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Full text of "Il Naturalista siciliano"

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NATURALISTA SICILIANO 


GIORNALE DI SCIENZE NATURALI 


ANNO DICIASSETTESIMO 


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Stabilimento Tipografico Virzì 


1905 


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La Tavola I verrà unita al 2° fascicolo. 


ANNO XVII 1904 N. 1. 

ADAGNAmMento annuale A Seo e Le 

Wrenumerosseparatocconi tavolette. e e ge RS 

» » » senza >» Rf pc I MAR E » 1,50 
———+-——— 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


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Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


—————— Gem 
La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 
Sommario del N. 1. 


Ragusa E.— Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel nuovo 
Catalogo dei Coleotteri d’ Italia del Dott. Stefano Bertolini (Siena 1899) pag. 1 


De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani (continua) . . . » 9 

Vitale G.— I Cossonini siciliani— Nota VIII (cont.). . ..° 4.0...» 14 

Ragusa E. — Note lepidotterologiche (con tavola) . . . . ee 18 

_ Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia Gay sor gn di 21 
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Pubblicato il 1° agosto 1904 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1904 
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Ragusa Enrico — Direttore resp. 


ZIPUELILLTAEETAARE RENDE LEGRALRERAERE DERE VIREEEVELE VERTE RR[ LKR LKRKEKERE LKR (LELE LERELERELERLORREVEBNERESb(LKKOK(p(KK(LKELKLKALILIELIELLERELLLARELERR VI TRO LLRLLOARALILI DELIRI TARIo= 


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ANNO XVII. 1904 E È 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


SINIS NISSAN 


Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel 
nuovo Catalogo dei Coleotteri d’Italia del Dott. Stefano Ber- 
tolini (Siena 1899). 


La var. Corsicana della Cicindela campestris L. è di Corsica e non 
è mai stata trovata in Sicilia, dove anche è assai problematica l’esistenza 
della Cicindela dilacerata Dej. 

Perchè non citare pure la Sicilia come habitat della C'icindela cir- 
cumdata Latr. e della var. imperialis Klug. ? 

La Cicindela littoralis var. Ragusae Failla è sinonimo della var. Bar- 
thelemy Dup. 

Non ritengo si sia trovato in Sicilia il Megodontus caelatus var. Dal- 
matinus Duf., ed il Carabus scabriusculus var. Lippei Dej. 

Ho ripetuto essere assai dubbia la provenienza di Sicilia della var. 
Siculus Ragusa, del Carabus auratus. 

La Clivina ypsilon var. scripta Putz. è di Sardegna e non di Sici- 
lia (1). 

Il Bembidium lusitanicum Putz. non so da chi sia stato trovato in 
Sicilia. 

Tachys insularis Ragusa è sinonimo della var. elongatus Dej. del 6i- 
striatus Duft. 

Tachys unicolor Ragusa è var. del haemorrhoidalis Dej. 

La var. flavocinctus Suffr. dell’Agonum marginatus L. è di Sardegna, 
non di Sicilia. 

Non mi è riuscito di trovare in nessuna opera da me posseduta, nè 
nella monografia del genere Calathus (Putz. Ann. Soc. Belg. 1873) un 
Calathus signaticornis Chd. che il Bertolini cita di Sicilia. 

Dissi già che ritenevo erroneo il citare il Luemosthenes conspicuus 
Walt. come di Sicilia. 


(1) Nat. Stc., Anno II, pag. 245, 


Ai pese 


Non ho potuto riscontrare in altre pubblicazioni che il Dichirotri- 
chus rufithorax Sahlb. sia stato trovato in Sicilia. 

Non so chi trovò il Gynandromorphus etruscus Q., il Chlaenius ni- 
gricornis F. e la var. melanocornis Dej. in Sicilia. 

La Lebia var. Destefanii Ragusa va radiata, essendomi convinto che 
la macchia sulla sutura delle elitre causata dalla piegatura delle ali che 
dopo la morte dell’insetto col tempo scompare totalmente. 

Della Cymindis angularis Gyll. e suturalis Dej. dissi già che dubitavo 
fossero state trovate in Sicilia, essendo la prima della Svezia, Finlan- 
dia e Siberia e la seconda dell'Egitto e Siria. 

Brachynus humeralis Ar. ed incertus Brul. dubito che siano mai stati 
trovati in Sicilia. 

Bertolini cita di Sicilia un /Mydroporus? Clarki Woll. che non trovo 
nella monografia del Dr. Seidl. nè nel catalogo di Berlino. 

La war. siculus Ragusa del Canthydrus notula Er. fu dal Seidlitz 
posta in sinonimia. 

La mia var. Seidlitzî del C'ybister senegalensis Aub. non è ancora 
stata trovata in Sicilia. 

Il Philyhdrus rectus Sahlb. non trovo chi lo cita di Sicilia. 

Il Paracymnus Schneideri Kuw. è omesso, non so però se a ragione, 
avendolo il Kuwert descritto dal Caucaso e Sicilia (7). 

Laccobius regularis Rev. Non mi risulta che questa specie siasi tro- 
vata in Sicilia, vive invece da noi la var. subregularis Rottb. del scutel- 
laris Motsch. che il Bertolini cita d’incerta località. 

Che io sappia, nessun autore cita di Sicilia la var. albescens Rott. 
dello scutellaris Motsch. 

Il Limnebius similis Baudi si conosce solamente di Sardegna, in Si- 
cilia si è trovata solamente la var. uncigaster Kuw. 

Il Cercyon arenarius Rey. non mi risulta essere stato trovato in 
Sicilia, nè il Megasternum calabricum Kuw. 

Ochtebius submersus Chev. De Bertolini la cita di Sicilia, mentre fu 
descritta di Corsica ed Algeria; egli cita pure il maculatus Rey. che manca 
nel catalogo di Berlino perchè specie di Tunis, ed inoltre la var. meri- 
dionalis Dej. del marinus Payk. che non so da chi fu citata di Sicilia 
ma che può benissimo trovarvisi. 

Heterocerus nanus (ené. Il De Bertolini seguita a citare questa spe- 
cie di Sardegna, come di Sicilia, mentre dissi già nel mio catalogo ra- 
gionato, che fu un errore del Kuwert il citare la Sicilia invece della 
Sardegna. Non so poi donde provenga la citazione dell’Heter. intermedius 


Ksw. come di Sicilia, mentre è specie di Berlino. 


(a) 
——— _OoO — 


Nel mio cat. rag. citai la var. moesta Heer. dell’Aleochara sangui- 
nea L. ma non la specie, che Bertolini cita pure di Sicilia. 

Nei miei cataloghi è citata una Oxypoda ambigua Fauv., dovea 
invece stamparsi ambigena Fauv., come è citata dal De Bertolini. Egli 
nota l’Oxpoda recondita Kr. da me notata al 1881 di Sicilia, mentre poi 
nel mio catalogo ragionato dissi che era altra specie, e non cita la Si- 
cilia per la Oxypoda formosa Kr., alternans Grav. ed haemorrhoa Sahlb. 

Ocyusa picina A. Non so dove il De Bertolini abbia trovato citata 
di Sicilia questa specie. 

L'Atheta gracilenta Er. che troviamo notata fra le Aleounota Thm. 
è specie assai rara trovata in Francia, Austria e Germania, e non mai 
citata di Sicilia. 

Alobrechta puncticeps Thom. Eccetto il Bertolini nessun altro cita 
questa specie di Sicilia. 

Atheta euryptera Steph. Specie che nessuno cita di Sicilia. 

De Bertolini cita di Sicilia VAtheta liturata Steph.= nigritula Gyll. 
che non era stata citata da altri ed omise la nigritula Grav. che vive 
da noi. 

Aloconota Eichhoffi Scriba è sinonimo di aegyptiaca Motsch. 

La Tachyusa agilis Baudi fu descritta di Cipro, ma trovasi pure in 
Bosnia; non è stata ancora trovata in Sicilia ; lo stesso dico della 7a- 
chyusa ventralis Fauv. che non conosco. 

Il Tachynus Lederi Epp. è sinonimo del Rumeralis Grav. 

Il Quedius curtus Er. non lo trovo citato di Sicilia, dove invece si 
rinvenne la var. coeruleipennis Fauv. 

È omessa la var. brunneus Ragusa del Quedius molochinus Grav. non 
ancora trovato in Sicilia, ma che il Bertolini cita. 

Bertolini cita l’ Ontholestes tessellatus Four. (nebulosus F.) di Sicilia, 
che è specie piuttosto nordica, ed omette invece il murinus L. che vive 
in Sicilia. i i 

Perchè del sinonimo Siculus Aub. del Pseudotarsius pedator Grav. 
farne una specie a parte, mentre si sa da tempo che sono una sola 
specie ? 

Il Tasgius ater Grav. non è ancora stato citato di Sicilia , invece 
vive da noi la var. planipennis Aub. 

Il Philonthus dimidiatus Sahlb. non lo trovo citato di Sicilia da al- 
tri e dubito si trovi da noi. 

Perchè farne una specie del Phi/onthus mimulus Rottb. ch’ è sino- 
nimo della maritimus Motsch. ch’ è solamente varietà della thermarum 
Aub, e non specie distinta come la nota il Bertolini ? 


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Non trovo nei cataloghi il Bisnius (Neobisnius Gangelb.) libanicus 
Saulcy che il Bertolini cita con dubbio di Sicilia. 

Il Medon macropeplus Kr. è sinonimo del nigritulus Er. e non va- 
rietà. 

L'Astenus uniformis Duv. è una var. del tristis Er. 

Stenus Hospes Er. Non lo trovo citato di Sicilia da altri. 

Bledius furcatus O1. Tanto nel mio catalogo ragionato quanto nel 
mio catalogo dei Coleotteri di Sicilia per errore si stampò /uscatus OI. 
invece di furcatus Ol., la varietà di questa specie è Skrimshiri e non 
Skrimshiranus Curt. come è citato dal Bertolini. 

La var. del Bledius fossor Heer è funestus Epp. e non funestatus co- 
me è stampato nel mio catalogo. 

Il Platysthetus rufospinus Hoch. viene da me erroneamente citato 
nei miei due cataloghi per rufospinosus. 

Dei tanti Oxytelus che si trovano in Sicilia il De Bertolini non cita 
di Sicilia che il solo speculifrons Kr. 

Del Trogophlocus Mannerheimi Kol. si conosce ai Sicilia la var. pla- 
giatus Kiesw. non la specie tipica. 

Non trovo da altri citato di Sicilia il Planeustomus elegantulus Kr., 
esso si conosce solamente di Creta. 

Anthobium nitidicolle Baudi. Dissi già nel mio catalogo ragionato, 
come nel catalogo di Berlino, per errore di stampa, fu messa la Sicilia 
come patria di questa specie, invece della Stiria. 

Il Zibus adustus Reitt. è sinonimo del Aiedeli Fairm., come dissi già 
nel mio catalogo ragionato. 

Non so chi abbia citato di Sicilia il Tychus var. dichrous Schm. del 
niger Payk. 

Dissi già nel mio Cat. ragionato come il Mastigus palpalis Latr. e 
dalmatinus Heyd. non siano mai stati trovati in Sicilia. 

Nessuno che io sappia ha citato la Silpha carinata var. Italica Kiist. 
come di Sicilia, ed il Peltinus velatus Rey. 

L’Orthoperus picatus Mrsh. è omesso. 

Il Saprinus puncticollis Kiist. è varietà del cribrellaticollis Duv. 0- 
messo dal Bertolini. Nel mio catalogo fu omesssa la var. subtilis Schm. del 
rugifrons Payk. citata nel mio catalogo ragionato. 

La Temnochila tristis Muls. dissi già che il Reitter snpponeva trat: 
tarsi di una 7. coerulea Ol. non ancora colorita. Nel Nat. Sic. An. XIII 
pag. 74 dissi poi che è specie d'America, e va tolta dal Catalogo dei 
Coleotteri d’Enropa. 


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Il genere Microctilodes Reitter è sinonimo del genere Cercomorphus 
Perris (1). 

NXenostrongylus Deyrollei Duval. Nessun altro la cita di Sicilia. 

Il Rhizophagus punctiventris Baudi è sinonimo del bipustulatus F. 

La Triplax Ragusae Reitt. è una varietà della ruficollis Lac., non 
un sinonimo. 

È stata omessa la varietà unicolor Ragusa del Cryptophagus fascia- 
tas Kr. 

Dell’Afomaria gutta Steph. si è trovata in Sicilia la var. rhenana 
Kr. ma non ancora la specie tipica, mentre la bdicolor Er. è di Stiria 
non di Sicilia. 

Il Phalacrus brunnipes Bris. è della Francia meridionale, non trovo 
chi l'abbia citato di Sicilia. 

Il Thorictus laticollis Mots. è specie dell’ Ungheria e Caucaso, non 
è stata citata di Sicilia, nè il Zoricatus Payr. ne è la varietà. 

L’Holoparamecus caularum Aub. non lo trovo citato da altri di Si- 
cilia. 

L’Esarcus cribatus Reitt. citato dal Bertolini sotto il sinonimo di A- 
beillei Anc. dissi già nel mio catalogo ragionato che è specie descritta 
di Sardegna e non di Sicilia, come erroneamente fu citata nel catalogo 
di Berlino. 

La Langelandia erigua Perris è di Corsica e Sardegna, non di Si- 
cilia. | 

La Synchita humeralis var. separanda Reitt. non la trovo citata di 
Sicilia da altri. 

Anommatus basalis Reitt. Di Sicilia non si conosce che la sola mia 
varietà Rocellae. 

Delle Coccinellidae dirò a suo tempo nel mio catalogo ragionato. 

L'Attagenus rufipennis Mls. non è una varietà del bifusciatus Rossi, 
ma un semplice sinonimo. 

Non trovo citato da' altri come di Sicilia 1’ Aphodius serotinus Panz. 

L’Aphodius cinereus Muls. var. dello scrofa F., il Bertolini lo cita 
due volte di Sicilia, prima come specie e poi come varietà. 

Dell’Aphodius dilatatus Reiche, ho citato la sola varietà ampliatus 
Reitt. e non la specie. 

La var. dilatatus Schimd. dell’Aphodius alpinus Scop. nei cataloghi 
è citata di Stiria non di Sicilia. 


(1) Nat. Sîc., Anno I, Nuova Serie, pag. 142, 


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Lo Psammodius scutellaris Muls. è sinonimo del laevipennis Costa e 
non del ptlicicollis Er. non ancora citato di Sicilia da altri. 

La varietà nitidus Jekel del Geotrupes laevigatus F., citata dal Reit- 
ter di Sicilia fu da me omessa perchè allora le Bestimmungstabellen 
XXIV erano in corso di stampa. 

Il Geotrypes Hoppei Hagmb. È specie nordica e nessuno, eccetto il 
Bertolini, lo cita di Sicilia. 

Riguardo al Geotrupes Sardous Er. dissi già che non sapevo su quali 
dati il catalogo di Berlino l’avesse citato di Sicilia, 

Il mio Pentodon punctatus Vill. testudinarius è una mostruosità, non 
varietà; e lo stesso dirò della PhRy/lognathus cephalothes Dej. che è mo- 
struosità del Szlenus F., e non» varietà come é citata dal Bertolini. 

Perchè citare la Polyphylla Olivieri Lap. di Sicilia, mentre si sa che 
detta specie fu riconosciuta dal Kraatz, come nuova che egli denominava 
Lagusae ? 

Dissi nel mio catalogo ragionato che la Julodis Onopordi F. citata 
di Lampedusa riportata dal Bertolini fu poi identificata per la var. Koe- 
ningi Mannh. della pilosa F., specie che a torto Bertolini cita di Sicilia. 

Dissi già (cat. rag.) che l’Ancylochira cupressi Germ. fu citata di 
Sabina presso Lecce e non di Sicilia. 

Dalle ricerche fatte non mi risulta essersi trovato in Sicilia 1’ An- 
tharxia midas Kiesw. 

L’Acmaeodera Levrati Chev. è sinonimo della %virgulata M. e non 
specie propria. i 

L’Armaeodora virgulata Ill. var. flavovittata Luc. non mi risulta ci- 
tata da altri di Sicilia. 

Cylindromorphus subuliformis Mun. e non sabuliformis come per er- 
rore si stampò nei miei due cataloghi. 

Bertolini omise la mia var. Siculus del Hylochares dubius Pilen. 

L’ Etater pomonae Steph. non lo trovo citato da altri di Sicilia e 
così il Cardiophorus bipunctatus F. 

L’Agriotes aequalis Schw. nel catalogo Bertolini figura due volte a 
pag. 69 linea prima e poi linea 28. 

L’ Helodes Tournieri Kiesw. è di Sardegna non di Sicilia. 

Non mi riesce trovare la £hagonycha convericollis Frm. citata di 
Sicilia. 

Il Malthinus geniculatus Ksw. non credo sia stato citato di Sicilia. 

Non trovo citate da altri di Sicilia il Malthodes cruciatus Baudi e 
quadrispinus Ksw.; la prima è di Sardegna, la seconda di Spagna. Cor- 


= Mia 
ressi già nel mio cat. rag. queste due citazioni che figuravano nella pri- 
ma edizione del catalogo Bertolini. 

Nel mio catalogo bisogna correggere il Malthodes larinatus in la- 
ciniatus Kiesw. e nel cat. rag. lacinatus in laciniatus. 

Antholinus sericans Er. non lo trovo citato da altri di Sicilia. 

Il Sphringinus (non Spinginus, come erroneamente venne stampato 
‘ nel mio catalogo) sanguinicollis Ab. è il constrietus auct. che il Bertolini 
citò due volte come specie distinta. 

Non trovo citato di Sicilia da altri V Attalus tristis Luc. 

Mi riesce nuovo citato di Sicilia il Ma/achius Barnevillei Put., così 
il Paratinus femoralis Er. e l’Henicopns scutellaris F. 

Il Divales variegatus Luc. non si è ancora trovato in Sicilia ma 
solamente la var. crythromelas Kiist. e la var. nigricollis Ragusa, che il 
Bertolini omette. 

Perchè citare di Sicilia il Lobonyx aeneus F. che non trovo citato 
in altri cataloghi e che Schilsky (1) dice comune in Spagna Nord Africa 
e presso Perthuis (Francia) ? 

È pure omessa la var. Faillae Ragusa del Divales flavescens Genè, 
e la citazione Sicilia pel maculipernris Schilsky = haemorrhoidalis. 

Come il Bertolini si domanda (?) cosa sia il Dasytes setosus Walt. 
cosi io mi domando perchè citare di Sicilia questa specie, descritta di 
Spagna, e posta in quarantena nel catalogo di Berlino. 

Psilothrya cyaneus OI. Schilsky (loc. cit.) dice che la var. e. trovasi 
in Sicilia. Ora siccome egli non descrive che le var. a. d. c. d. così cer- 
tamente egli alludeva alla var. d, che è la fulminans Schil. che io ci- 
tai, ma che il Bertolini cita solamente di Lazio. 

Divates cinctus Gené var affinis Schil. è di Corsica e non di Sicilia 
come citai ed il Bertolini riportò, mentre omisi la var. 4 notatus Schils. 
e ephippiatus Schils. non riportata dal Bertolini ed entrambe citate di 
Sicilia da Schilsky. 

Bertolini pone il Dasytes /lavescens Genè fra i Divales. 

Haplocnemus chlorosoma Luc. è d’ Algeria, non si conosce d’Europa 
così pure il Zongulus Schils. 

Haplocnemus m litensis Schil. Bertolini lo cita due volte, una di Si- 
cilia e Malta ed un’altra di Malta. È specie esclusiva di Malta. La var. 
obscuripes Schil. è var. del Siculus Kies. non del melitensis. Omisi que- 


(1) Kiister Die Kifer Europa's XXX Heft. pag. 54. 


TIR 


sta specie nel mio catalogo, mentre l’avevo citata nel cat. rag. dicendo 
che si doveva descrivere nel Kister XXXIII mentre si pubblicò poi 
nel fasc. XXXIV, 

‘altra var. del Siculus è flavipes Schil. non fulvipes come erronea- 
mente fu stampato nel mio catalogo dove omisi Vacutangulus Schils. 

Danacaea imperialis Gené. Dissi (1) che tutti gli esemplari così de- 
terminati furono dal sig. Schilsky riconosciuti per distineta Luc. 

D. citrina Proch. Non si trova in Sicilia; gli esemplari così deter- 
minati dal Proch. erano invece cusanersis Cost., come lo erano pure tutti 
i Poupillieri Bris. determinati dal Prochàzka, e così bisogna togliere an- 
che questa specie da quelle trovate in Sicilia. 

D. ambigua Muls. e misella Baudi (2), dissi già (1. cit.) che bisognava 
toglierle dalle specie esistenti in Sicilia. 

Omisi nel mie catalogo l Opetiopalpus scutellaris Panz. e lo Spaeri- 
cus gibbioides Boiel. da me citate nel cat. rag. 

Il Mezium sulcatum F. non si conosce ancora di Sicilia. 

Non trovo citato da altri il Pfinus (Bruchus) dicincetus Sturm. 

Ptilinus aspericollis Muls. è sinonimo dell’asperulus Gemm. 

La Lasioderma bicolor Schauf. è var. del haemorrhoidalis Il. e non 
specie propria come la citai nei miei cataloghi. 

Lasioderma apicatum è sinonimo di Lasiod. bubalus Fairm. che Ber- 
tolini cita come specie propria. 

Tanto nel mio catalogo ragionato, quanto nel catalogo per errore 
fu stampato Cis striatus Mell. invece di striatulus. 

La Zophosis v. Sicula Mot., a mio parere, va radiata dai cataloghi. 

L'’Erodius v. Deste/anii Fail., come già dissi nel mio cat. ragionato, 
è sinonimo del L/’eizrolerii Sol.; il siculus Sol. e vicinus Sol. sono varietà 
del neapolitanus Sol. 

La Pachychila Servillei Sol. non fu citata di Sicilia da altri, la sola 
var. pygmaea Gené lo fu. i 

Non trovo citata da altri la Tentyria taurica Tausch. che Bertolini 
cita con dubbio di Sicilia. 


(1) Nat. Ste., Anno II, Nuova Serie, pag. 259. 

(2) Due esemplari trovati a Trapani nel giugno 1881 e donatimi dallo stesso Baudi 
furono da lui stesso determinati per var. misella Baudi, tanto il Prochàzka quanto il 
Schilsky riconobbero in essi la D. picicornis Kiist.; ora siccome il Schilsky nel fascicolo 
XXXII die Kifer Europa’s, dice che la misella Baudi gli rimase ignota, così io dubito 
che questa non sia altro che un sinonimo della picicornis Kiist. 


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2h 


L’Hidrosis crenatocostata Redt. si conosce solamente di Lampedusa. 

Non trovo la Tagenia obliterata Sol. citata di Sicilia, nè il Microte- 
lus Lethierry Rh. che Bertolini cita dell’isola di Lampedusa. 

Bertolini omise fra le Asida la porcata Fab. di Lampedusa e la Sy- 
riaca All. i 

La Pimelia undulata Sol. si conosce solo di Sardegna. 

Perchè dubitare che lo Scleron armatum Walt. viva in Sicilia, men- 
tre è specie tanto caratteristica e citata da tutti quelli che raccolsero 
coleotteri in Sicilia ? 

Non trovo l’Opatrum v. elevatum Brull.; il melitense Kiist. è sinoni- 
mo del sabulosum L. Del porcatum F. di Sicilia si conosce la sola var. 
validum Rott. 

Non trevo citata di Sicilia da altri la Platydema Dejeani Lap., la 
Palorus Ratzeburgi Wis., e VErclus sulcipennis Mls. 

Non credo si trovi in Sicilia il Centorus procerus Muls. 

Bertolini omise l’ Heliotaurus distinctus Cast. trovato a Lampedusa. 

Perchè citare la Mordella Aradasiana Patti, che non si sa cosa è ? 

Nessuno ha citato 1 Hapalus bimaculatus L. di Sicilia. 

Dissi già come il Pic dubitasse della provenienza di Sicilia dello 
Anthicus scaurus Fairm. e Chobanti Pic. 

L’ Oedemera pusilla Costa, dissi. già che è di Napoli non di Sicilia. 

Dei Curculionidi in poi, dirò a suo tempo nel catalogo ragionato. 

Se i coleotterologi Italiani rilevassero le inesattezze del sudetto ca- 
talogo, per quello che riguarda le loro regioni, se ne potrebbe avere una 
nuova edizione certamente più esatta. 

ENRICO RAGUSA. 


Osservazioni e notizie sui eulicidi siciliani 


Nello studiare alcune plaghe malariche della Sicilia non ho fermato 
solamente la mia attenzione sulle zanzare del genere Anopheles; ma ho 
voluto occuparmi anche, come studio faunistico, di quelle del genere 
Culex, tanto più che un quadro complessivo dei culicidi (Culicidae) di 
‘ Sicilia nessuno lo ha pubblicato fino ad ora. Però in queste note non 
posso dare che alcune notizie preventive, dovendo ancora compire la 
determinazione delle specie. 

Il primo autore che abbia menzionato un culicide siciliano è stato 


Il Nat. Stic., Anno XVII. 2 


a 


il Robineau-Desvoidy, il quale nel 1827 notò un Culex siculus R. D. (1). 
Dopo molti anni lo Zetterstedt indicò il Culex pipiens L. (2) e il Bigot 
nel 1860 un Culex calopus Mgn. (3). Altri culicidi sono stati citati dal 
prof. M. Bezzi e da T. De Stefani (4), i quali ne hanno enumerato sei 
specie; però il prof. E. Ficalbi è quello che ba più estesumente illustrati 
i culicidi della Sicilia. Per lo studio delle zanzare siciliane le sue pub- 
blicazioni debbono servire di guida (5); egli nelle Venti specie di zanzare 
italiane ne enumera undici dell’isola, escludendone il C. calopus Mgn. ci- 
tato dal Bigot, come specie dubbia e forse corrispondente al suo C. ele- 
gans, e il C. siculus R. D., perchè malamente caratterizzato e impossibile 
a riconoscere. 

Bezzi e De Stefani (1. c.) avevano di già notato il C. cantans Mgn. 
sulla fede dello Zetterstedt; ma il Ficalbi l' omette pure non avendolo 
mai raccolto nelle campagne messinesi, dove egli esercitò le sue cacce, 
nè io sin oggi l’ho trovato in altre campagne di Sicilia. 

Il dott. Insinna e l'ing. Manzella (6) citano l’Anopheles superpictus 
Grass., che è sinonimo di A. albitarsis Lich., al qual nome spetta la 
priorità; il dott. Minà-Palumbo (7) riporta nelle sue pubblicazioni qual. 
che specie di già citata dai precedenti autori; infine nel Secondo contri 
buto allo studio della Malaria în Sicilia (8) si nota il Culex mimeticus 
Noè , (trovato al vallone Tonnarazzo in provincia di Messina) che era 


(1) J. B. RoBineAU-Desyomy — Essai sur la tribù des Culicides. (Mem. soc. 
hist. nat. III, 1827), Paris. 

(2) J. W. ZeTTERSTEDT — Diptera Scandinaviae ete., v. VII, 1848, Lundue. 

(3) J. Brcor — Diptères de Sicile (Ann. Soc. Ent. de France, 3. Ser., T. 8, 1860), 
Paris. i 

(4) M. Bezzi e T. De STEFANI — Enumerazione dei Ditteri fino ad ora raccolti 
în Sicilia (Nat. Sic., A. II (N. S.) n. 1-3 1897), Palermo. 

(5) Cito solamente le due ultime pubblicazioni del Ficalbi sui Culicidi , nelle 
quali è contenuto tutto quanto anteriormente egli fece conoscere sulle specie di 
questa famiglia : 

1. E. FicALBI — Rivisione sistematica della famiglia delle C'ulicidae europee 
(Bull. Soc. Ent. Italiana. A. XXVIII, 1896), Firenze. 
2. Venti specie di Zanzare (CuLicipaE) italiane, 1899, Firenze. 

(6) A. Insinna e E ManzeLLA — Contributo allo studio della malaria in Sicilia. 
(Atti per la Soc. della Malaria, v. III, 1902), Roma. 

(7) F. Mixà-PaLumpo — Contribuzione alla fauna entomologica della Sicilia (Nat. 
Sic. v. VI, 1886-87), Palermo. i 

-_ Bibliografia sicula di Sc. Nat. (1. c.), 1896. 

(8) Bolt. d. Soc. Siciliana d'Igiene, A. VI, 1903, Palermo. 


N 


Lal 


solamente noto da Grassano in Basilicata e Sezze in provincia di Ro- 
ma (1). 


* 
xv» * 


Dopo questo cenno storico sommario riferirò quelle poche osserva- 
zioni personali che ho potuto fare su tali ditteri. 

Come è saputo, le larve del genere Aropheles e quelle del genere 
Culex conducono una vita acquatica alquanto differente. Mentre gli a- 
nofeli preferiscono le acque limpide e tranquille, le larve dei culici si 
adattano in generale a condizioni, direi, meno esigenti; esse si curano 
poco della limpidezza delle acque, anzi certe specie pare si compiacciano 
di abitare con predilezione là dove queste sono poco pulite e non sem- 
pre riposate. Nelle cloache scoperte, nei canali di espurgo, in acqua 
corrotta, le larve di Culex spathipalpis Rnd. e del Culea hortensis Fic. 
sono così abbondanti che in pochi minuti se ne possono raccogliere mi- 
gliaia. Però le stesse specie le ho ritrovato anche comuni in acque lim- 
pide e tranquille, come in quelle di molte vasche dei giardini dell’agro 
palermitano. 

In generale le larve degli anofeli si rinvengono in acque pulite e 
punto mosse; ma se ne trovano anche in quelle lentamente scorrenti. 
In via eccezionale se ne possono trovare in acqua corrotta; ma in que- 
sto caso è da ritenere o che l'alterazione di questa sia avvenuta dopo 
la deposizione delle uova e che le larvette poi vi si siano adattate o 
che alcune specie possano prosperare, tanto in acque limpide che in 
guaste (2). 

Nelle cacce ai culicidi ho avuto cura di raccogliere gli insetti non 


(1) Il dott. G. Noé conobbe per primo questa bella specie e ne descrisse la fe- 
mina nel Bull. d. Soc. Ent. Italiana, A. XXXI, 1899. Nella sua Contribuzione allo 
studio dei Culicidi ne ripubblicò la descrizione sotto il titolo: Una nuova specie di 
zanzara (Ibid., An. XXXII, 1900). 

(2) In contrada La Piana (La ehiana) tra i comuni di Roccella e Lascari, in 
provincia di Palermo, io e l’ ingegnere Manzella, abbiamo incontrato, nell’ agosto 
del 1902, un piccolo stagno con acqua corrotta per sostanze organiche in putrefa- 
zione, nella quale erano comuni le larve di Anopheles albitarsis Lich. Il 28 agosto 
1903, nel letto del vallone Forgiatello, presso Balestrate, in una pozzanghera feti- 
dissima non più larga di un metro e nella quale era in putrefazione anco un ta- 
rantolino ( Ascalobotes mauritanicus Bp.) io e il dottore Simoncini, trovammo anche 
abbondanti le larve Anopheles albitarsis Lich. insieme a moltissime altre di Culex 
modestus Fic. 


SARO 


dl 


solo allo stato perfetto, ma anche a quello di larva. Nella raccolta di 
queste ho dovuto costatare che il retino di velo o il cola-brado usato 
da alcuni entomologi sono poco adatti allo scopo se non si tratti di pe- 
scare in luoghi a sponde elevate, nel qual caso bisognerà usare i due 
utensili attaccati all'estremità di un bastone. Le delicatissime larve dei 
culicidi tratte fuori dall’ acqua in questo modo risentono grandemente 
dei disturbi che loro si apportano, specialmente nel passaggio ai vasi di 
trasporto. Io uso di un altro metodo semplicissimo, che ha anche il van- 
taggio di non recare molestia alle larvette. Debbo dire che l’ho appreso 
dal mio compagno di caccia dott. A. Insinna e che l’ho trovato ottimo. 
Si cattura la larva per mezzo di un cucchiaio da tavola , lasciando in 
questo un po’ d’acqua e riversando con cura il tutto nelle bottiglie. Così 
l’animaletto non viene messo mai fuori dell’acqua, non soffre e può giun- 
gere più facilmente a trasformarsi. 

Pel trasporto di queste larve, più che di tubi di saggio o di boc- 
cali a bocca larga, io"mi servo di bottigliette bianche ordinarie, depresse 
sui lati, con l’apertura stretta, della capacità di 200-400 grammi, le quali 
sono più facili al trasporto. In questo, l’acqua contenuta in uno spazio 
ristretto riceve meno scosse e quindi gl’insettucci meno urti e sobbalzi. 
I tubi e i boccali di discrete dimensioni si possono usare, se messi però 
in un paniere da portare in mano. 

Nelle bottigliette io metto delicatamente le larve con l’ acqua che 
ho raccolta nel cucchiaio; quando sono ripiene per circa metà le chiudo 
con un turacciolo di sughero, al quale è fissato un piccolo tubo di vetro 
pel passaggio dell’aria e le ripongo. Giunto a casa col bottino della gior- 
nata, riverso, sempre con molta cura, il contenuto delle bottigliette ne- 
gli acquarii, cioè in grandi bicchieri o in bacili già preparati, nei quali 
l’acqua viene lentissimamente cambiata col farne cadere della nuova 
goccia a goccia, lasciando sfuggire il sopravanzo per un tubicino situato 
al fondo ad altezza voluta in modo che il livello deil’acqua si mantiene 
costante. L’ apertura superiore del tubicino la copro con una reticella 
di ottone. In qnesti acquarii si devono mettere un po’ di fango, delle 
conferve, delle Zemna , foglie secche e verdi e delle alghe. Quel sedi- 
mento che suol rinvenirsi in ottobre e novembre nelle acque morte delle 
vasche non più usate per l'irrigazione dei giardini è certamente il ma- 
teriale più adatto per l'allevamento delle larve di culicidi, specialmente 
di quelle di Amopheles (1). Negli acquarii un po’ grandi immergo anche 


(1) In mezzo gli ammassi di conferve delle acque in riposo, si deposita un 
detrito composto di molte cose eterogenee, come foglie secche e verdi trasportatevi 


49) — 


un vaso con piante acquatiche vive. In tali condizioni ho quasi sempre 
condotto a bene i miei allevamenti (1). 

Via via che le larvette si cambiano in ninfe, le tolgo dagli acqua- 
rii col solito cucchiajo, con un vetrino da orologio o meglio ancora con 
una pipetta ad estremo largo e le passo in piccoli vasi coperti da una 
campanina. Ottenuti gli insetti perfetti, li separo dal piccolo vaso con 
un cartoncino che interpongo tra questo e la campanina e dopo uno o 
due giorni li fo morire nei vapori di benzina, come consiglia il prof. Fi- 
calbi. Però il metodo che preferisco e trovo più pratico è quello di met- 
tere le ninfe in tubi di vetro di tre centimetri di diametro e di venti- 
cinque di lunghezza, aperti alle due estremità, delle quali quella che 
deve servire da fondo è ben chiusa da un turacciolo di sughero e l’al- 
tro da un leggiero tappo di bambagia. Per circa metà questi tubi con- 
tengono acqua sino allo sviluppo dell’insetto perfetto, ottenuto il quale 
li vuoto, togliendo il turacciolo di sughero e richiudendo l’apertura con 
bambagia. Così mi resta l’insetto isolato, che faccio poi morire col so- 
lito sistema. Se nel tubo si trovano varie ninfe che si cambiano in im- 
magini non sincronicamente, allora o passo l’acqua in un altro tubo o 
faccio passare la sola immagine ottenuta in questo, che capovolto pongo 
su quello di allevamento. Per mantenere i tubi diritti io li ripongo in 
un boccale a bocca larga, anche quando siano vuoti d’ acqua, sino a 
tanto che l’insetto perfetto si è del tutto asciuttato e ben costituito. 


(continua) T. DE STEFANI-PEREZ. 


dal vento, avanzi di insetti annegati, spoglie di insetti acquatici, muffe, polvere ed 
altro : fra questi viluppi le larve di anofeli non fanno mai difetto. Ogni volta che 
s'incontrano acque in simili condizioni, si può ritenere che esse albergano quasi 
sicuramente larve di anofeli. Basta raccogliere il sedimento e riversarlo in un ba- 
cino ripieno a metà d’acqua per veder guizzare e venire alla superficie molte larve 
di anofeli, oltre a una grande popolazione acquatica. 

(1) Solamente due volte ml è accaduto di non poter giungere ad allevare le 
larve di Anoph. albitarsis, che ho raccolto molto adulte a Fiumefreddo. Questo po- 
trebbe anche attribuirsi all'uso di acquarii nei quali avevo primo allevato altre larve 
di anofeli. Il prof. Grassi nei suoi allevamenti ha costatato lo stesso fatto per le 
larve di Anoph. claviger; però le ragioni con le quali egli lo spiega non possono 
valere per il mio caso perchè negli acquarii da me usati, nei quali l’acqua si cam- 
bia di continuo , non si forma mai quella pellicola composta di bacterii , protozoi, 
muffe, ete... che può impedire la respirazione delle larve. 

Tutti gli allevamenti primaverili ed estivi mi sono sempre riusciti sino ad ot- 
tenere da larve giovanissime l’insetto alato; i due che invece mi sono falliti riguar- 
dano larve di anofele raccolte in ottobre. Si potrebbe supporre che l’abbassamento 
di temperatura abbia avuto un’ influenza nociva su queste larve. Forse in natura 
Inolte altre subiscono la stessa sorte per l’identica ragione, 


Geom. VITALE FRANCESCO 


I Cossoffini Siciliani 
Nora VIII 


Nell’intraprendere uno studio monografico della Tribù dei Cossonini 
fin oggi raccolti in Sicilia, non possiamo tralasciare un breve cenno su 
le vicissitudini sistematiche attraverso le quali passò la detta Tribù, dal 
giorno in cui affacciossi sul teatro della Scienza, ad oggi. 

Tralasciamo dal parlare del periodo, diciamo così, caotico, in cui 
ad esempio sotto la denominazione generica di Curculio (Punteruolo), si 
comprendevano dal Latreille, insetti disparatissimi quali il Dryophthorus 
lymexylon, il Balaninus crua , il Cionus alauda , ecc......, quantunque il 
genere Cossonus fosse stato fondato di già (1) dal Clairville e dallo stesso 
Latreille rispettato (2) nelle due specie, la tipica il C. linearis ed il chlo- 
ropus oggi passata nel genere Eremotes. Un tale periodo non può dare 
che un'idea fugace degli sforzi erculei a cui si sottoponevano i varii si- 
stematici, per ravvicinare in una maniera qualsiasi i pochi (tale agget- 
tivo va considerato in relazione allo strabocchevole numero oggi esi. 
stente) insetti allora conosciuti. 

Ma a quel periodo, che pur ebbe potenti scienziati (3) successe, per 
conseguenza necessaria, l’epoca classica della sistematica entomologica. 

Stefano Geoffroy-Saint-Hylaire, nel principio del secolo passato, fa- 
cendo tesoro delle osservazioni di alcuni naturalisti che lo precedette- 
ro (4) con l’ala poderosa del suo ingegno, intravide l’unicità nel piano 
di organizzazione de’ vertebrali, e tale idea trasfuse al suo compagno 
di viaggio in Egitto, al Savigny, che tosto genialmente l’ applicò agli 


(1) Il Clairville, fin dal 1798 ha pubblicato la sua Entomologie helvétique, in cui i- 
stituiva il genere Cossonus a la pag. 53. 

(2) Il Latreille nell’opera classica, Histozre générale et particulire des eruslacés et des 
insectes, Paris 1806-7, vol. VI, divide la sua famiglia 29% Curculionidae,in 13 generi, 
dal 181 Brentus, al 195 RAynchaenus. Il gen. 188 è il Cossonus, il quale avea per caratteri 
distintivi (molto grossolani): antenne a marxa, con una sola articolazione, la nona. 

(3) Bastino i nomi di Linneo, Geoffroy, Fabricius , Olivier, Latreille, Panzer, Clair- 
ville, Cuvier, Herbst, Paykull, Illiger, Dumeril, Kirby, Gyllenhall.... 

(4) Buffon, De Maillet, Robinet ed altri...... 


SV E 


invertebrati (1). Con questo dottissimo entomologo la sistematica degli 
artropodi entrò nel tramite del metodo naturale di classificazione, tale 
come con il Jeussieu era entrata la botanica. 

Ma le vedute del Savigny non trovarono subito buona accoglienza, 
quantunque un altro dottissimo naturalista ne avesse ampliato il cam- 
po (2). Pietro Andrea Latreille, fedele seguace del sommo Cuvier, creava 
pel primo le famiglie zoologiche, e dava a la scienza una completa clas- 
sificazione degli esseri animati, secondo il metodo naturale di aggrup- 
pamento (3). Diamo qui appresso un’idea del piano di classifica adottato 
dal Latreille, il quale può dirsi il vero fondatore del metodo naturale 
di ordinamento per gl’insetti. 

Il Latreille divide tutti gli EsAPODI od INSETTI che formavano la 
sua 48 classe degli animali, in due sezioni: 12 Aptera; 2* Alata. 

Nella sezione 1% riconosce tre Ordini: 1° Thysanura; 2° Parasita; 
3° Siphonaptera; nella 2* sezione invece ammette due grandi divisioni: 
1a Elytroptera; 2* Anelytra. 

L'ordine Thysanura contiene due famiglie 1° Lepismenac; 2* Po- 
durellae. 

L'ordine Parasita, è formato anco da due famiglie: 18 Mandibu- 
lata; 2% Syphunculata. Finalmente l ordine Siphonaptera è costi- 
tuito dal solo genere Pulea. 

La divisione Elytroptera fu sucdivisa in 3 Ordini: 4° Coleoptera; 
5° Orthoptera; 6° Hemiptera; invece la divisione Anelytra fu bipartita 
1° Quadripennia; 2° Bipennia. 

L'ordine Coleoptera venne formato da 5 gruppi (4). 1. Pentamera; 
2. Heteremera; 3. Tetramera; 3. Trimera; 4. Monomera. Compongono 
il gruppo Pentamera, 6 famiglie e cioè: 1. Adephagi; 2. Brachy p- 
tera; 3. Serricornes; 4. Clavicornes; Palpicornes; 6. Lamelli- 
cornes. Il gruppo Heteremora si compone di 4 famiglie : 1. Melaso- 
ai 2. l'axicorn'es 5. Stenelytra': 4. Trachelides. dl 3° eruppo 


(1) V. Savigny (De).—Théorie des organes de la bouche des Animaua Invertébrés et 
articulés compris par Linné sous le nom d’Insectes. Paris 1816. 

(2) Il Latreille, nell’op. più sotto citata, dice: « M. Sacigny a repandu de vives lu- 
mières sur la classe des Annellides. Son travail et celui de M. Cuvier sont la base du mien.» 
(v. pag. 21). 

(3) V. Latreille, P. A. — Familles naturelles du règne animal. Paris 1825. 

(4) Il Latreille impropriamente li chiama sezioni, come se tale nome non fosse stato 
da lui già adoperato per la divisione generale della intera classe, 


= dg = 


Tetramera, è costituito, da insetti che hanno 4 articoli a tutti iî tarsi (1) 
e vien diviso in 7 famiglie, vale a dire: 1. Rhyncophora; 2. Xylo- 
phagi; 3. Platysoma; 4. Longicornes; 5. Eupoda; è. Cyclica; 
7. Ciavipalpi. Il gruppo 4° Trimera, componesi di tre famiglie: 1. 
Aphidiphagi; 2. Fungicolae; 3. Pselaphii. Finalmente il Gruppo 
5° Monomera contiene il solo genere C/ambus Fischer. 

Il 5° Ordine Ortoptera venne anche esso diviso in 3 gruppi senza 
nomi (2) 1° Gruppo; 2° Gruppo ; 3° Gruppo. Compongono il 1° gruppo 
4 famiglie: 1. Forficulariae; 2. Blattariae; 3. Mantides; 4. Spec- 
tra. Due famiglie soltanto formano il 2° Gruppo, e cioè : 1. Gryllides; 
2. Locustariae. Nel 3° Gruppo infine trovasi l unica famiglia degli 
AGridibes 

L'ordine 6°, ultimo degli Elytroptera, venne spartito in due grup- 
pi: 1. Heteroptera; 2. Homoptera, in tutto 5 famiglie, due negli Hete- 
reptera, Geocorisae e Hydrocorisae, e tre negli Homoptera; Cica- 
dariae; Hymenelytra e Gallinsecta. 

Gli Anelytra Quadripennia furono riuniti in 3 Ordini: 1. Ne- 
vroptera; 2. Hvmenoptera; 3. Lepidoptera. 

L'Ordine dei Nevroptera contiene 4 famiglie divise in due gruppi: 
Subulicornes e Filicornes ; le famiglie del 1° Gruppo sono: 1. Libel- 
lullinae; 2. Ephemerinae; quelle del 2° Gruppo invece sono : 1. Pla- 
nipennes; 2. Plicipennes. 

L'Ordine 2° Hymenoptera, venne anch’ esso diviso nei gruppi: 
1. Terebrantia; 2. Aculeata. Il 1° Gruppo contiene 2 famiglie: 1. Se- 
curifera; 2. Pupivora; il 2° Gruppo, ne contiene invece 4: 1. He- 
‘terogyna; 2. Fossores; 3. Diploptera; 4. Mellifera. 

L'ultimo ordine degli Anelytra Quadripennia, e cioè quello dei 
Lepidoptera, fu suddiviso in tre famiglie 1. Diurna; 2. Crepuscula- 
ria; 3. Nocturna. 

Compongono la divisione degli Anelytra Bipennia, due Ordini: 
1. Rhipiptera; 2. Diptera. I Rhipiptera non contano che due soli ge- 
neri Stylops e Xenos, invece i Diptera sono suddivisi in due gruppi con 
9 famiglie e cioè: 1. Nemocera; 2. Tanystoma; 3. Notocantha; 
4. Athericera; 5. Pupiparae. 


(1) V. Latreille P. A.—Op. cit. pag. 384. 
(2) Il Latreille è vero che non dà alcun nome ai detti gruppi (sezioni), ma nella 
nota posta al piede della pag. 410 dice: On pourrait aussi diviser cet ordre d’ aprés le 


nombre des articles des tarses, et l'on aurait encore des TRIMER ‘S, des TETRAMÈRES et des 
PENTAMÈRES. 


Sali ee 


Dato così un fugace quadro del metodo Latrelliano , restringiamo 
il nostro dire alla Tribù che ci occupa. 

La Famiglia dei Rhyncophora in quella classificazione conta 5 
Tribù, quali 1. Bruchelae; 2. Anthribidae; 5. Attelabidae; 4. Bren- 
tides; 5. Curculionites. La Tribù 5* vien poscia suddivisa in due 
sotto-Tribù, i Brevirostres e quella dei Longirostres (1), e fra questi 
ultimi furono posti gl’insetti allora conosciuti, facienti oggi parte della 
Tribù dei Cossonini, però il Gen. Dryophthorus è stato posto lontano 
dagli altri Generi Cossonus e RAyncolus. In effetti, il primo vien riunito 
ai generi, « che non hanno forti uncini alle gambe, con le antenne di 10 
« a 11 articoli distinti, di cui gli ultimi tre, almeno compongono la cla- 
va » (2): mentre gli ultimi due son posti fra i generi che hanno « le 
«gambe sempre terminate da un forte uncino. Le antenne composte 
«con otto o nove articoli, di cui l’ultimo formante la clava » (3). 

Non discutiamo tale disposizione per non ripetere tutte le osserva- 
zioni, che ne han mosso i varii sistematici che si son succeduti, e chiu- 
dendo la lunga sì, ma necessaria parentesi, riprendiamo la nostra via. 

Per lunga pezza gli entomologi non fecero buon viso al metodo na- 
turale nella classificazione degl’insctti, e seguitarono col metodo Lin- 
neano; basta citare Olivier, Germar, Schònherr. Suffrian,.... ecc. Ed un 
tal metodo errato dovea presto portare lc sue cattive conseguenze, sic- 
chè da un eccesso nell’altro si cadde. Alla eccessiva sinteticità confu- 
sionista, successe la spinta meticolosa analisi, e come insetti diversis- 
simi erano stati pria compresi nel mede»imo gruppo generico così poi 
forme specifiche simili si descrissero due o pur tre volte con nomi dif- 
ferenti, ed i sessi della stessa forma giovarono per costituire due for- 
me tipiche di specie differentissime (sic)! E si continuò così fino ad 
oltre la metà del secolo scorso. Ma Lacordaire, Jekel, ed altri raccolsero 
l’idea lanciata dal Savigny, e ampliata dal Latreille, sicchè oggi la siste- 
matica entomologica, al pari di quella di tutti gli altri animali e dei ve- 
getali, guidata dal metodo naturale, percorre trionfalmente i vasti oriz- 
zonti della scienza verso i limiti remoti della filosofia naturale. 


(continua) 


(1) Il Latreille non adopera tale parola che nelle osservazioni che fa a pag. 397 
dell’opera citata, infatti così si esprime: Dans les charansonites longirostres , ou ceux de 
cette division etc. 

(2) V. Latreille P. A.—Op. cit. pag. 393. 

(3) loc. cit., pag.. 395. 


Il Nat. Sic., Anno XVII 3 


sala i 


NOTE LEPIDOTTEROLOGICHÉ 


o_o_eo_— 


Gonepteryx (Rhodocera) Cleopatra L. 


gen. aest. Italica Gerh. 


Debbo alla cortesia del Prof. Stefanelli la comunicazione di alquanti 
esemplari g'9 e Q2 di questa bella varietà chè mi permisero di tro- 
vare fra gli esemplari tipici della mia collezione, alcuni esemplati si- 
ciliani che vi corrispondono perfettamente. È nuova per la Sicilia. 


Chrysophanus (Polyommatus) Dorilis Hufn. 


Failla cita il Mann che la raccolse a Valle Corta presso Morreale 
e disse che lo Staudinger l’ esclude della Sicilia, ora è accertato che 
questa specie vive in Sicilia avendone avuti tto esemplari 239 ed 
una o, raccolti dal sig. Georg Kriger nel maggio scorso alla Ficuzza (tra 
la Scala a Mezzojuso). 


Drymonia Chaonia Hb. 


Questa bella specie, nuova per la Sicilia; fu presa in molti esem- 
plari nell’aprile dell’anno scorso alla Ficuzza dal sig. Georg Kriiger, che 
me ne cedeva otto esemplari, da lui presi battendo le giovani quercie. 

Il Conte Emilio Turati al quale la comunicai mi scriveva: « aderr. 
grigia molto bella. La specie varia molto, tanto che ne ho nella mia rac- 
colta delle aberr. quasi bianche nei fondi. Bisognerebbe vederne di più 
per poter dire se è forma locale stabile da poter descrivere.» 


Notodonta Trepida Esp. 


Ho avuto due splendidi esemplari di questa specie dal sig. Georg 
Kriiger che li presi nell’aprile dell’anno scorso alla Ficuzza battendo il 
Quercus Ilex. È nuova per la Sicilia. 


Polyphaenis sericata Esp. 
var. Viridata Ragusa (Tav. I, fig. 1) 


Dobbiamo la scoperta di questa bellissima varietà al signor Georg 
Kriger che ne ha arricchita la mia collezione di varii esemplari. 


= 1005 


Il primo esemplare che n’ebbi lo comunicai al Conte Emilio Turati 
che mi scriveva: 

« Polyphaenis sericata Esp. — Un po’ più verde degli esemplari da 
me confrontati nelle collezioni di Milano, Parigi e Zurigo, forse perchè 
più fresco. I disegni sono un poco più minuti; corrisponderebbe ad un 
esemplare che ho nella mia raccolta, sotto il nome di var. gallica Stgr., 
mandatomi dal fu Staudinger stesso, nome, che però, non trovo conser- 
vato e nemmeno segnato fra i sinonimi nell’ ultima edizione del cata- 
logo. 

Avendone ora una bella serie di esemplari si vede subito che trat- 
tasi di una varietà nuova assolutamente distinta dalla sericata che pure 
abbiamo in Sicilia. 

È sempre un poco più piccola di quest’ultima ed a prima vista si 
direbbe trattarsi di una specie nuova, se nonchè studiandola attenta- 
mente vi si riscontrano tutti i disegni e macchie come nella sericata , 
dove però sono più marcati, mentre nella viridata sono assai distinti e 
più minuti (come dice anche il Turati). 

La linea ondulata basilare che attraversa l’ ala superiore è di un 
purissimo bianco come pure quella apicale, mentre sono nere e grigie 
nella sericata. 

Tanto il torace quanto tutte le ali superiori sono ricoperte di squa- 
mette di un bel verde carico che con le due linee bianche sopra de- 
scritte, caratterizzano questa stupenda nuova varietà.» 


Dicycla Oo L. 


Nuova per la Sicilia e scoperta al Lupo, presso la Ficuzza, nel giu- 
gno dell’anno scorso dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava varii e- 
semplari. 


«Dicycla 00 L. 
var. Renago Hw. 


Ebbi assieme al tipo anche qualche esemplare di questa bellissima 
varietà, anch'essa nuova per la Sicilia. 


Plusia Chrysitis L. 
var. Nadeja Obth. 


È nuova per la Sicilia e ne ho molti esemplari della collezione 
Failla ora di mia proprietà. 


ue; gl 


Plusia aurifera Hb. 


Nuova per la Sicilia, ne posseggo tre esemplari uno dei quali preso 
a Palermo nel mio giardino. Il sig. Fritz Zickert di Napoli, mi diceva 
che ne trova i bruchi nel novembre sul Finocchio. 


Syntomis phegea L. 
ab. Krugeri Ragusa (Tav. I, fig. 2) 


Stupenda aberrazione scoperta nel giugno scorso dal sig. Georg 
Kriiger sulle montagne presso la Ficuzza, ed al quale mi fo un vero pia- 
cere di dedicarla. Essa si distingue dal tipo per avere la macchia basi» 
lare bianca delle ali superiori riunita con la terza macchia, così da for- 
mare una mezza luna. Ne posseggo una bellissima serie di esemplari 
donatemi dallo scopritore. In alcuni esemplari le antenne sono tutte ne- 
re. Gli esemplari dove le duc macchie non sono riuniti o lo sono appe- 
na, si distinguono dalla tipica phegea, per la forma allungata dalla 
terza macchia. 


Syntomis phegea L. 
ab. Cyclopea Ragusa (Tav. I, fig. 3) 


Posseggo un esemplare di questa aberrante specie, avuto dal ca- 
rissimo amico Kriiger, che si distingue facilmente da tutti gli altri, per 
avere le ali superiori totalmonte nere e quelle anteriori con la sola 
macchia grande basale, alquanto impiccolita. 

Va posta fra l’aberr. Cloelia Bkh. é l’ab. Iphimedia Esp. 

Queste due nuove abderr. furono dal Kriiger trovate in una zona al- 
quanto ristretta tra la Busambra ed il monte Carcaci. Nei boschi presso 
Ficuzza non vola che la, Phegea tipo. 


Sciapteron tabaniformis Rott. 
var. Rhingiaeformis Hb. 


Ebbi dall'amico Teodosio De Stefani Perez dei rami di pioppo che 
mi diedero varii esemplari della tipica tabaniformis, da me già posse- 
duta di Catania; ed alcuni esemplari di questa bella varietà che se ne 
distingue per avere le antenne ochracee ed il giallo dei cerchi addomi- 
nali che non sono interrotte. 

Anche il Kriiger me ne inviava un bellissimo esemplare preso al 
Lupo (Ficuzza) nel maggio e due esemplari presi nel luglio scorso. 


ENRICO RAGUSA. 


7 SARA 


CATALOGO RAGIONATO 


DEI 


C06rEOTRTE Ere DISTEITLEIA 


(Cont. ved. Anno II Nuova Serie, N. 9-10-11-12) 


(Xi 


CURCULIONIDA£ © 


OTIORRHYNCHINI 


Otiorrhynchus Germ. 
DoprcastIcHuUSs Suer. 


consentaneus Boh. . È nuovo per la Sicilia e ne posseggo sette esemplari 
trovati sulle Madonie. A questa specie devesi riferire 
il Dalmatinus Gyll. citato dal De Bertolini. I miei 
eseniplari per molti anni portarono questo nome, e poi 
« specie da collocarsi presso Dalmatinus » indi Dal- 
matinus var.? e finalmente il Dottore Carl Dawiel, al 
quale lo comunicai, mi scriveva che era realmente il 
consentaneus Boh. (2). 
rhacusensis Germ. (3) Citata dal De Bertolini e dal Vitale ( Bonanno in litt. 
Palermo) (2) anche il Baudi me la notò, ma io du- 
bito che sì tratti invece della varietà seguente. Il Rot- 
tenbere la trovò fra cespugli di quercie sotto Nicolosi. 
var. siculus Dej. . . Si distingue dal tipo per avere la superficie delle elitre 
ricoperta di granulazione più piccola, e allineata, as- 
sai più regolarmente. Ne posseggo quattro esemplari da 
me trovati molti anni or sono, nel maggio a Nicolosi, 
battendo |’ ellera che copriva un vecchio muro. 
var, nigripes Ragusa var. nov. Nella stessa località ne trovai due esemplari 
con le gambe intieramente nere invece che rosse, e tutti 
(1) Questa parte del mio catalogo mi è stata resa assai più facile, con l’aiuto del 
catalogo sinonimico e topografico dei Curculionidi di Sicilia del sig. Francesco Vitale. 
Nat. Sic. 1892-93. 
(2) Il Dod. pruinosus Germ. citato dal Vitale (in litt. Bonanno) e la var. turgidus 
Germ. eitata dal De Bertolini, dubito che si trovi in Sicilia, sono specie di Carinzia. 
(3) Perchè non chiamarla ragusensis (da Ragusa in Dalmazia)? 


—- DOSE 


hanno poi le squamette delle quali sono ricoperte le 
elitre con un riflesso cupreo, 

sensitivus Scop. . . Questa specie si è trovata in Italia, ma che io sappia 
non in Sicilia. Vitale la citò perchè la trovò notata 
nel catalogo del De Bertolini del 1872, il quale non 
la nota in quello del 1899. 

sabulosus Gyll. . . Non posseggo ancora questa specie citata di Sicilia da 
varii autori, dove non è difficile sia stata trovata es- 
sendo una specie piultosto meridionale. 

aurifer Boh. . . . . È una delle specie più comuni in Sicilia e da molti ci- 
tata. Ne posseggo un gran numero d’esemplari trovati 
alla Favorita, Ficuzza, ed altre località. L’ho trovata 
specialmente in inverno sotto le pietre ai piedi degli 
alberi; Rottenberg la trovò sotto Nicolosi. Vitale (1) 
la trovò nel maggio e giugno comunissima su le foglie 
della Vitis vinifera L. nel messinese. 

Lefebvrei Gyll. . . Stierlin nelle sue Bestimmungstabellen (1883) la cita e- 
sclusiva della Sicilia e così è notata nell’ultimo cata- 
logo di Berlino; non la posseggo, il Baudi mi scri- 
veva di averla trovata in Sicilia, però me la notava 
come una vartetà dell’aurifer Bohm. 

var. morulus Boh, . Anche questa varietà che si distingue dal tipo per minor 
grandezza e per la quasi mancanza di squamette sulle 
elitre, non è rara, la posseggo in più esemplari. Fu 
citata di Sicilia da molti autori ed il Baudi e Vitale 
l’hanno in collezione. 

meridionalis Gyll.. . Posseggo varii esemplari di questa specie . citata dal 
Baudi, da me trovati nel maggio alla Ficuzza. Fu- 
rono per varii anni nella mia collezione sotto il nome 
di corticalis Luc. (2), ma il Dott. Karl Daniel, al quale 
la comunicai, mi scriveva che non erano che una leg- 
giera varietà della meridionalis. 

sulphurifer Oliv. . . Vitale riferendosi allo Schònheer la cita di Sicilia, ma non 
la possiede, nè io l'ho mai vista. De Marseul nella 
monografia la cita di Sicilia. 

orientalis Gyll. . . È citata di Sicilia dal De Marseul e nei cataloghi. Lo 
Stierlin nelle sue Bestimmungstabellen dice che la de- 
scrizione dello Schònherr non è abbastanza esatta per 
potere riconoscere l’insetto. Non la posseggo. . 


(1) Gli Otiorrhynchidi (Lac.) Messinesi. Nat. ,Ste., Anno X, 1890-91. 
(2) La notai al Vitale che la citò nel suo catalogo generale sinonimo-topografico dei 
Rincofori Siciliani (Atti dell’Acc, Dafnica di Acireale, vol. VII, 1899-1900), 


na e 
vehemens Bohm.. . Ritengo assai dubbia |’ esistenza di questo coleottero in 


Sicilia, citato dal Dè Marseul e nei vari cataloghi, 
mentre lo Stierlin la dice specie dell’Alta Italia e Ti- 


cino. 
griseopunctatus Bohm. De Bertolini è il solo che cita questa specie alpina di 
Sicilia. 


niger F.. . . . . Anche questa specie credo sia stata citata a torto di Si- 
cilia, mentre pare vi sì trovi la varietà seguente. 

var. rugipennis Bohm. Nei cataloghi è citata di Sicilia. Non la posseggo nè 
l’ho mai vista. 

haematopus Bohm. . Credo, come molte altré specie citate di Sicilia, che que- 
sta specie non siasi mai trovata da noi. È specie delle 
Alpi Svizzerè e del Tirolo. 

morio F.. . . . . Ne posseggo un solo esemplare di Sicilia, ma disgrazia- 

tamente privo dell’etichetta della località d’origine. 

var. ebeninus Gyl. . È citata di Sicilia nei cataloghi. Non la posseggo. 

atroapterus De Geer. È specie del nord Europa, ed a torto credò citata di Si- 
cilia dal De Bertolini. 

plumipes Germ. . . Lo stesso sì può dire di questa specie conosciuta della 
Carinzia. 

necessarius Stierl. . Non capisco come mai quiesta specie descritta di Unghe- 
ria, il De Bertolini Ta ciù di Sialià 

affaber Fairm. . . . È comunissima e citata da quasi tutti gli autori. Ne ho 
molti esemplari irovati specialmente sotto le pietre 
sul Monte Pellegrino e nei dintorni di Palermo. Rot- 
tenberg la trovò pure a Catania. 

pseudomias Hoch. . De Bertolini nel suo nuovo catalogo cita questa specie 
della Svizzera e Caucaso, come di Sicilia; ignoro dove 
attinse tale notizia (1). 


DoryMERUS Seidl. 


pupillatus Gyll. . .E citato dal Vitale perché secondo Schònherr trovasi in 
Sicilia. Ciò è probabile essendo specie meridionale. 
Non la posseggo. 

difficilis Stierl. . . . Non so doveil De Bertolini abbia trovato notata di Sici- 
lia questa specie, che egli cita nel suo nuovo catalogo 

heteromorphus Rottb. Questa specie che non posseggo fu scoperta sopra Nico- 


(1) Vitale cita lO. singularis L. perchè citato dal Romano sotto il sinonimo di pi- 
cipes F. benchè si trovi in tutta Europa, io ritengo sia prudente aspettare che realmente 
si trovi in Sicilia pria di notarla. 


TL 4 


losi in unico esemplare sotto una pietra al piede di 
una quercia. 
austriacus F. . . . De Bertolini la cita di Sicilia, non la posseggo, nè 
credo si trovi da noi. Nella monografia del De Mar- 
seul è citata la Silesia come una delle patrie di que- 
sta specie, suppongo da ciò, l’equivoco. 
corruptor Host. . . De Marseul la cita di Sicilia (Giraffa Germ.), mentre 
lo Stierlin descrisse la varietà seguente come siciliana. 
var. ornatus Stierl. . Vitale la possiede, ma io non l’ho ancora trovata. 
armatus Bohm. . . È comune e la posseggo in numerosi esemplari da me 
presi a Nicolosi dove la trovò pure il Rottenberg. L'ho 
avuta anche dalla provincia di Messina dal Vitale (1), 
che la dice comunissima dal maggio al luglio. 
distingue dal tipo per la mancanza delle squame sulle 


var. romanus Boh. . S 
elitre. Ne posseggo due soli esemplari avuti da Mes- 
sina dal Vitale che li raccolse a Salice sui Populus. 

var. minor Vitale (*). È citata dal De Bertolini , che la trovò notata dal Vi- 
tale (2). 

lugens Germ. . . . È specie comune e da tutti citata. Rottenberg la trovò 
comune sotto le pietre a Catania e dice di averne preso 
presso Nicolosi sulla Genista aetnensis una forma più 
piccola e stretta. La posseggo in numero trovati nel 
maggio a Nicolosi, Messina, Palagonia, e nell'ottobre 
sulle Madonie. Vitale la dice comunissima sull’Aspho- 
delus ramosus. 

sulcatus F. . . . . Non posseggo ancora questa specie che il Vitale trovò 
non rara sulla Vitis a Calamara e Castanea nel Mes- 
sinese (3). 


(continua) E. Ragusa. 


(*) Ot. romanus var. minor. Più piccolo del tipo, con le elitre più tondeg- 
gianti posteriormente. Pronoto più sferico non bis-conico. Squamosità delle 
elitre assai fitte. Lungh. 4-4 '/, mill. 

Franc. VITALE. 


(1) Per errore di stampa nel Nat. Sie. Anno X, pag. 32: Vitale, Gli Otiorryncehidi, 
questa specie fu citata come ornatus Bohm. 

(2) Contribuzione allo studio della Entomologia Sicula. I Rincofori Messinesi (Atti 
della R. Accademia Peloritana. Anno XV, Messina 1901. 

(3) Non tengo conto della vitis Gyll. e ligustici L. citate dal Romano, riportati dal 
Vitale, e la prima del De Bertolini. 


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er 


ANDU AN:ZI 


—+0_ 


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lermo. 


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Siciliano : 

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Luigi Failla-Tedaldi, Dr. Karl Daniel, Prof. Andrea Fiori, Lucas 
von Heyden, Prof. P. Stefanelli, Teodosio De Stefani-Perez, Francesco 
Vitale, Georg Kriiger, Comm. Francesco Varvaro-Pojero, Marchese Allery 
di Monterosato, Gerold & C.° 


Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


a 


Il sig. Georg Kriiger, Ficuzza (Provincia di Palermo), offre 100 co- 
leotteri in 50 specie per L. 12, 50.—50 Carabidi in 25 specie (con Ca- 
rabus Faminì etc.) per L. 25.—50 Lepidotteri in triangoletti di carta in 
25 specie per L. 25, preparati L. 30. Garentisce che questi lotti valgono 
secondo i prezzi dei cataloghi da 4 e 5 volte di più. 


Il Prof. Andrea Fiori (Via Belle Arti 8, Bologna) desidera esaminare 
materiale italiano, di località ben precisata, della famiglia Dyticidae ; 
specialmente le piccole specie e sopratutto gli Hydroporus. 


Il sig. Mario Naldi, Capo Ufficio della Banca d’Italia, Cuneo (Pie- 
monte) desidera entrare in rapporti di cambio con altri coleotterologi. 


Il signor Gustave Chagnon Boîte postale N. 186, à Montreal (Ca- 
nada), desidera cambiare coleotteri americani contro Longicorni, Bupre- 
stidi e Lamellicorni, europei ed esotici. 


Il signor A. L. Montandon Filaret, Bucarest (Roumanie), offre delle 
bellissime specie, delle sue cacce di quest’ anno, di Coleotteri, Lepidot- 
teri, Emitteri, etc., a prezzi modicissimi, 


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LILILILILITAIIAIATE: 


ANNO XVII 1904 N. 2-3. 

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Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


— ——— t00%0-___m. 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario dei N. 2-3. 


bokl:S:Benmellni —Corrispondenca <<... Lia pas 20 
G. Gianelli — Syntomis Phegea aberr. sermaculata — . . ..... 0... >» 25 
Vitale G. — I Cossonini siciliani— Nota VIII (cont. e fine) . . . . ... » 26 
Ragusa E, — Note lepidotterologiche .. ...... . +... Score) 42 
De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani (cont. e fine) STE 
Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia (continua) . . . » 49 

—_ Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.). . . . . . » 55 
dp Biefani — Lettera al'Sig. E. Ragusa” 0.0.0. 0. +00 o + a » 60 
Ia iografia a recoasioni io anna» 61 
E. R.— Necrologia . . . I e i © GE 
E. Ragusa — Catalogo dei Coleolieri di Sicilia Golindi) aeree pe a pi 

YEGEEe-- 


Pubblicato il 1° settembre 1904 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1904 


FIAININRININAVIRIVETERIRINRVRARVAKOLINEVKKNIVRIVIANIOREURERIO ARKURINRARENRINKORINKORIRKORAdROXEBKKRRIRRORIKRARRBABERORERORRRRENBbRRaRLORIELARORRARaDERnDaEOR DegcanRoRE detenere 


Tp uu gg i KKdKFKFFÉéFéiiÉK .KÀKKFéFÉ ÀKFKÉÀ it KKKikKKiKKKKÉFÉéiéiéFéÉ qui iii KS 


SUILLINIITIIREEVIRELELIAVABIRERNRLENBEELKRBRKRAREBKRGRELEKRRNKKRBRKABRKRKBRERNBRKKKLEKAVRRKKKRKKKRKKRRRA DREERDROBRREVARNENRNE TONE RKROEKR(EREKKKRRKABR(KBEBEDDKKBBRKggBK a DE gBgaKggR(ggKagRgEvRgRaBggK ERRE gEREÈna ARLARUUERARI FARA RAR(ARESI TERA RERUNi IVRRIIRILIERRKETEAEI ERRE 


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ANNO XVII. 1904 N. 2-3. 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


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Riceviamo dall’illustre Dott. Stefano Bertolini la seguente cartolina 
postale dalla quale con piacere trascriviamo il brano seguente : 


Onorevole Sig. Enrico Ragusa — Palermo. 
Egregio Signor Collega, 

La ringrazio sentitamente del Naturalista Siciliano favoritomi, e più 
ancora dell’iniziativa da lei presa di rettificare gli errori ed omissioni che 
si riscontrano nel mio catalogo. 

Se în ogni parte d' Italia un fervente coleotterologo volesse seguire il 
suo esempio, egli renderebbe un gr.inde servizio alla patria entomologica , 
e în pari tempo affretterebbe la comparsa di un' edizione ben più corretta 
e più completa. Questo sarà il compito di qualche giovane animoso cui cale 
di offrire ai colleghi una quida ben più corretta della mia. 


———_ st_=hee=— f—_& 


Donnaz, 15 agosto 1904. 
Carissimo Ragusa, 


Ho il piacere dì farti sapere che anch'io quest'anno rinvenni una nuova 
ed importante aberr. della Syntomis Phaegea L. 

Essa completa la serie delle aberr. di questa specie, facendo passag- 
gio dal tipo alla aberr. Iphimedia Esp. e ti sarei grato se tu potesti pub- 
blicarla subito, nel tuo giornale « Il Naturalista Siciliano ». 


Ti ringrazio e ti saluto. 
Aff.mo amico 
GIACINTO GIANELLI 


Syntomis Phaegea L. 


aberr. Sexmaeulata Gianelli 


Si distingue dal tipo per aver tre sole macchiette bianche su cia- 
scuna delle ali superiori e per l’ assenza completa delle macchie nelle 
ali inferiori ; essa dovrà essere collocata fra 1’ aberr. Cyclopaea Ragusa 
e l’aberr. Iphimedia Esp. 

Questa aberrazione venne da me trovata a Donnaz, regione Cigna- 
sco, in Valle d’Aosta, verso la fine di giugno. (Collezione Gianelli). 


Il Nat. Sic., Anno XVII, 4 


— 26 — 


Geom. VITALE FRANCESCO 


I. Cossonini; Sieilnltiafat 


Nora VIII 


(Cont. e fine v. N. preced.) 


La Tribù dei Cossonini, la quale s’impernia sul genere antichis- 
simo Cossonus, creato dal Clairville per le due specie linearis Fab. e 
ferrugineus Clair. fu costituita da lo Schònherr nel 1833; però questo 
grande entomologo, seguendo il modo di vedere del Latreille, metteva 


pure fuori il genere Dryophthorus, col quale formava l’ultima famiglia, 


la 108, dei Dryophthorides. Il paziente coleotterolego svedese, riu- 
niva ai due generi già noti (il Cossonus.Clair, ed il fAyncholus Steph.) (1), 
altri 9 generi (2), di cui soltanto due, il gen. Mesites, ed il gen. Phloeo- 
phus, conteneano insetti della fauna europea. 

Più tardi l’Jekel, nel lavoro di superba filosofia entomologica, pre- 
sentato alla Soc. Ent. de France (3), esponeva il concetto, che la Tribù 
dei Calandrides, la V, dovesse anco comprendere il genere Dryoph- 
thorus, mentre la Tribù dei Cossonidi, dovesse quella immediatamente 
seguire. Ma così non credè il Lacordaire: difatti nell’opera classica, Ge- 
nera des Coléoptères, divideva la sua LXXXII Tribù dei Cossonides 
in 4 gruppi, cioè (4): 

Gruppo 1° Dryophthorides; 2° Pentarthrides ; 35° Lymantides ; 
4° Cossonides vrais. 


I generi che contavano rappresentanti nella fauna europea erano: 


(1) Lo Schénherr, come il Germar riteneva tale genere fundato dal Creutzer. 

(2) I generi costituenti la Tribù dei Cossornzdi, la IX, dello Schònherr sono: 620 
Amorphocerus; 621 Cossonus; 622 Porthetes; 623 Mesites; 624 Phloephagus; 625 Rhyncholus; 
626 Catholethrus; 627 Proeces ; 628 Eumycterus; 629 Lymantes; 630 Mycroxylobius. 

(3) Jekel H.—Recherches sur la classification naturelle des Curculionides, Paris 1864, 
pag. 540. 

(4) Lacordaire T.— Genera des coléoptères. Tomo VII, pag. 319-348. Paris 1864. 


ergnra, 


Dryophthorides : Dryophthorus, Choerorrhinus. 

Pentarthrides : Pentarthrum, Amaurorrhinus. 

Lymantides : Aparoprion, Cotaster, Raymondia. 

Cossonides vrais: Cossonus, Mesites, Phlocophagus, Rhyncholus, He- 
xcarthrum, Eremotes. 

Come si scorge facilmente, in pochi anni ben altri otto generi erano 
stati aggiunti, per le scoperte avvenute nella fauna Europea, a quella 
difficile Tribù, e i cinque generi allo Schéònherr noti, erano diventati 
ben tredici. Però la costituzione della Tribù, nel modo come l’ avea i- 
deato il Lacordaire, venne ben presto attaccata da la critica, e special- 
mente il suo terzo gruppo, Lymantides. 

Il Bedel, il geniale autore della Fauna dei Coleotteri del Bacino 
della Senna, ne tolse per primo il genere Aparoprion, il quale non a- 
vea, al pari di tutti gli altri «gli «mczni (1) (crochets) all'angolo apicale 
« esterno delle tibie » (2) per disporlo nella Tribù dei Curculionini , 
costituenti (meno il gen. Myniops) la Tribù degl’Hylobiini, del nuovo 
Catalogo di Berlino. 

Il Seidlitz nel 1891 ne tolse ancora il genere Cotasfer, ed il genere 
Raymondia (Alaocyba) (3); il primo lo mise nella Tribù degli Hylobiini 
vicino al genere Aparoprion, ed il secondo, lo pose infine a la Tribù 
degli Erirrhinini, vale a dire vicinissimo a quella di cui stiamo per 
occuparci, dei Cossonini. 

A tale disposizione , integralmente adottata dal nuovo Catalogo di 
Berlino (4), furono mossi alcuni appunti, principalmente dal Desbrochers. 

Questi trova, ad esempio che il genere Raymondia (Alaocyba) ha 
pochi rapporti di affinità, coi generi Sharpia e Geranorhinus coi quali 
è stato posto, nella Tribù degli Hylobiini, mentre ha molti punti di 
rassomiglianza col genere Cotaster, come ha chiaramente dimostrato lo 


(1) Il traduttore del Dizionario delle scienze Naturali, all’art. Zsetti, dice che i tarsi 
dei coleotteri finiscono in gancetti di forma variabile. Tale nome, non mi sembra ben a- 
datto quanto quello di «reni, per tradurre il vocabolo cerochets. V. Dizionario delle 
Scienze Naturali, Tomo XIII, pag. 239, 2% colonna. i 

(2) V, Bedel L.—Faune des coléoptères du bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 75. 

(3) Il Bedel prima, e dopo di lui, gli altri entomologi hanno messo in sinonimia il 
gen. Raymondia Aubé, al g. Alaocyba Perris. 

(4) V. Heyden-Reitter-Weise— Catalogus coleopterorum Europae, Caucasi et Armeniae 
rossicae, Berlin 1891, 


lo stesso Lacordaire, e dal quale ora si trova cosi lontano (1). Trova 
altresì che era necessario avvicinare il genere Cataster al genere Or- 
tochaetes col quale « a plus d’un rapport » (2), ed esprime infine il pa- 
parere che i generi Geranorhinus e Coniatus « qui ont le mèéme genre 
«de vie et des rapports intimes, pour le systeme de vestiture et de 
« structure des divers parties » (3), formassero come volea il Bedel (4) 
una tribù intermedia fra le Hyperides e gli Erirrhinides. 

Il Desbrochers dà poi una tavola dei generi appartenenti a la Tribù 
Cossonides, che comprende 9 generì, e cioè : 1. Dryophthorus; 2. Choe- 
rorrhinus; 3. Amaurorrhinus; 4. Pentarthrum; 5. Cossonus; 6. Rhopalome- 
sites; 7. Mesites ; 8. Phloeophagus; 9. Rhyncholus, lasciando da parte il 
genere Aphyllura Reitt. che gli è rimasto sconosciuto. In tal modo egli 
riuniva in unico genere Ph/oeophagus Sch., i generi Codiosoma Bedel e 
Caulotrupis Woll. e sotto il genere RAyncholus Steph. i generi £hyncho- 
lus Steph.; Brachytemnus Woll.j; Eremotes; ed invece inalzava all’altezza 
di genere, il sotto-genere AAopalomesites Woll. 

Il Reitter poi, nel 1898, qualche modificazione l’apportò ancora alla 
classificazione della su citata Tribù, riducendola nei termini precisi della 
correlazione naturale con i seguenti generi. 

1. Dryophthorus Sch.; 2. Choerorrhinus Fair.; 3. Amaurorrhinus Fair.; 
4. Codiosoma Bedel.; 5. Caulotrupis Woll.j 6. Cossonus Clair.: 7. Mesites 
Sch.; 8. Aphyllura Reitt.; 9. Phlaeophagoides Abeille; 10. Eremotes Woll.; 
11. RAyncholus Steps. 

Dei suddetti 11 generi, 5 vengono suddivisi in sottogeneri, e cioè: 
il gen. Mesites Sch. che comprende il sub-gen. Mesites s. str. e Rhopa- 
lomesites Woll.; il genere Eremotes Woll. che si compone del sub-gen. 
Eremotes s. str. e Brachytemnus Woll., ed il genere &RAyncholus Steph., 
che abbraccia, i sub-generi Mexrarthrum Woll.; Stereocorynes Woll. e 
Khyncholus s. str. 

Dei su citati 11 generi la Sicilia ne ha rappresentati ben 7, e cioè 
i gen. Dryophthorus Sch., Choerorrhinus Fair., Amaurorrhinus Fair:, Co- 
diosoma Bedel, Mesites Sch., Eremotes Woll., RAhyncholus Steph. 


(1) V. Desbrochers des Loges I. — Tableau dychotomique des Curculionides d' Europe 
etc. Le Frelon. Anné II, pag. 69 e seg. 

(2) Id. Op. cit. pag. 76. 

(3) » » » 70 in nota. 

(4) V. L. Bedel — Faune des coléoptères du bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 75, 


— 9 


Gl’insetti appartenenti a questa Tribù, sono tutti ospitati da piante 
in istato di decomposizione, vale a dire che lc larve di essi, si trovano 
nelle parti fradice dei varii vegetali, per lo più arborei. Di molte for- 
me specifiche di tali insetti si conosce completa la loro vita, e noi spi- 
golando qua, là, pel vasio campo della Biologia entomologica, daremo 
man mano che ne capiterà l’occasione, tutte quelle notizie che ci saran 
possibili, sempre rispetto a le forme che si riscontrano nel nostro paese. 

I Cossonini, sono per lo più degl’insetti al di sotto della grossezza 
media, anzi molti sono addirittura piccoli. Essi si riscontrano in tutta 
l'Europa, dal settentrione al meridione, spingendosi fino a la Siberia oc- 
cidentale, al Caucaso, all’Algeria ecc...... Tale vastità di habitat dipende, 
secondo noi, dal fatto che tali insetti vivendo per lo più, a lo stato lar- 
vale, nei tronchi secchi, cariati ed in via d’ infradiciamento , di molti 
alberi, vengono qua, là, facilmente trasportati, vuoi da le onde o dalle 
correnti marine, vuoi incoscientemente dall'uomo per mezzo del legname 
da costruzione che da un paese all’altro si scambia. 

Anco in tali insetti troviamo la predilezione d’una forma specifica 
per una data pianta, o di un dato genere per una speciale famiglia bo- 
tanica. Così potremo citare l'esempio del Choerorrhinus squalidus Fair., 
che lo si trova da noi costantemente nel legno fradicio soltanto del 
Ficus caricae Lin. (1), del genere Cossonus che predilige i Populus, e 
Così via..... 


TAVOLA SINOTTICA DEI GENERI DEI COSSONINI SICILIANI 
Tribù Cossonini. 


Wollaston. Trans. Ent. Soc. Lond. 1873, pag. 477. 
Insetti di forma cilindrica a tinta eguale, variabile fra il nero rossastro, al rosso 
ruggine. Vivono quasi tutti nei legni secchi, delle contrade meridionali. 


1. Tarsi tetrameri, essendo il basilare dell’onychium a lo stato rudimen- 
tare : È : : è x : ; - 3 . 2 


(1) Da quasi tutti gli autori è stato osservato tale insetto nel legno fradicio del Fico. 
Solo il Perris cita anco l’O/mo, come pianta che ne ospita la larva, e la Querce. 


SN 


— Tarsi pentameri per lo sviluppo dell’articolo basilare 
1. Dryophthorus Sch. 
2. Occhi normali . . 3 A : ; 3 
— » nulli o aa ress ati da [calli demo le rubi 
3. Amaurorrhinus Fairm. 


3. Elitre con costole longitudinali . ? 2. Choerorrhinus Fairm 
— Elitre senza costole ma regolarmente striato-puntate . : 4 
4. Scutello distinto, sebbene talvolta piccolo . È 5 
— Scutello nullo : { i; ; 4. Dodici Bedel. 


5. Episterne metatoraciche Larguto Rosito differente nei due sessi 
5. Mesites Sch. 
— Episterne metatoraciche lineari. Rostro eguale nei duc sessi. 6 
6. Rostro di forma quadrata o quasi. Occhi prominenti 
6. Eremotes Woll. 
— Rostro » » —sub-conica, Occhi non salienti 7. £Ayncholus Stepb. 


1. Genere Dryophthorus Schònherr, 1826. 


Metamorfosi. Perris, Ann. Soc. Ent. Fr. 1856 — Redtembacher, Fauna Austr. 
1872— Bargagli, Boll. Soc. Ent. Italiana 1883-87—Confrontare, Lacordaire, 
Gen. des Coleopt. T. VII—Kaltenbach, Die Planz aus der Klas der Insec. 
1877. 


Questo genere, che fa perfino eccezione nella famiglia de’ Curculio- 
nidi per i tarsi pentameri, ha inoltre il funicolo antennale composto da 
4 articoli. Lo Schònherr, come fu detto avanti, lo staccò dai Cossonidi 
e fu in ciò seguito dal Bedel (1), il quale ne fece la 28% Tribù dei Dry- 
ophthorini. Le forme specifiche appartenenti a tal genere sono po- 
chine 4 o 5, e solo una trovasi in Europa, il D. corticalis Payk. (2) che 
si rinviene sotto le cortecce degli alberi vecchi e cariati. 


(1) V. Bedel L.—-Faune des coléoptères du Bassin de la Seine. Paris 1888, pag. 192 
e seg. 

(2) Quantunque ii Fabricius abbia creato il nome Zymexylon nell’ istesso anno del 
Paykull (*), per la stessa f rma specifica, pure il nome dell’entomolog» inglese deve a- 


verne la precedenza, giacchè l’opera del Fabricius (**) riporta più volte il testo del Pay- 
kull. 


(*) Monogr. Curculion., pag. 47. 
(**) Entomologia systematica, pag. 420. 


end 


D. corticalis Payk., 1752.—Allungato di color nero fuligine, opaco, 
coperto di incrostazioni grigie, o rossastre; antenne e zampe brune o 
rossastre. Rostro robusto, allungato. Scapo lungo quanto il resto dell’an- 
tenna. Protorace ristretto agli angoli anteriori, cosparso di punti grossi, 
rotondi. Elitre assai più larghe del protorace; strie larghe, come. solchi, 
punteggiate ; interstrie cuneiformi , strette; 5% e 7% saldate in dietro a 
guisa di carena verso l’estremità dell’elitra. Episterne metatoraciche in- 
distinte. Tibie strette, lineari, tarsi esili.—Lungh. 3 3 ‘/, mill. 


2. Genere Choerorrhinus (1) Fairmaire 1857. 


Metamorfosi. Perris, Larves des coléoptères 1876.— Note. Desbrochers, Le Fre- 
lon 1892.— Bargagli, Boll. Soc. Ent. Italiana 1883-84.—Reitter Best. Tab. 
1898. 


A prima giunta gl’ insetti appartenenti a questo genere possono 
scambiarsi con quelli del gen. Dryophthorus, ma se ne distinguono facil- 
mente, oltre che per il numero dei tarsi, 4, anco pel furiicolo anten- 
nale composto nel presente genere di 5 articoli. Oltre a ciò altri carat- 
teri ben precisi, ne mostrano la differenza. 

Si compone il sudetto genere d’una sola forma specifica, il C. squa- 
lidus Fair. che abita i vecchi tronchi cariati di Ficus ed eccezional- 
mente di U/mus (Perris), di Populus (Lostia), di Quercus (Bargagli). 

C. squalidus Fairmaire, 1857. — Allungato di color rosso-bruno, o 
nero-fuligine, opaco. Rostro breve, spesso, piano, finmamente punteggiato; 
occhi neri piccoli poco sporgenti; antenne corte, esili, a clava poco in- 
grossata; fronte larga, arrotondata. Protorace tondeggiante, ristretto alle 
due estremità, con un collare cilindrico all’estremità anteriore, ed una 
fossetta larga posteriormente. Elitre più larghe del protorace, costulate, 
con serie longitudinali di anelli salienti, separate da spigoli stretti. Ti- 
bie larghissime, distintamente allargate da la base all’apice, tarsi 4, corti 
depressi. Lungh. 2—2 !/, mill. 


(1) Il Lacordaire nella nota posta in piede al VI volume dell’opera Genera des To- 
léeoptères, pag. 621, segna il Chaerorrhinus Chevr., e dice che il tipo (/anosimanus Chev.) 
è originario dell’Algeria e sembra avere molti rapporti con gli Elytrodon.. 


22 7 ga 


3. Genere Amaurorrhinus Fairmaire 1860. 


Note — Bedel, Ann. Soc. Ent. Fran. et Bull. 1856 — Bedel Rev. d’Entom. 1890. 
Croissandeau, Natur. Sicil. 1896.—Sinonimia. Mesoxenus Woll ston 1861. 
Monografia. Reiter, Bestm. Tab. V Theil. 1898. — Desbrochers, Le. Frelon 
1892. 


L’Am. Bonairnei Fair., è l’ unica specie esistente in Europa (1), ed 
ha di particolare il funicolo antennale di 5 articoli, e la mancanza quasi 
completa degli occhi, quantunque alcuni individui si riscontrino all’ a- 
perto. 

Il Bedel ne ha dato una critica minuziosa dei caratteri specifici di 
tale insetto, dimostrando come fossero illusorii tutti quelli messi avanti; 
sicchè ne deduceva che delle varie s.ecie se ne dovesse invece fare una 
sola (2). A tale conclusione ne venivano poscia il Reitter (3) ed il Crois- 
sandeau (4). 

1. A. Bonnairei Fair. (5) 1860.—Castaneo-scuro, nitido. Rostro pun- 
teggiato, testa quasi liscia; antenne or tenui, or forti. Occhi rappresen- 
tati da tracce di granulazioni dietro le scrobi (6). Protorace fortemente 
e densamente punteggiato. Elitre quanto il protorace o poco più larghe 
con serie di punti piani ma bene appariscenti, non striate, lisce, lucenti 
come se verniciate. Lungh. 3 mill. 


(1) Il Desbrochers riteneva che l'A. genuinensis Fair. fosse specie differente del Bon - 
naiîrei che Lui per il primo fece conoscere di Corsica, ma il Bedel pria, e poscia il Reit- 
ter, con minuta osservazione li riuniscono. 

(2) V. L. Bedel—Ann. Soc. Eut. de France, 1885, p. CKXxIV. 

(3) V. Reitter E. — Bestimmungs-Tabellen der Europiischen Curculionidae. V Theil. 
Cossonini und Calandrini. Paskau 1898. 

(4) V. Croissandeau I.— I Naturalista Siciliuno, Anno 1896, pag. 120. 

(5) Il Fairmaire avea scritto Bonnadrii, evidentemente errando, giacchè il naturali- 
sta cui veniva tale forma dedicata era M. Bonnaire. 

(6) La figura 37 della T. IV data dal Croissandeau nel Naturalista Siciliano è di- 
fettosa, giacchè dà alla specie due occhi ben distinti ed alquanto prominenti, lo che è 
errato, 


SIR 


4. Genere Codiosoma Bedel 1885. 


Note. Desbrochers, Le Frelon 1892. — Bargagl', Bol. Soc. Ent. Ital. 1883-84 — 
Reitter, Best. Tab. 1898. 


Il genere ristretto nei limiti assegnatigli dal Bedel, e riconosciuti 
esatti dal Reitter, è costituito da una sola specie (C. spadix Bedel) nota 
da antico (Herbst 1795) e che era stata da lo Schònherr compresa nel 
genere /’A/oeophagus da lui istituito. Il Desbrochers mette tale genere 
in sinonimia col PA/oeophagus S. e col Caulotripis Woll. a torto secondo 
noi, giacchè uno dei caratteri importanti, che tal fiata può assurgere 
anco all'altezza di genere, è al certo, lo sviluppo, o la forma dell’ epi- 
sterne metatoraciche. Tale forma specifica, d'un vasto habitat, da la Cur- 
landia a l'Algeria e Madera, è rara per numero d’individui, e si ritrova 
specialmente presso le spiaggie nelle vecchie intavolature. 

C. spadix Bedel 1885.— D'un bruno lucente. Rostro meno largo e 
più lungo della testa, poco più lungv nella 9 che nel x. Antenne tenui 
o medie, funicolo di 7 articoli; clava ovoide. Protorace sub ovale, forte- 
mente puntato, guarnito di peli inclinati. Elitre ovoidali, con peli gri- 
giastri eretti; punti delle strie grossi e profondi; interstrie con punti pic- 
coli, disposti in serie longitudinali, e rugose. Corpo tutto provvisto di 
pelugine. Lungh. 3 mill. 


5. Genere Mesites Schònherr 1826. 


Note. Desbrochers, Le Frelon 1892-98.— Reitter, Best. Tab. 1898. Metamorfosi, 
Fairmaire, Ann. Soc. Ent. de France 1859. — Perris, Ann. Soc. Ent. de 
France 1856.— Perris Ann. Soc. Linnen. 1859.—Bargagli, Boll. Soc. Ent. 
Italiana 1883-84. 


Genere antichissimo istituito da lo Schònherr nel 1826, per 3 spe- 
cie, di cui una forma, il 7ardy Curt. viene oggi a costituire il sub-gen. 
Rhopalomesites Wollaston. Alle specie note allo Schònherr, soltanto una 
se ne è aggiunta, l’aquitanus Fairmaire, essendo le altre (cribratus Fair., 
akbesianus Desbr., corsicus Desb.) sinonimi di quelle già note, perchè 
di quelle poche diverse. Gl’insetti appartenenti a questo genere vivono 
in gran parte nell'Europa australe, ma le isole Canarie offrono un nu- 


Il Nat. Sic. Anno XVII. 9) 


cap: 


mero non indifferente di forme specifiche, come ebbe a constatarlo il 
Wollaston. Le larve di tali insetti abitano i legni in decomposizione, mas- 
sime quelli che imputridiscono sotto l’ azione dell’ acqua marina. Gli 
alberi ospitanti quelle /arcette, sono le Euforbie, i Lauri, i Pini, i Salici, 
gli Ilex. La Sicilia conta una sola specie, il: 

M. pallidipennis Schonherr 1826 (1). Molto allungato, di color rosso- 
bruno, con le elitre alquanto giallastre. Rostro cilindrico, allungato, stretto 
quasi metà della testa, antenne mediane, robuste, scapo più corto del 
funicolo, clava terminata a cono. Protorace in forma di cono allungato, 
pianeggiante superiormente ; finamente ed egualmente punteggiato ; ri- 
stretto in avanti, tondeggiante; largo e rettamente tagliato indietro. E- 
litre non più larghe del protorace, lunghe due volte quello; interstrie 
convesse, meno larghe delle strie che sono finamente punteggiate; punti 
a forma di quadrato trasversale. Cosce e tibie del 9° angolose all’ in- 
terno. Lungh. 4—5 mill. 


