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Full text of "Istituzioni anotomiche"

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( 


West  Virginia  University  Libraries 


3  0802   100908374  4 


U  r-   , 


4, 


^M-^ 


DEC    1 1955 

WEST  VIRGINIA  uR^VCT^im 
MEDICAL  SCHOOL  LIBRARE 


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taken  from  the  Library 
building. 


ISTITUZIONI 

ANOTO. MICHE 


DEI-    SIGNOR 


L.     M.     A.     CALDANI 


TRADOTTE    IN    ITALIANO 


GAETANO  CASTELLANI 

DOTTORE  IN  FILOSOFIA  E  MEDICINA,  PnOFESSORE  DI  CHIRUKGLA  E  DI  CLIXICA 
NEL  LICEO  E  NEGLI  OSPITALI  DI  BRESCIA  ,  SOCIO  DELLE  ACCADEMIE 
DEGLI  APATISTI  B  GEORGOFILI  DI  FIREiSZE  ,  DEGLI  ANIMOSI  DI  BOLOGNA  , 
DI  QUELLA  DI  VENEZIA  E  DI  BRESCIA  ,  E  DELEGATO  VER  LA  FACOLTÀ' 
MEDICA  KEL    DIP-ARTIMENTO  DEL  BIELLA. 


TOMO  I  PARTE  I 

CONTENENTE    l'  OSTEOLOGIA. 


HEALTH 
SCIENCE: 

^3 

fi- 1 


PER     BETTOLI 

TIPOGRAFO     T3IPARTIMENTALE 

BRESCIA  MDGCCVII 


Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2009  with  funding  from 

Lyrasis  Members  and  Sloan  Foundation 


http://www.archive.org/details/istituzionianoto11cald 


A    SUA    ECCELLENZA 

PIETRO    MOSCATI 

CONSIGLIERE    CONSULTORE    DI    STATO 

DIGNITARIO      dell'   ORDINE 

DELLA    CORONA    DI    FERRO 

grand' AQUILA  DELLA  LEGION   d' ONORE 

MEMBRO   dell'  ISTITUTO   NAZIONALE 

DIRETTORE      GENERALE 

DELLA    PUBBLICA    ISTRUZIONE 


IL   V0I.GAKIZ7.ATOHIÌ 

GAETANO    CASTELLANI 


ECCELLENZA 


E, 


Ila  e  coslantemente  gran  ventura  per 
gli  Stati y  che  alla  pubblica  Istruzione 
presiedano  uomini  rari ^  genj  sommi ^ 
cjual  è  r  Eccellenza  Prostra  ^  cui  non 
e  alcuna  Scienza  che  sia  straniera. 
Quindi  è  che  tutte  da  essa  ricci^'ono 
lustro y  appoggio y  e  protezione.  Ma  gli 
impareggiahili  suoi  meriti  cjui  ancora 
non  ristanno  .  Si  può  esser  genj ,  si 
può  essere  eruditissimi ,  e  non  ostante 
mancare  di  quella  attitudine ^  energìa , 
e  perspicacia  j  che  è  tanto  necessaria 
a  chi  ha  la  parte  direttiva  della  pub- 
blica  Istruzione .    Ben  se  n  avvide  il 


VI 


pili  Grande  fra  gli  uomini  ^  quel  mag- 
giore di  tutti  gli  Eroi  che  abbia  pos- 
seduto la  terra  ,  che  sa  conoscere  i 
talenti  de' singoli  come  conosce  le  molle 
degli  stati.  Egli  appena  la  conobbe  che 
la  destinò  a  cose  grandi ,  e  la  collocò 
jìnahnente  in  quella  sede  che  merita- 
mente copre. 

Quando  Ella  entrò  in  questo  Liceo , 
tutti  noi  Professori  concepimmo  le  pile 
lusinghiere  speranze  di  ai'ere  dalla  esi- 
mia mente  di  Lei  una  miglior  norma 
ne'  nostri  insegnamenti.  Ella  ce  la  di- 
notò neW  Elenco  de'  libri  che  i  Profes- 
sori debbono  spiegare  ;  ed  io  mi  affret- 
tai di  trascegliere  tra  questi  l'  Opera 
veramente  Classica  del  Professore  Cal- 
dani y  trasportandola  in  italiano  per 
essere  a  tenore  dell'  articolo  sesto  del 
Piano  degli  Studj  5i  Ottobre  i8o5 
spiegata  dal  Professore  di  Anotomia, 

Io  mi  conforto  che  la  sollecitudine 
con  cui  le  offro  questo  mio  tenue  tri- 
buto ^  compenserei  almeno  in  parte  i  di- 
fetti ripetibili  dalla  celerità  del  lavoro 


VII 


e  dalla  distrazione  inevllahlle  nelle  di- 
urne vile  occupazioni . 

yiccolga  pertanto  l' Eccellenza  T^o- 
stra  cpiest'  omaggio  con  quella  bontà, 
colla  cpiale  si  degna  di  riguardare  pili 
le  prodaziord  utili  die  le  brillanti y  piìi 
la  riproduzione  delle  opere  grandi  che 
la  compilazione  delle  mediocri ^  ed  ag- 
gradisca le  proteste  pili  ingenue  del 
mio  profondo  rispetto. 


vt 


PREFAZIONE 


DEL  TRADUTTORE 


ppena  che  da  Sua  Eccellenza  il  Si- 
i;nor  Direttore  Generale  della  pubblica 
Istruzione  si  è  prescritto  tra  le  opere 
da  spi  cibarsi  dai  Professori  de'  Licei  e 
delle  Università  Y  aureo  Libro  delle 
Istiiuziom  Anotomiclie  del  Signor  Cal- 
dani ^  n}i  sono  data  tutta  la  sollecitu- 
dine di  porgerlo  al  pubblico  tradotto 
^xi'^X  idioma  iiaJiano ,  dando  lui  Testo 
ai  singoli  Professori  giusta  il  disposto 
air  articolo  6  tlel  Piano  degli  Siudj  3i 
Ottol)re  i8o5:  e  dovendo  cpiesto  Testo 
per  il  susseguente  articolo  (j  essere  ita- 


X 


liano  ,   io   ho   creduto   di  Air   con    ciò 
un'  opera  utile    al  Professore    ed    agli 
studenti  ed  anche  a  quelh  che  dediti  ad 
altri  Studj  amano  però  di  avere  un'  idea 
della    struttura    umana.    Aggiangesi   in 
via  d'appendice  una  mia  Memoria  di^ 
retta  a  far  conoscere  Futilità  delF ap- 
plicazione   delle    Teorie    matematiche 
alla  Scienza  Medica.  Moki    mi  liaimo 
preceduto    su    questo    argomento,    ma 
non  credo  che  alcuno  l'abhia  preso  nel 
punto   di  vista  ,  sotto  il    quale  io  l'ho 
trattato.  Mi  studio   di  far  conoscere  il 
torto   eh'  essi  hanno ,   tanto    quelli  che 
indiscviminatamente  declamano  contro 
qualsivoglia  sistema,  come  coloro   che 
frenetici  per  ridurre  ogni  cosa  a  sistema 
violentano  massime,  principi ,  esperien- 
ze,  ed  osservazioni  per   ispiegar  tutto 
secondo  un  romanzo  che  non  regge  se 
non  nella  loro  riscaldata  fantasia .  Ho 
battuto  in  ciò  le  tracce  luminosamente 
segnatemi   da  Gondillac. 

Io  porto   ferma    opinione    nel    resto 
che  non  si  spiegheranno  mai  le  Leggi 


XI 


de'  Moti   muscolari    ed    iiivolontarj    in. 
istato  di  sanità,  le  leggi   della  circola- 
zione dei  fluidi,  f[uelle  di  altre  funzioni 
animali ,    come  delle  secrezioni ,  della 
digestione,  della  respirazione,  della  nu- 
trizione, il  meccanismo  de'sensorj,  se 
non  si  avranno    idee  e  nozioni  chiare 
de' primi  rudimenti  delle  Matematiche. 
Non  si  giugnerà  poi  mai  a  separare  ciò 
che  v'ha  di  certo  da  ciò  che  v  ha  di 
congetturale,  ove  non  si  dispongano  le 
parti  della  Scienza  Medica  in  un  certo 
ordine,  che  è  quanto  dire  sistema,  nel 
quale  si  vegga  ad  evidenza  ciò  che  è 
dimostrativo  da  quello  che  è  pm^amente 
d' induzione . 

Noi  vedremo  certamente  incidcate 
queste  massime  da  quelF  insigne  Lette- 
rato che  essendosi  elevato  a  tanta  su- 
blimità nella  Scienza  Medica ,  in  cui  si 
assicurò  tanta  celebrità,  ha  saputo  an- 
che innoltrare  fermo  i  suoi  passi  nelle 
non  facili  Dottrine  Matematiche. 

Egli  pensa  a  tutto;  già  sta  meditando 
un  Piano  generale  aspettato  da  ognuno 


XII 


con  pari  impazienza  che  entusiasmo . 
Preparare  gìi  animi  nel  tirocinio  della 
Istruzione  primitiva  alle  Scienze  che 
costituiscono  la  media ^  ed  elevarli  con 
solidi  fondamenti  alla  sublime  è  il 
grande  scopo  de'  Piani  disciplinali  clic 
la  perspicacia  di  Sua  Eccellenza  il  Si- 
gnor Moscati  ci  sta  preparando,  sicuro 
che  da  essi  ne  deriveranno  vaulaggi 
incalcolabili  alle  Scienze,  alle  Arti  ed 
alla  educazione  della  Gioventù. 


XIII 


L.  M.  A. 

CALDANI 

A'  SUOI  SCOLARI 


S. 


c, 


orre  ^ik  il  decimo  -  quinto  anno 
dacché ,  oltre  il  gravissimo  (i)  inca- 
rico d' insegnare  la  Medicina  Teorica  , 
queir  altro  ancora  mi  fu  imposto  di 
dimostrare  l' Anotomia.  Per  eseguire 
il  che  secondo  le  mie  forze  io  ac- 
crebbi il  numero  delle  lezioni,  alTm- 


(i)  Facciolati  (  Fast.  Patav.  Voi.  2.  pag.  892.  ) 
di  Antonio  Molinetto  Professore  di  Anotomia  e 
di  Cliirurgia  così  parla:  nelF  anno  1661.  toltagli 
la  Chirurgia  gli  fu  dato  V  incarico  o,ssai  pia  grave 
iV  insegnare  la  Medicina  Teorica  ordinaria  dalla 
primaria  Cattedra. 


XIV 


che  (  oltre  la  necessità  di  dare  ancora 
ogni  anno  la  Spancnologia  )  potessi 
nello  spazio  di  tre  anni  terminare  la 
storia  anotomica  del  corpo  umano,  la 
quale  una  volta ,  con  una  rara  feli- 
cità veramente ,  solevasi  compire  con 
ventidue  dimostrazioni  al  più.  Mi  con- 
solo quindi,  che  voi  approviate  la  mia 
diligenza ,  o  sia  questo  per  il  giudizio 
che  ne  formiate,  o  lo  doniate  all'amore. 
Dal  che  n'  è  avvenuto ,  che  ben  volon- 
tieri  intraprendessi  di  pubblicare  per 
vostro  vantaggio  le  Istituzioni  Anoto- 
miche  con  quel  metodo  affatto,  che 
tengo  ogni  anno  nelle  lezioni  stesse 
d' Anotomia  ;  ciocche  da  me  voi  di- 
mandaste più  d'  una  volta ,  pensando 
che  avverrebbe  eh'  io  meglio  provve- 
dessi a  vostri  comodi ,  se  quelF  opra 
spendessi  nelF Anotomia,  che  ho  speso 
nella  Teorica.  Sebbene  poi  opra  sia  né 
di  poco  tempo  nò  di  poca  fatica ,  e 
voi  ben  sappiate  da  quanti  affiiri  io 
sia  angustiato,  come  io  non  abbondi 
mai  di  ozio,  distratto  or  da  letterarie 


XV 


e  or  (la  cllniche  occupazioni  :  eccovi 
neW Osteologia  la  prima  base  delle  Ano- 
toniiclie  Istituzioni .  Spero  ncll'  anno 
venturo  di  dare  la  Mìo/orna:  e  di  mano 
in  mano  vedranno  la  luce  poi  le  altre 
parti  dell'  Anotomia .  Tutto  sarà  ad- 
dattato  per  quanto  fia  possibile  a  que- 
sto Ospitale,  a  questa  Scuola,  a  questo 
Cielo  ancora.  Cose  megliori  e  più  esat- 
te, ancorché  potessi,  a  dire  il  vero,  non 
ve  le  darei.  Imperciocché  io  deggio 
aver  riguardo  ai  Cadaveri ,  che  pochi , 
e  tutti  quasi  putrescenti,  si  portano 
dall'  Ospitale  nel  Teatro  :  sì  ancora  ai 
giorni  che  furono  assegnati  a  spie- 
gare r  Anotomia ,  i  quali  correndosi 
dietro  per  lo  più  senza  intervalli ,  non 
danno  tanto  di  tempo  ai  Dissettori 
quanto  richiederebbono  più  esatte  pre- 
parazioni ;  sì  ancora  a  questo  Cielo  ,  in 
cui  i  venti  australi ,  esercitando  spesso 
il  loro  impero,  dissolvono  non  di  rado 
in  un  fetidissimo  fracidume  e  sanie  le 
parti  da  prepararsi  già  proclivi  a  putre- 
farsi per  la  natiua  delle  malattie ,  da 


XVI 

cui  erano  state  vessate.  Questo  e  ciò 
che  avea  a  premettere ,  e  che  non  du- 
bito ,  che  a  voi  non  fosse  notissimo  . 
Se  avverrà  che  in  questa  prima  parte 
delle  mie  Istituzioni  io  abbia  conse- 
guito quel  che  mi  sono  proposto,  cioè, 
che  voi  senza  V  ajuto  del  Maestro  o 
d' un  Dissettore  veggiate  cogli  occhi 
ne'  cadaveri  quelle  cose ,  che  io  vi  de- 
scrivo colle  parole ,  mi  parrà  di  non 
aver  operata  cosa  affatto  inutile.  State 
sani . 


XVII 


INDICE 

DEI  CAPI  E  DELLE  SEZIONI 

CHE    SI    CONTENGONO 

WELLA  I.  PARTE  DEL  I.  VOLUME 


JJcdlca »        V 

Prefazione  del   Traduttore    ...»     ix 
Prefazione  dell'  Autore  .     .     .     .     »  Xin 
CAPO  PRIMO.  Dell"  Anatomia  in  gene- 
rale, e  primieramente  degli  elementi 

del  corpo  umano »        i 

CAPO    SECONDO.    Delle    regioni    del 

corpo  umano »     25 

CAPO  TERZO.  Delle  Ossa  in  gene- 
rale      »     3i 

CAPO  QUARTO.  Delle  regioni  degli 
ossi ,  e  della  loro  reciproca  con^ 
nessìone    ;     . »     ^S 


XVIII 

CAPO  QUINTO.  Dei  legamenti,  inoltre 

del   Periostio  e  della  Midolla  .     »      54 
CAPO  SESTO.  Della  Osteologia  in  par- 
ticolare,  e  primieramente   degli   ossi 

del  Capo »     60 

Dei  forami    delle  ossa  del  Capo  .     »     88 
CAPO  SETTIMO.  Delle  ossa  del  Tron- 
co     *^     99 

CAPO     OTTAYO.    Del    Torace     ossia 

Petto »   1 1 4 

CAPO  NONO.  Delle  ossa  innominate  .  »    122 
CAPO  DECIMO.    Delle    estremità  supe- 
riori ,    e    primieramente    della    Sca- 
pala      »   1 3 1 

Della  Clavicola »    187 

Dell'  Omero  ossia  Braccio      .       .       »    1 40 

Del   Cubito »    145 

Della    Alano  ,     e    primieramente     del 

Carpo »   162 

Del  Metacarpo      .......   j56 

Dtlle  Dita  delle  Mani  .     .     .     .      »   169 

CAPO  UNDECIMO.  Delle  estremità  in- 
feriori  »  1 6  3 

Del  Femore >>   164 


.XIX 

Della  Patella  ossia  Rotula      .     ?  >?  171 

Della  Gamba *^  ^74 

Del  Piede,  e  prima  del  Tarso     .  »  181 

Del  Metatarso «  187 

Delle  dita  de'  Piedi »  189 


fji^ifiiii  ..m.i»» imvjf..uuim»i  II  imi  u!MMwa3aui.»ijmw»im»u-miiiii  IMI  iiiiiia»ui^.'i.Mi.wiiti|iM 


ISTITUZIONI  ANOTOMIGKE 


CAPO  PRIMO 


Dell' Aiiotomia  in  generale ,  e  primieramente 
de  oli  Elementi  del  Corpo  Umano. 


-0 


-„-  nella  parte  della  Filosofia  naturale  ,  ^.''f  ""' ''' 
la  quale  colla  sezione  de  cadaveri  principal- 
mente ,  e  con  certi  altri  particolari  artifizj 
esamina,  e  contempla  il  corpo  dell'  uomo,  e 
perciò  insegna  la  struttura ,  la  situazione  ,  la 
connessione,  1'  uso,  e  le  azioni  delle  parti 
componenti  1'  istesso  corpo ,  si  chiama  Ano- 
tamia . 

2.  L'  oggetto  adunque  di  quest'  arte  nobi-  °^",'"l',l'i", 
lissima ,  ed  utilissima  è  principalmente  il  corpo 
umano.  Se  s'  incidano j,  e  se  si  esaminino  alcuni 
cadaveri  di  altri  animali ,  perchè  certe  parti 
di  quelli,  essendo  di  struttura  più  ampia,  ajuta- 
no  a  venire  in  cognizione  di  quelle  dell'uomo; 
allora  quest'  arie  si  chiama  Zootomia ,  ovvero 
Anatomia  comparata. 


Onaii  parti  3.  Ma  quaìiinquc  ne  sia  1'  oggetto ,  egli 
Tco 'pÒ'uTa- ^  cornane  a  tutti  gli  animnli,  che  siano  com- 
''°-  posti  di   parti    solide  r,   e   di  parti  fluide.  Co- 

nosce   l'Anatomico    le    parti    solide,    col  tat- 
to, e    colla  vista:   il  Fisiologo  col  raziocinio, 
coir  analogia :,   e  congetturando  imprende  a  in- 
dicare, e  a  descrivere   la  struttura   piìi  nasco- 
sta delle    parti,  e  i  loro    usi    non    abbastanza 
certi,    richiamando    ad  esame  insieme   le  partì 
fluide    or    semplicemente    ed    ora    con    analisi 
chimica;  il  medesimo  ancora  considera  le  azioni 
del   corpo  umano  vivente,  quando  si  esercitano 
queste  a  norma  della   natura,  cioè  nello  stato 
di  sanità .  Quindi    è  ,   che    da   molti    autori  la 
Fisiologia   fu   detta   Anatomia  animata. 
Quaisìaiifi-       4"   Sì  dell'  Auotomia,  come  della  Fisiologia 
Tóit'b'''è^^   fine  principale  è   una    precisa  cognizione  del 
dell'Aneto-  corpo    umano  e  delle   di   lui    azioni    per    poter 
conservare   una  perfetta    sauna  ,  e  per  discac- 
ciare ,  o  almeno  diminuire   le   malattie  ,  a  cui 
va  soggetto  1'  umano  genere. 
Divisione  de!-       ^'  Frattauto  le   parti  solide,  le  quali  tocca 
k  pam  soli- ^  IP  Anatomico     esaminare,    soglionsi    dividere 
primieramente  in   semplicissime ,  ed   in   organi- 
che.   Eccettuata    una    o    l'altra    delle    prime, 
tutte    le    altre  sono  organiche  ;  come  si   vedrà 
chiaramente  dalla  loro  descrizione.  Laonde  par- 
rebbe  più  a   proposito  le  parti  organiche  divi- 
dere  in    organiche   semplici  ,    ossia   primarie  -, 
ed  in    organiche   composte  ,    ossia    secondarie . 


Tuttavia  essendo  le  organiche  semplici  com- 
poste da  una  minor  unione  di  semplicissime, 
sarà  lecito  l'annoverarle  tra  le  semplicissime, 
e  chiamare  organiche  propriamente  quelle  ,  la 
di  cui   tessitura  è  assai   più  composta. 

6.  Nelle  parti  semplicissime  (i)  si  annove-  q^w  s,>no 
rano  dagli  Anatomici  le  fibre  ,  le  lamette  (  le  ^i^i^sìr^T 
quali  con  un  glutine,  o  sia  certo  condensa- 
mento inorganico  costituiscono  i  solidi  del  cor- 
po umano  chiamati  da  alcuni  elementi  )  le 
membrane  ,  le  arterie ,  le  vene  ,  i  vasi  linfa- 
tici ,  i  nervi ,  ì  muscoli ,  i  ligamentì ,  le  carti- 
lagini,    gli    ossi  ^    le    glandole.    Quelle    altre 

parti  solide  poi ,  che  compongono  il  corpo  Q„a!i  le  or- 
umano,  chiamansi  propriamente  organi,  ovvero^''""'*' 
parti  organiche:  istromenti  cioè  compo>ti  da 
diverse  parti  semplici,  e  in  tal  guisa  confor- 
mati ,  onde  esser  atti  a  esercitare  le  loro  par- 
ticolari funzioni.  Parleremo  in  primo  luogo 
delle  semplicissime. 

7.  Gli  elementi  della  materia  animale  uniti  che  cosa  sia 
vicendevolmente    per  mezzo  d'  un  certo  gluti- 
ne ,  e  coerenti  in   maniera  ,  che  rappresentino 
una   linea  retta  ,  senza  quasi  veruna  crassezza 


(1)  Si  chiamano  seniplicissime  paragonate  alle  altre 
parti,  le  quali  si  chiamano  organi^  ovvero  isiromenti: 
per  altro  le  stesse  fibre  primitive  ,  per  così  dire  ,  le 
lamette  ancora  ,  e  il  concremento  inorganico  sono  tutte 
cose  composte  da  principj  tra  loro  diversi. 


la  libra 


0  sia  profondità  e  larghezza,  danno  una  ab- 
bastanza giusta  idea  della  fibra. 
Quante spe-  3.  Lc  iìbce  altre  sono  carnose ^  altre  ner- 
y\  ^lJ,^^\  vose  ^  altre  cellulose,  altre  finalmente  ossee. 
^'"'"-  Le  prime  si  veggono  in  quelle  parti,  che 
comunemcMite  diconsi  carni  ;  ed  hanno  un 
moto  di  contrazione  loro  proprio,  ogni  qua! 
volta  sono  eccitate  da  uno  stimolo  o  noto  ;,  o 
non  conosciuto;  le  seconde  si  trovano  nel  cer- 
vello principalmente,  nelle  gambe  di  questo, 
ed  alla  sua  base;  le  terze  nelle  membrane, 
e  nelle  tuniche  ;  ma  piìi  di  tutto  tra  le  fibre 
carnose  ,  i  di  cui  fascetti  tagliano  quasi  per 
traverso;  le  ultime  finalmente  trovansi  negli 
ossi  dei  fi?ti  principalmente,  e  dei  fanciulli. 
Cose  comuni  9"  A  quasi  tutte  le  fibre  è  comune  una 
alle  fibre,  fo^-^a  clastica .  Imperciocché  contraggonsi  ogni 
volta  che  in  alcuna  maniera  venfi^ono  distrat- 
te.  Sono  dunque  tutte  piìi  o  meno  tese,  o 
più  tirate  di  quello  che  la  lor  natura  com- 
porti. Questa  proprietà  è  comune  ancora  alle 
ossa  degli  embrioni  ;,  la  quale  a  poco  a  poco 
diminuisce  a  gradi,  secondo  che  gli  ossi  s'in- 
duriscono ;  poiché  per  gradi  sempre  più  vali- 
damente resistono  alla  tensione.  Sì  dubita 
tult'ora,  se  la  fibra  detta  ner^'osa  sia  vera- 
mente ela5tica:  imperciocché  sei-bene  le  plcciole 
parti  dei  nervi  più  molli  tirate  che  siano  ,  si 
destituiscano  nel  primiero  stato,  tosto  che  cessi 
la    forza  ,    che    le    tira  ,    e    aprano    alquanto 


Clic   siano  le 


quella  fenditura  ,  che  le  si  Hiccia  ad  arte  con 
una  picciola  ferita;  tuttavia  egli  è  incerto,  se 
tjuesta  debole  contrazione  debbasi  attribuire 
alla  polpa  dei  nervi,  o  piuttosto  (  ciò  che 
sembra  più  probabile  )  a  quella  tenue  mem- 
branauccia  cellulosa,  la  quale  ordina,  cinge,  e 
sostenta   la  polpa  nervosa. 

10.  Le  lamette  altro  non  sono,  che  i  me- 
desimi cimenti  (N.  7.)  per  mezzo  d'un  certo  immette 
glutine  distesi  in  certe  picciolissime  fogliette, 
le  quali  da  alcuni  malamente  fu  creduto  esser 
composte  da  fjbre  ;  delle  quali  foglietto  la  lar- 
ghezza  ha   maiip-ior   rap;ione  alla   lunghezza,  e 

che  sono  sì  poco  crasse,  che  sembrano  quasi 
prive  affatto  di   profondità. 

11.  Veggonsi  queste  in  certa  maniera  (  ne  j„ ^^.^j ,^„. 
tuttavia  puonno  dirsi  propriamente  elemen-  B'"si'"^5m 
tari  )  dopo  una  lunga  macerazione  nel  sec- 
cato sedimento  di  certe  parti ,  le  quali  bian- 
castre e  prive  di  un  abito  fibroso  almeno  vi- 
sibile agli  occhi  ,  rappresentano  delle  superficie 
piane;  e  le  quali,  come  tosto  vedremo,  si 
chiamano  membrane . 

12.  Queste   lamette  composte  di  altri  mino- 

ri /AT      o  \  1  Qna!ilà    co- 

ri, e  con  libre  spungose  (JN,  o.j  tessute  godono  munì aiie k 

della    forza    d'  elaterio  ;     perciocché    le  parti 
che    costituiscono ,    qua    e    là  tirate  ,    o    com- 
presse ,   più    prontamente ,    o    più    lentamente 
ritornano  al    loro   stato  ,    quando  cessi  la  ten- 
sione ;    anzi    questa   forza   non   senza   qualche 


mette . 


facoltà  di  contrarsi  si  unisce  nelle  membrane 
cellulose. 

Offici  delle  i3.  Le  fo(>liette ,  che  fin' ora  abbiamo  cle- 
scritto,  compongono,  come  si  e  detto,  insieme 
coi  fili  celluiosi  tutte  le  membrane,  quante  so- 
no nel  corpo  5  le  quali  cbiamansi  cellulose  per 
quei  piccioli  spazj  (detti  cellule  o  cellette^  com- 
presi nelle  lamette,  e  tutti  tra  di  loro  comuni- 
canti. Concorrono  adunque  queste  alla  forma- 
zione dei  vasi,  dei  visceri,  e  di  tutte  le  parti. 

checosasia-       lA    Le  membrane  sono  composte  da  queste 

no  le  mem-  ...  i     i  i        p  i 

b.ane.  lamette  prmcipalmente,  e  dalle  bla  spungose , 
o  sia  fibre  cellulari  tessute  ,  e  unite  insieme 
senza  quasi  alcun  ordine  ,  unendovisi  dei  vasi 
di  diverso  genere,  e  particolarmente  di  quei 
Imfatici  copiosissimi  ,  i  quali  coperti  dalle  su^ 
perficie  delle  lamette,  allora  solo  appariscono, 
quando  le  cellulose  sono  infiammate  ,  o  quando 
i  vasetti  linfatici  si  sono  affatto  riempiuti  di 
una  colorita  injezione.  Le  quali  membrane, 
quando  coprono  certe  parti ,  o  le  circondano  , 
o  fanno  una  qualche  cavità  ,  nomansi  tunicJie  , 
membrane  cioè,  le  quali  sebbene  delle  altre 
più  dense,  esser  tuttavia  cellulose  e  composte 
da  lamette,  e  fili  spungosi  si  vede  chiaramente 
dalla  macerazione,  la  quale  rilassa  queste  to- 
nache in  un  tessuto  spungoso,  intrachiuden- 
dosi  l'acqua  nelle  celle  distese. 
abbia7ii*co-  i5.  Queste  membrane  dalle  lamette,  e  fili 
«embrane  .*  che  le  compongono ,  acquistano  una  forza  eia- 


stica  se  non  tutta  ,  certo  non  poca  ;  cosi  an- 
cora una  forza  di  contrazione,  la  quale  pia 
sensibilmente  si  produce  dal  freddo,  e  da  altre 
cause,  quando  l'uomo  vive.  Imperciocché  la 
cute  ,  la  quale  è  una  membrana  quasi  sola- 
mente cellulosa,  si  condensa  dal  freddo,  e  nel 
rigore  di  certe  febbri  alquanto  si  restringe,  e 
si  contrae  ,  cosicché  i  bulbi  dei  peli ,  e  le  sue 
papille  si  alzano  dalla  stessa  superficie  della 
cute,  e  come  più  volte  io  ho  osservato,  i 
peli  ,  ed  i  capelli  istessi  si  rizzano.  Questo 
stato  della  cute  dicesi  volgarmente  la  pelle 
d'  oca.  I  medesimi  fenomeni  si  veggono  pro- 
dursi dal  terrore,  e  da  altri  tristi  affetti 
dell'  animo  ;  come  pure  da  un  suono  ingrato  , 
che  produce  per  esempio ,  una  lama  di  ferro 
che  rozzamente  venga  limata  ;  e  da  altre  si- 
mili cagioni.  Egli  è  poi  probabile,  che  (juesta 
forza  di  contrazione  .  di  cui  parliamo  ,  si  ac- 
cresca o  si  diminuisca  nelle  altre  cellulose  per 
altre  cagioni   principalmente  interne. 

i6.  Alle  membrane  finora  descritte  do])biamo  0^,;  deiie 
la  composizione  di  molte  parti ,  f  ammassa- 
mento della  pinguedine,  della  linfa,  e  degli 
altri  umori,  come  dell'umor  vitreo,  o  sia  dfl 
corpo  vitreo  ;  così  ancora  a  mio  giudizio  una 
certa  regolare  di>tribuzione  della  sostanza  cor- 
ticale del  cervello ,  e  della  midollare  ancora 
di  esso,  del  funicolo  spinale,  e  dei  nervi,  la 
qual    sostanza   sembra  esser  contenuta  in  pic- 


mumbrane  , 


8 

cole  cellette;  finalmente  la  connessione  tra  la 
polpa  corticale ,  e  mulollare  dello  stesso  cer- 
vello. Oltre  di  che  le  membrane  cellulose  se- 
parano parti  da  parti  ;  conservano  la  flessibi- 
lità delle  carni,  e  di  altre  parti  con  un  olio, 
0  altro  umore  di  cui  abbondano;  ed  attorno 
alle  fibre  carnose  raccolte  in  masse  particolari 
mettono  un  certo  velo ,  con  cui  vien  diretta 
l'azione,  e  T  effetto  delle  fiDrze  motrici. 

cbecosasia-       17    Dalle    mcmbrauc    più  o   meno   stretta- 

"°^°''""'"'' mente  insieme  unite  si  fanno  le  arte/i" ,  ì 
canali  cioè  conoidei ,  lunghi,  ramosi;  i  quali 
coi  loro  rami  e  tronchi  recìprocamente  fi^r- 
mano  diversi  ano;o1i,  tuttavia  pili  frequente- 
mente acuti;  in  moiri  luoghi  si  fanno  cilindrici, 
particolarmente  dove  hanno  una  ben  picciola 
cavità  la  quale  è  circolare  per  ogni  fa'ccia ,  e 
non  mai  interrotta  da  membrane  fuorché  alla 
base  del  cuore  ;  dalla  quale  prendono  origine 
due  arterie  distribuite  colle  sue  diramazioni 
per  tutto  il  corpo  ,  e  per  ogni  viscere  parti- 
colare ,  e  così  formano  tutto  il  sistema  delle 
arterie. 

Qua!  sia  la       i8.    Sotto    fattc    Ic   artcric  da  tre  tonache; 

ira'nerie.''  un^'i  cstcma ,  la  quale  ricevono  dalle  cellulose 
vicine,  e  le  di  cui  cellette  sono  più  strette, 
quanto  sono  più  vicine  all'  apertura  ,  d'  onde 
ne  nasce  in  quella  sede  la  maggior  densità  di 
questa  tunica.  Sotto  questa  havvene  una  car- 
nosa visibile  solamente    nei   tronchi  maggiori  y 


essendo  le  fibre  come  in  cercliio  disposte  . 
L'interna  stMiiÌ)ra  cjujsi  tendnosa ,  e  liscia, 
e  risplend^nt<"  ,  e  quasi  unta  d'  un  certo  glu- 
tine ,  la  c|uale  pt^'ò  si  risolve  anch'  essa  in 
cellulosa  . 

jQ.   Le  arterie  sono  vasi  elastici,  ed  irrita- Qu^^i  cir  * 

,.,.f^..,.  .  1  P  •  comune  aljtt 

bill  ,  latti  c;oe  in  guisa,  che  sono  srorzati  a  anmd. 
contrarsi  dalla  efficacia  degli  stimoli;  imper- 
cioccl'.è  disteni  dal  sangue  tanno  la  pulsazione, 
e  colla  forza  eia-^t'ca  restituendosi  promuovono 
ulteriorniPuce  il  sanane  ricevuto  dal  cuore . 
Dall'irritabilità  poi,  eh' è  propria  delle  fibre 
carnose,  viene  ajutata  la  restituzione,  ossia 
la  contrai^ione  delle  carni  ,  e  perciò  dall'arte- 
ria ,  la  cjual  azione  è  affatto  naturale  delle 
arterie.  Questa  doppia  forza  è  visibile  negli 
animali  viventi  ,  e  particolarmente  nelle  loro 
arterie  maggiori  ;  non  cosi  però  nelle  più  pic- 
cole,  in  cui  l'anatomico  sebbene  coli'  occhio 
armato  di  lente  non  ha  poruto  fin'  ora  scoprire 
né  le  fibre  carnose  ,  né  il  polso.  Che  però  a 
queste  non  manchi  la  tunica  carnosa  devesi  da 
ciò  arguire  ,  che  sono  parti  delle  maggiori  ,  e 
che  hanno  i  medesimi  uffici .  Inoltre  egli  è 
ancora  comune  di  tutte  le  arterie,  che  i  loro 
rami  minori  parte  comunichino  con  altri  rami 
arteriosi  ,  parte  sieno  continui  con  le  vene  , 
parte  mettano  il  sangue  in  certe  cellette  par- 
ticolari ,  e  parte  finalmente  abbiano  la  loro 
apertura   nelle    superficie   esterne  ,  ed  interne 


JO 


del  corpo,  òe  suoi  visceri,  parti,  e  canali,  e 
così  formino  dei  vasetti  esalanti  un  tenuissimo 
umore  o  vapore . 
_„ .  ,.  20.  Le  arterie,  di  cui  parlasi,  ricevono  il 

Offici  di  es-  _  ^  1  ' 

*••  sangue  cacciato  dai   ventricoli  del  cuore,  e  lo 

portano  a  tutte  le  parti  del  corpo.  Agitano 
il  sangue  stesso ,  con  che  ne  conservano  il 
calore,  e  promovono  quella  mutazione  del  chi- 
lo in  sangue,  e  in  altri  umori,  colla  quale 
il  sangue  istesso  basta  a  separare  ,  e  a  pur- 
gare i  diversi  umori ,  e  a  preparare  la  linfa 
nutritizia  :  finalmente  le  arterie  ancora  senza 
ajuto  di  altro  organo  separano  dal  sangue  ogni 
altro  umore  ordinato  ai  varj  usi  della  vita. 

checojaiie-       2  1.   Allc  arterie  sono  simili  le  Vene  si  nella 

no  le  vene,  e   /->  li*  «  •  v 

quale  la  loro  tigura  ,  comc  nella  sezione;  sono  pero  più 
struttura,  j^n^erose ,  più  ampie,  e  fatte  di  tuniche  più 
tenui:  anzi,  se  si  eccettua  la  base  delle  vene 
vicine  al  cuore  ,  non  ritroverassi  in  alcun  al- 
tro luogo  la  tunica  muscolare.  E  tuttavolta 
in  quella  tenuità  di  tuniche  sembrano  più 
robuste  delle  arterie;  imperciocché  più  difficil- 
mente di  quelle  si  rompono  ;  cedono  però  più 
facilmente ,  e  si  snervano  per  dar  luogo  ai 
fluidi  che  le  distendono  ,  come  lo  dimostrano 
le  frequenti  dilatazioni  delle  vene  ,  che  chia- 
mansi  Varici . 
vaivoiedei-  22.  Siccome  la  cavità  delle  arterie  non  è 
interrotta  da  alcune  membranuccie,  al  contra- 
ria quella  delle  vene  (  fuorché  di  quelle ,  che 


1«  Tene . 


II 

sono  proprie  dei  visceri  dell'  abJomo  )  si  fa 
aspra  da  certi  per  così  dire  piccoli  sacchi  mem- 
branosi ,  or  uno  ,  or  due  ;  dove  tre  e  quattro . 
Questi  sacchi  hanno  come  la  figura  d'  un  di- 
tale ;  a  cui  diedero  il  nome  di  Valvole  .  La 
membrana  pendente  dal  suo  fondo  riguarda  gli 
apici  delle  vene,  l'apertura  poi  è  rivolta  alla 
base  delle  vene  stesse.  Si  finga  un  ditale  co- 
me taghato  nell'asse;  la  porzione  più  grande 
è  quella  che  è  prominente  tra  la  vena;  Tal- 
ira  porzione  minore  viene  somministrata  dalla 
parete  della  vena  ,  ovvero  è  f  istessa  parete 
della  vena. 

23.     Le    stesse   vene    sono   fino  a   un  certo  comnne dei- 

,  .    ,  _.  ,  ,  le  vene. 

segno  elastiche  .  fei  sostengono  dunque  alquan- 
to :  dopo  una  tensione  a  poco  a  poco  ritornano 
nel  loro  primo  stato  ,  ed  hanno  una  qualche 
contrazione,  non  però  quella  eh' è  propria  dei 
muscoli.  Spesse  fiate  noi  abbiamo  veduto  dal 
taglio  della  vena  sortire  prima  il  sangue  len- 
tamente ,  ed  egualmente  ,  cosicché  descriveva 
una  parabola  di  una  eguale  ordinata  ,  come 
chiamano;  poscia  ad  un  tratto  uscir  fuori  vio- 
lentemente ,  e  sgonfiare  evidentemente  la  vena 
istessa,  la  quale  prima  s'era  validamente  gon- 
fiata .  Inoltre  non  è  nuovo  ,  ne  insolito ,  che 
le  vene  sotfrano  talvolta  uno  spasimo,  ed  una 
molesta  contrazione;  imperciocché,  se  a' proprj 
sensi  debbesi  credere  ,  io  più  d'  una  volta  spe- 
rimentai questo  spasmo  negli  accessi  della  pò- 


OnScì     delle 
vene  . 


Clie  cosa  ?ie- 
nn  i  vasi  lin- 
fatici . 


12 


(lagra  In  quella  vena  ,  la  quale  corre  sopra  il 
metatarso  del  pollice,  e  il  pollice  istesso;  cosi 
pure  ho  provato  una  molesta  contrazione  nelle 
vene  emorroidali  prima  violentemente  aperte; 
le  quali  poscia  cagionando  una  dolorosa  sen- 
sazione sembravano  quasi  venir  strette  da  un 
legame.  Da  queste  osservazioni  mosso  non  so 
far  a  meno  di  non  congetturare ,  che  siavi  ine- 
rente una  qualche  forza  di  contrazione  alle 
vene  cerne  composte  di  tuniche  cellulose,  la 
quale  sia  sensibile  in  certi  effetti  che  non  sono 
naturali.  Di  più  egli  è  comune  ancora  alle 
vene  il  comunicare   colle   altre    vene,  e  colle 

arterie  minori,  e  con  certe  celle  sano-uìnose  : 

.    .  .  ^. 

e  finalmente  aprirsi  nelT  esteriore  ,  ed  interna 

superficie  del  corpo,  delle  viscere  di  esso,  del- 
le parti  5  e  i^ei  canali ,  e  cosi  andarsi  a  finire 
in  minimi  vasetti,  che  assorbono  un  tenuissimo 
liquore  o  vapore. 

24,  Le  vene  riportano  il  sangue,  e  gli  al- 
tri umori  al  cuore,  cioè  dalla  circonferenza  al 
centro;  e  colle  valvole,  dalle  quali  sono  in- 
terrotte^ sostentano  il  sangue  che  ascende  dalle 
sedi  inferiori,  e  che  quindi  regurgiterebbe  facil- 
mente allorché  qualche  impedimento  si  oppo- 
nesse al  libero  suo  corso  per  le  vene. 

a 5.  Certi  minimi  canali;,  ne'  quali  non  si  os- 
serva sempre  la  stessa  grandezza,  ripieni  d'un 
umor  trasparente,  atto  a  condensarsi,  alle 
volte  ancora  gialluccio,  o  rossiccio,  sono  c|uei 


i3 


vasi,  clie  cliinmansi  Linfatici;  a' quali  nppar- 
teni>ono  i  Chiliferi,  di  cui  parleremo  a  suo 
luogo. 

26.  Sono  fatti  di  lucide  membrane,  o  dia- ^^ 

Coro  strliì- 

fane ,  tenui,  ma  in  ragione  della  loro  tenuità  tur»- 
robuste;  e  a  guisa  delle  vene  (  imperciocché 
sono  di  genere  venoso ,  sebbene  costituiscono 
un  sistema  particolare  venoso  )  hanno  inter- 
namente delle  valvole,  ma  d'una  figura  semi- 
lunare ,  più  frequenti ,  e  quasi  ad  egual  di- 
stanza, le  quali  a  due  a  due  ritrovansi  in  tutte 
le  astrizìoni  di  questi  canaletti  (  poiché  le 
vene  linfatiche  valvolose  hanno  delle  fila  in- 
trecciate in  spessi  nodi  )  e  sono  in  tal  maniera 
fabbricate,  e  ordinate,  che  facilmente  ricevano 
il  liquore  che  viene  dai  rami  nei  tronchi.,  e 
ne   proibiscano  il  viaggio  contrario. 

27.  Questi    linfatici    hanno    la    loro   origine  ^^^^^    ^ 
dalle   cavità  maggiori  e  minori    del    corpo,  €«»«• 
dalle  superficie  esterne    ed    interne   del  corpo, 

di  quasi  tutte  le  parti,  e  de' visceri  di  esso: 
hanno  la  loro  fine  poi  nelle  cisterne  del  chilo, 
nel  condotto  toracico,  e  in  certe  rosse  vene. 
Due  sono  le  serie  principali ,  nei  membri  par- 
ticolarmente :  una  sotto  i  comuni  tegumenti 
del  corpo  umano,  e  in  questa  sti\i?  forma  i 
linfatici  chiamati  superficiali;  l'altra  scorre 
più  profondamente  ,  cioè  sta  nascosta  sotto  i 
muscoli,  e  tra  di  essi,  ed  appartiene  ai  lin- 
fatici  detti  profondi. 


J4 

Quel  elle  è      ^S.  Tuttì  quasl  Ì  linfatici  entrano  in  certe 

Liniluci/' gl3"cl<'^^9  o  per  COSI  dire  le  formano,  le  quali 
sono  dette  conglobate  o  linfaticlie ,  di  cui  par- 
leremo di  qui  a  poco.  Entrano  in  queste 
glandole  in  maggior  numero,  ma  in  minor 
diametro;  escono  poi  da  più  pochi  tronchi, 
ma  questi  maggiori,  e  pieni  d'una  linfa  più 
fluida.  A  tutti  inoltre  è  comune  una  certa 
forza  di  contrazione,  per  mezzo  della  quale  si 
muove  l'umor  contenuto  per  questi  istessi  vasi 
dopo  morte  ancora  ,  ma  per  un  tempo ,  che 
non  è  facile  a  determinare. 

Loro  uso.  29.  Quel  tenue  liquido  condensabile  assor- 
bito dai  luoghi,  da  ci.i  hanno  principio,  lo 
mettono  tosto  nelle  glandole ,  ed  avendo  per 
mezzo  di  esse  lavorato  più  perfettamente ,  e 
quindi  atto  a  risarcire  le  perdite  ,  lo  portano 
nella  massa  universale  degli  umori  per  le  in- 
dicate (N.  27). 

3o.  I  Nervi  sono  que' fili  ora  più  crassi, 
ora  più  tenui  ,  bianchi  ,  or  molli,  ed  or  duri 
e  resistenti,  continui  alla  midolla  del  cerebro , 
del  cerebello,  e  del  funicolo  spinale. 

toro  strut-  3i.  Ella  è  oscura  assai  la  loro  composizione, 
ne  fin  qui  s'  è  potuto  precisamente  scoprirla. 
A  occhio  nudo  rappresentano  delle  fibre ,  e 
delle  filamenta ,  le  quali  mirate  coi  micro- 
scopi mostrano  or  una,  or  un'  altra  figura. 
Quella  a  me  è  parsa  più  costante  ,  che  mostra 
un*  insigne   copia   di   vasetti   con  innumerevoli 


Che  cosa  sie- 
110  i  nervi. 


tara 


i5 


celle  membranacee  ;  tra  le  quali  si  fa  vedere 
qualche  cosa  di  globoso  d' una  minima  mole , 
e  asperso  di  qualche  opacità  (  che  forse  ap- 
partiene alla  midolla  ).  Questa  cellulosa  so- 
stanza vedesi  patentemente  nei  nervi  e  sotto 
e  sopra  la  legatura,  se  si  legano  questi,  men- 
tre l'uomo  vive,  perchè  e  di  qua  e  di  là  del 
legame  i  nervi  si  gonfiano:  che  che  ne  abbiano 
scritto  altri  ,  i  quali  dissero  non  apparire  al- 
cuna mutazione  nei  nervi  legati ,  poiché  pre- 
tendevano che  i  nervi  fossero  composti  da 
piccioli  tubi  prodotti  dal  cervello,  oltre  ogni 
immaginazione  tenui,  e  pieni  d'un  liquido  ancor 
più  tenue  e  mobilissimo,  e  perciò  penetrante, 
e  volatile  a  segno  tale  che  non  potesse  disten- 
dere i  tubi  legati. 

Sa.  Egli  è  comune  a  tutti  i  nervi  d'esser  che  cosa  ab- 
raccolti  in  fascetti  di  fili  d'  una  varia  cras-  '"''°°  ^'""^ 
sezza  ;,  se  pochi  se  n'eccettui ,  ne'  quali  i  mede- 
simi fili  sembrano  così  tessuti ,  o  certamente 
uniti,  che  danno  la  figura  d'una  membrana: 
i  quai  fili  in  certi  nervi  sembrano  costante- 
mente correre  in  direzione  paralella.  Egli  è 
inoltre  comune,  che  gf  istessi  fili  non  si  di- 
sperdano in  rami,  ma  solamente  si  divertano 
qua  e  là  dai  fascetti ,  per  entrare  in  quelle 
parti,  nelle  quali  si  diffondono;  finalmente  a 
poco  rilassate  e  dimesse  le  proprie  tuniche 
tanto  quelle  che  gì'  involvono ,  come  quelle , 
da  cui  sono  tessuti ,  si  sottraggono  alla  vista , 


i6 


cosiccliè  nessuno  possa  a  mio  giudizio  seguire 
i  fini  (Ielle  fìlamenra  ,  e  nemmeno  col  taglio 
toccarli,  e  determinarli, 

5Ò.  Sono  i  nervi  isrromenti  dei  sensi,   e  dei 

toro  -ufiicj .  ^        _  '  _ 

moti,  principalmente  di  quelli  che  sono  detti 
volontari  Devesi  forse  a  questi  fili  la  robu- 
stezza delle  parti  ;  impercio^cbè  il  loro  irrita- 
mento, donde  ne  nasce  dolore,  turto  ad  un 
tratto  inferma  le  forze  ,  o  del  tutto  le  fa  per- 
dere. Quindi  la  robustezza  delle  parti  divenuta 
inferma  per  certi  vizj  ,  o  affezioni  dei  nervi  ^ 
impedisce  alle  volte  il  nutrimento  delle  stesse 
parti;  dal  che  n' è  avvenuto,  che  alcuni  fuor 
di  ragione  iianno  dato  ai  nervi  la  facoltà  di 
nutrire. 
ciiecosasie-  34'  lu  quauto  ai  Muscoli  sono  questi  certe 
BoiMuscoii.  jjj^ggg  maagiori ,  o  minori  di  diversa  figura  , 
composte  di  fili ,  o  fibre  raccolte  in  fascetti , 
rosse  pili  o  meno  nella  nostra  specie,  e  in 
molti  animali  ;  tessute  di  nervi  non  molto  ra- 
mosi,  e  che  presto  svaniscono,  e  di  vasi  di 
qualunque  sorta,  e  di  fili  celluiosi,  e  involte 
in  una  membrana  par  memi  cellulosa.  Queste 
fibre  rettamente  alcune  chiamansi  motrici. 
36.  L'interna  fabbrica  di  questi  pure,  come 

Loro    strili-  1^1 

quella  dei  nervi,  è  assai  oscura.  Neppure  i  mi- 
croscopi ci  mostrano  qualche  cosa  di  certo , 
con  cui  poterla  definire  senza  timor  d'  ingan- 
narsi. Questo  si  può  dire  con  asseveranza 
coU'ajuto   de' microscopi ,  che  ogni  fibra,  an* 


tura 


Ciorcliè  ir.inima,  la  quale  si  sep.Til  tlalf  altre 
col  più  diligente  e  singoiar  artificio  ;,  è  una 
coniierie  di  akre  fibre  minori  e  che  non  è 
cjnesta  concava  ,  ma  per  ogni  dove  coperta 
d  una  tela  cellulosa,  e  ripiena  d'innumerevoli 
vasetti  sanguigni ,  i  .quali  danno  alla  fibra  me- 
desima la  sua  rossezza. 

36.  Ecco  clic  cosa  hanno  tra  di  loro  comune  ^""Z" 
i  muscoli  ;  il  ventre  cioè ,  e  le  due  estremi- 
tà,  che  si  dicono  capo,  e  coda,  i  quai  noini 
però ,  o  piuttosto  le  quai  parti  dei  muscoli 
non  sono  solamente  dove  le  stesse  carni 
formano  certe  membrane  o  tuniche  ,  ma 
imcora  dove  parlisi  dei  muscoli  propriamente 
detti.  11  capo  è  più  corto  della  coda,  e  per 
lo  più  immobile  a  differenza  della  coda.  Le 
fibre  nel  ventre  rilassatamcnte  stanna  unite 
relativamente  agli  estremi  per  l'ordinario  più 
densi  ,  i  quali  sembrano  la  massima  parte 
formati  dalla  cellulosa  del  muscolo  conden- 
sata ,  e  allongati  olire  le  fibre  carnose;  e 
molti  de'  quali  fanno  dei  funicoli  d'  un  color 
biancastro  d'  argento,  o  si  spiegano  in  piane 
superficie  in  Ibrma  di  membrane.  Questi  fu- 
nicoli si  chiamano  tendini'^  e  quelle  espansioni 
membranacee  ,  risplendenti ,  e  robuste  diconsi 
aponevrosi.  Eo,li  è  comune  similmente  ai  mu-  ciiecosasJe- 
scoli   che   aoisi-ouo  iiontiarsi   nel   ventre,  e  larsi  vixsi. 

OD 

più  corti  5  conservando  però  il  loro  naturai 
colore. 


Clio  cosa  Ste- 
no I  tinUiui. 


Offici  de'mU' 
•coli  . 


Che  cosa  sie- 


i8 


'7.  I  muscoli  sono  i  primarj  stromenti  del 
moto:  laonde  ovunque  essi  sono,  e  agiscono, 
muovono  le  parti  ,  conrraagono  le  estremità 
r  una  all'  altra  ,  e  comprimono  e  stringono  le 
altre  parti,  alle  quali  sono  posti  d'intorno  o 
per  ogni   dove,  o  jier  qualche   parte. 

