante \ ma fé virtù /' ingegni
Cpr^r farai ripojìo ne' tuoi Regni .
Di quanto portò il Re AJfonfoin Sicilia non vi fu tra-
vato più dopo Tua morte che i yo. mila ducati di contanti ,
e 5*0. mila di oro, quali ai Re Ferrante fuo figliuolo. porta-
^r% lì ^urono * ^u anco detto 1 che la rinunza del Regno fatta
pwxza ^ ^e alfonfo al figliuolo , non fu tanto per il configho
fatta dal datogli dal Papa , e dal Cardinale Sforza , come di fopra
Mfrv. e ^ett0 » ma Per J° gràndiflìmo fpavento, che prefo avea
della novella che gli reco il fuo Medico , a cui io fpirito dei
Re Ferrante fuo Padre, difle.efTergJi apparfo, dicendogli com
minacciofe parole, che da fua parte diceffe al Re Alfonfo »
che non fperafle di refifìere a) Re dì Francia, perchè la Pro-
genie Aragonefe il Regno perder doveva , e per le loro
enormità effer efìinta ; il perchè fi potrebbe giudicare , che
ti*'** parte tufferò fiate quelle ufate contro li Baroni del Regno
•*t- 4- dal detto Re Ferrante a peifuafione di effo Alfonfo? Fu dun-
que
LIBRO SETTIMO. 29
quequefto Ke Alfonfo dal volgo chiamato il guercio, per ca~
gione che avea un occhio fignato j la cui nuura , e degli
altri, che così Ugnati fi veggono , fono pettini in tutte le
Joro' azioni , dalla cui fperienza nacque quel Proverbio "P«wr>/c
latino tanto divolgato , aftgnatis cuvex & un'altra nella
nofìra età all' iOetto proposito ditte .
Nulla jìdes gobi s , nec minime evedere zoppìs %
Si guerci us bonus e lì s Inter mir acuta feri he .
Finalmente quefìo Re Alfonfo ebbe per moglie Ippolita Mt)gUey 9
Iviaria figlia di Francefco Sforza Duca di Milano , Ja qua>*^/< del
Je mrrì a 20. di Agofìo del 1488. e fu fepoita nel tèguente*^^
giorno nella Chiefa dell* Annunciata in una gran cafsa co-
verta dì velluto cremifino con Croce di bloccato , delia
quale Alfonfo n'ebbe tre figli, cioè Don Ferrante Prin-
cipe di Capua , e poi Duca di Calabria , Don Pietro Prin.
cipe di Foiiano, che morì piccolino nelli 17. di Febbrajo
1491. e fu itpoito nella Chiefa di S. Maria della Nova , e
Donna tfabella Duchettadi Milano 5 di non legittime mo ferTATÌ %
gli , come nota il Ferrari , ebbe Don Alfonfo M-uchefe di
Veieglia , DonCefare, che fu Viceré in Calabria , Don-
na. Sancia moglie a Don Goffrè Borgia , e Donna Costan-
za moglie di Gioì Giordano Orfino , de' quali naque Na-
polione Urjfino detto V Abbate , che morì poco appretto
del facco di Roma , e per la gran divozione, che quello Re VoìmHm ^
avea alli Monaci Benedittini , donò molte rendite al Mo- c<ip. ***
nafìero di Monte Oiiveto, fondato già per innanzi da Go-
neglja Origlia , nella cui Chiefa , fi feorge la vera effigie di
etto Alfonfo , e del Re Ferrante fuo Padre , tanto maravi- m
gliofamente fcolpite , che pajono a' rifguardanti veramen- ff^L*
te vive ♦. Diede anche principio alla nuova Chiefa de* Mo-/^/, , «
naci Cafinenfi , che fé gli altri anni regnato avette, tuuar»R?Fef*
étì fuo compita J'averebbe, non pareodogli convenevo
le, che due Corpi di sì GJoriofi Santi giacer dovettero inS.*#»„
sì picciole Chiefe, cioè S. Soffio Martire , e S. Sé verino „,mewrfJ
Abbate, de' quali fi dira nel fuo luogo: edificò anco vi Voium.u
30 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
t
vendo il Padre due bellifsimi luoghi , uno dentro la Città
appretto la Cbiefa dell' Annunciata , con beilifsime danze,
giardini , fontane , e bagni , ne' quali egli con la fua Cor-
. te fòvente dimorava , quale luogo volgarmente fu chiama-
pushejfa, lo JaDucbefla perefTere edificato dal detto AJfonfo,mentre
era Duca di Calabria : Poi a* nofìri tempi quello luogo , ef-
fendo (fato concetto a diverfe perfone , vi hanno edificate
beilifsime , e comode abitazioni , con belle , e dritte ftra-
de che veramente per lo fuo gran (ito pare una piccola
Città j con tutto ciò fino al prefente ritiene il nome del
fuo primo Fondatore , cbiamandofi la Duchetta , Siccome
anche un'altro luogo poco difeofìo da quefto non minor fìtot
cinte ! fi chiama l'Orto del Conte, perchè fu il giardino del Con-
te di Maddaloni : 1' altro luogo , che edificò eflb Duca di
Calabria , fu fuori Porta Capuana , lungi circa un miglio
m%£9, dalla Città, e lo chiamò Poggio Reale, ove fece un bel
Palagio con beilittime fìanze , facendovi dipingere la guer-
ra , ovvero congiura de' Baroni , con art jficiofi giardini ,
con fontane deliziofittìme , dando in effo luogo il pattag-
gio difeoverto all' acqua della Volla , che per Acquedotti
entra in Napoli , opera veramente reale , e memorabile %
che infino a noftri tempi la fontuofa , e reale fpefà coru
piacere fi feorge ; Nel cui luogo ufava effo Duca , e così
continuarono i fuoi fucceffori Aragonefi per ciafeun anno
alli 2. di Giugno andar con moltitudine di Cavalieri a ce-
lebrare la bellittima fella in memoria dei Natale di effo Du-
ca j & avendo anche disfabbricata la Porta Nolana antica ,
la quale impediva la ftrada , che discendeva da Forcella
alla Porta Nolana nuova : Fé trasferire alcune ftatue anti-
che , ma fuperftiziofe , che ivi erano, e nel detto Pala-
gio di Poggio Reale li conduffe , deìÌQ quale a pieno fi è
LìK a. (jett0 neua vita del Re Corrado •
taf» 9«
DI
3*
DI FERRANTE SECONDO
XXL Re di Napoli, coti la Venuta di Carlo Vili.
Re di Francia nel Regno *
C A P. Il
Vendo il Ré Ferrante avuto dal Re Alfofi-
Co Tuo Padre Ja rinunza dei Regno di Na-
poli y come ài fopra fi h detto* nel feguen»
te giorno , che furono li 24. di Gerìnajo
del 149 y* il Sabbato egli cavalco per la
Città vefìitodi broccato in mezzo dell' Ar-
civescovo di Tàragona, Ambafciadore del
Re di Spagna * e dell' Ambafciador di Venezia , accompa-
gnato da più di eoo* cavalJi , & andò nella maggior Chie-
da , ove ritrovò l'ArcivefcoVO AlefTandro Carrata, veftito
in Pontificale j & efìendoli ftaté fatte le folite cerimonie
cotì il giuramento dell'offer vànza de'Càpitoli del Régno , e
cantatoti con gran folenrtità il Te^)eum taudamus, &C, fu
gridato , e falutato Ré , ton molto appiaufo , & intitolato
Ferrante Secondo , Re di Sicilia, di Gerufalemme , e di
Ungafià ; poi tìeì medefìmo modo cavalcò fbtto urt ricchif-
fìmo baldacchino < foflenuto dà degnifiimi , e Principali
Signori della Città $ e paffando pef gli Seggi della Città ,
ritornò nel Camello , fé poi mettere in libertà i Baroni ,
che erano fìati imprigionati dal Ré fuo Avo , de* quali fi h
detto fopra , refìituendo a quelli loro Stati , tra qua*
li fu il figliuolo del Principe di Roffarto , e di Leonora fo-
rella di detto Re fuo Avo 5 tolfe ancora per fuo Segretario
Giovanni Pontano da Cerreto , in Umbardia , il quale per Girami
avanti Segretario (lato era , & Ambafciadore in Roma di ^d*^**
detto Re Ferrante > & a' z?é deìV iflefTo mefe conceffe , two&Fer.
firmò rana il*
32 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
firmò a' deputati della Città 24. Capitoli con molte Gra>
&***' ,zie in beneficio ài effa Città . Neil' iftelTo giorno Sua Mae-
foncé Ile a ,.» , , , , ,. n ^
Caputa- ita, per provvedere alla guerra, che gli fovraftava del Re di
*?>? Francia con molto fuo ramarico , tolfe l'argento di tutte le
Chiefè della Città , e di quello ne fé batter monete con_j
promeife di reftituirlo , fìccome al fuo tempo fece ; il che
ho cavato da' libri della Confraternita di S. Maria della
^Argento Incoronata cofìrutta nella Chiefa di S.Pietro Martire, ove
cHefetoì ^ *e££e ■> C^e Pre^e un Calice di ella Confraternita per ta-
*o ^I/~ le effetto , e che poi fu pagato dal ritratto del Ji Cenfaii
Ferrame del Sagro Ofpedaie dell' Annunciata % de' quali fi dirà più
IL . oltre.
Ma ritornando al Re di Francia , il quale partitofi da
Milano, venne a Piacenza , poi a Lucca , a Pifa , a Fioren-
za , a Siena, & a Viterbo; e finalmente, come nota il
Eent*rdiS'0T'i0 ? a^ Pr^mo di Gennajo del 1495. entrò in Roma con
no cario .molto ramarico , e difavvantaggio del Papa , il quale fu
cofìretto tra 1' altre cofe ( che molte furono ) concedergli
Zhìmi Zizimi fratello di Bajazette Imperator de' Turchi , che in
jrflietio poter del Papa fi ritrovava , attefo riraafe privo di ducati
del Gran . . i » . . 1
■Zurio . quarantacinquemiia , che ogni anno percipiva per lo trat-
tenimento di quello , dellgnando Carlo con tale occafìone
far 1' imprefa contro il Turco , conquiftato che avelie li
tAntovio Regno di Napoli : quello Turco fratello di Bajazette , che
*ft™e~i da Antonio Francefco Cimi vien chiamato Zizimi , il
T odoro Spandognino lo nomina Zeri , e la cagione , perchè fi ri-
Sfa». trovarle in poter del papa , dicono quelli due Autori , che
dwpùvio. venuto a morte Maometto Secondo, Imperador de'Turchi,
gli fuccefìe Bajazette fuo figliuolo , il quale perfeguitò Zi*
zimi fuo fratello per farlo morire ; ma egli avuto ricorfo al
Gran Maefìro di Kodi , fu da quello graziolàmente accolto,
e dopo molti avvenimenti , fu quello Zizimi da Pietro di
Abbuflon Gran Maeflro di Rodi nell'anno 1488. mandato a
JPapa Innocenzo Vi 11, dal quale in ricompenfa il detto
Pietro ne fu fatto Cardinale 5 e Bajazette intefe , che il
fratel-
LIBRO SETTIMO, jj
fratello era in potere del Papa , mandò a donare a quella__#
Santità per Muftafà iuo Bafsà il ferro della Lancia, che
ferì il Cofìato del nofìro Salvatore, infieme con la Spogna, Lane!*
e Canna , & altre degnjffime Reliquie , Je quali in Coltan- ff*/*J?
tinopoli erano fiate dagli Imperadori Criftiani confervate*, deiJ-
con promefTa anche di pagargli ogni anno per il pafìo del gnomo-
fratello li ducati 45. mila , che fino allora pagato avea al ^IttlTà
Gran Maellro di Rodi per tal cagione 5 & avendo Carlo Hom*.
ottenuto dal Papa quello Turco , lo condurTe feco in Na-
poli , ove poi a' 2 5. di Febbrajo morì di veleno, datogli
a tempo per ordine del Papa per averlo conceffo contro fua Morte di
voglia , comefcrive il Guicciardini , & il Giovio • Peròj^'//^
lo Spandongnino vuol che per viaggio a Capua morifTe ; dngravt
e non in Napoli : il cui corpo fu poi collocato a Gaeta , ma 'lurC0.*
intorno l'anno 1497, fu dai Re Federico mandato in Coftan- cì&Ydino%
tinopoli, per farli amico con Biazette , come feri ve il Dot- Giovh .
tor Ferrari; Or effondo concordato il Re di Francia con ierrart*
M Papa , & avutone in fuo potere il fratello del Gran Tur-
co, com'è detto , a'z8. di Gennajo (ì parti verfo il Regno*
e tofìo s' impadronì dell'Aquila, e poi di Langiano, di Po-
poli , di Monopoli , e di molti altri luoghi del Regno : udi-
ta dal Re Ferrante la perdita dell'Aquila, Jafciò al Go-
verno di Napoli D. Federigo fuo Zio, e la Regina Giovan-
na fua Madrigna ; & incontinente con grandiflirao ramma-
rico andò a S. Germano, da ove ridufle il fuo efercito a Ca-
pua : & avendo ogni cofa raccomandato a' fuoi Capitani ,
ritornò con gran fretta in Napoli ; e chiamati a se tute* i
principali della Città, fé a quelli una lunga Orazione,
mofìrandoJi la rovina grande che farebbe del Regno , e di
tutta l'Italia , fé j Francefì in Napoli fermafTero il piede ;
esortandogli alia difefa ; a cuifurifpofìo che in feryizio
di Sua Maeftà averebbono pofìi tutti la vita ; ma ch'egli
prima andafle a ritener l' inimico addietro , promettendoli ,
che mentre Capua nella fedeltà per fé ve rafie , non avereb-
bono mancato di fare il loro debito ; e dopo che il Re ebbe
Sum.ToìThV. £ mol-
U DELL' HISTORIA DI NAPOLI
molte cofe ordinate , avendo intefo che i Francefi in Gae-
ta entrati erano , egli a' 19. di Febbrajo fi partì per ritor-
nare a Capua > e giunto in Averfa , intefe , che Capua fi era
al nimico data j dzì che fpaventato , tornò indietro, ri-
trovò Napoli in Armi , e che le cafe de' Giudei faccheg-
giateaveano, eftavano rifoluti di darfi a* Francefi j però
il Re ben accorto non volle entrar nella Città , ma per lun-
go giro andò nel Cafìello Nuovo , da ove fé pattare nel
Cafìello delFGvo la Regina Giovanna coli' Infanta , il
Borgia con fua moglie, e D. Federigo il Zio , con tutte
Jecofe più preziofe , e ricche , & a5 zo* di Febbrajo del»
l'anno predetto 1495;. come nota Notar Vincenzo Bollo & il
toj]o^ . Qottor Giacomo Antonio Ferrari , il Redi Francia eifen-
' dofi fermato nella Città di Averfa , mandò un fuo Araldo
jn Napoli , il qual giunto a Porta Capuana, parlò a II i Guar-
diani di quella, dicendo efTere fiato mandato dai fuo Re alla
Città di Napoli , acciò pacificamente gli defìe ubbidienza :
il che udito dalle Guardie , fatto ciò intender agli Eletti
delia Cn- delia Città , qual' erano quefti , Cefare Bozzuto Barone
tà diNa della Fraoia della Piazza di Capuana , Tomaio Pignatello
*8i* * della Piazza di Nido, Gio: Vincenzo Stendardo della Piaz-
za di Montagna , Gio: Cola Origlia della Piazza di Porto,
Lancelotto Agnefe della Piazza di Portanova, i quali aven-
do intefo la propofìa dell' Araldo , ciafcun di loro convocò
Ja fua Piazza , e confutarono quel che far dovettero '■> final-
mente fi conclufe da tutti , che fi aprifiero le porre al Re di
Francia } e deputarono Sindico della Città Giacomo Carac-
j aceto dolo Conte di Erìenze, accio andafie in nome del Baronag-
gi;^;0- gl° •> e della Città a dar ubbidienza al Re Carlo , & a rice*-
co deiu verlo . Era Ara Ido un belliflìmo uomo vefìito di una velie
Jiraido Jun£a a^a francefe con le maniche di rafo murato , femina-
fr ance/e, to di gigli di oro con la barretta , come all' ora fi diceva a
tagliero , & aveva uno feudo dietro con le armi reali , al
colio teneva una gran collana di oro , & nella mano un ba-
ttone dorato con fior di gigli alla punta 5 cavalcava un gran
cavai-
LIBRO SETTIMO. jj
i
cavallo , guarnito di girelli di feu cremifina , &oro ; al
petto portava uno feudo ricamato di oro con le Reali infe-
gne • ÀI comparir di coftui alla Porca Capuana, vi concorfe
gran numero di popolo a vederlo ; ma fopragiuntovi il
Conte di Brienfe già detto , falutò il Francefe , e colui le-
vatali la berretta, rifàlutò il Conte, dicendogli, ch'egli era
mandato dal Re CrirtianifTimo a chieder, che la Città di
Napoli fé gli voglia rendere , e dargli ubbidienza , e che
ne afpettava la rilpofta per riportarla al Re in Averfa : il
Conte rifpofe ; sì , si , che ci vogliamo rendere al Ke_ 4
Carlo, e ciò detto, fece aprir la porta, & intromife l'Araldo
dentro , & voltatofi alle turbe de'popoli , diffe, gridate tut-
ti , Francia , Francia, qual voce effendo fparfa per tutto,
fu cagione che la Città fi rivoltaffe, l'Araldo intefe la buo-
na rilpofta del Conte, e le voci de' Cittadini, allegro ritor-
nò in dietro nella feguente mattina . Gii Eletti delia Cit- CM09I
tà recarono al Re Francete fino ad Averfa,due chiavi, l'una J ì*£rt"
di Porta Capuana , e V altra di Porta Reale , dicendogli {fentate *
che erti gli a veano portato quelle per effe re delie due Por- Cario 0l»
te Principali della Città,e folitedi prefentarfi in fienili cali, tav° *
e con le debite riverenze li baciarono le mani ; quali chiavi
effendo ricevute da quella Maeftà , con allegriamo volto
cavalcò verfo Napoli , & alloggiò nei Palazzo di Poggio
reale } ordite le cofe predette dal Re Ferrandino , non po-
tendo far altro, iafeiò il CaftelJo Nuovo ad Aifonfo di Avo-
Jos Marchefe di Pefcara con 4. mila Svizzeri , & egli ne_*
pafsò nei Cartello deJl'Ovo, da ove con 14. Galere guidate
da Bernardino Viilamarina con tutt' i fuoi già detti fé ne
pafsò al Cartello d' Ifchia , Jungi da Napoli 18. miglia , ?errMt%
ove il Cartellano per nome chiamato Giufìo delia Caudina //. ad
Catalano , tenendo intelligenza con il Re Francefe , ricu^ Jfcbia ì
fava porlo dentro i ma il Re tanto io pregò , cheottenne
pur di entrar foloj ma appena che vi ebbe il pie dentro, ca~
vato io fiocco fuora, ammazzò il Cartellano, e con la Maeftà
che egli raoftrava su '1 volto , fpaventò gli altxi j in tanto
E 2, che
3* DELL' HISTORIA DI NAPOLI
che tutt' i fuoi rimife dentro il Caiìel/o . II giorno feguen-
tc *2.di Febbrajo del 149 j. che fu il Sabbato aai.orail
««r'r. Re Carlo entrò in Napoli , benché il Gucciardini dica un
•Urdini. giorno innanzi, per la Porta Capuana, feguito dai fuo efer-
cito , eh' era di j8. mila perfone , tra pedoni , e cavalli H
ove fu ricevuto da Giacomo Caracciolo già Sindico della
Città , e dagli Eletti anco , e fu accompagnato da gran nu-
mero di Signori , e Baroni Napolitani , & andò per JìLj
Città parlando per gli Seggi. Quivi non e da tacer la parti-
•colar affezione mofìrata verfo quello Re da LanceJlotto
^gnefe,Eletto gii per la piazza dì Porta Nova, il qual glo-
riandoti che la fua famiglia traeva origine da Francia, qui-
vi condotta dal Re Carlo Primo , che cavalcando coftui con
gli altri Eletti avanti al Re , più delle volte fi accodava
al lato di quella Maefìà , e gli moftrava i Seggi con P altre
cofe notabili 5 finalmente il Re avendo cavalcato per la_»
Città, fi cettduffe nel Cafìeilo di Capuana, e li fuoi corteg-
giani alloggiarono indifferentemente in effo quartiero di
Capuana, così nelle eafe de'nobili, comede'popolani. Entrò
il Re Carlo in Napoli con fajó velluto nero con le maniche
Jarghe aflrette al polfo, quanto capiva la roano , che a* no-
stri tempi fon chiamate a prefutto ; di fovra poi avea una
fobsi dell'ifìeffo velluto, la barretta era di lana negra qua-
dra con la piega dietro , e dinanzi appontata conzagarella
lino ai pizzo di fronte , dove era pofta una patena di oro
con l'immagine di noftra Signora con il Figlio nelle brac-
cia guarnita di diamanti t e rubini > che rifplendeano co-
me fìelle > avea le calze di fcarJato con li bottoni dicorio;
al collo avea una gran collana di oro , da ove pendeva un
JBalafcio azzurro di gran valore ; avea i capelli biondi pen-
denti fino all'orecchie , eh* era chiamata zazzarinaj il fuo
afpetto era graziofo-, il nafo lungo y e groffo , occhi negri,
e faccia lunga, alle fpalle alquanto gobbo, e di ftatura pic-
colo ; cavalcava un' Acchineajiarda , guarnita di velluto
cremifiuoj ricamata di oro, e di gemme . Udito dal Mar-
chele
LIBRO SETTIMO, 37
chefe del Vafìo V entrata deJ Re Francefe , comincib cos_i
l'Artiglierie del Cafìello Nuovo notte, e giorno a tirar
verfoCafìello di Capuana , e per dov'era alloggiato l'efer-
citodel Re, al quale fé grandifiìmo^anno } perii che Car-
lo deliberò prender il Cafiello nuovo , e perciò avendo fat-
to piantare 40. pezzi di Artiglierie in 4. luoghi io. per
per ciafcheduno , cioè nel Molo grande , nella ftrada della
Incoronata, adEchia, & a PizZofalcone, dove egli volle
etfer predente; & avendo dato Un grandifiìmoaflaho al Ca- Ferrar!,
flello, vi furono morti da 2oo.Svizzen\& altri tantTde'Fran-^ r™init
cefi, che fu cagione Ja Torre detta di S.Vincenzo firen-
defTe , e gli Svizzeri del Cafìello tumultuando , trattava-
no anco e ili di renderfi . UMarchefe di Pefcara dubitan-
do di effer da loro prefo , e dato nelle mani del Re France-^^-
«, ,, ti • C metodi
fé , mando per tregua , e 1 ottenne per cinque giorni , tf%F,derico
quali egli falito fovra un Eregantino, fé né pafsò ad Ifchia,<# -Ara-
Neil* ifìeffo tempo, dice il Ferrari , a cui confentì il Guic-r^""
ciardini , il Re Cario mandò una lettera a Don Federico iym,
ì\ qual {\ ritrovava con il Re Ferrante ad lfchia con il (al-
vo condotto , pregandolo , che Veniffe fino a Pizzo falcone
ad udire alcune cofe i offerendoli per ofìaggi 4. de' fuoi
principali Cavalieri ; e quantunque egli non vi volefle an-
dare , pur affretto , e pregato dal Re fuo nipote , avuti gii
ofiaggi , vi andò, e fu da quel Re umaniftìmamente rice-
vuto, e prefolo per la mano , lo ritirò fotto uno al-
bore di oliva, ove gli cominciò a parlare , feufandofi ,
che gli parlava francefe ; che febbene intendeva 1* Ita-
liano , nondimeno mal rie fapeva parlare , a cui Don Fe-
derico rifpofe in Francefe , che la Madia fua poteva^*
a fuo piacere parlar francefe , che T intendeva , per
averne imparafo in Corte dei Re Lodovico fuo Padre,dove
era quafi allevato ; e febberi non era a lui noto , n' era ca-
gione che a quel tempo la Maeftà fua era fanciullo , e fi al-
levava in Aboia , dove il Re fuo Padre lo faceva allevare ;
Fu la fomma del Parlamento, che avendo egli pietà dell'in-
for-
|S DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fortunio del Ke Ferrante , aveva deliberato dargli un gran
dominio in Francia ; quello però che elfo gli rinunciale il
Regno , & un altro Stato avrebbe dato a lui , dove avefle^j
potuto vivere onorevolmente ; e comecché D. Federico fa-
peva ben V intenzione del Re fuo nipote, gli rifpofe , che
quando la Maeftà fua avefTe propofto partito conveniente
al Re Ferrandino , di non partirfi dal Regno , dove aveffe
potuto confervarfi il titolo , & ladignità reale, avrebbe po-
tuto consultarlo con lui j ma efTendo il partito lungi di
amendue i penfieri , non accadeva dar altra rifpofta , falvo
che deliberava vivere , e morire da Re , com'era nato , e con
tale risoluzione tornò ad Ifchia; Finita la tregua il ReCar-
lo fece con grandiflìmo impeto batter il Cafleilo nuovo , e
finalmente nelli 6, di Marzo fé ne fé padrone , rendendofeli
quella fortezza , la qual' era governata da Gio: Tedefco ,
e Pietro Simeo Spagnuolo , come fcrive ij Corio , & altrii
Ò?wr- e poco appretto il Cafìel dd Ovo del qual' era Prefetto An-
r'i$ . tonello Picciolo Napoli tano,come nota rifìeifo Autore y al-
lora il Re Ferrante , perfa ogni fperanza , fé ne pafsò in Si-
cilia, ove a' 2 p. di Marzo fu da' Meflìnefi con onor grande^»
ricevuto, Jafciando a guardia la Rocca d' Ifehia ad Indico
di Avaios fratello del Marchefe di Pefcara , come nota il
Guicciardini .
gui _ lntefo dal Re Alfonfo la perdita del Regno , tofìo in-
(iardini. viò da Sicilia Bernardino Eernaudo Segretario dd Re Fer-
randino in Ifpagna al Re Cattolico , per ajuto di poter ri-
cuperare il Regno ; 11 Re Cattolico , sì per Ja ficurtà delia
Sicilia , come per favorire Alfonfo , accettò P imprefa , e
mandò Confàlvo Fernandez di Cordova , detto il gran Ca-
pitano con feimila fanti , e 6oo, cavalli leggieri , il quale
Giovami tènza induggio venne a Meffìna , come fcrive il Cantalicio,
Battijia ove ritrovò il Re Alfonfo , & il Re Ferrandino fuo figli uo-
Cantali- j0 j0 molte angufiie, & affanni ; ma come il Re Ferrando
no ebbe veduto il gran Confalvo , fu in tanta allegrezza ,
che non poteva fofìentarfi in ih fìeffo , & in un momento,
s* in-
LIBRO SETTIMO, 39
$' Invigorì 1* animo ,& abbellì il vifo di nuovi colori con
certa fperanza di poter ricuperare il Regno ; II gran Capi- confa, ivo
pitano avendo confortati quei Re a fìar di buon cuore_j ,J>r»,i».
sbarcò Je fue genti in Calabria , & infieme con il Re Fer -^ieJnA^
randino attediò Reggio , e prendendolo , mandb a filo di
fpada i Francefi , che lo tenevano ; & avendo prefo cuore
di così felice cominciamento , comandò, che le compa-
gnie pattattero innanzi , facendoli la fìrada con il ferro , af-
famando i Francefi, che tenevano occupate tutte leTerredi
Calabria; e giunti a Seminara,ove i Francefi in gran nume-
ro fi erano unitile forrificati, avendo quivi fatta orribile, e
fanguinofa guerra , finalmente la prefe con grandittima uc- Battaglie
cifione di Francefi ; in tantoché Eberardo Eduardo di na- ùarag*Z
zione Scozzefe , detto per fopra nome, Monfignor di Obe- dag****
rni, Governatore della Calabria , Sdegnato di tanto ardire teJ&ìl
del Capitano Aragonefe , avendo raccolto dalia Calabria , ueji .
Eafilicata , & altre Terre del Regno un gran numero di M°*j*-
Francefile formò un buono esercito, e tofto mandò Trom §w»i.
betta a disfidare il Re Ferrandino a giornata ; e febbene il
gran Capitano andava fchivando di venire a battaglia , fi-
nalmente per foddisfare al Re, l'accettò : e venuti a gior-
nata pretto il fiume di Seminara , combattè virilmente ;ma
il Re Ferradino , che da Obegni gli fu morto il caval-
lo fotto, cadde a terra , e fu per etter morto da' nemici ,
fé Giovanni di Capua fratello di Bartolommeo * Conte— %
di Altavilla , non V avette rimetto a cavallo , e fi andò ri-
cuperando al meglio che potea ; non potendo gli Aragonefì
foffrir la furia grande de'Francefi , per ordine del gran Ca-
pitano fi ritornò a Reggio , & il Re conofcendo aver com-
metto errore grande con pericolo della fua perfòna , e di
tutti i fuoì , raccomandò tutto il pefo di quella guerra al
gran Capitano , & egli ritornò dal Padre in Meffina , e lo
ritrovò , che appena traeva lo fpirito , tanto era angufìiato
dagli continovi penfieri di quella guerre .
E ritornando a Carlo Vili. Re di Francia , dico , ch«
effen-
4o dell*historia di napoli
effondo egli nelli zz. di Febbrajo del 149 j^ (lato ricevuto
in Napoli , come fi è detto , poco appreso n' ebbe le for-
tezza , & anche la Puglia con tutto il refìo del Regno , e
fu chiamato Ottavo Re di Sicilia , e Quarto Re di Napoli ,
di Gerufalemme , e di Ungaria , e fenza poner tempo irò
mezzo, ricercò, che Papa AlefTandro VI. lo volelTe corona-
re , & invertire del Regno 5 il Papa non volle acconfentir-
gli , perchè i Francefi erano divenuti tanti infoienti , che
ovunque fi ritrovavano le cafe , e Teropj faccheggiavano,
e nello sfogar le loro libidini , e crapole con ogni fcellera-
tezza erano molto pronti ; & anche , perchè pochi mefi in-
nanzi avea fatto ungere , e coronare il Re Alfonfo , Carlo
dunque volendo forfè vendicarfi del Papa , o peraltro fuo
difegno, fé credere , che fotto colore di fare l' imprefa con-
tro il Turco,avefTe fatto penfiere d'infìgnorirfi di tutta Ita-
Jia : molli da querto fofpetto,quafi tutti i Principi dell'Eu-
ropa fi collegarono infieme contro i Francefi, e nella fine di
Niarzo fu in Venezia conclufa la lega , nella quale entrò il
Papa, i Veneziani , V Imperadore Maflimiiiano , il Re_j
Cattolico , e Lodovico Sforza Duca di Milano j Carlo,
che fi era del trattato avveduto , tutto difpettofo , difle,
che averebbe ben pretto quella dura catena (pezzata ; e pen-
fando rimediarvi , rifolvette prima farfi ungere, e coro-
nare del Regno con la folita pompa ; per il che mandò la
feconda volta a fupplicar il Papa , che voleffe creare fuo
Legato a latere Giorgio d'Ambrofio, Cardinal di Roano fuo
Confi gliere , acciò V ungeffe , e coronaffe ; al che il Papa
non volendo condifcendere per le caufe fu addotte , perciò
Cario lo minacciò in congregargli un Coniglio contrae ,
confidando al Cardinale della Rovere , il quale fu poi Papa,
chiamato Giulio II. inimicirtimo di effo Papa AlefTandro,
& a dieci altri Cardinali fuoi amici ; il Pontefice pofìo in
fofpetto , fé quanto Carlo volle , & alli 20. di Maggio del
i4py. giorno dell'Afcenfione del Signore , fu unto, coro-
nato, & invertito del Regno ^ con incredibile Pompa nella
Chie-
LIBRO SETTIMO. 41
Chiefa Cattedrale ; Ma ritornato nel Cartello nuovo cor»
1' itfefla pompa , ritrovò lettera del certo avvifo della lega
di tutta Italia contro di lui 5 per il che entrò in tanto fa*
Ipetto , che non fu pofìibile a' fuoi Capitani quietarlo,,
aggiungendovi le minacce fattegli da Francefco Gonzaga
Marchefe di Mantova , eletto Generale dell' efercito della
Jega di ucciderlo , o di prenderlo prigione 5 perciò Carlo
«vendo di vifo il fuo efercito, la metà del quale condufte
feco , l'altra metà lafciò a guardia del Regno lotto il go-
verno di Giliberto di JBorbona fuo Viceré, Conte di Mon* Giliberto-
penfìero , e nell' ifìeffb giorno parti di Napoli con tantaj^^
velocità , che parve effer perfeguitato dainnumerabil efer- cari»'
cito ; e giunto in Koroa,non trovandovi il Papa , il quale vni-
jit> • r •• vi 1 parte did
per tema , o per non vederlo,a Perugia 11 era ritirato . Nel ^0u %
terzo giorno Carlo pafsò in Siena ,e poi a Pifa , econgran-
diflìma fretta V Appennino ', &avendo ritrovato fulla riva
del Fiume Taro ]' efercito de' Veneziani accampato , eh'
era da Francefco Gonzaga Signor di Mantova cufìodito , fi Fatto
riiolfe Carlo farfi la fìrada con la punta del ferro; e però^*^"*
con beli' ordine fé paffar oltre il fuo efercito, che il fiume i4?J.
folo lo divideva dal nemico. Il Gonzaga viftofi batter
dall' Artigliarla nemica , tofìo da tre parti fé agguazzar i
fuoi foidati nel fiume , e nel montar su l'altra riva 5 eh*
era, affai aitargli die gran travaglio: alia fine paiTati su, at- .
taccarono un fiero fatto di armi , che durò un'ora, dove
morirono 2000. Francefi , e d' Italiani 4000. edifìaccati
che furono, ogn'uno pretendeva aver avuto vittoria : i Ve-
neziani dicevano aver faccheggiate le bagaglìe di Carlo, e
5 Francefi fi vantavano di elle r a mal grado de' Veneziani
palTati oltre a lor viaggio , il cui fatto fu a' 14. di Luglio
149?* Carlo dunque affrettando i palli, giunfe in Afti, ove
ebberagguaglio,che nelJ'ifreffo giorno della battaglia perfo
aveva 8. navi , e tre Galeoni carichi di fpoglie Napolita-
ne , che in Francia andavano , le quali da Francefco Spi-
nola, Capitano dell'Armata Genove fé , prefe furono ; e fu
Sum,TomtV. F cofa
4z DELL' HISTORIA DI NAPOLT
'tot» di cofa indubitata che Carlo effendofi tenuto in quefto Tuo
cario viaggio morto , o prigione , fé voto al Signor Iddio , & a
S. Dionigi , & a S. Martino fuoi divoti , che (campando
egli falvo, non averebbe più fatto guerra contro il Re Fer-
rante 5 il che oflervò inviolabilmente , come nota il Guic-
Guicciar ciardini j perciocché giunto in Francia, mentre •i(Te> non
?lm' folo non maadò foccorfo a' fuoi Francefi nel Regno , i qua-
à\ continuo guerreggiavano ia Calabria , m3 né anco foro
fcrifle mai lettera i finalmente avendo avuta certa novella,
che il Re Ferrante il Regno ricuperato avea , come fi dirà,
venuto in grandiffima malinconia, fi ammalò , e nella not-
te fettima di Aprile del 1498. la Domenica delle Olive mo-
mrte di t\ ]n Ambofa Città di Francia j non iafciando di se figliuol
vui, alcuno , e fu fepolto nella Chiefa di S. Dionigi in Parigi ,
avendo in Napoli intorno a cinque mefi regnato* qui molto
Guic- Dene nota ^ Guicciardini , dicendo , che i Francefi fono
Cardini più pronti in acquifìare, che prudenti a con fé r va re , e
vw fu ^u^0 Carlo fu il Nono Principe , che die travaglio al Re-
a nono gno di Napoli , al quale fuccefle al Regno di Francia Lodo-
tfrintife vjco Duca di Orleans , di cui diremo più oltre „
*v»gU4'e Ma Stornando al Re Ferrandino , dico , che mentre il
il Regno gran Capitano flava guerreggiando in Calabria co'Francefi,
& hap- e cfie jj £e Cario fi era partito dal Regno , i Cittadini di
Napoli , che già aveano conceputo odio grande contro i
Francefi, con fretta grandiffima mandarono fino a Sicilia a
chiamare il lor naturale Re , il quale intefa T imbafeiata ,
tolto fi mofle verfo Napoli con tfo. Vafcelii , ove eran du*
mila foidati j e nel principio di Luglio dell* ifìeflb anno
comparve al lido della Maddalena , indi quietemente paf-
so a Nifita > Ma il Popolo , che n' ebbe la novella , portoli
in armi , ruppe le prigioni , brugio i Proceflì per le Corti,
Ferrante e grid° Aragona Aragona;del che avutone ragguaglio il Re
11. rìci*. Ferrandino , in un momento ritorno , e nella notte delli 7»
ftra No- ^j Luglio del 149 j. alle 7. ore fu ricevuto dentro la Porta
Cuìc49 del Carmelo , come nota il Guicciardini , & altri i e cavai-
riardivi. caodo
LIBRO SETTIMO,
4*
eando Tua Maefìà per la Città, fu dd Popolo con grandiflì-
roa allegrezza ricevuto., & accompagnato nel Gattello di
Capuana,del che vi è un rj (contro di una Tua lettera aGiot
Angelo Santafc di quefio tenore :
Fcrdinandus Secundusy Dei Gratta Rex Sicilia , /*-
Yttfalem , &c. Magnifico Virojoanni Angelo Suntafe no-
ftro fidcli , diletto , Gratiam , é* bonam voluntatem ,
Avendo Noi per la Grazia di Noffro Signore Iddio %
avuto queff a felici fflma Vittoria della Città di Napoli ,
e quaftdi tutto quejjo nojìro Regno di Sicilia, oggi ,cht^%
Jono li 7. del prefente me/e di Luglio con contentezza , e*
defider io grande di tutti in genere , & in fpecie , ave-
trto deliberato mandarvi nello Contato di Ariano , e quella
pigliar in nome noffro, facendo alzare le nojìre bandiere^
con invocare il nojìro nome per tutto , acciò ognuno fila
alla fedeltà noffra\pero incontinente ricevuta la prefente*
vi conferirete in detto Contato , &• efequirete quanto da
Noi avete in commeffione ali9 effetto predetto , mutando
T Ufficiali , che nonfojjero ordinati , & ogni altra coffa %
the farà per la fedeltà , e fiato noffro , che per la prefente.
comtfidamo a tutti , £ finguli Ufficiali % ò* uomini eft-
Jìenti in detto Contado , & anco nella Terra noffra di Api-
te , & ogni altro a thi la prefente fpetterà circa V effecu-
zione delle cofe predette , vi abbiano da ubbidire , non al»
tramente, che la perfona neffra propria ; e non faranno.
il contrario , fotto pena della noffra difgrazi ai La pre-
fente refi al prefentante + Datum in Civitate noffra Nea-
polis die 7>Julii 1491, Rex Ferdinandus . Locus ffgilli *
Thomas Regulanus prò Secretorio^ qual lettera oggi fi
conferva per il Signor Cornelio Vitignano 5 & in una eoa-
ceflìone diun feudo fatta da Alfonfo I. a Salvatore Santa-
itdt fotto il di 4. di Maggio 1453.fi dice, per magnificum, .
& dileclumConfìliarium , Protochirugicum noffrum Sul- gT^*
vatorem Santa fé Militem Fheudum, detto della Fufteria ,^/*'/«
vel delia Marina di Bitooto, quod olimfiit auondam Loi jf£fjAt
•44 DELL5 HISTORIA DI NAPOLI j
Jit CaYocctoli Rujfi ', come nel quintern. y. foL Gii
Dopo dunque di efferfi alquanto ricreato affedib Gi*'
liberto Monpenfiero con i fuoi Francefi nel Cafìeilo nuo-
. . voj e come nota Antonio Terminio nel trattato della_s
Telmhio ^miglia di Gennaro, due fratelli di detta famiglia Aa-
%4ndrea drea , e Princivallo , che raofìrati Tempre fi erano afFezio-
di Gen- natj della Cafa Reale , furono i primi , che infieme coi Po-
polo introdurrò il Re Ferrandino dentro Napoli . Sua— »
Maefìà per far favore al fuddetto Andrea , volle per due
noefi albergare nella fua cafa , che aveva fopra 1* arco del
Seggio di Porto , ove infino a* nofìri giorni fi veggono V
infegne reali , che all'ora vi fé porre , e ciò fece anco Sua
Maefìà,per ritrovarfi pili vicino alle trinciere,che avea fat-
to fare avanti il Cafìeilo nuovo . Oltre di avergli donato
Ja Città di Martorano col titolo di Conte , nel detto atte-
dio morì Alfonfo di Avalos Marchefe di Pefcara in una_*
notte a tradimento, per opera di un Moro del CaftelIo,che
fuo fchiavo fiato era; il quale ifìigato da' Francefi, condot-
to F avea fopra una fcala di legno, appoggiata al muro del
Palco del Cafìeilo per parlar feco , e fìabilire F ora ; & il
modo di entrar dentro : eformontando il Marchefe per la
'Morte dì detta fcala , fu con una faetta a modo di mezza luna neila_»
*Aifonfo gola percofso , e fu fepolto nella Chiefa di Monte Olive-
'JìatZ. to , delia cui morte il Re molto fi dolfe . Ma Giliberto
Jcarfi'" Monpenfiero , che di foccorfo fperanza non avea , appli-
candofi al configlio del Principe di Salerno.che feco era, di
rotte dal Cafìeilo fuggirono, e per mare in Salerno fi con-
duffero : all' ora il Re agevolmente ebbe il Cafìeilo , e Gi-
liberto col Principe , e' fuoi feguaci , ufciti in campo, co-
minciarono a travagliare Ja Puglia ; ma giuntovi fopra_*
1' efercito del Re , e fatte alcune fcaramuccie } finalmente
3 Francefi dentro Averfa fi conduffero , e mentre in Napoli
fi godeva per la ritornata del fuo Re , Alfonfo preparando-
ci in Scilia,per ritornare al foglio Reale, informatoli, come
# e detto, mancò di vita > e quando i Capitani Francefi
fenti-
LIBRO SETTIMO.' r «j
pentirono , che il Re Ferrandino era flato chiamato in Na-
poli , pieni di fdegno , andarono contra al gran Capitano ,
per attediarlo a Reggio ; ma egli , che n' ebbe avvifo, ufci-
togli incontro con grandi/rimo lor danno, furono rejetti , e
perfeguitati fino a' loro alloggiamenti: finalmente Con*
falvo in pochiflimo tempo tolfe a' Francefi tutta la Cala-
bria , e cofìrinfe tutti i Capitani nemici a ritirarli , chi in
Averfa, e chi in Gaeta , ov' erano gli altri Francefì,daove
poi a patti ne ufcirono , come fi dirà •
E dovendoli poi celebrare la fetta del Santiffimo Cor- ^^r
pò di Nofìro Signor Gesù Grillo nel z.di Giugno 1496.31 jione-dei
quanti giorni prima Antonio Saffo Eletto del FedeliiTìmo Cort° d*
Popolo di Napoli comparve avanti il fopradetto Re Fer- ^^!
rante infieme con iz. Deputati , ovvero Capitani delia fua
Piazza; cioè, Andrea di Orfo , Parife di Scocio , Lio ■ faj0°nia
nello Abbate , Daniele Piroto , Ettore di Dato , Notar Eietto del
Nicolò diAlfeto, Marino Tuta , Gio: Domenico Botti- ]^ol00ndil
no , Tommafo Folciero , Parife Longobardo , Francefco Ju°U*
Sorrentino , e Girolamo Lanzaiao , affermando elfo Elet-
to alla rVlaefìà del Re , che le molte dignità , prerogative»
& onori fpettanti alla fedelifìima Piazza Popolare, per mol-
ti anni forrettiziamente occupati Itati erano, e di quelle
£(To Popolo privato ; Perloche fupplicava Sua Meafìà, che
giufìizia miniftrar doverle ; il che udito da Sua Maefìà , &
avendo conofciuta la verità , & intefa la dimanda , volen-
do ufar ufficio reale , e di giufìo Giudice , e rendere a cia-
scuno quello che fé gli conveniva , concerie , e permife fa-
coltà alla detta Piazza Popolare di portare il battone del
Pallio, il quale fi porta apprefTo il Santiilìmo Corpo di
Crilìo nella fua folennilTima Procellione ; Perilchè Sua_j
Mae Uà commeffe al Reverendifìlmo Aleffandro Carrafa,al-
Jora Arcivefcovo delia Città , che confignaffe alla detta^j
Piazza , e per elTa al predetto Antonio Saffo fuo Eletto,
r Alla del Pallio predetto : Venuto dunque il Giovedì di
det taiòlenniti, primo dopo la Fella della Santifs.Trinità;
e fìan-
4*. DELL* HISTORIA DI NÀPOLI
e ftando il predetto Arcivefcovo nella Cappella maggióre
della Chiefa Cattedrale , in Pontificai veftito con iJ Capi-
tolo , e tutto il fuo Clero preparati per fare la Proceffione
. predetta , comparve il detro Antonio Satto Eletto dei Po-
Vaito 6 P°*° con ^ Topraddetti Tuoi 12. Deputati , e con efsi anco
xonfgna. un Nota \o , con Giudice , e Tefìimonj pe ricevere l'Afta
**aiia del pallio per atto pubblico ; e cosi iJ detto Reverendifsi-
de'ivopo- noo Arcivefcovo per Ja commifsione della Maeftà del Re
io i^j. avuta , 1' Afta del Pallio a gì' infraferitti confignò , cioè al
Keverendifsimo Monfignor D. Alfonfo di Aragona Vefco-
vo di Civita di Chieti j Ali' lliuftrifsimo Signor D. Fer-
rante di Aragona figliuolo di D. Federigo Zio del Re; Al-
l' lliuftrifsimo Signor D. Antonio di Guevara , Conte di
T>.Mto- pot€nza , e Viceré di Napoli . Al Magnifico Signor Gio«
Guevara vanni Strina Ambafciadore del Serenifsimo Re di Spagna ;
viceré di Al Magnifico D. Ferrante Ifcari , Spagnuolo familiare di
**£ Sua Beatitudine 5 & al predetto Magnifico Antonio Saffo
Eletto del Popolo : & avendo eia feuno di efsi prefa la fua
Afta del Pallio predetto , fotto il quale vi andava il preno*
tninato Arcivefcovo col Santifsimo Sagramento nelle ma-
ni , ufeirono appretto la General Procefsione, conforme al
polito , pattando per le Piazze , e Seggi della Citta , infino
al Venerabile Monaftero del Santifsimo Corpo di Crifto ,
dell' Ordine di S. Chiara con tutte le Religioni della Città
con gran comitiva di uomini , e donne , tutte con le cande«
le accefe, ad onore , e gloria di Nofìro Signore , & entrati
nella Chiefa del detto Monaftero , e pofato , incenfato , &
adorato , con gran divozione etto Santifsimo Corpo , dopo
ripigliatolo nel medefìmo ordine , e modo , eh' erano ve-
duti, ritornarono nella Chiefa maggiore dell' Arcivefcova-
tomore foli to pacificò , & quiete , nemine di/crepante ,
mec contradicente ; Della quale concefsione dell'Afta del
tallio , e confignazione alla detta Piazza Popolare , e di
averla portata il detto Eletto per la Città, e ritornata
*iel modo , che fi è detto, ne fu pubblico jftromento fatto
addì
LIBRO SETTIMO. 47
addì z. di Giugno 1496. 14. indizioni 5 per mano di Notar
Donalo di Rahone della Terra di Eboli , come fi vede in
unoiftrumento in pergameno, che fi conferva perii Reg-
gimento Popolare ; quale iftrumento fìà fottofcritto dalli
predetti Signori , D. Alfonfo di Aragona , D. Ferrante di
Aragona , D. Antonio di Guevara , Giovanni Strina , &
altri , che intervennero per tefìimonj : & fi ha da credere ,
che per evitare ogni fofpetto , che in futuro aveffe potuto
nafcere fopra la ftipulazione del predetto iftrumento, con_>
gran prudenza ordinafle , che tanto il Nofcaro , quanto an-
co il Giudice , e tefìimonj , tutti foraftieri , e non Cittadi-
ni fuffero , perciò , che furono li feguenti , cioè Notar Do-
nato di Rahone della Terra di Eboli , Gabriele Vinegia di
Lauro Giudice a Contratto , Guglielmo Frofina di Catari-
zaroUJ.D. Reggente della Vicaria , Nicolò Bignatore dijjj£^,
Venezia , Bernardino Quaranta della Cava , Marco Anto- na Reg-
nio deFerrariis di S. Lorenzo di Cerreto, Lionardo Qua-f^^
ranta della Cava , D. Antonello Martuccio ùi Muro , Parifica .
Gogiippo di Eboii , Lorenzo di Felice di Benevento, Donato
di Forcino ài Venezia , Antonello di Ambretta di Verona»
Baldafiare di Negrone di Genova , Bernardino Scaglia di
Genova , Manfredino Michaelis di Valenzia > Agofìino
Adorno di Genova , e molti altri •
Or mentre il Re Ferrante credea felicemente con la
novella Spofa godere il Regno , che con tanti travagli ri-
cuperato avea : eiTendofi per ricreazione , efpaflb ritirata
alla flanza di Somma , lungi di Napoli otto miglia , da una
ardentiffima febbre fu affalito , cagionata sì dal difordinata
ufo del coito, come da altri difordini } e crefcendofegli il
male , fi fé portare nella Chiefa dell' Annunciata di Napoli
per ottener grazia della falutej ove fu giunto, vi trovò grani
Popolo che in ProcefTione era venuto a pregar per lui j &
avendo egli orato , con gran lagrime di circolanti , fife
portare nel Cartello nuovo : e perchè ; fin a quelP ora non
avea celebrate le nozze della moglie , e con le debite fo-
lennità
48 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
lennità di S. Chiefa , per configlio de' Savj Je celebrò nel
letto , accettando Giovanna per legittima Spofa, nominan-
JaRegina,e coronandola di fua mano; ciò fatto.fece il tefta»
mento , nel quale iftituì erede univerfale del Regno D. Fede-
rigo Tuo Zio Paterno : fé anco molti legati a luoghi Pii , 8c
Motte di avendo divotamente ricevuti i SS.SacramentJ,e{Tendo egli
ferrame di anni 27.un mefe, e giorni r i .il Venerdì a' 7. di Settem-
^' bre del i^tj.pafsò di quella vita, avendo regnato nel modo
che fi è detto, un'anno , & 8. mefi e mezzo , e fu univerfal-
mente pianto da tutti per li fuoi gentiJifTimi coftumi : e
fu cofa certa di grande ammirazione, poiché due Re giova-
ni, e di fiorita età t & inimici che aveano fieramente^
combattuto, amendue morirono fenza figli, e fucceffero due
vecchi , cioè al Re Carlo di Francia Lodovico Duca di Or-
jiens , & a Ferrante li. D. Federico Principe di Altamura.
Fu dunque il buon Re con reali efequie fepolto nella Sa-
crefìia di S. Domenico, appretto il fepolcro di Ferrante fuo
Avo in una gran tomba , coverta di broccato , ove fupofìo
il feguente cartello latino .
ferrandum mors fava dìùfugis arma gerentem^
Jdox pofitis , (quanam gloriar) fraude necas*
Qbiit M. CCCC. XCVL
In volgare cosi rifuona .
Morte fu gi fi i lungo tempo armato
Ferrante , il qual depoflo V armi uccidi
Con frode , indi or che gloria avrai portato ?
Morì nell'Anno 1496.
'Morte di Giovanni Pontano Secretarlo del Re Ferrante di fopra
&™a™l nominato, eccellentifiìmo Poeta ebbe per moglie Andrea-
"W°'na Sanfone nobile del Seggio di Portano va ; coflui avendo
de' fuoi beni edificata unafontuoSflìma Cappella , fotto il
ti-
LIBRO SETTIMO* 49
titolo di S.Giovanni Evangelica pretto S. Maria Mag-
giore, effendo di anni 77. morì intorno gli anni del Signore
1 j 1 2, e fu nelF iftefTa Tua Cappella fepolto , ove in vita fé
fcoipire il feguente Epitaffio latino .
Vivus domum hanc mi hi paravi , in qua quiefcerem
mortuus : noli obfecro ìnjuriam mortuo facete , vivens y
quamfecerim nomini \fum etenim Joannes Jovianus Fon*
tanus , quem amaverunt bona Mufoc , fufpexerunt viri
probi , honefìaverunt Reges Domini :fcis jam qui firn, aut
qui potius fuerim\ego vero te hofpes nojcere in tenebri s ne-
queo 5 fed te ipfum , ut nofcas rogo . Vaie ,
In volgare dice così .
Vivo quejìa cafa mi apparecchiai , nella qual morta
• /% f1fJ 1 • /* • • • / mf
mi
qua
t ripojajji ì , non voler, ti prego, far ingiuria al morto , la
tal lo vivo a nejjun /'' abbia fatto : certamente Io fon Gio,
Gioviano Pontano, quale amarono lefcienze , /' ammiraro-
no li Virtuoft , lo premiarono i Signori Re : Già fai chi
ano, ochi più prefto fiato fia \ Io nonpojfoy amico mio, nel-
fé tenebre conofcertiy ma ti prego , eòe tujìejfo ti conofcai
Addio •
Vi fono nelPifleiTa cappella fe\ altri epitaffij dali'iftef-
fo Pontano fatti; alla moglie, e figli,e ad un fuo Compare;
i quali fon degni di effere letti, li quali per non eflejr tedio-
so, ho iaf ciato qui feri vedi ,
Sum.Tnm.V. Xì T3t
%4$S.
Corona-
zione dì
Federica
//.
Vito 'Pj
fanello
Secreta-
no di Fé
derig0 il
Mùyieta
& Fede-
rigo IL
So
DI FEDERIGO SECONDO
XXIL Re di Napoli.
e a p. 1 1 1.
EDERICO di Aragona, primo Princi-
pe di Squillace , e poi di ^Itamura , fratel-
lo del Re Aifonfo IL ritrovandoti Viceré
nella Città di Leccie , &effendo chiamato
per l'infermità del Re fuo nipote,giunto io
Napoli , lo ri trovò morto i 6V avendo cele-
brato le reali efequie, nel!' ifleflb giorno
alli 8. di Settembre del 1496. come legittimo erede , fu
ornato delle Reali Infegne , e fu chiamato Re di Sicilia ,
di Gierufalemme , e dì CJngaria ; & a'z<5. dell* ifleflb mefe
a richieda degli Eletti della Città, concelTe, e firmò 6S.
Capitoli in beneficio dell' Univerfità, & Regno. Dopo
nelli 26. di Giugno 1497- nella Città di Capua per ordine
di Papa AlelTandro VI. fu con pompa grandiffima invertito
e coronato di detto Regno, togliendo per fuo Secretarlo
Vito Pifanello uomo letterato , e di grandilTimi coftumi or-
. nato . Si die dopo ad accarezzare li Baroni , che erano lla-
• ti nemici del Fratello , e del Padre > e per irtabilire dai fuo
canto vera amicizia , fé batter una moneta di oro , con la_*
ifcrizione intorno , che diceva. Recedant vetera , nova
Jtnt omnia . Andò anco fovra Gaeta , la qual era tenuta da'
Francefi , e talmente Tafìrinfe , che i Francefi furono for-
zati a'i 8. di Novembre renderti, falve le perfone : Gli altri
Francefi, che nella Città di Averfa eran fortificati, intefa
Ja perdita di Gaeta, di ritornar in Francia coftretti furono,
e neufcirono a patti . Ma giunti a Pozzuoli , & a Baja
per imbarcarfi, furono da un peftifero morbo infettati , che
gran parte di effi morirono .,, e tra gli altri vi morì Gili-
berto
LIBRO SETTIMO. yi
berto Monpenfiero , per il che pochi in Francia ne ritor Morte a,
narono: fu detto che quello a' Francefi avveniffe, per efter- Giliberto
gli flato da' Napolitani attoscato il vino 5 e come nota il %,°*/e"'
Guicciardini, & altri , cffendo venuto Lodovico figliuo- '
Jo di Monpenfiero , fino a Pozzuolo per veder il Sepolcro
paterno, commoffo di grandiffimo dolore , poich' ebbe_j
ipariè infinite lagrime, cadde morto in su il medefìmoSepol-
cro; e cacciati che furono tutt'i Francefi dal Regno, Fede*
rigo ne refìò appieno pacifico pofTeffore , il quale talmente
fi portò nel reggimento , ch'era da tutti fommaroente ama-
to, e riverito . Ma perchè alcune Terre della Calabria , e
'dell'Apruzzo andavano alquanto vacillando circa la fedeltà,
il He Federigo fi avvalfe anch'egli del gran Capitano , con
l'a juto del quale raflettb il Regno tutto, come nota il Can- Cantai
taiicio 5 nondimeno la Terra di Diano in Bafiiicata , che_>c/o .
avea dentro Antonello Sanfeverino, Principe di Salerno , li
dette noolto che fare; finalmente la prefe a patti, & il Prin-
cipe non fidandoli delia parola del Re Federigo, fé ne pafsò)
a Sinegaglia, ove finì i fuoi giorni, e tra gli altri onori fat-
ti dal r e Federico al gran Capitano, gli donò due Città , e
fette Caflella in guiderdone ielle fue onorate fatiche , in-
titolandolo Duca di S. Angelo , e Confaivo ricco di mol-
te vittorie , trionfi , e flati , fé ritorno al fuo Re in ìfpa-
gna , dal quale fu incontrato , e ricevuto con onor grande,
& oltre di ciò li fé dono di molte Città , Cafìeiia, e Giurif-
dizioni .
Ma per la venuta del Re Cailo VIIT. in Napoli vi fi
feoverfe un brutto , econtaggiofo morbo , il quale in quel Mal/ran.
principj fu tenuto che dalla nazlon Francefe mifchiato vic^-
furie ; e però fu chiamato mal francefe ; & i Francefi che
d' Italia al ritorno in Francia lo portarono , lo chiamavano
mal Napolitano ; ma poiché fi vidde che queflo morbo cosi
contaggiofo nell* Indie Occidentali , ritrovate da Criftofa-
ro Colombo , molto abbondava , & ivi avere prontiflimo
rimedio per benignità della natura, come nota il Guicciar -£«/«:/,»•.
G 7, dini, *$>■*
& DELL' HISTORIA DI NAPOLI
dini , poiché bevendo folamente del fugo di un legno no-
biliffimo, che nell' ifìeffi Juoghi nafee , facilmente fé ne li-
berano , & elfo male ivi caufarfi , perchè gì' Indiani fovea-
te di carne umana fi nutrifcono j fu creduto che il Colombo
da quei luoghi nell'Europa il portaffe . Altri poi han det-
to che quefìo morbo non venne altrimente portato dall'In-
die ; ma che quello nacque in Italia per T ifìeffa caufa che
nafce nell'Indie j imperciocché venendo il Re Carlo Vili.
col fuo efercito a conquifìar il Regno di Napoli, i Vivanda-
li di quei Campo , avidi del guadagno , e mancando loro
earni frefche da far i foliti faporetti a quei foidati , il p\h
delle volte delle carni umane fi fervivano , fcorticando fe-
cretamente i corpi morti , e di quelle fattone paltoni , e
Vaporetti ben conditi , e fpeciati , li davano a' foidati , le
quali mangiate da quelli con buona fede , ne veniva a ge-
nerar quefto morbo così contaggiofo , il quale mifìeriofa-
mente , e con ragione fumai francefe chiamato, perche
elfi lo caufarono in Napoli , e feco in Francia io portarono s
Gio-Gìa e C^e ^ia ^ vero ' C^e Per manSiar carne dell' ifìeffa fpecie
eomo fi genera quefìo brutto morbo, Gio: Giacomo Baratto Dot-
Baratto tor chirurgo Napolitano affegna due ragioni , dicendo ef-
trurgo. ^ chjarjffimo che il corpo di qnell' animale chiamato por-
co ave gran fimilitudine dei corpo umano , e fi vide per Jun-
ghiffima efperienza, che coloro che fpeffo s'empiono di car-
ne frefca di quefìo animale , diventano rognofi , ed ammor-
bati di brutti mali ; l'altra ragione che dice quefìo buon
Dottore , e 1' efperienza da lui fatta , poiché egli afferma
aver legato un cane dentro una fìanza, e per molti gior-
ni nudrito di carne arrofìita di un altro cane , onde dopo
alcuni giorni fi vidde il canefpilare , reftando con la nuda
pelle, & ufcirle alcune ulcere \ per il che fi approva quan-
to fi è detto .
Effendo il Re Federigo rimafìo unico pofTefTore de!
Regno, e defiderando in fanta pace quello godere , fi ri-
%7biiitrÌ f°lv'e »€lteie fine aile rnojte differenze , gare , e Inimici-
LIBRO SETTIMO. n
zìe, che venivano trai Nobili delle cinque Piazze, eoa
i Cittadini delle Piazze Popolari circa gli onori , e preemi-
nenze di effa Città , l'origine delle quali fu dall' Afta del
Pallio, che il Re Ferrante poco innanzi alli Cittadini del
Popolo co nceffa avea* imperciocché V Afta del Pallio , che ^JUq
anticamente fi portava nella proceflìone del Santiffimo Sa- cmcejfam
gramento, erano folamente quattro, delle quali una nts^UNob^
portava il Re , un' altra il luo Primogenito , e delle due ^9ll
altre il Re ne onorava alcuni Oratori , e Principi foreftie-
xi , o altri a fuo beneplacito ; e fé alle volte il Re per
efìraordinaria occafione ne volea onorare più di due, ne fa-
ceva ordinare fei ; & alle volte otto,nel cui modo fi era pro-
ceduto pili , e più anni ; Finalmente avendo il Re Ferran-
tell. conceda l'Afta predetta alli Cittadini delle Piazze
Popolari, come fi e detto nel precente Capitolo , quelli
delli detti cinque Seggi cominciarono a pretendere anch'ef-
11 nell' Afte predetti , in virtù del Secondo Capitolo della
fentenza lata per il Re Roberto , la quale fìà notata nel ca-
pitolo terzo del terzo libro , in tanto che nel principio del
legnare del detto Re Federigo intorno l'anno 1497. otten-
nero una di effe Afte , la qual' era portata dagl'Eletti di ef-
fi Nobili fcambievolmente ciafeuno nella Aia Regione , o
Piazza; Ma non contenti di ciò i Nobili predetti , comin-
ciarono dopo a pretender cinque Afte , al che il Re Federi-
go molto s'inclinava j & effendo ciò prefentito dalli Citta-
dini del Popolo, differo che non volevano ciò foffrire, per-
che fé li Nobili pretendevano cinque Afte per rapprefenta-
le cinque Piazze , il Popolo ne poteva pretendere 27. rap-
prefentandone altre tante di numero, del che avendo un_j
pezzo litigato, parve al Re Federigo por fine a tanti litigi,
e di comune volontà delle Parti , elTo Re rimeffe tutte !e_*
Jor differenze a cinque uomini di autorità , i quali in ter-
mine di quattro giorni doveffero in ogni modo quelle con-
cordare, diffinire , e determinare, con condizione che_»
paffato il detto teimine,non effendofi determinate le cofe-*
pre-
y4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
predette, la dichiarazione , e concordia predetta in arbi-
trio di Sua Maeftà reftaffe , quali uomini compromiflarj
furono Ji feguenti , cioè Antonio di Guevara Conte di Po-
tenza , Ferrante Duca ài Calabria primogenito del Re*
Vito Pifanello Secretario di Sua Maefìà , Luigi de Palla-
dinis Milite , Silveftro de Mafculis U. I. D. Regio Confi-
gliero , i quali avendo praticata , e trattata Ja concordia
predetta , e non effendofi determinata dopo i quattro gior-
ni allignati, rimafe la detta dichiarazione al Re, il quale
volendo metter fine a tante discordie per buona pace , e
quiete della Città, udite le Parti , & eziandio Ji cinque
prenominati CoropromifTarj in più , e più volte , e le det-
te Parti di nuovo rimettendofi all'arbitrio delia prefata
Maefià , come li parea decidere, e determinare, dichia-
rò, e determinò nel modo feguente j efunelliiz. di Lu-
glio 1498.
In primis , che li cinque Eletti Nobili , & uno del
Elezione Popolo debbiano continuare nel Tribunale di S. Lorenzo a
degli E- trattare per fervigio del Re , e per comodità , e beneficio
ietti dei- ^j^ città diNapoli tutti li negozj pubblici, e privati fpet-
%K<!fo- tanti ad effa Città , i quali per li voti delia maggior parte
$ • ài elfi Eletti finir fi debbiano .
Item , che gì' Eletti predetti eleger fi debbiano fecon-
do il folito , cioè i Nobili eliggono i Nobili , & il Popolo
quello del Popolo*
Item , che li Nobili fecondo il folito eligger debbiano
per ogni Seggio li fei , o cinque Officiali .
Item , che quelli del Popolo poflbno anch' etti elegger
per li dieci Deputati , o Confultori , i quali giuntamente
con il loro Eletto fia lor lecito congregarli nel luogo fo-
lito in S. Agofìino , e trattar le cofe particolari di effo Po-
polo \ ech'efli Deputati, e l'Eletto predetto di tutto quel-
lo che farà neceffario, tanto perferviziodi tutta 1' Univerfi-
tà, quanto delli privati , confultar debbiano ; & efeguir-
fi poi nel Tribunale di S.Lorenzo nel modo che fi è det-
to
LIBRO SETTIMO. jy
to nel fopradetto Capitolo 3 & avendoli a trattare alcune
cofe nel tempo di Pefìe , o di mutuo , o di alcuna impo-
fìzione , o pagamento 5 fìmilmente nel detto Tribunale di
S.Lorenzo per li detti lèi Eletti trattar fi debbia ; mala
efecuziene della conclusone di effe far fi debbia con l'in-
tervento , & autorità del Kegio Officiale , che farà a cib>
deputato .
Ite m , che li Capitoli delle Piazze del Popolo fi deb-
bian eleggere , coordinare per Sua Maefìà , e fuoifuccef-
fori .
Item , che nella fblennità del Corpo di Crifìo re-
fli in arbitrio di Sua Maefìà,*il che fi dichiarerà appreffo •
Item, in cafo di prefìar il Giuramento di Omaggio per
tutti li fei Eletti , ovvero per gli uomini eietti , tanto per
li Nobili , quanto per il Popolo prefìar fi debbia .
Item,che l'Amminifìrazione delle cofe predette a tem-
po di Guerre, Sua Maeflà le riferva alla fua volontà , rifer-
vandofì anco la dichiarazione fopra qualfi voglia dubbio ; e
trattandofì alcune cofe ingiufìe , iJ che non piaccia a Dio »
Ja parte aggravata, a Sua Maefìà ricorfo aver poffa . semenza
Item , Sua Maefìà nelli 1 8. di Giugno 1499. per fen- del Re
tenza diffinitiva dichiarò, quel che di fopra refervato fìFedeng*
aveva, circa Jafolennità dei Santiflimo Corpo di Cri(ìol^ani0 .
fovra il portare l'Afte del Pallio; e volle Sua Maefìà , che 1499-
ficcome per il tempo paffato i Nobili portavano una di efle^/r* ?.
Afledel Pallio predetto, ai prefente, & in ogni futuro iem'delT*^9
pò cinque portar ne poteffero , cioè una per qualfì voglia^; #0£,^
Seggio : e che ciafcun Seggio eligga il fuo Nobile a quefìoi; ..
effetto: & il Popolo una fol Afìa portar poffa , e l'altre due
a complimento delleotto , una Sua Maefìà ,e l'altra il Du-
ca di Calabria fuo Primogenito , e futuri loro Succeffori
nel Pegno , o altra perfona , che piacerà a Sua Maefìà.
E perche l'intenzione di effo Re è , che la fentenza
predetta inviolabilmente offervar fi debbia , e che non fia
lecito alle Parti predette in nullo futuro tempo contro d\
effa
5*> DELL' HISTORIA DI NAPOLI
effa attentare , ne di nuovo dimandare , ma che fenz'altra
effe Parti la prefente fentenzaoffervar debbiano, & in niunu
futuro tempo a quella contravenire , & in cafo che alcuni
di effe Parti contra il tenor di quella attentar voleife , o di
nuovo domandare, dia in arbitrio, e volontà di Sua Maefìà,
e de' fuoi fucceflori , fubito privar la Parte contradicente,
e delle grazie,onori , e prerogative predette , qual fenten-
za fu da quelli del Popolo non fenza rammarico grandini»
mo intefa , e fé ben per allora moftrarono quietarfì , non-
dimeno dopo fempre ne ferono rifentimento. Or avendoil
Re Federigo veduto li molti debiti Jafciati dal Re Ferrante
fuo Nipote cagionati dalle guerre*, e volendo ia Maeftà
foddisfare, nelli 27. di Novembre del 1498. chiamo afe
Domizio Caracciolo, Zaccaria de Campolo, Gabriele Bran-
cato , Alberto della Picciola , e Francefco di Acampora ,
all'ora Maeftri , e Governatori del Sacro Ofpedale della.
Annunziata, a quali, Magijìrattco nomine affegnò l'entra-
ta della Gabella Reale della carne, & anco quella delle quat-
tro sbarre , che fi efigano nelli Borghi della Città , acciò
delli frutti di quelle in nome di Sua Maefìà fé ne pagaffero
iregj creditori , la maggior parte delle quali furono fatti
per li argenti che il detto Re Ferrane toife dalle Chiefe ;
come fi e detto nel precedente Capitolo , per la quale aoi-
minifìrazione di entrate il detto Re Federigo donerai detto
Sacro Spedale annui ducati 200. quali entrade a nofìri tem-
tenfalì pi vengono nominate li Cenfali dell» Nunziata % e fé ne «a-
deU . va oga' anno ducati 27» mila •
Za.
Con*
LIBRO SETTIMO, jr
Confederazione del Re di Spagna con Lodovica
Re di Francia per V acqui Jlo del Regno di
Napoli , e prima come il Re di Fran-
cia prendejfe MiUno .
"e a p. iv.
MOrto che fu Carlo Vili. Re di Francia V anno 1498.
e non avendo egli Jafciato figliuoli , li fuccefle irL_>
quel Regno Lodovico Duca d' Orleans, come più pro-
pinquo al fangue Reale j imperciocché Lodovico fuo
Avolo nacque di Carlo V. Re di Francia , e fu quefto no-
vello Re chiamato Lodovico XII. il quale avendo prefa la Lodovici
Corona deJ Regno,gii venne defiderio di conquistare lo flato ^^„
di Milano 5 e perciò avendo fatto un grande apparecchio
di guerra, neil'Eflate del 1499. in perfona calò in Lombar-
dia , e tolfe Milano dalie mani di Lodovico il Moro , del
quale fi e detto di fovra , e prigione lo menò in Francia ,
ove dopo molti anni miferamente finì i fuoi giorni dentro
una gabbia di ferro , come nota il Ferrari : il modo coma
il Moro fu da' Francefì prefo , fecondo V ifleflb Autore ,
fu che effendo il Re Lodovico accorto deli'error del Moro,
in aver tutto il fuo efercito flipendiato di Svizzeri, trattò
co' Capi di quelli, promettendo una gran fubornazione, che
glie lo dettero nelle mani 5 onde quei infedeliffimi barbari
ce lo venderò vefìito Svizzero , con un caldajo su le fpalle,
con che egli penfato avea falvarfi . Il Guicciardini feri ve, GuiccUt.
che effendo Lodovico condotto a Lione , ove era venuto, ini •
il Re, concorfe infinito numero di genti a veder quel Pria-
tipe , che poco innanzi di tanta allegrezza , e Maefìà f
per la fua felicità invidiato da molti , all'ora caduto in
tanta miferia 5 donde intrometto al cofpetto del Re , fu in
pagamento delia fua ambizione condotto nella Torre di
SumtTom.V. H Lo-
58 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
Loues in angufta carcere, ove effe rido flato dieci anni ,"
inferamente finì i Cuoi giorni, come di su fi e detto .
Scrive monfignor Gio; Battifìa CantaJicio nelTIftoria
delle guerre fatte in Italia dal gran Capitano , che avendo
il He Federigo intefa la prefa di Milano, e la carcerazione
del Duca Lodovico Sforza, fi fgomentò •, e dubitando, che
contro di lui non veniffe l'ifteffa ruj#a ; mandò fubito
Ambafciadori a Ferdinando Re di Spagna , pregandolo
di configlio , e di foccorfo in così efìremo bifogno ,
poiché Lodovico Re di Francia fi era legato con il Papa,
e i Veneziani , e s' intendeva , che paffar voleffe nel Regno
di Napoli, e ponere ogni cofa fotto fopra; udì Ferdinando
volentieri l' imbasciata , e prendendo f pra di seladifeia
di Federigo, ordinò che fi poneffero in ordine le Galere , e
i Soldati , e che inviati fuffero in ajuto del Regno di Na-
poli ; dubitando Federigo , che prima di qutflo foccorfo
non gli fuffe fòpr agiunto l'efercito Francefe fopra , come
vuole il fuddetto Autore, o pure come è p-.\x probabile , che
pentito forfè Federigo di efìere ricorfo a quei Re , il quale
con la pretendenza , che avea fopra del Regno , come fi
dirà, glielo avefle tolto $ venne perciò in tanta confufio-
ne, che determinò ricorrere all'ifìeffo Re di Francia , il che
oiFefe grandemente l'animo del Re Ferdinando, il qual con
tanta amorevolezza avea rifoluto di mandarli foccorfo >
mandò dunque Federigo in Francia Bernardino Bernaudo ,
il quale fempre avea trattato negozj importanti de'Signori
Aragoriefi , ne' quali fi era moftrato fedeliflìmo : e giunto
cofiui in Francia, trattò con quel Re di tal modo, che fé le
cofe foffero fiate poi offervate , il Re Federigo farebbe fla-
to felicifiimo ; ma perchè , o i Cieli toglieffero a Federigo
il fenno , operch'egli non fapeffe dove appigliarfi,fi portò
di tal maniera , che tutto il diluvio inondò fopra i fuoi tet-
ti, perchè mentre egli s'ingegnava di guadagnar l'animo di
amendue i Re,, fi procacciò l'odio dell'uno, e dell'altro;
udito dal Re Cattolico gli apparecchi grandi de' Francefi
per
LIBRO SETTIMO. S9
per pattar nel Regno di Napoli , e conosciuta la inabilita
di Federigo, per aver cercato il Tuo ajuto , e poi procura-
to per mezzo del Bernaudo farfi tributario di Francia , ac-
ciò quel Re 1' avette lafciato viver quieto , gli parve non
dover ciò fotti re , pretendendo egli che il Regno di ra-
gione a Jui venir dovette , comefìglio , & erede di Giovan-
ni fratello di Aifonfo Primo , prcfupponendo , che Fer-
rante padre diFederigo per nonefTere (tato figlio legittimo,
non avea a far nulla in elfo Regno ; & a rifpetto della pa-
rentela, avea ciò tanto tempo diflìmulato contro la volont a
d'Ifabella fua moglie , che Tempre ne lo ftimulava ; e per-
ciò egli comando al gran Capitano , che fé ne (latte in Si*
cilia con i già fatti preparamenti di guerra , fino a tanto
che vedette ove avevan a percuotere i Fraacefi . E per-
chè T uno , e V altro di quefti Re era in timore , e fofpet-
to , quel di Francia , perchè non gli fatte chiufa l'entrata
del Regno di Napoli , e quei di Spagna perchè non gli fuf-
fe tolto quel Reame, che gli dovea ricadere, l'uno, e l'altro
per tor via le difeordie , che in ciò aveller potuto nafeere ,
per mezzo di Ambafciadori fi confederarono infìeme , e fi
divifero il Regno di Napoli in quello modo , che quel di J*^**
Francia potteder dovette Napoli con tutta Terra di Lavo- e £*"£*
ro , e l'Apruzzo 5 e quel di Spagna la Calabria , Bafilicata , ciajìdi-
Puglia, e Terra di Otranto per eifer alla fua Sicilia vicine. ™?™> j[
Or confederati infìeme quelli Re, desinarono due eferciti, k^qU ,
J' uno di Spagnoli per la parte di Paglia fjtto il governo
del Capitano Confalvo Fernandez di Cordua , e l'altro de'
Francefiper la parte di Terra di Lavoro , fotto il governo
di Francefco San fé verino Conte di Cajazzo , e di Monfì-
gnor di Obegni, come feri ve il Cantalicio, e come vuole il citali*
Dottor Ferran\forto il governo di Lodovico di Armignach p^ f
Duca di Nemorfcon ; e marciando quefto efercito per
Campagna di Roma, come fulgore, fenza contralto giunfe
alle mura di Capua, ove era l'efercito di Federigo, quai'era
ài 300, uomini di Arai , 3000. fanti , & alcune compagnie
H 2, di
€o DELL5 HISTORIA DI N APOL
di Cavalli leggieri , qual efercito avea per capo Fabbrizio
Colonna , & avevano tutti fermato V. animo , o morirfi in
quel luogo, o poner in rotta i Francelì , & affogarli al Vol-
turno i e certo farebbe riufcito ogni difegno , fei Francefi
non fuffero flati ajutati da Cefare Borgia, figliuolo di Papa
.Aleffandro , il quale mutatofi , fi accorto alla parte Fran-
cefe ; ma sbigottiti i Capuani , e dubitando di effere prefi
a forza, penfando falvarfi, fecretamente fenza farlo fapere a
Fabbrizio Colonna , il Sabbato a notte delli 24. di Lu-
4501. glio del 1 joi.aperfero al nemico Francefe le porte; ma po-
co lor giovò , perchè furono i Capuani faccheggiati , e
fenza pietà niuna tagliati a pezzi , e vertale donne infini-
te violenze , e fcelleratezze ufate , ne anco alle Sacrate
Vergini perdonarono , e fu cofa di gran meraviglia che le
2>o»»e Donrfe Capuane fpaventate piti della perdita dell'onore,
Capuane ^q ^\\à morte, fi gettavano ne'pozzi , e chi nel Fiume ; I!
l'onore . Colonna con tutte le genti Capuane furono tatti cattivi , e
poi con gran denari rifcattati; per il che fpaventate l'al-
tre Città da se fìefTe ne portarono al Francefe vincitor le-»
chiavi. Quefto così orrendo fpettaco^per eifere flato fat-
to quafi in faccia dei Re Federigo , lo dovea far odiofiffimo
cosi dalle perfone , come del nome Francefe ; ma fece al
Tederigo cor fuo un contrario effetto j conciofia che nel animo fuo
j; ritira deliberò di voler andar in Francia dal Re Lodovico , e far-
fiàifcbia.^ fUQ tributario \ benché di ciò ne fuffe diffuafo da Fab-
2i0neU~dei briz'io , e da Profpero Colonna fuo Cugiao , & anco da_j
Re f^f- Giacomo Sannazzaro fuo familiare, voile pur efeguir il fuo
7lg0 * intento # Per il che nel principio di Agofto , ritiratofi con
fua moglie, e figli , e con Luigi Cardinale fuo nipote nel
Monfi- Cafìello d' Ifchia, mandò a pregar Monfìgnor di Obegni,
lor dl che alla guardia di Capua rimafto era con un falvo condot-
to,che 1' andaffe a trovare , che gli avrebbe detti alcuni fe-
greti , ov* effendo colui andato, lidiffediaver fatto delibe-
razione di andar in Francia ; e lo pregò che pregaffe il Du-
ca di Nemarfcon , che fcriyeffe al Re per un fai vo con-
dotto
Qbegni
LIcqRO SETTIMO. 61
dotto di poter andar fìcuro; & a fine che fufTe certo della
parola , gli offerfe dargli per pegno il Cartello di Napoli; e
partito il Capitan Francefe con detto appuntamento , fra
pochi giorni venuto il falvo condotto dal Re di Francia ,
confìgnò Federigo* centra volontà de' Colonnefi, e degli al-
tri Capitani fuoi Confìglieri Je Ca (Iella al Duca ; elafcia-
to il Cartello d' Ifchia raccomandato ad Indico di Avalos
Marchefe del Vallo , come vuole il Guicciardini , & altri,
egli con fette Galere pafsò ia Francia, ove non fu ricevuto
da quel Re, come fi credeva* percioche giunto ad Ambo fa Federi^
ov' era la Real Corte, fu da pochittìmi Signori rifeontrato,*^'^*
e dal Re appena , fin la porta deJla fua prima Camera : pur/vi»"/* £
avendoli il Re Federigo narrato la cagione della fua andata,
gli fu lepidamente rifpofìo di volerlo ricevere nella fua
protezione ; e licenziato nella fua prefenza , dovendolo
farettar libero ovunque voleva, dai primo giorno gli fu pa-
tto intorno una guardia di 300. uomini guidati dal Mar-
chefe di Botellino , che non gli permetteva F andar in al-
cun luogo fenza la fua compagnia , non otfervando quel Re
punto il falvo condotto da lui fatto ; anzi fu fi prefto par-
tito il Re Federigo da Ifchia ,' che i Francefi avendo fri lor
dominio le Cartella di Napoli, alli sy.di Agorto 1 y-oi. fi ri- NapoU-
trovarono padroni non folo di Napoli;ma di tutta Terra éìprefa da':
Lavoro. Fabbrizio , e Profpero Colonna per ultimo ri- Francejk.
medio pattarono al foldo del Re Cattolico; i quali dal gran
Capitano furono con grandifTimo onore accolti . Dall'al-
tra parte Confalvo Fernandez , partita che fu il Re Fede-
rigo dal Regno,egli fi fé padrone , fecondo la convenzione
fatta con il Redi Francia, della Calabria , e della Puglia;
& avendo ultimamente attediato il Camello di Taranto, ove
D. Ferrante Duca di Calabria figlio del Re Federigo forti- ferrafHe
fìcato fi era; al fine non potendo il povero Giovane refirte- Duca di
je alle forze di Confalvo , fé gii refe ; dal quale fu tenuto Ca!a^rÌA
in buona guardia fino alla venuta del Re Cattolico}come fi *rigì
dirà •
Ma
€z DE LL'HISTORIA DI NAPOLI
Ma ritorniamo al Re Federigo, 51 quale ritrovandoli
quali prigione in Francia, fenza elfergli pur riufcito il fuo
mal conlìgliato difegno , rifolvette partirli *, ma effendo-
gli ritenute le gaiere in Marfeglia , non gli riufcì il fuo
penderò 5 Tra tanto avendo già intelo la certezza della
perdita del Regno, colla prigionia del Duca di Calabria
fuo figliuolo , perduta ogni fperanza , fé ne andò al Re Lo-
dovico , rimettendoli alle fue grazie , dal quale n' ebbe la
Duchea di Angiò con 30. mila-ducali di rendita , e dopo
Guiccìar„due anni , che fu il dì 9. di Settembre , come nota il Guic-
Mor dlc^zr^niì l J°4« morì nella Città di. Torfe, e fu nella Chie-
Federigo &ài S« Francefcodi Paola fepolto • Fu coftui l'ultimo Re
*L delii difcendenti del Re Aifonfo I. Aragonefe \ e mori 1'
anno della fua età 53. avendo regnato circa anni cinque .
Ebbe quello fventurato Re due mogli , la prima fu figlia
Michele a* Duca di Savoja,e di lei ebbe una fola figliuola chiama-
Rieeh . ta Maria , come nota Michele Riccio ; la quale morì in-
fantolina , la feconda fu Ifabeiia figlia di Pino del Balzo ,
Principe di Altamura , Duca di Venofa , e Conte di Mon»
tefcagh'ofo , e di Caferta , che per mancanza de' mafchi,
i luoi Stati pervennero alla detta fua figlia : di coftei il
detto Re Federigo n*ebbe cinque figli , cioè D. Ferran-
te Juca di Calabria , già detto , D. Aifonfo , D. Cefare ,
Donna If»belia , eD. Giulia, la cui infelice moglie aven-
do celebrato i funerali del marito , con grandiflino rama-
fico fi condurle in Ferrara in cafa del Duca Alfonlb da ritte
nipote del marito , ove morì nell'anno ryj j. avendo pri-
ma vitto morire in diverlì jtempi i fuoi quattro figliuoli .
Ifabeiia di Aragona DuchelTa di Milano nipote del Re
Federigo, dimorando nel Cartello di Capuana, comedi
Marte d'fopraè detto , nell'anno ( yoi. gli morì Ippolita fua noi-
ippoiita nor figliuola , la quale fu con degne efequie fepolta nella
*?«*« Chiefa dell' Annunciata, ove non fono molti mefi , che ho
dilla Du- * . . rr j*
chejja dì veduto il fuo corpo ancora intiero in una calia coverta cu
Milano, drappo, nella Sagrì ftia di effa Chiefa , rimanendogli Bona
uni-
LIBFO SETTIMO. 63
unica figliuola , la quale venuta in età, nel 1 yi6 la maritò
con Sigifmondo Ke di Polonia , e gJi donò in dote il Du-
cato di jbari , eflendo poi rimafìa vedova , venne a mori-
re in Puglia , cerne nel fuo luogo fi di j à , & lfabella fua
Madre poi negli 1 1 * di Febbre jo 1 524. morì in Napoli nel J^///*
detto Caftello di Capuana , e fu fèpolta nella Sagreftia di Duchejjh.
S. Domenico in una gran Tomba coverta di broccato , ove^' Mita'
anche oggi di la fua bella cortina dì broccato fi feorge , la
quale e la più ricca , che in quella Chiefa vi fa, nella cui
Tomba vi fu pofìo il feguente cartiglio latino .
Jìic Jfabella jt'cet , centum fata /angui ne Regum >
Qua cum hlujejìas Itala prifea jacet •
Sed qua; lujtrabat radiis rega/ibus orbem,
Ucciditi inquum , alio nunc agii orbe diem «
Obiit unn< M. £>. XXIV.
In volgare dice così . > .
Jfabella è fepolta in quejìa tomba,
Di cento Regi, che difangue è nata ;
& antica Maejìàfua , che rimbomba
"Per tutta Italia , ha /eco qui ferrata >
E eh' Illufirava con faggi reali ,
Il Mondo , all'altro ha su fpiegato l'ali*
Morì nelV anno IJ34.
Di quella lfabella più volte ho intefò racontare da'
vecchi una cofa degna di memoria , la quale non mi pare
in filenzio lafciarla , e f u , che nel tempo , che il Re Fe-
derigo era travagliato per le continue nuove della confede-
razione delli due Fé nemici ; il Fegno dalla predetta lfa-
bella retro era \ avvenne, che rirrovandofi un Gentiluo-
mo della famiglia de' Caraccio!! della Piazza Capuana , hi 6**&-
gnore di una lerra in Calabria > & effendo fortemente ac ■?*/"*
cefo
64 DELL5 HXSTORIA DI NAPOLI
cefo di amore di una donzella vergine fua vaftalla , e per
«feguire il fuo defiderato fine , fé inquifire a torto il pa-
dre della giovane di omicidio ; per il che lo fé carcerare, e
tion potendo iJ povero uomo di ciò aver giuftizia, gli par-
ve espediente mandar la moglie con la figlia al Signore ,
domandandogli mifericordia ; ma non tantofto , che il Si-
gnore la giovane veduta ebbe , parendogli fervirfi di tale
occafione, con fecrete parole, difTe alla madre , che il ma-
rito era in pena di morte , ma fé desiderava il fuo fcampo,
non vi era altro rimedio , folo lanciargli la figliuola in ca»
fa fua > alche la donna tremante , non fapendo ove rivol-
gere , o alla liberazione dei marito , o alla pudicizia della
figliuola , lagrimando fé ne andò alle carceri ; & il tutto
per ordine al marito raccontò , il quale conofcendo la de-
terminazione del Signore, diede licenza alla moglie , che
per lo fuo fcampo efeguifle quanto il Signor chiedea; il
che efeguito , fu tofto dalle carceri liberato . Poco dopo
volendo coftui di tale ingiuria rifentirfì , con tutta la fua
famiglia venne in Napoli al Cartello di Capuana , e per
ordine il tutto con lagrime su gli occhi ad Ifabella , che il
governo della giuftizia tenea, raccontò ; quaT enorme de-
litto non fu da lei fenza ira , zelo , ramarico , e cordoglio
intefo 5 onde fubito fé porre i querelanti in una fìanza del
Cafìello , per volerfi certificare della verità dei fatto ; del
che effendofì ella chiarita, mandò in Calabria, per avere il
delinquente nelle mani 5 e non potendolo avere, ordinò
a i Gentiluomini del Seggio Capuano , che fra otto giorni
prefentaifero il malfattore; ma non effendo comparfo, paf-
iato il termine, la Ducheifa incontinente mandò z j. uomi-
ni con ifìrumenti ferrei a disfabbricare le Cafe,e Palazzi di
tutta la Famiglia de' Caraccioli ; & avendo quelli per
un giorno disfabbricato bucna parte dì una cafa all' incon-
tro delle fcaiedelT Arci vescovato , nel fèguente giorno fu
prefentato, il quale non avendo potuto occultare il delit-
to , fucondennato a fpofar la giovane, e dotarla in bo-
niffima
+[ LIBRO SETTIMO, 6S
nifiima fomma di danari , e poi efTere decapitato ; Final-
mente nei determinato giorno fu nei Mercato il tutto efe-
guito , fpettacolo veramente memorando ; perchè giunta
la fevera giuftizia nei Mercato, comparve ia giovane avari-
ti il iuogo del iuppiicio , ove fu da queJo con Je folenni tà
di Santa Chiefa (pofata , e con fcgna teli Ja dote , fu fubi-
to decapitato , per la cui memoria furono ie tette di amen-
due gii fpofi in bianco marmo fcolpite , e poiìe (opra l'Ar-
co deli' orologio di S. Eligio , rifguardante il Juogo del
fupplicio , quali immagini (ino a' noftri tempi ivi fi fcor-
gono •
Giacomo Sannazaro Cavalier Napolitano familiariffi-
mo del Ke Federigo , avendo con incredibile fedeltà feeui *?orJe dl
m^. tì r - p • ■ r a i • \ . di Giaco-
to li luo Signore in arancia . dopo ia cui morte torno iti mo ian-
Napoli > ma giunto alJ' età di anni yz* morì in Rotn?L^»"aZ(ir9 .
nell'anno i 530: e condotto poi nella Patria, fu fepolto nei-
Ghiefa , ch'egli nell'anno 1 fio. neJla Villa di Mergelii-
na edificata avea , in un fepolcro di bianco marmo , ove fi
Jegge il feguente dittico da lui fteflo compofìo , dopo vi
tu meflo il lecondo, compofìo dal Cardinal Pietro Bembo •
Acìius hi e Jitus ejì , ci nere 5 gaudetefepulti ,
Nam vaga pojt obitum , umbra dolore caret •
Che tradotto in volgare, dice
Qui è pofto Azio Sincero Sannazaro ,
Godete in pace , 0 fuejepolte ceneri ,
CV almafciolta da voi non /ente amaro •
L* altro del Bembo .
Da /acro cinerijlores , hi e il te Wlaroni
Sincerus , mufu proximus , ut tumulo •
m Vixit Ann. LXX1L Anno Dom ini MDXXX.
^um.Tom.V. i Che
€6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Che in volgare Tuonano .
Da' fiori al /acro cener di Sincero ,
Poeta affai vicino ai gran Marone
Di Mufa, efepoltura , o Pajffaggiero .
ViJJe anni -j%. e morì Vanno i jjo.
Eflendo rimarti gli Spagnuoli Signori delia Calabria,
e della Puglia , e Ji Francefi Signori del rimanente del Re-
gno ; nacquero tra effi alcune differenze per cagione de i
confini , faccio le loro differenze non veniffero a termi-
narle con Tarmi , ordinarono i due Generali , che in t ut-
ti quei luoghi, de'quali fi contendeva, aveffero a porfi l'in-
fegne dell uno , e dell' altro Ke, fino a tanto , che la que-
fiione fuffe decifa ; e mentre i predetti Generali , cioè il
Gran Capitano , & il Duca Nemorfo in Atella Terra di
Bafilicata , trattavano la determinazione de' loro litigi t
una Compagnia di Spagnuoli cercando di alloggiare alla
Tripalda , la trovò piena di foldati Francefi , & ingom-
brato ogni cofa ; intanto , che furono prima alle parole , e
da quelle a i fatti , e prefe le armi, dopo lunga contefa, gli
Spagnuoli cacciarono fuora i Francefi ; il che intefo da_j
Monfignor di Obegni ,corfe in ajuto di coftoro , e venne a
nuova battaglia con gii Spagnuoli . Ma egli n'ebbe il peg-
gio , perchè fu battuto, e vinto infieme con tutti i fuoi;
per il che tutti gli uomini di arme Francefi furono prigio-
ni dagli Spagnuo.'ije menati legati fino a'ioro alloggiamen-
ti j Finalmente dopo molte battaglie , e contefe , conven-
nero , che iofino a tanto che fi determinaffe di chi aveffe
da efìere la Tripalda , non fia obbligata dare alloggiamen-
ti ne a' Francefi , né aSpagnuolo veruno ; Venuti poi i
due Generali alla determinazione , ciafeheduno difendeva
le fue parti, ma non uguali erano le ragioni ; imperciocché
il gran Capitano fi difendeva. con teftimonj, fcritture, e
leggi, facendo veder chiaramente, che tutte le Terre ,
del-
LIBRO SETTIMO. €7
delle quali fi contendeva fra loro , erano comprefe ne' ter-
mini della Puglia ; ma il General Francete negando di vo-
ler ubbidire alle leggi , voiea terminar ogni cofa coli' ar-
mi : Il gran Capitan vedendo il mal procedere de' France-
fi , e eh' egli non era uguale di forze a* nemici, avendo pri-
ma ben esaminato ogni cofa , chiamò i fuoi Capitani a
confìglio j e dopo una Junga difeutfìone fé ne pafsò a Bar-
letta con tutto iJ fuo efercito ,come luogo più ficuro , e co-
modo di ogni altro, ove avrebbero le fue forze ; perciò
che buona parte de' Cavalieri del Regno fi accollarono alle
iua parte , e fra gli altri , que' della Famiglia Sanfeverina,
come Berardino Principe di Bifignano , Roberto Principe
di Salerno, & Onorato Conte di Mileto , i quali aveano
fin' ora feguito gli Angioini , come vuole Monfignor Can- Cantau,
talicio \ perlocchè divenute Je forze di amendue gli efer- c/o.
citi pari , ferono infieme molte battaglie , e finalmente un
celtbre duello , e combattimento di tredici Italiani con Due!!*
tredici Francefi , l'occafione di cui fu ( come appieno feri- rf<» ^fa-
ve Gio: Battifìa Damiani ) che un giorno avendo cenato ^ndj.
CarKs de Torgues Titolato con Monfignor della Motta_» uin:Bat*
Francefe in Barletta , nella cafa di D. Enrico di Mendozza tlJta P*~
Capitano Spagnuolo , ov' erano anche Indico Lopez , O. CarieI '
Pietro di Origno Priore di Meflina , ed altri , e ragionan Torques
do delle guerre, e del valore degli Italiani, ditte Indico J/*WC<P*
Lopes ch'egli avea in Barletta una buona Compagnia d' ìndico
Italiani, a cui rifpofe Monfignor della iMotta , eh' egli L.ot>esCa:
d italiani poco conto iacea , per eiierne vili , e codardi j yagnuo»
Lopez replicò , ch'elfi tenea gì' Italiani in buonifTìma ri-/» •
putazione, & in quella confidava , come alla propria na-
zione Spagnuoia ; e che gì' Italiani , che erano in Barletta
a combatter con i Francefi affrontati fi farebbero . Intan-
to che dopo molte pratiche , e dicerie fu conchiufo tra effi,
che trovaffero 13. Italiani , e 13. Francefi , i quali infieme
combatter dovettero , con patto, e condizione , che cia-
scuno de' Vincitori Parme , & il cavallo del vinto ne
I % gua-
<T8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
guadagnale , e cento feudi di oro di più , e fu eletto per
campo un Juogo fra Andri , e Corato : fi eleffero anche
quattro Giudici per ciafeheduna parte , cioè > per la parte
italiana , Francefco Zurlo Napolitano , Dieg > Vela Spa-
gnuolo , Francefco Spinola Genovefe , & Aionfo Lopez
Spagnuolo . Per la parte Francefe furono eletti Monfi-
gnor di Bruglie , Monfignor di Murtibrach , Monfignor di
Eruet , & E rum Sutte . S' inviarono gli Ortaggi Italiani
a Buvo , e furono querti Angelo Galeota Napoletano ,
Albernuccio Valga Spagnuolo . L* ortaggi Francefi , che
s' in viarono a Barletta furono querti, Monfignor di Mufnai,
e Monfignor di Dumobie •
Li 13. Combattenti Italiani furono querti
1 Ettore Fieramofca Capuano •
2 Francefco Salomone Siciliano.
3 Matteo Corollario Napolitano •
4 Ricco di Palma da Somma .
y Guglielmo d' Albamonte Siciliano.
6 Marino di Abignente di Sarno •
7 Gio: Capozzo Romano •
8 Gio: Brancaleone Romano.
9 Lodovico di Abenavoio da Teano •
io Ettore Giovenale Romano •
1 1 Bartolommeo TanfulJa Parmiggiano.
1* Romanelio da Forlì .
13 Meale Tefì di Paliano .
I 13. Combattenti Francefi furono i feguenti .
■
1 Carles di Torgues .
z Marco di Frigne .
3 Giraut di Forfes .
4 GlaudioGrajamdi Arte .
5 Mar-
LIBRO SETTIMO. c9
j MarteUin de Lambris.
6 Pier di Liaje .
7 Giacobo della Fontana ,
8 Eliot di JBaraut .
9 Giovanni di Landes •
io Sacet di Jacet •
il Francefco di Pifas «
iz Giacopo di Guigne .
13 Nauti della Frafce •
Or fattafi dall' una, e P altra parte Paflicurazione del
Campo, tanto per Confalyo Fernando Duca di Terranova
Generale del he Cattolico commorante col fuo Efercito in
Barletta, quando eziandio per Giacomo de Cabanis , det-
to Monfìgnor della Pelizzzajl quaPera Governator dei Ke
di Francia in spruzzo commorante anco il Tuo efercito a
Buvo i il lunedi matttino a' 1 3. di Febbrajo 1 J03. Aven-
do i 13. Combattenti Italiani in Andri udita Ja Mefla , il
gran Capitano efortò il Fieramofca , e compagni con una
bellifiima orazione in fuo linguaggio > Ja quale fu fcritta
dall' Autore Spagnolo , notato da me nella Tavola , nel
modo , che (kg uè in verfi in quarta rima .
Oracion del gran Capitan a los Sennores Italianos »
Depues quel divi/or , los haya animado
T a fuerza les fuerzafus hontras myrar
Jìtoàos ya junfios comìenza narrar
Wlirad Cavalleros , que osjea acordado .
Como de los Muzìos aveys emenado
De Dezios , Cornelios , Papt'rios , Zipiones
De Tazios , de Fabios , de Emilios Cantones
T d'otros Galos banfiempre domado .
Los vuejìro tomaron qual quera grandeza ,
T ' el grafi Vniverfofo fylometieron
Tran-
7o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Franzcfesfonzifra a lo que bizieron
T gente domeos ejìe fartaleza .
Van impetuqfos con su ligereza
Non guardan lo boneflo honor gravedad
Sos virtud , y glori a/aber Magefìad
Teneys mas que oiros en la redondeza .
Que n ejte combate que haveìs de bazer
Ejia la vitorìa Ttalia colgada ,
T aves de aqui bonra qual cumplefacada
Sennale s en todo defpues los venzer .
Trancefes que ultragen el vuefiro valer
Todas razones os dan la vittoria
Alead tas manos arientes en gloria
Libremos a Ttalia de a quelfupoder •
T quellos porfien vos ultrazar
Myradvuejìras honras que os tengo por tales ,
Que havran oyfus penaspor vosdefus male*
T a sì e/pero in Dios cos lo ban de pagar .