6. Genere Eremotes Wollaston 1861. 


Note. Bedel, Ann. Soc. Ent. Fr. 1885.— Desbrochers, Le Frelon 1892.—Reitter, 
Best. Tab. 1898. Metamorfosi. Kaltenbach, Die Peflan. aus der KI. der Ins. 
Stuttgard 1877.—Perris, Ann. Soc. Ent. Lyon 1876.—Bauduer, Pet. Noùv. 
ent. 1869— Redtembacher, Fauna Aust. 1872.— Bargagli, Bol. Soc. Ent. Ital. 
1883-84. 


Questo genere, che è stato accettato o respinto dai vari entomologi, 
oggi si trova con dimora stabile, per i caratteri precisi ed importanti 
assegnatigli dal Reitter, il quale lo suddivise perfino in due sottogeneri 
Eremotes s. str. e Brachytemnus Woll. Il Bedel ed il Desbrochers ne fa- 
cevano una sezione del gen. f/yncholus Steph., e cioè la sezione degli 
insetti a rostro largo e corto (2), che unita alla prominenza degli occhi, 


(1) Il Bargagli evidentemente cadeva in errore, quando considerava il M. aquitanus 
Fair. simile al pallidipennis Sch. (non Perris), trascinato dalla osservazione del Perris, 
il quale avvertiva nel suo lavoro su gl’ dnsetti del Pino marittimo , che la larva da Lui 
abbondantemente trovata ad Archachon fosse quella del M. pallidipennis Sch., meutre era 
quella di una nuova specie descritta dal Fairmaire nel 1859 sotto il nome di M. agui- 
tanus Fair. 

(2) Bedel dice : ....... 6. Rostre aussi large et tout au plus aussi long que la téte 

(Eremotes Woll.) 
Desbrochers scrive... 7, Rostre de forme presque carrée, presque aussi longe que 
la tète. Yeux proéminents. 9, 


— 35 — 


ed alla striatura delle elitre, costituisce un assieme di caratteri suffi» 
ciente a stabilire il genere. 


TAVOLA SINOTTICA DEI SOTTOGENERI 


1. Funicolo antennale di 6 articoli . . . . . Brachytemnus Woll. 
— » » = » sele i Eremates: Nol 


Il genere Eremotes Woll. è, rispetto agli altri generi della Tribù dei 
Cossonini, il più ricco di forme specifiche, contandone ben 14 europee 
divise, come si disse avanti, in due sottogeneri. Le larve di tali insetti 
abitano, come quelle fin quî studiate, i legni cariati, vecchi, in decom- 
posizione, delle Querci, dei Faggi, degli Abeti, degli Olmi, degl’Ippoca- 
stani, dei Pioppi, dei Castagni, degli Aceri, e così via. Tra le specie 
Europee, la Sicilia ne conta soltanto una, da noi per primi trovata nel 
legno di Noce fradicio, in quel di Naso. 

E. punctatulus. Bohemann 1826. — Allungato , cilindrico, di color 
variabile fra il rosso-bruno, ed il castagno-oscuro. Rostro di forma quasi 
quadrata , largo quasi quanto la testa; occhi sferici prominenti. Proto- 
race conico, arrotondato ai lati, finamente punteggiato. Elitre cilindri- 
che, con strie nette sul dorso, confuse ai lati; interstrie visibilmente 
punteggiate. Tutto il corpo finamente pubescente, come se fosse coperto 
da sottile pruina. Lungh. 2.5 a 2.8 mill. 


Sub-gen. Brachytemnus Wollaston. 
Metamorfosi. — Perris, Ann. Soc. Linn. de Lyon. 1876, pag. 411. 


B. submuricatus Sch. — Insetti color rosso-bruno. Rostro un po’ 
più largo che lungo, a guisa di muso, spesso. Elitre con costole spinose 
molto salienti, distintamente in serie; interstrie convesse e lisce, legger- 
mente punteggiate, con punti disposti in scrie, 


oc 


7. Genere Rhyncholus Stephens 1831. 


Note. — Wollaston, Trans. Ent. Soc. Lond. 1873. — Bedel Ann. Soc. Ent. Fr. 
1885.—Desbrochers, Le Frelon 1892.—Reitter, Best. Tab. 1898. Metamor- 
fosi. — Rupertsberger, Biol. Kaf. Eur. 1880.— Heeger, Beitr. zur Naturg. 
der Insect. 1851 56,.—Kaltenbach, Die Pfl. aus der Klas. der Insecten, 1872. 
— Bauduer, Pet. Nouv. Ent. 1869.—Perris, Larves des Coléopt. 1876. Sino- 
nimia. — Cossonus (s.-g, Rhyncholus) Schòn. 1896. — Phloeophagus (s. 


str.) Schòn. 1838.—(A44 partem) Hexarthrum Woll. 1860.— Eremotes Woll. 
1861.-- Syntomocerus \Voll. 1865.—Stereocorynes \Voll. 187?. 


Il genere come è oggi ridotto, si compone di un gruppo di insetti 
più o meno cilindriformi e di statura piccola (2 !/,—-3 mill.). 

Si trovano per lo più riuniti in colonie fra la scorza ed il legno 
dei vecchi alberi, nei ceppi in decomposizione. Attaccano tanto le es- 
senze dolci, Popolus, Tillia, Ficus, Abies, come le essenze forti Quercus, 
Aesculus ecc. Sono insetti di abitudini notturni ed escono dai loro na- 
scondigli al cader de la sera. Dopo le forti piogge, che ne hanno inumi- 
dito i loro rifugi, escono anche durante il giorno e si mettono ad asciu- 
gare sui muri esposti al sole. Quivi abbiamo noi raccolto, il &Ayncholus 
culinaris Germ., assieme all’Amaurorrhinus Bonnairei Fair. 

Il genere nelle condizioni in cui è oggi ridotto, conta solo in Eu- 
ropa 8 forme specifiche, divise in 3 sottogeneri ( Hexarthrum Woll. — 
Stereocorynes Woll.—LRhyncholus s. str.). Le forme specifiche che da noi 
ritrovansi, appartenendo a due dei tre sottogeneri indicati, daremo qui 
la tavola distintiva dei sottogeneri stessi : 


7. Genere Rhyncholus Stephens 1851. 


Rostro di forma subconica. Occhi non salienti. 


SOTTOGENERI 


1. Funicolo di 6 articoli soltanto. Elitre con asperità, viste di profilo, 
sui fianchi posteriori . ; : : , 1° Hexarthrum Woll. 
-— Funicolo di 7 articoli. Elitre senza asperità nei fianchi posteriori 2. 


AES ta 
2° Clava antennale troncata, soltanto pubescente all'estremità 
* 2° Stereocorynes Woll. 
“n » subpiriforme, pubescente da la base 
3° Rhyncholus Steph. 
Le forme specifiche che fin’ oggi sono state raccolte in Sicilia, ap- 


partengono al 1° ed al 3° dei sudetti sotto-generi, ed eccone la tavola 
analitica. 


1. Funicolo di 6 articoli (sub gen. Hexarthrum Woll.) 1° culinaris Germ. 
— Funicolo di 7 articoli (sub gen. RAyncholus Steph.) . i 2 


fl è 


2. Protorace molto più lungo che largo. 9* interstria rilevata, come 


una crespa saliente posteriormente . 3 2° cylindricus Bohm. 
— Protorace appena più lungo che largo. 92 interstria non rilevata po- 
steriormente . = î © È E . 5° gracilis Bohm. (1) 


CATALOGO DEI COSSONINI SICILIANI 


1. Genere Dryophthorus Schònherr 1826 Curc. Disp. pag, 352. 


D. corticalis Payk. 1792. Mon. Cure., pag. 41 — Zymexylon Fabr., 1799; 
Perris (biologia), Ann. Fr. 1868, pag. 245. 


Tronchi e ceppi di vecchi alberi : Z/edera, Alnus, Quercus, Pinus, 
Populus (Perris), Castanea (Kaltenbach), etc. L’ insetto scava delle gal- 
lerie nell’alburno in decomposizione. Da noi si ritrova nel legno fradi- 
| cio del Ficus caricae Lin. 

Sicilia, Messina Castanea, Naso (Vitale). 
Tutta l'Europa, Sicilia (Grohmann..... Reitter). 


2. Genere Choerorrhinus Fair. 1857. Ann. Soc. Ent. Fr. pag. 743. 


C. squalidus Fair. 1. c.— brevirostris Chev. Rev. Zool. 1860, pag. 137— dn- 
trusus Rey, Echange 1895, pag. 50. 


Nei tronchi vecchi e fradici di Ficus (Perris, Lostia, Vitale), di Po- 
pulus (Lostia), Ulmus (Perris) Quercus (Bargagli) (!) 


(1) Il Ragusa i. litt. ci aveva notato anco il Rhyneholus angustus Fairm., il quale, 
è sinonimo del gracilis Rosenhauer. 


= 8 + 


L’insetto scava delle gallerie nel legno, e le sue larve, di color bianco. 
sudicio, penetrano, tortuosamente nella parte più giovane del legno i- 
stesso. La trasformazione avviene in posto, in mezzo ai detriti prodotti 
da le larve, e gl’insetti perfetti, restano nascosti in tutto quel fradi- 
ciume. 

Sicilia (Bert. Reitt. Desbr.) Messina (Vitale). 

Europa meridionale, Francia (Fair., Rey), Corsica (Desb.), Algeria 
(Chevr.), Siria (Desb.), Grecia (Reitt.) Sardegna (Lostia), Italia (Bargagli). 


3. Genere Amaurorrhinus Fairmaire 1860. Ann. Fr. pag. 629. 


A. Bonnairei Fair. 1860, Ann, Soc. Ent. Fran. pag. 629—Bewickianus (1) 
Woll. Ann. Nat. Hist. 1860 pag. 451. —mnarbonensis Ch. Bris. Cat. Grenier, 
pag. 115.—crassiusculus Fair. Stett. Zeit. 1869, pag. 232.— genuensis Fair. 
Ann, Mus. Genova, 1883, pag. 757.— Lostiae Fair. Ann. Mus. Gen, 1883, 
pag. 797—constrictus Reitt. Deut. ent. Zeit. 1884, pag. 98. 


Nel legno secco o cariato di Abies (Vitale). 
Sicilia (Ragusa, Baudi), Messina {Vitale). 
‘Tutta Europa, Madera (Wollaston). 


4. Genere Codiosoma Bedel 1885. An. Seine, VI, pag. 198. 


C. spadix Herbst. 1795, Kàaf., VI, p. 256, pl. 78, fig. 11. — piceum Steph. 
1831—sculptum Gyll. 1838.- scalptum Schoòn. 1843.—pilosum Bach, 1854. 


Nelle vecchie intavolature, specialmente vicine al littorale. 
Sicilia (Failla, Ragusa). 
Dal Baltico fino all’Algeria, Siria (Desb.). 


5. Genere Mesites Schòn. 1826, pag. 323. 


M. pallidipennis Bohemann, in Schéòn. loc. cit. pag. 323.—corsicus Desbr. 
L. dl. 


Nei vecchi tronchi di /inus rigettati su la spiaggia dalla marea 
(Perris). 


(1) Il Reitter mette come specie tipica il Bewikianus Woll., ma erroneamente. Il 
Fairmaire, istitutore del genere , lo creò per la forma Bonnaîrei ed ha quindi il diritto 
di priorità, tanto più cbe la descrizione da Lui data, è apparsa prima della descrizione 
data dal Wollaston. 


ib) 


Le larve di tali insetti, che spesso si riscontrano in gran numero 
su lo stesso tronco, si trasformano in posto, e compiono tutte le loro 
metamorfosi in 10 ad 11 mesi, tale come i fAyncholus. Anco in un tronco 
infisso nel mare furono raccolti a Licata tali insetti (F. Re). 

Sicilia (Ragusa), Licata (F. Re). 

Europa—Francia (Perris), Italia (Bert.), Corsica (Desb. Reitt.), Bar- 
beria (Fair.) Algeria (Desbr.) Caucaso (Reitt.). 


6. Genere Eremotes Wollaston 1861. Trans. ent. Soc. pag. 396. 


E. punctatulus Bohemann 1838. Sch. Gen. Curc. IV, pag. 1073.— punctula- 
tus Reitt. 1887, -Deut. ent. Zeit. pag. 125. 


Le /arve di tale insetto vivono nell’alburno di parecchi alberi; Ca- 
stanea, Acer, Ulmus, Populus. Alnus, Quercus (Perris, Ann. Soc. Fr. 1873, 
pag. 89); Zél/lae (Rouget); Hedera (H. Brisout); Iuglans (Vitale). 

Sicilia, Messina (Vitale). 

Europa; Francia (Perris); Germania (Bedel). Italia (Bed. Bert. Reitt.) 
Algeria (Desbr.), Siria (Desbr.). 


Sub-Gen. Brachytemnus. 


B. submuricatus Schònherr 1838. Gen. Cure., p. 1073. — RR. simum Che- 
vrolat. 


Le larve di tale insetto vivono nel legno dei Pioppi, dei Salici e 
dell’Ontano (Perris, Ann. Soc. Linn. di Lyon 1875, pag. 89, 1876, p. 411) 
Sud-Europa, Francia, Corsica (Reitt.)., Italia (Bert.), Sicilia (Baudi). 


7. Genere Rhincholus Stephens 1831. 


Sub-Genere Hexarthrum Wollaston 1860. 


H. culinaris Germar 1824. Ins. Sp. Nov., pag. 306—eai9guus Bohm. 1858. 
— cribripennis Griell. 1858, — ferrugineus Waltl.— siculus Rag. 


Nell’alburno di diverse essenze silvane — Castagno d’ India, Spino- 
bianco Ciriegio, Olmo (Perris), Faggio, Tiglio (Bellevoye) Abete (Vitale). 

Sicilia. — Palermo (Ragusa), Messina (Vitale). 

Europa media e meridionale, Francia (Bedel) Caucaso, (Bedel, Reit- 
ter), Turkestan (Reitter). 


— 40 — 


Sub-Gen. Rhincholus s. str. 


R. cylindricus Bohemann 1838, p. 1060.—turbatus Reitter 1887. —grandicol- 
lis Brisout Cat. Grenier 1867, pag. 195, 


Nell’alburno dei Pini (Perris), nell’Olmo (Damry). 

Sicilia (Bert.), Palermo (Ragusa). 

Sud-Europa. Francia m. (Desbrochers), Corsica (Desbr.) Italia (Ber- 
tolini) Caucaso (Reitter). 


R., gracilis Rosenhauer 1847, pag. 200. —angustus Fairmaire, Ann. Soc. Ent. 
1859, pag, CLXIV. 


Fra la scorza ed il legno vivono le larve. Attacca l' Olmo (Damry), 
il Pioppo, il Fico, il Leccio (Lostia). 

Sicilia —Palermo (Ragusa). 

Sud-Europa— Francia m. (Fairm.), Spagna (Rosenh.), Italia (Bert.), 
Algeria-Siria (Desbrochers). 


gen 


BIBLIOGRAFIA CONSULTA 


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15. » — Rincofori Siciliani. Catalogo sinonimico-topografico. Acireale 
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16. » — I Rincofori messinesi. Messina 1901. 

17. Sechonher C. J. — Genera et spécies Curculionidium. Paris 1838-1845. 

18. Blanchard E. — Metamorphoses des insectes. Paris 1877. 

19. Perris E. — Nouvelles excursions dans les grandes Landes. Lyon 1856. 

20. » —- Histoire des insectes du Pin marittime. Paris 1852-53-54-56- 

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21: » — Reésultat de quelques promenades entomologiques. Paris 1872-73. 


22, Bargagli P. — Rassegna biologici dei Rincofori Europei. Firenze 1883-84. 

23. De Marsuel S. A. — Catalogus Coleopterorum Europae et confinium. Pa- 
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24. » — Index des Coléopt. de V’ Ancien monde. Paris 1877. 

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26. Lostia U. — Dell’ubicazione di alcune specie di Coleotteri. Firenze 1877. 

27. Ciofalo S. — Catalogo dei Coleotteri dei dinterni di Termini-Imerese, Ca- 

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28. De Stefani T. e Riggio G.—Catalogo dei Coleotteri siciliani. Palermo 1887. 

29. Romano B. — Catalogo dei Coleotteri di Sicilia. Palermo 1871. 

30. Ghiliani V. — Insetti di Sicilia raccolti nel 1839. Catania 1840. 

31. Griffini A.— Il Libro dei Coleotteri. Milano 1896. 

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33. Minà-Palumbo F.— Catalogo inedito dei Curculionidi di Sicilia. 

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35. Re F. — In litteris. 

36. Fauvel A. — Annuaire entomologique, 1873-81. 


Il Nat. Sic., Anno XVII, 6 


e 


NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE 


— to È, 


Colias Edusa F. 


dg aberr. Velata Ragusa 


Abbiamo in Sicilia una bellissima aberrazione di questa specie, 
nei 7g, che ignoro se esista altrove, ma è assai strano che nessuno prima 
di me l’ abbia osservata, essendone i caratteri distintissimi. Io posseggo 
delle Edusa dalla Svizzera e Germania, ma nessun esemplare presenta 
i caratteri della aberrazione Siciliana, che consiste nell’ avere il largo 
bordo marginale nero sulle ali superiori, come ricoperto da un velo. 
Questa velatura è prodotta da fitte squamette verdastre che ricoprono 
totalmente le sottostanti nere. 

Io ritengo che tale aberrazione debbasi incontrare in primavera 
assieme agli individui tipici, dei quali la mia raccolta è ricca, mentre 
di questa aberrazione non ne ho che soli quattro, tutti grandi esem- 
plari; fin ora non l'ho riscontrata nei piccoli ab. Pyrenaica Gr. = ab. 
minor Failla. 


Pygaera Anastomosis L. 


È nuova per la Sicilia; ne ebbi dal signor Georg Kriiger, un esem- 
plare 0° ottenuto nel giugno scorso da crisalide importata da Piana dei 
Greci alla Ficuzza È la sola specie di Pygacra che io posseggo di Sici. 
lia non essendomi ancora riuscito di trovare l’Arachoreta S. citata dal 
Failla, che Mann disse di avere trovata in due esemplari, uno a Mor- 
reale, l’altro all’Orto Botanico di Palermo. 


Thalpochares Dardouini B. 


Avendo avuta questa specie dall’ Ungheria, ho potuto convincermi 
che l’esemplare che trovò il Failla a Lampedusa (oggi nella mia colle- 
zione) e che gli fu determinato dallo Staudinger per 7. Dardowvini B. non 
è altro che la 7. velox Hb. poco rara in Sicilia. Siccome la Dardouini 
ha in sinonimia velox Tr. è possibile sia successo questo equivoco; in ogni 
modo per ora conviene togliere dalla fauna Sicula la Dardowini. 


(continua) E Ragusa, 


Osservazioni e notizie sui eulicidi siciliani 


(Cont. e fine ved. N. preced.) 


* 
* * 


Il clima di Sicilia è favorevolissimo allo sviluppo dei culicidi. Al- 
cune specie vi sono domestiche in date stagioni (1), altre può dirsi che 
vi volano tutto l’anno. Così nella sempre mite stagione invernale sici- 
liana non è raro il caso di esserne punti anche nel mese di gennaio, 
che rappresenta per l'isola la media di più bassa temperatura (2). Gli 
Anopheles ordinariamente compariscono ben presto e fra questi l’Anopà. 
claviger F. vola sin dagli ultimi giorni di aprile. Alcune specie dei due 
generi perdurano abbondanti sino ad autunno inoltrato (3). 

Il periodo veramente attivo di questi ditteri in Sicilia comincia coi 
primi giorni di maggio, e, se in aprile la temperatura è un po’ più e- 
levata dell’ordinario, anche negli ultimi di questo mese; ma essi diven- 
tano abbondantissimi in giugno e in luglio. Dopo la prima decade di 
agosto però, pur essendovi un grande numero di questi insetti, non se 
ne costata più l'abbondanza dei mesi estivi precedenti. Il bel tempo o 
meglio la prolungeta siccità, costante nell’estate siciliana, ha fatto pro- 
sciugare molte pozzanghere e pantanelli, mentre le poche acque sta- 
gnanti sì sono coperte di uno speciale velo, il quale non permette più 
alle larve dei culicidi di venire a rifornirsi d’aria al pelo dell’acqua o 
sono divenuti i frequentatissimi abbeveratoi di animali di pascolo er- 
rante. Questi, entrandovi liberamente, le rimescolano di continuo in modo 
da renderle sinanco inadatte alla vita acquatica degli stessi Culex. Se 
la stagione asciutta si dovesse prolungare ancora per qualche mese, la 
vita dei pochi graditi insetti si restringerebbe ai fiumi, agli stagni, alle 


(1) Il Culex elegans Fic., comunissimo, è forse il più domestico di tutti; esso 
si sviluppa nelle abitazioni in qualunque serbatoio d’acqua non appena questa ri- 
mane per qualche giorno in riposo. 

(2) Così avviene col Culex pipiens L. 

(3) Sono comuni in ottobre e novembre larve e insetti alati di Anoph. elaviger 
F., Culex hortensis Fic., Culex pipiens L. Culex spathipalpis Rond. 


sig 


vasche. In settembre tutte le località adatte alla vita dei culicidi riac- 
quistano le condizioni necessarie alla prosperità di questi insetti, che 
ritornano a pullulare. Il periodo di bel tempo, che in autunno segue in 
Sicilia alle prime piogge, è loro molto favorevole; se queste sono però 
eccezionalmente durature, allora i culicidi in autunno saranno molto 
scarsi o mancheranno quasi del tutto. 

Inoltre sono favorevoli a tali insetti le condizioni idrografiche del. 
l’isola, essendovi i corsi d’acqua tutti a regime torrentizio. 


Le larve degli Amopheles e dei Culex possono trovarsi in compa- 
gnia; ma questa comunanza è più apparente che reale. Con attenta os- 
servazione possiamo accertarci che le larve dei due generi non si me- 
scolano mai e che la loro vicinanza è assolutamente casuale. 

Le larve di C'ulex, specialmente in quei luoghi dove sono numerose, 
si possono osservare tanto su gli orli dell’acqua che verso il centro di 
essa dove si trovano libere, cioè senza essere a contatto con un corpo 
galleggiante. Quelle di Anopheles invece preferiscono di tenersi spesso 
in vicinanza degli orli dell’acqua e ricercano ordinariamente un appog- 
gio con la loro estremità addominale. È comune quindi il trovarne vari 
esemplari attorno a una foglia caduta nell’acqua, attorno ai rami o ai 
fusticini di piante acquatiche vive o a qualunque altro oggetto galleg- 
giante. 

Questa sola differenza di costumi è per se stessa sufficiente a te- 
nere scparate le Jarve dei culici da quelle degli anofeli; ma altre abitu- 
dini ed altri caratteri sui quali è inutile d’insistere qui, contribuiscono 
grandemente a far distinguere le due larve. 

A proposito di costumi, è notevole quello che ho osservato nelle 
larve dell’Anopheles claviger F. Queste non solo se ne stanno a contatto 
degli oggetti o sono addirittura distese con tutto il corpo sulle foglie 
cadute e affioranti l’ acqua, in modo da essere appena bagnate; ma si 
dispongono anche l’ una accanto l’altra, separate da breve intervallo, 
tutte alla stessa altezza e rivolte nella stessa direzione ; così perfetta- 
mente allineate, navigano con la foglia, secondo che il vento muove 
questa per lo specchio d’acqua. Credo che tale costume sia comune a 
tutte le larve degli anofeli, perchè quelle dell’Anoph. albitarsis, tenute 
in schiavitù, si ordinano l’ una accanto l’ altra lungo le pareti dell’ ac- 
guario, con le quali vengono a contatto per mezzo delle appendici e- 


te È 


iii tianaa 


dai 3 /-RS 


streme dell'addome. Tale fatto non l’ ho osservato fra queste larve in 
libertà, che non ho trovato naviganti su foglie secche o altro corpo. 
Ho raccolto larve di Anoph. albitarsis il 23 agosto 1903 in un fos- 
satello d’ acqua limpidissima, riparata dai raggi diretti del sole, dentro 
una grotta sui margini del torrente Forgia presso Partinico, inondata 
regolarmente dalle piene del torrente. Altre larve di questa specie ho 
trovato nello stesso mese dentro l’acqua di un pozzo profondo circa cin- 
que metri, nella regione Margi presso Cinisi. Insetti perfetti ho raccolto 
numerosi in quelle vicinanze nelle abitazioni dei contadini e nelle stalle. 


Si è scritto che le larve del dittero Dixa Mg., appartenente ad una 
famiglia (Dixidae) ben differente da quella delle Culicidae, siano le più 
rassomiglianti a quelle di. Anopheles. Nel fatto invece esse presentano 
differenze notevoli anche per l'occhio di un profano di entomologia. O1- 
tre alla loro speciale abitudine di piegarsi ad ansa sugli orli dell’acqua- 
rio, alla lunghezza maggiore, al parallellismo dei lati del loro corpo, ai 
loro movimenti differentissimi ed alla loro sottigliezza, queste larve at- 
tentamente osservate, anche senza l aiuto di una lente, si distinguono 
facilmente da quelle di anofele per i seguenti caratteri. Le larve di a- 
nofele hanno corpo più robusto, con i lati di questo convergenti verso 
dietro ; gli anelli anteriori lateralmente provvisti di lunghi e rigidi peli 
ramificati; l'estremità anale ornata di un ciuffo di peli anche essi rami- 
ficati e il torace molto sviluppato ; infine sulla parte antero inferiore 
della testa mostrano bene gli organi rotatori, che sono costituiti da pic- 
ooli ciuffi di peli molto fitti. Tutti questi caratteri macroscopici mancano 
nelle larve del genere Dira. 

Un altro carattere differenziale tra le due larve è dato dal fatto 
che quelle del genere Dixa procedono nell'acqua con rapidi movimenti 
serpentini, facendo funzionare da propulsore la parte anteriore del loro 
corpo, mentre gli anofeli procedono movendo quella posteriore. 


In Sicilia si conoscono fino ad ora tredici culicidi bene accertati, 
dei quali tre appartenenti al genere Anopheles e dieci al genere Oulex, 
cioè: Anopheles claviger Fab., A. albitarsis Lich., A. bifurcatus L., Cu- 
lex mimeticus Noè, C. elegans Fic., O. hortensis Fic., O. pipiens Linn., 
C. impudicus Fic., C. modestus Fic., C. spatipalpius Rnd., C. penicilla- 
ris Rnd., C. annulatus Schr., C. richiardi Fic. 


e 


Tale numero di specie potrebbe sembrare troppo esiguo per la Si- 
cilia, però deve rilevarsi che questi due generi, in confronto ad altri 
ditteri, non sono composti di numerose specie nè in Europa nè fuori; e 
le ricerche dei culicidi nell’isola, d'altronde non possono dirsi compiute. 


* 
* * 


Delle specie del genere Amopheles la prima a comparire è l'A. cla- 
viger Fabr. = A. maculipennis Meg. che perdura per le stagioni prima- 
verile, estiva ed autunnale. Nel mese di luglio essa subisce un certo 
arresto nella sua moltiplicazione; negli ultimi di questo mese e nella. 
prima quindicina di agosto diventa assai rara, sebbene non sincronica- 
mente. Pare che a questa specie si sostituisca, dagli ultimi di luglio in 
poi, l'A. albitarsis Lich.=A. superpictus Grass. che diventa comunissimo 
in tutte le regioni malariche dell’isola. 

L’avvicendamento di queste due specie sembra di essere periodico 
in alcune regioni della Sicilia, però in altre non si osserva. In queste 
ultime, sebbene raro, vi si incontra sempre l’Amopheles claviger Fabr. 
Forse tale fatto è in relazione col genere di coltura delle regioni, per- 
chè ho dovuto constatare che nelle campagne a coltura di cereali, nelle 
quali gli alberi sono rarissimi e le sponde dei torrenti e dei laghetti 
non ombreggiate, l'A. claviger si incontra nei primi mesi della stagione 
da aprile a luglio, mentre dagli ultimi di luglio in poi non vi si rin- 
viene invece che lA. a/bitarsis. Nelle acque ombreggiate delle contrade 
a coltura intensiva lA. claviger si nota per tutta la stagione a prefe- 
renza dell'A. albitarsis. 

Deve attribuirsi a questa ragione il fatto che il dott. Insinna e lo 
ing. Manzella a Fiumetorto, dalla metà di agosto in poi, trovarono pre- 
valenza delle larve di A. superpictus su quelle di A. claviger (1. c. pp. 
10-11). 

In agosto gli attacchi di febbre primitiva sono più rari che negli 
altri mesi della stagione malarica. Quanto affermo, sebbene non sia stato, 
per quanto ne so, rilevato nè da medici nè da studiosi del problema 
malarico, pure, almeno nelle grandi tenute siciliane esclusivamente col- 
tivate a cereali, pare che sia vero; da una specie di inchiesta che ho 
fatto informandomi con proprietarii agricoltori, con borgesi e con me- 
dici rurali ho dovuto convincermi che molte probabilità militano in fa- 
vore di questa affermazione. Questo contribuisce a rendere più verosi- 
mile l'ipotesi che a ciascuna specie di anofele possa essere assegnata 


Su — 


la funzione di trasmettere questa o quella delle quattro varietà sin’ora 
note del parassita malarico o che la diversa frequenza delle febbri nei 
varii periodi di una stessa stagione, o tra le varie stagioni di uno stesso 
anno, possa essere legata, oltre che a non poche altre contingenze, an- 
che al fatto del differente modo di succedersi delle. specie di anofeli. 


L’Anopheles claviger F. è comune in quasi tutto l’agro palermitano. 
Le sue larve si trovano abbondantemente pressochè in tutte le vasche 
dei nostri giardini e se una porzione della campagna prossima alla città 
può dirsi immune per l’ avvenuta bonifica del Fiume Oreto fatta ese- 
guire scrupolosamente dal Comm. M. Benso prepostovi dal comune, lo 
stesso non può dirsi pel resto; infatti io ho trovato larve di Anopà. cla- 
viger nel torrente di Passo di Rigano e ne ho trovato specialmente co- 
muni nelle vasche dei giardini negli ultimi di ottobre e in novembre, 
cioè allora quando comincia ad essere sospeso l’inaffiamento degli agrumi 
e l'immissione dell’ acqua nelle vasche. La poca acqua che in esse ri- 
mane diviene tranquillissima e molto adatta alla vita degli anofeli. In 
due vasche contigue, separate da un muretto comune veniva immessa 
sempre dell’acqua corrente in una sola. Ho potuto constatare che le 
larve dell’Anop. claviger mancavano del tutto in questa, mentre erano 
assai comuni sulle conferve dell’altra. 

L'Anopheles bifurcatus L. non Vl’ ho mai incontrato nello stato lar- 
vale nè In quello di insetto perfetto. Lo noto solamente, perchè citato 
dal Ficalbi, che lo rinvenne a Messina. Pare che questa specie sia la 
meno comune tra gli anofeli di Sicilia. 

Fra i due periodi primaverile-estivo e estivo-autunnale o meglio, 
tra la notevole diminuzione dell’Anoph. claviger e la comparsa dell’A- 
noph. albitarsis, pare si interponga un altro breve periodo nel quale le 
due specie di anofeli diventano meno frequenti. Allora, cioè in agosto, 
avvengono pochi attacchi di febbre primitiva. In questo periodo di ri- 
poso pare che la moltiplicazione degli anofeli subisca una sosta, forse 
per causa dei forti calori estivi; è questo un fatto comune ad altri in- 
setti e di già noto. 


Se si dà uno sguardo alle statistiche di morbilità e mortalità ma- 
larica, si trova in generale che i decessi sono più numerosi in agosto; 
tuttavia questo mese non è notato come più morboso di giugno, di lu- 
glio o di settembre. Le statistiche non indicano sempre se si tratta di 
febbri primitive o recidive; può supporsi quindi che la mortalità mala- 


du Las 


rica di agosto sia dovuta alle conseguenze della infezione anteriormente 
presa. Dobbiamo aggiungere che nel breve periodo transitorio tra la 
comparsa di una specie di anofele e l’altra, in alcune regioni si ha un 
minor numero di casi di febbre primitiva, anche perchè il contadino, 
dopo il raccolto, cioè al principio di agosto, abbandona i campi a col. 
tura estensiva così estesi in Sicilia, e non vi fa ritorno che dopo le 
prime piogge: 

Per chiarire meglio la diminuzione dei casi malarici primitivi pos- 
siamo trovare anche un’altra ragione nel fatto che i colpiti di febbre 
primaverile-estiva, appena si ammalano lasciano generalmente i luoghi 
malarici e ritornano a casa per curarsi. Così poco alla volta la campa: 
gna resta quasi priva di malarici; gli anofeli quindi trovano un campo 
molto ristretto per infettarsi e infettare, e l'epidemia subisce un piccolo 
arresto. Al sopraggiungere dell’autunno però i guariti, o meglio coloro 
che si credono guariti, ritornano alla campagna e gli anofeli allora si 
trovano in condizioni più opportune per raccogliere gli emosporidii ma- 
larici e inocularli all'uomo sano. 

Una delle ragioni per cui i contadini, dopo la raccolta del grano 
sì tengono lontani dai feudi, va anche ricercata nel metodo di rotazione 
agraria per la quale in Sicilia quasi nessun lavoro estivo si esegue nel 
terreno a cereali. In quella stagione sarebbe quasi impossibile di vin- 
cere la compattezza del suolo con la zappa o l’ aratro a chiodo da noì 
generalmente usato. Per lavorare il terreno, e specialmente certi terreni, 
bisogna aspettare le prime piogge, per le quali i lavori campestri rice- 
vono un grande impulso, mentre la malaria acquista pur essa forza e 
vigore. 

Questa rotazione agraria potrà solo essere modificata quando, ese- 
guite le bonifiche, l'agricoltore senza alcun timore potrà soggiornare pe- 
rennemente sui luoghi ed avere a propria disposizione macchine adatte 
per vincere la resistenza del suolo e romperlo con minor sudore della 
sua fronte. 

Possono concorrere ancora altre ragioni alla diminuzione dei casi 
malarici primitivi nel mese di agosto e dovrebbero essere ricercate da 
chi si occupa in modo speciale del problema malarico. 

Nessun altro meglio dei medici rurali, che stanno presso le regioni 
malariche e si trovano in contatto continuo con i contadini, i più e- 
sposti al flagello, è al caso di potere indagare tutte le cause e il modo 
di diffusione del male, 

T, DE STEFANI-PEREZ. 


— 49 — 


COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI 
DELLA SICILIA 


di ENRICO RAGUSA 


Carabus (Eurycarabus) morbillosus F. 


var. viridulus Ragusa var. nov. 


È meno comune della var. ServiZlei Sol. dalla quale si distingue 
per le elitre tutte d’ un bel verde smeraldo, con i bordi verdi dorato. 

Solier descrivendo (1) la var. Servillei la disse d’ un cupreo meno 
rosso che l’alternans e pare non conoscesse esemplari a tinta verdastra. 

Ne posseggo una bella serie d’ esemplari di Palermo (Monte Pelle- 
grino, Favorita), Castelvetrano e Ficuzza. 


Harpaloderus (decipiens var.) Janus Reitt. (2) 


Posseggo due esemplari di questo coleottero dei dintorni di Paler- 
mo, descritto dal Reitter come specie ruova della Spagna. 


Amblystus tenebrosus De}. 
var. Solieri De). 


Si distingue dal tipo specialmente per avere, al 5° e 7° intervallo 
della punta delle elitre, una breve linea di punti. 

Ne possggò un solo esemplare trovato nell’isola di Ustica a Tra- 
montana (Gorgo Salato) il 26 settembre 1886 dal Prof, G. Riggio. 

Bertolini lo cita della sola Liguria. 


(1) Solier Ann. Soc. Ent. Francia 1835, pag. 118. 
(£) Bestimmungs Tabelle Eur. Col. XLI Heft. pag. 102. 


Il Nat. Sic., Anno XVII. ri 


5) 


Harpalus dimidiatus Rossi 


Trovai nel maggio alla Ficuzza tre esemplari di questa specie nuova 
per la Sicilia, conosciuta di Piemonte, Trentino, Veneto, Toscana e Sar- 
degna. 


Cymindis canigoulensis Fairm. 


var. Chaudoiri Fairm. 


Ebbi dall'amico Vitale tre bellissimi esemplari di questo interessan- 
tissimo coleottero esclusivamente siciliano. 

Furono trovati nel messinese, in contrada Scala e Calamarà , nel- 
l'ottobre e novembre scorso. 

Io ne possedevo un solo esemplare in buono stato, donatomi dal 
Baudi e raccolto in Sicilia dal De Marchi, ed un altro esemplare mu- 
tilato, raccolto da un giovane entomologo nel messinese. 

Rettifico ciò che pubblicai nel numero passato riguardo alla Cy- 
mindis angularis e suturalis, cioè che erano con dubbio da notarsi di Si- 
cilia, mentre nel Nat. Sic. Anno XI, p. 165, dissi che Baudì vide la pri- 
ma di Sicilia, e la seconda esiste nella mia raccolta. Nat. Sic. XV, pa- 
gina 139. 


Zuphium baeticum Daniel 


I Zuphium che erano nella mia raccolta sotto il nome di Chevrolati 
Rttr., sono invece il daeticum Daniel, nuova specie descritta (1) nel 1898. 

L’autore dice che il numidicum Luc.. Boccagei Oliveira e Faillae 
Reitter, sono specie assai vicine, e ritiene il PazZZae identico al Boccaget, 
mentre il numidicum si distingue da queste due specie solamente per 
una punteggiatura più fina e per il corsaletto che è indistintamente pe- 
loso ed assolutamente diverso dal C'hevrolati che il Marseul avea posto 
in sinonimia. 

Riguardo al Z. unicolor Germ. di Sicilia, consiglia mettere questa 
specie fra le varietà della Chevrolati, a testa tutta d'un testaceo chiaro: 
ora siccome la Chevrolati non è ancora stata trovata in Sicilia, io ri- 


(1) Coleopteren-Studien IT. Miinchen 1898, pag. 24 a 30. 


(N: a 


tengo che l’ unicolor sia stata invece il daeticum mal descritta dal Ger- 
mar, come lo fu la vibex Motsch. che metterei anche qual sinonimo di 
quest’ultima specie. 

Nella mia raccolta figura una bellissima serie di Z. Faillae Reitter, 
e Z. baeticum Daniel, tutti provenienti dalla Ficuzza (Ciacca di Mezzo- 
giorno e Niviera, alla Busambra), dove il sig. Georg Kriiger li trovò 
sempre in località umide, sotto pietre fortemente attaccate al suolo, as- 
sieme ad un piccolo ragno giallognolo del quale certamente i Zuphium 
si nutrono. Trovando questi ragni si può essere sicuri che a breve di- 
stanza sì troveranno anche dei Zuphium, dove invece mancano, non vi 
sono Zuphium. Sotto una sola pietra ove erano un'infinità di questi pic- 
coli ragni, il Kriiger trovò 83 Zuphium Faillae (i soli che abbia trovati), 
mentre il Z. baeticum è meno raro ed il Kriiger ne raccolse abbastanza. 


Ocyusa (Consya) nigrata Fairm. 


Bertolini la cita del Piemonte e Sardegna, per la Sicilia è nuova 
e fu trovata quest'inverno in unico esemplare dal sig. Georg Kriiger, 
alla Ficuzza, che volle arricchirne la mia collezione. 


Aleochara curtula (oeze 


E specie comune in tutta Italia, ma di Sicilia non si conosceva an- 
cora. Ne posseggo due esemplari uno dei dintorni di Palermo ed un 
altro trovato dal Vitale presso Messina a Colla il 10 gennaio 1904. 


Notothecta (Kraatzia) laevicollis Rey. 


Questa specie era conosciuta della sola Gallia meridionale. Ne ho 
avuto dal sig. G. Kriiger dalla Ficuzza sei esemplari trovati d’inverno, 
assieme alla N. inflata Fauv. tanto comune in Sicilia. L’ ebbi determi- 
nata dal sig. Dott. Max Bernhauer al quale la comunicai. 


Athneta (Earota) Reyi Kiesw. 
Ebbi questa rarissima specie, nuova per la Sicilia, dal sig. Georg 


Kriiger, che me ne inviava una dozzina d’ esemplari raccolti nella sua 
stanza, alla Ficuzza, dentro le scatole degli allevamenti di bruchi. Se- 


condo il Bertolini è conosciuta dalla Toscana, dall’Italia centrale e me- 
ridionale. Ganglbauer la dice (1) rarissima. 


Tachyporus macropterus Steph. 
var. Abner Saulcy 
Ho trovato questa varietà nuova per la Sicilia, in pochi esemplari 


nei dintorni di Palermo. Si distingue del tipo per avere sulle elitre una 
grande macchia giallo-bruna. 


Mycetoperus Baudueri Muls. 
var. piceolus Rey 


Questa varietà si distingue dal tipo per il corsaletto bruno a mar- 
gini più chiari, le elitre rosso-brune, la radice delle antenne i palpi e 
le gambe d’ un rosso giallo chiaro. Sarebbe nuova per la Sicilia ed an- 
che per l’Italia. N’ ebbi un esemplare dall’ amico Vitale che lo prese a 
Messina (Colla) il 7 agosto dell’anno scorso. 


Mycetoporus clavicornis Steph. 


E nuova per la Sicilia, ne trovai un esemplare a Palermo, d'’ in- 
verno, sopra il muro della terrazza in casa di mio fratello. 


Quedius (Microsaurus) crassus Fairm. 


— Sarebbe non solamente nuova per la Sicilia, ma anche per l’Italia, 
non essendo citata dal De Bertolini. L'ho in unico esemplare raccolto 


LI 


sulle Madonie anni or sono. E specie rarissima. 


Quedius hispanicus Brnh. 
Questa specie nuova per la Sicilia, sembra poco rara alla Ficuzza, 


avendone avuti una dozzina d’esemplari del sig. Georg Kriiger che ve 
li raccolse d’inverno. 


(1) L. Ganglbauer. Die K:ifer von Mittel-europa. Band II, pag. 175. 


Quedius xanthopus Er. 


Ebbi un esemplare di questa specie nuova per la Sicilia dall'amico 
Luigi Failla che certamente l’ebbe a trovare nelle vicinanze di Castel- 
buono. E specie poco rara. 


Staphylinus picipennis F. 


Specie nuova per la Sicilia e da me posseduta in unico esemplare, 
trovato alla Ficuzza e donatomi dall'amico Georg Kriiger. 


Philonthus apenninus Fiori 


Assai interessante sembrami la scoperta in Sicilia di questa specie, 
conosciuta dall’Emilia, Ne ebbi due esemplari dalla Ficuzza dal signor 
Georg Kriiger quest'inverno. 


Philonthus fuscipennis Mannh. 


E nuova per la Sicilia. Ne ebbi due esemplari della Ficuzza rac- 
colti dall’ amico G. Kriiger, ed uno dei dintorni di Palermo trovato da 
me stesso. E specie comune. 


Philonthus varius Gyll. 


Ebbi della Ficuzza dal sig. Kriiger, un esemplare di questa specie 
nuova per la Sicilia, dove non si era trovata che la var. bimaculatus 
Grav. Altro esemplare l’ ebbi donato dal sig. Teodosio De Stefani che 
lo prese a San Martino presso Palermo il 13 giugno 1882. 


Philonthus varius Gyll. 
var. nitidicollis Boisd. 


Questa bella varietà nuova per la Sicilia, ed anche per l’Italia, mi 
fu donata in unico esemplare dal sig. Georg Kriiger che la trovò alla 
Ficuzza. Si distingue dal tipo per avere le elitre sino alla base, la su- 
tura ed il bordo rosse. 


SR 2, 


Leptacinus parumpunctatus Gyll. 
var. rubricollis Reitt. 
Ne ho sette esemplari dei dintorni di Palermo. Nella mia raccolta 


figura come varietà del L. parumpunetatus, mentre nel catalogo del 
Bertolini è messo come varietà del sardous Fiori, ed è citato di Sicilia. 


Stenus asphaltinus Er. 


È nuova per la Sicilia, e la posseggo in due soli esemplari avuti 
dall'amico Vitale, che li trovò nel messinese, uno a Colla il 5 ottobre, 
ed un altro a Ringo il 16 ottobre 19053. Il Dottore Antonio Porta nella 
sua Revisione degli Stafilinidi italiani (1) pag. 32, crede che si trovi non 
comunemente in tutta Italia. 


Stenus providus Er. 


i Presi nei dintorni di Palermo d’inverno sopra un muro, un esem- 
plare di questa specie nuova per la Sicilia. Il Dr. A. Porta la cita del 
Trentino, Piemonte, Alpi marittime, Sardegna. 


Stenus melanarius Steph. 


Questa specie, nuova per la Sicilia, fu trovata presso la Ficuzza in 
primavera dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava quattro esemplari. 
Il Dr. A. Porta la cita del Trentino, Piemonte, Emilia, Sardegna, Lazio, 
Toscana. 


Stenus (Mesostenus) fuscicornis Er. 


Si conosceva d’Italia, della sola Sardegna (Dr. A. Porta loc. cit.), 
ne presi un esemplare a Palermo sopra un muro, nel novembre scorso. 


(continua) 


(1) Rivista Coleot. Ital., Anno II, n. l a 3. 


CATALOGO RAGIONATO 


DEI 


COlro resi Ss LORENA 


(Cont. ved. num. preced.) 


—_—___16>e 


ARAMMICHNUS Gozis, 


cribricollis Gyll.. . È la specie più comune di Sicilia e si trova citata da 
tutti. Rottenberg la dice comune sotto la corteccia de- 
gli ulivi, ed assai variabile nella s2ultura delle testa 
e corsaletto. La posseggo in numero, avendola raccolta 
ovunque in Sicilia. Vitale la dice comune sotto la 
corteccia degli alberi fruttiferi. 

var. terrestris Mar. Non posseggo questa varietà che è citata di Sicilia e si 
distingue dal eribricollis per il solco rostrale che si 
prolunga sulla fronte. 

striatosetosus Boh. . De Marseul citandola come varietà della crebricollis la 
dice propria di Sicilia. Ne ho pochi esemplari avuti 
dal Vita!e, dalla provincia di Messina. Vitale e Baudi 
me la notarono come varietà del cribricollis. 

sulcirostris Boh. . . Vitale la possiede ed il Baudi pure, a me manca. Vi- 
tale la trovò dall’ ottobre al marzo nelle screpolature 
della corteccia dei Pinus. Il De Marseul e Stierlin la 
citano di Dalmazia. 

scabrosoides Stierl. . Ne posseggo due soli esemplari trovati alla Ficuzza. Lo 
Stierlin descrivendo'a nel 1877 disse di averla avuta 
di Sicilia dal sig. Jekel. Baudi pure la trovò e me la 
notò come varietà del su/cirostris. 

pustulatus Vitale . . Posseggo cinque esemplari di questa bella nuova specie, 
sono tutti dell’agro messinese e li ebbi dall'amico Vi- 
tale, che la descrisse nella Rivista Coleotterologica I- 
taliana, Anno I,.1903, a pag. 22. 

comparabilis Bohm. . Citata da varii autori, la posseggo in moltissimi esem- 
plari trovati specialmente alla Ficuzza dove è comune. 

umbilicatus Stierl. . Fu descritta di Sicilia, ed è buona specie; Baudi me la 
citò come specie, nel catalogo di Berlino figura come 
varietà, e così pure in quello del Vitale, La posseggo. 


e 6 — 


elatior Stierl. . * . Questa specie fu descritta di Sicilia. Ne posseggo pochi 
esemplari che debbo alla gertilezza dell'amico Vitale, 
che ne volle arricchire la mia raccolta. 

neapolitanus Stierl. . Non posseggo questa specie descritta di Sicilia e Napoli. 
Nella mia collezione alcuni esemplari della puZcheZ2us, 
portavano erroneamente questo nome. 

pulchellus Stierl. . . Fu descritta di Sicilia e ne posseggo varii esemplari. 

“_ Baudi me la notò ed il Vitale la cita di Castanea dove 
ne trovò un esemplare nel maggio 1888. 

Jjuvencus Gyll. .. . Ho pochi esemplari di questa specie e l’ebbi sotto il si- 
nonimo di tomentosus Gyll. da Messina dal Vitale che 
la trovò a Castanea (Messina), 

setulosus Stierl. . . Specie descritta di Sicilia che non posseggo ancora. 


TouRrniIERIA Stierl, 


scopularis Hoch. . . Non posseggo questa specie notatami dal Baudi e che 
Vitale possiede di Sicilia. 


TyLopERES Schònh. 


Dejeani Boh. . . . È citata nel catalogo di Berlino ed in quello del De Ber- 
tolini. Vitale non ne tenne conto nel suo catalogo; ed 
io credo con ragione, giacchè fu certamente un errore 
di stampa il citare Sî. invece di St. essendo questa 
specie descritta dalla Stiria. 


TRrocLoRRHYNcHUus Schm. 


phasma Rott. . . . Questa specie che non posseggo fu scoperta nel cavo di 
una vecchia quercia sull’Etna sopra Nicolosi (1). 


(1) Vitale cita una specie (?) trovata dal Baudi, e che questi a me pure notò nell’e- 
lenco delle specie che raccolse in Sicilia, ora siccome la collezione del Baudi trovasi al 
Museo di Torino, scrissi al Prof. Camerano, il quale mi rispose: « nel catalogo mano- 
scritto della collezione Baudi che noi possediamo v’è solo questa indicazione Zroglorrkyn- 
chus sp. n.? (Sicilia), ma non risulta da chi sia stato raccolto nè in che località. Nella 
collezione neppure si trovano maggiori indicazioni. Ho dato uno sguardo all’insetto che 
porta queste incerte indicazioni: si tratta di insetto più piccolo delle altre specie di 
Troglorrhynchus che possediamo, ed ho anche qualche dubbio sul genere. In questo mo- 
mento occupatissimo e con ciò è impossibile procedere ad uno studio minuto. Più tardi 
la cosa potrà farsi e le darò maggiori ragguagli ». 


SS, PDA 


Stomodes Schònh. 


tolutarius Boh. . . Specie della Crimea che fu ridescritta di Sicilia dal Tour- 
nier sotto il sinonimo di puncticollis. Non la posseg- 
go ancora. 

elongatus Hoch. . . Posseggo un solo esemplare di questa specie, nuova per 
la Sicilia, lo trovai sulle Madonie molti anni or sono 
nel luglio. Stierlin nella sua monografia dice questa 
specie forse identica al tolutarius. Ora il mio esem- 
plare così determinato, non ha sulle elitre fra le linee 
di punti, altri punti tanto grossi quanto quelli delle 
linee, come dovrebbero essere nell’ elongatus; invece 
ha dei punti finissimi, come sono descritti nel pun- 
cticollis, ma, per appartenere a questa specie, man- 
cano i grossi punti sul corsaletto. Bisognerebbe ripren- 
dere questo insetto in numero per stabilirne con cer- 
tezza la determinazione. 


Peritelus Germ. 
HomorHyTHMus Bedel 


planidorsis Seidl, . Non posseggo ancora questa specie descritta dalla Fran- 
cia meridionale e che il Baudi trovò in Sicilia. 

hirticornis Herbst. . Vitale lo raccolse sui noccioleti di Tortorici nell’ aprile, 
lo posseggo in molti esemplari trovati nel maggio nei 
boschi presso Castelbuono ; è specie comune in tutta 
Europa. 

grandis Desbr. . . . Descritto di Sicilia nel 1888. Baudi mi scriveva di pos- 
sederlo di Sicilia ed averlo avuto dal Vitale. Ne ho 
un gran numero d’ esemplari determinati dallo stesso 
Desbrochers. 

Cremieri Boh... . Trovo questa specie citata di Sicilia dal Seidlitz che disse 
averne visto un esemplare di Sicilia nella collezione 
dell’Aubè (1). Non la posseggo. Vitale omise citarla. 


PERITELUS 1. Sp. 


Grenieri Seidl. . . Non posseggo ancora questa specie che varii autori ci- 
tano di Sicilia, ed il Bertolini riporta. 


LI 


(1) Berl. Ent. Zeit. 1865, pag. 341, 
Il Nat. Sic., Anno XVII, 8 


RIT gn 


Lostiae Desb. . . . Bertolini la cita di Sardegna ed anche di Sicilia. Non 
la posseggo. Fu trovata nell’ agosto in Sardegna dal 
sig. Lostia e descritta nel Frelon nel vol. II, pag. 88 
e non nel vol. I, pag. 81 come disse lo stesso Des- 
brochers nella « Table Alphabetique » del vol. 6° del 
Frelon. 

flavipennis Duv. . . È il subdepressus Muls. descritto dalla Francia meridio- 
nale e che il Bertolini cita «di Sicilia, mentre credo 
che la sola varietà seguente siasi trovata da noi. 

var. siculus Seidl. . Non posseggo questa varietà della specie precedente, de- 
scritta di Sicilia sopra un esemplare della collezione 
del sig. Fairmaire, e citata da varii autori. Essa si 
distingue specialmente per le elitre più larghe, le ti- 
bie posteriori più allungate ed all’angolo posteriore ri- 
coperte di setole gialle invece di nere. 

Kraatzi Tourn. . . Fu descritta di Sicilia nel 1865, ma nè il Vitale nè io 
la possediamo. Dubito vi sia stata confusione con al- 
tra specie vicina. Seidlitz nella sua monografia (1) la 
cita con dubbio e si domanda a qual genere appar- 
tiene. 

parvulus Seidl. . . Fu descritta di Toscana. È citata dal Vitale (loc. cit.) 
che la trovò sui monti Cicci nel messinese. Bertolini 
la cita dell’Italia centrale della Corsica e Sicilia. Io ne 
ho nove esemplari trovati dal Vitale nel gennaio e 
marzo scorso a Scalazzo (2). 

Vitalei Desbrochers. . Descritta, nel Frelon, vol. II, pag. 7, di Messina ove la 
scoprì il Vitale sui monti Cicci. Ne posseggo una doz- 
zina d’esemplari trovati tutti dal Vitale nel gennaio a 
Colla. 


albicans Hoch. . . Non la posseggo, nè credo esista descrizione di Peritelus 
sotto questo nome. Vitale la cita con dubbio (3) per- 
chè la trovò notata dal Bertolini. Non trovo questa 
specie citata dal Seidlitz e Stierlin, nè nel catalogo di 
Berlino, nè in quello di Gemminger e Harold, 


(1) Berl. Ent. Zeit. 1865, pag. 275. 
(2) Bertolini erroneamente nel suo catalogo segna un Perztelus Nalicus Desbr. che 


non esiste, vi è invece un P. Italicus Mars. il quale è sinonimo del pareulus Seidl. 
(3) Nat. Stc., Anno X, pag. 38. 


Sat a 


Reitteri Vitale (1). . Scoperto il 12 dicembre 1901 a Castroreale Bagni, sotto 
: la scorza di un olivo. Ne ho 15 esemplari cedutimi 
dal Vitale che li trovò nel Messinese. 
muscicola Str. . . Descritta di Corsica (muscorum Desbr.) È citata dal Vi- 
tale perchè il Baudi gliela notò, ed a me pure scrisse 
di aver trovato in Sicilia una varietà di questa spe- 
cie. Bisognerebbe verificarla al Museo di Torino e ve- 
dere cosa sia. 


Merra Duval 


latiscrobs Desb. . . Specie descritta di Corsica e citata dal Vitale come tro- 
vata in Sicilia dal Failla. Io la posseggo in unico e- 
semplare. 

sicula Desbr. . . . Fu scoperta in Sicilia dal Failla nel bosco di Castelbuono 
e descritta nel 1892 (2). lo non la posseggo ed il solo 

: esemplare scoperto è posseduto dal Desbrochers. 

exiguus Stierl. . . . Specie descritta di Sicilia (3) non è rara a Palermo sotto 
le pietre. Io ne ho pochi esemplari. Baudi me la notò. 

Pfisteri Stierl. . . . Altra specie esclusiva di Sicilia assai comune nei din- 
torni di Palermo d’inverno setto le pietre, specialmente 
sul Monte Pellegrino dove l’ho raccolta abbondantemen- 
te. Baudi la notò. 

microphthalmus Seidl. Non posseggo questa specie siciliana che Baudi mi notò, 
senza indicarmi in quale parte dell’ isola l’ abbia tro- 
vata. 


Holcorrhinus Schoaherr 


siculus Seidl. . . . Non posseggo questa specie che ritengo rarissima non 
essendo stata ritrovata ed ignoro in quale provincia 
della Sicilia sia stata scoperta. Fu descritta come va- 
rietà del parvicollis, sopra esemplari esistenti nelle 
collezioni del Dott. Hampe e Dott. Kraatz. 


(continua) E. Ragusa. 


(1) Rivista Coleot. Ital. Anno I, pag. 23. 
(2) Le Frelon. Vol. II, pag. 4-5. 
(3) Mitt. Schw. ent. Gesell. Vol. 6, 1883. Bestimmungstabellen IX, pag. 108. 


26) 


Caro Ragusa, 


La tua idea di fondare in Roma un Museo Nazionale nel quale do- 
vrebbero , per lasciti generosi, essere conservate le collezioni italiane 
semplicemente di Arfropodi, mi. ha sempre sedotto; ma l’ho anche cre- 
duta di difficile attuazione specialmente per la difficoltà di trovare nel 
nostro paese i mezzi pecuniarii necessari. 

Il Governo, invero, potrebbe dare un po’ di aiuto, e .il momento 
mi sembra assai opportuno per la fortunata occasione di trovarsi alla 
P.I. un Ministro intelligente e desideroso di potersi rendere sempre più 
utile al paese; ma le speranze maggiori dovrebbero essere riposte nella 
generosità privata ad esempio di quelia fondata recentemente a Berlino 
dal Dott. G. Kraatz e di altri pochi volenterosi; il Kraatz, oltre all’ a- 
vere acquistato una casa per uso del Deutsche Entomologische National - 
Museum, ha con testamento assicurato ad essa i mezzi di sussistenza. 

Credi tu, caro amico, che tra noi si troverebbero di simili generosi ? 
Se col tuo entusiasmo credi di sì, io ti esorto a portare avanti la tua 
bella idea a mezzo del tuo diffuso « Naturalista Siciliano » e con tut- 
t'altri mezzi che crederai del caso; se tu sei capace di far spuntare un 
Dott. Kraatz italiano ed altri generosi come coloro che si sono uniti a 
lui, egregio Ragusa, sarai degno di lode quanto colui che con la sua lar- 
gizione volle conservare alla Scienza un materiale preziosissimo. 

È un fatto, che se in Italia abbiamo i Musei universitarii, i Diret- 
tori che vi sono preposti oggi non tengono a farla da' conservatori, essi 
mirano piuttosto a crearsi un nome nella Scienza e delle collezioni non 
sì dànno cura, queste quindi vanno in malora e quelle dei privati, dopo 
la loro morte, non avranno sorte migliore. I collezionisti adunque ac- 


coglieranno favorevolmente la tua proposta, ad essi sarà certamente di 


Ti f ge 
soddisfazione il sapere che il frutto dei loro studii, le loro raccolte ver- 
ranno conservate e custodite scrupolosamente. 

Il Deutsche Entomologische National-Museum ha lo scopo di riunire 
e conservare in unico locale, sotto la cura di un custode a vita, le col- 
lezioni entomologiche tedesche, chi aderisce a questa istituzione deve 
obbligarsi a lasciare ad essa, dopo la sua morte, le proprie raccolte e 
volendo, la propria biblioteca ed anche, sempre pel miglioramento del- 
l’Istituto, delle somme; in tal modo verrà conservato un materiale scien- 
tifico che in caso diverso andrebbe perduto o per lo meno, sparso in 
diversi musei senza garenzia e di nessun utile agli studiosi. 

Si, caro amico, la tua idea è ottima e mi vado persuadendo che 
può passare nel campo pratico. Se in Germania hanno istituito un tal 
Museo, perchè qualche cosa di simile non può farsi anche da noi? 

Propugna adunque questa idea della quale mi hai parlato tante 
volte e se un piccolo dono può essere favilla d’incoraggiamento agli al- 
tri, io, sin da ora, impegno la mia modesta collezione Imenotterologica 
siciliana e quella Cecidologica europea pel Museo Nazionale Italiano de- 
gli Artropodi. 

Il tuo 
T. DE STEFANI. 


Bibliografia e recensioni 


» st <— TT 


Bezzi M.-—-Intorno ai generi Pelethophila Hagenb. e Chiromyia R. D. 


(Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, vol. XLIII-1904 — 
Milano). 


L’A. si intrattiene a rettificare la sinonimia di questi due generi di dit- 
teri facendo notare che il nome Pelethophila Hagenb. è da collocarsi in sino- 


— (I 


nimia di Psila Meigen e che il genere Chiromyia R. D. deve essere conservato 


per ragioni di priorità per quel gruppo di specie, rappresentato dalla vera 
. Musca flava di Linneo. Fissa quindi la sinonimia del genere e quella delle spe- 
cie relative. 


Silvestri F. — Nuovi generi e specie di Machilidae (Redia, vol. II, fa- 
scicolo 1°, 1904 — Firenze). 


L’ A. in questo suo studio ci dà la descrizione di un nuovo genere e di 
due nuove specie di questa famiglia di insetti ; il primo lo chiama Machiloi- 
des; le specie le indica col nome di Machilis alternata e M. meticulosa; dà i- 
noltre un prospetto dei generi e infine una tavola analitica per la determina- 
zione delle specie italiane. 


Trotter A. — Osservazioni sugli Acarodomazii (Bullettino della Società 


botanica italiana, 1904 — Firenze). 


L’A. porta un piccolo contributo all’elenco delle piante acarofile con due 
specie sfuggite in quello ricchissimo di O. Penzig e C. Chiarbrera. 


Perez I. — L’Étude des Xy/ocopes (Actes de la Société Linnéenne de 
Bordeaux, Tom. LVI, 1901). 


L’A. in questa pubblicazione rivede le specie del genere Xylocopa e dopo 
avere discusso i diversi caratteri indicati da alcuni autori per distinguere le 
specie dell’antico continente e dell’ America, conchiude col dire che quelle del 
primo hanno per regola lo spazio triangolare della faccia posteriore del torace 
molto ristretto e anche cancellato; le specie americane invece a corsaletto tron- 
cato presentano un triangolo così esteso come quelle a corsaletto arrotondato. 

Continuando il suo esame il sapiente autore viene a parlare della parte 
anteriore o declive del primo segmento dell’ addome che nelle Xylocope pro- 
priamente dette è più o meno depresso e concavo; nelle Coptorthosoma in al- 
cune specie invece, questa concavità prende uno sviluppo straordinario e viene 
a formare spesso una specie di caverna scavata nell’interno del segmento, ma 
essa non si osserva mai nei maschi. Questa specie di camera è ordinariamente 
abitata da numerosi acari di grossa taglia che trovano colà un sicuro riparo. 
Il signor R. C. L. Perkins crede che questi acari siano parassiti dell’ape che 
li porta, l’A. invece ritiene che gli acari annidati nella camera del primo seg- 
mento si servono dell’animale come veicolo per farsi trasportare nell’ambiente 
dove trovano di nutrirsi, cioè nei loro nidi. 


— 63 — 


L’ A. continua fissando alcuni caratteri diagnostici e spiegando la strut- 
tura di alcune parti e dando infine la descrizione di 90 specie europee e afri- 
cane, asiatiche e americane tra le quali 8 nuove per l’ Europa e 1’ Africa, 13 
per le asiatiche, 15 per le americane. 


— @Espèces nouvelles de Mellifzres ( Procés verbaux des séances de la 


Sociétè Linnéenne de Bordeaux, Tom. LVII, 1902 et LVIII, 1903). 


L’A. descrive circa 170 nuove specie di mellifere di diversi paesi, tra le 
quali ne riscontriamo sei nuove per la Sicilia, cioè: Anthophora Stefanii, An- 


drena emarginata , A. panurgina, A. heterodora, Halictus brevicornis e Pro- 
sopîs soror. 


— De l’Attraction exercée par les couleurs et les odeurs sur les in- 
sectes (2° Mémoire) (Mémoires de la Société des Sciences physique 
et naturelles de Bordeaux, T. III, (6. Serie—1903). 


In questo studio 1’ A. dimostra con numerose esperienze che gli insetti, 
contrariamente all’opinione più comune, non sono attirati dal profumo dei fiori 
solamente, ma anche dal loro colore; combatte quindi l’opinione di F. Plateau 
e le di lui esperienze che reputa sbagliate e riassume le relazioni che hanno 


gli insetti coi fiori che li nutriscono nelle seguenti cinque proposizioni : 


1. A distanza, gli insetti non possono essere guidati verso i fiori in massa 
che per gli effluvi odoranti che essi spandono e che le correnti d’ aria tras- 
portano. 


2. Alla distanza dove la corta vista di questi piccoli esseri può esercitarsi, 
questa interviene e li dirige con precisione vers) la sede del nettare che essi 
ricercano. 


3. Per i fiori isolati, il solo colore, in generale, li rivela agli insetti. L’o- 
dorato interviene, a corta distanza, per confermare o infirmare questa impres- 
sione. 


4. Il profumo può non coesistere col colore , o il colore coincide talvolta 
con un profumo non gradito; l’ odorato allora, a brevissima distanza, rettifica 
la nozione che la vista ha fornito. 


5. Infine vi sono dei casi ove il profumo è isolato, come il nettare da dove 
esso emana (fiori senza perianzio petaloidi, pannocchie femminili di salice etc.). 
L’odorato, allora, può intervenire solo. 


i 


È bene rimarcare, come diversi autori hanno di già fatto, e ciò si può rr- 
levare lo stesso dalle mie osservazioni, che l’odorato, se è solo, potrà bastare 
a condurre gli insetti sino al nettare che essi ricercano. 

Questo lavoro è seguito da un’appendice diviso in due note. Nella nota 4 
l’A. si domanda: L’ape bottinatrice è essa fedele ‘ad una specie di pianta de- 
terminata? 

Premette quindi alcuni chiarimenti in cui dice che Loew aveva designato 
col nome di oligotropi le api che non visitano che i fiori di un tipo determi- 
nato, e col nome di politropi quelle che si diriggono sopra fiori di tipo diversoi, 
cita ancora l’opinione di Ch. Robertson e quella di F. Plateau e dopo di averle 
‘ discusse conchiude che la fedeltà delle api in genere, ad una specie di pianta 
non ha nulla di assoluto, benchè essa sia molto frequente, 

La nota B tratta dei pretesi errori commessi dagli Imenotteri visitanti 
fiori; e l'A. ritiene, che gli esempi addotti per dimostrare questi casi sono in- 
sufficienti a darci una spiegazione e che quella proposta da Plateau, la visione 
imperfetta delle forme, non è sufficiente, anzi |’ A. ritiene che le sensazioni 
che la vista procura all’insetto visitando i fiori, quella che le fornisce i più mi- 
nuti dettagli, quella che determina i più piccoli suoi atti, è la percezione della 
forma. 

TS. 


NECROLOGIA 


Apprendiamo con sommo dolore la morte dell’ illustre sig. Ernst 
Brenske, avvenuta a Potsdam il 13 agosto scorso all’età di 60 anni. 

Il Brenske era ben noto per i suoi lavori sulle Melolonthidae; la sua 
morte è una grave perdita per l’entomologia. 

Sia permesso a noi che l’ebbimo per molti anni amico e corrispon- 


dente, inviargli l’ultimo Vale. 


E. R. 


| Ragusa Enrico i» Direttore resp. 


ANNO XVII 


IL NATURALISTA SICILIANO TAV.I 


Polyphaenis var. viridata. Ragusa. 
Syntomis. ab. Krùugeri Ragusa 
ab. ciclopea Ragusa. 


| 


Xanthomus Muls. 


* pallidus Curtis 
pellucidus Muls. 
aemulus Kiist. 

fusculus All. 
parvulus Lucas 

nanus Kiist. 

intersparsus Kiist. 


Nalassus Muls. 


* dermestoides Illig. 
quisquilius F. 
dryadophilus Muls. 


Catomus Allard. 


pygmaeus Kiist. 
juncorus Kiist. 
agonus Muls. 
siculus Kiist. 
tagenioides Kiist. 
* consentaneus Kiist. 


Allardius Ragusa. 


oculatus Baudi 


Alleculidae 


Alleculini 


Hymenorus 
Muls. 


*# Doublieri Muls. 


Prionychus 
Solier. 


Heryx Stephens. 


lugens Kiist. 
Bellieri Reiche 
Mauritanicus Muls. 
ater F. 
* subsulcatus Fairm. 


Madonie. 


— "i 


Gonoderina 
Gonodera. 
Muls. 
Cistela V. 
metallica Kiist. 
Isomira 
Muls. 


paupercula Baudi 

ferruginea Kiist. 
melanophthalma Luc. 

semiflava Kiist. 

murina v. maura Fabr. 
genistac ltottb. 

v. evonymi Fbr. 


Gerandry us 


Rottb. 
aetnensis Rottb. Etna-Madonie. 


Mycetcchara 
Bert. 


Ernocharis Thom. 
linearis Illig. 
Podonta 
Muls. 
italica Baudi 


Cteniopus 
Solier. 


Proctenius Reitt. 
luteus Kiist. 


Heliotaurus 


Muls. 
distinetus Cast. Lampedusa. 


Omopblus 
Solier. 
Odontomophlus Sol. 


armillatus Brull, 


* 


sr, 


e l4 


infirmus Kirsch 
lepturoides Fbr. 

betulae Kiist. 
pilosellus Kirsch 


* dispar Costa 
* melitensis Baudi 


fallaciosus Rottb. 
Omophlus i. sp. 


longicornis Bert. 
rufitarsis Leske 
Amerinae Curtis 
hirtus Seidl. 
picipes Fbr. 


Megischia Sol. 


curvipes Brull. 
Lagriidae 
Lagriini 


Lagria 
Fabricius. 


atripes Muls. 
hirta L. 


Apteronympha ÉSeidl, 


glabrata Oliv. 


Melandryidae 


Tetratomini 


Tetratoma 
Fabricius. 


fungorum F. 


Tedaldii Reitt. Madonie. 


Eustrophus 
Latreille. 


dermestoides F. 


Malta. 


* 


* 


Orchesiini 


Orchesia 
Latreille. 


sepicola Rosenh. 
minor Walk. 
maculata Muls. 


Melandryini 
Dircaeina 


Abdera 
Stephens, 


quadrifasciata Curt. 


Phloeotrya 
Stephens. 


granicollis Seidl. Madonie. 


Conopalpina 


Conopalpus 
Gyllenhal. 


brevicollis Kr. Madonie. 


Mordellidae 
Scraptiini 


Scraptia 
Latreille. 


fuscula Miill. 
ophthalmica Muls. 


Trotomma 
Kiesenwetter. 


pubescens Kiesw. 
Mordellini 


Tomoxia 
Costa. 


biguttata Gyll. 


* 


* 


Mordella 


Linné. 


bipunetata Germ. 

sulcicauda Muls. 
Ragusae Emery 

v. Ragusae Schilsky 

fasciata F. 

aculeata L. 

v. vestita Emery 

v. viridescens Costa 


Stenalia 
Mulsant. 


testacea Fabr. 
brunneipennis Muls. 
bisecta Baudi 


Mordellistena 
Costa. 


Mordellistena i. 


Neuwaldeggiana Panz. 
nana Motsch. 
parvula Gyll. 
episternalis Muls. 
v. intersecta Emery 
brevicauda Boh. 
micans Germ. 

grisea Muls. 

v. minima Costa 
pumila Gyll. 

var. deficiens Muls. 
stenidea Muls. 
Perrisi Muls. 
confinis Costa 


Tolida 
pulchella Muls. 


Muls. 


Anaspidini 


Pentaria 
Mulsani. 


badia Rosenh. 


ESS (ZI 


sp. 


Catania. 


Anaspis 
Geoffroy. 
Geoffroyi Miill. 
v. quadrimaculata Costa 
v. cruciata Costa 
v. testacea Ragusa 
. discicollis Costa 
. bipunctata Ragusa 
maculata Four. 
v. pallida Marsh. 
frontalis L. 
ruficollis F. 
v. Emeryi Ragusa 
nigripes Bris. 
pulicaria Costa 
subtestacea Steph. 
incognita Schil. 


Nassipa Emery. 
flava L. 

Spanisa Emery. 
labiata Costa 

Larisia Emery. 


Truquii Baudi 
Revelierei Emery 
Chevrolati Muls. 


Silaria Muls. 


brunnipes Muls. 
varians Muls. 
v. collaris Muls. 
scapularis Em. 


Rhipiphoridae 
Rhipidiini 
Myiodes 
Latreille. 
Myiodites auct. 


subdipterus Bos. 


Rhipiphorini 


Rhipiphorus 


Fabricius. 


paradoxus L. 
v. apicalis Gr. 
v. macularis Gr. 


Emenadia 


Laporte. 


flabellata F. 
* praeusta Gell. 


Meloidae 
Meloini 


Meloé 


Linne. 
Proscarabaeus St. 


proscarabaeus L. 
punctatus F. 
cyancus Muls. 

v. Siculus Baudi 

autumnalis Oliv. 

v. Heydeni Esch. 


Meloé s, str. 


brevicollis v. algiricus Esch. 
erythrocnemus Pall. | 
tuccius Rossi © 

sulcicollis Latr. 
v. corrosus Baudi 
v. scabricollis Br. 
cicatricosus Leach 
purpurascens Germ. 

aeneus Latr. 
rugosus Marsh. 

bilineatus Arag. 
v. scabritisculus Brandt 


Baudueri Gren. 
luctuosus Brandt 
murinus Brandt 


Lyttini 


Zonabris 
Harold. 


Mylabris auctor. 


variabilis Pallas 

v. fasciata Fues. 

v. lacera Kust. 

v. disrupta Baudi 

v. Guerini Chev. 

v. mutabilis Mars. 

v 4-punctata L. 
melanura Pall. 
4-maculata Latr. 

v. Schreibersi Reiche 

* flexuosa Oliv. 


++ impar Thunb. 


impressa Chev. 
v. stillata Baudi 
v. Ragusae Pic 
10-punctata F. 


Coryna Billbg. 


distincta Chev. 
v. sicula Baudi 
v. Billbergi Gyl. 


Lytta 


Fabricius. 


Cantharis auct. 


vesicatoria L. 


Cabalia Muls. 


segetum F. 
Bassii Lap. 


Madonie. 


Zonitidae 


Zonitis 


Fabricius. 


Bellieri Reiche 
nana Ragusa 
immaculata Oliv. 
praeusta Fab. 

v. flava Tausch, 
v. unicolor Ragusa 


Euzonitis Sem. 


6-maculata Oliv. 

v. bipunctata Ragusa 
fulvipennis Fabr. 
aurichoma Esch. 
bifasciata Schw. 

v. Palumboi Ragusa 
4-punctata F. 


Nemognatha 
Illiger. 


* chrysomelina Fabr. 
* v. nigripes Suff. 


Leplopalpus 


Guérin. 


* rostratus Fabr. 


Hapalus 


Fabricius. 


Hapalus s. str. 


Ri ge 


Favorita. 


Cerda. 


Castelv. 


bimaculatus v. Caruanae Proch. 


bipunctatus Germ, 
v. nigritarsis Ragusa 


Stenoria Muls. 


* apicalis Latr. 


Malta. 


Sitaris Latr. 


muralis Foerst. 
humeralis Fab. 

Solieri Pecch. 

v. tibialis Ragusa 


Pyrochroidae 


Pyrochroa 
Geoffroy. 


Kiesewetteri Fairm. 


Anthicidae 
Euglenini 


Euglenes 
Westwood. 


Xylophilus Curt. 
Olotelus Muls. 


pallescens Woll. . 
pruinosus Ksw. 
flaveolus Muls. 
neglectus Duv. 


Aderus Westw. 


populneus Panz. 
pygmaeus De G. 
boleti Marsh. 


Anthicini 


Notoxus 
Geoffroy. 


brachycerus Fald. 
monocerus L. 
mauritanicus Laf. 
excisus Kiist. 
excisus Truqui 
siculus Laferté 


trifasciatus Rossi 
cornutus F. 
v.“armatus Schm. 


lobicornis v. serridens Reitt. 


Mecynotarsus 
Laferte. 


serricornis Laf. 
rhinoceros F. 


Amblyderes 
Laferte. 


scabricollis Laf. 


Formicomus 
Laferté. 


pedestris Rossi 
v. atratulus Reitt. 
latro Laf. 
canaliculatus Laf. 


Tomoderus 
Laferté, 


compressicollis Mots. 


Anthicus 
Paykull. 


Leptaleus Laf. 


Rodriguesi Latr. 


Stenidius Laf. 


* vittatus Luc. 


(Cyclodinus Muls.) 


coniceps Mars. 


debilis Laf. Pantelleria. 


humilis Germ. 
v. nigrinus Zett. 
v. Lameyi Mars. 
Bremei Laf. 


minutus Laf.: 

v. lateralis Kiist. 

v. blandulus Baudi 

Siciliae Pic 

floralis F. 

formicarius Goeze 
quisquilius Thom. 

instabilis Schm. 

v. semiruber Pic 

v. sabuleti Laf. 


* ophthalmicus Rottb. 


longicollis Schm. 
transversalis Villa 
tenellus Laf. 
longicollis Schm. 
longiceps Laf. 
dichrous Laf. 
Ragusae Pic 
velox Laf. 
4-guttatus Rossi 
hispidus Rossi 
antherinus L. 
v. Syriae Pic 
laeviceps Baudi 
v. cruciferus Ragusa 
v. lucidipes Pic 
bifasciatus Rossi 
tristis Schm. 
niger Oliv. 
fuscicornis Laf. 
v. picicornis Rey 
ochreatus Laf. 
subsericeus Pie 
Lucasi Laf. 
fenestratus Schm. 
v. submaculatus Pic 
v. nigricans Pic 
fumosus Lucas 
Genei Laf. 


Eonius Thm. 


sanguinicollis v. ruficollis Schm. 


* 
* 


— 79 


Aulacoderus Laf. 
Frivaldeskyi Laf. 
Ochthenomus 
Schmidt. 


punctatus Laf. 
unifasciatus Bon. 
tenuicollis Rossi 


Oedemeridae 


Sparedrus 
Serville. 


Orsinii Costa Castelbuono. 


Nacerdes 
Schmidt. 


melanura L. 


Anoncodes Schm. 


viridipes Schm. 
azurea Schm. 


Asclera 
Schmidt. 


Ischnomera Steph. 


xanthoderes Muls. 
haemorrhoidalis Schm. 
coèrulea L. 


Oedemera 

Olivier. 

melanopyga Schm. 
sicula Dej. 

podagrariae L. 
Schmidti Germ. 
brevicollis Schm. 
v. tibialis Schm. 


* tristis Schm. 
* unicolor Schm. 


nobilis Scop. 
coerulea L. 
atrata Schm. 


flavipes F. 
barbara F. 
virescens L. 
lurida Marsh. 


Probosca 
Schmidt. 


virens F. 


Stenostoma 
Latreille. 


*# coeruleum Pet. 
rostratum T. 


Phythidae 
Salpingini 


Rhinosimus 


Latreille. 


planirostris F. 
aeneus Oliv. 


Mycterini 


Mycterus 
Olivier. 


curcu.ionoides F. 
Cyclopidius Seidl. 


umbellatarum P. 
pulverulentus Kiist. 
v. Siculus Baudi 


Curculionidae 


Otiorrhynchini 


Otiorrhynchus 


Germar. 


Dodecastichus Stierl. 


consentaneus Boh. 
* rhacusensis Germ, 


* 


* 


X* 


* 


Pa Va 


v. siculus Dej. scabrosoides Stierl. 
v. nigripes Ragusa pustulatus Vitale 
* sensitivus Scop. comparabilis Bohm. 
* sabulosus Gyll. umbilicatus Stierl. 
aurifer Boh. | elatior Stierl. 
* Lefebvrei Gyll. * neapolitanus Stierl. 
v. morulus Boh. pulchellus Stierl. 
meridionalis Gyll. juvencus Gyll. 
* sulphurifer Oliv. tomentosus Gyll. 
orientalis Gyll. * setulosus Stierl. 
* vchemens Bohm. Tournieria Stierl. 
* griseopunctatus Bohm. 
* niger F. * scopularis Hoch. 
PUR rugipennis Bohm. Tyloderes Schònh. 
#* haematopus Bohm. 
:- * Dejeani Boh. 
morio F. 
v. ebeninus Gyll. Troglorrhynchus Sch. 


atroapterus De G. 


plumipes Germ. AMO ir 
necessarius Stierl. Stomodes 
affaber Fairm. , Schonherr. 
pseudomias Hoch. : 

* tolutarius Boh. 


Dory:mernu'stSeidl. _g 7 - puncticollis Tour. 


i elongatus Hoch. 
pupillatus Gyll. : 

difficilis Stierl, Perielae 
* heteromorphus Rottb. SE 
austriacus F. Homorhythmus Bedel 
* corruptor Host. 
v. ornatus. Stierl. 


armatus Bohm. 


* planidorsis Stierl. 
hirticornis Herbst. 


randis Desbr. 
v. romanus Boh. 5 


: i * Cremieri Boh. 
v. minor Vitale 
lugens Germ. Peritelus i. sp. 
sulcatus F. * Grenieri Seidl. 
Arammichnus Gozis * Lostiae Desb. 
* flavipennis Duv. 
cribricollis Gyll. subdepressus Muls. 
v. terrestris Mar. * v. siculus Seidl. 


* 


Kraatzi Tourn. 
sulcirostris Boh. parvulus Seidl, 


striatosetosus Boh. 


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ANNUNZI 


— e. 


Hanno pagato l'abbonamento i signori : 
Conte Amilcare Anguissola, Dott. Ed. Graeffe, J. Escher-Kiindig, 
Dott. F. Roccella, Vittorio Ronchetti. 


Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell’abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Il sig. Georg C. Kriiger — Bosco Ficuzza (Prov. Palermo )— offre 
le specie seguenti, e fa con piacere agli abbonati del Naturalista Sici- 
liano delle spedizioni d’insetti a scelta: 


VELDEVINELIVENIILELIVARKABELELK(KKANKKK TAKE TIRKKEEVI VA KITE NtA LATE TA TTI LIRA KRTAATI IILTITTI 


Zuphium baeticum Daniel US ; DS 
Pedius Siculus Levr. 3 7 3 è » 
Dichirotr. v. chloroticus De]. . : ; » 


DI ND dI DI 
| 


Agrotis faceta Tr. i 10 - i L. 
Leucania Sicula Tr. . z S : » 
Celaena vitalba Frr. È ; 7 ; » 
Syntomis ab. Kriigeri Ragusa . ì 3 » 


| 


50 


Lei 
bo 2 


Prezzi per ogni esemplare, inappuntabilmente preparato di prima 
qualità. 


Il sig. Fritz Zickert, Napoli, Via Nunziatella 6, offre, a prezzi ri- 
dottissimi, lepidotteri dell’Italia meridionale, ben preparati e di primis- 
sima qualità con numerose rarità e aberrazioni nuove. Desidera anche 
fare dei cambii, però soltanto contro materiale di prima qualità. 


Il sig. Sanitàtsrath Dott. Fleischner, a Brùnn. ( Moravia) si mette ‘ 
a disposizione degli entomologhi Italiani per determinare dei Liodes, 
ed anche fare dei cambii, con specie di Liodes rare del suo paese. 


U VILTELILETETANATI VURTENILRERTARENIANIARINILIANAAIAAIAKIALKNI{KIADINRI DIA RRARILIANII VILLETLLTETILLTATIVIRIAANTI 


died 


Si vende una piccola collezione Siciliana di mostruosità in coleotteri. 
Per condizioni e chiarimenti dirigersi a! sig. Luigi Failla-Tedaldi ——Ca- 
stelbuono (Sicilia). 


Chi volesse cedere le flore Italiane del Parlatore, Gussone, ecc. è 
pregato farne offerta all’ing. Camillo Camperio, Corso Porta Vittoria, 13 
Milano. 


uiiiiiiiigiiéiéié«Féiqqu fd WWW WWW WWW KW KW WWW E WWFWFWFWWéWWWWEWFWWWWFWJWEWEEJEWEWFWWFWFWFWFWFWFWFWFWFEFEFWEWCKK KCA CKKK CCC CKTC VUE UE CERTt 
VINLELBALEREERIRAIATITATETILIRAAVINKATANIAIOKKKArKAKATI 


“i rTTFTFéWéFéWIF FW WWW W<WFWF<FéF<F<FÉFé $K$”$ KG EA 


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ESTITITICICITII (CIT (II ITI(INOLILITLUCGICIOCICCETTTIVIOTILI LOTTE LILI [LO CIONLOCO LIO CO LOTO ILO [OOO COLLO (OOO O VITO COCCO CO OTO OO OOO COOP EVITO OE LODO LC, O OO VOTO, TOO OLO LOSCO IO ROIO TOLTO O ELIO O ENT. O TTONTTTTTOT 


SINIUBINUITTIMMOGAANONTASKASIIERKRATANAKKKAANANIANTROMNATKAKKANKAKITIRTTORRONAbKKAnAAKAtiKEtARAnnnKaninnittAnAniAniAiININItTHRRAniAiniAiAAinnttttRtAnannaninininiIIRItttnti 
ANNO XVII 1904 N. 4. 
Abbonamento rannnalev lu ER PLEIN le Led — 
Merniinero:separatoreon' tayole on oe e ite ala e e 
» » » senza >» RR nt I E RA E E I 

pen sm {Vena co 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto queilo che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


Cei 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sorarinario del. N.'4; 


Pingeler R.— Die Entwicklungsgeschichte von Agrotis (Episilia) faceta Tr. pag. 65 
Zickert F. — Contributo ad un catalogo delle Zigene dell’Italia meridionale con 


descrizioni di varietà ed aberrazioni poco note. . . . . . . » 67 
Fiori A. — Due nuove specie di Malthodes Kies. della Sicilia . . . DET Mace 
Vitale F.— Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II (cont.)/ well 
Fiori A. — Lettera al Sig. E. Ragusa. . . .... .. I AE 
Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia continua) Lc 94 
Porta A. — Lettera al Sig. E. Ragusa . . . ia. » 92 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del cr Nota sopra "= 

quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont) . . . » 93 

ISTE 


Pubblicato il 1° novembre 1904 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1904 


STININILINIITTILIAVITTILIATIIANINRIVELXTIVENKINIARINRANECKBRIAIORENRENEKRKKORERKBRAT ARA ORA RKKRKOKARKBRALKKNKELKNKKXKARK KIKKA RE BEBTRRORIKKARALKDKKKKnKKRKnnKR KA DtKrKstret titti 


VILTATIBILILILELIEITLI LA KILI RIA R SERIA TE 


ANIRETIRTIRTIXKIAVKALKNKERILENERIBKILBRKREARRARERKKRKBKNBARKRARERK(RKERBKKKREBBRANEKEBBKKENEKEKKKKKRKIA RARO RN CARO NURUKLERRRA RENEE GK RECKK (EER OE È (RADI g( RK Kr RDK BR (A RK DER ER KE (RR (RK DVR vBK IDEE E RT RIvRitA KIKA KTRKET ERA DIL ER ARI ERA RKRKI RE EKR OA Ria DELnÀ 


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PREFIIIVAFIEPOIATI TH VA LASIL CATIA 


PARERI CASE 


ANNO XVII. 1804 N. 4. 


MA___—__-°T—_—Ty_t—rFTCTK[Kyyryoo ooo < nnrnrn nr nn nAnrnrrrrrrNAANSNINISSSINANNIISSMSIIMSISPDMPISI SSNSNISISIINISSINA 


IL NATURALISTA “SICILIANO 


___-—<***_--*_--<X*-£*-<<*_-*__-<-<-- IN TY <<< *<*-<- 


Die Entwickelungsgeschichte von Hgrotis (Episilia) faceta Tr. 
VON 


Ridolf Pingeler in Anche. 


Sp ci 


Nach Mitte Februar 1904 erhielt ich durch Herrn Geo. C. Kriiger 
einige Eier der faceta von Ficuzza in Sicilien, die Raupen schlipften am 
27 und 28 Februar aus, und bereits am 7 April ging die erste zur Ver- 
wandlung in die Erde. Als Futter dienten haupts:ichlich Taraxacum 
und Salat. 

Das Ei war kugelig, an der Basis leicht abgeplattet, oben etwas 
eingedriickt und mit flacher, knopfformiger Erhòhung versehen, von der 
die scharfen, leicht gekerbten Lingsrippen ausliefen, die Fàrbung war 
gelbliehweiss mit brainlichem Giirtel. 

Die Raupe war nach dem Auskriechen mtissig schlank, schmutzig 
grau mit sehr deutlichen, schwarzen Wàarzchen , die je eine kréftige 
Borste trugen, und braunem Kopf. 

Nach etwa 10 Tagen erfolgte die erst Haiitung, die Raupe wurde 
danach etwas weniger schlank, griingrau mit verhéltnissmissig schwà- 
cheren Punktwàrzchen, drei feinen griinlichen Riickenlinien, weisslichem 
Seitenstreif und braunem, dunkler geflecktem Kopf. 

Nach der dritten Haiitung wurde die Raupe oben griinlich grau- 
schwarz, etwas heller gerieselt, die Warzchen waren schwarz, weisslich 
umzogen, die Riickenlinie und die Nebenriickenlinien sehr fein weisslich, 
der Seitenstreif sehr deutlich, weiss mit Andeutung einer braiinlichen 
Theilungslinie, die Bauchseite besonders nach der Mitte hin heller und 
braiinlicher als der Riicken, der Kopf hellbrainlich, dunkel punktirt. 

Erwachsen hatte die Raupe das Aussehen einer Agrotis aus der 
Verwandschaft von bdrunnea u. s. w. und war fiir die Grosse des Fal- 
ters recht kriftig gebaut, die Linge betrug 37 mm., der walzenfòrmige 
Kérper verdickte sich allmàhlich nach hinten zu. Der Riicken war 
graubraun, fein heller gerieselt, mit gelblichen Trapezwàrzchen, weiss- 

«Il Nat. Sic., Anno XVII, ; 9 


SER 


licher sehr feiner und nur vorne schirferer Mittellinie und ebenfalls 
weisslichen, etwas deutlicheren. in einem gelben Fleckchen auf dem 
Nackenschild beginnenden Subdorsalenj; an der Innenseite der letzteren 
standen wie bei vielen anderen Agrotis-Arten dunkle, nach hinten immer 
stàrker werdende Keilflecken, deren letztes Paar zusammenfloss und 
nach hinten gelblich begrenzt wurde, hinter jedem Keilfleck stand uber 
der Subdorsale ‘ein gelblicher Punkt; der Seitenstreif war nicht mehr so 
scharf hervortretend wie vor der letzten Haiitung, schmutzigweiss, etwas 
braiinlich gerieselt, der Bauch etwas heller als der Riicken, der Kopf 
ziemlich klein mit blassbraunem, dunkler eingefasstem Stirndreieck, matt 
hellbraunen, dunkler gestrichelten Hemisphaeren und blassbraunen 
Mundtheilen, die Brustfiisse waren blassbraun, dunkler geringelt, die 
Nachschieber graubraun. 

Die Verwandlung geschah in einer nicht geleimten Erdhéhle. 

Eine zur Beschreibung herausgenommene, anscheinend weibliche 
Puppe ist 14 mm. lang, ziemlich dick und plump mit kurzem, wenig 
verschmélertem Hinterleib, sechwarzbraun, wenig glinzend, glattschalig, 
der Thorax und der Rand der Fliigelscheiden sind etwas gerieft, die 
oberen Rinder der Hinterleibsringe fein punktirt, der Cremaster ist kurz 
und trigt zwei kriftige, grade, am Ende leicht nach unten gebogene 
Dornen, seitlich davon stehen noch je zwei feinere und kirzere Dornen. 

Nach Mittheilung des Herrn Kriiger fliegt der Falter in Sicilien von 
Dezember bis April. 

Der Name faceta wurde fiir die Art von Mazzola, der sie von Neapel 
erhielt, gewéhlt aber nicht veròffentlicht, bis Treitschke sie nach von 
Dahl in Sicilien gefangenen Sticken beschrieb. Stgr.-Rbl ziehen vartdi- 
collis Delahaye aus Algier als synonym zu ihr, und die Diagnose, worin 
die Farbe der Vorderfliigel als braunviolett bezeichnet wird, passt auch 
in allen Angaben, dagegen sind die Bilder, die Oberthiir von varticollis 
gibt, bedeutend heller als alle von mir gesehenen Stiicke der faceta. 

Amicta Donz., nach einem einzelnen bei Hyères (nicht bei Digne, 
wie Gn. sagt) gefangenen 9 unbekannten Verbleibs aufgestellt, ist bisher 
meist als fragliches Synonym der /eucographa Hb. angesehen worden, 
so bei Stgr.-Rbl., auch Hampson 1. c. p. 604 betrachtet sie noch als eine 
dunkle Form davon, allein die nach demselben Stick von Donz. und 
Gn. gegebenen Beschreibungen machen es besonders durch die Erwàah- 
nung des der faceta eigenthiimlichen, hellen Prothorax unzweifelhaft, 
dass amicta mit dieser zusammenfallt. 

Treitschke stellte faceta bei der Beschreibung in die Gattung Noctua, 


= 


die bei ihm einen Theil von Agrotis im Sinne Lederers umfasst, Herrich- 
Schaeffer dagen versetzte sie neben /ewcographa Hb., ihm folgten Gn. 
und Led., die aber beide die Art als ihnen fremd bezeichneten, und 
auch im Cataloge von Stgr. Rebel hat sie diesen Platz behalten. Erst 
Hampson in seiner kirzlich erschienenen, ausgezeichneten Bearbeitung 
der Agrotinae, Cat. Lep. Phal. Brit. Mus. IV, p. 479, trennt sie wegen 
der bedornten Vorderschienen wieder von leucographa Hb. und verstzt 
sie zwischen infantilis Stgr. aus Nordtibet und salicarum Wlk aus Nord- 
America in die Gattung Epiîsilia Hb., die bei ihm einen grossen Theil 
der Lederer’schen Agrotis Arten aufnimmt. 

