MANUALI HOEPLI
CARLO VOLPINI
ccrmastia AZ 1A IRA ALII
GONUUN AFPENDICE:
| PICCOLO DIZIONARIO DI TERMINI DI CORSE
ULRICO HOEPLI
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MANUALI HOEPLI
SSIS SSNSIINSI
IL CAVALLO
CON UN APPENDIÙE:
PICCOLO DIZIONARIO. DI TERMINI DI CORSE
DI
CARLO VOLPINI.
Con 8 Tavole
ULRICO HOEPLI
EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL CASA
MILANO
1591,
PROPRIETÀ LETTERARIA.
Milano, Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C.
650. |
V87C
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ntroduzione. — Il cavallo . . . . Ng EE
JAPITOLO I. — Conformazione cetona del
cavallo. So) 5; 9
"i II. — Bellezze ed Ceichioni ‘agì
cavallo, abitudini e sensi. ,, 28
“Di III. — Appiombi del cavallo . ta
i IV. — Dei mantelli e delle marche
particolari OPEN pa an 1.
Ù V. — Dei denti e dell'età . gu
si Ms Della ferraturai i. Vv. 0, 04
n VII. — Dell’ alimentazione Mete)
, VIII. — Igiene. Li
14 IX. — PESTO ea dei davallo 33° 4120
; —_X. — Artedelmercante di cavalli ,, 130
w XI. — Nozioni elementari di ve-
terinaria . . TORE 8
Appendice. — Piccolo dizionario di termini
dolle”corse.fa ee de JO
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> fà
5
INTRODUZIONE.
IL CAVALLO,
Fra tutti gli animali che l’uomo seppe assog-
| gettare al suo imperio, nessuno ve ne ha che possa,
per meriti e per pregi, paragonarsi al cavallo. La
| sua storia è strettamente legata a quella dell’uomo,
al quale fu mai sempre di validissimo aiuto.
Di spirito vigoroso, ma docile; ubbidiente, leg-
| giero, veloce, pronto ad apprendere e ad adempire
tutti i doveri che gli vengono imposti, riconoscente
ai buoni trattamenti, con piedi forti per sostenersi,
con robusti lombi per resistere alle più dure fati-
che, non vi ha forse nella Societa umana: classe
. alcuna di persone che non ritragga da questo ani-
male utilissime prestazioni. Fin dai più remoti tempi
noi lo vediamo compagno indivisibile dell’agricol-
tore e del guerriero, che nella infanzia delle na-
| zioni costituivano le principali classi della Società.
Nessuna meraviglia quindi, se un sì bello, sì utile
e sl nobile animale fu in ogni età da ogni popolo
"meritamente celebrato e tenuto nella più grande
« VOLPINI. Li
}
Le A Introduzione. © * ta ue
estimazione. La quale sali a tal grado da attribuire
ad uno dei più potenti Dei del Paganesimo il be- .
nefizio di averlo creato pel vantaggio dell’uomo.
Lucano nella Farsaglia e Virgilio nelle Georgiche
lo dicono nato da un colpo di tridente dato da Net-
tuno alla terra, ed altri aggiungono che ciò avve-
nisse in seguito ad una disputa da lui avuta con
Minerva su chi facesse agli uomini il più utile dono. |
Di poi venne il cavallo, in certa-maniera, associato
alla umana natura, immaginando un popolo intero,
i Centauri, meta uomini e metà cavalli. La religione È
‘pagana lo volle attaccato al carro degli Dei più
potenti, i poeti gli attribuirono parte delle gloriose |
imprese dai loro eroi compiute e lo adornarono dei
più nobili attributi dell’uomo; poeti e pittori ce lo.
dipinsero con ogni più bella ed immaginosa fanta-
sia, lo dotarono di ali, e lo collocarono sulla più.
alta vetta del Parnaso. | ‘i
La storia ci ha tramandato il nome dei più ce- |
lebri cavalli, ed anche ai dì nostri la nobiltà, come |
nei tempi da noi più remoti, non ha titolo più pre- |
giato di quello che prende a prestito dal nome di
questo animale. I cavalieri romani formavano il
secondo ordine della repubblica, il titolo di scudiere —
divenne nel 1579 un titolo di nobiltà; la dignità di |
Connestabile ripete la sua origine dal cavallo (le |
comte de Pestable, o, comes stabuli) ed era CORE
rita al capo delle scuderie reali. |
Fra quante descrizioni eloquenti storici, nstusii i
listi, scrittori ed oratori ci hanno lasciato e in prosa. i
Il Cavallo. E;
| edin versi, cominciando dai più remoti tempi e ve-
‘1nendo fino ai di nostri, tre sopratutte è prezzo del-
l’opera ricordare, siccome quelle che sulle altre
primeggiano.
La più antica, senza dubbio, e dicasi anche la
sublime, è quella ricordata da quasi tutti gli scrit-
tori di scienze ippiche, e che leggesi nel sacro 'li-
bro di Giobbe. Il Signore rimproverando a questo
| patriarca la presunzione sua, così tra le altre cose
. gli favella:!
Numquid prabebis equo fortitudinem, aut circumda-
bis collo ejus hinnitum ?
Numquid suscitabis eum quasi locustas? Gloria na-
“rium elus terror.
Terram ungula fodit, exultat audacter: in occursum
pergit armatis.
Contemnit pavorem, nec cedit gladio.
Super ipsum sonabit pharetra, vibrabit hasta et cly-
peus.
Fervens et fremens sorbet terram, nec reputat tube
| sonare clangorem.
Ubi audierit buccinam, dicit: vah! Procul odoratur
bellum, exhortationem ducum et ulutatum exercitus.
Della qual descrizione l’abate Francesco Rezzano
nella sua volgarizzazione in ottava rima del libro
di Giobbe, ne fa la felicissima imitazione seguente:
Forse il destriero per tua man guernito
Il fianco e il collo di virtù robusta
Mostrerà col magnanimo nitrito
Da generoso ardor l’anima adusta?
1 GIOBBE, cap. XXXIX, verso 19 al 25.
4 Introduzi vaE
Forse ad un lieve minacciar col dito
Fuggirà, come celere locusta?
Quando avvien, che alla pugna ei si prepari,
Sbuffa terror dalle orgogliose nari.
Percuote il suol con la ferrata zampa,
Morde il fren, scuote il crin, s'incurva e s’alza,
In un luogo medesmo orma non stampa,
Ardimento e furor l’agita e sbalza,
Corre e affronta l’ostil schiera che accampa,
Sprezza il timor, armi ed armati incalza,
E sonar fa nel violento corso
Scudo, faretra e stral scossi sul dorso.
Impaziente e di sudor fumante
Così precipitoso si disserra,
Che non aspetta udit tromba sonante,
K par nel corso divorar la terra;
Dove sente rumor di spade infrante,
Colà, dice fra sè, ferve la guerra,
E dei Duci gli sembra udir le voci,
E gli ululati de’ guerrier feroci.
Linneo nel suo stile meno immaginoso, ma esat-.
tissimo nella sua concisione, così descrive il ca-
vallo : # Animal herbivorum, rarissime carnivorum;
generosum, superbum, fortissimum in currendo, pun-
tando, trahendo; aptissimum equitando; cursu fu-
rens; sylvis delectatur; hinnita sociam vocat; cal
citrando pugnat. ,
Il principe dei moderni naturalisti, il Buffon ci.
ha lasciato un ritratto del cavallo, che fu mai sem-.
pre da tutti ammirato, perchè dimostra quali sieno
ì costumi ed il carattere del cavallo, quando l’arte
ne ha perfezionato le qualità naturali.
3 r peas:
Il Cavallo. i
“La più nobile conquista dell’uomo è quella del
cavallo, animale generoso e gagliardo, che divide
con lui i rischi della guerra, la gloria delle batta-
| glie. Vede ed affronta intrepido i pericoli, si abitua
e gode al rumor delle armi, si anima quanto il
guerriero che lo guida. Animale non meno docile
che coraggioso, non si lascia trasportare dal suo
ardore, sa reprimere i suoi movimenti, non solo
| cede alla mano di chi lo governa, ma sa indovi-
narne-1i desideri ed obbedendo con mirabile preci-
| sione agli impulsi che ne riceve, si precipita, si
modera o si ferma e non agisce che per soddisfarvi;
è una creatura che rinunzia al suo essere per non
esistere che colla volonta di un altro, e sa anche
prevenirla, ed esprimerla colla prontezza e preci-
sione dei suoi movimenti. Sente quanto si vuole da
— lui, e non rende che quanto si vuole; si abbandona
senza riserva, non si rifiuta in nulla, serve con tutte
le sue forze; si esaurisce ed anche muore pet me-
glio obbedire. ,
Che più? — Oltre ai servigi che esso rende al-
l’uomo durante la sua vita, gli fornisce anche dopo
morto varie utili sostanze. La pelle, lo zoccolo dei
piedi, i crini della coda e del collo sono utilizzati
nel commercio ; dei tendini se ne fa colla; dalle
sue ossa si ricava il nero animale. Oggidi poi non
| pure in Francia ed in Germania, ma anche da noi,
nelle principali città, la sua carne ha una parte
. notevole nell’alimentazione delle classi meno agiate.
Studio non privo d’interesse sarebbe il ricercare
6 | Introduzione.
a quale epoca risalga il servaggio del cavallo, come,
quando e da quali popoli sia stato per la prima
volta adoperato, se prima abbia servito per uso di
sella o pel traino, ma ciò ci trarrebbe troppo lon- |
tano dal modesto scopo che ci siam prefisso. |
Valga il sin qui detto a far sorgere il desiderio |
di veder prodigate a questo nobile animale tutte
quelle cure delle quali egli è, a tanti titoli, meri-
tevole; cure che non solo tornano di giusta ri-
compensa per i tanti servigi che esso rende al-
l’uomo, ma dalle quali questi non ne può che ri-
trarre ùn grandissimo utile commerciale. E tanto
più dobbiamo noi Italiani aver per esso i più pre-
murosi e solerti riguardi, dacchè vediamo non senza
un giusto e profondo rammarico, come le altre na-
zioni abbiano bene appreso, ciò che fu da noi di-
menticato, tanto che mentre in fatto di cavalli era-.
vamo una volta i fornitori a tutta Europa, siamo
oggi astretti ad acquistarli a prezzi elevati negli
altri paesi.
Ma perchè il cavallo sia in grado di rendere tutti sa
gli importanti servigi che si pretendono da lui, gli —
è anzitutto necessario che sia sano, cioè che tutte
le sue funzioni interne si eseguiscano bene e re-.
golarmente e poscia che la sua conformazione
esterna sia adatta al servizio a cui esso è desti-
nato, la qual cosa hassi a desumere dall’ esame
delle singole parti e dall'essere queste ben armo-
nizzate nel loro complesso. e:
La descrizione di queste parti, il rilevarne le.
Il Cavallo. I n 7
È) DI
buone qualità ed i difetti, l’indicarne quali sieno
È le cure che si devono prestare al cavallo, è lo Scopo
del presente manuale. Nulla di nuovo qui troverà
|. il lettore, chè del resto assai difficile cosa ella è,
dar nuovi ammaestramenti su di un argomento gia *
. trattato e discusso da valenti ingegni. Questo ma-
. nuale non mira che al modesto scopo di offerire
al lettore, in piccolo volume, quello che trovasi più
diffusamente svolto in opere di maggior conto.
Mi = CAPITOLO PRIMO.
; |’ CONFORMAZIONE ESTERNA DEL CAVALLO.
f
< EI ENTER
Il corpo del cavallo suolsi per 16 più dividere in
quattro parti principali e sono: testa, collo, tronco .
o corpo, ed estremità. (Tav. I.)
. Testa. — Nella testa si osservano le seguenti
5 parti:
Sincipite o vertice, sommità del*capo posta fra ‘
le due orecchie.
s Ciuffo, ciocca di crini attaccati sul Lila e
| discendenti sulla fronte.
Nuca od occibite, regione superiore della testa
tra il vertice e l'origine del collo dietro il ciuffo
cioè e davanti alla criniera, su di essa poggia la .
testiera della briglia, del filetto o della capezza.
| | Orecchie, formano la parte esterna dell’ organo
dell'udito.
| Parotidi, regioni laterali e posteriori della testa,
“lungo le quali sono poste le ghiandole dello stesso
nome, che si estendono dalla base delle orecchie
» gola. | :
by VOLPINI. % Li Le ig
»
10 | Capitolo | primo.
LA GTI *»
) *
Fronte, regione superiore ed anteriore della testa,
sta fra gli occhi, il sincipite e la radice del naso.
Tempie, eminenze ossee ai lati della ag
ste un po’ al disopra degli occhi.
Conche o fosse sopraorbitarie, incavi osseisesi-
stenti alle parti laterali della fronte al disopra de-
gli occhi.
Li
4 ; ®
Occhi, organi della vista, le cui parti accessorie.
sono le palpebre, la membrana detersoria,la ghian-
dola ed i punti lacrimali; le palpebre sono due.
veli membranosi e mobili, il cui margine libero è
guernito di peli lunghi detti cig/ia, i punti nei quali
‘le due palpebre, superiore ed ‘inferiore si uniscono
diconsi commessure od angoli, e di questi è detto
nasale quello che guarda il naso, e temporale.
quello che guarda le tempia. La membrana deter-
soria è una terza palpebra destinata a nettare l’oc-
chio movendosi dall’ angolo nasale, ove è impian-
tata, verso l'angolo temporale. La ghiandola lacri
male è. destinata alla secrezione delle lagrime che
umettano di continuo il globo dell'occhio, le quali
vengono raccolte dai punti lacrimali e versate nel
nelle cavità nasali.
: condotto dello stesso nome, che va a terminare
Naso, regione della testa posta fra:la fronte, gli
occhi, le guancie ed il,labbro superiore. La sua
parte superiore dicesi radice del naso, la parte me- —
diana e più estesa, dorso del naso. Nel naso sì
osservano :
Le narici, aperture esterne delle cavita nasali.
i
ME - ‘
«vv. vConformazione esterna* del cavallo. 11
Y
Le false narici, duplicature della pelle a fondo
“celeco, che esistono verso il margine libero delle na-
| rici, dette anche le froge del naso.
Il setto nasale, parete cartilaginosa che separa
le due cavità nasali.
La membrana pituitaria, che annie le ca-
* vità nasali e nel cavallo sano presentasi rosea e
leggermente umettata.
La punta del naso, termine della regione na-
sale tra le due ‘narici.
Bocca, in essa si notano:
Le /labbra, « organi muscolosi e mobili, dei quali
"uno è detto superiore ‘od anteriore, l'altro s infe-
riore, o posteriore. I loro punti di riunione costi-
*
. tulscono la éommessura delle labbra. Il labbro su-
periore, che si confonde quasi colla punta del naso,
e la regione in cui ha, si può dire, la sua sede l’or-
gano del tatto, ed è dotata di molta sensibilità.
L'esistenza su questa parte di cicatrici circolari sono
dovute all'applicazione del torcinaso, indizio questo
. che il cavallo ha subito una qualche operazione, o
IRE È
ye
Va“,
I
che per lo meno è renitente a lasciarsi ferrare 0.
bardare.
Le gengive, nelle quali sono impiantati i denti.
Le barre, spazi che separano i denti incisivi
‘dai mascellari, e sui quali si fa appoggiare l’im-
| boccatura del morso.
La Jlingua,,sede dell'apparecchio del gusto, ed
| organo principale di preensione e deglutizione de-
gli alimenti.
. Nuca.
. Ciuffo.
. Labbra.
. Barbozza.
. Orecchie.
. Tempia.
, Conche.
. Occhio.
. Guancie.
. Ganasce.
. Narici.
. Collo.
. Garrese.
. Dorso.
. Lombi (reni).
. Coda.
SGADO.
. Petto.
. Vena delle cinghie.
. Costato.
. Fianco.
. Ventre (addome).
. Testicoli (scroto)?
DA IPO tI
«Capitolo: prime SORA
TAV. I.
Fronte. ‘
Spina nasale.
Punta del naso.
Mento.
VOLPINI, II Cavallo.
È.)
. Conformazione ‘esterna del cavallo. » 13
EROI dd 28. Verga.
MERE E, da “W& 29. Pisciolare.
30. Spalla.
21. Braccio.
82. Antibraccio.
33. Gomito. e
34. Ginocchio (carpo..
359. Stinco metacarpo). ,
36. Tendine flessore del piede.
37. Nocca. :
38, Sperone e fiocchetto.
39. Pastorale.
40. Corona del piede. ,
41. Piede. ,
42. Groppa.
43. Air
44, Natica.
45. Coscia.
46. Grassella.
47. Gamba.
48. Garretto.
A. Criniera.
C. Unghielia (castagnaò.
E.Fauci. 1
I G. Gola. |
I
n
è
- Lp P. Punta del garretto.
Epi SASA, V. Giugoli. *
: .
2 Jas U. Hoepli, Editore. Milano
Li
i
ICONA Io Capitolo primo. i ni
Il frenulo della lingua, e una duplicata che
fissa quest'organo al canale linguale.
Il palato, parte superiore della cavità della
bocca. ”
Le fauci, parte posteriore della bocca chiuse
dal velo palatino. :
Il mento, prominenza carnosa situata al disotto
del labbro inferiore.
La barbozza, depressione che trovasi al diso- |
pra del mento e sulla quale appoggia il barbazzale
nel cavallo imbrigliato.
Le guancie, formate dalle mascelle anteriori.
Le ganasce, margini salienti dell'osso della
mascella inferiore. | |
Il canale delle ganascie, spazio compreso tra
Île due ganasce, e hel quale trovansi delle ghian- |
dole la cuî tumefazione è sempre indizio di stato.
anormale del cavallo.
CoLLo. — Il collo succede alla testa, ed offre:
due estremita, una anteriore, per la quale si unisce
alla testa, e l’altra posteriore per cui si attacca al
tronco ; presenta due faccie laterali, destra‘e sini- .
stra; due margini, uno superiore o cervicale; l’al-
tro inferiore o ola.
Esso comprende le seguenti parti: |
*
Cervice, margine cervicale o superiore del collo,
| Crinierà, costituita di crini più o îneno lunghi e
fini impiantati nel margine superiore del collo.
Gola, parte compresa tra il canale delle suo 4
sce ed il petto: in essa scorrono:
W
hatte
de % pete c * LI)
a Conformazione esterna del cavallo. 115
a) La trachea, canale conduttore dell’aria pe:
la respirazione.”
ib) L’esofago, canale che conduce gli alimenti
dalle fauci al ventricolo.
‘Giugoli, parti laterali della gola.
Diconsi giugolari le grosse vene che scorrono
una per lato del.collo, e dalle Dal cavasìi più ge?
neralmente sangue.
Tronco. — Nel tronco si osservano le seguenti
parti: bi,
Garrese, parte più elevata de] tronco, sana tra
la cervice ed il dorso.
Dorso, posto dietro al garrese e avanti ai lombi.
Su questa parte si colloca la sella.
Lombi o reni, posti tra il dorso e la groppa.
Groppa, compresa tra i lombi e l'origine della
coda. |
Coda, appendice costituita da piccole ossa, mo-
bile e guernita di crini.
Petto, regione mediana anteriore del tronco, si-
tuata inferiormente al termine della gola.
Costato, l’assieme delle ossa dette coste 0 co-
stole, le» quali fano le parti laterali del
tronco.
Anche, parti Faieni poste lateralmente alla
groppa.
Fianchi, parti comprese tra le anche, le coste,
i lombi ed il ventre. é
Ventre, regione inferiore posteriore del tronco,
îituata dietro al costato e al disotto dei fianchi.
i
è
® * rg
16 | Capitolo primo.
è
Inguini, parti costituenti il limite posteriore della
regione addominale o del ventre, e che la separano
da ambi i lati dalle membra posteriori. | (è
Organi genitali, nello stallone comprendono:
il prepuzio, duplicatura della pelle che serve di.
guaina al membro o pene} lo scroto, specie di.
. sacco che contiene i testicoli; nella femmina com-
prendono: la vulva, che costituisce la parte esterna |
dell'organo della generazione, l’entrata della vagina
ed il termine dell’uretra, e de VISA OA organi
destinati all’ allattamento. |
Ano, estremità posteriore dell'intestino retto, che
serve a dar uscita alle materie fecali.
Perineo, tratto che, separa l’ano dallo scroto nel
maschio, e la vulva dalle mammelle, nella fem-o
mina. . I
EsTREMITÀ..— Le estremita sono quattro: due an- |
teriori e due posteriori e diconsi anche arti ante-
riori ed arti posteriori e DE, comunemente»le quat-
tro gambe. x .
Nelle anteriori si distinguono le seguenti parti :
| Spalla, regione avente per base l’ osso detto sea- |
pola, il quale dal garrese si estende IRSA]
in avanti ed in basso. © Va
Qhiamasi punta della spalla la parte della me-
desima più avanzata verso la testa e corrispondente
alla articolazione della spalla col braccio. i
Braccio, parte che si protende obliquamente in
senso opposto alla spalla, De ha per base l'osso
chiamato omero. ;
._ . Conformazione esterna del cavallo. ' 17
Avambraccio, parte che si estende tra il braccio
ed il ginocchio ed ha per base l’osso detto cubito
o radio. Alla sua faccia interna trovasi un’escre-
| scenza cornea detta unghiella o castagna.
La prominenza che scorgesi all’estremità superiore
e posteriore dell’avambraccio, chiamasi gomito.
Nel linguaggio ordinario dicesi comunemente
gamba tutta la parte sottostante alla spalla.
Ginocchio, articolazione dell’ avambraccio collo
stinco, una delle principali nel cavallo.
Stinco, compreso fra il ginocchio e la nocca.
Lungo la faccià posteriore dello stinco passano i
tendini flessori del piede. |
Nocca, articolazione arrotondata dello stinco col-
l'estremità superiore del pasturale. Alla sua parte
posteriore osservasi una ciocca di peli detta fioc-
chetto o barbetta, ed una escrescenza cornea detta
sperone. i
| Pasturale, parte compresa fra la nocca e il piede.
Corona, margine inferiore del pasturale.
Piede, parte delle estfemità, colla quale il ca-
| vallo appoggia sul suolo. Il piede è protetto tanto
all’intorno che al disotto da un involucro corneo
detto unghia o zoccolo, il quale si divide in tre
parti principali, parete, suola e forchetta.
Nelle estremità posteriori si osservano le seguenti
fi parti: >
Coscia, situata fra l’anca e la gamba, avente per
base l'osso detto femore; essa è diretta obliqua-
mente dall’alto in basso, e dal di dietro in avanti,
dH
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VOLPINI. ” : 2
*
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RO Ba Goti ei Lx yo A fai VASTA VA + |
DI b i 4? c'| dI
Mi DAI TONI FEVLA Se è
18 Capitolo primo. °° VERRI
Le parti posteriori più carnose delle coscie sono
dette le natiche, la cui regione più DIOMEDE
forma la punta delle natiche.
Grassella, parte saliente che separa in avanti la
coscia dalla+gamba, e corrisponde alla rotella. |
Gamba, parte che succede alla coscia volgendo
obliquamente all’ indietro in senso opposto alla me-
desima ed appoggiandosi per la sua estremità infe-.
riore allo stinco. Il suo osso principale chiamasi tibia.
Nel linguaggio ordinario chiamasi anche gamba
tutta la parte delle estremità posteriori sottostante
alla coscia. bi
Garretto, articolazione tra la gamba e cn stinco..
Esso ha per base le ossa del tarso; le sue faccie.
“laterali diconsi rispettivamente interna ed esterna,
la faccia anteriore piegatura del garretto, la po-.
steriore punta del garretto. A questa punta s rat
tacca il così detto tendine d’Achille. é
Le' parti inferiori del garretto sono analoghe a
quelle che*loro corrispondono al disotto del ginoc-.
chio nelle estremità anteriori. Notasi però che sulla.
faccia interna dello stinco e: poco sotto al gar-
retto, esiste, come nell’avambraccio, l’unghiella. |
Lo scheletro del cavallo si compone di un certo
numero di ossa, sulle quali stanno le parti molli.
che costituiscono la forma esterna del cavallo. Delle
ossa alcune sono mobili, ‘altre fisse; il’ punto dove
DI
«un osso è mobile su di un altro, chiamasi artico-.
lazione. Ogni. articolazione è rivestita «da un appa-.
recchio legamentoso (capsula articolare) che con-.
i | bi
* Conformazione esterna del cavallo. 19
tiene è ‘un liquido gialliccio, detto sinovia, destinato
a facilitare il giuoco delle ossa ed Svitarnp il con-
sumo.
x >
SCHELETRO DEL CAVALLO.
; Tav. IT
»
Fig. 2. Fim.
: *» Scheletro del tronco. Scheletro della testa.
OSSA DELLA TESTA, (Tav. I; fior 1)"
»
Occipitale.
. Parietale.
Temporale.
Frontale.
Lacrimale.
Zigomastro.
Grande sopramascellare
Piccolo sopramascellare
. Sopranasale.
210. Mascellà mobile.
mascella immobile
Cove a
*
24 Capitolo primo. O
11. Dodici denti incisivi.
12. Quattro scaglioni.
13. Ventiquattro molari. |
14. Joide. t..
OssA DEL TRONCO. (Tav. II, fig. 2.)
15. Vertebfe cervicali (del collo) N° 7
16. È, dorsali (del dorso) , 18 /colonna o
1%: 5 lombari (delle reni), 6) ver- *
18. Sacro (osso della groppa) tebrale |
19. Coccige (osso della coda) dp 0
20. Sterno.
21. Coste sternali o vere, in numero di 16.
22... asternali o false, Si 20.
23. Coxale (osso dell’anca).
7)
gi
L’ insieme. delle ossa dette vertebre, formano la
colonna vertebrale. Queste ossa sono molto sensi-
bili ed occorre perciò siano protette con ogni cura
da qualsiasi lesione.
Trentasei coste (diciotto per parte) articolate colle
diciotto vertebre, formano la cavità toracica e ne
costituiscono le pareti. i
Le coste sternali’o vere, otto per parte si riu- |
niscono allo sterno. Le coste asternali o false,
dieci per parte, non si congiungono a quest'osso,
sono riunite frà di loro FE i muscoli dell’ dica
dome e del peritoneo.
Allorchè s’insella il cavallo devesi badare a non .
mettere la sella troppo indietro, altrimenti la cin-
ghia, invece di stringere lo sterno, serrerebbe le |
coste false e farebbe pressione SHE intestini.
ene n
E |
» Conformazione esterna del cavallo. al
Il coxale, osso dell’anca, indicato al N. 23 è com-
posto di tre parti: la superiore ed anteriore, detta
ileo o régione iliaca, la inferiore ed anteriore, detta
.pube o regione pubica, la posteriore, detta ischio
o regione ischiatica.
x è
A TAV: HI. B
*
Fig. 1. î Fig. 2.
Ossa degli arti anteriori. Ossa degli arti posteriori.
OSsÀ DEGLI ARTI ANTERIORI (Tav Fl fig. 1),
© 24. Scapola, osso della spalla od omoplata.
‘ 25. Omero, osso del braccio.
26. Radio, osso dell’avambraccio.
«27. Olecrano, osso del gomito.
28. Ginocchio, ossa carpiche.
&
3
22 x Capitolo primo. A
29. Stinco
NPiblt metacarpo.
51. Sesamoidi. STR
: 82. Osso del pasturale (prima falange).
39. Osso della corona (seconda falange).
s4. Osso del piede (terza falange).
Il ginocchio è composto di un certo numero di
| ossa, dette carpiche, disposte su due ranghi, uno.
superiore ed ‘uno inferiore. si
‘ Le parti degli arti anteriori, le quali devono es-.
ser fatte segno di maggior cura sono: l’articola-
zione scapolo-omerale (punta della spalla); l’arti-
colazione del ginocchio ed i piedi. O
OssA DEGLI ARTI POSTERIORI. (Tav. III, fig. 2.) ©
35. Femore, osso della coscia. ©
36. Rotula )
‘0. Perone ossa della gamba.
' 88. Tibia ;
39. Ossa del tarso o del garretto, ciascuno dei
quali ha un nome particolare; sono dispo-
: © sti su tre ranghi uno al disopra dell’altro.
40. Stinco 4 put ;
41. Perone. | i
42. Sesamoidi.
48. Osso del pasturale (prima falange).
44, Osso della corona (seconda falange). .
45. Osso del,piede (terza falange).
Li
Li -_- i”
*
CAPITOLO TI. ‘È
BELLEZZE ED IMPERFEZIONI DEL CAVALLO,
'* ABITUDINI H SENSI.
E TZZSESE PFA rete
Nel cavalle, come generalmente in tutte le spe-
cie di animali, il predominio dello sviluppo del
‘ cranio su quello del muso, costituisce la bellezza
| principale della testa, permette di giudicare dello
‘ sviluppo dell'encefalo e fornisce il miglior criterio
| per giudicare dell’'intelligenza e dell’energia dell’a-
. nimale.
La testa è bene conformata quando è piuttosto
| piccola, leggera e quadra, più ‘magra che grassa,
con pelle fina e vene sottocutanee apparenti, essa
‘nel suo complesso deve riflettere l’ intelligenza del
| cavallo.
Dicesi ben situata quando la direzione della sua
| faccia anteriore fa presso a poco un angolo di 45.°
7 col suolo; se forma un angolo più acuto, se cioè
+@ rivolta in alto dicesi che il cavallo porta la te-
sta al vento ; se la direzione tende invece alla ver
24 Capitolo secondo. ADORA
ticale, ‘ed è troppo «avvicinata al petto dicesi che
il cavallo si impettisce o che s’incapuccia.
Tanto nell’un caso che nell’altro il cavallo tenta ,
sottrarsi all’azione del morso, e può facilcacHia 0.
cadere sul davanti o pigliar la mano.
«La testa e ben attaccata quando la regione delle
parotidi è solcata in modo che il cavallo possa
muoverla facilmente, è male attaccata quando detto
solco non esiste e che collo e testa sembrano con-
fondersi. |
. Un’attaccatura troppo leggiera è pero general-
mente indizio di gracilità.
Un cavallo dicesi carico di testa quando questa.
è massiccia e pesante. Se essa è /unga e scarna
vien detta da vecchia; è montonina quando la con-
vessità della fronte si estende alla regione nasale;
camusa quando è depressa alla fronte ed al naso;.
di rinoceronte quando è depressa al dorso del naso»
ed ha il muso sporgente e tumido.
In tutti questi casi la testa e difettosa e scema,
l'eleganza dell'animale. Però la testa leggermente
camusa può anzi aggiungere grazia ed è anzi uno.
dei caratteri dei cavalli orientali. i
Oltre poi alla sua forma, la testa per essere ben.
conformata deve avere le orecchie piccole, diritte
e rivolte in avanti; il ciuffo lungo e fino, la nuca
e la fronte spaziose, le conche orbitarie poco pro-
fonde, gli occhi grandi, bene aperti, a fior di pelle,
vivaci, espressivi, e limpidi, con le palpebre ricche
di lunghe ciglia, il naso largo e diritto, la punta.
A
da
pe | Bellezze ed imperfezioni del cavallo ecc. 25
» ‘del naso quadrata e mobile; le narici bene aperte
‘ed asciutte: le labbra ben chiuse; le barre nè troppo
fine, né troppo carnose, rotondate, poco salienti al
disopra del livello della lingua e delle labbra, quivi
risiede la sensibilità della bocca; le gengive rosee;
la lingua sottile anziché no, grossa, voluminosa, non
lascia .che il morso appoggi sulle barre ed il ca-
vallo può per ciò sembrar duro di bocca; le guan-
cie asciutte e muscolose; il canale’ delle ganasce
secco e spazioso.
Rendono difettosa la testa, le orecchie troppo
ravvicinate, lunghe e pendenti, nel quale ultimo
caso diconsi da porco morto e fan fede di una co-
stituzione linfatica; gli occhi troppo piccoli o por-
cini, troppo grossi e sporgenti da bue; in ambi
questi ultimi casi il cavallo è soggetto a miopia
od a presbitia, e spesso è percio ombroso. I cavalli
cattivi hanno per lo piu l’occhio piccolo e coperto.
Come negli uomini, così nei cavalli l’ espressione
dell'occhio è indizio del carattere. Le fronti strette,
o che vanno restringendosi verso la sommità, sono
segno di testardaggine, in questo caso le orecchie
‘sono molto prossime l’una all’altra. La bocca e le
narici troppo strette, la lingua pendente, le guan-
‘cie cariche di carne, le ganasce troppo sviluppate,
il canale delle ganasce troppo ristretto rendono
- pure meno bella la testa; la mancanza di ciuffo dà
‘un'aria stupida all’animale.
Il cavallo che porta le orecchie in avanti dimo-
stra di essere franco e sincero; il ritrarle invece
26 I Capitolo secondo. | |
abitualmente indietro verso la nuca è per lo più.
indizio di indole cattiva e dimostra di voler mor-
dere o trar calci, sebbene ciò non sempre si av-
veri. Se gamminando ne tiene una avanti e l’altra
indietro sl prepara a fare un voltafaccia o ad arre-.
starsi repentinamente, ovvero a ribellarsi in qual-
che modo alla volontà di chi lo conduce; se infine
or le tiene ferme, ora le muove portando la testa.
in avanti, indica paura ed indecisione. , *
Il cavallo energico e dotato di buon carattere ha.
l'occhio aperto e brillante, le orecchie mobilissime,
la pelle delicata, coperta di peli fini, e quasi in-
collata ai muscoli. In un cavallo dozzinale e poco
energico, l’occhio manca d’espressione, le orecchie
restano immobili, ed indicano per tal guisa, man-
canza di attività nel temperamento, la pelle è e spessa.
e coperta di peli grossolani. da
Il collo è una delle parti che meglio cé@ntribui-
scono alla eleganza del cavallo. La sua buona con-
formazione contribuisce a rendere l’animale leg-
giero alla mano, ubbidiente e sincero. Un bel collo
deve essere ben unito alla testa, confondersi ar-o
monicamente col garrese, colle spalle e col petto.
Il suo margine superiore deve essere; sottile, piut-
tosto convesso, con una depressione alla sua ori-
gine verso il garrese che forma il così detto colpo |
d’accetta; deve essere duro e guarnitò di criniera
lunga, fina e non troppo folta; una eccessiva quan-
tita di grasso lo rende massiccio e talora pendente.
Nei cavalli di sangue i crini sono finissimi, il
7 I]
Bellezze ed imperfezioni del cavallo ecc. 27
. ciuffo è lungo, ed acuminato, la criniera lunga e
. menta di molto.
morbida; nei cavalli ordinari i crini sono grosso-
lani e folti, e spesso ondulati. Il margine inferiore
. del collo deve essere rotondato e molto sviluppato.
Un collo corto, massiccio e carnoso rende il ca-
vallo poco maneggevole, mal atto alla sella, nuoce
all'eleganza, e vien detto collo da toro 0 da maiale.
Un collo lungo e sottile meglio conviene al servi-
zio da sella, ma è spesso indizio di gracilità, mas-
sime se all'unione. colla testa tal sottigliezza au-
DI
Riguardo alla direzione il collo dicesi diritto
* quando il suo margine superiore forma una linea
| retta, come nei cavalli da corsa; rovesciato o da
cervo allorchè tal margine è concavo, con tal co-
struzione il “cavallo porta quasi. sempre la testa al
vento; da cigno quando è arcato alla estremità -
| superiore ed è sottile.
Il garrese deve essere elevato, prominente ed
asciutto; quando è troppo carnoso, basso e roton-
dato, l’animale, dicesi basso del davanti, sì rende
difficile l'adattamento della sella e questa regione
. diventa soggettaYalle contusioni. La bella confor-
| mazione del garrese si associa sempre ad una spalla
‘lunga, ad un petto ampio ed alto e si può tenere
come segno, pressoché certo, di forza e di energia.
. Le femmine hanno in generale il garrese meno
‘
pronunciato che i maschi.
Il petto deve essere conformato in modo che
possa contenefe comodamente i polmoni; largo con-
\ Lal le
28 Capitolo secondo. È
le di Si ba se I A A
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vien meglio ai cavalli da traino, che in tal modo
hanno più facilita di spostare grandi pesi; alto e
profondo è meglio adatto ai cavalli da sella per le .
grandi, veloci ed eleganti andature. Se le estre-
mità anteriori non sono troppo avvicinate, il'cavallo
dicesi bene aperto; in caso contrario dicesi stretto,
indica gracilità ed è incagliato il libero movimento .
dei membri anteriori. Il petto troppo largo rende
il cavallo pesante; troppo prominente in avanti.
porta l’animale sotto di sè e lo rende grave. +
La bellezza e la bontà della spalla dipendono.
dalla sua lunghezza ed obliquità. Nei, grossi ca-
valli da tiro la spalla deve essere più sporgente e ‘
muscolosa che in quelli destinati.ad andature leg-.
, gere. La spalla dicesi dritta quando la sua dire-
zione tende alla verticale, ciò che limita e rende
meno estese le andature; piatta o scarna quando
è poco sporgente, indizio questo di gracilità e
debolezza; incavicchiata quando è rigida ed ha
difficoltà a muoversi, in tal caso il cavallo suolsi
pur anche dire freddo di spalle. Dicesi carico di
spalle quando queste sono troppo massicce. Tutti
questi difetti rendono il cavallo incapace a pre-
stare un buon servizio e lo fanno soggetto alle di-.
stensioni, agli sforzi ed ai reumatismi. Talvolta però —
e non di rado, il cavallo freddo di spalle muovendosi
e riscaldandosi riacquista la sua antica leggerezza
ed eleganza di movimento, ma per lo più ciò suc-
cede soltanto in animali di razza distinta colti da
reumi, e nei quali'la parte offesa naturalmente è.
»
TA Cie SI
1
)
Ta
"al it mao
naliezze ed imperfezioni del davallo ecc. 29
. ben illa: adognimodo coltempo il male peggiora
bi
_ e finisce col rendere l’animale affatto inservibile.
Il braccio deve essere appianato, muscoloso, ab-
bastanza lungo, ed obliquo, libero nei movimenti.
L’avambraccio deve essere lungo, verticale, mu-
scoloso, alla sua parte superiore sopratutto. La sua
lunghezza specialmente è condizione’necessaria alla
velocità. Se corto e robusto l’ animale avrà anda-
ture meno rapide, ma più rilevate.
Il gomito deve essere lungo, ben distaccato dal
tronco. ”
La bellezza e la forza del ginocchio consistono
nella sua larghezza e nel suo spessore. Deve avere
la sua faccia arteriore larga, asciutta, unita, leg-
germente rotondata, non aver traccia di callosità,
di cicatrici, di peli bianchi, indizi questi che il ca-
vallo è soggetto a cadere, ed allora il ginocchio
dicesi coronato. Neppur deve il ginocchio presen-
tare esostosi, ossia tumori od escrescenze ossee,
nè malandre, ossia crepacce alla sua piegatura, né
cappelletti rovesciati, ossia gonfiezze cagionate da
stravaso di.sinovia. |
Lo stinco deve essere corto, largo, rotondato 3
posteriormente ad esso corre il tendine flessore
del piede, il quale è mestieri sia grosso e secco e
ben distaccato. Lo stinco lungo è generalmente ac-
«compagnato da un tendine debole e sottile. Allor-
ché il tendine sembra aderente allo stinco, dicesi
da vitello; quando invece di essere tutto staccato
e parallelo allo stinco si avvicina a questo nella
®
N è ; Ki 05) TRN, di ‘ INCASI nnt) Mc) i;
» 3 DAL SIR
30 Capitolo secondo. e:
sua parte superiore, chiamasi tendine fallito. Lungo
lo stinco non devono esistere soprossi, i quali sono
tanto più gravi quanto più si estendono ed interes-
sano il tendine. Nella parte inferiore, tra stinco e_
tendine e superiormente alla nocca, esistono non di
rado degli stravasi di sinovia detti mollette, i quali *
possono ‘essere induriti e trafitti, deturpano il ca-
vallo, e sono causa di zoppicatura. i
La nocca è un’articolazione quasi rotonda che |
‘unisce lo stinco alla pastoia o pasturale. La sua.
bellezza consiste principalmente nello sviluppo della |
parte posteriore, perchè ciò indica il distacco e la
potenza del tendine. Essa perciò dev'essere ro-
tonda, regolare, ampia ed asciutta; troppo stretta
in tutti i sensi indica la poca estensione della su-
perficie articolare ed il poco sviluppo» dei tendini |
e dei legamenti. Qualche volta distensioni' più 0
meno gravi fanno deviare l’articolazione e la por-
tano più avanti, dicesi allora che l’animale ha uno
sforzo alla nocca. I
Il pasturale vuol essere nè troppo dritto, nè troppo
inclinato; quando è troppo dritto il cavallo dicesi |
"corto giuntato. Il cavallo non eccessivamente corto
giuntato e perciò non dritto sul davanti è più so-
lido, può prestare un ottimo servizio così da sella
come da tiro, ha però reazioni dure e le sue estre-
mità facilmente ‘si, rovinano. I buoni trottatori sono
quasi sempre corto giuntati.