38.  Simili  ai  tendini,  quanto  alla  struttura 
""'l's»"»^"' ancora ,    sono    certe    parti   biancastre,  fibrose, 

ti .  ' 

dure  ,   molto    elastiche ,    e    a3?ai    resistenti  ,   le 
quali    perciò  cedono  difficilmente  alle   potenze 
traenti  (0,  e  si  lasciano  talvolta  rompere  piut- 
tosto, che  distrarsi,  e  prodursi  o  in  lunghezza, 
o    in    latitudine.  Queste   parti  chiamansi  lii^a- 
menti . 
Loro  strut-       •^9'  Souo    qucsti    composti    da   fibre    sottili, 
tmra.         ^y^  valìdc   assai ,  che  corrono  a   varie  direzio- 
ni ,   e  strettamente  tra  loro  tessute  ,   e  con  dei 
vasi   apparentemente  scoloriti;  i  quai  ligamenti 
creneralmente  o  rappresentano  dei   funicoli   più 
o  meno   compressi ,  cosicché  in  qualche  luogo 
rassomiglino  piccole  fiscie,  o  membrane,  o  tele 
per  ordinario  assai   robuste. 
Che  abbiano       40.  A    tutti    Ì    ligamenti    sono    comuni    un 
liUm™.  '  '^^^o'^   bianco ,    una    tessitura  intricata  di  fibre 


(i)  Dissi  potenze  traenti  ,  le  quali  nessuno  confon- 
derà colle  rilascianti  propriamente  dette  ,  dalle  quali  , 
com"  è  notissimo,  s'indebolisce  la  robustezza  dei  liga- 
menti in  certi  vizj  delle  articolazioni ,  e  in  molte 
lussazioni  . 


Che  cosa  Ste- 
no le    calti- 


19 

componenti ,  una  forza  elastica  ,  ed  una  resi- 
stenza, in  molti  ancora  insigne,  es;er  collo- 
cati tra  ossi  e  ossi,  sopra  de' quali  in  alcun 
luogo  si  estendono,  e  sono  ancora  a  questi 
attaccati. 

41.  Sono  poi  dati  ì  ligamenti  per  unire  toro 
insieme  le  altre  parti  sì  dure,  che  molli, 
altre  per  sostenerle,  altre  per  rassodarle,  al- 
tre per  abbracciarle,  altre  finalmente  per  trat- 
tenerle ,  affinchè  dalla  propria  situazione  non 
vengano  disturbate,  o  si  disuniscano. 

42.  Quelle   parti,    che    diconsi   Cartilagini^ 
superano    generalmente    la    durezza    dei    liga-  ^^s'"'- 
menti  ,    e    sono    bianche  ,    lubriche    e    dotate 

cV  una   gran   forza  elastica. 

43.  Non    è    abbastanza    manifesta    la    loro  ^''^°  '"■'" 

'  _  tura  . 

Struttura  ;  ma  siccome  di  quelle  non  poche  si 
mutano  in  natura  detrli  ossi ,  e  allora  hanno 
una  vera  somiglianza  con  l'osso  istesso ,  perciò 
sembra,  che  siano  composte  da  fibe  e  lamette 
come  gli  ossi,  trapponendosi  un  glutine,  in 
cui  si   risolvono,  ed  al  quale  de2;2;iono  la  loro 

1  co 

origine  tutte  le  fibre,  e  le  altre  parti  del 
corpo  umano . 

44-  Kgli  è  proprio  di  moltissime  cartilagini  i-oi"  °'^^'- 
di  donare  lubricità  agli  ossi,  a  cui  stanno  at- 
taccate ,  de'  quali  il  peso  maggiore  nuocerebbe 
in  certa  maniera  alla  mobilità  delle  parti;  e 
condotte  sopra  i  capi  di  quelli  ,  e  le  cavità 
delle  articolazioni ,  siccome  lubriche ,  e  flessi- 


20 


bili  rendono  il  moto  più  spedito  ;  uniscoiKJ 
certi  ossi  agli  altri;  diminuiscono  la  tra^^pira-^ 
zione  della  midolla  delle  ossa  ;  facili  obbedi- 
scono alle  flessioni  di  certe  parti,  anzi  non  po- 
co ajutano  cpieste  Oessioni  come  nella  colonna 
delle  vertebre;  conservano  certi  tubi  aperti 
come  nel  naso,  e  nella  fistola  aerea  dei  pol- 
moni ;  e  tremando  accrescono  la  robustezza 
della  voce,  o  ripercuotono  i  raggi  sonori  bat- 
tuti quasi  non  mutati;  il  che  apparisce  mani- 
festamente  nella   Iarino;e  ,  e  nelle  orecchie  . 


r.hecosasie-       ^5,   Ncssuua  partc  del   corpo  ha  la  durezza 


tura 


che  hanno  gli  ossi:  imperciocché  questi  sono 
le  parti  del  corpo  le  più  dure^  e  le  più  sec- 
che. Gli  ossi  sono  ancora  elastici^  o  bianca- 
stri j,  o  languidamente  rosseo-rrianti .  Ouest'  ni- 
tima  si  vede  negli  ossi  recenti ,  non  in  quei 
secchi  ne'  quali  inoltre  ,  almeno  in  molti  ,  non 
è  troppo  visibile  la  forza  elastica. 
Loro  strut-  4^  Souo  dessi  fatti  di  fibre,  le  quali  nella 
prima  età  si  veggono  anche  ad  occhio  nudo  ; 
vi  si  lasciano  tramezzo  dei  solchi ,  i  quali  in 
progresso  di  tempo  riempiuti  di  glutine  fanno 
perdere  quella  sembianza  delle  fibre,  cosicché 
sembrano  composti  di  lamette .  Sotto  queste 
tuttavia  vi  restano  alcuni  solchi  ,  per  cui  cor- 
rono dei  vasetti  co'  suoi  rami  disposti  spes- 
so in  forma  d'una  rete;  e  questi  vasi  profon- 
dono nelle  cellette  de£>;li  ossi  medesimi  un 
succo  rossiccio . 


2  t 


47.  Gli  ossi  sostentano  il  corpo;  e  sono  co- Loro  offici . 
me   la  base  a  cui  sta  appoggiato .  Certe  parti 
clifenflono,  alrre   ne  sostengono,  ed   altre  final- 
mente danno  il  loro  punto  fisso ;,  per  cui  gli  ossi 
medesimi ,    ed  altre   parti    possono  esser  tirate 

alle  altre,  e  quindi  secondo  il  bisogno  volgersi 
in  diverse   parti . 

48,  Le  glandule  sono  certi   corpuscoli  mag-  no^<!^*Jian- 
giori ,    minori;,    e  minimi;    i  quali  si  ritrovano  •^"^'• 

in  varj  luoghi  del  corpo ,  piìi  o  meno  duri  , 
generalmente  rotondetti,  molte  di  queste  glan- 
dule stanno  in  qualche  luogo  tra  membrane  , 
e  membrane  ,  non  mai  però  compongono  da  se 
una  membrana  particolare^  la  quale  si  possa 
dire  glandulosa,  come  fuor  di  ragione  fu  scrit- 
to da  alcuni  . 

49,  Sono  desse  composte  di  vasi  d'  ogni  sor-  1;°^°  *'"'' 
ta,edi  certi  canaletti  particolari  tutti   ad  uno 

ad  uno  uniti  tra  loro,  e  connessi  per  mezzo 
della  cellulosa  ;  sì  bene  alcune  ancora  tra  le 
glandule  hanno  non  un  canaletto,  ma  un  poro, 
o  sia  un  meato  particolare,  per  cui  evvi  T  adi- 
to alle  loro  cavità  interiori .  Per  altro  la  fab- 
brica intema  di  molte  è  inaccessibile  ai  sensi 
principalmente  in  que'  visceri,  i  quali  sono  or- 
dinati a  separare,  e  a  purgare  un  certo  par- 
ticolar  umore . 

50.  Si  possono  dividere  le  glandule  in  tre 
specie  principali,  in  semplicissime  cioè,  in  con- 
globate ,    ossia  linfatiche,  e  in  conolomerate. 


Di      cpiantt 
sorti  sieuo  . 


32 


<?nai  siala  5i.  Lc  Sewplicissime  sono  fatte  d'una  sola 
irgL'iui'.'iL  mpnibrana  o  in  nessuna ,  ovvero  in  alcuna 
s^mpiicissi-  p^^j.j^p  interrotta;,  supplendovi  allora  le  parti 
vicine,  fornita  di  vasi  d'ogni  sorta,  che  com- 
prende una  cavità  ossia  seno,  al  quale  corri- 
sponde un  canaletto,  ovvero  condotto  escreto^ 
rio  fatto  a  bella  posta  per  mandar  fuori  l'umo- 
re lavorato ,  e  contenuto  nella  sostanza  della 
gianduia,  e  gettarlo  in  qualche  determinato 
luoi^o.  Queste  gìandule  chiamano  alcuni  folli- 
coli semplici.  Invece  di  questo  condotto  hanno 
alcune  gìandule  un'  apertura  ,  o  un  meato ,  il 
quale  fa  il  medesimo  utBcio.  Queste  gìandule 
semplicissime  aperte  in  tal  guisa  da  alcuni 
furono  d'atte  cripte,  da  altri  gìandule  mem- 
branacee . 
Qaii  SUI  la  52.  Le  filandaie  cons'lohate  poi  altro  non 
lecoiigioji- sono,  che  un  ammasso  di  vasi  linfatici,  (N.  2  5) 
i  quali  agglutinati  tra  loro  or  si  risolvono 
in  vasetti  più  piccioli  ed  ora  più  grandi  ,  e 
sono  formati  in  figura  o  alquanto  rotonda  , 
ovale  da  una  tonaca  cellulosa  che  e  li  or- 
disce ,  e  li  lega ,  e  si  ancora  li  abbraccia  ,  e 
li  circonda  ,  fornita  essendo  di  vasi  d'  ogni 
sorte.  I  linfatici  adunque  partiti  da  molte  ban- 
de si  conformano  in  cjueste  gìandule ,  e  da 
queste  partono  dei  linfatici  maggiori  ,  i  quali  o 
altrove  compongono  prima  simili  gìandule,  o 
gettano  a  poco  a  poco  1'  umore  che  contengo- 
Xio  nei  canali  o    ricettacoli   indicati  al  N.  27. 


23 


53.  Certi  minimi  corpuscoli  rotondetti ,  i  Quale  sta  fp,ei- 
quali  dalia  loro  figura  qualunque  sono  chia-  glom!'rate!°' 
mali  acini  insieme  uniti  e  coerenti  per  mez- 
zo di  vasi ,  e  della  cellulosa  crescono  in  una 
mole  più  grande  più  o  meno  condensata ,  con 
certi  minimi  nervetti  che  vi  corrono  tramezzo  , 
formano  le  glandule  cosi  dette  conglomerate . 
Gli  acini  si  risolvono  per  mezzo  della  mace- 
razione nelle  parti  ora  indicate  ,  cosi  pure  in 
certi  canaletti  sottilissimi  corrispondenti  a  cia- 
schedun  acino;  i  quali  separatamente  ad  uno  ad 
uno  sono  condotti  ascretorj  particolari  (N.  5i); 
insieme  uniti  poi  formano  un  canale  più  gran- 
de, cioè  un  condotto  cscretorio  comune.  Se 
poi  tra  que' vasetti  j  che  compongono  gli  aci- 
ni ,  vi  siano  degli  altri  minimi  canali  con- 
tinui colle  picciole  arterie ,  i  quali  chiamano 
condotti  secretori,  i  quali  separano  dal  sa n a; u e  Q'"'»' '"''"' 

-'il  ,  ~  dotti    secre- 

un  particolar  umore  per  darlo  ai  condotti  torj . 
escretorj  ;  se  questi  vasetti  secretorj  altro  non 
siano,  che  pori,  e  fessure,  dalle  quali  traspiri 
r  umor  contenuto  ,  per  V  oscurità  della  loro 
struttura  egli  è  dubbio  fin  qui,  e  messo  in 
quistione.  Frattanto  nelle  reni  però  le  picciole 
arterie  rosse  certamente  sono  continue  coi  tu- 
betti  uriniferi  . 

54-   Quando  aUjuante  glandule  semplicissime  „i'7e°Mm- 
(^N.  5i)     si    ammucchiano    in    qualche    luogo ,  1^°'^'^  • 
stando  coerenti  tra  loro  per  mezzo  d'una  lassa 
eellulosità,    ed    hanno    tutte    il   suo  condotto 


escretorio,    allora    da    alcuni    cotali    o;lanclnle 
sono  chiamate  congregate .   Che  se  molti  sac- 
chetti   circondati    tla    una    membrana    comune 
mettono  il  contenuto  umore  in  qualche  recesso 
(li   c|ue-ta  membrana  ,  si  chiamano  allora    con- 
glutinate.  Finalmente  diconsi  da  altri  glandule 
composte    da    semplici    quelle,    delle    quali    i 
sacchetti    coerenti    coi     proprio    loro    condotto 
escietorio    si    aprono    in    un    certo   canale   co- 
mune. 
In  quai  Ilio-       55.   Un   esempio  delle  congregate  se  ne   ha 
villo h',''!,u°- principalmente  nella  gianduia  aritenoidea  :  àA- 
<^a  =!  coK>i)o- 1^^  (^Q^alutinate  nelle  amigdale,  ossia   tx)nsille  : 
delle  composte  da  semplici  nella  lingua,  con- 
ciosiacchè    i   sacchetti   mucosi    che    stanno    alla 
base  della  lingua  in  condotto  si  aprono  al  ceco 
forame    aperto    della    lingua,    mentre    diffiitti 
non    manca    quel    condotto;    cosi    pure    altrove 
negli    intestini,    sebbene    non    sempre   appari- 
scano . 
Se   abMaiw       56.    Jl    fitt    ouì    detto    diuiostra    cbiai'amente 
di  co.uaa.i.   esser    diversa    la    struttura    delle    glandule,    e 
varia  ancora  essere  la  loro  d-sposizione,  cosicché 
non   abbiano  niente  di   comune.   Oltre  di  che, 
per  servirmi   d'un   solo  esempio,   le  semplicis- 
sime   contengono    o    un    muco,   o  un    sevo;   il 
muco   si   raccoglie  ancora  in  certi   lun!2;hi  sac- 
chetti     membranosi    separato    dalle    arterie;    i 
Quali sieiìoi  (piai  sacchettì  si  chiamano    seni  mUcosl  ;   men- 
tre   il   sevo   si   raduna  in  certi  sacchetti  sem« 


25 


pìici ,  1  quali  nomansi  g^landuh  sebacee^  bielle  Q„,]iiegian- 
qiiali   alcune  sono  fornite   d'un   semplice   poro/"^^"-'''^""- 
o  bocca,   'iltre   d'un  breve   condotto  escretorio. 
Ma   neppure  convengono  le  glandule   nelT  offi- 
cio ,    cosicché    si     può    dire  che    non    abbiano 
iiience   di   comune. 

Sy.    Imperciocché   le  alandole    semplicissime  Qnai;  sieno 

,  ,  "  -1  ,  •  gli  offici  del- 

sembrano  date  a  separare  il  muco,  e  la  pin- legundnje. 
guedine  ,  e  quindi  ad  umettare  certe  parti,  e 
quasi  a  lisciarle,  ed  ungerle  :  le  conglobate 
a  lavorare  il  chilo,  e  la  liuTa  nutritiva:  le 
conglomerate  sej3arano  dal  sangue  o  un  umor 
actjuoso  ,  o  viscido  ,  o  qualche  altro  grasso 
umore,  come  è  ne' reni ,  nelle  parotid:  ,  e 
nelle  altre  giandule  delta  saliva,  nel  pancreas, 
nel  feojato ,  e  nelle  mammelle  delle  donne  ; 
r  uso  de'  quali  liquori  è  grande  nel  corpo 
vivente. 


CAPO   SECONDO 

Delle  regioni  del  Corpo  Umano, 


58.   Vwalunque    corpo    ha    il    suo    luogo  ^ll^^j:;;: 
in  q;iesto   universo  ,  e  le  parti  che  lo  compon- 
gono seno  a  qualche  banda  rivolte.  Non  tanto 
cioè    il    corpo    intiero ,    quanto   ancora    le    sue 
parti  j  se  si  ha  riguardo  ad  altri  corpi,  e  ad 


a6 


altre  parti  si  proprie,  che  appartenenti  ad 
altri  corpi  5  sono  o  superiormente,  o  inferior- 
mente, o  a  destra,  o  a  sinistra,  o  interior- 
mente, 0  esternamente,  finalmente  o  davanti, 
o  di  dietro.  Inoltre  parlando  di  parti,  che 
sono  contenute  tra  corpi ,  o  tra  le  altre  parti 
de'  corpi ,  non  si  può  dubitare  ,  che  le  conte- 
nute non  riguardino  alcuna  delie  indicate  re- 
gioni ,  e  che  nelle  continenti  non  si  possano 
notare  i  luoghi ,  in  cui  le  contenute  abbiano 
sede  e  dimora.  Queste  parti,  ossia  luoghi  nel 
corpo  umano  chiamansi  col  vocabolo  comune 
di  regioni  ;  delle  quali  (  ma  solamente  delle 
principali  )  ora  abbiamo  a  parlare  :  avvertendo 
poi  che  consideriamo  il  corpo  umano  in  istato 
di  erezione  ,  i  membri  superiori  pendendo  col 
dorso  che  liguarda  di  dietro  le  mani,  e  re- 
gioni da  regioni  consideriamo  cosi  divise,  e 
distinte,  come  se  tra  una  e  l'altra  fosse  tra 
ìnezzo  una  tenue  chiusura  . 
inqmmiepai-       59-    11    corpo  umauo    adunc[ue  ,    eh'  è  com- 

tisi  divida  da.-  .  1„1T7  •!  1  •        ^^     '  ^         '         ^ 

gli  anatomici  posto  cicl  irofico,  il  cjuale  si  divide  in  tre 
ii^corpouma-  y^j^j-rj  principali  ,  Cttpo  cioè ,  Torace^  e  aòdo- 
me;  e  dei  membri,  ovvero  estremitcà,  de'cjuali 
le  inferiori  le  gambe  cioè  ,  e  i  piedi  sosten- 
tano lo  stesso  tronco  ;  le  superiori  poi  le  brac- 
cia ,  e  le  mani  pendono  dalla  suprema  e  late- 
ral  parte  del  Torace  (  immediatamente  sotto 
il  Collo  j  il  quale  sostenta  il  capo,  ed  è  un  al- 
tro  ventre  da  aggiugnersi  ai  tre  principali  )  : 


questo  corpo  umano  dissi  si  divicìe  in  certe  par- 
ticolari regioni:  o  per  dir  meglio,  in  tutte  le 
parti  che  lo  compongono,  si  deggiono  consi- 
derare certe   regioni  . 

60.  E   primieramente   nel    capo  evvi  la    re- Principali  re- 

■  Il  -11     ^  l^^TT^  •.    cioni    del  ca- 

Olone  capi! lata,  e  non  copulata  detta  l'accia,  ^^, 
nella  primM  delle  quali  deesi  osservare  Vacci- 
pile,  che  è  la  ragione  opposta  alla  fronte;  il 
Sincipite,  ossia  il  vertice  ,  che  è  la  parte  snpre- 
ma  dei  capo,  e  fin.dmente  le  tempia  che  sono  la 
patte  mass-ma:  ntU'alira  regione  poi  la  fronte, 
i  sopracìglj  col  tramezzo  spelalo  le  regioni  degli 
cechi,  del  naso  .  delui  bocca,  flelle  orecchie^  delle 
ifuancie ,  e  delle  masrelle,  così  ancora  il  Filtro 
quel  canaletto  cioè  lungo  scolpito  nel  labro  supe- 
riore sotto  il  setto  del  naso;  finalmente  il  mento, 
gli  angoli  della  mascella  inferiore,  e  la  regione 
aheolare  ikW  una  ,  e  dell'altra  mascella. 

61.  Le  regioni  principali   nel  collo  poste  da-Dei  coiio. 
vanti    sono    il   pomo    d' Adamo  ,    e    la    gola  , 

la  qnale  è  quella  cavità  che  si  vede  in  fine 
del  collo:  lateralmente  vi  sono  le  regioni  delle 
vene  giugulari:  posteriormente  poi  evvi  la  Cer- 
yice  propriamente  detta  ,  quella  parte  cioè  su- 
periore del  collo  continua  all' occipite ,  volgar- 
mente la  Nuca;  a  cui  si  aop;in9:ne  immediata- 

co      • 

mente  la  regione  della  Spina  del  Collo  j  0  sia 
il   Collo  istesso  . 

62.  Nel   petto  osservansi   davanti  le  regioni  Dei  petto. 
^lelle  clavicole 3  e  delle  mammelle;  come  ancora 


a8 

ck-ìlo  Sterno  ,  e  del  precordj  ;  V  ultima  delle 
quali  sembra  indicare  le  parti  che  stanno  d'at- 
torno Vicine  al  cuore;  di  dietro  poi  le  regioni 
della  Spina  del  dorso ^  e  delle  scapale,  final- 
mente le  regioni  laterali  non  tanto  le  superio- 
ri, medie,  e  inferiori,  quanto  quelle  riguar- 
danti davanti,  e  di  dietro. 
DeiiAbdo-  63.  Le  regioni  principali  del  Abdome  sono  lo 
""^^  Scrobicolo    del   cuore  r,  che    sta  subito  sotto  lo 

sterno,  sotto  cui  inferiormente  avvi  V  Epiga-^ 
strio,  il  quale  ha  lateralmente  gli  Ipocondrj 
uno  per  parte  .  Sotto  V  Epigastrio  evvi  la  re- 
gione iimbilicale ,  sotto  la  quale  havvi  un'al- 
tra regione  detta  1'  Ipogastrio  .  Le  regioni  la- 
terali dell'ipogastrio  sono  gP  /// ,  sopra  i  quali 
non  si  deve  om mettere  la  regione  Epicolica 
destra  ;,  e  sinistra  ,  continua  colla  regione  dei 
Colo  trasverso ,  la  quale  sta  in  mezzo  alla 
legione  epigastrica  ,  e  iimbilicale  .  Sotto  l'Ipo- 
gastrio havvi  la  region  del  pube,  alla  quale 
inferiormente  ,  e  lateralmente  vi  sono  gli  In- 
guini,  che  vanno  a  finire  nella  regione  delle 
Pudende-,  e  questa  nel  Perinneo.  Finalmente 
r  Abdome  ha  di  dietro  la  Spina  dei  Lumbi , 
e  i  Lumbi  istessi  i  quali  vanno  a  terminare 
inferiormente  nella  regione  ì^eW  osso  sacro,  e 
del   Coccige,  e  nelle  cluni,  o  natiche, 

64.  Esteriormente    alle  natiche   evvi  la  re- 
edeiiBgam-  gioHB  del  Cosseudicc ,  il  Femore,  detto  da  cer- 
tuni  gamba ,    in  cui    hanno    il    suo    luogo  la 


a9 

regione  superiore  i  e  inferiore,  media  ^  anterio- 
re, posteriore  •i  esterna,  e  interna  ^eletta  da 
alili  domestica  )  .  Inoitie  nel  femore  mede- 
simo, e  nella  sua  articolazione  colla  Tibia- 
vedesi  il  ginocchio  ,  a  cui  posteriormente  cor-r- 
lisponde  il  poplite:,  mentre  trattante  la  gam- 
ba propriamente  detta  ,  la  quale  è  composta 
di  due  ossi  ,  della  Tibia  ,  e  della  Fibula  ,  ba 
le  medesime  regioni  le  (juali  abbiamo  detto 
potersi  notare  nel  femore ,  della  qual  ganiba 
la  parte  posteriore^  che  è  la  più  crassa  ,  si 
chiama  Sura  ;  1'  inferiore  poi  ,  che  è  promi- 
nente da  una  parte  e  1'  altra  ,  forma  ì  nial- 
leoli  > 

65.  Riguardo  appiedi  vi  sono  il   Calcagno  ^^"^^'^  ^' 
il    Tarso  ^     il    Metatarso,     il    Dorso,     e    la 
Pianta^  finalmente  i  Diti. 

Ór-        1  1-  •!•  11  ^  •^'»         Dell' omere, 

0.   Lo    stesso    dicasi    di    quelle  estremità  ,  ^deicuinto. 

che  diconsi  Superiori,  nelle  quali  meritansi   da 

notare   le   reoioni  òtW  Acro  mio  .  delle  Ascelle^ 

D  ... 

e  dell'  Omero  ;  nel  qual  omero  si  distinguono 
le  sedi  esteriori  e  interiori ,  medie ,  e  supe- 
riori,  e  inferiori^  quelle  (X  as/anti  e  di  die- 
tro ;  cosi  nella  congiunzione  dell'  omero  cogli 
altri  ossi  del  braccio  posti  inferiormente  mo- 
strasi la  piegatura  del  gomito  ,  e  la  prominen- 
za che  corrisponde  posteriormente  a  questa 
detta  Cubito.  In  questi  ossi  poi,  che  stanno 
tra  r  omero  e  la  mano  ,  che  sono  due  chia- 
mati  Ulna,  e   raggio  ^  la  parte  interna,  qua- 


3o 


lora  la  mano  è  supina,  aspetta  all'Ulna  e 
però  dicesi  region  di^lV  Ulna ,  V  esterna  poi 
nomasi  di.4  raggio  ;  le  quai  regioni  come  le 
altre  si  possono  diviilere  in  superiori;  infe- 
riori ec. 

toeUa  inaiw.  g -7.  Agli  ossi  (lei  fagglo,  e  deir  nlna  ,  le 
di  cui  estremità  inferiori  alquanto  prominenti 
fanno  in  certa  maniera  i  mal  coli  delle  mani  , 
succede  inferiormente  la  regione  che  si  chia- 
ma Carpo.,  cui  siegne  il  metacarpo  ,  e  finalmente 
le  dita  ,  e  quindi  il  dorso,  e  la  palma.  Que- 
ste regioni  ultimamente  indicate,  come  ognun 
vede,  sono   proprie  soltanto  delle  mani. 

„      ,  68.   Tutte  le  reo;ioni  ,  di  cui   abbiamo  par- 

r er  qttal  ra  -  O  1 

gioneieiiidi- latQ    finora,    dissi   principali,  (N.  58.)   perchè 

cate   regioni  '  •■  .  . 

le  abbiamo  fion  havvcnc  alcuna  tra   quelle  ,   in  cui  non  si 

detto  le  prin-  .  ,.  .  .  ,  ,. 

cipaii.  possano  notare  vane  sedi  corrispondenti  a  di- 
verse parti.  Le  altre  notate  da  alcuni  io  le 
tralascio,  sì  per  non  farmi  oscuro  con  una  pii^i 
minuta  divisione  ,  sì  perchè  tutte  queste  sono 
le  pili  utili ,  e  più  facilmente  si  ritengono 
alla  memoria,  quando  si  mostrano  a' giovani 
studenti  (  come  si  la  da  noi  ogni  anno  )  tutte 
le  regioni  nel  cadavere  segnate  con  linee  di 
diversi  colori. 


«WEST  VIRGINIA  UCiiVLliii.rY  UBRé^^ 


CAPO  TERZO 


Delle  ossa  Ili  generale» 


formazinuK 


69.   vTli  ossi,  di  cui  abbiamo  brevemente  o.i,.iesiaia 
parlato  (N.   4'j.   4^)    ^^^     ^^^^^    pnmorcij   rap- degli os 
presentano     anch'  essi  ,    come    le    altre    parti  , 
una    gelatina  .   o    un  glutine  trasparente ,  che 
Defili  ossi  larghi  ha   la  fi2;ura   ci  una   membra- 
na  5    nei    lungiìi    è    fatto    in    forma    d' un    osso 
quasi    direi    che    è    per    nascere.    In    mezzo    a 
questa    gelatina    ossea    quando    apparisce    una 
qualche    particola   opaca  ,  che   è  quasi  il  cen- 
tro dell'osso,  fatta  con  linee,  ossia  fibre,  che 
vanno   secondo    la    lunghezza  dell'osso,  allora 
la    mollezza  si  diminuisce  dell'  osso  che  è  per 
farsi ,    e    la    gelatina    comincia    ad    avere    una 
qualche    elasticità.   Quindi  cresce  l'opacità,  e 
se  in   questo    stato  si   facesse  seccare  il   primo 
principio  dell'osso,  si  sostenta,  mostra  la  figura 
dell'osso  isresso    né    sconciamente;  e  allora  si 
potrebbe  vedere  il  cartilaginoso  ,  ancorché  non 
abbia    acquistato  pur  anco  l' indole  di  cartila- 
gine; imperciocché  quando  realmente  è   carti- 
larv'moso    fa    le  rughe  seccandosi  ;  tale  essendo 
l'ordine    delle    mutazioni    degli    ossi    che    for- 
mansi ,  che  dalla  gelatina  passino  alla  natura 
di  ii)embrana  ,  indi  a  quella  di  c^irtilagine ,  e 


32 


da  questa  finnlmente  a  quella  di  osso.  Questo 
si  fa  poi  allora  quando  a  qut^lla  paiticola 
opaca  sopravviene  una  verm'gliez/a  ,  o  sia 
compariscono  dei  punti  ros^i ,  i  quali  dopoi  si 
dispongono  in  linea:  la  qual  linea  alno  non 
è  che  l'arteria  nutritizia,  i  di  cui  rami  si 
dispergono  per  tutto  l'osso  portandovi  una  ma- 
teria terrestre  con  un  succo  p<n  ticoiare ,  il 
quale  disperdendosi  nelle  cellette  delia  sostanza 
ossea  forma  l'osso  medesimo;  l'acquosa,  e  più 
sottil  parte  della  gelatina  venendo  dissipata  dalla 
la  quante  pi'^ssione  particolarmente  delle  arterie  pulsanti  , 
luanLeie  si  q  dellc  Darti   che  vi  sovra.-tanno     Gli  ossi  poi, 

considera-  _  l  ,  ,  . 

DO  sii  ossi  tle^  quali  abbiamo  adombrata  la   formazione,  m 

dagUAiio-  i  .  .  1         I-     A  .     .  .     , 

tornici,      due  maniere  si  considerano  daiili  Anotomici;  cioè 
o    recenti,   o  secchi    ad   arte   preparati,  e  così 
tra  loro  uniti  che  rappresentano  la  serie  intiera 
di  tutti  gli  ossi  poco,  o   nulla   dissimìgliante  da 
quella  connessione,  e  luogo  che  hanno  i  medesi- 
mi nel   corpo  umano   vivente. 
checosasia       70-   Qucsta    conuessioiie    di  tutti   gli  ossi   s'i 
Scheletro,   j-^centi ,  coiTìe  quelli  preparati  e  di^po'^ti  ad  arte 
dagli  Anoromici    viene  chamata  Scheletro  ,  eoa 
questa    differenza   solamente   che   nello   Schele- 
tro degli   ossi   recenti    non   vi   mancano   le  car- 
tilagini ,    ed  i   ligamenti  ,  i   quali    non   vi   sono 
in   quello   composto   di   ossi   secchi. 
Qad  sia  la       ?'•    GH     ossì    (   couie     abbiamo    detto    ol 
gu' tt f 'è  N.  45   )    sono   le   parti    più   solide  di   tutte   le 
da cbe prò- altre  del  corpo    umano.    Nel    feto    sono   come 

ceda  .  1 


33 

una  gelatina  ,  e  a  poco  a  poco  si  consolidano. 
Questa  solidità  principalmente  si  atiribuisce 
alla  terra  d'indole  calcarla,  la  quale  neile 
ossa  ritrovasi  in  gran  copia.  Diciamo  essere 
questa  terra  òcW  indole  calcaria  colla  scorta  dì quai indo- 
di  chimici  insigni  (0;  sebbene  cotta  con  quel  J^g,;!;,;'"' 
grado  di  fuoco,  che  deve  calcinare,  aspergen- 
dovi dell'acqua  non  bollisca,  come  è  proprio 
della  calce.  Questo  poi  addiviene,  perchè  tanto 
indissolubilmente  è  unita  ad  un  acido  fosfori- 
co, faci'mente  vetrìscibile  ^  e  che  si  vetrìjica , 
che  con  quella  forza  di  fuoco  non  si  può  da 
quella  terra  separare  tal  acido  vcrrificantesi. 

72.   Le    fibre    componenti  le    ossa  ,  le  quali  come  sinne 

'  1  ...        dispostP  le  lì- 

(N.    46)   vanno   a    lamette,    sono    disposte    io  iredcauos- 
guisa ,  che  uno  strato  è   inserito  sopra   un  al-"' 
tro  ;    e    questa  disposizione  ,  la   CjUale  favorisce 
anch'essa    la    fermezza    loro,    si    tir    manifesta 
colla  tenerezza  deali  ossi,  a  cui  si  air: va  collo 
spirito  di  nitro  diluito  coli  acqua.  Imperciocché 
gli    ossi    ammolliti   in   tal    man'eia ,  e   lacerati 
per   lungo  mettono  sotto  gli  occhi  quell'oidine 
di    fibre  ;    come    pure    le    celle    che    sono    tra 
mezzo    alle    fibre,   e   lamette    ossee;    la  quale 
struttura  alcuni  chiam.ano  alveolare.   Per  altro  Qg^i^.i^ia 
questi    strati    interni    delle  tìbie  negli  ossi  che  ^f^^"! 
contengono  la  midolla,  fanno  come  una  certa  ^^'^''^"-^"''• 


(i)  Macquer  :  Pitt.  de  Chyniie.  Os  des  animaux. 


34 

rete  ,  dal  che  n'  è  avvenuto ,  che  tale  dispo- 
sizione (la  alcuni  viene  detta  tessitura  retica- 
lare  debili   ossi . 
Certe  diffe-       ^3.  Gli  ossl  diffcriscono  in  grandezza,  nella 
raji  degli  OS- torma  ;,     nella    fermezza,    nella    congiunzione, 
nelle  cavità,  nell'uso  particolare,  e  per  altre 
cause  5    come   si    vedrà    in    appres'^o.    Anzi    in 
qualunque  osso  si  veggono  certe  cose  ,  per  cui 
sono  differenti  le  parti  componenti  e  tra  loro  , 
e  dall'osso  ancora  che  formano. 
Che  si  deb-       74   Generalmente  negli  ossi  deggìonsi  prima 

ba  conside-  ■   i  .^  "  •      \  -Il 

rare  general- considerare  quattTo  cose:    cioè  i,  il    loro    mi- 
mente  negli  j^^Pj.Q  ^    uelle    parti    dìvcTse,  e  quindi    in   tutto 

il    corpo:   2.   le    parti    componenti   gli   ossi:   5. 

le  cavità    di    questi  :   4.  finalmente  il   volume  , 

e   la   loro  fisiura  . 
Quanti sieno       ^S.   E  primieramente  ,    se    trattasi    del    nu- 

gli    ossi    del  .        I  !  *  I 

Capo.  mero  ,  non  si  dee  oaimettere  ,  che  il  con- 
giungimento degli  ossi  o  naturale  ,  o  arte- 
fatto, che  dicesi  Scheletro,  si  divide  a  quella 
maniera  che  abbamo  indicata  al  N  5q, 
Nel  ventre  superiore,  cioè  nel  ca/jo  ,  evvi 
una  ca'?sa  ossea  ,  ossia  cranio ,  che  contiene 
il  cervello;  e  due  mascelle,  una  superiore, 
l'altra  inferiore.  Il  cranio  è  coiTipo>to  di  otto 
ossi.  Formano  la  nìascella  superiore  ttedici 
ossi,  e  sedici  denti,  se  il  numero  di  que'^ti 
è  completo.  Altrettanti  denti  ha  la  mascella 
inferiore ,  la  quale  negli  adulti  è  composta 
d'  un  osso  solo  . 


Del    PeitO. 


35 

76  II   Collo  è  formato    da  sette  ossa  ^  che  poi  couo. 
diconsi  vertebre . 

77  Doilici    vertebre,    che    appartengono    al  ^'"' ^'' 
dorso;  ventiquattro  ossi   piegati   in   certa   guisa 
in   arco,  dodici   per  parte,   che  diconsi   Coste; 

lo  Sterno  finalmente,  che  almeno  di  due  ossi 
è  composto,  ecco  1'  ossatura  del   Petto. 

78.  Cinque  vertebre  stanno  aW  abdome  ,  le  dch' Abdo- 
quali    nomansi     vertebre    dei    lo/ubi ,    cui   segue 

unita  inferiormente  una  cavità  detta  pelvi 
ossea  ,  la  quale  è  composta  e  dagli  ossi  ifino- 
minati  (  ilio  cioè  ,  ischio  ,  e  pube  quasi  con- 
densati ìtì  nn  solo  nel  corpo  adulto),  e  dall' 
osso  sacro  i  e   quello  del   coccige. 

79.  Alle     estremità     superiori     furon    dati  J^'^^^^^i/'' 
quest"  ossi  :    a  ciascheduna  cioè  la   scapala,   la 
clavicola  ,     V  omero  ,    il    cubito ,    il    quale     è 
formato     dall'  ulna    e    dal     raggio  ,    il    carpo 

che  è  composto  di  otto  ossi  ,  il  metacarpo 
da  cinque  (i)  ,  e  finalmente  le  dita  le  quali 
sono  formate  da  quattordici  ossettì  . 

80.  Il  femore,    la    patella    ovvero    rotula  ^'^_^z^^  '"^n 
la   tibia  5    la   fibula  ,     sette    ossi    del    tarso  ^ 


(i)  Cinque  ossi  do  al  metacarpo  col  grande  Albino 
(  lib.  de  Sceleto  humano  cap.  io8  e  sng.  )  Impercioc- 
ché (  com' egli  dice  )  queir  osso  ,  che  sostiene  il  pollice, 
si  pone  nella  medesima  parte  della  mano  insieme  cogli 
altri  ossi  del  metacarpo  ^  aneli""  esso  pure  procede  dal 
carpo  ,  e  finisce  di  sotto  nel  capo  fatto  a  somiglianza 
i.e.1  capo  di  quelli . 


36 


ciucine  del   inrtatdiso  ^  fjiinltori'ici  spettanti  ai 

flili    coi   (lue    ossetti    sesamoidri .   sono  iili   ossi 

tii   ciascuna  delle  estremità  infejiori . 

Quale  s:n  or-     ^''   Laonde  lo  scheletro  almeno  è  composto 

nerahiìom,  ,1  ^]i    n^c.  oii'x .    Dìssì  ciliìicno,   peixhò  annoverai 

mimerò  dtgli  _  -      l 

*ssi.  due    ossi    solamente    nello    sterno    ed    nn    solo 

nel  coccige;  sebbene  nel  primo  quella  carti- 
lagine, la  cjuale  dicesi  ensiforme  ,  o  xifoide  ^ 
sia  alle  volte  ossea  ;  nel  coccige  poi  tre  altri 
essetti,  come  tante  vertebre  decrescenti  di 
mole,  aLr2:iuno;ansi  all'osso  mao;aiore  in  suisa, 

«_-D  D  iris  O  ' 

che  r  o.^so  medesimo  del  coccige  airoo;ni  in 
certa  maniera  una  breve  coda.  Noi  tralasciam- 
mo questi  ossi  del  coccige,  perchè  il  più  delle 
volte  sono  cartilaginosi ,  se  pure  quest'  osso 
■non  appartenga  al  cadavere  d'  un  nomo  assai 
vecchio:  avvegnaché  siccome  ne' vecchi  questi 
ossetti  quasi  sempre  si  trovano;  cosi  nei  gio- 
vani ,  e  negli  adulti  le  minime  vertebre  del 
coccige  assai  di  rado  hanno  la  natura  di  osso. 
Che  se  aoTrino;niamo  tre  o  cinque  (0  ossetti 
dell'  osso  joideo .  e  quelli  detti  triquatri  o 
SVormiani ,    che  stanno  in   mezzo  alle  congiun- 


zioni  degli   ossi   del  cranio  ,  incerti  di  numero; 

e    finalmente    ancora  q\\  otto  ossetti   deli"  udi- 

o 

to,  le  cartilagini  della  laringe  aventi  una  so- 


(i)  Quegli  ossetti  gi'anjformi,  che  chiamano  ancora 
triticei t  non  di  rado  sono  cartilaginosi. 


.       37 

S^taiiza  ossea  ,  e  alcnnl  sesamoidei  propij  di 
t:erti  diti,  ed  altri  dtrllo  stesso  nome,  alcuni 
de'  Oliali  rare  volte  si  possono  vedere ,  o  cne 
realmente  ossei  non  sono,  e  quasi  mai  con- 
servar non  si  possono  nel  foimare  uno  sche- 
letro, avremmo  allora  non  di  poco  cresciuto 
il  numero   testé  indicato. 

82.  Lin   cpii  del  numero  degli  ossi.  i-iC  parti  ti eomsK-aena 
poi  che  li  compongono  sono  la   Diajisi,  V  Jpo~  ^^'  ""'' 
fisi,    e    V  Epìfisi.    Il    Corpo    dell'osso,  ovvero 

la    parte    di   mezzo,   la  quale  è   la   principale, 

e  niao-f>iore  delle  altre  ,  e  la   prima  a  consoli-  ci^e  cosa  sia 

darsi  ,  chiamasi   DiaJisi. 

83.  Qualunque   prominenza,  o  protuberanza 
di  diversa   figura,   che  sorge   piìi  o  meno  dall' 

osso,  di  cui  per  l'ordinario  è  meno  solida .,  ^^^  ^^^^  ^;^ 
di  cesi  À  pò  fi  si  \  la  quale  da  alcuni  viene  chia-  ^i-"f'"- 
mata  ancora  Tahero,  Eminenza  r,  Proniberan7M, 
Tubercolo ->  Processo,  Tuberosità.  Ella  è  quasi 
sempre  continua  colla  Diafiisi:  se  se  ne  eccet- 
tui tra  le  altre  V Apofisi  stiloidea  degli  ossi 
ulna,  e  ra^pio  ;  di  cui  vedremo  a  suo  luogo; 
COSI  ancora  tiuella  prominenza  nella  estremità 
della  tibia  inieriore,  la  quale  diccsi  Malleolo 
interno  e  le  quali  Apofisi  traggono  origine 
dalle    Epifisi  di   tjuegli  ossi. 

84.  V  Epifisi   poi   è    una    certa    appendice  ['^^J,';"/"' 
contigua   alla   Dialisi,  colla  quale  si  unisce  per 
mezzo    d'  una    assai    tenue   cartilagine.   Ella  è 

come    un'  aggiunta   degli    ossi ,  la  quale  visibi- 


38 


le  essendo  nella  prima  età  ,  e  più  o  meno 
spungosa,  col  progresso  tìel  tempo,  che  facil- 
mente non  si  può  definire ,  si  converte  nella 
sostanza  di  osso,  e  si  fa  continua  col  corpo 
dell'osso  istesso;  eccettuatine  alcuni  pochi  esera- 
pj  nelle  Apofisi  dell'osso  del  femore  ,  le  quali 
chiamansi  Trocanteri  ,  così  ancora  in  quella 
Apofisi  della  scapula  ,  a  cui  si  dà  il  nome  di 
Acromio  :  a  cui  vi  si  sovraggiunge  V Epifisi  nella 
prima  e  tenera  età.  Sebbene  poi  V  Epifisi  sia- 
no contiii>ue  al  corpo  degli  ossi,  e  passino  in 
natura  degli  ossi  ,  tuttavia  la  loro  tessitura  è 
meno  solida,  conciosiacchè  le  cellette  ossee  sieno 
e  piìi  frequenti,  e  più  spaziose  di  quello  che 
nella  Dia  fi  si. 
General  dif-       g^  j^^  Diufisi  è  differente  in  ossi  diversi  nel- 

lereuza  tra  le  J 

Diafisi.  ]a  figura  soltanto,  nella  crassezza,  e  nell'am- 
piezza. Imp'^rciocchè  negli  ossi  piani  non  è  la 
medesima  come  nei  cilindrici  la  sua  figura,  e 
crassezza  :  essendo  mao:2:iore  o  minore  la  Dia- 
fisi,  secondo  che  gli  ossi  sono  o  più  grandi, 
o  più  piccioli.  A  tutti  gli  ossi  poi  dona  fer- 
mezza . 
Differenzedei-  35  pj^  differenti  souo  evidentemente  le 
Apohsi  ,  o  prominenze:  imperciocché  dinerisco- 
no  le  Apofisi  tra  loro  non  tanto  nella  figura, 
crassezza ,  ed  ampiezza  ,  quanto  ancora  nel 
sito,  nella  sostanza,  e  nell'uso.  Alle  prime 
differenze  appartengono  le  Apofisi ,  che  diconsi 
stiloidee  ,    mastoìdee   ossia   mammillari  ,   ain~ 


39 

pie  ,  acute  ,  spinose  ,  coronoidee  ,  condiloi^ 
dee  ,  dt' riti  formi  ,  coracoidee  ,  acromie  ,  cli- 
noidee  ,  ptengoidee ,  ossia  aliformi  ,  ec.  In 
quanto  al  sito  differiscono  quelle  che  si  chia- 
mano rette  ,  oblique  ,  transverse  ,  supreme  , 
infime  ,  anteriori  ,  e  posteriori  ec.  Riguardo 
alla  sostanza  certune  diconsi  squamose,  altre 
petrose.  Finalmecite  se  parliamo  dell'uso,  vi 
sono  di  quelle,  le  quali,  come  alcuni  pensano, 
servono  alla  ruotazione  di  certi  membri ,  e 
diconsi  trocanteri;  così  ancora  epistrofei  ^  e  ar- 
ticolari; vi  sono  ancora  molte  altre,  le  quali 
siccome  sono  fatte  in  una  qualche  rotondità 
pili  o  meno  prominente  ,  fanno  le  veci  di 
troclee  ,  affinchè  sia  minore  il  dispendio  delle 
forze  motrici,  alle  quali  per  la  massima  parte 
non  fu  dato  il  suo  particolar  nome,  perchè 
formino  quelle  prominenze  degli  ossi  ,  che  co- 
munemente sono  chiamate  capi  degli  ossi . 

87.  Generalmente  parlando,  \e  Apofsi  faci- uso ddieAp»- 
litano  la  reciproca  articolazione   degli  ossi  ,   la  "' 
quale  è  più   libera  ;,    e   piìi  comoda;  e  servono 
all'inserimento  di  molti  muscoli.  Sono  poi  esse 

date  ancora  a  difesa  di  certe  parti .  Forse  an- 
che a  questo  servono  le  Apofsi;  poiché  avendo 
in  qualche  luogo  delle  eminenze  grandi ,  perciò 
difendono  dalle  ingiurie  esterne  i  nervi,  e  i 
vasi  che  stanno  più  profondi. 

88.  Se  poi  parlasi  dell' offizio  delle  Epifisi ,  usodeHeipi- 
non  è  questo  unico,  né  sempre  il  medesimo  in^"" 


4o 

ogni  età.  Imperciocché  nel  feto  alcuni  anni 
ancora  dopo  la  nascita  servono  le  Epifisi  all'  in- 
cremento degli  ossi ,  in  cpianto  che  meno  resi- 
stono alla  Dialisi,  la  quale  cresce  di  giorno  in 
giorno  per  la  Ibrza  delle  arterie  pulsanti;,  che 
portano  insieme  la  materia  dell'osso  :  indi,  sic- 
come sono  tenere  e  facili  a  cedere  ,  difendono 
che  gli  os'^i  non  si  rompano  nelle  frequenti 
cadute.  Neo:li  adulti  e  nei  iriovani ,  siccome 
sono  cellalcse,  rendono  gli  ossi  più  leggieri  ,  e 
quasi  contengono  tra  i  proprj  seni  la  midolla 
di  e«sl  ,  la  quale  facilmente  scorrerebbe  o 
troppo  copiosamente  passerebbe  per  sudore  . 
Siccome  poi  formano  un'ampia  estremità  par- 
ticolarmente negli  ossi  cilindrici,  e  tubolosi, 
perciò  rendono  pili  ferma  l'articolazione,  affin- 
chè 2;li  os>i  non  si  smuovano  facilmente  dalle 
proprie  sedi;  imperciocché  gli  ampli  capi  degli 
ossi  sono  per  1'  ordinario  ricevuti  da  una  con- 
veniente cavità  ,  la  quale  anch'  essa  viene 
accresciuta  non  tanto  dalle  cartilagini  unite  , 
quanto  dalie  Epifisi  :  e  finalmente  donano  una 
più  forte  unione  alle  tuberosità ,  e  sue  promi- 
nenze, ai  muscoli,  ai  tendini,  ed  ai  ligamen- 
ti;  conciosiacosacchè  queste  parti  possano  es- 
sere inserite  per  un  numero  roag2;iore  di  fili 
componenti  in  quelle  più  grandi  protuberanze. 
Quali  Siena  8(^  ìuoltre  negli  ossi,  come  abbiamo  detto, 
t8  le  cavità  osservansi  delle  cavita  wnggioii^  minori  ^  estre- 

degli  ossi .  .  •  '1  I  ■  ■ ..  "■ 

me  y  interne,  comuni,  ^  proprie:  le  quali  cavita 


4« 

sono  quella  terza  cosa  ,  die  dissi  al  N  74. 
doversi  generalmente  considerare  negli  ossi.  E 
niipste  cavità  sono  fornite  a  ricevere  delle  parti 
iiioHi,  o  dure.   Parleremo  ora  delle  principali. 

90.  Le  cavità  maggiori,  le  quali  servono  a  5;,"""i^;;;* 
contenere  le  parti  molli,  sono  ;  il  cranio:,  ^'0^- ^V^Tpét 
lite,    che  contendono    il    bulbo  dell'  occhio;  il  lepanimoi- 

O  li  . 

forame  occipitale  ;  il  forame  grande  di  tutte 
le  vertebre  per  cui  passa  il  funicolo  spinale  ; 
le  fistole  degli  ossi  che  contengono  la  midolla; 
finalmente  i  seni,  e  le  cavità  dell'organo 
deir  odorato,  e  dell'udito. 

Qi.    Le    minori    sono    certe  fossette    scolpite  Q^^iiie  mi- 

......  ITI . 

nelle  maggiori  cavità  delle  articolazioni;  m  cui 

stanno  certe  o;landule  date  a  lubricare  2;li 
articoli  con  un  umore  ,  che  spandono  ;  sì  be- 
ne anche  tutti  quei  forami  che  sono  pur  nu- 
merosi, per  i  quali  passano  i  nervi,  o  i  vasi. 
IN  è  tra  queste  cavità  minori  deggionsi  ommette- 
re  certi  solchi  scolpiti  nfo;li  ossi  più  lunghi  , 
più  brevi,  più  o  meno  profondi,  per  i  quali  o 
corrono  principalmente  i  tendini ,  o  nei  quali 
stanno  stesi  i  muscoli  ,  e  cert'  altre  parti  . 
Finalmente  a  questi  sokhi  appartengono  certe 
fossette^  canali,  seni  ^  condotti:,  indolire, 
sinuosità,  ed  altre  simili  le  quali  chi  meno, 
chi  del  tutto  abbracciano ,  e  nascondono  le 
parti   molli  . 

92.  Se  poi  parliamo  delle  cavità  maggiori  ,  Quair siano 
tra   le  quali  si  contengono  1  capi  degli  ossi,  se 


4^ 

«aggiorTper '^"^ste  soYìo  aiiipìe  assai,  e  profonde,  sì  cliia- 
le  parti  dn- j^^3 no  cotìloìdce  ,  o   acetaboli  ;    se    meno  lar- 

re  .  ' 

ghe  ,  e    meno   profonde,  allora    diconsi  cavità 
glenoidee. 
Qnaiiiemi-      o3.  Lc  cavìtà  minori  date  pel  medesimo  fine 

Bon ,  ed  al-  j  r        \        r 

cani  esempi  dalla   natura ,  sono  quelle  profonde   fossette,   in 
iques».    ^^.   ^.   j-g^^^j^ju^-JQ^Q  j  denti  colle  loro  radici,  e 

si  chiamano  alveoli;  cosi  ancora  certe  fossette 
pili  leggiere,  le  quali  si  trovano  sparse  tra 
certe  prominenze,  e  si  accomodano  per  1'  ar- 
ticolazione alle  prominenze  reciprocamente,  ed 
alle  cavità  degli  ossi  corrispondenti .  Gli  ossi 
innominati  danno  un  esempio  della  cavità  cotl- 

la  cavità  co- /«/(Zea ,  la  quale  circonda  il  capo  del  femore  ; 

gieBBideà.  ^  molti  esempj  abbiamo  nel  corpo  umano  della 
cavità  glenoìdea  .  Così  il  capo  superiore  della 
Tibia,  la  quale  si  articola  coli' inferiore  estre- 
mità del  femore  ;  l' articolazione  del  medesimo 
osso  col  piede  ;  della  scapula  colf  omero  ;  del 
raggio  coir  istesso  omero  ,  e  col  Carpo,  ed 
altre  congiunzioni  degli  ossi  ci  rappresentano 
delle   cavità  glenoidee . 