Elhs comienzana sì replicar
Efperamos en Dios , y en la Virgen Maria :
Que nos cada uno eljuyo traer ya
Ay ba Baryleta por los prefentar •
Ordine Finita V orazione del Gran Confalvo , & avendo i
delia ca- combattenti fatta moderata colazione, fi armarono, e mon-
******* tati a cavallo al luogo desinato del campo,Vinviarono,pre-
Jtaiìani cedendo in quefto modo } andavano primieramente i 3. ca-
verfoii valli delli combattenti condotti da 13. Capitani di Fanta-
«m£o. fja j»unc]0p0 ['altro con alquanto intervallo , coperti,
& armati , conforme al folito , dopo con V ifteflbordine_»
givano i combattenti a cavallo armati di tutte armi dagli
elmetti in fuora $ appretto fegui vano 13. Gentiluomini ,
quali portavano gli elmetti , e lande de* prenominati
combattitori; e continovando il cammino verfo il campo t
giunfero con i quattro Giudici Italiani già detti di fopra,
quali ferono intendere , eh' erano flati infìerae con i quat-
tro
LIBRO SETTIMO. 71
tro Giudici Francefi , e che il campo fegnati aveano , &
ordinati i patti dei combattere , ma che i 1 3. combattito-
li Francefi fino a queir ora comparii non erano ; Laonde
parve ad Ettore Fieramofca , e compagni procedere avan-
ri : e giunti alquanto vicino ai campo, fmontarono di ca-
vallo , e fatta alquanto orazione aJ Signore, Ettore par- Orazione
lo alli compagni, con dire . Compagni , e frateJJi miei, fé di?tt°re
jopenfafii, che quelle mie parole pjuanimo, e vigore^^^,
aggiugner vi doveflero di quello , che Ja natura vi ha con*
ceffo, certo crederei ingannarmi, avendo fcorto voi in-
fino a qui allegramente efier condotti a quella sì magnani-
ma imprefa , e dimofrrato chiaramente queJi* animo , che
daquaìfivoglia coraggiofo Cavaliere in fimil cafo fi mo-
ftrarebbe 5 onde ioconofcendo il vcflro valore elTer gran-
de , e fermo in quello nobile efercizio , per effere folo di
quei fiata fatta onorevole elezione, fino di ciò tutto fod-
disfatto e contento 5 ma perche gì' inimici infino a qui al
campo comparii non fono in quello fpazio di tempo , che
ne avanza , mi ha parfo manifefiarvi il prefago dell'ani-
mo mio , il qual vi rende certi , e voientorofi ad acquife-
re quell'onore, che Iddio , e la benigna Fortuna ci pro-
mette . Alcuni ne'tempi pattati han combattuto per natu-
rale, & invecchiata inimicizia, altri per iracondia , chi
per ingiuria ricevuta , chi per defiderio di robe , tefori ,
fiati, e beni di fortuna , altri per amor di donne , e chi
per una occorrenza , e chi per un' altra , fé fecondo , che
T occafìone fé gii porgea : Voi oggi combattete alia buon'
ora principalmente per la gloria , che è il più preziofo ,
& onorato pregio, che dalla Fortuna agli uomini valo-
rofì propor fi potelfe j Quefìa v' infiamma , quefia vi ac-
compagni all'immortalità , liberandovi da ogni trifìo , e
miferrimocafo di vii morte, facendovi per fempre famofi,
& eterni appretto i nofin" pofteri; oltre di ciò dovete fa-
pere , che non fol portate oggi quello si particoiar onore
su le vofire braccia j mainfieme con voi l'onore, e glo-
ri»
7i DELL* HISTORIA DI NAPOLI
ria di tutta Ja nazione Italiana, e nome Latino;e perciò non
il manchi per Voi ridurla in queir altezza di fama , che fa
al tempo che Iddio diede Ja iegge al Mondo ; e tanto pia
contra tali , e sì infoienti inimici , da' quali dall'antico
tempo fòvente non fenza loro gran danno danneggiati , e
provocati flati femo ; Spero dunque oggi Ji moftraremo,
cbeiòpravive anche in Noi quel feme de'noftri progenito-
ri , che tante volte gli ha fottopofti a portar il giogo
Italiano, e farà quefta noftra indubita futura vittoria,
un precedente mal fegno della lor futura , e vicina cala-
mità; Talché Cavalieri ftrenuìflìmi , e fratelli miei ono-
randi conprofpero, e felice augurio avvicinamoci al luo-
go , ove tale imprefa feguir fi deve , perchè fin certo,
che molto maggior gli effetti , e portamenti voftri faran-
no , che Je mie parole non fono . Finito tal raggionamen-
to , e fatta da tutti orazione a Dio, e ne' cavai i e per-
tati cavalcorno , ponendofi ciafeuno V elmetto in tefta , e
Ordine le lancie in mano verfo il campo s' inviarono •
deliaca- Dall'altra parte avendo i 13. combattenti Francefi
Jfe'"," roedefimamente nella fletta mattina udita la m^tta , & in-
Francejì vitati da Monfignor della Pelizza in fua cafa a far colazio-
ni»»** ' ne > ne andarono, dopo Monfignor della Motta, avendo
fatta a' fuoi compagni una belliflìma, e breve orazione, cer-
cò licenza dal detto Monfignor , e dagli air ri Signori Fran-
cefi che ivi erano , e montati a cavallo verfo il campo s'in-
viarono in quefto modo, ed ordine. Andava primo un_>
Gentiluomo Francefe a cavallo , qual portava l'elmetto*
e la lancia di Monfignor della Motta, dopo feguivano is.
altri Gentiluomini a due a due con debito intervallo , e
ciafeun di loro la lancia , e l'elmetto ali i combattenti por-
tavano fimiimente a cavallo j Seguivano poi i iz. combat-
titori armati di tutti arme fenza elmetti fimilmente a due
a due a cavallo con V ifleffo ordine ; appretto feguiva la
Motta folo , e dietro a lui ne veniva il cavallo di fua per*
fona , & apprettò feguivano gli altri 1*. cavalli delle per-
fone
LIBRO SETTIMO. 7$
fone degli altri combattenti , a due a due , con intervalla
debito, condotti da' Gentiluomini Francefi, con il cui
ordine preiero iJ cammino verio il delignato campo i & av-
vicinatoli a quello per poco fpazio , fi accorfero de' Ca-
valieri itaJiani , che provvedeano , e circondavano il cam-
po ; e fmontati in terra , s' inginocchiarono tutti; e fatta
con le mani verfo il Cielo la debita orazione , ciafcuno fi fé
alleviar P elmettoje montati a cavalli copertati, e poftefile
Janciein mano, con grande allegrezza attorno il campo pro-
vedendo andarono,poi in un luogo all' oppofito de' Cavalie-
ri Italiani fi fermarono.
Quivi Ettore Fieramofca Jor fece intendere, eh' en- Batt*-
traforo lor pria nel campo , perchè così era di ragione \gHa di
jn tanto che la Motta , e i fuoi compagni entrarono , eh' e-^^-^J
rano circa 19. ora, & il fienile fu fatto per Ettore , e fuoi u.Fr*»-
Italiani \ e ranfii i Francefi circa quattro pafli verfo gì' Ita-C<?-A •
Jiani , quelli ferono il fimiie verfo loro : e non parendo ad
Ettore , e i fuoi compagni doverfi più tardare , s' inviaro-
rono con lento patto verfo i Francefi , e quelli fimilmente_4,
fi cominciarono ad avvicinare verfo gT Italiani \ & ettendo
1' una , e l'altra parte dittante da jo. paftt, cominciarono ad
andar di galoppo, & avvicinati per fpazio di 20. pafil , i
Cavalieri Francefi , fi divifero in due fchiere , da una banda
7. e dall' altra 6. e con impeto di tutta briglia, corfero fo-
pra gì: Italiani , i quali ciòfeorgendo , y. di loro diedero
fopra i 6. Francefi , e gii altri 8. fopra gli 7. e pottofi le
Janciein retta , valorofamente s'incontrarono ; e per ettere
lo fpazio fìato pigliato invalido, fpezzaron alcune lancie
con poco , anzi con niuno effetto , pur gi' Italiani fi tro-
varono uniti , e i Francefi in difordine , e potto ciafcuno
mano allo fiocco , & accette che feco portavano , fi comin-
ciò (erettamente una fiera battaglia j e combattendo 1' una,
e P altra parte valorofamente , i Francefi trovandofi difor-
dinati , a ridurli in un cantone cottretti furono , e con al-
quanto fpazio ripigliato il fiato verfo gì' Italiani con gran-
Sum.Tom.V. K ditti-
74 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
diflìmo empito fi moflero tutti giunti , e combattendo in-
terne per un quarto d'ora , dalJa parte Italiana fu pofto a
un terra un Francefe, nominato Granlan di Afte, il quale aven-
Francejè do ricevute alcune ferite , dagli altri Francefi fu foccorfò ,
^"«-fopra il quale reftaròno tre Italiani, e gli altri valorofa-
mente combattendo contra gli altri Francefi , ne pofero a
Une ai terra due altri , uno Marteliin de Sambris , e l'altro Fran-
tri Fmn cefco di Pifa , i quali fi refero prigioni a i combattitori
cefi ab- Italiani . In quel mezo , che la battaglia ftrettiffima anda-
attuti . va ^ gttore con paro]e i e COn fatti , foccorrer non reftava ,
ove il bifogno gii era , e V ifieflb fi faceva per la Motta_j ,
ciafcun de' quali i fuoi compagni animava (come fi con-
veniva , ) & incalzando la battaglia fiera , li cavalli di
due Italiani feriti furono , 1' uno di Meale Tefi di Paliano
e T altro di Giovanni Avo di Roma , i quali fmontarono a*
piedi , ed un di loro prefe una lancia , che nel fuolo del cam-
po ritrovò , e V altro tolfe uno fcheltro , eh5 egli avea , e
valorofamente dall' empito Francefe fi difendevano; ma
effendo foccorfi dagli altri compagni Italiani , quali con i
loro cavalli gli attorniarono , non comportando , che que'
punto danneggiati fufiero dalia cavalleria Francefe, Gio-
vanni di Afte, che prima era (tato metto a terra , ri-
trovandofi ferito , e non potendofi più difendere , come fat-
to avea , fimilmente fi refe prigione : Laonde Ettore ve-
dendo che la parte Francefe per la perdita de' tre compa-
gni, ad indebolirfi cominciata era , con animo coraggiofo
Francefi unit0^ con g^ a^tfi fa°l » di nuovo i dieci Francefi affai irò -
abbatta- no , nel cui empito diedero a terra due altri Francefi nomi*
u • nati Nauti della Frafce , e Giraut di Forfes , che amendue
prigioni furono : intanto che vedendoli gì' Italiani la For-
tuna favorevole , di nuovo infieme fi reftrinfero , e con in-
credibìj furore diedero f )pra gli otto Francefi , i quali
valorofamente combattendo, fu buttato a terra la Motta , il
quale rizzatofi in piedi , con ajuto de' rimanenti Cavalieri
Francefi molto accortamente fi difendeva > e combattendoli
fu
y
LIBRO SETTIMO. 71
fu fatto prigione Sacee di Jacet , umilmente Francefe . Ac-
cadde poi , che uno degli Italiani feguitando un Francefe , tfrFnt*.
il cavalioufcì fuora del campo, però gli altri italiani , fra ^rj[lm
pocofpazio, cacciarono fuora del campo un'altro Francefe,
& uno degl' Italiani eh' era a piedi , fu ferito di una fioccata
Ltlia faccia , & uno altro Italiano combattendo , fu dal ca-
vallo fuori dei campo trafportato; e combattendofi piò fie-
ramente,fu da Ettore per forza gagliardiflìma cacciato fuor
del campo la Motta , quale fi trovava a piedi ; Un'altro
Franceiè combattendo , e trovandofi affretto dalli cavalli
Italiani, fu oeceffiato per fuo fcampo fmontare , ecombatte-
reapiedi, e in quello un'altro Italiano fu ferito da una_»
fioccata alla cofeia , gli altri Italiani , vedendo che fi trova-
vano di lungi fuperiori , con maggior animo combattendo,
cacciarono dal campo un'altro Francefe , recandone tre fa-
Ji nel campo , del li quali , due fé ne trovavano a cavallo , &
uno a piedi, che valorofamente fi difendevano , pur li due
a cavallo a tanto numero di combattenti refiller non poten-
do , uno fi ick prigione , e 1' altro fu per forza cacciato dai
campo, refìandofolo il Francefe a piedi , il quale or in qua,
&or in là, per il campo fuggendo , ebbe tante punte dì
fiocchi , e colpi di accette, che non potendo più refifìere , Ci
refe prigione , e dal campo fu cacciato fuora , intanto che
Ja vittoria di tale imprefa agi' Italiani reflò , i quali una
infìeme con Ettore nel colmo d' infinita gloria fi ritrovava-
no, e così allegri per lo fpazio di mezz'ora per ii campo con
giubilo, efuono di trombe , e di altri ftrtmenti da guer-
ra, correndo, e cavalcando , andarono , che umana lingua
efprìmere non poti ebbe . £ così J'ìflefTa allegrezza al cam-
mino verfo Barletta s'inviarono in quefto modo , efiendo
pria per ordine di Ettore pofìi i prigionia cavallo , i quali
1' uno dopo P altro da tante perfone particolari a piedi con
le briglie in mano condotti furono ; feguiva poi egli con
l'elmetto in tefìa , e tutto armato , apprefTo tutti gli altri
Vincitori, l'uno dopo l'altro con debita difìanza , fimil-
K z mene
?6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
mente tutti armati lofeguivano con Ja foiita gravità Tta-
Jiana , e modella allegrezza camminando : venivano appref-
fo i Giudici Italiani , a due a due, poi a tre a tre tutti i
Capitani , e Gentiluomini , che i cavalli con gli elmetti , e
le Jancie ad efli vincitori condotti aveano , e così cammi-
nando s'incontrarono con Profpero Colonna , ed il Duca
di Termoli , che ad onorarli venivano, quali alzatefi Je vi-
fiere degli elmi , erettamente s' abbracciarono , e baciaro-
no tutti , che appena di tanta comune allegrezza fazfar fi
potevano, e con tal congratulazione , e fommo piacere paf-
fando più oltre, fé gii fé incontro D.Diego di Mendozza,
e molti altri Cavalieri Spagnuoli , e Italiani , tutti ralle-
grandoti di tanta onorata vittoria , ed in ultimo gli venne
incontro il gran Capitano Confalvo Fernandez a cavallo , e
ben in ordine con tutta la gente d' arme da una parte , e la
fantaria dall' altra , il qual affrontatoli con Ettore con al-
legrezza ineilimabi]e,gli ditte così; Ettore, oggi li Francefi,
e Noi Spagnuoli vinti avete, lignificar volendo , che per
Ettore, e compagni in quella giornata era fiata conferma-
ta la riputazione Italiana , e tolta la gloria delle mani del-
l'una , e 1' altra Nazione ; e così abbracciati uno per uno
tutti i Vincitori con mera vigiiofa letizia, & il fimile tutti
gli altri Cavalieri ì & Uomini di fìima fecero , che ivi pre-
fenti fi ritrovarono, e fubito s' intefe un bel concerto di
Trombe , e poi di Tamburri , & altri bellici finimenti con
gridi , & appiaufi mirabili , dicendo,viva Italia , viva Ita-
Jia, viva Spagna, viva Spagna ; quefto fatto fi è pofìo
per non preterire l'Ifioria, non per approvarlo 5 poiché
fantamente oggi dì per il Sagro Concilio Tridentino, que-
fii duelli , e monomachie tolte fono , allignando gran pe-
ne d' infamia , e difonori a chi li comporta .
Per il. gran Capitano con Ettore alla fua defìra feguen-
do gli altri Vincitori con beli' ordine accompagnati da tut-
ti quei Cavalieri Italiani , e Spagnuoli, e tutto il rima-
nente dell' Efercito il cammino verfo Barletta feguirono,
ove
LIBRO SETTIMO. 77
ove quafi vicino alla notte giunti , fi fé tanta dimoftrazione
di allegrezza, e fefta, che non reflò Campana, che tocca non
fcfTe in fegno di comune letizia , ne artegJiaria , che più di
una volta non fparaffe , in tanto , che per li gran fuoni , e
rimbombi di artegliarie , e per gli gridi Italia , e Spagna,
il Cielo , e Ja terra rimbombava di gaudio i I fuochi per
Je piazze , i lumi per le fineftre , le mufìche di variati fru-
menti , e canti che per quella notte efèrcitati furono , non
fi potrebbero per umana lingua compitamente narrare '■> &
in quefìo modo camminando, alla maggior Chiefà giunfero :
efTendogli incontrato il Clero ben in ordine con pompofa__$
proceflione , e con una devotiflima figura della Madonna ,
ove fmontati, tutti fecero la debita orazione, rendendo gra-
zie infinite all' Immortale Iddio , & alla GJoriofa fua Ma-
dre per J9 acquiftata vittoria ; dopo a cavallo rimontati , e
rivoltati per altre fìrade della Città con grandiffima feda
ciafeuno fé ne andò a cafa a difarmarfì , glorioso di un tan-
to onore , non fenza immortai fama del nome , e vigore__*
Italiano ; e tutto ciò fu vero preiagio di quanto feguir do-
vea di tutta Pimprefa .
E perchè i Francefi , che di guadagnar la giornata pen«
fatpaveano; non portarono altrimente li cento feudi per
uno , come fu Ja convenzione : per tanto il gran Confalvo
generofiffmo Signore volle del fuo proprio rimunerare i
Vincitori Italiani ; per il che avendo fatto confignare l'ar-
mi , & i cavalli da9 Francefi , li fé pagare del fuo cento feu-
di per uno , e gli armò da Cavalieri con belJiffima cerimo-
nia , e pompa; onde in memoria di si gloriofa imprefa ,
Pietro Surr.monte Napolitano vi compofe il feguenteEpi- 'Pietro
gramma latino , ficcome nota Gio: Battifta Damiani . Summon,
te Napo~
a p , r titano .
i8i{Joni a fplendor , aurifque exercìte felli* GìoxBau
Heélor : ab antiqui s quem oenus ornat avis + tiJtaDa-
j&cjuajn veterum , qui jortiafacla virorum ,
Haroi tollens invidiam generis .
IV ce-
78 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
IFoclix i quare alio fub fole triumphos ,
Non datur in patriis nomen hubere locis ,
Si non J/c>des ebari s migraJJ'et ab Argis :
Non f Ire t Ecis notus , é* He/perii s •
Fertur pojì varios infigni Marie labore:
Terrea Tartarea janua aperta domus •
Ter tur J afoni a pubes commijfa carince
Aufa maris turni das prima fecare vias •
Cejfetis Gangaridum , Ics nei gloria Tellusx
Pelleo , & longe Toma petita Duci *
Jn preti ofemper nimio peregrina fuere :
Nefcio cur , fordent dum fua cuique domi .
Addequod, & melius translata reponitur arbos %
Tanta ejì mutati gratia , honofquefuli .
ITelix ncc te Patria , aut remorentur amici ,
Aut de cognato f angui ne fidusamor .
Tortitus omnefolum Patria ejì, hos adjuvat ipfa ,
Virtus , & bis Calum , Terraque nudafavet .
Prima tibi vicijfe pios vittoria amores j
Incipemox laudes accumulare novas •
Nec tibi deerunt , qui aternis grandia cbartis
Tafia canant , digna concelebrentque lyra •
Puis neget affiduo renovari facula curfu ,
Ouin meliora potejì ducere longa dies .
Enfopita diu , furgit tandem inclita virtus ,
Hceroefque novosfaculra nofìra ferunt .
JEmulus Iliaco , nojìris fuit Hetior inarmis :
Pro decore Italico pralia honejìa gerens .
Heélor propofita cejjìt cui gloria palma :
Deviélis Gallis nomen in Aufonium .
Nullius hic armiscadat , quofcumque vetufìas
Et Graja , & Latia iaclat in Hifìoria .
Tempus erit , qao te Dux o firtijjìme pojìquam
Sub titolos jerint plurima bella tuos ,
Te
LIBRO SETTIMO. 79
Te Capua excipiat Jpoliifque ajjurgat opimi $
Porrigat , & meritis laurea/erta Comis .
Cum Patres.aquitefque, & Plus numero/a merentem%
Deducant Patrii limina , adaltajovis •
Cum vox omnis Io clamet , geminataque ad aura* ,
Reddat lo , cum te fornitici , virque canat .
Hoc precor buie utinamfervent me Humina Fama .
Hac celeri veniat federe faujì a dies.
Et avendo Confalvo Fernando prefo animo grande, fé
ne andò tofìo con i fuoi alia Cirignola , ove alJi 28. di Apri-
le di Venerdì a' 23. ore dell' anno predetto vi fé fanguino-
fa battaglia , ove i Francefi vinti , e rotti furono con la
morte di più di 3000. di eflì , e guadagnò Confalvo la Ce-
Tignola con lo allogiamento, & artegliaria de' Francefi eoa
quali tutta la Puglia , e V Apruzzo , e poco appretto ne eb-
be tutta Terra ài lavoro ; e così arricchito di tante vitto-
rie , ferma tofi fui Territorio di Benevento , mandò Amba-
feiadori a' Napolitani a perfuadergli a tornarfene all'antica
devozione Aragonefe, fenza voler fare efperienza dell'armi,
e per muovere con più efficacia gli animi di quei Cittadini-
vi mandò Berardino Bernaudo fuo Segretario , il quale era
fìato cariffimo al Re Federico^ giunto cofìui in Napoli,pre-
fentò la lettera del gran Capitano a gli Eletti della Città ,
la quale fu letta in pubblico.ov'era gran moltitudine di gen-
ti , e fu tale , che commofte uni verbalmente tutti , così No-
bili , come del Popolo , e s' intefe rumor di giubilo , e de-
fìderio grande di ritornare a i fuoi primi Re Aragonefi : &
effendofi chiamati a configlio tutte le fei Piazze , fé decre-
tato , che fi fpalangatf'ero tutte le Porte al gran Capitano ,
rimandandofi in dietro I' Ambafciadore con tal rifpofta , & Amb*.
infieme con lui iz. Ambafciadori della Città , ^ciob io. del- ^^
la Nobiltà , e due del Popolo ; come fcrive i 1 Cantalicio , i . .tlì at
quali portarono le infegne Aragonefe , con potefta di for gfanCa*
mare qualunque accordo con Confalvo j e perchè non pò ££££
te ife- da.
€o DELL* HISTORIA DI NAPOLI
tetterò eflere imputati d'infedeltà , chiamarono il Segreta-
rio del Re di Francia, protestandoti, che non vedendo muna
f peranz a alle cofe loro, erano forzati provvedere a' danni , e
e mine che Ji potevano venir fopra ; Tra tanto Condivo ,
che fi era avvicinato in Napoli , fu dagli 1 ». Ambafciadon
alla Cerra incontrato , i quali avendogli prefentace le chi»-
vi della Città , furono da quello con lbmma allegrezza rac-
colti i & effendo richiedo di fermare i Capitoli , e Privi-
legi concedi da i PredecefTori Re AragoneCi , fu con piace-
volezza grande efeguito ; e ciò fatto gii Arnbafciadori , ri-
tornarono alla Città allegrinomi ; e ragunatofi il Configiio ,
fuintefo quanto gli Ambafciadori conchiufo aveano , e Cu-
bito diedero ordine a preparare le danze, adornare le ftrade ,
& a ragunare le fchiere de' Soldati , e di Cittadini per an-
Confalvo ^are ad incontrare il gran Capitano , e furono anche pofte
rérLndo per tutta la Città le bandiere con l'infegne dell'invitto Ke
ricevuto di Spagna , con i' Aquila ornate ; A' 19. di Maggio 1503,
Ukioj" Riunto Confalvoa Porta Capuana , come vuole il Giovio ,
& il Cantalicio , fu con pompa reale fotto un ricco baldac-
chino ricevuto , portato dalli Depurati delia Città , enei
feguente giorno gli fu giurato omaggio, e fedeltà per il iuo
FefnlZo^ ! e^u 9uefto Confalvo il primo Viceré dei kegnodi Na-
j. ^cerè poli > come fi dirà nel feguente Libro , e come nota Giu-
dei Regno \\zno Paffaro : il giorno innanzi arrivò in Napoli D. Indico
foli*!"' ài Avolos Marchefe del Vafto , il quale presentò al gran_j
Giuìano Capitano le chiavi del Cartello d'ifehia; il terzo giorno
TdjÌAYo . Confalvo chiamò i fuoi Capitani a configlio , e fi conchiu-
fé di efpugnar prima le CafleJJe della Città '-, che da' Frani-
celi erano guardate, e poi affediar Gaeta , dove fi erano ri-
coverati molti ribeili , e capi de' nemici ; intanto che fu
eletto a tal penfiere Pietro Navar:o , uomo non folo di ani-
Navarro mo invitto, e Guerriero grande , ma anche d ingegno fot-
gran tile , il quale avendo avuto fopra di fé quefto pefo , cercò
Guemc- con 0gnj fua jn(juftrja abbattere il Cafìello nuovo , ch'era
talmente difefo dalla Torre di S. Vincenzo , che il Navar-
ra
LIBRO SETTIMO. Si
ra fu afìretto adoprar il Tuo ingegno ; e perciò avendo fat-
ta una picccola armata di Barche coverte , acciò non potef-
fero eflere ofTefe , con le quali neJT ofcuro della notte af-
faltò la Torre predetta , e fu tanto all' impiovifo fopra
j Nemici con 1' Arteglierie , che i miferi Francefi non
ebbero pure fpaziodi difenderfì, ne potettero dar fuoco al-
Je loro Àrtegiiarie , né adoprar cofa veruna in lor difefa 5
intanto che fur cofìretti a renderfi , e dar la Torre al Na-
varro ; e volendo efpugnare il Cafìel Nuovo , piantò l'Af
tegliarie fu la radice dei Monte di S. Eramo , dal cui luogo
fi fcorgeva la Porta reale di marmi , ove fono i trofei del
Kg Alfonfo Primo , e cominciò da due parti a danneggiar
i foldati , che fìavano in guardia della fortezza , così dalia
parte di mare dalla Torre di S.Vincenzo , come dalla par-
te di Terra dalle radice di detto Monte 5 e tra tanto fé ca-
var una mena fotto terra per quella parte che fi va al Pon-
te di fopra il Cafìello , il qual vien pofìo in mezzo fra le
due porte: e pervenuto arine non fenza fatica di molti
giorni, la fece empire di mene di polvere ; e finalmente da-
tovi il fuoco , in un momento cadde il muro che riguardava
ia porta di Terra , il quale uccife gran quantità di Soldati ,
che fìavano nella Cittadella ; e pofto a terra il muro , gli
Spagnuoli montarono su francamente , e dopo molte bat-
taglie , finalmente i Francefì fi refero , falve le perfone .
Quindi fu guadagnata una ricca preda , perciò che molti
delli Cittadini principali , e di forafìieri ancora delia parte
Angioina , vi avevano come in faivo le miglior cofe loro
portate, poco appretto n' ebbe il Cafìello dell' Ovo, e poi
il Cafìello d'Ifchia da Cofìanza d' Avoios (come nota il Cojtanz
fuddetto Autore ) Donna di gran Governo figlia d' Indico * ****-.
Marchefe del Vaflo , e vedova di Federico del Balzo, Prin- los s
cipe di Altamura . Comandò poi Confaivo che pafiaffe nel-
J' Apruzzo a prendere le Terre che avevano alzate le ban-
diere Francefe , al che fu eletto Fabbrizio Colonna, Bifìa-
gnone CanteJmo , e il Conte di Montorio > i quali in poco
Sum,Tom.V. \j tem-
8a DELL' HISTORIA DI NAPOLI
quivi ridotti fi erano , come anco per lo foccorfo di gen-
ti, e di vettovaglie che '1 Re Lodovico li mandava*, anzi
avendo tentato i Francefi, che di Gaeta ufcivano,di prender
Ja Rocca Guglielma , e non effendo loro riufcito , fi moffero
. alla volta di Napoli; ma non potendo parlare iJ Garigliano,
Vfr^ll;n perche vi trovarono l' inimico forte , ed avendo fatto in-
ai Unti- r p '
gitano» fieme battaglia , ne furono a dietro ributtati : per ultimo
1504. dopo molte fcaramuzze , e battaglie , il Gennajo i J04. i
Francefi pofìi in fuga, in Gaeta ritornarono; e non potendo
più refifìere, perduta ogni fperanza di foccorfo , lanciarono
la Città a patto di poter le perfone falvare ; de' quali una
parte fé ne ri tornò per barca in Pro venza , e gl'altri che per
Terra andarono tutti di difaggio per cammino fatti mendi-
ci perirono . E così iJ Fé Cattolico afiblutamente del Re-
gno tutto fi trovò Signore , che i Francefi per aver voluto
più di quello che lor toccava , perderono ogni cofa . In
xfi°VÌRelZTÌto che Lodovico XII. Redi Francia regnò in Napoli
di fran-daMì 25. di Agofìo del 1 yòi. fino alii ì j. di Maggio 1 yo$.
ciaX vj corfe un' anno 8» meli , e 20. giorni , e fu il X. Prin-
^r^I'cipe , che con titolo di regnare , diede travaglio al noftro
vagliò n Regno .
&£X? MaavendoIonelCap.IV. del precedente libro rac
contato la morte di Francefco Coppola Conte di Sarno , &
accennatovi che Filippo fuo figliuolo fu fimilmente nelÌ3
Spagna decapitato , è dunque mefìieri , che nel prefen-
te Capitolo, ne dica la cagione conforme a quel che di
ciò fcrive Antonio Terminio, feguitato dal Guicciardini, e
perciò dico che Filippo fecondogenito del Conte di Sarno ,
fu fimile al padre di fpirito , e con P affezione delli Mari-
nari , e per la memoria del padre, rifcoffe alcuni denari, che
il padre a gli Amici prefìate aveva , de5 quali il Fifco no-
tizia non ebbe \ & avendo armato una Galera , fi caso con
Fran-
LIBRO SETTIMO. 8j
Francefca Galletta, Signora di Miffanello , e Gaiiicchio, f^f
per il che diede fperanza di fufeitare , e di erigger la cafa coppola ,
paterna da tanto alto flato caduta i ma perchè tentò di far figlio d?l:
* n \ r u i » t * •* Conte d*-
Jo con troppa prefìezza , Ja tortuna I aboandono \ perciò Sarno.fi.
che fìando il Re Cattolico con iJ Aio efercito alla frontiera appo cop-
di Na varrà ? contro il He di Francia, Filippo andò al Cam-^/rfj™^
pò del Re Cattolico per aver Jo flipendio della fua galera sfuggir il
e trovando difficoltà, li nacque un penfiero nella mente Duca dt
r j* ■ i j \ j -i Calabria.
con una fperanza dj ricuperar Ja perduta grandezza '-, per il
che avendo veduto Ferrante Duca di Calabria figliuolo dei
Re Federico , che flava in quel Campo con onefla guardia ,
andò a parlargli , eliperfuadè che fi ricordale eh' era fi-
gliuolo di Re , e che differenza era dal regnare alla fer-
viti! , e che con animo reale cercar dovelTe di romper quel
crudele , & indegno giogo , eh' egli avrebbe fatt' opera di
porlo in libertà , offerendoti" trattare con il Re di Francia,
che a ricovrar il Regno ajutato J'aveffe : il Duca ebbe mol-
to a caro iJ contiglio con f offerta , e lo pregò che fi sfor-
zante di trattar di modo , che Ja cola riufeiffe ; Filippo
dunque con grandiffima deflrezza andò al Campo del Re di
Francia, e promife di far metter fuoco a molte mete di
grano, eh' eran di frefeo metute a quella Campagna, ac-
ciò tutto il Campo pofìo in ifcompiglio, trovandoti addoffo
iJ campo Francefe , poteffe o romperlo , o dar comodità
al Duca di trafugire,che al Re di Francia così caro flato fa-
rebbe come la Vittoria : ed efTendo così ordinato , Filip-
po ritornò ai Campo Aragonefe , Jafciando un fuo fidato,
che avviso di quello, che accadeva, portar li doveife. Venne
cunque coflui il dì feguentea mal punto , e portò una_j
lettera in cifra , a tempo , che il Duca , e Filippo per il
Campo palleggiando andavano • Il Duca avido di veder la
carta , fé n' entrò , fot to colore di difgravar il ventre , iru
certe rovine di una piccola Cafa intieme con Filippo , e_a
Jetta ch'ebbe la lettera , in minutiftimi pezzi Ja lacerò ,
eie n'ufeì; raa un di quei Spagnuoli della guardia , che
JL z cu*
84 DELL' HI STORI A DI NAPOLI
cufìodivano il Duca , ottervò i fuoi andamenti , & entra-
to in fofpetto , iafciò pattar' oltre il Duca , e poi entrò in
queir ifteffo luogo , ove il Duca flato era ; e non vedendo
legno di urina , o Aereo , ma folo i pezzi della Carta , gli
raccolfe tutti , e fé n'andò al padiglione del Marchete di
Vjgiiera, e tutto il fattogli narrò ; e prefa una tavoletta
incerata , vi metteva i pezzi della carta l'uno appretto l'al-
tro, intanto che fi conobbe la cifra , il che fatto , fubito
il fé intendere al Re , e per ordine di lui fu fatto prigione
Filippo Coppola con tutti i fuoi fervidori ; e tormentati
due di loro , confettarono il fatto , e benché Filippo per
molti atroci tormenti non confettatte , fu pure a morte
Ten-ante ccmdennato , & il Duca fu mandato prigione nel Cartello
Calabria dì Xativa*, ma quando Filippo andava a morire, pubblicane
pigione , do il Banditore , ch'era condennato a decapitarli per tra.
dimento, egli rifpondeva , che mentiva , ma ben conten-
to a morir andava per aver voluto liberar il fuo Re dalle
mani di un Tiranno. Di coflui reflò un figliuolo , Decio
chiamato, Cavaliero molto onorato, il quale pochi anni fo-
no, che andò Ambafciadore al Re Filippo d' Àuftria nofìro
Signore: e morendo, Iafciò un figliuolo chiamato GiorGia*
corno , che fu padre di Decio Secondo , che oggidì vive ,
e tiene l'ifìeffe terre , che furon dote di Francefca Gatto-
la fua Bifavola, già detta di fopra , delle quali Terre a no-
firi tempi ne ha ottenuto dal Re nofìro Signore , il titolo
di Marchefe .
Cinque Ferrante Duca di Calabria, dopo la morte del Re Cat-
te injz> tolico , fu cavato dalla prigione , e fi caso la feconda vol-
AW? *a >e intorno l'anno i jjo. mori (come fi dira nel feguente
libro ) & in quefìo modo gli eredi del Re Alfonfo perderò-
no il Regno, che 60. anni poffeduto avevano, e: certo fu
cofa di gran maraviglia , che fra io fpazio di 33. mefi, e 7.
giorni , il Regno di Napoli fu dominato da cinque Re_ * ,
cioè Ferrante Primo, Alfonfo Secondo, Federigo Secon-
do,
LIBRO SETTIMO. 8S
do , che fu dalli 2 y. Gennajo del 1494. che morì il Re Fer-
rante Primo , fino alli 8. di Ottobre , che fucceffe il det-
to Federigo , e poi in 43. altri mefi , e 20. giorni che cor-
fero dal dì , che perde il Regno il detto Federigo , fino al-
li ic. di Maggio 1505. che ne redo Padrone il Re Catto-
lico " fi vide , che il Regno fu dominato da tre Re, cioè
Federigo' predetto , Lodovico Re di Francia , e Ferdinan-
do ■ il Vito Pifanello Segretario del Re Federico, nomina- Morte di
to di fopra, divenuto cariamo al Re Cattolico , carico di|^J^
molti anni, morì , e fu fepolto nella Chiefa di S. Lorenzo
in un bel Sepolcro di marmi con quefto Epitaffio latino •
Vt Vivas Hic exitus
Vigila Omnes «
Longarum
Jiac meta viarum .
Vito Vi/anello ex antiqua orto Familia
utpote , cui Tifa in Achaja , unde ea ejì , cognome»
indi aere ; federici a Secreti s intimo ,
eique a tatere Confiliario , atque mìf errimi s
temporibus, laborum , itinerum, periculorumque fotta.
Deinde Ferdinando Regi Catbolico , oh.
raram adverfs in rebus fidemGallis Regum
invadentibus acceptifs.
Qui pofì receptam Neapolim
Annum agens LXXIII. in ejus gremio mortalitatem ;„
explevit •
Andreas Frane. , & Mutius Nepotes , Avo Opt. ac beni-*
merenti
tejìimonium amoris , & pietatis exoluerunt funeratus >
idibus Decemb. M. D. XXV IL
Che
86* DELL'HISTORIA DI NAPOLI
Che in volgare dice così
Vigila acciò Queft* efltù mortai
beatamente vivi tutti attendiamo
Hor quefl' el fin di
nojìre lunghe vie.
A Vito Pifanelio nato di Famiglia antica , a cui cer-
tamente ha dato il cognome Fifa in Grecia , ove è tal Fa-
miglia, di Re Federigo intimo Segretario, e fuo Coni-
gliere a iatere, compagno delle fatiche , viaggi , e perico-
li , ne' miferrirni tempi : dopo al Re Ferdinando Cat-
tolico carilTimo per la rara fede, ch'ebbe nelle cofe avver-
fe , quando li Francefì affali rono il Regno : il quale poi ,
che Napoli fu recuperata effendo di anni 73. nel fuo feno
morì •
Andrea , Francefco , e Muzio Nipoti , in teftimonio
di amore, e Pietà a lor Avo ottimo, e bene meritevole han-
no compitamente fatto il lor. debito» Fufepolto a' 13»
Decembre dell' anno i$Z7*
DELL5
8/
DELL HISTORIA
DELLA CITTA, E REGNO DI NAPOLI
DI Gì O: ANTONIO SUMMONTE
Napoli t a n o.
Di Ferdinando il Cattolico Re di Spagna ,
di Napoli s e di Sicilia.
C A P.
V.
§jj] L Fé Ferdinando di Aragona detto il Cat- jufonfi
tolico, III. di quefìo nome nel Regno dt^jtyj*
Napoli, e V. nel Regno di Caviglia , tu detto n
Figliuolo di Giovanni Re di Aragona , ^Cattolico.
di Navarra , e di Sicilia , che fu fratello
del Re Alfonfo Primo (come fi è detto nel
primo Capitolo del precedente Libro) co-
fìui per virtù di Confaivo Femandez^etto il Gran Capita-"
no nelli i y. di Maggio i 503. a lui vittoria ottenuta vicino
al Fiume Garigliano , refìò affoluro Signore del Regno , e
fu il 23. Re di Napoli , e s' intitolò il Cattolico , da Al-
fonfo T. di quefìo.nome Re di Cartiglia ; il quale ( fecondo
Gio: Mariano ) per la fua fantità , bontà , e per aver in
Ifpagna edificati molti luoghi Pi i ; e per effere flato acer-
rimo difenfore delia Santa Fede di Criflo , fu detto Alfon-
fo I. Re Cattolico , quale cominciò a regnare I anno 77*»
e regnò 18.. anni , e con coffui tutti i Re di Spagna pofe-
ro il cognome di Cattolico . Però dovete fapere , che tut-
•
ti
88 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
ti i Principi antichi Tempre pigliavano i Joro nomi molto
altieri, e fuperbi 5 come Nabucdonofor s' intitolava Rex
Titoli dyRegum , AlefTandro Magno Rex Mundi , Il Re Demetrio
Re • Expugnator Vrbium , Annibale Cartaginese Dominato?
Regum , Giulio Cefare Dux Orbis , Il Re Mitridate Re-
Jìaurator Orbis , Il Re Attila F/agellum Dei , Il Re
Dìonifìo Hojlis Hominum , li Re Ciro Vltor Deorum , II
jhe d' Inghilterra Defenfor Ecclefia , li Re di Francia Rex
ChriJìianiJJImus , Il Re Gran Tamburlano Ira Dei , Il
Re Roggiero Ormanno Ad)utor Chrijìianorum , & il Re
di Spagna /&# Catholicus . E perchè il detto Ferdinando
imitò li veftigj di detto Alfonfo I. poiché alii z. di Gen-
najo 1492. conquiftò anch'egli il Regno di Granata, discac-
ciandone i Mori , che cento feffant' otto anni porTeduto I'
avevano , e vi edificò molte Chiefe , e luoghi Pii ad onor
di Dio , introducendovi la Criftiana Religione, però fi-
Te ,. .oailmente fu chiamato Re Cattolico , cioè general Difen-
Re di* 'fore della Cattolica Chiefa ; li che effendo piacciuto alla
spagna Sede Appollolica, Papa Giulio li. neir anno ryts. li con-
cai triclì^™ ° quGÌÌO Titolo di Cattolico , del quale tutti gii altri
Re fuoi Succeffori , che hanno fervito , come gf Impera-
dori Romani da Giulio Cefare prefero il nome di Cefare ,
e da Ottaviano Agufto il cognome di Agufto ; e non folo
Papa Giulio gli confirmò quefto titolo , ma eziandio gli
folennizò T lnveftitura del Regno di Napoli , con patto,
inveli' crie tutte ^a'tre condizioni della detta investitura del Re-
turi > flt- gno di Napoli , fatta da Papa Clemente IV. a Carlo di
ta ni Re Angiò , ferme , e ftabili rimaneffero ( come fi è di jfo-
pra detto.)
E per tornare ove lafciato abbiamo ,' non folo quefto
ti*'*-'*- Ferdinando s' intitolò Re Cattolico , ma Re di Cartiglia ,
di Aragona, di Sicilia Citra , & Ultra il Faro , di Geru-
salemme, di (Jngaria , di Granata , di Toledo , di Va-»,
lenza , di Galizia, di Majorica, di Spagna , di Sardegna ,
di
LIBRO SETTIMO. 8*
di Cordova, di Corfica , di Giahenna , di Algarbia, di
Gibilterra , dell' Ifole Canarie , Conte di Barzellona , Si-
gnore di Bifcaglia , di Molina , Duca di Atene , e Neopa-
tria , Conte di Boiliglione , e Ceritania , e Marchefe di
Grillano, e di Godano.
Neil' ifìeflb anno , che Sua Maeftàebbe il dominio del ^w*f-
Regno , fi partirono di Napoli gli Ambaiciadori , & arida -%f^im
rono in Sagobia a dare ubbidienza al fuo Re , e furono i fé- tmì .il
euenti, Galeazzo Caracciolo del Seggio di Capuana^ , ff.^-
AlefTandro di Coftanzo del Seggio di Montagna , Giaco-
mo Pignateilo del Seggio di Nido, Gio: Tommafo di Gen»
naro del Seggio di Porto , Trojano Mormile del Seggio
di Porta Nova , & Alberico Terracina della Piazza del Po-
polo . Furono cofloro molto ben vifìi da Sua Maeftà , dal-
Ja quale n'ebbero Ja concezione , e confìrmazione di 84.
Capitoli , con la promifiione di venire perfonaimente a vi - &$?
fitare la Città, e Hegno di Napoli con quella preftezza , che dal Ke
polTibile fufìe. Morì poi a' 26. di Novembre del 1 J04. la Cattolico
Reina -fabella moglie del predetto Re Cattolico , (come^ Jf'
nota il Giovio ) dalla quale egli il Regno di Caftiglia_3Af <»-*<? d*.
avuto aveva , della cui morte il Re ebbe gran difpiacere.^^*
Aveva per inanzi il ReCattolico maritata Giovanna fua^/ ne .
prima figlia con Filippo Arciduca d' Auflria , e Duca diCnttoiic:
Borgogna , figliuolo di Mafìimiliano lmperadore , iì cui110^-
matrimonio fu con follenniflima pompa celebrato l'anno^* £
1499. Ma iuccefla la morte delia Kegina Ifabeiia , come^#r/<*
fi e detto; Filippo, che fi trovava in Fiandra , avendo^ 'Re
celebrato i funerali di lei , s'incominciò ad intitolare Recatoiìco.
dì CaOiglia, come nota il Giovio , fèguitato dal Guicciar- Gu%0^'0'
dini , & ellendo dalli maggiori Baroni di quel Regno chia àardini,
mato in Ifpagna , egli a' io. di Gennajo del 1 jo6. partì
con bellifTima armata per mare , menando feco la moglie, .
eFerdinando fuo fecondogenito , come nota il Buon' ac Dltca dì
cofìi , e Polidoro Vergilio : e giunto a Bifcaglia nei por Bo*gegn&
to delle Colonne, fu incontrato dal focero con gran piacere/*^"
SumtTom*V* M e do- ijoó.
so DELL* HISTORIA DI NAPOLI
e dopo molte pratiche , fu confuha Capitolazione tra lui ,
$*onM.& il Ke Cattolico ; come feri ve il Buon'accorti , e il Gio-
Kdoro70'*'10 i ne^a c3uaIe tra I' a!tre cofe , fa convenuto che il Re_>
Vigilio. Ferdinando , cedendo all' amminifìrazione del Regno di
fiemdT Cafiig,ia > ^fciatoli nel teftamento della Regina Ifdbelia^,
taèglìèàèfà* Vlta- durante, & a tutto quello, che poteiTe preten-
Re cat- dere, fi partiffe da Cartiglia , promettendo di non più tor-
ullco ' narvi j e che il Regno di Napoli fufle di eflb Ferdinando 5
Firmata la Capitolazione, il Re fubito ne andò in Aragona,
Ragioni ove £JUnt0 . conclufe il matrimonio tra lui , &Ermana_»
diFran. nipote di LodovicoXlI. Re di Francia , nata dal Conte
*•<*<*' &?-di Tois , edeliaforella di effo Re , per lo qua! matrimo-
gno di . r . „ • . . . .? . - .
Nnp.con-^10 fu conclufa la pace tra loro , e per pubbliche fcritture ,
t effe da Lodovico rinunciò al Re Ferdinando la ragione * che nel
7 ri * O «
$1x1} ^egno di Napoli aveva, e ne ottenne che i Baroni Napo-
litani, che la parte di Francia feguitato avevano , le Città ,
e Cartella da lor poffedute innanzi la paffata guerra lor fuf-
fer rertituite , fra quali fu Roberto Sanfe verino Piin-
cipe di Salerno Padre di Ferrante , il che conclufo, il Re
• Cattolico promi fé , che nella feguente ertate fi trovareb-
be a Savona , a fpofar la novella Regina .
Rifolutoanco il Re Cattolico d« venir a veder la bella
Partenope , fi partì da Barzellona nell'i 4. di Sette-nbre
dell' ifìeifo anno con $0. Galeje , lafciando nel governo
de'fuoi Regni D.Federicodi Toledo Duca d' Aiva, come
Gìovio. nota il Giovio , e '1 Guicciardini . Il Gran Capitano
Guicciar,2Lvuto lì certo avvilo, che Sua Maefìà era partito verfo Ita-
dtm ' lia , defiderofo incontrario per viaggio , lafciò fuo Luo-
gotenente in Napoli D.Antonio di Cardona Marchefedel-
T>: AJlt0' la Padula , come fi legge nei libri della Regia Cancellarla
Cardona part. i . fol. i.&a'24. di Settembre navigò verlo Gaeta ,
Luogote- nè ritrovandolo , navigò verfo Genova , & in quella fpiag-
Nap* ' già l'incontrò, ove fìrettiiTimamente l'abbracciò, come
Giuliano nota Giuliano PafTaro , e gionto in Genova , fu con gran-
Tajjaro . diiTimo onore ricevuto , da ove poi partitoli accompagna-
to
LIBRO SETTIMO. 91
to ancora da due Caracche Genovefe, per il vento contrario
fi trattenne più giorni a Portofino , nel cui luogo Ji fopra-
giunfe a vvifo , che Filippo fuo Genero già Re di Cartiglia Atorte dl
era nelli 25. dell' iiteflo mefe di Settembre morto nella Fiiiff
Città di Burgus, giovane d'anni 2y. e di grandiffima efpet- te"nA t
tazione, nondimeno effendo da molti creduto , che il Re per
defìderio di pigliare il governo di Caviglia , voleffe fubito
le prue a Barzellona , continuando pur la navigazione , nel
giorno di S. Luca giunfe a Gaeta , e nel giorno feguen-
te del Lunedì fu in quella Città ricevuto fotro un Pallio di
Broccato di oro tedino . Poi a' 21. dell' ifìeffo , montato
fu V armata , come nota il Paffaro, venne a Pozzuolo , ove
fìmilmente fu con ricco Pallio ricevuto 5 e quivi rjpofatofì
8. dì , fu vifitato da tutta la Signoria del Regno, e dalli
Nobili , e Cittadini Napolitani , effendo Eletto del Po-
polo Jacovo Lettieri ; Imbarcatoli , poi venne in Napoli ,
ove fu nei molo grande nel primo di ISovembre ricevuto ,
entrando con quella pompa , che ad un tal Re degnamente
conveniva , per la cui venuta concorfero in Napoli pron-
tamente oratori di tutta Italia , non foio per congratular-
fi , & onorar un tanto Principe ; ma etiandio per varie
pratiche , come nota il Guicciardini: poi aili 3o,diGen-
najo delijo7. fi fé il Regio , e generai parlamento con-
gregato in S. Lorenzo , o pur in Monte Oliveto , come ho
intefo da' vecchi , attefo che nel libro de' Privilegi del-
la Città non vi fìà efpreffo il luogo -, ma mentre dice il
Convento, farà più pretto S. Lorenzo , nel cui parlamen-
to convenne Sua Maefìà Cattolica , e per gli Baroni del
Regno li fu fatto un donativo di ducati 300. mila ; perche
Sua Maefìà conceffe alla Città 47. Capitoli , non derogati*
do però agli altri Capitoli , e Privilegi della prefata Cit-
tà da lui , & altri Pe conceffi i ma quelli confirmò , e prò-
mife offervare, e fare oifervare fecondo la forma di efll :
fi trattenne Sua Maefìà in Napoli fin alla fetta del Santif-
fiffio Corpo di Crifìo , tra il quale tempo , e proprio nel-
M z li
$z DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Ji io. di Maggio Ji feguenti Capitoli alli Cittadini della
Piazza del fede li Aimo Popolo di Napoli conceffe , i quali
furono con fuppliche efpofìi da effa Piazza .
i. In primis, che l'Eletto, e Deputati dei Popolo ,
effo Popolo congregar poffano , feu la piazza nel luogo ta-
llio in S. Agofìino , e che Ji chiamati venir debbano, e
non venendo, li poffano cofìrinaere con alcune pene fin' alia
fomma de5 ducati cento d' applicaronfi in beneficio del lo-
xo regimento , Placet Regia Majefiati .
z. Item , fupplicano Sua Maefìà , che gli uomini di
ciafcun arte pofìan elegger i loro Confoli ; e che V Eletto ,
e Deputati del Popolo con il Confolo paffato poffan deci-
dere , determinare, e fentenziare tutte le liti, differen-
ze, e caufe fommariamente , /implicite? , & de plano ,
delle quali fentenze , e dichiarazioni alla Gran Corte del-
ia Vicaria appellar fi poffa , ficcome ne ottennero venti
Privilegi del Re Ferrante fecondo. Placet Regia Ma-
jejìaii .
3. Item fi fupplica , che l'elezione delli Capitani del-
le Piazze Popolari , la quale il Re Federico fi rifervò per
fé, (come fi e detto nel precedente Capitolo ) volle Sua
Maefìà , che per taP elezione fi debbia per gli Uomini di
effe Piazze, feu in ciafcheduna di effe, eleggere, e no-
minare fei uomini da bene , e nell' ifìeffo dì che fi eleggo-
no , fi debbiano in una lilla prefentare a Sua Maefìà , dal-
Ji quali fei effa Maefìà ne debbia eleggere, uno per Capita-
no 5 e fé fua Maefìà fuffe affente dalla Città , ci la debbia-
no fra otto giorni prefentare , e quando la Maefìà fua fuffe
affente dal Regno , al fuo Viceré prefentar fi debbia , il
quale finalmente uno di quelli fei per Capitano di piazza
elegger debbia . Placet Regia Majejìati .
4. Item fi fupplica , per beneficio, e fuflid io de' po-
veri , & anco per confervazione dell'elezione, e depofì-
zione di effo Popolo , gli fìa lecito dal prefente .Regno
efìraere per ciafcun' anno carra duecento de' grani, fran-
co
LIBRO SETTIMO. n
co eiafcun anno far fare nelle faline di Puglia earra duecen-
to di fale \ e tanto li detti grani , quanto li Tali predetti
fia loro lecito vendere, e contrattare tanto in Regno quan-
to extra ad arbitrio , e volontà del detto Eletto e Deputa-
ti , che prò tempore faranno , da convertirfi in beneficio»
univerfale, & occorrenze di efli Cittadini del Popolo , &
amminifìrarfi per lo detto Eletto , e Deputati, i quali ogni
anno della loro arominiftrazione a i fucceiTori in detto of-
ficio conto rendere debbiano; con facoltà fé quello noti
efìraeflero un* anno , lor fia lecito l'anno feguente eftraerlo,
o quando loro piace a loro libertà ; in tanto , che ferven-
doli efla Maefìà , o altro fuo Officio delle tratte , o proi-
bendoli , feu arrendendo, per tal proibizione, o arren-
damento non s' intendono date , né proibite le dette effra-
zioni a' detti Cittadini , e q uè {lo per pubblico beneficio di
eflì Cittadini dei Popolo . Placet Regia Majejìati .
5 Item attefo per pacifico vivere della Città , benché
alias per li Cittadini fi teneffero le chiavi delle Porte del-
ia Città, fu ordinato tra eflì Cittadini , e li Gentiluomi-
ni , che in ciafcheduna Porta fufiero due chiavi, delie qua-
li , una fi aveffe da tenere per lo Capitano Gentiluomo ,
e 1' altra per io Capitano del Popolo , & alla venuta del-
JiFrancefì in Napoli per detti Capitani Gentiluomini fìa
flato ufurpato volerne per loro tenere dette chiavi ; perciò
per evitare gli fcandali , & inconvenienti ne potettero na-
icere, e per il pacifico vivere della Città , reftar fervita
laMaefìàSua ordinare, che le dette chiavi fi confervino
per elfi Cittadini, com' è flato folito. Sua Majefias op-
portune provi debit .
6 ltem fi fupplica la detta Maefìà fi degni ordinare non
lia perfona alcuna , che compri grani , vini , vettovaglie ,
orgio , cafcio , carne falata , ogli , e qualfi voglia altra cofa
alla vita umana pertinente , per riponere in magazini nel-
la Città di Napoli , ed altre Terre convicine, per lo fpa-
zio di miglia * y. fotto pena di perdere le robe, vettova-
glie ,
5>4 DELL» HISTORIA DI NAPOLI
glie, &c. & altra pena riferbata a S. M. ma quelle dalli
Padroni , e conduttori in efla Città , vender gli lafcino
per quello Joro farà giufto per beneficio pubblico di efla_5
Città , e poveri . Placet Regifi Maje flati .
jy™2a Dovendoli poi ali i 3. di Giugno celebrare Ja folennità
a
Cattodco ét\ Santi (limo Corpo di Cri fio, fu per parte di Sua Mae
■^J/^RS ordinato alli Nobili delle y Piazze , che in e(Ta Procef-
Tahio . (ione a portare le folire Afte del Pallio, conforme alla fèn-
tenza fopra ciò data per il Sereni/Timo Re Federigo , inter-
venir doveflero : della quale fentenza fi è detto nei Capito-
lo 3. del precedente Libro . Li Nobili predetti non inten-
dendo portar l'Ade predette, fecondo la predetta fentenza,
per molte caufe, che allegavano ad efla Maeflà , e parti-
colarmente che '1 Popolo più volte allecofe contenute in
efla fentenza contradetto avea j e però di giuftizia di detta
dignità privato efler dovea , e che, per la controvenzio-
ne di eflì del Popolo ( come nel fine di effa fentenza fi con-
tiene , ) volendo Sua Maefìà Cattolica , che la Fefta pre-
detta pacificamente , e fenza aggravio di effe Parti fi ce-
J'f^f^iebrafle , fentenziò, & ordinò , che Ji detti Nobili in ogni
cattolico modo , e fenz' altra replica , (otto pena di cader nella fua
/opra /V-djfgrazia , J' Afte predette portar doveffero , conforme alla
JpJ?0. prealiegata fentenza, fenza pregiudizio della ragione di
1507/ eflì Nobili fopra il portare P Afte, per la predetta allega-
ta ragione , ordinando tanto ad eflì Nobili , quanto ad eflì
del Popolo , che infallibilmente offervar debbian la fenten-
za preallegata in tutte, quaifìvogiia cofain efla contenuta;
eziandio nelle pene, e ciaufòla ', per ottimo compimento
di quiete , e di giufìizia , che tale è Ja volontà di Sua Mae-
fìà , data nel Cartello Nuovo di Napoli alli 3. di Giu-
gno 1 J07.
pula fovradetta fentenza con grandiffima fretta inti-
mata agli Eletti della Città, i quali nel fol ito luogo di
S. Lorenzo afpettando ftavano , qual fentenza di quelli
in grandiflìmo ramarico fu udita; nondimeno dimoftraro-
no
>
LIBRO SETTIMO. $y
no contentarfene. Poi nelF ora folita ufcì dal Duomo la
General procefiione , intervenne Sua Maeftà con pompa 1P^^-
grandiflìma , e nel portare 1' afte del Pallio intorno al San- Sacré^ *
tifTrmoSagramentoapieno la fentenza fopranarratafìofser mento
vò j imperocché i Nobili delie j. Piazze portarono cinque »W*
Afte del PaJJio , una ne portò 1' Eletto del Popolo , un' al-
tra ne portò Sua Maeftà , & un' altra la prefata Mae-
fìà la diede a portare a D. Ferrante di Aragona Duca
diMontaito. Fu fatto nella ftrada della Sellarla dal Re-
gimento della Piazza dei Popolo un belliilìmo Catafalco in
onore del Santiflìmo Sagramento , il quale fu ammirato dal-
la Maeftà predetta con grandiflìmo giubilo , & accompagnò
la procefiione per infino alla gran Chiefa dei Corpo di
Crifto , ove avendo in fuo luogo lafciato a portare V Afte
il Gran Capitano , egli nel Caftelio nuovo fé ne ritornò: e
fé con il detto Catafalco ebbe origine dalia liberalità di un
tanto magnanimo Re, che alla predetta Piazza del Popo-
lo tanti favori , e grazie , concede avea ( come già fi e det-
to ) nondimeno dall'ora infino a' nofìri tempi per lo Reg-
gimento della Piazza predetta fi è continuato detto Cata- Catefa^
falco , e Fefta con grandiflìmo accrefcimento di fpefa, che no del
di cento ducati , che in elfo fi fpendevano , ora fé ne fpen- «M^
dono intorno yoo- & alle volte piò , oltre della fpefa , che t0 .
in effa Fefta , e Procefiione fpende il Regimento di detta *« Cat.
Piazza , come piò diftintamente fi dirà nel cap.9. dei 2,,wo-^°a'rtedi
Jurre . Fatta la Fefta predetta , il dì feguente che furono li Kafoii .
4 di Giugno 1 507. come recita il Buon Accofìi , il Re Cat- Bc^ff"
tolico fi partì per Ifpagna conducendo feco Ferrante pic-
ciolo Duca di Calabria , & anco il Gran Capitano, che
flato fuo Viceré nel Regno 4. anni , nella lua grandezza Sua
Maeftà fofpettò , che per il gran favore , che nel Regno
acquietato fi avea, un giorno non glie lo aveffe tolto : e la- ^ Gh£
fciò in luogo fuo in detto governo D. Giovanni di Arago-^r<,^Mtf
na Conte di Reibarcufia , chiamato dal detto Re fuo Ni- ». ««ri
potè \ e fu il fecondo Viceré in quefto Regno , per detto ' **•
Re
96 DELL» HISTORIA DI NAPOLI
Re Cattolico ; e navigando diritto verfo Savona, ove
Germmafal Re Lodovico afpettato era , per farli fpofare Germana
delle ^ua ^JPote ( del cu' appuntamento li è detto di fopra ) ove
Cattolico giunto , fu con gran fetta ricevuto dal Re , e dalli Signori
Genovefi \ evenuto il dì delle Reali nozze , il He Catto-
lico fposb quella Signora con gran piacere di tutti 5 e nel
banchetto nuzziale , avendo il Re Lodovico veduto il
Gran Capitano , i* onorò molto , lodandolo per gran Guer-
riero , e volle che fi deffe a mangiare feco 5 il che recufan-
do egli, fu comandato dal Re Cattolico che ubbidifTe il
Re di Francia , e così mangiò con li Re 5 e dopo alcuni
giorni il Re Cattolico con felicìffima navigazione conduffe
la novella Spofa in Ifpagna, & ordinò al gran Capitano
Confalvo , che andafle al fuo fiato , e che non ufaffe venir
alla fua Real Corte , fé non fulfe dal Re fua Maeftà chia*
mato , per lo qual ordine non fi viddero piti mentre vif-
fero h E giunto fua Maefìà in Ifpagna , usò verfo il Duca
di Calabria ogni civile , e buon trattamento , e cortefia
avendolo conofciuto per buon Signore , e virtuofo. Laon-
de lo fece Viceré di Valenza , & acciò non poteffe produr-
re di se figliuoli , gli die per moglie Donna Mencia di
Mendozza , Marchefa di Azenet , vedova, e (Ieri le, e
per afficurarfi di lui.fempre li tenne buone guardie alli fian-
chi, che in niun modo dalle porte della Città ufcir poteife ,
fìandovi come in una onefìa prigione ; & avendo poco ap-
pretto trattato di fuggire , non gli riufcì , e ne fu carce-
rato , come fi è detto nel precedente Capitolo ; ma dopo
la morte del Re Cattolico , Cario V. io cavò di prigio-
ne , (come nel fuo luogo di raffi , ) e raffettate che ebbe
Sua Maeftà molte altre cofe , che per la fua affenza erano
molto alterate, con gli altri travagli d'infermità a' 13.
di Gennajo 151 ?. morì V anno della fua e à 63.6 fei mefì ,
efufepolto nella Cappella Reale di Granata , avendo re-
gnato in Napoli circa anni 12. e mefi 3. e nella Sparna 4r.
fé ben alcuni hanno fcritto che morì a' zz. di Gennajo del
LIBRO SETTIMO. 97
ifltf. dico, che cofìoro fallifcono , perchè in quanto al-
l'età, fi verifica per Ja prima Jettera, che ferirle Carlo d'Au-
fìria fuo fucceflbre al Viceré di Napoli , Ja quale fu fcritta
aJli ij. di Febbrajo ijij. (come neili PriviJegj di Na-
poli Jegger fi puote ) e ci va Ja giornata fi chia-
rifee , perchè fu alJi 23. di Gennajo , poiché ogn* anno in
detto giorno daìJa Piazza del Popolo fi celebra l' anniver-
fario per l'anima di elfo Re nella Chiefa di S. Agofìino s
Laonde fàputofi in Napoli la certezza per vero avvifo delia
morte dì Sua Maefìà , tofìo D. Berardino ViJla Marina, al-
lora Viceré del Regno , con grandifìimo apparato , e pom-
pa le degne efequie nella Chiefa di S.Domenico fé celebra-
re, ove egJi intervenne con tutto il Baronaggio , e con
gli Eletti , e Deputati deJJa Citta, e Regj Ufficiali con
ordine Reale, e gii fu fatta una coltra di broccato ricchif-
fima , la quale fino al prefente fi vede in quella Chiefa ; e
Ja Piazza del Fedeliffimo Popolo , non ingrata de' favori ,
e grazie , che da S. Maefìà ricevuto aveva , gli fé celebrare
con grandiffimo apparato nella Chiefa di S. Agofìino ie_j
Reali efequie con quella pompa , che ad un tanto Re de-
gnamente fi conveniva ; il che ogn' anno ( come al prefen- Ilpopoh
te fi vede ) va continuando detto anniverfario il giorno f^ceff_
che morì , che fu ali i 23. di Gennajo (come fi è detto) ove bmr og»\
il Reggimento predetto fpende perdette efequie in eia- anno}
ftun* anno più di ducati 170. perchè , oltre il prepararfi ij yar]0 pJ
gran tumulo coverto di broccato delie Reali infegne , or i' anima.
nato con più di trenta torcie intorno accefe , vi affifìe il %"„/•;„ „-.
detto Reggimento , cioè V Eletto , li io. Confultori , li
29. Capitan; delie Piazze , li due Teforieri , ed lì Secre-,
tario , tutti con torcie nelle mani accefe ; e prima che fi
dia principio alla folenne Meffa.fi celebrano jp.Mefìe lette,
cìoh fei per gli Frati di detta Chiefa,e trenta per altri Fran-
ti delli tre altri Ordini Mendicanti , diece per Convento;
quali trenta Frati, celebrate che ha ogn* uno le noefìe, van-
no ai Coro , ed infieua&con li Frati di efla Chiefa,cantano
Su&iTomJr* N la
<>8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Ja meffa {biennemente , qual finita, vengono tutti in prò-
ceffìoned' intorno al Tumulo, e cantano il refpon Torio ,
Libera me Domine , &c. li qua! finito , V Eletto con gli
altri già detti, fi ritirano nel (olito luogo del Reggimento»
ove dfpenfati prima li cerei ; cioè all'Eletto un cereo
di libre 7. a i Confultori , e Teforieri , di y. libre l'uno
a i Capitani , e Secretario di libre 4. a i Capodieci , & al-
cuni altri Cittadini candele di onze 4* V una ; poi fi difpen-
fano T elemofine di danari a i poveri di ogni fe(To , e qua-
lità , de* quali ne concorrono infiniti , e fi danno conforme
alla qualità delie perfone , come cinquine, mezi carlini ,
carlini , tari , e ducati, detti cianfroni •
Dirò anco di altri beni , che fcatùrifcono dall' ifteflb
Reggimento delPopoIo, laonde ciafcun'anno il Giovedì Tan-
to , oltre ch'elio Reggimento affìtte alla meffa folenne ia
S.Agoftino, accompagna la Proceflione del Santiffìmo Sa-
cramento al Sepolcro , ove l'Eletto con alcuni Confulto-
ri portano l'Afte del Pallio , e gli altri Confultori, e Ca-
pitani con torcie accefe, fimilmente il Sacramento onora-
no 5 le quali torcie fi lafciano tutte nel fepolcro • Il che fi-
nito, l'Eletto con gli altri già detti , cioè Confultori ,
#fd»toCapitani , Teforieri , e Secretario, vanno nel luogo del
^el9{°~ folito Reggimento , e da elfi fi fanno le cerimonie del man-
111 '"dato in quefìo modo . Uno de' Frati di detta Chiefa canta
l'Evangelio , Ante Diem Pafcha , &c. poi l'Eletto , e
Confultori lavano li piedi a i dodici poveri Cittadini , a
i quali anco donano un pane con alcune confezzioni , e dan-
f™?Z no da bere , & un tari per ciafcheduno . Poi fidifpenfaoo
y^^/Ke fé (Tanta mandati di quindici carlini l'uno, cioè due di
Cattolico. tfò a ciafcheduno de' Confultori , ed uno per Capita-
no, e i refìanti all'Eletto, qu3i denari per effo fi diftri-
. buifcono a i poveri vergognofi delle loro piazze, ed il tut-
^W*~t0 fl fa Per T anima delìuddetto Re Cattolico , che impor-
jiegimen-xz ogn' anno fino a ducati rio. oltre che anco ogn' anno
l^fjjil ^maritano più di quindeci donzelle povere con dote a cia-
fchc
t.i'.
LIBRO SETTIMO. 99
fcheduna di trentafei ducati , conforme al Capitolo di det-
to Reggimento (del quai diremo a fuo luogo ) ma ritornia-
mo ai Ke Cattolico .
Ebbe fua Maefìà- Cattolica da Ifabella fua prima mo-f//^
glie, forella del Re di Caviglia cinque figli (come nota £*<:*<*•-
Francefco TarafFa ) cioè Giovanni , il quale ebbe per mo-''"»
glie Margarita d'Auftria, ripudiata da Cario Vili. Redi
Francia (come fi dirà ) il quale morì nell'anno 1497. coffiefr/I««/c»
nota il Guicciardini ; V altra fu Ifabella moglie di Ema-//^*
nuello Re di Portogallo , la terza fu Giovanna moglie èìGÙiccùr;
Filippo Arciduca d'Aufìria , e Duca di .Borgogna , la quar-**' »
ta fu Maria, feconda moglie del detto Re Emanuello,
l'ultima fu Catterina moglie di Arturo*primogenito di Er-
rico Settimo Re d' Inghilterra , qual matrimonio fu cele- ErrU:
brato in Londra a' 14. di Novembre 1 joi . che per V imma Vii .Ar-
turitàdi Arturo non vi confumò il matrimonio, e dopo'"™^7*-
cinque meli , rimanendo Catterina vedova , e vergine con
difpenfa di Papa Giulio li. fu data per moglie ad Errico
lecondogenitodi detto Errico Settimo, e fratello di detto
Arturo , il cui matrimonio fi celebrò alli tre di Giugno
1509. il quale dopo morto il padre , fu chiamato Errico Err;e9
Vili. Re d'Inghilterra, del cui matrimonio poi alli i8.diw;/.
Febbrajo 2 jr y. nacque Maria, che fu moglie al Ke Filippo
( come appretto fi dirà ) 3 ed ettendo morto Giovanni , ed Figliai
Ifabella fenza figli, fucceffe ai Re Cattolico Giovanna Du Giotva*-
chetta di Borgogna ; la quale come feri ve il Giovio , e Po ^f7*"
jidoro Vergilio, teneva fei figli , cioè Carlo, che fu poi Giovù.
Imperadore , come fi dirà , Ferrante, che tolfe per moglie yj1'^9
Arina figlia di Lodovico Re di Ungaria, dopo la cui morte
Ferrante divenne Redi quel Regno, appretto Re de' Ro-
mani , ed ultimamente Imperadore, l'altra figlia fu Ma-
ria , che fu feconda moglie di elfo Lodovico , V altra fu
Lionora feconda moglie di Emanuel]© He ài Portogallo , e
poi di Francefco I. Re di Francia , l'altra fu Catterina
moglie di Giovanni Re di Portogallo , figliuolo di detto
N z Ema-
yoo [DELL' HISTORTA DI NAPOLI
Ermnuello ; e V ultimo fu Ifabeila, moglie di Crifterno Re
di Datia .
Ebbe quefto buon Re Ferdinando il Cattolico if do-
Jniie «°-mjnio dell' Indie nuove per mezzo di Criftoforo Colombo
*qnijiate Genovefe, uomo efpertiffinoo nelle cofe marittime, il qua-
dai Re Je con f ajuto che Ji diede elfo Ferdinando , ed Ifabella fua
Cattolico. m0g]je tanto. navigò verfo Occidente , che nei fine di Set-
Raìmon- tembre del 1491. ritrovò V Mòle, e poi terraferma dell'In-
do Cardo ^jg nuove -t ù che è fìata cofa di meraviglia , ed imperio
rè di grandittìmo a i Re di Spagna •
N"P- Don Giovanni di Aragona Viceré di Napoli ) di cui
j^B^r.fovrafi è detto ( avendo governato il Regno circa due an-
àino vii- ni , ritornò in lfpà*gna , e fu mandato in fuo luogo per Vi-
laynari- cer^ £)on Raimondo Cardona Conte di Abento, il quale
TùUgoTe- fu in Napoli ricevuto a'24. di Ottobre del 1 J14. lafciòfuo
Meme del Luogotenente nel Regno Don Bernardino Villamarina__»
U Càrdi- Conte di Capavia ; e perche cofìui era anco Generale del
naie dì mare, nell'anno 1 J17. gli convenne partirti , e la (ciò in fuo
iorrent02" luogo Don Francefco Rimolino , Cardinal dr Sorrento , il
tTn^d'el quale governò fino alla ritornata di Don Raimondo Cardo-
Vicerè. na j che ritornato in Napoli, il Regno, finché vifle, govei-
TranceR^y come & dirà neI feguente Capitolo .
cacciati Neil' iftettb tempo , e proprio nell'anno 1 j 1 z. avendo
da -fc^"- Mattimi Iiano Imperadore tolto Milano dalie mani de*
^^wri-Francefi , vi ripofe Mattìmiliano Sforza figliuolo di Lodo-
ìhnoòfor.yÌQQ \l Moro , {cacciato da Lodovico Redi Francia , come
%MHé£ *°Pra fì %* dett0 : ma POÌ °elli 9% di °ttobre l * *4' venuto
no. a morte etto Lodovico XII. Re di Francia , e fucceflbgli
Uk.6.cap. ne] Regno Francesco Valefio fuo genero , il quale nel!' an-
%MLodo- no 1 fi J-calò in Italia per l'acquifto dello Stato di Milano,
vico' Re dì ed avendo per via infolita pattato l'Alpi , e rottogli Sviz-
f frante' zeri>eDDe Milano dal Duca Mattìmiliano Sforza, fotto certe
fio l ile condizioni , il che fu principio alle future guerre, come
di Fran- appretto fi dirà •
ciapien*
de Mia- #- ^
6U — C*P'
LIBKO SETTIMO, ioi
c a p. vi.
•
Di Giovanna di Aragona XXIV. Regina di Napoli*
la quale avendo regnato mefi i^.fojiiiuì Carlo
d'Jtiftriafuo Figliuolo.
m
MCrtorI Re Ferdinando il Cattolico (come fi-è detto Gh9énHà
nel precedente Capitolo) nelli 23. di Gennajo delj//.fo#*
1 51 S.fucceil'e ne'iuoi Regni Giovanna, vedova faa Figliuo- ȣ *
Ja , moglie già di Filippo Arciduca d* Auftria , e Duca di £lf.
Eorgogna , Ja quale, le bene era giovane di anni circa 3 $.
nondimeno era di poca fanità con un morbo perpetuo , e
fu quefta Regina la Terza nel!' ordine delle Giovanne, mo-
glie già di Ferrante I. che in quello tempo ancor viveva,
Terza fi facefte denominare , come fi dirà nel feguente Ca-
pitolo , nondimeno quefta legittimamente fu la Terza , ed
ciTendo adornata degP ifleffi titoli del Padre ( come di fo-
pra lì è detto ) ella anco l'ampliò il titolo dell' Indie nuo.
ve, e del Ducato di Calabria, e fu la XXIV. che il Re-
gno di Napoli dominalTej il che intefo da Carlo fuofigliuo-
lo , il quale fi ritrovava in Fiandra fotto la protezione
dell' lmr.erador Mafìimiiiano fuo avo paterno , e fa pendo
l'infermità di fu a Madre, giudicò imponìbile , che tanti Re-
gni ella regger poteffe, anco più per ellerne fucceffi alcuni
movimenti, e foUevazioni de' Popoli in quei luoghi, dene-
gandoli di dargli ubbidienza , che s'ella non avefie a quelli
concede alcune cofe non folite , avrebbe avuto molto ck*jWj*
fare, ed eflerido Carlo circa di anni !■$• perchè nacque a' %4»§ fiotti.
di Febbrajo del 1 joo. configliato dal detto Imperadore , e
da iMargarita d' Auftria fua Zia , e Figlia del detto Impe-
radore , fi rifolfe andar nella Spagna con grolla armata , la
quale avendola in brieve congregata , pafsò con quella per
lo mare Cceano, non lenza gran pericolo *di fua vita > e
giunto in lfpagna , fu ccn grao pompa ricevuto dal Conlì-
gi10
Ite DELL' HISTORIA DI NAPOLI
glio Reale ; e perchè il detto Confìglio non fapeva che
titolo darli ( come nota il Ferrari ) perciò che niuno ordi-
ne dalla Regina Giovanna .di ciò avevano , fletterò al-
quanto trattenuti : finalmente gli diedero titolo di Princi-
cipe j parendo di far gran torto alla Regina , fé come Re
ricevuto l'aveffero • Ma 1' accorto Cario per toglier vìslj
quella difficoltà,!} rifolvette di andare a ritrovar la Regina
fua Madre , che fi ritrovava in Tordifìglia T luogo da lei
eletto , per l'aria molto falutifero , ove giunto non sì pre-
fio l'ebbe baciato la mano , che da quella ricevuto fu nel
fuo grembo, e mille volte baciato , perciò che molti an-
ni erano che veduto non l' aveva 5 ed effendo flato con fua
Madre alcuni giorni, la pregò , che lo creaffe fuo Luogote-
nente , e che l'ajutafTe di danari : ella dunque aveva re-
gnato circa 14. meli , e fattafi dare la Corona gemmata del
marito, in prefenza del fuo Real Confìglio di propria mano
Carlo <**ne coronò il Figliuolo , chiamandolo Re , ma che in tut-
Re'diNa te *e fp^di^ioni fi dovefle prima ponere il nome fuo , come
foli. Regina , e poi di Carlo come Re, donandogli una gran_>
.151*. quantità di danari : qua! atto fu intorno al principio di A-
prile del 1516. perciò grandifTimefefìe fifecero, dimo-
iando ogn' uno grande allegrezza , fperando dal novello
Re ottimo governo , ficcome già riufei , del che diremo
nel feguente libro •
C A P. VII.
Morie della Regina Giovanna vecchia , ed anco di
Giovanna la giovane fua Figliuola ,
^.J^lEirifìeflb tempo, e proprio nelii 9. di Gennajo del
Gi"w«Jl\ M17. morì in Napoli la Regina Giovanna ultima
**&** • moglie del Re Ferrante I. foreila del Re Cattolico , e con
MI7* degne efequie* fu fepolta nelfa Cappella Maggiore di S. Ma-
ria la Nova nel piano , ove fino al prefente ti feorge il fé-
poi-
LIBRO SETTIMO. 103
poterò con Ja fua naturai effigie fcolpita in bianco marmo ttMs-i
fenza ifcrizione, per caufa che il Tuo bel fepolcro far fi do-mento
veva nella nuova Chiefa, da eriggerfi fotto il titolo della_j^ ^/ò.
Concezione della Gloriofa Vergine Maria d* Iddio , come^m U
diremo . Il fuo tefìamento fu fatto a' 7. del detto mefe di**ccW<l •
Gennajo , e fu aperto alli 1 1. ove fi leggono molti legati ,
a i quali vi fono li feguenti in favore del Monafìerio della
Concezione , al prefente chiamato Santa Maria dt\ Giesu ,
Je cui parole fono quefte , e lafcio la Starza di Somma con
le caje , e giardino a Donna giovanna Cafriota no/ira
fedele fua vita durante , e dopo morte fa del Duca di Fer-
r andina fuo fratello , e difuoi eredi propter obfequia , é*
gratam fervi tutem , referva te fei moja di detta Starza
arbujiate , le quali voglio , chefubitofequta la mia mor*
te f ano del Nuovo Monaferio della Co ne e zzi one dell' Or.
dtne di Santa Chiara infojjldio delle Monache del detto
Monaferio . Item volemo , & ordinamo per nofìra devo-
%ione , quale tenemo al Gloriofa San Francefco , ©• alla
Gloriofa Santa Chiara ,- chef compri un luogo in Napoli
dove parerà agi' Efecutort , & al li frati di Santa Maria
la Nova , attOy e conveniente a tale opera , dove f debbia
edificare il detto Monajìerio , quale fa capace di 6}. Mo-
nache predette fiano governate , e rette dalli frati di Sart-
ia Maria la Nova detti dell' OJJervanza . Item volemo ,
accio lo predetto Monajìerio venga a complimento , li fa-
no dati ducati ventimila , delti quali dodicimila fi fpendo*
no in edificio della Chiefa del detto Monaferio >:, la quale
volemo $* Intitola Santa Maria della Concezzione. E per-
chè non è conveniente che li capi delti Signori Re di Cafa
di Aragona fi ano fenza honorevole , e proprio luogo , e fe-
polcro , volemo, che delli detti dodicimilia ducati anco fé
ne edifica un frpolcbro di marmo nella Tribuna di detta
Chiefa \ dove fiano fi poi ti , e collocati li corpi delli pre-
detti Re , cioè delta felice memoria del Re A'fanfo Pri-
mo , Re Ferrante Primo , e Re Ferrante Secondo , quali
cor-
io4 DELL9 HISTORIA DI NAPOLI
corali fono contendati in Santo Domenico di Napoli . E pih
•vogliamo , che gV atri ducati otto mi la fi /pendano in edi-
ficio di detto Is/ìonajierio • Item laffumo, & ordinano fia-
no comprati per ducati diecimila di carlini tanti fi abili
fecondo parerà ali cft cut ori del prefente teftamento y qual
beni fiano in ufo , e dominio del detto Monajrerio , acciò
le Monache predette pojfano con più comodo attendere al-
l'officio divino , e pregar Iddio per V anima mia , e delli
predetti Signori he . Item che nella predetta Chiefa fi
debbano celebrare tre Mejfe Udì in perpetuo per Vanima
mia , e delli predenti Re , e vogliamo che fi debbiano corri'
prare tanti beni fìabili , o donarfe al prefente Mona]} eri o
di tanto valore , che delli frutti fi pojj] a fodi sfare le mejfe
predette . Item , che nella Chiefa predetta vi fi edifichi
una Cappella con unafepoltura di fpefadi ducati mille de
carlini , dove parerà a gli efecutori predetti, e che lo cor-
po della devota. amata Scandalibeccha fia portato da Va-
lenza a nofiìra fpefa , € fa honorevolmente fepolto nella
prefente fepoltur a , e vogliamo , che alla Chiefa della S ari-
ti ffima Trinità di Valenza , dove fìa come ndato il corpo
della predetta Scandalibeccha .fiano donati ducati 3 00. di
carlini de* nofìri beni per ripar aziono , & ornamento del-
la detta Chiefa di Valenza ; e più vogliamo che quella de-
vota figura della Glori ofa Vergi ne Maria, che fìa nella
detta Chiefa della Saniijjìma Trinità , che fu di Donna
Scandalibeccha fa portata in Napoli , e pongofi nella pre-
detta Cappella in devotione , & ornamento di quella .
Item che nella Chiefa predetta vi fi edifichi una Cuppclla
delli tre Re Maggi , 0 vero Epifania , ove ogn* anno in
talifollennità fi celebra la Me]) a con il Vefprefollcnn<__4
dalli frati di Santa Maria la Mova , * lo Monajìerio fac-
ci la pietanza alli frati predetti . Item , che. fi faccia a
viojira fpefa un paramento 1 feu Cappella di broccato bian-
co per ufo di detta Chiefa , <& un* altro di Velluto cremoft-
iìo guarnito di broccato , e un' altro di Velluto nero guar-
nito
LIBRO SETTIMO. los
nito di broccato . Item vogliamo, che una parte delle fin-
te Reltquie , quale tenemo nella nojira Cappella, fila doni*
ta al Wionafierio predetto ; e le altre //ano delnofiiro bere-
de ad arbitrio degli efecutori . Item, che tutti li ritrat-
ti , e devote figure, quale fé ritrovano in nojira Cappella,
fiano del Monafterio predetto . Item accio la fabrìca del
detto Monafierio fie fpedifica , vogliamo che la Città di
Wlaazara in Sicilia fa data in governo alla Signora Dun-
na Giovanna Caftriota , acciò li frutti de detta Città fi
fpendano per V edificio predetto infimo allafiomma di detti
ducati 30. mila , e dopo la Città predetta fia del mio bere-
de . E tutto ciò fi è cavato dal proceffo dei Monafterio di
Santa Maria del Giesù contro il KegioFifco , che fi con-
ferva nella Regia Camera delia Sommaria. Qui non è da ta-
cere l'errore diStefano nello fcrivere la fondazione del Mo-
nafterio predetto di S.M. del Gesù, mentre fcrive, che que-
fio Monafterio fu ampliato dalia Kegina Giovanna , madre
della feJice memoria dell' Imperador Carlo V. perciò che
avendo egli forfè letto ciò effere flato fatto dalla Regina
GiovannaTerza,gi udicò che la madre deli'Iroperador foffe,
poi che legittimamente Terza fi denominava* non fapendo
eglicheGiovanna moglie già di FerrantePrimo ancor Ter-
za fi faceva nominare^ome fi legge nei prenominato fuo te-
fìamento , & anco in una lettera del detto Imperadore al
Viceré di Napoli , ordinandoli , che doveffe far miniftra-
regiuftizia alle Monache del Monafterio di Santa Maria_.
del Gesù circa il Jegato fatto dalla Regina Giovanna Ter-
za in favore del detto Monafterio .
Poinelii 17. di Agofìoiyi8. morì anco te Regina^
Giovanna la giovane.figiia della fopradetta Regina vecchia
e del Re Ferrante I. e moglie già dei Re Ferrante IL,
e tu iepolta appretto il fuo marito, nella cui tomba fu po-
llo il feguente Cartiglio latino .
Hafipes Reginam Ioannam fufcipe natam
Et cole , qua meruit pofiì Jua fata coli .
obiit ann.M.D.KVUI.
io* DELL' HISTORIA DI NAPOLI
IJ che tradotto in volgare , così rifuona •
O Peregrino , o PaJJhgiero , onora
Giovanna , che di Jìirpe Regia è nata ,
Qual merta onor dopojua morte ancora
morì neW anno i jy8.
Quefìa Regina , come ho letto nel fuo teflamento ro-
gato per roano di Notar Gregorio Roffo , iafciò fuo erede
Donna IfabelJa di Aragona , Ducheffa di Milano, & ordi-
nò , che il fuo corpo fuffe fepolto nella Chiefa di Santa-»»
Maria delGesù nuovamente edificata in Napoli una infic-
ine con li corpi Reali , che fono in S. Domenico , cioè
dell' Iiluftrififimo Re fuo Padre , fuo Avo , e fuo Marito ,
e fino a tanto che detta Chiefa farà complita , e fi farà det -
ta translazione de' corpi , ordina , vuole , e comanda ,
che il corpo fuo fia feppellito , e depofitato in S.Domeni-
co > e poi trasferito in detta Chiefa di S. Maria del Gesù:
Jafcia alla Chiefa di Santa Maria la Nova ducati mille ,
alla Annunciata doc. 500. a Santa Maria di Piedegrotta du-
cati joo. a Santa Maria dei Carmine ducati joo* iafcia che
fi debba complire il Monaftero di Santa Maria del Pozzo di
Somma, e da lei fondato, dell' Ordine di S. Francefco,
€ che ogni anno il fuo erede li debba pagare per vitto , &
alimento ducati 60. iafcia al Re Carlo il Cattolico ducati
centomila, quali effa Sereniflìma Regina* le deve confe-
guire dal Re di Ungaria , Jafcia all' Infanta D.Lfabella di
Aragona , & ali* Infanta D.Giulia , figlie del Sereniamo
Re Federico di felice memoria , nipote di Sua Maeftà v^
a ciafcheduna di effe forelle un filo di perle , all'Infante
D. Cefare figlio del detto Re Federico , Iafcia quattro ca-
valli , a D. Ferrante di Aragona , Duca di Montaito fuo
fratello , Jafcia due coppe di argento di quelle di Ungaria :
ÒY alla Buchetta di Montaito fua Moglie un cortinaggio,
fa anche molti altri legati , cioè a D. Antonio di Aragona
figlio
LIBRO SETTIMO. 107
figlio del detto Duca, a D. Giovanna , a D. Maria di
Aragona figlia dei detto Duca di Montalto , a D. Ifabella
di Aragona figlia di D. Franceico ; e fimilmente lafcia ri-
munerati tutti Ji Servidori , & alcuni di fua Corte.
Della ProcejJJone del SantiJJìmo Sacramento , con
V origine , e Progrejfo di quella circa le Premi*
nenze delle Piazze •
Cap. Vili.
MI ha parfo molto lodevole prima , che palli al 8.1ib.
dire alcune cofe intorno al portar dell' Afte de!
Pallio nella Real Proceflìone del Santi/fimo Sacramento,
e tutto ciò farà per conclufione di alcuni de' precedenti
Capitoli, ove fi è trattato di effe, e delle preminenze,
e precedenze delle Piazze Nobili con quella del Popolo >
aggiugnendovi anco quanto in efla Proceflìone fi offerva , e
quello che in diverfi tempi è occorfo circa effe preminen-
ze . E cominciando dal principio dico , che la folennità
del Santiflìmo Sacramento fu inflituita , ed ordinata nel-
la Chiefa Santa dalla felice memoria di Papa Urbano IV.
nelPanno 1264. togliendo occafione da uno ftupendo mira-
colo delPofìia confecrata come . . . . ed avendo eflb Papa
ordinato , che la fefta predetta fi ceiebraffe in tutte le
Chiefe della Crifìianità con folenne Proceflìone, e pom-
pa, Aiglerio allora Arcivefcovo di Napoli , gelofifiimo del
culto divino , ubedendo al fanto Pallore intorno i' anno
1265. a fi gran folennità principio diede con il fuo Clero ,
e popolo. , portando il Santiflìmo Sacramento , girando
per le principali Piazze delia Città , da tutti gli Ordini di
Reiigiofi accompagnato ; e Te ben non fi (anno i perfonag-
gi , che ne' detti principi P afte del Pallio portaflero, non-
dimeno fi può giudicare , che V Arcivefcovo ad alcuni fuoi
principali Canonici ÌQdeKe , o pure a laici di autorità . In-
torno poi P anno 1328. il Re Roberto avendo edificatola
O z Chie-
Jo8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Chiefa del Santillìmo Sacramento , come già fi è detto.
nel fuoJuogo , fu la folennità predetta molto più magn5-
&y ?. fìcata . L aonde effo Re con Breve Appoftolico £è , che la
e.z.Tro- procefllone del SantifTimo Corpo di Crifto , che perla
dd°nsean-Cìul farfl f°jeva, nel Giovedì dopb l'otta va della Pen-
tffimoSa. tecofte, dovefTe nel girare perla Città, entrare neIJa detta
cr amento chiefa da lui edificata j e per più ingrandirla , e magnirì-
cata dai&T**i egli perfonalmente v interveniva con tutto il Ba-
Reiiober- ronaggio del kegno , e Magiftrati della Città : egli è da
**ijo8. crerfere i cne cff° ^e una dell' Afte del Pallio portalTe , e
]' altre da alcuni perfonaggi fuoi favoriti portar faceffe ,
ed in tal modo la detta ProcefTione molto tempo fi conti-
la &/nuò. Poi il Re Ferrante Secondo ne' 2. di Giugno 1496.
Tatto d0nh alla Piazza del Popolo di Napoli una dell'Afte dei
u $* Pallio nella Proceffione predetta , del che ne fu fatto pub-
EUttodei blico ifìrunento , nel qual giorno fife la Proceflione con
22$* fei Afte del Pallio , come fi è detto nel cap. z. del 7. li-
Hb.i.c.i. bro , le quali furono portate da D. Alfonfo di Aragona
1496. Vefcovo di Civita di Chieti , di cui in altro luogo fi dirà,
caf!t9' da D' Perrante di Aragona Duca di Mont' Alto , da D. Aci-
tonio di Guevara Conte di Potenza , e Viceré di Napoli,
da Giovanni Sitima Ambafciadore del Re di Spagna, da
Ferrante Ifcari familiare delPapa,e daAntonio SafToEletto
jf>f,fd'1 del Popolo ., che ebbe in pofTefTo V Afta del Pallio predet-
configna- to \ li Nobili delti cinque Seggi non ebbero parte alcuna
u aia in effo Pallio , nondimeno intorno poi Tanno 1498. il Re
Se'qT dì Federico donò alii predetti Nobili delti Seggi un'altra
mplli. delle dette Afte , la quale dagli Eletti di ellì Seggi fcam-
J49K bievolmente fi portava , ciafcuno nella Tua Regione , ma
tap*b}\6' non contenti di quefto , cominciarono elfi Nobili a pre-
tendere cinque Afte , alche il Re Federico molto s'inchi-
nava , ilcheeflendo prefentito da quelli del popolo, di fie-
ro non volerlo foflrire , perchè fé quelli de' Seggi voleva-
no cinque Afte pretendere, per raprefentare cinque Piazze,
U Popolo ne poteva pretendere 37. per 27. Piazze, che
ra-
LIBRO SETTIMO, 109
tapprefentava , perilche fi pofero in lite ; e fìando le cofe
in quefìi termini, parve al Re Federico metter fine a tanti
Jitigj . In tanto , che di comune volontà delle parti tut-
te le loro differenze a cinque uomini di autorità rimifero,
i quali nel termine di quattro giorni in ogni modo quelle
concordare , fornire , e determinar dovettero con efpretta
condizione , che pattati li detti quattro giorni , e non
effendo determinate le cofe predette , refìatte in arbitrio
di Sua Maefìà la dichiarazione , e concordia predetta , e
perchè nel termine allignato non fu determinala cos' alcu-
na, rettola predetta dichiarazione , e fentenza al Re , il
qual volendo metter finea tante liti, nelli diciotto di Giu-
gno 1499. per fentenza diffinitiva dichiarò , che ficcome ,
per il tempo pattato quelli de' Seggi portavano una dell'
Afte predette , per V avvenire cinque portar ne dovettero ,
cioè una per qualli voglia Seggio, ed il Popolo foi una por-
tar ne dovette ; e l'altre due a compimentodeli'otto , una
Sua Maefìà, e l'altra il Duca di Calabria fuo primogenito,
e fuo futuro fuccettore nel Regno , ed altri fuoi fuccettori,
o altra perfona , che piacerà a Sua Maeftà ; ed accio in-
violabilmente la detta fentenza offervar fi dovette , dichia-
rò Sua Maeftà che in niun futuro tempo le parti predette
a detta fentenza contravenir dovettero , né attentare, ne
di nuovo pretendere , altrimente, ed in cafo , che alcuno
di t^e parti attentar volette , odi nuovo dimandare , o
pretendere altrimente , ftatte in arbitrio di Sua Maefìà , e
fuoi fuccettori privar fubito la parte contradicente degli
onori predetti : Qual fentenza fu intefa da quelli del Popo-
Jo con grandittìmo ramarico j e fé ben per all'ora moftraro-
no quietarli , nondimeno dopo ne ferono grandiflìmi rifen-
timenti : Intanto che nella venuta óe\ Re Cattolico in Na-
poli l'anno 1 507. comparvero quelli delliSeg-gi innanzi di
Sua Maeftà con dire , che nella futura Proceflione del San-
tiftimo Corpo di Crifto , l'Eletto àei Popolo a portar
j' Afte del Pallio intervenire non doveva , per aver più
V
ol-
no DELL' HISTORI A DI NAPOLI
volte fatto rifentimento , e contravenuto alla Sentenza di
fopranarrata ; e che di giuftizia della detta dignità privato
effèr doveva , eche integramente il Pallio portar fi doveva
per effi de' Seggi , che altrimente ellino non intendevano
portar le folite Atte ; e volendo Sua Maeftà Cattolica , che
Sentenzila, fefta predetta pacificamente , e fenza altra replica , fono
CautU. Pena ^ cac*er ne^a ^ua difgrazia V Afte predetto portar do-
ro , <r/Yrrt venero, conforme alla prealfegata fentenza dei Re Federico
il portar fenza pregiudizio però delle ragioni de' Nobili de' Seggi ,
i5o7?i"f°vra ilp°rtare tutte 1' Afte per la predetta allegata ragio-
Lìb. 6. ne , ordinando tanto ad efìl Seggi , quanto a quelli dei
C/iP'3- FedelilTimo Popolo , che infallibilmente la fentenza pre-
detta offervar doveffero in tutte , e qualfivoglia cofa con-
tenuta inetta, & anco nelle pene , e claufole in queila_*
contenute per ottimo complimento di quiete di giuftizia ,
qual fentenza fu pubblicata nell' ifteffa mattina , che la fo-
Jita Proceffione far fidovea, ch'era il dì tre di Giugno 1507.
e fi fé la Proceflìone conforme al folito . Imperciocché 1*
Eletto del Fedeliffimo Popolo portò la fua Afta , cinque
altre ne portarono quelli delli Seggi , una ne portò Sua
Maeftà , e 1' altra fu portata dal Duca di Montalto j Il cui
modo fi è oftervato fino a' noftri tempi , come appreflb fi
dirà , & i cinque de' Seggi , che portano V Afte predette >
fi eliggano tra eflì negli ftefli Seggi alcuni giorni prima del-
la feftività predetta , e portando le dette Afte , fi mutino
da Seggio in Seggio , fecondo le regioni , e pertinenze
joro : In quefìo modo ; Quelli di Capuana piglino V Afte
dal partir il Sacramento dalla Maggior Chiefa , e le por-
tino infino al finire dei vicolo detto delle Zite , prima che
fi entri nella Piazza di Forcella , nel cui luogo prendano
P Afte predette , i cinque di Seggio di Montagna i i qua-
li anche le preeminenze del Seggio , che era in detta Piaz-
za di Forcella già poflèdono ; e quefti portano te detteci
Afte infino al Palazzo della Regia Zecca appreflb la Chiefa
di S. Agoftino , & in quefto luogo prendono V Afte quelli
del
LIBRO SETTIMO. m
del Seggio di Portanova , e Je portano infino al Portico ,
ove fu ii Monafìerio di S. Agata appretto Ja lìrada deJli
Cortellari . Quivi pigliano dette Afte quelli del Seggio di
Porto, e le portano alle antiche cancelle del Monafterio
di S. Chiara , fopra le quali fìa un fegno di Croce : Quivi
pigliano V Ade predette, quelli di Seggio di Nido , &
entrano con la Procettìone nella Chiefa del Santiflìmo Cor-
po di Crifto , della quale poi ufeendo portano V Afte pre-
dette infino al Portico appretto , ove fu la Torre di Arco;
Quivi la feconda volta pigliano 1' Alle quelli del Seggio
di Montagna, e Ja portano infino al cantone appretto la
Chiefa de' SS. Cofmo, e Damiano, ove la feconda volta
Jo pigliano quelli del Seggio Capuana , e lo portano fino
all' Altare Maggiore dell' Arcivefcovato : e l'Eletto del
Fedelifììmo Popolo continovamente ne va nel fuo luo-
go con la fua Afta del Pallio , della quale in luogo , & a
tempo ne va onorando i fuoi Confultori , e Capitani , le
rimanenti due Afte a complimento dell' ottava , una ne
porta il Viceré del Regno, e l'altra uno de' primi e Prin-
cipali Baroni di etto Regno, ad elezione dei Viceré . In
progreffo di tempo i fei Eletti degli Seggi cominciarono
ad offervare di andare intorno al predetto Pallio , altri fei,
che portavano i'Afìe predette , del che ne fu fatto riferi-
mento dalli Reverendi Canonici delia Maggior Chiefa %¥te Tr.a
con dire, che elfi Eletti in modo alcuno proceder gii do-^^I
vevano *, poiché in quei luogo autorità non avevano 5 dal- M* de
per io àJgno
Lorenzo Polo Reggente dei Collatera! Configlio con in-
tervento del Signor Marchefe della Valle , Siciliano, i!
quale in etto dì fu in luogo del Viceré D. Pietro di T
do, per 1' attenza i & indifpofizione fua , che detti Sip,
Eletti precedettero infieme col Pallio dei Santittiaio Sài
gramento , andando tre per banda di detto Pallio a lato a
quel-
uz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
quelli Signori , che Portano V Afte, e con la Guardia di
Alabardieri attorno ; ma non contenti di ciò i detti No-
bili de9 Seggi , cominciarono nell' anno i $70. a pretendere
di andare tanti per Seggio con torcie accefe avanti ij Pallio
predetto , nel modo che vi vanno i Consultori , e Capita-
ni del Fedeli flìrao Popolo , il che prefentito da quelli ,
giudicando che la pretendenza de* Seggi non era tanto per
la devozione, quanto per volerfi uiurpare il luogo , che
per antico pacificamente la lor Piazza pofTeduto avea ,
che podi a giufìizia, venuto li 27. di Maggio dd predetto ,
che fi dovea celebrare la Fefìa del Santiffimo Sagramento f
e volendo ilCollateral Configlio la predetta caufk determi-
nare , era già conchiufo , come alcuni ditTero , di fenten-
ziare in favore de' Seggi : ma perchè in quello particolare
non vi era il fervizio di Dio, ne tampoco della Regia Mae-
fìa , piacque alla Divina Provvidenza di ponere impedi-
mento alia detta Proceffione; imperocché nella notte pre-
cedente alla detta Solennità , lì turbò talmente l'aera
con tuoni , e pioggie , che fu poi trasferita per la feguen-
te Domenica a*3o. di detto mefe , e frattanto la caufd pre-
detta,talmente fu intefa , che per lo Regio Collateral Con*
infav™ figlio, riferente il Reggente Villano, determinato fu,
dei Topo- che i Magnifici Signori Confultori , e Capitani delia Piaz-
V70. za ^1 Fedeliffimo Popolo nella Procefììone predetta andar
dovettero con torcie accefe nelle mani , fecondo il folito ,
andando più a lato aiii Reverendi Canonici circum circa ;
ci tra prajudicium quorumcumque utriufque parti s tam in
petitorio , quam in pqjejfbrio , con il qual decreto fi fini
detta pretendenza . E così i Nobili de' Seggi non più s*
intromifero in detti intrighi , e l'Eletto del Fedelifiìmo
Popolo per ailicurarfì di ciò , ciafcun'anno nella detta Fe-
ftività fa renovare la detta fentenza adfuturam rei memo*
rictin . Circa la precedenza de Ili Reiigiofi , Preti , e Con-
frati in effa Proceffione , diftintamenee fi dirà .
DELL'
1*3
DELL HI STO RIA
DELLA CITTA, E REGNO DI NAPOLI
DI GIO:ANTONIO SUMMONf E
Napolitano.
LIBRO
VIIL
Come Carlo d' Aufiria fujje ijlìtuito Re delle
Spagne dalla Regina Giovanna Ter&* fu<t
Madre j comefujfe ajjunto all'Imperio ; come
cacciò i Fra?2cejì da Milano)come avejfe il Re
Francef co prigione $ comejt maritajfe^ eli
vajcejfe Filippo Principe delle Spagne •
C, A P.
I.
ARIO di Aufìria IV, di quefìo nome,
XXV. Re di Napoli , e di Sicilia , figliuo-
lo di Filippo Arciduca dì Aufìria , e Duca
di Borgogna , al quale fu Padre Maflìmi-
liano lmperadore , la Madre fu Giovanna
di Aragona,* figlia già del ke Cattolico, la
quaF eltendo nel mefe di Gennajo 1 yi y.
ximafìa erede di tutti i Kegni dei Padre , e delia Madre , e
vedendofì molto foggetta a una grave infermità, come
nota il Guicciardini , & altri, nei mefe di Marzo \%i6.Guìcc^
ifìitul il detto Carlo fuo Primogenito , il quale allora fìdhi *
ritrovava in Fiandra , & era di età di anni 16. & avuto, ,?£
Sum.Tm.V. P Car- fgS*
ii4 DBLL'HISTORIA DI NAPOLI
Carlo quefio avvilo , torto navigò per Ifpagna , & ivi da
»l°fua' quei Baroni fu conincred^il fe(ia,come Principe di Spagna
Madn . ricevuto , e poco dopo fa accettato , come Re , con condi-
ci*, zione, che i Regni governaife in nome di lui , e di Gio-
vanna Tua Madre : & avendo egli tolto l' amminiftrazione,
talmente fi diede al maneggio del governo, che da tutti i
Cario r;--P°Poii Sommamente temuto , & amato era ; laonde in po-
ceyutein co temp0 per tutto iì mondo Jafama di un tanto Principe
ftfenA fi d^*ffufe : Rifoluto poi di (cacciare i Marrani da i Regni
Trina, di Spagna , quali erano delle Reliquie rimafìe de'Saraceni ;
fé , e}oiotì£c elpugnata prima una lor Terra, con mortalità forfi di
Accetta- .ti-» /* »i * i n? »i\
io c. me 40. mila di ioro , (caccio tutto il retto da que Regni , pur-
&e • g&ndoli da quelle barbare genti: Quello nome Marrano pro-
caccul "Vrì i !Tente i° Ebreò vuol dire Giudeo , credente al Meffia
Marrani venuto » quali noi chiamiamo Criftiani novelli . Fé anche
da òpa- j| j^e car|o cavar di prigione Ferrante Duca di Calabria ,
£na' di' cui fi è detto nelcap. j. del precedente libro , tifandoli
buomffimi, e piacevoli trattamenti ionde effendoii morta
la Marche fa di Azaner fua Moglie nelT anno 1 522. gli die-
Guìc- de per moglie , come fcrive il Guicciardini , Germana gii.
Giardini. feconcia moglie del Re Cattolico, che anche era Aerile, ac-
ciò in lui la Progenie degli Aragonefi fi eftingueffe , perchè
li due fuoi fratelli di minor' età già prima morti erano , V
uno in Francia , e l'altro in Italia : finalmente efiendo
Morte rf;efTo Duca viffuto in Valenza fignorilmente , V anno 1 $50.
ferrame come nota il Cantalicio , morì , e fu fepolto nella Chie-
Tjabrfl & di S- Michele dclli Re • da ]ui edificata & arricchita .