Quando il pasturale è troppo inclinato in avanti .
l’animale dicesi /ungo giuntato; in questo caso,
Ro A di Ti da a VI Li A we . r ; PI
all Ag ERA, ‘
| Bellezze ed imperfezioni del caralio ecc. 31
‘ Ù ° DIPICI O e . v
sempre però entro limiti convenienti, il pasturale
è più flessibile e le reazioni sono più dolci, stan-
cano meno il cavaliere, ma il cavallo è di breve
durata. La faccia posteriore del pasturale deve es-
| sere esente da crepacce e da incapestrature, OS-
| sia da cicatrici indicanti che la pelle è stata rotta
in seguito a vizio èrpetico od a causa accidentale.
. ° “1 |» .
La corona unisce il pasturale al piede ed ester-
namente vien determinata da una corona di. peli
più lunghi, massime nei cavalli di razza ordinaria,
che protegge la secrezione dell'unghia, Dev'essere
uguale, non prominente, né depressa, né ulcerata.
I soprossi esistenti in corona chiamansi formelle,
fanno quasi sempre zoppicare il cavallo, e sono
di diffieilissima guarigione.
Il piede è di tutte le estremità la parte più im-
portante. ! Deve avere la sua superficie esterna li-
scia, quasi verniciata, la superficie ‘inferiore con-
cava in modo da riposare ‘sul suolo solo con la sua
circonferenza; la forchetta bene sviluppata, i tal-
loni rotondi ed aperti, la cornea nera o bruna, re-
sistente, elastica, assai spessa, affinchè possa ser-
vire di riparo protettore ai tessuti che riveste; il
piede anteriore deve avere forma che tenda al ro-
tondo; all’ovale, il posteriore; e quanto al suo vo-
lume deve essere proporzionato alla massa del *
corpo che deve sostenere. I difetti del piede sono
indicati nel capitolo ferratura.
è
é
1 No foot, no horse; dicono gli Inglesi; non piede, non cavallo.
-
- Bed AA sie ae i OVE gue
# i ION MARRADI: 34
32 * Capitolo secondo...
FI RE
Il tronco del cavallo comprende il dorso, 16 reni,
il costato, il ventre, i fianchi.
Il disopra del tronco abbraccia le regioni del
garrese, del dorso, delle reni e della groppa. Il
dorso deve essere ‘unito e largo e formare quasi
una ‘stessa linea colle reni; lo che indica lo svi-
luppo dei muscoli che s’attaccano lateralmente alle
vertebre dorsali e rende meno facili le ferite pro-
dotte dalla sella. Se il dorso è depresso ed avval-
lato, il cavallo dicesi insellato, la spina dorsale ha
minor forza per sostenere i visceri ed i pesi so-
praposti; questo difetto è tanto più grave quanto
e maggiore la lunghezza del dorso. Per contro se,
in senso inverso, Îîl dorso è troppo elevato e sot-
tile dicesi dorso a schiena da mulo, disposizione
questa che può, a foggia di volta, dar maggior forza
alla colonna vertebrale, ma che ordinariamente to-
glie a questa la sua pieghevolezza e determina.
delle reazioni incomode, pel cavaliere. ‘
Le reni debbono essere larghe, piane, carnose
piuttosto corte ed: un tantino più elevate nella loro.
parte posteriore che deve confondersi colla groppa,
una specie di scalino tra questa e quelle è pes-
simo indizio che appalesa la loro poca solidità.
Nei cavalli da traino di razza poco distinta, i mu-
scoli che si attaccano lateralmenté alle vertebre.
lombari sovente sono piuttosto pronunciati, lasciano
un piccolo solco lungo la linea vertebrale . e le reni.
vengono perciò dette doppie.
Il costato deve essere ben arrolo ngi perchè.
ie
DI
s
; | Bellezze d imperfezioni del cavallo ecc. L-
‘in tal modo gli organi principali della vita hanno
spazio per funzionare comodamente; le costole
basse e depresse sono indizio di poca salute e di
predisposizione alle malattie di petto ed alla bol-
| saggine..
Il ventre deve essere pieno e continuare la ro-
tondità del costato. Cadente e voluminoso è detto
ventre da vacca, difetto che, se non diminuisce
.di molto il valore di un pesante animale da traino,
nuoce però assai ad un cavallo da sella. Il ventre
smilzo e troppo ritratto in alto vien chiamato ven-
i tre da lepre, e si rinviene spesso in animali di
| specie distinta adatti a veloci andature, ma sovente
è pur segno di gracilità, perchè il piccolo volume
degli intestini impedisce che la digestione si faccia
regolarmente. I difetti che possono trovarsi sul
‘ventre sono le erniée, ossia il passaggio per un’a-
pertura naturale di una porzione di visceri, e gli edemi
ossia tumori sierosi.
I fianchi non devono essere lunghi, nè incavati.
i I cavalli che hanno questi difetti diconsi sfiancati.
L’abbassamento e l’incavamento dei fianchi in-
i
dicano mancanza di nutrizione. I fianchi vengono
giustamente chiamati lo specchio del petto, per-
| ché ripetono con fedeltà i movimenti della respira-
zione e segnano lo stato normale od anormale de-
gli organi contenuti nel petto. Talora avviene che
la ispirazione paia normale e, durante l’espirazione,
il fianco si abbassi in due tempi, fra i quali scor-
| gesi, come nell’abbassarsi di un mantice, un istante
VOLPINI. è
[A
34 > Capitolo secondo. .
d’arresto, detto contracolpo; questo fenomeno” è
Ei ARI
fl PIO LISI. det
carattere della bolsaggine e coincide con un ana=.
logo movimento delle nari.
‘La parte superiore del treno posteriore costituita
dalla groppa, dalle anche, dalle coscie e dalle na-
tiche, deve nel suo assieme essere ben sviluppata,
ossia lunga, larga, profonda ed assai muscolosa. La
Sropna varia secondo le differenti razze, essa de-.
v'essere conformata in modo che, serbando le pro-
porzioni, si trovi appena più elevata delle reni e
si prolunghi quasi orizzontalmente sin verso l’ori-
gine della coda; deve inoltre essere rotondata ed
abbastanza carnosa; se i muscoli sono assai svi-
luppati e grossi e la. rendono convessa ai lati e
nel mezzo accannellata, allora dicesi doppia; quando
oltre all'essere doppia e troppo carnosa è anche
troppo larga, essa rende il cavallo pesante e non‘
adatto alla sella, perchè alla forza ed all’energia
il cavallo deve accoppiare l'eleganza e la legge-
rezza. Se la groppa è depressa sulle sue faccie la- |
terali in modo che nella sua lunghezza presenti.
un’eminenza più o meno saliente, dicesi groppa da
mulo o mulattina; questo difetto di conformazione
«rende il cavallo serrato del di dietro, per cui l'as.
nimale si attinge e si affatica con facilita. Dicesi.
cadente la groppa quando si abbassa posterior-
mente; rotonda se la sua direzione è tra l’orizzon- |
tale e la cadente e le parti laterali sono carnose e.
arrotondate.
Una groppa orizzontale e lunga è indizio di razza
4 “d
‘ ;
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500
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Pag
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distinta, favorisce le andature veloci e dà molta
eleganza all’animale, contribuendo non poco ad un
bel portamento della coda.
i La coda è uno dei più bei ornamenti del cavallo.
Conyiene che essa sia ben attaccata,» ciò che di-
pende dalla direzione della groppa. Non deve essere
troppo. grossa di torso, e deve.avere crini lun-
ghi e sottili. Se è troppo bassa dicesi ma! pian-
tata; se è sprovveduta di crini dicesi coda di ratto;
in trombetta se oltre ad essere staccata ha l’estre-
mità volta all’insù; all’araba se si eleva assai su-
‘perando l'altezza della groppa e cadendo nella sua
‘parte inferiore a guisa di salice piangente.
Un bel portamento di coda non soltanto da buona
‘apparenza all'animale ed è indizio di nobile razza
ma porge altresì idea di forza e di energia; si avrà
* perciò cura di alleggerirla allorchè è troppo carica
di crini ed anche amputandone gli ultimi nodi. Una
operazione molto praticata per lo addietro era quella
di tagliare ed esportare una parte dei muscoli ab-
. bassatori, onde rendere preponderante l’azione dei
:
muscoli elevatori. Questa operazione, in seguito
‘alla quale il cavallo dicevasi inglesato (niquetage),
è oramai abbandonata, perché di effetto passeggero
e non duraturo. ! Dicesi poniato il:cavallo a cui è
< 1 Essa è pero ancora praticata dai negozianti inglesi e tedeschi,
; specialmente per quei cavalli di belle forme ma che non portano molto
ì alta la coda. In questi paesi i veterinari hanno un’abilità speciale per
di
tale operazione che fanno in pochi secondi stando il cavallo in piedi,
. L'effetto, come si disse, non è duraturo,
Si | Bellezze ed imperfezioni del cavallo ecc. 35 I
LR | | Capitolo secondo.
stata asportata la maggior parte del torso della
coda. Tale qualifica proviene dall’abitudine che
hanno gli Inglesi di acconciare in tal modo i pon-
ney pèr farli parer più alti, più larghi e muscolosi
del di dietro? La resistenza della coda allorquando
la si rileva colla mano indica vigore; il tenerla flo-
scia e bassa, mancanza di energia; lo agitarla so-
vente, in ispecie quando il cavaliere riunisce il
cavallo, è indizio di soverchia irritabilità e spesso |
di debolezza di reni. Le cavalle, in questi casi, sono
‘ talvolta affette da furore uterino, che le rende PSI
ricolose. ,
Le anche (volgarmente dette anche galloni) co-..
stituiscono le parti laterali della groppa, corrispon-
dono alla lunghezza di questa, se sono arrotondate,
piuttosto lunghe ed orizzontali giovano alla celerità
dei movimenti; corte ed assai oblique sovente sono *
accompagnate da appiombi poco corretti e da esile
membratura. Troppo sporgenti alle loro estremità
anteriore dànno cattivo aspetto all'animale, che in.
tal caso vien detto cornuto ed è predisposto a_ fe-
rirsi urtando contro gli spigoli e le pareti od anche.
semplicemente nel coricarsi. Talvolta un’anca è più*
bassa dell'altra, a cagione della rottura dell’ osso
illiaco, avvenuta per solito quando il cavallo erà
puledro; l’animale dicesi in tal caso sciancato, ma
il difetto è guaribile ed è più brutto alla vista °
non dannoso Al BErVIZIO. «<a ®' ,
La coscia deve essere muscolosa, lunga ed al-
rotondatà, ed avere, come la spalla, inclinazione in
| Bellezze ed imperfezioni del cavallo ecc. 37
avanti, perchè troppo dritta non permetterebbe che
‘movimenti limitati. Se è magra e piatta dicesi co-
«scia di rana.
La natica, parte posteriore della coscia, deve es-
‘sere carnosa e prominente, cioè con muscoli sodi,
robusti e che si prolunghino verso il garretto.
All’estremità inferiore della coscia trovasi la gras-
«sella, giuntura fornita di una rotula, che facilita i
movimenti delle gambe e delle coscie. La grassella
è ben conformata quando la rotula ed i muscoli
che vi si impiantano, formano un rilievo saliente
* al disotto della pelle. L'articolazione delle ossa
. dell’anca col femore, ossia ‘osso della coscia; va
soggetta a contusioni ed a distensioni dette sforzi
*d’ anca. Ù,
La gamba deve essere tarchiata, muscolosa e ben
diretta; piuttosto lunga favorisce le andature celeri,
‘corta e muscolosa indica maggior forza e meglio
giova ai cavalli da traino, i movimenti riescono
più brevif e conseguentemente raccorciate le an-
dature. Dicesi che un cavallo ha poca gamba quando
questa è molto corta e piccola in proporzione dello
stinco. ,
Il garretto piceno quattro faccie, due laterali,
una interna e l’altra esterna, una anteriore chia-
mata piegatura delgarretto, ed una peso detta
punta del garretto. Da questa parte v'è un grosso
- tendine, detto tendine d’ Achille, che si eleva in
arco lungo la faccia posteriore della gamba. Il gar-
retto è bello quando è asciutto, largo ossia quando
a
38 | |». Capitolo: secondo.
presenta una Certa distanza tra la sua piegatura e
la sua punta, secco cioè privo di carne, con pro-
minenze ossee ben pronunciate, solido e d’appiombo,
| «cioè senza deviazioni infuori ‘od indentro.. »
L’ano deve essere piccolo, saliente e chiuso; de-
presso, rugoso, aperto indica vecchiaia. Toi
Nello stallone i testicoli devono essere consi-
stenti, staccati dalla borsa, di un discreto volume,»
esenti da ineguaglianze e non dolorosi. I cavalli.
freddi e linfatici hanno testicoli molli e piccoli. Il
cavallo cui vennero esportati o schiacciati 1 testi-
coli dicesi castrato. Il pene o verga, deve essere *
contenuto nel fodero} eccetto nel momento dell’e- .
‘missione delle urine e dell’ erezione. In alcuni ca-
valli l’aria entrando nel fodero produce un.rumore
rassomigliante al gracchio delle rane; tal rumore
si fa più forte al trotto che alle altre andature.
Nelle femmine la vulva deve aver labbra medio-
cremente pronunciate ed arrotondite, ricoperte di
pelle fina, senza pelo ed esenti da porri. Le mam-
melle sono poco apparenti nelle cavalle che non
hanno figliato, e devono sempre essere immuni da
porri, indurimenti, atrofia od altro malore.
Abitudini. — Il cavallo abbandonato a sè me-
desimo è quasi sempre in moto; perciò in istato
di addomesticamento, l'esercizio è ad esso più ne-
cessario che non agli altri animali. Il riposo asso-
luto, quando è prolungato, gli riesce più nocivo, del
lavoro anche faticoso. Dorme poco; quattro o sei.
‘ore di sonno bastano alla maggior parte dei cano
i Rat
Re"
si
a
| Bellezze ed imperfezioni del cavallo ecc. 89
Dali, alcuni non si coricano mai. In generale hanno
un sonno leggero; si risvegliano al più lieve ru-
| more, s’alzano, nitriscono, ma non dimostrano in-
“quietudine nè agitazione. —
.. La voce del cavallo dicesi nitrito ed offre le se-
guenti variazioni: il nitrito d’allegrezza è prolun-
| gato, frequente e termina con suoni più acuti; il
| nitrito di desiderio è prolungato e finisce con suoni
più gravi; di collera il nitrito è breve assai ed
‘acuto, ed il cavallo spranga e percuote; di timore
non è quasi più lungo di quello della collera, la
voce è grave, rauca e sembra che. esca dalle na-
rici; infine di dolore non è più che un gemito, un
senso d’oppressione che ei manifesta in una ma-
niera grave, profonda ed interrotta dai movimenti
precipitati della respirazione.
I cavalli che nitriscono più sovente, sopratutto
d’allegrezza, di piacere je di desiderio sono mi-
gliori e più.generosi. I cavalli castrati hanno
come le cavalle voce più debole e nitriscono meno
spesso. .
Sensi. — I cavalli hanno l’udito finissimo, e pare
che questo sia in essi il ‘senso più perfezionato.
Quando camminano portano le orecchie in avanti,
‘e se sentono qualche rumore, le rivolgono pron-
tamente verso il lato da cui proviene. I loro occhi
sono pure eccellenti e superiori a quelli dell’uomo,
sì di giorno che di notte. L’odorato del cavallo è
assal fino e delicato, ed è principalmente la finezza
dell’odorato, quello che lo rende così circospetto
9
«do + Capitolo secondo. O
nella scelta degli alimenti, che non prende se non
prima di averli ben fiutati. Il gusto ed il tatto sono
molto inferiori. E
Il cavallo ha eccellente memoria; si mostra ri-
conoscente ai buoni praviomena e tosto o tardi si
vendica dei cattivi. .
CAPITOLO III .
APPIOMBI DEL CAVALLO.
Oltrechè per la cattiva costruzione od imperfe-
zione di alcuna .delle sue varie parti, il cavallo può
essere difettoso perchè queste non armonizzano
fra loro per giuste proporzioni, ossia perché fra le
‘diverse regioni del corpo non esistono quei rapporti
di sviluppo e di armonia necessari tanto alla bel-
lezza quanto alla regolarità delle funzioni del mec-
canismo animale.
Alcuni ippologi, tra i quali il Bourgelat! fonda-
tore delle scuole di veterinaria in Francia, credet-,
‘tero di poter stabilire i vari rapporti di proporzione
che devono esistere fra le varie parti esteriori del
1 Claudfo Bourgelat, nato a Lione nel 1712, dopo essersi laureato in
legge, abbandonò il foro per dedicarsi esclusivamente allo studio di tutto
ciò che gli antichi ed i moderni avevano scritto sulla veterinaria; non
avendovi trovato che degli errori, si propose di creare una scienza nuova.
Coll’aiuto del celebre Ponteau e di qualche chirurgo suo amico intra-
prese lo studio anatomico dei cavalli; e stabilì a Lione nel 1761 la
prima scuola veterinaria. Il professore Brugnone, allievo del Bourgelat,
aprì in Torino nel 1769 la prima scuola veterinaria italiana.
®
do Capitolo terzo, 4 OA
cavallo e la testa presa per unità di misura. Ac-
cenneremo 1 principali.
Dalla sommità del capo del cavalli! in stato di
stazione colla testa in una situazione che si ap-
prossima alla perpendicolare, a terra vi debbono
essere tre teste, cioè tre volte la lunghezza della
testa. x
Due teste e mezza danno l'altezza dell’animale,
e questa si prende dalla sommità del garrese a
terra. |
Due teste e mezza (ET, anche alla di-
stanza tra la punta della spalla e la BOO della
natica, |
Una testa dà la lunghezza della parte superiore
del collo, dalla nuca al principio del garrese.
Dalla sommità del garrese alla punta del gomito,
una testa; ed una testa dà la misura dello spes-
sore e della profondità del mezzo del corpo.
La lunghezza di una testa, presa dalla sommità |
alla commessura delle labbra, da la misura della .
larghezza della groppa da un’anca all’altra; della |
lunghezza dalla punta dell'anca a quella della na- .
tica; e dell'altezza dalla stessa punta delle anche
alla grassella; e dà la distanza dall’una all'altra
coscia nel luogo che corrisponde alla grassella,
Questo sistema ha l’inconveniente di basare le
sue proporzioni sopra la testa, le cui dimensioni.
sono troppo variabili, né è ben dimostrato che deb-
bano essere in assoluto rapporto colle altre parti.
‘ Infatti le proporzioni di un grosso cavallo da tiro
Soda, SS edi
Appiombi del cavallo. ‘48
. sono evidentemente diverse da quelle del cavallo di
puro sangue.
Se le varie parti che costituiscono il cavallo non
possono essere determinate con regole tanto asso-
lute, come quelle fissate dal Bourgelat, sta tutta-
via che un cavallo, per non essere deforme, non
deve allontanarsi da«certe proporzioni, senza.le quali
non si potrà mai avere un bell’assieme ed il ca-
vallo si dirà sbagliato.
Il generale Morris volle a sua volta stabilire
una tebria circa l’ uniformità degli angoli articolari.
Egli così definisce ciò che intendesi per*assieme:
“Un cavallo ha dell’assieme quando riunisce le
principali proporzioni, quando ha gli angoli artico-
lari retti od inclinati a 45.° gradi, e quando è d’ap-
piombo sulle sue estremità., Quindi soggiunge:
| « La legge generatrice della fora, dell'armonia e
Li
della velocità, in un cavallo che riunisce le pro-
‘porzioni adottate dall’ esperienza, trovasi nella dire-
zione dei suoi raggi articolari, ancora più che nella
sua età, nel suo temperamento e nella sua razza.
“In primo luogo questa direzione è la stessa nella
testa, nella spalla, nell’osso della coscia, nella pa-
stola, e la direzione di questi raggi dà quattro li-
nee fra loro parallele. In secondo luogo, esami-
‘nando la direzione del collo, del braccio, dell’anca,
‘della gamba si scorgono altre quattro parallele. Le
intersezioni di queste otto linee prese due a due
formano ciò che chiamasi angolo articolare, del
quale le linee stesse costituiscono i raggi. ,,
»
44 © Capitolo ‘terzo. AA
Per quanto merito possa avere questa teoria, ben .
«pochi sono i cavalli che abbiano una simile co-
struzione. ® i
Quando.il peso del corpo del cavallo è regolar-
mente distribuito sulle quattro membra che lo so-
stengono ed anche sopra tutta la circonferenza i
; ciascun piede, dicesi che il cavallo è a piombo.
| Per riconoscere se un cavallo è a piombo, con-
viene esaminare ciascuno .dei bipedi anteriore e
posteriore tanto di profilo che di fronte e di die-
* tro. E qui importa avvertire che diconsi bipedî le
estremità considerate due. a due, e così si dà il
‘‘ nome di bipede laterale destro, a quello che è for-
mato dalla gamba destra anteriore con la destra
posteriore ; bipede laterale sinistro è quello formato
dalle due gambe sinistre; bipede diagonale destro,
quello formato dalla destra anteriore con la sini- ‘
stra posteriore; bipede diagonale sinistro, quello
formato dalla sinistra anteriore con la destra po-
steriore; bipede anteriore, quello formato dalle due *
gambe davanti; bipede posteriore, quello costituito
delle due gambe di dietro. x
Nel bipede anteriore l’appiombo é regolare quando:
1.° Una verticale abbassata dalla punta della
spalla a terra, va a cadere‘un po’ in avanti (10 cen
timetri circa) della punta del piede;
2.° Una verticale, abbassata dalla metà di una
delle facgie laterali dell’avambraccio, divide in due
parti uguali il ginocchio, lo stinco, la nocca, e va
a cadere a poca distanza’ dai talloni. sg
‘Appiombi del cavallo. ST
° Nel bipede a l’appiombo è , regolare
iqliando:
1.° Una verticale discendente*dalla punta della
natica incontra la punta del garretto e rade la
faccia posteriore dello stinco prima d’ arrivare al
| suolo; s,
2.° Una verticale abbassata dalla punta della.
grassella cade a poca distanza, dalla punta del
piede. (Tav. IV.)
TAV:
Le deviazioni delle estremità di queste linee co--
stituiscono altrettanti difetti d’ appiombo, o vizi di *
, conformazione, più o meno nocivi al buon servizio
46 ‘*«. Capitolo ‘terzo, n
del cavallo. Così, allorchè le estremità anteriori.
sono portate più indentro della verticale il.cavallo.
dicesi sotto di sè del davanti. «31 EA
Quando la deviazione delle estremità anteriori si
fa in avanti, il cavallo dicesi gettato in avantig
questo difetto d’appiombo è ‘più raro del prece- |
dente e per l’ordinario è conseguenza d’ una*ma-
lattia grave dei piedi o delle spalle. |
Quando le estremità anteriori deviano dalla ver-
ticale abbassata dalla metà di una delle faccie la-
terali dell’avambraccio, la quale deve dividere in
due parti uguali il ginocchio, lo stinco, la nocca e
. cadere a poca distanza dai talloni, cosicché l’avam-
braccio e lo stinco descrivono una curva in avanti,
il cavallo dicesi arcato; se la curvatura è rivolta
all’indietro il cavallo dicesi a ginocchio incavato
o da montone; difetti gravi nel cavallo da sella,
che fanno supporre sempre la debolezza delle-ar-
ticolazioni. |
Se i piedi sono troppo avvieinati, il cavallo è
serrato, chiuso o stretto del davanti; se sono in-
vece allontanati di troppo si dice troppo aperto del
davanti. Quando la punta del piede tende a por-.
tarsi in dentro, il cavallo è detto cagnuolo; man-.
cino se all'opposto il ginocchio deviando in den-
tro, la punta del piede tende a portarsi all’infuori.
In alcuni cavalli il solo piede è cagnuolo o man-
cino, ma il ginocchio e lo stinco conservano. il
loro appiombo, in altri le sole ginocchia sono av
vicinate ed allora vengono dette da. bue.
|. Appiombi del cavallo. 7
Nelle ‘estremità posteriori i difetti d’appiombo
sono meno sensibili che nelle anteriori.
Il cavallo coi garretti troppo piegati dicesi sotto
di sè del di dietro ; diritto sui garretti se ha il
difetto opposto. Il cavallo può essere pure cagnuolo
o mancino delle estremità posteriori; difetti meno
frequenti che nelle anteriori. Quando i garretti de-
viano all’indentro, epperciò le punte dei piedi sono
| portate all'infuori, diconsi garretti da vacca, ed il
cavallo dicesi vaccino; quando invece i garretti
deviano infuori il cavallo è detto arcato del di
“dietro.
. Finalmente, se i piedi posteriori sono, troppo av-
vicinati, il cavallo è stretto del di dietro; se sono
invece troppo allontanati, e troppo aperto del di
| dietro.
. Questi vari difetti apportano generalmente le con-
seguenze qui di seguito annoverate.
Il cavallo sotto di sè del davanti è predisposto
ad inciampare, ed a cadere, va soggetto a fabbri-
care, cioè ad urtare, marciando, i piedi anteriori
coi posteriori.
| Quello che è gettato in avanti ha poca velocità ,
e presto sciupa le estremità e le reni.
Il cavallo arcato è debole davanti, massime se
tal difetto proviene da fatiche sopportate, anzichè
da primitiva viziosa conformazione; quello a gi-
nocchio incavato, difetto assai più raro, e meno
soggetto ad inconvenienti.
. Gli animali stretti tanto del davanti che del di.
#
48. Capitolo terzo. A pu
*
dietro sono generalmente gracili, dotati ‘di poca |
forza e soggetti a toccarsi od a ferirsi; quelli
troppo aperti davanti spesso si dondolano cammi-
nando, troppo aperti di dietro sono meno difettosi..
Il cavallo mancino spesso falcia, ossia cammi-
nando fa descrivere alle estremità una curva in fuori,
non di rado accompagnata da un dondolamento del
corpo faticoso e brutto a vedersi; il cagnuolo è
soggetto a toccarsi, difetto grave nelle andature
rapide; il ginocchio da bue rende il cavallo deforme.
Il cavallo sotto di sè del di dietro sopporta con
molta facilità la massa sul bipede posteriore ‘ed è"
perciò assai adatto per andature raccorciate da ma-.
néggio; quello dritto sui garretti Bia meglio per.
correre o per saltare.
Le deviazioni laterali, sia del garretto che del
piede, hanno nel bipede posteriore gli stessi incon-
venienti che in quello anteriore.
Con quanto si è venuto fin qui dicendo, si è
cercato di dare un’idea delle qualità che deve avere
un buon cavallo; ma il trovarne in natura uno che
le riunisca tutte non è cosa possibile; basterà quindi.
*
per giudicare della bontà e bellezza sua, vedere se.
le sue parti, i suoi membri poco si discostano da
quelle proporzioni che la scienza ha stabilite come.
basi.
/
MSN ATO RR ETA ELA CIRIE ALONE NE SRRPARTORI
TAV:
|
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DR ao lJorto giuntato. Lungo giuntato
|
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DOO Gi di 7\
; di: Cagnuolof0. Mancino. Cagnuolo.
po
TR e
U. Hoepli, Editore. Milano,
|
“ENO L
"i APPIOMBI REGOLARI.
Gettato în avanti.
Stretto, avanti.
Sotto di sè,
Arento davanti,
Incavato,
"Proppo aperto nvanti.
Mancino,
Ungnuolo.
Lungo giuntato.
Ginoechia da bue
———-
/
ui
Il
i APPIOMBI DIFETTOSI.
Sotto ili sè del di dietro
Aperto del di dietro, Stretto di dietro.
VOLPINI, 7/ Cavallo.
i
* Qt
Dritto sui garretti
\ UU
\|
Garretti troppo aperti.
Corto giuntato.
Vaccino.
Mancino. Cngnuolo.
U. Hoepli, Editore. Milnno,
CAPITOLO IV.
DEI MANTELLI E DELLE MARCHE PARTICOLARI,
Mantello o pelame dicesi la riunione di tutti i
peli che coprono il corpo del cavallo. Nei climi
freddi e temperati il cavallo cambia pelo due volte
all'anno; nella stagione fredda il suo corpo è ri-
coperto di peli più fitti e lunghi, che cadono col-
l'aumentare della temperatura per far luogo, nella
stagione calda, ad altri peli più corti, meno fitti e
più lucenti. I
Il puledro nasce ricoperto di una specie 'di la-
‘nuggine che cade a poco a poco ed è rimpiazzata
da pelo più stabile, non di rado di una tinta diffe-
rente, cosicchè talvolta accade che non si possa
precisare esattamente il mantello prima di due anni;
la testa però indica quasi sempre il colore che pren-
derà in avvenire il rimanente del corpo.
. Poca influenza ha in generale il mantello sul
‘merito del cavallo; molto dipende dalla moda, tut-
tavia si ritiene con ragione, che un pelo pallido e
sbiadito sia spesso associato ad un temperamento
—_ VOLPINI. 4
500 I Capitolo quarto.
linfatico. Un pelo irto e slavato è segno che la a-
nimale è ammalato. ;
I mantelli si distinguono dal loro colore e ven-
gono classificati in semplici e composti.
Diconsi semplici il baio, il sauro, il morello, ed
il bianco; composti, quelli che risultano dalla me-
scolanza di peli di due o più colori, e sono: il gri-
gio, il roano, l’isabella, il falbo, il fior di pesco,
il porcellana ed il pezzato.
Il mantello baio è di un color rossastro più 0:
meno carico, il quale cambiasi in nero alle estre-
mita, alla criniera ed alla coda; esso presenta non
poche gradazioni, cominciando dal nero e termi-
nando colle tinte le più chiare; così abbiamo:
il baio bruno che è quasi nero, e che potrebbe
considerarsi come morello, se il contorno degli oc-
chi, la punta del naso, le labbra, i fianchi, le na-.
tiche od alcune soltanto di queste parti, non riflet-
tessero un colore più o meno rossastro;
il baio castagno, il baio marrone, il baio ci-
liegio che riflettono il colore di questi frutti;
il baio scuro, è più scuro del baio marrone ed
ha colore pressochè uniforme nelle varie parti del
COrpo;
il baio chiaro, o baio lavato, di color meno
carico del baio ordinario;
il baio dorato, riflette il color dell’oro.
Il baio bruno ed il baio scuro diconsi fuocati,
quando il rosso delle parti più chiare summento-
vate è vivido; e /avati se per contro la tinta ne è
pallida.
»
dA Dei mantelli e delle marche particolari. 51
Il mantello sauro è pure di color rossastro, ma
differisce dal baio in ciò che i crini e le estremità
non sono nere. Le varieta di questo mantello sono
analoghe a quelle del baio e perciò havvi:
. il sauro chiaro, in cui il rosso tende al giallo |
\ed è poco carico;
il sauro lavato, smorto o pallido che è il meno
carico di tutti, riflette un color giallo bianchiccio
poco risplendente ed è quasi sempre accompagnato
dalla riga di mulo, ossia da una linea dorsale nera,
che si estende dal garrese alla coda, e talvolta .
anche scende con due rami lunghesso le spalle a
guisa di croce. Il mantello sauro dicesi poi "pelo
di vacca, se i crinìi sono bianchicci e più chiari del
resto del mantello;
il sauro dorato, riflette-il color dell'oro:
il sauro deciso o ciliegio, ha una tinta più
rossa del precedente e quasi come quella delle ci-
liegie mature;
il sauro metallino, è giallo scuro risplendente
quasi come il bronzo;
il sauro bruciato, è nereggiante come il co-
lore del caffè bruciato.
Il mantello di color nero dicesi morello e può
presentare le varietà seguenti:
il morello deciso, che è nero affatto senza al-
cuna sfumatura di tinta ed è uniforme in tutto il
corpo, senza riflesso;
«il morello maltinto, di tinta nera appannata, :
tendente al rossastro quando esposto al sole;
i), OF ek LIB
99 | Caio FuGrtnii
Desk! SR I AAAdadadddAau1tilìIId6
il morello corvino, che riflette il nero molto.
‘intenso ed è lucente come le penne del corvo..
Bianco dicesi il mantello formato da peli esclu-
sivamente bianchi, ed impiantati su pelle bianca o
rosea; quando non sì verifica questa ultima. condi-.
zione il mantello dicesi ‘&rigio. . |.
Il mantello bianco è piuttosto raro ed offre le
seguenti varietà:
il bianco smorto, pallido o latteo;
il bianco candido, fulgente o armellino, che
+ è molto risplendente.
Passando ora ai mantelli composti si ha:
il grigio, bigio o leardo, che è il mantello
più comune fra i composti, e risulta da un miscu-
glio di peli bianchi e neri, uniti talvolta a' peli
rossi; la predominanza di uno di questi colori de-
termina .la varietà del RA di cui le principali
sono:
il grigio argentino, tendente al bias luobnio
come l'argento, o totalmente bianco su pelle nera; |
il grigio chiaro, in cui predominano i peli
bianchi;
il grigio bianco, formato da peli bianchi su
pelle nera senza riflesso argentino; se la pelle non
fosse nera, si direbbe bianco;
il grigio propriamente detto, costituito di DeL
neri e di peli bianchi in propo press
uguali;
il grigio carico, in cui predominano i peli neri;
il grigio scuro o grigio ferro, composto di
ù i
4
i î)
fi
| Dei Saiioll: e "delle marche particolari. 53
‘peli lucenti con predominio dei neri, per nodo che
il mantello riflette il colore del ferro;
il grigio stornello, in cui i peli neri predo-
‘minano e quelli bianchi sono sparsi a gruppi pel
corpo, in modo da dare al mantello l’ aspetto delle
penne dello storno.
Il cavallo stornello ed anche quello di mantello
grigio scuro, si distinguono coll’ indicazione di capo
‘o capezza di moro, quando hanno la testa e le
estremità nere.
| Grigio vinoso, è sualto in cui al bianco ed al
‘nero vanno uniti peli rossi in maggior o minor
quantità, donde derivano le qualificazioni di forte-
mente vinoso e leggermente vinoso;
gi! grigio moscato, sparso di macchie nere pic-
4
»
cole, simili a mosche;
il grigio trotino, sparso di macchiette rossic-
cie, simili a quelle della trota;
|. il grigio tordino, grigio piombino piuttosto ca-
rico, rassomigliante alle penne del tordo;
A il grigio sorcino, color del topo; ha sovente ,
la linea nera dorsale;
i il grigio tigrato, quando presenta macchie ir-
regolari assai grandi, analoghe a quelle della tigre
| il grigio macchiato di nero, quando è co-
sparso, di macchie nere più o meno estese e di-
| stribuite irregolarmente.
. Il mantello roano, sagginato o ferrante, è un
‘ miscuglio di peli bianchi, neri, bai O sauri, e pre-
senta le seguenti varietà:
dA Ù S
TG di + 3 ba si
pf s DDT Capitolo. quarto.
*
&
il roano chiaro, in cui predominano i peli
bianchi;. |
il roano carico, in cui predominano i peli neri;
il roano vinoso, in cui predominano i peli rossi.
Il roano può pure essere pomellato o capo di moro.
Il mantello isabella risulta da un miscuglio di
peli bianchi e gialli e presenta le seguenti varietà: |
isabella chiaro con predominanza di peli .
bianchi; i
isabella carico con predominanza del giallo;
isabella dorato con predominanza di giallo lu- |.
cente come l’oro. i %
Falbo o cervato, dicesi il mantello che rassomi-
glia al pelame del cervo, cioè è giallognolo scuro, I
cavalli di questo mantello, sono molto rari, ed hanno .
quasi sempre la riga di mulo e le estremità nere.
‘ Fior di pesco, ubero è il mantello che risulta da
un miscuglio di ogni sorta di pelame, da cui nasce
un colore che rassomiglia a quello del fiore di pe- .
sco; può essere chiaro o carico, secondo che pre-
«domina una od altra qualità di pelame. DI
Porcellana, è un grigio argentino, sparso di mac- \
chie cerulee, che ha quasi l'aspetto della porcellana. |
Pezzato, è un mantello a fondo bianco cosparso
di grandi macchie morelle, saure o baie, ecc.; @
seconda del colore delle macchie il cavallo,dicesi +
pezzato di nero, di sauro, di baio, ecc., se il bianco |.
predomina e costituisce quasi il fondo del mantello;
quando le macchie colorate sono molto estese, ed
il fondo del mantello risulta perciò di colore oscura
do »d
i Se
u x tti
RICCI
LOI
| Dei mantelli © delle marche particolari. 55
il mantello si dice allora morello pezzato, sauro
pezzato, baio pezzato, ecc.
Particolarità dei mantelli. — Pomellato dicesi
il mantello sparso di macchie rotonde, più scure o
più chiare del fondo.
Rabicano, è il mantello baio, sauro o morello,
sparso di peli bianchi; può essere fortemente o
leggermente rabicano.
. Zaino, dicesi il mantello di colore unico, senza
| macchie o peli bianchi.
Chiamasi stella, una macchia bianca sulla seni
se è piuttosto piccola dicesi invece fiore in fronte;
quando poi è larga e discende sul naso, il ca-
vallo dicesi sfacciato o con bella faccia; se essa .
giunge fino alle narici, dicesi che il cavallo beve
in bianco dal labbro superiore; se anche il lab-
bro inferiore e segnato di bianco, il cavallo si qua-
lifica bevente in bianco da ambo le labbra.
Morfee, sono certe porzioni di pelle bianca o
rosea che si scorgono talora in punti privi di peli,
sulle labbra, sulle narici, all’ano, agli occhi od alle
parti genitali.
| Balzana, è una macchia bianca alle estremità che
dalla corona si estende più o meno verso il gi-
nocchio ed il garretto che talvolta oltrepassa.
. Se è appena segnata attorno alla corona, dicesi
piccola balzana; se tocca lo stinco, balzana cal-
zata; se arriva al garretto od al ginocchio, balzana
alto calzata; se si presenta solo da un lato della
| corona, traccia di balzana.
3 c Capitolo quarto.
Inoltre dal modo secondo cui la balzana termina ù
col resto del mantello, si dice regolare, dentata,
frastagliata, macchiata o moscata.
Il cavallo poi dicesi balzano da tre, dalle guai.
tro, o dal bipede laterale destro, o sinistro, op-
pure dal bipede diagonale destro, o sinistro, se-
condo che ha balzane a tre od a quattro estremità,
od alle due laterali dalla stessa parte, od alla an-
teriore destra o posteriore sinistra, od alla anteriore.
sinistra e posteriore destra.
Remolini o spighe, sono formati da una dire-
zione particolare che prendono i peli in alcune.
parti del corpo del cavallo, come alla fronte, al.
collo, al petto, alle natiche.
Colpo di lancia, è una depressione Mo più
o meno distinta, che si osserva qualche volta alla
punta della spalla, alla punta anteriore del brac-
cio od anche al collo.
Colpo d’accetta, depressione muscolare che si
osserva spesso al principio del garrese ed è indi-
zio di razza distinta.
Macchie accidentali, sono macchie o peli bian-.
chi prodotti da cause accidentali esterne, in seguito
a ferite, contusioni od alla pressione esercitata da-
gli arnesi.
« Marche da zebra, sono certe striscie trasversali...
alle estremità e di colore più intenso di quello del...
mantello, simili alle striscie della zebra,
n —
'
CAPITOLO V.
DEI DENTI E DELLETÀ,
=
ba
L’esame dei denti è quello che ci fornisce in-
dizi più sicuri sull'età del cavallo e conseguente-
mente sulla sua presumibile durata per un utile
servizio.
Il cavallo ha quaranta denti, la cavalla trentasei.
Essi si distinguono in dodici incisivi, sei per cia-
scunà mascella; in quattro scaglioni, uno per cia-
scun lato di ciascheduna mascella; in ventiquattro
molari, sei per lato di ciascuna mascella.
Le cavalle ordinariamente sono prive di scaglioni; ,
quelle che li hanno diconsi scaglione.