Quali  sieno       gA,  Quali  sìcuo  Ic  cavità  de^li  ossi  interne  , 

le  cavità  co-  ,-       ,  ,  .       ,.  .f 

wnni,  epro- quali    Ic   csteme  j    lo   indica    il    nome    istesso  ; 

^^^'  non  deggionsi  nulladiraeno  ommettere  nella  de- 
scrizione degli  ossi  .  Laonde  soggi  ugneremo 
alcune  parole  delle  comuni,  e  delle  proprie. 
Le  cavità  adunque ,  o  i  forami  ,  i  quali  sono 
scolpiti  solamente  in  nn  osso,  deggiouNi  dire 
proprj ;  al  contrario  comuni  quelli,  i  quali  non 


43 

sono  compresi  da  un  ossa  solo.  Così  proprj 
sono  quei  forami ,  i  quali  si  mostrano  nelle 
apofisi  trasverse  delle  vertebre  del  collo;  cosi 
molti  di  quelli,  per  cui  partono  i  nervi  del 
cervello  dalla  cavità  del  cranio:  comuni  poi 
quelli  i  quali ,  a  cagion  d'  esempio  ,  compresi 
sono  sopra,  sotto,  e  lateralmente  ne'  corpi 
delle  vertebre,  e  danno  la  strada  ai  nervi  che 
derivano  dalla  midolla  spinale;  i  quali  si  po- 
trebbero chiamare  forami  intervertebrali .  Ve 
ne  sono  ancora  degli  altri  si  de' proprj ,  come 
de'  comuni,  di  cui  parleremo  a  suo  luogo  , 
Ommetter  però  non  si  dee,  che,  oltre  queste 
cavità  e  prominenze  descritte  qui  sopra ,  si 
vestono  ne<2:li  ossi  esteriormente  delle  cavità 
e  delle  asperità,  in  qualche  luogo  formate  a 
guisa  di  spine ,  e  date  dalla  natura  a  fine  di 
tener  nella  loro  situazione  più  fermi  i  muscoli, 
ed  i  ligamenti   nelle  estremità. 

95.  Alle  generali  proprietà  degli  ossi  appar-  Bifferenz» 
tiene  ancora  il  volume,  e    la  figura.  Gli  ossi  u grandezz. 

3       .  „  "     ,  .         degU  ossi. 

maggiori  sono  que  che  formano  la  maggior 
parte  del  cranio;  così  i  femori,  le  tibie,  le 
scapale  i  gli  omeri ,  i  cubiti  ^  gli  ossi  della 
pelvi  ec.  I  minori  sono  le  vertebre ,  le  patelle 
ovvero  rotule ,  gli  ossi  del  tarso ,  alcuni  dei 
diti,  del  cranio,  e  delle  mascelle.  I  minimi 
sono  quelli ,  i  quali  nei  diti  minimi  dei  piedi 
formano  i  due  ordini  estremi;  i  denti  parimen- 
te, i  triquetri  frapposti  nelle  congiunzioni  degli 


44 

ossi  del  cranio,  i  pezzetti  cìeW  osso  joideo  , 
gli  ossetlì  dell''  udito ^  e  i  sesamoidei ,  e  al- 
cuni tìnalrnente  di  quelli  che  appartengono 
alla  mascella  superiore  .  Tengono  un  luogo  di 
mezzo  tra  i  maggiori ,  ed  i  minori  alcuni  ossi 
del  cranio,  della  mascella  superiore^  della 
clavicola,  le  coste  e  gli  ossi  del  metacarpo» 
e  del  metatarso . 
Neikfi^ora  9^'  V^i'i^  finalmente  è  la  figura  negli  ossi: 
cosicché  altri  si  possono  dire  piani;  altri  /«/z- 
giti;  altri  finalmente  d'una  figura  incerta.  I 
piani  sono  certi  ossi  si  del  capo,  si  delie  estre- 
mità superiori;  del  petto  ;,  e  dell' abdome.  Cosi 
ì  parietali.)  il  frontale,  V  occipitale  9  la  sca- 
pula  ,  lo  sterno  ,  gli  ossi  innominati  sono  fatti 
a  guisa  di  piano.  Gli  ossi  delTowero,  dell' w//<tì!, 
del  rancio,  delle  coste,  della  cla\>icola,  del 
femore,  delle  tibia  e  fiala.,  del  carpo ,  del 
metacarpo ,  e  dei  diti  sono  più  o  meno  in 
lunghezza  prodotti.  Finalmente  hanno  un'  in- 
cerca figura  le  vertebre  ,  certi  ossi  del  cranio , 
come  il  basilare.,  ed  il  cribroso,  gli  ossi  pa- 
latini ,  certi  ossi  finalmente  che  formano  il 
Carpo  y  ed  il  Tarso. 


45 


CAPO  QUARTO 

JOtlle   regioni  degli   ossi  ,  e  della  loro 
reciproca    connessione  . 


ei>li  ossi,  di  cui  fin'  ora  abbiamo  par-  «^l'o ««s^^": 

O  l  no  le  regioni 

Iato,  e  nella  loro  e«;teina  superficie  vengonsi  ^«g^^  «"'• 
a  notare  alcuni  luoghi  ,  i  quali  indicano  di- 
verse loro  paiti.  Questi  luoghi  meritamente  si 
nomineranno  remoni  de2;U  ossi  medesimi  in 
c'uantochè  determinano  T estensione,  la  figura, 
ed  il   sito  delle   parti   componenti. 

98.   L'estensione  e  la  figura  o  si  considera  che  cosa  sie- 

1  •  •       ;  /  ,  •  1 1  •        1  1  •  •    no  le  regio- 

negli  ossi    'ungili,  o  in  quelli  che  sono  distesi  „i  appam- 
come    in    piano,    e    perciò    chiamaronsi   piani .  "^1'"^^-^^^^ J'I 
Quindi    gii    ossi    lunghi    si    dividono   in  corpo ,  "'^'ÓS'!'''^*" 
ed    in   est  venuta;   i  piani  in   superficie  ^  o  f ac- 
cie,   in  angoli,  basi,  e  l^mbi  ovvero  margini, 
i  quali  diconsi  anche  coste,  e  creste.  Le  faccie 
poi    sono    o    interne,    o    esterne;  anteriori;,  o 
posteriori  :  gli  angoli   parimente  sono  o  ester- 
ni,   o    interni;    superiori  ;,    o    inferiori,  ec  ;  le 
basi    negli    ossi    si    concepiscono    sempre    poste 
nel  luogo  inferiore;  i   lembi   finalmente  hanno 

le  medesime  re^^ioni  che  le  faccie,  e  eli  anno- 
ti 'Do 

li  ;  i  quali  però  se  sono  più  crassi,  e  se  le 
linee  ,  ^a  cui  sono  terminati ,  sorgano  alquan- 
to ,  allora  queste  linee  diconsi  labbra ,  le  quali 


46 

in    esterne ,    ed    interne  si   dividono   comune- 
mente. 
Qneueappar-      (^ c> .  La  sltuazione  poi  desìi  ossi  è  tale 5  che 

tenenti  al  si—  .,  .  ,5.^."  mi  •  1 

to.  evvi   la  superiore,  e  I  inrenore  ;  il   davanti,  ed 

il  di  dieiio;  T  interna ,  e  l'esterna;  anzi  le 
loro  parti  ancora  si  possono  dividere  in  supe- 
riori, medie,  inferiori,  esterne,  interne,  an- 
teriori ,  e  posteriori .  Imperciocché  tutte  queste 
cose  indicano  il  sito,  che  hanno  non  tanto 
gli  ossi,  quanto  le  loro  parti.  Nel  distinguere 
poi  queste  regioni  tanto  degli  ossi  ^  quanto 
delle  loro  parti  fa  d'uopo  riferire  tutti  questi 
collocamenti  al  tronco  alzato  come  reggentesi 
in  piedi.  Così  per  esempio  la  region  interna 
dell'  omero,  o  del  femore  è  quella,  che  è  ri- 
volta al  tronco  9  e  all'altro  femore  reciproca- 
mente ;  1'  esterna  poi  l' opposta  a  questa  :  sic- 
come la  region  superiore  dell'omero  ;,  ossia 
l'estremità  superiore  dicesi  quella,  la  quale 
si  articola  colla  scapula  ;  e  pel  contrario  in- 
feriore quella,  la  quale  si  articola  col  cubito. 
In  simil  guisa  la  region  superiore  nella  mano 
deesi  chiamare  quella  parte ,  che  corrisponde 
al  cubito  ;  V  inferiore  la  corrispondente  agli 
apici  dei  diti  :  così  nel  piede  per  regione  po- 
steriore devesi  intendere  quella  parte  che  è 
volta  al  calcagno  ,  e  per  anteriore  quella  j 
che  è  rivolta  agli  apici  dei  diti. 
Qsai  sia  il       loo.  Ma  gli  ossi  sono  insieme  congiunti;  e 

geaeiale  con-  .  .  .  ,   .  o  •    ^  • 

questa   congiunzione    viene  chiamata  fintassi, 


47 

crcpine  cioè,  composizione,  e  costruzione.  Due  giongiment» 
sorta   di    sintassi    vi    sono  ;    una  è  la  Sinfisi ,  Jquaa'eVor' 
la    congiunzione   cioè    ira    un   osso    e   l' altro  j^'- 
essendovi  tra   mezzo  una  sostanza  quasi  etero- 
genea ,'    r  altra  è    V  Articolo  ,    dai  Greci  detto 
Artron  ;  donde  lì  è  venuto  il  nome  di  Artrosi, 
cioè  articolazione . 

loi.   Si   dicono  gli  ossi  congiunti   per    Sin-  che  cosa  r^c- 

f     •  1  1^1  •  eia  la   Siin- 

jisi  9  quando  tra  un  os'^o ,  e  I  altro  evvi  una  gji, 
certa  co^a  di  mezzo ,  la  quale  non  tanto  fa  , 
che  gli  ossi  non  si  tocchino,  o  non  si  uniscano 
per  la  loio  parte  più  dura;  ma  è  causa  an- 
cora ,  che  si  possa  conservare  un  qualche  moto 
negli  ossi  in  tal  guisa  uniti,  tale  cioè  quale 
sperar  si  possa  dalla  maggiore ,  o  minore  cras- 
sezza ,  e  mollezza  della  cosa  frapposta. 

I02.    La    Sinfisi    ha    tre    specie    principali    Quante  ,  e 
Alle    volte    al    congiungimento  degli  ossi  vi  si  Hl^'e  sped' 
frappone  una  cartilagine,  e  questa   Sinfisi  di- p"'""^^?*"- 
cesi    Sincondrosi:    o    un    ligamento ,    e    allora 
dicesi  Sinnevrosi:  o  finalmente  una   membrana 
sta  di   mezzo  a  certi  ossi ,  e  allora  la  possiamo 
chiamare  Sinfiisi  Sìnimensi. 

io3.  Cosi  gli  ossi  del  Pube;  gli  Ilj  col  Eiempì wk 
acro  principalmente  nei  giovani  ;  la  prima 
cosia,  e  la  Clavicola  collo  sterno;  il  congiun- 
gimento delle  vertebre  tra  loro,  e  particolar- 
mente nella  loro  piana  superficie  ;  e  le  con- 
giunzioni   di    altri    ossi    ci    danno  esempi   della 

o-  /  •      r»       •  -Il  U  •   Della  SiMS- 

òincondrosi.  rarimenti  nelle  vertebre  mostransi  vto.i. 


48 

agli  occhi  certe  bende  biancliC;,  le  quali  sì  por- 
tano da  uno  in  altro  corpo  delle  vertebre,  e  in 
certa  guisa  le  uniscono  tra  loro  :  li  medesimo 
vedesi  delle  apofisi  spinose  delle  stesse,  e  degli 
ossi  dello  sterno  ;  poiché  simili  bende  o  più 
lunghe,  o  più  corte  passano  da  un  osso  in  un 
altro,  e  da  una  in  un'altra  spina  delle  ver- 
tebre. Cosi  si  uniscono  le  c'avicole  collo  sterno 
per  mezzo  non  tanto  ci'  una  cartilaa,ine  ,  che 
ci'  un  lÌ2;amento  ;  e  li^anu'nti  abbastanza  robu-» 
sti  ten2,ono  leo;ato  l'osso  sacro  all'ischio,  ed 
a  questa  congiunzione  danno  una  gran  fermez- 
za. Questi  ed  altri  simili  esempj  appartengono 
a  quella  sinfisi,  che  tu  nominata  sinnevrosi, 
e  più  acconciamente  sarebbe  a  chiamare  sin- 
desmosi  ;  conciosiacosacchc  i  ligamenti  non  sieno 
ne'vi,  da' quali  cpiesta  congiunzione  degli  ossi 
ha  preso  nome. 
Della  Sali.        ,  Q^_  Finalmente    la    terza   specie    di   sinfisi 

mensi.  '  _  1 

mostrasi  negli  ossi  del  cranio;  imperciocché 
tra  quelli  evvi  tra  mezzo  una  membrana  ,  che 
abbraccia  gli  ossi  esteriormente  e  davvicino , 
la  quale  chiamasi  pencranio.  Perciò  questa 
sinfisi  la  dico  sininicnsi  ■  ne}  quii  esempio 
deesi  notare ,  che  gli  ossi  nel  cranio  si  con- 
neitono  insieme  ,  e  sono  legati  non  tanto  dal 
pericranio,  quanto  dal  pericranio  interno,  cioè 
dalla  dura  meninge,  quella  membrana  cioè  che 
comprende  per  ogni  dove  il  cervello.  Imper- 
ciocché siccome  questa  membrana  è  continua. 


49 

e  fermamente  attaccata  a  tutti  gli  ossi  del 
cranio:  così  questi  ossi  quasi  separati  nel  feto, 
e  nei  bambini ,  nei  giovani  alle  volte  separa- 
bili, da  questa  membrana  sono  talmente  fis- 
sati ,  che  il  loro  moto  non  è  tale  ,  il  quale 
proibisca  fuor  dell'ordine  della  natura  la  loro 
reciproca  conglutinazione  per  commessure  ,  di 
cui   parleremo  a  suo  luogo. 

io5.  Ma  a  questi  principali  congiungimenti  Deiiasissar- 
degli    ossi    per    sinfisi   altri  ancora    ne    furono  ''°''' 
ao'iziunti  da  certi   autori.  Certi  ossi  si  uniscono 

Co 

C02IÌ  altri  essendovi  tra  mezzo  della  carne, 
quindi  chiamarono  questa  sinfisi  Sissarcosi  . 
Ne  portano  esempj  dell'  osso  joideo  ^  delle 
scapule,  e  di  altri,  di  cui  gì'  innati  muscoli 
si  inseriscono  negli  altri  ossi.  Io  non  repugno, 
che  alla  sinfisi  ,  come  al  genere,  non  si  pos- 
sano riferire  queste  connessioni  ;  ma  poiché 
senza  questi  muscoli  non  però  gli  ossi ,  a'  quali 
stanno  attaccati ,  si  caccierebbero  delle  loro 
sedi;  perciò  io  penso  che  queste  carnose  coe- 
renze cogli  ossi  non  costituiscano  la  sinfisi 
così  propriamente  detta,  che  appartenga  al- 
meno agli  ossi. 

106.    Non   cosi  è  quella    composizione  degli  che  «sa  sia 
ossi,  ossia  congiunzione,  o  articolazione,  a  cui  P^°?^j7i!òs°f 
diedero  il  nome  di   artrosi;  nella  quale  più  o 
meno  si   muovono  gli  ossi  per  lo  più  sopra  gli 
ossi;  ed  a' quali  (o  riguardi  i  capi  degli  ossi, 
o  le  cavità  recipienti  più  o  meno  late  o  pro- 

4 


5o 


fonde,  o  i  lati  dispiegati  in  piano  maggiore  o 
niinore  )  vi  si  sopraindiice  una  crosta  cartilagi- 
nosa coaumentata  coli' osso  medesimo.  Dissi  pf^r 
lo  più  muoversi  gli  ossi  sopra  gli  ossi,  in  quanto 
che  tra  le  due  specie  di  artrosi  una  ve  n'  ha  , 
che  non  sembra  ordinata  a  questo  moto. 
107.    Due  sorta  sono   di  Artrosi:  Sinartrosi 

Quante  ,e.>  ,-w  .  |.  lii-  1 

quali  sieno  cioc ,  «  JJartrosi  ;  e  megho  sarebbe  dire  due 
eie""* '^''"  essere  i  modi  sotto  i  quali  si  può  considerare 
r  Artrosi',  uno  cioè  quando  gli  ossi  o  non  hanno 
alcun  movimento,  e  se  ne  hanno  alcuno,  cer- 
tamente oscuro;  il  secondo,  quando  la  mobiHtà 
degli  ossi  cade  sotto  gli  occhi  di  tutti.  11  pri- 
mo alla  Sinartrosi  s  aspetta  ,  1'  altro  alla 
Uiartrosi . 
Esenipidei-  J  <^ ^ •  Diconsi  duuquc  uniti  per  sinartrosi 
ìaSuiamo-gj-  Qggj  ^i^j  cranio,  i  quali  sono  insieme  legati 
per  suture,  di  cui  diremo  poscia:  i  denti  an- 
cora, i  quali  contenuti  nei  loro  alveoli  sono  a 
questa  maniera  uniti:  imperciocché  nei  fan- 
ciulli principalmente  i  più  teneri  quegli  ossi 
compressi  danno  a  vedere  che  loro  non  manca 
un  qualche  moto;  il  quale  per  lo  più  non  ev- 
vi  negli  adulti  (i),  come    non   evvi  ver  un  moto 


(i)  Egli  è  noto  non  conservarsi  por  1'  ordinario 
iferun  moto  negli  ossi  del  cranio  degli  adulti.  Tuttavia 
a  me  avvenne  ,  che  in  un  uomo  nobilissimo,  mentre 
vomitava  ,  tenendogli  io  ambe  le  mani  ,  come  si  suol 
fare  ,  agli  ossi  parietali  5  ed   »l   frontale  per    losienere 


Si 


dei  denti;  T  articolazione  de' quali  colle  ina- 
scelle  ci  rappresenta  quella  specie  d' artrosi  ^ 
la  quale  chiamano  gli  anotomici  gonfosi;  e 
noi  la  chiameremo  inc/iiodatura  .  Della  si- 
nartrosi  poi  si  hanno  altri  esempj  nella  pelvi 
ossea  ,  negli  ossi  del  carpo,  e  del  tarso,  ed 
in  altri  luoghi ,  ove  il  moto  dell'  articolo  è 
assai  oscuro . 

ICO.  Due  specie  si  danno  di  diartrosi.   Una  Quanta swo 

,  ,.  .  ....  -1         •  1  1»^  sorti  dtlla 

quando  gli  ossi  vestiti  di  una  cartilagine  leg-  Dutrosiì  ej 
giera  ,  ed  aderente  tenacemente  all'osso  stesso  v'°'° '"""*" 
senza  alcun  corpo  intermedio,  liberamente  si 
muovono  gli  uni  sopra  gli  altri  :  l' altra  poi 
quando  tra  un  osso  e  l' altro  coperto  pari- 
menti da  una  tenue  cartilagine  vi  si  frappone 
una  cartilagine  mobile,  e  compressibile.  Così 
r  articolazione  del  capo  del  femore  coli'  accete- 
bolo  dell'  ischio  7  ossia  colla  cavità  ischiatica  , 
ed   a    quasi    tutte    le   altre   articolazioni  coni- 


la testa  ,  mi  avvenne  j  dissi»  di  spesso,  e  costantemente 
accorgermi  d'un  movimento  con  strepito  d' un  osso  che 
si  percuoteva  insieme  con  un  altro.  Anzi  io  conservo 
una  mascella  superiore  attaccata  all'  osso  frontale  ,  la 
quale  apparteneva  ad  un  uomo  di  settant'anni  ,  nella 
qual  mascella  io  ho  potuto  con  tutta  facilità  separare 
codesto  osso  daj^li  altri  ,  coi  quali  suole  essere  stretta- 
mente unita;  siccome  si  potrebbe  l'osso  isiesso  frontale 
facilmente  dividere  in  due  pezzi:  in  quanto  che  quella 
sutura  la  quale  dicesi  saggiti  ale,  in  questa  età  ancora 
è  prodotta  fino  alla  radice  del  naso,  resianduvi  la  mo» 
Lilità  dell'uno,  e  dell' altro  pezzo  d'osso. 


Ò2 


j3ongono  ìii  prima  specie  di  diatrosi ,  la  quale 
da  2;iandi  anotomici  fa  detta  con  rao;ione  lassa. 
Per  lo  contrario  alle  piane  superficie  delle 
vertebre  si  frammette  una  cartilagine,  la  quale 
diversamente  compressa  nei  movimenti  della 
colonna  delle  vertebre  cede  obbediente  alla 
quantità  dei  movimenti  medesimi:  tra  l'osso 
superiore  dello  sterno,  e  l'anteriore  estremo 
della  clavicola:  tra  la  tibia,  ed  il  femore:  e 
ueir  articolo  ancora  della  mascella  inferiore 
colla  superiore  si  trovano  sì  fatte  cartilagini, 
le  quali  ci  danno  esempj  dell'altra  sorte  di 
artrosi ,  di  quella  cioè ,  la  quale  chiamarono 
col   proprio  nome  di  stretta. 

Ilo.    Inoltre    la    prima  specie  di  diartrosi, 

Altre   specie  „  '■  .  * 

di  Diartrosi.  nella  qualc  non  evvi  tra  mezzo  un  osso  e 
l'altro  alcuna  cartilagine^  si  divide  in  tre 
altre  specie:  in  enartrosi  cioè,  artrodia^  e  «7«- 

che  cosa  sia  2-///7ZO  :  cuartrosi  dicono,  oo;ni  qualvolta  il  gran 

l'Enartrosi.  °  „  .  .      ^  ^    ,  ° 

capo  d  un  osso  vien  ricevuto  da  una  conve- 
Artrodid.  niente  cavità.  Per  nome  à""  artrodia  s'intende 
quella  congiunzione  degli  ossi,  in  cui  il  capo 
grande  dell'osso  viene  contenuto  in  una  cavità 
minore  di  quel  che  sembrarebbe  richiedere  la 
grandezza  di  quel  capo;  ciocché  molto  confe- 
risce tuttavia  alla  mobilità  degli  ossi ,  come  si 
manifesta  non  solamente  nell'omero,  il  di  cui 
capo  viene  ristretto  nella  cavità  glenoidca 
della  scapula  ,  ma  a  mio  giudizio  nella  arti- 
colazione ancora  del  femore  colla  tibia?  in  cui 


53 


le  (iure  cavità  glenoidee  del  femore  ricevono 
i  tuberi  suoi  più  larghi  òi  queste  cavità  . 
Finalmente  allora  l'articolazione  forma  il  gin- ^'"'^^"^* ' 
glimo  ,  quando  un  osso  riceve,  e  viene  vicen- 
devolmente ricevuto  :  il  che  avviene  nell'artico- 
lazione dell'omero  col  cubito,  ed  in  quei  ossetti 
dell'organo  dell'udito  ,  i  quali  dalla  loro  figu- 
ra sono  chiamati  martello,  ed  incudine,  e 
così  in  altri  luoghi  .  Imperciocché  in  questi 
esempj  gli  ossi,  in  quella  parte  che  si  unisco- 
no cogli  altri,  hanno  delle  prominenze  e  delle 
cavità,  per  cui  poi  si  fa,  che  un  osso  è  rice- 
vuto dall'altro,  e  questo  reciprocamente  riceve 
queir  altro;  e  il  moto  delle  parti  appartenga 
alla  flessione,  ed  all'  estensione. 

III.  Queste  sono  le  congiunzioni  degli  ossi,  Aure  «peci 
ovvero  le  articolazioni  principali,  e  più  comuni. 
A  queste    gli    anotomici    ne    aggiunsero     delle 
altre  ,  la  trocoide  cioè ,  e  1'  amfiartrosi .   Delle 
quali   la  prima    dissero    trovarsi    nella   seconda 
vertebra  del  collo,  intorno  la   quale  il   ventre 
superiore  ruota,  ossia  si  volge  colla  prima  ver- 
tebra, d'onde   viene    il  nome    di    trocoide;   la 
seconda  dicono  essere  nella   reciproca  congiun- 
zione delle  vertebre;  la  quale  articolazione  es- 
sendo tale,  che    non  si  possa    riferire  alle  co- 
muni fin' ora  descritte,  e  sembri   inoltre  com- 
prendere quasi  due  sorti  di  congiunzione,  perciò 
le  diedero  il   nome  di  amfianrosi  ;  di  cui  non 
mancano  esempj  nelle  vertebre  principalmente 


54 

le  quali  sì  congiungono  fra  loro  e  per  una  car-^ 
tilagine  frapposta  ai  loro  corpi,  e  per  mezzo 
di  quelle  apofìsi ,  le  quali  altri  chiamano  obli- 
que,  altri  articolari. 


CAPO  QUINTO 


Dei  Ligamcnti  ,  del  Periostio  j 
e  delia  Midolla . 


Che  cosa  sia 


I...  N 


on  eyvi  articolazione  di  ossi ,  che 
ligamento.  j^^^  gj^  contenutd  da  un  qualche  ligamento  . 
Questi  ligamenti,  che  abbiamo  ancora  accen- 
nato al  N.  38.  fino  al  41  >  sono  fatti  di  molte 
fila  tenuissime,  e  bianchiccie,  le  quali  seguendo 
una  varia  direzione ,  ed  essendo  validamente 
tessute,  e  unite  tra  loro,  danno  perciò  una 
durezza  grande  agli  stessi  ligamenti  ,  per  cui 
molto  resistono  alle  forze  che  li  distendono,  e 
sono  forniti  d'una  gran  forza  elastica  Hanno 
la  figura  di  corde  ,  o  bende  più  o  meno  dispie- 
gate, e  crasse,  e  di  tele  or  più  crasse,  ed 
ora  più  tenui,  per  mezzo  delle  quali  gli  ossi 
articolati  stanno  fermi  nelle  loro  sedi ,  e  vi 
sono  rinserrati . 
Quantesicno  **3-  Sebbcuc  abbiano  alcuni  stimato  oppor- 
le classi  dei  jy^^Q  dividere  in  molte  classi  i  li/ramenti ,  ed 
abbiano  in  primo  luogo  insegnato  altri  servire 


alle  parti  dure,  ed  altri  alle  parti  molli,  e 
non  abb  ano  dubitato  di  divider  c|uelli  in  varie 
sue»  i  ;  ciò  nulla  ostante  i  ligamenti ,  di  cui 
parliamo,-  sembra  che  si  possano  dividere  \u 
due  classi  solamente  ;  la  ptima  delle  quali 
sia  di  quei  che  servono  alle  articolazioni ,  che 
si  possano  chiamare  articolari;  l'altra  contenga 
quei  ligamenti,  per  cui  bassi  una  qualche  con- 
nessione di  certi  ossi  articolati ,  ed  una  mag- 
gior fermezza  dell'  istessa  articolazione  ;  e  questi 
nominiamoli   unenti. 

114.   Tra    gli   articolari  certuni  aggiungono  Quante  spe- 
robustezza  a  quelle  congiunzioni  di  ossi  :  altri  l^^Jà/enlui-- 
serrano  i  capi  delle  ossa,  affinchè  non  cadano*''"^"'- 
fuora    delle    proprie  cavità,   e    si    dividono    in 
ligamenti  capsulari ,  ed  orhicularl  ossia  ciliari  : 
altri    finalmente,    i    quali    occupano    T  interno 
degli  articoli,  diconsi   sostenere  gli  ossi  istessi  , 
affinchè    non    escano   dai   proprj    seni ,    e    sono 
comunemente   chiamati    rotondi  ;     alcuni    dei 
quali    sono    detti  croci/ormi  dalla  maniera  che 
v'  hanno  i   Pascetti  che  li  compongono. 

iiS  Così  le  vertebre,  già  tra  loro  artico- Esempi  a;  .,.1. 
late,  sono  in  certa  maniera  ritenute  ne' prò- '"''^'""" 
prj  luoghi  da  certe  fascette  che  si  stendono 
sopra  i  corpi  delle  vertebre.  Simili  fascie  an- 
cora si  conducono  sopra  i  ligamenti  che  ab- 
bracciano le  articolazioni  Y'^v  gingUmo  .  Esempj 
di  ligamenti  capsulari ,  i  quali  da  alcuni  sono 
detti  tele  li^amenCose ,  non  mancano   nell' ar- 


56 

tlcolo  tra  il  cubito,  e  l'omero,  ed  in  quello 
ancora  ,  che  appartiene  al  capo  della  tibia  colla 
estremità  inferiore  del  femore.  Il  lio;amento 
orbicLilare ,  ossia  ciliare  si  mostra  nella  con- 
giunzione della  scapula  coll'omero,  e  dell'ischio 
col  capo  del  femore.  Imperciocché  dal  cilio , 
ossia  orbiculo  della  cavità  glenoidea  delle  sca- 
pale, e  dell'una  e  dell'altra  cavità  ischiatica 
il  ligamento  procede  nel  suo  principio  cjuasi 
cartilaginoso,  il  quale  strettamente  abbraccia 
il  capo  elevato  dell'osso  inserito,  e  si  termi- 
.na  nel  collo  del  medesimo  osso.  Finalmente 
tra  il  femore  ,  e  la  tibia  osservasi  il  liga- 
mento crocifonne ,  dalla  cui  forza  viene  mol- 
to sostenuta  ,  e  confermata  codesta  artico- 
lazione . 
Esempi  dei  li-  II 6.  I  ligamcntì  detti  uneìiti,  i  quali  se- 
8^°"'''^""^""  guano  in  certa  qual  maniera  i  limiti  al  moto 
deali  ossi  medesimi,  si  trovano  tra  la  clavi- 
cula  ed  il  processo  della  scapula  tanto  acro- 
mio ,  quanto  coracoideo  ,  tra  una  chiavicola  e 
r  altra;  tra  le  spinose  apnfisi  delle  vertebre; 
e  finalmente  tra  questi  i  più  robusti  di  tutti 
sono  quei  ligamenti ,  i  quali  dall'  osso  sacro 
procedono  nell'  ischio ,  e  in  questo  medesimo 
osso  si   inseriscono  validissimamente. 

I  I  7.   Tra  i  ligamenti  unenti  secondo  la  mia 
u^ruimi™e"é  opinione    devonsi    annoverare    ancora    quelli,  ì 
aspecie, e  qj^,^];^   sccoudochè  altri  vogliono,  sono  fabbri- 
cati per  inserimento  soltanto  delle  parti  molli; 


loro 


S7 

e  questi  pure  si  possono  ilivldere  in  due  classi. 
Altri    cioè    non    solamente    fanno,    che    certe 
pinti,    come    i    tendini^   non   vadano  fuori   dei 
proprj    luoghi ,    ma    insieme   ancora    diriggono 
le  forze  motrici,  in  2;uisa    che  le  accrescano; 
perocclìè    tengono    le    corde    traenti    in    luogo 
più  angusto,  onde  le  forze  motrici  sono  unite, 
e    quasi    condensate.    A    questi    appartengono 
certe    fascie  i,    come    braccialetti  ,    piìi  o  meno 
dispiegate   nel    carpo,    nel    tarso,    nella    parte 
interna  di   tutti  i   diti ,  guardando  cioè  la   pal- 
ma ,  ed  in  altri  luo2:hi .  Si  chiam.ano  lÌ2;amenti 
anulari i    sebbene    alcuni    sieno    brevi,  ed   altri 
non    compiscano    affatto    Fanello.    Altri    liga- 
menti  poi  (  e  questi  formano  un'altra  classe  ) 
stando    attaccati    agli    ossi  ,    ed    unendoli    agli 
altri,  servono  a  ritenere,  e  a  fermare  le  estre- 
mità di  certi  muscoli.  Altri  di  questi  si  dicono 
interossei ,    perchè    stanno    tra    gli    ossi  ^    come 
tra  il   raggio    e    ì"  ulna  ,    tra  la  tibia  e  la  fi- 
bula :  altri  similmente  sono  tìtti  in  diversi  ossi, 
ma    nelle    regioni    poste    subito  sotto  la  cute  ; 
e  così  si  stendono  sopra  i  muscoli ,  le  cui  fibre 
hanno  in   molti   luoghi  inserite.   A   tal  sorta  di 
ligamenti  appartengono  quelle  espansioni  mem- 
branose, e  robuste,   a  cui  diedero  il   nome  di 
Aponeurosi    (N.  36.)  ;    come    sono   le    apone- 
vrosi  delle  tempia  ,    delle  scapule  ,    delle  brac- 
cia ,  delle  piante ,    dei   femori ,  e  delle  tibie , 
e  simili . 


58 

li 8.  f'rattanto  le  fin  qui  dette  cose  intorno 
ai  ligamenti  principali  generalmente  possono 
bastare.  Perocché  le  loro  chfFerenze  tratte  dal- 
la robustezza  ,  crassezza  ,  figura  ,  situazione, 
e  da  altri  accidenti,  più  opportunamente  ver- 
ranno a  proposito  nella  miologìa  . 

119.  Gli  ossi  finalmente  uniti  dalle  artico- 

Hie  cesa  nt  ,       .        .  1     •     1  ■ 

Periostio,  lazioni,  6  dai  ligamenti  copre  una  certa  tenue 
membrana  ,  ma  in  proporzione  della  sua  te- 
nuità assai  robusta,  d'una  struttura  cellulosa, 
la  quale  viene  chiamata  periostio  .  Sì  fatta 
membrana  ancora  abbraccia  certe  cartilagini , 
non  però  tutte;  imperciocché  quelle,  che  sono 
condensate  colle  estremità  degli  ossi  nella  sede 
delle  articolazioni ,  mancano  di  questa  mem- 
brana ,  a  cui  si  dà  il  nome  di  pericondrìo  .  Se 

Peticoncirio,  ....  .  .  •    •      1    11 

ePeiidesm».  poi  1  ligauienti  aucora  siano  vestiti  della  me- 
desima  membrana  ,  che  da  alcuni  viene  chia- 
mata peridesmo ,  a  me  sembra  difficile  definirlo: 
imperciocché  quella ,  che  è  stesa  su  molti  figa- 
menti  ,    e    aponevrosi  ,   si   osserva   per    lo  più 
pingue  cellulosa,  agli  strati  interni  tanto  stret- 
tamente con    que:,te    parti    coerente,    che  non 
sì  sa  ,  se  le  lamette  interne  fiicciano  propria- 
mente il  peridesmo ,  o  se  piuttosto  non  appar- 
tengano a  quella  pingue  cellulosa, 
te  aperto-       120.  Siccome  poi  non  tutte  le  cartilagini  ^, 
•gnrdoT^gu  "^  ^^  qualunque    loro    sede   sono    vestite    dal 
tj$i.  suo    pericondrio,   così    parimenti   le    ossa    noti 

sono    per    ogni    dove    coperte    dal  periostio. 


5, 

perocché  dove  sono  le  cavità ,  e  le  asperità 
che  danno  luogo  ai  Iigamenti ,  ed  ai  tendini 
inseritivi  fermamente ,  ivi  non  è  periostio  :  il 
quale   per  questo  scrivono  alcuni  celebri  Ano-  s^  an-m  fi- 

^  .     .  1-11  1^°  *11'  intern* 

tornici  non  tanto  stendersi  sulle  ossa,  madeiioo»»». 
entrare  nei  loro  pori ,  e  nelle  celle  interne , 
anzi  aprirsi  una  strada  nei  canali,  che  conten- 
gono la  midolla.  E  in  fatti,  se  con  gran  dili- 
genza si  levi  il  periostio  dagli  ossi  dove  veg— 
gonsi  dei  meati ,  aperture  ,  o  pori ,  osservasi 
ancora  qualche  cosa  di  membranoso  insinuarsi 
in  quei  meati,  o  aperture.  Ma  nella  sezione 
non  potei  spingere  la  mia  diligenza  fino  a 
vedere  se  quella  membrana  che  penetra  in 
quelle  aperture  arrivi  ai  canali  ;,  ossia  fistole 
degli  ossi ,  e  perciò  comunichi  colla  cellulosa 
della  midolla. 

lai.  La  midolla  è  un   oglio   di  natura  ve- che  co»  sia 

...  ,,  ,,  ,>  la  midolla  d«- 

getabile  contenuto  nelle  cellette  d   una   mem-guossi. 
brana  tenuissiraa ,  e  assai  molle.  Questa  mem- 
brana  viene    sostenuta   dalla    sostanza  interna 
reticolare  degli  ossi ,    e   dai   vasetti  penetranti 
dall'  osso    nella   sua    cavità ,    e    col    suo  oglio 
dona   flessibilità  alle   ossa  ,  ed  un  fiicile  movi- 
mento ai  loro  articoli:  poiché  dessa  svapora  in  u$r>dcuj ai- 
qualche  parte  per  i  pori  delle  ossa  situati  alle'^*"*' 
estremità  di   queste,  e  si    frammischia    ad  un 
liquido  mucilaginoso  delle  articolazioni.  Midolla 
dicono    propriamente    quelT  oglio ,    quando    è 
contenuto    nelle    fistole    notissime    degli    ossi  ; 


6o 


succo  midolare  poi ,  o  sia  medìtulio ,  quando 
risiede  nelle  celle  ossee  comunicanti ,  di  cui 
certi  ossi  per  intiero  ,  altri  solamente  sono 
fabbricati  per  parte . 


CAPO  SESTO 


DelV  Osteologia  particolare  ,  e  primieramente 
degli  ossi  del  Capo . 


DI  quali  ossi       132,  Il  Capo  è  composto,  come  altrove  si 

lia  composto    \       ■>  .       -,  . .  . 

acarpo,     e  da  noi   detto,   di  una  cassa  ossea  che  contiene 
il  cervello,  e  di  due  mascelle   superiore,    e  in- 
feriore.  Quella  cassa  ossea  chiamasi  Cranio^  o 
Dì  fqiiaii  il  Calvaria  ,  la  cjuale  è  composta  di  otto  ossi:  dal 
frontale  cioè,  occipitale,  due  parietali,  e  due 
temporali,  dallo   sfenoideo ,  e  dal  etiiioideo  ,  i 
cjuai  due  ultimi  sono  comuni  ancora  alla  ma- 
scella superiore. 
Qnaie  sia  la       123.  11  FrQutale  poi ,  il  quale  dicesi  anche 
gìr^'Ò^T del  coronale ,    sta    anteriormente,    e    discende    fino 
Cranio.       g||^    jjggg    ^i^j    cranio,    h'  occipitale    ancora  è 
alla    base,    ma  posteriormente.   I  Parietali,    ì 
quali  sono  ancora    chiamati  ossi  del   vertice ,  o 
Sincipite   ,  o  hreginate ,    sono  ai   lati  del    cra- 
nio.    Similmente    ai    lati,    e    alla  base    sono  i 
temporali  ,    i    quali    da    alcuni    sono    chiiimati 
squamosi:,  e  petrosi.   Quasi  propriamente   alla 


6i 

base  sta  Io  sfenoicleo ,  il  quale  perciò  viene 
nominato  ancora  basilare,  e  dalla  maniera  di 
sua  connessione  ,  e  dalla  varia  sua  figura 
chiamasi  coniforme ,  e  moltiforme  Quell'  osso 
})oi  5  che  lo  sfenoideo  ha  posto  innanzi,  e  per- 
ciò quasi  sotto  1'  osso  frontale,  egli  è  l'otta- 
vo osso,  a  cui  diedero  il  nome  di  etmoideo  ^ 
ossia  cribroso ,  o  cribriforme . 

124  Nota  a  tutti  è  la  figura  del  cranio ,  Qaaie  la  b- 
imperciocchè  2i;eneralmente  sembra  ovale;  seb- ^""^"^  *!"' ''''" 
bene  più  o  meno  s'  accosti  a  questa  fioiura   in  sezzadeiieot- 

1  ...  sa  di  (juesto  . 

diverse  persone.  Tutti  gli  ossi  del  cranio  però 
non  hanno  la  medesima  crassezza.  Imperciocché 
il  frontale  ,  ed  i  parietali  sono  fatti  per  tutto 
da  una  doppia  lametta ,  trovandosi  sparse  tra 
mezzo  delle  picciolissime  celle  ossee,  le  quali 
contengono  un  succo  rossetto  negli  ossi  recenti, 
chiamato  diploe ,  o  meditullio  ;  al  contrario 
negli  altri  ossi  del  cranio  non  evvi  per  tutto 
la  medesima  cr&ssezza ,  né  da  pertutto  il  me- 
ditullio ,  come  vedremo  a  suo  luo^o. 

12  5.  Codesti  ossi  sono  vicendevolmente  con- mera  sie.o 

•.•■t-»i'i  •  •  ..1.  tra  loro  uni- 

giunti.  La    i    loro  congiungimenti  si  chiamano  tiguos.! dei 
suture  ;  delle  quali    se    ne  hanno  di   tre  sorti .  "^'°  ' 
Altre  diconsi  suture  vere;  altre  spurie;  ed  al- 
tre armoniche  ;  ovvero  suture  per  armonia:  le 
quali   tuttavia  non   hanno   1uop;o  nesli   ossi  del 

•  TV-  !•      A  •    •  11  Che  cosa  sie- 

cranio.  Dicono  gli  Anotomici  esser  vere  quelle,  no  le  smnre 
nelle  quali   per    denticiuoli  ineguali,  colle  ca- 
vità di  mezzo  gli  ossi  si  inseriscono  fermamente 


62 

chacoi.  1.  agH  ossi.  Spuria  poi  quelle,  nelle  quali  il 
•^"'^-  labbro  :,  ovvero  il  lembo  d'un  osso  è  posto 
sopra  r  osso  vicino,  come  sì  vede  nelle  squa- 
me dei  pesci  .  Armoniche  finalmente  quelle  , 
armoniche.*  quando  il  labbro  d'  un  osso  combaccia  perfetta- 
mente col  labbro  delT  altro  osso,  osservandosi 
solamente  una  linea  di  mezzo,  la  quale  de- 
termina i  confini  degli  ossi. 

126.  Tre  poi  si  annoverano  le  suture  vere: 
^rvereTe  ^^  prima  dicesi  coronale,  per    cui  l'osso  della 
quali.       fronte,  ovvero  il  coronale   si  unisce  ai  parie- 
tali:   1'  altra  sagittale,  per  cui  gli  ossi  parie- 
tali   si    uniscono  tra  loro;  la  quale  non  tanto 
nel  feto ,  quanto  negli  adulti ,  sebben  di  rado 
assai  si  produce    per    l' osso   della    fronte  fino 
alla  radice  del  naso  :  la  terza  finalmente  dalla 
sua  qualunque  figura  chiamasi  lambdoidea ,  la 
quale  congiunge  l'osso  occipitale  coi   parietali. 
Tra  questa    sutura   si  trovano    di    spesso    certi 
ossetti  minimi  ,  separati  ,   ossia  circoscritti ,  di 
ineguale    grandezza ,    e  figura ,  incerti  ancora 
di  numero,  sparsi  qua  e    là  tra  le  reciproche 
indigitazioni  degli  ossi ,  i  quali  ossetti  si  chia- 
mano  Woriniani  dal   trovatore  loro  ,  o  trique- 
fiTo'u**"-  ^^^'   <^^"3    figura    più    comune    che    hanno   di 
'f'«'  triangolo.  L'osso  della  tempia  si  congiunge  per 

la  sutura  spuria  col  parietale  del  suo  lato,  e 
lo  Sfenoideo  col  frontale  :  gli  ossi  poi  nasali 
tra    loro,    ed    altri    ossi    ci    rappresentano    le 

Dove  lo  at-  • 

mo»i«ke .    suture  ,  o  coniziunzioni  armoniche  . 


127*     Neir  osso    frontale    adunque    deesi  q„,;  ,„, 
prima    notare   il    suo    sito    nella    parte   ante- ^''*' '''"•''"' 

*  _  .  ^  *  serrare      itt 

riore  del  cranio;  cosi  ancora  la  sua  connes- p'"'™"  '«'^- 
Sione  COI  parietali  ,  tempiali  ,  moltitormi  ,fronui». 
cribrosi  ,  nasali  ,  lacrimali  ,  mascellari  ,  e 
zio;omatici .  Codesto  osso  ha  due  facie  ;  delle 
quali  r  esterna  è  più  o  meno  prominente  in 
avanti  ;  1'  interna  poi  è  concava .  Forma  la 
parte  superiore  delT  orbita,  la  quale  è  ter- 
minata da  un  lembo  più  o  meno  elevato ,  e 
dicesi  ciglio  dell'  orbita  .  In  questo  ciglio  verso 
il  naso,  e  alquanto  tra  l'orbita  havvi  una 
leggier'  incisura  insieme  ed  una  asperità ,  le 
quali  fanno  una  parte  della  troclea  compiuta 
da  una  certa  cartilagine,  per  cui  passa  il 
tendine  di  quel  muscolo  ,  che  appartiene 
all'occhio,  il  quale  perciò  dicesi  trocleare  ^  o 
dall'  azione,  o  dal  luogo  obliquo  superiore. 
Sopra  questo  ciglio  havvi  una  leggiera  cavi- 
tà ,  la  quale  a  poco  a  poco  si  forma  in  una 
leggiera  prominenza  (almeno  per  Tordinario); 
e  tanto  questa  cavità  ,  come  questa  prominen- 
za occupano  i  miìscoli  frontali .  Fra  il  ciglio 
evvi  una  cavità,  la  quale  è  parte  dell'orbita, 
in  cui  vedesi  la  struttura  reticulare,  ora  più, 
ora  meno  sensibile  ,  secondo  la  più  valida 
adesione  del  pericranio ,  come  io  vo  congettu- 
rando. E  questa  cavità  è  più  profonda  alle 
parti  delle  tempia  ,  per  dar  luogo  alla  gian- 
duia lacrimale. 


Qu=i  altra  12,8.  Ffs  l' Lina  e  r  altra  orbita  stavvl  pro- 
osl^vS^nci '^^ì"^"^^  un'  ossea  sostanza  spungosa,  o  pint- 
fioiuaie.  tosto  fibrosa  terminata  in  acuto  per  il  con- 
2:iuno[imento  degli  ossi  nasali  :  e  siccome  la 
parte  orbitale  interna  ,  la  quale  corrisponde  al 
naso,  viene  da  una  parte,  e  dalF  altra  ter- 
minata da  un  labbro  celluioso  che  comprende 
lo  spazio  ,  il  cjuale  dicesi  da  alcuni  scavamento 
etmoidale,  perchè  in  cjuesto  luogo  l'  osso  etmo- 
ideo  si  conglutina  col  frontale  ;  così  il  ciglio 
dell' istessa  orbita  nel  lato  esterno  finisce  in 
un'  aspra  prominenza ,  col  mezzo  di  cui  si 
connette  coli'  osso  giugale ,  ossia  zigomatico 
della  mascella  superiore.  Sopra  questa  promi- 
nenza r  osso  frontale  è  depresso  nel  iato  for- 
mando una  cavità  per  la  parte  davanti  del 
muscolo  temporale;  alla  qual  cavità  mette 
fine  una  linea  che  sorge  in  forma  d'  arco  d'  un 
cerchio,  continua  con  quella,  che  si  vede  ne- 
gli ossi  parietali. 
Qnaii  altre       IJ9.  Nella  faccia  dell'osso  frontale  la  parte 

cose      nella    .  i     ni         ^    •  ì  •>  C     ' 

faccia  intera  interna  dell  orbita  ha  un  aspra  superhcie,  cre- 
siLt'oTso'^.'' (^o  io,  per  più  ferma  adesione  della  dura  me- 
ninize:  e  vedesi  inferiormente  vicino  alla  con- 
giunzione  col  naso ,  in  cui  la  dura  meninge 
s'insinua  per  esser  qua»!  in  tal  luogo  inchio- 
data. Avanti  questo  forame  sorge  per  l'ordi- 
nario una  spina ,  la  quale  poscia  dividesi  in 
due  labbra  formanti  un  solco , .  tra  il  quale  da 
una   parte   viene   sostenuto  e    si   spande   quel 


resti 

sservare 


65 

seno  della  tiara  meninge,  clie  \ien  detto  lon- 
iritudinale.  Queste  labl)ra  a  poco  a  poco  avan- 
zandosi si  fanno  prominenti  così  poco  che  ap- 
pena una  leggiera  ma  più  larga  cavita  vi  resti 
pei  medesimo  fine;  a  cui  ai  lati,  come  negli 
altii  ossi  del  cranio,  si  vedono  dei  minimi  fo- 
rami    varj    per   lo   passaggio  dei   vasi. 

i3o.  Finalmente  1' osso  frontale  è  composto  cbeji 
da  una  doppia  lametta,  avendovi  tra  mezzo  m  q.usfos 
quasi  per  tutto  il  miditnllio:  e  tra  una  lametta '°' 
e  r  altra  immediatamente  sopra  la  sede  del 
naso  vi  stanno  due  cavità  piuttosto  osserva- 
bili, chiamate  seni  frontali,  i  cpiali,  essendovi 
sparse  tra  mezzo  delle  lamette  ossee,  si  divi- 
dono in  minori  cavità  ossee  aperte  tra  la  prin- 
cipale cavità  delle  narici. 

i3i.    A  questo    osso    si    uniscono    per    una  (^-^^  ^'''''«'i. 

ii_^i.iA»-j<^^^vv  1  ^        a  notare  liei 

sutura  coronale  posteriormente  gli  ossi  parie  parietali. 
tali,  ì  quali  articolati  insieme  per  una  sutura 
sacrittale,  alla  parte  anteriore  di  questa  sutura 
determinano  quel  luogo  coli' osso  della  fronte, 
che  nei  fanciulli  dicono  bregma  ,  o  fonte  pul- 
satile ;  e  questo  è  quel  luogo,  che  premuto 
nei  bambini  appena  nati  ,  e  nei  fanciullini  fa- 
cilmente cede,  perchè  questi  ossi,  non  essendo 
ancora  finito  il  loro  incremento,  non  sono  an- 
cora in  quel  luogo  congiunti  tra  loro  e  coli' os- 
so della  fronte.  Sono  questi  crassi,  più  ampj 
degli  altri  ossi  del  cranio  ,  ed  a  prima  fronte 
sembrano    quadnlateri  ,   sebbene  a  me  pajano 

5 


66 


(li  sei  lati  :  uno  più  crasso ,  e  cLe  forma  il 
vertice  del  capo,  per  cui  sono  vicendevolmente 
coerenti;  l'altro  parimenti  crasso,  e  d'avan- 
ti, in  cui  si  uniscono  coli' osso  frontale;  il  ter- 
zo della  medesima  e  per  ordinario  maggior 
crassezza;,  in  cui  si  congiungono  colf  occipitale  ; 
il  quarto  lato  breve  e  crasso  si  unisce  con 
parte  dell'osso  tempiale,  in  cui  sta  prominente 
l'apofisi  mammillare;  il  quinto  tenue  ed  inar- 
cato si  nasconde  sotto  la  parte  squamosa  dell'os- 
so delle  tempia;  il  sesto  finalmente  tenue  del 
pari  si  conglutina  colf  osso  moltifoime. 
Che  altro  deb-       i32    Gli  ossi  parietali  hanno  similmente  due 

basi  notare  Ufi    r  '  '     e  !•        tt  I" 

palatali.  laccie  come  i  frontali.  Una  linea  un  poco  emi- 
nente vedesi  dai  lati  della  faccia  esterna  ,  la 
quale  indica  i  limiti  ,  e  gli  inserimenti  del 
muscolo  temporale.  Sotto  la  sutura  sagittale, 
e  però  nella  faccia  interna  dei  parietali,  evvi 
una  lunga  fossetta,  ma  Icizo^erissima ,  che  so- 
stenta la  mag2;ior  pa!te  del  seno  longitudi- 
nale, e  in  parte  lo  nasconde:  com<"  sotto  quel 
lato,  in  cui  è  attaccato  coU'osso  temporale  alla 
sede  deil'apofisi  mammillare,  fa  d'uopo  notare 
una  certa  parte  della  fossa  sigmoidea  ,  per  cui 
corrono  quei  seni  della  dura  meninge  chiamati 
laterali.  Finalmente  in  quest^  osso  principal- 
mente non  si  devono  tralasciar  d'ossei  vare 
certi  solchi  in  forma  d'arboscelli,  i  quali  na- 
scono in  questi  ossi,  affinchè  le  picciole  arteìie 
della  dura  meninge  j,  che  sorgono  dalla  superfi- 


67 

eie  di  questa  ,  sieno  contenute  dalla  sostanza 
ossea  escrescente  ,  in  quel  tempo  che  questi 
ossi  sono  molli  ,  e  prendono  un  veloce  incre- 
mento ;  e  per  questo  le  indicate  arterie  in 
qualche   parte  sono   rinserrate  in  questi   solchi. 

i33.   Ai  parietali  di  dietro  si   unisce   per  la  f^'^s/os^  «i'- 
sutura  lambdoidea    V  osso  occipitale,  il   quale  servare  in  pri- 

I  .  .  rao  luogo  ut:l- 

non  tanto  si  commette  con  quegli  ossi,  quanto  roccipitais. 
col  temporale,  colla  parte  petrosa  di  questo, 
ma  lego'iermente,  e  finalmente  ancora  coU'osso 
moltiforrae.  Fa  come  un  segmento  ovale,  con- 
vesso nella  faccia  esterna ,  la  quale  superior- 
mente è  levigata  ,  inferiormente  si  fa  aspra  da 
picciole  cavità,  e  prominenze  per  un  più  fermo 
inserimento  di  certi  muscoli  ;  concavo  nella  fac- 
cia interna,  in  cui  osservasi  un'eminenza  croci- 
forme,  il  di  cui  braccio  superiore,  e  l'uno  e 
r  altro  laterale  fanno  un  ben  sensibile  solco  ;  il 
quale  nella  parte  sinistra  è  continuo  col  solco  , 
che  serrano  gli  ossi  parietali  insieme  uniti  ;  il 
quarto  poi  cioè  inferiormente  è  prominente  in 
spina,  o  punta.  In  quel  solco  si  fermano,  e  si 
comprendono  le  parti  del  seno  longitudinale  , 
e  dei  seni  laterali,  i  quali  poscia  vanno  alla 
fossa  Sigmoidea  cosi  nominata  dalla  sua  figu- 
ra, scolpita  nell'osso  parietale,  temporale,  e 
in  questo  stesso  occipitale;  alla  spina  indicata 
fermamente  attaccasi  la  dura  meninge,  colla 
quale  costituisce  la  falce  del  cerebello  A 
quella   eminenza    crociforme    stanno    adiacenti 


G8 


quattro  fosse;  due  snpeiiori ,  che  fanno  quasi 
il  recesso  all'estremità  di  quei  lobi  del  cer- 
vello; e  due  inferiori  per  ricevere  in  parte  i 
lobi  del  cerebello  nella  loro  parte  posteriore. 
checosadeb-       ì^^'    Quella    spiuci    Ì nferiomieu tc   si    divide 

basi     osserva-  •  i  i  l  •      f  •  ^        '  •      • 

ve  in  k,  ondo '^^  Guc,   ic  (luali  romiauo  in   parte  i  margini, 
luogo-         o    s,\^    jg  labbra  di  quella  gran  apertura  ,  per 
cui   passa  il  funicolo  spinale  sortendo  dal  cra- 
nio ,  e  dicesi  yb/'a/7?(?  occipitale.  A  questo  an- 
teriormente sì  aggiunge  una  crassa  apofisi,  con 
una    sezione   quasi    semicircolare,    la    quale  si 
conglutina    colla    sella   equina  delfosso  molti- 
forme,    e    dicesi    apofisi    òasi/are.  Sotto  il   fo- 
rame  vi    sono    prominenti    circa    lo   stesso  due 
altre   apofisi   lunghe,   le  quali   si  articolano  as- 
sai  fermamente  colla  prima  vertebra  del  collo. 
Queste  apofisi  chiamate  condiloidee  nascono  in 
mezzo  al   margine  del  gran  forame;  ed  il  loro 
principio  è  da  una  certa  fossa  scolpita  nell'osso 
occipitale,    la    quale  occupano  in   molta  parte 
le   ven^  vertebrali  ^  che  escono  dal  cranio.  So- 
pra   queste    apofisi,    cioè    tra    il    cranio,    due 
tuberosità  si  veggono  alle   volte  ^  perocché  in 
alcuni  appena  ven^'ha  vestigio  ),  le  quali  sono 
in    parte  divise  da  quelle  apofisi,  standovi  tra 
mezzo  un  forame   particolare. 
Quali  coso  d.-b-       i35.   Terminano  in   parte  il  cranio  dai  la- 
hr;;;Lou,o"oC''   ^  nella    base   gli    ossi  temporali,  uno  per 
Bei  temporali.  pa|.j-e  ^    colhi    sua    magi^ior   porzione   nel   lembo 
superiore  assottigliato  ,   ed  inarcato  congiunto, 


6y 

coi  parietali  per  la  sutura  spuria;  posterior- 
mente, e  iriferiorniente  coli' osso  tlflT  occipite; 
anterionnente  col  iiiokiforme  e  ^iup;ale.  L  osso 
delle  tempia  è  composto  d'  una  doppia  sostan- 
za ,  squamosa.,  e  petrosa;  quidla  esteriormen- 
te, questa  internamente  e  inlV riormenie  ,  egli 
ha  finalmente  due  faccie ,  T  esterna  leggier- 
mente convessa,  e  così  l'interna  appena  con- 
cava . 

i36.  Oiiattro  npofisi  osservansi  neli'  osso  delle  r.he  a'aiiro 
tempin  ;  una  crassa,  la  quale  posteriormente  quesu  ossi. 
e  inferiormente  situata  rassomiglia  in  certa 
maniera  alla  papilla  d'una  mammella;  e  per- 
ciò chiamata  mastoldca ,  o  inainniillare .  A 
questa  giace  vicino  un  po'  in  avanti  quella, 
che  dalla  sua  figura  dicesi  stìloidea.  Avanti 
lo  stesso  processo  mammillare  ,  anzi  ai  meati 
d'avanti  dell'udito  sorge  una  terza  apolisi  , 
la  quale  unisce  la  calvaria  all'osso  giugale 
della  mascella  superiore;  onde  a  questo  pro- 
cedimento si  dà  il  nome  di  apofisi  giui^aie  :, 
finalmente  una  quarta  apofisi  interiormente  si 
connette  alla  stessa  mammillare  ,  ed  al  restan- 
te dell'osso  delle  tempia,  e  si  stende  fino 
all'osso  moliiforme;  e  per  la  sua  insigne  du- 
rezza ebbe  il   nome  di  apojisl  petrosa. 