Bemerken will ich bei dieser Gelegenheit, dass der Gattungsname 
Pachnobia von Gn. nur fiir fecta Hb. und Ayperborea Zett., beide mit 
bedornten Vorderschienen, gegeben wurde, also nach deren Versetzung 
zu Agrotis nicht fiir rubricosa F. und leucographa Hb. gebraucht werden 
durfte, wie dies bei Stgr.-Rbl. geschehen ist. Hampson vereinigt diese 
und andere Agrotinae mit unbedornten Vordeschienen, wie acetosellae, 
oralina, senex, caecimacula u. s. w. unter Mithymna Hb., will man sie 
getrennt lassen, so kann der von Heinemann, Schmett. Deutschl. fiir 
leucographa gegebene Gattungsname Sora eintreten. 


LI 


% 


CONTRIBUTO 


ad un Catalogo delle Zygene dell’Italia meridionale 


con descrizioni di varietà ed aberrazioni poco note. 


Erythrus Hb. 87 (1803) — Diffusa in tutta la regione meridionale. L'ho 
rinvenuta nelle Provincie di Avellino (Paternopoli, Monte 
Castello, Monteforte) e Salerno (Monti Tifati). 
Fine giugno principio luglio. 


Rubicundus Hb. 137. — Interessante per la nostra fauna, poichè non si 
trova che fra noi e nell'Italia Centrale (Abruzzi). 

Questa specie molto caratteristica è stata per lungo 

tempo confusa con la Z. Erythrus Hb. e la Z. Purpuralis 


a 

Briinnich (/ilosellae Esp.), ed è strano che la Aubicundus, 
comunissima fra di noi sui monti, non sia stata citata dal 
Costa nella sua « Fauna del Regno di Napoli » (1832-36). 
Manca del tutto in Sicilia, sebbene riportata dal Curò e 
dal Turati. Probabilmente qualche esemplare molto fresco 
della Z. Purpuralis o della Z. Erythrus ha generato l’ er- 
ronea affermazione. 

La Z. rubicundus si distingue facilmente dalle altre 
specie affini per il colore uniforme rosso cinabro delie 
ali anteriori e posteriori. Il margine oscuro delle prime 
ali, ha forti riflessi azzurri, margine delle seconde sot- 
tilissimo. Zampe gialliccie; torace nero, cosparso di peli 
biancastri} addome nero. 

L'ho raccolta sul Partenio e sul Monte Castello (Avel- 
lino); sui monti Tifati (Salerno), ed in altre località elevate. 

Fine giugno a tutto luglio. Sui fiori di scabiosa e di 
cardo. 


Purpuralis Brinnich. (1763) Pilosellae (Esp. 1781). — Abbastanza dif- 
fusa nell’ Italia Meridionale. L'ho raccolta in molti esem- 
plari sul Partenio, sul Monte Castello e a Monteforte (A- 
vellino) dove vola contemporaneamente alla 


ab. Polygalae Esp. 34, 3, II, p, 222. — che sembra essere la forma pre 
dominante nell'Italia Meridionale. 
Distinguesi dal tipo per le macchie confluenti. 
Fine maggio a tutto giugno sui fiori di cardo e di 
scabiosa. 


Scabiosae Scheven. Naturf. X, p. 97.— Il tipo sembra mancare nell’ I- 
talia Meridionale, dove vien sostituito dalle seguenti va- 
rietà ed aberrazioni : 


v. Orion HS. 3. — Trovai un solo esemplare maschio a fine maggio sul 
Monte Castello (Avellino). Nuova per l’Italia Meridionale. 


ab. (et v.) Transapennina Calb. Iris VIII, 1895, p. 213. — Lo Staudin- 
ger nel suo Catalogo (1901, p. 381, N. 4372 e) la cita delle 
Calabrie. Non l'ho però riscontrata in nessuna località. 
Differisce dalla precedente varietà per avere la stria 
inferiore delle prime ali divisa in due. 


ego, — 


v. Romeo Dup. II, 12, 1. — Specie propria della Sicilia, mancante nel 
restante meridionale d’Italia. 


Simile alla var. Orion Differisce da quest’ ultima per 
il color rosso più cinaberrino delle macchie delle ali an- 
teriori, e specialmente per le antenne più grosse. 


var. Neapolitana Calb. Iris VIII, 1895, p. 209. --- Varietà propria delle 
Provincie di Napoli, Salerno ed Avellino, dove l’ho trovata 
piuttosto comune sui monti fino a 1500 metri (Partenio), 
discende però anche a 400 metri circa (Monte Castello). 


Caratteristica per le lunghe antenne, appena clavate. 
Le ali anteriori del maschio sono abbastanza larghe col 
margine esterno molto arrotondato, e di colore nero con 
riflessi azzurrognoli. Le ali della femina sono più allun- 
gate, meno rotonde al margine esterno, quasi diafane con 
riflessi verdognoli. Le 5 macchiette, sempre distaccate, 
delle ali anteriori, sono di un rosso purpureo. Le ali po- 
steriori, specialmente quelle dei maschi, hanno il margine 
oscuro larghissimo. Il disotto delle ali porta il medesimo 
disegno del disopra. Zampe, torace e addome neri. 


Sui fiori di rovo; fine giugno a tutto luglio a seconda 
dell’elevazione. 


ab. flaveola Zkt. — Nuova aberrazione. Ne trovai un solo esemplare 
femina a metà giugno sul Monte Castello (Avellino). 


Differisce dalla v. neapolitana. Calb. per il colore aran- 
cione delle macchiette delle ali anteriori. Ali Inferiori 
gialle alla loro base e color arancione verse il margine. 


ab. Hoffmanni Zkt. Ent. Z. G. XVIII, p. 61. — Bellissima aberrazione 
scoperta da me nel giugno 1903 sul Monte Castello (Avel- 
lino) dove vola assieme alla var. neapolitana Calb. 


Il margine esterno delle ali anteriori è ancora più 
arrotondato che nella varietà precedente. Esemplari fre- 
schi mancano dei soliti riflessi azzurognoli, le ali essen- 
do di colore nero-fuliggine. Le macchiette rosse sono 
ridotte in modo che alcune di esse spariscono del tutto. 
Per lo più restano visibili una delle macchiette basali; 
la macchietta apicale, piccolissima, e quella posta al mar- 
gine interno, Le ali posteriori sono uniformemente nere 
nei due sessi; soltanto in alcuni esemplari si riscontra 


00) 


una piccolissima macchietta rossastra. Un esemplare ma- 
schio catturato da me in giugno 1904 sorpassa ancora 
l’ ab. Hoffmanni, essendo completamente nero, senza al- 
cuna traccia di rosso tanto sulle ali anteriori, che su 
quelle posteriori, e denomino quindi questa forma estre- 
ma: 


ab. Nigerrima Zkt. 


E l’unica Zygena perfettamente nera che si conosce. 


Quantunque la v. neapolitana Calb. sia diffusa nelle 
Provincie di Napoli, Salerno e Avellino, non hc rinvenuto 
le aberrazioni /offmanni e Nigerrima che al Monte Ca- 
stello (Prov. di Avellino) dove sembrano essere limitate. 


Punctum O. II, 36. — Abbastanza diffusa in tutta la zona Meridionale» 
Più comuni ho però rinvenuto le seguenti forme : 


var. Italica Stgr. i. 1. 
Distinguesi per il torace cosparso di pochi peli bian- 
castri. Collare quasi nero. È forma transitoria alla se- 
guente var. Contaminoides. 


L’ho catturata in diversi esemplari sul monte Castello 
e sul Partenio (Avellino). Principio giugno. 


v. (et ab.) Contaminoides Stgr. Cat. ed. II, p. 46.—Varietà propria della 
Sicilia che non ho ancora rinvenuta. 


Differisce dalla precedente varietà per il colore nero 
del torace e specialmente per la macchia costale più 
piccola. 


v. (et ab.) Dystrepta F. d. W. Nuov. Mém. M. 1832, p. 359, t. 21. — 
L’ho catturato in diversi esemplari sul Monte Castello e 
sul Partenio (Avellino) contemporaneamente al tipo ed alla 
v. Italica Stgr. al principio di giugno. 


Distinguesi dal tipo per le macchie confluenti. Torace 
cosparso di peli biancastri. Collare biancastro. 


Meliloti Esp. 38, 1-8. — Diffusa, ma non molto comune in tutta la zona 
Meridionale. Gli esemplari da me raccolti non differiscono 
punto da quelli delle regioni settentrionali. —Giugno, prin- 
cipio luglio. 


22 — 


Trifolii Esp. 34, 5 (1783). — L’ho raccolta in pochi esemplari a Torre- 
gaveta (Napoli) e sul Partenio (Avellino) fine giugno prin- 
cipio luglio. 


var. Syracnsiae Z. Is. 1847, p. 301.—Varietà propria della Sicilia, che 
non ho rinvenuta ancora. 


Distinguesi dal tipo per le macchie piccote delle ali 
anteriori più distaccate le une dalle altre, e specialmente 
per il margine larghissimo delle ali posteriori. 


Lonicerae Scheven Naturf., X, p. 97 (1777). — Diffusa ma non comune 
nel Meridionale d’Italia. I pochi esemplari che ho raccolti 
non differiscono per nulla dal tipo nordico. — Fine giugno 
a tutto luglio. 


Filipendulae L. S. N. ed. X, 494.—Il tipo l’ho trovato raramente, poi- 
chè è generalmente sostituito dalla 

var. Ochsenheimeri Z. Is. 1847, p. 303. — Comunissima in tutta la re- 
gione meridionale. 


Forma più graude, col colorito delle macchiette d’ un 
rosso più vivo. Riflessi metallici fortissimi. 


ab. Cytisi Hb. 26.— Ho raccolto alcuni esemplari di questa aberrazio- 
ne, che trovasi rara assieme alla var. Ochsenheimeri Z. 


Differisce dal tipo per le 6 macchiette che confluiscono 
in modo da formare tre grandi macchie. 


Transalpina Esp. II, p. 142, 196. — Non molto comune fra di noi, es- 
sendo specie piuttosto settentrionale. L’ ho raccolta a fine 
maggio alla penisola sorrentina, a Capri e agli Astroni (Na- 
poli). Un po’ più frequente è la 


var. Italica Dz. Ihrsb. Wien. E. V. XIV — che ho incontrata anche a 
Castellammare, ai Camaldoli e sul Vesuvio. È, insieme al 
tipo, l’unica Zygena che si trova a Capri, che pure pos- 
siede una forma ricchissima. 

Si distingue dalla Transalpina per la mancanza della 
sesta macchietta al margine esterno delle ali anteriori. 
Colorito più intenso del tipo ; fascia marginale delle ali 
posteriori più larga. 


var. Sorrentina Stgr. Iris VII 1894, p. 254. — Questa varietà , nonchè 


le 


le 3 seguenti, sono interessanti per la nostra fauna, giac- 
chè non si trovano che nel mezzogiorno d’ Italia, esclusa 
la Sicilia. 

Differisce dal tipo per il rosso più vivo delle mac- 
chiette più piccole , cerchiate leggermente di nero. Per 
lo più le macchiette delle ali anteriori sono in nu- 
mero di sei, epperò ho trovato numerosi esemplari con 
cinque macchiette soltanto. Sulle ali posteriori il margine 
oscuro è larghissimo, e manda dei raggi più e meno lar- 
ghi verso la base alare. Al di sotto le macchiette sono 
più pallide con margini non ben marcati; le ali poste- 
riori più o meno rosse al centro. Zampe, torace e addo- 
me neri; antenne poco più lunghe e filiformi che nel tipo. 


L’ho trovata comune nelle seguenti località: Camal- 
doli e Castellammare, (Prov. di Napoli), Monteforte, Par- 
tenio e Monte Castello (Prov. di Avellino) ecc. — Sui fiori 
di rovo e di scabiosa. — Fine maggio a metà luglio a se- 
conda dell’elevazione. 


v. (et ab.) Calabrica Calb. Iris VIII, 1895 p. 236. — Questa varietà, è la 
forma predominante nelle Calabrie, epp*rò anche fra noi 
sì trova abbastanza comune. 

Ha le macchiette ancora più ridotte che la precedente 
varietà. Il loro numero è per lo più di cinque, ed al po- 
sto della sesta trovasi per contro una macchia nera fu- 
liginosa. Riflessi metallici di un azzurro più cupo. Ali 
posteriori completamente nere in alcuni esemplari; in al- 
tri si riscontra solo una piccola macchietta rossa centrale. 
Il disotto delle ali è identico a quello della varietà pre- 
cedente, tranne la minore estensione del colorito rosso. 


Tempo e località come la precedente varietà. 


ab. (et v.?) Boisduvalii Costa. F. Nap. (1832-36)—E per disegni identica 
alle varietà Sorrentina Stgr. e Calabrica Calb.—Ebbi il pia- 
cere di ritrovarla, dopo che se ne erano perdute le tracce 
per diversi anni, sul Partenio (Avellino) a fine luglio del 
1902. 
Differisce dalle precedenti due varietà per il colore 


giallo più o meno carico delle macchiette delle ali ante- 
riori, e per le ali posteriori del medesimo colore. Zampe, 


Di i ga 


torace e addome identici alle varietà Calabrica e Sor- 
rentina. 


L’ho catturata in seguito anche a Monte Castello e sui 
monti sopra Castellammare. Vola assieme alle due varietà 
precedenti. Alcuni esemplari furono raccolti ultimamente 
sui colli romani. —Luglio, sui fiori di scabiosa. 

Il Costa nella sua « Fauna del Regno di Napoli » l’ha 
riportata come varietà della Z. Stoechadis Bkh, (Lavandu- 
lae Hb.), confondendo questa con la var. Calabrica Calb.— 
Il Curò nel suo «Saggio di un Catalogo dei Lep. d’Italia » 
1885, I p. 106, l’ha riportata nello stesso senso, indicando 
come altra località l'Armenia confondendo così la varietà 
Boisduvalit Costa con la Zyg. Ephialtes var. Araratica Stgr. 
(Cat. ed. II p. 48) che vola in quella località. 


ab. Zickerti Hoffm. Ent. Z. G. XVIII, 1904, p. 9. 


È la forma gialla della v. Calabrica Calb., cioè : ali 
anteriori con 5 macchiette gialle ; posteriori uniforme- 
mente nere oppure con una piccola macchietta centrale 
gialla, 


L'ho catturata in diversi esemplari nelle medesime 
località della ab. LBoisduwvalii. 


Oxytropis B. Mon. Z. 5, 7, p.89.—Comune in alcune località come p. e.: 
Monteforte, Partenio, Monte Castello, ecc. — Metà maggio 
a tutto giugno a seconda dell’elevazione. 


Carniolica var.? — Ho catturato a Paternopoli (Avellino) a fine giugno 
del corrente anno parecchi esemplari della Z. Carniolica, 
che differiscono dal tipo per la mancanza dell’anello rosso 
addominale e per la maggiore espansione delle macchie 
rosse, largamente cerchiate di color bianco-giallastro. Que- 
sta varietà corrisponderebbe alla var. Barbara H. S. per 
la quale lo Staudinger dà la seguente diagnosi : « al. ant. 
macul. late albo cinctis, abdomine non rubro cincto ». 


v. (et ab.) Berolinensis Stgr. Cat. ed. II, p. 149.—Diffusa ma non molto 
comune. L’ ho catturata a fine giugno sul Monte Castello, 
a Paternopoli (Avellino) ecc. 
Differisce dal tipo per la mancanza dell’ anello rosso 
Il Nat. Sic., Anno XVII. 10 


Lr A 


addominale e per le macchiette rosse non cerchiate di 
giallo. 


Assieme alla var. precedente nelle stesse località. 


Napoli, Settembre 1904. 


FRITZ ZICKERT. 


nr 


Due nuove specie di Malthodes Kies. 


DELLA SICILIA 


Malthodes (Malthinellus Seid.) messenius n. sp. — Nero senza macchia 
apicale gialla alle elitre, colle tibie e tarsi anteriori ed intermedii 
un poco rossastri; piuttosto abbondantemente coperto di peli grigi; 
col capo e protorace a punti indistinti, le elitre poco fortemente 
rugoso puntante. Capo largo quanto il protorace; un poco più largo 
nel o, cogli occhi più sporgenti, più fortemente strozzato alla base. 
Antenne lunghe quanto il corpo nel g, più corte nella 9. 

Protorace più largo che lungo, rettilineo ai lati e fortemente ri- 
stretto verso la base, col ribordo laterale completo, gli angoli an- 
teriori sporgenti all’esterno ed i posteriori arrotondati; il bordo a- 
picale e basilare sono arrotondati, questo più fortemente di quello. 
Tanto il g° che la 9 sono alati. 

Nel 3° il penultimo segmento dorsale è corto e largo ; 1’ ultimo 
diviso sino alla base in due branche lunghe e sottili, molto distanti 
fra loro alla base, all’ apice curvate in basso e verso l’ esterno. Il 
penultimo segmento ventrale è diviso in due lobi subtriangolari, 
arrotondati all’apice, più lunghi della loro larghezza basilare : l’ul- 
timo è trasformato in uno stilo sottile, lungo, fortemente dilatato 
all'apice e diviso in due lamine bidentate all’estremo che abbracciano 
i segmenti dorsali, lasciando fra di loro all'apice, una smarginatura 
più larga che profonda. 

Lungh. 2 — 2,8 mm. 


Due esemplari g° e Q nella collezione del signor Ragusa, raccolti 
nell’aprile a Messina dal signor Vitale. 


Sa) ga 


Prossimo per aspetto all’ umbrosus Kies. ed al parthenias Kies., dai 
quali è diverso per le due branche dello stilo laminari e ricurve allo 
esterno nel messenius, mentre negli altri due sono filiformi e dirette al- 
l’indietro: da ciò ne deriva che l’ incisione apicale dello stilo è molto 
profonda nell’ umbrosus e parthenias , poco nel messenius. Il parthenias 
inoltre ha il protorace assai più largo. La conformazione dello stilo è 
quasi identica a quella del pinnatus Kies., dal quale è diverso (oltrechè 
pel protorace nero anzichè macchiate di rosso nel mezzo) per avere il 
medesimo completamente ribordato ai lati, anziché col ribordo interrotto 
nel mezzo; cioè il pinnatus è un vero Malthodes, il messenius un Malthi- 
nellus. 


Malthodes (Podistrina Fair.) Ragusae n. sp. — Capo e protorace nero, 
elitre bruno giallastre, senza macchia apicale gialla; antenne brune, 
la loro base, gli organi boccali e le zampe sono rossastre. Capo largo 
quanto il protorace, con occhi piccoli, molto sporgenti nel o, poco 
nella 9; le guancie sono poco convergenti verso il collo nel d’, pa- 
rallele nella 9, la loro lunghezza è quasi due vo!te il diametro del- 
l'occhio. Le antenne sono lunghissime nel 7, sorpassando di due 
articoli la lunghezza totale del corpo, nella © raggiungono appena 
l'apice delle elitre; esse sono formate di articoli tutti molto più 
lunghi che larghi. 

Protorace di ‘/, circa più largo che lungo, ristretto verso la base, 
col bordo apicale poco arrotondato, molto invece il basilare, il la- 
terale rettilineo : gii angoli anteriori ed il bordo basilare sono molto 
rialzati sulla superficie dei protorace, dalla quale sono separati per 
mezzo di una stria ben marcata, questa è indistinta lungo il mar- 
gine apicale, manca nel laterale : la superficie del protorace è molto 
ineguale , indistintamente puntata, come il capo, glabra, e lucida, 
mentre il capo è invece abbondantemente peloso. 

Le elitre sono molto pelose ed un poco rugose: la loro lunghezza 
è tre volte maggiore della larghezza (prese assieme) nel g, nella 
Q due volte soltanto; l'apice delle elitre raggiunge i due terzi del- 
l'addome nel g, la metà solamente nella %. Il gd è alato, la Q at- 
tera. 

L’ultimo segmento dorsale dell’ addome nel 3 è diviso sino alla 
base in due branche, molto divaricate alla base, ricurve in basso 
ed all’interno e perciò ravvicinate all’ apice ove sono troncate : il 
penultimo è molto lungo e non presenta che un dente impercetti- 


Sr EE 


bile sul margine esterno. Il penultimo ventrale è diviso in due lobi 
brevi e triangolari : l’ultimo ventrale è trasformato in uno stilo sot- 
tile, poco ricurvo in alto, terminato in forca a branche brevi, sot- 
tili e prima della forca munito di un grosso tubercolò rivolto in 
alto. 

Long. 1,5 — 2 mm. 


Anche di questa specie ho esaminati due soli esemplari 3° e 2 della 
collezione del sig. Ragusa. Sono di Sicilia, ma non portano alcuna indi- - 
cazione più precisa- 

È specie affine, ma ben distinta dall’ apterus Muls. e brachypterus 
Kies. pel protorace meno largo , più ristretto e rialzato alla base, pel 
colore più pallido delle elitre e sopratutto per la lunghezza molto mag- 
giore di queste. 

Il c° dell’apterus, fatto conoscere dal Pic nel 1901, è notevolmente 
diverso per avere due appendici speciali nel penultimo segmento dor- 
sale, per le branche dell'ultimo dorsale più brevi, diritte ed arrotondate 
all’ apice, pei lobi del penultimo ventrale più lunghi, per lo stilo mag- 
giormente ricurvo. 

Molte altre specie di questo sottogenere sono state descritte in que- 
sti ultimi tempi per opera specialmente del Bourgeois, Pic, Reitter, A- 
beille e Fairmaire : la maggior parte sono dell’Africa sett. e della Gre- 
cia. Tutte però sono notevolmente diverse dalla £agusae : soltanto sem: 
brano esserle affini la Nowaki Reitt. della Dalmazia e la Zobicolis Reitt. 
del Caucaso, le quali hanno le zampe nere; la Doriae Fair. della Tu- 
nisia presenta un solco frontale, che manca del tutto nella Ragusae; la 
pygomelas Bourg. presenta caratteri sessuali affini a quelli della Ragw- 
sae, ma ha le elitre macchiate di giallo all’ apice, ed i lobi del penul- 
timo segmento ventrale del 0° molto lunghi ed acuminati. 

Il sottogenere Podistrina è destinato forse a scomparire, perché or- 
mai di molte specie si conoscono due forme femminili, una attera, l’al- 
tra alata. In tal caso la Ragusae per la conformazione * del protorace 
dovrà appartenere ai Malthodes sen. str. Seidl. e potrà collocarsi presso 
il procerulus Kies., dal quale è notevolmente diverso pel colore, per la 
forma del protorace e dello stilo del o. 


Bologna, 28 sett. 1904. 


A. FIORI. 


MINO 


Geom. VITALE FRANCESCO 


OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE 
di RINCOFORI MESSINESI 


sro 


Nota II (I) 


Allorquando abbiamo pubblicato la prima nota, non credevamo nella 
importanza di essa; ma la benevola accoglienza avuta, massime per la 
tavola analitica su le specie siciliane del gen. Brachycerus, ha sifatta- 
mente superata la nostra aspettativa e soddisfatta la nostra legittima 
ambizione di studiosi, da invogliare a continuare per quella via. 

Ed eccoci a la seconda noterella, nella quale tratteremo di ben 20 
forme specifiche di Curculionidi siciliani, di cui la maggior parte rare 
o nuove per la fauna sicula, e qualch’ una forsanco per quella italica, 
a cui farà seguito la tavola sinottica delle forme specifiche siciliane del 
Gen. Anisorrhynchus, contenente insetti di difficile studio e di poca at- 
trattiva per l’entomologo. 

Sentiamo il dovere di ringraziare sentitamente tutti gli amici che 
ci furono larghi di consigli, aiuti ed ammaestramenti ed in modo par- 
ticolare i signori Reitter, Ragusa, Daniel, Petri, Schultze, i quali sono 
stati per noi di bontà immensa, pari solo a la loro valentia. 


1. Otiorrhynchus meridionalis Gyllenhall St. Rev. 91 (2). 


Questa caratteristica specie che abbiamo raccolto in soli 5 esem- 
plari a Passo-Badia, nella vallata del Niceto, era stata notata nel nostro 
catalogo (3) e nella nota su gli OtiorrRynchidi messinesi (4), come di Si- 


(1) La 12 nota venne pubblicata nella Rivista Italiana di Scienze naturali, Siena, 
1902-03. : 
(2) Lo Stierlin lo attribuisce al Dej. 

(3) F. Vitale — Catalogo sinonimico-topografico dei Curculionidi Siciliani, Palermo, 
1891-92. 

— Rancofori siciliani—Catalogo generale sinonimico-topografico, Acireale 1899-900. 

(4) F. Vitale — GI: Otiorrhynchidi. Nota V. Palermo 1890, 


rg i 


cilia su le osservazioni dell’infaticabile Baudi de Selve. Nessun altro ca- 
talogo lo segnalava, e solo ora il valente amico Ragusa, nel catalogo 
ragionato dei coleotteri di Sicilia (1) dice di possederlo in numero aven- 
dolo raccolto a la Ficuzza, e di averlo avuto notato dal Baudi. Però il 
Ragusa l’ avea confuso con il corticalis Luc., e come tale avealo a me 
notato. Dopo ciò va radiata tale specie dal mio catalogo sinonimico-to- 
pografico. 

Noi, appena abbiamo raccolto i primi due esemplari, ci siamo ac- 
corti che quegl’ insetti doveano essere piazzati nella IV® Suddivisione, 
del 1° Gruppo del sotto-genere Otiorrhynchus, e ciò con la scorta del 
lavoro del Baér (2) non possedendo ancora la dotta monografia dello 
Stierlin (3), ma non potemmo andare più in là. Si fu il Reitter che gen- 
tilmente ci ha tolti dall’imbarazzo, indicandoci tale insetto per il meri- 
‘ dionalis Gyll. 

I primi due esemplari di tale forma, furono da noi raccolti il 10 di- 
cembre 1901, in quel di Sampier-Niceto, contrada Passo-Badia, sotto grosse 
pietre , e gli altri tre esemplari nel medesimo sito il giorno 12 del de- 
corso novembre. 

ID questa una specie antica e ben nota per i guasti che arreca a- 
gli ulivi nelle contrade del meridione della Francia, ove è alquanto co- 
mune. Il Boyer de Fonscolombre ne studiò primo i costumi (4) e poscia 
ilSRermst() fed&altri 

Tale insetto è di un vasto habitat, giacchè lo si rinviene in Ispagna, 
Francia (6) ed Italia. Il Bertolini lo segnala pel Piemonte (7), Lombar- 
dia (8), mentre il Kiesenwetter lo raccolse a Mont-Serrat rarissimo (9). 


2. Ot. difficilis Stierlin. Rev. der Europ. Otiorrh.—Arten, p. 203 
N 194% 


(1) E. Ragusa — Catalogo ragionato dei Coleotteri di Sicilia, Palermo 1904. 

(2) Baér G. A.— Traduction du tableau analytique du genre Otiorrhynchus, Paris 1864; 

(3) Stierlin G.— Revision der Europiischen Otiorrhynehus-Arten, Berlin 1861. 

(4) Boyer — Irnsecetes nuisibles à l’olivier, Paris 1840. 

(5) Perris E.—Larves de Coléoptères, Lyon 1876. 

(6) Il Rev. Belon P. lo trovò in Provenza nel 1874. Vedi Annuaire entomologique 
pour 1874 di Fauvel A. pag. 99. 

(7) Bertolini St.— Catalogo Sinonimico topografico dei coleotteri d’ Italia, Firenze 1872. 

(8) — — Catalogo dei Coleotteri d'Italia, Siena 1904. 

(9) Kiesenwetter (De) Enumeration des colcoptères trouvés dans le midi de la France 
et en Catalogne, Paris 1851. 


nidi 


Gt — 


Non ci saremmo occupati di dire di questa elegante specie, se il 
Ragusa non ne avesse così scritto: « Ot. difficilis Stierl..... Non so dove 
« il Bertolini abbia trovato notata di Sicilia questa specie che egli cita 
«nel suo nuovo catalogo » (1). 

Il Bertolini cita tale specie, perchè la trovò notata nel nostro ca- 
talogo del 1899-900 , avendola noi raccolto in doppio esemplare a Ca- 
stanea nell'ottobre 1897. Il Reitter prima e poscia il Daniel, a cui ab- 
biamo mandato tali insetti, ci han confermato nella su detta forma. 

Lo Stierlin la dice d’Italia, e delle Alpi (2); il Catalogo di Reitter 
e C., lo cita pure da la Svizzera (3); finalmente il Bertolini lo dice del 
Trentino, Piemonte, Monte Rosa e Sicilia (4). 

La nostra stazione è importantissima, giacchè tale specie la si è 
sempre raccolta nei paesi settentrionali ed a discreta altezza sul livello 
del mare. In effetti il Sella, su le Alpi Piemontesi, lo trovava fra i 1500 
ed i 1200 m. (5), mentre anco ad una forte altezza lo trovava il Piraz- 
zoli su le Alpi Leponzie sul Fagus sylvatica (6). 


5. Ot. elatior Stierlin. Rev. Eur. Otiorr. Arten p. 294, sp. 297. 


Lo Stierlin diagnosticava tale forma sopra un o inviatogli dal 
Kiesenwetter il quale l avea di Sicilia. È una specie notata solo nei 
cataloghi generali, per la indicazione dello Stierlin, e nessuno dei ca- 
taloghi specifici la cita, non avendola nessun raccoglitore trovata. Il 
Daniel, che ne volle varii esemplari, ci diceva che se ne conosceva solo 
un esemplare in tutte le collezioni. Il Ragusa, l’infaticabile Ragusa, non 
possedea tale insetto e ce ne ha richiesto alcuni esemplari. Da noi si 
trova non comune e l'abbiamo raccolto: a Passo-Badia sotto le scorze 
degli ulivi, ed a S. Licandro e Guardia sul Lupinus angustifolius. La 
prima era certo una stazione di svernamento giacchè gl’ insetti erano 
intorpiditi ed in posti reconditi; invece nelle altre località gl’insetti se 
ne stavano sulle foglie al mattino in piena attività, anzi se ne rinveni- 
vano molti in copula. A Passo-Badia gl’ insetti furono catturati il 13 e 
17 novembre 1902, a S. Licandro il 4 maggio, ed a Guardia il 10 maggio. 


(1) Ragusa E.—Op. citata, pag. 23. 

(2) Stierlin G.=Op. citata, pag. 204. 

(3) Heyden-Reitter-Weise— Catalogus Coleopt. Eur. ece., Berlin-Midling 1891. 
(4) Bertolini S.—Op. cit. 1904. 

(9) Sella E. — Sopra alcuni coleotteri che s'incontrano nel Biellese Milano 1864. 


6) Pirazzoli citato dal Bargagli. Nel suo lavoro Coleotteri italiani. Imola 1882 non 
parla di tale insetto. 


> SO 


A voler rigorosamente dedurre, da le osservazioni superiormente e- 
seguite, la vita di tale insetto, pare che desso, compia le sue metamor- 
fosi in soli 5 mesi, e cioè dal giugno all'ottobre; dapoichè nel maggio, 
appena terminata la copula, avviene la deposizione delle uova e gl’in- 
setti perfetti appaiono al più tardi in ottobre, per nascondersi e sver- 
nare fino alla primavera. Le nostre osservazioni si effettuarono anco 
nel senso della ricerca delle piante che taie insetto può attaccare, ed 
abbiamo costantemente osservato che non si trovano mai in posti ove 
non sono vicini gli ulivi; anzi il più gran numero raccolto , lo fu sotto 
gli ulivi in cui cresceva il Lupinus. Supponiamo quindi, e continuere- 
mo le nostre ricerche in tal senso, che le larve di tale coleottero vivono 


nelle radici dell’ulivo. 


4. Sitona v. melithensis Reitter. Wien. Ent. Zeit. XIII, 1894. 


Il 7 marzo 1901 nel falciare in un prato di Sulla, Hedysarum coro- 
narium a Passo-Badia, ebbimo ventura di raccogliere un elegante Sitona, 
che per la sua forma, e per la doppia fascia su le elitre, ci era com- 
pletamente nuovo. Tornati a casa abbiamo tosto cercato diagnosticarlo 
con l’aiuto dei lavori dello Allard (1), e del Bedel (2) e confrontarlo con 
la ricca colleziono da noi posseduta dei Brachyderini europei, ma non 
abbiamo potuto venire a capo di specificarlo , sì che lo credemmo in- 
dubbiamente una specie nuova, che battezzammo subito S. bdifusciatus, 
in causa delle due fasce elitrali. Ma pria di deciderci a render pubblico 
tal nome, abbiamo chiesto il parere di altri amici entomologi. Tutti ce 
lo rimandarono come sp. n.? e solo il Reitter ci diede il nome esatto, 
avendone Lui, pochi mesi, pria diagnosticato alcuni esemplari provenienti 
da Malta. 

È una elegante e distintissima forma variabile della Sitona virgata, 
Fiihr. che il Reitter aveva prima ritenuta specie distinta (3), disponen- 
dola vicino la cylindricollis Schòn., ma che poscia mise come varietà 
della S. virgata Fihr, nel 4° Gruppo Convericollis Stierl. La specie 
tipica, variabilissima e sparsa sopra un'estesa area geografica, dà luogo 
a molte variazioni, ed è stata più volte descritta con diversi nomi an- 


(1) Allard E. — Notes pour servir à la classifications des coléoptères du genre Sitone. 
Paris 1864. 
— Remarques sur le genre Sitones. Berlin. Entom. Zeits. XIII. 
(2) Bedel L.—Faune des coléoptères du Bessin de la Seine. Paris 1882-88. 
(3) Reitter E.—Entom. Zeît. XIII, Jahrg. III, Heft. 1894. 


e — 


che da lo stesso autore. Il Desbrochers, la descrisse sotto il nome di ar- 
gentata e Faillae (1) quest’ ultima, sopra esemplari di Lampedusa rac- 
colti dall'amico Failla. 

La v. melithensis Reitt., è stata da noi rinvenuta in molte lacalità, 
Castanea, Faro, Lentini, Gornalunga, ma in nessun posto in abbondanza. 
Di Licata ce ne ha regalato qualche esemplare il valente entomologo 
Prof. Filippo Re. 

Trovandoci in argomento, rettifichiamo il nostro catalogo ultimo, 
nel seguente modo. 


S. virgatus Fihr.—Sic., Mess.—Sch. De M., Hey., Vit., Fa., Minà. 
Faillae Desb.—Sic.--Desb., Reitt. 
argentatus Desb. 

v. melithensis Reitt.—Sic., Mess.—Vitale, Re. 


(continua) 


Egregio Sig. Ragusa, 
Casinalbo, 15 settembre 1904. 


Le idee esposte del Prof. De Stefani e sulle quali Ella ha richia- 
mata la mia attenzione, sono molto generose e meritano lode ed inco- 
raggiamenti. Io però sono un poco scettico a questo riguardo e quando 
sogno, mi attacco più all’ utile che al bello. Il possedere in Italia un 
grande Museo entomologico ove i forestieri, ed una o due volte all’ anno 
anche gli abitanti di Roma, possano andare ad ammirare delle grandi 
collezioni è una cosa molto bella; ma un Museo ove tutti possano stu- 
diare tali collezioni, illustrandole, sarebbe anche utile: perciò un tale 
Museo non dovrebbe esser lontano da una ricca Biblioteca. Ma tanto il 
Museo che la Biblioteca sarebbero di ben poco vantaggio, se non vi fos- 
sero studiosi, e sono questi appunto che sono troppo scarsi in Italia. Il 
De Stefani, col proporre l'istituzione di un grande Museo entomologico, 
mira da un lato al decoro della Nazione, dall’altro all’utile della scienza; 
ma quest’ultimo intento verrà raggiunto in ben scarsa misura, se non 


(1) Desbrochers J.—Naturalista Siciliano, Anno VI, 1887, pag. 160. 
Il Nat. Sic., Anno XVII. 1l 


si ottiene un aumento nel numero dei cultori della scienza medesima. 
In Italia per solito i Musei servono di decorazione e ciò è nello stesso 
tempo causa ed effetto della scarsità di studiosi: il Museo Civico di Ge- 
nova ha una sola sala che serve veramente di decorazione; tutto il resto 
serve per studiare; e da Genova si ha il maggior numero di studiosi e 
forse 1 migliori. 

Il mio sogno sarebbe molto più modesto, ma forse più pratico; esso 
mirerebbe per prima cosa ad aumentare il numero degli studiosi : il 
Museo verrebbe dopo o si svilupperebbe contemporaneamente. Che in 
Germania esista un Kraatz che impianta a sue spese un Museo ento- 
mologico è cosa ammirevole, ma che noi italiani non osiamo sperare, 
non perchè manchino in Italia i ricchi generosi, ma perchè sono troppo 
scarsi i riechi entomologi. Cerchiamo che lo studio dell’Entomologia si al- 
larghi e forse col tempo si troverà fra essi qualche mecenate. 

Da 22 anni insegno nella scuola e posso assicurare che il numero 
dei giovanetti che ardono al sacro fuoco entomologico non è piccolo; ma 
poi nei più prende il sopravvento la macchina fotografica, ed il cielismo 
o la caccia col fucile, o l'alpinismo ; poi viene il tempo dell’amante (o 
peggio delle amanti) ed il fuoco, già prima illanguidito, si spegne. Pa- 
recchi però ne ho anche conosciuti che avrebbero continuato a racco- 
gliere e studiare se non fossero intervenute difficoltà finanziarie sia per 
conservare la collezione, sia per procurarsi i libri per poterla studiare: 
a qualcuno dei più tenaci è accaduto che, con un'attività eccezionale, 
ha potuto procurarsi i mezzi di studio, ma allora poi tanto del suo tempo 
si è trovato impegnato, da non restarne che ben poco disponibile per 
lo studio. 

Io sognerei che in ogni Museo del Regno si formasse una collezione 
regionale, sulla quale potessero i giovani addestrarsi allo studio; e tale 
collezione potrebbe esser formata gratuitamente colla cooperazione di 
tutti i raccoglitori della regione, ed essere man mano rinnovata dagli 
stessi, giacchè studiare senza rompere non è della natura umana. Lo 
Stato, e per esso il Museo, dovrebbe aver cura della conservazione della 
collezione, e fornire un locale nel quale gli studiosi possano valersi della 
collezione stessa, senza abusarne; perchè pur troppo nell’età in cui si 
comincia anche l'abuso è da prevedersi. A Bologna p. e. una simile col- 
lezione, è già in via di formazione. 

Sognerei l’istituzione di una Biblioteca entomologica, e per ora credo 
che una sola basterebbe in Italia, purchè fosse veramente accessibile 
a tutti, 


SIE 


Ed anche questo mi sembra si potrebbe ottenere con poca spesa : 
a Modena p. e. la Società dei Naturalisti possedeva moli giornali scien- 
.tifici a Lei pervenuti in cambio delle proprie pubblicazioni : i soci po- 
tevano valersene, ma il bibliotecario non sempre aveva tempo, non sem- 
pre sapeva trovare ciò che si domandava. Ora la collezione di libri è 
passata alla Biblioteca Estense e quando sarà ordinata, credo che tutti 
potranno valersi di quel materiale, giacchè quella Biblioteca è ammessa 
al cambio colle altre del Regno. Forse molte altre società scientifiche 
del Regno lasciano ammuffire i loro libri: perchè non si potrà ottenere 
che li diano in dono, ovvero in deposito alle Biblioteche dello Stato ? 
Ed allora mi sembra che con poca spesa si potrebbe, o riunire tutto 
questo materiale in una sola Biblioteca, (sia pure la Nazionaie di Roma), 
ovvero scegliere tra le sparse membra le parti necessarie a formare 
una collezione di libri entomologici il più possibilmente completa, dalla 
quale (una volta che ne fosse pubblicato il catalogo) potrebbero gli stu- 
diosi, col mezzo delle Biblioteche locali, rivhiamare le opere o gli opu- 
scoli che loro sono necessarii. Una volta che l’idea avesse un principio 
di attuazione, credo si troverebbero privati ed enti morali che dareb- 
bero mezzi per l'incremento di una tale raccolta. 

Il sogno di un vasto Museo Nazionale entomologico si presenta alla 
mia mente come ultimo termine, come corollario necessario ad un pe- 
riodo di attività del quale io potrei vedere il principio, ma non certa- 
mente la fine. Esso potrebbe sorgere come appendice ad uno dei tanti 
Musei (a Roma od altrove poco importa). Esso potrebbe intanto avere 
il suo inizio coll’impianto di una collezione nazionale della quale fareb- 
bero parte gli esemplari raccolti e studiati gratuitamente dai singoli 
collezionisti nelle diverse parti del Regno, ed il materiale proveniente 
da piccole collezioni private che possono pervenire in dono da persone 
(e non sono poche) che dopo un periodo di attività entomologica , cre- 
dono dedicare altrimenti il loro tempo e la loro energia. Parti non va- 
ste di tale collezione dovrebbero essere inviate in esame (per tempo non 
lungo) a quelle persone che intendono di studiarle e che offrono suffi- 
cienti garenzie di saperne fare buon uso. Ovvero anche piccole parti 
potrebbero momentaneamente essere inviate ai Musei regionali, quando 
questi, sotto la loro responsabilità, le richiedono per uso di qualche stu- 
dioso che cooperi alla collezione del luogo. 

Se poi più tardi a tale Museo, impiantato sotto gli auspicii di una 
forma cooperativa, giungessero in dono collezioni aventi un'importanza 
storica pei tipi che contengono, ovvero se lo Stato trovasse modo ed 


RP. es 


opportunità di aggregare a questo Museo tutte o parte delle ‘collezioni 
aventi importanza storica già esistenti nel Regno; queste ‘collezioni do- 


vrebbero essere conservate a parte nè dovrebbero esser cedute in esa. . 


me, se non alle persone che intendono farne oggetto di studio nei lo- 
cali del Museo medesimo. 

Eccole, egregio sig Direttore, le mie idee relative al soggetto che 
Ella ed il Prof. De Stefani propugnano pel bene dell’ Entomologia : se 
Ella le trova accettabili, pubblichi pure la mia lettera nel suo giornale; 
in caso diverso ponga liberameute nel cestino, che nessun reclamo ri- 
ceverà dal di Lei Dev.mo 


A. FIORI. 


RI 


COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI 
DELLA SICILIA 


di ENRICO RAGUSA 


——_0___ 


(Cont. ved. num. preced.) 


Cicindela campestris L. 


var. affinis Dej. 


Presi al volo nel maggio sulla sabbia a Balestrate, due esemplari 
di questa varietà non ancora citata di Sicilia. Essa sì distingue dal tipo 
per la mancanza in parte, delle macchie bianche delle elitre, in uno e- 
semplare siciliano manca la prima e seconda macchia umerale e la ‘ba- 
sale, nell’altro solamente quella basale. 

Spero ritornare a Balestrate onde verificare se tale varietà è acci- 
dentale o locale. 


Cicindela campestris L. 
var. pontica Motsch. 


Posseggo due esemplari di questa varietà presi in primavera alla 
Favorita presso Palermo. Si distingue facilmente dal tipo: per la picco- 


"FA 


— 85 


lezza delle macchie che quasi scompariscono col .punto mediano senza 
la macchia nerastra. 
D'Italia il Bertolini la cita di Lazio. 


Cicindela trisignata Dec). 


var. siciliensis Horn. 


Ho trovato comunissima questa varietà nell’ aprile a Porto Empe- 
docle, dove vola sulla sabbia in riva al mare, a centinaja. Ne ho pure 
di Menfi e di Catania. Nel mio catalogo ragionato figurò come v. sinuata 
Fab. che il Ghiliani citò di Catania, e che va tolta dalla fauna di Si- 
cilia, come pure la trisignata Dej. tipo. 


Cicindela aphrodisia Baudi. 


var. lJluctuosa Ragusa var. nov. 


Questa bellissima varietà si distingue dal tipo pel suo colorito ne- 
rastro, mancante assolutamente del riflesso cupreo che si osserva nella 
specie tipica, dalla quale differisce come la barbara Cast. dalla littoralis 
F. che a torto, secondo me, è stata posta in sinonimia. La ritengo una 
buonissima varietà, e per convincersi della stabilità basta vederne delle 
lunghe fila di esemplari tutti uguali’ fra loro, come esistono nella mia 
raccolta, e che hanno più dritto ad un nome che molte altre varietà di 
minor importanza. 

La var. luctuosa si trova a Mondello, presso Palermo , nell’ agosto, 
che vola sulla sabbia a destra, vicino le roccie che lambiscono il mare, 
in una località assai ristretta. 


Cicindela flexuosaFabr. 
var. lurida Dej. 
L’ illustre W. Horn nella monografia delle Cicindele, dice che biso- 


gna ascrivere alla /urida tutte le varîetà con poche macchie bianche, e 
dice che sono assai meno frequente gli esemplari dove mancano le quat- 


(1) Bestimmungs-Tabellen 23. Monographie der Paliarktischen Cicindelen von W. 
Horn und H. Roeschke. 


ee 


tro macchiette dorsali. Ora io di questi ne ho parecchi trovati nel mag- 
gio del 1887 a Licata. 
De Bertolini non cita questa varietà. 


-Blechrus laevipennis Luc. 


Figurava nella mia raccolta come glabratus Duft (1) e ne debbo la 
determinazione al sig. Holdhaus che volle rivedere tutti i miei Blechrus 
di Sicilia. L’ ho trovato comunissimo a Palermo e dintorni quasi tutto 
l’anno (2). 

Il B. confusus Bris. che l’autore descrivendolo citò di Sicilia, è si- 
nonimo di questa specie. 


Blechrus Abeillei Bris. 


Posseggo pochi esemplari di questa piccola specie nuova per la Si- 
cilia, trovati nei dintorni di Palermo sulle mura. Uno dei miei esemplari 
proviene da Pantellaria, ga me trovato nel maggio, ed allora (3) citato 
per Bb. mauras Sturm. Bertolini la cita di Liguria. 


Blechrus minutus Mots. 


Posseggo molti esemplari di questa specie che non era ancora stata 
citata di Sicilia e manca totalmente fra i coleotteri d’ Italia del Berto- 
lini. 

L'ho trovata specialmente nel maggio, nei dintorni di Palermo (Re 
Bottone), sotto le pietre e sui muri. 


Blechrus minutus Motsch. 


var. exilis Schaum. 


Fu da me citata come varietà del g2abratus Duft., si trova assieme 


(1) I Blechrus citati dal Vitale nel Boll. Nat. Anno XXV N. 4-5, sotto i nomi di 
glabratus e maurus, sono invece il lacripennis e l Abeillei. 

(2) Reitter (nella D. Ent. Zeit. 1900) Revision der Coleop. Guttung Blechkrus de- 
scrive il B. fulvibasis Reitt. ewcorialensis Br. e corticalis Duft. come specie. Bertolini nel 
suo Catalogo (Addenda) pag. 121, li cita come subspecte. 

(3) Gita entomologica all’ Isola di Pantellaria, Bull. Soc. Ent. Italiana 1875, pag. 
238-250. 


Si ARP 


al tipo, ma più rara e d’inverno. Bertolini la cita come specie, mentre 
è varietà della specie precedente. 


Aleochara.curtula Goeze. 


Nell'ultimo numero di questo periodico, pubblicai qnesta specie co- 
me nuova per la Sicilia, mentre era già stata da me citata sotto il si- 
nonimo di fuscipes Grav. 

Fui tratto in errore dal catalogo dei Coleotteri d’Italia, dove il Ber- 
tolini cita questa specie prima come curtula e poi come fuscipes, men- 
tre quest’ultimo nome va posto in sinonimia. 


Astenius (Sunius) latus Rosh. 


Bertolini per l’Italia la cita della sola Corsica. E nuova per la Si- 
cilia e ne ebbi un solo esemplare dall'amico Georg Kriiger, trovato in 
primavera alla Ficuzza. 


Pselaphus globiventris Reitt. (1) 


Questa specie nuova, fu trovata in unico esemplare fra un sacco di 
terriccio raccolto nel Bosco della Ficuzza e portato a Palermo nel no- 
vembre scorso, dal mio carissimo amico il Dottor Georg Dieck di Mer- 
sebourg, che gentilmente vollo cedermi tutti i coleotteri che assieme vi 
trovammo. 


Leptinus testaceus Miiller 
È nuova per la Sicilia e fu scoperta dal signor Francesco Vitale a 


cui debbo il solo esemplare esistente nella mia raccolta, da lui trovato 
a Calamarà 1’ 11 dicembre 1903. 


Ablattaria laevigata F. 
Ebbi un esemplare di questa nuova specie per la Sicilia, trovato 
dall’amico Vitale il 25 settembre del 1903 a Scala nel messinese. 


L’esemplare è assai grande e quasi il doppio d’un esemplare della 
Dalmazia che feci venire per confronto; siccome la punteggiatura n’ è 


(1) Wiener Ent. Zeit. XXIII. II Heft. Mirz 1904, pag. 46. 


uguale, così non posso nell’esemplare siciliano riconoscere la var. meri- 
dionalis Gang]. (1) nè la gibba Br. perchè mancano sulle elitre, che do- 
vrebbero essere meno densamente puntate, i grossi punti. 


Colon griseum Czwal. 


Posseggo tre esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, uno 
trovato da me, anni fa in primavera sotto una pietra, nei dintorni di 
Palermo, e due (3 e &) avuti da Messina dal Vitale, che trovò, il a 
Scala il 19 aprile, e la 92 a Colla, il 9 novembre 1904. 

Secondo il Bertolini, d’Italia si conosceva solamente del Trentino e 
dell’Italia settentrionale. 


Liodes punctulata Gyll. 


Dissi nel mio catalogo ragionato che possedevo la vL. calcara; Er. 
con la var. picta Reiche; avendo ora comunicati tutti i Liodes di Sicilia, 
della mia raccolta, all’illustre Sanitàtsrath Dottore A. Fleischer a Brunn, 
egli trovò che tutti i miei esemplari notati sotto questo nome, erano 
invece la L. punctulata Gyll. (litura Steph.) specie nuova per la Sicilia. 


Liodes punctulata Gyll. 


var. maculicollis Gang]. 


Posseggo pure esemplari di questa varietà, che secondo il Dottore 
Fleischer, non è che una aberrazione di colorito (2), e si distingue dal 
tipo, che ha il corsaletto intieramente nero, per averlo nero bordato di 
rosso. 

Sarebbe nuova per la Sicilia, ed anche per l'Italia. 

La L. carcarata Er. e la var. picta Reiche per ora, sono da togliersi 
dalla fauna di Sicilia. 


Parmulus densatus Reitt. 


Vitale (3) trovò non raro a Corsari questa specie che egli ritenne 


(1) Die Kéfer von Mittel-europa. Vol. III erste Hiilfte, pag. 191. 

(2) Egli ritiene lo stesso della mia var. dipunctata, della Heydeni Ragusa. 

(5) I Coleotterì messinesi Boll. del Nat. A. XIV, N. 6 pag. 56 dove sono pure ci- 
tati il Serzcoderus lateralis Gyll. trovato comune in primavera a Calamarà, ed il Tricho- 
pterix intermedia Gillm. rarissime a Colla, entrambi nuovi per la fauna sicula, 


DEMARE E 


nuova per la fauna sicula, mentre era già stata da me trovata alla Fi- 
cuzza e pubblicata nel Nat. Sic. XII, p. 28. 


Cryptophagus (Micrambe Thoms.) villosus Heer. 


Ebbi questa specie nuova per la Sicilia dall’ amico Vitale che ne 
raccolse un esemplare il 26 marzo 1904 al Faro presso Messina. 
Bertolini pone questa specie come sinonimo della Vini Panz. 


Setaria sericea Muls. 


Questa specie citata dal Bertolini del Piemonte, Sardegna e Corsica, 
fu trovata anche in Sicilia dal sig. Francesco Vitale che me ne inviava 
due esemplari raccolti a Colla (Prov. di Messina) il 5 giugno 1903. 


Atomaria fuscicollis Mannb. 


Ho trovato nei dintorni di Palermo un solo esemplare di questa 
specie nuova per la Sicilia, ma comune in tutta Europa ed anche nel- 
l'America. 


Atomaria mesomelas Herbst 


Nuova per la Sicilia. Ne ebbi due esemplari dall’ amico Vitale che 
li raccolse a Lentini il 24 ottobre dell’anno scorso. 


Lathridius (Coninomus Thoms.) nodifer Westw. 


Anche questa specie, che secondo il Bertolini era conosciuta dal 
Trentino, Toscana, Liguria e Corsica, fu trovata in Sicilia il 9 luglio 
1903 a Casino (Prov. di Messina) dall’ amico Vitale che me ne donava 
un esemplare. 


Corticaria olympiaca Reitt. 


È nuova per la Sicilia e ne dobbiamo la scoperta al sig. Francesco 
Vitale dal quale ne ebbi un esemplare trovato al lazo di Lentini il 24 
ottobre 1904. Il Bertolini la cita dell'Emilia, Sardegna e Corsica. 


Corticaria serrata Payk. 


È conosciuta dell’Italia, ma non di Sicilia. Ne posseggo due esem- 
Il Nat. Sic. Anno XVII. 12 


ZE) = 


plari dei dintorni di Palermo ed uno della Piana di Catania, dove, lo 
trovò Vitale il 25 ottobre dell’anno scorso. 


Heterhelus solani Heer 


Nuova per la Sicilia, l’ ebbi dall’ amico Luigi Failla che la trovò 
presso Castelbuono. Era conosciuta di tutta Italia e pare sia specie co- 
mune. 


Psammoecus bipunctatus F. 


Il 24 ottobre dell’ anno scorso essendosi l’amico mio Vitale gentil- 
mente offerto di fare per mio conto un'escursione al lago di Lentini, fra 
le molte buone specie che vi raccolse, m’inviava pure due esemplari 
di questa specie nuova per la Sicilia. 


Psammoecus bipunctatus F. 


var. Boudieri Luc. 


Assieme al tipo, il Vitale, trovò pure un esemplare di questa gra- 
ziosissima varietà, oggi nella mia collezione. 


Airaphilus arcadius Reitt. 


Questa bellissima specie nuova per la Sicilia fu trovata quest’ in- 
verno alla Ficuzza dal sig. Georg Kriiger che me ne inviava una serie 
d’ esemplari raccolti nel dicembre e gennaio sepra pannocchie di alte 
pannie nella località di S. Isidoro, vicino una sorgente sulfurea presso 
Lupo. 


Monotoma brevicollis Aub. 
Questa specie citata dal Bertolini solamente di Sardegna e Corsica, 
è stata rinvenuta in molti esemplari nello scorso settembre sotto un 


gatto morto, dal mio amico il Conte Amilcare Anguissola che volle ar- 
ricchirne la mia raccolta con varii esemplari. 


Limnichus incanus Kiesw. 


Avendomi il mio amico Vitale donati alquanti esemplari di questa 
specie nuova per la Sicilia, ne comunicai due esemplari all’ estero, che 


de 


Mag 


ui 


PS ga 


mi furono determinati uno per incanus Kiesw. e l’altro per sericevs Duft. 
e così li determinai al mio amico che li citò fra i suoi coleotteri mes- 
sinesi (1). 

Ora avendo ristudiato questi insetti, trovai che il creduto sericeus 
era pure l’incanus, e così bisogna togliere per ora, il sericeus dalle specie 
rinvenute in Sicilia. 


Botriophorus atomus Muls. 


Il 24 ottobre dell’anno scorso ebbi quattro esemplari di questa pic- 
colissima nuova specie per la Sicilia dall'amico Vitale trovati nell’escur- 
sione fatta per me a Lentini. Secondo il Bertolini si conosceva del Ve- 
neto, Emilia e Sardegna. 


Ischnodes sanguinicollis Panz. 


È nuova per la Sicilia e ne ebbi donato un esemplaro dall’ amico 
Luigi Failla Tedaldi che lo prese il 17 maggio 1903 ad Aquilea in Si- 
cilia. 

Bertolini cita questa bellissima specie del solo Tirolo meridionale, 
ma è indubitabile che debbasi trovare in altre parti d’Italia. 


Betarmon quadrivittatus Ragusa 


Il sig. F. Vitale nell’Anno II, N. 2, pag. 44, della Riv. Coleott. It. 
crede che questa specie debba riferirsi alla bisbimaculatus Sch. 

Posso assicurare che la quadrivittatus è tutt’ altra cosa, essa diffe- 
risce dalla bdisbimaculatus oltre per minor grandezza, per la testa e 
corsaletto intieramente neri, per la forma e grandezza delle macchie u- 
merali ed apicali delle elitre, totalmente diverse da quelle della Ddisbi- 
maculatus. 


Atelestus brevipennis Lap. 


Dobbiamo la scoperta in Sicilia, di questa curiosissima specie all’e- 


(1) Bol. del Nat. Anno XXIV, N. 8 dove pure per errore del tipografo si vedono 
figurare fra gli Anthrenus un cadaverinus Hoffm. ed un duodecimatriatus Schr. (duode- 
cimstriatus), che mancano fra gli Hister dove andavano posti. 

Il Saprinus specularis Mars. ivi citato dal Vitale come nuovo per la Sicila, è in- 
vece lo speculifer Latr. per come ho potuto accertarmi. 


— 92 — 


gregio agronomo Vitale, dal quale ne ebbi molti esemplari trovati presso 
Messina, a Santa Teresa nel maggio scorso. 
Secondo il Bertolini si conosceva di Corsica e Sardegna. 


Himatismus villosus Haag 


Il sig. Edmund Reitter nella Wiener Ent. Zeit. XXIII, V Heft, pa- 
gina 83, cita questa specie trovata a Creta dal sig. Martin Holtz, come 
nuova per l’ Europa, mentre il Dottore Carlo Escherich (Nat. Sic., An- 
no XII, pag. 275) l'aveva già trovata nell'isola di Linosa. 


Helops tomentosus Reitter nov. sp. 


Ebbi comunicati quattro esemplari, di questa specie nuova, dal Pro- 
fessore Giacomo Coniglio Fanales, che li trovò nel luglio scorso sotto la 
corteccia di un Pinus Pinea, in un suo podere in contrada Madonna 
della Via a Caltagirone. 

Questa specie sarà descritta dal Reitter in uno dei prossimi numeri 
di questo periodico. 

(continua) 


r/r 


AI Chiarissimo Sig. Enrico Ragusa 


PALERMO. 
Camerino 24. 10. 1904. 


Egregio Signore, 


Apprendo con vivo piacere la sua idea di fondare in Roma un Museo 
Nazionale Italiano degli Artropodi. Con entusiasmo io accolgo la sua idea, 
e la diffonderò per mezzo anche della « Rivista Coleotterologica. Italiana ». 
Io pure impegno fin da ora la mia molto modesta collezione di Coleotteri, 
e tutte le opere e periodici ch’ io posseggo sugli Artropodi pel Museo Na- 
zionale. 

Gradisca i distinti saluti 


Professore Antonio Porta. 


A — 


Dott. G. RIGGIO 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei nel mare di Messina 


_—— = 

In occasione della prima assemblea ordinaria e del Convegno del- 
l’Unione zoologica italiana, che ebbe luogo in Bologna il 24-27 settem- 
bre del 1900, ebbi ad enumerare, in una nota preventiva, il cui sunto 
fu pubblicato nel Monitore zoologico italiano (1), 22 specie di Crostacei, 
provenienti dal mare di Messina ed avute dal Dott. E. Sicher, nel tempo 
in cui era Professore a Catania. 

Avrei dovuto in seguito portare a termine e pubblicare il lavoro 
in esteso, aggiungendovi altre osservazioni fatte su nuovo materiale a- 
vuto da Messina e da Palermo; ma molteplici circostanze, superiori ed 
affatto indipendenti dalla mia volontà non me lo hanno permesso, ben- 
chè il lavoro fosse quasi completo. 

Ora, colla ripresa della pubblicazione del « Naturalista Siciliano », 
del quale fui assiduo e fedele collaboratore, non credo di ritardare ul- 
teriormente la pubblicazione relativa ai soli Crostacei di Messina ricor- 
dati allora, riserbandomi di pubblicare in seguito il risultato di altre 
ricerche fatte sopra materiale avuto posteriormente da Messina e anche 
da Palermo, e facenti parte delle Collezioni del Gabinetto di Storia na- 
turale del R. Istituto tecnico di Palermo. 

Ed ora, dopo questa necessaria spiegazione e ringraziando l’amico 
Direttore sig. E. Ragusa, che ha voluto accogliere il mio modesto la- 
voro, eccomi alla esposizione delle singole specie. 

Dal Gabinetto di St. naturale 
del R. Istituto tecnico di Palermo. 

Settembre 1904. 


G. RIGGIO. 
(1) Riggio G., Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo (Sunto). Rendiconto 


della prima assemblea ordinaria e del Convegno dell’ Unione Zoologica italiana in Bo- 
logna, 24-27 sett. 1900. Monitore Zoologico italiano, Au. XI (Suppl.) die. 1909. 


— 94 — 


ENTOMOSTRACI 
COPEPODI 
Fam. Argulidae 


Argulus purpureus, Thor. (Carus p. 290 (1). 
TPav::15 if. l642; 


Binoculus bicornutus, Risso, Hist. nat. des Crustacés des environs de Nice. 
Paris, 1816, pag. 170. 

Agenor purpureus, Risso, Hist. natur. de 1’ Europe meridion. V, Crustacgs, 
Paris, 1826, pag. 139, tav. V, fig. 28. 

Argulus purpureus, Thor., Riggio, Contr. alla Care. del Medit. Monit. Zool. 
ital. An. XI, (Suppl.) dic. 1900. 


Questa specie, abbastanza interessante e caratteristica, benchè fosse 
stata descritta da Risso fin dal 1816 col nome di Binoculus bicornutus, 
e poi di nuovo descritta e figurata nel 1826 col nome di Agenor pur- 
pureus, pure non è ricordata da Milne-Edwards nella St. natur. dei Cro- 
stacei (2). Hope, nel Catalogo dei Crostacei italiani (3) riporta come ri- 
feribili a due specie distinte, i due nomi attribuiti dal Risso alla me- 
medesima specie. Egli, a pag. 45, riferisce il Binoculus bicornutus al ge- 
nere Apus; mentre, a pag. 38, colloca l’Agenor purpureus alla fine dei 
Poecilopodi. È strana, a prima giunta, la somiglianza di questo animale 
coi Rincoti del gen. Aelia, dovuta evidentemente al notevole sviluppo 
dello scudo cefalotoracico, che copre posteriormente tutto l’ addome ed 
è diviso profondamonte in due lobi,"che ricordano a prima vista le emi- 
elitre di questi animali. Confesso che fu appunto questa la mia impres- 
sione quando vidi per la prima volta nell’alcool questo strano crostaceo. 

L’Argulus purpureus è specie che vive sopra i pesci o sopra altri 
crostacei. Il Carus gli dà per ospite il Carana dentea. 

Il Dott. S. Lo Bianco (4), Conservatore della Stazione Zoologica di 


(1) Carus V. J., Prodrom. faunae Mediterr. vol. I Stuttgart, 1884-85. 

(2) Milne-Edwards, Hist. natur. des Crustacés, Paris 1834-40. 

(3) Hope, Catalogo dei Crostacei Italiani, Napoli, 1831. 

(4) Lo Bianco S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di matu- 
ità sessuale degli animali del Golfo di Napoii. In Mitteilungen aus der Zool. Station 
zu Neapel. Achter Bande, Berlin 1898. 


Sgr: 


Napoli, riferisce di aver trovato in maggio una Q di A. purpureus con uova 
mature attaccata sopra un’Anilocra che a sua volta vive sul Pagellus 
mormyrus ed altri pesci. Dice rara la specie. Per parte mia non cono- 
sco con precisione su quale specie di pesci siano stati trovati i 4 esem- 
plari avuti dal Sicher. A Messina intanto questo animale vien chiamato 
Pulici dì Luvaru, ciò che fa supporre giustamente che esso viva sul 
Fravolino (Pagellus erithrinus), chiamato appunto Luvaru in siciliano, 
o per lo meno con più frequenza sulle specie del genere Pagellus. La 
qual cosa sarebbe confermata, anche dal fatto riferito dal Dr. Lo Bianco. 
Sul proposito debbo ancora aggiungere che a varie riprese ho avuto 
occasione di osservare a Palermo parecchi individui di Caranx dentex, 
ma su nessuno di essì ho avuto occasione di osservare l’Argulus in pa- 
rola, ed è questa la prima occasione in cui vedo animali di questa specie. 


Proporzioni dei 4 ind. di Messina. 


10 20 di 40 
Lunghezza totale.: ... 17 mm. 170-mm. 12,0 mm. 11,5 mm. 
Larghezza massima. . 90 » 9.0 6,0 >» 6,0 » 
Diametro delle ventose 2,2 >» 2,2» 1 Sa Tassa 
MALACOSTRACI 
ANFIPODI 


Fam. Phronimidae 


Phrosina semilunata, Risso (Carus p. 423). 


Questa specie, benchè non molto rara, non è tuttavia ricordata dal 
Carus dei mari della Sicilia. Essa intanto fu riportata dai mari siciliani 
fin dal 1842 dalla signora G. Power, in un elenco di Crostacei annesso 
alla Guida per la Sicilia (1). Il Dr. E. Sicher ne ebbe due esemplari 
da Messina, ed io stesso , nel 1895, ne ebbi parecchi esemplari pescati 
nel Golfo di Palermo, insieme al noto Cicerello (Ammodytes tobianus). 


Es. di Messina. 


Eungh: tok. mm: 26 
» » Zi la » 21 


(1) Power G., Guida per la Sicilia, Napoli 1842, p. 334. 


— dig —- 


Phronima sedentaria, Forskal (Carus p. 423). 


d Bivonia culicina, Cocco A., Su alcuni Crostacei dei mari di Messina. In 
Effemeridi Siciliane, Tomo I, Palermo 1832 con tav. f. 3. 


Questa strana forma di Anfipodo, la di cui femina s’introduce e 
vive nel corpo dei Pirosomi e dei Drphyes, insieme alla sua progeni- 
tura, pare che sia piuttosto frequente nel mare di Messina, da dove ne 
avevo già avuti parecchi individui. Però, mentre le femine si mostrano 
abbastanza frequenti i maschi appariscono piuttosto rari, giacchè sopra 
11 esemplari speditimi dal Dr. Sicher non ho trovato che un solo ma- 
schio. 1 

La specie fu citata per la prima volta di Sicilia dalla Power (L c. 
p. 334) e successivamente dal Claus. Di recente anche il sig. Campa- 
gna, preparatore nell’ Istituto Zoologico di Palermo, ne ha raccolto al- 
quanti bei esemplari nelle acque del nostro Golfo.— Secondo il Dr. Lo 
Bianco (l. c.) raggiunge la maturità sessuale dal novembre all’ aprile; 
d'inverno essa vive alla superficie dove si pesca facilmente, in estate 
discende nelle acque profonde. 

La Bivonia culicina, descritta e figurata dal Cocco (1. c.) deve evi- 
dentemente riferirsi a questa specie, e per lo sviluppo notevole delle 
antenne interne ed esterne e per le sue piccole dimenzioni deve rite- 
nersi un maschio. 


Dimensione 


Le 10 © lungh. tot. da 22 mm. a 34 mm. 
Il o » » der » 


Fam. Flatiscelidae 
Eutyphis ovoides, Risso (Carus 1. c. p. 424). 


Fra le 3 specie del genere Eutyphis descritte dal Claus (1), è que- 
sta la più nota e la più conosciuta, essendo stata descritta dal Risso 
fin dal 1816 fra i Crostacei di Nizza. Fu ricordata la prima volta di Si- 
cilia (Messina) dalla signora G. Power (1. c.), e poi dal Claus nella sua 
monografia. 


Un solo esemplare. Lungh. tot. 17 mm. 
(continua) 


(1) Claus C., Die Platysceliden, Wien, 1885. 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


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ANNUNZI 


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Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Hanno pagato l’abbonamento i signori : 
R. Piingeler, Ing. A. Curò, Marchese Dott. Giuseppe Rangoni, Fritz 
Zickert, Giacomo Coniglio Fanales, Agostino Dodero. 


Il sig. Luigi Failla-Tedaldi, Castelbuono (Sicilia) offre esemplari di 
Polyphaenis xanthochloris a L. 10 e Celaena Vitalba a L. 5. 


WI. $6 CT. 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. i 


Guido Pons, Raccoglitore e preparatore Naturalista, Socio della So- 
cietà Entomologica Italiana — Firenze, Via della Chiesa, 71 — si offre 
per raccolte e preparazioni di animali vertebrati ed invertebrati della 
fauna italiana. 

Collezioni determinate per insegnamento. 

Collezione di Eutomologia Applicata e di Biologia. 


Il sig. Alex. Neuschild Berlin SW. 48, ha ottenuto da crisalide, da 
lui raccolte in Corsica, la stupenda Argynnis Elisa, specie che manca 
in quasi tutte le collezioni. Egli la vende al pajo per 7 Mark. Per gli 
esemplari presi al volo 5 M. 


La signorina Maria Rihl a Zurigo V, spedisce i bozzoli della Grae2/sîa 
Isabellae, per 50 Mark la dozzina. 


cit iii Mine rt 


È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., 
con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, 
corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. 

Franco di posta in tutto il regno L. 5. 

Rivolgersi atla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. 


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ANNO XVII 1904 N. 5. £ 

Abbonamento annuale (St 4iffy pi a Lea — = 

Un‘mumerelasparato con tavole. bf a RO 

» » » senza » RA SEI ALO ANNE Te VO pe A Ole Re oi cale O MI - | | 
dn 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


———__-oe——_ 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario del N. 5. 


Reitter E. — Una nuova varietà della Akis spinosa L. . . . +... pag. 97 
Zickert F.— Dysauxes Punctata (ab. et var.) Ragusaria Zkl. . . <.< > 97 
Ragusa E.— Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia (cont.) . . . Ti 3 98 
Vitale F.—Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II ole )» 101 
Ragusa E. — Note lepidotterologiche (con tavola) . . . . . +. +... . » 108 
De Stefani T. — Lettera al Sig. E. Ragusa . . . » VED 
Riggio G, — Contributo alla Carcinologia del Modi ir Nota sopra dll 
quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 11° 
asse 


Pubblicato il 1° dicembre 1904 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


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Una nuova varietà della Akis spinosa L. 


A&%is spinosa var. Ragusac Reitter. 


È più piccola della forma tipica, più tozza e sulla superficie più 
piana, con le costole delle elitre uguali e fortemente pronunziate, l’an- 
golo posteriore del corsaletto nel g° si distende appena in una punta. 

Tanto la superficie quanto il disotto sono opachi. 

Long. 16-17 mm. 

Ebbi comunicata questa nuova varietà dal signor Enrico Ragusa 
di Palermo, che l’ebbe dall’ isola di Linosa, ed al quale mi fo un pia- 
cere di dedicarla. 


EDMUND REITTER. 


ZO —-__ 


Dysauxes Punctata ab. (et var?) Ragusaria Zkt. 


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Verso la fine del mese di maggio ultimo catturai nei dintorni di 
Napoli due esemplari femina della Dysauxes Punctata ab. Famula, Frr., 
che deposero complessivamente 45 uova. 

Allevai i bruchi che ne schiusero, con lactuca sativa, ed ebbi a re- 
gistrare un allevamento soddisfacente, trovandomi a principio del mese 
di luglio in possesso di 41 crisalidi perfettamente sviluppate. Dopo una 
diecina di giorni i primi esemplari principiarono ad uscirne, ed ottenni 
il seguente risultato del tutto inaspettato : 


gl FI. ab- Famula Prr; 
d&g 69% var. Hyalina Frr.; 
2 ab. Servula Berce; e 
dd aberrazione che si scosta sensibilmente dalle pre- 
cedenti, e che qui appresso descrivo ; 
Il Nat. Sic. Anno XVII. 13 


T_I9902E 


Nei due sessi le ali anteriori sono di colore bruno-chiaro lievemente 
tendente al giallognolo; le macchie bianche che si riscontrano nel tipo 
mancano del tutto. Mantenendo un esemplare sopra un fondo nero si 
rileva che il punto, nel quale il tipo porta la macchietta bianca più 
grande, quella, cioè, verso la metà del margine esterno, è in questa 
nuova aberrazione di colore oscuro, perchè trasparente. Le ali posteriori 
nei due sessi sono anche trasparenti con margine più o meno largo del 
medesimo colore delle ali anteriori, e soltanto di colore giallo ocra al 
margine interno. Torace bruno; zampe, addome come il tipo. 

Questa nuova aberrazione é da collocarsi fra l’ab. Famula e la var. 
Hyalina. Differisce dall’ab. Famula per le ali posteriori trasparenti e 
per la succennata macchia anche trasparente al margine esterno delle 
ali anteriori. Dalla var. Hyalina differisce per la totale assenza delle 
macchiette bianche delle ali anteriori. 

Questa aberrazione; che pubblicai e descrissi nella « Entomologische 
Zeitschrift », XVIII, N. 20, sembra non essersi finora trovata in altre 
località. Nella Sicilia, dove l’ab. Famula e la var. Hyalîina non sono 
rare, non è stata finora rinvenuta, ed è con vero piacere che ho dedi- 
cato questa nuova aberrazione all’egregio amico Enrico Ragusa. 

Sono ora in grado di aggiungere che volendo indagare sulla sta- 
bilità o meno dell’aberrazione di cui si tratta, feci accoppiare la v. /a- 
mula 3 con l’ ab. Ragusaria Q e viceversa, e la var. Hyalina ΰ con 
l’ab. Ragusaria 2 e viceversa. Il risultato di questi quattro accoppia- 
menti mostrò una forte tendenza di ritorno all’ab. Famula. Osservai in- 
tanto che buona metà degli individui di questa seconda generazione 
differisce per il colore bruno nerastro delle ali, anzichè bruno-chiaro , 
nonchè per il margine più largo delle ali posteriori. Non sono intanto 
in grado di precisare se questa diversità deve attribuirsi alla rapidità 
dello allevamento, oppure se essa è abituale alla seconda generazione, 
quantunque, tenendo presente la vita del bruco in natura , l’ esistenza 
di una generazione autunnale sembra poco probabile. 


Napoli, Ottobre 1904. 


FRITZ ZICKERT. 


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190 


CATALOGO RAGIONATO 


DEI 


CORRO RrTEREeDpireSICELT A 


(Cont. ved. N. 2 anno corr.) 


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Chaerocephalus Chevr, (1) 


hyperoides Ragusa nov. sp. (*) Posseggo una sola Q di questa nuova specie 
da me trovata molti anni or sono nelle vicinanze di 
Palermo. Dcbbo al sig. Desbrochers des Loges l’ a- 
vermi fatto osservare le differenze che la distinguono 
dalla giganteus Fairm. 

inermis Boh. . . . Questa specie fu citata dal Vitale che l’ebbe notata dal 
Baudi. Gli esemplari così determinati nella mia rac- 
colta erano invece la nuova specie Siculum Ragusa. 


(#) C. hyperoides Ragusa. Oblongus, brunneus, dense cinereo-pubescens. An- 
tennis pedibusque totis rubris. Oculis prominentibus. Rostro medio im- 
pressis. Prothorace criberrime punctulatis. Elytra striato-punctata. Pe- 
des elongati, femoribus anticis dente obtuso armatis. 

Long. 6 mill., lat. 4 mill. 


Questa specie si avvicina al giganteus Fairm. dal quale differisce oltre che 
per la struttura differente del funicolo delle antenne che sono intieramente uni- 
colori; per il protorace che è finamente e densameute punteggiato nel Ayperot- 
des, mentre è sparso di grossi punti nel giganteus; per le elitre unite, senza 
coste, mentre nel giganteus Q si trovano sempre delle traccie di coste; per le 
tibie arcate in dentro nell’esemplare Q da me posseduto. 

Ho messo a questa specie nuova il nome di Ayperoides perchè somiglia pel 
colorito delle elitre all’Wypera intermedia Boh. 


(1) Pria di continuare gli altri generi di Curculionidi debbo notare che omisi il Do- 
dicastichus geniculatus Germ., citato dal Vitale nel suo Primo Supplemento ai Rincofori 
Siciliani, Atti e Rendiconti dell’ Accademia Dafnica di Acireale, Vol. X, 1903-04; questa 
specie fu nota di Sicilia dal Reiche, ma essendo specie piuttosto nordica , io dubito si 
trovi da noi, e ritengo debba essere stata altra specie. 


:- 100 — 


Ritengo dubbia l’esistenza in Sicilia di questa specié 
descritta del Caucaso ma trovata pure nell'Europa me- 
ridionale (imbellis Mars.) (1). 

Baudii Stierl. (2) . . Questa specie fu scoperta in Sicilia dal Baudi. Ne pos- 
seggo due esemplari che avevo in collezione come 
specie nuova vicino dell’alternans Fairm. Anche Des- 
brochers des Loges al quale li comunicai me li ri- 
mandò con questo nome. I miei esemplari li trovai 
nel giugno 1886 a Castrogiovanni. 

Siculus Ragusa nov. sp. (*). Posseggo quattro esemplari di questa specie nuova 
(193 99), che furono tutti da me trovati molti anni 
or sono nelle mie gite entomologiche in Sicilia, ma 
disgraziatamente mancano le etichette dell’epoca e della 
località dove li trovai. 


Mylacus Schònherr 


nitidulus Vitale (3) . Scoperto il 28 gennaio 1903 in unico esemplare a Campo 
Inglese presso Messina, battendo le fascine d’ erica e 
citiso poste a disseccare. Non la posseggo. 


(continua) E. Ragusa. 


(#) Sicilus Ragusa. Oblongus, brunneus sat dense, cinereo-pubescens, an- 
tennis pedibusque tot s obscure rubris. Frons punctiforme impressa. O- 
culis prominentibus. Rostrum crassum breviter sub-quadratum. Anten- 
nae gracilis , parce setulosae. Protorar profunde foveolatus, interstitiis 
criberrime punctulatis. Elytra striato-punctata. Pedes valde elongati, fe- 
moribus inermibus, tibiis anticis villosis, tarsis elongatis, parum dila- 
tatis. Abdomen dense punctatum, pubescens. 

Long. 5 mill., lat. 3-5 mill. 


Questa specie si avvicina al Zanosimanus Chevr. dalla quale si distingue 
specialmente per la fronte non fortemente impressionata, marcata d’una semplice 
fossetta puntiforme; per il protorace che è più finamente e densamente puntato, 
sprovvisto della linea longitudinale saliente e liscia; per le tibie anteriori che sono 
in dentro lungamente ciliati. 


(1) 2° Supplémeut à la Monographie du genre Elytrodon. Le Frelon 6 Vol. pag. 601, 
(2) Mittheilung der Schweizer entom. Gesell. Mai 1892, pag. 363. 
(3) Rivista Coleott. Italiana. Anno II, N. 5, pag. 126. 


10h » 


Geom. VITALE FRANCESCO 


=‘ 


OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE 


di RINCOFORI MESSINESI 


—_— 001 >00_____k 


Nota II 


(Cont. ved. num. preced.) 


5. Rhinocyllus v. Olivieri Megerle (1) Sch. Gen. Sp. Cur. Vol. 3, 
pag. 148. 


Il tipo &. conicus Froelich (2), comunissimo nelle nostre contrade, 
subisce facilmente delle variazioni, e noi facilmente troviamo la v. la- 
tirostris Latr. assieme al tipo, in grande quantità, invece ciò non ci 
era mai accaduto per la v. d del Capiomont, l’Olivierî del Megerle; e sì 
che noi cacciamo da circa 5 lustri e di /. conizcus ne abbiamo raccolto 
oltre 4000 esemplari. Si fu solo il 13 maggio 1903 che visitando le ca- 
latidi di Galactites tomentosa Moench, nella contrada Piano della Monaca, 
nella vallata del Ritiro, abbiamo potuto raccogliere un esemplare di 
questa graziosa varietà, mentre un ragno stava trasportandola via. 

L’insetto nostro, risponde ad litteram a la diagnosi che ne dà il Ca- 
piomont, e che, per far cosa grata ai poco esperti in tali minuzie, qui 
riportiamo : 


Var. b — Minor, niger, umbrino-pilosus, tomento pallido variegatus, pulvere 
fino viridi indutus, corpore saepius minus convero. 

Rhinobatus Olivieri Megerle in litt. 

Ehinocyllus Olivieri Gyll. in Sch., III, p. 148, n. 3. 

Lixus odontalgicus Oliv., Ent., V, 83, p. 282, n. 304, pl. 30, fig. 456. 


(I) Lo Schoenherr ed il Gyllenhall dicono essere tale varietà del Megerle, mentre 
tutti gli altri entomologi lo dicono del Gyllenhall. 

(2) Tutti gli autori precedenti al Bedel ritengono tale specie del Gerbi, sotto il no- 
me di antziodontalgicus, mentre tale nome posteriore di due anni a quello del Froelich 
deve essere posto in sinonimia, 


— 102 — 

Patria: Europa meridionalis et intermedia, Algeria (1). 

In Sicilia tale insetto era stato trovato nelia provincia di Siracusa 
contrada Aerdina dal Rottenberg (2) e dopo di Lui nessun altro lo cita, 

Come tutti i Rhinocyllidi, è proprio delle Carduacee, pare anzi 
secondo il Bedel (3) che le larve di questa Sotto-Tribù vivano esclusi- 
vamente nelle calatidi (capitules) delle Composte, al pari di quelle del 
gen. Larinus. Secondo il Bertolini (4) in Italia tale varietà è stata rac- 
colta in Lombardia, Piemonte, Sardegna e Sicilia, mentre non ne dà al- 
cuna indicazione precisa il Catalogo di Berlino (5). Sul Cardus nutans 
Lin., fu trovato ad Arcidosso presso il Monte Amiata, tale insetto, se- 
condo il Bargagli (6), quantunque lo dica proprio della Germania e della 
Francia. 

6. Stolatus crinitus Bohm. 


Quantunque non sia stato da noi ancora trovato tale insetto, pure 
crediamo far cosa grata agli studiosi, notandolo di Sicilia e dandone ap- 
presso la diagnosi che ne da Dr. Waltl de Passau nell’/sis Vol, VI 1838, 
pag. 468, indicandolo sotto il nome di Larinus hirtus Helfer. Nessuno 
dei varii cataloghi da noi consultati e posseduti lo cita, sebbene l’unica 
indicazione che si trovi nell’ Isis sia : Sicilia. Non sappiamo come mai 
il Catalogo di Berlino, così accuratamente redatto dai suoi valenti scrit- 
tori, non ne parli, quantunque largamente citi i varii paesi in cui fu 
rinvenuto tale insetto, nelle due forme criritus Boh. e Nicolosi Muls. 

Ecco la diagnosi del Waltl.—Larinus Hirtus Helf.: 

« Totus pilosus, marginibus thoracis et elytrorum lineaque subsuturalis 
« albidis.» — Long. 7, larg. 3.5 mill, Habitat Sicile (7). 

E quasi identica ne è la diagnosi che ne dà il Capiomont: 

« Larinus crinitus Sch. Rostre plus ou moins épais; élytres sans bande 
« longitudinale sur le troisiòme intervalle; téguments de couleur variable, ja- 
« mais blanc de lait, enduit pulverulent de couleur jaune ou jaune verdatre, 
« brun ou ferrugineux (gris par exception dans deux espèces). Bande la- 


(1) Capiomont—Monographie des Rhinocyllides. Paris 1873. Ann. Soc. Entom. Fran. 
pag. 293. 

(:) Rottenberg Barone— Bestrige sur Coleopteren-Pauna von Sicilien. Berlin 1870. 

(3) Bedel L.—Op. cit. pag. 89 e 272. 

(4) Bertolini St.—Op. cit. Siena 1904, peg. 94. 

(5) Heyden-Reitter-Weise—Op. cit. pag. 595. 

(6) Bargagli P.—assegna biologica dei Rincofori Europei. Firenze 1883-84, pag. 109. 

(7) Waltl de Passau — Materiaux pour servir à l'étude des coléoptères de Turquie, — 
Isis. Tale lavoro è succintamente riportato nell’Abeille. Tom. VI, 1869, pag. 33 a 66. 


— 109 — 


« térale du pronotum distinete, mais pas brusquement arrétée à son bord 
« superieur, tibies antérieur arrondis tout au plus coupes droît au bout de 
« leur cOté eaterne, sans dilatation; premier article du funicule des anten- 
« nes plus grand que le deuxieme; sillon du rostre superficiel ou nul; ro- 
« stre non transversalement déprimé à sa base; carène mediane nulle ou 
« sarrétant à la hauteur de l'insertion des antennes; teguments herissés de 
« longues soies blanchdtre; carèòne médiane nulle . . . crinitus Sch. (1) 

Pare che tale insetto abbia un’area di distribuzione geografica va- 
stissima, in effetti in Europa lo si trova in Ispagna, nella Transilvania, 
nella Russia meridionale, nella Francia, in Turchia, ìn Austria, in Ita- 
lia, ed in quest’ultimo paese, in molti posti, cioè : Alpi Giulie, Toscana, 
Italia meridionale, Liguria, Veneto (2). 

L'unica indicazione di piante su cui è stata raccolta quella forma 
specifica la troviamo nel Redtenbacher , il quale dice che Hampe la 
raccolse su l’Inula (3). 


7. Gronops lunatus Fab. S. Ent. 1775, pag. 148. 


Se la cattura d’un nuovo e gaio insetto, è capace a colmare di gioia 
l’animo di un entomologo, credo che giammai siasi trovata gioia eguale a 
quella che ebbimo, allorquando raccogliemmo il primo (e fin’ora pur troppo 
l’unico) esemplare di questa graziosissima forma specifica. Si fu il 19 
gennaio 1903, alle ore 11 in cui avvenne tale cattura. Guardavamo quella 
incosciente e bellissima bestiolina, come si può guardare un oggetto caro 
ed amato; temevamo di perdere il tubetto in cui era riposto e perciò pal- 
pavamo ogni istante la tasca in cui era messo; lo tenevamo stretto stretto 
fra le dita ad ogni impressione nervosa, e pareva che volesse scappare. 
E ne avevamo ragione! Era una bella ed elegante cattura, la di cui im- 
portanza estetica non la cedea a la scientifica; era una perla per la nostra 
collezione, come era un acquisto per la geografia entomologica. È spe- 
cie nuova per la fauna Sicula, quantunque il Bedel la dica di quasi 
tutta l'Europa. 

Questa forma specifica, vecchissima (del 1775) si presenta con ca- 
ratteri siffattamente chiari e costanti, che la fanno facilmente ricono- 
scere a prima vista; perciò conta pochissimi sinonimi. 


(1) Capiomont.—Monographié des Larinus, Ann. Soc. Ent. de France 1874, pag. 59, 
(2) Bertolini S.—Op. cit. 
(3) Redtenbacher — Fauna Austriaca, 1877 42 edizione, 


— 10t — 


Lo Schònherr (1) la dice d'Europa, mentre il Latreille (2) la dice dei 
luoghi sabbiosi presso Richemond in Inghilterra; Allard la cita della 
Francia, Germania ed Algeria (3). In tutto il bacino della Senna l’ ha 
trovato il Bedel (4), e a le Canarie il Wollaston. Il Redtenbacher dice 
che in Austria si trova sotto le pietre (5), ed il Bertolini per l’Italia cita 
due località, Corsica e Sardegna (6). 

Nulla si sa de le sue abitudini, e solo il Bargagli nota (7): « Il 
«Damry nell’isoletta di Laveggi, presso la Corsica, lo trovò in gran nu- 
«mero sopra un Euforbia.» 

L'esemplare da noi raccolto fa oggi parte della collezione del signor 
Enrico Ragusa al quale con piacere lo donammo, come pegno di rico- 
noscenza pegli aiuti ricevuti. 


8. Hypera cyrta Germar, Magaz. Zool. 1821, Vol. IV, pag. 345. 


Questa rara ed elegante specie, nota da lunga pezza per la Dal- 
mazia e la Sicilia (turbatus Bohm.) deve avere al certo , o dei periodi 
molto distanti d’apparizione, o dei periodi di brevissima durata, o poca 
fecondità. Non sappiamo spiegare diversamente, come noi, che abbiamo 
la coscienza di avere costantemente, pertinacemente, nojosamente forse 
anco, cacciato per ben 22 anni, non avevamo potuto ancora catturare 
tale bellissima Hypera. Si fu solo il 23 maggio del 1903, che ebbimo la 
fortuna di raccogliere, in due contrade alquanto distanti del villaggio di 
Castanea, e verso i 400 in sul livello del mare, due esemplari di tale in- 
setto. D’allora in poi ne abbiamo ritrovato qua, là parecchi individui, ma 
sempre in condizioni altimetriche e topografiche identiche a quelle in 
cui catturammo i primi individui. 

L’ Hypera cyrta è un elegantissimo insetto, distinguibile facilmente 
dai congeneri, per la dilatazione dell’estremità esterna delle tibie ante- 
riori, pel pronoto molto inclinato in avanti, per le inters:rie finissima- 
mente zigrinate e per la punteggiatura alquanto spaziata delle elitre. 
Tale insetto variabilissimo nei suoi caratteri specifici, è stato descritto 


(1) Schoenherr C. J.— Genera et species curculionidium, Paris 1829. 

(2) Latreille P. — Storia naturale, generale e particolare dei crostacei c degl’ insetti. 
Vol. VI, Venezia 1820. 

(3) Allard T.— Revision des Curculionides Byrsopsides, Berlin 1870. 

(4) Bedel L. — Op. citata. 

(5) Redtenbacher L. — Fauna Austriaca, Wien 1849, 

(6) Bertolini S. — Op. cit. 

(7) Bargagli P. — Op. cit. pag. 86, 


— 105 — 


con un'infinità di nomi, « sans jamais avoir celui qui lui revenait » come 
nota il Capiomont (1), anzi « M. Bohemann, après l’avoir décrite sous sa 
« vraîi denomination, l’avait décrite une seconde fois sous celle de Phyt. 
turbatus». Schònherr, che lo pose nell’ Ordo secundo — Gonato- 
ceri, Legio prima—Brachyrhynchi; Gruppo VI — Molytidi; Genere 
261-PAytonomus, al N. 17 cyrtus Germ., lo nota de la Dalmatia (2). 
Il tipo che il Bohemann chiamò turdatus proveniva da la Sicilia e dal. 
l'Ungheria. Il Capiomont ebbe tale forma da la Sicilia, Dalmazia, Illiria, 
Grecia ed Ungheria (3). Il Reiche la nota fra gl’ insetti raccolti in Si- 
cilia dal Bellier de la Chavignerie (4), ed il Bertolini che pria la disse 
d’Italia (5) la segnò poscia per la Sicilia soltanto (6). Nel catalogo di 
Berlino troviamo la seguente indicazione : 


cyrta Germar. Cap. 500 . : : : Hus dUR 
turbata: Boh. :S. 6. 2. 356... i i ; Si.. Gr. {0 


Il Baudi ce la notò nell’ elenco dei Curculionidi da lui raccolti 
in Sicilia, e finalmente il Petri la dice d’Italia, Balcani, Erzegovina, Asia 
e Creta (8) dandogli per sinonimi, seriata Megerle i. 1. turbata Bohem. 

Il primo esemplare da noi raccolto si fu in contrada Bucceri, sopra 
una foglia bassissima di Quercus robur L., ed il secondo, in contrada 
Portella, sopra una piantina di Anchusa italica Retz. in fiore. Erano en- 
trambi freschissimi e perfetti. Gli altri esemplari che abbiamo poscia 
catturato nell’ottobre e novembre, nelle canalette della strada comunale 
o sui muri esposti al sole erano molto sciupati o guasti. Da ciò possia- 
mo dedurre che l’ insetto compie le sue fasi biologiche dall’ ottobre al 
maggio, in quanto che la femina depone le «uova appena fecondata nel- 
l'ottobre, e le Zarve, nate poscia, han tempo di passare nell’ autunno lo 


(1) Capiomont G.—Réviston de la Tribù des Hyperides Lac. Ann. Soc. Ent. Fr. 1867 
pag. 501. 

(2) Schonherr C. J. — Op. cit. 

(3) Capiomont A. G. — Révision de la Tribù des Hyperides Lac. Ann. Soc. Ent. Fr. 
1867, pag. 500-501. 

(4) Reiche L. — Coléoptères de Sicile recueillis par M. E. Bellier de la Chavignerie. 
Ann. Soc. Ent. Fr. 1860. 

(5) Bertolini S. — Op. cit. Ann. 1877, pag. 170. 

(6) » » » » 1904, > 9. 

(7) Heyden-Reitter-Weise — Op. cit. 

(8) Petri K. — Bestimmungs-tabellen der curopiiischen Colcopteren XLIV. Heft. 44. 
Cure. 6 Theil, Hyperini Paskau 1901 pag. 7. 


Il Nat. Sic,, Anno XVII, 14 


— 106 — 


stadio larvale, incrisalidarsi nell'inverno ed apparire imagini in fine di 
primavera. Dei suoi gusti fitofagi non abbiamo notizia veruna. 


9. Hypera oblonga Bohm. in Sch. Gen. Spe. Cur. t. VI, p. 569. 


Si fu sopra un g’, proveniente da la Sicilia che il Bohemann sta” 
biliva nel 1847 la sudetta specie, e fino al giorno in cui il Capiomont 
redigeva l’accurata monografia su la tribù delle Hyperide, cioè fino 
al 1867, nessun altro esemplare di tale grazioso insetto si era ritrovato, 
tanto che il. Capiomont avvertiva: «je n’ai vu que le type de cette é- 
« spece. C'est un male qui provient de Sicile et qui appartient à M. Che- 
« vrolat » (1). 

Ed è su tali indicazioni del Bohemann e del Capiomont, che tutti 
i cataloghi generali han citato l’oblorga di Sicilia, dal De Marseul ai si- 
gnori Heyden e C. 

Data la rarità quindi di tale insetto, diamo qui la diagnosi del Ca- 
piomont (2). 