. Gli incisivi diconsi pure caduchi o da latte e
vengono sostituiti dai denti di adulto; i due di
mezzo chiamansi picozzi, gli altri due che seguono,
in ciascuna mascella, chiamansi mezzani, e can-
toni i due estremi; i molari diconsi anche perma-
nenti e non vanno soggetti a muta.
I denti caduchi sono ventiquattro, cioè dodici in-
cisivi e dodici molari, i tre primi di ogni fila. I
98 Capi tolo quinto.
denti da latte hanno colore bianco latteo, sono pic-.
coli e corti, presentano nella faccia esterna piccole
scanalature che non si vedono in quelli d’adulto, i
quali sono giallognoli. I permanenti sono gli altri
dodici molari o mascellari e gli scaglioni.
L’incisivo non ancora usato presenta alla super-
ficie una cavità più o meno pronunziata, in fondo
alla quale trovasi una materia dura, giallo-neric-
‘cia, detta germe di fava. I
Questa cavità è dapprima circondata da 206 orli
di smalto taglienti, di cui. quello esterno più ele-
vato; in seguito, logorandosi il dente per effetto .
della masticazione, gli orli vengono ridotti a livello,
e termina per appianarsi ben anche la cavità stessa,
e disparire il germe di fava. Allora il cavallo di-
cesi che ha agguagliato. i
Continuando i denti a logorarsi, appare nella loro
tavola una macchia, la stella dentaria, che è ‘una
macchia giallognola, la quale da principio ha forma
oblunga, per diventar poi, col crescere dell’etaà del .
cavallo, quadrata e poscia arrotondata. (TAV. VI.)
Il rimpiazzamento dei denti si fa quasi contem-
poraneamente nelle due mascelle ; l’agguagliamento
invece, ha luogo negli incisivi della mascella in-
feriore molto prima che in quelli della* mascella
superiore; poichè la cavità esterna di questi ultimi
è. più profonda.
L’età del cavallo suolsi dividere in tre periodi.
Il 1.° periodo va dalla nascita ai 5 anni e durante —
questo tempo l’animale dicesi puledro; nel 2.°, che
24 ASEM av + FAL eil Î e
Me <
Dei denti e dell’ età. — 59
va dai 5 ai 12 anni, dicesi adulto; e nel 3.°, che
va dai 13 anni in su, il cavallo vien detto vecchio.
Gli Inglesi contano l’età dei cavalli dal 1.° gen-
naio dell’anno in cui nacque; e così pure si conta
l'età dei cavalli di puro sangue.
1. periodo:
Da gior! 4a 12 — Eruz.° dei piccozzidalatte (T.VII)
fucsia 2 —.. .. ., ;Inezzall..,
dat. © | .., cantoni i
» » 10a12 — Agguagliam. dei piccozzi dalatte
i — ; i mezzani ,
e doa20 — Ù x cantoni ,
Da anni 2 a 3 — Caduta dei piccozzi da latte ed
eruzione di quelli d’ adulto;
s » 8 a4 — Caduta dei mezzani id. id.
n »n 480 — Ù » cantoni id. id.
L’eruzione degli scaglioni è irregolare; d’ordi-
nario essi spuntano verso i 4 anni e sono bene svi-
luppati a 5 od al più a 6 anni. Qualunque poi sia
la apparenza dei denti incisivi il cavallo non ha 4
anni, se non sono ancora spuntati gli scaglioni.
Quando l’animale ha tutti i denti d’adulto si dice
che cessa d'essere puledro.
2.° periodo :
Da 5 a 6 anni — Agguagl. dei piccozzi inferiori.
CELIO Aa è #4, mezzani 5
Mad » » » Cantoni 3
*,
*
la
«;, Capitolo quinto.
TE PRG RR ROTA IT AMI GAI STESO TT
AT anni nei cantoni superiori appare una: emi-.
nenza a guisa di becco, detta coda di rondine, che.
persiste oltre questa età, ma non vedesi mai prima!
Dai 5 agli 8 anni la tavola dei denti incisivi in-
- feriori si fa ovale.
Dagli 8 ai 12 anni l’eta è indicata dall’ aggua-
gliamento degli incisivi della mascella superiore,
ma in modo incerto; perciò il cavallo dicesi fuori
marca dopo gli 8 o i 9 anni. Deducendo invece
l’eta dalla forma della tavola dei denti ‘incisivi in-*:
feriori sl osserva:
Da anni
”
”
”
v)
ba)
n
0)
6 a 7 forma ovale dei piccozzi
7.
Sd
9a 10
IO abi
da ‘ato
Debbesi notare che
mente la stella dentaria nei piccozzi, a 10 anni nei
mezzani, a 11 e 12 nei cantoni.
Da anni 18
b))
”
b))
Dopo tal epoca nulla più avvi nei denti che possa, —
14
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17
13
19
> fi periodo:
99
a
ù ,, mezzani
ao sì, Cantoni
rotonda ,, piccozzi
MEN È
99 99 mezzani P 1,
cantoni.
9 anni si vede distinta-
a 14 forma triangolare dei piccozzi è».
a*lo
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a 18
a 19
a 21
Vu ,, a mezzani
d «» Cantoni
appiattità —, piccozzi
CRI n» Mezzani
E » cantoni. — |.
iv
?ICOZZO INFERIORE
neitudinale
o della cornice
nia dentale esterna
game di fave
«rialto
--- fondo creo
cavità dentale interna
TAVCVI
*
VERGINE
sezioni trasversali
Fio. 6.
ce Wren zole
\ad ls; *] «tavola ovale
i tavola rotonda
I tavcla triangolare
| tavola allungata dal.
l'arnnti all'indietro
TR CELERINA
U. Hoepli, Editore. Milano.
Superiore
Fip. 1.
È
SA
Venti incisa
MASCELLE
Inferiore di puledro
Fip. 2 Fip. 2.
Doprassiane
Rudice
» scaglione
* cantone
»neano
» picozno
di adulto
Fim. 4
Onur
(nnt dentale estero
PICOZZO INFERIORE VERGINE
sezione longitudinale
Fig. 5.
sezioni trasversnli
Pig. 6
— burla allungata da
Janni NUM) «1 Lazo verso l'altro
Famu- tavola ovale
Ionnt tavolo rotanda
tavolo: triangolare
tavola allungata dal,
Larant all'indestro
VOLPINI, /7 Cuval/o.
U. Hoepli, Editore, Milano,
LE
sa ve: ha {i
a Ù
È
RI
| Tav. VII.
16 anni 17 anni
18 anni 20 anni
*
*
FRODI RELATIVE ALL'ETÀ
| Mézzo circolo irregolare ed a gra- Mascella di 11 anni finta di 6
dini proveniente dallo svellimente per marche ai mezzani e can-
dei mezzani e cantoni di latte. toni.
U, Hoepli, Editore. Milano.
ETA TDE IS CAVA TL!
Tav. VII
8 giorni 40 giorni S anni 9 nnni
16 auni 17 anni
3 anni
11 anni
{8 anni 20 anni
FRODI RELATIVE ALL'ETÀ
D, x x A n y
Mezzo circolo irregolare ed a gra- Mascella di 11 anni finta di 6
dini proveniente dallo svellimento per marche ni mozzani o can
dei mezzani o cantoni di latte, tonì.
U, Hoepli, Editore. Milano,
VOLPINT, 2/ CuvalZo,
|’ Dei dentie dell'età. 61
anche approssimativamente, indicare l’età del ca-
vallo, ed è preferibile l’esaminare lo. stato di con-
servazione dell'animale.
L’infossamento delle conche, l’occhio velato, i
peli bianchi alle sopraciglia, la testa scarna, le emi-
Ìnenze ossee più salienti, le labbra pendenti e ba-
‘vose, le ganasce taglienti, il mento molle e rugoso,
il pelo sbiadito e lungo, le reni basse, il fianco
incavato, il ventre cadente, le estremità difettose,
l’ano depresso, floscio ed incavato sono indizi di
vecchiaia. Secondochè:l’ animale presenterà tutti od
in. parte i caratteri sopradetti, secondochéè tali ca-
ratteri saranno incipienti o ben determinati, si po-
trà giudicare.se esso si approssimi o si allontani
da uno dei tre periodi principali della sua vita e
quindi apprezzare la sua età senza scostarsi di molto
dal vero.
Talvolta i denti incisivi, o per essere troppo
lunghi o troppo corti, o per non essere agguagliati
‘uniformemente a cagione di troppa durezza dello
smalto o di irregolarità di eruzione, non combac-
ciando convenientemente, conservano il germe di
fava e lo smalto che lo circonda, oltre il termine
ordinario ed il cavallo dicesi beffo (begù); in tal
caso, per giudicarne l'eta, bisogna ricorrere alla
forma della tavola; alla lunghezza del dente ed agli
altri indizi generali.
La tavola dentaria si consuma annualmente più
o meno presto; nei cavalli orientali e di sangue
la consumazione è di un millimetro e mezzo a
È
62 | Capitolo quinto:
due e mezzo, nei comuni da tre a quattro milli-
metri. |
Conviene infine notare che vi sono cavalli che
dall'esame dei. denti sembrano più attempati di
quel che sono in realtà, effetto questo dell’essere
stati nudriti quasi esclusivamente con alimenti sec-
chi e duri. Ciò per lo più verificasi nelle razze poco
distinte, presso le quali, pure sovente, la materia
dentaria è meno resistente allo sfregamento.
Talvolta i cavalli hanno l'abitudine di fregare coi
denti o di mordere nella greppia, in ispecie quando
s'insellano o durante il governo, donde ne deriva
una logorazione nel margine anteriore delle man-
dibole; tale abitudine tuttavia non ha in sé grave
inconveniente e solo può indicare che il cavallo ha
carattere inquieto o che soffre ad essere cinghiato.
I denti possono essere affetti da rottura, da ca-
rie, o presentare delle asperità e delle punte che
offendono la lingua e le guancie del cavallo, ed
allora accade che gli alimenti sono mal masticati
e l’animale si nutrisce male. Talvolta qualche mo-
lare è più lungo degli altri, ed impedisce la ma-
sticazione, occorre in tal caso limarlo o segarlo.
Le irregolarità che si osservano nella dentizione
possono anche essere provocate ad arte.
Per far apparire più vecchi di un anno i cavalli
giovani usano i cozzoni strappare i mezzani od i
cantoni da latte. Questa frode si riconosce dalle
gengive che saranno contuse, ma più specialmente |
dalla mancanza del dente di sostituzione nell’alveolo. |
% Ù
Dei denti e dell'età. 63
Per far apparire più giovani i cavalli, si segano
i denti troppo lunghi e si stampa artificialmente il
germe di fava con un cauterio a punta infuocata.
Questa frode si riconosce dalla mancanza di rego-
larità negli orli della cavità, dalla forma del dente
che non corrisponde all’età indicata dal germe di
fava, e dal fatto che a bocca chiusa gli incisivi non
combaciano. In simili casi i cavalli si lascieranno
aprire la bocca con difficoltà, che spesso hanno
piena di schiuma artificiale prodotta da sapone od
altra materia.
À siii inizi
CAPITOLO VI.
DELLA FERRATURA.
La necessità di proteggere lo zoccolo, col quale
la provvida natura ha rivestito il piede del cavallo
e che si guasterebbe prontamente sulle nostre strade
dure e ghiaiose, ha fatto adottare l’uso di sotto-
porre al medesimo una lastra di ferro assicurata
eon chiodi, la quale più o meno ne segue il con-
torno.
La ferratura è una pratica antica. Eruditissimi
‘ scrittori pretesero ‘che essa fosse già conosciuta
dai Greci e dai Romani e di tal parere fu anche il
Bourgelat. Il dotto Brugnone però, suo allievo, trat-
tando quest argomento con maggior accuratezza,
dimostrò in modo convincente, che le frasi usate
dagli antichi induere soleas, calceare, non signi-
ficavano già l’attaccare i ferri con chiodi, ma bensi
il mettere gli zoccoli o calzari, nei quali appunto si
introducevano i piedi dei cavalli allo scopo di di-
fender*l’unghia dagli urti contro corpi duri, aspri
e disuguali. |
Et Lr
Preda
VOLPINI, JI Cavallo,
a. Osso del piede. È
bh. Osso navicolare.
e. Corona.
d. Dintorno della corona.
e. Punta.
f. Mammelle.
e. Quarti.
h. Talloni.
i. Suola.
k. Forchetta o fettone.
I. Vuoto della forchetta.
Tav. VIIL
m. Muraglia o parete.
n. Puntelli.
0. Cuscinetto plantare.
p. Seconda falange.
g. Prima falange.
I Tessuto reticolare della parete
o podofilloso, o vivo del piede.
s. Cercine coronario.
î. Tessuto cherato filloso.
v. Tessuto villoso della suola.
U. Hoepli, Editore. Milano
>
rt ediz, recite
f
P doi su Della ferratura. 65
t
Recenti scrittori stabiliscono l’epoca di attaccare.
1 ferri con chiodi ai piedi dei cavalli ai tempi di
Childerico primo, re di Francia, morto l’anno 481.
Checchè ne sia di ciò, e d’accordo con molti illu-
stri ippologi, i quali affermano essere la ferratura.
jun male necessario, aggiungeremo che quest’ atte
praticata da modesti ed anneriti operai, ha una im-
portanza grandissima per la conservazione e l’uso
del cavallo, mentre mal praticata può cagionare
danni seriissimi; è quindi di tutta necessità sorve-
gliare a che il maniscalco non cerchi di correggere ‘
l’opera della natura fabbricando un piede di sua
invenzione, ma sappia*che suo unico compito: deve
‘essere quello di secondarla nel suo intento.
Per apprendere ed apprezzare l’effetto della fer-
ratura e conoscere se essa sia bene eseguita, oc-
corre avere qualche cognizione della conformazione
e struttura del piede.
Le parti che formano il piede si distinguono in
parti esterne ed interne (Tav. VIII). Le esterne sono:
lo zoccolo od unghia, formato dalla sostanza cor-
nea; costituiscono le parti interne: le ossa, le car-
tilagini, 1 legamenti, i tendini, la forchetta car-
nosa, il cercine, ed il tessuto reticolare.
Lo zoccolo si divide: 1.° in punta, formata da
‘tutte le parti anteriori; 2.° in mammelle situate wvina
per ciaschedun lato della punta; 3.° in due quar-
tleri, che seguono le mammelle; 4.° in due talloni,
che sono le estremità posteriori dello zoccolo. «Le
‘parti che formano lo zoccolo sono tre: 1.° la pa-
| VOLPINI, 5
ir dA È è - A
Ì "I i 3 dea Bid * (0, LE VAI ui s si
DO: | Capitolo. sesto.1 Ai
LE
veve" 0 muraglia ; 2.° la suola cornea; d9; la for-
chetta cornea. é
La parete o muraglia è quella parte che rive- ;
ste tutto intorno il piede, eccettuata la faccia ri-
volta al suolo, e copre le parti interne; essa pre-
senta due margini, uno superiore, detto coronario,
e l’altro inferiore, detto plantare. me
La suola cornea tappezza il dissotto del piede,
seguita coi suoi margini il. contorno della ‘mura-.
glia, ed è circoscritta da questa e. dalla forchetta.
Presenta approssimativamente ‘una. figura semilu-
nare colle branche rivolte all’indentro. Di sostanza”
più tenera della muraglia, serve a procurare ela-
sticità al piede e ad attutire le forti concussioni
che riceve battendo sul suolo. “TAIL i
La forchetta cornea è quella prominenza bifor-
cuta, più tenera della suola, la quale appoggiando
la base alla parte posteriore del piede avanza la
sua punta verso il centro della suola. Essa, per la
sua figura triangolare, serve a tenere allontanati i
talloni, impedendo che si rovescino indietro, ed a.
moderare in pari tempo, per ragione della sua
grande elasticità, le forti percussioni. i
Diconsi poi volte del piede, le due incavature si-
tuate obliquamente tra le branche della forchetta
e quelle della suola. Esse servono a sostenere 1 tal-
loni ed i quartieri, e si oppongono al restringimento
del piede per effetto delle percussioni. i
Fra le parti interne accenneremo solo al tessuto
reticolare o vivo del piede, il quale circonda in
è si, gici)
LAT
Pe
# AC
ua
sa
t
| Della ferratura. © E TIORE i
ogni senso, all'infuori della parte superiore, l’osso
del piede; esso trovasi subito al disotto dello zoc-
colo, è composto di una grande quantità di vasi e
di nervi ed è estremamente sensibile ed impressio-
nabile, epperò richiedesi la massima attenzione per
hon offenderlo nell'operazione della ferratura.
| Il ferro è reso fisso sotto il piede del cavallo
mediante chiodi detti da. cavallo, di ferro molto
duttile.
. Il chiodo si divide in testa, collare, lama o
punta; ve ne ha di due specie; il chiodo ordina- ‘
rio ed il chiodo da ghiaccio, il quale ultimo ha la
testa più grossa, più larga ed a sezione quadrata
o rettangolare.
Il ferro da adoperarsi per la ferratura del ca-
vallo, deve essere di buona qualità e tale che si
possa battere, configurare ed estendere a colpi di
martello, il suo colore dev’ essere di un grigio scuro
all’esterno, lucido nella spessezza, ma granelloso
e fibroso. Troppo duro si romperebbe, troppo dut-
tile st piegherebbe e potrebbe produrre ammac-
cature.
. Nel ferro si distinguono le seguenti parti:
Le due branche che sono le due metà del ferro,
una esterna, e l’altra interna;
La punta, che corrisponde alla punta del piede;
‘Le mammelle, che formano i due lati della punta;
I quartieri, che seguono le mammelle:
Le sponghe, che corrispondono ai talloni;
Le due faccie, una superiore che appoggia sul.
n} È
di là li
68 | Capitolo sesto.
—_ ISTE RE Al
margine inferiore della muraglia, l’altra inferiore
che appoggia direttamente sul suolo. La distanza
fra le due faccie dicesi grossezza o spessore del
ferro e copertura la loro larghezza; ©
I due margini, uno esterno e l’altro interno, i
quali diconsi rive; e circoscrivono il ferro la prima
al di fuori, la seconda all’indentro; I
Le stampe o fori, che trapassano il ferro per
dar passaggio alle lame dei chiodi.
Le stampe sl praticano piuttosto verso la punta
del ferro che non verso le sponghe; se sono molto
distanti dalla riva esterna diconsi grasse,.e ma-.
gre per contro quando ne sono piuttosto vicine,
Generalmente se ne fanno otto, ma possono bastare
anche sole cinque.
Chiamasi guarnitura quella parte del ferro che
sorpassa la periferia del piede.
L’imborditura o svasatura consiste in quella in-
cavatura della faccia superiore del ferro dalla punta
fino quasi alle sponghe, la quale serve a far sì che
nel dilatarsi del piede nell’appoggio, la. suola ab-
bassandosi, non venga a toccare il ferro; ed in
quell’incurvamento che si da al ferro in punta, af-
finchè nella sua faccia inferiore si riproduca la
forma che avrebbe il margine plantare del piede.
Ramponi diconsi quei prolungamenti situati alle
sponghe del ferro, che servono per sollevare i tal- |
loni, e per evitare che il cavallo sdruccioli sui
terreni ghiacciati. In certi paesi, oltreché alle spon- ;
ghe, si mette pure un rampone alla punta, OPPRA, /
se ne mettono alle sponghe ed alle Mamme a
Re -
da
U
VE 3
Me
Se ;a Della ferratura. 69
. Diconsi creste od anche barbette, quei prolun-
gamenti tratti dal margine esterno del ferro, e di-
sposti a linguette elevate, che servono a rimpiaz-
zare*i chiodi, allorchè questi non si possono im-
piantare in un’ unghia difettosa.
Il peso di un ferro per cavallo da sella di sta-
tura mezzana, deve essere di grammi 800 a 350
circa, 1 chiodi compresi; per un cavallo di alta
statura o pesante, da 350 a 400 grammi, e può ar-
rivare sino a 600 grammi.
Gli strumenti usati per ferrare sono : il martello,
l’incastro, la raspa o lima, le tanaglie, il coltello
per lugna ed il punteruolo; strumenti tutti abba-
stanza conosciuti per poterci dispensare dal de-
seriverli.
Un buon piede deve avere dimensioni in rap-
porto con la taglia e la corporatura del cavallo;
l'unghia deve essere liscia, verniciata, senza fes-
sure, cerchi o scaglie, deve avere una obliquità di
press’ a poco 45.° gradi verso la punta, che va di-
minuendo d’inclinazione andando verso i talloni.
Il suo colore può essere nero o bianco, o nero e
bianco. L’unghia nera o grigia è migliore dell’un-
ghia bianca, la quale è generalmente più debole,
più facile a scheggiarsi, meno resistente al con-
sumo. La suola deve essere concava, i talloni ab-
bastanza alti ed aperti, la forchetta ben sviluppata.
Il piede anteriore ha forma quasi rotonda, quella
del posteriore tende all’ovale, inoltre la parete di
questo e meno obliqua, i talloni sono più alti, la
me" b #
I) vo pia Li CAN ol, di, ENI ; Li MOR MN) MEA i
70 | Capitolo’ sesto. dig Aa
pt
CINE su
Ret KE
suola più incavata, e la superficie cornea meno
secca. Si distingue un piede destro da uno ‘sini
stro, per la differenza che esiste fra la parte interna
e la esterna, quest’ultima è più rotonda e la PIRA
più obliqua.
L’unghia del piede si rinnova tutta in circa d
mesi.
sono le seguenti:
Il ferro deve essere fissato esclusivamente e so-
Le principali avvertenze da aversi nel ferrare
lidamente alla muraglia; esso non deve mai toca: |
care la suola.
La forchetta deve possibilmente toccare il suolo.
La suola, per: essere pareggiata, non deve mal
essere rammollita col ferro caldo.
Le volte del piede non devono mai essere intac-
cate coll’incastro; debbono conservare, per quanto
e possibile, la medesima altezza della parete e ri-
manere completamente unite alla forchetta,
Bisogna conservare tutta la sua forza e solidità
alla forchetta, e limitarsi ad esportarne solamente
i lembi che naturalmente si distaccano.
L'applicazione del ferro caldo sulla faccia infe-
riore dello zoccolo, deve limitarsi a 5 o 6 minuti
secondi.
La muraglia deve essere pareggiata a piano, ec-
cettuatane la punta nei piedi anteriori.
I chiodi debbono sortire a due centimetri circa.
dal margine inferiore della parete in punta e alle.
mammelle, ed un po’ meno al quartieri.
T,
Della ferratura. gala
Non si deve togliere con violenza dal piede il
ferro vecchio, per non scheggiare la parete.
| Non si deve*mai raschiare la muraglia al diso-
pra delle ribaditure dei chiodi, perché con ciò si
toglie quella “benda coronaria che la natura ha
messo là per proteggere la parte nuova dell’unghia
e si ‘esporta quella vernice naturale che difende il
piede contro il soverchio essicamento, e che con-
serva il corno morbido.
Questa vernice, o strato finissimo dell'unghia, è
simile alla pellicola brillante che ricopre le unghie
dell’uomo; e tutti sanno come un’ unghia diventi
secca, fragile e si scheggi facilmente, quando, per
qualche accidente, perde quella pellicola.
Allorchè il’ cavallo lavora per qualche tempo su
suolo cedevole, il ferro si consuma poco, e l’uri-
ghia invece crescendo naturalmente, richiede.di es-
sere riferrata.. In questo caso si pareggia il piede
© si rimette con chiodi nuovi il ferro vecchio, dopo
d’avergli ridonata la forma più adatta al piede pa-
reggiato. Talvolta i ferri posteriori consumansi più
presto degli anteriori; allora quelli si rimettono
nuovi, per conservar l'altezza della parete in giu-
sta proporzione nelle quattro estremità.
*. In generale il cavallo deve essere ferrato a nuovo
dopo 40 giorni circa. ;
Già si disse quale differenza esista tra il piede
‘anteriore e quello. posteriore, il primo dei quali
tende al rotondo, mentre il secondo ha . forma
ovale. Il ferro quindi deve variare a seconda del
Li e di DI
SU ee. g y i i
72 Capitolo sesto.
piede a cui debbesi ici) ed anche a seconda
del difetto di conformazione che vuolsi correggere.
Nel piede anteriore il ferro è più' largo, più ar-
rotondato, e più incavato, ha le stampe che comin-
ciano in punta e finiscono ai quartiéri; nel piede
posteriore il ferro è più lungo, più stretto, meno
incavato ; le stampe cominciano alle mammelle a
poca distanza dalle sponghe; la punta è più grossa.
Prima ora di dire dei ferri correttivi, accenne-
*
remo ai vari sistemi di ferratura. |
bo ud cala i AT e n 248
pe e Vi a eg IDE WARA i
i È
Tre sono i metodi più usati di ferratura: il me-
todo ordinario o francese, che è il più praticato, ‘
la ferratura inglese, e la ferratura Charlier,
detta anche periplantare. :
Nella ferratura ordinaria, tolto il vecchio ferro,
si*pulisce col coltello la faccia inferiore del piede
e quindi sì fa saltare tutto il cerchio del bordo
plantare della parete, badando a non ioccar le parti
vive. Ciò fatto, coll’incastro tenuto nella mano de-
stra e serrando colla sinistra la faceia anteriore
della parete, si pareggia il piede esportando solo
quella porzione di sostanza cornea necessaria per
dare allo zoccolo la sua forma e la sua lunghezza
in modo da conservare la regolarità degli appiombi.
Nel pareggiar il piede devesi badare a non intac-
a
car la forchetta, ma conservarle il maggior volume.
possibile, siccome quella che tiene fra loro lontani
i talloni e ne determina il movimento di dilatazione.
Pareggiato il piede il maniscalco sceglie un ferro
adatto, lo mette al fuoco e' gli dà quindi la forma
n
à a e
Della ferratura. Ta
e la disposizione richiesta dalla configurazione spe-
ciale del piede da ferrare. Lo prova quindi sotto il
piede, applicandovelo ancora caldo, e ve lo ‘man-
tiene per qualche tempo, ed esamina rapidamente
se esso-posi ugualmente sopra, tutta l'estensione
del margine inferiore della parete senza toccar la
suola e senz’ essere né troppo largo, nè. troppo
stretto, senza aver le sponghe, nè troppo lunghe,
nè troppo corte. Ciò fatto posa il ferro caldo ed
esporta subito coll’incastro le porzioni di sostanza
cornea esuberanti e carbonizzate dal contatto del
ferro caldo.
Se il ferro va bene, lo fa subito raffreddare nell’ac-
qua; prende il punteruolo, allarga le controaperture
delle stampe, quindi fissa il ferro al piede mediante
‘chiodi; i quali devono essere affilati, e con testa
mon troppo corta. I chiodi che per essere troppo
corti di testa non toccano il fondo della stampa;
hanno l’inconveniente che col logorarsi di quella
non tengono più solidamente a sito il ferro, il quale -
perciò resta affidato alle sole lame senza capoc-
chia, dal che ne deriva che esso si smuove facil-
mente e finisce per distaccarsi prima che sia ne-
‘cessario riferrare a nuovo il cavallo.
Impiantati i chiodi, e ripiegatene le punte all’in-
giù, se ne tagliano nette le lamine al punto in cui
sortono dalla parete, se ne percuotono col martello
le teste per farli vieppiù penetrare nelle stampe,
mentre resistendo colla tanaglia appoggiata all’ e-
stremità delle lamine mozzate le si costringe a ri-
piegarsi in squadra.
NA a Capitolo: S#8a10: Oli
| fa
| Ciò fatto si passa leggermente la raspa sulla parte
inferiore della parete per renderla uguale ed unita,
senza ‘toccare le ribaditure. I
Nella ferratura inglese il ferro ha sempre l’im-
borditura o svasatura fatta a-spese dello spessore
del ferro sulla sua faccia superiore, dal terzo an-
teriore circa fino al suo orlo interno, in tutta la
sua estensione, ad eccezione delle sponghe, che
sono conservate piane in tutta la loro larghezza.
Il terzo anteriore di questa .faccia superiore del
ferro, forma una superficie assolutamente piana. È
su questo e sulle sponghe, che appoggia, quando
il ferro è applicato al piede, l'orlo o bordo plan-.
tare della parete che è stato pareggiato o disposto
col coltello orizzontalmente.
La faccia .inferiore del ferro inglese è piana.
Concentricamente e presso l'orlo esterno ad una»
piccola distanza dal suo limite, vien praticata una
profonda riga o scanalatura, la quale si ‘estende
‘su tutta la circonferenza anteriore del ferro dalla
punta fin verso i talloni. Al fondo di questa riga
sono praticate le stampe, le quali hanno forma un
po’ diversa dall’ordinaria, diversa essendo la forma
dei chiodi adoperati per questa ferratura» |
Il modo inglese di ferrare differisce in varie cose
‘dalla manualità della ferratura ordinaria, prima fra
le quali questa, che il maniscalco inglese ferra da,
solo e sostiene egli stesso il piede senza bisogno
di aiutanti e che invece, di incastro usa un col-
tello (drawing-knife) a lama un po’ concava e colle ;
estremità ripiegate.
+ ATI
7 ni
DITLIA LE 1
Della ferratura. | le
Finalmente abbiamo la ferratura periplantare di
Charlier, distintissimo veterinario francese, la quale
frutto al suo inventore la medaglia d’oro all’Espo-
| sizione Universale di Parigi del 1867.
“ Questa ferratura, , così si esprime il Charlier
| stesso nella sua memoria, “ consiste nell’applica-
‘zione metodica di una piccola bacchetta di ferro o
di acciaio piegata a semi-cerchio nel senso della
RR
larghezza, più spessa e più larga in punta ed alle
mammelle che ai quarti ed ai talloni, specialmente
alla sua branca esterna, larga alla sua faccia su-
periore press’ a poco quanto la parete, trapassata
da quattro a sei fori, la quale si applica in.una
«scanalatura fatta al margine inferiore della mura-
glia per mezzo di piccoli chiodi inglesi a lamina
assai sottile, impiantati nel ‘modo stesso .con cui
s'impiantano ‘i chiodi ordinari. ,
Il ferro periplantare non ha aggiustatura di
sorta, deve soltanto seguire esattamente il con-
torno plantare dello zoccolo.
. Per applicare un ferro periplantare conviene ta-
gliare quel tanto di orlo inferiore della parete ne-
cessario perché la saldatura di questa alla suola,
presenti uno spessore bastevole affinchè non si fe-
riscano o contundano le parti vive sottoposte, colla
| pressione del ferro. La suola e la forchetta devono
assolutamente essere lasciate intatte. La scanala-
tura praticata nella parete è tutto quanto costitui-
. sce la preparazione dello zoccolo.
Il pregio che maggiormente distingue questo si-
2 di .
FOA Capitolo sesto. 2g
) ì #
stema di ferratura consiste in ciò che, non solo
quando è ben praticato conserva esattamente la
forma naturale del piede, ma impone ancora agli
operai, anche ai meno abili, delle condizioni dalle.
quali è impossibile l’allontanarsi. Inoltre s’impedi-
sce che si possa rovinar l’unghia o falsare gli ap-
piombi; il ferro, stante la sua poca larghezza, pre-
senta una certa elasticità verso le sponghe, la
quale abbenchè sia lieve, cionondimeno è bastevole
perché le naturali funzioni di dilatamento si pos-
sano eseguire nel piede, ed infine l'appoggio sul
LIVE FI
ni VS SL
suolo è assai meglio assicurato, perchè tutte le
parti della superficie plantare vi contribuiscono cia-
scuna secondo le proprie funzioni.
A detta poi di alcuni veterinari, questa ferratura
migliora, talmente i piedi deformati, guasti, alte-
rati, resi ammalati dall'antica ferratura, che dopo
quattro o sei mesi dalla sua applicazione non sono
più riconoscibili.
A questi vantaggi devonsi contrapporre 1 se-
guenti inconvenienti, cioè che tal metodo di ferra-
tura non giova nei piedi piatti, colmi, in quelli a
suola sottile. e’ tenera, 1 quali non resistono; senza .
dolersi, all’immediato contatto sopra il suolo duro;
ed inoltre che in certi piedi a talloni bassi non è
possibile praticare la scanalatura senza contundere
o ferire le parti vive.
Da poco tempo la Ditta Sabani e Chiodini di
Ponte dall’Olio, ha presentato al Ministero della
Guerra, un ferro di sua speciale invenzione fabbri-
Della ferratura. 77
cato a macchina, specialmente raccomandato per
la leggerezza e durata della ferratura, per la mo-
dicità del prezzo, e per avere il vantaggio di sce-
mare il numero dei cavalli che spesso sono resi
inabili ad ogni servizio per imperfezioni ai piedi,
causate da una cattiva ferratura. Questo ferro, di
metallo non determinato, con sedile a piano oriz-
zontale, con o senza scanellature, suscettibile di
essere allargato o ristretto per il conveniente adat-
tamento al piede, è ora in esperimento presso di-
versi corpi di armi a cavallo del nostro esercito.
Accenneremo ora sommariamente alle varie qua-
lità di ferrature usate per correggere alcuni difetti
del piede:
Piede grosso. — Il ferro deve essere leggero e
leggermente coperto.
Piede piccolo. -- Ferro leggero, poco incavato
che guarnisca leggermente all’indentro ed all’in-
fuori, i chiodi saranno sottili, le stampe poche, e
distanti fra loro.
Piede stretto. — Nel pareggiare il piede raccor-
ciarne la punta, applicare un ferro leggero con le
stampe distanti dalle sponghe, e che guarnisca
verso i quartieri. Se i talloni sono bassi e deboli
adoperare il ferro a pianca, cioé un ferro a bran-
che riunite. .
. Piede scheggiato. — Usare il ferro per. piede
piccolo, meno guarnito, stampato al punti corri-
spondenti alle parti intatte della muraglia, munito
di creste sottili ai punti corrispondenti alle parti
| scheggiate.
SER 4 Mo i OMESSA ONT ICI micio lv
78 | . Capitolo sesto.
Piede corto in punta. — Pareggiare ice
la punta, abbassare i talloni se troppo alti, appli- —
carvi un ferro ordinario colla punta meno inca-
vata. %,
+ Piede piano, debole, grasso 0 cola. -- E quello —
in cui la suola tocca quasi per intero il suolo, pre- ‘
dispone alle contusioni ed alle zoppicature. Pareg- |
giare il margine inferiore della muraglia, lasciare
alla suola ed alla forchetta tutta la loro' grossezza;
applicare un ferro coperto, stampato magro, sutfi-
cientemente incavato, chiodi sottili.
Piede incastellato. — È quello in cui i talloni.
sono molto alti, ristretti ed addossati l’uno all’al-
tro, la suola è molto concava, la forchetta magra
ed atrofizzata; è un difetto difficilmente rimediabile.
Occorre un ferro stampato verso la punta, guar-
| nito,ai quartieri ‘ed ai talloni. Sonvi ferri così detti
disincastellatori, ma poco pratici. I
Piede a talloni troppo alti. — Pareggiare più i.
talloni che la punta e le mammelle; applicare un
ferro con poca incavatura, con sponghe piuttosto
corte, sottili e giuste, alquanto guarnito in punta,
Piede a talloni troppo bassi. — Abbassare la
punta, non toccare i quartieri, i talloni e la for-.
chetta; applicare un ferro ordinario od a sponghe,
leggermente guarnito ai talloni. Nessun rampone.
Piede di traverso. — È deviato in dentro odin
fuori, si pareggia ugualmente tutto il margine in
feriore del piede, abbassando il quartiere più alto;
applicare un ferro con poche stampe, distribuite in
pre REGA Vi
x “
ds Vizi ferratura. deli 09
| maggior numero alla branca corrispondente al quar-
tiere più alto; e che guarnisca dal lato del quar-
tiere più basso.
Piede mancino. — Ha le punte rivolte in fuori.
L’appoggio si fa più sul quartiere interno che sul-
l'esterno; abbassare alquanto questo; ferro leggero,
guarnito leggermente al quartiere interno. Se il
cavallo s'intaglia far uso del ferro alla turca, che
‘è un ferro colla branca interna più corta, più stretta,
più grossa dell’esterna e stampata solo alla mam-
mella.
Piede cagnuolo. — Ha la punta rivolta in den-
tro. L’appoggio si fa più sul quartiere esterno; ab-
bassare alquanto il quartiere interno, applicare un
ferro a. branca esterna più grossa, I9B Rondi LO
guarnito alla mammella esterna.
Piede rampino. — È quello in cui la muraglia
va quasi perpendicolarmente a terra verso la punta.
Abbassare i talloni, applicare. un ferro con poca
incavatura, che guarnisca e sia più gròsso in
punta.
Cavallo che s'intaglia. — È quello che si fe-
risce alla faccia interna della nocca. Applicare un
ferro alla turca, colla branca interna più o meno
corta e ristretta e più o meno rientrante secondo
che s’intaglia col tallone, col quartiere o colla
mammella.
Cavallo che si corica da vacca. — È quello che
stando. coricato si contunde il gomito colla sponga
interna del ferro. Applicare un ferro. colla sponga
e e I »Capitolo sesto.
della branca interna tronca, arrotondata ed inca-
strata nella parete.
Piede con setola. — E quello che è fesso sal
parete. Assottigliare i margini della setola; prati-
carvi al lati due scanalature. Applicare un ferro
ordinario, ovvero a pianca, pareggiando il piede
in modo che la parte compresa fra le due scanala-
ture, non appoggi sul ferro. !
®
CAPITOLO VII.
DELL’ ALIMENTAZIONE
——_—_——_—_—————_—_—@»@—&
Lo studio dell’alimentazione, specialmente dal
punto di vista del mantenimento dei cavalli e del
miglioramento delle loro razze, è quanto mai im-
portante. Il nutrimento agisce per la sua quantità
e per la sua qualità. Se gli alimenti sono scarsi e
poco nutritivi i cavalli sono deboli, magri e depe-
riscono notevolmente; se invece sono di buona
qualità ed in quantità sufficiente per riparare alle
perdite prodotte dall’esercizio delle loro funzioni, i
cavalli sono leggeri, hanno temperamento sangui-
gno, sono vivaci, pronti e vigorosi.
Per ottenere dei buoni puledri bisogna nutrirli
bene ed abbondantemente, per siffatta guisa si svi-
luppano bene e rapidamente; si fanno robusti, ben
conformati e possono lavorare in più fresca età.
Nei primi mesi della sua esistenza, il cavallo
vive del latte della madre, ma in seguito gli ali-
menti dei quali fa uso sono tutti di natura vege-
tale; il cavallo è essenzialmente erbivoro.
ME«VOLPINI, 6
Mi: ;)
Va .
82 Capitolo settimo.
Fieno, paglia ed avena sono le sostanze colle
quali comunemente si nutrisce il cavallo nella mag-
gior parte dell’ Europa, ad eccezione dei paesi me-
ridionali, come la Spagna, e l'Africa, dove l’avena
è sostituita dall’orzo. L'esperienza dei secoli ha di-.
mostrato essere questi gli alimenti che più si con-
fanno a questo animale.
Oltre però a questi cibi sonvene altri come la
crusca, il verde, le farine di segala e di cocco, la.
meliga, ecc., i quali possono essere somministrati
in mancanza dei primi e che in condizioni parti-
colari sono anche maggiormente utili e salutari.
Fieno. — La sua maggiore o minore bontà di-
pende dal suolo che lo produce, e lo sì riconosce
dal colore, dall'odore, dal sapore e dalle qualità
delle piante che lo compongono.
Il fieno dei prati posti nelle regioni elevate ed
asciutte è sempre migliore di quello dei prati bassi.
Il primo ha quasi sempre colore verde-gialliccio, ‘
il secondo è un po’ più scuro. Il fieno di montagna
è più aromatico di quello di pianura; il sapore è
quasi nauseante, l'odore è forte; questo fieno di-
sturba le funzioni digestive e respiratorie, per cui
produce dimagramento e debolezza, però dato in
piccola quantità mescolato a paglia, i cavalli lo
mangiano avidamente e cresce il loro benessere e
vigore.
Il colore del fieno deve essere verde-chiaro, lo
_
1 Bosro, Bromatologia.
Ag ara cd AE LE n
% . °
| Dell’ alimentazione. 89
a indica che l'erba è stata tagliata a tempo, es-
sicata bene, fermentata nella giusta misura e con-
servata convenientementé. L’odore deve essere
grato ed aromatico. Questo odore è il risultato
della evaporazione degli olii essenziali contenuti
nelle erbe, è soave quanto un profumo, ed è tanto
più penetrante quanto minore è il tempo dacchè il
fieno è stato raccolto.