Neil' anno i ji£. venuto a morte Maffimiiiano Impe-
radore , avo parerno di Carlo , gli Elettori del Imperio ,
ridottofi com'è il coftume , in Francfort per l'Elezio-
ne del Nuovo Cefare , di comune confenfo eleffero Impe-
radore Carlo, della cui elezione ne fu portata la nuova
a lui in } fpagna da "Federico Conte Palatino , e fu chiama-
to Carlo Quinto Cattolico , Confervatore della Religio-
ne Crifìiana per la divina clemenza Imperadore Romano
\ fera-
LIBRO OTTAVO. tis
fempre Augufìo, Re di Germania , &c. Giovanna Madre >
& il medesimo Cario fuo FigJiuoJo Primogenito per la di-
vina grazia Re di Cartiglia , di Aragona, deik due Sici-
lie , di Gerufalemme , di Ungheria, di Dalmazia , di Croa-
tia , di Navarra , di Granata , di Toledo , di Valenza %
di Galicia , di Majorica , di Spagna , di Corfica , di Sar-
degna , di Cordua , di Murtia , diGiahen, di Algerbe,
di Aigerizza , di Gibilterra, deil'Ifole Canarie , deli' In->
die Orientali , & Occidentali , di Terra ferma , del Mare
Oceano , Arciduca di Auftria , Duca di Borgogna , di
Barbanzia , di Milano, di Atene , di Neopatria , Con-
te di Spurch , di Flandes , di Tiroio , di Barzeilona , di
Bariglione, eCeritania, Signore di Bifcaglia , e di Mo-
lina , Marchefe di Oriftano , e Godano : La quaP Ele-
zione tanto piùfuftimata, quanto che Francefco Primo
Re di Francia vi era competitore, & avea in ciò H&VO-jf™^
re di Papa Leone X. che non era di poca importanza s &dì°FrL-
ancor che il Papa gli Elettori avvifato aveffe , che ciò *'* Com~
non dovettero fare , attefo che per patto efpreflb nell' in- llTiL
vefìitura del Regno di Napoli fatta da Clemente IV. Pon*^™> •
tefice Romano a Carlo di An^iò fu condizionato , che nef-
funo Re dì Napoli potette effere Eletto Imperadore, dal-
la qual competenza ne nacque grandifìimo odio j che fu
poi cagione di molte guerre tra etto loro .
Et volendo Cario accettar V Imperio , qual fu virtù
della detta Inveftitura al predetto Carlo di Angiò fatt'era
incompatibile ( come fi è detto ) onde Papa Leone X. vo- Vap*
lendo a tal incompatibilità rimediare, gii difpensò conLeoneX'
patto che oltre dell' Acchinea foiita prometta nella Inve- ffi™
ititura fatta da Giulio li. fuo predecettore al Re Cattoli-*'»»»
co , dovette ]' Imperador Carlo , e fuoi fuccettori nel Re-*' !?'
no di Napoli in perpetuo pagare alla Sede Appoftolfca.ogn'clwfr
anno Icuti 7. mila d'oro, qual cenfo infieme con dettai
Acchinea fi paga nel giorno de' Santitfìmi Appofìoii Pie-
tro, e Paolo, come infino a' noflri tempi ottèrvar fi vede;
P * in
n6 DELL9 HISTORIA DI NAPOLI
in tanto che effendofi difpenfato a tale proibizione , e on
gran difpacere del Re di Francia: Carlo accettò l'Im-
perio con foddisfazione grandiffima di tutta la Crift ia-
nità .
Et eflendol' Imperador Carlo invitato dagli Elettori
a pattar in Alemagna , egli avendo nella Spagna in fuo luo-
go lafciato il Cardinal Adriano Fiorenzo , Fiamengo , nell*
c°r/oanno i yzo. fi partì 5 e pervenuto in Alemagna nella Citta
Coronato d'Aquifgrana con gran pompa, e folennemente fu ricevuto,
^j'^" e coronato delia Corona di Argento per mano dell' Arci-
na. vefeovo di Colonia 5 effendo antico coflume di tutti gì'
Imperatori ( come diremo appretto ) coronarli in divertì
luoghi di tre corone .
Neil' ifletto tempo a quindeci di Marzo mori in Na-
poli Fabrizio Colonna , Duca di Tagliacozzo , e gran Con-
^r*/0/f teftabile del Regno , e fucon pompofiflìme efeque fepol-
Cohnna . to nella Parrocchia! Chiefa di j. Gio: Maggiore „ ove fino
ai prefente fi feorge la Tua bella Cortina , al quale fuccef-
fe nello fiato , e nella dignità Afcanio fuo Figliuolo . Poi
nelii 20. Novembre fi convocb in Napoli il general parla»
mento , nel quale fu conclufo di far un donativo a Sua Ce-
farea Maefìà di 300. mila ducati per caufa della fua coro-
nazione .
E a' z6. di Ottobre 1498. mori in Napoli Antonio
Aleffandro Prefidente dei Sacro Configiio , del quale mol*
to fi avvalfè il Re Ferrante Primo , come fi ditTe , e nel
giorno feguente di lunedì , fu fepolto nella Chiefa di Mon-
te Oliveto nella fua Cappella , nelle cui Efequie interven-
ne D. Ferrante Duca di Calabria, nella prefenza del qua-
le, e degli altri degnifiìmi Signori, fu recitata una ora-
zione funebre dal dottifiìmo Francefco Pruis , del quale
d*i fopra fi fé menzione , e fu poi polla in iftampa in poter
del Dottor Antonio Boluito ; fu l'Officio predetto dato
al Dottor Antonio di Gennaro fa voritiffimo del Re Fer-
rante Primo .
Ri-
LIBRO OTTAVO. 117
Ritrovandoti poi l' Imperadore in Alemagna , giudicò
effergli grandiiTìmo difonore , che Francefco Ke di Fran-
cia tenefie lo flato di Milano, ii quale era feudo dell' Impe-
rio , fenza averne da lui debito titolo , & invefìitura ; ve-
dea anco che l'eflere i Francefi in Italia, non era di molta fi-
curezza al Regno di Napoli , laonde deliberò levar Milano
dalle mani deJJi Francefi , che dal 1 yr y. pofleduto 1' ave-
vano , e per forza tolto al Duca Maffimiliano Sforza , per
jlche avendo egli fatto per tal imprefa General Capitano
delle genti d' armi Profpero Colonna , e Ferrante di Ava- "Milano
Jos Marchefe di Pefcara Generale delle fantarie : avendovi t'eJ° d*
anco altri eccellenti Capitani , come Antonio di Leva , & ija'i.»
Alfonfo d' A valos Marchefe dt\ Vafio, per lo valore de'
quali il Novembre 1 531. cacciò i Francefi da Milano, e vi ,
ri pofe Francefco Sforza fratello di Mafiìmiliano , amen- 5^/
due figli di Lodovico il Moro, con condizione, che mo- Duca dì
rendo fenza figli, lo fiato ricadere a Carlo . MoZYdi
Papa Leone per una infermità , che gli fopraggiuafe, Taf a
il Decembre feguente morì , e fu il Gennajo del feguente L-°<^
eletto Adriano VI. nato in Trajetto , terra pofìa fu le ma-
line di Fiandra , e tenuto di gran bontà 5 egli eragià Car-
dinale , e fi ritrovava all' ora in Ifpagna , onde infino all'
Autunno feguente non venne in Roma*, l'anno avante y
che Leone morifie , il Turco prefe Bel Prado in Ungaria,
dove fu gran perdita di Crifiiani , perciochè era quefio
luogo , come un bafìione di quel Regno contro gi' impeti
di quelli barbari .
Poi a5 ledi Marzo del r 5*23. morì D.Raimondo Car-
lona Viceré di Napoli ( di cui s'è detto di fopra ) per
ilche V Imperadore mandò al governo del Regno D. Car-
lo delia NojaFiamengo , il qual fu ricevuto in Napoli a li
€. del feguente mefedi Luglio , e fu coftui il quarto Vi-
ceré del Regno \ Giunto quefio nuovo , e Regio Minifiro
in Napoli , parve a i Cittadini della Piazza del Fedelif-
finao Popolo riformare i Capitoli del Reggimento , poiché
ma-
u8 DELL5 HISTORIA DI NAPOLI
malamente o/Tervati erano : fopra il qual negozio avuto-
ne matura configlio , prefentarono al detto Viceré i fe-
guenti Capitoli , acciò col Regio braccio autenticati , e
coniirmati fuflero •
Capitoli Capitoli del Reggimento Popolare di Napoli .
della
popolare z TN primis, che le tratte, e fa li non s'abbiano, né
fre/enta- J poffano vendere , . fé non a tempi convenienti , anno
cere. '"Per anno , e non avanti il tempo , con bandi , & alla can-
ili, dela accefàj com' è folito , & a chi più ne dona , e che non
jtK. ' j'fi abbiano a vendere, altrimenti facendoti* il contrario non
tratte ai r ... . ,,* ni» ^ « • ^-..
granì Jì *]a valida tale vendita , e fia lecito ad ogni privato Citta-
vendano dino ricorrere airilluftrifs. Signor Viceré , perchè fi pro-
Jd$eTin-vedi circa la revocazione di detta vendizione, non venden-
guere dofi alli bandi , &a tempi , ut fupra • Placet llluftrifs.
Candele. proregi .
z Itera fi è ordinato , che il governo dell'i danari di
dette entrate fi rimettono in potere di due Cittadini da be-
ne , e di buona cofcienza da eligernofi p$r gli Eletti ,
Confultori , e Capitani modo fubfcripto . Placet IJluftrif*
fimo Domino Viceregi .
3. Itern , che ciafcuno de' detti Eletti , Conful-
tori , e Capitani un Cittadino nominar poffa , e quelli ba-
lottar tra loro , delii quali balottati fé n'abbino a pigliar
feidi quelli , che fi trovano aver avuto piti voci j e quelli
fei buffolare , e cavarne due perfone , e quelle due abbia-
no
un
1 , e pollano cuftodire detti danari di dette entrate per
..' anno , e non più , e che in detta denominazione non fi
pofTa nominar perfona , che abbia ufficio in detto luogo,
ma altri Cittadini privati , acciò ogni uomo partecipi de-
gli onori , & affanni , e quelli abbiano da render conto a i
Jor fuccefsori in fine dell' anno predetto . Placet eidem II.
Jufirifsimo Domino .
4 Item, che li detti due Eletti a confervar detti da-
nari
LIBRO OTTAVO. 119
nari non pofsano , ne debbiano far'aftri efiti , eccetto li
fofcritti , e facendo altrimente, s'intenda pagare de' loro
proprj , e non di quello del detto Reggimento , e di più
fiano tenuti rifcuotere tantodetteentrate da chi le compra,
come qualfivoglia altro debito farà dovuto al detto Reggi-
mento . Placet Iiluftrifs. Domino .
j ftem , perchè al prefente fi trova detto Reggimen-
to , in debito di bona fomma di danari per maritaggio di
donne , fi è conclufo , che fino a tanto , che non fon fod-
disfatti detti debiti, non fi abbia , ne fi poffa maritar don-
na alcuna de' denari del detto Reggimento . Placet Illu-
fìrifs. Dom. quod donec fuerint foluta debita quoliber an-
no adminus dentur nuptui fex Virgines pauperes .
6 J tem , che pagati li debiti iòpradetti, non fi pofTa,
né fi debbia maritare, fé non fei donne per elezione di
ciafcuno Eletto nello modo fottofcritto , videlicet , che
ogni Capitano debbia nominare una donzella di 1 j. anni in
su , e quella nominata , buffolarla , & ogni elezione ca-
varne lei perfone , che in due anni ne ufciranno 24. e per-
chè all' ultimo ne refìaranno 3. per efierne 27. le buffolate.
e ordinato , che quelle 5. ultime , che reftano fiano le pri-
me maritate con altre tre , che ufciranno dalla feconda no-
minazione buffolate , e così fi anderà continuando : e fé li
abbia da donare di contanti tempore maritaggi fei onze
integre per evitare ogni inconveniente , & quod fiant
Cautela juxta Confuetudinem Neapolitanam , quse dicitur
vulgariter alla vecchia maniera . Placet quod quilibet
Capitaneus debeat nominare tres virgines pauperes , è fua
regione, feu Platea, & quod per fortes de illis tribus
exhibeatur una , & quod reduclo numero puellarum huju-
fmodi ad viginti , & ieptem de omnibus Plateis imbuffo-
lenrur on & per fortes extrahantur V3-anno primo 14.
& fecundo 1 3. & tradantur marito .
7 Item, che lo Cancielliero del detto Reggimento
fia perfona da bene , & intendente 3 e che abbia a tenere
il
izo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
il conto del detto Regimento con la (olita provifìone di on-
ze 12.& ex nunc s' intenda per revocato quello , che tiene
il libro del detto Regimento , al quale fé gli donava duca-
tÌ4o. di provifìone. Placet ìllultiKs. Domino.
8 Item , che allora fi debbia mandare un' uomo Cit-
tadino Napolitano a fhre appretto la Cefarea Maefìà ,
quando lo bifogno ricercala , e per quello tempo , che
farà neceffario ad arbitrio delle Piazze . La elezione del
quale fi abbia poi da fare per PEJetto, Confultori, e
Capitani . Placet lilufìriflìmo Domino , quod poflint mit-
terealiquam perfonam , tamen quod non foivatur fibi fa-
Jarium de iftis redditibus conceflis Populo , per quondam
Catholicam Majeftatem Fel. Record, ad didìas piascaufas
adìento , quod in prefentiarum dicìa banca eftconfìituta in
neceflìtate folvendi debita.
9 Item i, che nel fervigio di detto Regimento non
fi debbiano , né poflano tenere fé non quattro Portieri da
pagarne per detto Regimento , il mutar de' quali fia in
arbitrio dell' Eietto , e Confultori : fufficiunt duo, &
non plures .
io Item fi è provifìo, che il mandato del Giovedì
Santo , Candelora , e 1' Anniverfario delia Cattolica Mae-
fìà di buona memoria non fi abbiano a fare fé non alli po-
veri , fecondo gli anni aveva detta Cattolica Maefta ,
cioè quanti anni aveva il Re , a tanti poveri facevano
elemofina , la Candelora , & Anniverfario all'Eletto,
Confultori , Capitani, Cancelliere, li detti due Depu-
tati alla confervazione della pecunia , & alli Capodieci ,
e non altri. Placet Iiluftriflìroo Domino.
il Item , che fi donino al Sepolcro di Sant' Ago-
fìino torcie 14. dicera bianca di tre libre V una . Placet
Illuflrifs. Domino.
12 Item , che alla Fefta dei Corpus Domini non fi
abbiano da dare torcie fé non all'Eletto , Confultori,
Capitani , e Cancelliere , & alli due Confervatori della
pecu»
L.IBRO OTTAVO. ,4I
pecunia , V3. all'Eletto di Jibrefei, sili Conditori di
Jibre quattro , & agli aitri di libre tre . PJacet Iilulìrifì
Demino .
I $ Item , quello ifleffo alla Proccflìone di S. Anel-
»r e •|,«T^& al'M Proeeffioni , che occorreffero .
Placet lllufìnfs. Domino .
14 Item , èconclufo , che fi oflervi il capitolo vec-
CJ,V?rC>tJ:% i[ ™rÌtaggÌO deKe Zitelle del'& Venerabile
Chiefa di Santa Maria Annunziata benedetta nel tenore fe-
guente . Placet UJufìrifs. Domino.
I I Itera , che ogni anno per elemofina poffan mari-
tare quattro figliuole dell'Annunziata di Napoli acciò
Noflro Signore Iddio abbi da coofervare colui ? che gì ha
donati, e quello fé li dona pedera modo , come fi fi per
li Maeflri e quella quantità e folita darfi per li detti Mae-
fln ad arbitrio de' fopradetti Elettori , Confultori %
Domino'.' qU' F° temP°re fuer'nt * Pkcet IJlu(tf'ffifflo
cafe l!hftfiein V1 debh° fideve aSant'Agoftino delie
m nò Pagh' a"n° per anno ' PJacet IUuftriffimo Do-
mino .
17 Item , che per beneficio pubblico , derjutar fi
poffano quattro Maeftri di Grammatica, ed Abbaco e
fcr.vere , li quali abbino da imparare li figliuoli degCit!
tad.ni gratis per la qual caufa fé gli pelano dare di pro-
vifionea tutti quattro fino alla fomma di ducati :oo ' .
Domino :trio de,J' EJett° • e c°nfu,tori ■ «SififlS:
irate' fi JjT ' * Pfovifto ' che <M «flati te di dette en-
nue en r;fP °COntlnuarnente fpendere in comPra di an-
delleou?! rPeK^Umrt0 di de»° R«g™ento, la compra
dW in^^bia-a/afe Perl'e,e»°, Confultori , Ca-
uTL'J P det" due Confervatori della pecunia , o per
ìuJd SiX « dVeffi ' /0,UtÌS prÌUS debi' s di*utietur
quia oportebic fieri fuper hoc articulo.
Sum.Tom.V. <^ lg ltm ;
izz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
19 Item, e provifto; che Ji Capitani debbiano la
vigilia di S.Giovanni far intimare tutti Jicapi di cafa , e
non altri delle lor piazze per Ja mattina feguente a crear li
due , che hanno a venir in Sant' Agofìino a creare poi T
Eletto , e Confuitori , e quelli congregati , e non altri deb-
biano procedere all' elezione di detti due, mafubitov3.
che ciafcuno poffa nominare chi li piace di detta piazza , e
quelli li debb;ano fcrivere per lo Notajo , il quale ha da
fare la proccura , e quelli fcritti , ballottarli tutti , da
uno in uno , e quelli ballottati pigliarne fei di quelli, fi
troveranno aver più voti , e quelli buflblare , e cacciarne
due perfone , e quelli due , che ufciranno s' intendano Pro-
curatori della piazza , e fé li debbia far la procura , E che
rei fcrivere delii voti di detti ballottanti , ci Abbiano da
intervenire il Capitano , e due altri di detti Elettori ,
quali fi averanno a buflblare, ma ut fupra , e chi anderà
in Sant' Agoftino per procuratore a fare l'elezione dell'
Eletto , e Confuitori , non vi poffa andare per termine di
anni due . Placet Jliuflrifijmo Domino , nifi quando aiiter
videretur fu# iiluftrifiirrs Dominationi expedire prò fer-
vido Cefares Majefìatis.
20 Item, è provifio circa lo creare dell'Eletto, e Con-
fuitori,che congregati faranno in S. Agoftino tutti detti due
per piazza fi debbiano bufìoiare.e cavarne quattro per forte,
li quali abbiano da intervenire, & afììfìere con il Cancellie-
re^ nòti altro al fcrivere degli voti di quelli fi ballotteran-
no , quali fi avianno a notare per efienium , e non per aba-
co , il che fatto, fi cebbia procedere alla nominazione di
quelli, che fi avranno a ballettare per Eletto w quefìo
modo, ciafeuno delli detti Eiettori , quel Cittadino che
Ji piace di nominare debbia : e quelli nominati , e fcritti
per lo Cancellerò da uno in uno ballottare fi debbiano ; e
quelli finiti di ballottare, fé ne debbiano cavare fei di quelli
fi troveranno avere avuto più voti, e bufìolarli uno per uno
cGn cart eJJine eguali , e da perfona non iofpetta cavarne
uno ,
LIBRO OTTAVO. 123
uno , e quello che ufcirà cosi a forte, s'intenda Eletto, per
fei meli , e non più , il quale non pò fTa , ne debbia fare al-
tri etiti , che lifopradetti , ne per alcuno patto il detto
Eletto fi debbia confirmare per caufa urgentiflima ; che
fufTe i e facendofì il contrario circa tale confirmazione , fi
poffa ricorrere all' Illuftriflìo Signor Viceré per ogni uno
delli femplici Cittadini di Napoli , e che non fi debbia cac-
ciare P Eietto fino a tanto, che non fono creati li Con/ul-
tori . Placet Illuftriffimo Domino, nifi quando aliter vi-
deretur fax Ulufìrifiìmac Dominationi expedire prò fervi-
tio Cefarese Majefìatis •
21 Item, è provifìo , che nel creare degli Confu!-
tori\fi debbiano per gli Elettori nominare quelli Cittadini,
che a lor piace , e ballottarli tutti da uno in uno , e nota-
re i voti per li fopradetti , modo quo fupra , e dopoi finiti
di ballottare tutti , fé ne abbiano da buffolare venti di
quelli fi troveranno avere avuti più voti , e di là cavarne
dieci a forte, ut fupra, quelli diece s' intenderanno gli
Confultori per mefi fei , e non più . Placet UJufìrifs. Do-
mino , nifi quando aliter videretur fux Illufìrifiima? Do-
minationi expedire prò fervido CefareiE Majefìatis .
24 Item , é provifìo , che l'Eletto non pò (fa e fie-
re rieletto per anni tre, e chi è Confultore non pofìa ef-
fereConfultore per due anni, e che P Eletto non pofiaef-
fere , fé non farà di età di quarant' anni in su , & il Conful-
tore di trenta insù, e che per niun modo l'Eletto pofìa
refìar Confultore nella fagliente elezione .Placet Illufìrifs.
Domino .
2} Item, è provifìo, che per neffuna cofa de! mondo
gli Eiettori deli' Èietto , e Confultori non fi poflano , ne
debbiano ballottare , ne per Eletto , né pei Confultore ; e
facendofi il contrario ogni privato Cittadino pofìa ricor-
rere all' Iliufìriffimo Signor Viceré circa tal' elezione , ac-
ciò fi proveda per fua Signoria Illufìrifs. al bifogno . Pla-
cet eidem IUufìrifs. Domino Viceregi , prseter quam in
Q_ * po-
u-4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
poteflate expellendi ele&um , quocafu nihil innovetur ,
&habeaturrecurfus ad fuam IlluftriiTimam Dominationem,
ut debite provideatar prò obfervantiapriefentium Capitu-
lorum*.
Quali Capitoli furono fpediti in Napoli nel Cartel
Capito, nuovo a' 12. di Ottobre 1622. e dal detto Viceré, e fuo
te ^2^V CoJlateral Configlio firmati furono , come appare in Par.
fiditi, "tium locum tenenti e. primo fol. 43. Poi a' 28. dell' ifteffo
15^- mefe letti, e pubblicati furono, nel Reggimento Popolare in
Sant' Agofìino in prefenza de' Magnifici Signori Marco
Antonio Folliero Eletto del Popolo , Gio: Battifta , e
Paolo Calamazza , Gio: Paolo d' Apenna , Antonio So-
prane , Paolo fanto Padre, e Gio: Antonio Cecere , Con-
iiiltori dell' ifleflb Reggimento , & in prefenza ancora di
24. Capitani delle Piazze Popolari , e cinque Portieri del
detto Reggimento con infinito numero de' Cittadini di det-
to Popolo •
Qui è da avvertire , che il Primo delìi retroferittì
Capitoli, il quale ragiona delli Sali , e tratte di grani
conceffi alla FedelifTima Piazza dei Popolo dalla felice me-
moria di D. Ferrante di Aragona Re Cattolico ( come nel
Entrate fuo Juogo è già detto) non è in ofTervanza , perche dopo
mento fi- fot*'1 e^ Capitoli , non parlarono molti anni , che la Re-
$uUre . già Corte liquidò alia Fedeiiflima Piazza la valuta delle_j
carra 200. di Sali in ducati 1748. a ragione di ducati 8.
t. 3. gr.14. il carro , & in conto di efii 1' allignò annui du-
cati 1400. fovra l'ordinario della Provincia d' Apruzzo
ultra , eli refìanti ducati 348. gli allignò fovra i'arren-
damento de' Sali , e Saline di Puglia , & Apruzzo, liqui-
dò eziandio le tratte deJli 200. carri di grani di due. 880.
a ragione di ducati 34. , e tari 2. il carro j e fi ben non_j
1' allignò corpo certo , nondimeno del Regio danaro li pa-
ga ogn' anno li detti ducati 880. che fommano in tutto
annui ducati 2628,
E circa il Capitolo 6. che tratta delli maritaggi, qua!
ordi-
LIBRO OTTAVO. i*j
ordina, che li 27. Capitani delle Piazze , ciafcuno di efli
debbia nominare tre povere donzelle Vergini della fua
Piazza , e di quelle per forte cavarne una , e poi ridotto
il numero di effe Zitelle a* 27. del primo anno per forte fé
ne cavino 14. & il fecondo anno li reftanti 13. le quali fi
debbiano maritare con dote di ducati 36. per ciafcuna, qual
dote fé le debbia pagar integra , per evitare gì' inconve-
nienti i Talché nomina le 27. Piazze, che erano in quel
tempo ; ma perchè al prefente le Piazze , fon 29. perchà
ne furono poi aggiunte due altre (come fi dirà nel fuo luo-
go ) li maritaggi predetti fono accrefciuti a'29. e fé hanno
da marita re in due anni , cioè nel primo anno 1 y, e nel fe-
condo 14. e s' hanno da nominare per li Capitani delie—»
Piazze Popolari nel modofovradetto .
Avertendofi anco , che fé bene ne' retrofcritti capi-
toli non vi è ordinata l'elezione deiii fovradetti Capita-
ni della Piazze , viene, perchè l'eiezione predetta flava
bene ordinata nelli Capitoli dei Re Cattolico , notati nel
cap.y. del precedente libro 5 qual Capitolo fìa in buona of-
fervanza. E fi mutano i Capitani predetti ogni due , o tre
anni ad arbitrio del Viceré .
Neil' ifteflb anno 22. I Capitani Imperiali vedute le
cofe de' Francefi annichilate , fpinfero a Genova , & aven-
dola combattuta in più luoghi; finalmente fu dal Mar- Trej-a^
chefe di Pefcara prefa, e faccheggiata . Poco appreso g'mn-efacco di
fé in effa Città Papa Adriano , che veniva da Spagna , z\Genova.
qual eflendo i Cardinali venuti incontro , con grandifTimo
onore lo conduffero in Roma .
Poi li 28. di Decembre dell'anno predetto , Soli- Rodl
mano Imperador de' Turchi toife ai Cavalieri GerofoJi-^ dal
mitani l'ifola di Rodi, avendola tenuta attediata cinque Tutco '
mefi, la qual intorno a' 21 y. anni effi Cavalieri poffedu-
taFaveano; laonde il Gran Maeftro di quella Religione
nell'anno IJ27. conferitoli alia Maefìà deli' Imperadore
in Ifpagna, ottenne l' IfoJa di Malta , con la Città di Tri-
poli
u5 DELL5 HISTORIA DI NAPOLI
poli in Barbarla, nella quaf Ifola il Gran Maedro con i
Cavalieri della fua Religione nel mefe di Ottobre del
1530. fi conduffe 5 ove in fin a' nofìri tempi dimo-
rano .
Don Carlo della Noja eflendo Viceré di Napoli (co-
me fi e detto ) fu anco eletto Capitan Generale dell' Ef-
ferato dell' Imperador Carlo , teneva in Lombardia , del
qual' era fiato Generale Profpero Colonna ( com' è detto
di fopra ) il qual' era sì vecchio , chequafi era alienato di
mente j perciò Sua Maefià ordinò a detto D.Carlo, che
venifiTe a Milano a pigliar carico di quello Efercito j Don
Carlo dunque, avendo Jafciato in Napoli fuo Luogotenente
Andrea Carrafa Conte di S. Severina nell' anno 1 J24. fé
n' andò alla volta di Milano . E in Napoli fu a' 16. di Lu-
glio fatto a Sua Cefarea Maefià un donativo de' ducati 50.
mila per caufa della fpefa di tanto Eiercito . (Sei cui tem-
po Francefco Re di Francia avendo odio grandifiimo con-
r? di tro 1' Imperadore, per averlo privato dello fiato di Mila-
Francia no, perilche un grandifiimo Efercito preparato avea , &
in ìtaiin, jn perfonaca]0 jn Italia con il fiore della Nobiltà di Fran-
cia , e guerreggiando profperamente , al fine di Ottobre
tolfe a Francefco Sforza lo (tato di Milano ■-, e venuto poi
fopra Pavia, la ritrovò da Antonio di Leva con buon pre-
fidio difefa '■> e dopò alcuni accidenti furono fatte molte
fanguinofe battaglie tra il Re di Francia , eli Capitani
Imperiali , ove ben mofirarono il loro gran valore Fer-
rante Francefco , Marchefe di Pifcara , & Alfonfo fuo cu-
gino Marchefe del Vafìo ; finalmente nel giorno di S. Mat-
rfancfl tia Appofio!oa'24.di Febrajo del 1 52 j. fu fatta una fiera ,
frigìone. q fanguinofa giornata , per la quale fu pò fio in rovina
1551, tutto lo Squadrone del He Francefco, e ridottofi egli fo-
lo , fu conolciuto da Don Ferrante Cafìriota Marchefe di
Civita di Sani' Angelo Capitano della retroguardia Im-
periale, il quale andatogli fopra con io fiocco sfodrato
per farfigli rendere j 11 Re non perdutofi di animo , veden-
do ,
LIBRO OTTAVO. iz?
do, che colui teneva la buffa del fuo elmo aperta, per
quella gli tirò una (toccata , e lo lafciò morto j fra tanto
eflendo ivi concorfi molti foldati Spagnuoli , gli ammazza-
rono con archibuggiate il cavallo lotto , e rcftato il Re a
piedi, giunfe Giovan Battifta Caftaldo , il quale fu pre-
gato dal kej che gli chiamafTe D.Carlo della Noja , & il
Marcbefe di Pifcara per renderli ad effi , l'uno , cornea
General di tutto 1' Éfercito , e l'altro come a Capitano
di gran valore , & ttfendofi il Cafìaldo in un fubito rincon-
trato con Don Carlo , il conduffe al Re , il quale fé gli re-
fe in nome dell' Imperadore , & avendolo con riverenza—»
raccolto, lo menò al fuo alloggiamento . Fu anco in quefìa
giornata fatto prigione il Re di Navarra , con il Redi
Scozia , i quali fi refero al Marchefe di Pifcara , che nel
conflitto di quella battaglia era (iato ferito nella faccia ,
&eflendcfi poi curato , vefìito di lutto , andò a far rive-
renza al Re di Francia, il quale per la fua gran modeftia ,
Jevatofi in piedi , Jo ricevè con quanto onore potè : dicen-
dogli ch'egli beato reputava l' Imperadore , per aver
avuto in (brte un così valorofo Capitano : fu dunque il
Be di Francia con tanta riverenza guardato, e vifìtato
da tutti i Principati dell' Éfercito , che dopo di effer pri-
gione, non ls i viebbono piò riverito, fé flato fuffe proprio
loro Re ; e fu cofa di maraviglia , che eiTendo V Impera- „0//jè/£
dorè in ifpagna, & avendo ragguaglio di quello, non dirno-^' Carlo
Arò fegno alcuno di allegrezza, anzi confederando gli ac- V'
cidenti umani , e l'infìabilità della forruna , voltò fubito
r animo alia pace , ringraziando la bontàdivina , che così
facile (trada apertagli aveva, di poter raffet tare le cote
d'itala-, ordì nò poi, che il Re condotto fuffe in Napoli
aguardarfi nel caflello nuovo , onde fu da D. Carlo man-
dato l'ordine, che fi accomodaffero ivi le danze ; ma il
Re che defiderava andar dall' Imperadore in 1 fpagna , dif-
fìmulò tale deliberazione , intanto, che D.Carlo, vo-
lendolo condurre in Napoli , (ì fé da quello accomodare
die-
i28 DELL' HISTORIA D I NAPOLI
ókce Galere , che aveva vote di genti , & armatole d'Im-
periali , e con D. Ferrante Alarcone s'inviarono col Re
verfo Napoli ; ma giunti a Porto Fino , il Re pregò quel,
li, che lo conductfìero in ifpagna all' Imperadore , fbe-
rando , che abboccandoli egli con Sua Maeftà , avrebbe
prefio ottenuta la libertà , il che non avrebbe potuto fare
Re di (tando tanto lontano : la cui dimanda effondo modella, l'ot-
Xrfìtida tenne, e navigando con felice tempo in ?o. giorni giun-
condotto fero a BarzeJlona , & ivi fmontati per terra ne andarono al
^{^Cafìellodi Madrid, ove confinarono il Re , Siivi coti
buone guardie fu guardato} e quella fu la cagione, che
D- Carlo della Noja n'ebbe dall' Imperadore due Città
nell'Apruzzo, Solmona , & Ortona col titolo di Principe
ad futuram rei memoriam .
Intefo dal Marchefe di Pefcara che '1 Re di Francia
era flato condotto in Ifpagna fenza fua faputa , né degl'al-
tri Capitani , montò in sì fatta colera , che fenza niun ri-
guardo disfidò a battaglia D. Cario con tanto orgoglio,
che 1' Imperador ebbe gran difficoltà di farli quie-
tare .
NelP iftefìb tempo V Imperadore fi maritò ( come più
oltre diremo ) & attefo a celebrare le fontuofe nozze , che
fé quel tempo V avefTe impiegato a far nuovo efercito , e
fi fufle avvicinato verfo la Francia , fi farebbe infignorito
di tutto quel Reame,fenza che niuno li fatte venuto all' in-
contro , poi eh' era fiato uccifo tutto il fiore di quella na-
zione , che per governo non vi era rimafìo altro , che una
femmina^e tre figliuoli delia Cafa Reale .
Nel tempo medefimo , che D. Cario Viceré di Napo-
li partì per Milano , il Re Francefco a perfuafione di Papa
Clemente VII. il quale non voleva l' Imperadore potente
in Italia, mandòilDuca d'Albania conio, mila fanti ,
e 600. uomini d' armi fovra il Regno di Napoli, fperan-
do con 1' ajuto degF Orfini far cofe grandi ; ma non fece
nulla , perchè appena celi' Apruzzo entrati erano i France-
si >
libro ottavo: it*
fi , che udita la prefa del Re Francefco a Pavia , torto in
dietro tornarono coli' efercito rotto, e conquaflato . E
quefìo fu V undecimo Principe , che travaglio il Regno di
Napoli , il cui nome era come fcrive il Guiccardini , Gio:
Stuardo del fangue del Re di Scozia . def'vaPd
Fra quefìo mezzo il Papa , a cui difpiacevano le gran- con fg, ,
dezze, e vittorie dell' Imperadore , collegatofi con Ve »^« , «
neziani, Fiorentini, e con Francefco Sforza Duca di Mi-*"r<-
lano , acciò neili bifogni lo foccorreffero Tun V altro ; la
qual lega intefa da Carlo , maggiormente gli difpiacque
per efferci entrato lo Sforza, da lui ripofìo in quello flato ,
come di fopra fi è detto ; per il che ordinò al Marchefe di
Pefcara, Generale del fuo efercito , che fi affrettale ad in-
fignorirfi di Milano j Il che effendo così efeguito , lo
Sforza nel Campo de'coiiegati fi ricoverò, e tra tanto An-
tonio di Levatolfe il total governo da quello fiato; ma
quefìacofa durò poco , perchè non pafsò molto, che '1
Duca Francefco fu ripofìo nel prifìino fiato , & il Marche-
fe effendo aggravato da una peffima infermità, fra pochini-
mi giorni pafsò nell'altra vita , il che feguì nelli 39. c}i
Novembre del 1 j2j. avendo lafciato fuo erede di tutti i
beni Alfonfo d' Avolos Marchefe od Vafìo fuo fratello cu-
gino , & ordinato chein Napoli fufie edificata una Chiefa j.Cfofa
a S. Tommafo d'Aquino con rendita, dove perpetuamente^ '*?-'
efficiaflero i Frati Domenicani , quale Chiefa , e fuo belluino.
Convento a nofiri tempi vedemogià compiiio , mercè del
R. P. Maefiro Ambrogio Salvo di Bagnoli dell'Ordine pre-
detto , il quale faticò molto per far ciò efeguire ■■, Fu dun-
que il capo di quefìo magnanimo Principe con real pompa
nelli 30. del detto fepoito in Milano, e non molto dopoi
fu portato in Napoli , accompagnato da una gran turba
d'amici, e familiari vediti di bruno, acciò fuffe nella
Chiefa di S.Domenico collocato , ove con fingoiarpom- Sepoltu-
ra fi rinovarono l' efequie , nella quale Gualtiero Corbetta rs dei
Orator di Milano elegantiifimamente recitò f Orazione Jfj^f"
Sum.Tom.V. R Fu- ra .
130 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Funebre in lode di un tanto Principe , e fu collocato nella
finifìra parte della Cappella maggiore di detta Chiefà in
una ricca tomba con il Trabacchino di velluto cremefino
guarnito di broccato con le fue belle infegne, del quale fu
pofìo un Cartiglio con li feguenti verfi latini, qual Tom-
ba al prefente fi fcorge nella Sacrifìia di effa Chiefa •
Virtutum , Aufonia , Martis,Flos , Gloria, Fulmen ,
Hoc Ferrandus , olet, colitur tumuloque refulget j
Livida , quem Lachefis telo demerft acerbo :
Js modo , fed coslos , aurataquefydera calcat .
Che in volgare così rifuona .
Ferrante come fior di virtù odora , come gloria d' Italia
fi riverifce , come fulgore di Marte rifplende in
quejìa tomba , il quale la pallida Varca Lachefi con
acerba faetta cerco mandar al fondo , egli ora calca
i Cieli , e V aurate Stelle .
Ma giudicando/! , che a tal Principe iè li doveffe in altro
luogo far Sepolcro di marmi a lui conveniente 5 il cele-
bratiffimo Lodovico Ariofto li compofe il feguente Epi-
taffio latino in Dialogo .
Quidjacet hoc geli do fub marmare ? maximus ille
Pifcator , belli gloria , pacis honos •
Numquid 5 & hic pifces cepit ? non ergo , quid ? Vrbes •
Magnanimos Reges , Oppiday Regna , Duces •
Die quibus hese cepit pifcator retibus ? alto
Confilo , intrepido corde , alacrique manu :
Qui tantum rapuere Ducem ì duo numina , Mars > Mors •
Vt raperent , quidnam compulit ? Invidia ,
Nil nocuere ftbi , vivit nam fama fuperfles :
Qua mortem • & Martem vincit , & Invidiam •
Che
LIBRO OTTAVO, 131
Che nel volgare così rifuona •
Chi Jìà /otto qnefto freddo marmo ?
Quel gran Pefcator, Gloria della guerra, & honor della
Pace •
Viglio cojìui forfi pejci ?
Non , ma le Cittadi , i Re magnanimi , e le Cajlelle ,
Regni , é* i Duci .
Con qual reti piglio egli quejie co/e ?
Con alto configlio , intrepido cuore , e altera mano •
Chi ne he tolto un tanto Ducei
Due Numi , Marte , e Morte .
Chi gli sforzi a toglierlo ì
L' Invidia , ma non V ban pojfuto nuocere s Imperocché
ancor vive lafuafama, la qual vince Marte t Morte ,
e V Invidia •
Trance-'
Or ritornando al Re Francefco dico , che efìendo egli ce/co Re
molti mefi prigione dell' Imperadore , nelli iz. di Gennajo^! f\^'\
del 1 J26. ferono infieme la pace con alcune condizioni , & "ato .
accio tal pace fuffe ferma 5 l' Imperadore volle per oflag- is**-
gio due figliuoli del Fé , cioè Francefco Delfino , & En-
rico Duca di Orleans , e fi contentò di dare al Re France-
fco Leonora fua forelia per moglie, la quale era rimafta
vedova di Emmanuello Re di Portogallo. Conchiufa la
pace, e pofìo il Re in libertà, V Imperadore l'accompa-
gno un buon pezzo di fìrada ; ma giunto il Re in Francia,
non tardò molto a mandare un grotto efercito in Italia a
danni della Cefarea Maefìà , come nel Tuo luogo diremo .
NelPifìeffo tempo , e proprio nel!' entrar dell'anno **?*»-'
1 $26. T Imperador Carlo V. tolfe per moglie Ifabeila fo aeir hn-
rella di Giovanni Re di Portogallo , e Figliuolo di EiD-^«r
manuello, e diede per moglie al detto Re Catterina Tua fo- Cart0 v'
rella, e fu Ifabeila condotta da Portogallo in Siviglia
dal Marchefe di Villa Reale nelli 3. di Marzo, &ivicon_>
R z gran
132 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
gran pompa 1* Imperiali nozze fi celebrarono , del quale^
matrimonio poi nacque il Principe Filippo, come fi dirà,
e per caufa del qual matrimonio nelli 6. di Luglio dell'an-
no ifteflò fi convocò in Napoli il General Parlamento , ove
icario™ & conchiufe un donativo a Sua Cefarea Maeftà di duca-
ti 3Qo. mila.
Neil' annoifteflb la Pefìe cominciò in Napoli il fuo la-
voro , e talmente continuò tutto Tanno j 527. che non fu
Tf^'t" cafa, che non ne fentifie' travaglio : E quando del tutto
**">i' parve efìinta, allora pigliò maggior forza ; perciò che_j
r anno 28. e 29. fé grandifiimo danno , ondej vi morirono
d' intorno a tfy. mila perfone , e così contagiofo morbo s*
intefe la prima volta in Napoli in una cafa appreffo Ja
Chiefa di S. Maria della Scala nei raefe di Agofto del pre-
detto anno 1 526. avendo nell'anno IJ23. e 1 524. trava-
gliato molto Milano ; qual cafa appettata fu fubito per
ordine degli Eletti delia Città barrata per levarli il com-
mercio , che perciò quefta ftrada fino al prefente viene de-
nominata il vicolo delle Barre .
Nel predetto anno Andrea Carrafa,Conte di S.Severi-
Morte di no , che aveva in luogo di D. Cario delia Noja governato
Andrea con grandifiìma prudenza il Regno circa anni due,pafsò nel-
tZuÙo T altra vita , avendo prima edificato quei belio, e ma-
di vizzo gnifico palazzo , chiamato Pizzo Falcone .
Bella Prefa , e Saccodi Roma , AJJeilo di Napoli, Guerra
Kavale fatta al Capo di Orfo , con la morte di Lo-
trecco , mina del fuo Efercìto : e come poi
fu fiabilita la Pace tra V Impe-
radore , e Francia .
Cap. IL
Sfendo conchiùfa la lega tra il Papa Clemente VII.
Veneziani , e Fiorentini , come di fopra fi e detto ,
poi nel principio dell'anno 1 j**. entrò anche in quella br-
E
LIBRO OTTAVO. 133
ricoVIII. Re d'Inghilterra, e Francefco Re di Francia
allegando , come vuole il Tarcagnota , non effer obligato
alle condizioui della Pace per elTere molto dura , & avendo
i Collegati pofìi in punto Tedici mila fanti con 1 joo. ca-
valli fenza le genti , che fi afpettavano di Francia , e Te-
dici mila Svizzeri , che venivano in loro ajuto Ci riaccefe
nella Lombardia la guerra, che poco avanti vi pareva evin-
ta . Avea 1' Imperatore , per la morte de] Marchefe di
Pefcara mandato iu fuo luogo Generale d'I talia Carlo Du- Carlo
ca di Borbona Gran Conteflabile di Francia , il quale , co- &UCA ài
me nota il Giovio nella vita del Marchefe predetto , fu fi- J^to** '
gliuolo di Giliberto Conte di Muonpeliero , qual morì Giovio.
a Pozzuolo , come fi diife , che tre anni prima avea Ja-
fciato il fuo Re , e venuto ne' fervizj dell' Imperadore, che
per confervarlo nella fua fede , prometto gli avea due gran
cofe , T una di farlo Duca di Milano , fé il Duca France-
fco fi giudicava ribelle , la feconda di darli per moglie Leo-
nora fua forella vidua , con le quali promette , e vane fpe-
ranze, lo mandò in guardia delio Stato di Milano, il quale
altro non fece, che travagliar il Popolo Miianefe : In quello
mezo Don Ugo di Mongada , che nel Regno di Napoli con
nuove genti era venuto di Spagna , come vuole il Tarca-
gnota , avendo fatto difegno di rimuovere il Papa della
Jega già detta , indulTe i Colonnefi a prender V armi contro
ài Pontefice , i quali defìderoiì di far fervigio al loro Re ,
fatto nel loro flato di Campagna molte genti , fotto colore
di aflkurar il Regno di Napoli ; in effetto altra cofa era 1'
intento loro 5 il Papa , che n' era entrato in fofpetto, avea
egli affoldate in Roma molte genti , & ordino a'Colonnefi,
che ufcitTero con i loro foldati dallo Stato di Santa Chiefa,
che fi pretendevano di guardare il Regno , nel Regno an*
dattero: a perfuafione dunque del Mongada i Colonnefi tut-
ti umili , e pacifici mofìrarono d'inviare le genti loro alla
volta del Regno ; Il Papa ch'ebbe lorfede, e lirincre-
iceva le fpefa , veggendo partir di Campagna le genti de'
Co-
i34 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
Colonnefì , ancor che tu t ti i fuoi familiari vi ripugnaffero,
licenziò il fuo Efercito , e poco appretto ad un fubito fi ri-
trovò da' Colonnefì affali to : Perciò che prima fi ritrovò
quefio Efercito nemico in Roma , che colà alcuna fé ne fa-
pefie. Ugo di Mongada , Marcello Colonna fratello del-
Cardinal Pompeo , Vefpafiano , '& Afcanio Colonna , che
quelle genti guidavano) paffatone per Ponte Sirto in Borgo,
non ritrovandovi il Papa (che tardi dell' inganno accorto
fé n' era , tofto per lo corritoro in Cartello ritirato fi era >
faccheggiarono il Palazzo, e non fi attennero di por mano
alla Sagrefìia di S. Pietro . Il Papa , che non avea in Ca-
mello da mangiare piò, che per tre dì foli, volle con_j
Mongada abboccarli , e tanto lo pregò , e fcongiurò , che
ne ottenne la pace con querta condizione , che ne dovette..*
elfo richiamare di Lombardia il fuo Efercito, e s' inten-
dere fatta con V Imperadore tregua per quattro mefi , e
ne mandaffe per ficurtà in Napoli per ortaggio Filippo
Strozzi fuo Parente, e perfona facoltofiflìma : fi ritirò
dunque D. Ugo in Napoli , & il Papa richiamò le fue gen-
ti in Roma , che erano due mila Svizzeri con quelle fette
bande nere così chiamate j perochè portavano Tinfegne
nere,perla morte del valorofiffimo Giovanni di Medici lor
capo , foldati tutti di prova , e fu quefìo cagione, che Ja
lega dell'attedio di Milano , dove fi ritrovava , fi ritiraffe >
e confiderando il vituperio ricevuto da'Coionnefi fuoi Vaf-
falii , per averli facchepgiato il Palazzo, ed affediatolo nei
Cartello fotto buona ftde , non parendo a lui fervar loro la
tregua di nuovo fatta } macafìigargli , e rifèntirfi anche
con P Imperadore in travagliarlo nel Regno , mentre era
occupato nella guerra di Milano, non ofìante gli Stati, che
aveva dati a Don Ugo , determinò movergli guerra 5 &
Mmfi- avendo fcomrounicato, e privato del Cappello il Cardi-
la;-' nal Pompeo Colonna Capo di quella fazione, chiamò di
monte af- Francia Monfignor di Valdimonte , eh' era della Famiglia
SRcgno ài Angioina, per farlo Re di Napoli : cofìui fé ne venne ad un
Napoli. trat-
LIBRO OTTAVO. i3J
tratto con grofTa armata jj & e/Tendo molto potente per
mare , e per terra , prefe ad un tratto Salerno con tutta
quella riviera ■> e pafTatone alia voJta di Napoli , ebbe il
Nlongada all'incontro, col quale venuto alle mani , l'ur-
tò, facendolo ritirare nella Città . Orazio Baglione da uà'
altra parte mandato dal Papa con le Tue bande nere , ne po-
fe in ruina lo Stato de' Colonnefì , e fi unì poi con i Fran-
teli . In quefìo elTendo venuto di Spagna Don Carlo delia
Noja con trenta navi , fmontò in Gaeta con fei mila fanti
Spagnuoii , & avendo perciò rjprefo gl'Imperiali ardi-
menti,ne pacarono su ioStatodellaChiefa,efifermòfopraa
Frefolone la Guerra , che fu dalle bande nere valorofa-
mente difefo : anzi ne furono ributtati gl'Imperiali a die-
tro con molto danno , e forzati ritirar/i nel Regno , onde
( come nota il Dolce nella vita dell 'Imperadore) fi comin-
ciò a praticar la pace : e poco dopoi giunfe Cefare Fiera-
mofca con lettera dell' Imperadore fcritta al Papa , della
quale avutone io copia dall' eccellente Medico Sebastiano Sehaaia
di Ayello nofìro Compatriota , diligentifiìmo in confer- »0 J*
vare le memorie antiche, mi ha piacciuto qui ponerla,^/0
benché in lingua latina • Medico ;
Sopra*
i I
i3* DELL* HISTORIA DI NAPOr
Supraf cripta .
San&iffimoin Chrifto Patri , & Domi no noftro
Domino Clementi Septimo, Divina Provi-
dentia Sacrofantse Romanx, ac univerfalis
Ecclefìae Summo Pontifici , Domino Reli-
giofiffìmo ,
Introfcripta.
Sandiffime ? ac Beatifs. Pater
Domine Reverendiffime.
VIdebamus non fine magno animi noftri dolore , quot
quamtifque malis Christiana Refp.undique circum-
vallata, quot verum difficultatibus , atque incomodi s ve-
nata , quot arietum idi bus impulfa , & in extremum fere
difcrimen adduclaerat ? atque id non abfquefumma Còri-
Jiiani nomini s ignomonia , ò* Chrijìianorum Principum
{quorum pracipuè parte s erant proChriJìi nomini s Glo-
ria , & Chrijiiana Reipublica falute , & tranquilli tate
vigilare) perpètua infamia nota per'endamus enirn^
bine univerfam Chrijìianam Rempublicam civilibus di'
feordiis , fcevijjìmifque fedetionibus elaborare j inde vero
Germanam olim intra alias Chrifìiani Orbis nationes
flore ntijjlmam , atque religioftjfmam , nunc prater alia
incommoda , e ti am in Religione difertam , atque conta-
minatam effe , & ( quod omnium gravijfimum ejì ) ex bete
tam diuturna Chrifiianorum Principum difeordia , Tur-
carum
LIBRO OTTAVO. tì7
carum Potentijfimum Tirannum v tei or lì s elatum in dies
magis inCbriJii Populum favire , <ò* novis incurforibus
infejìare , Cbrifique ditionemfua impta atque nefanda
Tirannidi fubjacere $ Ita Princrpum injuria eo deven*
tum ft , Ut Cbrifti Religio , qua univerfas fere Orbis
Nationes occuparat in mundi angulum nunc inclufa , at-
que contrada fi t . Qua tamen nulla no/tra culpa audivìf
fefatisfuperque ex nofiris litteris ai vejìram Sancii ta-
tem prò noflra jujìificatione fupcr iis , qua nobis tunc
impigebantur ofìenfumfuerit , ut nunc repetitione non
egeant ; n$n propterea nunc de aliorum culpis difcutieit-
dum putamus , fed potius communi dolori confulendum .
Nos autem attendentes Cbrifìiani Principis effe non fa-
llirà culpa carere , aChrifianaque Reipublica damnofe
immunem ; exhibere $ Verum ipfam Chrifìianam Rempzi-
blicam prò viribus confervare , illiufque f aluti , paci ,
otio , O* tranquillitati confulere : Nuper ad Sancìitatem
vefram fcripferamus , ut fi Chrifìianam Rempublìcam
falvam , & quietam cupiebat , generalem pacem curaret ,
crudeliaque interea arma deponeret,acper illius feeder atos^
-deponi faceret , ut inde communihus aufpiciìs Chri fìiana
Religioni s Hojìi occurreret , &e. ufque ad hunc effecìum
ipfum Ecclefa Tbefaurum in tam pium opus reponendum
aperire dignaretur fapius a nobis flagitatum ejì , durn-
que ejus refponfum fummo defiderio prafìolaremur , ecce
fvbìtus Nuntius ad nos allatus e fi de iis , qua in Orbe per
milites nojìro nomine in ea regione , ut ajunt , collecìus%
afta , attenta, & prater omnem animi nofìri fententiam^
& voluntatem patratofuerant , deque miseranda , ac fum-
ine dolenda Hungarorum clade , qua omnia tanto profeto
dolore excepimus , ut nihil nobis contingere potuìjfet ,
quod tanta molejìia , graviorique dolore nojìrum ajfice-
ret animum , a nofìroque defderio , &voluntate longiut
abejfet : Quid enim in faujìius , infeliciufque nobis ac~
cidijfe potuit , quam quod videamus a militibus nojìro m-
Sum.Tomy. S mine.
138 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
mine , nofroque aufpicio , ut fertur , congefis , eapa-
trari , qua nos ipji , velfanguine ipfo nojìro , <&• ca/>*-
w«; , &* in omni rerum , ac temporum eventu adverfus
quafcumque Orbis gentes perhi bere parati fumus , é» i/-
y/p/ , £«# nos accumulari cupimus , etf de iis amitti t
^»tf nosfemper propagare optamus .
No» enim an ab aliis occafio datafuìjjet difcutien-
dum putamus , rem tantum ipfam perpendamus fub Eccle-
fta Protettori s nomine , Ipfam Ecclefam , ejufque Caput)
ac Cbrifti Vicari um offendi .
De Ungarorum vero crudeli 'jfima clade , quis eft tam
demens , tamquam a ratione alìenus , ut non deleat , non
ingemifcat , vel abhocfaculo migrare non cupìat , potiuf
que hujufmodi malafuo tempore videre ? prafertim dum >
ut cupere tot miferiis occurrere non valeat ì Quodf de «
Chriftiano quopiam privato fentiendum ejì > quid de Cce-
fare , quid de Apofolica Sedis Protettore ? Quid de Cbri-
fìiana Reipublica defenforeì Quid de eo^ qui ab ejus Pra-
decejforibus Cbrijìianam Rempublicam , non modo a Còri-
fi ani nomi ni s hofibus defendere , verum i II am felici ter
propagare didicerat \ quique in eorum voluntatem fucce-
dens Chrìjìiana Religione propaganda Regni fui initium
c'ufpicatus , a quovìsfana mentis homi ne credendum erit .
Hanc ergo animi nojlri perturbationem > quam velox y
tanti faci nori sfama paulo ante pervenerat , Ut ter a San-
tlitatis vejìra , atque ejus Huntius nobisfuo nomine re-
tulit non parum primo afpettu , renovaverunt . Videntes
tam de nobis , ac noftris quccrimoniam ab eo , quem pecu-
liari quodam affetta , dum in minoribus ageret profequi ,
é* deinde fingulari obfervantia , devotione , atque pietà-
te venerati fempsr fumus } verum tctmen Santtitatis ve-
fra vera' P aternum anlmum crgafuum a Còri fio commi f
fam gregem optimam voluntatem proprius infpicientes
quadam refìauranda Chrifi ani tati s fpe > exi tarati : Dea
inprimi s Optimo Maximo , qui ad tam pium Opus Santti-
taterrt
LIBRO OTTAVO. iì9
tatem vefiramflimulaverit , & dcindè cum anlmum con-
cederit , ut f eparata iracundia , boni Pafìoris partes af~
fumere dignata fit \ quas non verbi s tantum , fed mente
conciper,e poffumus , maximas gratta s agentes Sancitati
etiam ve/tra , & univerfa Qhrijìiana Reipùblicce hoc
nomine gratulamur fperantes fore , ut ejus fccliciffimì s
aufpiciis diuoptatampacem , firmam , ac Jiabilem inve-
niamus .
Quod autem Sancii tasvejìra ait , fibi ncn tam nobi-
fcum , quam cum no/iris in Statu Mediolani Ducibus ac-
que enercitu bellum effe militum nojìrorum infolentiam^*
gravi JJimis verbìs exagitans , tam de ea re in prioribu:
nojìris literis abuyde repenfum , ac fatisfutiam putamus>
clareque ofìcrfum nil horum culpa nofìra adfcribendum
effe, qui fùb fpe univerfa li s Paris Exercitum nojìrum dif-
folvi jufferamus , fed potius adfcribenda erit culpa , qui
per novos belli motus violatis fcederibus nobifcum inhitis
eorum clandejìinis confpirationibus rebus nofìri>s infi*
diantes Duces nofìras ad ipfus Exercitus recentionem
cogerunt •
Si vero Sanclitas vejìra non nobifcum- armi s cometa
dere , fed injuriam , & oppreffionem repellere tantopere
optabat , cur eas condì tiones per Domi num Vgonem dt^s
Vloncada Oratores nojìrum oblatas renuit ? quas ipfumet
Sanclitas vefira fibi grati ffìmas fore attejìata efi 5 ejìo
quodprius cum aliis Chrijììanis Regibus , ac Principi-
bus , conventffet , fi jujìitia , ac opprefforum tantum
caufa agebatur , cur potius Roma , quam ipfa Jujìi'
tia media cum Cbrifliana Reipublica pace , & tranquil-
li tate Sancii tas vejìra amplexa efì ,f cum nojiris in Me-
di 'olanenjis Statu Ducibus , ac infoienti tantum exercitu
bellum erat •
Qui d fané 1 quid] anuadvi tate s nofìra Imperiales,
promovere , ut tam acriier maniarent ? nam fi ex altera f
quia , ut inquit) res nofìra , & Regnum nojìrum Neapoli*
S z tanum
Mo DELL5 HISTORIA DI NAPOLI
tanum erat , nulla utique vis a Sanóìitate ve/Ira , qua
fìatum nqftrum turbare pojjet , nec fufcepta , nec cogita-
ta effet , nonfc effet in fodere Inter SanÙitatem vejiram>
&f ereni jjjmum Gallorum Regem , ac Venetos percujfo \ cu-
jus Articulorum exemplum penes nos eft , qua omnia ta-
metfi animum certe nojìrum multi s nomini bus cruciarent%
aquiori tamen animo tulimus ,fperantes omninofore , ut
Sanftitas veftra brevi ter , ut fecit , a taminfauft» , pe-
riculofoque Confili o defifteret , quod continui s preci bus ab
Omnipotenti Deo ajjidue petebamus , nec ea , qua ab in-
gentibus iftic noftris tentata , & a militibus noftro
nomine congeftis patrata funt unquam , ut fcfierent
tentarentur \ commijjjmus , ©♦ cogitavimus quidem ,
licei dljfterì nolumus cum DomnoVgone deMuncada ad
Sanclitutem veftram , cum hiis , quas ipfamet poftula-
bat conditionibus deftinavimus ; Nos ipfi in mandatis de-
àijfc , ut fi Sanfìitas veftra obietta nofira non acceptaret ,
Armaque in nos , &ftatum , ac dignitatem noftram con-
tinuarci omnibus mediis , qui bus id fieri pojj et fubdt fo-
rum noftrorum , ac dignitatis noftra defenfionem , ù* in-
columitatem difponenere , & proviribuscuraret, eaque
tentaret media , quibus hoftium noftrorum vires minai ,
&fìfas eft extenuari pojjent , autfaltim diverti^ ne tan-
ta hoftibus ipfs nocendis , offendi deinde facili tas relin*
queretur . Ita ut nofter exercitus ab koftium ipforum co»
r.atibus congerentius , ac fecurius protegereiur ; In quo
generali mandato nullum certe continebatur delidumn^ net
credimus , dura Vgonem ipfum , net etiam Colunenfes tan-
tum facinus tentare voluijje , nec id certe cogitajje verum
idfedulo curajfet » ut Santtitatis veftra animum adver-
fanda Senenfi Civitatej& a tam hoftili infubire invafione
revocaret .
Quod verofaclum eft temeraria militum audacia ad-
fcribendum erit , qui non tam facile conti neri , regive puf
funt , ut potijjìmefua virtute , & viribus adverfus re-
ni-
LIBRO OTTAVO. 241
nitentes fé fuperiores ejfeftos confpiciunt , nec ulta in-
foi ciunt , nec ulta infamia macula in iis , nobis impin-
zi poterit .
Si enim hac Carolo Quinto Imperante , libri , ac ti-
ferà , acìafuiffe pradicabunt , addent prefetto ipfopeni-
tus ignorante, tam impiùtn audaciam de traci ante, fi hujuf-
modif cripti s fidem aliquam haberi voluerunt , Quis enim
noftrojtijfu , mbifve laudantibus , hac aclafuijfe credei ?
fi ex pracedentibus , &fubfoquentibusfaclis , & prò Ro-
mana Ecclefia dignitate operibus praftitis animum no-
ftrum metìatur .
Quo ne nos ipfos laudare videamur potius reticenda ,
faclifque comprobanda effe cenfemus .
Superefo, Pater BeatiJJJme^ ut tanquamveri Dei Mi-
ni fori ad curam Chriftiani Oregis divinitus infittiti di-
tnijjìs privatis ajfeftibus , invicemque condonatis injuriis^
fi qua pratenduntur , tutu confilio^Dei caufam agamus
publica tranquillìtati confulemus , & Chrifoi anam Rem-
publicam a tatù diuturnis miferiis , & calami tatibusfub-
levemus •
Accidit enimfepe , ut ira amantium , amori s rein-
tegratiofint , fapius , enim Chrifoi tironibus evenit > ut
ex incogitato aliquo cafufortiores infurgentes eorum ani-
mi firmius in Dei obfequioftabiliantur , ò4 ferventiori
foudio ad majora promoveantur *, fic enim credendum efo
Nobis , omnino pollìcemuf , quod ex tam inopinata cala*
mitate , ò* affiiclione magnum comodum Chrifoianam^
Rempublicam fufcepturam , & concordibus Chrifoi anorum
Principum animi s Chrifoi Regnum per Vniverfas Orbis
Nationes propagandum .
Ad idenim inprimi s Confilium Sanclitatis vefora de
univerfali Pace tractanda , fuaque ad nos , ne cateros
Chriftiani nomini s Reges Proteilìone non pojfumus ma-
gnopere non laudare .
Hoc enim ejfet vere Epifcopum , Verumque Patrem
age-
i42 DELL' HISTORI A DI NAPOLI
agere ac veri Chrifìi Vicari; partes ajfumere , Us conatibus
aderit Paci ficus Chrifti Spiritus , tur.c crimus Deo grati ^
ac Chrijìi nomini s hojii bus formi dabiles , fic itur ad Aftra ,
hac via Santìitas Vejtra veram , atque certam in utroqtte
fa cui o immort alitai emj per are , hi e laudem , tlli e vero glo-
ri am perpetuam fbi polli ceri poterli \ in iis enim , quod ad
nos attinet , grato animo ajj 'emiri parati fumus , ut cemu-
nibus aufpiciis , hac Chrijiianorum Arma Inter fé diffide n-
ni a unitis viribus in ChriftianaReligionis hofies convertan-
iur '■) & tametfi multo magis conveniens eji , ut filius ad
Patrem prout ad filium veniret , ne tamen nofer in Italiam
a&cejjìts cupi am formidabili s judicetur \j "ed potiti s cunei a bo~
no , & aquo Inter Chriftianos Principes componatur , omnif-
quafufpicionis, ac timori sfcrupulus veftra Santìitatis ope-
ra , ac authoritate tollatur , Hi bit nobis jucundus, gratiufve
decidere pojjet, quam Sancìitatem veftram, tanquam veruni^
Patrem , ac Cbrifii Vicarium in bis Regni s nofìris excipere,
& venerari cum ea Chrifìiana Resi pub. pacem , quietem ,
& vptatam tranquillitatem trattare, illique mentem nofiram,
atqe animum aperire ejus duóìu , & corfìio res nofìras com-
ponere , atque ad Cbriftiane Reip. defenfionem , illiufque
hofìium invafonum difponere , aliaque agere , qua Dei-
Gloria , fubditorumque nofrorum falute , mutuaque no-
flra amicitia convenire videbuntur ; Qua certa audita com
mode per literas^ aut nuntios traclantur , prafertim ubi tot
amori s atque benevo'entia vincula , tantaque pietas & obfer-
vantia , ex parte nojha intercedit .
Si ergo Santìitas vejìra infua protezioni s , t am Sanalo
conftlio , ( ut credimus ) ad bue manet ad Regna nojìra , fé
ut ait , conferre vo/uerit , nos enim UH honorem ex animo
pollicemur iniisque Pegnìs , ac domimi s non modo , ut Pa-
ter ^fed utproprius eorum Princeps , ac dominus excipietur ,
de ipfifque non fé cu s , nos ipfos difponere poter it, nofrumque
animum ad omnem Chrifìiana Reipubl. falutem pacem , &
tran-
LIBRO OTTAVO. i43
tranquilli tate m , quam paratijj/mum inveniet , ne e per nos
Jìabit , prout batlenus nunquamjietit , quominus Cbrijli Po-
pulì 'Jaluti confulatur minimo ex proprio jure nojìro , prò pu-
blica tranquillitate aliis concedere non negabimus .
De Regno autem Ungaria , cujus culpa amijjum ftt ,
nequee dtfeutiamus ,fed quod longefalubrius erit comuni con-
fitto Dei caufamfujcipiamus , tanquam crudele jugum ab ti-
fo olim Fiorentino Regno communibus aufpiciis , atque viri-
bus excutiamus .
Imprimi s enim Sanéiitatis vejlrcs partes erunt inter
Cbrijlianos Principe smittenda auxilia communi confi Ho dif po-
rgere , atque de cernere , & fi vejtra Sanéiitatis opera > &
aut boriiate mutua difeordice , ( ut cupimus) componentur , &
prò Sanéiitatis vejìra ajfetìu Jèdabunturj nos prò nojtra erga
Deum pietatem , profngulari erga Chrijiianam Remp. com-
pi eclimus Jìudlo , non modo auxilia , de quibus cum cccteris
Chrifìianis Pontificibus agetur mittere intendimus,fed omnes
vires noflras , ac etiam ( Si Ghrifiiana Reip. convenire vi-
deatur ) perfonam ipfam noflram eh convertere decrevimus>
ita ut , (qu od [espi us attejìari volumus ) omnes feiant , &
intelligant , nihil unquam* nec antiquius , nec carius ex-
i ttijfe quam prò Dei Gloria ; & Cbrijli ance Reip. fa Iute ,
Imperium, Regna , atque dominia omnia nojìra , & quicquid
in tij ; Dei benigni tas nobis contulerit , & perfonam , fan-
guinem, & vitam ipfam nojlram cuivis periculo , quam libent
tijjimè exponere .
Hortamur igitur Sanclitatem vejìram , ac per Dei mi-
Jericordiam obtejìamur , ut cum fpem rei bonce gerendee in
celebritatem veni videat , banc Dei , & Reip. caufam ( ut
€0CPrLì & polHcetur )fufcipiat , i gnomi ni ofamque , ac cru-
delijjimam banc ortam fedii ionemf edare cur&t ; fyfuis auxi-
l?o, favor e.atque exemplo labentemChrifiianam Remp.juve^
nec committat , ut Clemente VII. univerfalem Ecclefiam mo-
derante , per tot ignominias , tot cades , tot iniurias , atque
con-
i44 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
contumelias, ut nunquam enumeranda mala eleclus Dei pò-
pulus , & afuis domejticis , & ab ejus crede libimi s hofìibus
patiatur .
Ccsteri enim Chrijliani Principes facile Sancì itati $ ve-
jìns authoritatem fequentur , nofque prò parte no/ira nihil
cmittimus , quod prò Chrijìi gloria , prò Chrijìiance Reipu-
blicafalute , a Chrijìi ano Principe Romano Cafare Reli-
gionis i & Apostolica Sedis fìrenuo Proteclore , atque dcfen-
forefperaripojjìt , bue que firmi jjìmum animum noftrum apud
omnipotentem Deum , cui nos omnia debere fate mur , & San-
clìtatem vejìram , quam filiali femper obfervantia venera-
mur , ac univerfam Remp. quam vita ipjfa no/ira cariorem
habemus , attejiatum volumus .
Reli qua Magni ficus Fidelis fincere nobis dileclus Ccs-
far Terramofcha Confiliarius , ac equorum , Prafatus nofer
quem ad id defìinamus Sancitati vefìra , referet , cui eam
fidemfummam habere dignabitur , & Sant'itati vejìra ve-
ram a Deo Opt. Max. Fcelicitatem optamus .
Datum in Civitate nofira Granata, die nona Menfis
Novembris , Anno Domini M. D. XX^II. , Regnorum no-
Jìrorum Romani Ofiavo , aliorum vero omnium , XT.
Carolus divina favente Clementia èle&us Ro-
manorum Imperator femper Auguftus , ac
Germania Hifpaniarum, utriufque Sici-
lia , Jerufalem,UngarÌ2e5DaImatix,Croa-
tix, &c. Rex , Arcidux Auftrix , Dux Bur-
gundix s Barbanti*, &c. Comefque Flan-
" driae, &c.
Y O E L REY.
Il
LIBRO OTTAVO. 14*
II Papa adunque avendo letta la lettera dell'Impera-
dorè, toflo per mezzo di D. Carlo delk Noj , Viceré del
Regno, conclufe la pace tra lui , e fua Cesàrea Maeftà , per
ciò che aveva prefentito , che Carlo di Borbona aveva
Jafciato Anton di Levia con una picciola parte deirefferci-
cito in guardia di Milano , & egli col retto avea rifoiuto
venirne fopra Romane perciò tra le altre condizioni volle il
Papa, che D. Carlo andaffe di perfona a ritenere il Borbona.
Partito dunque il Noj ( come vuole il Tarcagnota ) il Papa
fenza intendere la rifoluzione dd Borbona , licenziò tutte JJjj^
le fue genti , che aveva : il Borbona non volendo a cofa al-
cuna del Viceré prefìar orecchio , diffe rifolutamente, che
bifognava che Roma ne andaffe a Taccono che il Pontefice pa-
gaie all'efferato le molte paghe che aver doveva , perchè
non gii baftava V animo di poter altrimente con foldati ri-
mediare j 11 Papa » che per lettere del Noj intefe non po-
ter l'efercito ritenerli, e vedeva già efferli il Borbona fopra,
non avendo lòldati da far difefa , fi ritirò in S. Angelo
con gran parte de5 Cardinali . L' efferato Imperiale , che
era di 40. mila perfone, cioè 14. mila Italiani 6. mila Spa-
gnoli, e?o. mila Tedefchi , la maggior parte de' quali
Tedefchi erano Luterani , giunti in Roma, fé n* entrò dal- Sacco dì
h parte di Trafìevere a' 14. di Maggio 1 izy. con le fcaie iWW*»
in Borgo , dove fu fatta difefa , & il Borbona nel volere
con una fcala montar anch'egli su la muraglia, fu ferito da
una palla di Falconetto nella cofcia , e morendo non vide
il facco terribile , al quale avrebbe forfè potuto in parte,
s'egli vivuto fuffe, rimediare . con la cui morte pagò egli
h penatila quale fiera obbligato ai Popolo Milanefe,quan-
do avendogli dimandato una gran forama di denari per pa-
gar i foldati , quali di continuo il tormentavano , giurò,
che pagandola, non avrebbe permefio , che da' faldati , lor
fuffe fiata fatta nell'avvenire più violenza alcuna ^ e che fé
ciò non faceva offervare , pregava Iddio, che io faceffe
morire di archibugiate nella prima fazione j ma perchè
Sum, Tom* V* T non
i46 D-LL* HISORIA DI NAPOLI
non offervò a'Milanefi il fuo giuramento,ed egli poi in Ro-
tori? di noa dlfgraziatamente mori .
bZÌo*' ^r ^echeggiato il Borgo , entrarono per il Ponte
' S. Sifto della Città , e ne fu Ja roifera Roma con tanta
empietà , e fierezza iaccheggiata , che non gli avrebbono
i Turchi , o qualfivoglia altra più cruda , e nimica Nazio-
ne potuto far peggio j poiché indiflintamente non folo vi
fu fparfo gran faogue , e non fi ebbe rifpetto alle facre
Vergini , né all'argento , oro, paramenti delle Chiefe , ma
ne anco alle Reliquie de'Santi , quali come cofe yiliifime
erano gettate per terra da quei Luterani , che co fa più fcel-
Jerata , ed empia di quello immaginar non fi puote, poiché
non fu crudeltà , ne facrilegio , che in quello facco ufato
TapaCk* non fi fufle , & il Papa con molti Cardinali attediato nel
wTaffe- Creilo Sant' Angelo con poca fperanza di foccorfo , né di
àìAto. vettovaglie ne flette .
Fu il corpo di Borbona condotto a Gaeta , e nel Ca-
rtello di quella Città fepolto, ove fino al prefente fi vede
la fua Tomba con ii feguente epitaffio in lingua Spagnola .
'Francia me dio la Lecche
Sepoltura Spanna fuerfa , y ventura
di carfo Roma me dio la muorte
CiV T Gaeta la fepoltura.
Giunto l'avvifo in Francia , & in Inghilterra del mi-
JFr/Miffc.ferabile facco in Romaiche il Papa era attediato^ quafi pri-
* n Rf gione degli Spagnoli , quei Re a gran pietà fi commoffero,
f£*Ul~ a' quali oltre il danno, e vituperio pubblico de'Crifìani,pa-
v<tmma~ reva loro aver ricevuta particolar offefa.EtTendo Errico Re
^''^d'Inghilterra Feudatario di S.Chielà, e difenfore della fua
jtal V libertà 5 e l'altro avendo titolo di Criftianiflimo , per effer
i fuoi predeceflbri fempre Itati Protettori, e feudi de' Pon-
tefici Romani contra qualunque molestati li avellerò; agiun-
gen-
LIBRO OTTAVO, 147
gendovi 1' odio privato , che amendue contro V Impera-
dorè aveano j Enrico perchè predato gii avea una graa_>
fómma di danari , e nel rimediargliela , lo portava in pa-
role , e Francefco per gii mali trattamenti che nella tua
prigione ricevuti avea , ctendofi , che fé in mano d'in-
fedeli , o barbari flato fulTe , non polca peggio efTere
trattato. Per il che fperava con quella occafione , aven-
do feco in lega i Veneziani , il Papa , Enrico Re d' Inghil-
terra , e Svizzeri ^ i quali molli a pietà del Papa , e del- ^Anch
V infelice Roma , ancor eglino follecitavano lui a pigliare contro r.
11 armi , acciò in un medefìmo tempo potettero liberare il ^erar
Papa, e riacquifìare il Regno di Napoli j ed quefto modo
l'imperadore a bifogno di danari ridotto avrebbono , ac-
ciò pagandoli il Re Francefco una buona fomma , aveiTe
ricuperati i fuoi figliuoli, che per ofìaggio in Ifpagna nel-
le mani dell' Imperadore lafciati avea. E concertato il
paffaggio degli Svizzeri in Italia , partecipando Enrico
alla Spefa, con prefìezza fi affaldarono nuove genti in Lotrecc*
Francia, e fatto Capitano dell'Iroprefa Odetto Foix, Mon- JJ'J/e e*
fìgnor di Lotrecco ,io mandarono in Italia , facendo mar deli' ef-
ciare dietro Jui le genti alia giornata , affaldando , fé veni- ferCìt0 .,
t D P ■ ' COYltYO ti
vano , accio di tanta miferia iiberaffe , e nella prifìina (uà RegK0 dì
libertà, & autorità lo rimetterle, e poi all' acquifìo delAV?0/i*
Regno di Napoli s'inviaffej e giunto Lotrecco in Ita Lotrnc%
lia , intefe che '1 Papa era flato liberato j per il che effen- in uaiìa
do fiato circa fette mefi afTediato , e per aflicurarf^bi fognò
pagare a i Soldati 400. mila feudi, e per avergli , fece vapade.
fondere tutti li argenti , e vafidi oro , che fi ritrovavano "»«*'' '
falva.ti nel Caflello di Sant' Angelo , che al culto Divino ier'atlQ"t
fervivano , de' quali fé battere monete : e non effendo ba-
canti, diede loro tre Cappelli di Cardinali , i quali furono
nielli all' incanto , ove non mancarono quei , che con buo-
na fomma di danari gli offeriflero ; né per quello i' incor-
de voglie de' Soldati faziate furono , minacciavano pure
il Papa ; ma Interponendocifr i principali Capitani , fi
T z quie-
i48 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
quietarono : E dovendoli partire il Papa , dopo di efferfi
ogni cofa accordata \ e morto il Viceré D. Carlo , come
appreffo diremmo , temendo che l'accordo non gli tur-
baiTe , fuccedendo Generale dell' efercito Ugo Moncada,
uomo vario , e d' inquieto cervello , non afpettò la com-
pagnia ; che la mattina feguente i Capitani Imperiali far
li doveano j ma di notte, ed in abito fconofciuto , e di
Servidore ufcì di Cartello, e l'opra un buon cavallo fé ne
*/»«? paTso in Orvieto , feguito da molti , che l'andarono ad
guanto accompagnate , ed ivi dopo tutta la Corte concorfe .
jujtnna- Fu fìimata la preda di quefìo fìupendo facco quindici
milioni d' oro , poiché non fu foldato alcuno di 40. mila
che erano , che non fi caricaffe di ricchezze ; ma fu miraco-
fl^liK." lè-fa céùt , e di gran fìupore , che in termine di due anni
mo di non fi trovarono di tanto Effercito cento vivi 5 perche pri-
W11* ' ma , che partiffero da Roma per la pefie cagionata dalla_j
vatow'aipuzzz de' corpi morti , dalla fame , e dall'intemperie del-
Sacco di l'aere ne morirono gran numero , gli altri poi finirono ma-
Roma' lamente in brevifTìmo tempo . Quefìa calamità del Papa.
Sacco di e di Roma a tutti generalmente fpiacque , ma lbvra tutto
Roma ajpi mperador Carlo V. che era così Cattolico , e Criftia-
difpVal niflìmo, fentendo , che da5 fuoi Capitani , e foldati fenza
q«e a fuo ordine, anzi contro fua voglia effe re (iato il Pontefi-
€ario V' ce , e Vicario di Crifto , e di Roma capo , & onore delia
Crifìiana Religione così maltrattati fin dentro le vifcere ,
le difpiacque , & ancorché fi ritrovale in feda. , e giubi-
lo grande , per efferli nel primo dei detto Mefe di Maggio
nato il Principe Filippo , volle farfi vedere vefìito di lutto,
e per molti giorni ne (lette niello, e di mala vogliale-»
*^£" di quanti di quel Effercito li capitarono nelle mani , punì di
dèlia No- morte , e crudeliflime pene : dopo quello fatto, Carlo del-
fa M17. la Noja Viceré di Napoli ammalatoli di pelle in Roma, fi
fé condurre nella Città di Averla , ove nei principio di
Decembre dell' anno 1 J27. morì , e fu portato a fepeilire
in Napoli nella Chiefa di Monte Uliveto , e fuceffe in fuo
luo-
LIBRO OTTAVO. 149
luogo nel governo del Regno D. Ugo Moncada Spagnolo J
e fu quinto Viceré di quello Regno ,
O uicito di Roma il Papa , come abbiamo detto , pò*
co appretto ne ufcìl'Effercito Imperiale, guidato daFiliber-
to di Calon Principe di Orange fuggitivo di Francia , che
al Borbona fuccello era , e quei foidati di maliiTima voglia
neufcirono per andare a difendere il Regno di Napoli dal-
l' empito Francefe j ma fpinti dalla forza, perchè fi era-
no certificati di quanto Lotrecco far doveva ; però con
prefìezza il Principe d' Orange con fuoi foidati fi tro Lotrecco
vò in Napoli . .Lotrecco giunto in Italia, tofìo attediò'» ^™.
Brefcia, el'acquifìò, efpugnb Verona, e per forza otten-
ne Alexandria ; prefe anco , e Taccheggio Pavia , la quale
poco appreffo fu ricuperata da Antonio di Leva 5 ^ poi
avendo in Bologna rìftorato il fuo Esercito , licentiò gli
Svizzeri, che non avevano animo di feguirlo pia oltre,
avuto dal Re nuove compagnie di Guafconi con alcune
bande di uomini di armi , e Sollecitato da' Veneziani , non
efTendo ancora in tutto pattata l'afp rezza di quell'Inverno,
cominciò a far marciar 1'Effercito per la Romagna verfo il
Regno di Napoli ; & avendo i Veneziani condotto poco Lotrecco
innanzi a loro lìipendio Valerio Urfino, quello s' inviò ver- e£l*J%
Ìo il Tronto ; per poter per quella via entrare nel Regno , jsinpn .
ove efTendo giunti , & entrato lo trovò fprovifìo di guar-
dia , non avendo fiimato gì' Imperiali dover da quella
banda effer affai tati ; Valerio dunque in breve prefe gran
parte dell' Apruzzo , efecefopra il Fiume di Pifcara un
ponte fenza contrailo alcuno , in tempo che non avea Lo-
trecco col retto dell'Efferato parlato Fermo, il quale aven-
do ciò intefo , fpinfe ancora egli le fue genti, & unita- <pr;nctpe
mente nel Regno entrarono, & una gran parte della Puglia # Oran-
y» 1 CI C0 7l\ 7
ne guadagnarono ', Perilche il Principe d'Orange, Generale mìla^trl
dell'Efferato Imperiale, tofto in Napoli fi ritrovò con 1 sifone in
mila Fanti, e 3000. Cavalli, i quali impoltroniti nel^M'-
Sacco di Roma , non fi trovavano troppo avvezzi all'armi:
Ma
ijo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Ma D. Ugo Viceré del Regno , virto il pericolo grande, to-
rto attefe a fortificar la Città , e fé far molti baftion i nella
montagna di S. Eramo , ove pofe quattro groflì ,. e fu-
perbi cannoni , e diede la guardia di tal Fortezza al Sig.
f^'^FabbrizioMarramaldo , il quale avea fotto di fé 800. pe-
mZdT doni Italiani , a' quali diede per aJlogiamento il Borgo
Governa, dello Spirito -Santo per infino al Cartello nuovo j agli Spa-
* ìtali1 gnuo^ fi diede il quartiere dell'Incoronata per infino a
Capuana , a' Tedefchi fi diede dalla porta di S. Gennaro
infino alla porta Nolana , e dei Mercato : a gli uomini di
armi , & a' Cavalli leggieri la Sellarla, l'Armieri , la Log-
gia , e la piazza dell' Olmo , del quale Efercito era Gene-
ral Capitano il Principe d'Orange , il Sig, Ferrante Alar-
cone era Maertro di Campo di tutto 1' Efercito , il Signo-
Girolamo Morrone nobile Cremonefe era Provveditore
fopra la vettovaglia , il Marchefe del Vafto di tutte le
genti a piedi era Governatore , il Signor Giovanni di Ur-
bino Spagnuolo era fotto Maertro di Campo , la fopraguar-
dia della notte fu ai Signor Ferrante Sanfeverino Principe
di Salerno raccomandata ; & ancorché di pochi anni egli fi
fuife , era Capo Colonello de' Tedefchi D. Luigi lcar-
to ; era Cartellano del cartello nuovo , il quale teneva ap-
Gìrola- pi efìb di fé 300. buoni foldati con vettovaglia , e moni-
™rino' '"zioni per due anni, nel qual cartello erano ritirati con li
Eietto loro figliuoli la Principerà di Sulmona già moglie di Don
fllaCit'C2Li\o della Noja con molti altri Signori , e Signore, &
il Magnifico Girolamo Pellegrino Cittadino Napoletano
£*"«•">' era Eletto del Fedeli/Timo Popolo della Città, uomo di
a Tog- ,, , *
giocate governo , e di gran valore .
15*8. Ora avendo Lotrecco avuto quafi tutte le Città di
%™*~n Terra di Lavoro , fuora che Ifchia , e Gaeta , alli 28. di
Tefa in Aprile iyz8. fi trovò intorno Napoli , & avendo accampa-.
lega con t0 jj fu0 efercito appretto Poggioreaie , circondò la Città
Jomro} da tutti i lati , folo reftando a gli attediati libero U porto,
imperio ma non già il mare, perchè ]' armata Francefe guidata da
An-
LIBRO OTTAVO. iji
Andrea di Oria , come fi dirà , trascorreva.^ per tutto , & d%rì*l
avendo V efercito Francefe tolte l'acque, che dentro fa Generai
Città tenevano , fovente con i faldati che dalla Città ufci- del mAYe
P BX lì R *•
vano battagliava ; per il che le cofe dell' Imperadore era- di Fran*
no quafì difperate , tanto più, che Andrea di Oria Genera- "* •
ie del mare per il Re di Francia , fcorrendo con 17. galere
per le marine di Napoli , dava grandifiimo terrore a tutti
gl'Imperiali; ma Jafciato Filippino di Oria fuo nipote Fuìpp}m
con otto galere, che non facette entrar vettovaglia alcuna d'Oria
nella Citta, egli fenepafsò in Genova. Filippino dun- alla- .
que avendo tal carico, fpeffo fovente fino al porto di Napo-^/J^.
li veder fi faceva : Il che fentendo il Viceré D. Ugo n' eb-
be gran difpiacere , e tofìo fé armare ibi galere , e due fo-
tte , che avea nei porto con alcuni vafcelli minori , e porto-
vi fopr a il fiore delle genti della Città, effo in perfona ,
con ilMarchefe del Vallo, il Principe di Salerno, Afca-
nio Colonna , il Gobbo Giufìiniano, & altri Cavalieri prin-
cipali con animo di affrontare quello inimico , e vincerlo
di certo. Filippino che n' ebbe odore , avendoti fatto da-
re da Lotrecco 300. buoni archibuggieri , l' imbarcò a Ve-
teri pretto la Cava, e fi pofe in ordine per la battaglia;
& avendo nel primo di Maggio vitto ufcire l'armata Impe-
riale per le bocche di Capri , egli fi ritirò in alto mare , e
mandatone Nicolò Lomellino con tre galere fopra vento ,
acciò nel meglio delia zuffa dettero di fianco fopra 1' ini-
mico, etto con le cinque altre afpettò nel capo d' Or-
fo . D» Ugo credendo , che le tre galere nemiche per pau* Guerra
rafuggittero, pensò con avantaggio affrontare le cinque ffcapo
dell' Oria , e fi attaccò con T artigliarle la battaglia fieri f- d'Orfo .
lima, e dopo venuto alla ftretta , gì' Imperiali erano fu-
periori *, ma fopragiunte le altre tre galere nemiche , che
con tanto empito , che tolfero a gl'Imperiali le vittoria
di mano , e vi morì nella battaglia D.Ugo di Moncada^^ #
con forti 700. de'fuoi , tra' quali vi fu il Signor Cefare^X*
Ferramofca, il Signor Gafparo di Aquino, D. Pietro ^0y,
Car-
isz DELL1 HISTORIA DI NAPOLI
Cardona Siciliano , & altri valorofiffimi Capitani : e fi dif-
fe, che D.Ugo meritò di avantaggio quella morte, e
peggio , per effere egli fiato nel Sacco di Roma il primo ,
. . e per aver anco Taccheggiato la Sacrefiia di San Pietro 5 li
trlgiln\\ Marchefe del Vafto Afcanio Colonna.con molti altri Cava-
lieri principali furono fatti priggioni . Filippino avendo
pofìe due Galere nemiche a fondo , e fatto due altre pri-
gioni fé ne andò tofto vittoriofo, e lieto a ritrovare il Zio,
reftando quel mare tutto pieno di fangue per la gran mor-
talità dell'una , e l'altra parte : £ giunto in Genova pen-
fando di quei prigioni averne una graffa taglia intefe , che
il Re di Francia per fé gii voleva , del che Andrea d'Oria
forte fi dolfe e tanto più fi fdegnò , che dovendo aver da!
Re alcune paghe , ne.era menato di continuo in parole per
quefta cagione , e perchè anche il Marchefe dei Vafto , &
Afcanio Colonna tanto li dittero , eh' era migliore fervire
all' Imperadore, che al Re di Francia , che '1 d'Oria la-
feiato il fervigio di detto Re fi accoftò all' Imperadore ,
& avendo poi in Genova fatta gridar libertà , ne cacciò i
Francefi , che molti anni tenuta 1' aveano , per cui il fat-
to meritò , che l' Imperadore io facefle Principe di Mel-
fi nell' anno 153 r. Il cui Principato poco avanti era devo-
luto alia Regia Corte di Napoli per la ribellione di Gio-
vanni Caracciolo , l'onorò anche dell'Ordine del Tofoti
d9 oro , e nell' ifteflb tempo in Napoli per un pezzo fi udì
un motto da' fanciulli dicendo: quando il Marchefe andò
per mare , Andrea d'Ori a fece rivoltare .
.,S"0CZ Lotrecco che alcuni roefi all'afledio di Napoli ftato
e rezza ai ,. ., , ,, •• • j-ji_
lotrecco, era non volle mai batterla con 1 artegliene , dicendo che
non voleva rovinare così bella Città, ma volerla intiera
godere, con tutto, che di continovo danni grandiflimi
da' Napolitani ricevea, e mafiimamente da un Geniluomo ,
e famofo bandito della noftra Terra di Lavoro , chiamato
VertjùlopQf f0pra nome Verticillo , quale ritrovandoli bandito ,
&T/fe*L aveva avuto grazia dal Principe di Orance. dei maleficio
li. pafla-
LIBRO OTTAVO. in
paflato>quefìo ogni notte faceva ufcire dall'attediata Città
lacchi pieni di grano marciose Ji faceva buttare nell'acque
de i Francefile quali bevute da i loro cavalli,crepavano tut-
ti^ dopo quelli danneggiando alla peggio-, econducer facea
nella Città befliame , & altri molti fuffidj , per rinfrefca-
re i poveri attediati con grandiffimo danno dell' efercito
Francefe . In tanto , che in una notte fé pigliare da quel Franceji
Jo , più di cento Bovi , quali furono a' Napolitani di gran- comincia-
difììmo giovamento , da' quali fu grandemente amaro , e*0 amo'
riverito, benché altri falfamente ciò abbiano fcritto . Ora ajjìdhdi.
ettendo il campo Francefe cominciato a indebolire , &Ar<*M'»
ettendo la vendemia quafi matura , i miferi Francefì in*
gordiflìmi di ogni forte di frutti , facilmente per lo
difordinato mangiare di quelli , loro veniva la febbre di
tal maniera , che in poco fpazio ne morirono mol-
ti . Con quefta occafione , e con effere in queir efìa-
te V aria peflìma delie paludi , e dell' acque aggregate-j
tolte già dalli Francefì alla Città , e per molti difag-
gi patiti , ne morirono in così gran numero, ch'erano
.tornati al terzo , del che accortoli il Campo imperiale^»,
ufcì dalia Città , andando infino a' loro bacioni , e li fé-
ronograndiflìma fìragge. Lotrecco , che da' fuoi fu af-
figliato, che fi allargale da quell' aria puzzolente , in niun
modo partir fi volle , fperando per la gran fame pretto ren-
der fi dovette ; ma venutone ogni giorno al peggio , egli
per collera fi ammalò ; e credendogli il male , & avendoti u ,.
due volte fatto falattare, ma ne ufcì fangue^peròalii i y di loVL*
Agofìo i ja8. tutto pieno di fdegno, mori . Per la cui mor- us*.
te i Francefì , che refìati erano fenza far altra elezione di
nuovoGenerale, lafciati i loro alloggiamenti con l'arte-
glierje di notte , con maiiflimo tempo d'acqua , in Averfa
fi conduttero . Neil' ifìefs' ora FabbrizioMarramaido con
Ja fua compagia d'Italiani giunfe a Somma , e la prefe ,
e fé prigioni 50. uomini d' armi Francefì ; & il fimile fe-
ce 0 N°ta '■ e poi a Benevento , a Nocera , a Capua , & a
SumTom.V* y Poz-
M4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Pozzuolo . In queiìo mezzo gli alloggiamenti de' Francefi
che non eran da niuno difefi , dagi' Imperiali affiditi furo-
no , faccheggiati con meraviglia grande di coloro, che
predavano i perciochè oltre l'infinite armi , e pezzi di ar-
tiglierie , che vi trovarono, per tutto erano diftefi Frati-
cefi ammalati, civettavano per morire, e dentro i Padi-
glioni vi erano nate ]' erbe in fegno delia perdita loro ; ma
prima che quelli in Averfa fi fortificaffero , dal Principe
di Grange attediati furono , e fca ratizzandovi , fu morto
il Marchefedi Saluzzo, e Pietro Navarra fatto prigione .
E allj 29. di Agofìo furono talmente i Francefi sbaliggiati,
che non ne ritornò uomo vivo in Francia; e quella fula_j
f"".^" fine di Monfignor Lotrecco nel Regno di Napoli , che di
dì Lo- 00. mila perione , che vi condulie , non ne reno uno vivo ,
trjcto . e quelto fu il fecondo Principe, che il Regno di Napoli tra-
vagliò , il cui Capo effendo flato fotterrato neJP arena_j
degli alloggiamenti , ove egli morì , fu poi da un crudele,
& avariflìmo Spagnuolo tolto, e fotterrato in una canti-
na natia cafa dov'egli alloggiava nella Piazza della Sel-
larla , fperando averne da qualche Cavalier Francefe^j
quantità di denari ; ma non eifendogii riufcito il difegno,
dopo certo tempo faputofi , fu per ordine di Confalvo
Ferrante, Duca di Seffa , nipote dei gran Confalvo , fatto
fepellire in ui Sepolcro di marmo nella fua Cappella alia
Chiefa di Santa Maria la Nova appreffo al Corpo dei
Beato Giacomo della Marca ; Un1 altro limile Sepolcro
fé fare all' incontro di quello, evi fé porre il Corpo di
Pietro Navarra Vaffallo dell' Imperadore , il quaP efìendo
andato a fervire il Re di Francia , come già fi è detto , fat-
to prigione morì carcerato nel Cartello Nuovo , & all'uno,
& all'altro furono intagliati Ji feguenti Epitaffi •
Od et-
LIBRO ottavo; i;|
Odetto FuxioLutrecco.
Confalvus Ferdinanda, Ludovici
Fil. Corduba Magni Confalvi ne-
pos.Quumejusofla, quamvisho-
ftis avito facello , ut belli fortuna
tulerat, fine honore jacere compe-
riffet !, humanarum miferiarum
memor , Gallo Duci , Hifpanus
Princepspofuit.
Oifibus, 8c Memoria.
Petri Navarri cantabri, folerti in
expugnandis Urbibus Arte clarif-
fimi, Confalvus Ferdinandus Lu-
dovici Filius , Magni Confalvi ne-
pos Sueffx Princcps, Ducem Gal-
lorumpartem fecutum, pio Sepuk
chri munere honeftavit . Cum
hoc in fé habtbat preclara virtus 9
ut vel in fofie fjt admxrabilis , ~
V z Per
ij6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Per Ja morte di D.Ugo di MongadaVicerè del Regno*
Principe nel primo di Maggio dell' ifteflò anno i J28. gli faccette in
Viceré die^° &overno Filiberto di CaJon , Principe di Orange, così
Napoli ordinato dalla Maefìà Cefarea , il quale fu fefìo Viceré del
Regno , & avendo egli governato fino a fei mefi , nel mefe
di Novembre dell'anno ifteftb, partì di Napoli chiamato
dall' Imperadore , Jafciando iuo Luogotenente D.Ferran-
raJI'd' te di Aragona Duca di Mont' Aito , che fu quarto Luo»
^Aragona gotenente del Vicerèdi Napoli.
tlnettT" Poi neI1> anno ,4*9# effendofi abboccata Luifa madre
dei Re. del Re Francefco con Margarita , Zia deli' Imperadore ne'
gno. confini di Fiandra, fu per mezo loro fiabilita la pace fra
f,^/™ quelli gran Principi , ed il Re Francefco avendo pagato a
dorè, e la Carlo Quinto due milioni d' oro , ne riebbe i due fuoi Fi-
f ranch .gliuoli , i quali per oftaggi circa anni tre fiati erano con
V Imperadore , promettagli già , come fi è detto nel pre-
cedente capitolo , e condottala in Francia, fu corona-
ta Regina con grandifiima pompa nella Chiefa di San
Dionigi .
Equi pattar fotto filenzio non fi deve, che fra gli
altri Cardinali creati dal fuddetto Pontefice ClementeVII.
ordinò Cardinale Prete del Titolo di S. Clemente V Illu-
fori filmo Arci ve fcovo Materano, & Acherontino chiamato
d'Andrea Matteo Palmiero nofìro Napoletano j fatto poi
Governatore dello Stato di Milano della Maeftà predetta.
La cui antica , e nobile Famiglia , adeffo anche è viva in
Napoli , e non mica fpenta , adorna non folo di Baronie ,
Dignità Ecclefiaftiche, come fi è detto, & infpecialità per
aver ritenuto detti Arci vefcovati per lo fpazio di cento,
e più anni i ma ancora di varj Abiti di Malta , S. Giaco-
reo , Calatrave, e di altri , di molti carichi Militari , Pa-
rentadi con le prime Cafe di Cavalieri Napolitani, e d'Ita-
lia, di Ambafciarie a diverfi Potentati , di Magiftrati, di
ricchezze, & in fomma di ogni altra grandezza aggrandita ,
che può rendere per ogni parte una Famiglia chiara , ri*
guardevole , enobiiiffima > Nel-
LIBRO OTTAVO. is7
Neil' iftefib tempo ancora feguì Ja pace tra V Impera- n^ ™
dorè , e Papa Clemente , nelJa quale fu prometta ad Alef- r udore e
fandro de' Medici fuo Nipote per moglie Margarita, figlia ***f(fe*
naturale di Carlo , con ciò dovette Carlo riponere in Fio-
renza la Famiglia de' Medici neJT antica fua dignità , con
altre promette tra 1' una parte , e l'altra, come nella fe-
guente Capitolazione fi vede .
Capìtula pachi é* foderi s inita inter Cafaream Ma-
jefìatem Caroli Quinti , & Sanditatem Summi Pontifi-
ci $ Clementi s Septimi fub die zyjunii anni M.DJXXLX.
in quibus intervenerunt prò AmbaJJa tori bus , fcilicet prò
ditìa Cafarea Majejìate lllufìris MercurimusGattinaria
~Magnus Cancellarius , é* Ludovicus de Flandria miles
Sua Cafarea Majejìatis^ Cancellarius , & Confiliarius ,
ÌAagifier Sequejìrorum ', & prò parte 'ditta Sanditati s ,
Reverendi in Còri fio Patres Hyeronimus Soledus Epfco-
pus Vafwnenfis Sua Sanditatis Magijìer Domus , & hoc
prò reficienda Italia a tantist totque calamitatibus, & ob
Guerrarum turbines , & ftgnanter ob obfidionem Regni
Neapolis per Gallos in Regno • &c*
Inprimis quietabunt inter fé de omni rancore , é*
odio inter eos forfan prò retro adi s temporibus fuccejjis \
Ita quod in pojierum relinquatur 5 & prò deletis , & ex-
tinclis habeantur &c Tta quoà ex nunc in anteaftnt ad in-
vicem amici , & fideles ì & eorum amici tia nojijtt cantra
quempiam , fed &c.
Item , quod diala Cafarea Majeftas erit in favor em,
& protetiionem perpetuam Sanda Romana Ecclefia% ejuf-
que bona , & Civitates defendat •
Item^ quod quando contingerit Cafaream Majefatem
pertranfre cum ejus exercitu per loca, & terras dièta Ro-
mana Ecclefia , non permittat , quod Vajjalli dida Ec*
clejia in aliquo indebite epprimantur , o* ipftparant ne-
cejjaria dido exercitui , jujto pretto mediante •
Item
DELL* HISTORIA DI NAPOLI
Item , promift ditta Cafarea Majeftas , quodfìante
matrimonio contratto Inter lllufìrijf. Alexandrum de Me*
dicis ejufdem Sancitati s Nepotem , & Illuflr. Margari-
ritam de Auflria ejufdem Ctifar. Majejìatis filiam natu.
ralem, reftituetur in pojfejjione Civitatis Fiorenti a , ©-
ad omnia occupata per inimicos , <& rebelles ditta San-
ta tati s .
Item, quod protettionem fufcipiat ditta Majefas ,
quod dittus Alexander rejiituatur in pojfejjione oblatorum
per Vcnetos , & Ducem Ferrari a, v»i* Civitatem Cernirti
Ravenna ,' Mutincs , & Regii , & Tubini, citra Praju-
dicium Jurium Romani imperii •
Item , quod prò beneficio ditta rejìitutionis ditta
Santtitas teneatur ipfi Cafarea Majejiati , é* fuis in
Regno fuccejfori bus Movam invejìituram facere de ditto
Regno Neapolitano , eidemque remittere omnem cenfum
impofitum per ultimam invejìituram, retinens tantummo-
do equum album infignum recognitionis , & quodfint rem
fervata ad ditti Cafaris prafentationem 24. Ecclefa Ca_
thedrales ipfius Regni , prout antecejjbres confueve-
runt v.$. ditta invejìitura in contrarium dittent,quafunt
v.$.
I Archiepifcopatus Salemitanus -
Z Archiepifcopatus Regi nenfis *
3 ArchiepifcopatusTarentinus •
4 Archiepifcopatus Brundufmus .
$ Archiepifcopatus Hidruntinus •
6 Archiepifcopatus Tranenfs
7 Archiepifcopatus Materanenfis •
8 Epifcopatus Aquilanenjis .
9 Epifcopatus Cajetanus •
io Epifcopatus hancianenfis •
I I Epifcopatus Crotonienfis .
1 1 Epifcopatus Trópenfis .
1 3 Epifcopatus Monopolitanus . .
14 fc*pt~
I
t/JBJRO OTTAVO. i^
14 Eptfcopatus Gallipolitanus .
I y Epifcopatus Cajielli Maris .
16 Epifcopatus Puteolanus.
17 Eptfcopatus Cajfanenfis .
18 Epifcopatus Mutilanenfis •
19 Eptfcopatus Acerrarum ,
20 Epifcopatus Ogientinenfs •
Zi Epifcopatus Arianenfis .