26. Hypera oblonga Bohemann in Schònherr. 


Mas. Niger, squamulis cinereis et fuscis mixtis vestitus; antennis ferrugi- 
neis, articulis funiculi 1-2 subaequalibus ; rostro brevi, crasso, sub- 
recto; thorace confertim obsolete punctulato, antice posticeque subito 
angustato lateribus valde rotundato ampliato, dorso canaliculato ; e- 
lytris profunde punctato-striatis, interstitiis subconrexis, alternis 
cinereo fuscoque maculatis. 

Jong. mill: ars 4o mill 


Mas. : Ph. oblongus Bohemann in Schénherr, t. VI, p. 369. 
Femina: Ignota. 


Questo elegantissimo insetto, fu da noi catturato il 20 dicembre 
1902, in contrada Murazzo, in quel di Curcurace. Era nella cunetta 
della via comunale e cercava di guadagnare il ciglione superiore, risa- 
lendo la parete. In quel sito circa 340 m. sul livello del mare, tutta la 
vegetazione circostante era boschiva, con Eriche, Querci, Corbezzoli, Ca- 
stagniì oltre le comuni erbacee ed i soliti suffrutici. La diagnosi su ri- 
portata, risponde perfettamente all’esemplare catturato, differendo solo 


(1) Capiomont G.—Op. cit. pag. 545, 
(2) Loc. cit., pag. 544, 


= 10% — 


nella statura un poco, misurando il nostro esemplare, 8 mill. di lun- 


9 


D " 1 i ® D i 
ghezza per 3 ‘/, di larghezza massima. 


10. Phytonomus v. rufus Bohm. in Sch. Gen. Sp. Curc, II, p. 402. 


Questa varietà, la sola che il Capiomont abbia rispettato, fra le 
molte forme in cui il punctatus Fab. si modifica, si distingue per la pic- 
ciolezza, ed il colore dei tegumenti e delle scagliette, essendo d’un rosso 
ferruginoso. Un esemplare catturato ad Orleans, ed appartenente al si- 
gnor De Marseul era alquanto più grande del tipo, il quale veniva da 
Genova. i 

Possediamo alcuni esemplari di questa caratteristica varietà, nuova 
per la Sicilia raccolti sempre d’inverno e nei terreni boschivi della zona 
mediana fra i 400 ed i 600 m. Alcuni individui sono talmente colorati 
in scuro, da non distinguersi chiaramente le macchie scure, di cui sono 
cosparsi gl’intervalli impari delle elitre. 


11. Phytonomus contaminatus Herbst. Kifer, VI, pag. 276, n. 
248, tab 81, fig. 5, 1795. 


Questa vecchissima forma specifica, nota solo per la Germania, la 
Russia e la Dalmazia, con la cattura da noi fatta nelle nostre contrade, 
di 5 csemplari per giunta, viene d’un tratto sbalzata nelle regioni me- 
ridionali, avendo come ponte di passaggio, l'Umbria, regione in cui era 
stata, precedentemente a noi, trovata (1). Gli esemplari tipici provenivano 
da la Germania, e tale indicazione ci dà lo Schònherr nel suo, Genera 
et species ecc. (2). 

Tale importante specie fu da noi raccolta il 3 aprile 1903 in con- 
trada S. Raineri, presso la cittadella di Messina, falciando le erbe del 
rilevato dal tiro a segno (parapalle). Il Petri, che ringraziamo vivamente 
per averci determinato tale insetto, lo pone assieme allo striatus Sturm. 
fra i Phytonomus longirostris, nel gruppo del meles Fab. rispondente nelle 
sue linee generali al Sub-gen. Dapalinus del Capiomont, al quale il Pe- 
tri giustamente unì, il maculipennis Fairm.; dal Capiomont disposto nel 
Sub-gen. Tigrinellus Cap., ed una nuova specie il tenuirostris Petri (3). 

Tale specie nuova per la Sicilia, per quanto vecchia, non è stata 
studiata dal lato biologico, non avendo noi riscontrato in nessun lavoro 
di Bio-entomologia alcuna notizia che la riguardi. 


(continua) 


(1) Tale indicazione, Umbria, ce la dà il Catalogo del De Bertolini, a pag. 90. 
(2) Schònherr J. C.—Op. cit. pag. 374. 
(3) K. Petri — Op. cit. pag. 25. 


= {og 


NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE 


Papilio Podalirius L. 


gen. aest. Zancleus L. 


Il signor Kriiger trova che l’ opinione emessa dal Failla Tedaldi 
che tutti i Podalirius della generazione estiva non siano Zancleus non 
è esatta, giacchè tutti gli esemplari che s'incontrano dalla fine di giu- 
gno in poi sono tutti Zancleus, ma siccome nei dI l'addome non è 
tutto di un bianco puro come nelle 92, così è facile confondere l’ a- 
berrazione coi Podalirius tipici. 

Alla Ficuzza s'incontrano dal giugno a tutto agosto. 


Papilio Machaon L. 


Il sig. Georg Kriiger mi scrive dalla Ficuzza, che egli ha fatto le 
seguenti osservazioni su questa specie: 

Gli esemplari da. lui raccolti a Catania già alla fine di febbraio ed 
in altre località nel marzo ed aprile, appartengono ad una forma non 
ancora descritta e ch> egli si ris:rva di studiare attentamente quando 
ne avrà un maggior numero di esemplari. 

In giugno, in Sicilia, gli esemplari che s'incontrano sono quelli che 
più si avvicinano al tipico Machaon L. 

Dalla fine di luglio a tutto settembre s°’ incontra la piccola forma 
denominata da Hiibner aber. Sphyrus, ed è nella medesima epoca che 
s'incontrano i veri tipi della gen. aest. Aurantiaca Staud. 

Nell'autunno è facile prendere l’aber. Rufopunctata Wheeler che non 
è stabile, ma varia nell'avere talvolta sulle ali posteriori le macchiette 
arancioni marginali non solamente nella prima macchia lunulare, ma 
anche nella seconda e terza, e talvolta in tutte e sei, come pure invece 
che nelle macchie lunulari, dette macchiette arancioni appaiono sul 
bordo interno della fascia marginale. 

Dalle osservazioni fatte dal sig. Georg Kriiger le varie forme del 
Machaon di Sicilia vanno divise nel seguente modo: 

Dal febbraio all'aprile, s'incontrano gli esemplari di una varietà nuova 
che sarà descritta appena schiuderanno le crisalidi possedute, che attual- 
mente svernano. 


— 109 — 


Nel giugno, abbiamo la quasi forma tipica del Mackaon L. 

Nel luglio c'imbattiamo in una forma intermedia fra il Machaor L. 
ed il Sphyrus Hb. e l’aber. Aurantiaca Staud. 

Nel settembre, troviamo solamente i tipici assai piccoli esemplari 
della vera ab. Sphyrus, ed anche esemplari grandissimi della aber. Ru- 
fopunetata Wheeler. 


Pieris Rapae L. 


Quasi tutte le varietà descritte di questa specie, s'incontrano in Si- 
cilia, solamente nulla possiamo precisare sulle varie forme, non avendo 
il mio raccoglitore sig. Kriiger, avuto il tempo materiale di studiarne 
le apparizioni. Egli però mi ha promesso in avvenire di riservarsi il 
tempo necessario onde approfondire lo studio di questa specie con le 
sue varietà e colmare il vuoto esistente. 

Egli sarebbe assai lieto se i colleghi di Sicilia volessero coadiuvarlo 
inviandogli delle crisalidi di questa ed altre diurne. 


Melanargia Pherusa B. 


Alle località già conosciute dove apparisce questa bellissima specie 
siciliana, dobbiamo aggiungervi la Rocca della Busambra da dove il 
Kriger me ne inviava tre esemplari presi nel giugno invece del maggio. 

Certamente l’ habitat di questa specie deve essere assai più esteso 
in Sicilia, di quello conosciuto, e bisognerebbe a tal uopo fare delle ri- 
cerche. 

È assolutamente escluso che essa abbia due generazioni per come 
asseriva il Pincitore Marott (1). 


Satyrus Semele L. 
ab. 2 Triocellatus Ragusa 
Tawdb fig. E 


Nella mia raccolta fra gli esemplari di Satyrus var. Algirica Oberth. 
(varietà che per molti anni ha figurato nella fauna di Sicilia come var. 
Aristaeus Bon.), posseggo quattro esemplari assai distinti per avere sulle 
ali superiori tre macchie (occhi) pupillati, invece di due, dette macchie 
sono riprodotte al di sotto delle ali. In tre di detti esemplari il terzo 
occhio è cieco, cioè mancante di pupilla. 

Questi quattro esemplari da me posseduti, provengono dalla colle- 


{1) Giornale di Scienze Naturali ed Economiche di Palermo, anno 1879, vel. XIV, 
pag. 53. 


= HigGe 

zione Failla, e furono presi nei dintorni di Castelbuono , ed il Failla 
nelle « aggiunte e correziori» del suo Catalogo dice: « Abbiamo incon- 
trato talvolta qualche esemplare di qnesta specie la quale offre nelle 
ali superiori un occhio sopra numerario intermedio , in mezzo ai due 
normali, più o meno grande ». Io la ritengo una aberrazione abbastanza 
importante per darle un nome. 

Il Dott. A. Spuler (1) dice che spesso la macchia ocellare delle ali 
superiori dei 79, è confusa e può anche mancare. 


Epinephele Lycaon Rott. 


ab. 0° Biocellatus Ragusa. 
Taw: dg: 2. 


Posseggo un solo esemplare di questa bellissima aberrazione, che 
si distingue dai tipici 7g per avere sulle ali superiori due macchie in- 
vece di una, come nella 9. 

Benchè provenga dalla collezione Failla e fu preso nei dintorni di 
Castelbuono, pure nel suo Catalogo, il Failla non credette citarlo, men- 
tre costituisce una aberrazione abbastanza importante, che bisogna ri- 
cercare per stabilire se è una aberrazione costante. Rihl (2) cita que- 
sta aberrazione alla quale nessuno aveva ancora dato un nome. 


Agrotis Comes Hb. 


ab. Non-marginata Lucas 


Ebbi dal mio carissimo amico Luigi Failla Tedaldi un esemplare 
di questa bellissima aberrazione presa nei dintorni di Castelbuono l’an- 
no scorso. 

Fu descritta a pag. 402 degli Annali di Francia 1903 e la figura 2-a 
Tav. V riproduce fedelmente l'esemplare siciliano, che è dunque uguale 
ai due presi dal sig. Daniel Lucas il 18 giugno 1902 in Vandea. 

Essa si distingue dal tipo per la quasi totale mancanza della fascia 
marginale nera sulle ali inferiori. 

Le ali superiori che sono d'un grigio chiaro, concordano con l'ad. 
Adsequa Treitschke. 

Ii signor Lucas dice di aver osservato negli individui di A. Comes 


fn 


(1) Die Schmetterlinge Europa’s, Vol. I, pag. 43. 
(2) F. Riihl. Die Palearktischen Gross—Schmetterlinge, Vol. I, pag. 597. 


i — ill — 


delle regioni meridionali, che la fascia marginale nera delle ali inferiori 
tende ad attenuarsi, mentre si espande spesso al punto d'invadere quasi 
tutta l’ala inferiore negli individui dell'Europa settentrionale. 

Gli esempiari siciliani della mia raccolta sono invece normali e 
non presentano differenza dai tipi nordici. 


Agrotis Multangula Hb. 
var. Dissoluta Stgr. 
Posseggo in unico esemplare questa varietà per la Sicilia. 
L’ebbi dal mio amico Luigi Failla, anni or sono, senza indicazione 


nè d'epoca nè di località, ma certamente da lui preso nei dintorni di 
Castelbuono. 


Agrotis Rectangula F. 


Specie nuova per la Sicilia. Ne ebbi un esemplare dall’amico Luigi 
Failla che lo prese in giugno a Cacacidebbi. 


Agrotis Forcipula Hb. 


var. Bornicensis Fuchs. 


Questa varietà nuova per la Sicilia fu presa dal Kriiger alla metà 
di giugno sulla Rocca della Busambra (1) a quasi 1000 metri di altezza 
all’esca di fichi secchi. Peccato che questa località manca di capanne e 
case, così che l’ entomologo, è costretto a vita nomade, giacchè certa- 
mente vi saranno molte altre novità da scoprirvi nuove per la Sicilia 
6 per l’Europa. 


Agrotis Nigricans L. 
ab. Rubricans Esp. 
Ho nella mia raccolta quattro esemplari di questa varietà nuova 


per la Sicilia e mi furono dati dal Failla che li prese a S. Ippolito nel. 
l'agosto del 1891. 


(1) La Busambra è una ripidissima roccia presso la Ficuzza di metri 1615, 


— ape 5 


Pachnobia Rubricosa F. 


I primi esemplari di questa specie nuova per la Sicilia, furono 
presi all’esca di fichi secchi, già al 9 gennaio scorso, dal mio raccogli- 
tore Kriiger alla Ficuzza, assieme ad una infinità di Xylina Semibrun- 
nea ed altre specie comuni. Alla metà di febbraio era poco rara sui 
fiori dei Salici, ma erano sempre esemplari guasti. 


Mamestra Chrysozona Bkh. 
ab. Caduca HS. 


Nel luglio 1903 Kriger fece un giro dalle Madonie, da Castelbuono, 
a Petralia Sottana. Essendo senza alcuna guida, egli la sera del 29 smar- 
riva il cammino, e si trovò obbligato di procurarsi un giaciglio sotto 
ana roccia presso il Piano della Battaglia, per passare la notte. Con una 
piccola lanterna egli andava dietro alle Nottue, e fu così che trovò questa 
aberrazione nuova per la Sicilia. 


Hadena Sordida BK]. 


Nello scorso maggio e giugno il sig. Kriiger prese all’ esca presso 
Ficuzza quattro esemplari di questa specie nuova per la fauna siciliana. 


Euplexia Lucipara L. 


Questa bellissima specie è nuova per la Sicilia. Ne ebbi un esem- 
plare dal Failla senza indicazione d’ epoca nè di località, se non erro 
però mi disse averlo preso al refletore a S. Guglielmo. 


Leucania Unipunctata Hw. 


Specie distintissima nuova per la Sicilia, che esiste in unico esemplare 
nella mia collezione senza indicazione d’epoca, di località e se preso da 
me o da altri. 


Caradrina Ingrata Stgr. 


Assai interessante è la scoperta in Sicilia di questa specie cono- 
sciuta solamente dalla Palestina. Il sig. Piingeler al quale ne debbo la 
determinazione, mi scrisse che solamente la grande confusione che ha 
regnato in questo gruppo, hanno potuto lasciare sfuggire l’esistenza di 


— li3 — 
questa specie in Sicilia, anche per la sua somiglianza alla variabilissima 
qnadripunctatu, mentre è specie ben distinta per le marcate differenze 


organiche, ed egli poteva assicurarmene la determinazione esatta. Ne 
posseggo due esemplari. i 


Caradrina Minor Kalchb. 


Avendo comunicati esemplari di questa forma al sig. Piingeler egli 
mi faceva osservare che lo Staudinger la riunì alla Selînî B. perchè vi 
aveva erroneamente posta la Noctivaga Bell. come varietà. È probabile 
che siano esemplari piccoli di una generazione estiva dei paesi meridio- 
nali, quesito che potrebbe spiegarsi solamente con l’ allevamento delle 
uova, cosa che in Sicilia non dovrebbe essere di difficile riuscita. 


Caradrina Terrea Frr. 


Altra nuova specie per la Sicilia, che era già ricca di rappresen- 
tanti di questo difficile e numeroso genere, Ne ebbi esemplari presi dal 
sig. Kriger al Lupo nel maggio scorso. 


Taeniocampa Gothica L. 


Altra aquisizione nuova per la fauna di Sicilia che dobbiamo all’a- 
mico Kriiger che la trovava comune in febbraio al Lupo presso Ficuzza. 


Taeniocampa Gothica L. 
var. Gothicina HS. 


Il sig. Kriiger prendeva assieme al tipo anche questa varietà nella 
medesima epoca e località. 


Orthosia Ruticilla Esp. 


Questa specie comunissima al Lupo, è nuova per la Sicilia, ed il 
Kriger ne prese moltissimi esemplari assai variabili nel febbraio scorso. 


Orrhodia Erythrocephala F. 
ab. Glabra Hb. 


Questa aberrazione, per la Sicilia nuova, fu presa, in unico esem- 
plare all’esca nel gennaio scorso, presso la Ficuzza; certamente sarà più 
comune nel novembre che è la sua epoca d’apparizione. 

Il Nat. Sic., Anno XVII, 15 


= 114 — 


Polyploca Diluta F. 


Ebbi a suo tempo dall'amico Failla un esemplare di questa specie 
nuova per la Sicilia, presa nel settembre a S. Guglielmo, ed ora ne ho 
avuti altri due esemplari presi dal Kriger alla Ficuzza nell’ ottobre 
scorso. Gli esemplari siciliani sono più oscuri di quelli della Germania. 


Hybernia Leucophaearia Schiff. 


Questa nuova specie per la Sicilia, fu trovata dal sig. G. Kriiger 
nel febbraio scorso in quattro esemplari presso Lupo alla Ficuzza. 


Nola Togatulalis Hb. 


E una delle più belle specie di Nola che mancava ancora alla Si- 
cilia, essa fu presa presso Lupo nel giugno scorso sul tronco di una 
quercia. 


Hylophila Bicolorana Fuessi. 


Nell’ interesse biologico credo di non dovere tralasciare di far sa- 
pere che nella mia raccolta esiste un’esemplare di questa specie, preso 
presso la Ficuzza alla fine di settembre dal sig. Kriiger; esso si distin- 
gue dagli esemplari presi nel giugno per minor grandezza. 

Si sapeva fin oggi, positivamente, che questa bellissima farfalla, a- 
vesse una sola generazione. Ora è accertato che in Sicilia, essa ha an- 
che, benchè rara, una seconda generazione autunnale. 


Sesia Doryliformis O. 


ab. 2 Unicolor Ragusa. 


Fra i molti esemplari di Doryliformis presi al Lupo presso la Fi- 
cuzza dal Kriiger, trovai un esemplare & assai distinto per minor gran- 
dezza e per il colorito oscuro dell’addome, al quale mancano totalmente 
gli anelli gialli e rossi. Anche le ali anteriori sono assai più oscure, e 
vi mancano le squamette rosse, avendo solamente la vena della base in- 
terna appena rossastra. Le tibie posteriori invece di essere totalmente 
rosse, sono invece nere, con le sole spine e spatole appena rosse. 

Il sig. R. Piingeler al quale comunicai il mio esemplare, mi scrisse 


—_——___u 


— 115 — 


che questa forma aberrante si trova pure spesso nella Ceriaeformis Luc, 
d’Algeria, ma anche solamente nelle 99. 


(continua) E. Racusa. 


Monti di Renna, 15 Nov. 1904. 


Caro Ragusa, 


Ho ricevuto qui a Pizzenti, sulla scoscesa e selvaggia cresta del Volo 
dell'Aquila dove mi trovo per ragioni culturali, it N.4 del tuo Naturali- 
sta Siciliano; trovo in esso la lettera del prof. Fiori a proposito del Mu” 
seo Nazionale degli Artropodi e quest’ argomento , come comprenderai di 
leggieri, è per me molto lusinghiero per tornarvi sopra un tantino ancora. 

Io, caro amico, non sono un entusiasta, anzi credo che lo scetticismo 
sia la nota predominante del mio carattere, non sono più un giovane, e 
pure di tanto in tanto qualche sogno viene ad infiorare la mia psiche. 

L’egregio prof. Fiori, ha ragione di dubitare che l’idea di un Museo 
Nazionale per gli Artropodi, possa, în Italia, vedersi tradotta in pratica; 
ma se tutti gli studiosi dei piccoli esseri, sì compenetrassero dell'importanza 
di esso, perchè con le forze di tutti il sogno non potrebbe diventare realtà ? 

Una delle ragioni di impedimento all'attuazione della nostra idea, il 
prof. Fiori la trova mella scarsezza di studiosi di Entomologia e questa 
povertà crede doverla attribuire allo sport che attira la gioventù da un 
lato, da un altro l’attribuisce a ragioni finanziarie. 

Secondo me, per î giovani che vogliono, la prima ragione non sì regge 
perchè chi è animato dal fuoco sacro può studiare e trovare nello stesso 
tempo come divertirsi; trovo invece molto valida la seconda, perchè, quando 
mancano i mezzi non ci è fuoco sacro che non si spenga. 

Ma l'egregio prof. Fiori crede forse che questi mezzi i volenterosi pos- 
sono averlì dai Musei regionali aggregati a quelli universitarii ? 

Io credo di no ! 

L'esempio di quello di Bologna è rara avis, mentre negli Istituti Zoo- 
logici universitarii ai giovani principianti di Entomologia si dà poco, anzi 
nessuno incoraggiamento. 

L'indirizzo moderno degli studii zoologici universitarii crede di potere 
fare a meno dei musei, o meglio, alcuni professori considerano questi mu- 
sei come semplice raccolta di inutili modelli, AUorchè negli Istituti Zoo- 


— 116 — 


logici, dove predominano queste idee, (e în Italia la cosa è troppo frequente) 
un giovane mostra tendenza per le collezioni entomologiche, viene accolto 
con un certo risolino canzonatorio quasi a dirgli : ma andate là con que- 
ste vostre sciocchezze, fate il piacere! E così quella doccia fredda lo al- 
lontana dalle collezioni, dagli insetti e contrariato forse anche dallo studio. 

Se lo studio dell’ Entomologia, limitato una volta alle formole linneane, 
oggi non può più sostenersi, non può negarsi che in essa la Biologia trova 
un grande ausilio per giungere alla delimitazione dell'entità specie anche 
intesa nel senso delle teorie evolutive. 

Ma io non intendo qui discutere la complessa quistione della forma- 
zione della specie, ho solamente voluto accennarne qualche cosa per dire 
che î giovani e moderni biologi preposti alla direzione degli Istituti Zoolo- 
gici, dovrebbero fare altra accoglienza ai giovani che ardono al sacro fuoco 
entomologico. 

Io, attribuisco la scarsità degli studiosi di Entomologia, quasi esclu- 
sivamente alla scoraggiante accoglienza che i principianti trovano nei mag- 
giori nostri Istituti Zoologici. 

Or così essendo, è mai possibile la formazione di collezioni regionali 
in questi istituti ? 

A me pare di no, e trovo più pratica la formazione di un Museo Na- 
zionale sulla base anche di un piccolo sussidio che darebbe il Governo, tanto 
per cominciare, e con l'aggiunta di piccole oblazioni di privati amanti dello 
studio e del decoro del paese. 

Il prof. Fiori dirà che sogno; ma questo sogno è bello e vorrei che 
tutti î miei colleghi potessero farlo del pari. 

Trovo invece molto esatta la di lui idea intorno alla formazione della 
biblioteca entomologica, al deposito delle biblioteche private in una pubblica 
dove resterebbero sino a tanto che il Museo Nazionale degli Artropodi ab- 
bia ricevuto un qualche incremento. 

Per concludere, la questione, secondo me, si riduce a questo: trovare 
il modo onde il diverso materiale dai singoli entomologi raccolto non vada 
perduto , e possibilmente poterlo conservare în unico locale accessibile agli 
studiosi. 

Continuiamo a discuterla questa questione, uniamo le forze di tutti gli 
entomologi italiani e vediamo se sarà mai possibile di riuscire a qualche 
cosa di veramente pratico, utile e decoroso. 

Accetta î miei saluti e credimi 


Tuo aff.mo 
T. DE STEFANI, 


— 117 — 


Dott. G. RIGGIO 


re ecli=a=i 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei nel mare di Messina 


(Cont. v. N. preced.) 


ISOPODI 
Fam. TAaoteidae 
Idotea ectica, Latr. (Carus, p. 448). 


Due esemplari tipici da Messina con parassiti sotto le lamelle ad- 
dominali.—Benchè non scarsa, non sembra la più frequente del genere 
a Palermo.—Lo Bianco (I. c.) la dice comunissima nel Golfo di Napoli, 
con uova ed embrioni in gennaio. 


Dimensioni 42 e 48 mm. 
STOMATOPODI 
Fam. Squillidae 
Lisiosquilla eusebia, Miers. (Carus p. 464). 


Squilla eusebia, Risso, Hist. natur. d. crust. des envir. de Nice p. 115, Paris 
1816; id. Hist. natur. Europ. Merid. V, Crustacés p. 87, tav. IV, fig. 15. 

id. id., Nardo G, D., Annotazioni illustranti 54 sp. di Crostacei Podottalmi, 
Eudottalmi e succhiatori del Mare Adriatico p. 217 a 843 con 4 tav.—In 
Memor. del R. Istit. Veneto di Sc. Lett. ed Arti, vol. XIV, p. II, 1869. 
(pag. 328 sp. 45, t. XIV, fig. 7). 

id. id., Riggio G., Contr. alla Carcin. del Mediterr. in Monit. Zool. ital., 
an. XI (suppl.), dic. 1990. 


La L. eusebia, pur presentando l’abito generale delle Squille, se ne 
allontana alquanto per alcuni tratti, ragion per cui ne è stato fatto un 
nuovo genere. 

Risso la descrisse pel primo e ne diede la figura; più tardi la ri- 
trovò Nardo nell’ Adriatico e ne diede anche lui descrizione e figura. 


— 118 — 


Nè Milne-Edwards (1), nè Heller (2) la riportano del Mediterraneo, ben- 
chè così esattamente fosse stata indicata dal Risso di Nizza. Secondo 
Nardo la L. eusebia prima che dal Risso, sarebbe stata indicata dell’A- 
driatico dal Chiereghini sotto il nome di Cancer mantissillus (Chier. sp. 
56 f. 71). Conosciuta di Nizza, di Napoli e dell'Adriatico non era stata 
finora indicata dei mari di Sicilia; ciò prova che si tratta di specie real- 
mente rara e che resta intanto limitata per noi al solo mare di Messi- 
na, dove, secondo mi ha fatto sapere il Dr. Sicher, è conosciuta col no- 
me di Sprea imperiale. 

Il Sicher ne ebbe un primo esemplare nel gennaio del 1897 lungo 
60 mm., ed un secondo, più piccolo, nel febbraio 1898, lungo 29 mm. 


SCHIZOPODI 
Fam. Eupnausidae 


Euphausia intermedia, Riggio. 
Tav, II, fig. 3-6. 


Euphausia intermedia, Riggio, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo 
(Sunto). Rendiconto del Convegno dell’Unione Zool. ital. in Bologna, 24- 
27 sett. 1900—Monitore Zoolog. italiano. Anno XI, (Suppl.) dic. 1900. 


Corpo robusto e proporzionatamente grande. 

Scudo cefalotoracico pianeggiante , rialzato nel suo 3° anteriore in una 
leggiera cresta sporgente appena in avanti in un piccolissimo rostro 
ottuso all'estremità e che non raggiunge nemmeno la base degli oc- 
chi; ai due lati invece sporge in due gracili, ma forti punte, legger- 
mente rialzate e dirette un po’ verso l’esterno. Nel suo aspetto ge- 
nerale lo scudo apparisce, nella sua parte anteriore, come appiattito 
e provveduto di 3 punte rivolte all’ innanzi. Il suo margine infe- 
riore è armato di una piccola spina, posta un po’ più indietro della 
metà di detto margine. 

Gli occhi sono assai grandi ('/, circa del cefalotorace), con peduncolo 
assai corto, ma sufficientemente mobili, globosi, emisferici, e di co- 
lore bruno assai marcato. 

Dei tre articoli basali delle antennule i due primi son quasi uguali fra 
loro, il distale è il più corto e sostiene i due flagelli lunghi e fili- 
formi. 


(1) Histoire naturelle des Orustac6s, Paris, 1834-40. 
(2) Die Crustaeen d. siidlichen Europa, Wien, 1863. 


— 119 — 


LI 


La scaglia antennale (scafocerite) è mediocre, laminare, lunga quanto il 
telson; essa raggiunge la base del 3° articolo basale delle antennule 
ed ha il margine esterno liscio, diritto e terminato da una forte 
punta, il margine interno è convesso e setoloso. I due articoli basali 
dell'antenna sono cilindrici, subeguali e appena più corti della cor- 
rispondente scaglia, col flagello lungo e filiforme. 

Addome superiorm. convesso, liscio, coi segmenti quasi uguali fra loro, 
meno il 6° che è il più corto di tutti e manca di spina preanale. 

Telson allungato, stretto, terminato in punta acuta all’ estremità e sol- 
cato superiormente nella sua parte anteriore; nel 4° posteriore si 
mostra diviso ed articolato, e provveduto, in corrispondenza di tale 
articolazione, come in altre specie, di due appendici articolate (spine 
subapicali), assai sviluppate e fortemente ricurve allo esterno, con 
punta acuta che oltrepassa l'estremità del telson divergendo da un 
lato e dall’altro. 

Lamina esterna degli uropodi appena più lunga del telson , (escluse le 
appendici), ed un po’ più lunga e larga dell’ interna e colla estre- 
mità distale terminata esternamente in una breve punta ottusa. 


Nulla posso dire riguardo alla colorazione, avendo ricevuto gli ani- 
mali in alcool e completamente sbiaditi. 

Questa specie, che ritengo novella, non corrisponde a nessuna delle 
specie descritte da Sars (1), e nemmeno con quelle descritte più tardi 
dal Dott. Ortmann (2). 

Essa evidentemente deve riferirsi al 2° gruppo stabilito da Sars, 
nella sinossi del genere Euphausia. La E. intermedia per certi rapporti 
si avvicinerebbe alla £. splendens, Dana e alla E. Murrayiî, G. O. Sars, 
e propriamente starebbe fra l’una e l’altra specie. Differisce dalla pri- 
ma per la statura maggiore e per la posizione della spina del margine 
inferiore dello scudo che nella splendens sta nel mezzo; e dalla seconda 
principalmente per la posizione della spina cefalotoracica che nella Mur- 
rayi sta nella metà anteriore del margine dello scudo cefalotoracico, men- 
tre nell’intermedia è collocata nella metà posteriore. Differisce altresi dalla 
E. gibboides, Ort. con cui presenta qualche rassomiglianza, per la posi- 
zione della spina che in quest’ ultima sta nel mezzo, e sopratutto pel 
rostro rudimentale e per l'assenza della spina preanale. 


(1) G. O. Sars, Report on the Schîzopoda collected by H. M. S. Challenger, Zoo- 
logy, XIII, 1885. 

(2) A. Ortmann, Decapoden und Schizopoden der Plankton expedition , Kiel und 
Leipzig, 1893. 


So copie 


Nella piccola spedizione fattami dal Prof. Sicher trovai 7 esemplari 
ben conservati della specie in parola; per lo che pare si tratti di spe- 
cie piuttosto frequente e probabilmente superficiale, ma finora non rimar- 
cata. Della stessa specie ebbi pure qualche anno addietro 2 ind. pure 
da Messina, raccolti dal sig. Marco Cialona pel Gabinetto di Storia na- 
turale dell’Ist. tecnico di Palermo, dove in atto sono conservati; però 
allora non potei occuparmi di essi e restarono indeterminati. Non ho vi- 
sto finora individui del mare di Palermo. 


Proporz. di tre indiv. proven. da Messina. 


Lungh. tot. dall’estr. del rostro 


alla estrem. del telson ‘.. . 29.5 mm, 29.0 mm, 27.5 mm, 
> UEHo*sSCUdO. tn enne 8.0 » 8.0 » TD> 
» o dell'addome «toe 22.0 » DILLO 20.0 >» 
» del 6° segmento addomin. 3.0 > 30 > 3.0. » 
3 elMielso nt ee, 4.5 » 5.0 » 4.6 » 
» della lam. est. d. uropodi 5.0 >» iodio 5.0 » 
» » » int. » 4.4 » GI, 4.4 » 
» della scaglia antennale . — 5.0 > 4.5 >» 
Diametro rocehi ‘SS St. Tdi 1.8 » 16 


Fam. Lophcesastridae 
Lophogaster typicus, Sars. (Carus p. 470). 


Questa interessante e graziosa specie non era stata ancora indicata 
dei mari di Sicilia, quantunque a dir vero non dovrebbe esservi rara 
a giudicarne dai dieci esemplari speditemi dal Dr. Sicher. Dall’ esame 
di essi ho rilevato qualche leggiera differenza fra di loro e col tipo, ri- 
guardo alla disposizione delle spine terminali del telson. 

Del resto essi si distinguono assai facilmente per le caratteristiche 
sporgenze dello scudo cefalotoracico, per gli occhi quasi nascosti da una 
‘espansione laminare dello stesso, e pel colore rosso mattone caratteri 
stico dei loro occhi. 

Il maggiore degli individui di Messina misura 25.5 mm., il minore 
19 mm.; meno due individui mutilati, gli altri sono in buono stato. 

Ritengo la cattura fatta superficialmente o a piccola profondità, ma 
non posso precisarla per mancanza di dati. Il Carus come località me- 


-diterranee cita solamente Tolone e Napoli (Staz. Zoologica). 
(continua) 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


ANNO XVII 


IL NATURALISTA SICILIANO 


TAV. III. 


» 
9) 
1 ATE ù sie] OST MEN STI NL) : Foa 
1. Satyrus Semele ab. Triocellatus Ragusa 
Seli cd ARE NORRIS ni — i > de a I 
2. Epinephele Lycaon ab. 6. Biocellatus Ragusa 
d) 


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ANNUNZI 


+ @-.-— — 


Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Hanno pagato l’abbonamento i signori : 
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Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. 


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Entomologisches Jahrbuch. 14. JahRrgang. Kalender fiir alle In- 
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Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobiini. 


Rivista Coleottorologica Italiana — Organo mensile per la siste- 
matica generale dei Coleotteri. 
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Le Frelon — Journal mensuel d’Entomologie descriptive exclusive- 
ment consacré à l’ ètude des Coléoptères d’ Europe et des Pays voisins 
—Directeur-Rédacteur J. Desbrochers des Loges à Tours (Indre et Loire). 


Abbonamento 8 fres. all’anno. 


È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., 
con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, 
corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. 

Franco di posta in tutto il regno L. 5. 

Rivolgersi atla Direzione : BoMettino del Naturalista—Siena. 


SIPUUFRETETTETIELIAIAIAIVININENITEARTATREAKEOREARARNANINKETKRAKAKKRKNIARKARRVRABIRRRANRORIRORIARRANRARNAKKKRENABEKARAVARAANARRARIRIRERERENVARARKRRIRIRRORARARIRININIRRKBARARIRARBRBKARARORKTKRKORERAAREREnKAD VATERARANROREVARIRIRANIO TIRATI RADI RIntRKKKItIndERRA NERA LIT AtATATAIRBERRIRRiATE 


ZIIREUITATITERLERRARARIRIAAERANITARIRABIRARERARIBIRARRARERERIRRRRRI 


iii FÉ À i qui Ki JFK FK JJ JJ JJ J JJ J JJ 8 


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SUARLRLEAERELE SS 323 EDEVEREIOLARRAREREERRASALILARERRGRIOAKLEREREREKKLKLKLKLRERALOLELKRARERERELK(KLENRUARALO(i LB LALKKBA®ARERLKALKLELK®RENIKAKKKKVAVARREAIAKLEKKV ARRE TKLKvERERvTTEYLS 


ANNO XVII 1904 N. 6. 

‘Abbonamento annuale ci. i REA APART... Li 12 — 

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» » » senza  » E RR RE ATO 
Ce 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


— er 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario del N. 6. 


Dodero A. Sulla validità specifica della Bathyscia De Stefanii Rag.. . pag. 121 
De Stefani T. — Noterelle sparse di Entomologia <A, DEA Sui 
Vitale F.— Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota IT (cont. )» 129 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo — I. Nota sopra al- 
quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 134 
Ragusa E. — Note lepidotterologiche . . . . » 141 
Silvestri F.— Pel Museo Nazionale degli Arias Faster al Pr of. n Dona » 144 


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Pubblicato il 1° gennaio 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


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SEO XVII. 1904 N. 6. 


ae PA” ANAS“ DA_______-S-- 


IL NATURALISTA SICILIANO 


MI ----<--£---<-<£°---<---_--_-*-<-<---<-<-<---<--- 


Sulla validità specifica della Bathyscia Destetanii, Rag. 


Nota di AGOSTINO DODERO fu G. 


e 


Già da molti anni, leggendo la descrizione del Dieck della sua 2. 
muscorum (1), erano sorti in me gravi dubbi sulla esattezza dell’averne 
posto quale sinonimo la 5. Destefantii descritta in questo periodico dal 
sig. Ragusa (2); non conoscendo però dette specie in natura mi era im- 
possibile accertarmi se il mio dubbio fosse fondato, e mi astenni dal 
renderlo pubblico. 

Ora, grazie alla cortesia e generosità dello stesso autore, posseggo 
la B. Destefunii e potei esaminarne parecchi esemplari; e dallo studio 
di essi risultandomi evidente l’ errore sinonimico mi affretto a manife- 
starlo. 

E dapprima, nel leggere la descrizione del Dieck, salta all’occhio 
la indicazione della patria da lui assegnata alla sua specie: egli dice 
averne raccolto tre esemplari nella Alta Italia. Ciò, in questo genere, 
le specie del quale sono quasi sempre assai localizzate, è di grande im- 
portanza, ed è appunto quello che mi aveva colpito quando ancora non 
conoscevo la B. Destefanii. Ora però trovo anche nella descrizione pa- 
recchie indicazioni di caratteri che male si adattano alla specie sicula, 
e dimostrano chiaramente che la specie descritta dall'autore tedesco non 
può con essa venire identificata. 

La prima parola della frase diagnostica dice del suo insetto « 0va- 
tus», mentre poco prima, caratterizzando la 2. stygia la chiama « elon 
gato-ovata » e la B. Destefanii non è punto meno allungata di questa, 
sicchè tale indicazione sarebbe forzatamente inesatta, ciò che è poco 
ammissibile per chi conosce le descrizioni del Dieck, sempre scevre di 
cosiffatti errori. Egli ne dice poi le elitre poco attenuate verso l'apice, 
mentre lo sono, relativamente, in modo piuttosto spiccato, e la confronta 


(1) Berl. Ent. Zeit., XXX. 1869, p. 349. 
(2) Nat. Sic., I, 1882, p. 6-7. 


Il Nat. Sic., Anno XVII. 16 


— 122 — 


in fine con tre specie (asperula Frm., Wollastoni Jans., ed Aubei Kiesw.) 
dalle quali tutte si allontana assai per la forma del corpo più oblunga 
ed attenuata posteriormente, senza far cenno di tali discrepanze e di- 
mostrando così essere la sua specie più o meno loro somigliante. In modo 
speciale poi la diversifica dall’ Aubei per la più marcata rugosità delle 
elitre, mentre è l’opposto che accade nella specie siciliana. 

Ultimo argomento per escludere l'identità fra le due specie si può 
anche trarre da ciò che la 5. Destefanii non fu sinora rinvenuta che 
in Sicilia, ed il sig. Dieck non visitò l'isola (da quanto mi scrisse il si- 
gnor Ragusa) che dopo il 1869, anno in cui egli pubblicò la B. musco- 
rum. 

Reitter, nelle sue Bestimmungs-Tabellen, accenna pure a prove- 
nienza abruzzese della B. Destefanii, ma io ritengo tale indicazione per 
inesatta, tutti gli esempiari che ho visto di tale regione, ed anche di al- 
tre più meridionali (Lucania) dell’Italia, essendo invece riferibili alla 
B. sarteanensis Barg. 

Quale sia ora la vera B. muscorum Dieck, non è facile accertare 
essendone perduti i tipi; ritengo tuttavia non essere lungi dal vero nel 
ritenere doversi considerare come tale la 5. frondicola Reitt., specie li- 
gure alla quale assai meglio è confacente la descrizione, l’ indicazione 
di provenienza, ed esatto risulterebbe l’esame comparativo fatto dal Dieck 
colle tre specie: asperula, Aubei e Wollastoni. Ma ulteriori scoperte pos- 
sono modificare tale apprezzamento, e perciò io non lo esprimo che co- 
me ipotetico. 

Termino queste brevi osservazioni di sinonimia col dare una lista 
delle diverse specie di Bathyscia sinora osservate in Italia, augurando 
che possa in qualche modo contribuire ad invogliare i nostri Entomo- 
logi a ricercarle, ciò che, molto probabilmente, ne farà aumentare la 
serie e porterà ad una più esatta conoscenza della nostra fauna ipogea. 


1. Bathyscia (Aphaobius) Fabianii Dodero. — Vicentino , colli Berici, 
grotte dei dintorni di Cereda. 


2. » antrorum Dod. e var. brachycera Dod.—Vicentino, grotta 
di Oliero presso Bassano. 

5: » Robiati Reitt.—Grotta di Laglio presso Como. 

4. » Destefanii Rag.— Sicilia, sotto le pietre alla Navurra e 
nei boschi della Ficuzza. 

5. » Spagnoloi Fairm.—Liguria, grotta della Giacheira presso 


Pigna (Prov. di Porto Maurizio). 


ET 5° rai ili 


= #8 — 


Bathyscia Spagnoloi var. brevipilis Dod. — Liguria, grotte presso 


6. 


15. 


16. 


17. 


18. 
19; 


20. 


21. 


22, 


Badalucco (Prov. di Porto Maurizio). 

ligurica Reitt.—Liguria occid., grotta dello Scopeto presso 
Castelbianco (Albenga). 

Gestroi Fairm.— Sardegna, Grotte presso Ulassai, presso 
Gairo, e Grotta de is Giannas presso Sadali (cir- 
condario di Lanusei). 

Mayori Reitt. — Sardegna, grotta dell’ Arciprete presso 
Dorgali. 

ovoidea Fairm.? — Kiferisco con qualche dubbio a que- 
sta specie alcuni esemplari raccolti a Pratolino 
presso Firenze dal sig. A. Kerim ed uno che ebbi 
del Lucchese dal signor G. L. Carrara. 

Raveli Dodero.— Is. di Capri, grotta di S. Michele. 

Doderoi Fairm. — Grotta della Suja, sul Monte Fasce 
presso Genova. 

frondicola Rttr. (muscorum Dieck, veris.) — Nei muschi 
e sotto le foglie secche nella Liguria centrale. 

Doriae Fairm.— Liguria or., piccola grotta nei dintorni 
della Spezia. 

Solarii Dodero—Fra le foglie secche ed i muschi a Monte 
Penna e Monte Misurasca nell’Apennino ligure. 

Aubei Kiesw. — Segnalata dei colli di Torino, io la co- 
nosco delle Alpi marittime: Nava e Bussana presso 
San Remo. 

Damryi Abeille — Sardegna, sotto le pietre, specialmente 
nella metà meridionale dell’isola. 

sarteanensis Barg. (delicata Reitt.) — Toscana (Senese), 
Lazio, Umbria, Abruzzo, Lucania (Vallo). 

Halbherri Reitt.—Trentino, sotto foglie secche. 

Vallarsae Halbh.—Trentino, piano della Fugazza (Halb- 
herr). 

tarsalis Kiesw. —- Fra i muschi nei boschi sul versante 
meridionale del Monte Rosa. 

Lostiae Dod.—Sardegna, grotta presso Seulo (circond. di 
Lanusei). 

pumilio Reitt. (lesinae Rttr. ?)— Sparsa nelle Alpi occi- 
dentali e nell’ Apennino ligure e modenese, da 
Ceresole Reale fino 'all’Abetone. Anche nelle grotte. 


Sturla, 17 dicembre 1904, 


-- 124 — 


Noterelie sparse di Entomologia 


——_—»»tt_<4-__— 


Una curiosa caccia dello Sceliphron (Pelopoeus) distillatorius 


var. pensilis II. (Imenottero). 


Nel mese di luglio scorso, nella villetta dell'Istituto d’Igiene a Pa- 
lermo, dove vive un vecchio albero di limone infesto dalla M4itilaspis 
fulva T. T. (Coccide) dieci o dodici Sceliphron destillatorius var. pensilis 
furono da me visti per diversi giorni frequentare una data foglia di quella 
pianta, e il loro accanimento nel volersi fermare su quella foglia era 
tale che l’uno cercava di scacciare l’altro; per quanto dal basso io mi 
stavo ad osservarli non giungevo ad indovinare il loro maneggio, così 
che il fatto mi impressionò non poco, tanto più che non potevo sup- 
porre si trattasse di voler raschiare del parenchima che loro non serve 
nè per nutrizione nè per la costruzione del nido, e non supponevo 
neanco che essi potevano dar la caccia a qualche animaletto perchè 
oltre al tenere un contegno punto aggressivo, come è costume di que- 
sti imenotteri nell’ assalire i ragni per approvigionare i loro nidi, essi 
si fermavano troppo a lungo su quella foglia, e spesso indolentemente 
volavano da una ad un’altra per ritornare poi su quella dove tutti ten, 
devano ed amavano di fermarsi. 

Che cosa trovavano di speciale su quella foglia ? 

Essa apparentemente non presentava dalle altre che una sola dìf- 
ferenza, quella cioè di avere il picciuolo rotto in modo che restava ap- 
pena attaccata al rametto così, che la più leggiera auretta la faceva 
dondolare; del resto era coperta di follicoli della Mitilaspis come le altre 
foglie. Eppure, erano questi follicoli che i Scelip hron tentavano di strap- 
pare con le loro mandibole ! 

Sapendosi che i sfegidi sono, in genere, carnivori, può supporsi 
che questi insetti, se ricercano i ragni per la loro progenitura, per loro 
conto cacciano anche altri animaletti, e forse lo stato patologo di quella 
foglia permetteva loro di impadronirsi più facilmente o dei follicoli della 
Mitilaspis, o degli insettucci che si trovavano nascosti sotto di essi, o di 
lambire qualche sostanza trasudata dal coccide o dalla foglia sotto l’a- 
zione della puntura esercitatavi dai dannosi parassiti. 


Au 


Pete 


Certamente quella foglia doveva offrir condizioni più favorevoli che 
le altre, perchè su queste i Sceliphron non si fermavano che un solo i- 
stante, mentre su quella dal picciuolo rotto, facevano con accanimento 
lunga permanenza. 


La domesticità di alcuni imenotteri parassiti. 


Nel mese di agosto e settembre nel mio paese natale S. Ninfa in 
provincia di Trapani, ho osservato, per diversi anni, la straordinaria 
frequenza e la domesticità di alcuni imenotteri parassiti; sono state sem- 
pre le stesse specie che ho rinvenuto in molte abitazioni e che si tro- 
vano specialmente sulle lastre delle finestre cercando di uscire all'aperto; 
ma nei cassetti, tra gli abiti, sui tavoli sotto le carte, la sera attorno 
ai lumi, dentro il vasellame e direi dovunque non fanno mai difetto. 
Sono specialmente due specie di braconidi che abbondano maggiormente, 
la Phanerotoma dentata Wesm. e il Bracon laetus Wesm. ad essi fa se- 
guito un ichneumonide, l'Angitia majalis (Grav,) Thoms., che agile e 
svelta saltella da per tutto, mentre un buon numero di esemplari sì tro- 
vano morti sotto allo stipite delle finestre. 

La frequenza di questi parassiti e la loro introduzione nelle abita- 
zioni si può spiegare col costume che hanno le nostre buone massaie 
di accumulare in casa le provviste invernali, così sulle frutta verdi e 
secca, coi grani, con le farine vengono immessi in casa questi utili pa- 
rassiti allo stato larvale e viventi sopra insetti dannosi dei nostri pro- 
dotti, specialmente su i microlepidotteri che sono un vero flagello per 
i nostri frutti. 


Oltre agli imenotterini sopra detti altri due utili parassiti imenot- 
teri che frequentemente incontriamo nelle abitazioni sono il Perisemus 
fulvicornis Curtis, lo Spathius rubidus Nees. Questi vivono a spese di di- 
versi Anobium, come il paniceum” Lin., il domesticum Fourc. e qualche 
altra specie e potrebbe forse essere ancora loro vittima qualche altro 
coleotterino che scava le sue gallerie nel vecchio legno e che corrode 
i nostri mobili. Il. Perisemus intanto si rende noiosissimo con la sua do- 
lorosa puntura, la quale produce dei gonfiori di una certa dimensione 
e un prurito” che dura a lungo; l’enfiagione persiste anche lungamente 
acquistando una ‘certa“durezza e mantenendosi per alcuni giorni di un 
rosso molto vivo. 


— 126 — 


Questo piccolo imenottero ‘in està è comunissimo sui veechi mobili 
e non è difficile essere punti da esso così, che mentre ci è utile come 
parassita di insetti dannosi, d’altro canto può riuscirei noioso per le pun- 
ture che da esso possiamo ricevere. Il suo compagno, cioè lo Spathius 
rubidus che viene fuori dalle gallerie degli insetti "corrodenti i mobili 
nella stessa epoca, non è meno frequente del Perisemus, ma contraria- 
mente a questo, è assolutamente innocuo. Questo insettuccio piccolo, 
esile, armato di un lungo ovopositore, dall’ aspetto elegante e di color 
fulviccio, appena uscito dalle gallerie dei coleotterini dove ha vissuto, re- 
sta lungamente fermo innanzi la porta della sua culla e in ciò differisce 
anche dai costumi del Perisemus che appena fuori delle gallerie si mette 
subito in° moto forse in cerca di altre vittime su cui deporre il suo 
uovo. 


Ma gli Anobium oltre al servire di nutrimento ai loro parassiti, ap- 
prestano con le loro gallerie un ricetto alla nidificazione”"di qualche 
imenottero, ad un sfegide, al Tripoxylon figulus Lin. che vediamo in 
està frequentare la nostra casa aggirandosi intorno ai vecchi mobili in 
cerca di queste gallerie scavate dall’industre coleotterino e quando ne 
ha scoperto una vi entra subito, l’esplora per riconoscere se fa al suo 
bisogno e se gli riesce conveniente vi si stabilisce, in caso diverso con- 
tinua la sua ricerca e le sue esplorazioni. Una volta trovata la galleria 
opportuna il Tripoxylon l approvigiona, in questo lavoro impiega due 
o tre giorni; lo si vede allora entrare ed uscire dalla finestra sino a 
tanto che ha compito il suo lavoro, allora abbandona il nido e non vi 
fa più ritorno. 

Questo utilitario o successore che voglia chiamarsi, non riempie mai 
per intero la galleria, ma a metà del suo percorso la chiude con un 
opercolo di fibbre legnose amalgamate e poi va in cerca di altri buco- 
lini dove continuare la sua covata. 


Il riposo dell’Aspicera scutellata (Vill.) D. T. 


Essendo andato nell’estate del 1900 a cacciare insetti nel bosco di 
Gibilmanna presso Cefalù (Palermo) trovai reiteratamente sul dorso delle 
foglie di alcune querce un buon numero, in media una dozzina per volta, 
di questo leggiadro cinipide che si riparava dai cocenti raggi del sole 
di luglio nelle ore più calde della giornata; in vero questo riposo avrebbe 


— 127. 


nulla di speciale se non fosse degna di nota la singolare posizione che 
l’insettuccio assume in questo suo atto; esso, anzichè tenersi accosciato 
sulle sei zampine posando sul sostegno il ventre e il petto , come fanno 
altri insetti, si corica invece sul fianco tenendosi fermo sulla foglia ag- 
grappato alla pubescenza di essa con una delle zampine anteriori e 
propriamente con quella che corrisponde al lato sul quale giace, mentre 
tutte le altre tiene raccolte vicino al corpo. Questa singolare posizione 
esso non l’ abbandona neanco quando si sta ad osservarlo da vicino. 

Ho costatato questo fatto diverse volte, anche nell'estate di questo 
anno nei boschi delle Caronie e non avendolo notato gli autori che ho 
potuto consultare, mi sono deciso a renderlo noto. 


Bruchi dannosi sulle ginestre del giovine bosco 
di Monte Pellegrino. 


Dopo una lunga gestazione sull’utilità o meno di imboschire il Monte 
Pellegrino presso Palermo, finalmente nel 1899, mercè la cooperazione 
del governo, fu deciso l’imboschimento di un tratto di quella simpatica 
collina. 

Nel novembre dello stesso anno furono allogate a posto 2000 Fra- 
xinus excelsior L., 1000 Celtis australis, 1000 Pinus halapensis M.M., 600 
Ailanthus glandulosa Gòrtn, e furono inoltre seminati 32 quintali di ghian- 
de di Quercus robur Willd e di altre querce. A questa prima piantagione 
ne seguì una seconda negli anni appresso e tutte le essenze in quella 
vergine terra attecchirono e prosperarono. 

A tutelare le piccole querce nate dai semi furono allogate a posto 
ben 70000 ginestre (Spartium junceum L.) e queste rustiche e di facile 
attecchimento crebbero rapidamente; ma nell’ottobre del 1901 esse ven- 
nero assalite da un grandissimo numero di bruchi i quali, nutrendosi 
della corteccia dei rametti, ne misero completamente allo scoperto il 
legno, così che le piantine comparivano bianche e come in via di dis- 
seccamento. Di queste ginestre non una fu rispettata dai bruchi; sopra 
ogni cesto se ne sono trovati numerosi esemplari, e volendo fare un 
calcolo del loro numero, pure ammettendo che ogni pianta ne conte- 
nesse solamente cinque, avremo ben 350000 predatori su quelle giovani 
piante; e fu fortuna se tagliate al colletto poterono cestire e rivestirsi 
di nuovo, non più molestate dai bruchi negli anni appresso. 

Questi bruchi appartenevano alla Mecyna polygonalis Hb. (ex Botys 


— log — 


polygonalis Hb.) della famiglia delle Pyralidae, farfalla comune in tutta 
Europa e segnalata anche in Siria, Madera, Abissinia, Aden India e 
Ceylan; vive a spese di diverse piante selvagge come le ginestre e i 
citiso e può riuscire di non lieve danno ad altre essenze boschive. 


Un vento micidiale per la Mosca domestica. 


Ho osservato varie volte che allorquando soffia forte il vento da 
ponente le mosche domestiche (Musca domestica L.) e la Calliphora ery- 
throcephala Hg. che si trovano nelle abitazioni, almeno in quelle di cam- 
pagna, abbandonano tutte le stanze con altra esposizione e vanno a riu- 
nirsi sulle lastre dal lato dove spira il vento. Esse brulicano allora in 
uno stato insolito e mostrano evidentemente un malessere generale; di- 
vengono tardi nei movimenti, divaricano un po’ le loro alette dal corpo 
e si attaccano alle persone con insistenza tenace maggiore dell’ordinario; 
a me sembra che in quest’ultimo atto ci fosse molto dell’ involontario 
perchè nel venire a poggiarsi sulle persone non si diportano a se- 
conda le loro abitudini scegliendo le parti più prominenti della facce 
per esempio, ma dovunque loro capita e tentando di introdursi nelle 
orecchie, tra le labbra, tra il collo e il colletto, tra lo sparato della ca- 
micia e dovunque trovano un sito dove il loro istinto le caccia. Il 
loro modo di comportarsi l’ho trovato veramente strano e non ho sa- 
puto spiegarmelo; ma le mosche certamente presentano l'avvicinarsi per 
loro di una catastrofe. La loro incoscienza giunge al punto da intro- 
dursi sinanco dentro i calamai annegandosi nell’inchiostro. 

Questo fatto l’ho osservato negli ultimi giorni di agosto, allorchè in 
Sicilia, lo stato dell’aria comincia ad essere un po’ turbato per improv- 
visi e parziali temporali; ma prima che il temporale fosse giunto o non 
giungendo affatto, le mosche tutte, durante la notte, periscono seminando 
dei loro cadaveri gli stipiti delle finestre e i pavimenti delle stanze. 


T. DE STEFANI-PEREZ. 


— 129 — 


Geom. VITALE FRANCESCO 


—— 


OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE 


di RINCOFORI MESSINESI 


se>oe___ 


Nota II 


(Cont. ved. num. preced.) 


12. Phytonomus v. tigrinus Bohm, in Sch. Gen. Sp. Cur. t. II, 
pag. 377. 


Il Ph. pastinacae Rossi, rinvenuto da altri in Sicilia, offre una infi- 
nità di variazioni, sì importanti talora, da trarre in inganno perfino i 
più accurati entomologi, facendoli dubitare della identità specifica, onde, 
altri nomi, e susseguente complicazione sinonimica. Basti dire che il Ca- 
piomont, per alcune variazioni di statura, colorazione e tomentosità, di- 
staccò dal pastinacae Rossi, ben distinte forme, creandone, come i vari 
descrittori che non aveano potuto comparare i varii tipi, o specie, l°O- 
livieri Cap., il tigrinus Bohm., l’albicans Cap., ed il sejugatus Bohm. 

Sono desse invece delle varietà più o meno importanti per la fis- 
sità dei caratteri, e noi, al pari dei moderni sistematici ritenendoli per 
tali, li studieremo in conseguenza. 

La v. tigrinus Bohm. che si distingue dal tipo, come dice il Capio- 
mont, «par sa forme un peu plus courte et un peu plus trapue, et par 
« la couleur des teguments et des écailles qui les recouvrent (d’ un noir de 
« poîx) » (1) era stata raccolta in Sicilia dal Baudi, ma senza alcuna in. 
dicazione specifica; noi però possiamo ora tassativamente fissare due lo- 
calità del Messinese, in cui vennero catturati due esemplari della su ci- 
tata varietà: 15 ottobre 1900. — Contrada Ospizio territorio di Rocca- 
lumera, sotto le scorze d’un vecchio pero: --22 giugno 1902— Contrada 
Misericordia territorio di Casalvecchio, falciando in un prato di trifoglio. 

Questa forma d’Hyperide ha una vasta area di distribuzione, giac- 


(1) Capiomont G.—Op. cit. pag. 182. 
V Nat, Sic, Anno XVII, 17 


= gp 
chè , oltre che da la Gallia, da dove provenivano i tipi del Dejean, la 
si rinviene pure in Algeria (Capiomont), Francia meridionale, (Cap. Be- 
del), Austria (Hirsch), Italia (Bertolini), Inghilterra (Bedel), Grecia (Hey- 
den-Reitter-Weise), Corsica e Sardegna (Bertolini) e Sicilia (Baudi, Vitale); 
insomma in tutta l'Europa come dice il Petri. 

Su la biologia di tale insetto si conosce ben poca cosa. 

Fin dal 1875 il Regimbart (1) annunziò che in Francia tale gaia 
specie si raccoglieva in agosto nelle ombrelle del Daucus carota, e d’allora 
tutti gli entomologi han copiato fedelmente tale notizia, in mancanza 
di osservazioni proprie. In fatti il Bedel dice (2): 

« Coteaux secs, friches, etc. Dans les capitules du Daucus carotta 
(carotte sauvage)! Èté.—A. C. 

Ed il Bargagli ripete (3): 

« In agosto trovasi, come molti altri insetti, ne.le ombrelle del Dau- 
«cus carota, quando il frutto è ancor verde. Regimbart (a) 

Ora con licenza dei su lodati scrittori, non crediamo assolutamente 
nella possibilità di ritrovare i primi stadii biologici di tale insetto nel 
Daucus; giacchè gl’insetti appartenenti a tale piccolo gruppo, attaccano 
tutti le Leguminose, specialmente il Trifolium, Vl Hedysarum, l'Onobry- 
chis, l’Astragalus e così via. I posti poi, ove noi abbiamo trovato quei 
due esemplari, escludono la vegetazione del Daucus ed invece mostra- 
vano varie Leguminose vegetanti Inoltre il 2° esemplare, preso sui 
Trifolium in giugno era freschissimo, come se fosse uscito allora dal 
pupario, e lì non vi si trovavano piantine di Daucus. 


13. Notaris scirpi Fab.—Ent. Syst., I, 2, p. 405. 


Segnaliamo questo genere, nuovo per la Sicilia, dietro condiscen- 
denza del distinto amico, prof. Re di Licata, il quale ha voluto permet- 
terci l'esame dei C'urculionidi contenuti nella ricca collezione di Co- 
leotteri siciliani che possiede, ed in massima parte da Lui raccolti a Li- 
cata. In detta collezione abbiamo osservato varii esemplari della forma 
specifica sopra notata, e che oggi segnaliamo come un acquisto impor- 
tantissimo della fauna sicula. 

A dir vero la vasta distribuzione geografica di tale insetto, non fa 


(1) Regimbart M. — Métamorphoses du Phytonomus rumicis. Feull. d. G. N. 1875 
p. 100. 

(2) Bedel L. — Op. cit. pag. 260. 

(3) Bargagli P. — Op. cit. pag. 100. 


? 


— 131 — 


destare meraviglia alcuna per la sua scoverta da noi, ma invece me- 
raviglia reca, la completa sconoscenza di esso, per la nostra fauna dopo 
che le nostre contrade, hanno avuto la fortuna, di essere state visitate in 
tutti i tempi ed in tutti i luoghi, da molti entomologi e da solerti rac- 
coglitori. 

È lo scirpi un insetto noto da lunghi anni (1792) ed è stato rac- 
colto in molti paesi del continente Europeo. Fabricius e Latreille lo di- 
cono di Francia, lo Schònherr d’ Europa; il Bedel oltre che di tutto il 
bacino della Senna, anco dell’ Europa, la Siberia, l’Amour; il Redtem- 
bacher d'Austria; il Rossi dell’ Etruria; il Bertolini del Trentino, e del- 
l’Italia, comprese le due isole Corsica e Sardegna. 

Pochissime notizie dei suoi costumi. 

Latreille lo dice, proprio dello Scirpo (1); Olivier l’osservò anco su- 
gli Scirpus presso Parigi (2); ed il Rossi più specificatamente, dice: (3) 

« Habitat in paludibus, an in Scirpo maritimo ?... Ego saepius inveni 
sub arboreum cortice in locis paludosis ».. 

È un prezioso acquisto per la nostra fauna. 


14. Rhyncholus culinaris Germar, In Sp. Nov., 1824, pag. 306. 


La scoperta di tale insetto, nuovo per la fauna siciliana, è stata 
già da noi annunziata nei precedenti numeri di questo periodico (4), e 
quindi qui non dobbiamo altro ricordare, che, fino a tanto che ulteriori 
indagini non facciano assodare la spontaneità di tale specie, sarebbe 
prudente considerarlo come specie importata. Difatti essendo venuto 
fuori dal tronco d’ un Abete, certamente importato dall’ Austria, (Carin- 
zia, Carniòla, ecc.) bisognerebbe ritrovarlo in condizioni meno dubbiose 
di importazione. 

E giacchè trattiamo di un Cossonine, ci piace osservare che anco 
il Rottenberg citò, nel 1870, un £Ayncholus, il reflerus Bohm., come da 
Lui trovato a Nicolosi, ma che d’ allora ad oggi nessun altro catalogo 
cita, nè alcun raccoglitore ha notato. su gi’ insetti quindi di facile tra- 
sporto, sarebbe bene avere dati molteplici e positivi, pria di accertarne 
la loro stabilità nella fauna d’un paese. 


(1) Latreille A.—Op. cit. pag. 110. 

(2) Olivier — Entomologie. Tomo V, pag. 94. 

(3) Rossi P. — Fauna etrusca ete. Livorno 1790, T. 1°, pag. 118 

(4) Vedi il nostro lavoro sui Cossonini Siciliani, Anno XVII, 1904, N, 1-2-3. 


— 132 — 
15. Ceutorrhynchus italicus Brisout. Abeille, T. V, 1866, p. 463. 


Il primo esemplare di questa graziosa e caratteristica forma speci- 
fica, lo abbiamo avuto in regalo, dal giovane e studioso naturalista si- 
gnor S. Nicotra, per averlo raccolto all’Orto Botanico nell’està del 1902. 
Però il giorno 10 dell’ottobre di quell’anno, in una escursione fatta, a 
Monte Cicci abbiamo avuto il piacere di catturare due esempiari di tale 
importante specie, mentre altri due esemplari presero arditamente il 
volo con nostro sommo dolore. Erano tutti posti sul pilone in fabbrica 
che sovrasta la sommità di quel colle, circa 600 m. sul livello del mare, 
a godere il sole meridiano, assieme ad altri microcoleotteri. Il descrit- 
tore della specie lo citava d’Italia, il nome specifico era abbastanza e- 
vidente, ed infatti esso era stato raccolto in Piemonte. Venne poscia 
trovato in varii posti dell'Europa meridionale, e tale indicazione la for- 
nisce il nuovo catalogo di Berlino, mentre il Bertolini cita solo il Pie- 
monte. 

È specie nuova per la Sicilia e ne ignoriamo completamente i co- 
stumi, la vita, la estensione geografica del suo habitat. 


16. Ceutorrhynchus melanostietus Marsh. Ent. Brit., p. 282, 1802. 

Nei cataloghi dei Curculionidi siciliani, da noi redatti, abbiamo tra- 
sandato di citare tale specie, come raccolta in Sicilia, e ciò , erronea- 
mente, perchè fin dal 1869 il Rottenberg lo citava, come raccolta a Gir- 
genti e Lentini (1). Però d’allora nessuna altra indicazione abbiamo, po- 
tuto trovare nei varii cataloghi, ed il Bertolini si esprime con la frase 
generica <« tutta Italia » (2), come il Bedel, che su le generali dice « Eu- 
«rope septentrionale e moyenne » (3). Ma nel 1903, nel riordinare i Vur- 
culionidi doppii della nostra raccolta, abbiamo trovato alcuni esemplari, 
che, diversi da le specie classificate ed esistenti in collezione, si avvici- 
navano, ad alcuni individui. del lycopi Gyll. avuti molti anni fa di Ger- 
mania. Dubitando sul vero stato civile di quegl’insetti, l’abbiamo inviati 
al valentissimo amico Dr. A. Schultz il quale subito ce li rimise col 
bel nome « melanostictus Marsh. ».. 

È tale insetto da lunga pezza noto, ed è stato catturato in quasi 
tutti i paesi della vecchia Europa. Si conosce dall'Inghilterra, anzitutto, 
e poscia da la Francia, l’Austria, la Germania, l’Italia, il Belgio, ecc... 

(1) Rottenberg.—Op. cit. 

(2) Bertolini. S.—Op. cit. 

(3) Bedel L.—Op. cit. 


— 133 — 


Gli stadii biologici di tale insetto sono noti da gran pezza. 

Jacquelin Duval lo raccolse sul Lycopus europaeus Lin. (1) in Fran- 
cia, mentre Mathieu (2) su la stessa pianta lo catturava in Austria. Più 
tardi il Frauenfeld (3) ne scopriva la larva su la Mentha sylvestris Lin., 
presso il Prater (Vienna), e più tardi ancora su la Mentha acquatica ne 
raccoglieva l’insetto, il Brisout. « Le CeuthorAynchus melanostictus habite 
« la menthe acquatique et le Lycopus europaeus, comme chacun sait » (4). 
‘E sul Lycopus lo vidde anco il Kaltenbach (5), ed il geniale Perris (6). 
Di quest’ultimo ci permettiamo riportare un piccolo tratto d’ una delle 
sue artistiche e dotte promenades entomologiques : 

« Plus loin s’offrent sous mes pas de beaux pieds fleuris de Matri- 
« caria chamomilla à còté desquels je m’assieds. Rien dans les calathides, 
« mais en ouvrant une de ses tiges je constate dans le canul médul- 
« laire la présence d’une larve de Curculionite. Ce fait nouveaux pour 
« moi excite ma curiosité. Le jour de mon départ j'enlève, avec une 
« petite motte de terre, un pied de Matricarîa pourvu de nombreuses 
« tiges, je l’installe chez moi dans "unSpetit pot à fleurs, où de fréquents 
« et légers arrosements doivent le mantenir frais pendant quelques 
« jours, et je place ce pot dans un grand vase à parois vernissées en 
« étalent les tiges. Je suppose que les larves quitteront la plante pour 
« s’enfoncer en terre et qu’elles tomberont presque toutes dans le vase. 
« Les choses, se passent en effet ainsi, je recueille plusieurs larves que 
«je dépose sur la terre dans de petits pots, elles ne tardent pas à dispa- 
« raître, et trois semaines aprés je trouve éclos des Ceutorhynchus ru- 
« gulosus. Presque en méme temps j’ obtiens le méme insecte d’Anthe- 
« mis nobilis trouvés à Mont-de-Marsan. 

« Ce Ceutorhynchus appartient à un petite groupe d’espèces qui ont 
«le méme dessin sur les élytres, ce sont: campestris, rugulosus, chrysan- 
« themi, molitor ; je suis convaincu que toutes se développent dans les 
« Camomilles. 

« Le melanostictus leur ressemble, il est vrais, mais il est plus al- 
« longé et sa larve vit et se transforme au collet de la racine du Ly- 
« COpus europaeus. 


(1) Duval J.— Genera des Coléoptères d’ Europe Tomo IV, pag. 51. 

(2) Mathieu L.— Catalogues des Coléoptères de la Belgique, 1858, pag. 234. 

(3) Frauenfeld — Bedtrag zur Kerm. der Insect.....Wien 1868, pag. 943. 

(4) Brisout de Barneville—Bwullettin de la Soc. Ent. de France. Année 1873, p. CXLII. 

(5) Redtembacher L.—Op. citata. 

(6) Perris E.—Promenades entomologiques, Annales de la S. Ent. de France Annés 
1873, pag. 71-72 e seg. 


— 134 — 


« L'hypothèse que je viens d’émettre n’ est pas hasardée. Tout en 
« tomologiste observateur a pu remarquer que, dans bien des cas, les 
«insectes vivant sur des plantes du méme genre, ou de la méme fa- 
« mille, ont entre eux des rapports analogues à ceux des plantes elle- 
« méme, de telle sorte qu'on peut souvent à priori rapprocher les uns 
« des autres. J'ai donné, en 1863, quelques notions à ce sujet è propos 
« des moeurs des Apion comparées à leur forme et à leurs couleurs, et 
«je pourrais les étendre à bien d’autres genres ». 


(continua) 


Dott. G. RIGGIO 


—_—_te——- 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina 


(Cont. v. N. preced.) 


DECAPODI 


Fam. Peneidae 


Amalopenaeus elegans, Smith. 


Taw.-11;:£0.13.1a 120: 


S. I. Smith, Report on the Crustacea. Part I Decapoda. Bull. of the Mus. of 
Compar. Zoology at Harvard College vol. X, n.1, Cambridge, 1882, pag. 
87, tav. XIV, fig. 8-14 e tav. XV, fig. 1-5. 

Gennadas parvus e intermedius ?, Spence-Bate, Report on the Macrura colle- 
cted by H. M. S. Challenger. Zool. XXIV, 1888 (pag. 340, tav. LIX. G. 
parvus; pag. 343, tav. LVIII, G. intermedius). 

id. id. (Amalop. elegans, Smith.) Wood-Mason and Alcocque, Natur. hist. 
notes from Indian marine survey Steamer Investigator. Indian deap-sea 
dredging—Ann. and Magaz. of natur. hist. ser. 6%, vol. 7, 8, n. 38, 46, 
1891, pag. 189, 286. 

Amalop. elegans, Sm., Ortmann, Decapoden und Schizopoden der. Plankton - 
Expedition. Kiel und Leipzig, 1893, p. 27. 


— 135 — 


Amalop. elegans, Smith, Riggio, Contrib. alla Carcin. del Mediterraneo. In 
Monit. Zool. Ital. An. XI (Supp.) Dic. 1900, p. 20. 

id. id. Sm. Menticelll e Lo Bianco, Sullo sviluppo dei Peneidi del Golfo 
di Napoli. In Monit. Zool. ital., An. XI (Supp.), Dic. 1900. 

id. id. Lo Bianco S., Le pesche pelagiche abissali eseguite dal Maia 
nelle vicinanze di Capri. Abdruck aus den Mittheilungen aus d. Zool. 
Station Zu Neapel. 15 Bd., 3 Heft, 1901. 

id. id. id. ie pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col Yacht 
Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. 1. c. 
16 Bd., 1, n. 2 Heft, 1903. 


Un bel caso di rinvenimento di specie del Nord-Atlantico nel mar 
di Messina è certamente quello dell’Ama/openaeus elegans, Smith. 

Separando i Crostacei avuti da Messina, in mezzo ad altre specie 
pure interessanti, notai sei piccoli macruri, dei quali a prima vista non 
seppi rendermi conto, non somigliando essi a :nessuna delle specie me- 
diterranee a me note. Fatte le opportune ricerche, trovai con sorpresa 
che essi corrispondevano all’Amaloperaeus elegans, Sm., raccolto dal Blake 
sulle coste orientali degli Stati uniti d'America. Titubai dapprima, ma 
esaminate attentamente le figure e la descrizione data dallo Smith, do- 
vetti convincermi della perfetta identità degli esemplari di Messina colla 
specie americana. 

Facendo altre ricerche, trovai che il Wood-Mason (l. c.) mette in 
sinonimia dell’ Amalop. elegans il Gennadas parvus descritto da Spence- 
Bate fra i crostacei dello Challenger; della stessa opinione si mostra 
pure l’Ortmann (1. c.), il quale inclina a ritenere le due specie di Bate, 
G. parvus e intermedius, come identiche all’ Amalopenaeus, la seconda 
però dubitativamente. 

Ho voluto anch’io prendere in esame la questione, confrontando le 
figure e le descrizioni di Bate coi Crostacei di Messina ed ho dovuto 
convincermi della loro grande rassomiglianza coi Genn. parvus ed inter- 
medius del predetto autore; il quale, forse, sconosceva la descrizione di 
Smith quando fece le sue. Dal canto mio devo confessare che sono pie- 
namente di accordo riguardo alla corrispondenza dell'A. elegans col G. 
parvus, ma mi resta qualche dubbio sulla corrispondenza coll’interme- 
dius, col quale mi pare di rilevare qualche differenza, però di non 
grande importanza. 

Date queste corrispondenze e la larga diffusione che ne risulta per 
questa specie di cui mi occuperò più tardi, mi pare opportuno ripor- 
tarne la sommaria descrizione, desumendola dai miei esemplari e da 
quella eccellente datane dallo Smith. 


— 136 — 
DESCRIZIONE. 


Specie di piccola mole. 
Corpo esile non molto compresso, anzi piuttosto tondeggiante , decre- 
scente gradatamente in grossezza nella parte posteriore. | 
Scudo cefalotoracico carenato e provveduto di caratteristiche solcature, che 
meglio di qualsiasi descrizione si vedono nella fig. 13 tav. II. La sua O 
larghezza è quasi uguale all’altezza. La spina branchiostegale è as- 
sai piccola e la carena che sta dietro di essa è meno pronunziata 
della carena gastro-antennale e gastro-epatica, che si prolunga poste- 
riormente con una distinta carena cardio-branchiale. Fra le carene 
gastro-antennale e branchiostegale vi è un largo solco epatico-anten- 
nale, il quale gira posteriormente al di sotto ed in avanti della re- 
gione branchiale. Vi è inoltre un leggero solco gastro-frontale ed 
un altro molto profondo gastrico e gastro-epatico, come nel Benthe- 
sicymus Barteletti, Smith. Il solco cervicale è ugualmente profondo, 
corre pel dorso come il gastrico e solo per breve tratto dietro di es- 
so, si dirige in basso e posteriormente, e facendo una regolare curva 
in avanti, circonda la regione epatica per raggiungere il solco dello 
stesso nome. 
Una leggiera carena dorsale corre per quasi l’intera lunghezza dello scudo 
cefalotoracico, sviluppandosi maggiormente in avanti dove sorge in 
una vera cresta lamellare , che si prolunga in avanti in un breve 
rostro dentiforme, il quale raggiunge appena la metà dei peduncoli 
oculari; un simile dente, ma meno robusto, limita posteriormente la 
cresta. Fra le due punte della cresta, nei miei esemplari, si con- 
tano da 13 a 14 esilissimi dentini, visibili appena colla lente, distin- 
tamente visibili al microscopio, ai quali si attaccano una serie di 
corte ciglia che s'interpongono fra i due denti; ciglia consimili ri- 
vestono la parte anteriore del rostro, meno la porzione dentiforme. 
Questo carattere non è stato rilevato forse dallo Smith, giacchè non 
ne parla affatto nella descrizione di questa specie. 
Gli occhi coi peduncoli oculari (tav. II, fig. 14) sono assai caratteristici. Gli 
occhi sono mediocri, dello stesso diametro dei peduncoli e di colore 
bruno. I peduncoli, lunghi e ricurvi, sono provveduti nella super- 
ficie dorsale di una caratteristica sporgenzai dentiforme, anterior- 
mente alla quale si trova una piccola macchia”pigmentacea bruna. 
I peduncoli dell’ antennula sono il doppio {del peduncolo oculare e .del 


e 4 ye 
l'occhio presi insieme. Il primo articolo è depresso e scavato supe- 
riormente per accogliere l’occhio, porta in avanti un ciuffo di peli 
volti posteriormente ed è lungo quanto i due primi presi insieme. 
Tutti sono fortemente ciliati. I flagelli sono ‘quasi uguali, ma nel 
g' il superiore è frequentemente più grosso alla base, dove en- 
trambi sono ciliati. 

La scaglia antennale (tav. II, fig. 15) misura assai meno della metà del 
carapace; la sua larghezza presa alla base sta tre volte circa nel- 
l’intera lunghezza. Il margine interno della scaglia s’ incurva e si 
restringe verso l’ estremità, che è stretta e arrotondata, ed oltre- 
passa appena la piccola spina terminale del margine esterno. Il fla- 
gello è gracilissimo e più lungo dell’animale. 

I pezzi boccali, pur somigliando a quelli dell’ affine Benthesicymus, pre- 
sentano qualche cosa di caratteristico e degno di nota. 

La mandibola (tav. II , fig. 16) è breve e con superficie larga e quasi 
liscia. I palpi mandibolari (sinafipodi) sono assai grandi e arrivano 
fin quasi alla metà della scaglia antennale. 

Il 1° paio di mascelle (t. II, fig. 17) ha il processo o lobo protogn. super. 
largo e provveduto di forti denti alla estremità distale; il processo 
protog. infer. ristretto gradatamente ed irto di forti spine nella sua 
metà anteriore. L’endognato (palpo) è allargato nel mezzo e ristretto 
ed allungato nella sua porzione distale, dove è provveduto di lun- 
ghe setole. 

Il 2° paio di mascelle ha i suoi quattro lobi protognatali decrescenti gra- 
datamente in lunghezza e larghezza, eccetto il quarto, che è il più 
largo. L'endognato (tav. II, fig. 18) è largo nel mezzo, fortemente con- 
vesso in avanti e indietro e termina assottigliandosi quasi repenti- 
namente all'estremità distale, dove è provveduto di 3 setole diritte 
rivolte in avanti, e due ricurve all'indietro e inserite un po’ più in 
basso. L' esopodo (scafognato) è laminare, concavo nel margine in- 
terno, convesso all’esterno, e tutto marginato di fitti e lunghi cigli. 

Il 1° paio di piedimascelle somiglia a quello del Benthesicymus Barteletti, 
ma ne dîfferisce notevolmente l’endopodo e l’esopodo. Il 1° ha l’ar- 
ticolo prossimale che non raggiunge l’estremità del lobo distale del 
protopodo, ed ha il margine interno lungamente setoloso. Il 2° e 3° 
articolo differiscono poco in lunghezza, essendo il 3° o distale un poco 
più lungo del secondo; entrambi sono marginati di lunghe setole. 
L'esopodo è un poco più lungo dell’endopodo, non segmentato, lamel- 


Il Nat. Sie., Anno XVII, 19 


— 138 — 


lare, assottigliato ed arrotondato all’estremità e con ambedue i mar- 
gini setolosi. 

Il 2° paio di piedimascelle (tav. II, fig. 19) è molto caratteristico e completa- 
mente diverso di quello dello affine Benthesycimus. L’ischio è brevissimo; 
il meropodite, che è il pezzo più caratteristico, è più lungo del carpo 
e del propodo presi insieme; è lungo il doppio della propria larghez- ! 
za e termina con un largo e sottile lobo arrotondato all’ estremità, 
la quale oltrepassa l’articolazione del carpo. Questo è lungo quanto I 
è largo il meropodite, e meno del doppio della propria larghezza; il 
propodite è un poco più corto del carpo, ma più largo di esso; il 
dattilopodite è circa due terzi del propodo, e quasi il doppio della i 

i 


propria larghezza, ottusamente appuntito, ciliato sui margini, ed ar- 
mato di una forte spina ricurva alla estremità. L’esopodo è sottile, 
raggiunge quasi l’estremità del carpo ed è distintamente multiarti- 
colato quasi fin dalla base alla estremità distale. L’epipodo infine è 
piccolo, ovato, e porta una dendrobranchia relativamente larga. 

Il 3° paio di piedimascelle (fig. 20) (piedimascelle esterne) raggiunge quasi 
l'estremità della scaglia antennale ed è lungo quanto il 1° e 2° paio 
di zampe toraciche presi insieme. L’ischio misura un terzo circa del- 
l’intera lunghezza e circa il triplo della sua larghezza; il meropodite 
è largo nel mezzo ed è lungo */, circa dell’ischio: si restringe gra- 
datamente in avanti, dove è largo quasi quanto il carpo, che è ap- 
pena più corto del meropodite e largo solamente /, di esso; il pro- 
podo è lungo quanto il carpo, ma un poco più stretto di esso; il 
dattilo è un poco più largo del propodo e lungo circa la metà, colla 
estremità distale triangolare, armata di una sottile spina appena 
più corta del segmento stesso, I margini del dattilo sono armati di 
setole spineformi assai lunghe, i margini interni degli altri seg- 
menti sono guarniti di lunghe setole ciliate, gli esterni di scarse e 
corte setole semplici. L’ esopodo è mediocre , sottile, multiarticolato 
fin dalla base, oltrepassa l’ischio, ma non raggiunge l’estremità di- 
stale del meropodite. L'epipodio è lungo !/, circa dell’ischio. 

Il 1° e 2° paio di zampe toraciche son quasi uguali in lunghezza ; il 1° 
paio raggiunge quasi l'estremità dei peduncoli antennali, il 2° paio 
vi arriva stentatamente. Gli articoli corrispondenti sono quasi della 
stessa lunghezza, eccetto i carpi, che sono un poco più lunghi nel 
2° paio; però l’ ischio, il meropodite ed il carpo sono più sottili nel 
2° paio. Le chele sono pure simili, ma un po’ più lunghette nel pri- 
mo paio, coi dattili sottili e curvi all'estremità; esse sono ricoperte 
di fascetti di corte setole e sparse di lunghe e fitte setole e ciglia, 


E RE 9 NI E E I 


— 139 — 


Il 8° paio di zampe è assai più lungo del 2° paio e l’oltrepassa di tutta 


la lunghezza delle chele; l’ischéo somiglia a quello del 2° paio, ma è 
più gracile; il meropodite è il doppio del carpo e assai sottile; il carpo 
è appena più corto, ma leggermente più grosso del merus e legger- 
mente ingrossato alla estremità distale; la chela somiglia a quella 
delle due prime paia, ma i dattili sono proporzionatamente un poco 
più lunghi. 


Il 4° e 5° paio di zampe sono quasi uguali, assai sottili ed un po’ più 


lunghe del 5° paio ; il 5° è un po’ più sottile del 4°; entrambi poi 
sono sparsi di lunghe spine setoliformi, meno dei dattili, che sono 
quasi lisci, lunghi, leggermente ricurvi ed acuti. 


L’ addome, compreso il felson, è quasi il doppio del carapace, largo e ton- 


deggiante superiormente ed in avanti, assai compresso nella parte 
posteriore. I primi cinque segmenti sono lisci, solo il 6° presenta 
una leggera carena dorsale, che corre quasi per l’intera lunghezza, 
ed ha il margine inferiore ciliato. 


Il felson è quasi */, del 6° somite, triangolare allungato, ingrossato alla 


base, con un solco longitudinale sopra, ed un altro più corto ai due 
lati, presso la base; la sua estremità distale è stretta, quasi tronca, 
con una spina per lato ed una serie di ciglia piumose nel mezzo, 
di cui i mediani sono più lunghi. La lamella interna dell’ uropodo 
è un po’ più lunga del 6° somite, l’ esterna è quasi '/, più lunga 
dell’interna, ed ha la sua estremità ovata prolungata oltre la ro- 
busta spina con cui termina il margine esterno. 


I protopodi delle appendici addominali sono forti e quasi tutti simili; le 


Nei 


lamine esterne sono molte lunghe e sottili, e le interne delle 4 pàià 
posteriori sono più corte e sottili delle esterne. Le appendici (pe- 
tasma) del 1° paio dei 0° consistono in una sottile lamina divisa da 
imperfette articolazioni in 3 porzioni, e sono attaccate per mézzo di 
una base ristretta, sotto la quale si trova un largo processo ovale. 
g inoltre il 2° paio di pleopodi porta un’altra appendice sessuale 
breve, laminare, arrotondata all’estremità e ciliata nel margine po- 
steriore. 


Lo Smith non parla del colore, e negli esemplari ricevuti dal Dott. 


Sicher era completamente scomparso.—Fortunatamente ho ricevuto più 
tardi due esemplari quasi freschi da Messina (vedi oltre), che presenta- 
vano ancora un bel colorito rosso corallo. Wood-Mason dice che il G* 
parvus è di color lacca carico. 


— 140 — 


Il Lo Bianco, che ha osservato numerosi esemplari, dice che gli a- 
dulti sono di color rosso corallo, e che nei giovani tale colore è limi- 
tato al solo cefalotorace, ai piedi chelati, ai pezzi boccali, ed un po’ an- 
che alla porzione dorsale dei segmenti addominali, mentre il resto del 
corpo è trasparente. 


Proporzioni in millimetri 


Esempl. amer. Esempl. di Messina 

cf Q Q dt Q CEE 
Lunghezza totale ... . . . 29,7 40,5 39,5 230. 1520:0 | Tal 9,0986190 
» del cefalotorace incl. il rostro 9,7 135 12,9 8,5 7,5 7,0 7,0 
> della scaglia antennale . . _ 6,4 6,8 4,5 3,5 do 3,6 
Larghezza id. 1(0 RNA PAC —_ 2,5 DOTI 1,4 1,2 132 —_ 
Lunghezza dell’addome . . . 20,0 27,0 27,0 14,5 12,5 120. 12,0 
>“del 160somitetad=- ui. 5,0 6,2 6,7 4,5 4,0 3,5 3,8 
Altezza id. 10 PRA 2,5 3;9 3,2 2,0 1,9 1; 1,8 
Lunghezza del telson . . . . -- _ 5,0 3.0 2,8 2,4 2,5 


Lo Smith, che pel primo fece conoscere la specie di cui ci occu- 
piamo , riporta sei casi di pesca fatta a profondità variabili dalle 457 
alle 1632 braccia (832-2937 m. circa), con cattura di 9 indiv. più o meno 
imperfetti, e qualcuno ridotto a soli frammenti. Tali catture furono fatte 
dal Blake, durante la crociera del 1880, lungo le coste orientali degli 
Stati Uniti d'America. Uno di tali individui mostrava 2 denti sulla cre- 
sta rostrale. Lo stesso Smith riporta 3 altri indiv. (una 9 e 2 gd), avuti 
dalla Commiss. di pesca degli St. Uniti da Bloch Island nel 1880 e 1881, 
da profondità rispettivamente di 372,388 e 770 braccia (669,699, 1386 m.). 

Più tardi, nel 1884, lo Spence Bate, fra i Crostacei dello Challen- 
ger, descriveva le due specie nuove Gennadas parvus e G. intermedius, 
senza accennare menomamente all’Amalopenaeus, al quale somigliano 
grandemente. 

Tale rassomiglianza veniva fatta rilevare più tardi, nel 1891, dal 
Wood-Mason, il quale, enumerando i Crostacei raccolti dall’Investigator 
nell'Oceano Indiano, riportando il Gennadas parvus, (1. c. n. 38, p. 189) 
dice di ritenere assai probabile la sua corrispondenza colla specie dello 
Smith, e tale dubbio emette ancora più tardi in occasione di altra cat- 
tura (1. c. n. 48 p. 286). 

(continua) 


— 141 — 


NOTE LEPIDOTTEROLOGICHE 


ee 


(Cont. ved. N. preced.) 


Pieris Rapae L. 
var. Manni Meyer. 


Posseggo due esemplari siciliani di questa varietà che il sig. Piin- 
geler ritiene appartengano, uno ad una prima generazione ( Manni 
Meyer), e l’altro alla seconda generazione (Rossti Stef.). È nuova per la 
Sicilia. 


Melanargia Japygia Cyr. 


Tutti gli esemplari esistenti nella mia raccolta compresi quelli della 
collezione Failla, appartengono tutti alla tipica Japygia che è variabilissi- 
ma. In nessun esemplare ho riscontrato i caratteri che presenta la var. 
Cleanthe già citata di Sicilia. 


Episema Glaucina Esp. 
ab. Tersina Stgr. 


Il Kriiger prese alla Ficuzza nell'ottobre scorso degli esemplari 
della var, Dentimacula Hb. che formano il passaggio a questa altra a- 
berrazione nuova per-la Sicilia. 


Episema Glaucina Esp. 
var. Dentimacula Hb. 


Questa varietà nuova per la Sicilia fu presa alla Ficuzza in varii 
esemplari nell'ottobre scorso, alcuni dei quali formano il passaggio al- 
l’aberrazione Hispana B. 


Episema Glaucina Esp. 
ab. Hispana B. 


Questa b>llissima aberrazione nuova per la Sicilia fu trovata nel 
l’ottobre scorso in varii esemplari del sig. G. Kriiger alla Ficuzza di- 


- ind 


notte, alla lanterna. La forma tipica che io presi, pure nell'ottobre, alla 
Navurra, non è stata ancora trovata alla Ficuzza. 


Dasypolia Templi Thnb. 


Questa è una delle più importanti ed inaspettate scoperte con la 
quale il sig. Georg Kriiger ha arricchito la fauna della Sicilia. 

Posseggo tre stupendi esemplari raccolti nel novembre scorso alla 
Ficuzza, ed è la prima volta che questa specie nordica si trovi al di 
qua delle Alpi di cui prediligge le cime, ed è una grande rarità. 

Milliére nel II Vol. della sua eccellente Ic. da pag. 351 a 354 la 
descrive è la figura a Tav. 87, 3-7, e dice che il bruco vive sull’ Hera- 
cleum sphondium L. (sphondilinum), specie che in Sicilia non si trova, 
ma abbiamo invece da noi l’Heracleum cordatum descritta dal Gussoni 
difatti, come abbondante ai piedi della Busambra ed alle Madonie. 

Il Milliére dice che questo lepidottero schiude alla fine di settem- 
bre ed ai primi di ottobre, mentre in Sicilia il Kruger lo raccolse in 
novembre, ed i tre esemplari da me posseduti variano nel colorito , di 
un grigio alquanto più scuro degli esemplari nordici, ed anche dalla 
figura che ne dà il Milliére. 


Dichonia Aeruginea Hb. 


Secondo il Curò era stata trovata in Sicilia la var. Mioleuca HG. 
che nel catalogo Staud. è notata con ? di Sicilia. Il Kriiger nello scorso 
novembre ne prese un bellissimo esemplare tipico alla Ficuzza che fa 
ora parte della mia raccolta. 


Orrhodia Veronicae Hb. 


Questa specie nuova per la Sicilia, fu trovata nello scorso febbraio 
al Lupo presso Ficuzza, in due esemplari, dal signor Kriger. Essi va- 
riano alquanto della tipica Veroricae, ed il signor Piingeler, che li vide, 
ritiene ne siano una aberrazione. 


Thalpochares Ragusaria Frr. 
Esiste in unico esemplare nella mia raccolta, disgraziatamente senza 


indicazione di località nè d’ epoca d’apparizione. Sarebbe nuova per la 
Sicilia. 


— 143 — 


Tephroclystia Abbreviata Stph. 


Ebbi dal Kriiger due esemplari di questa specie nuova per la Sici- 
lia, che egli prese alla Ficuzza nell’aprile scorso all’esca. 


Chemerina Caliginearia Rbr. 


Questa bellissima specie, nuova per la Sicilia, fu seoperta in unico 
esemplare alla Ficuzza (Lupo) nel febbraio scorso di notte sui fiori del 
salice. 


Syntomis Phegea L. 
ab. Nigricornis Alph. 


Il sig. Kriiger trovò comune sulla Busambra, questa aberrazione, 
che non era conosciuta che del Caucauso, ma io credo che debbasi rin- 
venire altrove. Si distingue dal tipo per avere le antenne intieramente 
nere. 


Hepialus Syivina L. 


Avendo comunicati al sig. Piingeler tutte le diverse forme esistenti 
nella mia raccolta sotto il nome di Sy/vina, Lupalina, Hecta ed anche 
l'esemplare della collezione Failla, dallo Staudinger a suo tempo, deter- 
minato per Amasinus HS., risulta invece trattarsi di unica specie della 
Sylvina. 


(continua) E. Racusa. 


Pel Museo Nazionale degli Artropodi 


-——_—ee-—_. 


Constatiamo con soddisfazione che l’idea del Museo Nazionale per 
gli Artropodi va sempre più acquistando favore, anzi valenti naturalisti 
vorrebbero che questo Museo non dovrebbe abbracciare i soli Artropodi 
ma tutte le collezioni di. Storia Naturale; sul proposito riportiamo una 


= id — 
lettera del prof. Silvestri, alla quale facciamo plauso riserbandoci nello 
stesso tempo di interloquire più tardi sulla nuova proposta. 


FE. Ragusa 


(Dalla Rivista Coleotterologica Italiana, N. 12, 1904). 