Il suo sapore deve essere dolcigno ed aggrade-
vole; talvolta però un sapore leggermente amaro-
piccante non dispiace ai cavalli.
Le piante infine che lo compongono devono avere
gli steli sottili, morbidi al tatto, elastici ed essere
provviste di foglie e fiori; fra esse devono predo-
minare le graminacee, le leguminose, le labiate e
le rosacee. |
Il fieno lo si conosce dal color verde spiccato,
tanto più carico quanto più è composto di piante
raccolte nei prati fertili. Esso deve essere sommi-
nistrato al cavallo dopo che ha finito di fermen-
tare, lo che dura circa quaranta giorni. E opinione
assai invalsa che il fieno raccolto da meno di tre»
mesi sia nocivo e predisponga a varie malattie.
Numerose esperienze fatte in Francia su vasta scala
negli anni 1547 e 1858 constaterebbero til contra-
rio. Senza voler decidere su tale questione sembra
| però certo che siansene esagerati gli inconvenienti.
si
4
«SA
E
SSR
Il fieno maggengo o di primo taglio è il mi-
gliore, perchè, più sano, più nutritivo, più facile ad
| essere trasportato senza sperperarlo , essendo di
è
Pi
* DA È d i di 9
84 Capitolo settimo.
"m
gambo più lungo. Si*riconosce facilmente per il
numero predominante di graminacee che in esso
abbondano e specialmente per la presenza del pa-
leino odoroso (anthoxanthum odoratum), che si ri-
tiene comunemente come pianta caratteristica del
primo taglio. |
L’agostano, guaime o secondo*taglio, è quello
che viene falciato per lo più nel mese d'agosto; è
meno nutritivo del maggengo, ha color verde più
‘intenso, odor meno forte, sapore più dolce. Si usa? |
specialmente per i bovini, tuttavia nei mesi d'in-
verno, in cui i cavalli non vengono assoggettati @
grandi lavori, si usa somministrarlo invece del mag- i
gengo. I I
L’agostano si riconosce tosto. pel suo ‘colore
| oscuro, per gli steli grossolani e duri di molte le-
guminose, di rosacee, di ombrellifere e di un nu-
mero limitato di graminacee a stelo meno delicato. |
La pianta caratteristica di questo fieno, che invano |,
cercheresti nel maggengo, e raramente ed in pic;
cola quantità si trova anche nel terzo taglio è la
daucus carota, la quale è un’ ombrellifera a stelo
grossolano e legnoso. De
Il settembrino, terzuolo o terzo taglio è ltul-
timo taglio che si fa nei prati naturali ed è assai
poco nutriente. Viene usato pei bovini, ovini e per
i cavalli d'infimo prezzo.
‘ Lo si riconosce per l'abbondanza grandissima di
una mediocre graminacea detta pabio (panicum vi-
ride), la quale talvolta è così abbondante da for-
fa
Va A pi RP
di‘. R ”
(«è | — Dellalimentazione. | 85
DI
fon a * | na ) 1 i
mare per intero la composizione di questo fieno,
il quale essendo di poco valor commerciale, non
è raro il caso di trovarlo abilmente mescolato sia
col maggengo che coll’agostano. La presenza del
pabio in certa quantità basta a svelare la frode.
In talune regioni, come ad esempio nelle vaste
| praterie di Pordenone, esistono dei prati naturali
. sterili, dai quali si ricava un fieno di taglio unico,
| che si falcia quando tutte le erbe del prato hanno
| raggiunto il loro completo sviluppo. In tal modo
| si ottiene una miscela di piante troppo ‘mature e
di piante poco rigogliose. Per la natura stessa del
terreno poi in tali prati vi allignano solamente.
piante scadenti le quali non raggiungono un com-
pleto sviluppo. Tagliato il fieno, si usufruisce col
| pascolo la scarsa vegetazione.
In questo fieno abbondano i giunchi, i carici ed
in generale tutte le piante mediocri, e se vi sono
delle graminacee queste si trovano sempre troppo
mature all’epoca della falciatura. .
Il fieno di prato artificiale riesce poco saporito
e poco nutriente, inoltre essendo ordinariamente
composto di leguminose (erba medica, trifoglio),
queste piante essicando diventano dure e perdono.
facilmente i fiori e le foglie che sono le parti più
nutritive. Per conseguenza si usa di consumare
l'erba di questi prati allo stato verde, costituendo
‘un utile e-sano alimento ‘in primavera. Se invece
il fieno conserva i fiori e le foglie ha potere nu-
| triente grandissimo, e tale che il suo uso continuato
di ed esclusivo può procurare gravi mali.
86 Capitolo settimo. n
‘ ù
Fieno. cattivo, dicesi quello che non possiede
quantità sufficiente di principii nutritivi. Esso si
conosce pure dal colore, dall'odore, dal sapore e
dalle qualita delle piante.
Se il colore è verde-giallastro è segno che l'erba
è stata falciata troppo matura; se è verde-rossic-
cio è segno che l'erba rimase distesa, sul prato
troppo tempo in stagione troppo calda; se è giallo
rossiccio è segno che il fieno ha subito una fer-
mentazione troppo forte e dicesi subbollito; in
quest’ultimo caso acquista qualità irritanti. Se è
pallido, cosparso di piccole macchie, punteggiato
.è segno che è stato raccolto in siti.ombrosi; tale
fieno è poco nutritivo e non si conserva per lungo
tempo. |
Quando il fieno spande un odore molto aroma-
tico ed insieme nauseante, esso ripugna ai cavalli.
Se è di sapore acido, acre, e lascia in bocca un
gusto ingrato, è segno che proviene da “praterie
‘basse, o che le erbe rimasero lungo tempo am-
mucchiate.
Se infine le piante hanno gli steli grossolani, ru-
vidi al tatto, friabili, polverosi senza foglie e senza
fiori, se predominano le piante mediocri, i giunchi,
|. i ciperi, volgarmente lisca, allora il fieno è cattivo.
Il fieno vecchio diviene giallo, perde l’odore, e
d’ ordinario a diciotto mesi si guasta, si rompe, di-
viene polveroso e perde” una gran parte del suo
. valore nutritivo e del suo sapore. È
Il fieno avariato può essere lavato, fangoso,
muflito e rugginoso,
all e
35 RIPATCÀ M
gr
| Dell alimentazione. SEO
| Fieno lavato. — Se l'erba ha sofferto la piog-
| gia produce un fieno poco nutriente, perchè furono
esportate le sostanze solubili, come la sostanza co-
lorante, le sostanze albuminoidi e le zuccherine. In
questo caso il fieno perde il suo color verde, perde
l’aroma ed una gran parte del suo valor nutritivo.
Fieno fangoso. — Proviene da prati inondati,
ricoperti di fango o limo contenente spesso mate-
rie organiche in putrefazione. Bene spesso esala
percio un odore infetto di palude, si rompe e spande
una polvere irritante quando viene smosso.
Possiede un sapore amaro, acre, nutre poco, si
digerisce male ed usato per qualche tempo oltre
ad irritare i polmoni e gli occhi, altera la costitu-
zione del sangue.
Fieno muffito. — La muffa del fieno dipende da
tanti funghi piccolissimi, che vivono sull’epidermide
delle piante; si manifesta in pochi giorni, vegeta
e si moltiplica in. modo prodigioso sotto forma di
macchie bianchiccie, od azzurrognole o rosee; e
tramanda un odore caratteristico di muffito. Il fieno
muffito può produrre gravi inconvenienti sulla sa-
lute degli animali e predisporli specialmente alle
| più gravi malattie contagiose.
Fieno rugginoso. — La ruggine è pure prodotta
da tanti funghi o crittogame. Essa altera gli steli
e le foglie delle piante, ne distrugge l'epidermide,
riducendola in una polvere giallastra, irritante ed
w
n
è causa di varie malattie.
Fermentazione del fieno. -—- Poichè ci è occorso
88 « °°’ Capitolo settimo.
di dire che il fieno non deve essere distribuito fin-
che abbia subito la fermentazione, aggiungeremo
alcune parole su questo fenomeno. L’erba appas-
sita e convenientemente essicata vien riposta sul
fienile. Durante i primi 40 giorni circa, l’aria ac-
clusa nella catasta ossida i succhi che trasudano
e sviluppa una temperatura che d’ordinario sale a _—
75.° centigradi. Se l’erba è molto secca, l’aria rac-
‘chiusa fra i vani è maggiore ed il calore che si
sviluppa può determinare l'accensione della massa
accatastata. Il prodotto di tale ossidazione consiste
in acido carbonico e vapore acquoso. Quest'ultimo
si raccoglie negli strati superiori formando uno
strato di fieno muffito, detto volgarmente cappello.
Coprendo il fieno con uno strato di paglia di 30
centimetri, l'umidità si concentra in tale strato, ed
allora tutto il fieno che rimane al disotto è sano |
e privo di muffa. I
Quando l'erba non venne appassita a cufficierea È
sul prato, l’aria racchiusa si trova in minore quan-
tità, e cioè non abbastanza per fare evaporare l’u-
midità eccessiva; allora facilmente si sviluppano |
muffe. i
Se la fermentazione non ha percorso il “ia
voluto, il fieno acquista qualità purgative, odore
nauseante ed indebolisce l’animale che ne mangia
per alcuni giorni di seguito.
Se infine la fermentazione é stata troppo forte il i
fieno prende un colore bruno-rossiccio' ed un odore i)
forte di tabacco e rimane quasi carbonizzato. Que= |
bi
de
(cla
ice Dell’ alimentazione. 89
Ue
sto fieno ha perduto gran parte del suo valor nu-
tritivo, ed ha acquistato proprietà eccitanti, per
«cui produce coliche e diarree nel cavallo.
Paglia. — La paglia è costituita dai culmi del
frumento, dell’avena, dell’orzo, della segale e del
| riso, dopo che se ne son raccolti i grani.
La più usata sia come lettiera, sia come ali-
mento è la paglia di frumento. Forma un discreto
alimento specialmente pei cavalli ardenti, irrita-
bili, sanguigni, sopratutto se viene trinciata e me-
scolata all’ avena, donde il proverbio:
Biada e paglia cavallo di battaglia.
La paglia di buona qualità deve essere di color
bianco-giallognolo, di stelo sottile, lucente, di un
odore gradevole che ricordi quello del frumento.
Inoltre deve essere ben essicata, priva di muffe
o ruggine. Nei paesi montuosi, dove il fieno è
scarso e molto aromatico, conviene assai mesco-
larla intimamente con esso, lasciando, se è possi-
bile, tal mescolanza per parecchi giorni ben com-
. pressa entro magazzini sani. E bene lasciare man-
giare un po'di paglia ai cavalli dopo. che hanno
avuta la biada, ciò facilita loro la digestione.
Lasciata invecchiare diviene polverosa, leggiera,
senza sapore, di odore puzzolente; quella bagnata
“ammuffisce prontamente e divien nerastra o giallo-
verdognola; quella muffita o avariata da luogo agli
| stessi inconvenienti del fieno in identiche condi-
zioni.
sail è DI Venti ha API pren Pr elnro
» a: 7 TATO ue: 0
n : A la c*2/ CS PI
. . , SERE A MA
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ba J
Les 3 Capitolo settimo.
La paglia d'avena ha i culmi più grossi, più
fogliosi, e più gialli. Deve possedere le stesse qua-
lità di quella di frumento di cui è più nutritiva.
La paglia d’orzo ha i culmi più duri e più ric-
chi di midollo zuccherino di tutte le paglie; ma
sono più poveri di grasso; del resto questa paglia.
e molto simile a quella del frumento. i
La paglia di segale ha i culmi più sottili, più lun-
ghi, e muniti delle loro spighe finamente aristate. È
quasi ricca come quella d’orzo di zucchero, ma ne.
è più povera in sostanze grasse. È di tutte le pa-
glie già dette, quella che contiene minor quantita
di azoto.
La paglia di riso ha i culmi grossi è sbiaditi,
e la più povera di sostanze grasse e zuccherine,
ed è la più ricca in silice ed in cellulosio, la qual
cosa la rende poco adatta sia per l’alimentazione,
sia per lettiera, e marcisce assai facilmente.
Lo strame è costituito da ogni specie di piante S
secche, che nascono tra i culmi del frumento dopo
la mietitura. È riservato ai bovini ed ai cavalli
grossolani.
Avena. — L’avena è il cibo per eccellenza del
cavallo nei climi temperati e freddi; essa fa ac-
quistar forza, energia, belle forme e carni sode ai
cavalli, riesce eccitante, afrodisiaca per un princi-
pio aromatico che ha una certa analogia coll’ es-
senza di vaniglia, e che è contenuto nelle glumette
che avvolgono il grano. Essendo questa essenza,
solubile nell'acqua, ne deriva che l’uso di far cuo-
Ai i; pi s
I RE
Ao mi
Dell’ alimentazione. 91
“>
«cere o semplicemente lavare la biada, basta per
togliere alla medesima le sue .proprietà eccitanti.
La biada giova ai cavalli di qualunque età, ac-
celera lo sviluppo del puledro. Un proverbio inglese
"dice che per fare un cavallo abbisognano tre cose:
Uno stallone, una cavalla e dell’ avena.
+ Quest’alimento è uno dei mezzi più efficaci pel
miglioramento delle razze cavalline. È in gran parte
all’avena che i cavalli inglesi devono le loro pre-
ziose qualità. Due sono le principali varietà di ave-
na, la bianca e la nera.
L’avena buona, a qualsiasi delle due varietà ap-
partenga, deve avere scorza sottile, odore legger-
«“5mente aromatico, deve essere lucida, scorrevole
fra le dita, priva di muffe e bene asciutta. Il suo
peso deve variare fra i 40 ed i 00 chilogrammi
per ogni ettolitro. Generalmente si preferisce quella
nera; quella raccolta in autunno stimasi migliore
di quella della primavera.
Cattiva è quell’avena a grano corto, rugoso, di
color nero-cupo, o verde-chiaro nei grani vuoti,
coperta di muffa o avariata; di sapore nauseante,
ed acida. Ne altera il valore nutritivo il trovarsi
frammista ad altri grani, a terra, a pietruzze, a pol-
vere, o ad altri corpi estranei. L’avena nuova, che
cioò non ha almeno due mesi di stagionatura, è
nociva al cavallo, perchè cagiona coliche, indige-
stioni, languidezza, copiosi sudori e denutrizione.
La sua scorza ha colore sbiadito, o verdognolo ed
ha sapore dolciastro,
2a
®
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Li
92 bi Capitolo settima.
La fermentazione dell’avena avviene ea 8
‘stata raccolta in tempo piovoso, quando viene cal-
locata nei magazzini prima della completa essica-
zione e quando venne bagnata accidentalmente o.
fraudolentemente. In tale stato presenta una tem-
peratura più elevata all’interno, ha un odore acido
caratteristico e riesce nociva al cavallo.
L’avena può essere semplicemente umida, senza -
che sia fermentata. e ciò avviene accidentalmente
trasportandola in tempo piovoso, o fraudolentemente
per mascherare la polverè che contiene, per farla
gonfiare e sembrare più grossa e per farla aumen-
tare di peso. i
È facile l’accorgersi di questa frode, perchè di.
viene morbida, poco scorrevole, si schiaccia e si.
riduce facilmente in pasta con una leggiera pres-
sione delle dita. Lasciata ammucchiata per qual-
che tempo diviene acida per un inizio di fermen-
tazione.
Se però l'umidità non è molta, e la biada deve
essere consumata subito, questa frode riesce salu-.
tare, perché serve a mascherare la polvere, di cui
è sempre ricca la biada nei magazzini.
L’avena muflita ha odore caratteristico, che si
sviluppa maggiormente soffregandola con le mani.
Produce gli stessi inconvenienti del fieno muffito.
L’avena rugginosa presenta punti giallastri sulle
glumette in cui sono racchiusi i grani; è sempre.
nociva.
L’avena colla carie ha grani grigiastri, leggeri, i
fa SSIS dat 3 rd
»
4
i Del? alimentazione. è 983
LI
«@ contiene una polvere grassa, nerastra che spande
un odore di pesce putrefatto. Produce gravi scon-
certi intestinali.
L’avena col carbone si presenta con caratteri
assai diversi da quelli dell’ avena con carie. La so-
stanza della parte affetta è distrutta e rimane so-
stituita da una polvere nera, fina, talora odorosa,
simile alla fuligine dei camini. È nociva.
Avena con grani eterogenei. Talora nei campi
crescono altre piante unitamente all’avena, i di cui
semi si mescolano poi assieme. Altre volte i semi
Ko) grani eterogenei, vengono fraudolentemente me-
‘scolati coll’avena per aumentarne il peso.
| Fra questi semi noteremo:
la cicerchia, pianta leguminosa simile al pi-
sello, che è anche coltivata nei campi. Alcuni la
ritengono salutare pel cavallo, e capace di sosti-
tuire ‘l’avena in caso di bisogno. Altri*invece la
considerano nociva e capace di determinare la para-
lisi ed il corneggio. Se ne può tollerare l'uno per
cento. Riesce utile nell’impinguamento dei rumi-
‘nari e dei gallinacei;
‘il frumento, dato da solo al cavallo lo rende
floscio e gli produce affezioni gastriche; si può
«dare ai cavalli vecchi per eccitare loro lo stomaco
estenuato; misto all’avena non deve superare il
dieci per cento;
la segale, data ad alta dose ai cavalli produce
congestioni sanguigne, ma mescolata all’avena, o
fatta cuocere riesce un ottimo alimento, in ispecie
\pei cavalli convalescenti.
LAM RU e e
vr g À Side” dr,
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$ ” x
94 Capitolo settimo.
Tutti questi grani benché nutritivi, non possono
sostituire l’avena, e molto spesso quando si tro-
vano ad essa mescolati è quasi segno che sono
avariati. A
Oltre a questi si trovano talvolta mescolati al
vena dei grani cattivi e nocivi, i più comuni dei
quali sono:
la veccia bastarda, comunissima nei cereali, i
semi sono globosi, duri e poco nutritivi; resistono
alla masticazione; non si dovrà tollerare oltre il
mezzo per mille; |
il sorgo, si coltiva come foraggio verde pei
bovini, per farne scope e per somministrarne i semi —
alle galline ed ai maiali. Si mescola per frode hel- |
l’avena, ma non si deve tollerare, abbenchéè sia al-
quanto nutriente anche pel cavallo; ui
le caucalinee, sono semi di ombrellifere cO-
munissime tra le biade; i semi sono neri, grossi,
ovali, ispidi di punte uncinate; disgustano i cavalli
colla loro ruvidezza; . |
il Joglio, cresce comunissimo fra i cereali; i
suoi grani rivestiti dalle glumette, hanno una lunga
resta; produce nei cavalli ed anche nell'uomo che
ne fa uso, prostrazione di forze, tremori di gambe,
sonnolenza, paralisi ed anche la morte. Nell’avena' -
in piccola quantità non arreca danno, però non
dovrà mai superare l'uno per mille; De:
la segale cornuta, ha forma di grano allun-
gato, un po’ curvo nel senso longitudinale, cilin- |
drico, di color nerastro esternamente e di frattura
| Dell alimentazione. * 95
cerulea, d'aspetto corneo, di odore nauseabondo e
di sapore acre-amaro. ‘T'erribili effetti produce l’uso
di questi grani, e sono il rallentamento dei battiti
del cuore e delle arterie, l’ubbriachezza, le verti-
gini, l’ebetismo, la paralisi e la morte. La segale
‘cornuta si sviluppa facilmente nelle annate piovose
‘e consiste in un corno nero-violaceo che esce fuori
dalle spighe della segale. Non si deve tollerare
nell’avena. :
L’orzo è forse un po’ più nutriente dell’avena e.
conviene ai cavalli nei paesi caldi perchè meno ec-
citante; somministrato solo senza mescolarlo ad
avena o paglia tagliata può produrre una malattia
che consiste nell’infiammazione del vivo del piede.
Il grano turco, o meliga, importata a quanto
dicesi dell'Anatolia nel 1204 da due soldati di Bo-
nifacio III, Marchese di Monferrato, ha potere suf-
ficientemente nutritivo; se può per un certo tempo
sostituire l’avena, ingrassando i cavalli, non infonde
però loro la vigoria. Tarlata od avariata è nociva
e negli uomini produce la pellagra.
Le fave costituiscono un alimento tonico-ecci-
tante, rendono la pelle morbida, il pelo lucido;
sono più nutritive dell’avena che possono sostituire,
ma in tal caso occorre mescolarvi crusca. Sommi-
nistrate coll’avena a frantumi o rammollite nell’ac-
«qua formano un ottimo alimento pei cavalli magri,
estenuati dalle fatiche.
Le farine. — Le più usate sono quelle di fru-
mento, di segale, d’ orzo, d’ avena e di cocco. Hanno
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96 '. Capitolo settimo.
lo stesso valor nutritivo dei grani da cui derivano.
Quella di frumento, sebben più nutriente, è per ra-
gioni economiche la meno usata. Nei paesi setten-
trionali d’Italia si dà la preferenza alla farina di
segale per far bere in bianco i cavalli. Essa è nu-
triente e rinfrescante; ha colore un po’ grigio ed
è meno morbida di quella di frumento. Nei paesi.
meridionali invece ‘si usa la farina di orzo o d’a-
vena; la prima contiene un principio insolubile nel-
l'acqua di color giallo, d’apparenza granellosa come
la segatura del legno, e più pesante dell’acqua; la
seconda è molto leggiera, e si conosce per le glu-
mette frantumate che contiene.
‘. La farinadi cocco infine, da poco introdotta nel-
‘ l’uso alimentare del cavallo, contiene tutti i prin-
cipii nutritivi del fieno e della biada, ha: però gu-
sto di burro rancido, ragione per cui, per i primi
giorni, i cavalli la rifiutano. Deve essere sommini-
strata inumidita unitamente a crusca o paglia trita,
e la si da in sostituzione del fieno con vantaggio
economico. La razione giornaliera ‘può consistere.
in un chilogrammo di farina mescolato con 500
‘grammi di crusca o di paglia tagliata.
Le diverse farine sono soggette ad alterarsi e
ad essere falsificate. Si scoprirà se sono miste a
sabbia, a gesso od a farine inferiori, dal colore,
dal peso, da un senso di ruvidezza nella mano che
le ha toccate, e dallo scorgere le materie estranee.
precipitate in fondo del vaso allorchè saranno sciolte
nell'acqua. |
ETRE Aaa 7 È
fo - .»° Dell’ alimentazione. 97
La crusca, è la scorza dei grani dei cereali più
o meno privata di farina per mezzo della macina-
zione. La crusca di buona qualità è fresca, senza
odore, di sapore dolce, imbianchisce le mani, e
rende l’acqua più o meno simile al latte secondo
la quantità di farina che contiene. È di cattiva qua-
lità quando puzza, è divenuta bruna, aggomitolata,
umida od ha fermentato. Si vuole che a doppia
razione sia di poco lontana dal valor nutritivo del-
Pavena, ma amministrata in grande quantità e per
un certo tempo produce facilmente indigestioni,
diarree, coliche. Può sostituire l’avena nei forti ca-
lori dell’ estate, specialmente pei cavalli sanguigni,
Chiamasi verde l'alimento costituito dalle erbe
fresche, date ai cavalli appena falciate, durante un
breve periodo in primavera per 10 o per 80 giorni
per 1 cavalli da sella ed anche di più per quelli
grossolani.
. Il verde diluisce gli umori, purga, calma l’ere-
tismo, ed esercita un’ azione debilitante; perciò esso
conviene specialmente ai cavalli giovani, a quelli
magri e malaticci ed ai convalescenti. di malattie
acute gastro-enteriche. Non conviene ai cavalli
adulti oltre gli otto o dieci anni; è nocivo ai ca-
valli vecchi e linfatici a quelli soggetti alle cre-
paccie, ingorghi, ecc.
Quando il verde riesce proficuo, il cavallo di-
viene più vivace, la pelle si rende morbida, un-
tuosa al tatto; il pelo diventa lucido, le orine si
fanno abbondanti, e dopo il quinto o sesto giorno
VOLPINI. 7
98 i Capitolo settimo.
ee
incomincia una leggera purgazione. Quando invece
riesce nocivo, il cavallo si mostra malinconico, la.
pelle diviene asciutta e tesa; il ventre rigonfia; i
peli si fanno irti, cupi; si notano edemi alle estre-
mita e la diarrea si fa abbondante e continua.
L'erba da preferirsi è la ferrana, ossia una mi-
scela di orzo e d’ avena allo stato erbaceo e semi-
nata per tale scopo. Più comunemente si fa uso
dell'erba medica, detta anche erba Spagna o lu-.
zerna, del trifoglio e della lupinella detta anche
sanofieno. Si può però anche dare l’ erba maggenga
prima della fioritura. Durante il regime verde si.
può conservare pure la razione intiera di avena;
ma per lo più la si riduce di un sesto ed anche di
un terzo.
L’erba deve essere falciata di fresco, e per quanto
possibile non bagnata nè dalla rugiada, nè dalla
‘pioggia, onde evitare la malattia detta timpanite.
La quantità da somministrarsi varia fra i 25 ed i
50 chilogrammi, da distribuirsi in quattro o cinque
volte lungo la giornata. Per abituare gradatamente
l’animale al-.verde, è conveniente, per i primi giorni,
alternare le distribuzioni dell'erba con quelle del
fieno e tener lo stesso metodo graduatorio prima
di rimettere i cavalli agli alimenti secchi.
Non è buona pratica quella di dare il verde
frammischiato al fieno.
Il verde si può anche far mangiare dirottamenti
nei prati, lasciandovi liberi i cavalli, dove scelgono
le erbe che meglio loro si confanno, respirano.
ai, IA 704 ci
ro Sag LI 4 *
ee Dell’ alimentazione. ‘99
bo» PI TATE RN,
, LOI | . . Li
cun’aria più pura, ,e fanno quell’eserciziò che me-+
iglio conviene alle loro forze.
I cavalli che lo ricevono in scuderia dovranno
esser fatti passeggiare tutti i giorni, evitando di
affaticarli e di ricondurli sudati. Un buon governo
«giova pure moltissimo per togliere dalla pelle le
secrezioni che, durante il periodo di questo regime,
‘avvengono più abbondanti. .
Oltre a tutti i sopraccennati alimenti, i quali sono
di un uso più comune, si usà ancora, per ragioni.
‘speciali, somministrarne alcuni altri come i semi
di lino, le carote, le rape, le barbabietole, le pa-
tate, le carrube, i fagiuoli, ecc. }
I semi di lino, massime se cotti ed uniti alla
‘erusca, forniscono un ottimo alimento pei cavalli
che soffrono lente affezioni di visceri; loro dànno
pelo lucido, e contribuiscono assai a porli in buon
stato di nutrizione.
Le carote sono mangiate avidamente dai cavalli,
e «si possono dare crude e cotte, ben pulite, tagliate
e mescolate colla crusca. Anche le . foglie sono
buone. La dose giornaliera può oscillare fra i 2 ed
1 4 chilogrammi. Le carote esercitano un’ azione
rinfrescante, aiutano la convalescenza delle malat-
tie polmonari, favoriscono le escrezioni ‘e le secre-
zioni, migliorano lo stato di nutrizione, favoriscono
la traspirazione cutanea e rendono lucido il pelo.
Somministrate in quantità eccedente, esercitano
un'azione diuretica e purgativa.
Le patate, le rape, le barbiabetole date a pic-
“TE
r "o i L11074. UOC ARIA RE A NIITIAT NERE
Capitolo settimo. | I
O AR
« cole quantità costituiscono esse,pure un alimento
salubre e abbastanza nutritivo, ma l’uso loro esclu-
sivo o continuo riesce nocivo, perchè producono un
rilassamento nell’apparecchio digestivo, diarree fe-
tide, edemi. i ca
Le carrube sono avidamente mangiate dal ca-
vallo e sono nutrienti e salutari.
In*molti paesi della Germania si usa sommini-
strare i gambi secchi dei fagiuoli, quale alimento
«che dà brio agli animali.
Infine il sangue di vitello fresco serve pure qual-*
che volta a rimettere in buono stato di nutrizione
. un cavallo magro e prostrato dalle fatiche. Così
ancora la carne cotta, il brodo, costituiscono in cir-
a , costanze specialiutilissimi alimenti ristoratori. Nelle"
Indie orientali, nel Medijd ed in Siria si usa som-
ministrare la carne bollita.
* In Svezia, Norvegia ed Irlanda sono pure usati i
| pesci disseccati come alimento dei cavalli e ven-
gono mangiati avidamente. e
Il brodo con uova, pane trito, ed un po’ di sale
è un’ eccellente bevanda per rimettere le forze di
un cavallo estenuato da lunga e penosa malattia.
Nel Sahara gli Arabi danno sovente ai.cavalli del
latte di cammella o di pecora.
Il fieno, la paglia vengono talvolta tagliuzzati af-
fine di renderli più facilmente digeribili; le carote,
le barbabietole, le patate, ecc., sono sempre som-
ministrate in tal guisa; i diversi grani sono sovente
dati al cavallo dopo essere stati schiacciati o ma».
è
| DellAlimentazione, WOLO
Ai
cinati ed in quest’ultimo caso vengono quasi sem-
pre mescolati con crusca ed inumiditi. Con simile
operazione si ottiene .-di ingrassare un animale in
breve tempo.
Un miscuglio di varie sostanze detto pastone ed
i in inglese mash, viene somministrato dit spesso ai
cavalli magri, faticati o convalescenti. Uno dei più
usati è il seguente:
ieno tagliato. |... erammi. 200
Papbattagliata n.0... d 200
(500
AA MC RA sa 1460
Farina d’orzo. . a 80
bele”matino "4A; =; 10
Totale grammi 1150
. Si dispone in un recipiente prima l’avena e poi
il fieno e la paglia tagliata, vi si versano sopra’
2 litri d’acqua bollente in cui furono sciolti i 10 gr.
di sale; vi si aggiunge la crusca e farina, e si co-
pre il recipiente con una coperta fino a che si raf-
fredda. Si può dare in più della razione.
Aggiungendovi ‘/, grammo di acido arsenioso si
otterrà di vedere do presto .il cavallo »ingrassato,
con pelo lucido, fianco ripieno, occhio vivace. Que-
sta dose. dopo una settimana può essere aumentata
fino ad 1 grammo; la cura può durare tre o quat-
tro settimane sospendendola ogni quattro o cinque
giorni circa per 48 ore.
#
a LO ae | i Capitolo settimo. ne i
Condimenti. — Ad eccitare l'appetito, a correg-7
gere ciò che certi alimenti hanno di difettoso, ad
aumentare la digeribilità dei medesimi, si usano tal-
volta alcune sostanze come il sale comune, il sale
pastorizio, la genziana, alle quali perciò si dà nome
di condimenti.
Il sale facilita la digestione e l'assimilazione di
una maggior quantità di nutrimento, serve di dis-.
solvente a diverse sostanze organiche contenute»
negli umori dell'organismo. Esso non è necessario‘
pei cavalli, ma a piccole dosi, da 30 a 100 grammi.
al giorno, riesce loro giovevolissimo. Si può dare.
sciolto nell'acqua, o mescolato coll’avena. o con
altri grani, o spruzzando i foraggi con aéqua salata.
La genziana ridotta in polvere aumenta la toni-
cità e potenza digerente dello stomaco e degli in-.
*.testini. Si usa darne 80 grammi al giorno nel pa-
ù stone.
Bevanda. — L’acqua è la sola bevanda del ca-.
vallo; essa è a lui necessaria come gli alimenti,
«soddisfa la sete, scioglie porzione dei cibi, forni-
sce al sangue la parte liquida, provvede alle se-
fi è. Crezioni.
L’acqua di.buona qualità è fresca, chiara, lim-
pida, inodora; contiene aria, scioglie facilmente il?
sapone, cuoce bene i legumi. Le acque correnti.
sono preferibili, a parità di condizioni, a quelle dei:
pozzi; quelle stagnanti, limaeciose; corrotte, sono
da proscriversi. ù |
Generalmente parlando l’acqua dei pozzi contiene!’
»
ai
La
Dell alimentazione. 103
poc’ aria, eppero conviene lasciarla un certo tempo
esposta all’ aria, prima di darla a bere ai cavalli.
La temperatura dell’acqua deve oscillare fra i -
10 ed i 20 gradi centigradi.
Le acque fredde o crude cagionano spesso doloti
‘(di ventre; quelle di neve o di ghiaccio producono
gli stessi effetti. Nella ritirata di Russia i cavalli
che erano abbeverati con acqua proveniente da ghiac-
cio o neve fusa, quasi sempre morivano. Ciò pros
viene dalla poca quantità di aria che contengono.
Nell'estate, conviene che l’acqua abbia una teme
peratura press’ a poco uguale a quella dell’aria,
epperciò è utile lasciarla esposta qualche tempo al
sole ed all'aria; nell’inverno invece conviene farla
bere subito dopo attinta o tenerla per qualche tempo
in scuderia.
La quantità d’acqua necessaria per un cavallo
può variare da 20 a 40 litri nelle ventiquattro ore;
a seconda della stagione, del lavoro fatto e del=
l'alimento amministrato. Essa viene somministrata,
per lo più, in due volte al giorno, e prima di dar-
gli l’avena. Nell'estate è utile far bere i cavalli
almeno tre volte al giorno.
Si è molte volte messa in campo la quistione di
sapere se sia preferibile abbeverare i cavalli prima
o dopo il pasto dialimenti solidi. Teorie più o meno
ingegnose sono state messe innanzi all'appoggio di
ciascuno dei due sistemi. Oggidì tutti fanno bere
prima, o tutt'al più mantengono nella mangiatoia
dell’acqua pus il cavallo può bere a sua volonta.
104 Capitolo settimo, Nr i
E precetto igienico di non abbeverare i cavalli
in stato di sudore e di rompere l’acqua, cioè d’im-
pedire che bevano molto tutto d’un fiato, quando
questa è fredda od essi sono troppo riscaldati, e
ciò per evitar coliche più o meno violenti, dipen-
denti da ciò che i cavalli allorchè sono tormentati
dalla sete ne bevono in quantità esagerata, donde
le indigestioni, le coliche, ecc.; ma non è già, come
credesi universalmente, che queste sieno prodotte
da un'azione specifica dell’acqua fresca sul corpo
in traspirazione.
Agitando l’acqua, la si può far penetrare dall’a-
rla; mescolandola con farina o crusca, se ne cor-
regge la crudezza; immergendovi carboni accesi,
col filtro, o coll’ebullizione, si rendono meno no+
cive le acque alterate ; con un po’ di sale comune
si possono correggere quelle selenitoso.
Nel forte calore dell'estate, allorchè i cavalli
sono sottoposti a fatiche maggiori, è conveniente
far bere in bianco i cavalli, anche per preservarli
da talune malattie. Questa abbeverata in bianco
consiste per lo più nel somministrare ai cavalli
nella bevanda, per un periodo di circa quindici
giorni, 30 grammi di solfato di soda, od anche di
solo sale pastorizio e 200 grammi di farina di se-
gale.
L'acqua tiepida (da 20.° a 85.°) non è buona
come bevanda ordinaria, perchè rilassa lo stomaco
e gli intestini e ne disturba le funzioni.
lazione. — Resterebbe ora a dire quale sia la
A AAA i he Ù '
i LHARù i | \ 3 : x i a ì
il | | Dell alimentazione. 105
razione, ossia la quantità di alimenti che occorrono
ad un cavallo nelle ventiquattro ore della giornata.
Ma nessuna base fissa puossi stabilire in proposito
dipendendo ciò dalla massa dell'animale, e dal la-
‘voro che il medesimo deve prestare. Daremo per-
‘ciò qui vari tipi di razioni usate da noi ed altrove.
Nel nostro esercito sono adottate le seguenti ra-
zioni: per l'artiglieria ed i primi 10 reggimenti di
cavalleria:
Dal 1.° Novembre al 31 Marzo:
in stazione - avena chil. 3,500, fieno chil. 5
in accantonamento - ,, SAMO o
in marcia ‘ o si ela 3y SOL
Dal 1.° Aprile al 81 Ottobre:
in stazione - avena chil. 4,000, fieno chil. 5
in accantonamento - ,, pe do, IERI.
in marcia = ol a io
La razione dei cavalli degli altri reggimenti di
cavalleria è nella avena uguale a questa; ma ha *
un chilogrammo di meno di fieno. |
La Società anonima degli omnibus di Milano
somministra ai suoi cavalli la seguente razione :
Ban aa n chit. 4,200
oo i 9.800
reali diversi ei 700
Ml 04,650.
106 Capitolo settimo.
In Hannover ai cavalli dei tramways (sono tutti.
cavalli danesi di taglia piuttosto grossa) si danno:
ditavena” chit 177
dî ‘fieno... 4 di cul'usogtaza
di ‘paglia: 4 i : si
gli altri tre servono per lettiera. Il fieno e la pa-
glia tagliata si mescola con una parte dell’avena
e con gambi secchi di fagiuoli.
Come debbesi somministrare la razione? I pasti
giornalieri possono essere, due, quattro o sei ciò
non monta, l'importante è che non si cambi re-
gola tutti i giorni. I pasti non devono in massima
mutare nè per rispetto alle ore, né per rispetto ai
generi.
La ragione sta in ciò il il cavallo si abitua.
meglio a digerire e ad assimilarsi l'alimento che,
gli viene somministrato con regolarità, mentre la
alternativa sia di quantita, sia di qualità, sia di.
tempo gli riesce nociva. Generalmente ‘parlando .
si usa dare //, della razione di fieno al mattino
presto, ‘/, dopo il mezzodi ed ‘/, alla sera; mezza’
la razione di biada prima del mezzogiorno e mezza
verso sera. Taluni invece danno più presto la biada .
al, mattino e sopprimono la 1.° fienata che fanno
distribuire con quella della sera che così diventa,
doppia.
CAPITOLO VIII.
IGIENE.
L’igiene è quella parte dell’ippiatria che ha per
iseopo lo studio delle cure da prodigarsi al cavallo
per conservarlo sano, ed in stato di rendere sem-
pre quei servigi che da esso si esigono, con che
si ottiene di prolungarne la durata, premunendolo da
un troppo rapido logoramento.
.L’igiene comprende un insieme di cognizioni e di
precetti d’una seria importanza. Dalla loro intelli-
gente applicazione dipende non solo la conserva- .
zione di questo prezioso animale, ma ancora.lo
sviluppo e la stabilità delle sue attitudini.
Esporremo succintamente le principali regole da
seguirsi per ottenere questo doppio risultato.
Età — Gia si è detto che la vita del cavallo
comprende tre periodi. Nel primo, cioè quando l’a-
nimale è ancora puledro, il suo corpo si sviluppa
in tutte le dimensioni, in altezza cioè, larghezza e
volume. è I
Nel secondo periodo, quando cioè incomincia l’eta
108 P I | Capitolo ottavo.
%
Li
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w,
di adulto, il cavallo ha acquistata la statura che
conserverà per tutto il resto della sua vita; ma si
sviluppa ancora in volume e guadagna in vigore
ed in resistenza sino agli otto anni; a quest’età, si
può dire che rimane stazionario sino ai dodici circa, |
epoca nella quale comincia il periodo di decre-
mento, che va man mano accentuandosi sino al ter-
mine della sua esistenza.
Questi periodi corrispondono press’ a poco a quelli
della evoluzione dentaria. a
Durante il primo periodo, le giunture del puledro
non hanno ancora raggiunta quella resistenza che
avranno più tardi; le carni sono molli ed hanno poca
forza. Gli è quindi necessario di nutrire bene l’a-
nimale, affinché si possa sviluppare conveniente-
mente, e non lo si deve ‘sottoporre a dure fatiche,
affine di non falsarne gli appiombi,
Un lavoro moderato rende invece la circolazione
più attiva, favorisce la digestione, toglie al sangue
una parte dei suoi principi acquosi, sviluppa la mu-
scolatura, da forza ed energia.
Se di frequente si vedono cavalli già sciupati
prima dei 5 anni, ciò proviene dal non essere i me-
desimi stati alimentati con cibi abbastanza tonici e
riparatori, dall’esser stati sottoposti a lavori non
proporzionati alle loro forze e senza alcuna pro-
gressione. x
Le cure da aversi al puledro sono: somministrar-
gli un nutrimento abbondante, tenerlo il ‘men che
si può im scuderia, procurar che questa sia ariosa,
pus
4 Li ul
Pio MOST eo io TARARE Ma 19 -
vi »- SCIA a)
Met. Jgione. AR
‘non troppo calda e senza correnti d’aria, non sot-
toporlo a lavoro superiore alle sue forze.