22 Epifcopatus Potentinus .
23 Epifcopatus Trementienfis .
34 Epifcopatus Juvenacceus •
Itempromittit dicla Sanelitcts > ^aoc? qtiamprimum
diala Cefar. Majejìas pervenerit ad prafentiam fuam ,
deofculaturafuos pedes , &• r# exibitura tantum honoris^
è* amori s,prout foli tum eft redo Imperatoribus concedi >
$* infilium primogenitum Santi cs Romance Ecclefia am-
plecli , eumque in Coronam recipiendam , fafciis Im-
peri alt bus de more fumé ndi s > omnibus illis gratiis , &*
privilegiis cateris aliis Imperatoribus devetero deca*
ratum ,
Z/£m , #«/# Ducatus Ferrari a tanquam Feudum Ec-
clefa ad Sedem Apofìolicamfpeelat jura dirceli dominiti
jure merito ad eam devolutus e fi ob not ori am felloni a m^»
lllujìrifs. Alphonfi de Aefie Ducis Ferraris , & feriteti*
tiam contra eum latam in Concijìorio Sua Santìitatis >
■propterea promittit dióìaCafar. M. ^«oì/ quandocumque
recuperatis pradiótis Civi tati bus fupra exprejjls , tW /'«-
jfrtf , «SW Sanetitas voluerit dicium Feudum reintegrare^
& fententiam pradictam exequi , ^«0^ Cafar ipfe, uti pri-
tnogenitus Eccltfia brachium feculare & auxilium , #c
tanquam advocatum & protectorem dieta Ecclefia prajìa-
bit .fumpiibus tamen ipfius Feci e fi a .
Item , quia Status Mediolani , ob rebellionem Frati-
*Ìft* Sfortia , Ducis pratenditur devolutus , & quia di*
clus
160 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
clus Francifcus jurafua proponere , & defendere non va-
luti, convenerunt^quod participato invicem confittoci di-
clus Dux innocens erit\Status ei refi tu an tur, fi vero reus
& merito diclus Status ad Romanum Imperiumf peti are ,
& devolutus cenfetur , licet ad Diclam Caf M. rationem
diredi domini ifpecl et \ tamen ad totius Italia quietem_>
prafervatur , quod cum Confilio di ci ce Sanclitatis de eo
difponatur .
Item , quod in fadere inito inter Leonem Papam De-
cimurri , & Cafarem , cum in ultima Invefìitura Regni
Neapolitani Cafar ipfe promittit fé curaturum , quod
lllujìrifs* Francifcus Sforti a obfervet Confìitutiones Sa-
lì s , prout obfervabantur inter ipfum Leonem , & Regem
Francia, ipfeque Cafar pratendens dialo feederi , & ipfius
Capitulationi, quantum in ipfo erat eumfatisfecijje , nec
prò eavoluijje imponere fervitutem Feudo imperiali ; ò*
impoftam nonfufiinere , nec imponi poterat abfque con-
fenfu direéìi dominii , & feedus illud perfonas contrahen-
tium non excedere, nec adfuccejjbres tranfre \ quininimo
pojì ipfius Leonis obitum , confentiente etiam ipfo Franti-
feo Sforila , fuerit òujujmodi falis difìribuendi in dicìo
fìatu Medici ani conceffum Sereni jfimo ipfius Cafar is Fra-
tri Ferdinando Vngaria Regi , cui ipf a Cafar non inten-
dit prajudicare 5 Cupiens tamen fati sfacere dicla Sancii-
tati , promittit fé curaturum , quod idem Rex , durante^»
vita ipfius Sanclitatis, &* per duos annos poft ipfius obitum
eonfentiet diali falis difìributioni in diclo Statu Me di ola-
ni per diclam Suam Santìitatem^citra tamen prajudicium
Sacri Romani Imperi 7 .
Item , quod principaliter hoc feedus traclatur prò bo-
nopuhlico , ò* prò pace inter diclam Sanclitatem , & Ca-
faream Majef/atem, conventum eft% quod in ea compreben-
datur Serenijjjmus Ferdinandus Vngbaria , é* Boemia
Rex, Frater dicla Cafar ea , tamquam unus exprinci-
palibus , quam ratificare babeant infra fex menfes .
Item
LIBRO OTTAVO. i*i
Item , qttod di da Cafarea Majeftas babeli t in par-
ticularem protedionem totam fumili am de Medici s : Sta-
tum Barchinote dia pradicìa 2<).Junii i 529. in littera-
Yum Regi arum feptimo fol. J46. loca fubfcriptionum pra*
diàlorum Potentatum contrahentium .
Volendo dunque l'Imperadore riporre nello fìato di Fio-
renza AlefTandro de'Medici > conforme alia Capitolazione,
deliberò ferviriene per queir imprefa del Principe d'Oran-
ge Viceré del Regno \ per il che mandò in quei governo
Pompeo Colonna Cardinal di Sa nta Chieià , il quale fu ri- Tompet
cevuto in Napoli nel principio dell' anno 1530. che fuUCohnna
fetcimo Viceré, e tofìo che giunfe, convocò il general par-^"*^'
Jamento nel folito luogo in S. Lorenzo , nel quale fu con ceri di
clufodi fare alPImperadore un donativo di ducati tfoo.mila^'
per cagion della fua Coronazione ; e fu eletto a portarlo in iJi^'
Bologna a fua Cefarea Maeilà D. Ferrante Sanfeverkio,
Principe di Salerno , la quale elezione molto difpiacque
al Cardinale , e ne venne a parole con il Principe , come
in progreflb diremo 5 ne difpiacerà a'curiofi , ch'io ri-
ferita V origine di quello Cardinale , conforme a quel che
nella vita di lui feri ve Monfignor Paolo Giovio , il quale
vuole che egli fia fiato fratello di Ottaviano, di Marcello e 'Paoli
di Giulio , ambi quattro figliuoli di Girolamo, fratello diGMjs
Giovanni Cardinale,e di Profpero padre diVefpafiano,ambi
tre figliuoli Antonio Prefetto di Roma fratello di Profpero
Colonna , e di Odoardo Duca d'Amalfi, Padre di Fabrizio
Gran ContefìabiJe dsl Regno , che fu Padre ài Afcanio ,
Figliuolo di Lorenzo Conte di Alba neiPApruzzo , e gran
Camerlengo dei Pegno , Fratello di Sciarra , che mori
fenza figli , e di Giordano, Principe di Salerno , e di Odo
Cardinale, che poi nell'anno 14.17. fu eletto Papa, Martino
V. ambi quattro figliuoli di Agapito . Quetfa famiglia
dunque antichilTìrjDa in Roma; e come fcrive il fuddetto
dall'anno 990. in qua Tempre fono Rati Baroni di gran fia-
to , & a tempo di Papa Onorio Terzo , intorno*!!' anno
SumtTom,V. X iz$o.
ì6z DELL' RISTORI A DI NAPOLI
hnna °' 1230. Giovanni Colonna Arcivefcovo di Meflìna, figh'uo-
Cardirta* Jo di Odoardo , dei quale fi è detto nella vita del &e M*n-
lt '- fredi, etfendo eletto Cardinale, fu mandato Legato daii'Ef-
fercito Crifìiano con una grande armata , il quale prefe
in Egitto al pelufio bocca del Nilo, Eliopoli Città fortiflì-
ma , che ora fi chiama Da mieta ; finalmente dopo al-
tre imprefe fatte contro Saraceni , con molto fuo pericolo,
portò in Roma un trionfo oneftiffimo ad un uomo facro,
CohnnAi Cioh Ja Colonna , alla quale Crifìo Salvator Noflro in Gè-
battuto rùfalemme fu legato , e battuto, la quale oggidì e venera-
Grijio ta in Santa Praffeda , nel cui tempo ancora fu Stefano Co-
TnRomA l°nna *' vecchio, il qual feguendo la difciplina de' fuoi, ot-
ta» Gioì tenne in Roma per cinque anni continui la dignità dd Ma-
vanniCo, gjftrato Senatorio , dal quale furono ricevuti in Campido-
glio E frico, e poi Lodovico Bavaro Imperadori 5 e coro-
nati del Diadema Imperiale , onde in memoria di tal be-
nefìcio 5 e favore, Lodovico gli dono la Corona d'oro ^
che fi potette perpetuamente portare nei!' Armi della fua
Famiglia fopra la Colonna . Quello Stefano ebbe una No-
biiifiìma compagnia de' Figli , e Nipoti ,' fra i quali erano
Cardinali , Vefcovi , & altri Prelati , & uomini fingola-
ìì per lettere , & perarmi , e di fiato ricchiffimi ; e final-
mente quefìa Famiglia in Napoli gode nel Seggio di Porto,
ove per antico ebbero un fontuofiflimo palazzone fé bene
a* noftri tempi fu alienato, ancora ritiene il primo nome__»,
chiamandoli il Palazzo del Signor Fabbrizio Colonna, a cu,i
fu figlio Afcanio Padre dell' Uluftriffima , e gran Signora
2),^fdiD»Geroriima,Madre di Camillo PignateJlo,Duca di Monte
filma Co- Leone , e forelia del Signor Marco Antonio , Duca di Ta-
i9flm gliacozzo , e gran Conteftabile del Regno , del qu ale in
, progreffo faremo menzione .
Coro-
LIBRO OTTAVO, i<r3
Coronazione di Carlo V. Imperadore , fatta in Bologna
a'zt. di Febbrajo nel i 530. e della Fuga del
Turco da Vienna * Cap. Il*
RIfoluto l' Imperadore di andare in Bologna a riceve-
re 1' Imperiai Corona , nel fine dell' anno 1 J29. ti ?*1*
partì di Barzellona con la Capitana di Andrea d'Oria , ac-,0J^
compagnato anche da Portondo , il quale era Capitano del- peradore
V armata di Spagna 5 e giunto a Genova , & ivi ripofatofi '»*'•-•
alcuni giorni , ne andò poi a Piacenza , e dopo a Modena,
ultimamente giunfe in Bologna , ove era afpettato da Pa-
pa Clemente Settimo per coronarlo, il quale il Novem-
bre vi era giunto con tutta la Tua Corte : giunto poi CarJo
col fuo Efercito, e con infiniti Signori , e Principi d' Ita-
lia , e di Spagna , tutti con ricchiiTime livree veftiti , fol-
Jenniflìmaroente fu ricevuto fotto un baldacchino di broc-
cato, portato da' Kettori dello Studio riccamente veftiti ,
& alla Chiefa di San Petronio fu accompagnato , avanti la
quale era un gran palco di legni molto ornato , ove fu dal
Papa ricevuto 3 & avendoli baciato il fanto piede , l'ofFerfe
diece libre di oro in Medaglie , & avendo alquanto ragio-
nato con grande amorevolezza , fu da quello accompagna-
to alla porta della Chiefa , e dipartiti 1' un dall' altro , 1*
Imperadore andò all'Altare Maggiore a fare alquanto ora-
zione, & il Papa ritornò in Palazzo , e poco dopo J' Im-
peradore entrò anche egli neil' ifteflb Palazzo , ove allog-
giarono comodamente fenza difiurbo T un dell' altro , ove
molte cofe di notte in fecreto familiarmente negoziarono .
Poco appretto vi giunfe con il falvocondotto dell' Im-
peradore F ran ce fco Sforza , come nota Lodovico Dolce, Lodovici
al quale avea prometto il Papa di farlo ritornare in graz,a£^J
di Sua Cefarea Maeiìà , e 'fargliene avere il Ducato di Mi-yc„ ^or'za
lano .. in tanto che dopo molti difcorfi , io Sforza ottenne la reinte-
reftiruzionedi quello con quelle condizioni , che pagar do f^tVdi
vette all' Imperadore novecento mila feudi in cotal modo, Milano.
X z che
ì64 DELL9 HISTORIA DI NAPOLI
che il primo anno , eh' era il i 530, ne dovette pagare 40.
mila, ed il rimanente in io. anni , per gli quali pagamenti
T Imperadore tenefle frattanto il Cafteilo pegno infino al-
la foddisfazione della prima paga , quali condizioni furono
giudicate oneftiflìrae , per rifpetto delle grandi fpefe fatte
dall' Imperadore nel tenere in Italia i fuoi eferciti ; e ve-
Vexeth.àuto da i Signori Veneziani lo Sforza petto in Ifìato, pra»
nipac.fi- ticando di pacificarfi ancor etti con con l'I mperadore» final-
™lLpZ mente r ottennero .
' e Ora eflendofi radunati tutti i Signori, e Prelati ,
GIorno fu eletto per la Coronazione dell' Imperadore il Giovedì
delia co- alli 24* di Febbrajo is$o. giorno delGJoriofo Appottofo
fonazione v;# Matria , nel quale etto Imperadore nacque , giorno a lui
jr femp'e feliciffimo : & eflendo flato antico coftume , che
gì' i mperadori pigliaflero tre Corone , la prima di argento
Tre coro- del Regno di Alemagna, la quale io. anni innanzi l'Ina-
nedel[ • peradore in Aquiigrana prefa avea , come è fopradetto >
La feconda di ferro del Regno di Lombardia, che in Monfa
pretto Milano prender fi foleva , e la terza di oro dell' Im-
perio di Roma .
Comparvero dunque gli Ambafciadori di Monfa , i
quali per mantenere la dignità dell'antica lor prerogativa,
portarono una Corona di antichiflimo lavoro , e due libri
nobiliflimi degli Annali per 1' antichità loro , & era que-
Ordina fta Corona fenza i Merli fioriti , ma tirata in un femplice ,
^Indico e larS° cefcio di ferro , che d' intorno le tempie cingeva »
rowWf/'madi fuora di oro, e gioje ornata fi vedeva , due giorni
Vimpr. innanzi eh' egli la terza Corona pigiiatte , ettendo prepara-
to nella Cappella del Palazzo , portarono innanzi all' Im-
peradore per cagione di onore D.Alvaro Oforio, Marchefe
di Afìorga lo Scettro di oro, D. Diego Pacecco Duca di
Afcalona la Spada nel fodero di gioje ornato , il Signor
Alettandro de' Medici Duca di Pegna portò il Mondo di
oro con la Croce fopra di gioje compartito, il Signor Bo-
nifacio,Marchete di Monferrato portò la Corona di Monfa,
E fi-
LIBRO OTTAV O. i6S
E finita la Metta , alia prefenza del Papa V Impcradore fu
onto , & ornato della Corona di ferro , e di altre infegne
Keali : Fatte che furono quefte cofe , venne poi il giorno
defìmato alla pompa delia maggior Corona di oro , & ef- àe{i^Ber^
fendo podi dal Signor Antonio di Leva li foldati in guar- za coro.
dia per tutti i luoghi , e voltati a tutti i patti delle piazze n*dl ortìi-
ì pezzi grotti di artegliarie , & ettendo poi pattati in Chie-
fa tutti gli Ordini di Cardinali , e di Vefcovi con le Mi-
tre , è Pioviali , & altri Prelati con vette paonazze , e pom-
pa folenne \ il Papa fu portato in una Sede molto alta dal
la fua guardia accompagnato , & avendoli fatto vefìire in
Pontificale per celebrare la Metta , giunfe l' lmperadore_s
con onoratittìma compagnia di Baroni , ettendo ogni cofa
ordinata a fimilitudine della Chiefa di Roma; furono mef-
iì li numi alle Cappelle , acciò il tutto minutamente cor*
rifpondefle all' ufanza antica tolta da' libri Pontificali : vi
furono prefenti i Sacerdoti Romani , i quali cura aveano di
ufficiare in San Piero , e cottoro ricevettero i' Imperadore
all' Altare 5 & avendoli metto indotto il rocchetto bian-. ff^
co , con la Pelliccia lo fecero Canonico del Collegio loro ionico dì,
cVii Cardinal Salviati lidie il giuramento con le parole—* S. Pietro,
tolte da i libri del Papa ; & ettendo pofti i fandali di gioje
ricamati , e poi la Dalmatica , & il Pluviale , fu anche fat-
to Diacono , e fubito poi fu cominciata la Metta con gran- carUfat^
diflìma folennità di mufica a cori doppj , quale celebrava to Dh**~
il Sommo Pontefice con maravigliofo ordine di cerimonie, cono •
e T Imperadore in abito fagro lo ferviva all' Altare : in_>
fine della Metta , J'i roperadore inginocchiato avanti il Pa-
pa, ricevè da lui un trionfai Manto tutto ornato di gioie,
e perle , e lo Scettro di oro tutto lavorato , col quale re,
ligiofamentecomandalTe alle genti j & appretto la Spada
ignuda , con la quale perfeguitalTe i Nemici dei Nomerà
Crifìiano ; dopo il Pomo di oro per figurare il Mondo, ac-
ciò con fingoiar Pietà , Virtù, e Coftanza , l'abbia da
reggere, e governare j e finalmente quella Mitra più
pre-
166 DELL' HITORTA DI NAPOLI
prefìo , che Corona di molti diamanti ornata li pofe fui ca-
po : & Egli religiofamente inginocchiandoti , e baciando-
gli i piedi , adorò il Papa : e così ornato fu condotto a
federe a man finiftra non lungi dal Papa in una Cede co-
verta di broccato . In quello mezo per ordine del Signor
Antonio di Leva , tutte le artegliarie , che intorno erano
in fegno dell' allegrezza fparate furono ; onde per un pez^
zo terribile firepito fi lenti , che pareva tremar la terra ,
e che cadette il Cielo : dopo effe n do già V imperadorc*
confettato con molta devozione , per mano del Papa G
communicò
Finita la Metta, il Papa con PImperadore ufcirono di
Mine chiefa , e montati a Cavallo , entrarono fotto il baldachi-
vaicata no, il qual era portato da uomini principali di quella
del v afa Città, i quali vicende volmente la fatica, & onore fi an-
perJJre*' davano fcompartendo , innanzi i quali con meravigliofo
dopo la ordine, e con gran pompa , i Baroni dell'una e l'altra Cor*
€orom- te andavano : feguitando dopo quelli uomini ornati d' ar-
mi , e di fopravefti , di Cavalli di guerra , e di Staffieri ,
i quali portavano tanti ttendardi grandi , il primo de' quali
era il Conte Angelo Ranuccio Confalonierodi Bologna, fu-
•Angelo premo Magiftrato con titolo della libertà , il fecondo era
*£$CJ° del Senato del Popolo Rumano, il quale toccò al Signor
riero? Giuliano Cefarino Nobilittìmo Romano* dopo quefli fe-
Ciuiiano guirono O. Giovanni Manrique , & Otrecchio Fiammen-
cloviZ'i go*ì quefio portava l'Aquila dell' Imperio , e dello Sten -
Mann- dardo bianco Imperiale con la Croce rotta, appretto fe-
Vtrecbh guivano trealtri,cioè il Signor Lionettodi Diana, il quale
Film- ' intervenne in luogo del Principe di Salerno ; il Conte Lo-
V"»s.°- dovico Baghono, & il Signor Lorenzo Cibo Capitano
della Guardia del Papa , i quali portavano i Stendardi,
uno del Papa con l'armi de' Medici , e l'altro di Santa Ro-
mana Chiefa , il terzo della Croce Cristiana, il qual pò rtaf
fi (uoJe quando fi va contro i Turchi : Furono poi condot-
te alcune Acchince bianche fenza lettori , con beile , e ric-
che
LIBRO OTTAVO. x67
che felle ricamate : Alcuni giovanetti anco portavano
quattro Cappelli rolli del Papa in cima a certi Baftioni ,
feguivano poi fenza differenza i più onorati uomini di tut-
te le nazioni ornati , come ben fi conveniva in tanta fefìa,
con pompa reale , più che dir non fi potrebbe : Dopo co-
loro feguivano diverfi Ambafciadori , apgrefTo di loro i
Cardinali , poco appreifo ne venne il baldacchino , fotto
il quale erano quei maggiori Principi * che altri più degni
del mondo non fi trovavano , con quelle prezioie Mitre
per la fìupenda , & ineftimabile diverfità di perle , egio-
je & i loro Cavalli tanto ripofatamente , e con una certa
gravità , come fé conofceffero chi li cavalcava : Innanzi il
Baldacchino andava il Marchefe di Aftorga con una vefte , %,7^-
e Corona ornata di gioje, il qual portava in mano Jo Scet- Trance-
tro dell' Imperadore s poi ne veniva il Signor Francefco/^0 lvfil"
Maria della Rovere Duca di Urbino, Generale de' Venezia- J^J(
ni, che di Roma Prefetto era, con una vefte Dalmatica
cremifina 5 e biretta in tefìa in forma di piramide, nella
cui cima una Croce di oro fi fcorgeva , & una fpada ignu-
da nella fua mano teneva 5 poi il Signor Filippo Contea
Palatino con una toga dicremifino , ne veniva col Mondo Filippa
di oro , in mano 5 1' utimo era il Signor Carlo Duca di Sa- 9M/' p**
voja , il quale nelle mani portava un cappello foderato di ca'rb
pelle bianca rilucente per le perle , e fmiraldi , & altre__* Duca di
gioje , che vi erano , il quale quando uopo era, portava la Savo^ *
corona levata dal capo dell' Imperadore , e ponevali il
cappello ; Fra quefti Principi , & il Baldacchino 5 il Te-
foriere dell' Imperadore cavalcava , il quale per tutte le
iìrade a certi luoghi per fare allargare la turba, e per fé -
gno di allegrezza largamente fpargeva nel Popolo danari
di argento, e d'oro con l'effigie dell' Imperadore Corona- *JJ*jj'
to , appreffo il Baldacchino venivano molti gran Preiati , m0net^
per autorità, e ricchezza, alli quali feguivano moki Ve- per fegn*
icovi, & altri Prelati minori. L'ultimo fquadrone fu da ■ £eaj£m
gli uomini di armi Fiammenghi dipinti in fchiere coru»
rei-
i«8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Pelmi in tefìa , e lande su la cofcia, talché pareva non folo
fuffero guardia, ma eziandio ornamento di tanta Fetta.
In quella folennità non v'intervenne il Signor Fran-
Sìstiori ce^co Sforza Duca di Milano, per ritrovarfi grandemente-»
cbejì ammalato; ne anco D. Ferrante Sanfeverino Principe di
trovarono Salerno per non parere di concedere il primo luogo al Mar-
nilfone' chs& Aftorga ì però mandò in fuo luogo Leonetto di Dia-
dì cario na fuo Vaffallo, & egli fi refìò in cafa, come più ampiamen-
— te fi dirà in altro luogo .
Or partiti cofìoro di Chiefà , come fi è detto , e pie-
gando a man finifìra , pattarono per mezzo la Città , per
una ftrada coverta di panni bianchi , & azzurri ; & efTendo
giunti a S. Domenico, l'Imperadore partitoli dal Papa, en-
trò nella Chiefa , ove fu dalli Canonici Romani di S. Gio-
■ Crfr/oVan| Laterano con molta riverenza ricevuto > e cosi come
fonico <flfu fatto Canonico di S. Pietro in quello luogo , lo fecero
5.G/o^«-Canonico del Collegio loro j e fatto , che egli ebbe orazio-
nJ*J?ate'ne all'altare di S. Giovanni , quivi creò molti nobili Ca-
valieri , che fé li fecero innanzi , toccandoli leggiermente
con lo fiocco su le fpalle,e poco dopo per altra via, che non
era gito , il Papa ritornò a Palazzo , ove effendo alquanto
ripofàto, fi pofe a tavola, e prima, che il Papa , e l'Impera»
Lettera dorè da qui su fi partiffero , ebbero lettera dal Prete Gian-
deiTreten\ grandiflìmo , e potentiffìmo Re dell'Etiopia, il quale
y^èfignificava, che effendo egli Criftiano , & abbracciato la
all'ima Santa Fede Cattolica , proferiva al Papa effergli obbedien-
radore. te Figliuolo , & all' Imperatore di efferii Real Vaffallo :
fimilmente ebbe l'Imperadore avvifo dal Sofi Re di Per-
àefslfi'ft* C^e e&1 intendeva effergli confederato , & amico , pro-
*\rìmp> mettendogli ogni forte di comodo , che da lui richiedo
radore . Jj fuffe
Partito Tlmperador di Bologna pafsò in Veneziane
C/ir/o/w-s'indrizzò verfo Alemagna , ov' era con gran defiderio
£^/%fpettato, perchè dovendoli eliggere il Re de' Romani,
1 che fecondo il coflume , nell'Imperio gli doveva fuccede-
re,
LIBRO OTTAVO, i69
re, e pervenuto in Alemagna ,fu con molta riverenza-*
nella Città d' Aufìria da' Principi Germani ricevuto \ & Carlo fa
avendo egli acquietati li-tumulti , che nati vi erano , non fatili*
potèraflettare le cofè della Religione , perchè li fautori Re*dS
de' luterani erano troppo grandi , e le Joro opinioni mol- Rwani
to diveriè ; nondimeno comandò , che fi offer vallerò l'an-
tiche , & evangeliche Ifìituzioni delia Chiefa Romana, e
fu ad iftanza fua Ferdinando fuo fratello Re di Ungaria ,
e di Boemia eletto Ke de' Romani a
In quello mezzo 1' I mperadore ebbe avvifo , che Soli-
mano gran Turco ritornava potentiiììmo fovra Vienna
Città neJi'Auftria più che nell'anno 1 yzp. fatto non avea
perchè feco aveva un esercito di 300. mila combatten-
ti , & 3000. guaftatori , per il che egli fece un efercito di
90. mila fanti , & 30. mila cavalli ; ed' Italia fattoti venire
Ja maggior paite dell'Infantarle Italiane, e Spagnole»
che in Fiorenza militato avevano , guidata dal Marchete
dei. Vallo , e due mila cavalli leggieri fotto il carico di D.
Ferrante Gonzaga con l'altre genti mandate dal Papa \
ed quale Efercito giunto l'Imperadore a Vienna,coraggio-
famente per farvi fatto d' armi V Inimico afpettava : Ma
Solimano , che fentì un fegnaiato danno in una parte de' s/lirn*n*
fuoi, che egli innanzi mandato aveva a fpiare, & a farli $?£»/*
danno , e conofeendo , che Cario V. e Ferdinando Re de'
«emani iuo Fratello con ogni coraggio l'afpettavano per
tar giornata , aggiuntovi ancora un frefeo avvifo dei dan-
no, che Andrea d' Oria fatto gli avea nella Morea, dopo
la fua partenza , fi rifoi vette a tornar a dietro , e cosi con
molta fua vergogna fi ritirò in Belgrado : Allora F In-
peradore libero di quefio affanno , e vedendofi V inverno
fopra, licenziò l' efferato, e partì verfo Italia, Jafcian-
do a pritghi di Ferdinando fuo Fratello l'Infantarla Italia-
na in Germania , per quello che futfe potuto occorrere col
Turco: Ma non refìandovi quelli Italiani di buona vo-
glia,dolendofi forfi, che pagati nonfufTero,alzarono le ci-
Sum.Tom.V. y gJia
i7o DELL' HISTOKIA DI NAPOLI
glia , e fi pofero in cammino per ritornar in Italia , & alle
Terre , che Jor negavano il vitto facevano forza, faccheg-
giandoJe , & attaccandole il fuoco t Delche n' ebbero da'
Tedefchi il contracàmbio , perchè furono da quelli in_s
gran numero tagliati a pezzi , finche nel terreno d' Italia
non pofero il piede : 1' Imperadore poi giunto in Geno-
va s'imbarcò, & agli otto di Aprrle 1733. ritornò in
Spagna.
Nel tempo , che il Turco fi parti da Cofìantinopoli
ZAndrea con l'efTercito per TafTedio di Vienna , il Principe Andrea
£°r^ ; d'Oria defiderando difìurbario di quella imprefa , partì di
' Genova con le fue Galere , elevante anco quelle del Pa-
pa , di Napoli , e di Sicilia , ne andò a Meffina , ove oprò
tanto con Ettore Pignatelli Viceré di quel Regno, che
gli diede alcune Infantarle con molte Navi , con le quali
$' indrizzò verfo Levante, ove (fava Tarmata Torchefca
fotto il governo Himerale Bafcià , per guardia di quei
paefi , il quale avendo notizia del Principe , ancorché
da forze di gran lunga'a lui fuperiori fufTe , non perciò eb-
be animo di afpettarlo , ma fi riduffe verfo lo tiretto di
Gallipoli s laonde il Principe vedendo non poterlo danni-
iìcare , fi pofe a travagliare il paefe della Grecia , le ter-
re vicino al Mare , efpugnò Corone , e PatrafTo : e pofe
ancora terrore, e bisbiglio in quella riviera , che Soli-
mano fenza avere fatto alcun danno a Vienna, fi ritirò
Verfo Costantinopoli , come di fovra fi è detto 5 11 Prin-
cipe fatto porre in quei luoghi il prefidio di Munizioni ,
**,-•• è Soldati , che opportune erano, avvicinandofi rinver-
rò/» * no , ritornò verfo Sicilia , e poi in Napoli , ove condurle
molti Greci di quei paefi, quali, quivi raccolti furono
con molta cortefia , e donate molte comodità , come al-
trove diremo »
E perchè neiPanno 1534. ìe forze del Turco erano
grandiffìme nella Morea ; 1 Capitani Spagnuoli che ave-
Vano Corona , e Patraffo in guardia , & i Cittadini ifteflì
pa-
LIBRO OTTAVO 171
parendo loro , che per elTer troppo lungi il foccorfo , che
alla fine tutti nelle mani del nemico ne farebbono andati ,
deliberarono abbandonare quei luoghi ; cosi imbarcati
tutti con Je loro mogli , e cofe fovra molte Navi , ch'era-
no al porto , fé ne parlarono parte in Sicilia, e parte in Na-
poli , e così il Turco ebbe quei luoghi fenza niun contra-
lto con gran vergogna de' noftrj foidati .
Prima che l'imperadore di Bologna partirle, a richie-
da del Papa, reftò contento , che AiefTandro de' Medici
fuo Nipote per forza d'Armi fuffe Signore,& Duca di Fio-
renza j perijche partendofi elfo Cario d'Italia , lafcib il ca-
rico di quella guerra al Marchefe dei Vafìo , al Principe
rì'Grange, & a Ferrante Gonfaga , i quali nella fine di Flo,re*z*
_, 1 j. ti ■■ •! 1 y r\ ajjadiatn
Settembre di queil anno con 2j. mila perfone ifrettamen- dall' im-
te da più parte la bella Fiorenza attediarono , la quale fa periati t
da Maiatefìa Eagliona e da Stefano Colonna, che dentro fi
trovavano con 12. mila fanti, e quattro Compagnie di
Cavalli leggieri valorofamente un buon pezzo difefa , ma
dopo molte fegnalate fcaramuzze , e danni fatti l'un all'al-
tro , finalmente eflendo durato quefto alTedio circa dieci
mefi , afìretti i Fiorentini dalla fame , disperati del foc- Fiorenza
corfo nel mefe di Luglio 1 531. a patti fi refe all' Imperia- %*{*£**
li: Et il Principe d'Orange, mentre che fi opponeva al foc- Y'ian .
corfo che dava Pifa al nemico , fu nella battaglia valoro- isji-
famente combattendo , morto da due archibugiate, & ef- ^ecifel
fendo in quefìo modo la Città diFiorenza privata dell'ari- d'Orange»
tica fua libertà,e vi fu ripofìo dall' Imperadore AleiTandro ^Iena^
di Medici; e ne fu dichiarato Duca, con proroeffa di dargli dro dei
per moglie Margarita d'Auiìria fua naturai Figliuola , h^e£cir
cui nozze furono poi celebrate in Napoli l'anno 153 j. \fZpZT
come fi dirà più oltre 5 ma egli poco vifTe con quella Si- di Fio-
gnora, perchè nel Gennajo 1537. fu a tradimento ara- renz* '
roazzato da Lorenzo de' Medici fuo familiare parente , il Morte di
quale pensò con quefto atto mettere Ja patria nella pfiftina ^fadne"
libertà, ma preiìo egli n'ebbe il contracambio $ pzrcioc* Medici :
Y z che
i7z DELL'KISTORIA DI NAPOLI
che efìendo dichiarato ribelle , e traditore , xon taglia di
fette mila feudi a chi V ammazzale , in tanto che fuggiva
in Venezia , fu ivi da due foldati uccifo.
' ., Or effendo morto il Duca Aleflandro de' Medici, fu
Co/mode . r . ^ , ,,«,,.. .» '
Medici creato in luo luogo Colmo de Medici , come più propin-
Secondo^ quo di fangue , con Ja confirmazione deli* Imperadore 5 &
fhrtnia avendo ef** Pre*° 9ue* Dominio , fece ifìanza di aver an-
che per moglie Margarita d* Auftria Vedova già del Duca
AJefTandro 5 ma fu tardo a chiederla , perchè 1' Imperado-
re era rifoJuto darJa per moglie al Duca Ottavio Farnefe
Nipote di Papa Paolo Terzo , come già nell'anno 1 738.
ce la diede , e quefìo fece per mantenerli quel Duca in per-
petua fede , & al Duca Cofmo diede Leonora figlia di D.
Pietro di Toledo Viceré di Napoli , le cui nozze il mefe di
Giugno in 9. celebrate furono. Poco appreffo il detto
D.Pietro diede Ifabella fua minor figliuola per moglie a
Gio: Eattifia Spinello Duca di Caftrovillari .
Come per la venuta di Sinam Giudeo molti fora/ìieri
vennero ad abitare in Napoli , e della venuta di
Don "Pietro di Toledo Viceré del Regno , il
quale cominciò ad imbellir la Città,
# Cap . TV.
G^faw ^T EH' ifìeffo tempo , e proprio nel mefe di Maggio
fetara ? 1^ * 5" 3 3 • Sinam Giudeo , famofo Corfale venuto di Le*
IS33- vante in Italia a danneggiare le nofìre marine con 22. gale-
re , all' improvifo sbarcò le fue genti a Cetara cafìello pò-
fio nella marina predo Salerno,ove fé grandiflìma preda di
robe, e fé cattivi circa 300. Cetarefi , de5 quali ne perirono
di ferro più di trenta, per non volerli imbarcare, già al-
tri che al primo empito de' Turchi erano fuggiti , fi con-
duffero in Napoli ,.. ove fi diedero all' esercizio di molte
arte onorevoli, ad imitazione de5 quali gran numero de-
LIBRO OTTAVO. 173
gli abitatori delia Cava, e di altri luoghi convicini , la-
nciando la lor folita , e naturale arte del fabbricare , e mu-
rare, ferono il fimiJe , il che in breve tempo gran parte
della Città di Napoli fi trovò abitata da' Cetarefi , e Ca-
vajoli , quelli con la lor fottigliezza del vivere , e del con-
trattare , contrafecero molte opere manuali , nelle quali
fi efercitavano ; per il che accumularono grandinarne facol-
tà ; in tanto oggi fono talmente accrefciuti , che fé eglino
tutti da Napoli partiffero, ne refìarebbono molte fìrade del-
la Città quafi difabitate . Ne* primi anni che quefti Cera-
refi , e Cavajoli fi condulTero in Napoli , per molto tempo
s' intefe dallaPlebe con grandiffimo fdegno maledire la ve-
nuta di quel cane Giudeo , per aver dato occafione a' Ce-
tarefi di venire in Napoli , perchè veramente con la loro
afìuzia , & eilremità chiunque vi contrattava, più delle
volte ne rimaneva mal foddisfatto, & ingannato 5 & il
peggiore, che con eferòpio di cofìoro molti altri del Regno
venuti in Napoli , diventarono quafi peggiori ; per il che
un Galantuomo , fé pur non fu matto , andò , & in tut-
ti i cantoni delle fìrade della Città fegnb di calcinai
quefti caratteri G. ccccccc. le quali vedute la mattina ,
molti ne recarono ammirati con dire , che alcuno fre-
netico ciò fatto aveva , ma come che ordinariamente
nelle Curie de'Notari fifuole molto ragionare , un giorno
trattandoti" di quefto fatto in una Curia della Piazza di San
Pietro Martire, molte interpretazioni alla detta cifra da-
te furono : finalmente un Notare di cafa Ciarlone dille , io
credo , che alcuno giucatore , per aver perfo 700. giù! j ,
era venuto in tal frenefia pigliando lo G. per giulj , & il
e per centinaja , quale intelligenza fu molto lodata , ma
un di quelli chiamato Pietro Sale , uomo faceto, e di gran TUm
cuore , replicò , che egli a quella cifra una fé liei Hi ma in- Sale .
terpretazione dar voleva, e fìando gli altri intenti ad udir-
le , foggiunfe dicendo, non vi accorgete, chela Citta
vofìra è in gran maniera mutata per Ja venuta di tanti ar-
tefici
i74 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
tefìci foraftieri ? Rifpofero , ch'era veriffimo , replico
Pietro , volete vivere quieti , e fenza effere ingannati, of-
fervate quella cifra , la quale vi eforta , dicendo , guarda-
tevi dalli fette e. cioè dalie fette Nazioni , che in Napoli
iuocjf £' fono flati abbondanti , cioè da Cafìelluonichi , daCaprare-
Caprareji.fì , Colla joli , Cetarefi , Cavajuoli, Celentani , e Cala*
Cojiajoij.faefì a e perchè diffe il vero , fu creduto eh' egli ruffe flato
CavIjfuX Autore di quella cifra, in tantoché tutti fquanquarata ,
Ceknta- mente a ridere fi pofero , feguì Pietro nel ragionare, di-
c*f b ,/rcenc^0' aveffìmo noioffervato il modo di negoziare di quei
di Cafìell'a mare di Stabia , che di Caftelluonichi dal vol-
go fono detti, Popoli delli fopranominati', li pfù vicini
a Napoli , e pofeia camminando verfo la Calabria avereffi-
roo feorti gli altri comprefi nei numero delle predetti e.
avereffimo ritrovati fempre coilumi peggiori, fino a tanto
che giunti nella nella Calabria , fi farebbono quei Popoli
conofeiuti peggio di tutti ; imperciocché fé i Cafìeliuoni-
chi, per così dire, fono tritìi, diceva egli , i Caprarefi
fono cattivi , iCoiìajuoli peggiori , i Cavajoli impratti-
cabili , i Cetarefi nella malizia , i Celentani intrattabili,
e fenza ragione i Calabrefi in ogni cofa fuperar tutti, e rac-
cordandomi con quanta ira parlava coiìui contra de' Cala-
brefi , me ne rido , e maraviglio infieme ; poiché tutto
pieno di rabbia , e fdegno in biafmo di quella Nazione ,
foggiunfe , i primi che conduffero Crifto Signor No (Irò
alla morte , e crocifìggerlo , e con tanti eropj fcherni lo
vilipefero , effere fiati Calabrefi ; ilche forfè , perchè p a-
rera ad alcuno paradoffo , come a tutti coloro , che in
quella Curia fi ritrovarono , potrebbe talvolta così effere,
attefochè Pietro Crinito, uomo di grandiffima eloquenza ,
edottifilmo, nei libro fecondo De Difciplina bonejìa al
capitolo fettiroo , cosìferive.
Relatum ejì in veterum Commentariis mirificum
quidem exemplum ,ac Romana fé veri tate condignum con-
tra Popuhs BrìttioS) Hi enim> quo tempere C&rtaginenfts
An-
LIBRO OTTAVO. 17$
Annibal Italiam cum Exercitu invafijfet , ac Romana*
Populus ali cubi minusfcliciter cum P ceni s depu gnaffe t \
primi quidem ex omni Italia ad Anìbalem defecerunt-Sed
quumfeparatu* Annibal Italia excederecogeretur , bona ,
atque utili exemplo Senat, Pop, Q^Roman. cenfuir in
Erutios ani madver t endum ; ac ita eos puniendos : ut num-
quam deinde prò fociis Romani Populi haberentur : neque
nomina eorum^Jìcuti ante , Jn ordinem militi ce fcriberen*
tur . Sed illud etiam Jlatuerunt : ut ad majorem quidem
i gnomi ni um omnes Brutii Romani s Provi nciis tendenti-
bus parerent , ac veluti mancipi a qu ce dam vi lijjìma fer-
vili ter iifdem minijìrareì adeo gravi \ & iniquo ani-
mo Senatus Romanus defenfionem Populorum ferebat .
Hi outem Brutii Lucani s confine s funt : quos , & bilin-
gues quidam vocarunt , quod ofeè , & Gracè loquerentur%
quod, <& Sextus ex Verio Fiacco feri bit. TJnde etiam Bru*
tiance parmee apud veteres nobile* , M. aut Cato, quem
Plinius omnium bonorum Artium Nlagijirum optimum
vocat , Qui Thermum accerrime infeclatus ejì : quod is
imperaverit , atque auclor fuerit , ut ipfi etiam decem
viri a Brutianis vapularent , nam Bruttano* intelligit
eos , qui acci noti lori* ver ber a , & plaga* incuterent , e u-
juf modi funt in Comedii* , & fenici * fabulis, qui lorarii
dicuntur : quorum quidem munus , atque offici um erat^ ut
Servos vincirent , atque verberarent : quìbus Terentia-
nus Promo , quod ò* Gellius author diligens in Acìicis
obfervavit , & Fejìus etiam Pompe jus r etuli t^
Et Ambrofìo Calepino nella Parola Brutii , diceva,
Brutii Italia Populi , ultimi Sidliam verfus Lucani*
vicini, ditti quafi Brutii ^ò'obfceni fuerunt Brutii fervi ,
& Pajìores Lucanorum , qui interfugere , ò* furtim in
Regione confederunt , ubi Confentia e fi , qua fult eo-
rum metropoli* , Quam Regionem priu* Aufone* habita*
verunt. Hi multo pojì tempore , & ab Annibale , ò* a
Romani* propter eorum perfidiam bene deleti fuer e, fine
di-
i76 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
dignitate , fine honore , adfervilia opera femper coacli %
hcoc Regio , ut author ejì Strabo lib. 6. Oenetria quoti*
dam ditta fuit Supra Confentiam e/i Pandoffìa , ubi Mo-
lofforum Rex Alexander truci datus eft , & Rhegium Civi-
ta f olim Potentijjima .
Se bene per togliere tal macchia da' Calabresi , fi pò»
triano portare le parole di Tertulliano, le quali con buon
talento fono riferite dall' eJoqjuentiflìmo P. Baronio nelli
,.^'^'aurei Annali Ecclefiattici fotto l'anno 34» della noltra fa-
roHio\ a iute; però fenza variar in modo alcuno ia frafe , Je pongo
qui, come egli dice •
Minijìros veri) , qui adhas inferendas poenas Praft-
dibus minijìrabant fuijje Brutios , tradit Fefìus Pom-
pe jus in verbo Bruti am , & A, Gellius lib. io cap. 5. qui
pradido in pocnam quod a Romanis ad Annìbalem defeci f
. I(JJentj3ac ignominia notatos tradit^ut magi '(irati bus inpro-
Gelilo , vinciam eunti bus parerent, & ad inffigendafupplicia de-
li nquenti bus fuam operam exbiberent : Pigentes vero ,
quiadeundem defciviffent , Romana xCivitate privatos ,
loco militia; curj "or es , ac tabellarìos effe, eoque munere
Reipublica 1 infervi re damnatos^ author eft Strabo lib. y.
An vero a predi di sfuerit Chrijìus fìagellatus , afferere
Strabone.non auderem , nam alicubi , ut in JEgypto diverforum
Minilirorum id erat munus, ftquidem honoris e auffa , qui
erant Alexandrini , non a Prcefidum litìoribus , fed tan-
tum ab Alexandrinis , virgis cadebantur , esteri ve*
ro JEoyptii a communi bus Prafidum appari tori bus hi*
Ttr.one .fce pocnis affici e bantur , ut Philo teflatur ,fed ut Brutios
hac Calumnia omnino reddamus liberos . Dicimus y quody
& fi olim Brutti ejusmodi fuerint adferipti mu neri bus ,
tdmen pofìca id cccteris cujusque Regiovis milittbus con-
fìat ceffiffe ojjìcium , ut ex lege ,- juffu judicum fonte s pu-
nìrent , cene quidem non Brutti s tantum , fkd omnibus
'MiVtibus, loquitur Tertullianus in libro de Corcmt*mi~
Ut» cap» fi. dum fuadens homi ni Chrijìiano ne mi li tei ,
bac
LIBRO OTTAVO. 177
hac ait . Et vincula , carcera , & tormenta^ &fupplicia
adminijìrabit , nec fuarum ultor injuriarum , Jic igituv
cum hac f adi tari Jolita indijìincle a cujufvis nationis
militi bus il le demonjìret , ni oli eji , quod magi 5 Bruti s ,
quam cocteris Chrijìo ili atee pona Cruci fixio adferibantur^
hac autem nolumus prateriijje , quod audierimusfepe hac
in Brtìtiorum ludibri i caufum imperite jaclari .
Ora per ritornare , ove Jafciai, dico , che elTendo Na-
poli iJ più nobile , il più fertiJe , & iJ più deliziofo luogo
non d' Italia, ma forfi di tutta Europa, non fìa maraviglia,
fé oggi gran parte di quefìa Città fi vede occupata da infi-
nito numero di abitatori , venuti , come fi è detto non fo-
Jo dalle Città, Terre, Cartelli , e Ville del Regno ; ma
eziandio da altri luoghi fuori di quello : per il che non pa-
ja gran cofa , fé il più delie volte fi vedono fuccedere nuo-
vi accidenti , e ftrani fuccefìi } perchè alle volte in Roma,
o altrove fi ode, che in Napoli fovente fono giudiziali
molti ladroni , omicidiarj , & afTalTìni di fìrada ; non per
quefto fi ha da credere , che quelli fìano Napolitani , ne
fcandalizzarfi di quefia nobiJiffima Città, quando vengono
in Napoli per gli Joro negozj , fé gli venditori delle robe
dimandano il doppio dei vero prezzo , o fé pure veri*
dono alcune cofe contrafatte , perchè quelli tali , come
detto abbiamo , non fono veri Napolitani , ma foraftieri,
perchè li veri Napolitani , fono uomini da bene, generofì ,
reali nel contrattare , fono anche caritativi, Religiofì y
pietofi , e zelantiflìmi dell' onor di Iddio , e del profilino,
dei che ciafeheduno fi pub fpecchiare nella confìderazione
d'infinite opere pie , & onorate, che di quelli per ogni
cantone della Città fi vedono efercltare nelie Chiefe, Cap-
pelle , & Oratorj > delle quali difìintamente diremo al-
trove .
Ora il Cardinal Pompeo Colonna Viceré di Napoli , Morte dì
per r itornar donde lafciato abbiamo, con prudenza molta £2'a
avendo governato il Regno circa un' anno, e mezzo , effen- °/j7**
S umTom.V* Z do
178 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
do molefìato da grave infermità , nelli 28. di Giugno
1 J3 2. morì nel fuo deliziofo palazzo alia fpiaggia ap-
preso la Chiefa dell' Afcenzione , la cui morte non fu feti-
za lòfpezione di veleno , egli con Cardinalefche efcquie
nelli 2. di Luglio fu portato a fepellire nella Chiefa di
Monte Oliveto: per la cui morte FImperadore mandò
Tietro$ne\ Governo dei Regno D. Pietro di Toledo , Marchefe di
Toledo Villafanca , il quale entrò per terra con una numerofa ca-
vili. Vi. Valcata, e fu ricevuto nella porta Capuana a' quattro di
di*Kapo~ Settembre dell' anno ifteffb di Mercordì , e fu 1' ottavo
fe. 1551» Viceré del Regno j dopo a' 24. dì Maggio 1 5^34 venneda
Spagna Oforia Pimentella Viceregina fua moglie , e fu nel
Venuta Molo grande fopra un ponte riccamente adobbato ricevu-
deiu ^-ta, quale fu fatto del danaro pubblico della Città. E quefto
'7fj*'fu iJ Primo Ponte>che fuffe fatto alli v?ce1^ di NaP°]l « che
poi la Città l' ha coturnato farlo a tutti gii altri Viceré ,
faftTa' che fono venuti • E volendo D. Pietro di Toledo abbelli-
Vherè di re , e fortificare la Città , nelli 24. di Marzo 1 73 3. fé pub-
&*toli, blicar bando per tutte le piazze , che fra certo termine tut-
ti li Gaifi , Archiportici , Pennate , & altre cofe , che im-
pedivano il lume alle fìrade di effa Città , fi fuffero sfab-
bricate , e levate, il che fu efeguito irremifibilmente : E
volendo anche abbellire la profpettiva del Ca fìello nuovo,
intorno Panno 1534. fé lavorare fa porta con il ponte di
quello, che allora era dirimpetto al palazzo di D. France-
sco dell' Auletta , e la rinovò alP incontro della piazza del-
l' Olmo , ove oggidì fi vede , e fé edificare appretto il det-
to ponte vecchio un belliflìmo , e forte Torrione 5 e per
ampliazione dell'entrare al Molo grande , ordinò , che da
quello ne fufle la Real Chiefa di Santo Nicolò delia Cari-
tà d^sfabbricata , governata per Mafìria di Laici -, e fer vi-
ta all' ora da' Monaci neri , detti li Servi della Madonna ,
edificata già molte centinaia di anni avanti t come fi e
detto di fopra , la qual Chiefa avea la porta maggiore ai-
P incontro del Torrione nuovo del Cartello , e la fua Tri-
buna
LIBRO OTTAVO. 17*
buna era dirimpetto la porta dell'Arrenale vecchio. E
nelii 30. di Aprile dell' anno ifìefib ij37« fé cominciare le
muraglie della marina , e poi quelle di terra, dalla quale
opera non levò mani , finché compite non furono :adì 7.
Giugno poi ne)!' anno ifìelfo IJ37. fé cominciar la nuova
Chiefa di >. Nicolò dietro la Regia Dogana , e la fé fare
più grande , che prima non era , con un comodi/lìmo Dor-
mitorio".
E geiofo quefìo Viceré D.Pietro del buongoverno
della Città, e dei Regno, e ricordevole del danno, che
T Armata Turchefca nelle nofìre maremme fatto aveva
Tanno 1534. & In Calabria nel 1 n6» come fi dirà , e du-
bitando di peggio, per non trovarfi prefidio di Soldati , d$°È*
egli ordinò a tutti i Capitani dell' Ottine , che di tutte \ttjnedi
genti di effa Città , atte a combattere , la general mofìraMM*.
faceflero , la quale con gran preftezza fatta fu alli 12. di M*7'
Giugno 1537. ove ritrovate furono 20. mila perfone atte
alla guerra , tutti valorofi giovani , e bene in ordine .
]1 medefimo Viceré avendo ritrovata la Città di Na- Giudei 7*
poli occupata da gran moltitudine di Giudei , delli quali/,*rr<"f.°#
* f. /r* - • 1 • 1 1 r* 1 Napoli .
avea grandmimi riclamon per 1 ulure , che commetteva- JH0,
no, e copie delle cofe rubate , che fi compravano, fece
pubblicare bando per la Città , che fra certo termine tutti
i Giudei fi partiifero di Napoli j ma perchè tenevano mol-
ti pegni de' Napolitani , fopra i quali danari preftati avea-
no all'ufura , fi moiTero perciò alcuni divoti Napolitani , Monte
& inftituirono il Monte delia Pietà, per il graziofoimpron fjliaTtt
to , che fu cagione, di far rifcattare i pegni, e di fov-
venire alle necefijtà de' poveri fenza pagamento di ufura ;
e li Giudei efegueodo il Regio bando , neil' anno 1 5*40. fi
partirono tutti , e le n' andarono in Roma , & in altri luo-
ghi , avendone dimorati in quefta Città circa anni 48. per-
ciocché ci vennero ]' anno j 392. , come altrove fi è detto,
e la fìrada ove efli Giudei più uniti abitavano , fi tratte il
nome di eflì , che infino a' nofìri tempi vien nominata la
Z z Stra-
iSo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Strada della Giudeca, conseguentemente tutti coloro»
che hanno imitata l'arte di elTi di comprare^ vendere vefte,
e robe ufate , fon nominati dell' arte della Giudeca , come
oggi fi vede .
Et avendo ancora il Viceré Toleto ritrovato in Na-
poli , equafiper tutto il Regno il perniciofo , & abomi-
nevole abufo, detto a quei tempi la Ciarnbellaria , la quale
cagionava infamie, riffe , e contefe , feriti, e mortile
volendo il Viceré togliere un così fatto male, per una Re-
gia , & irrevocabil Prammatica la proibì con imponere_.»
graviffime pene così a coloro , che la facevano , come an*
che a tutti quelli , che in ciò avellerò dato ajuto , e favo-
re ; il che fi legge ne' Privilegi, e Capitoli di quefta Città
Datum fub die 6. Julii i 540. Ma qual fufTe quefto si brut-
to , e licenziofo abufo , è da faperfi , che era una inteme-
rata ufanza , così in Napoli , come negli altri luoghi del
Regno, che quando una donna la feconda , o terza volta
fi collocava in matrimonio , tenendoli dalle genti baffe ,
e plebee per cofa indecente , andavano la fera al tardi
avanti la porta delia donna maritata con corna , fjnagiie ,
conche , caldaje , e fimiii ifìrumenti da far rimbombi ,
con quali dicevano con aire voci parole diibnefte , infami*
e lafcive, raccordando con modo lutruofo al marito il no-
me della morta moglie, & alla moglie il nome del morto
marito, cofa in vero molto indecente , e difpiacevole ad
udire , perchè davano faftidio , e fcandalo , e turbavano
il fonno tanto a i novelli fpofi , come anche a i con vici-
ni, nel che perseveravano molte fere , intanto ch'era
forzato lo ipofò per via di ricamo, e compofizione libe-
rare di tal noja nelle nove nozze .
Levò anche quello buon Viceré un'altro abufo nel
lutto , & era , che nella morte de' parenti , dalle donne fi
facevano grandinimi pianti , e (Iridi, egli uomini, e te
donne anche non ufeivano di cafa per fette giorni , anzi
tenevano le porte , e le finefìre ferrate , e fi portavano te
LIBRO OTTAVO, 181
gramaglie , e Ji ftrafcini un mefe almeno , e chi fei mefi ,
& un'anno , fecondo Ja ftrettezza del parentado i e quan-
do il morto fi voleva condurre a fepellire, le donne più
fhette parenti calavano giù alla fìrada ^ circondando il ca-
taletto con pianto , e (iridi , battendofi le mani , e perco-
tendofì il vifo , & il petto , per infino che il morto era
pofto su quello , & all' ora fé li buttavano di fopra , di tal
modo, che con grandiflìma violenza i portatori del cata-
Jetto efeguivano il loro uffizio ; il che fu anche proibito
dal detto Viceré , dal quale fu ordinato con pene gravi , cho
Je donne non doveffero ufcire dalla camera del morto,
mentre quello fi portava a fepellire : Tutti quelli buon'or-
dini con molti altri , de' quali fono pieni i libri delie Pram-
matiche , furono introdotti , e difpofti da quel valorofo
Principe Toledo •
Come Barbar offa fi fé Signor di Tunifi , e Carlo V. perfo-
realmente andajje ali [mprcfa dell inietta , riponejfe
Mole aff eri nello Stato , fé ne venijje in Sicilia t
e à? indi fi parttjfe per Napoli
Cap. V.
ARiodeno Ba» baruffa Re di Algieri avendo nel mefe di
luglio dell'anno i 534. coreggiate le marine di Na-
poli con più di cento vafcelli grofli con gran ruina della
Citta di Fondi preflb Gaeta , e d' altri luoghi di Calabria,
Jaonde ufeitoegii da Cofìantinopoli per ordine del Gran
l'ureo per cacciar di Tunifi Moleaffen , che pefeguitava
fuo fratello maggiore, e prefo il kegno , che tolto l'aveaj
e giunto Barbaroifa in Tunifi diede voce che con elfo ne
conduceva Molirefetto loro legittimo ke , che era da Tu- Tuf£
neggini amato , e con queit inganno , quafi fenza oprar ar- Barba-
mi, tbbe quella Città , perilchè Molealìen, che vi era ™iTf*-
dentro , vedendo quello nemico così potente , fuggì via; im'
ma
tU DELL' HISTORIA DI NAPOLI
ma i Tunneggini il loro Re non viddero , perchè era rima»
fio in Cofìantinopoli , come ritenuto j quel Popolo tutto
rammaricatone refto , vedendoli fotto il giogo del Re di
Algieri, come (ì dirà a fuo luogo .
Carlo V.noftro feliriffimo lmperadore fcorgendo il pe-
ricolo che era a' Regni Tuoi , I' aver quefìo potente ^ &
animofo nemico così d'appreffo. deliberò cacciarlo da
Tunifì j tanto più che Moleaffen offerendo farfi Tuo tribu-
tario per effer ripoilo nello flato, glie ne aveva fatto umil-
Cario de- mente iftanza : e rifoluto Carlo di fare perfonaimente que-
ltimpr%fo Imprefa , cioè Andrea d' Oria General dei Mare , & il
di Turi];. Marchefe dei Vafìo General di Terra , il che intefo dalli
AJjy- buoni Napolitani , fecero alla Cefarea Maeftà un dona-
tivo di i yo mila ducati , conclufo nel Parlamento gene-
rale fatto nel Monafìerio dì S. Maria di Monte Oliveto .
Venuta Primavera del i n j. avendo congregato un groffo
. efferato l'Imperadore , con Andrea d'Oria a'i j di Giugno
vTfU' fi partì di Barzellona ; & in Sardegna tutti giunti, fi ritro-
Gariofi yarono con l'Armata d'Italia , e quella di Spagna , che fu
bVLuI tutta Jnfiemedi lC%' ^avi grofì"e di gabbfa i HO. Galere»
na per t e 2 j. Galeotte , 3. Galeoni due del Principe d' Oria , &
imprefa jj terzo ^j Portogallo , una gran Carracca della Religione
fi . **'" di S. Giovanni , 24. Caravelle Portuefi, 80. Squarciapini,
Numero j0# Fufle , & altri legni minori : Ora prefo l'Imperadore
t1!^' terra, ne'liti d'Africa col fuoEfercito, che era di 32. mi-
matti* » ••_!•*• r*~.
Ja perfone , ove erano 1000 uomini dj Armi , e joo. Ca-
valli leggieri , con il quale fu il Principe di Salerno D.
Antonio di Aragona , Figliuolo dei Duca di Monte Alto ,
il Conte di Sarno, D, Ferrante Aicone , il Marchefe del
Vafto , e. molti altri Cavalieri , e Signori Titolati , gli
Italiani , e Spagnuoli (montati a terra , e fermati ivi per
alcuni giorni, alli quattro del roefe di Luglio cominciarono
Mnu a 5attagliar J» Auletta . Finalmente alli 24. del mefe la
dah'Jma pof ero con qualche danno de' Crifìiani , e fra gii al-
peradore+ui vi morì Girolamo Tutta Villa , Conte di Sarno .
Que-
LIBRO OTTAVO. 18$
Quefto luogo non era altro , che una picciola Piazza con
poche cafe , però e detta Auletta , quafi picciola dan-
za , ma ben munita, e fortificata di baftioni, fi guada*
gnaro 1 jo. pezzi d' artiglieria di bronzo , e yo. pezzi
grotti di ferro; vi fi guadagnarono 46. Galere , 6. Galeot-
te, & ottoFufte , che erano in quello (lagno •. e pattatone r«»;/?*y:
poi Cario alla volta di Tunifi io.roiglia di lungi,ebbe Bar Jedf^
baroffa all'incontro con un' efercito forfè di cento mila^^ore
fanti,efedici mila Cavalieri,ferono battaglia, l'Iraperado
re in perfona armato avanti iafchiera corfe verfo i Bar Barbaro^
bari, facendo l'ufficio non folo di Capitano, ma di ani-/* /^
mofo foldato,& acquiftò l'onore della Corona Civica, per-** Jmi'
che fovragiungendovi egIi,falvo Andrea Ponzico>Cavalier
di Granata , al quale eltendogii morto il Cavallo fotto ,
fi ritrovava a' piedi ferito : quefta battaglia poco durò *
perchè i barbari fé ne andarono in fuga , ma i noftri dal
.gran caldo , e dalla fete , perchè fi pativa d* acqua , fi fen-
tivano ufcir l'anima , e fenza rimedio alcuno morire } Bar-
barofTa, che non li parve di tentar più la fortuna della
battaglia , tutto arrabbiato fi conduffe per terra in Bona ,
e dopo con 14. Galere , che in punto teneva , fi conduffe
nel fuo Regno d' Algieri : Intefo Cario la fuga di quefto
Barbaro , e che un gran numero di Criftiani cattivi-,
che erano nel Cafìello , J' Armi tòlte avevano , fé n'en-
trbegli a' 21. di Luglio fenza contratto nella Città di Tu- Tmìjf
nifi , la quale fu faccheggiata con morte più di 7000 Mo-,^^^
li, e ne furono fatti prigioni quafi da 120:0. e liberatone l'hnpera-
da 2000. de' noftri , tra' quali erano 4000. Zitelle , e 3000. ^
Donne, quali con gran fommi filone , e riverenza inginoc-
chiate avanti Sua Maefìà con le mani giunte lo ringazia-
rono della loro liberazione ; laonde 1' Imperadore diede a
cofìoro denari , vettovaglie , e naviglio da ritornare alle BoM
Joro cafe : Il Principe d'Oria toftocon una gran parte ddyad/
l'Armata, feneandb per giungere Barbaroffa $ e giunto >***•*
in Bona , non velo ritrovò 5 ma egli ruinata la Città , & ria'-
efpu*
184 DELL» HISTORIA DI N APOLI
efpugnata la rocca , vi pofe un prefidio di Spagnoli , e ri-
Uoìenjfen tornò in dietro : dopo quello l' Imperadore a' 28. di detto
i- %ri mefe capitolò con Moleaffen , eh' era già venuto a trovar-
lo nello lo nel campo } e lo ripofe nello Stato : quali Capitoli fu*
Stato , rono quelli .
Capitoli Primo , il Re Moleaffen fi dichiarò , effer inimico de'
dei Re dì TUTchì > & amico de' Criftiani , e di voto Vaffallo del-
T*ffom riiuperadore .
Z'rJdoTe'. Secondo , promife, che tutti i Criftiani, che fi trovaf-
fero in qualfìvoglia parte del Regno di Tunifi, fenza taglia
alcuna liberati fuflero .
Terzo , che in quel Regno non fi pofla per l'avvenire
fare alcun Crilliano prigione •
Quarto, che tutti li Criftiani pacificamente ilare , e
conversare poflano in buona Fede , fenza alcuna moleftia
nel detto Regno , & in quello far li loro trafichi , e mer-
canzie .
Quinto, che i Criftiani poffano edificar Chiefe , e Mo-
nailerj , quanti in piacer li faranno nel detto Regno, fenza
alcun impedimento .
Sefìo , che il Re non raccoglia nel fuo Regno i con-
vcrtiti novellamente nel Regno di Valenza , e di Granata.
Settimo , che pigliando Sua Cefarea Maeilà Cafìelli ,
Terre, e Fortezze fopra la colla del Mare , comeBifer-
ta , Africa , Algieri , & altre Terre , fiano di Sua Cefarea
Maeilà .
Ottavo , che la Piazza dell'AuJetta fia di Sua Cefarea
Maefìà, e i o. miglia all'incontro comprendendoli la Torre
dell' Acqua , e la Torre del Sale .
Nono, che il Re predetto di Tunifi abpia a pagare^
ogni anno alla Cefarea Maeilà 20* mila fiorini d' oro , per
lo fiipendio de5 Soldati , quali fiaranno nella guardia deli'
Auletta , e di Bona .
Decimo , che la Piatta del Corallo fia di Sua Cefarea
Maeilà .
Un-
LIBRO OTTAVO; i8r
Undecimo , che tutte le Gabelle fìano del Re di Tu-
nifi .
Duodecimo , che il Re fia obbligato , oltre li 20. mila
fcuti d' oro fopradetti , ciafcun' anno donare in perpetuo
alla Cefarea Maefìà per riconofcimento del beneficio rice-
vuto , fei cavalli Morefchi buoni , e perfetti da He , e 12.
Falconi 5 e mancando la prima volta incorra alla pena di
50. mila fcudi,e la feconda volta il doppio, e ia terza volta
in pena di Ribellione.
Decimoterzo , che il detto Re di Tunifi , non racco-
glia , ne prefìi favore a Corfaro alcuno in danno de' Cri-
fìiani .
Decimoquarto , & ultimo , che per ofìervanza di
quanto fi è detto , Moleaflen dia per ortaggio all' Impera- jtuhta
dorè Maumetto fuo figliuolo , il quale fìia ritenuto all' Au fortifie^
letta. . '*'
Fatti , e firmati quefìi Capitoli , & autenticati con.»
tutte le debite folennità , l'Imperadore fortificò l'Aulet-
ta , ove lafciò per guardia due mila Fanti Spagnuoli , e CarU
queir artigliaria , che prima vi era ; & avendo licenziati P*™**
l'armata di Portogallo , e di Spagna , V Agoflo navigò ]UnJfin
verfo Sicilia , e venne a Trapani , ove dimorò quattro Sciita ,
giorni : poi per terra andò a MorreaJe ; & eflendofi quivi
ripofatootto giorni a' 13. di Settembre entrò in Palermo,^/*™»
e fu ricevuto dal Regimento della Città fotto un Baldac- &ran
chino di broccato d' oro , pieno di Aquile con moltitudini?^' /■
di uomini , e donne , e col Clero , dal quale proceflìonal-^^w
mente dolci Inni , e lodi furono cantate 5 e prefentatogJi
un iuperbo cavallo tutto di oro coverto , condottogli da
quattro Gentiluomini Palermitani , & ertendo ia Cefarea
Maefìà cavalcata , fu in quel modo nella Maggior Chiefa
condotto, ove li fecero le debite cerimonie, e pafsò li Pri-
vilegi di quella Città : Partitofi dalla Chiefa, cavalcò
nell'ifìefTomodo per la Città, dove fi viddero Archi trion.
fall , e molte cofedegne: Fu ricevuto poi neipalazzodi
Sum.Tom.V. A a Guil-
i*6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Guillelmo Ajutami Criflo , che con apparato Regio era
adornato: fiato che fu PImperadore in quella Città trenta
giorni , ove fi feronogioftre , e giuochi bellifiìmi , partì,
fé ne andò in Meflìna , ove con molta pompa fu anche ri-
£errantece\uio , & avendo eJer to Viceré di quel Regno D.Ferrante
Vicetè di Gonzaga, fra pochi giorni li parti per Napoli , per la Ca-
Siciiia . labria , onde con piacer grande vi giunfe , come nel feguen-
£££te Capitolo fi dirà.
ìa Cai A'
*?ì*i 11 Glori ofo Trionfo , e bellijjìmo apparato , dalla
Città di Napoli fatto nellJ entrare in ejfa la
Maejìà Cefarea di Carlo Quinto .
Cap. VL ^
G Tinto Carlo preffo Napoli a' 22. di Novembre, fi fer-
mo in una piccola Villa detta Pietra Bianca, dittan-
te dalla Città tre miglia , perchè i Teatri , gii Archi , &
apparati per la fua entrata non erano ancora compiti . Sua
Maefìà per foddisfare a' Cittadini , e per favorire Berar-
dino Martorano Gentiluomo Cofentino all' ora Segretario
àel Regno, redo fervita di alloggiare nel palazzo deliaca
fua picciola Villa , ove eflendofi per tre giorni tratte-
nuto , fece 1* ingreffo nella Città , come dinota l'Epi-
taffio pofto fopra la porta di quel palazzo , che in quefto
modo fi legge *
Hojpes 5 & fi propera $ , ne fis impius
Prafentiens hoc adificium venerator •
Hi e enìm Carolus V. Rom. Imperator
A debellata Apbrica veniens triduum
In liberali Leucopetra gremio confumpfit
Florem fpuroito , & Vale . MDXXXV*
Gtorn9 f ,
giocondo il z^t »
tbe entrò Or nel Giovedì a* i j. del detto , giorno della Grlorio-
^lifiA Vergine> e Martire S.Catterina, volendo in grembo rice-
LIBRO OTTAVO. 187
vere Napoli l'unico fuo favore , principalmente il Soie
ne gioì, il quale non credo , che mai il fuo volto pia bel-
lo , e chiaro mofìrafTe all' amata fùa Daphne , come quel
giorno gloriofo ai mondo lo palesò , mofìrandofi non fred-
do , & umido Novembre , ma lieto , giocondo , e dolce
Aprile, chiarifllmo felino, non folo di terrena , ma di
cele Ile letizia : Per il che a* 19. ore fi partì dalla maggior
Chiefa Ja folenne , generale , e pompofa proceffione , con Trace/*.;
quel!' ordine , & in quei modo, che fi fuole nel giorno del ^J*^
Santiflìmo Sagramento , e così andarono incontro a Sua_j trarCan
Maeftà per infino fuori porta Capuana , appretto andava lo *
moltitudine di Nobili , e fegnalati Principi , Duchi , Mar-
chici! , Conti, Baroni, & altri Cittadini , che ufcirono
ad incontrar S. M. con beiiifiìmo ordine , con varie , e di-
vede libree de* Staffieri , e Paggi , che di velluto , e rafo
di varj colori fecondo le loro imprefe vediti erano . Dopo
quefìi, poco più tardi ufcirono gli Eletti della Città , qua-
li furono fette , cioè fei Nobili , & uno del Popolo , i nomi
de' quali furono quefìi , come jQ IcggQ nel libro delli Capi*
toli delia Città ,
II Dottor Ettore Minatolo del Seggio di Capuana .
A n ih al di Capua , & Aurelio "Pignone del Seggi odi
'Montagna per poffeder due Seggi , cioè quel di
Montagna , e quel di Forcella antico SeggtQ.
Ciò: Trance/co Carrafa del Seggio di Nido %
Antonino Macedonio del Seggio di Torto .
Antonio Mormile del Seggio di Portanova.
Gregorio Rojfo Notar Eccelle ntijjimo delle Piazza
Popolare •
Tutti quefìi andavano fopra bianchlflimi cavalli, ve*
Aiti con robe lunghe di velluto cremefino , foderate di
'afo , deii'jfìeflb colore con Sajoni , e Giopponi deJl'ifìef-
forafo, e con barrette, e fcarpe del medefimo velluto,
A a z e deU
i«8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
e deJJ'ifleflb ancora i Cavalli erano guarniti. Ufcironoco-
fioro dal Tribunal di S. Lorenzo moftrandoa' rifguardan'
ti giocondissimo volto: In mezzo a' primi de' quali ca-
valcava T iliullriflìmo D. Ferrante Sanfeverino Princi-
'touch* Pe a* Salerno in quel giorno ordinato Sindico della Città,
tà- vefìito con Sajo di velluto pardjglio con la Tua beila Li-
Tortìeri vrea ? innanzi a quelli andavano a' piedi dodici portieri ,
stetti. &* de' cJuaii erano degli Eletti Nobili , e ùi del Popolo,
tutti con livrea dell'Infegne delia Città , cioè con Cafac-
che di rafo giallo , e cremofìno con calze delia fimiie divi-
fa , con barrette di fcarlatto con pennacchi gialle, e Cap-
pe gialle , fafciate di rafo cremefino , e ciafcuno di quefìi
portava un battone indorato nelle mani : Avanti a quefìi
T , dodici Portieri , precedevano dodici Trombettieri , ve*
tieri . ftiti della medefima imprefa della Città : dopo i quali fé-
guivano trentafei uomini delii cinque Seggi della Città :
i quali andavano bene a cavallo tutti veftiti con ricche ,
e pompofe vefti : dopo quefìi cavalcavano i dieci Con fui -
»?!#"'" tori con ventinove Capitani della Piazza del Fedelif-
p£gto . fimo Popolo, i quali fecondo che mi riferì il Sig. Giovan-
vanni Battifìa Macedonio V.I.C. Padre del gentiliflìmo
Camillo, che al prefente vive, andavano con Sajo , e Cap-
pa di fina Pelliccia nera , e con calza di fcarlatto , e che
tanto nel vefìire come nel cavalcare dimoiavano gravità
incomparabile, i nomi de* quali Confultori , e Capitani
erano i feguenticome fi legge nel libro del Regimentodi
effe Piazze •
Francejco Suvero •
"Pirro Antonio Cortefe^
Giacomo Ve/poto •
Gioì Domenico Graffo .
Capitani Pietro Antonio Carluccio .
celie n ì» r\
piazze Batttjta dt Domenico .
dei -pofo-; Col' Angelo Carlo ne .
?" Geronimo Btmonte*
Pie-
LIBRO OTTAVO. i8p
Pietro Antonio di Perico *
Andrea d* Acampora .
Quejìo non folo era Con/ultore ^ ma anco Capitano
come lifeguenti •
Anello dì Mauro .
Agatio Bottino .
Camillo Negro •
Anello Bevi T Acqua.
Ciò: Antonio di Appenna .
Francefco dello Grugno .
Nicolo Ferraro .
Geronimo Famacio .
Gto: Antonio Brancalione .
Elifeo Terracina •
Roberto Sebajìiano .
Ferrante Ingregnetta :
Nicodemo Spinello •
Benedetto terraiuolo •
G/0: Luigi Sanfone •
G/o: 4# Marco •
G/o: Tommafo Ve/polo •
Geronimo Bonella .
'Matteo Calamazza •
Andrea di Ariema .
Ferrante Rojfo .
Giacomo Papuano •
Co/' Anello Borrello •
Pietro Facedulo .
Sebajìiano Alando •
Salvatore Mifco •
Andrea Stf'nca . ' &i/*c£,
G/o Ber ardi no d'Appena , tA /in-
contrano
Gli Eletti dunque con gli altri già detti , nfciti faora«« n»,
la Porta Capuana verfo il Palazzo detto Poggio Keaie,^,, p.
ipo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
s' incontrarono con Sua Maeftà , e fmontati tutti da Ca^
vallo , li baciarono il ginocchio , dopo Anibal di Capua
gii parlò in nome della Citta dicendo : Invittiffìnaa Ce-
farea , e Cattolica Maefìà, tanto è la comune allegrezza ,
e confolazione, che oggi fi riceve da quella Vofìra Fedeli f-
fìma Città della Suagloriofa venuta, che confiderar non fi
puote : Supplichiamo N. S. Iddio li piaccia , fé così e fuo
fuo fanto Servigio , che fia con faiute di vofìra facra Per-
dona augumento del fuo Fedeliffimo (tato , e beneficio di
di quella vofìra Fedeliflima Città , e fuoi Fedeliflìmi Po-
poli di quefìo vo(tro Regno. Kifpofe fua Maefìà 5 Non
meno tomo yo plazer oy por ver tan buenos , y leales
VafTallos ; ApprefToGio: Franceiico Camfa ij prefentòle
Eletto ^-Chiavi d' Oro della Città, dicendogli: Invittifiima Ce-
capi«m* farea, e Cattolica Maefìà, quefìa Voftra FedeliiTima Città
utf$? ha confervate quelle Chiavi folo per donarle alia Mae-
vì \ " flà Voftra Cefarea , e baciandole, glie le donò nelle lue ma-
ni quali con allegrezza egli pigliò , e fubito gliele ritornò
dicendo : Eftas Claves fìan bien guardadas en poder d' ella
Fideliflima Ciudad . Poi Antonio Macedonio gii prefen-
j)tò il Sindico, dicendogrinvittiflìma, Cefarea, & Cattolica
frefinta Maefìà , quella Voftra FedelifTima Città ha creato Sindi-
Hòìndhc.QQ ij Principe di Salerno , per accompagnare , e fervire
Ja Maefìà Vofìra in quefìa lieta giornata della fua fei/ciflì-
ma venuta^per tanto lo prefenta a Vofìra Cefarea Maefìà .
11 che detto? PImperadorecon lieto volto l'accettò facen-
dolo con efìblui cavalcare alla finifìra : Poi gli Eletti aven-
do fatto riverenza a Sua Maefìà , tornarono a cavalcare ,
precedendo feropre a' Baroni del Regno ; & effendo già
pofìi in cammino, al ritorno della proceffione con moltitu-
dine della innumerofa Cavalleria, che ad incontrar Sua
Maefìà ufcita era, giunfero alla Porta Capuana , avanti
Ja quale gli fu prefentata dal Vicario di Gio: Vincenzo
Carrafa Arcivefcovo della Città , una Crocetta d'oro fo-
pra un bel velo aurato , neUui onore Sua Maefìà fmontò ,
& umil-
Eletto di
Torto f>
LIBRO OTTAVO. i9*
& umilmente inginocchiatoci, la baciò, e di nuovo su'l De-
filerò afcefe , prendendo non poco piacere di mirar Ja por-
ta fcolpita in candido marmo,alia cui cima mirò le fue bel-
le infegne umilmente in bianco marmo , che poco innanzi
vi erano (late fcolpite , alla cui deftra ftà l'imaginedel
Gloriofo S. Gennaro, e dalla finiftra del Gloriofo S« Agnel.
lo, Amendue Protettori, e Cuftodi della Città di Na-
poli, e fotto le predette marmoree infegne pendeva un mi-
rabile Epitaffio con lettere , che in vece delle mute Sta-
tue , parlavan in quefto modo .
Hanc Cce. Opt. Car. quam tuemur
Urbem Aug. tuo numini deditam,
poft aduuótum Imperium , clemen-
tia foveas , amplitudine juves,
& seguitate modereris.
Che in Volgare dice così .
O Carlo V.è Fé di quefto Regno, o Cefare in quanto a
veriflìmo Imperadore de' Romani , quefta Città di Par-
tenope ad aumentare il tuo nome dedicatiffima , la quale
con TOra2Ìone appreflb l'Alto Monarca difenfiamo , dopo
il tuo ampliato , e degno Imperio , giovalo > ampliando
in effa la tua benignità , e larghezza, favoritela con eie-
menza , e fi è alquanto oziofetta moderar la devi con equi-
tà , e giuftizìa,
A pie del piano di detta Porta , innanzi > che fi entri
dalla banda deftra di quella, trovò fopra una Bafe , un
CoJoffo, della Serena Partenope conl'afpetto di Vergi-
ne , & il refìonon più Serena , ma Aquila trasformata ,
favorito uccello di Giove , e di Cefare con V ali aurate,
e eoo
■S9* DELL' HISTORIA DI NAPOLT
e con la Lira nelle braccia fonando , e mofìrando fegno di
mandar fuora dolciflimi accenti , volendo cantare l' infra-
fcritte parole , che alla Bafe di lei fcritte fi dimoftravano.
Expedata venis Jpes > ofidìjjìma nojìrum .
Che vuol dire .
O Saggio Cefare , Fideliffima fperanza di noi tuoi fi-
deli , ecco , che dopo tanta afpettazione, ora vieni vitto-
riofo , a darci cagione di futura allegrezza , fmentican-
dofì delle pallate lagrime .
Dalla banda fwifìra era fimilmente fopra una Bafe la
Statua del vecchio Sebeto , Dio de' Fiumi , quale pareva
fiare appoggiato fopra una riva , & alquanto alzato in fe-
gno di riverenza , e con la finiftra mano teneva la fua lan-
gella, dalla quale ufciva un picciolo, & ameno rivo, ligni-
ficato per Sebeto , Fiume di Napoli ; dalla mano delira
porgeva un mazzo di fiori , con tal Cartiglio,
Hinc meriti) Eridanuscedet mihi^ Nilus}é*Indus,
Che dice •
Ora, che l'umor mio bagnala riva della bella Parte-
nope, dove è già venuto a foggiornare il Cefare de'Cefari,
cedino meritevolmente a me i' Eridano , il Nido , e l'Indo
Fiume , che hanno fra gli altri il titolo di Maggiori , per-
chè coli' avvenimento feiiciflimo di un tanto Principe , fo-
no più felice , e di maggior nome di quelli .
Quefto fu con non poca allegrezza del rifguardante
Iroperadore mirato j e volendo ornai entrar la Porta, fu
per ordine dato in potere del Principe di Salerno, Sindaco
Sindic0 della Città , io Stendardo Reale , e fu egli ricevuto fotto
della l'onorato, e ricco Pallio di broccato > portato con otto
tortalo ^e ^a ^eì Gentiluomini del Seggio Capuano , da due fa-
stendar- voriti di Sua Maefìà , e due altri Nobili del medefimo
do Re ale. §egg'ì0 guidavano il freno dell' Imperiai defìriero ; e tan-
to i fei, quanto i due Nobili , da Seggio in Seggio lì aiutai
rono fecondo le Regioni , e pertinenze loro , eccetto i due
favoriti, che mai fi mutarono, come nei fuo luogo fi dirà .
Cosi
LIBRO OTTAVO. i9ì
Così dunque entrò l'invitto Cefare nella gentil Parteno-
pe , nel cui ingrefib cavalcò un bel morato cavallo con una
ricca gualdrappa , ricamata di oro , e di perle ; 11 fuo ve-rr au ...
itire era una caiacca di velluto paonazzo , calza bianca ,cvir/o ,
con cappello in tefta del medefìmo velluto alla Tedefca 2""*^
fatto , con pennacchio bianco, con il fuo Tofone in petto Nateti*
fenz' altra pompa , credo , prima per moflrare V amor fuo
verfo il Regno , e dopo per dar efempio alli Sudditi di
moderanza , i quali fé dalla Regia Prammatica del veftire
non f offe ro fiati raffrenati, per tal giubilo, non so fé a ^amf
Jor bacavano tutti i broccati , e tele di oro , & argento , vejijre £
che in Firenze , Lucca , Genova, e Parigi , e nell' altre
Città dJ Italia fi lavorano : Tutti dunque, benché pompo-
fì andaffero , pure non fu foverchia la pompa . Così en-
trata Sua Maefìà , s' intefe uno innumerabile , e fpavente-
vole rimbombo di Artegliarie , che veramente non credo
fuffe fiato maggiore lo firepito del fulminante Giove , e
de" fuperbi Giganti j dopo quei tuoni , fi alzò voce per la
moltitudine di Popoli gridando, Imperio , e Vittoria Vit-
toria 5 il che induffe alquanta maraviglia al trionfante Im- Ordine;
peratore . E per dire 1" ordine particolare della cavalcata • del[a ^
valcatd
come andò, dico, che andavano innanzi i cinquanta Con- ueivin^
ipoi turono Napoli
accresciuti al numero di cento , come fono al prefente »
dopo feguivano i Capitani delle Piazze con i dieci Condi-
tori già detti : poi ne venivano i trentafei Gentiluomini
de'cinque Seggi, deputati a portare V Afìe del Pallio , &
il freno dell'Imperiai cavallo; dopo il Capitan delia Re-
gia Guardia, e quinci , e quindi camminavano a piedi nu-
mero grande di Soldati , Archibuggieri , & Alabardieri ,
tutti vediti della divifa Napolitana: feguiva poi la mol-
titudine di Nobilitimi Baroni v Conti, Marchefi , e Duchi,
che precedevano ordinatamente : dopo quefio cavalcava il
Sum*Tom*V. £ b fé-
iP4 DELL' H1STORIA DI NAPOLI
JBifi-6 Segnalato Pietro Antonio Sanfeverino Principe di Bifigna-
inano. no con fàjo di velluto morato con la Tua bella livrea , dal
collo di cui pendeva ronorevolittìma imprefa delVdureum
vellus* volgarmente detto il Tofone di Tuoi pari degna :
Prìncipe d°P° lui feguivanodue altri Principi di gioventù uguali,
d\ ò«.w>-cioè di Sulmona , e di Stigliano, con le loro non meno
belle , che vifìofe livree: Appretto coftoro giugnevano li
Yrineip
èfori.* ancora elfi con la divida Partonopea : dopo quefti givano
quattro Regj Mazzieri con baftoni di argento guarniti del-
Reej T armi Regie , i quali andavano a cavallo con capi difeo-
Ma2zierì:vtTt\ • appretto cavalcavano gli Eietti della Città , e do-
*fl% f poi quali venivano quelli, che li fette Ofiicj del Regno
chiamano , ornati di rafo bianco , fopra i quali erano cer-
5 ite 0Ate r°ke lung^e di fcarlato finifiimo , infoderati di armelli -
fidali dei no con riverii in teda di fimile fcarlato all'antica, fopra
Regno . je qUaJi erano molte finiflìrae, e fpiendidifiiroe gioje, i no-
mi de' quali furono quefti .
Ferrante Spinello Duca di Caftrovillari Gran Proto-
Trotono. nota rio , feguiva .
uri*. Ferrante giovanetto di fei anni , Figliuolo di Rai-
mondo Cardona Duca di Somma , Gran Ammirante , dopo
jimmì- quefìo andava
tante . Antonio Gratinarla, Conte di Cafìro , gran Cancellie-
re , appretto lui feguiva
Cancel- Afcanio Colonna generofifljmo Principe Romano,
gran Conteftabile jcoftui andava con uno Scettro in roano
Cornelia,: 4\ argento lavorato, appretto di quelli , due altri Regj
lllt * Mazzieri , in mezzo de i quali cavalcavano due Araldi con
Mazzieri yefti aurate con 1' Aquile , & armi Imperiali \ giugneva
Si.aPPreffo
Ferrante Sanfeverino Principe di Salerno con lo Sten-
#ndko -dardo Reale con t$. uomini alla ftaffa (cofìui denotava
l'au-
LIBRO OTTAVO.
*<nr
V autorità del Regno ) dietro di lui feguiva
D. Pietro di Toledo Viceré del Regno , il quale ave- Viceré
va aliafua fiuifìra D. Ferrante di Aragona Duca di Mont,DwCrt/i
Alto , i quali andavano con robe di velluto nero , fra qne J£l t
(li due andavano •>
Pier Luigi Farnefe Principe di Parma con Sajo di vel- *pùmìn
luto nero , i quali tutti tre portavano cappelli di feta nera}**; 'Par*.
veniva appreffo cofloro ma*
Alfonfo di Avalos generofìffimo , e fortunatiflìmo
Marchefe del Vafìo , il quale portava una fpada ignuda nel*
le mani , godendo l'ufficio di gran Camerario , andando in Came/s;
quello giorno appretto all' Imperadore . rario.
Alfonfò Piccolomini Duca di Amalfi, come gran Giù- ciufìi-
■fliziero non vi fu , perch' era nel governo di Siena , zìero .
D. Carlo di Guevara Conte dì Potenza , gran Sini bin;rcaK
fcallo , non vi fu per l' inimicizia , che aveva col Marchefe /<?,
del Vafìo , avendogli il Marchefe uccifo il fuo figlio pri-
mogenito : andavano i fopradetti attorniati di Alabardie-
ri Tedefchi da un canto , e dall' altro Spagnuoli •
ApprefTo feguiva Sua Maefìà, fotto il ricco foprano J"/*^
minato Pallio , portato da quei Gentiluomini , nobiliffi-
mamente vefìiti . 0~ ,. ^ ,
Seguivano il detto Pallio i Confìglieri di Stato , i tre
Regenri del Coliateral Configlio, il Prefidente , e Confì-
glieri del Confìglio di S. Chiara , il Luogotenente , e Pre-
denti delia Kegia Camera , e gii Ufficiali delia Gran Corte
della Vicaria •
Andava Sua Maefìà con giocondo , & imperiai afpetto
di felice gioventù ornato , e dalla madre natura ben cora-
pofìo , & organizato con giufìa difpofìzione di natura, e
con amorevoli fguardi : & entrato la detta Porta Capuana
alzò gli occhi alquanto in alto verfo la Città, e ù Spec-
chiò in un' ornatiffimo , & altiffimo arco trionfale ben cono- rrhnfli
pofìo ; la cui altezza era palmi cento, la larghezza palmi a Tcrta
novanta, e la groffezza palmi cinquanta ; nella facciata *<tf«*»««
£ b z vi
i96 DELL9 HISTORIA DI NAPOLI
vi «erano tre porte, quelJa di mezzo era molto maggiore
dell' altre due , nelF uno , e V altro fianco era eziandio una
picciola porta, che all'entrata dell' altre corrifpondeva ;
Nella faccia verfo Oriente, vi erano otto colonne pofìe
fopra quattro bafe , o appoggi quadri , due per ciafcheduna
di verifimile, & apparente porfido , con li capitelli aurati:
Nella prima bafe , era dipinto un cumolo di armi mariti-
me , che fi bruggiavano , cioè remi fpezzati , albori , an-
tenne , roftri , fproni di Galera , pezzi di timoni , e di
Arbori con lettere che dicevano .
Ex punico votaelapfa , cioè
I foddisfatti voti dell'Africana guerra , e Vittoria .
Nella feconda bafe a man defìrà , era una mefìiflìraa
Donna legata ad un Albero piangente , al cui lato giaceva
un rreiìo vecchio Dio fluviale, detto Bragada fiume d'Afri-
ca fenza ghirlanda : la Donna fignificava V Africa con let-
tere che dicevano .
Fi et us tibi Solatia Cccfar , cioè
O Ce fa re vincitore, i nofìri pianti a te, & a' tuoi
porgano granfollazzo .
Nella terza bafe delia fìniftra erano alquante peco-
re bianche inghirlandate di lauro con una fafcia negra nel
mezzo avanti ad un Altare di facrificio , le cui lettere di-
cevano .
Zepbyris , &* reduci Fortuna , cioè
Sacrificio a' Zefiri , che la Cesarea Armata con li
fuoi feguaci d' Eulo , hanno profperamente condotta in
Africa , & alla fortuna del felice , e vittoriofo ritorno
di quella ,
Nella quarta , & ultima bafe , erano V Armi Africa-
ne in cumolo bruggianti , come fono Saette , Archi , Fa-
retre , Zagaglie, Turbanti, e Camife di maglie, le cui
lettere dicevano .
Jam totofurget , Gens aurea Mundo ; cioè
Noi bruggiarao meritevolmente , nafcendo al mondo
nuo-
LIBRO OTTAVO. 197
nuova , & aurea gente Cefarea . j \ ;
Sopra le Cornici di ciafcuno paro di Colonne, nel pm
fupremo ordine erano quattro Colorii, cioè quello del
maggior Scipione Africano, 1* altro dell' Invitto Giulio
Cefare , il terzo del Gran Aleflandro Macedone , e l' ul-
timo deì Magnanimo Annibale Cartaginefe • I due primi
flavano nel mezzo, Giulio Cefare dalla deftra , e Scipione
alla fìnifìra, alli cui piedi (lava un cartello con quefìe note,
quelle di Annibale dicevano . A*"**u*
Vi fio mibi gloria vi fior > cioè
O Cefare , a me cosi fu Gloria effer vinto dal Roma-
no Scipione, come oggi Africa fi vanta effer da te fiata
Superata , fuperiore a Scipione i
Quelle di Giulio Cefare,
Nojirafpes maxima Roma } cioè Giulio
OGrandiflima fperanza della noftra Roma , effendo**/"' •-
oggi degniffimamente più illuftre di me Cefare Imperado-
di quella •
Quelle di Scipione dicevano ,
Decentius Africa nomen , cioè Scinone :
Quantunque Io o Cefare , abbia il nome Africano *,
nondimeno a te tal nome pili conviene , che a me , perche
fé io vinfi Cartagine, fu dopo lunga , e gran flragge de'
Pomani , e d' Italia *, ma tu hai vinto , e fuperato la fera-
bianza di Cartagine , cioè Tunifi , in breviffimo fpazio di
tempo fenza nulla tua offefa , ed occifion de' tuoi . jtUj[an>.
le di Aleffandro Magno dicevano .. ^f«"
Quantum Colle s pracellit Qlimpus , cioè
O Alto,e fublime Cefare, quanto il Monte OHmpo,la
cui altezza dimofìra di toccar ilCielo , e ciò per la felice
Vittoria , che da cotanti tuoi nemici in brieve tempo hai
riportata.
Poi in tutti quattro infieme vi era quefìo Cartello •
0 Lux tu nojìri, Decus , & gloria mundi .
Tu fei Gloria, € luce di quefta noftra Città , e di
tutto il mondo . Nel-
. .' - •
.
i<>8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Nella medefìma faccia erano cinque quadri , aili quat-
tro de* quali era dipinta. I' Iraprefa Africana con la Vitto-
ria dell' Auietta , e di Tunifi con la fuga di Barbarofla r.
nel mezzo flava il maggior quadro , ove era ia dedicazio-
ne dell' Arco Trionfa/e a fua Maeftà , che diceva in quefta
guifa .
Impe. Cxf. Carolo V. Augufto
JS Triumph. Feliciff. Odomanicx
thnfaìt. prxfe&o claffis,terra5mariq: pro-
fugato, Afriche Regi tributo in-
dico, refti tu tis XX- capti vorum
millibus receptis , maritimis oris
undiq? prsedonibus expurgatis:
OrdoPP. Neapol.
cioè
La Nobiltà, e Popolo di Napoli hanno eretto queflo
Arco in onore a Cario V. Augufto Imperadore , Tri-
jìrmi Ceonfatore Feliciffimo dell' Ottomanica rabbia, dopo li
gkirUn- icaccjatj , e rumati Efferati , maritimi , e terreftn,
bndate . d* Inimici , e delia reftituita Africa , importo prima^»
il Tributo al Redi quella , e donata la libertà a 20. mila
Cattivi, & efpurgati tutt' i lidi marittimi da' Latro-
ni» Dietro detto Arco , che mirava la Città, erano al-
^re Colonne fovra altrettante bafe ; Nella prima di quel-
le erano molte Trombette , lance , & alabarde , av*
volti tutti di lavoro con Jettere, che dicevano-
Sint omnia lesta ^ cioè ,
Sia-
LIBRO OTTAVO. j99
Siano tuttelecofe militari ormai pacifiche , e liete ,
perla Vittoria Cefarea. Valor di
Nella feconda bafe era una tefta di Leone con gli oc ■%*& '
chi aperti , e /parentevoli dentro di uno feudo , lignifica-
lo per lo Cefareo con quefìo Cartello :
Terreat Auftriades& PrimusJ* uttimus Orbh%
cioè , & .
Il Valore di Cefare è il primo , e ultimo deì/vJfcZ.
Mondo • no .
Nel/a terza bafe , era un facrifizio , che fi faceva nel
Monte di Vulcano con farmenti verdi con lettere : che di-
cevano •
Spondet majora peraclis , cioè >
Maggiori Sacrifici ti promettono, o Vulcano, dopo
P altre Vittorie , che feguiranno •
Neil* ultima bafe erano molti Tribuli con tal car- „ , .
11 Carlo vit
teJio > % toriofo .
Quocumque loco , cioè ,
Siccome i Vafapiedi in qualfivoglia modo , che fi
pongano,fempre mirano il Cielo, così Cefare in tutte le fue
imprefe con qualfivoglia uomo , & in qualfivoglia luogo
Tempre farà Vi ttoriofo. impera.
Sopra la fommità del medefimo ordine degli altri vìAri*lif.
erano quattro altri Coloflì di quattro Imperadori dicafa ^«jsjw<u
d' Aufìria , cioè Ridolfo , Alberto , Fedrico , e Mafficni Ridolfo.
liano , a' piedi di ciafeuno erano fcritture , quelle di Ri-
dolfo , che dicevano ,
Generis lux Unica tioftri •
O Cefare, luce unica della ftirpe noftra • Quelle di Al-
berto , dicevano,
Majoribus majus decus ipfe futurns , cioè ,
Tu o lmperadore a i maggiori Principi , maggiore
onor farai •
Quelle di Federico , dicevano , Ftderfa.
Attollet nojìros aà AJìra Hepotes , cioè ,
Co-
zoo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Coftui fublimerà al CieJo i Nepoti noftri, e' fuoi Fi-
gliuoli •
Mdjjìmi- Quelle di Maffimiliano , dicevano.
iwo • Sic Pelea vicit Achilles , cioè ,
Così vinfe il grande Achille Pelia Figliuolo di Net-
tuno , come tu hai vinto 1' Africa .
Dopo vi era un verfo comune a tutti , dicendo .
fianc decet Imperi i frena tenere domum •
Quefìo Regno è veramente meritevole di freno
Regno ^Imperiale •
mentivo- ^e' cinc3ue quadri , eh' erano di fopra , ficcom'era-
hdiaverUO della prima faccia , ai quattro di efiì eran defediti i
w tale vittoriofi fatti di Ungaria , e. la Viennefe Vittoria : Nel
éSrttr maggior quadro di mezo era un' altra dedicazione a Cejfàre
Tadrwe.con quelle parole .
Csef. Carolo V. Potentiflìmo Impe-
ratori, Religione, Aug.Juftitia ma-
xime , Indulgenza Vittori Pietate
P P. ob fugatum in Pannonia ad Hi
ftrum Solimanum Turcarum Jmpei.
& Chriftianam Remp. liberatam,
Ordo , P. Q^Neapol.
La nobiltà, e Popolo Napolitano giubila nella ere*
zione di quefìo Arco Trionfale all' inclito Cefare Carlo V.
Potentiflìmo Imperadore , Religiofìfiìmo , GiufìifTìmo , e
Clementiflìmo per la rotta data a Solimano Imperado-
re de' Turchi in Ungaria , e per la Crifìiana Religione
. ampliata .
nei Mare ^ fianco di detto Arco erano undici quadri, e nell'al-
tro iato altri tanti 5 nel primo vi era Cimodoce Ninfa , e
Ti-
LIBRO OT TA VO
201
Titone a cavallo ad alcuni mcfìre marini con brovine in
mano con le ttere , che dicevano ♦
Quofcumque per undas , cioè,
Moftrifì per ciafcun' onda fegno dì letizia .
Nel fecondo quadro era folo fòpra un monte con Io Le*'***
Scettro nella dritta mano , e rella fìnifìra teneva fimilej^* f£
parole fcritte . mata,
Felix quocumque vocaris , cioè ,
Eolo fii profpero , e felice all' Armata navale
Cefarea .
Nel terzo quadro erano Dei marittimi con diverfi frut-
ti di mare in fpalla , e nelle mani, e quelli portavano a pre-
fentare, tutti a cavallo fopra moftri marini di conchiglie
coronati, con lettere , che dicevano.
Quoniam tene? omnia Cafar •
Noi portiamo doni a Cefare , perchè nella potefìà
fua è il dominio dtì Mare , e della Terra •
Nel quarto quadro erano Ninfe marittime con caneftri
di Coralli , di Perle , e di Gemme , & Inghirlandate di
cofe marittime con fimili lettere .
SubmtjJJs adorat Oceanus , cioè,
Sommiftaraente tutto V Oceano adora il trionfo
di Cefare .
Nel quinto quadro erano le tre Sirene dal ventre in
giù Uccelli , e dai ventre in su Vergini alate con iftru -"£*£*
menti da fonar in mano con fìmil detto . ar '
Solus eris nobìs cantandus femper in Orbe, cioè,
Tu fòio farai iempre da noi degnamente cantato
nel mondo .
Nel fefìo quadro erano legni , che fecuramente navi-
gavano , & alcune Città , nelle cui rive erano uomini ,
che ibllazzavano , altri che natavano , altri oziofi fi mo-*V*rW'
itravano: e Delfini , quali per il mare fcherzando givano
con fmjle fcrittura.
1 Nobìs bac otta Cafar , cioè >
Sum*Tom*V* Ce Que-
zoz DELL* HISTORIA DI NAPOLI
Quefìi ozj , e ripofi , Ja fatica , & ingegno di Ce-
fare ne l'ha concedi.
Nel fettimo quadro era Nilo . Iftro , & Indo , celebra-
tiflìmi fiumi con corone fpezzate : & un Cocodrillo , &
un Cavallo fluviale con certi Figliuoli con quefto car-
tello.
Opera fimilacra tuorum , cioè ,
I I fimulacri delle mirabilie celebra tiflìme opere tue,
e de' tuoi pari .
Neil' ottavo quadro vi era Cimodoce Ninfa del mare
,, .... con le Nafle , ove entravano molti pefci fignificanti , per V
Meritici . . ' /. ... - r r
Carlo . ingegno di Cefare, al cui imperio fi vengono a foggiogare
i Regni con fimili lettere .^
Omnia funt meri ir s regna minora tuis , cioè ,
Quelli Regni fono ali i meriti tuoi baffi , e piccioli .
Nel nono quadro dimolìravafi un' Aquila fopra uà
mondo con fimil detto .
Partiri non potes Orbemfolus habere potes^c'ioe,
Tu non puoi tener il mondo divifo, ma dell'impe-
rio intiero di quello fei degno .
Onore . Nel decimo quadro vi era il tempio dell' Onore pieno
di fpoglie , con fimile epitaffio .
Primus Idumeis cinget tua tempora Palmi s ,
cioè ;
Il primo ; che delle fpoglie Idumee , cioè Arabici^,
& Armeniaci, e dell'altre tre regioni Afiatiche riporterà
onore, e Vittoria farà Cefare .
Nell'undecimo , & ultimo quadro erano gli Altari
fparfì per il mondo , fra' luoghi Aprici , afperi , & inculti
con fìmile parole fcritte . . . t
Quofcunaue viderit , Occafus , è- Ortus , cice
In tu'tti gli Altari, che fono dall' Oriente all' Oc.
cidente farà Cefare divinamente facrificare , fommettendo
ognuno alla Crifìiana Fede .
Neil' altro lato deli' Arco , nel primo quadro vi era
la
LIBRO OTTAVO, *0*
h Celefìe Capra tutta llellata con un carteliio dicente . jftjju**
Nunc omnia jure tenebri s , cioè gra dì
Tu e Celare tutto quello che fotto le (ielle giace, CarIt »
giufìamente pofiederai r-
Nei fecondo quadro vi era l'Ariete di color rollo , &
oro con altre pecoie , che pattavano in un prato di varj
fiori dipinto con lettere, che dicevano.
En Tellus merito largitur bonores , cioè
Meritevolmente la Terra onorando Cefare, appalefa
varij fiori .
Nel terzo vi era un' Aquila , che con un piede gitta-
va fulmini , con dire .
Ante fuerit quàm fiamma micet , cioè
QueiV Aquila prima fulmina i nemici . che mofìri ,, . „
,. , ^ • « Mentii
di voler ferire .
Nel quarto vi era la Nave di Argo {Iellata con limile
Epitaffio.
En altera, qua vehat Argo deleflos Heroas , cioè
Quefto , e fimile merita Carlo V.
Nel quinto quadro, vi erano due colonne, una di
nube , & altra di fuoco , lignificate per due Capitani Cefa-
rei , cioè il Marchefe del Vafto , per la Colonna di fuoco, Marcheft
per effer Capitano in Terra , & Andrea d' Oria per la co- #lKaJto'
ìonna di Nube , Capitano nel mareconfcritto. ^rea i
Qui terra , quaq\ paret Viaria , cioè Oria for*-
Quefte (oro due vere colonne, con una delie quali fa ^f5*Tj£ff#
Cefare che a lui ubbidifea la Terra , e con 1' altra il urlo i
Mare .
Nel fello quadro, vi era la pugna dell' Aquila col
Dragone, lignificata perla guerra dell'I roperadore con £ar-
baroffacon quefio fcritto.
Vicifìi) é' Viéìumjam cerni s tendere Palmas,
T V -C,-0è t -j ....'»»••• Urlo R*.
i u riai vinto Tmperadore, e pur vinci,benche 1 mimi- Ughjìjfì-
co ancor vinto fìende le braccia. mo •
Ce % Nel-
ao4 DELL5 HISTORIA DI NAPOLI
Nel fettimo quadro erano i libri luterani , chefibrug-
giavano con fimil motto,
Abolere nefandi cuncla viri monumenta jubet
cioè
Già comanda il Religiofifsimo Carlo, che fi bruggino
Immorta, i libri de' documenti nefandi dell' empio Luterano.
cliif Nell'ottavo quadro vi era un Cocodrillo , e gli alberi
delV India , che fempre crefcono con fimile epitaffio .