A1 Prof. A. Porta 


Camerino. 
Portici, 26, XI, 1904. 
« Egregio Collega, 


« Ho letto con molto piacere nell'ultimo numero della Rivista Co- 
leott. Italiana, la Sua adesione alla proposta del signor Ragusa di fon- 
dare in Roma un Museo Nazionale nel quale dovrebbero, per lasciti gene- 
rosi, essere conservate le collezioni italiane di Artropodi, ed io pure pie- 
namente vi aderisco osservando però che non dovrebbe trattarsi soltanto 
di un Museo Nazionale per le collezioni di Artropodi, ma di un Museo 
Nazionale di Storia Naturale, come lo hanno ormai tutte le nazioni ci- 
vili del Mondo, compresa la Spagna e le Repubbliche dell'America me- 
ridionale. Credo che tuttii veri naturalisti dovrebbero far plauso ad una 
simile proposta e adoperarsi a raggiungere lo scopo. A tal uopo sarà 
bene che nella prossima adunanza dell’Unione Zoologica Italiana venga 
trattata questa cosa, che avrebbe dovuto essere oggetto di studio già 
da tempo per parte di essa, affine di promuovere, insieme alle altre So- 
cietà italiane di Scienze Naturali, un movimento nel Paese favorevole 
all’ istituzione del Museo Nazionale, così da indurre il Governo a dare 
i fondi necessari.» 


Dott. FILIPPO SILVESTRI 
Prof."di Zoologia 
nella R. Scuola Sup. di Agricoltura in Portici 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


Par 


DEUPSA SIE PIELI ARIE CF LIAETIPRESARARSLA BRE RISITI 


paganti at attrito 


Na SGAPEa Ibi pANIAADIPIRRIIDIAi AI tego esere FICTICIMMENERBISARSTISiCITtDItti svn 


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141 


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_ ANNUNZI È 


Agli abbonati che non 


hanno inviato l’importo del 


Naturalista Siciliano (L. 12) . 
sarà sospeso lo invio del . 
detto Giornale dal prossi- | 


mo numero in poi. 


da Direzione. 


ELI TIINILLIO iii 5 5,T.....({1J}1J19,,, 6660000000000 uu 


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ANNO XVII 1905 N. 7-8. 

ADIRIEEENtO A ago dI n AO TIA I ge ee 

UTREBEBBBOrO: SEPATADO CON BEVONO me 

» » » senza  » AR SRO RR 
—S—en 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


= niro 


Dues' 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario dei N. 7-8. 


E. Ragusa — Catalogo dei Lrpidotteri di Sicilia. . . . . pag. 145 
Vitale F.—Osservazioni su alcune specie di Rincofori ai No n II (fine). » 165 
Ponzo A. — La flora psammofila del littorale di Trapani (cont.) . . . . » 193 
De Stefani T.— Nota biologica sull’ Apion violaceum Kirby. . . . . .. » 177 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- 
quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 179 
De Stefani T. — Cecidii e substrati inediti per la Sicilia. . . . . .. . >» 186 
—_ Ancora due parole sul Museo Nazionale degli Artropodi. . . » 187 
ibi Bibbografia" esteso nt Per Re) 189 


3592 


Pubblicato il 1° febbraio 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1905 


STAMANITUADINOIKOINITAVAINNITITALIKOIRITNINTANINITATARKNINITOKRBKOTEREARRBHNRANRATBATABRATOKKAKIKKKKKRKKAKAKTANIRAKKAKARKARATEBAKKRARKKKDKKKKKKKATKKK{RKKTBRKKVARATAKKATAAKKAKKARAKcKKKKENKKKE VARIA LELITKK DA DRUERAKKAAKBARRARKTAAKARKA,KTAKKKKKKKAK{TKATAtAKKAKAtKAtAtKKtAttItAtAAtAKKAtAtis 


ANNO XVII. 1905 N. 7- 9. 


MM____—___—-—— —<—© 7; -— - DAN ___—-—-—<->— <<? DADNIM____YmC-<-FF-' 


IL NATURALISTA SICILIANO 


GATTO 
dei LEPIDOTTERI DI SICILIA 


esistenti nella collezione di ENRICO RAGUSA. 


Sedici anni or sono Luigi Failla Tedaldl, assieme al nome del Dot- 
tore Minà Palumbo, pubblicava in questo stesso periodico Material? per 
la Fauna Lepidotterologica della Sicilia, un eccellente lavoro che ci ha 
servito di guida nella classificazione delle specie che andavamo racco- 
gliendo in Sicilia. 

Parecchi anni or sono, avendo acquistata l’intera collezione dei Le- 
pidotteri di Sicilia del sig. Luigi Failla Tedaldi, ho potuto ristudiare tutto 
il materiale, ed avendolo ora riordinato secondo l’ultimo catalogo del 
Dott. Staudinger e Rebel, e riunito al mio, posso dire di possedere oggi 
la più ricca collezione di Lepidotteri siciliani esistente. 

Ho creduto nell'interesse della nostra fauna, di pubblicare il Ca- 
talogo dei Macrolepidotteri che spero sarà gradito ai Lepidotterologi. 

I Microlepidotteri seguiranno appena saranno pure riordinati. 


PAPILIONIDAE. | ParnassIus Latr. 


PapPiLIO Latr. Apollo v. Siciliae Obth. 


ct Mnemosyne L. 
Podalirius L. 


gen. aest. Zanclaeus Z. PIERIDAE. 
i ca Aporia Hb. 
gen. aest. Aurantiaca Spr. 

ab. Sphyrus Hb. Crataegi L. 


ab. rufopunctata Wheeler 
PierIs Schrk. 


THaIs F. 
Brassicae L. 
Polyxena Schiff. Rapae L. 
ab. Cassandra Hb. var. Manni Mayer 
ab. Ochracea Stgr. ab. Minor Costa 


Il Nat. Sic., Anno XVII. 19 


— 146 — 


Napi L. PyRAMEIS Hb. 

gen. aest. Napaeae Esp. 

Daplidice L. alano: 

gen. vern. Bellidice O. Cardui L. 

var. Rapbani Esp. Vanessa F. 
EucHLoé Hb. * Jo L. 

Belia Cr var. Sardoa Stgr. 

do ; A Urticae L. 

dEi psn do: ; Polychloros L. 

ab. Trinacriae Turati (1) nona 


ab. Kriigeri Turati 
Cardamines L. PoLyGonIia Hb. 
ab. Turritis O. 


+ D B (2 C. Album L. 
a (2) gen. aest. Obscurior Failla 
LepPTIDIA Billb. Egea Cr. 
Se gen. aest. J. Album Esp. 
ab. 9? Erysimi BKkb. MELITARA F. 
gen. vern. Latbyri Hb. LOR 
* gen. aest. Diniensis B Cl 
0 i ; Phoebe Knoch. 
CoLias Leach. * ab. Melanina Bonap. 
Edusa F. var. Caucasica Stgr. 
ab. Q Helicina Obth. Didyma var. Meridionalis Stgr. 
ab. Q Helice Hb. * var. Occidentalis Stgr. 
ab. d' Velata Ragusa Athalia Rote. 
ab. Pyrenaica Gr Parthenie Bkh. 
GONEPTERYX Leach. ARGYNNIS F. 
* Rhamni L. * Selene Schiff. 
Cleopatra L. Euphrosyne L. 
gen. aest. Italica Gerh. * Dia L. 
Daphne Schiff. 
NYMPHALINAKE. Lathonia Ev. 
CHARAXES O. Aglaja L. 


Niobe var. Eris Meig. 
Adippe var. Cleodoxa O. 
Paphia L. 

Camilla Schiff. var. Immaculata Bell. 


Jasius L. 


LIMENITIS F. 


(1) Questa ad. era nella collezione Failla sotto il nome di var. Bellexina B. e così da 
lui citata. 

(2) * Sono marcate le specie ritenute esistenti in Sicilia ma che non posseggo an- 
cora, 


Pandora Schiff, 
ab. Paupercula Ragusa 


SATYRINAE. 


MELANARGIA Meisg. 


* Galathea L. 
ab. Q Leucomelas Esp. 
# ab. Galene O. 
var. Procida Hbst. 
Japygia Cyr. 
Pherusa B. 
ab. Plesaura Bell. 


SatyRUSs Westw. 


Circe H* (1) 

Hermione L. 

Briseis v. Major Obrt. (2) 
Semeie v. Algirica Obrt. (3) 
ab. Triocellatus Ragusa 
Stalilinus v. Allionia F. 


PARARGE Hb. 


Egeria L. (4) 
Magaera L. 
ab. Alberti Albert. 

* var. Tigelius Bon. 
Maera v. Sicula Stgr. 


EPINEPHELE Hb. 


Jurtina v. Hispulla Hb. 
Lycaon Rott. 
ab. dg Biocellatus Ragusa 


— 147 — 


var. Lupinus Costa 
Ida Esp. 


CoENONYMPHA Hb, 


Pamphilus L. 
gen. aest. Lyllus Esp. 
ab. Thyrsides Stgr. 


LIBYTHEIDAE. 


LiByTHEA F. 


Celtis Leich. 


EURICYNIDAE. 
NEMEOBIUS Stph. 


Lucina L. 


LYCAENIDAE. 


THECLA F. 


W. Album Knoch.: 
Ilicis Esp. 

ab. Cerri Hb. 

var. Aesculi Hb. 
Pruni L. 


CALLOPHRyYs Billb. 


Rubio: 
ab. Immaculata Fuchs 


ZepHyRus Dalm. 
Quercus L. 


CHRYSOPHANUS Hb. 


Alciphron v. Gordius Sulz. 


(1) A torto lo Staudinger, Rihl ed il Dott. Spuler l’escludono dalla Siciiia, dove è 


comune. 


(2) Gli esemplari citati come ab. Prata Esp., della collezione Failla, erano invece 


questa varietà. 


(3) Gli esemplari di Sicilia sono tutti questa varietà e non la var. Aristaeus Bon. 


per come erroneamente furono citati. 


(4) La var. Egerides Stgr. citata dal Failla; manca alla Sicilia, 


* 


Phlaeas L. 

ab. Schmidtii Gerh. 

gen. aest. Eleus F. 

ab. coeruleopunctatus Riihl. (1) 
Dorilis Hufn. 


LAMPIDES Hb. 


Boeticus L. 
Telicanus Lang. 
ab. Bellieri Ragusa 
Teophrastus F. 


LyCAENA F. 


* Argiades Pall. 
* Argus L. 


* 


Baton Berg. 

Astrarche RPgstr. 

gen. aest. Calida Bell. 
Eumedon Esp. 

Icarus Rott. 

ab. Icarinus Scriba 

ab. Q Coerulea Fuchs 
var. Celina Aust. 

ab. Q Melanotoxa Pinct. 
Meleager Esp. 

ab. 9 Stevenii Tr. 
Corydon Poda 

Minimus Fuessl. 
Semiargus Rott. 

ab. Aetnaea Z. 

Cyllarus Rott. 

ab. Aeruginosa Staud. ‘2) 
var. Valenzae Pinc. 


CyrANIRIS Dalm. 


Argiolus L. 


Di 


* 
* 


* 


* 


(1) Questa aberrazione si trova tutto l’anno. 


(2) Questa aberrazione è quella citata dal Failla sotto il nome di var. A, Costa. ‘ 


gen. aest. Parvipuneta Fuchs 
ab. Hypoleuca Koll. 


HE -PERIIDAE. 


ADOPAFA Billb. 


Lineola O. 
Thaumas Hufn. . 
Actaeon Rott. 


AucIiaDES Wats. 


Comma L. 
var. Pallida Stgr. 
Sylvanus Esp. 


PARNARA Moore 
Nostrodamus F. 
CarcHaRoDuUs Wats. 


Lavaterae Esp. 

Alceae Esp. 

gen. aest. Australis L. 
Altheae Hb. 

var. Baeticus Rbr. 


HesPERIA Wats 


Proto Esp. 
Carthami Hb. 
Orbifer Hb. 

Sao Hb. 

Alveus Hb. 

ab. Eucrate O. 
var. Onopordi Rbr. 
var. Cirsii Rbr. 
Malvae L. 


THANA0S B. 


Tages L. 


gie n 


* 


SPHINGIDAE. 


ACHERONTIA 0. 
Atropos L. 
SMERINTHUS Latr. 


Quercus Schiff. 
Populi L. 
Ocellata L. 

DiLina Dalm. 
Tiliae L. 

DAPHNIS Hb. 
Nerii L. 

SPHINX 0. 
Ligustri L. 
PROTOPARCE Burm. 


Convolvuli L. 


DEILEPHILA 0. 


Euphorbiae L. 
var. Esulae B. 


Lineata v. Livornica Esp. 


CHAEROCAMPA Dup. 


Celerio L. 
Elpenor L. 


PTEROGON B. 
Proserpina Pall. 
MacrogLOossa Sc. 
Stellatarum L. 
HEMARIS Dalm. 


Scabiosae L. 


Fuciformis ab. Milesiformis Tr. 


NOTODONTIDAE. 
CerUurA Schrnk 
Bifida Hb. 


= ida 


* 


DICRANURA B. 
Vinula L. 


STtAUROPUS Germ. 


Fagi L. 
DRyYyMONIA Hb. 
Chaonia Hb. 
NoTODONTA 0. 
Trepida Esp. 
LoPHoPTERyYx Stph. 
Cuculla Esp. 
PTILOPHORA Stph. 
Plumigera Esp. 
PHALERA Hb. 
Bucephala L. 
PyrGaERA O. 


Anastomosis L. 
Anachoreta F. 


THAUMETOPOEDAKE. 


THAUMETOPOEA Hb. 


Processionea L. 
Pityocampa Schiff. 


LYMANTRIIDAE. 


Oraria 0. 


Trigotephras v. Sicula Stgr. 
var. Corsica B. 

Rupestris Rbr. 

Dubia var. Splendida Rbr. 


Euproctis Hb. 


Chrysorrhoea L. 


— 150 — 


PorTHESIA Stph. 


* Similis Fuessl. 
LYMANTRIA Hb. 
Dispar L. 
OcNERIA Hb. 
Rubea F. 
*# Ledereri Mill. 
LASIOCAMP]IDAE. 
MaLacosoMA Auris. 
Neustria L. 
Frapconica Esp. 
PoeEcILOCAMPA Stph. 
Populi var. Canensis Mill. 
LasiocamPa Schrk. 
Quercus var. Sicula Stgr. 
* var. Roboris Schsk. 
* var. Spartii Hb. 
* Trifolii F. 
* 


var. Medicaginis BKl. 
var. Cocles H. G. 


GASTROPACHA O. 
Quercifolia y. Ulmifolia Heiaker 
PacHyPasa WIk. 
Otus Drury. 
LEMONIIDAE. 


LEMONIA Hb. 
Taraxaci Esp. 
SATURNIDAE. 
SATURNIA Schrk. 
Pyri Schiff. 
Pavonia L. 
DREPANIDAE. 


DREPANA Schrk, 


* Harpagula Esp. 


* 


Binaria Hufn. 

var. Uncinula Bkh. 
var. Umbratula Stgr. 
Cultraria F. 

gen. aest. Aestiva Spr. 


CiLix Leach 


Glaucata Sc. 


THYRIDIDAE. 


TrayRIs 0. 
Diaphana Stgr. 


NOCTUIDAE. 


ACRONYCTINAE. 


DeMAS Steph. 
Coryli L. 
ACRONYCTA O. 


Aceris L. 

Megacephala F. 

Psi L. 

Cuspis Hb. 

Euphorbiae F. 

var. Euphrasiae Brahm 
Rumicis L. 


CRANIOPHORA Snell 
Ligustri S. 
SiMmyRa 0. 


Nervosa F. 


TRIFINAE. 


AcRoTIs 0. 


Janthina Esp. 


* 


* 


* 


Linogrisea var. Lutosa Stgr. (1) 


Fimbria L. 

Interjecta Hiibn. 
Pronuba L. 

ab. Innuba Tr. 

Comes Hb. 

ab. non-marginata Lucas 
ab. Adsequa Tr. 

ab. Prosequa Tr. 


Castanea var. Neglecta Hb. 


C. Nigrum L. 


Ditrapezium Bkh. 
Stigmatica Hb. 
Xanthographa F. 
var. Cohaesa HS. 
Umbrosa Hb. 
Faceta Tr. 
Depuncta L. 
Margaritacea Vill. 


Multangula var. Dissoluta Stgr. 


Rectangula F. 
Leucogaster Frr. 
Flammatra F. 
Candelisequa Hb. 
Renigera Hb. 

Cos Hb. 

Fimbriola Esp. 
Forcipula Hb. 

var. Bornicensis Fuchs 
Spinifera Hb. 

Puta Hb. 

ab. Q Lignosa God. 
Putris L. 
Exclamationis L. 
Nigricans L. 

ab. Rubricans Esp. 
Tritici var. Aquilina Hb. 
Obelisca Hb, 

Ypsilon Rottb. 
Segetum Schiff. 


— 151 — 


‘Rrue "Hb: 

ab. Terranea Frr. 
var. Lunigera Stph. 
Saucia Hb. 


* ab. Margaritosa Hw. 


* 


Crassa var. Lata Tr. 
PacHNOBIA Gn. 


Rubricosa F. 
GLoTTUoLA Gn. 


Pancratii Cyr. 
Encausta Hb. 


MAMESTRA Hb. 


Leucophaea View. 
Nebulosa Hufn. 
Brassicae L. 

var. Andalusica Stgr. 
Oleracea L. 
Genistae Bkh. 
Trifolii Rott. 
Marmorosa Bkh. 
Chrysozona Bkh. 
ab. Caduca HS. 
var. Innocens Stgr. 
Serena SV. 

Cappa Hb. 


DIANTHOECIA B. 
Luteago Hb. 
Magnolii B. 
Nana Rottb. 
Capsincola Hb. 


# Carpophaga Bkh. 


* 


var. Capsophila Dup. 
Nisus Germ. 
Silenes Hb. 


MIANA Stph. 


Literosa Hw. 
var. Subarcta Stgr, 


(1) La forma tipica per ora manca alla Sicilia, 


Strigilis CI. 

ab. Latruncula Hb. 
Bicoloria Vill 

ab. Furuncula Hb. 


BrvyoPHILA Tr. 


Raptricula Hb. 

ab. Deceptricula Hb. 
var. Oxybiensis Mill. 
Receptricula Hb. 


ab. Guglielminae Ragusa 


Algae F. 

ab. Mendacula Hb. 
Muralis Forst. (1) 
var. Par Hb. 
Perla F. 


DiLoBa B. 
Coeruleocephala L. 
APAMEA 0. 


Testacea Hb. 

var. Gueneei Dbld. 
Dumerillii Dup. 
ab. Desyllesi B. 


CELAENA Steph. 
Vitalba Frr. 
SEGETIA B. 


* Viscosa Frr. 


HaADpENA Schrk. 


Solieri B. 
Ochroleuca Esp. 
Platinea Tr. 
Sordida Bkh. 
Monoglypha Hufn. 
Lithoxylea F. 


(1) In Sicilia s’ incontrano degli esemplari di forma transitoria alla var. Par Hb, 


anch’essi assai variabili, 


— ded 


Secalis Bjer. 

ab. Nictitans Esp. 
ab. Leucostigma Esp. 
ab. Struvei Ragusa 


MeTOoPOCERAS Gp. 
Omar Obth. 
CLADOCERA Rbr. 
Optabilis B. 
EPISEMA Hb. 


Glaucina Esp. 

ab. Tersina Stgr. 
var. Dentimacula Hb. 
ab. Hispana B. 

ab. Gruneri B. 


HeELIOPHORUS B. 
Iispidus H. G. 

ULOCHLAENA Ld. 
Hirta Hb. 

APOROPHYLA Gn. 


Lutulenta Bkh. 

* Mioleuca Tr. 
Australis B. 
ab. Scriptura Frr. 
Nigra Hw. 


AMMOCONIA Ld. 


Caecimacula F. 
Senex H. G. 


Epunpa Gn. 


Lichenea Hb. 
var. Viridicineta Frr. 


PoLia 0. 


Polymita L. 
Flavicineta F. 

* ab. Meridionalis B. 
ab. Calvescens B. 
Rufocineta HG. 
Xanthomista Hb. 
var. Nigrocinceta Tr. 
var. Nivescens Stgr. 
Canescens Dup. 
var. Asphodeli Rbr. 
Chi L. 


DasyPoLIa Gn. 


Templi Thnb. 


MisELIA O. 


Oxyacanthae L. 


DICHONIA Hb. 


Aprilina L. 
Aertuginea Hb. 

# var. Mioleuca HG. 
Convergens F. 


DRryoBoTA Ld. 


Furva Esp. 
Roboris B. 
Saportae Dup. 
Monochroma Esp. 
ab. Suberis B. 
Protea Bkh. 


RHEIZOGRAMMA Ld. 


* Detersa Esp. 


CLOANTHA Gn. 


Hyperici F. 


CALLOPISTRIA Hb. 


Purpureofasciata Piller 
Il Nat. Sic. Anno XVII. 


— 153 — 


* 


Latreillei Dup. 
PoLYPHAENIS B. 


Sericata Esp. 
var. Viridata Ragusa 
Xanthochloris B. 


TRACHEA Hb, 


* Atriplicis L. 


TRIGONOPHORA Hb, 


Flammea Esp. 

FuPLEXIA Stph. 
Lucipara L. 

BroroLomIa Ld. 
Meticulosa L, 

MANIA Tr. 

Maura L. 

HypRorcra Gn. 
Xanthenes Germ. 

GoRrTYNA Hb. 
Ochracea Hb. 


TAPINOSTOLA Ld. 


Musculosa Hb, 
Fulva Hb. 
ab. Fluxa Tr. 


SesaMmIa Gn. 


Nonagrioides Lef. 


LEUCANIA Hb. 


* Impudens Hb. 


* 


Pallens L. 
Sicula Tr. 


20 


— 1541 — 


* Scirpi Dup. Ambigua F. 
Zeae Dup. Pulmonarls Esp. 
Punctosa Tr. HAR: 
Putrescens Hb. 
TI Album: Hospes Frr. 
Riparia Rbr. Rusina Stph. 
CONEa ID. Umbratica Goeze 
Loreyi Dup. 
Vitellina Hb, GraciLIiPALPUS Calb. 
gen. aest. Pallida Ragusa Ephialtes Hb. 


Unipunctata Hw. 
* Litargyria Esp. (1) 
var. Argyritis Rbr. 


AMPHIPHYRA O. 
Tragoponis L. 
Petra; 
STILBIA Stph, Pyramidea L. 
Effusa B. 
ab. Sciaphila Stgr. 


* 


Faillae Piing. 
Calberlae Failla 
TAENIOCAMPA Gn. 
GRAMMESIA Stph. 


Gothica L. 
Trigrammica Hufn. var. Gothicina HS. 
ab. Bilinea Hb. Pulverulenta Esp. 
Stabilis View. 
CARADRINA O. Incerta Hufn. 
Exigua Hb. MEsoGoNA B. 
Ingrata Stgr. Acetosellae F. 
Quacripuadze F. Re for 
Selini B. 
Noctivaga Bell. 00 L. 
var. Minor Kalchb. ab. Renago Hw. 
Fuscicornis Rbr. CALYMNIA Hb. 
Kadenii Frr. Trapezina L. 
Terrea Frr. 

* Germainii Dup. OkTHOSIA O. 
Aspersa Rbr. (2) ‘ Rauticilla Esp. 
Superstes Tr. Macilenta Hb. 

# Morpheus Hfn. Helvola L. 

Taraxaci Hb. Pistacina F. 


(1) In Sicilia manca il tipo, non abbiamo che la var. Argyritis Rbr. che varia pure 
molto. 
(2) A torto esclusa dalla Sicilia nel Catalogo Staudinger. 


* 


* 


ab. Canaria Esp. 

ab. Serina Esp. 

ab. Rubetra Esp. 

ab. Coerulescens Calb. 
Nitida F. 

Laevis Hb. 

Mansueta HS. (1) 
Kindermannii F. 
Litura L. 

Ragusae Faillae 


XANTHIA 0. 


Sulphurago F. 
var. Innotata Failla 
Gilvago S. V. 
Ocellaris Bkh. 


HopPorina Blanch. 


Croceago F. 
OrRHUDIA Hb. 


Erythrocephala F. 
ab. Glabra Hb. 
Veronicae Hb. 
Vaupunctatum Esp. 
ab. Immaculata Stgr. 
Vaccinii L. 

ab. Spadicea Hb. 
Ligula Esp. 

ab. Subspadicea Stgr. 
ab. Polita Hb. 
Torrida Ld. 

ab. Faillae Ragusa. 


XyLINA Tr. 


Semibrunnea Hw. 
Ornithopus Rott. 


CALOCAMPA Stph. 


Exoleta L.: 


= {55 + 


XyLoMmyGEs Gn, 
Conspicillaris L. 
ab. Melaleuca View. 


ScorocHRosTA Ld. 
Pulla Hb. 

XyLocampa Gn. 
Areola Esp. 

CaLOPHASIA Stph. 


Platyptera Esp. 

ab. subalbida Stgr. 

ab. Grisea Ragusa. 

LunulaHu, 
CLEOPHANA B. 

Antirrhini Hb. 

Serrata Tr. 

Dejeanii Dup. 


CucuLLia Schrk. 


Verbasci L. 


# Scrophulariae Cap. 


SR 


Lychnitis Rbr. 


* Thapsiphaga Tr. 


* 


Blattariae Esp. 
Tanaceti Schiff. 


* Lactucae Esp. 


* 


* 


Santolinae Rbr. 
Chamomillae Schiff. 
ab. Calendulae Tr. 
EuTELIA Hb. 
Adulatrix Hb. 
HeLIACA HS. 
Tenebrata var. Jocosa Z. 
HeLIOTHS 0- 


Ononidis F. 
Dipsacea L. 


(1) Failla erroneamente la citava come una Orrhodia, 


* 


* 


var. Maritima Grasl. 
Peltigera Schiff. 
Nubigera HS. 
Armigera Hb. 
PyRRHIA Hb. 
Umbra Hufn. 
XANTHODES Gn. 
Malvae Esp. 
ACcoNTIA Ld. 
Lucida Hufn. 
var. Albicollis PF. 
ab. Insolatrix Hb. 
Luctuosa Esp. 
EUBLEMMA Hb. 


Suavis Hb. 


THALPOCHARES Ld. 


Velox Hb. 

var. Velocior Stgr. 
Respersa Hb. 
Ragusana Frr. 
Purpurina Hb. 
Ostrina Hb. 

var. Aestivalis Gn. 
var. Carthami HS. 
Parva Hb. 
Viridula Gn, 
Scitula Rbr. 


THALERASTRIA Stgr. 


Bipartita HS. 
RivuLa Gn. 
Sericealis Sc. 
PROTHYMNIA Hb. 
Viridaria CI. 
EMMELIA Hb. 


Trabealis Sc. 


Ca 


MeTOPONIA Gn. 


# Kockeritziana Hb. 
Vespertalis Hb. 


GONOPTERINAE. 


ScoLIOPTERYX Germ. 


Etbatrix E: 


QUADRIFINAE. 


ABROSTOLA 0. 
Triplasia L. 
* Tripartita Hufn. 


PLUSIA O. 


Deaurata Esp. 
Chrysitis L. 
var. Nadeja Obth. 
Aurifera Hb. 
Gutta Gn. 
Circumscripta Frr. 
Chalcitis Esp. 
Gamma L. 
Accentifera Lef. 
* Daubei B. 
NIGEL. 


MEeTOPTRIA Gn. 
Monogramma Hb. 


EucLIDIA 0. 


Mi CI. 
var. Literata Cyr. 
Glyphica L. 


ZertHes Rbr. 
Insularis Rbr. 


LeEUCANITIS Gn. 


* Cailino Laf. 
Stolida F. 


GRAMMODES Gn. 


Algira L. 
Geometrica F. 


PsEeuDOPHIA Gn. 


Illunaris Hb. 
Lunaris Schiff. 
Tirhaca Cr. 


ANOPHIA Gn. 
Leucomelas L. 


CATEPHIA 0. 
Alchymista Schiff. 
CaTtocaLa Schr. 


Elocata Lsp. 
Dilecta Hb. (1) 
Sponsa L 
Promissa Esp. 
Conjuncta Esp. 
Nymphaea Esp. 
Conversa Esp. 
var. Agamos Hb. 
Nymphagoga Esp. 
Diversa HG. 
APoPESTES Hb. 
Spectrum Esp. 
Cataphanes Hb. 


Limbata Stgr. 
Dilucida Hb. 


ToxocamPa Gn. 


Lusoria L. 
Craceae F. 


HYPENINAE. 


PaRASCOTIA Hb. 


Fuliginaria L. 


E 


* 


EpPIizeUXIS Hb. 
Calvaria F. 


NODARIA Gu. 
Nodosalis HS. 


ZANCLOGNATHA Ld. 
T'arsicristalis HS, 
HERMINIA Latr. 
Crinalis Tr. 
Derivalis Hb, 
Tentacularia L. 


HyPENA Schr. 
Proboscidalis L. 
Palpalis Hb. 

Obesalis Tr. 
Obsitalis Hb. 
Rostralis L. 
Lividalis Hb. 
Antiqualis: Hb, 
ORECTIS LA. 

Proboscidata HS. 

HyPENoDES Gn. 


Taenialis Hb. 
Costaestrigalis Stp. 
Kalchbergi Stgr. 


CYMATOPHORIDAE. 
THYATIRA Hb. 


Batis L. 
CymatoPHoRA Tr. 
Octogesima Hb. 
PoLyPLoca Hb. 


Diluta F. 


(1) La Z/ecta Bkh. da me citata, era invece una aberrazione di questa specie, 


* 


* 


PA 


GEOMETRIDAE. 


GEOMETRINAE. 


APLASTA Hb. 


onoraria Fuesl. 


PSEUDOTERPNA Hb. 


Coronillaria Hb, 
GEOMETRA L. 

Vernaria Hb. 
EncHLORIS Hb. 


Pustulata Hufn. 
Smaragdaria F. 
EucRrosTES Hb. 


Indigenata Vill. 
Herbaria Hb. 
Beryllaria Mn. 


NEMORIA Hb. 


Viridata L. 
Pulmentaria Gn, 


THALERA Hb. 
Fimbrialis Se. 


HeMITHEA Dup. 


strigata Mill. 


ACIDALIINAE. 


ACIDALIA Tr. 


‘ Similata Thnbg. 


Ochrata Sc. 
Rufaria Hb. 
Consanguinaria Ld. 
Determinata Stgr. 
Litigiosaria B. 
Mutilata Stgr. 
Dimidiata Hufn. 


= — 


Fractilineata Z. 
Consolidata Ld. 

* Asellaria HS. 

var. Ruminata Mill. 

Camparia HS, 

Sodaliaria HS. 

Virgularia Hb. 

ab. Bischoffaria Lah. 

var. Australis Z. 

var. Canteneraria B. 

Longaria HS. 

# Pallidata Bkh. 
Subsericeata Hw. 
Laevigata Sc. 
Extarsaria HS. 

* var. Eriopodata Grass]. 

# Attenuaria Rbr. 
Infirmaria Rbr- 
var. Aquitanaria Const. 

# Ochroleucata HS. 

Remotata Gn. 

Obsoletaria Rbr. 

var. Distinetaria Gn. 

Incarnaria HS. 

Ostrinaria Hb. 

Circuitaria Hb, 

* var. Mimosaria HS. 

‘ Herbariata F. 


bia 


LI 


* Calunetaria var. Valesiaria Ping. 


Elongaria Rbr. 
var. Pecharia Stgr. 
Trigeminata Hw. 
Belemiata Mill. 
Politata Hb. 
Filicata Hb. 
Rusticata F. 
var. Vulpinaria HS. 
Dilutaria Hb. 
Humilata Hufn. 
Degeneria Hb. 

* ab. Depravata Stgr. 
Rubraria Stgr. 


* 


* Immutata L. 


* 


* 


ci 


* 


— 159 — 
Inornata Hw. LARENTIINAE. 


Deversaria HS. 

Aversata L. 

ab. Spoliata Stgr. 
Emarginata L. 

Immorata var. Tessellaria B. 
Rubiginata Hufn. 
Turbidaria HS. ORTHOLITHA Hb, 
var. Turbulentaria Stgr. 
Marginepunctata Goze 
Luridata Z. 

var. Confinaria HS. MesorvPa HS. 
var. Romanaria Mill. 
Coenosaria Ld. 
Submutata Tr. Minoa Tr. 
Incanata L. 


STERRHA HS. 


Sacraria L. 
ab. Sanguinaria Esp. 
ab. Atrifasciaria Stef. 


Cervinata Schiff. 
Bipunctaria Schiff. 


* Virgata Rott. 


Murinata var. Monochroaria HS, 


Strigillaria Hb. ANAITIS Dup. 
Emutaria Hb. 


Imitaria Hb. 
Ornata Sc. CuesIas Tr. 


Plagiata L. 


Congruata Z. 


Spartiata Fuesl. 
Violata var. Decorata Bk]. 


SPARTA Stgr. 
EpPHyRA Dup. 
Paradoxaria Stgr. 
Albiocellaria Hb. 


Pupillaria Hb. CHEIMATOBIA Stph. 
ab. Badiaria Stgr. RO SI N 
ab. Gyrata Hb. 


TRIPHoSA Stph. 
Porata F. 


Punctaria L. 
Suppunctaria Z. 


* 


Dubitata L. 


LARENTIA Tr. 


RHODOSTROPHIA Hb. Fulvata Forst. 


Vibicaria CI. Ocellata L. 
var. Strigata Stgr. Siterata Hufn. 
Sicanaria Z. * Serraria Z. 

* Calabraria Z. Aptata Hb. 
var. Tabidaria Z. Olivata Bkh. 


Salicata Hb. 
var. Ablutaria B. 
Amata L. Fluctuata L. 


TIMANDRA Dup. 


* * 


Disjunetaria Lah. 
Conspectaria Mn. 
Quadrifasciaria Cl. 
Ferrugata Cl. 
Fluviata Hb. 
Flavicinetata Hb. 
Infidaria Lah. 
Frustata Tr. 
Riguata Hb. 
Cupreata HS. 
Malvata Rbr. 


# Basochesiata Dup. 


É* 


* 


Putridaria HS. 
Galiata Hb. 

Oxybiata Mill. 
Rivata Hb. 

Sociata Bhk. 
Alchemillata L. 
Unifasciata Hw. 
Luteata Schiff. 
Bilineata L. 

ab. Infuscata Gmppbg. 
ab. Testaceolata Stgr. 
Nigrofasciaria Goeze 


TEPRHOCLYSTIA Hb. 


Gratiosata HS. 
Oblongata Thnbg. 
Breviculata Donz. 
Gueneata Mill. 
Linariata F. 
Laquearia HS. 
Roederaria Stndf. 
Luteostrigata Stgr. 
Irriguata Hb. 
Venosata F. 


*# Gemellata HS, 


* 


* 


* 


Absinthiata CI. 
Scabiosata Bkh. 
Impurata Hb. 
Semigraphata Brd. 
Pantellaria Mill. 


— 160 — 


* 


Phoeniceata Rbr. 
Mnemosynata Kill. 
Abbreviata Stph. 
Pumilata Hb, 

var. Tempestivata Z. 
var. Parvularia HS. 


CHLOROCLYSTIS 


Rectangulata L. 
PHIBALAPTERYX Stph. 


Polygrammata v. Conjunctaria Ld. 


# Vitalbata Hb, 


* 


* 


Corticata Tr. 
Tersata Hb, 
ab. Tersulata Stgr. 
Exoletata HS, 


ORTHOSTIXINAE. 
OrTtHoSsTIXIS Hb. 


Cribraria Hb. 
EusaRrca HS. 


Interpuncetaria HS. 
CHEMERINA B. 


Caliginearia Rbr. 


BOARMIINAK. 


ABRAXAS Leach. 


Pantaria L. 
Adustata Schiff. 


STEGANIA Dup. 


Trimaculata Vill. 
ab. Cognataria Ld.. 


MeETROCAMPA Latr. 


Margaritata L. o 
Honoraria Schiff. 


EnNOoMOS Tr. 


Quercinaria ab. Carpinaria Hb. 


Quercaria Hb. 
SELENIA Hb, 


Lunaria Schiff. 
Tetralunaria Hufa, 


HimEeRa Dup. 


Pennaria ],. 


CrocaLLIs Tr. 


* Tusciaria Bkh. 


Elinguaria L. 
Auberti Obth. 
Boisduvaliaria Luc. 
EuRrYMENE Dup. 
Dolabraria L. 
OPISTHOGRAPTIS Hb. 
Luteolata L. 
SEMIOTHISA Hb. 
Aestimaria Hb. 
HyBERNIA Latr. 
Bajaria Schiff. 
Leucophaearia Schiff. 
Marginaria Bkh. (1) 
Biston Leach. 
Stratarius Hufn. 
Zamaora Meyr. 
Flabellaria Heeger 
NycHIoDEes Ld. 
Lividaria Hb. 
var. Bellieraria Ragusa 
var. Ragusaria Mill. 
HEMEROPHILA Stph. 
Japygiaria Costa 
ab. Barcinonaria Bell. 


— 161 — 


Abruptaria Thnbg. 
Nychthemeraria HG. 


SyNoPsIa Ld, 


Sociaria Hb, 
var. Luridaria Frr. 


BoARMIA Tr. 


Gemmaria Brohm. 
Umbraria Hb. 
Repandata L. 
Angularia Thnbg. 
Lichenaria Hufn. 
Selenaria Hb. 
var. Dianaria Hb. 


* Crepuscularia Hb. 


TeEPHRONMA Hb, 
Sepiaria Hufn. 
PAcHYCNEMIA Stph. 
Hippocastanaria Hb. 
GwnopHos Tr. 


Sartata Tr. 


# Obseuraria Hb. 


var. Argillacearia Stgr. 
Onustaria HS. 

ab. Serraria Gn. 
Pullata Tr. 

Variegata Dup. 

ab. Cymbalariata Mill. 
Mucidaria Hb. 
Asperaria Hb. 

ab. Pityata Rbr. 


EorRANTHIS Hb. 


Pennigeraria var. Chrysitaria HG 


(1) La Defoliaria Cl. da me citata era ‘invece questa specie, 


Il Nat. Stc., Anno XVII, 


* 


SELIDOSEMA Hb. 


Ericetaria Vill. 
var. Pallidaria Stgr. 
Ambustaria HG. 


THAMNONOMA Ld. 
Semicanaria Frr. 
ab. Unicoloraria Ragusa 
PHASIANE HS. 


Clathrata var, 
Glarearia Brahm. 


ScoDIONA B- 
Conspersaria F. 
ab. Cuniculina Hb. 

ScoRIA Stph. 
Lineata Sc. 

AsPILATES Tr. 


Ochrearia Rossi 


gen. aest. Vallidaria Ragusa 


PERCONIA Hb. 
Strigillaria Hb. 
ProsoPoLoPHA Ld. 


Argentaria HS. 


NOLIDAE. 


NoLa Leach. 


Togatulalis Hb. 
Cucullatella L. 
Strigula Schiff. 
Chlamydulalis Hb. 
Albula Schiff. 


CYMBIDAE. 


SARROTHRIPUS Curt- 


. Revayana Sc. 


ab. Dilutana Hb. 
ab. Ilicana F. 


Ca 160 e 


NycTEoLA HS. 
Falsalis HS. 
EaRIAS Hb. 


Insulana B. 
Chlorana L. 


HyLoPHILA Hb. 


Bicolorana Fuessl. 


SYNTOMIDAE. 


SyNnTOMIS 0. 
Phegea L. 
ab. Phegeus Esp. 
ab. Krugeri Ragusa 
ab. Iphimedia Esp. 
ab. Sexmaculata Gianelli 
ab. Cyclopea Ragusa 
ab. Nigricornis Alph. 
DysauxEs Hb. 
Punctata F. 
var. Famula Frr. 
var. Hyalina Frr. 


var. Ragusaria Zick. 


ARCTIIDAL. 


ARCTIINAE. 


SpPiLosoma Stph. 
Mendica CI. 
Lubricipeda L. 

PHRAGMATOBIA Stph. 
Fuliginosa L. 
var. Fervida Stgr. 

RuHyPARIA Hb. 

Purpurata L. 


DiacRISIA Hb. 


# Sanio L. 


*% 


* 


ARCTIA Schrk. 
Villica L. 
ab. Angelica B. 
ab. Konewkai Frr. 
ab. Bellieri Failla 
ab. Chavignieri Failla 
Hebe L. 
EuUPREPIA 0. 
Pudica Esp. 
CALLIMORPHA Latr. 
Quadripunetaria Poda 
CoscINIiA Hb. 


Cribrum L, 
var. Candida Cyr. 
var. Chrysocephala Hb. 


HipocRITA Hb. 
Jacobaeae L. 

DEeIOPEIA Stph. 
Pulchella L. 


LITHOSIINAE. 
PaAIDIA Hb. 
Murina Hb, 
GNOPHRIA Stph. 
Rubricollis L. 
LiTHOSIA F. 


Complana L. 

Caniola Hb. 

ab. Lacteola B. 

Unita Hb. 

var. Palleola Hb. 

Marcida Mn. 

gen. aest. Naneola Ragusa 
Lutarella L. 


ZYGAENIDAE. 
ZyGAENA F. 
Erythrus Hb, 


— 165 — 


Scabiosae var. Romeo Dup. 
Punctum var. Italica Stgr. 
var. Contaminoides Stgr. 
Meliloti var. Stentzii Frr. 
var. Sicula Calb. 

Trifolii var. Syracusiae Z. 
Filipendulae L. 

var. Ochsenheimeri Z. 
Oxytropis B. 

Carniolica Sc, 

ab. Diniensis HS. 


Ino Leach. 


* Ampelophaga Bayle 


* 


* 


Pruni Schiff. 
Tenuicornis Z. 
Globulariae Hb. 
Notata Z. 


Cognata var. Subsolana Stgr. 


Statices L. 

var. Mannii Ld. 

var. Heydenreichii Ld. 
var. Crassicornis Stgr. 
Geryon Hb. 


COCHLIDIDAE, 
CocgHLIDION Hb. 


Limacodes Hufn. 


PSYCHIDAE. 
PacHYyTELIA Westw. 
Unicolor Hufn- 
Villosella O. 
AmicTA Heyl. 


Sera Wisk. 

Tedaldii Heyl. 

Febretta Boyer 
OREOPSYCHE Spr. 


Kahri Ld, 
Muscella F. 


PHALACROPTERYX Kirb. 


Apiforniis Rossi 
ab. Siculella Bid. 


APTERONA Mill. 


Helicinella HS. 


g' form. parthen: Helix Sieb. 


EPICHNOPTERYX Hein: 


Hofmanni Heyl. 
Pulla Esp. 


SESIIDAE. 


TRocHILIUM Sc. 
Apiformis CI. 
SCIAPTERON Stgr- 
Tabaniformis Rott. (1) 
var. Rhingiaeformis Hb: 
SESIA F. 


Tipuliformis CI. 
Vespiformis L. 
Myopiformis Bkh. 
Cruentatà Mn. 
Ichneumoniformis F. 


(1) Tutti gli esemplari della mia raccolta erano la vardetà e non la specie tipica, 


— 1641 + 


* * 


Doryliformis O. 

ab. Unicolor Ragusa 
Englossaeformis Lue. 
Oryssiformis HS. 
Chrysidiformis Esp. 
Chalcidiformis Hb. 
var. Schmdtii Frr. 
Foeniformis HS. 


PARANTHRENE Hb. 


Tineiformis Esp. 


COSSIDAE. 
Cossus F. 
Cossus L. 
HyPoPTAÀ Hb. 
Caestrum Hb. 
Dyspessa Hb. 
Ulula Bkh. 
StyGia Latr. 
Colchica HS. 


Zeuzera Latr. 


Formicaeformis Esp. Pyrina L. 

* Hymenopteriforimis Bell. 

Uroceriformis Tr. HEPIALIDAK, 
ab. Ri aner zia L. Ro. 

* Masariformis 0. 

* Leucomelaena Z. Sylvina L. 

* Affinis Stgr. * Amasinus HS, 
Aerifrons Z. # Fusconebulosa De Geer. 
Staudingeri Failla. * Lupulina L. 
Osmiaeformis HS. * Hecta L. 

—____t0e0e0e--__ 


— 165 — 


Geom. VITALE FRANCESCO 


—_— = 


OSSERVAZIONI SU ALCUNE SPECIE 


di RINCOFORI MESSINESI 


——ttbee_—_ 


Nota II 


(Cont. e fine ved. num. preced.) 


17. Ceutorrhynchus resedae Marsh. Ent. Brit. 1802, p. 256. 


Di quest’ antichissima specie, la di cui area geografica di distribu- 
zione è molto estesa, nessun raccoglitore, nè alcun catalogo siciliano, la 
nota delle nostre contrade. E noi stessi, dopo ben 18 anni di ricerche 
ne abbiamo potuto trovare 1 esemplare soltanto, nel maggio del 1902. 
battendo le ortiche in cortrada S. Nicola (Tremonti). 

È un acquisto unovo per la Sicilia. 

Nota dall'Inghilterra (1) venne tosto trovata in Francia, come nota 
lo Schonherr (2), e poscia in molti altri paesi. Il Kisenwetter la rac- 
colse in Ispagna nel 1850, il Baudi in Italia (Piemonte), ed altri nell’I- 
talia media e meridionale. Anco per l’Istria e la Sardegna la cita il Ber- 
tolini (3) ed il Bedel la dice anco d’Algeria e Tunisia (4). 

Su le abitudini e la biologia di tale insetto, ben poco conosciamo. 

Il solo Bedel, fra gli autori che abbiamo potuto consultare, ci in- 
dica il Brisout Ch. come quegli che raccolse tale insetto su la /eseda 
luteola a Saint Maure fin dall’inizio della primavera (5) e null’altro. 

11 Bargagli cita il Baudi come quegli che ne trovava una nuova 
varietà (che non nomina) sul Rhaphanus ? in Piemonte. 


(1) Il Marsham la cita d'Inghilterra. 
(2) Schonherr— Op. cit. pag. 237. 

(3) Bertolini S. » » » 99. 
(4) Bedel L. d» » >» 333. 

(5) >» » » » » » 


— 166 — 
18. Mecinus circulatus Marsh. Ent. Brit. 1802, pag. 274. 


Nell’ ultimo decorso gennaio, in una splendida giornata che facea 
seguito a parecchi giorni di pioggerella noiosa ed incessante, in una 
passeggiata a la spianata di S. Ranieri, presso la cittadella, in un muro 
di cinta, ed esposti al sole abbiamo trovato varii insetti, fra cui il Me- 
cinus su citato. Fu per noi una grata sorpresa, tanto più che noi l'’ a- 
vevamo ingiustamente trasandato nell’elenco dei Rincofori siciliani, es- 
sendo stato tale insetto raccolto altra volta da noi, e notato come si- 
ciliano in qualche importante pubblicazione. Si fu nel 1869 che il Rot- 
tenberg, lo raccolse nella nostra isola (1) ed il Bedel riporta tale sta- 
zione, là ove, parlando della sudetta specie, dà l’elenco di tutti i paesi 
europei, che l’han fornito agli entomologi (2). 

È anco questa una vecchia forma specifica, che il Marsham descri- 
veva nel 1802 d’Inghilterra, ma che in seguito è stata ritrovata in paesi 
più meridionali, come la Francia, le Provincie Renane, il Trentino (3), 
l’Italia, la Spagna, la Sicilia. 

Pare che fosse però comunissimo nel bacino della Senna (4). 

La biologia di quest’insetto, oggi ben nota, ha dato luogo a delle 
contradizioni stridenti, fra distintissimi e valenti entomologi. 

Il Dufour credea che abitasse i rami vecchi di Querce (5), scam- 
biando l’asilo d’ibernamento, con la culla. Il Perris quantunque lo rac- 
cogliesse su 1’ erbe « en fauchant » (6) pure riteneva « sa larve ligni- 
« vore vivant dans les pommiers etc. (7)». Però alquanti anni dopo, lo 
stesso autore, assicuratosi da esperienze molteplici della incsattezza della 
opinione innanzi emessa, in quel capolavoro di eleganza di stile, di 
serietà di scienza, e di elevatezza di vedute che intitolasi, Promena- 
des entomologiques, scriveva : 

« Une allée herbeuse présente des nombreux pieds de Plantago lan- 
« ceolata ; plusieurs ont au collet de la racine un larve, qui dott étre 
«du Mecinus pyraster ou circulatus, d° aprés mes observations anté- 


(1) Rottenberg R.— Op. cit. pag. 74. 

(2) Bedel L. » DO SY 

(3) Tale stazione ci è indicata dal Bertolini nell’importante lavoro, Contribuzione 
alla fauna Trentina dei coleotteri. V. Boll. Soc. Eut. Ital. Firenze 1894, Anno 26°. p. 371. 

(4) Bedel L.— Op. cit. 

(5) Dufour L. — Métamorphoses de divers Coltoptères. Ann. Soc. Ent. Fran. 1854, 
pag. 649. 

(6) Perris E.— Nouvelles excursions dans les grandes Landes, Lyon 1856, pag. 147. 

()o >. (>= 0p. (cit. 


— 167 — 


« rieurs » (1). Contemporaneamente il Brisout de Barneville (Henri) nella 
seduta della Società Entomologica Francese, (il 27 agosto 1873) presen- 
tando in comunicazione una nota, sul lavoro su citato del Perris dice: 
«Jai toujours pris le Mecinus collaris au printemps en fauchant le Plan- 
« tago major dans les prairies de Chaton; il n’est donc pas étonnant qu’on 
« puisse rencontrer la larve du circulatus au collet du plantain » (2). 

Ed il Perris ancor più tardi, nell’ immortale lavoro di biologia co- 
leottorologica, nel parlare del Mecinus circulatus nettamente asserisce 
che vive: «sur le Plantago lanceolata ; la larve se développe au col. 
« let de la plante » (3). 

Il nostro amico, Bargagli, dottissimo in questi studii di Biologia, fa 
osservare, che quell’insetto « nei dintorni di Firenze si trova non di rado 
«in gennaio, dentro i gambi di Arthemisia, che gli servono di stazione 
« d'inverno » (4), quantunque aggiunga tosto, e non sapppiamo per quale 
induzione scientifica; « forse dopo avere anche ospitato antecedentemente 
la « larva » (5). 

E non possiamo chiudere queste poche nozioni, senza citare un’ul- 
tima, recisa, asserzione del Bedel, che si trova in un suo lavoro assai 
ricco di notizie etologiche. 


Plantago. 


lanceolata L. collet. Mecinus circulatus Marsh. e come conclusione 
osserva : 

« Les larves du genre Mecinus Germ. (comprenant les Gymnetron 
«Sch. et les &hinusa Steph.) attaquent les Scrofularies, Verdbascum, Cel- 
« sta, Antirrhinum, Linaria, Scrofularia, Veronica) et les Plantaginées 
« (Plantago); elles vivent soit dans les capsules, soit dans les tiges ou 
«au collet de la plante» (6). 


19. Apion Kraatzi Wencher. Berlin. Zeit. (1859), t. III, pag, 275. 


Questa elegante, caratteristica specie, distinguibile facilmente da le 
congeneri per la forma del pronoto, e per quella delle elitre (« pas plus 


(1) Perris O.— Promenade entomologiques. Op. cit. pag. 80. 

(2) Brisout H.— Bollettino della Soc. Ent. Fran. Anno 1873, pag. CLXIII. 

(3) Perris E.— Larves des Coléoptères, Lyon 1876, pag. 391. 

(4) Bargagli P.=Op. cit. pag. 139. 

(5) » » = » Bia > » 

(6) Bedel L. — Relevé d’observations éthologique faites sur les Miarus et les Mecinus, 
Ann. Soc. Ent. Fran. 1884, pag. 221. 


— 168 — 


«large à la base que le pronotum, à épaules nulles, obovoides, avec 
«leur plus grande largeur un peu aprés le milieu ») (1), nota per la 
Francia, la Spagna, l'Algeria secondo il Wencher (2), per il Piemonte, 
col Bertolini (3), è un vero acquisto per la fauna sicula, tanto più che 
l'abbiamo trovata piuttosto comune in parecchie contrade del Messinese, 
oltre i 300 m. d’elevazione. | 

È, questa forma, molto rara negli altri paesi, ed è, quantunque rac- 
colta in paesi disparatissimi e distanti, pure d’un habitat ristretto a le 
contrade meridionali. Non è notata dal Bedel pel bacino della Senna, 
nè per le due isole di Sardegna e Corsica, giacchè il Baudi non ce ne 
fa menzione, ed il Lostia, il coscienzioso ed infaticabile raccoglitore sar- 
do, non la cita. 

Il notissimo Raymond, la raccolse in Provenza su la Genista horrida, 
secondo le indicazioni che ci dà l’Aubé, e nient'altro su le sue abitu- 
dini conosciamo. Da noi si raccoglie costantemente e solo sul Cytsus tré- 
florus della zona montana, dal febbraio al giugno, ma la sua abbondante 
comparsa è nel marzo. 

Iì Raymond dubitava che le larve di tale insetto si nutrissero dei 
semi di quella leguminosa, e noi a la nostra volta, appena ne abbiamo 
raccolto i primi esemplari, pure pensammo che nei legumi del Cytsus 
si dovessero trovare le larve, ma..... fin'ora siamo stati delusi nell’aspet- 
tativa. Continueremo per gli anni avvenire a cercare i primi stadii di 
quel grazioso insetto, portando le nostre ricerche sui fiorellini o su le 
radici, giacchè nei semi non li abbiamo ancora trovato. 


20. Apion sedi Germar. Mag. Ent. 1818, III, p. 49. 


L'importanza delle continue ricerche entomologiche in un dato pae- 
se, appare maggiormente, allorquando le forme specifiche ritrovate rei- 
terate volte , assicurano della spontaneità d’ una forma, e collegano in 
modo certo le varie stazioni, sviluppando, i limiti dell’ habitat od inte- 
grandoli. 

Ciò si può ben dire per lA. sedi. 

Questa forma, nota per le parti settentrionali dell'Europa, e per qual- 
che paese delle parti medie, fu da noi scoperta or sono 4 anni, nelle 
nostre contrade, e la sua comparsa ci parve così anormale, così strana, 


(1) Wencher J. A.—Monographie des Apionidesi L. Abeille 1864, pag: 174. 
(2) » » » » » » » » 
(8) Bertolini S.—Op. cit. pag. 102, 

LL) 


— 169 — 


che non abbiamo voluto annunziarla di un subito, amando meglio ac- 
certarcene con ulteriori ricerche; ed oggi che siamo sicuri dell’ esi- 
stenza di tale forma, avendone raccolti alcuni esemplari (4), in diverse 
contrade, l’annunziamo agli studiosi, sicuri di far cosa grata a coloro 
che occupandosi di geografia entomologica, seguono con interesse la di- 
stribuzione geografica dei varii insetti. 

Noto (tale Apion) da la Germania fin dal suo apparire, fu poscia 
raccolto in Francia in varii posti, abbondantemente nel bacino della Senna, 
ed anco in Italia. Però erano sempre delle stazioni settentrionali quelle 
in cui si rinveniva o per lo meno, medie, mentre la cattura da noi 
fatta lo spinge in pieno meridione dell'Europa, e fa sperare di rinvenirlo 
nelle contrade dell’Italia peninsulare e delle nostre maggiori isole. 

L’A. sedi Ger. è un insetto di poca attrattiva estetica; somiglia mol- 
tissimo all’A. hRumile Germ. da cui oltre pel colorito, bronzato nel pri- 
mo, scuro nel secondo, sì distingue altresì per la testa stretta, il pronoto 
arrotondato ai lati, e la punteggiatura molto forte fra le strie più strette. 

È stato trovato : in Germania (Germar, Schénherr), in Francia 
(Schònherr, H. Brisout, Aubé, Perris, de Gaulle ecc. ), in Inghilterra 
(Thomsen), in italia (Bertolini). 

La sua biologia è stata studiata da parecchi valenti entomologi. 

Aubé lo dice del Sedum reflerum (1), il Perris del S. acre (2), il De 
Gaulle dei S. album, reflerum e serangulare (3), il Wencher del S. album 
e reflerum (4), il Buddeberg del S. reflerum, del telephium , dell’ acre 
ece. (5). Pare che la larva viva e si sviluppi nel midollo dello stelo di 
quelle piante, e l’insetto perfetto venga fuori da piccoli fori che si apre 
nel gambo semi-legnoso. Noi lo abbiamo sempre raccolto falciando su 
le erbe pratensi in aprile e maggio. 


(1) Aubè—Op. cit. 

(2) Perris—Op. cit., però in una rettifica che fa, nella seduta del 27 luglio 1864 alla 
Società En. de Fr. dice: Je rectifie done mon indication, mais j” ajoute que M. Wencker 
la rencontré sur le Sedum sexangulare que n'est qu'une variété de Vacre. 

(3) De Gaulle — Les Apions de France et les plantes dont ils sont parasites — F. J. 
N. 1875, pag. 159. 

(4) Wencker — Op. cit. 

(5) Buddeberg — Jahrb. Nassau. Ver. f. Nat., 38, pag. 90. 


Il Nat. Sic. Anno XVII. 22 


— 170 — 


TAVOLA DICOTOMICA DELLE SPECIE SICILIANE 
DEL GEN. Anisorrhynchus Schénherr. 


Elitre uniformemente piane a superficie eguale, con puntini e gra- 
nuli poco accentuati e senza rughe, strie od 
Altro Io RON e ROTTE TO 0 nona Ciusa pa 
Elitre con costole rilevate e solchi più o meno 
stretti, interrotti da rugosità o da protuberanze 
ineguali, e superficie sempre più o meuo on- 


CESAREA IM MO MO A i 
I. Secondo articolo del funicolo antennale, transver- 
sale, largo, sub-cylindrico quasi quadrato . . 1 bajulus OI. 


Secondo articolo del funicolo antennale sì lungo 
che largo, evidentemente conico, leggermente 
armrotondato rar lati. #0 io 00 ATI SAanrrrB0oh 


TAVOLA DELLE VARIAZIONI 


2. Costole delle elitre poco salienti, strie appena distinte, superficie quasi 
eguale a rilevamenti poco sviluppati, irregolarmente disposti; pu- 
bescenza pallida a strisce ondulate. . . . . Sturmi Bohm, 
Costole salienti, con solchi regolari ma senza pun- 

teggiatura chiara nel basso dei solchi, che so- 

no granulati; interstrie regolarmente convesse, 

Boga, interrotie. e, sub-eguali,. i. > > |. Vi Verbi Bol 
Costole salienti; solchi distintamente punteggiati, 

Costole interrotte da numerose e forti. rughe 

transversali, con le cavità riempite da peli ful- 

Vic Vus ee Ti EM e CAN ii BI e 
Costole in N. di 3 per ogni elitra, molto salienti, 

larghe, quasi lisce; solchi granulati spessamente 

ma senza pubescenza; sutura un poco elevata v. carinicollis Fair. 

3. Protorace punteggiato poco profondamente, se- 
gnato d’una impressione ai lati della linea me- 
diana. Elitre ad interstrie piane e densamente 
coperte da granuli appiattiti. . . . . . . monachus Germ. 

Protorace rugosamente segnato, ornato da ogni 
lato d’ una striscia arcuata pubescente. Inter- 
strie delle elitre alquanto convesse, più. forte- 
mente granulate , . ... . . rg 10 «Sele Bol 


=Ma 


Dobbiamo rettificare, mentre ci si presenta il destro, un errore 


nel quale, per inavvertenza tipografica, siamo incorsi nel nostro ultimo 
catalogo dei Rincofori siciliani. Abbiamo cioè riportato al bajulus Oliv,, 
le due varietà, barbarus Bohm., e catelunatus Desbr. dello Sturmi Bohm. 


Il dajulus Ol. forse non esiste in Sicilia. 
Il carinicollis Fair. da noi creduta specie tipica, è poi una varietà 


dello Sturmi Bohm., e la citiamo su l’assicurazione del Baudi; invece è 
specie del Marocco. 


DI 


dI 


BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 


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» — I Cossonini siciliani. Palermo 1904. 


— 173 — 


La flora psammofila del littorale di Trapani 


di Hntonino Ponzo 


In una mia precedente nota (1) ho accennato in linee generali ai 
caratteri biologici più salienti che la vegetazione trapanese presenta ; 
ma in uno studio intieramente preliminare d’ un esteso territorio molti 
particolari sfuggono e delle lacune debbono ancora riempirsi. Per sop- 
perire a ciò, mi son prefisso di trattare in particolare le varie associa. 
zioni di questa flora e comincio con occuparmi della psammofila litto- 
ranea. Queste mie ricerche sono biologiche; in esse miro ad esaminare 
le relazioni che esistono fra le piante viventi nelle sabbie e l’ambiente 
stesso; ne studio l’aspetto e struttura, e ne seruto le possibili cause. Molti 
insigni botanici si sono occupati di tali argomenti e fra questi potrei 
citare Gerhardt (2), Graebner (3), Warming (4), Buchenau (5), Giltay (6), 
Flahault (7), Ascherson (8), Sernander (9), Marloth (10), Erikson (11), 
Massart (12), ece.. Ma non devesi escludere che ancora molto è da ag- 
giungere, per cui non credo inutile questo mio modesto contributo. 


(1) A. Ponzo, Contri. alla conoscenza dei caratteri biologici della flora trapanese. Pa- 
lermo, tip. Sciarrino, 1200. 

(2) J. Gerhardt, Handbuch des deutschen Diinenbaues. Berlin, 1900. 

(3) P. Graebner, Studien iiber die norddeutsche Heide. Bot. Jahrb, XX, 1895. — Dre 
Heide Norddeutschlands. Leipzig 1901. 

(4) E. Warming, De psammofile Vegetationer î Danmark. Vidensk. Meddelelser na- 
turh. Forening Kjòbenhaun 1891. 

(5) Fr. Buchenau, In/uence des hautes altudes sur le fonctions (Comptes rendus, Pa- 
ris, CXI, 1890. 

(6) E. Giltay, Anatomische Eigentiimlichkeiten in Bexichung auf klimatische Umsttinde. 
Neederl. kruidk. Arch. 1886. 

(7) Ch. Flahault. Distribution des vegetaua dans un coin de Languedoc. Montpellier. 
1893. 

(8) P. Ascherson, Hygrochasie und zwei neue Fille dieser Erscheinung. Ber. Deutsch. 
bot. Ges. X, 1892. 

(9) B. Sernander, Fjdllvaxter i barrskogsregionem. Bih. k. Sv. vet. Akad. Handl. 
XXIV, 1899. 

(10) Marloth, Das stidostliche Kalahari-Gebiet. Bot. Jahrb. VIII 1887. 

(11) J. Erikson, Studier éfver Sandfloran i stra Skane. Bihang-Svenska Vet. Akad, 
Handl. XXII 1896. 

(12) Massart, La biologie de la vegetation sur le littoral belge. Bull. Soc. royal, de 
bot. de Belgique XXXII, 1893. 


— 174 — 


Il littorale trapanese è esposto : parte al nord, parte a nord-ovest, 
parte ad ovest; non può dirsi estesamente sabbioso, anzi tutt’altro. Così 
nel lato di ovest predominano i terreni argillosi inondati e la zona delle 
saline, che si estende fino a Marsala; qui molto limitati sono invece i 
tratti intieramente sabbiosi, come presso la torre di Marausa. Lungo la 
spiaggia di nord ovest e nord, questi ultimi si trovano sì più estesi, ma 
sono interrotti da affioramenti di roccie calcaree littoranee cerulee o 
grigio-rossastre dell’ Elveziano ; sicchè qui il littorale si presenta quasi 
intieramente sabbioso da Trapani fino alla tonnara di S. Cusumano, ed 
a spezzoni fra Bonagia e monte Cofano. 

Non si formano dune di notevole altezza, e se qualche sollevamento 
si produce, questo non supera i 1-4 metri. La mancanza di alte dune 
dovrà riferirsi all’ esposizione di una buona parte del territorio trapa- 
nese a venti di diverse direzioni; nè il littorale è al riparo da quelli 
che spirano in senso opposto alla sua esposizione. Così le sabbie presso 
Trapani, che guardano a nord-ovest, sono sottoposte anche ai venti di 
sud-ovest e sud-est; da ciò qualunque formazione di alte dune è impos- 
sibile perchè se il vento che viene dal mare le favorisce, gli opposti le 
distruggono; e i piccoli sollevamenti succitati si mantengono perchè: 0 
al riparo dai venti di sud per qualche muraglia, cui spesso si addossa- 
no, 0 per ostacoli anche della stessa vegetazione, percui il vento, urtando 
contro qualche piccolo cespuglio, p. e. di Ammophila, lascia cadere i 
granelli di sabbia, che trasportava, i quali, accumulandosi, formano dei 
piccoli rialzi. 

Le sabbie trapanesi sono popolate : 

1. Da specie esclusive delle sabbie marittime, cioè: Ammophila 
arenaria, Sclerochloa maritima, Agropyrum junceum, Cyperus capitatus, 
Juncus ambiguus, Pancratium maritimum, Cynomorium coccineum, Eu- 
phorbia Peplis, Eu. Paralias, Polygonum maritimum, Atriplex Tornabeni, 
Cakile maritima, Silene nicaeensis, Polycarpon alsinaefolium, Convolvulus 
Soldanella, Echium maritimum, Ononis variegata, Medicago marina, Lotus 
creticus, Eryngium maritimuni, Echinophora spinosa, Orlaja maritima, Dio- 
tis candidissima, Plantago crassifolia. 

2. Da specie, che pur non allontanandosi dal littorale, non sono 
esclusive delle sabbie, cioè : Sporobolus pungens, Polypogon maritimum, 
Lepturus incurvatus, L. filiformis, Carex nervosa, Triglochin Barrellieri, 
Euphorbia terracina, Emex spinosa * Atriplex portulacoides, Salicornia fru- 
ticosa, Salsola Soda, Thymelea hirsuta, Matthiola tricuspidata, Silene 
colorata (forma crassifolia), Alsine procumbens, Sagina maritima; *Statice 


— 175 — 


densiflora, St. Smithii, Plantago commutata, PI. ceratophylla, Medicago lit- 
toralis cylindracaca, Melilotus indica, M. compacta, *Lotus cytisoides, *Ca- 
chrys echinophora, *Crithmum maritimum, Senecio crassifolius. #8. Cine- 
raria, Anthemis secundiramaea, A. maritima, Inula crithmoides, Asteriscus 
maritimus *Calendula maritima, C'entaurea sphaerocephala. 


NB.—Le specie controsegnate con * vegetano nei terreni ghiaiosi e pietrosi del Ron- 
ciglio. Non includo Statice monopetala, St. ferulacea, Salicornia amplexicaulis , S. herba- 
cca, Cressa cretica, perchè queste piante, proprie dei terreni argillosi marittimi, non si 
estendono, ‘per quanto abbia visto, nelle sabbie. 

3. Da specie non esclusive del littorale, cioè : C'ynodon Dactylon, 
Polypogon monspeliensis, Lagurus ovatus, Stipa tortilis, Avena hirsuta, 
Bromus maximus, Hordeum murinum, H. maritimum, Arundo Phragmi- 
tes, Glyceria permixta (Puccinellia permixta var. concolor Lojacono), Bro- 
mus fasciculatus, Scirpus Savi, Sc. Holoschoenus, Juncus acutus, J. mari 
timus (1), J. bufonius, Asphodelus fistulosus, Iris Sisyrinchium, Salsola 
Kali (2), Rumex bucephalophorus, Papaver Rhoeas, Glaucium flavum (3), 
Alyssum maritimum, Erythraea spicata, E. pulchella, Anagallis coerulea, 
Plantago Coronopus, Medicago Histria, Trifolium fragiferum, Tr. campe- 
stre, Lotus edulis, Daucus Gingidium, Thapsia garganica, Scabiosa mari» 
tima, Bellis annua, Chrysanthemum coronarium, Scolymus hispanicus, 
Hyoseris radiata, Sonchus oleraceus, S. tenerrimus, Picridium vulgare, 
Carlina gummifera. 

La distribuzione di queste piante non deve ritenersi ’uniforme ; se 
molte alofite esclusivamente psammofile hanno la prevalenza e trovansi 
lungo quasi tutto il littorale , altre invece, specialmente le non littora- 
nee, sono più abbondanti ove la vegetazione è più rigogliosa e la sab- 
bia è più ricca di sostanze e materia organica; di quest'ultime solo. qual- 
cuna, come Thapsia garganica, Scolymus hispanicus, Picridium vulgare 
ecc., si estendono anche sulle nude sabbie. 

Quest’associazione littoranea assume diverse facies, secondo le spe- 
cie che predominano. nelle varie località. In alcune ha il sopravvento la 
Euphorbia Paralias, sola, o. accompagnata al Pancratium maritimum; in 


(1). Questi due Juncus, malgrado ritenute generalmente proprie del littorale, si sono 
raccolte in qualche regione interna, come nel Mantovano, nelle terme euganee, ecc. — 
(Fiori e Paol. FI, anal. d’ It.). 

(2) Anche questa specie vegeta nel Mantovano, nell’alveo del Reno presso Bologna, 
e nel nord-America, p. e. è infesta ai campi. 

(3) Si è internato a Verona, Mondovì, Acqui, Val di Scrivia, presso Bignano (Mar- 


telli), ecc, 


— 176 — 


altre lAmmophila arenaria ; in altre ancora la Crucianella maritima , 
ecc.; ove le sabbie sono un po’ sottomesse ed umidette, crescono rigo- 
gliosi i varii Juncus e la: Carex nervosa, che formano fitti cespugli; ove 
infine le sabbie, durante l'inverno, sono completamente inondate, allora 
vegeta la Salicornia fruticosa. 

Alquanto notevole fra tutte, è la zona dei Juncus e Carex, in mezzo 
ai cui cespugli alberga una vegetazione piuttosto ricca e svariata, co- 
stituita specialmente da Statice Smithii, Polypogon monspeliensis, Gly- 
ceria permiata, var. concolor Loj., Plantago crassifolia , Senecio crassifo- 
lius; Bromus fasciculatus, Sporobolus pungens, Erythraea spicata, Triglo- 
chin Barrellierì, Lotus creticus, ecc., e da una microflora primaverile 
rappresentata dalle seguenti specie più importanti : 

1. Juncus ambiguus ; ha fusti e foglie filiformi ed è alto appena 
54 cm. 

2. Anagallis coerulea var. parviflora; è alta appena 4-5 cm., ha il 
fusto gracilissimo, semplice, eretto o ascendente, le foglie piccolissime 
lunghe 3-4 mm., ed i fiori con corolla cerulea uguale al calice lunga 
3 mm.; il colorito generale è più pallido del tipo. 

3. Scirpus Savi ; ha fusti capillari alti circa 2-3 cm., e le foglie 
setacee filiformi semicilindriche, lunghe 3-4 cm., oltre la guaina. 

4. Plantago Coronopus var. pusilla (Moris); ha scapo alto 3-5 cm 
e foglie carnosette, lineari strette, spesso quasi filiformi, intiere e lun- 
ghe 34 cm. 

5. Sagina maritima; ha fusto capillare alto circa 4-8 cm. e foglie 
carnosette lunghe 5-6 mm. 

6. Erythraea pulchella; anch'essa è generalmente minuta e di di- 
mensioni che oscillano da 4 a 10 cm. 

T. Polypogon monspeliensis ; è filiforme, alto appena 3-4 cm. con 
spiga ovale piccolissima (7 mm.), ed ha foglie sottili. Questa forma pre- 
coce è notevole perchè detta specie, nella stessa località raggiunge in 
generale l’altezza di circa 15 cm., e specialmente in mezzo ai cespugli 
dell’ Juncus è alta anche 48-50 cm., compresa la spiga, che è lunga 
1-8 cm. 

8. Rumex bucephalophorus ; è quasi nano, con rami decombenti 
lunghi circa 4-5 cm., e con foglie piccole carnosette. 

Un'altra località notevole del littorale trapanese è il Ronciglio. Que- 
st’isolotto, formato da una lingua di terra, si trova di fronte alla città 
di Trapani e costituisce il braccio sud del porto omonimo, prolungato 
con una scogliera arteficiale; è separato dalle terre adiacenti per un 


— 177 — 


condotto di saline. Una buona parte del suo substrato, più che di sab- 
bia pura, si presenta ghiaioso e pietroso, ricco di detriti marini traspor- 
tativi dalle onde del mare, tantopiù che in vicinanza del Ronciglio, fino a 
molti”anni addietro i bastimenti e le navi si scaricavano della zavorra. 
La sua vegetazione è ricca e svariata; fra le sue piante più comuni è 
da notare: Frankenia intermedia, Convolvulus althaeoides, Medicago litto- 
ralis, Astragalus baeticus, Melilotus compacta, Vicia leucantha, Anthemis 
secundiramaca, Hyoseris radiata , Juncus acutus, Asphodelus fistulosus, 
Avena hirsuta, Bromus maximus, Matthiola tricuspidata, Chrysanthemum 
coronarium, Hordeum murinum, Sonchus tenerrimus , Alsine procumbens, 
Polygonum maritimum, Beta maritima, Lagurus ovatus, Lotus edulis, La- 
vatera arborea, Picridium vulgare, Ecballion elaterium, Statice densiflora, 
St. Limonium, St. Smithii, Cachrys echinophora, Daucus Gingidium, D. 
Bocconi, Eryngium maritimum, Senecio Cineraria, S. leucanthemifolius, S. 
pigmaeus, S. crassifolius. Diotis candidissima, Calendula arvensis, C. ma- 
ritima, Lotus cytisoides, L. creticus, L. commutatus, Atriplex portulacoi- 
des, Salicornia fruticosa, Suaeda fruticosa, Cynomorium coccineum, Echium 
plantagineum, Agropyrum junceum, Arundo phragmites, Stipa tortilis, 
Lepturus filiformis, L. incurvatus, Lolium multiflorum, Orobanche crinita, 
Scolymus hispanicus, Imula crithmo:des, Mesembryanthemum nodiflorum, 
Pancratium maritimum, Glaucium flavum, Alyssum maritimum, ecc. 
Nelle sabbie presso la torre di Marausa, esposte ad ovest, è degna 
di nota qualche siepe formata da cespugli di Atriplex Halimus, Inula 
crithmoides, Mesembryanthemum acinaciforme (inselvatichito), Lycium eu- 
ropaeum in mezzo a cui alloggiano Eryngium maritimum, Glaucium fla- 
vum, Matthiwola tricuspidata, Cynodon Dactylon, Agropyrum junceum, Spo- 
robolus pungens, Lotus creticus, Delphinium longipes, Centaurea sphaero- 


cephala, Alsine procumbens, Anthemis secundiramaea. 
(continua) 


—_—_-@t+e__——_6 


Nota biologica sull’ Apion violaceum Kirby. 


Di quei simpatici coleotterini che sono gli Apion si sa che alcune 
specie causano speciali deformazioni su diverse piante a spese delle quali 
vivono le loro larve. 

Il genere Rumex ne alimenta qualcuna e dal £. acetosella L, si ot- 


Il Nat. Sic., Anno XVII. 29 


— 178 — 


tiene l’Apion sanguineum Deg. che dà luogo ad una galla radicale grossa 
come un pisello; ma nè la pianta, nè il curculionide si trovano in Si- 
cilia, invece vi è comune l’Apion frumentarium L. (nec Hrbst). e l'A. 
humile Germ. che ipertrofizzano il picciolo e la nervatura mediana delle 
foglie di £. thyrsoides Desf. e di . patentia L. Dal R. conglomeratus 
Murr. e &. thyrsoides Desf. ottenghiamo in Sicilia anche l’Apion minia- 
tum Germ. che causa una deformazione sulle loro foglie come la specie 
precedente; quest’Apion in altri paesi si ottiene anche dal £. nemorosus 
Hayn. 

L’ egregio Ing. Agr. F. Vitale che studia con vero amore i curcu- 
lionidi del messinese, ha trovato l’Apion violaceum Kirby in contrada 
Calamarà sui Rumex, egli però non indica su quale specie; ma questo 
Apion non deve essere tanto esclusivista e probabilmente deve causare 
i suoi cecidii su diverse specie di Rumex; a ritenere questo mi conforta 
il fatto che il Wencker lo dice comune sul £. obtusifolius L., sul A. cri- 
spus L., sul £. conglomeratus Murr., sul R. nemorosus Schrad., il Perris 
lo trovò sul R. acetosa L., ed il Dietrich sul A. patentia L., quest’ Apion 
quindi nel messinese potrà causare i suoi cecidii sul Rumex ducepha- 
lophorus L., tanto comune in quelle contrade. Io l'ho ottenuta frequen- 
tissimo dalle deformazioni del Rumex pulcher L. 

Gli Apion che si conoscono sin’ oggi come produttori di cecidii sui 
KRumex si riducono a troppo poco, tanto più che questo genere dei cur- 
culionidi nella fauna paleartica è rappresentato da numerose specie, 
circa 226; considerando inoltre che un buon numero di esse si sono più 
comunemente trovate su questo genere di piante, come per esempio 
l'A. olosericeum Gyl1., VA. rubens Steph., VA. hidrolapathi Kirby. , lA. 
burdigalense Wencker, VA. semicyaneum Muls. ed altri non pochi e da 
supporsi che si devono trovare non poche altre specie cecidogene. 

Molti dei cecidii di questi coleotterini non sono noti perchè i rac- 
coglitori di insetti in generale non ricercano che questi esclusivamente; 
d'altronde i cecidii di alcune specie sono piccolissimi, poco appariscenti . 
e possono facilmente sfuggire alle ricerche; ma oggi che i cecidologi si 
sono moltiplicati e che la loro attività ha saputo arricchire di preziose 
osservazioni questa parte delle Scienze Naturali, non sarà difficile di 
scoprire molti altri Apion deformanti i Rumex e che sin’ oggi ci erano 
sconosciuti con tal costume. | 

Uno di questi è l’Apion violaceum Kirby a cui ho accennato sopra 
e la di cui biologia non era nota. 

Questo leggiadro Apion sul Rumex pulcher L, in Sicilia dà luogo ad 


E riad 

ipertrofie irregolari, per lo più piccolissime lungo il fusto e sui rami 
laterali; tali ipertrofie consistono in piccoli rigonfiamenti fusiformi sui 
rami più giovani e in piccolissimi e semplici sollevamenti con apertura 
crateriforme sul fusto più robusto. La piccola ipertrofia ha l’ apertura 
in forma di cercine ispessito che circonda un bucolino di immissione 
nel midollo della pianta e che credo sia il punto da dove la larvetta, 
dopo schiusa dall’uovo deposto sull’epidermide, siasi introdotta nell’ in- 
terno. Spesso una pianta è grandemente invasa da queste deformazioni, 
così che i bucolini vengono a costituire delle filiere lungo tutto il fusto 
e i rami secondarii. Da queste stesse aperture il cecidozoo perfetto vien 
fuori durante la vegetazione della pianta. 

La larva dell’Apion violaceum Kirby è piccolissima, bianco lurida e 
sì trova, in fondo all'apertura sul midollo dei rami, piegata in arco in 
piccole camere larvali capaci tanto da contenerla appena. 

L’insetto perfetto l’ho ottenuto da piante fresche raccolte a Sciacca 
e Corleone in maggio, giugno e luglio. 

Da questo cecidozoo ho avuto come parassiti, negli ultimi di giugno 
e primi di luglio, pochi esemplari del Pteromalus larvarum Nees. e in 
numero ancora minore, anche nei primi di luglio, l'Euritoma rosae. 


T. DE STEFANI-PEREZ. 
_—— _—————Òe=Zoboc==——-——— 


Dott. G. RIGGIO 


= == 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanii crostacei del mare di Messina 


(Cont. v. N. preced.) 


L’Amalopenaeus fu ricordato nel 1893 dal Dr. Ortmann fra i Cro- 
stacei raccolti dal Plankton , riferendovi i Gennadus parvus e interme- 
dius del Bate. 

Nel 1897-98 ebbi anclv’io la sorte di studiare 6 esemplari di questa 
piccola e graziosa specie, pescati a Messina e speditimi gentilmente dal 
Prof. E. Sicher, allora a Catania, insieme ad altre specie; però senza 


— 130 — 


nessuna precisa indicazione riguardante l’ epoca ed il luogo di cattura. 
Avuto riguardo al discreto stato di conservazione dei diversi individui, 
ritengo che essi siano stati pescati superficialmente, o per lo meno a poco 
notevole profondità, anche perchè mancano ai nostri pescatori i mezzi 
per vere pesche di fondo, e non vanno in generale oltre i 200 o 300 
metri, raramente più (1). 

In tale opinione mi conferma il fatto di avere avuto nello aprile 
1901 due individui freschi e coloriti della specie in parola provenienti 
pure da Messina da pesca pelagica, e speditimi dal sig. Marco Cialona 
insieme ad altre specie di crostacei, di cui mi occuperò a suo tempo. 

Debbo aggiungere però, che se a Messina l’Ama/openaeus ad. è stato 
pescato alla superficie, a Capri, da dove lo hanno avuto il Prof. F. S. 
Monticelli e il Dott. S. Lo Bianco, lo fu invece a grande profondità come 
per lettera mi è stato comunicato dallo stesso Prof. Monticelli. 

Ciò conferma la notevole variazione della distribuzione batimetrica 
di questa interessante specie. 

Infatti le catture del B/ake nell'Atlantico danno una profondità va- 
riabile da un minimo di 457 braccia (822 m.) a un massimo di 1632 
braccia (2937 m.); quelle della Commissione di pesca vanno da un mi- 
nimo di 372 a un massimo di 770 braccia; mentre le pesche fatte dal 
Plankton e riportate da Ortmann, dànno profondità variabili da 0 (su- 
perficie) a 400 metri pel Capo verde, e un massimo di 1500 metri pel 
mare di Sargasso. — Se poi, come ritengono Wood Mason e Ortmann, 
e come inclino a credere io stesso, i Gennadas parvus ed intermedius di 
Spence Bate sono identici all’ Ama/openacus elegans, la distribuzione ba- 
timetrica sì estenderebbe allora dalla superficie ad una profondità mas- 
sima di 3050 braccia, cioè di 5490 metri circa !—Tuttavia, osserva bene 
il Dott. Ortmann, per profondità così notevoli resta sempre il dubbio se 
l’animale sia stato pescato proprio a quella profondità, ovvero sia en- 
trato, o siasi semplicemente attaccato alla rete durante la salita, per 
cui sarebbero utili ulteriori e più precise ricerche in proposito. 

Del resto si ammette anche che gli animali abissali vengano oc- 
casionalmente alla superficie per riprodursi, come lo prova il rinveni- 
mento di larve pelagiche superficiali appartenenti a specie decisamente 
abissali; a meno che non si ammetta il trasporto delle sole uova o delle 
larve. 


(1) In aprile 1901 ho avuto da Messina, in mezzo ad altii crostacei provenienti da 
pesca pelagica superficiale, due esemplari freschi di Amal. elegans di un bel color rosso 
corallo, di cui uno era g” e misurava mm. 24, l’altro era una Q di mm. 30. 


— 81 — 


Infatti, mentre gli Ama/openaeus adulti sono stati pescati presso 
Capri ad una profondità di oltre m. 1000, le forme larvali sono state 
rinvenute nel planktorn superficiale e profondo del Golfo di Napoli dai 
Dott. Lo Bianco e Monticelli, che ne hanno fatto oggetto di speciali 
ricerche alla Stazione Zoologica di Napoli, come risulta da una comu- 
nicazione fatta dai predetti Monticelli e Lo Bianco al primo Convegno 
Zoologico del settembre 1900, (1) e da notizia datami per lettera dal 
Dott. Monticelli, e come potei verificare io stesso alla stazione di Na- 
poli per gentile consentimento dei predetti Signori Monticelli e Lo 
Bianco, che hanno potuto seguire così lo sviluppo di questa forma, e 
ciò prima ancora che la conoscessero allo stato adulto. 

L’ Amalopenaeus elegans riesce interessante altresì per la sua larga 
distribuzione orizzontale, la quale comprende l’ Atlantico col Mediter- 
raneo, e riferendovi il G. parvus ed intermedius, anche l'Oceano Indiano. 

Di recente poi l’Amalopenaeus elegans è stato largamente pescato nel 
Golfo di Napoli, presso Capri ed in altri punti del Mediterraneo, du- 
rante le crociere fattevi dal signor F- A. Krupp colla nave Maia e col 
Yacht Puritan armati appositamente per pesche abissali. Il Dr. Lo Bianco, 
dai risultati che dà nelle relazioni intorno alle due importantissime cam- 
pagne, trae delle conclusioni assai importanti intorno a questa specie. 

Il Lo Bianco, prima di allora, avea trovato solo le larve di Ama- 
lopenaeus nel plankton superficiale e. profondo fino a 200 metri, senza 
però averne rinvenuto l’adulto, che fu conosciuto solo quando io l’ebbi 
da_Messina e lo comunicai ai sig. Monticelli e Lo Bianco. Ora, in seguito 
alle ricerche della Maia e del Puritan, non avendo il Lo Bianco trovato 
mai la forma adulta nelle pesche superficiali o di piccola profondità, ma 
sempre in quelle profonde superiori ai 1000 metri fatte dalle due navi 
predette, ne conclude che l’Amalopenaeus sia specie tipicamente abissale; 
la quale compiuto il suo sviluppo a piccola profondità, se ne scende nel 
suo abituale habitat di profondità. Questa conclusione fatta dal Lo Bianco 
nella relazione della Maia, è confermata pure in quella del Puritan, che 
più largamente pescò l’Amalopenaeus , sia allo stato larvale che adulto, 
e questo alle maggiori profondità raggiunte, la qual cosa gli fa anche 
supporre che la specie sia una delle forme più frequenti delle profon- 
dità mediterrance. In quanto alle forme adulte superficiali raccolte a 
Messina, ritiene che vi siano state trasportate in seguito ad emigrazioni 


(1) Monticelli Fr. Sav. e Lo Bianco S., Sullo sviluppo dei Peneidi del Golfo di 
Napoli (note riassuntive). In Monit. Zool. Ital., dic. 1900 p. 23 - Amalopenacus p. 27, 


LI 


— 182 — 


passive, per opera delle correnti profonde. Così, ora, possono dirsi quasi 
complete, ad opera del Lo Bianco e del Monticelli, le nostre conoscenze 
bioiogiche intorno all’Ama/lopenaeus nel Mediterraneo. i 

L' Amalopenaeus elegans è specie novella per la fauna del Mediter- 
raneo, inquantocchè è la prima volta che viene constatata la sua pre- 
senza in questo mare; tuttavia è facilmente ammissibile che non sia la 
prima volta che vi sia stato pescato, ma che pescato, sia stato trascu- 
rato, o più facilmente non riconosciuto. Sarebbero perciò utili ancora 
ulteriori ricerche sulla sua diffusione nel nostro mare, sebbene è da 
credere verisimilmente che debba esservi frequente, come suppone il 
Lo Bianco.—Ignoro l’epoca precisa della prima pesca, però la spedizione 
mi venne fatta in principio del 1897; i due individui avuti di recente da 
Messina sono stati presi in aprile, e li ho trovati in mezzo ad altri 
Crostacei provenienti da pesca pelagica; i primi ad. avuti da Monticelli e 
Lo Bianco furono presi presso Capri a 1000 m. circa di profondità. Aggiungo 
ancora che per le catture del G. parvus fatte dallo Challenger sono citati 
vari mesi dell’anno, meno febbraio, aprile e novembre; Smith e Ortmann 
non danno epoche di cattura. Oltre quelle riportate, non ho altre notizie 
di pesche fatte nel Mediterraneo; è possibile che identificata ormai la 
specie possa venire riconosciuta in altre località del nostro mare, però 
le sue dimensioni piuttosto piccole la fanno facilmente confondere con 
altre specie, ove non si esamini attentamente—Le ricerche da me fatte 
finora nel mare di Palermo sono riuscite infruttuose, ma non è da e- 
seludersi la possibilità di rinvenirlo una volta o l’altra. 

Aggiungerò in fine che le dimensioni degli individui del Mediter- 
raneo sono minori di quelli oceanici. Il maggiore degli esemplari di 
Messina misura 30 mm. ed il minore 19; fra quelli riportati da Smith 
il maggiore misura mm. 40,5, ed il minore, 29, 7; mentre, se si conside- 
rano identici Amalopenaeus e Gennadas, la specie raggiungerebbe i 50 
e 52 mm. Il maggiore degli esemplari ricordati da Lo Bianco nella re- 
lazione del Maia misura 25 mm. 


Sycionia sculpta, M. Edw. 


Un solo esemplare. E specie comune che vive a piccola profondità 
e lungo i litorali. Secondo Lo Bianco si riproduce da luglio a settembre. 


Fam. Sereestidae 


Fra i crostacei di Messina, speditimi dal Dr. Sicher, si trovano due 


— 183 — 


individui maschi di Sergestes, riferibili manifestamente a due specie di- 
stinte. Una, senza a'cun dubbio, corrisponde al S. robustus, Smith; Val- 
tra, che non corrisponde esattamente a nessuna delle specie a me note, 
riferisco al S. arachnipodus, De Natale (ex Cocco). 


Sergestes arachnipodus, De Nat. (ex Cocco). 
Tav. EV,ifige 1-7: 


_Q Acheles arachnipodus, Cocco A., Su alcuni crostacei dei mari di Messina. 
Lettera al Dott. Leach, in Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sici- 
lia. Giugno 1832, pag. 240 e tav. fig. 1. 

Q Sergestes arachnipodus , Cocco, De Natale G., Descrizione zoologica di una 
nuova specie di Piojaria e di alcuni crostacei del porto di Messina, con 
poche considerazioni gener.li sulla natura delle appendici aculeiformi delle 
piante e degli animali. Messina, 1550, opusc. 16° con 2 tav. pp. 31 e app. 
id. id., De Nat., Hope Fr. Gugl., Catalogo dei Crostacei italiani e di molti 
altri del Mediterraneo. Napoli, 1851. 

id. id. id., Corus V.J., Prodromus faunae Mediterraneae. I Stuttgart, 1884. 
cd id. id. De Nat., Riggio, Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo, 

in Monitore Zool. ital. An. XI (Suppl.) Dic. 1900. 

o 

In una mia nota preventiva (1), ho riferito con dubbio al S. arach- 
nipodus, De Nat., il più piccolo dei due Sergestes avuti da Messina, per- 
chè, oltre la difficile identificazione di questa specie, non ben definita 
dal Cocco, e meno ancora dal De Natale, avevo notato qualche ras- 
somiglianza di assieme col S. magnificus, Chun (2), anch’ esso, per la 
scarsezza dei caratteri dati dal suo autore, di non facile determinazio- 
ne; ed anche perchè il mio esemplare mancava di qualche sua appen- 
dice. 

L’esemplare in parola corrisponde nei tratti generali all’ Acheles a- 
rachnipodus, descritto e figurato da Cocco, e che alla sua volta non è 
altro che il Serg. arachnipodus, mal descritto e peggio figurato dal De 
Natale (3), il quale dice bensì che era stato scoperto dal Cocco, ma senza 


(1) Contributo alla Carcinologia del Meditarr. Monit. Zool. 1900. 

(2) Chun C., Die pelagische thierwelt in grosseren meerestiefen und ihre Beziehun- 
gen zu der oberflachenfauna. Bibl. Zvol. I Heft 66. p. 5, Cassel. — Crostacei pp. 25-35. 
Serg. magnificus, Neapel, 800-1200, m. p. 33, tav. 4. 

(3) Per quante ricerche avessi fatto a Palermo non mi era riuscito, prima d’ ora, di 
poter consultare l’opuscolo del De Natale pubblicato a Messina. Ciò ho potuto fare per 
la squisita cortesia del Prof. L. Nicotra dell’Università di Messina, il quale, possedendo 


— 184 — 


accennare alla descrizione datane dallo stesso A., e nemmeno alla fonte. 
Solamente a pag. 22 parlando delle chele rudimentali di questo animale, 
dice in nota che appunto perciò il Cocco ebbe a chiamarlo Acheles. 

Hope (l. c.) riporta tre specie di Sergestes di Sicilia cioè : S. atlan- 
ticus, M. Edw., S. arachnipodus, De Nat. e S. Edwardsii. Il Carus  giu- 
stamente non riporta quest’ultima specie per la quale Hope non dà al- 
cuna indicazione, mentre d’altra parte il S. Edwardszi è stato descritto 
dal Kròyer posteriormente alla pubblicazione ci Hope. 

Mancandomi per ora dati di fatto più precisi, e non potendo per 
conseguenza discutere in modo esauriente la questione, mi limito alla 
descrizione dell’esemplare in parola, nella speranza che tale descrizione 
possa riuscire utile, sia per precisare meglio i caratteri da attribuirsi al 
S. arachnipodus , al quale credo si debba riferire, sia per evitare, per 
quanto è possibile, la creazione di nuovi nomi colla probabilità di al- 
largare le già complicate sinonimie, sia anche per aprire l’adito a nuove 
e più serie ricerche sull’argomento (1). 

Intanto, convengo coll’Hansen (2), col Konig (3), col Senna (4), sulla 
difficile e quasi impossibile identificazioue della specie del De Natale ; 
però altrettanto parmi non si possa dire di quella del Cocco, che fu la 
prima che io ebbi presente, quantunque anch'essa lascia una qualche 
incertezza. Anzi, confesso che se ho riferito il Sergestes di Messina al- 
l’Arachnipodus non è stato per vero e proprio convincimento, chè non 
è possibile del resto nel nostro caso, ma più che altro per intuito, data 
la provenienza e la rassomiglianza che Vl esemplare in parola presenta 
colla figura data dal Cocco, che a me pare meno fantastica di quella 
data dal De Natale. 

Tutto ciò spiega la mia incertezza di allora, diminuita, se non scom- 
parsa ora del tutto per la esclusione del S. magnificus, Chun, riferito al 
S. arcticus, Kr., dal Dr. Hansen (I. c.). 


il lavoro del De Natale, per darmi modo di poterlo consultare, ne fece dono alla Biblio- 
teca di Messina, dalla quale potei averlo per mezzo delia Bibl. Nazionale di Palermo. 
Di ciò rendo pubbliche grazie al Prof. Nicotra. 

(1) Non entro qui in discussione intorno alle specie siciliane del genere .Sergestes, 
perchè mi mancano ancora gli elementi sufficienti per farlo , e che son dietro a tentare 
di raccogliere. 