137.    In  questa  petrosa  apofisi   stanno    rin- J^„"!'^[^jJ|j'/; 
chiusi   come    in    sicurissimo    luogo    i    principali  ^'';j"^J;;^" 
stromenti     dell'  udito  ,     de'  eguali    egualmente  1»  • 
che    degli    altri    accaderà    più    acconcio    par- 


70 

lare,  quando  tratteremo  deirorecchia.  AI  prin- 
cipio dell' apofisi  petrosa,  posteriormente,  e 
perciò  nella  faccia  interna  del  processo  mam- 
niillare  vedesi  una  mago;ior  porzione  della 
fossa  sigmoidea  (N.  i33),  tra  la  quale  nna 
non  picelo!  parte  dei  seni  laterali  della  dura 
meninge  viene  rinserrata.  Alla  radice  del  pro- 
cedimento mammillare  evvi  un  solco  ,  ossia 
iin'incisura  per  lo  inserimento  del  capo  supe- 
riore ,  ovvero  posteriore  del  muscolo  digastrico 
depressore  della  mascella  inferiore;  in  quella 
maniera  che  alla  radice  dell' apofisi  giugale  si 
vede  una  tuberosità,  ed  una  cavità  per  T  ar- 
ticolazione della  medesima  mascella  inferiore. 
Finalmente  tra  1'  apofisi  mammillare,  e  giu- 
gale evvi  situato  il  meato  uditorio,  di  cui  par- 
leremo a  suo  luogo. 
Qnaiicosedeb-      i38.  Il  settimo  OSSO  del  cranio  perchè  d'una 

bansi  osserva—  •  n  '  i  »  ^ 

re  ndio  sfe-  varia  figura ,  m  quanto  che  e  composto  da 
molte  parti,  perciò  dirsi  moltijorme  avvisammo 
già  (al  N.  12  3).  Si  congiunge  superiormente, 
e  d'  avanti  colf  osso  frontale  ,  ed  etmoide©  ; 
esteriormente  colle  ossa  della  fronte  ,  del  ver- 
tice,  e  delle  tempia;  anteriormente  quasi  a 
mezza  parte  dell'altezza  colf  osso  del  vomere; 
posteriormente  coli' occipitale  ;  finalmente  po- 
steriormente, e  inferiormente  cogli  ossi  mascel- 
lari, e  del  palato.  Si  può  dividere  nella  base  ^ 
e  nei  lati\  e  questi  in  superiori;,  ed  inferiori. 
BalJ.i   base ,  che  nasce  coli'  osso  dell'  occipite , 


71 


ne  sor£^e  internamente  una  prominenza  con 
un.i  cavità  fornita  per  V  ordinario  di  quattro 
processi  ovvero  apohsi  ;  due  d'avanti,  e  due 
di  dietro-  Questa  cavità  colla  prominenza,  la 
quale  po>t  riormente  è  pi  li  elevata  ,  chiamano 
sella  turca  ,  o  equina  ,  ossia  ejippio  :  i  pro- 
cessi poi  dicono  apnjìsi  clinoide  ;  le  davanti 
delle  quali  hanno  alle  volte  annessa  un'  altra 
minore  ,  e  le  quali  prodotte  anteriormente 
terminano  parte  in  un  tenue  processo  ,  il 
quale  superiormente  limita  il  lacero  forame 
dell'  orbita  da  indicarsi  altrove  ;  e  parte  si 
distendono  quasi  in  una  lametta  ossea ,  per 
cui  si  uniscono  co  11'  osso  cribriforme  e  fi  on- 
ta le. 

i3o.  Tra  la  cavità  cir^^ondata  dalle  indicate  ^^^^jj^^^^^^, 
apofisi    stavvi    quel    corpuscolo ,    a    cui    si    dà  *^°"  debban- 

1  11'  si  ossi^rvare  in 

il  nome  di  gianduia  pituitaria  .  Col  corpo  questi  ossi. 
deir  efippio  (  e  questo  appartiene  ai  iati  sn- 
periori  )  da  una  parte  ,  e  dall'  altra  è  conti- 
nuo un  processo  piuttosto  amnio,  in  cui  hanno 
ad  osservarsi  due  faccie  ;  una  ,  che  è  interna  , 
forma  quasi  posteriormente  una  parte  dell'or- 
bita ;  V  altra  esterna  ,  e  .più  distesa  ,  coerente 
cof^li  ossi  della  fronte,  del  vertice,  e  dt-lle 
tempia.  Queste  due  faccie  convengono  davanti 
in  un  an«>;olo;  posteriormente  poi  comprendono 
un'insigne  cavta,  il  di  cui  labbro  inteiiore 
circosrrive  i  limiti  inferiormente  al  lacero  fo- 
rame dell'orbita. 


72 

cheaitrofi-       i4^-  Sotto  la  sella  equina  evvi  una  cavità 
nahuente  sia  j^Q,^    piccold    c|uasi    Sempre    divisa    in    rlue    da 

da  osservarsi  FI  1 

nel  meciesi-  ui;,^    lametta  ossea    assai    tenue  ,    come  da   un 

uio  osso  .  _  I  I  • 

setto  o  sia  tramezzo  (0  le  quali  superiormente 
apronsi  nelle  narici,  e  costituiscono  i  seni  sfc- 
noiclei.  Questa  chiusura  viene  indicata  (K avanti 
da  una  spina ,  per  mezzo  della  quale  codesto 
osso  si  con^iunge  con  quell'osso  delia  mascella 
superiore,  il  quale  dalla  sua  figura  viene  chia- 
mato vomen' .  Finalmente  sotto  TeTippio,  e  ai 
suoi  lati  inferiori,  osservasi  una  picciola  fos- 
setta ,  a  cui  si  appoggia  V  arteria  della  caro- 
tide del  cervello,  e  quindi  discende  un  proce- 
dimento, quasi  alla  lunghezza  d'un  pollice, 
diviso  in  quasi  due  lamette  ossee  ,  restandovi 
tra  mezzo,  direi  quasi,  una  lacuna;  l'esterno 
poi  più  breve,  ma  più  disteso,  il  di  cui  te^. 
nue  orlo  è  fornito  di  punte  ,  o  spine  brevis- 
sime ;  l'altro  interno  un  pochetto  più  lungo, 
inferiormente  più  crasso,  la  di  cui  estremità 
neo;li  ossi  deiili  adulti  è  fornita  d'un  certo 
amo.  Questi  processi  da" quali  la  ujascella  su- 
periore viene  quasi  tenuta  ferma  nella  parte 
posteriore,  e  stanno  attaccati  inferiormente  gli 


(i)  Anzi  talvolta  ciascuna  cavità  ,  destra  cioè  ,  e 
sinlstia  la  vidi  divisa  in  due,  discendendo  una  lametta 
ossea  trasversale  da  quella  parte  dello  sfenoidco  ,  nella 
quale  si  commetto  col  cribroso  ,  e  col  frontale  .;,  il  che 
tengo  anclie  adesso  presente. 


'73 

ossi  del  palato  ,  sono  cliiaraatl  apofisi  pterìgoi- 
dee  y  ossia  aliformi  ;  la  lacuna  poeta  di  mezzo, 
fossa  ptcrigoidea;  V^inw  fiuahncnte ,  z^Azr///o,  o 
stdoidea  apofisi ,  delia    pterigoidea   interna. 

141.  Avanti  Tosso  moltiforme  nello  sca-Qa?.uro3es'ab- 
vamento  etmoidale  (  N.  128.)  dell'osso  della ,'''.'!°lf,r!Lo" 
fronte  termina  anteriormente  la  base  del  era-'"" 
Ilio  r  osso  etmoideo  ,  o  cribroso  ,  composto  di 
tenuissime  lamette  ossee,  tra  le  quali  si  sten- 
dono c]u*isi  per  tutto  delle  cellette  or  più  gran- 
di, ed  ora  più  picciole ,  che  vicendevolmente 
tra  loro  comunicano.  Posteriormente  è  attac- 
cato al  moltiforme  ;  anteriormente  e  ai  lati, 
col  frontale;  più  in  avanti  e  tra  l'  orbita, 
coir  osso  lacrimale;  inferiormente  ed  all'uno 
e  all'  altro  lato,  col  mascellare  ;  nel  mezzo  e 
inferiormente  ,  col  vomere.  Forma  la  parte  su- 
periore delle  narici  interne,  e  viene  diviso  cpiasi 
in  due  eguali  porzioni  dal  setto  osseo.  Questo 
setto  ha  principio  dal  processo  osseo  crestato;, 
il  quale,  da  qualche  somiglianza  che  ne  ha, 
dicesi  cresta  di  gallo  :  alla  qual  cresta  qua  e 
là  attaccasi  una  lametta  piena  di  forami  il  cui 
numero  è  incerto,  la  quale  fu  detta  lametta 
cribrosa.  Alle  indicate  porzioni  nella  faccia 
esterna  mette  limiti  un'  altra  lametta  mol- 
to più  distesa  papiracea  tenuissima  ed  assai 
levigata,  che  da  akuni  vien  detta  parte  piana 
dell'  osso  cribroso,  e  quasi  del  tutto  compie  il 
lato   interno  dell'orbita. 


74 
cheaitrodeb-       1  4^   ^s  faccìa  ìntcma  di  quest'osso  cribroso, 

basi  notare  ia  si  _l  ■  1  •!  ^^  111  ••> 

quest'osso,     colla    quale    riguarda    il    setto    delle    narici,  e 
fatta     pdkiment»    d'  una    lametta    ossea  ,    la  cU 
cui  superficie   non  è  cosi    levigata  ,  come  nella 
parte  piana  ;  e  questa  lametta  spiegata  d'avanti 
in    addietro    si    divide    in    due   parli   ineguali  , 
ma    non    per    tutta    1'  altezza    dell'  osso;    delle 
quali    la  suprema ,     la    quale    è    anche  più  in 
avanti,  e   p'ù   breve,    meno  prodotta   inlerior- 
mente  ,  appena,    oppure  niente  intoni^iliaia   a 
gu  sa    di    turbine    (  al   contrario  di   quello  che 
rappresentino  certe   tavole  pubblicate  per  altro 
da    uomini    illustri  )   Form  »    quell'  osso   che   al- 
cuni   chiamarono    turbinato    supremo  ;    vollero 
poi   che   !a   parte    interiore  ,    la    quale  è   posta 
inferioi mente  ed  è   piii  involta,  formi  quell'al- 
tro  osso,  che   una   volta  chiamavano  turbinato 
superiore.  !n  tal    maniera  costantemente  offrissi 
all'  occhio    mio    codesta    laiw  tta  ,    onde    non 
posso    acconsentire    a    quelli  ,     i    quali    a    due 
altri    già    da    gran   tempo  noti    vollero  aggiu- 
gnere   un   terzo    o^so   turbinato  che   dicono  su- 
premo:  altro  d;flaiti   non   essendo  quest' osset- 
to,  che   una   parte  continua  di  quest'osso   tur- 
binato, il  quale     un    solo    essendo,   appartiene 
air  osso  etmoideo;  oppure  se  si    vuole  così,   il 
lembo    acuto    d'  una    certa    celletta    etmoidale 
maggiore  ,    il     qual     lembo  quasi     si   appoggia 
sopra    il    turbinato    propriamente    detto,   ed   è 
continuo    con    quello    nella    sede    superiore  ; 


onde  non  si  potrà  mai  avere  per  un  osso 
separato . 

143.  L' una   e    l'altra   mascella   si    unisce  ^^„t'':,,^^^;Ì 
colla  ma^aior    parte    dedi  ossi,    che  compon- '^'^•^\"'''^'^^"* 

co  io'  r  superiore. 

gono  il  cranio:  e  la  superiore  principalmente 
è  composta  di  tredici  ossi ,  e  di  sedici  denti  , 
come  notammo  (  N.  75.).  Sei  di  questi  ossi, 
che  sono  in  una  parte  della  mascella,  corri- 
spondono a  sei  altri  nelT  altra  parte  della 
raedesiraa.  Sono  dunque  sei  paja ,  ed  uno 
dispari;  il  quale  è  comune  ad  ambi  i  lati  della 
mascella  .  11  primo  pajo  (  potendosi  princi 
piare  da  qualunque  di  quelli  )  sono  i  mascel- 
lari; il  secondo  i  turbinati  ossia  spungosi  infe- 
riori; il  terzo  i  palatini'^  il  quarto  i  giugaìi  , 
ovvero  zigomatici;  quinto  i  lacrimali,  ovvero 
unghie \  sesto  finalmente  i  nasali.  L'osso  dispari 
è  quello  che  dicesi   vomere. 

144.  I  mascellari  fanno  la  parte  maggiore 
della  mascella  superiore,  e  sono  tra  loro  uniti".' 
subito  sotto  il  naso .  Superiormente  si  uni- 
scono air  osso  della  fronte  ;  al  nasale  del  suo 
lato;  ed  al  loro  corrispondente  lacrimale;  ai 
quai  ultimi  ossetti  si  frappongono  nel  processo 
superiore;  internamente  e  superiormente  an- 
cora (  cioè  tra  V  orbita  )  si  uniscono  col  me- 
desimo osso  lacrimale,  e  col  cribroso;  esterna- 
mente col  giugale  quindi  conferiscono  non  poco 
a  formare  V  orbita  istessa  nella  sede  inferiore; 
nella  faccia  interna  poi,   con   cui  abbracciano 


Quali  cose  ab. 
biansi  a  notai-e 
nei   mascella- 


76 

la  principale  cavità  delle  narici;  si  attaccar)© 
col  tiiibinalo  inferiore;  e  posteriormente  cogli 
ossi  palatini.  Finalmente  F  uno  e  V  altro  ma- 
scellare si  uniscono  tra  loro,  come  dicemmo  » 
e  coir  osso  del  vomere  per  mezzo  d'una  certa 
spina  prominente  insieme  y  e  solcata  tra  la 
principale  cavità  delle  narici .  Oneste  princi- 
pali connessioni  indicano  le  apotisi  degli  ossi 
mascellari  le  cjaali  si  possono  ridurre  a  quat- 
tro. Unn  dicesi  nasale  supcriore.,  la  quale 
ascende  tra  V  osso  nasale  ,  e  il  lagrimale  del 
suo  lato,  inferendosi  nelT  osso  della  fronte  ; 
r  altra  nasale  inferiore,  colla  quale  sta  coe- 
rente il  setto  del  naso:  la  terza  giugale ,  ov- 
vero zigomatica  ,  colla  quale  si  conglutina 
coir  osso  di  questo  nome:  la  quarta  finalmente 
chiamasi  palatina ,  la  quale  termina  la  massima 
parte  dell'  osseo  palato  ,  e  per  cui  si  uniscono 
tra  loro  gli  ossi  mascellari  medesimi,  come 
abbiamo  detto  . 

14.5.  L'  apofisi    nasale    superiore    è    fornita 

Jj~  posteriormente,    e  insieme    e^-ternamente  d'  un 

apofisi  cuu' certo  solco,  il  quale  costituisce   una    parte  del 

osso  mascel-  ;    .      ^      .  ii» 

i^i-e-  canal  nasale:   V  inferiore   nella  sede    d   avanti 

si  produce  più  o  meno  in  una  spina  ,  e  dove 
convengono  queste  due  apofisi  quasi  spinose  , 
mostrano  un  solco,  o  piuttosto  una  fossa  con- 
tinua al  solco  per  una  maggior  coesione  del 
setto  delle  narici.  Sotto  T  apofisi  giugale  evvi 
una  fossa  insigne,  la  quale  viene  riempiuta  da 


Che  cosa  ab 
biasi  ad  os- 
servare 
apofisi 
osso  mascel 


77 

una  cellulosa  più  o  meno  pinp;ne,  e  da  alcuni 
muscoli  (Ielle  labbia.  L' apolisi  palatina ,  dove 
riguarda  le  narici,  s\  ancora  dove  fa  il  palato 
osseo,  è  un  pochette  concava:  li.'=cia  al  naso, 
al  palato  poi ,  ossia  alla  parte  superiore  della 
bocca  ,  aspretta  ;  e  principalmente  posterior- 
mente,  e  vicino  ai  denti  molari,  dove  vedesi 
un  solco,  il  quale  con  un  certo  solco  dell'osso 
palatino  conduce  al  forame  palatino  postico. 
Finalmente  codesti  ossi  hanno  scolpiti  tra  una 
doppia  lamina  dei  piccioli  alvei  per  i  denti, 
le  fjuai  lamine  molio  tra  loro  disgiunte  dietro 
la  fossa  teste  indicata,  serrano  una  non  piccioli 
cavità  quasi  emisferica,  la  quale  è  il  seno  ma- 
scellare -,  malamente  deito  Antro  cV  Igmoio  , 
converso  internamente  colla  sua  apertura  alle 
narici . 

146.   Dall'apertura    di   questo  seno  mascel-Quaiicosedcb- 

t  1  ì  •  I  I  1      bansi      notare 

lare  pende  un  ossetto  lungo,  il  quale  rende  „,.!  turtmaii. 
codesta  apertura  più  angusta  Questo  ossetto 
giace  trasversalmente;  nei  lato  ossia  lembo 
superiore  è  coerente  colT  osso  mascellare  ,.  e 
col  vicino  palatino  ;  coli'  estremità  ossia  lembo 
inferiore  desso  è  libero  ,  ed  all'  esterno  attor- 
tigliato a  forma  di  un  turbine  ;  laonde  fu  detto 
turbinato^  ed  in  esso  cousideransi  due  faccie  : 
r  una  concava  ,  dove  riguarda  V  osso  mascel- 
lare ;  l'altra  convessa  riguardante  il  setto  del 
naso,  e  più  che  concava  ,  composta  di  celle 
quasi  insieme  unite  ;  quindi  questi  ossetti  non 


78 

tanto  furono  chiamati  turbinati ,  ma  ancora 
spungosi .  Sono  fatti  di  tenui  lamine  ,  fragili 
e  jn  quella  parte  che  anteriormente  (  dove 
sono  più  larghi  che  posteriormente  )  si  com- 
mettono coU'osso  mascellare,  compiono  il  resto 
del  canal  nasale ,  il  quale  perciò  tra  l' osso 
mascellare ,  e  questo  turbinato  apresi  in  ambe 
le  narici  per  dar  strada  all'  umor  lacrimale 
che  discende   nelle   narici  istesse. 

147.  Dicemmo  già  questo  turbinato  inferiore 
esser    unito   qoW osso  palatino.  Sta  quest'osso 

Quali  nel  pa-         ,  ,  , 

latini,  e  nella  nel  palato,  cue  posteriormente  compie,  tra 
pTcra°Ja'.°°^ f  osso  masccllare  ,  e  le  pterigoidee  (N.  140) 
del  suolato,  e  fa  quasi  due  porzioni  ;  una  cras- 
sa,  inferiore,  piana,  la  quale  sta  attaccata 
all' apofisi  palatina  dell'osso  mascellare;  esterior 
l'altra,  assai  tenue,  e  fragile,  e  prodotta  in 
alto  fino  al  fondo  dell'orbita.  La  parte  piana 
(  il  di  cui  lembo  o  estremità  rassomiglia  po- 
steriormente alla  luna  crescente  )  dove  guarda 
le  narici,  è  concava:  ào^^e  poi  si  volta  contra 
il  palato  o  la  cavità  della  bocca,  si  fa  aspra 
da  una  linea  che  esternamente  cresce  in  una 
alquanto  crassa  eminenza  compresa  dalle  apo- 
fisi pterigoidee,  la  quale  forma  una  parte  della 
fossa  pterio;oidea.  Chiamano  questa  crassa  emi- 
nenza apofisi  pterigoidea  ;  apojlsi  palatina  poi 
dicono  quella  spina  a  quella  internamente  op- 
posta 5  colla  quale  si  congiungono  gli  ossi  pa- 
latini in  mezzo  al  palato. 


79 

148.  Da  questa  eminenza  sorge  una  por- QuaUneiiapui 
zlone  tenue,  o  piuttosto  una  lametta  tutta  *''""^" 
fragile,  la  quale  si  spiega  in  avanti  ;,  co- 
pre in  parte  5  e  compone  il  seno  mascellare 
(  N.  145  )•  Questa  lamina  da  quella  parte  , 
che  riguarda  le  narici  ,  viene  segnata  da  una 
linea  quasi  condotta  trasversalmente,  a  cui  si 
unisce  l'osso  turbinato  inferiore,  e  nella  pai  te 
suprema  si  produce  in  una  porzioncella  quasi 
piana,  la  quale  piegata  in  arco  si  applica  alla 
bocca  delle  narici  interne  ,  e  l'  istessa  bocca 
limita  superiormente  :  nella  qual  sede  codesta 
porzioncella  si  congiunge  e  col  sovrapposto  cri- 
broso, e  col  vomere,  e  fu  detta  apofisi  nasale 
deir  osso   palatino  . 

i4q-   Alla    faccia  interna  di    ciuesta    fiao-ile  ^ure  ancora 

'  ^     ,  A  ^C  nella  medesi- 

lama  giace  un  profondo  solco,  detto  fossa  vi^^ ■ 
pterigo- palatina ,  in  quanto  che  riceve  fin- 
terna  pterigoidea  dell'osso  moltiforme;  siccome 
nel  labbro  del  medesimo  solco  esterno  havvene 
un  altro  minore,©  piuttosto  una  fossetta  lunga, 
entro  la  quale  risiede  una  porzione  della  esterna 
pterigoidea .  Sopra  questa  fossetta,  e  avanti 
ancora  ewi  il  principio  del  forame  del  palati- 
no postico  (N.  145).  Da  questo  luogo  l' istes- 
so  osso  palatino  ascendente  nelf  esterno  al  di 
là  d'  una  certa  incisura  ,  la  quale  compisce 
quasi  il  forame,  forma  posteriormente  una  pic- 
ciol  parte  dell'orbita;  onde  questa  porzioncella 
dell'osso  palatino  fu  detta  apofisi  orbitale. 


So 

Qnai;  cose  si  i^o.  Coii  qnclla  Mpofisì  cìeiros>o  mascellare, 
ilteTiTu'-  ^^  quale  dicesi  giugale  ,  o  zigomatica  ,  si  uni- 
t^ie.  c;^-e  per  un'armonica  sutura   la  parte  più  pro- 

minente alla  faccia,  l'osso  cioè  gin  gale ,  o 
del  zigomate;  il  quale  viene  terminato  da  quasi 
quattro  lati;  uno  superiore  inarcato,  e  non 
poco  prodotto  nell'interno  dell'orbita,  di  cui 
termina  quasi  la  parte  laterale  ed  inferiore; 
l'altro  interno;  il  ter/o  esterno;  e  finalmente 
il  quarto  inferiore.  Golf  intervento  di  questi 
lati  si  unisce  colf  osso  mascellare,  co!  fronta- 
le, moltifonne,  e  temporale;  col  quale  per 
mezzo  dell'apofisi  detta  giagale  forma  un  pon- 
te ,  ossia  giogo.  E'  dolcemente  convesso  nella 
faccia  d'  avanti  ,  e  perciò  altrettanto  concavo 
in  quella  di  dietro.  Conciosiacosache  poi  queste 
connessioni  ora  indicate  si  facciano  per  via  di 
certe  elevatezze  ,  insegnano  perciò  gli  anoto- 
mici  doversi  osservare  quattro  apofisi  in  que- 
st'osco; mascelìarc  cioè  ,  frontale ,  sfenoidea , 
e  temporale-,  le  quali  sarà  facile  ad  ognuno  il 
conoscere  dalle  descritte  connessioni. 

i5i.   In   qm'nto  luoiro  tra  le  ossa  della  raa- 

Onali  nel  la-  .'  ^  I  •  1 

ciimaic>.  scella  superiore  ponemmo  quel  pajo  .  che  no- 
miuammo  lacrimale  ovvero  unguis .  Una  tenue 
lametta  compone  quest'osso,  il  quale  perciò 
è  diatano,  e  sta  nell'angolo  interno  delT  or- 
bita ,  cioè  alle  narici.  Così  compisce  la  parte 
interna,  e  insieme  in  quel  luogo  la  parie 
d'avanti    dell'orbita;    imperciocché    superior- 


8[ 


mente  attaccasi  all'osso  della  fronte,  in  avanti 
all'apoflsi  nasale  superiore  dell'osso  mascellare, 
inferiormente  all'  osso  istesso  mascellare,  po- 
steriormente alla  parte  piana  dell'  osso  cribri- 
forme. Ha  due  factie  :  una  interiore,  colla 
quale  guarda  le  narici,  e  questa  è  composta 
di  quasi  due  piani  cke  convengono  in  angolo 
assai  ottuso;  l'altra  esterna,  dolcemente  con- 
cava, notata  d'una  linea  eminente,  la  quale 
internamente  corrisponde  all'  angolo  indicato  ; 
e  questa  eminenza  insieme  col  lembo  anteriore 
di  quest'  osso  forma  un  solco  lunghetto ,  tra 
il  quale  in  parte  nascondesi  il  sacco  lacrimale, 
il  quale  descriveremo  a  suo  luogo  ,  ed  havvi 
principio  il  canal  nasale  . 

i52.  Il  sesto  pajo  di  ossi  componenti  laQ^aiineUi- 
mascella  superiore  fa  la  parte  superiore  del 
naso;  quindi  furono  chiamati  nasali.  Questi 
ossetti  lunghi,  quasi  quadrilateri,  nella  parte 
infima  più  larghile  più  tenui,  congiunti  per 
un'armonica  sutura,  compongono  la  spina,  ov- 
vero il  dorso  supremo  del  naso.  Nella  estre- 
mità di  sopra  sono  quasi  inseriti  nell'  osso 
frontale  ;  colla  medesima  sutura  sono  uniti 
all'  apofisi  nasale  superiore  dell'  osso  mascel- 
lare ;  inferiormente  nel  lembo  acuto  ornato  di 
alcune  prominenze  come  denticeli  si  attaccano 
colla  principal  cartilagine  del  naso;  finalmente 
a  quella  sutura  ,  con  cui  sono  tra  loro  unite 
quest'ossa  del  naso,  corrisponde  posteriormente 

6 


mere 


8a 


quasi  una  spina  prominente,  a  cui  appoggiasi 
r  osseo  setto  del  naso  (N.  14  0  '  ^^^^  ^^^^" 
(le  r  osso  cribroso  in  due  parti  per  V  ordina- 
rio ngunli. 
Qnnincivo-  '53.  L' OSSO  deciPxio  terzo,  ossia  dispari  della 
mascella  superiore  egli  è  quello,  che  dalla  sua 
figura  nomasi  vomere.  Egli  è  fatto  d'una  dop- 
pia lamina  l'una  e  l'altra  cosi  insieme  rassodata 
inferiormente  e  posteriormente  ;,  che  sembri- 
no una  sola  ;  anteriormente  poi  e  superior- 
mente queste  lamette  aprentisi  sembrano  com- 
poste d'  una  sostanza  spungosa  ,  ovvero  di  celle 
assai  piccole.  Inoltre  nella  sede  più  alta  e 
posteriore  queste  istesse  lamine  essendo  dis- 
giunte e  riflesse  all'esterno,  formano  da  una 
parte  e  dall'  altra  un  tenue  labbro  con  un 
solco  lunMietto  tra  mezzo  dato  dalla  natura 
a  fine  di  abbracciare  la  spina  dell'  osso  mol- 
tiforme  (N.  140),  e  per  unirsi  con  quest'osso, 
siccome  ì  lembi  di  codeste  labbra  connettonsi 
cogli  ossi  palatini .  In  avanti  le  lamine  com- 
ponenti s'  inseriscono  con  quella  cartilagine, 
la  quale  compie  il  setto  del  naso  nella  parte 
anteriore;  superiormente  poi  con  quella  por- 
zione del  medesimo  setto ,  la  quale  procede 
dall'osso  cribriforme.  Finalmente  V  ultimo  con- 
giungimento di  quest"  osso  si  è  con  quell'apo- 
fisi  deir  osso  mascellare  detta  palatina  ,  e 
cogli  stessi  ossi  palatini;  i  quai  due  dicemmo 
(N.    144  7  '4?)  elevarsi  tra  le  narici  con  una 


certa  spina ,  affincliè  si  potesse  congiungciie 
al  vomere  e  col  restante  del  setto  df-lle  Do- 
rici clie  appartiene  alla   parte  inferiore  . 

i54.    Di    questi    tredici    ossi    componenti  laninuaiio^n 

I  1  _  ...    si  (oruiiiio  It! 

mascella  superiore  annoveransì  quattro,  i  quali  orbite. 
concorrono  a  iormar  V  orbita:  il  mascellare 
cioè,  il  giogaie,  il  lagrimale,  ed  il  palatino. 
Siccome  poi  ogni  orbita  è  composta  dì  sette 
diversi  ossi,  quindi  gli  altri  tre  sono  di  quei 
del  cranio  :  il  frontale  cioè  ,  il  moUifor- 
me  ,  ed  il  cribroso .  Le  orbite  poi  fatte  per 
ricevere  il  bulbo  dell'  occhio  rappresentano 
delle  cavità  conoidee,  riguardante  la  base  in 
avanti,  e  l'apice  al  di  dietro.  La  parte  su- 
periore della  base  è  fatta  dall'  osso  frontale  ; 
1'  inferiore  dal  mascellare;  1'  esterna  dall'osso 
giugale;  V  esterna  parimenti  ed  insieme  quasi 
la  posteriore  dall'osso  moltiforme,  il  quale  it\ 
questo  luogo  col  vicino  mascellare  comprende 
la  fessura  nominata  perciò  sfeno- mascellare  ; 
l'interna  d'avanti  dall'osso  lacrimale;  fin- 
terna  di  mezzo,  ed  oltre,  dalla  parte  piana 
del  cribriforme;  finalmente  la  più  profonda  di 
tutte,  e  perciò  la  posteriore  dal  moltiforme, 
e  dal   palatino. 

i55.  Appartiene    finalmente    alle   ossa    ^^el  ^h'^^^';';;'^ 
capo  la   mascella  inferiore ,   nec,li  adulti  d'  nn  neiumai  d- 

1  -^  .        .        "■  V  .1.1  laferiortr, 

solo  osso  composta,  il  cui  sito  e  noto  a  tutti. 
Ella  ha  come  una  figura  semiovale,  e  dividesi 
in  corpo  ,  in  margini,  angoli,  processi  o  apo- 


S4 

fisi,  e  finalmente  in   denti.   Nel  corpo,  che  è 
composto  d'una  sostanza  ossea  e  dura,  notan- 
dosi  tramezzo  una  tessitura  spungosa,   si  con- 
siderano due  faccie    esterna,    e  interna.  Una 
e   r  altra    nella    sede    inferiore   ha    un    lembo 
ottuso,  o  piuttosto  convesso,  ma  non  per  ogni 
dove;   imperciocché  una   terza  parte  incirca  di 
questo  lembo,  in  cui  trovasi  il  margine  esterno 
e  interno,  avanti  che  formi   un   lato  dell'an- 
golo  della    mascella,  scemasi  quasi  in  acuto; 
e  queste  faccie  nella  parte  superiore  sono  ter- 
minate da  un  altro  lembo ,  e  questo  più  cras- 
so, in  cui  vedonsi  le  cavità,  ossia  alveoli  per 
ricevere     i    denti  .    Di    piìi    la    faccia    interna 
sotLo    i    denti    molari     alzasi    con    una    linea 
eminente    condotta    trasversalmente  ,  così  an- 
cora con  una  spina  ,    o    certamente    con  delle 
asperità  in  mezzo,  nei  quai  luoghi  vengono  in- 
seriti ceni  muscoli.  La    parte  di  mezzo  esterna 
ella  è  quella,  che  chiamano  genio  o  mento. 
^,    ,    ^  i56.  Il  corpo  di  quest'osso  è  finito  dall'una 

Si  ad  osservare  e  dall  altra  parte  (ìà  un  angolo,  di  cui  un 
«cella.  lato  dal  lembo  della  mascella  inferiore;  l'al- 
tro sorgendo  ad  angolo  ottuso  dall'  istesso  corpo 
della  mascella  termina  in  un  capitello  a  qual- 
che maniera  elittico  .  Questo  capitello  nomi- 
nano apofisi  condiloidea  della  mascella  infe- 
riore; col  mezzo  della  c[uale  frapponendosi  una 
mobile  cartilagine  (N.  109)  ,  questa  mascella 
si  articola  colla  superiore.  Da  codesta  apofisi, 


85 


un  poclietto  esteriormente,  una  linea  promi- 
nente, ossia  una  spina  elevasi,  la  quale  an- 
daiKJo  dall'alto  al  basso  dal  di  dietro  in  avanti 
determina  uno  spazio  semiUinare  finendo  in 
un'  acuta  eminenza  ,  a  cui  si  dà  il  nome  di 
apofsi  coroiioide  delia  mascella  inferiore,  in 
cui  si  inserisce  validissimamente  il  tendine  del 
muscolo  temporale.  Finalmente  l'uno  e  T  altro 
angolo  sì  il  destro  che  il  sinistro  si  suole  divi- 
dere in  faccia  esterna  ed  interna;  e  vedonsi  al- 
cune asperità  ad  ambe  le  faccie  degli  angoli  per 
un  più  fermo  attaccamento  di  certi  muscoli. 

157.    Nell'una    e    nell'altra    mascella   sono  Qmii «se si 

•     /%..;.  .  L'I'*^  l"   debbano    ri- 

innssi    1  denti,    e    immobili    si    tengono    negli  altere   a»; 
alveoli,  rassodati  ancora  dal  periostio,  e  dalle  **^'*''' 
gengive.  Noi  già  li  numerammo  al  N.   75;  ma 
di  questi  conviene  soggiugnere  qualche  parola. 
E  primieramente   i  denti ,  i  quali  nella  durez- 
za ,  e  nella  solidità  superano  qualunque  osso ,  p; ^^^^^ ^^j. 
si  divìdono  in  tre  specie;  incisori  cioè,  ca/.'/Vzi ,  *' *'"°- 
e  molari.  I  primi  sono  quattro  in  ambedue   le 
mascelle ,   nella    superiore    un    pò  più  grandi , 
e    sono   quei    della    parte  di  mezzo  in  avanti; 
sieguono   subito  dopo  questi  i  canini ,  uno  per 
parte:  finalmente  dopo  i  canini  entrano  in  or- 
ditìc  i  cinque  molari ,  cosicché  il  primo  de'qnali 
è  più  picciolo,  l'ultimo  più  grande,  non  così 
tuttavia    che    pareggi    la  grandezza  degli  alfi' <juais  „e  „-, 
molari.  Secondo  molti  Anatomici  sono  finti  di ''^  «"''^iu». 
doppia  sostanza  ;.  una  durissima,  candidissima, 


e  risplendente  mostrantesi  fuori  degli  alveoli , 
e  chiamano  corpo  ossia  corona  ,  sebbene  il 
nome  di  corona  appartenga  ai  soli  molari; 
r  altra  meno  dura  ,  che  dicesi  radice  ,  e  si 
nasconde  entro  gli  alveoli.  Lo  spazio  di  mezzo 
tra  la  corona  ,  e  la  radice  nominano  collo  ,  o 
cervice .  A  me  sembra  poi  nella  prima  età 
certamente,  che  tanto  la  corona,  quanto  la 
radice  sieno  composte  d' una  sola  sostanza  ; 
imperocché  quella  crosta  adamantina ,  o  vi- 
trea ,  nei  fanciulli  ancora  e  nei  adolescenti ,  è 
una  parte  ossea  del  dente ,  la  quale  termina 
nelhi  radice  :  havvi  differenza  soltanto  in  una 
alquanto  maggiore  bianchezza  e  lisciatura  , 
come  si  scorge  colf  occhio  armato  di  len- 
te. Avanzandosi  l'età,  la  corona  sembra  più 
splendente  che  la  radice  ,  ed  un  poco  anco- 
ra più  dura  ;  il  che  forse  deesi  attribuire  ad 
una  più  lunga  azione  dell'  aria  ,  q  degli  ali- 
menti p:ù  duri. 
Che  altro  ab-  i58.  Dìvcrsa  bensì  è  la  sostanza  interna 
''^^^'^'^"jj^J,",'^' dall' esterna  ;  imperciocché  quella  vestila  es- 
sendo d'  attorno  d'  una  crosta  vitrea  ,  e  spet- 
tantesi  al  corpo  ,  nell'  età  adulta  ora  più 
presto ,  ora  più  tardi  comincia  a  diventar  gial- 
lognola ;  quindi  quelle  linee  gialle  nella  cima 
degli  incisori,  e  quelle  macchie  del  medesimo 
colore  nella  superficie  dei  molari  ;  poiché  quella 
crosta  vitrea  in  quei  luoghi  dal  lungo  masti- 
care  fu  consunta.  Per  altro  i  denti  nella  ra- 


«7 

dice   non   vanno    tutti    del    pari  ;  imperciocché 
negli    incisori,  e  nei  canini    è  una    sola,    che 
alc|uanto    finisce    in    acuto;    di    rado    i    molari 
hanno    una   semplice    radice,  spesso  ne  hanno 
due,    e  tre,  e  quattro;  altri  le  hanno  rette, 
altri  curve,  altri  curve  insieme  e  rette,  rare 
volte  cilindriche,  per  l'ordinario  piane  da  una 
parte    e   dall'altra    dove   riguardano   gli    altri 
denti;   ora    le    radici    sono   disgiunte,    ora  due 
sono   assieme    unite ,    e  quasi  sempre  finiscono 
in    punta,  e  rarissime  volte  in  capitello.    Tra 
radici    e    radici    di    quei    denti,    che   ne  hanno 
.  più    d'  una  ,  vi  si  frappongono  di  mezzo  certi 
piccioli  setti  ossei  ^  le  quali  radici  perciò  sono 
inserrate  nel  proprio  singolare  alveolo  )  come 
vedesi  continuamente  tra  le  radici  d'  un  dente 
e  l'altro.  Alla  punta  di  qualunque  radice  ovvi 
un    fiorame    (  il    quale    in   molti  vecchi  svani- 
sce ),  or  semplice,  or  doppio,  per  cui  si  por- 
tano i  vasi,  e  i  nervi  nella  sostanza  del  dente  , 
il    quale    a    poco    a    poco    dilatato    arriva    fino 
nella    corona,    la    quale    pei'ciò    interiormente 
fiDrma    una    cavità    o    seno    appuntino    conve- 
niente   alla  forma  del  dente.    Imperciocché,  se 
gli  occhi    non    m'   ingannano  ,    la    cavità    del 
corpo  dei  molari  anch'essa  pure  ha  sparse  qua 
e    là    delle   eminenze    e    delle     picciole    caver- 
ne, le  quali  reciprocamente  corrispondono  alle 
cavità    ed    alle    em-nenze    che   esasperano    la 
superficie. 


S8 


Del  forami  delle  ossa  del  Capo , 

Qaaniisieno  i59.  Xlanno  Ic  ossa  del  cranio  e  delle  ma- 
forl'mr'^da  scelle  alcuni  forami,  i  quali  per  lo  più  cor- 
eramo.  j.^^^^  dallc  partì  interne  alle  esterne;  dei  quai 
forami,  terminata  avendo  l'osteologia  partico- 
lare del  capo,  dobbiamo  parlare  di  presente. 
I  principali  forami  pertanto  del  cranio  sono 
dieci  paja  ,  ed  un  dispari ,  il  quale  supera  di 
molto  tutti  gli  altri  in  diametro.  11  primo 
pajo  è  una  folla  di  forami  trovantesi  nella 
parte   superiore  dell'  osso  cribroso  ai   lati  della 

Dove    sia  il  '  i  ij  ìi  ^ 

vrimopa-fo  dì  cresta   di   gallo;  onde    avvenuto,  che    quella 

forami  .i-  .  -i  .    n  ... 

lamina  ossea  pertugiata  da  questi  torami  incerti 
di  numero,  e  alle  volte  moltissimi,  come  an- 
cora di  presente  ho  sotto  gli  occhi ,  sia  stata 
chiamata  lamina  cribrosa.  Entrano  per  questi 
forami  delle  picciole  fibre  nervee  provenienti 
principalmente  dai  processi  mammellari,  ovvero 
dal  primo  pajo  de*  nervi  ;  così  ancora  dei  va- 
setti colla  pia  meninge,  la  quale  parte  com- 
pone >  e  parte  veste  d'attorno  queste  propagini 
nervose. 

160.    Il  secondo  paio  sta  scolpito  nell'osso 

Dove  il  se-  ,    ./,  i  •  i 

coado.       moltirorme    sotto    la    parte    anteriore    alquanto 


laterale  della  sella  equina.  Pai^sa  per  questi 
due  forami  il  nervo  ottico;  e  la  dura  meninge 
che  veste  questo  nervo,  e  si  sovrainduce  all'or- 


89 

bita  ;  finalmente  fannosi  strada  delle  picciole 
arterie  dall'interna  carotide  pervenendo  alfoc- 
cliio,  e  delie  venette  aperte  nelle  gingolari 
interne. 

i6i.  Il  terzo  pajo ,  die  alcnni  chiamnno  il  note ii  terzo. 
forame  lacero,  viene  limitalo  dai  processi  tanto 
superiori  dell'osso  moltiforme^  quanto  da  cpielli 
che  fanno  cjuasi  la  posteriore  parte  dell'  or- 
bita ;  e  riceve  tra  l'oibita  non  tanto  la  dura 
meninge  e  le  arterie  e  vene  ,  cpianto  il  ter- 
zo ,  ed  il  quarto  pajo  de'  nervi ,  si  ancora 
il  primo  ramo  del  quinto  ,  e  una  porzione 
del   sesto  pajo. 

162.  Nella  base  dell'osso  moltiforme,  al  p„^^ ;, ^p,,p_ 
fine  della  sella  equina,  e  dal  lato  ancora  di'°P'i°' 
codesta  sella  veggonsi  due  fiDraml  uno  per 
parte,  che  fanno  il  quarto  pajo.  Per  questi 
forami  passa  con  dei  vasetti  insieme  il  secondo 
ramo  del  quinto  pajo ,  che  ha  per  nome  il 
mascellare  superiore;  il  quale,  superato  l'osso 
moltiforme,  scorre  alquanto  in  avanti  per  la 
fessura  sfeno-mascellare  (N.  1^4)  per  entrare 
nel  canale  posto  nella  parte  bassa  dell'orbita, 
e  scolpito  nell'osso  mascellare:  il  qual  canale 
apresì  poscia  sotto  l'orbita  alquanto  alle  parti 
del  naso. 

i63    1  forami  costituenti  il  quinto  pajo  sono  t^ot« 'i  qn^n- 
di  figura  ovale,  e  si  trovano  parimenti  nell'os- 
so moUiForme    di    dietro    e   sotto  l'efippio,    e 
lateralmente,   e  sì  mostrano  come    in   faccia; 


nel  qual  luogo  coclest' osso  si  unisce  colla  par- 
te  squamosa    e  petrosa    degli     ossi    temporali. 
Discende    per   questo    forame  insieme    con  dei 
vasi  il  terzo  ramo  del  quinto  pajo ,  che   dicesi 
mascellare  inferiore^  ed  è  più  crasso  degli   al- 
tri due  rami  del  medesimo  pajo.  9 
DoveiisLsto.       164.   Il  sesto  pajo  è  assai  vicino  al  qu  into 
ma    alquanto    posteriormente    e    più    esterna- 
mente; e  sebbene  sia  piccolo,  riceve   tuttavia, 
e  manda  fuori.  Riceve  un' arteriuzza  che  parte 
dalla  carotide  esterna  ,    la  quale  provvede   alla 
dura  meninge  e  scorre  co' suoi  rami  per  i  solchi 
(N.    i32.)  scolpiti  in  alcune  ossa    del  cranio; 
manda  poi  fuori  alcune  venuzze .  Dissi  questo 
forame  aver  la  sua  sede  nel!'  osso  moltiforme: 
e  di   fatti  quasi    sempre  manifestasi  nella  fac- 
cia esterna  di  quest'  osso,    cioè  fuori  del  cra- 
nio; ma  dentro  alle  volte  osservansi   la   di  lui 
apertura  tra  l'osso  moltiforme  e   1' apofisi   pe- 
trosa delle  ossa  temporali  ;    del  the  io  ne   ho 
alcuni  esempi. 
jiove  il  setti-       j65.  Il  settimo  pajo  è  un  forame  piuttosto 
grande  ,  conducente  al  canale,  che  scorre  sotto 
r  apohsl  petrosa,    e    quasi    sotto  di  essa  infe- 
riormente aperto.  Riceve  quivi  l'arteria  caro- 
tide detta  interiore  ,   o  piuttosto    cerebrale;   la 
qual  arteria  piegata,  andando  da  dietro  esterna- 
mente  in   avanti  internamente  ,  ascende  entro 
il  cranio  ai   lati  dell' efippio,  ne' quali  ewi  un 
solco,  o  una  leggier  fossetta,  clie  indicammo 


91 

al  N.  140.  Né  la  sola  carotide  cerebrale  en- 
tra in  questo  canale;  imperciocché  contiene 
dei  sorcoli  nervosi  appartenenti  al  sesto  pajo 
ed  al  secondo  ramo  elei  quinto  pajo  (  che  sono 
radici  del  nervo  intercostale  ) ,  uniti  valida- 
mente air  istessa  arteria,  come  sotto  gli  oc- 
chi ho  ancora  al  presente  ;  e  i  quali  sotto 
questo  canale  si  mischiano,  e  sì  congiungono 
in  nodo,  o  contorcimento. 

166.  Per  Voltavo  pajo  di  forami,  chiamato  i^ove  rotta- 
ancora  forame   acustico  ,    sul  fine  dell'  apofisi 
petrosa,  e  posteriormente  aperto  entravi    con 

certe  arteriuzze  il  nervo  sì  molle,  che  duro: 
e  mentre  quello  nel  fondo  del  forame  per 
minori  forami  aperti  nella  base  della  coclea  , 
e  nel  vestibolo  entra  nel  laberinto  dell'orec- 
chio ,  questo  tenendo  la  parte  superiore  di 
detto  forame  entra  in  un  picciol  canale  parti-  • 
colare ,  il  quale  andando  sopra  il  vestibolo  del 
laberinto  va  nelT  esterna  parte  e  di  dietro  per 
uscire  dal  cranio  alla  base  dell*  apofisi  mam- 
mellare  tra  questa  e  l'altra  apofisi  stiloidea . 
Questo  canale  è  l' acquedotto  del  Faloppio  che 
trae  origine  da  un  altro  forame ,  che  vedesi 
nella  petrosa  apofisi  esteriormente  e  d'  avan- 
ti non  lungi  dalla  squama  dell'  osso  delle 
tempia  . 

167.  Il    720/20    pajo      di     forami      è     piuttosto  Dove  UnoM. 

un'apertura,  che  foram-e.  Poiché  esteriormente 
formasi  dall'osso  petroso,  internamente  dall'oc- 


92 

cipitale.  Alle  volte  è  doppio,  ìntervenenrlovì 
allora  una  lamina  ossea  dividente  1  apertu'a 
in  due,  in  guisa  che  l'interna  è  più  angusta 
dell'esterna.  Discende  per  l'interna  apertura 
l'ottavo  pajo  di  nervi,  ossia  vago,  e  spinale, 
il  quale  apresi  la  via  nel  cranio  per  il  forame 
dell'  occipite  ;  per  l' esterna  poi  scorre  il  seno 
laterale  della  dura  meninge,  il  quale  è  con- 
tinuo alla  vena  giugolare  interna;  e  vi  ascende 
ancora  un' arteriuzza  ,  la  quale  co' suoi  rametti 
si  disperde  per  la  medesima  meninge.  Questo 
forame ,  fuori  del  cranio ,  spiegasi  superior- 
mente in  una  cavità  ossea,  ossia  in  arco; 
la  quale  cavità  è  formata  dalla  tuberosità 
dell'osso  occipite,  e  massimamente  dell' apofisi 
petrosa,  ed  è  occupata  dal  ceppo  dell'interna 
giugolare. 
„     .,  ,  i68.  Finalmente  il   decimo  paio  di  forami 

Dove  il  deci-  ,  •     •       i  •  i 

mo.  trovasi  nell  osso  occipitale  circa  il  gran  forame 

di  questo,  tra  le  apofisi  condiloidee ,  e  le  tu- 
berosità di  quest'osso  (N.  i34).  Questi  forami 
inclinati  dall' interno  posteriore  all'  esterno  an- 
teriore danno  passaggio  al  nono  pajo  de' nervi. 
//  forame  dispari  è  il  gran  forame  dell'  occi- 
pite, per  cui  esce  la  midolla  spinale  disposta 
a  forma  di  funicolo  continuo  alla  midolla  oblon- 
gata  del  cerebro;  entrano  poi  due  arterie  dette 
vertebrali  ,  e  quel  pajo  di  nervi  chiamato  spi^ 
naie  i  accostandosi  all'ottavo,  ond' è  che  questo 
nervo  spinale  dicesi  ancora  accessorio. 