Nulla recipit tua Gloria metas , cioè
La tua gloria non ha fine, ma farà fenza fine Im-
mortale .
Imperi» ^e* nono (Iuac^ro vi erano le tre paro!e,cioè le tre Dee
infinito • ^tali con un cartiglio , che ufciva da certe Nubi in fimi-
li lettere.
Imterium fine fine dedi , cioè
T9 ho dato Imperio fenza fine .
Nel decimo , erano certe Diadema avvolte con afpidi
conquefio motto.
Quantas objìent en afpice vires , cioè
Quando gl'Intedeli,e nemici della Santa Fede di for-
tezza , e veleno fi vantano .
&a Vitti* Neil' undecimo , & ultimo quadro erano molti Capi-
re degna tani con trionfi , e vi era pofìo quefto cartiglio .
A s fon' Is/loliuntuY fumana Trìumphos , cioè
Le grandi, & immenfe vittorie fono degniffime di Trionfo.
Sotto le porte delia metà deìV arco erano dieci qua-
dri, in uno de i quali era la Vittoria con due corone in ma-
littoria . no , da una banda teneva V onore vefiito d' armi all' anti-
ca ghirlandato di lauro con palme in mano , dall' altra ban-
da teneva Sua Maefìà con lo Scettro in mano, e nell'altra ma-
, no una palla , amendue coronati della Vittoria con le det~
te due corone, con quefia fcrittura.
Ex uno tecum , tecum utero , cioè
-• Io vittoria , e quefìo onore femo nati da un ventre te-
co infieme .
Nel-
LIBRO OTTAVO, *o;
Nel fecondo quadro era l'Immortalità fopra certi cu*
moli d'armi, e libri aperti, eravi a federe il Tempo teneri- ìm'màtè.
do quelli fotto li piedi , & aveva una lancia in mano con llU'
fìmili lettere.
Nullumdocentjentire laborem % cioè
Nulla fatica mi rendono V armi efercitate da me , co-
nofcendo , che per quelle fon già fatto rimmortale .
Nel terzo quadro erano molte corone antiche,le cui lette-
re dicevano. t c^/f-
Sparguntur in omnes, in te miflaftuunt . cioè . f^/ CQm
Tante Corone fpartite fra gli altri Principi, a terme.
Unitamente fi devono.
Nel quarto quadro vi erano più Camelli , di fafce di
lauro , di palme, e di Corone carichi, con quefto cartiglio . j
Pars quota tritimpbi, cioè . Corone *
Quefì' e una parte de' Trionfi tuoi . parte del
Nel quinto quadro , vedeafi la Pace inghirlandata con ^/™{°/<7
uno Cornocopia in mano con certe altre Ninfe , che anda-
vano cogliendo i fiori per un verde prato , con fimile Epi- -,
teto
Terra , parta , iam pace , mariane , cioè
Polliamo già iblo per li prati gire ormai , effendo per
C efare, pacificata Ja terra , e il Mare.
Nel fefto quadro miravafi V allegrezza ghirlandata di
fiori con molte Ninfe , che fonavano , con fimil catello .
Felici latentur omnia fedo , cioè *!» . '*"
Tutte le cofe fi allegrino in quefto felice fecolo .
Nel fettimo quadro fi vedeva la Clemenza con moki „,
apuani intorno,chinati in terra con Tarmi gittate a' loro Zlt , *
piedi , come vollero dimandar perdono con molti alti Sol-
dati con quefta fcrittura .
Nulla ejì Vittoria major , cioè ,
Nulla Vittoria e maggiore di quella , che con clemen- tf™Anì~
Zd. s'impetra .
Nell'ottavo quadro vi era V umanità con fua Maeftà »
che
2o6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
che riceveva il Fedi Tunifi (cacciato con fuoi , veftito al-
Lìbera- ja Morefca , il quale dava molte cole con iìmiii lettere .
Ti hi nojìrafalus bene credi tur uni , cioè ,
OCefare la ialute nofira fu felicemente ripofta in ma-
no tua .
Nel nono era la Liberalirà , con una mano donava a*
Soldati oro prefo da certi vafi antichi ; e con l'altra
fi levava una collana , e Ja donava a detti Soldati con
quefto motto .
Nulla mei s fine te quaretur gloria rebus, cioè ,
Non cerco gloria alcuna fenza te o virtù liberale •
Gona: Nel decimo quadro era la Gloria con un Trofeo in
una mano , e nell'altra teneva una palma torniata, poi tut-
ta di trofei con limili lettere •
Hoc iierjbperos , cioè ,
Per quefìo cammino fi va ad efTer gloriofo con gli
Dei.
ipruden- Sotto l'altra metà dell' arco erano diece altri quadri,
ZA ' in uno de' quali era il Prudenti/lìmo Quinto Fabio Mafli-
mo , con una tefìa di Donna con 1' ali y e due Serpenti tra
Capelli, qual tettali rteva appreflb i piedi , lignificante
per la prudenza , che egli ebbe con qaefto m otto .
a. Mundi nova gloria Cafar , cioè ,
?U. O Cefare gloria nuova del mondo .
Nel fecondo quadro era Zeluco ^ocrenfe , che fi lafciò
cavar un occhio a fé , & un altro al figlio , per la Giuiti-
ziacon fimi le Epitaffio .
En qua divi/a bentos efficiunt colleda tenens , cioè
Le virtù divife negli uomini , per cui fono beati;
Fortezza in te ° Cefare fono unite .
Nel terzo (leccati Cloeli , che per falvar l'onore con
mirabile fortezza, notava in fiume con quefìo cartello .
Fortitudine omnia bar et CaJ ur , cioè
Fa Cefare tutte lecofc fue con mirabil fortezza^*
di animo. vT f
Nei
LIBRO OTTAVO. 207
Nel quarto era il continente Catone , con un vafo
d'oro fotto i piedi , lignificato per la temperanza di Celare
con quello fcritto ,
cioè
Tu temperatiflìmo cìefare fei il più grande onore
del tuo imperio. ' Fede:
Nel quinto quadro vi era la Città di Sagunto , quale
per la fede con le fue più care cofe bruggiavalì , lodando
per quello il Fedelifìimo Cefare , che per la Fede non__j
avea (limato pericolo alcuno , e quivi non era motto
alcuno .
Nel fello vi era un vafo di Pandora rotto al fondo , speranza*
onde mofìrava effere ulcita Ja fperanza , le cui lettere di-
cevano •
AJìris aquabit òonores , cioè ,
Silpera, che Cefare fublimerà Fonor fuo fino al-
le fìelle.
Nel fettimo era Paula Bufa ricchifiìraa , e liberarilìi- carità .
ma Donna Canofina , la quale follenne a fue fpefe in Ca-
nufio dieci mila Soldati Romani avanzati alla gran rotta di
Canne, laonde quella Donna era qui dipinta con molti di
detti Soldati ignudi , & afflitti , a' quali ella donava veftì-
menti , & altre cofe j e il motto era quello , Ccefareo% cioè Miravi»
più al Cefareo nome la Carità conviene . &ìta •
Neil' ottavo quadro fi vedeva TingrelTo di Cefare nel
tempio di Ercole , & vedendola ftatua di AlelTandro, pian*
fé, conliderando i gran gelli di quello , con limile fcrittura.
Quid fi nofìri Cafaris aòìaì cioè
Quanto più fi meravigliaria Cefare , fé l'invitte
opere del nuovo , e maggiore Celare mirarle, o intenderle .
Nel nono quadro era AlelTandro , che teneva in mano sete :
una Celata di acqua , e lo mirava folo, non bevendone, con .
lìmi] motto.
Hoc quoque mefuperis Africa tefiis erit , cioè
Se io ho ancora nella guerra Africana fopportata
la
*o8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
la fate di ciò Africa iftefla me ne renderà teftimonio •
Neil' uJtimo quadro era Cefare , quando da Brindifi
Toteftd . pafsò in Durazzo , poco curando la fortuna del Mare v fì-
gnificando V animo invitto di Cefare noftro con quefte^j
parole .
Et tran/ire dabunt , & vìncere Fata , cioè ,
I fati a te daranno poteftà ài pafTare , vincere ogni
empia fortuna .
Carlo al Specchiandoli Sua Maeftà nell'Arco, e pafTato per
Seggio di fotto la maggior porta di quella , in brieve afcefe al Seg-
Cfifuana . g-10 di Capuana , ove trovo fopra due Bafe una Minerva,
Dea della Sapienza , & Giove da mezo in su ignudo , con
un fulmine in mano, a piedi lui era un' Aquila con limi-
li note.
Sat mi hi Coclum^pojì hac tua fulmina Junto^cìoh
O Cefare a me bada il Cielo , tu da ora innanzi pren-
Carle en- di i fulmini , con i quali frena i terreni , che fotto il tuo
y^vL gi°g° Jafcio • A P'e di Minerva erano fimili lettere .
fcovado . Seu pacem , feu bella geras , cioè .
tutto del O Cefare godendo la pace , ovvero efercitando la
fimìm
\ni~ guerra > teco farà fempre la Sapienza .
Jtra ti co- jncJi paffando afcefe alla Maggior Chiefa, qual trovò
VltLìf* ornata ricchiflìmamente d' infiniti broccati , che a rifguar-
dore. danti maraviglia mirabile rendeano , ivi Sua Maeftàgiua-
jEUtto di u £ece ora2ione ^ avendogli 1' Eletto del Popolo fommi-
l^efnu nitrato il cofcino , e ricevuta la Benedizione dal Reve-
ta iiMef- rendiamo Vicario , F Eletto Antonio Mormile in prefen-
'pnldorT za di tutti <luei Pr^cipi > Baroni, & Officiali portò il Mef-
Eultode) fale , e Io prefentò aperto a fua Maeftà , ove fi legge il Te
Topojo igitUY % &c, e tenendo l'Eletto dtì Popolo i Capitoli , Et-
ìi'iTpito- to/e Minutolo lidie il giuramento, dicendo Sacra Cefa-
H. rea, Cattolica Maefìà, fogliono i SapientifTimi , e Giuftif-
CapTJÌ f]mi Principi « come è Voftra Maefìà Cefarea , con giura-
cih giù- mento firmar li Privilegi , Capitoli, e Grazie , perforo
ramento conceflì a' fuoj fedeliflìmi Sudditi , e Vaifaili , acciò per
ali un- Jj
fetadore «
LIBRO OTTAVO. 2o9
li loro Minifìri , & Uffiziaii inviolabilmente ad offer-
var debbiano : Per tanto quefìa Vofìra Fedeliffima-j
Città umilmente fupplica Vofìra Maefìà Cefarea , fi de-
gna , e fia Servita giurare di oflervare , e fare offervare dal-
li Minifìri, & Uffiziaii le Leggi comuni, Cofìituzioni ,
Kit! , e Capitoli di quefìo vofìro Regno , & anche i Privi-
legi , Grazie , e Capitoli a quefìa vofìra Fedeiiflìma Città
conceffi per gli Re pafìati di Caia di Aragona, e particolar-
mente per Ja felice memoria del quondam Re Ferdinando
il Cattolico fuo Avo confirmati , & concefii per Vofìra^
Cefarea Maefìà . Cosi V Imperadore levatafi Ja berretta
pofe la mano fopra il Te igitur , dicendo . Yo quiero , y
juro ofie var , y hazer ofìervar todos los PrivjJegios , grà-G'ura-
cias , y Capjtuius conceffos à efìa Fidelifliraa Ciudad per^/J",*
los otros Reyes , y a un mas conceder . E così fi cantò per
lo Clero ìli \e Deum laudamus ; & ufcendo dall' Arcive*
fcovado Sua Maefìà , cavalcò , come prima , ma da cinque
di elfi , & uno del Popolo partavano il Pallio , e giunti al
termine di detto Seggio verfo il Mercato vecchio fi confi-
gnarono le cinque ade predette a i cinque del Seggio di
Montagna , e cesi fi andò da Seggio in Seggio continuan-
do nel modo, che fi iuole nella Proceflione del San tiflìrao
Sagramento , mutandoli tanto i cinque Nobili dei PaiJio ,
quanto i due del freno dell' imperiai cavallo , e quello del n à. ' ..
Popolo , che portava la fefìa afìa del PaiJio umilmente in plrtZ u
ogni contrada fi andò mutando , ripartendola così V onore, ?*% •
come il pefo tra' Confultori , e Capitani delie Piazze Po-
polari , & i due Favoriti , che portavano l'altre due afìe
non fi mutarono mai . Ora giunti nella Piazza di S.Loren- Car1o
zo 1, ove h il Palazzo dei governo , e Kegimento de\tegimto\
Citrà , retto da' NobiJi , e Popolo , vi trovò due Statue ,s* Lo**n-.
una delle quali era iJ Simulacro della Fede vefìita di bian-*° '
co , che pareva di mofìrare il detto Palazzo con quefìa
fcrittura .
Hic mìhì certa Domus^tuta hic mìhi numinis ara,
Sum.TomV. Dd cioè
zio DELL' HISTORIA DI NAPOLI
j
cioè
Qui è Ja cafa certi/lima, e l' Altare ficuriflìmo della
FedeCefarea, e la Statua era il Simulacro delia Vittoria
aita, e ghirlandata di lauro , & in una mano teneva una
corona di Quercia , e neil' altra teneva una palma pun-
tandola a Sua Maefìà , con quefto motto .
Spondeo dignatuis ingenti bus omnia ceptis , cioè
O Cefare io fìcuramente prometto Tempre corri-
stggio di^ondere a*'e tue &™°& > e grandi imprefe , con certa , &
Monta- dubitata Vittoria.
gY1*' Indi afcefe al Seggio di Montagna , ove trovò la Sta-
tua di Ercole con le colonne in collo , con quefto Epitaffio.
Extra anni , folifque vias , cioè
O Cefare le tue infegne , cioè la Virtù , & Il nome
tuo più oltre affai volar farai di là , ove ftanno 1" Erculee
colonne .
Mante. Trovò anche quivi la Statua di Atlante, che fo-
fleneva con le fpalle il Cielo con fimil detto .
Majora tuarum pondera laudum , cioè ,
L'opere tue fegnalate fopravanzano ogni lode.
Seguendo Sua Maeftà il cammino , fi trovò in
Cario ai brieve al Seggio di Nido , & ivi ti miravano fo-
SeggtodiprsL due altre bali , o bilobati due coloffi , uno di
Marte , che ignudo fpogiiatofi , tutte le fuearmi le pre-
fentava a Cefare con fienili caratteri •
Mars hese ut redeasfpoliis orienti s onuftusy cioè
Marte. Marte ti dona le fue proprie armi , perchè fei di
quelle degno ; acciò che pretto vittoriofo a lui facci ri-
torno , ornato, e trionfante d^ìle Orientali fpoglie de'
Turchi . L' altro coloffo era la ftatua della Fama alata , e
Fama, tutta piena di lingue , di occhi , e di bocche, che fono
iftrumenti , con li quali hai notizia di ogni cofa * e nel!'
deftra mano teneva un corno , che all'ora fonar voleva.
Nil ultra quo jam progrediatur ,habet , cioè,
Tu Cefare già per fama fei infino al Cielo afee-
fo
LIBRO OTTAVO- ii£
io gloriofamente , ne parte alcuna refìa , ove di te_j
novellamente la fama volar poffa .
E lafciato addietro quefto Seggio , tofto fi trovo in-Cdr/(J ^
nanzi la Chiefa di S. Agofìino , ove foggiorna il Regi-faperW
mento del Fedeiifiimo Popolo delia Città-. Quivi oltra^»'^
di un belliffimo Arco, che vi era , come fi dirà , fi ve Jjni.£$''
deva fopra unabafe la flatua di una Donna maggiore di'
tutte T altre fìatue , quale teneva dalla finiftra mano un
Cornacopia , e nella defìra teneva un gran timone , con
quefìo fcritto .
Per l9 ojjervata Tede •
Quefìa Statua altro non dinotava , che Abbondanza.^ j^\,m^
di regimento concetto da Sua Maefìà a fuo Fedeliflimo Yo danza .
pelo per ia fervata iua Fede, a pie della Statua vi era
fcritto .
Cafaris Invidi Turca triumphus erit , cioè .
Efiendo ancora Cefare abbondantiffimo di vittorie %
tofìo Ja 1 urehefea rabbia fottopofta da lui giàanderàli»
gata avanti ai Trionfo •
Sovra h porta , per la quale fi entra nel domicilio del
Governo erano fcritte fimili lettere •
Ti dei Simulacrum , cioè ,
Qui è il Simulacro della Fede. Fedeltà:
Sopja fi rifguardavano le Armi , & Infegne Cefaree
dipinte , a pie de' quali fi vedeva da un canto la Verità , e VeritJt
dall'altra l'Onore, e T Amore dipinto , fotto del quale onore
erano fimili lettere •
Tidelitati perpetuò P. Partbenop.
Il popolo di Napoli alla fedeltà Cefarea è legato con
amore, verità, & onore,
b lafciato addietro quefìo luogo ; fi ritrovo nella {ira.- Carlo alla
da della feliaria , ove era un mirabii Monte , & i Giganti, ^eiuhf-
che, Peiia , Offa, & Olimpo , monti V un fovra l'altro/*, è
poilo avevano, per far guerra a Giove nei Cielo : erano iOHmfo,
Giganti di fìatura mirabile con pezzi di montagne su le
Dd z fpal-
4 . A
<
ziz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fpalle, che accendevano; fovra il più fublime del monte era
un Aquila di grandezza flupenda , e pareva con l'ali aper-
te su l'aria fi mantenere , e quando Tua Maefìà giunfe nel-
Ja fìrada , parea , che l'Aquila i Giganti fulminati aveffe,
e fi vidde tutto il monte in fiamma , e s'intefero tanti tuo-
ni che pareva innumerabile Archibugeria , & artificiofa-
mente fi viddero cadere alcuni deili detti Giganti , e fovra
la porta di una grotta, che in queflo monte erano fimili
lettere .
Sic per te Superi s gens inimica ruat , cioè ,
OCefarecosi per gli Eferciti Fedelifiimi tuoi fiano
defìrutte le genti nemiche , & Infedeli .
3%ghdi . Ci° vifìo fua Maefta • Pairando fotto la detta Porta,
Portano, giunfe al Seggio di Portanova , & ivi trovò fopra due Bafi
VA : due Coloflì , uno del Bifronte Giano con un Tempio chiù-
' fo , tenenendo nella deftra mano due chiavi , con Y altra fi
appoggiava ad un battone con un motto .
In mani bus utrumque tuis , cioè •
Queflo lignificava il Tempo prefente colmo di Pace ,
Furore 7/*ma m Potere di S. Maefià era il dar al Mondo la Pace , o
gatot guerra, onde per queflo tiene Giano le chiavi in mano
coi Tempio chiufo , perchè in Roma il Tempio di Giano
flava chiufo a tempo di Pace , & a tempo di guerra flava
aperto . L'altra Statua era un Furore ligato un cumulo di
armi , fignificato per io furore delle genti Infedeli con un
cartiglio , che diceva .
Cui tanta homi ni permijja Potejias , cioè ,
A chi è permetta tanta poteflà, di poter ligare il furo-
re di ciafeheduno , come a Cefare folo ? il quale abbattè
in un momento il furor de' fuoi nemici .
Di qui pattando , fi trovo nell' ultimo Seggio detto
Cario a di Porto , qui trovò un Dio Portunno , che con la Deflra
p%sf* mano teneva un Corno marino con quello detto
dìo Nufquam abiero , & tutumfemper te littore fijìam
O Ce-
^
LIBRO OTTAVO. *i3
O Cefare eflendo tu nel mare , fempre farò teco , e
condurrotti facilmente al Porto %
Eravi anco la ftatua della Fortuna , la quafe teneva da
una mano fuoi Talari , e dall' altra un battone , con un^*M'
Pomo , e ti pofava fopra due Bali con , lettere , che dice-
vano .
Nec fati s hoc fortuna putat , cioè , Meo in
O Cefare donandoti la Fortuna tante Vittorie , e fi£*jtf
fìima quefìo efler nulja, eflendo tu di più grandi onori de- W
gniflìmo . In quefìo Seggio, ed in ciafeuno degli altri , e
nel luogo del governo del Popolo era un Laurato Arco ,
nel mezzo di ciafeheduno di elfi era uno Epitaffio con let-
tere , che dicevano .
O Cefare II Trionfo per la Vittoria
ricevuta nelfllngaria , e nel!' Afri-
ca .
Di qui pattando Sua Maefìà, in brieve fi ritrovo nella
fìrada della incoronata , ove fu vifta cotanta moltitudine
di gente , che non poco maraviglia porgeva a rifguardan faril *\"
ti 5 & approffimatofi ai famofo , & inefpugnabil Catello iìrincC
nuovo , gli ufcì avanti Don Ferrante Alarcone , Marchefe ****** •
della Valle , e Catellano di quello , e li prefentò le chia-
vi del Catello . Poi V Imperadore mirò fopra la porta di
quello due tavolette dipinte a modo di Porfido con quella cafieih
Epigramma. NJUQV9.
Ad
2i4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Ad Carolum Imp. Vièta Africa
Regem Afise, Europa fipellis Vi6lor, &Iftro
Africa fì Terra , fi tibi vièta Mari eft :
India , quse non tota prius fi prsevia Csefar:
Jamtibi ,cur iftamfpernis, & illatuaeft.
Ad Eundem.
Quam Caefar vix mille rates,vix mille cohortes,
Quam vix tot Ju ftris , tot domuere Duces:
A te intra mentem Lybix , terraq^ mariq;
Vn5ta, Afise quamvis fé tueretur Ope.
Ad Eundem.
Axis uterque tuus eft Occafus , & Ortus ,
Sic tuus hoc cupiunt sequora , terra cupit :
Solcupit exoriens, ne poft hac Isetius Orbem
Cum oritur , quam cum nafci-
tur irradiet.
Se da IT Europa , & Tjiro il Re dij cacci ,
D'Afa, e d'Africane già per terra, e Mare
Vinta è rinàta ,cb3avea più multi impacci
Or tutt* aperta a te Cefare appare ,
Per q uè fu Signor mio in poco preggio
E quella tieni per tuo caro Seggio •
AlV Iflejfo.
L' Africa y che già mille Navi appena
E mille /quadre in tanti Lufiri , e tanti
Duci domaron , con fronte /erena
D'una
LIBRO OTTAVO. aij
D'una fot Luna , e con aufpicjfantl% ì
Tu Cefare hai per terra , e mar domato ,
Benché à Afta Vajuto babbia invocato .
All' Iftejfo .
Già vojìro è fatto V uno , e V altro Polo ,
L'Oriente non men% che l'Occidente ,
Deftan il Mar non che la Terra folo ,
Di quejìo il Sole egual piacer nefente •
Accio dia lume al Mondo , quando ei muore ,
Non piU li et oy che quando a noi vienfuore*
Entrato Sua Maefìà nel Cartello , fu ricevuto dal Ca-^//*"
flellano con le lolite cerimonie delie chiavi, e torto fi vid- CajUio*
de il Cartello tutto infiammato di fuoco , e s' intefe
l'intonar di Artigliarle, che pareva il Mondo rovinar
dovette , e fra gli altri afpetti , che quei felice giorno di-
mortrò , che entrando Sua Maefìà nel Cartello, fparve da-
gli occhi della moltitudine infieme con lui anche il Sole 9
dando luogo alle rtelie , che in quella (èra anch' effe pare-
vano , che mirar Cefare vittoriofiffimo defiderafiero : laon*
de dal dì eh' entrò Sua Maefìà in Napoli per piti di due
roefi , e mezzo continovi i giorni furono chiari , e lumino-
fi , & il Sol tepido, ficchè la Stagione era in modo tale
addolcita, che non Inverno , ma pareva quieta, foave , e
dolce Primavera : e tanto i freddi , e le pioggie dal nofìro
clima fi lontanarono , che l'odoriferi fiori di Naranci , e
e le vaghe , e foavi Rofe fi vedevano a mazzetti , come il
mefe di Maggio far fi fuole .
La Gualdrappa del cavallo dell' Iroperadore già det-
ta di fopra con la pompofa feggia , ove , egli fi prefentò ,
nell' Arcivefcovado fino al prefentefi veggono nella Sacri-
ftia della Cafa fanta dell'Annunciata • Ora fìando Carlo in
Napoli con fuo gran piacere, e ferta , gli venne avviCo Morte di
della morte di Francefco Sforza Duca di Milano fenzala Francefc*
iciar figli , perilche Sua Cefarea Maefìà a 13, di Decembre s££$
ne tftun»
zi6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
ne fé celebrare le pompofe Efequie nella Chiefa di Santa
Maria la Nova > ov* egli con molti Principi , e Signori
intervenne 5 avendo prima fatto prendere il Governo di
quefto Stato da Antonio di Leva fuo favoritiffimo Capita»
noi e benché quello Stato fecondo i patti già detti nel Ca-
pitolo primo del pretènde Libro gli era ricaduto pure per
tefìamento di lui di ragione li toccava , avendogli Sfor-
zeichi pofieduto quello Stato anni 87, dal Primo France-
fco Sforza .
Governandofi Napoli la defiata perfona del fuo Re >
& Imperadore con il concorfo di tanti Principi , & Orato-
ri, con conviti, giuochi, e fefte, che ogni dì fi facevano, e
lìozze di fra gli altri fu folenniflìma Jafefìa delleNozze di Margari-
Margari- ta figjja naturale di fua Cefarea Maefìà con AiefTandro de*
irta . Medici Duca di Fiorenza , con la quale anco fi celebrare-
Nczzedei no Je Nozze di Filippo della Noja Principe di Sulmona
'di'luiV con I*abe^a Colonna figlia di Vefpafiano figliuolo di Pro-
na . fpero , Signora di valore : Quelle due fede fi celebra-
rono nel Cafiello di Capuana, nelle quali intervennero
molti gran Principi , oltra de' nofìri fovra nominati del
Regno vi furono anco di efìerni ; come Ercole di Bile
Duca di Ferrara, Guidobaldo Feitrio della Rovere Duca
di Urbino , Pier Luigi Farnefe figlio di Papa Paolo Ter-
zo , Andrea d'Oria Principe di Melfi , il Cardinal Santa
Croce, il Cardinal Cefarino, Cardinal Marino Caracr
ciolo , vi furono quattro degniffimi Vecchi Ambafcia-
dori de5 Veneziani , il Duca d' Alva , il Conte di Bene-
vento con altri gran Signori , i quali tutti con gran piace-
re godettero delle vifìe di fua feliciffima perfona , & anco
di giuochi tornei , gìofìre , e fefte , che fi facevano , nelle
quali P Imperadore vi fu più volte , & un giorno fiando
egli a vedere una gioftra , fu domandato dal Principe An-
drea d'Oria , che Ji pareva di quella, rifpofe Sua Maefìà,
Por burla es mucho , fi por vadad es nada .
Nel giorno primo dell' anno Sua Cfare Maefìà andb
ad
LIBRO OTTAVO zir
ad udir la Metta nella Chiefa di S. Domenico , ove udì an-
co un Sermone dal Reverendo Maeftro Ambrogio Salvio Maejtr,
di Bagnuolofopral Epiftola corrente di quei giorno, nel- ^,ìo
qual Sermone Sua Cefarea Maefìà fu efortata a prender V predica
armi contro i Luterani nemici della Cattolica fede . il che fl//'M'-'
fu cagione , che la Maefìà Sua dopo alcuni anni Pefeguì
con gran fervigio d' Iddio , e gloria delia fua Felice Per
fona , come fi dirà .
Stava l'Imperadore in Napoli con molto piacere,e fòd-
disfazione , e fovente fi ammafcherava ora col Marchefe
del Vallo , che de' nofìri Principi era il più favorito, & ora
con livree bellittìme con altri Signori , e nel giorno dell'
Epifania con Principaliffimi Signori , fi adoperò nel gio-
co di ferocittìmi Tori nella piazza di Cabornara , ove Sua
Cefarea Maefìà mofìrò grandiffima defìrezza,e leggiadria.E
non difpiaceràa'Curiofi intendere un paffatempojche occor-
re nella mafcherata*, perciocché avendo alcuni giorni prima
Ja PrincipelTa di Salerno richiedo all' Imperadore una gra-
zia in Perfona di Gio: Battifìa Tolfa , figliuolo del Conte
di Serino , inquieto di omicidio , non avendo remifiione
di Parte , alia quale l' Imperadore 5 rifpofe , y no Ja pue.
de azer 5 replicò la Principerà , la grazia , al que fi pue-
de azer , yo no la pido a V. Magefìad , rifpofe V Impera-
dore, yo mi consultare con Cuevas . Poco appretto mafca-
randoli Sua Cefarea Maefìà , & andando fotto la finefìra y
ovJ era Ja Principetta con altre Signore , ditte , Sellerà Prin-
ciperà deame etto ramagliet , Ja Principetta conofciuto i'
Imperadore , e venutoli in memoria la rifpofìa , ditte:
Senor Mafcoro con Cuevas me confultarè , replicò V Im-
peradore forridendo,ya fìà echo lo que me fé pedio;allora
la Principetta con gran fetta menò il ramaglielo a Sua
Maefìà, dicendo Seiior Mafcoro , yo recibo la merced to-
roafe el ramallette , que yo fé io agradette . Poi negli otto
diGennajo 1536. per la Maefìà Cefarea fi celebrò Parla-
mento Generale non più in Monte Oliveto , ma in San Lo- menZgè.
renzo , ove intervennero tutti i Baroni , e Sindici delle wrpie . '
Su?n.Tom,V, E e Ter-
218 DELL' H1STORIA DI NAPOLI
Terre del demanio del Regno , e per Ja Città di Napoli,
comparve fecondo V ordine di giro Ja nobil Piazza di Por,
to,e per effa Girolamo Severino , eccellentifiimo Dottore,
padre di quei virtuofìflìmi , e generofi Signori , Gio: Fran-
cefco , Gio: Girolamo , e Camillo, nel qual Parlamento
fu conchiufo , che fi donaffe a Sua Cefarea Maeftà un con-*
to , e yoo . mila ducati di Moneta , da pagarfi per gli Baro-
ni , & Univerfìtà del Regno , eccettuandone folo la Città
di Napoli , conforme al folito, e fi conchiufero anche 31.
Capitoli, e Grazie , le quali fi domandarono a Sua Mae-
tfà, oltre di 24. altri Capitoli , e Grazie in beneficio di
alcune Provincie , & altri particolari ; come fi legge ne i
Capitoli, e Privilegi della Città.
Furono fatti a Sua Cefarea Maeftà da molti Principi,
f t Signori fontuofiflìmi conviti , ove 1' Imperadore volen-
tieri andò , e trattò tutti con fomma benignità, e tra
gli altri non mi pare paffar in fiienzio il convito , che fu
l'origine dell1 odio tra il Marchefe del Vafto , e D.Pietro
di Toledo , il quale fi fé nella cafa dei Teforiere Sances al-»
l' Olmo di San Gio: Maggiore , ove D. Pietro albergava ,
jBaticbet* per aver dato luogo nel Cartello nuovo al fuo Signore , nel
TietroDi qual convito furono convitate molte Signore , e tra l'altre
dirim, vi fu D. Maria di Aragona , Marchefa del Vado , Signora
teradorèufò fingolar bellezza , e di real prefenza , e d' ingegno , e
di giudizio incomparabile , e quafì al par di lei Donna Gio-
vannadi Aragona fuaforella , moglie di Afcanio Colonna,
Ifabeila Villamarino Principerà di Salerno, Ifabella di
Capua Principerà di Molfetta , moglie di Don Ferrante
Gonzaga , la Principerà di Bifignano , D. Ifabella Colon-
na Principerà di Sulmona : D. Maria Colonna Marchefa
della Padula , moglie di D. Francefco da Efte , Donna Cla-
rice Orfìna Principerà di Stigliano, Roberta Carrafa Con-
terà di Maddaloni , Signora di gran bellezza , e valore ,
forella dei Principe di Stigliano , la bella Principerà, di
Squillaci , la favia Dorodea Gonzaga Marchefa di Bitonto,
Dcn-
LIBRO OTTAVO. zt9
Donna Dianora di Toledo figliuola del Viceré , Lucrezia
Scaglione tra tutte quefle era famofilTìma , e celebre di
bellezza, valore, e di gran convenzione, e fi trattava
come Titolata, ancorché non vi fuffe : erano cotefìe Si-
gnore quafi tutte congregate in una delie camere di quella
fala , ma V accorto Marchefe del Vafìo ordinò a Don An-
tonio di Aragona iuo cognato , che con le Donne a guardia
fé ne fìefTe : li Viceré che forfì aveva offerto a fua Cefarea
Maefìàpiù di un convito , andando involta, trovò Don
Antonio ftarfene tra le Donne , a cui difTe , che non era
bene che un' ih mo folocon tante Donne fé ne fìatTe, e pe-
rò di là fi ievafle , rifpofè Dm Antonio , che il Marchefe
così P aveva ordinato , replicò il Viceré , comandandoli ,
che di là fi levarle , D. Antonio replicò , che non fi leva-
rebbe : li Viceré foggiunfe, che lo manderebbe prigione :
EuonKe tengo, e vicino , dille D. Antonio , che mi po-
trà liberare. ]J cui contratto venne all'orecchio del Mar-
chefe , il quale irato fi accofìò , e voitoffi al cognato,
dicendo , che cofa ci è D, Antonio ? gii rifpofe . 11 Vice-
ré vuole , che di qui mi levi , all' ora il Marchefe rivolto
al Vceié, con ira diffe , non fi levarà mai . Replicogli il
Viceré , fi levarà pure , il Marchefe pofìo mano al pugna- ,,.«
le, e roezo srocerandolo, replico , Don Pietro, Don Pie- uroieto ,
tro,a cui il Viceré con mano anch'egii al pugnale , rifpofe,*'7^V"-
Marchefe, Marchefe . In quefìo entrò PImperadore,e li ri-^/0# e
prefe P uno , e P ahro,ccmandogli..che fi acquietarTero,ne
prima da quei luogo ufcì , che li fé pacificare infieme , la
qual pace fu foJamente efìrinfeca , perciocché Podio ne*
cuori di amendui perpetuamente rimate : Fu detto poi
per cofa indubitata, che ciò avvenuto fuffe, perchè il
Toledo aveva prefo geiofìa di Donna Dianora fua figliuo-
la , che era con quelle Signore , dubitando di D. Antonio,
il quale era giovane molto defìro •
Ora fìando P imperadore in Napoli ebbe avvifo , che
Franceico Re di Francia allo flato di Milano pretendeva ,
E e z e per-
zzo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
e perciò al Duca di Savoja guerra modo aveva : per ve-
jVd»^:derIo molto rifìretto con Carlo fuo cognato , perciò-
fr°JcUf che due forelle del Re di Portogallo per moglie aveva-
pretende no , e nel Piemonte tre terre occupate , come avevano
%SMu Turino ' PinaroJa , e Follano; del che V Imperadore_j
m è hi quando 1! intefe dal Duca di Seffa , che venne in Napoli
tre terre- & dolerfene con efìolui , fi turbò molto , e partendo di Na-
iffadoZ' Voìì y alli 22# di Marzo 'Ji6- tutt0 colerico fé ne andò
(tra ore. ^ vojta di Roma .
Carlo V. giunfe in Roma ove f ri/enti col Papa del
Re Francefco j e dopo alcune guerre tra loro ,
ferono Tregua per anni io. nel quale tem-
po morì Ifabella Imperatrice , e fu
Vlncendio di Fazzuolo.
Cap. VII.
G
Tunto F Tmperadore Carlo V. in Roma nelli cinque
di Aprile i y;6.fu da Paolo Terzo con il Concifìoro
di Cardinali di tutt'i Principi , e Popolo Romano folenne-
^^nemente ricevuto , ove gli furono da quel Popolo molti
ftiadori Archi Trionfali apparecchiati , e fu alloggiato nei Palaz-
zi tran-ZQ <je] Papa commodamente , e vi flette pochi giorni , ne'
dUno Ili' quali in occulto volle vedere tutte P Antichità ^ e rovine
Impera- fìupende di Roma : Quivi da Macone , e Vellejo Amba-
fle K fciadori del Re Franceiico fu ricercato , che volefle inverti-
Milano, re Duca di Milano Errico fuo fecondogenito , poi eh era
morto Francefco Sforza , e fi farebbe confervata la pace
R^MMìtra loro, eie ragioni che aveva la Corona di Francia in
di Fran- quel Ducato erano in due capi : L'uno per effer egli fucef-
s^^ffore di Valentina Sua Bifava , che fu figlia di Galeazzo
Milano . Maria Sforza V. Duca di Milano, data per moglie al Duca
di Orleans figlio di Carlo V. Re di Francia, e fratello
del Re Carlo V f. la quale ebbe in dote Arti con il fuo
Contado,con patto che mancandola linea mafeoiina difen-
dente
LIBRO OTTAVO. tu
dente da effo Galeazzo Maria , fuccedeffe nel Ducato di
Milano Valentina , e fuoi eredi del Ducato di Orleans , &
effendo da Valentina nato Cario , Giovanni , e Filippo :
da Carlo nacque il Re Lodovico Duodecimo , di Filippo
non riraafe alcun Figlio , ma di Giovanni reftò Carlo , che
fu Padre di effo Re Francefco . L' altro Capoera V effe re
fiato il Re Francefco inveftito di quel Ducato da Mattimi- Ra . r
Jiano Sforza , come fi è detto di fopra , le ragioni dell'lm air im-
peradore erano tre più potenti di quelle del Re ; la prima Per*dìre
*■ t j rr n.' ri* nello Sta-
li competeva , come Lmperadore , per eller eitinta la linea t0 dìMi*
nominata peli' Inveltitura fatta di quello Stato da Vincis inno .
Jao lmperadore nell' anno 1395 a Giovanni Galeazzo Vi-
fconte primo Duca di Milano j e per queflo s' intendeva
quello Stato ricaduto all'imperio ; la feconda ragione
Ji competeva , come a1 Re di Napoli , perchè moren-
do Filippo Maria Vjfconte, Terzo Duca di Milano, lafcib
erede di quello Stato il Re Alfonfo Primo , come di fopra
fi è detto . La terza ragione era , che egli ne flava in pof-
feffione , che come è fiato ricaduto all' Imperio ne aveva
cacciati i Francefi , & invertitone Francefco Sforza con Ji
foli ti patti , morendo efTo Sforza fenza figli , lafciò nel
fuo testamento a lui quello Stato , come fi è detto . L'Im-
peradore fdegnato delia propofta de' due Ambafciadori ,
xifpofe , che nel parlamento che era per fare in pubblico
al Papa , & a' Cardinali innanzi la fua partita di Romtu Rìfpojìa
avrebbe riipofìo a quella dimanda , & il giorno avanti che^' 1™-
partiffe , dopo 1' effervi dimorato quattro giorni , parlo ,f/;>^!
al Papa in piena Congregazione de' Cardinali ai cofpetto bafdadv.
degli Ambafciadori Francefi , e molti uomini Nobili , ?rJrfe;
Preiati , dolendofi molto degli andamenti dd Re di Fran-
cia , contro il quale chiamò Iddio, Giudice fra amen-
due , non potendo per l'onor della dignità Imperiale non MaJ&T*'
ruentiriene , qui ripetendo 1 antiche ingiurie, che la Gala//^ rì-
d'Aufìria dalla Corona di Francia ricevute aveva , quando f-*dtat**
Re Carlo Ottavo rpudiata , e rimandata all' lmperadore^^^
Maf-
zzz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Mafiìmiliano fuo Avolo Margarita fua figlia tolfe per mo-
glie Anna di Bertagtia , come appreffo fi dirà, rimpro-
verando al Pe , che egli rotto avefTe F accordo fatto in
Madrid, non avendo ofiervato nulla » anzi tofto , che fu
Jiberato dalla prigione , e mandò Monfignor Lotrecco
per togliergli il Regno di Napoli , avendo di continuo
mofìrato acerbiffimo odio contro di lui , e per ultimo
avendogli nel Piemonte tolto tre Terre, per quefìo fi rifol-
. veva di rivoltare a danni fuoi e del fuo Regno quelle armi,
queirapparechio di guerras che contro gl'Infedeli defìinato
aveva . Il Papa allora l'abbracciò, pregandolo a voler tem-
perar tanto fdegno , e difcacciò gli Ambafciadori Francefi,
apparecchiati a volerli rispondere. Perciocché cofìoro al
principio col ragionamento in damo all' Imperadore di-
mandato avevano che gli parlafTe Francefe, acciò comoda»
mente aveffero potuto rifpondere ; ma 1' Imperadore diffe
che voleva parlare Spagnolo, acciò quella lingua, come
più vicina alia Romana , fufie da più perfone intefa : vol-
lero gli Ambafciadori rifpondere, ancorché per aver l' Im-
peradore parlato Spagnolo, non aveffero potuto ben il
tutto intendere , e diflero interrottamente alcune cofe ;
ma perchè l'impedì il Papa ; acciò alla perfona imperiale
rifpetto fi avelie 3 sforzandofi ifcufare quanto poflìbil faù
fé il loro Re,
Carhpar* Avendo l'Tmperadore licenziato gì» Ambafciadori del
■te daRo-Re^ l'altro giorno fi partì , & andò a Viterbo, e dopo nel
m<l ' Sanefe , e di là in Fiorenza , & a Pifìoja , e poi a Lucca j
e paffato V Appendano , pervenne in Afìi , ove rifoiuto di
andar in perfona foprala Francia,radunò un effercitodi 4.6.
mila perfone, & ebbe con elfo il Marchefe dd Vafìo,il Duca
d'AlvaD. Ferrante Gonzaga , il Principe di Salerno , &
foprn t Andrea d'Oria , che iofeguito per mare , e nel principio
Ftancia. ó\ ^gofìo dell'ifieffo anno entrato nella Provenza , la pò-
fé tutta a rovina; ma perch'eli Francefi per ordine del Re
avevano abbruggiate tutte le biade per tutti i luoghi ,
LIBRO OTTAVO. zi',
gV Imperiali patirono per quello molta fame ; oltreché
fi apprettava i' Inverno , s'intendeva, che il Re France-
sco fufTe già venuto pretto Avigone con 40. mila perfone,
e anche l' Imperadore avefse prefo Antibo con alcuni altri
luoghi; nondimeno per la gran difficoltà fu forzato riti-
rarli a dietro con grandiffimo difagio, mortalità di fuoi,
e fi ridufse in Genova . Nella Primavera , che feguì poi ,
avendo il Marchefe del Vallo con grofso Efercito nel Pie- r^r°a J)n
monte afsediato Pinarola , e Turino , i quali luoghi era- Genova .
no flati tolti da Fra n ce fi ; Il Fé tofìo vi mandò Errico
Delfino fuo figliuolo con potente efercito , il che fu ca-
gione j, che il Marchefe lì levafse da queir attedio, e fi Trh uà
ritirò verfo Atti : ma quando Errico delignava di far gran tra car^
fatti , ebbe avvifo che la Regina Maria infieme con Leo- '• * * ,
nora Regina di Francia amendue forelle dell' Imperadore
una tregua per fei meli conclufa avevano, E per quello
Errico tornò in Francia , & il Marchefe fi condulfe in_j
Milano .
Nel qual tempo avendo il Turco Motta guerra a' Ve- ro**r*f
neziani , e feorrendo BarbarofTa per il Mare di Calabria >cw»m«,
e di Sicilia, tutta 1' Italia ne andava in rumore . Perilche
Papa Paolo Terzo comprendendo il danno, che a' Criftiani
apportar poteva la difeordia , che era traquefti due gran
Principi; Avendo nel Mefe di Febbraio 1 $38. chiufo la i?r%^*
Jega tra lui , e l'Imperadore ; & il Senato Veneziano vo- Trance-
Jendo tentare di conchiudere tra elfi qualche pace , mentre^' é^
che la tregua operò per via di Ambafciadori ", & otten- Kizla\
ne , che quelli due Principi fufTero contenti abboccarfi in-
fieme a Nizzajntervenendovi anco la fua perfona , benché
vecchio di anni 70. Qui dunque effendofi il Papa & i due
Principi , condotti , fi affaticò molto , ma non potè acco-^***,.
modar le loro differenze , mali bene ragionò di far laJe- la per io.
ga tra di loro contra il Turco, e fi prolungò per dieci anni mxnì '%
la triegua, quale fu pubblicatali Giugno 1 538. con gran
piacere ditutti i Popoli , e tornò il Papa in Roma , e fu
ac-
124 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
accompagnato dall' Imperadore fin a Genova , & il Re
Francesco fé ne andò in Marfeglia . Giunto l'avvifo in Na-
poli della lega conchiufa a danni del Turco , & il bifogno,
che teneva la Cefarea Maefìà per tale fpefa . Nelli otto di
Aprile dell'anno ifteflb fi convocò il Generai parlamento
nel Convento di S. Lorenzo, ove intervenne per Sindico
della Città , Cefare Mormile della Nobil Piazza di Porta-
nova , e fé un Donativo al Imperadore di trecento feffan-
BZ*"im ta mila ducati .
Poco dopo firmata la Lega già negoziata a' danni del
Turco fra il Papa , l'imperadore , e Veneziani con un Ar-
mata di zoo. Galere , e cento Navi , il Settembre dell'an-
no predetto 1^38. il Principe d'Oria Capitano di 8z.
Galere dell' Imperadore ; Vincenzo Cappello Capitano
di altre tante Galere di Veneziani , e Marco Grimani Pa-
tiTapa "triarca di Aquilea , Capitano di 3 6. galere del Papa , fé ne
l'impera- andarono il Settembre dell'anno iftefìò a ritrovareAriadeno
Venezia- -Barbaroffa , che con la fua armata alla Prevefe fi ritrova-
rti, B^- va, ed effe ndo già in procinto di doverfi il fatto d'armi
harrofa attaccare , del che la vittoria fi fperava , perciocché fi
tjL rf fentiva di certo, che l' inimico fuggir do v effe , ma pri-
ma , che la battaglia ne veniffe alle ftrette , i noftri fenza
afpettare l'inimico, in fuga fi pofero , effendo tra lordivifi
per 1' ambizione , e fuperbia de' Capitani ; Onde con qual-
che danno , eh' ebbero i vafcelli zoppi , il retto col favore
de' venti frefehi in Corfù fi conduffero, e volendo forfi que-
fta vergogna coprire , e moftrar di aver fatto qualche co-
fa , poco dopo della detta fuga, Andrea di. Oria ne pafsò
al Golfo di Cataro, e prefe a forza Cartello nuovo, Fortez-
Cafteilo za d'importanza del Turco pofia nella Dalmazia , lungi da
*un}\?rrf°Ragufo zy. miglia, & altre tanto lungi da Cataro , ove
'iafeiatovi Francefco Sarmento Spagnuolo con 400. foldati
Spagnuoli , molti de5 quali fi trovarono ai facco dì Roma ,
e fé ne ritornò in Genova i di quefta ingiuria Solimano
molto fi dolfe j e confiderando quanto l' importale , aver
un
LIBRO OTTAVO. zz$
un nemico > com' era Carlo V. così di appretto , e quanto
li farebbe flato onore, fé {cacciandolo, il predetto luogo ri-
cuperato aveffe . Commife a Barbarotta , che con ogni fuo
sforzo andaffe a quella imprefa j In tanto , che partitoli
con un* armata di 190. Galere , e 27» Navi con grandiffimo
numero di foldati intorno alli 18. di Luglio 1 539. attediò
il Cafìello nuovo , & avendolo olii natamente combattuto ìCaqeIh
per mare, e per terra circa un roefe. Finalmente per forza lo novo pre*
prefecon morte di quegli Spagnuoli , che meritevolmen -/^Bar-
te la pena del lor facrilegio commetto al facco di Roma aro"* *
portarono: ma con tanto danno de' Turchi , che Barba-
rotta i fletto ne reftò maravigliato, e Francefco Sarmonte
Governatore della Fortezza in catena fu portato a So-
limano •
Ma avendo la Cefarea Maefìà determinato far qualche fe-
gnalata imprefa in Levante , fece intendere il fuo b i fogno Donitt^
alla Città Fedeliffima di Napoli , ove nel primo di Marzo
1 j3 9. fi convocò il general Parlamento nel folito luogo in
San Lorenzo , intervenendoci per Sindico delia Città , Ce-
fare PignateJJo del Seggio di Nido , ove fu cumulato un-i
donativo a Sua Maefìà di ducati 260, mila in quefìo anno
ifìetto , e proprio nel primo di Maggio in Toledo mori
in parto P Imperadrice lfabella di età di anni 30. con gran
fcontento di Carlo Quinto , fu poi a5 21. di Ottobre por-
tata a fepellire in Granata nella Cappella Reale : nel cui
tempo Carlo navigando per ritornar in Ifpagna , fu invi-
tato dal Re Francefco a pattar per la Francia , l'Impera-
dore avendo accettato tale invito , il Novembre dell' anno Carlo rU
ifìetto fi ritrovò in Acqua Morta , ove fu dal Re, e dalia '£***-■
Regina deli' Troperador foreila con tutte queir amorevo- Sflgn*
iezze raccolto, che immaginar fi pottano , ove avendo !'/« rif**
Imperatore col Re avuti fecreti , e fìretti ragionamenti , }%°H'f*a:
da' quali fi giudicava dovette nafcere tofìo fra loro perpe-
tua pace , e riconciliazione , il dì feguente P Iroperadore
Sum.tQm.V. F f par-
ii6 DELL HISTORIA DfNAPOLI
partì, e ne andò in Ifpagna , refìando il Re tutto pieno
di contento . Ma i Veneziani , che penfarono , che l'ami-
cizia di quefti due Principi doveffe durare , temendo delio
fiato ioio di Lombardia , fi accordarono con il Turco con
darli Malvagia \ e Napoli di Romania, due forti Città nel-
la Morea, e vi flrinfero una lunga tregua *
Giunto V Imperadore in Ifpagna , ebbe nuova , che la
jHfc/fcvCittà di Gantes in Fiandra fi era iblievata, il che avven*
m 'delia t ne, perchè la Regina Maria fua foreiJa , che ne aveva il
vinte?* &overno > volendo imponere alcune gravezze a' Fiandrefi \
& eglino ricufando di pagarli , quefìa Città fi levò in ar-
mi ; e difcacciati gli Ufficiali, e Miniftri deli' Imperadore
diraofìrarono aperta ribellione . Carlo conofcendo , che
per raffettare quefte cofe faceva bifogno della fua prefenzaj
Carlo ìn deliberò andarvi . Ma effendo il viaggio per l' Italia lun-
Gantes * go , fi rifolfe paffare per la Francia , tanto più , che il Re
Francefco a pattarvi , invitato T avea , e li prometteva
genti da domare i fuoi ribelli . E prefo V Imperadore quel
cammino per le pofte con yo. gran Signori della fua cor-
te , fu maravigliofamente ricevuto , & onorato in tutte_*
le Terre di Francia , anzi li vennero a portare le chiavi
delle Città * e fu dal Re , e dalla Regina ricevuto in Bks^
e condotto in Fontana Ebleò , e fattegli gran fede , infino
dentro Parigi* con la raedefima pompa , e folennità , che~j
éntro il Re , quando li fu data la Corona ♦ Avendo il Re
prima fatto allontanare dalia fua Corte tutti i Forafciti
Napolitani , che lo fervivano , acciò in tempo di quelle»*
grande accoglienze , non ave/fero all' Imperadore qualche
grazia domandato , onde V a veffe potuto apportare difpia-
cere , e quello , che non fi può a baftanza comendare , fu
che il Re fi fpogliò della fua autorità Reale , concedendola
all' Imperadore , in tanto > che rimettea alla fua volontà
di far grazie , e di condannare alle pene i rei , effetto di
Principe non più udito, per quefìo fu pubblico grido t
che
< LIBRO OTTAVO. zz7
che amen due pacificati erano . L' Imperadore all' incontro
per mofìrare di avere grata una gene rofità tale , accettò
qualche parte di autorità -, e fece di aicu ne piccioie grazie ,
che gli parvero onefìe , e dopo alcuni giorni quivi con-
fumati in fefìa , F Imperadore lì Jicenziò dal Re, e.j
dalia Regina , & il JRe ii fece compagnia (ino alli confini di
Fiandra : e giunto ivi F Imperadore , i Gantefi non fi pò- G
tendo difendere , fi refero . Et egli caligati , eh' ebbe &- fionda-
veramente 1 capi della ribellione, fece nella Città edifica- no *Cat*
re una Fortezza , e tenerJi in freno, e lafciatofi buona ° "
guardia , venne con molta prefìezza in Italia .
Entrato l' Imperadore in Milano, poco vi flette , e ftnSfcf*
partì per Lucca , ove era afpettato da Papa Paolo Terzo
che pur voleva di nuovo tentare di mettere pace tra lui ,
& il Re Francefco , ma ne anco a quello nuovo abboc-
camento potè far cofa , che giovevole furie, perciochè Carìo con
F imperadore diceva apertamente, ch'egli non voleva '/J^4 *
dare lo Stato di Milano a' Francefi , adducendo per fua
ragione , che fapeva molto bene quella Nazione ellere
tanto infaziabile , che come quelli fi fuffero impadro-
niti di quello Stato , averebbono voluto privarlo di tut-
ti gli altri Stati , e Regni, ch'egli in quelle parti , e_»
ne' confini a" Italia aveva , e che gli pareva molto
ftrano , e li difpiaceva fommamente , che quel Re , che
aveva titolo di Crifìianiffimo teneiTe amicizia con i
Turchi , per cagione della quale ne feguivano alla Cri- frmce<
fìianità tanti danni, 1J Papa non potendo fare 1? effetj™ Re
to, ch'egli defiderava , benedice l' Imperadore , e tor Fra.ncef?
«x t) ut i n i.' \ Vi. . amico del
nò in Koma: e J Imperadore fi diede all' apparecchio per iure .
l'imprefa di Algieri , della quale fi dirà nel feguente
capitolo , il bi fogno della quale imprefa avendo egli
fatto fapere alli Baroni del Regno di Napoli , a' iz.
di Luglio i J4 1 . fi convocò il general parlamento in_i
San Lorenzo intervenendovi per Sindico della Città Ce*
Ff z fa-
zi* DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fare di Gennaro dei Seggio di Porto, nel qual parlamen-
to fu conchiufo un donativo all' Imperadore di ducati 800.
lApparec. *BJia •
<biofer Effendofi detto di fopra , che Carlo Ottavo Re dì
Donati' Francia , avendo fpofata Margarita Zia dell'Imperadore
vodei la repudiò , mi ha parfo dirne Ja cagione , e fu che Cario
.1541. Delfino di Francia figlio di Lodovico Duodecimo nell'an-
no 1 J43. un anno prima , che la Corona di Francia pren-
dere , tolfe per moglie Margarita di Aurtria di anni due,
Carlo figliuola di Maffimiiiano di Aurtria, e di Maria Burgun-
Vili. ^- dia, la quale fu con molta pompa menata in Vàr\gg\%
MawrL ove follennemente celelebrato fu il Sponfalizio, ma eflen-
ta di ^«.dopoi nell'anno 1490. morto Francefco Duca di Bertagna
#rìa' fenza figli mafchi , & avendo lafciato Anna fua figlia ere-
de , Maffimiliano di Aurtria, acuì era morta Maria fua
moglie , avuto avvifo , torto trattò di aver Anna per mo-
glie , onde per via d' Ambafciadori conclufe il matrimo-
nio *, Il che intefo da Carlo già Re di Francia , defiderofo
di aver il Ducato di Bertagna , benché fi ritrovarle avere
ipolata Margarita di Auftrja , la quale in Parigi fi ritrova-
va , e vedendo già conclufo il matrimonio con Maffimilia-
no Imperadore , torto fé ne entrò molto potente in Berta-
gna , <k avuto a forza in poter fuo Anna folenneroen-
te la fposò, e vi confuroò il matrimonio , e repudiò la fan-
ciulla Margarita , la quale a querto tempo era di anni die-
ce , e la mandò in Fiandra a Maflimiliano fuo Padre , bu-
fandoli che egli non aveva mai afTentito al matrimonio di
Margarita per erter di così poca età 5 e che era più giù»
fio che la Corona di Francia poffedeife la Bertagna , per
eflerun membro dei fuo Regno , che altro principe rtranie-
ro vi avefle porto il piede ; e perciò ne nacque cruda guer-
ra fra il Re di Francia, e Maflìmiliano, il quale querto dop-
pio oltraggio , che Carlo fatto l'aveva fofFrir non poteva,
y] ma dopo alcuni danni fatti l'uno all'altro, tiamettendofi
al-
LIBRO OTTAVO,
ZZ9
alcuni Principi fi pacificarono 5 e Ja Margarita , poi fu
fpofata a Giovanni Figliuolo di Ferdinando iJ Cattolico Mar gal
Ke di Spagna , come fi è di fopra detto , per npn Jafciare 2*!**
cofa a dietro dico, che quefìo Maffimiliano eraFigliuo- firfo%
Jo di Federico Imperatore , di cui fi è di fopra detto 8cfp°/ata.
cflcndo etto Federico nell'anno 1 493. mancato di vita , fu Arlg*nt
aflunto all'Imperio il fuddetto Maflimiliano , fuo fìllio ,
& Avo paterno di Carlo V.
Un anno prima della morte dell' Imperatrice Ifa-
belia fu l'incendio di Pozzuolo , il quale cominciò alli 29. J"ce"dh
di Settembre 1 yj8. alle due ora di notte , & i! terreno nei- «LfeT
ia marina , tra il porto di Baja , e quello di Pozzuolo vo- »5i8»
mito, tanti fafii , e ceneri con fumo , e fuoco ardentif-
flimo , dal che nacque una pioggia di cenere con acqua me.
fcolata , per effere il tempo alquanto piovofo , e fu in
tanta copia quefìa cenere , che ne occupò non foio la Cit-
tà di Napoli , ma tutti i luoghi d'intorno , e ne pafsò por-
tata dal vento più di 1 jo. miglia verfo Calabria , che fu
creduto dalle genti di quelle Contade , che dal Cielo pio-
vute fuffero , durò 1' incendio grandiiTimo due giorni , e
due notti continuamente , benché vi redatte anco per mol-
ti Mefi il fumo, il mare fi ritirò pretto Baja circa paffi 200,
e ne nacquero in quei luoghi Fonti di Acqua dolciflìma ,
e vi morirono gran numero di pefci 5 occorfe , che molti,
che in Napoli andarono a vedere tale 1 ncendio perirono tra i
quali vi furono certi, che alli fei di Ottobre troppo au-
dacemente fi apreflarono a quella Voragine i quali di fubi-
to furono coverti di quantità di pietre , che di quel luo-
go ufcirono , e vi refìarono morti, e tanta fu l'abbon-
danza de' faHi , e ceneri , che fi fermò in quelPifteffo luo-
go un picciolo monte , come oggidì fi vede in altezza di
più di mille palli , e chiama vafi la montagna nuova di Poz-
zuolo . Si erano già intefi per due anni a dietro grandiffimi
terremoti t tanto, in pozzuolo , & in Napoli, quanto
in
*3o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
in molti aitri luoghi convicini, fin tanto, che la terra efalò
in queflo modo , che in quefìi tempi è fiata cofa molto
fpaventevole , e di grande ammirazione, perefferfi eftin-
tain tutto la memoria dell'incendio di Somma, del che
fi è ragionato altrove •
DEL
*JI
DELL' HISTORIA
DELLA C I T T A%
e del Regno di Napoli
DI GIO: ANTONIO SUMMONTE
Napolitano •
libro
IX.
Come Carlo V. andò all' lmprefa di Algieri ,
ove ejjendojt turbato il mare , vi
perde gran parte della Jua
Armata .
C A ?.
1.
Itrovandofi Barbarofla Re di Algieri ins^w/
Confìantinopoli aili fervizj di Solimano /^eJ[
& avendo egli lafciato Viceré del Regno
Arfenaga Eunuco Crifìiano,Renegato nati-j^^
vo deirifola di Sardegna, uomo molto gato dì
efperto nelle cofe di guerra , coftui molte s*rde~
cofe in mare contro Crifìiani fatto avea ,
e per terra co ntro MolealTen Re di Tunifi > e parimente
fcorrendocon fuoi vafcelli,gran travaglio nella Spagna da-
to aveva , in modo tale , che non era veramente fkuro di
andare per mare ; perilchè avendo i Popoli, e Principi
dì Spagna più volte fupplicato con grande ifìanza I" Impe-
radore
i%i DELL' HITORIA DI NAPOLI
radore a voler fari' imprefa contro quel Tiranno promet-
tendo di contribuire , & ajutarlo in quella guerra, il cut
principal defiderio fu Tempre di volger l'armi contro gli
Infedeli , e per far beneficio alla Spagna, accettò 1' ('aspre -
fa , & al ritorno , che fé di Fiandra , come fi è detto nel
fine del precedente capitolo,fe far l'apparecchio in Spagna,
Cflh d'fr io Napoli » & in Siciiìa » & eDDe c°n lui tra g]ì altri ^aP»-
queiuZ. tani D. Ferrante Confaga , Viceré di Sicilia; il Princi-
pe delia, pe dj Salerno , il Principe di Melfi , Andrea di Oria, con
di*AUe l'armata per mare, Camillo Colonna , e molti altri Signori
V . di conto \ e benché li fufle dal Marche fé del Vafto , e dal
Principe d'Oria diffuata tale imprefa in quel tempo , per
efler inverno , giudicando , che gli farebbono fiate molto
contrarie quelle marine di Barbaria , e però l'efortarono,
che la dirTerifle per la Primavera , contuttociò , egli in
ogni modo volle andarvi : Or imbarcato V Imperadore ia
lo;» Genova con 36. Galere, e con l'apparecchio, che in quel-
le/-* . le parti fatto aveva , il Principe d' Oria , & il Marchefe
154X1 del Vafìo navigarono, e non fenza gran pericolo giunfero
in Majorica , e per effer tanto turbato il mare, tutta l'Ar-
mata fi ritrovò difperfain quell'lfola : ivi trovarono D.
Ferrante Gonfaga con l' armta di Sicilia di fette Galere , e
e 140. Navi groffe , cariche di gente, & vettovaglie i e
navigando oltre , e fpefso col mar turbato giunfero i' Ot-
tobre 1541. a villa di Algieri , dove al medefimo tempo
vi giunfe il Mendozza con 1' armata di duecento Vafcelli,
tra Navi grofie , e Squarciapini , carrichi di gran gente ,
e di Cavalli ,
jirfena. Giunta tutta quella armata infieme , che erano da
gafi r^-400. Vafcelli, ove erano Soldati Italiani, Spagnuoli , e
legra del fedefehi , dicono che Arfenaga , veduta quefta Armata,
lLìf*Jm- fé allegro molto, & era la cagione , perche aveva in_*
fer adon Algieri una Vecchia Mora , che con alcuni fuoi incanti
Vecchia .faceva profeflione d'indovinare le cofe d'avvenire , diche
'ifldovìna.^tt molte prove fatte , era (limata molto da Mori -, in tao-
LIBRO N O N O. tu
to, che quafi credevano , che mancar non potefTe di avere
a fuccedere tutto quello che ella diceva : Coflei aveva
gli anni a dietro predetto , che V Imperadore de' Crifìiani
in quei mari a venire aveva , e che vi farebbe rotto, e-j
fconquaffatò ; e diceva, che BarbaroiTa V avea avuto
gran fede nella guerra di Tunifi , credendo , che quello an-
cora fifuffe certificato i e perchè non avvenne il cafo , pa-
reva , che la Vecchia il credito perduto avelie , ma ella
tuttavia andava dicendo , che della guerra di Tunifi detto
non avea, ma dall* armata deli' Imperatore in Algieri, e
che ivi Sconfitto rimaner dovea , per quello Arfenaga : fi
teneva di fermo vincitore di quella guerra : altri diceano ,
che Arfenaga non credeva punto a gl'incanti della Vecchia,
ma che fìngeva di crederlo , per fare , che vedendo cifrquei
Turchi , e quei Arabi , che feco avea , combattere do-
vefiero con fiducia di certa vittoria .
Giunto dunque J' Imperadore in Algieri , mando un Carlo fa
fuo Ambafciadore ad Arfenaga , il quale ellendo ammeffo^^'j
ai fuo cofpetto , efponendo I? imbasciata, gli diffe , che li naga /ì
faceva intendere da parte dell' Imperadore, che fé li voìe^rendu •
dar la Città , fenza ricevere da lui danno alcuno , averebbe
ivi potuto refìarej fé avelie voluto» o partirli liberamente,
che niuno degli abitatori faria flato danneggiato , ma fé
pur avelie voluto far pruova delle fuize , eh' egli teneva iti
queli' armata , non averebbe da lui perdono alcuno : Ma
Arfenaga fapendo , che non tarderebbono i foribondi ven-
ti a far V ufficio loro in quel mare , e che I* armata ivi rot-
ta fi farebbe , quafi beffando quello Ambafciadore , io ri.
mandò a dietro con rigida rifpofla : e poflo in punto 800-
Turchi , la maggior parte Giannizzeri , che in quel Pre-
fidioavea, flava afpettando J'affaito : avendo già avvifa-
to i Capitani Arabi , che da BarbaroiTa affaldati erano ,e!°gsJ'
s • • ìt % * avidi fR-
che veni riero a partecipare di una più nobile preda, che daW .
Crifliani fi confeguiile mai . Quefìi Arabi , che fapevano
$um<Tom.V. Gg quel-
*34 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
quello , chela iiìabiità di quel mare far folea in quel tem-
pi , teneano anche eflì h rovina di queir Armata , e con-
fìgliarono di non far altro , che attendere a difenderli dal
primo empito •
LJ lmperadore avendo fatto fmontare tutta la Fan-
teria fenza impedimento alcuno , avendola divifa in tre__s
ferriere , ficcorn' era di tre nazioni , alTediò la Città da tre
Juoghi , e venuti a giornata con gli Arabi, i quali erano in
gran numero : i Cristiani , ù portarono onoratiflimamen-
te j ma mentre penfarono sbarcar 1' Artegiiaria , li cavai*
li , e la munizione necefTaria , li fopragiunfe in un fubi-
to nella prima guardia delia notte di S. Simone , e Giuda
una dirottifliraa pioggia, la quale non cefsò mai tutta quel-
la prima notte, di maniera , che i -faldati , che erano in
terra, non potendo per la continua pioggia adoperare gli
archibugi, da quelli Barbari molto maltrattati furono:
crefcendo la pioggia ,. e5 venti , i poveri faldati , per effere
sbarcati in fretta , fenza ie cofe neceffarie , né avendo
drappi da coprirli , ne padiglioni , ove ricoverarfi , effendo
tutti molli , e bagnati , ricevettero tanto danno , che
perferole forze 5 e V animo ; il che faorgendo i nemici ,
non vollero perdere P occalìone , & affalirono li Criftiani
T,. % a all' improvvifo , e ne uccilèro molti , che fé non fufTero
grandi flati foccorfi dal Colonna , il quale feguitò i nemici fino
di m^e. ajje Porte della Città , erano giunti a mal partito, di que-
tfTjmpe.ft* non ^ contentò la Fortuna avverfa,ma la furia del ven-
tfak . to turbò fortemente il mare, che molte Navi , e Galere
non potendo fofìenerfi , rompendo le funi, e P Ancore,
fovra le quali tìk forte fìavano , percoffero in terra , &
altre fi fommerfero . Onde fi fé gran perdita di uomini di
artiglierie , e di Cavalli ; il che vedendo gli Arabi, corfe-
ro in gran moltitudine al lito, per far preda: I miferi Cri-
stiani che credevano fai vai fi nella fpiaggia,nuotando fenza
alcuna pietà,da quei cani arrabbiati uccifi erano, di manie-
raj
\
LIBRO NONO. *n
/a; che molti fi lafciavano piti toflo affogare dal Mare,
che venire in quei modo privi di vita da que' crudi Bar-
bari . L'Imperadore mollo a comparsone di quefV altra
mi feria , per rimediarvi , mandò al Jido una Compagnia
di Spagnoli» li quali giunti , i Barbari fi dileguarono.
Quello configgo da una banda fu uule,ma dall'ali ra appor-
tò grandifììmo danno , perciocché i Governatori delle na-
vi, i quali temendo di dar interra, per non venire nel-
le mani degli Arabi, a loro più potere i legni effondevano;
ma liberati da quel timore, elbandonando il governo di
quei vafcelli li lafciavano fare a loro polla per fi fatto mo-
do , che 11 per fero da i j. Galere con più di cento Navi,
oltre la perdita de'CavaJJi , e delie vettovaglie, il che
togliea la fperanza delia vita a quelli , che campati era-
no i perciocché i foldatj , quando sbarcarono per eflere
fpediti nel cammino , non avevano feco portato da man-
giare , fé non per due giorni j laonde V Imperadore fece
ammazzare li cavalli delle carrette dell'artiglierie, con
quali carni per tre giorni li riilorò , follenne i fólda-
ti; e nel vero fu duro.e miferabile Ipefracolo a vedere quel-
la fpiaggia coverta di pezzi di Navi rotte , e di uomini ,
e cavalli morti , e quei miferi , che nuotando chiedevano
ajuto, vinti dalla fatica, erano dall'onde inghiottiti: J'Itn-
peradore avendo fempre dimofìrato animo invitto % effen-
co di continuo cemparfo ne^li afialti armato, & aven-
do tante feiagure patito , delibeiò partirli , onde nel fefto^ , -
giorno. eflendo alquanto il mar quietato, fu per ultimo eoa- parti %
clufo , che i\ Principe di Oria con i legni che erano fai vi, **&*«*!! *
fi ritirato nel Porto di Matafufa , dove l'Iroperadore per
terra con le reliquie dell'efferato in tregiorni con iBarbari
fempre alla coda, fi conduffero: & effendo appena quivi im e Jo al
barcati,fi alterò f rte di nuovo il mare , che con gran tra- Tolto *di
vaglio nei Porto di Boggia fi conduffe , il cui Cartello era*'**1"** "
da' Spagnoli guardato , perchè poco prima era fiato prefo
da Pietro Navarra : in quefio lu ogo effendovi vettovaglia
Gg z Eo«.
2$6 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Bovi , Caftrati , fi rinfrefcarono li foldati , afpettando il
tempo profpero ; i'f mperadore avendo vifto , che un ven-
to accomodato levato fi era per andare in Sicilia , licenzio
il Gonzaga , con la fua armata , e le galere delia Religio-
ne di S.Giovanni, che furono velociffime nel Porto di liti-
ca portate , ove MoleaiTen Re di Tunifì andò in perfona
a vifitare il Viceré, e li condufle vettovaglia, e molte cofe
buone per riftorar gli amma lati ; e di qui con il medefimo
vento fi conduflero a falvamento in Trapani . LTrapera-
dore afpettando vento buono , che lo conducete in Ifpa-
gna , fu vifitato dagli Ambafciadori di Cucchio Moro,
uno de' Signori di quelle Montagne, che molto odiava
i Turchi , & Arfenaga gli prometteva vettovaglia in
grande abbondanza , pregandolo a voler rinovar la guer-
ra contro Arfenaga : Ma l'i mperadore non volendofi fida-
re di quei Mori, avendolo molto ringraziato, rimandò
gl'Imbafciadori con gran doni;ma effendofi poi pubblicata
quefta Ambafceria , & avutone Arfenaga notizia perfegui-
tò il Moro, e li tolfe il fuo Stato, ma ceffata poi la fortuna,
& apparendo il mar quieto , 1*1 mperadore fenza più fpct-
tare, li condufle con la fua armata a Ma jorica , e da qui poi
fé ne tornò fenz* altro diflurbo nel Porto di Cartagena in
Ifpagna •
.
*
■
K
11
LIBRO NONO 257
Il Re di Francia rompe la Tregua con Vlmperadore , &
egli avendo dichiaralo Filippo Juo Principe di
Spagna , fé ne andò in Fiandra : onde
avendo molto guerreggiato ^fi pacifici)
col Re Francefco come il Principe
Filippo tolfe moglie , /' Erefia
del Re d* Inghilterra , e
fatti di Barbar offa *
Cap, Il
FRancefco Re di Francia avendo più volte tentato di De^Z[C0
avere dall' Imperadore Io flato di Milano , e non s&di-eran-ì
lendogJi riufcito , Ji ruppe Ja tregua , e li mofle da mo\-ciafovrA
te parti guerre , perilchè mandò Errico Delfino Tuo figlio J^T»\
con T Esercito fopra Perpignano , & egli in perfona più
potente ne pafsò fu Ja Fiandra ; mandò anco un' altro
esercito nel Piemonte , perilchè furono quefti luoghi mol-
to afflitti; e perchè nella parte di Fiandra era più potente,^"
che altrove, 1' Imperadore fi rifoife in perfona andar- uoddV
vi ; ma prima che di Spagna fi partiffe . Nell'anno i j?4. **$"**
dichiarò Principe diSpagnaFilippo fuofigliuolo,e per eiferrfor' *
giovine di anni 1 6.1i diede in Governo Cuovos, fuo antico
Secretarlo : E volle che prima i Principi , e gli Ambafcia-
dori delle Città li giuraffero omaggio ; & avendo l'impe- Inimici
jadore rifoluto di far quefta guerra, fé amicizia con Errico di. Fran
Re d'Inghilterra, perchè fapeva molto bene , cheniuna""'
altra Nazione era più fpaventevole a Francia y che gì' ln>
glefi , perchè fovente in eftremità grande ridotta li aveva*
no: ma quefìa lega non piacque al Papa pereffere Errico
contumace di Santa Chiefa , di cui diremo nel fine del
prefente capitolo .
Circa il principio di Aprile dell'anno predettoj'lmpera-
dorè s'imbarcò in Barcellona con le Galere, che conduiTe il
Principe Oria>e nel fine di quei Mefe fi conduce a Genova,
ove intefe dal Duca Pier Luigi Famefeche il Papa l'afpet-
tava in Bologna , defiderando abboccarfi feco , prima che
m Alemagna fi conferiffe 5 ma l' Imperadore fchi vb andar-
vi
fi
238 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
vi per non trattar di Pace . Il Papa , che n' ebbe raggua»
glio , tofìo vi mandò il Cardinal Farnefe , per mezo del
quale fi abboccarono infieme a Rotteto , vicino Cremona 9
ove i: Papa infieme con i Cardinali molto fi oporarono di
mettere pace fra V Imperadore , & il Re di Francia ; ma
non potè ottenere nulla , perchè I* 1 raperà do re fi fentiva
molto cffefo dal Re , non fblo per le guerre , che motta
]' avea , ma anche per eflerfi confederato con Solimano, e
fatto venire EarbarofTa in Italia con 1" armata Turchefca
Trance- a danni fuoi , del che diremo anche nel fine di quefto Ca-
* Re.di pitolo • Ora licenziato V Imperadore dal Papa , ne pafsò
confidi- irì Fiandra, avendo feco un potente efercito con i migliori
rato col Capitani di quei tempo , e motte al Duca Clenes la Guer-
ci? V ra 1 perchè fi era ribellato da lui , & avea tolto l'armi in
fediata favor di trancia : e panato lopra Dura, Ja prele a forza , e
da CarIc' difpietaramente vi attaccò fuoco , che V abbruggiò quafì
tutta ^ delche quei Duca , che con grofìb efercito in cam-
pagna fi ritrovava , fi sbigottì di modo tale , che fubito
mandò Ambafciadori all' Imperadore a chiedergli perdo-
no , e 1' ottenne : feguì poi V imperadore Ja guerra contro
j Francefi e benché molte fegnalate fcaramuzze fatte fi fuf-
fero , non fegui però effetto alcuno} Ma fianchi quefti due
Tac* tra Principi della lunga guerra , fu finalmente con participa-
V imi era. zione del Re d'Inghilterra, a cui l'Imperadore fé intendere
j(°r^ri/ l'animo fuo conchiufà la Pace fra di loro : le condizioni
Frana*. ài decta Face furono, che traquefti due gran Principi Ci to-
gliefìe totalmente dagli animi loro ogni memoria di odj , e
guerre pattate ; e l'Imperadore prometteva di dare al Duca
di Orleans Primogenito del Re di Francia la fua Figliuo-
la j che aveva in Ifpagna forella del Re Filippo , e dargli
ia Fiandra in dote , ovvero dargli una delle figiuole del
Fé Francefco fuo fratello , con dote dd Ducato di Milano,
de' quali partiti l'Imperadore fi aveva a rifolvere fra
un anno, e che tutte le Terre , che l'uno , e all'altro ave-
vano con T armi rirefe , dopo la tregua conchiufà in Niz*
za
LIBRO NONO- zi*
za reftituir fi dovettero . Molte altre condizioni vi furo-
no , che io lafcio per brevità , la cui pace fu conchiufa nel
Cafìello di Crepino nel paefe de' Sveffoni alli 18. di Set-
tembre 1 544. promettendo con giuramento da parte del-
rimperadore Niccolò Perenotto di Gran Vela , Gran Can-
celliere di SuaMaefìà, e Don Ferrante Gonzaga , il qua-
le dopo TImperadore, era il primo uomo di autorità: da
parte del Re , fu Monfignor di Ariban Ammiraglio, e
Nullejo Senatore , e Maeftro delie Suppliche : fu dun-
que il tutto con grand iflìmo piacere di ciafeun conchiufo s
ma comecché Tlmperadore fi era obbligato ad un gran pe-
lò, molti fi diedero a dire , che tale accordo non avrebbe
effetto} ma la fortuna che ferapre felicemente favorii
difegni dell' ìmperadore , tocco nel fecreto del fatto la. Morte di
via di liberarlo dei dannofo accordo ; perciocché Monfi- ***#%£,
gnor Carlo Duca di Orleans , effendo venuto a far rive- Uens .
renza all' Ìmperadore , fi ammalò di una febbre peftilente, Q£**£~
che in pochjfiimi giorni la vita gli tolfe , giovane , bellif dttlla ^rQm
fimo, e fioritifiìmo fra tutti i giovani di Francia; e fu .'*»» •
grandemente pianto , non folo da i Francefi , ma da tut-^i£
ti quei Popoli di Lombardia, & in quefìo modo Tlmpe- France-
radore fi trovò libero della prometta dello Stato di Miiano/"^™-
Nell' ultimo di Marzo poi dell' 1547» morì anche il Re lancia.
Francefcofuo Padre , al quale fuccette Errico Delfino fuo
Figliuolo .
Prima, che Tlmperadore partitte di Spagna , e pro-
prio nell'anno 1543. Sua Maefìà Cefarea diede per mo-
glie a Filippo fuo figliuolo Maria^fìglia di GiovanniTerzo
Fé di Portogallo^ di Catterina fua forella,con difpenfa del
Papa , del quale matrimonio poi a nove di Luglio 1 5-45".
nacque Carlotto , per Io curparto tre giorni appretto morì ^°Jrfa df
effa Maria , e fu fepolta nella Cappella fceale di Granata, Trinci-
Carlotto poi venuto all' età di anni 2 3. morfeo me appieno/^' dl
fi dirà nel fuo luogo . *"'"• '
Effendo detto di fopra , che Errico Re d' Inghilterra
era
*4o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
era divenuto contumace di S. Chiefa , che Francefco Re
di Francia avelie da intervenire con BarbarofTa con V ar-
mata Turchefca a danni deJJMmperadore : perciò mi ha
parfo dire . quale fu Ja cagione , che moffe il Papa a fcoro-
municare Errico } e qual furono i danni , che fé Barba-
roffa nel Regno : e prima fi ha da fapere , che Errico Re
„ . d'Inghilterra effendo uomo Cattolico , letterato, e fa-
vm. Re, vio , un libro in favore delia Fede Cattolica fcritto avea,
fingati- i! quale effendofi nell'anno i yzi. letto nei Concifìoro de*
\w7?V' Cardinali , ne acquiftò egli da Papa Leone X. il titolo di
quando di- Di fan ioie della Fede : con tutto ciò avendo cofìui tenuta
ventò ere. jn cafa 2Zt annj Catterina di Aragona fua moglie , la qua-
le era Zia dell' imperadore , per eflere Hata figlia del Re
Ferdinando il Cattolico : dalla quale Errico ne avea una
figlia grande chiamata Maria , la quale poi divenne moglie
di Filippo di /^ufhia al predente he di Spagana, e di Napo-
li , come fi dirà • Or quefìo Errico teneva tra l'altre Da-
me una fua figlia naturale , che di fegreto li era nata, per
nome chiamata Anna Bolena , & e/fendo elfo Errico uo-
mo Cattolico, e letterato, come è detto , nondimeno oc-
cecato dall' amore di quefìa Donzella, la violò * E non po-
tendo più occultare Je fue sfrenate voglie , nell'anno i yj3»
fctto colore, che Catterina non futfe legittima moglie ,
Catterina pereiTere quella prima fiata moglie di Arturo fuo fratello.
di uixa- con quefìo colore Errico repudiò Catterina , e Ja cacciò di
ìldhta cafa, e prefe per moglie la fuddetta Anna , la quale non
da urti, folo era fua naturale figlia , ma anche forella dì Maria fua
eo • concubina , & efiendo tal quefiione per tutte le Scuole del-
la Crifìianità difputata, fu conchiufo , quefto Re avea tor-
to ; per il che Papa Clemente Settimo il Marzo i 554. di-
chiarò tal divorzio invalido » & il nuovo matrimonio nul-
lo 5 perilche egli in tal b'*zarria fé ne pofe , che di Catto-
lico , divento peifimo Eretico , e ne macchi-ò , o leminò
delT erefìe Luteranefche tutto il fuo Regno > pubblicando
un libro contro i.' Autorità dei Papa 5 ma egli n' ebbe non
molto dopo dalla mano di Dio il degno cafligOj Percìochè
tolte
LIBRO NONO. 241
oltre effere flato fcommunicato dal Papa , e privo dei Re- CIeXmt
gno, non pafsò molto tempo , eh' egli , come adultera , vii. di-
.pubblicamente la fua Bolena fece morire , ch'era fiata ch'ar*
ifìiumento , ch'egli a così grand' errore incorfo fcffe:jJJJJ^
efTendo poco prima , e proprio a' fei di Gennajo r 5: 3 y. dal invalici'}.
p;ran difpiacere, & affanno morta le Regina Catterinal'an- l5.*4\,
& • . T it /* \ A-rr r^ 1. .Errico Re
no jo. della fua età con granaifiima cGropalnone di quei ^faghii-
Popoli, per eliere ella fiata di eccellenti (Ti me virtù ornata: terrà &-
E per dichiarare la condegna morte di Bolena , dico , che™*^® :
avendo ella partorito una Figliuola , la quale fu chiamata Errivi
dal Padre Elifabetta, PrincipeiTa d' Inghilterra , e mentre ScomunU
ella di quello parto trionfava , e della morte delia Regina C&jfàbet-
Catterina fi godevajecco in un fubito il Maggio 153 5»fu eJ ta Ttm?
Ja icoverta di avere commefso incetto col proprio Frate Ho ^f^f
Giorgio, &accufata di adulterio con quattro altri . All'ir/ figiil
19. dell' iiìefìo mele di iMaggio fu decapitata nella Piazza^ ^nn*
di Londra, e veramente quefìa fu Principefla molto ahie- *;£,*}/
ra , come dimoili ò fino all'ultimo , perchè giunta alluo-"-
godeJfupplicio , e vedendo Popolo infinito , cheafpetta- I?*5'
va, e non li faceva riverenza, ella fi voltò loro piena di
fdegno , e di (Te , brutta canaglia, così mi trattate ? fé bene
mi vedete morire , al voflro difpetto io moro voftra Re- Morte
gina . 7 re giorni dopo furono ancogiufìiziati gli Amanti Polenta
ài Bolena, cioè Giorgio Boleno fuo Fratello, Errico j^**4
Norezio , Guglielmo ijruetor, Francefco Vefton Cavaliere
della Camera dei Re , e Marco Efmeton Mufico dell' iftef-
fa Corte : Poi il Re Errico ingoifatofi più che mai negli
errori Luterani , & anco contra il Pontefice Romano , in-
crudelì talmente , che disfece per tutto il Regno ii Con-
venti de' Fratri , e de' Monaci , e tolfe, e rapì tutte Je gio-
ie di quelle Chiefe, & infiniti altri ornamenti di oro, e
di argento della Chiefa di S. Tommafo Becchetto , che
fuVefeovo di Cantuaria , e fu martirizzato da un'altro
Re Eretico dell' ifleffo Regno nel J171. e tolfe J'ofTadi
quel Santo, e li fé bruggiare 5 e ridotte in cenere , empia*
Sum.Tom.V. Hh mente
z4z DELL' HISTORIA DI NAPOLI
te Ji fé buttar al vento , del fine di quefto empio Re , e del-
l'atre lue fceleraggini diremo appretto nel fecondo accafa-
mento del Principe Filippo dì ftuftfia .
tutoria ^r effendofi detto di fopra, che Papa Clemènte non
de" vlpl^0 [corTiunìc° Errico Re d'Inghilterra, ma che anco Io
con rim- privò del Regno , periiche mi ha parfo prima che d' altro
fp^j; fi tratti dire, anco, che quefto atto dell'autorità Pontifi.
f), eia di privare i Principi, He, & [mperadori deil' Impe-
ri, Regni , e Stati , non è cofa nuova al Romano Pontefi-
ce , perciocché più volte con giufre , & onefteoccafioni
ha privati gì' Imperadori , Regi , e Principi de' loro do-
roinj con poneremano alla fpada fpirituale , comefecero.
lnnocenzio Primo , che feomunicò Àrcadio Impe-
radore, per P ingiufto efilio , che diede a San Giovanni
Crifofìomo .
Gelafio Primo maledice , e pubblico fomunicato
Anaftafio Imperadore , che malamente fentiva della Reli-
gione Cattolica .
Zaccaria Primo privò della dignità Reale Carlo, Fi-
glio di Carlo Martello Re di Francia , come inabile al
Governo del Regno , il quale fi fé Monaco Benedettino
Cafinenfe , & in fuo luogo fofìituì Pipino , fecondo fuo
fratello,
Adriano Primo dichiarò ribelle di S. Chiefa Defide-
rio ultimo Re de* Longobardi , che fi era moffb alla di-
eruzione di Roma , e chiamato Carlo Magno in fuo fa-
re ,, levò affatto il giogo di quei Barbari alla mifera
Italia •
Gregorio Terzo interdiffe la Comunione de' fedeli
all' Imperadore Leone Terzo , che aveva fatto levare le
facre immagini dalle Chiefe Orientali .
Leone Terzo , vedendo la negligenza dell' Impera-
dore di Oriente , in difendere da' Barbari le cofe delia
Religione Criftiana , trasferì le ragioni dell'Imperio Ro-
mano in Francia , e diede il tit olo con le infegne dell'Ina^
perio a Carlo Magno. Gre-
LIBRO N O N O. 245
Gregorio Quinto poi per giufte cagioni levò di
Francia quefta dignità, e le conceffe a' Germani , e quello
Gregorio fu il primo in uno Sinodo celebrato in Roma ,
che iftituiffe i fette Elettori dell' Imperio in Alemagna,
riferbando alla Sede Appoftolica l'autorità di con firmare
gPImperadori Eletti .
Gregorio Settimo anathematizzò V Imperadore Erri-
co Quarto , ribelle della Chiefa , che temerariamente s'in-
trometteva nell' Elezioni de' Romani Ponte fìci , e nelle
collazioni de' Benefizj Ecclefiafìici .
AlefTandro Terzo privo della dig nità Imperiale Fe-
derico Earbaroffa , atrocilTìmo fuo ne mico 5 e fcomunica-
to , fu corretto di ritornare ai fuoi piedi per impetra*
re la reiìituzione dell* Imperio , e Comunione de'
Fedeli .
Innocenzio Terzo interdice Filippo Re di Francia,
privandolo dei Regno , & affolvè i fuoi Vaffalli della
obbedienza , per c?ufa , che aveva cacciata la fua legittima
moglie, e fé ne flava con l'adultera, ne mai l' affolvè, finche
non richiamò la Conforte e diede bando alla concu-
bina.
AlefTandro Sello privò il Re di Navarra per ereti-
co, diede il Regno a Ferdinando Re Cattolico, & 1 fa-
bella fua moglie , Ke, e Regina di Spagna , e del Re-
gno di Napoli .
Clemente fettimo della Famofacafa di Medici , fco-
rounicò , e privò del Regno Errico Re d'Inghilterra , per
la caufa già detta , & anco come eretico privò Federico
Duca di Saffonia dall'Elezione dell'Imperio .
Gregorio Decimoterzo privò il Truxe$ Arcivefco^
vodi Colonia come eretico, a cui fu folìituito ilSerenif-
fìmo Ernefto fratello dei Duca di Baviera .
Et ultimamente Siilo Quinto privò come eretico re-
JalTo Errico ad Kegno di Navarra : & in fomma dico
aqueftopropofìto , che non foio l'autorità del Romano
Hh z Pon-
344 DELL9 BISTORTA DI NAPOLI
Pontefice fi fìende alle cofe predette , & ad altre , delle qua-
li qui non è neceffario far menzione, ma anco fi {tende
a concedere nuovi titoli , a chi pia gli pare efpediente..»
deJJ5 onore , e confervazione dell'autorità fua, come fece,
AlefTandro Terzo , o pure come altri dicono Adriano
Quarto , che diede il titolo di Regio ad Alfonfo Duca di
Portogallo ,
Nicolò Secondo fece V ifìeffb a Septimo, Duca di Boe-
mia , & il fimile anche fu di Boiesiao Duca di Polonia , che
effendo da Ottone Terzo Jmperadore , creato Re con V au-
torità del Pontefice Romano coronato, e confirmato.
L' ifteflò Nicolò Secondo diede a Roberto Guifcardo
titolo di Duca di Calabria , e di Puglia .
Anacleto Secondo diede a Roggiero Conte di Sicilia,
e Duca di Puglia il titolo , e Corona Regia del Regao di
Napoli, e di Sicilia 3 e febbeneegii fu Papa feifmatico ,
nondimeno tredici anni dopo gli fu confirmato da Papa
Lucio Secondo •
Et ultimamente Pio Quinto ha dato il titolo di Gran
Duca di Tofcana a Cofmo de' Medici , coronandolo in
Koma di Real Corona , buona parte del qual difeorfo fi e
cavato da un' opera feruta a penna, intitolato Pontificato
Romano , fatica di queir elevato ingegno dei Reverendo
Don Mario Zazarino, quale, dice volerla pretto mandare in
luce .
garUrof- ^ tornando al nofìro propofito circa la venuta di Bar-
f*>e fua baro fTa con la fua armata in Italia, dirò prima il fuo prin-
v&ne . cipio , e poi tutti ì danni da lui fatti neile noftre marine .
Fu dunque cofìui chiamato Ariadano Barbaroffa , e fu Fi-
gliuolo di un Greco pignataro di Meteliino , ifoia preflb
la Natalia , e fu famofi'ffimo Corfaro , e morendo Oruvio
fuo fratello Re di Algieri , Ariadano gli fucceiTe in quel
Regno 5 e tal fu il fuo gran valore , e potenza, che diede
terrore , e fpavento non folo air Africa tutta , ma anche
«tutto il mare Mediterraneo , & a tutte le fpiaggie , e
ri-
LIBRO NONO 24 >
riviere del nofìro Regno : Per il che Solimano Imperalo*
je de5 Turchi, intefo il fuo valore , Jo chiamo a fé , e io
creò grande Ammirante del Mare , dandoli con cerimonia
grande lo Stendardo del fuo generalato . Coftui per ordi-
ne del detto Solimano ufcì di Cofìantinopoli con armata ^j-^Gent
cento Galere groffe, per riponere Molirefette nel Regno di mitici
Tunifi , ilquaP era fìato fcacciato dal Re MoleafTen_/iWfa •
fuo fratello , come fi dirà nel fuo luogo 5 ma egli volendo
occultare il fuo difegno, diede voce di volere a' danni d'
Italia venire in vendetta della rovina , che iifuddettod'
Oria nella Morea fatto avea , come di fopra fi è detto > eB<trbarof.
venutone in Calabria,prefe Santo Lucido, ove fé gran preda^^ Ca~
di robe , e di uomini , e donne , che poche ne Camparo-
no dalle mani , e dopo fé ne andò al Cetraro , eh' era fiato
abbandonato da' fuoi abitatori , & iffeabbruggiar tutto ,
eviabbruggiò anche fette galere , che quivi il Viceré di Barbar of-
Napoli fabbricar faceva . E pacatone alli 7. di Luglio del- ^fr
Fanno predetto in Napoli , prefe Procida , ove fece gran
danni ; e venutone a Gaeta, fenza molefìarla , fé ne pafsò in Barb ~
Sperlonga , la quale prefe, e rovinò, non lafciandovi al- faaSfer.
tra perfona, che il Cafìellano con la Famiglia, che fé gli era lon&a •
refa : & avendo Barbarofla udito , che nella Città di Fon-
di vi era la famofìflìma Giulia Gonzaga , Figlia di Lodovi- Barbarti:
co, Signore di Bonzo , beJlifTima donna , moglie di Ve fpa- *#££'**
fiano,fìgliuolodiPofpero Colonna, Signore di quella Città, prendere
tofìo vi mandòfegretamentea prenderla, per donarla a So-S/ft/''*
• • / fl a *■ P . 'l . . , Gonzaga.
iimano fuo Signore 5 ma tanto furono 1 Turchi volentero-
fi ad affalirla , che avendo ella intefo il rumore , fé ne fug-
gi meza ignuda, e montata fopra una giumenta, fi falvò , il
JBarbaro vifìofi fraudato del fuo defìderio,pofe a rovina, &
a facco Fondi con tutta quella riviera fino a Terracina j
fece poi girare con prefìezza ]' armata verfo Barbarla , &
in un batter di occhio giunfe in Biferta e ss impadronì dd
Regno di Tunifi , come fopra fi è detto .
Neil' anno 1 J36. tornò con 4 j* Galere, -e prefe la
Ter.
24t DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Terra delle Cafìelle in Calabria , e Caflro , Città in Terra
di Otranto , e ne portò in Coli ari tinopoli tre mila anime,
tra quali fu Dionigio povero mozzo di Fragata , figlio di
Bini di Reggio , e ài Pippa delle Cafìeiie , il quale avendo
in poter di quei Cani rinegato la Fede Crifìiana , fu fatto
Capitano , e Bafcià di molte galere , il quale a noftri tem-
pi era chiamato Uccia!! , di cui diremo a fuo luogo, e tem-
po . Poi neli' anno i 537. BarbarofTa per ordine di Solima-
no con grofTa armata , e trenta mila Turchi venne , & atte-
diò Barletta nella Puglia, ove fece grandinimi danni , e
rubarie in quella Provincia , contro il quale D. Pietro di
Toledo all' ora Viceré di Napoli vi mandò una groffa
banda di Spagnuoli j ma i Turchi non volendo afpet-
tare , fi partirono con poco onore , abbandonando quel-
T imprefa .
Neil' anno 1 5*42. avendo Francefco Re di Francia ri-
foluto di rompere la tregua , che con 1' 1 mperadore fatto
evea , mandò Poiino fuo Capitano a Solimano in Coffanti-
nor/oli , pregandolo , che li voiefTe mandare BarbarofTa
con l'Armata al Mare Mediterraneo , perchè era rifoluto
muovere atrociflìma guerra alle terre deli' 1 mperadore , e
Solimano conceffe quanto il Re li chiedeva, e donò a Poii-
no moltitudine di argentane , e preziofè velli , con lette-
re al Re molto amorevoli . Et al fine di Aprile deli' anno
1 $43. BarbarofTa con Poiino fi pofe in mare con 1 io. Ga-
lere , e molte altre Fuiìe , il quale pervenuto al Faro di
Mtflira, prefe Reggio, abbandonato da i Cittadini, cui po-
/Tprende fé fuoco -y & avendo Taccheggiato la Rocca , e prefovi da
&e£&i0 • 60. Spagnuoli con molti altri Cittadini , ad ifìanza dì Po-
1H5' lino diede la libertà a Diego Gaetano Spagnuolo,Governa-
c'cre di quella Rocca , & a tutta la Tua Famiglia, falvo
che ad una delle fue figliuole , qual' era di fmifurata bel-
lezza , che adocchiata da quel Barbaro la ritenne per se ,
e ridottala poi Maomettana , fé la fposò ; ma di là ad un
certo tempo , e (Tendo andato il Padre a vederla a Portecol-
le,
LIBRO NONO. 247
le , dicono , che BarbarofTa , a quella fanciulla amor gran*
de pofìo avea , lo ricevè , come a fuo focero amorevolmen- ,
te , e io accarezzo molto . fi per
Or partito BarbarofTa da Reggio 5 fi vidde pattare da/*?" &-
quefìi nofìri mari fuori le bocche di Capri a' 24. di Giù £IJT.
gno , il giorno di San Gio: Battifta , & andò vedo Gaeta .
Poi l'Agofìo feguente per ordine del Re , attediò Nisza^^ *
con zz. altre Galere , che mandò il Re , e 18. Navi , ove};, a//^
erano otto mila fanti \ e fatta eh' ebbe quella imprefa , A^*«* .
BarbarofTa andò ad invernare a Tolone: La Primavera poi
avendo il Re provveduta a queir armata di vettovaglia ^Barbaro/.
di altre cole necefTarie , e fatti molti doni a Barbarella %j"ia *an
&altri fuoi Capitani, li licenziò , e rimandolli a dietro , e
li donò preflb a 400. Mori , e Turchi Schiavi , che avea
il Re nella fua armata in fupplemento delie Galeotte , che
a BarbarofTa in Francia morti erano , come non ufi all'a-
ria di Ponente .
E partita queft' armala da Francia con ordine di dan-
neggiare le Marine , e Terre dell' Imperadore , pervenne
dritto a Va, il qual' era un Porto vicino a Savona, e qui vi Barbaro/,
dalla Signoria di Genova li furono prefenti molti drappi^/^^
di feta , e molta vettovaglia frefea : le quali ricevute dal».* •
Barbaro , promife di non far danno alcuno a quelle loro ri-
viere $ e da indi partito, fé ne venns all' Ifoia dell' El~ Barbaro/.
ba, e da quivi fcrifTe a Giacomo Appiano, Signor di Piom ™ Piom-
bino , che li volefle far dono di un giovanetto Schiavo, che
aveva , figlio di Sinam Giudeo Corfale fuo grande amico:
quale alla guerra di Tunifi prefo ftatoera , promettendo J^J^
gli , che oltre il piacere , egli Tempre 1' averebbe tenuto Signor di
in memoria e non averebbe con la Tua armata fatto difpia- plomblm
cere alcuno a) Tuo paefe : ma Giacomo rifpofe , eh' era_j
vietato dalla Legge Criftiana ; poiché il giovanetto era
battezzato, e fatto Criitiano , e li mandò a donare alcuni
rinfreteamenti di vettovaglia : ma il crudele Barbaro ira-
to oltre modo di quefìa rifpofia , comandò a' fuoi , che_j
fmon-
248 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fmontaflero , e faceffero in queir Ifola tutta quella pre-
da , che avellerò potuto; quelli Cani a guifadi Scatenati
Leoni , difcefi in Terra , aukltarorro gli abitatori di quel
luogo, e li predarono a guifa,che fanno i Lupi degli Agnel-
li, tornando con guadagno grandiflimo all'armata. Ma
V Appiano accortofi, che per volere ftar oftinato infalva-
xe un nuovo Crifìiano , neavea perduti tanti , e dubitan-
do di peggio , mandò a placare BarbarofTa , mandandogli
quel giovanetto riccamente vefìito ali' ufo d' Italia , il
quale ricevuto, che V ebbe BarbarofTa , fi partì da queft'
Ifola • Venuto poi a Talamone, vi fece fcaricate 1' Àrte-
glìarie con gran prefìezza , e pofe quel luogo in gran ro-
vina . Quivi Babaroffa ricordandoli, che Bartolommeo di
Barbaro/- Talamone, uomo vaIorofo,in eilendo con le Galere del Pa-
mone , *' Pa * c^le aveva in governo , ufcito a predar P Ifola di
Lesbo , avea dato il guafto alle pofTeflioni del Padre , e
faputo , che era morto poco innanzi, e che eri quivi in una
Chiefa onoratamente fepolto , oltre di avergli fatto brug-
giar la cafa , fece diifotterare le fue offa , e gittarle alla
Campagna, vendicandoli in quello modo di quella ingiu-
ria : e paffati i Turchi più dentro terra , prefero Mon-
tano , facendo prigioni quali tutti gli abitatori , e venuto
Barbaro/- ^Qì a ports£rcoIe, lo prefero , a cui pofero fuoco ; e volen-
t'itrcole'. do fare il limile adUrbitello, ne li pafsò il volere, per-
r che io trovò molto fornito di genti , e di cavalli , da qui
jaradr°jr~ venutone ad lfchia , e faputo elfer quel luogo del Marche-
i/qYìo, . fé del Vallo , che avea foceorlò Nizza, con maggior rabbia
a zz. di Giugno 1544. predò Torino , Paufa , Varano j
da qui portò cattive da zaoo. anime , fenza poter prende-
re la Città d' lfchia per effer fortiffima , e fituata fopra
Barhare/. un' alto colle fpiccato dal mare ; facche^giò poi Procida
f* * 2 ro- con affai minor danno, per trovar quella vuota di abita-
B^bàm/ tori: venutone poi a!li zj.del detto mefe al Porto di Poz-
fi a ?oz~ Zuolo, fece fmontare moke compagnie di Turchi con P ar-
zuol° ' tegliarie , la cui Città fn per venire in mano degP infedeli,
per
LIBRO NONO. 249
per non aver prefìdio , che la difendette 5 ma Don Pietro #>£"&
di Toledo Viceré di Napoli , che avea un ricco palaggio /occorre
con un (òntuofo giardino , con bellitfìme fìanze , avendo 5P»**/#.
in tefa la venuta de' Turchi , non tette a prender tempo %
ma in un fubito perfonaJmente vifitando tutte le contrade
della Città di Napoli, con amorevoliffime perfuafìoni folle*
vò i Napoletani a pigliar l'armi , & incontinente li mandò
a foccorrere Pozzuolo , quali furono più di mille arma-
ti : appretto i quali vi andò egli in perfona con una va-
lorosa Fantaria fatta con gran fretta: Barbarcffa , che 3
vidde approfiìmare Je genti, richiamò alle galere i fuo*
Turchi , e riportò dentro con prefìezza V artegliaria,
non vi effendo mortalità niuna , fol che Sajaveda Spa-
gnuolo , il quale andando rivedendo Je mura della Città,
e dando animo al Popolo, fu da una palla di artegliaria per-
coffo , da'quei 1 urchi tirata , partitofi Earbaroffa il Giob-
bia alli 26. di Giugno, ne andò verfo il capo di Malfa ,
avendo fempre Giannettino di Uria con 2j. ga^erea^a^rt/7ror
coda , il qua!' tra ufeito dal canal di Nifita : cotìui da lun faaMafi>
gì con T artegliaria falutava la retroguardia de' nemici ,/<*.•
fperando di poter cogliere alcune di quelle galere fpedate , J^J% ,
oche nafeeffe altra occafione di poter offendere queir ar- Oria fé.
mata , ma paffuto , che ebbe quefto Barbaro il Promonro &ue l> ar-
rio della Campanella , fdegnato , che il fuo Signore con ma
tanta fpefa aveffe pofìo in mare una sì potente armata ,
ienza aver fatto alcuno notabile danno de' Crifìiani du-
bitando egli di ritornare in Cofìantinopoli in quel modo ,
determinò di aflaltare la Cofta di Amalfi , e la Città di sarbarot.