(2) Hansen H. J., On the development and the species of the crustaceans of the 
genus Sergestes, in Proc. Zool. Soc. London, 1896. 

(3) Konig A., Die Sergestiden des Ostlichen Mittelmeeres 1890-93 , in Denkschrift 
d. K. Akad. d. Wissenchaft. Wien, Bd. LXII, 1895. 

(4) Senna A., Le esplorazioni abissali del Mediterraneo del R. Piroscafo Washington 
nel 1881.-II Nota sui Crostacei Decapodi. Firenze, Ricci , 1903. 


fe. 
a 


tenne 


cita bu tartariet iii 


(12, ea 
Lie x 


— 185 — 


Forse, dato il dubbio, insieme alla descrizione, bisognerebbe cam- 
biare il nome alla specie. Ciò pel momento e con un solo individao, 
mutilato per giunta, non mi pare nè utile, nè opportuno, e perciò con- 
servo provvisoriamente il nome adottato, sperando di ritornare, possi- 
bilmente presto, sopra questo argomento, con più copia di materiale, 
che in atto vado raccogliendo da Messina e da Palermo. 

A questo modo darò anche agio ai più competenti di me di potersi 
pronunziare sulla entità di questa specie, che potrebbe così, coll’attuale 
descrizione, venire accettata e conservata col nome proposto dal Cocco. 


DESCRIZIONE. 


g Corpo allungato, gracile, compresso e con una specie di gobba nella 
parte media del pleon, in corrispondenza del 53° e 4° segmento. 
Scudo compreso 2 e */, volte nell'intera lunghezza del corpo, escluso il 
‘—telson e gli uropodi; la sua maggiore altezza, che cade un po’ oltre 
la parte mediana è il doppio della lunghezza. Superiormente è li- 
scio e convesso ; nella sua parte anteriore si rialza appena in una 
esilissima cresta prolungata in un brevissimo rostro, che finisce in 
delicata ed esile punta ottusa, leggermente ricurva all’imbasso. E- 
sistono vari solchi nello scudo, ma non posso dire se siano naturali 

o dovuti a contrazioni prodotte dall'alcool. 

Oftalmopodi mediocri, diretti obliquamente all’esterno ed in avanti; di- 
stesi sull’articolo prossimale del peduncolo antennulare, non ne rag- 
giungono la metà; gli occhi son piccoli, neri, ed un poco più larghi 
del corrispondente peduncolo. 

Il peduncolo basale dell’antennula è più corto dello scudo. I suoi tre ar- 
ticoli sono lunghi, cilindrici, subeguali e decrescenti gradatamente in 
grossezza e appena in lunghezza. Il prossimale è il più grande, pia- 
neggiante superiormente e privo di vera e propria depressione ocu- 
lare; i due articoli successivi sono quasi uguali in lunghezza e gros- 
sezza, il distale però è appena più corto del mediano. Ciò a differenza 
di quanto si osserva nella descrizione e figura dell’Acheles di Coc- 
co, che potrebbero essere inesatte, a giudicarne anche dalla dia- 
gnosi latina data dal De Natale , nella quale è detto appunto che 
il terzo articolo antennale superiore è più corto del secondo (1). Dei 
due flagelli il maggiore è rotto e si nota semplicemente un lungo 


(1) Articulo tertio pedunculi antennarum superiorum breviore quam secundo. 


Il Nat. Sie., Anno XVII 24 


— 186 — 


e grosso articolo di base, che decresce all’ estremità distale, dove 
sta attaccato un brevissimo tratto della vera porzione flagelliforme, 
completamente mancante. Il minore è piccolo, corto e conformato 
come nei maschi delle specie affini (tav. IV, fig. 2). Esso è formato 
da quattro forti articoli basali, dei quali 3 brevi, il 4° (distale), è 
un poco più lungo dei primi tre artic. presi insieme ed è fortemente 
arcuato. Dal 3° articolo si stacca una forte spina assai ricurva, la 
quale raggiunge l’ estremità anteriore ricurva del 4° articolo, for- 
mando con esso un vero e proprio organo di presa. La breve por- 
zione flagelliforme è gracile e termina con un ciuffetto di peli. 

Lo scafocerite (tav. IV, fig. 3), (scaglia antennale) è lungo */, dello scudo, e 
supera appena l’articolazione fra il 2° e 3° articolo antennulare. Esso 
è stretto e rotondato in avanti e si allarga gradatamente all’indie- 
tro; ha il margine esterno quasi diritto, e manca di vera e propria 
punta alla estremità distale, che è rotondata, e che insieme al mar- 
gine interno, è fittamente e lungamente ciliata. L’ articolo distale del 
peduncolo antennale è grosso e cilindrico : il flagello, anche qui è 
rotto completamente nel lato sinistro, e ne esiste solo una piccola 
porzione nel lato destro. 


(continua) 


= ew _ 


Cecidii e substrati inediti per la Sicilia. I 


-—odepo— 


Acer campestre L. — Galla rossastra, epifilla, più o meno pubescente, 
situata sulle nervature, specialmente all’ inserzione del picciolo 
con la lamina. Ostiolo ipofillo 3 Eriophyes macrochelus Nal. 

In giugno e luglio alla Ficuzza (Palermo). 

Euphorbia bivonae Steud. — Cecidio terminale, formato da quattro a 
cinque foglie sovrapposte e abbracciantesi, simulante un bottone 
fusiforme ad estremità acuminata e racchiudente diverse larvette 
di color giallo-rosso . - : 5 È : Perrisia. 

Ir aprile alla Favorita (Palermo). 
Silene italica Pers. — Internodii rigonfiati e fusiformi 
Gelechia cauliginella Schmd. 
In maggio alla Ficuzza (Palermo). 


Lt ty e 


Urospermum picrioides Desf. — Ipertrofia del fusto o dei rami, più o 


meno vistosa. : 3 ; è Aulax urospermi Kieff. 
In aprile, maggio e giugno alla Favorita (Palermo). 


Da questa galla ho ottenuto i seguenti parassiti : 
Beatomus rufomaculatus (Walk) D. T. in giugno. 


» 


pyrrhogaster Walk. id. 


Decatoma strigifrons Thoms. in maggio. 
Euritoma sp. ? id. 
Eryngium tricuspidatum L. — Ipertrofie rameali causate dalla 


» 


Lasioptera eryngii Vallot. 
amethystinum L. id. id. 


Adenocarpus commutatus Guss.— Il Dott. Zodda del R. Orto Botanico 


di Messina trovava, sulle colline attorno quella città, questa pianta 

con le foglie invase da un crineo bianco su l'una e l’altra pagi- 

na, disposto a piccoli ciuffetti e formati da lunghi filamenti ri- 

torti e aggrovigliati fra loro. In mezzo a questa massa di peli 

cespugliosi si trova un Eryophyide che, per lo stato di dissecca- 

zione in cui ho ricevuto i saggi, non era più ngssiale determinare. 
In està sulle colline vicine a Messina. 


Vicia dasycarpa Ten. — Nel mese di aprile e maggio alla R. Villa La 


Favorita presso Palermo, ho trovato comunissimi i fiori di que- 
sta pianta atrofizzati; la loro corolla era quasi scomparsa e sul 
misero talamo si trovavano quattro o cinque larve giallo-d’uovo 
di una cecidomide . È : ; 3 Perrisia. 


Trifolium pratense L.—Foglioline stendo verso l’alto con le due metà 


del lembo combacianti e leggermente crespe, un piceolo tratto 
attorno al nervo mediano appena ipertrofizzato e clorotico. 
Perrisia trifoliù Fr. Lòw. 
Lungo i bordi del torrente Bracco allo Zucco, in giugno. 


T. DE STEFANI-PEREZ. 


tt. 


- 


ANCORA DUE PAROLE 


sul Museo Nazionale degli Artropodi 


<= 


Ho letto con piacere la lettera che il prof. Silvestri della Scuola 
Agraria di Portici ha diretto al prof. Porta di Camerino; questa lettera 


— i88 — 


plaude alla proposta Ragusa, ma la modifica nel senso che il Museo 
Nazionale non dovrebbe essere per i soli Artropodi, ma per tutte le col. 
ezioni di Storia Naturale. La nuova proposta del Silvestri è certamente 
lodevolissima ed è da sperare che possa tradursi in fatto; osservo però 
che i mezzi necessarii per un simile Museo sarebbero tali che solo il 
Governo potrebbe fornirli, e qui appunto casca l’asino; mentre trattan- 
dosi dei soli Artropod: forse si potrebbe fare un maggiore assegnamento 
sulla generosità privata; d’altronde esiste già una collezione centrale di 
Vertebrati all’ Istituto Superiore di Firenze diretta dall’illustre e infati- 
cabile prof. Giglioli, che non risparmia cure per ben conservarla ed 
arricchirla sempre più. 

Secondo me dal Governo non si potrà sperare che qualche piccola 
sovvenzione, e con questa e i mezzi che vorrebbero fornire i privati non 
si potrebbe venire a capo di un Museo Nazionale di Storia Naturale ; 
mi pare quindi più pratica quella del Museo degli Artropodi, i di cui 
collezionisti e studiosi si preoccupano grandemente alla sorte delle loro 
raccolte. Tutto al più si potrebbe proporre che gli Artropodiì venissero 
aggregati al Museo dei Vertebrati di Firenze, il quale dovrebbe essere 
autorizzato ad accettare i lasciti giusta le disposizioni dei donatori, ov- 
vero, giusta un programma che si dovrebbe stabilire a priori e al quale 
Istituto e oblatori dovrebbero sottostare: 

Scopo della proposta Ragusa è precisamente quello di non fare an- 
dare perduto un materiale scientifico che in Italia il privato non sa a 
chi poterlo affidare un giorno, e molte collezioni vengono perdute pre- 
cisamente per questo fatto. Sul proposito citerò alcuni casi, e per re- 
stringermi a quelli, dirò così, che ho sotto mano, noto la collezione del 
sac. Romano di Termini, quella del Palumbo di Castelvetrano, 1’ altra 
del Brugnone di Palermo che sono andate tutte distrutte. 

Insisto quindi sulla proposta Ragusa come più attuabile e urgente. 

Mi auguro intanto che questo concetto del Museo Nazionale possa 
trovare tanti fautori per quanto l’ azione collettiva divenga veramente 
attiva e profittevole. 


T. DE STEFANI. 


[3022 TESE S 3 


— 189 — 


Bibliografia e recensioni 


PERIODICI 


Bulletin trimestriel de la Société De Borda. Dax—Premier trime- 
stre 1904, 


Contiene : Liste des Membres de la Société de Borda au 1° Avril 1904. 

Sociétés Savantes avec lesquelles la Société de Borda échange son Bul- 
letin. 

Publications recues par la Société de Borda. 

Service fait par la Société de Borda. 

Composition du Bureau de la Société. 

Procés-Verbaux des Séances. 

G. Beaurain—Le portail de l’Eglise de Mimizan étudié dans ses rapports 
avec l’histoire du Costume et de Mobilier au Moyen Age, avec des figures 
par l’auteur (Suite et Fin). 

Saiut-Jours—Etangs et Dunes du Bassin de Soustons. 

E. de M.—Les Collections de Henry du Boucher, ancien Président de la 
Société de Borda. 

Observatoire de la Société de Borda — Observations des mois de Janvier, 


Février et Mars. 


Bnlletin de la Société des Sciences Naturelles de l’ Quest de la 

France—2e Série--T. II[—2e Trimestre, 1903. 

Contiene :—Extrait des Procés-verbaux des Séances. 

Germain Louis—Etudes sur les Mollusques terrestres et fluviatiles vivants 
des environs d’Angers et du département de Maine et Loire (suit et fin des 
Gastropodes). 

Davy L.—Bibliographie géologique, minérologique et paléontologique du 
Nord-Ovest de la France (Bretagne, Basse-Normandie, Maine, Anjon et Vandée). 

Extraits et Analyses. 

Id,—5° et 4° Trimestres, 1903. 

Extrait des Procés-verbaux des Séances. 

Baret Ch.—Notes pour servir a la Minéralogie de la Loire-Inferieure. 

Bureau Lovis—Rapport à M. le Directeur du Service de la Carte géolo- 
gique détaillée de la France—Feuille d’Angers (Campagne de 1908). 

Bonjour Dr. Samuel—Faune \épidoptérologique de la Loire — Inferieur, 
2e partie : Microlèpidoptéres. 


— 190 e 


Bureau Louis—Notice sur la vie et les travaux de l’abbé Jules Dominique. 
Extrait et Analyses. 

Extrait des statuts et Réglement. 

Table des Matiéres. 


Bollettino del Naturalista—An. XXIV. N. 8. 15 Agosto 1904. Siena. 


Contiene: Cozzi Sac. Carlo —Appunti di flora varesina. 

Bernardi Ilio—Il Tropidonotus natrix L. nel Livornese. 

Longo Prof. Andrea—Sull’inerociamento dei venti costanti (cont.). 
Vitale Geom. Francesco —I coleotteri messinesi (I nota) (cont.). 

Brusina Prof. Spiridion:—La zoologia nel giornalismo. 

\ Notizie di caccia e pesca—Invenzioni e scoperte—Insegnamenti pratici — 
Notiziario—Nomine, promozioni, onorificenze, premi—Tavola necrologica — Ri- 
chieste ed offerte. 


Rivista Italiana di Scienze Naturali — An. XXIV. N. 7 e 8; 1904. 
Siena. 
Contiere : De Blasio prof. Abele -Le labbra dell’uomo. 


Lucifero Armando — Mammalia calabra (cont.). 
Bacci Pietro E. e Bernardi Ilio 1 Molluschi (cont.). 


Brunelli Gustavo—La metamorfosi degli insetti e la filogenesi dei coleot- - 


teri, (cont. e fine). 
Perlini Renato—Elenco dei Lepidotteri proprii soltanto all’Italia, (cont.). 
Rivista bibliografica. 


Zoologischer Anzeiger—Bd. XXVII. N. 25 e 26 Juli 1904. 


Contiene : Faussek prof. V.—Viviparitàt und Parasitismus. 

Ssinitzin D.—Uber einige neue und wenig bekannte Organe der digene- 
tischen Trematoden 

Javicki C. (v.)—Zur Kenntnis einiger Stiugetiercestoden. 

Enderlein Dr. Giinther —Phthirocoris, eine neue zu den Henicocephaliden 
gehòrige Rhynchotengattung von den Crozet — Inseln und Sphigmocephalus 
nov. gen. 

Weltner prof. dott. W. — Die spongien im International Catalogue of 
Scientific Literature. 

VI Internationaler Zoologenkongres in Bern. 

Ergiinzungen und Nactrige zu dem Personalverzeichnis zoologische Anstalten. 

Personal —Notizen. 

Literatur. 


Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia— 
vol. LV. Part. III. October, November, December. 1903 (1904). 


Contiene : Brown, A. E.—Note on Crotalus scutulatus Kenn, 


gd 


RITTER I 


— 191 — 


Pilsbry, Henry A.-A New American Genus of Arionidae (Plate XXVIII). 

Rehn, James A. G., and T. D. A. Cockerell-A New Genus of Stenopel- 
matinae (Orthoptera) from®New Mexico. 

Crawley. Howard—The Polycystid Gregarines of the United States —Se- 
cond Contribution (Plate XXX) 

Montgomery, Thomas H., Jr. — Supplementary Notes on Spiders of the 
Genera Lycosa, Pardosa, Pirata and Dolomedes from the Northeastern United 
States (Plate XXIX). 

Stone, Witmer — Racial Variation in Plants and Animals, with Special 
Reference to the Violets of Philadelphia and Vicinity (Plates XXXI-XXXIX). 

Bilgram, Hugo—Inclusions in Quartz. 

Keeley, Frank J.—Inclusions in Quartz. 

Rehn, James A. G.-—Studies in Old World Mantidae (Orthoptera). 

Chapman Henry C.—On a Collection of Anthropoids. 

Brown, Arthur Erwin—On a Collection of Anthropoids. 

Moore, J. Percy—Descriptions of. Two New Species of Polychaeta from 
Wood’s Hole, Massachusetts (Plate) XL). 

Fowler Henry W.— Descriptions of New, Little Known and Typical A- 
therinidae (Plates XLI-XLIV). 

Fowler, Henry W.—New and Little Known Mugilidae and Sphyraenidae 
(Plates XLV, XLVI). é 

Conklin, Edwin G., Ph. D.—The Cause of Inverse Symmetry. 

Fowler, Henry W.—Descriptions of a New Lantern Fish. 

Vanatta A. G.—A List of Shells Collected in Western Florida and Horn 
Island, Mississippi. 

Schaeffer, Charles, M. D.—Minute on Death of. 

Calvert, Philip P. Ph. D.—Ganglia of. Odonata. 

Filsbry, Henry A. — Mexican Land and Fresh-water Mollusks (Plates 
XLVII-LIV). 

Pilsbry, Henry A.—A New Hawaiian Limnaea. 

Moore, J. Percy. Ph. D. — Some Pelagic Polychaeta New to the Wood”s 
Hole Fauna (Plate LV). 

Report of the Recording Secretary. 

Report of. the Corresponding Secretary. 

Report of the Librarian. 

Report of the Curators. 

Reports of the Sections 

Officers, Councillors., etc., 1904. 

Council, 1904. 

Elections during 1903. 

Additions to Museum. 

Index to Species and Genera, 


— 192 + 
Marcellia—Rivista Internazionale di Cecidologia. 


Ottimo periodico bimestrale che si occupa esclusivamante di Cecidologia. 
È redatto con somma cura dal Prof. A. Trotter della R. Scuola di Viticoltura 
e di Enologia di Aveliino (Italia). 

I quattro fascicoli del V. III di già usciti nel 1904 contengono diversi la- 
vori importantissimi del Trotter, Bezzi, Stegagno, Roncal, Kiister, Kieffer, 
Destefani Perez e Cecconi. 


Redia—Giornale di Entomologia. Vol. I. 1903-Portici. 


Questo primo volume pubblicato per cura del Prof. A. Berlese è comple- 
tamente redatto dal Prof. Filippo Silvestri con un lavoro dal titolo Contridu- 
zione alla conoscenza dei Termitidi e Termitofili dell’ America Meridionale. In 
questa pubblicazione di 234 pagine con sei tavole doppie, l’ egregio e attivo 
autore ha saputo presentarci tutte quelle osservazioni personali che egli, col 
suo grandissimo zelo, potè fare sulla famiglia dei Termitidae e sugli insetti 
che con essi coabitano o che profittano di alcune parti dei loro nidi, nell’Ar- 
gentina, Uraguay, Paraguay; Brasile e Chile. 

In questo lavoro che è una bella e buona monografia l’A., oltre la parte 
sistematica, ci dà non poche notizie biologiche tanto sui Termitidi non che sui 
Termitofili, facendo contemporaneamente conoscere un buon numero di specie 
nuove. 

Parla della struttura dei diversi nidi che figura nel testo, in ultimo con- 
sidera i Termitidi in rapporto all’agricoltura e all’uomo. 

Venendo quindi a parlare dei Termitofili egli fa osservare che intorno a 
questi animaletti sud-americani esistevano pochi lavori sistematici. 

Schiòdte descrisse due curiosi generi di Staphylinidae : Corotoca e Spi- 
*achta del Brasile; Lych Arribàlzaga descrisse tre specie pure di Staphilinidae 
dell’ Argentina; Casey alcuni Termitofili del Panama, e Wasmann una specie 
del Venezuela ed un’altra del Brasile. 

L’A. oggi ci presenta un buon numero di altri Termitofili non per anco 
conosciuti prima e rappresentati da Gamasidae (Acari), Sarcoptidae (Acari), 
Stiodesmidae (Diplopoda), Lepismidae (Thysanura), Coccidae (Hemiptera), 
Termitomastidae (Diptera), Sarcophagidae (Diptera), Formicidae (Hymenoptera), 
Apidae (Hymenoptera), Aleocharinae (Coleoptera), Pselaphidae (Coleoptera). 

Parla quindi delle relazioni che i Termitofili hanno con gli ospiti e con- 
chiude facendo di essi una divisione in gruppi a seconda i rapporti che hanno 
con gli albergatori, distinguendoli in Alloicoxeni, Parassitoxeni, Cleptoxeni 
Synoicoxeni, Euxeni. 


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Ragusa Enrico — Direttore resp. 


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ANNO XVII. 


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ANNUNZI 


Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Hanno pagato l'abbonamento i signori : 
Prof. Antonino Ponzo. 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. 


M. Ch. Fagniez, à la Motte d’Aigues (Vaucluse) offre: Anophthal- 
mus suturalis, Hacqueti, hirtus, Speiseri, Severi, Targioni , Mayeti, Bru- 
jasi, var. Magdalenae, Orpheus, Trophonius, Bucephalus; Aphaenops Pluto, 
Tiresias, Cerberus, Apfelbecki; Autroherpon Ganglbaueri, Hoermanni; Asta- 
gobius angustatus; Parapropus Ganglbaueri; Isereus Xambeui; Diaprysius 
Serullazi; Anillocharis Ottonis; Leonhardella angulicollis; Leonhardia Hilfi; 
Troglodromus Bonafonsi; Batyscia galloprovincialis, etc., contro altri rari 
coleotteri cavernicoli e hypogei. 


RN RESET Re EI OR I 


È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., 
con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, 
corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. 

Franco di posta in tutto il regno L. 5. 

Rivolgersi alla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. 


A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera 
Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabidi, La- 
mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. 


Entomologisches Jahrbuch. 14. Jahrgang. Kalender fiir alle In- 
sectensammler auf das Jahr 1905. Herausgegeben von Director Dr. O. 
Krancker, Leipzig, (Lindenstr. 2, lII). Francenstein & Wagner, 1905. 
Preis: M. 1.60. 


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Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


—rimrstrt:®®-osì 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario del N. Q. 


Vitale F.—Contributo a lo studio dei Coleotteriì di Sicilia. I Coccinellidi (cont.) p. 193 

Ponzo. A. — La flora psammofila del littorale dî Trapani (cont.) . . . . » 201 

Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- 
quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 208 


MAGA 


Pubblicato il 1° aprile 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1905 


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Geom. VITALE FRANCESCO 


Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. 
P/COCCINELLIDI 


Non è con la pretesa di fare un lavoro originale e d’ importanza 
(giacchè non ci sentiamo da tanto) che imprendiamo ad enumerare le 
numerose specie e le ancor più numerose varietà, dei Coccinellidi fino 
oggi raccolti e segnati di Sicilia, ma solo col vivissimo desiderio di con- 
tribuire anco noi, con scarso e rozzo materiale a la costruzione di quel 
colossale edifizio che nomasi, Entomologia Sicula. 

La famiglia dei Coccinellidi, non offre, al pari di altre famiglie 
di Coleotteri, difficoità immense per picciolezza di forme e di sta- 
tura, per variabilità di organi, per complicazione di strutture ecc. ecc.; 
niente di tutto ciò. Gl' insetti a questa famiglia appartenenti, sono fa- 
cilmente riconoscibili a prima vista, per la loro sub-globosità, apparendo 
come semi-sfere ambulanti. Tutti ciò possono constatare, conoscendo tutti 
la comunissima Coccinella dai 7 punti, Coccinella septempunctata Lin., la 
tanto gaia damigella (papuzzedda, Santo Nicola, in siciliano), che si rinviene 
ovunque, su le piante invase dagli afidi (furmichedda in siciliano), ed a 
cui (Coccinella) i nostri ignorantissimi agricoltori attribuiscono, a torto 
però, di essere la progenitrice di tutta quella miriade d’insettolini, men- 
tre invece essa ne è la distruttrice, in quanto che ne fa largo e copioso 
cibo, sia a lo stato di /arva che a quello d’imagine. Al di fuori di que- 
sta infondata accusa, gl’ insetti in parola, godono d’una speciale simpa- 
tia, ed invece di destare ripugnanza, come in generale tutti gl’ insetti, 
quelli sono con piacere accostati, toccati, carezzati da tutte le persone, 
e specialmente dai bambini, dalle giovanette;......... dalle più semplici e 
dalle più gentili anime. Forse la loro forma, abbastanza facile e sim- 
metrica, la mancanza di lunghe antenne, e di esili arti ambulatorii, la 
picciolezza degli organi boccali, la lucentezza e la nitidità del corpo, la 
pulitezza, la gaiezza, la variabilità dei colori, insomma molte e molte 


Il Nat. Sic., Anno XVII 25 


— 94 


delle su citate condizioni, vuoi isolate, vuoi concomitanti, rendono quelle 
utilissime bestioline, attraenti, interessanti..... simpatiche. 

Per l’entomologo tali insetti sono dei Coleotteri dai tarsi costituiti 
da 3 articoli e perciò 7rimeri. 

Questo solo carattere, basterebbe a far conoscere a prima giunta, 
i Coccinellidi, ma noi completeremo tale diagnosi aggiungendo, che sono; 
dal corpo semi-sferico; da le antenne corte e spesse; dei palpi terminati 
a falce; dal corsaletto più stretto che largo, intero cioè senza solchi la- 
terali o mediani da le elitre ricoprenti l'addome, tozze, tonde, liscie, da 
le ali sviluppate ed atte al volo (1); da le zampe brevi, retrattili; da- 
gli occhi rotondi, sporgenti; da la forma generale d’una piccola testu- 
gine. 

La scala cromatica offre pochi colori a quegl’ insetti, giacchè oltre 
il predominio del rosso, del giallo e del nero, con un po’ di bianco, non 
vi appresta altre tinte; giammai il verde, il bleu, il violetto, l’indago, 
l'azzurro, il celeste, vale a dire i colori più simpatici e più gentili. Però 
ad onor del vero dobbiamo dire che di quei pochi colori di cui si a- 
dornano, ne tempestano sì vagamente le elitre ed il corsaletto special- 
mente per le punteggiature, le striature, le macchiette, i geroglifici ecc., 
da riescire artisticamente belli e gai. 

La maggior parte di tali insetti sono utili all’ agricoltore, dapoichè 
sono afidifagi, vale a dire che si nutrono sia a lo stato di larva che a 
lo stato d’imagine degli afidi, di quegli insettolini cioè affini a la temi 
bile Phy2oxera de la vite, appartenente quindi all’ordine nocevolissimo 
degli Emitteri, i quali afidi, sviluppandosi prodigiosamente su le parti 
tenere delle piante, fiori, foglie, radici, gemme, frutta ,.... ne soffocano 
lo sviluppo e le uccidono dissanguandole. Poche specie sono fitofage; cioè 
si cibano dei vegetali, danneggiandoli leggermente. 

Una caratteristica di tali insetti è la facilità con cui subiscono le 
variazioni di colorito nella stessa forma, sicchè, se poche sono le forme 
tipiche, molte invece riescono le varietà, e queste talvolta sì diverse dal 
tipo, da stentare di avvicinarle a quello, se le forme intermedie non ne 
mostrassero i graduali passaggi e l'affinità. Noi crediamo che tale pro- 
prietà che hanno i CoccineZlidi , dipenda da la facilità con cui s' inero- 
ciano fra di loro. 

Sono infatti numerosissimi i casi di unione completa fra due forme 


(1) Va da sè che escludiamo da tale prerogativa la Oynegetis impunctata Lin, e 
qualche altra specie che ne fanno eccezione, 


— 195 — 


specifiche, o fra varietà di specie differentissime, e noi ne abbiamo dal 
nostro canto osservata qualcuna. Non è questo forse un chiaro indizio 
della instabilità della specie nei Coccinellidi ? non indica forse ciò la in- 
completa fissità specifica di tali insetti ? come quelli che essendo i meno 
evoluti, si risentono ancora della mutabilità delle forme ? 

Certamente se mezzi e tempo ci permettessero di seguire per pa- 
recchie generazioni la perpetuazione dei prodotti ibridali, potremmo il- 
luminare, tale lato di biologia entomologica, ed apportare ancor più dati 
positivi al problema Darwiniano dell’ evoluzione; ma auguriamoci che 
altri entomologi o meglio ancora, che Istituti scientifici, provvisti di mezzi 
e tempo, piglino a cuore tale voto, onde risolvere sì importante quesito. 
Un tale augurio, venne anch'esso or è più di un secolo, espresso da un 
illustre scienziato , il Latreille (1), ma allora gli studi biologici, erano 
sopraffatti da quelli di sistematica; oggi invece che, su la scorta di Per- 
ris, tali studi sono coltivati maggiormente, noi lo ripresentiamo. Possa 
la nostra voce trovare eco nel mondo entomologico. 

Diamo qui appresso la lista dei Coccinellidi fin’ oggi raccolti nelle 
nostre contrade, e poscia ne completeremo, per quanto è in noi, il cata- 
logo sinonimico-topografico, per la Sicilia. Per tale pubblicazione ci sia- 
mo giovati dei cataloghi del Romano, del Ghiliani, del Rottenberg, del 
Reiche, del Bertolini, del Failla, del De Stefani, del Ciofalo, dell’Heyden- 
Reitter-Weise, e così via, mentre tutti i nostri insetti sono stati riveduti, 
e classificati dall’Illustre Entomologo sig. Enrico Ragusa, al quale man- 
diamo i nostri più affettuosi ringraziamenti. 


Messina li 15 Gennaio 1905 


Geom. VITALE FRANCESCO. 


(1) « Tali specie (Coccinellidae) sono numerosissime , ed è anzi molto difficile , per 
«non dire impossibile, fissare in modo preciso i loro caratteri. Un gran numero di tali 
« insetti, considerati come specificatamente differenti , sono distinti gli uni dagli altri, 
« soltanto per alcune diversità di colori, o pel numero più o meno grande delle macchie. 
«Tutte esse specie avendo, sotto gli altri aspetti, presso che identità, ne viene che gli 
« individui di sesso e di specie diverse, hanno pochi o presso che nessun ostacolo che si 
«opponga ad unioni in apparenza disparate; da tali mescolanze risulta un gran numero 
«di varietà, di cui si fanno specie. Sarebbe un’esperienza curiosa quella di prendere al- 
« cune coccinelle di diverse specie e di differenti sessi, di forzarle, con la privazione dei 
« relativi individui d’altro sesso, ad unirsi con altri; d’ allevare il frutto di tali coppie 
« straniere, onde sapere fino a qual punto l’insetto perfetto che nascerebbe da tale me- 
« scolanza, si scosterebbe da quelli che gli avrebbero dato il giorno» —Latreille. Storia 
naturale generale e particolare deî Crostacei e degl’ Inseiti. Vol. VI, Venezia, 1820, pa- 
gine 353 56. 


— 196 — 


Famiglia Coccinellidae. 
Sezione Phythopagae. 
Genere Epilachna Redtembacher. 


1. chrysomelina Fab.— Abbiamo raccolto questa forma tipica, e ben 
distinta nell’ottobre a Raccuja battendo le Querci, ed in gen- 
naio a Messina, presso la Stazione Ferroviaria sulla Mormodica 
Elaterium L. È specie vecchia per la fauna sicula e molti au- 
tori la citano. È comune altresi in Italia. 


Genere Lasia Mulsant. 


2. 24-punctata Lin. — Questa comunissima forma specifica, è da noi 
raccolta in contrada Scala nel maggio ed aprile, battendo le 
Querci, o le Eriche. Di Sicilia la citò primo il Reiche, e poi il 
Bertolini. 


Sezione Aphidiphagae 
Genere Rhizobius Stephens. 


3. litura Fabr. Non raro. In contrada Calamarà nell’ ottobre abbiamo 
raccolto parecchi di tali insetti, sotto le tegole o le pietre. Molti 
cataloghi lo indicano di Sicilia, e lo dicono frequente. 

4. subdepressus Seidl. Rarissimo. E specie nuova per la Sicilia, e ne 
abbiamo catturato un solo esemplare il 12 giugno testè decorso. 
Il valente entomologo Ragusa, nel rimandarcelo con la detta 
determinazione, ci segnava il desiderio di volerne molti esem- 
plari. 


Genere Scymnus Kugelann. 
5. minimus Rossi-—Rarissimo. Alcuni esemplari raccolti nel giugno a 
Scala, ce nell'agosto e settembre a Curcurace, battendo le Querci. 
Il Ragusa ce lo rimise sotto il nome sinonimico di capitatus F.., 
e sotto il nome di parvula Illig. lo cita il Romano. Sotto il no- 
me di minimus Rossi, lo cita il Failla, mentre il Bertolini nel 
Catalogo del 1872 lo segna sotto quello di capitatus. 


— 197.— 


. suturalis Thunb. — Rarissimo. Un esemplare determinato dal Reit- 
ter, e raccolto fin dal 1896 a Bucceri. È noto da molto tempo 
di Sicilia; il Romano lo cita (discoideus Illig.) ed il Bertolini lo 
riporta sotto lo stesso nome nel catalogo del 1872, ed ora sotto 
il nome di suturalis. 

. pallidivestis Muls.—Comune su le Querci, dal marzo al novembre. 
Si trova nella zona dei colli, Scala, Bucceri, Calamarà, Campo 
Inglese. È specie nuova per la Sicilia, ed il Ragusa, che ce lo 
ha determinato, ce ne richiese varii esemplari per la sua col- 
lezione. 

. punctillum Weise. — Rarissimo. Ne possediamo un solo esemplare, 
raccolto a Scala il 21 maggio decorso. È citato dal Bertolini 
nel catalogo del 1872, ma in questo ultimo del 1904, non è ri- 
portato. 

. frontalis Fab.—Il più comune del genere. Ne abbiamo centinaia di 
esemplari raccolti nelle varie contrade, e specialmente su le 
Carduacee. Eccettuato l’ultimo catalogo del Bertolini, nessun 
altro di quelli da noi posseduti lo cita. Il Ragusa ce ne richiese 
molti esemplari. 

. Vv. 4-pustulatus Herbst.—Rarissima varietà da noi raccolta in due 
soli esemplari in contrada S. Giuseppe (Curcurace) sopra la 
Galactites tomentosa Moench, il 15 maggio decorso. È nuova per 
la Sicilia, ed è nota in Italia, soltanto per il Trentino. 

. Apetzi Muls. — Non raro. Il Ragusa che determinandolo ce ne do- 
mandò varii esemplari, lo possedea in soli due individui. Di 
Sicilia lo cita soltanto il De Stefani come frequente in parec- 
chi posti delle vicinanze di Palermo. Non sappiamo come il 
Bertolini nol citi nel suo ultimo catalogo, quantunque lo dica 
di Toscana, Liguria, Veneto, Piemonte, Lazio, Sardegna, Napo- 
letano, Calabria. 

. Kiesenwetteri Muls. — Non raro. Questa elegantissima e caratteri- 
stica specie, nuova per la Sicilia, la raccogliamo nei mesi pri- 
maverili sul lato Sud, e nei mesi autunnali verso il lato Nord- 
Ovest. Il Ragusa non la possedea, e noi gliene abbiamo inviato 
varii esemplari. È nota d’Italia soltanto, delle due grandi isole, 
la Sardegna e la Corsica. 

. pulchellus Herbs.—Rarissimo. Un solo esemplare raccolto fin dallo 
inizio delle nostre cacce, e non troviamo nessun’ indicazione, 
nè di località nè di epoca. È specie da antico nota per la Si- 


— 198 — 


cilia, ed il Romano la cita sotto il nome di Coccinella quadrilu- 
nata Illiger. 

14. bipunctatus Kugel. —Raro. Nei mesi invernali riesce alquanto diffi- 
cile, trovare qualche esemplare di tale specie, nei detriti che 
otteniamo battendo le fascine d’erica poste a disseccare. È spe- 
cialmente nelle eriche della contrada Colla, che ne raccogliamo 
di tanto in tanto qualche individuo. È un insetto già da lunga 
pezza noto di Sicilia, ed il Romano lo cita al N. 28 sotto il 
nome di Cl. diverrucata. 


Genere Hyperaspis Redtembacher. 


15. reppensis Herbst.— Comune. Raccogliamo tale elegante insettolino 
nei mesi primaverili ed estivi, battendo le piante silvane nelle 
contrade Scala, Catarratti, Bucceri, Calamarà, Campo-Inglese, 
Curcurace, ecc. ecc...., o nei mesi invernali al piede delle piante 
disseccate di Cynara, Carduus, Galactites ecc... lungo la spiag- 
gia e specialmente su la spianata di S. Ranieri. È noto da lungo 
pezzo della Sicilia essendo citato dal De Stefani (1882). 

16. campestris v. concolor Suffr. — Non raro. Possediamo qualche e- 
semplare di tale importante varietà, raccolto nel dicembre del 
1903 a S. Ranieri. È nuova per la Sicilia ed al Ragusa che ce 
ne chiedeva parecchi esemplari per la sua collezione non ne 
abbiamo potuto inviare che un solo individuo. 


Genere Chilocorus Leach. 


17. similis Rossi. — Comune. Raccogliesi facilmente tale insetto su la 
chioma dei limoni, in està, ove anco vive a lo stato di larva, 
o sotto le scorze degli alberi in inverno. È noto da lunga pezza 
da la Sicilia, e lo citano quasi tutti gli autori che hanno cac- 
ciato nella nostra isola. 

18. bipustulatus L. — Comune come il precedente ed anco al pari di 
quello, noto da vecchia data. 


Genere Exocomus Redtembacher. 


19. 4-punetulatus Lin.—Comune. Si trova su gli ulivi, e crediamo, che 
ad esso, debba riportarsi l’ insetto descritto dal Romano nella 
sua memoria del 1841 (1), in cui dice: « Tutta di color nero 


(1) Romano B.-Degl'insetti che danneggiano gli ulivi in Sicilia. Palermo 1841. 


— 199 — 


« rossiccio, la testa e gli occhi neri, l’ elitre con due macchie 
« flessuose , rosse, ben distinte in ciascuna ; l’ addome inferior- 
« mente fulvo con una macchia nera nel mezzo che giunge al 
« secondo anello.» E la figura che ne dà (7, a, b, c) è abbastanza 
esatta. 

Il Romano dice però che tutte e due le Coccinelle che lui 
descrive appartengeno a la Coccinella propria (Coccinelle propre) 
di Latreille. 

Il Latreille invece nell’enumerazione delle 43 specie di Coc- 
cinellidi non parla di tale forma, ed învece nel IV Gruppo dello 
MMiger, al N. 41 segna la Coccinella quadripustulata Lin., corri 
spondente a la Coccinelle tortue à 4 points rouges di Geoffroy ; 
a la Coccinelle à 4 points rouges De Geer: a la Coccinelle qua- 
driverrucata di Fab. La descrizione poi di tale forma è esatta- 
mente eguale all’ Exrochomus 4-pustulatus Lin., e la var. c dal 
Latreille citata, corrisponde a la var. floralis Mots. appresso se- 
gnata. È questa su citata, una forma nota da antico per la Si- 
cilia, e tutti gli autori la citano. 


20. v. floralis Mots. —- Rarissimo. Un solo esemplare raccolto il giorno 


8 ottobre a Catarratti, battendo le Querci ed i Castagni. Il 
salo catalogo del Bertolini (1904) lo cita di Sicilia, e non sap- 
piamo da chi fu raccolto. Il Ragusa nol possiede e ce ne ri- 
chiese varii esemplari. 


Genere Micraspis Redtemb. 


21. 16-punctata v. 12 punctata Lin.—-È varietà vecchia per la Sicilia, 


avendola il Bertolini fin dal 1872, segnalata. Il Ragusa la pos- 
siede ed il Baudi ce ne donò un paio d’individui da lui rac- 
colti nelle nostre campagne nel 1895. In Italia è stata segnata 
pel Lazio, Veneto, Toscana e Liguria. Non sappiamo perchè 
nell’ultimo Catalogo 1904, non la segni più il Bertolini. 


22. phalerata Costa.—L’abbiamo di Lentini in quantità, raccolta il 28 


ottobre decorso anno, attorno al Biviere , nelle rocce calcari. 
Della Sicilia la citano il Bertolini 1872, il Failla, il De Stefani, 
il Reitter, 


—900 2 


Genere Coccinella Linneo. 
Sub-gen. VIBIPIA Muls. 


23. 12-guttata Poda.—Piuttosto comune su le piante boschive nella pri- 
mavera. Da antico tale forma è conosciuta di Sicilia e la se- 
gnalano varii autori. 


Sub-gen. MyrrHA Muls. 


24. 18-guttata v. formosa Costa. —Questa bellissima varietà, nuova per 
la Sicilia, si rinviene da noi raramente nel maggio in contrada 
Scala e Catarratti. Il Ragusa non la possedea, nè alcun cata- 
logo la riporta di Sicilia. Il Bertolini dice nel suo ultimo cata- 
logo (1904) che si trova nel meridione d’Italia, senza precisarne 
le regioni. 


Sub-gen. PROPILAEA Muls. 


25. 14-puncetata Lin. — Non rara. Abbiamo raccolto parecchi individui 
di questa forma specifica, in contrada Tremonti, battendo le 
Querci verso l’imbrunire nel giugno. Da molti anni è stata se- 
gnalata per la Sicilia, e varii autori la citano. 

26. v. tetragonata Laich. — Non rara. Di questa interessante varietà, 
nuova per la fauna siciliana, il Ragusa ce ne richiedeva pa- 
recchi esemplari, giacchè non la possedea, e nessun raccoglitore 
l’avea precedentemente raccolta, nè alcun catalogo notata. È 
nota d’Italia, per la Sardegna e la Toscana soltanto, e quindi 
la nostra stazione, oltre che segna il limite più meridionale, fa 
intuire che nelle provincie calabre o nel napoletano, tale va- 
rietà potrà facilmente rinvenirsi. 

27. v. conglomerata Fab.—È questa un’altra varietà nuova per la Si- 
cilia, e che si raccoglie raramente, assieme al tipo nella pri- 
mavera su le piante boschive. Ci venne richiesta dal Ragusa 
in vari esemplari, non possedendola da la Sicilia. È nota dal- 
l’Italia, per essere stata raccolta in Piemonte, Lombardia e To- 
scana. 


(continua) 


— 201 — 


La flora psammofila del littorale di Trapani 


di Hntonino Ponzo 


(Continuaz. ved. Num. preced.) 


Le sabbie, silicee, sono più o meno aride e contengono calcio in 
vari rapporti. Da qualche saggio fatto col comune calcimetro ho visto 
che in alcune località esse sono fortemente impregnate di calcio, con- 
tenendone da 80, 4 °/, a 84, 4 °/, e scarsissime di altre sostanze, fra 
cui lo stesso ossido di ferro; qui la vegetazione è limitatissima e costi- 
tuita da poche specie, quali Euphorbia, Eryngium, Agropyrum, Pancra- 
tium, Scolymus e qualche altra. In altre località, come fra Bonagia e 
Cofano, ne contengono in minor quantità (circa il 73 °/;), e sono un pò 
più fertili e anche più ricche d’ossido di ferro; oltre le predette specie 
vi vegetano: Convolvulus Soldanella, Plantago C'oronopus, PI. ceratophylla, 
e non manca l’Asteriscus maritimus. Ancor più fertile e con materia or- 
ganica in discreta quantità è il tratto umidetto ad Juncus e Carex. La 
spiaggia ghiaiosa del Ronciglio in generale contiene circa il 17 °/, di 
calcio, ma è molto ricca di materia organica, di ossido di ferro, di fo- 
sfati, di potassio ecc. Minime quantità di calcio troviamo in alcune lo- 
calità lungo il littorale di ovest, come presso la torre di Marausa, ove 
la sabbia, siliceo-ferruginosa e molto ricca di materia organica, ne con- 
tiene appena il 5 °/,- Il rigoglio della vegetazione psammofila trapanese 
sta in rapporto diretto colla fertilità del substrato, nè il calcio esercita 
un’ influenza importante ; l’Eryngium maritimum, la Matthiola tricuspi- 
data, l’Agropyrum junceum, vegetano tanto nelle sabbie che contengono 
l’84 °/, di calcio, quanto in quelle che ne contengono appena il 5 °/;- 
Lo stesso dicasi per Inula crithmoides, Lotus creticus, Centaurea sphae- 
rocephala , le quali, mentre abitano in un suolo sabbioso, ove il calcio 
è in minime tracce, trovansi, presso il littorale di nord, rigogliose an- 
che su un acquedotto ad archi, che, essendo costruito di tufo calcareo, 
è impregnato e reso umido per l’acqua, la quale, filtrando attraverso i 
suoi pori, è certo calcifera. 

Lungo il littorale sabbioso predominano le erbe, sia annue, che sono 
il 51 °/, di tutte le specie, come: Sclerochloa maritima, Euphorbia Peplis, 
Cakile maritima, Polypogon maritimum, Silene colorata, Sagina mariti- 


Il Nat. Ste. Anno XVII. 26 


— pa 


ma, ecc.; sia perenni, il 36 °/,, come: Ammophila arenaria, Agropyrum 
junceum, Eryngium maritimum, Statice densiflora, Echinophora spinosa, 
Pancratium maritimum, ecc. I suffrutici costituiscono solo il 10 °/,, con 
Crucianella maritima, Diotis candidissima, Crithmum maritimum, Sene- 
cio Cineraria, ecc.; e i frutici, con Atriplex Halimus e portulacoides, Pas- 
serina hirsuta, Salicornia fruticosa, appena il 3 °/; 

Come carattere quasi costante, tanto nelle erbe, che nei suffrutici 
e frutici, i cauli sono cespugliosi (Senecio C'ineraria), prostrati o decom- 
benti (Medicago marina, Atriplex Tornabeni), sia nelle specie esclusiva- 
mente maritime, sia nella generalità delle piante non littoranee; di que- 
st’ ultime solo qualcuna mantiene, eccezionaimente, in parte un porta- 
mento eretto, p. e. Scolymus hispanicus. 

Nelle erbe vivaci gli organi sotterranei sono rappresentati gene- 
ralmente da rizomi, che in alcune specie raggiungono notevole lunghezza 
(nello Sporobolus, p. e., si prolungano continuamente in modo che un 
solo individuo può occupare un'area alquanto estesa); soltanto qualche 
pianta, come il Pancratium è fornita di bulbo. Qualche specie (Senecio 
crassifolius e Polypogon monspeliensis) che sulla nuda sabbia ha i cauli 
decombenti o ascendenti e li mantiene bassi, in mezzo a cespugli di al- 
tre piante (Juncus acutus e maritimus) invece li ha eretti e molto più 
sviluppati. 

La radice, in tutti i tipi, è costantemente lunga, per lo più a fit- 
tone, ramificata (raro semplice) e con ramificazioni laterali che assu- 
mono diverse direzioni. Le radici di Picridium vulgare e di Senecio cras- 
sifolius, p. e., sono lunghe non meno di 40 cm. in individui a cauli 
alti appena pochi centimetri; negli stoloni di Ammophila sono lunghe 
più di 49-50 cm.; nella CaXkile le verticali sono lunghe circa 40-50 cm., 
mertre le ramificazioni orizzontali raggiungono e superano i 90 cm.; 
lunghe circa 60 cm. sono nella Diotis; non meno di 40-45 cm. nel Dau- 
cus Gingidium; di 70-80 cm. nella Salsola Kali, mentre i cauli di que- 
st ultima sono spesso lunghi 12-15 cm.; più di 90 cm. e circa 1 metro 
sono nell’Atriplex Tornabeni ; ancora maggiori lunghezze si hanno in 
piante suffruticose e fruticose. I bulbi di Pancratium, da cui partono radici 
grosse fibrose, con diametro di circa 25 cm. e lunghezza di più di 30-35 cm,, 
sono approfonditi a non meno di 15-20 cm.; e quelli di Iris Sisyrinchium 
a circa 10 cm. Le radici di Sclerochloa maritima, Cyperus capitatus, Am- 
mophila, Agropyrum junceum, Cynodon, si presentano lanuginose per peli 
filiformi, specialmente nel tratto superiore che segue ai cauli o ai ri- 
zomi, cui spesso aderiscono i granelli di sabbia, che, p. e., nell’Ammo. 


— 203 — 


phila è impossibile staccare senza lacerare il manicotto che abbraccia 
l’asse della radice. 

Nella maggior parte delle piante le foglie (e talvolta anche i fusti) 
hanno il colore verde glauco, sia in ambe le facce (.Scelerochloa maritima, 
Agropyrum junceum, Cakile maritima, Euphorbia Peplis, Eu. Paralias, 
ecc.), sia nella sola pagina inferiore (Bellis annua, Picridium vulgare, 
Hyoseris radiata, Sonchus oleraceus, S.tenerrimus, ecc.); per lo più sono 
glabre, sebbene non manchino le pelose o pubescenti, e sono più o meno 
carnose. In molte specie, come: Senecio crassifolius, Cyperus capitatus, 
Polygonum maritimum, Crithmum maritimum, Plantago ceratophylla, le 
foglie hanno uno spessore di circa 1 ‘/,-2 mm.; in altre, come A/yssum 
maritimum, Silene crassifolia, Lotus cytisoîdes, Iumex bucephalophorus, 
Echium maritimum, Ononis variegata, Cakile maritima, Senecio Cineraria, 
l'hanno di circa 1-1 ‘/, mm.; in altre ancora, come Bellis annua, Picridium 
vulgare, Chrysanthemum coronarium, Plantago commutata, Medicago ma- 
ritima di '/,1 mm. A foglie glabre, cuoiacee sono: Euphorbia Para- 
lias, Eryngium maritimum, Crucianella maritima. A foglie non carnose 
nè cuoiacee: /yoseris radiata, Sonchus oleraceus e tenerrimus, Medicago 
Histrix, Erythraea pulchella e spicata. A foglie pubescenti, tomentose e 
lanose sono: Bromus maximus, Matthiola tricuspidata, quest’ultima con 
peli ramificati dicotomicamente ; Medicago marina, Diotis candidissima, 
Senecio Cineraria, con un feltro di peli lunghi, filiformi, unicellulari o 
pluricellulari; Lotus cytisoides, con peli sericei; Al/yssum maritimum, con 
peli argentini; Atriplea Tornabeni, argentino-squamosa; Alsine procum- 
bens, Silene nicaeensis, Calendula maritima, pubescenti glandolosi, que- 
st'ultima a peli pluricellulari conico allungati e capitati; Plantago cera- 
tophylla, con peli ispidi formati da 3-4 cellale, di cui la basale, grande 
e sferica, è immersa per metà nell’ epidermide, e le altre , cilindriche, 
sono più strette e più lunghe verso l’apice, ove l’ultima è piccolissima 
e acuminata; Echium maritimum, anch'essa peloso ispida; Glaucium fla- 
vum, con peli pluricellulari arrotondati all’ apice, Asteriscus maritimus, 
con peli pluricellulari uniseriati a cellule slargate a nodo nei punti d’u- 
nione e sempre più strette e più lunghe verso l’ apice, ove l’ ultima 
è acuminata, ecc. La forma delle foglie non offre nulla di caratteristico, 
nè negl’individui di specie non proprie del littorale, che si sono impian- 
tate sulle sabbie marittime, hanno subito delle modificazioni degne di 
nota. Non mancano specie a foglie intiere, nè altre a foglie lobate, den- 
tate, incise, pennato-partite e composte. A foglie lineari, piane o accar- 
tocciate, sono : le graminacee, Carea nervosa, J. bufonius, ecc., a foglie 


— 201 — 


squamiformi: Passerina hirsuta, Crucianella maritima; nei Juncus acutus 
e maritimus, Scirpus Holoschoenus, ecc. sono lunghe, cilindriche o semi- 
cilindriche; afilla è la sola Salicornia fruticosa, e temporaneamente afille, 
cioè nel periodo estivo, le Statice. 

Dal punto di vista anatomico mi limito ad annoverare i caratteri 
più evidenti delle foglie di alcune piante. 

Agropyrum junceum. Ha la pagina superiore delle foglie attraver- 
sata da numerosi solchi, che la rendono striata longitudinalmente ; 1’ e- 
pidermide inferiore, priva di stomi e colla parete esterna molto ispes- 
sita, ha le cellule, cilindriche, disposte in serie longitudinali e colle pa- 
reti laterali strettamente ondulate ; l’epidermide superiore invece, colla 
parete esterna non ispessita, ha le cellule più grandi e turgescenti, spe- 
cialmente nei solchi, ove è ricca di piccoli peli conico-allungati. Inter- 
namente predomina il tessuto sclerenchimatico, interrotto dai fasci', di 
sposti in ogni sporgenza della pagina superiore e sotto i solchi ; e dal 
parenchima verde, che segue solo il contorno dei solchi ed abbraccia i 
fasci di quest'ultimi. 

Ammophila arenaria. Ha anch'essa le foglie fornite di numerosi sol. 
chi (circa 6-7) longitudinali nella pagina superiore; le cellule epidermi- 
che della pagina inferiore, ove mancano gli stomi, sono cilindriche, di- 
sposte in serie longitudinali, a pareti spessissime e, specialmente le la- 
terali, strettamente ondulate. Predomina internamente il tessuto scleren- 
chimatico; ì fasci sono disposti come nella specie precedente e il paren- 
chima verde segue solo il contorno dei solchi. L’ epidermide superiore 
ha cellule piccole e a pareti non ispessite; è ricca di piccoli peli conico- 
allungati, unicellulari. 

Sporobolus pungens. Presenta ricca di solchi la sola pagina supe- 
riore. L’epidermide inferiore, colla parete esterna molto ispessita, ha le 
celluie disposte in serie longitudinali, cilindriche, a pareti laterali stret- 
tamente ondulate, alternantesi con altre, che sono molto schiacciate e 
a lume stretto; gli stomi qui non difettano e sono inegualmente distri- 
buiti in ogni serie, cioè in alcune pochissimi e in altre in maggior nu- 
mero, separati l’un dall'altro per una sola cellula epidermica cilindrica; 
ciò in correlazione al sovrastante parenchima verde. La pagina supe- 
riore, che si presenta ricca di emergenze papillari, per lo più arroton- 
date, molto fittamente addensate sulle sporgenze interposte ai solchi, e 
di lunghi peli unicellulari immersi nei solchi, ha le cellule epidermiche, 
poste sotto dette sinuosità, grandi, vescicolari (cellule bulliformi di Duval- 
Jouve) ce a parete non ispessita, le quali si continuano con un tessuto 


“0, Perna Ie 


fra ne I 


— 205 — 


acquifero, sviluppato fino alla pagina inferiore. Il tessuto sclerenchima- 
tico è situato sopra e sotto ogni fascio vascolare fino all’epidermide in- 
feriore, ove si estende anche sotto il parenchima acquifero; i fasci va- 
scolari sono circondati da una guaina di cellule clorofillacee grandi e di- 
sposte a rosetta; il resto del parenchima è verde. 

Sclerochloa maritima. Ha le foglie fornite di solchi longitudinali nella 
sola pagina superiore; l'epicermide della pagina inferiore, ove mancano 
gli stomi, ha cellule più grandi e più alte di quelle della pagina supe- 
riore; anche la loro parete esterna è molto ispessita e un po’ increspata. 
Tutto il parenchima interno è verde, solo interrotto dai fasci vascolari 
e dai fasci sclerenchimatici, posti sopra e sotto i vascolari e sotto ogni 
solco. 

Glyceria permixta. Presenta, come nelle precedenti specie, le foglie 
con numerosi solchi nella sola pagina superiore. Le cellule epidermiche 
sono esternamente papilliformi; quelle dell’epidermide inferiore, fornita 
di stomi, hanno le pareti ispessite e un po’ ondulate; le cellule epider- 
miche della faccia superiore , poste sotto i solchi sono grandi e bulli- 
formi. Il parenchima è quasi tutto verde; solo è interrotto dai fasci va- 
scolari, dai sclerenchimatici, posti sotto i vascolari e sotto i solchi, e 
da un parenchima incolore a cellule grandi, ricche di contenuto acquoso, 
posto sopra i fasci vascolari, nella parte superiore delle sporgenze. 

Polypogon monspeliensis. Anche qui la foglia, nella pagina superiore, 
è attraversata da solchi longitudinali, le cui cellule epidermiche sono 
grandi e bulliformi. Il parenchima é tutto verde, interrotto solo dai fa- 
sci vascolari, accompagnati sopra e sotto da altrettanti fasci scleren- 
chimatici, e da 2-3 serie di cellule grandi, incolore, a contenuto acquoso, 
interposte tra il fascio vascolare e lo sclerenchima superiore. Le cellule 
epidermiche della pagina inferiore, ove non difettano gli stomi, non hanno 
le pareti ondulate. 

Bromus maximus. In questa specie, i solchi, che trovansi nella sola 
pagina superiore delle foglie, non sono molto profondi. L’epidermide, in 
ambe le pagine, ha parete esterna non molto ispessita ed è fornita di 
stomi. Tutto il tessuto interno è un parenchima verde, interrotto solo 
dai fasci vascolari, accompagnati, sopra e sotto, da altrettanti fasci va- 
scolari. È rivestito di peli lunghi conico-acuminati. 

Cyperus mucronatus. Le cellule epidermiche delle foglie a parete e- 
sterna molto ispessita e cuticolarizzata, eccetto nella pagina superiore 
piana o scanalata, mancante di stomi, ove sono più arrotondate , nel 
resto, viste in sezione trasversale, si presentano cilindriche e di diversa 


— 206 — 

altezza, in modo che qui l’epidermide non è piana, ma sinuosa e quasi 
solcata longitudinalmente con sporgenze arrotondate ottuse; gli stomi, 
con cellule stomatiche piccolissime, essendo collocati in fondo a tali sol- 
chi, sono infossati. Il tessuto fondamentale è acquifero a cellule grandi 
e incolore; lungo il contorno delle foglie, fuorchè nella pagina superiore 
piana o scanalata, si trovano i fasci vascolari disposti in due serie e sono 
circondati ciascuno da due o più strati di cellule clorofillacee a forma 
di guaina; i fasci della serie più vicina all’epidermide sono più piccoli, 
più avvicinati fra loro in modo che i rispettivi parenchimi verdi sì toccano 
formando quasi una serie continua, e sono separati dall’epidermide per 
altrettanti fasci sclerenchimatici. 

Carex nervosa. L' epidermide della pagina superiore ha le cellule 
grandi, alte ed a contenuto acquoso; l’epidermide inferiore, al contrario, 
le ha piccole, arrotondate ed a pareti ondulate; in entrambi la parete 
esterna è molto ispessita e cuticolarizzata; gli stomi mancano nella pa- 
gina superiore. Il tessuto fondamentale è un parenchima verde, inter- 
rotto da grandi lacune e attraversato da fasci vascolari, separati dal- 
l'epidermide inferiore da altrettanti fasci sclerenchimatici. 

Juncus acutus. Le cellule epidermiche hanno le pareti ispessite di 
cui specialmente l’ esterne, con spessore uguale all’ altezza delle stesse 
cellule. Il parenchima verde, costituito da molti strati di cellule (circ: 
6-7) palizzatiformi, segue il contorno delle foglie ed è interrotto da fasci 
sclerenchimatici a forma di triangoli isosceli, che sono in contatto col- 
l'epidermide. Il restante parenchima è incoloro ed è formato di cellule 
grandi, arrotondate e ricche di contenuto acquoso ; è attraversato da 
molti fasci vascolari disposti in più serie e aiternantisi con grandi la- 
cune. Gli stomi sono in corrispondenza al parenchima verde e non of- 
frono nulla di notevole, essendo allo stesso livello dell'epidermide. 

Polygonum maritimum. Le cellule epidermiche, un po’ protuberanti 
a papilla e arrotondate esternamente, sono grandi, ricche di contenuto 
acquoso e a parete esterna ispessita e cuticolarizzata. Gli stomi, le cui 
cellule sono molto piccole e poste al livello inferiore delle epidermiche, 
si presentano infossati e sono distribuiti in ambe le facce. Tutto il meso- 
fillo, quasi omogeneo, ha le cellule grandi, clorofillacee e nello stesso 
tempo turgescenti-acquifere; quelle della periferia sono un po’ più al. 
lungate. 

Euphorbia terracina. Tutta l'epidermide ha le cellule protuberanti a 
papilla, con parete esterna ispessita e cuticolarizzata; spesso è ricca di 
antocianina, Gli stomi, distribuiti in ambe le pagine e con dotto stoma- 


* sosti 


— 207 — 


tico stretto, sono un po’ infossati per un’ anticamera uguale allo spes- 
sore della parete esterna delle cellule epidermiche. Il mesofillo è paliz; 
zatiforme sotto l'epidermide, anche, sebbene meno accentuato, nella pa- 
gina inferiore. 

Atriplex Tornabeni. La lamina fogliare ha struttura bilaterale. L’e- 
pidermide, ricca di peli squamoso argentini, ha cellule grandi, a parete 
esterna non molto ispessita, e ricche di contenuto acquoso ; gli stomi, 
non molto numerosi e distribuiti in ambe le pagine, hanno dotto sto- 
matico stretto e sono un po’ infossati. Sotto l'epidermide, in ambe le pa- 
gine, il parenchima è incoloro, acquifero, mentre il clorofillaceo è lo- 
calizzato, come in Atriplex Halimus (1), nella zona centrale. 

Salsola Soda. Ha epidermide formata di uno strato di cellule pic- 
cole a parete esterna non molto ispessita, e ricca di stomi distribuiti su 
tutta la foglia. Il mesofillo è clorofillaceo, palizzatiforme sotto l’epider- 
mide, di cui segue il contorno ; il resto è un parenchima acquifero a 
cellule grandi e turgescenti. 

Lotus creticus. L'epidermide presenta cellule grandi, acquifere, a pa- 
rete esterna non molto ispessita; è ricca di stomi un po’ infossati, con 
dotto .stomatico stretto , e localizzati su ambe le pagine. Il mesofillo è 
quasi tutto verde e nello stesso tempo ricco di contenuto acquoso; ha 
le cellule più allungate e più addensate sotto l'epidermide, specialmente 
nella pagina superiore. 

Crithmum maritimum. Gli stomi, un po’ infossati, sono distribuiti 
su tutta la foglia. Il mesofillo è verde e palizzatiforme lungo il contorno 
delle foglie, interrotto solo dai canali escretori; il restante è incoloro e 
acquifero. 

Scabiosa maritima forma divaricata (Fiori e Paol.). L’epidermide ha 
cellule grandi, turgescenti e con parete esterna ispessita e cuticolariz- 
zata. Gli stomi sono posti allo stesso livello della superficie epidermica. 
Il mesofillo è verde e palizzatiforme sotto l’epidermide di ambe le pa- 
gine, eccetto sotto il solco centrale della pagina superiore, ove è inco- 
loro, acquifero come il restante parenchima. 

Senecio C'ineraria. Le cellule epidermiche della pagina superiore so- 
no grandi e a parete esterna molto ispessita e cuticolarizzata, mentre 
quelle della pagina inferiore sono molto piccole e a parete esterna non 
ispessita perchè protette dal fitto feltro. Il mesofillo è tutto verde e 
nello stesso tempo turgescente ed acquifero, di cui i 3-4 strati superiori 


(1) Volkens, Die Flora der cigyptisch arabischen Wiiste 1887. 


— 208 — 


sono formati da cellule grandi, cilindrico-allungate ed occupano i 2-3 
dello spessore fogliare; gli altri 2-3 strati inferiori hanno le cellule più 
arrotondate. Gli stomi mancano sulla pagina superiore. 

Calendula maritima. L’epidermide di ambe le pagine, ricca dei peli 
ghiandolari già detti, è formata di uno strato di cellule a parete esterna 
non molto ispessita. Il mesofi]lo, tutto acquifero e nello stesso tempo clo- 
rofillaceo, coi granuli di clorofilla addensati maggiormente nel centro 
delle cellule, si presenta : ora omogeneo, colle cellule più o meno allun- 
gate; ora con accenno a struttura dorso-ventrale. Gli stomi sono distri- 
buiti su ambedue le facce e trovansi allo stesso livello della superficie 
epidermica o appena sporgenti. 

(continua) 


+ ot) 


Dott. G. RIGGIO 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina 


o =IZIO 


(Cont. v. N. preced) 


Avrei voluto a questo punto descrivere le diverse appendici boc- 
cali della specie in esame; ma possedendo un solo esemplare non 
ho voluto mutilarlo soverchiamente, limitandomi alla descrizione 
delle sole parti visibili; ritenendo d’ altro canto che la descrizione 
che son dietro a fare sia sufficiente per la ulteriore identificazione 
della specie. Se in seguito avrò la fortuna di trovare qualche altro 
esemplare, colmerò questa lacuna, descrivendo i pezzi boccali, i quali 
del resto, per quanto è lecito supporre, non possono differire gran 
fatto da quelli delle specie affini. 

Il sinafipodo della mandibola, ben visibile, è lungo e biarticolato , coi 
due articoli stretti ed appiattiti; disteso raggiunge quasi la metà del 
grosso articolo distale del peduncolo basale dell’antenna. L'articolo 
distale è un quarto circa del prossimale, ed entrambi sono ricca- 
mente guarniti di lunghe setole nel margine inferiore, specialmente 
del corto articolo distale. 


=— 209 


Il 2° pato di piedimascelle (tav. IV fig. 4), è conformato esattamente come 
nelle specie affini. Il 1° articolo è breve, i due successivi 2° e 3°, 
rivolti in avanti, sono robusti e di uguale lunghezza; il 4°, volto nor- 
malmente all'indietro, raggiunge, piegato, il 3° anteriore del 3° ar- 
ticolo; il 5° e il 6° sono gracili, e quest’ultimo (6°) circa ‘/, del pe- 
nultimo (5°). Interamente distesi oltrepassano la metà dello scafo- 
cerite, e superano di tutto il 6° articolo e di circa ‘/, del 5°, il grosso 
peduncolo basale dell’ antenna. Tutti gli articoli, e specialmente il 
5° e 6° sono fittamente ricoperti di peli e di esili spine. 

Il 3° paio di piedimascelle è mancante nell’animale descritto. Però, ag- 
giungo subito, che nello stesso recipiente ove trovavasi il Sergestes 
arachnipodus insieme ad altri crostacei, trovai due frammenti di ap- 

| pendici, che non seppi allora a quale di essi attribuire. Di recente 
ricevetti da Messina un giovane Sergestes vigila, St. di 18 mm., 
completo, benchè un po’ sciupato, in istato di Mastigopus, assai so- 
migliante nel profilo ed aspetto generale al .Sergestes avuto prece- 
dentemente da Messina, benchè assai più piccolo. In esso i vari ar- 
ticoli del 3° paio di piedimascelle mostravano una stretta rasso- 
miglianza coi corrispondenti articoli dei frammenti ritrovati, che 
mi apparvero così indubbiamente appartenenti al Sergestes arack- 
nipodus, e riferibili appunto al 3° paio di massillipedi di questa 
specie. 

Tali frammenti comprendono una piccola parte del 2° articolo 
(prossimale), il 3° e il 4° interi, molto grandi e quasi identici ai cor- 
rispondenti del S. vigilare, e il 5° molto allunzato e sottile, quasi 
intero in uno dei frammenti, rotto alla estremità distale nell'altro: 
in quello quasi intero il margine esterno presenta 11 piccoli den- 
tini, di cui 4 più grandetti, quasi equidistanti fra loro e compren- 
denti in mezzo i più piccoli. Disgraziatamente nessuna. traccia ho 
trovato del 6° articolo, il più interessante e caratteristico, e quello, 
che in questo caso avrebbe potuto dare le norme più sicure per 
la identificazione della specie. 

A proposito di queste appendici, il De Natale (l. c.), nella sua 
descrizione del S. arachnipodus di Cocco, dice appunto « i piedi ma- 
scellari prendono tale sviluppo che li fa rassomigliare ai piedi am- 
bulatori, e veri piedi sono essi più che organi di masticazione e di 
presa.» 

Il 1° paio di pereopodi disteso raggiunge l'estremità del peduncolo ba- 
sale dell'antenna; è gracile e scarsamente provvisto di peli, e per 

Il Nat. Sic., Anno XVII. 27 


— 210 — 


la sua conformazione corrisponde a quello delle specie affini, com- 
preso l’apparecchio prensile posto fra il carpo ed il propodo. 

Il 20 paio di pereopodi è più lungo del 1° paio di quasi tutto il propo- 
dite: disteso raggiunge quasi l’estremità del peduncolo antennulare. 
È gracile anch'esso, sparso di pochi peli e setole, e termina, come 
nelle altre specie del genere, con una piccolissima chela provve- 
duta di un ciuffo di peli alle estremità delle due branche, di cui 
una più corta. Il 3° 4° e #° paio di pereopodi mancano. 

L'addome o pleon, escluso il telson, è una volta e mezzo circa più lungo 
dello scudo. I due primi segmenti, uguali fra loro, hanno la loro 
linea dorsale un po’ al di sotto di quella dello scudo; i due succes- 
sivi, 3° e 4°, che sono anche i più grandi, si rialzano e s’incurvano 
formando come una specie di gobba assai caratteristica, la quale 
poi si abbassa in corrispondenza del 5° segmento, che è il più pic- 
colo, e continua con profilo decrescente nel 6°. Quest’ ultimo seg- 
mento è il più lungo, fortemente compresso, leggerissimamente ca- 
renato, e termina posteriormente in larga punta tondeggiante e 
brevemente ciliata, come pure ciliati ne sono i margini inferiori. 
La sua lunghezza è un po’ più del doppio di quella del 5° seg- 
mento. 

Telson (tav. IV fig. 5) mediocre, appena più corto del 6° segmento, ri- 
stretto, leggermente scanalato nella parte superiore e decrescente 
gradatamente nella sua porzione distale, dove termina in punta ot- 
tusa rotondata, coi margini e l’estremità fittamente guarniti di lun- 
ghe setole ciliate ai margini. 

Le lamine interne ed esterne degli uropodì (tav. IV fig, 5) superano di 
molto l'estremità distale del telson: l’interna di circa ‘/,, l'esterna 
quasi la metà della propria lunghezza. I margini di entrambe sono 
fittamente guarniti di lunghe setole ciliate, le quali, osservate al mi- 
croscopio, appariscono quasi delle vere penne colle barbe. Il mar- 
gine esterno della lamina esterna degli uropodi è ciliato fin poco 
oltre la metà e manca di spina alla estremità distale, che è arro- 
tondata. 

Le appendici addominali (pleopodi) non hanno nulla di notevole : Il pri- 
mo basipodite è lungo e stretto, gli altri decrescenti gradatamente 
in lunghezza; il primo di essi porta appendice semplice, lunga, ci- 
liata e internamente all’ estremità superiore (prossimale) porta at- 
taccato il petasma; tutti gli altri portano appendici biramose assai 
lunghe e coi margini provveduti di lunghe e fitte ciglia. 


L' "etici de) eda E° Vedi e e ia rid d ‘dl d,1 did 
Arie x SR I cadi 4 I a Les A 2 
e. kw a : 


— 211 — 


Il petasma (tav. IV fig. 6), si avvicina notevolmente per la sua confor- 
mazione a quello del S. arcticus, Kr., e più particolarmente a quello 
del S. robustus, Smith. Come in quest’ ultima specie è formato di 
tre porzioni. La prima più esterna è allungata e digitiforme, con 
una espansione laminare nella sua porzione prossimale e con un 
forte uncino all’estremità distale. La porzione mediana più grande, 
oltrepassa la prima di metà circa della propria lunghezza e termina 
alla estremità distale con tre branche ricurve, di cui una breve ed 
inerme, le altre due il doppio circa più lunghe di questa; di esse 
una è inerme e bipartita all’estremità, l’altra porta un fitto gruppo di 
denti un poco prima dell’estremità appuntita. La terza porzione è 
laminare, e termina in punta acuta e leggermente ricurva alla sua 
estremità distale, e si unisce col suo margine interno diritto alla 
corrispondente lamina del lato opposto. 

Il 2° paio di pleopodi (tav. IV fig. 7), oltre i due rami ordinarii porta 
una forte appendice sessuale allungata ed arrotondata all’estremità 
distale dove è guarnita di forti spine, due delle quali più grandi 
delle altre, sono poste alla metà del margine anteriore. 

Nulla posso dire intorno alla colorazione di questo animale, che 
era completamente scomparsa nell’ esemplare conservato in alcool. 

Il Cocco, (v. nota) dando la colorazione del suo Achelo, dice che 
ha la parte anteriore ed i primi tre segmenti addominali tinti sul 
dorso di rosso scarlatto con punti raggianti di color sanguigno ; in 
tutto il resto ha colore perlato. 

Nessuna indicazione posso dare sulla cattura e sull’epoca del rin- 
venimento, nè saprei azzardarmi a fare supposizione alcuna in pro- 
posito; ma date le possibili condizioni ordinarie di pesca a Messina, 
è lecito pensare che non può provenire da grandi profondità, se pur 
non sia stato pescato, come credo più facilmente, alla superficie : la 
qual cosa mi pare possibile, poichè, pur trattandosi certamente di 
specie di mare profondo, potrebbe essere di quelle liberamente va- 
ganti entro limiti piuttosto larghi di profondità, e trasportata poi 
alla superficie da correnti profonde, come del resto pare che spesso 
succede a Messina e altrove. Da ciò l'apparente rarità. 

Infatti tanto il Cocco, come il De Natale, dicono che l’Achelo vien 
gettato dalle onde sulla spiaggia di Messina ed è poco comune, 


=" 


Dimensioni 


Lungh. totale dell’estremità del rostro all’estr. degli uropodi mm. 30 


» » » » del telson » 20 
» dello scudo . ; ; 3 ; : : A ; 3a 
Altezza » 3 : £ . > : ; 4 : annie; 
Lunghezza dell’oftalmopodo compreso l'occhio . 1 AU 
» totale del peduncolo basale dell’antennula . 3 > (SI 
» del 1° art. (prossimale)  » » È : >) 
» del 2° » (medio) » » i 5 » $i 
» del 3° » (distale) » » 3 : » 159 
» della scaglia antennale (scafocerite) 7 3 ato 
» dell'addome escluso il telson ; 5 , » 145 
» del 1° segmento addom. (presa sul profilo dor sale) SE 2) 
» » 120 » » » » » » 155 
» » 30 » » » » » » 2,1 
» DITO » » » » » » 2,4 
» > ROC » » » » » >» (Uls8 
» » 6° » » » » » » 4,8 
Altezza "Bo BO » » » » » » 3 
» > 000 » » (massima). A ; > 950 
» # UDO » Dad 5 i 3 : ; > ZO 
Lunghezza del telson. . . ; È ; ; » 4 
» della lamina interna degli sono compr. l'art. basta -Qba 
» » esterna » » » gi HT 


OSSERVAZIONI. — Come ho premesso in principio, l’animale che ho 
descritto sotto il nome di Sergestes arachnipodus, Cocco, non corrisponde 
completamente a nessuna delle specie di Sergestes a me nota, ma pre- 
senta, come è naturale, relazioni maggiori o minori con le varie specie 
del genere- 

Intanto, il fatto dello straordinario sviluppo dei piedimascelle ester- 
ne, nel mentre lo fa riferire al secondo gruppo stabilito da Hansen (1. c.), 
permette anche di separarlo nettamente da tutte le specie del primo grup- 
po, che sono le più numerose; quantunque anche con esse presenta, per 
vari rapporti, qualche rassomiglianza. Infatti, per la forma del petasma, 
si avvicina all’arcticus ed al robustus, ma se ne allontana subito per al- 
tri caratteri: dal primo per la conformazione diversa del peduncolo ba- 


LAI Me bra 
i È 


— 213 — 


sale dell’antennula e per la mancanza di spine tanto all’estremità dello 
scafocerite, come all’estremità distale della lamina esterna degli uropodi; 
dalla seconda, per la forma affatto diversa degli articoli del peduncolo 
antennulare e per la diversa conformazione del telson. 

Relativamente al petasma però è lecito supporre che mano mano 
sì studieranno e si conosceranno meglio le forme veramente adulte, i 
rapporti aumenteranno, e le differenze relative alla sua forma si rende- 
ranno sempre meno sensibili. 

Passando poi alle specie del 2° gruppo, esso somiglia nell’ aspetto 
generale al S. Edwardsti, Kr., ma se ne distingue facilmente per la con- 
formazione del peduncolo basale dell’antennula, che in quest’ultima spe- 
cie ha l’articolo distale più lungo del medio ; per la forma dello scafo- 
cerite, sprovvisto di spina all’estremità distale, e per la forma del flagello, 
non che di quella del petasma stesso. 

La specie con cui offre maggiore affinità è certamente il Serge- 
stes vigilax, St.; ma anche da questa specie differisce per diversi carat- 
teri, benchè disgraziatamente manca il 6° articolo del 3° paio di mas- 
sillipedi, il quale potrebbe dare delle indicazioni assai interessanti, e forse 
decisive. Intanto fra le più notevoli differenze col S. vigilar adulto de- 
scritto dal Senna (1. c. p. 287), noto: anzitutto la forma affatto diversa 
del petasma e dell’appendice sessuale del 2° paio di pleopodi; differisce 
altresì per la lamina esterna della ripidura che ha il margine ciliato 
appena un po’ oltre la metà, per la mancanza assoluta di dente all’ e- 
stremità dello scafocerite, non che per la diversa conformazione del pe- 
duncolo basale dell’antennula e relativi flagelli. 

Restano poi le altre specie del gruppo, ma alcune di esse sono mal 
definite, e per altre mi mancano gli elementi sufficienti per fare un con- 
veniente raffronto. 

Da quanto ho premesso, risulta evidente che la forma descritta è 
manifestamente ed indubbiamente adulta, e che a mio parere non cor- 
risponde esattamente a nessuna delle forme veramente adulte descritte 
finora, e perciò, fino a prova contraria, e per evitare la creazione di nuovi 
nomi in questo genere, che ne è già assai ricco, conviene conservargli il 
nome proposto dal Cocco e dal De Natale (1). Ove poi si credesse, an- 


(1) È opportuno ricordare qui, che mentre il Kénig, (1. c. p.1) a proposito della let- 
teratura, dichiara non potere coi soli caratteri dati dal Carus identificare la specie del 
Cocco, più avanti a p. 13, a proposito del .Sergestes oculatus, Kr., dice che avendo il prof. 
Grobben pescato a Messina dei Serg. oculatus, il S. arachnipodus potrebbe essere iden- 


— 214 — 


che per ulteriori indagini, di doverla riferire al S. vigilax, St., in questo 
caso si dovrebbe ritenere come forma assolutamente adulta l’esemplare 
che ho descritto, e l’adulto descritto dal Senna si dovrebbe considerare 
come uno stadio assai inoltrato di Mastigopus. L’esemplare descritto da 
Cocco, per le dimensioni e pel colore nero degli occhi, sarebbe anche 
esso forma adulta. 

Del resto, pur lasciando ai più competenti di me di dire l’ ultima 
parola in proposito, non posso esimermi dal soggiungere che confron- 
tando i caratteri della colorazione dati dal Cocco pel suo Acheles arach- 
nipodus, colla precisa colorazione indicata dal Lo Bianco pel S. rubro- 
guttatus, V. Mason, mi nasce fortemente il dubbio che più che altro, la 
specie del Cocco possa appunto corrispondere con quest’ ultima specie; 


x 


la quale recentemente è stata pescata nel Mediterraneo dal Puritan e 
riportata e figurata dal Lo Bianco nella relazione relativa a questa cam- 
pagna .(I. e. p. 180,.tav., Wfie. 14). 


NoTA — Riporto sommariamente, per quel tanto che possono interessare, i caratteri 
assegnati da Cocco al suo Acheles arachnipodus : « Compressissimo, molle ed arcuato, 
lungo un pollice e 6 od 8 lince, compresavi la coda, largo 3 linee e !/, 0 poco più. Cor- 
saletto invece di rostro con una cortissima punta. Occhi mediocri, neri, sostenuti da pe- 
duncolî alquanto lunghi ingrossati. Antenne superiori semplici, lunghe un pollice e due 
linee e portano alla basc altre due appendici sviluppate, alle volte poco visibili. Pedun- 
coli di 3 articoli, il basilare dilatato scavato superiormente e coi margini ciliati, il me- 
dio più corto dell’ estremo. Le antenne inferiori di color roseo 3 volte più lunghe del 
corpo, sono sostenute da grossi peduncoli bi articolati, l’estremo dei quali è quasi 3 volte 
più lungo del basilare. Le scaglie laterali oblunghe, carenate coi margini sparsi di lun- 
ghe ciglia giallognole, hanno tre punti rossi disposti longitudinalmente su ciascuna di esse. 
I piedimascellari inferiori sono ripiegati in modo da ricoprire la bocca. I corsori termi- 
nano in punta assai acutamente, il primo ed ultimo paio sono degli altri assai più cor- 
ti (1). La parte anteriore ed i primi tre segmenti addominali sono tinti sul dorso di 
rosso scarlatto con punti raggianti di color sanguigno; in tutto il resto ha colore per- 
lato. L’addome è composto di sei segmenti, l’ ultimo dei quali è più lungo col margine 
inferiore rotondato. Le squame codali sono oblunghe, carenate coi margini forniti di 
lunghi peli di color giallo sbiadito : le estreme più lunghe di tutte le altre e la media 
triangolare, assottigliata, acuta, solcata e di tutte la più corta. 


1) Nella figura del Cocco, e quindi nella descrizione è chiaro lo scambio del 1° pereopodo 
g q I! Il 


col 30 piedimascelle. Per questo particolare corrisponde meglio la figura data dal De Natale. 


tico ad essi, ciò che è lo stesso che ritenerlo identico di S. Edwardst. 

Il Dr. Thiele, in una recentissima pubblicazione (Ueber einige stieliiugige Krebse 
von Messina. Abdruck aus den Zoologischen Jahrbiichern. Suppl. VIII, Jena, 1905) ri- 
tiene il S. arachnipodus, De Nat. riferibile al gruppo arctieus e lo avvicina al S. disst- 
mulis, Bate. 


I TTI E n 


Fiorita A A 0 SARCE 


— 215 — 


Sergestes robustus, Smith. 


Tav. Il, fig. 8-12. 


Sergestes robustus, Smith. S. I., Report on the Crustacea. Part I Decapoda. 
Bull. of the Mus. of Compar. Zoology at Harvard College, vol. X, n.1, 
Cambridge, 1882, pag. 97, tav. XVI, fig. 5-8; ibid. Rep. Crust. Albatross 
Unit. States fish Comm. t. VIII, fig. 3. 

Sergia robusta, Sinith, Caullery M., Crustacés Schizopodes et décapodes. in Re- 
sultats scientif. de la Campagne du Caudan dans le Golfe de Gascogne. 
Ann. de l’Université de Lyon. Paris, 1896. 

Sergestes robustus Adensamer Th., Decapoden gesammelt auf S. M. S. Pola in 
den Jahren 1890-94: in Denkschr. Akad. Wien Math. Nat. CI. 65 Bd., 1898. 

id. id. Riggio G,, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo. In Monit. 
Zoolog. italiano, Anno XI, (Suppl.) dic. 1900, p. 20. 

Sergia robusta, Smith, Lo Bianco S., Le pesche abissali eseguite da F. A. 
Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del 
Mediterraneo : in Mittheil. a. d. Zoolog. Stat. zu Neapel, 16 Bd., 1 u. 2 
Heft, 1903. 


Riferisco a questa specie l’altro dei due Sergestes avuti da Messina. 

Confesso che dapprima fui perplesso sulla sua identificazione; ma 
dallo esame comparativo dei suoi caratteri, dovetti convincermi della per- 
fetta corrispondenza specifica. 

Trattandosi intanto di specie nuova pel Mediterraneo, credo oppor- 
tuno di darne la figura e la sommaria descrizione, deducendola dall’ e- 
sermplare di Messina e da quella dello Smith. 


gd Corpo forte, robusto, assai compresso. 

Cefalotorace fortemente compresso : la sua massima altezza presa al 3° 
posteriore è il doppio di quella presa alla base delle antenne. Lo 
scudo è convesso superiormente e dalla sua parte anteriore sorge 
quasi repentinamente un piccolo rostro triangolare allungato, assai 
sottile. 

Gli oftalmopodi sono circa */. dello scafocerite ; il diametro degli occhi 
è la metà circa della loro lunghezza. 

Il peduncolo basale dell’antennula, assai caratteristico per questa specie, 
è forte e robusto, e supera lo scafocerite di quasi tutto l’ articolo 


distale; l'articolo prossimale è un po’ meno della metà della scaglia 


— 216 — 


antennale, e misura quasi quanto gli altri due presi insieme : alla 
parte superiore è fortemente incavato per accogliere l'occhio; i due 
articoli successivi (medio e distale) sono grossi e lunghi il doppio 
della grossezza e decrescenti in lunghezza. Dei due flagelli (tav. II 
fig. 9) il superiore è più lungo e provveduto di una forte porzione 
basale, dalla quale si stacca la perte filamentosa del flagello , che 
è circa il doppio del cefalotorace. Il flagello inferiore, assai più cor- 
to, è costituito da un lungo e gracile articolo basilare, leggermente 
ricurvo, e lungo la metà circa dell'intero flagello, seguito da una 
serie di pochi altri articoli decrescenti gradatamente in lunghezza 
e grossezza fino all'estremità. Alla metà circa dell’articolo di base 
sorge una robusta appendice digitiforme, provveduta di un lungo 
e forte ciglio all’ estremità e di un gruppetto di ciglia consimili 
presso la base. Davanti all’ appendice maggiore sorgono due altri 
denti minori rivolti anche essi in avanti. 

La forma dello scafocerite (tav. II fig. 10) differisce alquanto da quella 
della figura data da Smith, poichè invece di allargarsi verso la base, 
come mostra la figura di Smith, si restringe gradatamente, mostrando 
la sua massima larghezza verso la metà. L’estremità distale è ar- 
rotondata e termina con una forte spina nel margine esterno ; il 
margine interno è convesso , e insieme alla estremità, lungamente 
ciliato. La sua lunghezza è la metà circa del carapace misurato 
lungo la linea dorsale. 

Tralascio, per brevità, la descrizione delle appendici boccali, si- 
mili, del resto, a quelli delle specie affini e di non grande impor- 
tanza nella identificazione della specie attuale. 

Il 2° paio di piedimascelle, (tav. II fig. 11), disteso, non raggiunge la e- 
stremità dello scafocerite e non differisce da quello delle specie af- 
fini. Il 3° paio, mancante nell’ esemplare di Messina, disteso, rag- 
giunge l’ estremità dello scafocerite ed è forte quasi quanto il 3° 
paio di pereopodi: tutti i suoi 5 segmenti sono quasi eguali, solo 
il dattilo è un poco più corto degli altri, e tutti armati di esilissime 
spine. Il dattilo è sottile, composto di circa 5 segmenti e terminato 
con 2 o 8 spine. 


(continua) 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


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ANNUNZI 


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Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. 


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jasi, var. Magdalenae, Orpheus, Trophonius, Bucephalus; Aphaenops Pluto, 
Tiresias, Cerberus, Apfelbecki; Autroherpon Ganglbaueri, Hoermanni; Asta- 
gobius angustatus; Parapropus Ganglbaueri; Isereus Xambeui; Diaprysius 
Serullazi; Anillocharis Ottonis; Leonhardella angulicollis; Leonhardia Hilfi; 
Troglodromus Bonafonsi; Batyscia galloprovincialis, etc., contro altri rari 
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Chaetocarabus Lefeburei Dej... .-.. .. +. L. 5.00 
Carabus morbill. v. Servillei Sol. ... ..- .:...*»- 0.80 

» FRamini:Deji LU e OR) o 
Nebria. andal. v. barbara Ghd:3. ie 00 
Poecilus crenulatus Dej. . . . ARE ene Poli e ICE) 
Bradycellus obsoletus v. LMbnoLICUE Dej. ii Sd 00 
Licinus granulatus v. siculus De]. SaS AVA 
Danacaca :cusanensis Costa ea 00 
Psilothrix-protensus:Gené..; (O ue 0050 
Melryris-erabulata Pur O 
Stenosis angustata Herbst. |... . . .. è» 0.40 
Cossyphus*insularis Lap. diese a 0 
Timarcha pimelioides H. Schàff. . . . . . .» 0.40 
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ANNO XVII 1905 | N. 10. 

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» » » senza » SE I RR O RITO glie Pea SCR Sg 1A =) 1) 
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Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


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La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario del N. 10. 


Dr. Stierlin. — CurculZionides de Sicile de la collection du Dr. Stierlin. . pag. 217 


Vitale F.— Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. I Coccinellidi (fine) » 219 
Ponzo A. — La flora psammofila del littorale di Trapani (fine). . . . . >» 230 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- 
quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 237 
DE RIBlOgrara lei PReRRONE SC ig RR RAR 
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uiiéiiéiéiiéii{iFé guru gu JK ' di KKKKFKFWFWFWFWFWFéFWF<F<<'KiKÉF'KWKF$F$ÉF$ÉFW€KFKFWFWFWFWF€.5ÉéFEéFCCCWFééFéWFééFWéWF KIÀKF.KKÉIiKKKKKK I 6 5 5 ( UE KS 


Pubblicato il 1° maggio 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1905 


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ANNO XVII. 


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1905 


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N. 10. 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


DAI“ DAN 7 


DA - 


Cureulionides de Sicile 
de la collection du Dr. Stierlin 


Otiorrbynchus aurifer Dahl. (2) 
» morulus Schh, 
Arammichnus neapolitanus Stierl], 


» striatosetosus Schh. 
» scabrosoides Stierl. 
» recticollis Germ. 

» umbilicatus Stierl. 

» pulchellus Stierl. 


Meira microphthalma Seidl. 
» Pfisteri Stierl, 
» exiguua Stierl, 
»  Vittalei Dbr. 

Elytrodon inermis Boh. 
Phyliobius subdentatus Schh, 
» siculus Stierl. 

» longipilis Schh. 
Metallites modestus Stierl. 

» viridipubens Mars. 
Leucodrusus sicanus Chevr. 
Eustolus Kahri v. siculus Dbr. 

» florentinus Chevr. 

» armipes Schh. 

» Faillae Desbr. 
Polydrusus neapolitanus Dbr. 
Eusomus ambulans v. limosus Rossi 


Brachyderus siculus Fairm. 
Sitones vestitus Waltl. 

» variegatus Schh. 
Strophosomus hispanus v. comatus Dej. 
Caulostrophus albicriniger Tarn. 
Brachycerus cirrhosus Schh, 


» Wagneri Tourn. 

» v. mauritanicus OI. 
» albidentatus Schh. 
» siculus Schh. 

» Chevrolati Schh. 


Minyops scrobiculatus Schh. 
» sinuatus Germ. 
Anisorhynchus siculus Schh. 
Liosomus serobifer Rott. 
Cotaster exsculptus Germ, 
Myorhinus Steveni Schh, 

» siculus Kr. 
Thylacites variegatus Luc. 
Tanymecus siculus Tourn. 
Hypera philanthus OI. 

» crinitus Schh. 

»  parcus Gyl. 

» plagiatus Redt. 
Pachytychius Picteti Tourn. 


(1) Nell’interesse della fauna di Sicilia, abbiamo pregato il Dottor Stierlin di volerci 
comunicare l’elenco dei Curcolionidi di Sicilia da lui posseduti, elenco che egli subito 
ci ha inviato, e che crediamo utilissimo di pubblicare. 

(2) Abbiamo lasciati i nomi di autori per come ce li segna il Dottor Stierlin. 


Il Nat. Sie, Anno XVII. 


28 


Pachytychius haematocephalus Gyll. 


var. 

Smicronyx Wenkeri Tourn. 
Bothynoderus flavicans Fahr. 
Cleonus ocularis F, 

» Helferi Chevr. 

Lixus bidens Cast. 

» Lefeburei Schh. 

» ferrugatus Ol. 

»  conicicollis Schh. 
Larinus glabrirostris Schh. 

» Pellegrinus Ragusa 

» longirostris Schh. 
Acalles denticollis Schh. 

»  Bellieri Reiche 

» variegatus Schh. 

» Rolleti Sckh. 
Torneuma Rosaliae Rottb. 
Tychius thoracicus Boh. 

» abductus Tourn. 

» sorex Tourn. 

» pygmaeus Bris. 

» neapolitanus Tourn. 
Hypactus hypaetrus Tourn. 
Miccotrogus capucinus Schh. 
Sibynes unicolor Tourn. 

» lateralis Perris 

» sellatus Luc. 
Gymnetron simus Muls. 
Nanophyes siculus Schh. 

» nitidulus Hoffmannsegg 

» Chevrieri Germ. 
Coeliodes guttula PF. 
Ceutorrhynehus urens Schh. 

» austriacus Bris. 

» echii F. 


— 218 — 


Ceutorrhynchus triangulum Boh. 
» gallicus Chevr. 
» perturbatus Schh. 
» granulicollis Thoms. 
» algiricus Bris. 
Baris spoliatus Schh. 
» Stierlini Tourn. 
» prasinus Schh. 
» analis Schh. 
Apion Wenkeri Bris. 
» Germari Waltl. 
» difforme Germ. 


» tubicen Wenker 
» rufirostre F. 

» laevicolle Kirb. 
» nigritarse Kirb. 
» frumentarium L. 
» violaceum Kirb. 


Mesites pallidipennis Sehh. 
» curvipes Boh. 
Rhynchites betulae L. 

» betuleti F. 
Cyphus atricornis Muls. 
Anthribus areolatus Schh, 
Urodon pygmaeus Schh. 

» orientalis ‘Dbr. 
Mylabris pisi L. 

» lentis Sehh. 

». tristiculus Schh. 

» rufimanus Schh. 

» jocosus Schh, 

» histris Schh. 

» Stierlini Allard 


» foveolatus Schh. 
» anxius Germ. 
» villosus F. 


_——_ =0->__ 


SIRO PI RR" MIRA PESARE) ? 


— 219 — 


Geom. VITALE FRANCESCO 


Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. 
I COCCINELLIDI 


(Continuaz. e fine ved. Num. preced.) 


Sub-gen. THEA Muls. 


28. vigintiduopunetata Lin. — È forma da parecchi lustri nota per la 
Sicilia, ed il Romano la cita fin dal 1849. Non è rara nelle no- 
stre contrade e si raccoglie nella està sui Noci. 


Sub-gen. SYNHARMONIA Gangb. 