95 

i6q.  I   fin   qui   accennati   forami   lì  dissi  i  Qn^uay'^f''- 

7  1  rami  SI  trovino 

principali;  poiché  degli  altri  ve  ne  sono,  dei  »ei capo. 
quali  alcuni  non  sempre  si  trovano,  alcuni 
non  sono  né  costanti  ,  né  sempre  aperti  nel 
medesimo  luogo ,  né  finalmente  tali ,  che  alle 
Tolte  non  siano  privi  del  forame  compagno 
nell'altra  parte  del  capo.  Questo  osservasi  nel 
frontale,  ne'  parietali,  ne'  temporali,  nell'occi- 
pitale, nel  moltiforme,  nei  mascellari,  palatini, 
giugali,  ed  in  altri.  Imperciocché  i\e\  frontale  i^^,^^ 
e  particolarmente  nel  ciglio  dell'orbita  ,nn  poco 
verso  le  narici,  ora  evvi  un  semplice  forame ,  ora 
doppio ,  ora  una  incisura  che  concede  transito 
a  dei  vasetti  ,  ed  a  quel  nervo  del  quinto 
pajo  5  che  chiamasi  oftalmico.  Dicesi  da  alcuni 
forame  sovraorbitale.  Similmente  neU'osso  della 
fronte  tra  l'orbita,  dove  quest'osso  si  con- 
giunge col  piano  del  cribriforme  ,  soglionvi 
essere  due  piccioli  forami  uno  per  parte ,  per 
cui  e  dei  vasetti  si  conducono  e  dei  nervetti 
entro  le  narici. 

170.  Nei  parietali  alle  volte,  o  in  uno  di  ^.^f^^;.';^' pl- 
essi ,   per   ordinario    a    mezza   sede  loro ,  dove 

si  uniscono  tra  loro  per  la  sutura  sagittale , 
havvi  un  forame,  che  apre  la  strada  alle  vene 
tendenti  al  seno  longitudinale  della  duia  me- 
ninge. 

171.  Così    nel  temporale    (   oltre    il    meato  poTj,'i"^  *^"'' 
uditorio,  e  l'acquedotto  di  Faloppio  indicato  di 

sopra  ;   oltre   il  canale  osseo  ^   ossia  tuba  ,  di 


94 

cui ,  come  degli  altri  forami  interni ,  altrove 
verrà  luogo  più  opportuno  di  parlarne  )  havvi 
per  lo  più  un  forame  posteriormente  alla  ra- 
dice dell' apofisi  niammellaré,  talvolta  un  dop- 
pio nell'altro  lato,  alle  volte  ancora  scolpito 
egli  è  tra  V  osso  temporale  e  f  occipitale^ 
per  cui  si  traducono  delle  .arteriuzze  apparte- 
nenti alla  dura  meninge ,  e  le  vene  occipitali 
comunicanti  da  una  parte  e  dall'  altra  col 
seno  laterale.  Né  manca  in  quest'osso  inter- 
namente tra  r  apofisi  petrosa  e  squamosa  una 
fessura  detta  Glaseri  ,  e  dessa  è  costante  , 
conducente  al  canaletto^  per  cui  esce  dai  pe- 
netrali dell'  orecchio  la  corda  del  timpano  , 
che  a  suo  luogo  descriveremo ,  per  andare  al 
nervo  linguale  procedente  dal  terzo  ramo  del 
quinto  pajo;  ed  entro  il  quale,  se  ben  io  veg- 
go, nascondesi  ancor  superiormente  il  tendine 
del  muscolo  esterno  appartenente  a  quel!'  os- 
setto  dell'  udito  nominato  inalleo ,  e  al  pro- 
cesso lunghissimo  di  questo  detto  apofisi  Fo-" 
liana .  Finalmente  nelf  apofisi  petrosa ,  sotto 
il  forame  acustico,  trovasi  sempre  un  arco 
osseo  5  ed  un  poco  esteriormente  una  rima  , 
ovvero  un'  apertura  ;  quello  dicesi  apparte- 
nere air  acquedotto  della  coclea ,  questa  a 
quello  del  vestibolo  .  L'  arco  ,  ed  il  cana- 
letto a  questo  corrispondente  vien  chiuso  da 
ambe  le  lamine  della  dura  meninge  ;  la 
rima    poi    ovvero    V  apertura    viene    evidente- 


Quali  ndl'oi; 


mente    chiusa    interiormente  dalla   lamina   so- 
lamente esterna  . 

172.  Dietro  le  npofisi  condiloidee  dell'  osso  J'J-'^,"''' 
deir  occipite,  e  perciò  circa  l'  estremità  del 
gran  forame  del  cranio  osservasi  alle  volte  per 
transito  delle  vene  vertebrali  una  bocca  d'un 
altro  forame  d'ambe  le  parti  (fornito  di  spes- 
so, come  io  veogo,  di  altri  più  piccioli  posti 
alcjnanto  posteriormente).  Questi  forami,  quan- 
do vi  sono,  fanno  quasi  due  canali  scolpiti 
nella  sostanza  delle  apofisi  condiloidee;  quando 
poi  mancano ,  le  vene  vertebrali  o  distribuite  in 
rami  minori  passano  per  i  forami  minori  teste 
indicati,  o  con  un  tronco  solo  per  parte  pas- 
sano per  il  forame  dell'  occipite  nei  seni  laterali. 

17Ì.  Per  ciò  che  riguarda  al  moltiforme  ,  q,,^!;  „,, 
nella  parte  superiore  delle  apofisi  pterigoidee  s*"'""^^^ 
mostrasi  un  forame,  il  quale,  come  osservò  (i) 
il  chiarissimo  Santorini  ,  fu  dato  dalla  natura 
per  il  passaggio  del  nuovo  emissario  ,  cioè  per 
quel  picciolo  canaletto  chiuso  entro  la  du- 
ra meninge ,  conducendo  fuori  il  sangue  dai 
ricettacoli  della  medesima.  Il  qual  forame  però 
e  massimamente  l' annessovi  canaletto  allora 
si  può  ben  vedere  solamente  quando  abbiasi 
separato  l'osso  moltiforme  dagli  altri.  Imper- 
ciocché allora  alla  radice  ,    ossia  all'  estremità 


(0  Obser    anat.  C.  HI    §.  XXIX. 


96 

superiore  della  pterÌ2;oiclea  interna ,  e  nella 
faccia  esteriore  di  questa  osservasi  una'apertura 
alquanto  triangolare  ,  per  cui  facendo  passare 
una  setola  ancora  di  qualche  grossezza,  qua 
e  là  sotto  il  seno  sfenoideo  e  lateralmente, 
con  facilità  si  tramanda  da  di  dietro  in  avan- 
ti,  e  a  vicenda . 
,-,  ,.    .  174.  G-li  ossi  mascellari,  dove  anteriormente 

Qnah  nei  ma-      .  . 

sceiiaci.  si  uniscono,  subito  dopo  i  denti  incisori  ,  hanno 
un  forame  chiamato  incisivo  o  palatino  ante- 
riore ,  per  cui  la  membrana  del  palato  si  con- 
giunge con  quella  che  veste  le  narici ,  e  vi 
passano  ancora  dei  vasetti,  e  dei  nervi  (i)  che 
vanno  dalle  narici  nel  palato.  Sono  dati  alle 
volte  a  quest'  osso  nella  sede  posteriore  del 
seno  mascellare  due  forami  qua  e  là ,  per  cui 
passano  dei  nervi  nella  membrana  del  seno . 
Inoltre  in  quella  parte  dove  1"  apofisi  palatina 
di  quest'ossosi  unisce  all'osso  del  palato  ,  vicino 
all'ultimo  dente  molare,  manifestasi  un  forame 
indicnto  anteriormente  da  un  --certo  solco, 
il  quale  sebbene  comune  ad  ambidue  quest'os- 
sa ,  dicesi  nulla  di  meno  forame  palatino  pò-- 
steriore ,  per  cui  e  nervi  e  vasi  vanno  alla 
membrana  del  palato.  Finalmente  l'osso  ma- 


(i)  Vedi  il  Ch.  Scarpa  Anotomico  di  Pavia  Anatom. 
Annot.  lib.  li.  Gap.  V.  §.  III.,  il  quale  scoprì  in  questo 
forame  incisivo  due  canalctiis  anteriore,  e  posteriore  ec. 


pa- 


97 

scìllare  è  fornito  d'un  forame  sotto  forbita, 
conducente  al  canale,  per  cui  il  secondo  ra- 
mo del  quinto  pajo  va  dall'  interno  all'  ester- 
no ;  ed  avuto  riguardo  alla  sua  sede  dicesi 
questo   forame   infraorbitalc  . 

175.  Osservasi  nell'osso  giugale  un  forame,  on.iiinpièi« 
e  per    T  ordinario    in    mezzo    alla  sua    faccia  ^^''" 
esterna;  nel  quale  io    vidi   costantemente  senza 
alcun   dubbio    penetrare  dei    vasi  ,    e    non  dei 
nervi. 

176.  Oltre    il   forame,    che    dissi    poco   fa  q^^i;  nei 
chiamarsi    palatino    posteriore    (N.    1 74)    (   e  ^''''''• 
attorno  al  quale  veggonsi  di  spesso  def>li   altri 
forami    minori  ,   die    ammettono    e    nervi ,    e 

vasi  )  r  osso  palatino  ha  tra  la  sua  apofisi 
nasale  e  orbitale  un'  incisura ,  la  quale  forma 
la  massima  parte  di  quel  forame,  che  da  al- 
cuni si  costuma  chiamarsi  sfeno-palatino;  per- 
chè nella  sede  superiore  questa  incisura  com- 
piesi  dalla  base  dell'osso  sfenoideo  .  Per  questo 
forame  si  portano  nelle  narici  insieme  con  dei 
nervi  ancora  dal  secondo  ramo  del  quinto  pajo. 

177.  Sopra    gli  ossi    palatini    dove  limitano  pio  "Zi 
superiormente,  e  posteriormente  l'interne  na- ^^'"'°''^^°' 
rici,  cioè  sopra    1' apofisi    nasale    di  questi  os- 

setti ,  ed  ai  lati  dell'  apofisi  dell'  osso  vomere 
osservasi  costantemente  un  altro  forame,  il 
quale  non  tanto  è  comune  a  questa  apofisi 
nasale,  quanto  all'osso  che  vi  sovrasta  sfenoi- 
deo.   Viene    per    1'  ordinario     indicato   da    un 

7 


od 


c(\{a  solco  scolpito  neir  osso  basilare,  per  cui 
iin;i  setola  ancora  tli  cjualclie  grossezza  se  vi 
SI  faccia  passare^  superato  un  certo  canaletto 
]ìer  rt-tta  via  conduce  anteriormente  nelle  na- 
iici  .'iir  intervallo,  o  piuttosto  all'  apertura  , 
the  havvi  nell'osso  turbinato  superiormente  in 
guisa,  che  sembrino  due  ossetti  turbinati;  e 
sebbene  sia  un  solo ,  posteriormente  è  diviso 
in  due  parti  ineguali,  non  però  dalla  cima  al 
fondo  (N.  14-).  Sarà  cpiesto  forse  c[uel  fora- 
nie^  per  cui  cpiel  ^ern»oglio  nervoso  passa,  che 
procede  dal  secondo  ramo  del  quinto  pajo;  il 
quale,  come  avvisa  il  grande  Albino  (i),  pe- 
vctra  nella  parte  posteriore  del  naso  per  quel 
/ orarne)  che  si  fa  daWosso  del  palato  e  dalla 
base  del  moltiforme  alla  parte  posteriore  del 
naso  superiore  e  laterale?  Sembrami  questa 
ilescrizione  convenire  a  dirittura  al  forame 
or  indicato. 

178,  Questi  sono  que' forami,  che  più  fre- 
quentemente sogliono  trovarsi  nelle  ossa  del 
capo;  ne'  quali  però  altri  non  mancano  non 
pochi j  incerti  e  di  diametro,  e  di  luogo,  inser- 
vienti per  lo  più  a  ricevere  e  a  tramandare 
dei  vasetti.  A  quelli  pertanto,  cr.e  noi  fin  qui 
QuaH  nella  abbiamo  notali,  dega,ionsi  a^giugnere  due  altre 

mascella  in-  .  •  i.  "'  ,1  ^\         •     r 

feriore.       p^ja,  1  quali   appai  tendono  alla  mascella  inte- 


(i)  Explic.  Tah.ELutach.  Tah.  XYIII.  pag,  io®  .1.  F. 


9) 

tiore.  Nella  faccia  interna  cioè  di  questa  ma- 
scella ,  un  po'  sotto  ({uello  spazio  semilun.ire  , 
che  divide  1'  apofià  coronoide  dalla  condì loi- 
dea  ,  evvi  un  visibile  forame  ,  il  quale  è  la 
bocca  del  canale,  nel  quale  discendono  e  dei 
vasi,  e  il  terzo  ramo  del  quinto  pajo.  Tutti 
quei  vasi  dopo  aver  provveduto  ai  denti  ,  e 
all'osso  della  stessa  mascella,  per  due  fora- 
mi minori  aperti  esteriormente  escono  per 
l'ordinario  fra  l'altezza  di  mezzo  di  quest'os- 
so, e  in  quel  laogo,  che  corrisponde  a  quel 
piccolo  spazio  eh'  evvi  tra  mezzo  il  primo  ed 
il  secondo  dente  molare. 


CAPO  SETTIMO 

Delle  ossa  del  Tronco. 


170  Oostentasi    il  capo  su  d'una  colonna  Piq^ai;  pani 

.  1  /^  •  1     1 1        1  o        ^'^  composto  il 

ossea  piegata  alquanto  a  loggia  delie  lettere  b  ,  tronco. 
la  qual  colonna  siccome  per  la  maggior  parte 
è  fatta  di  pezzetti  ossei ,  a  cui  si  die  il  nome 
di  vertebre  ,  ossia  spondili  ,  fu  perciò  detta 
colonna  delle  vertebre  .  Altri  la  chiamano  spi- 
na ^  e  la  dividono  in  tre  parti:  in  colonna 
cioè,   in   base  j  ed   in   appendice . 

i8o.   Ventinove   ossa  formano    la    colonna  ,  ^saViTspi- 
ossia    spina    propriamente   detta  j  delle   eguali  ^''^' 


1  oo 


ventiquattro  quasi  simili  diconsi  vertebre.  Le 
sette  superiori  appartengono  al  collo;  le  dodici 
seguenti  sono  le  vertebre  del  dorso  ;  e  succe- 
dono a  queste  le  altre  cinque,  le  quali  spet- 
tano ai  lombi  ,  all'  ultima  delle  quali  infe- 
riormente si  aggiugne  la  base,  cioè  V  osso 
sacro,  coir  appendice  aumentata  all'estremità 
di  questo  composta  di  quattro  ossetti  negli 
adulti  principalmente  ,  e  ne'  vecchi  ,  i  quali 
pure  in  un  solo  si  condensarono  ,  la  quale 
appendice  dicesi  osso  del  coccige  ,  o  della 
coda . 
Qnaiiooiedeb-  *  8  I .  Tuttc  Ic  vertcbrc  convengono  tra  loro 
bausigeiurai-  ^q^  p^^^  j;jella  figura;  differiscono  poi  si  nella 

mente  osserva-  l  o  l 

renelle  varie- o-randezza,  come    nella    forma,  e  nel   numero 

fere  .  ^ 

delle  prominenze  che  hanno  .  Generalmente 
parlando  tutte  le  vertebre  hanno  il  loro  cor- 
po, e  nove  processi,  ossia  apofisi.  Il  corpo  rap- 
presenta un  osso  piuttosto  largo,  crasso,  spun- 
goso ,  coperto  d'  una  tenue  lamina  ossea  ,  in 
cui  veggonsi  innumerevoli  piccioli  forami  per 
il  passaggio  de'  vasi  ;  e  la  quale  si  fa  aspra 
da  solchi ,  e  quasi  da  linee  alquanto  elevate 
per  una  più  ferma  adesione  di  certi  ligamenti 
che  servono  ad  unire.  Anteriormente  è  inar- 
cato ,  posteriormente  quasi  concavo  ;  di  sotto  , 
e  di  sopra  piano  ,  co'  lembi  ,  ovvero  labbra 
alquanto  prominenti  di  fuori  ;  dal  che  indi 
avviene,  che  la  faccia  d'avanti  del  corpo  sem- 
bri scavata    in    un    leggier    seno  ;    quasi    che 


lOJ 


un  grasso  cìno:oìo  abbia  astretto  1'  osso  ,  nien- 
tre  era  molle  ,  proibendo  il  troppo  accresci- 
mento. 

182  E>-'cono  esteriormente  e  nn  po'  supe- Q"aiiecT«aivte 
riormente  dal  corpo  delle  vertebre  due  apofisi  d.;Ue vcncbia. 
lina  per  parte;  vanno  indietro,  si  piegano  al- 
cjuanto  in  arco  ,  e  convengono  in  un  processo  , 
ossia  in  un'altra  apofisi  ;  per  lo  che  insieme 
col  corpo  delle  vertebre,  o  piuttosto  colla 
faccia  di  questo  posteriore  e  sinuosa  ,  formano 
quasi  un  anello,  il  quale  cogli  altri  anelli 
ossei  delle  altre  vertebre ,  insieme  uniti  per 
mezzo  di  cartilagini  che  vi  si  frappongo- 
no,  e  di  ligamenti  che  vi  sono  sopra  tesi,  e 
inseriti ,  viene  a  formare  quel  forame ,  o  piut- 
tosto canale  composto  di  anella  ossee,  che 
alcuni  chiamano  teca  delle  vertebre  ,  per  cui 
passa  la  midolla  spinale,  e  si  produce  sino 
alla  fine  dell'osso  sacro.  Il  processo,  in  cui 
convengono  queste  due  apofisi ,  dalla  sua  qua- 
lunque fio;ura  chiamano  processo  spinoso ,  o 
apofisi  spinosa  \  il  che  avanti  di  fare  tutte 
metton  fuori  tre  prominenze;  una  più  crassa, 
e  pii^i  lunga  prodotta  fuori  del  lato  corrispon- 
dente; le  quali  due  prominenze  avendo  riguardo 
al  loro  collocamento  diconsi  apojisi  transverse  ; 
delle  altre  minori  e  più  tenui  una  riguarda 
superiormente  avente  una  faccia  levigata  or 
quasi  piana,  ed  ora  sinuosa;  l'altra  riguarda  in- 
feriormente, avendo  una  faccia  parimenti  liscia ^ 


l  02 


or  piana,  ed  or  convessa  voltata  in  avanti. 
Coir  ajuto  di  queste  quattro  apotìsi  minori  , 
frapponendovisi  una  tenue  crosta  cartilaginosa 
uelie  ossa  recenti;,  si  articolano  le  vertebre 
tra  loro;  per  la  qual  cosa  da  alcuni  articolari, 
da  altri  per  la  lor  faccia  alquanto  obliqua 
all'orizonte,  sono  chiamate  oblique. 

i83.  Finalmente    sotto    e  sopra    i    processi. 

Che  altro  ah-  •  1     '  1        •       1     '  1 

biasi ad osser- o    aponsi    parteudo    pria    da  lati  dei   corpi  de- 
vare uelle  ver-  .  |  .  .  •  -,  . 

tekre.  vonsi   notare  due  seni,  o  piuttosto  due  ardii, 

i  quali,  con  tanti  archi  di  ciascuna  vertebra 
superiore,  e  dell'inferiore  vicina  fanno  quattro 
forami;  per  cui  dalla  teca  delle  vertebre  trag- 
gonsi  fuori  i  nervi  spinali  procedenti  dal  funi- 
colo spinale.  Sonovi  adunque  in  ambi  i  lati  di 
ciascuna  vertebra  due  seiuiforami,  i  quali  termi- 
nati dalle  vertebre  corrispondenti  formano  ven- 
tiquattro aperture  per  parte  ,  che  da  molti  di- 
consi  forami  intervertebrali .  Il  primo  è  tra  la 
prima,  e  Ja  seconda  vertebra  del  collo;  l' ul- 
tim.o  poi  tra  1' nltima  dei  lombi  e  Tosso  sacro, 
in  "cui  sta  scolpito  un'arco  simile,  o  semifo- 
ranif^ . 

184.   Le  vertebre  poi  del  collo,  del  dorso, 

QuaV.sìenocer-  ,.,,.,  f  ì- a 

te  speciali  diffe- e    dei   iombi   hanno  alcune  ditlerenze  ,  per  cui 

renze  delle  ver-  .  /-.      . ,  -,  f        ^        ^ 

lebre.  hoh  Si   possono  facilmente  tra  loro  contendere. 

Imperciocché  primieramente  dall'osso  sacro  fino 
al  capo  le  vertebre  componenti  l'ossea  colonna 
a  poco  a  poco  diminuiscono  in  grossezza  ;  di 
poi    tra   le   sette   vertebre  della  cervice  j,  oltre 


io3 


di  che  tutte  sono  fritte  d'  un  corpo  p-ù  duro 
meno  inarcato  davanti  ,  le  cinque  inferiori 
hanno  questo  di  particolare ,  che  il  loro  corpo 
sia  piegato  nella  faccia  superiore  onde  ricevere 
più  comodamente  il  corpo  della  vertebra  che 
vi  sta  sopra.  Imperocché  i  processi  (N-  182) 
procedenti  superiormente  dai  Iati  dei  corpi,  e 
che  vanno  indietro  ;,  sono  posti  piìi  alto  che 
nelle  altre  vertebre;  laonde  devesi  a  quesii 
processi  l'una  e  l'altra  estremità  di  quel  seno, 
di  cui  avvisai  poco  fa  esser  fornito  il  corpo 
nella  faccia  superiore.  Cosi  questi  estremi  co- 
stituiscono due  altre  fipofisi  da  aggiugnersi  alle 
altre,  e  proprie  di  queste  vertebre;  siccome 
un'altra  apofisi  nggiugner  si  può  a  tutte  le 
altre,  ogniijualvolta  facciamo  una  doppia  spi- 
nosa, quando  il  di  lei  apice  dividesi  quasi  in 
due  simili  apofisi  in  molte  vertebre  del  collo; 
dissi  in  ììiolie'^  imperciocché  di  tutte  la  supe- 
riore manca  di  questo  spinoso  processo,  e  spesse 
volte  la  spinosa  apofisi  della  settima ,  e  tal- 
volta della  sesta  ancora  si  termina  in  una 
lunga  tuberosità  stante  a  traverso  ;  quasi  la 
spina  già  prima  biforcata  per  mezzo  d'un  glu- 
tine osseo  frapposto  siasi  unita  cancellandosi 
la  separazione.  Inoltre  in  cadauna  vertebra 
del  collo  le  apofisi  transverse  spiegate  piuttosto 
in  piano  hanno  qua  e  là  sparse  certe  fosse  e 
labbra  ascendenti  disposte  in  certo  ordine  di 
simmetria,  e  fornite  sono  d'un  largo   fv)rame 


io4 

(  in    alcune   alle   volte   doppio  )   per   dare  il 
passo  ai  vasi  vertebrali. 

IO 5.    Ma    altre    cose    vengono    da    notarsi 
AevZnsi'nc.  nella  prima  e  seconda  vertebra  del  collo .  Im- 
LTvmXa  perei o<:c he  la  prima  di  tutte,  che  dicesi  Atlan- 
d<;i  collo.     ^^^  £,^  ^^  anello,  ossia  un  circolo  osseo,  e  ne 
ha    quindi    delle  altre    1'  area    più    ampia .  È 
priva  del  corpo  propriamente  detto,  si  ancora 
dell' apofìsi  spinosa.  Fa   le  veci  del  corpo  una 
parte  dell'anello  osseo,  e  quella  è  assai  dura; 
in  mezzo  a  cui  ,  e  anieiiormente  ascende  una 
tuberosità    ottusa ,    a    cui    risponde    posterior- 
mente   una    legiiier    fossa    rotonda ,    attorno  la 
quale  gira  un  certo  dente  osseo  proprio  della 
seconda    vertebra ,   la    qual   fossa    è  circondata 
d'un  alzantesi   lembo  osseo.  AH' apofisi  spinosa 
si  sostituiscono  certe  asprezze,  in   cui   s'inseri- 
scono   dei    robusti    ligamenti.    L'area   del  cer- 
chio è  più  ampia  nella   parte  superiore  ,  dove 
guarda    il    capo,    con   cui    congiunaesi    ferma- 
mente   per    le    apofisi    articolari    (  N.     i8j  ) 
supre[ne ,  quasi  ovali,    ed    assai   torte.   Le  ar- 
ticolari   inferiori    sono    esse    pure    piegate,   ma 
leggiermente,    piuttosto    rotondette,    e    meno 
lontane    tra    loro;    quindi    perciò   rendono   an- 
teriormente   l'area    del    circolo   osseo   alquanto 
minore.   Per  altro  le  apofisi  trasverse  dell' ^z- 
lante  sono    di    fuori    più    prominenti  che  nelle 
altre    vertebre;    quindi    intendiamo  cominciare 
in  questo  luogo  i  vasi  vertebrali  a  scostarsi  da 


:eS 


quel   retto  tramite ,  che  serbavano  nelle  altre 
vertebre  dei  collo . 

i86.  La  seconda  vertebra  ha  nn  corpo  più  2,"^]'^^"^"* 
delle  altre  prodotto  interiormente ,  e  rappre- 
senta quivi  assai  bene  un  arco.  Dalla  regione 
superiore  di  questo  corpo  salta  fuori  un'  apo- 
iisi,  la  quale  rassomiglia  alquanto  ad  un  dente; 
e  perciò  dicesi  odontoide,  o  dentiforme.  L'^estre- 
mità  di  questo  processo  finisce  in  certa  guisa 
in  acuto  ;  la  di  cui  faccia  anteriore ,  dove  cor- 
risponde a  quella  leggier  fossetta  dell'  Atlante , 
(  N.  i85  )  dessa  pure  è  leggiermente  torta  5 
la  posteriore  poi  gonfiasi  in  un  lunghetto  tu- 
bercolo, sul  fine  della  quale  mostrasi  una  fos- 
setta continua  col  collo,  il  quale  sensibilmente 
discerne  questa  apofisi  dal  corpo  .  Nella  fac- 
cia anteriore  del  corpo  evvi  eminente  una  li- 
nea,  alle  volte  divisa  inferiormente  in  due, 
le  quali  abbracciano  o  un  solco,  o  una  fos- 
setta triangolare;  e  le  quali  cose  tutte,  non 
altrimente  che  la  punta  del  dente  ,  e  la  de- 
scritta tuberosità  fanno,  che  alcuni  ligamen- 
ti ,  i  quali  procedono  dall'  osso  dell'  occipite, 
inerendo  fermamente  in  questi  luoghi,  nella 
sua  sede  ferma  tengano  questa  vertebra  colla 
prima . 

187.  Inoltre  la  spinosa  apofisi  della  seconda 


Che  altro  a«- 
vesi  ossservare 


vertebra  è  biforcata,  e  le  supreme  articolari  ,'^^^^^j'^''''^^'^ 

l  _  _         vertebra  . 

ovvero    ohblique    hanno    una  superficie  ampia , 
e    piana ,  affinchè  V  Atlante  insieme  col  capo 


io6 

possa  più  comodamente  ruotarsi  sovra  di  esse. 
E  questo  riiotamento  è  quello,  perchè  alla 
seconda  vertebra  del  collo  diedero  il  nome  di 
Epistrofeo:  imperocché  il  capo  fermamente  at- 
taccato all'atlante  gira  attorno  l'apofisi  den- 
tiforrae ,  come  circa  l'asse,  assai  opportuno 
per  conservare  con  fermezza  il  moto  necessa- 
rio .  Laonde  giustamente  chiamarono  alcuni 
questa  seconda  vertebra  assd  sebbene  altri 
abbiano  malamente  voluto  dare  tal  nome  alla 
terza  vertebra  ;  la  quale ,  siccome  ancora  le 
altre  quattro  sono  differenti  nella  situazio- 
ne soltanto  ,  ed  in  alquanto  maggiore  gros- 
sezza ,  perlocchè  sebbene  non  abbiasi  potuto 
ad  esse  dare  il  suo  nome  particolare ,  como- 
damente però  distinguonsi  tra  loro  nell'ordine, 
con  cui  una  succede  all'altra  dalia  terza  alla 
settima.  Havvi  solo  qualche  ditferenza  nella 
settima  ,  che  nel  di  lei  corpo  nella  parte  in- 
fima,  e  laterale  havvi  una  picciola  eminenza 
leggiermente  sinnata  ^  per  cui  sì  congiunge 
alquanto  colla   prima  costa. 

188.  Che  se  dalle  vertebre  del  collo  pas- 
SaBo  a  notarsi  siamo  a  quellc  del  dorso,  in  queste  ancora, 
le  quali  dal  numero  secondo  che  sono  collocate, 
si  distinguono  ,  in  queste  dissi  poche  cose  si 
trovano  da  dover^^i  osservare.  Imperciocché  se 
ne  riguardiamo  la  figura,  sembrano  a  prima 
vista  assai  consimili  alle  ultime  vertebre  del 
collo,  quantunque  alcune  differenze  vi  sieno . 


nelle  vertebre 
d«l  dorso . 


1  07 

Perchè  in  primo  luogo  le  vertel)re  del  dorso 
superano  in  grandezza  quelle  del  collo.  Le 
Apojisi  trasverse  sono  più  crasse,  solide,  non 
aventi  cioè  alcun  forame,  e  terminate  la  mas- 
sima parte  in  un  rotondo  capezzolo,  nella  cui 
faccia  anteriore  liavvi  scolpita  una  fossetta  piìi 
o  meno  profonda  ,  attribuita  per  1'  articolo 
colla  tuberosità  delle  coste.  Le  due  inferiori  , 
e  rare  volte  anche  la  terza,  hanno  questa 
apofisi  alquanto  più  breve ,  e  senza  fossetta  ; 
perchè  le  coste  corrispondenti  non  si  articolano 
con  queste  apofisi .  Le  Spinose  sono  molto  in- 
clinate al  basso  almeno  nelle  dieci  vertebre 
superiori;  imperciocché  in  quelle  due,  le  quali 
poscia  succedono ,  questa  apofisi  è  posta  quasi 
orizzontale,  è  più  breve^,  e  meno  somigliante 
ad  una  spina ,  ciò  che  non  rado  è  comune 
ancora  alla  vicina  vertebra  superiore;,  cioè 
alla  decima  . 

189.  Finalmente  le  nove  vertebre  superiori,  ^J'/j/^'""'"'^ 
(  alle  volte  ancora  la  decima  )  ai  Iati  dei  corpi 
sopra  e  sotto  hanno  una  eminenza ,  la  quale  i^r« 
fabbricata  a  foggia  d'arco  è  dolcemente  pie- 
gata; quelle  eminenze  poi  tra  queste,  le  quali 
occupano  la  parte  di  sopra  delle  vertebre  ,  si 
portano  più  in  fuori  di  quelle,  che  sono  poste 
di  sotto  ;  mentre  le  tre  vertebre  inferiori 
(sempre  poi  le  due  ultime)  hanno  nella  parte 
superiore  ,  e  laterale  del  corpo  una  sola  fossa 
intiera,    più  g,rande,  generalmente  rotonda,  e 


li  osser- 
vare nelle  me- 
desime  verU- 


io8 

circondata  quasi  da  nn  labbro  alquanto  eleva- 
to. Le  eminenze  sinuose  ,  e  le  fosse  di  tal 
sorta  coperte  d'  una  crosta  cartilaginosa  rice- 
vono il  capo  delle  coste  ,  con  cui  si  congiun- 
gono; e  per  questa  cagione  nell'ultima  ver- 
tebra del  collo  mostrasi  una  picciola  emmenza 
nel  luogo  indicato;,  e  inferiormente,  per  potere 
colla  prima  vertebra,  chiamata  da  alcuni  ascel- 
lare,,  o  eminente,  ricevere  la  prima  costa. 
Finalmente  una  cartilagine  si  frappone  a 
queste  vertebre,  ma  molle,  e  meno  crassa  che 
nel  collo-,  quasiché  fosse  necessario  difendere  il 
dorso ^  e  quindi  anche  il  torace  da  una  troppo 
facile  flessibilità  . 

JQO.  Dal    luoo;o    parimenti,   che    occupano 

Che  co»a  deb-  . .   -  ^  i  •  •  ^ 

basi  osservare  ordinatamente  nella  spina  del  dorso,  più  ret- 

aelle  vertebre  ^  i  •      •  •  i  i  - 

dei  lombi,  tamente  distinguonsi  tra  loro  le  cinque  verte- 
hre  dei  lombi.  Sono  esse  più  grandi  di  tutte, 
perchè  così  richiedeva  la  fermezza  della  spina 
da  una  base  più  larga  terminando  in  certa 
guisa  in  punta.  Molte  di  loro  adunque  e  nel 
corpo ,  e  nella  crassezza ,  ed  estensione  delle 
apofisi  superano  tutte  le  altre.  Imperciocché 
le  spinose  apofisi  sono  crassissime ,  tra  loro 
più  distanti  per  la  più  facile  piegatura  della 
region  lombare;  e  quindi  aventi  tra  mezzo  una 
cartilaojine  più  crassa  ;  le  spine  istesse  (  più 
brevi  nell'ultime  due)  stanno  quasi  paralelle 
all'orizzonte.  Al  contrario  le  apofisi  trasverse ^ 
dovendovisi- inserire    molti    muscoli,   sono   pia 


109 

Innghe  clie  nel  dorso,  se  parlasi  di  quelle  tre  che 
sono  tra  la  prima,  e  la  quinta,  conciosiacchè 
nella  prima  ,  e  nell'  ultima  sono  crasse ,  e 
brevi  Né  devesi  ommetiere  co,  che  alrre 
volte  indicammo,  cioè  che  le  apofisi  oblique, 
o>sia  articolan  sono  talmente  conformate  nelle 
vertebre  dei  lombi  ,  che  le  superiori  hanno  la 
faccia  più  o  meno  contava,  quasi  fossero  do- 
nate della  cavita  glenoidea  ;  le  inferiori  poi 
quasi  la  gobba  con  un  qualche  seno  coperto 
di  cartilagine  ,  e  rappresentante  una  picciola 
tuberosità  lunghetta  .  Questo  osservasi  princi- 
palmente nelle  prime  vertebre  dei  lombi  ,  e 
neir  ultima  del  dorso  ;  imperciocché  queste 
apofisi  delle  inferiori  vertebre  lombari  appajano 
più  sensibilmente   piegate. 

191.  La  sp'ua  ,  o  ossea  colonna  composta  che  cosa  osse», 
dalle  ventiquattro  vertebre  fin'  ora  descritte 
sta  poggiata  su  d'  una  base  ossea  ,  su  cui  so- 
stentasi. Questa  base  è  un  osso  grande,  che 
perciò  dicesi  sacro.  La  sua  figura  è  triani2;o- 
lare  ;  la  sostanza  la  medesima  di  quella  delle 
vertebre;  ed  ha  due  faccie,  una  posteriore  più 
o  meno  convessa ,  e  aspra  da  molte  promi- 
nenze per  tener  più  validamente  attaccate 
l'estremità  di  certi  muscoli  più  grossi:  l'altra 
anteriore  piuttosto  levigata  e  concava.  E  com- 
posto di  cinque  pezzetti  d'osso  gradatamente 
decrescenti  in  m.ole  in  quelli  che  succedono 
inferiormente;  i  quai  pezzetti  nei  fanciulli,  e 


vasi  neU   osso 
5  sacro . 


I   IO 


nei  bambini  appena  nati  sono  separabili  stan- 
dovi tra  mezzo  una  cartiiagine ,  e  rassomi- 
gliano assai  alle  vertebre ,  ma  con  un  corpo 
in  certa  guisa  pianamente  assottigliato.  Negli 
adulti  sono  insieme  addensate  queste  vertebre 
fattesi  ossa  le  cartilagini  interposte,  siccome  so- 
nosi  addensate  insieme  le  apofisi  spinose,  e  le 
articolari  e  tra§verse.  I  corpi  cioè  dì  queste 
vertebre  vanno  a  finire  in  processi  trasversi  , 
i  quali  più  grossi  essendo  nella  sede  delle  tre 
vertebre  superiori  dell'osso  sacro,  formano  le 
npofisi  trasverse  dì  questo  tenacemente  unite 
colle  ossa  delT  Ileo  per  mezzo  d"  una  carti- 
lagine; nelle  altre  vertebre  componenti  l'osso 
sacro  questi  processi  continui  co' superiori  si 
fanno  più  gracili ,  e  principalmente  nella  quar- 
ta, in  cui  sono  alquanto  più  piegati  in  lati- 
tudine. 

IQ2.    Da    tutti    questi    processi    insieme    si 

Qualaltracosa  r  •       1       •        1    li'  T  r 

debbasiosser- ranno    1    lati    dell  osso    sacro    d  una    iigura , 

vare  nell'  osso  ■»  •  •  i  •  i  i  ìì        r 

come  elicemmo,  triangolare;  il  quale  nella  fac- 
cia superiore  verso  le  vertebre  dei  lombi ,  e 
dove  compie  il  terzo  lato  del  triangolo ,  ha 
una  ta2:iiatura  ovale  nei  vertici  che  2;uardano 
al  di  fuori.  Sotto  il  congiungimento  colle  ossa 
dell'  Ileo  vedesi  qua  e  là  un  seno  ineguale, 
distinto  da  una  eminenza  ,  che  evvi  trammez- 
zo,  nel  quale  s'inseriscono  i  legamenti  che  con- 
giungono tenacemente  le  ossa  ddVIleo  colTosso 
sacro,  siccome  inferiormente  in  questi  lati  as- 


sacro  . 


I II 


sottigliati  di  quest'osso;,  e  alzantìsi  in  una  plc- 
ciola  tuberosità,  vi  sono  inseriti  degli  altri  più 
Iun2,hi,  ma  al  pari  robusti  legamenti,  che  fer- 
mamente uniscono  codest'osso  coW  Ischio .  Sotto 
queste  tuberosità,  ma  ad  un  cortissimo  inter- 
vallo, l'ultima  vertebra  dell'osso  sacro  manda 
fuori  due  apofisi  oblique  discendenti ,  che  ago- 
gnano esse  pure  le  tuberosità ,  e  che  danno 
fuìe  a  quel  canale  per  cui  passa  il  funicolo 
spinale:  il  qual  canale  in  quest'osso  è  conoi- 
deo ,  la  base  essendo  volta  all'  insù  col  lembo 
posteriormente  assottigliato  in  punta,  e  rap- 
presentante un  aico  ,  il  quale  è  convesso  al 
di  sotto,  e  dai  cui  estremi  vengono  prodotte 
due  apofisi  oblique,  ossia  articolari  aventi  una 
cavità  glenoidea  per  1'  articolazione  coli'  ultima 
vertebra  dei  lombi.  Finalmente  giacciono  ap- 
presso ai  lati  dei  corpi  delle  vertebre  costi- 
tuenti Yosso  sacro  cinque  forami  in  avanti  più 
larghi,  per  cui  escono  dei  nervi  insigni,  e 
molto  minori  al  di  dietro  aperti  piuttosto  ai 
vasi,  e  a  membrane,  che  a'  nervi. 

193.  Alla  vertebra  inferiore  dell' osso  jacro  J;"/^';.f^'*^»|:; 
a2;<2;iu2;nesi  un'appendice,  a  puisa  d'una  breve  "'■'1".°""  ^^^ 

tro       D  rl_  '  b  Coccige. 

coda  _,  detta  perciò  coccige ,  o  osso  del  coc- 
cige ;  il  quale  negli  adulti  principalmente,  e 
ne' vecchi  è  composto  da  quattro  vertebre  ossee 
picciolissime  a  poco  a  poco  decrescenti  in  mole 
fino  air  ultimo  os^^etto,  che  rappresenta  quasi 
una  punta,  Per  altro  codeste  vertebre  nei  fan- 


I  12 

ciulli,  ed  anche  nei  giovani  sono  cartilaginose, 
ed  hanno  la  faccia  d'avanti  quasi  piana,  la 
di  dietro  gobba  ^  la  superiore  piìi  o  meno 
avente  dei  seni,  e  T  inferiore  che  finisce  in 
punta;  quindi  frapposte  essendovi  delle  tenui 
Jamine  cartilaginose  (  le  quali  conservano  la 
flessibilità  del  coccige  )  questi  osseiti  al  di 
sopra  ricevono  il  vicino ,  e  di  sotto  sono  ri- 
cevuti. Né  mancano  in  questi  almeno  i  vestigj 
delle  apofisi  trasverse,  e  oblique,  i  quali  pro- 
cedono dai  corpi  delle  vertebre ,  e  più  eviden- 
temente nel  primo  ossetto ,  in  cui  le  apo- 
fisi  oblique  si  congiungono  colle  simili  apofisi 
dell'  osso  sacro  appartenenti  all'  ultima  verte- 
bra di  quest'osso;  negli  ossetti  inferiori  non 
appajono  le  oblique  ;  le  trasverse  poi  tanto 
meno  sono  protuberanti  ,  quanto  si  fanno 
minori  gli  ossetti  che  succedono  ,  e  i  quali 
pure  con  gli  altri  ricevono  le  estremità  di 
certi  muscoli. 
Quai  Siene  >  '  94-  Sebbcnc  nel  descrivere  la  spina  non 
i7°spfn'/d;i  abbiamo  tralasciato  d'indicare  porzione  degli 
dorso.  ygj  g  de' vantaggi  di  molte  parti  che  la  com- 
pongono, e  porzione  si  facciano  da  se  noti, 
nulla  di  meno  però  non  sarà  fuor  di  proposito 
l'annoverare  almeno  i  principali  brevemente, 
e  sommariamente.  Conciosiacchè  adunque  que- 
sta spina  sia  formata  a  guisa  d'  una  conica 
colonna  ,  e  fabbrica  di  ossa^,  egli  è  manifesto 
esser  ella  data  a  sostenere   alcune  parti;  vale 


> 


'rr3 


a  <3ire  il  capo  principalmente,  e  il  petto:  pet 
questo  le  vertebre  inferiori  sono  sempre  gra- 
«ìatamente  più  larghe,  e  pù  gros^^e  delle  su- 
periori .  poiclìè  con  questo  mezzo  maggior  fer- 
me?.za  si  clona  all' istessa  colonna.  E  tanto  più 
maggiore,  perchè  T  osso  sacro  tenda  alT  in- 
dietro; indi  i  lombi  pria  anttriormenie  incur- 
vati, e  poscia  posteriormente,  quindi  più  ret- 
ti, indi  di  nuovo  alquanto  inclinati  al  di  dietro 
più  facilmente  sostentino  il  torace  ;  siano  poi 
portate  ali  indietro  le  vertebre  di  questo,  onde 
donare  al  torace  maggior  capacita ,  e  dual- 
mente il  collo  dalla  prima  vertebra  del  dorso 
fjno  alla  testa  ritto  s'avanzi.  Ma  essoìdo  com- 
posta non  d"  un  sol  osso ,  ma  di  molti  eoa 
jframmezzo  delle  cartilagini  ,  e  dei  legamenti 
qua  e  là  stesi  sopra,  e  riceva  inoltre  inserite  le 
estremità  di  molti  muscoli;  quindi  è  chiaro 
esser  ella  ordinata  ancora  a  diversi  movimenti 
necessarj ,  ed  a  tenere  fermi  e  saldi  molti  mu- 
scoli .  Oltre  di  che  concorre  alla  formazione 
del  petto  ,  e  dell'  ossea  pelvi  ,  come  si  farà 
manifesto  in  quello  che  si  avrà  a  dire;  e  poi- 
ché tutte  le  vertebre  coli' osso  snero  compren- 
dono il  canale,  per  cui  passa  11  funicolo  spi- 
nale, e  per  i  forami  aperti  e  nelle  apofisi 
trasverse,  e  qua  e  là  tra  una  vertebra  e  l'al- 
tra ,  per  dove  passano  or  vasi  ,  or  nervi  con 
membrane ;,  e  vasetti  insieme,  per  ciò  1'  altro 
vantaggio  della   spina  del  dorso  si  è  di  difen- 


114 


dere  la  midolla  spinale  dalle  ingiurie  esterne , 
e  di  dar  passaggio  a  molti  nervi,  e  vasi.  Final- 
mente sostentano  le  vertebre  molti  visceri  con- 
tenuti nel  collo  ;,  uel  petto  ,  e  nell'  abdome  ;, 
come  dichiareremo  nelT  anotomia  degl' istessi 
vìsceri. 


CAPO  OTTAVO 

Del  Torace  y  ossia  Petto  ■ 


loS.   Ali 


95.   XJLlla   spina    fin' ora   descritta,    ed  a 
,8aii  ossi  sia  quelle  vertebre,  che  abbiamo  detto  (N.   180) 

fatto  il  Torà-  ^  i        ,  .  .  ^ 

appartenere  al  dorso,  connettonsi  certi  ossi* 
clie  fanno  una  ben  larga  cavità ,  e  lunga ,  e 
piuttosto  ovale,  il  Torace  cioè,  ovvero  Petto. 
Formano  questa  cavità  dodici  vertebre  poste 
al  di  dietro  ;,  e  ventiquattro  lunghe  ossa  con- 
nesse con  queste,  piuttosto  tenui,  e  in  singoiar 
maniera  inarcate ,  moltissimo  poi  vicino  alle 
vertebre ,  dodici  per  parte ,  le  quali  ossa  di- 
consi  Coste:  così  pure  un  akr' osso  situato  in 
mezzo  alla  parte  d'avanti  del  petto,  in  cui 
s'inseriscono  le  sette  coste  superiori,  ed  a  cui 
si  die  il  nome  di  Sterno.  Abbiamo  già  parlata 
delle  vertebre;  resta  adunque  a  parlare  ora 
degli  altri  ossi. 


5  1  3 


196.  Lo  sterno,  che  da  alti-i  tlice>l  0550  che.uiosi-r 
del  Petto  ,  negli  aclultl  e  nei  vecchi  è  niV^"- 
sol  osso  ;  ma  in  un'  altra  età  è  con) posto 
di  tre  pezzi;  anzi  nei  fanciulli  per  lo  più 
da  una  cartilagine  che  v'  è  di  mez2o  ,  la  qua- 
le finalmente  s'innossa;  restandovi  alle  volte 
lina  linea  alquanto  eminente  ,  condotta  tras- 
yersalmente  tra  mezzo  ai  pezzetti  ,  e  cor- 
rispondente dove  stanno  inserite  le  coste  . 
Il  'primo  osso  è  come  un  triangolo  ,  la  di 
cui  base  guarda  all'  insù  ,  e  V  apice  molto 
troncato  inferiormente.  A  questo  succede  l'al- 
tr'  osso  ,  che  tiene  la  parte  di  mezzo  ,  pii^i 
hmcro  derrli  altri,  e  più  piano,  col  quale  si 
connette  inferiormente  il  terz'  osso ,  per  l'or- 
dinario cartilaginoso.  Paragonarono  alcuni  lo 
sterno  per  la  sua  figura  ad  un  pugnale;  e 
perciò  r  osso  superiore  chiamarono  manico , 
l'ultimo  poi  cartilagine  xi/aide ,  o  ensiforme, 
secondochè  ella  è  biforcata,  o  termina  in  una 

punta . 

IQ7.    Ila    una    sostanza    spungosa ,    munita  i>iiui,oitan- 

,.  1  oli^^'  crassezza, 

esternamente  d  una  lamina  ossea,  la  quale  g,,,,,^^^^. 
nella  superficie  è  pertugiata  d'  innumerevoli 
piccioli  Ibrami  per  il  passaggio  de'  vasi  ;  ed  ha 
la  faccia  esterna  ,  o  anteriore  per  lo  più  leg- 
giermente convessa ,  e  concava  poi  quella  che 
internamente  o  posteriormente  a  questa  cor- 
risponde. La  sua  grossezza  ,  se  si  eccettui  il 
corpo  del  manubrio,  generalmente  non  egua- 


ii6 


glia    neppare    la    punta    del    dito    mignolo,   e 
panicoiarmente   nella    parte    inferiore;    poiché 
(ial  manubrio  fino  alla  punta  della  cartilagine 
ensiforme  a  poco  a  poco  si  assottiglia.   Il  dia- 
metro trasverso  è  ineguale;  maggiore  alia  parte 
superiore   del    manubrio  che  a   poco  a  poco  si 
diminuisce.    Da    questo    luogo    il    secondo    osso 
da  un   minor  diametro  si  spiega  gradatamente 
in   un   più  largo;  finalmente   lo  Sterno  all'osso 
terzo  grandemente  si  contrae. 
Ci» altro dciv       19?^.   In   quest'osso   intiero  deggionsi  osser- 
ìTst'i^uT'"'^  vare  delle  fossette,  o  seni  coperti  d'una  car- 
tilagine; sette  per  parte  fatti  a  posta   per  ri- 
cevere le  estremità  cartilaginose  di  altrettante 
Coste.  11   primo  seno  trovasi  nella  parte  supe- 
riore del  manubrio,  in  cui  s'inserisce  la  prima 
Costa  ;  sopra   questo    vedesi   un    altro    seno    a 
foggia    d' un'  arco    di    cerchio  ,    e    discendendo 
obliquamente  nei  lati ,  e  coperto  d'  una  grossa 
cartilagine;    il   quale   anteriormente  riceve  in- 
serita   l'estremità   dell'osso  della  Clavicola.   Il 
seno,    che    segue,    è   nel    congiungimento   del 
manubrio  col  secondo  osso  ;  gli  altri  seni  sono 
in    questo    medesimo   osso ,    e    rare    volte   nel 
terzo,  almeno  per  intiero. 
*vv    .  iQQ-    Le    Coste,    dai    Greci    dette  Pleure, 

Fabbrica,  fif^n-  ^  ^ 

ra,  e  posizione  sono  ossa  in  sin2:olar  maniera  piegate  in  arco 

delle  Coste  i       <- 

convesso  al  di  fuori ,  e  disgiunte  da  piccioli 
intervalli.  Sono  fatte  d'una  sostanza  fungosa, 
ossia   di  cellette    ossee  ,    su    cui   stendesi  una 


»V7 

tenue  lamina  ossea.  Le  Coste  poi  hanno  una 
diversa  i:^rantlezza  :  imperciocché  le  prime  come 
le  ultime  hanno  poca  proporzione  con  quelle, 
che  sranno  tra  mezzo,  le  quali  sono  alquanto 
più  lunghe;  (\ì  poi  sono  generalmente  collocate 
in  guisa  5  che  le  prime  dieci  posteriormente 
sieiio  poste  più  alte  che  in  avanti  ;  ma  la 
prima  di  tutte  sempre  piegata  ni  basso  s'inse- 
risca nello  Sterno,  con  lui  quasi  si  conglutini, 
e  formi  un  angolo  ottuso:  la  seconda  inerendo 
allo  Sterno  a  perpendicolo  fa  con  quest'  osso 
quasi  un  angolo  retto  per  parte  ;  le  altre  poi 
gradatamente  nelT  estremità  d'  avanti  sempre 
più  ascendano,  e  si  articolino  esse  parte  collo 
Sterno ,  parte  colla  cartilagine  delle  Coste  su- 
periori,  e  convengano  sempre  con  quello  in 
angolo  sempre  più  acuto . 

aoo.  Ma  poiché  questa  articolazione  propria  Quame  spe- 
ella  è  soltanto   delle  sette  superiori  ,   le  quali  e'^Ia'ale°^u 
perciò  dicono    vere,  le    altre    poi  non  arrivino  „ento  di ai- 
fino  allo  Sterno  (i);  quindi  delle  altre  cinque,  *'""'• 
a   cui  si  die  il  nome  di  Coste  false   o   spurie, 
le    tre     prime  attaccate    colla  Costa  superiore 
nella    loro  estremità  che  corrisponde  d'avanti, 
ascendono  meno  in  avanti  delle   vere;  le  altre 
due  poi    all'  ingiù  obbliquamente  inclinate  non 


(i)  Rarissime  volte  l'ottava  Costa  arriva  fino  allo 
Sterno;  tuttavia  un  tal  esempio  io  ho  ia  vino  scheletro 
wel  lato  sinistro. 