Gli Arabi e gli Inglesi talvolta sottomettono i
loro cavalli al lavoro in.età giovanissima, ma usa-
no la precauzione di farli cavalcare da ragazzi e
con una nutrizione molto tonica e succosa gli aiu-
tano a sopportare il lavoro che da loro si esige.
Il cavallo adulto, può invece essere sottoposto a
tutte le prove dell’addestramento, ma non raggiun-
gerà tutta la pienezza delle sue forze, del suo vi-
gore e della sua resistenza che verso gli ‘otto anni.
Il passaggio dal 1.° al 2.° periodo, cioè da pule-*
dro ad adulto non avviene in tutti i paesi alla stessa
età; nei climi caldi il cavallo a cinque anni diviene
adulto, a sei nei temperati, a sette nei freddi.
AI cavallo adulto l'esercizio è assolutamente ne-
dessario; esso fa sì che si mantiene in buona condi-
“zione, e raramente si ammala. Gli Arabi sogliono
dire che i più grandi nemici del cavallo sono il
‘riposo e la pinguedine, ed hanno ragione; infatti
col riposo prolungato l’appetito langue, le membra
intorpidiscono, il temperamento diviene linfatico,
se poi l’animale ingrassa, le sue forze, la sua ener-
gia diminuiscono, ogni più Do lavoro provoca
un sudore eccessivo. ea
Dopo i dodici anni là vecchiaia arriva più o meno
presto, secondo gli individui e secondo che furono
più o meno risparmiati durante i periodi precedenti.
A questa età le forze scemano, i membri s'irrigi-
‘| discono, le forme si alterano nè l’animale è più in
| grado di sopportare le grandi fatiche.
®
Di
SS
110 Capitolo ottavo. ul ei
Sesso. — In commercio si trovano dei cavalli
interi, dei cavalli castrati e delle cavalle. iù
Il cavallo intero è più forte e più resistente; è
capace dei più grandi sforzi di vigore e di energia,
ma è difficile ad essere governato, perchè è meno
docile e talvolta è anche cattivo. |
Il cavallo castrato è quello che più conviene nei
vari servigi, è più docile, più sottomesso e possiede
abbastanza vigore e resistenza per essere sottopo-
sto a dure fatiche.
Le cavalle, specialmente quelle di razza comune
"e più adatte al tiro, rendono dei buoni servigi, quelle
di razza più fina, che, secondo l’espressione con-
consacrata’ dall'uso, hanno del sangue, sono più
irritabili che non i cavalli castrati.
All'epoca nella quale le cavalle vanno in calore
diventano spesso irrequiete e bisbetiche, si lasciano
montare e bardare con difficoltà, divengono disubbi-
dienti, caléiano, mordono, dimenano la coda, se sono
in moto, sl arrestano e si mettono in atteggiamento
di urinare ed urinano frequentemente.
Aria. — .L’aria è indispensabile a tutti gli esseri
viventi; più essa è pura e più coopera alla loro sa-
lute; impura, ossia combinata con gaz non atti alla
respirazione, diviene funesta. iL
L’aria pura e sana d’una temperatura media, che
dà un’impressione piuttosto fresca che fredda, è
quella che meglio conviene al cavallo, stimola il
‘suo organismo e ne mantiene l’energia ed il vigore.
L’aria moderatamente freddà e asciutta è favo-
Igiene. 111
‘revole ai cavalli adulti, ben costituiti e dotati di
un temperamento sanguigno e nervoso la respira-"
zione è lenta, la circolazione del sangue attiva,
l’appetito vivo, la sete poca, l'energia muscolare
eccitata. I cavalli deboli, molto giovani, mal nutriti
‘@ delicati di petto soffrono e vanno soggetti, con
‘simile temperatura, alle malattie degli organi re-
“«spiratori, —
Un freddo secco e moderato è meno da temersi
del calore estivo o di quello artificiale della scu-
«deria, ma ciò che devesi sopratutto avvertire è che
la temperatura in questa si mantenga sempre costan-
te, Repentine e forti correnti d’aria fredda ne esporte-
rebbero bensi i vapori, ma impressionerebbero sfavo-
revolmente la pelle calda degli animali, e i loro
‘organi respiratori. |
Un freddo eccessivo abbassando la temperatura
esterna dell'animale, arresta la traspirazione cuta-
nea, produce una rigidità della pelle che drizza i
‘peli, determina un tremito nelle membra e può cau=
sare gravi sconcerti. ©
— Nei tempi molto freddi conviene perciò prendere
alcune precauzioni; e cioé vestire con coperte i
cavalli che sortendo dalla scuderia, devono muo=
vere solo al passo; evitare di lasciarli immobili,
‘massime dopo un lavoro che li abbia messi in tra-
Spirazione ; non tenere la scuderia troppo calda, per-
‘ché più la differenza è grande fra la temperatura
esterna e quella della scuderia, più i cavalli sortendo
da questa vanno soggetti ad incontrar malanni; non
è
d &
pa Capitolo ottavo. | co SA si
dare acqua troppo fredda, ma estrarla e terierla pa-
*recchie ore in scuderia prima di porgerla ai cavalli.
L'aria fredda ed umida riesce dannosa alla salute
di tutti i cavalli; i puledri, i vecchi e quelli di tem-
peramento linfatico ne séffrono maggiormente, Una.
nutrizione abbondante e tonica gioverà a premu>
nirli dagli effetti dannosi ai quali possono andar
soggetti. Sarà pur bene coprire i cavalli allorchè
sortono, evitando di esporli a correnti d’aria, e dopo
il lavoro occorre asciugarli bene ed eccitare la pelle
col governo della mano affine di attirare alla su-
perficie il sangue che tende a portarsi verso: gli.
organi interni.
L’aria calda affatica 1 cavalli; produce delle per-
dite considerevoli provocando sudori abbondanti,
l’appetito diminuisce, la sete aumenta, 1 tessuti ten- ©
dono ad essicarsi, gli animali s'’indeboliscono.e s'av-
viano al deperimento ed al marasmo. Se ne pos-
sono attenuare gli effetti, tenendo i cavalli all'ombra,
moderando la luce troppo viva della scuderia con
stuoie o persiane alle finestre, lavando gli GoGE Q
le narici con acqua fresca.
L'aria atmosferica delle scuderie od alterata da
sostanze polverose, o da materie animali o vegetali
in putrefazione, è oltremodo dannosa. T'alvolta l’aria
esterna è pure corrotta per emanazioni putride o per
efflussi di acqua stagnante, massime in. paesi caldi,
umidi e paludosi: in allora non avvi mezzo più si.
curo per isfuggire le malattie, che cambiar località,
imitando gli Arabi che nell’estate lasciano le vici-.
é
Vi
Ìgiene. | 113
nanze dei corsi d’acqua per portarsi sulle alture. Non
potendo far ciò, si procurerà di avere dei buoni cor-
rettivi negli alimenti tonici, nella somma pulizia e
sottoponendo i cavalli ad un discreto lavoro.
La morva, malattia incurabile e contagiosa, si
‘sviluppa specialmente in causa dei miasmi prove- ,
nienti dall'aria viziata delle scuderie.
La Juce ha un'azione potente su tutti gli esseri
organizzati ed è un eccitante energico di tutta l’e-
conomia animale. I cavalli tenuti per lunga pezza
allo scuro perdono le loro forze; allorchè ne son
tirati fuori la luce li abbaglia, li rende ombrosi.
Troppo viva e splendente, la luce irrita l'occhio ed
indebolisce la vista; meno intensa ma continua to-
glie all’occhio la sensibilità e porta col tempo la
paralisi della retina. Accidenti simili non sono rari
nei cavalli che hanno la testa esposta ad una fine-
stra, o che han davanti un muro perfettamente bianco.
I venti moderati, se la temperatura è poco ele-
vata, impressionano gradevolmente i cavalli e sono.
salutari. Violenti, freddi, ed umidi li disturbano e
ne molestano specialmente la testa. Inoltre produ-
cono un rapido raffreddamento nel loro capo, spe-
cialmente se sono in traspirazione, occorre perciò
procurare di sottrarneli riparandoli in luogo chiuso,
o per lo meno facendoli passeggiare.
La rugiada produce sul corpo del cavallo lo stesso
effetto dell’aria fredda ed umida, l'erba bagnata
dalla rugiada cagiona spesso delle forti coliche.
Le pioggie di poca durata che accompagnano i
VOLPINI. 8
4° Capitolo ottavo.
temporali nell'estate, sono giovevoli ai cavalli per-
che li rinfrescano abbassando la temperatura. Quelle
di primavera e d’autunno sono più fredde, ma non
li danneggiano, specialmente se si ha, l'avvertenza
di strofinarli bene quando rientrano in scuderia.
Le stagioni esercitano esse pure una influenza
non indifferente sui cavalli La primavera è loro
in massima molto giovevole, occorre però preser-
varli dalle vicissitudini atmosferiche troppo rapide
e sensibili, per evitar i raffreddori ed altri simili mali.
L’estate è meno salutare perchè li indebolisce,
toglie loro l'appetito, e tormentati dalle mosche e
da altri insetti, riposano male e dimagrano.
Giova in questa stagione aspergere il fieno con
acqua salata, dare nella settimana qualche pasto di
crusca e farina o di carote, tenere, nelle ore meno
calde, 1 cavalli fuori delle scuderie.
Nell’ autunno, in causa della incostante tempe-
ratura, si sviluppano spesso numerose e gravi ma-
lattie alle quali i cavalli sono predisposti dai calori
e dalle maggiori fatiche sopportate nell'estate, Con-
viene ripararli; per mezzo di coperte, dalle variazioni
atmosferiche, e preservarli dai cattivi effetti di. que-
sta stagione colle cure della mano.
L'inverno freddo e secco esercita nel tessuto un
ristringimento che accresce il vigore e l’appetito; il
cavallo sente un bisogno di moto che manifesta
con un accesso di allegria. Non è conveniente tener
troppo calda la scuderia, perchè ciò lo espone a
frequenti raffreddoti allorchè sorte all'aperto. L’in-.
a Herr | Igiene. RO
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«verno freddo ed umido è malsano, illanguidisce le
funzioni della pelle, e degli altri organi.
I climi sono determinati dalla maggiore o mi-
nore quantità di «calore e di umidità dell'aria, e
possono essere caldi, freddi o temperati, secchi od
“umidi; essi hanno una importante azione sull’ organi-
smo del cavallo. Sebbene la natura lo abbia dotato
della facoltà di poter vivere, come l’uomo, sotto qual-
siasi clima, però quando è repentinamente trasportato
dal suo in altro paese, per le mutate condizioni di
temperatura, di suolo, di alimenti, di abitudini, ©
soggetto ad ammalare, massime se di gracile com-
plessione e se si trascurano le precauzioni igieniche
‘richieste in simile caso. L’acclimazione non suc-
DA Ta
cede in tutti-gli individui nello stesso modo, nè in
tempo uguale. L'età, il nutrimento avuto da puledro,
il modo con cui furono preparati per la vendita, le
cure alle quali furono sottoposti ed altre cause di
questo genere, esercitano al riguardo una ben dif-
ferente influenza. L’acclimazione del puledro alle-
vato in libertà suol essere per lo più lunga. Il ca-
vallo stato nutrito assai parcamente migliorerà in-
vece presto la sua condizione; quello, la cui buona
apparenza è dovuta ad una buona alimentazione
tonica, si acclimaterà più presto che quell'altro il
cui buon stato di nutrizione è stato ottenuto col
riposo e con alimenti cotti dati in abbondanza. In
generale il cavallo soffre assai meno dall’ essere
trasportato da un clima freddo ad uno caldo, che
non da un caldo in uno freddo.
116 Capitolo ottavo.
Le malattie causate dal cambiamento di clima
sono principalmente quelle delle vie respiratorie,
pol quelle delle vie digestive e della pelle. Nei ca-
valli giovani sono comuni l’angina ed il cimurro
o stranguglioni.
Scuderie. — Abbenché tanti secoli sieno tras-..
corsi dacchè l’uomo, sottomesso a sè questo nobile
animale, ha provveduto al suo ricovero, avviene
pur tuttavia bene spesso di vedere come questo sia
tutt'altro che adatto allo scopo cui è destinato. Le
scuderie spaziose, chiare, ben aerate, asciutte, con-
fortevoli, formano l'eccezione, le malsane, quelle
male esposte, basse, umide, prive d’aria e di luce
sono in maggioranza.
Se la buona ed abbondante alimentazione eser-
cita una grandissima influenza sulle attitudini fisiche
del cavallo, la stabulazione sana e razionale produce
non minori effetti sulla economia animale.
Nei locali occupati dai cavalli si sviluppa una
grande quantità di calorico, di vapore d’acqua pro-
veniente dalla traspirazione polmonare e dal sudore,
e si sviluppa pure del gaz acido carbonico, dell’ a-
zote, dell'idrogeno, dell’amoniaca, ed altri vapori
diversi, a principii organici e miasmatici, prodotti
dalla fermentazione putrida dei residui della dige-,.
stione e dalle orine; vapori tutti improprii alla re-
spirazione e deleterii, e che se non trovano uno
spiraglio, attraverso il quale possano sfuggire, al-
terano e corrompono l’aria respirabile.
La salubrità di una scuderia dipende da condi-.
zioni delle quali enumereremo le più importanti.
cu AS ata
Igiene. 117
Una buona scuderia deve essere isolata, esposta
di preferenza a mezzodì nei paesi freddi, a setten-
trione in quelli caldi; nei nostri climi l'esposizione
a levante è da preferirsi. Deve essere costrutta su
terreno asciutto, con materiali che non assorbano
l'umidità, essere rivestita in calce e non in gesso, per-
‘chè questo s'imbeve; il suolo deve essere alquanto più
elevato del terreno esterno, per facilitare lo scolo
dell’acqua e meglio guarentire dall’umidità. Nelle
poste il suolo deve essere il più che possibile unito,
fatto con ciottoli non troppo grossi e non con materiali
che assorbano le orine, ed inclinato in modo da
permettere lo scolo di queste; una pendenza di un
centimetro o due per metro è sufficiente, più inclinato
nuocerebbe agli appiombi dell’animale, a meno che
si correggesse tale diffetto con un conveniente strato
di paglia. Un sufficientemente ampio condotto, die-
tro le poste dei cavalli, deve ricevere le orine per —
condurle fuori della scuderia.
Le poste devono essere larghe 1.60 e lunghe
m. 8, misurati dalle mangiatoie, il fondo di queste
sarà a m. 0.85 dal suolo e profondo almeno m. 0.20.
Le rastrelliere in ferro od in legno sieno collo-
cate a circa 0.50 superiormente alla greppia. Le
porte devono avere larghezza di circa due metri ed
un’altezza di m. 2.50. Le finestre praticate nei muri
di testa, avranno un parapetto alto m. 1.80, quelle
aperte al disopra delle rastrelliere saranno alte m. 3,
ottime quelle aperte nel soffitto; pessime e molto
dannose quelle aperte poco al disopra delle teste
Tio Capitolo ottavo.
-
dei cavalli. L'altezza della scuderia va calcolata in
modo che ciascun cavallo abbia almeno 40 metri
cubi d’aria da respirare, in ogni modo non dovrà
mal essere minore di 4 metri.
| Le separazioni fra le poste possono essere fisse
o mobili. Le prime offrono il vantaggio che i ca-
valli non sono soggetti a calci, a morsi, a priva-
zione di parte della loro razione; le seconde sono
più economiche e presentano il vantaggio di po-
ter alloggiare nello stesso locale un numero mag-
giore di cavalli. Le divisioni fisse sono alte circa
2 metri, nella parte vicino alla greppia, e 1.50 alla
opposta; le mobili sono costituite da sole barre lun-
ghe m. 3.45, con 10 centimetri di diametro o da
una o due tavole unite assieme, alle quali si da nome
di battifianchi.
Il miglior mezzo perché il cavallo soffra meno
della prigionia, è di tenerlo slegato in un box, che è
un piccolo stanzino di 4 metri di lato.
In riassunto, le condizioni principali alle quali
deve soddisfare una buona scuderia, sono il rinno-
vamento dell’aria e lo impedire che si sviluppino
miasmi ed esalazioni putride. La noncuranza di que-
ste condizioni è causa precipua di malattie e prin-
cipalmente del moccio e del farcino.
E poi un pregiudizio quello di credere che il te-
nere nelle scuderie delle capre, delle pecore, dei
caproni, giovi al benessere del cavallo. Nelle scu-
derie non devono trovarsi altri animali, le pareti,
le poste, le mangiatole, le rastrelliere devono es-
Igiene. 119
sere frequentemente liberate dalle materie straniere
che vi si soffermano; devonsi togliere le ragnatelle
ed imbiancare di tanto in tanto colla calce, i muri
intonacati. Così pure nelle scuderie non si deve fu-
mare nè tenere arnesi di cuoio, i quali sì guastano
‘e concorrono a viziar l’aria.
Disinfezioni. — Utilissima per la disinfezione di
una scuderia è una miscela di 1 chilogramma di
cloruro di calce, sciolto in due secchie d’acqua, op-
pure 100 grammi di acido fenico in un secchio
d’ acqua.
. Lettiera. — Anche la lettiera ha una grande in-
fluenza sul benessere dell'animale, essa si oppone
allo sviluppo dei vapori ammoniacali esalati dalle
orine e dalle feccie; ma perciò deve essere asciutta,
soffice e piana; la parte sporca dagli escrementi
deve essere asportata,
. La lettiera si fa in generale con paglia di fru-
mento, di segale, o d’avena. Oggidì si tenta da al-
cuni di introdurre l’uso della torba come lettiera;
se essa presenta alcuni incontestabili vantaggi, sarà
però difficilmente adottata nelle scuderie signorili
dei privati, per il brutto aspetto che da alla scu-
deria, e perchè poca è la differenza nel prezzo fra
la torba e la paglia.
CAPITOLO IX.
PRATICA E GOVERNO DEL CAVALLO,
Buona in generale è l'indole del cavallo, solo
la diffidenza e la ritrosia che esso ha verso indi.
vidui che non conosce, o dai quali ebbe mali trat-
tamenti, rendono necessaria la pratica di alcune
norme, onde preservare dalle offese chi lo governa,
Anzitutto volendo avvicinarsi ad un cavallo, de-
vesi procedere in modo calmo ma risoluto, guar-
darlo negli occhi, dargli la voce, e mon toccarlo
repentinamente anche se sia mansueto, poichè la
sorpresa ed il timore può spaventare ed irritare il
più mite. Entrando nella posta si deve colla voce
e col gesto fargli portare la groppa dalla parte op-
posta, andar lentamente sl, ma senza mostrare in-
certezza o paura, vicino alla testa, prenderne la,
capezza ed accarezzarlo.
Se il cavallo ha il vizio di tirar zampate o calci,
si dovrà sgridarlo più forte, fissandolo imperiosa-
mente, scuotendogli se occorre la testa e minac=
ciandolo col dito,
\
DE Pratica e governo del cavallo. 121
Per uscire dalla posta si deve attirarne a sè con
dolcezza la testa e contemporaneamente fargli ap-
poggiare la groppa dalla parte opposta, poi uscire
lentamente, ma senza esitazione, volgendo la testa
indietro per tenerlo d’ occhio.
L’uscire repentinamente od il passare sotto il
battifianco, sono pericolosi sempre, ed hanno per
risultato di rendere il cavallo più malizioso.
Devesi porre ogni studio per famigliarizzarsi col
cavallo, per conoscerne le qualità ed il tempera-
mento onde regolare in conseguenza il proprio con-
tegno; ad ogni modo non lo si deve mai battere,
nè maltrattare per ragione alcuna. Il cavallo timido
o pauroso trattato colla violenza e coi castighi di-
venta più fiero, e più inquieto; quello cattivo e ma-
lizioso peggiora, mentrechèé con una giusta seve-
rità e colla dolcezza lo si fa diventar docile.
Ottima è l'abitudine di parlare sempre al cavallo,
come appunto praticano gli Arabi, i Polacchi ed i
Russi. Se il cavallo si mostra docile ed obbediente,
lo si deve ricompensare con pane, zucchero, ca-
rote o sale da cucina.
I buoni trattamenti hanno una grandissima in-
fluenza sul cavallo. Se esso è ben trattato è vivace,
docile, sensibile alla voce dell'uomo che lo accarezza,
riconoscente alla mano che gli porge il cibo, la-
vora volentieri, riposa tranquillo, si mantiene in
buono stato di nutrizione. Se all'opposto è maltrat-
tato, diventa cattivo, irrequieto, diffidente, indocile,
e pericoloso, digerisce male, diviene magro, e con-
trae disposizione a malattie lente e nervose,
122 Capitolo nono.
Le buone maniere sono tanto più necessarie col
cavallo giovane, per inspirargli confidenza e per
abituarlo a sopportare la sella e gli arnesi del
traino. |
Se un cavallo è mai stato ferrato, lo si abituerà
a questa operazione alzandogli di frequente i piedi
in scuderia, battendogli qualche colpo sulla suola .
e sullo zoccolo. Se è difficile a ferrarsi, assai più
che i mezzi coercitivi, vale il tenerlo a mano col
filetto, fissarlo negli occhi con sguardo severo, mi-
nacciarlo col dito, distrarne l’ attenzione da quello
che gli si vuol fare.
Evitinsi nelle scuderie i rumori, principalmente
nella notte; durante il giorno non si disturbi il
cavallo che si corica e riposa.
Prima d’incominciare il governo si deve passare
una visita generale al corpo del cavallo, esami-
nando più attentamente la ferratura, i piedi, le na-
rici, il canale delle ganasce e gli occhi.
Gli oggetti adoperati per fare il governo sono:
la striglia, lo strofinaccio di paglia attortigliata ed
inumidita, la brusca, la spugna, le forbici e la cu-
rasnetta. Per i cavalli fini si adoperano ancora il
coltello da sudore, il pettine, un pezzo di flanella
per lisciare il pelo, ed uno straccio di tela per.
asciugar le gambe. î
Buon governo, metà foraggio, dice un proverbio.
Il governo ha per scopo di mantener pulito il
cavallo, di conservarlo in buono stato di salute,
perchè eccitandone la pelle col fregarla, si facilita.
vst PE 4 5 re "»
ce | Pratica e governo del ‘cavallo. 123
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la traspirazione, si rendono più attive le funzioni,
si dà lucidezza al pelo, si preservano gli animali
da un gran numero di malattie sì interne, che
esterne.
*. Siccome però con tale pratica la pelle acquista
‘una viva sensibilità, conviene far uso più dello
‘strofinaccio di paglia, che della striglia. Questa
serve per spartire i peli raggruppati dal sudore e
per toglierne la polvere più grossa, ma ha l’incon-
veniente di offendere spesso coi suoi denti la epi-
dermide, staccandone dei frammenti e oltrepassa
perciò lo scopo suo, che dovrebbe limitarsi alla
semplice esportazione delle materie escrementizie
deposte sulla cute in mezzo ai peli. La striglia deve
perciò essere maneggiata leggermente e con rl-
guardo. Sui cavalli ordinari a cute grossa, a pelo
folto, lungo e ruvido, gli inconvenienti sono minori,
perchè i denti non arrivano all’ epidermide; ma nei
cavalli fini è quasi impossibile evitarli e l’uso di
| questo strumento produce una irritazione insoffri-
bile per molti di essi.
Ad ogni modo poi la striglia non deve mai es-
sere passata sulla criniera, sulla coda, sulla spina
dorsale e sul dissotto dei garretti e delle ginocchia.
Lo strofinaccio serve a nettare il cavallo dal
grasso lasciato dal sudore e si adopera su tutte le
parti del corpo ad eccezione della coda, della cri-
niera e del ciuffo. Pulito il cavallo collo strofinac-
‘cio, si fregano con esso le unghie dello zoccolo.
Ma più ancora che a pulire la pelle, lo strofi-
mu.
di 1]
d
124 Capitolo nono.
naccio serve ad esercitare un pigiamento metodico
particolarmente sugli arti, e questo pigiamento dà
tono ai muscoli, ne eccita la. circolazione interna
e produce una dolce sensazione di calore che fa.
scomparire gli effetti della fatica. a
Infine la brusca, adoperata nel senso del pelo per
i cavalli fini, a pelo e contropelo pei cavalli più.
ordina1i, distendendo a lunghi colpi il braccio in
guisa che le sue setole possano giungere sino alla
pelle, toglie la polvere più fina, ancora aderente al
corpo dell’animale. Ad ogni quattro o cinque mo-
vimenti si frega la brusca sulla striglia, per sba-
razzarla dalla polvere.
La criniera e la coda si puliscono con la brusca
o meglio colla spugna leggermente bagnata, spo-
standone i crini colle dita. Colla spugna ben lavata
ed umida si nettano ancora gli occhi, le narici,
l’ano e le parti genitali.
Le forbici servono per tagliare i peli troppo lun-
ghi della parte posteriore delle gambe e dei pasto-
rali, quelli tra le coscie e sotto la pancia e serve
ancora per uguagliare i peli esternamente troppo
sporgenti delle orecchie, senza però tagliarli nel-
l’interno. I peli sotto le ganasce devonsi pure ta-
gliare o bruciare, lasciando intatti quelli delle na-
rici, delle labbra e del mento, i quali, forniti alla
loro radice di una grande sensibilità, servono ad
avvertire l’animale della vicinanza degli oggetti nei
quali potrebbe urtare ed a proteggerlo dalle mole-
stie degli insetti. Molti cavalli oppongono resistenza -
| Pratica e governo del cavallo. | 125
a simile taglio, non perché ne risentano dolore, ma
perche il loro istinto li avverte che la privazione
di tali peli è nociva. La coda deve pure essere ta-
gliata a giusta altezza secondo le forme ed il ge-
nere del cavallo che si governa, seguendo in ciò
anche un poehino la moda. Lo stesso dicasi circa
il taglio dei peli che circondano il nodello.
. Colla curasnetta si puliscono i piedi, con essa si
estrae il letame, il fango, la sabbia, le pietruzze od
altro che può trovarsi tra la suola ed il ferro.
Nel fare il governo bisogna aver riguardo alla
sensibilità del cavallo; fregare più leggermente
quello di pelo fino, accarezzare e sgridare quello
indocile, senza mai maltrattarlo.
. Pessima fra le usanze quella di attaccare il ca-
vallo colla testa alta, mentre lo si governa, o di
legargli una gamba piegata.
Non è poi da tacere che il governo fatto con
esagerazione, specialmente se il cavallo è di pelo
corto, toglie completamente quella specie di ver-
nice grassa che rende la pelle meno accessibile al-
l'umidità, e meno sensibile alle variazioni atmo-
sferiche.
Fra le altre cure igieniche da prestarsi al cavallo,
annovereremo ancora le seguenti:
Lavare di quando in quando la coda e la chioma
con acqua calda e sapone.
Mantenere pulita la lettiera.
Abbeverare due volte al giorno e tre nella sta
gione estiva; nell’abbeverare lasciar libero il ca-
IDG Capitolo nono.
vallo e non limitarne la bevanda, tutt’ al più, quando
è molto assetato rompergli l'acqua, cioè non la-
sciarlo bere troppo prolungatamente, ma solo a ri-
prese.
Dar l’avena in due volte ed il fieno in tre.
Strofinare il cavallo ogniqualvolta ritorna dal la-
voro finchè sia asciutto, fregandone specialmente.
le spalle, le anche e le quattro estremità, non le-
vargli subito la sella; lavargli la bocca e le na-.
rici, se imbrattate di polvere; alzare i piedi e le.
var la terra ed i sassolini che si fossero introdotti |
tra la suola ed il ferro; lavare i piedi.
Condurre qualche volta nell’ estate il cavallo. Mi
bagno. I bagni freddi esercitano un'azione astrin-.
gente e tonica, sbarazzando la pelle dalle immon-
dezze, completano i vantaggi del governo della
mano, e fanno sparire momentaneamente gli ingor-
ghi delle gambe. Troppo frequenti però, i bagni
indeboliscono e rendono fragili le unghie. “
Ungere di tanto in tanto, per esempio una vOLas
alla settimana, lo zoccolo dei piedi.
Alcuni vogliono proscritto l’uso degli unguenti
da piedi, che dicono più dannosi che utili, e solo |
giovevoli ai piedi molli e grassi, o come riparo
dall'acqua. Ad ogni modo ecco qui una miscela
indicata come conveniente per dare il grasso al
piedi:
Grasso di cavallo . . . parti 4
Cerargtalla soi aio 2
Resina di pino o colofonia , 2,
| PU +
FIERI
si na | Pratica e governo del cavallo. 127
— Si fa fondere il tutto a moderata temperatura e
poi si lascia raffreddare. Il catrame vegetale può
‘anche servire come grasso da piedi, ma non il mi-.
nerale.
Pratica utile, se usata convenientemente, è quella
di mettere lo sterco bovino sotto i piedi la notte
che precede la ferratura deli cavallo. Essa serve a
conservare ai piedi l’ umidità necessaria, la morbi-
dezza e l’elasticità. Ai cavalli di lusso che sortono
di rado, devesi porre lo sterco bovino ai piedi una
volta la settimana nell'inverno e due nell'estate.
Così pure devesi praticare coi cavalli aventi piedi
concavi od incastellati.
Ai cavalli fini conviene dopo il governo passare
sul corpo uno straccio di lana per lisciarne il pelo,
e con uno straccio di tela asciugarne le parti ba-
gnate colla spugna.
Se vuolsi che i cavalli abbiano un bel pelo, la
temperatura della scuderia deve variare fra i 15
ed i 18 gradi centigradi e meglio ancora converrà
far uso di coperte di lana munite di pettorale, colle
quali si ripara il corpo, le spalle ed il petto degli
animali.
Diversi sono i pareri sull’uso delle fascie per
coprire le sambe del cavallo. Se esse giovano in
taluni casi, l’uso giornaliero delle medesime è però
combattuto dai più.
. Allorché in primavera il cavallo muta il pelo,
non si deve forzarne la caduta artificiale, onde non
esporlo a raffreddarsi nelle giornate ancora fresche
‘che possono susseguire.
128 Capitolo nono.
Il Sanson ed altri reputati scrittori di. dottrine
ippiche, dicono misura molto igienica la tosatura
del cavallo, la quale si fa con forbici adatte o bru-
ciando i peli colla fiamma di gaz mossa da un ap-.
parecchio speciale. La tosatura, a detta loro, rende
meno facile e più rara l'apparizione del sudore e
deve essere fatta sul principio dell'inverno, senza
aspettare i freddi più intensi per spogliare improv-
visamente la cute della sua pelliccia. Questa ope-
razione presenta però l'inconveniente di rendere il
cavallo più sensibile e più soggetto a raffreddarsi. .
Ai cavalli che mangiano troppa paglia o che ne
mangiano anche di quella sporca, si mette la mu-
seruola fuori delle ore del pasto.
. Alcuni cavalli hanno l'abitudine di gonfiarsi
mentre vengono insellati, trattenendo il fiato quando
si stringono le cinghie, si ovvia al pericolo che la
sella giri dopo fatti pochi passi, usando anzi tutto
l’avvertenza di stringere poco a poco i riscontri
delle cinghie senza movimenti bruschi e tirando un
po l'uno ed un po’ l’altro, poi si fa uscire il ca-
vallo dalla scuderia e si termina di stringerli de-
finitivamente solo quando il cavaliere. sta per
montare.
Per sellare un cavallo che morde lo si attacca
corto, e gli si mette la museruola durante il go-
verno.
Ai cavalli che hanno l’abitudine di rodersi Ja pelle
al tronco delle gambe, o di lacerare coi denti la
coperta, si attacca da ciascun lato e lungo l’incol-
Mede, A
(Lt
Pratica e governo del cavallo. 129
‘latura, un bastone con una estremità legata alla
capezza e l’altra al soprafascia della coperta. Di
notte si levano questi bastoni. Si può anche far uso
della museruola.
Alla capezza dei cavalli che si sciolgono, oc-
corre fissare un'apposita correggia al sottogola; ma,
siccome è probabile che neanche in questo modo
si impedisca loro di sciogliersi, converrà tendere
una corda dietro la posta e disporre poi gli uten-
sili della scuderia in modo che i cavalli, se rie-
scono a liberarsi, non possano farsi male; così pure
si terrà chiuso il sacco o la cassa della biada,
rr _—_r——_——rrrrrr_— ——
VOLPINI. è ; 9
CAPITOLO X.
ARTE DEL MERCANTE DI CAVALLI.
L’arte del mercante da cavalli è quella che in-
segna a presentare il cavallo sotto l'aspetto più
favorevole, mettendone in evidenza le belle e buone
qualità e cercando di mascherare le imperfezioni
ed i difetti.
In molti trattati di ippologia sono enumerate
tutte le furberie adoperate in passato da negozianti
poco scrupolosi, per vendere una merce avariata.
Taluna di tali astuzie era veramente grossolana e
disonesta; oggidi l’arte del mercante di cavalli è
più raffinata, se si vuole, ma si limita ad abbellire
‘il cavallo, ed a presentarlo in luoghi e modi tali,
che il compratore ne rimanga fin da principio fa-
vorevolmente impressionato. Non sono che i mer-
canti d’infimo rango che s’appigliano ancora a
mezzi riprovevoli, per nascondere qualche grave di-
fetto dei loro cavalli.
Nell’intento di porre in guardia il compratore,
accenneremo brevemente prima ai mezzi adoperati
Arte del mercante di cavalli. 181
n
| per abbellire il cavallo, e poi alle astuzie da ta-
luni ancora oggidi usate.
Le scuderie del mercante sono in generale chiare,
comode, sane e sopratutto eleganti; il suolo delle
poste è inclinato, ciò serve a fare comparir meno
i difetti del dorso, della groppa, dell’attacca-
mento della coda e di taluni difetti d’appiombo,
quali quelli dei cavalli arcati, sotto di sè del da-
vanti o del di dietro.
Il suolo della corsia è più basso dell’ estremità
inferiore delle poste; ciò contribuisce a far appa-
rire più alti i cavalli; e questa differenza di livello
viene abilmente mascherata dal canale per lo scolo
delle orine e dalla treccia di paglia che suolsi
porre lungo il medesimo durante la giornata.
Dovendo presentare un cavallo prima di sortirlo
dalla scuderia due o tre palafrenieri lo preparano
per la presentazione, lisciandogli il ciuffo, la cri-
niera e la coda con una spazzola inumidita, ed il
pelo con uno straccio di lana, nettandone gli occhi,
le nari, ed introducendo con destrezza nell’ano un
pezzetto di zenzero precedentemente masticato, la
qual pratica fa si che il cavallo, pel solletico che
prova, acquista una momentanea energia, inarca il
collo, abbassa le reni, e rialza molto la coda.
In generale tutti i cavalli dei negozianti sono per
tempo addestrati a ben presentarsi, e colla frusta
| sl fa capire a. quelli che ne abbisognano, che de-
vono sortire mostrando vivacità ed energia.
Nel cortile dove si presentano i cavalli e contro
132 Capitolo decimo.
un muro vicino alla sortita della scuderia, è pre-
parato un sito in pendenza, sul quale si fa stare il .
cavallo in modo che abbia il treno posteriore meno
elevato dell’anteriore, colle estremità, sia del bipede.
anteriore che del posteriore, a pari altezza, tenendo
d’appiombo le prime e ben stese in addietro le se-
conde. In tal modo il cavallo appare più alto del
davanti, il dorso, le reni e la groppa parranno più
orizzontali, i difetti d’appiombo saranno in gran.
parte mascherati.
Se l’animale ha un bel collo, la criniera è tenuta
dalla parte destra e la presentazione si fa col.
fianco destro appoggiato ad un muro.
Per lo più il cavallo dopo la presentazione si fa I
subito muovere al trotto; il palafreniere tenendo |
«corte le redini del filetto, che spesse volte ha qual-
che speciale struttura o congegno che serve ad.
eccitarlo, accompagna il cavallo facendo coincidere |
il movimento delle proprie gambe con quello delle
di lui estremità anteriori.
Animato dalla frusta del negoziante, dai rumori |
che non si ommette mai di fare in tale occasione,
il cavallo svilupperà tutti i suoi mezzi ed estenderà |
i suoi movimenti, per quanto le sue attitudini lo
comportano.
Fra le astuzie sopra ic colle quali si tenta
di mascherare qualche difetto, ricorderemo quella
colla quale si sopperisce alla mancanza del ciuffo
»
T
attaccandone uno posticcio alla testiera della bri-.
glia o della capezza. Con lo stesso artifizio sì na-
Mo EU i
ai ui Arte del mercante di cavalli. 133
sconde un occhio ammalato o difettoso, e si pre-
| senta il cavallo dal lato dell'occhio sano.
Con una coda posticcia, sostenuta da groppiera
o da un rotolo di paglia, si nasconde un torso
privo di crini.
I peli bianchi sulle tempia o sul dorso del naso
sono strappati o colorati. |
A tal cavallo affetto da luna s' introduce un pez-
. zetto di paglia tra la palpebra ed il globo oculare,
oppure si pratica una- ferita nelle vicinanze dell’oc-
chio, affine di far credere che la lacrimazione pro-
viene da causa accidentale e passeggiera.
Le cicatrici sul naso sono ricoperte con colore
ad olio, uguale a quello del pelo dell'animale.
Un collo corto è nascosto dalla criniera, che si
ha l’ avvertenza di collocare dalla pàrte dalla quale
| viene esposto alla vista del compratore.
Il difetto di esser basso davanti, di avere il gar-
rese poco elevato, scompare collocando, come gia
si disse, il cavallo col treno anteriore su d’un piano
fortemente, inclinato. Un cavallo troppo basso del
di dietro è presentato su terreno orizzontale o leg-
germente inclinato verso la parte anteriore dell’a-
nimale.
Con una coperta molto ampia ed a larghe righe
nel senso della sua altezza, se ne nasconde la so-
verchia lunghezza; con una coperta assai corta ed
a piccole righe nel senso della sua lunghezza, si
| nasconde il difetto di essere il cavallo troppo corto.
. Facendo trangugiare dei pallini da caccia, ov-
»
NI Ò
1940 Uapitolo decimo.
vero un’anguilla viva, si sospende l'agitazione del
fianco, indizio di bolsaggine. |
Le cicatrici delle ginocchia od esistenti in altri
luoghi, sono ricoperte con colore ad olio, uguale a
quello dei peli vicini, o con vernice glutinosa sulla
quale vien disposto artisticamente del pelo, oppure
con schiuma tolta dalla bocca.
Le setole, i quarti si riempiono con mastice.
Sotto l’azione della frusta e di un'energia fittizia
che si sa svegliare nel cavallo e col concorso di
un terreno soffice ed elastico su cui lo si fa muo-
vere, sì rendono meno visibili le zoppicature.
Un cavallo affetto da zoppicatura a freddo lo si
fa prima passeggiare e lo si presenta in uno stato
preparato; se all’incontro il cavallo zoppica a caldo,
per mezzo di bagni, cataplasmi e col riposo si cerca
di presentarlo diritto.
PIRA
x eb
*
Un cavallo freddo di spalle appena montato lo
si mette a celerissima andatura per slegargliele.
Un animale difficile, ardente, cattivo o pericoloso
vien calmato con narcotici, e viceversa .col riposo
e con sostanze spiritose si dà del brio ad un ca-
vallo pigro e linfatico. !
Avviene talvolta che il compratore s'accorga di
un qualche difetto d'importanza ed allora il ven-
1 Fra le altre astuzie ricorderemo questa: un cavallo visto montato
da persona al servizio del venditore o dal venditore stesso mostra una
grande vivacità e par che il cavaliere stenti a trattenerlo per quanto si
studi di calmarlo, e di non toccarlo cogli speroni; all’indomani lo stesso
cavallo montato dal compratore pare non si possa più muovere dal po=
%
*
Arte del mercante di cavalli. 135
ditore cerca di stornare da quello la di lui atten-
zione, richiamandola invece su altra imperfezione
di minore importanza.
Non è raro il caso di scorgere leggiere ferite
recenti su di un arto, come quelle prodotte da calci,
praticate a bella posta, per poter poi attribuire a
quelle una zoppicatura di vecchia data e così pure
talvolta si tiene il cavallo ferrato. da poco con
qualche chiodo imbrocciato piuttosto in alto, per far
credere che da esso deriva l'origine del male.