29. conglobata Lin.—Comune. La catturiamo sempre nell’està, battendo 
i roveri della mezzalina, Tremonti, Ciaramita, S. Licandro, ed 
offre da noi delle variazioni numerose. È nota di Sicilia e la 
citano oltre il Romano, il Failla, il Ciofalo, il Bertolini ecc. 

30. Iyncea v. 12-pustulata OI. -— Rarissima. Ne possediamo nn solo e- 
semplare raccolto nella decorsa està, battendo i Noci. È nota 
della Sicilia da molti anni, ed il Ragusa ne possedea parecchi 
esemplari. 

31. 14-pustulata Lin.—Comune. La raccogliamo nell’inverno nei detriti 
dei boschi, sotto le fascine d’aria poste a disseccare. È nuova 
per la Sicilia, ma il Ragusa la possedea di già. In Italia la si 
è rinvenuta in diverse contrade del Piemonte a la Sardegna. 

32. 7-punctata Lin.—La più comune di tutte le Coccinelle. 

Si riscontra ovunque ed in tutti i mesi. Nota di Sicilia da 
lunghi anni, è comune in tutte le Provincie. Ricordiamo che 
in una gita su l’ Etna nel 1878, ne trovammo una quantità 
straordinaria, alla sommità del vulcano, lontano da qualsiasi 
vegetazione, aggrappata ai blocchi di lava. 


— 220 — 


Sub-gen. ApALIA Muls. 


33. 10-punctata Lin. — È questa la Coccinella che offre da noi il più 
gran numero di varietà. É comune su le Querci, e noi la pos- 
sediamo di Forno, Catarratti, Colla, Scala , Linata, Tremonti, 
Annunziata, Campo-Inglese ecc. ecc. È nota della Sicilia aven- 
dola citata il De Stefani ed il Ciofalo (variabilis) ; il Bertolini 
la cita soltanto nell’ultimo catalogo. 

34 


v. lutea Rossi.—Varietà rimarchevolissima, e nuova per la Sicilia, 
Il colorito giallo invade tutte le elitre, ed il corsaletto, ove 
sì trovano pochi punti neri. Il Ragusa ce ne richiedeva 10 e- 
semplari, che non abbiamo potuto inviargli, possedendone noi 
soltanto uno, raccolto a Tremonti il 12 maggio del decorso 
anno. Per l’Italia è nota soltanto di Piemonte e Toscana. 

. v. 4punctata Lin.— Altra varietà nuova per la Sicilia, e simile a 
la precedente, da cui si differenzia per 4 puntini neri che ha 
su la metà delle elitre, due per lato. Le due isole del Medi- 
terraneo la possiedono assieme al Piemonte ed alla Toscana. 
Da noi è rara e la troviamo a Scala ed al Tono. 

36. v. humeralis Scop.—Non rara. Altra bella e distinta varietà nuova 
per la Sicilia, facilmente riconoscibile dalle due macchie rosse 
lunulari agli omeri, spiccanti sul nero ebano delle elitre. — Il 
Ragusa ce ne richiese varii esemplari. D'Italia si conoscea del 
Piemonte ed Emilia; la Sardegna la possiede. 

. v. 10-pustulata Lin. — Rara. Questa varietà riconoscibile dalle 10 
macchie rotonde e rosse, sul fondo nero delle elitre, è nota di 
Sicilia, citandola il Bertolini. Noi l'abbiamo trovata in Messina 
nell’inverno del 1903, ed a Colla il 22 aprile 1904. 

38. v. bimaculata Pont.—Rara. Somiglia a la humeralis, ma distingui- 
bile per la posizione ed il colorito delle macchie. Il Ragusa la 
possiede, e la cita di Sicilia il Bertolini nel suo ultimo catalo- 
go. Noi l'abbiamo catturata a Tono nell’agosto. 

. bipunetata L. — Comune. L’ abbiamo da Tremonti, Campo-Inglese 
Catarratti, Linata ecc. Col Romano la citano di Sicilia, il Ber- 
tolini, Failla, De Stefani, Ciofalo ecc. Però crediamo che non 
sia molto comune, giacchè il Ragusa, quantunque la possedesse, 
ce ne richiese parecchi esemplari. 

40. v. 6-pustulata L.—Varietà rara e nuova per la Sicilia. Fu raccolta 


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(56) 
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— 221 — 


nel giugno battendo i Noci in contrada Gravitelii. È facilmente 
distinguibile alle 6 macchie rosse su le elitre nere. In Italia la 
si rinviene in molte contrade, dal Piemonte a la Calabria. 
41. v. 4-maculata Scop.—Rarissima. Assieme a la precedente e da que- 
sta facilmente distinta per la mancanza delle due macchie rosse 
post-elitrali. È anco nuova per la Sicilia ed il Ragusa ce ne 
chiese alcuni esemplari. In Italia la si è osservata nel Trenti- 


no, nel Piemonte, in Corsica e nel Napoletano. 


Genere Hippodamia Muls. 


Sub-gen. ADONIA Mals. 


42. variegata Goeze. — Rara. È una bella forma, e si trova da noi su 
le piante da fiori infeste di ApAidi. Ne abbiamo raccolto nel 
decorso giugno due soli esemplari a Ganzirri. Il Reiche la trovò 
negl’insetti raccolti in Sicilia dal Bellier. Il Bertolini la cita 
nel 1872 e nel 1904; e così il De Stefani ed il Ciofalo. Il Ra- 
gusa ne possedea pochi esemplari, e ce ne richiese alquanti. 

43. v. carpini Four.— Rarissima. Possediamo un esemplare di tale va- 
rietà raccolto nel giugno 1895, in contrada Calamarà e non ne 
abbiamo più potuto trovare. È specie di già nota di Sicilia ed 
il Bertolini la cita (1904). 

44. v. constellata Laich. — Non rara. Questa elegante varietà, nuova 
per la Sicilia, la raccogliamo in contrada Sinnaro, sulle piante 
di Anguria, invase dagli Aphidi. Il Ragusa ce ne richiese varii 
esemplari, che glieli abbiamo spedito. Nota in Italia dal Tren- 
tino, Toscana e Settentrione d’Italia, la nostra scoperta la spinge 
all'estremo del Meridione d’Italia, e fa sperare che la si ritro- 
verà nelle Calabrie o nel Mezzogiorno. 


Porremo termine a queste brevi notizie, con il catalogo sinonimico- 
topografico delle Coccinelle fin'ora trovate in Sicilia, secondo i lavori da 
noi consultati. 


— 222 — 


Famiglia COCCINELLIDAE 
Sectio Phitophagae 
Genere Epilachna Redtembacher. 


1. chrysomelina Fab. Sic.-Mess. Ro(a), Bert.(b), Failla (c), De St. (d), 
Ciof. (e) Bert. (f), Vitale. 
11-maculata Redt. 
Costae Weise. 
2. Argus Lin. Sic. Bert. (f). 


Genere Lasia Muls. 
Sub-coccinella Huber. 


3. 24-punctata Lin. Mes. Vitale. 
globosa Schneider Sic. Bert. (b-f), Reiche (g). 


Sectio Aphidiphagae 
Tribù Rhizobiini. 
Gen. Coccidula Kugelann. 


1. scutellata Herbs. Sic. Ro. Bert. (b-f.). 
5-punctata F. 
melanocephala Zsch. 
bipunetata Gmell. 
testata Zsch. 
5. rufa Herbs. Sic. Bert. (b-f). 
pectoralis F. 
testacea Kimman 
rosea Mars. 


Gen. Rhizobius Stephens. 


6. litura F. Sic. ovunque Ro. Bert. (b-f).-Fa., De St., Cio., Vit. 
lividus Oliv. A 
someloides Herbs. 
testaceus Fab. 
pallidulus Muls, 
fasciatus F. 


— 223 — 


Aurora Panz. 

hypomelaenus Marsh. 

lineatellus Muls. 

nigriventris Thoms. 

marinus Muls. 
7. v.discimacula Costa Sie. Bert. (b-f), Fail. 
8. sub-depressus Seidl. Mess. Vitale. 


Tribù Scymnini 
Gen. Scymnus Kugelann. 


9. ferrugatus Moll. Sic. Hert-A(f). 
analis Fabr. 
ruficollis Oliv. 


10. haemorroidalis Herbst. Sic. Bert. (f). 
analis Rossi 
parvulus Illig. Sic. Ro. 
capîtatus Fabr. Sic. Bert. (b). 


auritus Westmm. 
fulvifrons Steph. 
11. minimus Rossi Sic. Bert. (b-f), Fa. 
12. sub-villosus Goeze Sic. Bert) 
fasciatus Foure. 
transverse pustulatus Muls. 


13. suturalis Thunb. . Sic. Bert. (f) Vitale. 
discoideus Illig. Sic. Ro., Bert. (b). 
atriceps Steph. 

14, pallidivestis Muls. Mess. Vitale 


nanus Muls. 
2 lividus Bold. 


15. ater Kugelann Sic. Ro. (1) 
celer Weise 

16. pnanctillum Weise Mes. Vit. 
minimus Payk. Sic. Bert. (b) 

17. biguttatus Muls. 
v. anomus Muls. Sic. Bert. (f) 

SE 
18. nigrinus Kugelann Sic. Bert. (f) 


ate» Thunberg 
morio Payk. 


(1) Il Bertolini nei suoi cataloghi non cita tale specie dal Romano notata fin dal 
1849, 


— 224 — 


19. frontalis F. Sic. Mes. Bert. (f), Vitale 
bimaculatus Mots. 
20. v. 4-pustulatus Herb. Mess. Vitale 
? spectabilis Fald. 
21. Apetzi Muls, Sic. Mes. Bert. (b), De St.,. Vit, 
22. interruptus Goeze 
marginalis Rossi Sic. Bert. (b) 


bimaculatus Herbst. 
frontalis Panz. 
rufipes Fab, 
morio Fab. 

23. v. laetificus  Weise 


24. Levaillanti Muls. Sic. Bert. (b-f), Heyd. 

25. Kiesenwetteri Muls. Sic. Mess. Bert. (b-f), Vitale 

26. v. siculus Weise Sic. Heyd., Bert. (f) 

27. sannio Weise Sic. Heyd., Bert. (f) 

23. pulchellus Herbst Sie:-Mes: fr Bert (0), VI: 
4-lunulatus Iig. Sic. Ro., Bert. (b) 

29. bipunctatus Kugel. Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. 
biverrucatus Panz. Sic. Rox) 


bisignatus Bohm. 
bipustulatus Mots. 
affinis Payk. 


Gen. Clithostethus Weise. 
30. arcuatus Rossi Sic.-Mess. De ‘Stefà Resti) 


Gen. Pharus Muls. 


91. setulosus Chevr. Sic. Bert. (f) 


(1) Non sappiamo come il Bertolini nel catalogo del 1872 non riporti tale speeie 
per la Sicilia. 


(#) Rarissimo. Segnaliamo questa elegantissima e tipica forma, per un esem- 
plare raccolto dal prof, Filippo Re, nelle nostre campagne nel maggio 
del 1902. Egli che lo possedea in molti esemplari raccolti a Licata, se 
ne volle gentilmente disfare per arricchire la nostra collezione, e di 
ciò gli rendiamo i più sentiti ringraziamenti. Di Sicilia lo nota il solo 
Catalogo dei signori De Stefani e Riggio. 


\ È ss 


— 225 — 


Gen. Hyperaspis Redt. 


32. reppensis Herbst. Sic.-Mes. De St., Vit., Bert.-(f) 
Motschulskyi Mul. 
pseudopustulata Muls. 

o bipustulata Tbhunb- 
Q nigra Zsch. 
od rcantocephala Quens- 

33. v. marginella F. Sic. De Stef. 
Hoffmannseggi Grav. Sic. Reiehe, Bert. (f) (1) 
histeroides Fald. 
simulata Chevr. 

34. campestris Herbs. Sic. Bert. (f) 
frontalis Schn. 

35. V- concolor Supp. Mes. Vit. 

36. Bellieri Chevr. Sic. Bert. (f) 

Gen. Platynaspis Redt. 

37. luteorubra Goeze Sic. De Stef., Bert. (f). 
villosa Fourec. Sic. Bert. (b). 
quadrinotata Dufour 
quadrimaculata Rossi 
bipustulata Dum. 
quadriguttata Brhm. 
pubescens OL. Sic. Ro. 
bisbipustulata Illig. Sic. Ro. 
quadripustulata Kugel 

Gen. Chilomenes Chevr. 

38. vicina Muls. Sic. Heyd., Bert. (f). 
Gen, Chilocorus Leach. 

39. similis Rossi Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. 


renipustulatus Sch. Sic. Ro., Ciof. 
mediopustulatus Sehr. 

abdominalis West. 

cacti Scop- 


(1) Il Bertolini nell’ultimo catalogo (1904) esclude tale varietà da la Sicilia; perchè ? 


Il Nat. Sîc., Anno XVII 


29 


40. 


41. 


42. 
43. 


44. 


46. 


AT. 


48. 


49. 


bipustulatus Lin. 


fasciatus Mill. 


frontalis Thunb. 


4-pustulatus Lin- 


4-verrucatus F. 
lunulatus Zsch. 
cassidioides Donav. 
varius Schr. 


. tbericus Mots. 
v. floralis Mots. 


unicolor Schauf. 
haematideus Costa. 


octosignatus Gebl. 


desertorum Gebl. 
desertus Motsc. 


. 16-punctata Lin. 
v. 12-punctata Lin. 


suturata Goeze 

18-punctata Fuels. 
16-punctata Four. 
11-punctata Gmel. 
12-punctata Steph. 


phalerata Costa 


16-guttata Lin. 


12-guttata Poda 


bis-sex-guttata F. 


— 226 — 


Sic. ovunque Ro., Reich., Bert. (b). Fa., De St., 
Cio., Bert. (f), Vitale. 


Gen. Exocomus Redt. 


Sic. ovunque Ro., Reich., Bert. (b), Fa., De St., 
Cio., Bert., (f), Vitale. 


Sic. Hey Bert, (f): 
Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. 


Gen. Brumus Muls. 
Sic. Bert. (f). 
Sic. Bert. (b), Heyd. 


Gen. Micraspis Redt. 


Sic-Mes. Bert. (b); Mit: 


Sic .-Lentini ho., Rert. (b), Fa:, De.St,, Hey., Vit. 
Gen. Coccinella Linneo. 
Sub-gen, Halyzia Muls. 
Sic. Bert (f). 
Sub.gen. Vibidia Muls. 


Sic.-Mes. Bert. (b), Fa., Bert. (f), Vitale. 


Sub-gen. Myrrha Muls. 


50. /8-guttata Lin. Sic. Bert. (f) 
ornata Herbst. 
51. v. formosa Costa Mes. Vitale 


Sub-gen. Sospita Muls. 
52, 20-guttata Lin. Sic. Bert. (f). 
Sub-gen. Propylaea Muls. 


53. 14-punctata Les. Sic. comune Ro., Bert. (b), Vitale, Bert. (f). 
conglobata Ill. Sic. Ro. 
tessulata Scop. 
conglomerata Laich. 

o4. v. tetragonata Laich. Mes, io La 
tessulata Weis, 
angularis Sajo 
palustris Sajo 

dd, Vv. conglomerata Fab. Mes. Vit. 
suturalis Weis. 

Friwaldskyi Sajo 


Sub-gen. Thea Muls. 


56. 22-punctata Lin. Sic. Ro., Reiche, Bert. (b), De St., Cio. 
Vit., Bert. (f). 
punctata Lin. 
Sub-gen. Harmonia Muls, 
57. Doublieri Muls. Sie. Bert. (b) (1). 
Sub-gen. Synharmonia Gangb. 

58. conglobata Lin. Sic. Bert. (b), Vit., Bert. (f). 

18-punctata Scop. Sic.-Mes. Vitale. 

impustulata Illig. Sic. Ro. 


(1) Il Bertolini nel catalogo del 1872, specificatamente segnava, la C. Doublieri Muls. 
come di Lig. Sic. Sard.; come va che nell’ ultimo suo catalogo (1904) non la cita, che ‘ 
di Cor'ica, Lazio e Sardegna ? 


— 228 — 
59. v. impustulata Lin. Sic.-Mes. Fa., Vit. 
viridula Hamp. 
specularis Bon. 
rosea De Geer. 
nigra Crois. 
16-punctata Scop. 
60. Zyncea OI. 
v. 12-pustulata Ol. Sic.-Mess. Ro., Fa., Ciof., Vitale. 
Sub-gen. Coccinella s. str. 
61. /4-pustulata Lin. Sic. Reiche, Cio., Vit. 
variabilis Fair. 
leucocephala Gmel. 
14-maculata Pora 
14-quttata Dond. 
62. 7-punctata Lin. Ste. ovunque Ro., Reich., Bert. (b-f) Fa., De 
Stef., Vit. 
63. 5-punctata Lin. Sic. Bert. (b-f). 
64. /1-punctata L. Sic. Ro., De St., Bert. (8). 
colloris Pavyk. 
Sub-gen. Aphideita Ws. 
65. obliterata L. Sic. Bert. (b-f). 
M-nigrum F. 
pallida Thunb. 
obsoleta Schn. 
sexnotata Thunb. 
Sub-gen. Adalia Muls. 
66. /0-punctata L. Sic. tot. De St., Bert. (f), Vit. 
variabilis F. Ter.-Im. Ciof. 
67. v. lutea Rossi Mes. Vitale. 
68. v. 4-punctata L. Mes. Vit. 
69. v. humeralis Schall. Mes. Vit. 
pantherina Deger. 
70. v. 10-pustulata Lin. Sic.-Mes. Bert. (f), Vitale. 
obliquata Reich. SIG. Bert. (b). 
consolida Weise. 
71. v. bimaculata Pont. Sic. Mes. Bert. (f), Vitale. 


bipustulata Herbst. 


an ULI zo 
sa la 
e De 


72. 


73. 
T4. 


75 
76. 


78. 


IC 7 
LI 
È 
— 229 — 
bipunctata Lin. Sic. tot. Ro., Fa., De Stef., Cio., Bert. (f),Vit. 
bioculata Say. 
| dispar Schn. 
v. 6-pustulata Lin. Mes. Vit. 
v. 4-maculata Scop. Mes. Vit. 
Sub-gen. Semiadalia Crotch. 
11-notata Schn. Sic. Reiche. 
V. 9-punctata Pour. Sic. Ro. 
Gen. Hippodamia Muls. 
18-punctata Lin. Sie. Ro. 
trinacris Foure. 
padana Muls. 
14-punctata Donor. 
13-punctata Steph. 
v. 7-maculata Degeer Sic. Ro. 


segetalis Niez. 


Sub-gen. Adonia Muls, 


79. variegata Goeze Sic. tot. De St., Bert. (f), Vit. 
mutabilis Scriba Sie. Reiche, Bert. (b), Ciof. 
similis Schr. 
13-punctata Four. 
affinis OI. 
laeta Fab. 

80. v. carpini Fourc. Sic.-Mes. Bert. (f), Vit. 
9-punctata Scop. 
arenariae Sajo 
biconstellata Sajo. 

81. v. constellata Laich. Mes. Vit.. 
obversepunctata Schr. 
mediopunctata Sajo 

Species incerte sedis. 
1. Coccinella 9-maculata ? Ro. 
2. Scimnus includens Kirsch (1) Bert. (b) Fa. 
3. Coccinella 18-punctata v. pustulata Linn. Ciof. 
4. Hyperaspis ? Ciof. 


(1) Questa specie, che il Kirsch segnala d’Egîtto nel Répertozre de L’Abeille 451, non 


crediamo che esista in Sicilia, 


— 230 — 


La flora psammofila del littorale di Trapani 


di Hntonino Ponzo 


(Cont. e fine ved. num. preced.) 


—— oe > 


Plantago ceratophylla. Le sue cellule epidermiche, piuttosto grandi, 
non hanno una parete esterna molto ispessita. Il mesofillo è clorofilla- 
ceo e con elementi ovali allungati lungo il contorno della foglia, men- 
tre nel centro è sempre più incolore, acquifero e con elementi più grandi. 
Lungo i margini, i lobi sono percorsi da fasci di sclerenchima, i quali 
all’ apice confluiscono ed emergono a forma di piccolissimo cono pun- 
gente. Gli stomi sono localizzati su tutta la superficie. 

Riepilogando sui caratteri anatomici più salienti di questa flora 
psammofila, si osserva che: 

1. Le cellule epidermiche sono disposte in un solo strato (raro 
in due, come in Eryngium maritimum), e variano di dimensioni, essendo 
in alcune specie piccole e in altre piuttosto grandi; spesso abbondano 
di contenuto acquoso e in qualche pianta contengono altre sostanze, che 
hanno l’ufficio di arrestare forse una parte della luce (autocianina) o di 
regolare l’evaporazione (tannino); sono di uguale grandezza in ambedue 
le facce e lungo il contorno delle foglie, o più piccole tanto nella pa- 
gina inferiore (Carex nervosa), quanto nella superiore (graminacee); hanno 
la parete esterna di vario spessore e cuticolarizzazione ; nelle piante 
glabre, specialmente estive, la presentano generalmente ispessita e cu- 
ticolarizzata, nelle pelose invece sottile; sono talvolta protuberanti a pa- 
pilla e arrotondate esternamente. In moltissime specie è notevole un ri- 
vestimento esterno ceroso (Eryngium, Agropyrum, Crithmum, ecc.); il 
rivestimento peloso può essere più o meno denso, e in quest’ultimo caso 
forma un fitto feltro bianco o cenerino che avvolge, sia tutta la pianta 
(Diotis, Medicago marîna), sia la sola pagina inferiore delle foglie (Sene- 
cio Cineraria); peli acquiferi si hanno in Hatriplex e Mesembryanthemum, 
e ghiandolari con secrezione vischiosa in altre già dette. 

2. Gli stomi, nelle piante con foglie a struttura isolaterale o bi- 
laterale, sono distribuiti su ambedue le pagine e trovansi: o allo stesso 
livello esterno dell’epidermide, o un po’ al disotto, sia per il maggiore 
spessore della parete epidermica esterna cuticolarizzata, sia per la po- 


— 231 — 


sizione delle cellule stomatiche, molto piccole, collocate allo stesso livello 
inferiore delle epidermiche. Nelle piante con foglie a struttura dorso- 
ventrale, invece, sono generalmente localizzati o nella sola pagina in- 
feriore (Senecio Cineraria, Carex, Cyperus mucronatus), o nella sola su- 
periore (aleune graminacee, Euphorbia Paralias, Passerina). 

5. Il tessuto meccanico e sclerenchimatico è discretamente svi- 
luppato in tutta la vegetazione , sia che accompagni i fasci vascolari, 
sia che formi attorno a questi una guaina (alcune graminacee), sia che 
si trovi in fasci sparsi nel mesofillo, specialmente sotto l’epidermide (Jun- 
cus acutus e maritimus). In qualche graminacea, p. e., (Ammophila) è 
sviluppatissimo un ipoderma scleroso. 

4. Carattere generale del mesofillo è 1’ abbondanza di contenuto 
acquoso e la piccolezza dei meati o spazî intercellulari. In molte piante 
esso è tutto clorofillaceo e nello stesso tempo turgescente e ricco di so- 
luzione acquosa ; solo in alcune si presenta nettamente differenziato in 
clorofillaceo e acquifero, quest’ultimo collocato nella parte centrale della 
foglia, eccetto in Atriplex Halimus e Tornabeni, ove si trova sotto l’epi- 
dermide, mentre l’assimilatore, visto in sezione trasversale, forma una 
fascia nel mezzo delle foglie. 

Lo sviluppo del mesofillo determina la carnosità, carattere predo- 
minante in tutta la vegetazione, tanto che le specie grasse costituiscono 
un contingente di più del 65 °/, di tutte le piante psammofile. Questa 
carnosità si osserva tanto nelle specie esclusivamente psammofile e alo- 
fite, quanto in quelle che si estendono nelle sabbie da altre stazioni, 
ove non sono affatto carnose (Sonchus tenerrimus e oleraceus, Scabiosa 
maritima, Bellis annua, Alyssum maritimum, ecc.); e si nota, sia nelle 
piante che vegetano durante il periodo estivo, sia in quelle che limi- 
tano la loro vita al periodo invernale e primaverile. Detta struttura si 
è spiegata mercè l’azione del sal marino, e a tal riguardo sono note le 
esperienze di Lesage (1), per cui non è da sorprenderci la carnosità an- 
che dei Sonchus, Bellis, ecc., ordinariamente non tali. Schimper (2) ha 
sostenuto che il sale ha azione deleteria nell’ organismo vegetale e per 
evitare il suo grande accumulo e attutirne la sua azione nociva, le piante 


(1) P. Lesage, In/luence du bord de la mer sur la structure des ferilles Compt. rend. 
des sc. de l’Acc. des sc. t. c. IX. n. 5). Reckherches experimentales sur les modifications 
des feuilles chex les plantes marit. (Revue gen. de bot. II, 1890). 

(2) Schimper, Ueder Schutamittel des Laubes gegen Transpiration. (Sitzungsber Akad. 
Berlin 1890, II).— Die indo-malayische Strandflora—Jena 1891. 


— 232 — 


sertono il bisogno di premunirsi contro una forte traspirazione. Questa 
teoria è molto discussa; anzi alcuni fatti dimostrano il contrario, come 
afferma Diels (1), il quale nelle sue esperienze, ha anche dimostrato 
non sostenibile l’asserto dì Stahl (2), che cioè un effetto nocivo del clo- 
ruro di sodio nelle piante si osserva nel danneggiamento duraturo del- 
l’intiero apparato stomatico. Contro la teoria di Schimper stanno inoltre 
i risultati recentemente ottenuti da Sanna (3), che cioè le alofite pre: 
sentano nelle loro ceneri una grande quantità di cloruro di. sodio, ac- 
cumulatosi anche in individui impiantati su terreno in cui si ha tracce 
di questa sostanza, e che spesso si trovano alofite rachitiche su un suolo 
povero di sal marino, mentre viceversa rigogliose in plaie molto salse. 
Per queste ragioni si deve ammettere che nelle alofite il cloruro di so- 
dio è necessario e non nocivo; potrebbe essere dannoso alle piante non 
alofite, ma la loro presenza in terreni salsi dimostra che lo possono sop- 
portare; in caso contrario non potrebbero vegetarvi o resterebbero ra- 
chitiche e morrebbero prima della fioritura o fruttificazione. La quistione 
della traspirazione nelle alofite sembra invero molto complicata; ad o- 
gni modo una spiegazione riguardante la carnosità la credo più atten- 
dibile nel fatto che la soluzione salina, introdotta nella pianta, evapo- 
randosi molto più lentamente che non l’acqua pura, produce un accu- 
mulo, per cui viene a modificarsi la struttura del mesofillo. Possiamo 
noi, uella struttura carnosa di questa vegetazione, specialmente nelle 
specie, che vegetano soltanto durante il periodo, in cui la sabbia‘è ricca 
e fortemente impregnata d’acqua, riconoscere un spiccato carattere xe- 
rofilo ? in quest’ ultime piante un immagazzinamento sarebbe fuor di 
luogo, tanto più che in esse non troviamo alcun carattere che possa e- 
vitare una forte traspirazione. Ciò però non deve escludersi in modo 
assoluto specialmente per le specie estive, ove è sviluppato un speciale 
tessuto acquifero, come in Salsola Soda, la quale anche estirpata dal ter- 
reno, può prolungare la sua vitalità per parecchi giorni. 

I caratteri xeromorfi si trovano accentuati nelle specie che ve- 
getano durante il periodo estivo, determinando, fra le xerofite e le dette 
alofite, una grande analogia, dovuta alla maggiore secchezza cui que- 
st'ultime sono sottoposte nei mesi caldi. Si sa che le sabbie, come tutti 


(1) Diels, Stoffwechsel und Struktur der Halophyten. (Jahrb. wissensch. Bot. XXXII, 
1898). 

(2) Stahl, Einige Versuche diber Transpiration und Assimilation. (Bot. Zig. 1894). 

(3) Sanna, Influenza del sal marino sulle piante. Le Staz. sper. agr. it. XXXVII, 
Modena, 1904). 


— 233 — 


i terreni molto disgregati, nell’estate perdono facilmente l’acqua, conser- 
vaudola solo in limitata quantità negli strati sottostanti, mentre dalla loro 
superficie, di giorno, irradiano molto calore. Io stesso ho potuto notare 
questa forte irradiazione calorifica con qualche osservazione fatta in lu- 
glio, ed ho visto che lo strato sabbioso superficiale, verso le ore 15,’ 
raggiungeva e superava la temperatura di 45-50°, mentre quella dello 
ambiente, all'ombra, era di circa 28°. Lo sviluppo notevole del sistema: 
radicale, specialmente in lunghezza, permette a queste alofite di usu- 
fruire dell'umidità, che sempre persiste nelle sabbie sottostanti, come io 
stesso ho potuto constatare (1), anche avendo estirpato, in agosto, qual- 
che pianta (p. e. Statice densiflora) con tutte le radici, le quali erano 
intieramente umide. Le sabbie però, se col sole si riscaldano fortemente, 
nello stesso tempo si raffreddano facilmente, tanto che hanno una dif- 
ferenza rimarchevole fra la loro temperatura diurna e quella notturna; 
di tale proprietà usufruiscono le piante, specialmente le basse e cespu- 
gliose, le quali, al far del giorno, si presentano abbondantemente irru- 
giadate. 

L'esistenza di questa limitata umidità non esclude che dette alofite 
sentano il bisogno di premunirsi, con svariati mezzi, contro una forte 
traspirazione, come ci ha dimostrato la loro struttura anatomica; infatti: 
Euphorbia Peplis, pei suoi fusti completamente sdraiati sul terreno ha 
le foglie, ricche di antocianina nell’epidermide, giacenti e strettamente 
applicate sulla sabbia, per cui protegge il suolo da una forte evapora- 
zione. Eu. Paralias ha le foglie disposte verticalmente e avvicinate, colla 
pagina superiore, ai fusti, offrendo all’ azione Juminosa e calorifica la 
pagina inferiore fornita di cuticola ispessita e mancante di stomi. Crità- 
mum maritimum ha i segmenti fogliari, lineari e carnosi, diretti verti- 
calmente in su, in modo che la luce e il calore agiscono, sulle loro 
facce, di profilo e non direttamente; questa è la specie, che, più delle 
altre, attraversa tutti i mesi estivi in pieno rigoglio, tanto che fiorisce 
in settembre. Le foglie di Juncus acutus e J. maritimus, lunghe, cilin- 
driche e simili ai culmi, hanno stessa disposizione più o meno verticale. 
Identica disposizione verticale troviamo nelle foglie di molte altre piante, 


(1) Da una certa quantita di sabbia, da me estratta colla massima precauzione a 
circa 15-20 cm. di profondità, ne ho pesato 10 grammi, che ho rinchiuso in una stufa 
e sottoposto per tre ore aila temperatura di 109°, poscia l’ho ripesata ed ho notato che 
aveva perduto 300 milligrammi di peso, equivalente all’ acqua che conteneva. Facendo 
la percentuale detta sabbia presentava il 3 °/, di umidità. 


Il Nat. Sic., Anno XVII. 30 


— 234 — 


come Erythraea, Atriplex portulacoides, ecc. In estate le tenere foglie 
basali del G/aucium flavum sono riunite fra loro e presentano i lobi pie- 
gati a coppa, in modo che, per evitare il più possibile l’azione diretta 
del sole, questi quasi si adagiano l’un sull’altro, lasciando scoperta solo 
circa metà della pagina inferiore di ogni lobo, mentre hanno tutta la 
superiore coperta dal lobo soprastante. Le foglie di Eryngium maritimum 
sono piegate ed increspate in modo che le loro due pagine non sono per 
intiero influenzate direttamente dai raggi solari. Nella Senecio Cineraria 
le foglie illanguidite, sono piegate nel senso del nervo mediano e presentano 
i lobi opposti avvicinati fra loro, per cui risentono maggiormente l’azione 
calorifica colla pagina inferiore, ben protetta dal feltro. La Calendula ma- 
ritima è intristita, cessa la fioritura, presenta appassite la massima parte 
delle foglie, mantenendo generalmente il solo ciuffo apicale, ove que- 
st’ ultime sono verticali, molto avvicinate fra loro e relativamente più 
piccole. Nel Lotus creticus le toglie, oltre ad essere avvicinate al caule 
per la loro direzione quasi verticale, hanno le loro foglioline piegate 
lungo il nervo mediano. In Anth:mis maritima le foglie che persistono, 
sono piegate longitudinalmente, disposte quasi verticalmente e molto 
addensate fra loro a ciuffo; ecc. Le graminacee alofite estive, cioè: Am- 
mophila, Agropyrum junceum, Sporobolus, ecc., come è noto, hanno la 
proprietà di arrotolare le foglie nel senso della loro lunghezza in modo 
da esporre all’azione della luce e del calore la sola faccia inferiore. Que- 
sto avvoltolamento del lembo, che viene a toccarsi, superiormente, coi 
due margini, determina la formazione d’un canale dentro cui la circo- 
lazione dell’aria è molto limitata ed ostacolata, anche per la presenza, 
sulla faccia superiore, di peli (Sp ;robolus), ed offre una diminuzione della 
superficie evaporante, tanto più che alcune specie (Ammophila, Agropy- 
rum) mancano di stomi nella pagina inferiore (1). 


(1) Questo avvoltolamento fogliare fu spiegato da Duval-Jouve per l’azione delle cel- 
lule bulliformi che si trovano alla base dei solchi, le quali, gonfiandosi e restringendosi, 
determinano l’ apertura e la chiusura delle foglie. In seguito Giovannozzi (Z movimenti 
igroscopici delle piante, in N. Giorn. bot. it. n. s. v. VIII, aprile 1901), avendo osser- 
vato che, togliendo con un ago le cellule bulliformi e facendo essiccare la sezione così 
mutilata, il movimento avveniva nella stessa maniera, concluse che esso è dovuto al pa- 
renchima fogliare, il quale, dilatabile e restringibile, costringe la foglia a ripiegarsi nel 
senso del minore spessore e resistenza, cioè verso la pagina superiore, ove ci sono i sol- 
chi e le cellule bulliformi a pareti sottili e facilmente comprimibili. Io però, dalle varie 
osservazioni fatte nelle predette graminacee, credo che, pur ammettendo in parte quanto 
Giovanozzi dice, debba riconoscersi in questo movimento un’azione importantissima alla 


— 2395 — 


Nello Sporobolus pungens e nella Carex nervosa, che hanno 1’ epi- 
dermide inferiore delle foglie fornita di stomi, detto accartocciamento 
obbliga quest'ultimi a chiudersi, poichè le pareti ondulate delle cellule 
epidermiche , nel distendersi, esercitano una pressione sulle cellule sto- 
matiche, il cui turgore in estate è diminuito. 


* 
xo 


Dal punto di vista geografico questa vegetazione alofita presenta : 
specie e forme poco diffuse, sia in Sicilia (Cynnomorium, Statice densi- 
flora, Senecio C'ineraria, Lotus commutatus), sia in tutta la penisola ita- 
liana (Agrostis nitens, molto rara, Plantago ceratophylla, Cachrys echi- 
nophora), sia in tutta la regione mediterranea (Atriplex Tornabeni, Jun- 
cus ambiguus, Calendula maritima); e specie estese e quasi cosmopolite, 
come: Avena hirsuta, Hordeum murinum, Bromus fasciculatus, Rumex 
bucephalophorus, Papaver Rhoeas, T'hapsia garganica, Hyoseris radiata , 


tensione ed elasticità dell’ cpidermide inferiore. Durante il periodo in cui le foglie sono 
ricche d’acqua, il parenchima interno è molto turgescente e, reagendo contro la forza 
elastica dell’epidermide inferiore, costringe la foglia a stare aperta; ma diminuendo que- 
sto turgore, detta elasticità ha il sopravvento, determinando l’ accartocciamento. Infatti 
staccando l’epidermide inferiore a qualche foglia p. e. di Agropyrum, subito vediamo come 
questa epidermide, libera nel suo movimento, immediatamente si avvoltoli; incltre volendo 
aprire una foglia già chiusa, p. e. di Ammophkila. dobbiamo esercitare una forza, spesso 
rilevante, per vincere l’azione elastica dell’epidermide inferiore, cosa che non sarebbe ne- 
cessaria se questo movimento fosse determinato dal parenchima, che in tal caso è floscio 
ed illanguidito. Dippiù noi vediamo che questo avvoltolamento è accentuato nelle piante, 
le cui cellule epidermiche della pagina inferiore hanno le pareti strettamente ondulate, 
e ciò non nelle sole. graminacee. Infatti Carex nervosa accartoccia le foglie verso la pa- 
gina superiore, ove mancano i solchi e le cellule bulliformi, e le cellule epidermiche sono 
molto più grandi, più alte e con pareti di uguale spessore a quelle della pagina inferiore; 
in quest’ultima invece le pareti sono strettamente ondulate e dotate, quindi, di grande 
elasticità. Nel Polypogon monspeliense, invece, che non presenta queste pareti ondulate» 
non si osserva accartocciamento. 

Il fatto osservato nell’Avena pratensis dal Giovannozzi, più che appoggiare la sua 
deduzione, viene a sostenere il mio asserto. Infatti egli, avendo tolto ad una sezione di 
foglia di quest’ultima pianta, tutta 1’ epidermide della faccia esterna, ed avendo portato 
detto preparato, così mutilato, in un essiccatore, vide che esso si muoveva in senso op- 
posto a quello normale. Ciò dimostra, a parer mio, che il parenchima esercita sì un’ a- 
zione mediante il suo turgore, ma questa è reazione all’elasticità della epidermide infe- 
riore , la quale, mentre mancando è causa nelle foglie di movimenti anormali, da sola 
le obbligherebbe a stare sempre accartocciate. 


2 d30.— 


ece., che si elevano anche a oltre 1000 metri di altezza. Altrove (1) ho 
dimostrato i rapporti esistenti fra tutta la flora trapanese e quelle: spa- 
gnola., greco-orientale e dell’Africa boreale; ed ho affermato che una 
‘maggiore affinità esiste in primo luogo colla ‘spagnola, poi coll’africana. 
In queste relazioni l’associazione psammofila, presa a parte da tutta la 
restante vegetazione di questo territorio, apporta un lieve spostamento, 
avendo maggiore affinità, per quanto di minime differenze, colla flora 
africana ; infatti il 90 °/, delle sue piante sono comuni coll’ Africa bo- 
reale, 1’ 89 °/, colla Spagna e l’ 85 °/, colla flora greco-orientale. Però 
questo spostamento è dovuto soltanto al gruppo delle psammofile esclu- 
sive, le cui specie, tolte le endemiche Juncus ambiguus e Calendula ma- 
ritima, sì ritrovano per intiero nella Tunisia e Algeria, mentre Atriplex 
Tornabeni e Lotus commutatus mancano nella Spagna e nelle regioni 
greco-orientali, Triplachne nitens e Dactyloctenium aegyptiacum nella Spa- 
gna e Echium maritimum, Daucus Bocconei e Anthemis maritima nella 
regione greco-orientale. 

L'’affinità tra questa flora psammofila e quelle della Sardegna e Cor- 
sica è rimarchevole solo per la presenza in quest'ultime del Cynnomo- 
rium e della Statice predetta; però vi mancano: Calendula maritima, 
Lotus commutatus, Daucus Bocconei, Echium arenarium, Agrostis nitens, 
Dactyloctenium aegyptiacum, Cachrys echinophora. Quindi concludo affer- 
mando che la relazione tra questa associazione psammofila, propriamente 
detta, e l’ africana boreale è maggiore anche di quella colle limitrofe 
regioni siciliane e italiane. La causa l’ ho accennata nel predetto mio 
lavoro sulla flora trapanese. 

La località più notevole di questo littorale sabbioso è il Ronciglio, 
ove vegetano la maggior parte delle specie più importanti, come il Cyn- 
nomorium, il Senecio Cineraria, la Statice densiflora, ecc.. Queste specie 
per qual causa vegetano sul littorale trapanese ? Il Cynnomorium, p. e. 
fino a moltissimi anni addietro era raro e quasi viveva in una sola lo- 
calità di detto isolotto; ma di anno in anno si è reso sempre più ab- 
bondante, finchè ora non manca in nessun appezzamento di terreno. È 
da escludersi, quindi, l'ipotesi che possano attribuirsi ad avanzi d’ una 
antica vegetazione ora scacciata, tantopiù che il Ronciglio è di forma- 
zione recente e nulla ha da fare colle epoche geologiche passate; piut- 
tosto è da ritenersi che si siano introdotti da tempo relativamente non 
lontano e forse per mezzo della zavorra che, come più sopra ho detto, 


(1) Ponzo A., La flora trapanese, tip. Sciarrino, Palermo 1900. 


— 237 — 


le navi scaricavano in prossimità di questo isolotto, per cui le onde ma- 
rine riversavano sulla spiaggia i detriti c con essi tutti quei semi che 
per caso vi ci fossero trovati. Tale origine fu data da Gussone all’ Astra- 
galus massiliensis, ora scomparso; stessa origine io riconosco come causa 
importante, che ha reso ricca e svariata la vegetazione del Ronciglio. 


e ___—————_——_- ZZZ) 


Dott. G. RIGGIO 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina 
-0_G=IMeade 


(Cont. v. N. preced.) 


Il 1° paio di pereopodi, l’ unico esistente nell’ esemplare di Messina, per 
poco non raggiunge l'estremità della scaglia antennale ; il 2° paio 
raggiunge quasi l’estremità dei piedi mascellari esterni, e termina 
con piccola ma distinta chela, colle estremità delle due branche 
provvedute di un fitto ciuffo di setole, di cui molte seghettate ai 
margini; ciò ho potuto osservare direttamente, avendo trovato, in 
mezzo ad altri pezzi, il frammento di questa zampa (tav. II fig. 12). 
Il 3° paio di pereopodi è quasi esattamente come il 2°, ma assai più 
lungo; il 4° paio raggiunge quasi l'estremità dei carpì del 3°, ed è 
robustissimo e composto di 4 segmenti, mancando apparentemente 
il dattilo; il 5° paio infine è un po’ meno della metà del 4° ed ha 
il medesimo numero di articoli. 

L'addome, escluso il telson, è quasi il doppio del cefalotorace ed è assai 
compresso e rotondato sul profilo dorsale, ma presenta un leggero 
solco in ciascuno dei primi quattro segmenti, quasi insensibile nel 
1° e 2°, ben distinto nel 3° e nel 4° (1). 

Il telson è assai più corto del 6° segmento ed è appiattito ed appuntito 
all’estremità, ed ha un solco piuttosto profondo sopra ed ai lati, e 


(1) Sul proposito lo Smith esprime il dubbio che tale solco possa essere l’ effetto 
della contrazione determinata da Alcool forte. Il trovarsi tale solco nell’ esemplare di 
Messina farebbe credere di trattarsi di carattere vero e proprio. Tuttavia non mi posso 
pronunciare in modo assoluto sull’argomento. 


— 238 — 


3 o 4 esili spine ai lati del solco. La lamella interna degli uropodi 
è un poco più lunga del telson ed ha l’estremità lanceolata; la la. 
mella esterna è quasi ‘/, od ‘/, più lunga dell’interna ed ha il mar- 
gine esterno diritto, forte e provveduto di un robusto dente posto 
ad un terzo dalla estremità distale, che è stretta ma rotondata. 


Il petasma corrisponde esattamente alla figura ed alla descrizione data 


dallo Smith per l'esemplare americano, e somiglia notevolmente a 
quello della specie da me precedentemente descritta. 


Le appendici addominali (pleopodi) sono lunghe, laminari e fortemente 


ciliate : la 1*, un poco più corta della 2*, che è la più lunga; la 
3* e 4% decrescono gradatamente ; la 5% è assai corta rispetto alle 
altre, misura appena la metà circa della prima, ed ha il propo- 
dite relativamente più grosso degli altri. 

Lo Smith tace sulle appendici addominali; però a giudicare dalla 
figura, la 5* è appena più corta della 4* e sottile come. questa, 
mentre nell’esemplare di Messina ne è assai più corta e proporzio- 
natamente un po’ più grossetta. 

Non so a che cosa attribuire tale differenza, se cioè ad una mo- 
struosità, o piuttosto ad un errore materiale del disegno. 

Il colore del S. robustus, che non è indicato da Smith nè da al- 
tri, ci vien fatto conoscere ‘ora del Lo Bianco (l. c. p. 82) che ha 
avuto a sua disposizione individui freschi di color rosso corallo molto 
vivo, con riflessi cerulei, e molto più intenso sul cefalotorace e sui 
pezzi boccali; alla base dei pleopodi si nota poi una macchia rossa 
molto oscura, che secondo il Lo Bianco potrebbe essere un organo 
fosforescente. Occhi nerissimi. Negli esemplari più piccoli il colore 
rosso del corpo è più pallido. 


Proporzioni 


Es. di Messina Es. del Blake 


0) ST 
Lungh. tot. dall’estrem. del rostro all’estr. delson mm. 41,0. mm. 65,0 
» del cefalotorace lungo la linea dorsale >» 12,9 >‘ 1955 
» dell’addome . È i ì | È "SA 0) » — 
Altezza del carapace anteriormente (minima) . 2 SÒ s°° db 
» » posteriormente (massima) RO FO) dA 
Lungh. degli occhi coi peduncoli oculari . ; > 109,0 du ao 
» della scaglia antennale . A ; ‘ don DJ 11958 
» del 6° somite addominale . . È : #7 050 ». 10,0 


Altezza » » , N } » 4,0 » _ 


ic Ra ara ala 
Bat a mit DA d 
+ si ai si 4 =. A 


— 239 — 
Es. di Messina Es. del Blake 
(0 o 

Lurgh. del telson . . i: 3 i sio emi I 
» della lamella interna dell’uropodo ? PRON SR O » So 
» » esterna » ? > MEN GioAI » 12,0 
» dell’art. basale (protopodite) del 1° pleop. » 4,0 >» — 
» » >». ...del 29, 3°, 49, 5° pleopodo » 3,0 >» — 
» del 1° pleopodo . 3 . ; 3-0 O a 
» a 2° » 3 ° : x ? 28 10,0 su 
» » 30 » È a 3 3 : » Da » —_ 
» #40 » ? ° : : 2 » 7,0 » — 
» » bo » ° a 5 5 È » 4,0 » = 


Questa bella e grande specie di Sergestes fu descritta nel 1882 dallo 
Smith (l. c.) sopra esemplari pescati nell’ Atlantico dal Blake e dall’ Al- 
batross, a profondità variabili fra 372 a 2500 braccia. Più tardi fu pe- 
scata nel golfo di Guascogna durante la campagna del Caudan a prof, 
di 800 (5 es.), 1200 (1 es.), 2200 (1 es.) metri, e fatta conoscere dal Caul- 
lery 1.065). 

Nel Mediterraneo fu pescato la prima volta durante la spedizione 
del Pola, della marina austriaca nel 1890-94, presso l'isola di Creta a 
1165 metri di prof. Nel 1897-98 ebbi l’esemplare di Messina, del quale 
ignoro le precise condizioni di pesca, ma al più potè essere pescato 
colle nasse insieme ad altri crostacei eduli a non oltre 2 o 300 metri 
di profondità, se pur non fu pescato alla superficie, portatovi da qual- 
che corrente di fondo; però il suo stato di conservazione mi fa iucli- 
nare pel primo modo di pesca. 

Di recente infine è stato pescato due volte durante la spedizione 
del Puritan in num. di 5 esempl., di cui uno di 55 mm. presso Capri 
a circa 2000 m., e 4 da 35 a 40 mm. presso le Eolie a 2500 m. circa, e 
fatti conoscere dal Dott. S. Lo Bianco nella sua splendida relazione sulla 
campagna del Puritan (1). 


(1) Debbo alla cortesia del Prof. F. Raffaele, Direttore dell’Istituto zoologico della 
R. Università, di aver potuto consultare il lavoro del Lo Bianco, e gliene rendo le do- 


vute grazie, 


— 240 — 


Fam. Pasipnaceidae 
Pasiphaea sivado, Risso. 


Pasiphaea sivado, Risso, Riggio, Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo. 
Monit. Zool. ital. Suppl.) Dic. 1900. 


x 


E specie mediterranea ben nota e caratteristica, e sono pochi gli 
autori di Carcinologia che non la citano. La P. Savignyi e brevirostris, 
M. Edw., e probabilmente anche la P. neapolitana Hope, sono sinonimi 
di questa specie. Essa fu fatta conoscere la prima volta da Risso, fra i 
crostacei di Nizza, sotto il nome di Alpheus sivado, e poi fu riscontrata 
in altre località da altri autori. Il Carus non la ricorda di Sicilia, ben- 
chè fin dal 1842 la signora Jeannette Power nella sua Guida per la Si- 
cilia a p. 333, l'avesse ricordata fra i Crostacei di Messina. 

Di recente è stata riportata di Catania dal Magri (1), che ne dà una 
breve diagnosi, e da informazioni assunte, la ritiene pescata colle nasse 
a profondità non superiori ai 200 metri, senza escludere con ciò la pos- 
sibilità della pesca superficiale ; e più recentemente ancora di Messina 
dal Thiele (2). 

Il Maia ed il Puritan, nelle recenti campagne, l’hanno pescata nel 
Golfo di Napoli, presso Capri tra 1000 e 2000 m. di prof., ed il Lo 
Bianco la ricorda nelle relative relazioni (1. c.), ritenendola batibica per 
non averla pescata a profondità minori (3). 

Leach (4) l’enumera fra i crostacei inglesi; ed il Wood-Mason e 
l’Alcock fra quelli dell'Oceano indiano, dove l’Investigator, nel mare di 
Andaman, ne ha pescato 2 esemplari o alla profondità di 200 braccia, 
e dei quali il Wood-Mason dà i caratteri sessuali in confronto di un e- 
semplare 9” proveniente dal Mediterraneo, e posseduto dal Museo Indiano 
di Calcutta (5). 


(1) Magrì Fr., Primo contributo alla conoscenza dei Crostacei decapodi abissali del 
Compartimento marittimo di Catania. Atti Accadem. Gioenia di Sc. naturali in Cata- 
nia. Ser. IV, vol. XVII. 

(2) Thiele Joh., Ueber einige stielaugige Krebse von Messina. Abdruch Zool. Jahrb. 
Suppl. VIII, Iena, 1905. 

(3) Sarebbe opportuno verificare se gli esemplari pescati siano perfettamente identici 
all’ordinaria P. sévado, o se per caso non presentino qualche relazione colla P. reapoli- 
tana, Hope, onde potere stabilire l’autenticità o meno di questa specie. 

(4) Leach W. E. Malacostraca podophthalma britanniae, tav. XXXVII © fig. 3. 


(5) Wood-Mason and Alcock, Natur. bistor. notes ecc. Annals and Magaz. of natur. 
hist., 6% ser. vol. 11, n. 62, febbr. 1893, pag. 161. 


it i Dn 


— 241 — 


Fra i macruri mediterranei la /. sivado si riconosce facilmente per 
il suo corpo assai compresso , pel rostro piccolo, dentiforme, e legger- 
mente ricurvo, pel colorito bianco perlaceo , non che per le caratteri- 
stiche 8 forti spine seghettate ai margini (2 est. più robuste, e 6 interne 
più piccole), oltre 2 assai più piccole poste sopra le due esterne, che 
guarniscono l'estremità distale ricurva del telson, e valgono a distinguerla 
dalla P. tarda, Kr., scoperta di recente nel mediterraneo dal Lo Bianco 
(1. c.), la quale ne ha 14 ed il margine con insenatura, anzichè diritto (1). 

Pur ritenendo superflua una minuta descrizione, mi pare opportuno 
ricordare che negli esemplari di Messina, la disposizione dei pereopodi 
corrisponde esattamente a quella indicata dal Milne Edwards per la sua 
P. Savignyi cioè : prime due paia robuste ed armate di lunga chela a 
punte fortemente ricurve; il 5° paio lungo, gracilissimo, liscio; il 4° corto 
col penultimo articolo riccamente provveduto di forti spine uncinate; 
ho notato inoltre che l antepenultimo articolo di questo stesso paio è 
provveduto anch’ esso di spine nella sua metà anteriore o distale, come 
sarebbe appunto nella /. neapolitana; il 5° infine, più lungo del 4°, ma 
meno del 3°, coll’ articolo distale breve, laminare, coll’ estremità libera 
rotondata e lungamente ciliata. Noto pure che il 1° paio di pleopodi non è 
semplice, ma presenta, oltre il ramo esterno normale, una breve e larga 
lamina interna arrotondata alla estremità distale, dove è provveduta 
di lunghissime ciglia. 

Degno di nota parmi ancora il seguente fatto. Posseggo oltre una 
ventina di esemplari di /, sîvado, di cui 3 indubbiamente femine per- 
chè portano uova, gli altri debbo ritenerli pure tali, perchè in nessuno 
di essi ho potuto riscontrare notevoli differenze, e molto meno l’appen- 
dice maschile descritta e figurata da Wood-Mason (l. c.). 

Secondo questo autore i maschi differiscono dalle femine per la 
loro forma più gracile, per la piccolezza della spina post-frontale che è 
solamente la metà circa di quella apicale della femina e per le pleure 
addominali più corte, laddove nella femina sono più lunghe e piegate 
internamente, in modo da costituire una vera e propria tasca incuba- 
toria per le uova. La maggior differenza starebbe nell’appendice maschile 
posta nel 2° paio di pleopodi, di forma laminare ed armata all’estremità 
distale di una doppia serie di spine setoliformi ricurve, poste l’ una di 


(1) Nel mediterraneo esiste una terza specie, la P. sicula, da me descritta nel. 1896; 
ma d’allora nessun altro indiv. pare sia stato pescato, o per lo meno non è stato notato. 
Ma questa specie, affine alla P. princeps, si distingue subito per la sua notevole dimensione. 


Li pia. = 


fronte all’ altra: l'anteriore con 6 spine, comincia a metà del margine 
interno, l’interna con 4, comincia in corrispondenza dell’ intervallo fra 
la 3* e la 44 spina della serie anteriore (1). 

La P. sivado è anche notevole per la sua larga distribuzione oriz- 
zontale e verticale. La distribuzione batimetrica varia infatti dalla su- 
perficie a circa 2000 m. (Puritan), per cui il Lo Bianco la ritiene bati- 
bica. Però, se tale deve ritenersi, non lo si può certo in modo assoluto, 
poichè, date le altre circostanze di pesca, cioè le frequenti pesche su- 
perficiali di Messina, sia pure nella corrente, quelle di Catania a circa 
200 m., quella dell'Oceano indiano a 360 circa, non che quanto afferma 
il Risso, che la dice comunissima nelle spiaggie ghiaiose di Nizza, è da 
ritenere che la P. sivado, benchè d’ ordinario batibica, non sia tipica- 
mente abissale, ma piuttosto fra quelle liberamente vaganti entro limiti 
batimetrici assai estesi. 

Dal Dr. Sicher ricevetti in due riprese (1897-98) n. 15 esemplari, 
con dimensioni variabili da 31 a 59 mm., di cui 3 con uova (2). Più 
tardi, in aprile 1901, ne ho ricevuto altri 11 esemplari direttamente da 
Messina, ottenuti da pesca pelagica superficiale nella corrente. 


Lungh. tot. dall’estr. del rostro all’estr. del telson mm. 59 mm. 50 mm. 38 
». del carapace dal margine anter. frontale » 20 » 17 » 11,5 


» del 6° somite addominale . : : > 40: or 
» .. del telsoni!" | $ - : : : » (DS 6 
Spessore massimo . ; : 1 . 5 SI0L:4 33858. Pe 
(continua) 


- emi 


Bibliografia e recensioni 


—-ofapo—- 
PERIODICI 


Rivista Coleotterologica Italiana —An. II. N. 7; 1904— Camerino. 


Contiene : M. Gortani e G. Grandi — Le forme italiane nel genere At- 
telabus. 

A. Carret — Escursioni e cacce entomologiche in qualche valle del Pie- 
monte. 

Antonio Dott. Porta—Recensioni. 


(1) Nella figura però parrebbe fra la 22 e la 32. 
(2) E possibile che qualche esemplare fosse dì Catania. 


VERE PEREZ VS dt 
| È: re e. n 


— 243 — 


Bestimmungs—Tabelle der europiiischen Coleopteren; LIII Heft. — 
Tenebrionidae, III Theil. 


In questa terza parte il Prof. Edmund Reitter tratta di cinque sottofami- 
glie di Zenebrionidae della Fauna poleartica cioè dei Lachnogyini, Akidini, 
Pedinini, Opatrini e Trachyscelini. 


Deutsche Entomologische Zeitserhift—Iabrg. 1904, 2° Heft. 


Contiene : Hans Gebien—Revision der Pycnocerini Lac. 

J.. Weise — Synonymische Bemerkungen zu Gorham, Biologia Centrali- 
Americana. Vol. VII—Coccinellidae. 

J. Gerhardi—Neuheiten der schlesischen Kiferfauna aus dem Jahre 1903, 

Id.—Eine neue deutsche Kifer-Art. 

F. Hartmann—Neue Riisselk:fer aus Ostafrika. 

E. Hintz—Zur Kenntnis des Trichodes Kraatzi Reitt. 

Walther Horn — 4 neue Cicindeliden gesammelt von den Herren Oscar 
Neumann und Baron von Erlanger auf ihrer Expedition vom Roten Meer zum 
Nil. 

Id. Zur Kenntnis der Cicindeliden—Fauna von Kamerun und seiver Hin- 
terliinder. 

Id.—-Ophryodera rufomarginata var. cireumcinctoides. 

Ia. Megacephala Ertli. 

J. Weise—Einige neue Cassidinen und Hispinen. 

G. Vorbringer-Sammelbericht aus Ostpreufsen. 

J. Schilsky-Synonymische Bemerkungen zur Gattung Bruchus L. 

J. Weise-Synonymische Bemerkungen ilber Hispinen. 

Id.-Neue Literatur. 

E, Wasmann S. J.-Homopteren—Fauna von Ceylon. 

G. Kroatz—Allgemeine Angelegenheiten. 

G. Kroatz, L. von, Heyden, W. Koltze, H. Roeschke, W. Horn — Das 
Deutsche Entomologische National-Museum. 


Le Frelon, giornale mensile d’Entomologia descrittiva. 

Il N. 1 comparso il 19 settembre 1904 contiene la contiuuazione della Fauna 
dei Coleotteri della Francia e della Corsica (Carabidi della Tribù dei Lebiidi 
e delle Tribù vicine). 


Wiener Entomologische Zeitung — L'ottavo fascicolo del XXIII Iahrg 
pubblicato il 15 ottobre 1904. 


Contiene varii articoli intorno a diversi Coleotteri del Reitter, del Flei- 
scher, del Miiller, del Breddin, un articolo del Leander Czerny su un nuovo 
genere di Ditteri (Cremifania) e la sistematica e la diagnosi delle Ochthiphi- 
line. 


— 244 — 


Miscellanea Entomologica, rivista entomologica internazionale. 


Nel numero 7-8 del 12° anno 1904 troviamo la continuazione e fine della 
Contribution a la Faune entomologique des Pyrénées orientales del V. Mayet, 
la continuazione del bel lavoro dello Stierlin: Tableaua analitique des Rhyn- 


chophores européens; la continuazione dell’ altro non meno importante lavoro 
del Vachal: Etude sur les Halictus. 


Bullettino della Società entomologica italiana, Ann. XXXVI, Trim. 
I-II, 1904. 


Nei resoconti delle adunanze del 1° maggio e del 5 giugno troviamo che 
il prof. Berlese parla su alcune interessanti modificazioni morfologiche degli 
Acari Mirmecofili e sulla loro biologia. Il march. Bargagli dice che nei semi 
della Cassia occidentalis L.? proveniente dall’Eritrea si sviluppa numeroso il 
Caryoborus pallidus Ol.; quest’insetto, a differenza dei suoi congeneri che si 
trasformano dentro i semi, costruisco nn follicolo nel quale si rinchiude la 
larva per subirvi le metamorfosi. 

Il Dott. Del Guercio parla intorno ad una nuova specie di Szpha. 

Il march. Bargagli svolge un suo argomeuto intorno alle larve di Sitona. 

Il prof. Stefanelli descrive una forma nuova della Lycaena Escheri Hb. 
Il sig Ruggero Verity segnala la cattura dell’ Ochrostigma melagona BKh. e 
parla quindi della rarità e di forme nuove di altri lepidotteri nei dintorni di 
Firenze. 

Il prof. Passerini parla sullo straordinario sviluppo di Amphimallus ochra- 
ceus nei boschi di Scandicci presso Firenze. TSI 


NECROLOGIA 


Il 16 aprile ora scorso, dopo brevissima malattia, cessava di vivere 
in Madrano (Trentino) nella non grave età di 73 anni il valente coleot- 
terologo Dott. Stefano De Bertolini. 

Con Lui sparisce una delle più belle figure di scienziato e di uomo, 
ma che riviverà sempre nelle Sue numerose e illuminate pubblicazioni 


entomologiche. 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


svga 
La zgl 
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ANNUNZI 


Si pregano i Signori Soci che non hanno ancora inviato l'importo 
dell'abbonamento a mettersi sollecitamente al corrente. 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. 


Il sig. Tito Cavagnaro, Livorno (Toscana) domanda in cambio delle 
Conchiglie fossili e viventi. 


Il sig. Giuseppe Meloni, Preparatore a Lanusei (Sardegna), offre 
delle pelli di Mammiferi ed Uccelli preparati per essere montati, egli 
caccerebbe se richiesto Zettili e Insetti di tutti gli ordini. Accetta cambi, 


Tirelli Cav. Avv. Adelchi, Roma (Ministero del Tesoro), cambia co- 
leotteri laziali con coleotteri europei, specialmente cavernicoli. 


Il Prof. Antonio Porta. Università Camerino (Macerata), desidera 
esaminare materiale Italiano, di locaiità ben precisata, di Zricophiini, 
Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobtini. 


A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera 
Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabidi, La- 
mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. 


Il sig. Michele Morici, Castelbuono, offre la rara Arvicola Nebrodensis 
in alcool a L. 2, 


È stata testè pubblicata l’intera opera di pag. 186 formato 8° gr., 
con 11 tavole del Glossario Entomologico, redatto da Luigi Failla-Tedaldi, 
corredato del registro Latino-Italiano delle voci citate. 

Franco di posta in tutto il regno L. 5. 

Rivolgersi alla Direzione: Bollettino del Naturalista—Siena. 


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ANNO XVII 1905 N. 11. 

Aibbonamentotannualet ee ATI n aL. 18 — 

Un®numero separato con tavole. or e ORO PI PR — 

» » » senza >» AR AO RI ION OI È, BO 
dt 


Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda i’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 


0A RAFFTTEERSIÀE 


La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


Sommario del N. 11. 


De Stefani T. — Note su alcuni Batraci della Sicilia . . . . . . . pag. 245 
Checchia-Rispoli G. — IZ genere Arbacina trovato la prima volta vivente in 
A I deco ca Babtta ca e Dr Di Bi 


_ Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina nell’ Eocene della Sicilia » 253 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo—I. Nota sopra al- 

quanti crostacei nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont.) . . » 254 

DD. Bibliggafia e recensioni... 0.020 dl 1 e lita e 268 


Pubblicato il 1° giugno 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


1905 


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ANNO XVII. 1905 N. 11. 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


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Note su alcuni Batraei della Sicilia. 


I Batraci in Sicilia costituiscono un gruppo di specie molto ristretto; 
in tutto, di bene accertate, non se ne possono enumerare che sette, 
cioè: Discoglossus pictus Otth., Hyla arborea L., Bujo viridis Laur., Bufo 
vulgaris Laur., Rana esculenta L., Rana arvalis L., Rana agilis Thomas. 

Il Prof. Pietro Doderlein cita dubbiosamente il Bombinator igneus 
Laur. (1) che sin’oggi non è stato accertato. 

Io a questi anuri non ho da aggiungere che qualche varietà del- 
Hyla arborea ed ho redatto queste note solo per indicare alcune parti- 
colarità osservate nei girini di qualche specie che non ho riscontrato 
nella letteratura consultata. 


Il Discoglossus pictus Otth. è comunissimo in tutti gli stagni, i tor- 
renti e le vasche, e può dirsi che esso non abbia preferenza per spe. 
ciali località perchè lo si riscontra, sempre comune, tanto al monte che 
al piano. 

Da uova deposte da questa specie il 13 marzo, ho ottenuto i gio- 
vani girini il giorno 18 e 19 dello stesso mese; altre deposizioni mi hanno 
dato presso a poco gli stessi estremi con una differenza di uno o due 
giorni; in media lo svolgimento dell'uovo dura una settimana. I girini 
usciti dall’involucro gelatinoso, restano quasi immobili al fondo dell’ac- 
qua e giacenti di fianco per due o tre giorni; ma verso il quarto 0 
quinto giorno essi, sebbene lentamente, si muovono con faciltà, ma a- 
mano di starsene agglomerati in piccoli gruppi e di tenersi lungamente 
fermi sulla parte più sollevata d’una foglia caduta al fondo dell’ acqua 
o sulla sommità d’una pietra sommersa. 

Dopo una settimana circa i giovani girini sono divenuti discreta- 
mente robusti e nuotano per lo specchio d’acqua in tutti i sensi in cerca 


(1) P. Doderlein — Fauna sicula. Palermo 1881. 
Il Nat. Sic. Anno XVII. 31 


— 246 — 


di nutrimento. Essi si alimentano di sostanze vegetali ed animali, ma 
preferiscono queste ultime alle prime, e i girini della botta (Bufo vulga- 
ris Laur.) che si trovano in loro compagnia divengono, nel periodo di 
trasformazione, le loro vittime più comuni. Ciò almeno ho dovuto costa- 
tare tenendo in schiavitù nello stesso acquario le due specie. 

In alcune vasche ho osservato questi girini raspare con la boccuc- 
cia sulle pareti dell’ acquario, come se su di esse trovassero attaccate 
sostanze alimentari, e questo lavoro spesso lo eseguiscono in modo ca- 
ratteristico e speciale: Cominciando da sotto il pelo dell’ acqua o dal 
fondo della vasca appoggiano la boccuccia sulle pareti di essa e lenta- 
mente, sempre con la testa verso l’ alto, vanno scendendo o salendo 
in linea retta, giunti al fondo o alla superficie lestamente guizzano in 
altra direzione ber ritornare a rifare lo stesso lavoro; lavoro che ese- 
guiscono pure lungo i gambi delle piantine acquatiche. Anche i girini 
di Bufo vulgaris Laur. tenuti in ischiavitù hanno lo stesso costume. 

Tra i non pochi girini di Discoglossus pictus che ho raccolto ho tro- 
vato, nella primavera del 1903, quattro esemplari affetti di metacroma- 
tismo. Questo stato patologico nei girini di Discoglossus credo che non 
sia stato ancora indicato e perciò ne faccio menzione: Uno di questi 
soggetti è di un bianco-gialliccio, ma nello stesso tempo una numerosa 
punteggiatura di pigmento bruno è sparso su tutto il corpo; sulla coda 
però esistono delle chiazze completamente scolorate. Gli occhi sono neri. 
La parte ventrale è ricca di punti argentei e solamente il contorno delle 
membrane labiali sono nere. In minor proporzioni che sulla parte ven- 
trale, si notano sul dorso punti argentei. 

L’esemplare tutto è molto trasparente tanto da essere visibili l’ap- 
parato intestinale e il circolatorio. 

Un altro di questi esemplari presenta sul dorso un'intensa colora- 
zione giallo dorata che si estende un po’ sulla coda; questa su ambo i 
lati, in prossimità della membrana natatoria, è segnata da una linea di 
macchiette nere disposte in catena interrotta da areole bianche. In un 
terzo esemplare la colorazione giallo-dorata del dorso si estende su tutto 
il corpo, meno del ventre che è molto ricco di punticini argentei. 

Il quarto soggetto tende ancora più al giallismo; sul dorso e sulla 
coda si osserva qualche sperduto punticino nero e rari punticini argen- 
tei non che una velatura verdastra, sul ventre sono i soliti punticini 
argentei. 


— 247 — 


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L’ Hyla arborea L. o viridis Laur. è specie piuttosto ovvia in Sici- 
lia; ma più che il tipo vi è comune una forma molto caratteristica e 
che non trovo da nessuno autore indicata. 

Questa varietà si differisce dal tipo perchè la fascia bruno-violacea 
dei lati del corpo non comincia dalle narici, ma dall'angolo posteriore 
dell’ occhio e manca quindi completamente sul muso; per questo fatto 
la chiamerei incompleta. Altri caratteri differenziali non ne ho trovato; 
il colorito generale è variabilissimo come nel tipo, ma gli individui cui 
mancano le fascette sul muso costituiscono il numero maggiore delle 
ile di Sicilia, se fra 50 esemplari quattro sono simili al tipo, tutti gli 
altri verranno a costituire la novella varietà incompleta. 

Ma in questa specie noi troviamo altre varietà: 

In una spedizione di non pochi esemplari gentilmente fattami dal 
Prof. A. Russo dell’ Università di Catania, ne ho trovato non pochi il 
di cui colorito presenta una variazione notevole; dal verde smeraldo 
nsensibilmente la tinta sempre oscurandosi, diviene di un color bruno- 
castagno sul dorso. Gli individui così coloriti si avvicinano alla varietà 
fusco-maculata del Camerano o Hyla sarda del Bonelli, ma se ne distin- 
guono per alcuni particolari come dirò in appresso. 

In Sicilia si trova anche comune la varietà Savignyi Boulenger che 
si distingue dal tipo per la mancanza dell’ angolo fasciale saliente in 
vicinanza della regione inguinale e per avere la fascia dei lati del corpo 
molto poco sviluppafa. Altri esempiari hanno questa fascia di separa- 
zione tra la regione dorsale e ventrale molto ridotta, cosi che dall’an- 
golo posteriore dell’ occhio giunge appena alla ascella, essi rientrano 
nella varietà meridionalis Boulanger. 

Gli esemplari che si avvicinano alla varietà fusco-maculata hanno 
il colore delle parti superiori bruno-castagno, ma mancano della mac- 
chiettatura bruna e mancano sempre della fascia tra le narici e l’ an- 
golo anteriore dell’occhio; in alcuni esemplari così coloriti manca spesso 
l’ angolo inguinale della fascia in modo che essi possono rientrare ora 
nella var. Savignyi ora nella var. incompleta, ma la var. Savignyi Boul. 
è sinonimo di H. sarda Bon. e di 7. fusco-maculuta Cam. 

La varietà intermedia Boulanger, sono di opinione che non può man- 
tenersi perchè la maggior parte delle raganelle di Sicilia presentano la 
parte inferiore del torace e la regione golare colorite di gialliccio, di 


— 248 — 


verdastro o di bruno, colorazione punto costante non solo, ma che si 
riscontra spesso nei maschi, rara nelle femmine. 
Tutte le raganelle siciliane, appartengano esse al tipo o alle varietà, 
hanno l’orlo del mascellare superiore orlato di bianco. 
A me pare che nell’ isola VHyla arborea L. o viridis Laur. è rap- 
presentata : 
1° dalla forma tipica a colorazione generale varia: cioè verde 
più o meno intenso, gialliccia, bruna e cenerina, avente la fascia di se- 
parazione tra la regione ventrale e dorsale intiera o più o meno inter- 
rotta e che ha origine alle narici e coll’ angolo inguinale saliente sem- 
pre presente. 
2° dalla var. incompleta n. var. Con lo stesso sistema di colora- 
zione, ma con la fascia bruno-violacea dei lati del corpo che piglia ori- 
gine dall’ angolo posteriore dell’ occhio, mentre manca assolutamente il 
trattino fasciale tra l’angolo anteriore dell'occhio e le narici, e coll’an- 
golo inguinale presente. 
3° dalla varietà Savignyi la quale ha lo stesso sistema di colora- 
zione, ma manca in essa l’ angolo inguinale nella fascia dei lati del 
corpo. 
4° dalla var. meridionalis che si distingue dal tipo e dalle altre va- 
rietà per la fascia laterale del corpo molto ridotta che partendo dalle 
narici giunge appena e non sempre alla regione ascellare. 


NIZ 
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La comunissima botta (Bufo vulgaris Laur.) di cui la femmina in 
Sicilia, come è saputo suole acquistare dimensioni straordinarie come in 
nessun altro paese, è conosciuta in tutta Europa. I suoi girini soglionsi 
incontrare numerosissimi nelle pozzanghere, nelle vasche, nei fossati e 
altrove. Nel febbraio del 1903 mi sorprese il fatto di trovarne non po- 
chi di colore differenttssimo dai normali, cioè completamente carnicini 
e trasparentissimi, essi non presentavano di nero che una lineetta sul 
margine dei foglietti labiali ed una molto leggiera nube sulla gola. 

Casi di metacromatismo negli anfibii anuri se ne conoscono diversi 
come nel Bombinator igneus Laur., nel Pelodytes punctatus Daud., nel- 
l’Alytes obstetricans Wagl., nel Bufo viridis Laur., nella Rana muta Laur., 
nella fana temporaria L. e nella Rana esculenta L., così che il caso dei 
girini di Discoglossus pictus Otth. da me più avanti notato e quello dei 
girini di Bufo vulgaris Laur. che vengo di citare, sono dei nuovi esempi 
che è bene registrare. 


rin 249 — 


Oltre a questi carnicini o isabellini che dir si vogliono, in quella 
numerosa popolazione di girini di bufo volgare ne ho raccolto due e- 
semplari affetti di tefrismo cioè, di un colore cenerino-bruno che appa- 
rentemente li faceva rassomigliare più a girini di Discoglossus o di rana; 
ma l'apertura del sacco o cavità branchiale (spiraculum) posta a sini- 
stra del corpo li faceva subito riconoscere per quelli di un bufo. 

Tutti i girini isabellini da me osservati, a giudicare dalla loro di-' 
mensione, dovevano essere della stessa età, e ciò mi fa supporre che 
provenissero da un solo parto perchè mi pare più logico ammettere che 
l'anomalia fosse avvenuta nella deposizione di una sola femmina anzi- 
chè ammettere che dalle uova di diverse madri fossero spuntate alcuni 
girini normali ed altri anormali e che tutti poi fossero comparsi nello 
stesso periodo di tempo. 

Questi isabellini avevano gli occhi rossi come i veri albini e non 
accennavano a nessuna sofferenza, essi si mantennero sempre Vispi sino 
a trasformazione completa, mettendo regolarmente le loro zampette; que- 
ste sono perfettamente bianco-latteo e sprovviste di pigmento. Anche la 
coda si è regolarmente riassorbita, ma il piccolo residuale moncone che 
per, pochi giorni perdura in essi nello stato di rospetti si è colorito in 
nero, ed è anche comparsa una sottilissima linea mediana bruna sul 
dorso e sulla testa, ma che si perde prima di giungere alla coda. 

Giunti all’ età di piccoli rospi e credendo di metterli in condizioni 
più favorevoli, io ho lasciato liberi nel piccolo giardino dell'Istituto Zoo- 
logico questi animaletti, dopo alcune settimane però non ne ho trovato 
più alcuno e ignoro assolutamente la loro sorte. 


T. DE STEFANI-PEREZ. 


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Il gen. Arbacina 


trovato vivente la prima volta in Italia. 


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Occupandomi della revisione sistematica degli Echinidi del golfo di 
Palermo, esistenti nel Museo Zoologico della nostra Università, tra il 
materiale indeterminato esistente in collezione, ha richiamato la mia at- 
tenzione una piccolissima ed elegante specie di Echinide regolare, che 


— 250.— 


non ho esitato subito a riferire al gen. Arbacîna Pomel. Poichè si tratta 
di una specie trovata ora la prima volta in Italia, credo opportuno se- 
gnalarne sin da ora la sua presenza, riservandomi di descriverla det- 
tagliatamente in seguito in un prossimo mio lavoro insieme con gli altri. 

Finora questa piccolissima specie, che non raggiunge mai più di 
9 mm. di diametro, era stata indicata solamente dal Gauthier nel golfo 
di Oran in Algeria e da lui descritta col nome di Arbacina Pallaryi: (1) 
da accurate ricerche che ho fatto non risulta che sia stata indicata in 
altre località. 

Se non che l'ottimo stato di conservazione del nostro materiale, 
quantunque preparato a secco, permette non solo la completa conoscenza 
della specie, ma di stabilire definitivamente i caratteri del gen. Arbda- 
cina, così abbondante allo stato fossile, e i rapporti con i generi che più 
gli si avvicinano, essendo finora mancati i caratteri del sistema buccale 
e quelli del sistema anale. 


Il gen. Arbacina fu stabilito su specie fossili dal Pomel, per alcuni 
piccoli echinidi regolari, confusi una volta col gen. Psammnechinus e *pri- 
ma anche col gen. Echinus (2): esso fu caratterizzato dalle zone pori- 
fere poste in un piccolo solco e dai pori non disposte ad arco, ma so- 
prapposti quasi in una linea diritta; e per i tubercoli, che ornano le 
placche, circondati da una granulazione tutta particolare, di cui il prin- 
cipale carattere è la presenza di tre grossi granuli allineati al di sopra 
di ogni tubercolo primario : esso fu distinto dai Psammnechinus special- 
mente perchè queste presentano i pori disposti ad archi di tre paia. 

Il Gauthier in seguito ha creduto di trovare altri caratteri diffe- 
renziali dai Psamnechinus nella forma delle placche genitali dell’ appa- 
recchio apicale, più allungate e penetranti più sensibilmente nelle aree 
interambulacrali e nei pori genitali più grandi e allungati. 

Ora grazie al rinvenimento di abbondanti esemplari da noi fatto 
della piccola Arbacina, possiamo completare la diagnosi del genere, ag- 
giungendo ai caratteri suddetti, un'altra serie più importante di carat- 


(1) Gauthier — Contribution a l'étude des Echinides fossiles : III. Observations sur le 
genre Arbacina Pomel. (Bull. Soc. Géol. de France, serie III, vol. 25, pag. 840, tav. XXIV. 
fig. 9-13) 1897. 

(2) Pomel— Classification méthodique et generale des Echinides vivants et fossiles, Pa- 
ris, 1883, 


— 251 — 


teri, che varranno in avvenire a tenere bene distinto questo genere dai 
Psamnechinus. Infatti mentre questi ultimi presentano la membrana buc- 
cale interamente coperta di placche, disposte come squame di pesci, in 
guisa da renderla solidissima, nel gen. Arbacina è nuda, delicatissima e 
sopporta solamente dei piccolissimi pedicellari oficefali o buccali. 

Riguardo all’apparecchio apicale, mentre nei Psammnechinus la placca 
centro-dorsale è assente o perduta tra le numerose placchette che sono 
venute ad ornare la membrana periproctale, nelle Ardacina persiste an- 
cora la placca centro dorsale, che riempie quasi interamente lo spazio 
circoscritto delle placche basali, e l’ ano si apre in mezzo a due altre 
piccolissime placchette comprese nello spazio lasciato libero dalla centro- 
dorsale in corrispondenza degli interradii 1 e 5 (ved. fig. 1). 

I Psamnechinus si differenziano inoltre dagli Arbacina per la strut- 
tura della placca madreporica, poichè mentre nei primi i pori idrofori 
sono piccolissimi ed occupano quasi tutta l’intera superficie della placca, 
nei secondi sono limitati invece su di una piccola sporgenza della placca 
madreporica e sono molto più grandi e poco numerosi (ved. fig. 3). 


Fig. 1. Apparecchio apicale, notevolmente ingrandito. 
Fig, 2. Una placca genitale, molto ingrandita. 
Fig. 3. Placca madreporica, molto ingrandita. 


Fig. 4. Una placca terminale, molto ingrandita. 


Rapporti del gen. Arbacina con alcuni generi affini. —I generi più 
affini sono il gen. Cottaldia Desor, fossile nel Cretaceo e nel Terziario (1) 
e il gen. Prionechinus Ag. vivente (2). Nel primo l’ uniformità delle di- 
mensioni dei tubercoli è al suo massimo : essi formano delle serie oriz- 
zontali distinte sulle aree ambulacrali, inoltre il peristoma è piccolo ed 
infossato. 


(1) Desor — Synopsîs des Echinides fossiles, pag, 113, 1858. 
(2) Agassiz — Report of the Kchinoùdea , dredged by H. M. S. Challenger during the 
Years 1873-1876, pag, 109. 


— 252 — 


Li 


Questo genere finora non è stato ritrovato vivente; A. Agassiz con 
dubbi, da lui stesso riconosciuti, vi ha riportato una piccola specie delle 
Isole Fiji, cioè la Cottaldia forbesiana Ag. (1). Questa specie però, tra 
gli altri caratteri, si differisce dai Cottaldia, perchè i tubercoli non sono 
di uniforme grandezza, carattere principale e distintivo del gen. Cottal- 
dia. L’ Agassiz nota inoltre l'affinità della C. fordesiana con la specie 
fossile Psamnechinus monilis Desm. (= Arbacina monilis); ma questa af- 
finità che può derivare dalla facies speciale dei tubercoli nella specie 
delle Isole Fiji, scompare se si tien conto che la membrana buccale, è 
coperta da dieci larghe placche che circondano l’apertura buccale e che 
la membrana anale è coperta da un certo numero di placche di forma 
irregolare, nel centro delle quali si apre l’ ano. Due caratteri adunque 
che non si osservano sul gen. Ardacina ; resta quindi incerta la posi- 
zione generica di questa specie ed è senza buone ragioni che il Gauthier 
la riferisce al gen. Arbacina (2). 

Nel recente trattato di zoologia concreta dei signori Delage ed Hé- 
rouard, il gen. Prionechinus Ag. passa in sinonimia col gen. Ardacina (3). 
Il gen. Prionechinus però presenta dieci larghe placche nella membrana 
buccale, con altre irregolarmente disposte e nell'insieme con una dispo- 
sizione che ricorda quella dello Psammnechinus miliaris Miiller, ed il si- 
stema anale è ricoperto di un certo numero di placche come in C' for- 
besiana ; inoltre la sproporzione fra i tubercoli primarii e quelli secon-. 
darii è grande ed il numero di questi ultimi è piccolissimo. Questo ge- 
nere presenta infine due paia di pori su ogni placca ambulacrale, invece 
di tre e le spine schiacciate, mentre nel gen. Arbacina sono regolar- 
mente assottigliate e portano da sei a sette scanellature longitudinali, 
larghe, le quali alla lor volta portano delle strette e regolari striature 
trasversali, parallele fra di loro (4). 

È evidente come questa fusione di generi sia derivata dall’ imper- 
fetta conoscenza del gen. Arbacina. 

Riassumendo possiamo dire dunque con sicurezza che finora in tutti 
i mari della terra, non si conosce che una sola specie, che attesta che 
il gen. Arbacina non si è estinto al tramonto dell’èra terziaria, ove visse 
ricco di specie, ma che esso continuò a vivere durante il quaternario 


(1) Agassiz — loc. cit., pag. 112, tav. VI, fig. 15-17. 

(2) Gauthier — oe. cit., pag. 831. 

(3) Delage et Hérouard. Les Echinodermes, tom. III, 1903. 

(4) Agassiz A. — loc. cit., pag. 109, tav. VI, fig. 11-14 e tav. XL, fig. 43-44. 


— 253. — 


e che vive attualmente in due punti del mare. mediterraneo, cioè nel 
Golfo di Oran in Algeria e nel Golfo di Palermo in Italia, nei bassi- 
fondi coralligeni della zona temperata calda. 


GIUSEPPE CHECCHIA-RISPOLI. 


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Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina 


NELL’ EOCENE DELLA SICILIA 


(NOTA PREVENTIVA) 


Credo interessante di segnalare all’ attenzione di coloro, i quali si 
occupano dello studio dell’ importante gruppo delle Orbitoidi, un terzo 
rinvenimento di Lepidocycelina nell’ Eocene della Sicilia, oltre a quelli 
già indicati da noi in un’altra Nota inserita nella « Rivista Italiana di 
Paleontologia » (1). 

La località da cui provengono gli esemplari della -orbitoide, che 
forma l'oggetto di questa breve Nota paleontologica, è la R.r»e Marchesa 
presso Sciacca: l’ Eocene di questa regione non è che una parte di 
quello del Monte S. Calogero, portata in giù da uno spostamento ver- 
ticale. 

Secondo l’Ing. Baldacci questa formazione, ricca in alcuui punti di 
nummuliti ed orbitoidi, si riferirebbe all’Eocene inferiore (2): ma dalle 
specie delle nummuliti da noi studiate essa si deve riferire piuttosto 
all’ Eocene medio, come vedemmo nella precedente Nota. 

Fra le orbitoidi della R.re Marchesa, oltre a quelle a concamerazioni 
rettangolari (0. dispansa, O. Pratti) e a quelle a maglie esagonali (0. 
aspera), ve ne sono altre a concamerazioni ogivali, secondo il tipo di 
struttura delle Lepidocyclina. 

Queste ultime molto abbondanti, raggiungono talora grandissime 


(1) G. Checchia-Rispoli. — Osservazioni sulle Orbitoidi (Rivista Italiana di Paleon- 
tologia, anno XI, fase. 2) 1905. 
(2) L. Baldacci. — Deserizione geologica dell’ Isola di Sicilia, pag. 84, 203 e segg., 
1886. 
Il Nat. Sic., Anno XVII 32 


= du 


dimensioni: da un frammento ben grande di una di esse, si può argo- 
mentare che l'esemplare non dovesse avere meno di 80 mm, di dia- 
metro. 

La specie è piatta, sottilissima, alquanto più gonfia nel mezzo, ove 
presenta un largo mammellone. Essa verso la periferia va gradatamente 
assottigliandosi. Il suo maggiore spessore è nella parte centrale e non 
oltrepassa i 4 mm. nel frammento più grande a 40 mm. di distanza 
dal margine, ove lo spessore è di 0,5 mm. appena. 

La superficie è fittamente coperta di fini tubercoli. 

Da alcune sezioni di frammenti, e come appare anche in modo e- 
vidente ad occhio nudo su di un esemplare eroso, si scorgono le con- 
camerazioni equatoriali secondo la disposizione e la forma delle squame 
dei pesci cicloidi. 

Trattandosi molto probabilmente di una specie nuova, proponiamo 
per essa il nome di Lepidocyclina selinuntina Checchia, riservandoci di 
illustrarla quanto prima, insieme colle altre lepidocicline eoceniche della 
Sicilia. 

Il materiale di cui si parla in questa breve Nota fa parte delle 
collezioni del Museo geologico dell’ Università di Palermo e fu raccolto 
dal prof. Giov. Di-Stefano. 


G. CHECCHIA-RISPOLI. 


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Dott. G. RIGGIO 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina 


= 0-00 


(Cont. v. N. preced.) 


Fam. Acantnepnyridae 


Acanthephyra purpurea, M. Edw. 
(Tav. IV; fig. 12-15 e tav. V; fig. 1). 


? Ephyra haeckelii, Martens, Ueber einige ost-asiatische siissvasserthiere ) in 
Arch. Naturg., Jg. 54, vol. I., sec. Thiele J., Ueber einige stieliugige 
Krebse von Messina, Abdr. a. d. Zool, Jahrb. Suppl: VIII, Jena, 1905. 


— 255 — 


Acanthephyra purpurea, M. £dwards, Compte Rendu sommaire d’ une explo- 


ration zoologique faite dans l’Atlantique a bord du navire le Travailleur, 
Comp. Rendu 2° sem. tom. 93, pag. 933 (in nota), 1881. 


Miersia Agassizii, S. J. Smith, Report on the results of dredging ecc. during 


the summer 1880 by the steamer « Blake » Report on the crustacea. Part I 
Decapoda. Bull. Mus. Comp. Zool., vol. X, Cambridge, 1882, pag. 67, tav. 
11, fig. 5-7, tav. 12, fig. 1-4. 


Acanthephyra purpurea, M Edwards, Recueil de fig. de Crustacées nouveau 


id. 


id. 


id. 


ou peu connus, 1883. 

Agassizii, Smith, United states comm. of fishes and fisher. Report of the 
Commission for 1885, pp. 667 e 668, tav. XV, fig. 1, 6, 6a, 7 e tav. XVI, 
fig. 2. 

purpurea, A. M. Edw., Spence Bate, Report on the Crustacea collected 
by H. M. S. Challenger. Macrura vol. XXIV, 1888 (pag. 733, tav. 124, 
fig. 13. 

id., M. Edw., Ortman A., Decapoden und Schizopoden der Plankton- 
Expedition. Kiel u. Leipzig, 1893, p. 43. 

id., M. Edaw., Caullery M., Crustacées Schizopode et Decapode. Result. 
scientifiques de la Campagne du Caudan dans le Golfe de Gascogne 1895. 
Ann. de l’Univers. de Lyon, 1896. 

Agassizii, Smith. S. I., Riggio, Contributo alla Carcin. del Mediterraneo 
(Sunto). In Monitore Zool. Ital. An. XI (Supp.) Dic. 1900, p. 19. 

purpurea, M. Edw., Lo Bianco, Le pesche abissali eseguite da F. A. 
Krupp col Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri cd in altre località del 
Mediterraneo. Abdr. a. d. Mitth. a. d. Zool. Stat. zu Neapel, (1. c.) 1903. 


Un'altra grata sorpresa ebbi, quando, in mezzo ai crostacei spedi- 


timi dal Sicher, notai un bello esemplare 9 di Acantephyra , che non 
tardai a riconoscere per lA. purpurea, M. Edw. = A. Agassizii, Smith 
dell'Atlantico, e nuova per la Sicilia e pel Mediterraneo. 


Esaminando l’esemplare di Messina, ebbi a notare da un canto, una 


notevole somiglianza coll’A. sanguinea, Wood-Mason (1) dell'Oceano in- 
diano, dalla quale però differisce per il rostro che è un poco più lungo 
e più sottile in quest’ ultima specie; e dall’altro, qualche leggiera diffe- 
renza colla specie tipica dell'Atlantico , specialmente per la forma e 


(1) Wood-Mason and Alcock, Nat. hist. notes on the results of indian deep-sea 


dredging. Ann. and Magaz. of nat. hist., serie 6, vol. 9, n. 53, Maggio 1892, pag. 35 


con 


fig. 


— 256 — 


proporzione del rostro, per cui apparisce quasi intermedia fra le due 
specie predette. 

Parmi opportuna pertanto la formazione di una var. da distinguersi 
col nome di mediterranea. 

Ed ecco ora la descrizione della specie in parola, della quale ho ri- 
cevuto un secondo esemplare maschio dalla medesima località. 


Corpo piuttosto grande, allungato, compresso. 

Scudo cefalotoracico un po’ meno largo che alto , liscio, superiormente 
rotondato, appena carenato nella parte anteriore dove sorge il ro- 
stro, che è lungo e sottile, quasi retto, ma con profilo ascendente 
e gradatamente assottigliato in punta acuta all’estremità. Ha 9 denti 
sopra e 5,6 sotto; i primi due denti, posti alla base del rostro, 
sono assai piccoli ed appena visibili ad occhio nudo, specialmente 
il primo, e più vicini fra loro degli altri, che sono più grandi ed 
ugualmente spaziati. Il rostro è manifestamente più lungo del ce- 
falotorace, ed un po’ meno del doppio della scaglia antennale. 

Peduncoli oculari brevi con occhi piccoli, emisferici e neri. Però in un 
secondo esemplare avuto fresco in aprile 1901, pure da Messina, gli 
occhi erano di un bel colore azzurro carico. 

Peduncoli antennulari brevi, ‘/, circa dello scafocerite; l'articolo basilare, 
che è il più lungo e incavato superiormente per accogliere gli oc- 
chi, è armato di una piccola spina nel suo angolo anteriore inter- 
no. Il flagello super. esterno è più lungo dell’interno ed un po’ meno 
del doppio della scaglia antennale, ed è grosso e compresso nella 
sua porzione prossimale, che è solcata esternamente; l’inf. interno, 
appena più corto dello esterno è tutto ugualmente gracile e filiforme 

Scafocerite grande, */, circa dello scudo, col margine esterno ingrossato 
e diritto, l'interno laminare e curvo; la sua larghezza presso la base 
è !/, circa della lunghezza, nella porzione distale decresce gradata- 
mente e termina con punta acuta e sottile; il flagello, sostenuto da 
un lungo e grosso peduncolo basale, è assai più lungo dell’ intero 
animale, il rostro compreso. 

Gli organi boccali somigliano, a parte qualche leggiera differenza, a quelli 
dell’ A. Agassizii descritti e figurati da Smith (1. c. tav. XI e XII, 
fig. 5-7 e 1.4). 

Nessuna differenza si nota nelle mandibole, salvo qualche piccola modi- 
ficazione, forse individuale, nella disposizione dei denti. 

Il /° paio di mascelle (tav. IV, fig. 13) corrisponde pure abbastanza e- 


— 257 — 


sattamente, compresi i due forti denti della porzione distale del- 
l’endopodo. Così pure corrisponde lo sviluppo maggiore degli ultimi 
denti del lobo protognatale superiore. Noto qualche diversità nel 
profilo del lobo protognatale inferiore, se pure essa non è dovuta al 
disegno. 

Il 2° paio di mascelle (tav. IV, fig. 14) corrisponde pure in gran parte, 
tanto nella forma e disposizione dei lobi protognatali, quanto in 
quella dell’ endopodo; quest’ultimo però nell’esemplare di Messina, 
stando almeno alla figura dello Smith, assume una forma più de- 
cisa e caratteristica ed un rivestimento più fltto di setole ciliate 
alla estremità. È da notarsi ancora qualche differenza nel profilo 
dell’ endopodo ch’ è quasi tronco superiormente e quasi diritto nel 
margine posteriore dell’ esemplare mediterraneo, mentre è ricurvo 
in quello dell'Atlantico (vedi fig. l. c., tav. XII, fig. 3). 