Jaonde gli afflitti Cittadini di que9 luoghi , udendo il Tuo-
no di tamburri , e delle trombe , ciafeuno, come meglio po-
teva , ne* luoghi montuofi fi falvava j ma non effendo cosi
permeilo dall' Onnipotente Iddio , per effervi in quefìi
SumJTom*V* I i luo-
2$o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
luoghi due Corpi di Santi Apposoli , fei di Martiri , &
uno de' Confeffori , per Ja interceflìone de' quali quefìc_i
Città, e luoghi liberati furono. Imperciochè nel)' ap-
parir dell' alba , il Venerdì mattino delli 27. di Giugno,
comparve V armata in quel mare , & accodatati per mette-
re i Turchi in terra , eilendo il Ciei lèreno , & il Mare_»
tranquillo , fubito miracol famente fi levò una grandiffi-
ma borrafca, e sbaragliò queir armata , cacciandola da
quella Cofta , come più ampiamente diremo nel fuo luogo •
B^^ro/.Quefta armata dunque allargatati* da quefto luogo , andò a
/tf^"/'- dar. fondo a Policattro , e tutta la faccheggiò , edaquì
Jjfjw partita carica di moita preda, ie ne andò all' I fola di Li-
fa' a Li- pari per conciar le galere , che a vean patiti nella Cotta di
*ari ' Amalfi , & ivi giunta , non li parve di ftare a fpaffo , ma
pofìi in terra 40. pezzi di artegliaria , la combattè quindici
giorni continovi . Ultimamente nel fine di Luglio 1544.
Lipari !a prete per codardia di Nicolò Cittadino di quali' Ifola , a
prefa . cuj fu (]ata libertà , furono fatti cattiv i da 7000- anime_j
di Liparoti, e da qui partitafi, andò alla terra di Cariati in
Bar&aro/. Calabria , ove fece lagrimofi danni , e con quella gran pre-
faaCa- ^ ^ ne r-ltorn0 j| crudel Barbarono in Cottantinopoli , e
Vati " tanto fu il numero de' prigioni , che ammontonati l'uno
fopra l'altro, dai gran difagio morivano.e non ancora mor-
ti , in mare come inutili li gittavano .
Giunto Barbaroffa in Loftantinopoli , poco vi dimo-
f^no'rh, perchè il Marzo , che feguì, effendo di anni 70. morì d»
jUnùno- infirmifà in Befcetas , Villa di Coltantinopoli , e ftando
**tì% per fpirare queir anima infelice , molto fi doleva di morir
UwU di nel fuo ietto , parendogli morir da poltrone , ma che de-
J&ù*i fiderava finir con V armi in mano la iua vita .
Éarbaróf,
fa .
M4f»
Me
LIBRO NONO. zyi
MoleaJJen Re di Tunifi viene in Napoli , e come ritornane
do nel fuo Regno , fu maltrattato da Amida fuo Fi-
gliuolo , e della crudeltà tifata da lui a1 fuoi
Fratelli , e Nipoti per rejiar Signore del
Regno , e di altri fuccejji avvenuti in
Napoli nell9 ijìejjò tempo .
Cap. Uh
NEH' annoine Maometto Re di Tuniii , uomo di Maomet-
valore, e potenza, avendo regnato anni 3* , con aver t0 *f dt
avuto da diverfe mogli zi. figliuoli , il maggiore de' qua- j; , '
Ji era Maimone chiamato , uomo valorofo in guerra , e di
molto fapere , & avendo Maometto difegnato lafciarlo ?^*f
fuccefTcre nel Regno , non fu efeguito , perciochè effendo n'ito di
falfamente flato accufato di aver machinato contro il Pa dl Ma9'
yyffitf.fì
dre per ìmpadronirfi del Regno , innanzi la morte di lui ,
ne fu puflo prigione , la quale accufa fu per opera di Len»
tig;fia Tua madrigna , la quale effendo defiderofa , che fac- jh^adre
cederle MoleafTen fuo figlio nel Regno , avea corrotto a far dì Me-
quello per danari , alcuni Minifìri , e favoriti di Maometto l"wen s
fuo marito ; & effendo il Re vecchio , & infermo , tanto
fu fafììdito da quefta fua Moglie , che per ftanchezza fi in-
duffe a lafciar erede del Regno MoleafTen terzogenito , e
privarne il detto Maimone : ma quando MoleafTen fi vidde
cofh'tuito erede, defiderofo di regnare , avvelenò il Pa*
dre, e tofìo con 1' ajuto di Dorace fuo Zio, fratello di Moieajìn
Lentegifìa fua Madre , e di altri amici del Padre, dd^lTe.
Regno s' impadroni , e tofìo fé uccidere Maimone fuo fra-
tello , ch'era prigione , e cercò avere nelle fue mani Mo- £'ljw*
learofetto fuo fratello iecondogenito , a cui per la morte
di Maimone toccava il Regno per fargli il fimile ; e non Crudeìa
potendolo avere , sfogò V ira , e la crudeltà contro gii zi- dei Re '
tri fuoi fratelli , de' quali alcuni ne uccife , & altri fé oc ■ f*°i'*A
cecare , de* quali fratelli recarono Abdalmalech-, e Mo. '
1 i z lea-
z$z DELL* HISTORIA DI NAPOLI
learofetto , che fuggendo I* ira del fratricida , fi ritiraro-
no neJla Città di Biìcari molto Jontana dentro terra, dove
^^. da Abdalo Signore di queJJa Città furono accarezzati , &
Biftari ! onorati moJto , e mofib anche a compaffione dello flato lo-
ro : Abdalo diede a Molearofetto una figlia per moglie , e
Jo guardò con molta vigilanza dall' infidie del fratello,
Abdamalech l'altro fratello fianco di difenderli , facendo
rifiuto di ogni fperanza di potere il Regno paterno confe-
guire, fi diede alla fpeculazione delle cofe fpettanti alla
falfa religione di quella Setta .
Moleaffen avendo efìinti tutti gli altri fratelli , s'in-
P*fjn? crudeli anche contro i Nipoti , figliuoli de' fratelli» e non
Mollof- e f°l° ^ crudeltà di quefìo Barbaro fi fìefe in uccidere quelli
/«•• ' del fuo fangue , ma anco due grandi amici del Padre, Me-
fuare , e Manifette, uomini di molta autorità con J'ajuto ,
e favore de' quali egli Re divenuto era , volendo verifica-
$entenza re *a amenza di Cornelio Tacito , che ricompenfare fi pof-
di Come- fa no j ma quando sì grandi fono , che pagar non fi poflbno ,
Ho Tati- fi rende odio per gratitudine , s' infanguinò anche con in-
audita vendetta , fpinto dalia Madre contro alcune fue ma-
drigne , concubine del Padre con anfietà grande ; e perchè
era vero tiranno, cercò per via illecita ingrandire le fue en-
trate 5 e perciò diede ricetto ne' fuoi porti a quanti Cor-
lari Turchi , e Mori vi capitavano , con patti , che a luì
dell'ero un tanto per ogni rubarla , che in mare facevano ;
per il che ne riceveva tanta entrata , che non avea gabella
in tutto il fuo Regno , che le fruttaife più di q'uefìa , e tut-
to l' e (Ter fuo era di farfi Monarca dell' Africa : per la qual
crudeltà, e tirannide pofìi in fofpetto i Signori Arabi ,
unirono con Abdalo Signore di Bifcari , con difegno di ri-
mettere Molearofetto nello Statole difeacciarne MoIeafTen,
i quali ne vennero con grofio efercrto alla Città di Becchia,
una giornata difiante di Tunifi , il cui Re vedendo il peri-
colo grande di quella guerra , celando la paura con l'ani*
nao virile , confortava i fuoi , facendo provieni di gen-
ti,
LIBRO'NO NO. zn
ti , & affaldò particolarmente tutti i Turchi Corfari , che
aver potè con buono fìipendio,de'quali nelfuo Regno gran
numero concorfo vi era , ove , come fi è detto , ficuriflìma
ricetto aveano : Teneva anche un' altro efercito di cavalli
mori , e gran numero di Fanti di varie nazioni : Avea di
più una grotta banda di Criftiani a cavallo , eh' era in quel-
la Città rimafla con Jicenza di Maometto , e degli altri
Ke pattati , eflendogii allignato per loro abitazione un Ca-
mello chiamato Rebatto appretto la Città , e per quella
cagione dai nome di quello Cartello , erano quefti chia- càfiìm^
xnati Rebattini , i quali erano in tanta ttima tenuti dal Re che ahf-
éi Tunifì per lo valore dell'armi , che nelle antiche guerre YnTu-
eglino , & i loro progenitori mofìrato aveano, che il Re nijìcbia.
lì teneva attbldati alia fua guardia , e fi fidava più di lo- \natl. ?•-
XO , che de proprj Morj .
Molearofetto all'incontro avea un fiori t itti mo efer-
cito di Arabi t & avendolo divifo in trefehiere, fi avvici-
nò verfo la Città di Tunifi , e fi appicciò la battaglia tra Molière*
quefti due eferciti , e non fi fé effetto veruno, perchè tan ^j}^
ta fu la polvere elevata in aito, caufata dal vento, e dal cor fi .
rere de' Cavalli , che non potendo Molearofetto difeerne-
re il fuo Stato gli fu mefliere ritirarfi alquanto , & irò
quello i nemici fi ritirarono a lalvamento dentro la Cit-
tà , ponendoli a difenderla virilmente 5 e Molearofetto
con quella occafione acqui fio V Artiglieria dtì fratello , e
non volle dar dentro, per aver poca Fantaria, ma flava fpe-
rando di veder muovere alcuni deììi Cittadini di dentro m
favor fuo, come profuppoilo già fi aveva , che perla
crudeltà del fratello fare dovevano ; ma quando vidde_»
che non fi muoveva alcuno , fi ritirò verfo l'antica Car-
tagine nel paefe Martio , per efler quella contrada fertile ,
& abbondante , ove molti giorni dimorò, afpettando fem-
pre di udire , fé nella Città nafeette qualche tumulto , ma Mokarc-
quando vidde riufeir il fuo difegno vano, permette che i fuaiAttc&fì
Arabi mettettero in ruina tutte le poffettìoni dell! Cit- %'Jfd
tadini , lunifi .
Mo le aro
2H DELL' HISTORIA DI NAPOLI
tadini , e maffimamente quel bello , e famofo Olivato »
che arieggiando con mirabil vaghezza arrivava finoalle-j
mura delia Città : quando ebbe rovinato, & abbruggiato
fino alli Palaggi , che quivi erano con miferando , fpetta-
colo : non fapendo Molearofetto , che altro farfi , andò
per ajuto a BarbarofTa , e promettendogli farfi fuo tributa-
r0_ rio , e de' fuoi fuccefTori , fé nei Regno di Tunifi Jo ripo-
jettoù- neva ; BarbarofTa , che era in quei tempi in pratica di
7Z ^me»erfi a « ^vìz] di Solimano , li promife farcofegran-
Barbarof.di '■> e menandolo feco in Coftantinopoli, per impetrar l'aju-
fa . to , per cui Solimano , che vidde prefentarfi così bella oc-
casione , diede ordine a BarbarofTa di quanto far doveva ;
il quale avendo lafciato Molearofetto in Cofìantinopoli ,
fé ne andò con grotta armata , e pigliò Tunifi , e fé ùq
fé padrone in nome di Solimano, fcacciandone il Re Tiran-
no, e crudele MoleafTen , il quale avendo in quefto modo
prefo il Regno , fé ne andò a ritrovare P Imperator Carlo
^nd<
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; tornò ad invertire MoleafTen , come il tutto fi è detto
di fopra , il quile , poi avendo regnato fino all' an.
no IJ43. dal figlio ne fu difcacciato , come appretto fi
dirà .
Ma volendo raccontar la venuta di quefto Re in Napo-
li, mi ha parfo fuor di ragione narrar prima la fua origine ,
e feguitar poi il fuo fine . Or tornando all' intralafciata
iftoria , dico , che efTendo flato il Re MoleafTen dal noftro
Imperadore ripofto nel Regno di Tunifi , & avendo quello
dominato fino all'anno i J43. in perfona pafsò in Sicilia con
We*P- animo di andare in Genova à ritrovar 1' Imperadore per
fen pafsò impetrar da Jui piti prefidio de' Spagnoli , o Italiani con-
fa» SM- tro i Turchi VafTalli di BarbarofTa , i quali fatti infoienti
Ua* per la Vittoria avuta contro l' Imperadore nelle fpiaggie
di Algieri , che trafcorrendo più oltre de' confini, ave*
vano
LIBRO NONO zu
vano tolte alcune Città; e luoghi foggetti al Regno di Tu-
nifì: ma perche dal proprio Moleaifen fu intefa Ja principal
cagione dalla iua partita dell'Africa, fu per fuggire un
gran pericolo , che Ji minacciavano, e li aveva da venir ad •
doflb per le fue fceileragini : anzi da Dio 'permeilo, per la cru-
deltade , e per le fceileragini*. perciocché efìendo egli va-
lentiflìmo Astrologo , s' indovinò , che perniatale in fluffo^^^
delle (Ielle , egli il Kegno perdere doveva , e morir di cru- Jfiroio-
deJjflitra morte ; Per tanto avendo egli grandiflima paura S° •
di JBarbarofla, il quale potentiflìmo fi apparecchiava ad
wfcir di Coiìantinopoli , volendo riparare al iuo mal detti-
no, palsò in Sicilia; e d' indi partironfi per andare in Geno-
va a ritrovar l' Iroperadore , fu da venti contrarj impedi-
to , i quali lo ribburtarono in Gaeta , ove a' 29. di Maggio Moieaffen
1 543. vi g?unfe , e d' indi per terra fi condulTe in Napoli , in Gaeta,
ove a' 1 3. di Giugno di Domenica arrivò 5 Don Pietro di
Toledo Viceré dei Kegno , che n'ebbe avvifo , & li man-
do 2. miglia fuor ia Città alquanti Signori , e Cavalieri di
qualità , che erano in Napoli , e poi tgìi uicì con Ji fuoi
Contìnui , e Kegj Officiali , & andò di là S. Giuliano fuora
Porta Capuana , ad incontrarlo j e e me il Viceré lo vid- Mole affé*
de , lo guardò con piacevcl volto , efattofegli apprelTo, *p NaP°z
con gran riverenza lo faiutò,fenza però fmontar da Caval-
lo, a cui il Fé con gravità Keale rifpofe al (aiuto con ab-
bacar alquanto la teiìa , il Viceré le gli pofe a man fmiiìra,
in modo , che la tefìa del fuo Cavallo, era per diritto dei D.vhtr*
fianco àtì Pe, e cosi entrarono in Napoli, Seguiti da wj'^
gran moltitudine di Signori Officiali , e Cavalieri , fra i cantra al
quali erano mifchiati da duecento Signori Mori.i quali fa- Re M°-
cevano vaga e beila vifìa « Era il Re di afpetto venerando ■a^em"
più predo grolTo , che coperto di Carne , di color bruno ,
con occhio nero , e grande , barba nera , e corta , cavalca ^{lulT
va un gentiliffimo Ginnetto guarnirò , & ornato alla Mo- dei Re
refea con roo-ite perle . Ave va addolTo una Giuba alia Mo- ^°leaÌ»
*efcha di damafeo torchino con le fìivalette Moxefche or-
natif-
W* DELL' HISTORIA Dr NAPOLT
natiffime , e con gli fproni di oro matticelo , e cosi anco
aveva laguardia della fua feimitarra : in tefta aveva un
bianchiffimo Turbante, nel cui mezzo, era un gi<> jello di
grandifììmo valore : in mano aveva certi paternofti a guifa
di un Cavaliero, di finitimi Coralli : entrò egli per la Por-
ta Capuana, e non guardò mai perfona , ne alzò gli oc-
chi alle finefire, ove erano Signore, e Donne infinite, maat-
tefe con molta gravità al fuo camminatole alzò gii occhi,
e mirò un pezzo alle grada , e Colonne , delia Chiefa di S.
Paolo tanto, che parve, che JeggefTe quelle lettere , che ivi
fcolpite fi vedono : pafsò per l'Incoronata , e per il Ca-
rtello Nuovo, e fu da quello, e dalle Navi , e Galere del
Molo , e dalCaftello di S. Eramo con molte Artiglierie
falutato , & ebbe per alloggiamento il Palazzo di Pizzo
Falcone , ov* egli molti giorni dimorò, facendo vita, e
tavola Reale, le cui vivande erano Tempre di mufeo e di am-
bra condite: poi fé ne venne dentro Napoli, & albergò
alla Cafa del Signor Afcanio Colonna al Seggio di Porto.
La Vigilia di S. Giovanni Battila , O. Pietro di Toledo
con tutta la Nobiltà di Napoli cavalcò con il detto Re per
Ja Città, vedendo li belli apparati delie Piazze , con ilio
grandiffimo piacere .
. . Stando Moleaffen in Napoli , ebbe avvifb , che Amida
figliuolo fuo figliuolo fé gli era ribellato , e l'aveva tolto il Regno,
di Mo- avendo con gran empito uccifò Maometto Temtem Gò>
^f^rflvernatore da lui lafciato , avendo ano occupato il Te-
Hìfce dfiforo , & aperto il Serraglio, e con difoneffà granc'e fi era
£eg*°s ^impadronito delle Donne . Quefla ribellione fi cagionò ,
• perche effendo Amida giovine , ebbe pronte le orecchie al-
le perfuafioni di molti Signori di quel Pegno , i quali non
amavano punto Moleaffen , degno veramente di disamore,
per l'enorme crudeltà da lui ufate in quel Regno : Coftoro
diffimularcno una fama , che Moleaffen era morto in
Napoli , e che innanzi la morte fiera fatto Cri ft/a no i &
efortarono Amida a non tardare ad impadronirfi del Re-
gno >
LIBRO N O N O. *57
gno j acciò il Fratello fuo Maometto che era oflaggio del
Padre in poter de'Criftiani dell' Auletta , non veniffecon
r ajuto di Francefco Tovara .Governadore di quelle For-
tezze a proccurarfelo prima di lui : ora avuto quefìa nuo-
va MoleafTen in Napoli , turbato molto , determinò dìin°™£en
paffare con un prelidio di Soldati Italiani in Africa ,/* re-
prima che il figliuolo fermaffe il piede nel Regno , temen-':™^
do , che non chiamaffe in fua difefa i Turchi di Algieri j &
ond'egli , ed il figliuolo ne fuffero privati j perciò ccn_j
gran pienezza fi moffe ad affaldare genti , approvando ciò
I). Pietro di Toledo Viceré di Napoli , il quale fece gra Molei-jjin
2ja a tutti i Banditi , che fulTero andati al fuo foldo j il che^^
effendófi di volgalo, comparvero gran moltitudine di genti Napoli
di male affare, e condannati al iupplicio della morte , e
fu creato per quella guerra generale cell'Efercito GiorEat Gh-.Bat.
ti fia Loffredo uomo molto pronto , & animofo , il quale *jji* Lofi
afìoldòeffo 3000. Fanti delle giàdette . Ed imbarca tofi^°/eG<r"
con il Pe nelli 26, di Settembre deìV anno 1 5-43» ne anda dtU'Ef.
xeno all' Auletta, ove dal detto Francefco fu perfuafo %fire *f t
che avendo sì poca gente , non dovefle con furia andare
in Tunifì , ma intendere prima l'ordine , e l5 apparecchio
del figlio , fapendo egli , che MoleafTen per la fua crudel-
tà non era punto amato da' Tunifini , oltre Tetterei
i Mori d'infìabil fede'-, e Tempre godendo delle novità,
avendo l'occhio al proprio intereffe , giudicando che
non J'avvenifTe male , maflimamente non avendo appoggio
ad alcuno degli Arabi , de' quali egli gà fi era vantato eoa
il Viceré di Napoli di averne una quantità grande in fuo
favore : Ma quando il Tovara vidde il Re pur nella fua
rifoluzione oftinato , perfuadè il Loffredo a non volerli
mettere a quel pericoloima perchè era giunta J'ora^chequei
Soldati di mala vita , che feco aveva , pagafferu le molte
colpe commefTe, & egli feontaffe qualche peccato proprio,
poiché Je ragioni , e perfuafioni di quello buon Cavaliere
accettate non furono $ e tanto più che com par vero molti
Sum.Tom.V* K k Nobi-
2j8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Nobili Mori venuti a ritrovare quefto Re fotto fpecie di
riverenza, edi amore, pervadendogli di andare innanzi ,
che in ogni modo Amida fuo figliuolo tofto,che vifto l'avef-
fé , la Rocca iafciata avrebbe , e fé ne farebbe fuggito, pro-
mettendoli effi 1' ajuto loro ; il che dimenticatoli del fui
fatai deftino,che nella fua Aerologia trovato aveva, a1 io.
'Moieaffen di Ottobre fi moffe verfo Tunifi, feguito dal Loffredo, il
vaverfo quale dimenticatofi dell'avvito datogli dal Viceré di Na-
^Mi'Ep. poli , che a patto alcuno non doveva fondarti negli ingan*
/eretto ni di Mori j & oltre con il Ke andar non doveffe, ancor che
Napoli- egjj comandato glie lo aveife , fé non aveife prima tiralo
jn fuo ajuto un grotto fquadrone di Arabi • Quivi altresì
Cola Tommafo Coffo, uno di quei Capitani d' infantarla ,
perfuadè Loffredo a non volere andare oltre,fen^a mandar-
vi innanzi una feorta, per meglio affi curarli; ma il Loffredo
riboifando Cola Tommafo, rifpofè , che gii Q era accor-
to , che egli aveva il fegato bianco, rifpofe Cola Tom-
mafo, non per certo Signore ; ma sì bene ho avuto, &
ho il capo bianco per l'efperienza delle cofe: pero chi averà
il fegato bianco in quefta giornata, fé ne vedrà l'effetto , e
e tofìo fi levb il fuo Cappello , e fé lo pofe alia ri verfa in
tefta, e voltatofi alli fbldati , diffe, andiamo fratelli allegra-
mente a morire con eterna noftra gloria , poiché il mondo
va alla riverfa : or marciando il Re con quell'Effe/cito , &
effendo tre miglia lontano da Tunifì , fopragiunfero al Re,
& al Loffredo alcuni Capitani Spagouoli dell'AuIetta, che
a tutta briglia corfo avevano % efortandogli , che in ogni
modo a dietro ritornar doveffero , perchè agli Oli veti una
groffa imbofeata di Cavalli Arabi gli era fiata fatta: ma
^MWnofo fu poffibile mai defiftere dall' incominciato cammino
*ÌsM°ori.vetio\?i Porta dellaCittà, ecosì marciando ufcl di fianco,
e di dietro una una imbofeata di Cavalli Mori , e pedoni ,
che con li foliti gridi loro la.fquadra del Re affamarono ,
il quale punto non fi fpa ventò, anzi li fo^enne con gran-
uZf? de anioio , e conbattendo valorofamente, ferì alcuni con la
LIBRO NONO. *<*
lancia, che egli maravigliofamente adoprava; ma ferito
poi ne] fronte , fu cagione di fpaventare i fuoi .Tra queftcr
mezzo uici fuori degli Oli veti una imbofcata di Arabi in si
gran numero , che empivano Ja campa gna; edi tal maniera
circondarono i Crifìiani , che {paventati , fi perferodi ani-
mo y e benché fu ile fatta alcuna difefa , pure una gran-
parte di Joro fi diedero a fvgg'ut verfo io fìagno in aJcune
barchette , che quivi condotte {late erano con alcuni pezzi
piccioli di Artiglierie , e ccn Je bagaglie, e vitto di foidati ,
le quali barchette ricevevano quelli , che neir acqua
ferkgiìtati dagli Arabi gettati lì erano, contro i qua-
li Crifliani diserrando queiJe artiglierie da elfi difco-
fri li tenevano ; li Loffredo veduta rotta la fua gente»
per poterli falvare , fpinfe il cavallo per vedere ài
nuotare , finche a qualche barchetta arrivato fulTe ; ma
il fango impedendogli le gambe , non potè innanzi €oJ
andare , onde intefe, che avevano fatto tefìa Cola Tom- Tcmmaf»
irato Ccfso , e Carlo Tocco , Giacomo Macedonio,^0.»*
le rerzo Mt nforte , e Pietro Antonio Grandillo fuoi Ca-^J^"
pitani , & altri ; determinò anche egli di morire valorofa- loròjt .
n trite, combattendo giuntamente con loro , e rivoltan-
te fi ceni! cavallo a dietro , non giunfe alla riva , chefji
ucciib da' Mori. Gli altri foidati, e Capitani Napoli-
tari . finché potercro menar le mani , valorofamentcj
combatterono , invitando anco gli altri che fuggiva*
ro ad onoratamente morire , uccidendo nella loro di-
fefa rumerò infinito di Mori ; alfine sforzati , e vin-
ti dalla gran moltitudine de' nemici , furono quafi tut-
ti dalle lcimitarre Arabefche a pezzi tagliati . L'ul-
tima Bandiera che fu villa in piedi , fu quella di fé*
ta bianca , foiìenuta da Giovanni Andrea Summonte . .
Isapolitano, Alfiero di Cola Tommafo Collo , il quale %la
col fuo Capitano fi difefèro quanto poterono lino alla Summo*
morte \ e ben dirooìtrò iifuddetto Alfiero eflerevero NI-JJJcS^
potè di quel Filippo Summonte Napolitano, notato dal
K k 7, Gio*
z6o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Giovio nel 18. Jibro delle fue Iftorie , il quale nell'anno
1516. militando fotto Maflìmiliano Imperadore , Avo del'
l5 Invittifiimo Carlo V. nella Citta di Verona, la quale
ritrovandoli afTediata dalla lega de' Francefi, e Venezia-
ni nell'abattimento , che fi fece di quattro Cavalieri Fran-
cefi contro quattro degl'Imperiali attediati, il fuddetto Fi-
lippo fu eletto uno delii quattro , e fi porto tanto vaioro-
ib , che fu cagione, che i Francefi rimaneffero con gran
vergogna vinti, e fuperati , con molta gloria del detto Fi-
lippo , e de' fuoi Napolitani che fi trovarono in quel
duello .
Dicono alcuni , che il Re Moleaflen fuggendo tut-
to fanguinofo nella faccia , efTendoii m orti tutt' i fuoi fa-
miliari, fu conofeiuto dal grande odore de' profumi che
Moleajì'en ayeva addotto , e non alla faccia , qua! tutta era lordata di
accecato fangue , e di polvere : e condottoal figliuolo , li fé occeca-
dal fighe. iQ gjj occhj con uno fcarpeilo infocato; e così cieco fu por-
tato prigione , Di tutte le genti di Loffredo fé ne falva-
rono intorno a 200. uomini in quelle barchette, quali dal
Tovara nell' Auletta raccolti furono . E dopo avendoli ri-
. . , fìorati, li mandò inSicilia,e di là fé ne ritornarono in Napo-
RedTiu. li a portar la nuova di quefia dolorofa ftragge. Avuto Ami-
»'./»/« da quefia vittoria del Padre , determinò di acordarfi con i
l'iodi? Crifiiani , e fece intendere a Francefco Tovara , cfVegli
impera, intendeva di ettere amico , e tributario dell' Imperadore ,
dore - cono' era il Padre , da lui così trattato meritamente per la
crudeltà , eh' egli ufato avea a' fuoi fratelli , e nipoti , sì
abominevole nel cofpetto di Dio, avendoli ufato pietà a
falvarli la vita, che non la meritava : il Tovara facendo
della neceftkà virtù , fenz' altro accettò V amicizia fua , e
Ja fiabilì con alcune condizioni ; imperciocché avendogli
Amida mandato le paghe per il prefidio dell' Auletta , in
quel modo , che il Padre pagar le foleva , fecondo li Ca-
pitoli fatti con l'Imperadore , refiituendogli anche I' infe*
gne tolte a' Crifìiani in quella fazione , e l'artegliaria con
li
LIBRO N O N O. 261
Ji prigioni , Ji diede Seit te Tuo figliuolo per ortaggio di ave-
je ad ofTervare le promeffe , e pagare il tributo , con con-
dizione , che quando non fuffe piacciuto all' Imperadore
di accettarlo nell' amicizia fua , gli doveffe mandare in
dietro il figlio: ma dubitando il Tovara di quefto effere in S4*SL
colpato dall' Imperadore , o pur modo egli dall' avidità ra dife-
del fuo utile particolare , come alcuni giudicarono , fece£Mrt f\ ..
un nuovo difegno , e determinò di far venire un Re legit- remivi
timo fucceffore di quel Regno, il quale fuffe a devozione Re .
dell' Imperadore , e (cacciarne Amida \ e quello, eh' ei
giudico atto a quefto Regno , era Abdamaìech fratello di
MoieafTen , quale dimorava appretto gli Arabi : fu dunque
dal Tovara mandato a chiamare, lotto fperanza di farli ot-
tenere quel Regno . Coflui , che più volte dagli Aflrologl
udito avea, che fenza alcun dubbio Re effer dovea , e morir
Signore del Regno nella Città di Tunifi , fi con firmò for-
temente nella fua fperanza ; e perchè il nuovo Re Amida
avendo raffettate le cofe della Città di Biferta , per rifeuo-
tere una grofia entrata , fi ritrovò difeacciato dal Re- jim'da-
gno . Imperciochè venuto Abdamaìech con groffo fqua cucciato
dr.one di Arabi , cavalcando di notte , giunfe al Tovara__* d^!j^
nelF Auletta per voler feguire quell' imprefa : il Tovara
per non mancare al Re Amida perla promeffa, gli riman-
dò il fuo figliuolo fino a.Tùnifi , & Abdamaìech poco fer-
mandoti" , ne andò con i fuoi Arabi , e fu ricevuto nella
Rocca di Tunifì fenza impedimento alcuno, effendo cre-
duto, egli eflere Amida , per aver coperto il vifo ; ma ef-
fendofi poi avvifli quelli della guardia , che coftui era
Abdamaìech, e non Amida, vollero mettere le mani all'ar-
mi , e furono da quelli Arabi tutti tagliati a pezzi : e fatto
quefto , avendo Abdamaìech tolto per prefìdio nella Roc-
ca alcuni Cittadini Mori fuoi amici , fu falutato , e chia-
mato Re , fenza alcun contrailo , e tofto fé mettere prigio-
ne Seitte , figlio di, Amida , e per feri ttura confirmò paga-
ie il tributo all' Imperadore , e per lui a Francefco Tovare
fuo
r/t
*6Z DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fiio Capitano con quelle condizioni , che aveaMoIeaffen
firmate con l'iftefib imperadore, & in parte delio ftipendio
Ubdama.^ Tovara li contò 6000. fcuti di oro * Q^efto Abdaoja-
hch fa Jech non fé mentire gli Aftrologi , perchè a vendo folo re-
rììZdei? gnat0 ì6' giorni , mori di febbre , e fu fepolto con Real
jmpera- pompa da i Cittadini fuoi amici ; e quelli Arabi, eh' erano
d*Mor venut* con luijfpaventati per la morte di quefto Re, fi ftrin-
deiR^J fero infieme , e con il configlio del Tovara , crearono Re_j
»Abdama- Maometto , figliuolo di Abdamalech , il quale era venuto
con il Padre , eh' era di anni dodici : coftui per la fua gio-
ventù non governando a foddisfazione per li Miniftri , che
tirannefeamente trattavano quei Regno, furono corretti
quei popoli richiamar Amida, il quale fé ne flava molto
provifto in Africa, e con i'ajuto di Stecco Signor dell' Er-
be , venutone con molta prefìezza riebbe, la Rocca fenza al-
cun contratto ; & ij giovanetto Re , appena ebbe tempo di
faivarfi fopra uno fchifo , il cieco Moleaften prigione ,
Mokatfen sfondo Poco prima flato liberato dal Giovanetto Re , fi
nèh' \\Àu. era ridotto nell'Auletta, ma non vi dimorò molto , che fi
ietta . partì dolendofi deli* avarizia del Tovara , a cui avendo in
conferva Jafciato dal principio il fuo teforo , non glie lo
avea redimito in quella fua mifèria 5 finalmente 1' accu-
Moknjfen so all' Imperadore , alla cui presenza amendui in Alema-
accufa il gna andarono , ove non folo il Moleafien lo tacciò di que-
lovara . ^Q jngann0 ^ ma |» accusò di non aver fedelmente fommi-
nifìrato le paghe alJi foidati . Fu il fine delia quiftione ,
^wTova c^e '' lmPerad°re contro il Tovara altro non fé , che lo
ri privo levò dal prefidio dell' Auletta , e mofio a pietà del Re , lo
dea' ^k- j-imandò in Sicilia, con ordine che li fuiTefom mini fi rato
il vivere del pubblico , ove fra pochi anni morì , & il
Re Amida avuto di tutto il Regno 11 dominio , sfogò
F ira fua verfo quegli che erano fiat i contrarj , i corpi de'
Morte dei quali fé divorare da affamati Cani.C ofìui per molto tempo
deca Re fu travagliato da Luigi Peres Gove madore dell* Auletta ,
jJ-J fhf' finalmente fi pacificarono , & il Re A mida fi coflituì tribu-
•'" ' tario
LIBRO NONO, 2<J3
Carlo dell' Imperadore , come prima .
Non pattarono molti anni, che Amida fu da! Turco Ttrììji
{cacciato dal Regno di Tunifi , il quale avendo fperan-*"'^ dal
za ritornarvi , flette nell' Auletta intrattenuto dal Re Fi-SSi
Jippo noftro molto tempo: ma poi nell'anno 1 5^37. avendo»^' -^"H
Don Giovanni di Auftria per ordine del Re fuo fratello /j^ *
acquiftato il Regno di Tunifì , vi ripofe Maumetto confo-
brino di Amida , figliuolo del Re Abdameiech , che elfo
D Giovanni con 1' armata avea condotto , dai quale fife TunìjS
dare il giuramento di Omaggio in nome del Re Filippo , trefa**
& avendolo poflo nel Trono Reale , ne mandò Amida con Ddi°^L
un fuo figlio prigione , in Sicilia per aver egli dato alcuni fr'** •
fegni di dubbiofa fede . Queflo figlio di Amida poco ap-f/wwT
pretto in Napoli li te Cndiano con grande difpiacere-w/ Regna
del Padre , e n'ebbe dal Re Filippo buona provinone** 'Tuni^
per il fuo vivere. Poco dopo Seiim Imperadore de' Tut'frifhnt*
chi , intefo il fuccettb di Tunifì , vi mandò Sinam fuo'» Sci*
JBafcià con grotta armata , il quale nell'anno 1 574. prefe/id *
Tunifì, e fpiantò Auletta da' fondamenti , come nel fuo
lugo fi dirà .
Tre anni dopo Ja partita del Re di Tunifì da Napoli ,
e proprio nelli 1 6. di Marzo 1 546. di mezzo giorno difgra-
ziatamente fi accefe fuoco ad uno de' Torrioni del Cartello
nuovo di Napoli pretto il Molo grande , ove morirono da
300. perfone, emoltecafe, & edificj del contorno pati-
rono danno , che fu cagione un Soldato , che portando il
fuoco in fua cafa , pattando appretto la ttanza della muni-
zione , eh' era nel detto Torrione , dittavvedutamente ne
cafeò un poco nella detta munizione ; per il che in un trat-
to fi vidde quel Torrione andar per l'aria, e fu cagione
di molto danno , perchè oltre il Torrione , bi fognò ri-
farti con altri edificj cafeati , morirono tante perfone gmA Morte*
dette • del Mar-
Nei fine di Marzo dell' anno predetto morì in Milano^ /
Aifonfo di Avoios Marchefe del Vailo , e di Pefcara Go-
verna-
t64 DELL» HISTORIA DI NAPOLI
vernatore , e Luogotenente dell' Imperadore in quello Sta-
to , vaiorofìfìitDO Capitano , che avea feguito , e fervito
fua Cefarea Maefìà in molte guerre , il cui corpo fu corl
degno onore fepolto nella maggior Chiefa di quella Città
& in fuo luogo fu mandato nel detto governo D. Ferrante
Gonzaga Viceré di Sicilia •
■•»
Carlo V. doma la Germania , e fa prigione il Duca di
SaJJonia , e dichiara donde viene la mifura ,
& il pefo di tutte le cofe*
Cap. IIIL
MArtin Lutero, nato ini slebia , Frate Eremitano di
Santo Agoftino, il quale nell'anno i J17. per efferfì
Luterà- oppofio all' Indulgenze pubblicate per ordine dei Papa
*f • nella Germania per 1' imprefa contra de' Turchi , & aven-
do empiamente contraddetto alla Chiefa Romana, diede
principio all'erefìa, che dal fuo nome fu chiamata Lu»
terana , con grandiflimo danno , e travaglio dell' Europa ;
per il che neir anno 1 $zo. fu da Papa Leone X. pubblica*
to per peflìmo eretico j & avendo cofrui feminato gran-
ar* <8 didime zizanie contro la Cattolica Chiefa , nei fine dell*
Lia*'" an0° ' ™6' venne a morte , con eftere rimafta Ja fua Setta
Molto pullulata , e germogliata nella Germania , i Capi
delia quale erano Filippo Langravio Duca di Affia , e
Giovanni Federico Duca di Saffonia , potentiflìrai Princi-
Cafii dei-pi delia Germania 5 ma di tutte l'eiefìe di quei tempi in-
Littcra- ^ett* ^urono co fioro fotto colore di volere difendere la
nei . comune libertà • Avevano fatto prendere tutto il re-
fio della Germania l'armi , & in virtù di una firetta
lega fra di loro, fi facevano chiamare li Evangelici , e
quafi
LIBRO NONO z*s
quafi tutti gli ordini dell' Imperadore , ahrimente rical-
citravano*, il che non potendo più Carlo dillimulare, ve-
dendo, che troppo sfacciatamente fi offendeva l'onore
di Dio, e la dignità dell'Imperio, deliberò rimandarvi,
e tolto avvisò al Papa , & a molti Principi di quefta rifo-
Juzione : il Papa intefoil buono penfiere di Carlo, li po-
fe in punto dodeci mila fanti Italiani , con iti cento Ca- C(ir]o
valli , facendone Capitano il Duca Ottavio Farneie , éKcontroi
dal Duca di Ferrara , e da quel di Fiorenza n' ebbe buon Luterana
ajuto di Cavalli , e Fantaria '•> il Pegno di Napoli li mandò
buon numero di Cavalli Leggieri , e di Uomini di Armi \Bfertit§
e fatto che ebbe Carlo l'apparecchio , fi ritrovò un Eferci ™fe
to di 40. mila Fanti , e io. mila Cavalli , 80 pezzi di Ar-
teglieria, e 2000. Gualcatori Boemi , 200. barche, da
far Ponti 500. Scaie da frnontar le mura $ dall' altra parte
l'Inimico avea un groflìilimo Esercito di 80. mila Fanti,
1 5. mila Cavalli 120. pezzi di Arteglierie, 6000. Guadato Efferato
ri, e 300. JBarrche da far ponti , e mentre 1' Autunno"''™" *
del 1 $46. quefii due Eferciti nemici in Campagna del Du-
cato di Baviera continuamente con grotte fcarannuzze fi
battevano infieme; il Duca Maurizio.ancorchè fuffe cognato duch
del Duca di Saffonia , e Genero del Langravio , entrato Mauri*
ne con un Efiercito del Re de' Romani fratello dell'Ira *""
peradore, e vinto qui 1' [nimico , che fé gii oppofe , fu
caggione , che Gio: Federico, e Langravio , che erano
alle frontiere con Carlo pian piano firitiraflero , e fi dis-
facefle il loro Efercito , e 1' Iraperadore con la clemenza,
che ufava, ne navette tutte quelle Città ribelli , quale r<|r/fl
cofa turbò forfè l'animo di Langravio , che cercò tolto di mimi*
far l'accordo con Carlo j e non potendo ciò ottenere fé, vincere \
ne andava pian piano ritirandr fi j l'iroperadore, vitto l'I ni-
mico indebolito, licenziò le genti Papaline , le quali pereto u-
morte, e per infermità , mezze diftrutre erano '<> licenzio ^^
altresì la Cavalleria mandatagli dal Duca di Ferrara , e le^ dei /uà
genti del Duca di Fioreoza j & unitoli con Ferrante Pe dt'&JJ '"'■"'
Sum,Tom,V. Li Ro-
266 DELL' HISTOR IA DI NAPOLI
Romani , fecero infìeme un corpo di io. mila Cavalli , e 8.
mila Fanti tra Spagnoli, Tedefchi , e Napolitani , coi I qua-
le Esercito entrato neJla SafTonia , fenza molto contratto
pigliavano cièche trovavano, e . così vittoriofi preven-
jiibì™* "eroa^ fiume Albi di là della riva , dal quale poche miglia
lontano fi trovava il Duca di SafTonia , che aveva manda-
to genti al fiume , che vietafTero all'Imperadore il pafTag-
gio . Quefto Fiume era alto fei piedi , e 300. largo , on-
de era difficile il potervi paffare:ma la felice forte dellTm-
peradore volle, che ivi miracolofamente comparisse un
Contadino, il quale avendogli mofìrato il guado , 1' Efer-
ci to con poca fatica dall'altra riva fi conduffe. Paflato dun-
que V EfTercito, il fiume mal difefo dairavverfarj Salmoni,
volendo l'Imperadore rimunerare quel Contadino , non fu
più vifìo , perilchè nacque tra i Soldati Imperiali grandif-
f ma fperanza di Vittoria , perchè fu giudicato , che quel
Contadino mefìo da Dio ftato fufTe , & altresì per uno
jìugurio augurio d'un Aquila, la quale levatafi a volo, andò per
buono . fpazio di tre ore volteggiando fopra 1' Efsercito , e vol-
tatofj verfo fèttentrione , d'onde fi vidde venire un Lupo
di gran fierezza , che entrato in mezzo il Campo , li fu
dato da più bande la Caccia, e fu morto dalle genti di armi
Napolitane .
Carlo vh. Qr venuto Carlo al fatto di Armi con le genti del
™ dio*/ Duca di Safsonia , dopo molto contratto le ruppe, e
fonìa . fu prefo il Duca alquanto ferito , e Giovanni Federico
fcampò : morirono in quefla battaglia da cinque mila
Safsoni > e prefso a trecento Imperiali , e ciò avvenne a'
24. d'Aprile 1 547. Fu il Duca prefentato prigione all'Im-
peradore dal Conte Ippolito di Porto Vicentino , il qua-
le condotto alla fua prefenza, levandofi il cappello Ji difse:
PotentifTimo , e Clementilllmo Celare ^ io fon voftro pri-
gione , vi priego , che per tale mi vogliate trattare, acuì
rifpofe l'Imperadore \ lo ti tratterò fecondo i tuoi meri*
ti, ma tardo mi chiami Cefare 5 e ciò diceva l'Imperado-
re,
LIBRO NONO. Z67
re , perche nella fovrafcrizione delle fue lettere il Duca fa-
ceva ponere a Carlo di Gante , come eh' egli non 1' aveffe
per Imperadore. Or efTendo il Duca dalli Giudici dellTm-
peradore condennato a morte , egli come clementitfìmo Si-
gnore , gli donò la vita con alcune condizioni, tra le quali
era tenerlo prigione dove , e quanto li piacerle ; E quel
Ducato con la dignità dell' Elettorato deli' Imperio fu da-
to al Duca Maurizio Tuo genero con certo pefo. Langravio,
che fi vidde refìato folo , e con poche forze , ottenne per
mezo del Duca Maurizio il perdono con molte condizioni, e
fervitù . Apprefèntatofi dunque Langravio all' Imperado-
re , inginocchiatofegii, domandò perdono con grandiflima
umiltà , e fu da lui ricevuto in grazia , ma oneflamente fu
ritenuto prigione, & a quello modo l' imperadore queita
guerra vinfe , che otto mefi durata era, avendo fatti prN
gioni amendueii Capitani contrarj , & a tutta Ja Germania
pofe il giogo : fi guadagnarono in quella Guerra più di cen-
to quaranta pezzi d5 Artigliaria di fmi furata grandezza , e
bellezza, le quali furono poi compartite , e mandate in
lipagna, in Milano , & in Napoli , Tal fu il fine della
Tirannica ribellione di Filippo Langravio , e di Giovanni
Federico Duca di Saflonia, avendo il giufìo Iddio dato pa-
rimente a loro feguaci Luterani il cafììgo, che meri tavano.
Efiendofi detto di fopra , che il Fiume Albi era diffi-
cile a poterfi paftare per efiere ibi piedi alto, e trecento lar-
go i perciò mi ha parfo molto a propofito di feri vere quan-
to fia un piede , e donde nafea la vera mifura . E per co-
minciar dal principio , dico , che ficcarne dal granello del-
l' orgio nafee la mifura , così dalla mifura naice il pefo •
Imperociò , che quattro comuni grani di orgio pofii in
lato fanno la larghezza di un dito delia mano di un comune
uomo , e così quattro dita fanno un palmo maggiore , che
è palmo Napolitano: otto palmi maggiori fanno una can-
na , quattro palmi minori fanno un piede , talché un pie-
de , gli è un palmo , & un terzo Napolitano : un piede , e
L i z mez-
268 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
mezzo fa un cubito ; un piede , e mezzo , e un terzo fanno
un bràccio Napolitano : due piedi , e mezzo fanno un grof-
f o , ovvero paflb, che è quelio fpazio di un comune uo-
mo , che fa nel camminare , cinque piedi fanno un palio
comune , che è quel paflb di un comune uomo , quanto Io
può difendere j talché il paflb comune , gli è fei palmi
maggiori , e due terzi , più oltre fei piedi fanno un paflb
maggiore , cioè quel comprelb di un comune uomo con le
braccia fìeflej talché il maggior paflb gli e otto palmi meg-
gioni , centoventicinque pafli comuni fanno uno fladio ,
otto ftadj fanno un miglio ; talché un miglio glie mille
palli comuni , tre miglia fanno una lega Spagnuola , ovve-
ro Francefe , feflanta miglia fanno un grado di Clima, più]
oltre un palmo in fronte , e feflanta in lungo per retta li-
nea , fanno un palmo di Territorio , che fi coftuma nella
Città di Nàpoli darfi a cenfo per fabbricare ; un paflb in
fronte, e cento in lungo per linea , fanno una quarta di
Territorio : diece quarte , fanno un moggio; talché un
moggio , e mille paffì comuni in lungo , & uno in fronte,
ovvero diece palli in fronte , e cento in lungo ; ma perchè
è cofìume in Napoli mifurarfi il moggio a palli eftraordi-
narj , che ogni paflb è due terzi di palmo, più delli pafli
comuni , che fono palmi fette , & un terzo : il paflb con
Ja cui mifura fi fa la quarta, e paflì novanta in lungo , &
paflo in fronte , che il moggio viene ad eflere palli nove-
cento , e tanto è di mifura queff ultimo moggio mifurato
con il paflb eltraordinario , quanto il primo mifurato con
li pafli comuni .
E fimilmente diremo del pefo , perciocché venti gra-
nelli comuni di frumento fanno un trappefo , e tre trap-
pefi fanno una dramma , dieci dramme fanno un'oncia,
dodici onde fanno una libra Napoiitana , cento onde fan-
no tre rotole, talché un rotolo Napolitano , gli è oncie
trentatre , & una terza , quattro rotole fanno una decina,
diece decine fanno un tumulo di quaranta rotola, venticin-
que decine fanno un cantaro , e quefto bafti per non efsere
cofa molto a propofito alla nofìra Storia. DEL-
DELL' HISTORlÀ
DELLA CITTA',
e del Regno di Napoli
ttl GIO; ANTONIO SUMMONTE
Napolitano •
LIBRO
X.
Tumulto fuccejfo in Nipoti V Anno i 5*47. e
di altre novità avvenute nel Governo di
D. Pietro di Toledo Viceré
del Regno.
C A P.
1.
On Pietro di Toledo Marchefe di Villa-*
Franca, Viceré del Regno, effendo venuto
in Napoli , con fama di voler governare
con prudenza , e giuftizia , alla prima raf-
fettb molte cofe , come nei fuo luogo fi
e detto, persiche facilmente fi acquiftb
gli animi del Popolo, & in brieve tempo
fi vidde , che i fatti fuperarono refpettazrone , perciocché
fra l'altre cofe i Nobili della Città, quali per 1* addietro
erano foliti ufcire i termini di foverchio imperio con
i loro fudditi , e con gli altri artefici di Napoli 9 egli con
la
z7o DE LL' HISTORIA DI NAPOLI
la rigorofità deiJa giuftiz/a , & efecuzion di quella i Ji raf'
frenò in modo , che rivolte Je loro iicenzje in modelli a.
tutti T imperio!] coflumi depofero affatto : laonde it Popo-
lo dall' oppreffione de'potenti liberato, predicava per
tutto Ja protezione , e la Giuftizia dei fuo Viceré : alF in-
N olì lì dì contro i Nobili sforzati a ritener/i contro V ufato dal lor-
faWxllia- Procedere , abbominavano il kegio Miniftro , e lo prefero
/; . in odio , in modo , che l' incominciarono a calunniare apo
preflo l'Imperadore, dolendofì , eh' egli V averle non
iòlo a' Popolari agguagliati, ma affai indegnamente de-
preffi . 11 Toledo tutto intento al governo della Città ,
e del Regno , . con la fomma vigilanza attendeva a torre gli
abufi , caligare i colpevoli , e licenziofi , & erigere la giù-
ftizia , già per molti anni caduta, e tenuta in poco con-
to , & ad imprimere negli animi di tutti il terror di
quella .
Tr. Il primo accidente notabile , che occorfe nel fuo go-
cuidente verno , fu che trattandofi di levare dalle ftrade della Cit-
migover- ^ l'antiche felici , e quelle mattonare , e fortificare le lue
Veifrol 'mura , per la cui fpe fa fi voi ea imponere una Gabella di
ledo . un tornefe per ciafeun rotolo di Carne , Formaggio , e Pe-
Gabel'a . fce . j] popolo temendo che il pefo una volta importo
più non fi levaffe , ne flava malcontento, nel cui tempo
fi trovava Eletto del Popolo Domenico di Eazio , alias
Domevi- Terracina , principal Cittadino , e molto caro al Viceré ,
eo Ter™- perilchè era alquanto odiato , e fòfpetto a tutti gli altri
""defi» "Cittadini } Coftui un giorno venendo dal Viceré perii
polo . negozio della Gabella , e parlando per Ja Piazza di S. Pie-
tro Martire , fé gli fé incontro Fociilo di iMicone Mercan-
Foc/7/o di te dj Vino , uomo audace , e di fequela , il quale accom-
pagnato da alcuni Cittadini , lo minacciò, dicendo , che fé
egli a tal Gabella conienti va, il Popolo P avrebbe bruggia-
to la Cafa con lui la moglie , e i figli j ma Domenico , che
era accorto,diffimulando con allegro volto , rifpofe k Fi-
gliuoli non dubitate di cofa veruna^heiua Eccellenza ave-
rà
L IBRO DECIMO, z7i
rà ben riguardo al tutto ; & io proccurerb Tempre il
beneficio univerfale, e la quiete noftra , e partirli , e_»
per altra fìrada ritorno ai Viceré, & gli racconto V im-
pertinenza di FociJlo : Poi verfo Ja fera dell' ifteffo giorno
Giovanni Luigi di Fonzeca , Capitan di Guardia infieme
col heggente deliaVicaria,i quali avevano ordine di quan-
to feguì , & incontrato FociJlo appretto la Tua Piazza , e
proprio nella Porta picciola di S. Pietro Martire , il Fon-
zeca io prefe in parole, ragionando di vini del fuo Magaze-
no, e poi della Gabella, e cosi ragionando lo trafportò
per la Piazza deJJi Pianeliari per infino alli Miraballi , nel focm0
cui luogo voiendofi Focillo licenziare , fu fatto prigione , frigio-
e tofìo fu menato alla Vicaria , Ja quale a quel tempo era ™ tn.
prefso la Chiefa di S. Giorgio Maggiore ; il che intefo
da alcuni Cittadini, corfero feguiti dalia plebe turoultuofa-
mente alle Carceri con gridi , e voci , domandando , che il
loro Cittadino falvo , e libero fé gli renderle . Era in quei .
tempo Reggente della Vicaria Federico Uries Spagnolo , Uriel Re-
CavaJiere dell'ordine GerofoJimitano , e fra i Giudici Cri- gente del.
minali era Antonio Earattuccio , coftoro trattenevano i la. ***'
tumultuarj con buone parole , & effendo Focillo di fcefo Antonio
nelle Carceri , e dubitando di fua vita , aveva levato la Baratine
fcala di là d'onde difeefo era, e teneva nelle fue roani ^ce Q*'im
un corteJlo , col quale non fi faceva venire perfona avanti, minate
& il Reggente con il Barattuccio dubitando della Plebe , la
quale ivi in gran numero concorfa era, con tali gridi, e (tre-
piti, che dava lor da penfare ; perilchè chiamarono Fo-
cillo , promettendoli su la lor fede liberarlo , per quietare
il Popolo ; onde egli fidatoti a quelle parole, formontò fu,
ma non sì preflo giunfe , che fu con una fune al collo (Iran- Morte di
golato , e così morto con due torce accefe perchè era circa f°cili0*
due ora di notte , %ferono gettare da una delle finellre
del Palazzo : ove appiccato refìò , al cui fpertacoio cade
dalla plebe ogni furore , & audacia ; e villo che non vi era
altro rimedio , fé n'andarono via borbottando 3 Fu quefìo
così
Z7Z DELL'HISTORIA DI NAPOLI
così iropetuofo accidente alle due ore di notte il lunedì al-
Ji 19. di Gennajo • \
Non molti giorni dopo furono fatti prigioni Antonio
'•Antonio Volpe , e Gio: Battifìa della Pagliara fuo genero , uomini
Volpe , e della piazza della Sellarla , come principali Autori di quel
ti ftl delia tunau^to : &d alli otto di Febbrajo di mezzo giorno , pre-
Tagiiara fente tutto il Popolo, che vi era concorfo a vedere , in due
appicca- finefìre del palazzodellaVicaria appiccati furonr>;il cui fat-
to fu avvertimento a moiti,che il pigliar le cofe pubbliche
a carico, in odio de' Superiori, non è meno pericoJofo,che
temerario, & apertamente fi vidde , che la plebe concitata
da fé fteffa lenza guida , e configli di uomini potenti , non,
ha altro in se , che voci gridi , e tumulti .
Faisettato il tumulto , caligati i Rei , òVimpofìa la
Jtftfn Gabella , e quel che più fu di momento , dato terrore a
Napvii. tutti , di così fevera giuftizia i il Viceré fi rivolfe a i co-
^^j'modi , & ornamenti delia Città , togliendo via dalle flra-
vad da de gli Archi , i Portici di fabbrica , Gain* , pennate , &
Napoli, altre ripari di tavole , e di fabbriche , eh' erano quafi in_j
tutte le fìrade delia Città, con tutti gli altri impedimenti,
che impedivano l'aria di quella , e così tolta via 1' ofeuri-
tà , e l'umidità di ogni parte , le Cafe , e gli Edifi-
ci tutti allegri, e chiari fatti furono 5 e per finire l'or-
namento della Città, «e delle piazze , diede principio a
Mattona, mattonare le ftrade , ampliarle , e circondarle di muraglie
te di tfa* nove , così dalla parte di mare , come di terra ; fortificò
Muraglie grandemente il Gattello di S. Eramo, e lo rinchiufe dentro la
di Napo* Città , dal cui tempo fi è vifla effere efla Città ingrandita,
e magnificata per le due parti più, che prima non era:
Per il che efìinta la memoria delle muraglie , & antiche»*
Porte edificate dal Re Carlo Secondo , e dagli altri , come
Torta fu Porta Reale preffo il Palazzo di Roberto Sanfeverino
Reale . Principe di Salerno : Porta Donn'Orfo predo il Monafìerio
TtruccJae'. di San Sebafìiano * Porta Petruccia preffo il Pendino del
iv^^/Cerriglio , Porta del Cafìeilo preffo la Fontana dell' In-
fajtell* . co.
LIBRO DECIMO. 273
coronata j e Porta di San Giovanni a Carbonara preflk M ^
effaChiefa. Trattò poi per comodità de' Negozianti di sGl0Va7K
porre tutti i Regj Tribunali in un luogo ; e parendogli il ^c^-
Gattello di Capuana a proposto , ivi gli coftituì , e chia,
ino tal luogo la Nuova Vicaria , benché egli volontien li
affatico per togliere dalla cafa od Marchefe del Vafìo il R**J«
Tribunale della Sommaria , ove per molti anni flato era »tw*«»4-
come fi dirà nel cap. 1. delxi. libro . Il Tribunale delia h delia
Vicaria con le fue carceri era prelTo il Campanile della fTm
Chiefa di San Giorgio Maggiore ; Quello del Sagro Con- Tribuna
fìllio , era dentro il Claufìro del Convento di Santa Chia fc*»» ,
rajQuello della Bagli va era proprio nelle Scale della Cnie- Jt Sagr9
fa di San Paolo Maggiore j Quello della Zecca era ap - Configli:
prefio la Piazza della Sellarla . E perchè il Cafìello di Ca- f^f
puana poco prima era fiato conceffo a Filippo della Noia^/i»**
Principe di Sulmona , il Viceré li diede in ifcambio un bel T*ih™£
palazzo nella fìrada dell'Incoronata , il quale alla Regia £ '
*ecca
Corte pervenuto era da un Mercante fallito , che li Regj
arrendamene tenuto aveva ; e fatta quefìa commuta, il
Viceiè con grandifiima fpefa nell'anno 1 $40. vi trasferì
tutti li ibvradetti Tribunali, del che è cagionato al Regno
tutto grandifìimo comodo . Fé altresì edificare dietro il
Caftello nuovo il Palazzo Regio , con un fontuofiffimo, &>pajazz§
ameniiTimo Palco , all' incontro del quale fece fare un am- Regio di
pliffma fìrada , difendendola fino a Porta Reale nuova i la#riPo/' •
quale*fìno alprefente, ftrada di Toledo fi nomina , e per
comodità de' viandanti ampliò grandemente la Grotte , Stradati
che va da Napoli aPozzuolojCofìrutta già tanti fecoli avan-^'^*^
ti , come altrove fi è detto . Tqzzuq-
Fu D. Pietro di Toledo il primo Viceré , che in Na*/o-
poli il Parlamento introduce , eli Donativi triennali pro-
ponendo a' Baroni , & al Popolo la recefiità del Re per
potere fupplire alle Guerre , e per tenere il Regno in pa-
ce ) e difendere i fuoi Stati ; Qua! Donativo fu comincia-
to l'anno 1 554. di ducati 50. mila 5 poi tanto accrefeiuto
Sum*TQtii*V. . M ni è fìa-
T arti ti
Z74 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
e flato, che a' noftri tempi, non foJo fi continua ogni
tre anni di pagare detta fomma , ma e afcefa fino a un con-
to di oro , e due mila ducati 5 come ne' libri de* conti della
Città fcorgere fi può. Fu anco effo D. Pietro autoredi
trattare partiti di grani con Mercanti , per graffa , & ab-
Crani' DonQ,anza deJJa Città non fenzagran fofpetto , che egli o
partecipale a quei partiti, o da' Mercanti aveffe grotta
fomma di denari per effettuarli , i quali partiti hanno
cagionato nella Città grandiffima ruina : perche fatto il
partito , fcoprendofi , che la nuova raccolta viene fertile,
il partito non finifce giammai ; fé fi fcuopre il contrario ,
il partito fubito finifce ; e quefch'è peggio per eili partiti
fi è vifio del tutto efiinto il nome , & i fatti del Pane chia-
mato di Petruccia , il Pane di Sant' Antamo , & il Pane
di Affifa j e fé bene quello ultimo Pane , era pane de' pò-
veri , nulladimeno era migliore del miglior Pane , che
fi fa al prefente: contuttociò per dire il vero Don Pietro
di Toledo aveva parti reali , perchè oltre il vivere fplen-
dido , & il trattarli di gran Principe , e tener corte ono-
rata, era di volto venerabile con una placida , e fignorile
gravità , ne' negozj accorto , d' ingegno acuto , nella
Giuftizia fevero , e circofpetto : Fuor de' negozj , era af-
fabile , giocondo, e trattabile, & in tutto gran Corteg-
giano : ma all' incontro aveva contrapefo di alcune^»
imperfezioni h imperciocché era inclinatiflimo ai giuo-
co , talché vi confumava le notti intiere , e grofTe finirne
di danari} negli odj pertinace , e vendicativo, in tanto,
che coloro , che egli odiava, eziandio con procedi procu-
rati non mancava d'inquietarli, per poter poi con giufla ap-
parenza calunniarli : era nell' amor delie Donne più , che
al grado , & all' età conveniente dedito , ma ben accorto ,
e cauto : con quefìe virtù , e difetti talmente amminiftrò
il Governo del Regno, che fra tutt' i Minili ri di Cefare
in qualfi voglia fuo Kegno , e dominio, egli fu fé mpre ri-
putato il prime ; & avendo governato il Regno cir-
ca
LIBRO DECIMO. 27*
ca anni 14. ne flava in fomma felicita , e gran benevolen-
za di tutti , avendo ridotto il vivere in abbondanza , &
a prezzo comodo . Erano reflati alcuni odj intrinfechi
tra iJ Viceré , e Ja Nobiltà, e tra fòJdati Spagnuoli , & i no-
flri Cittadini, cagionati da alcuni accidenti , come fi
ira .
Nel principio del Governo dei detto Viceré di Tole-
ledo , eflendofi accortala Nobiltà , ch'egli in tutti li pro-
gredì della Giufìizia , Tempre aveva la mira contro di^'M™
eflì , del che rifentendofi i Nobili , più volte ne avevano^ di Na.
fcritto air Imperadore , fupplicandolo , che ammovefTe/'o/' > &il
Don Pietro da Napoli 5 ma non effendoli riufcito il di- Toledg '
fegno, alla venuta, che egli fé in Napoli l'anno 1 5-3 j. com-
parvero avanti fua Maeflà il Marchefe dei Vafìo il Prin-
cipe di Salerno, & il Principe di Melfi , facendoli ifìan-
za , che ammoveffe Don Pietro dal Regno 5 fu veramen-
te grande l'autorità di cofloro appretto Sua Maefìa , e
ne iàrebbe forti to l'effetto , che eglino defideravano, fé la
vigilanza di Don Pietro rimediato non avefle , che ac-
cortoti dei fatto, e dovendoti nelle fefìe di Natale farfi
l'elezione del nuovo Eletto del Popolo, fi oprò di tal
maniera , che fu fatto Eletto Andrea Stinca, Razionale f**"*
della Sommaria, uomo di autorità , vecchio, faputo , e de. jsMtl
Aro : coflui , o che dal Viceré ne fufle richieflo , o pure dei T<p*
foliecitato dal Popolo, ottenne daUTmperadore particolar lo '
audienza , e da folo a folo in queflo modo li parlò ,
Sacra , e Cattolica Maeflà , la fedeltà dei Popolo Na-
politano verfo Vofìra Maefìa Cefarea , e de'predeceffori Or«/w
Ke di Aragona, in tante rivoluzioni , e turbolenze à\ delio Stìn.
Guerre , per tanti , e tanti fecoli , e iufìri fempre fu M*-l"«£
ra , e ferma : Onde fenza dubbio veruno la Piazza di elfo
Popolo di Napoli , Città di Sua Maeflà tiene il titolo
di Fedelifìima , però il fufurrare che i Signori , e Nobili
del Regno ti sforzano far opra con la Maeflà Vofìra , che tia
ammodo dal Governo di quello il Viceré Toledo, du~
M m 3 pj.
276 DELL' HtSTORIA DI NAPOLI
bitando di quefio, ha mandato me aUi piedi di Vofira
■Maefìà, fupplicandola reftarfervita d' intendere primo Je
poche core, che mi occorrono, e poi deliberi ciò, che
gli piace ; Già. e cofa chiara, e nota, come ne' tempi
pattati il Popolo di Napoli fia fiato rempre da' Nobili,
e Grandi opprefTo, e maltrattato; Pi nfolenza de* quali, fia
detto con licenza di Vofira Maefià , non folo nel Popo-
lo , ma ne' Capitani di guardia ; anzi infino a' Viceré, e
Luogotenenti fi è talvolta difiera con temeraria fuper-
bia, intanto che tenendo armi infinite ne' portici delle
loro Care, non temevano di perfeguitare gli Agazzini y
ferirli, maltrattarli, & ucciderli : e dalle loro mani i mal-
fattori a forza togliere, e liberare j tener uomini di male
affare nelle proprie cafe a5 danni di quefio , e di quello , e
fovente alimentarli , e pubblicamente difenderli dalla giu-
fiizia , conculcare i poveri arteggiani , ingiuriarli , ferirli,
& in tutto , e per tutto ogni giufiizia deprezzare. Tutte
quefie cote il Viceré Toledo con fomma diligenza , & uti-
lità ha tolto via, e con io feudo della Giufiizia ne ha
difefo, e cofiretto quelli a iafeiar quefìi imperiofi cofiumi.
Ora , che conorcono e (Ter rotto Re , e non rotto Tiran-
no , come per innanzi eravamo , re quefio così giufio , &
intrepido MinifiroMi qui fi toglie , fènza dubbio alcuno al-
le prifìine depreflioni ritorneremo ; A Vofira Maefià dun-
que fìarà di far quel che più li parerà rervito, Sfefpe-
ìfpojta diente: Or quanto comanderà, di fare come fatto con
..jirim- fomma prudenza , e circofpezzione allegramente con
affo IIL- ^a f°J'ta ubbidienza foffriremo . A cui 1' Imperadore beni-
ea . guarnente rifpofe , che la fedeltà dei Popolo gli era notif-
T°N«p - ^ma ' e c^e In q11^0 particolare averebbe egli deliberato
litanofe- quel che più fuo fervizio , e beneficio del Popolo di fare
deismo, conveniente gli pareva. Ufcito fuora io Stinca, trovò
gli avverfarj , che afpettavano per avere udienza da Sua
Maefià , ma in damo fi affaticarono , perchè Timperado-
re all'orazione dello Stinca fi rifolve di non ammovere
Don
Ri
de
LI B K O DECIMO- m
Don Pietro dal Regno : perilchè 1' odio di molti anni con-
cepito , nell'anno 46. partorì grandiifìmo danno , come
fi dirà.
E circa la cagione dell' odio , che ricuafìo era ne' iol- ^ ^
dati Spagnuoli contro i nofìri Cittadini-, fu eh' effondo ve- Joidiitì
nuto in Napoli 3000. foldati nuovi da Spagna , i quali dal WgJ?
volgo fono chiamati Bifogni , e fmontati in terra, MBWjJ^"t
che molto patiti aveano nelle Navi del vitto , e di ogni co-
modità , famelici fé n' entrarono nelle Ofterie della piazza
della Loggia , e di altri luoghi della Città , e con i fapo-
rofi cibi , e generofi vini , fi ricompenfarono quanto patito
aveano nel viaggio ; ma nel pagare poi, o che gli Odi rapa-
ci voleflero pagamenti immoderati » o che quei noiu
voleffero con effetto pagare , fi venne fra di loro a rumo-
re, & all'armi , ove concorfi molti de' nofìri , fi azzurra-
rono con gli Spagnuolije li trattarono molto male, ucciden-
done molti : al cui rumore tofto vi concorfero gran numero
di Gentiluomini , e di Cittadini principali , onde il tumul-
to fu acquietato; & avendone dentro le proprie cafe falvati
molti , 1' accompagnarono poi a' loro quartieri . La cut
lilla nacque a' 17. di Giugno IJJ7- ove morirono da circa
1000. Spagnuoli . Quefìo accidente molto difpiacque |1
Viceré , e fu per procedere al cafìigo -di alcuni nominati ,rf/^'w
ma informato dal Principe di Salerno , il quale tolfe a fa- gnud'^ in
vorire il Popolo, che il rumore fu cagionato da foldati Napoli .
Spagnuoli, parve efpediente per all' ora diiTimulare , tal
che per le due cofe già dette intrinfechiflimiodj recati era-
no , tra il Viceré , e la Nobiltà, e tra' foldati Spagnuoli,
equeili del Popolo ; tuttavia le cofe fi andarono quietan-
do , e fi viffe gran tempo fenza fofpetto alcuno . E per
aver il Principe di Salerno favorito ii Popolo nel detto
accidente , accrebbe tanto 1' amore dei Popolo verf) lui ,
che dovunque lo vedevano, io fentivano , e l'otfervavano ,
come lor Padre , e Protettore; il che faputo dai Toledo,
cominciò a concepire fofpezione grande , che poi acc eb-
be
i78 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
be tanto", come fi dirà, che ne nacque grandiffima ro-
vina .
Trinci^ Neli' anno poi i J4^* ovvero ciò dal Viceré proccura-
f h dei to , ovvero d'altro modo fi fufle , fi feppe , eh' era venuto
TJlM^l ordine dalli Cardinali del Santo Ufficio di Roma , che fi
U . J546. dovette procedere pervia d'inquifizione contro i Chie-
rici Clauflrali , e Secolari , alla cui nuova la Città fi fol-
Zdim dì isyl) alquanto , e creò Deputati , i quali andarono al Vice^
Jone, r^> maravigliandoli di tal novità, e lo fupplicarono , che_j
non voiefìe in ciò dare 1' Exequatur • il Viceré rifpofe ,
eh' egli ancora fi maravigliava , e che averebbe fcritto al
Papa , come né volontà dei Re , né fua era di trattare in
quefìo Regno dr Inquifizione , e che fra tanto Exequatur
alcuno non averebbe concetto , delie quali parole la Città
ne retto quieta : ma venuto il mefe di Dicembre , nel cui
^'rjetro tempo T elezione del nuovo Eletto del Popolo far fi doveaj
vinqiàfu\\ Viceré , che ali Inquifizione 1 animoavea, non già per
zhne /*raitro a {Q\ Cfie per cafijgo delia Nobiltà , & acciò dal.Popo-
Cdeiiafi[0lo non fé gli facette refittenza , proccurò per mezzodì al-
lato . cuoi fuoi, i quali con ufficj , e favori gratificati fé gli avea,
che in quella Elezione Domenico Terracina fuo Compare
Eletto futte , quale alla Plebe molto odiofa era , perla
cagione nel principio detta della morte di Focillo : e giun-
to il negozio a quefìo termine , il Viceré , come il volgo
ditte, proccurò da Roma per mezzo del Cardinal Burgos
fuo Fratello, un'Editto , per il quale non foio fi proibiva
il trattar delle cofe di Religione da' Laici > ma anco raf-
frenava alcuni altri eccefli , che fentiva d' Inquifizione;
qual* Editto fu affitto nella Porta Maggiore delia^Chiefa
Cattedrale ; il quale ettendo da molti letto , e più volte
efagerato, fu cagione di fare folievare alquano la Città , e
fi gridò dalla Plebe ferra , ferra ; per il che fi ferrarono le
Botteghe , e V Oflerie , e fi ebbe ricorfo al Reverendiflìmo
Leonardo de Magifìris Vefcovo di Capri, e Vicario dei
Reverendiflìmo Rainaldo Farnefe, Arcivefcovo di Napoli ;
indi
LIBRO DECIMO. 279
indi venuta Ja Domenica delle Palme alli tre di Aprile
IJ47. per chiamata del Viceré , l'Eletto del Popolo con
Ji Capitani delle piazze Popolari , andarono a Pozzuoli , &
il Viceré di nuovo tentò il negozio lotto pretefìo , eh' era
bene gafb'gare gli uomini pravi, trifti , e libaldi , persua-
dendoli doverli contro di quelli procedere ; alia qual prò-
pofìa quafi tutti furono per confentirli , nondimeno per q ^-letr9
tema dei Popolo già fatto fofpetto , e folle vato non rifpo-/>™/>ow?
fero con rifoluzione , ma dettero buone parole con riferva lj£f*"
di farlo intendere alle lor Piazza ; e ritornati in Napoli ,
l'Eletto convoco tutti i Capitani , e Confultori al Con-
figlio in S. Agolìino , e propofe a quelli la volontà del
Viceré, efortandogli a contentarfène , acciò fé la Città D°m?»i-
fuffe in qualche parte contaminata di erefie , fi potette in^tó/r
quefìo modo purgare , e non effendo , che ne fufTe con que- Eietto
fìo timore prefervata , mofìrandoii con ragioni che le leg àeivopa*
gi non fon fatte per gli buoni , ma per gli rei; alla cui p0»er
propofìaPietroÀntonio Sapone uno del Ji Confultori tool* *; 4uiJ*~
to favorì la volontà del Viceré , e con una lunga orazio-2™
ne andò ricordando 1' amorevolezza di Don Pietro verfo
il Popolo, e 1' odio grande portatoli dalla Nobiltà , per
cui fi trattava efTa Inqulfizione ; ma tal* orazione niente
giovò, perchè quafi rutti contradifiTero , tra i quali fu
Giovanni di Seffa della Famiglia di Pafchale , eccellenti/Ti- G/V dl
mo Medico , il quale vigorofamente riprovò l'orazione del sefi Me*
Sapone, dicendo effer buona cofa caligar gli Eretici , e dlco -
che i colpevoli feveramente puniti effer debbiano ■> ma che
il caftigo fpettava al Pontefice Romano , & a' fuoi Vicarj
Ecclefiafìici , così ordinato per li Canoni , e non a' Princi-
pi fecolari , i quali defiderano la ricognizione di quelli de-
lit ti , non tanto per l'onor di Dio , quanto per cavarne le
fé vere confìfcaz ioni delie robe : però fi deve da noi, con
debita riverenza dei Principe infino alla morte contraltare,
che non s'introduca nella noflra Patria quefia dura legge
dell'Inquifizio ne , allegando il Privilegio fatto a' Napoli-
tani
28o DELL» HISTORIA DI NAPOLI
tani : alla quaJ propofta tutti gì* altri aflentirono , e tofìo
2l£W«/.crcaro"° DePutati Per rìfpondere al Viceré : E perchè la
f^/jQ-'Nobihà- anco nelli cinque Seggi congregati il fimile con-
cere . chiufo avevano , andarono giuntamente con quelli del Po-
lo a Pozzuolo , ove il Viceré per cagione di iua falute fé ne
flava *, & introdotti alla iua prefenza Antonio Grifone No-»
bile del Seggio di Nido , in nome di tutti parlò , dicendo .
Uluftriflimo, & EcceJJentiiTìmo Signore, quefto Re-
diT:™c- 8no ' e q«el^a noftra FedeJifTima Città di Napoli per quan-
nio Grì- to abbiamo rettamente featito delia Cattolica , &ortodof-
Jone . £a pccje ? k ^ata fempre riputata relig ioli Mima , & a niuna
perfona crediamo effe r nuovo , odubbiofo, e principal-
mente all' Eccellenza Voftra , che tanti anni ne ha retti ,
e governati , & appieno ne conofee tutti \ dall'altra parte
quanto fi a (iato Tempre alla Città , & al Regno non folo
odiofo , ma formidabileil nome dell'i nquifizione , a tutto
il Mondo è palefe , e chiaro 5 e quefto per molte , e mol-
te giufle ragioni , e fovratutto , che avendoli con tanta fa-
ciltà, con quanta fi truova per ogni parte del Regno falfi
teftimonj , & uomini ribaldi , e fenza cofeienza , che per
odio, o denari fi corrompono facilmente, la Città , e il
Regno in breve disfatta , e ruinata ne remerebbe . Noi da
.« quel tempo , nel quale altra volta fotto il reggimento del-
zion*^ la Felice memoria del Re Cattolico Ferdinando d* Arago-
temata na,fu quefto negoziod'i nquifìzione tentato,poi per grazia di
^Re Catto- Que^a Maeftà , e per lo noftro giudo rifentimento , fu tol-
1m* to via , e fopìto in tutto , e ne (lavano ripofati , eficuri,
tanto più che V. E. quefìi giorni addietro ne diede fperan-
* £a, che quefta co fa f)pita farebbe : ma ora da quefto Edit-
to perturbati , & infofpettiti , temendofi da noi quella
fovra ogni altra pefte , Voftra Eccellenza primo Miniftro
di fua Maefìà Cefarea , e così gran protettore noftro fìa-
mo venuti animofamente, riputando Voftra Eccellenza non
meno Cittadino noftro , peu dir così , che foramo Prefide
e Governatore •> fperando che fi debba quefto accidente de-
ter-
LIBRO DECIMO. zSi
terminare in modo, che refìiamo nella folita noflra quiete,
e ficurezza;SuppIichiamo dunque Voflra EccelJenza,chere(li
fervita , che a tempo fuo non vogii fofFrire , che da tanto
opprobrio , e vergogna macchiata , e da cesi intollerabile
giogo non meritandolo aggravata ; raccomandando , e ri-
mettendo nelle mani dell' E. V. le noftre facoltà .. Je mogli,
e figli , e T onore , che importa più di ogni altra cofa__j .
Mentre Grifone parlò , il Viceré guardò tempre i Deputa-
ti tutti uno per uno , & indi a tutti infleme rivolto , così
rifpofe , ma in lingua Spagnola j Non era di mefìiere , che Rìfpofis
per quelli negozj tutti voi, Signori, pigliato avefte la fatica deJ f?ìfeJ
del viaggio, ne deve la Città a ragione refìar con. anzia \ Deputati
e fofpetto alcuno , perchè io veramente mi reputo vofiro^<*cv>
Cittadino , e certo con ragione, avendo per tanti anni'4*
con eflbvoi dimorato , e trattato ; & oltre di ciò avendo
maritata con uno de' nofìri Nobili una mia figlia ; e perciò
vi dico , che né intenzione di Sua Maellà , ne mia è fiata
mai , né e di apporre alla Religiofa Città voftra macchia
alcuna di erefìa , né d'imporre Inquifizione 5 né piaccia
mai a Dio > che io ilando in governo del Regno , che tale
gli avvenga mai 5 anzi fé l' lmperadore , mio, e vofìro
Signore lo comandarle, primo io mi affaticarci con le fup-
plicazioni mie , che retlaiTe fervita. di non efeguirio j e_j
quando pur lo conofceflì inclinato a dover farlo , prima li
dimandare! licenza , e mi partirei, che quello io vedelTi , o
comandaci d' efeguire : retiate dunque tìcuri , che d'Inqui-
fìzione non.fi tratterà mai ; ma perchè voi pur fapete , chede?Tofel
molti benché ignoranti , e di poco conto parlano licenzio- 4»f* P
famente di quello", che alla loro profeilìone conviene , §#***#»
potrebbe elTere , che alcuni fufTero infetti di qualche er-*"*' *
rore , perciò non giudico fuor dipropofito, né la Città
lo debba tener per male , fé alcuni ve ne fufTero , fìano per
la via ordinaria , fecondo i Canoni , inquifiti , e cailigati ,
acciò Je pecore infette non abbiano di attaccar la rogna
all'altre fané 5 e per quello fine folo debbiano quelli edit<
Sum.Tcm>V. N n ti
**z DELL' HISTORIA DI NAPOLI
ti effer polli , e non peraltro* Ciò detto, i Deputati gli
refero infinite grazie, dicendogli tale effere fiata, & ef-
fer la fperanza di tutti nell'Eccellenza fua. Ritornati dun-
que i Deputati allegri da Pozzuolo , alle Piazze riferirono
Ja benigna rifpofìa del Viceré , che fu afcoltata, e pre-
dicata da tutti con fornaio & universale giubilo , quan-
tunque interpretarono da queir ultime parole di caftigar
i colpevoli per via di Canonica mente dal Viceré non effer
in tutto aliena dall' Inquifizione , ma volerJa cominciare
con giuda apparenza , accio col tempo ella pafTaffe a i ter-
mini più ardui i tanto che ella reftaffe Inquifizione da
fenno ; con tutto ciò Ja Città refìò quietata nel modo già
detto.
Ma come , che gli Editti continuavano , e già n* era
r ,. flato affiffo un' altro alla porta dell' Arcivefcovado affli 1 i.
tergagli di Maggio i J47. molto più del precedente chiaro , e ror-
j" • di midabile, che parlava alla fcoverta d' Inquifizione, Ia__j
a£*f ' Città tutta fi follevò con gran rumore , gridando Armi ,
Armi , e tumultuofamente corfero alia porta dell' Arcive-
fcovato , dakcui luogo Tommafo Anello Sorrentino uno
JtneUo ^e' CaP* dì quel tumulto impetuofamente levò 1' Editt'o ,
Sorremi- e da indi fcefi alla Cafa del Terracinaji dirTeroTche la Piaz-
*deÌTu° zaa ^ant0 Agofìino convocar doveffe , acciò Ji Confultori
multo," vecchi fi ammoveffero , e fi creaffero i novi , dubitando ,
che fra quelli , & il Viceré pafTafìTe occulta pratica , poi-
che le cofe non fi vedevano a cammino , perche Je parole
erano molto differenti da i fatti , il che ogni giorno dagli
andamenti di quefìa pratica conofceva: ilTerracina aquel-
Ja domanda fu renitente , e loro diffe, che non era bifogno
di far altra deputazione , perchè prometteva fubito in no-
me del Popolo andar dal Viceré, e riportarne provvifione a
foddisfazione di tutti , e quietargli ; ma la repugnanza del
Terracina , & il poco credito , che fé giiavea, aumen-
tò più fufpetto, onde Tommafo Anello con gli altri lo
coftrinfero a fuo mal grado, di andare a Santo Agoftino; &
avendo
LIBRO DECIMO. 28}
avendo fatto chiamare tutti i Capitani ; e Confultori , i
quali congregati tutti , fu propesa l'arduità del negozio,
il pericolo grande , e la poca corrifpondenza de' fatti alle
buone parole del Viceré; laonde per comun voto in luogo
dell'Eletto, e fuoi Compagni , quattro altri creati ne fu-
rono con nome di Deputati , cioè Giovanni Palca , alias di
Setta, Medico , uomo audace , & integro ,^e di fazion Po-
polare, Antonio d'AcuntoMercante di drappi di feta.Gio:
Vincenzo Falangone , e Gio: Antonio Cecere Cittadini di
gran conto , e gelofìffimi delle cole Popolari .
Refìò il Terracina con alcuni de'fuoi Capitanile Con-
fultori in grandifTimocdio c/>n il Popolo , parendo a tut-
ti, eh' eglino ogni modo alle voglie del Viceré confentire
aveffero voluto , con liquaJi anco vi erano molti della No-
biltà ? onde il Volgo traditori delia Patria gli chiamava 5
De' Popolari era il Terracina con i fuoi Confultori , cioè ^f***'
Pietro / ntonio Sapone , Razionale della Regia Camera, ìt$rja .
Dottor Profpero di Grfo, il Dottor Antonio Marzale,Gio:
Ferrante Bajano , Officiale della Regia Doana , Gafpare
Brancaieone, Ferrante Ingrignetto, Not. Gio: Antonio
Angrilàno , Gio: Berardino di Acampora , Alberico Ca-
fapuoto , e Sigifmondo della Turina j Quefìi per la Città
andar non potevano, che li fanciulli non gli gridaflero
dietro, & altri non cercaifero di offendergli > e già che
pochi giorni dopo , e proprio nelli 17. di Maggio V An-
grifano co-rfe pericolo nell'Arci vefeo vado, e fu dentro una
Cappella in Santa Reflituta falvato , e l'Tngrignetta nel
Carmine fiafcofe , & il Brancaieone dentro S. Eiigio rac-
colto ; Quelli della Nobiltà erano Col' Antonio Caraccio-
lo Marchefe di Vico , il Conte Vecchio di San Valentino ,
Scipione di San Valentino , Scipione di Somma , Federi-
co Carrafa padre di Ferrante oggidì , Marchefe di S. Lu-
cido , Paolo Poderico , Cefare di Gennaro , Aurelio Pi-
gnone, Francefco Rocco , Fabio Brancaccio , e molti altri
éì ogni Seggio ,
Nn « Il
a84 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Il Viceré uclita Ja foJJevazione del Popolo, & il tu»
dlfhal mu,t0' e^guito nel precedente giorno, fi acce fé contra
uain-dl queJio, e della Città tutta d' implacabile fdegno , &
cere. odio, minacciando che averebbe feveramente gli Autori
ài quefto foilevamento puniti , venuto da Pozzuolo iti
Napoli. I Deputati dei Popolo con quelli della Nobiltà
nel feguente giorno , che furono li iz. di Maggio , anda-
rono da lui, procurando d' acquetar le cofe con ogni buorLj
modo; e giunti nel Cartello , furono ricevuti , e guarda-
ti dal Viceré con mal volto , e le rifpofte ardue , e minac-
ciose erano così per li fofpetti d' erefìa , come per gli Au-
Annibale tori del tumulto. In tanto cjhe Annibale fiozzuto Nobile
ToTgrZ del Seggio di Capuana , a cui era fiato dato il carrico, par-
frejiezzafo con tanta prontezza, che fu cofa inaudita , facendoli
la viceré chiaro , che più prefìo la Città fopportato averebbe qual-
fivoglia cofa , che udir nominare Inquifizione , e. di tanta
veemenzia furono le fue parole , che turbò fortemente V
animo del Viceré , il quale irato oltre modo , e sforzato
dall'intemperanza, dirTe . Per Dio , che a vofìrodifpet-
to ponerò il Tribunale dell5 Inquifizione in mezo del Mer-
cato , per il che il Bozzuto liberamente , e ferocemente li
j^y^replicòjche quefto la Città di Napoli giammai fopportato
dei ^-averebbe , e così partendoli , ferono intendere alla Città
r*; ciocché era pafiato ; II che.intefo dalli Cittadini di gran-
d'ira ripieni furono ♦ li Viceré effendofi accorto dei fuo
-^'J'fep "errore , cominciò a dimoftrare , e di non aver più a core
lonU ta* maneggio , e che la rifpofta data al Eozzuto , Ja collera
Gtttd. cagione n* era (lata : per il che mandò a farlo intendere alia
Città per mezo di Col5 Antonio Caracciolo Marchefe di
Vico , e Scipione di Somma, i quali foggiunfero, dicendo •
Poiché S.E. vede che fi abborrifce tanto !'Inquifizione,egli
non e pia per palarne , il che fu fommamente grato a tut-
ti , è nel Configlio di S. Agofìino , e delle Piazze delia
Nobiltà furono ordinati iz. uomini , cioè due perciafche-
duna Piazza , i quali andaffero a ringraziare il Viceré, &
ivi
LIBRO DECIMO. *8*
ivi giunti , da lui gratamente raccolti furono , e delle fue
parole foddisfatti ritornarono, mortrando non voler più
tal negozio trattare .
Ma non fi pretto ufcirono i Deputati dal Cartello, che
tutti i Capitani delle Piazze Popolari citati furono
avanti a Girolamo Fonfeca , Reggente della Vica-
ria, trai quali era Tommafo Anello Sorrentino , uno de-
gli antichi compagnoni del Mercato , uomo di gran fegue-
la , il quale , come fi è detto , aveva levato 1* Editto dal-
la porta dell' Arcivefcovado , & aveva anco forzato Fer-
rante Ingrignetta Umilmente Capitano di Piazza a dir, che
non voleva Inquifìzione , del che ne aveva fatto far' atto
pubblico per mano di Notaro ; ma fentitofì citare , e cono-
fcendo che sl tutto fi faceva per effo iòlo , e non per altri
Capitani, dopo molte difcuffioni fatte,fe fi doveva prefenta-
re , o no , in fine a 14. di Maggio fi prelento in Vicaria, ^Be///
accompagnato , e feguito da molti Signori , e Popolani ; Sorrento
ma erlendo per un pezzo ritenuto , tanto fu il concorfo?0™^**
della gente , che non folo il Palazzo era pieno , ma anco r-lA%
tutte le Piazze d5 intorno , afpettando che il Cittadino fuf-
fé licenziato , come i Capitani; ma vedendo, che il ne-
gozio andava a lungo , e che il Regente era cavalcato in
fretta verfo il Cafìello , il che diede gran fofpetto , e fi
dubitava, che ai ritorno del Regente non fuccedeffe a Tom-
mafo Anello quei che gli anni addietro a Focillo fuccefib
era , di cui iopra fi è detto ; e per evitare un tale acciden-
dente,Cefare Mormile , il Prior di Bari , Giovanni di Sef-
fa , Ferrante Carrafa , & altri ferono tre fquadroni d'uo-
mini armati , i quali per di verfe rtrade andarono ad incon-
trare il h'egente , & avendolo incontrato verfo la Piazza di
Santa Chiara , che veniva dai Cartello , e forfè con ordine,
come alcuni dilTero, di far morire Tommafo Anello , laon-
de molti di quei Cavalieri , e Cittadini gli ufcirono incon-
tro , pregandolo, che alia Città Tommafo Anello retti tu ir .
Voleffe . 11 Regente al primo incontro, ricusò, e li voltò le ^/'aÌ
fpal- tetttani '
285 DELL'HISTUKIA DI NAPOLI
fpalle 5 ma l'Eletto Terracina, a cui il Popolo due figli
ritenuti J' avevano in vece di Tommafo Anello , dubitan-
do della morte di quelli , fé Tommafo Anello non gli era
redimito, con granditfìma veemenza gridò al Reggente ,
dicendo, che la moltitudine era grandemente comraofTa,
che egli raffrenar non la poteva , protefìandofi., chelaco-
fa qualche fedizione caufar poteva con maliffima riufcita ,
e che la fua perfona non andava fìcura in Vicaria, fé non
fi reftituiva il ior Cittadino , e che fi guardarle di rintuz-
zare al Popolo concitato 5 perilche il vero fervizio di Sua
Maefìà farebbe fiato, che Tommafo Anello 11 liberale per
non dar occallone di Tumulto. Il Reggente pur cavalcando
verfo la Vicaria con buone parole prometteva , che giunto
in Palagio al lor defiderio foddisfatto averebbe : ma quei
Signori , che col ragionamento fi viddero trafportati fin a
San Lorenzo , faviaraente differo , che non Pavrebbono da
quel luogo farlo partire , fé prima Tommafo Anello libera-
to non furTe-.il Reggente viftofi attorniato da moka gente,
dubitando della propria vita * comandò ad uno de* fuoi fa»
migli , che andarle in Vicaria , e libero ne mandarTe Tom-
mafo Anello , il quale fubito fu liberato , e confignato all'
Eietto del Popolo , che con detto famiglio andò in Vica-
ria : e giunto Tommafo Anello , ove il Reggente con gli
JneUoii.*!11'1 Spettavano, Ferrante Carrafa per quietar il Popolo
berato . lo tolfe ingroppa nella fua Acchinea , & accompagnato
cZlUll COVi mo^* aitr* Signori, lo condurle per tutte le Piazze della
riceve Città , e nella fua cafa io ridurle ; fé ben poi il detto Fer-
Tommafo rante ne fu imputato , e fi rifolvette molto bene dicendo ,
porllt» rt che ciò fece per quietare il Popolo , quale ita va con V Armi
Cavallo in mano .
G'r/^ Vedendo il Viceré , che il fuo difegno non gli era riu-
fcito , ritornò a Pozzuolo, avendo prima ordinato al Reg-
gente, che in ogni modo doverle avere nelle mani Cefa-
Celare ° • •
MorwiieJe Mormile , e farlo nella prigione morire , pretendendo
che egli folo oppugnato avefTe il fuo volere , per aver da-
to
LIBRO DECIMO. 2S7
to animo al Popolo di contradire alla fua volontà h accib
morto coftui, gii altri cedettero al Aio penderò. Era Ce fare &«»'*'*
Mormile Nobile del Seggio di Porta Nova , il quale dalla^^'
fua adolofcenza fi eraefercitato nell'Armi, perilche era
divenuto gran giocatore , e fempre fi mantenne in ripu-
tazione , e continuamente tenne la cafa aperta a' foldati ,
che fìavano fenza appoggio ; egli altresì favoriva quanti
del Popolo minuto concorrevano a lui aftretti da debiti , o
contumaci di Vicaria , interponendoli a farli abilitare , o
liberare, & anco trattava- la Pace , Matrimoni, facendo
quanto far fi poteva , per acquiftarfì la benevolenza del
Popolo : & avendola totalmente acquiftata , in quefte tur-
bolenze il Popolo ebbe da lui ri cor fo , il quale ofTerfe il
fangue , e la vita per liberar da sì gran piaga la Patria fua .
Or volendo il Regente efeguir la volontà del Viceré, man- Cefare
db a chiamare il Mormile , ma egli intrepido, fapendo on ■ìf^^t0
de tendeva il negozio , delibero andare ficuro in Vicaria ydai Ri-
di avendo fatta eiezione di 40. uomini efperti , e pronti a.dsente •
ogni fuo volere f ordinò loro , che tutti armati fecreta-
mente con archibufcetti , e con fcritture , e carte a modo
di litiganti entralfero in Vicaria , accib che bi fognando, lo
foccorrefTero y egli poi accompagnato dal fuddetto Ferran-
te Carrafa , e da Diomede Carrafa, Cavalieri di molta qua-
lità delV Ordine ài S. Giacomo , e da altri , comparve in
Vicaria ; ma il Pegente , che del trattato fu accorto , co- c r
nofcendo il pericolo, nel quale incorreva, fé lo faceva Mon
prigione, però lo venne ad incontrare fino alle Scale , e con^r.?-/^-
finte , e (inculate parole accarezzatolo , lo rimandò addie-^^^^
tro, e non molto dopo andò al Viceré, & il tutto per ordine^™**.
gli raccontò , il quale vedendo il penfiero, non aver fortito
il defiderato fine , molto li difpiacque^ ma per le cofe , che
correvano , fu confìgliato di dover diflimuiare > con tutto ^ mVietr9
ciò avendo egli l'animo alla vendetta, fece venir dalli preti- raduna-
dj vicini molte compagnie di Soldati Spagnuoli, che furo .3°°?-foL
•1 1. , . . s> 1 .1 ^ n 11 dati sta-
no il numero dj 3000. tenendoli leco dentro lì Gattello ^«J/.
Nuovo • NeJJa
re-.
Mormile
288 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Neil j 1 6. di Maggio poi circa le 1 6. ore all' impro vifb
fu fparfo pei la Città un rumore , gridandoli , che i foldati
Spagnuoli dal Cartello ufciti erano , & a/li noftri Cittadini
archeggiate tirate aveano , e che jnfino alla Rua Cata-
lana corii erano , faccheggiando le cafe , & uccidendo le
perfone'di ogni forte , uomini, donne, e fanciulli, alla
Campavi qua] nuova il Campami di S. Lorenzo cominciò a fonare
hdu.Lo. ali* armi . Onde il Popolo avendo ferrate le cafe , e bot-
YnT°J°' te£he * corfero armati verfo il Cartello per incontrar gli
jirmi > Spagnuoli , & avendoli trovati in ordinanza avanti la por-
ta del Cartello , molti de' nortri fenzi giudizio dal furore
fpinti , ardirono di correr contro di loro con la fpada , e la
cappa , e ne morirono molti; ma quelli de'nortri , che ca-
larono dalla parte di fopra , incontrandoli con 17. foldati
u°}oidt SPa£nuoli » che dalla Taverna del Cerriglio ufciti erano ,
tì'tya-' e volendo far teda , e refiftere all' impeto del Popolo , fu-
gnuoii, rono tutti tagliati a pezzi ; in querta fcaramuzza avvenne,
che una Vecchia Spagnuola gittò dalla finertra fopra il Po.
polo un mortajo di marmo , e ruppe il braccio a un Citta-
dino '•> per il che en trati alcuni di quelli furiofamente nella
cafa, uccifero la donna , che in effa cafa ritrovarono, al
cui fpettacolo , & a! fuono della campana di S.Lorenzo , le
Cafielli Cafìelle Regie fvegliate , cominciarono a tirare verfo la
Regj tir a- Città cannonate , e per 129. tiri , che furono fparati in_o
n°M*te\ que^ giorno , non fi fece danno notabile in luogo alcuno ,
falvo, che una cannonata tirata dai Cartello di S. Eramo ,
che fcofle un pezzo dell'ala fìnirtra deli' Aquila di marmo
fopra la porta del palazzo della Vicaria, come oggi fi vede,
e più per pazzia , e poco giudizio , che per altra caufa> mo-
rirono de'noftri circa 2co.e de'Spagnuoii circa 27. per il cui
Tribuna- accidente i Tribunali ti chiufero , e non fi attendeva ad ai-
Zi ferrati tro negozio , che a quefìo ,.
11 giorno feguente , che furono li J7. di Maggio i
Deputati della Città, defiderofi di placare quertonuovo
accidente , andarono dal Viceré , onde nacque tra effi gran
liti-
LIBRO DECIMO
i Litigi*
litigio ; impercioché Sua Eccellenza pretendeva , che la tu ìi-w
Città avefie commeffa chiara ribellione \ poiché fenza cau- Vrec-t^[
fa fi era follevata , e corfa all' armi , uccidendo gli Spa-
gnuoli , effondo venuti armati fino alle mura del Cartello a
provocarli : all' incontro i Deputati grandemente del Vi.
cere fi lamentavano , dicendo, eh' egli per ifdegno , & odio
delle cofe pafiate tanto gran numero di Spagnuoli venir
fatto avea per afialtar la Città, feorrendo fino alla Rua Ca-
talana , come fatto aveano , uccidendo all'improvifo i Cit-
tadini, e far dalle Cartelle tirar cannonate , non per altra
cagione , che per ira , e fdegno , come fé egli non fufle
flato Miniflro delV Imperadore , ma nemico ; e che Napoli
nonfmTe fiata Città di Sua Maefìà,ma di Francefilo di Tur-
chi . Laonde in querte repliche , il Viceré minacciava gran-
diffimo cartigo alii colpevoli 5 & i nortri Deputati diceva-
no , che ogni cofa a Sua Maefìà avvifar fi doveva 5 e così
partiti dal Viceré , fi congregarono in S.Lorenzo con tutti
gli Avvocati, e famofi Dottori delia Città, fra' quali il
primo luogo tenne Gio: Angelo Pifanello , come pi £1 dot-G/tf. *
to , e valorofo degli altri : e difeufsa la caufa, furono tutti gelò vì-
di un volere , che la Città fi ar mafie contra V inimico , &lanell° ..
irato Minifìro , non peraltro, che per confervarfi al fuo ugge.
Ee , potendo far giufìizia , che perciò non s' incorreva in c°ncfojì*.
alcuna ribellione , onde fi conchìufe di far foidati per di- ^itlì'flt
fendere la Città. Il quale pefo fi diede a Gio: Francefco cifoidTtl
Caracciolo, Priore di San Nicolò di Bari, Nobile dei Seggio %rJifi*'
di Capuana , uomo di (ingoiar valore , & integrità , a Ghvlmà
Cefare Mormiie \ & a Giovanni di SefTa ; ma V autorità Fmncefc*
delMormife era quella, che il tutto governava , e così ^.^
per difenfione della Città , furono fatti alcuni foidati, divari:
ma per pagarli fi ebbe molta fatica ad aver danari , perché %fare
bifognò cavarli dalle mani deJ Cavalieri , Cittadini, ej Tch-dl
Mercanti Napoletani , & in certo modo fallarli , & oltre Sejaia*.
\\ Priore , & il Mormiie li più zelanti ; e che più prende- "? iìc*r'
vano fatica delle cofe della Città , vi furono Placido , e difendere
Sum.Tom,V. Oo Ni- tìchti.
290 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Nobili
zelanti Nicolò di Sangro fratelli , & Antonio Grifone , Diomede
ala. Carrafa i Ferrante Carrafa , Giulio del Dolce , e Giovan-
ni Antonio Coffa , tutti del Seggio di Nido j Pafcaie , e
Fabbio Caracciolo fratelli del Priore P Pirro Loffredo,
Fabbio Caracciolo di Tocco , Annibale Bozzuto , Luigi
Dentice dei Seggio di Capuana . Dal Seggio di Montagna
non ve ne fu alcuno , che non fuffe dalia parte dei Viceré ,
prevalendofi molto con quelli Paolo Poderico fuo amicitfì-
mo , infieme con Fabio Brancaccio , Aurelio Pignone , e_^
Francefco Rocco . Del Seggio di Porto ne furono dell'una,
e V altra parte favorevoli j ma dalia parte della Città era-
no Luigi , & Antonio Macedonio , Marc' Antonio Paga-
no, Giacomo Buzzo di Aleffandro , & altri . Del Seggio
di Portano va erano Ottavio Mormile fratello di Cefare ,
Gentiluomo di molto valore , il quale dominava tutti li
compagni della Città , Afìorgio Agnefe , Pietro Moccia ,
& altri • Nelle mani di tutti coftoro era la fomma delli ma-
neggi , e tutti con fommo fìudio attendevano , che non fi
commettere cofa veruna contro il fervizio di Sua Maefìà ,
cacciando con ogni termine di moderanza , e di ubbidienza
per non incorrere in alcun fallo di ribellione ; tanto pia ,
HVicerc che il Viceré co ntro gli Avvocati della Città bravato avea,
minaccia àicendo , che mentivano per averne detto del feguito poco
alt .Jvvo. . . np -i ti- 1 • r • °
tati A/Dinnanzi non eiiere ribellione , e che in bneve tempo ave-
Città . rebbe avuto nelle mani efli Avvocati , e fatteli {trascinare,
e fquartare per le piazze; del che gli Eletti per mezzo di
uomini di autorità fi affaticavano con l' ira dt\ Viceré di
accomodare le cofe , acciòquieto fi Oeffe come prima.