Varie altre astuzie sono ancora in uso, come
quella praticata nei tempi addietro di insufflare
dell’aria nelle conche orbitarie troppo profonde, e
l’altra di tagliar l’orlo delle orecchie per renderle
piccole, ed infine quella di esportare una porzione
di pelle vicina alle orecchie ai cavalli che le ave-
vano pendenti e staccate.
Parlando dell’età e dei denti abbiamo già ac-
cennato ai vari artifizi usati per far parere i ca-
valli o più giovani o più attempati di quello che
essi siano in realtà. Rimandiamo perciò il lettore
a quel capitolo.
sto, è pigro, insensibile agli aiuti. Come avvenne questa metamorfosi?
Nella sella e precisamente sotto le ginocchia di chi lo montava il giorno
innanzi, una quantità di piccoli chiodini nascosti nell’imbottitura, colla
pressione, si configgevano nel corpo dell'animale, e lo mettevano in
quello straordinario orgasmo.
CAPITOLO XI.
NOZIONI ELEMENTARI DI VETERINARIA.
I
Perchè il cavallo sia in grado di rendere tutti
gli importanti servigi che da lui si pretendono, oc- .
corre, abbiamo detto nelle prime pagine di questo
libriccinò, che esso sia sano, cioè che tutti i suoi
organi interni funzionino a dovere e regolarmente.
I segni della sanità di un cavallo si veggono nel- |
l’aspetto generale e nelle attitudini, e si rilevano |
dal confronto col cavallo ammalato. Il cavallo sano |
ha lo sguardo vivo, l'occhio limpido e chiaro; è i
attento, allegro, i suoi movimenti sia in scuderia
che fuori sono pronti e facili; l'appetito è regolare,
il pelo è lucido e liscio, le escrezioni sono fatte in |
modo regolare, la temperatura ed il calore della
pelle e di tutto il corpo è poco diversa da quella
della mano che lo tocca, la pelle è morbida e stretta |
colle dita la si distacca facilmente dal corpo; nella
scuderia è appoggiato sulle sue quattro gambe i
posizione naturale; quando da coricato si leva in |
piedi, si stira, segno questo che non è affetto da
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Nozioni elementari di veterinaria. 137
alcuna più o meno seria sofferenza. La membrana .
nasale è rosea, lucida, umida e fresca, il polso è re-
golare.
Si riconosce facilmente che il cavallo è ammalato
quando si nota uno sconcerto più o meno impor-
tante nel regolare esercizio delle funzioni del suo
| organismo.
Il cavallo ammalato ha generalmente una certa
espressione di tristezza, tiene per lo più la testa
bassa, o giù nella mangiatoia o lontano da questa
all’estremità della corda, dimostra ripugnanza a
cambiar posizione, guarda con occhio indifferente chi
a lui s' avvicina, ha l’occhio appannato e poco vivo,
le orecchie e le estremità ora molto fredde, ora
molto calde, il pelo ruvido ed irto, la pelle arida,
la mucosa hasale rossa oscura o pallida e secca,
la mucosa della bocca arrossita, calda e secca; la
respirazione alterata, soffre d’inappetenza; gli escre-
menti emessi sono talvolta liquidi e puzzolenti, e
l’orina diversa dal colore normale. Se è coricato
e si cerca di farlo alzare, non obbedisce che dopo.
ripetuti eccitamenti, se lo si costringe a muoversi
lo fa difficilmente, è imbarazzato, alle volte bar-
colla, alle volte è irrequieto, si agita, insomma ma-
nifesta nell'insieme qualche cosa di diverso dal
consueto.
Le malattie che possono sopravvenire al cavallo,
soglionsi distinguere in interne ed esterne. Le pri-
me sono quelle che interessano alcune delle prin-
cipali funzioni interne dell’organismo, come quella
138 | Capitolo utidecitio. OCIIRIOEA 1
della digestione o della circolazione del sangue e si
dicono anche mediche; le altre, dette pure chirurgi-
che, sono quelle prodotte da ferite, da ammaccature,
da sforzi, da fatiche immoderate e si manifestano
sulle parti esterne dell'animale; alle malattie chi-
rurgiche si porta rimedio colla pratica di alcune
operazioni ‘eseguite colla mano e col mezzo di stru-
menti detti chirurgici, o coll’applicazione di rimedi
locali. |
Accenneremo brevemente alle più frequenti ma-
lattie sia interne che esterne cui va soggetto il
cavallo, indicando i primi soccorsi da apprestar-
glisi in siffatti casi.
MALATTIE INTERNE. /ndigestione. — Il cavallo
affetto da indigestione non ha appetito, ha la bocca
secca, arida, la lingua biancastra, tiene la testa
bassa, si tira indietro dalla mangiatoia, raspa il
terreno, si guarda il fianco. Può essere prodotta da
eccesso di cibo, dalla sua cattiva qualita, dall’ac-
qua bevuta in troppa abbondanza o troppo fredda,
‘e simili.
Per curare l’indigestione convien cercare di co-
noscerne la causa, ad ogni modo devonsi subito
stimolare le funzioni dello stomaco e degli inte-
stini con infusioni aromatiche vinose, strofinare for-
temente il ventre ed i fianchi con tortori di paglia,
amministrare clisteri oleosi, come infuso di camo-
milla e olio di olive, acqua salata o saponata, e —
far passeggiare lentamente l’animale. Si farà pren- —
dere per bocca un litro di infuso di camomilla con.
15 o 20 grammi di laudano, e 15 grammi di nitro. |
FTA ante
Nozioni elementari di veterinaria. 139
Se l’indigestione è accompagnata da sviluppo
di gas, nel qual caso dicesi timpanite, conviene
allora somministrare una soluzione di sapone col-
l’acqua di lisciva, od alcuni grammi di ammoniaca
nell'acqua semplice.
Assai frequenti sono nei cavalli le coliche, co-
nosciute volgarmente col nome di dolori, durante
le quali l’animale è inquieto ed abbattuto, raspa con
frequenza il suolo, si corica rotolandosi, si rialza,
si guarda il fianco, manda gemiti, si mette in po-
sizione di defecare e di urinare senza poterci rie-
scire.
Le coliche possono essere prodotte da diverse
cause ed assumono perciò forma diversa.
In generale le prime cure saranno quelle stesse
indicate per l’indigestione; conviene impedire che
il cavalio si dibatta furiosamente a terra, per scon-
giurare malanni più gravi.
Stomatite. — È un’infiammazione della membra-
na mucosa della bocca; può essere causata da
alimenti duri, di qualità cattiva, misti a spine, ecc.
Si manifesta con forte rossore e calore della pre-
detta membrana, con inappetenza, con bava che
fila dalla bocca.
Si cura con beveroni rinfrescanti, con lozioni alla
bocca di miele ed aceto, e sostituendo agli ali-
menti secchi e duri, pastoni di crusca, di biada
cotta, di erba ecc.
Angina. — È l'infiammazione degli organi della
gola, prodotta da alternazione di caldo e freddo, da
140 Capitolo undecimo.
RCN RI NE ER A N ARL VON GIRDE RO AES OO RENEE FATADI CERTE OSS RE AI Zo I AbNEZIDSS GR \ERBIR CESENA E IRSII ERNIA Ge LR iei a.
.
f
ambienti umidi, da sudore retrocesso, ecc. Produce
una lieve difficolta sia nella respirazione che nella .
deglutizione.
Si cura sostituendo alla biada beveroni tiepidi
con farina di segale e solfato di soda, e pastoni
di crusca, di orzo cotto e decotto di seme di lino.
Si applicano dei cataplasmi tiepidi di farina di lino
alla gola, o dei senapismi.
Corizza o infreddatura. — È l’ infiammazione
della membrana mucosa che riveste l’interno delle
cavità nasali. Si manifesta con abbondante scolo
dalle nari, con tosse, con ingorgo delle parotidi |
e dei gangli mascellari.
E generalmente causata da soppressione della |
traspirazione, da repentini passaggi dal caldo al.
freddo, da lunghi viaggi, da cambiamento di cli- |
ma, ecc.
Il riposo, la dieta, i leggeri purganti, il tenere
l’animale ben coperto, il fare delle fumigazioni emol-
lienti sotto le narici dell'animale con decotto di.
#
malva, incenso, bacche di ginepro, o fiorume di.
#
fieno, bastano generalmente per guarirlo.
Se lo scolo non cessa, ma anzi aumenta, prende .
colore giallo verdastro, e se persiste l’ingorgo dei
gangli sottomascellari aderenti al bordo delle ma-
scelle e si nota inoltre la presenza di ulceri sulla |
membrana mucosa del naso, allora devesi subito |
isolare il cavallo, perché è affetto da moccio 0
morva, malattia eminentemente contagiosa ed in-
curabile.
a ca " Nozioni elementari di an 141
|
ci furcluo — Si appalosa sulla superficie del corpo,
sotto forma di tumoretti duri e aderenti alla pelle
o di lunghi cordoni, che a poco a poco si rammo-
liscono, suppurano dando luogo ad ulceri.
È malattia contagiosa così per i cavalli come
per l’uomo, ma si può curare, se non è molto dif-
fusa e non è associata al moccio. Devesi subito
isolare il cavallo ed affidarlo alle cure del veteri-
nario.
Corneggio detto anche sibilo, fischio, rantolo,
fiato grosso. — È la difficoltà di respirazione carat-
terizzata da un respiro rumoroso che si ode quando
il cavallo è in moto, specialmente nelle andature
celeri.
Può essere prodotto da restringimento od ispes-
simento della mucosa laringea, da angina sofferta,
o da malattia delle cavità nasali.
Se il rantolo è acuto scompare per lo più colla
«malattia, di cui non è che un sintomo; se è cro-
nico è quasi sempre inguaribile.
In Francia ed in Germania il corneggio è con-
siderato fra i vizi redibitori.
Stranguglioni. Gourme. — Si manifesta nei
cavalli giovani, dopo viaggi lunghi e penosi, quando
sono esposti alle intemperie, al cambiamento di
‘clima, ad un rapido passaggio dal caldo al freddo.
Il puledro diventa mesto, dalle nari sue scola un
muco bianchiccio, le ghiandole sottomascellari s’in-
“grossano, «diventano dolenti e calde.
Per curarlo si deve tenere l’animale ben coperto,
142 ._ Capitolo undecimo.
entro scuderie calde, somministrargli beveroni tie-
pidi e trattarlo come s'è detto per la corizza.
Bolsaggine. — Si appalesa con una irregolarità
nei movimenti respiratori. L'ispirazione si fa come
nello stato normale, l’espirazione invece si fa in
due tempi ed è dimezzata da un movimento anor-
male, che dicesi contraccolpo. Inoltre l’animale ha
tosse secca e contrazione spasmodica delle narici.
È malattia incurabile. Però nel primo suo svi-
luppo si può dare al cavallo mezzo gramma di
acido arsenioso, aumentando successivamente que-
sta dose nell'intervallo di otto giorni sino a rag-
giungere quella di uno o due grammi. Sarà però
bene ogni tre o quattro giorni sospendere per 24
ore la cura. |
Tosse cronica. — Sonvi dei cavalli che senza
essere bolsi, vanno soggetti ad accessi di tosse di
più o meno lunga durata, specialmente durante il
moto, o quando mangiano o bevono. Questa tosse |
prodotta da uno stato d’irritazione della laringe o
dei polmoni, può essere prodotta dall’ esalazione
ammoniacale della scuderia, da alimenti alterati, da
raffreddamenti, ecc. Per curarla occorre anzitutto
allontanare le cause che presumibilmente la pro-
ducono e somministrare quindi nella biada una o
due volte al giorno 20 grammi di solfuro di anti-
monin e 20 di zolfo. Inoltre, se la tosse è laringea
‘si applicherà alla gola un senapismo, se è polmo-
nare converrà mettere un setone al petto.
Ticchio. — È una affezione nervosa causata 0)
RE
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| GR vl
e
: Pa 3 %
pi RT ®
"a
Nozioni elementari di veterinaria. 143
dalla lunga stabulazione nella scuderia, o presa per
imitazione da altri cavalli.
Hannovi diverse specie di ticchio:
Il ticchio dicesi d'appoggio quando il cavallo
stringe fra i denti gli orli della greppia, o la corda
della cavezza e nello stringere inspira molta aria
facendo sentire un rumore particolare. I cavalli af-
fetti dal ticchio d’appoggio hanno i denti incisivi
logori, talvolta in modo tale da rendere difficile la
masticazione. I
Nel ticchio volante o ticchio in aria il cavallo
non s'appoggia, ma distendendo il collo e la testa
inspira l’aria facendo sentire un rumore simile al
precedente.
Il ticchio d’orso è quello nel quale il cavallo si
dondola sulle spalle, precisamente come fa l'orso.
Le due prime specie di ticchio hanno per effetto
di far gonfiare il cavallo, producendo delle coliche
talvolta pericolose. Il ticchio d’orso é cagione di
un deperimento dei muscoli delle spalle, ed è con-
siderato come incurabile.
In ogni caso il cavallo affetto da ticchio, gene-
ralmente dimagra, diventa debole, ed incapace di
resistere alle fatiche.
Per il ticchio d’appoggio e quello volante sono
consigliate varie specie di capezze e collari di
forma diversa, atte a rendere penoso l’appoggio al
cavallo; oppure s’imbratta la mangiatoia di so-
| stanze amare e nauseabonde, come l’assa fetida, il
| fiele di bue. Tutte queste precauzioni hanno però
| difficilmente risultato favorevole.
je UO. PERO PRA A IR Ca Ti
i) PSA pe NA ARIA CANE SAR
Li pai LR CONAGICA dA
144 Capitolo undecimo. | ©
/
Un buon mezzo è quello di lasciar libero il ca-
vallo in un box, dove non vi sia nè mangiatoia
fissa, nè altre sporgenze sulle quali possa appog-
giare.
acquistato per imitazione..
Importa assai tenere separati dagli altri i cavalli
affetti da ticchio, perchè questo vizio può essere
___—— ;
Ninfomania. — Se questa malattia non è tanto
frequente nelle cavalle, avviene però di frequente
che esse, specialmente in primavera, vadano, come
si suol dire, in calore. Allora esse diventano bhi-
sbetiche, soffrono il solletico, tirano calci, mordono,
sono inquiete, si mettono frequentemente in atto di.
orinare e dalla vulva scola una materia mucosa.
Conviene sospendere in tal caso l’uso della biada
e del fieno e dare pastoni di crusca, gramigna, ca-
rote, erba, e far passeggiare lungamente l’animale.
Se ciò non basta si può somministrare da 4 ad 8.
grammi di bromuro di canfora sotto forma di pil-
lole, una o due al giorno per la durata di una set-
timana.
MALATTIE ESTERNE. Contusioni. — Sono per
lo più prodotte da cause traumatiche, da colpi dati.
con corpi duri, oppure dalle bardature male adat-.
tate. Si risolvono per lo più con bagnoli di acqua
ghiacciata contenenti una soluzione di sale saturno,
o di tintura d’arnica.
Se levata la sella od i finimenti si osservano sul
corpo del cavallo delle gonfiezze più o meno vo-.
luminose, bisogna applicarvi subito ,e mantenerla
Bice‘ o
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Nozioni elementari di veterinaria. 145
a posto con una sovrafascia una spugna, od una
zolla di erba bagnata nell’aceto o nell'acqua sa-
lata, oppure in una delle soluzioni astringenti so-
pra dette, badando a tener sempre umida la spugna
o la zolla.
Questi tumori si possono anche far scomparire
sollecitamente col massaggio, cioè fregando colla
mano per un buon po di tempo e nel senso del
pelo, la parte dove compari la gonfiezza, dopo
avervi fatto passare sopra un po’ di sapone perché
scorra più facilmente.
Ferite. — Se v'è piaga, devesi nettare ben bene,
poi cercare di tenerne uniti i margini con un ben-
daggio, e farvi bagni continuati e frequenti di ac-
qua ed aceto, acqua vegeto-minerale od anche ac-
qua sola fresca o ghiacciata.
Le ferite del garrese, del dorso e dei reni (fiac-
cature) possono, se trascurate, diventare assai gravi.
Si devono curare con lozioni astringenti, e si potrà
anche coprire la parte ferita con una poltiglia di
terra creta stemperata nell’aceto, o con una solu-
zione di sale saturno e solfato di ferro.
Le ferite al ginocchio si curano con abbondanti
effluvii d’acqua fredda, continuando senza interru-
zione i bagni per parecchie ore, fino a che sia evi-
tato il pericolo dell’infiammazione; vi si applica
poscia del cotone fenicato o dell’ ovatta che si tiene
a posto con bendaggio. Quando poi la ferita è chiusa
si faranno frizioni di unguento composto di 25 parti
di grasso di maiale e 6 di bioduro di mercurio.
VOLPINI. 10
146 È — Capitolo undecimo. —
Chiodo di strada. Ammaccatura alla suola.
Inchiodatura. — Nel primo caso si estrae il corpo —
estraneo introdottosi nel piede e si versa nel vano
da esso lasciato un po’ di essenza di trementina.
L’ammaccatura alla suola si cura assottigliando la |
suola ed avvolgendo il piede con un cataplasma
astringente, fatto con fuligine ed aceto ovvero con
un empiastro emolliente fatto con farina di semi
di lino. L’inchiodatura è prodotta da qualche chiodo
male applicato quando si ferra il cavallo, devesi
togliere subito il ferro, assottigliare la suola, estrarre |
il chiodo, ingrandirne il foro e versare in questo
un po’ d’olio bollente od essenza di trementina.
Per le piaghe o ferite complicate occorre l’as-.
sistenza del veterinario, se però v’ è emorragia con-
viene arrestarla tosto, mediante bagni d’acqua fredda
0 ghiacciata, colla compressione, o coll’uso di pol-
veri astringenti, come ad esempio, pezzetti di spu- .
gna bruciati, fuliggine, o meglio ancora con per-
cloruro di ferro mescolato, a parti eguali, con una. .
soluzione di sale da cucina.
Incapestratura. — E una escoriazione prodotta
nella piegatura della pastoia dalla corda o catena
della capezza. Si cura con continue bagnature fredde
di acqua ed arnica, e meglio ancora facendo stare.
il cavallo per più ore coi piedi in qualche canale |
d’acqua corrente.
. Sforzo o distensione della spalla o dell'anca o i
della nocca. — È una distensione forzata ed esa-
gerata dei legamenti, muscoli e tendini che attor-
niano l'articolazione, e che rende zoppo l’animale. |
%
“e adi
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Mi
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Leg
Nozioni elementari di veterinaria. 147
Si cura col riposo assoluto, con continui bagni
d’acqua fredda e tintura d’arnica, od applicando
all’articolazione offesa un intonaco di creta stem-
perata nell'acqua, in cui sia stato sciolto del sale
saturno o del solfato di ferro.
Lo sforzo della nocca si può curare con una fa-
sciatura compressiva.
Tumori alle estremità. — Prendono diversi nomi
secondo che attaccano le estremità anteriori o le
posteriori.
Nelle anteriori si ha: il cappelletto rovesciato,
tumore che si manifesta alla faccia anteriore del
ginocchio, è cagionato da urti delle ginocchia,
si cura con argilla stemperata con aceto od ac-
qua vegeto-minerale e poscia con frizioni vesci-
catorie, come la pomata di Anderson; le ma/an-
dre, piaghe di cattiva natura alla piegatura del
ginocchio occasionate da negligenza nella pulizia
dell'animale, si curano tenendo netta la parte, e
praticando frequenti saponate con acqua tiepida; le
schinelle, soprossi che si osservano nella parte
laterale e media dello stinco, possono produrre
grave zoppia se toccano i tendini, si curano con
frizioni di pomata mercuriale, o di Anderson.
Nelle estremità posteriori possono riscontrarsi: i
vesciconi, gonfiamenti molli all’intorno del gar-
retto; si dicono semplici se trovansi da un lato
solo, trafitti se da ambo i lati; non sempre sono
causa di zoppia, e sono prodotti da sforzi; difficil-
mente scompariscono, si può però limitarne l’esten-
148 pi Capitolo undecimo.
sione con frizioni vescicatorie o con l’applicazione
del fuoco; le solandre, crepacce che avvengono
nella piegatura del garretto, sono analoghe alle
malandre e si curano nello stesso modo; la corba,
la giarda, lo scagnuolo, sono esostosi che occu-
pano, la prima, la faccia interna del garretto, la se-
conda, la parte inferiore e posteriore della faccia .
esterna, il terzo, la faccia interna più in basso.
Talvolta questi soprossi producono claudicazioni,
talvolta no; sono per lo più effetto di urti, percosse
o di lavoro eccessivo. Si possono curare colla po-
mata d’Anderson o con altro unguento vescicato-
rio, e meglio ancora col fuoco; il cappelletto è un
tumore che si appalesa alla punta del garretto;
è prodotto da contusioni o da sforzi, non è causa
di zoppìa, si cura colle frizioni vescicatorie ; lo spa- .
venio, produce un movimento rapido e convulsivo
(arpeggio) del garretto, è per lo più occasionato
dallo scagnuolo; è difficilmente curabile.
Mollette o g'alle. — Sono stravasi di sinovia che
appariscono ai nodelli, possono essere semplici o
trafitte come i vesciconi, e sono prodotte da forti
distensioni, o da sforzi; sì curano con frizioni ve-
scicatorie, colla pomata di Anderson e col fuoco.
Se ne può prevenire la comparsa e lo Sviluneo
col fasciare le gambe del cavallo. o
Formelle. — Sono soprossi che si presentano alle
parti laterali ed anteriori del pasturale, vicino alla |
corona; quasi sempra sono causa di zoppia, si cù- |
rano come gli altri soprossi.
| Nozioni elementari di veterinaria. 149
Il piede del cavallo va poi soggetto a molte ma-
lattie, talune delle quali molto gravi e di difficile
guarigione. In questi casi occorre sempre l’opera
del veterinario.
Per regola generale devesi ritenere che quando
un cavallo zoppica e non se ne può trovare la ca-
gione, bisogna sempre esplorare il piede, che è la
sede del maggior numero delle zoppicature.
Doglia vecchia. — È una zoppicatura cronica ed
intermittente delle spalle o dell'anca, si manifesta
talvolta appena il cavallo esce dalla scuderia, per
scomparire dopo l'esercizio, e talvolta si presenta
col moto e cessa col riposo. Si può ritenere come
ribelle ad ogni cura, ed è perciò compresa nei casi
redibitori.
Oftalmia. -- E un’affezione morbosa degli occhi ;
può essere occasionata da colpi, o da corpi estra-
nei introdottisi nell'occhio, dai gas irritanti della
scuderia e dall'azione troppo viva della luce. Si
cura tenendo il cavallo allo scuro, e facendovi ba-
gnoli astringenti con solfato di zinco, od acetato
di piombo allungato nell’ acqua.
V'è poi una specie di oftalmia interna che ap-
pare e dispare a periodi di 20, 30, 40 e 50 giorni,
finché produce la cecità Questa è detta luna o
flussione periodica. È una malattia che si può ri-
tenere come incurabile.
A non poche altre malattie, sia interne che
| esterne, va soggetto il cavallo, ma a volerne di-
| scorrere un po’ diffusamente andremmo troppo lungi
dii
\
150 . Capitolo undecimo. VASFAACICA
dal modesto nostro compito, nè lo potremmo fare
con piena conoscenza della materia, e d’altra parte
in casi più gravi di quelli qui accennati, essendo
assolutamente necessaria l’opera del veterinario a
poco gioverebbero i compendiosi suggerimenti che
qui si potrebbero dare. I
ALE RE
Nozioni elementari di veterinaria. i51
CASI REDIBITORII.
In Italia non esiste una legge unica che stabi-
lisca i vari casi in cui può aver luogo l’azione re-
dibitoria per vizi o difetti dei cavalli. Nelle varie
provincie del Regno sono in vigore usi e consue-
tudini diverse, sancite da regolamenti o da statuti
od affidate solamente alla memoria degli uomini.
Al Ministero di Agricoltura e Commercio si sta
però studiando il modo di unificare questi diversi
usi e consuetudini, stabilendo quali vizi debbano
considerarsi come redibitori e per quale periodo di
tempo si debba intendere per i diversi casi, sotto-
posto il cavallo a guarentigia.
Il Codice Civile coll’ Articolo 1505 dispone che:
L’azione redibitoria nelle vendite di animali non
| ha luogo che per i vizi determinati dalla legge
o da usi locali.
I vizi che per regola più comune si considerano
come costituenti casi redibitori sono: il moccio, il
. farcino, la bolsaggine, la oftalmia periodica, la do-
glia vecchia, la rustichezza, il ticchio d’ogni ‘ge-
nere,
152 Capitolo undecimo.
L’azione redibitoria si può reclamare per il pe-
riodo di quaranta giorni, se durante il detto periodo
si viene a riconoscere che il cavallo è affetto da
una delle malattie sopra indicate. Ma ognun vede
che senza colpa del venditore, un cavallo può in
questo' periodo di tempo contrarre taluno di que-.
sti vizi, senza esserne mai stato prima affetto. È
perciò di tutta necessità una legge che regoli me-
glio questo commercio, che può, nelle presenti cir-
costanze, dar luogo a liti lunghe, dispendiose e
difficilmente risolvibili.
I notevole sviluppo che in Italia hanno preso
le corse dei cavalli, l interesse che esse destano
ai giorni nostri in tutte le classi sociali, e la
mancanza di un dizionario dello Sport, mi hanno
indotto a raccogliere quanto, e da noi ed all'estero,
è stato reso di pubblica ragione su diversi pe-
riodici. Coordinando il tutto colla scorta dell’ An-
nuario ufficiale delle Corse, pubblicato per cura
del Jockey-club italiano, mi sono studiato di pre-
sentare agli amatori delle corse, un mezzo facile
per intendere certi modi di dire propril del turf,
VOLPINI,
APPENDICE.
PICCOLO DIZIONARIO DI TERMINI DELLE CORSE,
n _____-
Allenare. — Dar lena; consiste nell’esercizio
col quale si prepara un cavallo alla corsa sotto-
mettendolo ad un regime particolare, mediante il
quale si sviluppano, al più alto grado, l’energia mu-
scolare, riducendo nel tempo stesso, per quanto è
possibile, il volume del corpo. ,
Questa espressione venne in seguito estesa alla
preparazione dei cavalli da caccia, e di tutti quelli
dai quali si vuole ottenere un lavoro difficile a
delle andature rapide e prolungate.
Allenamento. — L’azione dell’allenare, cioé di
dare al cavallo il massimo di forza a cui può giun-
gere e di fargli sviluppare tutte le qualità di velo-
cità, di agilità e di resistenza. Si ottiene con una
razionale progressione di moto, in continua propor-
zione colle forze del cavallo, sempre più crescenti
.in virtù appunto di tal progressione combinata con
una sufficiente quantità di nutrimento,
156 I Appendice.
Non poco difficile è l'allenamento razionale di |
un cavallo da corsa; esso richiede moltissime cure, —
moltissimi riguardi e penose fatiche. Si comincia
con delle lunghe passeggiate, poi gli si fa fare
qualche tempo di galoppo; se si vede che il ca-
vallo non si stanca, le galoppate si fanno più lunghe.
Se intanto il cavallo non perde il grasso che ne
avvolge i muscoli, si cerca di liberarnelo con pur-
ghe e se queste non bastano a renderlo smilzo, si
ricorre alla “ sudata, , cioè lo si copre con parec-
chie coperte e lo si fa galoppare così per quattro
o cinque chilometri, poi lo si conduce nella scu-
. deria dove gli si mettono addosso. altre coperte.
Dopo un quarto d’ora di traspirazione lo si sco-
pre, gli si toglie il sudore con l'apposita lama di
legno o di ferro, e quindi lo si asciuga diligente-
mente.
Ma tutte queste operazioni vanno fatte con molto
riguardo, se non si vuol correre il pericolo di ro-
vinare il cavallo. Non è che l’occhio esperto del.
trainer e la sua esperienza in materia, che può giu-
dicare della convenienza o meno di spingere o di
diminuire il lavoro a cui si sottopone il cavallo.
Un cavallo in allenamento non presenta più le
sue naturali proporzioni; esso si trova in condi-
zioni che non sono normali e chi non ha seguite
le fasi dell’ allenamento può difficilmente dare un
giudizio sul valore suo, e sul di lui avvenire.
Allenatore. — In inglese trainer; è quegli che
fa l'operazione dell’allenare e che dirige il lavoro —
%
Piccolo dizionario di termini delle corse. 157
preparatorio dei cavalli da corsa di una scuderia.
Compito del trainer è di far arrivare il cavallo al
* più completo svolgimento delle sue forze. Poche
professioni esistono, dice Pearson, per le quali sia
più necessario, che per quella dell’allenatore, di
| possedere una somma di cognizioni complesse. Una
delle qualità le più rare del trainer, scrive il di-
stintissimo dottore Fogliata, sta nel saper apprez-
zare l’effetto prodotto nel cavallo dal lavoro, nel
rendersi conto se egli progredisce troppo lenta-
mente o precipitosamente, se fa bisogno di rallen-
tare il lavoro oppure di spingerlo. Più l’ allenamento
avanza, più l’ allenatore ha bisogno di questa fi-
nezza di tatto.
È meglio avere un Jockey mediocre, che un me-
diocre trainer. In generale il trainer è un ex-jo-
ckey diventato troppo pesante, per poter ancora
montare in corsa. Ma non tuttii jockey sono buoni
trainer; per riuscire occorre, come si è detto, un
intuito speciale, un’avvedutezza non comune.
Un trainer ha nelle sue mani interessi cospicui;
la sua poca abilità, o peggio ancora, la sua poca
probità possono avere conseguenze funestissime per
chi si è in lui affidato.
Ogni. scuderia per lo più ha il suo trainer par-
ticolare; quando diversi proprietari confidano i loro
cayalli ad un solo trainer, questo prende il nome
di trainer pubblico.
In Italia abbiamo una bella schiera di trainer,
che in Barbaricina accudiscono attentamente all’uf-
ficio loro. Ne indicheremo i più conosciuti.
158 | Appendice. fi a i
PI IS I RIA NONNA EMPIRE
1.° Tommaso Rook, già jockey di E. Carter,
che era il trainer della scuderia del Re Vittorio
Emanuele II. Allorchè Sua Maesta si decise a ven-*
dere la sua scuderia da corsa che aveva alla Ve-
naria Reale, il signor Giovanni Ferrero che ne fece |
l'acquisto assunse il Rook come trainer e jockey.
Passata poscia questa scuderia nelle mani del Conte |
Larderel, T. Rook si trasferi a Pisa col predetto
signore. |
Da trainer particolare diventò trainer pubblico |
nel 1884 ed ora ha affidati alla sua maestria i ca- |
valli del Generale Agei, del Principe d’Ottaiano e.
del Duca di Marino. Tiene pure cavalli suoi par-.
ticolari, e nel 1884 colla sua Andreina vinse il
Derby reale. È il trainer più conosciuto. Ha circa
61 anno.
2.° Thomas Rook Junior, figlio del peecani |
nato alla Mandria della Venaria Reale nel 1861.
Fu per dieci anni head-Jad (capo-scuderia) nella
scuderia di suo padre, non avendo potuto far lunga
carriera come fantino per essere divenuto alquanto
pesante. Ha sotto la sua direzione i cavalli del
Marchese Birago, quelli della Razza Casilina, quelli
del Senatore Plezza, dei fratelli Rossi, e di altri
proprietari.
8.° William Smith, è pur esso un cbiticana ii
trainer; oggidi ha ‘affidati i cavalli della Razza
Sansalvà; di cui fu prima jockey. Venne in Italia.
condottovi dal Conte Calderoni. E:
4.° Arthur Corser, rinomatissimo trainer nata)
deo
ru Na
st ?
. ._ Piecolo dizionario di termini delle corse. 159
a Manchester, è da otto anni in Italia. Rialzò le
sorti della scuderia del Marchese Birago; oggidi è
trainer della scuderia del Conte Calderoni e della
Società Lombarda Shir Rholand.
5.° James Corbin, è un coraggioso ‘jockey da
steeple-chase; nacque a Weymuth nel 1860, venné
in Italia nel 1879. È trainer pubblico ed ha nella
scuderia 1 cavalli di parecchi proprietari.
6.° J. Pound, è nato a H_ester ed è in Italia
da otto anni; direttore della scuderia del Principe
Borghese, ora è trainer della scuderia del Conte
Cini e del Marchese di Rudini.
7. Walter Bell, trainer della scuderia del Mar-
chese Fassati; è nato a Darlington; fu prima head-
lad nella scuderia Lamarmora, poscia head-lad sotto
gli ordini di A. Corser.
8.° Settimo Banti, trainer dei cavalli del Conte
Talon; malgrado la sua bravura non poté finora
sollevare le sorti poco ridenti di questa scuderia.
9.° John Freeman, trainer dei cavalli della So-
cietà D. Rodrigo; è da poco venuto in Italia; tiene
anche in allenamento i cavalli del Cav. Bertone.
All-right. — Espressione inglese che letteral-
mente significa, tutto buono, va bene. Vale ad in-
dicare che nessuna irregolarità è avvenuta durante
la corsa.
Ammenda. Multa. — Pena pecuniaria che viene
imposta ad un jockey, quando commette qualche
mancanza o qualche frode durante la corsa, op-
pure disubbidisce a qualcuno dei Commissari.
160. Appendice. el...
L’ammenda inflitta dai Commissari delle corse non.
può al massimo superare le 200 lire; se inflitta dai
Commissari del Jockey-club può salire sino a 500.
Arrivo. — E il punto in cui devono giungere i
cavalli che prendono parte ad una corsa. Qui sta
il Giudice delegato ad osservare l'ordine secondo
cul 1 cavalli arrivano al traguardo. |
Barbaricina. — Luogo tra Pisa e San Rossore, |
dove si trovano le scuderie della più parte dei pro-
prietari di cavalli da corsa. Ivi furono erette varie
palazzine con scuderie e fienili, e la stanno itrai-
ner ed i jockey. Sua Maestà concedette ai proprie- |
tari di quelle scuderie l’uso di alcuni prati di San
Rossore, dove vengono passeggiati ed allenati i ca-
valli da corsa.
Betting. — Vocabolo inglese che letteralmente
significa “ scommettitore.,, In senso più generale
comprende l'insieme degli scommettitori, riuniti sia.
sull’ippodromo, sia in altro sito qualsiasi. Usatis-
sime perciò le espressioni: “il Betting,,, “l’opi-
nione del Betting, , ecc.
Betting-Room. —- Luogo nel quale si riuniscono
gli scommettitori. Specie di Borsa delle corse. In.
Italia non esiste.
Black-Leg. — In inglese letteralmente significa
“gamba nera; , qualifica che si dà agli scommetti-
tori poco onesti ed a coloro che nelle corse com-
mettono azioni fraudolenti. | DE
Bool. — Taccuino sul quale gli scommettitori re-
gistrano le loro scommesse. 5
. Bookmaker. — Letteralmente vale “ fabbricante
di libri., Il Bookmaker è un uomo che tiene le
scommesse delle corse sull’ippodromo, gridando la
eéòte (quota) di tale o tal altro cavallo, ed invitando
il pubblico a scommettere. Approfittando della sua
pratica in affari di corse e della sua conoscenza
sul valore dei cavalli, offre agli scommettitori una
somma, il cui rapporto con quella scommessa, va-
ria a seconda della probabilità di vittoria del ca-
vallo.
. Per esempio: per un cavallo favorito il Bookma-
ker offre 10 lire per ogni 20 lire scommesse, per
cavalli meno stimati offre qualche volta 20 e 25
volte la somma scommessa. Questo rapporto fra
quanto si rischia di perdere e quanto si rischia di
guadagnare si chiama la quota (cOte), e si dice che
un cavallo è unoato nel primo caso a '/,, nel se-
edo a /.; 0, /,.
| Accanto al Bookmaker ordinariamente si erige
un palo portante una tavoletta, sulla quale stanno
scritti i nomi dei cavalli che corrono, ed accanto
a ciascun nome sta la quota che egli corrisponderà
allo scommettitore nel caso che il cavallo, sul quale
ha puntato, vincesse.
I Bookmakers pagano talvolta tasse elevate per
metter banco nel recinto del peso. T'aluni hanno
‘guadagnato fino ad un milione e mezzo di franchi
in un solo anno.
Siccome non era raro il caso in cui avvenendo
‘una perdita 1 Bookmakers, anziché pagare le grosse
VOLPINI, i li,
I. Ù *
en SNO Appendice, I
vincite fatte dagli scommettitori, se la svignassero |
fraudolentemente, così or son pochi anni il Mini- |
stro Goblet in Francia decretò l'esclusione dei Book- |
makers dalle corse.
Box. — Specie di stanzino rivestito di legno,
che si costruisce nelle scuderie, per lasciarvi libero.
il cavallo in esso. Per lo più i cavalli da corsa sì |
tengono nei box. dove stanno sempre sciolti. |,
Boy. — “Ragazzo. ,, Si adopera per designare i
garzoni di quindici a sedici anni, che nelle scude-
rie da corsa prestano vari servizi e passeggiano 1
cavalli.
Broken-down. — Letteralmente “ spezzato giù; ,
è una zoppicatura particolare dei cavalli da corsa, )
la quale consiste in una distensione dei tendini î
flessori che sorreggono il nodello; essa avviene |
specialmente negli arti anteriori. Il cavallo “che ne :
‘è affetto non è più abile alla corsa. È
Talvolta succede una vera lacerazione dei ten- |
dini ed il nodello scende tanto che tocca quasi a
‘terra. Fra gli sportmans è opinione accreditata che
rane, ©
questo accidente non capiti che ai cavalli di molto
merito e molto veloci.
I Sali dicono che il cavallo in tale condi
zione è “ claqué.,,.
Campo. — Per campo s'intende l'insieme dei ca-
valli partenti in una corsa. Il campo dicesi bien
quando vi sono impegnati cavalli di merito, e cat-
tivo quando hanno solo mediocre valore. sv
fu:
Su scommesse, dice il Regolamento, uno può,
pa sua iui ei j MIN (I
Piccolo i ionalio di termini delle corse. 1683
fprendere il cavallo oppure il campo; quando una
persona ha preso un cavallo, s'intende per campo
tutti gli altri cavalli che corrono contro di lui.
| Canter. — “Piccolo galoppo, , così si chiama
| generalmente parlando, il galoppo preparatorio che
‘i cavalli prendono prima della corsa. Di un cavallo
che ha riportata facile vittoria senza spiegare tutti
i suoi mezzi, si dice che “ha guadagnato. in un
canter., |
ivano Fagg. — Nome sa da una So-
cietà Romana per le corse, della quale fanno parte
il Duca di Stigliano ed i due fratelli Borghese.
Catch-weight. — Corsa a peso libero.
Codice delle corse. — Vedi Regolamento.
. Colori. — Ogni scuderia ha i suoi. colori, cioé
«adotta per i suoi fantini una giacca di determinato
colore, con berretto simile o differente. Questi co-
| stituiscono i colori della scuderia. A. meglio sta-
bilire poi le differenze, le maniche della giacca
«sono per lo più di colore diverso dal resto.
. Ogni proprietario nell’iscrivere un cavallo per la
prima volta, deve dichiarare i suoi colori al Jo-
ckey-club e non può cambiarli senza averne prima
dato avviso al medesimo.
Nessun proprietario può far correre un cavallo
coi colori di un’ altra scuderia.
Commissari. — I Commissari sono persone de-
legate dalla Società delle corse per provvedere al
regolare andamento delle medesime. Essi hanno
r pieni poteri di prendere quelle disposizioni che cre-
È
164 Appendice.
dono necessarie per la regolarità delle riunioni, che
si trovano sotto la loro immediata direzione. Sor-
= Ta ni
<>
dae
vegliano la condotta dei garzoni, dei fantini e di.
ogni altra persona addetta ai cavalli da corsa. De-
finiscono ogni questione o contestazione insorta.
Possono multare a loro discrezione ogni incaricato,
fantino od altra persona sottoposta al loro con-
trollo.
La multa non può eccedere le lire 200; se però |
essa è inflitta dai Commissari del Jockey-club può
estendersi fino a lire 500.
I Commissari possono far espellere dalle tribune,
recinto, scuderia, pesaggio e da qualsiasi altro
luogo che trovisi sotto la loro giurisdizione, ogni
persona che sia gia stata espulsa da altre riunioni
per cattiva condotta in fatto di corse.
Le decisioni dei Commissari sono definitive e |
nessuna questione può essere portata innanzi al.
tribunali se non per volere stesso dei Commissari.