Il 1° paio di piedimascelle (tav. IV, fig. 15) corrisponde pure nella con- 
formazione generale alla figura che ne da lo Smith (I. e. tav. XII, 
fig. 4), meno il profilo dell’estremità distale dell’exopodo che è as- 
sai più assottigliato e sporgente, e ricorda piuttosto quello della 
Miersia gracilis (vedi fig. 1. c. tav. XII, fig. 10), non però così ac- 
centuato come in quella. 

Qualche leggiera differenza notasi ancora nel 2° paio di piedimascelle, 
mentre nessuna se ne nota nel 3°. 

I pereopodi sono piuttosto gracili e deboli e provveduti di exopodi; essi 
crescono gradatamente dal 1° al 4° paio; il 5° è appena più corto 
del 4°. Il 1° ed il 2° paio hanno chele ben sviluppate: quelle del 
1° paio sono un poco più corte ma più robuste di quelle del 2°. Le 
branche delle chele terminano all’estremità con forti denti, dei quali 
è più robusto quello del dattilo, che è inoltre fortemente dentato 
nel margine interno, mentre il margine interno del propodo è sem- 
plicemente ciliato. Il 3° e 4° paio differiscono appena in lunghezza, 
ed hanno il margine posteriore del meropodite spinuloso, il propodo 
assai più lungo del carpo, ed i dattili brevissimi, molto gracili e 
terminati in punta acuta. 

Caratteristica è 1’ estremità distale del 5° paio di zampe, in cui 
il propodo è grosso e terminato in punta ottusa, rivestita di lunghe 
setole ciliate, assai più lunghe e fitte all’ estremità, dove formano 
un vero ciuffo che nasconde quasi il corto dattilo; sul margine in- 
terno, commisti alle setole, stanno dei lunghi denti finamente se- 
ghettati nel margine interno. Il dattilo è corto e grosso e termina 


— 258 — 


con un forte e lungo dente all’estremità distale; altri denti si tro- 
vano sul margine interno, e tutto ciò come nell’A. Agassizii tipo. 
Inutile dire che simili particolarità si osservano al microscopio. 

L’addome è allungato e fortemente compresso, rotondato superiormente 
nel 1° segmento, manifestamente carenato negli altri. A_ partire dal 
3° segmento, la carena si prolunga posteriormente in una spina as- 
sai robusta nel 3° e debole nel 4°, 5° e 6°, e specialmente nel 4° 
dove la spina è meno pronunziata, ma pure esistente e ben visi- 
bile. Il 6° segmento è più lungo degli altri, ma la sua lunghezza 
non raggiunge il doppio di quella del 5°, e la sua altezza è un po’ 
meno della metà della sua lunghezza. 

Il telson è lungo una volta ce mezzo circa del 6° segmento; è largo alla 
base e si assottiglia gradatamente alla estremità; superiormente pre- 
senta un leggero solco che lo percorre per tutta la sua lunghezza, 
e porta nella metà posteriore (distale) 8 paia di piccole spine mar- 
ginali, oltre 5 o 6 poste all’estremità quasi tronca. 

I pleopodi non presentano nulla di rimarchevole ed hanno un ben svi- 

luppato protopodite e le solite due appendici remiformi che sono 

manifestamente disuguali nel 1° paio e subeguali nelle altre 4 paia, 

e coi margini fittamente ciliati. Una speciale conformazione notasi 

nella lamella interna del 1° paio di pleopodi (tav. V, fig. 18), la 

quale, oltre all’ essere notevolmente più corta della esterna, ne 
differisce assai anche nella forma. Essa infatti risulta di una por- 
zione laminare larga di forma ellittica assai allungata, colla estre- 
mità ottusamente arrotondata, e di una piccola appendice digiti- 

forme mobile, la quale supera per un buon tratto l’ estremità di- 

stale della porzione laminare. 

‘Confrontando questa disposizione con quella dell’appendice corri- 
spondente figurata da Smith, si nota una certa differenza, poichè nel- 
l’ esemplare americano la porzione laminare è decisamente di for- 
ma ovale e l’ appendice digitiforme ne supera di poco l’ estremità 
distale. Tale differenza devesi probabilmente attribuire al sesso, poi- 
chè l’appendice figurata da Smith appartiene ad un o, mentre quella 
da me esaminata, appartiene ad una femina. Infatti in un 2° esem- 
plare cd’, pure da Messina, la forma dell’appendice si avvicina mag- 
giormente a quella disegnata da Smith, ma però l’appendice digi- 
tiforme non raggiunge l’ estremità distale della porzione laminare. 
JI margini; sono fittamente ciliati. 

Colore dell'animale fresco, rosso corallo carico, 


— 259 — 


PROPORZIONI 
Q St 
Lungh. tot. dall’estrem. del rostro all’estr. del telson mm. 94 mm. 82 
» dello scudo escluso il rostro } 3 © Db BRn i 616 
» del rostro . i È : ; ; è #29) » 26 
» dello scafocerite . È . . A LARA ITER 
Largh. id. - - : » 4 CAI 
Lungh. del 5° somite addominale . : 3 SEO SEO 
» ani 00 » » . é ; daent10 »'09 
Altezza » >» » » È ) 3 VITI) A) 
Lunghezza del telson : ; ) ; : sa LI) » 12,5 
i 9 È 
Denti del rostro ‘ ; : . : ; gi E 


L'A. purpurea fu sommariamente descritta nel 1881 da A. Milne- 
Edwards sopra una femina pescata dal 7ravailleurs nell’Atlantico a 
2590 m. di profondità; poco più tardi (1882) lo Smith, ritenendola nuo- 
va, la descrisse minutamente col nome di Miersia Agassiziù sopra ma- 
schi dragati pure nell'Atlantico, dal Blake. In seguito fu pescata, sempre 
nell'Atlantico, dall’ Albatros, dallo Challenger, dal Plankton, dal Caudan, 
dal National, a profondità assai variabili da 0 a oltre 4000 met. circa 
di profondità. 

Nel 1897 ne ebbi un primo esemplare Q da Messina, che ignoro 
come sia stato pescato, ma certo non oltre 200 o 300 metri, e più tardi 
un secondo esemplare c° pure di Messina, ma quest’ultimo fresco, colorito 
e proveniente da pesca pelagica superficiale, Ultimamente ne è stato pe- 
scato dal Puritan, fra Capo Corso e Monaco a circa 2000 metri di pro- 
fondità, un esemplare di 72 mm. e riportato da Lo Bianco (l. c.). 

; Da quanto precede risulta come lA. purpurea sia da annoverare 
fra le specie più diffuse del genere, e ciò tanto nel senso orizzontale, 
quanto in quello verticale. 

Per questa ragione lo Smith, non la ritiene specie usualmente a- 
bissale, ma liberamente nuotante, in modo da poter salire alla superficie 
o scendere a notevole profondità, ciò che sarebbe, secondo questo au- 
tore, confermato dalla struttura generale dell'animale e dalla conforma- 
zione degli occhi. 

Per la storia di questa specie è utile ancora di ricordare, che il 


— 260 — 


Thiele (1. c.), in una recentissima pubblicazione sopra crostacei di Mes- 
sina, emette l’opinione che l’Ephyra Haeckeli, Martens possa corrispon- 
dere all’Acanthephyra Agassizii, cioè alla purpurea. Pel momento non 
ho elementi sufficienti per potermi pronunciare in proposito. 

Il Caullery (l. c.), a proposito di 3 esemplari di questa specie pe- 
scati dal Caudan, a 800 m., dice che essi differiscono dal tipo, perchè 
le zampe toraciche, non sono orlate di lunghi peli, ma presentano so- 
lamente delle spine regolarmente spaziate sul meropodite, e il telson 
guarnito di 12 paia di spine. 


Acanthephyra rectirostris, Riggio n. sp. 


Taw.Vo de. Mr. 


Acanthephyra rectirostris, Riggio, Contributo alla carcinologia del Mediterraneo. 
Rendic. 1% Assemblea ordin. Unione Zool. ital. in Bologna 24-27 settem- 
bre 1900. In Monit. Zoolog. italiano, Anno X, (Suppl.) dic. 1900, p. 20. 

id. id. Lo Bianco S., le pesche abissali eseguite da F. A. Krupp col 
Yacht Puritan nelle adiacenze di Capri ed in altre località del Mediterraneo. 
Abdr. a. d. Mittheil. a. d. Zool. stat. zu Neapel, 16 Bd., 1 e 2 Heft, 1903. 

id. id., Thiele Joh., Ueber einige stieliugige Krebse von Messina. Abdr. 

a. d. Zool. Jahrbùchern. Suppl. VIII, Jena 1905. 


Corpo piccolo, allungato, tondeggiante. 

Carapace *'/, circa della lunghezza dell’ animale escluso il rostro, poco 
più alto che largo, liscio e tondeggiante superiormente. Il suo mar- 
gine anteriore è armato di due robuste spine: quella orbitale o an- 
tennale limitante inferiormente? l’insenatura omonima, e la dranchio- 
stegale limitante a sua volta, nella parte inferiore, l’insenatura an- 
tennale. 

Rostro un po’ meno lungo del torace e nettamente distinto da esso, sot- 
tile, retto, appena rialzato alla punta che è fortemente acuminata, 
e che supera di poco l'estremità dello scafocerite. Superiormente è 
armato da 8 a 10 spine, di cui le prime tre (prossimali) assai pic- 
cole e più avvicinate fra loro; inferiormente se ne contano da 5 a 6 


8-1 : 7 ; : 10 1 
i I quattro esemp. esaminati hanno rispettivamente LI 2 Di Di 
SE io ’ LI 


Peduncoli oculari (tav. V, fig. 2) brevi, grossi, assai mobili con distinto 
tubercolo laterale e con occhi piccoli di color bruno castagno, con 
ocello e una stretta fascia pigmetacea. 


re 


— 261 — 


Peduncoli antennulari (tav. V, fig. 3) grossi, piuttosto brevi ed incavati 
superiormente per accogliere 1’ occhio. L’ articolo prossimale è un 
poco più lungo degli altri due presi insieme: il distale è il più corto 
dei tre. Dei due flagelli, il superiore esterno è ingrossato alla base 
per un tratto che non raggiunge l’ estremità distale dello scafoce- 
rite, un po’ prima della quale diventa sottile e filiforme. In corri- 
spondenza del tratto ingrossato, è fittamente guarnito di lunghi peli, 
che nascondono quasi la base dell’ altro flagello, che è gracile fin 
dalla base. Siccome i flagelli sono rotti all'estremità in tutti i quat- 
tro esemplari, non è possibile precisarne la lunghezza esatta. 

Lo scafocerite (tav. V, fig. 4) è un po’ meno lungo del rostro, ed ha la 
forma di una lamina di bisturi; ristretta e leggermente incurvata 
alla estremità distale, si allarga gradatamente fin presso la base. Il 
suo margine interno è quasi dritto, sottile e interamente ciliato; il 
margine esterno è diritto, grosso e liscio, e termina in avanti con 
una forte e robusta punta ricurva verso l’interno. Il flagello manca 
in tutti i quattro esemplari, ed il suo peduncolo basale è grosso, ci- 
lindrico ed un terzo circa della corrispondente scaglia. È lecito però 
supporre che il flagello sia più lungo del corpo. 

Gli organi boccali somigliano notevolmente a quelli dell'A. purpurea, 
salvo qualche leggiera differenza che ricorderò. 3 

Le mandibole (tav. V, fig. 5) hanno lo psalistoma o processo ventrale 
fortemente convesso e armato di 8 a 10 forti denti, fra i quali uno 
nel mezzo assai più robusto e sporgente degli altri. Il processo mo- 
lare ha la superficie interna leggermente incavata, coi margini fit- 
tamente denticolati. Il sinafipodo è triarticolato , coll’ articolo me- 
diano più lungo e ventricoso e col prossinaale più corto. I margini 
di questi due ultimi sono scarsamente ciliati; mentre sono fittamente 
ciliati quelli del largo articolo distale. 

Il 1° paio di mascelle (1° siagnopodo) (tav. V, fig. 6) ha il lobo protogna- 
tale superiore (distale) ricurvo e fortemente armato di una ventina 
di robusti denti seghettati sui margini; il lobo inferiore (prossimale) 
è largo ed ottusamente triangolare e coi margini fittamente coperti 
da setole ciliate. L’endopodo è largo, col margine esterno ricurvo 
e l'interno ondulato ; porta poche lunghe setole ciliate poste: uno 
o due all’estremità e due presso di essa; in corrispondenza di queste 
due ultime si notano, sopra una piega, due forti ma corte setole den- 
tiformi, come nell’A. purpurea. 


Il Nat. Sie., Anno XVII. 33 


— 262 — 


Il 2° paîo di mascelle (2° siagnodo) (tav. V, fig. 7), ha il lobo distale (su- 
periore) del protognato assai sviluppato e profondamente diviso in 
due lobi disuguali; il lobo prossimale (inferiore) è poco sviluppato 
e assai rientrante. I margini di entrambi i lobi sono guarniti di 
fitte e lunghe setole piumose. L’endopodo o endognato ha una for- 
ma abbastanza caratteristica: esso è largo inferiormente e ristretto 
quasi bruscamente in alto, e coll'estremità diretta in avanti e prov- 
veduta di un gruppo di langhe setole piumose. Lo scafognato è largo 
e laminare, coi margini quasi paralleli; è tronco obliquamente nella 
porzione distale e arrotondato nella prossimale :i margini sono fit- 
tamente e lungamente ciliati. 

Il /° paio di piedimascelle (3° siagnopodo) (tav. V, fig. 8) somiglia assai 
nell’assieme a quello dell'A. Agassiziîà, ma ne differisce per la for- 
ma dell’endopodo, che è proporzionatamente più grosso e coll’arti- 
colo basale, che è più corto e più largo degli altri due, che sono 
subeguali, per l'estremità distale dell’ exopodo che è meno assotti- 
gliata e per la forma un poco diversa dell’epipodio branchiale. 

Il 2° paio di piedimascelle (1° gnatopodo) (tav. V, fig. 9) è piediforme, col 
carpo corto, col propodo lungo e col margine esterno ricurvo e ric- 
camente provveduto di robuste setole aculeiformi. Il dattilo, che è 
assai breve, è anch’esso fortemente armato come il propodo. Gli al- 
tri articoli nulla presentano di notevolmente diverso. L’exopodo è 
lungo e flagelliforme, e l’ epipodio porta una fillobranchia a forma 
quasi di mano. 

I piedimascelle del 3° paio, o piedimascelle esterne (2° gnatopodo) (tav.V, 
fig. 10) sono lunghe e gracili raggiungono ed oltrepassano di poco 
il terzo ant. della scaglia antennale; dei tre articoli il prossimale è 
il più lungo ed è incavato nella porzione posteriore ed ingrossato 
in quella anteriore; l'articolo mediano è il più corto ed ugualmente 
grosso, mentre il distale è un poco più lungo e termina, assotti- 
gliandosi gradatamente, in punta ottusetta. I tre articoli sono fitta- 
mente rivestiti di peli piuttosto brevi. 

I pereopodi non differiscono gran fatto da quelli dell'A. purpurea. Le due 
prime paia (tav. V, fig. 11, 12) terminano con pinza didattila un 
poco più lunga nel 1° paio, più corta e più robusta nel 2°, Le e- 
stremità delle due branche delle chele sono armate di denti forti 
e ricurvi: più forti però nel dattilo. Il margine interno dei dattili 
è anch’ esso armato di una fitta serie di dentini; i quali sono più 
fitti, più minuti e su tutto l’intero margine nel dattilo del 1° paio 


— 263 — 


(fig. 11); sono più forti, ma più scarsi e solamente nella metà an- 
teriore in quello del 2° paio (fig. 12). 

Il 3° e 4° paio di pereopodi (tav. V, fig. 13 e 14) non presentano nulla 
di notevole; entrambi finiscono con un dattilo lungo, sottile e leg- 
germente ricurvo, terminato all’estremità da un lungo dente affilato 
e ricurvo. 

Assai caratteristico è invece il 5° paio di pereopodi (tav. V, fig, 15 e 
15a), il quale del resto ricorda assai il corrispondente dell'A. Agas- 
sizîi. Esso ha il propodite grosso, lungo e fittamente ciliato ai mar- 
gini; nella metà anteriore del margine interno è armato inoltre di 
forti e veri aculei mobili e seghettati ai margini, ed un fitto ciuffo 
di lunghe setole ne guarnisce l’ottusa estremità distale, in modo da 
nascondere quasi il breve dattilo; questo è corto e largo, terminato 
in punta ottusa, armata di un forte dente ricurvo e di 4, 5 denti 
più corti sul suo margine interno, oltre le lunghe setole, che insie- 
me a quelle del propodo, concorrono a ricoprirlo e nasconderlo. 


(continua) 


n n = ‘Se e 


Bibliografia e reeensioni 


—-og=epo—- 
PERIODICI 


La Feuille des jeunes naturalistes. 


Il N. 410 del 1° dic. 1904 contiene la fine dell’ « Excursion botanique et 
zoologique aux environs de Lilla pour l’étude des fossés de quelques chateaux 
del René Schodduyn »; un bell’ articolo del sig. Fernand Meunier: « Contri- 
bution a la faune des Helomyzinae de l’ambre de la Baltique »j e un artico- 
lo : « La Mante religieuse dans la Vallée de la Meuse » del prof. Vuillemin. 


Broteria — Rivista des Sciencias Naturaes do Collegio de S. Fiel (Por- 
togallo). 


Col 25 novembre 1904 è comparso il IV fascicolo che completa il terzo 
volume di questa interessantissima pubblicazione ; in essa troviamo la Mono- 
graphia das Orobanchaceas Portuguezas redatta inappuntabilmente dal signor 


— 2604 — 


José d’ Ascensao Guimaraes. L’ egregio autore comincia col fare la storia di 
questa famiglia di piante, seguita con la loro distribuzione geografica , dice 
della loro utilità e dei pregiudizi intorno ad esse delle quali dà alcuni nomi 
volgari portoghesi; quindi parla lungamente della loro Morfologia e Fisiologia 
e viene alla classificazione e descrizione delle varie specie riscontrate nel l’or- 
togallo. Ne enuinera solamente 20 alle quali intercala un buon numero di va- 
rietà e di forme. Questo lavoro di 200 pagine circa è inoltre illustrato da ben 
14 bellissime tavole in fototipia che lo rendoro viemaggiormente pregevole. 

In questo stesso volume troviamo la biografia di Brito Capello valente it- 
tiologo portoghese morto nel 1879 e l’elenco delle sue pubblicazioni. 

Il prof. Mendes d’Azevedo C. continua con i Microlepidotteri i Lepidotteros 
de Portugal e dà inoltre una Revista biennal de Lepidopterologia pel 1902-03. 

Il sig. Luisier pubblica una Revista de Bryologia pel 1903, e il Dr. J. 
Rick i Fungos do Rio Grande du Sul. 

Jl prof. I. S. Tavares con quella attività che tanto lo distingue dà la 
Descripgao de tres Crcidomyias hespanho'as novas cioè Stefuniella salsolae che 
causa i suoi cecidii sulla Salsola vermiculata L., var. microphylla Mocq.; Rho- 
palomyia hispanica che altera i gambi dell’ Artemisia herba-alba Asso; Rhopa - 
lomyia Novasi che produce anche essa su l’Artemisia herba-alba i suoi cecidii. 

Descrive inoltre due altre cecidomie cecidogene: Descripeao de duas Ce- 
cidomyas novas e cioè una Perrisia Bragancae che altera le foglie del Tha- 
lictrum glaucum Desf. e l’altra la Ahopalomyia Valerii le foglie del Junipe- 
rus oxycedrus L. 

Il valente botanico e cecidologo dà inoltre la descrizione di un nuovo ci- 
nipide (Descripcao de un Cynipide novo) che chiama Timaspis lusitanicus la 
di cui larva produce l’ ingrossamento del caule e dei rami di Crepis taraxra- 
cifolia Thuill. var. pectinata Wk. 

In questo volume troviamo inoltre dello stesso Tavares la descrizione di 
un Castagno gigantesco di Beira nella matta do Fundao e Alcaide , il quale 
misura una circonferenza di ben 13 metri e 30 cent. e un diametro di 7 metri. 


Bullettin de la Societé Entomologique de France N. 15, 1904. 


In questo bollettino troviamo la descrizione di un nuovo genere e nuova 
specie di coleottero ipogeo di Francia di Abeille de Perrin Stettitia balseten- 
sis ; il Dott. Chobaut descrive un Rhipidius Guignoti n. sp. della Francia e 
da la tavola dicotomica dei Ahipidiini; il sig. D. Lucas da la descrizione som- 
maria del bruco di Orthosia Witzenmannii Stdnf. ; il signor R. Vérety parla 
della scoverta del Parnara Nostrodamus F. in Toscana e il slg. Villeneuve 
dice della caitura di alcuni nuovi ditteri per la Francia. 


Id. id., N. 16: 


Il sig. Abeille de Perrin vi descrive una Batyscia Jeanneli n. sp. e B. 
Elgueae n. sp.; il Dr. Chabaut descrive un Thorictus Peyerimhoff n. sp. una 
Mordelkistena arabica n. sp. tutte e due coleotteri dell’Arabia; il sig. A. L. 
Clément fa conoscere una nuova aberrazione di Carabus auratus F. che inti- 
tola var. Labittet in omaggio al sig. A. Labitte; il Dott. P. Marchal riferisce 
sull ’invasione sempre crescente del Chrysomphalus dictyospermi var. minor 
Berl. nel bacino mediterraneo e sulla biologia di questa cocciniglia. 


Prof. Filippo Silvestri — Contribuzione alla conoscenza della meta- 
morfosi dei costumi della Lebia scapularis Fourc. con descrizione 
dell'apparato sericiparo della larva (Estrato dal « Redia », Vol. II, 
1904) Firenze. 


L’autore in questa sua pubblicazione di circa 16 pagine e ricca di nume- 
rose figure litografate in cinque tavole ci fa conoscere le metamorfosi della 
Lebia scapularis la quale si allontana non poco da quello degli altri Carabidi, 
infatti in questa specie abbiamo una vera ipermetamorfosi non solo, ma la co- 
struzione di un bozzolo setigero da parte della larva che serve anche come 
riparo alla ninfa. La secrezione della seta non viene data da organi speciali 
ma dai tubi malpighiani che versano i] loro secreto nell’intestino posteriore. 


H. Schouteden — Escursione del Dott. Achille Tellini nell’Eritrea (An- 
nales de la”Société Entomolegique de Belgique T. 49°). 


Il Dott. A. Tellini che fu nell’Eritrea dall’ottobre 1902 al febbraio 1908, 
tra le sue cacce raccolse uu certo numero di Hemitteri che inviò poi al sig. 
Schouteden, il quale le determinava nel modo seguente : Sphaerocoris ocella- 
tus Klug, Callidea Dregei Germ., Alphocoris indutus Stal., A. liroides Germ., 
A. lirinoides Germ., Bolbocoris rufus Westw., Scotinophera fibulata Germ., 
Mecidea Tellinii n. sp., Siacoris n. sp. (senza descrizione), Dorpius typicus 
Dist., Halcostetus apicalis H. Sch., Veterna abissinica Leth., v. sanguineiro- 
stris 'Thunb., Diplosis hastata F., D. cordofana Mayr., D. acanthura Westw., 
Aeliomorpha natalicola Stal., Ael. simulans Stal., Eysarcoris inconspicuus H.- 
Sch., Carbula abdominalis Sign., Gynenica Tellini sp. n., Durmia Mulsanti 
Stal., D. vittiventris Reut., Agonoscelis versicolor Thumb., A. sansibarica Har., 
A. puberula Stal, Bagrada hilaris Burm., Stenozygum variegatum Fieb., St. 
poecilum Dall., Nezara Heegeri Fieb., N. viridula L. e var. torquata F., Me- 
nida maculiventris Dall. ?, Piezodorus rubrofasciatus F., Aspongopus vidua- 
tus F. e var. unicolor H.-Sch.. Scantius abyssinicus Bol. Dysderus supersti- 
tiosus Fabr. 


— 266 — 


T. De Stefani-Perez — Nota su due cecidii inediti (Estratto della « Mar- 
cellia » Riv. int. di Cecidologia, v. III, 1904). 


I.’ autore in questa nota descrive il cecidio della Tephr.tis megacephala 
Low. e la biologia di questo raro muscide conosciuto solamente di Sicilia, 
fa conoscere anche la galla o cecidio del Mecinus barbarus Gyll. coleotterino 
che deforma il rachide della Plantago serraria L. 


Antonio Berlese — Apparecchio per raccogliere presto e in gran nu- 
mero piccoli artropodi (Estratto dal « Redia », vol. II, fasc. 19, 1904). 


1,’ autore descrive e figura un apparecchio di sua invenzione utilissimo e 
molto pratico per la raccolta dei piccoli artropodi; si tratta di un imbuto che 
concorre in un tubo di vetro con alcool e questo imbuto è circondato da ac- 
qua calda da 60° a 100°. 

Sopra l’imbuto si dispone una specie di vassoio dl rete-metallica sul quale 
si mette tutto quel materiale difficile o poco pulito da ricercare come muschi, 
foglie marcite, legni putrescenti, humus, sostanze in decomposizioni, deiezioni 
animali ed altro sempre ricchi di vita animale. Sia perchè questo materiale 
va perdendo della sua umidità e gli animaletti che lo popolano tendono ad 
abbandonarlo, sia perchè gli animaletti sono attratti dal sottostante calore, è 
certo che tutti procurano di guadagnare la rete metallica e vi passano attra- 
verso cadendo nell’imbuto metallico da dove, tanto per l’inclinazione delle pa- 
reti dell’imbuto, quanto perchè queste sono molto riscaldat» dall'acqua bollente, 
precipitano nel tubetto ad alcool da dove poi si raccolgono. 

Questo apparecchio del prof. Berlese me ne fa risovvenire un altro de- 
scritto e adoperato dal fu prof. A. Palumbo (1) il quale corrisponde benissimo 
allo scopo di poter raccogliere prestissimo e tutti gli Artropodi che si trovano 
nelle sostanze sopradette ; esso consiste nel riporre in una cassetta ermetica- 
mente chiusa il materiale che si vuole esaminare, questa cassetta è fornita 
sul coperchio di un buco ehe può chiudersi con un turacciolo di sughero, un 
altro buco a livello del fondo è praticato su uno dei lati e in modo che ad 
esso sì può adattare un tubo di vetro aperto alle due estremità di cui una 
immette fissato alla sua volta in un turacciolo di sughero in una bottiglia a 
grossa pancia. Or se in questa cassetta così preparata , si versano dal buco 
praticato sul coperchio alcune gocce di bensina e poi si tura, è certo che tutti 
gli esseri che si trovano nel materiale colà rinchiuso, scapperanno verso l’u- 
nica uscita che il raggio di luce loro addita e andranno invece ad imprigio- 
narsi nella bottiglia a larga pancia; questa è adattata in modo che essi en- 


(1) Augusto Palumbo,—Sulla caccia dei coleotteri (Rivista Italiana di Scienze Na» 
turali, 1892. Siena. 


"TAerren 


— 267 — 


trando non possono più tornare indietro e un secondo tubo adattato al turac- 
ciolo permette che in essa l’aria circoli liberamente. 

Questi apparecchi poi, tanto quello del Berlese che quello del Palumbo 
sono suscettibili di tutte le modificazioni che si desiderano e ognuno può a- 
dattarli a seconda il proprio scopo. Essi intanto sono utilissimi e di grande 
applicazione pratica. 


Mayr Gustav. — Hymenopterologische Miszellen III (Estratto del k. k. 
zoologisch-botanischen Gesellschaft in Wien, 1904). 


L’A. si occupa primieramente della revisione del genere Ormyrus in Eu- 
ropa e descrive diverse specie nuove, come 0. Destefanii della Sicilia, O. Wa- 
chtli raccolto a Fiume e in Dalmazia, e per alcune specie indica i cecidii da 
cui si sono ottenuti questi parassiti; in seguito descrive anche alcune speeie 
di Calcicide e Proctotripidi nuove tra cui Ew-itoma infracta, Eur. timaspidis, 
Xenocrepìs pura, Plutothrix Porsteri, Mesidia pumila, e infine descrive una 
nuova specie di Formicide, Euponera (subgen. Mesoponera) sulcigera e fa al- 
cune osservazioni sulla Carebara Sicheli Mayr. 


Da Silva Tavares Joaquim. — Synopse das Zoocecidias Portuguezas 
(Estratto da <« Broteria », vol. IV, 1905). 


L’ egregio A. in questa sua bellissima pubblicazione illustrata da 14 ta- 
vole splendidamente riuscite in fototipia e che accrescono importanza all’opera, 
descrive più di 400 cecidii del Portogallo, cioè tutto quanto sin oggi si cono- 
sce di quel paese. ]l lavoro è preceduto da alcune osservazioni e dalla breve 
bibliografia relativa ai cecidii portoghesi. Da questa si rileva che ben pochi 
si sono occupati dei cecidii del Portogallo e se ne togli le poche specie indi- 
cate dal Kieffer e dal Trotter le conoscenze maggiori sono state fornite dal 
Tavares che con zelo grandissimo e profonda conoscenza va sempre più illu- 
strando le produzioni naturali del suo bel paese. 

Le descrizioni dei cecidii sono chiare e precise e di molte specie vengono 
indicati i locatarii; il lavoro tutto poi è radatto con grande accuratezza. 


Ghigi Alessandro. — Osservazioni sulla alimentazione dei nidiacei del 
passero. 


L’ egregio A. che ha preso un grande interesse per la nuova legge sulla 
caccia in Italia, in questa sua nota vuol dimostrare come la persecuzione ac- 
canita ed inconsulta fatta al passero non sia punto giustificata; dalle sue os- 
servazioni risulta che nell’ epoca di riproduzione il passero è più un uccello 
insettivoro che granivoro e quindi il permetterne la caccia incondizionata sa- 
rebbe un male; egli crede che la legge dovrebbe permetterne la caccia sola- 


— 268 — 


mente in quelle epoche dell’ anno in cui questo uccellino si manifesta nocivo 
alle culture agrarie. 


Marchal P.— Recherches sur la Biologie et le Développement des Hy- 
ménoptères parasites. La Polyembryonie spécifique (Arch. de Zool. 
expér. et gén., 1904). i 


Id. — Observation biologiques sur un parasite de la Galèruque de l’Or- 
me, le Tetrastichus xantomelanae Rond. (Bull. de la Soc. Ent. de 
France, N. 4, 1905). 


Nel primo lavoro l'A. ci fa conoscere la biologia dell’ Ageniaspis (Eneyr- 
tus) fuscicollis parassita di microlepidotteri del genere Hyponomeuta, dell'A. 
testaceipes parassita del genere Lithocolletis, e del Polignothus minutus, pa- 
rassita della Cecidomya destructor e C. avenae. Questi mieroimenotteri depon- 
gono nell’ uovo delle loro vittime un solo uovo, il quale a tempo opportuno 
darà origine invece a tutta una popolazione di parassiti. L’uovo dell’oste, pur 
essendo inquinato da un corpo estraneo, si svilupperà regolarmente e giungerà 
all'esclusione, ma la larva conterrà nella cavità generale del corpo l’uovo ne- 
mico che si sarà ingrossato e allungato in forma di un vero cordone; questo 
corpo è costituito di una serie di corpi muriformi isolati gli uni dagli altri 
che costituiscono altrettanti embrioni usciti da un solo uovo. 

Le osservazioni del Marchal dimostrano inoltre che questa divisione d’un 
uovo è divenuta normale in alcuni imenotteri e che la poliembrionia non di- 
pende dalla sezione dell’uovo, ma dalla quantità di materiale nutritivo. 

Nella seconda pubblicazione il Marchal, continuando le sue osservazioni 
su gli imenotteri parassiti, ci fa conoscere come procede il Tetrastichus can- 
tomelaenae Rond. nell’ attaccare le uova della Galleruca, dell’ Olmo della so- 
stanza dei quali il piccolo imenotterino pare essere molto ghiotto. L’insettuc- 
cio fissandosi sull’ alto di un uovo di Galleruca con 1’ uovopositore lo perfora 
e quando lo ha ritirato sulla piccolissima apertura praticata, esso poggia la sua 
testa e comincia a lambire l’umore che cola dalla ferita; quest’operazione ri- 
pete diverse volte sullo stesso uovo. 

Per le continuate osservazioni dell’A. risulta che il Tetrastichus trova un 
interesse individuale nei bucherellare l’uovo di Galleruca, ma che ciò non e- 
sclude il suo parassitismo e che esso si serve del suo ovopositore tanto per 
succhiare un po’ di umore dall’ uovo, quanto per deporre nell’uovo di Galle- 
ruca il suo a modo di altre Chalcididae. 


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ANNUNZI 


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Il N. 12 del Naturalista Siciliano verrà spedito solamente a quei 
Signori che hanno pagato le 12 lire dell’ abbonamento annuale dal 1° 
agosto 1904 a tutto luglio 1905. 


Il signor Josef Sever, Entomologo. Salita al Promontorio n. 10, III 
a Trieste offre per L. 16,50, 21 specie di coleotteri del valore, secondo 
cat. Reitter, di L. 72, 50. 

Esso spedisce un esemplare d’ogni specie seguente contro rimborso: 
Laemostenus Schreibersi, Anophthtalmus Bilimeki, Hacqueti, hirtus, var. 
spectabilis, dalmatinus, var. Halmai, Leptoderus Hohenwarthi, Astagobius 
angustatus, Propus sericeus, Oryotus Schmidti, Mirklitei, Aphaobius Milleri, 
Heydeni, Anthroherpon Ganglbaueri, Bathyscia Khevenhilleri , Freyeri, 
montana, Hoffmanni, insignis, Morimus Ganglbaueri. 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. 


Il sig. Tito Cavagnaro, Livorno (Toscana) domanda in cambio delle 
Conchiglie fossili e viventi. 


Il sig. Giuseppe Meloni, Preparatore a Lanusei (Sardegna), offre 
delle pelli di Mammiferì ed Uccelli preparati per essere montati, egli 
caccerebbe se richiesto Rettili e Insetti di tutti gli ordini. Accetta cambii. 


Tirelli Cav. Avv. Adelchi, Roma (Ministero del Tesoro), cambia co- 
leotteri laziali con coleotteri europei, specialmente cavernicoli. 


Il Prof. Antonio Porta. Università Camerino (Macerata), desidera 
esaminare materiale Italiano , di locaiità ben precisata, di Tricophéini, 
Habrocerini, Hypocyptini, Tachyporini e Bolitobiini. 


A. G. Razzanti, V. R. Margherita 35, Livorno (Toscana), desidera 
Coleotteri e Lepidotteri paleartici ed esotici, specialmente Carabdidi, La- 
mellicorni, Buprestidi, Cerambicidi e Macrolepidotteri. 


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ANNO XVII 1905 N. 12. 


IL NATURALISTA SICILIANO 


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Gli abbonamenti cominceranno dal 1° di agosto di ogni anno. 


Indirizzare tutto quello che riguarda l’Amministrazione e Redazione 
al Sig. Enrico Ragusa in Palermo, Via Stabile, 103. 
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La responsabilità d’ ogni qualunque idea espressa negli articoli del periodico 
spetta esclusivamente al suo autore. 


STATION d'el' N.12. 


Fiori A. — Sull’importanza della scultura, quale carattere diagnostico nella classifi- 
cazione del Bythinus ed altrì Pselaphidi . . . . . + . pag. 269 

De Stefani T. — Una nota su tre cecidii siciliani . . . . . +.» » 272 

Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo —I. Nota sopra al- 
quanti crostaceî nel mare di Messina (con 3 tav.) (cont. e fine) » 274 


Ragusa E.— Coleotteri nuovi 0 poco conosciuti della Sicilia . . . . +. +. » 288 


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Pubblicato il 1° luglio 1905 


PALERMO 
Stabilimento Tipografico Virzì 


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ANNO XVII. 198 N. 12. 


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IL NATURALISTA SICILIANO 


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sull'importanza della scultura, quale carattere diagnostico 


NELLA 


classificazione dei Byhitnus ed altri Pselaphidi. 


Bythinus Erichsoni Kies. var. rugosicollis m. — Il signor Alzona mi 
comunicava, e gentilmente lasciava alla mia raccolta, alcuni mesi 
fa, alcuni Bythinus da lui raccolti nella grotta di Costozza ed in 
quella della Guerra, nei colli Berici, i quali presentano tutti i ca- 
ratteri dell’Erichsoni, eccetto il capo e protorace rugosamente pun- 
tati, e quest’ultimo altresi munito di una carena mediana longitu- 
dinale che lo percorre in tutta la sua lunghezza, sebbene più di- 
stinta dinnanzi. 

Questi pochi caratteri, se si trattasse di una forma prettamente 
cavernicola, sarebbero sufficienti per distinguere una nuova specie, 
ma io credo trattarsi solamente di una varietà dell’Erichsoni per le 
seguenti ragioni : 


1. Perchè in questi esemplari, le 992 hanno bensì l'occhio di metà 
più piccolo che nel 0°; ma nell’uno e nell’altro sesso essi sono 
grandi come negli esemplari non cavernicoli provenienti dal 
Trentino. Perciò non si tratta di una forma completamente 
adattata alla vita cavernicola, giacchè almeno nella 2 gli oc- 
chi dovrebbero essere più piccoli che non nelle 92 viventi in 
luoghi illuminati. 

2. In questi esemplari non vi è alcun’altra differenza, all’infuori 
della scultura, da quelli del Trentino; neppure nella forma 
e grandezza dei primi articoli delle antenne. 

3. Sopratutto poi è da notarsi, che il sig. Dodero mi ha ceduta 
una 9 del Trentino col protorace e capo scolpiti come negli 
esemplari delle grotte dei colli Berici, quantunque quell’ e- 


Il Nat. Sic., Anno XVII 34 


— 270 — 


semplare non provenga da una grotta e sia stato raccolto in 
località assai distante, Lavarone nel Trentino. D'altra parte 
due esemplari provenienti dalla grotta di Costozza hanno 
capo e protorace lisci come quelli del Trentino, mentre altri 
della stessa grotta e di quella, non molto distante, della Guerra 
hanno capo e protorace rugoso. 

4. In qualche altro esemplare del Trentino v'è traccia di carena 
mediana al protorace, per quanto la superficie del capo e 
protorace rimanga del tutto liscia. Questi dunque presente- 
rebbero qualche indizio di passaggio dall’una all'altra forma, 


Ho creduto cosa ben fatta distinguere con un nome codesta forma, 
non molto interessante, sopratutto perchè mi sembra che a tale carat- 
tere, quello cioè della scultura, si dia soverchia importanza. Il Reit- 
ter (1) ha descritta un’altra specie affine all’ Erichsoni, proveniente dal- 
l’ Erzegovina, che egli denominò Leonhardi: questa appunto corrispon- 
derebbe per la scultura alla mia var. rugosicollis, soltanto la var. dei 
colli Berici presenterebbe sul protorace una carena che non esiste nel 
Leonhardi, e questo avrebbe sul capo un solco mediano che non esiste 
nel rugosicollis. Se il Byt. Leonhardi sia specie distinta o soltanto una 
varietà dell’Erichsoni è cosa di poco conto: rimangono però delle diffe- 
renze importanti, quali l'occhio più piccolo, il 2° art. delle antenne più 
grande, la riduzione del dente alle tibie anteriori, e la presenza di un 
dente alle tibie posteriori, il quale manca all’Erichsoni. Sul poco valore 
diagnostico del dente alle tibie ho scritto recentemente (2); ed anche 
credo d’aver dimostrato come possano entro certi limiti variare le di- 
mensioni e la forma dei primi articoli delle antenne : certamente se il 
Ganglbauer (3) ha avuto ragione nel considerare il £yt. ursus Reit. delle 
grotte della Carinzia come semplice varietà dell’Erichsoni, non mi sem- 
bra che debba rimanere distinto il Leonhardi, quando venga a scemare 
d'importanza il precipuo carattere su cui è basata, cioè la differenza di 
scultura del capo e protorace. Rimarrebbe nerò la differenza nella gran- 
dezza degli occhi, ma a giudicare dalla figura tale differenza non sa- 
rebbe poi grandissima. A risolvere il dubbio se il £yt. Leonhardi debba 
considerarsi come specie distinta o solamente come var. dell’ Erichsoni 


(1) Wiener ent. Zeit., 1902, p. 3. 
(2) Rivista col. Ital., 1904 p. 233. 
(3) Die Kéfer Eur. II, p. 828, 


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sarebbe utile conoscere se tra gli esemplari posteriormente trovati nella 
Stiria (1) e fra quelli che eventualmente si potranno trovare in altre 
regioni intermedie vi sieno forme di passaggio tra l’una e l’altra forma. 


Nè questo è il solo caso in cui si sia dimostrata l’incostanza della 
scultura dei 5ythinus. Il Reitter medesimo (2), dopo aver creato un IV° 
gruppo per le specie del gen. Bythinus aventi il protorace scolpito da 
punti, descrive una var. hungaricus del Byt. Curtisi, avente il protorace 
punteggiato. Io pure feci conoscere (3) un 2Byt. Lagarî del M. Grappa 
avente il protorace punteggiato: anzi mi basai su questo fatto e sul- 
l’altro che la 9 era allora sconosciuta, per emettere il dubbio che il 
Byt. Lagarì non fosse che una forma maschile del Brusinae; ma in que- 
sto ho forse errato, giacchè l’Holdhaus mi scrisse che l’organo maschile 
aveva forma differente. Il sig. Dodero (4) pure, crede che il Byt. scul- 
pticollis Reit. , dall’ Autore assegnato al IV° gruppo, non sia altro che 
una var. del Grouvellei Reitt., dall’Autore assegnato invece al I° gruppo 
(Arcopagus Leach.). E forse molti altri fatti esisteranno di tal genere 
che io non conosco, o che ho dimenticati. 

Quanto di sopra ho detto per la scultura del capo e protorace, po- 
trebbe estendersi a quella delle elitre. Recentemente (5) ho dimostrato 
quanto sia variabile la scultura delle elitre nel Byt. italicus e bulbifer 
e come su questo carattere non sia possibile la distinzione delle due 
specie. 


Reichenbachia impressa Panz. var. puncticollis m. — Tutti gli autori 
descrivono la eichenb. impressa come avente il capo e protorace 
assolutamente lisci: nelle paludi di Galliera (Bolognese) raccolsi 
nella primavera del 1902 centinaja di esemplari, tutti col capo e 
protorace distintamente punteggiati, precisamente come nella jun- 
corum e migriventris. Destata la mia attenzione su questo fatto, ho 
in seguito constatato che tutti gli esemplari provenienti dalle pa- 
ludi dell'Emilia e dal Veneto hanno il protorace almeno, qual più, 
qual meno puntato, mentre l’ hanno assolutamente liscio gli esem- 
plari inviatimi da Bevagna (Umbria) dal Prof. Silvestri. 


(1) Krauss.— Wiener ent. Zeit. 1900, p. 240. 

(2) Best. Tab. V, p. 58 (1881). 

(3) Atti della Soc. dei Nat. di Modena, 1900, p. 99. 
(4) Ann. Mus. civ. di Genova, 1900, p. 414. 

(5) Rivista col, Ital. 1904, p. 233, 


— 272 — 

Non so ancora fin dove si estende la varietà cui ora ho breve- 
mente accennato, come non so se si trovino nello stesso luogo (per 
quanto a me consti il contrario) tanto la forma a protorace liscio 
quanto quella a protorace puntato. Da quanto risulta a me sembra 
che la puncticollis costituisca una forma geografica distinta: non mi 
stupirei per altro che nel limite di sovraposizione delle due aree 
geografiche di queste forme si trovino commisti esemplari dell'una 
e dell’altra. 


Bologna, 29 giugno 1905. 
A. FIORI. 


Una nota su tre cecidii siciliani 


- Bre 
Un nuovo cecidio del Sonchus oleraceus L. 


Ipertrofia legnosa del colletto della pianta, molto raramente del fu- 
sto o dei rami, della grossezza media di un’avellana e più o meno ci- 
lindrica; sui rami è unilaterale e molto più piccola; racchiude diverse 
camere larvali sparse senz’ordine nel midollo e più spesso verso la pe- 
riferia del fusto, abitate ognuna da una piccola larva giallo-d’ uovo e 
sulla quale si riscontrano spesso uno o due esemplari della larva paras- 
sita del Monodontomerus aeneus Walk. questo parassita infatti, un mese 
dopo la raccolta del cecidio, cioè in giugno, venne fuori in numerosi 
esemplari e continuò sempre comune sino a tutto luglio con solamente 
una sosta di pochi giorni, dal 7 al 21 dello stesso mese. Oltre a questo 
parassita, nel mese di giugno, ma in numero assai povero, ottenni il 
Beatomus rufumaculatus Walk e il 5. pyrrhogaster Walk; in maggio e 
giugno ottenni anche in pochi esemplari l’ Epicopterus obscurus Westw. 
Del cecidozoo invece non ottenni che due soli esemplari in maggio: Si 
tratta di un cecidomide, una nuova specie di Perrisia che descriverò 
più tardi assieme ad altre specie inedite. 

Ho raccolta questo cecidio nei dintorni di Palermo e nelle campa- 
gne presso Sciacca nei mesi di maggio e giugno. 


pa MET hac 


an ‘979 


Nuovo substrato dell’ Asphondylia stefanii Kieff. 


La Sinapis nigra L., del di cui seme si fa tanto commercio in al- 
cuni comuni della Sicilia, fiorisce in maggio, il seme matura in giu- 
gno e luglio e nella raccolta, che vien fatta con la falciuola tagliando 
la pianta ad una certa altezza, un buon numero di granellini cade al 
suolo e lungo le strade nel trasportarlo. Se una pioggia estiva viene a 
cadere, questi semi germogliano subito e le piantine stimolate dai forti 
calori estivi, ben presto, senza giungere però alie formose dimensioni 
che suole acquistare euesta pianta nell’ epoca opportuna, ma restando 
bassa e rachitica, emette i fiori e le bacche seminigere. 

In uno di questi casi, lungo i margini di una strada e su alcune 
porche di un orto, sulla senape sporadica trovai comunissima tra i pri- 
mi giorni di agosto una galla assai simile a quella che 1’ Asphondylia 
stefanii causa sul Diplotaxris tenuifolia Dec.; l’unica differenza marcabile 
consisteva nelle dimensioni maggiori e nel colorito che tendeva marca- 
gamente ad un rosso molto oscuro. 

Nello stesso giorno che raccolsi queste galle, l'indomani e il giorno 
appresso ottenni un buon numero di cecidozoi perfetti, i quali mi die- 
dero l'A. stefanii identica a quella del Dipl. tenuifolia. 

Mi ha fatto non poca meraviglia questa scoperta perchè sulle bac- 
che di senape, all’epoca opportuna del suo sviluppo, non ve l'ho mai 
trovata, mentre le piante su cui oggi ho rinvenuta questa galla sono 
abortive e condannate a morire ben presto. 

Io non saprei spiegare la presenza di queste galle sulla senape se 
non con la supposizione che l’ultima generazione dell'A. stefaniî, perchè 
è indubitato che questa ne abbia più di una, venendo fuori dalle galle 
del Diplotaxis, già col prossimo settembre condanuato a morire, e non 
incontrando più nel mese di agosto di queste piante fiorite e in piena 
vegetazione, ma in via di disseccamento, imbattutasi nella senape in 
piena fioritura sporadica, in una brassicacea tanto prossima al Dip/ota- 
xis, abbia su di essa deposto le sue uova e cagionato le nuove galle. 


L’ erineo della Carlina (Atractilis) gummifera D. C. 


Nel mese di maggio dell’anno scorso , nel territorio di Sciacca in 
contrada Mahauda dove era un esteso tratto di terreno lasciato a pa- 
scolo per i bovini erranti, trovai comunissima la Carlina gummifera le 


ce DTA 


di cui foglie, in un buon numero di piantine, erano coperte di uno spéssòo 
strato come di feltro di peli morbidi, lunghi e bianchissimi. Le lacinie 
delle foglie presentavano i denti ed anche tutta la lamina suddivisi al- 
l'infinito in altrettanti piccolissime lacinie; gli stessi aculei alla loro volta, 
enormemente moltiplicati sono in gran parte curvi in vario senso e i- 
pertrofizzati alla base. In tal modo la foglia presenta un aspetto cre- 
spo, cotonoso e bianco che la fa subito notare dalle foglie normali anche 
perchè è arrestata nel suo sviluppo. L’alterazione invade ora l’ intiera 
foglia, ora si limita solamente a parte di essa. 

L’erineo evidentissimo è ricco di un Eriophyes che il Dott. Nalepa 
riconobbe per nuova specie e che descrisse sotto il nome specifico di 
carlinae (1). 

Questa stessa alterazione nel decorso maggio di quest'anno l’ho ri- 
trovato in provincia di Caltanissetta nell’ex-feudo Baccarato. 


T. DE STEFANI-PEREZ. 


——»exza+= 


Dott. G. RIGGIO 


Gontributo alla Gareinologia del Mediterraneo. 


I. Nota sopra alquanti crostacei del mare di Messina 


oo == 


(Cont. e fine v. N. preced.) 


Tutti i pereopodi sono accompagnati da exopodite e abbondantemente 
rivestiti di peli piumosi, specialmente nel carpo e nel propodo del 
3°, 4° e 5° paio; nell’ischio e nel mero di queste stesse paia, intra- 
mezzate ai peli si trovano alquante robuste spine. 


(1) Nelepa A.— Nene Gallmilben (26 Fortsetzung) (Kaiserliche Akademie der Wis-' 


senschaften in Wien) Sita. d. mathem-naturwissenseb KI v 2 Màrz 1905. 


— 275 — 


L'addome o pleon, compreso il telson, misura tre volte la lunghezza del 
carapace ed è carenato a partire dal 2° segmento : il 3° segmento 
è fortemente convesso e colla carena assai più sviluppata. Dal 3° 
segmento in poi la carena si prolunga posteriormente in una acuta 
spina, la quale è assai più forte nel 3° somite, e più debole nei 3 
successivi, e specialmente nel 4°. Il 6° segmento è stretto e lungo 
il doppio circa della propria altezza. 

Il telson (tav. V, fig. 16 e 16 a) è parte assai caratteristica di questa 
specie. Esso è appena più lungo del 6° somite, stretto e leggermente 
solcato superiormente ; la sua estremità distale è quasi tronca e 
provveduta di forti appendici lunghe ed articolate e di denti, che 
meglio che in qualsiasi descrizione, sono indicate nella fig. 16 a. I 
margini laterali della metà posteriore o distale sono muniti di una 
serie di 8,9 forti spine articolate e mobili. 

I pleopodi o appendici addominali sono lunghe e biramose, coi rami sub- 
eguali e coi margini fittamente ricoperti di lunghe ciglia che ne e- 
stendono notevolmente la superficie nuotatoria. Fa eccezione però 
il primo paio (tav. V, fig. 170) il quale differisce dagli altri per a- 
vere il ramo interno brevissimo, laminare, di forma ellittica allun- 
gata e lungamente ciliato ai margini. Le altre quattro paia presen- 
tano un’ appendice digitiforme (stilamblis) stretta, allungata e arti- 
colata alla base del ramo interno. 

Gli «ropodîi sono stretti ed appena più lunghi del telson. La lamina e- 
sterna è più lunga dell’interna, e termina all’estremità con una di- 
stinta dieresis, limitata esternamente da un forte dente, attaccato 
all’ estremità distale della branca superiore dell’ uropodo. Ambo i 
margini della lamella interna, il margine interno ed il dieresis di 
quella esterna, sono rivestiti di lunghe ciglia piumose. 

Il colore degli esemplari in alcool era completamente scomparso, ma 
sia per analogia colle altre Acantefire, sia per quanto afferma il 
Dr. Lo Bianco peri due esemplari giovani dragati dal Puritan, che 
sono di color rosso-corallo , il colore di questa specie deve essere 
certamente rosso. 


— 276 — 
Proporzioni 
Lungh. totale dall’ estr. del rostro all’ estr. Q Q Q Q 
del telson ; . È miti 43 36 36 
» del rostro 5 3 ) «i 8 8 6,62 
» dello scudo (escl. il rostro) . » 11 10,5 9,5 fe 
Altezza id. i ; È Dit. 7 6,5 DD. De 
Larghezza id. : È } ENO, 5) 4,5 3,8 4 
Lungh. dello scafocerite . : dii 7 7 6 6,2 
» dell'addome compr. il telson. » 27 27 24 23 
» del 5° somite addomin MISRLE 4,2 4 3 3 
» 6° 2tag. id. ; Aa > 7 6,7 5, DR 
Altezza id... id. id. 3 MINO, - 3700) 35 5 2,8 
Lurgh. del telson ; 7 : «3f® ri 6,8 6 6 
E 10 10 8 9 
Denti del rostro ; : } SEGRE: - 6 6 53 Do 


Di questa nuova forma di Acanthephyra, sinora esclusiva del Medi- 
terraneo, ho ricevuto da Messina quattro soli esemplari 9, in buono stato 
di conservazione, meno le antenne che sono completamente mancanti 
in tutti e quattro gl’ individui. Di essi non mi è possibile dare precise 
notizie biologiche, ma ritengo si tratti di specie liberamente vagante 
pescata alla superficie od a piccola profondità, ma di cui bisogna an- 
cora precisare meglio la distribuzione batimetrica. Intanto il Lo Bianco 
(1. c.) nella recente campagna del Puritan, raccolse due giovani esem- 
plari di 18 mm. che dubitativamente ascrive a questa specie; di essi, 
uno fu pescato presso Capri con 2400 metri di cavo, e l’altro presso le 
Eolie con 2500 m. Ciò farebbe supporre che si tratti di specie ordina- 
riamente abissale. Anche il Thiele (1. c.) ne enumera due esemplari, a- 
vuti pure da Messina. 


È con certa titubanza che ho descritto questa Acanthephyra come 
nuova, stante la sua rassomiglianza coll’ A. acantithelsonis, Sp. Bate , e 
specialmente coll’A. sica dello stesso autore, ma parmi che differisca 
tanto dall'una quanto dall'altra, sia per la dimensione, come, e più, per 
gli altri caratteri. 

Differisce dalla prima principalmente per il telson assai più lungo 
delle lamine esterne della ripidura ed armato di 20 spine per lato, pel 
rostro assai più corto del carapace, diversamente armato e più corto 


CLI, RE i al CO. 


— 277 — 


dello scafocerite; e dalla seconda pel corpo assai più piccolo, per lo 
scudo completamente liscio e privo affatto di carena, pel rostro più corto 
del carapace e completamente distinto da esso, pel telson appena più 
lungo del 6° somite del pleon, e per la forma un po’ diversa della sca- 
glia antennale, ed infine pel 3° somite del pleon , fortemente convesso 
e carenato, e con punta proporzionatamente più forte. 


Fam. Pandalidae 


Pandalus martius, M. Edw. 


Tav. II. fig. 8-11 


Plesionika (Pandalus) Sicherit, Riggio, Contributo alla carcincl. del Mediter- 
raneo. Monit. zool. ital. Anno XI, Supp. Dic. 1900, p. 20. 


Avevo preparato anche la descrizione di questa specie, ma dopo le 
indicazioni sinonimiche e la descrizione minuta datane di recente dal 
Dr. Senna, nel lavoro precedentemente citato sui Crostacei del Washing- 
ton, parmi superfluo ripeterne i caratteri e le citazioni; mi limiterò per- 
tanto a ricordarne qualche tratto generale, riferendomi specialmente al- 
l'esemplare di Messina, da me posseduto. 

Questo Pandalo si distingue facilmente dalle specie congeneri, pel 
corpo piuttosto slanciato, per lo scudo allungato, alto quasi quanto 
largo, leggermente carenato a partire dal suo 3° anteriore, e prolungato 
in un lunghissimo rostro munito superiormente di pochi denti nella sua 
porzione basale, e liscio completamente in tutto il resto. I denti, secondo 
gli esemplari esaminati dal Senna, variano da 5-8-9-10; nell’ esemplare 
di Messina sono 10, di cui 6 assai piccoli e avvicinati fra loro, indietro, 
e 4 più grandi e spaziati, in avanti. Il margine inferiore invece è fina- 
mente seghettato per tutta la sua lunghezza. 

L'occhio è grande e globoso e con peduncolo assai corto, in modo 
da sembrare quasi sessile. 

Lo scafocerite è appena più corto dello scudo, e l'antenna è assai 
lunga e filiforme. | 

I pezzi boccali non differiscono essenzialmente da quelli delle altre 
specie di Pandalus, e nulla avrei da aggiungere intorno ad essi oltre 
quello che ne dice il Senna. Solamente ho da notare qualche partico- 
larità intorno ai denti dello psalistoma delle mandibole. 


Il Nat, Sic. Anno XVII. 35 


— 278 — 


Relativamente a questi pezzi, il Senna, nella sua descrizione (I. c., 
p. 309) dice che lo psalistoma del P. martius è provveduto di 6 denti 
anzichè di 5, come nel P. narwal. Ciò mi sorprendeva, e nel tempo stesso 
mi faceva sospettare un mio possibile errore, avendone io contato sola- 
mente 5, ma nella mandibola destra (tav. II fig. 9 a 98). Tornai a ve- 
rificare, e trovai lo stesso numero 5. Allora volli osservare la mandi- 
bola sinistra, ed in questa trovai 6 denti, appunto come dice il Senna; 
il quale certo ebbe sott’ occhio una mandibola di questo lato : ciò po- 
teva significare, o che il caso mio fosse un’eccezione, ovvero che si pos- 
sono trovare tanto 6 come 5 denti, od anche che l'apparente eccezione 
fosse la regola; però non potevo fermarmi sopra alcuna di tali dedu- 
zioni, limitandosi la mia osservazione al solo esemplare di cui potevo 
disporre. 

In cambio mi proposi di osservare il fatto sui Pand. narwal, pristis 
ed heterocarpus, di cui già disponevo di alquanti esemplari ed altri ne 
potevo avere, essendo, specialmente i due primi, assai comuni a Pa- 
lermo. 

Ecco ciò che ho constatato in proposito. 

Sopra oltre un centinaio di esemplari di Pand. narwal esaminati, 
come caso ordinario ho trovato nello psalistoma della mandibola sini- 
stra 6 denti e in quello della destra 5, coi denti esterni più grandi in 
ambo i casi; solamente cinque volte trovai 5 denti nei due lati, dieci volte 
5 denti a destra e 7 a sinistra, due volte 7 denti a sinistra e 6 a destra, 
una volta 7 a sinistra e 4 a destra, ed una volta per uno 6 e 6,6 e 4 
4 e 5, rispettivamente a sinistra e a destra. 

Lo stesso fatto constatai anche nel P. pristis, in cui, sopra oltre 
una sessantina di esemplari esaminati, ho trovato pure come caso ordi- 
nario 5 denti nello psalistoma di destra e 6 in quello di sinistra; tre soli 
casi con 5 denti in ambo i lati, nove con 5 a destra e 7 a sinistra, ed 
uno infine con 6 denti per parte, in ambo i lati. 

Nel P. heterocarpus invece, come dirò più avanti, ho trovato, come 
caso ordinario 5 denti per lato nei psalistoma di destra e di sinistra, e 
solo qualche volta 6 in quest’ultimo lato. 

Aggiungerò ancora che in tutte le mandibole osservate vi è diffe- 
renza nella disposizione dei tubercoli dei processi molari, poichè, men- 
tre a sinistra si trovano appunto i tre denti tubercoliformi ricordati dal 
Senna, a destra si trova un margine sporgente con diversi piccoli tu- 
bercoli dentiformi (7-8), mediocremente sviluppati, più qualche tubercolo 
nella restante superficie ellittica, e che costituiscono, colla corrispondente 
di sinistra, un’ eccellente superficie triturante. 


— 279 — 


Qualche leggiera differenza, forse individuale o dipendente dai di- 
segni, ho potuto notare in qualche altro pezzo, come ad es. l’endopodo 
(tav. II, fig. 11) del 2° paio di mascelle, che a me pare più stretto ed 
allungato di come mostra la figura del Senna, ma tali differenze, leg- 
gere per se stesse e di pochissima importanza, non vale la pena di ri- 
cordarle. 

Caratteristico parmi il protopodite (tav. II, fig. 10) del 2° paio di 
piedimascelle, che è assai grande ed uguaglia quasi in lunghezza i quat- 
tro pezzi precedenti, escluso però ìl carpo, e che ha tutto quanto il mar- 
gine interno guarnito di lunghe e forti setole, frammezzate di forti e 
robusti denti; all'estremità distale di questo pezzo si articola per tutta 
la sua larghezza un corto ma largo dattilo, rivestito anch'esso sul mar- 
gine libero di lunghe setole, frammezzate di denti come nel propodo. 

L’addome o pleon è compresso ai lati, e compreso il telson, è circa 
il triplo dello scudo. 

Il telson, stretto e lungo, ha quattro spine all’ estremità, le due e- 
sterne più grandi ed inserite più in alto, 3-4 piccole spine sui margini 
laterali, ed è appena più corto dell’uropodo esterno. 

I rami della ripidura sono lunghi e stretti, l'esterno più lungo del- 
l'interno e con ben distinto dieresis, in corrispondenza del quale pre- 
senta distalmente due spine sul margine esterno, che è cigliato come 
l'interno, ma con ciglia brevissime. 


Dimensioni 
2? 
Lungh. totale compreso il rostro che è rotto . 7 . mm. 94 + 
id. del rostro (la porzione esistente) . : . : >» 27 + 
id. dello scudo . È ; _ È 3 2 A O 
Altezza id. . . È 3 a . : ; LUTTO 
Larghezza id. A . . i 5 ; È ; >. 09,6 
Lungh. dell'addome . : . è i 5 : » 50 
id. dell’occhio col RETI, b : ; . : >» 4 
Diametro maggiore dell’occhio (obliquo) . : £ : #05 4,0 
id. minore id. (trasverso) ) 7 7 MRO. 
Lungh. dello scafocerite . : 7 * I . : #01 
Largh. (massima) id. ; ; È i F : i f 
Lungh. del 6° somite Hacginala' È . . \ 7 s II 
id. del telson ; . P . i ; ‘ » 12 
id. dell’uropodo esterno Can art. basale) : ì >» 13 


id. id. interno 3 È i, i È A » 10 


— 280 — 


Il P. martius apparisce specie piuttosto frequente e con larga di- 
stribuzione orizzontale, essendo stato dragato la prima volta nell’Atlan- 
tico dal Travailleur, e figurato e fatto conoscere da Milne-Edwards; più 
tardi fu riscontrato nel Mediterraneo e nell’ Oceano indiano. La distri- 
buzione batimetrica conosciuta finora varia da 400 a 1200 (Travail- 
leur) metri di profondità. 

Nel Mediterraneo è stata finora trovata 3 volte. La prima nel 1881 
dal Washington, che ne dragò ben 15 esemplari a profondità variabile 
da 508 a 823 metri, ma fatti conoscere solo di recente (1903) dal Senna; 
più tardi fu raccolto nel Mediterraneo orientale dalla spedizione del Pola, 
ed in ultimo a Messina un solo esemplare. Di esso, al solito, iguoro le 
precise condizioni di pesca, ma non è improbabile che possa provenire 
da pesca pelagica superficiale, trascinatovi da correnti di fondo, come 
spesso succede a Messina. 


Pandalus heterocarpus, Costa. 
P. heterocarpus, Costa, Riggio, Monit. Zool. ital. Dic. 1900. 


Dopo la descrizione del Costa (1) e quella più recente e più minuta 
del Senna (2), è inutile di ricordare ancora i caratteri di questa spe- 
cie, del resto assai facilmente riconoscibile fra le specie mediterranee 
del genere Pandalus, sopratutto per la disuguaglianza dei pereopodi del 
secondo paio, di cui il sinistro è il doppio del destro. 

Mi limiterò solamente a dire che da quanto ho potuto osservare 
dallo esame di numerosi esemplari, il rostro presenta, come è stato già 
notato dal Senna, una certa variabilità, tanto nella sua lunghezza rela- 
tiva, quanto nel numero dei denti, i quali variano più spesso da 16 a 
17 sopra e da 18 a 20 sotto; questo numero però può scendere nella 
parte superiore, non solo fino a 12, come ha notato il Senna, ma anche 


. TIAGO 23) VARI 
fino a 11, come ho potuto constatare in un indiv. che aveva 15) infe- 
riormente non ho trovato nessun esemplare con meno di 15 denti, ma 


ho trovato spesso il num. 20 e due volte quello di 21 e 22 Be :. 


(1) Costa A., Ann. del Museo Zool. di Napoli, fasc. VI, pag. 89, tav. II, fig. 3. 
(2) Senna A., Le esploraz. abissali del Mediverraneo del R. Piroscafo Washington 
nel 1881, II Crostacei decapodi, Firenze 1903. 


LÀ = 
e gi E Ne 


— 281 — 


Posseggo un esempl. © di questa specie, con uova in istato di avanzato 
sviluppo, raccolto in gennaio di quest'anno, lungo mm. 70 e col rostro 
assai breve ed appena ‘/, più lungo dello scudo e con 13 denti sopra 
e 18 sotto. 

Una certa variazione ho potuto notare anche nel numero dei denti 
dello psalistoma delle due mandibole, destra e sinistra, che ne hanno 
d’ordinario 5 d’ambo i lati, ma non è raro il caso di trovarne 6 nello 
psalistoma della mandibola sinistra. Sopra 63 individui di cui ho osser- 
vato le mandibole, 48 presentano il caso ordinario, cioè 5 e 5, in 9 e- 
semplari ho trovato bensi 5 denti a destra ma 6 a sinistra; 3 volte poi, 
ho anche constatato solamente 4 denti nello psalistoma di destra e 5 nel 
sin., e 3 volte infine il caso contrario, cioè 4 denti a sin. e 5 a destra. 

Aggiungerò infine, che avendo confrontato numerosi esemplari di 
Pand. heterocarpus, coi Pand. longicarpus, A. M. Edw. e P. sagittarius, 
A. M. Edw., figurati da questo autore in Rec. fig. de Crust. nouv. 1883, 
ho dovuto constatare una rassomiglianza notevole, per cui non sarei lon- 
tano dallo associarmi all’Adensamer, nel ritenere queste due specie i- 
dentiche alla specie del Costa ; però sarebbe utile un più diretto con- 
fronto, o almeno la descrizione minuta delle due forme predette. La que- 
stione sarà certamente risolta dal Bouvier nella 2* parte dell’opera in- 
trapresa col M. Edwards, sopra i Decapodi raccolti dal Travailleur e 
dal Talisman (1), che è sperabile veda presto la luce. 

Il P. heterocarpus deve ritenersi specie piuttosto comune e di non 
grande profondità; questa infatti pare che oscilli fra i 300 o 400 metri 
o poco più, ma talvolta anche assai meno, giacchè il Lo Bianco l’ ha 
trovata comunissima all’ epoca della riproduzione sulla secca di Gajola 
nel Golfo di Napoli, alla profondità di 35 metri (2). Da Messina ho ri- 
cevuto un solo esemplare, quello cioè che ricordai nel 1900. Di Catania 
la cita il Magrì (3), ma la dice rarissima. A Palermo, dopo gli esem- 
plari rinvenuti nel 1894, poche volte ho avuto occasione di notarne in 


(1) A. M. Edwards et E. L. Bouvier, Expedit. scientif. du Travailleur et du Tali- 
sman pendant les années, 1880, 81, 82, 83— Crustacés décapodes. Premiere partie Bra- 
chyoures et Anomoures, Paris, Masson, 1900. 

(2) Lo Bianco S., Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di matu- 
rità sessuale degli animali del Golfo di Napoli. Mitth. a. d. zool. stat. zu Neapel 13 
Bd., 4 Heft, 1899. 

(3) Magrì Fr., Primo contributo alla conoscenza dei Crostacei abissali del Compar- 
timento marittimo di Catania.— Atti Acc. Gioenia di Catania, Ser. 48, vol. XVII, 1904. 


— 282 — 

cérto numero, ma forse perchè non ho fatto sufficienti ricerche; in que- 
stanno infatti che ho visitato più spesso il mercato, ho dovuto consta- 
tarne una certa frequenza, se non una vera abbondanza, come pei P. 
narwal e pristis, che sono assai frequenti non solo, ma anche abbon- 
danti sul mercato di Palermo; ed è stato appunto in mezzo alla prima 
di queste specie, che ne ho trovato, più spesso nell'inverno di questo 
anno (spec. dic. e genn.), ripetute volte numerosi esemplari con grande 
prevalenza di femine con uova di color verde pallido, mature o quasi, 
e talvolta colle larve in istato di Zoea, tuttora attaccate ai pleopodi. 

Queste specie si pescano nel nostro mare in diverse località, ordi- 
nariamente colle nasse ed a profondità di 150, 200 metri, e di rado ol- 
tre i 300. Il P. hReterocarpus inoltre è stato pescato dalla spedizione del 
Pola e riportato da Adensamer (1. c.). Però ancor prima, nel 1881, era 
stato dragato durante la campagna talassografica del Washington , di- 
retta dal Prof. Giglioli e dall’Amm. Magnaghi, ma i di cui risultati sui 
crostacei Oxicefalidi e Decapodi sono stati conosciuti assai tardi, nel 
1902 e 1903, ad opera del Senna, colla pubblicazione precedentemente 
citata. 


Nota. — Pandalus n. sp.? Il 6 dicembre dello scorso anno 1904, cer- 
cando in mezzo ad una cesta di Pandalas narwal e P. heterocarpus, mi 
venne fatto di trovare un Pandalus, che pei suoi caratteri non corri- 
spondeva a nessuna delle specie mediterranee finora conosciute di que- 
sto genere, non solo, ma per quanto abbia potuto osservare, coi mezzi 
che ho a mia disposizione, a nessun’ altra delle specie a me note del 
genere. Una certa somiglianza presenta col Pand. acanthonotus, Smith, 
ma anche da questa specie differisce abbastanza. 

Il Pandalo in parola ha corpo mediocremente lungo, rostro piuttosto 
breve, affilato, rialzato dolcemente in alto nella sua porzione anteriore 


ed appena più lungo dello scudo, ch’è tondeggiante superiormente e con. 


leggera carena nel suo 3° anteriore. Il rostro ha 14 denti sul margine 
superiore, dei quali 10 posti indietro e avvicinati fra loro, e crescenti 
gradatamente in grossezza dall’indietro all’innanzi; di essi 5 stanno sulla 


carena dello scudo, e di questi, î primi tre articolati e mobili; seguono: 


poi, a breve distanza, altri 4 piccoli denti, ugualmente spaziati i tre pri- 
mi, il 4° assai vicino al penultimo e prossimo all’ estremità distale del 
rostro. Inferiormente si contano 6 denti subeguali, che cominciano ap- 
pena al di là del 10° dente del margine superiore. 

Lo scafocerite è lungo e stretto, e raggiunge, colla sua estremità 
distale, il 3° dente inferiore del rostro. 


— 283 — 


Il colore generale era bianco rosato con macchie aranciate sparse; 
una di tali macchie, a forma di ferro di cavallo, stava sulla porzione su- 
periore mediana dell'addome; altra macchia simile notavasi all’estremità 
distale del 6° somite addominale, del quale occupava la parte superiore 
ed i lati, e si estendeva alla base del telson e sui pezzi basali degli u- 
ropodi. 

I flagelli delle antennule sono lunghissimi, specialmente l’ esterno, 
e anellati di bianco e di giallo. Le antenne mancano. 

I pereopodi del 2° paio sono eguali, terminati con chela abbastanza 
ben sviluppata e munita di vari ciuffi di setole, e con 17,18 articoli nel 
tarso. 

Indico provvisoriamente questa forma come Pandalus sp. riserban- 
domi di meglio esaminarla e descriverla minutamente in seguito; e se 
mi risulterà realmente novella, propongo fin da ora per essa il nome di 
Pandalus subtilirostris. 


Dimensioni 

Lungh. tot, (estr. rostro, estr. telson) : . mm. 73 

» del rostro A ? ; è b : ci 5°) 

» dello scudo 9 : È . i 5 > 1 

» scafocerite : ; È ; ; , » 18 

» del 6° somite addom. ; : 4 . Xe g 

» telson (rotto all’estr.) . ; È LATO] 
Denti del rostro . : . 5 spiace : » o 


Fam. Latreutidae 
Lysmata seticaudata, Risso. 


È specie assai caratteristica e facilmente riconoscibile, anche pel 
suo bel colorito rosso, listato di bianco. Di essa ebbi da Messina un 
solo, ma bello esemplare. È specie del resto assai frequente anche a Pa- 
lermo ed in tutto il Mediterraneo ; secondo il Lo Bianco essa sarebbe 
comunissima nel Golfo di Napoli, e con uova ed embrioni nel mese di 
giugno, 


— 284 — 


Fam. Seyllaridae 
Un bello esemplare di PAyZlosoma forse di ScyMlarus arctus. 
Fam. Salatheidae 


Galathea squamifera, Leach. 
Specie frequente e rappresentata da un bello esemplare. 
BRACHIURI 
Homola spinifrons, Leach. 


Specie comune. 4 Esemplari, 2 ad., 2 giov. 


Portunus pusillus, Leach. 


Un esemplare mutilato. 


Nota.—Prima di chiudere queste note debbo correggere un errore 
di diagnosi nel quale sono incorso involontariamente, e di cui mi sono 
recentemente accorto. 

Durante l’ esame e la descrizione dell’Euphausia intermedia, avevo 
notato una grande rassomiglianza colla Nyctiphanes norvegica, Sars; ma 
siccome, per una strana fatalità i pochi esemplari che ebbi a mia di- 
sposizione, mancavano tutti del settimo pereopodo rudimentale, ne pos- 
sedevano cioè solamente sei paia, così non mi fermai ulteriormente sul 
genere Nyctiphanes ; e ciò anche perchè esso non era stato riscontrato 
ancora nel mediterraneo, e mi pareva assai difficile, che una specie es- 
senzialmente nordica, potesse essere così comune nel Mediterraneo, come 
l’ha riscontrato più tardi il Lo Bianco nel Golfo di Napoli (1). Esclusa 
a questo modo la Nyctiphanes, non restava che il gen. Euphausia, e non 
potendo i miei esemplari corrispondere naturalmente con nessuna delle 
specie note del genere, la descrissi, pur titubando, come nuova, per lo 
meno pel Mediterraneo. 


(1) Ricordo anche di avere comunicato a suo tempo la specie alla Stazione zoolo- 
gica di Napoli, ma non ebbi notizie soddisfacenti. 


si 

È 
l'inà 
d 
vo 

| 

A 
e 


— 285 «— 


Avendo recentemente ricevuto alquanti esemplari meglio conser: 


vati della specie in parola, e presili in esame, dovetti constatare con mia 


grande sorpresa l’esistenza del settimo pereopodo, per cui venivano ap- 


punto a riferirsi al genere Nyctiphanes, e precisamente alla N. norvegi- 
ca, Sars, recentemente riconosciuta dal Lo Bianco nel Golfo di Napoli 
e a Messina, e più recentemente ancora è stata di nuovo constatata dal 
Thiele (1905) fra crostacei raccolti nello stesso mar di Messina. 
Constatato così l’errore, ne faccio subito la correzione, per la quale 
Euphausia intermedia, Riggio è = Nyctiphanes (Meganyctiphanes, Holt e 
Tattersall) norvegica, Sars., e quanto ho scritto sulla prima va riferito na- 


turalmente alla seconda. 


Spiegazione delle 


—— _*e_____& 


TAVOLA II. 


6) 
do 
Lr 


Argulus purpureus, Thor. 
id. id. 


» 3. Euphausia intermedia, Rig. = Nycti- 


DI 


phanes norvegica, Sars. 


È > 4 id. id. ; ì : 
Pa; * D id. id. 
‘A dt id. 

I. id. id. 

» 8. Sergestes robustus, Smith. . 

2 ML id id. 

dp Re id. id. ; . - 

+ it: id. id. 3 

30.12: id. id. A : | 


Il Nat. Sic., Anno XVII, 


tavole 


Veduto di sopra. 
id. di sotto. 


Vista di lato. 

id. di sopra. 
Scafoceriteve antenna. 
Antennula. 

Telson. 

g° ingrandito due volte. 
Porzione basale dell’ant. 
Scafocerite di destra. 

3° paio di piedimascelle. 


Estr. del 2° paio di per. 


36 


— 286 — 


Fig. 13. Amalopenaeus elegans, Smith. . 


» 


d 


» 


Fig. 


14. id. id. 
15% id. id. 
16. id. id. 
dr, id. id. 
18. id. id. 
19: id. id. 
20. id. id. 
TAVOLA III. 

L Sergestes arachnipodus, De Nat. 
DM CIO: id. 

Sdi id. 

4, id; id. 

bs dd: id. 

bid. id. 

I ROIA, id. 

8. Pandalus martius, M. Edw. 
Sad: id. 

Spia, id. 

IO. (ad. id. 

dl hadi id. ; A : : 
12. Acanthephyra purpurea, M. Edw. Q . 
13, . dd. id. 

dl. id: id. 

15... ida id. 


Scudo cefalot. ved. di lato, 

Occhio sinistro. 

Scafocerite. 

Mandibola. 

Mascella del 1° paio. 

id. del 2° paio (endognato). 

Piedimascelle del 2° paio. 
id. del 3° paio. 


c' ingrandito. 
Antennula porz. anter. 
Scafocerite di sin. 
Piedimasc.d,2°paio (prop.) 
Telson e uropodi. 
Petasma. 
Pleopodo del 2° paio. 
Q Gr. nat. 
Mandibola destra. 
Psalist. della mand. sin. 
Piedimasc. d. 2° paio(prop.) 
Masc. del 2° paio (endogn.) 
Gr. nat. 
Mascella del 1° paio. 

id. del a2° id 


Piedimascelle del 1° paio. 


aaa PIE, I Si 


Ì; 
2. 
3. 
4. 
5) 
6. 
Ti: 
8. 
5: 


10. 
dale 
19, 
15. 
14. 
15 e 15a 
16 e 164 
17: 
18. 


— 287 — 


TAVOLA V. 


Acanthephyra rectirostris, Riggio 
id. 
id. 


id, 
id. 


id. 
purpurea, M. Edw. 


Fem. ingr. 2 volte. 
Occhio, 

Antennula. 
Scafocerite di destra. 
Mandibola. 

Mascella del 1° paio, 
ide‘ del'2% id) 
Piedimasc. del 1° paio. 

id. del:2* cid, 
id. del. 3°* : id, 
Pereopodi del 1° paio. 
id. del 2*° id. 
id, dela Sid. 
id. del:4*id. 
id. del:-:D*- id: 
Telson. 
Pleopodi del 1° paio. 
Appendice del 1° paio di 
pleopodi della 9. 


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— 288 — 


COLEOTTERI NUOVI 0 POCO CONOSCIUTI 
DELLA SICILIA 


di ENRICO RAGUSA 


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Calosoma inquisitor L. 


var. funerea Ragusa var. nov. 


Ebbi l’anno scorso dall’ amico Georg Kriiger dalla Ficuzza otto e- 
semplari di C'. inquisitor L., che io non possedevo ancora di Sicilia. o 

(Gli esemplari siciliani tendono ad essere più piccoli, di quelli del 
continente. i 

Assieme a detti esemplari, mi inviava uno della mia var. coeruleum, 
ed un altro di una varietà nuova, completamente nera, che io chiamerò 
funerea. 


Demetrias atricapillus L. 


In Sicilia abbiamo finora solamente questa specie. Il D. monostigma 


Sam. (unipunctatus Germ.), che ho pure citato nel mio catalogo ragionato, | 


era invece questa specie. 


Metabletus Ramburi Pioch. 


var. Myrmidon Fairm. 


Questa bellissima varietà fu descritta nel maggio 1859 (Dromius 
Myrmedon) (1) sopra esemplari trovati a Béziers dal sig. Pellet. Non è 
solamente nuova per la Sicilla, ma anche per 1 Italia. 

Ne posseggo un esemplare rinvenuto nel giugno scorso a Messina, 
dal carissimo amico Francesco Vitale che volle generosamente donar- 
melo. 

È una scoperta interessantissima, visto che quest’ insetto non era 
conosciuto che dei Pirenei orientali. 


(1) Bull. Ann. Francia 1859, p. 103. 


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Philonthus frigidus Kiesw. 


Bertolini citò questa specie del Trentino, Piemonte e Sardegna. 

È nuova per la Sicilia, e la posseggo in unico esemplare dei din- 
torni di Palermo, dove la trovò l’està scorsa il Conte Amilcare An- 
guisola. 

Ne debbo la determinazione al sig. Dr. Max Bernhauer. 


Hypocyptus Pirazzolii Baudi 


Questa specie, descritta del Piemonte, è nuova per la Sicilia, e fu 
trovata il 24 novembre del 1904 a Colla nel Messinese dall’amico Fran- 
cesco Vitale, che me ne inviava due splendidi esemplari. 


Hypocyptus laeviusculus Mannh. 


È nuova per la Sicilia, e l’unico esemplare esistente nella mia rac- 
colta fu trovato nella Piana di Catania il 26 ottobre 1903 dal signor 
Fr. Vitale. 


Leptacinus formicetorum Màrk. 


E specie nuova per la Sicilia, e Bertolini la cita del Trentino e del 
Piemonte; ne ho preso qualche esemplare, sotto le pietre, in primavera 
ed autunno, nelle vicinanze di Palermo assieme al L. datychrus Gyll. 


Lathrobium apicale Baudi 


Questa specie nuova per la Sicilia, lo è pure per l’ Italia, essa fu 
descritta di Cipro nel 1857. 

Ne posseggo un esemplare trovato dal Vitale il 2 giugno del 1903 
a Castanea presso Messina. 


Achenium Reitteri Ganglb. 


Posseggo qualche esemplare di questa specie descritta di Sicilia e 
Dalmazia e che sarebbe il depressum Er., non depressum Grav., che è 
specie pure citata di Sicilia, ma che io non posseggo ancora. 


— 290 — 


Scimbalium pubipenne Fairm. 


Questa specie, nuova per la Sicilia, Bertolini la cita del Lazio e 
della Corsica; ne posseggo un esemplare trovato dall’amico Vitale nella 
Piana di Catania, il 26 ottobre 1903 in un’ escursione fatta per mio 
conto, 


Compsochilus curtipennis Fauv. 


Ebbi dalla Ficuzza, dall'amico Georg Kriiger, un esemplare di que- 
sta specie, nuova per la Sicilia, e che viene ad accrescere il numero 
delle specie, che nella fauna Italiana, la Sardegna (Cat. Bertolini) e la 
Sicilia hanno in comune. 


Liodes algirica Rye. 


Il Dott. Fleischer mi scrive da Briinn, che avendo ricevuta dal 
Britisch Museo di Londra, il tipo della Liodes algirica Rye, ha potuto 
convincersi che non è altro che un esemplare giallo della mia Heydeni, 
che viene considerata come aberrazione di colorito , dell’ algirica già 
stata descritta nel 1875; così abbiamo L. algirica Rye, ac. Heydenîi 
Ragusa , ac. bipunctata Ragusa. 

Quest’insetto pare non sia tanto raro in Francia, Spagna ed Alge- 
ria, da dove il Dott. Fleischer ne ha ricevuti numerosi esemplari. 

Il Dott. Fleischer mi scrive inoltre, che avendo avuto agio di os- 
servare grande materiale della Liodes fuscocineta = picta Reiche, della 
Francia, si è potuto pure convincere che i miei esemplari erano ben 
determinati, e non appartengono come egli mi aveva osservato (1), alla 
litura Steph., ma invece alla calcarata Er. 


Carcinops 14-striatus Steph. 
Ebbi un esemplare di questa specie, nuova per la Sicilia, dall’ a- 
mico Francesco Vitale che lo trovò il 1 maggio 1903 a Messina. 


Bertolini la cita della Sardegna e Corsica del Veneto, Emilia, La- 
zio e Calabria. 


(1) Nat. Sie., Anno XVII, p. 88. 


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Saprinus Pelleti Marsh. 


È nuovo per la Sicilia, e ne ebbi un esemplare trovato a Messina 
l’11 aprile 1904 dal Vitale. 


Rhagonycha nigritarsis Brull. 


Nel mio catalogo ragionato dubitavo dell’esistenza di questa specie 
in Sicilia, mentre ne ho avuti numerosi esemplari nel marzo 1904 dal 
sig. Georg Kriiger che li raccolse alla Ficuzza. 


Chironitis irroratus Rossi. 


var. Lophus F. 


Il signor Theodor Steck citò di Sicilia (1) il Cheironitus hungaricus 
Herbst, che io riportai nel mio catalogo ragionato, dicendo di averne 
di Lampedusa. Fui tratto a ciò in errore da un esemplare comnpica- 
tomi dal sig. Steck che confrontava perfettamente con la serie da me 
posseduta. Avendone ora ricevuta una nuova serie da Castelbuono rac- 
colti nel luglio, ho ristudiato gl’insetti, e mi sono convinto che sono in- 
vece tutti, la varietà /ophus del comunissimo èrroratus, che si distingue 
dal tipo per avere le elitre quasi totalmente gialle, con le parti spor- 
genti dello scutello della testa, la superficie del corsaletto ed elitre, spruz- 
zate di verde metallico, con il disotto solamente in parte oscuro. 

L'hungaricus per ora va tolto dalla nostra fauna. 


Potosia incerta Costa. 


var. hypocrita Ragusa var. nov. 


Posseggo due esemplari di qnesta bellissima nuova varietà dell’ în- 
certa Costa, che differisce dalle altre varietà, per avere tutto il di sotto 
di un bel verde-oscuro lucente. 

Li ho avuti dall’ amico Francesco Vitale, che li raccolse il 23 giu- 
gno del 1904 a Cavaliere presso Messina. 


(1) Mittheilung der Naturf, Gesell, Bern. 1886. 


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Anthaxia aurulenta F. 


Debbo alla generosità del Dott. Giacomo Coniglio Fanales, l’ avere 
arricchito la mia raccolta con questa stupenda specie, nuova per la Si- 
cilia, e da lui trovata, in unico esemplare, il 26 aprile 1905 in contrada 
Madonna Via (Caltagirone). 


Helops tomentosus Reitt. 


Avendo il sig. Edm. Reitter studiata meglio, la specie da me co- 
municata e che egli riteneva nuova ed alla quale aveva dato il nome 
di tomentosus, sì è convinto trattarsi invece della gibbithorax Gemmin- 
ger, che è specie già conosciuta della Sicilia. 


Otiorrhynchus setulosus Stierl. 


Posseggo ora questa specie descritta di Sicilia, in pochi esemplari, 
trovati d’inverno sotto una pietra presso un pino nella R. Favorita di 
Palermo. 


Otiorrhynchus rigide-pilosus Daniel nov. sp. 


Posseggo pochi esemplari, di questa specie uuova, da me. trovata 
alla Ficuzza, e che il Dr. Karl Daniel pubblicherà nella sua « Minchner 
Koleopterologische Zeitschrift » quanto prima. 


Peritelus sicanus Daniel nov. sp. 


Fra il materiale spedito all'illustre Dr. Karl Daniel, per esami- 
narlo, vi erano sette esemplari di questa grossa specie nuova, che egli 
denominava Sicanus, e che pubblicherà pure (loc. cit.), quanto prima. 

Ne posseggo buon numero d’ esemplari da me raccolti sulle Mado- 
nie nel mese di giugno, ed anche nei boschi presso Castelbuono nel 
mese di maggio. 


(continua) 


Ragusa Enrico — Direttore resp. 


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INDICE; 


dei lavori originali contenuti nel volume XVII. 


DEL 


NATURALISTA SICILIANO 


Bertolini S. — Corrispondenza, p. 25. 
Checchia-Rispoli G.—Il genere Arbacina trovato la prima volta vivente in 
Italia, p. 249. 
» Un nuovo rinvenimento di Lepidocyclina nell’Eocene della Sicilia, 
p. 253. 
D. T. — Bibliografia e recensioni, p. 61, 189, 242, 263. 
D. — Necrologia. p. 244. 


De Stefani T. — Osservazioni e notizie sui culicidi siciliani, p. 9, 43. 


» Lettera al sig. Ragusa, p. 60, 115. 

» Noterelle sparse di Entomologia, p. 124. 

» Nota biologica sull’ Apion violaceum, p. 177. 

» Cecidii e substrati inediti per la Sicilia, p. 186. 

» Ancora due parole sul Museo Nazionale degli Artropodi, p. 1837. 
» Note su alcuni Batraci della Sicilia, p. 253. 

» Una nota su tre cecidii siciliani, p. 272. 


Dodero A. — Sulla validità specifica della Bathyscia De Stefanii Rag., p. 121. 


— 294 — 


Fiori A. — Due nuove specie di Malthodes della Sicilia, p. 74. 
» Lettera al sig. E. Ragusa, p. 81. 
» Sull’ importanza della scultnra, quale carattere diagnostico nella 
classificazione del Bythinus ed altri Pselaphidi, p. 269. 
Gianelli G. — Syntomis Phegea aberr. sexmaculata, p. 25. 
Ponzo A. — La flora psammofila del littorale di Trapani, p. 173, 201, 230. 
Porta A. — Lettera al sig. E. Ragusa, p. 92. | 
Piingeler R. — Die Entwicklungsgeschichte von Agrotis (Episilia) faceta Tr., 
p. 65. 
R. E. — Necrologia. p. 64. 
Ragusa E. — Osservazioni su alcuni Coleotteri di Sicilia, notati o omessi nel 
nuovo Catalogo dei Coleotteri d’Italia del Dott. Stefano Bertolini, 
pag. 1. 
» © Note lepidotterologiche, p. 18, 42, 108, 141. 


» Catalogo ragionato dei coleotteri di Sicilia, p. 21, 55, 99. 

» Coleotteri nuovi o poco conosciuti della Sicilia, p. 49, 84. 288. 
> Catalogo dei Coleotteri di Sicilia, p. a p. 73. 

» Catalogo dei Lepidotteri di Sicilia, p. 145. 


Reitter E. — Una nuova varietà della Akis spinosa L., p. 97. 
Riggio G. — Contributo alla Carcinologia del Mediterraneo — I. Nota sopra al- 
quanti crostacei nel mare di Messina, p 93, 117, 134, 179, 208, 
237, 254, 274. 
Silvestri F.— Pel Museo Nazionale degli Artropodi. Lettera al Prof. A. Porta, 
p. 144. 
Stierlin Dr. — Curculionides de Sicile de la Collection du Dr. Stierlin, p. 217. 
Vitale F. — I Cossonini siciliani. Nota VIII, p. 14, 26. 
» Osservazioni su alcune specie di Rincofori Messinesi. Nota II, p. 77, 
101, I29, 165. 
_ Contributo a lo studio dei Coleotteri di Sicilia. I Coccinellidi, pa- 
gine 193, 219. 
Zickert F. — Contributo ad un catalogo delle Zigene dell’ Italia meridionale 
con descrizioni di varietà ed aberrazioni poco note, p. 67. 


» Dysauxes Punctata (ab. et var.) Ragusaria, p. 97. 


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ANNUNZI 


Il N. 12 del Naturalista Siciliano verrà spedito solamente a que 
Signori che hanno pagato le 12 lire dell’ abbonamento annuale dal 1° 
agosto 1904 a tutto luglio 1905. 6 


Il signor Josef Sever, Entomologo. Salita al Promontorio n. 10, IL 
a Trieste offre per L. 16,50, 21 specie di coleotteri del valore, secondo 
cat. Reitter, di L. 72, 50. 

Esso spedisce un esemplare d’ogni specie seguente contro rimborso: 
Laemostenus Schreibersi, Anophthtalmus Bilimeki, Hacqueti, hirtus, var. 
spectabilis, dalmatinus, var. Halmai, Leptoderus Hohenwarthi, Astagobius 
angustatus, Propus sericeus, Oryotus Schmidti, Mirklitei, Aphaobius Milleri, | 
Heydeni, Anthroherpon Ganglbaueri, Bathyscia Khewenhiilleri, Freyeri, = 
montana, Hoffmanni, insignis, Morimus Ganglbaueri. 5 


Si è pubblicato il Primo Volume (470 pagine) del Catalogo Ragio- 5 
nato dei Coleotteri di Sicilia di Enrico Ragusa per Lire 25. i 


Per causa di decesso si vende una grandissima collezione Paleon- 
tologica che comprende dei fossili di tutti i terreni di Francia, raccolti 
con cura, determinati ed annotati. 

Indirizzarsi al signor J. Bossasy 18, Boulev. René — Levasseur. Ze # 
Mans. 


Il sig. Cesare Mancini Corso Ugo Bassi 4, Genova, desidera cam- 
biare Coleotteri e Imenotteri con altri coleotteri specialmente Scarabdeidi, 
che accetterebbe occorrendo indeterminati. 


ui ru IK{<K5 559,555, 00000 00/00. T, 0 


Il sig. V. Manùel Diichon, Entomologo a Bakosnik (Ragonitz) Boe- 
mia (Austria) offre gran numero di Coleotteri d’ Asia Minore (d’ Alem, 
Dagh, Biilgar Dagh etc.) in esemplari freschissimi e ben preparati. 


Il sig. M. H. F. Lorquin, Tassidermista, 323 Kearny St., San Fran- 
cisco California, offre in vendita dei Coleotteri di tutta la costa del Pa- 
cifico, dall'America Inglese al Panama, ogni esemplare con l'indicazione 
della località e quasi tutti determinati. 


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DIGEST OF THE 
LIBRARY REGULATIONS, 


No book shall be taken from the Library without the 
record of the Librarian. 

No person shall\be allowed to retai 
umes at any one 
Council. 

Books may be kept out one calendar month; no longer 
without renewal, and renàw may not be granted more than 
twice, ( 

A fine of five cents 


more than five vol- 
special vote of the 


of ten days from t 
Certainebooks, so designated, 
Library without special permission. 
All books must be returned at let two weeks previous 
to the Annual Meeting. 
Persons are responsible for all injury or loss of books 
charged to their name, 


date of borrowing. 
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