La cv7f<* Quegli , che trattavano con il Viceré, che più benigna-
c%cclJaf mente afcoltati erano , furono Michele Caracciolo Vefcovo
"dKce-dx Catania del Seggio di Capuana , e Fr. Ottavio Proco-
•* - nio Vefcovo di Monopoli Frate Conventuale di S. France-
rt'cata* fc0 > Predicatore eccellenti Aimo .
fila . Nel giorno feguente , che furono li 18, di Maggio fi
Vefcovo COn-
di Mono-
foli .
LIBRO DECIMO z9i
congregarono i Deputati Nobili , e Popolari nel configlio jià and
di S.Lorenzo, ove fu conclufo, che fi dovettero mandare^ *°*'j**
Ambafciadori a Sua Maeflà , al quale carico fu eletto Don ™£h*?
Ferrante Sanfeverino Principe di Salerno , Signore princi- fdadori»
paliamo ed Regno , amato, e riverito non folo dal Popò- J; ^
lo , ma anco dalla Nobiltà , per effere mai Tempre flato co- rà«te s.
nofciuto inchinatiflimo a favorire la fua Patria , che in- &v.ertn'
iiemecon lui andar dovette Placido diSangro, Cavaliere #£jj£
di gran qualità , il quale al ritorno del Principe , egli in no,e TU:
Corte per ordinario Ambafciadore della Città, e del Regno £**
rimaner dovette , e perciò fi fc riffe al Principe di Saier- an^j
no , che in Napoli fé ne veniffe , il quale avuto V avvifo , hÀfiì&do-
fubito fé ne venne : egli chiamato in S. Lorenzo infieme dlJi*c*t_
con Placido, dagli Eietti , e Deputati , dalli quali mol- tda S.fa
to onorevolmente ricevuti furono , ebbero il ca-
rico dell' Ambafciaria , che molto volentieri l'accetta-
f0n0 # Trincivi
Intefo dal Viceré V elezione degli Ambafciadori , di Saier.
ancorché non molto li futte grata, per la qualità degli nocVid-
Uomini Eletti , tuttavia usò un'afìuzia di gran Maeftro j ^e°d^1
Laonde fi fece egli chiamare il Principe in Cartello , di-
cendo volergli ragionare cofe importanti per fervizio di
Sua Maefìà , e beneficio pubblico j onde il Principe andò
da lui , e ricevutolo con fommo onore , gli diffe . Come
gli era fiato cariffimo , che la Città Tavelle eletto per
Ambafciadore a Sua Maefìà , per etTer' egli Signore prin-
cipale , e di molto giudizio ; per il che egli l'avea mandato
a chiamare per dirli {blamente , che s' egli andava all' Im-
peradore da parte della Città per conto dell* Inquifizione ,
eh' egli non andafle , perciochè egli li dava parola da Ca-
valiere fra due mefi far venire carta da Sua Maefìà , per la
quale fi provvederle, che d'Inquifizione più non fi trat-
tarle ; ma fé egli per oflervanza de' Capitoli andar vole-
va , li dava finalmente la fua parola , che quando alcuno
Ufficiale non gli avelie ofìervati , eh' egli gii averebbe fu*
Oo z bito
291 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
bito proviflo a voto della Città j e così non era bifogno ,
che efla Città aveffe fatta fpefa alcuna, né che il Principe
a' tempi caldi , & incomodi pjgliaffe sì gran travaglio , ma
fé pur egli in Corte andar volea per dir maJe diluì, che
andaffe in buon'ora. Sapeva bene il Viceré , che né il
Principe , ne la Città fi farebbono contentati di quefla fua
offerta 5 ma queflo egli lo fece, non perché il Principe
non andaffe f ma andando poteffe poi con T Imperadore
fcufarfi, eh' egli queir offerta a lui, & alia Città fatta^
avea , per non far dare faftidio a Sua Maeftà ; e che il
Principe contro di lui andato era più per inimicizia , che
per lo zelo della fua Patria; il che fu poi al Principe dall'
Imperadore rimproverato.
Il Principe alle parole dei Viceré rifpofe , che quel-
*w «pfiK J° che ^ua Eccellenza diceva ,gìi pareva molto giufto, e ra-
cìpe al gionevole , e ne averebbe parlato agli Eletti , e Deputati ,
Wcerj . e credeva certo , che ne farebbono flati quieti ; ma quando
puraveffero voluto mandarlo , in tal cafo fua Eccellenza
l'aveffe per ifeufato, perché alia fua Patria egli mancar non
poteva , né doveva ; che V Eccellenza fua affai per bene
aver poteva , che effo Principe andaffe più , che altro ,
perchè egli non era per parlar fuor di quel fi conveniva
con Sua Maeflà. Licenziato il Principe dal Viceré per flra-
da s' incontrò con Placido di Sangro , & il tutto gii rac-
contò; ma Placido, che andar defiderava , e reflar Ara-
bafeiadore in Corte , diffe al Principe , S ignore non lafcia-
mo di andare, perché coftui cerca con parole trattenerci , &
liVri** in£annarci 5 e riferito agli Eletti, e Deputati la propofla
tipe diSa.àel Viceré , fu ributtata , & ordinarono al Principe , che
ìemo , e tofto partiffe ; e provvedutogli di denari , egli con Piaci-
'dillngro do a' 21. di Maggio parti per la Corte, e tra l'altre iftruz'
partono zioni , che ebbero dalla Città , fu di proccurare , che Sua
perù Maeflà mandaffe a proceffare il Viceré, eia Città •. nul-
Jadimeno avanti , che partiffero , Vincenzo Martinelli af-
fezionatiflimo del Principe di Salerno , quali prefago
di
LIBRO DECIMO. zn
di quel che avvenir gli doveva , gli fcriffe il fuo parere in
tal guifa .
Io ho fatto fempre profelTione , da che io mi diedi Letter<t
alli fervizj di Voi , Illufìriflìmo , & Eccellenti (Timo Si di Wn-
gnore , di fcriverli il vero, quanto mi è occorfo , PerM^,"-
grandezza , e quiete vofìra , e perchè fra tutte le delibera neiu ai
zioni , che voi avete a fare , fin qui non è taffata a giudizio ^'~cffm
mio cofa di maggior confiderazione , che quefìa diandareMff<
alla Corte m* e parfo , come fervidore intereffato nella
vofìra grandezza , ancorché fenza richieda alcuna , iscri-
vervi quelle poche parole . Se la caufe , che poffon perva-
dere fuflero pari , o poco differenti a quelle che vi debbono
difTuadere , io correrei, che fcufaffe quello ufficio pieto-
fo verfo la patria , e quefìa gratitudine alla confidenza di
quefìa Città verfo di voi : Ma poi che il frutto può effere
poco , che da noi , e dalla Città fé ne trarrà , & il danno
molto, che ne avverrà, mi par che fi vada a manifefìar per-
dita , non dico del pericolo della vita, del quale fé ne
deve far caio in quefìa fìagione , né di iafciar le lue
cofe imperfette , che cominciavano pure a pigliar qual-
che forma , ne della difgrazia del Viceré , dalla quale pur
nafceranno mille incomodi alle vofìre facoltà , e mille
oltraggi alli vofìri Servidori , e VafTalli ; ma ti bene del
metter in pericolo in un medefimo tempo la grazia di Sua
Maefìà , e la vofìra fìefìa riputazione , perchè poi giudi-
ce di quefìa caufa deve effer Sua Maefìà, la quale vi èinteref-
fata in due modi , 1' uno per Ja riputazione de' Miniftri ,
li quali faranno renduti più deboli da qui innanzi tutfi
fuoi fervigi , V altro perchè gli faranno ftate dipinte con-
giure , fedizioni , e quafì ribellioni , e quefte informazioni
averanno già fatto fondamenti faldiffimi nella mente di
Cefare , sì per non aver avuto contradizione fin qui , co-
me per effere ftate portate da perfone di credito , e di auto-
rità 5 non veggo, che buon fucceffo le ne poffa fperare ,
perchè chi anderà a quefta imprefa , bifogna che li a perfo-
na
294 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
na d' altrettanta fede appretto del Giudice , come quegli ,'
che l'hanno informato, anzi di tanto più, quanto bafti a get-
tar in terra le prime impreiTìoni , per poter poi difputar
Ja caufa del pari , la quale ancorché fia piena di one-
ftà , e di giustizia , non mancheranno però ragioni a chi
la voglia 5 perche diranno , che le novità di Germa-
nia hanno avuto il principio da quefte fette, che in quefto
Regno non mancano faville , per nudrirequefìo fuoco , e
che l'ufficio di un Principe prudente è di rimediare a* prin-
cipi: diranno ancora, che da' Minifìri di Cefare non fi
e mai propofta in quefto Regno generale Inquifizione ;v
ma in modo di perfecuzione contro gli eretici foli , cofa
non comprefa ne' Capitoli pattati da Sua Maefìà , e dalle
leggi; ti che la dimanda averà più predo apparenza di gra-
zia , che di giuftizia , e ne feguirà , che il Regno abbia
voluto violentemente la grazia che fi doveva cercar per
ogni altra via , che tumultuaria . Quefte ragioni dette in-
nanzi a Cefare , o allegate da lui medefimo , gitteranno in
terra tutte l'altre , che fuftero portate di qua , per molte,
che potefTero eflere . Non refìerò di dire , che a Sua Mae-
ilà non piacerà , che col valore , e con la Nobiltà, e con
la moltitudine di VafTalli voftri , vi ila aggiunta ancora
una volontà generale di quefto Kegno , &una confidenza sì
grande, perchè quelle cofe tutte infiemeunite , propongono
negli animi de' Principi timore di novità all'intereiTe de'
fuccelTori , e per confeguenza defiderio di efiinguerli per
quelle vie , che fi ofTerifcono a loro • E voi medefimo
fapete , eh5 è pure paruto troppo a Sua Maefià , aggiun-
gere alle grandezze voftre una Compagnia di genti di armi;
ficchè non veggo come e dalia caufa medefima , e dal difen-
for di efla , che non vengan orTefe l'orecchie di Cefare , al
quale non fi può perfuadere la difperazion de' Popoli pof-
fa far gran progrefTo, perchè con frefea memoria della vin-
ta Germania più pretto irritarebbe l'altezza della fua natu-
ra f che fi placa (Te , ne vi perfuadefie potervi andare di
con-
\
LIBRO DECIMO. 29S
confenfo, ne a perfone tacite del Viceré, perchè fi va
adirato contro di lui , efìendo l'intenzione di chi man-
da , e I' ufficio di chi va Ja confervazione de' Capitoli .
dalla quale nafce, o Ja privazione del Viceré , o la dimi-
nuzione in maggior parte della fua autorità , e quafi in tut-
to della fua riputazione ; ficché non vi e mezzo di com-
piacere all'uno fenza efìremo difpiacere dell'altro . E met-
tiamo , che non vi fufle ne caufa » ne la difgrazia di Ce-
fare, ne io fdegno del Viceré ne lo pericolo della vita,
né la diminuzione della facoltà , né l'abbandonare i Vaf-
falli , e le cofe fue in preda altrui , né il privarti de' fuoi
diletti; ma che folo refìafle la caufa nuda di ottenere, quel
fine, per lo quale voi fete mandato dalla Città , dico,
che fé l'ottenete, il che tengo difficile , acquifìarete poco
nell'opinione di quefìi Popoli , Ja quale pare aver tanta giu-
fìizia, che per efia fi foflero pofìe l'armi in mano, e per con-
feguente penfano , che non debba elTer loro negata per
mezzo vofìro -, fiche ottenendo, averete efatta quel folo ,
perche eravate mandato , e che nell'opinione di cofìoro
non ha difficoltà netTuna, ma non ottenendo, vedete in che
pericolo vi ponete , di fìar in giudizio delle genti ignoran-
ti di non aver foddisfatto alla Città, aver ofiefo il Viceré,
né fervilo Sua Maefìà intrinfecamente , oltre gli altri ia-
comodi, che ne fentiranno i Vaflalli , e li fervidori , e
le vofìre facoltà j & io per me, quando credetti con tutti
quefìi danni, e pericoli ne avelie a nafceril beneficio del-
ia Vofìra Patria , farei di quelli , che vi configliarei a pro-
ponere l'utile univerfale a' danni nofìri particolari, per far-
vi degno di una memoria eterna : ma perché io non veggio
dove pofla nafcere quefìo beneficio , anzi fono di opinione
tutta diverfa, che per non aggiungere Sua Maefìà alla
grandezza dell'altre vofìre qualità l'amor di quefìo Regno,
fé ben tiene animo di farli grazia alcuna , non io farà mai
per Io mezzo vofìrojanzi cercherà di differirla in altro tem-
po , e mandarne voi male fpedito con poca foddisfazione
di
z96 DELI/HISTORIA DI NAPOLI
di quelli , che afpettano , che è Ja grazia, e Iagiufìizia
fia maggiore, e più fpedita per opera della Vbftra autori-
tà , che ella non farebbe per neflun altro mezzo 5 e fi tro-
veranno ingannati con danno loro , e con diminuzione del-
la dignità vofìra : fiche vedendo , che anco il beneficio
della Città con la vofìra andata diventerà minore, non
so conofeere l'utilità , nella gloria , che pareggi al danno,
& alla vergogna, che fé ne può afpettare : io fui fem-
pre di opinione , che le forze V avellerò a far divertire
l'elezione , per non aver a venire a quello punto di negar
alla Città ; & ora fono di opinione , che quando fi potef-
fe evitar l'andata con colore , che abbia in fé dell'onefìo ,
che non fi iafei di farlo , rimettendomi però al vofìro più
faldo giudizio : e fupplicandovi perdono della mia te-
merità .
Onde in fuccefìb di tempo fi è veduto , che quanto
cofìui fcriffe in quella lettera , il tutto fucefle al mifero ,
e disgraziato Principe •
Intefo dal Toledo la partenza degli Ambafciadori,
tofìo providde di mandare ancora egli i'Ambafciadori fuoii
& avendo eletto in quefìo fervigio , Pietro Gonzales di
Marchefe Mendozza Marchefe della Valle Siciliano , Caftellano del
della vii Cafìelio nuovo , & informatolo molto bene , fubito inviò
u ^mba--m Corte , il quale usò tanta diligenza , che bene il Prin-
dei X vice- CJ*Pe quattro dì avanti partito fi fuffe , trattenutofi in Ro-
rèi ma a vifitare alcuni Cardinali : il Marchefe fu prima di lui
ad arrivare in Nomberga di Augufìa , ove fubito ebbe_j
udienza da Sua Maefìà , e l'informò di modo , che con po-
co buon volto poi il Principe fu ricevuto , e non potè ave-
re udienza per molti , e molti giorni , e foiamente Placi-
do trattò con Sua Maefìà , come diremo .
Or giunti cofìoro in Corte , e non avendo potuto aver
udienza, fu fatto loro intendere , che dovefìero aili Ca-
merieri riferire infcrìptis quello, che effi volevano , e fu a
bocca rifpofìo ai Principe , cfie egli a pena delia vita dal-
la
LIBRO DECI M O» 297
Ja Corte partir non dovette , fenza ordine di Sua Mae-
fìà , & al Sangro fu ordinato , che fenza alcuna di-
lazione di tempo, fé ne ritornale con il Marchefe del-
la Valle . Rifpofe il Principe, che egli era pronto a
far quanto la Maeftà Sua comandava, V ideilo diffe il
Sangro; ma bene però , che egli partir non voleva , fé pri-
ma a Sua Maefìà non parlava , gli fu con afpre parole
rifpofìo, che bifognava fenza altra replica partirfi , altri-
mente farebbe , come inubbidiente alia Corona , caliga-
to ; Rifpofe Placido intepidamente , avvenga quel che
fi voglia della vita , che non partirò , fé prima , com'è il
dovere , efìendo mandato da una Città tanto fedele
all'lmperadore , non parli alla Maefìà Sua, quale per de-
bito di giufìizia è tenuto ad afcoltare i fuoi fervidori in_j
cofa tanto importante : finalmente Monfignòr d' Araffe
vinto da quefte , & altre ragioni efficaci, il giorno feguen-
te V introduce a parlar con fua Maefìà , alia quaJe^»
animofamente , e dottamente efpofe quanto in commif-
fione della fua Città avuto aveva, dimofìrando quanto
ingiufìamente il Toledo Suo Viceré : la Città maltrat- ^^
tata aveva , mettendola fuor di ragione in tumulto , af-gropar-
fiizioni , e miferie: foggiunfe poi Vofìra Maefìà potria'^«
con gran faciltà del vero certificarfi , facendo venire M&Maefit
prefenza fua il Marchefe delia Valle a ragionare con eflb
meco a fronte , poiché egli è venuto in difefa dei
Viceré , & io delia amorevole , e fedeliflìma Città 1 e do>
pò Sua Maefìà facefìe , quei che più per debito di giufìizift
Ji pareffe . 1/ Imperadore che era favio , e prudente , co-
nofcendo il vero , fenza che altrimente Ci veniffe alle pro-
ve delle verità , diffe benignamente a Placido , che tgii fa-
puto non aveva , che vi fuffe andato peraffifìere in Cor*
te , e che la fpedizione era fatta , come conveniva alte
fua riputazione, né fi poteva per allora mutare i ma co»,
tempore prefìo provvederebbe alla Città con ' foddisfazio*
ne di tutti: e però egli doveffe con buon' animo, eficuro
Sum.Tom.K P p ?*-
298 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
ritornare in Napoli5affinchè fi portafTe la debbità ubbidien-
za al Viceré: e così il Sangro baciato la mano all' Im-
radore , e rendutoli a pieno le debite grazie, il feguente
giorno fi partì , avendo avuto dal Segretario Vargas Car-
ta di efpedizione .
Due giorni prima , che partifTero gii Ambafciadori
occorfe , che fu prefo dagli Algozzini della Vicaria Ce-
lare Capuano della Nobil Piazza di Porta Nova , fot.
to pretefto , che avelie data la baja al Regente della
Vicaria dopo Ja liberazione di Tommafo Anello Sorren-
tino^ che intefo da Gio: Luigi Capuano fuo fratello , to-
fìo il fratello andar carcerato , cominciò prima a persua-
dere gli Algozzini a Jafciario, e poi usò qualche vio-
lenza, acciò quello reiìaiTe Jibero j onde Cefare ajutato, e
favorito a quel modo, avendo dato un morfo alle ma-
ni a un di quei Algozzini , fcappò via , delchè quelli sde-
gnati , riferirono al Regente quanto occorfo era j e quello
avendone fatto prendere informazione da Camillo Pigno-
ne all' ora Scrivano Criminale , il tutto fé noto al
Viceré, il quale aveva l'animo alla vendetta contro la
Nobiltà , e tofìo fé carcerare in Vicaria il detto Gio: Lui-
Xjìovnnni gHnfieme con Fabrizio di AlefTandro Nobile della Piaz-
iMìgì cvi.za diporto, & Antonio Villamarino ancor Nobile , ma
^Fabbri- dJfcendente da Sicilia , i due ultimi sì ben corfero al ru-
2/0 dì more , quando Cefare Capuano fcappò , nondimeno
^letfan, fu chiaro , che in queir atto non vi ebbero parte veru-
•Antonio na • Furono anco nel!' ifìeflo giorno citati ad informan-
Viiìama. dum Cefare Saflbne óelV ifteffa Piazza di Portanova , e
rim • Luigi Villamarino fratello di Antonino per PifìetTa cau-
fa , i quali perchè non avevano colpato in cofa alcuna , \\
terzo giorno fpontaneamente fi prefentarono . Cofìoro in-
fame cono! tri tre nella feguente notte per ordine del Vi»
cere da una Guardia fpagnuola per fuori la Città in Ca-
mello Nuovo condotti furono .
In-
LIBRO DECIMO. z99
Intefo da Cefare Mormile , e dal Prior di Bari la cat-
tura deiii tre Nobili , dubitarono anco eflì di non efler Vruden*
come Capi cafìigati , deliberarono confondere il negozio ,*^f'^f'
e mifchiare i Grandi ancora in quefìo maneggio con tutti miie%edti
gli altri uomini principali della Città , acciò la cofa paf •?'r'or di
fatte fovra di tutti, & eflì con minor imputazione re-
fìaflero ; laonde machinarono con li loro fvegliati cervel-
li quanto far fi doveva , e li diede ordine ad efeguirio . E
fu che nelli 2 j. di Maggio furono pofti tanti uomini in di-
verfe parti delia Città con ordine , che come fentittero fo-
nare la Campana di S. Lorenzo a Nona , tutti da diverfe
bande correderò, gridando verfo San Lorenzo > Arme, Ar-
me , che Cefare Mormile è flato prefo , e fi mena in Ca-
flelio 5 a quefìi gridi da tante parti così uniforme, e da
tante perfone udite , Città fi levò a rumore con Tarmi in
mano: Mormile armato di corazza fopra un picciolo ron-
zino tofìo comparve, rifpondendo a qnefto , e a quello
del facile movimento , e della falfà diceria , dicendo che
fi acquietaflero , tra tanto fovra venne il Priore con una mi-
rabil fequela di perfbne , dimandò che cofa era ? ma ve-
duto il Mormile , a lui s'accofìò nel largo di San Lorenzo ,
e fìando nei mezo della moltitudine , il Mormile rivolto a
quelli, ditte: Figliuoli, e fratelli miei, poiché fi fta in ff*'™?
quefìo timore d' etter noi prefi , non par fuor di propofito , Vop0'o «
che facciamo unione infieme a fervizio di Sua Maefìà , & a la Kobii-
comune difefa : il che intefo dalla moltitudine , gridarono**
tutti, Unione, Unione, onde il Priore, & il Mormile, e
gii altri ih n' entrarono dentro la Chiefa di S.Lorenzo, ove
Luigi Dentice Gentiluomo principale del Seggio di Capua- Orazione
na in ogni azione garbatittimo,falì fui Pergamo, e ditte cento de} Deri~
parole accomodate fopra il foggettodì tal unione, onde Ci pre-
fe rifoluzione, e fecero chiamare fubito il Principe di Bifi-
gnanoji Marchefe del Vado, Fabrizio Colonna, figliuolo di
Afcanio benché di poca etade futte,ii Duca di Monteleone.il
Marchefe di Vìco>e quanti Titolatile Cavalieri, ed uomini
Pp Z ài
della Cit-
tà
3oo DELL' HISTORIA DI NAPOLI
di conto erano nella Città, i quali per tema deJ Popolo, che
G/wTbw-era in arme, vennero tutti. In quefìo Gio:Tommafo Califano
Tfluofiì.ài Napoli, Soldato di gran valore , & onorato , che molti
datò M-anni fervilo aveva in Lombardia fotto il Marchefe del Va*.
lorofa , fìQ ^ fobito t0]fe un gran Crocefiftb di dentro quella Chie-
fa , gridando Unione , Unione , e fu feguito da tutti quei
G;°-.JD°- Signori ^ edal Popolo, e fé n' andarono all' Arci vefcova-
Guifo to , ove Gio: Domenico Graffo Notaro del la Città Oipulò
ììataro \> {{frumento dell' unione univerfale a fervizio di Dio , e
di Sua Maefìà , e beneficio pubblico : ma fé i chiamati quel
che s'era fìipulato, grato avellerò avuto in quel giorno , il
Mormile aveva ben ordita la tela , perche la notte feguen-
te tutti i chiamati pattarono in Cafteilo dal Viceré, fcufan-
dofi , che la tema del Popolo a quell'atto intervenire fat-
ti gli avea y e non la propria volontà ; onde tanto piacque
al Viceré la disunione , quanto difpiaciutp l'era V unio-
ne i e così il Mormife, & il Priore recarono Capi, &
Autori di ogni cofa . La PJebbe uditala fuga dì coftoro,
e fdegnati della disunione, tofìo faccheggiarono lacafà di
Scipione di Somma, e quella del Marchefe di Vico , di Pir-
ro Antonio Sapone , e Ferrante Bajano , come autori di
quel fatto , e vi attaccarono fuoco , che per molti giorni
fi viddero bruggiare , & il fimile alle cafe degli altri fatto
avrebbono, fé da Cefare Morroile, e dal Priore vietati non
erano •
Ma volendo il Viceré sfogare la fua ira con li cinque
.giovani carcerati , nell' ifìeffo giorno, che fife l'Unione,
co». fé egli congregare il Supremo Configlio , epropoflo ilfat-
denn«tiat0 ^ e molto efaggerato il cafo , per altrui efempio , vo-
leva il Viceré che cofìoro pubblicamente giudiziali fuffe-
ro, & a Conlìglieri pareva, che il delitto non meritaffe
tanto , e che per qualità del tempo fi foprafedeffe nella de-
liberazione ; nondimeno fi fé decreto , che i primi tre gio-
vani avanti il largo del Cafieilo giufiiziati fuffero , cioè
Gio; Luife Capuano, Fabrizio di Aleffandro % & Antonino
Vii-
Tri
vani
dem
morte
LIBRO DECIMO. 301
Villamarìno, il qual decreto Cicco Loffredo Prefidente
del Configlio , e Kegente di Cancelleria , Cavaliero di Ca? €iet$
puana non volle mai firmarlo, parendogli ingiufìo, e ^Prf^nvml
pitofo , dicendo, che di giustizia non li pareva , che ■ qutijinnare H
giovani così fevero caltigo roeritaffero , e la medefiraa re dc^crf^'
iifìenza fece per un pezzo Gio: Marziale Reggente di Can-^*, Rel
celleria , benché al fine pur firmò, affai forzato farlo : Sci- gente dì
pion di Somma Confìglier di Guerra ancor egli conci u fé ^Cancella'
che i poveri giovani morir doveffero , anzi ricordò al Vi- Scipio»
cere il cafo di Focillo , e gli altri , Ji quali impiccati che di Som-
furono,fi acquietarono i rumori delia Gabbella: Or per vir ^aiìer^
tu di tal decreto il giorno feguente , che furono li 26. dìgUerra .
Maggio di Giovedì a 16. ore li vidde un panno nero avanti Gìufo*1*
il Ponte delCafteilo nuovo, e poco dopo uf ci Ja troppo fe,{^™v*!
vera giuftizia con il banditore avanti , notificando la quali- „^„
tà del delitto: e giunti 1* infelici giovani al crudele Spetta-
colo , inginocchiati fovra quel panno , avendo bendati gli
occhila uno fchiavo dei Viceré, aguifa di manfueti Agnel-
li orribilmente con una falce fcannati furono • Gli altri
due , cioè CefareSaffone , e Luigi Villamarìno, a preghie-
re di molti Signori poco appretto, liberati furono . Or fé*
guita la crudel Giuftizia , i corpi di quelli fovra quei pan-
no lafciati furono , con bando crudeliffimo , che niuno ar*
diffe di levarli $ dopo verfo la fera andarono fìrafcinati per
un piede alla Cappella di Monferrato all'incontro del Ca-
mello . À quefìo orrendo fpettacolo tutta la Città concor-
fe , e nacque ad ogni perfona tanto timore , e fdegnp, che
chiufero le cafe , e botteghe, e tolte Tarmi con gran rab-
bia , & ira , non fa pendo che farfi, gridando , e minaccian-
do , quafi ufeiti di fenfo , andavano or quinci , or quindi
errando*.
Dopo quefìo il Viceré di fua tetta, o pur configliato
da' fuoi aderenti nell* itteffo giorno alle venti ore cavalcò
per la Città per mofìrare in quanto poco conto teneffe, tut-
ti , & anco per atterrirli , e Spaventarli , acciò più ardir
non
*■**
3c* DELL' HISTORIÀ DI NAPOLI
non aveffero, ilchetofto fu referito alla Città, talché
tutti fi apparecchiarono a veder quefìo ftraordinario ardi-
mento , che da tuti fu giudicato di poca confìderazione , e
già in più di un lungo fi era concertato , che neJ paffare fé
gli tiraffe un archibuggiata; e fi farebbe co efeguito , fé il
Truden-V ri or di Bari Giovanni di SefTa , Cefare Mormiie , Pafcal
jm ^«Caracciolo , & altri andati non fuflero per la Città calda-
mente pregando per ogni Piazza le brigate , che per amor
di Dio non aveffer voluto difordinare ogni cofa, ricordando
Joro il debito , che teneva con il Re , e che '1 Toledo era
pur Viceré dell' lroperadore ; e che s' egli , o coloro che
confìgliato l'avevano cofa ingiufìa fìrettifTimo conto a Sua
Maefìà dato n' arrebbeno , a cui fenza perder tempo ogni
cofa avrebbono fatto fapere , e per fermo tene/ dovevano,
a Sua Maefìà fommamente la loro ubbidienza piaciuto fareb-
Ttifquahte) e provifìoli appieno fecondo il cafo, e Pafcale Caraccio-
Caraccjo.lo dille nella Piazza della Sellarla a molti, che vi erano in
-°~ arme rifoluti di far novità ; Fratelli di grazia fìare quieti ,
e non vi movete a cofa alcuna , perche non voi , ma noi
Nobili a quello atto così crudele , toccati fiamo j e fé noi
ci quietamo , voi ancora acquietar vi dovete ; e così fu ri-
mediato , che niuno pensò di efeguire li conceputi rumori
neir animo loro . Cavalcò dunque il Viceré accompagnato
da una Compagnia di Archibuggieri Spagnuoli , e da più
di 300. Gentiluomini a Cavallo, tra continovi amici, e
fuoi Corteggiani , e con elfo lui a man finifìra cavalcò ,
come afTicuratore Pietro Antonio Sanfeverino Principe di
€i?e dl davano avanti non era, farebbe di certo fucceffo difordine.
*(&»*- Non £u pero piando il Viceré alcuno , che li facefTe rive-
renza , anzi tutti di mal volto con occhi irati , e con fguar-
di torti il miravano , onde i poveri Continui temevano di
momento in momento vedere il Popolo incrudelire , e ve-
derti
LIBRO DECIMO. 303
derfi d' ogni intorno fangue , e morte ; ma Scipion di Som-
ma ebbe da effer cagione di gran disordine , perche pacan-
do per la Sellarla li voltò alle brigate, e dille. Vi fiano
troncate le mani, perchè non ufate creanza al Viceré . A cui
fu rifpofìo con irato volto da un dì quelli, fiano tronca
te le mani , e li piedi, & quanti Traditori della Patria vi
fono . Molti uomini di giudizio , che ivi erano troncarono
Je repliche , e non fu efeguito altro : alla fine il Viceré fa-
no, e falvo con la fua compagnia fi ridufie in Cafìello con
maraviglia di tutti del fuo ardire , non curando il pericolo,
nel quale incorrer poteva di effer ammazzato , e con tutti
i fuoi tagliato a pezzi ,
Ritornando all' intralciata Iiìoria dico, che raen-fXor^
tre gli Ambafciadon li poiero in cammino per andar 1 napoli .
Corte , per Io disordine , nel quale flava la Città col Vi-
ceré , fi attefe a far foldati per difenfione delia Città , alla
cui fama fi moffero molti Fuoiafciti del Regno , & in Na-
poli fé ne vennero , i Capi famofi de5 quali erano Camillo^'*' Ma.
della Monica della Cava , Giuliano Naclerio delia Colla dintca .
Amalfi , e Cofìanzo dell' Ifola di Capri , feguiti cofìoro jji^JJ"
gran moltitudine de5 loro amici , i quali fi divefero in di • cojtaml
verfe parti della Città a fcaramuzzare con li foldati $pfrdiCaPri.<
gnuoli , i quali da cafa in cafa fé n' erano venuti in
muzze «
fin' alla Cancellarla vecchia , & a Santa Maria della Nova ,
ove avendo fatti molti pertuggi nelle mura, a i nofìri archi-
buggiate tiravano, e n'uccidevano molti, e le Cartelle Regie
di continuo fpara vano verfo la Città:ma Coftanzo di Capri,
che teneva cura dei Quartiero del Molo Piccolo , Camillo
della Monica quello di Monte Oli veto, Giuliano Naclerio,
in quella i & ora in quella parte , molto fi travagliavano ,
erach'& ilConte d'AIife,chedelia Porta Reale teneva cura^/*
feveramente della bravura delli Spagnuoli : non menadi
tutti quefti fi adoprava Francifchetto Napolitano , ma Fr ._.
dirazza Spagnuola , giovane di gran valore, e di tnokafe betta'."'
feguela : il fimile dico di Gio: Gerardino Majone , eGlo: Ber~.
.Leo- Mijwe.
504 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Leonardo di Palma, amendue della Terra di Somma.
i.«»*j<fo Nelli 27. di Maggio , che fi faceva Ja crudele fcaramuzza
„éa" fovragiunfero da circa 800. Fuorafciti Calabrefì , uomini
\uora- terribili, e determinati per opera , & ajuto deJIi quali ,
•f"?' /""gli Spagnuoli lanciarono Santa Maria delia Nova, e la Can^
cellaria , e nella cafa di Franceefo Moles ivi appreflb fi ri-
tirarono , dalla quale anche furono cacciati , perchè i
Calabrefì fenza timore dell' archibuggiate cominciarono
Scara- a mettere fuoco alia porta della caia ; per ilche efli fi
muzze. fitjrar0no all'Incoronata , con i quali attefero i noftri a
fcaramuzzare per tutto il feguente giorno delli 38. di
Maggio .
Poi per molti giorni fi attefe con buone fen tineJJe,cia-
fcuno a guardare al fuo Quartiere \ e Tempre , che fi vede-
va comparire fuori del CafìeJIo qualche foldato Spagnuolo,
era da' no lì ri con archibuggiate tolto di vita, e perchè
quelle turbulenzefeguite ogni cofa in rovina pofta ave-
vano , & ogni giorno fi temeva di peggio per lo
gran numero di Fuorafciti , che erano in Napoli >
per tanto in fine Nobili , e Cittadini per tema di
non vedere alia giornata qualche rovina , o pur grave ,
& univerfal cafìigo per ordine di Sua Maefìà , poiché
V autorità del Viceré era grande , prefero partito di ufei-
re con le mogli, e figli, e fi ritirarono alle Città , Ter-
re , e Luoghi convicini , afpettando , che le cofe fi acquie-
tallero .
Spagtiuoli 11 Viceré fdegnato , che la Città tante volte aveffe
^a™/ fatto rumore , e ricorfo all'arme , determinò anch' egli
'di farne una da fé medefimo , che baftafle per tutte , pri-
ma che gli Ambafciadori fuffero giunti , o che tornaftero 5
laonde avendo fatto grande apparecchio di fuochi arti-
ficiali , & altre cofe fimili , alii zz. diLuglio alle itf.
ore fece ufeire gii Spagnuoli tutti in ordinanza avanti il lar-
go dell Cafìelio , & all' improvifo tirarono archibuggia-
te, e dal Cartello cannonate alla Città > e calati alia Piaz-
za
LIBRO DECIMO. 305
za dell' Olcuo , la Taccheggiarono tutta , ammazzando mol-
te perfone, e con pignate di fuoco artificiato brug^iaro-
no , e rovinarono tutte quelle cafe , di modo , che di qua,
di là , cadendo le mura , e le pietre , le rovine ferono un
gran monte in mezzo della Piazza : quanto orribile fu , e
miferabile lo fpettacolo , quanto mai altro veduto fi fuffe,
talché coloro tutti , che quelle rovine miravano , dalle la-
grime contener non fi potevano • Nondimeno la Città per
aver mandati gli Ambafciadori a Sua Maefià , desiderando
acquietar le cofe , mandò i fuoi Deputati al Viceré, richie-
dendolo , che governar voleffe come prima , perche la
Città l'averebbe dato ubbidienza : e volendo di ciò i De-
putati protettarfi , il Viceré voltatofi con ifdegnato volto
verfo Notar Gio: Domenico Graffo , che la protetta letta
avea, facendoli dare lo feri tto con ira grande , chiudendo- L(i cìni
felo in mano li mandò via tutti , dicendoli \ poiché la giù fiproteju
fb'zia fla in mano vottra , amminittratela voi . Il Notaio™*'™'7
avendo prefo fpavento dalla mala guardatura fattagli dai
Viceré, giunto in fu a cafa , fi ammalò , è in tre giorni
morì •
Neil' itteffo giorno , che fu fatta la protetta al Viceré, Martedì
Don Geronimo di Fonzeca , leggente delia Vicaria ca- ^l^enìm
valcando per Ja Città , s' incontrò con alcuni fuoraufeiti , coGrajjò:
& avendone prefo uno , gli fu fatta gran refittenza dagli al-
tri , nel cui rumore , fi follevarono molti della Plebe , e
non fololi tolfero il prigione , ma trattarono il Reggente
molto male , tal che fu forzato fuggir via , che fé non era
Gio: Tommafo Califano, e per gli Cavalieri , che fi ritro-
varono nel Seggio di Capuana , i quali raffrenarono l'ar-
dire delia moltitudine , egli di certo pativa } & acciò le co-
fe non andaffero da male in peggio , s' interpofero molti
Signori , e fi conclufe tregua infino , che gli Ambafciado-
ri ritornaffero dalia Corte , e s' intendeffe quello , che fo-
pra quefìi accidenti Sua Maefìà comandava; e frattanto non
Sum.Tomy. Qj\ vi
3o5 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
VZ^vl vi fu altra novita » neI]a qual tregua il Viceré fi ridufle a
cere , //fare un' albarano, promettendo per Je cofe pattate non tra-
ci//^ . vagliar Ja Città iniino al ritorno degli Ambafciadori , c_3
perchè nominava in quella carta Ja Città , e non gli avea
dato il Titolo di FedeliiTima , i Deputati non volendo così
Mara- riceverla, il Viceré Ja rifece in altra forma , nominando
nn tran Ja Ci ttà FedeJifTiroa , promettendo anche , che ogni ordine
^aSttd 6 cJ'c veni^e da $ua Maefìà , fi farebbe primo alla Città no-
' tificato , che efeguirJo . Per Jettere di Corte , s' intefeche
il Marchefe deJla VaJJe , e PJacido erano fiati fpediti da
Sua Maeftà , e che in breve tornati farebbero , e così nel
principio di Agofìo dell' anno ifìeiTo ritornarono. Ma_j
Placido, che affai era afpettato , tanta fu Jacuriofità uni-
Tladdo verfale , che quafi tutta Ja Città ufcì un pezzo fuori Porta
ritorna Capuana ad incontrario; e paffando per le fìrade era foven-
clrte . te domandato dalle brigate , che nuova Signore , che nuo-
va ? Egli con volto allegro rifpondeva, buona buona : do-
po congregati tutti i Deputati della Città in San Loren-
zo , PJacido prefentò un femplice mezzo foglio di carta
R'fpofa firmata dal Segretario Vargas , non altramente indrizzato
deli hn~ n^.xr jj- -i ■ • /r
feradire alia Citta , fatto a modo di notamento , il quale in eiret>
alla cit- to conteneva , che comandava di rifpondere al Principe di
u " Salerno , & a PJacido era , che refìando in Corte il Prin-
cipe PJacido ritornale in Napoli , e diceffe a' Napolitani ,
che l'inviarono, che Sua Maefìà comandava, che fi ac*
quietaffero tutti , e che deponefTero l'armi, &attendef-
fero ad ubbidire al Viceré , che tal' era la fua volontà, la
firma diceva . Por mandato de Sua Maefìà , Vargas Segre-
m acido tarjQ t QUefta cofa così fecca , fenza aver portato Carta
(il 'C."r7irO ^-~ *
ehquen alla Città , parve a tutti dura; ma PJacido eh' era eloquen-
ijjimo. tjflimo, fi sforzò moftrare, che fotto queJJa dura feorza
foaviffimi frutti nafeofti fìavano, dicendo che' attendef-
fero , ad ubbidire , e qu ietarfi , che ben prefìo le buone,
e clementi provvigioni di fua Maefìà veduto averebbono.
Men-
LIBRO DECIMO. 307
Mentre quelle cofe fi difcutevano , Ja moltitudine della
Plebe armata, che era nel Jargo di Santo Lorenzo, in-
tendendo, che l'armi portar dovevano, & ubbidire al
Viceré , i quali allettavano, che del governo egli privato
fofie , gridarono che i Nobili traditi l'avevano; laon- 7?!w*^
de cominciarono a gridare , ammazza, ammazza , ti-te contro
rando archibbuggiate verfo i luogo , ove erano gli Eletti, laKo.
e Deputati , i quali per tema del tumulto popolare , prò- '
curarono di fuggire , e falvarfi ; e fé la paura fece mai
in alcun tempo miracoli , certo in quefio giorno ne fece
uno , poiché Giovanni Battifìa Carrafa Prior di Napo- Miracola
poli, Cavaliero Gerofolimitano , gravato di podagra c?uJ[at0
in braccio da' fervidori , e come Deputato ivi venuto paura,
era a fèntir l'ordine Regio , impaurito dal rumore , fmon-
tò su la più alta parte del Campanile di S.Lorenzo. Il
tumulto era grande sì per li gridi delie Turbe alterate ,
come per Ji continui tiri dell' Archibuggiate , & anco
per lo concorfo delle genti , che tratti dalla fame di co-
sì grande fpettacolo , di ogni parte concorrevano a
vedere, & a difperare in modo che non vi era uomo di giu-
dizio , che non piangere, vedendo tanto difTordine , e
pertinacia del Popolo , a non voler deponere l'armi , & ub-
bidire 5 ma Placido con alta , e lamentévole voce gri-
dava dalla finefìra del Tribunale , e dicendo pofate 1' ar-
mi , ubbidite a Sua Maeflà , che altrimente quel povero
Principe , che e relìato in Corte di certo li farà mozzo il
Capo. J 1 Prior di Bari altresì che nell'ifleffo tempo fi ri-
trovava nel primo Claufìro di San Lorenzo , ove Giovan r;l deiu
Tommafo Califano con 200. Soldati guardava V arteglia- &*** -
ria della Città , perchè tante volte la Plebe l'aveva voluta
cavar fuora contro i foldati Spagnuoli, udito il disordine,
& il pericolo in che la Città incorrer poteva , come corag-
gioso Cavaliere , e d'animo lincerò, e quello che molto
importava , era molto caro al Popolo , corfe alla porta del
Qq z Tri-
3o8 DELL' HIST ORIA DI NAPOLI
Tribunale che flava ferrata , e fattala aprire , contro fa-J
volontà de' circolanti , quali lo pregavano , che a si roa-
ni fefìo pericolo opponer non fi voleffe $ ma egli avanti la
Plebe tumultuante intrepido fi oppofe , e con volto piace-
vole guardò le Turbe, alzando Ja mano, facendo fegno, che
Orazione fi fermaffero . L' autorità , e credito di tal uomo , bafìb
ddiBarT m un tratto ac* acquietar tutti , e ftando intenti ad udirlo,
ai Topo, egli con alta voce , lor diffe : Padri , e fratelli miet\che
io' penfate di far oggi con queflo voflro rumore fuor di ogni
ragione concitato ? che penfate che a voi , & alla Patria
voflra giovar pojfa quefta pertinacia di non voler ubbidi-
re ? che utile potrà apportarvi quejìa infolenza contro i
vofìri Deputati^ & Ufficiali % che tanto fedelmente vi
hanno fervi to , diche vi dolete di noi Nobili ? non f ape ~
te tutti , e non V avete più volte veduto con gli occhi) che
in tutte le fatiche, in tutti gli affanni, e pericoli di gior-
no , e di notte fempre tutti infeme con ejfi voi fati fama
per fervi zio di Sua Maejìà , e beneficio comune ? Mentre
è fato tempo di far fu l'armi , e difendervi contro di que-
foMinifro adirato con Noi , era ben giufìo di farvi
armati , dì confrarli , e non ubbidirlo per le caufe già
note a tutti , & allegate da i nofri Ambafciadori alla_^>
Macfià Sua , e perì) non vi potete con ragione doler di noi ^
che non aveJJJmo fatto quanto voi avete voluto \ ma ora che
fappi amo la volontà del Re , e Signore, la qual e che fi
depongono V armi , efubbidifcaalfuoMinifro^ che fa*
te per amor di Dio , non vedete , che la vojìra dijpubbi-
dienzafarà che V accufe del noftro Avverfario per verc__s
credute faranno , e ci chiamar à ribelli ì e con ragione •
O Padri , e Fratelli miei , volete per un cieco furore , e__ »
per una pazza ira rovinare la Città voftra , che tanta
di difenderla proccurato avete , volete caufare lamina
delle vofre cafe , delle Mogli , e figli vofiri ? che crede «
te j che farà Sua Maejìà contro di noi , e Napoli dijjub-
bidien*
LIBRO DECIMO. 309
btdiente ? Napoli difprezzatriee de* comandamenti
delfuo Re ? Quejìo vuole il Vi ceri' , quejìo defidera , que-
jìo afpetta : ah Figliuoli , e fratelli miei , Ubbidienza ,
Ubbidienza, facciamo covo/cere al Nojiro Re , e Signore ,
che V aver prefo l'armi non è Jìato per malignità d'animo^
ma per tema della della Fejie tanto a noi , e nojìri Padri
cdiofa per difenderci , e non per liberarci ; mafempre di TfìPolo.
noi Nobili vi tenete ingannati , il che certo è fa Ifijfimo placato
& Io chiamo Iddio per tejìimonio della noJìrafincerità,ec- cm Vo,'A-
comi qui, cominciate da me a sfogare l'ira vo/ìra in quejìo %°r?ored?
petto, é* in quejìo corpo , che fi è affaticato tanto per vot\
anzi per tutta la Città , perche Io non ho fatto peggio , nò
meglio di quel , che tanti altri Nobili , e Signori hanno
fatto , che per beneficio comune affaticati fi fono . Le pa-
role del Priore bacarono , e furono (ufficienti in uno jftan-
te non foio a mitigare V ira, , & il furore popolare , ma a
mutare gli animi dall' alterazione alia quiete , e dal disub-
bidire ; all'ubbidire * periiche la moltitudine a guifa di
nebbia fi dileguò , e iafcio così vacuo il largo di San Lo- ^rmi de
xenzo , e così fola, come fé mai uomo Rato vi fufle j tsP°fte > «
tutti a gara correndo alle lor cafe , deponendo l'arme , fy°-*nc7(teU
gliandofi delle vefii foidatefche , fi vefìirono degli abiti;*.
civili, &in un tratto tolti i carri, e fome da' Villani,
V empirono , e caricarono di tante forti di armi , di quante
ne avevano adoperate, e cavati fora li quaranta quattro
pezzi di Artegiiaria della Città, eh' erano in S. Lorenzo , Jr ..
i medefimi Cittadini tirandoli, al Cartello Jiconduflero, &LuL%
al Viceré alli ?. di Agoflo gii confinarono, offerendoli in I.
Deputati della Chtà ubbidienza , come prima, il quale feb-
bene forfè non l'ebbe a caro , nondimeno con volto allegra
raccoife , e con benigne parole lor diede rifpofta amorevo-
le . Il giorno feguente , che fu la Fefta di San Lorenzo
non fu feguitacofa alcuna ; ma a' ti. di Agofto fi aperfe-
xo i Tribunali , e gii Ufficiali attefero air amminiftrazione
della
3K> DELL'HISTORIA DI NAPOLI
della Giuflizia , e ciafcuno alli fuoi foli ti efercizj ritornò,
riducendo ie cofe in tanto ordine , e quiete, in quanto dif-
7^w/rofordine , & inquietudine fiate erano . Aperti i Tribunali,
meraie e dato al Viceré P ubbidienza , alJi dodeci di Agofto fece
Lapi del ciuuu nati v_iajpi • a.* pniwu uw ^uaii iu Vitiait iuui lune ,
Tumulto il quale fu dichiarato ribelle , li furono conficcati due Ca-
et-c'tiua~&li , e furono iubito venduti , ma quefìo danno fu ricorri-
penfatoda una chiariflìma fama, che fi fparfe per tutta V
Europa di aver liberato la Patria da manifefìa ruina j tal
che ovunque andava era ben vitto . Et Enrico Re di Fran-
cia 1' accolfe con grand' onore , come grandiffimo Principe
fiato fufle , e gii diede una grotta penfione perfuo interte-
nimento $ & ad alcuni altri , che con lui giti erano : e ciò
fece il Re con difegno di avvalerli di lui nel far la guerra
del Regno di Napoli - Gli altri eccettuati furono , Gio;
Francefco Prior di Bari , Fabio , e Pafcaie fuoi fratelli ,
Cefare il Zoppo , e Geronimo Caracciolo , Ciovanni Pa-
fcaie di Seffa , Ottavio , Pirro , e Mario Mormiie , Leo-
nardo di Ligoro , Giovan Vincenzo Brancaccio Continuo
del Viceré , Luigi Dentice , Giulio del Dolce , Tom-
mafo di Ruggiero di Salerno, Cefare Bimonte , Giovan
Bernardino ^tinca , Giovan Tommafo Califano, Giovan
Antonio Bozzaotro Medico , Tommafo Anello , e Pietro
Paolo fuo Fratello Sorrentini, Antonio di Acuoto , Gio-
van Vincenzo Falangone, e Giovan Antonio Cecere. Tutti
coftoro neJl5 ifteflb giorno a morte condennati furono, i
quali fentita la nuova, fé ne fuggirono in Roma , & in al-
tri luoghi, eli loro beni furono confifcati ; e benché folo
quelli dalla Corte eccettuati furono , nondimeno il Viceré
J**»'1' ne dichiarò altri fin' al numero di trentafei , e dopo certo
flttoTl tempo ne fé grazia a ventiquattro,& in fucceffo di tempo fu
dinaie . fatta grazia a tutti , eccetto a quelli che andarono a fervi-
LIBRO DECIMO
211
re al Re ài Francia , con quefla occafione Annibale Bozzu-^7^
ir j- zi» . -"w^c-u cardinale
to , cne tu uno gj quefh eccettuati, trattenutofi JungoB^a^o.
tempo in Poma , fu da Papa Pio IV. fatto Cardinale ; e_j
venuto poi in Napoli percaufa d'Infirmila di pietra , nell*
anno 156J. vi Jafciò Ja vita , e fu in ricchiffimo fepolcro di
marmo nella Chiefa Cattedrale fepolto , ove fi legge il fe-
guente Epitaffio latino *
^nni
3 iz DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Annibal BozzutoPatricius Neapol. ex Fami-
lia ami. ante CCCCCXII. Cardinalicia 5 Ora-
tor ad Carolum V. Cxf. Aug. ann. XXII. Sum-
mis de rebus a Patria miffus, Bononise prò Le-
gatola Paulo II J. Pont. Max. praefe&us Archi ep.
Avenionenf. a Julio III.decoratus,biS vacua Se-
de primum Julii III. deindè Marcelli II. cui ca-
rus in primis fuit Vaticano , & Conclavi Prae-
feólus , rerum omnium maximarum,deligendo-
rumqueuniverfx ditionis Ecclefiafticx magi-
ftratuum poteftate , Clericatu etiam Camerae
Apoftolic* gratuita Pauli VI. lìberalitate hone-
ftatus i demum a Pio IV. Presbi. Cardin. TT. S.
Sylveftri creatus, intra Septem Menfes VI. Cai-
culi Sai. ann.MDLX V. & ann.XLIV.M. VIII.
D. III. ex hac vita ereptus.
H. S. E.
Fabritius Bo&utus Frater ex tejìamenio btfres.
Qual Epitaffio in volgare così legger fi puote •
Annibal-
LIBRO DÈCIMO- 3»5
Annibale Bowuto Gentil* uomo Napolitano della fami-
glia Cardinalizia avanti V anno jU. mandato dalla
Patria per co/a di grande importanza firatore a Carlo
Quinto Imperadore , nell'anno difua età vige/imo-
Jejìopropojìo da Papa Paolo Terzo alla Nunziatu-
ra Appojiolica di Bologna , Invejìito da Papa Giù-
Ho II L delV Arcivefcovado di Avignone , due vol-
te ejjendo la fede vacante , prima che Giulio III. , e
poi Marcello Secondo , al quale fu fomm amente caro,
antepofio al Vaticano , é <*l Conclave ; honorato da
Papa Paolo Quarto di autorità in tutte le cofe impor-
tantieme , e di eliggere li Magiftrati di tuttala
giurisdizione Ecclejìajiica , & anco di Chiericato
di Camera ; e finalmente ejfendo da Pio IV. crea-
to Prete Cardinale del Titolo di S*Silveflro,frafei
meft da infirmità di pietra fu tolto da quefìa vita
neir anno 1575. di età di anni w.meftS, egior-
vi 3.
Quefìa fepolturahave eretta .
Fabrizio Bazzuto Fratellojrede tejiamentario •
Poco dopo che fu quietato il tumulto, gi un fé in Na-
poli il Vefcovo mandato dall' Imperadore a proceflar le ^//^JJ
cofe del tumulto, proccurato dal Principe di Salerno iCommif*
come li fu impofìo ; ma il Toledo che fapeva , e po-£™a^t
teva molto, come fi difle,contaminò talmente quel Prelato, . _ '
che il procedo tutto fi trovo contro la Città, per il che pM'/cìadori
ve ad effa Città di mandar a Sua Maeftà due Arobafciado-^//* e/*-.
ri,uno per la Nobihà,e l'altro per il Popolo per farli inten-^;^-
dere molte particolarità giudicate neceifarie . Onde a' 2. Gittìh
di Novembre per la Nobiltà fu eletto Giulio Cefare Ca» ^7 p**
• 1110 1. \#~. 1 J* «« racciolo*
raccioJo dei seggio di Capuana uomo letterato , e di gran- Gio. B(lU
diffimi cofìumi ornato , e per il Popolo Giovanni Battifta tìjta Ti?
Pino df:lk cofe del Popolo informa tiflìmo : coftoro furo* no =
SunuTomV. R r no
3i4 DELL' HISTORTA DI NAPOLI
no indirizzati al Principe di Salerno , accib da lui a Sua
Maefìà introdotti fuffcro , e fi divifero tra elfi il ragiona-
mento in quefto modo , Giulio Cefare ragionò prima delie
cofe univerfali , & il Priore fegul poi trattando delle cofe
particolari , e fuperò molto l' imperio , che quafi come
Re, il Toledo ufurpato fi aveva nel Regno , e come vieta-
va a'fudditi il ricorrere a fua Maeftà j foggiungendoan-
Med<tgi;eco * mirate a quando fi eftende coftui , che fa andare Je fue
dìD.vh. medaglie per le mani di quefto,e di quello con unaifcrizione
£• di che foJo conviene aVoftra Maefìà, e ciò dicendo , li moftrò
Ja medaglia di bronzo, che feco portata aveva , la quale da
una parte aveva l'Effigie di etto D.Pietro con l'Ifcrizione
intorno, che diceva » dietro Toledo Prìncipe Optimo . ,
e dall'altra un altra fua Imagine pìcciola fedente in fedia ,
la quale pareva , che alzaffe in piedi una donna caduta ,
e T ifcrizione diceva , Erettori ]ujìitia , Quello diffc
il Pino , e foggiunfe > è flato vero per li primi principi
del fuo governo , perocché la giufìizia da lui fu folle vata ,
e non e dubbio ch'egli ha raffet tato molti , e molti abufi ,
che in quella Città erano , ma quel fuperlativo di Ottimo
Principe non conviene a' Signori Miniftri VafTalli , ma
folo a' Re , & Imperadori . Tolfe Sua Maefìà Ja Medaglia,
e la mirò fenza moftrar fegno di alterazione , finito il ra.
gionamento , Sua Maefìà refìituì la medaglia , e rifpofe ,
che di tal negozio non era mefìiere parlarne più , perchè
egli al tutto provifìo aveva , e comandato quanto efeguir
fi doveva : ordinò loro che in Regno ne tornafTero , e fi
dicefie a' Napolitani, che atteadeflero ad ubbidire al Vice-
ré , perchè così effa Maefìà comandava: e licenziati gli
Santino Ambafciadori , fi pofero in ordine per partire , ma fovra-
Ragano giunfe Notar Santiilo Pagano mandato dalla Piazza ad
CcUdore' Popolo di Napoli , a far intendere a Sua Maefìà la_j
Framl' privazione àtìV Eletto Francefco di Piatto , di lui diremo
fco £ktto appretto , ma perchè Sua Maefìà detto avea di aver pollo
^M;/>o-finea tajnegozio> nfe voierne più altro intendere , però
il
LIBRO DECIMO. 31*
.... Benigni.
jj Pagano non Ji parlò aitrimente 5 & ìniìerae con gli altri tàdtìt
Ambafciadori in Napoli ritornò: Ma quel favio Imperato- impera-
re pieno di bontà, e clemenza, conosciuta la malignità Jj^J^
del proceffo controia Città , non incrudelì contro di effa , artiglia-
ne fece fangue , ma vi mandò l'Indulto Generale' a tutti , rJ'rtf[*
facendoli reltituire Tarmi , e l'artiglierie, e torno alla Cu- u Gitti .
tà il Titolo di Fedeliflìma , e fi contentò che per pena di
averli dato all' armi con le Campane, pagaffe folamente Tem é
effa Città 100. mila ducati, per lo cui pagamento fi pofe in ^poii
tanto debito, che fé ben poi per levarlo fi aggiunfe alla ^ult§
Gabella del tornefe per rotolo , un altro tornefe , il de jatt0 m
bito predetto talmente augumentò, che a' nofìri tem Gab.e^ .
pi tiene effa Città il debito di due milioni di docati in circa. °jjlj'h""0 a*
Ma per chiarire la privazione deli' Eletto del Popò- delia Gì:
lo Francefco di Piatto, dico che Domenico Terracina^'^
fuo predeceffore , conofcendo 1' odio intrinfeco , che tut-
ta la Città li portava, tanto per le cofe paffate , quanto
perchè fi trovava compare del Viceré , fi rifolvè ufcir
da quello ufficio ; e perciò nelli 3. di Novembre if47» &
convocare la Piazza del Popolo nel luogo foli to in Santo
Agofiino, ove egli propofe , che più volte al Viceré do-
mandato aveva, che più per Eletto fervir non voleva , e
che finalmente nel precedente giorno 1' Eccellenza Sua ce
l' aveva conceffo ; e perciò era bene far nuova elezione , e
cosi fuconchiufo, che li Capitani delle Piazze ciafcuno
di effi Ji due Procuratori per l'elezione del nuovo Eletto
crear doveffe: il che fatto, nel feguente giorno fi congrega-
rono nel fovranominato luogo, e volendo efeguire l'elezio-
ne , vi venne Giovanni Peronto Segretario del Viceré , e
fé intendere a quelli del Popolo, che l'Eccellenza fua lave-
rebbe avuto caro , che aveffero creato Eletto del Popolo il
Dottor Pietro Sarriano,al quale fu ripofìo,che non avereb- .
bono mai tal colà efeguita,ma voler far l'elezione conforme SArriano.
alli Capitoli delle loro Piazze , de' quali fi è detto nel Ca-
pitolo fecondo del fettirao libro 5 e così il Segretario fc
R r z l'eie-
3i* DELL' HISTORIA DI NAPOLI
Trance. e^ez,one dellì tèi 1 daJli quali fé, ne levò uno per forte, che
/codi *fu Francefco di Piatto , che poi fu Regio Configliero , il
Vrfal0 ^UaJ P,"8,iò. iJ Poffeffo aJJi fei di effo mefe di Novembre .
Eletti, ^a Perchè D. Pietro di Toledo per Podio grande t
che contro il Principe di Salerno conceputo aveva, piti
volte aveva fcritto all'Imperadore che effo Principe, e Pla-
cido di Sangro non divoto univerfaJe della Città erano
fiati creati Ambafciadori, ma ad iftanza di alcuni partico-
lari appaffionati , del che erano venute lettere dal Principe
alla Città , avvinandola di quefìo , e che perciò bifognava,
che di Napoli andaffe in Corte chiarezza autentica , acciò
Sua Maefìà la verità confciuta aveffe -, laonde con preftez-
za congregate furono ventiotto Piazze del Popolo , folo
quella di Santo Spirito mancò , che per timore degli Spa-
gnuoli non fi congregò^ furono anco congregate quelle del-
il cinque Seggi , le quali tutte ratificarono , che quanto il
Principe , e Placido fatto avevano , da tutta la Città loro
fu commeffo, e fattone univerfalmente da tutte e quefte
rTdeul" Pj'azze pubblici Iftromenti , furono mandati in Corte . II
privazio- che intefodal Viceré , fi rifolvèdi verificare il contrario,
Sfo !&• e avenc*° fatto fare una dichiarazione da alcuni fuoi amici
Trance- delle Piazze de' Nobili , e volendola autenticare con la fir-
fc° Tiat. ma dell'Eletto del Popolo , chiamò a fé Francefco di Piat»
to , requisendolo , che voleffe firmare detta dichiarazione,
egli intrepido di mente ricusò di farlo . Il Viceré, a cui
quefìo negozio fortemente premea , con minacciofe parole
lo confìringeva a firmar la carta , che altrimente Pavereb-
be fatto buttar da una ventana . U Piatto coraggiosamente
diffe, pregandolo , che l'Eccellenza Sua i'aveffe fatto prima
confeffare, e poi perder la vita per fervizio della Città, e di
ciò poco fi curava ; ma il Viceré turbato più che prima con
foribonde , & afprc parole lo coftringeva; finalmente Fran-
cefco con una fmifurata umiltà pregava il Viceré , che_3
di quello officio Jocavaffe, e che egli non pretendava in
effo perder V anima ? e V onore • Il Toledo infuriato
più
LIBRO DECIMO. 3*7
più che prima, li ditte , che più non li comparilTe avanti,
e così Francefco fi partì. Pochi giorni appretto il Vi-
ceré , da una leggiera occafione motto , privo*FranceI;o
dell'officio di Eletto, altri dicono che veramente que-
fìa cofa iùccette , e che il Viceré non mofìrò alterazione
con l'Eletto, ma che la detta alterazione , e privazione
fuccette per un* altra occafione , la quale per bocca dell' i-
fletto Francefco fu poi udita racontare , e ciò fu , che du-
bitando il Viceré di etter cavato dal Governo di Napoli 5
del che V Imperadore da molti n' era importunato ; per-
ciocché D. Pietro fé fare da tutte le Piazze Nobili conclu-
fioni , che fi applicava Sua Maeflà di confirmarlo nel go-
verno * al che mancava folo la Piazza del Popolo s e perciò
jl Viceré chiamò etto Francefco , e lo perfuafe a firmare^»
una fimile conclufione , alia cui domanda , rifpofe , s' egli
ciò far dovea , come Eletto del Popolo , o pure come
Francefco di Piatto? li fu rifpofto , che come Eletto dei
Popolo firmar dovette , replicò , che ciò ne voleva far par-
te alla fua Fedeiittima Piazza , e perciò , difs'egli , che
il Viceré fi aiterò tanto , che ne feguì quello , che fi e
detto. Or eflendo il detto Francefco flato nell'Ufficio
non più, che due mefi , e mezzo per averlo efercita-
to dalli lèi di Novembre fino alli a*, di Gennajo 1 h8-
che ne fu privato, e fu dal Viceré ordinato, che fi con-
vocatte la Piazza nei modo folito , che fi facette 1' elezione gjg*"^
delli fei , s' inviattero i nomi de' fei ali* Eccellenza fua , la tQjn^
quale avutoli nelle mani, & avendovi trovato il Dottor^? del
Antonio Marzale fuo molto amico , volle, che egli Elet iCS
tofutte del Popolo , di quefìa nova elezione , e delia pri-
vazione di Francefco molto fi rifentirono i Capitani delie
Piazze , i quali fubito mandarono un' Ambafciadorea Sua^OT£«.'
Maefìà , e diedero carico a Notar Santiiio Pagano , il qua t-P'?*9?
le con prefiezza cavalcò alla Corte , ma non fé nulja perza .
Ja caufa , che fi é detta di fopra . E di qui fu il principio,
che T Eletto del Popolo ¥ ha continuato a. creare il Viceré,
da
Si8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
da quei fei , che li preferita la Piazza , perchè prima^j
V ifìeifa Piazza cofìumava per fòrte cavarlo dalli detti fei .
come fi legge ne' Capitoli di elfo Reggimento .
Ma poi , che l'integrità del detto Francefco di Piat-
to fu tale , che ne il timore delia propria vita , ne ia fpe-
ranza del furore del Principe , ne altro umano intereffe
potette moverlo a confentire a quello, che conveniva ,
dirò, che il fuo nome farà celebrato per molti lullri , e
fecoli j il che fi può verificare coir efempio della fua buo-
na vita, e della fua felice morte ; Poiché avendo egli la-
fciato il fuo efercizio , la maggior parte de IT ore deJ gior-
, no difpensò in afcoitar Mefle , Prediche , Vefpere , e Le-
zioni fpirituali, frequentando molto fpeffo il Santiflimo
Sagramento dell' Eucariftia , e divenuto veccbiflimo , for-
tificatofi di tutti i Santiffimi Sagramenti di Santa Chiefa ,
Morte diz^'1 tre °^ Luglio i 570. pafsò , come piamente fi può cre-
Trance- dere , a miglior vita , di lui refìarono molti figli colmi di
fio di bontà, onore, riputazione, e ricchezza, nelii quali fi
può far giudizio, che in effi fi debba perpetuare il nome
di cesi buon Padre , P oppofito di quello , che potrebbe
dire della maggior parte di quelli furono Eletti prima , e
dopo lui , i quali infieme con li loro pofieri fono talmente
efìinti , che il nome loro appena fi ritrova 5 ma non po-
tendo io tutti nominarli , non debbo però tutti tacerli , e
perciò , dico , ov' è Cola Giovanni delie Contumacie con
tutta la fua pofìerità, il quale non molto dopo il fuo
Eiettato , fu infieme con Giulio fuo fratello nel mefe di
Febbrajo 1 fio. come aflaffini , & omicidi appiccati nel
Mercato di Napoli? ove e Domenico Terracina , Pirro
Antonio Sapone , Agazio Bottino 5 e Pietro Antonio Fol-
lerio ? ove è Giovanni di Fondi , Antonio Marzale , Tom-
male bufolo , e V Attuario Girolamo Certa ? ove Giulio
Canciano Eletto nell' anno j 5 52. Memorando per molti
fecoli , avendo grandemente offeib 1' autorità , e giu-
rifdizione dell' Eletto del Fedelifiimo Popolo : ove Elifeo
Ter-
LIBRO DECIMO. 319
Terracina , Cola Giovanni Poliio , Francefco Guarino ,
Girolamo Bimonte, & Antonio Lauro , Jafcia ftare tanti
moderni , che in vano mi affaticare! , & il Mondo sa ', Ma
Ji peccati del Popolo fono ftati caufa , che fi è perfa la
ftampa vera di quei buoni Cittadini gelofi dell'onore d'Id-
dio , pietofi alia Patria, intrepidi al governo del Pub-
blico , nel numero de' quali fu Girolamo Pellegrino tan-
to gelofo Eletto nell' anno 1 J27, che fu in Napoli quella
inaudita pefte j quel Notaro Eccellentiffimo Gregorio
Rotfb, Andrea Stinca , Pietro di Stefano, Gio.-Battifta
Manfo , il vecchio Gio: Camillo Barbo , Francefco Gual-
tiero , Lazaro Sebaftiano , AJfonfo Gagliardo, il Proc-
uratore Girolamo Certa , Gio: Antonio Canciano , Mar-
co Vefpolo , e GiotBatiftaCrifpo , e febbene tutti co-
fìoro furono più volte nell' Eiettato del Fedeliflimo Popo-
lo , e nel governo Tariffimi fiati fono ; nondimeno France-
fco di Piatto, chefolo due mefi , e mezzo cavalcò quefto
cavallo, tutti gli altri di bontà avanzò 5 e perciò del fuo
nome , dirò con quello del Poeta :
Nulla tuum nomen rapiet longeva Vetuftas .
Or tornando a Don Pietro di Toledo , dico , che
dopo quietati i rumori , egli non reftò di travagliare
tanto i Signori, come quelli dei Popolo ; per il che avendo
pofìo prigione Ferrante Carrafa , Giulio Cefare Caraccio-
lo , Notar Santilio Pagano, & altri , defiderofo di mettere
in fuga Placido di Sangro , mandò alcuni foldati fpagnuo-
ii a guardare tutte le Porte della Città , con voce di vo-
ler Placido prigione j ma egli fapendo non aver commeflò
errore alcuno contra i fuoi Signori , determinò contra
il voler dell'amici , e parenti di non muoverfi , e fi rifolve
per fuo onore , e della Patria metterli a pericolo più tofto
di morire , che dare col fuo fuggire ombra di errore, ne an-
co voleva , che il Popolo avefle potuto dolerli , che
egli
3*0 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
egli tradito V a veffe per fargli deponere l'armi, e dopo
effere iJ primo a fuggire , con queft' animo flette più di
due ore avanti Ja porta di fua cafa afpettando il fucceffo ,
& al fine vedendo venire il Regente della Vicaria accompa-
gnato da più di jo. foldati Spagnuoli , egli intrepidamen-
te fé gli fece incontro domandandogli quel che cercando
andava , fugli ripofìo che egli era prigione di Sua Maefìà,
rifpofe Sangro, io fono in buone mani , e dopo molte altre
parole dette , e replicate , il Sangro , fu condotto in Ca-
mello , avendo prima fatto girare tutta la Città con fpe-
ranza , che di nuovo quella in armi follevata fi fufìe ,
il che facilmente riufcir poteva ; mail buon Placido Tem-
pre andava pregando , e pervadendo , che non fi facefle
moto alcuno , e tutti ftefìero quieti , ne dubitaffero punto
della fua perfona , la quale fìaria così ficura in Cartello j
come in altra parte 1 pofto dunque Placido ivi prigione,
fette meli flette , non ottante, che l'Imperadore mandato
aveffe quattro Provifìoni al Viceré che lo metteiTe in liber-
tà . Finalmente con molto fuo onore , e gloria fu libera-
to fenza che il Viceré mai V avefTe potuto offendere in cin-
que anni , che governò il Regno dopo i rumori , e fìmil*
mente tutti gli altri appreffo liberati furono. Il Sangro
dopo la morte del Viceiè viffe con gran quiete , e divenuto
Morte di vecchiffimo alii z6.di Aprile 1 570. morì, lanciando di fé ot-
i}Uc:do timafama.
MSangro pu ajtres\ perfeguitato dall' ifieflb Viceré Giovanni
Giova . BattiftaPino,di cui s'è dettocene andò Ambafciadore all'In-
Battt/ia- vittifTimo Carlo Quinto. Cofìui fé bene era di profef-
jtaVmo f]one aromatario , nondimeno fu ecceiientiffimo Poe-
Vl™gM' ta, oltre che l'autorità & il valor fuo era incompara-
bile: la cagione della fua perfecuzione non foio fu per
effere egli and-ato in Corte contro del Toledo, ma an-
co perchè fu autore delle figure contro dell' ifìefTo Don
Pietro, pofìe nell'Arco della Sellarla , come fi dirà*
Qr perchè la fefìa del Santiffimo Corpo di Crifto ,
quale
ri*
LIBRO DECIMO, in
quale folennizzar fi doveva a' nove di Giugno i H7« per
li rumori già detti non fi potette, però l'anno feguente
che i detti rumori pattati erano , il Regimento del Popolo
in fegno di tranquillità, e quiete, deliberò per 1'ifìeffa
Fefìa , che celebrar fi doveva nel fine di Maggio , far
erigere un Arco nella folita Piazza della Sellarla , lo più
fontuofo , e mifteriofo di quanti per gli anni addietro fat-
ti ne aveva , & avendo fatto mettere in carta un bel dife-
gno, pregarono il Pino che nel detto Arco vi faceffe al J™*'
cune belle invenzioni : il Pino volentieri accettò il carico, ^ìrcodeU
e tra le cofe belle , che mettere fé in detto Arco,furono ot l?.Jel1*-
to grandiffiroe Statue di Donne , la Prima di effe teneva
nelle mani un Giarro con certi Pefci , la Seconda teneva
una colomba , la Terza rozzamente vefìita , innanzi
alla quale flava un fanciullo inginocchiato , la Quarta pa-
reva vefìita da Monaca , la quale teneva innanzi un alta-
re , e fovra di quello fi bruggiava un cuore alato , la
Quinta donna aveva le mani tronche, e con il giogo al
collo , & un catenaccio , che li ferrava la bocca , la Sefìa
era coronata ài Lauro, pò fata fovra un fatto con una catena»
con la quale teneva legato un cerebro con tre tede , la Set-
tima Donna aveva due ali coronata di edera , la qual tene-
va un Tirfò nelle mani ravvolto con pampani di vite,rOt-
tava era riccamente vefìita con la Luna fotto i piedi . d'a-
lcuna di quefìe fìatue teneva il mifteriofo motto del fuo li-
gnificato , ma non sì prefto comparvero in luce che fu giu-
dicato etterno fìate fatte mifìeriofamente contro D. Pietro,
in vendetta dell' occafione dei pattato tumulto. Venuta
dunque la Fella del Santi/fimo Corpo di Crifto F ultimo di
Maggio i 748. ii Viceré Toledo con il Popolo , fecondo il
foiitoandò alla Proce filone , e pattando per l'Arco delia
Sellaria , fi accorfe delle fìatue , e tofìo giudicò , che
quelle erano Enigmi contro di lui ; & avendo poi faputo,
che l'Autore era fìato il Pino , fi rifolvette di punirlo atro-
cemente , per il che chiamò ii Regente delia Vicaria, or-
Sum.Tom.V. S$ dinan-
3*2 DELL'HISTORIA DI NAPOLI
dinandogji quanto far doveva ; in tanto che fra pochi gior-
ùh: Bat.nì il Pino fu da. una guardia prefò , e nelle carceri della
**eane'. Vicaria condotto , & in un tenebrofo criminale porto , do-
rat§„ ve una fera alle zz. ore fu chiamato dal Reggente in fu a
camera , ov'era il Giudice Patigno con Geronimo Certa
Maefìro Attuario criminale . Il Patigno comincio a inter-
rogare il Pino , fé nella fefla paflata del Corpo di Crifto
alcune invenzioni fatte aveva ? 1' accorto Antonio , che
innanzi di aver mangiate le veienofe cofe degli Antidoti
provilo fi era, intrepidamente rifpofe, che sì , e fé deside-
rava fapere puntualmente il negozio, tutto glie io direbbe ,
a cui il Patigno , che il tutto fa per v leva, replicò il Pi-
no dicendo , li giorni addietro venendo io dal configlio di
mattina , e pattando per la firada della Seliaria , mi fentii
chiamare da Valerio il burliero nella Curia di un Notajo>
pregandomi che m' intertenefiì a veder il difegno de l'Ar-
co , che far fi doveva per la Fetta del Santittìmo Sacramen-
to , e trattenutomi un pochetto , giunfe ivi uno chiamato
Pietro Anello , il quale portò il difegno , e vifìolo fu da
me molto lodato j laonde mi pregarono poi , che io li fa*
ceffi otto invenzioni in certi vacui del detto Arco venir
dovevano, che defideravano cofe belle, e non più fatte ;
& avendo io accettato il pefo , mi diedero per foiiecitare
un metter Giovanni Antoniorfinalmente partitoda etti ver-
fo la fera, fui follecìtato dai detto , e considerando io, che
Ji catafalchi degli antichi fatti erano per onore , e memoria
del Trionfante, e ficcome efli fi Scolpivano le loro Vittorie,
così anco perrrnamento fi figuravano quelle virtù, che
erano fiate mezzane a tal vittoria; periichè era ben con-
veniente , che nelP Arco fatto in memoria di Crifto Si-
gnor Nofiro , vi me t tetterò alcune virtù, che condutte-
ro l'anime Crifijane alia vera gloria , e perciò delibe-
Vtriti* ra* Per Pr^ma «3e^er la virtù della Verità , la qualeu
prima fignifica Crifìo , poich'egli ditte, Egofum Via^
Veriias , & Vita , volendo dire , che chi non confetterà
quc-
LIBRO DECIMO. $z$
quefìa verità, non potrà pervenir alla gloria , e perciò vi
feci fcolpirquefìa virtù, e fembianza di una donna, che
teneva una Giarra nelle mani con certi Pefci col motto
che diceva , Veritas de terra orta ejì , & de Calo prò-
fpexit , che vuol lignificare , che ettendo Criflonatodi
Maria Vergine , la cui Carne fu terrena , ha dal Cielo
mirato con giuflizia i Pefci , e e damo noi conchiufi nella
Giarra , a fignificare , che quantunque fiamo inflabili , co-
me i pefci, che or in un altro penfìero ci rivolgemo , &
or in grazia, & or in peccato in quefta vita fiamo, nondime-
no fiamo nelle lue mani cofìituiti, che pub far di noi quello
che li piace, o cuocerci nell'acqua delle tribulazioni,o arro»
ftirci col fuoco del fuo vivace Amore , o frigerci nell'og/io
della fua Mifericordia , o mangiarci intinti nel miele del-
la fua benedetta grazia , ci tien ferrati^ nella Giarra , acciò
non andiamo discorrendo liberi neli' acque delle lascivie
del Mondo, & efTendo egli rifletta Verità l'amiamo,
Ma perchè quefla Verità Crifìo non la ri velò , né a Plato- Semphtf%
ne , ne ad Ariflotile , ne ad altri Filofofi del Mondo , ma
fblo a i femplici uomini Pefcatori , e rozzi , però volfe
altresì che fi feoipitte la Semplicità, e queft'era una donna,
che teneva una Co omba nelle mani che lignificar voleva la
fletta Semplicità , fecondo il detto dell'i fletto Criflo , ejìo-
te fimplìces ficut Columbi , e però ci fece metter quel det-
io, Abfcondìjii hac a fapiemibus , & prudentibus , &**att,tI'
revelajli ea purvulis , e quelli femplici più toflo a gui-
fa di Agnelli , e Colombe uccider fi lafciano , che nuoce-
re a niuno , talché Ceduntur gladils more bidentium , Hhnn,
non murmur refunat , non quarimonia ,fed corde tacito ^lur\
mens bene conjeta conjervat putiemiam . h perche 1 ani-
ma femplice non s'infuperbifee per la grazia, ma fi umilia,
ordinai che vi fi feoipitte la Umiltà , e quefla era una umìlti.
donna vefìita rozamente , dinanzi la quale era un Fanciul-
lo inginocchiato con il cartello, che diceva , nifi ej/ìcia-
minificut parvull , non intrabitis in Regnum Calorum ,
%% * eli
3*4 DELL* HISTORIA Dì NAPOLI
e li veri umili non fi curano veflir pompofamente , perchè
Matt.iz. Crifìo ammaefìrando i fuoi feguaci,e lodando Gio-JBattifìa
dell'afprezza del veftire, diceva. Quidexijìis in defertum
videre hominem mollibus vejìitumì Ecce qui mollibus ve-
Matt.n.J?fUntur**n domibus Regumjun^perb fi dipinge l'umiltà,
con vili, e rozzi vefìimenti, i quali imitando quei poverello
S.Francefco, volle fempre fìracciato.e vilmente andar vefìi-
to,e la S.Po verta toglier volle per fuafpofa.Dopo confide-
rando, che l'anima umiliata fi rivolge a Dio, e lo loda ferti-
le , però mi parve farci fcolpire la Religione, fotto im-
magine di una donna veftita da Monaca , che aveva»*
avanti un Aitare lignificato per l'anima noftra , ove ar-
der deve il fuoco della carità , fopra del quale fi bruggia-
va un cuore , che aveva due ali , fignificate per le noflre
operazioni : l'ala delira per l'amor di Dio , e la finifìra
9?[ *"' l'amor del proflimo, volendo inferire , che tutte le opere ,
che noi facciamo , devono effere indrizzate a quefìi due^j
ogetti dell'amor di Dio , e dd proflimo , & in quefìo con-
fifìe tutta la nofìra perfezione, così come dice Crifìo.
In bis duobus mandati s univerfa lex pendei , & Propheta^
Matt.ii. e per ranto vi pofi quel cartello Cor contritum , é* humi-
Tfàl. 50, Uatum Deus non defpicies : e pofìaquefla donna fotto fi-
mulacro di Monaca, e non d'altra perfona, a fine che niuna
forte di Religiofi oftervano tanto la Religione , e Inettez-
za di vita, quanto le Monache , poiché promettono!
quattro voti etfenziali ; ma perchè neil'oflervanza di cote-
fli voti vi bifogna gran virtù , però v ifeci metter il Si-
Tttfcnxi. mulacro della Pazienza anticamente così folito di pingerfi,
cioè una donna con le mani tronche , con il giogo al collo ,
e con la bocca ferrata con un catenaccio , pel* manifefìare ,
che il vero Paziente non deve aver altro volere, o non
volere , eccetto quello che comanda il fuo Prelato ; e San
Francefco diceva , che il Paziente dev'effer a guifa di cor-
pò morto , che non fi rifente dìcofa alcuna 5 ma dove lo
metti , ivi fiali; 3 così il fuddito , e Religiofo non deve
aver
LIBRO DECIMO. 3*f
avere né braccia , ne mani per operare , raa fol far quello,
che comanda il fuo Signore > e Prelato ; ma tener il giogo
al collo come il Bue , & infaticabilmente fopportare ogni jdauxi*
grave fatica , che per amor di Crifìo ogni cofa farà facile,
e leggiera, però egli diceva, Jugum enim meumfuave
e/i t é* onus meum leve ibifogna il vero pazinte tenere
la bocca non fol conchiufa , ma incatenata , fenza lamen-
tarfi mai dell'ingiurie, che gli fon dette , né deliegravezze
pofìegli da i fuoi Signori, e Prelati , laonde Crifìo Noftro
Redentore Ja notte della fua Paflìone effendo così vilmen-
te trattato , e Pietro sfodrato il coltello per difenderlo ,
egli gli difle , mitte gladium tuum in vaginam , ne voi- io. is.
le efeufarfi avanti i Tribunali , laonde dice V Evangelifta Ma"-*"?;
S. Matteo , quod non rejpondit et ad ullttm verbum , ita
ut miratur Prafes vehewenter ; e però per la pazienza fi
acquifìa la falute dell'Anima; e perciò ivi pofi per car-
tello quella parola predicata da Cri fio , Inpatientia vejìra
pojjidebitis animus veflras. Confiderai dopo, che chiunque
è paziente nelle cofe avverfe , diviene vittoriofo , perciò
vi feci feoipire l'Iroagine della Vittoria finto il fimulacro
di una donna coronata di Lauro , che fi pofava fopra un vittoria.
faffo,fignificante Crifio,fecondola fentenza di Paolo,?**!'**
autem erat Chrijius ; e non fenza mifìerio quella donna
era coronata di Lauro per la perfeveranza , la quaT e
raffomigliata al Lauro per molte ragioni 5 Primo per la iSgU19*
fua verdura , quale non perde ne di Eftà, ne d'Inverno, co-
sì ciafeuna perfona perfeverar deve nel ben fare intanto ,
che ne per l'Inverno dell'avverfità, neper l'Efìade della
profperità Jafci di operare la virtù : Secondo per la ficu-
rezza , iroperciò , che quefì' arbore afficura l'uomo da' fol-
gori, e tuoni , dalle fantafmi , e dalli vermi , onde fi leg-
ge nell'I fioria Scolarti ca , che Tiberio Imperadore come H;a.grt
fentiva tonare , fi metteva nel Capo una Corona di Lauro, scoi.
acciò non fufie da i Fulmini percoflb . Neil' ifìeftb libro fi
tegg^i che Kebecca per ofTervare il cofìume , che ne' pa-
renti
ize DELL'HISTORIA DI NAPOLI
renti fuoi Scorgeva, fi metteva nei capo una corona di Lau.
ro , e deJJ'erba detta Agno cafio , acciò Je vere , e fante
vifioni vedette , e Je brutte, e fantafìiche non fentiffe .
ph/-co Di più dice il noflro Diofcoride , che le foglie verdi
rids di Lauro fono molte odorifere , & applicate vagliono
contro la pontura dell' Api , e delle vefpe , e levano ogni
enfiatura , confervono i libri , e Je vefti daJJe tignuole,
e dalJi vermi , così umilmente quelli , che preferverano
nei bene , né fulgori di avverfità , ne fantafmi de' demo*
nj, né pontured' infirmiti gli nuoceranno mai , ma ogni
cofa ritornerà in utile fuo , onde diceva quei Trono di
Rem. 8, Sapienza. Diligenti bus Deum omnia cooperantur in bonum.
Terzo per la dignità , imperciò , che il Lanro è detto
Jfdcro. dalle laudi , perchè anticamente i Vittoriofi nelle guerre,
e battaglie fi coronavano i loro capi di Lauro, così folo
alJa Perfeveranza fi deve Lode , e corona , perche , come
Gregorio. ^,ce Gregorio Santo , che fenza Ja perfeveranza , né quel
'che combatte ha Ja Vittoria, né il Vincitore riporta Ja
Watt io ^a^nna > e Criflo Signor Nollro dice . Qui autem perfer-
a4. ' vaverit ufque infinem , hi e acci pi et coronam vitcs\ Ja don-
na dunque coronata di Lauro fìgnificante Ja perfeveranza
teneva legato il Cerbero , cioè quel cane con tre tefte fi-
nito da' Poeti , che fìia in guardia delle porte Infernali ,
che dinota il Mondo, Ja Carne , & il Demonio , il fuo
Virgilio, cartello, diceva beccavi auos cequus amavi t Jupi ter ligni-
ficando , che folo quelli , che hanno Ja grazia vincono (
vizj , e vanno aJ Cielo , poiché fono del fommo Giove Id-
dio tanto amati j e confederando , che dopo la Vittoria de*
vizj , 1' uomo diventa libero , e non fi fa foggetto alleili
Uhertà. pafFioni del ienfo , ordinai che fi icolpiffe Ja Libertà , fot-
I Imagine d'una Donna con due ali, e con un Tjrfo nel
Je mani , cioè un' alla con un' acuto ferro nella fua cima,
II quale eraavvoJto con pampani di vite , e nel capo tene-
va una corona di Edera , cofe Xutte confecrate a Bacco, il
quaje per aJtio nome, è dettoLiber : il fuo cartello di-
ceva ,
IJ LIBRO DECIMO. 117
ceva , Nonfumus Anelila flit ,fed libera , qua libertate
Còrijlus nos liberavit . Et al fine confiderando , chechiun- Gal. 4.
que è libero dal pefo deJ peccato, perpetuamente è gloriofo,
ordinai che vi fi fcolpifTe Ja Gloria fottolafembianzadi una
Donna riccamente veftitaTche fotto i fuoi piedi la Luna te-
neva, che denotava l'Infedeltà, e la Pazzia, fecondo quell'e-
fpofizione^oflec auferetur Luna, idefljnjìielitas,z corac^ ' *'•
dice il Savio; Stultus,ut Luna mutaiur^voìcndo per quefto
fignificare , che quelli non fonfedeli pervengono alla Glo-
ria , per averonfi pofto fotto i loro piedi la Luna , cioè
tutte le cofè mutabili , fiuflibili , e mortali di quefto mi-
fero mondo, & folo hanno fempre afpirato alle cofe eterne,
e perciò ci feci metter per Cartello quel detto del-
l'Apposolo , Nec oculus vidit , nec auris audivì 't , necuCor'%'
in cor bominis afcendit , qua praparavit Deus iis qui
diligunt illuni *
Fu poi domandato , fé gli Eletti della Città , dette_j
figure dimandate aveano , ri fpo fé di nò : lo dimandarono
finalmente fé fotto V Armi del Viceré egli avea fatto met-
tere una particolar figura , e fotto quella della Città un'
altra ? rifpofe di nò . Qual depofìzione udita dal Reggen-
te , e del Patigno, fu da eiTi lodata per belliflimo difcorfo ,
e non facendoli altra interrogazione , lo ferono ritornare
nelle carceri , febbene fra pochi giorni fu liberato } nondi-
meno T odio che il Viceré li portò mentre viffe , tale fu ,
eh' efTendo il Pino molte volte naminato tra i fei per 1'
elezione dell' Eletto , non fu mai poifibile , che il Viceré
voleffe eligerló in tale ufficio .
Fu anche perfeguitato , anzi a torto giuftiziato Am-
brogio di Gifoni , uno de' vecchi Capitani , che nelle
guerre Sua Cefarea Maefìà fervito avea fotto Fabrizio
Marramaldo , per eflergli flato irrìpofìo di aver voluto tra-
dire Ifchia , e darla in potere de'Francefi, il che fu cofa
vaniffima ; imperciocché nel tempo , che durava la tregua
del tumulto fopra narrata , ragionandoli dtìh guerre fra
mol-
3*8 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
molti Capitani , quali erano congregati al frefco nel corti-
le di una cafa , e dicendo ciafcuno il fuo parere di divertì
cafì di guerra , e trattandoli della gran Fortezza della Cit-
tà d'I fchia, ditte Ambrogio , certo che mi baftaria l'ani-
mo con facilità prendere quella Fortezza, e dimandato
dagli afìanti del modo , egli fòggiunfe • Io a vero di mol-
ti amici , e parenti in quella Città ; anderò piìi volte in
quella per miofpafTo, & in ciafcheduna volta, vi laf-
cierò tre , o quattro buoni combattenti , e dopo d'avervi
X y.di cofìoro,farò fegno alle Galere de'nemici confederati,
che poco lungi in pofìa ne fletterò , e così farebbe modo fa-
cile à prender quel luogo , cofa veramente detta da lui a
cafo , e fenza niun mal penfìero , & effe.ndo poi pattato il
tumulto, Leonardo di Ligoro, che fu uno degli eccettuati
per cagione del detto, defìderofo di rimpatriare , fé gran-
dittìmo sforzo di parlar al Viceré Toledo , dicendo voler-
gli fcoprire un negotio importanti firmo alla Cefarea M. il
quale introdotto, dimandò al Viceré indulto per la fua per-
fona , & avutone k'promeffa, ditte , che il Regno flava in
gran pericolo , per cagione , che il Capitano Ambrogio di
Gifoni aveva trattato di dar Ifchia a' Francefi ; in tanto t
che effendo il detto Ambrogio prcfo , e tormentato, con-
, fefsòla verità delraggionamento, ma non gli effendo cre-
di T/»/- duto , che ciò a cafo flato fotte , per fua mala forte, fa
««*. nel mercato giufìiziato , & il Ligoro n' ebbe la grazia di ri-
plldfno 'patriare : furono anco per tal cagione tormentati molti
Majone. altri Capitani , tra' quali fu Lonardo di Palma , e Gio: Ber-
nardino Majone, Cognati ambedue delia Terra di Somma *
i quali ritrovati innocentiffimi di tal fatto , furono li-
berati.
Come
LIBRO DECIMO, 32<>
Come il Principe di Salerno li centi ato dall' Imperatore
venne in Napoli, e quel che di lui, e del Toledo fuco ef-
fe , per infino che morirono , e prima dell' origi-
no della Famiglia Sanfevcrina, e dei fatti
di ejfo Principe ,
Cap. II.
DElIa venuta delli Principi Normanni in Italia la Fa-
miglia Sanfeverina fu Tempre nel Regno di Napoli
Iliuffre, e potente , così di Dominio di Stato , come elian-
to per virtù d' armi, Ja cui origine fu nei modo, che fie-
gue , ftJvo pero la pace dell' Ammirato, il quale altamen-
te vuole . Intorno l'Anno 1079. un Cavalier Normanno
ellendo venuto in quefìe noftre parti con buonifflèguela di
Juoi , & avendo favorito Roberto Vifcardo a conquistare il
Pnncpatodi Sajernocontro Gifulfo Lombardo,come nell'
ultimo Capatolo del primo i. ibro fi è detto , n' ebbe in ri-
compenfa da Roberto la Contea di Sanfeverino , onde egli
poi e fuo. figli Signori di Sanfeverino fi nominarono, co-
no am0, lTJ3lk Vite de,,i ,cr £eati> *-«»>* , e Pie-
Cav'a p h .', ^ Monafìe"'° «ella Santiffima Trinità della ~
Pnvileri ' rfCn:Ca di Lecne 0f,ienfe < & «nco da fei
fl rin r \ ' s* c?n,erva™ nell'Archivio di detto Mona-
fwV lf°*l-Tf">P°ritus Domini Roberti Glorio affimi
Nofr° ^«'V fì k^ ' inn° D°mini Dei Salvatori s
D,'ci\ Zi r Ir " P°r'h<s ***W *»*««/ GlorioMm-Tur^t
Ducts henfe Marti,: oBuva indiiUone EgoRoperiufiZ Trim°
QUOnd.l urpif,; de CU*. <? a ■ e . ° , ° J'"Ui Cntiedi
fiones fex Jfpf J -* Seve"»' « é-c.donopofsef- S.Se„er.
ferzo pi / /",01f »''»* «" . * geni tori s mei.m « ■
3£i ^ÌT^-%^^ '°87- *>nporik<s Dominici"'
#0 .
330 DELLVHISTORIA DI NAPOLI
Indù, &c. Silvanus filius quond. Turgifi de Cafìro San*
ai Severi nt\&c, donai/acro Monafierio Cavenfi unam pe-
ti am Terreo in loco apud Montem , &c. Nel quarto Privi-
legio. Anno Domini Dei , & a terni Salvatori s nofìrijefu
Chrtjii Anno Incarnutionis ejus i 104. temporibus Domi-
ni nojiri Guilielmi Glorio ftjjimi Principisi &• Ducis , &c,
Metje Augujii feptima indit* Torgifus filius quond.
Turgifi e Cajiello S. Severini prò amore Omnipotentis
T e* » quifervilem carncmfumere , <& mori non dedigna-
ius eft » & crucis fubfre tormentum^ quatenus humanum
g?nus a jugoferviiutt's diabolica liberaret proredemptio-
ne nojira, &c* 1 oncedit Monajierìo Cavenf^&c- Nel quin-
to Privilegio . Anno Domini 1 114 temporibus Domini no-
Jìri Guilielmi Glori fjjjmt Prtncipis , &• Ducis , Menfe
Martii feptima indiatone* &c,dum in Monafierio S, An.
geli infinìbus Nuceria conili tuto , quod videlicet Mona-
jierium , cum otr.nibus ad ipfum pertinentibus pertinens ,
&fubjeóìum ejt Monaferio Sanala , & Individua Trini-
tatis , quod confi ruòtum e fi fori s hanc Salernitanam Givi-
tatem in loco Mitiliuno , cui Dominus Petrus gratia Dei
univerfalis Abbas praefl , Ego Petrus Judex coram , <& in
prafentia Domini Roberti Capuanorum Principis,& Do>
mini Jordani Germani Contefiabilt s ipfius Principis , &•
coram Roberto Epulenfi Domino , & Zottardo , qui dici -
tur de burella, & Riccardo de Sarno, prafente etiam Ro-
gerio filio Turgifi , alitfque quampluribus Primo Roge-
rio , qui dici tur de Sancio Severino patruus jamdicli Ro-
gerii , ac filius quond. Turgifi Normanni , fcut et pia-
cult fìdelitati Abbati s Petri donat Cafule Saniti Mauri
de Cilento , quod Cafale fupradictus Torgifus germanus
ipfus Rogerii olim coram me inipfo Mona/i eri 0 SS, Tri'
nitutisobtulit , è'C. Nel fefìo Privilegio fi legge . Anno
HZi t empori bu s Gui li e Imi G lori ofjfimi Principisi Du-
cis. Nos Rogeriusde Sando Severino filius quond. Turgi-
fi Normanni divina infpirante Clementia , prò amore
Omni-
LIBRO DECIMO. 33t
Onnipotenti s Dei , qui fervilem carnemfumere , & mori
non dedignatus ejì , & crucis fubire tormentum , quate-
nus humanumgenus a jugofervitutis diabolica liberar et)
profalute anima nojira , & prò anima Domina Sirce di-
letta .quond.Conjugi s no/ira filia,quond. D ovini Pandul-
fi filli Domini Guimarii Principis Salerni, offerì mus Mo-
najìerio S aneli jjima Tri ni tati s Cavenfts.cui Domi nus Pe-
rù* Dei gratia venerabili s Abbas&c. In tantoché per gli
addotti Privilegi fi fa chiaro , che Torgifìo , e i fuoi figli
prima fi nominarono Signori del Cartello di Sanfeverino , e
poi fi difTero di Sanfeverino, perciohè morto Torgifìo , re-
carono tre figli, cioè Ruggiero, Silvano, e Torgifioi maef-
fendogii fucceflo Ruggiero primogenito , tolfe per moglie
Sirca figlia di Pandolfo, figliuolo fecondogenito di Gio: Ma-
rio già Principe di Salerno, del cui matrimonio nacque un fi-
gliuolo,che per giudizio di Dio morì, per gli mali trattamen-
ti fatti dal detto Ruggiero ailj Monaci Cafinenfi; ma eflèn-
doli nato un'altro figliuolo chiamato Errico,Rogiero percof-
fo dalla mortedel primogenito, edelia moglie,fi avviddedel-
Jafua peffìma vita, e converti tofi al fine Jafciò il Contado ad ^f^'
Errico & fi fé Monaco Cafinenfe , ove Tantamente finì i fuoi rime Me-
giornee morto poi h rrico, gli fuccefle Guglielmo fuofiglluo nac£ '.
Io. il quale fu gran giufliziero,eConte(tabiledel Regno Pan-.?, conte
t\ ' I I _ I - _ 1- _ I • T /" I II y» •• Jl f e
cava dalle vite di detti JBeati dalla Cronica Cafinenfe,5*^
e dalli Privilegi predetti , j quali fono fiati da me villi , e v\
e ietti nell'Archivio del MonaOero della Santiflìma Trini- «J.
ver*
tà della Cava . li VoJarerano fcrive, che il primo deJia Fa- *?/*&**
miglia Sanfeverina , che ufaffe Plnfegna bianca con Ja ^tfaìanf^
rotta, fu un valorofo Barone, il quale trovandofj Carlo verte*.
Primo di Angiò l'anno 1265. all'attedio di Benevento , &
efTenrio da' remici pofto in fuga Pattedio di Cario, ritro-
vandoti quefto Barone una camifeia tutta infanguinata, da
T * z uno
33* DELL* HISTORTA DI NAPOLI
uno de' morti in quei Campo , portela in cima di una afta_
ulandoia per bandiera, fermò il Campo , e perciò tolfe per
Jnfegna le Jifìe rotte in Campo bianco , e le parole pro-
prie de] Volaterano nel cap.6. delia Cofmografia fono que-
lle. Hi ne Severinarum Fami Ha nobili s prodiit.exqua R0.
bertus Vifcardtis.&c.e piò gùx\ Ini tium genti s a Galli s fui t
jam inde fui? Carolo Primo , quia Beneventum obfidente ,
acjamcumexercitu terga dante , procerum unus ex hofte
forte wterempto fiblata fanguinolenta intenda prò ve-
xtllorfciem firmarunt , unde po/ìea rubra linea figna po~
fieri sadfumpferunt : ma ritornando su, dico dal predet-
to Guglielmo fi differo i Sanfeverini , i qu ili furono Coa-
ti di Sanfevenno di Marfico \ di Tricarico , di Corigliano,
di Melito,di Potenza , di Saponara, di S.Marco^ignori di
^mmir<i7GTÌÌZZQ > di Nardo , di Cajaezo , e poi d' altri luoghi ,
*°i e come not* l'Ammirato, a terrfpo di Ferrante Primo Re,
Sa$v!-eProPtio nel penùltimi di Gennaro del 1453. Roberto
rìnoi. Safeverino, figlio di Giovani , Conte di Marfico ebbe
Sr;wdaI dett0 Re ij ^'ncipato di Salerno da Daniello Urli-
no," "no Per ribellione perduto , & torto diede principio a qild
fommo Palazzo in Napoli pretto Porta Reale ; e Luca
Luca Sanfeverino figlio di Antonio Duca di S. Mirco nel me -fé
rimi' di Marzo deI r4^5- per io. ducati ebbe dall' irteiTo Re Uirt-
'PrhcipejgnHio col titolo di Principe . Di Roberto , che morì a'
di b'jì* due di Dece mbre del 1474. nacque Antonello Secondo
^^o_ Principe di Salerno , e grand'Ammirante del Regno , i!
»<?//<> >'<jW- quale con fpirò con gli altri Baroni contro il detto Ferran-
Jjveuno te , e fé n'andò a vivere in Francia , come nel fuo luogo fi
fife di " e detto , cortili ebbe per moglie Cortanza di Monte Feltro,
Salerno, figlia di Federico Duca di Urbino , della quale n'ebbe un
fuo figliuolo chiamato Roberto , come fl^Àvo ; e benché
Lodovico XII. Re di Francia futte agretto a ceder il Re-
Roberto ^° ^ Napoli a Ferdinando il Cattolico Re di Spagna.