Comitato delle corse. — Affine di semplificare
le attribuzioni dell'Assemblea generale dei Soci del.
Jockey-club, venne istituito un Comitato delle corse.
Esso è composto di dodici membri soci del Jockey-.
club, eletti nell'Assemblea generale. Dura in carica
tre anni; e rappresenta il Jockey-club in tutto ciò
che concerne il Regolamento per le corse e per le
scommesse.
Corda. — “Tener la corda, , “aver la corda.,
Sono espressioni usate per indicare che un cavallo
occupa il posto più vicino allo steccato ossia alla
» EE DE i i Nes È È DI ° C ° CI
. Piccolo dizionario di termini delle corse. 165
| parte interna dell’ippodromo, lo che costituisce un
notevole vantaggio, perché chi tiene la corda, ha
meno cammino da percorrere.
Corse. — Sotto la denominazione di corse, dice
il Regolamento, si comprendono: plate, match e
sweep-stakes, tanto se trattasi di corse piane, quanto
di corse con ostacoli.
Nelle corse piane il terreno è unito, cioè non
frastagliato da fossi, siepi, barriere od ostacoli di
alcuna specie; nelle corse con ostacoli, cioè nei
steeple-chase, i cavalli devono percorrere una data
lunghezza e giungere alla meta dopo aver superato
tutti gli ostacoli appositamente stabiliti, come siepi,
fossi, muricciuoli, barriere fisse, ecc. “ Plate ,, si-
«gnifica una corsa da disputarsi per una stabilita
somma, o per altro premio, senza che alcuna en-
trata pagata dai proprietari dei cavallî iscritti sia
dovuta al vincitore. Chiamasi “ Sweep-stakes ,, una
corsa di cui le entrate pagate dai proprietari di tre
o più cavalli, sono devolute al vincitore.
Le prime corse in Italia furono indette da una
Società di Firenze e da una Società Piemontese
per le corse. Esse risalgono al 1844-1846. In Mi-
lano si tennero corse di Società nell’ Arena nel
1852 e finalmente a Senago nel 1857 .per cura della
Società di Lombardia.
Nel frattempo ebbero luogo piccole riunioni di
| corse ad Asti, Alba, Alessandria, Saluzzo, Vercelli
promosse dalla Societa delle Corse che risiedeva
in Torino. A Firenze, nel 1851 si fondò una Società
FIDO iis; Appendice.
anonima per le Corse. Altrettanto si fece a Pisa
verso la stessa epoca. Napoli aveva corse non rette
da una Società, ma promosse di volta in volta da
speciali Commissioni.
Più tardi queste diverse Societa si fondarono in
una sola che prese il nome di Società ‘Nazionale
e cominciò nel 1862 ad avere dal Ministro Cordova
un sussidio di lire 50,000.
In seguito la Società Nazionale, riunite le dele-
gazioni delle principali Società di Corse, costituì la
Associazione ippica italiana. Questa durò fino
al 1868.
Una piccola riunione di Signori Lombardi fondò
nel 1877 la Società Lombarda, ed un anno dopo |
sorse la Società ippica Varesina che promosse .
riunioni a Castellazzo, Senago e Varese. Finalmente
nel 1881 séouì la fondazione del Jockey club ita-
liano.
Corse al trotto a sulky. — La massima velo-
cità raggiunta finora (1890) con cavalli trottatori
attaccati è stata di:
1° 20" al chilometro in America
{128% e
1' 35. 5 » Inghilterra
1' 36° i s Austria
1.975 o » Italia.
Corse Post. — Per corsa post, intendesi quella
in cui un proprietario deve inscrivere due o più
cavalli, e ne può far correre uno o più, secondo
che sarà prescritto dalle condizioni.
VAI AI
sa jecolo ivnario di termini delle: corse. 167
É Cote. — Vedi Quota.
Crack. — Vocabolo adoperato per indicare il ca»
vallo più favorito di una scuderia, quello che pro=
mette maggiormente. Così si dice il crack della
i scuderia di Sansalva, del Principe Ottaiano, ecc.
| Cravache. — Si dice che un cavallo è alla cra-
| vache, quando il fantino tenta col frustino di otte-
| nere il massimo sforzo dal suo cavallo, spingen-
dolo a quella massima andatura che gli è possibile
di raggiungere. Generalmente il cavallo alla cra-
| vache è ... molto prossimo a perdere.
» Criterium. — Corsa di puledri di due anni. È
generalmente una corsa di prova per cavalli di que-
sta età inscritti Lr; Derby dell’anno successivo.
Dark-horse. -- Letteralmente “ cavallo oscuro; ,
« così vien chiamato il cavallo sconosciuto, di cui sì
ignora la valentia. N
* Deat-heat. — Letteralmente‘ prova morta. ,
* Questa espressione si applica al risultato nullo di
una corsa, in seguito all'arrivo contemporaneo al
traguardo di due o più competitori. In questo caso
‘1 proprietari o si ‘dividono il premio o fanno di
| nuovo correre i loro cavalli.
* «Derby. — Corsa per i cavalli di tre anni. Fon-
data in Inghilterra nel 1730 dal Conte Derby, essa
ha luogo ad Epsom nella prima quindicina di mag-
‘gio. Il Derby francese o prezzo del Jockey-club,
fondato nel 1855, si corre a Chantilly il primo
giorno della riunione di primavera, verso la metà
di maggio. I
fi
Pra
bra;
ag | Appendice.
Per chi non conoscesse l'origine di questa pa-
rola Derby, ecco qualche notizia storica e aned- |
dottica. Naturalmente, come tutte le cose di sport, ©
il Derby ha origine e natura inglese. Difatti, due-
cento anni fa, in Inghilterra, un circolo di genti- i
luomini si organizzò nelle campagne di Bontlead- È
Downs, campagne bellissime che ora portano il .
nome di Epsom. Sotto Giorgio I il club di Epsom —
contava fra i suoi soci i più illustri allevatori: e |
la casa di Annover assegriò subito un premio reale |
a quelle splendide riunioni ippiche. È a Epsom che
è comparso Eclipse, famoso cavallo che ha fatto
guadagnare quindici milioni al suo proprietario: in |
Italia non si pensa neppure a queste somme!
Eclipse, il valoroso cavallo stabili la reputazione |
delle corse di. Epsom. Su quelle dune che erano
meravigliosamente disposte per le corse, vi era
una piccola taverna con la insegna degli Oaks, le
| quercie; il generale Burgoyne, innamorato dell’in- *
cantevole posto, donde si scopriva uno splendido
orizzonte, comprò la taverna e la trasformò in un
magnifico padiglione di caccia, un padiglione pel
meet. À
Un brillante sportman, lord Derby, comprò il ca- i
stello delle Querce, l’ingrandi, lo abbelli, lo cir-
condò di un magnifico parco e stabilendovi dimora,
apri una novella sorgente di splendore alle corse .
di Epsom.
Nel 1779, lord Derby ‘sposò una bellissima amaz- |
zone, miss Elisabetta Hamilton. Fra le sontuosità |
*
hi
i
fo Mida
Sei
Se VS
CER
| Piccolo dizionario di termini delle corse. 169
Hi qussta festa si è conservato il ricordo di una
. famosa festa campestre, il castello delle Quercie,
Di
si
festa cantata dai poeti di quell'epoca e di cui è
restata una ballata popolare T'he maid of the Oaks,
la Vergine delle Quercie. Ma se la ballata ha con-
sacrato la memoria di lady Derby nelle capanne
inglesi, una corsa di cavalli dovea legarla nell’av-
venire alle emozioni del turf.
Le stalres, vale a dire le sottoscrizioni partico-
lari dei ricchissimi invitati, avevano spontaneamente
formato un premio di corse; e lady Elisabetta in-
sistette perchè questo premio fosse assegnato a pu-
ledri di tre anni. Questo episodio ippico della fe-
sta delle Quercie ebbe tale successo che, l’anno se-
guente, lord Derby volle istituire un altro ‘premio
per puledri di tre anni.
: Questo premio ha conservato il nome del nobile
lord, dopo che nel 1780, il cavallo Dioméne di
‘sir Banbury, ha guadagnato gli stalres di trentasei
sottoscrittori del primo Derby. Sulle pianure ver-
deggianti di Epsom delle somme incalcolabili sono
state scommesse, perdute o guadagnate, e il Derby
di Epsom è giorno di festa in tutta l'Inghilterra.
Il Derby francese.
Il primo Derby francese, premio fondato dalla al-
lora nascente Società del Jockey-club, fu corso nel
1555 per iniziativa dei duchi di Orleans e di Né-
mours: fu corso la prima volta a Chantilly e prese
il nome di premio del Jockey-club (Derby). E da
. allora questa corsa del Derby è stata fatta sempre
}
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MOSS Appendica 8
nella riunione di primavera, a Chantilly, nel mese ‘A
di maggio. Gli allevatori debbono iscrivere, tre anni
prima, il nome della cavalla incinta col nome che
vogliono dare al puledro che va a nascere. Il pre-
mio è di venticinquemila lire, per puledri e pule-
‘dre di tre anni: l’entrata è di mille lire; la di- GA
stanza da percorrere di duemilaquattrocento metri. si
Ben inteso che questi puledri e puledre sono ca- *
valli nati e allevati in Francia. Per cui si distingue
il Derby del Jockey-club che si corre in primavera
a Chantilly, dal Grand prix de la Ville de Paris. |
Il Grand Prix è di centomila lire, e si corre nel |
mese di giugno, a Longchamps: corrono cavalli di |
tutte le razze e di tutti i paesi. La lotta è pet lo |
più fra' cavalli inglesi e francesi, ma ora entrano.
in campo, a Longchamps, anche 1 cavalli americani. |
Il Derby italiano. "oi
Re Umberto che è grande amatore di cavalli, di
che cerca in tuttii modi, perchè» dalle scuderie.
reali e da quelle private sorga una bella ragza di |
cavalli italiani, ha pensato di stabilire, per le corse |
di Roma, un premio, Derby, per cavalli e cavalle |
di tre anni, nati e allevati in Italia.
Il premio è di ventiquattromila lire; e le'regole |
sono quelle del Derby del Jockey-club francese.
Il primo Derby fu corso in Roma nel 1884 e fu
vinto da Andreina, nel 1885 da Rosemberg, nel.
1886 da Enio, nel 1887 da Carlandrea, nel 1888,
da Filiberto, nel 1889 da £fabicano.
| Diana (prezzo di). — Riservato alle puledro dl
Bia JU LAU PERE
"BIscOlo E di termini delle corse. 171
tre anni, come quello di Oaks ad ‘Ejoia in Inghil-
terra. In Francia si corre a Chantilly il primo
| giorno della riunione di primavera, verso la metà
di maggio.
Disqualificato. — È il cavallo che non ha il com-
| plesso delle condizioni necessarie per essere am-
messo ad una corsa.
— Disqualificazione. — Significa perdere, per pu-
nizione inflitta dalla Direzione, la qualità voluta dal
Regolamento per poter correre. I proprietari, i fan-
tini ed i cavalli stessi possono essere disqualificati.
La disqualificazione può essere temporanea o per-
manente, ed ha per effetto di espellere per un
tempo determinato o per sempre, dalle riunioni, co-
loro che hanno commessa qualche mancanza, come
ad esempio: l’aver offerto danaro a scopo di cor-
ruzione in una corsa, l’averlo accettato, l'aver in-
scritto un cavallo disqualificato.
Distanzato. — Dicesi del cavallo rimasto a più
di 100 metri indietro del vincitore.
Don Rodrigo. — Società milanese per le. corse
costituitasi sul finire del 1889, di cui fanno parte
il Conte Turati, Luigi Bocconi, Tommaso Bassi,
Achille Negroni, D’Ormeville, Antonio Cagliani,
Verga ed altri.
Entraineur. —- Vedi Allenatore.
Entratura. Entrata. — Somma che un proprie-
tario paga inscrivendo il suo cavallo. Questa
somma è indicata per ogni corsa nel programma.
Età. — L’età dei cavalli da corsa e quelli di
172 © Appendice.
puro sangue si conta a partire dal 1.° gennaio del-
l’anno della loro nascita, I cavalli di un anno non
sono ammessî nelle corse. Quelli di due possono
prender parte a quelle corse che non sono handi-
caps, e non devono correre per più di 1200 metri,
nè per meno di 800. Quelli di tre anni ed oltre non
devono correre per meno di 1000 metri in qualsiasi
corsa. |
Fantino. — Vedi Jockey.
Favorito. — E così indicato il cavallo, il quale i
in seguito alle sue performances è considerato
come il vincitore certo in una corsa.
Fit and well. — Si dice del cavallo pronto ed
in buona condizione.
Fondo. — Dicesi di quell'insieme di qualità che
fanno di un cavallo un soggetto forte, veloce e re-
sistente. Così si dice che un cavallo è di molto
fondo, oppure di poco fondo se è o non veloce e
resistente.
Forfeit. — Il proprietario che inscrive un ca-
vallo per una corsa e poi annulla l’iscrizione, e ri-
tira il cavallo, dichiara forfeit ed è tenuto a paà-
gare una somma determinata dal programma.
Forfeit-list. — È un libro sul quale in Inghil-
terra si registrano i nomi di quei proprietari che —
non hanno pagato il forfeit. Presso il Jockey-club
italiano è pur tenuta una lista dei forfeits non sod-
disfatti ed essa viene pubblicata nell’Annuario uf-
ficiale delle Corse.
Generale Agei. — Nome di turf adottato dal
Conte Telfener. |
P
i PRO e
TA PRETI,
dl Piccolo dizionario di termini delle corse. 178
Gentlemen-riders. — Così si chiamano coloro
che montano in una corsa senza però esercitare la
professione del fantino. Letteralmente “ gentiluomo
cavalcatore. , Per essere ammessi in una corsa di
gentlemen-riders è necessario essere soci delle
Societa di Corse riconosciute, o dei principali cir-
coli del Regno, o delle Societa della Caccia a ca-
vallo, oppure essere ufficiali dell’ esercito. Non può
essere ammesso in una corsa di gentlemen-riders,
persona che abbia corso a pagamento.
. Giudice. — In una Società di Corse è quello che
constata l'ordine nel quale i concorrenti arrivano
alla meta. Il suo verdetto è decisivo a meno che
non sorga un reclamo ammesso dai Commissari
per una disqualificazione. L'ufficio del giudice è
molto difficile e delicato. Il giudice d’arrivo osserva,
attraverso ad un traguardo perpendicolare e facente
angolo retto colla direzione della pista, il giungere
dei cavalli alla meta e stabilisce così quale è il ca-
vallo che è arrivato prima anche solo di mezza testa.
Giuoco (fare il). — Si dice d’un cavallo quando
piglia la testa alla partenza, cioè passa innanzi a
tutti i concorrenti, facendo ogni sforzo fin dal prin-
cipio della corsa, la qual cosa arriva generalmente
quando un proprietario ha parecchi cavalli che cor-
rono in una stessa corsa. Il cavallo che fra tutti
questi si ritiene debba riescir vincitore viene ri-
sparmiato da principio, mentre quello che fa il
giuoco, prende la testa per trascinare i concorrenti,
1 quali sono costretti a seguirlo per non lasciargli
cale ‘Appendice, TC AREE
guadagnar tanto terreno da non poterlo poi più rag- i
giungere. A
Hack. — Cavallo da sella, da passeggio, da cac- |
cia o militare. In una scuderia di cavalli da corsa
si dà questo nome a quei cavalli che o non sono |
più atti a correre o non furono mai adoperati come
cavalli da corsa. Si fanno però delle corse speciali
per questa categoria di cavalli e si chiamano ap-
punto “corse di hacks,, o “poule di hacks.,
In generale suolsi dare questo nome di corse di
hacks, a certe corse riservate per cavalli che a
torto od a ragione ricevettero la qualifica di hacks,
cioé a dire non facenti parte di una scuderia da
corsa, Un cavallo iscritto nel registro degli hacks è
perde il diritto di correre in tali corse se s’inseri-
verà o correrà in corse che non sieno tali. Alle
corse di hacks non possono prender parte che soli
gentlemen-riders. N
Handicap. — Letteralmente “ mano nel berretto. ,,
Un handicap è una corsa, nella quale i pesi che
dovranno essere portati dai cavalli iscritti, sono sta-
biliti dall handicapper secondo il merito loro, allo
scopo di equipararne la probabilità di vincita; co-
sicchè il cavallo meno forte e meno rapido viene
a trovarsi in condizione da poter guadagnare la
corsa, come il più forte ed il più rapido.
Negli handicap è stabilito che il top weight, os-
sia che il cavallo più sopracaricato, non oltrepassi
i 65 chilogrammi. i.
Handicapper. — È la persona incaricata da un
ba da "16
ft
$ = + Z
7a aa iene Abi a n
: LR > Pc ANA
| Piccolo Denaro di Ser delle corse. 175
Lissa
n
'Homitato o Società di corse di fissare i pesi da
| portarsi dai cavalli inscritti. In Italia è handicap-
| per il Barone Baracco.
. Haras. — Deposito di allevamento di cavalli e
dove si trovano degli stalloni e delle madri fattrici.
Head-Iead. — Capo garzone; così si chiama il
capo scuderia o sotto direttore di una scuderia da
corsa.
Heat. — Significa corsa, carriera.
— Hongre. — Dicesi in francese un cavallo castrato.
| Hunt-steeple-chase. — È una corsa ad ostacoli
“steeple-chase , riservata ai cavalli da caccia.
. Hunter. — Cavallo da caccia. In Irlanda si scel-
«gono generalmente come Aunters dei cavalli di
mezzo sangue. Per le corse speciali riservate a que-
sti cavalli, si seguono le stesse prescrizioni indi-
cate per gli hacks.
Hurdle-race. — Corsa di siepi.
King plates. — Premi reali; oggetti d’arte dati
in dono nelle corse.
Incollatura. — È una misura che comprende te-
sta e collo di un cavallo fino al petto e che si os-
serva al traguardo d’arrivo. Si dice quindi che un
cavallo ha vinto per un’ incollatura, per mezza in-
collatura.
Iscrizione. — Operazione mediante la quale un
proprietario dichiara per iscritto, di voler far cor-
rere un cavalfo in una determinata corsa da lui
indicata, assoggettandosi a tutte le condizioni sta-
bilite dal programma per le dorse. Chi inscrive per
187400 Appendice.
la prima volta un cavallo deve dichiararne il nome,
l'età, il mantello, l'origine, i colori della scuderia, |
i quali non potranno più essere cambiati senza un |
nuovo avviso e deve far menzione degli stalloni |
che coprirono la madre. Nel seguito non si è più
tenuti che a dichiarare il nome del cavallo.
Allorchè si cambia nome ad un cavallo, si deve
indicarne ancora l’antico in tutte le iscrizioni, fino
a tanto che il cambiamento di nome non sia stato
pubblicato nell’Annuario ufficiale delle Corse. i
Un cavallo inscritto senza che sieno state adem-
pite tutte le formalità sopradette è disqualificato.
Il suo proprietario è nondimeno tenuto a pagare |
l’entrata ed il forfeit. 1970
Jockey. — Significa fantino, uomo cioè pagato
per montare in corsa. Nessun fantino può montare |
in corse rette dal Regolamento del Jockey-club se.
non avrà ottenuto una patente dai Commissari del
Jockey-club istesso. |
In mancanza di speciale accordo, la paga dovuta
ad un fantino è di lire 100 se vince la corsa; di
lire 60 se la perde. Il jockey ha un’importanza
grandissima in una scuderia da corsa; dopo un buon |
allenatore, quello che di meglio si augura un pro- |
prietario di scuderia si è di avere un buon jockey.
Dalle abilità del jockey dipende molte volte la vit-
toria di un cavallo; come nella produzione dei ca-
valli di puro sangue, così anche in quella dei fan-
tini l’Inghilterra tiene il primato. Un buon fantino |
deve aver piccolo cofpo, esile, ma robusto e forte;
5a
g
Sidi pi
Ro fois
ve enna : a
det = re
Mea DA va 1 3 b ° di 7 ° °
o Piecolo dizionario di termini delle corse. 177
J ì ki , Nap" è.
molta attitudine e grande esperienza, coraggio e
sangue fretlo, capacità per conoscere i mezzi di
cui dispone il cavallo che monta. Questo insieme
raramente s’incontra nei fantini italiani e nei fran-
‘cesi. I migliori jockey sono tutti divenuti ricchis-
simi. Il celebre fantino Fred Archer, morto anni
or sono, era ricco a milioni. In generale un fan-
tino non deve pesare più di 50 chilogrammi. A
questa leggerezza il jockey. deve accoppiare una
non comune robustezza, una buona muscolatura
delle gambe, per regolare l’andatura del cavallo, e
braccia vigorose per impedirgli di fare dei movi-
menti capricciosi. I fantini più conosciuti da noi
sono quelli di Barbaricina cioè: W. Wright, R. Al-
5 len, W. Jones, John Rook, S. Miliani, Lissmore,
T. Cormick, Mallet, Bowler, H. Rymes, R. Jacobs;
| Chapman, W. Hemmings, Tofani, T. Batsford, Ros-
siter, Chiavarina, Corbin, Smith, Jarman, Stone-
. bridge e qualche altro di cui non potemmo avere
ilrfome. *
Jockey-club. — Fu fondato in Inghilterra a New-
market; in Francia nel 1833. In Italia fu fondato .
nel 1881, dapprima .colla riunione di tre delegati
d’ogni Società italiana che una volta all'anno si ra-
| dunavano pér ‘esaminare i programmi e fare 1 re-
golamenti. Nel 1883 poi il Jockey-club prese basi.
- più stabili. Esso è una società ‘d’incoraggiamento
P
E Liv
per le corse .al galoppo, il di cui Regolamento è.
oggidì accettato da moltissime Società Uli corse, È
| parecchie delle quali ricevono perciò da esso dei
«_ VOLPINI. i È 12
»
«leg. ‘
«può montare con un piccolo peso. «
DI
sussidi, sotto forma di premi. La sua sede è in Roma.
I soci fondatori in numero non mai minore di 60,
sono tenuti per un decennio a pagare una quota N
annua di lire 500. Il Jockey-club, pubblica ogni *
anno il suo annuario. ci
Jumper. — Vocabolo inglese che significa SL i
tatore; cavallo jumper, cavallo da ostacoli. 55
Lal. — Ragazzo, garzone di scuderia. E il primo Ò
tigocinio del jockey. e” bbc
Lamarmora (Società Generale). — Era una So- |
cietà per le corse formata dal Lamarmora Principe
di Masserano, dal Conte Sambuy di Torino e dal
Cavaliere Engelfred. Costituitasi in Torino nel 1881, o
nel 1884 si fuse con la Società lord Waterproof, .
per. formare la Razza Sansalvà.
Leader. — Quando si fanno galoppare dei ca- |
valli giovani si dispongono in fila e si mette alla
loro testa un vecchio cavallo ben ammaestrato che
regola l'andatura, al quale si da il nome di /ea-
der od anche di maestro di scuola. * :
Leg. — In inglese significa gamba; vedi Black- |
Light-weight. — Ti dia letterale, peso Tag i
giero. Si dice che, un cavallo è il light-weight di |
un handicap, o che porta il light-weight, per indi- +
‘care che è il meno sopracarico. Questa espressione
viene pure adoperata per designare un JOCKAE che; ti
Listman. — Ha lo stesso significato del book- _
maker. f è jp
Ai
Lats
ù
| Piccolo orario di cla. dello corse. 179
Zoni ‘Waterproof. — È una Società toscana per
le corse, formata dal Marchese Carlo Torrigiani e
«dal Conte Canevaro. Fondata nel 1882 in Firenze,
nel 1884 si fuse colla Societa Generale Lamarmora
per formare la Razza. Sansalva.
Lotto. — Riunione di cavalli che prendono parte
ad una corsa. Sinonimo di gruppo.
»
Lunghezza. — Misura equivalente alla lunghezza
di un cavallo; e si dice che il tal cavallo ha vinto
0 perduto per una, o più lunghezze, se ha oltre-
passato gli altri o ne fu oltrepassato di una quan-
tità uguale ad una o più volte la lunghezza sua.
Maiden. — Cavallo vergine, che cioè non ha mai
vinto in nessuna corsa sia in Italia, che all’estero,
“in nessuna riunione riconosciuta. Ai cavalli mai-
den si fa generalmente un discarico, cioè si danno
2,83 o 4 chilogrammi in meno di peso da portare.
SI applica pure ai jockey.
Mash. — “ Miscuglio, mescolanza, mistura. ,, ID
una specie di pastone che si usa dare ai cavalli.
Match. — Questa parola che letteralmente signi-
fica patto, accordo, indica una corsa tra due ca-
valli, i proprietari dei quali hanno fatta fra di loro
una particolare scommessa. Per similitudine si dice
che una corsa è stata ridotta ad un match, quando
due cavalli solamente avevano probabilità di vin-
cere.
Match at catch weight. — È una scommessa
particolare nella quale i corridori, di comune ac-
cordo, non sono tenuti a pesarsi nè prima nè dopo
180 Appendice.
n
la corsa. Tale condizione è ammessa unicamente
nelle scommesse particolari.
Messo a piedi. — Penalità che consiste nell’in-
terdire ad un fantino di montare in corsa per un
determinato periodo di tempo; ed anche per sempre.
Meet. — “ Adunanza, incontro, assembramento. ,,
Mezzo sangue. — Prodotto di uno stallone di
puro sangue e d’una cavalla che non è di razza o
viceversa.
Monkey. — Letteralmente “scimia., Fra gli.
scommettitori si indica così una somma di 500 lire.
sterline, ossia 12,500 lire. "
Multa. — Vedi Ammenda. nu
Oaks. — Sono corse molto importanti che si
tengono in Inghilterra, riservate alle puledre di tre
anni. Le condizioni sono analoghe a*quelle del
Derby. Il premio in media sale in Inghilterra a
12,500 franchi.
Omnium. — L’omnium è un handicap, in cui
‘sono ammessi cavalli di ogni razza, età e prove-
nienza. ì
Outsider. — Il cavallo che non essendo designato
tra i vincitori probabili riporta un premio che tutti
credevano sarebbe toccato ad un altro, dicesi out-
sider. La vittoria di un outsider è sempre causa di
grosse perdite da una, parte e di rilevanti guadagni
dall’ altra.
Overtrained. — In inglese significa “ troppo al- |
lenato. , Si dice di un* cavallo che è stato troppo
allenato e che perciò ha perduto una parte di quei si
&
A
1)
\
PE a PA
Piccolo dizionario di termini ‘delle corse. 181
2%
mezzi che esso aveva nell’apogeo. delle sue con-
* dizioni.
Paddok. — Prato od altro luogo chiuso de si
sogliono passeggiare i cavalli da corsa.
Paper-hunter. — Specie di caccia che si prati-.
cava prima in Inghilterra e poi in altri paesi ed ora
anche da noi. Un cavaliere designato rappresenta
l’animale inseguito; parte un po’ prima degli altri .
cavalieri e lascia traccia della sua corsa spargendo
dei pezzi di carta.
‘Pari. Parieur. — Vocaboli francesi che signi-
ficano rispettivamente “scommessa, scommetti-
HILOFE:.:,
Partente. -— .Il cavallo che iscritto per una corsa
«non viene ritirato, si dice partente. Così si suol
dire: “ Su dieci iscritti, tre partenti. ,
Partenza. — Ogni trainer deve per l'ora stabi-
lita per la partenza far trovare pronti il proprio
fantino ed il cavallo che questi deve montare. In
«caso di mancanza viene multato.
Il segnale della partenza vien dato dallo starter.
I cavalli debbono partire di passo. La partenza di-
cesì buona, quando i cavalli partono in plotone allo
stesso momento; cattiva partenza nel caso oppo-
sto. Vedasi Starter.
Pedigree. — Così si chiama un certificato che
porta la constatazione legale dell'origine di un ca-
vallo. In tale certificato si dichiara che il cavallo
Ò figlio di un tale o tale altro stallone, di una tale
o tal altra giumenta. Sul pedigree deve essere in-
190," È Appendice. fig
dicato il nome "del puledro, i nomi e le origini del ni
padre suo e della sua madre e dei rispettivi ante-
nati, e dichiarato da quali e quanti stalloni la ma-
dre fu coperta. Un cavallo non può essere inscritto
in una corsa senza la preventiva presentazione di |
questo documento. è
Peso. — Le corse nelle quali si proporziona al.
l'età il carico che deve portare un cavallo (fantino, |
sella, briglia, ecc.) sono al tempo stesso il princi-
pio e la base su cui si fonda l’organizzazione del |
turf. Esse sole possono dare un criterio del merito
degli animali della stessa età fra di loro e rispetto.
a quelli più di loro attempati. Venne a tale scopo
stabilita una scala di pesi proporzionali, avuto ri-
guardo all’età dei cavalli, ai mesi dell’anno ed alle i
distanze da percorrere.
Nessun cavallo può ricevere una diminuzione di
peso od essere esonerato da un sopracarico, per es-
sere stato battuto in una o più corse; da questa.
disposizione sono però esclusi i, cavalli che non |
hanno mai vinto (maiden).
Le diminuzioni di peso ed i sopracarichi non
sono imposti, nè permessi peri match o sweeptakes .
particolari.
I Commissari del Jockey-club raccomandano le
seguenti tabelle di pesi per età:
. . ° MARNA —
a) Per corse di cavalli di ogni paese:
4 anni «4. chilggr br
[2 r7 3
RR 70 è
6 ed oltre : TE
2)
"*
do. $
ti Di SAI interi chilogr. 3 di più.
Per i vincitori chilogr. *2 di più.
b) Per corse di cavalli nati ed allevati in Talia:
abannio.;. .. chilogr. 64
AO O
6 ed oltre 63.
và) tv)
Per i cavalli interi chilogr. 8 di più.
Per i vincitori chilogr. 2 di più.
Si calcola che fra due cavalli di ugual forza,
‘età, ecc., un chilogrammo in più di peso all'uno,
gli faccia perdere, su di un percorso di 2000 metri,
una lunghezza. Si dice anche che un cavallo è su-
* periore ad un altro di tanti chilogr., perche ha la
stessa velocità e resistenza, pur essendo carico di
tanti chilogrammi di più.
| Pesage."— Così vien detto. il recinto del peso,
ossia il recinto riservato dove si passeggiano 1ca-
‘valli prima della corsa e dove si pesano i fantini.
| Prima di ogni corsa si procede alla constatazione
legale del peso che i cavalli devono portare. Que-
sto peso è stabilito in precedenza dalle condizioni
enunciate nel programma. A tale scopo ‘il fantino
| prima della corsa si presenta alla bilancia all'ora’
fissata ed indicata dal suono di una campana. La
egli è pesato alla presenza dei Commissari o del-
l’Ispettore del peso da loro delegato. Dopo la corsa
‘il fantino è di bel nuovo pesato.
Se un'fantino non si presenta al pesage prima
‘ o dopo la corsa, se il suo peso dopo la corsa è ‘
| | deficiente, se si è reso colpevole durante la corsa
fi w
184 Appendice. i SARI SO
di qualche azione di mala fede, se discende da ca-"
vallo prima di essere gitinto al luogo destinato al’
peso, e se finalmente egli o gli arnesi del cavallo,
salvo il caso di disgrazia, sono toccati da altra
persona, s’intendera disqualificato, a meno che non.
possa presentare tali giustificazioni che i Commis-
sari se ne dichiarino soddisfaiti.
Hanno diritto d'accesso nel recinto del peso |
delle Societa riconosciute, tutti i Soci del Jockey-
club; l'ingresso per le altre persone è sottoposto
ad una tassa, per lo più di una certa, entità (L. 20).
I fantini, dopo che si son pesati, tirano a sorte il
posto che loro deve spettare all’atto della'partenza.
Pesta. — E quello spazio di terreno sul quale
corrono i cavalli, generalmente circoscritto da pic-
chetti o da steccato; esso ha per lo’ più forma
elittica più o meno regolare. Le curve che presenta
l’elissi costituiscono una delle particolarità delter-
. reno e possono influire sul risultato di una; corsa
a favore di uno piuttosto che di un altro campione.
Performance. — Questo vocabolo esprime nello
stesso tempo il fatto od i fatti sui quali si fonda
‘la prova del merito d’un cavallo e l'apprezzamento
degli ‘stessi fatti in quanto riguarda il merito reale
dell'animale. Il vocabolo performance, adoperato
da solo, non implica perciò nè una buona né una
cattiva riputazione del*cavallo. Per completate que-
sta espressione devesi far precedere l’aggettivo
buona o cattiva. »
Performer. -- È l'appellativo che si dà ad un.
w
*
Ri
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Vv
$) «N gi v
ARI ta n .
Piccolo dizionario di termini delle corse. 185
.
cavallo le di cui performances sono conosciute, in
seguito a pubbliche prove nelle quali si distinse.
Piazzato (placé). —- Si dice che un cavallo è
piazzato quando è stato ufficialmente riconosciuto
dal giudice come arrivato fra i tre primi. In ogni
| corsa si piazzano generalmente tre cavalli. Questo.
‘numéro però può essere inferiore e può darsi che
un cavallo arrivato cattivo terzo, non sia piazzato.
Play or pay. — Letteralmente “ giuocare o pa-
gare , frase che viene più chiaramente espressa
colle parole “correre o pagare.,, Questo vale a
dire che a*meno di speciali condizioni debitamente
accertate, ogni scommessa fatta per un cavallo deve
essere considerata come perduta se il cavallo non
parte.
Poney. — Cavallo di piccola taglia che si monta
e si attacca. In termine di scommessa, questo vo-
cabolo inglese, vale una posta di 500 franchi.
Poule. — Specie di scommessa che consiste a
riunire le poste uguali d’un gruppo di scommetti-
tori. I numeri corrispondenti al programma sono
messì in un cappello e tirati a sorte da ciascuno
degli scommettitori; colui che estrae il numero del
cavallo vincitore ritira l'ammontare totale della
poule.
| Pound. — Libbra inglese corrispondente a.
grammi 453. I
Près de terre. — Così dicono i Francesi un ca-
vallo dagli stinchi brevi, dal petto profondo e dai
fianchi rotondi.
186. SCR; Appendice.
‘Prezzo a reclamare o “Corse a ‘reclamare (sel-
ling race). — Talvolta in una corsa viene stabi-_
lito che il cavallo vincitore sarà venduto ad un de-.
terminato prezzo, in questo caso dicesi che il ca-
vallo potrà essere reclamato pel prezzo dichiarato.
Qualunque persona può, nel quarto d’ora che segue
la corsa, rimettere al Segretario delle corse una
lettera chiusa contenente l'offerta di un prezzo, che |
non deve essere inferiore a quello stabilito dalle
sa
Be
condizioni della corsa. Spirato il quarto .d’ ora le a
lettere sono aperte ed il cavallo appartiene a colui |
che presentò l'offerta migliore. .
Se la condizione della corsa prescrive che la: d
vendita debba essere fatta all’incanto, questa avrà.
luogo immediatamente dopo la corsa. L’eccedente
del prezzo d’incanto, sarà diviso a metà fra il pro- )
prietario del cavallo ed il fondo delle corse della ch
è
riunione. P
CI
Una volta venduto il cavallo non potrà “0 i
condotto via senza l'autorizzazione del Segretario
e se il prezzo d’acquisto non è pagato o se il Se- s:
gretario delle corse non è soddisfatto della sicurtà, b:
trascorso un quarto d’ora, potrà dar ordine che il |
LI.
cavallo sia posto una seconda volta all’incanto.
In nessuna corsa da reclamare il prezzò d’in-
canto potrà essere minore di lite mille. .* ©
— Nel caso che il prezzo di un cavallo venduto di
' non sia pagato prima delle sette pomeridiane del |
giorno della corsa, l'acquirente è disqualificato. |
Prognostico. -— Profezia su di una corsa.
*
Piccolo dizionario di termini delle corse. 187
Freie Na AL e o iii a
»
Programma. — Il programma od avviso delle
corse che si terranno in una data località, deve in-
dicare se Ja riunione è retta secondo le norme del
Regolamento, edin quali giorni dette corse abbiano
luogo; inoltre deve contenere i nomi di due o più
persone designate quali Commissari, il nome del
Giudice} dello Starter, del Segretario, dell’ Handi-
capper e dell’Ispettore del peso.
Puro sangue. — Il puro sangue è una razza
equina speciale, la razza per eccellenza, che oggidi
esiste in quasi tutti i paesi, ma che ha avuto la
sua origine e la sua conferma in Inghilterra. I ca-
valli di puro sangue devono essere inscritti negli I
stud-books. Un cavallo del quale non si possa su
‘tali libri rintracciare la genealogia continuatamente
di generazione in generazione, tanto in linea pa-
terna che materna, fino al primo dì in cui furono
_incominciati questi libri, non può essere considerato
come puro sangue. L’anno in cui ha principiato il
? puro sangue si può stabilire nel 1680. Ogni paese
ha ora i suoi uffici per lo stud-book, o tenuti
dal Governo, o da privati debitamente autorizzati
dai Governi o dai Jockey-clubs.
Qualificato. — Dicesi un. cavallo che riunisce
tutte le condizioni volute dal programma d'una
corsa.
Qualificazione. -—- È l'insieme delle condizioni
che si pretendono perchè un cavallo possa pren-
. dere parte ad una corsa.
Quickbeginner, — Così dicesi in Inghilterra un
4
Maggi. Ù pr”
188 Appendice. Pi
cavallo che parte subito e spiega,tutti i suoi mezzi i
fin dai primi passi. ii
Quota (Cote). — La quota è l’ espressione in cis fi
fre delle probabilità che ha un cavallo di riescir |
vincitore in una corsa. Così quando si dice che un |
cavallo è quotato a ‘°/,, vuol dire che ha dieci pro- ;
babilità di perdere ed una di guadagnare, epperò. a
scommettendo uno, se il cavallo vince, si guada- |
gna 10. Viceversa se un cavallo è quotato a “/k» È
vuol dire che vi sono 6 probabilità di guadagnare |
contro 4 di perdere. In questo caso si deve pagar Ù
6 per guadagnar 4. Al vocabolo Bookmaker si è —
già parlato della quota. A
Racing-like. — Espressione inglese che signi-
fica “totalmente atto a correre.,, Un cavallo è |
“racing-like , allorchè nel suo assieme offre la per si
fezione di un cavallo da corsa. È
Rallye-Paper. — Lo stesso che paper-hunter.
Razza Sansalvà. — Scuderia fondata nel 1884
colla fusione delle Società “ Generale Lamarmora , «
e “Lord Waterproof. , Na
Recinto del peso. — Luogo dove si compiono |
tutte le operazioni relative alle corse. Vedasi Pe- |
sage. ; (Ta
Red-Coat. — “ Abito rosso. ,, In certe prove isa
servate ai gentlemen, le condizioni prescrivono di
montare in uniforme di caccia, cioè coll’abito rosso. v
“red-coat.,, ii
Regolamento per le corse. -- Nelle sese biN Al
dei Soci del Jockey-club italiano, a in Rental
ì " Da dr pica i
Vi e Ar -
| Piccolo dizionario di terminisdelle corse. 189
ti €
nei dì 14 e 15 dicembre 1881 venne approvato il
Regolamento per le corse, il quale è applicabile
“ad ogni riunione che trovasi sotto la giurisdizione
del Jockey-club o che sia annunziata nell'annuario
o nel giornale ufficiale come regolata da queste
norme. Esso è entrato in vigore col’ 1.° gennaio
del 1882; e lo si trova riportato per intero nell’an-
nuario colle relative aggiunte e modificazioni.
Ring. — Sinonimo di ippodromo; più particolar-
mente significa l'insieme dei giuocatori, dei book-
makers e degli scommettitori, e si usa dire: il Ring
oggi fa affari o non fa affari.
kiunione o corse riconosciute. — Intendonsi
quelle sottoposte al Regolamento per le corse del
Jockey-club; devono essere annunziate nell’annua-
rio o nel giornale ufficiale. L’avviso o programma”
di una riunione deve notificare in quali giorni essa
avrà luogo, non che il nome di due o più persone
designate quali Commissari, quelli del Giudice,
detto Starter, del Segretario, dell’ Handicapper e
dell’Ispettore del peso.
._ Nessuna riunione potrà essere annunziata nell’an-
nuario o nel giornale ufficiale se l'ammontare com-
plessivo dei premi è minore di lire 1000, per ciascun
giorno.