1 1 


colle  vicine  Coste  si  attaccano ,  ma  colle  vicine 
carni  dell' abclome,  e  col  diafragma  nell'estre- 
mità d'avanti  è  insieme  inferiore. 
Aqaaiespecie      30  1.    Conciosiacchè  poi  le  Coste  siano  ossi 
d'ossa uppar- |j^j{^„]^i     ^  spiegati  a  qualche  foo;o;ia  in   piano, 

tengano  le  co-  O  1        C  1  _  OC?  t 

stejethe  cosa  COSI  sì  Dossono  '\x\  esse  considerare  le  estremità 

aia  degna  d'os-  ^  .  .        „         . 

Kervazioae  in  Joro >  11  coroo  iiE  unH  doDDia  taccia,  nna  ester- 
na  alquanto  convessa ,  1  altra  interna  quasi 
piana  ;  ambedue  queste  faccie  nella  parte  su- 
periore hanno  il  lembo  quasi  rotondo,  nell' in- 
feriore acuto  ;  in  ambidue  devesi  osservare  il 
labbro,  o  estremità  interiore,  e  esteriore.  Il 
lembo  inferiore  nella  sua  faccia  interna  nelle 
nove  o  dieci  superiori  ha  un  solco,  entro  il 
quale  si  stanno  e  nervi  e  vasi  ,  che  scorrono 
tra  coste  e  vene  .  11  corpo  per  altro  quan- 
to più  scostasi  dalle  vertebre  ,  tanto  più  si 
fa  piano ,  ma  dolcemente  :  eccettuatene  la  pri- 
ma e  r  ultima  ;  imperocché  quella  è  più 
piana  dell'altre,  anzi  del  tutto  piana  fuorché 
posteriormente;  l'ultima  poi  quasi  dappertutto 
rotonda. 
Come  sia  fab-  ^^^'  L'altfa  dellc  estremità  è  la  posterio- 
bnccat,.i'estre-i.g    ^  \^  supcrlore:  l'altra  anteriore,  e  più  o 

mila  -postene-  1  '^      - 

re  delle  coste,  ni  e  no  iufeiiore.  Quella  ha  un  capezzolo  du- 
retto  avente  una  doppia  picciola  faccia  ,  e 
munito  d'una  cartilagine,  onde  potersi  artico- 
lare colle  fossette  (N.  189)  che  sono  scolpite  nei 
corpi  delle  vertebre,  e  onde  poter  esser  rite- 
¥iuto  in  questa  sede  per  opra  di  ligamenti^  e 


119 

star  fermo,  conservando  una  qualche  mobilità. 
Quindi  questa  estremità  procedendo  entro  e 
verso  all'ingiìi  nella  costa  continua,  è  ornata 
d'  una  picciola  faccia  prominente ,  coperta  si- 
milmente d'  una  cartilagine  ,  per  ,  articolarsi 
colla  fossetta  (N.  188)  del  processo  trasverso 
delle  Vertebre.  A  questa  succede  tosto  un'aspra 
tuberosità,  in  cui  s'inseriscono  i  ligamenti  , 
che  contengono  la  Costa  nel  suo  luogo:  le  due 
Coste  interiori  poi,  e  di  rado  ancora  la  terza, 
sono  prive  di  questo  articolo;  dal  che  ne  ^1-]lllouT^^z^À- 
viene ,  che  fornite  d'una  raen  ferma  articola- ^''°*°'''^''*-J 
zione  ,  siano  più  mobili  delle  altre.  Così  fu 
data  dalla  natura  varia  fermezza  a  Coste  diver- 
se ,  in  guisa  che  la  prima  stia  o  quasi  ferma , 
o  almen  poco  mobile,  mentre  le  altre  grada- 
tamente hanno  una  maggiore  mobilità. 

2o3.   L'estremità  d'avanti   quasi  sempre  è  coma  3; 

>■  1  ta   1  estr 

cartilaginosa,  vale  a  dire  qualunque  Costa^i'avam 
(  quando  bene  non  sia  tutta  ossea,  come  av- 
viene alle  volte  principalmente  ne'  vecchi  as- 
sai )  mentre  principia  a  formare  la  parte 
d'  avanti  del  petto,  si  fa  cartilaginosa  in  di- 
verso tempo  secondo  diversi  individui .  E  que- 
sta cartilagine  ,  se  parlasi  delle  Coste  vere.  ^ 
s  inseiisce  nelle  laterali  fossette  dello  Sterno 
(N.  198),  ed  entro  esse  viene  iuserrata  per 
via  di  ligamenti  :  nelle  tre  prime  spurie  poi 
questa  cartilagine  ella  è  piìi  breve  ,  e  finisce 
in  acuto,    o  si  inserisce   insieme  colla  cartiU-. 


3ia  fal- 
estremiti 


I  re- 


gine della  vicina  Costa  superiore ,  o  a  questa 
congiungesi  per  raezzo  di  legamenti.  Oltre  di 
che  quella  connessione  alle  volte  ancora  si 
compie  per  mezzo  di  pezzetti  carlilaginosi ,  i 
quali  sembrano  discendere  in  luoghi  incerti 
dalla  settima  Costa  nell'  ottava,  e  da  questa 
nella  nona  ,  o  dalla  nona  nella  decima  ,  o 
ascendere  da  queste  inferiori  nella  superiore 
vicina  ;  il  che  quando  avverasi  ,  egli  è  facile 
comprendere  non  esservi  in  quel  luo^o  quelle 
carni  5  che  riempiono  gl'intervalli  intercostali;, 
le  quali  chiamansi  muscoli  intercostali  ,  e 
interni  . 
vanfagpdei-  204.  Qucstc  03^3,  che  cìrcoscrivono  la  ca- 
vità del  Petto,  hanno  i  loro  proprj  vantaggi, 
de*  quali  eccone  i  principali  .  Primieramente 
danno  luogo  all'  inserimento  di  molti  muscoli 
moventi  dove  la  Spina ,  dove  le  Coste  e  lo 
Sterno;  per  mezzo  de' quali  si  possa  piegare, 
e  stendere  il  Dorso  >  ed  elevate  le  Coste  e  lo 
Sterno,  e  ruotate  quelle  o  nell'una  o  nell'altra 
estremità  in  guisa  tale  che  il  loro  lembo  infe- 
riore sia  cacciato  al  di  fuori,  e  il  superiore  al 
di  dentro,  il  Torace  istes^o  tanto  nell'ispirazio- 
ne naturale,  quanto  nella  morbosa,  si  possa 
divergere  sì  nei  lati,  che  dal  di  dietro  in  avanti; 
ed  anzi  alquanto  contrar>i  ,  dove  «lai  peso  e 
dalla  forza  elastica  delle  Coste ,  e  de'  lega- 
menti che  legano  le  Coste  alle  estremità  ,  il 
Petto  istesso  fu  restituito  alla  primiera  capa- 


le  oss.i  del  l'o 
race 


ISI 


cita  ,  06sia  allo  stato  di  respirazione  .  Il  To- 
race inoltre  difende  le  parti  principali  date 
ad  esercitare  le  vitali  fanzloni  ,  le  quali  si 
nascondono  come  in  più  sicuro  riparo  nella 
cavità  del  Petto.  Riparati  sono  adanijne  dal 
Torace  il  cuore  ,  i  polmoni ,  i  vasi  maggiori , 
e  le  altre  parti ,  che  stanno  nel  Petto  .  Anzi 
le  Coste  basse  coprono  ^  ed  abbracciano  parte 
degli  ipocondri  ;  e  tutte  sostengono,  e  conser- 
vano distesa  la  membrana  pleura,  e  le  ultime 
Tessono  in  certa  maniera  il  moto  del  dia  fra - 
gma,  a  cui  sono  legate,  e  cedono  obbedienti 
alla  sua  azione:  mentre  intanto  lo  Sterno, 
oltre  di  dare  un  qualche  sostegno  alle  Clavi- 
cole, che  descriveremo  a  suo  luogo,  serve 
ancora  alT inserimento  d^l  mediastino  anterior- 
mente (  come  i  corpi  delle  Vertebre  posterior- 
mente )  ;  e  perciò  a  tener  anco  sospeso  il 
cuore,  il  quale  come  nel  suo  luogo  sta  tra 
r  una  e  T altra  lamina  del  mediastino  ritenuto 
in'  un  suo  particolare  invoglio.  Finalmente  tra 
ì  i  vantaggi ,  che  dobbiamo  al  Torace ,  non  dob- 

biamo tralasciar  quello,  che  le  Coste  danno 
luogo  anteriormente  a  quei  fonti  saluberrimi  , 
da  cui  r  uomo  ebbe  i  primi  alimenti  nel  suc- 
chiare . 


122 


CAPO  NONO 

Delle   Ossa  Innominate . 
QaaK jieno le       SO 5,    J_j  iiltimii  partc  del  tronco  è  formata 

essa  innomi-     1___1I  l  T  ••  .  t 

nate;  che  co- "3.  quellc  osstt,  che  diconsi  innominate;  da 
qw?"sia°'ia  ^^tre  ^^^^  ^^^^^  Coscia^  e  le  quali  contengono 
romposizionr,  yr,a   cavltà   coìTosso  Sacro   e   col  Coccige,  la 

e  sostanza  lo-  ....  .  ^^"^q^  i     •<* 

"•  quale  circoscrive  inferiormente  i  limiti  dell'Ab- 

dome ,  quella  cioè ,  che  chiamano  comune- 
mente Pel'y'i  ossea.  Quest'ossa  innominate  poi, 
sebbene  negli  adulti  sembrino  un  solo  per  par- 
te ,  tuttavia  ciascuno  è  composto  di  tre  os- 
setti  ;  degli  ossi  cioè  Ilio ,  dell'  Ischio,  ossia 
propriamente  della  Coscia ,  e  da  quello  del 
Pube.  Per  altro  hanno  generalmente  una  so- 
stanza spungosa  coperta ,  e  compresa  da  una 
lamina  ossea . 

incrnaiinogo       2o6.  SÌ  uniscouo  poi  qucste  tre  ossa,  anzi 

si    nniscano  ;  ,        .  *     i  '  l 

e  che  cosa  sia  sono  insiemc  rappignate  dove  trovasi  un  certo 
d*i  umot^]°  ampio  seno  osseo ,  generalmente  rotondo  ,  ossia 
una  cavità  cotiloidea  (N.  92),  il  qual  seno 
chiamasi  Acetabolo  del  femore,  o  cavità  Ischia- 
dica.  Dicesi  Acetabolo  del  femore,  poiché  en- 
tro sé  riceve  il  capo  di  questo  grand'  osso  : 
cavità  poi  Ischiadica  ,  perchè  fu  creduto  una 
volta  esser  ella  formata  dal  solo  IscJùo  ;  il 
che  sebbene  sia  filso,  egli  è  certo   però^  che 


12$ 

a  formar  quella  concorre  in  maggior  porjzione 
r  Ischio,  che  gli  ossi   Ilio ,  e  Pube. 

207.  Codesta  cavità   nelle   ossa  recenti  ve-  '^'T^,?  ^°*'' 

'    •  ^  _  wa  della  ca- 

stità di  cartilagine  ;,  ed  aumentata  d'un   li^a- ^"-^ '"^i"*- 

mento  forte  orbicuiare  (N.  114^  rassomiglia 
veramente  ad  una  piucchè  mezza  sfera  concava 
nella  parte  interna  ossia  nel  centro  sinuoso  , 
fornita  d'una  divisione  quasi  per  tutto  eguale, 
la  quel  divisione  dicesi  ciglio  di  questa  cavità. 
Ma  nelle  ossa  secche  ha  una  figura  alquanto 
diversa.  Imperciocché  quegli  estrenù  dei  tre  ossi, 
da  cui  è  formata  la  cavità  ;,  più  o  meno  cre- 
scendo all'intorno  fanno ^  che  in  tre  diversi 
luoghi  il  ciglio  or  sia  meno  eminente,  ed  ora 
quasi  del  tutto  manchi  ;  meno  eminente  cioè 
in  tutta  la  sede  esterna  ,  e  superiore;  e  man- 
chi poi  internamente  e  di  sotto  principalmente^ 
dove  ha  principio  un  certo  solco,  per  cui  i 
vasi  entranti  nell'Acetabolo  si  disperdono  entro 
le  parti,  che  sono  contenute  nel  medesimo. 

2,08.  Si  contengono  poi  oltre  il  capo  del '3«=^i/ '''*"'"• 
femore  e  la  gianduia  mucilaginosa  ,  e  quel  aaten-uAce- 
ligamento  del  femore  medesimo,  il  quale,  seb- 
bene impropriamente  ,  viene  chiamato  terete  . 
E  la  gianduia  ed  il  principio  di  questo  liga- 
mento  stanno  in  quel  centro  sinuoso,  che  ve- 
desi  nel  fondo  di  questa  cavila.  Questo  seno 
sembra  fatto  apposta  per  ricevere  la  gianduia, 
affinchè  venendo  compressa  dal  capo  del  femore 

non  si  distru2;ora;  ella  ha  una  forma  come  se- 
co 


iq4 

milunare  coi  corni  rltondi  (  e  principalmente 
quel  di  sotto  ),  i  quali  sorgono  dalla  cavità 
medesima,  mirando  in  avanti ,  e  poco  an- 
cora inferiormente;  e  perciò  comprendono  e  il 
seno  ,  e  quel  solco ,  per  cui  sono  portati  i 
vasi  neli'  Acetabolo. 
^  ,.   .  209.  Né    solamente  nella    sede  delT  Aceta- 

■Qviìh    Siena  »      ,  . 

gli  altri  con-  Dolo    SÌ    Icgano  tra   loro  quei   tre  ossi ,  da  cui 

giuugimeuti  r  •        1-     T  •  •       TT-  I     if  1 

delle  ossa  in- sono  tormati  gli  Innominati.  Vi  sono  delle  al- 

Moniiaate  ..  •  t  ••  ....  ... 

tre  reciproche  connes^^ioni  e  con  alcuni  di  quelli, 
e  con  altri  ossi  ancora  Imperciocché  1  osso 
Ilio,  degli  altri  più  grande,  per  mezzo  d'una 
cartilagine  connettesi  posteriormente  coi  lati 
dell'osso  Sacro;  e  le  ossa  del  Pube  non  so- 
lamente vicendevolmente  unisconsi  sopra  e 
d'  avanti ,  ma  ancora  inferiormente  colT  osso 
deir  Ischio  ;  come  si  vedrà  chiaramente  nella 
descrizione  di  ciascun  osso. 

aio.  Le  ossa  adunque  dell'Ilio,  alquanto 
Si'eossa'Sr  ™agg'on  dell'altre,  a  cui  sono  aderenti,  le 
Ilio,  e  quale  (dobbiamo    riferire    alle   ossa    piane,    che    sono 

sia  la  lor  figa-  _  l 

ra , e  posizio- terminate  superiormente  a  fop;ciia  di  arco  d'un 

Me.  .  f  c^<^ 

circolo.  Il  piano  a  poco  a  poco  generalmente 
si  diminuisce  da  quell'arco,  crescendo  non  poco 
r  osso  nella  grossezza  inferiormente ,  e  poste- 
riormente. Nella  sede  superiore  non  sono  ade- 
renti a  verun  osso;  posteriormente  poi  nell'am- 
pia superficie  si  uniscono  colf  osso  Sacro;  infe- 
riormente dove  fanno  parte  delTAcetabolo,  sono 
continui  coli' osso  Ischio,  e  Pube.  Ebbero  poi 


considerar» 
ossi  del- 


iai> 

tal  piegatura,  affinchè  pia  o  meno  obbliqua- 
iiiente  discendendo  dalle  parti  esterne  a  quel- 
ìe  d  avanti  ,  sieno  tra  loro  meno  distanti 
nella  parte  posteriore  ,  che  nell'  anteriore  ; 
perchè  i  due  ossi  del  Pube  posti  auterior- 
mente  ,  e  vicendrvotmeiite  legati ,  sono  più 
distesi  dell'osso  Sacro,  col  quale  posteriormente 
si   uniscono. 

211.   Due    faccie  hanno  quest'ossa;  interna  ^.''^^'"°^"" 

1  '  SI  consi 

Tuna,  l'altra  esterna.  Quella  è  levigata,  quasi  "f^""' 
tutta  un  po' concava ,  fuorché  posteriormente: 
imperciocché  in  questo  luogo  ella  è  convessa, 
e  al  cono;iuna,imento  coli" osso  Sacro  si  fa  cras- 
sa ,  ed  aspra  dalle  prominenze ,  e  cavità  per 
la  più  tenace  adesione  ;  mentre  pel  contrario 
il  centro  di  quest'osso  in  alcuni  scheletri  è 
tanto  tenue,  che  sembra  composto  d'una  sola 
lamella  d'osso.  La  faccia  esterna  è  parimenti 
levigata ,  ma  un  pò"  meno  convessa  nella  sede 
d'avanti,  concava  in  quella  di  dietro,  dove 
finisce  in  tuberosità  ,  la  quale  è  un  poco  emi- 
nente oltre  Tosso  Sacro.  L'arco  in  cui  con- 
vengono ambe  le  faccie  superiormente ,  dicesì 
cresta  dell'  Ilio  ,  fornita  di  due  labbra  ,  come 
due  linee  prominenti ,  interna  una ,  esterna 
l'altra,  e  questa  più  aspra,  la  quale  poste- 
riormente sorge  tanto  sotto ,  che  dentro  della 
tuberosità  indicata.  In  queste  labbra  s'inseri- 
scono i  muscoli,  e  stesi  sopra  ambe  le  faccie, 
e  procedenti  da  aJtri  luoghi. 


I&6 


Quali  sieiTo le  21 3.  Oltrc  B  cìò  coclcstì  OSSI  sono  ornati  di 
loroapofìsi.  q^g^-j-j-Q  apofisl  o  proiiiinenze  ;  due  in  avanti, 
e  due  di  dietro  ;  quelle  si  distinguono  in  su- 
prema ed  inferiore  divise  tra  loro  da  un  arco 
quasi  semilunare.  Delle  posteriori  una  pari- 
menti è  superiore ,  ed  è  formata  dalla  tubero- 
sità già  indicata;  l'altra  inferiore  meno  crassa 
assai,  succede  tosto  a  quella  tuberosità,  da  cui 
si  divide,  restandovi  tra  mezzo  un  solco;  del 
quale  ne  rimane  a  vedere  un  qualche  vestigio 
non  di  rado  nella  faccia  esterna  .  Finalmen- 
te sotto  questa  inferiore  e  posteriore  apofisi 
dell'Ilio  scorgesi  un'  incisura  a  foggia  d'arco, 
e  visibile  molto ,  per  cui  e  vasi  ,  e  nervo 
ischiadico  ossia  crurale  posteriore  escono  da 
una  parte  ,  e  dall'  altra  della  Pelvi  ;  e  osser- 
vasi ancora  sopra  1'  Acetabolo  un  solco  largo 
poco  profondo ,  o  piuttosto  una  legger  depres- 
sioriC;,  per  cui  il  muscolo  iliaco  interno  esce 
fuori  dalla  stessa  Pelvi  ossea  . 
chesiai'osso  21 3.  Siccomc  la  parte  superiore  dell' Aceta- 
suaii  k^  Ine  bolo  vleuc  fomiata  dall'osso  dell'Ilio,  cosi 
•'"^'""'^""^r  anteriore  formata  è  dall'  osso  del  Fettine  , 
ossia  del  Pube  ;  il  quale  in  questo  luogo  è 
piuttosto  crasso,  indi  si  assottiglia,  ed  andando 
quasi  trasversalmente  si  porta  un  po'  in  avan- 
ti ,  per  unirsi  col  mezzo  d'  una  grossa  car- 
tilagine col  suo  compagno  gonfiandosi  di  nuo- 
vo, ed  avendo  una  superficie  piana;  il  qua! 
congiungimento  perciò  chiamano  Sìncondrosi  del 


I  27 

Fube .  Non  si  unisce  però  pria  che  venga 
prodotto  inferiormente  in  ispecie  di  gamba  , 
piana  d*  avanti  in  addietro  ,  la  qual  gamba 
contratta  per  gradi  concorre  colla  simil  gamba, 
ma  un  po'  più  lunga  ,  che  sorge  dall'  osso 
dell'  Ischio,  per  formare  con  quello  un  gran 
forame ,  che  dalla  sua  figura  dicesi  forame 
ovale .  Questa  congiunzione  nei  feti  e  nei  fan- 
ciulli si  fa  per  mezzo  ti'  una  cartilagine  ,  la 
quale  nelj' avanzarsi  dell'età  s' inossa,  siccome 
ne' molto  vecchi  veste  la  natura,  e  la  durezza 
di  osso  talvolta  ancora  quella  cartilagine  ,  la 
quale  sta  tra  1'  uno  .e   1'  altro  osso  del  Pube. 

214.  La   gamia  intanto  si  può   dire  vera-  Q^ie  »»  i* 
mente   quella  parte  del  Pube  descendente,  la  LTeqcaieii 
quale  forma  un  angolo  colla  gamba  dell'  altro  p°arti°debbanli 
Pube  ;   poiché   così   meglio  si  può  distinguerla  i^rme!"  **" 
dal  corpo  del  medesimo  osso,  che  è  superior- 
mente ,  e  giace  quasi  a  trasverso ,  ed  è  fornito 
di  tre  coste  eminenti  )  una  superiore  ,  la  quale 
siccome  più  acuta  dicesi  propriamente  la  Spina 
del    Pube;    l'altra   anteriore;    la    terza   final- 
mente inferiore  insieme,  e  posteriore.  Tra  que- 
ste coste  y  le  quali  la  natura  ci  diede  per  ri- 
cevere l'estremità  di  certi  muscoli ,  stanno  frap- 
poste delle  faccie  :  anteriore  cioè,  posteriore, 
ed  inferiore  ;  la   prima  tra  la  spina  e  la  costa 
anteriore;    la   seconda    tra  la  spina  e  la  costa 
inferiore;   e  la  terza  tra  la  costa  anteriore,  e 
inferiore,   la   quale   costa   ha  un  leggler  seno 


128 

per  il  passaggio  dì  ceiti  vasi.  Quella  poi  delle 
Coste,  che  sorge  antcriormeTìte,  e  disposta  in 
guisa,  che  avendo  quasi  principio  dalla  S.n- 
conclrosi  va  discendendo  esternamente ,  indi 
stando  continua  alla  gamba  dell'Ischio,  e  del 
suo  osso  medesimo  si  piega  a  foggia  della  let- 
tera O  :  e  così  forma  il  lembo  d' avanti  del 
forame  ovale ,  e  da  questo  luogo  procedendo 
ed  entro ,  e  fuori  sia  prodotta  nella  Costa  in- 
teriore . 
eresiai' os,a       ^  !  5.  DalFAcctabolo  ,  ossia  Ischiadica  cavità 

dell   Ischio;  a  -^ 

qnaii  cose  sic- ha  principio   l'osso  dell' Is(.hio  in  magi^ior  por- 
no in  Ini  do-      _       •  '    ^  _  _  ^  C^O  1 

gne  d'ojser- zione  deo;li  altri  (  ma  inferiormente,  poste- 
riormente ,  e  un  poco  esternamente  ).  (Questa 
parte  si  potrebbe  chiamare  il  Capo  delT Isc/tio; 
il  quale  nella  parte  posteriore ,  tre  dita  incirca 
trasverse  sotto  l'incisura  arcata  dell'osso  Ilio 
(N.  2  I  a)  sorge  in  un'  acuta  eminenza  ,  la  quale 
chiamasi  Spina  deW  Ischio ,  o  spinosa  ipofisi 
dell'Ischio,  o  Processo  spinoso  dell'  Ischio; 
attorno  la  qual  spina  codest'osso  nella  faccia 
esterna  è  leggermente  concavo,  e  al  contrario 
tumidetto  nell' interna.  Indi  il  capo  dell'Ischio 
vicino  fra  la  Spina  ,  e  il  ciglio  della  cavità 
Ischiadica  si  contrae  in  specie  di  collo ,  il 
quale  rappresenta  un  solco  piuttosto  insigne. 
Da  questo  luogo  codest'  osso  si  fa  esternamente 
prominente  in  un'aspra  tuberosità,  ma  crassa 
assai,  a  cui  diedero  il  nome  cM  tubere  del! Ischio. 
Questo   tubere  cangiasi  in  osso  tenue,  ovver© 


1  2(J 


in  quella  gamba ,  ia  quale  ri}3legata  al  di  so- 
pra ,  e  in  avanti  insieme  coli*  osso  del  pube 
forma  lo  spazio  ovale  ,  cioè  il  forame  ovale t 
il  quale  fuori  dello  stato  di  Scheletro  è  chiuso 
da  membrane,  e  da  muscoli. 

216.    Sebbene   poi    facile    non    sia,   che   e:;U  con  quai; ,  • 

,     ,      _  ^-    .   quanti  presidi 

OSSI  innominati  si  scostino  dal  baerò,  con  cui  »ui  consinaio 
si  articolano,  come  si  e  detto,  neil  ampia  su-sa9ro. 
peificie  colTintervento  d'una  crassa  cartilagine; 
volle  tuttavolta  la  natura  donare  a  quest'ossa 
recenti  un  più  fermo  stabilimento  con  certi 
robusti  legamenti.  Due  sono  questi  legamenti, 
e  i  più  robusti  di  tutti,  il  primo  de' quali  pro- 
cedendo dall'interna  ed  inferior  parte  del  tube- 
re  dell'Ischio  s'  inserisce  nell'osso  Sacro,  sabito 
sotto  la  di  lui  commessura  coli' osso  dell'Ilio; 
l'altro  inerente  a  questo  luogo  medesimo  trae 
la  sua  origine  dalla  spina  dell'Ischio. 

2  17.  Dalle   fin    qui  descritte  ossa  col  Sacro  "^  «1°=^^' °"» 

/  ,  sia  fornjata  la 

insieme  e  col  Coccige  viene  formata  la  cavità  tewi. 
nominata  pelvi  ossea.  Vale  a  dire  codesta  ca- 
vità posteriormente  è  futa  dall'osso  Sacro,  e 
del  Coccige;  lateralmente  dalle  osse  dell'Ilio; 
lateralmente  parimenti,  e  inferiormente  insie- 
me dalle  ossa  dell'Ischio;  finalmente  in  avanti 
dall'  uno  e  dall'  altro  Pube.  Generalmente  è 
rotonda;  ma  un  po'  più  spiegata  dall'  uno  in 
l'altro  lato,    di   quello    che    dal  di    dietro  in 

,        _  •  , .  .  ,  ...  Quali  sieno  !j 

avanti.  Se  poi  vogliamo  riguardare  gli  usi,  eutiutideiieoi- 
i  vantaggi     delle    osse   innominate ,   basti    per 


sa  maomiaatc. 


j  So 


ora  indicare  ,  o  piuttosto  rlcìiiamare  alla  me-* 
iTioria ,  essere  questa  pelvi  una  base  assai  fer- 
ma ,  su  cui  poi^gia  la  colonna  delle  vertebre. 
Imperciocché  sta  appoggiato  tutto  il  tronco  , 
mentre  sediamo ,  ove  al  contrario  la  pelvi 
stessa  insieme  col  tronco  cpiando  siamo  ritti  in 
piedi  insiste  sulle  inferiori  estremità.  L'uffizio 
di  questi  ossi  è  di  tener  fermi  molti  musco- 
.  li  5  i  quali  co'  suoi  estremi  s*  inseriscono  in 
quest'  ossa  ;  e  finalmente  non  tanto  serrare 
quanto  ancora  difendere  certe  parti  nell'  uno 
e  neir  altro  sesso  ;  come  vedrassi ,  quando  si 
parlerà  di  quelle  parti . 

218.  Non  è  poi  la  medesima  la  forma  della 
versiià'\Lua  pelvi    ìli  atiibl    Ì    sessì .    Perocché,    avendo  le 

pelvi  nei  due       1  ,■  i*  „  ^     p  ••!  ^ 

sessi.  altre  parti  uguali  ,  questa  nel  femminil  sesso  e 

pili  capace  ,  e  fabbricata  di  ossa  più  tenui  :  la 
cresta  dell'Ilio  è  più  inclinata  alTesterno;  l'osso 
Sacro  è  più  largo  ,  e  nella  faccia  anteriore ,  e 
neir  inferiore ,  e  non  è  egualmente  incurvato 
in  avanti  come  negli  uomini:  più  mobile  il  coc- 
cige, e  col  suo  apice  meno  è  portato  in  avanti, 
e  alla  fine  gli  ossi  del  Pube,  dove  insieme 
convengono,  sono  tra  lor  più  distanti;  perchè 
la  cartilagine  che  vi  sta  tra  mezzo,  suol  es- 
sere più  crassa  che  negli  uomini;  siccome  an- 
cora sono  più  crasse  quelle  cartilagini,  le  quali 
si  frappongono  al  Sacro  e  alle  ossa  dell'  Ilio. 
Laonde  non  è  meraviglia,  se  nelle  donne  dì 
primo   parto ,    principalmente   se    il    parto  sia 


i3[ 


istato  difficile,  gli  ossi  innominati  posterior- 
mente si  scostano  nn  po'  più  dal  Sacro  ,  e 
anteiiormente  tra  loro  alla  commessura  del 
Pube  . 


CArO  DECIMO 

Delle  Estrcìnità  Supcrioii  ,  e  primieramcntó 
della  Scapala  . 

2  10.  -L'alia    suprema    reo;ion    del    Torace  ^^ '^='"  ""' 

«^  lo  Steno  compo— 

subito  sotto  il  collo  al  di  dietro  e  esternamente  ^t^'e estremi. 

tà  superiori. 

pendono  le  ossa,  che  lormano  la  base,  ovvero 
il  fondamento  solido  delle  estremità  superiori. 
Le  ossa  di  queste  estremità  sono  la  Scapala  , 
ovvero  VOmoplata  ;  la  Clavicola;  il  Braccio  , 
ossia  Vernerò;  il  Cubito  finalmente,  e  la  Mano. 
Il  Cubito  è  composto  di  due  ossa,  e  la  ManoS"'l''"^''^'^!'- 

1  Dansi  notare  iB 

dì  ventisette  almeno:  e  in  tutte  quest'ossa  ad  i^'^^'eossa. 
uno  ad  uno   devonsi    considerare    la  figura,  il 
sito,  la  grossezza,   le  eminenze  ,  e  le  cavità  ■. 

aao,    Rii2;uardo    alla    fioiura    la    Scapula    è  Q"'--'»'^'^  s- 

O  or  gura  della  Sca- 

fimile  ad  un  triangolo  quasi  piano;  in  cuìp"^»- 
abbiamo  a  considerare  e  i  tre  angoli ,  e  i  tre 
lati.  Uno  degli  angoli  è  il  superiore  di  tutti, 
r  altro  infi^riore  ,  il  terzo  anch' egli  è  superio- 
re, ma  un  po'  sotto  F  altro  superiore,  e  vol- 
pato verso  le  parti  esterne  .  Il  lato,  che  vicino 


i3: 


la  spina  del  dorso  congiunge  l'angolo  superiore 
coli'  inferiore,  è  più  lungo  degli  altri,  e  di- 
cesi la  base;  la  quale  sebben  tenue  ha  però 
due  labbra  uno  interno,  l'altro  esterno,  o  a 
parlar  più  rettamente  uno  anteriore,  e  poste- 
riore r  altro,  essendovi  fra  mezzo  una  brevis- 
sima cellulosa,  ed  ossea  struttura  terminata  in 
un  lembo  in  qualche  luogo  poco  più  eminente, 
che  alcuni  nominarono  cresta  della  Scapala. 
Il  lato  inferiore ,  o  piuttosto  esterno  con  più 
di  ragione  chiamasi  costa  inferiore ,  la  quale 
delle  altre  è  assai  più  grossa ,  e  superiormente 
nell'angolo  esterno  va  a  terminare  in  una  tu- 
berosità foi'uita  d'  una  cavità  glenoidea  ,  cioè 
nel  capo  della  Scapula^  il  quale  fu  fatto  ap- 
posta per  ricevere  il  capo  dell'osso  dell'Omero. 
Il  terzo  lato  finalmente  tiene  il  luogo  più 
alto,  e  dicesi  costa  superiore.  Certi  muscoli  si 
attaccano  celi' angolo  superiore,  e  inferiore  non 
altrimenti  che  colla  base,  e  colle  coste:  il 
terzo  angolo  anch^  egli  pure  ha  inseriti  dei 
tendini,  ed  inoltre,  come  dicemmo,  si  articola 
coir  osso  dell'Omero. 

32  1.  Se  saper  si  voglia  la  situazione  delle 
posi.iene ,  e  Scapulc ,  sono  ellcno  poste  nella  parte  del 
s^^pui,'/"""  petto  superiore,  e  insieme  posteriore  ed  ester- 
na; e  in  tal  maniera  collocate,  che  colle  basi 
si  guardino  vicendevolmente  con  direzion  para- 
Iella  .  Ne  stanno  esse  sì  ferme  ,  che  muover 
non  sì  possano  quasi  in  ogni  parte  ;  e  secon-. 


i33 

i^are  principalmente  i  moti  tleirOmero.  Imper- 
ciocché non  si  legano  esse  dawicino  con  verim 
altro  osso,  fuorché  cogli  ossi  dell'Omero,  e  della 
Clavicola.  Quindi  possono  elleno  portarsi  alle 
parti  superiori,  e  inl'eriori ,  all'interno,  e  al- 
r  esterno,  e  perciò  accostarsi  insieme,  e  disco- 
starsi ^  e  ruotarsi  in  guisa,  che  la  parte  supe- 
riore ora  vadi  in  dentro ,  ora  in  fuori ,  cac- 
ciando la   parte  inferiore  nelle  parti  opposte . 

222.  E  affinchè  questi  movimenti  si   potes-  ^^^  ''^  '* 

•  \       r      •^  •  V      r-  grossezza  dal- 

sero  più  facilmente  esercitare,  ne  fossero  pure  iaSMpuia,a 

1  •    .      •  Il  .  Il  per  qual  fin». 

impediti    in    qualche    maniera  dal   troppo  peso 
deir  osso,    la    natura    provide    di    sottigliezza 
alla    Scapila.   Quest'osso   cioè   è  largo  bensì, 
ma    è   tanto    tenue,   che  sembra  per  la  mag- 
gior parte  composto  quasi  d'una  sola  lamina. 
Egli   ha  dunque  due   facc<»,    delle  quali  quella 
d'avanti,  che  poco  meno  non  s'appocjgia  alle  ^Jt^re'f,"; 
coste,    è    un    poco    concava,    particolarmente  ""^j;^^  "^''j' 
nella  sede  superiore,  dove  evidentemente  s'in-*^'*- 
china  verso  le  coste  più  alte  ,  per  accomodarsi 
alla  convessità  delle  coste  medesime;  ed  è  or- 
nata ancora  di  linee  un  po'  pili  alzantisi,  che 
danno  più  tenace  adesione  al  muscolo  che  co- 
pre quella  faccia:  mentre  per  lo  contrario  la 
faccia  posteriore  è  alquanto   convessa,    e  si  fa 
aspra  per  certe  prominenze ,  e  solchetti ,  quasi 
lunghe    fossette    per   più  fermo  inserimento  di 
certi  muscoli ,  e  per  dar  loro  più  comodo  col- 
locamento. 


dove  siano. 


i34 

2  2  3.  Fra   le   eminenze  cine  sono  le  prlnci- 
Qu.i;  Siene  pali  ^nE  superìore,  e  quella  insi£>;ne  ;  inferiore 

le  priucipali    J  l  •  i  Vr     1  l-  il 

emineBze,el  altra  niolto  piccola .  Vale  a  dire  la  base 
della  Scapula  oltre  i  due  terzi  di  sua  lun- 
ghezza ,  declinando  dalla  sua  quasi  retta  divi- 
sione,  ha  una  cresta  un  po'  più  larga,  come 
altrove  indicammo;  dove  questa  cresta  ha  in 
qualche  foggia  la  figura  d' un  piccolo  trian- 
golo. Quivi  spiegasi  in  arco,  con  cui  questa 
base  prima  si  fa  più  vicina  alla  spina  del  dor- 
so, indi  scostandosi  dalla  spina,  e  piegata  verso 
le  coste  ascende  esteriormente  per  formare 
colla  costa  suprema  della  Scapula  l'angolo  su- 
periore. Dove  poi  la  base  ^  o  dirò  meglio  la  sua 
cresta  forma  un  piccol  triangolo ,  sorge  a  poco 
a  poco  l'osso  in  una  prominenza  primieramente 
acuta,  e  condotta  quasi  a  traverso,  la  quale 
in  progresso  s'  alza  di  più ,  e  si  fa  piana  :  po- 
scia alquanto  dopo  restringendosi ,  e  sempre 
più  maggiormente  crescendo  dalla  faccia  poste- 
riore coir  andare  avanti  si  spande  in  maggior 
larghezza  ancora ,  e  si  allunga  in  guisa  tale. 
che  si  mette  molto  in  fuori  oltre  il  capo  della 
Scapula  medesima.  Chiamano  questa  eminenza 
superiore  la  Spìp.a  della  Scapula-  La  cpsta  in- 
feriore o  esterna  di  quest'  osso  più  grossa  delle 
altre  coste  forma  1'  Eminenza  inferiore ,  la 
quale  camminando  obbliquamente  divide  quasi 
l'angolo  inferiore  dall'osso  intiero,  cosicché 
«quest'angolo  sembri  sopraggiunto.   E   diffattì 


35 


nei  feti ,  e  nei  nmciulli  codest'  angolo  forma 
un'  epifisi:  ciò  eh"  è  comune  a  certi  processi, 
che  poi  indicheremo. 

224.  Onella  eminenza  più  grande  della  Sca- Qa-^^f^'^''^! 

I        ^  1  D  suno  le  aponsi 

pula,  detta  la  Spina,  termina  in  un  processo ,  deiiaScapuia. 
ossia  apofisi ,  delle  quali  tre  sono  ad  osservarsi 
nella  Scapula.  La  spina  già  descritta,  in  quanto 
che  col  suo  processo  fa  la  parte  più  alta  del 
braccio,  fu  perciò  la  cagione  ,  perchè  questo 
processo^  o  apofisi  si  chiamasse  Acromio.  L  al- 
tra apofisi  si  fa  dal  capo  della  Scapula  ,  la  di 
cui  estremità,  ossia  lembo  quasi  rotondo  chia- 
masi ciglio  della  Scapula  ,  siccome  questo 
lembo  è  alquanto  eminente  ancora  negli  ossi 
secchi ,  sebbene  lo  sia  molto  di  più  nelle  ossa 
recenti  per  la  cartilagine,  che  vi  sta  attaccata. 
Sotto  il  ciglio  il  capo  si  assottiglia,  ovvero  si 
restringe;  per  lo  che  dagli  Anotomici  il  luogo 
di  questo  restringimento  viene  nominato  collo . 
Finalmente  la  terza  apofisi  principia  dalla 
parte  d'avanti  del  capo,  e  posteriormente  dalla 
costa  superiore  della  Scapula,  e  si  prolunga  a 
foggia  d'  un  uncino  più  grosso  colla  punta 
piegata  all'esterno.  Chiamano  questo  processo 
ancoroidc,  o  coracoide. 

2  2  5.  Ognuno  finalmente  può  a  suo  beli' agio  f^^^^Ji!"''' 
vedere  in  quest'osso  e  le  incisure,  e  i  seni,  o  J'!^'^';';  i"^'''- 
solchetti ,  o  certe  fossette  lunghe    Un'  incisura 
ve  n'  ha  insigne,  la  quale  rassomiglia  a  quasi 
mi  mezzo  forame,  e  sta  c|uesta  in  mezzo  tra 


3o 


il  fine  esteriore  della  costa  superióre  >  e  la 
radice  del  processo  coracoideo,  la  quale  fre- 
quentemente dà  inserimento  al  muscolo  costa- 
joicieo  9  ossia  coracojoideo .  Un  seno,  o  a  dir 
men;lio  un  ampio  solco ,  che  da  alcuni  pari- 
mente chiamasi  mcisura  ,  sta  posto  tra  il  pro- 
cesso acromio  e  il  collo  della  Scapula  ,  e 
vien'  egli  occupato  singolarmente  dal  muscolo 
sopra-spinato .  In  fine  la  faccia  posteriore  della 
Scapula  è  ornata  di  tre  solchi,  ovvero  fossette 
lano;he.   Due    di     queste     veojfronsi    e    sotto    e 

e  1  co 

sopra    la  spina  della  Scapula    medesima  ;  e  la 

chiamano  perciò  cavità  sopra,  e  sotto  spinata. 

ì\  terzo  solco,  e  largo  osservasi  sopra  la  costa 

inferiore  o  esterna  della  Scapula  ,  e  obbliqua- 

mentè  ascende  dall'angolo  quasi  inferiore  verso 

il  superiore  esterno,  cioè  verso  il  capo  mede  - 

simo  della  Scapula,  ed  è  occupato  dal  muscolo 

infraspinato  ,   e  terete  minore . 

oiKi  siano  i       226.    Sebbene    dalla    medesima    descrizione 

principali  usi  ^]pH  a    Scapula    si    faccian    vedere    eli    usi    di 

delle  Scapu-  ^  V  ^  O  _ 

!«•  quest'osso;  tuttavia  non   sarà  fuor  di  proposito 

r  annoverarne  i  principali.  1.  La  Scapula  è 
quel  mezzo  per  cui  si  fa ,  che  le  estremità 
superiori  sieno  legate  al  tronco,  e  da  questo 
pendano.  2.  Somministra  l'articolo  all'Omero, 
o  Braccio,  che  vien  sostenuto  principalmente 
dalla  medesima  Scapula.  3.  Colla  sua  larga 
superficie  difende  in  certo  modo  le  parti  con- 
tenute nel  Torace    nella    parte   superiore ,   e 


.3/ 


posteriore.  4.  A  non  pochi  muscoli  a  clii  dà 
principio ,  a  chi  la  fine ,  a  chi  una  qualche 
connessione,  come  vedremo  a  suo  luogo.  5.  Fi- 
nalmente di  non  poco  momento  si  è  quello  di 
secondare  prontissimamente  i  movimenti  diversi 
delle  Eraccia  . 


Della  Clavicola 


L. 


2  27.  J_je  Scapule ,  di  cui  abbiamo  fin' ora  ciie  cosa sieno 

<      ^"^  r  '  ,     .  le  Clavicole  , 

parlato,  sono  sostenute  non  solamente  dai  mu- e  chedebb«i 

■*•,..  ...  -1  t  -in  esse  consi— 

scoli  in  esse  inseriti,  ma  ancora  da  due  ossi  aera». 
uno  per  parte,  che  chianiansi  Clavicole-,  i  quali 
sono  luno;hi,  non  tanto  o;rossì  ,  ma  robusti;  e 
in  questi  dobbiamo  considerare  la  figura,  la 
posizione,  le  connessioni,  alcune  eminenze,  e 
i  loro  usi, 

228.  La  sua  figura  è  tale,  che  rassomio;lia  in  Quai  ne  su 

•^  '-'  .       la  flgnra  ,  • 

certa  Gjuisa  alla  lettera  S  posta  a  traverso,  e  la  quali  k  «ne 
quale  nel  sesso  femminile  e  meno  incurvata. 
Appartiene  adunque  a  quelle  ossa ,  che  diconsi 
lunghe  y  ne' quali  sono  da  notarsi  e  corpo,  ed 
estremità.  Il  Corpo  è  quasi  cilindrico,  duro, 
con  una  fìstola  per  la  midolla.  Una  delle  estre- 
mità (  la  quale  è  posta  internamente  ,  e  aK 
quauK)  inferioimente  )  è  quasi  rotonda,  e  ter- 
mina in  un  capo  spungoso  più  grosso  nelle  os^a 
recenti  per  la  cartilagine  che  vi  sta  attaccata: 


i38 

r  altra    estremità    (   la   quale   è   esterna ,   nn 
po' superiore  5  e  insieme  posteriore  )  è  piana, 
e  spungosa,  di  cui  una  faccia  guarda  all' insù, 
l'altra  all' ingiù. 
Qnaie  ne  s!?      229.  Giacc  ,   comc   dicemiTio ,    cpiasi  a  tra- 
laposùionc.  ^gPgQ^  6  quclla  dellc  cavità,  che  è  maggiore, 
guarda  in  avanti ,  e  la  minore  all'  indietio  :  e 
perciò  è  situata  tra  il  primo  osso  dello  Sterno, 
cioè  il    manubrio,  e  l'acromio  della  Scapula , 
con  cui  forma  un  angolo  acuto. 
Con  quali  ossi      23o.  Col  SUO  capo  anteriore  si  articola  collo 
siaxticoi.    g^gggQ  manubrio  dello  Sterno,  ititerponendovisi 
una   cartilagine  mobile  quasi  orbiculare ,  oltre 
di    quella    che   veste    il   capo  medesimo ,  ed  è 
in  questa  sede  ritenuta  per  mezzo  di  legamen- 
ti,   conservando    però    un    po'  di    mobilità.    Si 
congiunge  ancora  per  altri  legamenti  col  pro- 
cesso coracoideo  della  Scapala  medesima;  e  final- 
mente si  attacca  ^H'acromio  per  mezzo  d'una 
cartilagine  accomodata  all'  estremità   dell'  uno 
e  dell' altr' osso. 
Quali  cose  deb-     sSi.  Vcdousl  uel  corpo  di  quest'osso,  oltre 

bansi  notare  neli         e  11  i  •!•       l    •  ^1 

Corpo.  la  lorma  a  qualche  modo  cilindrica,  certe  leg- 
gieri asperità,  ed  eminenti  linee;  delle  quali 
quelle  poste  d' avanti  poco  più  o  meno  evi- 
dentemente saltano  agli  occhi;  la  superiore  e 
insieme  interna  vicina  al  capo  sorge  in  specie 
di  linea  ;  tutte  però  sono  fatte  apposta  per 
ricevere,  e  ritenere  l'estremità  di  certi  mu- 
scoli.  Cosi  pure  nel  medesimo  corpo,  e  nella- 


tremilàd'avau- 


sua   faccia   inferiore   vedesi  una  lunga  fossetta 
lensiera  che  va  dalla  parte  interna  all'  ester- 

•  •  7        1 

na ,    la   quale   tiene   il   muscolo    sabclavio  in- 
serito . 

232.  L'estremità  davanti,  tolta  via  la  car-Qn^ieneii'es- 
tilagine,  apparisce  con  un  leggier  seno,  ed  c||';° 
fiuta  a  foggia  d'una  figura  ovale  lunga;  più 
frequentemente  poi  in  figura  triangolare,  ma 
coati  ano-oli,  e  coi  lati,  che  s'accostano  alla 
figura  rotonda  ;  e  nella  sua  parte  inferiore  ,  e 
insieme  posteriore  fassi  vedere  un  aspro  tuber- 
colo, a  cui  non  di  rado  sta  esternamente  adja- 
cente  una  fossetta  parimente  lunga  per  tener 
saldi  i  legamenti  che  legano  questa  medesima 
estremità  colla  prima  costa ,  e  col  manubrio 
dello  Sterno. 

2  33.  Nella   estremità   piana  ovvero  esterna  Q"aii 

i  ,  sterna 

evvi  del  pari  un'  asprezza  si  posteriormente  , 
che  anteriormente  ,  ed  esce  il  più  delle  volte 
prominente  alquanto  per  l'attaccamento  di 
certi  muscoli:  parimenti  nella  faccia  inferiore 
di  questa  estremità  osservasi  una  linea  aspra , 
a  cui  si  attacca  il  legamento  prodotto  dalPapo- 
fisi  Coracoidea  della  Scapula .  Finalmente  il 
margine  o  lembo  di  questa  estremità  ha  un 
leggerissimo  seno  ovato,  condotto  a  traverso, 
ma  fornito  d' una  superficie  ineguale  ;  e  que- 
sto è  fatto  per  tener  ferma  la  cartilagine ,  che 
pia  tra  mezzo  questa  medesima  estremità ,  e 
r  Acromio. 


nell'e- 


dalla  Clavico- 
le 


Qnaiiiai'uso  ^^4'  ^^  Glavlcole  poi  furono  fatte  apposta j 
primo  per  contenere  nella  propria  sede  la  Sca- 
pnla  del  suo  lato ,  e  quindi  per  impedire  affin- 
chè codesti  ossi  non  si  scostino  posteriormente 
troppo  dalle  coste,  ne  troppo  si  portino  este- 
riormente ,  con  che  il  braccio  si  rende  più 
mobile:  in  secondo  luogo  per  avere  inerenti  a 
loro  come  a  luogo  più  fermo  molti  muscoli  ; 
in  terzo  luogo  per  difendere  dalle  esterne  in- 
2;iurie  certi  vasi  ma2;<2;iori ,  nominati  suliclavi: 
quarto  finalmente  eolla  loro  singolare  curvatu-* 
ra  lasciano  libera  la  strada  ai  vasi ,  e  ai  nervi^ 
che  vanno  alle  ascelle,  come  ancora  ad  alcuni 
muscoli ,  i  quali  colf  altra  estremità  si  attac- 
cano colle  coste  superiori. 


Dell'  Omero  ossia  Braccio . 


^    .  „^  2  35.  L/air  angiolo  superiore  esterno   della 

ro, equaiicoie  Scapula,  c  quiudi  dal  di    lei  capo    pende   uno 

debbansiines-  *  ,,  1     1       n  ^^ 

soosservare.  per  parte  l  OSSO  del  JJraccio ,  ovvero  Omero: 
in  cui,  oltre  il  sito  eh' è  noto  a  tatti,  deggion- 
si  osservare  5  e  figura,  e  consiunzioni ,  eminei> 
ze,  solchi,  e  fossette,  e  1'  uso  ancora  di  tutte 
queste  cose. 

^  ,    .    ,        f236.   La   fÌ2:ura    di    quest'osso  è  cilindrica; 

(^uale  sia    la  O  l 

figura  di que- se  ììoiì  cHc  SU  jieriormen tc  comincia  da  un  capo 

si'  osso,  ed  ia  .      ^       .  .  .     , .  . 

quante  parti  Totoudo  ,    i H ier lormcn tc    poi    si    assottiglia    in 


141 

piana  superficie  sparsa  qua  e  là  di  eminenze ,  di„i„to  si 
e  di  cavità.  Vale  a  dire  T  Omero  si  annovera  ^"J'/^*"""' 
tra  le  ossa  lunghe  ;  e  tra  quelle  particolar- 
mente ^  che  hanno  interiormente  una  fistola 
occupata  tutta  e  ripiena  dalla  midolla;  laonde 
l'uno,  e  l'altro  Omero  si  suole  comunemente 
dividere  pria  in  corpo,  ed  estremità,  delle  quali 
una  è  superiore ,  V  altra  inferiore . 

aS/.  La  superiore  estremità  adunque,  la  cue  cosa  deb. 
cui  sostanza  è  spungosa,  ha  un  capo  rotondo ,  ^"i/'^^J^I^ 
il  quale  da  un  solco  frìtto  a  foggia  d'  arco  si  *^  »"p«'0". 
divide  quasi  in  due  ineguali  porzioni  ;  una,  e 
questa  molto  più  grossa  corrisponde  al  capo 
della  Scapula,  e  perciò  mira  le  parti  interne, 
e  insieme  le  inferiori;  l'altra  a^sai  minore  è 
divisa  in  due  tubercoli  ;  1'  uno  superiore,  e 
questo  minore;  esterno  V  altro  e  più  grosso. 
L'uno  e  l'altro  di  questi  tubercoli  porta  certi 
segni  5  che  danno  a  vedere  servire  questi  tu- 
bercoli a  ricevere  le  estremità  dì  ceni  musco- 
li ,  essendovi  tra  mezzo  a  questi  tubercoli  un 
solco  visibile  abbastanza  prodotto  non  poco  pel 
corpo  dell'osso',  in  cui  in  molta  parte  si  nascon- 
de il  tendine  d'  un  certo  muscolo^  che  avremo 
a  descrivere  a  suo  luogo  . 