Sanfeve- nondimeno voi le ne5 Capi toii della Pace, che reitituitte
E*? Il.L i^ Principato di Salerno con tutto lo Sato a Roberto rì-
ii'ìlkr*- £ ^uolo di Antonello 3 enei trattar della Pace, Antonello
n9 . mori
L I B R O D E C I M O. 333
morì in Sinigaglia-. ma il prudente , e cauto Re Cattolico
giudicando Roberto di fpirito paterno, volle obligarfelo
con ftrettiiTimo legame di parentado , e gli diede per mo-
glie Maria di Aragona fua nipote unica figlia di D. Alfon-
so Duca di Vail'Ermofa, fuo carnai Fratello naturale , e fu-
rono celebrate le nozze l'anno i yo6. del cui matrimonio
poi nelli 18. di Gennajo dell'anno feguente nacque Fer- Ferranfe
rante Sanlèverino Quarto Principe di Salerno. 11 detto SanfeverU
D. Alfonfo di Aragona fu Vefcovo di Civita di Chieti,per- -"'f™**
che morta che fu la moglie , fi diede in tutto alla vita fpi ^lerno.
rituale , e da Papa Alerfandro VI. Valenziano fu fatto Ve-
fcovo intorno l'anno del Signore 149?. Or ritornando a
Ferrrante Sanfeverino.dico, che prima , che egli giungerle
all'era di due anni, Roberto fuo Padre , morire Ja Vedova
P-pincipefTa , ch'era priva del Padre fu data per moglie , R°berj^
per ordine del Re a Jacopo Appiano Signor di Piombino, ///.
perchè era molto giovane rimafe dunque il bambino ; ^.lfjf.^
Ferrante poco più di tre anni di età , & il Re per farlo ere tt0 .
feere a fua divozione,diede la cura di allevarlo a Bernardino Berna?-
Villamarina di nazion Catalana, Generale delle Galere d'mo W-
1 Napoli , a cui il Re per merce di lervizj in molte guerre Cmte dì
avea dato il Contado di Capaccio con l'ufficio di Gran Ciar-
de Ammirante del Regno, & acciò con maggio cura_*
fulTe intento all'educazione di quello, volle che dalle al
picciolo Principe per moglie una fua figliuola unica ,
che era della medefima età , chiamata Ifabeila , la qua-
le aveva da elfer erede di tutt'i fuoi beni : pigliò dun-
que T Ammirante volentieri tal carico , & Ifabelia_j»
fua moglie , che a Don Raimondo di Cardona era fo-
rella, con amore di vera Madre l'allevò , tenendoli Tempre
apprelTo uomini in lettere, increanze, & in Armi ap-
provati i e venuto il Principe nell' adelofcenza, fi ritrovò
per dignità, ricchezza, e grandezza il maggior Signore ,
e Principe del Regno, sì per elìer figliuolo della Nipote
carnale del Re , e anco per pofTedere il Principato di Saler-
no
c-o
334 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
no , il Contado di Marfico , di Sanfeverino , di Turfico con
gran numero di Terre , e per eredità deila fua gentiiilTima
moglie il Contado di Capaccio ; e nella Sardegna aveva il
Contado di Bafa j peri oche teneva una Corte piu^ofto
Keale , che di Principe foggetto a Re : era coftui di medio-
cre , e garbata ftatura , di pelo biondo , con cechi b ianchi,
bello di volto , e vivace fguardo , ne' movimenti piacevo-
le , di grande ingegno , nel parlar grave , per natura libe-
raliflimo , magnanimo, & amico di uomini letterati , e vir-
tuofi , era egli amato uni verfalmente da tutta la Città di
Napoli , per la quale fi ridulfe ad infelice fine .
Per narrare in parte le grandezze di D. Ferrante San-
feverino Principe di Salerno, dico, che nell'anno 1 52 j, n%
trovandofi Luogotenente del Regno* Andrea Carrafa, Conte
di Santa Severina, il quale avendo intefoche Francefco Re
di Francia mandava il Duca d'Albania ad affaltar il Regno,
chiamò tutti i Baroni a parlamento , richiedendoli che in-
Trincìpefìeme con lui dovettero guardare , e difender il Regno . Per
di Saier- jj crìe jj principe di Salerno, per dar efempio a gli altri, in
«r/j» °Jp e ^ pochi giorni fé nel fuo Stato 1200. fanti , fèlTanta uomini
jiìfocvor-à' armi con quattro Cavalli per ciafeuno , tutti Nobili , e
re il Re- fuoj Feudatarie cento Cavalli Leggieri con la fpefa di pivi
*n di 30. mila feudi , tutte genti elette , e ben in ordine di
fovra vefìi , & altre correnti . Quefìi per ordine del detto
Viceré andarono alli confini del Kegno , poco appretto , e
proprio nel!' anno x 528. fucceffo H attedio di Napoli , ov'
egli fìmilmente fi riduffe a fervire con gran numero de' fuoi
Vattalli , e fervidori , uomini valorofi tutti a fue fpefe .
L'anno 1 5:3°* venuto V lmperadorefuo Signore a coronarli
in Bologna , e che il Regno , di Napoli gli aveva fatto il
donativo di 600. mila feudi , fu eletto a portarlo , ancor
che il Cardinal Pompeo Colonna, che all'ora era Viceré
del Regno, vi repugnaffe molto , perchè defignato aveva
mandarvi altri ; ma era tanto la benevolenza univerfale
verfo il Principe , che V autorità del Cardinale non potè
inope-
LIBRO DECIMO. 33y
impedirlo; & effe n do in contratto di parole, un giorno pri-
ma dei partire, il Cardinale Ji diffe , che già egli pigliava "Principe
il cammino degli anteceffori fuoi , che vollero competere ^pòuhrt
con i he ; ma egli rifpofe , che i Tuoi erano fiati fempre fé- donativo.
deli a i Re giufti , e buoni , ma non avevano mai {offerto
tiranni , e minifìri fuoi tiranni ; per il che il Cardinale
icriffe all'I mperadore, che era di bifogno raffrenare J* info-
lenza del Principe , il quale con la grandezza dello Stato ,
con la gran feguela , che aveva per tutto il Regno , e col
faufìo di effer nato da una cugina della Madre dell'lmpera-
dore , era atto a far qualche gran differvizio alla fua Coro-
na , con tutto ciò fu caramente m Bologna dall' Imperado-
re accolto, e comparve con una gran Corte , che non folo
pareggiava all'altre de'Grandi di Spagna , ma competeva
con qualfivoglia gran Signore , perchè oltre il numero
grande di Baroni , e gentiluomini fuoi Vaffalli , aveva ap-
preffo molti Cavalieri Napolitani di grandiflìma fìima , StTrincipe
anco nel cavalcare faceva belliflìma vifla, che pareva una_j^ ?a!eJ~
pompa Keale ; nel venire poi parevano 50. Principi per leingna.
guarnizioni d'oro, collane, e catene, che portavano ;
1' Argentarla poi , e la Cavallerizza era cofa degna di me-
raviglia ; & avvicinandoti il tempo della coronazione, Er-
rigo Conte di Nafaù Fiammengo, cameriero Maggiore
deli' Imperadore , ebbe T ordine che doveffediflribuire gli
Lffkj nel dì della pompa , e tener conto ótì Principe di
Salerno , perchè rapprefentava il Regno di Napoli , e per-
ciò fu pollo nella Ji fi a di quelli avevano a portare i pezzi
dell' infegne deli' imperio , e fu fegnato a portar lo Scettro Trinci
Imperiale , e tofìo il Conte mandò a dire al Principe che?* di Sii-
fi poneffe in ordine 5 venne due dì dopo di Spagna Don AÌ-^Tpori
varo Oforio , Marchefedi Afìorga col donativo de' Regnitelo
diSpagna, eh' era di 2jo. mila doble d' oro , alla venuta ^^
del quale tutti i Signori Spagnoli , ch'erano con V Inope-©.*™ o/i-
radore fecero ifìanza , che fi daffe nei di della coronazio r.j°dport?
ne qualche luogo onorato al Marchefe \ onde V Imperadore 'vo Jatfr
prò- Spagna .
33* DELL' HISTORIA DI NAPOLI
propofe di fargli portar Io Scettro , e proveder al Princi-
pe di qualch* altro onorato ufficio, e per quefto mandò a
Ghtjtn- chiamare Giovan Antonio Mufcettola, Gentiluomo Napo-
Uufcet ^tano i c^e dopo l* morte del Duca di Seffk per Ambafcia-
toia jim- dorè in Roma fervito aveva , e li difìe , che penfaiTe , con
hafcìato- cf.e f] potette foddisfar a) Principe, poich'era neceflario dar
r infegna delio Scettro al Marchefe d' Aftorga, che rappre-
fentava i Regni di Spagna . Il Mufcettola vedendo Tlm-
peradore anziofo di quefìo, diffe : Perchè dalia parte di Vo-
(!ra Maeftà fon difpenfati tutti i luoghi , il Principe fi po-
tria accomodare con fargli aver luogo dalla parte dei Papa,
perilche l' Imperadore fé opra col Papa, che n'ebbe il
Confalone Maggiore della Chiefa } ma eflendo mandato ai
Principe a fargli intendere quella mutazione , egli ancor ,
che li pareffe , che P Imperadore da giufta caufa era mof.
fo a far più fìima de' Regni di Spagna, che di quello di
Napoli , fi tenne grandemente ofFefo j e crefcendo in lui lo
fdegno fi rifolvè,di non voler con pari re quel dì nella Fefia,
e non avendo fatto fapere , che non voleva accettare quel!'
Officio , venuto il dì determinato , eleffe di mandar in fuo
Leonet-luogo Leonetto Mazzacane di Diana fuo VatTailo,Cavalier
to Maz- valorolo , e di bella prefenza , e lo mandò vefììto deJli ve-
Vompare Cimenti ,^che per fé fatto aveva , accompagnato da tutti
da parte gli altri fuoi Cortegiani a pigliare il ConfaloneJJ quale fu»
^f/T>r/w" bito gli fu confignato non iapendofi , ne credendofi , che
foffe venuto fenz' ordine del Papa , ne fi accorfe niuno per
allora, che il Principe mancava , e che Leonetto portava
in fuo luogo il Gonfalone : in quefto atto fu lodata molto
Ja clemenza dell' Imperadore, che molti credevano, che di
Origine f]mjj atto fuperbo del Principe ne doveife far fentimento ,
tfdeT' rca dzW aItra Parte &' Ita,iani lodavano il Principe di ge-
■yr;««/tf.nerofità , che per onor d' Italia non aveva fopportato , che
fofie a lui antepofìo il Marchefe d' Afìorga , Quefta cofa
ancor , che V lmpeiadore la difiimu'affe per allora fi crede,
che fulfe origine della rovina dd Principe , fendofi fcover-
to
LIBRO DECIMO. 337
to tanto ambiziofo, e diede a credere poi a quelle co fé , che
di lui riferite furono ; ma egli conofcendo quefto , dopo la
Coronazione fegui dell'lmperadore, mantenendo il fuo de-
coro, componendo in tutti li fervizj della fua Corona in Fian-
dra^ in Germania^ anco poi neJi'Imprefa di Tunifi, ove J£™Hrt
andò con grandi (lima fpefa , e con una Compagnia di va- prìncipe
Jentiflimi uomini , nella quale fervi molto onoratamente , di $*!&-
e nel ritorno , che fé I" Imperadore da Tunifì , venendo in"'
Napoli , il Principe fuperò fé medefimo in grandezza ; &
in fplendore , ricevendo Sua Maefìk , e li Signori delJa_j
Coite nelle terre Tue, il che fu cofa di gran meraviglia,
baftarsdo fol dire , che in Napoli fé trovare un Palazzo ,
ch'era della Principerà fua moglie , appretto il Cartello
Nuovo, per ofpizio del Commendatore Maggiore di Leone,
chiamato Cuovos , ch'era l'anima dell'I mperadore, con 27.
Camere addobbate di finiflìme Tapezzarie, e con letti di
grandiflìmo prezzo , & anco con munizione di vivere per
lei mefi j nel Palazzo fuo , ove abitava con la Principef-
fa fua moglie , fi può confederare , quanto maggior appara-
to ivi poteva effere , dove fu più volte V Imperadore ,
mentre (lette in Napoli . Quefìa grandiffima fpefa fu cagio-
ne , che la Città di Napoli li accrebbe la benevolenza tanto
de' Nobili come de' Cittadini T che pareva veramente fuf-
fe P onor del Regno , e la fua cafa flava aperta per tutti ,
tanto allora ,. quanto ciafcuna volta, ch'egli veniva in
Napoli i egli Io feguì all' Imprefa di Provenza , e l'accom-
pagnò in Fiandra fempre col folito tenor di vita . PoiMar/a
nell' anno 1 5:40. ettendo accafata Donna Maria Cardona__j> Cardo»*
Marchefa della Padula del Vailo di Diana , nipote delIa^^W*
Principerà con D. Francefco da Erte fratello del Ducap^</*.
di Ferrara , il Principe fé una fefìa nobililTima , ricevendo
in fua Cafa quel Signore, ove fé recitare piacevoliffime,
rapprefen fazioni , e fu egli il primo che in Napoli intro.
ducette il recitar commedie con apparati folenniflimi , con
le quali augurbentò molto 1' amor del Popolo , perchè nel
Sum^ornV, V u dì
338 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
dì che le commedie fi rapprefentavano , egli avea penfiero
di fìar aJle porte, per far entrar i Cittadini a vedere, & fen-
tire comodamente quelle , talché fé ne ritornavano alle
loro cafe pieni di amore , & affezione verfo di lui ; intan-
to che quando il Principe pattava per le fìrade degli Artidi
di ogni forte , era quafì adorato , e con grandiffimo appiau-
fo falutato, che poi fu caufa di non picciola Tua ruina .
Poco innanzi Vincenzo Toraldo Marchefe di Pugliano
figliuolo di Gafparo Toraldo grandiflimo Corteggiano del
Fé Ferrante II. volendo competere con quefto Principe,
ne fu da lui con parole molto malt attatoidel che rifentico
il Marchefe , avendo mandato a disfidare a duello il Prin-
Vicaria cjpe , ne fu per ordine di D.Pietro di Toledo Viceré del
trasferì. Regn0 pofìo prigione nella Vicaria Vecchia , e poco dopo
correndo l'anno i 537. fu trasferito nella Vicaria nuova con
gli altri carcerati, e fu dato aquefto Marchefe per abita-
zione un appartamento all' incontro Porta Capuana. Ma
il Principe che flava su la vendetta, avendo rifoluto di
non farlo più vivere , trovò fpediente , che un fuo fidato
molti giorni li fé la pofìa con uno archibuggio fopra la fon-
tana di Formello;& avendo afpettato,che il Maichefe fi fuffe
affacciato alla fìneftra , finalmente affacciatofi ad un rumo.
Marte re dell'iftefTo Principe con arte inventato , li fu tirata un
del Mar- archibugiata, che fubito lo levò di vita , di cui non reftaro-
Tu'iif no *ì&'* ' e fé bene al Principe quefto omicidio fu impu-
»ff *" tato ; nondimeno il fuo valore tanto appretto l'Imperado-
re prevalfe , che il negozio fi rifolvè in fumo .
Poi nelli fei di Ottobre 1 543. venuto a morte Don
Antonio di Aragona , il quale per Ja morte di Don Fer-
ér^«!èrante fuo Padre era reftato Duca di Mont'AIto, & avendo
dì D.An- poco avanti D. Pietro di Toledo Viceré del Regno pubbli-
"*'0 f catauna Prammatica , nella quale proibiva, e vietava il ce-
lebrare fontuofe efequie , e di fpefa , che avanzaffe certa
fomma , e fu detto che ciò faceffe D. Pietro per dar difgu-
fìo alla Marchefe del Vafto , & alla Ducheffa di Tagliacoz-
zo
LIBRO DECIMO. %\$
to fonile del morto > & altri parenti Nobilitimi della Cafa
Reale , e volendoli fare il funerale con queir ordine , che
ad un tanto Signore fi conveniva , per effer quello Nipote
del Ke Alfonio Secondo \ & effendo di ciò dato carico al
Principe di Salerno , egli ch'era generofo Signore \ volen-
tieri l'accettò *, e per non incorrere alla pena della nuova
Prammatica , tofio mandò all'Imperadore fuo Signore, per
averne grazia , delia quale diede plegiaria , e fé al morto
D.Antonio efequie, quali non furono per innanzi , ne dopo
a Signore alcuno foggetto a' Re in Napoli celebrate % della
cui pena l'I mperadore li fé benignamente grazia » il che fu
origine dell'odio tra lui , e D. Pietro . Nell'anno poi iy47* . .
effendo il Principe andato Ambafciadore per fer vizio del- d°f'*g§'
la Città di Napoli al!' I mperadore , come nel precedente traU
Capitolo fi è detto , & effendo egli da un anno in circa ivi ^"Sf*
dimorato , quafi come ritenuto , e poflo poi fine alle turbo tr0J
lenze di Napoli , fu licenziato dall' Imperadore con ordine,
che veniffe in Napoli , a ubbidire al Viceré , e che nelle co-
fé pubbliche più non s'intricaffe , e cosi non averebbe più .
che far coi Viceré . di Saier.
Venuto il Principe in Regno , e giunto nella Città m lice»-
di Averfa , dovendo venire in Napoli a iàlutare il Viceré ,g*$ dàl*
egli ch'era altiero, per non moiìrare di venirgli foggetto , o a
per altra caufa , fé ne andò a Salerno , ove flette otto
giorni : venuto poi in Napoli per vifitare il Viceré, fu cofa
di meraviglia , a vedere in quello giorno tante genti Nobili
ad incontrarlo : e giunto nella Città, feguito dalla moltitu-
dine , mofìrò quefìo giorno per effer del Mefe di Giugno,
gran prodigi, per quello che fegui poi , perchè turbatoli il
tempo in un tratto con tuoni , e lampi , e piogge terri-
bili , l'aria ofeurò di maniera , che per un pezzo non fi fi-
gurò altroché tenebre , fegno veramente della mal'augura-
ta fua venuta: alloggio egli con Francefca Sanfeverina, fo- sJn!i"JrU
relia del Principe di Bifignano, ove fu vifitato da tutto»a fireiia
il Popolo, e da Cavalieri infiniti > ma dovendo fubitoA/^r'!?fJ
xr fé di Bik*
Vu Z an- gnmu
34o DELL'HISTORT A DI NAPOLI
andare dal Viceré a fare il fuo debito , cavalcò tre giorni
continui per la Città , faziandofì dell'inchinate , e riveren-
ze àeìk brigate ; poi andò a vifitare Sua Eccellenza, ac-
Vrhch cornPagnato ^a P,u di 400. uomini a Cavallo , e fu dal Vi-
dì'saiir- cere con allegro volto ricevuto \ e lo dimandò del bene fta-
no v{fita re dell'I mperadore , e de' difagi partiti per il lungo viag-
'lVlcerè'g\o^ e dopo altre cerimoniofe parole, il Principe fi Jicenziò,
& il feguenre giorno ritornò a Salerno .<
Non molti giorni dopo accadde , che o per ritenzione
di fangue menfìruo, o per altra caufa, ingrofsò il ventre ad
Ifabella Viilamarina, Principerà di Salerno con tali movi-
menti , fi poteva far giudizio di effer gravida, in tanto che
vi furono chiamate le più efperte ofìetrici di Napoli , e di
Salerno, e quafì tutte erano di giudizio, che la PrincipefTa
fufìe con effetto gravida , folo Lucia Napoli tana, famofif.
ojìetrice' ^ma in quefìo officio fu di contraria opinione , e perciò vi
Napoiita. furono chiamati i Medici , & altre perfone pratiche , che
**• quafi tutti concorfero alla parte affirmativa : Laonde no-
tificata Ja cofa ai Viceré , mandò a Salerno per fopraftanti
della gravidezza , e futuro parto , il Confìggerò Francefco
Traneefcoà.' Aquira Spagnuolo con il Configliero Scipione d'Arezzo,
>4quirti,e j quali fìatevi molti giorni a Salerno , ben regalati dalia »
Sfilzo Principerà , e dal Principe , il quale fempre ior diffe te-
Confgiìe. nete per fermo , che la PrincipefTa non è gravida , ma per
rt ' non fcontentarla,lafciava che fé ne foddisfacefle a fuo mo«
do, ne per quelto fi lafciò di fare li preparamenti convenien-
ti al parto ; ma quando fi afpettava queflo benedetto
parto , andò ogni cofa in fumo , imperocché paffati i
novemefi, fifcoverfe, che non era gravidezza , ma una
certa infermità cagionatadalla retenzione del predetto fan-
gue menfìruo , con tutto ciò non recarono molti di dire,
che il Principe con parto fuppofto, quando li fulfe riufcito,
cercava d'ingannare il Re , cofa in vero aliena dalla mente
Toledo' di amendue . Quefta cofa fu quella , che tolfe al Principe
contro /Jgran parte del credito ; E perchè il Viceré Toledo intrin-
Trineife. feca.
LIBRO DECIMO. 341
fecamente aveva l'animo della vendetta contro di eflb Prfn .
cipe per l'andata che egli in Corte fatto aveva, congiu-
ra apparenza di travagliarlo nonceffava . Perilche avendo
cer mezzo diMichele Giovanni Gomez Spagnuolo,Prefiden«
r , /-»%#• j j i n • Michel
te della Sommaria, il quale era fiato Maggjordomo del Fn n G/o Go_
cipe, trovate certe fcritture,come il Fifco teneva gran ragio mez.Tre
ne fovra la Dogana di Salerno ; laonde li fu lite fovra la ri ^f^.
lallazione di detta Dogana con rendere li frutti di tanti an mera .
ni, che ne portava quafì tutto il fuo Stato. Difpiacque mol-
to al Principe quefta lite, perilche venuto in Napoli, fé coi-
Jegiar la caufa dalli più valenti Avvocati della Città, ove fi
vide, che la moleftia,che gli dava era indebita, e calunniofa,
e che il Principe aveva ragione: nondimeno egli mandò in
Corte il Dottor Tommafo Pagano , il quale ottenne dalla Tommaj»
Cefarea Maefìà lettera al Viceré , comandandoli, che non Vagano.
fi faceffe aggravio alPrincipe,ma che le fue cofe fi vedefTero
di giuflizia . Il Principe parlò] anco al Viceré ; ma egli
fcufandofi , che alle pretendenze dei Fifco opponer non fi
poteva : e caminando la lite in fretta: cominciò il Principe
a fdegnarfi , & il Vicerèjfe gii fcoverfe nemico , per il che
effendo giunto 1' anno 1 549. e dovendofi fare il generai
parlamanto per il donativo ordinario , che ogni terzo an-
no al Pc far fi fòle va , e chiamati al foli to i Baroni , eli
Sindici delle Terre demaniali , e venuto il Principe in Na-
poli per tal'effetto , il Viceré gli fé n over lite dal Con- [j(e mnj^
te di Caflro Gran Cancelliere del Regno, pretendendo,^**/
che nel dar il voto nel Parlamento, egli prima del Principej^*^
votar doveva;nondimeno la cofa fu rimeffa al Cofiglio Col-nonei «*>-
Jaterale, dal quale ufcì il decreto, che pendente la reclama tare -
zioncper allora il Conte,comeGranCanceiiieroal Principe
nel dare Voto procedere, dei che il Principe ne appellò
a Sua Maefìà ; però usò una grandiffima aftuzia , percioc-
ché ad un foglio di carta di iua mano fcrifle il fuo Voto e
nel fecondo di Aprile entrato al parlamento;io diede al Se-
cretarlo della Cittàjacciò quando bifognava, pubblicato l'a-
vene ,
34* DELUHISTORIA DI NAPOLI
vefle , del che il Secretarlo poi ne fu molto imputato , per-
ciocché il folito era di dar i voti a bocca , e non in ifcritto
ma come pratico,o pur per far fervigio al Principe lo ricevè.
Quando poi fi cominciò il Parlamento j e che il Conte ebbe
prima parlato, I' Ufciero diffe al Principe che aveffe notato
apprettò ma egli forridendo rifpofe,quanto,ch'io ho detto nel
mio voto, eccolo, che il tiene il Secretano, non bifogna altro,
replicò il Conte, che ciò far non poteva,onde ilPrincipe ri*
volto al Secretano , difse , rifpondete voi per me al Signor
Conte ; or la cofarefìòcosì,& il parlamento fi finì, e non fi
determinò la mala volontà delli due nemici .
Sucefìe poi nell'anno iyyo. che fi fé l'imprefa di Afri-
jtgiio'di ca » ne,^a quaIe ^u General di Terra D. Garzìa di Toledo
ammaz- figliuolo dei Viceré , e fra gli altri Capitani di Fantaria ,
*?rincìPe c^e v* andarono , fu Tommafo di Roggiero gentiluomo di
di ìxtier- Salerno. D. Garzìa pigliò l'occafione , e difpofe Tom ma-
no' fo a far ammazzar il Principe per finir la ga.ra , che aveva
c'T'r*' con ^•P,etro ^uo Pad re, Tommafo per compiacer aD. Gar-
giero.°S' rì* * Prom i fé di far l'opera ; e tornato da quell'imprefa ,
Terfo Tommafo parlò a Perfio fuo fratello , il qua! 'era gran cac-
dì Rog- ciatore , e tirator di fcoppetta , ma di poco fano cervello,
gter» . dicendo s ch'era efpediente , e neceffario per onor di loro
cafa ammazzar il Principe, e quefìo diffe, per non fcoprire il
concerto fatto con D. Garzìa in Africa : Perfio promife di
farlo, afpettando l'opportunità fra tanto , il Principe nel
fine di Maggio ijyi. venne in Napoli a negoziare con
il Viceré, & al ritorno che fece a Salerno ne' quattro
di Giugno, fìando Perfio in aguato, afpettando fovra urL_>
cefpuglio alto affai dalla fìrada , che per andarvi bi-
fognava girar un pezzo di paefe , di quivi tre giorni avan-
ti era gito provifìo di cofe da mangiare , e da bere . Quefio
luogo era nella ftrada , che va dalla Cava a Vietri fotto il
,. Cafale della Molina,quì nel paffare,che fé il Principe, difen-
dendo con lafuaAcchinea un grandone,Perfio li pofe la mira
al petto, in quefìo fpuntando da nnxle'lati del Principe una
io ma
LIBRO DECIMO. 345
foma d'oglio , il Principe tiraido le redini & alzando l'Ac-
chinea (opra il gradone, Perfio fparò l'archibugio, e come la J!***''**
palla il petto percuoterlo doveva , lo ferì quattro dita fo- wjjJjJ£
pra il ginocchio fini (Irò , e h palla fra quei nervi paffan-
do.fe n'ufcì fuora lènza troppo kfione: il rumore fu grande
di quelli , che l'accompagnavano , le genti del Paefe fi le-
varono in armi , il Governator della Cava ufcì , e tanto
cercò , che fu trovato Perfio imbofcato a pie d' un_>
monte , ov' era acqua frefca -, & effendo prefo , non vol-
le accettar mai il delitto , ma diceva efler ivi andato a cac-
cia , come far foleva '•> ma effendo condotto in carcere , ne- Terj;t
fcrilTe al Viceré 5 11 Principe frattanto fé n' andò a Saler- di RoS.
no a curarti, & intefo quello efler di Cafa di Ruggiero, tut- &tero.
ti quelli di tal famiglia di fua Corte difgraziò : il Viceré r
avendo intefo quanto fucceffo era , mandò fubito a torre
informazione Giovanni Andrea della Corte , e Scipione di
Arezzo , Regj Configlieri \ facendo intendere al Principe > Gh: <An~
che attendere alla fua falute, che del refto li voleva far ve- Jcor/p"
dere la più fegnaiatagiuftizia , che {lata mai fatta fufte in e Uìftcn
Regno , non fapendo egli nulla del Configlio'cH Africa \ ma d ^r0enV
effendoli in fecreto raccontato il fatto, molto li difpiacque, gi-mi ,
per efferfi in ciò impacciato D.Garzìa fuo figlio : ma effen-
do poi certificato, che Perfio porto più volte alla corda
non diceva altro folo, che il fratello per onor della Cafa gli
avea fatto fare,refìò molto quieto. 11 Principe fofpettando,
che la cofa li veniva dalla parte del Viceré, bramava di vo-
lerfene vendicare . 11 Viceré , pafsò più oltre , e lo comin- Qdh -_
ciò a proceffare di ribellione di erefia , e d'alloggiar fuora- vnto tra
ufciti , & altre cofe, e così venute le cofe a guafto , eomin- ilVil^ri*
ciarono gli odj alla fcoverta di ogni parte , il Viceré ferii. ?>/;„„•_
fé all' lmperadore il cafo per conto di donne , e che teneva pe.
prefi i malfattori , perché fu anco prefo Tommafo , e fdt- Tommafo
togli l'affronto del fratello , lo mentì come pazzo , dicen- * *"&'£
do , che per capriccio d'uomo fìolido fatto 1' aveva , a cui rat0,
date furono le difenfioni 5 e vedendo le cofe andare a lungo,
fé
/
344 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fé ifìanzache i malfattori , come fuoi vafTaIli,fe gli rimet-
tefìero ; ma perchè quando il Principe Roberto fuo Padre
fu reintegrato nel Principato, non ebbe afiicurazione de*
Vafìalli , ciò ottener non potè , ma più volte fé ifìanEa di
far morire i delinquenti > ii Viceré rifpondeva No es
tiempo a ora , quando fuera tiempo, fé provrà, ne volle dir
mai averne fcritto a Sua Maefìà, & afpettarne rifpofta .
Il principe viflo il mai procedere del Viceré , fé l'arre-
cò tanto a difpetto , che quietar non fi poteva , perilchè fi
Tr/ticìfe rìifpofe andar alia Corte a far intendere a fua Maeftà li raa-
?/'/>!/ Ji trattamenti fattigli dal Viceré , & effendo così rifoluto,
lavarti, pètisò con quefla occafione ingannare il Viceré , dicendo
voler prima dar una paflata per il fuo fìato per farfi da' Vaf-
falii foccorrere di denari , e venir poi a licenziare' da lui
per andar in Corte , e perciò mandò Gio: Francefco Tor-
re fuo creato a fupplicar D.Pierro, che li dafTe licenza di
eftraere Cavalli , & argento dal Regno per quefto fuo viag-
violacciocche nel fuo ritorno dallo Stato, non avelie altro da
negoziare con Sua Eccellenza foio che baciarli le mani , e
torgii licenza : Il Viceré fperando con quefla occafione_s
aver il Principe nelle mani , e carcerarlo, che già gli
aveva fabbricato contro un proceffo , e frattattanto fé ac-
codare verfo S. Severino le Compagnie Spagnuoie > ma
"Prìncipe -j prjncjPe accorrofi dd trattato , come fu in Bafilicata , fé
no e/ce n'andò verfo Tremiti, ex indj s imbarco per Venezia , man-
dai Reg- dando Ja fua lettica con le genti per terra , e cosi ufcì dai*
gno' le mani del Viceré , il quale non fapendo che il Principe
imbarcato fi fulTe , mandò Cavalli , e genti fino ai Tronte a
prenderlo, ove trovarono la fua lettici vota , àtì che avuto
avvifo il Vicerè,toflocon gran fretta del tuttoavvisò l'Ino*
jftuzia peradore , il qual udito ii fatto , fu ripieno di grandiffirao
grzde del fàegno . Mentre ii Principe andò vietando , ii fuo Stato ,
'dì Taiìf come &1* fi è detto, ritrovandofi in una delle Terre del
no . ■ fuo Stato, detta Diana , pofìa nella Provincia di Principato
Citra , apprefio Padula fei miglia , & entrato nel belliilimo
Con-
LIBRO DECIMO,
34*
Convento della Pietà de' Frati Minori offervanti , edifica-
to da' fuoi AntecefTori , ne] dormitorio di mezzo di detto
Convento vidde Tarmi , el' Infegna di fu a Cafa Sanfeve-
rina dipinte, e rifguardandoJe fittamente , confiderò forfè
il fine che della fua partenza 6e\ Regno, fortito avrebbe , e
tofìo con un pontaruolo fcriiTe nel Campo bianco di quelle
Armi il feguente terzetto, ilquale fin' oggi legger fi puote,
come veramente prefagio di quanto gì' occorfe .
Non più bianco il color, ma tutto intero ,
Vardiglio il Campo , o mia perverfa forte >
E tra il tr aver/o , affami gaio , e nero ,
'principe
di Saler-
noyconte
frepè9
della fu a
rovina »
muta co-
lori delle
c ' r
E come le fue armi avevano il Campo bianco , con tegne,
Fafcia roffa in mezzo .
Giunto dunque il Principe in Venezia, fu da quella-j vùncife
Repubblica molto onorato \ e rifoluto egli di andar in di Saier-
Corte , fi pofe in viaggio , e quando fu a Padova , fi riposb»®^^""-
alquanti giorni /perchè la ferità per il travaglio del viag- '
gi& , fi era malignata , quivi li venne carta da Sua Maefìà,
ritrovandofì per allora in Ifpruch , comandandogli, che fra
quindici giorni in Corte prefentar fi doverle , il che fu ca^
gione di farlo malamente rifolvere , perchè parendogli di
iìar carico di proceffi , & annegato infino agli occhi d'ini-
mici 5 e conofeendo con quanta rifoluzìone il fuo Padrone
a fé lo chiamava , volle prima mandare a feoprire l'animo
fuo, & inviò il Dottor Tommafò Pagano a feufarfi con fua
Maefià di non poter andare , finche non fuffe riftorato al-
quanto della ferita ; e giunto il Pagano, ebbe grata udienza
daJi'lmperadore *, & avendo alquanto ifeufato il Princi-
pe, & anco efaggerato de5 ProcefTì , che il Viceré centra
fabbricati 1' aveva , dubitava venir ficuro perifìrada; &
avendogli ri/pofìo Sua Maefìà , venga el Prence afuRey,
dunque il Pagane replicò , io riferirò al Principe , che po-
trà ficuramente venire fopra la parola di Vofìra Maefìà ? al-
Sum*Tom,V. Xx al-
34* DELL* HISTORIA DI NAPOLI
Jora fi alterò alquanto l' Imperadore , & al Pagano r ifpofe,
fovra de mi Palabra no digo yo , fé quier venir que venga,
fenoaga lo que le pareze , e tofto licenziò il Pagano f il
quale tornato al Principe, ogni cofa per ordine gli riferì ,
delche molto fi fgomentò ; e venuto in penfiero , che con
il fuo Re non potette aver in grado di grazia , fé ne ritornò
in Venezia , e non molto dopo precipitofamente , o pure
come allora fi ditte , corrotto dal Duca di Somma , e da al-
tri , fi ribellò dal fuo Re , e fi accorto ad Errico Re di Fran-
cia, dal quale fu molto onorato , & oltre di averlo di-
chiarato Generale dell' Imprefa del Regno, gli die di
m provvifione z. mila ducati l'anno , col Governo m vita di
rf/òl"r-due Terre fovra le rive del Rodano, cioè Tarafcone , c_j
«oriW/o.Belcario , &i fuoi Gentiluomini altresì furono prò v vitti
di convenienti provvifioni, della cui Ribellione nel Mefe di
Marzo i yye. in Napoli fé ne feppe la certezza ; e parendo
2dtrt al Viceré non differire più la Giuftizia contra il Perfio, nel
di verfio principio del feguen te Mefe di Aprile lo fé decapitare nel
di Rog. Mercato di Napoli, gridandogli il banditore d' avanti.
£in0' Quetta giufìizia manda la Gran Corte della Vicaria , per
aver tirato una feoppettata al Principe di Salerno, e Tona-
mafo il fratello poco appretto fu liberato : alcuni gicni
5v;»r*>dopo la morte di Perfio nelF iftettb mefe di Aprile , il Vi-
di Jfjb7"cer^ convoco tutto il Configlio di Stato nel Regio Palaz-
zo r/'/zo , e dichiarò il Principe Ribelle, privandolo dello Sta-
*tlle • to ) & a fuon di tromba lo condannò a morte .
Neil' itteflb tempo venne avvifo , che l'Armata del
Rimata Turco ad ifìanza di Errico Re di Francia, e del Principe di
jc/7?róSalerno eraufeita da Coflantinopoli pervenir a danneg-
tida. giar il Regno di Napoli j e benché il Viceré dimoftrafle_s
non farne molto conto , attefe pure a far le debite , e ne-
ceflarie provifioni j Onde a' 15. di Luglio iyyj. giorno
dtì gloriofo S. Attanaggio Vefcovo , e Protettore della
Citta , fi viddero 1 yo. Galere grotte guidate , da Draut
Stwaw pajs ovvero per dir megli da Sinam Gran Bafcià , a cui
LIBRO DECIMO. 347
in qucfìo fatto era foggetto Dragutto , la cui armata fi pò-
fé fu V anchore nel mar di Procida , e fecero tenda ; peril-
che il rumore , e la tema fu grande , & univerfale ; fra
tanto alcune di quelle galere Turchefche quafi ogni giorno
venivano infìno al Capo di Pofilipo a fcaramuzzare con cer-
te galere di Genova, che quivi fi ritrovavano , onde infi-
nito numero di gente, Jafciati i lor negozj , andavano fui col-
ie di Fofilipo , e fopra il monte di Sant'Ermo a veder l'ar-
mata , e le galere combattere j ma avendo nel fin di Luglio
Andrea d' Uria per ordine deìV Iroperadore con 37. galere
imbarcato 5000. Tedefchi per condurli in Napoli, e cre-
dendo egli fchivar Tarmata Turchefca, pafsò di notte alla
larga iovra l'I fola di Ponzo; ma l'afluto Barbaro, che del-
ia venuta dell'Oria ebbe avvifo, avendo partita la fua
armata, l'afpettò al palio-, e poftolo in mezzo, li prefe dell'
Anteguardia, cioè 7. galere, l'altre inferiori fi vidde- - ^
ro , fuggirono dietro, e così quefia Armata con la preda # qua
flette qui fin' alli io. d' Agoflo , nel cui giorno all' impro-/*^ 7.
vifo fi partì facendo vela verfo Levante, delcherefìò ognuno*** ere
pieno di meraviglia , e di fiupore , vedendo , che V ar nQa-^rw^
ta era fiata quafi un mefe ad aipettare , e poi alla dirotta fé Turche-
ne partì , tanto più la meraviglia fu grande, quando, chefcatc*m
niuno la caufa non fapeva , ma pochi giorni dopo pubblica-^,
mente fi ditte , che efiendofi deliberato in Francia di far
1' Imprefa del Regno di Napoli , & avendo il Pe Errico
avuto dal Turco la fua armata, & avuto l'avvifo , che
quella da Cofiantinopoli uicita era, inviò il Principe di
Salerno a Marfiglia con ordine , che montafle su 1' armata Cafifa *
Francefe , & andaffe a unirfi con la Turchefcha , e per ter-^/*/'
ra mando Cefare Mormiie in 1 taiia con lettere di credenza, armata
acciò afpettafie l'Armata Turchefca, e la trattenere fin'^"r^
alla venuta del Principe di Salerno , & anco andafìe in Ko-da #„/>•*
ma dal fuo Ambafciadore, e procurale fecretamente d'aver7' •
Soldati I taliani, e àel Pegno : il Mormiie venuto in Poma,
con arte fi fé contaminare dall'Ambafciadore diS. M. Ce-
X x z farea ,
348 DELL8 HISTORIA DI NAPOLI
farea , e dal Cardinal Mendozza per defìderiodi tornar a
Cafa con buona grazia del naturale fuo Ke , con tutto ciò
egli dimofìrava non volerne intendere parola , fé prima da
Sua Maerìà non li venifte ampio privilegio , non folo dell'
indulto , ma dalla reftituzione di tutti i fuoi beni , dicen-
do , che venuto il privilegio, parlarebbono ; venne dunque
il privilegio in pochi giorni , effendo 1' Imperadore a
Vracco , né ballando quefìo al MormiJe , volle lettera da
Don Pietro di Toledo Viceré del Regno, il che feguì tut»
Mobile t0 a fu° content0' e que^o fu fatto con arte dell'Ambafcia-
vilnTin dor di Spagna , perchè mancando il Mormiie a Francia , fi
Regno. difcreditafiero appretto di quel Re tutti gV Italiani , e Re-
gnìcoli , e prima d'ogn' altro il Principe di Salerno ; Or
contentato ifMormile , venne in Napoli travefìito, & ebbe
dal Viceré aoo. mila feudi, de' quali fé un donativo al Ge-
neral di quell' Armata , che fenza quelli non avrebbe potu-
Cefare t0 ayer credito da quelBafcià, e con lettere di credenza
Mormiie del Re di Francia, licenziò quell'armata , il che fu un fi-
licenzia gnaiato fervigio all' Imperadore, e fi liberò tutto il Regno
ra Tur-' ^al £ran travaglio i e per aver quei 200. mila feudi così in
chefea. un tratto il famofb Banco di Gio:Eattif!a Ravafchiero
Banco manco . Ritornato il Mormiie a baciar le mani al Viceré ,
Battijir. dopo aver licenziato 1 armata, ru da lui accarezzato , e
Rnva-^ forridendo5gIi ditte, mui bien venido il Mafcador de dosCa-
rillas , ma intrinficamente aveva un dolore di effer aftretto
Cefare à lafciargli la vita , e con quefìa occasione Cefare Mormiie
Mormiie ripatriò , e non folo non ricuperò li fuoi beni , ma trava-
d?lVlce~plìh molto , per averne un fecco contracambio .
TP ciceri ^^
rezzato. Partita l'armata Turcbefca dei Golfo di Napoli , otto
giorni dopo , che furono li 1 8. d'Agofìo arrivò il Principe
di Salerno fopra Ifchia con 26. galere di Francia per giun-
gerfi con V armata Turchefca , ma da Roma ebbe avvifo ,
che s5 era partita , e dell'accordo fatto dal Mormiie , egli
lì corfe dietro , e pattato il Faro di Medina , e non ritrovan-
dola , feorfe innanzi , eia giunfe ne' Mari del Prevefe ', &
aven-
LIBRO DECIMO, 34*
avendo riferito al Bafcià 1' afluzia del Mormile, li fé iflan-
za, che ai lidi vicini di Sanniti , e Bruzj ritornar dovette *&'*'■
jj Eafcià rifpofe , che effendo già ufcito d'Italia, non pof- ^iLm
feva ritornar in dietro fenza nuovo ordine del gran Signo inganna-
re, onde perfuafeal Principe a venirfene in Conflantino ^J;]^
poli > che l'anno feguente Tarmata dal fuo Signore otte- /(? j 'vX -m
nuto avrebbe, in tanto , che verfo Colìantinopoli naviga- Orna-
rono , & ivi giunto il Principe, fu molto ben vifto da^'""^'-
Solimano , & accarezzato , offerendogli al tempo nuovo
]' armata , e quanto defiderava .
Ma il Principe fra breve fpazio vinto da Jafcivia > &
vanità naturale , cominciò a far V arbore per Conflantino-
poli , onde conosciuto per vano , e leggiero , non folo
perfe la riputazione, & il credito, ma ne venne quafi in •*
favola , e difpreggio , tal che al tempo nuovo non ottenne u Vrìn^
Tarmata, che defiderava per l'imprefa del Regno , ma^^s*
fu quella concefTa al Signore Pietro Corfio , per 1' acqui fio ^7»*'
dell' Ifola di Corfica , con la quale Armata il Principe ri- Francia.
tornò in Francia , dove dal Re Errico affai buoni tratteni-
menti aveva .
Partita V Armata Turchefca da Napoli , il Viceré
Toledo cominciò a proceffare alcuni fofpetti di aver avuta
intelligenza col Principe dopo la fua ribellione , il primo
de' quali fu Don Cefare Carfafa del Seggio di Nido, il
quale effendo flato prefo , e tormentato , depofe quanto
dal Giudice gli fu domandato , perilche né fu condennato
a perpetua relegazione nell'Auletta, Fortezza appretto ifarh
Tu ni fi , ove flette infino , che quella fu efpugnata daMMj'ft
Turco l'anno i 574. e di là fcampanio, ebbe grazia di ripa- fcopri.
triare . Furono anco carcerati molti altri , tra i quali fu giove .
Muzio, e Giovanni Francefco Capece del Seggio di Ca-
puana , i quali dopo lunga prigione , liberati furono , ilche
non così avvenne ad Antonio Grifone , di cui poco fa par-
lato avremo , perche effendo flate prefe intercette alcune
fue lettere mandate al Principe di Salerno in Francia, fcrit-
te
3*o DELL' HISTORIA DI NAPOLI
te in zifra, che in foflanza chiamava il Baronaggio de!
Regno infame , & animava il Principe a volere efeguir
l'iroprefa, perilche iJ Toledo mandò iJ Capitano Salina
a chiamar il Grifone in Cafìello ; e benché egli nell' efame
Q^fZ'f difìe di quel fatto non faper nulla, nondimeno ne' tor-
carcera- menti poi appena fu legato alla corda, che confefsò il tut-
t0- to, e veramente in coftui fi vidde chiaro , dove $' indu-
cono gli uomini favj per le fproporzionate pafiìoni , che
certo non fu inchinazione alla parte Francefe , ma l' inten-
fo odioconceputo contro il Viceré , pereffere fiato da lui
fempre poco ben trattato , & anco per io disordinato amo-
re , che al Principe fuo caro amico portava ; Fu dunque
Morte di\\ Grifone a morte condennato , e fu fatto il Talamo per
Grifone0. 1' orrendo fpettacolo avante il Ponte del Cafìello Nuovo ,
ove neil' ultimo di Agofìo del i j 52. li fu tronco il capo j
ma quanta viltà egli mofìrò ne' tormenti , tanta grandez-
za d' animo palesò nel morire ; imperciochè effendofi of-
ferto alla morte, non meno intrepido, che devoto con gran
difpiacere di tutti fu di vita tolto ; e veramente non fu
Cavaliere, ne Cittadino di qualità , che non avefTe volu-
to trovarfi prefente , non fblo perchè fé n' afTliggefle per
le fue rare virtù, ma parendo che il fuo fallo toccaffe a
tutti j imperciochè il medefimo fdegno , che fofpinto
aveva lui a tanto ardire , bolliva ne' cuori quafi di ognuno
contro il Toledo,
Trinca lfabelia Villamarina Principefla di Salerno , effendo
l'Atrio'intei anco inquifita d'aver al marito mandato foccorfo di da-
Jftwo> nari infìno a Cafìro , ne fu efaminata , e con lunga veglia
trattenuta , acciò diceffe il vero , e non avendo ella detto
nulla, parve al Collateral Configlio di mandarla in Ifpa-
gna , ove ella anco di andare ifianza faceva; & andando-
vi fu molto accarezzata dalia Principeffa di Portogallo fi-
glia dell' Imperadore , e da Carlo Principe di Spagna , &
avuta poi grata udienza da Sua Maefìà , la qual moffaa
pietà , li die licenza di ritornare in Napoli, con ordine che
delle
LIBRO DECIMO. jji
delle cofe contro di lei pretefe più non fi parlafle , propofi- -
zione veramente degna della magnanimità di un tanto Im-
peradore , poiché non fé cafo de* fofpetti d' una donna ,
benché principaliiTima ; e volendo ella ritornar nel Regno
contentiffima di aver parlato al fuo Signore , & ottenuto
quanto desiderato aveva, fu in Madrid attalita da un di-
fccnfo, che li tolfe la favella, e la vita a un tratto , la
cui morte dolfe in eflremo a' Napolitani , & a' fuoi vaffal-
ii , & anco a tutti quelli che la conofcevano , e fu nell'
ifteflò luogo onorevolmente fepellita Ifabella di Cardo-
na fua Madre Confetta di Capaccio , che morì in Napoli
I' anno i 549. e fu fepolta nella Chiefa di San Pietro , e_>
Sebaftiano •
E per ultimare quel, che avvenne ai Principe di Saler-
no fino all'ultimo di fua vita ,5dico che fìando egli a Caftro
nel Contado di Siena, per praticare alcune cofe in fervigio
del fce di Francia , Camillo della Monaca (di cui è fovra
detto )fuo familiare, che fempre feguito l'aveva , e fervi-
to in Francia , & in ogni luogo , venuto in Roma per aver
nuova della pace , e di altri accidenti, che occorrevano , fu
corrotto dalJ'Ambafciador di Spagna, e da Camillo, e
Marcantonio Colonna , con promette di trenta mila feudi,
e d' indulto per fé , e due altri forafeiti , fé ammazzale il
Principe 5 Camillo promife di far 1' effetto , e mentre che
t' apparecchiava al negozio , un Gentil uomo incognito con
una lettera di credenza die ragguaglio al Principe del tratta- Vrincìpe
to in Roma contro di lui , al qual Gentil uomo il Principe dì Saier-
fe donare 200. feudi per lafpefadel viaggio,promettendoii ,wo^^"
fé mai a cafa fua ritornale, di ricompenfarlo largamente : tradi-
ma il Camillo giunto alla porta del Palazzo, trovò refiftenza meato di
all'entrare , perché il Principe fecretamente ordinato ave- Carmlio'
va per non ifeoprire l'avvifb, che venendo Camillo , non lo
facettero entrare fenza fua faputa . Camillo imaginatofi ,
che 11 Principe del trattato nulla fapette , fé tanta ifìanza ,
che fu intrometto 5 perilche avendo il Principe paiefato a
fuoi
3jz DELL'HISTORIA DI NAPOLI
fuoi circolanti quello , che Camillo a far veniva , tutti
quelli fé ne fletterò fu T avvifo : e giunto Camillo alla pre-
senza dei Principe, fi ftupì, vedendo , che gii amici con tur-
bato volto io guardavano , e con tutto il mal volto , che il
Principe gli moftrò , pur le mani baciar Ji volle , come pri-
Morte ma far foieva ; ma il Principe lo ributtò , e fdegnato , co-
u lCiVdeii'a raandò , che in mano della Giustizia io confegnaffero , e
Monaca, così efpofìo a' tormenti, confefsò il fatto , perilche fubito
fu giuftiziato , efquartato . Fu detto poi, che quel gentil
uomo , che avviso il Principe , un creato di Afcanio Colon*
na , Padre dei fuddetto Marcantonio (iato fufle , il quale
avendo Caputo dal figliuolo il trattato , ne aveva in quel
modo dato avvifo al Principe $ e quefta fu la cagione , che
Mc,rrte poi Afcanio fu prefo, e portato prigione nel Cartello nuo-
nlo Colon- vo di Napoli , ove effendovi dimorato quattro anni , nelli
na' 24. di Marzo 1 y y 7. vi morì , e fu con onoratiflime efequie
fepoito nella Chiefadi San Giovanni Maggiore .
E mentre in Roma fi afpettava V avvifo della morte
del Principe , s' intefe , che Camillo era fiato (coverto , e
giufìiziato , delche gli Autori di quel fatto fi maraviglia-
rono molto , e nacque la carcerazione di Afcanio , come fi
è detto .
Il Principe, mentre viffe Errico Re di Francia, fu fem-
pre da quello amato , & onoratamente intertenuto ; ma ve-
Trìncìfe nuto il Regno di Francia in quella divifione , che già fi è
di Sajer- fentjta , egli o per mal giudizio, o pure affretto dalla necef-
Vgoymto. fità, feguì la parte degli Ugonotti, onde cadde in grandini-
Mone ma calamità , perchè avendo vifluto molti anni ribelle del
fipeTdT~ fuo naturale Re , non potè fuggir V infamia di morir ribel-
bahrno. le d'Iddio , da cui tanti , e tanti benefìci ricevuti aveva ,'
Lus-x6' & in quefìo modo nell'anno 1 568. in Francia nella Città
di Avignone d' anni della fua età 71. morì .
Ultimamente per finirla, dico, che dopo le turbolenze
di Napoli, il Viceré Don Pietro governava , ubbidito da
tutti, ma ali5 incontro da tutti odiato} e perchè GiorBatti-
fìa
LIBRO DECIMO, 553
fla Spinello Duca di Caftro ViJIari Tuo genero , e Trojano
Spinello Marchefe di Mefuraca,amendue fratelli di Vjncen Vncenzè
za Spinella Vedova , moglie già dì D.Antonio Caracciolo, sfÌne^
erano mal foddisfatti , ch'ella fé ne fufle fiata tanti anni^/f,^
in cafa del Viceré fenza pubblico titolo di moglie , fé neP'Vfro .
andarono dunque dall'Imperadore giuntamente a dolerfenej
mallfavio, e prudentifììmolmperadore , dopo averli be-
nignamenta afcoltati,loro fecefede>che il Viceré molti an-
ni innanzi l'aveva dato ragguaglio , come quella Signo-
ra era fua legittima moglie, e che però fé ne acquietafTero,
e tofìo fcriffe a D. Pietro che le pubbliche nozze ne cele-
brale , il che fu fubito efeguito , onde ogni odio per quel-
la cagione fi efìinfe .
Succefle poi il Tumulto delia Repubblica di Siena y«ufd
con Don Diego Vi tado di Mendozza Governator di quel- ]**&£
la, onde per mantenerfi in libertà, invocò Tajuto àeìperad9rèi
Pedi Francia , perilchè Sua Maefìà Cefarea comandò , che
fi attendere ad acquifìar il Dominio di quella , tanto più»
che il Duca di Fiorenza non aveva per bene avere i Francefi
vicini , laonde rimperadore avendo avuto nell'animo mol-
to tempo di levar D. Pietro di Toledo dal Regno , con
quella occafione li comandò, che a quell'I mprefa ne andafle
afervirlo, & ordinò ai Principe Andrea d'Oria , che con
le Galere al Porto di Livorno io conducete j ma il Viceré
malcontento, proccurò di evitar la partita con molte^»
efcufazioni così dell'età come del tempo mal'atto a navi-
gare , perchè era in mezzo l'Inverno , ma non li furono al-
trimente ammette da Sua Maefìà , e gììi l'Oria dopo averlo
molto foilecitato,con le Galere fi conferì in Pozzuolo, aven-
doli fatto intendere, che egli era per afpettarlo tanto , che
fi fuMe imbarcato , o l'aveffe detto di non voler andare : al
fine il Toledo dalli continovi ordini di Sua Maefìà fofpin- &?"*"
to,e dall'Oria fpronato,fi rifoivè partirle così ritornate kpl?eIe%
Galere in Napoli neilitf.di Gennajoi f n-tegrì mando mol«^M'
to per tenerezza , s'imbarcò , e fu da molti signori , e Ca. 1}5*-
Sum.Tom.V, Y y valieri
3f4 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
valieri fuoi affezionati fino a Firenze accompagnato , *
fé bene uni verfaimente piacque la fua partenza per l'odio
grande che gii avevano , nondimeno quelli di qualche giu-
dizio non n'ebbero molta foddisfazione, perche a dir il vero,
egli fu il miglior Miniftro, che per innanzi nei Regno fiato
fuffe , e s'egli il negozio dell' Inquifìzione tentato non
aveffe, al quale lo fpinfe folo il defiderio sfrenato, che ave-
va d' opprimere la Nobiltà , alia qual'egli portava odio di
morte , farebbe flato degno non folo di fomma lode , ma di
perpetua (tatua : non molti giorni dopo s'intefe eh' effendo
#*r*<weg,i/0PraPrefo da una febbre in Firenze nelli zz. di Feo-
DTietro brajo dell' ifteffo anno 1^3. morì nelle proprie mani di
dt 7^-Biionora fua figlia , Ducheffa di quello Stato , e di Vin-
cenza Spinella fua moglie .
D. Luigi Avendo D. Pietro di Toledo nel partir di Napoli con
di lotedo licenza dell' Imperadore in fuo luogo iafeiato Don Luigi
nenteT ~ &o figliuolo , il quale fu il quinto Luogotenente del Vi-
ceré di Napoli , ma avuto Sua Maeftà ragguaglio della
morte del Toledo , vi mandò il Cardinal D. Pietro Pacec-
co Spagnuolo , il quale fu ricevuto in Napoli lòpra un rkr-
Cardìnal co e fontuofo Ponte coverto di feta di color deli' infe*
ir £i CSC Co *
nono Vi. gna della Citta , che fu il Sabbato alli tre di Giugno 1553.
ceri di quai Cardinale fu il Nono Viceré di quefìo Regno;mentre,
JJ*' che detto Toledo governò^ proprio nel me fé di Dicembre
Balena a 1 J49«fi vidde nella Marina di Pozzuolo cofa nuova,e maravi-
Tozzuo- gliofa , perciò che la tempera del mare repentinamente
portò in quella fpiaggia una meza balena di fmifurata_»
grandezza , le cui offa infino a' nofìri tempi ivi appreffo fi
veggono su la porta -del Palazzo dei fuddetto D. Pietro»
per la vifta delle quali ben fi può comprendere la moftruo-
fità della beftia j ma chi voleffe fapere la qualità , e gran-
dezza di fimile animale , fé ne potrà foddisfare , e leggere
Plinio nel cap.y. dell' ottavo libro delle fue Iftorie natu-
rali •
Noz-
LIBRO DECIMO. 3f*
Nozze di Maria, e di Giovanna figlia delV Imperadore
Carlo V. epajjata del Principe Filippo in Italia
con Vlmprefa d' africa , & ajfedio di Malta .
e de1 fatti di Dragutio Rais •
Cap. III.
AVendo PImperadore rattettate Je cofe di Fiandra con
molto fuo mal contento, determinò altresì di far
venire di Spagna Filippo fuo Figliuolo, acciò in quefìi Re-
gni furie conofciuto , che dopo fua morte governar dove-
va ; ma dubitando , che i Baroni di Spagna contentati non
fi farebbono, ài aver in quei Regni un Governatore , o Vi-
ceré , che non futte di fangue Reale , fi risolvette mandar
in iuo luogo Maflimiliano di Auiìria fuo Nipote , al quale
prometto avea per moglie con difpenza del Papa , Maria.
fua prima figlia, perlocchè MafUmilianofu mandato in lfpa-
gna accompagnato dal Cardinal di Trento, dal Conte di
Molfetto,dal Duca di Branfuich,e da molti altri Nobili Ca-
valieri Tedefchi . Or giunto Mattiroiliano in Italia a' 20.
di j uglio 1 548. pervenne in Genova a' 2 j. del detto con le fjoz%e
Galere fi partì perlfpagna, ove ricevuto fu dal Principe dì MarU
Filippo fuo cugino, e cognato, e dai Baroni di Spagna^/-^.
gratittmamente raccolto . Il Principe Filippo dopo aver per. Car-,
celebratole nozze della foreila in Vagliadolid , lafciato^^
al governo di quei fcegni al cognato , e con fobri no, il me- -nbìiipp* '
fé di Novembre con 59. Galere fé ne pafsò con il Princi-2v;«c;/*
ce d'Oria in Genova ove aili zs. del detto fu con grandillì-^' Va-
nca ftfìa ricevuto, & alloggiato nel Palaggio dtl detto Oria,^,-^
e( n quelle grandezze , onori , & apparati , che far Ci po-
tefìero maggiori : e pattati 1 5. giorni fi partì , e fé n'andò
in Milano , quivi non fu fefla, & allegrezza, che gli potette
fare quel Popolo che non facette , e fu la fua a tempo che fi
celebravano le nozze dello fponfalizio di Fabrizio Colonna
con D.Ippolita figlia di D.Ferrante Gonzaga Governator di
Y y z quel
116 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
quello Stato, e da qui partito per la ftrada di Cremona , an-
dò a Mantovane poi pafsò in Memagna ove giunto alJi 8.di
Gennajo i J45. fu con grandiflima fetta da tutti i Tuoi Vaf-
falli ricevuto, e per la fua venuta furon fatte molte folen-
ni allegrezze nella Città di Brufctlle , ove l'Imperadore
afpettato l'aveva,
Nezze Poco appreffo F Tmperadore die per moglie Giovanna
dliGjot l'altra fua figlia a Giovanni Principe di Portogallo Figliuo*
dfi'T/r** -° ^l Giovanni » Terzo diquefto nome , Redi quei Regno ,
dorè . *ii quale non molto dopo per troppo amar la detta Giovanna
morì, lafciando la moglie gravida , la quale poi partorì Se-
baftiano , vivendo ancora 1' Avo . Quefto Sebafìiano effen-
do poi fucceffo nei Regno , andò a morir in Africa , come
fi dirà , e perche nell' ifteflì tempi Dragutto Rais Corfaro
famofiflimo fece di molti danni a' noftri mari , onde volen-
do io raccontarli , mi ha parfo prima dire , in che modo
egli divenne fchiavo de' Criftiani , e raccontar anco 1' al-
tre fue azioni a propofito della nofìra Ifloria , alche vo-
lendo dar principio , dico , che effondo quefto Corfaro alli
fervizj di Barbaroffa Re di Aigieri , ufci nella Primavera
dell' anno 1 540. con dieci Vafceili , e venutone all' Ifola
di Corfica , vi fece molto danno , in tanto che Andrea di
Oria , che fi ritrovava a Meflìna , avuto di ciò ragguaglio,
c. l'inviò appreffo Giannettino di Oria fuo Luogotenente con
nodi zi. Galere 5 il quale navigando con prefiezza giorno, e
pria . notte alli due di Maggio ritrovò lo Barbaro in una marinel*
la di queil' Ifola , che la preda dividendo flava, che fatto
aveva, e dandogli improvifamente fovra Giannettino,
Dragutto con tutti i vafceili , rimafe preda de'Genovefi ,
di due in fuora , che li trovarono in parte di poter fuggi-
re , e fu ilmifero Barbaro pofìo alla Catena y e con gran
Dragutto trionfo il Giovanetto Capitano lo conduffe in Genova ,
fckiav* . ove £)ragUtto raccomandatofi alla Principeffa di Oria, ot-
tenne, che fu levato dal remo, e mandato al Principe, inr
Meflìna . 11 Principe tofto , che l'ebbe veduto , Jo mandò
al-
LIBRO DECIMO. 3J7
ali* Imperadore, perchè nedifponefle a fua volontà, V
lroperadore quando iJ vidde , Io rimandò addietro al Prin-
cipe con dire , eh' effendo fua prefa , a fuo modo ne difpo-
iiefie,iJ che fu cagione di molti mali, perciò che dopo certo
tempo eflendo Dragonetto con gr offa taglia liberato , fi
fece nella Barbaria molto potente , fi per il credito eh'
egli acquetato aveva appretto gli Arabi per lafua libera-Dr^ttr>
lira , & anco per Ja morte che fucceffe di Barbaroffa , t-àto signor
cesi anco per ia fervitù, che teneva con Solimano Impe-^^'"
rador de' Turchi ; con che avendo ingannati i Mori della
Città d' Africa con grandifiìma deftrezza fé ne fé Signore,
qual Città era pofìa in una lingua di mare Mediter-
raneo , e per effernovi concorfi molti Giudei di Spagna ,
e di Portogallo , era divenuta ricca, e potente , più che
qualfivoglia altra Città fua vicina . In quefìo luogo Dra-
gutto cominciò a farvi ricorfo con la fua armata , mentre vif£ * *
a' danni de'Crifìiani il mar colmeggiando andavate per dir in CajUU»
fcrmma i danni, ch'egli fece nelle nofìre maremme , dico^^f
che venutone con 12 Galere alli 12. d' Agofto i 548. una
Domenica mattina per tempo sbarcò le fue genti a Calteli'
a mare di Stabia , e propio dove fi dice io Quartuccio , ove
avendo prefo intorno a 80. Crilb'ani di ogni età , e fé fio ,
fu afìretto con prefìezza rimbarcarfi per lo gran foccorfo ,
che calò da Gragnano, e dagli altri convicini luoghi, aven-
dovi lafciato da circa 20. Turchi ; e ritiratofi con quella
preda nel mar di Procida , di tutti fé ricatto , falvo, che
di una bellifiìma fanciulla , che la volle per fua fpofa • Due
giorni dopo quefìo maledetto Barbaro fé altra preda , per-
che venendo una delle nofìre Galere di Spagna carica di
genti, e con gran quantità di danari, e volendo fchifare
quefìo Barbaro, in vefìì nelCapodiMifenoappreffo Pozzuo-
Jo,ove gl'inimici con prefìezza li furon fopra,&a man fai va
Ja prefe , con la cui preda allegro ritornò in Africa , at-
tenendo a ben munire quella Città con buono preiìdio di
Turchi , e Mori , in tanto che quefìo luogo in poco tera»
pò
358 DELL' HISTORIA DI NAPOLI
pò fi fé {lecco degli occhi deJJa Sicilia , e fpa vento gran-
dittino dell'altre IfoJe convicine per Ji Carfari , che con*
tinovamente quivi da Dragutto favoriti , ricetto avevano •
L'Imperadore volendo deprimere l'audaci forze di
fa Ti quello Corfàro , de terminò di far I? lmpreia della Città
africa . d'Africa , per la quale fé General di Mare Giovan di Ve-
?J"dirr £a Vicerèdi Sicilia, mandandovi anco Andrea d'Uria con
cefi di la fua Armata , e con quella di Napoli , Don Garzia di
iìc'mh. Toledo General di Terra , figliuolo di Don Pietro. E nel
?' ^/""fin di Giugno i jjo. comparve queft' Armata con due altre
Toledo. Galere della Feligione di San Giovanni a vifta de' Mcna-
u-refa di ftetj ? Juogo alquanto dentro il aare innanzi JaCirtà d'
fffa* Africa , il quale nel primo aflalto fu prefò , e focheggia-
la? Wa to , e dopo voltatafi verfo Africa , la cinterò per Mare , e
per Terra fenza fare flima degli Arabiche in gran numero
n' ufcivano '■> & avendola due meli battuta , finalmente nel
principio di Settembre la prefero con murte da circa joo.
Crifiiani , e molti altri feriti , tra quali morirono 17. Ca-
valieri di Malta , di quei didentro ne morirono da circa
africa 800. fra Turchi, e Mori, il refio furono prigioni, crVerano
frefada circa i ooco.anime,e furono liberati da7o.ichiavi Crifiiani,
Crijtia- £ra tcmjnj e donne . Quefta Città preia da Crifiiani fu fac-
chtggiata, ma il facco non fu molto grofTo come fi fperava.
In quella Imprefacon molta prodezza fi portarono Gio-
vanni di Vega, /Utor Eaglione , I Cavalieri di Malta ,
e molti altri Soldati Napolitanhfu poi lafciata qjefìa Città
ir unita dì vettovaglia per tre anni , con un prefidio di va-
Jorofi Spagnoli con buona quantità di Artegliarie ; e rifat-
te le muraglie cadute , 1' armata parti per Italia .
Dragutto Kais avendo perfa la Città d' Africa fi ri-
dulTe con fei Galere , e 14. Galeotte a Zetbi con le reliquie
di Turchi fcampati \ &,avendoegli icritto a Soliman ia_j
ConfUntinor.oli l' ingiuria dall' ìmperador de' Criliiani ri-
cevuta, Solimano fdegnato ne fcrifie a Ferrante Ke de Ko-
mani dolendofi diluì , e dell' Imperadoie, che aveflero
lotta
m
LIBRO DECIMO. 359
rotta la tregua fatta in Ungaria , e fcrifle anco all' Impe-
radore , che rertituir dovette Africa a Dragutto , aitrimen.
te fi farebbe dell' ingiuria vendicato ; ma dall' Imperadore
gli fu rifpofìo , che nella tregua non gli era vietato di tac-
ciar li Corfari , de* quali Dragutto n' era capo nel Mar
Tirreno , e che meno era VafTallo fuo , non avendo egli ,
che fare nell* Africa , e nel paefe de' Mori j il Turco fde-
gnato più , che prima , fi pofe in animo di vendicacene ,
volendo tentar di dare qualche foccorfo a Dragutto per
Ja recuperazione di Afnca . Nella Primavera dell'anno
iyjr. mandò Sinam fuo Ammiraglio con 70. Galere , ^ Ma'ta af.
40. Galeotte , e paflaro il Canal di Corfù , cofleggiandoy^M
quel mare , fi prefentò all' Ifola di Malta , ove i Turchi fi £**'"*"■
rnifero a batter ia Terra con molte Artegliarie \ ma i
Cavalieri,che vi erano dentro,dopo avergli mandato a fon-
do una Galera con 1' Artegliarie, diflipatone altre quattro,
li rebuttarono addietro con perdita di 200. Turchi .
Andrea d' Ona dopo la prefa di Africa , volendo fare
ogni sforza di opprimere Dragutto , avendo molto cerca-
to , finalmente V efiate dell'anno IJJ1* lo ritrovb ri*
dotto nello fìretto del canale di Zerbi, ove fpalmava la fua
armata , eh' era di fei galere, e 14. Galeotte , & avendolo
attediato , Dragutto mentre tratteneva l'Oria, fparandofi gutt0 riy_
1' un V altro molti pezzi di artegiiaria , fé in poche ore/"*'*»'»
da' fuoi galeoti , e foldati tagliare alquante braccia di ter- "^dì"*'
reno, e sboccando V acqua del canale in Mare , egli con Zerbi .
preftezza , di notte fenza avvederfene l'Oria per quella Dra~
rottura palso nel Mare la lua armata, Campandoli dalle gran je.
mani non lenza fuo gran fìupore } giudicando, che il Bar (i**?m
baro bifognava renderfi , o morir di fame j e mentre Dra jalifma
gutto ne fuggiva, poco lungi da quel luogo incontratoti* »/ deW
con ia Capitana di Sicilia , che veniva a partecipar della {irÌA
preda, a mano fa.* va ia prefe ; fcampato dunque il Barbaro dishn?
con sì fatta preda vittoriofo , fé n' andò al fuo Signore in prefa da
Confiantinopoli , dal quale n' ebbe una grolla armata ^ti^agut'
dan
Ito DELL' HISTORIA DI NAPOLI
daneggiare li luoghi dell'I mperadore,e con preftezza ritor-
nò in Italia, e non avendo potuto fare niuna fazione, an-
dò alla volta di Uarbaria , e tolfe la Città di Tripoli da
mano de' Cavalieri Gerofolimitani , perche Gafpare di
Valies Francefe , che n' era Governatore , dopo 1' afpet-
tar la battaglia, che li fecero i Turchi, non trovandofi for-
fì quei ricapiti , che li bifognavano , fi rifolvè per il noe»
glio renderli a Dragutto .
Pochi anni dopo la prefa d'Africa , l'Imperadore con-
l/r/r/'frt federata la groffa ipefa , che gji apportava per mantener-
Jpianata.fa ^ fi rifolvè di lanciarla , e la fé rovinare , e fpianare , li-
berandoli di tal' imprelà .
Poi nel mefe di Luglio i jyz.( com' è di fopra detto)
Dr^««ovenuto Dragutto a Ponla con i f o. galere a danno del Re-
prende 7 gno ( prefe fette galere del Principe d' Oria , e nelli tre
Foria*? dì Luglio i j $6. venendo fette galere di Sicilia in Napoli,
e cofìui avendone avvifo , afpettandole al patto, a man fai-
va le prefe , ivi furono cattivati , fra gli altri Cola Maria
Caracciolo Vefcovo di Catania, che poi fi rifcattò con
Jjfi?'jJ# groffa formila di danari , e Don Francefco di Aragona Ve-
fcovo di Cefaloni, Fratello di Ferrante Duca di Mont' Al-
to , il quale per effere di molta età, tra pochi giorni in
potere di quei maledetti cani morì. Poi nel Settembre
1 563. fuggendo quefto Barbaro dall' attedio di Orano , e
venuto ne' nottri mari, prefe appretto le bocche di Capri
fei Navi, che allora di conferva erano partite di Napoli
f^/f/.carichedidiverfecofe, delle quali Navi , una eradi Vin-
ili ft//fcenzo di Pafquale Ragufeo , due di Pietro di Stefano, due
bocche #dj Giovanni Damiano , & una di Cola Giovanni d'Orfo
€*tU' Napolitani, tre delle quali andavano in Sardegna cariche
di legnami , l'altre tre andavano in I fpagna cariche di zol-
fo , tartaro , & altre cofe , & in quella di Pafquale vi erano
molti Spagnuoli con le loro moglie, e figli con tutte le lo-
ro facoltà andavano a vivere ne'loro paefi ; ma avendo co-
lette Navi per molte .ore combattuto valorofamente con
que-
LIBRO DECIMO. 161
quefto Barbaro Corfale , tofìo che il Pafquale fi conobbe
vinto , acciò che Barbari non aveffero a godere di tanta
preda , attaccò fuoco alle munizioni della polvere , & egli
ialtò nel mare in tanto , che accendendofi la fiamma , non
folo bruggiò ia Nave , ma tutte quelle fventurate famiglie
con molti dì quei Turchi , che già alla defiderata preda fa-
liti erano , il cui cafo avendo molto a Dragutto difpiaciu-
to , fi fé venir dinanzi il Pafquale , riprendendolo di tan-
to ardire, ma quello intrepido, in tal modo gli rifpofe , che
il Barbaro tofìo gli fé tagliar la tefìa , e con la preda delle
cinque Navi ne andò via, e tanto durò quefta battaglia, che
lì fèntivano in Napoli , a tempo , a tempo , lo fparar deli*
artegliarie , ma non fi potè mandar ajuto , perchè tutte le
galere erano andate al fbccorfo d* Orano . Finalmente que-
llo Corfaro effendo flato fempre molefto de'Crifìiani , ri-
trovandofi nell'affedìo di Malta nelli 13. di Giugno 1 y6j.
morì d' una fchieggia di pietra , fvelta da un monte pcrMorted*
un colpo d'Artegliaria,tirato dalla Città(come nel fuoluo- ,/****"
go fi dirada cui morte fé ben dolfemoltoalla fettaMaomet-
tana , nondimeno fu di gran giubilo a tutta la Criftianità •
Neil' ifteffo anno 1 yyi. giunfero in Napoli i Reveren-
di Preti Geiuiti, effendo iti dal Padre Alfonfo Salmerone
Spa^ruiolo di Toledo condifegnodi fondare un Collegio, VretìGe.
& avendone tolta familiarità con molte divote perfone J":lti '."
cosi Nobili , come del Popolo, tra' quali erano Ettorre a*°
P/gnatello Duca di Monte Leone del Seggio di Nido; Jaco-
buzzo di AleiTandro , Baron dì Cardito di Seggio di Porto,
t^otar Gio Antonio Beffa , NotarGio: Giacomo Summon.
te, Girolamo Spinola, & altri^con il favore de' quali ebbero
a pigione la Cafa fu delia famiglia di A feltro nella fìrada
del Gigante , appreffo S. Lorenzo , quefìi buoni Religiofì
fi diedero a celebrar Meffe , confcffare , fermoneggiare ,
& a tener pubbliche Scuole, per ammaefìrare, e dottrinare i
giovani , & in molte Chiefe ne' Pulpiti cominciarono a far
intendei a' Napolitani lalor dottrina con grandiffimo prò-
Sum.Tom*V. Zz fitto
iti DELL' HISTORIA DI NAPOLI
fitto dell' Anime . Poi nell'anno i SS7* con P elemofinedi
Napolitani conoprarono una Cafa vecchia nel luogo det-
tola Jojema, per effer ftato ivi un' arbore di Jojeme ap-
pretto la Chiefa de' Monaci de Monte Vergine,nella cui ca-
ia era un bel principio di Palaggio fabbricato di duri mar-
mi , il cui edificio fu fatto a tempo di Ferrante i. Re di
Napoli da Cario Carrafa Nobile del Seggio di Nido , il
quaf avendo fatto condurre dalia Città Nolana una gran
quantità di Marmi quadrati, tolti dalle rovine del Tempio
di Augufto , come feri ve Ambrogio Leone, ne cominciò
\Ambro- a ^aDDrlcar un gran Palaggio , ma non bacandoli il tempo,
gìoLeo- l'opra refìò imperfetta (ino alia venuta delli detti Reii-
ne • giofì , i quali ( come s' è detto ) avendo quello comprato j
vi edificarono la loro Chiefa , come al prefente fi vede , e
poi da tempo in tempo eflì Reverendi Padri fi fon ampliati
così di Chiefa , e Cafe , come anco d' altri beni , mercè de
ialoro buona vita , e fanta Dottrina , e delia gran carità de'
Napolitani .
Maefiro Neil' ifteiTo tempo fu quel dottiflìmo , & efemplarif-
zioSaV ^nQ0 Predicatore per nome chiamato Maeitro Ambrogio da
Tio . Eagnuoii delia Famiglia di Salvj , Frate dell'Ordine de*
Predicatori, Teologo eccelientiflimo , il quale a tempo di
Pio Quinto fu creato Vefcovo di Nardo , di cui a verno in
altro luugho fatto menzione,il quale ritrovandoti" nell'anno
1 yy1» Priore del Convento di San Pietro Martire, inventò
il modo di abbellire, & illuftrar le Chiefe , perciò, che
avendo fatto rimover il Coro da mezo quella Chiefa che la
teneva quafi tutta occupata con gran cootradizione de'Fra-
ti , e di Laici ancora, lo trasferì addietro I" Aitar Mag-
ebìefe dì giove , al cui efempio tutte ]' altre Chiefe di quefta Città
mun!fi' ^ ^m^e fecero , eccetto l'Arci vedovato , perchè fi fareb-
be . be guafìa la Aia bella proporzione , e quella di Santa Chia-
ra per effer di mirabil latitudine , e per fìarvi addietro il
maggior Altare quello fìupendo Sepolcro del Re Roberto, fi
Jafciarono nell'antico lor modo} ma elTendo rimoffo il Co*
re*
LIBRO DECIMO 363
ro della Chiefa di San Domenico , fi ritrovo nel piano ap*
predo di quella un antichiffimo quadro di Marmo con uno
difficilliffimo Epitaffio , il quale parendo , che di acqua , e
non di fepolcro parlaffe , fu accomodato avanti Ja Cisterna
dal Clauftro di quel Convento , onde molti chejfcan credu-
to , che per efTer pofìo in quel luogo , e parendocene del-
l'acqua della Cifìerna ragionale, vi han aflbttigliato il
cervello, fenza mai cavarne il proprio fentimento , Je cui
parole fon le feguenti .
Nimbifer ille Beo mi hi factum invidìt Ofi rim •
Jihbre tulit Mundi Corporei merfa freto . . „
T • j . r r r r Epitaffio
invida dira tnmus patimur , jujamque Juv axe » fella a-
Progeniem cavea trojugenamque trucetn . fterna di
Voce precorfuperas auras , & lumina celo nic™*'
Crimine depofito pojje parare vium .
Sol ve luti j acuii s itrum radiantìbus undas ,
Si penetrai gelidas ignibus aret aquas .
Tompeo
Ma il Signor Sebafiiano di Ayello ccceIlentfffimo^r*^.
Fiiofofo vuole , che quefto Epitaffio Ha fiato fatto ptrgHano
vino , il quale navigando con tempo fereno , e con^)ielJU0J\-
bel Sole lenza nube alcuna , il vento , che piogge ap anna>;m^
porta, avendo invidia delia ferenita di quel Sole , moC pejfoneU
fé una gran pioggia , e tempera dì Mare , in ^^QtA stampa
che avendo fatto fparir il Sole , quei tal uomo con»?/ ,6- 2.'
altri ancora fu inghiottito dall'onde dtì Mare, e per eruditijjj-
>\ rt ° . i rr .\j'i« tomamente
ciò pregava i Superi , che avellerò pietà di lui , e cnQ^ un-j-orm
rirreiTI i fuoi peccati, ritrovale fpedita via per andar al»™ co»
Cielo , e per non effer in detto Epitaffio nome , ne terapo,^*^"
& anco per nominar , Troja , e Superi fi può credere , che^^ ,
lì a cofa antica , e prima della venuta di Criflo Signor^S
Nofìro j e fi come è fiato trafportato dal fuolo della Chie ■ d°eifa\-i-
h alla Cifìerna , così ó3 altro luogo al detto fuolo ; ejiernadi-
perciò puote effer più prefio Jfcrizione , che Epitaffio ^ovena.
Zz z dirò
364 DELL* HISTORIA DI NAPOLI
dirò anco, che il penfiero in dichiararlo non fi dovria
prendere, perchè forfè coi ui, che '1 fece defiderò non ef-
ìèr intefò , poiché tiene cosi ofcuro fenfo ; ma quel che s' è
detto fervirà almeno per fapere , che il luogo dell'Epitaf-
fio non è fuo, per toglier da penfiero alcuni elevati Ingegni
a non ipendervi fatica •
IL FINE DEL TOMO QVIRTO.
IN-
ì
*«r
DICE
Di ciò che fi contiene in quefto
Quinto Tomo.
Ccidente nel Go-
verno di D. Pie-
tro di Toledo >
pag. 270. Afri-
ca pr efa da ' • Crijìia n i ,
358. Spianata . 360.
Alejfandro de9 Medici di-
chiarato Duca di Firenze
171. Sua morte , ibid.
Àlfonfo II.fi parentado col
kipa 4. Si fa efente dal
ctjfo del Papa ibid. Noz-
ze di fua figliuola ibidem.
Sua coronazione ibid.»SW
profejjìone 7. Sue monete
IT* Suo abboccamento col
Papa zi. Sua provi ftone
2J. Confglio datoli dal
Papa ibid. Rinuncia il
Regno al figliuolo zóSua
morte 27. Cagione della
detta fua rinuncia zt.Sua
moglie , e figli 29. Sua
effigie ibid.
Ambaf ci adori Napolitani al
Gran Capitano^?). Al Re
Cattolico 88.
Ambafciadori di Francia
chiedono alV Imperador
Carlo V.lo Stato di Mila-
no 220
Ambafciadore della Città
all' Imperiarlo V. 313.
Amida figliuolo di Moleaf-
fen s impadronifce di Tu-
nifi 256. Fu tributario
dell' Imperador e 260. £'
cacciato dal Regno di Tu-
nifi z6\. Va ali Auletta
263. Prigione in Sicilia
ibidem .
Ambrofio Salvio predice al-
Vlmperador Carlo V.217»
Andrea di Oria , generale
del mare per lo Re di
Francia 151* Perde fette
galere 347*
Andrea Stinca , Eletto del
Popolo 275.
Angelo RanucciConfaloni e-
ro
i
$66
ro 166.
Jlntonio Saffo , Eletto del
Popolo 4 y
D.Antcnio di Guevara , Vi-
ceré di Napoli 46.
Z). Antonio di Cardona, Luo-
gotenente in Napoli 90.
Antonio Barattuccio , Giu-
dice Criminale 271.
Antonio Volpe , e Gioì Bat-
tila della Pagliara ap-
piccati Z7Z. ^
Antonio Grifone carcerato j f)
HO. Sua morte 349»
Arbore del Celjb > e fua »
natura 22.
Argento delle Chiefe tolto
da ferrante Li. 32.
Art egli cri a,ef uà origine zz.
Arco trionfale a porta Ca
puana 195".
Arfenaga , rinegato di Sar-
degna 231. iSV rallegra i
de//<z venuta di Carlo V.
232.
Armata tur chef e a a Proci -
da 346. Par/e da Napoli
347. '|
Confinata al li f. Seggi
di Napoli 108.
Auletta ajfediata dalVImpe-
radore Carlo V. 182. £'
fortificata i8j.
Autorità del Papa con /'
Impera dorè , e Principi
242.
B
Alena a Pozzuolo 3 $4.
Banchetto di D. Pietro
di Toledo fatto a Carlo
Quinto 218.
Btf«ci <tf G/o: Battifìa Ra-
vafehieri 348.
Bar bar offa fugge da Tunijl
183, K# /» Calabria 223.
Sua origine 244. Genera-
le del Turco 24 j.^ Preci-
da , tf Sperlonga , a Ton-
di , per prendere Giulia
Gonzaga 245: prende Reg-
gio 246. AjJ'edia Nizza
247. /» Tranciatala per
Genova Jn Piombino 247.
a Pozzuolo 248.
./^//tf óte/ pallio confegnata j Battaglia di Seminarci, gua-
ttii u piazza del Popolo 46.
co n cejja a i No bili 53.
^/7 6* 5. del pallio concejja ai
Nobili jj.
^//^ del pallio confignata
all'Eletto del Popolo 108.
dagnata dagli Aragcnefi
39. Battaglia alGariglia„
no 82. Battaglia di tredi-
ci Italiani^ tredici Tran-
cefi 73
Bernardino Villamaritio ,
pri-
primo Luogotenente del
Viceré 100.
Bona prefa da Andrea di
Oria 183.
Campanile di S.Lorenzo
fona aW armi 188.
Capi della Setta Lutera-
na 2 64.
Capitoli Conceffi ai Napoli-
tani dal Re Cattolico 89.
Capitoli della piazza Popo-
lare preferitati al Viceré
118.
Capitoli del Re di Tu nifi
colVlmperadore 184,
Cardinal Pacecco nuovo Vi-
ceré di Napoli 3 S4«
Cardinal Monreale in Na-
poli 4.
Cardinal di Sorrento 2.Luo~
gotenente del Viceré 100.
Curio [IL Re di Francia in
Milano Zi-
Carlo VI IL parte da Napoli
4.1. Suo voto 42. Sua morte
43. Fu il nono Principe ,
che travagli affé Nap. 42.
Carlo Duca di Borbona 133.
Carlo di A ufi ri a , efua età
101. Re di Napoli loz.So
Jìiiuito Re da Giovanna
J uà Madre 114, ricevuto
ì67
in Tfpagna.comePrincipe,
e poi accettato > come Re
114. Caccia i Marrani
dalla Spagna 1 14. Coro-
nato della prima Corona
1 1 6. Prende Milano 1 1 7.
Suo atto notabile 1 27. £'•
fatto Canonico di S* Pie-
tro i6j. Parte da Bolo-
gna 168. Fa giurare il
Fratello Re de' Romani
169. Delibera far /' im-
prefa di Tunifi 183. Si
parte da Barcellona per
detta caufa 182 PartLs
da T uni fi , e va in Sicilia
i8y. Con gran pompa è
ricevuto in Palermo i8j.
Cavalca per la Calabria
186. Sua entrata in Na-
poli i86. Entra nel? Ar-
civefeovato 208, Giugne
a S. Lorenzo 209. al Seg-
gio di Montagna 210. Al
Seggio di Nido ibid. P af-
fa per la piazza di S. A-
gofìino 211. Al Cafìello
nuovo 213. Parte da Ro*
ma zzz.Va fopra la Fran*
eia ibid. Si ritira in Ge-
nova zzi* Sua tregua con
la Francia ibid. Con il
Re Francefco , e con il
Papa a Ni%za ibid. In
Gantes zzàAnltalia 227*
Con
Con ti Papa a lincea ibid»
In Algieri 232. Fa ifìan-
za, che Arfenaga fi renda
233. Si parte da Algieri
23 J. Al porto di Borgia
ibid. Torna in Jfpagna
236. Va contra i Lutera-
ni 26 f. Comincia a vince-
re ibid. Licenzia gran
parte del fuoefer cito ibid.
Vince il Duca di Sajfonia
266.
C afte Ilo di Baja edificato 20.
Cafìello nuovo prefo dall'O-
ria 224. Prejb dal Barba-
rojja 225-.
Cajìelli regj tirano canno-
nate 288.
Catafalco del Santijfimo Sa-
gramento py.
Catterina di Aragona ripu-
diata da Errico 240.
Cavalcata , quando entrò
Carlo V. in Napoli 193.
Cavalieri prigioni 1 52.
Cenfali della Santi jjlma An
nunzi at a 56.
Cefare Mormile 286. «Sac_»
qualità 287. chiamato dal
Reggente 287. Si prefenta
in Vicaria , ed è libera
to ibid.
Chiavi della Città prefenta
te a Carlo Vili. 3 y.
Chiefa di $, Tommafo dt
j
Aquino 129.
Cbiefe di Napoli magnifica-
te 362.
Cola Temmafo C0JJ0 , ed al-
tri Compagni valor ofi
1 J9.
Colonna^ ove fu battuto Cri"
fio , condotta in Roma da
Giovanni Colonna 162.
Configli 0 di ammazzare il
Principe di Salerno 342.
Confa Ivo Fernandez a Mef-
fina 39. Ricevuto in Na-
poli 80. Primo Vicerb del
Regno 80.
Cofmo de* Medici , fecondo
Duca di Fierenze 172.
Coronazione di Federico Se-
condo yo.
Cuovos Segretario dell' Im-
peradore Carlo V. 257.
D
D Epurati della Città a
D }. Pietro diToledo 280.
Domenico Terracina Eletto
del Popolo 270. Propone V
Inquifizione 279.
Donativo a Carlo V. 132.
Donne Capuane gelofe dell*
onore 60.
Dragutto Schiavo 3 y6. Si-
gnore di Africa 357» Vie-
ne a Cafre II* a mare di
Sta-
S tabi a 3 j7
Duello tra gV Italiani , ed i
Franceft $7.
Dura ajjediata da Carlo V, l
238.
E Letti della Città di Na-
poli 34. S* incontrano
con Carlo V* 1 89. Eletto
di Capuana prefenta le
chiavi a Carlo V. 190.
Elezione degli Eletti della
Città di Napoli 54*
Elezione dell Eletto del Po
polo in potere del Vice-
ré 317.
Entrate del Reggimento po-
polare 124.
Epitaffio della Cijierna di
S. Domenico 363.
Erefia Luterana 264,
Errico Vili. Re d' 'Inghilter-
ra, come , e quando diventò
eretico 240. Scomunica-
to 341, 141.
FAbbrizio Marramaldo
Governadore d* Italia
1 yo.
Tatto d? armi nel Faro 4 r •
Ferrante IL ad Ifchia 3).
Sum,Tom%V.
I69
Ricupera Napoli 42. Pri-
gione 84. Quareoo Luogo-
tenente del Regno 1 jtf.
Ferrante Gonzaga , Viceré"
in Sicilia 1 8 6
Ferrante Carrafa riceve— *
Tommafo Aniello Sorren-
tino portato a cavallo per
la Città 2 8 5.
Federico di Vries Reggente
di Vicaria 271»
Federico Re fi ritira ad If-
chia^efua risoluzione 60.
Va in Francia 61 • Sua
morte 62.
Ferdinando Re di Cajìiglia
detto il Cattolico 87,
Figliald'Ifabella, Duchejfa
di Milano 23.
Filippo Principe di Spagna
in Italia 3 J 5".
Filippo Duca di Borgogna in
Ifpagna 99-
Filippino di Oria alle guar-
die del Mare 1 ji.
Fine infelici jjìmo di quelli ,
che fi trovarono al face o
di Roma 148.
Fine dell' affedio di Lotrec-
co 1 J4»
Fiorenza ajJediatadagV Im-
periali i7'«
Focillo diMicone270. Fri-
gione in Vicaria 27 *• Sua
morte 271%
Aaa Frati-
37°
Trance/co Vi sballo Regio
Te/ori ero 17.
Fr ance/co Ldi Trancia pren-
de Milano loo.Competì to-
te nell'Impero 11$. Ami-
co delTurco Z27.
Fr ance/co Sforza reintegra-
to nello Stato di Mila-
no 163.
Francefco Tovara difegna di
far venire nuovo Re z6\.
Francefco di Fi atto , creato
Eletto 3 1 ó.Sua morte 328.
Francefi abbattuti 74. Cac-
ciati da Milano 100. Co-
minciano a morire nelV af-
fé dio di Napoli 1 j 3 .
Fuor a/ci ti in Napoli 303.
Fuor afe iti Calabre fi 304.
GAI 'ella 270,
Gabella aggiunta 3 1 y.
Gantefifi vendono a Carlo V.
217.
Gare tra Nobili , e "Popola-
ri 52i
Germana feconda moglie del
Re Cattolico 90.
Giacomo Aquino , Signor di
Piombino 247.
Ciovanni Galeazzo Sforza ,
Duca di Milano zi* Sua
morte 23*
Giovanni Vontano , Segre-
tario di Ferrante II. 3 1.
Giovanni Giacomo Baratto ,
Chirurgo yj&.
Giovanna IlL Regina di Na-
poli ioi. Sua morte 102-
Suo tejìamento 103,
Giovanni Colonna^Cardina-
le 162*
Gio\ Ratti fta Loffredo , Gè.
ner ale delVefer cito Napo-
litano z%7*
Gio: Andrea Summonte y Al-
fiere del Goffo z $9.
Gioì Angelo Pifanello ,
Dottor di Leggi 289.
Gioì Francefco Caracciolo ,
Priore di Bari 289.
Gio» di SeJJa, e Cefare Mor>
mi le hanno il carico di
difender la Città 289,
Gioì Tommafo Cali f ano, fi-
dato valorofo 200»
Gioì Marziale , Reggente
di Cancellarla 3 o 1 .
GìoiBattifìa Pino^perfegui-
tato 320. carcerato 322.
Giorno della coronazione di
Carlo V. 164,
Girolamo Pellegrino y elet-
to della Città 1 jo.
Giudei fi partono da Napo-
li 1 79»
Grazie conceffe a9 Napole-
ni 33,
Gre-
37*
Greci in Napoli 1 70. J Lettera del "Prete Gianni al
Grotta di Fazzuolo 273. J Papa , e all'Imperadore •
Guerra Navale al capo d* j 168. <fc/ Sofìall1 Impera-
Orfo 1 yi. I rfer* 168*
Guglielmo Frofna , 2?*£- f Lipari prefa 250,
gente della Vicaria 47,
Jacopo Caracciolo^ indico
della Città 34,
Incendio di Pozzuoli 229.
Indie nuove conquifatts
dal Re Cattolico 100.
Inqur ' fizione tentata fotto il
Re Cattolico 280. !
Litigio tra il Viceré , ? /tf
C/V/ó 289.
Lite tra i Canonici , e i
Nobili de* Seggi \ 1 r.
Lodovico il Moro , * perchè
chiamato tale zz.
Lodovico Sforza chi amaCar-
lo Re di Francia alTac-
quìjlo di Napoli zt.Legi-
timamente prende lo Sta*
to di Milano zz»
Infegne della Cafa Sanfeve- j Lodovico XII. Re di Napo-
rino 331
Invenzioni nelV arco della
Sei lari a 321.
Invejìì tur a fatta al Re Cat-
tolico 88.
Ifabella di Aragona parte
da Milano e viene in Na-
poli 25.
L Ancia , che ferì il co-
fato di Né S. condotta
in Roma 33.
Lega del Papa con i Vene,
veneziani^ altri 129. di
Francia contro l'Impera-
dorè" 147.
li J7«
Lotrecco eletto generale del-
r efercito contro il Regna
di Napoli 147. Viene in
Italia 147. Entra nel Re-
gno dì Napoli 149. A Pog-
gio reale 1 yo. Suafchioc*
chezza i$z.Sua morte
in.
Lucia Of et ri ce Napoli* a*
na 340.
M
\\AAlfranC€f€ **•
I IVI Malta ajfediata da'
I Turchi j3 9,
Margherita di Aufìria ri-
A a a z fudiata
37*
pudiata da Carlo Vili, zzi.
Fufpofata a Gio: di Ara-
gona ZZ9»
Mario di GioiFr ance/co pri-
gione 349.
Maometto Re di Tunifi 2 y 1 .
ripojìo nel Regno di Tu
nifi z6\
Majfimiliano Sforra . Duca
di Milano 100,
Mattonate di Napoli Z7Z.
Matrimonio delVlmperador
Carlo V* *3I*
Medaglie di D.Pietro diTo
ledo 314.
Mole affé n Re di T uni fi ri pò
fio nello Stato 184. Avve-
lena il Padre z j 1 . Sua
crudeltà z s 1 • Paffa in Si
ci Ha 254. In Napoli 2jy.
Intende la ribellione del
figlio 2 57 \Affolda genti in
Napoli z J7. E9 uffa Ut oda3
Mori 258. E9 ferito 258.
Accufa il Tovara z6z.
Sua morte ibid.
Molearofetto affé di a Tu ni-
fi . ~ 2*3*
Monete di Federico II, jo.
Monte della Pietà 1 yg,
Monfignor di Valdimonte
affedia il Regno di Napo-
li 134.
Morte del piccolo Francefco
Sforza 2j. Del Zi zi ma
• 1
:l
Fratello de l gran Turco
}j. di Alfonfo , Mar che fé
di Pefcara 44. Di Ferran-
te H,4.B.di Giovanni Pon-
tano 48. a" Ippolita , Fi-
glia della Ducheffa di Mi-
lano 6z. D* Ifabella Du-
cheffa di Milano 63. Di
Giacomo Sannazaro 6$,
Di Filippo Coppola, figlio
del Conte di Sarno 83. Di
Vito PifanelloSs. D' Ifa-
bella , moglie del Re Cat-
tolico 89. Di Filippo Re
di Spagna gì. Di Lo dovi'
co Re di Francia 100. Di
Ferrante Duca di Cala-
bria i \4AiFabbrizi0 Co-
lonna 1 1 6, Di Papa Leo-
ne X.11 7. Di Andrea Ca-
raffa i$z.di Carlo di Sor-
bona 146. Di Carlo della
Noja 148. Di D.Lgoyi-
cerè di Napoli i|i. Del
Principe di Grange 171.
Di Pompeo Colonna 177 . ,
Di Francefco Sforza^Du-
ca di Milano z i ì*Di Car-
lo , Duca di Orleans 23 9.
Di Maria Principeffa di
Spagna 240. di Anna Ba-
lena 24 1. Di Notar Do-
menico Graffo loi.DìPla-
cido di Sangro $zo.diRo.
berlo Terzo , Principe di
Sa.
Salerno 333. di Perfo di
Ruggiero 346. Del Mar*
chef e di Puglia fio 338.
Di D. Antonio di Arago-
«#338.. di Mai mone 251.
Del Re Abdemalech z6 2.
Del Marche/e del Vajìo
263. di Martino Lutero
264. di Adriano Bar baruf-
fa 250. Di Camillo della
Monica $ii. Di Afcanio
Colonna i^z.Di Dragut-
to 36t.
Mojìra dell' Otti ne di Ma-
poli 1 79.
Mu ragli e di Napoli Z7Z*
N
N A poli -pre fa da Trance-
f 61 „ E' governata da
cinque Re in 32. mefi 84.
Nobili di Napoli raffrenati
270.
Nozze di Margherita diAu-
Jìria zi 6. Del Principe
di Sulmona jbid. Di Ma-
ria figlia dell' Impera dor
Carlo V. 3 5 j.
O
373
con i Napolitani ztj%
Odio tra la Nobiltà di Na-
poli % ed il Toledo 27 j.
Orazione di Antonio Grifo-
ne 280.
Orazione di littore fiera-
mofea alli compagni 71.
Orazione del Prior di Bari
al Popolo 308.
Ordine della feconda corona
delT Imperadore 164.
Ordine della terza corona di
oro i6f.
Ordine della Cavalcata del
Papa con V Imperadore
dopo la coronazione 1 66.
Orto del Conte 30.
1
1
OCc afone degliSpagnuo-
li in Napoli 287.
Odio di fidati Spagnuoli
;
Pd lazzo regio di Napoli
j73-
Palazzo di PizzofalcoML-*
Papa Leone X. difpenfa al-
l'elezione delT Imperador
Carlo V. 1 1 f.
Papa Clemente VII. ajfedia-
to 146. E) liberato 147,
Con V Imperadore a Bolo-
gna 163.
Pace tra V Imperadore , e la
Francia 1 ytf. £238. Tra
V Imperadore > e Papa CU'
mente 157.
Parlamento di Fedeirgo di
Ara-
374
A 'vago na, di Carlo Ottavo
3 7.
Variamento generale 217.
Pcfìe in Napoli 1 22.
Pietro Navarra^granGuer-
riero 80.
Pietro di Toledo Ottavo Vi
cere di Napoli 178. Soc-
corre Pozzuolo 249. De-
federà V Inquifizione^per
cafiigo della Nobiltà 278.
Propone V Inquifizione
279. Raduna 3000. foU
dati Spagnuoli 287. Mi-
nacciagli Avvocati della
Città 290. parte da Na-
poli 3J3 f uà morte 354.
Placido di Sangro parla con
Carlo V. 297. Eloquenti/
fimo 309.
Poggio reale 30.
Popolo Napolitano fé delibi -
nio 276. fa celebrare ogn*
anno /' anni verfario per V
anima delRe CattoUo 97,
Pompeo Colonna Cardinale ,
VII. Vi e ere di Napoli 1 € 1 .
Ponte fatto ai Viceré di
Napoli 178.
Portici , e Gai fi levati da
Napoli 272.
Porta reah 172.
Porta Petruccia 272.
Porta del C afelio 272. Di
1
S. Gio\ a Carbonara 273.
Prammatica nel vejìire 193»
Prefa , e facco di Genova
12 j.
Preti Gefuiti inNapoli 561.
Principe di Grange con 17.
wjf/tf perfone in Nap.149»
Viceré inNapoli 155.
Principe di Salerno con
gran fpef a foce-or re il Re-
gno 334. In Bologna 335.
fuafplendidezza 5 37. Li-
cenziato dalla Corte 339.
Viftta il Viceré 340. È*
ferito 343. F/2t dal Re-
gno 344 y^tf afìuzia 344«
prefago della fua rovina
345. Va in Venezia ibid.
£' ribello 3 4 5. Ritorna
in Francia 349. Ftf /»
Jfpagna 349- fatto Ugo-
notto 3 yz. yW morte 3 52.
Chiamato da D* Pietro di
Toledo 291.
Principio del tumulto di
Napoli 278.
ProceJJione del Corpo di
Cri fi 0 45. 9f. magnifi-
cata dal Re Roberto
108.
«*•
R
RAgionl di Trancia al
Regno di Napoli con-
ceffe da Lodovico KIL 90.
Raimondo Cardona Viceré
di Napoli 100.
Re di Francia, e di Spagna
fi dividono il Regno di
Napoli . J9.
Re di Spagna , perchè Cat-
tolici 88.
Redi Francia in Italia 126.
prigione ibid. condotto in
. Ifpagna prigione 128. £'
liberato 131.
Re di Francia , e d'Inghil-
terra rammaricati del
Sacco di Roma 146.
Ribellione della Città di
Gantes zzò.
Riffa Tra D.Pietro dì Tote-
ledo , è 7 Mar chef e del
Vajìo . 219.
Rodi prefa dal Turco • 1 z j.
SAcco di Roma i^^.Quan
io fu filmato i^K.Qitan
to dlfpiacaue a Carlo V.
148.
Sa li , e tratte di grano fi
vendono in ogni anno ad
efìinto di candela 18.
37S
Scipione di Somma Confi-
gliero di guerra 301.
Sebafìiano d'Ajello Medico
134. t-
Sentenza del Re Federigo
in portare II pallio jf.
Sentenza del Re Cattolica
fopra Vajìa del palilo 94.
Sepoltura del Marchefe di
Pefcara IZ9. di Carlo di
Borbona 146.
Slena Ribellata dall' Im-
peradore m 373»
Signori che fi trovarono al-
la Coronazione di Carlo
Quinto 168»
Slnam Giudeo a Ci tara 1 72.
Solimano fagge da Vienna
169.
Spagnuoli affaltano la Gii-
tà 304.
Strada di Toledo 275*
!
Titoli de' Re 88.
Tommafo à e' Ruggieri
280. carcerato $42.
Tommafo Anello Sorrentino
Capo del tumulto attempi
delVlcerè dìToledo 282.
Arrefìato In Vicaria 28 y.
Liberato 2%ó.
Traditori del(a Patria 283.
Z>£ Corone dell9 Impero 1 64.
37*
Tregua tra il Viceré , e la
Città 306.
Tribunale della Sommaria
373. della Vicaria ibid.
Del S. C. ibid.
Tribunali ferrati , e poi
aperti 309.
Tumulto della plebe contro
la Nobiltà 307.
Tunifi pref a dal Bar bar offa
18. e 254. affediata dall'
^Imperadore ^e prefa 183.
Tre/a dal Ture* 2%%* Pre-
fa da D.Giox d' Aufiria
1
1
i
1
Vecchia indovina 237.
Veneziani , e? */ P^a
in lega con i Francefi con*
troV impero 1 yo. pacifica*
ti con Vlmperadore 164.
Verticillo Bandito in Napo-
li ij2.
Vicaria nuova 273.
Vicaria trasferita 388,
Vincenza Spinelli , moglie
di D. Pietro di Toledo
3J3-
F/'/o Pi/anello Segretario
di Federigo Secondo 50.
Unione tra il Popolo > 0 la
Nobiltà
IL FINE»