Nessuna corsa può aver luogo prima della set-
timana in cui è compreso il 1.° marzo, nè più tardi
di quella in cui è compreso il 80 novembre.
I Commissari possono qualche volta, in casi ur-
genti, rimettere le corse da un giosno all'altro, per
la durata di otto giorni.
Ca i Appendice. PECORA ann
Rush. — Vocabolo inglese che significa salto.
"Sforzo finale d’un cavallo all'arrivo. |» I È
» Saint-Léger. — È una corsa a premio che ind
Inghilterra ha luogo a Doncaster nell’ autunno. I'd
premio è riservato ai puledri e puledre di tre anni, |
con un discarico, cioè con un minor peso di 5 lib-_
bre, per le seconde. Il premio risulta dalle sotto- +
scrizioni di 25 lire sterline, sborsate dai concor- |
TR sia che il cavallo parta o no. ma i
? In Francia il Saint-Leger si corre a Moulins verso
la metà di agosto, il premio è di lire 6000.
Tanto in Inghilterra che in Francia la distanza.
di queste due corse è ‘la' stessa, cioè di circa
3000 metri. ‘A
Scala o tabella dei pesi. — E un dato che serve»:
di base all’handicapper per la ripartizione dei pesi. ;
Dicesi anche tabella dei pesi, la ‘si trova nell’An- |
nuario Generale delle Corse e fa seguito al Re-
golamento. 4 . Lo
Scommesse. — Il Jockey-club ha appunto uni
Regolamento per le scommesse a vantaggio delle
persone interessate, basato su: The fules of Bet-.
ting delle Subscriptions Rooms del Tattersal di È
Londra. Tale Comitato ha potere di giudicare qua-
lunque questione relativa a scommesse. bi
Scuderia. —' Nel linguaggio dello Sport, la pa- si
rola scuderia comprende l'insieme del trainer, dei i
fantini, dei lads, delle madri, dei puledri, degli |
stalloni, ecc., tittto ciò insomma che ha tratto ai
cavalli da corsa. i i
SS
cala Lab
n
I BRR RI 3° SEME ap: °°.
i | Piccolo dizionario di termini delle corse. 191’
ole principali scuderie da corsa italiane sono:
oferale Agei, Razza Sansalvà, Sir Rholand, Mar- *
chese Fassati, Principe d’Ottalano, Marchèse Bi-
rago, Principe di Castelreale, Razza Casilina, Luigi
Plezza, Conte Calderoni, Conte Talon, Conte Li n
rati, Cav. Cesare Bertone, Don Rodrigo, Porta La-
tina, T. Rook, Capitano Fagg.
Selline-race. — Corsa,nella quale i cavalli sono
a reclamare. Vedi Prezzo a reclamare.
Società Generale 'Lamarmora. — Vedi Lamar-
mora. #4
| Sopracarico. — Aumento di peso che, secondo
le condizioni del programma, s'impone a certi ca- -
valli, avuto per lo più riguardo alla loro età ed ai
‘premi da loro guadagnati.
Sport. — In inglese significa “ divertimento, ,;
|“ piacere. , Questa voce si applica a qualsiasi eser- ©
‘cizio del corpo; più specialmente però si adopera *
| per le corse. Field sports, i piaceri della campa- +
gna, cioè della caccia, della pesca, delle corse di
cavalli, ecc. i
| Sportsman. — È“ Cacciatore, pescatore, ‘amatore
i della caccia, della ‘pesca, delle corse dei ca-
valli, ecc. , Nel linguaggio famigliare vale * Ama-
tore dello Sport. ,,
4
Sportswoman. — Si usa per indicare le Signore
che si ‘occupano di sport.
Stakes. — In inglese significa “le poste, che
noi indichiamo colle parole entrata od entratura.
si In Inghilterra costituiscono le somme alle ORA
: | salgono i AR delle corsc.
Li
192 Lin Appendice. co E, SR ; ano
n
Starter. — E il Commissario incaricato di dare
ai fantini il segnale della partenza dei cavalli ] per.
la corsà.
Usciti dal recinto del pesage, i cavalli vengono,
all’ordine dello starter, a collocarsi in linea nel-
l’ordine stabilito dalla sorte; e così il numero 1 è
vicino alla parte interna dello steccato, cioè tiene
la corda; il numero 2 gli è a fianco dalla parte
esterna; il numero 3 a fianco del numero 2 e così
di seguito, .
Lo starter ha facoltà di dare quegli ordini e.
prendere quelle disposizioni che crede opportune
per assicurare una buona partenza, e quando lo ri-
tenga necessario, può ordinare che i cavalli siano
schierati in linea dietro il punto di partenza, alla
distanza che egli crederà conveniente. |
I cavalli, come si è detto al vocabolo partenza,
debbono partire di passo. Se lo starter permettesse
una partenza avanti il palo di partenza questa sarà |
nulla, i cavalli dovranno partire di nuovo e lo star-
ter sarà passibile di una multa.
Lo stàrter deve notare l'ora in cui la partenza
ha avuto luogo. Quando i cavalli sono tutti in li-
nea alla stessa altezza, lo starter abbassa la ban-
diera di cui è munito, ed i cavalli si slanciano. Se
la partenza è falsa rialza la bandiera in aria ed i ;
» =
w
fantini ritornano al loro posto. .
Si ha la falsa partenza quando uno o più cavalli .
non sono in linea o non in condizione di ugua-
glianza cogli altri; oppure quando due o tre fan- |
tini Sl accordano” per lanciarsi prima degli aliro Sg
pr:
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G|
Piccolo dizionario di termini delle corse. 198
Lo starter ha pieni poteri, fa ricominciare la
| partenza quante volte crede che non sia valida, e
multa i fantini.
| Stayer. — Si dice d’un cavallo che ha molto
fondo. |
Steeple-chase. — Letteralmente “ corsa al cam-
| panile.,, Questa espressione trae origine dal fatto
che le prime corse di questo genere si facevano
prendendo ordinariamente di mira un campanile e
correndo verso di quello, superando gli ostacoli frap-
posti. Oggidi significa una corsa con ostacoli.
. Nessun cavallo può correre in uno steeple-chase,
se non ha compiuto quattro anni, nè in una corsa
di siepi prima del 1.° settembre dell’anno in cui
ha compito tre anni. Nessun steeple-chase può es-
sere di una distanza minore di 1500 metri. Lo stesso
dicasi di una corsa di siepi, in questa inoltre, non
potranno essere mai compresi meno di cinque salti
di slepi.
Stone. — Peso inglese equivalente a chil. 6,342.
. Stud-book. — Libro genealogico dei cavalli di
puro sangue, contenente i nomi degli stalloni che
si danno alla riproduzione, e delle giumente di puro
sangue genute unicamente come fattrici. In questi
libri s'’inscrivono i puledri nati da queste giumente
coll’indicazione del padre. Il primo stud-book fu
impiantato in Inghilterra verso il 1808; nel primo
#
TA
| volume sono inscritti i nomi di quei cavalli che
furono i capisaldi, per così dire, del puro sangue.
Gli stud-books di tutti gli altri paesi devono tutti
VOLPINI. 13
Fao)
194 Appendice.
riferirsi a cavalli menzionati nei volumi dello stud- |
book generale inglese. In Italia il primo stud-book |
venne pubblicato dal Ministero di Agricoltura |
nel 1880.
Sulky. — Cabriolet a due ruote per una sola |
persona. In italiano “ sediolo. , i
Sweepstalres. — In inglese significa “ corse per
somme scommesse. , Il Regolamento del Jockey- |
club così chiama quelle corse, nelle quali le en-
trate pagate dai proprietari di tre o più cavalli sono |
devolute al vincitore.
Tagliare. — Un fantino taglia, allorchè avendo
oltrepassato un concorrente gli attraversa la strada,
e gli impedisce di avanzare. Questo caso, previsto |
dal Regolamento delle corse, porta con sè che eil
cavallo che ha attraversato la strada ad un altro |
è dichiarato distanzato, a meno che non si possa
provare che esso si trovava almeno due lunghezze
avanti all’altro cavallo. O
Talus. — “ Pendio, spalto. ,, E un ostacolo di
una certa entità formato da un rialzo di terra, tal-
volta largo alcuni metri.
Tattersall.: — È uno stabilimento di vendita pub-
blica di cavalli, di arnesi e di vetture. Viene dal |
. nome di Riccardo Tattersall, allenatore del Duca.
di Kingston, che fu il primo a fondare a Londra.
nel secolo scorso, uno stabilimento di questo genere. |
In Italia abbiamo un tattersall a Milano ed uno —
- a Torino. o
Testa. — Si dice che un cavalli ha vinto © per
Me
Piccolo dizionario di termini delle corse. 195
una testa, , quando ha sorpassato il competitore
per la lunghezza di una testa; “ per un naso ,, vuol
dire che ha vinto per mezza testa.
The clark of the course. — Espressione inglese
che si applica alla persona incaricata della dire-
zione di un ippodromo.
| Three yearold. — Puledro o puledra di 8 anni.
Tipster. — E un individuo che in Inghilterra fa
professione di dare ragguagli sul risultato che
avranno le corse future; di dare cioè i prognostici.
| Top-weight. — È quel cavallo che in un han-
dicap è il più sopracaricato.
Totalizzatore. — È una scommessa mutua. Nel
recinto delle corse evvi un casotto dove ognuno
può acquistare uno o più biglietti di un determi-
nato valore, sui quali fa inscrivere il nome del ca-
vallo pel quale vuole scommettere. Proclamato il ri-
sultato, il totale delle somme scommesse per i cavalli
non vincenti, detratta una percentuale a beneficio
della Societa ippica che tiene il totalizzatore, viene
diviso in tante parti quanti sono i biglietti sui quali
è iscritto il nome del cavallo vincitore. Così ad
esempio; furono rilasciati 30 biglietti da lire 10 sui
quali è inscritto il nome del cavallo vincitore e per
gli altri sono state scommesse complessivamente
1050 lire, i possessori di quei 30 biglietti riceve-
ranno lire 45 ciascuno, cioè le lire 10 scommesse
e lire 35 di guadagno.
. Tout. — Vocabolo inglese che si pronuncia taout
e nel gergo sportivo significa “ spia. , Si adopera
196 | | Appendice. CERTO
‘per indicare l’uomo di cui si vale il Tipster per
raccogliere, con tutti i mezzi possibili, delle infor-
° C) ® . . D . . 139
mazioni sui cavalli. Disprezzato dai proprietari,
scacciato e perseguitato dagli allenatori, il tout
‘ mette in opera tutta la sua furberia per far parlare
i garzoni della scuderia, e riportare poi all’allena-
tore che ne lo ha incaricato, tutti i ragguagli che
ha potuto raccogliere.
Tracé. — Dicesi trace il ‘ira di puro sangue
Ù
po”
SI
n
Mi
Pr)
riconosciuto regolarmente tale perchè inscritto ne-
gli stud-books.
Trainer. —- Vedi Allenatore.
Turf. -- In inglese significa “ zolla erbosa,, o
terreno per le corse, e viene adoperato nel lin-
guaggio famigliare per indicare tutto ciò che ha
tratto delle corse stesse; così si dice: “ gli uomini
del turf,, “essere sul turf,,, il “mondo del
Lutti; 3, CCC.
Turfman. — Uomo che si diletta in miodo spe- È
ciale delle corse dei cavalli.
Tuyau.-- I Francesi indicano con questo nome.
il cavallo sconosciuto, che si ritiene debba guada- |
gnar la corsa. Questa espressione proviene da ciò,
che tra confidenti, se ne dice il nome nel “Oni de |
Poreille.
Two year old. — Puledro o puledra di 2 anni.‘
Walking. — “ Passeggiata. ,, Il lavoro dei ca- 5
valli si è ridotto ad un walking, ossia ad una a pas) n
seggiata al passo.
Walk-over. — Cavallo che corre da solo senza.
MERE TS RENI 1a È 1
Ù i Piccolo dizionario di termini delle corse. 197
| competitori, perchè questi sono stati ritirati. Dan-
dosi il caso di un walk-over, dice il Regolamento,
il fantino dovrà pesarsi secondo le condizioni della
corsa e presentarsi al palo di partenza, ove lo star-
ter, constatata la sua presenza, lo potrà esonerare
dal percorrere la distanza. In nessun caso però si
potra far correre il cavallo a cronometro.
Wall. — “ Muro..,, E uno degli ostacoli che si
mettono nelle corse steeple-chase.
. Welcher. — Scommettitore che non ha di che
pagare le scommesse che ha fatte.
Winner. — Traduzione inglese del vocabolo vin-
citore.
Yard. — Misura inglese equivalente a circa cen-
timetri 91.
Yearling. — Puledro dai 15 ai 18 mesi.
FINE.
ERRATA-CORRIGE.
ERRATA CORRIGE
Pag. 7, linea deg - indicarne - indicare
» 45, ,» terz’ultima - di queste linee - da queste
linee,
N ELENCO COMPLETO
MANUALI HOEPLI.
pubblicati sino al 1890.
I Manvari HorpLI riassumono con una mirabile chiarezza e pre-
cisione quanto più interessa di sapere intorno, alla letteratura,
all’arte, alla storia e alle diverse scienze.
Essi godono il maggior favore del pubblico, e sono oggi così
. largamente diffusi che di ogni Manuale se ne sono già fatte pa-
recchie copiose edizioni.
Pel rapido incremento che prende ogni giorno la nostra colle-
zione, divisa in quattro Serie: Artistica, Pratica, Scientifico-Let-
teraria e Speciale stimiamo opportuno dar quì l'elenco alfabetico
completo dei volumi già pubblicati, e di quelli in corso di pub-
blicazione. Ogni volumetto è elegantemente legato in tela.
SERIE ARTISTICA a Lire 2.
abbraccia l’Architettura, la Pittura, la Scoltura e le Arti ap plicate.
SERIE PRATICA. a Lire 2,
contenente una raccolta di volumi che trattano di industria, di
nozioni utili nella vita pratica;
SERIE SCIENTIFICA - LETTERARIA a Lire 1, 50.
che abbraccia le scienze propriamente dette, ed alcune più impor-
tanti loro applicazioni;
SERIE SPECIALE
Questa serie comprende alcune applicazioni della Scienza al-
l'Industria, ed argomenti diversi. In essa figurano quei volumi
che per mole o per abbondanza d’incisioni non si possono clas-
sificare nelle serie precedenti a prezzi determinati.
Adulterazione e falsificazione nah RAI, di L. GABBA,
gr sg, Pe
pag. VIII-211 2 —
Agricoltura. (Vedi ‘Macchine agricole.) |
Agronomia, di CarEGA DI MuRIccE, 2.* edizione, pag. 199 » 150
Algebra elementare, di S. PINCHERLE, 2.» ediz., pag. VI-207 » 150
Alimentazione, di G. STRAFFORELLO, pag. Vili-199., gx Wi
Alimenti. (Vedi Adulterazione.)
— ld. (Vedi Conserve.)
Alpi (le), di J. Bact, trad. di I. Cremona, pag. VI-120 . » 1
Analisi del vino nel riguardo sanitario e legale, di J. RARDG
trad. Comboni, di pag: 141 con 7 incisioni : 2
Anatomia pittorica, di A, LOMBARDINI, pag. VI-118 con 99inc. » 2
Animali da cortile, di P. Bonizzi, pag. XII-238 con 89 inc. » 2
Antichità. private dei Romani, di Kopp, trad. I,
2.* edizione, pag. XII-130 con 8 incisioni . . 1
Antropologia, di CANESTRINI, 2.* ed. p. VIII-232, con ine. » 1
Apicoltura razionale, di CANESTRINI, p. VIII- 175, con 32 inc. >» 2
Apprestamento delle fibre tessiti. (Vedi Filatura.)
Li
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Bibliografia, di G. OTINO, pag. VI-158, con 11 incisioni »
Ì È A DO
bi e 1)
è Riv vi a x * "LIMI SRL LE o PENN na
È Lu gica \ î w 3 A DI I ETIRÀA Ap
‘ r Ù a A * PASSI di Se]
ME REVO FAI, PLM LA t \ d Piga rt
x 7 o A 2 N° VPI l
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* Arabo volgare, di Dr. STERLICH e tn Kina Racqglià di
1200 vocaboli e 600 frasi più usuali, pag 143, con 8 tavole L.
Araldica (Grammatica), di'F. TRIBOLATI, 2.* ediz., pag. VII. age
con 98 incisioni e un’ appendice, sulle Livree: DA
Archeologia dell’arte di I. Gentile: I. Arte SE pag. 238 »
II° Arte Romana, pag. IV-227. . . o )
Architettura italiana, ‘di ALFREDO MELANI, 2 vol. sdi pag. XVII LIZA
213 e XII-266, con 46 tav. e 113 fig., 22 edizioni RIE: Si
n Architettura Pelasgica, Etrusca, Italo-Greca e Romana.
II. Architettura Medievale, fino: alla Contemporanea. . dai
Arte (1°) del dire, del Prof. FERRARI, pag. IX-1647. 4 «L06440
Arte mineraria, di V. ZoppPeTTI, di pag. IV- i con 112 ni doti Sora
‘in 14 tavole . . dat.
Arti (le) grafiche. Zincotipia, Autotipia, Eliografia,Fotogal-. ER
° vanotipia, e Tipofotografia, secondo i metodì più recenti,
dei grandi maestri nell’arte: Angerer, Eder, Goupil, Turati
(in lavoro) con illustrazioni.
Assicurazione sulla vita, di C. PacAni, pag.. VI-151 . . » .1 50!
Assistenza degli infermi. (Vedi Soccorsi d’urgenza.) ch
Astronomia, di LockYer, trad. di G. Schiaparelli ‘e Seresni ML
3.2 edizione, pag. VI- 155) con 44 incisioni .@ . “1:50 00
Atlante geografico universale, 25 tavole, di R. KrreeRtjcon DÒ
notizie geografiche e statistiche di G. GaARroLLO, 7.8. ediz. i
‘’‘completamente.rifatta, con 96 pag. di testo . . DE
Atlante geografico- -storico dell’ italia di G. GAROLLO, 2
carte con VIII. 68 pag. di testo e gaia CIR
‘teca Geografica... . x » 2
Atmosfera. (Vedi Bei
Autotipia. (Vedi Arti grafiche.)
Bachi da seta, di T. Nenci, pag. 276, con 41 inc. e 2 tav. RU e
Batteriologia di CanestRINI, pag. VI- 240 con 80 illustrazioni » 150
Q—'
Bibliotecario (Manuale del) di PETZHOLDI trad. libera di
G. Biagi, in lavoro. di
Botanica, di Hooxer, trad. di N. Pedicino, 3.* edizione, pa 1 e
gine XIV-138, con '68 incisioni AB AI Mr
Calderaio. (Vedi Operaio.) * Mede
Cantante (Manuale del) del Prof. 1,. MASTRIGLI. D. VI:132 1a 90
Caseificio, di L. ManETTI, pag: 208, con 18 incisioni . . » 2—
— (Vedi Latte, burro, cacio.) i n
Cavallo (Manuale del) di VoLpini. (In a Me
Celerimensura, Manuale e tav. di ORLANDI o 1200, con inc. ? 18 += US
— Id. (Vedi Geometria pratica.)
Chimica, di Roscor, trad. di A. Pavesi, pag. VII 134, con 36 pei
; inc., 8.* edizione a A . 3 1500000
Chimico e dell’Industriale ‘(Manuale del) di L. GaeBA (. > Beto
Climatologia, di L. De MaRcHI, di circa p 200 e 6 carte » 1 50...
Colombi domestici e colombicultura, di di P. Bozzi, , Pag sh 209, SO
con. 29 incisioni .° .‘. » 2 pi
gi
sca
Testori e di PETRA di G. Gorini, 2.* edizione, «pag! IV-184,L..
| Coltivazione ed Industrie delle ‘piante tessili, del Prof. M.
- A. SAVORGNAN D ‘OsoPro, con incisioni. (Ln lavoro.)
Vedi Filatyra. )
Compensazione degli errori con speciale applicazione ci
rilievi geodetici, di F. CrotI, pag. IV-160
Computisteria, di V. Girmi, 2.° edizione, vol. È Gomputiste
ria Commerciale, pag. Rd »
Concia delle pelli, di G. Gorini, 2.3 edizione, pag. oi
. Conserve alimentari, di G. GorINI, 2.2 ediZione, pag. 161 »
20
“
Far
Costituzioni di tutti gli Stati. (Vedi Ordinamento.)
Cronologia. (Vedi Storia e aa
ea: Prontuario per la cubatura dei legnami ro-
‘tondi e squadrati secondo il sistema metrico decimale, di
G. BELLUOMINI, di pas+t4609% 0. »
50
Curve. — Manuale pel tracciamento* delle . curve Cia Fer- MORI
rovie e Strade carrettiere, calcolato per tutti gli angoli e.i
raggi; di E. KròHuNKE, trad. Loria, 2.* ed. p. 164 e 1 tav. »
Dante, di G. A. ScARTAZZINI, 2 vol. di pag. VIII-139 e IV-147:
I. Vita di Dante — IL Opere di Dante .: .. .. »O
Decorazione e Industrie artistiche di MELANI,2 v. con 120 i in.»
Dinamica elementare, di C. CATTANEO, p. VIII- 145, con 25 fig. »
Diritti e doveri dei cittadini, secondo: le Istituzioni dello
Stato, per uso delle pubbliche Scuole. 6. ed., p. IX-206 »
Diritto. comunale: e provinciale, di MazzoccoLo. "(In (2007-04
vu &
Diritto costituzionale, di F. P. Conruzzi, pag. XII-320 .
Dirittointernazionale privato di F. P. ContUZZI, pag. XIV-391 »
Diritto internazionale pubblico, di ContuzzI, pag. XI 320,»
»
Diritto penale, di A. Sropparo, pag. VIII-192. ...Ll . . >
. Diritto romano, di C. Ferrini, pag. IV-129 .. . . »
Disegno. — I principii del Disegno e gli stili dell'Ornamento,
di C. Borro, 3.* ediz., di pagine IV-206, con 61 silog... >»
. Disegno topografico, di BertELLI, p. VI-135, con 12 t., 10in.»
Disinfezione. (Vedi Infezione.)
Dizionario Geografico Universale di G. GaROLLO, 3. edi-
zione; pag. VI-632 . »
Dizionario italiano - volapiik di c. Mattei (vedi Volapllk.) »
di volapik - italiano ì, Dà »
Ebanista. (Vedi Falegname.) *
Economia politica, di Jevons, trad. Cossa, 2» ed. p. 186 »
‘Educazione. (Vedi Igiene scolastica.)
Elettricista (Manuale dell’)-di CoLomso e FERRINI, in lavoro.
Elettricità, di Jenkin, trad. Ferrini, pag. 179, con 32 ine. . >»
— (Vedi Magnetismo. Ji
| Eliografia. (Vedi Arti grafiche.)
‘ Enciclopedia universale (piccola) Hoepli, in 2. volumi di
oltre 3000 pagine, in lavoro, 110 righe oghi pagina
Energia fisica, di R. FerEINI, pag. VI ‘108, Cofi. 15 inc. ,; »
Enologia, di O. OTTAVI, pag. VI 129, ‘con 12 incisioni . >
%
* y
lama © TO 0 IBE \O)
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IO 19 e oa.
LO);
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Cc
[MN
MERE ‘ft i »
Errori e pregiudizi volgari, di G. SrrarForELLO, p. IV. 70,
Esercizi pi fat e quesiti di L. Hucufs sull’Aflante di
Kiepert, 2.* ed., pag. 75 . . 3 4
Estimo Rurale di CAREGA di MvriccE, pag. VI- 163. e: GOTI
Etnografia, di B. MaLratti, 2* edizione, di pag. IV. 200»
Fabbro. (Vedi Operaio.)
Falegname ed ebanista. — Manuale sopra la natura dei le-
gnami indigeni ed esotici, Ja maniera di conservarli, pre-
pararli, colorirli e verniciarli, corredato del modo di farne
la cubatura e delle nozioni di geometria pratica. di G.
BELLUOMINI, pag. X-138, con 42 inc. . . LE
Falsificazione degli alimenti. (Vedi Adulterazione.)
Farmacista (Manuale del) di P. E STOIE pag. XII- va:
con 138 tav. e 80 incisioni
Filatura. — Manuale di filatura, tessitura e appresta
| ossia lavorazione meccanica delle fibre tessili, di*E. GROTHE,
con 105 incisioni. . . »
Fioricoltura (Manuale di) di C. M. F.lli Ropa. (In lavoro.)
Fisica, di BALFOUR STEWART, traduzione di G. bi 3. er
pag. X-185, con 48 incisioni . .
Fisiologia, di ‘FosteR, trad. di G. Albini, 43» ediz. , pag. XII- 158,
con molte incisioni
Fonditore in tutti i metalli, di BELLUOMINI. p. 146 con 41 inc.»
— (Vedi Operaio.)
Fonologia italiana, di L. Sropparo, pag. VIHI-101. ... >»
Fotogalvanotipia. (Vedi Arti grafiche.)
Fotografia pei dilettanti (Come il sole dipinge), di G. Mor.
FONE, pag. VJIII-160, con 7 incisioni EDILI
— (Vedi Arti grafiche. — Tipofotografia.)
Frumento e Mais di G. Cantoni, pagine VI-168 e 13; incis. »
Frutticoltura, del Prof. Dott. TamARO con Illustr. (Ir lavoro.)
— Id. (Vedi Pomologia.)
Fulmini e parafulmini, di E. CAnESTRINI, p. VIII-166, con 6 inc. »
Fuochi artificiali. (Vedi Pirotecnica.)
Galvanoplastica, di R_FeRRINI, 2 vol., p. 190-150 con 45 ine. »
Geografia (Vedi Atlante, Esercizi geogr., Prontuario di geogr. )
Geografia, di Grove, trad. di E. Galletti, 2.* ediz., pag. X- 100,
con 26 incisioni
Geografia classica, di TozER, tr. di I: ‘Gentile, 81 ed. P. 160. » »
Geografia fisica, di Grrxir, trad. di A. Stoppani, Da olii
pag. IV-132, con 20 incisioni . .
Geologia, di GEIKIE, traduzione di A. Stoppani, Da edi
p. VI-153, con 47 incisioni. . »
Geometria pura elementare, di S. PINCHERLE, 9a ‘edizione,
pag. VI-140, con 112 incisioni 4
Geometria metrica e.trigonometria, di S. Pavcueaze, da adi
zione, pag. V-151, con 46 incisioni . >
Geometria projettiva, di F.'AscHIERT, pag. VI- 190, con 66 inc. »
— Geometria descrittiva, di F. ASCHIERI, p. 1V-210, con 85 inc. »
150
6 50
»
a
DORLI
MR n a, aa
Geometria analitica dello spazio, di F. AscHiIerI, pag. VI-196,
°C Cl lSAPEIeONEo,eeA i,
Geometria pratica, di G ErkpE, 2." ed., p. X-183, con 124 inc. »
— Jd (Vedi Celerimensura.)
Gioielleria, Oreficeria di E. BoseLLI, pag. 335 con 125 inc. >
Grano turco. (Vedi Frumento.) I
Geometria analitica del piano, di F. AscnierI, pag. VI-194,
L
| Igiene scolastica di RePossi, seconda edizione pag. IV-246 >»
Igroscopii, igrometri, umidità atmosferica di P. CANTONI, pa-
gine XII-146 con 24 incisioni e 7 specchi grafici »
Imbalsamatore, (Manuale dell’) di GestRO, p. 124, con 30 inc. »
— (Vedi Naturalista viaggiatore.)
Industria della seta di L. GaBBA, 2.* edizione, pag. IV-207. »
Industrie. (Vedi Piccole industrie )
Industrie artistiche. (Vedi Decorazione.)
Industrie tessili. (Vedi Piante tessili.)
Infezione, disinfezione e disinfettanti, di P. E. ALESSANDRI,
pagine VIII-190, con 7. ing... Li. +0 e >
Ingegnere civile. — Manuale dell’ ingegnere civile e industr.
di CoLomso, 11.* ed., 1890, di pag. 381, con 194 figure >
Il medesimo tradotto in francese da P. Marcillac . . >»
Ingegnere navale. — Prontuario per l'ingegnere navale, di
A. CiGNONI, con 36 figure, di pag. XXXII-292. legato in tela »
legato in pelle . NA A MI e ie o
Insetti nocivi, di F. FrancescHINI, in lavoro.
insetti utili,'di F. FrancescHINI, p. 160, con 43 inc. ed 1 tav.
Interesse e sconto, di E. GaeLiarpI, pag. VI-203 . . .
Istituzioni (le) dello Stato, di D. Marrioti, 6* ed. p IX-206
— (Vedi Diritti e Dove.i dei cittadini.)
Latte, Burro, Cacio di Sartori, pag. X-162. . . . . >
— Id. (Vedi Caseificio.)
Legge comunale e provinciale, di Mazzoccoto. (In lavoro.)
Legnami (Vedi Cubatura dei Legnami.)
Letteratura americana, di G. StRAaFrFORELLO, pag. X-147 . >»
Letteratura ebraica, di A. ReveL, 2 vol., di pag. 363 . >»
Letteratura francese, di F. MarcitLac, trad. di A. Paganini,
betiodizione. pag: VII-184" lv 0 a a
Letteratura greca, di V. Inama,6 * ed., p. VII-232 e Prospetto >
Letteratura indiana, di A. De GuBeRNATIS, pag. VIII-159 >
Letteratura inglese, di E SoLazzi, 2.* ediz., pag. VIII-194 »
Letteratura italiana, di C. FenInI, 3 * edizione, pag. VI-203 >»
% %
DA
Letteratura persiana, di I. Pizzi, pag. X-208. _. . . .
Letteratura romana, di F. RamoriNo, 2.* ediz., pag IV-290
Letterature slave di D. Cràmpoti, 2 volumi:
I. Bulgari, Serbo-Groati, Yugo-Russi, pag. 1I-142 . . >
II. Russi, Polacchi, Boemi, in lavoro.
Letteratura spagnuola e portoghese, di CAPPELLETTI, p. 220 »
Letteratura tedesca, di Laner, trad. di A. Paganini, 2.* ediz.,
pag. XII-167 . Aa RE A PI
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Lingue dell’Africa, di R. Cust, tr. di A. De Gubernatie , P 109L.
Logaritmi, con 5 decimali di O. MiLLER, 3.3 ed. p. XX-142, >
Logica, di JEvoNs, tr. di Di Giorgio, 3.* ed., p.160, ex15inc. >»
Logismografia, di C. CHIESA, Za edizione, pag. XIV-172.. >
‘ Luce e Colori, di G. Bellotti,‘p. X-156 con 24 inc. e una tav. »
Macchine agricole di CENCELLI-PERTI. +
Macchinista e fuochista, di G. GaurER0, 3. ediz. Pag: XIV: 108,
con 23 incisioni”. . si
Magnetismo ed elettricità, di PoLonI, D. 214 con 102. incè 5a
Mais. (Vedi Frumento )
Malattie crittogamiche delle Piante erbacee coltivate, tà
Wotr, trad. di P. Baccarini É Int
Mandato commerciale, di E. VipARI, ‘pag. VI- 160:
Mare (il), di V. BetLLìo, pag. IV-140, con 6 tav. col... >»
Meccanica, di Bac, traduzione di Ji Benda Dt edizione,
pag. XII-196, con 89 incisioni.
| Metalli. (Vedi ‘Peso dei metalli. — Operaio. —_ Fonditore di
Metalli preziosi (oro, argento, platino, estrazione, fusione,
assaggi, usi), di G. "GORINI, 9.2 ediz., pag. 196 con 9 inc. . »
Meteorologia generale, di L. Dr MarcRI, di pag. 153, con :
8 tavole colorate
Metrica dei Greci e dei Romani, di L. Micer, trad. di v.
Lami, pag. XVIlI-124. i
Mineralogia generale, di L. Bowgrcet, 2.* ediz. pag. XIV- ATA
con 183 inc. e 3 tavole. . ‘2
Mineralogia descrittiva, di L: ‘ Bomgiccr, ‘pag. IV- 300 ‘coni
119 incisioni (vol doppio). . è »
Mitologia comparata, di A. DE GUBERNATIS, ga acne
pag. VIII-150 iu
Monete. (Vedi Tecnologia. e Terminologia ‘monetaria.)
Naturalista viaggiatore, di A. IsseL e k. GestRO > (Cosi,
pagine VIII-144, con 688 inc... i... .°. Mel,
— (Vedi Imbalsamatore. ) |
Nautica. {Vedi Ingegnere Navale.)
Notaro (Manuale del) di A. GARETTI, pagine 196 . . . »
Olii vegetali, animali e minerali, di G Gorini p. 162 con7 inc. »
Omero, di W. GLapsronE, trad. Palumbo e C. Fiorilli, pag.108 >».
Operaio (Memoriale dell’). Raccolta di cognizioni utili ed
indispensabili agli operai tornitori, fabbri, calderai, fon-
ditori di metalli, bronzisti, aggiustatori e. meccanici, +
G. BELLUOMINI, 9° edizione, pag. XIV-188..
Ordinamento degli Stati liberi d’ Daronia; di Raciorei, di
_ pag. VI-320; volume doppio . . o pen
Ordinamento degli Stati fuori d'Europa. (In lavoro)
Oreficeria e Gioielleria di E. BoseLLI, pag. 335, con 125 ine. 3 FALLI
Oriente antico (1°) di I. GentILE, (Vedi Storia antica) L
Ornamento. (Vedi Disegno.)
Paleoetnologia, di I. REGAZZONI, pag. 250 con 10; incisioni »
4
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Paleografia di E. M. THompson, trad. di G. Fumagalli, in lavoro. :È GENS
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| Panifi Castore razionale, di PoWMPILIO, pag. IV-126. . .L 257
. Parafulmini. (Vedi Fulmini.)
Pelli. (Vedi Concia delle Pelli.)
Peso dei metalli, ferri quadrati, rettangolari, cilindrici, a
LA “squadra, a U,aY,a Z,aTeadoppioTe delle lamiere
e tubi di tutti i metalli, di G- ‘BELLUOMNI, pag. XXIV-247 » 3 50
Piante ‘industriali, di G. Gorini. Nuova ediz., di pag. 143° DE
. Piante tessili. (V. Coltivaz. ed industrie delle piante tessili. )
| Piccole industrie, di A. ErrrRra, pag. XVI-185 . . . > 2%
| Pietre preziose. Classificazione, valore, arte del giojelliere,
I di G. Gorini, 2.° edizione, pag. 137, con 12 incisioni. » 2 —
= (Vedi Oreficeria — Gioielleria.) »
Î Pirotecnica moderna, di F. Dr Maro, con incisioni. (In lavoro.)
Pittura. — Pittura Italiana antica. e moderna, di A. MELANI,
d 2 v., di p. XX-164 e XXVI-202 ill. con 102 t. e 11 figo. » 6 —
©. PArtE I: Pittura italica. primitiva, etrusca, italo greca,
«romana, di Etcolano e di Pompei, pittura cristiana
delle catacombe, di Cimabue, di Giunta Loano, di
Guido «da’' Siena, ecc. a
Parte II: Pittura ‘del Rinascimento, déi PHiodi Precur-
sori: del Rinascimento classico, del Rinascimento clas-
sico e delle Scuole che ne derivarono, pittura dege-
nerata e moderna. *
_ — Id. (Vedi Decorazioni.)
. Pomologia cabine di M. Dr Lupo, con incis. (In lavoro.)
Prato (il) di G. CantonI, pag. 145, con 13 inc. . . .. » 2—
Prealpi Bergamasche (Guida-itinerario alle), con prefazione
di STOPPANI, pag. XX-124, con carta Ac e pano-
|
*.rama' delle ‘Alpi Grobichei. 0.0. Sa
o Pregiudizil. (Vedi Errori.)
. Prontuario di geografia e statistica, di G. GaroLLo, p. 62 » 1 —
Protistologia, di L. MaeGI, pag. 183, con 65 inc. . . . » 150
Psicologia, di C. Cantoni, pag. 157 . . » 150
. Ragioneria, di V. GirTI. DE edizione riveduta, pag. 130. >» .1 50
_— Vedi Computisteria.)
Religioni e lingue dell’ India I99IRS9, di R. DI trad. di A. ’
*. De GusernaTIS, pag. IV-124 | Pe
Rettorica del Prof. CAPELLO. (In lavoro.)
_ — Id. (Vedi Arte del dire.)
Riscaldamento e Ventilazione, di R. Ferrini, 2 vol., di pa-
gine VIII-329, con 94 incisioni e 3 tavole colorate . . > 4
Scoltura. — Scoltura italiana antica e moderna, di ALFREDO
. Metani, di pag. XVI_I-196, con 56 tavole e 26 fisure intere. » 4 —
. Seta (Industria della). Riassunto dei dati scientifici e tecnici
‘ relativi alla produzione della seta, di L. GaBBA, 2.* edi-
e Y207. RN SERIO ARTI ie EAT POMPE, ta
(Vedi Bachi da seta.)
ù Sismologia. di L. GATTA, di pag. VIII-175, con 16inc. e1carta» 150
| Soccorsi d’urgenza, del D.r C. CaLtiano. (In lavoro.)
*
SERI LIO cy
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Spettroscopio (lo) e sue applicazioni, di R. A. ProctOR, trad.
di F. Porro, pag. VI-178 con 71 inc. e 1 carta di spettri L. 1 50
Statistica. (Vedi Prontuario di geograffa e statistica.)
Stenografia di G. Giorgietti e M. ‘l'essaroli (sistema GANEDE,
BerGER-Nor) di pagine*200 . /..../- 0 ORE
Stilistica del Prof. CapELLO (In lavoro.)
Storia antica (Elementi di) di I. GenttLE. Vol. I. L’Oriente TLLOS
Antico, pag. XI-231.. . . x 150:
Storia e Cronologia medioevale e moderna. in CC 001e
sinottiche, di V. CasaGRANDI, di pag. XVI[I-203 . . . » 150
Storia italiana, di: G.. Cantù, pag. 160° ut 0» 00
Tabacco, di G. Cantoni, pag. IV-175, con 6 incisioni si» 2
Tecnologia e terminologia monetaria; di G. SACCHETTI, Da
sme-XI\-192# ;. ©, » 2—
Telefono, di D. V. Prccoti, pag. 119, ‘con 38 incisioni. nic»
Telegrafia, di R. FeRRINI, pag. VI-318 con 95 incisioni » 2—-
Termodinamica, di C CATTANEO, pag. X-195, con 4 tig.. »
Tessitura. (Vedi Filatura.)
Tintore, di R. LepETIT, 3.4 edizione riveduta e aumentata,
contenente la descrizione e l’uso di tutte le materie colo-
ranti artificiali, pag. X-286 con 14 incisioni . . ... » 4 —
Tipofotografia. (vedi Arti grafiche.)
Topografia. (Vedi Disegno topografico.)
Tornitore. (Vedi Operaio.)
Ventilazione. (Vedi Riscaldamento.)
Vernici. (Vedi Colori.)
Vino. (Vedi Analisi del Vino.)
Viticoltura razionale, Precetti ad uso del Viticoltore italiano,
di O. OTTAVI, 2.* edizione, pag. VIII-173 e 22 incisioni » 2 —
Volapiik. Manuale di Conversazione. (In lavoro.)
Volapiik (Dizionario italiano-volapiik), preceduto dalle No-
zioni Compendiose di grammatica della lingua del Prof.
è
Carro MatTEI, pag. 198-XXX. . ». 2,50
Volapiik (Dizionario aco italiano), del” Prof. Cc. Marrel,
pag. XX-204 . . . 2 50
Vulcanismo, di L. GATTA, pag. VIII- 267, con 28 inc.elc® » 150 ti
Zincotipia. (Vedi Arti araviche.), i
Zoologia, di GieLioLI-CAvanNA, 3 volumi:
{. Invertebrati, pag. VIII-200 con 45 figure... »%* 150°
II. Vertebrati. Parte 1.*, Generalità, Ittiopsidi; di Le
gine XVI-155 e 33 incisioni. . 150%
III. Vertebrati. Parte 2*, Sauropsidi, Teriopsidi; par (SR
gine XVI-200, con 29 ‘incisioni . . 1/50-/%
Abbiamo compreso nell’elenco i volumi che sono di frasi
pubblicazione, ai quali poi seguiranno altri ad abbracciare un
più vasto campò; soprattutto ci proponiamo di non ammettere
in questa collezione se non opere veramente scelte, per mante-
nere la fama ed il credito che il pubblico si compiacque accordare
ai Manuali Hoepli.
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