238.  Tosto  sotto  il  capo  l'osso  dell' Omero  che  cosa  s;. 
si  contrae  al([uanto;  nel  qual  luogo  dicesi  collo;  yo2"Jfl 
va  subito    in   cilindro;,  si  fa   più  duro,  e  così'''"  ^'^ssa» 

1  m  esso . 

gradatamente    diminuendo    in    grossezza ,    che 
appena   il    calare   si   conosce,    e    quindi  dicesi 


142- 

il  corpo ,  il  quale  particolarmente  nella  faccia 
d'  avanti  è  fornito  di  certe  ineirnaHianze  come 
coste  ruvide  fatte  apposta  per  la  più  tenace 
adesione  di  certi  muscoli.  Sotto  circa  tre  quarti 
di  tutta  la  lunghezza  comincia  questo  corpo 
a  distendersi  a  poco  a  poco  in  piano;  ch« 
gradatamente  crescendo  si  conforma  quasi  in 
due  coste  una  esterna  e  questa  più  sensibile, 
l'altra  interna.  Di  queste  coste  poi  quella, 
die  è  esteriore ,  cresce  in  una  prominenza  o 
tubercolo  col  suo  fine ,  perchè  si  leva  molto 
meno  ,  che  il  tubercolo  interno  ,  in  cui  si  ter- 
mina la  costa  del  suo  lato.  Questi  tubercoli 
si  chiamano  condili,  a' quali  nelT  altra  estre- 
mità si  attaccano  alcuni  muscoli  (  il  che  dee 
dirsi  ancora  delle  coste  ). 
Che  cosa  ab-  289.  Tra  Ì  coudìli  un  poco  inferiormente 
re^inwre- stanno  dclle  prominenze,  e  delle  altre  fossette, 
mitàinfeno- le  quali  coi  couddi  medesimi  formano  f  estre- 
mità inferiore  fatta  da  tre  prominenze  e  due 
fosse  trammezzo.  Una  di  queste  eminenze  mira 
all'esterno,  ed  ella  è  quasi  rotonda  particolar- 
mente nella  faccia  davanti;  l'altra  più  gros&a  , 
e  la  più  interna  di  tutte  alzasi  in  un  labbro 
lunato  oltre  il  condilo  interno.  Da  questo  lab- 
bro l'osso  a  poco  a  poco  si  assottiglia,  quanto 
più  va  all'esterno;  poscia  sorge  alquanto- in 
una  terza  eminenza  ,  la  quale  minor  delle  al- 
tre tiene  il  luogo  di  mezzo  tra  queste  due , 
e  ai  lati  di  cpieste  stanno  i  solchi  ,  o  le  fos- 


i?^3 

sette  teste  nominate ,  dalle  quali  si  dividono 
tra  loro  le  prominenze.  E  la  fossetta  maggiore 
poi,  quella  rivolta  all'interno,  compresa  da 
due  lembi ,  o  labbra ,  figura  V  osso  medesimo 
in  quel   luogo  a   una  picciola  ruota. 

240.  Conciosiachè    poi    molti    muscoli  e  nelQu^ies'^i'a'f- 

...  ^  '11-  colazione  del- 

Joro  principio,  e  nella  loro  fine  si  leghino  r omero  coiia 
coll'osso  dell'Omero;  quindi  può  egli  muoversi 
in  qualunque  parte.  Il  che  per  fare  più  libe- 
ramente sta  congiunto  coo;]i  ossi  in  euisa ,  che 
verun  impedimento  non  oppongasi  a'  suoi  mo- 
vimenti naturali.  Per  questo  il  suo  gran  capo 
cooerto  d'una  leader  cartilan;ine  viene  coni- 
preso  in  poca  sua  porzione  nella  cavità  gle- 
noidea  della  Scapnla ,  la  quale  è  coerente  con 
una  più  crassa  cartilagine  ,  die  molto  elevasi 
in  un  ciglio.  Così  la  cavità  della  Scapula  resa 
più  ampia  riceve  entro  di  se  la  parte  alquanto 
più  grande  del  capo  dell'Omero;  né  tuttavolta 
impedisce  del  tutto,  che  questo  capo  facilmente 
non  cada  dal  proprio  luogo:  anzi  talvolta  sa- 
rebbe sforzato  nella  sede  superiore  ,  se  i  due 
processi  della  Scapula  V  acromio  ,  e  il  coracoi- 
deo  tanto  tra  loro  ,  quanto  ancora  colla  cla- 
vicola congiunta  da  un  robusto  legamento  non 
firmassero  come  un  arco,  il  quale  impedisce, 
che  deturbato  essendo  dal  proprio  acetabolo 
non  si  getti  fuori  nelle  parti  superiori.  Questo 
è  il  conaiunfrimento  dell'estremità  superiore 
dell' Omero,  che  appellasi  artrodia   (M.  no); 


H4 

r estremità  poi  inferiore  sì  congiunge  col  Cubito 
per   Ginglimo  (N.    ii^). 

241.  Tale   congiunf^imento   si   fa   nella    se- 

Qaale  sia  l'arti-  .  ti  i  1  •  1     ii'/^ 

colazione  del- guen te  maniera,  li  tubercolo  esteriore  dell  Ome- 
fefSrrcòfcu- ro  5  ossia  quella  eminenza  ,  (N.  289)  la  quale 
*"'"'  cresce  nel  lato  esterno  alquanto  sotto  il  condilo 

corrispondente ,  viene  in  certa  guisa  ricevuta 
dal  capo  di  quell'osso,  che  nel  Cubito  chia- 
masi radio,  il  qual  capo  non  solamente  si  ruota 
sopra  quel  tubercolo,  ma  si  muove  ancora  in 
guisa  tale  che  ora  vada  in  avanti,  e  ora  in- 
dietro reciprocamente  nella  piegatura  ,  e  nella 
distensione  del  Cubito.  Affinchè  poi  sì  avesse 
solamente  quella  piegatura,  che  all'  uopo  ba- 
stasse ,  e  s'  impedisse  insieme  una  troppa  di- 
stensione, o  quasi  retrovolta  del  Cubito,  subito 
sopra  quel  tubercolo  esteriore  evvi  una  fossa 
nella  sede  anteriore ,  nella  quale  a  qualche 
maniera  è  ricevuto  il  capo  dello  stesso  raggio  ; 
siccome  un'  altra  fossa  insione  trovasi  dietro 
questa  estremità  dell'Omero,  ed  un'altra  me- 
no spiegata  in  avanti.  E  in  queste  fossette 
separate  tra  loro  da  una  semplice  lamina 
ossea  entrano  alternativamente  certi  processi 
di  quell'osso  del  Cubito  chiamato  Ulna  nella 
distensione  a  vicenda,  e  nella  piegatura  del 
Cubito  medesimo. 

242.  Oneste  prominenze  ■>  e  fossette  anpar- 

Qnali   sicno  i  ^  <-  l  .     ^      .  ,^^  ^  ^  _, 

princiiv.ii  le-  tcnpono  alTestremità  interiore  dell  Omero.  Per 

gamenti  ,  clie  o  •       i  •  ♦ 

lengoBo  nella  altro  ambiduc    gli   estremi  di  quest    osso  sono 


i45 

raffrenati  dai  suoi  particolari  legamenti:  quello  snaseaeie due 
di  sopra  ÒA\' orbiculare .  ossia  cigliare  (N.  i  14).  To^T'' 
il  quale  avendo  principio  dal  capo  ovvero  ace- 
tabolo della  Scapala,  o  piuttosto  dal  suo  ci- 
glo,  termina  nel  collo  delTOmero  stesso,  e 
t«^nticemenre  vi  si  auacca:  quello  di  sotto  poi 
dal  Capsulare  (N  114)  ossia,  come  la  chia- 
mano, tela  legamento  sa.,  il  qual  legamento  prin- 
cipiando oltre  i  capi  degli  ossi,  che  si  aitico- 
lano  ,  abbraccia  per  ogni  dove  strettamente 
1'  istesso  articolo ,  e  lo  ritiene ,  e  lo  assicura 
nella  propria  sede. 


Del  Cubito . 


Col 


243    vJolla  estremità  inferiore  dell' Omero  cue  cesa  sia 

\  'y        /->     I  •  TI  ^'  Cubito;   da 

SI  articola    il    Cubito   composto    cu  due   ossa  :  quante  ossa  sia 

•1      /'>     /  -^  •     \  •  1     ^^  /  1      t'ormato  ;  e  che 

il  Liibito  cioè    propriamente    detto,    (con  al- cosa   debbasi 
tro    nome    Ulna),    e   il  Radio.    Quest'ossa;"'."'""^"*' 
pure  sono  conformi  in  lunghezza;  ed  in  questi 
ancora    sarà    bene    il     riflettere    il     sito  ,     la 
sostanza  ,    le  eminenze  ,    le  cavità  ,  le  connes- 
sioni,  e  gli   usi. 

244,    Sono    poste    queste    due    ossa    subito  J;°""|*'^*"°p°" 
sotto  l'Omero,  ove    insieme  si  articolano;   co- ^"''''°''^'f"^ 

sede  abbiano. 

minciano  subito  a  scostarsi  tra  loro,  e  di  nuovo 
si  uniscono  nell'estremità  inferiore.  Così  nella 
mano  alzata  sono  distanti  tra  loro  nella  mag- 
io 


gìor  parte ,  eò  hanno  tra  mezzo  uno  spazio 
paralello  :  nella  quale  posizione  della  mano 
egli  è  manifesto  la  parte  interna  occuparsi  dal 
Cubito,  ovvero  Ulna  »  e  l'esterna  dal  Badia. 
Che  se  china  sia  la  mano,  allora  l'Ulna  nella 
parte  superiore  all'intervallo  di  circa  tre  dita 
trasverse  sta  nella  sede  interna  ;  da  questa  a 
poco  a  poco  scostandosi  finalmente  nella  parte 
inferiore  riguarda  all'  esterno:  poiché  il  Radio 
quasi  girando  attorno  al  proprio  asse,  quando 
si  china  la  mano,  comincia  a  portarsi  di  sotto 
r  intervallo  indicato  all'  interno  ,  dal  che  av-- 
viene ,  che  finalmente  dall'  esterna  regione  si 
porti  air  interna.  Qualunque'  poi  sia  il  movi- 
mento del  Radio,  codest'  osso  in  qualunque 
positura  della  mano  corrisponde  sempre  al  pol- 
lice, e  per  lo  contrario  l'Ulna  al  dito  minimo. 
In  quante  parti      24-5.  Codesti  ossi  ambiduc  ,  siccome  sono  di 

■1  sogliono  di-  _   '  _ 

itingere  le  ossa  quei  luno.hi,  hauno  e  il  corpo,  il  quale  è  piii 

del  Cubito  *   e  ^ 

come sieno di- duro,  ma  fistolato ,  e  perciò  ripieno  di  mi- 
»i.05t«.  dolla  ;  e  le  loro  estremità,  che  sono  d'una 
sostanza  spungosa.  Queste  estremità  poi,  delle 
quali  una  è  superiore  ,  sono  in  questi  ossi  for- 
mate e  disposte  in  ragion  inversa  in  guisa  che 
neirUlna  la  superiore  è  molto  più  grossa 
dell'inferiore^  mentre  nel  Radio  tutto  va  al 
contrario . 
chedebbasios-      246.  Valc  a  dire  r  Ulna  superiormente  for- 

servare  nell'es-'     •  n,  1  .  . 

tremità  supe-  mta  Q  UH  capo  luumietto  e  pmttosto  piosso,  a 
na.  poco  a  poco  s  impiccioliscc  imo  alla  sua  estre- 


i47 

mità  inferiore.  Questo  capo  nella  sede  poste- 
riore costituisce  la  parie  più  prominente  del 
Cubito;  in  avanti  si  attenua  in  una  Fossa 
quasi  semicircolare  eliiamata  dalla  &«ua  figura 
Sigmoidea  i  e  questa  maggiore,  per  disiin- 
guerla  dalla  minore  simile  a  questa  ,  e  perciò 
avente  il  medesimo  nome  . 

a47.  Onella  fossa  raauji^iore  è  terminata  da  p^  altro  deb- 
dne  processi,  ossia  due  apofisi  ;  delle  quali  la la medesima ei- 

*  .  .  V       .       .  , ,  .  tremila .     , 

posteriore,  e  la  più  insigne  nella  estensione 
del  Cubito  è  ricevuta  dalla  fossa  più  ampia 
dell'Omero  (N.  241);  e  la  chiamano  olecra 
no,  o  processo  ancofiea;  l'altro  processo  poi 
molto  minore,  e  posto  anteriormente,  detto 
coronoìden ,  entra  nella  fossa  anteriore  dello 
^tesso  Omero,  quando  il  Cubito  si  pi^'ga.  Per 
altro  questa  fossa  Sigmoidea,  dove  si  articola 
coir  Omero,  sorge  in  fnezzo;  ma  questa  emi- 
nenza a  poco  a  poco  si  diminuisce  nei  iati  per 
accomodarsi  all'estremità  inferiore  deirOmero 
in  quella  sede,  dove  dicemmo  (N.  289)  raffi- 
gurarsi una  picciola  ruota  da  questa  estre- 
mità. 

248.  L'Ulna   poi  sotto  il  suo  capo  e  nella  Aure  cose  d« 

_  '  _        J  ^       _  ••  osservarsi  sot- 

hiccia    d  avanti  si   assottinlia  ;  e  questo  assot- toil<•.^podel- 
.    ,.  .  ,       ,  .  1/  -1  1     l'Ulna. 

tigliamento  si  può  chiamar  collo,  sotto  11  quale 
havvi  un  tubercolo  notato  nel  centro  d'una 
picciola  cavità,  in  cui  apposta  s'inserisce  un 
certo  muscolo  di  quelli,  che  piegano  il  Cubito: 
nella   faccia   esterna  poi  1'  altra  fossa  Sigmoi- 


148 

dea  minore  coperta  d'  una  cartilagine  dà  luogo 
al   capo  orbiciilato  superiore  dell'osso  del   Ra> 
dio,    il    quale    nelT  alzare    e    piegare   la   mano 
si    ruota  in   questa  fossa  oltre  la  mezza   parte 
del    suo    orbe:    e    nelP  alzar    la    mano   questo 
ruotamento  si  fa  esternamente,  e  internamente 
nel   piegarla. 
<2i>aH  cose  deb-      ^49    Superata  la  fosm  minore  Sigmoidea  ^ 
nrc!^Td«T- P^^"^^*^    principio  il    Corpo   deiK  Ulna  .    Questo 
l'uiaa.       corpo  è   un  poco  incurvato;  imperciocché  nella 
sede    posteriore    va    in   ima  certa   leggier  con- 
vessità,   e    nell'anteriore  in   una  concavità;  si 
pure   a    poco    a    poco    si    contrae,    e  si   forma 
in    tre    coste    principali    con    altrettante   faccie 
di   mezzo.   Dalla  costa  esterna  più  acuta   delle 
altre,  e  da  tutta   la  sua  lunghezza  partesi  uà 
legamento,    il   quale   si    attacca    ad    una  simil 
costa  sorgente  dal  corpo  del  Radio,  e  lo  chia- 
mano legamento  interasseo.    Alle  altre  coste  si 
attaccano   alcuni   muscoli  colle  loro  estremità. 
La  posteriore  delle  faccie,  che  vi  sono  di  mez- 
zo,   rao^trasi    con    una    qualche    convessità;  le 
altre   dtie   sono    quasi  piane,  e  notate  d'altre 
coste  minori  per  T  inserimento  dei  muscoli. 
Qaaiineire-       ^'^^    L'  estremità  inferiore  dell'Ulna  è  ter- 
5tremità , afe- jjjj nata  da  un  capezzolo  orbiculare  avente  una 
fossetta    glenoidea    fatta    apposta   per  l' artico- 
lazione cog'.i  ossi  del  Carpo.  Da  questo  capez- 
zolo,   la    cui    estremità    ossia  lembo  chiamano 
ancora  cresta,  esce  una  certa  prominenza  piut- 


i49 

tosto  acuta ,  la  quale  a  mano  alzata  c;uarcla 
internamenre  e  posteriormente  per  la  più  fer- 
ma articolazione  cogli  ossi  che  succedono  infe- 
riormente aKo  stesso  Cubito.  Questa  promi- 
nenza è  chiamata  apojflsi  stiloidea ,  la  quale 
poscia  a  mano  piegata  sta  esternamente ,  e 
anteriormente,  e  in  questa  sede  dell' istesso 
capo  inferiore  dell'Ulna  si  divide  in  certa  guisa 
dall'intervento  d'un  solco,  per  cui  passa  il 
tendine  d'un  certo  muscolo.  Siccome  poi  il 
capo  superiore  dell'  Ulna  tra  la  fossa  Sigmoi- 
dea minore  riceve  la  cresta  orbiculaia  dei  Radio 
corrispondente;  così  per  lo  contrario  il  capo 
inferiore  dell'Ulna  medesima  è  ricevuto  da  una 
fossa  minore  la  quale  è  sjolpita  nel  capo  infe- 
riore del    Radio . 

25 1.  Nel    Radio    il    corpo    e    le    estremità  Quii; cosedeb- 

1  .  \      n  •  1  1  I  baasi  coajide- 

parimenti  sono  di   tal  roggia,  che  oltre  la  pò- rare  nei  Ra- 
situra,    la  figura,  la  sostanza  e  il  moto  par-*^'"" 
ticolare  ,  di  cui  poco  fa   parlammo,  altre  cose 
ancora    mostrano    agli    occhi    degne   d'osserva- 
zione. Imperciocché  il  suo  vertice,  ovvero  capo 
superiore  è  rotondo,  guerniio  d'una  fossa   gle- q^^i;  ^pn-e, 
noidea.    Gol   suo  orbicolo  ,  o  lembo,  chiamato  *'."""^^'"p^^ 

nere  . 

ancora  cresta ,  in  non  picciola  parte  ruotasi 
nella  fossa  minore  sigmoidea  dell'Ulna.  E  que- 
sto ruotamento  si  ia  ancora  sopra  il  tubercolo 
dell'Omero,  che  corrisponde  al  condilo  della 
medesima  parte ,  cioè  sopra  il  tubercolo  supe- 
riore,   e   inferiore;   col   qual  tubercolo  ancora 


i5o 

ruotasi  il  capo  del  Radio  per  mezzo  della  sua 
fossa  glenoidea.  Affinchè  poi  il  Radio  ruotisi 
facilmente  entro  la  fossa ,  e  muovasi  con  pari 
facilità  tanto  nella  piegatura,  quanto  nella 
estensione  sopra  cjuesto  tubercolo  delT  Omero, 
tanto  il  tubercolo  che  la  fossa  sono  tenace- 
mente vestiti  d'una  liscia  cartilagine. 
-,  ,.    ,  aSa.  Subito  sotto  il  capo  il  Radio  sMmpic- 

Quah  nel  »U0  l  T 

Corpo.  colisce  non  poco  all'  intorno .  Così  viene  a 
formare  il  Collo ^  sotto  cui  nella  faccia  ante- 
riore havvi  prominente  un  grosso  tubercolo 
un  poco  aspro ,  in  cui  s'  inserisce  il  tendine 
d'  un  certo  muscolo  ,  che  serve  a  piegare  il 
Cubito.  Sotto  il  tubercolo  il  corpo  del  Radio 
offre  tre  faccie  terminate  da  altrettante  coste. 
Una,  la  quale  a  mano  supina  sta  in  avanti, 
è  quasi  piana,  o  piuttosto  nella  sede  superiore 
è  alquanto  concava  :  le  altre  due  riguardanti 
esternamente,  e  posteriormente  sono  a  qualche 
maniera  convesse.  Quella  delle  coste,  che  cor- 
risponde air  Ulna  ,  termina  in  punta  ,  e  con- 
nettesi  col  legamento  interosseo;  quelle  poi  che 
guardano  esteriormente,  e  posteriormente,  sono 
in  certa  guisa  rotonde. 

2  53.    Onanto    piìi    poi   il  corpo   del    Radio 

.imuiiàinfe- discende  ali  inojiu,  tanto  pur  ancora  s  jngros- 
sa,  hn  tanto  che  va  a  linire  in  un  appianato 
tubercolo  colla  ficcia  davanti  quasi  concava  , 
quella  di  dietro  piuttosto  gibbosa  con  una  linea 
eminente   in  mezzo,  a  cui    sona  adjacenti  iWi 


i5i 


piccioli  seni ,  sovra  cui  si  muovono  i  tendini 
del  muscoli,  che  stendono  la  mano.  Per  altro 
questa  estremità  così  appianata  è  segnata 
d'  un' ampia  fossetta,  ma  poco  profonda  per 
r  articolo  colle  ossa  del  Carpo ,  ed  è  rinser- 
rata da  un  doppio  quasi  tubercolo  :  uno  più 
grosso  a  mano  alzata  esterno ,  e  interno  a 
mano  abbassata,  il  quale  finisce  in  un  processo 
alquanto  acuto  (  e  questo  processo  chiamano 
alcuni  apojisi  stdoiclea  del  Radio  ^'.  1'  altro 
interno  e  meno  prominente ,  nel  cui  lato  ve- 
desi  una  fossetta,  la  quale  gira  in  gran  parte 
come  attorno  all'asse  circa  il  ritondo  estremo, 
ossia  cresta  dell'  Ulna  . 

254.  Per  ciò  che  riguarda  gli  usi  si  dell' Ul-]^;;^^  ^'*- 
na,  che  del  Radio,  quinci  di  tutto  il  Cubito, 
sono  essi  in  gran  parte  i  medesimi  di  quelli  , 
che  sono  comuni  a  tutta  l'estremità  superiore, 
e  confessati  da  tutti  :  poiché  nessuno  può  igno- 
rare ,  quali  e  quanti  sieno  i  beni ,  che  ne  ven- 
gono alla  vita  degli  uomini  ,  e  conseguente- 
mente air  umana  società  dal  libero  esercizio 
delle  membra  superiori,  dalla  piegatura,  vale  a 
dire  dalla  estensione  ,  e  dal  ruotamento  del 
Radio,  e  finalmente  dall'  inserimento  di  molti 
muscoli . 


iSz 


Della  Mano  ,  e  primieramente 
del  Carpo . 


carpo°rqu'iè      ^^^^  ^^  Cublto,  ovveFo  all'Ulna,  e  al  Ra- 
hisna«tuaz,o- dio  sìe^uc  uiiita  la   Mano  formata  dal  Carpo, 

ne ,  e  i)  nume-     -n/r  t-\  .  v  • 

IO  degn  ossi  Metacarpo ,    e   Diti.    Otto    ossetti    i    più  duri 

elle   lo    com-      •  •  -i/^I-  -in^ 

prugoao.  Situati  tra  il  Cubito  e  il  Metacarpo  compon- 
gono il  Carpo ,  sono  questi  disposti  quasi  in 
due  ordini,  superiore  cioè ,  e  inferiore.  Hanna 
e  diversa  grandezza  ,  e   principalmenie  diversa 

Graudezza ,  e  fio-ura  ,  Ic  quali    cose  siccome  sono  assai  com- 

nguva  degli  OS-      o  i    ^ 

"•  poste,    quindi    facilmente    non    si    possono  de- 

scrivere in  tale  maniera  almeno,  che  la  de- 
scrizione sola  conduca  a  conoscerle  bene,  e  a 
giustamente  disringueile. 

Quainoraisie-       256     La    difficoltà    s' accrescc   dalla    varietà 

no    stati    dati     1*  •  i  li-  •*  •       n 

.-.giiossettidei- "^1  nomi,  che  da  diversi  Autori  lurono  impo- 
l'ordme  snpe- gjj  ^  questì  ossetti .  ImpercioccHè  ,  sc  parliamo 
di  que' formanti  l'ordine  superiore,  il  primo 
osso  dalla  parte  del  dito  pollice  chiamasi  da 
alcuni  naviculare  \  q\'\  altri  tre  che  succedono 
verso  il  dito  minimo ,  diconsi ,  andando  in  or- 
dine ,  lunato  ,  triquetro ,  subrotondo  ;  da^Ii 
Anatomici  Francesi  poi  Scaphoide ,  Semilu- 
naire.  Cuneiforme  ^  Pisiforme  :  anzi  quest'ulti- 
mo ossetto  da  altri  fu  nominato  Lenticulaire , 
o  Orbiculaire. 


i55 

ùSj.  Quindi  è  manifesto  convenire  i  Fran- e  qt,ai: « q*: 
cesi   co' nostri   Italiani  nel  dare  il  nome  ad  al- J;;;,;f;"^  ^^ 
cuni  di  questi  quattro  ossetti ,  ma  non  a  tutti: 
e  a  mio  giudizio  convengono  anche  meno  nel 
dare  il  nome  a  quei  dell'ordine    inferiore.  Im- 
perocché   il    primo    di    questi    che    corrisponde 
parimenti  alla  sede  del  Pollice  da  alcuni  viene 
nomato  moìtongoto  maggiore;  l'altro  vicino   a 
questo    moltangoìo    minore.,  il  terzo   capitato  ; 
il  quarto  ciuudfo'me.  Al  contrario  da'*  Francesi 
li  fuiono  dati  i  seguenti  nomi:  trapeze;  pyra- 
midal  ;   grand  os  ;  ed  uncifornìe .    Anzi  alcuni 
tra  questi  autori    fossetto  pyramìdal  chiama- 
rono  trape.r.oLle.    Chi  tra   questi   Autori    abbia 
più   rettamir-nte  degli  altri  descritto  questi  os- 
setti ,  né  quivi  sta  bene  a  investigarlo,  né  io 
imprendo  a  giudicarlo.    Intanto   stimai  a   pro- 
posito l'indicare  i  nomi    più    comuni  ,  sì  an- 
cora   l'ordine,    con    cui    si    succedono    quegli 
ossetti.    Così    ciascuno    esaminando    accurata- 
mente   il    Carpo   potrà   giudicare,    quai    nomi 
meglio  gli   si  convengano. 

253.  Tuttavia  per  ischivare  ogni  errore,  che  ^l^'imbrì'^ri 
pocrebbesi    facilmente    insinuare  o  per  l'ambi-  piùrettonei- 

guiia  dei  nomi,  e  della  figura  loro  che  molto  ^^ qa«tioj- 
si  scolta  dalle  regolari,  e  quindi  dalla  diffi- 
coltà della  cosa  stessa  a  me  sembra  meglio 
imitare  quegli  Anotomici  ,  i  quali  divisero  gli 
essenti  del  Carpo  in  due  ordini  solamente,  su- 
periore   cioè ,    ed    inferiore  :   ed    osservar    ben 


?54 

<2a.i:.i«o  le  questo,  che  quasi  tutti  gli  ossetti  dell'ordine 
r"gu  oMeui  superiore  (  se  si  eccettui  ([uello  che  da  alcuni 
d*i  Carpo,  (^li^^gi  subwtondo  »  da  altri  pìsiforme  )  si  arti- 
colano col  Cubilo  tra  loro ,  e  coiili  ossetti 
dell'ordine  inferiore:  quelli  poi  dell'ordine  in- 
feriore si  articolano  tra  di  loro ,  tanto  cogli 
ossetti  deir  ordine  superiore,  si  cogli  ossi  del 
Metacarpo . 

269.  Né  devesì  tralasciare,  che  nell'ordine 
JìxiprocLen- superiore  i  tre  primi  ossetti,  annoverandoli 
te  »' "''«^"li  (Jalla  parte  del  pollice,  si  conj2;iunf>;ono  col  Ra- 
•i-  dio;  il  quarto  coli' infimo  capezzolo  dell'Ulna 

per  mezzo  d'un  legamento.  Che  nell'ordine 
inferiore  poi  il  primo  ossetto  si  unisce  al  Me^ 
tacarpo  del  pollice;  l'altro  al  Metacarpo  del 
dito  indice,  e  medio;  il  terzo  legasi  princi- 
palmente col  Metacarpo  del  dito  medio ,  al- 
quanto però  ancora  col  quarto  osso  del  Meta- 
carpo; e  che  il  quarto  è  congiunto  col  quarto 
e  quinto  del  m^àesxmo  Metacarpo '.  Per  altro 
gli  ossetti  del  Carpo  (  a  mano  piegata  )  nella 
faccia  d'avanti  sono  alquanto  eminenti,  e  prin- 
cipalmente nella  sede  degli  ossetti  dell'ordine 
superiore  ;  al  contrario  nella  faccia  opposta  si 
conformano  in  una  qualche  convessità .  E  la 
cavità  per  ciò  è  più  visibile,  perchè  gli  estre- 
mi ossetti  d'  ambi  gli  ordini  in  questa  faccia 
molto  si  rilevano. 
QuaViiienogii      260.    Tuttl    qusstì    osscttl    souo    iucrostati 

usi  delle  ine-     ■,,  .,,  ..•,.  , 

jiusiiauzed..  Q  UHa  cartuagmc,  e  guerniti  di  molte  inegua- 


i55 


glianze,  fossette,  e  prominenze.  Questo  poi  gii  osretii  d«i 
sembra  fatto  a  tal  fine,  sì  perchè  in  qualche  ^"'^"^ ' 
luogo  il  moto  fosse  più  spedito,  si  perchè  al- 
trov3  si  unissero  più  sodamente  tra  loro;  sì 
ancora  perchè  fossero  contenuti  nella  propria 
sede  dai  particolari  legamenti  inseritivi .  Im- 
perocché se  facciamo  V  eccezione  degli  ossetti 
dell'  ordine  superiore  ,  il  moto  de'  quali  tra 
la  fossa  glenoidea  del  Radio  è  flicile  e  tanto 
libero,  che  non  solamente  il  Carpo  istesso  si 
può  piegare,  e  stendere  insieme  colla  Mano, 
ma  ancora  muoversi  lateralmente,  e  perciò 
farsi  venire  verso  il  restante  del  corpo,  e  riti- 
rarsi da  quello;  picciolo  però  assai ,  e  appena 
sensibile  è  quel  moto,  che  v'ha  tra  ossetti,  e 
ossetti  dello  stesso  Carpo ,  sì  ancora  quello 
tra  eli  ossetti  dell'  ordine  inferiore  col  Meta- 
carpo.  Questo  picciolo  moto  poi  devesi  non 
tanto  alla  robustezza  dei  legamenti  che  uni- 
scono, quanto  alle  superficie  quasi  piane,  che 
hanno  que'di  ossetti  per  la  massima  parte  in 
quella  sede  principalmente,  dove  vicendevol- 
mente si  articolano.  E  tuttavia  con  questo 
oscuro  moto  servono  ai  varj  e  prontissimi  nio- Jif*21i  oTi 
vimenti  delle  mani:  poiché  libero  è  il  moto  di  ^*''p°- 
tutto  il  Carpo  subito  sotto  il  Cubito;  ed  a 
questo  fine  servono  2;randemente  questi  ossetti 
a  ricevere  e  rassodare  le  estremità  di  certi 
muscoli . 


56 


Del  Metacarpo . 


,.A 


Quaiicosedeb-      2  6 1 .  il  1    Carijo    ìnfen'ormente    succede    il 

bansi  conside-     _  _  i  i  i  i  • 

KTe  uesu ossi  Metacarpo;    nel    quale    deggiono    considerarsi 

del  Metacarpo.     .  .  /.  .  ^°.        .. 

Situazione,  (accie  ,  numero  degli  ossi  compo- 
nenti ,  e  la  loro  figura  ,  e  connessioni .  E  ri- 
SSuiÒL^!  g"^''^^^  ^^  sito  il  Metacarpo  sta  tra  il  Carpo  e 
i  diti ,  e  fa  propriamente  il  principio  della  Mano^ 
notansi  in  lui  due  faccie,  una  alquanto  conves- 
sa ,  che  dicesi  dorso  dtlla  mano  ;  1'  altro  un 
poco  concava,  chiamata  palma. 

262.  E  composto  di  cinque  ossa,  se  coi 
Sa  Imposto!  quattro  primi  quello  ancora  annoverasi ,  che 
sostenta  il  dito  pollice ,  come  sembra  meglio 
convenire:  imperciocché  il  primo  osso  del  pol- 
lice e  nel  sito,  e  nella  figura,  e  nell'  origine 
(  vedi  N  79  not.  i  )  conviene  più  cogli  ossi 
Saza  to^'ne- ^^^  Metacarpo  ^  che  con  quelli  che  apparten- 
ne ossa,  gono  ai  diti.  Se  v'  è  qualche  differenza  tra 
queste  ossa  del  Metacarpo ,  ella  è  questa  cer- 
tamente ,  che  il  primo  di  loro ,  il  corrispon- 
dente cioè  al  pollice,  si  può  muovere  libera- 
mente in  qualunque  parte,  a  differenza  degli 
altri,  i  quali  sembrano  obbedire  soltanto  al 
piegare,  ed  allo  stendere.  Ma  questa  diffe- 
renza insieme  con  un  po'  più  di  grossezza  e 
di    cortezza ,    tale    non    sembra  da    far  cac- 


i5f 

ciare    dal    numero    degli    ossi    del    3Ietacarpo 
quel   primo  . 

203.  Appartenirono   questi  ossi    alla  specie  ^"'^ '^*''''"' 

Il  ^-  '     _  1  osservare  ne- 

di  quelli  che  diconsi  lunf>;hi  ;  e  perciò  né  anche  gn  ossi  dd 

*  .  "  •    V         FT  !•  ^Metacarpo. 

in  questi  mancano  corpo,  e  estremità.  Una  di 
queste  è  superiore,  e  distinta  di  varie  super- 
fìcie piane,  e  di  prominenze  ,  cosicché  essen- 
dovi tra  mezzo  una  lametta  cartilas;inosa  si 
connettano  piìi  bene  cogli  ossetti  confinanti 
del  Carpo  ,  e  reciprocamente  ancora  tra  di 
loro.  Il  Corpo  quasi  rotondo,  fistoloso  con  la 
midolla  è  notato  da  certe  linee  rilevate,  e  di 
faccie  interposte ,  affinchè  i  muscoli  interossei 
più  tenacemente  aderiscano  a  quest'  ossa  , 
fuorché  nel  Mitacarpo  del  pollice.  De' quali 
muscoli  a  preparare  quasi  dica  il  sito,  le  indi- 
cate estremità,  e  particolarmente  1'  inferiore, 
che  guarda  le  dita ,  sono  alquanto  tumide  ,  a 
proporzione  della  grossezza  degli  ossetti:  laonde 
tra  corpi  e  corpi ,  che  sono  fatti  per  sostenere 
r  indice,  e  gli  altri  diti  fino  al  minimo  ,  vi 
restano  degli  spazj  un  pò"  piii  grandi  da  em- 
pirsi dai  muscoli  interossei.  Per  altro  l'estre- 
mità inferiore  si  spiega  piuttosto  in  un  grosso 
tubercolo  prodotto  vieppiù  verso  la  palma  ;  e 
attorno  questi  tubercoli  ,  e  principalmente  ai 
lati  vi  stanno  scolpite  delle  fossette,  in  cui 
hanno  fine  certi  legamenti  fatti  per  contenere. 

264.  Non  è  però  la  medesima  la  grandezza  ^«^^'^  gm- 
in  tutte  le  ossa   dei   Metacarpo.    Avvisammo  sii  ossi . 


i58 


già  che  11  Metacarpo  del  pollice  è  più  grossa, 
e  più  corto  degli  altri  :  gli  altri  ossi  del  dito 
minimo  fino  a  quello  che  sta  vicino  al  pollice , 
sono  gradatamente  più  lunghi  ,  e  più  grossi 
ancora .  Cioè  il  Metacarpo  del  dito  picciolo  è 
più  sottile  ,  e  più  coito  degli  ossi  che  succe- 
dono ;  quello  del  dito  più  vicino  al  .pollice  più 
grosso  5  e  più  lungo  dei  tre  compagni  che 
succedono  nella  parte  opposta  . 

205.  L'  estremità  suneriore  si  articola,  co- 
lirnLn^yan- "^^  g'^  diccm uio ,  cogli  ossi  del  Carpo  dell'ordi- 
i^ggi  che  ne  jjg  inferiore;  e  per  mezzo  di  questo  articolo  sì 
possono  soltanto  stendere  e  piegare  2:11  ossi 
del  Metacarpo ,  se  vogliamo  eccettuarne  il  Me- 
tacarpo  del  pollice ,  il  di  cui  moto  ,  come 
accennammo  altra  voltale  libero  quasi  in  ogni 
parte.  L'  estremità  inferiore  poi  ,  e  quindi  il 
tubercolo  ,  nel  quale  cresce ,  è  ricevuto  da  una 
fossa  glenoidea  dell'  ossa  delle  dita  ;  il  qual 
osso  primieramente  gira  quasi  in  qualsisia  par- 
te liberamente  sopra  quel  tubercolo.  Inoltre 
gli  estremi  di  questi  ossetti  ,  ossia  capezzoli 
sono  uniti  insieme  vicendevolmente,  e  conti- 
gui; il  che  devesi  attribuire  principalmente  ai 
legamenti  che  vi  si  frappongono.  Finalmente 
questi  capezzoli  furono  fatti  a  fine  tale,  acciò 
potessero  più  facilmente  i  tendini  che  scorrono 
sopra  quelli  come  sopra  a  girelle ,  tirare  gli 
ossi  medesimi. 


Delle  dita  delle  Mani  » 


266.  k3otto  il  Metacarpo  vengono  le  cUtaa,,  ^«bb.- 
clie  coni  pione  la  mano,  il  numero  delle  qi^ali '^^°°*'^t"" 
è  noto  a  tutti.  In  questi  fa  d'uopo  avvertire 
il  nome  particolare  imposto  a  ciascun  dito;  la 
loro  diversa  grandezza  e  grossezza;  il  numero 
degli  ossi  che  compongono  le  dita  stesse  ;  la 
figura  di  questi  ossi  ;  il  nome  generico  ;  la 
singoiar  piegatura  ;  le  eminenze  ;  le  cavità,  e 
finalmente  le  reciproche  articolazioni. 

iGy.    11    primo    di    tutte    le    dita    chiamasi  Qn»ii  lieno  i 

11.     '  '  !?•/•  •  ]•  nomi,     e    1« 

pollice t  CUI  segue  1  indice^  a  questo  in  ordine  graadM«  doi 
succede  il  medio:»  al  medio  V  anulare-,  e  final- 
mente r  auricolare  è  quello  che  compisce  il 
numero  di  cinque .  Quest'  ultimo  poi  dicesi 
dalla  sua  picciolezza  ancora  il  minimo  a  pa- 
ragone delle  altre  dita.  Il  pollice  è  il  piìi 
corto,  ed  insieme  il  più  grosso  degli  altri.  Gli 
altri  diti  in  una  mano  ben  fijrmata  in  quanto 
alla  grossezza  appena  hanno  qualche  differenza 
tra  loro;  rigu^irdo  alla  lunghezza  poi,  il  medio 
è  più  lungo  degli  altri;  V  auricolare  ,  è  più 
breve ,  la  di  cui  lunghezza  è  minore  di  quella 
dell'  indice . 

2,68.  Oo;nun  di  loro,  eccettuato  il  pollice,  è  Q"»'; «:<•«' sn 

S .  •  .  .  ,    ,  ,.     osiotti  di  ci«- 

composto   di    tre   osseiti  ;    imperciocché   quegli  «cuu  dito,  ». 
autori  che  a  questo  dito  ancora  danno  altret-  ''""^'^' 


i6o  ' 

tanti  ossi,  al  Metacarpo  poi  ne  assegnano  so- 
lamente quattro.  Questi  ossetti ,  i  quali  perciò 
sono  quat.orclici  ,  diconsi  falangi ,   e  le  clistin- 
guono    in   prima  ^    seconda,  e  terza;    le  quali 
falangi  sono  differenti  tra  loro  non  solamente 
nel  sito,  ma  neila  grandezza  ancora,  e  alcune 
ancora   neila   figura. 
£oj  ^ande.-       ^^9-   ^a  prima  falange  è   fatta   di  ossi  più 
a,ef:sQra.  luoghì   €    pìù   gtossi  ;   la   secouda  di   più  corti 
e    meno  grossi  ;   la  terza  di    più  corti  ancora  , 
e  di    più    sottili.   Qual   sia    poi   la   proporzione 
della    luni};hezza    e    della  grossezza    nei    diti  , 
considerandoli   ad   uno    ad    uno  si  fa  manifesta 
daif  indicata    lunghezza ,  e    grossezza  di    tutti 
i     diti  .    Queste    falangi    si    annoverano    tra 
gli   ossi    lunghi  ;  e  perciò   hanno  e  corpo ,  ed 
estremità. 
cbeacT^basino-      ^Z^-  H  corpo  nella  prima  e  seconda  falange 
deìL^^iml^B '^  quella  parte,  che  corrisponde  al  dorso  della 
seconda  faiaa- mano,   è    ritondo ,    ed    un    poco   convesso;    e 
questa  convessità  sì  termina  in  un  labbro  acuto 
da  una  parte,  e  dall'altra,  in  cui  s'inseriscono 
i  fini  lendinosi  di  certi  muscoli  ;  verso  la  palma 
della  mano  poi  egli  è  concavo  per  la  pressura 
più  forte,  e  insieme  dispiegato  in  piano 
£1;:s™      ^71.  Quella  estremità,  che  nella  prima  fa- 
TevVtìlfì^t^^^S^  ^  rivolta    al   Metacarpo,  gonfiasi  in  un 
lange.         capezzolo   guemito  d'  una  cavità  glenoidea  ,  e 
circoscritto  quasi  da  due  tubercoli   laterali  ,  li 
quali  si  alzano   un  po'  più  sensibilmente  alla 


J  U  I 


parte  ilella  palma,  essendovi  in  mezzo  un  leg- 
ger seno  per  dar  Inogo  a  certi  tendini  che  vi 
passano.  L'  estremità  aderente  alla  seconda 
falange  ha  parimenti  nn  capezzolo;  ma  que- 
sto quasi  piano  nel  dorso  è  prominente  nei 
lati  e  verso  la  palma ,  ed  è  insieme  segnato 
da  un  legger  solco  nel  vertice  per  l'articolo 
colla  seconda  falange'^  sì  ancora  da  una  pic- 
ciola  fossa,  la  quale  entro  di  se  riceve  il  picciolo 
tubere  della  falange  che  gli  succede  nella  pie- 
gatura delle  dira  ;  come  V  ol cerano  (N.  247) 
si  riceve  dalla  fossa  dell'omero;  sì  finalmente 
è  marcato  di  fossette  ri  tonde  in  ambi  i  lati , 
in  cui  sono  ritenuti  certi  legamenti. 

272.  Ouasi    la    stessa    è   ancora   la  fabbrica Q^'^'^^^'^"*'- 

111  1  ri  ■n-i-'ì^  11^^  seconda  fa- 

della  seconda  falange.  Evvi  diiierenza  nella lange. 
grossezza,  e  lunghezza  minore,  e  in  quella 
cavità  glenoidea  ,  nella  quale  si  articola  colla 
prima  falange.  Imperciocché  questa  cavità  è 
composta  cH  due  cavità  minori ,  essendovi  posta 
in  mezzo  una  eminenza  leggere  e  ottusa  per 
accomodarsi  al  seno  del  capo  inferiore  della 
prima  falange:  e  inoltre  dalla  parte  della 
palma  l'estremità  corrispondente  alla  prima 
falange  cresce  in  un  minimo  tubercolo,  il  quale 
nella  piegatura  eli  questa  falange  è  ricevuto 
da  quella  legger  fossa  (N.  271),  la  quale  sta 
scolpita  nella  estremità  della  prima  Falange 
nella  medesima  parte  :  al  contrario  questa 
medesima  estremità  verso  il  dorso  è   terminata 

1 1 


all'ili  nella 
ttrza  k 


163 


da   un    labbro ,    ossia    cresta   piegata   a  foggia 
d'arco  alquanto  verso  il   metacarpo. 

373.  Finalmente  la  terza  falange  la  più 
picciola  di  tutte  ha  una  singoiar  figura  :  im- 
perocché rappresenta  una  piramide  colla  pun- 
ta capitata  ,  la  quale  insieme  col  corpo  è  cosi 
compressa  ,  che  ,  dove  le  dita  si  guardano  ,  i 
lati  di  questo  o=;setto  sembrano  acutamente 
assottigliati.  L'  estremità  corrispondente  alla 
seconda  falange  piti  larga  e  p'ù  grossa  essen- 
do^ è  fornita  d'una  doppia  fossetta  con  una 
appena  visibile  eminenza  ottusa  frapposta  ,  af- 
finchè in  questo  arfe'colo  più  bene  s'adatti  col 
capo  deir  ossetto  confinante.  E  a  questa  estre- 
mità vi  sta  parimente  posto  d'attorno  un  lab- 
bro un  po'  più  incurvato  ad  arco  ,  il  quale 
nella  s<^c]e  di  mezzo  in  ambe  le  faccie  è  al- 
quanto prom'nente  singolarmente  dalla  parte 
della  palma  con  una  qualche  asprezza:  la  qual 
asprezza  assai  sen?ib  le  nell'  apice  capitato  di 
questa  falange  dalla  medesima  parte  ,  io  la 
crederei  d.ua  dalla  natura  a  tal  fine,  acciocché 
i  tendini  flessori  della  medesima  falange  fos- 
sero ricevuti  in  un  più  fermo  luogo. 
Quali  mot;        2,74.    Le    ossa    delle  dita,    di    cui    abbiamo 

lai  e  ano    le  ' 

falangi.  parlato  finora  ,  hanno  le  estremità  vestite 
d'  una  caitilagne,  per  essere  il  moto  dei  diti 
più  libero,  e  più  spedito.  Questo  poi  appar- 
tiene solamente  a  pegarsi,e  a  stendersi,  ec- 
cettuata la  prima  falange,  la  quale  si  muove 


i63 


anco  lateralmente;  e  quindi  fa  che  le  dita  a 
parte  s'avvicinino,  o  si  allontanino  dal  pollice 
a  piacere. 

275.  Le  mani  poi  ci  fnrono  date  per  rice- vnn-aR-;!  dei- 
vere  sì  generalmente,  per  cosi  dire,  che  spe- 
cidlmenre:  impt^rciocchè  o  lo  facciamo  con  tutti 
i  diti  insieme  tal  volta,  o  separatamente;  col 
pollice,  vale  a  dire,  e  coli'  indice,  e  coi  se- 
guenti diti.  Per  questo  motivo  e  tutta  la  mano 
è  concava  nella  palma,  e  la  cavità  si  può  far 
più  profonda  ,  se  pieghiamo  la  prima  falange 
di  tutti  i  diti  ;  e  tutti  i  diti  furono  formati 
non  di  un  osso  solo,  ma  di  tre;  e  finalmente 
si  puonno  i  diti  disgiungere  da  se,  e  quindi 
addattarsi  a  pigliare  corpi  più  o  meno  grandi. 
E  chi  non  sa  quai  vantaggi  ne  derivino  dal 
solo  stringere  ?  Ma  molti  corpi  ancora  esplo- 
riamo colle  mani,  li  comprimiamo,  li  riten- 
ghiamo,  li  sostentiamo,  e  a  quasi  innumerevoli 
uffici  ci  servono  le  nostie  mani . 


CAPO  UNDECIMO 

JD:Ue  estremità  inferiori . 

276  l^iccome  le  estremità  superiori  P^n- 3^5^!^"^ 
dono  dalla  parte  superiore  del  Torace,  ovvero ^^''"'^  1=  i°f<^- 
del  Petto,  così  nella  Pelvi,  la  quale  circoscrive  ti. 


JÓJL 


i  confini  dell'  abclome  inferiormente,  sono  inse- 
rite le  estremità  inferiori ,  ognuna  delle  quali 
è  composta  del  f'^more,  gamba,  e  pied" .  11  fe- 
more e  la  gamba  costituiscono  la  colonna,  e 
il  piede  la  base  ,  su  di  cui  poggia  il  capo  col 
tronco  i  e  colle  estremità  superiori. 
Qoai.eqaan-       ^''/y.   JLc    0553    componenti   Tenreraità   infe- 

te  Steno  Is  o»-      ^  »    '  _  A 

sa ccmpoaeiui  riore  soiio  il  Favore^  la  PatcìUi,  ovvero  Ro- 
rìpri.  tuia,  la  Tibia,  la  Fbala    le  ossa  del    Tarso  ^ 

del  Metatarso,  e  delle  Dita.  11  femore  è  un 
osso  solo  in  ciascuna  estremità,  cosi  la  Patella, 
la  Tibia,  e  la  Fibula;  il  Tarso  è  fatto  di 
sette  ossi;  il  Metatarso  di  cinque;  le  Dita  di 
quattordici;  laonde  trent' ossa  almeno  sono  le 
componenti  l'estremità  inferiore. 


Del  Femore. 


Qaaiicosedsb-      2 "8.  [\  e\  Feiìiore^A  di  mestieri  conoscere 

bonsi      notare  "  , 

«.iFemors.  Ja  tiguTa  :  la  sostanza;  il  corpo;  le  due  estre- 
mità; le  prominenze;  le  cavità  particolari;  le 
connessioni;  i  movimenti;  e  finalmente  il  suo 
u>^^o    E  parlando  principalmente  della  figura,  il 

"''"fir,?"!  ^"^more    è    Tosso  il   piìi  lun^o  di  tutte  le  ossa 

^ft  f     libala   )    tv  i  ti? 

(wdiuieuto .  umane,  e  gro'^so  insieme,  e  pieno  di  midolla; 
imperciocché  egli  lia  in  gran  parte  una  fistola 
puitto?to  ampia  piena  di  midolla,  e  le  estre- 
mila spungose   tUigide   d' un   succo  midollare. 


65 


La  forma  egU  ha  cT  un  cilindro  luingo  ♦  che  A 
poco  a  poco  si  allarga  nelle  estremità^  e  più 
ancora  nelT  inferiore.  Sebbene  a  prima  vista 
sembri  porgersi  in  retto,  nulla  meno  però  egli 
è  alquanto  inflesso  in  guisa,  che  gobbo  si  mo- 
stri nella  faccia  d'  avanti  ,  e  concavo  'n  quella 
di  dietro:  e  al  di  sopra  inclini  esternamente, 
e  al   di  sotto  un   poco  all'  interno 

279.  L^estremtà  superiore  è  formata  in  un  ^^^ 


Che   dk'bhan 
are    riMÌla 
utremirà  su- 
pericre  . 


capo  globoso,  coperto  d"  una  legger  cartilagine 
nata  seco,  il  qua!  capo  porta  scolpita  una  fojsa 
non  lungi  dal  suo  centro  (  un  poco  interna- 
mente cioè  ,  e  insieme  inferiormente  ),  tra  la 
qual  fossa  rinserrasi  un  legamento  chiamato 
terete  (N  208).  La  grandezza  di  questo  capo 
è  tale  quale  possa  agevolHjente  contenersi  nella 
cavità  ischiatica  (N-  20^)).  Fuori  di  questa 
cavità  il  capo  si  assottiglia  un  poco  formando 
il  collo  \  il  quale  obbliquamente  all'esterno 
discendendo  è  pertugiato  di  molti  forami  fatti 
dalla  natura  per  trasmettere  i  vasi;  egli  è 
fatto  d'una  sostanza  spungosa ,  e  quindi  non 
difficilmente  si  frange  dai  colpi  esterni  ;  e  ad 
esso  metton  limite  in  certa  guisa  due  linee: 
una  posteriormente  molto  eminente,  e  grossa; 
anteriormente  l' altra  appena  sensibile ,  e  un 
poco  aspra. 

280.  Queste  linee  uniscono  insieme  due  prò-  ^«^1' .ì'P"^*' 

X  la    cavità    ap- 

Hiinenze  ,   ossia   apofisi ,  che   sono  al  collo ,  le  Frtengono.i- 

i  ^  1  estremiti  S9r 

quali    si   chiamano  trocanteri ,  ({\xdiSi  che  aves-perte». 


i66 


sero  fine  in  esse  i  muscoli  ruotatori  (lei  fe-^ 
moie  ;  sebbene  ciò  si  avveri  manifestamente 
negli  estensori,  e  ne' flessori  ;  i  ruotatori  poi 
coli' altra  estremità  loro  s' infieriscono  in  una 
certa  fossetta,  la  quale  internamente  giace  vi- 
cina alla  radice  di  quella  tra  queste  due  apo- 
fisi  ,  la  quale  dalla  sua  grossezza  piuttosto  in- 
signe chiamasi  trocantere  maggiore,  e  la  quale 
è  esteriore,  e  superiore;  mentre  al  contrario 
r  altra  eminenza  posta  inferiormente  e  insieme 
posteriormente  all'interno  chiamasi  trocantere 
minore \  quello  ossia  il  maggiore  ha  una  su- 
peificie  larga,  ineguale  ,  ed  aspra;  questo  poi, 
cioè  il  minore i  liscia,  prominente ^  e  ritondetta. 
Che  debbasi       rjBi.    Sotto   oueste    eminenti    linee,    che    il 

osservare  nel  1 

corpo  del  Fé- collo  abbracciauo,  e  i  trocanteri   uniscono,  si 

more .  ^  •         i  • 

produce  il  collo  medesimo  duro  e  forte  m  dia- 
fisi ,  ossia  corpo  dell'osso,  il  quale  in  avanti 
quasi  rotondo ,  e  liscio ,  posteriormente  si  fa 
aspro  da  una  prominenza  come  da  una  spina 
più  grossa,  aftinché  certi  muscoli  in  questa 
spina,  come  in  sede  più  ferma  siano  ritenuti 
dove  coi  loro  corpi,  e  dove  colle  loro  estre- 
mità. Di  questa  spina  l'origine  principale,  e 
spesse  6ate  non  poco  rilevata ,  si  è  dalla  ra- 
dice del  trocantere  maggiore.  Dissi  principale, 
perchè  dalla  linea  anteriore  (N  279)  o  al- 
quanto sotto  di  essa  discende  un'  altra  linea 
prominente  un  poco,  ed  aspretta,  la  quale 
accostandosi  a  poco  a  poco  all'  indicata  spina , 


miti  inferiore. 


167 

finalmente  a  mezza  diafisi  concorre  con  essa 
a  formare  una  spina  pin  grossa  :  di  poi  queste 
linee,  o  spine  meno  eminenti  si  scostano 
vicenvievolmente  ,  e  inferiormente  producen- 
dosi  sempre  più  divergendo  (  perchè  il  corpo 
dell'osso  inferiormente  si  fd  largo  )  terminano 
finalmente  in  due  eminenze  laterali  una  per 
parte,  le  (piali  sono  chiamate  condili,  appar- 
tenenti  all'estremila  inferiore  del   femore. 

282.   Intanto    il   corpo  dell'osso   spiegandosi  aeneiiWri- 
in    piano    si    fa  raen    denso  e  duro,  ed  aperto 
di   molti   forami  ,  per  cui  passano  i  vasi  ,  viene 
a  formare   l'estremità  inferiore  del   femore,  la 
■quale    termina    in    due  grossi   tubercoli  ,  o  ca- 
pezzoli  rotondi   più  elevati   nella   faccia    poste- 
riore, che  nell'anteriore  con  un  seno  trarnmezzo 
più   profondo  in   questa  sede.   Questi   capezzoli 
poi    mirati  davanti   hanno  una   grandezza   ine- 
guale  ;  imperciocché  quello  che  sta  alT  interno 
è   più   prominente  dell'esteriore;  e  questa  ine- 
guaglianza di  tubercoli  devesi  massimamente  ai 
condili  poco  fa   accennati.   Tra  i  condili  e  que- 
sti   capezzoli    havvi    una    fossetta ,    e  singolar- 
mente sotto  il  condilo  esterno,  entro  la  quale 
vi   sta  per  lo  più  un  ossetto  detto  Sasamoideo  . 
Nel  seno  che  divide  l'uno  e  l'altro  capezzolo 
sta    la    Patella,    ovvero    Rotula,    la   quale   si 
articola  ancora  con  alcuna  parte  dei  capezzoli  . 
Posteriormente    nel    medesimo    seno ,    per    cu  i 
passano  i  vasi  dal  femore  nella  gamba  si  ve- 


connessioni 


168 


dono  alcuni  segni  come  fossette  più  leggieri  <} 
a  cui  tenacemente  si  attaccano  i  le<>;amenà 
(N.  114,  1 1  5)  crociformi,  i  quali  legano  que- 
sta estremità  del  Femore  col  capo  dell'  osso 
della  Tibia. 

ao3.  li  Capo  del  Femore ,  come  abbiamo 
^.:'!'l':?!"'  detto  altrove,  è  rinchiuso  nella  cavità  ischia- 
tica ,  e  dentro  a  questa  muovesi  liberamente 
in  ogni  parte  con  un  moto  più  aperto  di  quello 
esercitato  dalle  ossa  innominate  ;  conciosiachè 
stando  il  Femore  immobile,  la  cavità  ischiatica 
scorrendo  sopra  il  capo  di  quest'osso  si  piega 
in  diverse  parti.  Vien  poi  ritenuto  tra  questa 
cavità  massimamente  dal  legamento  cifiare  , 
ossia  orbicnlare  (N.  i>4,  11 5),  ma  assai  poco 
dal  terete,  ossia  rotondo,  imperciocché  tagliato 
il  primo  legamento  ,  il  capo  del  Femore  cade 
fuori  quasi  affatto  dalla  propria  cavità ,  e  per 
lo  contrario  mancando  il  terete  (i),  il  medesimo 


(i)  Narrano  alcuni  amori  la  mancanza  di  questo 
legamento  senz^  che  ne  sia  seguita  la  lussazione  del 
Femore.  Vedi  Genga  Anat.  chir.  ,  ed  il  CU-  Palletta  ad. 
Chir.  prima.  Io  stesso  pure  viti]  pochi  anni  fa  il  me- 
desimo in  arabidue  i  femori  d'un  cadavere  virile.  Da 
una  qualche  causa  interna  il  legamento  terete  era  di- 
strutto, anzi  lo  era  stato  da  lungo  tempo  ^  imperciocché 
la  fossetta  dell'acetabolo,  e  quella  che  trovasi  nel  capo 
del  Femore  erano  sparite  ,  essendovi  restata  una  macchia 
atro-rossa  nella  sede  dell'una  e  dell'altra  fossetta,  co- 
perta essendo  d'una  tenuiseima  lametta  cartilaginosa. 
Pure  alla  mancanza  di  questo  legamento  terete  quell'uà- 


169 

capo  rèsta  nell'  acetabolo.  Per  altro  a  rite- 
ner questo  capo  entro  la  sua  cavità  servono 
ancora  quei  muscoli ,  i  quali  muovono  il  Fe- 
more entro  il  tante  volte  nominato  acetabolo. 
L'  estremità  inferiore  ,  ricevuti  essendo  i  suoi 
tubercoli  tra  le  due  cavità,  che  sono  scolpite 
nel  vertice  superiore  della  Tibia,  frammettendosi 
due  cartilagini  semilunari  (N.  109)  poggianti 
all'istesso  vertice  della  Tibia,  l'estremità,  dì- 
co,  inferiore  si  articola  colla  Tibia  ;  e  viene 
rassodato  V  articolo  ,  conservandosi  la  liber- 
tà del  moto ,  tanto  dal  legamento  cap?uiare 
(N.  I  I  5)  quanto  dai  crociformi  (N.  114»  *  1  ^) 
sì  finalmente  da  altri  legamenti  ,  i  quali  da 
ambe  le  parti  obbliquamente  discendono  parti- 
colarmente dai  condili  nel  capo  della  Tibia ,  e 
della  Fibula  . 

284.  Articolandosi  a  questa  maniera  il  Fé- P"^J|f,"JJi 
more  si  può    muovere    in    tutte   le   direzioni  :  ^'^  ^,'°*' 
imperciocché  si   piega ,   si   stende ,    s'  avvicina 
air  altro  Femore,  si  allontana  da  quello  più, 
o  meno,  ruotasi  d'avanti  all' indietro,  dall'estre- 


mo, mentre  vivea,  conosciuto  da  moltissimi  di  questa 
città  ne  tampoco  zoppicava.  Adunque  il  ligaraento  fu 
forse  duto  solamente  per  contenere  nella  propria  sede 
il  Feinorc.  Esempj  di  tal  sorta,  e  il  capo  del  Femore 
cacciato  fuori  quasi  affatto  dall' acetabolo  dopo  il  taglio 
del  legamento  orbicolare  sembrano  dimostrare  essere  stato 
ordinato  ad  jJtro  fine  forse  più  utile,  ma  non  ancora 
ben  conosciuto. 


bili 


170 

no  all'interno,  e  così  a  vicenda.  Anzi  nella 
prima  specie  eli  ruotamento  il  finocchio  e  il 
piede  insieme  all'  indentro  si  girano  più  o  me- 
no ,  e  si  voltano  al  di  fuori  ogni  cjual  volca 
che  il  Femore  si  muove  dall'interna,  e  poste- 
rior  parte  nell'esterna,  e  anteriore. 

285.  Se  poi  consideriamo  gli  usi  dei  Femo- 
aori.  ri,  dal  detto  fin  qui  sono  abbastanza  manifesti. 
Imperocché  non  solamente  sostengono  il  tronco 
colle  gambe,  e  co'  piedi,  ma  tra  gli  usi  loro 
molto  devesi  apprezzare  quel  moto,  oltre  gli 
altri  poco  fa  accennati ,  col  quale  secondando 
i  movimenti  delle  gambe,  e  dei  piedi  traspor- 
tano ovunque  il  tronco  .  Inoltre  ferrai  tengono 
molti  muscoli  ,  e  lasciano  ogni  libertà  a  varj 
movimenti  dell'  istessa  gamba.  La  quale  se  a 
noi  piace  di  piegare  molto,  tanta  è  posterior- 
mente la  prominenza  d'ambidue  i  Femori ,  così 
che  il  capo  della  Tibia  tradotto  a  non  poco 
tratto  sopra  quei  tubercoli  come  sopra  girel- 
le, può  percorrere  un  arco  piuttosto  insigne 
avanti  di  offendere  nella  faccia  posteriore  del 
Femore  ,  la  quale  impedisca  una  maggior 
piegatura. 


171 

Della  Patella   ossia  Rotula . 
2,86.  /ibbiamo  detto  la  Patella  ossia  i?o-Qnaii  cose  deb. 

,  I  . ,  1  1  ■     -   I  hansi  conside— 

tuia  seder  sopra  il  seno  che  divide   amerior- rare  neiu  Pa- 
lliente i  capezzoli  ,   o  tuberi,  che  costituiscono*"  "*■ 
r estremità  inferiore  del    Femore;  in  essa  pure 
hanno  a  considerarsi  la  figura,  il   sito,   la   so- 
stanza, la  faccia  anteriore,  e  la  posteriore,   le 
eminenze,   le  cavità,   le  connessioni  ,   i   movi- 
menti ,  e  gli   usi.    A   prima   vista   la   Patella  ,  sua  figura, 
che  tra  gli  ossi   piccioli  collocar  deesi ,  è  sub- 
rotonda.  E  in   fatti   la  sua   lunghezza  appena, 
oppure   niente  supera    la    larghezza  ;    tuttavia 
se   più  attentamente  si  osservi,  è  composta  co- 
me di  quattro  orbicoli  ,    i  quali   nelle  quattro 
estremità  di  lei  disposti  in  forma  di  croce  cre- 
scono dal    lembo  o  circuito  di  essa .   Quello  di 
questi  orbicoli  ,  che  corrisponde  al   femore  ,  è 
meno  eminente  degli  altri,  più  di  tutti  quello 
verso  la  gamba  ;    il    luogo   di    mezzo    tengono 
in  grossezza  quelli    che    occupano  i  lati  della 
Patella. 

287.   Sta  ella   in    fine   del    Femore,  e  da-sit«' 
vanti  :  poiché  si  articola  con  quel  seno  ,  che  si 
frappone  ai  tuberi  del  medesimo  Femore .  Ma 
non  è  così  inerente  a  questo  seno ,  che  secondo 
i    varj    movimenti   della   gamba   non   possa  la 


sns  facci* . 


Patella  portarsi  sii  e  giù  per  quel  seno.  Per 
Easnasojt^n.  altro  T  OSSO,  cli  CUI  è  fabbricata  la  Patella  ,  è 
duro  assai  e  tiagile  ,  cosicché  percuotendolo 
va  per  l'  ordinario  in  pezzi  ;  internamente 
però  è  d'  una  sostanza  spungosa ,  le  di  cui  cel- 
lette sono  assai  picciolo . 
Namero ,  e  288.  Hawì  Una  Rotula  per  femore i  ha  due 
faccie  una  posteriore,  anteriore  l'altra:  que- 
sta gobba  nel  centro,  aspra  da  certe  linee  un 
poco  elevate,  e  paralelle  ,  in  mezzo  alle  quali 
vi  sono  delle  incisure  ,  o  solchi  lineari  ;  nella 
circonferenza  poi  ,  e  principalmente  nell'estre- 
mità superiore  vi  si  vedono  delle  leggieri  mac- 
cature  ,  in  cui  si  affiggono  in  qualche  parte 
i  tendini  di  certi  muscoli  estensori  della  2,am- 
ba .  La  faccia  posteriore  poi  vestita  d' una 
cartilagine  seco-nata  offre  una  linea  promi- 
nente e  ottusa  prodotta  seconda  la  lunghezza 
della  Patella.  Questa  prominenza  è  quella, 
che  si  riceve  dal  seno  frapposto  ai  tuberi  del 
femore;  ai  cui  Iati  vi  sono  due  leggeri  fossette 
d'  inegual  grandezza  per  potersi  adattare  ai 
capi  ineguali  del  Femore  istesso,  che  compren- 
dono quel  seno.  Ambedue  queste  faccie  termi- 
nano inferiormente  in  un  orbicolo  maggiore  > 
quasi  in  una  ritondetta  papilla  . 
Connessioni.  ^^9-  I  muscoH  esteusori  della  Gamba  gros- 
si, e  robusti  non  solamente  s'  inseriscono  coi 
tendini  suoi  nella  parte  superiore  di  quest'osso, 
ma    traducendosi  sopra    1' istesso,    come  sopra 


'7^ 

Tina  girella  ;  f  attaccati  colla  sna  faccia  ante- 
riore oltre  la  Patella  tliscendono  ;  quivi  uniti 
p  il  strettamente  insieme  ,  e  contratti  in  un 
funicolo  minore,  ma  più  duro  si  affio;gono  a  un 
certo  tubercolo ,  il  quale  anierioimente  sia 
prominente  nella  Tibia  no  po'  sotto  il  capo 
superiore  della  Tibia  medesima.  Oltre  di  che 
il  legamento  prodotto  dal  muscolo  fasdalata 
adatta  in  qualche  maniera ,  e  rinserra  nella 
sua  se<\e  la  patella  vicino  al  Femore  ^  e  da 
lungi   alla  gamba  . 

290.  Accennammo  poco  fa  muoversi  la  Patella  «."'o  aii'i 
air  insù ,  ed  all' ingiù;  il  primo  si  fa  nella  ^*'*"'' 
stensione  della  gamba,  l'altro  nel  piegarla. 
Ma  quando  sono  lassati  i  muscoli  estensori 
della  Gamba,  si  può  muovere  ancora  un  poco 
lateralmente  ,  ma  non  con  un  movimento 
procedente  dai  muscoli,  ma  da  una  qualche 
potenza  motrice,  la  quale  applicata  esterna- 
mente alla  Rotula ,  e  agendo  su  di  essa ,  o 
la  caccia  all'  interno  o  all'  esterno:  che  se  la 
potenza  motrice  cessi  d'agire,  nel  suo  primiero 
luogo  subito  ritorna . 

391.  Devesi  a  quest'osso  quella  prominen- ^'"' 
za,  che  propriamente  chiamasi  Ginocchio^  sopra 
cui  alle  volte  stanno  ap])oo;giati  e  femore  ,  e 
gamba.  Da  essa  dipende  in  certa  maniera 
l'agilità  della  gamba,  ed  una  minor  fatica  dei 
muscoli  estensori  della  gamba;  poicliè  fa  l'i.^- 
fiiio  di  girella  ,  onde  avviene  che  i  fini  di  quei 


174 

muscoli  formino  un  angolo  meno  acuto  colla 
tibia  stessa  che  stendono,  alla  (j^uale  tenace- 
mente sono  attaccati . 


Della  Gamba , 
Cose  da  OS-      292.   |_j »  Gamba,  su  cui  appoojsia  il  Fe- 

»erv arsi  nel-  ,      „  ,.      ,  l'u         mi. 

la  Gamba,  more ,  oguuna  e  hitta  di  due  ossa;  dalla  i  ibia 
cioè ,  e  dalla  Fibula ,  ossia  Perone  .  In  queste 
due  ossa  ,  come  s'  è  fatto  delle  altre ,  sogliono 
considerarsi  dagli  Anatomici  il  sito  ,  la  gros- 
sezza,  la  figura,  la  sostanza,  il  corpo,  1'  estre- 
mità ,  le  prominenze  .  gli  scavamenti ,  le  con- 
nessioni,  e  gli  usi.   E  in  quanto  alla  figurala 

Sua  agora.  Tìbia  rassomiglia  un  lungo  bastoncello,  e  cras- 
so, quantunque  la  sua  lunghezza  non  arrivi 
a  quella  del  Femore.  Gli  estremi  del  baston- 
cello sono  in  certa  guisa  rotondi ,  ovvero  ter- 
minano in  un  capo^  e  il  loro  superiore  è  più 
ampio  dell'inferiore.  Scorre  un  seno  per  l'asse 
del  bastoncello,  che  contiene  la  midolla  ritenuta 
dalle  estremità  che  non  sono  perforate. 

Sito,  e  sua       293.  La  tìbia  poi    sottostante    al   Femore  è 

wasjigie  .•  .  ,  iiin-Li  1 

situata  mternamence  riguardo  alla  libala,  la 
quale  è  posta  all' esterno;  la  qual  Fibula  non 
pot?a  supplire  alla  tibia,  poiché  inetta  sarebbe 
a  sostenere   il  tronco,    essendo   ella  molto  piìi 


I  75 

gracile   della  Tibia,    la    quale    perciò    è  assai 
più   grossa  e  robusta. 

2c)4  L'estremo  superiore,  ovvero  il  caipo  l^^'J]f^^l 
è  spungoso  avente  molti  forami  per  ricevere  i^apo  supino- 
vasi,  non  altrimente  che  l'estremo  inferiore 
ancora.  Questo  capo  è  composto  come  di  due 
tubercoli  insieme  uniti,  de' quali  l'interno  su- 
pera in  grandezza  qualche  •  poco  l'esterno. 
Queste  tuberosità  mirate  nel  loro  vertice,  dove 
si  uniscono  col  Femore  ,  hanno  un  segmento 
ovale  :  se  non  che  in  mezzo  alla  faccia  ante- 
riore, e  più  ancora  nella  posteriore  terminano 
con   un  lembo  convesso,  ovvero  più  compresso. 

295.   In  questa  estremità  superiore,  e  nella  degna^wr- 
sua  cima  veggonsi    due  fossette  maggiori ,  os-  ^^^'^  "^  ^'"=~ 
siano  cavità    glenoidee  ,   non  solamente   vestite 
d'una  leggier  crosta  cartiJdginosa ,  ma  su  di  esse 
s' appoggiano  ancora  altrettante  cartilagini   se- 
miiunaii  (N    109);  le  quali  più  crasse  essendo 
nella   circonferenza,    assottigliandosi  a   mano  a 
mano    quanto    più    s'avvicinano   al    centro  ;,  il 
quale  è  aperto  da   un    quasi    rotondo  forame  , 
e  qu^■sto   piuttosto    insigne,    facili  secondano  i 
movimenti    delle  ossa  ,  tra    quali    s'  interpon- 
gono. Fra  queste  carril-igìni  sorge  un'eminenza 
dall'osso  sottostante   per  l'inserimento  dei   le- 
gamenti irociformi   (N.   1  1 5)  ;  e  dietro  questa 
eminenza  evvi    uno  scavamento  minore  ,   in  cui 
ha   luogo  la  glandola  mucifera.   A  questo  sca- 
vamento  è   continuo    posteriormente    un  certo 


1^6 

solco ,  il  quale  divicle  quasi  i  tubercoli  della 
tibia  in  questo  luogo ,  e  si  spiega  in  una  fossa 
maggiore  oblonga ,  ma  poco  profonda ,  per  cui 
passano  dei  vasi  maggiori ,  e  i  nervi  principali 
dal  Femore  nella  gamba .  Questa  fossa  fa  la 
parte  inferiore  di  quella  regione  che  chiamasi 
poplite  (N.  64).  A  questa  fossa  sta  appresso 
nell'elevatezza  esterna,  e  posteriormente  una 
certa  piccola  faccia ,  la  quale  è  coperta  di 
cartilagine  destinata  per  l' articolazione  colla 
Fibula  o  perone.  Finalmente  in  avanti  subito 
sotto  questo  capo  della  Tibia  avvi  una  lunga 
elevatezza  non  poco  eminente  alla  superficie 
dell'osso  medesimo,  in  cui  si  attaccano  tena- 
cemente i  tendini  dei  muscoli  estensori  della 
f^, ,.   ,„.  o;amba . 

viali     cote  D 

debbaasi 01-      206.  Sotto  l' clevatczzc  componenti  il  capo 

«enrare    nel  ^  1      1  nri  •  • 

corpo  d«ii»  superiore  della  Tibia ,  si  contrae  a  poco  a 
poco  la  Tibia  stessa,  e  va  nel  corpo  dell'osso 
assottigliandosi  per  gradi  fino  quasi  all'  estre- 
mità inferiore;  alla  quale  quando  s'avvicina, 
di  nuovo  si  fa  più  largo.  Questo  corpo  è  for- 
nito di  tre  coste  ossia  spine  ,  delle  quali  quella 
che  è  più  prominente  sta  in  avanti;  l'altra 
interna,  e  T altra  finalmente  esterna.  La  prima 
principiando  sotto  il  tubercolo  poco  fa  (N.  292) 
indicato  percorre  circa  due  terzi  dell'  osso ,  e 
poscia  deprimesi  alquanto ,  e  svanisce  ;  all'  al- 
tra dà  principio  posteriormente  un  poco  sopra 
la  mezza  altezja  di  tutto  1'  osso  un'  aspra  prò- 


l'e- 


minenza oblunga,  a  cui  giace  appresso  ester- 
namente   un    canaletto    per  cui  passano  i   vasi 
entro    la    midolla.   Inerente  a  questa  asprezza 
sta  nel  suo  principio  il  muscolo  Soleo  ;  e  ([ue- 
sta  spina  interna   similmente  a  gradi   svanisce, 
sebbene  meno  evidentemente  di  quclia  che  sta 
in  avanti .  La  terza  spina  finalmente  più  lunga 
delle    iìltre    principia    subito    sotto   il   tubercolo 
esterno  della   tibia  ,  e  si  produce  fino  al  lenìbo 
tleir  estremità   inferiore  di  essa,  colla   quale  si 
articola    col   piede.    Annettesi    a    questa   spini 
esterna    un    certo  ligamento  connesso  colla  fi- 
bula,    come    nel  Cubito  havvi  un   altro   simile 
ligamento  tramezzo  l'Ulna  e 'l  Radio  (N.  249). 
Sono    inerenti    alla    Spina    interna  alcuni   mu- 
scoli;   quella    d'avanti  poi  oltre  il  periostio  è 
coperta  dai   soli  integumenti  comuni. 

297.  Sotto  la  S|)ina  d'avanti,  non  altrimenti '?"''''=°""'^' 
che  sotto  1  interna,  u  corpo  deli  osso  cominciarare  neiu  ,. 

/•         •     1  •        •  1        -  stremità  inf.' 

a  larsi  largo,  e  insieme  rotondo  in  certa  ma-r^redeikT^ 
uiera,  dove  costituisce  il  capo,  ovvero  estremità '''*■ 
inferiore  della  Tibia.  Il  vertice  di  questo  ca- 
po ,  pel  quale  si  connette  col  piede  ,  a  questo 
medesimo  fine  ha  scolpita  una  cavità  glenoidea 
compresa  nel  lembo  iiiarcato  posteriormente 
e  più  ancora  in  avanti,  a  cui  si  stende  sopra 
una  tenue  lametta  cartilaginosa  coerente  colla 
sostanza  dell'  osso  .  Affinchè  poi  il  piede  più 
del  necessario  non  fosse  impulso  o  in  uno,  o 
nell'altro  lato  sotto   la   Tibia,  e  quindi   tutto 

1  2 


J78 

il  corpo  facilmente  cadesse  a  terra  ,  nei  Iato 
interno  della  Tibia  dai  corpo  dell'osso  discende 
una  grossa  apofisi  ,  la  quale  forma  il  malleolo 
interno  articolato  collo  stesso  piede;  e  a  questo 
istesso  capo  diede  la  natura  uno  scavamento 
nel  lato  opposto  di  una  figura  triangolare  , 
nel  quale  inserita  la  Fibula  e  tenacemente 
aderendo  col  suo  capo  prodotto  inferiormente 
viene  a  formare  il  malleolo  esterno  ;  donde  il 
piede  rinserrato  da  queste  due  laterali  promi- 
nenze, e  circondato  da  robusti  legamenti,  piii 
fermamente  si  contenesse  nella  sua  sede. 
Anicoiazioni  298.  Siccomc  po]  qucsto  capo  inferiore  della 
ibia.  qpji-jjg^  ppj,  mezzo  dell'articolazione  si  congiunge 
col  piede,  cojÌ  il  capo  superiore  si  articola 
coir  estremità  inferiore  del  Femore.  Il  qual 
congiungimento  affinchè  più  tenace  sia,  olire  i 
legamenti  crociforrni  (N.  ii5)  vi  concorrono 
e  le  cartilagini  semilunari  (N  109)  stese  so- 
pra questo  capo  ,  e  il  legamento  capsulare 
(N.  I  i5)  il  quale  strettamente  abbraccia  tutto 
l'articolo.  E  quelle  cartilagini  danno  fermezza, 
perchè  crasse,  come  dicemmo,  nella  circonfe- 
renza, tenui  nel  restante  del  tratto,  e  aperte 
con  un  ampio  forame  nel  centro  accrescono  la 
profondità  dell'  uno  e  delT  altro  scavamento 
glenoideo,  per  lo  che  i  tuberi  del  Femore  sono 
nn   poco   pili   ricevuti   entro  cpieste  cavità  . 

checosasia       299.   Giace  estemamentc  alla   Tibia   la   Fi- 
la Flbia  ;  e  .      ,  ,  .  .  .       «  , 

buia,  la    quale    parimenti    e    un  osso    iungo. 


17Q 


pareo-filando  la  Tibia  nella  lunghezza,  r,]a  non  ,iio  <ii)'>asi 
nella    grossezza;    perche    siccome    abbiaiiio  già  „,^_ 
detto,  è   molto   più  gracile  ,  ed  in   qa^-sto  oìso 
come    neo;li    altri    dearvionsi    con^ide^a^e    silo  , 

o  oc 

sostanza,    corpo,   estremità,    e  gli    usi    a    cui 
serve . 

3oo.  Ella  è  posta   all'esterno    della   Gamba,  ;;"^j";:::;;;: 
e  la  sua  sostanza    è  dura    e   alquanto  friabile.  >='' • 
Vuota  in   tutta   la  lunghezza,  o  almeno  per  la 
massima   parte   entro  contiene  la   midolla. 

3oi.   11  corpo  di  quest'  osso  è  quasi    trian- ^'"'"i"'- 
golare  ;   imperocché   vi   sono    tre    coste    elevate 
delle  quali  la   più  eminente  sta    verso   la    tibia 
e  serve    per    aflio;gervisi    in  essa   il   legamento 
interosseo. 

3o2  Le  estremità  della  Fibula  figuraiìo  due  r,  vomiu . 
capezzoli  continui  al  corpo  delTosso,  superiore 
uno,  inferiore  l'altro,  coperti  ambidue  da  una 
croata  leon-iere,  ma  soda  cartihiL^inosa .  Quella 
nella  sommità  ha  una  superficie  piuttosto  am- 
pia, obbliquamente  alquanto  discendente  all'in- 
terno ,  e  perciò  inclinata  verso  ìa  tibia:  l'in- 
feriore poi  anch'  esso  è  dotato  d'  un'  ampia  su- 
perficie piuttosto  gobba  e  quasi  triangolare  , 
prolungasi  oltre  la  tibia  onde  formare  il  mal- 
leolo esterno  posto  un  poco  posteriormente  a 
proporzione  del   malleolo  interno. 

3o3.    Il    Capo  superiore   nella   sua   sommità  s«i'\an;<oia- 
connettesi  colla  faccia  (N.  292)  scolpita  poste- nVssiouL. 
riormente  nel  tubercolo    esterno    della  Tibia  ; 


e  io  questa  sede  sta  coerente  colla  Tibia  me-* 
desi  ma  ,  e  da  atti  legamenti  viene  assicurato. 
L' ampiezza  di  questo  capo  paragonata  colla 
ij;racilità  del  restante  dell'  osso  fa  che  la  Fi- 
buia  nella  sua  parte  superiore  sia  più  disgiunta 
dalla  Tibia  che  nell'inferiore  .  poiché  nel  di- 
scendere s"  avvicina  alla  Tibia  slessa  partico- 
larmente avanti  di  gonfiarsi  nel  malleolo,  in 
quanto  che  si  riceve  da  quella  cavità  triango- 
lare (N.  297)  la  quale  si  vede  nell'estremità 
iuterna  della  Tibia  nella  sua  faccia  esterna. 
Tra  questa  cavità  la  Fibula  è  tenuta  immo- 
bile ,  ma  il  malleolo  è  coerente  col  Talo  con 
lina  mobile  articolazione^  la  quale  viene  ras- 
sodata   tuttavia  da  convenienti  legamenti    che 

li  tenQ-ono  connessi  . 

o 

iM  della  304.  La  Gamba  formata  dalle  descritte  ossa 
piegasi  solamente  e  si  stende  stando,  se  si 
vuole  immoto  il  femore,  e  secondando  neces- 
saiiamente  il  piede.  Se  si  accosta,  se  si  di- 
scorta, se  si  ruota  esternamente  o  interna- 
mente, questi  movimenti  debbonsi  attribuire  al 
femore,  con  cui  si  congiunge  la  Tibia,  e  ai 
di  cui  moti  ella  obbedisce.  Imperciocché  la 
Tibia  non  sì  può  muovere  nei  suoi  capi  né 
scorrere  lateralmente  in  guisa  che  col  Femore 
o  col  piede  formi  un  qualche  angolo^  sebbene 
ottuso  assai.  Credo  che  a  nessuno  possano  es- 
Feie  ignoti  i  vantaggi  della  Gamba  o  piegata, 
o  stesa .  Ma  i  tubercoli   e   le  coste  tanto  della 


(jfiiuLa 


1  O  I 

Tibia  ,  che  della  Fibula  ,  come  anco  il  lega- 
mento medesimo  interosseo  servono  a  ritenere 
le  estremità  di  molti  muscoli  ;  anzi  i  tuber- 
coli fanno  le  veci  di  tioclee,  sopra  cui  con- 
dotti certi  tendini  fanno  che  con  minor  di- 
spendio di  forze  i  muscoli  muovano  quelle 
parti  a  cui  appartengono. 

Del  Piede  j  e  prima  del  Tarso. 


I, 


305.  11    Piede  i    il    quale  tutti   sanno  esser  r>;  (jnaii  p,rK 

•         I  .  .  .,  sia     composto 

la  base    su    cui  sta  appoggiato  tutto  il  corpo,  u  Piede. 
è    composto    dal    Tarso,    Metatarso  ^    e    dalle 
dita.    11    Tarso    è    fatto    di    certe    ossa,   nelle  q,^,j  ^^^^  ^j 
quali    fa    di    mestieri    avvertire  il  sito,    il  nu- '^'=''''""  ""- 

i  _         ^  tare  nel  Tar- 

mero ,    le    regioni,    la    figura,   la  costanza,  le  *°- 
articolazioni  5    e    le    connessioni,  ed  altre  cose 
ancora. 

306.  Il    Tarso    è    situato    sotto    la    o-amba  ^"^  *'*»"''"- 

O  ne  ,  composi— 

tra  la  gamba  istessa  e  il  metatarso,  ed  è^'""«'eso- 
composto  di  sette  ossa,  cioè  Astragalo,  Calca- 
gno, dell'osso  Naviculare  ,  del  Cubaideo ,  e  di 
tre  ossi  che  si  dicono  Cuneiformi,  de' qui<ii 
tutti  la  sostanza  è  più  o  meno  spungosa,  ma 
tuttavia   robusta. 

307.  Questa    ])arte    del    piede   insieme    col  ^.'"^'""i  p^"'"- 

■jl/l  .      *  cipali  dal  pi«- 

Metotarso ,  e  si  vuole  ancora  colle  dita,  dove  <'« 
mira    la    terra    e  la   toc^a    si  chiama  la  pianta 


Che  d, 
"(SsiTvur. 
1'  Aslra.iralo. 


182 


(lei  Piedi;  e  al  contrario  il  Dorso   dove  guarda 
nella    parte    opposta,  cioè    superiormente.  Fra 
le  ossa   componenti   1'  Astragalo ,  ed  il  Calca- 
gno   ve    ne    sono    alcuni     che     non    si   possono 
assomigliare  a   veruna    figura    delle    conosciute 
le  qucili  abbiano   una   cpialche  simmetria   (1). 
3 0(3     Frattanto  però    1'  Astragalo  >    che   dai 
r,ss,ivaro  nri- latini   Ai    detto  Tulo,  è  composto  d'un  corpo 
superiormente     elevato   ,    il    cpiale    è    marcato 
d'un  ampio  ma  poco  profondo  seno,  sopra  cui 
si    muovono    i    lembi   inarcati   (N    29;;')  circo- 
scriventi il  capo  inferiore  della  Tibia  ;,  è  inoltre 
vestito  d'una  soda   cartilagine,   per  opra  della 
quale  si   articola  colla  cavità  glenoidea  di  que- 
sto  capo  della  Tibia     Anteriormente  a  questo 
COI  pò   vi   si  aggiuo;ne  una  fossetta  prodotta  in 
lina    arrossa    tuberosità,    che    inferiormente    ha 
due   f^ccie  alquanto  concave  in   cui  si  dispiega. 
La  fossetta    nello    stendersi   il   Tarso    riceve    il 
lembo  nu'cato  d'avanti   (N   297)  della   Tibia ;, 
affinchè    lo    stesso    Tarso    possa  maggiormente 


(1)  Dicesi  che  l'osso  àAV  Astragalo  abbia  ricevuto 
il  nome  dalla  sua  figura  quadrilatera  ;  imperciocché  di- 
cesi simile  ad  alcuni  ossetti  quadrilateri,  co'quali  giuo- 
cavano  gli  antichi,  i  quali  nominivansi  astragali.  Se 
questo  poi  sia  un  osso  quadrilatero,  lasciamo  ad  altri 
il  deciderlo  Per  altro  chiamasi  ancora  Talo,  perchè 
occupa  r  infima  parte  della  gamba,  cowie  T  altro  osso 
di<  esi  Calcagno,  perchè  è  posto  nella  medesima  sede 
inferiore,  e  posteriore. 


n,  5 


estendersi  ;  la  tuberosità  poi  fu  fatta  massi- 
inamente  per  X  articolazione  coli'  osso  Navicu- 
Jare.  Fina I mente  il  corpo  dell'  Astragalo  ad 
ambi  i  lati  è  occupato  da  un  seno,  col  cjuale 
riceve  inserito  il  malleolo  corrispondente  \  in- 
feriormente poi  con  base  larga  ,  e  questa 
concava,  ed  esternamente  prominente,  fiap- 
ponendovisi  una  cartilagine  ,  tenacemente  sta 
coerente  al  calcagno   posto  di  sotto. 

3o()     Onesto  Calcamo    poi,    a    cui  diedero  ^  eie  i„i 

/■'     7  ,      .,         ..  Calc;iii»u . 

anche   il   nome  di  osso  l'alce,  e  il  pm  grande 
deoli  ossi  del   Tarso  :,  ed  è  collocato   nel   luoa;o 
più  inferiore    di    tutti.    Cresce    posteriormente 
in    una    assai    ampia    e    grossa  tuberosità  ,    la 
quale  è  eminente    nel  luogo  infimo  ;  e  questa 
prominenza   è  una  delle  tre    principali  ,  sa    le 
quali  poggiamo  quando  siamo  in  piedi.  Questa 
poi    nella    sede    posteriore   presenta  una   faccia 
aspra    alquanto,   in    cui     s'  inserisce     il    gran 
tendine  d'  Achille  .   Internamente  quest^osso  ha 
un   seno ,    e  tra  questo  seno   prolungato  abba- 
stanza dal  di  dietro  all'  avanti  vi  stanno  quasi 
nascosti  certi  vasi  e  nervi,  i  quali  si  sparpaglia- 
no poi   per  r  altra    parte    anteriore  del   piede. 
Superiormente    è    fornito  d'  una    fossa    insigne 
di    cui    la    parte     che    guarda    all'  indietro    e 
all'  interno,    elevandosi    in    una  singoiar  apo- 
fisi    minore    come    un    labbro  ,     si     congiugne 
coir  Astragalo  .    Finalmente    in    avanti    ed  un 
poco  all'  esterno  si  prolunga  in  un  altra  apo- 


•ì  8 il 


fisi    maggiore,  la    quale    è    coerente    colV  ossa 
Cuboideo,  e  lo  sostiene. 
QiiaJrniedeb-       3io.     Col     Calcagiio     adunque    per    mezzo 

causi      noi  are     i?  ^'1         •  i 

w  Lubo.deo.  CI  una  cartilagine  non  solamente  si  attacca 
r  Astragalo,  ma  l'osso  ancora  Cuboideo,  chia- 
mato con  tal  nome  dalla  sua  fiojura  :  Nel 
qual  osso  occupante  la  parte  estrema  del  Tarso 
notaqsi  anteriormente  due  pieciole  faccie^  colle 
quali  si  connettono  nelle  loro  estremità  poste- 
riori que'due  ossi  del  Metatarso,  che  sono  si- 
tuati nella  region  esterna  del  piede.  Due  fac- 
cie  parimenti  si  osservano  nel  lato  interno 
dell'  osso  Cuboideo;  una  delle  quali  adattasi 
air  osso  vicino  Cuneiforme ,  T  altra  al  Navi- 
culare  che  or  ora  descriveremo,  in  guisa  che 
si  leghino  con  V  uno  e  V  altro  di  questi  ossi . 
Finalmente  la  snperior  superficie  del  Cuboideo 
è  quasi  piana  ,  V  inferiore  guernita  di  scava- 
menti, e  di  elevatezze,  tra  le  quali  devesi 
rimarcare  un  solco,  per  cui  scorre  il  tendine 
del  peroneo  muscolo  posteriore  infisso  nel  me- 
tatarso del  Pollice. 

^.nMn^l^-a-  3i  I.  L'  OSSO  Nuviculare ,  che  anch'  egli  ha 
sortito  il  nome  daHa  sua  figura,  sta  nel  lato 
interno   del    Tarso  subito  avanti    l'Astragalo. 


»i  li. 


jja  sua  superficie  superiore,  e  principalmente 
jilla  parte  esterna  rappresenta  un  arco  che 
colla  sua  estremitcà  guarda  all' insù:  l'inferiore 
è  sparsa  qua  e  là  di  seni,  e  di  prominenze. 
La  faccia    posteriore    scavata    in    un'  ampia   e 


i85 

piuttosto  profoncla  fossa ,  e  generalmente  ro- 
tondeita  riceve  il  tubercolo  (N.  3o8)  dell'Astra- 
galo ,  ovvero  Talo  \  X  anteriore  offre  tre  piani 

aventi  dei   iesoiier  seni  ,  in  cui  altrettanti  ossi 

co 

s'attaccano  detti  Cuneiformi,  finalmente  1  ester- 
na conviene  ,  ed  è  coerente  col  lato  interno 
del  Cuboideo. 

3  12.  Quindi  i  tre  ossi  cuneiformi  così  chia- Q'^ii  neic•-. 
,  ,       .     ,    ,,      ,  p  ,,  .  neifonni, 

mati  anca  essi  dalia  loro  hgura  stanno  d  avanti 
a  tutte  le  ossa  del  Tarso  .  Il  primo  di  loro 
più  grosso  degli  altri  e  posto  all'  interno 
sostiene  il  Metatarso  del  pollice  ;  1'  altro  a 
quesio  vicino ,  e  il  minore  di  tutti  sostiene  il 
secondo  osso  del  Metatarso  ;  siccome  il  terzo 
mno-giore  del  secondo  nella  2;randezza  il  terzo 

OD  D 

osso  sostenta  del  Metatarso .  Il  secondo  e  il 
terzo  in  quella  faccia  che  corrispondono  al 
dorso  del  piede  sono  manifestamente  appianati, 
e  in  quella  che  corrispondono  alla  pianta  ter- 
minano in  una  punta  assai  ottusa.  Al  contra* 
rio  il  primo  Cuneiforme  ha  una  larga  super- 
ficie particolarmente  all'interno,  ed  inarcata, 
un  po'  larga  superiormente  ,  e  inferiormente 
con  una  lunga  cospicua  tuberosità  volgesi  con- 
tro  la   pianta . 

0  1 3.  Ouesce  tre  ossa  si  articolano  posterior- 9■'^^".'^**f*. 

e  r  ticolazions  dei 

mente   col    solo    Naviculare:    il    primo    Cunei- cuneiformi, 
forme   anteriormente  col    Metatarso  del  pollice 
e  con   quello  del   dito  vicino,  e  finalmente  col 
Cuneiforme  minore.  Ouesto  Cuneiforme  minore 


i86 


non  tanto  col  Naviculare,  e  Ciinelformp  prlmo^ 
quanto  col  secondo  del  Metatarso  ,  ed  il  terzo 
Cuneiforme:  quest'ultimo  poi  col  secondo,  coi 
Naviculare,  col  terzo  osso  del  Metatarso,  e 
inline  anco  col  Guboideo. 
Aìtre  eonnes-       3  ì  à.  NÒ  solameute  le  cartila2;ini ,  che  sono 

«ioni    (lei  Cu-  .  *^ 

n  iioirai ,  ed  postc   tra   Tuezzo  a   tutti  questi  ossi  ,   e  a  cia- 

altvimovimeB-  •■ .  •      !■  •  i 

ti.  scuno    di    essi    li    congiungono    tra    loro^   e    li 

connettono.  Imperciocché  per  più  tenacemente 
congiungeili  tra  loro,  molti  ligamenti  ordinati 
e  disposti  secondo  varie  direzioni  si  portano 
da  uno  in  un  altro  osso ,  e  quasi  per  ogni 
dove  li  comprendono  tutti,  e  vicendevolmente 
li  legano.  Quindi  eccettuato  il  Tarso  intiero, 
il  quale  muovesi  liberamente  sotto  la  Tibia 
per  opra  delT  Astragalo  colla  Tibia  medesima 
connesso  per  una  mobile  articolazione ,  il  mo- 
vimento deo-li  altri  ossi  del  Tarso  è  assai 
oscuro;  il  che  avvisammo  essere  lo  stesso  an- 
che degli  ossetti  del  Carpo.  Il  Tarso  inriero 
poi  muovesi  con  moti  di  estensione,  di  fles- 
sione, di  accostarsi  od  allontanarsi  :  anzi 
si  trae  all'  insù  col  resto  del  piede  alquanto 
internamente ,  pochissimo  poi  o  quasi  niente 
all'esterno. 


187 


Del  Metatarso. 


;.A 


3  1 5.  ili    Tarso,    di    cui    abbiamo   parlato  ^"^«/"«^  *'* 

1-  il    Metatarso 

finora,   succede  in  avanti  il   Metatarso;  quindi  e  con  quau 

.  .  '■  .      ossi  conven— 

abbastanza  è  nota  la  sua  situazione  occupando  ga. 
il  luogo  di  mezzo  tra  il  Tarso  e  le  dita.  E 
composto  di  cinque  ossa  simili  assai  a  quelle 
che  formano  il  ^Metacarpo  nella  mano.  Con- 
vengono ancora  nel  numero,  ed  havvi  la  me- 
desima convenienza  nella  forma,  nelle  faccie, 
neir  articolazione  ,  e  nelle  connessioni.  Imper- 
ciocché le  ossa  del  Metatarso  anch'  esse  pure 
sono  rotonde;  vuote  al  di  dentro  con  la  midol- 
la ;  ì  loro  corpi  sono  forniti  di  leggieri  coste  ; 
superiormente  convessi;  inferiormente  alquanto 
concavi,  ed  hanno  l'estremità  posteriore  piutto- 
sto tumidetta,  e  terminante  in  piane  superficie, 
al  contrario  poi  1'  estremità  superiore  è  guer- 
nita  di  capezzoli  rotondetti ,  e  a  proporzione 
del  corpo  più  grossi  ;  laonde  vi  restano  degli 
spazj  tra  corpi  e  corpi,  i  quali  vengono  occu- 
pati dai  muscoli  interossei. 

3 16.    Havvi    però    una    qualche    differenza  Qaai  differen- 
nella  grandezza;  imperciocché  gli  ossi  del  i^/e- Metltlno'Vi 
tatarso   sono    un  po'  più    lunghi    di  quelli  dd  ^^^^^'^^^''p'- 
Metacarpo;  di    poi   il  Metatarso  del   pollice  è 
non  poco  più  breve  degli  altri  ossi  del  Meta- 
tarso; ha  un  corpo  più  grosso,  ed  è  più  grosso 


i88 

il  capezzolo  anteriore,  col  quale  si  connette 
colla  prima  falange  dell' istesso  pollice.  Inoltie 
gli  altri  ossi  del  Metatarso  grossi  posteriormen- 
te, a  poco  a  poco  ma  più  sensibilmente  si  assot- 
tigliano in  avanti,  ed  il  metatarso  del  dito  pic- 
ciolo (il  quale  è  più  corto  di  tre  vicini)  ha 
posteriormente ,  ed  esternamente  insieme  una 
prominenza  insigne,  la  quale  è  un  altro  punto, 
per  dir  cosi,  su  cui  poggiamo  stando  in  piedi  . 
conginngimen-      317.    SÌ    con^iun^ono    ouest'  ossi    tra    loio 

ti  delleossadel  '  p  "  '        .     , 

Metatarso,  ncll  Una  e  nell  altra  estremità  per  opra  di 
legamenti ,  e  con  cartilagini  frapposte  si  arti- 
colano nella  parte  posteriore  di  maniera  ,  che 
il  primo  osso  corrisp^ondenre  al  pollice,  e  ranto 
il  secondo  quanto  il  terzo  si  connettano  col 
Naviculare  ;  il  quarto  e  il  quinto  col  Cuboi- 
deo  .  Nella  parte  anteriore  poi  ciascuno  con- 
nettesi  colla  prima  falange  dèi  suo  dito  . 
E  questi  ossi  parimenti  ebbero  il  capezzolo 
d'avanti  un  poco  più  grande,  non  tanto  acciò 
i  diti  più  liberamente  si  possano  muovere  so- 
pra quei  capezzoli  ,  e  lasciare  gli  spazj  tra  un 
corpo  e  r  altro  per  ricevere  i  muscoli  interos- 
sei  ;  ma  ancora  affinchè  questi  capezzoli  infe- 
riormente somministrino  le  basi  atte  a  soste- 
nere il  corpo  retto  in  piedi  ;  e  infine  per  far 
]e  veci  di  troclee  ,  onde  con  minor  dispendio 
di  forze  alcuni  muscoli  ,  conducendo  i  loro 
tendini  sopra  queste  troclee,  servano  a  fai  e 
più  speditamente  i  movimenti  delle  dita. 


189 


ì)elle    Dita  de'  Piedi  . 


3 18.  x\l  Metatarso  succedono   le   Dita  econqnaiiosw 
le  loro  ossa  ,    le  quali  nel    numero  ,  nel  sito  ,  ZH^r^^- 
nella  figura  ,  nella    sostanza  ,    e    nel    modo  di»*- 
connettersi   sono  molto  simili  alle  falangi  delle 

dita  della  mano.  Le  differenze  consistono  in  e  qnaii  diffe- 
ciò,  che  le  due  falangi  del  pollice  in  ragione 
di  quelle  degli  altri  diti  sono  più  grosse,  e 
che  la  seconda  falange  ha  minor  proporzione 
alla  prima  di  quello  che  nella  mano ,  sì  an- 
cora che  a  poco  a  poco  dal  secondo  al  quinto 
dito  in  guisa  vada  decrescendo  in  lunghezza, 
che  in  molti  scheletri  umani  questa  seconda 
falange  raffigura  un  globetto  alquanto  schiac- 
ciato ,  in  cui  la  lunghezza  è  uguale  alla  lar- 
ghezza .  Finalmente  un'altra  differenza,  ma 
accidentale  notasi  tra  le  falangi  dei  piedi,  e 
delle  mani  ,  che  alle  volte  la  seconda  falange 
del  dito  picciolo,  e  talvolta  ancora  del  quarto, 
vale  a  dire  del  vicino  al  picciolo, sia  rappigliata 
insieme  colla  terza  (  e  questo  principalmente 
nei  vecchi  )  . 

319.  Sebbene  dalle  dita  de'  piedi  non  ne  Aitriraataggi 
vengano  quei  vantaggi,  che  si  hanno  da  quelle  p'^Ji"'^''*  "^'^ 
delle  mani;  nulla  di  meno  non  si  deve  disprez- 

zare  quello,  che  si  ha  forse  per  camminare  più 
facilmente.  Cedono  le  dita  facilmente  a  queste 


190 

o  a  quelle  pressioni ,  e  ai  moti^  dei  piedi  # 
siccome  sono  composte  generalmente  di  tre 
ossetti,  e  l'estieinità  del  piede,  o  sia  la  punta 
è  composta  di  parti  disgiunte  Oltie  di  che  non 
è  nuovo  che  o  in  mancanza  o  per  impotenza 
delle  mani  fanno  le  dita  de' piedi  alcuni  offici, 
che  altronde  soo;liono  fare  le   mani. 

32  o.     Noi    accennammo     alcune    elevatezze 

au  qnali  pro- 

mincnz»  insi-  uelìa    pìauta    del    piede ,    su   le  quali  come   su 

sia  prijicipal-  .         ,   ,   .  ,  .        .  ., 

meme  il  pie- punti  MDDiamo  detto  insistere  11  corpo  ritto. 
Oltre  i  capezzoli  anteriori  del  Metatarso  avvi- 
sammo esser  dato  a  questo  officio  e  la  parte 
eminente  del  calcagno  la  più  inferiore  di  tutte, 
ed  il  capezzolo  posteriore  del  Metatarso  appar- 
tenente al  quinto  dito.  Ma  il  medesimo  uso 
ha    un'altra    prominenza    ancora.    E    questa    è 

SrSrdho""  certo  ossetto  rotondo  simile  assai   al   Seme 

pollice.  f\\  Cece ,  e  perciò  chiamato  Sesamoiclco .  Di 
queste  ossa  ve  ne  sono  due  nel  piede  ,  e  que- 
ste si  veggono  nella  pianta  del  piede,  e  sono 
quasi  infissi  nel  capo  superiore  del  Metatarso 
del  pollice.  L'uno  esteriormente  e  piìi  profon- 
damente^ l'altro  più  interno,  e  più  promi- 
nente; e  perciò  in  quel  capo  del  Metatarso 
del  pollice,  che  guarda  la  pianta,  vi  sono  due 
picciole  faccie  (  delle  quali  1'  esterna  cade  più 
sotto  i  sensi  ),  a  cui  si  adattano  questi  ossetti. 

Qu:ii  sia  tra       32  1.    Tra     questi    due     ossetti     Sesanioidei 

questi    ossetti    ,,    .  ,  .  ^  C  1 

scsamoidei  ,  l  intcmo    solamcute    a    mio    credere    torma    la 

che  formi  la  »  ''ii  ì^*.*.'! 

base.         terza   eminenza   principale,    Ja    quale   tutto  li 


1  ijl 

corpo  ritto  sostiene.  Inoltre  questo  ossetto 
coir  esterno  parim>>"nu  fa  l' uffizio  di  troclea  ; 
imperciocché  sopra  ambiclue  si  conducono  i  ten- 
dini di  certi  muscoli  che  piegano  il  poHice.  E 
queste  prominenze  principali  sono  in  tal  guisa 
disposte,  che  se  tirandosi  dtlle  linee  si  con- 
giungono tra  loro,  fiuno  un  triangolo  equila- 
tero e  ottusangolo.  L' angolo  ottuso  è  alla 
sede  del  capitolo  prominente  dietro  1'  estremità 
posteriore  del  quinco  BL'tatarso ,  gli  angoli 
acuii  poi  uno  al  Sesainoideo  interno,  e  f  altro 
alla   parie   più  infima  del   Calcagno. 

32  2.    Altri    ossi    Sesamoidei,    che    fanno   le  ^- ^"•^."""f . 

■'  Il  trovino  altri 

veci  di  troclee  si  osservano  ancora  in  altri  simili  ossati. 
luoghi  del  corpo  .  Imperciocché  nel  metacarpo 
del  pollice  delia  mano,  e  alla  fine  della  prima 
falange  uno  ve  ne  ha  ,  e  tal  volta  ancora  un 
altro,  e  spesso  due  simili,  od  uno  almeno,  si 
trovano  nel  metacarpo  dell'indice  sempre  nella 
sua  estremità  d'avanti  e  verso  la  palma;  un 
altro  nella  medesima  sede  al  metacarpo  del 
dito  auriculare;  uno  nascondesi  nel  condilo 
esterno  del  femore  ,  vale  a  dire  nella  sua  fossa 
(N  202);  e  alle  volte  ancora  nell'interno; 
ed  uno  se  ne  trova  parimenti  nel  tendine  del 
muscolo  peroneo  posteriore  che  scorre  sotto 
r  osso   Cuboideo. 

323    Tralascio  di  far  menzione  di  altri  Se- ^'''  f!  ^"^"' 

osjetti    se  ne 

samoidei  ,  i   quali  non  sempre  si  trovano.  Seb-  trovinoinai- 

'  _  r  ^  tri  luoghi  am- 

icene da  alcuni  ic  ne  accennino  molti,  e  come  eoo. 


che  da  alcuni  se  ne  siano  attribuiti  due  a 
ciascuna  articolazione  del  Metacarpo  e  delle 
dita ,  tuttavia  afFenno  asseverantemente  spes- 
sissime  le  volte  non  ritrovarsi  cotai  ossi,  quan- 
tunque abbia  usato  tutta  la  diligenza  nelT  in- 
vestigarli. Dico  spessissime  volte,  poiché  alle 
volte  in  certi  vecchi  assai  ,  ai  luoghi  indi- 
cati scoprii  una  certa  specie  d'  un  pezzetto 
cartilaginoso  incollato,  per  dir  così^  coi  ten- 
dini; i  quai  pezzetti  però,  sebbene  alle  volte 
più  duri,  tuttavia  non  si  possono  avere  per 
veri  ossetti  Sesamoidei. 


FINE    DELLA     PRIMA    PARTE  .